Il Natale del mio migliore amico

di vale93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1

 Prologo



-Smettila, James!-
-Avanti piantala, lascialo in pace-
-Lasciami brutto.. lasciami ti dico-
-
Ahah Al, sei proprio un fantoccio!-
-James..-

-Ahahah- -Idiota! Se non ti strappo la lingua oggi..-
-Che succede qua dentro?- chiese una voce proveniente dalla porta, mentre una zazzera bionda e spettinata faceva capolino dal corridoio nello scompartimento affollato.
-Scorpius! Credevamo fossi con Avery e Bullock.. Albus e James hanno preso a litigare, come al solito-
-Per quale motivo?- chiese questi entrando, trascinandosi dietro la valigia.
-Albus si è preso una cotta, Albus si è preso una cotta- cantilenò James sghignazzando.
-Sta' zitto!- urlò il fratello avventandoglisi contro.
James scoppiò a ridere sguaiatamente, cercando di evitare i colpi infertigli dall'altro. Rose, a sentire il nome del nuovo arrivato, alzò gli occhi castani dal libro.
-Avanti James- stava dicendo suo fratello cercando di separare i due, ma era come avere a che fare con cane e gatto.
-Eih vuoi sederti?- chiese Lily spostandosi di lato -C'è giusto un posto libero- e gli indicò il sedile vuoto fra il suo e quello di Rose.
Il ragazzo si sporse a guardare; quando vide che lo spazio era sufficiente si trascinò goffamente fino a lì, valigia a rotelle alla mano, e piombò esausto a sedere, mentre Hugo correva in aiuto dei due litiganti.
Si accorse poi che gli occhi di Rose lo scrutavano in silenzio, e girò la testa.
-Ciao Ros- salutò con un sorriso.
-Ciao- rispose lei inclinando la testa sulla spalla.
-A leggere come al solito, vedo-
-Sicuramente meglio di sentire quei due dirsene di tutti i colori- 
Lui rise e tornò a guardare i compagni, finalmente divisi da Hugo.
-Scorpius- lo salutò Albus riprendendosi a fatica.
-Al. Si può sapere per chi ti sei beccato la cotta?- 
Albus arrossì violentemente e non fece in tempo a rispondere che James si intromise:
-E' di quella ragazza di Corvonero, Melissa McDougal. Le sbava dietro come uno-Sta' zitto!- 
Scorpius scoppiò a ridere e quello, arrossendo ancora di più, mise il broncio girandosi a fissare il finestrino.
-Che fatica- sbuffò Hugo tornando a sedersi con la maglia di lana sgualcita. -Allora, come te la passi? E' un po' che non ci si vede- 
-Il sesto anno si sta profilando più impegnativo del solito, chiedete ad Al-
L'interpellato si voltò di nuovo, il viso un po' meno arrossato.
-Verissimo! Ci hanno riempito nel giro di un mese. Un massacro di massa-
Rose sbuffò. Per suo cugino equivaleva a un massacro di massa anche solo una relazione di due righe più lunga del solito. Non che non avesse voglia di studiare, anzi. Tra tutti i fratelli, credeva fosse quello con più senso del dovere. Di certo più del fratello James, la cui unica regola di vita era vivere e divertirsi. Certe volte si chiedeva come il Cappello avesse potuto mandare James a Grifondoro e Albus a Serpeverde. Era incline a pensare che fosse soltanto a causa del nome datogli dal padre: Albus Severus. Al non sembrava proprio il tipo da poter capitare a Serpeverde. Per lo meno, non quanto suo fratello James.
-Che farai nelle vacanze?-
A quella domanda i suoi pensieri svanirono nel fumo e si voltò incuriosita verso l'amico.
Scorpius sembrò sgranare gli occhi sorpreso.
-Ma come- esclamò, -non ve lo ha detto?- 
-Detto cosa?- chiese Lily scartando una caramella.
-Ho accettato il suo invito a passare la settimana da voi, quest'anno...- disse cercando  lo sguardo del compagno -Mi sembrava carino riuscire a fare qualcosa insieme-.
Il cuore di Rose compì un balzo, mentre tutti gli altri scattarono sconvolti verso il parente.
-Oh, sì- rispose quello con malcelata noncuranza -Che male c'è? Alla Tana c'è così tanto spazio.. Lo sapevate che i suoi non festeggiano? Un vero peccato-
-Ma sei impazzito?!-  esclamò Hugo senza riuscire a trattenersi. -Al! Lo hai chiesto a papà? Lo hai chiesto allo zio? Che cosa pensi che diranno?- 
-Oh, avanti, è arrivato il momento di finirla!- proruppe indignandosi altamente. -Possibile che debba continuare a nasconderlo? E' un mio compagno di stanza, oltre che di scuola, ci dormo assieme più volte di quante ne abbia mai dormite con tutti voi!-
La cosa era questa: Al odiava che qualcuno parlasse male del suo nuovo e proclamato migliore amico, nonchè figlio dell'acerrimo nemico di suo padre, di sua madre, di suo zio, di sua zia e a conti fatti di tutta l'intera famiglia al completo. Insomma, era ridicolo.
Da quando aveva annunciato la conoscenza del biondo serpeverde in casa, numerose liti erano seguite a qualsiasi tentativo di presentazione, soprattutto in presenza dello zio Ronald, che sembrava provare un'avversione particolare per il ragazzo.
In realtà, Albus non accettava che ci fossero pregiudizi di alcun tipo nei confronti dell'amico perchè, così facendo, sentiva di non essere ben visto lui stesso. Essere un Serpeverde non significava essere una cattiva persona.
Lily gli si fece vicino con un sorriso zuccherato stampato sulle labbra. -
Anche noi siamo amici di Scorpius, Al- intervenne posandogli una mano sul braccio. -Ma sai che non è questo il problema. Lo sai cosa ne pensano papà e zio Ron..-
-Sciocchezze!- la interruppe. -Le loro sono tutte convinzioni, solo perché da ragazzi non erano in buoni rapporti con Draco. Se solo lo conoscessero.. Scorpius non è come lui, perchè non possono provare a conoscerlo?-
Rose, che era rimasta del tutto scioccata dalla notizia appena ricevuta, non prese parte alla discussione, sbattendo le ciglia senza spiccicare parola. Stordita, si voltò a guardare l'amico, che osservava imbarazzato la scena senza sapere che fare.
-Ehm, Al..- lo vide intromettersi, arrossendo appena -Forse è meglio, insomma... non ti preoccupare-
-Neanche a parlarne!- sbottò il ragazzo, piccato -Tu verrai, loro ti conosceranno e capiranno che non devono avere assolutamente nulla contro di te. Ci parlerò io, non potranno non accettare. La guerra è finita-.
Rose non poté non ripensare al suo primo giorno di scuola, il primo Settembre di sei anni prima.

Una fitta nebbia biancastra li avvolgeva spumosa fin sopra le gambe, riempiendo la banchina del binario. Lei, suo fratello Hugo, Albus e Lily chiacchieravano eccitati, accompagnati dai genitori. A un tratto il padre si era chinato a terra, indicandole un bambino biondo davanti a un carrello.
-Cerca di batterlo a tutti gli esami- le aveva detto -Per fortuna hai il cervello di tua madre-.
Hermione aveva ribattuto, un po' seria un po' divertita, di non metterli contro ancor prima che la scuola iniziasse. Il padre si era scusato, ma poi, facendosi sentire solo da lei, aveva aggiunto:
-Non dargli troppa confidenza. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue-

Rabbrividì, dentro al magliore di lana rosso confezionato dalla nonna. Ron non era cambiato affatto.
Dal giorno in cui ne erano usciti vittoriosi, Harry e gli altri eroi del mondo magico avevano disposto che tutti i colpevoli di guerra venissero processati, incarcerati e puniti. La famiglia Malfoy, stanca delle pressioni e probabilmente già da parecchio desiderosa di staccarsi definitivamente dal Signore Oscuro, aveva dato il suo contributo, facendo parecchi nomi. Ciò era bastato ad abbassare per loro la pena, mentre Draco, allora solo un ragazzo, era stato ritenuto innocente. Nonostante ciò, a distanza di anni, l'antica rivalità con l'ormai Malfoy Senior, il padre di Scorpius, non era mai andata giù, nè a Harry nè a Ronald, il quale non aveva tardato a trasferire la figura del suo antico rivale sul povero ragazzo. Era una battaglia persa in partenza, Rose lo sapeva, ma le faceva senso comunque. Si chiese quale sarebbe stata la sua reazione ad apprendere che il ragazzo sarebbe venuto a passare le vacanze direttamente in casa sua, non meno di una settimana più tardi.

-Allora?- chiese Al insistente.
Scorpius lo guardò impacciato.
-Se mi garantisci che nessuno dei tuoi familiari cercherà di uccidermi nel sonno..-
Ci fu una risata.
-Non ti preoccupare. Parlerò io con loro appena arriviamo. Non possono dirmi di no anche quest'anno. Presentati sabato mattina con la valigia, l'indirizzo ce l'hai, no?-
Annuì.
-Speriamo bene...- mormorò Hugo fra sè proprio mentre il treno emetteva un fischio.
La locomotiva cominciò a rallentare e in pochi minuti si fermò. I passeggeri si alzarono dai posti e recuperarono le proprie valige dai ripostigli.
-Cerca di inventare una scusa plausibile- disse James rivolgendosi al biondo, chiaramente alludendo alle resistenze che il padre avrebbe mostrato tanto quanto quelle dello zio nel mandarlo.
I due, al contrario di come era avvenuto fra Harry e Draco ai loro tempi, andavano molto d'accordo. Certo, all'inizio il grifondoro aveva mostrato una certa riluttanza al pensiero di familiarizzare con un serpeverde di quello stampo; ma poi, avendo il fratello Albus stretto una grande amicizia con quest'ultimo, aveva finito con l'andarci d'accordo. Rose si trovò a pensare che questo dipendesse dal fatto che probabilmente James sarebbe potuto finire a Serpeverde. Non che fosse cattivo, o malvagio. Ma sapeva essere terribile. Aveva un carattere ribelle e si divertiva a combinarne di tutti i colori, soprattutto al fratello.
In fondo credeva che i due si somigliassero molto più di quanto non sembrasse.
Alzò gli occhi su di lui. Presto, aveva dovuto accettare la sua presenza come tutti gli altri. Non che le fosse stato difficile. Il primo insegnamento della madre era stato proprio quello: mai giudicare qualcuno dalle origini. Men che meno dal colore dello stemma. Dopo il periodo buio di quegli anni, il rispetto reciproco era il primo valore della scala educativa.
Col tempo, inoltre, aveva finito col farci amicizia proprio come suo cugino. Complice il fatto che loro fossero gli unici parenti con la stessa età, e i soli a frequentare le stesse lezioni, del serpeverde, presto il duo familiare e quello scolastico avevano finito col fondersi, diventando un semplice trio. Lei, Albus e Scorpius avevano trovato un loro equilibrio a tre. E, successivamente, lei e Scorpius ne avevano trovato uno a due.
Il risultato era stata un'anomala amicizia fra maschio e femmina, serpeverde e grifondoro, purosangue e mezzosangue, che però aveva dato frutti sufficientemente soddisfacenti. Con quel curioso ragazzino pallido, dai modi spesso schietti e irritanti, ma mai volutamente crudeli, Rose si era trovata bene. Non era nè cattivo, nè dispettoso, nè tutte quelle cose che le aveva fatto credere suo padre. Aveva scoperto di saper ridere alle sue battute, e di trovare brillanti molte delle sue affermazioni. Certo il livello del suo andamento scolastico non raggiungeva il suo, o lo avrebbe preso in antipatia a prescindere. Però avevano spesso studiato insieme, anche quando Albus era al campo per gli allenamenti di Quidditch. Scorpius non giocava.
Erano passati gli anni, ed erano cresciuti insieme. Avevano cominciato a parlare da soli, a uscire, e a confidarsi. Negli ultimi mesi, però, il passaggio dagli anni dei GUFO a quelli dei MAGO aveva segnato un divario abbastanza netto fra le lezioni dell'uno e dell'altra, allontanandoli notevolmente. Non avevano più tutte le mattine per stare insieme.
Era davvero strano che fino ad allora non avessero mai considerato l'idea di essere più che amici. Il loro rapporto era nato per caso con una conversazione ed era continuato per caso, per un incrocio di situazioni e combinazioni astrali che avevano portato Albus a incontrare Rose quando stava con Scorpius e Scorpius quando stava con Rose. Non c'era niente di malizioso in questo.
Almeno, non da parte di lui. Ricordò le parole del padre e provò un improvviso imbarazzo.

-Rose? Hai intenzione di ripartire?- Scorpius la fissava in piedi con un sopracciglio biondo alzato, vicino alla porta dello scompartimento.
-Oh, no- rispose destandosi dai pensieri.
-Allora sbrigati, gli altri sono già scesi!- esclamò, e, prendendola per il braccio, la trascinò giù dal treno.


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Capitolo 2
*** 2 ***


2
Capitolo 1



Rose dormiva ancora profondamente quando qualcuno arrivò a saltarle sul letto.
Mugugnando, aprì gli occhi dorati e assonnati, sbattendo le palpebre una o due volte per mettere a fuoco l'immagine del viso che le stava davanti.

-Oh, Lily!- mormorò scocciata affondando il viso nel cuscino.
-Avanti Rose, alzati. E' mattina!-
-Non lo avrei mai detto- ribattè acida, la voce soffocata dalla stoffa.
-Gli altri sono già tutti pronti, stiamo aspettando l'arrivo di Scorpius-
Trasalì. Scorpius. Quella mattina sarebbe arrivato... 
Alla fine Albus era riuscito a convincere il padre, zio Ron e nonno Arthur. C'era voluto parecchio, ma poi, grazie anche all'aiuto di nonna Molly, Hermione e Ginny, le quali non nutrivano la stessa avversione verso il piccolo Malfoy dei rispettivi mariti, i tre uomini avevano finito col cedere.
-Spero solo per lui che non faccia passi falsi..- aveva borbottato suo padre andandosene e i ragazzi avevano esultato.
Così quel giorno, un freddo sabato di Dicembre, Scorpius Hyperon Malfoy, erede del Purosangue Draco Malfoy, avrebbe varcato la soglia della Tana, per convivere per circa una settimana con l'intera famiglia Weasley-Potter al completo. Chissà cosa aveva bevuto il padre prima di accettare a mandarlo..
Con un balzo lanciò le coperte ai piedi del materasso.
-Che ore sono?- chiese agitata.
-Le dieci-
-A che ora sarà qui?-
-Undici-
Spalancò gli occhi e saltò giù dal letto come un grillo.
-Molly ha già preparato la colazione- disse Lily arrotolandosi una ciocca di capelli rossi attorno al dito -Ti aspetto giù, ok?-
-Certo- rispose lei infilandosi il maglione di lana azzurro e pescando qualcosa da abbinarci dall'armadio.
Lily uscì dalla camera canticchiando e la lasciò a frugare trafelata fra i cassetti.
Rose si piazzò ansiosa davanti allo specchio, cercando di domare con la spazzola i lunghi ricci ribelli. Sta per arrivare Scorpius! Pensava fra sè, e intanto tremava dalla punta dei piedi.
Per un'intera settimana lui sarebbe stato lì, avrebbe dormito sotto il suo stesso tetto, avrebbero mangiato insieme, avrebbero studiato insieme e si sarebbero divertiti un mondo. Come ai vecchi ai tempi.
Col cuore che batteva a mille per l'emozione volò fuori dalla stanza e scese gli scalini a due a due.
Quando la videro arrivare, i cugini erano già tutti presenti.
Sedette accanto a Lily e Hugo, che si stavano abbuffando di pancakes al miele.
-Quando arriva il vostro amichetto?- chiese Ron non mancando di marcare l'ultima parola con una nota di malcelato sarcasmo, seduto sulla poltrona di velluto rosso con una tazza di caffè bollente in mano.
-Fra circa mezz'ora, zio- rispose Albus sorridendo bellamente.
-Tzè, un altro po' e si presentava qui per colazione- borbottò quello beccandosi una gomitata da Hermione.
-Ron, ti prego!-
-Che c'è?- esclamò sulla difensiva.
La donna sbuffò. -Vedi solo di comportarti come si deve..- 
-Oh, il signorino verrà trattato esattamente come merita, stanne certa- rispose agitando il  caffè con un cucchiaio.
-Ron!- esclamò la donna provocando le risa generali dei presenti.
-A proposito- intervenne Ginny dalla cucina -Domani sera arriveranno anche zio Bill e zia Fleur con Victoire e Dominique, quindi bisognerà che le camere si ridistribuiscano in modo da entrare tutti quanti. Tu Lily dormirai insieme a Rose. James starà con Hugo, e no non se ne parla- si affrettò a dire troncando sul nascere l'interruzione del figlio -Tu e Al non starete nella stessa stanza almeno finchè non si deciderà di demolire casa!-
James lanciò un'occhiata maliziosa al fratello che rispose con una gomitata.
-Tu, Al, dormirai con Scorpius, che sicuramente si troverà molto a più agio con te che con chiunque altro. A questo punto faremo dormire Vic e Nicky nella stessa stanza. Voglio che già a partire da oggi vi sistemiate come appena detto, in modo da non creare confusione domani, quando arriveranno. Mi sono spiegata?-
-Ma mamma, sta per arrivare, non possiamo perdere tempo!- protestò Albus incredulo.
-Certo che potete. O preferisci lavare i piatti per l'intera settimana?- rispose la zia severa piantandosi le mani sui fianchi. Rose pensò che in quella posizione ricordasse molto nonna Molly.
-Da non credere- sbuffò Albus mettendo il broncio, al che la zia si addolcì.
-Vi consiglio di cominciare subito a spostare le vostre cose. Ai letti penserò io- concesse.
-Oh, questo sì che è parlare!- esclamò Albus stritolandola.
-Non perdere tempo!-
I ragazzi non se lo fecero ripetere e, abbandonando velocemente le sedie, salirono di corsa a svuotare le proprie stanze.
Lily si trasferì nella camera di Rose, che le fece un po' di posto nel suo armadio per i vestiti.
-Sono felice che Scorpius venga a stare qui da noi- disse la rossa piegando i propri maglioni e infilandoli nei cassetti -Tu?-
Rose annuì sorridendo. Ma, così come faceva sempre quando lui era presente, cercò di non manifestare più entusiasmo del dovuto.
Circa un quarto d'ora dopo, mentre ancora i ragazzi stavano sistemandosi nelle camere assegnate, si udì un sonoro crack provenire dal cortile della casa, subito seguito da una nuvola di fumo.
Rose e Lily si fermarono quasi contemporaneamente, interrompendo le loro attività e scambiandosi una breve occhiata d'intesa. Fuori, la porta della camera di Albus provocò un tonfo improvviso e un paio di piedi corsero velocemente lungo il parquet del corridoio. In un attimo tutti i ragazzi si precipitarono giù per le scale, abbandonando i propri impegni, e si fiondarono ad accogliere l'alta figura bionda che li aspettava fuori dalla porta, i piedi immersi nella neve e una grossa valigia scura in mano.
-Scorpius!- esclamò Albus correndo ad abbracciarlo.
-Al- rispose lui poggiando la valigia a terra, sorridente.
-Finalmente sei arrivato, ho già preparato tutta una lista di cose da fare, innanzitutto..-
-Santo cielo Al, fallo almeno respirare!- esclamò Lily tirandolo indietro per il maglione.
-Ciao Scorpius-
-Ciao Lily, James, Hugo. Ciao Rose- disse rivolgendole un sorriso sghembo che lei ricambiò prontamente.
-Ma vieni dentro, che fai ancora al freddo? Muoviti-
Scorpius si lasciò trascinare dagli amici dentro la Tana, dove già lo aspettavano i parenti.
Quando se li ritrovò davanti, vicino al divano di stoffa rossa, schierati in fila come una guarnigione di soldati, non potè non sentirsi leggermente in imbarazzo. Era strano pensare che tutte quelle persone un giorno erano state i compagni di scuola di suo padre. E di certo non aiutava il fatto che questi si fossero sempre odiati a morte.
Essi lo scrutarono con aria di diffidenza per qualche secondo, e parve che nessuno avesse l'intenzione di cominciare a parlare.
Alla fine, pensò che fosse meglio mostrarsi subito educato, per far bella impressione.
-Buongiorno- salutò con un sorriso cordiale stampato sulle labbra.
Loro continuarono a fissarlo senza dire una parola, impalati come tanti stoccafissi. Poi, finalmente, il corpo di Molly si animò.
-Buongiorno a te, caro- rispose, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
-Forza accomodati, togliti il mantello, dallo a me- disse poi aiutandolo a svestirsi.
Intanto Ron ed Harry continuavano a squadrarlo in silenzio.
-Ciao, Scorpius, sono la mamma di Albus. Sono felice che mio figlio ti abbia invitato, ha parlato molto di te. Spero ti troverai bene- disse Ginny sorridendogli.
-Senz'altro, grazie- rispose lui.
La donna non potè non rimanere sorpresa dall'educazione del ragazzino, il quale le ricordava fin troppo bene il padre. Lanciando un'occhiata soddisfatta al fratello si voltò, dicendo di andare ad aiutare Hermione con i piatti.
Rimanevano ora solamente Ron ed Harry, i due uomini. Scorpius passò piano gli occhi dall'uno all'altro non potendo non notare la spigliata somiglianza fra quest'ultimo e il suo migliore amico.
-Lei deve essere Harry Potter- disse rivolto al padre di Albus.
-Mio padre mi ha parlato di voi- disse poi rivolgendosi anche a Ron -Piacere di conoscervi-
Lo sguardo di Harry si addolcì.
-Il piacere è nostro, Scorpius. Spero ti troverai bene. Albus ti mostrerà la sua camera dove potrai andare subito a sistemare le tue cose-
Il ragazzo annuì e vide poi il padre del suo amico allontanarsi. Riportò così gli occhi all'ultimo rimasto.
Eccolo, pensò fra sè, il famoso Ron Weasley.
Il rosso rimase in silenzio ancora per un po' a studiarlo. Scorpius, seppure una qualsiasi persona si sarebbe sentita a disagio sotto uno sguardo come quello, non si scompose minimamente, aspettando paziente che l'uomo gli dicesse qualcosa oppure se ne andasse.
Alla fine anche lui si decise a parlare.
-Bada bene, che se sei qui per spiare le nostre mosse per conto di tuo padre, io ti farò cacciare prima che tu abbia anche solo la possibilità di dire A. E sta' lontano da mia figlia, o ti spedisco direttamente all'altro mondo! Mi sono spiegato?-
-Non si preoccupi, a sua figlia non torcerò neanche un capello. E per quanto riguarda mio padre, potete star certo che non gli interessa affatto quel che fate o non fate in questa casa- rispose Scorpius con la massima calma.
Ron gli lanciò un'ultima occhiata di fuoco prima di girarsi e andarsene con un "Bene" schiacciato fra le labbra.
Sentì una risata alle proprie spalle e si girò a guardare Albus sghignazzare divertito. Rispose con un ghigno e poi si voltò verso Rose, ancora sulla porta.
-Pare che per starti accanto dovrò avvicinarmi di soppiatto o tuo padre mi taglierà le mani-
Rose arrossì imbarazzata e bofonchiò un: -Lascialo perdere..- fra i denti.
Poi lo accompagnarono al piano di sopra dove gli mostrarono la camera che Ginny aveva già provveduto a sistemare.
L'ora di pranzo arrivò prima del previsto e quando l'orologio toccò le dodici tutta la famiglia Weasley-Potter più Scorpius si ritrovò a mangiare sullo stesso tavolo, faccia a faccia per la prima volta. Nella stanza regnava un silenzio innaturale e l'aria era satura di imbarazzo.
-Allora, Scorpius, che ci dici di tuo padre?- fece a un tratto Ron guardandolo dall'altra parte della tavola -Ha ancora a che fare con i poco di buono con cui..-
Hermione gli tirò un calcio da sotto il tavolo e Rose poco mancò che si strozzasse con il cibo. Per Merlino, gli pareva questo il modo?!
Scorpius assistette alla scena con un'espressione che non sapeva se essere divertita o imbarazzata.
-Quello che intendeva dire è di cosa si occupa adesso- lo corresse Hermione con un sorriso tirato.
-Oh, adesso non ha un lavoro fisso- rispose lui -Ma ha detto che presto risolverà il problema..-
Ron fece un verso sprezzante. Probabilmente pensava che il motivo per cui gli era difficile trovare impiego fosse per quello che era stato un tempo. Non doveva essere facile, per uno come lui, essere accettato dopo l'accaduto. Tutti lo pensarono, ma nessuno lo disse.
Un silenzio imbarazzato scese nella sala, spezzato solamente dal rumore delle posate sui piatti. Scorpius lanciò un'occhiata agli amici attorno a sè, che gli sorrisero e ripresero a mangiare in silenzio.
-Che programmi avete per questo pomeriggio?- chiese allora Molly per alleggerire l'atmosfera.
A quelle parole Albus saltò su come una molla.
-Battaglia di neve!- sentenziò.
Scorpius si girò e lui annuì. -Hai visto quanta ce n'è? E' uno spasso, lo facciamo tutti gli anni-
Scorpius sbattè le palpebre e gli altri si scambiarono un'occhiata maliziosa, pregustando il pomeriggio che li attendeva.

*

-Beccata!-
-Non vale alle spalle!-
-Dovresti sapere che non si voltano mai al nemico-
-Ah sì? Vieni qui-
Rose osservò divertita la scena. Con una palla di neve in mano, fece scorrere lo sguardo sul cortile. Hugo scappava inseguito da una Lily oltremodo infuriata mentre Albus e James si ammazzavano, lanciandosi neve a non finire e buttandosi l'uno sull'altro come due bambini.
Una palla bagnata arrivò a colpirla da dietro. Si girò di scatto, in tempo per vedere Scorpius ridersela e impastare un'altra manciata di neve.
-Eih!- esclamò indignata -Come ti permetti? Prendi questa!- e gli lanciò addosso quella che aveva. Lui fece un salto di lato e la schivò, colpendola a sua volta con una nuova bomba.
Rose rispose all'istante, e sta volta gli prese la spalla.
-Beccato!- esultò, ma venne colpita immediatamente in faccia. Lentamente alzò il braccio e lo fece passare sul viso bagnato, asciugandolo con la manica.
-Questa-me-la-paghi- sibilò minacciosa, prima di gettarglisi contro e buttarlo a terra. Scorpius cercò di afferrarla per il bordo dei pantaloni, ma lei riuscì a sfuggirgli scappando via correndo. Con un balzo tornò in piedi e la rincorse, piegandosi ogni tanto a raccogliere nuova neve.
-Non riuscirai a sfuggirmi!- le gridò e lei rise, girandosi a guardarlo con aria di sfida.
La vide affrettare il passo e svoltare all'improvviso dietro un angolo della Tana. Quando la seguì, la trovò ferma ad aspettarlo, pochi metri più avanti. 
-Beh, tutto qui?- ghignò, correndole incontro, e stava già alzando il braccio per colpirla quando SBAM, inciampò nella neve troppo alta e cadde faccia a terra. La risata della ragazza gli arrivò da vicino, e quando sollevò il viso la trovò in piedi accanto a sè.
-Ti ho messo al tappeto a quanto pare- esordì soddisfatta.
Ma lui la afferrò di scatto per il bordo dei pantaloni e la strattonò, trascinandola a terra con sè.
-Era una tattica- disse rialzandosi.
Rose storse il naso -Falla finita-
Rise. Lei afferrò una manciata di neve e gliela tirò. Scorpius fece per contrattaccare quando la voce della nonna li raggiunse da dentro casa, chiamandoli.
-E' l'ora della cioccolata- spiegò Rose alzandosi a sedere.
-Riprenderemo il discorso, stanne certa- rispose lui con malizia. Lei gli diede una spinta e si avviò correndo verso l'uscio, seguita dal ragazzo che si spolverava gli ultimi residui di neve di dosso.


 *


Il fuoco scoppiettava vivace nel camino, illuminando la stanza.
Avevano abbandonato i vestiti bagnati, avvolgendosi in caldi maglioni di lana. Scorpius ne aveva rimediato uno dall'armadio di James, che ormai non usava più da anni.

Rose, dal divano, trovò che lo facesse sembrare buffissimo. Trattenne una risata dietro alla tazza, aspirandone il dolce profumo aromatizzato. Accanto a lei Lily e Hugo discutevano come sempre di Quiddich, stringendosi fra i cuscini. Incredibile come trovassero il modo di parlarne anche ora che non era in vista alcuna partita. Davanti, spaparanzati sul divano di fronte, James, Albus e Scorpius parlavano altrettanto animatamente. Ogni tanto lui le lanciava occhiate bizzarre, chiaramente a disagio all'interno del maglione tre volte più grande di lui, e in perfetto stile Weasley, totalmente in contrasto con i pantaloni eleganti che il padre gli faceva indossare. Lei lo pungolava con occhiate divertite e lui rispondeva a linguacce, tornando poi a immergersi nella conversazione.
Era incredibile come stonasse con tutto ciò che era presente in quella stanza, eppure sembrasse allo stesso tempo entrarci in un modo tutto suo.
Era come un pesce fuor d'acqua ma felice di esserci.
Mandò giù un sorso di cioccolata, guardandolo.
I suoi capelli spettinati si perdevano sullo sfondo della parete, chiari come quella, e gli occhi grigi guizzavano da Albus a James ridendo. Sprofondò nella stoffa del divano, continuando a osservarli.
Quanto tempo era che non lo vedeva bene? Da prima dell'estate. Ormai frequentavano poche lezioni insieme, e anche in biblioteca ci andavano a orari diversi. Era una sua impressione o sembrava cresciuto di molto, piuttosto che di soli sei mesi? Forse era solo un'impressione.

-Rosie?-
Solo in quel momento si accorse che quegli occhi la stavano guardando, e si risvegliò di colpo dal torpore. In un attimo riapparve il salotto, con il focolare acceso e i divani rossi. Riapparvero Lily e Hugo accanto a sè e riapparve lui. Che ora la fissava divertito.
-Ci sei?-
Arrossì.
-Che c'è?-
Lui scosse la testa, e lei si sentì stupida. 
-Hai tutta la bocca sporca di cioccolato- affermò il ragazzo, scoppiando a ridere.
-Oh..- disse. E sembrò non aver capito davvero cosa lui le avesse appena detto.
Poi si ridestò del tutto e avvampò.
-Oh- ripetè, imbarazzata.
E si affrettò a pulirsi con il tovagliolo.




Ecco a voi il secondo capitolo della fiction :)
Aggiorno molto in fretta come avrete notato, ma è una storia natalizia e i capitoli sono tanti! Lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate, anche le critiche, se costruttive, son ben accette! :)
Un bacio a tutti e buon appetito
Vale <3

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

Capitolo 2



Aprì gli occhi lentamente, ancora troppo assonnata per rendersi conto di qualsiasi cosa. La stanza era buia, rischiarata solo da pochi tenui raggi di luce provenienti dalle tende rossastre. Sospirando si rigirò su un fianco, e spalancò gli occhi.

Davanti a lei, accovacciato vicino al suo letto, il profilo scuro di una figura la scrutava immobile e in silenzio. Fece per emettere un grido di spavento, ma quel qualcuno le tappò la bocca, portandosi un dito alle labbra. Obbedì, e pian piano la lasciò stare.
-Chi sei?- sussurrò strozzata.
Lui sorrise, e in un attimo un lampo illuminò i suoi occhi chiari, guizzando nell'oscurità. Il buio si dissipò come fumo, e lei riuscì finalmente a distinguere ogni cosa.
-Scorpius!- esclamò, -Che cosa fai?-
-E' ora di alzarsi- rispose lui tirandosi in piedi.
-Cosa.. che ore sono?-
-Le sette-
-Stai scherzando? Dormono ancora tutti- Si girò a guardare la figura della cugina, respirare profondamente nel letto all'altro lato della stanza.
-Lo so, è per questo, bisogna far presto-
-Presto per cosa?- chiese senza capire.
-Rosie..- disse lui, e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei obbedì, come in un sogno: non era sicura di avere la piena padronanza dei propri movimenti. Si ritrovò a toccare il pavimento freddo coi piedi nudi.
Alzò lo sguardo sul ragazzo, e avvertì un brivido lungo la schiena. Ancora una volta, non potè non perdersi dentro all'oceano in tempesta che si specchiava dentro a quegli occhi.

-Rose- ripetè, e lei sentì la pelle della mano bruciare sotto la sua, quando si accorse che la teneva ancora.
-Ti devo parlare-
Lo vide avvicinarsi all'improvviso, abbassando il viso alla sua altezza.
-Io..-

Suonò la sveglia. Una forte ondata di luce le invase la vista, ferendola alle palpebre. Le aprì, le richiuse.
-Finalmente!- esclamò una voce in piedi accanto al letto.
Sobbalzò. Voltandosi mandò a sbattere la testa contro il muro, e trovò l'esile figura della cugina, ancora in pigiama, china su di lei.
-Alzati pigrona, sono già le nove-
In mano teneva una minisveglia, che probabilmente aveva caricato solo per il gusto di farle quello scherzo.
Rose chiuse gli occhi e rituffò la testa sul cuscino, sospirando rumorosamente.
-Animo su, io vado in bagno. Preparati- disse la voce, prima che la cugina sparisse dietro la porta.
Rose riaprì gli occhi e fissò il soffito bianco sopra di sè. Restò immobile in quella posizione per un'interminabile manciata di secondi, in silenzio. Poi decise di muoversi e si tirò su, allontanando con una spinta le coperte dalle gambe e raccattando con i piedi le pantofole da sotto il letto. Scendendo, andò come un automa davanti all'armadio, per scegliersi i vestiti. Optò per una gonna di jeans e il maglione blu, che depose sul materasso. Dopodichè si infilò un paio di calze calde ai piedi, prese la vestaglia e uscì dalla stanza per aspettare che il bagno si liberasse.
Due profondi occhi grigio-azzurro le bussarono alla mente, mentre Rose si toccò inconsciamente la mano destra. Era sembrato tutto così reale.. Sospirò.
Avanti Rose, dacci un taglio. Lui è Scorpius, il tuo migliore amico. E tu sei Rose. Solo Rose. Non proverà mai qualcosa per te. Tutto quello era imbarazzante.
-Rosie-
Sussultò.
-Buongiorno-
Si voltò e lo vide. Eccolo lì, i capelli spettinati e la camicia del pigiama mezza sbottonata. L'immagine reale di tutti i suoi sogni. 
-B-buongiorno-
Lui sorrise.
-Chi c'è?- chiese poi indicando con un gesto della testa la porta del bagno.
-Lily, non ci metterà molto- rispose torcendosi le dita. Cercò in tutti i modi di assumere un atteggiamento tranquillo, ma non ci riuscì. Sognarlo la metteva sempre in uno stato di sottile agitazione, soprattutto se poi se lo ritrovava in pigiama davanti al bagno.
Lui la guardò corrucciato, squadrandola dall'alto in basso più di una volta. Rose si rese conto solo in quel momento di stare ancora in pigiama. Era una camicia da notte color crema, che le arrivava appena sopra al ginocchio.
-Accidenti, sei cresciuta nel giro di tre mesi?- domandò il ragazzo, tornando a guardarla in faccia.
Lei sgranò gli occhi, non sapendo bene cosa rispondere.
-Sono sempre la stessa- disse, arrotolandosi un boccolo rosso attorno al dito.
Accidenti Rose. Ti stai comportando in modo ridicolo.
Lui sorrise. -Oh sì, su questo non ci sono dubbi- 
E lei non seppe cosa intendesse.
-Però ti sei fatta più carina, qualche spasimante?- chiese.
-No..-
-Non posso crederci- storse il naso -E tu? Hai adocchiato qualcuno?-
Lei tacque sbigottita mentre da dentro il bagno un rumore di pantofole si fece strada fino a loro. La porta si aprì e ne uscì una Lily già bella lavata e pettinata.
-Oh, buongiorno, dormito bene?- chiese alla vista del ragazzo.
-Come un sasso. Tu?-
-Idem. Ora vado a vestirmi, vi aspettiamo sotto per la colazione-
-Arriviamo subito-
Rose colse l'occasione per volatilizzarsi.
-Entro dentro, ci metto un attimo- disse, e sparì oltre la soglia del bagno.

La mattina trascorse rapida tra i preparativi e le ultime sistemazioni delle camere.
-Chi arriva?- chiese Scorpius in un momento in cui i ragazzi erano usciti a sedersi nel cortile.
-Degli zii- rispose James -Con due nostre cugine-
-Avete una famiglia piuttosto affollata- 
-Abbastanza da non annoiarci mai- rispose Hugo ridacchiando.
-Io ne ho solo due- disse afferrando un bastoncino da terra e cominciando a tracciarci sulla neve -di zii. Da parte di mia madre. Ma non sono un granchè simpatici- storse il naso.
-Beh, puoi sempre far conto che questa sia la tua famiglia!- rispose Al abbracciando con un ampio gesto paternalistico la combriccola di ragazzi.
Scorpius rise -Non credo che tuo zio ne sarebbe contento-
-Chi? Ron?-
-Sicuramente- intervenne Hugo. -Ma non lasciarti impressionare. Mio padre è sempre così. Fa tanto il duro, ma poi alla fine..-
-Con tutti i calci che gli rifila zia Herm- aggiunse Lily.
E Scorpious rise annuendo.
-E' pronto in tavola!-
La madre di Rose si era appena affacciata dalla porta; portava un grazioso grembiule color oro. Storse il naso, pensando che quei colori gli erano fin troppo familiari, ma non disse nulla ed entrò.

  *

-Scacco!-
-Non vale! Mi hai distratto!-
-Non sai giocare, inutile che trovi scuse-
-Come ti permetti? Fammi riprovare-
-Ok, ma alla prossima che vinco mi paghi-
-Stai pur certo che non accadrà-
Dopo il pranzo si erano chiusi in camera di James e Hugo, i quali si erano cimentati in un arduo torneo di scacchi  - finora vinto da James.
Rose, Lily, Scorpius e Albus sedevano sul letto di uno dei due, a guardare.
-Allora Al, questa Melissa?- chiese Lily strattonandolo.
Il moro sbuffò. Lily voleva sempre impicciarsi dei fatti degli altri.
-Che cosa c'è?-
-Come va?-
-Ma come vuoi che vada? Non l'ho più vista-
-Avete mai parlato?-
Albus la guardò come se fosse pazza.
-Stai scherzando? Sta sempre avvinghiata a quel viscido di Patrick, non gli si scolla un attimo!-
-Patrick?! Oh Merlino, stai scherzando?- sembrava veramente scioccata. -Lasciala perdere- sentenziò poi. -Una che si mette con un individuo simile non è neanche da prendere in considerazione.-
Albus sbuffò scocciato, ma nei suoi occhi si leggeva che la pensava allo stesso modo.
Rose, dietro di loro, sospirò, buttandosi all'indietro sul materasso.
-A che pensi?- chiese Scorpius girandosi .
Lei rispose con un'alzata di spalle.
-E' ancora quel ragazzo?- chiese con un leggero tono di malizia.
Rose non rispose. Che buffo, parlarne in terza persona quando lui era proprio lì. Sorrise fra sè, senza neanche accorgersene; Scorpius sì.
-Allora ho indovinato!- esclamò.
E Rose pensò che dopotutto aveva ragione.
-Non posso credere che tu non me lo abbia detto, chi è?-
-Oh, non lo conosci..- fece lei, vaga.
-Come sarebbe a dire? Sono il tuo migliore amico e non conosco il ragazzo che ti ha rubato il cuore? E' grave- e mentre lo disse una strana espressione seria e accigliata gli oscurò il volto, adombrandolo come una nuvola carica di pioggia. Ma fu solo un attimo, e subito dopo si dissolse.
Rose rise. Un po' per l'uso improprio che il ragazzo stava facendo ora di migliore amico. Un po' perchè quel ragazzo lo conosceva. Oh, se lo conosceva.
-Allora, non vuoi dirmelo?- insistette il biondo.
-No, sono cose private- rispose nascondendo il viso dietro a un cuscino.
-Ah!- disse lui e Rose percepì il suo avvicinamento.
-E' così che fai- Con due dita le impresse un pizzico sul fianco, appena sopra la vita.
Trasalì. E, come sempre, un'ondata di calore le pervase il corpo, là dove lui l'aveva toccata.
-Smettila- disse.
-Che c'è? Ti dà fastidio?- fece lui divertito e prese a ricoprirla di solletico.
Rose era sicura che se solo lui le avesse tolto il cuscino da davanti non avrebbe più distinto il suo viso dal resto dei capelli.
-Eih voi due!- esclamò Lily seccata, girandosi a fulminarli.
-Piantala- sibilò Rose.
Ma lui non si fece intimidire, e le si mise accanto, per continuare a infastidirla senza che gli altri se ne accorgessero.
-Sei un'ingrata-
-E tu uno stronzo-
-Non mi invogli a smettere-
-Ti prego!- bisbigliò, tentando a stento di non gridare. Il cuscino volò via nella lotta e finì sul pavimento accanto al letto. Finalmente riuscì a prendergli le mani e a fermarle. Lui la guardò da sopra con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Sei proprio perfido- gli disse, fulminandolo 
-So che ti piaccio così- rispose lui, e si sdraiò accanto a lei.
Rose trattenne il fiato, sbirciandolo con la coda dell'occhio.
-Comunque dovresti dirglielo- disse lui, giocando un po' coi suoi capelli.
Rose deglutì.
-E se poi non ricambia?- chiese.
Lui le spostò un ricciolo dalla fronte e la guardò con serietà.
-Stai scherzando, vero?-

  *

Il rumore della porta che si apriva e lo scoppio di voci provenienti dal piano di sotto bastarono a dare l'annuncio dell'arrivo degli zii. Alzandosi dai letti e abbandonando le partite a scacchi -Avrei vinto io - Sìsì come no-  i ragazzi uscirono dalla camera dei cugini, per scendere a salutarli. Scorpius uscì per ultimo e rimase indietro. Rose, sulla porta, se ne accorse.
-Tutto bene?-
-Ovvio-
-Ti senti a disagio?-
-No, figurati-
Annuì, e fece per andare avanti, ma lui la trattenne per un ricciolo.
-Però tu non lasciarmi solo- disse.
Rose sorrise e gli si mise accanto, scendendo con lui le scale.
Zio Bill e zia Fleur erano stati sommersi dagli abbracci dei parenti mentre Molly si congratulava con le due cuginette per come fossero cresciute bene.
-Eih, Vic!- esclamò Lily gettandosi fra le braccia della cugina più grande.
-Peste! Quanto tempo!-
Lily rise e Victoire le scompigliò i lunghi capelli rossi con un gesto affettuoso della mano. 
-Vieni- disse Rose rivolta a Scorpius -Te le presento-
E lo trascinò in mezzo alla solfa.
-Oh, Rosie, quanto sei cresciuta, come stai?-
-Bene grazie- rispose la ragazza abbracciando la cugina più grande -Tu?-
-Benissimo, Ted ed io stiamo organizzando un viaggetto al sud, sarà la prima volta- rispose con aria sognante.
Dietro di lei Dominique, la sorella minore che aveva la stessa età di Rose, era già stata accerchiata da Hugo, Albus e James.
-Dom!- esclamò rivolta alla cugina, che si voltò a cercarla con i chiarissimi occhi azzurri.
Il suo sguardo, per natura glaciale e inespressivo, era ora illuminato di allegria, come se d'un tratto tutto il ghiaccio che lo cristallizzava si fosse sciolto, mostrando un oceano estivo.
-Rose!- Dominique sorrise e il suo volto sembrò illuminarsi di luce propria. Facendo qualche passo avanti si diresse verso di lei, seguita da un turbinio di capelli biondo oro. Si abbracciarono.
-Finalmente Dom, come stai?-
-Bene, tutto bene. Tu che mi dici?-
-Sapessi, ho un sacco di cose da raccontarti! Vieni, devo presentarti un amico che è venuto a trascorrere le vacanze da noi. Eccolo- disse, mettendosi da parte per indicarle il ragazzo rimasto indietro.
-Scorpius, lei è Dominique, mia cugina-
Scorpius non disse nulla per qualche secondo. Sembrava essersi pietrificato tutto d'un tratto.
-Piacere Scorpius, felice di conoscerti- disse allora Dominique, sorridendogli cordialmente. Ma il suo sguardo non aveva ora quella lucentezza che fino a poco prima lo aveva illuminato. Era tornato serio e distaccato, lo sguardo che riservava a chiunque, tranne che ai cugini, che la conoscevano da una vita.
Scorpius parve rianimarsi e allungando una mano verso quella che lei gli porgeva rispose -Piacere mio- con un sorriso imbarazzato.
La ragazza sorrise e si voltò nuovamente verso la cugina.
-Sono felice di rivedervi Rose, mi siete mancati-
-Anche tu, Do. Ma ora vieni, prendi la tua valigia e portala nella tua stanza. Chiama anche Vicky-
La bionda annuì e recuperò la sua borsa, prendendo la sorella per un braccio.

  *

-Sei un imbecille!-
-Senti chi parla, imbroglione!-
-Cosa? Io? Era l'ultimo rimasto ed era il mio! Il tuo te lo sei già mangiato ieri!-
-Cosa ti inventi?! Quello che avevo ieri non era un torrone ma una cioccorana, stupido!-
-Non dire cavolate, ti ho visto! La carta era rossa, le cioccorane che abbiamo hanno tutte l'involucro verde!-
-Non solo bugiardo, anche daltonico!-
-Che succede?- chiese Rose entrando, attirata dal litigio fra i fratelli Potter proveniente dalla cucina.
-Cosa vuoi che succeda?- rispose Lily sorseggiando noncurante una tazza di the -Litigano per un cioccolatino-
La riccia soffocò una risata, dirigendosi divertita verso il frigo.
A meno di un metro di distanza la seguì Scorpius, che le si avvicinò di soppiatto alle spalle imprimendole un pizzico sul fianco.
-Eih!- esclamò voltandosi -Mi hai fatto spaventare-
-Era quello l'intento- rispose quello ghignante.
-Idiota- 
-Che fai?- chiese il biondo poggiando la schiena sul mobile accanto per guardare.
-Mm- fece scorrendo con gli occhi le provviste -Muffin!- esclamò infine afferrando un tortino marrone dallo scaffale sopra il frigo -E uno yogurt- aggiunse prendendone uno alla fragola. -Merenda-
-Vacci leggera santo cielo- esclamò guardandola beffardo -Non mi sembri in denutrizione-
-Cosa?- esclamò voltandosi sbigottita -Da dove ti è uscita? Sto bene-
-Come stanno bene le persone che mangiano tanto-
-Ma che.. Scorpius! Ritira subito quello che hai detto o te lo faccio ringoiare con tanto di schiaffo-
-Provaci - la sfidò compiendo un balzo indietro, ed evitando così il colpo indirizzatogli dalla ragazza.
-Ops, mancato- 
-Sei proprio un ragazzino- fu il commento dell'amica che lo squadrò incrociando le braccia al petto.
-Ma dai, sai benissimo che scherzo- fece allora con dolcezza, assumendo quell'espressione da snaso affettuoso che aveva sempre quando cercava di farsi perdonare.
-- borbottò, voltandogli le spalle.
-Beh? Non ti sarai mica offesa?-
Non rispose.
-Rose, lo sai che sei la fanciulla più amabile e affascinante del mondo, non c'è bisogno che te lo ripeta- rispose allora ridendo e mettendosile davanti
.
Lei finse di non averlo ascoltato e prese un piattino di plastica da
dentro l'armadietto.
-Non mi ascolti?- insistette -Devo inchinarmi ai tuoi piedi per essere perdonato?-
-Oh insomma, piantala- borbottò arrossendo e allontanandolo con una spinta.
-Dico sul serio! Sei la ragazza più bella e dolce ch'io abbia mai visto, Rose Weasley, mi vuoi sposare?-
-Ehm ehm- Fu proprio quello il momento in cui il padre della ragazza scelse di mettere piede in cucina e assistere al quadretto.
-Ops- fu l'unico commento di Lily prima di soffocare una risatina.
Rose guardò avvampando il padre che lanciò un'occhiata omicida al povero ragazzo e assunse un'espressione visibilmente alterata.
-Stupido- bisbigliò la riccia al compagno che si scostò da lei in un lampo allontanandosi di un metro buono.
L'uomo lo osservò ostile, e se gli sguardi potessero uccidere il povero Scorpius si sarebbe probabilmente visto trasformare in un amabile mucchietto di cenere.
-Ron, cosa stai facendo? Non ti ho chiesto di aiutarmi?-
Per fortuna il richiamo della moglie evitò la disgrazia e l'uomo si vide costretto a reprimere i suoi istinti omicidi. Scorpius gli rivolse un largo sorriso a trentadue denti e lo incitò con lo sguardo ad obbedire agli ordini.
-Tzè- fu l'unico commento dell'uomo, che gli lanciò un'ultima occhiataccia e girò i tacchi, raggiungendo la moglie in chissà quale angolo nascosto della casa.
-Fiuu- fu il sospiro di sollievo del serpeverde e la rossa scoppiò a ridere di gusto.
-Che ci trovi di divertente?- la rimbrottò Rose incrociando le braccia al petto.
-Vuoi proprio che te lo dica? Le vostre espressioni Rose, la tua quando è arrivato.. e quella di Scorpius.. Spassosi-
I due si scambiarono un'occhiata perplessa e concordarono silenziosamente sul fatto che la piccola fosse decisamente impazzita.
In quel momento dal salotto apparve la più giovane delle cugine arrivate quel giorno, che quando li vide in cucina li raggiunse vestita di un abito blu.
-Nicky, disfatte le valigie?- salutò Rose sedendosi con il muffin in mano.
-Tutto fatto- asserì la ragazza -Fra un po' scenderanno anche Vic e i miei, abbiamo una sorpresa per voi-
-Sorpresa?- esclamò Lily con occhi lucenti.
-Sì- sorrise la bionda -Ti conviene non riempirti troppo- aggiunse poi rivolta a Rose con un occhiolino.

La sorpresa non tardò a presentarsi e si rivelò con somma gioia di Rose e degli altri ragazzi un'enorme scatola di cioccolatini francesi, i loro preferiti, che avevano avuto il piacere di divorare l'inverno scorso a Parigi.
-Squisiti!- cinguettava Lily instancabile mentre si abbuffava senza ritegno di pasticcini.
Rose sorrise e si voltò verso l'amico per chiedere se gli piacessero. Lo trovò immobile con lo sguardo fisso sull'altro divano, quello di fronte al loro, l'espressione assente. Incuriosita, seguì la traiettoria del suo sguardo per scoprire a cosa stesse rivolgendo tanta attenzione e si stupì di incontrare la figura della cugina, affiancata dai genitori e dalla sorella maggiore, che chiacchierava incurante con James.
Sbirciò nuovamente gli occhi di Scorpius, ammutolita, e li vide fissi su di lei con un'intensità spaventosa, che non gli aveva mai visto addosso.
Fu solo un secondo, ma la gola le si fece improvvisamente secca. Dimenticò cosa stava per chiedergli e dimenticò di farlo per tutta la serata che seguì, come se avesse perso l'uso della parola.

Più tardi, Diario di Rose:


Sono sdraiata sul mio letto con una penna in mano.
Lily dorme e la casa è immersa nel buio, cullata dal dolce mormorio che producono i respiri degli addormentati. Ma io non ci riesco.
Ho acceso una candela, per riuscire a vedere qualcosa. Mano a mano, goccia dopo goccia perde un po' di sè, e scivola giù come una lacrima dorata, tuffandosi nel foglio bianco sul quale sto scrivendo. Mi sento un po' come quella candela, adesso. Mi sembra che una lunga scia mi stia scorrendo addosso, provocandomi ora brividi di freddo, ora sensazioni di soffocamento.
Non è buffo come una giornata, che all'inizio ti sembra iniziare così bene, possa poi finire tanto miseramente?
Abbiamo passato il pomeriggio in casa perchè faceva troppo freddo per uscire.
Abbiamo preso il the e abbiamo mangiato i pasticcini che gli zii ci hanno portato da Parigi. Sono davvero buoni, sai? Sembrava tutto così perfetto.
Un'allegra famiglia riunita per le vacanze, seduta comodamente attorno al fuoco, a sorseggiare the come nei film.
Le persone ridono, parlano, si scambiano complimenti. Lily ride per una battuta, James prende in giro Albus, Hugo parla a Dominique.
E poi ci sta lui.
Ci credi che per tutta la serata non abbiamo scambiato una parola?
Era troppo impegnato. Troppo impegnato a divorare con gli occhi Dominique, mia cugina.
Incredibile. Sembrava un fantoccio in catalessi, non parlava con nessuno! Ogni tanto scambiava due battute con James o con Albus, quel tanto che bastava per distogliere lo sguardo da lei. E poi tornava a fissarla, quasi avesse dovuto scriverci una relazione sopra.
E' questo dunque, l'effetto che si subisce a guardare una mezza Veela?
E al momento di andare a dormire tutto quello che ha saputo dirmi è stato: -'Notte Rosie- continuando a seguirla con lo sguardo fino alla sua stanza.
Un'altra goccia di cera è scesa a macchiare il mio foglio immacolato.
E' facile immaginarne il paragone con una piccola macchia scura arrivata a rovinare questa giornata perfetta.
Ma chi è? Lui che non le toglie gli occhi di dosso? Lei che è così dannatamente bella? O io che mi sento così stupidamente a disagio?
Forse è meglio se smetto di pensarci.

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Capitolo 4
*** 4 ***


4
Capitolo 3



-Eih Rose?-
-Uhm-

-Che fai?-
-Cosa ti sembra?- 
Sedeva davanti al tavolo da pranzo con una penna in mano, una pergamena davanti e un libro sulle gambe.
Albus sbuffò.
-Ok, allora cosa stai studiando?-
-Incantesimi- rispose, e riprese a scribacchiare sulla pergamena.
-Interessante- mormorò sporgendosi.
-Eh no!- sbottò, coprendo il foglio con le braccia -Non provarci-
-Stavo solo dando un'occhiata!-
Lo fulminò, aggrottando le sopracciglia.
-Giuro- ribattè cercando di assumere un'espressione convincente.
Rose lo guardò ancora più scettica.
-Che diffidenza, santo cielo, sei perfida-
-Non sono perfida Al, ma non mi va a genio che mentre io mi scervello a te basti venire da me mentre te ne vai in giro tutto il giorno a perder tempo!-
Albus fece un gesto con la mano come a scacciare una mosca fastidiosa e se ne andò bofonchiando. Rose scosse la testa. Tolse le braccia dal compito e intinse la punta della penna dentro al calamaio. Stava già per rimettersi a scrivere quando qualcun altro entrò nella sala, e la raggiunse alle spalle.
-Eccoti qua-
Trasalì. 
-Ciao- rispose, voltandosi sorpresa.
Lui si sedette sullo sgabbello accanto e si sporse per vedere cosa l'amica stesse scrivendo. Stavolta non lo scansò, pensando che dopotutto era dovere di un'amica aiutare il proprio migliore amico a scuola, se ne aveva bisogno. Convincente, sì.
-Incantesimi eh- disse lui tornando a guardarla. -Ma come ti è venuto in mente?-
Lei lo fulminò e lui fece subito marcia indietro.
-Hai ragione, hai ragione- disse, e la sua espressione fu così buffa che Rose non potè trattenersi dal ridere.
-Dove sono tutti?- chiese poi poggiando la penna.
-In giro, ognuno per fatti suoi. Hanno tutti da fare, speravo che almeno tu fossi libera..-
A sentire quelle parole Rose sentì il cuore gonfiarsi improvvisamente d'aria. Allora non l'aveva completamente eclissata come le era sembrato la sera prima..
-Purtroppo devo studiare, cosa che dovreste fare pure voi altri- rispose. -Ma ho quasi finito, possiamo fare qualcosa più tardi-

-Magnifico! Ti aspetto-
-Ci vorrà almeno mezz'ora..- 
-Non importa- alzò le spalle, -Sono abituato-.
Rose sorrise e tornò a scrivere. Non le dispiaceva affatto la sua compagnia, anche se di solito preferiva studiare da sola. E poi, era felice di poter finalmente passare un po' di tempo con lui, dopo che negli ultimi tempi gli impegni scolastici li avevano tenuti divisi.
Dopo circa un quarto d'ora qualcuno arrivò alle spalle dei due giovani.
-Buongiorno-
Rose alzò gli occhi.
-Nicky, che fai?-
-Ho appena finito un bagno. Speravo che ci fosse qualcuno libero per fare qualcosa. Ma evidentemente siete tutti impegnati- disse, alludendo al libro che la riccia stava consultando fino a un attimo prima.
-Oh, mi dispiace- rispose mortificata -Credo che James..-
-Tranquilla- s'intromise Scorpius, alzandosi. -Anch'io non ho compagnia. Vuoi fare un giro?-
Dominique alzò i suoi chiarissimi occhi celesti sul ragazzo in piedi davanti al tavolo, senza mostrare all'apparenza nessuna emozione. Per una frazione di secondo sembrò che stesse per dirgli di no. Poi accettò.
Rose li guardò in silenzio dallo sgabello, spostando lo sguardo da Dominique a Scorpius con la fronte piegata da una ruga. Ma non le aveva detto che sarebbe rimasto ad aspettarla?
-Andiamo. Ro, ci raggiungi quando hai finito?- disse Scorpius lanciandole un'occhiata
.
Lo fissò con espressione indecifrabile, mentre dentro di sè sentì nascere una strana sensazione, spiacevole, che le ricordava tanto l'acidità di stomaco quando stava male.
-Certo- disse. E li seguì con lo sguardo finchè non sparirono oltre la porta.
Poi si rigirò verso la pergamena e restò a fissarla immobile, gli occhi vacui e inespressivi.

*

-Dove sei stata?- chiese zia Fleur servendosi una fetta di carne dal vassoio a centro tavola.
-In giro- 
-Con chi?-
-L'amico di Albus- rispose lei, e la madre lanciò un'occhiata leggermente indisposta verso Scorpius.
-Ricordati che non ti devi ammalare- disse soltanto, per poi rimettersi a mangiare.
Rose vide dipingersi
sul volto dell'amico la delusione per il fatto di essere stato definito 'amico di Albus', e nulla più. Forse sperava in una presentazione.
Fece una smorfia scrollandosi i capelli dalla fronte.
-Che hai?- chiese Hugo.
-Uhm?-
-Mi sembri strana, ti senti bene?-
-Certo- rispose.
Dominique si girò a guardarla, ma lei aveva già riabbassato lo sguardo sul piatto.
Dopo pranzo aiutò a sparecchiare insieme a Lily e a Victoire.
-Posso aiutarvi?- aveva chiesto la bionda e aveva cominciato ad impilare i piatti l'uno sull'altro.
-Non ce n'è bisogno- rispose Lily -Siamo già in tre-
-Come si dice non c'è tre senza quattro-
-Era non c'è due senza tre- la corresse Rose.
-Non ha importanza- rispose, portando la pila di piatti sul lavandino accanto a lei.
Rose rimase per un istante a guardare quei grandi occhi chiari brillare, e si disse che erano maledettamente belli. Chiunque li avesse visti lo avrebbe detto. E dei suoi, cosa si sarebbe potuto dire? Erano a mandorla, di un castano chiaro chiaro, a volte seri, a volte dolci, a volte scherzosi. Non avevano nulla di particolare, a parte una corona di ciglia naturalmente folta e la forma affusolata. Tutto qui? Niente fascino, niente forza invisibile dal potere ammaliante? Sospirò, mentre andava a prendere i bicchieri.
Dominique la seguì poco dopo, per arrotolare la tovaglia e portarla a sbattere fuori. Rose vide Scorpius avvicinarsi e chiederle -Posso aiutarti?- per poi arrotolare l'altra estremità e porgerla alla ragazza. Dominique ringraziò educatamente e si avviò alla finestra. Lui la seguì con lo sguardo, poi si voltò e incontrò gli occhi di Rose. Le sorrise, lei rispose con una smorfia un po' tirata e tornò a lavare i piatti.

*

-Rose Rose, andiamo a pattinare!-
Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e lo posò sull'immagine della cugina.
-Adesso?- chiese.
Lily annuì.
Lei ci pensò per solo un istante e richiuse il libro. Le piaceva pattinare, le era sempre piaciuto. Ogni anno, quando andavano a passare il Natale alla Tana, lei e i cugini si recavano al piccolo laghetto ghiacciato poco distante dall'abitazione e si divertivano a sfrecciare e a piroettare sui pattini che lo zio Harry aveva regalato loro tanti anni prima. Erano pattini magici, che si adattavano alla misura del piede che li calzava, crescendo con esso. L'ideale per dei bambini ancora in crescita, che potevano adoperarli solo una volta l'anno. Ed erano costati anche un bel po', a detta della madre di Rose quando li aveva visti; ma ne era valsa la pena. Forse dipendeva dal fatto che ormai ci aveva fatto l'abitudine, ma se provava a pattinare con qualsiasi altro paio, non ci si trovava mai bene così.
Andò ad aprire l'armadio di legno scuro in fondo alla stanza e rovistò fra i recessi fino a tirarne fuori una busta. Si allontanò dal mobile estraendone un involucro di stoffa argentata; la aprì e ne liberò due splendidi pattini bianchi.

-Venite, non manca molto- gridò Lily a capo del gruppetto che si era inoltrato fra le dune di neve in fila indiana.
A Scorpius e Dominique si erano dati dei vecchi pattini un tempo appartenuti alla zia Ginny e allo zio Ron. Per fortuna, calzavano a pennello.
La comitiva avanzò per poco ancora quando davanti a sè apparve una grande distesa ghiacciata, dalla superficie liscia e lucente.
-Sicuri che regga?- chiese Dominique diffidente bussando piano sul ghiaccio col piede.
-Tranquilla, ci andiamo tutti gli anni- la tranquillizzò Hugo, che già si era seduto a terra per infilarsi i pattini. Rose slacciò gli scarponi e fece attenzione a non poggiare il piede sulla neve bagnata.
Quando anche gli altri furono pronti, uno ad uno salirono sulla liscia superficie di ghiaccio, avanzando fino a distanziarsi di almeno un metro l'uno dall'altro.
Rose si diede subito uno slancio con la gamba sinistra, chiudendo gli occhi per sentire l'aria fresca accarezzarle le gote arrossate. Un'altra spinta, una ancora, qualche giro, una piroetta; riaprì gli occhi soddisfatta.
Attorno a lei Hugo, James e Albus sfrecciavano come schegge, ingaggiando già da subito una gara di velocità. Lily era rimasta vicina a Dominique, che a quanto pareva aveva qualche problemino a reggersi in piedi. Con poche spinte si avvicinò e sentì la bionda lamentarsi.
-Non sono capace, non sono capace, cadrò-
-Stai tranquilla- le stava dicendo Lily tenendole una mano. -Non devi avere paura, ti aiuto io. Devi solo fare un passo dopo l'altro, senza fermarti, e prendere man mano più velocità, capito?-
Dominique scosse la testa, mulinando i suoi lunghissimi capelli biondi. -Cadrò, Lily, lasciami qui- continuava a ripetere.
A quel punto Rose fece per andare ad aiutarla. Non devi dire che cadrai, voleva dirle, altrimenti te ne convinci e non riesci più a far niente. Ma proprio in quel momento Scorpius le passò davanti, avvicinandosi alle due ragazze e affiancandosi a Lily.
-Lasciala- le disse, -Ci penso io-
Lily alzò lo sguardo su di lui, incerta. -Ma no, vai a divertirti. Io lo faccio sempre..-
-Dico sul serio. Anche io ho una pista pubblica vicino casa, sono diventato abbastanza bravo da poterla seguire. Tu vai con loro- insistette con convinzione.
Lily lanciò uno sguardo titubante a Dominique che fissava terrorizzata i propri pattini e poi annuì, allontanandosi. Rose la seguì andar via con lo sguardo, e avrebbe quasi voluto fermarla. Come un automa riportò gli occhi su Scorpius, che ora aveva preso la cugina per una mano, cercando di tranquillizzarla.
-Non sono capace, è inutile- diceva lei e si guardava i piedi, come se avesse paura che questi impazzissero da un momento all'altro e la portassero chissà dove.
-Non si nasce imparati. Se non provi, non imparerai mai. E poi ci sono io a tenerti. Non ti faccio mica cadere-
Dominique alzò gli occhi su di lui, e per un momento che sembrò interminabile i due si guardarono senza dire niente. Poi Scorpius si schiarì la voce, leggermente in imbarazzo, e abbassò lo sguardo. Rose non se lo fece sfuggire.
-Bene, uhm, ora fai un passo avanti. Così, guarda. E' facile-
Rose vide Dominique muovere un pattino e fermarsi. Poi muoverne un altro e un altro e piano piano avanzare, mentre si teneva stretta al braccio del suo migliore amico.
Fu con enorme sforzo che riuscì a distogliere gli occhi dai due, e a non pensarci.
Le sta solo insegnando a pattinare
, si disse. E' gentile. Dovresti essere orgogliosa di lui.
Fece qualche giro per la pista, cercando di non pensare alla fitta che le aveva chiuso lo stomaco e imponendosi di non gaurdare mai dalla loro parte.
Eppure sembrava che stessero ovunque. Appena si girava erano lì, che avanzavano stretti tenendosi per mano, e lei era costretta ad allontanarsi.
Doveva ammettere però che Scorpius era un bravo insegnante. Dominque faceva rapidamente progressi: adesso riusciva a slittare, abbandonando quei piccoli 
passetti insicuri che aveva ostentato all'inizio.
Un grido alle sue spalle la fece trasalire e si voltò di scatto a vedere cosa fosse successo. Dominique era scivolata, e sarebbe sicuramente finita lunga distesa a terra se Scorpius non l'avesse afferrata per la vita e non l'avesse stretta a sè, evitandole di cadere.
Rose osservò la scena in silenzio, ferma immobile al centro della pista.
Dominique alzò lo sguardo verso il suo salvatore e gli sorrise, per la prima volta sinceramente, ringraziandolo. Lui le rispose con un 'figurati' sussurrato e per un momento sembrò che non avesse più intenzione di lasciarla andare.
Per Rose fu troppo. Voltando loro le spalle si allontanò da lì e si diresse di corsa fuori dalla pista. 
Sentì la voce di Lily chiamarla. -Rose! Dove vai?-
Fece finta di non sentire e si tolse nervosamente i pattini, mentre una lacrima scivolava a rigarle la guancia. Se l'asciugò frettolosamente e se ne andò via correndo, inspirando ed espirando profondamente, sperando così di riuscire a calmare i battiti del proprio cuore.


*


Sono di nuovo a letto e sono distrutta. E' la fine.
Il mio respiro si è dimezzato, il cuore sembra essersi accartocciato come un foglio stropicciato e ho lo stomaco chiuso come se avessi mangiato un montone intero.
Inutile continuare a fingere.. Scorpius ha una cotta per Dominique. Mia cugina.
E io per lui.
Semplice.
Poco fa è venuto a trovarmi. Ha bussato alla porta, io non ho risposto.
-Rosie, posso entrare?-
E sentire la sua voce è stata come una doccia gelata.
Mi sono messa a sedere, e ho guardato la porta chiusa per qualche istante, indecisa.
-Sì- ho risposto infine, sistemandomi i capelli con le dita.
Non si vede che ho pianto vero? ho pensato.
Evidentemente no. O almeno, lui non ha dato segno di essersene accorto.
E' entrato, e dopo aver fatto girare lo sguardo in giro per la stanza, lo ha soffermato su di me. Io non l'ho guardato, avevo gli occhi fissi su un punto del pavimento, e non li ho mossi neanche una volta.
Lui si è avvicinato e si è seduto accanto a me. So che era preoccupato.
-Perchè sei scappata?- mi ha chiesto con calma, cercando i miei occhi.
Ma io avevo ancora lo sguardo fisso da un'altra parte. E non avevo voglia di incontrare i suoi begli occhi grigi.
-Chi ti dice che sono scappata?- ho ribattuto, ma il tono della mia voce ha parlato per me. 
-C'è qualcosa che non va?- ha chiesto.
E io ho sentito un impulso irrefrenabile di mettermi a ridere.
-Anche se fosse..-
Mi è sfuggito, non so nemmeno io da dove. Dalla bocca, dal cuore, dallo stomaco ?
Lui ha aggrottato la fronte.
-Rosie, stai bene?-
E io l'ho guardato, finalmente. Era preoccupato. Glielo si leggeva in faccia. E io... beh. Io non sto bene. Non sto per niente bene.
-Sì- ho risposto, ma i miei occhi sono tornati da dove erano venuti, sfuggendo ancora una volta ai suoi. Perchè mi è così difficile mentire guardandolo?
-Lo sai che se hai un problema..-
-Lo so-
-Con me puoi parlare di tutto-
Proprio di tutto?
E io ho sorriso. Di un sorriso amaro, di cui solo io posso sentire il sapore. Tu no, meglio così.

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Capitolo 5
*** 5 ***


5

Capitolo 4



Ogni sorriso

è una lama affilata
che rivolgi a lei ma che colpisce me.
E ogni parola un insulto
mentre tutto di me cade ed io rimango in piedi.



Quella mattina Rose si svegliò con la bellissima sensazione di vivere un romanzo.
Erano le dieci, e il sole mattutino entrava dalla finestra a illuminare la stanzetta - disordinata - in cui conviveva con la cugina. Dalla cucina del piano di sotto uno squisitissimo odore di focacce appena sfornate e un allegro chiacchiericcio annunciavano l'inizio della giornata.
Aprì gli occhi con un gran senso di serenità addosso, e fu solo quando si alzò a sedere, stropicciandoseli, che un'atroce sensazione si abbattè su di lei. Fu allora che ricordò tutto: di colpo i colori, l'allegria e le risate che animavano la casa si spensero, e il mondo per lei si fece grigio.
Il suo migliore amico sbavava dietro a sua cugina. E lei sbavava dietro al suo migliore amico. Ecco il quadro che avrebbe incorniciato il suo imminente futuro, giorno dopo giorno, per il resto delle vacanze. Di colpo tutta la voglia di alzarsi e di cominciare quella nuova giornata con l'allegria, la positività e la gioia che si erano proposte a lei al risveglio evaporò come acquetta al sole. Fu con enorme sforzo, dopo svariati minuti passati a riflettere, che si decise a tirarsi su, e sempre con lo stesso entusiasmo si vestì, indossando un paio di jeans a sigaretta e un maglione di lana rosso.
Lily entrò in quel momento dalla porta e quando la vide in piedi emise un trillo eccitato, chiedendole come avesse dormito.
-A meraviglia- bofonchiò, e aggiunse che l'avrebbe aspettata di sotto.
Con le labbra serrate e un cipiglio imbronciato sul volto, scese le scale lentamente, sbirciando nel salotto per vedere quanti si fossero già destati. Sentì le voci degli zii e della madre, vide Victoire parlare con James. Lui non era lì. E nemmeno Dominique.
Tirò un sospiro di sollievo ed entrò in sala.
-Buongiorno, Ro- la salutò la cugina sventolando animosamente la mano.
-'Giorno-
-Accidenti, che cera.. Dormito male?- fece James girandosi a guardarla.
Rose gli lanciò un'occhiataccia e lo ignorò, andandosi a sedere.
Poco dopo scese anche suo fratello Hugo accompagnato da Lily e Dominique.
-Fame!- gridò il fratello correndo a sedersi accanto a lei, mentre un brontolio inconfondibile si diffondeva nella stanza dal suo magliocino.
-Ciao Ros- disse Dominique, guardandola con attenzione. Lei rispose tentando in tutti i modi di apparire allegra.
-Hai dormito male?-
-Perchè?- aggrottò la fronte. Cos'era, si erano messi tutti d'accordo per caso?
-Non so... sei strana-
Rose alzò un sopracciglio -Io?- 
In quel momento comparvero Albus e Scorpius.
-Buongiorno a tutti!- esclamò il cugino andandosi a sedere.
Scorpius lo seguì poco dopo, abbozzando un cenno con la testa. Con la coda dell'occhio lo vide lanciare un'occhiata a Dominique, per poi arrossire e salutarla. Riportò lo sguardo sul suo piatto e cercò di convincersi che non ci fosse motivo di rodersi il fegato.
-Ciao Ros-
-Ciao- rispose. Si sforzò di alzare lo sguardo dal suo piatto, vuoto, per guardarlo. Dopotutto era venuto a stare con lei, la sera prima, ed era sembrato davvero dispiaciuto.
-Dormito bene?-
-Sì.-
Perchè sei fredda? si chiese. Sei riuscita a fingere benissimo fino a questo giorno, sapendo che ti vede solo come un'amica e adesso ti comporti come se le tue più grandi speranze fossero state infrante.
Molly arrivò in quel momento con il vassoio stracolmo di focacce, salvando la situazione.
-Oggi dovete andare in paese- disse Ginny riempendosi la tazza verde di caffè. -Per comprare una lista di cose che vi darà la nonna. Andrete dopo pranzo e tornerete prima che faccia buio, intesi?-
I ragazzi annuirono. Rose sospirò in silenzio e soffermò lo sguardo su Dominique, che mangiava silenziosa la sua colazione. Era incredibilmente aggraziata, persino alle nove del mattino. Aveva i lunghi capelli dorati lasciati sciolti sulle spalle, appena mossi, ma tanto da formare tante morbide spirali sulle braccia. Sembravano appena usciti da un parrucchiere, ma senza quella posa statica e artificiale che hanno di solito i capelli quando vengono sistemati. Sembrava al contrario che ci si fosse semplicemente svegliata, senza avere il bisogno di sistemarli più di tanto, come faceva lei. Tra l'altro credeva di aver dimenticato di pettinarli, quel giorno. Era scesa senza neanche darsi un'occhiata allo specchio. Male.
Tornò a concentrarsi su di lei. Gli occhi chiarissimi, di acquamarina, rilucevano attraverso le ciglia caramellate. Il viso, di un rosa pallido, sembrava quello di una bambina. La bocca non era carnosa, ma le labbra perfettamente disegnate erano di un piacevole color ciliegia, che le rendeva apparentemente morbide.
Rose si chiese se sarebbe stata bella uguale, se non avesse avuto sangue di Veela nelle vene. Probabilmente sì. In Dominique c'era qualcosa che andava ben oltre l'aspetto fisico. Era incantevole in ogni suo gesto, ogni cosa in lei emanava armonia, a partire dal comportamento: mai scomposto o deplorevole. Perfettina, a volte fredda e un po' scostante, ma solo con chi non conosceva. Era convinta che le persone le girassero attorno solo per il suo bell'aspetto, e questo la portava ad essere spesso scontrosa con molti. Solo con i cugini si mostrava per quello che era veramente. Rose la vedeva trasformarsi completamente quando stavano insieme.
Si morse l'interno guancia. Dominique era tutto ciò che lei non era: bella, elegante, una ragazza a modo. Lei poteva definirsi a malapena carina, con una cascata di lunghi ricci ramati - non biondi - e due occhi marroni che non avrebbero mai fatto incantare nessuno. In quel momento si accorse che quelli di lei la fissavano dall'altro lato e si riscosse subito dai pensieri. Sorridendole, riportò lo sguardo sul piatto e finse di riuscire a mangiare senza strozzarsi.
Quando i ragazzi si alzarono da tavola James e Albus iniziarono una partita a scacchi, mentre Hugo chiese a Lily aiuto con i compiti.
Scorpius si avvicinò a Dominique vicino al camino spento. Il cuore di Rose si contrasse all'istante, mentre distoglieva lo sguardo e prendeva il piatto dal tavolo. Sentì Scorpius chiederle di fare una passeggiata. Accese l'acqua.
Dominique lo guardò in silenzio per un lungo intervallo di tempo. L'espressione del viso era indecifrabile, gli occhi seri.
-No-.
Trattenne il respiro.
-Mi dispiace, ho da fare-
Non si voltò a guardare, ma seppe che Dominique se n'era andata, lasciando il ragazzo da solo in mezzo alla stanza. Lo scorse con la cosa dell'occhio restare immobile come inebetito, e dopo un po' girarsi dalla sua parte. Poi lo vide avvicinarsi e subito si rabbuiò.
-Rose-
Silenzio.
-Facciamo un giro?-
Posò la spugna con cui stava lavando il piatto sul bordo del lavandino e lo guardò, un sorriso amaro stampato sulle labbra.
-Che c'è, non hai altri con cui andare?-
Scorpius aprì la bocca spiazzato, il viso deformato dallo sbigottimento. Lei sbattè la spugna contro il lavello e lo superò, andandosene a passo spedito.


*


Bussarono alla porta.
Silenzio.
Bussarono ancora.
Silenzio.
Alla fine la persona aprì ed entrò nella stanza, pur senza permesso.
Trovò Rose seduta alla scrivania con un libro sotto agli occhi.
-Perchè non rispondevi?-
-Stavo studiando- rispose laconica, senza alzare lo sguardo dal tomo.
Lily sospirò.
-Dobbiamo andare- disse solo, poi si girò e uscì.
Rose rialzò la testa dal libro e lo chiuse con un tonfo, spingendolo via in malo modo. Con le mani a sorreggere il mento, riprese a guardare fuori dalla finestra. Tanti candidi fiocchi scendevano dal cielo, danzando lentamente nell'aria.
La sua espressione era seria, mentre con lo sguardo aggrottato si specchiava sul vetro lucido.
Chi credeva che lei fosse? La sua ruota di scorta, forse? In tanti anni di amicizia non si era mai sentita tanto umiliata.
Era inconcepibile.
"Sono il tuo migliore amico"
aveva detto. "E non conosco il ragazzo che ti ha rubato il cuore. E' grave"

Ah! Fantastico. E adesso, sei ancora il mio migliore amico? Adesso che preferisci lei a me. Adesso che mi chiami solo se non hai scelta? Cosa sono io, un ripiego? Questo è grave.

Quando scese le scale indossava un caldo maglione bianco e un paio di occhi spenti; gli altri erano già pronti e la stavano aspettando. Percepì lo sguardo di Scorpius su di sè, ma lo ignorò.
Rabbia. Odio. Queste le sensazioni che le si leggevano in faccia. Come una miccia, innocua all'apparenza, ma pronta a esplodere alla minima provocazione. Sentiva la stizza ribbollirle dentro, come il brodo che cucinava spesso Molly. Ribbolliva, e rischiava di strabordare da un momento all'altro.
Sapeva di essere ingiusta. Sapeva che non avrebbe dovuto rispondergli così. In fondo, lui che male aveva fatto? Non era mica colpa sua se Dominique era cento volte più bella e attraente di lei. E non era colpa sua se lei non faceva altro che consumarsi dalla gelosia ogni volta che lo vedeva rivolgerle la parola. Sapeva anche che non poteva rispondergli va tutto bene quando lui veniva a parlarle e poi comportarsi così, ignorandolo e rispondendogli male. Ma l'essere umano non è perfetto, e lei ne era la prova. Certe volte l'egoismo è l'unica cosa che ci permette di restare in piedi, nonostante il terreno sotto di noi tremi e si sgretoli. E lei era egoista.

-Ci siete tutti, non perdete tempo e fate presto, non voglio che torniate col buio-
-Sì, ma', sta' tranquilla- rispose James con fare vissuto.
Rose uscì per terza, dopo Albus e Dominique. Affondò i piedi nella neve alta e, per associazione, si ricordò di quel giorno - caspita, solo tre giorni prima - in cui avevano giocato a palle di neve. Dianime, sembrava passato tantissimo tempo. Allora lei e Scorpius erano ancora.. amici.
Riprenderemo il discorso, aveva detto, stanne certa. Un sorriso amaro le increspò le labbra. Sei sicuro, Sco? Avrai ancora tempo da perdere così con me?
Il gruppetto avanzò nella neve chiacchierando ad alta voce. James e Albus parlavano dell'ultima partita di Quiddich avvenuta prima delle vacanze, Lily e Hugo ridevano. Non si voltò, ma seppe che dietro di lei Scorpius si era avvicinato a Dominique.
Bene, rimaneva lei sola. Un tempo, pensò, saresti stato con me.
Sentì Scorpius chiederle quale scuola frequentasse.
-Non ti ho mai vista a Hogwarts-
-No infatti. Vengo da Beauxbatons, l'accademia dove studiava mia madre-
-Ah, Beauxbatons! Tua madre ha partecipato al Torneo Tremaghi vero?-
-Sì, è stata una dei campioni-
-Wow!-
Dominique non si scompose e Rose seppe perchè. A dire la verità Fleur Delacour era arrivata ultima, ed era rimasta molto indignata dal fatto che Harry Potter, a quel tempo ancora minorenne, fosse diventato il quarto campione.
-Doveva essere in gamba- aggiunse il ragazzo.
-Evidentemente-
Rose si chiese per quale motivo Dominique sembrasse così scostante nei suoi confronti. A volte ne sembrava persino infastidita. 
-Mi ha fatto piacere conoscerti- disse lui.
Rose digrignò i denti. Patetico, pensò. Lui che le continuava a leccare i piedi. Non vedeva che non se lo filava? Eppure continuava a comportarsi come uno zerbino.
Innervosita affrettò il passo e si accodò a Lily e Albus, per non sentirlo più. Il solo suono della sua voce, tutto d'un tratto, le fece accapponare la pelle.
Non ci misero molto ad arrivare. Il paesino era vicino, e molti babbani giravano già per le strade, intenti negli acquisti natalizi. James tirò fuori la lista che gli aveva affidato la madre.
-Allora, per prima cosa cinque panettoni e un pandoro per Bill, a cui non piacciono i candidi. Poi dello zucchero, del miele e del lievito-. Storse il naso -Credo che dovremo dividerci. Qualcuno deve pensare alle spezie. Chi s'offre?-
Rose, che non poteva più soffrire la presenza di Scorpius e Dominique insieme, si propose all'istante.
-Bene, tieni la lista e dalla alla commessa, lei saprà-
-Ok- rispose prendendo il foglietto con le dita. Quindi si voltò e si incamminò di buon passo verso la Bottega di Margaret, la loro erboristeria di fiducia.
Quando vi fu davanti, si fermò a osservare l'insegna intagliata in legno che pendeva dalla porta. Sorrise. Era una delle poche botteghe che portavano ancora insegne come quella. Ormai erano quasi tutte in plastica, con lucine colorate. Rose le odiava. Erano squallide nella loro artificialità. Mentre quelle in legno, al contrario, avevano il fascino della materia viva intagliata, dell'odore di resina, del colore vivo della corteccia. Quella di Margaret era stata tratta da un vecchio acero, ed era intagliata con decorazioni floreali. A Rose piaceva molto.
Spinse la porta, e un allegro scampanellio l'accolse all'istante: entrò.
-Rose!- esclamò Margaret appena la vide. -Santo cielo, quanto tempo, come stai? Sempre più grande.. E la nonna? Dio vi benedica, non vi fate mai vedere!-
-Stiamo tutti bene Mag, Molly ti saluta e verrà presto a trovarti!- rispose avvicinandosi al bancone dietro al quale una simpatica donnetta di mezza età, dal sorriso a trentadue denti e le fossette sulle guance sedeva, su uno sgabello. -Ma tu come stai?-
-Ah, tiro avanti- fece lei soffiando su un ciuffo che le ricadeva davanti agli occhi e tornando a sorridere. -Ma dimmi cara, cosa ti serve?-
Rose le porse il foglietto con la lista degli ingredienti. Margaret, dopo averci fatto scorrere su lo sguardo, le disse che sarebbe andata a cercare nel retro.
-Torno subito, sono quasi sicura di averli tutti, lo so che a Molly servono sempre-.
Rose annuì e rimase ad aspettare davanti al bancone. Girando attorno la testa fece scorrere lo sguardo sugli scaffali stracolmi di barattoli e boccette, incensi e candele. Si avvicinò a uno di essi per sbirciare. Adorava stappare qualche barattolo e infilarci il nasino dentro, inebriandolo con il forte odore delle spezie. Da piccola lo faceva sempre. Prese fra le mani un barattolo di vetro, al cui interno si intravedevano della polverina rossa e qualche petalo dorato. Fece per stapparlo, quando sentì il rumore della porta d'entrata riaprirsi, subito seguito dall'abituale scampanellio. Non ebbe neanche il tempo di girarsi che una voce familiare la chiamò, lasciandola agghiacciata.
-Rose-
Respirò forte, chiudendo per un attimo gli occhi. Poi si girò e incontrò quel paio di occhi grigio-azzurri e l'inconfondibile zazzera bionda che conosceva alla perfezione.
-Scorpius- disse, sforzandosi di assumere qualcosa che potesse definirsi un sorriso di circostanza. Accanto a lui c'era.. oh, andiamo.
-Dom- aggiunse spostando lo sguardo su di lei. La cugina sorrise e si mise a scorrere come lei gli occhi fra gli scaffali.
-Come.. come mai anche voi qui?- chiese, cercando di sembrare il più naturale possibile.
Alle sue spalle la negoziante continuava a trafficare nel ripostiglio.
-Beh, tutti gli altri sono all'alimentari e noi abbiamo pensato di raggiungerti, per non lasciarti sola- rispose Scorpius con un sorriso. E Rose si chiese se si fosse dimenticato di come gli aveva risposto male quella stessa mattina. Magari stava cercando di farsi perdonare. O forse non gliene importa niente, semplicemente. E strinse inconsapevolmente i pugni.
-Ecco cara-
Si voltò verso il bancone, dietro al quale era riapparsa la proprietaria.
-Oh, grazie- disse avvicinandosi e afferrò la bustina.
-Di niente cara, fanno otto e settanta, ma per te facciamo otto punto-
-Ma non devi..-
-Tranquilla- fece la donna interrompendola. -Va benissimo così. Buon Natale cara, e salutami i cuginetti-
-Senz'altro, anche a te- rispose Rose e uscì, subito seguita dai due ragazzi.
-Dove hanno detto che ci incontriamo?- chiese guardandosi attorno infreddolita.
-Davanti all'edicola, hanno detto che non ci avrebbero messo molto- rispose Dominique raggiungendola, e cominciò a camminarle a fianco. Rose rimase in silenzio, e poco dopo Scorpius tornò ad affiancarla, ricominciando a parlarle.
-Fino a quando resterai?-
-Fino a Capodanno, credo-
-Ah, io solo fino alla Vigilia. Il venticinque torno per passare il Natale coi miei-
Dominque sorrise, ma non sembrava veramente interessata alla conversazione. In quel momento passò un uomo che vendeva rose e si avvicinò ai ragazzi porgendone una rossa a Rose.
-No grazie- rispose lei.
L'uomo allora riprovò con Scorpius.
-Dai, una bella rosa per la tua bella dama- disse, ammiccando verso Dominique.
Scorpius scosse la testa e poi si girò a guardare la ragazza ridacchiando.
-Non che tu non sia una bella dama, ma quella non era una bella rosa- disse. Dominique sorrise.
Rose affrettò il passo, dirigendosi verso l'edicola. I due si scambiarono una breve occhiata e poi la raggiunsero. Rose si voltò dall'altra parte.
-Rose?- fece Scorpius esitante 
-Li sto cercando- rispose lei, prima ancora che potesse formulare una qualsiasi domanda.
Dentro ribbolliva di rabbia. "Non che tu non sia una bella dama", oh ma che carino. Si strinse il giaccone addosso, stritolandolo con le dita. Fa' che arrivino presto, pensò. Fa' che arrivino presto, così da poter finalmente tornare a casa.
Dopo cinque minuti li videro sbucare dall'uscita dell'alimentari. Il ritorno seguì senza improbabili intoppi.

  *

Uscì dalla vasca arrotolandosi un asciugamano bianco attorno al corpo. Un bel bagno caldo con tanta schiuma era quello che ci voleva; il freddo dell'inverno che le si era attanagliato alle ossa si era sciolto, e così anche un po' il groppo che le bloccava lo stomaco. Aveva fatto un po' di ordine nelle idee, ed era giunta a una conclusione: doveva mollare.
Non era colpa di nessuno se provava qualcosa per Dominique. Non sua, perchè al cuor non si comanda; non della cugina, per essere così perfetta. Semplicemente, era così che doveva andare. Certo, non se lo sarebbe aspettata. Quando aveva saputo che lei sarebbe arrivata, non aveva messo in conto che Scorpius, vedendola per la prima volta, ne sarebbe rimasto colpito. Semplicemente aveva dimenticato che non faceva parte della famiglia, e che non poteva rimanere immune al suo fascino. Aveva dimenticato che non era uno dei suoi cugini.
Eppure, per un momento, le era quasi sembrato che.. Aveva visto qualcosa di diverso nei suoi modi. Come se una minima parte di quello che provava lei quando gli stava vicino lo provasse anche lui. Ma erano sciocchezze.

Uscì dal bagno guardando davanti a sè, mentre i suoi occhi apparivano vacui, svuotati di ogni luminosità. Era la fine che si faceva a svegliarsi da un sogno tenuto a lungo. Era quello che succede quando capisci che le tue fantasie sono tutte menzogne. E' come quando ti dicono che Babbo Natale non esiste, e te lo dimostrano. Rose entrò in camera e poggiò l'asciugamano sul letto. Prese l'intimo da dentro un cassetto, sospirando.
Aveva fantasticato talmente tanto su quella vacanza che aveva inevitabilmente finito col sopravvalutarla. Era normale. La realtà non soddisfa mai le aspettattive, soprattutto quando hai una cugina Veela che ti scorrazza per casa.
Doveva solo imparare a conviverci.. la delusione è più comune di quanto si pensi, non era la protagonista di nessuna tragedia greca. Doveva soltanto imparare.. a passarci su. Ad accettarlo. Non doveva essere poi così difficile. In fondo doveva accadere, prima o poi, che qualcuna arrivasse a portarselo via.
Allacciò il reggiseno e sciolse la coda di cavallo, lasciando liberi i ricci di ricaderle sulle spalle. Li accarezzò lentamente, guardando fuori dalla finestra i fiocchi scendere a terra. In quel momento dei passi corsero appena fuori dalla porta, e si girò.

-Ros, è ora di..-
Si bloccò, poggiato con le mani ai lati della porta. La bocca schiusa si aprì verso il basso, mentre i suoi occhi la fissarono scioccati. Rose ci mise poco a capire che si trovava ancora in intimo, e con un gesto veloce del braccio afferrò l'asciugamano abbandonato sul letto, avvampando.
-S-sì?- chiese, desiderando di sotterrarsi all'istante.
Scorpius rimase pietrificato, gli occhi sgranati come se avesse visto un fantasma. Poi parve riscuotersi e trasalì.
-E' ora di cena- disse, aumentando singolarmente il colore delle guance. -Ci vediamo giù- aggiunse poi, e abbassò lo sguardo sparendo.
Rose rimase a fissare il punto vuoto davanti a sè, dove fino a pochi secondi prima c'era lui.
Si rese conto di aver trattenuto il fiato e lo lasciò improvvisamente libero di uscire, con uno sbuffo. Poi si buttò sul letto, la testa poggiata alla parete.
Fantastico, si disse. Dopo questa, qualche divinità greca si è sicuramente aggiudicata il premio rendiamo la vinta di Rose un inferno. Quella splendida figura le aveva appena facilitato il compito dell'esilio, sottraendola inequivocabilmente al desiderio di rivederlo e riparlarci presto. Era un segno.
Chiuse gli occhi, deglutendo. Era la cosa migliore. L'unica soluzione possibile. Per il suo bene.. E anche per il suo e per quello di Dominique.
Non poteva essere così egoista. Così, fece un giuramento.
Io, Rose Weasley, mi farò da parte e dimenticherò Scorpius Malfoy, i suoi occhi grigio azzurri, i suoi sorrisi che mi sciolgono, le sue mani che mi accarezzano quando sono triste. Dimenticherò tutto questo e mano a mano guarirò, sarà come risvegliarsi da un sogno e tornare alla realtà, tornare alla Rose libera e felice, ancora non innamorata del suo migliore amico, con in testa solo lo studio e gli amici.
Tornerò a guardarlo senza provare i brividi lungo la schiena e senza desiderare di averlo troppo vicino. Perchè fa male pensare di non poter ottenere nulla di più.
Tornerò a pensarlo solo come l'amico di Albus, mio cugino. E sarà come se fra noi non fosse mai esistito niente, come se il mio cuore non si fosse mai infiammato, illuso, spezzato. Sarà come non provare più gelosia quando prenderà Dominique per mano e le chiederà di fare una passeggiata insieme a lui.
Mi allontanerò, per guarire più in fretta, e quando tornerò sarà come essermi fatta il vaccino, o aver preso l'antibiotico. Non verrò più colpita dal fascino del mio migliore amico. Non soffrirò più. Lui sarà semplicemente Scorpius. E io Rose.




Ringrazio di cuore la gentilissima GinnyW che è stata la prima a commentare la mia storia e con questo semplice gesto mi ha relagato una gioia indescrivibile!
Ringrazio anche Laura_Ravenclaw_Roccati, che l'ha seguita poco dopo, e vi dico che mi avete sinceramente migliorato la giornata :)
Spero che questo capitolo vi piaccia tanto quanto il quarto, siete dolcissime <3

Vale

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Capitolo 6
*** 6 ***


6
Rose scese le scale. Indossava una felpa con lo scollo a V color porpora e un paio di jeans. Accanto a lei Lily parlava. Diceva qualcosa a proposito del rimmel che non trovava più, sparito la sera precedente, e che ora le serviva disperatamente. Lei annuiva, intervallando ogni tanto gli -Uhuh- ai -Sìsì- e ai -Certo-.

Quando entrarono in salone la famiglia al completo era già presente all'appello. I grandi erano riuniti sui divani a discutere dei preparativi per il Natale, i ragazzi sedevano a tavola per la colazione.
Quando la vide arrivare Scorpius alzò lo sguardo su di lei, ancora in barazzo per l'accaduto della sera prima. La cercò con gli occhi, ma lei lo ignorò, andandosi a sedere con lo sguardo rivolto altrove. Allora riabbassò il suo sul piatto, impacciato.
La sera prima non erano più riusciti a parlarsi. A cena lei aveva volutamente evitato i suoi occhi, concentrando lo sguardo da qualsiasi parte fuorchè su di lui. E lui aveva fatto lo stesso. Avrebbe dovuto scusarsi, lo sapeva, dirle che avrebbe dovuto bussare. Ma la porta era aperta.. Avrebbe dovuto chiedere il permesso prima di affacciarsi, allora, avvertirla che stava arrivando.
Ma il punto era che vederla in quel modo lo aveva scosso. Si era affacciato, non aveva neanche pensato a un'eventualità del genere e quando l'aveva trovata con indosso solo l'intimo, il diaframma gli si era bloccato a mezz'aria per la sorpresa. Ecco perchè non riusciva a parlarle.
Rose... La ragazzina timida che però aveva sempre ragione, la sua migliore amica. In  sei anni di college non l'aveva mai vista in quella situazione, nonostante si conoscessero da una vita, e passassero sempre così tanto tempo insieme.  A scuola, con la lunga divisa scura che indossava come tutte le altre alunne, non gli era mai sembrata tanto diversa dalla Rose che aveva conosciuto al primo anno, benchè vedesse con chiarezza i suoi lineamenti farsi più adulti e i suoi occhi più profondi, privi di quell'infantile ilarità che aveva da bambina. Eppure, non si era mai realmente reso conto di quanto fosse cresciuta fino ad allora. Ripensò a quell'immagine che chissà perchè non riusciva a ricollegare a quella di migliore amica che aveva di lei ed ebbe un brivido. Scosse la testa, aggrottando la fronte con un sorriso di scherno e rialzò gli occhi su di lei, che, come da copione, li aveva fissi sul piatto.
Rose lo sentiva. Sentiva il suo sguardo su di sè.
Lo ignorò, fingengo di non rendersene conto. Merlino, non riusciva a guardarlo; era così imbarazzante! Perchè diavolo aveva lasciato la porta aperta?! Dannata lei e la sua sbadataggine.
Cercò di calmare l'agitazione, per non rischiare di farla trapelare. Non è successo niente, si disse. Ti ha solo vista in intimo, non su una rivista porno. Dopotutto, lui non sembrava neanche accorgersi che lei fosse una ragazza. Figurarsi sconvolgersi per così poco. Erano stati amici per così tanti anni.. Erano. Un sorriso amaro le increspò le labbra, ma si impose di non pensarci più. Ormai aveva deciso:  niente melodrammi e nostalgia. Tutto quello che doveva fare era restargli lontano, così che non lo avrebbe più visto provarci con Dominique, e non avrebbe più dovuto fingere indifferenza sempre e comunque, mentre dentro di sè il suo cuore tremava continuamente. Sapeva che non era giusto, che probabilmente Scorpius si sarebbe accorto del cambiamento e le avrebbe fatto delle domande. Ma era l'unica soluzione possibile, per lei.
Si alzò prendendo il piatto su cui aveva mangiato e lo portò in cucina. Scorpius la seguì con lo sguardo, chiedendosi perchè si sentisse così a soggezione per uno stupido e innocuo incidente.
Rose aprì il rubinetto dell'acqua e bagnò la spugna. In quel momento gli altri ragazzi si alzarono e le portarono i loro piatti. Scorpius prese il suo e si avvicinò a lei, che li stava impilando tutti per lavarli.
-Ehm, tieni- le disse
-Mettilo lì- rispose lei, continuando a strofinare la spugna sui piatti.
-Ok-
Scorpius eseguì e dopo averle lanciato un'ultima occhiata si voltò e raggiunse gli altri fuori dalla Tana.
Dominique le passò accanto, affiancandosi a lei per aiutarla. Rose alzò per un momento lo sguardo su di lui, che era girato di spalle, per riabbassarlo subito dopo. Continuò a strofinare la spugna, sovrappensiero.
Era difficile evitarlo. E ancora di più fingere indifferenza nei suoi confronti. Era come chiederle di andare male di proposito a un'interrogazione; ma doveva farlo. Stargli vicino era come soffiare sul fuoco, non sarebbe mai riuscita a dimenticare..
-E' davvero irritante- disse Dominique all'improvviso, distogliendola così dai suoi pensieri.
Rose si girò a guardarla senza capire.
-Scorpius- continuò, rispondendo a una muta domanda.
Il cuore di Rose si contrasse per un attimo, contribuendo a smorzarle il respiro di un secondo.
-Perchè?-
Parlare di lui era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. Ma la curiosità per quello che le aveva appena detto la cugina era stata più forte del dolore stesso.
Dominique fece spallucce, continuando a fissare lo sguardo sulla spugna che stava sfregando contro il piatto.
-E'.. appiccicoso- disse.
Rose fece una smorfia. Fosse stato così con lei, non avrebbe avuto nulla da ridire.
-Si capisce benissimo che non lo fa per gentilezza-
Rose rimase in silenzio. Sciacquò il piatto che stava lavando e lo mise nello scolapiatti.
-E' come tutti- proseguì -Penso di piacergli-
Rose non disse nulla, prendendo un altro piatto dalla pila per lavarlo.
Perchè le stava dicendo quello? Che cosa voleva da lei? Cosa avrebbe dovuto dirle, che non era vero? Che Scorpius non le stava così appresso perchè era rimasto affascinato dalla sua bellezza di Veela e del resto non gliene importava niente? Senza che se ne fosse resa conto aveva cominciato a sfregare con maggior violenza, tanto da produrre una gran quantità di schiuma che le aveva ricoperto interamente le mani.
Dominique non se ne accorse, e continuò a parlare, quasi lo stesse facendo con se stessa.
-Mi dà i nervi. Non sopporto la gente che mi ronza attorno senza neanche conoscermi, dico, non ho altro? Sono solo un pupazzo senza carattere, secondo loro? Vorrei che qualcuno vedesse qualcosa di più in me. Vorrei che non si mostrassero gentili solo perchè ho dei begli occhi, o dei bei capelli..-
Rose fece una smorfia, che nascose però sotto ai boccoli. Ma di cosa si lamentava? Cosa avrebbe dato, lei, per essere come la cugina! Cosa avrebbe dato per ricevere anche solo la metà delle sue attenzioni. Come poteva lamentarsi?!
-Lui lo fa per questo, ne sono certa. E' da quando sono arrivata che non mi lascia più in pace-
Rose strinse i denti e la spugna con forza. 
-Non mi conosce e pensa già che gli piaccio-
Per lei fu troppo. Sbattè la spugna sul fondo del lavandino, sgrullando le mani dalla schiuma e asciugandosele sul grembiule. Poi si girò a guardarla con gli occhi pieni di rabbia.
-Sai che ti dico? Hai ragione. Forse è davvero così, solo perchè hai un bel visino. A lui piaci perchè sei bella, non gliene frega niente di come sei, di come non sei, non gliene frega niente di nulla!-
Non si accorse di avere gli occhi lucidi, ma neanche le importò. Togliendosi con uno strattone il grembiule lo gettò su una sedia e se ne andò via, a passo spedito. Trattenne a stento le lacrime mentre correva su per le scale, diretta in camera. Lì entrò come una furia, sbattendo la porta dietro di sè. Poi si gettò sul letto, il viso nascosto dalle braccia, e, finalmente, si lasciò andare a un lungo pianto liberatorio.

*

Erano passate ore, e Rose non era ancora uscita dalla stanza.
Quando Lily era venuta a chiamarla per il pranzo aveva risposto di non avere fame, che si sentiva male.
Alle tre, stava ancora sdraiata sul suo letto, la testa poggiata sul cuscino. Ci era rimasta per tutto il tempo, sprofondata nella vergogna. Ora aveva gli occhi fissi sul soffitto e una stretta al cuore che non le lasciava pace.
Che aveva fatto? Come aveva potuto dire quelle cose? Si sentiva così stupida. Non avrebbe dovuto permettersi di trattarla a quel modo, si era comportata come una bambina. Ma era stato più forte di lei.. Sentirla lamentarsi, sentirla ripetere quelle parole... Non si rendeva neanche conto della fortuna che aveva. Era una ragazza bellissima, dotata di un fascino innaturale e lei la aveva sempre ammirata così tanto.
E aveva lui. Aveva il suo cuore. Di cosa poteva lamentarsi?
Poteva sopportare tutto, poteva sopportare che lui la preferisse, che lei gli piacesse, ma non che sputasse sopra a tutto questo! Lei aveva rinunciato al suo amore e ci stava malissimo. E lei rideva del suo migliore amico, vantandosi dei suoi sentimenti senza apprezzarli minimamente. Non era giusto.
Una lacrima scese a rigarle il viso e lei si affrettò ad asciugarla. Basta piangere!
Si alzò sentendo brontolare il proprio stomaco. Guardò l'orologio appeso al muro e si rese conto che erano le cinque.
Lentamente si affacciò alla porta della stanza e controllò che non ci fosse nessuno. Il corridoio era deserto, tutte le porte chiuse. Facendo attenzione a non fare rumore mise piede sul parquet e scese piano le scale.
Quando fu al piano terra si spiò attentamente attorno e trovò il salotto e la cucina deserti. Con un sospiro di sollievo si diresse alla credenza. Ne aprì uno sportello, alla ricerca dei biscotti al cioccolato, quando sentì un rumore alle sue spalle. Spaventata, per un attimo temette che fosse lui, che l'avesse seguita per parlare. Ma quando si girò, tirò un sospiro di sollievo.
Dominique. Quel breve, fugace attimo di pace si smaterializzò all'istante, lasciando posto a un silenzio imbarazzato. Il ricordo delle cose dette rivenne a galla, facendo a Rose ancora più male di quanto lo avesse fatto da sola, nella sua stanza.
Rimasero a guardarsi per qualche istante in silenzio. Poi Dominique si voltò.
-Scusami, non credevo ci fossi tu- disse e fece per andarsene.
Ma Rose la fermò.
-Aspetta-
Dominique si bloccò. Rose deglutì, chiuse gli occhi e fece un gran respiro.
-Scusa-
Dominique rimase immobile, dandole le spalle. Poi, lentamente, si girò a guardarla.
I loro occhi si incontrarono e Rose rimase sorpresa nel constatare che quelli della ragazza non erano arrabbiati, nè delusi. Rose percepì tristezza nel suo sguardo, il che le fece spezzare ancora di più il cuore.
-M-mi dispiace per quello che ho detto- disse -Io.. non lo pensavo davvero-
Dominique rimase in silenzio a guardarla e Rose non seppe come decifrare il suo sguardo.
Poi le si avvicinò, passo dopo passo, e quando le fu finalmente davanti, il tono della sua voce risuonò calmo, controllato.
-No. Non dire che non lo pensavi, perchè è vero. E' quello che ho detto anch'io-
Rose abbassò lo sguardo.
-Non bisognerebbe scusarsi di dire la verità, mai-
Rose riportò rammaricata gli occhi su di lei, non sapendo che dire. Dominique continuò a fissarla in silenzio. Poi, le sorrise.
Allora Rose l'abbracciò e poggiò la guancia sulla sua spalla, stringendola.
-Mi dispiace, mi dispiace di essere stata così brutale, così.. insensibile. Io non volevo ferirti, non volevo!-
Dominique scosse il capo, battendole una mano sulla schiena.
-Non l'hai fatto, credimi-
Rose rialzò la testa dalla sua spalla e la guardò negli occhi.
-Sediamoci- disse la bionda indicandole il divano -E parliamone con calma-
Rose obbedì, seppure spaventata da quello di cui avrebbero dovuto parlare, di quello che avrebbe dovuto dire.
-Ho sbagliato- disse di nuovo, torcendosi le mani.
Dominique scosse la testa.
-No. Quella era l'unica cosa giusta che avresti potuto dire. Sei stata sincera..-
Rose fece per ribattere ma Dominuqe la fermò.
-Non c'era bisogno che me lo dicessi tu, avevo capito benissimo quali fossero le intenzioni di Scorpius, non sono stupida. E' sempre così..- sospirò -Ormai ci ho fatto l'abitudine. A nessuno interesso mai per come sono veramente. Tutti pensano che essere figlia di una Veela sia una fortuna. Nessuno si rende conto di quanto questo sia... frustrante-
Rose rimase in silenzio.
Mai come in quel momento si era sentita tanto vicina alla cugina. Soffrivano entrambe per la mancanza di un vero amore: Rose perchè sapeva di non essere bella quanto la cugina, Dominique perchè sapeva che tutto quello che poteva colpire di lei un ragazzo era l'aspetto. Almeno all'inizio.
-Tu sei una persona fantastica- le disse Rose con slancio, animata da un sincero bisogno di rincuorarla. -Non sei una bambola, nè una scatola vuota. Io ti conosco, e so come sei. Troverai qualcuno che ti amerà per come sei veramente. Forse... forse Scorpius lo fa- disse, e abbassò lo sguardo sulle mani congiunte.
Dominique sorrise.
-No. Scorpius non mi ama, e lo sai anche tu. Non mi conosce nemmeno. E' inutile continuare a mentire-
Rose annuì, continuando a tenere basso lo sguardo. Che delusione. Aveva un migliore amico cieco e superficiale. Invaghito di sua cugina senza neanche importarsene minimamente di come fosse lei realmente. Forse, si disse, se avesse saputo che lui provava veramente qualcosa per lei, avrebbe fatto meno male. Sapere che il ragazzo di cui era innamorata era capace di guardare più in là delle apparenze.
-E' per questo che sei sempre stata così distante con lui, fin dall'inizio?- chiese.
Annuì.
Rose fece lo stesso, come se una verità che fin'ora non era mai riuscita a capire le fosse stata finalmente svelata.
-Una domanda- aggiunse poi, rialzando lo sguardo su di lei
-Lui.. ti piace?-
Dominique la fissò in silenzio per un istante, impassibile.
-No- rispose infine, e il suo sguardo era quanto di più sincero ci fosse -Non mi piace-
Rose annuì e tirò silenziosamente un sospiro.
-Rosie...-
La bionda la guardò con serietà, abbassando il mento per guardarla meglio negli occhi.
-C'è qualcosa che vorresti dirmi?-
Rose la guardò nei suoi chiarissimi occhi azzurri, in silenzio. Per un attimo ebbe l'impulso di confessare tutto. Ma poi si ravvenne.
-No- disse infine -Non c'è niente-
Dominique tacque. Rose sapeva che non le aveva creduto. Ma con sua grande sorpresa ella annuì e si alzò.
-Bene- disse -Ora torno in camera. Sono felice di aver fatto questa chiacchierata con te. E ricordati: non ci si deve mai vergognare della verità-
Rose rimase a guardarla dal basso, in quegli occhi così seri ed enigmatici. Poi la cugina sorrise e si voltò, raggiungendo le scale.
Rose riabbassò lo sguardo e rimase con gli occhi fissi davanti a sè per una lunga manciata di secondi, meditando. Poi si alzò, si diresse alla credenza e prese il pacco dei biscotti.
Tornò a sedersi sul divano e infilò una mano nel pacco, ripensando alle parole della cugina. Si rese conto che forse Dominique soffriva più di lei. Condannata in eterno a una vita fatta di falsità, vissuta nel dubbio di non sapere mai se qualcuno tenesse davvero a lei o no. Doveva essere terribile, non potersi fidare di nessuno.
Dopo un tempo indeterminato passato avvolta nel silenzio vuoto della stanza qualcuno scese le scale che portavano al salotto e Rose si girò a guardare, distratta. I passi si fermarono e lei smise di masticare.
Il ragazzo la guardò, in piedi ai piedi della scala, e non disse nulla. Rose rimase immobile, col cuore sospeso.
Non voleva stare con lui. Non doveva stargli vicino, non doveva.
Scorpius si avvicinò al divano dove lei stava seduta e Rose venne presa dal panico. Si alzò, guardandolo in silenzio. Lui ricambiò lo sguardo.
-Rosie-
Sussultò. Il suo nome, detto da lui, era.. sbagliato.
-Cosa c'è?- chiese, fingendo indifferenza.
Scorpius rimase in silenzio a guardarla. Poi spostò lo sguardo sul pacco di biscotti che teneva in mano.
-Stai male?- chiese, tornando a guardarla.
Se stava male? Oh, molto peggio.
-Perchè-
Con un enorme sforzo di immaginazione si sarebbe potuta sentire una nota di domanda in quella parola così piatta e atona.
-Di solito non ti abbuffi di cioccolato, se non hai qualcosa che non va-
Rose fece una smorfia. Giocava a fare quello che la conosceva bene, ora. Dopo anni a non essersi nemmeno accorto di quello che provava.
-Mi andavano- disse, e si voltò.
-Rose..- la chiamò, ma lei se ne era già andata, salendo le scale velocemente fino a sparire alla sua vista.




Buondì! :) Il capitolo è breve, ma stasera o al più tardi domattina posterò il settimo, più ricco di avvenimenti. Originariamente questi due capitoli erano stati pensati per essere un unico, ma alla fine ho deciso di dividerli perchè insieme veniva un testo troppo lungo rispetto agli altri.
Un grazie a tutte le nuove lettrici che aggiungono la mia storia fra le seguite o le ricordate, quelle che recensiscono, che mi danno i loro pareri e che mi spronano a continuare grazie ai loro bellissimi commenti! Senza di voi scrivere non sarebbe la stessa cosa <3

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Capitolo 7
*** 7 ***


7

Rose voltò la pagina del libro che stava leggendo con le dita inumidite, mentre accanto a sè Lily si sistemò meglio sul divano abbracciando le gambe con le mani. Fuori tirava un vento gelido e il sole era stato messo da parte da un gruppo di nuvole prepotenti che si allungavano insidiose nel cielo.
Insieme a loro, Hugo, Dom, Albus, James e Scorpius parlavano pigramente con una tazza di coccio ormai vuota fra le dita.
Era mattina tardi, avevano già consumato la colazione e da un po' si stavano concedendo gli ultimi momenti di pace. Dal giorno seguente, aveva annunciato Molly, sarebbero iniziati i preparativi per la festa, e i ragazzi si sarebbero dovuti dare da fare insieme agli adulti, aiutando in cucina e con l'addobbo della casa.
Rose alzò gli occhi dal romanzo, con fare annoiato, per posarlo distrattamente sugli amici attorno a sè. Poi lo riabbassò e continuò a lasciarlo scorrere veloce fra le righe.
Scorpius, dall'altro lato della stanza, la scrutò.
Era un po' di tempo che gli sembrava strana. Era distante, distaccata e spesso di cattivo umore. Il giorno prima, poi, se ne era andata appena lo aveva visto. Che avesse fatto qualcosa di male? Che l'avesse offesa in qualche modo? No, per quanto ne sapeva. Forse aveva un problema, e non ne voleva parlare. Forse preferiva essere lasciata in pace. O forse era uno di quei tipici comportamenti femminili, come quando ti cacciano ma in realtà vogliono che tu resti con loro. O più semplicemente era ancora imbarazzata per l'incidente di due sere prima.
Sbuffò perplesso. Non sapeva come interpretare il suo comportamento, ma una cosa era certa: non poteva continuare così. Si erano sempre detti tutto, diamine, la loro amicizia era nata proprio su questo. Lui aveva trovato in lei la persona giusta con cui confidarsi, e lei aveva fatto lo stesso. Per questo non riusciva a spiegarsi cosa potesse essere successo. Non aveva mai visto Rose così fredda, e silenziosa. Voleva che tornasse quella di sempre, quella con cui passava metà delle sue giornate, che lo aiutava con i compiti, che lo rimproverava e sapeva come zittirlo. La Rose allegra e sempre disponibile. Quella che aveva conosciuto cinque anni prima e con cui aveva passato tutta l'infanzia. Rivoleva la sua migliore amica.
Rose alzò lo sguardo dal libro, facendo un'orecchietta alla pagina cui era arrivata. I grandi occhi dorati incontrarono i suoi. Ricambiò lo sguardo per qualche secondo, poi lo distolse, come scottata. Si alzò, poggiando il libro che aveva in mano sul tavolino.
-Dove vai?- chiese Lily girandosi a guardarla.
-In camera- rispose, e senza sprecarsi in altre spiegazioni se ne andò.
Scorpius la seguì con gli occhi finchè non la vide sparire sulle scale.

*

-Rosiee..-
Rose si girò e vide il cugino venirle dietro sorridente con un'aria da santarellino dipinta sul volto. Potè quasi vedere l'aureola e le alucce sbattergli graziosamente dietro alle spalle.
-Al, che vuoi?-
-Non è che potresti, per favore, aiutarmi con Storia della Magia?- chiese lui con tono di finta innocenza.
Rose sbuffò.
-Al, ti ho già detto che..-
-Aspetta! Se mi aiuterai ti prometto che non ti prenderò più in giro perchè non sai volare!-
Rose lo guardò sconvolta.
-Sai quanto me ne importa delle tue stupide prese in giro!- rispose poi facendo per andarsene.
-Eddai, ti prego, ti scongiuro, solo un aiutino!-
-Aiutino per te, non vuol dire sbirciare nei miei appunti e prenderli in prestito per ricavarne ispirazione vero?- fece lei sarcastica.
Albus sorrise ingenuamente, continuando con quell'espressione da angioletto immacolato che usava sempre quando cercava di farsi passare i compiti da Rose. Ma Rose non era tipo da lasciarsi incantare così.
-Te lo puoi scordare- rispose -Il mio lavoro l'ho fatto, se vuoi arrivare a scuola con i compiti finiti allora rimboccati le maniche e datti da fare anche tu-
-Ti prego- provò lui ancora, sbattendo le lunghe ciglia nere e congiungendo le mani al petto.
-No-
Tutto d'un tratto, tutta la sacrosanta benevolenza dipinta sul volto del cugino andò letteralmente a farsi benedire, mentre il ragazzo assunse un'espressione di puro risentimento.
-A Natale bisognerebbe essere più buoni, niente regali per Rose!- urlò.
Lei sorrise divertita e si girò verso le scale. Scese così al piano di sotto con il grosso tomo di Storia della Magia tenuto stretto fra le mani, insieme a una pergamena ancora inviolata, una penna e un calamaio. Avrebbe studiato in salone - Lily aveva la cattiva abitudine di ripetere ad alta voce le lezioni - dove nessuno sarebbe venuto a disturbarla.
Con molta cautela poggiò il librone sul tavolo da cucina insieme agli altri oggetti. Poi si sedette comoda sullo sgabbello e si mise al lavoro.
Era passata appena mezz'ora, quando sentì dei passi scendere le scale. Non alzò la testa, troppo impegnata a scrivere un passo importante prima che le sfuggisse di mente. Sentì quei passi fermarsi, per poi dirigersi verso di lei. Distratta alzò lo sguardo dalla pergamena sulla quale stava scrivendo e se lo ritrovò davanti.
Scorpius la guardò dall'alto. Lei gli lanciò una breve occhiata, per poi tornare a dedicarsi al suo compito. E adesso che cosa voleva?
-Ciao-
-Ciao-
Scorpius rimase per qualche istante in piedi, indeciso sul da farsi. Poi, si risolse a sedersi pure lui su uno sgabbello, vicino a quello dove studiava lei.
Lei continuò a scrivere sulla pergamena senza dedicargli la minima attenzione. Scorpius, irritato, cercò qualcosa da dirle.
-Che studi?-
-Storia della Magia-
Silenzio. Scorpius annuì. Rose si chiese cosa ci facesse lui lì, e che cosa volesse da lei. Non preferiva stare con Dominique? Oh, forse voleva un aiuto anche lui. Tanto ormai, l'unica cosa che poteva interessargli di lei era quella. Tzè, troppo facile.
Scorpius pensò che forse la cosa migliore sarebbe stata scusarsi per l'accaduto di due sere prima. Ma non sapeva da dove comiciare. Così disse la prima cosa che gli venne in mente, tanto per prendere tempo.
-Hai visto Dominique?-
Rose sentì il sangue gelarle nelle vene, e, paradossalmente, affluirle alla testa.
-No- rispose, secca.
Già, aveva mancato di aggiungere quello alla lista delle cose che lui avrebbe potuto volere da lei. Sapere dove si trovasse Dominique.
-Ah-
Rose sentì la rabbia ribbollirle dentro come lava bollente. Dai, forza. Adesso che ti ho risposto alzati e vattene. Cosa aspetti? Perchè perdi ancora tempo qui con me? Vai, vai a cercarla.
-Sai dove si trova?-
-No, non lo so. Dovresti saperlo tu visto che non ti stacchi un attimo da lei!- sbottò, senza riuscire a trattenersi. Scorpius la guardò sbigottito, spiazzato dalla  violenza della risposta.
Rose chiuse il libro di botto sbattendo la copertina, poi prese tutto il suo materiale e si alzò, andandosene verso le scale.
-Aspetta!- la chiamò Scorpius alzandosi di scatto anche lui.
Ma Rose non si fermò, proseguendo infuriata verso camera sua. Scorpius la seguì.
-Rose aspetta-
Rose affrettò il passo, lui la raggiunse e l'acchiappò per un braccio.
-Aspetta- ripetè, tirandola per farla voltare.
Quando lei si girò aveva l'espressione dura e scostante che le aveva visto per tutti quei giorni, gli occhi freddi e infastiditi.
-Cosa vuoi?- chiese, e più che una domanda sembrava un'accusa.
-Voglio sapere che ti succede-
-Niente, che cosa dovrebbe succedermi?!-
-Sono giorni che sei scorbutica e scostante. Non mi guardi più, sembra quasi che tu voglia evitarmi- disse, tenendo ben salda la presa sul suo braccio, per non farla scappare.
-Ah proprio tu me lo vieni a dire!- esclamò lei indignata -Tu che in questi giorni a malapena mi salutavi, che non mi hai più rivolto nemmeno una parola che non fosse 'ciao', 'buongiorno', 'hai dormito bene'!-
-Che cosa? Ma che stai dicendo?- fece lui incredulo.
-Ah guarda lascia perdere- disse lei voltandosi per andarsene. Ma lui la trattene.
-No, non lascio perdere, voglio sapere cosa c'è che non va-
Rose fece una smorfia che però Scorpius non vide, essendo ancora voltata a dargli le spalle.
"Non ci si deve mai vergognare della verità"... D'un tratto, le parole di Dominique le risuonarono nella mente, vivide e reali come se fossero state pronunciate lì in quel momento.
-Non c'è niente che non va-
-Non è vero-
Rose lo fulminò. Che cosa voleva adesso?! Prima la faceva soffrire, non se la filava per giorni e ora pretendeva di sapere cosa lei avesse. Adesso se ne preoccupava! Troppo tardi.
-Rose, noi siamo amici-
Fece una risata.
-Ci siamo sempre detti tutto, se avevamo un problema..-
-Se avevamo un problema l'altro se ne accorgeva per tempo e non ci lasciavamo soli, abbandonati a noi stessi-
-Eh? Abbandonati?- ripetè quello aggrottando le sopracciglia.
-Dio santo Scorpius lascia perdere, tanto ormai non ha più importanza-
-Che vuol dire non ha importanza? Cos'è successo?-
Rose non rispose, fissando ostinatamente un punto sulla parete accanto a sè.
-Rose, ti prego..- disse lui, sembrava avvilito.
-Dimmi qual è il tuo problema... è per quel ragazzo? Vi siete sentiti, avete litigato?-
Se abbiamo litigato? Diamine, Scorpius, lo stiamo facendo!
Non rispose.
-Dimmelo Ro, non possiamo continuare così. Non ce la faccio a vederti così, non sei più tu.. Dimmi che problema hai, potrei aiutarti!-

"Non ci si deve mai vergognare della verità"

-Lo sai qual è il mio problema, Scorpius? Lo vuoi proprio sapere?!- sbottò, riportando finalmente lo sguardo su di lui e guardandolo negli occhi. Scorpius ricambiò lo sguardo, serio come non l'aveva visto mai.
-Sei tu!- disse -Sei tu il mio problema, tu tu e solo tu!-
L'espressione del ragazzo passò improvvisamente dall'incredulo, al confuso, al preoccupato mentre dentro di sè Rose sentiva una rabbia incontrollabile salirle dallo stomaco, incendiandola.
-Lo sai perchè ti evito, perchè non voglio più stare con te? Perchè tu non sai fare altro che parlare di Dominique, sempre e solo di Dominique! E Dominique qua, e Dominique là, dov'è Dominique? Rose, hai forse visto Dominique?!-
Scorpius la guardò incredulo, non sapendo che dire.
-Lo sai perchè non ti guardo più, perchè non vengo più a stare con te? Perchè tanto tu starai sempre con Dominique. Sempre con Dominique, sempre, non c'è stato momento in cui tu non le sia stato appiccicato come una sanguisuga, come pretendevi che ti parlassi dei miei problemi, se non avevi mai un attimo di tempo per me?!-
-Ma..-
-E lo vuoi proprio sapere chi è quel dannato ragazzo di cui mi sono innamorata, a cui avrei dovuto dire che mi piace, quel ragazzo che adesso si è innamorato di un'altra e non mi guarda neanche più?!-
Scorpius rimase in silenzio a guardarla, gli occhi grigi fissi nei suoi. Rose non distolse lo sguardo, pur sentendo le lacrime premerle ai bordi. Restarono a fissarsi in silenzio, gli sguardi incapaci di distogliersi, gli occhi che comunicavano più di quanto fosse possibile a voce. Rose mandò giù il groppo che le premeva contro il petto e gli lanciò un'ultima occhiata carica di odio. Poi si voltò e corse via, chiudendosi la porta della camera alle spalle con un tonfo.





Cosa ho fatto?
Non lo so. Non so nemmeno se ero io a parlare. Forse qualcuno si è impossessato di me.
Qualcuno più forte e più coraggioso, di me.
E adesso? Adesso sento che quel qualcuno mi sta abbandonando, e io sto tornando la Rose timida e piena di paure di sempre. 
Cosa succederà? Cosa farai adesso, mi eviterai? Non avrai più il coraggio di guardarmi negli occhi, vero?
E' colpa mia, avrei dovuto stare zitta. Avrei dovuto dirti che andava tutto bene. Avrei dovuto sorriderti, recitare la parte dell'amica e dirti che sei un amico fantastico. Il mio migliore amico.
Cosa ne è stato di noi, eh? Quand'è che ci siamo persi? Quando è arrivata lei? No.. è successo prima.
E' successo quando mi sono innamorata di te.
Scusami, è stato un pessimo errore. Ho sbagliato fin dall'inizio e lo sapevo bene.
Dire saremo amici per sempre e poi tradirti. Tradire la tua fiducia.
Tradire noi stessi




Ma buongiorno!! Sì sì, lo so, sono in ritardo. Aspettavate questo capitolo già ieri, se non l'altroieri sera. Mi scuso con tutte voi per non aver mantenuto la promessa, ma ieri ho passato la giornata intera fuori casa a rincorrere per tutta Roma i regali per mia madre e mio fratello, uno stress che mi sono portata appresso fino alle due di notte, cercando di finire un cd fatto da me. Per farmi perdonare prima di stasera cerco di postare anche l'ottavo capitolo, tanto prima del cenone ho solo una cosa da fare: una doccia schiumosa che mi liberi dagli strati di fatica accumulata e dai bacarozzi che mi saltano allegramente in testa xD Un bacio a tutte voi e buone feste se non leggete oggi! <3
 
Vale

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Capitolo 8
*** 8 ***


8
Quella sera la Tana attendeva trepidante l'arrivo del ragazzo che, dopo litigi e incomprensioni varie, era finalmente diventato il futuro marito di Victoire Weasley. Teddy.
L'intera famiglia era riunita nel salotto, una tazza di the francese in mano, gli occhi puntati sulla porta. Rose si era costretta a scendere per non destare sospetti, ma in realtà avrebbe voluto passare il resto dei suoi giorni chiusa in camera, senza farsi più vedere.
Quando li aveva raggiunti, aveva sentito gli occhi di Scorpius su di sè, ma li aveva evitati. Non voleva vederli. Non voleva leggerci dentro tutto il rammarico che lui provava, non voleva sentirsi dire 'mi dispiace'. Non ne voleva sapere niente, aveva fatto la più grande cazzata della sua vita e bastava già lei a dirselo.
Scorpius sbirciò in sua direzione di nascosto.
Era rimasto talmente scioccato dalla rivelazione appena ricevuta che faticava ancora a crederci. Come aveva potuto non accorgersene e perchè non gliel'aveva mai detto? Da quanto tempo poi? Si passò una mano sugli occhi, sospirando. Doveva parlarle al più presto. Prima se ne era andata senza neanche dargli il tempo di dire nulla. Ma lui doveva dire qualcosa. Non poteva semplicemente far finta di niente. Insomma, era la sua migliore amica! Oh... lo era ancora? Scosse la testa, passandosi entrambe le mani dalla fronte alla nuca. Come era potuto succedere? L'aveva forse mai illusa in qualche modo? Ricordò tutte le volte che erano rimasti insieme. Tutte le volte in cui avevano giocato, scherzato.. da quanto andava avanti questa storia? 
All'improvviso un sonoro crack proveniente da fuori la porta li fece sobbalzare. Nonna Molly si precipitò ad aprire, e così, sull'uscio della Tana, apparve Ted Lupin, avvolto in una calda sciarpa rossa e un berretto blu a nascondere i capelli mutevoli e ribelli.
-Teddy, caro!- esclamò Molly abbracciandolo.
Nonno Arthur, zio Harry e zio Ron la imitarono subito dopo, seguiti da zia Ginny, Hermione, Bill e Fleur. Alla fine il ragazzo si guardò attorno e quando posò gli occhi sulla maggiore delle cugine, Victoire, il suo viso si illuminò e corse ad abbracciarla.
-Ehm ehm- disse James a quel punto, beccandosi una gomitata nel fianco da Lily.
-Ciao Ted- lo salutò quest'ultima sorridendo.
-Ciao peste! Al, Jamie, Rose, Dom!-
Teddy si chinò a stritolarli tutti con affetto, non mancando di scompigliare i capelli di James divertito. Quando poi si accorse di Scorpius, in piedi in un angolo della stanza, alzò un sopracciglio bruno, guardandolo con aria interrogativa.
Seguì un breve istante di silenzio, durante il quale Rose sentì quasi l'impulso di presentarlo, come aveva fatto con Dominique. Ma non lo fece. Ci pensò Albus, che prendendolo per un braccio lo trascinò al centro della sala. Rose si alzò dal divano su cui stava seduta e andò in cucina per aiutare la madre e la zia col the.
La serata passò velocemente, Teddy raccontò del lavoro, poi del viaggio che avrebbero voluto fare lui e Victoire a breve. All'ora di cena Rose aiutò ad apparecchiare la tavola.
Scorpius colse un momento in cui era da sola a disporre i piatti e le si avvicinò. Lei se ne accorse, ma quando era ormai troppo tardi.
-Dobbiamo parlare- le sussurrò il ragazzo fermandosi di fianco a lei, poggiando una mano sulla tovaglia colorata.
-Non c'è nulla da dire- rispose lei, e prima che lui avesse il tempo di ribattere si girò e tornò in cucina.
Scorpius la guardò andar via con la fronte aggrottata. Aveva intenzione di evitarlo, quindi?

*

Durante tutta la cena aveva tenuto lo sguardo basso sul piatto. Dopo mangiato si era scusata dicendo di non sentirsi bene ed era corsa a rifugiarsi in camera.
Qualcuno bussò alla porta.
Dopo un lungo istante di silenzio rispose
-Avanti-
Hugo apparve sulla soglia, la fronte stranamente aggrottata. Rose rimase a guardarlo in silenzio avvicinarsi alla finestra alla quale stava affacciata.
-Cos'hai?-
-Cosa dovrei avere?-
-Hai detto che non ti sentivi bene-
-Oh... già-
Se ne era quasi dimenticata. Ormai era come se tutti sapessero del suo malessere interiore, anche se effettivamente non ne aveva parlato con nessuno. Era una strana sensazione, quasi di persecuzione.
-Solo un po' di mal di pancia, mi passerà...-
Sì. Quello passerà.
Hugo la fissò negli occhi, estremamente serio, come Rose non l'aveva mai visto.
-Rose, non è solo il mal di pancia..-
Lei lo guardò apparentemente senza capire.
-Non fingere. L'ho capito che c'è qualcosa che non va. So che, magari... non sono la persona più adatta per... forse preferiresti parlarne a Lily o a Dom... ma se vuoi, lo sai che io ci sono sempre-
Rose lo guardò in silenzio per qualche secondo, stupita. Hugo, il fratellino più piccolo di tre anni, così giovane e già così maturo. Guardò quegli occhi azzurri accesi di preoccupazione, e quella fronte aggrottata. Poi, mossa da un improvviso impulso affettivo, gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo come non l'aveva abbracciato mai, stringendolo come se non lo vedesse da un'eternità.
-Oh, Hugo...- sussurrò -Grazie... Ma sul serio, non ho niente. Solo.. solo mal di pancia-
Hugo alzò le braccia e le poggiò sulla schiena della sorella, un po' impacciato, per abbracciarla a sua volta.
-Sicura?-
-Sì-
Hugo annuì. Poi si staccarono. Si guardarono negli occhi, terra e cielo, specchi di una complicità che, a suo tempo, aveva unito anche i loro genitori, ma in modo diverso.
-Grazie- disse ancora, sorridendo con sincerità.
-E di cosa. Vuoi.. vuoi tornare giù?-
Rose esitò per qualche secondo. Hugo la guardava con occhi speranzosi e insieme imbarazzati. Gli occhi di un bambino di tredici anni preoccupato. Sentì il proprio cuore scaldarsi di gratitudine.
Lei e suo fratello non erano mai stati molto uniti. Si volevano bene, certo, ma non si erano mai confidati nulla. Lei non sapeva quasi niente di lui, a parte come andava a scuola e quali giochi gli piacessero fare.
In quel momento però si sentì più vicina a lui che a chiunque altro. Non si sarebbe mai aspettata che venisse a cercarla, che si accorgesse di come stava e venisse a parlarle. In quel momento capì che non le importava più se Scorpius non l'amava, se preferiva Dominique a lei, se il suo primo grande amore era destinato a morire. In quel momento niente le sembrava più importante della felicità di suo fratello e dei suoi cari. Decise per cui che non avrebbe più fatto preoccupare nessuno con il suo malessere, che avrebbe voltato pagina, e che sarebbe stata insieme a tutti gli altri come ogni anno. Non voleva permettersi di rovinare il Natale pure a loro.

-Certo che vengo- rispose infine sorridendogli -E' un sacco di tempo che non facciamo una partita a carte, noi due!-
Hugo sorrise e Rose lo prese per mano, portandolo giù per le scale con una forza d'animo che non pensava di poter trovare ancora.

*

Il mattino seguente fu svegliata da alcuni rumori provenienti dal piano di sotto. Aprì gli occhi piano, per poi richiuderli e riaprirli, abituandosi pian piano alla luce che entrava dalla finestra.
-Svegliati, Rosie. Facciamo l'albero!- esclamò Lily parandosi davanti a lei già bella che vestita.
-Oggi?- biascicò stringendosi nelle coperte.
-E quando? Forza alzati, nonna ha fatto le crêpes-
A quelle parole il volto di Rose si illuminò. Tirando indietro le coperte permise al sole di venire ad accarezzarla mentre si stiracchiava come un gatto. Poi si alzò, prese i vestiti che aveva preparato la sera prima dalla poltrona e aprì la porta.
Fece per uscire e dirigersi in bagno, quando sentì delle voci provenire dal fondo del corridoio. Erano Albus e Scorpius che uscivano dalla loro camera. Trattenne il fiato di colpo e si fermò appena dietro l'anta, in modo da poterli scorgere.
I due ragazzi stavano chiacchierando, percorrendo il corridoio in direzione delle scale. Quando si rese conto che dovevano scendere, e che presto sarebbero passati davanti alla sua stanza, fece velocemente un passo indietro e si richiuse la porta davanti.
Proprio in quel momento Scorpius spostò lo sguardo verso la camera della ragazza e fece appena in tempo a vederla, un attimo prima che sparisse.

Scese le scale assieme a Lily e Dominique; indossava un paio di jeans a sigaretta e una camicetta bianca trasparente, sulle labbra un sorriso che da un po' di tempo non usava più.
-Buongiorno- disse, quando si sedette a tavola assieme ai cugini.
Scorpius, dall'altro lato del tavolo, alzò lo sguardo su di lei, non potendo non notare l'inaspettato buonumore che l'amica ostentava quel giorno.
Forse ci aveva ripensato, e aveva concluso che quello che era successo fra loro non era poi così tragico come sembrava. Forse aveva capito che non era il caso di mandare tutto all'aria, rifiutandosi di risolvere la questione. Forse aveva capito di aver esagerato, e adesso era disposta a prendere tutto per un verso più giusto, meno catastrofico. Comunque stessero le cose, quello gli sembrava il momento adatto per riprovare a parlarle. Forse 'sta volta sarebbe stata più disponibile. Dopotutto, pensò, era comprensibile che la sera prima non avesse voluto affrontare l'argomento, doveva essere ancora sottosopra per la discussione. Mentre ora, a mente fresca, sarebbe stato tutto più semplice.
Eppure per tutta la mattina che seguì non riuscì a trovare un solo minuto di tempo per parlarle. Ogni volta che sembrava potesse essere il momento lei si volatilizzava, impegnandosi a fare qualcosa insieme agli altri, oppure sparendo senza lasciare traccia.
Non ci mise molto a capire che lo faceva apposta.
Più di una volta, quando finalmente erano rimasti da soli, lei sembrava accorgersi delle sue intenzioni, e, fulminea, chiamava qualcuno dei suoi cugini per farsi aiutare o correva lei da loro offrendo il suo aiuto.
E lui rimaneva immobile, con un palmo di naso, senza mai riuscire a fermarla.
All'ora di pranzo, ognuno fremeva di quell'allegra eccitazione che invade tutti durante i preparativi natalizi e che donava alla Tana un'atmosfera di calda familiarità. Rose parlò e scherzò con i parenti come se nulla fosse mai successo, mentre Scorpius non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, estraniato e insieme attirato da quell'insolita allegria che sembrava averla pervasa inaspettatamente. La vide sorridere a Dominique, e ridere per una battuta di James. La vide mangiare, finalmente con lo sguardo tenuto alto dal piatto, e passare del pane a nonno Arthur.
Solo di lui sembrava non accorgersi minimamente, mentre si impegnava con tutte le sue forze a evitare di guardarlo e a ignorare ogni sua occhiata. Solo lui. Lo stava tagliando fuori.
Inaspettatamente qualcuno gli diede una gomitata al braccio, facendogli distogliere lo sguardo da lei. Albus.
-Che c'è?-
-Ma ti sei incantato? Stai tenendo quel cucchiaio alzato da mezz'ora-
Rose spostò per un attimo lo sguardo su di lui, cosa che non aveva mai fatto per tutto il tempo. Scorpius tornò a guardarla e quando si accorse che anche lei lo stava fissando rimase immobile. Rose riportò subito gli occhi altrove, l'espressione vuota. Scorpius allora riabbassò i suoi sul piatto, e riprese a mangiare.

*

-Ragazzi, tutti qui, forza! James, aiutami a spostare questa scatola-
-Lascia fare a noi, mamma- disse zio Ron andando a prendere lo scatolone che nonna Molly aveva davanti ai piedi insieme a Harry.
-Oh, grazie caro. Voi allora cominciate a tirare fuori le palline e le luci e anche le statuine per il presepe-
-Presepe?- ripetè Scorpius aggrottando la fronte.
-E' una tradizione babbana. Onorano la nascita del loro Dio- rispose Lily prendendo fra le mani il Gesù bambino.
-Ah-
Rose tirò fuori una pallina rossa dalla scatola e la lucidò con una pezza.
-Allora, conoscete tutti la procedura. Le palline sotto mettetele a mano, per evitare che si rompano. Quelle sopra sollevatele con la bacchetta-
-Sì, nonna, lo sappiamo- disse Albus pescando una pallina argentata dalla scatola.
Rose intanto aveva agganciato la propria a uno dei rametti dell'abete e si mise a cercarne un'altra che potesse starci bene accanto. Ne scelse una giallo oro e la portò dove aveva infilato quella rossa, sistemandola poco più a destra.
-Questa accoppiata mi ricorda qualcosa- disse una voce dietro di lei. Rose trasalì.
-Questo è il nostro albero, non il tuo- rispose poi voltandosi e andando a prendere qualche altra decorazione.
Scorpius la guardò andar via in silenzio, segretamente ferito dal tono della risposta.
Intanto nello stereo poggiato sul pavimento Lily aveva inserito un CD natalizio, che diffuse un allegro jingle bells per la stanza. James e Albus cominciarono a zompettare stupidamente imitando la camminata degli elfi.
-James, Al, smettetela, perchè dovete prenderli in giro?!- li rimproverò Hermione, che quando si parlava di elfi diventata subito ipersensibile.
Loro scoppiarono a ridere e tornarono ad addobbare l'albero coi cugini.
-Che dolci volete quest'anno, bimbi? Ho qui la ricetta per la torta natalizia, ma per cambiare potremmo-
-La torta la torta!- esclamò Lily senza pensarci troppo.
-No, i dolci di castagne!- la seguì Albus.
-E il ciambellone al cioccolato!- aggiunse Hugo, che in quanto a dolci non ci andava mai troppo leggero.
-Ah, passerò anche questo Natale chiusa in cucina- sospirò Molly con rassegnazione.
-Tranquilla nonna, ti aiuteremo noi- rise Lily avvicinandosi al libro di cucina aperto sul tavolo.
-Ha ragione, ti daremo una mano- aggiunse Rose seguendola.
-Oh, grazie care. Mi sareste davvero utili. Allora finiamo con questi addobbi il prima possibile, entro giovedì noi tre signorinelle ci metteremo all'opera-
Dopo aver dato una rapida sbirciata alle ricette Rose tornò ad occuparsi dell'albero, mentre Lily, Vic e Teddy pensavano al presepe.
Quando tutta la parte inferiore fu decorata, si ricorse alla magia per sistemare le palline in cima. Da quel momento tutt'intorno all'abete vi fu un volteggiare e un tintinnare di palline colorate che si incrociavano, si alzavano, si abbassavano e si sistemavano un po' a caso un po' in ordine sui rami verdi dell'albero. Rose prese una pallina blu notte dalla scatola, ormai svuotata quasi del tutto, e pronunciò l'incantesimo.
-Wingardium Leviosa-
Essa si sollevò istantaneamente dal palmo della sua mano e lievitò davanti ai suoi occhi dorati. Alzò il braccio, e con un movimento leggero del polso la trasportò fino a uno degli ultimi rametti, quelli più in alto di tutti. Non fu facile issarla, perchè da laggiù la vista non poteva essere precisa e Rose aveva paura di farla cadere.
In quel momento Scorpius si avvicinò sbucando da un muro alla sua destra e lei provò istintivamente l'impulso di schizzare via quando si ricordò di non potersi muovere.
-Bisogno di aiuto?- chiese il ragazzo guardando prima lei, poi la pallina che teneva sollevata.
-No, ce la faccio da sola- rispose tentando nuovamente di agganciare il cappio al rametto. Impresa fallita.
-Dai, fatti dare una mano- insistette di nuovo, e lei, prima che potesse controbbattere, se lo ritrovò dietro, a un passo di distanza. Scorpius alzò il braccio e poggiò la mano su quella della ragazza, che sussultò.
-C-che fai?- chiese cercando di non muoversi.
Lui non rispose. -Devi tenere alta la concentrazione- disse a un centimetro dal suo orecchio, sporgendosi sopra alla spalla.
Rose sentì il cuore fermarsi. Scorpius spostò piano la mano più a destra, tenendo ben salda quella di Rose. Lei, dal canto suo, non riuscì a capire nulla di quello che stava facendo. L'unica cosa che sentiva era il contatto del corpo del ragazzo dietro di sè e il suo respiro sul collo.
-Ecco- disse lui, abbassando la mano della rossa.
Lei alzò gli occhi in alto e vide la sua pallina blu notte finalmente issata su uno dei rami più alti. Poi spostò leggermente la testa di lato, per guardarlo con la coda dell'occhio. Lui ricambiò lo sguardo, rimanendo nella stessa posizione. Rose deglutì.
-Puoi lasciarmi adesso-
Scorpius indugiò ancora un po'. Poi lasciò la presa, abbassando la mano. Rose si scostò, allontanandosi da lui frettolosamente.
Rimasero a guardarsi in silenzio. Rose poteva chiaramente sentire il proprio cuore correre velocemente nel petto, come non lo faceva ormai da giorni. Da quanto non erano più stati così vicini? Tanto. Da quel pomeriggio in cui lui le si era sdraiato a fianco, ed erano ancora amici. Tanto. Ma tutto quel tempo, le vicende in mezzo, trascorse da quel giorno a quel momento, sembrarono svanire, come se non fossero mai esistiti. Nei battiti del suo cuore risentì le stesse ondate di agitazione, calore e turbamento che aveva sentito prima di quel lungo distacco. Bastava così poco a distruggere tutto quello che si era detta e imposta?
-Potevo farcela anche da sola- riuscì a dire soltanto.
Scorpius la guardò in silenzio. Lei si voltò e se ne andò, sparendo oltre le figure dei cugini e dei parenti, dietro al volo disordinato delle decorazioni natalizie.





Buonasera e buone feste a tutte :)
Spero abbiate passato un buon Natale, pieno di regali allegria e tante cose da mangiare *-*
Per rimediare alla tristezza che aspetta sempre dietro l'angolo la sera del 25 vi posto questo capitolo in totale Christman style, per non lasciarvi senza un po' di magia :)
Passerò le vacanze a Roma, quindi continuerò a postare regolarmente un capitolo al giorno. Alle ragazze che partiranno o sono già partite auguro di divertirsi anche per me!
Un bacio a tutte, bimbe <3

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Capitolo 9
*** 9 ***


9
La giornata era cominciata bene.
Il sole splendeva alto nel cielo e illuminava il paesaggio che si estendeva oltre le finestre della Tana. Neve dappertutto, il villaggio era ricoperto da un soffice velo bianco e gli abeti delle foreste sembravano tante giovani spose.
All'interno della casetta era tutto un gran da farsi. Nonna Molly tirava fuori libri su libri di cucina mentre le zie si accingevano a rifinire le ultime decorazioni della casa. Zio Harry e zio Ron erano seduti sui caldi divani del salotto a giocare una partita di Scacchi dei Maghi, proprio come ai vecchi tempi, quando passavano il Natale ad Hogwarts. Zio Bill e zia Fleur parlavano con Ted e Victoire a proposito dei preparativi per il viaggio e nonno Weasley sedeva sulla sua poltrona preferita leggendo un giornale e sorseggiando il suo caffellatte mattutino.
A un certo punto una graziosa civetta bruna arrivò a bussare alla finetra del salotto, con una lettera legata alla zampa. Nonna Molly si precipitò ad aprirle e la creatura planò immediatamente sul tavolo della cucina dove stavano mangiando i ragazzi, fermandosi davanti a Rose.
-Una lettera per Rose! Chi è?- strillò Lily sporgendosi subito a guardare.
-No lo so..- rispose sorpresa la diretta interessata, slegando la lettera dalla zampa del volatile.
Rose se la rigirò tra le mani in cerca del mittente. Finalmente lo trovò, e quando lo lesse le sue guance si imporporarono di un delizioso color ciliegia.
-Chi è? Chi è?- insistette Lily prendendole la lettera dalle mani.
Scorpius alzò lo sguardo dal suo piatto, curioso.
-Ma è Peter! Chissà che ti ha scritto-
-Da' qua!- esclamò Rose riprendendosi la lettera.
A sentire quel nome Scorpius cessò all'istante di mangiare, e quasi si strozzò col boccone che aveva ingoiato. Peter. Quel ragazzino del quinto anno che volteggiava sempre attorno a Rose. Dal primo giorno che l'aveva visto, l'aveva sempre trovato irritante.
-Aprila, dai. Vediamo cosa ti ha scritto!-
-Lily!- la rimproverò Dominique guardandola divertita dall'altro lato del tavolo -Come sei impicciona, saranno affari di Rose, no?-
-Ma dai, tanto ormai lo sappiamo tutti che ha una cotta per lei!-
A sentire quelle parole Rose arrossì.
Scorpius invece sentì il cuore mancare un battito. Lui non lo sapeva.
-Ma sta' zitta- bofonchiò la ragazza, aprendo la lettera.
Una volta spiegata fece scorrere veloci gli occhi fra le righe ordinate, costellate qua e là di cancellature. Ad ogni parola diventava di un colore sempre più acceso, tant'è che Lily non si trattenne dallo strapparle la lettera di mano per dare un'occhiata.
-Vediamo un po'...- cominciò ad alta voce tuffando il naso nella lettera -"Cara Rose, come stai? Stai passando bene le vacanze? Spero di sì. Io le sto trascorrendo in Irlanda dai miei zii, e mi diverto molto, ma non posso evitare di pensarti. Mi manchi, sai?"-
-Ridammela!- esclamò Rose cercando di riprendere la lettera che la cugina teneva in mano.
-"Spero che la mia lettera arriverà in tempo per augurarti buon Natale. Chissà quanti regali riceverai.. Io tanti, ho una marea di parenti. Ma il regalo più bello che potrei mai ricevere sarebbe una tua lettera di risposta... Spero trascorrerai un buon Natale. Ci vediamo a scuola. Baci Peter" Oh, che carino!-
-Ridammela!- gridò Rose, paonazza, sporgendosi sopra il braccio della cugina e riuscendo finalmente ad afferrare la lettera.
-Rose, ma non è fantastico? Ti ha praticamente fatto una dichiarazione scritta!-
-Ma che stai dicendo, mi ha solo fatto gli auguri- ribattè lei totalmente in imbarazzo.
-Come no, 'non posso evitare di pensarti, mi manchi'- recitò Lily ridendo
-'Il regalo più bello che potrei mai ricevere sarebbe una tua lettera di risposta'-
-Ma smettila!- protestò 
-Ahaha Rose e Peter sopra a una panca, si scambiano baci a destra e a manca!- cantilenarono James e Albus ridendo e lanciandole sguardi maliziosi.
-Siete proprio stupidi!- esclamò Rose indignata senza però nascondere un sorriso fra le labbra.
Solo una persona sembrava rimanere immune a quell'atmosfera di scherzosa ilarità.
Una persona che adesso guardava Rose con occhi seri e imperscrutabili.


*

-Allora vediamo, 400 grammi di farina 00, 200  di zucchero, 50 grammi di nocciole tritate finissime, 200 di burro morbido...-
-Mi sembra un po' poco.. per quante persone è la ricetta, cara?- chiese Molly legandosi il grembiule dietro la schiena.
-Quattro persone- rispose Lily picchiettandosi il mento con il cuchiaio di legno da cucina.
-Ma noi siamo il quadruplo!- esclamò Rose che stava tirando fuori teglie e scodelle dalla dispensa.
-Merlino, speriamo solo che ci bastino gli ingredienti!- disse Molly andando a tirare fuori le cose dal frigo.
Intanto Victoire e Dominique stavano stendendo una tovaglia sul tavolo dove poi poggiare i dolci già pronti.
I ragazzi giocavano a scacchi seduti sui divani del salotto. Scorpius era stato acchiappato da Albus e costretto a una partita.
-Oddio, non bastano!!- sentì una voce gridare dalla cucina.
-Merlino, ero sicura di aver calcolato bene le dosi!-
Curioso alzò lo sguardo dalla scacchiera e lo rivolse alla stanza attigua dove nonna Molly, con indosso un grembiule rosso, si teneva le mani fra i capelli.
-Che succede nonna?- chiese Lily preoccupata correndo da lei.
-Non bastano! Non bastano gli ingredienti, ero sicura di aver fatto bene i conti quando vi ho mandati a fare la spesa!-
-Dov'è la lista?- chiese Rose
-L'aveva James- rispose Lily voltandosi.
Il diretto interessato, sentendosi chiamare in causa, spostò lo sguardo sulle ragazze che lo fissavano a braccia conserte.
-Che c'è?-
-La lista-
-Quale lista?-
-Quella della spesa, volpe. Dove l'hai messa?-
-Ah quella... ce la dovrei avere ancora qui, credo..- disse frugando con la mano nei recessi della tasca dei jeans. Dopo poco ne tirò fuori un minuscolo rettangolino accartocciato.
-Eccola, ma perchè..-
-Da' qua!- disse Lily strappandogliela dalle mani.
Dopodichè la spiegò e fece scorrere gli occhi sull'elenco.
-Nonna, la lista è giusta, non capisco..-
-Chi ha preso la roba?- chiese allora Molly raggiungendo i ragazzi.
-Beh... James e Albus stavano litigando per un pacco di caramelle, era l'ultimo Millegusti+1 rimasto..-
-E le ragazze?-
-Lily è l'unica ad essere venuta con noi, e si è occupata dei piatti e del resto-
-Oh mio dio, quindi..-
-Hugo si è occupato del cibo-
-Merlino Hugo, tu non sai un tubo su come si fa la spesa!- esclamò Molly scandalizzata.
-Lo so nonna, ma non credevo fosse difficile, ho pensato: leggo la lista, metto nel carrello un po' di tutto..- rispose il rosso arrossendo istantaneamente.
-Oh cielo- esclamò la nonna battendosi una mano sulla fronte -Vi mando in trenta e voi siete capaci di combinare pasticci comunque. Tu, James, sei il più grande del gruppo, perchè mai hai lasciato fare la spesa a Hugo? Lo sai che è peggio di suo padre!-
-Albus si stava fregando l'ultimo pacchetto di Millegusti+1 rimasto, era l'ultimo!-
-Aah! Certe volte non capisco davvero chi sia più piccolo! Tu, James, con i tuoi diciassette anni o lui, che ne ha tredici?- esclamò riferendosi al fratello minore di Rose.
James borbottò qualcosa a denti stretti mentre Scorpius se la rideva sotto i baffi.
-Adesso tu ti alzerai, signorino, e tornerai in paese a prendere gli ingredienti mancanti, mi sono spiegata bene?-
-Ma nonna..-
-Niente ma. E' colpa tua se adesso ci troviamo in questa situazione, se ti fossi comportato più responsabilmente adesso non..-
-Sì sì ho capito, che diamine!- brontolò James alzandosi dal divano di scatto.
-Ti accompagno- disse allora Scorpius alzandosi a sua volta -Se vuoi-
-Dai andiamo- sbuffò James afferrando il giaccone dall'attaccapanni.
Scorpius si vestì e lo raggiunse subito dopo sull'uscio. Prima di uscire lanciò una rapida occhiata nella cucina. Rose stava sistemando le scodelle sul ripiano di legno.


La neve scendeva silenziosa sul terreno umido delle strade.
Il paese, illuminato da tante lucine colorate, splendeva come un nido di lucciole. La gente alla finestra salutava i conoscenti e i bambini giocavano a tirarsi palle di neve sui marciapiedi.
James affondò la testa nell'incavo del giaccone, tirando su la sciarpa rossa per coprirsi il naso.
Scorpius si sfregò le mani coperte dai guanti e si lasciò scappare una minuscola nuvoletta di vapore dalle labbra schiuse.
Il vento tirava gelido sfiorando le loro gote arrossate, e sembrava graffiarli con tanti minuscoli frammenti di vetro. Gli stivali di camoscio affondavano pesantemente nella neve soffice, lasciando tante impronte profonde al loro passaggio.
Un allegro scampanellio proveniente dall'entrata di un negozio arrivò fino alle orecchie di Scorpius, risuonando attorno a lui come un dolce richiamo.
Natale, che atmosfera meravigliosa. Atmosfera di attesa, di gioia, di affetto. Atmosfera che danzava nelle case e scendeva nelle strade, per avvolgere anche chi, come loro, era costretto a girare al freddo, sotto l'incessante piovere della neve. Com'era tutto così diverso dagli altri anni, da casa. Quelle emozioni lui non le aveva mai provate. Il Natale era solo un'occasione per stare tutti insieme, la festività era babbana e a loro non riguardava. Suo padre concedeva a malapena che ci fosse un albero addobbato in casa, ma per il resto nulla era diverso da un qualsiasi altro giorno dell'anno. Era sicuro che quello sarebbe potuto essere il Natale migliore di tutta la sua vita, se solo...
-Da quanto Peter le va dietro?-
-Uhm?-
-Da quanto Peter Brown le va dietro?-
-Ah parli di Rose-
Scorpius annuì.
-Mah, da qualche anno che io sappia-
-Ah. E a lei piace?-
-Non saprei, non parliamo mai di queste cose- rispose James sbuffando. -Perchè ti interessa?-
Scorpius scrollò le spalle.
James allora si voltò appena ruotando il busto per guardarlo bene in faccia.
-Eih, non è che ti piace eh?-
A quelle parole gli occhi di Scorpius si sgranarono.
-Piacermi? Chi?!-
-Peter naturalmente-
-Ah ah- 
-Dai dì la verità-
-Non ho quel genere di preferenze, mi dispiace- rispose Scorpius allungando il passo.
-Certo, certo- fece James dietro di lui e scoppiò a ridere.
Scorpius non disse più niente.
Perchè Rose non gli aveva mai detto di piacere a Peter?



*

-Allora Rose, come procede?-
-Benissimo, nonna. Si sta gonfiando-
-E tu Lily con l'impasto?-
-E' perfetto, più cremoso di così si muore-
-Benissimo!-
La cucina era ora invasa da un invitante aroma dolciastro, frutto di impasti a base di uova, cioccolata e tanto zucchero. Sulla tavola erano già presenti tre barattoli di marmellata e alcuni biscotti, coperti da un sottile velo di carta per lasciarli raffreddare.
Da sotto il tavolo una mano si allungò ad afferrarne uno alle mandorle ma fu beccata in pieno da un mestolo di legno, il quale la rispedì subito via con una mazzata.
-Eih!- esclamò Hugo uscendo fuori e strofinandosi con la mano sana quella che era stata colpita.
-Giù le mani, signorino! Non toccherai quei biscotti per nessun motivo fino a quando non ti darò io il permesso!-
-Ma nonna..-
-Niente ma. Dio solo sa se ti avvicini ai dolci quello che succede. Ci farai correre tutti all'ospedale! Questi sono per la vigilia e il  venticinque, non puoi mangiarli adesso-
-Ma nonna, manca un sacco di tempo, andranno a male!-
-Non è un sacco di tempo, e i biscotti non vanno mai a male, signorinello. Mancano appena tre giorni, pensi di potercela fare?-
Hugo aggrottò la fronte immusonito per poi voltarsi, le braccia conserte, borbottando un 'sì' a labbra strette.
Rose sorrise divertita prima di tornare a controllare la torta nel forno. 
Scorpius, da uno dei divani, la guardò in silenzio.
Non sarebbe mai riuscito a capirla. Un attimo prima sembrava allegra, felice e spensierata, parlava tranquillamente con tutti e sembrava non aver nessun problema al mondo. Poi, quando le si avvicinava lui, subito tornava scontrosa e distante. Ripensò al giorno prima, a quando le si era avvicinato, a sorpresa, per aiutarla a fissare la pallina sull'albero. Era bastato quello per farla tornare diffidente. Appena aveva potuto, si era allontanata da lui, guardandolo con quegli occhi seri e privi di emozione con cui lo guardava sempre, da pochi giorni a questa parte. E se n'era andata.
Ancora non era riuscito a parlarle dopo la sua confessione, e il bello era che si comportava come se la colpa fosse sua! Lo aveva accusato di cose assurde, come del fatto di averla trascurata, di non avere mai tempo per lei. Se aveva sentito bene, lo aveva incolpato addirittura di preferire Dominique. Come se con Dominique ci si fosse messo! Era bella, è vero, affascinante e quel che vi pare, ma da qui a preferirla a lei.. Era la sua migliore amica, cavolo! Si conoscevano da una vita, era chiaro che le voleva bene. Come poteva pensare che lui la potesse rimpiazzare con una che aveva appena conosciuto, per quanto bella potesse essere? Come poteva paragonare un'infatuazione a quello che sentiva per Rose? Erano due cose completamente diverse. A Rose voleva bene, gli piacevano il suo carattere, il suo modo di ridere e di agire, le sue battute sarcastiche. Come poteva eclissare tutto ciò per la prima ragazza bella che incontrava? Era assurdo. Se solo avesse potuto parlarci... Se solo si fosse lasciata avvicinare, se solo avesse potuto prenderla in disparte e spiegarle tutto.
Ripensò all'episodio della pallina. Ci aveva pensato diverse volte, dal giorno prima, ripetendosi i fotogrammi della scena a mente in mille modi diversi. Era la prima volta dopo giorni che era riuscito a ristarle vicino. Aveva studiato apposta lo stratagemma, beccarla in un momento in cui non sarebbe potuta fuggire nè mettersi a sbraitare davanti a tutti. Ma non sapeva quanto questo fosse servito.. Al contrario, sembrava averla allontanata ancora di più.
In quel momento Rose disse qualcosa alle cugine, lasciando il mestolo con cui stava agitando un intruglio giallastro. Si tolse il grembiule macchiato di farina e lo abbandonò sul tavolo da cucina, uscendo. Scorpius pensò che nel momento in cui fosse passata davanti al divano sul quale stava seduto avrebbe potuto fermarla. Pensò che lì, davanti a tutti, non avrebbe potuto fargli una scenata, come il giorno prima. 
Ma nel mentre rimuginava su queste cose Rose era già passata, e lui non aveva trovato il coraggio di fermarla.

*

-Al?-
-Uhm-
-Sei sveglio?-
-Grazie a te ora sì- sbuffò il ragazzo rigirandosi nel letto poco distante dal suo.
-Beh potevi non rispondermi- rispose lui stizzito.
-Sese- bofonchiò l'altro richiudendo gli occhi.
-Che fai ti rimetti a dormire?-
-Direi Sco, è l'una di notte, sai com'è-
-Ma ormai mi hai risposto, devi ascoltarmi- protestò il biondo bisbigliando.
Il moro sbuffò, agitandosi sotto le coperte come per scacciare un animale fastidioso.
-E' solo una domanda, poi ti lascio dormire- bisbigliò il ragazzo cercando di essere il più spiccio possibile.
-Tu.. sei mai stato geloso di una tua amica?-
Silenzio.
-..Al?-
-Ronf-
-Grazie tante-





Messaggio per Laura_ravenclaw_roccati: non so se ti è arrivato il messaggio che ti ho spedito ieri, dopo che per sbaglio invece di cliccare su modifica (per correggere degli errori) ho cliccato su cancella l'ultimo capitolo, perdendo così sia la tua recensione che la risposta che ti avevo lasciato. In caso non ti fosse arrivato, ti riscrivo su questo capitolo la risposta :)

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Capitolo 10
*** 10 ***


10 alternativo
In mezzo alla palude desolata e silenziosa, la Tana spiccava dalla neve bianca come un rifugio provvidenziale, riscaldata da un grosso focolare alto e luminoso. 
Gli uomini di casa erano stati tutti mandati fuori a occuparsi degli ultimi acquisti, Bill e Fleur erano con loro, mentre Teddy e Victoire erano usciti per una camminata nei boschi. In casa a non far niente erano rimasti solo i ragazzi, intimoriti dal cupo vociare delle raffiche di vento.
Lily stava stilando insieme a Rose, Dominique e Hugo una lista dei regali che le sarebbe piaciuto ricevere per Natale. James scommetteva che Hermione avrebbe regalato allo zio Ron anche il solito paio di calzini, visto che li bucava sempre. Rose, appoggiata contro il muro della camera, i piedi affondati nella coperta calda del suo letto, rimuginava in silenzio.
Ancora pochi giorni e se ne sarebbe andato. Il 25 mattina sarebbero venuti a prenderlo.
Ancora pochi giorni e quel peso sarebbe finalmente sparito. Ancora pochi giorni e non lo avrebbe più visto e, forse, sarebbe riuscita a guarire.
Era sollevata. Senza di lui sarebbe stato più semplice, una volta a scuola lo avrebbe rivisto senza rancore e magari si sarebbe anche messa con Peter, chissà. L'importante era non avere più, giorno e notte, la consapevolezza di condividere il suo stesso tetto. Incontrarlo in salone o nel corridoio era diventato per lei un incubo, evitarlo un'impresa; ignorarlo impossibile.
Scorpius, seduto all'altra estremità del letto, la spiò con la coda dell'occhio. Aveva gli occhi imbambolati fissi davanti a sè, mentre coi denti non faceva che mordersi continuamente il labbro inferiore. Un braccio alzato e appoggiato al ginocchio di una delle due gambe andava con la mano ad accarezzare un boccolo rosso disteso sulla spalla. L'aria era assorta e distante, quasi fosse stata avvolta da una bolla di sapone. Chissà a cosa stava pensando. Avrebbe dato qualunque cosa per saperlo. Magari a lui... Si autocriticò per quella pretesa così infantile. Non è che perchè ti ha detto che le piaci significa essere sempre l'oggetto dei suoi pensieri, si disse.
Lasciò scorrere gli occhi sui lineamenti del suo viso. Sotto la fronte aggrottata, la bocca rossa spiccava sul bianco della pelle, dello stesso colore dei lunghi capelli mossi. Si soffermò un istante più del dovuto a guardare quelle labbra piccole e scure. Sembravano morbide; chissà se avrebbero fatto lo stesso effetto se... Un attimo dopo si stupì di quello che era stato sul punto di pensare. Sbarrò gli occhi, incredulo. Era Rose, dannazione! La guardò di sottecchi, come per paura che lei avesse potuto indovinare la natura dei suoi pensieri, e si tranquillizzò vedendo che la ragazza non si era neanche accorta dei suoi occhi grigi su di sè. Seguitò per cui a osservarla come aveva fatto fino ad allora. Ripercorse a più riprese la linea del suo naso, la morbida curva dei suoi capelli e le dolci sfumature delle guance. Una vocina dentro di sè lo avvertì che non la aveva mai osservata con attenzione tale da quando l'aveva conosciuta. Era sempre stata carina, questo lo sapeva, anche da bambina. Ma adesso c'era qualcosa di diverso in lei, o nel modo in cui i suoi occhi la vedevano. Si accorse con stupore che non aveva mai fatto caso al cambiamento del suo aspetto fino a quella vacanza invernale. Forse che l'abbandono delle vesti scolastiche avesse fatto la differenza?
Rose scosse la testa aggrottata. Non sapeva quanto tempo fosse passato, aveva sentito distrattamente Lily dire di andarsene, e subito dopo un peso in meno sul materasso accanto a sè. Di seguito le pareva di aver udito altre voci, e qualche spostamento. Ma era troppo assorta nei propri pensieri per rendersene conto.
Solo allora, dunque, tornò in sè, come riemersa da uno stato di sonnolenza.
Si rese conto di essere rimasta sola e ascoltò il silenzio assordante della stanza vuota. Sbattè le palpebre una volta, intontita, poi si voltò decisa ad alzarsi per sgranchire le gambe.
Trasalì di colpo, portandosi una mano al cuore spaventata.
-Che cosa ci fai ancora qui?!-
Scorpius la guardò coi suoi elettrici occhi grigi e Rose avvertì un brivido attraversarle la schiena.
-Disturbo?-
Rose non rispose, continuando a fissarlo con la fronte aggrottata.
-Se ne sono andati tutti- disse poi riabbassando la mano che si era portata al petto.
Scorpius annuì e si alzò.
-Me ne devo andare?- chiese poi, come a chiedere conferma. O a lanciarle un'ultima possibilità.
-Devo cambiarmi- rispose spostando lo sguardo sull'armadio di lato.
Scorpius tacque. La fissò per un ultimo secondo immobile, poi sospirò e si voltò, dirigendosi con passo spedito verso la porta.
Rose mantenne lo sguardo sulla parete finchè non lo sentì uscire e richiudersi la porta alle spalle.
Solo allora voltò la testa, e fissò il punto vuoto dal quale se ne era appena andato.

*


-Io esco-
-Dove vai?- chiese Hermione affacciandosi dalla cucina.
-Qui vicino, giusto per prendere una boccata d'aria-
-Copriti bene-
-E non fare tardi- aggiunse il padre sporgendosi dallo sgabuzzino.
-State tranquilli!-
-Ma dove va?- chiese Scorpius arrivando in quel momento, giusto in tempo per vederla sparire oltre la soglia di casa.
-Boh, a prendere una boccata d'aria- rispose James noncurante buttandosi sul divano.
-Da sola?-
-Sì, perchè? Questo è un posto sicuro, che ti credi-
Scorpius non rispose, ma riportò lo sguardo sulla porta - chiusa - dalla quale poco prima aveva visto uscire Rose. Non lo convinceva. Che andava a fare fuori da sola? Avrebbe almeno potuto portarsi Lily o Dominique dietro. E se lei e la bionda avessero litigato a causa sua? Nah, scosse la testa. Rose non era tipo da fare una cosa del genere.
Ma allora? Prese in considerazione l'idea di seguirla, per andare a vedere cosa combinasse, ma Albus non gliene diede il tempo.
-Vieni, Sco. Ti sfido-
-Eh?-
-Scacchi. Mi devo allenare per battere James. Sarà una vittoria schiacciante!-
-Bravo fratellino, l'importante è crederci- asserì quello alle sue spalle
-Ma veramente io..- provò a dire Scorpius cercando di sottrarsi
-Niente ma, stai tranquillo, con te sarò buono-
-Ah sì?- fece lui lanciando un'occhiata alla porta, quasi sperasse di veder ricomparire la ragazza dicendo di averci ripensato.
-Certo! Su forza, non fare storie-


Rose strizzò gli occhi intirizzita, sfregandosi con le mani gli avambracci ed emettendo una densa nuvola di vapore dalla bocca.
Il vento tirava gelido, portando con sè frammenti di neve e di ghiaccio che le si impigliavano fra i capelli e nella lana dei guanti. Affondando i piedi nella neve alta, attraversò lo stesso cammino che solo quache giorno prima aveva percorso insieme agli altri. Le loro impronte erano state cancellate, e ora giacevano sotto strati e strati di soffice neve bianca. Finalmente, a pochi metri di distanza, scorse la piatta superficie del laghetto.
Lo raggiunse velocemente allungando il passo, e in poche falcate gli fu davanti.
La liscia superficie ghiacciata risplendeva come uno specchio, tanto era lucida e trasparente.
Subito si tolse la borsa che portava a tracolla e la poggiò sulla neve morbida. Aveva dovuto uscire. Stare dentro casa aveva cominciato a stressarla al punto da desiderare il freddo e il gelo piuttosto che il caldo del fuoco da dividere con lui. Aveva dovuto trovare qualcosa da fare che la distraesse dai suoi pensieri, uno sfogo che la liberasse da tutta l'ansia che si teneva dentro da giorni e il primo posto a cui aveva pensato per riuscirci era lì. Infilò i pattini bianchi con foga, stringendone bene i lacci in modo che aderissero alla perfezione al piede; poi si alzò e, a piccoli passi, salì sulla pista. Si fermò un attimo, piantando bene i pattini sul terreno, e si guardò attorno: la neve scendeva silenziosa attorno a lei, toccando la superficie della pista in più punti, per puntellarla di tante macchioline bianche e sciogliersi come glassa.
Un'intera pista tutta per lei... Sorrise, dandosi la spinta con un piede. 
Si recò fino al centro del lago, scivolando leggera sul ghiaccio liscio e trasparente. La lama dei pattini slittava alla perfezione, senza trovare intoppi lungo il passaggio. Sfrecciò veloce come il vento, per sentire l'aria entrarle nei vestiti, fra i capelli e nei polmoni.  Chiuse gli occhi inspirando e si sentì immediatamente meglio.
L'aria era tagliente e la neve le graffiava ripetutamente le guance, ma lei non sentiva freddo. Aveva dentro un'energia che la scaldava dalle viscere e in ogni cellula, e che la guidò in mezzo a quelle raffiche come una maestra silenziosa, incitandola a non fermarsi. Prese velocità correndo lungo il perimetro del lago, sterzò bruscamente a destra ma non cadde; scivolò leggera come una libellula sull'acqua e si lasciò andare a diverse acrobazie che aveva imparato a riprodurre negli anni. La neve scendeva su di lei come polvere di luce, illuminandole la scena, e lei si sentì una ballerina da pattini provetta. Il vento attorno a lei bisbigliava e la inseguiva, ingaggiando con lei gare di velocità. Erano in coppia, due spiriti affini, due ballerini concorrenti. Rose sentiva dentro di sè la tensione trasformarsi in adrenalina e premere contro le pareti della sua pelle per uscire. Lasciò che la trasportasse come l'elio dentro a un palloncino lasciato libero nel cielo, finchè non si sentì interamente svuotata e sfinita. Quando riaprì gli occhi era di nuovo al centro.
Il ghiaccio attorno a lei portava i segni del suo passaggio, articolato e confuso. Guardò rapita i fiocchi candidi scendere e posarsi sul suo lavoro, e vide il suo riflesso. Lo vide stanco, col fiato corto, ma lo vide felice. Sorrise, buttando la testa all'indietro e lasciò che la pioggia di neve le baciasse le guance, curando i graffi che nella danza le aveva lasciato.



* * *



Risate.
-Smettila, Sco!-
Il suono della sua voce risuonava cristallino come quello di una cascata d'estate.
-Ahah, smettila dai.. mi fai il solletico!-
-Ti arrendi?-
-Ahah, sei perfido!-
-Sì, lo sono-
Avvolse le braccia attorno alla sua vita sottile.
-Allora?- soffiò nel suo orecchio, sporgendosi dalla spalla.
-Ok, hai vinto- rispose lei divertita.
Lui sorrise e allentò la presa.
Lei allora si scostò e fece un passo avanti, girandosi poi a guardarlo. D'un tratto il suo sorriso scomparve e tutta la luce, la serenità e la dolcezza dei suoi tratti si spensero. Rose aggrottò la fronte e la sua espressione si incupì.
-Rose?- chiese -Cos'hai?-
Lei lo fulminò con lo sguardo e si girò, voltandogli le spalle.
Lui la guardò spiazzato.
-Rose che ti succede?-
La ragazza non rispondeva. Rimaneva ferma immobile in quella posizione, le braccia incrociate al petto.
Lui allora le si avvicinò, girandole attorno per cercare di guardarla in viso.
Ma proprio quando stava per riuscirci lei si scansò e corse via.
Provò a rincorrerla, ma era come se i suoi piedi si fossero incollati al terreno - non riusciva a muoversi. La chiamò -Rose!-
Provò ad avanzare, ma non era abbastanza forte.
-Rose, aspetta!-
Ma Rose non aspettò. E continò a correre, sempre più lontano, fino a diventare soltanto un puntino.

Scorpius si alzò dal letto di scatto, il respiro affannato, la fronte sudata.
Fece scorrere gli occhi sbarrati nel buio attorno a sè, stralunato.
A poco a poco riuscì a riconoscere la stanza della casa del suo migliore amico, la Tana. Il suo cuore si calmò e cominciò a rallentare i battiti tumultuosi.
Con un braccio premuto sulla fronte ributtò la testa all'indietro, affondandola nel cuscino.
Che sogno...
Respirando forte richiuse piano gli occhi, deglutendo.
..Solo un sogno.


A pomeriggio inoltrato sbuffò con insofferenza verso l'orologio della parete, imbruttendo le lancette che ticchettavano dietro al riquadro. Se ne stava con la testa poggiata sul cuscino, le mani dietro la nuca e le gambe incrociate, mentre seduto davanti alla scrivania sotto la finestra Albus studiava sotto ordine della madre.
Con lo sguardo fisso nel vuoto rimuginava in silenzio sul sogno fatto quella notte, le cui immagini continuavano a tormentarlo come scene di un film visto al cinema. Non riusciva a togliersi dalla mente la visione di Rose che scappava via da lui, senza mai voltarsi, nè tanto meno il senso di vuoto e di impotenza che lo aveva pervaso mentre cercava di raggiungerla, senza riuscire a muoversi.
Non sapeva spiegarsi fino a che punto, ma sapeva che quel sogno rispecchiava sagacemente la realtà, e questo lo turbava fortemente.
Albus mugugnò qualcosa a bassa voce, riprendendo poi a scrivere sul suo quadernino.
Il sole fuori dalla finestra splendeva luminoso, gettando i suoi raggi limpidi sul paesaggio innevato oltre i vetri. Sarebbe stato un momento perfetto per uscire a fare una passeggiata, e godersi quel dono della natura. Guardò il suo compagno di stanza, nonchè migliore amico, sperando di vederlo gettare la penna nel cesto e cessare di studiare. Ma il moro, forse per la prima volta in vita sua, non sembrava intenzionato a demordere, nonostante fossero passate già ben due ore da quando si era seduto a quella scrivania e aveva incominciato. Doveva ammettere che quando ci si metteva sapeva essere uno studente modello. Ginny, la madre, aveva costretto lui James e Lily a mettersi sui libri, così come Hermione aveva fatto con Hugo, il quale si era rivolto a Lily per Pozioni. Le uniche rimaste delle quali non aveva notizie erano Rose e Dominique.
La prima, pensò, non aveva certo bisogno di essere costretta a forza sui libri.
La seconda non aveva la minima idea di dove potesse essere. E poco gli interessava, se proprio doveva essere sincero, al momento.
Stranamente, non sentì quella stessa piacevole curiosità che lo aveva animato fino a qualche giorno prima, e che lo aveva spinto a cercarla spesso, sperando di poter scambiare con lei qualche parola. L'interessamento era mano a mano scemato, sparendo poi del tutto senza che neanche se ne fosse reso conto, da quando Rose aveva deciso di non parlargli.
Non sapeva quale fosse la causa di quel cambiamento. Se le parole dell'amica, il senso di colpa, oppure i pensieri confusi e disordinati che da qualche giorno a quella parte non facevano che turbinargli disordinatamente in testa, distogliendolo da qualsiasi altra preoccupazione. E il soggetto di questi pensieri era sempre uno solo.
Si alzò sospirando dal letto sul quale aveva vegetato per le ultime due ore e uscì dalla camera dell'amico, scendendo le scale che portavano al soggiorno. Vedendolo deserto, si buttò sbuffando su uno dei divani vuoti, tornando a chiudere gli occhi e a fare quello che aveva fatto fino ad allora.
Non sapeva se ciò che lo preoccupava maggiormente era il fatto di aver perso la sua migliore amica di sempre, oppure di non aver avuto il modo e il tempo di spiegarle ciò che ora gli stava più a cuore spiegare: non amava Dominique. E questa per lui era ora l'unica certezza. Certo, era una bella ragazza, negarlo sarebbe stato come dire una bestemmia. Ma niente di più. Una bella ragazza, come ce ne stavano altre migliaia fuori da quella porta, magari non così belle, ma altrettanto desiderabili.
Al contrario, ciò che non avrebbe potuto trovare altrove, con la stessa facilità, sarebbe stata un'altra come lei. Un'altra Rose. Una con cui ridere per ogni sciocchezza, una da prendere in giro quando sbagliava e con cui litigare quando sapeva che aveva ragione. Un'altra con cui gli venisse voglia anche solo di uscire dall'aula e andare a correre in mezzo al prato fuori dalla scuola, con il sole sulla faccia e il vento fra i capelli. Una con cui discutere, confrontarsi, con cui dire le peggio stupidaggini e non vergognarsene. Un'altra con cui trovare la voglia di aprirsi, il coraggio di confidarsi, senza dover arrossire o cominciare a balbettare. Un'altra con cui trovare bello anche solo restare in silenzio a pensare, a guardarsi negli occhi e non avere nulla e allo stesso tempo tutto da dire.
Un'altra Rose, semplicemente. Non l'avrebbe trovata.

-Sco, noi usciamo a fare una passeggiata, vieni con noi?-
Scorpius alzò lo sguardo dall'orologio che stava maneggiando, rigirandoselo fra le mani come farebbe un direttore d'orchestra con la propria bacchetta, e lo posò sulle tre figure incappucciate ferme davanti al divano sul quale stava seduto. Lily, Hugo e Dominique.
Quest'ultima portava un paio di jeans con un giaccone bianco e un berretto azzurro, il tutto sulle tonalità più chiare che si potessero immaginare, che, accordandosi agli occhi celesti della ragazza, le donavano un'aria glaciale. Lei ricambiò lo sguardo del ragazzo, l'espressione indecifrabile come sempre.
-No, grazie ragazzi, preferisco restare qui. Albus viene?-
-Siamo solo noi- rispose Hugo infilandosi i guanti.
-Bene. Divertitevi allora-
-Grazie, a dopo-
Scorpius li seguì con lo sguardo fino alla porta, dopodichè essi uscirono e lui tornò a guardare il suo normalissimo orologio. Sospirò. Le ore del pomeriggio erano passate lente fino alle sei e lui le aveva sentite tutte addosso come una pesante agonia. Fuori faceva buio, e il vento scuoteva le cime degli alberi come un gigante infuriato. Chissà dove andavano quei tre.. Fissò senza neanche vederlo l'ovale che segnava l'ora, ed era come se contasse il tempo che gli rimaneva.
Doveva parlarle. Quel lungo pomeriggio da solo lo aveva messo davanti al fatto concreto di non avere più il diritto nè la possibilità di cercarla come un tempo avrebbe fatto. Non aveva avuto il coraggio di salire in camera sua perchè sapeva di non potersi più attendere di essere accolto e questo gli aveva fatto rabbia. Era stanco di doversi adattare a una decisione che non gli era stata comunicata, stanco di dover accettare il distacco senza neanche poter dire la sua. Voleva riprendersi la libertà di esprimersi. E voleva riprendersi lei.
In quel momento sentì dei passi sulle scale, e qualcuno scese gli ultimi gradini entrando nella sala dove sedeva muto in solitudine.
Scorpius si voltò di scatto, ma l'entusiasmo si spense subito.
-Oh, Al.. sei tu-
-Perchè, aspettavi qualcuno?-
-Eh? Macchè, no. Che stavi facendo?-
-Battevo mio fratello a scacchi-
-Bugiardo! Guarda che ti sento- esclamò una voce dalle scale. 
-Il giorno in cui mi batterai è ancora lontano, arrenditi- asserì James tuffandosi a pesce sul divano libero, le mani dietro la testa.
-James! Ti ho detto mille volte di non buttarti a quel modo, scombini tutto!- esclamò la voce della madre dalle scale.
-Non è successo niente mamma, sono ancora tutto intero!- rispose quello sarcastico sistemando con le mani il copridivano scomposto.
-E comunque stavo per vincere io 'sta volta, c'è mancato poco!- riprese Albus battendosi il pugno sul palmo della mano.
-L'importante è crederci-
Albus gli fece una smorfia che James ricambiò senza troppi complimenti.
-Perchè sei qui?, credevo fossi andato con gli altri- chiese poi rivolgendosi a Scorpius.
-Non mi andava, fa freddo..- rispose lui vago.
-Uhn- fece Albus prendendo un biscotto dalla scatola rossa poggiata sul tavolino. Erano i pasticcini francesi che avevano portato zio Bill e zia Fleur dalla Francia. Stavano finendo.
In quel momento qualcuno entrò nella sala, buttando a terra qualcosa con un tonfo.
-Mamma, vado fuori- disse la voce di Rose infilandosi il giaccone bianco e afferrando con una mano i guanti. Scorpius si voltò all'istante.
-Dove, tesoro?-
-A fare due passi, come l'altra volta-
-Non fare tardi però-
-Tranquilla-
-Eih Rose, vai da sola?- la chiamò Albus dal divano.
-Sì perchè? Non ho mica cinque anni- rispose quella afferrando una borsa di plastica azzurra dal pavimento.
-Ci nascondi qualcosa?- chiese allora il moretto fissandola serio.
Rose si fermò a guardarlo. E per un attimo sembrò che entrambi avessero preso quell'ultima affermazione sul serio. Poi scoppiarono a ridere e Rose uscì dalla porta infilandosi il cappelletto di lana.
Ma 'sta volta Scorpius non se la fece sfuggire.
-Dove vai?- chiese Albus quando lo vide alzarsi.
-A fare due passi-
-Adesso? Ma non faceva freddo?!-
-Cambiato idea- rispose quello semplicemente. Dopodichè afferrò il giaccone e uscì.


Una ventata di aria gelida lo colpì in pieno appena uscì, e Scorpius si strinse il giaccone sulla pelle sbuffando. Era buio, il sole era tramontato da poco ed ora il cielo stava man mano assumendo le tonalità della notte, riempendosi di tante piccole gemme luccicanti.
Si guardò attorno, in cerca di lei, ma lo spiazzo davanti alla casa era deserto e lui non aveva la minima idea di dove potesse essere andata. Decise di seguirne le orme prima che la neve le ricoprisse del tutto, e si incamminò. Superò così la piccola casetta dalle finestre illuminate per inoltrarsi nello stretto viottolo ricoperto di neve, rischiarato ogni tanto solo da qualche lampione. Cosa usciva a fare lei da sola, così tardi? Dove andava?
Si strinse il giaccone addosso, per cercare di proteggersi dal freddo pungente.
Cosa ci faceva lui fuori, da solo a quell'ora, con quel tempo? Perchè la stava seguendo?
In quel preciso istante sarebbe potuto stare seduto su un comodo divano, al caldo del camino, a giocare a scacchi con Albus o James. E invece eccolo lì, al freddo, per cosa? 
All'improvviso scorse una figura davanti a sè. Non era lontana, ma si confondeva con il buio del sentiero e con la neve che scendeva inesorabile.
D'istinto affrettò il passo, e allungò una mano per chiamarla. Ma si fermò. Riabbassò il braccio, strinse le labbra e continuò a seguirla di nascosto. Cercando di fare il meno rumore possibile, allungò il passo per raggiungerla; ora erano a meno di un chilometro di distanza. Si mantenne lontano di qualche metro per non farsi scorgere, e continuò a seguirla sotto la neve fredda.
Più andava avanti e più gli sembrava di riconoscere il cammino. Non ci mise molto a capire; dopo pochi istanti infatti apparve innanzi a loro il laghetto ghiacciato sul quale avevano pattinato solo qualche giorno prima.
Rose corse su quella che un tempo era stata la riva e buttò la borsa a terra. Aprendola poi ne tirò fuori un sacchetto argentato. Scorpius lo riconobbe, era lo stesso che aveva quel giorno. Senza farsi vedere andò a nascondersi dietro una dunetta di neve, spiandola da lì.
Rose si infilò i pattini, stringendo bene i lacci con più nodi. Poi si alzò e fece qualche passo avanti. Con poche spinte scivolò sicura verso il centro della pista e fece una piroetta. Dopodichè si mise a pattinare.
Scorpius la seguì con gli occhi. Allora era lì che voleva andare, ecco perchè usciva da sola. Ricordava di averle sentito dire che amava pattinare, che quando lo faceva si sentiva un'altra, fuori dal mondo e da se stessa. Probabilmente era lì che era andata anche la volta precedente. Nascosto dietro alla duna di neve, la seguì con gli occhi giocare fra i fiocchi di neve, correndo rapida e leggera e accennando a tratti passi di danza. Aveva sentito dire da Albus che era bravissima, ma lei aveva sempre smentito, dicendo appena che se la cavava. Non era vero. Scorpius vide stupito tutti quei giochi e quei passi che davanti a loro non aveva fatto, o forse che lui non aveva visto. Era sicuro di non aver assistito a nulla del genere prima di allora, perchè se così fosse stato, se ne sarebbe di sicuro ricordato. Incantato dal modo in cui scivolava sicura sul ghiaccio, saltando e piroettando come una ballerina professionista, si chiese se quella che stava ballando fosse Rose, oppure se una ninfa dei boschi dai capelli lunghi e rossi si fosse presa gioco di lui, ingannandolo coi suoi poteri magici e distogliendolo dalla ricerca della vera Rose.
La figura si divertì a volteggiare davanti ai suoi occhi attoniti e affascinati ancora per poco, dopodichè scivolò veloce fuori dalla pista e corse a togliersi i pattini. 
Scorpius, dal suo nascondiglio, aspettò di vederla allontanarsi e riprendere il cammino che avevano fatto insieme per arrivare. Solo dopo uscì allo scoperto. Stordito e intorpidito dal freddo affrettò il passo, silenzioso, e la seguì.

*

-Finalmente sei tornato, ma dove sei stato?-
-Accipicchia, ma sei zuppo fracico! Che hai fatto?-
-La neve- rispose Scorpius entrando dentro casa.
C'erano tutti, Hugo Lily e Dominique erano tornati e se ne stavano ora al comodo sui divani sorseggiando una cioccolata calda.
-Oh, caro, dammi qua, sei tutto bagnato- intervenne nonna Molly aiutandolo a svestirsi.
-Si può sapere cosa ci facevi fuori con questo freddo?-
Rose, che stava ora appendendo il proprio giaccone all'attaccapanni, sbirciò nel salottino.
-Una passeggiata-
-Fino ad ora? E non ti eri accorto di essere tutto bagnato?-
-Io..-
In quel momento sulla porta del salone apparve lei. Aveva i capelli leggermente bagnati, ma il resto del corpo era asciutto. Probabilmente aveva provveduto a vestirsi con abiti adatti prima di uscire, lei.
-Ecco, tieni- disse Molly mettendogli in mano una tazza di cioccolata fumante.
-Adesso vai a cambiarti e poi beviti questa, ti riscalderà-
Scorpius annuì.
-Ma insomma si può sapere che hai fatto fino ad adesso?-
-Prima dici di non voler uscire perchè fa freddo e poi sparisci e torni più bagnato di uno straccio, sei diventato scemo?-
-James!- lo rimporverò Lily -Sempre molto simpatico eh?!-
Ma Scorpius non lo stava ascoltando. Aveva gli occhi fissi sulla ragazza affacciata alla porta, con i lunghi ricci scarlatti abbandonati sulle spalle, e gli occhi dorati puntati su di lui.
Nella sua mente un discorso confuso e disordinato prese subito forma, parole su parole che premevano per uscire ma che le labbra non lasciavano libere.
Ciao Rose, quanto tempo.. Era tanto che non vedevo i tuoi occhi guardare verso di me e sembra così strano adesso! Lo vuoi sapere perchè sono qui, tutto infreddolito, bagnato fracico dalla testa ai piedi? Per te. Perchè avrei voluto parlarti ma non ce l'ho fatta, ho preferito seguirti in silenzio. Ti ho vista. Eri... Sembravi una creatura ultraterrena, te lo posso giurare, senza contare che sei di una bravura disarmante. E non dire che te la cavi! Forse adesso ti starai domandando perchè resto qui a fissarti come un idiota, senza dirti niente. Il punto è che non so cosa dire, o meglio, quale delle tante cose che sto pensando dirti. Mi sembra di essere talmente pieno di parole da non avere una bocca sufficientemente grande per farle uscire, è come se premessero tutte contro il buco di una bottiglia, a sforzarmi uscirebbero solo dei suoni incomprensibili.
Magari mi si legge negli occhi anche solo la metà di quello che sto pensando. Magari lo stai facendo, stai ascoltanto queste parole e stai decidendo se credermi o no. Magari ora verrai tu a parlarmi, mi sorriderai, e mi dirai che finalmente vuoi ascoltarmi. Magari potresti..
Ma Rose non fece nessuna di quelle cose. Si voltò, prese la sua borsa dal pavimento, e salì in fretta le scale.



Ti accorgi di quanto tieni
a qualcosa
solamente quando ti accorgi
di perderla.





Buongiorno a tutte. Scrivere questo capitolo è stata una tragedia. Come molte di voi già sanno, l'intera ff è già stata scritta e terminata, ma a questo e al capitolo successivo ho dovuto apportare delle modifiche, tagliando pezzi e cambiandone altri. Ci ho lavorato quasi per due giorni, perchè modificare una cosa già pronta non è facile come sembra, e il risultato che ho raggiunto non mi soddisfa per niente, ma ho dovuto pubblicarlo. All'undicesimo ho già cominciato a lavorare, spero per domani di riuscire a postarlo. Un bacio a tutte :)
Ps: quella del pattinaggio è una mia grande passione, essendo inverno non ho potuto non inserirla qui!

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Capitolo 11
*** 11 ***


11 alternativo

Il pomeriggio del 22 Dicembre scatenò gli animi sopiti degli uomini di casa, che anzichè lasciare le mogli a indaffararsi, sdraiati sui divani o piegati sui giornali, imbracciarono scope e rastrelli per dare il via a un'opera di pulizia degna di nota, con l'intento di liberare il cortile della Tana dagli strati e strati di neve accumulatasi nei giorni.

Scorpius li osservò incuriosito dalla finestra del secondo piano, picchiettando con le dita sul davanzale in pietra. Dietro di lui, Albus Hugo e James occupavano la stanza del suo migliore amico, chi sul letto chi sul pavimento, e ricordavano una di quelle riunioni di club segreti, dove ci si radunava per discutere di faccende importanti.
Scorpius tornò a guardarli uno ad uno, domandandosi cosa ci facessero lì e perchè non avessero invitato anche le ragazze.
Albus scribacchiava attento su un pezzo di carta e tanto era concentrato da non accorgersi neanche di aver tirato fuori la lingua di lato come uno Snaso. James invece borbottava fra sè frasi sconnesse, sbuffando e inarcando le sopracciglia a tratti regolari.
-Insomma mi volete spiegare cosa stiamo facendo?- chiese tornando a sedersi accanto a Hugo, che sfogliava annoiato una rivista di scope. Albus fece appena un cenno con la mano, intimandogli di aspettare, mentre finiva di scrivere velocemente qualcosa sul pezzo di carta impiastricciato.
-Dobbiamo aiutare Albus- rispose quindi Hugo lanciando sul letto la rivista.
-Aiutarlo?- fece Scorpius interdetto -A fare che?-
-A fare una cazzata, ecco che- rispose James sbuffando.
-No no e no. Sta' a sentire- intervenne l'amico poggiando a terra carta e penna e rivolgendosi al biondo Serpeverde.
-Hai presente la lettera che è arrivata l'altro giorno a Rose?- chiese il ragazzo concitato -Quella di Peter?-
-Uhm, sì-
A dire la verità, avrebbe preferito non ricordarsene.
-Avrai notato quanto è stata felice di riceverla!-
-Felice?- fece lui alzando un sopracciglio. Che ne sapeva se era stata felice? Magari invece le aveva dato fastidio.
-Sì, felice, non l'hai vista? Era imbarazzata peggio di un Puffskein che viene messo in mezzo a un branco di Puffole Pigmee, ma si vedeva lontano un miglio che le aveva fatto piacere-
-Beh, allora?- chiese, non sapendo dove l'amico volesse andare a parare.
-Allora, qui entro in scena io- bisbigliò avvicinando il viso con fare cospiratore -Voglio scrivere una lettera a.. Melissa-
-Bum!- fece allora James sarcastico.
-Che cosa c'è adesso?- chiese voltandosi a guardarlo truce.
-C'è che è l'idea più stupida che io abbia mai sentito-
-E per quale motivo, sentiamo?-
-Lo vuoi sapere? Perchè è un gesto da rammolliti e da femminucce-
-Non è vero-
-Sì invece. Se davvero volevi fare colpo su di lei allora avresti dovuto farti avanti a scuola, e non mandarle una stupida lettera per Natale-
-Non è stupida, e poi non centra niente. Non potevo provarci a scuola, con Patrick che le ronzava sempre attorno!-
-Allora hai pensato bene di inviarle una lettera così di punto in bianco giusto? Con la fortuna che hai a quest'ora potrebbe addirittura starci a casa di Patrick-
-Che cosa? Ma che dici, Melissa non lo farebbe mai- rispose Albus stringendo i pugni.
-Non lo farebbe? Se non lo fa lei, stai certo che lo farà lui. Non mi sembra proprio il tipo che perderebbe tempo, al contrario di te. Aspetta e aspetta le cose ti sfuggono, Albus, non saranno lì ad aspettarti all'infinito-
-Questo lo dici tu, solo perchè ti cascano tutte ai piedi e non devi fare il minimo sforzo per-
-Ci sarà un motivo se guardano me e non te- ribattè il moro con ovvietà.
-Come ti permetti, brutto-
-Lo sapevo!- sospirò Hugo poggiando la testa al muro.
Scorpius, accanto a lui, si girò a guardarlo di sottecchi.
Che faccio, glielo chiedo o no? pensava. E' il fratello, non posso.. magari poi pensa che.. Oh andiamo, perchè dovrebbe? Tu hai la coscienza a posto, no? 
-Hugo, sta' a sentire..- cominciò, grattandosi la nuca
-Sì?- fece quello spostando leggermente la testa per guardarlo.
-Ecco, se ci fosse una ragazza..- Sì, una ragazza. -Insomma, con cui sei sempre stato molto amico-
-Solo amico?-
-Sì sì, solo amico- si affrettò a rispondere -Beh, se tipo un giorno lei ti dicesse che tu le piaci, poi però si allontana da te e non ti parla più, tu che faresti?-
-Dipende-
-Da cosa?-
-Da cosa voglio da questa ragazza-
-In che senso?-
-Tu che cosa ne pensi? Ti dispiace ma ti rendi conto che non potreste fare altrimenti, oppure ti manca al punto da voler rivedere il vostro rapporto.. diciamo, in altri termini?-
-Beh.. è chiaro che mi dispiace- rispose pesando cautamente le parole -Non voglio che la nostra amicizia finisca, soprattutto non così. Non mi ha dato neanche il tempo di dirle nulla, ed ora non vuole sentire niente..-
-Aih, quando fanno così è la fine-
-Ah sì?- chiese ridendo nervoso -Che intendi?-
-Che non ti rivolgerà più la parola finchè non le passerà-
-E se non le passa?-
-Se non le passa ti devi arrendere- rispose lui facendo spallucce.
-Arrendermi?!-
-Ovviamente la situazione cambia- riprese il ragazzo -Se per questa ragazza provi qualcosa di più-
-Cioè?-
-Non so.. se per esempio ti mancano i momenti in cui stavate insieme, ti manca poterla abbracciare e tenere vicina quando ti senti triste.. ma anche quando ti senti felice. Se senti che la sua lontananza ti fa più male di quanto saresti disposto a sopportare per darle il tempo di distaccarsi, beh..-
-Sì?- chiese Scorpius ansioso
-Beh, potrebbe significare che ricambi-
Si bloccò.
-Come?-
-Ho detto che se è così probabilmente ti piace anche lei- ripetè il ragazzo come se nulla fosse. -A me è successo una volta, ho spezzato il cuore a una ragazza che si era innamorata di me, pensando che fossimo solo amici. Pochi mesi più tardi mi sono accorto che quella che scambiavo per amicizia era in realtà un'altra cosa. Ovviamente dipende tutto dai casi-
-Sì, certo..- rispose Scorpius pensieroso.
Seguì un breve istante di silenzio.
-Chi è?- chiese poi il roscio.
-Chi?-
-Questa ragazza, chi!-
-Ah. No, non la conosci..-
-Siamo sicuri?- fece quello guardandolo serio.
-Certo, certo è.. una di Serpeverde-
-Mm capisco-
-Già..-
Di nuovo calò il silenzio, interrotto solamente dalle urla e dagli strepiti dei due fratelli che si stavano ancora azzuffando.
-Senti, e se tu volessi a tutti i costi recuperare la sua amicizia, cosa faresti?- chiese poi il biondo a bruciapelo.
Hugo ci pensò su.
-Beh, in questo caso penso che tenterei il tutto per tutto. Troverei il modo di parlarle e le spiegherei le mie intenzioni. Questo però a una condizione-
-Quale?-
-Adesso tu sai che le piaci e lei sa che tu sai. Il vostro rapporto non sarà più come prima. Sei davvero disposto a continuare sapendo di vederla solo come un'amica?-


*


-Eih Rose, ti piace il mio nuovo look?-
La riccia sorrise, guardando la nuova acconciatura appena inventata da Lily, la quale andava matta per i cambiamenti e ogni volta che si faceva la doccia si divertiva a sconvolgere completamente la propria figura davanti allo specchio.
-Sei uno schianto, Lils- rispose ridendo, mentre la rossa faceva avanti e indietro per il bagno imitando una modella.
-Monsier, je suis très heureux de vous avoir connu, si vous voulez, vous pouvez venir me voir aussi a Paris, ma ville..- cinguettò lei imitando l'accento francese di Dominique.
-Ma smettila!- la rimproverò quest'ultima, seduta sul bordo della vasca, senza però riuscire a trattenere una risata.
-Comment? "Smettilà"? Je suis désolé mai je ne sais pas qu'est-ce que ce signifie..-
All'improvviso qualcuno bussò insistentemente alla porta.
-Avete finito?! Lily, smettila di fare l'idiota ed esci da lì, c'è l'intera famiglia che necessita di andare al bagno, lo sai?!- gridò la voce di James da dietro la porta chiusa.
-Arrivo, caro fratellino, anch'io ti voglio bene- rispose candida Lily specchiandosi un'ultima volta compiaciuta.
-Smettila di fare la spiritosa e spicciati o sfondo la porta!-
-Sì certo, ti sfondo io se ci provi- rispose lei riportando con un colpo di bacchetta i propri capelli alla normalità.
-Il est tellement ennuyeux..- sospirò alzando gli occhi al cielo, facendole ridere.
Quando uscirono trovarono effettivamente James, Hugo e Ted che aspettavano impazienti di entrare. Appena le vide sbucare fuori dalla porta James non potè trattenersi dal maledire loro e i loro 'stupidi giochetti da femminucce', mentre Ted, ridendo, gli diceva di calmarsi -Devi capirle, sono donne!-
Rose pensò che doveva essersi abituato a Victoire, le poche volte che avevano dormito insieme. James grugnì qualcosa di poco chiaro in risposta e filò a chiudersi in bagno sbattendo loro la porta in faccia.
-Lasciatelo perdere, è una maniaco della pulizia- disse Lily aprendo la porta della camera da letto.
-Davvero?- chiese Dominique sorpresa -Non si direbbe, ha sempre quall'aria trasandata..-
-Naah, tutta apparenza. In realtà non vive se non fa almeno una doccia al giorno- rispose lei buttando fuori i vestiti dall'armadio per scegliere qualcosa da mettersi.
-Deve essere una cosa di famiglia, anche papà la mattina ci sta tre ore. Ora non lo vedi perchè sa che ci siete anche voi e si da una regolata, ma se no...-
Rose sorrise, immaginadosi casa Potter alle otto di mattina, con una fila che non finiva più davanti al bagno in attesa che uscissero a turno Lily, James e zio Harry.
-Albus è meno esigente. Per lui una doccia ogni due giorni va più che bene, sarà che durante il giorno non si agita quanto James..- continuò infilandosi una maglietta verde scuro, che si abbinava a meraviglia ai suoi lunghi capelli ramati. Dopodichè indossò un paio di jeans, un golfino e fu pronta.
-Bene, possiamo scendere. Mi serviva proprio una bella doccia- esclamò, avviandosi arzilla alla porta.
Loro la seguirono sorridendo, contagiate dal suo irrefrenabile buonumore. Era sempre così con lei: bastava passarci cinque minuti e ti sentivi rinata. Una vera carica di allegria. Esattamente ciò che le ci voleva per sopravvivere in quel calvario.
Scese le scale con un sorriso, e quando incrociò Scorpius, che dal salotto stava salendo per dirigersi in camera, non cambiò minimamente espressione, scansandosi appena per lasciarlo passare.
Il ragazzo, da dietro, la sbirciò voltando appena la testa sopra alla spalla, corrucciato. Di solito appena lo vedeva faceva di tutto per cambiare strada o per passare il più lontano possibile da lui. E invece adesso a malapena lo aveva visto arrivare, dando l'impressione di non accorgersi neanche della sua presenza. Com'era questa novità? Con la fronte aggrottata rigirò la testa, continuando dritto per la sua strada. Era inutile, non sarebbe mai riuscito a capirla.


*


Rose si allontanò dalla finestra alla quale era rimasta affacciata fino ad allora, in attesa del ritorno della cugina dal bagno, quando sentì la porta aprirsi. Si voltò sorridendo alla ragazza dai capelli rossi che era appena entrata, distogliendo lo sguardo dalle cime degli alberi cristallizzati illuminati dalla luce della luna.
-Ho fatto, se vuoi vai- annunciò Lily buttandosi sul letto con un salto.
-Ok, se dovessi addormentarti buonanotte- rispose la riccia andando a prendere la vestaglia appoggiata sul letto e appendendosela a un braccio.
-Anche a te- sospirò lei tirandosi su le coperte.
La riccia spense la luce e uscì dalla stanza, riaccostandosi la porta alle spalle.
Il corridoio era deserto e la poca luce che ne illuminava le pareti arrivava dal piano di sotto, dove ancora si udiva il rumore dei piatti lavati dalle zie e le voci dei grandi, mischiate ai litigi di James e Albus che erano rimasti giù a parlare con Teddy. Le porte delle camere erano tutte chiuse, e solo da quella di Domi e Vicky filtrava una debole luce attraverso la fessura attaccata al pavimento.
Rose si diresse rapida verso la porta del bagno, attraversando il corridoio silenziosa. Un momento prima che poggiasse la mano sulla maniglia per aprirla però avvertì degli altri passi provenire da dietro l'angolo del corridoio e si fermò. Pensò che fosse Hugo, che veniva come lei a lavarsi i denti prima di dormire. Così aspettò, con l'intenzione di dirgli che ci avrebbe messo poco.
Tuttavia quando la figura svoltò l'angolo, sbucando così nel corridoio poco illuminato dove lei si trovava, si accorse subito di sbagliarsi. Il ragazzo avanzò ancora finchè non le fu a meno di tre passi di distanza, entrando nella porzione di corridoio illuminata dalla luce proveniente dal salotto. Fu allora che si accorse di Rose. Si fermò. Lei, ancora con la mano sulla porta, sentì il proprio cuore perdere un battito.
Scorpius la guardò stupito, gli occhi grigi - che nella penombra del corridoio sembravano brillare di luce propria - fissi su di lei. Indossava ancora gli stessi abiti che aveva portato tutto il giorno, al contrario di Rose. Istintivamente, si passò una mano sulla seta leggera, abbassandola sulle gambe.
Scorpius non disse una parola, limitandosi a fissarla sorpreso. Fece scorrere lo sguardo sulla sua figura appena illuminata, coperta solo dal leggero pigiamino color crema che le arrivava sopra il ginocchio, lo stesso che indossava la prima mattina che lui aveva trascorso alla Tana. Questa volta però, al contrario di quella, non indossava la vestaglia, e i suoi occhi poterono seguire il sottile bordo del tessuto, che si apriva in una scollatura davanti al petto, sorretta da due fine spalline a elastico. La pelle scoperta era sicuramente il doppio di quella coperta, e questa fu la prima cosa che pensò il ragazzo guardandola. Senza quasi rendersene conto, sentì un leggero brontolio contorcergli lo stomaco, all'altezza dell'addome.
Rose lo scrutò immobile, combattendo con se stessa per non fuggire via, come probabilmente avrebbe fatto fin solo al giorno prima. Si era ripromessa di essere forte, quella stessa notte, di andare avanti senza più fuggire, senza più cercare di nascondersi. Doveva resistere.
Scorpius tornò a guardarla in viso, incontrando quei due grandi occhi dorati che ora lo guardavano attenti, l'espressione indecifrabile. Continuò a non spiccicare parola, le labbra che pizzicavano dall'istinto di dire qualcosa, ma che non riuscivano ad aprirsi.
In quel momento dal piano di sotto udirono le voci di Albus e James avvicinarsi, continuando a discutere mentre salivano le scale.
-Non posso credere che tu sia così stupido. Dico, ma lo hai ascoltato?-
-Sei te che sei scemo Al, Teddy l'ha spiegato bene ma come al solito tu non capisci niente-
-Quello che non capisce mai una mazza sei te, l'avrà ripetuto almeno tre volte..-
I due rimasero immobili l'una di fronte all'altro, incapaci di muoversi o anche solo di distogliere gli occhi da quelli dell'altro. Rose sentì il proprio cuore accellerare e trattenne il fiato, impietrita.
I due fratelli raggiunsero il corridoio e a malapena si accorsero dei due ragazzi fermi in mezzo ad esso, senza la vaga intenzione di compiere un solo passo. Scorpius udì James dare dell'idiota ad Albus che rispose subito dopo dandogli uno spintone, seguito all'istante da un altro e dalla fuga di Albus in camera sua, rincorso da James. Nel passare correndo il maggiore dei due sfiorò con il braccio il corpo di Scorpius, colpendolo, e lo spinse accidentalmente in avanti.
-Che ca..!- esclamò il ragazzo, preso alla sprovvista, e non fece in tempo a fermarsi reggendosi alla parete che colpì la ragazza che gli stava di fronte. Rose emise uno strillo improvviso prima di ritrovarsi a terra di colpo e sentire immediatamente dopo un grosso peso piombarle addosso.
Per il colpo aveva strizzato gli occhi, aprendo istintivamente le braccia di lato. Quando li riaprì, col fiato corto per la caduta, si ritrovò a fissare i grandi occhi grigio azzurri di lui, a pochissimi centimetri dal suo viso, e il respiro le si strozzò in gola.
Scorpius sbattè le palpebre un paio di vole e avvampò all'istante.
-Ehm, sc-scusa, non l'ho fatto apposta- balbettò, cercando immediatamente di allontanarsi da lei puntellandosi sui gomiti. 
Rose lo fissò impietrita, il corpo teso e il cuore immobile senza riuscire a spiccicare parola.
Scorpius, sopra di lei, percepì la propria pelle formicolare a contatto con quella della ragazza e, ancora più in imbarazzo, piegò le gambe nel tentativo di rialzarsi, sporgendosi in avanti per permettere alle braccia di fare lo stesso. Nel farlo avvicinò accidentalmente il viso al collo della ragazza, e quando lo fece, sentì immediatamente un profumo delicato investirgli le narici, inebriandole. Si fermò, come stordito, e rimase immobile ad ascoltare quell'odore. Non era profumo, nè l'aroma di un qualche shampoo o bagnoschiuma. Era qualcosa di più forte e al tempo stesso delicato di questo. Un odore più personale, e intimo.
La ragazza lo guardò da sotto interdetta, il respiro che oramai non dava più segni di circolazione. Con gli occhi dorati spalancati e fissi in quelli grigi del ragazzo, sentì il proprio corpo fremere e cominciare a bruciare violentemente mentre il viso andava in fiamme tutto di un colpo.
Scorpius rialzò gli occhi su quelli di lei, la vista annebbiata, il suo odore ancora dentro alle narici. Sotto di sè, sfiorato dal suo petto, potè chiaramente sentire il cuore della ragazza accellerare i suoi battiti, correndo veloce come un leone impazzito, e, inspiegabilmente, quasi fosse stata una reazione chimica, sentì il proprio fare lo stesso.
Rose dischiuse le labbra nell'intento di dire qualcosa, ma dalla sua gola non uscì un solo suono, mentre il respiro trattenuto compiva uno sbalzo improvviso. Aveva cominciato a velocizzarsi e il ragazzo se ne accorse. I suoi occhi si spostarono dai suoi alle labbra rosee, appena schiuse. Cominciò a fissarle quasi fosse rimasto pietrificato e le guardò con così tanta intensità che a Rose sembrò di poter sentire il suo sguardo sulla propria bocca come fosse stato solido e palpabile.
Senza neanche rendersene conto avvicinò impercettibilmente il viso a quello di lei, continuando a fissare quelle labbra morbide, così rosse e invitanti, quando sentì un paio di mani toccargli il petto e spingere sulla sua maglia.
Rose si schiarì la gola, allontanandolo da sè mentre continuava attentamente a fissarlo negli occhi. Scorpius allora si riscosse e si rese conto forse solo in quel momento di essere rimasto ancora sopra di lei per tutto quel tempo. Stordito, si lasciò allontanare dalla ragazza e si alzò, subito seguito da lei. Una volta in piedi Rose gli lanciò una rapida occhiata, dopodichè aprì la porta del bagno ed entrò, richiudendosela subito alle spalle. Fuori, in piedi davanti alla porta chiusa, Scorpius fissò il legno bianco dell'anta con gli occhi offuscati e la mente annebiata. Sul corpo ancora la sensazione calda che gli aveva dato sentire il corpo di Rose sotto di sè e nelle narici il ricordo di quell'odore così intenso che aveva avuto il potere di stordirlo. Scuotendo la testa, si passò una mano fra i capelli biondi, scosso, dopodichè si girò e tornò indietro.
Fu solo allora che si accorse del leggero rigonfiamento nei suoi pantaloni. Incredulo si guardò attorno come per paura che qualcun altro avesse visto, dopodichè si affrettò a tornare in camera con l'improvviso bisogno di una doccia fredda.

Dietro alla fessura dell'unica stanza illuminata del corridoio, una ragazza bionda sorrise, riaccostandosi la porta alle spalle e andando finalmente a dormire.






Buonasera! <3
Innanzitutto, per chi non sapesse il francese, ecco la traduzione delle frasi dette da Lily nel testo:
"Monsier, je suis très heureux de vous avoir connu, si vous voulez, vous pouvez venir me voir aussi a Paris, ma ville"Signore, sono molto felice di avervi conosciuto, se volete potete venirmi a trovare a Parigi, la mia città
"Comment? Smettilà? Je suis désolé mai je ne sais pas qu'est-ce que ce signifie" = Come? Smettilà? Mi dispiace, ma non ho idea di che cosa significhi
"Il est tellement ennuyeux" = E' così noioso

Ovviamente il mio francese è molto maccheronico, l'ho studiato per soli tre anni e potrebbero esserci degli errori, non garantisco nulla. Ma anche Lily non è una poliglotta affermata quindi non c'è problema :P
I nomi degli animali fantastici nominati in questo capitolo, come lo Snaso, Il puffkein e le Puffole Pigmee sono tutti presenti nell'originale saga di Harry Potter, li potete trovare qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Creature_magiche_di_Harry_Potter

Detto questo ringrazio come sempre chi segue e commenta, soprattutto le nuove lettrici, che mano a mano stanno prendendo l'abitudine di scrivermi qualche recensione per dirmi cosa pensano della storia... YUPPIIIII! :)

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Capitolo 12
*** 12 ***


15

E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso
la tua rosa così importante
(Il Piccolo Principe)



-Buongiorno-
Rose scese le scale fino al salotto illuminato dalla calda luce del sole e sorrise ai parenti seduti sui divani, ognuno con una tazza fumante in mano. -Buongiorno- rispose, lasciando l'ultimo gradino e posando il piede sul parquet.
Scorpius, in piedi davanti all'entrata della cucina, alzò gli occhi a cercarla. Lei sorrise e si diresse dritta in quella direzione, salutando con un cenno della mano i cugini seduti attorno al tavolo da pranzo. Quando arrivò davanti alla porta non disse nulla, continuando a guardare sorridente davanti a sè. Scorpius fu costretto a spostarsi per lasciarla passare senza che lei glielo avesse chiesto e la vide sfilargli davanti impassibile, mentre la delicata scia di profumo che la seguiva accorse ad investirgli le narici.
Non aveva mai fatto caso a quell'odore tutte le volte che erano stati vicini, ma era come se dopo la sera precedente il suo olfatto si fosse affinato notevolmente, percependone tutte le più svariate sfumature, anche quelle più leggere.
Rose si sedette al suo solito posto, scompigliando i capelli del fratello con una mano. Scorpius, dalla porta, la guardò muto, e sempre con la stessa espressione stampata in viso andò a sedersi a sua volta.
-Dormito bene, Ro?- chiese James addentando un cornetto caldo -Ti vedo più riposata del solito-
-A meraviglia- rispose lei sorridendo, e dallo sguardo sembrava davvero sincera.
Scorpius strabuzzò gli occhi stupefatto, a testa china.
La sera prima, dopo il loro... incidente, aveva aspettato ansioso che la ragazza uscisse dal bagno, per poter poi sgattaiolare dentro alla doccia senza che lei lo vedesse. E gli era proprio servita, quella doccia. Diamine, non poteva credere di essersi veramente... eccitato. Se ci ripensava, a quei brevi momenti in cui si era trovato sopra di lei e all'intensità con cui aveva.. desiderato di sentire le labbra di Rose sulle sue, ancora gli venivano i brividi. Ma che diavolo gli era preso?
Rose, al contrario, sembrava molto più che tranquilla, quasi che di quello che era successo la sera prima non ricordasse niente. O forse.. forse per lei non c'era assolutamente nulla da ricordare. Forse non aveva sentito niente, lei, e quelli che gli erano sembrati i battiti frenetici del suo cuore non erano stati altro che frutto della sua immaginazione. Forse, dopo tutto quel tempo passato ad aspettare, aveva finito col dimenticarlo, col.. disinnamorarsi di lui. Forse ora non provava più niente, e quello che era successo la sera prima, fra loro, non aveva alcun significato. E per lui, lo aveva?
-Bel ciondolo, chi te l'ha dato?- chiese Albus a quel punto riferendosi alla rosellina che Rose portava appesa al collo.
-Oh, un regalo di un'amica-
-Carino, ti sta bene-
Sorrise. -Grazie-
Dominique, di fronte a lei, sorrise e lei ricambiò, strizzando l'occhio.
Quando ebbero finito la colazione Lily e Dom si occuparono di sparecchiare e lavare i piatti mentre Rose intavolò una chiacchierata con Albus e James a proposito del prossimo ritorno a scuola.
-Sarà uno spasso, non vedo l'ora di rivedere Simon, Kevin e..-
-Incredibile, James Sirius Potter che non vede l'ora di tornare a scuola, sta nevicando!- il che non fu propriamente una battuta, calcolati gli spessi strati di neve accumulati oltre la porta della Tana. Ma non ha importanza. Dopotutto, forse era proprio per questo che dalla bocca di James era uscito un tale sproloquio.
-Guarda che lì mi diverto un mondo. Soprattutto a far scoppiare l'aula di pozioni o a nascondere il the alla Cooman!-
-Come non detto..-
-Io anche non vedo l'ora di tornare, finalmente potrò rivedere Melissa- sospirò Albus sognando ad occhi aperti.
-Ah-ah allora lo ammetti!- esclamò Lily sporgendosi dal lavandino.
-Beh, perchè, non era chiaro?- chiese lui arrossendo tutto d'un colpo.
Gli altri scoppiarono a ridere e Rose si portò una mano alla bocca, sorridendo divertita davanti all'evidente imbarazzo del cugino.
-Ma alla fine gliel'hai inviata la lettera, Al?- chiese Hugo dondolando le gambe dallo sgabello sul quale stava seduto.
-No, non ho avuto il coraggio- rispose il moro abbassando lo sguardo.
-Ma quale coraggio, dì piuttosto che le mie lezioni di vita ti hanno rimesso la testa a posto- lo canzonò James dandogli un pugno sulla spalla.
-Lezioni di vita?- chiese scettico -Che sarebbero?-
-Ovvio. Se ci tieni davvero a qualcosa vai lì e te la prendi, senza troppi giri di parole-
-Come no..-
-E' la verità-
-E' facile per te parlare- disse Albus lanciandogli un'occhiataccia.
-Fratellino, è vero che il mio indiscutibile fascino fa la sua gran parte..- rispose quello passandosi spavaldo una mano fra i capelli sotto le occhiatacce esasperate di Lily e Dominique -Ma non è quella l'arma vincente-
-Ah no?- chiese il fratello alzando un sopracciglio bruno.
-No. Per ottenere quello che vuoi non basta sapere di piacere a qualcuno. Potrai pure essere il ragazzo più bello del mondo, ma se non ti dai una mossa non combinerai mai un tubo!-
Albus lo guardò scioccato, stupito quanto gli altri di quello che gli aveva appena sentito dire. James Sirius Potter che per una volta ammetteva che la bellezza non è tutto era un evento estremamente straordinario.
-Se non hai carattere e non sei forte, non otterrai mai nulla. Devi lottare per quello a cui tieni, devi credere in quello che vuoi- continuò il ragazzo stringendo un pugno davanti al petto con espressione improvvisamente seria -E' per questo che inviarle quella stupida lettera non sarebbe servito a nulla. Cosa vuoi che se ne faccia di un pezzo di carta? Se davvero ci tieni e la vuoi conquistare allora va' da lei e parlale chiaro. Bisogna tirar fuori le palle!-
Tutti i presenti che avevano gli occhi puntati su di lui restarono a fissarlo in silenzio sbalorditi, incapaci di dire una parola. Poi Lily emise un verso, subito soffocato da una mano davanti alla bocca. Subito dopo se ne sentì un altro, proveniente dal posto di Hugo e un attimo dopo tutti i ragazzi scoppiarono a ridere senza ritegno, trattenendosi la pancia con le braccia.
-Che vi ridete? Dico sul serio!- protestò James fulminandoli tutti.
-Ahahah- rise Lily, strizzando gli occhi -James, torna in te, ti prego!-
Il ragazzo grugnì incrociando le braccia al petto, offeso.
-Per una volta che tiro fuori una delle mie perle di saggezza ecco il risultato..- brontolò cupo.
-Oh no James- disse a quel punto Rose, cercando di trattenere le risate -Hai detto parole molto profonde, davvero-
James bofonchiò qualcosa di poco chiaro e voltò la testa, indignato.
Scorpius, seduto su uno degli sgabelli accanto a Hugo, meditò in silenzio sulle parole del moro. Non sapeva bene perchè, ma sentiva che il ragazzo aveva ragione. Forse era veramente arrivato il momento di lottare per quello che voleva, invece di continuare a sperare che le cose si rimettessero a posto da sole. Inconsapevolmente, alzò lo sguardo su Rose, seduta poco distante da lui, e sospirò.
-Secondo me dovresti dirglielo- disse a quel punto la voce di Dominique, a un centimetro dal suo orecchio.
Trasalì, voltandosi subito dopo a guardare la ragazza
-Come scusa?-
-Io? Dicevo ad Albus- rispose la bionda candidamente.
-Ah-
Scorpius si rigirò, tornando a guardare l'amico difendersi dalle accuse del fratello.
Dietro di lui Dominique scosse la testa e sorrise fra sè.


*


-Allora cosa gli scrivi?-
-Non lo so, Lily, mi stai facendo salire l'ansia!- esclamò Rose portandosi le mani fra i capelli, con la penna fra le dita e un foglio bianco davanti agli occhi.
Fuori dalla finestra il sole era ancora alto nel cielo, essendo da poco passata l'ora di pranzo, e il tempo sereno.
Rose, Lily e Dominique sedevano insieme sui divani rossi del soggiorno, una con un pacco di gocciole al cioccolato in mano, una che si lisciava i capelli e l'altra che spremeva a più non posso le meningi, per cercare di trovare qualcosa di abbastanza decente da rispondere alla lettera di Peter.
Erano passati tre giorni da quando l'aveva ricevuta- o quattro?- e ancora non era riuscita a farlo. Aveva preferito aspettare di chiarirsi un po' di più le idee - che in quell'ultimo periodo erano state troppe e tutte maledettamente confuse - prima di fare qualsiasi altra cosa. Ma quell'oggi si era resa conto che era assolutamente arrivato il momento di rispondere qualcosa, anche perchè al giorno di Natale mancavano a malapena quarantott'ore e sarebbe stato educato fargli arrivare gli auguri per tempo.
-Allora?-
-Non lo so, non lo so, ogni volta che provo a scrivere qualcosa dite subito che non va bene!-
-Ma è chiaro- rispose Lily raccogliendo da terra uno dei tanti foglietti accartocciati -Non puoi rispondergli con un 'ciao, io sto bene, sto passando le vacanze con tutta la famiglia al completo, buon natale anche a te a presto'-
-Perchè no?- chiese la riccia grattandosi con la punta delle dita la testa.
-Rose, mi meraviglio di te! Ti ha appena detto che gli manchi, che non vede l'ora di rivederti e tu tutto quello che sai dire è 'a presto'?!- esclamò la rossa scandalizzata.
Rose sospirò massaggiandosi ad occhi chiusi la fronte.
-Lily, quante volte te lo devo dire che a me Peter non piace e che..-
-Sciocchezze. Stessi a sentire te non ti piacerebbe mai nessuno! Peter è carino, è dolce, è simpatico, perchè non dovrebbe piacerti?-
In quel momento dall'entrata del salotto, appena esule da una pennichella pomeridiana, sbucò fuori uno Scorpius ancora assonnato, che era sceso in cucina per svegliarsi con una tazza di caffè. Appena vide le ragazze raggruppate sul primo divano si fermò, stropicciandosi gli occhi. Queste, dandogli le spalle, non si accorsero minimamente del suo arrivo, e continuarono a parlare come se lui non ci fosse.
-Dammi retta, è il ragazzo perfetto per te. Ho ragione Dom? Rose e Peter, senti come suonano bene insieme-
A sentire quelle parole il biondo si risvegliò di colpo, mentre il suo stomaco si contrasse all'istante, protestando.
-Mah, io penso che..- provò a dire la bionda, ma venne subito reinterrotta dalla rossa
-Pensa, Rose. Quand'è che un ragazzo ti rifarà mai una dichiarazione del genere? Ce lo vedi James a dire a una ragazza 'mi manchi'? Non succede mai, te lo assicuro-
-Ha parlato l'esperta- commentò Rose sarcastica
-Non sarò un'esperta, ma di maschi in casa ne ho due, e ho imparato a capirlo bene il loro mondo, quindi ti consiglierei di fare affidamento sulle mie parole- rispose quella piccata.
-Sì, due.. ma con opinioni ben diverse l'uno dall'altro- commentò Dominique ripensando al discorso di quella mattina.
-Oh, ma Albus è un caso a parte. La maggior parte dei ragazzi non è così sensibile- rispose Lily senza pensare neanche per un momento che potesse riferirsi a James.
Rose restò in silenzio, facendo oscillare la penna che aveva in mano fra le dita, indecisa.
-Dai retta a me. Cogli l'occasione, non te ne pentirai-
Scorpius, dietro di loro, trasalì, stringendo la mascella. 
-Ma io..- protestò Rose
-Niente ma. Fai una cosa. Se proprio non vuoi esporti troppo, digli che ti ha fatto piacere ricevere la sua lettera e che anche tu hai voglia di rivederlo a scuola. Poi fagli gli auguri e mandagli un bacio-
-Un bacio?- ripetè inorridita
-Oh insomma, per tutte le cavallette!-
A quelle parole Scorpius sobbalzò improvvisamente sbattendo col piede contro la parete. Il rumore arrivò alle orecchie delle ragazze che subito si girarono verso di lui, spaventate.
-Oh, sei tu Sco!- lo salutò Lily sorridendo, tornando poi a guardare il foglio ancora bianco della cugina.
A sentire quel nome il cuore di Rose compì un balzo e col fiato sospeso si girò a controllare che fosse proprio lui. Quando incontrò i suoi elettrici occhi azzurri si sentì improvvisamente a disagio. Da quanto tempo era lì? Non seppe spiegarsi perchè, ma era come se si sentisse in colpa per qualcosa. Infastidita da quella reazione irragionevole si rigirò, dandogli le spalle. Perchè continuava a preoccuparsi di lui? Lui aveva fatto forse qualcosa per lei quando stava male? Quando doveva sorbirsi tutti i giorni le moine fatte a Dominique?
-Sai, credo che tu abbia ragione- disse, rivolta a Lily.
Dopodichè intinse la penna nel calamanio e cominciò a scrivere.


*


-Sbrigati, Hugo, quanto ci metti?!-
-Arrivo, un attimo!- gridò il rosso correndo fuori dalla porta e infilandosi contemporaneamente il giaccone verde scuro.
-Forza, fatti sotto, voglio proprio vedere di cosa sei capace!- esclamò Albus raccogliendo un po' di neve da terra.
-Non ti è bastata la lezione dell'ultima volta?-
-Intendi quando ti ho battuto venti a sedici?-
-Coosa? Bugiardo!-
Lily rise chinandosi a riempire le mani guantate di neve. Rose, dietro di lei, fece lo stesso.
-Siete proprio sicure di volerlo fare?- chiese Dominique ancora sulla porta, guardando diffidente i cugini riempirsi a vicenda di neve candida.
-Dai Niky, non fare storie, vieni!- la spronò Lily raggiungendola.
-Ma ci bagneremo tutte!-
-Che importa, tanto poi entriamo ad asciugarci- rispose Rose correndo dai cugini.
Appena fu vicina a Hugo lo chiamò, mantenendosi a circa un metro di distanza, e quando quest'ultimo si girò lo colpì in faccia con una grossa manciata di neve.
-Eih! Brutta..-
Rose rise e scappò via, piegandosi a prenderne altra. In quel momento però, mentre ancora stava guardandosi indietro per controllare le mosse del fratello, andò a sbattere contro qualcuno.
-Ops, scusa- disse, prima ancora di girarsi.
Ma quando poi lo fece, e riconobbe Scorpius che la guardava dall'alto, la sua espressione mutò istantaneamente, rabbuiandosi.
-Ah- fu l'unica cosa che disse, prima di superarlo senza aggiungere altro e continuare a scappare dal fratello.
Scorpius, muto, si voltò a guardarla, e poco dopo la vide scontrarsi con James, che la prese da dietro per la vita, stringendola a sè nel tentativo di non lasciarla fuggire, mentre gridava a Hugo di fare presto. Rose rideva e intanto si dimenava, scalciando da tutte le parti per cercare di liberarsi. Scorpius la vide afferrare le mani di James e allontanarle da sè per poi girarsi di fronte a lui e fargli una linguaccia. Lui alzò un sopracciglio divertito e lei gli sorrise, maliziosa, prima di scappare via. A quella vista il cuore di Scorpius si contrasse, accartocciandosi, mentre all'altezza dello stomaco sentiva una morsa contorcergli le budella.
Gelosia.
La seguì con lo sguardo mentre correva, inseguita da James, Hugo e adesso anche Albus, che cercavano tutti di acchiapparla. Vide James afferrarla per un braccio e Hugo buttarle addosso la sua vendetta. La vide scalciare e riuscire di nuovo a liberarsi, raccogliendo neve da terra e tirandola addosso ai suoi aggressori. E poi la sentì ridere, di quella risata cristallina che solo lei aveva, quella risata che sentiva tutti i giorni quando stavano insieme, e che era arrivato addirittura a sognare.
In quel momento la rivide correre davanti a sè e girarsi a sorridere, sfidandolo con lo sguardo, come aveva fatto quel giorno, non molto tempo prima. La vide ridere, quando era caduto nella neve troppo alta nel tentativo di acchiapparla e poi vide qualcosa che non era mai successo: la vide abbassarsi su di lui e accarezzargli i capelli con una mano, mentre lui agguantava il suo giaccone, tirandola a sè e facendo incontrare le loro labbra.
Scosse la testa, sbattendo le palpebre come per risvegliarsi da un sogno.
Intorno a lui i ragazzi continuavano a giocare instancabili, inseguendosi a vicenda tutti contro tutti. Rispostò lo sguardo sulla ragazza, che ora si divertiva a scontrarsi con Lily, sua cugina. Vide Albus raggiungerle e unirsi alla battaglia subito seguito da Hugo. James, al contrario, era andato a trascinare Dominique nella mischia, ridendo e minacciandola di portarcela in braccio. Li guardò, tutti quanti, e si sentì improvvisamente invisibile.
Chi era lui? Che cosa centrava lì, con loro? Sentì Rose ridere e divertirsi, e si sentì un estraneo. Chi era per loro, chi era per lei? La riccia cadde addosso ad Albus, che non perse l'occasione di vendicarsi su di lei. E la vide rialzarsi, contrattaccare e strillare divertita.
Ancora una volta, sentì il proprio stomaco contrarsi sotto l'effetto della morsa.
Geloso. Sapeva che non doveva esserlo. Quelli erano solo i suoi cugini. Eppure questo dettaglio non significava niente al momento, perchè lui era geloso sì, ma di lei. Dei suoi sorrisi. Di quegli sguardi allegri che rivolgeva a tutti tranne che a lui. Geloso dei suoi capelli, che ogni tanto sfioravano il viso di chi le stava a fianco. Geloso delle sue mani, che spingevano via gli altri da sè, scherzosamente, geloso della sua allegria. Che non dipendeva da lui, che non era lui a scatenare, ma qualcun altro.
-Sco, che stai facendo? Non vieni?- lo chiamò Albus accorgendosi della sua mancanza.
Lui li guardò: si erano tutti girati a guardarlo tranne lei. Ora stava spolverandosi la neve dal giaccone, sul viso ancora la piega delle risa che l'avevano percossa fino ad allora.
-Sì, eccomi- disse raggiungendoli.
-Che stavi facendo?-
-Io? Niente. Aspettavo il momento adatto per attaccarvi tutti in una volta- mentì, cercando di sembrare il più naturale possibile.
In quel momento Rose gli lanciò una breve occhiata, da sopra la sciarpa bianca che le arrivava al mento, puntando i suoi chiari occhi dorati su di lui. Lui se ne accorse e ricambiò lo sguardo, impacciato. Poi lei disse di essere stanca e se ne andò, rientrando in casa.
Lui la seguì con lo sguardo, voltando appena la testa fino a che non la vide sparire oltre la porta. Di colpo, tutta la voglia di giocare passò anche a lui, ma ormai aveva detto ad Albus che ci stava.
-Forza Sco, ricominciamo- disse in quel momento l'amico tirandolo per un braccio.
Lui annuì e lo seguì.


Rose si sfilò sbuffando la sciarpa, tirando i vestiti sul letto mentre con la testa scuoteva i lunghi ricci ribelli. Legato al collo un ciondolo a forma di rosa accompagnato da un altro più grande, dalla forma rettangolare. Era stato un regalo di Dominique, che la mattina precedente l'aveva fermata fuori dalla stanza, porgendole un pacchettino infiocchettato.
All'interno del ciondolo squadrato una foto di loro due da bambine, che ridevano abbracciate davanti all'altissima Tourre Eiffel parigina. Risaliva a uno dei tanti viaggi che avevano fatto in Francia per andare a trovare gli zii. Dominique ci aveva inserito anche un breve messaggio, che Rose aveva custodito gelosamente.
Aprì il cassetto del comodino e lo tirò fuori da un diario, riaprendolo davanti agli occhi con un sorriso.

Rose
Simbolo della sincera gioia di vivere,
della fortuna, dell’amore, del silenzio e del segreto.
Una motivazione per questi ultimi due significati
può essere la foltezza dei petali, che non lascia
filtrare alcun suono, nè trapelare alcun segreto.
  (dall' enciclopedia floreale) *
                                                                               --->

Il nome del fiore, scritto in francese, era adorno di riccioli e svolazzi, il che gli attribuiva un aspetto raffinato, come chi lo aveva scritto. Rose seguì l'indicazione della freccia e girò il foglietto.

Rose. Ragazza forte e al contempo dolce.
Allegra, vitale, affettuosa.
Rose. Quella Rose che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno.
Che se ce n'è bisogno sa tirar fuori le unghie. La Rose che non si arrende mai.
Una volta un'amica mi ha detto:
"Io ti conosco, e so come sei. Troverai qualcuno che ti amerà per ciò che sei veramente".
Oggi, io le ripeto la stessa identica cosa.
Non ti abbattere Rose. La vita è dura, ma noi lo siamo di più.
Tu sei forte.
Tira fuori le spine e non tenerti tutto dentro.
Se lasci aperti i petali, vedrai che qualcuno verrà a guardarci dentro, e avrà l'onore di conoscere il cuore di un vero fiore..
Ti voglio bene, amica.
                                  Dom.
 
Rose sospirò serena stringendo quel biglietto al petto e chiuse gli occhi.
Quella sera sul suo diario scrisse:

Non avrei immaginato che Dominique sapesse tutto quanto e non mi avesse mai detto niente. Ancora una volta le qualità che più apprezzo di lei si sono rese utili: intuito e discrezione.
Il messaggio che mi ha lasciato mi ha fatto bene.
Avevo proprio bisogno di ritirarmi su, la mia malinconia costante mi stava trasformando in un vegetale. Ha ragione: devo smetterla di affliggermi. La vita va avanti, non si ferma alle sconfitte, e per rincorrerla hai bisogno di rialzarti e continuare a camminare.
L'ho fatto, e devo ammettere che è un toccasana. Sono due giorni che non faccio altro che mostrarmi allegra e sorridente, indossando la maschera dell'impassibilità, e il bello è che comincia ad essere vero. Non fingo, non sono ipocrita, agire da ragazza felice mi rende una ragazza felice.
Forse è tutta questione di scelte. Forse si può decidere: vivere nella malinconia o prendere in mano la propia vita e farne qualcosa di migliore.

Buona notizia: domani è la Vigilia.
Ti faccio gli auguri da subito perchè non credo che avrò più tempo per scrivere.
Mi divertirò un mondo, già lo so, il Natale alla Tana è la festa più bella a cui si possa partecipare.
Ma sarà anche l'ultimo giorno che lui passerà qui.
So che non dovrei, ma a questo pensiero sento un improvviso vuoto allo stomaco.
Non dovrebbe essere così, pensavo che sarei stata sollevata di saperlo finalmente lontano da me. E' tutto ciò che ho desiderato per tutta questa lunghissima settimana di vacanza, convinta che fosse la cosa migliore.  
Eppure, ora che il momento è finalmente quasi arrivato, non riesco ad esserne felice.
Forse sto soltanto pensando troppo, devo tornare giù dagli altri..
A presto, caro diario
 Rose.




* fonte:  http://www.altoadige-suedtirol.it/arte_storia/simboli/rosa.php


Come molte di voi avranno immaginato, la storia sta volgendo al termine. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, o il penultimo, se deciderò di inserire un epilogo - idea che ha cominciato a stuzzicarmi da qualche giorno.
Nel frattempo sto lavorando a un'altra ff che avevo già scritto e postato anni fa e che ho lasciato incompiuta a causa dei tre anni di assenza da questo sito. L'ho ripresa, insieme a questa, terminata e aggiustata, modificandone molte parti. Si tratta di una Dramione, per tutte coloro le quali fossero interessate nel prossimo o nel capitolo successivo scriverò una scadenza approssimativa per la sua pubblicazione.
Un abbraccio a tutte le mie belle lettrici <3

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Capitolo 13
*** 13 ***


copia di 15

24 Dicembre


Quella mattina Scorpius aprì gli occhi con la sensazione del sole caldo sulla pelle e le voci degli abitanti della Tana risuonanti per la casa. Le tende della finestra erano già state tirate e dietro ai vetri trasparenti il paesaggio risplendeva come un immenso reame di cristallo. Sul davanzale spolverato di neve bianca, un picchio bussò al vetro con insistentenza, come per sollecitarlo ad alzarsi. Lo prese per un segno di buon auspicio e afferrato con le mani tutto il suo coraggio si alzò in piedi, consapevole che quello sarebbe stato il giorno in cui tutto sarebbe tornato al suo posto.
Qualche stanza più in là, una riccia Grifondoro fremeva di eccitazione insieme alla cugina, pescando i vestiti dall'armadio e indossandoli al volo.
Due piani più sotto le finestre erano state tutte spalancate e il salotto era invaso dal profumo irresistibile dei dolci e delle torte che la nonna aveva finalmente scoperto, per la gioia di Hugo. 
Appena scese gli ultimi gradini, Rose potè udire il suono tintinnante delle canzoni natalizie che Hermione aveva già fatto partire e questo le infuse sicurezza. Quel giorno, lo sapeva, niente sarebbe potuto andare storto. I dubbi e le sofferenze che l'avevano impossessata per tutta quella lunga vacanza se li era lasciati alle spalle, ed ora tutto quello che sentiva era solo l'allegria, e il sollievo. Il primo passo dopo la caduta lo aveva fatto: rialzarsi; ora mancava l'ultimo: mettere un cerotto e continuare a camminare. Spalancò fiduciosa la porta di casa, accogliendo la luce del mattino sulle sue ciglia chiare e salutando il pupazzo di neve che i cugini avevano costruito il giorno prima.
Quella mattina nessuno lavorò, o si stancò, o si irritò perchè qualcosa mancava o era andato storto. Tutto era come doveva essere, i dolci sul tavolo e le facce serene. Rose aveva indossato il suo vestito migliore, e Lily, Dominique, James e tutti avevano fatto lo stesso. Scorpius aveva scelto una camicia bianca lasciata morbida sul collo e un paio di lunghi pantaloni scuri. Dovette ammettere che gli stavano da dio, sebbene non fosse la prima volta che lo vedeva in abiti eleganti. Si soffermò a osservarlo forse un istante più del dovuto, e quando il biondo girò la testa per pescare una fetta di torta dal vassoio riabbassò veloce lo sguardo, sperando di non essere stata vista.
Scorpius aveva sentito su di sè due occhi estremamente familiari eppure assolutamente inaspettati dall'altro lato del tavolo e quando con la scusa di servirsi si era girato a controllare l'aveva vista riabbassare di colpo la testa, versandosi del latte nella tazza. Lo aveva guardato?
Rose finì di mangiare dopo di Lily e Dominique e quando si alzò da tavola Harry poggiò il tovagliolo che aveva in mano sul tavolo e spostò anch'egli la sedia.
-Andate a prepararvi- disse -Si esce-
-Per dove?- chiese Hugo finendo di ingozzarsi di brioches
-In paese, è ora di fare un giro insieme. Guardate che splendida giornata- rispose indicando con un cenno della testa il sole che splendeva alto fuori dai vetri.
-Oh sì, incontrerò Katy- esclamò James alzandosi
-Katy?- chiese Dominique 
-E' una ragazza del paese- rispose Albus alzandosi a sua volta -James le fa il filo da qualche anno, e lei ci sta. Ma non è niente di serio-
-Per ora- puntualizzò il moro serafico.
Lily sbuffò scuotendo la testa e Rose sorrise sotto i baffi divertita.

Quella mattina il vento soffiava gelido, ma provocava un insolito contrasto con il sole caldo che accarezzava le guance e i capelli di chi, come loro, era uscito per una rara passeggiata. Si erano accodati tutti, compresi Molly e nonno Arthur.
Il piccolo paesello era invaso da un'allegra festosità, le vie erano piene di gente che sorrideva entusiasta e salutava chiunque augurando buone feste. Scorpius si guardò attorno meravigliato, facendo scorrere estasiato gli occhi sulle vetrine addobbate e sulle case illuminate che mostravano tante piccole stelle di natale sui davanzali. Ancora una volta si stupì di quanto un centro così piccolo e modesto potesse sembrare pieno di meraviglie e sorprese. Dove viveva lui, al Manor, non aveva mai visto nulla del genere.
Rose venne trascinata dalle cugine davanti alla vetrina di un negozio, dietro la cui superficie trasparente si potevano intravedere diversi gingilli.
-Guarda Dom, una raccolta di fiori secchi!- esclamò Lily indicando un album aperto che mostrava al suo interno le figure di due violette del pensiero fermate da una pellicola.
Rose si affacciò sopra le loro spalle e lasciò scorrere lo sguardo sui vari oggetti esposti, finchè gli occhi non le caddero su un piccolo oggettino azzurro, depositato sopra a un cuscino rosso. Un carillon, pensò.
-Eih Rose, entriamo!-
Si girò a guardare le cugine oltrepassare l'entrata del negozio e le seguì all'istante.
Dietro di loro, i ragazzi si fermarono sul marciapiede.
-Ma che fanno?- chiese Hugo
-Cosa vuoi che facciano, sono ragazze, appena vedono un negozio ci si fiondano dentro- rispose Albus sbuffando come se la sapesse lunga.
Scorpius si avvicinò alla vetrina e ci sbirciò attraverso. Dietro agli oggetti esposti potè intravedere le figure delle tre ragazze parlare con il negoziante e poi sparire dietro a qualche scaffale. Curioso, si affacciò alla porta e ci sbirciò dentro. Fra uno scaffale e l'altro, riuscì a individuarle pochi metri più avanti, Dominique con un libro in mano e Rose con un qualcosa di più piccolo e tondo. Aguzzò la vista ma non riuscì a riconoscere la natura dell'oggetto finchè la ragazza non azionò una manovella ed esso si aprì, emanando una melodia lenta e ripetitiva.
Rose ascoltò la ninnananna assorta e ricordò quando da piccola la madre caricava un carillon come quello e glielo lasciava sul comodino, per farla addormentare. Aveva passato notti infinite con quella musica nelle orecchie, finchè un giorno, mentre lo teneva fra le piccole mani per giocarci, non le cadde dalle dita e si ruppe. Aveva pianto fiumi di lacrime quando aveva capito che non c'era più niente da fare, e non aveva voluto accettarne nessun altro in cambio. Con un sorriso malinconico ricordò i pianti e i capricci e si diede della sciocca. Cos'avrebbe dato adesso, per riaverne uno, anche se diverso dal primo.
-Guardate cos'ho trovato!- strillò Lily raggiungendole con un libro in mano -Manuale per una chioma originale- recitò sventolando il volume sotto ai nasi delle due ragazze.
-Non è fantastico? Mi ci divertirei un mondo! Devo assolutamente chiedere a papà di prendermelo!- continuò, fiondandosi già verso l'uscita.
Le due si guardarono e scossero la testa all'unisono, seguendola. Prima di uscire, Rose indugiò per un ultimo istante con il carillon in mano, e lo rimise a posto. Dopodichè salutò il negoziante e uscì. Fuori Lily era riuscita a convincere il padre a comprarle il manuale e stava già trascinandolo dentro per un braccio. In mezzo alla strada Hugo, Albus e Dominique aspettavano.
-Dov'è James?- chiese raggiungendoli
-Ha incontrato Katy- rispose Albus semplicemente.
Rose annuì e si guardò attorno per cercare qualcuno di sua conoscenza. In fondo alla strada, avvolti nei loro cappotti caldi e dalle lunghe sciarpe colorate, due ragazzi uscirono da un negozio, mano nella mano. Lui le sussurrò qualcosa all'orecchio, la ragazza rise e gli scoccò un lieve bacio sulla guancia. Abbassò lo sguardo, senza sapere perchè, e si mise a fissare le orme fresche incise sul terreno ricoperto di neve.
In quel momento la voce esultante di Lily la distolse dalla solitudine, facendole dimenticare l'ombra fulminea che per un momento aveva attraversato i suoi occhi.
-Sono troppo felice!- stava dicendo la rossa, saltellando come un folletto sul posto.
-Basta che ci sia scritta anche una formula per rasarti a zero, così non dovrai più sprecare tutto quel tempo inutile in bagno- rispose Albus ghignando.
Lily gli fece la linguaccia, voltandogli le spalle, e continuò ad esultare mostrando la rivista a Dominique.
-Possiamo andare?- chiesero gli zii che erano rimasti a chiacchierare qualche metro più avanti. -Mi si stanno gelando le ossa!- aggiunge Molly stringendosi ad Arthur con un brivido.
Lily corse da loro saltando e mostrò a tutti il suo nuovo tesoro.
-Ma dov'è Scorpius?- chiese Albus, guardandosi attorno.
Rose alzò gli occhi da terra.
-Già, sembra essere spari..oh guarda, eccolo!- rispose Hugo voltandosi -Dai, sbrigati, stiamo andando-
Il biondo annuì, affrettandosi, e infilò una mano in tasca lanciando a Rose una rapida occhiata.


*

"I'm dreaming of a white Christmas,
just like the ones I used to know,
where the tree-tops glisten
and the children listen
to hear sleigh bells in the snow"

Lily cantava ciondolando il motivo trasmesso alla radio del cafè in cui erano entrati. Attorno a loro almeno una dozzina di tavolini occupati e stracolmi di dolci farciti.
Nonno Arthur e lo zio Harry erano andati a prendere dei pezzi di torta al bancone e Ginny tornava proprio in quel momento con una tazza di the in mano.
-Fate largo!- esclamarono Albus e James riversando sul tavolino una valanga di dolciumi degni di Mielandia.
-James!- esclamò Ginny contrariata -Non credi di esagerare?-
-Non sono mica solo per me- rispose questi distribuendo zucchero e diabete ai cugini. -E' Natale, mamma!-
Ginny scosse la testa sospirando e fece posto a Fleur accanto a sè.
-Tu che cosa hai chiesto?- chiese Lily smettendo di cantare per divorare il cioccolatino offertole dal fratello.
-Dovrebbe arrivarmi la nuova Nimbus 2023- sussurrò questi con un occhiolino
-Che cosa? Ma mamma, e io..!-
-Tu sei ancora troppo piccola, abbi pazienza- rispose Ginny seccata.
Lily mise il broncio, poi tornò a sfamarsi di dolciumi togliendone quanti più poteva al fratello, per vendetta.
-Rose- la chiamò Albus tre posti più a destra -me l'hai fatto il regalo, vero? Io l'ho già incartato-
-Ma sicuro, Al, me lo chiedi?-
-Bene, spero tu non abbia speso troppi soldi, perchè avresti potuto farmene uno molto gradito senza neanche perdere un centesimo-
-Ah sì?- fece lei, alzando un sopracciglio -Sarebbe a dire?-
-Beh, un bel foglio di pergamena con tutta la relazione per Incantesimi e Pozioni scritta sarebbe stata un'idea- rispose lui ridacchiando
-Tranquillo, ho trovato di meglio- ribattè allora lei, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi
-Davvero?- chiese lui, genuinamente interessato.
-Sicuro- rispose -Un bel tomo di Storia della Magia approfondita, così d'ora in poi ogni qualvolta avrai bisogno di risolvere uno dei tuoi enigmi, non avrai più bisogno di venire a consultare i miei appunti- sorrise.
Albus impallidì.
-Stai scherzando, vero?-
Sorrise, ingenua. -Perchè? Non sei contento?-
Lui sgranò gli occhi, spaventato. Non sapeva se crederle o no. Conoscendola, era capace di tutto.
Rose rise, divertita dall'espressione del cugino e James non si trattenne dal fargli notare che con quella faccia sembrava la rappresentazione umana di un cucciolo di Snaso alla presenza di un Troll di montagna. Albus si riprese, arrossendo, e bofonchiò a braccia incrociate che non le credeva. Gli altri cominciarono a prenderlo in giro e Rose incrociò le braccia al petto, fissandolo coi suoi ridenti occhi dorati.
Scorpius si fece sfuggire un sorriso, guardando quella scena del tutto simile a mille altre a cui aveva sempre assistito da quando li conosceva.
Fuori la neve scendeva rada dal cielo, puntellandolo di tanti fiocchi bianchi fino al calare del blu.


-Avete visto la teglia?-
Erano le sei del pomeriggio e la casa, illuminata a festa da mille lucine colorate, brulicava di persone, ognuna indaffarata per conto proprio, o impegnata in frivole discussioni.
-Il mio arricciacapelli, Dom, l'hai visto?-, -No Lily, ehi sai dov'è Vic?-, -L'ho appena vista in cucina, sta aiutando la nonna a cercare la teglia-
-James, ridammelo! Quello è mio!-
-Sta' zitto, Al. L'ho preso stamattina-
-Bugiardo! ladro, ladro!-
-Harry! Attacca quel filo alla parete, l'albero non si accende!-
Rose emerse in quel momento dalle scale che scendevano al pian terreno, e osservò in piedi sull'ultimo gradino l'intera porzione di salotto visibile da lì. Vide zio Harry e il padre affaccendarsi attorno all'albero, che si spegneva e accendeva a intermittenza; vide zia Ginny e zia Fleur aiutare Hermione a servire il the ai parenti, i quali sedevano sui divani, a parlarsi concitatamente sopra, e sorrise.
Scorpius la raggiunse in quel momento alle spalle e si fermò un gradino più su. Aveva i lunghi capelli ricci legati da un nastrino verde e il vestito dello stesso colore le fasciava il busto come se fosse dipinto, aprendosi in una gonna lunga quasi fino a terra. La ragazza ne teneva un lembo alzato con una mano e si reggeva con l'altra alla parete dalla quale era affacciata.
Scese il gradino passandole accanto e prima di superarla sfiorò delicatamente le dita con le sue, in silenzio. Rose sussultò lasciando cadere il lembo dell'abito e lo guardò a occhi sgranati allontanarsi.
-Rose, una tazza di the?-
Alzò lo sguardo sulla figura della cugina, che le si avvicinò camminando con un vassoio pieno di porcellana in bilico sulle mani.
-Sì..- rispose in un fiato e la seguì dagli altri.


* * *



L'orologio a pendolo addossato alla parete  ticchettò, segnando l'una di notte.
Rose, accucciata davanti all'albero attorno al quale stavano disponendo i regali da aprire il giorno dopo, alzò gli occhi sul suo quadrante trasparente, osservando le lancette nere che ne indicavano l'ora.
Era passata in un lampo, quella piccola dolce vigilia di Natale.
L'atmosfera festosa aveva raccolto tutti i più tipici comportamenti degli abitanti della Tana rielaborandoli in chiave maggiore, restituendoli esaltati e caricaturati come un quadro di Monet o una vignetta di Daniel Clowes.
I battibecchi fra i cugini esuberanti, le chiacchiere intrecciate alle battute divertenti. Le risate sonore di Lily, con Albus che si infervorava e James che sbuffava. Tra questi che si metteva in mostra e Dominique che alzava gli occhi al cielo, Albus punzecchiava Rose e Hugo si ingozzava di dolci. Tra Teddy che pianificava e Victoire che esultava. Tra il cenone, le pietanze e le torte. Tra nonna Molly che non faceva in tempo a portare a tavola un dolce che già era dimezzato. Tra le lucine dell'albero che continuavano ad accendersi a intermittenza ed Hermione che spiegava a Ron che era normale. Tra Harry che rideva e Fleur che nascondeva un sorriso dietro a un tovagliolo. Tra vino e discorsi seri; tra dessert e frivolezze.
E poi tra loro. Rose sorrideva, parlava, scherzava e sbuffava. Scorpius la imitava, naturalmente, ma poi tornava sempre a guardarla. Ron se ne accorgeva e lo controllava con insistenza, senza però dover mai intervenire, dal momento che i due non sembravano intenzionati a parlarsi.
Sospirò. Ecco, tutto era finito. L'una e tre secondi. Venticinque Dicembre. Natale.
Abbassò lo sguardo davanti a sè, vedendo zio Bill e zia Fleur alzarsi.
-Che ne dite di andare a nanna?- stava dicendo in quel momento la nonna, rivolta ai ragazzi -Domattina vi voglio tutti giù alle otto-
-Le otto?!- protestò Albus saltando in piedi -E' uno scherzo!-
-Vorrà dire che questi li terremo per il Natale prossimo- rispose Ginny, lasciando l'ultimo pacchetto.
Albus si fece verde in faccia, non sapendo che dire.
Gli altri risero, tra gli sbadigli. Rose vide le zie rifilarsi in cucina, dicendo che avrebbero dato una sciacquata ai piatti del dessert per poi spegnere le luci e andare di sopra.
-Rose?- la chiamò in quel momento Lily, che si era già avviata alle scale -Io vado a prepararmi, sai che ci metto una vita-
-Come potrebbe non saperlo- rispose James sarcastico, superandola -Peccato che dovrai aspettare, sorellina, perchè 'sta volta arriverò prima io-
-Che cosa?! No, James! Non vale, l'ho detto prima, fermati!- esclamò la rossa, correndo dietro al fratello su per le scale.
Dietro alle proprie spalle, udì la porta della Tana chiudersi, mentre zio Harry e Ron uscivano a buttare la spazzatura, augurando nel frattempo la buonanotte a tutti.
Sbadigliò, portandosi una mano alla bocca, e si sollevò per ultima da terra. In quel momento si rese conto di essere rimasta sola. Dom e Victoire dovevano già essere salite in camera, mentre Hugo le era appena passato davanti bofonchiando che non si reggeva più in piedi. Si mosse, per seguirlo a coda, quando si accorse di un'altra presenza, seduta nell'angolo del divano di fronte al camino. Fu un attimo, giusto il tempo di incontrare quei magnetici occhi grigi, che sentì la gola stringersi.
Eccoli, infine. A un passo dall'addio che non li avrebbe mai visti abbracciati.
Pensò che il giorno dopo se ne sarebbe andato. Poi si corresse. Non il giorno dopo. Quel giorno. Esattamente otto ore e trenta minuti dopo.
Sentì il proprio cuore contrarsi, pulsando dolorosamente come se fosse stato improvvisamente trafitto da una lama. Poi abbassò lo sguardo, e si allontanò velocemente.
Filò dritta verso le scale senza esitazione, le labbra serrate e il volto pallido. Non voltarti, si disse. Salì sul primo scalino, poggiando la mano sul corrimano.
Fra poco se ne andrà, sussurrò poi una vocina piccola piccola dentro di lei, riemersa da chissà dove. Fra poco se ne andrà e tu non gli parlerai più. Tornerai a scuola che farai finta di non averlo mai conosciuto, tornerai che non lo avrai mai perdonato.
Strinse i pugni con forza, continuando a salire. Dietro di lei, Scorpius lasciò il divano, piantandole sulla schiena i chiarissimi occhi grigi, e facendo un passo avanti.
Rose continuò a salire. Forza, si disse, niente panico. Hai lottato per tutto questo tempo, adesso devi solo lasciarlo andare. Chiuderai gli occhi, stanotte, e domani mattina lo vedrai varcare quella soglia, per non farvi più ritorno. Lo vedrai voltarti le spalle e allora sarà tutto finito. 
Avvertì un rumore dietro di sè, mentre posava il piede sul parquet del secondo piano, ripetendosi quelle parole a mente. Scorpius la seguì, camminandole dietro silenzioso e finalmente lei se ne accorse. Con gli occhi fissi davanti a sè procedette veloce, un passo dietro l'altro, puntando alla porta della sua stanza. Forza, si ripetè accellerando per timore che potesse raggiungerla.
Con un ultimo passo si ritrovò davanti alla porta chiusa, poggiò con forza una mano sulla maniglia e la spinse, precipitandosi con un balzo dentro la stanza. Con un moto di ansia, agitazione e timore spinse con uno scatto l'anta della porta dietro di sè, precipitandosi poi verso il letto, in attesa di sentire il rassicurante rumore della serratura che scattava alle sue spalle. Ma quando poi, dopo qualche secondo, il rumore tanto atteso non si fece sentire e lei si voltò, stranita, Scorpius si piantò di fronte all'uscio, le mani poggiate agli stipiti della porta e un piede oltre il suo confine. Si arrestò incredula nel mezzo della stanza, ricambiando lo sguardo che quei due occhi grigi le stavano lanciando dall'uscio.
Ci mise giusto qualche secondo per riprendersi dal colpo, mentre il suo cuore recuperava quei pochi battiti persi per lo spavento, e si ricompose all'istante, fulminandolo truce con lo sguardo.
-Vattene- disse, stringendo le labbra e serrando i pugni delle mani.
Lui ricambiò lo sguardo con la stessa sicurezza e non si scompose -No-
Rose sgranò gli occhi. Ma non si fece intimidire.
-Benissimo- rispose, e si avviò verso il letto per piegare i vestiti ammucchiatici sopra. Scorpius, dietro di lei, ne seguì attentamente i movimenti. Poi fece un passo avanti, entrando nella stanza, e si richiuse la porta alle spalle.
La camera non era poi molto disordinata - Ginny aveva costretto Lily a fare ordine e Rose doveva risistemare solo quei pochi capi d'abbigliamento che aveva tirato fuori alla mattina - ma lei si ostinava a sistemare tutto per bene, fingendo meticolosità, mentre tutto quello che voleva era distrarre la propria attenzione da lui e sperare che se ne andasse presto.
Scorpius se ne accorse, e non potè non trattenere un ghigno. Sempre così, Rose: preferiva impegnarsi a fare qualcosa, fingendo di concentrarsi in tutto, fuorchè in ciò che la tormentava di più. Era un suo grande difetto: non affrontare mai le situazioni di petto. Fingere che i problemi non esistessero.
Rose, chinata a piegare una maglietta, sbirciò infastidita alle sue spalle. Che cosa stava facendo? Perchè era entrato? Irritata, gli passò velocemente davanti, per infilare gli indumenti nell'armadio. Dannazione a lui. Come si permetteva di restare lì, contro la sua volontà? Avrebbe dovuto schiantarlo fuori con un solo incantesimo se solo si fosse ricordata dove aveva messo la bacchetta.
-Rose- disse lui, fissandola coi suoi impertinenti occhi grigi -Dai, fermati-
Ma lei non lo ascoltò, tornando a prendere altri indumenti dal letto.
Sospirò -Rosie..-
Digrignò i denti, infastidita. Fece per sorpassarlo di nuovo, quando si sentì afferrare da dietro per un polso.
-Rose, ti prego ascoltami.. mi dispiace-
Strattonò il braccio, liberandolo dalla presa, e si allontanò impettita. Scorpius sospirò.
-Non fare la bambina. Lo so che mi stai ascoltando, è inutile che fingi che io non esista-
Rose tacque, appendendo una camicetta alla stampella.
-Non risolvi niente in questo modo- insistette lui avvicinandosi -Non sai neanche cosa voglio dirti-
-Non è difficile immaginarlo- lo apostrofò, voltandosi per andarsene e ritrovandoselo davanti.
Aggrottò la fronte -Che cosa intendi?-
-Niente, figurati- sbuffò, facendo un passo di lato. Ma lui la fermò di nuovo, piazzandosile davanti.
-Non dire niente. Lo sai che non è niente. Tu mi eviti-
-E allora?- fece lei, sfrontata.
Lo vide stringere le labbra, come per trattenersi dall'urlare. -E allora non mi sta bene!- 
-Ah!- esclamò lei, spingendolo via -Non ti sta bene. Ma sentitelo, povero, al principino non sta bene che la strega cattiva lo eviti! E di quello che sta bene a me non te ne frega niente, vero?-
-Tu sei arrabbiata con me- insistette lui -per un motivo che non esiste!-
-Che non esiste!- esclamò scuotendo la testa con sarcasmo -Sono i miei sentimenti, Scorpius, dici che non esistono? Hai così poca considerazione di me?-
-Non è quello che intendo. Mi importa dei tuoi sentimenti, lo sai, mi è sempre importato-
-Sempre? E da quando? Da quando non ti accorgevi che ti sbavavo dietro e fingevo di essere la tua migliore amica? Da quando andavi dietro a mia cugina con la bava alla bocca e a me non guardavi neanche più?-
-Io non sbavo dietro a tua cugina, Rose, questo te lo sei inventato-
-Inventato? Ma per favore, pensi che sia stupida? Come se non ti avessi visto, come la guardavi, sembrava avessi davanti l'incarnazione di non so..- sbottò, correndo a sistemare le coperte sgualcite.
-Rose tua cugina è carina, lo sappiamo, sarò rimasto un momento affascinato dal suo aspetto, ma non ti devi offendere!- disse, quando la vide scaraventare i lembi delle coperte che coprivano il cuscino indietro.
-Offendermi? Io non mi sono offesa, Scorpius. Davvero! Lo so, lo so che Dominique è migliore di me. E' una mezza Veela, accidenti! Quello che non mi sta bene invece è che tu.. che tu..- esitò, cercando le parole adatte -che tu sia così superficiale! Ti sei innamorato di lei solo perchè è bellissima, non la conosci neanche, non sai un cavolo di lei, non immagini nemmeno una minima parte di tutto quello che..-
-Vedi! Sei tu che pensi che io sia innamorato di lei, te lo stai ficcando in testa a forza! Pensi che sia più bella di te e che quindi io la preferisca a te, ma a me non hai mai chiesto niente!-
-Non far ricadere la colpa delle tue azioni su di me, Scorpius!- sbottò puntandogli un dito contro -Non fingere che tutto quello che dico sia falso, non dire che non lo pensi!-
-Rose..- fece lui, cercando di avvicinarsi, ma lei lo scansò.
-Non chiamarmi Rose, dì quello che pensi e falla finita, accidenti!- esclamò in preda a una crisi isterica.
Scorpius si fermò, le mani ancora alzate nel tentativo di afferrarla, e la guardò.
-Vuoi sapere quello che penso?- chiese, fissandola coi suoi chiarissimi occhi grigi mentre lei incrociava le braccia al petto, le sopracciglia aggrottate in un cipiglio furioso. -Benissimo, te lo dirò. Io penso che Dominique sia una splendida ragazza, davvero splendida- e a quelle parole il viso di Rose si contrasse in una smorfia -ma come ce ne stanno tante. E penso che tu sia la mia- esitò, prima di proseguire -migliore amica, quella a cui tengo e a cui ho sempre voluto bene. Quella che mi è sempre stata accanto facendomi ridere, litigare e divertire. Quella che ha sempre la battuta pronta, che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno. Quella testarda, cocciuta, ma infinitamente dolce. Quella che mi scioglie con un sorriso, che ha la risata contagiosa e i capelli che fanno il solletico. Quella che con un solo sguardo riesce a farmi sentire bene, che con una carezza mi fa dimenticare tutto ciò che c'è di brutto al mondo, quella che con un abbraccio mi tranquillizza in due secondi. Quella a cui parlavo quando avevo un problema e dopo due minuti riusciva a farmi sorridere. Quella che se litigavamo mi faceva sentire subito in colpa. Quella che se le chiedevo scusa mi abbracciava. Perchè per me è la migliore e solo da lei posso aspettarmi tutto questo-
Si fermò, fissandola negli occhi con espressione estremamente seria, mentre in petto il cuore aveva accellerato il battito per la foga.
Rose, in silenzio, gli restituì lo sguardo, gli occhi leggermente lucidi. Il suo cuore, dapprima  furioso, si era sgonfiato come un palloncino e aveva sentito un nuovo sentimento più quieto fare posto al furore, al ricordo di quei momenti passati insieme, di quella amicizia fresca e frizzante che li aveva legati da subito indissolubilmente. Quanto avrebbe voluto che questo le bastasse...
-Mi manchi..- sussurrò, guardandola coi suoi bellissimi occhi grigi.
Lei sospirò, sentendo la tristezza dentro le sue parole e dentro i propri pensieri.
-Scorpius..-
-Perdonami. Perdonami se ho fatto qualcosa che non andava, se ti ho offesa, se ti ho fatta sentire.. meno importante di quello che sei. Avrei voluto parlarti già da subito, già cinque secondi dopo che tu mi hai detto... Avrei voluto dirti tutte queste cose, dirti che non è vero che non ti prendo in considerazione-
-Sco..-
-Ma tu mi hai evitato, e adesso... fra poco me ne andrò e.. non voglio che la nostra amicizia finisca. Non così, almeno!-
-Scorpius, stai zitto un secondo!- sbottò lei, pestando i piedi.
Lui si zittì.
-Smettila- ripetè, guardandolo seria -Smettila di dire idiozie. E' inutile. Quello che dici, cercare di recuperare qualcosa che non c'è.. non possiamo essere amici, non vedi?-
-Ma..-
-Ho detto che non possiamo!- insistette -Ci ho provato, credimi. Ho continuato a parlarti, anche sapendo che ti piaceva Dominique, ho provato a fingere che non mi importasse, ma non sono durata un giorno. E' una forzatura che non ha senso-
-Ma se tu..- 
-Non vuoi proprio capire, eh?- continuò, imperterrita, guardandolo con un mezzo sorriso sulle labbra -E' inutile. Tu continui a parlare di amicizia. Non vuoi capire che quella fa parte del passato. Ora è diverso. Non ti voglio bene, come dici sempre tu, io ti amo-
Glielo urlò, guardandolo dritto negli occhi, senza un briciolo di imbarazzo. Solo dolore, tanto, nudo dolore.
Scorpius restituì lo sguardo, spiazzato da tanta foga e da tanta rabbia. Fece per aprire bocca, ma Rose si voltò, abbassando lo sguardo, e fece per uscire dalla stanza. Improvvisamente pensò che non le importava se in bagno c'era Lily che poteva vederla, doveva correre a sciacquarsi la faccia per nascondere le lacrime, al massimo si sarebbe inventata di avere polvere negli occhi.
Appena fece un passo avanti, diretta alla porta, con l'intenzione di mettere un punto definitivo a quella storia, Scorpius ebbe un sussulto repentino, e, con uno scatto, le si precipitò dietro, fermandola prima che avesse avuto il tempo di poggiare la mano sulla maniglia.
-Ferma- esclamò, spingendola contro il muro.
Rose, incredula, cercò di liberarsi, facendo forza sulle dita del ragazzo strette attorno ai suoi avambracci.
-Lasciami, che diavolo!- protestò, cercando di spingerlo via.
-Non ci penso neanche- rispose, continuando a stringere le dita attorno alla sua carne -Non voglio che tu te ne vada, non voglio più che mi eviti, non voglio lasciarti andare di nuovo- 
-Tu non capisci niente-
-No, sei tu che non capisci! Non vedi che sto cercando di dirti qualcosa?- esclamò, arrossendo leggermente -Tu non sai nemmeno come mi sia sentito in questi giorni senza di te, non sai quanto male mi abbia fatto la tua mancanza e non riesci a capire che ci tengo-
-Smettila, Sco- ripetè, alzando gli occhi al cielo come se fosse scocciata, mentre invece cercava di nascondere il fatto che stesse per scoppiare a piangere da un momento all'altro -Come te lo devo dire che non esiste il rapporto che vuoi tu? E' finito-
-Non è vero- ribattè lui, pestando un piede a terra -Devi soltanto ascoltarmi..-
Ma Rose scosse la testa, piantando i pugni sul suo torace per cercare di liberarsi. Scorpius la spinse nuovamente contro il muro, schiacciandocela addosso.
Rose, il viso stupito che spuntava appena sopra alla spalla del ragazzo, trattenne il fiato, sentendo il corpo del ragazzo aderire al suo, i capelli biondissimi farle il solletico sulla pelle dell'orecchio. Avvampò senza riuscire ad impedirselo.
-Sco..- sussurrò con voce strozzata, sentendo il proprio cuore arrestarsi.
Il ragazzo la tenne ferma alla parete, indietreggiando appena col torace per permettersi di guardarla in faccia. Il suo viso, vicino al suo più di quanto fosse mai stato in sei lunghi anni di amicizia, era diventato di un colore più scuro, mentre un rossore appena accennato si andava mano a mano diffondendo sulle sue guance candide.
-Adesso mi ascolti tu- disse, fissandola con gli occhi grigio tempesta che sembravano ardere come tizzoni. Rose avvertì un brivido salirle fulmineo lungo la schiena e tacque.
-Tu non puoi capire quello che sto provando dal giorno in cui hai smesso di rivolgermi la parola-
I suoi occhi, a tratti nascosti da qualche ciuffo di capelli sbarazzino, la fissavano tanto  intensamente che lei si sentì impietrire, come se avessero potuto trattenerla in quel posto con la sola forza del pensiero.
-Tu non sai quello che ho provato, non lo puoi neanche lontanamente immaginare. Mi ha fatto male non vederti più sorridere a me, non vederti più varcare la soglia della mia camera per parlarmi, vederti girarti e incontrare i tuoi occhi con i miei senza che dopo due secondi tu li distogliessi, fingendo che io non esistessi-
Fece per ribattere, ma lui non glielo permise.
-Cercavo di parlarti e tu non mi ascoltavi, volevo avvicinarti e tu non facevi altro che fuggire. Come pensi che mi sia sentito? Sono persino arrivato a pedinarti pur di riuscire a parlarti!-
A quelle parole Rose strabuzzò gli occhi, non capendo a cosa alludesse.
-Qualche sera fa- rispose lui, a una muta domanda -Quando sei uscita a pattinare-
Si morse la guancia, sentendosi subito avvampare. L'aveva vista? No. Non le piaceva fare quello che faceva davanti agli altri. Era uno sfogo segreto, personale, un po' come urlare da un burrone o fare a pezzi un intero servizio di cristallo.
Scorpius dovette accorgersi del suo disagio e ciondolò sul posto titubante, cercando qualcosa da dire.
-Non ti devi vergognare..Non è un segreto, e poi sei bravissima- disse -E direi anche.. affascinante, mentre lo fai-
Aggrottò la fronte, sentendosi vagamente presa in giro. Scorpius abbassò un attimo lo sguardo, fissandosi titubante le punte delle scarpe, e poi lo rialzò, puntandolo nei grandi occhi dorati di lei.
-Rose, io credo di.. insomma.. credo di provare qualcosa. Per te-
La sua espressione si congelò all'istante.
-C-che cosa?- domandò, non credendo di aver capito cosa il ragazzo le avesse appena detto.
Lui annuì. -Sì, credo di provare qualcosa per te- ripetè, sentendo le proprie orecchie scottare ma non per questo mostrando meno sicurezza.
Seguì un breve istante di silenzio, durante il quale Rose elaborò la frase appena ascoltata per darle un senso.
-Lo so- disse dopo un po', cauta -Tu.. mi vuoi bene. Sono la tua migliore amica- disse. Poi abbassò lo sguardo -Sono io che non posso ricambiare-
-Nono, non hai capito- si affrettò a rispondere -Non parlo di affetto, come per un'amica. Dico che provo qualosa di diverso. Da prima-
Rose rialzò gli occhi su di lui, aggrottando la fronte confusa. Che cosa stava dicendo? 
-All'inizio non lo sapevo. All'inizio volevo solamente chiarire con te e cercare di far tornare tutto come prima. Ma poi.. ho cominciato.. a sentirmi strano. Sono diventato geloso-
-Geloso?- ripetè, inarcando un sopracciglio bruno.
Annuì. -Sì di te, del fatto che stavi con tutti tranne che con me, del fatto che non mi sorridessi più. E poi c'è un altro fatto- continuò, combattendo per far uscire tutti i pensieri che aveva trattenuto nei giorni dalla bocca. Rose lo fissò trasecolata, incapace di credere a quello che stava dicendo e di immaginare cosa stesse ancora per dirle.
-Quando ti ho vista.. intendo- arrossì, senza sapere come continuare.
-Quando mi hai vista?- lo incalzò
Lui abbassò lo sguardo, fissandosi le punte delle scarpe con innato interesse.
-Quando sono venuto per dirti di scendere per la cena. Tu ti eri appena fatta il bagno, immagino- disse, mordendosi subito la lingua.
Rose lo fissò, immobile per qualche secondo come un computer che aspetta di elaborare l'informazione. Poi, quando questo avvenne, avvertì il proprio cuore balzarle dentro al petto, come sotto l'effetto di una scossa elettrica, e le proprie guance infiammarsi di colpo.
Ah. Quella volta.
Scorpius rialzò gli occhi su di lei, teso, e la vide vagare con gli occhi altrove.
-Scusami- disse, fissandola senza sapere cosa aspettarsi.
-Non importa..- rispose, cercando a fatica di rimanere lucida -Tanto non penso che tu abbia potuto formulare pensieri particolarmente sconci su di me-
A quelle parole il volto di Scorpius impallidì, mentre un immediato accostamento di ricordi lo portò a ripensare a quando si era ritrovato sdraiato su di lei, nel corridoio, e all'eccitazione che ne era pervenuta inaspettatamente subito dopo. Senza pensarci, si ritrovò a rispondere a quella piccola affermazione con un sussurro.
-Non direi..- mormorò.
-Cosa?-
Lui piantò gli occhi sui suoi, stringendo la mascella come prima di compiere un enorme sforzo
-Rose quello che sto cercando di dirti è che ho provato emozioni differenti da quelle che ho mai provato prima-
Lo guardò stranita.
-Capisci cosa intendo?-
Rose non rispose.
Lui allora sospirò, chiudendo gli occhi come per trovare le parole adatte.
Rose seguì il filo di pensieri che aveva cominciato ad aggrovigliarsi dentro la sua testa, perdendo ogni logicità, e si trovò a chiedersi come fosse finita lì, in un nodo nel quale scaccialo e ascoltalo si erano legati come facenti parte di due capi diversi, mentre invece erano sempre lo stesso.
Lui allentò la presa sulle sue braccia, e Rose credette che la stesse lasciando.
Rialzò la testa su di lei, nello sguardo una tempesta che pareva rispecchiare la stessa identica confusione nella sua testa.
-Posso fare solo una cosa?- domandò piano -Poi ti lascio in pace-
Rose non rispose, continuando a rimanere attaccata al muro come se lo stupore l'avesse bloccata lì, incapace di muoversi.
Lui sporse il collo sui suoi occhi grandi e posò incerto una mano sulla sua. Un secondo più tardi chinò la testa e le posò un unico bacio sulle labbra.
Rose non si mosse. Scorpius pigiò la bocca sulla sua e si avvicinò di un altro passo, chiudendo gli occhi. In quel momento nella sua testa ci fu il bianco.
L'intera tempesta che si era agitata dietro al vetro delle sue iridi blu scomparve, lasciando il posto al nulla e alla pace. Il profumo che due giorni prima aveva sentito davanti alla porta del bagno si insinuò nelle sue narici e ogni tensione si sciolse.
Rose riprese vita all'improvviso.
-Fermo- disse, poggiando una mano sulla sua e allontanandola da sè -Non farlo. Non dire queste cose solo per farmi piacere, non devi dirle perchè vuoi che io resti. Io.. posso accettare il fatto che ti piaccia lei, dico sul serio. Ma non prendermi in giro..-
-Ma allora non riesci proprio a capire- la interruppe, guardandola con irrequietezza
-Non esiste Dominique, non esiste altro-
Pausa.
-Solo tu-
Rose lo guardò negli occhi senza dare l'impressione di credergli, ma al contempo neanche quella di non credergli.
-Sembra che tu non sia più quella di una settimana fa- fece lui allontanando il viso dal suo, ma lei si drizzò per rimettersi di fronte a lui.
-Dimmi cosa è cambiato- sussurrò fissandolo, e in quella richiesta si nascose il desiderio di sentirlo sincero, ma non come se lo sarebbe immaginato prima.
Lui la guardò serio e meditò. Poi rispose
-Ho pensato che mi piacesse tua cugina. L'ho vista parlare con te e per un momento è stato come se non ci fosse altro. Ma poi ho dimenticato di pensarla durante la notte, e il giorno successivo. Ho avuto bisogno di ritrovarmela davanti di nuovo per ricordarmi che mi piaceva. Qualche giorno più tardi ho dimenticato persino che ci fosse e questo perchè pensavo a un'altra. Ma quest'altra non c'era nel momento in cui la pensavo e quella è stata la prima volta che ho avuto davanti a me il viso di una ragazza senza bisogno di vederla-
Rose ascoltò in silenzio, risucchiando con le orecchie tutte le parole, come se così potesse in qualche modo colmare il vuoto lasciato da un'intera settimana di silenzio.
-Ho creduto di volerti rispondere che volevo a ogni condizione la tua amicizia, fino a rendermi conto che quella che volevo da te non aveva questo nome. Ho sentito cambiare i ritmi del mio cuore quando ti presentavi a colazione, scendere il livello della pressione quando sparivi o te ne andavi. Ho sentito cose che non potrei dirti quando ti ho vista in pigiama davanti al bagno e quando ti ho lasciato entrare dopo averti fatta cadere-
Rose deglutì.
-Ho immaginato cose che un amico non dovrebbe immaginare- continuò.
-Ho pensato cose che un ragazzo disinteressato non penserebbe. Che io non penserei-
Alzò una mano sulla sua spalla, poggiandola con delicatezza sotto ai suoi capelli.
-Ho creduto che la prima cosa che avrei voluto fare parlandoti sarebbe stata questa- disse avvicinandosi per abbracciarla -E poi mi sono ritrovato a volere questo- bisbigliò scivolando con essa fino al fianco.
Rose lo fissò senza parole.
-E per te- disse -Cosa è cambiato?-
Lei non rispose, ma si mosse scuotendo lievemente la testa.
Lui non lo fece vedere, ma percepì anche l'ultimo nodo attorno al suo cuore sciogliersi e lasciarlo finalmente libero.
Rose continuava a non dire niente, così lui provò a prenderle lentamente una mano. Lei lo lasciò fare senza opporre restistenza e consentì alle proprie dita di intrecciarsi alle sue.
Lo vide sporgersi un'altra volta su di sè e prima che la toccasse trattenne il respiro velocemente
-Aspetta-
Scorpius si fermò.
Lei lo fissò a occhi spalancati senza aggiungere un fiato.
Allora poggiò le labbra sulle sue, molto piano.
-Aspetta..- ripetè lei, tesa.
Aspettò. Per un intero minuto restarono immobili in quella posizione, le labbra che si sfioravano appena, in bilico fra un bacio e un tornare indietro. Scorpius sentiva lo stesso formicolio che lo aveva attaccato quando erano caduti insieme davanti al bagno diffondersi lungo le sue braccia e le spalle, ma non fece niente.
Rose, dal canto suo, ascoltava il contatto della loro pelle lungo le dita intrecciate, ogni singolo centimetro, ogni pezzo di unghia e automaticamente, come se fosse un impulso nervoso, le strinse con forza. Scorpius continuò ad aspettare. Rose strinse le labbra e lui potè sentire il battito del suo cuore rimbombare contro il suo petto, esattamente come due sere prima. Senza riuscire più a fermare il proprio corpo, chinò la testa un'altra volta
-Asp..-
-Sssh, Rose- sussurrò sulle sue labbra
Lei non disse altro. Continuò a trattenere il respiro quando lo sentì imprimere le labbra sulle sue, con una delicatezza e insieme una fermezza che non si sarebbe mai riuscita a immaginare nemmeno nei suoi sogni più elaborati. Scorpius chiuse gli occhi e tutto il suo corpo si lasciò andare come se naturalmente fosse stato disposto a quel momento.
Man a mano la tensione si sciolse, e Rose lasciò il respiro libero di rifluire dalle sue labbra. Con una mano si tenne alla parete dietro di sè e con l'altra si aggrappò al braccio di Scorpius. Poi chiuse gli occhi, rilassando ogni muscolo del viso e delle spalle. Scorpius le accarezzò piano il vestito sul busto, per farle capire che non avrebbe fatto niente che lei non gli permettesse. Ma a un certo punto lei abbassò la testa in silenzio, spingendolo indietro.
Scorpius la fissò aggrottato, non capendo cosa fosse successo.
-Dimmi che non sto sognando- disse, fissandolo seria con le mani ancora poggiate sulle sue spalle.
Allora lui sorrise, lasciando andare un sospiro di sollievo. Poi alzò una mano sul suo braccio e le diede un pizzico sulla pelle.
-Aih!- esclamò lei, trasalendo.
Lui rise.
-Sono sveglia..- disse fissandosi seria il segno rosso sulla pelle esangue.
Dopodichè rialzò lo sguardo su di lui, che la guardava con un ghigno malizioso stampato sulle labbra.
-Davvero?- chiese -Sarà il caso che ti dia il buongiorno-
Rose non oppose più resistenza alcuna e, una volta stretta di nuovo nel suo abbraccio, alzò le punte dei piedi per guardarlo meglio. Si fissarono arrossati per un istante soltanto, poi lui chiuse gli occhi e lei gli lasciò l'anima in mano.





E finalmente, dopo più di una settimana, l'ultimo capitolo.
Ci ho messo molto perchè sono in sessione esami e l'ultimo capitolo si sa che è il più arduo. Mi sono decisa a inserire un epilogo a questa fiction, non sarà nulla di impegnativo, ma penso di poter aggiungere qualcosa a questa storia.
Vi lascio con questo avviso e spero che la fine sia stata all'altezza delle vostre aspettative.
Un bacio a tutte belle lettrici, siete state fantastiche <3
 

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Capitolo 14
*** Epilogo ***



Scorpius chiuse la valigia pigiandone il tettuccio contro il materasso.
In un angolo, Albus lo fissava intristito, rigirandosi fra le dita un nastro da pacchi.
-Sei proprio sicuro di non voler rimanere?-
Sorrise, afferrando il manico della borsa con una mano -Ci vediamo a scuola Al-
L'amico annuì e si staccò dalla finestra contro cui era appoggiato, accompagnandolo fuori dalla stanza.
I regali attorno all'albero non erano ancora stati scartati, ma aspettavano solo che lui se ne andasse e ormai mancava poco. Infilò la mano libera in tasca, dove un pacchetto piccolo e tondo spingeva contro la stoffa per uscire.
I ragazzi lo aspettavano al pian terreno per salutarlo, li sentiva parlare e ridere in lontananza e un po' dispiacque anche a lui non poter semplicemente raggiungerli e passare il resto della giornata con loro come aveva sempre fatto. Scesero i due piani di scale che in quella lunga settimana aveva percorso milioni di volte e in tutte le salse, passando davanti a tutte le porte che avevano significato qualcosa per lui: la porta del bagno, la camera di Rose, quella di Hugo..
Quando arrivò a terra li trovò tutti in piedi vicino ai divani, un po' come quando era arrivato, solo che ora nessuno era intenzionato a fargli il terzo grado o a squadrarlo da capo a piedi.
-Tutto dentro?- chiese Ginny raggiungendolo con un sorriso -Se troveremo qualcosa te la faremo arrivare via gufo-
-C'è tutto- annuì lasciando che gli prendesse la valigia e la sistemasse sotto all'attaccapanni.
-Fra quanto sarà qui?- chiese Ron strofinandosi le mani come se intendesse organizzare un agguato
-Non dovrebbe tardare più di mezz'ora- disse, e cercò di trattenere una risata sotto i baffi.
Rose lo guardò da un angolo della stanza e lui ricambiò lo sguardo con un sorriso. Le sue guance erano piene e colorate, mentre un sorriso sincero e incontenibile le tirava all'insù come i fili di un burattino. Per la prima volta, la vide felice come non la vedeva dal giorno in cui era arrivato in quella stessa casa e in un certo senso si sentì in pace con se stesso, perchè anche se quello era di sicuro stato un giorno più allegro, tutto quello che era accaduto fino ad allora si era richiuso come un cerchio, e sull'espressione di Rose non c'erano nè tristezza nè malinconia. Quello era per loro il vero inizio, a parti invertite.
-Magnifico, c'è ancora tempo! Vuoi qualcosa da mangiare?- chiese Molly precipitandosi in cucina come se la colazione appena consumata non potesse bastare a sfamare il ragazzo per il viaggio.
Lui cercò di convincerla in tutti i modi di essere pieno ma alla fine dovette cedere e accettare almeno un'altra fetta di torta. Rose rise e lo raggiunse alle spalle con le mani dietro la schiena.
-Puoi anche darla a Hugo di nascosto, non si lamenterà- disse bisbigliando
Lui sogghignò e scosse la testa -Per chi mi hai preso? Adesso ne rubo un'altra e me la porto via-
Rose ridacchiò.
-Devo darti una cosa- sussurrò guardandola serio mentre si spolverava le ultime briciole dalle mani.
Rose alzò le sopracciglia stupita e lui la trascinò per un braccio fuori dalla Tana, in modo da poter rimanere solo con lei. Poi ficcò la mano in tasca e ne estrasse un pacchetto azzurro.
-Tieni- disse porgendoglielo mentre un leggero rossore si diffondeva sulle sue guance pallide.
Rose afferrò stupita il regalo e lo aprì. Avvolto dalla carta, c'era il carillon che aveva visto il giorno prima in paese, quello che le aveva riportato alla mente i ricordi della sua infanzia.
-Oh..- disse non credendo ai propri occhi -ma..-
Scorpius non le fece terminare la frase che la abbracciò stretta, affondando il viso tra i suoi ricci profumati.
-Non farmi più scherzi quando ci rivedremo- bisbigliò a occhi chiusi contro la sua spalla.
Lei arrossì e ricambiò impacciata l'abbraccio, poggiandogli una mano sulla schiena e l'altra sul fianco.
In quel momento le voci di James e Dominique uscirono dalla porta e appena la bionda li vide trascinò il ragazzo dall'altra parte e gli chiese di aiutarla a sistemare il pupazzo di neve che si stava sciogliendo.
-Anche io ho qualcosa per te- disse Rose staccandosi dall'abbraccio -Però lo devi aprire quando sarai a casa-
Scorpius la fissò corrucciato ma si trattenne dal chiederle il perchè.
-Ragazzi ragazzi, ultimo torneo a carte?- gridò Hugo da una finestra sbracciandosi sul davanzale.
James non se lo fece ripetere due volte e Dominique, Rose e Scorpius lo seguirono a ruota.
Il tempo quando ci si diverte si sa, passa sempre in fretta e quella che doveva essere mezz'ora scivolò via come se fossero stati pochi minuti, quando qualcuno si materializzò nel cortile della Tana e suonò al campanello della porta.
I ragazzi interruppero il gioco e veloce come se non avesse aspettato altro, Ron comparve giù dalle scale, gli occhi sulla porta.
-Qualcuno apra- esclamò Molly in cima a una scala pieghevole mentre rimetteva dei libri di cucina nella credenza.
Rose si alzò per prima e quando andò ad aprire si ritrovò una versione più alta e vecchia di Scorpius in piedi davanti all'uscio. Dietro di lei Arthur si fermò all'istante. L'uomo guardò prima lei, poi lui, poi di nuovo Rose.
-Capelli rossi, lentiggini...- disse squadrandola dall'alto con serietà -Finalmente una Weasley dall'aria intelligente-
Rose sbarrò gli occhi stupita e Ron non seppe se prendersela per l'offesa o considerare il complimento.
-Papà!- esclamò Scorpius precipitandosi accanto a Rose
L'uomo lo fissò e fissò il viso di Rose accanto al suo, con una strana espressione negli occhi, dopodichè si rianimò e scrollò il mantello dalla neve -Sei pronto?- chiese entrando.
Scorpius annuì e si fece da parte per lasciarlo passare.
Malfoy fece scorrere gli occhi sulla casetta modesta e arredata alla buona in cui il figlio aveva vissuto durante quel breve periodo e non nascose un ghigno all'angolo della bocca.
-Buongiorno- disse Harry sbucando in quel momento dalle scale.
I due si scambiarono un'occhiata silenziosa, quasi completamente inespressiva, ma non apparentemente ostile.
-Buongiorno- rispose Malfoy togliendosi i guanti per stringergli la mano -Vi ringrazio per aver ospitato Scorpius durante questo periodo. E' stato sicuramente un Natale molto diverso da quelli a cui è abituato. Spero non vi abbia dato problemi-
-Oh no, è stato bravissimo- rispose Hermione affiancandosi a Ron e ad Harry.
Lui li guardò tutti e tre in silenzio, nello sguardo la stessa ombra che lo aveva attraversato quando aveva visto Scorpius e Rose in piedi sulla porta.
-Me ne compiaccio- disse poi con quello che doveva essere un sorriso vero e proprio.
Anche Ginny era uscita dalla cucina e Molly era finalmente scesa dalla scala.
-Vuole qualcosa da mangiare?- chiese cercando di mostrarsi cortese, ma l'uomo rifiutò.
-Non è il caso grazie, mia moglie ci sta aspettando. Scorpius, va' a prendere la valigia-
Il ragazzo non se lo fece ripetere e corse a prendere borsa mantello e guanti.
-Allora a presto- disse Albus guardandolo mogio vestirsi
-Non fare quella faccia Al, sono solo pochi giorni! E poi esistono i gufi- aggiuse lanciando un'occhiata rapida a Rose.
-Con questo freddo ti arriverà una statua di ghiaccio, piuttosto- rispose Albus ridendo e Scorpius lo abbracciò battendogli una mano sulla spalla.
In coda Lily, Hugo, James e Dominique lo salutarono a loro volta con baci e raccomandazioni. Poi alzò lo sguardo su Rose, che aspettava ancora in piedi vicino alla porta che lui finisse.
-Eih ma, quel fornello non è acceso?! Non starà bruciando qualcosa?- esclamò il ragazzo indicando di scatto la cucina.
Tutti si voltarono a guardare spaventati e lui le scoccò un bacio veloce sulle labbra. -Non dimenticare niente in questi giorni- le bisbigliò all'orecchio. Lei annuì.
-Devi aver visto male caro..- disse Molly rigirandosi sollevata. Poi, quando lo vide imbacuccato sulla porta con la valigia in mano, ebbe un moto di tenerezza. Si era affezionata a quel piccolo Malfoy in miniatura e dopotutto, lo avevano fatto tutti.
-Torna quando vuoi, caro- disse portandosi le mani al cuore
Lui sorrise e ringraziò infinitamente ognuno di loro.

-Ha lo sguardo della madre quella ragazza- disse Malfoy una volta usciti mentre si allontanavano dalla Tana nella neve candida -Scommetto che è una secchiona-
-Parli di Rose?- chiese Scorpius guardandolo
-Rose..- ripetè Draco sovrappensiero
-E' molto intelligente-
Draco sbuffò come se se lo aspettasse.
-Sicuro sia solo un'amica?- chiese poi guardandolo con un ghigno.
Scorpius non rispose ma si girò a nascondere un sorriso nella sciarpa e si smaterializzò.





 
http://www.youtube.com/watch?v=29Gvlx6hEH8
A voi la colonna sonora della fiction





Spero abbiate passato delle buone vacanze in compagnia di Scorpius e di Rose e che il lungo travaglio da loro vissuto si sia infine concluso in maniera felice anche per voi. Mi sono affezionata molto a questi due bamboccioni e dispiace anche a me lasciarli, ma tornerò presto con una nuova storia su Draco ed Hermione che tutte coloro le quali fossero interessate troveranno a partire dalla fine del mese.

La canzone che ho scelto come colonna sonora è una delle mie preferite al momento, sicuramente alcune di voi l'avranno già ascoltata. Spero che anche questa scelta vi sia piaciuta e ora vi lascio con un bacio e un grazie a tutte a voi che mi avete seguita e recensita. Lovey'all. <3
 
Rose W.       Scorpius M.

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