Eppure mi hai cambiato la vita

di vale93
(/viewuser.php?uid=44184)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1

Prologo
~
~





Le foglie d'autunno son di gran lunga le più coraggiose. Fragili, si tengono al ramo per puro miracolo; un solo soffio di vento e cadono giù. Ma resistono finchè anche l'ultima goccia di linfa vitale ne bagna le vene. Alla fine, la cosa più bella è che rinascono dallo stesso germoglio, come se non se ne fossero mai andate.

Quella mattina Hermione lasciò il dormitorio con insolita fretta
. Dopo una notte insonne passata a dar forma ai diversi appunti, aveva tenuto gli occhi chiusi appena sei ore, prima di svegliarsi. L'orologio segnava le otto, una lancetta appena spostata sul cinque.
Sentì la borsa pesante rimbalzare sulla gamba e sorrise: era stanca e assonnata, due sacche gonfie sotto agli occhi, ma aveva concluso la relazione in tempo ed era sicura di aver fatto un ottimo lavoro. Stavolta Piton non avrebbe davvero potuto risparmiarle il massimo dei voti. Scrollò i capelli compiaciuta e, superato l'angolo, aprì l'imponente porta della Sala, accostata dopo l'entrata degli studenti. Un aroma di tè e biscotti accorse all'istante a solleticarle le narici.
La lunga tavolata rosso-oro s'enstendeva per tutto il perimetro orientale della sala, occupata da innumerevoli teste impegnate ad alimentare il chiacchiericcio generale; si diresse verso un gruppo familiare, capeggiato da un paio di chiome fiammanti, e prese posto con un tonfo.

-Buongiorno a tutti.-
-Alla buon'ora, che fine avevi fatto?- Harry la fissò decisamente sconvolto - se per il ritardo o le vistose occhiaie, tuttavia, non è dato saperlo.
-Non ho sentito la sveglia- si giustificò -E qualcuno qui ha pensato bene di non avvertirmi.-
Ginny finse magistralmente di non aver sentito.
-Scommetto che hai passato la notte a scrivere la relazione per Piton- commentò Ron a bocca piena.
Hermione gli lanciò un'occhiata disgustata, ma risparmiò commenti poco carini riguardo alle sue buone maniere.

-No, Ronald. Ho finito a mezzanotte e mezza, ho dormito come ogni essere umano.-
-Come no- sbuffò Ginny. -Di' piuttosto che ti sei messa a letto, senza spegnere la luce. Dovresti comprare una penna che raschi meno sulla carta, ma soprattutto, dovresti piantarla di passare le notti sui libri!-
Hermione finse di non aver sentito, ma vide il roscio sbuffare con rassegnazione. 
-Tu invece, immagino ti sia ridotto al minimo indispensabile, o no?- replicò.
-Veritaserum: pozione dal potere estorcente, utile a raccogliere informazioni esatte da soggetti ostili. Tre gocce soltanto, effetto immediato- recitò il ragazzo assumendo un'aria importante. -Vuoi trovare parole migliori?-
La grifona scosse la testa senza rispondere.
-E tu?- rivolta ad Harry, -Dimmi che hai superato le due righe, ti prego!-
Il moro scoppiò a ridere riempendosi il bicchiere.
Una repentina folata di vento aprì nuovamente la porta e, dall'uscio, due giovani Corvonero fecero il loro glorioso ingresso accompagnate da uno smilzo individuo pallido.
-Malfoy...- commentò sollevando gli occhi dal piatto. -Due insieme, stavolta ha davvero esagerato.-
-Di cosa ti sorprendi?- Ron era di nuovo a bocca piena. -Non mi stupirei se non fosse la prima volta.-
Hermione inarcò un sopracciglio bruno e scrollò la testa con un sospiro.
Draco Lucius Malfoy era il ragazzo più viziato e strafottente che avesse mai messo piede sul suolo di Hogwarts; eppure, negli ultimi tempi, qualcosa lo aveva trasformato nel soggetto più chiacchierato e fortemente invidiato del castello.
In pochi mesi gran parte delle ragazze della sua casa e affini aveva preso ad andargli dietro, cosa di cui lui aveva naturalmente approfittato, iniziando a fare il bello e il cattivo tempo. Da quando aveva scoperto di sortire quest'effetto, aveva imparato a rigirare a suo favore ogni loro debolezza, adescandole con mezzucci da quattro soldi. In poche settimane lo aveva spesso visto in dolce compagnia, nonostante il suo pessimo carattere, il che lasciava immaginare che, quando serviva, era perfettamente capace di sfoggiare le sue arie da gentiluomo. Peccato che poi le ritirasse alla svelta dentro alla manica della camicia, tornando ad essere freddo e spietato con quelle stesse malcapitate con cui si era mostrato tanto gentile. Non aveva pietà per nessuna, neppure per le compagne. Dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima e i suoi erano grigi, spenti come il marmo.

-E' vero, ultimamente sembra essersi montato smisuratamente la testa- riflettè versandosi del caffè nella tazza. -Ma non avrei mai pensato potesse addirittura farsene due contemporaneamente... In fondo hai ragione, di cosa mi sorprendo.-
Eppure era perplessa. Come poteva sortire quell'effetto su ragazze grandi e vaccinate al punto da spingerle a deporre ogni dignità? Su una cosa non potevano esserci dubbi: se le sarebbe fatte entrambe insieme, proprio come due...
-E' questo tipo di gente che ruba la piazza migliore, per poi lasciarsi dietro un piagnisteo infinito. Per fortuna, non sei come loro.- la voce di Ron irruppe nei suoi pensieri divertendola.
-Non credo che Malfoy degnerebbe mai di uno sguardo una come me.-
Un sorrisetto ironico sbocciò sulle labbra del rosso e lei portò la tazza alle proprie, chiudendo il flusso di pensieri sulle povere vittime del ragazzo.
Questa era una cosa di cui in fondo andava fiera. Lei era l'unica, forse la sola in tutta la scuola, a provare per Malfoy l'odio e il disgusto più sinceri. C'era chi lo ammirava e chi lo desiderava segretamente senza avere il coraggio di ammetterlo, ma lei no. Non sperava che lui la notasse, non gli permetteva di trattarla come uno straccio e non nascondeva nessun tipo di interesse dietro alla facciata del disprezzo e dell'ostilità. Lei era l'unica che gioisse della mancanza delle sue attenzioni, piuttosto che disperarsene, e, anzi, sarebbe stata lieta di venirne ignorata totalmente, se solo fosse stato possibile. Ma, per qualche ragione, la sua immunità al fascino del Serpeverde non sembrava salvarla dalla profonda arroganza, che, al contrario, esplodeva in maniera ancor più evidente nei suoi confronti.


-Bene, Granger, non si può certo dire che lei non si sia impegnata...- biascicò Piton sfogliando la sua relazione pagina per pagina -Discretamente.-
Sorrise, la fronte china.
-Lo stesso non vale per la maggior parte dei suoi colleghi. A dire il vero sembra che ad alcuni il concetto di relazione non sia ancora ben chiaro- al che lanciò un'occhiata di sbieco a Ronald. -Faccia il favore di esporre in breve un sunto dell'argomento, se questo può servire di aiuto ai meno volenterosi.-
Hermione si alzò immediatamente.
-Vuole che indichi precis-
-Solo lo stretto necessario.-
-Certo...- tirò un respiro. -Dal latino veritas, verità, e serum, siero. Tre sole gocce del suo liquido e il soggetto a cui viene somministrato sarà costretto a rivelare tutta la verità e nient'altro che la verità circa quanto gli verrà chiesto. Gli ingredienti necessari alla preparazione sono lo sciroppo di elleboro, il sangue di salamandra, mandragola, zanne di serpente, asfodelo e artemisia. Si inizia versando tutti i componenti nel paiolo eccetto il sangue, che deve essere aggiunto dopo una settimana. Si lascia cuocere per circa tre giorni, dopodiché...-
Mentre parlava, una serpe bionda e strafottente sbuffava annoiata sulla sedia, osservando i muri e i compagni con esplicita noncuranza. Odiava starla a sentire mentre riversava il suo sapere con orgoglio e civetteria, quasi da quello dipendesse il sussistere della sua autostima. Era svervante.
-La pozione è incolore e inodore, tanto che si potrebbe confonderla con acqua pura, e questo la rende estremamente utile e difficile da individuare, se non si lascia scivolare il liquido sulle pareti del contenitore, in modo da distinguerne la coesione dalle molecole d'acqua. E' possibile sottrarsi al suo potere, l'occlumanzia permette...-

-Basta così.-
Tornò a sedersi, mentre Piton ordinava agli alunni di riportare la relazione corretta il giorno seguente.
Ron sbatté il proprio libro dentro alla borsa, imprecando.
-Che dici, avrei fatto meglio a dormire?-
Le lanciò un'occhiataccia e lei alzò le spalle.
-Ti darò una mano. Vieni in Sala Comune e vedremo di tirar fuori qualcosa dalla mia relazione, con due pagine dovresti cavartela. Non di più o se ne accorgerà.-
-Ah ah. Mi spieghi cosa ci hai scritto qua dentro?- esclamò afferrando la pila di fogli e sventolandogliela davanti agli occhi. -Che cosa ci sarà da dire!-
-Avresti anche tu un mucchio di cose da scrivere se non ti limitassi a seguire, fra virgolette, e mi seguissi ogni tanto in biblioteca.-
-C'erano gli allenamenti! E poi lui è qui per spiegare e io dovrei ammazzarmi per sopperire alle sue mancanze? Ho scritto tutto quello che ha detto, paro paro.-
-Ma non è quello che ha chiesto. Ha chiesto un approfondimento, Ronald, non i suoi appunti.-
-Frustrato- borbottò il roscio mettendo il muso, ma lo disse così piano che l'amica potè fingere di non aver sentito.
Si voltò verso Harry e si informò sulla sua rendita con rassegnazione.
-Una A, è più di quanto avessi sperato. Sai che io e pozioni...-
-Una A va bene- lo incoraggiò.
Liberò il banco da ogni materiale rimasto, appendendo la borsa pesante alla spalla. Quando si voltò, per immettersi nel flusso di studenti, finì col seguire un gruppo di Serpeverde. Li riconobbe subito: Tiger, Goyle, Zabini e l'immancabile serpe bionda dagli occhi blu.
-Accidenti, stavolta hai superato te stesso.- Questa era la patetica voce di Tiger che, come al solito, arrancava alle spalle della sua rispettata serpe.
-Due bionde in una botta sola, cavolo!-
Al gruppo si aggiunsero altri Serpeverde dall'aria poco simpatica, che non si astennero dall'esprimere i propri apprezzamenti circa le due giovani ragazze.
La grifona arricciò il naso stizzita. -Disgustoso...- e affrettò il passo.







Buonasera! :)
Questo è il breve prologo introduttivo della mia fiction. Ho voluto presentare alcuni dei personaggi principali della storia - altri faranno la loro comparsa nel capitolo successivo - e mettere in chiaro fin da subito su che piano si svolge l'intera vicenda. Malfoy-Marpione è ormai diventato uno stereotipo delle ff, ma non tanto dissimile dal vero, a mio parere. Il fascino del nobile stronzetto ce l'ha e dubito che la Parkinson sia stata l'unica a risentirne. Spero con questo breve capitolo di avervi incuriosite e vi avverto che a breve posterò il secondo. Baci! <3

Ps:
le notizie riguardanti gli ingredienti e la preparazione del Veritaserum disponibili su internet sono diverse e contrastanti, la fonte da cui ho tratto quelle scritte è la seguente, nella quale potete trovare l'intera relazione di Hermione. Vi consiglio di leggerla, è molto interessante: http://mhwiki.altervista.org/php5/index.php/Veritaserum

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


2 copia
Capitolo 1
~~






Misurò il corridoio del pian terreno a passi lenti e cadenzati. Fuori, il tramonto aveva già spruzzato le sue tinte rosa sul telo azzurro, l'orologio segnava le sette.

Aveva chiesto a Tiger e Goyle di dileguarsi alla svelta, mentre Zabini era andato via poco prima. Era un ragazzo in gamba, quello. L'unico, soprattutto, che non gli stava esageratamente addosso con la storia delle due bionde. Tra loro c'era il seguente patto, un accordo tacito e funzionale: quelle che lui usava, venivano passate a lui, il quale si sarebbe astenuto dal riempirlo di domande sciocche e complimenti affettati come quelli dei compagni.
Aveva capito da subito che era diverso dagli altri: riservato, a volte sprezzante ma mai fuori controllo; non si accollava e non si immischiava mai in affari che non lo riguardassero. Era quello che rimaneva in disparte durante le risse, che non partecipava alle dispute occasionali dei compagni per ragioni di poco conto, ma che riusciva sempre a cogliere i frutti di ogni situazione prima che gli altri smettessero di affannarsi. Un ragazzo scaltro, senza dubbio, e infinitamente più maturo della sua età. Draco questo l'aveva notato subito. Aveva avuto molto da imparare da lui, e avrebbe quasi potuto definirlo il suo migliore amico. Forse.
Svoltò l'angolo e sogghignò appena, pensando ai due bocconcini che l'aspettavano, quella sera, in camera. Erano nuove, e lui le aveva subito adocchiate; venivano dall'accademia più ammirata di tutto il mondo magico per la bellezza delle sue studentesse: Beuxbatons, che avevano lasciato a causa di un trasferimento. Il cappello le aveva smistate a Corvonero. Strano, l'intelligenza non era davvero la loro prima qualità.
Ripensò ai mesi passati, fece un breve calcolo mentale e concluse che in media se ne trovava una a settimana. Un record: nessuno lo superava. Certo Potter avrebbe potuto, erano i due ragazzi più ambiti della scuola. Ma c'era una netta differenza tra lo Sfregiato e lui: San Potter non sapeva cogliere le occasioni; lui sì.
Entrò in camera sbuffando e si buttò sul divano con le dita intrecciate dietro alla testa.
Un pendolo addossato al muro oscillò pacatamente davanti ai suoi occhi spenti, ipnotizzandolo lentamente per farlo addormentare. Venti minuti dopo, la testa gli cadde sul bracciolo inanimata.

La giornata si concluse con due ore esatte di anticipo. La notte precedente era passata in bianco e, ora, la relazione di Ron aveva prosciugato le sue ultime energie. Lo lasciò a correggere gli ultimi dettagli in Sala Comune, mentre, con una mano davanti alla bocca, saliva in dormitorio.
Ginny era con Luna, ciò velocizzò notevolmente la routine notturna. A letto, estrasse un curioso oggetto dal cassetto dell'abat-jour e infilò un paio di cuffie nelle orecchie.

C'era una canzone, nella memoria di quel lettore musicale, che l'aiutava spesso a rilassarsi. Sapeva che ad Hogwarts l'elettricità era bandita, per cui non poteva utilizzarlo sempre, data la scarsità di batteria. Ma, per qualche motivo, quel giorno sentì di poterne consumare parte in nome di una certa quieta nostalgia. Chiuse gli occhi sospirando e si lasciò cullare dalle note malinconiche, fino ad entrare nel limbo del dormiveglia. Lì, vide distrattamente qualcuno lasciarle una lettera sul banco di un'aula, appena prima che lei entrasse. Andò per prenderla e leggerne il mittente, quando il sonno la prese e cambiò scena ai suoi fantasmi. Al mattino, si svegliò coi lunghi fili delle cuffie sparsi sul materasso.
L'orologio appeso alla parete segnava le sette, ma Hermione sentì di aver dormito per giorni. Si alzò e filò in bagno, approfittando del tempo a disposizione.

Una volta rientrata, la piccola di casa Weasley era già in piedi, china sul mobile sotto allo specchio in cerca di un mollettone e di un pennello per cosmetici. Attese che finisse il lungo lavoro di make-up per dare una sistemata alla chioma e passò i restanti quindici minuti ad asciugare i lunghi ricci castani con la bacchetta.
Ginny la osservò dal letto coi pantaloni del pigiama ancora indosso.
Era una bella ragazza, senza dubbio. Sul viso semplice, incorniciato da una cascata di boccoli scuri, scintillavano due grandi occhi nocciola, pieni di coraggio e bontà, prontezza di spirito, testardaggine e orgoglio da vendere. Ma la dolcezza che sapevano esprimere in quelle rare occasioni di cui era stata testimone era incomparabile.
-Non so che materie facoltative scegliere- esordì ciondolando con le gambe dal materasso. -Tu che mi consigli?-
Hermione inclinò la testa su una spalla.
-L'anno scorso ho tentato il corso della Cooman... ma era inutile. Quest'anno vorrei provare Rune. Ti interessano?-
La rossa arricciò il naso contrariata. -E' abbastanza pesante-
-Non più di aritmanzia. Aritmanzia è il più difficile, credimi. L'ho dato l'anno scorso, ma forse potresti trovarti bene.-
-Hermione, stiamo parlando di me- la interruppe ridendo.
Le lanciò un'occhiata perplessa, poi fece spallucce.
-Vieni a Rune con me, ti piacerebbe.-
Ginny non rispose, riflettendo silenziosa. Poi si alzò, tolse il pigiama e si vestì.

Diversi piani più sotto qualcun altro aprì gli occhi, fissando il soffitto spoglio e adombrato. Un raggio di sole impertinente era riuscito a filtrare dalla coltre verde della tenda, solleticandogli i sensi. Rimase su quel materasso per diverso tempo, dopo il suono della sveglia, come se non avesse intenzione di muoversi. Una vaga impressione di ciò che lo avrebbe aspettato fuori dalla porta gli ferì le palpebre, e lui le strinse con forza per non lasciarla entrare.
Ogni volta la stessa storia. Odiava quel momento.
Indubbiamente, era la parte meno piacevole della vicenda. Se ci fosse stata la possibilità di delegare lo scaricamento a terzi, come si fa con la busta della spazzatura una volta chiuso il sacco, l'avrebbe certamente colta.
Si passò le mani sugli occhi infastidito, ma poi si alzò, prima che quella sensazione lo bloccasse a letto senza rimedio.
Una doccia veloce eliminò gli odori e la sudata notturni, ormai un noioso ricordo. Sistemò con cura i dettagli allo specchio, passando le dita fra i fili biondi dei capelli e aggiustando la stoffa della camicia sulle spalle. Poi puntò lo sguardo dritto in quello del suo clone riflesso, rimirando la glacialità dei propri occhi. Soddisfatto, uscì.
Scese in Sala Comune e aprì la porta: loro erano in attesa, in tutta la loro innocenza.
-Ciao Draco- trillarono insieme -Come ti sei sve...-
Con un'unica occhiata le gelò seduta stante e proseguì.
Percepì il loro sbigottimento prima ancora che lo raggiungessero e cercassero di farsi spiegare cosa fosse successo.
-C'è qualche problema?-
-Hai dormito male?-
Sentì lo stomaco contrarsi, come prima di emettere un conato. Cielo, che strazio!
-Che ci fate qui, non avete lezione?-
-Volevamo salutarti, ieri ce ne siamo andate così...-
-Io vi ho fatto andare- precisò lui prontamente.
Le due si guardarono sbigottite, non abituate a quel tono di voce.
-Ma.. è successo qualcosa?-
-Assolutamente no. E' questo il punto. Sto ancora cercando di capire per quale ragione siate venute a scocciare di prima mattina.-
-Come sarebbe a dire?- saltò su una delle due.
L'altra le mise una mano sul braccio, probabilmente con l'intento di trattenerla. 
-Sarebbe a dire- rispose Malfoy senza cambiare minimamente espressione -Che non apprezzo la vostra visita, che non eravate attese nè tantomeno desiderate. E se avete deciso di trasformarvi nelle fatine del buongiorno e distribuire nausea e fastidio in giro per il castello vi avverto che la mia stanza è fuori dalla vostra lista, il mio nome dalla vostra portata.-
-Ma...-
-In caso non fosse chiaro non voglio più vedervi nè di fronte nè di fianco.-
-Bel modo di comportarsi!- esclamò la stessa di prima, stizzita.
Lui si girò appena. -Prego?-
-Hai sentito.-
Si fermò. Sembrò sul momento incredulo; poi, scoppiò a ridere.
-Patetico- sibilò.
-Cosa ci sarebbe di patetico?- ringhiò quella stringendo i pugni.
-Se c'è una cosa di cui sono fermamente convinto, è che ognuno in questo mondo ha quello che si merita. La feccia verrà trattata come feccia, i signori da signori. E le puttane da puttane.-
Vide le pupille degli occhi delle due ragazze allargarsi visibilmente, per lo shock o per la rabbia, non avrebbe saputo dirlo. Il loro silenzio bastò a considerare la faccenda chiusa, così voltò i tacchi e salì le scale.
Hermione lo vide entrare proprio mentre prendeva posto. Le due bionde non erano con lui, segno che le aveva liquidate. Lo seguì con lo sguardo fino al tavolo dei Serpeverde, dove sedette di fronte a Blaise, accanto a una ragazza dal caschetto corvino. Pansy Parkinson gli rivolse un sorriso soddisfatto, stringendoglisi addosso: era tornato.
Pansy era la cosiddetta ragazza ufficiale di Malfoy, quella, insomma, che si passava più volte senza mai scaricare. In teoria stavano insieme, in pratica lui si faceva chiunque e, quando si stancava, tornava fra le sue braccia, come un cane al pupazzo di gomma in attesa di un osso più grosso. Visto che ciò avveniva periodicamente, ormai tutti sapevano che Pansy era quella fissa e nessuno sembrava trovare insolita quella situazione.
Hermione trattenne una smorfia, vedendola spalmarglisi contro mentre si faceva raccontare sghignazzando lo scaricamento delle rivali. Si sentiva superiore, era evidente. Superiore a tutte le altre, perché lei era quella che stava con Malfoy quando lui non aveva nessuno con cui intrattenersi. Lei quella che lo vedeva tutti i giorni, che aveva il permesso di mangiare con lui ai pasti e di fargli compagnia nei pomeriggi in Sala Comune. Lei l'unica che lui non avesse mai allontanato.
Non capiva, evidentemente, di essere il tappabuchi a cui il ragazzo ricorreva nei tempi morti. Gli spazi che non venivano riempiti dalle altre ragazze erano riservati a lei, e quella che era un'evidente situazione di squallore lei la trasformava in motivo di vanto. Disgustoso.
-Che cosa stai guardando?-
-Ho... perso per un momento la concentrazione. Dicevi?-
-Abbiamo allenamento questo pomeriggio al campo. Vieni a vederci?-
-Ron, devo studiare.-
-Ti sei sempre portata i libri anche quando avevi tempo- rispose lui sarcastico.
Hermione alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo. -E sia.-
-Io mi avvio- avvisò Ginny.
-Quanta fretta, che succede?- tornò a sorseggiare il the.
-Lezione con Minerva, è inflessibile con gli orari, lo sai.-
-Ti accompagno- Harry si affrettò ad alzarsi maldestramente.
Lei sorrise, ma non fece a meno di notare: -Farai tardi alla tua lezione.-
-Non c'è problema, per oggi sono coperto. La relazione ieri l'ho fatta.- rispose il Grifondoro lanciando un occhiolino all'amico.
Questi gli restituì un'occhiataccia, non tanto per l'allusione al compito.
-Tu non vai?- chiese Hermione ironica.
-Ho come l'impressione che non sia il caso...- mormorò seguendo i due con gli occhi. -E comunque non ti lascio sola.-
-Troppo gentile.-
-Figurati. E' un modo per costringerti moralmente a venire dopo.-
Hermione si lasciò sfuggire una risata e l'amico abbassò la testa, arrossendo con un sorriso.


~~


Sabato 20 Novembre. Sotterranei.
Draco spazzolò i capelli con i polpastrelli, sistemandoli meticolosamente. Aveva abbandonato l'abitudine di fissarli col gel da quando aveva scoperto come lasciarli a posto in maniera naturale. Gli unici due ciuffi ribelli aveva imparato a farseli andare a genio, addirittura aveva finito con l'apprezzarli.
Strinse il nodo della cravatta attorno al colletto e lasciò la stanza, per scendere in Sala Comune in attesa di partire.
Blaise sedeva sul divano, una sigaretta alla mano. Il loro fu un saluto silenzioso, prima che gli si mettesse accanto. Restarono per poco in contemplazione, ognuno immerso nei propri pensieri.
-Com'è andata?- chiese infine, dopo aver osservato diversi ragazzi scendere dalle proprie stanze.
Blaise aspirò una boccata di fumo caldo e allontanò la cicca dal viso.
-Non ci sono andato- rispose dopo aver gettato fuori uno sbuffo grigiastro.
-Come mai?-
-Non mi andava.-
Si riferiva alle due bionde. Come di consueto lui gliele aveva passate, così che potesse divertircisi; Blaise le avrebbe consolate a modo suo. Ma stavolta qualcosa era andato storto, Zabini sembrava strano e lui se ne accorse.
-Per quale motivo?-
-Sono stufo.-
Girò il collo perplesso, inarcando un sopracciglio. Blaise soffiò un altro sbuffo e aggiunse: -Ci ho pensato e ho deciso di darci un taglio. Non lo voglio fare più.-
L'altro emise un verso di incredulità, ridendo. -Ma che ti è preso? Stai bene?-
-Assolutamente- si alzò, schiacciando la cicca nel posacenere scuro.
Draco lo fissò interdetto, poi venne l'ora di andare. Abbandonarono la stanza senza più aprire l'argomento e lasciarono la scuola insieme al resto degli studenti. 

Hermione attraversò il viale principale di Hogsmeade, con l'abituale gruppo di Grifondoro a seguito. Luna si era unita a loro insieme a Lavanda e Calì, le quali sembravano avere parecchio da dirsi bisbigliando.
Dopo un rapido giro in compagnia, Harry e Ginny si allontanarono in un negozio di scope. Lei trascinò Ron e Neville in libreria, promettendo di non passarci più di pochi minuti. Doveva assolutamente cercare un volume sulle Leggende delle terre del Nord, che aveva visto su una rivista di Lavanda: le recensioni sembravano entusiaste, e lei era rimasta affascinata dalle figure ritratte in copertina. Lasciò scorrere le dita sui diversi scaffali finchè non lo trovò, insieme a una pila di volumi quasi del tutto intatta. La copertina, rigida, portava stilizzate creature selvatiche, simili a fauni con il naso adunco e lunghe dita affusolate. Appena pagato, non potè resistere alla tentazione di sfogliarlo e di leggerne qualche riga.

Uscì in strada con il naso infilato fra le pagine, senza prestare attenzione al cammino. Inevitabilmente, inciampò rovinosamente contro qualcuno, che da parte sua non fece nulla per attutire l'urto.
Non fu un gran colpo, ma le cadde comunque il libro di mano. Si chinò, timorosa di averlo rovinato e, quando alzò la testa, incrociò due taglienti occhi di ghiaccio, illuminati da un lampo di sorpresa.
-Malfoy- esclamò, fronteggiando la serpe albina.
-Mezzosangue. Come, cadi anche tu ai miei piedi, adesso?-
Quella battuta scatenò le risa di tutta la combriccola che lo accompagnava.
-A dire il vero mi sono chinata a raccogliere questo- rispose stringendosi il volume al petto. -Sai cos'è?-
Lui non si scompose, ma piegò le labbra in un sorriso. -Come hai detto? Inchinata?-
E giù di nuovo a ridere.
-Direi che puoi scordatelo, è una cosa che non avverrà mai.-
Lui si protese con aria di sfida. -Ne sei sicura?-
Lei sostenne lo sguardo inflessibile. -Mai stata più sicura.-
Ron e Neville erano rimasti indietro, attratti da un manuale di scherzi magici, ma, quando la videro in compagnia, si precipitarono in strada.
-Tutto a posto?- domandarono, squadrando la combriccola.
-A meraviglia, grazie. A qualcuno dovrebbero dare la patente persino per camminare coi piedi.-
-Ma sentitela!- esclamò la serpe scioccata, occhieggiando i tirapiedi alle sue spalle. -Forse non sai, mocciosetta, che ho preso il posto del cercatore tre anni fa, ho sicuramente più equilibrio di te. Sei stata tu a piombarmi addosso mentre leggevi quello stupido libro.- Poi aggiunse, melliflua: -Potevi cercare una scusa migliore per farti notare.-
-Non ho mai voluto farmi notare- sibilò infastidita dall'insinuazione.
-Non mi aspetto che tu lo ammetta- rispose lui con un ghigno.
Fece per ribattere, ma fu preceduta dal biondo, che la superò all'istante, andandosene via senza troppi complimenti.
Per i tre istanti successivi rimase interdetta a fissare il vuoto di fronte a sè, statica. Poi scossa si voltò, vedendolo allontanarsi con la rabbia che le faceva salire il sangue alla testa. Che nervi! Una montagna di spocchia ed arroganza, insopportabile e maleducata. Gente del suo rango avrebbe dovuto avere modi più raffinati, per potersi permettere quelle arie di superiorità. 
-Andiamo- disse infilando il libro dentro alla borsa con uno sbuffo. -Ho fame.-

~

Afferrò il boccale di burrobirra appena servito, mentre con gli occhi scrutava il profilo di Blaise. Stava ancora cercando di capire cosa fosse successo all'amico e quest'ultimo non faceva nulla per aiutarlo. Di sottofondo, le futili chiacchiere senza senso degli altri Serpeverde.
Sbuffò, facendo scorrere il boccale sul ripiano, e poggiò la schiena alla sedia, lanciandogli un'occhiata malevola. Mi arrendo. Oggi proprio non ti capisco.
Nel frattempo i discorsi dei compagni tornarono ancora una volta sull'argomento del giorno.
-Caspita, Malfoy, sei riuscito a convincere quelle due a venire insieme... Come hai fatto?-
-Sei un dio-
-Se penso che neanche ti conoscono! Non se lo sono lasciato ripetere due volte.-
-Ci sarebbe da scommettere su di te-
-Già, da scommetterci proprio.-
Increspò il labbro strafottente. -Scommetterci? Vorreste scommettere su di me?- inclinò la testa all'indietro, divertito. -E su cosa?-
-Beh... se sei arrivato fino a questo punto, ora ci vorrebbe qualcosa di grosso!-
-Già, come la Sprite.-*
Scoppiarono tutti a ridere e il volto del biondo si contrasse in una smorfia di disgusto. -Per favore...-
Calò il silenzio. Un silenzio nel quale quasi si poterono udire i cervelli ronzare dentro alle teste del gruppo di malfattori, lavorando frenetici alla ricerca di un qualcosa da imporre al Serpeverde per superare il limite al quale era arrivato. Blaise girò la testa per nascondere un'espressione di scherno, deformando il viso in una smorfia sarcastica.
-Ci vorrebbe qualcosa di improbabile-
-Che lasci tutti a bocca aperta...-
Malfoy riprese in mano il boccale e mandò giù un altro sorso della bevanda. Quei ridicoli baronetti da quattro soldi erano vergognosamente stupidi, ma certe volte riuscivano a maturare idee davvero interessanti. Una scommessa... chissà cosa avrebbero tirato fuori.
-Di scandaloso-
-Sì, ma più che scandaloso di... sorprendente-
-Inaudito-
-...di impossibile..-
-Perchè non la Granger?-
Sentì il sorso andargli di traverso provocandogli un attacco di tosse.
Tutti sbarrarono gli occhi, scattando verso la voce che aveva parlato. Questa proveniva da un ragazzetto bruno e spettinato in fondo al tavolo, incassato in un angolo in penombra della stanza. Si chiamava Zac Barker, il figlio di un conoscente non stretto di suo padre, un anno indietro. Gli sembrava di ricordare che fosse conte, o forse lo confondeva con qualcun altro. In realtà, un ragazzaccio. 
Malgrado avesse tutti gli sguardi puntati, il tipo non si fece intimorire e continuò, con una strana luce negli occhi: -Potresti farti la Granger.-
La serpe lo fissò allibita. Quella era davvero l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire! L'idea sembrò piacere a tutti, scatenando una ressa.
-La Granger! Come abbiamo fatto a non pensarci?-
-Sarebbe il colmo! Malfoy e la Mezzosangue... -
-Ve la immaginate?-
-Vi prego...-
-Vi ha dato di volta il cervello?- sbottò balzando in piedi. Il gruppo si zittì all'istante voltandosi mite.
-Io e quella là! Quella sporca, insopportabile... Neanche sotto tortura. Ci sono ragazze nella scuola che non mi sono ancora fatto, perché lei?-

-E' l'unica che non ti sia ancora caduta ai piedi, questo è il punto.-
-Pensa, tutta la scuola vi ha sempre visti litigare- azzardò uno dei compari cautamente. 
-Come reagirebbe a sapere che te la fai?-
-Sarebbe il fatto dell'anno!- 
Draco li fissò trasecolato, serrando la mascella. Poi tornò a sedersi.
Era un'idea folle, però qualcosa in quello che dicevano era vera... Fra sè e la Grifondoro non era mai corso buon sangue, questo era certo. Lui non aveva perso tempo a denigrarla appena messo piede in quella scuola e lei si era presto messa in testa di poterlo affrontare come se si trovassero entrambi sullo stesso livello. Con gli anni gli insulti a quelli come lei aveva imparato a risparmiarseli, ritenendola una completa perdita di tempo, ma con lei l'ostilità non si era mai spenta. Sembrava provare un odio particolarmente viscerale nei suoi confronti, segno di una personalità insospettabilmente focosa mascherata dalle apparenze di docile ragazzina. Un odio certamente giustificato, viste le particolari attenzioni che lui aveva sempre dimostrato nell'insultare lei e i suoi amici. Se fosse riuscito a farla cadere ai suoi piedi, probabilmente avrebbe rinunciato una volta per tutte a quel dannato orgoglio con cui andava in giro a testa alta. E alle ridicole rispostine acide con cui ribatteva a tutto ciò che diceva. Una luce gli si fece spazio in mente pensando a una scena del genere e a una Granger tremante completamente sottomessa a lui.
-Non puoi tirarti indietro, è la cosa più divertente e dissacrante che qualcuno di noi sia riuscito a pensare!- insistette Pucey battendo il pugno sul tavolo.
-Il prezzo giusto per un record imbattibile- fecero eco gli altri.
Draco meditò a occhi socchiusi sull'affare.
-Quindi dovrei farla innamorare?- disse passandosi un indice sul mento.
-Sicuro, poi te la fai.-
-E il giorno dopo la scarichi come tutte le altre!-
-Non lo sopporterebbe-
-Secondo me arriverebbe persino al suicidio!-
Scoppiarono in una risata terrificante.
-Allora?- insistette Zac, lanciandogli un'occhiata eloquente.
Sentì gli occhi di Blaise puntati su di sè da una parte e quelli di Barker dall'altra.
Non era solito cedere a quel genere di proposte, nessuno poteva costringerlo a fare qualcosa, nè tantomeno ricattarlo. Ma questa era una sfida che lo aveva stranamente stuzzicato, e non si sarebbe tirato indietro se l'obiettivo era denigrare quell'insopportabile secchiona. L'avrebbe usata come una puttana, e poi l'avrebbe ferita nell'orgoglio, trattandola come tutte quelle oche che sembrava tanto disprezzare. Sarebbe stata anche lei una di loro, come loro.

-Perchè no?- rispose, a sorpresa, dopo averci riflettuto neanche un minuto. -Se si tratta di portarla a letto... Facciamo un mese. Datemi trenta giorni, entro la prossima uscita sarà mia.-





Curiosità:
 
Su Draco Malfoy: "E' un ragazzo superbo, dall'alta considerazione di sè, che si permette di trattare tutti i compagni come inferiori. Solo due persone, a detta della Rowling, vengono riconosciute da lui come sue pari: Theodore Nott e Blaise Zabini. L'autrice, sul suo sito, ci informa che avrebbe voluto inserire un capitolo in cui questi due ragazzi (D. e Blaise) parlavano, per mostrarci un Draco diverso, ma per necessità di spazio la Bloomsbury l'ha omesso dalla trama." Fonte

*Prof.ssa Sprite: insegnante di erbologia; nel film è ritratta come una donna in carne, molto rotondetta. Da qui il gioco di parole "qualcosa di grosso" che rimanda all'abitudine di Malfoy di portarsi a letto (farsi) molte donne.

Ringrazio barbarak per essere stata la prima a recensire e le 5 ragazze che hanno inserito la storia fra le seguite. Fatemi sapere che ne pensate, non siate timide! <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


4

Capitolo 2

~~






-Secondo te gli piaccio?-
Hermione distolse gli occhi dalle pagine del libro, posandoli sulla figura sdraiata sul letto. Erano passate circa tre ore da quando erano tornate dal villaggio, ore che avevano trascorso immerse nello studio.
La osservò per qualche istante senza rispondere, un dito infilato fra le pagine ingiallite.
Ginevra Weasley era una ragazza forte e determinata, ma molto diversa da lei. Patita per lo sport, si era presto guadagnata un posto di rilievo nella squadra di Quidditch di Grifondoro e questo l'aveva resa molto popolare fra i ragazzi. Si poteva dire che se li rigirasse fra le mani come calzini, ma non per questo era immune da punti deboli, come tutte le fanciulle. E il suo, il più profondo e radicato dei punti deboli, durava ormai da sei anni.
-Tu che ne pensi?- chiese, poggiandosi paziente allo schienale.
-Ultimamente è strano...-
-Secondo me qualcosa si sta smuovendo- confermò. -Ma non fargli capire che te ne sei accorta.-
Ginny scosse la testa sorridendo -Lo so, lo so. Sii te stessa e resta a vedere.-
Hermione annuì.
-Ha detto Luna che con Cho non parla più...-
Il volto della riccia si contrasse in una smorfia di disappunto, che l'amica non si fece sfuggire. -Non la sopporti proprio, eh?-
-Piano con le parole. Lei non mi sopporta, io non la considero affatto.- rispose seccata.
Ginny sorrise divertita -Era convinta che fra te e Harry ci fosse qualcosa. Assurdo!-
-Vede cose che non esistono- tagliò corto.
La rossa non rispose e tornò a fissare il soffitto con un sospiro.
-Dunque pensi che ci siano delle possibilità.- 
Hermione le lanciò un'occhiata penetrante. -Buone probabilità. Ma adesso smettila di pensarci o sarò costretta a ripeterti discorsi già fatti.-
Ginny annuì ridacchiando, e dondolò il piede poggiato sul ginocchio con insperato buonumore.
Scosse la testa e tornò ad aprire il libro sul davanzale. Ma, dopo neanche tre righe, i suoi occhi si alzarono sui vetri della torre, posandosi sulle fronde degli alberi sottostanti. I suoi pensieri si avvolsero incontrollati attorno a un ricordo lontano nel tempo, che come un fulmine spuntò nella sua mente distratta. Il volto di Viktor Krum la fissò inespressivo dai recessi della memoria, i contorni incerti e i lineamenti confusi. Restò immobile con gli occhi fissi su quell'immagine per un tempo indefinito, mentre innumerevoli altri pensieri si mischiavano a essa dissipandola.
S
ilenziosamente, un lungo sospiro le gonfiò il petto e le spalle, uscendo dalle sue labbra senza che lei se ne rendesse conto.

Nei sotterranei adombrati, un viso pallido sprofondò il fondoschiena su una poltrona di pelle verde, le gambe accavallate sul bordo di un tavolino. In quello stesso momento, la porta di una delle due scalinate si aprì e una piccola ragazzetta mora fece capolino dall'uscio.
Indubbiamente si trattava di una creatura assai bella, gli occhi scuri e vispi come quelli di una civetta e un caschetto di finissimi capelli neri come la pece. Appena lo vide, le sue pupille si accesero di entusiasmo e, con un sorriso smaliziato, si avvicinò alle sue spalle.
-Ciao- soffiò, tentando di sederglisi sopra, ma lui la scostò in fretta. -Non ora, Pansy.-
Stupita, si fermò a mezz'aria. Si raddrizzò lentamente, fissandolo indecifrabile.
Draco la ignorò con inconsapevole impertinenza, accendendosi una sigaretta in bocca.
Continò a osservarlo, evidentemente non intenzionata ad andarsene per lasciarlo solo. Nei suoi occhi si leggeva una tale intensità che a nessuno sarebbe sfuggito quello che stava pensando. Ma lui non sembrava farci caso.
-Chi è?-
Il ragazzo girò gli occhi e inarcò un sopracciglio. -Scusa?-
Pansy tirò un respiro.
-La ragazza che ti piace adesso.-
La fissò apatico. Poi rise. -Non ce n'è nessuna. Sto solo pensando.-
Il viso della giovane sembrò rilassarsi, se non per rabbuiarsi un istante più tardi sotto il peso di una nuova preoccupazione.
-Qual è il problema, allora?-
Il ragazzo tacque, aspirando una considerevole boccata di fumo. Poi, dopo un tempo che a lei sembrò interminabile, rispose: -Penso che uscirò a fare un giro.-
E lasciando la cicca ancora quasi del tutto intonsa nel posacenere, si alzò dalla poltrona e lasciò la stanza.
Pansy restò a fissare l'uscio dal quale era sparito, delusa da una risposta che sapeva non essere quella che avrebbe voluto sentire. Le labbra, strette in una linea sottile, tremarono appena per un secondo. Poi lasciò andare i pugni lungo i fianchi e se ne andò.

*


Hermione chiuse il libro che reggeva fra le mani. Il rumore della doccia accesa, di cui immersa nella lettura non si era accorta, le suggerì che l'amica sarebbe rimasta in bagno ancora a lungo. Si sollevò, intorpidita, dal letto sul quale era stata stesa un'ora e, appena posò i piedi sul pavimento, si accorse di averli addormentati. Lanciò un'occhiata fuori dalla finestra, dove il cielo aveva assunto il tipico colorito indaco serale.
L'orologio segnava ancora le sei e venti del pomeriggio ed Hermione si chiese come avrebbe potuto impiegare quell'ora in attesa della cena.
Sollevandosi, recuperò il mantello appeso all'attaccapanni e sbirciò con attenzione fuori dalla porta. Cinque minuti dopo attraversò furtivamente il portone della scuola, allontanandosi dal castello.
L'aria della foresta era umida e odorosa, segno che presto si sarebbe scatenato un temporale. Imboccò il sentiero che portava al lago e lo percorse canticchiando sottovoce. Quel luogo sembrava essere situato fuori dal tempo: le placide onde della distesa buia avevano il potere di rilassare chiunque le guardasse, e lei era solita bearsi del loro ondeggiare ogni qualvolta sentisse il bisogno di rifugiarsi lontano. Non era la prima volta che veniva lì. Da quando lei ed Harry, insieme a Ron, avevano preso a frequentare la capanna di Hagrid incuranti delle regole che ne vietavano l'accesso agli studenti, quello e altri luoghi della foresta proibita avevano perso l'aura di mistero e terrore di cui erano circondati, e lei aveva scoperto di trovarvi un posto in cui nascondersi, quando non voleva passare il tempo con gli altri. Se non ci si andava di notte, e non ci si avvicinava ai luoghi più pericolosi e cupi, la foresta era un luogo perfetto in cui rintanarsi lontani dal chiasso e dal lavoro frenetico interni al castello. 
Si specchiò sulla superficie lucida: il nero era talmente profondo da risultare trasparente come acqua pura. Potè ammirare il contorno dei suoi vestiti e la forma abboccolata di quasi tutti i suoi capelli, sebbene i dettagli risultassero ancora confusi.
Per un momento, provò a immaginarsi lì con qualcuno. Riuscì senza troppa difficoltà a figurarsi un corpo alto e slanciato accanto al proprio, con spalle larghe e braccia forti, rassicuranti. Cercò di dargli un volto, ma lo spazio sopra al collo rimase vuoto.
Pochi chilometri più indietro, un piede calciò un sasso che spuntava in mezzo al sentiero, esattamente lungo la traiettoria del suo cammino. Un, due tre, quattro piccoli salti dietro l'altro e se ne fu liberato.
Con una mano spostò l'intreccio di fogliame che sbarrava l'accesso e lo violò. Non era solito venire così d'anticipo, abitualmente ci si rifugiava dopo cena per non doversi chiudere in Sala Comune con la Casa. Ma la testa aveva iniziato a ronzargli con due ore di anticipo, e la stanza quel pomeriggio non sembrava adatta a lasciare in pace lui e i suoi pensieri.
Le mani in tasca, si avvicinò al limitare del prato, là dove interrompendosi lasciava il posto alla terra nuda e poi all'abisso. Stava per sedersi con un tonfo, quando una presenza al limite del campo visivo attirò immediatamente la sua attenzione, come una macchia scura ai margini di uno schermo. Stranito, voltò il collo, del tutto inabituato a trovare quel posto occupato.
E il fiato gli si strozzò in gola
. Proprio la ragazza con cui solo quella mattina si era impegnato a portare avanti lo scherzo più sporco e crudele della storia, se ne stava in piedi a un pelo dall'acqua, dondolando sulle gambe come un fuscello.
Sembrava in tutto e per tutto che ci si stesse specchiando.
Incredulo, non seppe se considerare più inquietante questo o il fatto che una come lei si trovasse in un posto come quello a quell'ora della sera.
Considerò alla svelta cosa gli convenisse fare, se andarsene o far finta di nulla, e, alla fine, si mosse.
Prestando attenzione a non farsi scorgere, raggiunse silenziosamente le sue spalle, evitando ogni possibile rumore.
Lei continuava immobile, quasi si aspettasse di veder improvvisamente spuntare un mostro a tre teste dal fondale nascosto. In realtà, quella che attendeva era una visione di sicuro meno orrida e al contempo probabile di questa, e stava già per rassegnarsi a distogliere lo sguardo, quando, inaspettatamente, un viso comparve sull'acqua torbida, appena sopra la sua spalla.
Trattenne il fiato, sbarrando gli occhi. Prima che avesse il tempo di formulare qualsiasi pensiero, una voce cupa la raggiunse da dietro, vicina all'orecchio.
-Guarda chi si vede.- 
Sussultò, voltandosi con un salto.
-Tu!- strillò dopo un primo stupore.
-Sì, io. Vedermi è così sconvolgente?- ghignò.
Draco ci mise esattamente due secondi a giocarsi la carta sorpresa ed Hermione recuperò in un lampo l'abituale controllo.
-Ho creduto di poter restare in pace nel posto più isolato di tutta Hogwarts. Ma a quanto pare il tuo egocentrismo si espande ovunque!-
Il ragazzo sentì il sopracciglio tremare nervosamente, ma si conficcò un'unghia nel palmo della mano.
-Come darti torto- rispose, irriverente. -Senza me la tua vita è spenta come questa palude abbandonata. Stamattina il mio incontro è stato il momento più eccitante della gita, non è così?-
Hermione strinse le labbra, fissandolo con disprezzo. Poi girò i tacchi e lasciò la riva.
-Non te la prendere- continuò alle sue spalle. -E' un piacere movimentare le tue tristi giornate. E gli insulti non sono l'unica cosa di cui potrei ricoprirti.-
Sbarrò gli occhi fermandosi, incerta su quello che aveva appena sentito.
-Che... che cosa?-
-Sono famoso per avere idee molto interessanti a riguardo.-
Sbigottita, si voltò a guardarlo, incapace di decifrare il senso di quella frase.
-Malfoy, stai delirando?-
Lui ricambiò lo sguardo con espressione fredda e illeggibile ed Hermione si chiese se quello non fosse per caso uno studente che aveva rubato dei capelli dalla divisa della serpe, per prenderne le sembianze e farle uno scherzo. Non era normale.
-Qual è il problema, non sei abituata a sentirti dire cose simili?- chiese Draco continuando a torturarsi il palmo per reprimere l'arroganza. Poi si lasciò sfuggire un ghigno. -Dovevo immaginarlo.-
-Non credo siano affari che ti riguardano. In ogni caso tu saresti l'ultima persona da cui mi piacerebbe...-
-Calma gli spiriti, non ho alcun bisogno di formulare fantasie erotiche su di te. C'è di meglio.-
Aggrottò la fronte, segretamente indisposta da quell'affermazione.
-Beh, nessuno ti ha invitato e nessuno ti sta trattenendo qui, perchè non vai?-
-Non ci sono ragazze disponibili al momento, e questo è un suolo pubblico.-
Hermione strinse i pugni, trattenendosi dall'inveirgli contro. Poi scosse la testa e riprese a salire, quando la sua voce la fermò di nuovo. -E' strano che una come te giri da sola in un posto come questo, i tuoi amici ti hanno forse abbandonata?-
Si voltò.
-Non so cosa tu possa intendere con una come me, ma questo posto lo frequento da un bel pezzo e non mi è mai capitato nulla di spiacevole. Prima d'ora.- sottolineò.

Draco scoppiò in una risata improvvisa, buttando indietro la testa come se trovasse le sue parole esilaranti.
Lei si chiese se fosse impazzito o avesse in mente qualcosa di losco e tremendo di cui ancora non si era resa conto, dal momento che sembrava stesse facendo di tutto per trattenerla lì. Inquieta, saettò gli occhi fra gli alberi e le fratte scure, stringendosi le dita sulla tasca nella quale teneva la bacchetta.
-Sei spaventata?- chiese Malfoy accorgendosi del movimento.
Scosse automaticamente la testa, ma se realmente non avesse avuto nulla da temere probabilmente non gli avrebbe neanche risposto.
Malfoy lasciò andare il palmo martoriato dalle unghie. La tensione che lo irrigidiva nei suoi confronti si stava lentamente affievolendo, e lui si chiese come poter affrontare un approccio civile con una persona che disprezzava e lo detestava a sua volta. Aveva creduto che farle qualche provocazione l'avrebbe smossa - era convinto che nessuno si fosse mai approcciato a lei in questi termini e che tutta la sua superbia nei confronti delle altre derivasse in realtà da una segretissima invidia. Ma la ragazza non sembrava apprezzare sinceramente quel genere di attenzioni, per quanto strano potesse sembrare.
Pensò che l'unica cosa da fare fosse abbandonare il sarcasmo nei suoi confronti, in modo almeno da non indisporla.
Con un enorme sforzo di volontà, cercò di trovare il tono meno acido e strafottente che avessero le sue corde vocali e, girando gli occhi sull'acqua scura, disse: -Strano che non ti abbia mai vista prima, non sei l'unica a frequentare questo posto.-
Hermione non rispose.
-Ho creduto di essere l'unico a venirci per molto tempo e invece guarda un po'- continuò voltandosi con uno strano sorriso. -Anche la Mezzosangue apprezza gli anfratti oscuri.-
-Non chiamarmi in quel modo- replicò stizzita.
Draco strinse le labbra e le lanciò un'occhiata infuocata.
-Che cosa ci trova una ragazza di Grifondoro in un posto simile?- chiese riportando gli occhi taglienti sul nero della pozza d'acqua.

-Quello che ci trova un ragazzo di Serpeverde- rispose lei, -Nè più nè meno.-
Lui meditò in silenzio e si chiese come fosse possibile. Aveva sempre creduto che uno studente di Grifonpollo o di Tassotozzo avrebbe evitato come la peste un posto come quello.
-Vediamo- sibilò in tono di sfida senza distogliere gli occhi dall'acqua.
La ragazza si avvicinò nuovamente, fermandosi appena un po' dietro le sue spalle per non perderlo di vista.
-Calma- rispose. -Calma e pace. Niente che possa distrarre.-
Fece una pausa.
-E tu?-
Draco concentrò lo sguardo su un ramo isolato in mezzo all'acqua, poco distante dalla riva.
-Isolamento e tranquillità. Nessuno con cui dover parlare.- Spostò gli occhi su di lei con una strana espressione nello sguardo, fissandola senza alcuna apparente emozione, per lo meno non decifrabile.
-Strano che una come te cerchi queste cose.-
Hermione lo guardò senza capire. -Che significa?-
-Sembri decisamente una stupida quando parli a lezione. Una che ha bisogno dell'ammirazione degli altri per sentirsi appagata da se stessa. Poi vieni qui e cerchi isolamento dal mondo.-
-Stai forse descrivendo te stesso?- chiese inclinando la testa con sarcasmo.
Lui spalancò gli occhi e sembrò sul punto di scagliarle addosso uno dei suoi terribili insulti. Ma, inaspettatamente, tornò a ridere, tenendosi una mano sul petto.
Hermione lo squadrò allibita, non capendo come potesse Malfoy ridere per qualcosa che diceva e non averle ancora lanciato una fattura da quando era arrivato. Passarono diversi istanti senza che sapesse cosa aspettarsi, quando lui smise di divertirsi e si accorse del suo sguardo smarrito.
-Non consumarmi, Mezzosangue.-
Hermione trasalì.
-Ti ho detto di...-
-Le tue occhiate a mensa bastano e avanzano.-
Sentì la rabbia salirle alla testa dallo stomaco e, stringendo i pugni lungo i fianchi, lo guardò un'ultima volta con sprezzo. Poi si voltò, decisa a non lasciarsi trattenere lì un secondo di più.
Lui la lasciò andar via senza dire più nulla e, nel frattempo, si appuntò a mente la prima delle cose da non fare in sua presenza per il lungo mese successivo: offendere.
Spostò lo sguardo sulla superficie del lago, là dove prima aveva gli occhi la ragazza, e si affacciò incuriosito su di esso. Ma non vide nulla; solo il suo riflesso tremolante.

Quando il sole tramontò dietro ai monti che racchiudevano il castello, Draco rientrò nella Sala Comune sotteranea, stringendo una sigaretta ormai quasi del tutto bruciata in mano. Si avvicinò al basso tavolino dove giaceva il posacenere e ve la spense. Poi si girò, ma, prima che potesse dirigersi verso le scale, uno scuro ragazzo dagli occhi blu emerse dall'ombra della sala.
Blaise.






Ringrazio Alice Varn, barbarak e laura_ravenclaw_roccati per le recensioni, e le ragazze che continuano a inserire la storia fra le seguite particolarmente. Senza voi non ci sarebbe motivo di pubblicare :)
Non ho ancora fissato una scadenza precisa per la pubblicazione dei capitoli, ma credo che uno o al massimo due a settimana possano andare. Mando un bacio a tutte e rinvio l'invito a lasciarmi le vostre impressioni dopo la lettura, sia positive che negative, è importante! <3

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***


4 copia

Capitolo 3

~~




Draco sostenne lo sguardo dell'amico, piegato ancora nell'atto di lasciare la cicca nel posacenere di vetro. Nessuno dei due si mosse, gli occhi tenuti alti l'uno dentro quelli dell'altro. 
Poi sbuffò e si buttò a sedere sul divano di pelle. Blaise si sistemò a sua volta sulla poltrona di fronte e restarono a fissarsi silenziosi, come due statue di marmo.
-Che cosa stai facendo?- chiese infine Zabini con estrema serietà.
Draco corrugò la fronte senza capire.
-Di che parli?-
-Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.-
Silenzio.
-Ma che vuoi?- chiese infine tamburellando scocciato con le dita sul bracciolo.
-Sapere cosa ti salta in mente.-
-In che sens-
-Draco non fare l'idiota. Sai benissimo di cosa sto parlando!-
-Non vedo perché ti interessi-
-Mi interessa perché sono tuo amico, e voglio fermarti prima che tu faccia una cazzata.-
Draco lo fissò scettico. -Qual è il problema?- chiese, condiscendente.
-Non avresti dovuto accettare. Barker è un coglione, lo sai anche tu, perchè diavolo gli hai dato retta? Ti sembra una proposta decente?-
-Di sicuro meno ridicola di quella che avrebbero tirato fuori gli altri- rispose ridendo.
-Ma è proprio questo il punto. L'intera situazione è ridicola. Scommesse, ragazze, di che stiamo parlando? Sta diventando un circo-
Draco strinse le labbra aggrottato.
-E' perchè non sei andato con quelle due ragazzine, eh? Ha a che fare con questo. Che diavolo ti prende?-

Blaise scosse la testa mimando il gesto di scacciare una mosca.
-Sii serio Draco, pensi che me ne importi qualcosa di quelle là? Non ha a che fare con loro, sono loro ad avere a che fare con questo. E' semplicemente una cosa che non può più andare, non vedi?-
Draco inarcò un sopracciglio. Blaise sospirò.
-Noi ci facciamo delle ragazze, le scarichiamo. Loro piangono e noi ci comportiamo come se non le avessimo mai viste prima. Tutto questo ha senso?-
Non rispose.
-Dimmelo, perchè forse è a me che sfugge-
-Prima era divertente- fece sarcastico.
-Prima era divertente- scimmiottò. -Quando avevamo quindici, quattordici anni. Siamo quasi adulti, fra un anno usciremo da questa scuola e lavoreremo, avremo una famiglia- si interruppe. -Sai una cosa, per me puoi fare quello che vuoi. A me della Mezzosangue non importa nulla però ci sono persone...- fece una pausa -che possono soffrire. Il rispetto lo meritiamo noi come lo meritano loro, c'è differenza. Fra quelli come lei e quelli come noi. Tu devi distinguere..-
-Mi stai facendo un discorso sul sangue? Cazzo Blaise ma cosa pensi, che la lasci incinta?!-
L'amico scosse la testa abbassando la fronte.
Seguì un istante in cui sembrò che non intendesse aggiungere altro. Poi si alzò, spolverandosi i pantaloni.
-Non mi interessa quello che succederà alla fine di questa bravata, non sono le conseguenze a preoccuparmi. Ma adesso, adesso è il momento di non peggiorare ulteriormente situazioni già di per sè precarie. I sentimenti non sono una cosa con cui poter scherzare-
Lui lo guardò allibito.
-C'è già qualcuno per te. Non cercare altro.-
Detto ciò si avviò verso la scala che portava alle stanze, lasciandolo senza aspettare una risposta. 

Hermione lasciò insieme a Ginny il dormitorio in cui era tornata, seguita da Lavanda e Calì. Harry e Ron le aspettavano in Sala Comune, partecipando a un torneo di scacchi insieme a Seamus e Dean.
Quando entrarono in Sala Grande i loro discorsi si erano già accesi di animo e ciò bastò a tenerla occupata per tutta la durata della cena, sebbene i suoi pensieri fossero tormentati dallo strano incontro avvenuto.
C'era qualcosa, nel modo in cui si era comportato Malfoy, di estremamente strano e inquietante, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze.  Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto di tutta la scuola, e per quale scopo?
Scosse la testa aggrottata e si impose di non dare importanza all'episodio almeno fin quando non si fosse presentata una situazione analoga. Dopotutto, nulla di allarmante era accaduto e forse Malfoy aveva soltanto avuto voglia di prenderla un po' in giro, come sempre.
Tuttavia, quando si alzarono e incamminarono verso l'uscita, non poté trattenersi dal lanciare un'occhiata al suo tavolo. Li incontrò subito, due accesi occhi grigi. Veloce come un fulmine girò la testa e si sforzò di guardare davanti a sè fin quando non si trovò al sicuro fuori dalla sala.
La mattina dopo si svegliò di cattivo umore. Trovò Ginny ancora nel letto, persa nel mondo dei sogni, e un rumore di pioggia battente fuori dai vetri. Scostò le tende con una mano e il paesaggio che le si presentò agli occhi fu grigio e bagnato. Un brivido le strinse le spalle e lei corse in bagno a scaldarsi con dell'acqua bollente.
In un'altra doccia, qualcuno rimuginava gravemente sugli avvenimenti appena accaduti. La scommessa, l'incontro al lago, ma soprattutto la discussione con Blaise. Già, questo era strano. Quando mai Zabini si era accanito in quel modo contro di lui? Aveva fatto un discorso totalmente privo di senso, parlando di sentimenti e di diversità. Si preoccupava per la Mezzosangue? Erano i suoi i sentimenti che non andavano feriti? C'è già qualcuno per te, aveva detto. Ma era una stronzata, Pansy in questo non c'entrava nulla. Era un fottuto stupidissimo scherzo.
Per un momento un pensiero assurdo e del tutto fuori d'ogni logica gli balenò in testa, gelandogli le vene. Che avesse una cotta per la Grifondoro? Fissò per un lungo istante le pareti della doccia appannata, immobile. Questo avrebbe spiegato il perchè non fosse stato con le due ragazze bionde, il giorno prima. E perchè se la fosse presa a quel modo per un gioco. Scosse la testa scacciando quel dubbio come si fa con una mosca fastidiosa. Non era una cosa possibile.
Spense l'acqua e uscì dalla doccia legandosi un asciugamano attorno alla vita. Si specchiò. Con un gesto lento della mano tirò su i capelli, fissando gli occhi di ghiaccio sulla lastra trasparente della parete. Passarono alcuni istanti senza che facesse nulla, immobile davanti a quello specchio coi capelli gocciolanti e le scie umide di vapore sulla schiena e sulle spalle. Poi si vestì e uscì, diretto in sala per la colazione.
Quando entrò ignorò come d'abitudine le occhiate di coloro che sospirando si erano voltate. Impassibile a qualsiasi sguardo, la schiena dritta, filò a sedere al suo solito posto, di fronte a Blaise: i due non scambiarono una parola, fingendo elegantemente di non essersi visti.
Dopo poco un gruppo di studenti fece ingresso dalla stessa entrata, chiacchierando rumorosamente. Il più alto, con gli inconfondibili capelli color carota, era Weasley - qualcuno al suo fianco pronunciò una battuta poco piacevole -; accanto a lui la sorella Ginevra, di seguito lo Sfregiato e infine la Granger, all'altro lato di Lenticchia. I due parlavano animatamante.
Si concentrò su di loro osservandone i gesti e ascoltandone le risate, un pezzo di pane fra i denti. Il ragazzo si passò una mano sulla nuca ridacchiando e un rossore sospetto si accese sulle sue guance piene e lentigginose. Per un momento abbassò lo sguardo, chinando contemporaneamente la testa.
Draco smise di mangiare.
Il gruppetto attraversò la sala velocemente, passando davanti al suo tavolo. La Granger voltò appena la testa in sua direzione: in quell'attimo gli parve che lo stesse cercando; distolse immediatamente lo sguardo, e per tutta la durata della colazione non lo alzò più.

*

-Come sapete già, purtroppo è facile che si faccia confusione fra astronomia e astrologia, quando esse vengono utilizzate nel linguaggio comune. Anche se le due parole si somigliano molto, si tratta di due materie completamente diverse, ed è bene chiarirne la differenza: mentre la prima consiste nello studio del moto e della composizione fisica degli astri, con la seconda ci si riferisce all'arte di far previsioni sul futuro in base all'osservazione di tali elementi. La cosa fondamentale da tenere a mente è che l'astronomia è una scienza, mentre l'astrologia no. Pertanto..-
La più alta delle torri costruite in pietra sul castello, quella di Astronomia, ospitava a inizio mattinata le due case più ostili della storia, unite come spesso accadeva dalla comunanza delle lezioni principali.
Hermione fulminò seccata un gruppo di Serpeverde alle sue spalle, che non facevano che sghignazzare ininterrottamente da venti minuti.
Aurora Sinistra non era esattamente quella che si definirebbe un'insegnante austera, e questo permetteva agli studenti di lasciarsi andare a diverse impertinenze, quando si trovavano con lei. Alcuni ragazzi alla sua destra si lanciarono pezzetti di carta disegnati, mentre altri infastidivano le ragazze di fronte tirandone i capelli.
Balbettante bambocciona banda di babbuini era dir poco, per usare un'espressione divenuta celebre al quarto anno! Quella massa di decerebrati schiamazzanti non sembrava ancora aver capito l'utilità della sua presenza in quella scuola, ma non per questo smetteva di frequentare lasciando a quelli come lei la possibilità di seguire in pace. Sospirò scuotendo con rassegnazione la testa e si schiacciò due dita sulle tempie per trattenersi dal dir loro qualcosa.
All'altro lato della torre, Draco sedeva assieme alla stessa combriccola di debosciati presente ai Manici di Scopa il giorno del lancio della sfida. Pansy si era unita a loro con Daphne e la sorella, per non restargli lontana.
Lungo tutto il corso della lezione aveva irrazionalmente cercato di evitare l'argomento, a causa della presenza di Blaise e della ragazza, ma alla fine questo era saltato fuori.
-Allora Malfoy, con la Mezzosangue?-
Pansy smise all'istante di chiacchierare.
-Mezzosangue?-
-Sì, la Grifondoro-
Irrigidita, girò gli occhi per cercare quelli di lui. -Chi?-
Lui tacque.
-Oh, non te l'ha detto?-
Lei continuò a fissarlo insistente. -No, Tiger, non mi ha detto niente.-
-Si tratta della Granger-
Impallidì.
-Draco?- chiese guardandolo.
Lui sbuffò -E' una scommessa.-
-Scommessa?-
-Sì- intervenne Zac, -Gli abbiamo lanciato una sfida. Deve riuscire a conquistarla per farsela e mollarla, è uno scherzo.-
-Ah- fece lei, atona.
A Draco non sfuggì l'occhiata di fuoco lanciatagli dall'amico, ma decise di fingere di non aver visto nulla.

A mezzoggiorno la campanella di fine lezione suonò e gli studenti lasciarono velocemente la torre per riversarsi sulle scale.
Hermione sistemò con cura i libri dentro alla borsa, imboccando la gradinata che scendeva lungo tutto il castello.
-Avete visto quanti pochi compiti per domani?- domandò Ron mettendo piede in fondo alla discesa.
-Sia ringraziato il cielo!- esclamò Ginny sbucando da un'arcata dopo un'ora passata in cortile con le amiche -Qualcuno con cui passare il pomeriggio.-
-E tu che ci fai qui?-
-Ora di buco. La Burbage non si è presentata.-
-Non mi dire- borbottò il fratello con poca convinzione.
-Venite da noi?- chiese Harry intromettendosi.
Dallo sguardo che gli rivolse il rosso Hermione capì che non era stato messo al corrente dell'iniziativa, ma poi parve d'accordo.
-Oh, che bella idea!- squittì l'amica visibilmente entusiasta.
-Tu vieni?- fece Ronald rivolto a Hermione, tradendo una nota d'aspettativa nella voce. Ma lei era sempre troppo distratta per rendersene conto.
-Che domande- rispose sistemandosi la borsa sulla spalla. -Non prima di aver studiato, chiaramente.-
-Potremmo farlo insieme- ribatté quello.
-Questa scusa non regge dai tempi di Merlino.-
-E dài- intervenne Harry, -Sono due sciocchezze, non ci vorrà più di un'ora-
Lei non rispose, fingendo di non aver sentito, mentre s'infilava con la mandria di studenti nella sala dei banchetti.
Ginny la raggiunse senza indugio rifilandole di nascosto una gomitata. -Non fare la rompiscatole- bisbigliò a denti stretti.
Lei si fermò sbigottita e in quel lasso di tempo Harry corse a piazzarlesi davanti, implorando pietà dai grandi occhi verdi.
-Oh insomma..- bofonchiò contrariata tentando di superarlo. Ma questi non si mosse di un centimetro.
-Herm sii buona- pregò la voce del rosso raggiungendola alle spalle.
Hermione alzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Ora-
-Quattro e mezza-
-E sia- sospirò. -Ma se mi fate perdere tempo questa è l'ultima volta che mi vedete- esclamò incrociando le braccia.
Draco assistette alla scena dal tavolo imbandito della sua Casa, corrucciando la fronte perplesso. Dalla tasca dei pantaloni, l'angolo di una lettera chiusa sbucò impertinente fuori. Ma non è questo il momento di interrogarla, se non per sapere che fu presa proprio prima di entrare in Sala, mentre tutti scendevano, attraverso un piccolo passaggio che punta a Ovest.










Charity Burbage è l'insegnante di Babbanologia. Ho deciso che Ginny deve frequentare il suo corso se non altro per conoscere tutte le abitudini babbane di Harry ahahah

Per il secondo incontro fra i due dovrete aspettare la prossima pubblicazione, che conto di postare prima di una settimana. L'aspetto psicologico dei due personaggi, e specialmente quello di Draco, sarà molto importante nel corso di questa fiction, per questo molti capitoli saranno incentrati su dialoghi o riflessioni personali inframezzati ad episodi più carichi di avvenimenti. Spero che ciò non vi dispiaccia :)
Ringrazio, come sempre, le nuove lettrici che si aggiungono ai seguaci e in particolare:
asaq e barbarak per le loro ultime recensioni!

Un bacio a tutte <3
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 ***


5 copia
Capitolo 4
~~





Poggiò il palmo sul corrimano in ottone dorato della scala, rimuginando fra sè.
Il dubbio che quella mattina lo aveva assalito vedendo la mezzosangue e Weasley entrare in Sala si era rafforzato non appena, finite le lezioni, quest'ultimo aveva chiesto alla ragazza di raggiungere il suo dormitorio con la sorella. Lei non sembrava accorgersi delle sue intenzioni, o forse fingeva di non accorgersene, ma era chiaro che queste fossero ben poco limpide. Lenticchia si era preso una bella cotta per la secchiona, e nessuno ancora se ne era reso conto.
Era il colmo: dover competere con lui per conquistare la più antipatica e insopportabile delle sanguesporco dell'accademia, seppure per gioco. C'era certamente del comico in tutto ciò.
Aspettò che la scala cambiasse direzione per attaccarsi al secondo piano e tornare indietro.
Un ronzio continuo in un angolo del suo cervello cercò di attirare la sua attenzione, nonostante i suoi sforzi di ignorarlo; era da quel sabato mattina ad Hogsmeade che insisteva a disturbarlo e lui aveva tentato in tutti i modi di metterlo a tacere. Ma si trovava dentro, non fuori la sua testa, e non poteva chiuderlo dietro una porta o zittirlo parlandoci sopra. Nel tempo che la scala impiegò per rimettersi a posto lungo la traiettoria originaria, Draco lasciò che una parte di quel ronzio fuoriuscisse dall'angolo in cui lo aveva relegato, spandendosi dentro la sua mente.
Perchè aveva accettato quel compito? Le parole di Blaise quel pomeriggio tornarono nelle sue orecchie come se le avesse appena pronunciate. Aveva definito ridicola e indecente quella scommessa; e come dargli torto? Dopotutto, era proprio per questo che la aveva accettata.
Non era proprio di un Malfoy piegarsi alle richieste degli altri e lasciarsi convincere da argomenti che minavano il suo orgoglio. La debolezza del non accettare, per esempio.
Avrebbe potuto rispondersi che lo allettava, come agli altri, l'idea di invertire le convinzioni della Mezzosangue per il semplice gusto di distruggerle e ritorcergliele contro. Una sorta di legge del contrappasso che la avrebbe resa risibile da tutto il castello. E questo sicuramente era vero. Ma c'era un motivo, estremamente più semplice, alla base di tutte quelle giustificazioni: la noia.
L'arroganza e il fervore infantili che lo avevano distinto fin dal principio avevano lasciato il posto nell'adolescenza a un tedio latente, che lo attanagliava senza tregua da diverso tempo; una sorta di vuoto e di disinteresse generale per ogni cosa. Gli sembrava che anche i più piccoli divertimenti di una volta avessero perso con gli anni tutto il loro fascino: insultare a ogni occasione i compagni nei corridoi, nascondere la ricordella di Neville Paciock sopra a un tetto... A ripensarci non riusciva a vedervi un senso. Il suo entusiasmo si era spento.
Tuttavia, con la Granger riusciva ancora a provare una sorta di eccitazione primordiale. Lei aveva il giusto grado di testardaggine e acidità necessari a tenergli testa e se non fosse stata una sanguesporco avrebbe probabilmente potuto ammirarla per questo, come ammirava Blaise.
Questo era l'unico motivo per cui aveva accettato una proposta simile.
Il fatto poi che non avesse segni evidenti di diversità addosso, come quei fastidiosissimi capelli rossi dei Weasley e le loro orribili lentiggini sulla faccia, gli facilitava enormemente il compito. Se fosse riuscito ad accantonare per quel breve periodo il pensiero delle sue fetide origini, avrebbe potuto parlare con lei come con una qualunque stupida Grifondoro e portare a termine il compito. Non poteva essere troppo difficile.
-Ragazzo, se non ti sbrighi si sposteranno di nuovo- esclamò un quadro vicino al suo orecchio.
Draco trasalì sollevando di scatto la testa dai gradini. Lanciò un'occhiata indispettita al dipinto, che tornò a leggere il foglio di pergamena che teneva sotto a una lente, e salì velocemente su.

Alle sette i quattro Grifondoro terminarono il loro pomeriggio di studio ed Hermione raccolse il libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca da un tavolo.
-Scendo a riportarlo indietro- disse alla compagna.
Questa annuì e le due si divisero non appena arrivate in sala comune. Hermione spinse il quadro che bloccava l'uscita, facendo attenzione a non schiacciare la Signora Grassa contro il muro esterno - odiava che le succedesse.
Quando imboccò la gradinata che portava al terzo piano, un rumore sommesso di passi attirò la sua attenzione e lei si sporse sulla tromba a guardare. Con suo enorme stupore, credette di intravedere una familiare zazzera bionda correre giù dalle scale, solo poche rampe più giù.
Sbigottita, abbassò la testa per tentare di riconoscerla. Ma questa sparì improvvisamente nel nulla ed Hermione si chiese se non se la fosse immaginata. Cosa poteva farci lui a quell'altezza del castello?
Perplessa, riprese a scendere con la fronte aggrottata. Troppe cose strane stavano accadendo attorno a quel ragazzo, e chissà perchè lei era sempre nei paraggi quando queste avvenivano.
Una volta restituito il manuale di erbologia a Madama Pince discese le tre rampe di scale rimanenti e uscì dal castello.
A passo svelto imboccò il sentiero che portava alla foresta e in meno di dieci minuti arrivò. Scavalcò la rete di radici che affiorava dal terreno e si fece strada fino a riva. Con la mano nella borsa, tastò fra i vari manuali che aveva rimpicciolito con un incantesimo, fino a tirarne fuori uno nuovo con la copertina in rilievo.
Lesse avidamente la fine del capitolo che nel pomeriggio aveva lasciato a metà, dopodichè infilò un dito fra le pagine e alzò la testa per tirarsi indietro una ciocca di capelli. Una lucertola neonata costeggiava rapida e circospetta il filo dell'acqua che bagnava il terreno e lei la seguì con gli occhi fin quando non la vide sparire in un buco.
Ripensò al giorno prima, quando aveva preteso dal lago l'immagine di un volto che le si materializzasse accanto. Non che ci sperasse veramente, forse quello che aveva tentato di fare era immaginarsene lei uno che potesse piacerle. Poi, inaspettatamente, questo era apparso. Per un momento il riflesso di quel paio di occhi grigi l'aveva lasciata incapace di muoversi, incredula di fronte a un evento di cui non riusciva a riconoscere razionalmente la causa. Poi la sua voce l'aveva sorpresa alle spalle e ogni incanto si era spezzato.
Alzò lo sguardo davanti a sè scuotendo lievemente la testa e il suo cuore si fermò.
Di fronte, all'altro lato della riva, lo stesso paio di occhi la fissava con attenzione.
Il libro cadde dalle gambe, atterrando sull'erba umida, ed entrambi rimasero impietriti a fissarsi da una sponda all'altra dello specchio d'acqua. Poi il biondo si alzò ed Hermione pensò che se ne sarebbe andato.
Invece cominciò a costeggiare il perimetro del lago, percorrendolo da un capo all'altro. Lei lo seguì avvicinarsi con occhi attenti, senza riuscire a trattenere la smorfia di incredulità appuntatasi sul suo viso.
Quando la raggiunse, Draco si fermò a pochi passi di distanza, le mani in tasca.
-Allora è vero- disse. -Sei un'abituè.-
Non rispose, fissandolo attonita.
-E sei anche muta- aggiunse con un ghigno.
Hermione chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato, costernata dalla piega che gli eventi avevano cominciato a prendere nelle ultime ventiquattr'ore.
-Che.. cosa ci fai di nuovo qui?- riuscì a dire soltanto dopo un istante.
-Forse non ti è chiaro che vengo sempre qui-
-Non ti ho mai visto-
-E' evidente che abbiamo orari diversi.-
Tornò a guardarlo inquisitoria. -Quindi ripeto, perchè sei qui?-
Lui ricambiò lo sguardo stizzito per qualche secondo, poi girò la testa.
-D'inverno fa freddo prima e al momento non ho istinti suicidi.-
Quella risposta soddisfece la sua autostima ma non il sospetto della ragazza, che si fece ancora più acuto.
Rimasero in silenzio con una punta di insofferenza reciproca, chiaramente sulle spine entrambi.
Parlale come se fosse una normale Grifondoro, si ordinò a mente con sollecitazione.
-Trovo davvero irritante che tu sia la prima e unica persona che io abbia mai visto in questo posto- fece sforzandosi di dar retta alla propria testa. -Ma non ho nessuna voglia di indagare i più oscuri aspetti del tuo carattere. Direi che vista la situazione posso accettare di condividere questo prato con te a un patto.-
Hermione sbarrò gli occhi.
-Che sia io che te fingeremo di non conoscerci. Ogni volta che ci troveremo qui, se ricapiterà, saremo come due estranei.-
-Tu devi avere qualche problema!- esclamò la riccia alzandosi.
Lui rimase impassibile.
-Ma ti rendi conto di quello che dici? Sinceramente... questa è la peggiore delle offese che abbia mai sentito. Pensi che debba avere il tuo permesso per andare dove vai tu?-
Non rispose. Lei si spazzolò l'erba dalla veste e prese la borsa da terra.
-Quella ad avere problemi sei tu, Granger, è evidente. Sei nervosa e ti agiti per un nonnulla, che cosa vuoi, che ti mandi via? Prego, da quella parte.-
Rialzò gli occhi sdegnata.
-E portati appresso questa schifezza, cos'è?- chiese afferrando il libro da terra per leggerne il titolo -Leggende..-
-Dammelo- lo interruppe strappandoglielo di mano.
-Devo averlo già visto-
-Non mi dire.-
-Ma certo, quando ti sei casualmente presentata ai miei piedi fingendo di leggerlo-
-Fingen..- Hermione sbarrò gli occhi trasecolata, non credendo a quello che aveva appena sentito. Ma represse all'istante ogni istinto di rivalsa e lasciò perdere la discussione, voltandosi.
-Un tempismo perfetto e una grazia da elefante, ingredienti indiscutibili per attirare un po' di attenzione.-
-Sicuramente, Malfoy, tu devi conoscerli bene.-
-Per non parlare delle frecciatine, una classica mossa per mettersi in mostra-
-Ma tu davvero pensi- sbottò voltandosi di scatto e la frase si interruppe a metà.
Malfoy la fissava beffardo con le mani in tasca, la postura rilassata come durante un gioco o una conversazione piacevole. Aveva un ghigno sulle labbra, che non sembrava però uguale a quelli che gli aveva sempre visto addosso e che accompagnavano abitualmente le sue offese. Lo scrutò incerta per un intero minuto, cercando di decifrarlo, e alla fine capì: non c'era disprezzo in quel sorriso, solo semplice ironia.
-Che tu abbia la grazia di un elefante? Il livido che ho sul piede lo dimostra.-
Hermione restò attonita in silenzio, senza riuscire a individuare il senso di una simile discussione.
-Su, non fare quella faccia idiota.-
Chiuse la bocca, assottigliando gli occhi per la stizza e aggrottando le sopracciglia.
Lui la fissò rigirandosi fra le dita un pezzo di carta dimenticato nella tasca dei pantaloni, rimuginando svelto su come trattenerla lì. Non poteva permettersi di perdere tempo con quei giochetti ancora per molto.
-Dunque che fai, mi liberi della tua presenza?- chiese marcando le parole con voluta provocazione. -Cedi il posto a me?-
-Io non ti cedo nulla- rispose lei recuperando l'uso della parola -Sono io a liberarmi di-
-Eppure è la seconda volta che fai per andartene quando arrivo, non sei mai stata così servile- continuò serafico con un eloquente movimento delle sopracciglia.
Lei ammutolì una seconda volta stringendo le labbra.
Poi sganciò la bretella della borsa che aveva appeso alla spalla e, continuando a tenere alto lo sguardo, si risedette, sempre con la stessa espressione.
Malfoy ghignò e scalciò un sasso con la scarpa.
-Sei facilmente raggirabile.-
-Tu difficile da far ragionare. Quindi meglio approfittarne.-
Draco annuì voltando altrove la testa e increspò le labbra in un sogghigno.
-Allora si fa come ho detto-, disse sedendosi a sua volta, -Estranei come prima.-
-Prima?-
-Prima di conoscerci.-
Hermione lo squadrò diffidente, senza rispondere. Lui allungò una mano verso di lei, fissandola attentamente, e lei gliela strinse.
La presa fu salda e decisa, la mano di Hermione era calda e quando Draco riportò la sua a posto controllò che sulla pelle non ci fossero segni di contaminazione. Nulla di anomalo, nemmeno del fastidioso prurito.
La riccia riaprì il libro con la fronte aggrottata, lanciandogli di sbieco un'occhiata circospetta, e tornò a leggere.
Il ragazzo accanto a lei si sistemò in modo da poter osservare il lago e la sponda opposta poggiato sui gomiti, costringendosi a non mettersi a una distanza troppo evidente.
Per un paio di volte i due si scambiarono a turno un'occhiata, spiandosi, senza però incrociare mai gli sguardi.
Hermione finse di concentrarsi sulle righe del manoscritto, mentre a mente rifletteva sul contegno da tenere e sulle possibili conseguenze da aspettarsi. Provò più volte a rilassarsi, vedendo che il ragazzo non sembrava intenzionato a compiere movimenti sospetti, ma la tensione era tale che neanche volendolo sarebbe riuscita a godersi la lettura. Dopo neanche cinque minuti richiuse il libro sulle gambe, e ci appoggiò i gomiti per sostenere il mento.
Draco girò la pupilla senza muovere la testa, un sopracciglio incrinato.
-Dicono ci sia una piovra là sotto- disse cautamente misurando le parole con attenzione. -Tu ci credi?-
La fissò allibito, non credendo che avrebbe mai iniziato la conversazione per prima. Poi meditò sulla domanda ricevuta.
-Ho visto sirene e avvincini. Nessuna piovra.- 
-E' una leggenda- insistette lei -Nessuno l'ha vista.-
Draco tacque.
-Se è una leggenda non ci credo. Cos'è, una storia inventata per far paura? Non mi faccio spaventare da una fantasia-
Hermione scosse la testa. -Ci sono leggende inventate e altre che si fondano su storie accadute realmente, o su indizi-
-E che indizi ci sarebbero su questa piovra?-
-Non lo so...-
-Allora vedi? Se qualcuno domani dicesse di aver visto un elefante qui ci crederei, ho le prove.-
Sbuffò rialzando con insofferenza la testa dalle mani.
-Questo è davvero ridicolo- esclamò.
Draco rise e lei si girò aggrottata.
-Non capisco come lo trovi divertente-
-Non lo è infatti- fece lui con una smorfia, -Lo sei tu con le tue reazioni.-
Sbarrò gli occhi basita, e si chiese come fosse possibile che lui la stesse prendendo in giro a quel modo. Il sospetto del giorno precedente si rifece strada dentro di sè e decise di metterlo alla prova.
-Hai detto di aver visto le sirene- disse, -Immagino in occasione del Torneo Tre Maghi.-
-Naturale-
-Hai messo il tuo nome nel calice?-
Draco corrugò la fronte. -Perchè questa domanda?- 
-Curiosità.-
Meditò per qualche secondo, cercando di ricordare.
-Non ho mai voluto partecipare. Quindi no, a meno che qualcuno non lo abbia fatto al mio posto a mia insaputa.-
Hermione ignorò la velata allusione intrisa nelle parole e continuò: -Se avessi partecipato, e fossi sopravvissuto alla prima prova, chi pensi ci sarebbe stato in fondo al lago per essere salvato?-
Il volto di Malfoy si irrigidì repentinamente. -Che domande sono queste?- chiese irritato.
Hermione non rispose, scrutandolo con attenzione.
Malfoy fissò a lungo la distesa buia del lago con espressione cupa e assorta e alla fine quella che le diede non fu una risposta.
-Per te chi ci sarebbe stato?-
-Non hai risposto. Perchè dovrei..-
-Potter o Weasley, quale dei due?-
S'interruppe.
Draco tornò a guardarla beffardo. -Allora, chi è il più importante?-
Hermione non seppe che rispondere, colpita da una domanda tanto sottile.
-Forza, non fare la finta tonta. Ci deve essere qualcuno che ti interessa. O vuoi dirmi che te la fai con tutti e due?-
-C-cosa?-
Draco ghignò.
-Come ti permetti! Non c'è niente fra me e loro, siamo amici.. Io..-
-Chiacchiere! Girano strane voci sul vostro conto già da parecchio tempo, devo dar retta a loro?-
-Che..- sgranò gli occhi allibita, impallidendo all'istante.
Allora lui scoppiò a ridere, lanciandole occhiate irrisorie e maliziose.
Capì di essere stata presa in giro e arrossì immediatamente senza poterselo impedire.
-Malfoy!- esclamò indignata. Dopodichè afferrò il libro dalle gambe e fece per scaraventarglilo addosso. -Questo è troppo!-
Ma lui la fermò prima che riuscisse a colpirlo, stringendole una mano attorno al polso.
Hermione si irrigidì, il libro cadde a terra.
Gli occhi del ragazzo tornarono di colpo seri, piantandosi nei suoi. -Non troppa confidenza, Granger. Ricorda, siamo estranei.-
Lei non rispose fissandolo incredula.
Il sole liberò l'ultimo fascio di raggi rossi sulla vallata scura, ritirandosi lentamente. Il tramonto aveva fatto il suo corso e sul lago calò l'ombra cupa della sera accompagnata dal verso di qualche uccello notturno.
Draco allentò la presa attorno alla pelle di Hermione, che liberò il braccio con uno strappo.
-E' ora di andare- disse.
Gli lanciò un'occhiata inquieta, e recuperò il libro e la borsa da terra, mentre lui si era già alzato e messo in cammino.
Risalì il pendio senza aspettarla, imboccando il sentiero che portava all'entrata del castello. Dietro di lui, Hermione lo seguì accigliata, riflettendo sulla strana reazione del ragazzo e ancor di più sull'abilità con cui aveva agilmente eluso ogni sua domanda. Saremo come due estranei aveva detto, eppure non l'aveva affatto ignorata. Perchè venire a parlarle? Qualcosa in quell'atteggiamento andava ben oltre le sue normali anomalie, questo era certo.
Alzò gli occhi sulla sua schiena, che avanzava dritta a diversi metri di distanza, ricordando l'ombra cupa che lo aveva attraversato quando gli aveva posto la sua domanda sul torneo. Chissà cosa lo aveva turbato.
Sulla soglia del cancello, i passi del ragazzo si affrettarono verso l'entrata della sala dei pasti, mentre lei rallentò i suoi per permettergli di distanziarsi. Esitò un solo istante, ancora immersa nelle lugubrazioni, quando lo stomaco sotto la sua divisa brontolò rumorosamente e lei si affrettò ad entrare.









Curiosità:

Il lago nero è un lago scuro situato ai piedi del castello di Hogwarts, nelle cui torbide acque vivono una comunità di maridi (sirene), demoni acquatici col nome di avvincini e, secondo un'antica e accreditata leggenda, una piovra gigante.
Tradizionalmente i nuovi studenti raggiungono Hogwarts per la prima volta attraversando il lago in barca, accompagnati dal guardiacaccia Hagrid. 
Questo luogo è stato l'ambiente in cui si è svolta la seconda prova del Torneo Tremaghi, durante la quale i concorrenti dovevano salvare la persona a loro più cara intrappolata sul fondo nel regno delle sirene.

Buonasera a tutte quante :) 

Preciso da subito che questo non è uno dei capitoli più riusciti che io abbia scritto, sono stata a lavorarci per diverso tempo eppure ancora non ne sono soddisfatta. Tuttavia più ci si fossilizza su una cosa e più difetti le si trovano, ragion per cui ho preferito smettere di stare a incaponirmici e pubblicarlo così com'è. 
Lavorare ai primi rapporti fra i due è una fatica immensa, voglio che Draco si riveli infantile e imbranato nei suoi tentativi di approccio proprio come un ragazzino alle prime armi, dal momento che per avere con chi passare la notte non hai mai dovuto impegnarsi più di tanto. In più l'orgoglio e le resistenze razziali lo rendono maldestro e inadeguato, e sono la prima cosa che deve imparare a mettere da parte se vuole avere qualche possibilità. 

Ringrazio laura_ravenclaw_roccati, barbarak e Tanny per le recensioni
e tutte le nuove lettrici che si aggiungono a ogni capitolo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


7

Capitolo 5

~~





-Dove sei stato?-
Il volto di Blaise chino sul piatto colmo di cibo seguì lo scorrere del coltello sulla sottile fetta di carne scura.

-Al lago, come sempre.-
Il tono scostante, quasi gelido, gli fece alzare gli occhi blu dal tavolo, fermandosi.
-Non come sempre. Hai anticipato gli orari.-
Draco ignorò l'occhiata versandosi da bere.
L'ultima discussione con lui l'aveva stranamente chiuso, e ora non sentiva più la sicurezza di un tempo nel parlargli dei propri affari. L'argomento della scommessa fra loro era diventato un tabù, e Draco odiava sentirsi rimproverare.
-A quest'ora ci va lei- disse comunque.
Il moro strabuzzò gli occhi, preso alla sprovvista, ma tornò quasi subito serio.
-Quindi- disse continuando a fissarlo -Hai deciso di continuare-
-Cosa?-
-Lo scherzo-
-Ancora con questa storia, Blaise?-
-Già, ancora con questa storia Draco?-
-Adesso basta- sbottò, alzando finalmente lo sguardo. -Da quando hai deciso di condizionarmi la vita, eh? Io mi comporto come sempre. Parliamo di te, invece, che ti è preso?-
-Deve succedere qualcosa per decidere di crescere?-
-Crescere?!- rise.
-Ho cambiato idea, a tutti succede prima o poi. Col tempo si cambia, tu lo sai meglio di me. Si deve cambiare-
Draco non rispose. Blaise gli lanciò un'occhiata di dissenso e riprese a mangiare.
-Tu sai quello che devi fare, ma non vuoi farlo. Loro non sono te, non sanno niente di te e sai cosa? non gli interessa. Prima te ne rendi conto meglio è. Ignorali.-
Draco girò gli occhi tamburellando la mano sul tavolo con irritazione
e decise di troncare il discorso senza rispondere.
Quella sera qualcuno bussò alla sua stanza.
Non rispose, sdraiato sul letto, ma questi insistette.
-Draco- disse una voce femminile da dietro la porta.
Lui fissò il soffitto immobile.
-Adesso no, sono stanco-
-Draco- ripetè la voce.
Tacque.
-Entra- concesse infine con un sospiro.
La porta si aprì e la ragazza fece capolino sull'uscio, richiudendosela subito dopo alle spalle. I suoi occhi lo fissarono spenti dal volto pallido ed esangue.
-Che succede?- chiese alzandosi sui gomiti.
Lei rimase in silenzio attaccata al muro, l'espressione inquieta. Poi si drizzò e camminò piano fino al suo letto.
-Resto fino all'orario della ronda-
Draco si passò sbuffando una mano sugli occhi, ributtando la testa sul cuscino.
-Stavo per mettermi a dormire-
-Non ti addormenti mai così presto- insistette.
Lui non rispose.
-Mi parli di lei?-
-Lei chi?-
-La mezzosangue. La vedi?-
Draco la guardò incredulo. -Dico, non sarai mica gelosa?-
Lei scosse la testa energicamente, stringendo la trapunta fra le dita.
-No, lo sai. Voglio sapere della scommessa.-
Lui scosse la testa. -Ti ha mandato Blaise?-
-Che c'entra Blaise?- chiese accigliata.
Draco strinse la mascella indurendo i lineamenti del viso.
-Ti ha detto qualcosa, non è vero?-
-Affatto. Dovrebbe?-
Per un lungo istante tacque senza rispondere.
-Si tratta di uno stupido gioco, Pa. Un gioco per prenderla in giro, tutto qua.-
-Era tanto che non lo facevi più- disse lei -Non ti sei più interessato a loro...-
Draco scrollò le spalle infastidito.
-Pansy ti ho detto che è uno scherzo, adesso per favore va' in camera, sono le dieci!-
Lei non si mosse. Lui la fissò negli occhi irritato e poi le passò un braccio attorno alle spalle.
-Vai a dormire- ripetè al suo orecchio.
Strinse le labbra e trattenne l'impulso di chiedere cosa ci fosse che non voleva dirle. Abbassò gli occhi e la testa, stringendo i denti.
Poi si staccò e lasciò il letto, passandosi una mano fra i capelli con noncuranza. Prima di aprire la porta si fermò a lanciargli un'ultima occhiata: lui si era già rimesso giù, le mani sugli occhi.


*


-Lo trovo ridicolo- bisbigliò Ginny seguendola a braccia conserte.
Hermione non rispose, ma sfogliò rapidamente le pagine del volume.
-Dico, ti rendi conto? Prendere le sembianze di Malfoy, in pieno giorno! Solo un folle potrebbe-
-Ti dico che l'ho visto, scendeva dal sesto o quinto piano, era lui-
-Non lo hai visto. Hai visto una testa e dei capelli biondi. Nient'altro.-
Hermione sbuffò spazientita e fece scorrere veloci gli occhi sulle scritte.
-Eccolo!- esclamò puntando l'indice a centro pagina.
-Il colore e il sapore del polisucco variano a seconda della persona della quale si vogliono prendere le sembianze, la durata dell'effetto non supera i sessanta minuti. Un'ora!-
-E adesso?- chiese Ginny. -Pensi di bloccarlo sulle scale la prossima volta che ti sembrerà di vederlo e di tenercelo per tutto il tempo?-
Hermione non rispose. Se fosse riuscita a tenere Malfoy al lago per più di un'ora avrebbe finalmente scoperto l'inganno. La sera prima se ne era andato fin troppo presto perchè l'effetto potesse svanire e dopo il banchetto era subito fuggito via; ma le sarebbe bastato trattenerlo un po', solo un po' di più, per scoprire la verità. Aveva tentato di porgli delle domande nel frattempo, in cerca di una qualche esitazione che lo smascherasse: non sapeva esattamente cosa aspettarsi, ma era sicura che sarebbe riuscita a capire in qualche modo se mentiva o meno. Eppure il ragazzo non aveva risposto a una sola delle sue provocazioni, probabilmente fiutando il tranello. Questo significava che c'era un'unica via d'uscita.
A Ginny non lo disse. Non le aveva raccontato gli ultimi due incontri al lago e fin quando il mistero non si fosse risolto aveva deciso di tenere la bocca chiusa. Non era il caso di allarmare gli amici per nulla.
-Possiamo andare- disse rimettendo il libro a posto.
Ginny alzò le mani in aria in segno di resa e roteò gli occhi con uno sbuffo.

A lezione non lo vide, a pranzo nemmeno.
Lo cercò più di una volta, fra le aule e i corridoi, ma sembrava essere svanito nel nulla. Quando lasciò le stanze per uscire dal castello si chiese se sarebbe venuto. Forse si era ammalato, o aveva da fare. O magari c'era un allenamenteo di Quidditch straordinario proprio quel giorno.
-Hermione!-
Sussultò di colpo, fermandosi all'istante.
-Sei tu?-
La voce di Hagrid la raggiunse da qualche parte davanti a sè e finalmente lo vide sbucare da un gruppo di cespugli.
-Che ci fai qui?- chiese avvicinandosi piano.
-Hagrid..- rispose tirando un sospiro -Sto andando..- esitò; il mezzogigante si fece più vicino, aggrottando la fronte -Al lago- ammise infine.
-Sei di nuovo uscita senza permesso? Lo sai che è vietato venire qui da soli!-
-Non faccio nulla di pericoloso, davvero.-
Hagrid inclinò la testa in segno di rimprovero.
-Hermione.. Se non ti conoscessi dovrei impedirti di continuare. Non fare sciocchezze, ragazzina!-
La giovane annuì, sorridendo tranquilla.
-Stai andando da Silente?- chiese cambiando discorso.
-Oh, sì. Mi ha mandato a chiamare. Credo abbia qualcosa da mostrarmi, è stato molto riservato- fece chinandosi con fare confidenziale sul suo orecchio. Lei annuì mostrando interesse maggiore del dovuto, e il mezzogigante si rizzò subito con aria impacciata. -Forse non dovevo dirlo- arrossì.
Si trattenne dal chiedere ulteriori informazioni e morse la lingua per non esprimere domande.
-Sono in ritardo, sarà meglio che vada- disse Hagrid allontanandosi imbarazzato e lei lo lasciò andar via con un cenno silenzioso della mano.

Quando la sentì arrivare, Draco notò che era in anticipo di mezz'ora sul suo orario abituale. Lui non aveva rispettato il suo, passando fuori l'intero pomeriggio.
La sentì fermarsi alle sue spalle e voltò appena la testa per sbirciarla.
-Sei troppo rumorosa per non farti sentire ma troppo timida per farti vedere?-
Lei non rispose, e si sistemò a diversi metri di distanza sul prato.
Malfoy spolverò la terra dalle mani, lasciando cadere ciuffi d'erba strappati.
-Oggi non ti ho visto a lezione- disse la ragazza. -Credevo che mi avresti lasciata in pace.-
Attese con ansia una sua probabile risposta acida, ma il ragazzo non gliene diede la soddisfazione.
-Ho ricaricato le energie per poterti infastidire di più- rispose.
Hermione scrutò la sua espressione e non si lasciò sfuggire l'aria cupa e pensierosa del suo viso. Se solo non fosse stato Malfoy, o uno sconosciuto con le sembianze di Malfoy, e lei Hermione, gli avrebbe probabilmente chiesto cosa ci fosse che non andava. 
-A quanto pare mi hai cercato però- continuò il ragazzo mascherando la propria mestizia con il sarcasmo, -Direi più che speravi di trovarmi, quindi.-
Hermione girò la testa aggrottata, pescando il libro dalla borsa.
Lui la lasciò fare, recuperando rapidamente i propri loschi propositi, che erano il motivo per cui si trovava lì. Doveva cominciare a riflettere su come approcciarsi per attirarla nel suo tranello, quella fase di stallo andava superata alla svelta per poter procedere col piano.
Da parte sua, Hermione riflettè sulla strategia da usare per trattenere il ragazzo lì e al contempo continuare ad indagare su di lui. Con gli occhi sulle pagine del libro, espresse una domanda semplice, il più possibile noncurante.
-Come farai a recuperare le lezioni? Hai qualcuno che ti passa le note?-
-Naturale- rispose il ragazzo contento che ancora una volta fosse stata lei a iniziare la conversazione, traendolo d'impaccio. -Prenderò gli appunti di qualcuno.-
-Non quelli di Tyger o Goyle, spero-
Draco si lasciò sfuggire una risata -Non sono un imbecille.-
Hermione tacque. Combattè fra sè con l'impulso di offrire il proprio aiuto, come era solita fare coi propri amici, a quel ragazzo. Ma, si disse, se lui ancora non si era comportato male nei suoi confronti, poteva usare quell'offerta come esca per attirarlo nel suo tranello: avrebbe finto tanto quanto fingeva lui, se necessario, anche se questo significava mostrarsi gentile con il vero Malfoy. Tirò un bel respiro, prendendo coraggio -Beh, se dovessero servire...- iniziò. Draco intuì dove volesse arrivare e si affrettò a fermarla -Blaise. Blaise sicuramente me li darà.-
Hermione annuì, e colse al volo l'occasione.
-Siete molto amici tu e Zabini- disse, -Sembrate in sintonia.-
Draco esitò interdetto, memore dell'ultima discussione.
-Siamo molto legati, sì-
-Sembra un tipo a posto. Non capisco come possa frequentare uno come te.-
A quelle parole si lasciò sfuggire una risata. -Un tipo a posto, già!-
-Non è così?-
Tacque.
-E' un ragazzo riservato, non ama mettersi in mostra- rispose infine.
-Appunto.-
-Cosa?-
-Niente, figurati.- 
La squadrò accigliato. -Abbiamo in comune molto più di quanto immagini. E' un ragazzo intelligente.-
-Ah, ci credo-
-Dico sul serio! Non ci andrei d'accordo, se così non fosse.- 
Hermione lo guardò scettica, ma decise di non insistere oltre.
-Che cosa è successo agli altri due?- chiese invece.
Lui alzò un sopracciglio interrogativo.
-Tyger e Goyle-
-Ah- rispose -Nulla. Perchè me lo chiedi?- 
-Credevo foste amici-
-Affatto. Piuttosto li definirei animali da compagnia.-
Hermione sbarrò gli occhi inorridita. -E' una cosa orribile da dire!-
Malfoy le lanciò un'occhiata sprezzante -Smettila di fare la moralista. So benissimo cosa pensi di loro.-
Non rispose.
-Se credevi che fossimo come te e i tuoi amichetti ti sbagli. Io detesto quel genere di cose.-
-Che cose?-
-Voi. Tu, Potter e Weasley. Sempre assieme, sembrate un mostro a tre teste. Tu devi essere il cervello, o così dicono; Potter il cuore- rise -E quell'altro sinceramente dubito che abbia una funzione, è un essere inutile.-
-Non parlare così di Ron- saltò su infastidita.
Lui ghignò. -Visto? Ti senti offesa come se parlassi di te. Lui non è te, siete due persone distinte. Dovreste farvi gli affari vostri..-
-Non tutti sono egoisti come te- ribattè -Odio sentir parlar male di persone a cui voglio bene. Si chiama amicizia.-
Draco sbuffò girando la testa con strafottenza.
Hermione strinse i pugni irritata, reprimendo l'impulso di mettersi a discutere.
-Su cosa si baserebbe il tuo rapporto con Zabini, se posso?- chiese con una punta di stizza.
Draco smise all'istante di sorridere, ridistendendo i lineamenti del viso in una posa statica e seriosa.
-Sulla stima- rispose infine.
Hermione alzò un sopracciglio bruno.
-Blaise è l'unica persona che stimo qui. Ha personalità, ecco tutto.-
Riflettè in silenzio sulle sue parole e smise di porre domande.
Per i restanti quindici minuti nessuno di loro parlò, lasciando che il silenzio di quella valle regnasse nuovamente indisturbato.
Draco cercò un modo per riattaccare bottone prima che il tempo scadesse senza che fosse riuscito ad addurre progressi alla sua causa, e si girò con fare annoiato e leggermente polemico verso di lei.
-Pensi di potertela togliere la divisa quando non sei a lezione?-
Hermione sbattè le palpebre -La tolgo. Quando torno in camera-.
-Vuoi dirmi che dopo pranzo ti chiudi subito in biblioteca prima di venire qui?- fece lui scettico.
Lei inclinò la testa, risentita. -Non so quando altro trovi il tempo di studiare tu, a sentirti parlare.-
-Non ho bisogno di passare ore sui libri per andare bene. Imparo in fretta.-
-Ah sì?- fece lei, -Bisogna vedere se il rapporto tempo-qualità soddisfi le esigenze-
-Io son più che soddisfatto- rispose.
Hermione roteò gli occhi indisposta, scuotendo la testa.
In quel momento, uno scoiattolo bruno attraversò veloce il prato, a pochi metri da loro.
-Non te la prendere, sono sicuro che avrai i tuoi motivi per perdere gran parte della tua vita rinchiusa in un-
-Sssh- esclamò zittendolo.
Draco s'interruppe, torvo.
-Cosa..?-
-Zitto- bisbigliò, e prima che lui potesse ribattere indicò la piccola creatura immobile sull'erba, gli occhi grandi e neri fissi su di loro.
Draco lasciò andare il respiro e spostò i capelli dalla fronte con uno sbuffo. -Capirai- commentò.
Hermione si alzò lentamente sulle ginocchia, azzardando un passo avanti.
-Eih, furbetta, lo spaventerai se ti avvicini- fece lui deridendola, ma lei non gli diede ascolto.
Un passo alla volta, si allontanò dal posto in cui era seduta, per avvicinarsi con cautela all'animaletto impietrito. Questo sembrava essersi piantato a terra con le radici, sbattendo rapidamente le palpebre con attenzione.
Draco si mise comodo aspettando il momento in cui si sarebbe messo a correre come un fulmine su per un albero, lasciandola a terra come un'allocca. A quel punto si sarebbe fatto una grassa risata, prendendola in giro per il resto del tempo. Ma il roditore non si mosse fino a quando Hermione non gli si posizionò accanto e, alzata una mano, gliela posò delicatamente sulla testa. Con uno scatto, lo vide ritrarre il collo fra le spalle, irrigidendosi tutto. Un secondo più tardi però lo riallungò lentamente fuori, annusando le dita della ragazza inginocchiatagli a fianco. I suoi muscoli si rilassarono un poco alla volta e un istante più tardi si girò a giocare con le sue mani sottili mordicchiandone delicatamente la pelle.
Draco sbarrò gli occhi incredulo, incapace di credere a quello che vedeva.
-Visto?- bisbigliò Hermione da terra senza guardarlo -Basta fare attenzione-.
Non rispose, sbattendo le palpebre confuso.
La ragazza strusciò le dita sottili sul dorso peloso dell'animaletto, che allungò la testina di lato per godere appieno di quell'insolito massaggio. Non sembrava essere la prima volta che facevano quel gioco, era come se lei e la bestiola si conoscessero da diverso tempo e usassero intrattenere rapporti di quel genere già di frequente.
Lo scoiattolo si lasciò arruffare il pelo per una buona manciata di minuti, divincolandosi ogni tanto per saltare in braccio alla ragazza e grattarle i vestiti con foga giocosa e infantile. Dopo un certo tempo, drizzò improvvisamente la testa in direzione di un albero, dove probabilmente aveva sentito il richiamo di qualche compagno o lo strusciare di una lucertola. Liberò la coda dalle dita della fanciulla e corse a rifugiarsi sul suo tronco zampettando.
Hermione si alzò in piedi e tornò da dove era venuta, guardandolo soddisfatta dall'alto.
-Ci ho messo mesi per conquistarmi la sua fiducia, le prime volte schizzava via come un fulmine- disse sorridente. -Ora non ha più paura.-
Draco la fissò ammutolito, l'espressione indecifrabile.
-Ho fatto ricerche sulla famosa piovra, a proposito- si risedette senza accorgersi di nulla. -Pare che una delle prime squadre di barche venute dalla stazione sia stata inghiottita a pochi chilometri dalla riva, in un turbine di acqua torbida e urlante. Lunghissimi tentacoli porosi avevano distrutto ogni imbarcazione, trascinandola negli abissi più profondi. Godric Gridondoro unì i restanti tre fondatori per chiudere la belva in un sonno profondo, al fine di proteggere gli studenti delle future generazioni. Purtroppo non fu possibile ucciderla nè rendere il suo sonno eterno, poichè si trattava di una creatura troppo antica e ostile per venire domata dal potere dei quattro maghi. Così, insieme, scrissero l'incantesimo con cui l'avevano addormentata su una segretissima pergamena, che tramandarono ai successori in attesa del momento in cui la bestia si sarebbe destata. Come vedi, potrebbe esserci un fondo di verità dietro alla leggenda-.
Draco stette ad ascoltare in silenzio, immobile come quando l'aveva vista rialzarsi da terra e tornare indietro. Quando ebbe finito di parlare, non disse nulla per un lungo periodo, fissando gli occhi sulla superficie nera del lago.
-E' una balla- sussurrò infine. -Una storia inventata per metterci paura.-
Hermione fece spallucce. -Come la Camera dei Segreti?- 
Malfoy non rispose.
Entrambi tacquero e aspettarono in silenzio il calare della sera. Quando questa abbassò le sue tenebre scure su di loro, Hermione si alzò, incamminandosi verso i cespugli che limitavano la valle. Stavolta fu Draco a seguirla da dietro, ricalcando i suoi stessi passi a pochi metri di distanza.
Hermione entrò per prima e gli fece strada fino alla porta della Sala. Guardò l'orologio che aveva al polso, calcolando a mente il tempo trascorso da quando aveva messo piede fuori da lì. Un'ora e diciassette minuti.






Eccomi qua, con un ritardo di qualche giorno sulla scadenza abituale :)
Mi scuso e vi presento subito la giustificazione: ieri ho preso il foglio rosa. Evviva.
Passando alla fic,
in questo capitolo ho voluto insistere, tramite Hermione, nel porre domande personali a Malfoy, incentrate prevalentemente sulla sfera delle sue amicizie. Molte delle cose dette oggi si riveleranno notevomente importanti nel corso della storia, ma non voglio anticiparvi nulla.
Imparare a conoscersi è per i due fondamentale per poter comunicare e abbandonare man a mano tutte le incomprensioni e le pregiudizievoli ostilità che nutrono l'uno nei confronti dell'altra, e il sospetto di Hermione nei riguardi di un presunto impostore nelle vesti di Malfoy mi è servito a spingerla a creare un principio di comunicazione con lui.
Spero che la curiosità non vi abbia abbandonate e che perdoniate la brevità di questi loro primi incontri in virtù di un processo conoscitivo che deve svilupparsi in tempi lenti e naturali.
Un grazie a tutte quelle che continuano a seguirmi e in particolar modo ad asaq Tanny e barbarak, che recensiscono <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 ***


8

Capitolo 6

~~





-Ho controllato quelli di Blaise come mi hai chiesto, non dovrebbero esserci errori- disse Nott passandogli una pila di fogli scritti.
Draco annuì distrattamente e imboccò le scale per i dormitori. Dalla porta in cima alla rampa, Pansy sbucò all'improvviso accostandosi l'anta alle spalle, lo sguardo chino. Quando lo alzò, e lo vide, un'insolita espressione le si stampò brusca sulla faccia, fermandola sul posto.
-Che ci fai qui?- chiese Draco vedendola.
Lei sembrò incerta sulla risposta, guardandolo tesa.
-Sei andata a cercarmi?-
La ragazza deglutì e annuì abbassando la fronte.
-Sì, io..- disse -Ero venuta a bussare.-
-Sono uscito qualche ora fa, ero con Blaise- rispose lui raggiungendola.
Pansy rialzò la testa di scatto, stupita.
-Blaise?-
-Sì. Blaise.-
Ci fu un istante in cui entrambi si guardarono in silenzio. Pansy sembrò scettica sulla risposta.
-Eri con Blaise?- ripetè.
Draco alzò un sopracciglio biondo, fissandola.
-Te l'ho detto. Che cosa c'è?-
Lei lo scrutò negli occhi ammutolita, uno strano lampo nello sguardo.
-Nulla- disse poi scostandosi, e prima che lui potesse dire altro gli passò accanto e se andò.

Quella sera Hermione lasciò il lettore musicale sul comodino, accanto al letto.
L'amica si era già addormentata da svariati minuti, dopo un continuo rigirarsi inquieto sul materasso.
Fissò il soffitto bianco sopra di sè senza riuscire a prendere sonno, presa dall'improvvisa inquietudine seguita al ritorno dal lago.
Quello che aveva parlato con lei negli ultimi tre giorni era il vero Malfoy, non un imbroglione col suo aspetto. Ora era certo. E lei ci aveva trascorso due pomeriggi da sola a chilometri dalla sicurezza delle mura del castello.
Girò la testa passandosi una mano sotto alla guancia, gli occhi spalancati. Questo non era quello che una ragazza assennata e previdente come lei avrebbe fatto normalmente. Inspirò profondamente dal naso, continuando a fissare le pupille sul nero pesto della stanza.
Diversi piani più sotto, Malfoy osservava con la stessa intensità la fiamma di una candela di cera gialla, incollata a un piattino sul davanzale della finestra.
Nella mente, l'immagine di uno scoiattolo bruno sul prato, ritto davanti a lui come una statuetta di cera. Continuava a vedere quegli occhi grandi e neri quanto le acque del lago, fissi dentro ai suoi senza abbassarsi neanche per un secondo.
Un'intuizione improvvisa lo aveva colpito vedendolo e vedendo la ragazza riccia chinarglisi a fianco, come una rivelazione inaspettata e del tutto gratuita. La risposta a tutti i suoi interrogativi gli si era presentata davanti nella forma di una bestia e lui aveva subito compreso: fiducia, era la parola chiave. Lei lo aveva detto chiaramente: "I primi tempi schizzava via come un fulmine. Ora non ha più paura".
Penetrò con lo sguardo nel colore sfocato della fiamma che si perdeva nel buio della camera, assottigliando gli occhi.
Quei due punti neri inchiostro continuavano a fissarlo senza tregua, imperscrutabili come due piccole pietruzze di onice. C'era stato qualcosa in quel momento, nel momento in cui lei si era chinata su di lui per accarezzarlo, che lo aveva turbato. La completa naturalezza con cui si era avvicinata a un essere così piccolo e indifeso e la dolcezza con cui lo aveva toccato per evitare di spaventarlo erano fuori dal comune. Chi mai si sarebbe accostato con tanta gentilezza e tanta ingenuità a una creatura come quella? Solo un'anima pura poteva toccarne una altrettanto pura.
In quel momento aveva percepito un sentimento tanto inusuale per lui da renderlo confuso e diffidente: tenerezza.
Scacciò quella sensazione con un gesto brusco e schiacciò il viso sul cuscino stringendo gli occhi. Con un colpo di bacchetta spense la fiamma della candela, lasciandola a fumare sul davanzale illuminato dalla luna.


*


-Un Animagus è un mago capace di mutare interamente il proprio aspetto in animale. Il processo di apprendimento richiede molto allenamento e ci si può trasformare in un'unica creatura soltanto. Sembra che la scelta dell'animale di cui prendere le sembianze non sia lasciata al mago, ma che dipenda dalla sua personalità e dai tratti più profondi del suo carattere.-
Hermione prese appunti su una pergamena intatta, intingendo la penna in un calamaio nero.
Accanto a lei, Harry e Ron si agitavano sul posto, bisbigliando sommessi.
-Insomma!- li rimproverò sottovoce.
Questi le lanciarono un'occhiata seccata.
-Tuttavia la trasformazione è molto pericolosa per un principiante. Per questo il Ministero della Magia tiene sotto controllo tutti coloro che sono in grado di compierla.-
Hermione sottolineò con evidenza un'unica parola dell'intero dettato: personalità.
Quando uscirono dall'aula, Neville corse a salutare Luna, che veniva da un'ora di Divinazione. Entrambe le classi avevano lezione in serra, per una dimostrazione al quinto che richiedeva la presenza dei più grandi.
-Hey-
Ron le si affiancò svelto, sistemandosi la divisa sulle spalle.
-Hey-
-Ho pensato a una cosa, sabato, a Hogsmeade.-
Hermione si girò interessata a guardarlo.
-La prossima volta potremmo andarci insieme, che dici?-
Sbattè le palpebre perplessa, senza capire.
-Ma.. ci andiamo sempre insieme-
-Sì, certo- rispose il ragazzo imbarazzato -Ma quello che intendo è-
-Cosa?-
-Andare io e te- -Hey, voi! Non riusciremo a tenervi il posto se non vi date una mossa!- strillò Luna dall'entrata della serra, agitando con foga il braccio.
Hermione si guardò attorno perplessa e si accorse di essere rimasta sola con pochi altri ancora dentro al portone.
-Accidenti- esclamò. -Arriviamo! Ron, sbrigati- disse in fretta e senza neanche aspettare una risposta volò dalla bionda dentro all'aula, piantandolo in asso.
Lui la seguì con gli occhi restando dov'era, basito. Aveva sentito quello che aveva detto?
Scuro in volto, si fece largo fra la folla di studenti rimasti indietro e raggiunse i compagni all'entrata del vivaio.
Draco Malfoy, dal fondo della fila, inarcò un sopracciglio e scosse la testa con scherno, ghignando. Dopodichè entrò a sua volta chiudendo la fila di studenti.

-Cosa ne pensate della lezione della McGranitt?- chiese Neville riempiendosi il piatto di patate.
-Che è una seccatura dover studiare cose che non possiamo mettere in pratica- rispose Ginny sedendosi in quel momento.
Harry sollevò lo sguardo illuminato. -Ti piacerebbe?-
-Altrochè!- esclamò. -Sarebbe la soluzione a tutti i problemi.-
-Del tipo?- fece Ron, scettico.
-Hai mai pensato di essere talmente piccolo da poter spiare chiunque senz'essere visto? O talmente grande da schiacciarlo con un piede? Per non parlare dei vantaggi di volarsene via dai pericoli senza bisogno di una scopa.-
-Non credo funzioni così- disse Hermione. -La trasformazione segue delle regole che non possiamo controllare. A ognuno spetta un animale specifico e non ha possibilità di cambiarlo-
-Io ci rifletterei bene, ovviamente-
-Non è neanche una questione di scelte, la natura animale rispecchia quella umana, si tratta di un'espressione della nostra personalità.-
Ginny sbattè le ciglia perplessa, guardandola.
-Da quel che ho sentito pensavo fosse meno complicato. Non è come lo immaginavo.-
-Non è come nessuno di noi se lo immaginava- commentò Ron a bocca piena. -Fra un anno potrai fare tutte le domande che vorrai, comunque.-
Ginny contrasse il volto in una smorfia di impazienza, servendosi del purea nel piatto.
Hermione inclinò la testa pensierosa. Davanti a lei, Harry tagliava lentamente della carne analizzandone le nervature da dietro gli occhiali tondi, e lei lo osservò riflettendo. Come erano riusciti Sirius e gli altri Malandrini a sfuggire al controllo del Ministero? Ricordava bene il giorno in cui avevano visto il cane e il licantropo azzuffarsi violentemente sotto al Platano Picchiatore. Sirius aveva continuato ad aiutare Lupin con le trasformazioni finchè aveva potuto. Ma come aveva imparato l'arte della Trasfigurazione in segreto senza che nessuno lo sapesse?
-Sicuramente in biblioteca ci sarà qualche libro sull'argomento- suggerì Luna candidamente come se le avesse letto nel pensiero. Poi aggiunse -Oh! Un gorgosprizzo- e deviò definitivamente la conversazione.

Quel pomeriggio le sei arrivarono non senza una certa inquietudine. Hermione aveva tentato di non pensarci per tutto il giorno, ma era inevitabile che prima o poi il problema si sarebbe presentato. Ed ora?
La risposta a tutti i suoi dubbi l'aveva trovata: nessuna pozione, niente scherzi. Quei tre incontri erano stati un caso? O c'era un disegno, che lei non poteva conoscere, dietro a quell'apparente fatalità?
Malfoy avrebbe evitato come la peste un luogo in cui sapeva esserci lei, era naturale. E mai le avrebbe rivolto la parola se non per insultarla.
Inverosimilmente si sarebbe trattenuto a chiacchierare per più di qualche minuto, figurarsi per più di un giorno. Eppure lo aveva fatto.
Scostò la tenda di una delle finestre della biblioteca per guardare giù, nello spazio antistante al cancello della scuola.
Sarebbe tornato? Quei tre incontri erano stati inaspettati, è vero, ma già al terzo qualcosa non tornava. "Saremo come due estranei", già. Eppure era tornato tre volte.
Aveva realmente conformato i suoi orari ai suoi? Frequentava quel posto dopo l'orario della cena indipendentemente da lei?
Ticchettò cupamente con le unghie di due dita sul ripiano del tavolo sul quale aveva studiato.
Di cosa aveva paura? Se avesse voluto attaccarla o farle del male lo avrebbe fatto, non erano certo mancate le occasioni. Eppure niente di pericoloso era ancora avvenuto e soprattutto non aveva tentato nessun approccio fisico con lei.
Forse non c'era nessun complotto e lei si stava suggestionando costruendo castelli che non esistevano.
Restò immobile davanti al davanzale con la fronte aggrottata e le sopracciglia strette.
Poi prese la borsa dalla sedia e lasciò la stanza.

Draco lanciò un sasso di piatto sull'acqua e si girò con un cenno della testa, probabilmente sapendo che era rimasta affacciata dietro quegli alberi da diverso tempo.
-Ho trovato qualcosa che potrebbe interessarti- disse raccogliendo un'altra manciata di pietre.
Hermione uscì allo scoperto silenziosa.
-Un fogliaccio con su scritto delle rune indecifrabili. Può essere la lista della spesa di Gazza o un incantesimo molto antico.-
-Dove l'hai trovato?-
-Questo non ti riguarda.-
Hermione aggrottò la fronte e lo raggiunse sulla riva.
-Tieni- disse infilando la mano in tasca ed estraendo una pergamena logora e macchiata di muffa.
Hermione la accolse delicatamente fra i palmi e la osservò accigliata.
-Di' un po', è un modo per chiedermi di tradurtela perchè non ne sei capace?-
Draco increspò le labbra in un sorriso beffardo.
-Se non sei curiosa puoi ridarmela.-
Lei gli lanciò un'occhiata sarcastica e la aprì.
All'interno, una sfilza di simboli strani e contorti riempiva due righe e mezzo della pagina, in uno stile piuttosto disordinato e spigoloso.
-Sono rune, sì- confermò osservandole bene. -Avevo intenzione di frequentare il corso quest'anno.-
-Perfetto- fece Draco noncurante e si spolverò le mani sedendosi a terra.
Hermione lo osservò e richiuse la pergamena con delicatezza, infilandola dentro alla borsa.
-Sei venuto a lezione, oggi.-
Draco non rispose.
-Che ne pensi di quella della McGranitt? E' stata interessante.-
-Um?-
-Trasfigurazione-
-So che insegna-
-E allora? Impressioni.-
Draco aggrottò la fronte senza nascondere la stizza.
-Cosa vuoi sapere esattamente?-
-Direi che una riflessione su quale animale potrebbe ipoteticamente essere il tuo è un inizio-
-Non ci ho pensato-
-Fallo ora.-
Draco le lanciò un'occhiata seccata ma decise di accontentarla.
-Se fossi un animale...- mormorò -Immagino tu creda che mi trasformerei in un serpente.-
-Sarebbe troppo scontato. E poi la McGranitt non è un leone.-
-Ma pur sempre un felino.-
Hermione sgranò gli occhi colpita. Non ci aveva pensato. In fondo ogni casa era divisa secondo una cernita delle caratteristiche più intime di ogni studente e il principio con cui operava la trasfigurazione era più o meno lo stesso.
-Dunque secondo questa logica vediamo cosa mi rimane, un coccodrillo? Una lucertola?-
-O un rospo- aggiunse lei di getto e si lasciò sfuggire una risata.
Lui la fulminò con gli occhi. -E tu cosa saresti, un micio?-
Smise di ridere.
-Perchè no?- rispose, -Anche se non mi ci vedo.-
-Io infatti ti vedrei bene a Corvonero, saresti una splendida cornacchia-
-Sempre meglio Corvonero che Serpeverde, condannata a strisciare in eterno al livello più basso della terra-
-Piano con le parole, da qui si infliggono i colpi bassi migliori.-
-Se prima qualcuno non vi calpesta-
-I rettili sanno essere molto rapidi, come anche l'effetto del veleno, d'altronde. Io non correrei il rischio.-
Hermione sorrise sbuffando.
-Se fossi una cornacchia come dici non avrei di questi problemi, mi basterebbe scendere in picchiata per ucciderti.-
-Non so quanto possa fare un pennuto di quelle dimensioni contro un boa o un pitone-
-Sai, forse da quell'altezza non prenderei proprio in considerazione chi si trova così in basso-
-A giudicare da come ne parli non mi stupirei se fosse il tuo alter ego. Avete così tanto in comune.-
Hermione sbuffò infastidita e scrollò le spalle.

-Essere un uccello non mi dispiacerebbe. Ma pr
eferirei di gran lunga una rondine, o che so.. un usignolo-
-Presuntuosa!- scoppiò a ridere.
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
-Di' quel che ti pare ma ancora non hai espresso opinioni su di te, sei a corto di idee?-
Draco ammutolì.
-Penso che un uccello piacerebbe anche a me- disse poi. -Se non altro per la libertà di potermene andare quando voglio.-
Hermione annuì concorde.
-Sarebbe bello non avere limiti di spazio. Attraversare terra e mare allo stesso modo e poterli ammirare dall'alto-
-Perchè non voli?- chiese squadrandola.
Hermione s'interruppe -Scusa?-
-Perchè non voli-
Esitò incerta, non sapendo che rispondere.
-Non mi piace il Quidditch. Non gioco.-
-Non è questo, non ti ho quasi mai vista volare a lezione, non ne sei capace.-
-Certo che sono capace!-
Alzò un sopracciglio, scettico.
-Sono capace. E' solo che non ho tempo. Studio.-
-Certo- rise con una smorfia.
Hermione si astenne dall'insistere e tornò sull'argomento precedente.
-Che animale daresti a Zabini?-
Lui smise di ridere preso alla sprovvista.
-Che cosa..-
-Hai detto che ti piace la sua personalità. Che animale sarebbe?-
Draco meditò, ciondolando sulle ginocchia con gli occhi fissi sul lago.
-Un falco- rispose.
-Non deve essere per forza un uccello...-
-Un falco- ripetè.
Hermione tacque.
Draco riflettè sulla risposta che aveva dato e su quelle che avevano dato prima. Lui, il suo migliore amico e la sua peggior nemica, lo stesso animale. Questo era strano.
Un movimento rapido fra l'erba davanti a loro li fece trasalire.
-Il tuo amico?- chiese Draco sbirciandola.
Hermione scosse la testa dubbiosa. La scia di passetti attraversò tutto il prato e si andò a nascondere sotto a un cespuglio.
-Comincia a far buio prima- disse il ragazzo alzando gli occhi.
Nel blu della cupola ammantata d'indaco le prime stelle avevano fatto la loro comparsa, brillando debolmente per uscire allo scoperto. Nei dieci minuti che seguirono molte altre spuntarono a manciate, e alcune si raggrupparono lentamente a forma di costellazione.
-Draco- bisbigliò improvvisamente, la testa piegata all'indietro.
Lei alzò un sopracciglio perplessa.
-La stella- proseguì.
-Ah, è l'ora delle manie di grandezza?- chiese sarcastica.
La guardò stupito, poi scoppiò a ridere. 
-Non posso crederci- disse -Non lo sai?-
-Di che parli?- 
-Lassù!- rispose puntando il dito verso l'alto.
La ragazza alzò la fronte seguendo la direzione indicatale dal compagno. Un gruppo di puntini luminosi si era a malapena distinto dal resto, legandosi a fatica nell'oscurità.
-Non è la costellazione del dragone, quella?- chiese Hermione strizzando gli occhi.
Lui annuì. -Precisamente. Il suo nome è Draco.-
-Che dici?-
-Incredibile.
Non sei proprio la so-tutto-io che vuoi far credere-
-Secondo me è una balla bella e buona-
-Vai a controllare su uno dei tuoi libri se non ci credi.-
Hermione aggrottò la fronte scettica.
-Tutta la mia famiglia porta il nome di una costellazione. Bellatrix è una delle stelle di Orione. Regulus del Leone.-
Hermione prestò ascolto incuriosita.
-A mia madre è sempre piaciuta l'astronomia, credo fosse una delle sue materie preferite.- 
-Narcissa?-
Annuì.
-Diceva che non esiste niente di più potente della luce delle stelle. Loro sono a miliardi e miliardi di anni luce lontane da noi, eppure anche da qui sono perfettamente visibili in tutto il loro splendore. La loro luce è così forte che riusciamo a vederla chiara e limpida persino a questa distanza. Ed è così potente che permane ancora nello spazio, anche quando la stella è ormai morta.-
La ragazza rimase in ascolto senza dire una parola.
-A casa abbiamo il suo telescopio di quando era studentessa. Ogni tanto me lo ha fatto usare. Quando ero piccolo, intendo. Ora non passiamo più molto tempo insieme.-
Seguì un istante in cui nessuno dei due disse più nulla. Hermione si chiese a cosa potesse star pensando, con quell'espressione cupa calata sul volto.
-Insomma era alquanto scontato che proseguisse la tradizione- esclamò infine tornando in vita.
Lei lo guardò in silenzio con attenzione.
-E tu? Quello sì che è strano, lasciatelo dire. Hermione- disse sillabando il nome lentamente.
La vide arrossire sensibilmente, come se si vergognasse.
-E' il personaggio di una commedia shakespeariana- rispose -I miei l'hanno scelto per questo-
Draco contorse il viso in un'espressione divertita, accorgendosi del suo imbarazzo.
-E come si chiama questa commedia?-
-Storia d'inverno- tagliò corto. -Ma è anche un personaggio della mitologia greca, figlia di Elena e Menelao.-
-Elena? La donna più bella del mito? Quella Elena?-
-Esattamente-.
Scoppiò a ridere senza ritegno, reggendosi la pancia con le mani.
Lei inarcò le sopracciglia infastidita, rabbuiandosi.
-Non capisco cosa ci sia da ridere-
Lui non rispose, ma scosse la testa come se trovasse quell'affermazione ridicola.
Quando anche l'ultimo spiraglio di luce si spense oltre le fronde ramificate degli alberi, entrambi si alzarono spolverandosi i vestiti.
Tornarono indietro senza parlare, ma stavolta mantennero una certa vicinanza, per non dover riattraversare il sentiero del bosco ormai buio da soli. 
L'entrata in Sala Grande avenne come sempre in due intervalli diversi. Hermione si fermò dietro alla porta, osservando il compagno allontanarsi di spalle verso il tavolo della sua casa. Aspettò che si sedesse, vicino ai soliti compagni, per mettere piede sulla soglia e raggiungere anch'essa i suoi.





Curiosità:

Il nome di Draco viene dal nome della costellazione del Drago. Altri personaggi che hanno legami di parentela con la sua famiglia hanno nomi che si rifanno all'astronomia: Bellatrix Lestrange, Alphard Black, Andromeda Tonks, Regulus Black e Sirius Black.
Tuttavia si può anche ritenere che il nome sia stato tratto dal latino (in cui "draco" significa "drago", ma anche "serpente") per mettere in evidenza il carattere e l'appartenenza del giovane Malfoy alla casa dei Serpeverde. 

Il cognome Malfoy deriva invece dal francese "mal foi" (mala fede), caratteristica che contraddistingue il personaggio, non certo famoso per le sue doti positive*, e il padre. (*fatta eccezione per un profondo rispetto per i genitori e in particolare per sua madre, con cui sembra avere un forte legame, nonostante dai libri si possa dedurre che non è facile per lui manifestarlo). [Fonte]

Su Hermione: il Cappello parlante la smista a Grifondoro, nonostante inizialmente consideri la possibilità di destinarla alla casa di Corvonero. Questa e le altre informazioni riguardanti l'origine del suo nome sono state tratte da diversi siti, fra cui: http://luciusandhermione.forumcommunity.net/?t=11961279


Colgo l'occasione per invitare le ragazze che giornalmente aggiungono la storia fra le seguite, le preferite o le ricordate a lasciarmi un commento con scritta la motivazione della loro scelta. Se vi è piaciuta ma avete qualcosa da ridire, se avete dubbi, idee, o semplicemente vi state appassionando alla trama, non esitate a farmelo sapere, ricevere pareri aiuta molto!

Un grazie speciale alle commentatrici: barbarak e asaq che mi fanno sempre sentire il loro appoggio e un bacio a tutte le altre <3

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8 ***


8

Capitolo 7

~~





Il suono della campana di fine lezione spezzò il silenzio idilliaco dei corridoi del castello, levando uno stormo di uccelli dal cornicione. Scie di studenti si riversarono fuori dalle aule chiacchierando, dirette verso il cortile per la pausa di mezza giornata.
Hermione attraversò il pian terreno con Harry e Ron alle spalle, inspirando profondamente l'aria profumata di fiori proveniente dal porticato. Da un'aula alla destra del corridoio, quella di Incantesimi, Draco fece la sua comparsa insieme ai compagni serpeverde, affiancato da Zabini.
Soffermò per un istante lo sguardo sui due ragazzi, mentre dal fondo del corridoio proseguiva in quella direzione. I due non parlavano, ma stavano vicini come se una sorta di complicità li unisse silenziosamente anche quando non erano in comunicazione. C'era un'evidente affinità fra loro, una corrente empatica. Hermione rimase colpita nel constatare la diversità almeno apparente dei due giovani, l'uno chiaro, quasi esangue, e l'altro scuro quanto la fuligine, con due incredili occhi blu, rarissimi negli individui di colore. I due erano visivamente l'antitesi l'uno dell'altro, eppure a detta di Draco avevano molto in comune.
Lo sguardo del moro sembrò accorgersi del suo puntato su di sè e alzò gli occhi nella sua direzione. Lei continuò a fissarlo senza spostarsi, mentre coi piedi si avvicinava sempre di più. Blaise ricambiò l'occhiata impassibile, e quando lei passò loro di fianco, accennò un movimento della testa, inclinandola. Lei ricambiò il saluto e tornò a guardare davanti a sè.
Una volta in cortile, attese che i compagni si sedessero su una delle panchine all'ombra del salice e disse di dover scappare a sbrigare una faccenda. Senza dare altre spiegazioni lasciò di fretta il gruppo e imboccò la scalinata per la Torre Ovest.

Dopo un'ora e mezza passata ad attendere il suo arrivo su un masso finalmente la vide sbucare fra gli alberi, il passo affrettato e la chioma trafelata.
-Ah, sei venuta alla fine- disse, voltandosi appena. -Stavo per lanciare un allarme.-
Lei attraversò a grandi passi la valle fino al punto in cui stava seduto, e si fermò.
-Ho dovuto aspettare l'arrivo di una cosa- rispose affiancandolo.
-Cosa?- Un enorme fascicolo di giornale piombò dal cielo davanti ai suoi occhi chiari, atterrando fra le sue ginocchia.
-Che diavolo è?- chiese sbigottito.
-Leggi.-
Draco prese fra le mani il quotidiano ed Hermione gli si sedette accanto, sistemando la gonna.
Gli occhi cerulei scorsero rapidi sulle righe del titolo e poi si fermarono sull'immagine, stampata in grande a centro pagina, in cui un omuncolo nero e tozzo veniva sadicamente ridicolizzato da un borghese bianco in giacca e cravatta.
-Che razza di giornale mi hai portato, è uno scherzo?- chiese lanciandole un'occhiata stupita.
-Sai di cosa si tratta?- chiese Hermione fissandolo. Il ragazzo non rispose, leggendo a bocca aperta qualche riga dell'articolo.
Lei infilò la mano nella buca della borsa e ne estrasse un foglio spiegazzato, distendendoselo sulle gambe.
-Le razze umane esistono- cominciò. -La loro esistenza non è già un'astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e continuano a ereditarsi. Esistono gruppi umani maggiori, individualizzati solo da alcuni caratteri, e gruppi umani minori, individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni: questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, l'esistenza delle quali è una verità evidente.-
Alzò gli occhi sul ragazzo sedutole accanto, per analizzarne la reazione. Lui la fissava muto con le sopracciglia e la fronte oltremodo aggrottate, evidentemente senza capire cosa stesse facendo.
-E' necessario distinguere nettamente gli occidentali dagli orientali e gli africani, e sono da considerare pericolose tutte le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei- continuò, -E che comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche, stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.-
-Che diamine è questa robaccia- esclamò il ragazzo strappandole il foglio di mano.
Lei lo lasciò fare studiandone attenta l'espressione, mentre lui scorreva con lo sguardo su tutta la pagina scritta.
-Hah!- fece incredulo, quasi ridendo -Dove hai trovato questa stronzata?-
Lei trattenne a sua volta una risata, inarcando un sopracciglio.
-Non sai proprio nulla di storia babbana? Questo è il manifesto sulla difesa della razza, redatto dal sostenitore del più grande omicida genocida della storia.-
-Questa roba è vera?- domandò Malfoy incredulo, indicando l'articolo con l'indice.
Hermione annuì.
-Razzismo, si chiama. Chi ha scritto e firmato questo articolo è un suo sostenitore. Guarda l'immagine del giornale che ti ho portato, è solo uno degli innumerevoli esempi. Ti sembra assurdo?-
-In pratica voi discriminate individui uguali a voi, in base al colore della pelle?-
Hermione lo fissò senza rispondere.
Draco riprese il manifesto fra le mani e continuò a leggerlo.
-Divieto di matrimoni misti, preservare la razza.. pf- fece lanciando con scherno il giornale sull'erba. -Babbani, sempre detto.-
-Cosa intendi?-
-Non vorrai dirmi che sei d'accordo con quello che c'è scritto- esclamò incredulo -Non me lo sarei aspettato!-
-Non capisco- insistette lei, - E' una teoria alquanto evidente; prendi te per esempio, e, non so..- fece una pausa -Zabini.-
Gli occhi di Draco si sgranarono.
-Non dirmi che non vedi differenze fra voi, siete due tipi completamente opposti, se vi uniste...-
-Che discorsi fai?- fece lui alterandosi visibilmente. -Zabini è un purosangue da generazioni, proprio come me, stessa discendenza, vedi di non sporcarti la lingua con cose che non- si fermò, rendendosi conto della piega che avrebbe preso la conversazione se avesse continuato. Hermione lo vide irrigidire i muscoli e serrare la mascella come nello sforzo di trattenere un fiume in piena e, con sua enorme sorpresa, reingoiò tutti gli insulti che stava per farle.
Draco inspirò profondamente, il corpo in tensione. -Non esiste nessuna differenza fra me e lui, e fra i maghi di tutto il mondo. Sai una cosa, voi babbani siete ridicoli. Pensate di potervi ergere gli uni sopra gli altri, come se esistessero delle differenze, ma siete tutti uguali.-
Pronunciò l'ultima parola con evidente disprezzo, chiaramente ritenendo spregevole quell'uguaglianza dichiarata, ma questo a Hermione non importò.
-Quindi non sei d'accordo-
-Mi sembra ovvio- rispose seccato.
Hermione raccolse il giornale da terra e se lo sistemò sulle gambe.
-Nemmeno io, non te la prendere. Zabini non ha nulla in meno rispetto a te. Ad ogni modo quello che c'è scritto qui ha convinto molti e ha portato a grosse conseguenze. Se vai più avanti trovi un accenno agli ebrei, sono una delle razze ritenute inferiori, e per questo da sterminare. C'è chi dice che dietro ai discorsi sulla razza si nascondano motivi politici ed economici, ma, qualunque sia la verità, il razzismo è ancora una realtà fortemente diffusa nel mio mondo. Sono contenta che qui non sia arrivata.-
Draco non rispose.
-Però voglio proporti una sfida. Non pensi che avere geni diversi comporti diverse capacità fisiche o mentali?-
-Se intendi quello che intende questo pezzaccio di carta, no. Le malattie mentali o fisiche sono un altro conto, non hanno a che fare con la razza-
-Quindi è ridicolo che alcuni si ritengano superiori ad altri per fattori come il colore della pelle o la provenienza, quando è chiaro che le capacità fisiche e mentali sono le stesse-
-Esatto.-
-Usarla come scusa per discriminare qualcuno e ritenerlo impuro, cercando di allontanarlo per non venirne infettati, è dunque una follia-
Fece per annuire, ma un improvviso dubbio si insinuò nel suo cervello, mettendolo sull'attenti.
-Secondo questa logica, chi ha le stesse capacità, a prescindere dalla propria nascita, dalla propria provenienza e dal... sangue, è da ritenersi uguale. La differenza è solo una costruzione.-
Draco non rispose.
-Credo tu abbia capito dove voglio arrivare- fece lei guardandolo con un sorrisetto.
Lui continuò a fissare l'aria davanti senza esprimere parola, colto in contropiede.
Lei nascose un ghigno soddisfatto dietro alla spalla e si ritenne paga del risultato.
-Mi spiace essere arrivata così tardi- disse poi alzandosi e spolverandosi con una mano la divisa. -Ho aspettato l'arrivo di questa roba in guferia per tutto il pomeriggio, la civetta è stata fin troppo veloce.-
Draco alzò gli occhi accigliato.
-Però mi ha fatto piacere questa breve chiacchierata- continuò con una punta di sarcasmo. -Ora devo tornare sui libri.-
Fece per andarsene, ma all'ultimo ricordò una cosa: -Ah, domani inizia il corso della Babbling, non sarò qui.-
Lui continuò a tacere preso da un nodo di sentimenti contrastanti, e si accorse solo dopo che la ragazza aveva lasciato lì il giornale e il foglio con cui era arrivata. Si girò di scatto, ma lei era incredibilmente già sparita.

Il giorno dopo Hermione mancò per la prima volta all'appuntamento quotidiano con Malfoy, recandosi nell'aula di Rune Antiche. Ginny non l'aveva seguita, scegliendo di frequentare Babbanologia, già attiva da qualche giorno. Per la prima ora di lezione nulla di estremamente rilevante venne comunicato, fatta eccezione per un accenno alle caratteristiche fondamentali dell'alfabeto runico.
Malfoy aveva rinunciato a recarsi al lago da solo e aveva chiuso Tyger e Goyle fuori dalla porta della sua stanza. Seduto sul letto, si girò distrattamente fra le mani il foglio di giornale lasciatogli dalla Grifondoro, e nel mentre rimuginò gravemente. L'intento della ragazza nel lasciarglielo era chiaro, doveva aspettarsi che presto o tardi avrebbe creato l'occasione per rinfacciargli gli anni di insulti trascorsi. Una mossa prevedibile, dunque.
Eppure... Draco rilesse qualche punto del manifesto sulla trapunta, principalmente quello che vietava i matrimoni misti e che tacciava come pericolosa ogni tipo di relazione con individui di origine camitica. C'era una follia talmente evidente in quelle parole, e d'altra parte una somiglianza così sottile con la discriminazione magica dei mezzosangue, che Draco non riusciva più a capire se fosse o non fosse d'accordo con quanto leggeva. A mettere in discussione anni di rivendicazione della propria purezza e superiorità, chiaro, non pensava neanche. Eppure l'argomentazione fatta da Hermione, il giorno prima, lo aveva colpito. Come negare davanti a lei una sua certa bravura nelle arti magiche, che avevano stupito e da sempre irritato fortemente sè e la sua famiglia? Il livello della sua preparazione era superiore a quello di molti suoi compagni purosangue, e in alcune materie superava persino il suo. Sembrava invero che avesse un talento innato e naturale per gli incantesimi. Si poteva definire uno strappo alla regola, un'eccezione che la confermava?
Buttò la testa sul cuscino grugnendo, con un moto di insoddisfazione. Fingere di non provare repulsione per lei per un mese andava bene, essere manipolato per credere veramente nella sua uguaglianza era un'altra cosa. Quella ragazzina sapeva usare armi improprie.
Spostò gli occhi sul pendolo addossato alla parete, che segnava le cinque del pomeriggio. Non avere nulla da fare dopo una settimana di appuntamenti quotidiani gli risultò incredibilmente fastidioso. Stupito, percepì il sopraggiungere di una nota sensazione che per quel breve periodo non gli era più venuta a far visita: la noia. Quel giorno, gli sembrò ancora più sgradevole del solito.
Ciondolò col piede sul ginocchio, passando a rassegna l'elenco delle persone con cui avrebbe potuto occupare il tempo. Il primo nome che gli venne in mente fu quello di Pansy, per forza d'abitudine. Poi ricordò l'ultima volta che era stata lì, e i suoi tentativi di conversazione mal riusciti. A quel punto pensò a Blaise.
C'era una costante, nelle conversazioni fra sè e la Grifondoro, quasi sistematica: quel ragazzo. La Granger lo aveva nominato spesso durante le loro discussioni e per ultimo proprio il pomeriggio precedente. Chissà perchè questa fissazione con lui. Che ci si rivedesse, per via di quel fogliaccio che gli aveva lasciato? Forse pensava di poter istituire un legame fra sè e il suo amico, in virtù della loro discriminazione. Ma era chiaro che non lo conosceva. Blaise era un purosangue, proprio come lui, e come tale disprezzava quelli come lei.
Uno stralcio di conversazione fra sè e il ragazzo fece capolino dentro la sua testa proprio quando ebbe finito di formulare quella constatazione, e gli ricordò la discussione avvenuta il sabato addietro. Di colpo ricordò il dubbio venutogli dopo il loro primo litigio, quando Zabini aveva criticato la sua scelta di aderire alla scommessa. Una cotta per la Granger, aveva pensato. Ma lo aveva ritenuto assurdo. Adesso, invece, quel pensiero acquistò una verosimiglianza del tutto improvvisa, seppure difficile da credere. Accarezzò quel dubbio per diverso tempo, fissando gli occhi sul soffitto. Poi, dopo un lungo silenzio, si alzò.

Hermione lasciò l'aula della biblioteca alle sette precise, dopo esserci andata al termine della lezione. Dal terzo piano salì fino al settimo, per raggiungere la torre. Ginny le veniva incontro scendendo.
-Hey, com'è andata?-
-Meravigliosa, ti sarebbe piaciuta.-
Ginny sorrise facendola passare e lei si girò un gradino più sopra.
-Sei sempre in tempo per iscriverti, la Babbling ha detto che darà due tre lezioni di tempo per permettere agli studenti di decidere se frequentare o meno, inoltre..- s'interruppe, sbarrando gli occhi. Una zazzera chiara aveva sceso le scale del secondo piano, dietro la spalla di Ginny, e lei la vide guardarsi attorno fra una rampa e l'altra.
-E' lui- esclamò, sporgendosi sulla ringhiera.
Ginny inarcò le sopracciglia stupita, senza capire.
-Cos.. lui chi?-
-Malfoy, sta scendendo di nuovo dai piani alti, guarda!- disse voltandosi ad afferrarla per il maglione.
Ginny si sporse ma la sua espressione non mutò di una virgola.
-E' Thomas, mi ha salutato cinque minuti fa. E' sceso prima di me.-
-Ti dico che è Malfoy, ne sono sicura!-
-Hermione- disse l'altra seriamente. -Thomas è sceso poco prima di me, probabilmente non vi siete incrociati, ha superato il terzo piano prima che tu prendessi le scale.-
Hermione non disse nulla, continuando a guardare la tromba.
-Ti stai fissando un po' troppo con Malfoy, direi che dovresti rilassarti- aggiunse l'amica dandole una pacca sulla spalla. Poi riprese a scendere lasciandola lì.


~
~


26 Novembre

-In fila, prego, mettetevi in fila-
Il professore di Difesa contro le Arti Oscure incitò con un cenno della mano gli studenti a disporsi l'uno dietro l'altro, come voleva la procedura ogni qualvolta arrivasse il momento di presentare alla classe qualche essere da debellare.
Grifondoro e Serpeverde condividevano, alla pari della maggior parte dei corsi, l'aula di lezione, e si spintonavano senza troppa cortesia per non cedersi il posto.
Hermione era fra i primi della fila e da dietro, a metà coda, Draco la osservò silenzioso.
Aveva ragionato tutta la notte su quello che gli aveva detto, e una cosa gli era apparsa alquanto evidente alla fine: lo aveva incastrato. Il suo affetto per Blaise gli impediva di accettare una sola delle cose scritte su quel pezzo di carta malridotto, la stima che provava per lui era talmente alta da non considerare nemmeno le argomentazioni sulla razza e sulla purezza, ma ciò non riusciva a dargli pace. Perchè dopo attenta analisi il legame fra quelle tesi e la sua ideologia di sangue era apparso evidente, spaventosamente chiaro.
La teoria magica purista era semplice: gli unici veri maghi degni di essere chiamati con questo nome erano i purosangue, discendenti di maghi da generazioni, nelle cui vene il sangue magico era scorso ininterrottamente dal primo all'ultimo membro della dinastia. I nati babbani al contrario erano definiti "maghi per sbaglio", esseri spuntati all'improvviso dall'unione di due nonmagici, con sangue impuro nelle vene, e non si sa quale percentuale di magia. Il loro grado di potere non era certo paragonabile a quello di un purosangue, la purezza era il metro con cui quelli come lui misuravano le proprie abilità magiche rispetto ai sanguesporco. In sintesi: spreco di energia magica, usurpazione dei poteri, indegnità erano i mali dei nati babbani, e da quando alcuni traditori del loro sangue avevano cominciato a unirsi vergognosamente a individui nonmagici il problema si era ingigantito con la nascita di milioni di mezzosangue, che avevano superato per numero la comunità dei magici, rendendo la purezza del sangue rara e ristretta solo a poche famiglie. Il rischio che le comunità magiche pure si estinguessero era alto e per questo motivo la nascita di mezzosangue andava fermata. Il punto cruciale in tutto ciò era che la Granger era una sanguesporco, e che il suo discorso era lo stesso che quel pezzo di carta malridotto faceva nei confronti di Blaise, il suo migliore amico, e di quelli come lui. Questo, era il problema.

Si agitò sul posto, in preda a una fastidiosa frenesia.
 
Hermione si avvicinò all'armadio dal quale uscivano le creature da rispedire indietro e al suo primo tentativo portò a termine l'operazione, lasciando in meno di tre minuti il posto allo studente successivo. Non si stupì, guardandola crucciato, come del resto aveva smesso di fare ormai da tempo. Il fatto che lei non mostrasse nessuna percentuale di magia in meno rispetto agli altri e rispetto a lui era il primo grande problema di tutta quella disgraziata situazione, perchè per la prima volta in vita sua Malfoy non sapeva cosa rispondere a una sua provocazione. Lo aveva intortato, questa era la verità.
Aspettò il suo turno e portò a termine l'esercizio in un arco di tempo non di molto dissimile da quello della ragazza e, quando tornò in fondo passando a fianco della fila, le lanciò un'occhiata di sottecchi. Lei era di spalle, e non lo vide.
Nelle ore che seguirono il pranzo in Sala Grande attese con impazienza l'arrivo del momento di uscire. Aveva trascorso l'intero pomeriggio addietro da solo, preda del tedio e della malinconia, uscendo dalla stanza solo per poco prima di cena. Ciò lo aveva portato, oltre che a riflettere, a maturare una sorta di frenetica attesa per quel momento, senza che ne avesse chiara coscienza. Aveva cominciato a controllare l'ora, con largo anticipo, e aveva anche iniziato a pensare a cose da farle fare in sua compagnia. Non voleva che il tempo passasse senza che quei loro incontri si rivelassero fruttuosi e d'altra parte aveva cominciato a trovare stimolante quell'occupazione, più di quanto si fosse prefigurato da un comune passatempo.
Per quel pomeriggio l'idea gli venne passando accanto al tavolo di vetro della sala comune, prima di uscire. Tyger e Goyle erano sprofondati sul divano di pelle scura e affondavano le mani ciccione dentro al mucchio di caramelle incartate sopravvissute all'uscita ad Hosgmeade. I due ne trangugiavano manciate stracolme senza neanche preoccuparsi di controllare cosa pescassero, e l'odore che emanava quel quadretto per la sala era al tempo stesso dolce e nauseabondo.
Malfoy ebbe l'illuminazione nell'esatto istante in cui li vide e mentre passava loro di fronte fece sparire parte del bottino dal tavolo, senza che i due se ne accorgessero. Con le tasche piene e un sorrisetto soddisfatto lasciò la stanza e abbandonò la scuola fischiando.

Hermione lo vide sull'erba stagliato contro la luce abbagliante del tramonto e si schermò la vista con una mano sulla fronte. Una volta al suo fianco, si accorse di un enorme fazzoletto di stoffa spianato sul prato, contenente una manciata di caramelle incartate e variopinte.
-Che cosa..-
-Gelatine- rispose lui soffiando un filo d'erba ciancicato dalle labbra. -Le più terribili, spaventose, odiate e vendute gelatine di Hogsmeade.-
Hermione spalancò gli occhi sbigottita. -Non saranno..-
-Tuttigusti+1, naturale.-
-Da dove saltano fuori?- chiese stupita.
-Le ho rubate a Tyger e Goyle, ci stavano infettando tutta la Sala Comune, e se li avessi lasciati continuare presto sarebbero diventati una cosa sola col divano-
Hermione si lasciò scappare una risata sedendoglisi di fronte.
Si era aspettata che il raggiro dell'ultimo pomeriggio lo avesse freddato, in qualche modo, o che si fosse preparato un'arringa difensiva da recitarle contro alla prima occasione. Invece il suo atteggiamento rispetto agli altri giorni non era cambiato di una virgola, segno che non voleva affrontare l'argomento. Stupita, decise di stare al gioco, assecondando la sua disposizione.
-Che cosa dobbiamo farci?-
-Tu che cosa dici?-
La ragazza ne pescò una dal mucchio, leggendone il nome. -Cerume.. oh Merlino! Non mangerò questa roba. Togli almeno le più terribili.-
-Dove sarebbe il bello?- fece lui scuotendo la testa. -E' una gara, Granger, se non le vuoi sarò costretto a buttarle in acqua. Qualche pesce potrebbe morirne.-
Hermione contrasse il volto in una smorfia contrariata e lui ghignò sicuro di averla convinta.
-Si inizia prendendone una per uno, a occhi chiusi, poi si mette in bocca e si manda giù. Chi ne mangia più vince.-
-Non sapevo ti piacessero i giochi sadici- disse storcendo il naso inorridita. Poi però riflettè su quello che aveva detto -C'era da aspettarselo.-
Malfoy ignorò il commento e allungò una mano verso il fazzoletto.
-Forza, non perdere tempo- ordinò.
Annuì controvoglia, e afferrò una cartina qualunque, senza guardare. La aprì con le dita, diffidente, e la infilò in bocca. Le pareti del palato si ritrassero simultaneamente sotto l'effetto del terrore ma per fortuna il succo che si sprigionò dalla caramella schiacciata risultò gradevole, e lei tirò un sospiro di sollievo.
La reazione di Malfoy non fu esattamente la stessa; lo vide strizzare gli occhi in preda al ribrezzo, mentre inclinava gli angoli della bocca disgustato.
-Oh merda, cos'è.. veleno?- si lamentò raccattando a tentoni l'involucro. -Trippa di troll, ma che schifo!- sputò.
-Stai scherzando?- saltò su incredula. -Dovevi mandarla giù, sei stato tu a dirlo!-
Draco le lanciò un'occhiata omicida, pulendosi la bocca. -Che gusto è il tuo?-
-Pistacchio, credo-
-Allora non fiatare.-
Hermione aggrottò la fronte indispettita e incrociò le braccia al petto con serietà.
-Forza, questo era un giro di prova- fece il ragazzo senza darle attenzione ed entrambi pescarono ancora dal mucchio.
Questa volta le capitò una gelatina al sapore di spinaci e a Draco quella alla menta. Successivamente la fortuna arrise prima all'uno e poi all'altra in maniera ciclica e non eccessivamente sbilanciata, regalando attimi di orrore e di sollievo in pari quantità a entrambi. Quando le ebbero quasi terminate, entrambi allungarono con un gesto deciso le mani verso le ultime due e si prepararono lo stomaco. Draco sbirciò discretamente quella che gli era più vicina e poi fece uno scambio con le dita.
Hermione prese l'ultima gelatina commestibile rimasta, quella alle more, mentre lui ingoiò quella al sapore di vomito.
Con la pancia piena e le dita appiccicose si sdraiarono sul prato a pancia in su, nauseati.
-E' stata una pessima idea- disse la riccia strofinando i polpastrelli sull'erba.
Malfoy non rispose ma non si può certo dire che non le desse ragione.
-Però hai vinto, direi che ci hai preso gusto- osservò. Poi tirò fuori una sigaretta dalla tasca per scacciare il sapore delle caramelle dal palato.
Hermione lo osservò accenderla e portarsela alla bocca con un movimento automatico delle dita. Dovevano essere anni che compiva quel gesto meccanicamente. Seguì il fumo grigiastro sprigionarsi dalle sue labbra sottili e disperdersi nell'aria sopra la sua testa.
-Vuoi provare?- fece lui senza guardarla.
Scosse la testa energicamente.
-Com'è stata la lezione ieri?- chiese allora spostando lateralmente gli occhi sul suo volto.
-Interessante, ma non ha detto ancora molto. L'alfabeto lo iniziamo la prossima settimana.-
-Niente progressi con la pergamena, quindi?-
Scosse la testa. -Perchè non vieni anche tu a frequentare? Non fai nulla durante il pomeriggio.-
Malfoy sbuffò la nuvola di fumo imprigionata fra le guance e si alzò a sedere.
-Chi dice che non faccio niente?-
Hermione non rispose, alzandosi a sua volta. Entrambi fissarono il lago scuro e calmo davanti ai loro piedi, disturbato solo da qualche foglia cadente dagli alberi sovrastanti.
-Com'è che facevi?- chiese prendendo da terra un sasso e lanciandolo lateralmente sull'acqua. Questo affondò senza indugio verso il basso, sparendo alla vista.
Draco sorrise e ne prese uno tirandolo con naturalezza: compì tre salti sopra la superficie di pece.
-Sbagli angolazione- disse. Poi prese una manciata di pietre e ne diede la metà a lei.
-Vieni-. E la portò con sè a riva.











Curiosità:
Bathsheda Babbling è l'insegnante di Rune Antiche.
Tutti i nomi utilizzati in questa fic non sono di mia invenzione, ma ripresi dal romanzo, lo specifico perchè mi è stato chiesto.


Il testo letto da Hermione a Draco è un estratto del manifesto sulla razza, redatto da Mussolini sulla rivista 'La difesa della razza' il 5 Agosto 1938, e lo trovate qui.
So bene che la realtà italiana è lontana da quella di Hermione, ma oltre a un voluto adattamento italiano, lingua in cui è scritta la mia fic, è anche credo l'unico manifesto sull'argomento, senza contare gli scritti di Hitler che sono stati tolti dal dominio pubblico e solo da poco, mi sembra, rimessi cautamente in circolazione.
Ho voluto inserire questa riflessione sul razzismo "babbano" con intenti credo abbastanza evidenti, mossa anche dal disappunto riguardo al fatto che nei libri della Rowling il tema non venga minimamente accennato, nonostante presenti significative affinità con la storia di contrapposizione Purosangue-Mezzosangue, da lei stessa ammesse. Il legame con la vicenda storica della seconda guerra mondiale è infatti esplicitamente confermato dall'autrice in più di un'intervista, e, per chi fosse interessato, lascio qui due link in cui la purezza del sangue e la questione politica in Harry Potter vengono trattati brevemente.

Ringrazio asaq, firework93, barbarak e laura_ravenclaw_roccati per le bellissime recensioni e le nuove tre ragazze aggiuntesi alle seguaci. Un bacio a tutte, fatemi sapere cosa ne pensate dell'idea di oggi! E, se c'è qualcosa che non capite o avete dei dubbi, non esitate a chiedere ;)


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9 ***


9

Capitolo 8

~~





Nei giorni che seguirono, gli incontri al lago si ripeterono quotidianamente con la costanza e la puntualità di un orologio svizzero, senza che nessuno dei due se lo dicesse apertamente. Hermione mangiava, studiava e usciva, come aveva sempre fatto. Si portava appresso il libro, quello che aveva comprato a Hogsmeade, anche se sapeva che non lo avrebbe letto. Lo infilava nella borsa come si infilerebbe un pacco di fazzoletti o un mazzo di chiavi, e per tutta la durata del pomeriggio lo lasciava lì.
Dal canto suo Malfoy continuò a preoccuparsi di trovare ogni giorno un'occupazione da proporle: una volta era una partita a carte, quella dopo una sfida a scacchi dei maghi. Era convinto che lei non sapesse giocarci, ma quando si era trovato davanti alla scacchiera nel mezzo del gioco aveva subito dovuto ricredersi.
-Scacco- disse fronteggiando il re bianco col suo alfiere di marmo nero.
Malfoy la guardò torvo senza riuscire ad arrendersi all'evidenza.
-Dì un po', sei stata a qualche corso di preparazione per principianti?- chiese irritato.
-No, ma sono stata una pedina da gioco.-
Malfoy sbarrò gli occhi incredulo e lei rise alzandosi da terra.
Il mercoledì tornò a frequentare la lezione di Rune Antiche, rinunciando ad andare al lago, e dopo il corso si infilò in biblioteca fino a sera. Lo studio dell'alfabeto procedeva lentamente, ogni runa aveva un significato specifico che andava analizzato e contestualizzato, ma qualcosa della pergamena che Malfoy le aveva consegnato stava gradualmente uscendo fuori, seppur del tutto incomprensibile.
Il pomeriggio seguente gliel'aveva mostrata e lui aveva storto il naso cercando di indovinare cosa potesse stare a significare.

-Potrebbe essere un nome, un indirizzo, una parola d'ordine..-
-Potrebbe anche un incantesimo-
-Ma certo. La formula per addormentare la piovra della presunta leggenda di Hogwarts- fece Draco con un ghigno tirato, chiaramente per prenderla in giro. Ma Hermione non escludeva compleamente quella possibilità.
Il venerdì, dopo la terza lezione pomeridiana, entrò nella biblioteca ampia e illuminata del terzo piano, salutando con un cenno cordiale della testa la scorbutica signorina Pince, che analizzava attraverso un paio di buffi occhialini tondi le pagine di un tomo vecchio e polveroso. Occupò come sua solita abitudine il tavolo più lontano dal centro della stanza, sotto a una delle tante vetrate trasparenti che davano sul giardino. Lì trascorreva la maggior parte dei suoi pomeriggi di studio, isolata dal gruppo di tavoli più in voga fra gli studenti, nei quali il chiacchiericcio, seppur sussurrato, era sempre costante.
Passò l'ora seguente a leggere il manuale di Storia della Magia con un foglio di appunti ordinatissimi sotto alla penna, quando un'ombra scura si mosse indistintamente davanti alle sue palpebre abbassate, spostando la sedia del tavolino di fronte. Alzò distrattamente la testa, sulle labbra le parole che stava leggendo, e fissò sbalordita il ragazzo seduto, sbattendo le ciglia per lo stupore. Malfoy le lanciò un'occhiata rapida, senza alzare completamente la testa, e le fece un cenno con le sopracciglia per salutarla. Lei incurvò le proprie incredula, stupita di vederlo in biblioteca per la prima volta in vita sua, e soprattutto a un tavolo così vicino al proprio. Girò la testa di lato, per vedere se qualcuno si fosse accorto di lui, ma come detto il tavolo era in una posizione talmente isolata e strategica, lontana tanto dalle chiacchiere quanto dagli sguardi indiscreti, che nessuno a meno che non ci si mettesse di impegno si sarebbe reso conto di ciò che avveniva lì in fondo. Riportò così lo sguardo su di lui, che aveva preso a leggere un libro apparentemente di lezione, e tornò a studiare il proprio con un angolo della bocca incurvato.
Il giorno successivo questo fu quanto riuscì a decifrare della pergamena runica, dopo una notte intera passata ad avvantaggiare i compiti per la lezione del mercoledì:


e***c *i a* *****
*i ***e*fi* ***


Osservò accigliata quelle poche lettere, tracciate in posizioni alquanto insolite all'interno delle parole sconosciute, e si chiese quale termine potesse iniziare per "e" e finire per "c" nella lingua corrente, ma non gliene venne in mente neanche uno.
In quei giorni si abituò alla presenza di Malfoy al lago come ci si abitua alla pioggia d'estate dopo che cade per cinque giorni di seguito in barba al sole e all'afa opprimente, o alla presenza di un estraneo che tutti i pomeriggi esce alla tua stessa ora e si siede alla tua stessa panchina nel parco di una grande città. Era strano, questo sì, ma non più così inquietante come lo era stato nei primi tempi.
Lui continuò a evitare Blaise, che dal canto suo aveva smesso di tentare di dissuaderlo, e ignorò Pansy, che per diverse volte tentò di raggiungerlo a sera quando lui era già troppo stanco per avere anche solo la volontà di mandarla via. Con i giorni quelle richieste cessarono in maniera graduale e lui si chiese se la ragazza si fosse finalmente arresa ad aspettare.
Non era mai successo che la rifiutasse per un numero di giorni superiori a tre, di solito i suoi intrighi amorosi duravano poco e lo distraevano meno, ma stavolta l'esigenza di tempo era diversa, e lui non era così bisognoso d'affetto da richiedere la presenza di una ragazza nella sua giornata più dello stretto necessario.
Aveva capito una cosa, in quei pomeriggi con la mezzosangue: tempo, era la parola magica. Pazienza, la regola primaria. E poi ce ne stava una terza, la più importante, che andava conquistata.

Quel giorno si alzò dal letto con un'idea ben precisa, e sperò che la mossa da mettere in atto non fosse esageratamente precoce e azzardata. Accompagnò Nott alla lezione di Storia e finse di concentrarsi per gran parte del tempo.
Hermione seguiva Incantesimi in un'altra aula, insieme a Ron, che le scribacchiava disordinato accanto, e a Harry. A fine lezione uscì con loro per raggiungere la serra e, come l'ultima volta, Ron le si affiancò velocemente in corridoio. Camminò per qualche secondo in silenzio, come se meditasse su cose che lei non poteva conoscere, poi si voltò a guardarla, soffermando i grandi occhi azzurri sul suo profilo. Lei se ne accorse e mosse impercettibilmente la testa per sbirciarlo, aggrottata, ma questi riportò immediatamente la sua avanti.
Era il 4 Dicembre dell'anno, un sabato. Per la precisione, due settimane dopo il lancio della scommessa ai Manici di Scopa.
Il cielo sereno era uno dei rarissimi ultimi cieli sereni dell'autunno, azzurrino, limpido, ma meno abbagliante di quello estivo. Le giornate avevano cominciato a ritirare le proprie ore già da diverse settimane, e la luce tenue e calorosa del sole stendeva i suoi raggi limpidi sulle nuvole affusolate.
Alle cinque Draco lasciò il dormitorio con un po' di anticipo, passando per prima cosa davanti all'armadio delle scope. Lì si guardò attentamente attorno per controllare che nessuno lo vedesse e infilò una mano dentro con circospezione.
Hermione era ancora in biblioteca, a studiare assieme ai compagni. Aveva finito di ripetere a Ronald la lezione di Storia della Magia del giorno, e ticchettava pensosamente con la penna d'oca sul tavolo, il mento sul palmo. Fuori gli uccelli esternavano i loro tenui cinguettii nell'aria quieta e profumosa del pomeriggio, sbrigando le loro ultime faccende da volatili prima del tramonto. Con gli occhi, li vide volare davanti alla vetrata della stanza e scambiarsi beccate giocose piroettando, per poi appendersi ai rami di qualche pianta frondosa del giardino.
Era molto strano che Malfoy non avesse cercato di riprendere il discorso di svariati giorni prima. Sapeva di averlo messo in difficoltà, ma era convinta che avrebbe lottato per far valere le sue ragioni, se non altro per non dargliela vinta. Il tempo era trascorso nell'attesa che lui le tirasse una frecciatina o le dicesse, con noncuranza, che aveva un motivo valido per ritenere nettamente differenti i discorsi sul sangue magico e il razzismo babbano. Ma ciò non era mai successo, l'argomento era passato sotto il silenzio più assoluto e a Hermione sembrò una reazione insolita e a dir poco non consona al comportamento abituale della serpe.
Lasciò il tavolo e i compagni dopo una mezz'ora scarsa, il tempo di finire di appuntarsi qualcosa, e uscì dal castello continuando a riflettere. 
Ultimamente sembrava esserci stato un cambiamento nel comportamento del ragazzo, e non solo in seguito all'episodio col giornale. Le sembrava essere diventato più aperto e spontaneo nei suoi confronti, come se man a mano la stesse facendo entrare in confidenza con se stesso. Ricordò le parole con cui aveva parlato di sua madre, quando le aveva raccontato le origini del suo nome, e la sensazione di malinconia che le aveva trasmesso facendole quella piccola confidenza.
Difficile credere che lui intendesse realmente creare un legame con lei, però una sorta di complicità si era lentamente formata, e questo per quanto assurdo potesse sembrare non era possibile negarlo.
Spostò un ramo dal passaggio fra i rovi e lo vide come sempre già lì, in piedi.
Draco si girò a guardarla ciancicando un filo d'erba e si scostò due dita dalla tempia con un cenno.
-Ciao- disse raggiungendolo, e scrutandolo attentamente negli occhi.
Aveva indossato una maglietta scura con le maniche tirate fino al gomito, contrariamente al solito maglioncino e alla camicia.
-Sei fortunata- rispose lui inclinando la testa all'indietro e scrutando le fronde verdastre degli alberi. -Cielo sereno e niente vento. Sopravviverai.-
-Di cosa stai parlando?- chiese perplessa.
Malfoy indietreggiò con espressione criptica e le fece cenno di avvicinarsi con un dito. -Fa' un passo- disse.
Lei obbedì senza esitare e urtò la punta del piede contro un ramo. Abbassò gli occhi per scavalcarlo e questi si sgranarono all'istante, stupiti.
-Eih ma.. una scopa- esclamò attonita.
Malfoy annuì compiaciuto e si abbassò a prenderla in mano.
-Una Stellafreccia, abbastanza in buono stato. L'ho controllata prima che arrivassi.-
-Che...-
-Si tratta di un modello molto vecchio, una delle prime costruite insieme alla Comet e alla Scopalinda, ma le altre sono tutte mezze rotte, non ho voluto rischiare.-
-Non capisco cosa hai in mente- fece lei guardigna, -Non penserai che io..-
-Sicuro. Hai detto che ti piacerebbe essere una rondine, ricordi? Tutto quel discorso sul potersi spostare in cielo, vagare per mare e monti.. Hai negato di non saper volare, quindi vediamo- disse tirandogliela.
Lei la afferrò al volo sconcertata e cercò di allontanarsi maldestra.
-Non salgo da anni, l'ultima volta è stato a lezione, non credo sia una buona idea..-
-Una strega che si rispetti non può lasciare Hogwarts senza sapersi spostare su una scopa, non dirmi che hai paura, è un gioco da ragazzi.-
Hermione sbattè le palpebre, mentre lui le passò velocemente alle spalle, tenendo la coda dell'arnese.
-Forza.-
Esitò, e lui le passò senza troppi complimenti il manico fra le gambe, infilandole la punta fra le mani.
-Ricordi come si parte? Tutto ciò che devi fare è accovacciarti come se ti sedessi su un cavallo, ginocchia strette, presa sicura... E' un vecchio modello, non partirà troppo veloce. Non quanto la mia, almeno.-
Hermione si girò a guardarlo tesa. -Malfoy, se questo è un modo per liberarti di me sappi che posso tornare sui miei passi e non parlarti più, non c'è bisogno di arrivare a tanto.-
Il biondo scoppiò a ridere divertito, arricciando il naso, e diede uno schiaffo alla coda della scopa, che si agitò improvvisamente come animata.
Hermione strillò, stringendo il bastone fra le dita, e sentì le scarpe staccarsi dal terreno con uno scatto.
-Aspetta!- esclamò, come se la scopa potesse capirla, e questa in tutta risposta scattò in avanti con un balzo. 
-Prendi il controllo, sei tu a guidare- le urlò dietro il ragazzo da terra.
-Malfoy!- grignò infuriata, tentanto di fermare le oscillazioni del mezzo. Questo si sbilanciò da entrambi i lati con pericolosa pendenza ma per fortuna le sue braccia riuscirono a rimetterlo dritto.
Stai calma, si disse. Resta calma e non succederà niente.
Stringendo le ginocchia attorno al bastone virò con tutto il corpo verso destra, per tornare indietro. Sotto Malfoy la seguiva con lo sguardo e le sembrò che fosse rimasto colpito dal modo in cui aveva presto recuperato il controllo. Tornata sulla sua testa, inclinò il manico con delicatezza, puntandolo lentamente a terra. Ma mentre cominciava a scendere, la forza di gravità sbilanciò la punta, facendola capovolgere.
Fu un attimo, Hermione si sentì sbalzare avanti e un secondo più tardi precipitò faccia al suolo, disarcionata. Malfoy si affrettò a prenderla al volo e con una risata rumorosa si sentì acchiappare per le gambe in un secondo.
-Però, non male per una prima volta.-
Si tolse le mani dagli occhi terrorizzata e alzò lo sguardo su di lui pallida come un cencio.
-Forza, non fare quella faccia, non ti sei alzata più di qualche metro.-
Trattenne il fiato irrigidita, incapace di credere che lui l'avesse presa sul serio.
-I..io...-
-Riprenditi, Merlino!- esclamò rimettendola in piedi.
Lei si allontanò presto di due falcate, fissandolo inquieta.
-Ti ringrazio- disse, tesa, attorcigliandosi una ciocca attorno al dito. -Non voglio più salirci.-
-Come sarebbe? Credevo ti piacesse volare-
-Io non so- irruppe, alzando la voce, -volare. E' un miracolo se sono ancora viva!-
Draco le lanciò un'occhiata beffarda, mentre lei abbassava lo sguardo avvilita.
-Beh adesso che lo sai? Fatti pure una bella risata, non mi interessa.-
Lui scosse la testa sollevando la scopa da terra. -Purtroppo questo è quello che pensavo, ma vedendoti mi son dovuto ricredere. Sai volare, devi soltanto prenderci la mano. L'atterraggio è la cosa più difficile, se non sali dal primo anno è normale che non ti riesca.-
Hermione gli lanciò un'occhiata diffidente.
-Non capisco perchè tu abbia smesso, non solo chi gioca a Quidditch sa ancora andare su una scopa.-
Non rispose; con gli occhi a terra, ricordò vagamente la sua prima lezione di volo, quando fin da subito la scopa assegnatale da Madama Bumb le aveva dato non pochi problemi. Nonostante l'impegno e la caparbietà con cui glielo aveva ordinato, non aveva voluto alzarsi da terra e lei aveva dovuto prendersela con le mani. Poi, fortunatamente, Harry era salito a recuperare la ricordella di Neville sopra un tetto, a causa di Malfoy, dopodichè la professoressa aveva interrotto la lezione, per via dell'incidente al povero ragazzo. Avrebbe dovuto capirlo da subito che il volo non era una sua specialità. Sembrava che la scopa rifiutasse di darle retta e presto aveva rinunciato a imparare. L'ultima volta che era salita su un qualcosa di volante era stato con Harry in groppa a Fierobecco, per andare a salvare Sirius. Esperienza traumatica, seppur necessaria.
-Ho scoperto di soffrire di vertigini- disse guardando indifferente a terra. -Per questo ho smesso. Non mi sento sicura su un manico.-
Draco la squadrò stupito da sopra la scopa, sulla quale si era sistemato nel frattempo.
-E dire che vorresti tramutarti in uccello, proprio non ti capisco.-
Hermione rialzò gli occhi stizzita. -Forse proprio perchè non mi sento sicura mi piacerebbe provare a esserlo, fidarsi delle proprie ali è diverso che stare sopra a un pezzo di legno.-
Draco meditò sulle sue parole e poi fece un cenno di assenso. -Fila. Ho capito cosa ti serve, solo un po' di confidenza. Se impari a frenare la paura sono sicuro che combatterai anche le vertigini.-
Hermione corruggò la fronte scettica.
-Sali.- 
-Come?- balbettò.
-Sali ho detto. Facciamo un giro insieme, niente di impegnativo, così ti godi il volo e ti rilassi.-
Sgranò gli occhi scioccata senza credere a quello che aveva appena sentito. Di colpo, la paura che Malfoy volesse farle del male affiorò dentro di lei come uno dei primi giorni, mettendola sull'attenti. Una proposta simile non era usuale per lui, e fino ad allora non si era mai spinto a tanto.
Esitò senza rispondere immobile sul posto, l'espressione illeggibile.
Draco sembrò intuire cosa stesse pensando e cercò di sembrarle rassicurante. -Non ho intenzione di buttarti in acqua, Gazza mi ha visto uscire dal castello. Se esce fuori il tuo cadavere saprà che non sono andato in serra.-
Hermione non si mosse, fissandolo cupa.
Draco ricambiò l'occhiata immobile. -Un volo fino all'altra sponda.. Tutto qui.-
Indugiò sul posto scrutandolo guardigna, le sopracciglia aggrottate, poi fece un passo avanti, tenendo gli occhi dritti in quelli di lui. Lentamente, si avvicinò alla scopa su cui stava seduto e posò una mano sul dietro del manico.
-Un giro breve- disse per convincerla.
Lei abbassò la fronte. Meditò in silenzio fissandosi la punta delle scarpe, come se si stesse decidendo a compiere un gesto folle, e infine salì in groppa reggendosi alla sua spalla. Malfoy si girò a nascondere il viso dai suoi occhi e aspettò che si fosse sistemata, e che avesse stretto con le dita il bastone dietro alla sua schiena. Poi diede un colpo a terra, con la scarpa, e si spinse su.
La scopa si librò in aria velocemente, per prendere quota, e a circa venti metri da terra girò la punta verso la pozza scintillante del lago. Hermione inspirò profondamente per calmare i nervi in tensione e con la mano tesa scivolò cautamente sulla tasca, dove la forma della bacchetta premeva nascosta contro la stoffa. Gli occhi erano chiusi, timorosi di guardare in basso, ma l'andamento della scopa stabile e tranquillo glieli fece aprire lentamente, uno alla volta. Sotto di sè vide il luccichio dell'acqua scura del lago, sul cui specchio piatto la loro sagoma scivolava come una splendida libellula. L'altezza non era troppa e lei riuscì a sporgersi oltre la spalla, inclinando la testa verso il basso.
-Allora?- chiese Malfoy sbirciandola di sottecchi. -Come ti senti?-
Accennò un movimento con la testa, senza parlare. Lui la portò a percorrere il diametro della pozza a largo, attraversando tutta la sua superficie quieta, fino all'altra sponda. A fianco a loro, in lontananza, un'isoletta alberata spuntava solitaria nel mezzo dell'acqua, accarezzata dallo sciabordare delicato della spuma.
-Cos'è?- chiese sbirciando oltre la spalla.
Malfoy girò la testa per seguire la direzione dei suoi occhi e fece un movimento dubbioso con la schiena.
-Mai stato, probabilmente ha solo alberi e arbusti. Non sembra molto grande.-
Hermione fece cenno con la testa d'esser d'accordo.
Passarono sopra al lago fino alla riva opposta, in mezzo agli alberi grandi e ramificati della sponda sulla quale non aveva mai messo piede. Il paesaggio da lì era stranamente diverso, come se invece che percorrere pochi chilometri si fossero spostati di molto lungo il corso del lago, che proseguiva lungo le rive dei boschi fino a molto lontano da lì.
La scopa disegnò una spirale d'aria attorno al tronco di diversi alberi, passando fra le aperture dei rami, in cui nidi di passeri di vario genere se ne stavano nascosti fra le foglie. Poi tornò a sfiorare il pelo dell'acqua ripercorrendolo lentamente a ritroso. Hermione trattenne il fiato, la mano stretta attorno alla bacchetta. Gli occhi si piantarono sulla schiena del ragazzo, attenti a qualsiasi movimento, e per tutta la durata della traversata non vi si staccarono più.
Tuttavia questa rimase perfettamente ferma, le spalle dritte, i capelli biondi che si scompigliavano animatamente al vento.

Quando tornarono a riva, l'atterraggio fu lento e delicato. Hermione saltò a terra, assaporando il contatto dei piedi col terreno solido, e si girò con espressione indecifrabile verso di lui.
-Grazie..- disse. -.. Sei stato bravo.-
Draco accennò un ghigno di soddisfazione e lanciò la scopa a terra inclinandosi.
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto.-
Non rispose, e nel momento in cui tornò a ergersi di fronte a lei, percepì un'insolita sensazione all'altezza del petto, un blackout improvviso. Abbassò gli occhi, allontanandosi di un passo, e li fece poi vagare attorno confusa.
Draco si sistemò sull'erba con le mani dietro alla nuca, la schiena a terra.
-Potresti allenarti facendo la strada fino all'isola a metà tragitto. Secondo me in pochi giorni impareresti.-
Non rispose, restando in piedi. Lui alzò gli occhi su di lei e accennò un ghigno con l'angolo della bocca. -Sicura di star bene? Ti vedo tesa.-
Hermione scosse la testa e gli si sedette accanto. -Sto bene, tutto bene..
Draco leccò le labbra nascondendo un sorriso quasi impercettibile; chiuse gli occhi.

Fiducia.
Quello, l'ultimo tassello.
Il piano dello scoiattolo aveva iniziato a funzionare.








Chiedo umilmente scusa per l'attesa, e vi avverto che per un po' di tempo la scadenza abituale degli aggiornamenti verrà prolungata a più di una settimana: sto entrando in sessione esami all'università, l'esperienza più brutale e ansiolitica dopo la maturità, e sono in grande stress.

Che dire, ho sempre pensato che Hermione avesse qualche problemino col volo, da che la scopa non le si alzava nonostante i ripetuti "su" da bambina a quando in groppa a Fierobecco balbettava "Non mi piace, proprio non mi piace" reggendosi a Harry.
In questo capitolo ho fatto passare un po' di giorni, precisamente una settimana, se si conta che le lezioni di Rune Antiche capitano di mercoledì e di venerdì e che Hermione ne ha fatte tre. Le date sono importanti perchè scandiscono il passare del tempo all'interno del mese, ma i numeri specifici non sono da tenere in grande conto, potrei modificarli più avanti e far slittare l'inizio della storia a una settimana prima, o dopo - who cares?
Ah, il pezzo sugli scacchi è un chiaro riferimento alla partita che Harry Ron e Hermione giocano contro la scacchiera gigante per accedere alla camera della pietra filosofale. Harry era l'alfiere.

Ringrazio le due recensitrici: barbarak e laura_ravenclaw_roccati, e il ragazzo che con un commento mi ha risollevata in un momento di perdizione dopo che avevo modificato il precedente capitolo. A proposito di ciò, spero che il cambiamento non abbia infastidito nessuno, per chi non se ne fosse accorto, da metà capitolo 8 in giù sono state apportate delle modifiche, principalmente al flusso di coscienza di Malfoy durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Eviterò di ripetere errori di questo genere in futuro.
Un grazie a tutti coloro che leggono, inseriscono fra ricordate/seguite/preferite e decidono di lasciare una recensione - sempre gradita - a questa storia.
Vi adoro perchè mi date spago <3

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10 ***


a

Capitolo 9
~~





 La Rivolta dei Giganti del 1780
-No!- esclamò di colpo, esasperata.
Ron sobbalzò all'istante perdendo la penna di mano.
-Merlino Ronald, è la cinquantesima volta che fai lo stesso errore!-
Il ragazzo arrossì furiosamente abbassando lo sguardo, e tirando una riga decisiva su quella data.
-Milleottocentosettanta, milleottocentosettanta! Quante volte lo abbiamo già ripetuto?- sospirò accasciandosi sulla poltrona di stoffa morbida della sala comune.
Il ragazzo non rispose, grattandosi la testa imbarazzato.
-Hermione, sono un sacco di date tutte uguali, come faccio a non sbagliare?-
La grifoncina lo fulminò inviperita dalla sedia.
-Cosa sta succedendo? Le tue urla si sentono fin sopra le scale.-
Ginny apparve in quel momento dalla rampa che portava al dormitorio, arrotolandosi una sciarpa verde attorno al collo.
-Sta cercando di aiutarmi- rispose il ragazzo pensando in questo modo di gratificare l'amica e acquietarne le ire, -Lunedì abbiamo un compito di simulazione per i M.A.G.O, sono con l'acqua alla gola-
-Come sempre- intervenne Harry sbucando dallo schienale di un divano, e voltandosi a guardare la ragazza scendere le scale.
-Studiare di domenica è l'idea peggiore che potesse venirti Ronald, non impari mai.-
-Scusa sai se ho altre cinque materie da fare per giugno mentre tu te la spassi dalla mattina alla sera-
La rossa gli rivolse un'occhiata gelida e ignorò il commento avvicinandosi all'amica.
-Prenditi una pausa Herm, quanto tempo è che state qui?-
-Un paio d'ore- fece lei sospirando, la testa poggiata allo schienale.
A sentire la parola pausa Ron scattò subito in piedi, illuminandosi.
-Ha ragione, scendiamo in cortile, sono sicuro di aver visto Seamus e Dean varcare l'uscita in questo momento, se ci sbrighiamo-
-Tu non vai da nessuna parte!- sbottò Hermione assestandogli una librata in testa. -Vedi di impararti quella data e di scrivere il tema, quando torno non voglio più sentir parlare di goblin e troll. E non copiare!- aggiunse sfilandogli il libro di storia da sotto il braccio.
Il rosso la guardò allibito boccheggiando a occhi sbarrati ma lei si allontanò senza dargli retta, trascinandosi dietro la sorella, che si voltò appena a tirargli una linguaccia.

Se la vide sfilare davanti assieme alla sorella più piccola di Lenticchia, ridendo per qualcosa che questa doveva aver detto.
La seguì con gli occhi dal muretto del porticato sul quale stava seduto, e accanto a lui Blaise fece lo stesso. Malfoy gli lanciò un'occhiata storta e questi, ignaro, gli rivolse la parola così:
-La vedi tutti i giorni al lago, vero?-
Inarcò un sopracciglio biondo, senza rispondere.
-Ti ci stai mettendo d'impegno-
-Trovarla lì è stata una coincidenza, ho soltanto anticipato i miei orari, nulla di trascendentale.-
Blaise soffocò una risata sarcastica, scuotendo la testa.
-Di' un po', hai problemi?-
-Scusa?-
-Ti crea problemi quello che faccio con lei?-
Lo fissò ammutolito, tornando immediatamente serio.
-Ti ho già detto qual è il problema, mi sembra- rispose. Poi arricciò la bocca in una smorfia -A quanto pare sei tu ad averli- e senza aspettare una risposta si allontanò all'interno della scuola.

-Credo che fosse una cioccorana lasciata lì di proposito, nessuno ha visto chi sia stato, ma quando si è alzata aveva un'inconfondibile macchia marrone dietro alla gonna, dovevi vederla!-
Hermione rise ancora portandosi l'indice all'occhio, dove le lacrime per il divertimento le avevano inumidito le ciglia.
Ginny si agitò imitando le urla di Lavanda Brown e i suoi maldestri tentativi di ripulirsi davanti a tutti. Quando smise di farne l'imitazione, si buttò a braccia aperte sull'erba soffice, i capelli sparsi in morbide spire attorno alle spalle.
-Cielo, se l'è davvero meritato.-
Hermione non rispose, preferendo non esprimere giudizi espliciti sulla sventurata peripezia della compagna. Si guardò velocemente il polso, scostando appena la manica della camicia.
-Rilassati- le disse accorgendosi del movimento -Niente lezioni e niente orari oggi, è l'unico giorno della settimana in cui possiamo restare in pace. Soprattutto voi.- aggiunse alludendo al fratello e a Harry.
Hermione scosse la testa. -Pensavo di andare a fare un giro, per distrarmi-
-Anche oggi?- chiese la rossa alzandosi sui gomiti.
Hermione la guardò interrogativa.
-Credevo saresti rimasta con noi, alle sei io e Luna ci vediamo in camera con una valanga di patatine e di cioccolata, pensavo ti facesse piacere-.
Sbattè le palpebre perplessa, colta alla sprovvista. -Oh.. Non sapevo-
-Già, ultimamente sembra tu abbia un'agenda piena d'impegni, bisogna avvertirti per tempo delle iniziative.-
Arrossì abbassando lo sguardo, e pregò intensamente che lei non se ne accorgesse. Ginny la osservò seria ma sembrò non intenzionata a far domande.
-Allora, ci stai?-
Fece scorrere gli occhi attorno a sè, riflettendo a mente sulla risposta da dare. Poi si voltò con un sorriso affabile. -Certo, che domande. Ma prima ritiro un libro per stasera- disse levandosi in piedi.
L'amica restò a fissarla da terra coi due grandi occhi azzurri e non rispose. Annuì soltanto, accennando un sorriso.
Hermione le fece un cenno con la mano e risalì rapidamente attraverso i portici dentro alla scuola.

Attenta a non farsi scorgere, aggirò il porticato che delimitava tutto il cortile verdeggiante e giunse a una delle uscite secondarie del castello, quella dalla quale Harry Ron e lei erano passati anni prima per andare da Hagrid, il giorno dell'esecuzione di Fierobecco.
Attraversando veloce il parco, passò a est della casa del guardiacaccia, pregando che lui non stesse in quel momento affacciato alla finestra. Si inoltrò all'interno dei fitti tronchi d'alberi scuri, e dopo una camminata più lunga di quella abituale sbucò nelle vicinanze del lago. La sponda su cui avanzava era esattamente opposta a quella dove sedeva di solito, e precisamente dove era seduto Malfoy il giorno in cui l'aveva incontrato per la seconda volta, due settimane prima.
Il ragazzo non sembrava ancora essere arrivato, così ne approfittò per esplorare quella parte di foresta che ancora non aveva mai visitato a fondo. Scoprì una tana, un ruscelletto acciottolato, un albero sul quale potersi arrampicare, e una famiglia di tassi. All'incirca mezz'ora dopo tornò al punto di partenza e alzò lo sguardo sulla sponda opposta, nella quale un ragazzo alto e smilzo si guardava attorno camminando.
Aspettò che il viso si fermasse perpendicolarmente al suo e gli fece cenno con la mano. Lo vide esitare, probabilmente stupito di vederla lì, e poi fare segno di attendere. Con le mani in tasca, percorse tutto il perimetro della pozza scura, raggiungendola come aveva fatto quel giorno di due settimane prima, solo in senso contrario. Quando le si fermò davanti Hermione accennò un sorriso di saluto, senza parlare. Lui guardò lei, poi il lago, e di nuovo lei.
-Com'è sta storia?- chiese incurvando la fronte.
Lei si strinse nelle spalle. -Ho fatto un giro diverso.-
Malfoy annuì, fissandola serio.
Hermione ricambiò lo sguardo senza dir nulla e per una frazione di secondo ricordò la sensazione di smarrimento che l'aveva colta scendendo dalla sua scopa. Abbassò gli occhi d'istinto, fissandosi le scarpe, poi si voltò sorridente verso gli alberi scuri alle loro spalle.
-C'è un ruscello lì dietro, lo sapevi? Proprio un bel ruscello limpido, credo che alimenti il lago-
Si voltò a guardarlo di nuovo. -Vuoi vederlo?-
Draco la fissò per qualche secondo immobile, poi scrollò le spalle. -Come vuoi- disse.
Il torrente era poco distante, e non molto grosso, ma una fila di cinque ciottoli larghi e levigati ne attraversava il corso permettendone l'attraversamento.
-Ho sentito che è successo qualcosa alla Brown stamattina, qualcosa di macchiato e appiccicoso.-
Hermione alzò gli occhi sbalordita, chiedendosi come avesse fatto a saperlo. Ma le voci, come le malelingue, erano le prime cose a girare a Hogwarts, compresi incidenti stupidi e senza alcuna importanza come quello.
-Pare che qualcuno le abbia messo una cioccorana assopita sulla sedia, ma è successo ieri, a Pozioni. Immagino la reazione di Piton a vederla- disse mordendosi il labbro per trattenere un sorrisetto divertito.
Draco sbuffò ironicamente pensando, probabile, la stessa cosa. Cautamente, poggiò un piede sul primo ciottolo bagnato, tastandone l'aderenza con la suola della scarpa. Essa scivolò immediatamente verso il basso.
-Quella ragazza ha tutti i requisiti per essere presa di mira anche dal più mite dei Tassorosso. Avrei voluto esserci- disse con un ghigno. Poi si voltò con espressione maliziosa verso di lei. -Di' un po', non sei dispiaciuta, vero?-
Hermione aggrottò le sopracciglia stupefatta. -Che intendi dire?-
-Fra voi non c'è simpatia, o sbaglio? Vi ho spesso viste bisticciare.-
Emise un soffio dal naso, voltando la testa con un gesto eloquente.
-E' una ragazza particolare, a tratti immatura- disse mettendosi in equilibrio sul ciottolo sul quale la scarpa del ragazzo, un attimo prima, era scivolata. -Ma non per questo posso dirmi felice di quello che le è successo. Non auguro a nessuno una figura del genere-
-Però te la sei risa di gusto quando te l'hanno raccontato.-
Sbarrò gli occhi e per poco non cadde dentro all'acqua.
-Che ne sai tu?- esclamò allibita.
Lui fece spallucce e distolse lo sguardo con indifferenza. -Ti ho vista passare stamattina, assieme alla sorella di Weasley. Devo aver sentito qualcosa.-
Hermione fece mente locale del momento in cui Ginny aveva iniziato a parlarle, e si disse che quello doveva essere stato il modo in cui Draco lo aveva scoperto. Stupita, si chiese in che modo fosse riuscito a sentirle, visto che non aveva fatto minimamente caso a lui nè dentro ai portici nè fuori in giardino. Nel mentre rimuginava, un sottile strato di acqua limpida si infilò con un'ondata sotto alle sue scarpe, e lei vacillò pericolosamente dimenando le braccia.
Malfoy se ne accorse appena in tempo per acchiapparla al volo, evitandole di inzupparsi dalla testa ai piedi. Lo sentì afferrarle le spalle e un attimo dopo ritrovò il viso a due centimenti dalla sua camicia, sbilanciata. Sbarrò gli occhi, sorpresa, e lo sentì ridere rumorosamente sopra di sè, rimettendola dritta.
-Se sei così poco stabile dovresti evitare di metterti nei guai. Forza, scendi.-
Arrossì leggermente serrando le labbra e in quel momento si accorse di una bacchetta di legno a pochi centimenti dai suoi piedi, sospinta dalle onde rade del ruscello. Istintivamente si portò una mano alla divisa, dove la sua premeva ancora contro la stoffa, e rialzò velocemente gli occhi su di lui.
-Malfoy, credo ti sia caduta la bacchetta, controlla.-
Il sorriso del ragazzo si smorzò interdetto e le sue mani si abbassarono sui pantaloni di scatto. Tastò prima una tasca, poi l'altra, poi saettò con gli occhi sul bastoncino zuppo, che ora aveva preso ad allontanarsi lungo il corso del ruscello.
-Cazzo- imprecò spostandola senza alcuna cortesia, e salendo al posto suo sopra al ciottolo. Si protese con urgenza verso la bacchetta, che continuava ad allontanarsi rapidamente, e quando capì che non sarebbe riuscito ad afferrarla zompò nuovamente a terra, rincorrendola lungo la riva.
-Aspetta!- urlò Hermione estraendo velocemente la sua dalla tasca, ma il ragazzo non le diede ascolto, saltando su un altro ciottolo più avanti.
Fu un attimo, una sequenza di azioni rapide e consecutive: Hermione si lanciò dietro di lui, questi la scostò infastidito e un secondo più tardi scivolò dentro al ruscello storcendosi una caviglia. Hermione lo vide cadere in acqua con un tonfo, schiacciandosi la spalla col peso del corpo, il volto contratto in una smorfia di dolore. Allibita, fece un rapido incantesimo di appello alla bacchetta, che era andata a incastrarsi nella fila di ciottoli successiva, e si chinò con aria allarmata sul ragazzo, che gemeva lagnosamente nell'acqua.
-Oh mio dio, non te la sarai rotta? Come stai?-
Draco le lanciò un'occhiata di fuoco e si rialzò immediatamente, sfilandole la bacchetta dalle mani. Lo lasciò fare sbigottita, e lui si portò a riva massaggiandosi il braccio.
Quando mise piede sulla terra ferma, la caviglia che prima aveva storto cedette sotto al peso della gamba e un verso straziato uscì dalle sue labbra pallide. Hermione si precipitò a sorreggerlo, ma lui la spinse via con violenza, guardandola truce.
-Stammi lontana, pensi che abbia bisogno del tuo aiuto? Hai già fatto abbastanza danni per doverne aggiungere altri!-
La grifona lo guardò scioccata, non abituata più a quel tono di voce da almeno quindici giorni. Lui si trascinò zoppicante lungo la riva del lago, raggiungendo a fatica la sponda opposta e sparendo tra gli alberi. Scossa, restò a fissare il punto dal quale era sparito, piantandola lì.


*



-Andrà bene, vedrai.-
-Non ne sono sicuro..-
-Avete settantacinque minuti di tempo, quindici per la copiatura, non più di venti. Buon lavoro!-
Hermione impugnò la penna d'oca abbandonata sul tavolo e l'intinse dentro al calamaio. Accanto a lei Harry e Ron si scambiarono una breve occhiata tesa, e rilessero per la seconda volta la traccia del tema.
La sera prima Ronald era riuscito a scrivere il suo, sbagliando appena un paio di date, che Hermione aveva prontamente corretto con un segno rosso. Non aveva sbraitato, come si sarebbe aspettato, nè fatto commenti poco affabili sulla sua buona memoria. Sembrava essersi imbattuta in qualcosa di ben più grave, nel pomeriggio, perchè la sua espressione statica potesse turbarsi per un simile errore.
Esattamente quaranta minuti dopo consegnò il tema terminato e uscì dall'aula portandosi appresso la borsa.
Nel pomeriggio, si trattenne più a lungo del solito coi compagni in cortile, e alle tre salì in biblioteca come d'abitudine.
 
Scaricò una pila di libri pesanti sul tavolo, immergendocisi all'istante. All'incirca tre ore dopo risistemò metà di quei volumi al loro posto e andò in cerca di un manuale di Pozioni. Scorse con le dita lungo gli scaffali numerati e finalmente si fermò, di fronte a una copertina consumata. Sfilò il volume dal posto in cui stava incastrato e un paio di occhi grigi le si pararono davanti, taglienti.
Sobbalzò, trattenendo improvvisamente il fiato, e il libro cadde a terra.

-Non sei venuta, oggi.-
Hermione chiuse gli occhi e si chinò a raccogliere il tomo.
-Credevo fossi bloccato in infermeria, le ferite sembravano gravi.- Il tono con cui aveva risposto era sarcastico, Draco capì che non gli aveva perdonato l'uscita della sera prima.
-Non è grave, solo una leggera contusione. Posso uscire.-
Alzò le sopracciglia fintamente sorpresa e si girò per tornare al tavolo. Draco la seguì da dietro lo scaffale a cui si era affacciato, e spostò un altro libro all'altezza del suo passaggio.
-Allora che fai, scendi?-
Hermione superò la finestrella e sbirciò nervosamente alle sue spalle.
-E' la settimana di simulazione dei M.A.G.O, devo studiare. Tu no?-
Draco sospirò passandosi una mano fra i capelli, dopodichè fece rapidamente il giro dello scaffale e le si parò davanti, prima che avesse il tempo di andarsi a sedere.
-Credevo di essermi rotto qualcosa, a Gennaio abbiamo la partita, non posso permettermi di non allenarmi.-
Hermione alzò gli occhi su di lui indifferente. -Non è un mio problema.-
Aggrottò la fronte, studiandola serio. Poi abbozzò un sorriso in tralice. -Ora sì che ti riconosco, orgogliosa e pungente. Temevo che non avrei più sentito quel tono fastidioso.-
Hermione gli lanciò un'occhiata gelida e la sua espressione gli disse che non aveva alcuna voglia di scherzare.
-Ti riconosco anch'io, adesso.-
E detto ciò lo superò diretta al tavolo da studio.
Draco si voltò 
accigliato, rimanendo come una statua al centro del corridoio. Strinse appena i pugni lungo i fianchi, le labbra strette, poi fece dietrofront e uscì dalla biblioteca a passo spedito.

~

-Non voglio più sentirtelo ripetere, ti ho già detto com'è andata, qualcuno mi ha fatto uno scherzo, e di pessimo gusto anche!-
La sala comune era occupata da un esiguo numero di ragazze, le quali spettegolavano ininterrottamente sopra al divano attorniate da riviste di moda e caramelle scartate.
Lavanda stava invano cercando di convincere le amiche della sua innocenza, ma queste sembravano non crederle affatto.
Hermione spostò sospirando gli occhi sulla finestra della torre, puntellata da tante piccole gocce battenti, che scendevano dal cielo grigio ormai da una ventina di minuti. Il temporale aveva minacciato di scatenarsi già da quella mattina, ma aveva aspettato naturalmente la fine delle lezioni per potersi abbattere sulla scuola. Harry si sedette in quel momento accanto a lei, massaggiandosi fastidiosamente gli occhi da sotto le lenti.
-Come procede?- chiese rivolgendogli un sorriso annoiato.
-Le date non sono il suo forte, ma con gli ingrendienti è ancora peggio. Spero solo non faccia esplodere l'aula domattina.-
Hermione rise chiudendo il libro che stava leggendo.
Harry la fissò in silenzio per una manciata di lunghi secondi, poi si sistemò meglio gli occhiali sopra al naso, schiarendosi la gola.
-Stavo pensando... credi che Ginny in questo momento stia frequentando qualcuno, non so.. per studiare?-
Hermione gli lanciò un'occhiata perplessa, senza rispondere.
-Sì insomma, ho sentito dire che è diventata molto brava, una delle prime del quinto. Magari impartisce delle ripetizioni.-
-Harry, è un anno indietro, cosa può interessarti delle sue ripetizioni?-
Arrossì leggermente sistemandosi meglio sulla poltrona, imbarazzato.
-Nulla nulla. Thomas cercava aiuto per.. qualcosa. Mi chiedevo solo..-
-Ciao!-
Il moro si interruppe di colpo, fissando a occhi sbarrati la figura dai lunghi capelli rossi appena fermatasi davanti a loro.
-Gin, stavamo proprio parlando di te- salutò Hermione incurvando le labbra in un sorriso.
-Sì?-
-A proposito di certe..-
-Torno da Ron- irruppe il ragazzo alzandosi di scatto. -Ha bisogno di aiuto.-
Ginny lo seguì dileguarsi coi grandi occhi azzurri spalancati ed Hermione trattenne una risata dietro al libro.
-Che gli è preso?- chiese sedendosile a fianco.
-Credo che Thomas gli abbia chiesto se sei disposta a dare ripetizioni- fece lei, vagamente ironica.
-Oh.. no. No, non ho tempo e poi hey, Tom ha miliardi di persone a cui chiedere, perchè dovrebbe chiedere a me?-
-Ah non lo so. Però, che importanza ha? Tanto tu non le dai- disse la riccia alzando di un'ottava il tono della voce, in modo che il ragazzo, nascosto dietro alla porta socchiusa del dormitorio, sentisse.
Ginny scosse la testa perplessa, ma non chiese altre spiegazioni.
-Ho sentito che Malfoy ha avuto un incidente, l'altro ieri. L'hanno visto entrare in infermeria poco prima che tu tornassi. Pagherei se non riuscisse a giocare!-
-Non credo si sia fatto nulla di grave- rispose la riccia storcendo il naso in una smorfia.
-E tu come lo sai?- chiese la rossa inquisitoria.
Hermione boccheggiò esitante senza sapere che dire, poi si portò una ciocca dietro all'orecchio, ridacchiando. -Se fosse stata grave avremmo sentito le sua urla per tutto il castello!-
Ginny emise uno sbuffo divertito. -Sì, come quando lo ha aggredito Fierobecco-
-Già.-
Calò un silenzio delicato, interrotto soltanto dal vociare indistinto delle ragazze sopra al divano.
Hermione pensò alla visita del Serpeverde nella biblioteca, il giorno addietro, e al modo in cui aveva maldestramente tentato di giustificare il suo comportamento. Era solo una sua impressione o erano delle scuse quelle che aveva tentato di porle fra le righe?
Sospirò, rialzando gli occhi castani sul cielo grigio oltre la finestra. La pioggia aveva lentamente preso a ritirarsi, lasciando solo qualche rara goccia tonda sui vetri.
-Mi accompagni a cercare Luna?- chiese l'amica drizzandosi improvvisamente. -Neville le ha dato un aiuto in Erbologia, dovrebbero già aver finito.-
Annuì, scostandosi il libro dalle gambe, e la seguì silenziosa fuori dalla stanza.
Le scale dei sette piani del castello erano pressocchè deserte, con una giornata come quella tutti dovevano aver approfittato per chiudersi in biblioteca o nelle proprie sale comuni. All'altezza del primo piano Luna sbucò assieme al ragazzo in cima a uno scalino, e Ginny corse a salutarla.
Hermione fece per seguirla, ma nel passare davanti a una stanza sentì un familiare vociferare provenire dall'interno, assieme a quello dell'infermiera Poppy. Si fermò a sbirciare dalla fessura e vide l'anziana srotolare una fascia dal braccio del ragazzo, raccomandandogli l'uso di una pomata in boccetta. Malfoy annuì sistemandosi la divisa e in quel momento si accorse di lei, che lo fissava silenziosa dalla porta. Salutò l'infermiera prendendo il medicinale e la raggiunse lentamente, gli occhi grigi nei suoi.

Hermione si scostò appena dall'entrata, vedendoselo davanti, ma lui rimase dentro.
-Credevo non ti fossi fatto niente- disse squadrandolo seria coi pugni distesi lungo i fianchi.
Malfoy accennò un sorriso sghembo.
-Infatti, una leggera contusione, te l'avevo detto.-
-Non credevo ti avessero fasciato-
-Non è nulla.-
Hermione abbassò gli occhi e fece per andarsene, ma lui parlò prima che si girasse.
-Non volevo farti sentire in colpa. E' stata una reazione esagerata. Non c'entri.-
Hermione fissò le piastrelle del pavimento ai suoi piedi e fece un sorriso tirato, inarcando un sopracciglio.
-Che non c'entro lo so perfettamente. Non sei riuscito a farmi sentire in colpa-
Poi alzò gli occhi su di lui, distaccata. -Hai un pessimo carattere, Malfoy.-
Lui restituì l'occhiata con espressione seria e lei fece per compiere un altro passo in direzione degli amici.
-Sei arrabbiata?-
Si fermò.
Draco attese la risposta continuando a fissarla insistente, le mani poggiate sulle ante della porta ancora socchiusa.
-Credevo fossi tu quello arrabbiato- disse con sarcasmo, poi si accorse dell'espressione del ragazzo e smise subito di scherzare. -Impara a controllarti- rispose soltanto in tono mite.
Lui non disse nulla ma incurvò un angolo della bocca. -E' un perdono?-
-E le tue sono scuse?-
Malfoy non rispose e lei sbuffò una risata secca dalle labbra, allontanandosi.
Lui continuò a fissarla finchè non raggiunse il gruppo che era rimasto a parlare, inconsapevole, pochi metri più avanti.
Strinse le labbra inspirando, sulla lingua la parola che non era riuscito a tirar fuori, che gli era rimasta attaccata, appiccicata alla punta. Quella parola che si era sforzato di far uscire già il giorno prima, in biblioteca, ma che gli era rimasta incastrata fra i denti.
Era così difficile, per lui, pronunciare quelle cinque lettere?
Hermione risalì con gli amici lungo le scale che portavano alla torre e lui scese giù, ritirandosi nei suoi sotterranei.










Invito: se decidete di inserire la storia fra le preferite o le seguite, anzichè le ricordate, fatemi sapere cosa pensate, sia in bene che in male, sicuramente c'è qualcosa che potrei migliorare :)

Ringrazio barbarak e laura_ravenclaw_roccati, che hanno commentato l'ultimo capitolo, e tutti coloro che leggono.

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11 ***


11meglio
Capitolo 10
~~





Posò il piede sulla piastrella quadrata, di un rosa pallido vagamente sul pesca.
Un passo alla volta, attraversò il pavimento dell'aula fino al suo banco, sulla cui superficie liscia un foglio di carta bianco aspettava piegato il suo arrivo. Lo prese, aprendolo con un dito, e all'interno vi lesse una sfilza di parole scarabocchiate. Esse sparirono una alla volta appena cominciò a distinguerle, svanendo assieme al resto della stanza.
Aprì gli occhi.
La camera buia, chiusa e silenziosa, amplificava il rumore della pioggia battente contro i vetri. Un sottile sibilo di vento entrò fischiando dalla fessura sotto alla finestra, facendo tremare impercettibilmente le imposte.
Fissò le pupille sul soffitto della stanza. Un suono lento e familiare faceva eco in lontananza dentro alle sue orecchie, ed era ciò che l'aveva svegliata. Sembrava la melodia di una canzone, ma non riusciva a distinguerne chiaramente le note; era come un vago ricordo, un sentore, più che una reale percezione.
Era sicura di aver già fatto quel sogno, non molti giorni addietro.
Sospirò, girandosi su un fianco, e richiuse lentamente gli occhi.

*

Quella mattina il castello si risvegliò sotto a una nuova, curiosa agitazione.
I quadri che seguivano supini il via vai degli studenti lungo le scale ascoltavano pazienti i loro fitti chiacchiericci, ricordando probabilmente quelli ascoltati durante centinaia di noiosissimi anni.
Draco si guardò attorno crucciato, emergendo dai sotterranei ammuffiti, e si chiese cosa avessero tanto da sorridere. Quando mise piede in Sala Grande, assieme a parte della sua cerchia, capì.
Un enorme albero spettinato era stato trascinato per il tronco sopra di un vaso di terracotta marrone, lasciando alle sue spalle una lunga scia di aghi verdi.
Ai suoi piedi, due dei quattro caposcuola discutevano a bassa voce sul tipo di decorazioni da utilizzare quell'anno, ponendo particolare attenzione sulla scelta dei colori.
Prese posto a tavola, buttando l'occhio sulla testata della Gazzetta del Profeta di uno dei suoi compagni. Mercoledì otto Dicembre.
Pescò una pagnotta dal cestino spuntato a centro tavola e prese a masticarla lentamente.

Hermione lesse l'ora dentro al quadrante del suo orologio da polso, camminando senza guardare dove andava. All'improvviso incappò contro qualcuno che veniva dalla direzione opposta, distogliendo per una frazione di secondo l'attenzione dalle lancette. Ve la riportò subito, se non per alzare nuovamente la testa e voltarsi verso la figura con cui si era appena scontrata, realizzandone l'identità.
Malfoy le lanciò un'occhiata sfuggente, continuando a muovere i piedi verso la sua aula. Lei alzò le sopracciglia sorpresa e lo lasciò andar via senza avere la prontezza di chiedergli scusa nè lamentarsi per la sua sbadataggine.
In classe appese la borsa allo schienale della sedia e ne estrasse i libri e la penna d'oca. Rovistando in superficie, sfiorò accidentalmente un pezzo di carta piegato, di cui non ricordava affatto l'esistenza. Lo afferrò con due dita, estraendolo lentamente, e si accorse che si trattava di un bigliettino. Stupita, restò a fissarlo per una lunga manciata di secondi, cercando di spiegarsi come le fosse finito in borsa. Poi se lo portò velocemente sotto al banco, al riparo da occhiate indiscrete, e lo aprì.

So che hai Rune dopo pranzo, poi te ne andrai in biblioteca. Ci vediamo dopo cena al settimo piano.
D. M.

Fissò quelle poche righe senza muoversi, sbigottita. Poi si guardò lentamente attorno, accertandosi che nessun altro oltre a lei avesse letto, e lo nascose velocemente dentro alla tasca.
Quella sera aspettò silenziosa che l'orario del coprifuoco scattasse costringendo gli studenti a liberare i corridoi. Ginny, Luna e Calì erano rimaste con lei e pochi altri in Sala Comune, visti il clima e il cielo scuro che minacciavano di riscatenare il temporale della notte passata.
Hermione portò gli occhi all'orologio appeso alla parete, controllandolo con un misto di ansia e attesa. Che motivo poteva avere Malfoy per darle appuntamento a quell'ora della notte? Non era la prima volta che  i loro incontri pomeridiani saltavano a causa delle lezioni della ragazza.
Strinse le dita attorno al biglietto, che ancora giaceva dentro alla tasca. Alle undici le ragazze si alzarono dal divano e Luna abbandonò la stanza per raggiungere la torre di Corvonero. Ginny si voltò a farle cenno di salire, e lei sputò fuori la scusa che si era accuratamente preparata per tutto il pomeriggio. -Controllo gli esercizi di tuo fratello per domani e arrivo. Ci metto poco.-
La rossa annuì lanciandole un'ultima occhiata e salì le scale per il dormitorio femminile.
A quel punto, la sala calò in un silenzio mortale.
Hermione attese, accertandosi che a nessuno venisse in mente di mettere piede lì per recuperare qualcosa che aveva dimenticato, o sgattaiolare fuori contro le regole. Ma, a quanto sembrava, l'unica a dover compiere quello scellerato proposito era lei.
Si alzò, con uno strano nodo allo stomaco. Non che infrangere le regole fosse per lei un problema, ormai. Ma se aveva accettato di compiere quelle gesta era stato solo ed esclusivamente per cause di forza maggiore, sempre. Questa, invece, per quanto strana, insolita e curiosa che fosse, non lo era affatto.
Fece attenzione a non svegliare la Signora Grassa quando con una leggera spinta liberò il passaggio per uscire. Il corridoio sembrava deserto.
Settimo piano, aveva detto. Esattamente il suo. Che cosa poteva avere in mente per risalire dai sotterranei fin lassù?
In quel momento dei passi risuonarono cupamente sulle scale, una sola rampa più sotto. L'impulso fu quello di andarsi a nascondere, col timore che qualcuno si fosse ricordato tardi di tornare in camera.
Svelta, poggiò la schiena contro la parete del corridoio, proprio a destra del quadro.
Le pareti rimbombarono delle scarpe finchè il visitatore non mise piede sull'ultimo gradino, poco distante da lì.
-Se non avevi voglia di vedermi potevi restare dentro- disse una voce spezzando il silenzio.
Hermione si scostò dalla parete e fece un passo avanti. Draco la fissava serio con un accenno di sorriso nascosto fra le labbra.
-Temevo che qualcuno avesse fatto tardi, o che Gazza avesse già iniziato a girare..-
-Passerà a e mezza per la prima ronda, ma a quell'ora non ci saremo già più.-
Hermione lo squadrò interrogativa, ma prima che potesse chiedere spiegazioni, lui la prese per un braccio e la invitò a proseguire lungo il corridoio.
-Che stai facendo?- domandò incerta sbirciandosi alle spalle.
-Ti mostro una cosa- rispose quello
. Poi si fermò, davanti al grande arazzo di Barnaba attaccato alla parete, e puntò i piedi a terra.
-Cosa?- chiese.
Le indicò il dipinto e il muro di fronte.
Lei seguì le indicazioni e tornò con occhi smarriti su di lui. -Non c'è nulla- sussurrò, in tono piatto.
Draco spalancò gli occhi.
-Non sai dove siamo?-
Lei continuò a tacere.
-Hai il dormitorio proprio qui e non sai nemmeno dove ti trovi!- esclamò. -Questa-, aggiunse indicando la parete vuota di fronte all'arazzo, -E' la Stanza delle Necessità.-
Hermione fissò la distesa bianca e spoglia che il ragazzo stava additando; poi fece dietrofront, tornandosene indietro.
-Eih! Che diavolo fai?!-
Si voltò seccata, continuando a camminare. -E tu mi hai fatto uscire di nascosto fuori orario per questa buffonata?-
Era raro che Hermione perdesse le staffe e piantasse in asso chiunque fosse senza un buon motivo. Ma si era aspettata che quell'appuntamento avesse uno scopo prestabilito, che lui l'avesse convocata per dirle qualcosa di importante, porgerle delle scuse, ad esempio.
Draco corse ad afferrarla per la divisa, tirandola indietro, e la ritrascinò senza troppi complimenti davanti all'arazzo.
-La Stanza delle Necessità- disse mollando con cipiglio seccato la divisa della ragazza -è una stanza magica. Appare agli occhi di chi sa dove cercarla, mentre non si lascia trovare da chi non la conosce; si rivela a chi si trova in difficoltà, trasformandosi in ciò di cui ha realmente bisogno.-
Hermione aggrottò la fronte, fissando la parete vuota e priva di maniglie.
-Una stanza magica- ripetè.
Draco annuì. -Davo per scontato che Potter la conoscesse-
-Sulla Mappa del Malandrino non è segnato niente del genere- replicò avvicinandosi a tastare.
-Sulla che?-
-Niente, e come funziona?- tornò a drizzarsi.
Lui la fissò accigliato per una frazione di secondo, poi scosse la testa. -E' necessario pensare intensamente a ciò di cui si ha bisogno, compiendo per tre volte un giro. La porta appare automaticamente.-
Hermione annuì, scrutando silenziosamente il muro.
-Mi fai vedere?-
Draco sembrò trasalire sul posto, teso.
-Cosa?-
-La stanza, ovviamente.-
-Non ne esiste una specifica. L'incantesimo prende la forma della necessità di chi si trova di fronte, offrendogli ciò di cui ha bisogno... è personale.-
-Mostramene una, allora.-
Tacque,
esitante. Poi abbassò lo sguardo sui piedi, apparentemente indeciso. E infine annuì. Si avvicinò alla parete, fissandola con occhi grigi e attenti, e compì silenziosamente tre giri. Al termine del terzo, una porta di legno scuro comparve magicamente ed Hermione la vide sbalordita materializzarsi dal nulla.
-Santissimo cielo- sussurrò trattenendo il fiato.
Draco poggiò il palmo sulla maniglia e l'abbassò con una spinta.
-Vieni- disse voltandosi con un misto di serietà e irrequietezza.
Hermione annuì e lui spinse l'anta, liberandole il passaggio.
Si rese conto di trovarsi all'aperto ancor prima di abituarsi alla luce del sole che filtrava fra gli alberi, sentendo i piedi affondare in un prato d'erba alta. Di fronte a lei, un vasto tappeto verde puntellato da macchie di fiori selvatici, un muro roccioso in lontananza e un'imponente villa in pietra delimitata da un alto cancello grigio, non molto distante.
-Dove siamo?- chiese in un fil di voce, azzardando qualche passo.
-E' il manor- rispose Malfoy alle sue spalle, richiudendosi la porta dietro, -Casa mia.-
Hermione strabuzzò gli occhi, arrestandosi di colpo.
-Vuoi dire...-
-No- asserì raggiungendola. -La stanza si trova all'interno della scuola, non può trasportare nessuno fuori. Questa è solo un'imitazione.-
Proseguì lungo il sottile sentiero che portava al cancello, avvicinandosi all'entrata della casa. Lì, poggiò le mani sui pilastri in ferro e infilò il viso fra le fessure, come un bambino al di fuori di un recinto.
Hermione lo guardò in silenzio, restando ferma nel punto in cui era.
-Perchè ci ha portato qui?- chiese dopo diversi minuti.
Malfoy non rispose alla domanda, ma rimase a fissare i giardini e il portone chiuso a meno di un chilometro di distanza.
-La prima volta che ho scoperto questa stanza cercavo un nascondiglio- mormorò. La voce era bassa,  Hermione riuscì a malapena a sentirla. -Ero in perlustrazione con diversi ragazzi una delle prime notti, ma Gazza ci ha scoperti. Tutti hanno cominciato a correre giù dalle scale, io ero bloccato in cima e tutto quello che desideravo era trovare un buco in cui infilarmi. Ho corso per tre volte davanti a Barnaba, non sapendo da che parte andare e poi, all'improvviso, è apparsa.-
Fece una pausa, senza staccare gli occhi dal portore di legno scuro.
-Quando ho aperto la porta mi sono trovato nel mio nascondiglio d'infanzia, a casa.-
Hermione restò ad ascoltare in silenzio. Lui si girò e le indicò una porticina minuscola, appena visibile sulla fiancata della casa.
-Lì c'è uno sgabuzzino angusto, il più piccolo che abbiamo. E' pieno di cimeli e vecchie scope, credo si siano dimenticati persino di averlo.-
Hermione seguì la direzione indicatale, poi tornò a guardarlo. -A cosa pensi quando la stanza ti manda qui?- chiese fissandolo negli occhi.
Draco ricambiò lo sguardo per qualche secondo, ma non rispose.
Hermione non insistette, e un improvviso ricordo si fece strada nella sua mente, mostrandole un giovane pallido e malinconico seduto sulla riva di un lago, intento nel ricordo di una persona cara di cui le aveva appena parlato.
-Adesso usciamo- disse staccandosi brusco dal cancello e ricoprendo il pezzo di prato che li divideva.
Lei si lasciò trascinare per la manica fuori da lì, e quando Draco la spinse fuori, si ritrovò nel mezzo del corridoio silenzioso del settimo piano, di fronte all'arazzo del babbeo.
Sbattè le palpebre stordita, riabituandosi pian piano alla luce fioca e debole della lanterna appesa al soffitto.
Draco la raggiunse subito dopo richiudendosi la stanza alle spalle, sbrigativo. La porta svanì all'istante ritirandosi come una macchia di pittura, ed Hermione restò a fissarla sbigottita.
-Ti sei convinta ora?- fece il Serpeverde.
Lei si voltò muta, come caduta in una trance.
-Beh?- si accigliò.
-Questa stanza..- disse lei recuperando lentamente l'uso della parola -è straordinaria! Non sapevo potesse esistere roba del genere. Uno viene, pensa a ciò di cui ha bisogno, e può essere qualsiasi cosa- si fermò, aspettando che il compagno annuisse, -e questa appare, trasformata in tutto quanto possa soddisfarne l'esigenza!-
La fissò sbigottito, chiedendosi come potesse manifestare tanta meraviglia. Hogwarts era piena di sorprese stravaganti come quella.
-Vorresti provarla?- chiese osservandola a braccia conserte.
Hermione tacque fissando la parete bianca come se al suo posto potesse ancora vedere il giardino verde che la porta le aveva nascosto.
-Non ho bisogno di nulla- rispose laconica, a tratti atona.
-Pf- fece lui come a trattenere una risata. -Certo che ne hai, tutti ne hanno. Anche Gazza viene qui a rifornirsi di detersivi di quando in quando.-
Hermione si voltò sgomenta e lui le fece un occhiolino.
-Forse c'è qualcosa che potrei chiedere- mormorò rigirandosi verso la parete e puntellandosi il mento con un dito. La vide riflettere, abbassando gli occhi pensierosa, e poi fare un passo verso destra. Compì i tre giri canonici fissando lo sguardo sulle mattonelle del pavimento, e al termine del terzo, una porta del tutto identica a quella precedente apparve sulla parete spoglia, diffondendosi come una chiazza di vernice.
Hermione si fermò sbigottita, quasi stupita che la sua necessità avesse davvero preso forma all'interno della stanza. Titubante, portò una mano alla maniglia, mordendosi il labbro come se in realtà nemmeno lei sapesse cosa potesse aspettarsi di trovare.
Malfoy la seguì attentamente spingere in basso e aprire la porta con delicata incertezza, affacciando il nasino a punta dietro di essa.
Si fermò, restando a fissare qualcosa che lui non riusciva ancora a vedere, e finalmente entrò.
La stanza era grande quanto una sala da soggiorno, quadrata. Le pareti spoglie, di un bianco dolce e delicato come la panna, portavano poche minimali decorazioni, per la maggior parte lasciate ad animare l'ambiente altrimenti vuoto e disadorno. Al centro, un grande pianoforte lucido era l'unico oggetto dominante, sormontato da un lungo vaso azzurro al cui interno rametti di fiori e di foglie leggermente secche animavano di colore la stanza.
Hermione si avvicinò cauta allo strumento, sfiorandone la superficie liscia, fino a posizionarsi davanti a uno sgabbello rettangolare.
Malfoy avanzava curioso alle sue spalle, indeciso nel figurarsi quale potesse essere la necessità che la ragazza aveva chiesto di soddisfare. Svago? Un impellente desiderio di mettersi a suonare?
Hermione chiuse gli occhi, concentrandosi sulla melodia che quella notte l'aveva svegliata, assieme al sogno ricorrente che ne aveva turbato il riposo.
Lentamente, portò le mani alla tastiera, sfiorandola appena. Draco si accorse dell'intento, e, appostatosi al fianco del pianoforte, si fermò, restando appena discosto per permetterle di non distrarsi.
Hermione inspirò e pigiò il primo tasto sprigionando una nota bassa. Subito dopo ne suonò un'altra, e in un momento una melodia incerta ma ben precisa prese vita dalle sue dita sottili. Dopo numerose pause e tentativi, alla fine riaprì gli occhi trionfante, prendendo a scorrere con le mani più sicura, mentre uno spartito nuovo e perfettamente compilato prendeva magicamente forma sul leggìo. Draco sbarrò gli occhi, inclinandosi appena per leggerne il titolo, ma lo spazio sopra al pentagramma rimase vuoto, come se la canzone che Hermione stava suonando non avesse un nome, nella sua mente. Alla fine, la mano suonò l'ultima nota e una penna apparve magicamente sul leggìo. Lei la prese senza esitazione e scrisse poche semplici parole, girandosi poi sorridente a guardarlo, con il foglio in mano.
-Eppure mi hai cambiato la vita- lesse lui alzando un sopracciglio biondo.
Hermione annuì.
-Stanotte mi sono svegliata con questa canzone nelle orecchie, ma non riuscivo a ricordare dove l'avessi sentita. Ho semplicemente avuto bisogno di riconoscerla.-
Malfoy la guardò stupito e poi poggiò una mano sopra al pianoforte, facendo un passo avanti.
-Non sapevo sapessi suonare.. Quanto tempo ci hai messo per diventare così?-
-Così come?-
-Brava.-
E dal modo in cui lo disse, e la natura ben nota del suo carattere, quella che gli uscì sembrò una semplice e pura verità, piuttosto che un complimento.

Hermione arrossì inclinando la testa, e posò lo spartito sul piano.
-Ho preso lezioni all'età di sette anni, quando ero in prima elementare. Ho frequentato la scuola di musica fino a quando non sono stata convocata a Hogwarts e ho dovuto smettere-
-E sai ancora farlo?- chiese lui incredulo.
Hermione scosse la testa come se stesse parlando con un bambino. -Suonare non è una cosa che si dimentichi facilmente. Certo col tempo ho perso molto, ma il tocco è qualcosa che si sente sulla pelle, nei polpastrelli, credo sia un po' come andare in bicicletta. E comunque, suono tutti gli anni quando torno a casa per le vacanze. L'allenamento non mi manca.-
Malfoy la fissò in silenzio annuendo contrito, come se stesse ascoltando la spiegazione d'un insegnante.
-Saresti in grado di suonare qualcosa di tuo?- chiese poi a bruciapelo.
Hermione esitò incerta colta di sorpresa.
-Io.. non so- disse, tornando a fissare la tastiera.
Aveva provato diverse volte a comporre piccoli brani per la famiglia. Brevi componimenti di piacere per rallegrare ogni tanto i pomeriggi o semplicemente passare il tempo.
Posò le mani sui tasti, azzardando qualche nota. Queste morirono dopo poco sfociando in un nulla, per lasciare il posto a pochi altri timidi tentativi. Malfoy le si fece vicino, studiandone le dita, ed Hermione si chiese se si sarebbe mai reso conto di uno sbaglio accidentale fatto mentre suonava.
Dall'espressione che aveva, e dal modo in cui sembrava trarre meraviglia da quei pochi arpeggi maldestri, si convinse che no, non se ne sarebbe accorto. Questo ebbe il potere di darle coraggio e, dopo una pausa impiegata a raccogliere in sè l'ispirazione, cominciò.
La melodia partì lentamente con alcune delle note più alte per poi aggiungere l'ausilio della mano libera. Con l'accompagnamento, essa assunse una piega e una cadenza regolare, e a Hermione non restò che fare da strumento alle inclinazioni della sua fantasia. Presto la musica si sprigionò dal pianoforte come una ventata di aria fresca, crescendo rigogliosa come una pianta invisibile. Hermione lasciò scorrere le mani veloci sui tasti d'avorio. Un fremito alla sua destra le fece aprire gli occhi, e si accorse dello sguardo del ragazzo attirato da qualcosa sopra la superficie dello strumento. Portò gli occhi in quella direzione, e schiuse le labbra.
Dal vaso ripieno di fiori, poche sottili foglie verdi si erano staccate dai rametti, atterrando sul piano lucido e nero. Fremendo, come sotto all'effetto di un soffio di vento, presero a trasformarsi in farfalle, battendo le ali. Altri petali sbiaditi rabbrividirono impercettibilmente, e abbandonarono gli steli trasformandosi in uno stormo: questo disegnò un arco sopra alle teste dei due ragazzi e, magicamente, la stanza iniziò a perdere i contorni delle mura per permettergli di continuare il volo. Il soffitto svanì lasciando il posto a un cielo azzurro e il pavimento si ricoprì di una soffice erbetta verde, che si arrampicò lungo le gambe del pianoforte a mo' di edera. Hermione si accorse che di fronte a sè un nuovo spartito si stava lentamente scrivendo in accordo con le sue note, e il ragazzo accanto a lei guardava meravigliato prima lei, poi quel foglio, poi la stanza che non era più una stanza, e di nuovo lei.
Il verso degli uccelli nascosti fra gli alberi e fra i cespugli crescenti si mescolò a quello delle note creando un effetto illusorio, arricchendo così di echi il brano del pianoforte.
Quando quella melodia si spense, affievolendosi piano e accompagnando la fine con poche impercettibili note, il giardino prese a ritirarsi lentamente come una macchia d'acqua, e la stanza tornò a ridisegnare le pareti spoglie e il soffitto bianco senza lampade.
Hermione guardò il leggìo, dove lo spartito appena composto era scomparso, lasciando integro soltanto quello in cui aveva scritto a penna il titolo. Lo prese, fissandone le note con gli occhi nocciola, e se lo portò al petto. Dopotutto, quello era ciò per cui la stanza si era mostrata.
Una volta usciti il corridoio apparve più buio di quanto lo avessero trovato l'ultima volta, segno che Gazza era già passato a spegnere le lanterne. Hermione sussurrò lumos illuminando la stretta porzione di pavimento davanti ai piedi, e fece per andarsene con Draco alle spalle.
-Aspetta- disse lui toccandole la schiena. Si fermò.
-C'è un motivo per cui ti ho fatta venire qui, e non era per mostrarti il Manor.-

Hermione lo fissò stupita, e lui compì per la terza e ultima volta i tre giri davanti all'arazzo. Il legno della porta della stanza comparve ancora una volta emergendo dalla parete. Draco posò una mano sulla maniglia, quindi l'aprì con una spinta decisa.
All'interno un'enorme stanza disordinata e articolata quanto una città si aprì rivelando centinaia di oggetti, sistemati alla rinfusa gli uni vicino agli altri come se non ci fosse mai stato un criterio nel disporli. Hermione si guardò attorno, avanzando qualche passo in mezzo a mappamondi, bauli, scope e strani marchingegni.
-Da questa parte- disse il ragazzo facendole segno da un corridoio improvvisato in mezzo a un'armatura e a un armadio. Hermione lo seguì silenziosa, attraversando la stanza fino a un angolo isolato e leggermente nascosto da uno scaffale.
-Dove siamo?- chiese.
-Questa è la Stanza delle Cose Nascoste, l'unica che resta sempre uguale. A parte per ciò che contiene, ovvio-. Hermione aggrottò la fronte. -E' usata da chi ha bisogno di nascondere qualcosa, che sia un segreto, un oggetto rubato, o un'arma- spiegò prendendo in mano una bizzarra accetta insanguinata. La ragazza sbarrò gli occhi inorridita.
-Perchè siamo qui?- sussurrò tesa mentre lo vedeva riporre l'oggetto dentro a un secchio.
Malfoy alzò gli occhi su di lei e tacque per un istante, serioso. Poi si scostò dall'angolo in cui l'aveva portata e rivelò un lungo telo rosso, abbandonato sul pavimento come un ciencio polveroso.
-Cos'è?- si sporse.
-Non ne ho idea. Ma credo che presto lo scopriremo. E' qui che ho trovato la pergamena che ti ho dato.-
Hermione rialzò gli occhi stupiti.
-Qui?-
Annuì. -Era su questo telo ammucchiato, mezza nascosta dalla stoffa. Forse, ciò che vi sta scritto è l'oggetto che questo lenzuolo nascondeva. L'oggetto che hanno portato via.-
-Come sai che hanno portato via qualcosa?-
-Non c'è mai stato nulla qui. Due settimane fa sono comparsi il telo, e la pergamena. Qualcuno deve aver nascosto un oggetto e poi averlo spostato.-
Hermione studiò ammutolita il mucchio di stoffa rossa, ai piedi del ragazzo.
-Perchè me l'hai mostrato?- chiese continuando a tenere gli occhi chinati.
Malfoy fece spallucce, ficcandosi le mani in tasca. -Volevi sapere dove l'avessi trovata.-
-Credevo che non mi riguardasse- disse rialzandoli sul suo volto.
Draco non rispose, e lei si chiese se quello non fosse infine il suo personalissimo modo per chiederle scusa.
Abbandonarono la Stanza delle Cose Nascoste dopo quaranta minuti esatti che si erano incontrati in cima alle scale. Era quasi mezzanotte, il castello ammantato dal silenzio.
Restarono a fissare il quadro della Signora Grassa russare lentamente, sprofondato nel sonno. L'unica luce era quella delle due bacchette, puntate a terra per non svegliarla.
-Sapevo che eri tu- disse a un tratto Hermione senza distogliere gli occhi dal dipinto.
Draco inarcò un sopracciglio.
-Ti ho visto salire diverse volte fino a molto in alto, ma non ho mai capito dove andassi. Ora penso che entrambe le volte tu sia venuto qui, e sia entrato in quella stanza.-
Il ragazzo non rispose.
-E' lei, vero?- chiese poi. -La persona che avresti trovato in fondo al lago al Torneo Tre Maghi. E' tua madre. Lei... ti manca.-
Continuò a tacere.
-Hai mai provato a entrare?- disse voltandosi finalmente a guardarlo.
Lui abbassò lo sguardo e improvvisamente sentirono un rumore per le scale, spezzare il silenzio sacro e assoluto della scuola. Trasalirono, voltandosi di scatto. Ma non videro nessuno. Poteva essere stato il gemito di un quadro addormentato, o Pix che si aggirava maldestro per il castello, ma Draco la prese lo stesso come scusa.
-Meglio che vada- disse.
Hermione lo fissò in silenzio, seguendolo girarsi e imboccare le scale a passo svelto. L'ultima cosa che vide di lui fu la luce flebile e bassa della bacchetta, prima che sparisse del tutto inghiottita dal buio.










https://www.youtube.com/watch?v=C-OJZTh8weE

Questa è la canzone che ha ispirato il capitolo, e che Hermione suona nella Stanza delle Necessità quando si trasforma. E' molto bella, e se ci fate attenzione, di sottofondo si sente l'eco degli uccelli.








Per chiarezza: Ho deciso di collocare questa storia in un tempo imprecisato degli ultimi anni a Hogwarts. So per certo che si tratta del sesto o del settimo, immaginando una situazione in cui i tre protagonisti non sono partiti alla ricerca degli Horcrux e Silente non è ancora stato ucciso, ma non so dirvi precisamente in quale lasso di tempo. Ho eliminato quelle vicende dalla storia perchè ho voluto dare la possibilità a Draco e a Hermione di conoscersi, e per farlo ho avuto bisogno che le cose andassero diversamente.
Dunque: H. non conosce la Stanza delle Necessità, perchè al quinto anno non c'è stato nessun esercito di Silente. Draco non ha ancora minacciato il preside sulla Torre di Astronomia insieme alla ciurma di Mangiamorte che ha fatto entrare a scuola, MA ciò non significa che questi avvenimenti non avverranno o avranno alcuna importanza nel corso della fic. Ho solo deciso di trattarli molto alla lontana, regredendoli a uno sfondo che solo a volte si rivela nelle vicende. E' insomma un qualcosa che esiste in maniera latente ma non dominante in questa fic.

Questa è la ragione per cui ora starà a voi decidere se Draco frequenta la Stanza delle Necessità per studiare l'armadio svanitore che utilizza, nel romanzo, per permettere ai mangiamorte di infiltrarsi, oppure per rifiugiarsi in quella rappresentazione illusoria del Manor in cui evidentemente rivede la figura della madre.
Più avanti sicuramente altri elementi contribuiranno a darvi un'idea più precisa, ma in ogni caso sono ferma nella decisione di lasciarvi liberi di credere quello che volete e che più si accorda con la vostra sensibilità :)

Ringrazio barbarak e AliceCooper96 per le bellissime recensioni, e le nuove 10 ragazze aggiuntesi ai lettori.
Un bacio
 
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12 ***


12 alternativo
Capitolo 11
~~





Ginny le si affiancò sulle scale, accompagnandola lungo la rampa della torre. Hermione sorrise, voltandosi, ma lei sembrò non notarla affatto. Camminava con espressione seria guardando dritta davanti a sè, la fronte appena disturbata da una ruga.
Pensò che dovesse essere di cattivo umore, e rinunciò a fare conversazione.
Quando giunsero al primo piano si divisero con appena un cenno, ed entrambe presero una direzione diversa.
La prova del giorno consisteva in cinque esercizi di Trasfigurazione, da applicare a oggetti inanimati, a una pianta e per ultimo a un essere senziente.
Hermione osservò il passero rinchiuso nella gabbia a campana posta sul suo banco, e si augurò di cuore di essere sufficientemente pronta. Non poteva rischiare di fare del male a quella creatura per un errore.
Accanto a lei Draco sedeva soltanto due file più a destra, fissando con la stessa intensità l'animaletto rinchiuso nelle sbarre. Per un momento, le sembrò che si fosse girato a guardarla. Mosse appena gli occhi, per non far vedere che li stava spostando, e sbirciò a sua volta in quella direzione. Due iridi grigie la fermarono subito, incatenandone lo sguardo.
La voce della McGranitt si schiarì con un colpo di tosse ed Hermione riportò l'attenzione alla cattedra.
La prova non durò che un'ora e poco più.
Al termine della simulazione Draco riposizionò il passero bianco sul trespolo di legno, lisciandone le piume con un dito. Poi prese la borsa, agganciandosela alla spalla, e lasciò l'aula.
Quel giorno notò diverse strane cose, momenti, dettagli sfuggevoli. All'uscita di un'aula Pansy e Blaise si scambiarono un'occhiata, con un cenno della testa. E prima di entrare in Sala Grande li vide parlare fittamente addossati a una colonna.
Per ultimo, Zac lo fissò per gran parte del pasto, insieme a pochi altri Serpeverde.
Quando venne il momento di andare, scese in Sala Comune allentandosi la cravatta.
Trovò Tiger e Goyle su un divano impegnati in una partita a scacchi. Dispersi sulle poltrone e poggiati al muro pochi altri studenti, fra cui Pucey, Baddock, Blaise e Zac. Quest'ultimo gli rivolse un sorriso sghembo, reso ancora più tetro dalla mancanza di un dente nella parte sinistra della mascella.
-Ciao Draco- disse, girandosi a salutarlo.
Il biondo rispose con un cenno appena visibile del mento, senza fermarsi.
-Ti fermi con noi?-
Non rispose. Il ragazzo non sembrava però intenzionato a lasciarlo andare come se niente fosse, quel giorno.
-Di' un po', con la mezzosangue stai facendo qualcosa?-
Si arrestò, appena a fianco del bracciolo del divano.
-Sono passate due settimane dalla gita, dovresti essere a metà dell'opera.-
Draco fissò le pupille sul legno della porta chiusa, senza accennare la minima espressione.
-So contare i giorni, Barker.-
-E alla prima domanda che rispondi?-
Spostò appena gli occhi di lato, ricambiando lo sguardo del ragazzo che lo fissava dalla poltrona di pelle.
-Non preoccuparti, tutto andrà come previsto.-
L'espressione del Serpeverde cambiò appena aprendosi in un ghigno di trionfo, che non sembrò però dipendere dalle parole appena pronunciate dal biondo.
-Oh sì- s'intromise un ragazzo da una poltrona più a destra, -La vedremo uscire a testa bassa come le conviene, finalmente!-
-Draco, oh, Draco come hai potuto? La mia dignità.. oh Draco, che cosa hai fatto- pigolò qualcuno imitando il tono della ragazza.
-Draco ti prego non lasciarmi, Draco- rincarò qualcun altro dal divano.
Pucey rise poggiando i piedi sul tavolo di vetro e molti altri presero a prendere in giro la Grifondoro imitando i lamenti che le sarebbero usciti una volta abbandonata dal ragazzo.
-Credevo saremmo stati insieme per sempre, come hai potuto farmi questo? Oh no, non posso sopportarlo!-
-Dai prendimi ti prego, prendimi dai, sì- ululò Baddock imitando i gemiti di una ragazza in calore.
-Oh sì ti prego fammi quello che vuoi, picchiami!-
Malfoy strinse i denti, assottigliando gli occhi grigi puntati sulla porta.
-Ah, ah, Draco ah, continua!-
Serrò le labbra, irrigidendo la mascella per non farsi uscire un suono. Per la prima volta in vita sua, odiò quelle parole. Per la prima volta, sentì il vago, incerto sentimento di protezione che Hermione aveva manifestato nei confronti di Weasley quando lui stesso lo aveva preso in giro. Ora capiva quel fastidio.
Zac sembrò accorgersi del suo irritamento e piantò gli occhi sul suo profilo teso.
-Qualcosa non va?-
Malfoy deglutì muto con un respiro, e si girò a ricambiare l'occhiata del ragazzo.
-Non c'è nulla che possa andare meglio- rispose aprendosi in un ghigno che nulla aveva in meno rispetto a quelli che era solito mostrare in situazioni analoghe. Dopodichè sistemò nuovamente la cravatta, drizzando le spalle, e raggiunse a passo schietto la porta. Zac lo seguì uscire scrutandone i movimenti, l'espressione illeggibile. Poi, un lampo di comprensione gli attraversò le pupille, mentre con la testa prese ad annuire impercettibilmente.

Hermione lasciò la biblioteca alle diciotto precise, prendendo un tomo in prestito dalla bibliotecaria. Legò il nodo del mantello al collo e sperò come sempre di non incontrare nessuno.
Una volta fuori, attraversò il sentiero sterrato che s'inoltrava serpeggiando fra gli alberi, e pensò che da diverso tempo non faceva più visita ad Hagrid. A dire il vero, da diverso tempo non faceva più nulla di quello che faceva prima. Compreso stare insieme ai suoi amici.
Quando aprì il varco fra le fratte scure circondanti la laguna, si stupì di non trovarlo già lì. Era solita ritrovarselo sempre fra i piedi, appena arrivava, come se si fosse messo di bella posta ad attenderla. Stavolta, invece, la sponda era completamente deserta.
Si avvicinò a riva, dove l'acqua scura bagnava la terra nuda e dura. Poche strane bolle d'aria ne riempivano la superficie di schiuma bianca ed Hermione si sporse per riuscire a vedere cosa nascondessero.
-Gradirei che non ne facessi parola.-
Sobbalzò, voltandosi a cercarlo. Lo vide uscire da un gruppo di alberi appena distante, le braccia conserte.
-Come?- chiese.
-Riguardo a ciò che hai visto ieri.-
-E perchè dovrei?-
Voltò appena la testa di lato, un'espressione sarcastica stampata in viso. -Che ne so cosa vai a raccontare in giro dopo avermi visto?-
-Io non racconto proprio un bel niente, mister egocentrismo- rispose infastidita drizzandosi.
Lui le lanciò un'occhiata scettica.
-Qual è il problema- insinuò allora con una punta di ironia, -Ti preoccupa mostrare la parte più sensibile e umana di te?-
-Non c'è nessuna parte sensibile. Non capisci nulla!- sbottò il ragazzo contraendo i muscoli del viso. Hermione sbarrò gli occhi colpita.
-Cosa avrei dovuto capire?-
Non rispose, fissandola cupo. Poi allentò la tensione delle braccia e tornò a guardare altrove, passandosi un palmo sulla tempia.
Hermione inarcò un sopracciglio perplessa.
-Quella è una parte di me che preferisco tenere privata. Tutto qui.- disse infine sbrigativamente.
-Privata, ma non a me-.
Draco strinse le dita attorno a un laccio della divisa. -E' diverso. Io non volevo ma.. non ha importanza. Non mi sembri il tipo da giudicare senza conoscere.-
-Ma che significa?- chiese accigliata. -Perchè qualcuno dovrebbe giudicare questo, cosa ci sta di male nel..-
-Non sono cose che ti riguardano, e in ogni caso non ti devo alcuna spiegazione.- sputò. Hermione sgranò gli occhi. -Ti ho chiesto un favore, un piccolo favore: non parlarne, pensi di poterlo fare?-
Non rispose, colta di sorpresa.
Draco sedette con un tonfo, tirando con stizza un sasso dentro all'acqua. I suoi movimenti erano bruschi, segno che era nervoso.
-Si può sapere che cosa è successo? Sei più intrattabile del solito.-
Malfoy si rifiutò di rispondere, continuando a massacrare l'acqua con le pietre.
-Dovresti fregartene dell'opinione della gente- aggiunse poi guardandolo dall'alto. -Sei troppo insicuro.-
Si fermò. -Insicuro?- tuonò. La sua espressione sembrò congelarsi in una piega sarcastica.
-Ah.. è questa la tua diagnosi?-

-Non bisogna avere una laurea in psicologia per capirlo. Hai paura a mostrare lati positivi di te, perchè? Perchè potrebbero farti apparire debole? Pensi che le persone ti apprezzino di più se ti dimostri stronzo, e insopportabile..-
-Le persone- disse lui inasprendo la voce in tono asciutto -hanno l'innata capacità di deformare la realtà traendo conclusioni personali e oltremodo avventate, quando le si lascia fare-. Le lanciò un'occhiata eloquente, sottintendendo un riferimento a lei.
Hermione si sentì investire dall'imbarazzo e avvampò mordendosi la lingua.
-Io non sto traendo nessuna conclusione. Vuoi che non ne parli? Tranquillo. Non racconterò a nessuno quello che ho visto. Solo, penso che dovresti imparare a lasciar perdere i giudizi inutili.-
Draco alzò gli occhi su di lei, aggrottando le sopracciglia, e lei si voltò, andando a sedersi su un masso poco distante.
-E così tu pensi che io sia un vigliacco- disse. Hermione non rispose, fissando gli occhi sulla distesa di acqua torbida del lago.
-Pensi che mi vergogni di far sapere quello che c'è in quella stanza per non venire deriso o preso in giro. Non mi conosci proprio. Tu non sai nulla di me, nè della mia famiglia. Non sai di mia madre, e non sai il motivo per cui è comparsa quella casa là dentro.-

Hermione tacque, abbassando lo sguardo.
-Ti piace dispensare consigli e fare la morale a tutti, ma cosa ne sai tu di come stanno le cose? Eh? Nulla, questa è la verità. Parli senza cognizione di causa e questo da una come te non me lo sarei aspettato-
Non rispose, fissando aggrottata l'erba sotto alle sue scarpe.
Draco si alzò di scatto spolverandosi la terra dai pantaloni e lei sollevò gli occhi credendo che se ne volesse andare.
Ma lui prese soltanto a scalciare le pietre che aveva fra i piedi, riprendendo il lavoro che aveva iniziato da seduto. Lo fissò, concentrandosi sulla sua espressione tesa.
-Non volevo- sussurrò, piano, -sembrarti inopportuna. Hai ragione, non so nulla di te. E non so nulla di tua madre, sicuramente. Però penso di aver capito qualcosa in questi giorni. E non è come sembra.-
Si fermò, tenendo a mezz'aria il piede che stava per scagliare l'ennesima pietra.
-Io credo che tu sia migliore di quello che vuoi far credere... Certo, ti comporti da stronzo, sei un egoista, un ragazzo viziato a cui tutto sembra dovuto. Però non sei sereno, questo mi sembra chiaro. Hai qualcosa, che ti fa stare male. E cerchi di nasconderlo così.-
I suoi occhi sembrarono per un breve millesimo di secondo spalancarsi sul vuoto, colti alla sprovvista.
Ma quell'espressione si dissolse subito in un sorriso sghembo che voleva essere sarcastico, ma che sembrò tutt'al più tirato e poco sincero.
-Hai finito di fare la strizzacervelli?- disse. -Parlami di quella canzone- aggiunse poi come se nulla fosse -Hai capito da dove veniva?- 
Hermione si stupì del suo ritiro fulmineo dall'argomento, come un riccio chiusosi di colpo alla presenza di un pericolo.
-Canzone..?-
-Il pezzo che hai suonato al pianoforte, quella che dovevi ricordare. L'hai riconosciuta?-
-Sì- rispose, cauta.
-Allora?- insistette.
La sua espressione era pulita, come un bambino innocente e curioso che non avesse nulla da nascondere. Hermione si disse che per fingere bene avrebbe dovuto trovarne una più realistica.
-E' un pezzo babbano uscito quest'estate, è nel mio mp3- rispose storcendo la bocca in una smorfia.
-Cosa?-
-Mp3. Il mio..- si fermò, accorgendosi dell'aria smarrita negli occhi del ragazzo. -Non sai cos'è?- 
Malfoy si limitò a tacere fissandola.
Portò la borsa sul grembo e ne estrasse un rettangolino nero avvolto da uno stretto nodo di fili.
-Tieni- disse porgendoglielo.
Lui assottigliò gli occhi per cercare di capire di cosa si trattasse.
Un altro oggetto babbano che quelli come lui si rifiutano di usare, pensò storcendo il naso.
-Se non hai paura che ti morda le orecchie puoi venire a provarlo- 
Malfoy sembrò prendere sul serio la minaccia e lanciò un'occhiata diffidente all'oggetto.
-Che cosa starebbe a significare?- chiese.
-E' un lettore musicale, un mezzo con cui ascoltare della musica. Come una radio, no?-
Gli occhi di Malfoy si accesero di consapevolezza e la sua espressione mutò in una sarcastica smorfia di scherno.
-Ah certo, le radio- disse come se si parlasse di cimeli risalenti a un periodo anteriore a quello della pietra.
-Già, le radio. Con questo puoi scegliere la musica da ascoltare senza cercarla nelle stazioni. La inserisci, e te la porti appresso. Un po' come.. una raccolta- esitò. -E' un oggetto utile.-
Malfoy assottigliò gli occhi e si avvicinò chinandosi leggermente.
-Ci sono le tue canzoni preferite lì dentro?-
Annuì, muovendo la testa.
Draco lo scrutò con diffidenza, probabilmente chiedendosi come potesse un oggetto tanto piccolo contenere tante cose. Forse non pensava che dei babbani fossero capaci di costruire qualcosa che potesse interessargli. -Come hai fatto a mettercele dentro?- chiese incuriosito.
Hermione increspò le labbra in un sorrisetto ironico. -Questo è un segreto che solo i babbani possono conoscere.- 
Malfoy si accigliò ma vedendo l'espressione del suo volto capì di essere preso in giro. -So che muori dalla voglia di dirmelo- disse, fissandola.
-E tu dalla voglia di provarlo. Un affare babbano di cui tuo padre probabilmente farebbe un mucchio di cenere.-
Le sue guance sembrarono imporporarsi all'improvviso, ma il ragazzo cercò di mascherarlo con una risata.
-Le vostre invenzioni sono retrograde e superate, non mi interessa questa roba. Solo, sono curioso-.
-Ti sei contraddetto nel giro di venti secondi, secondo me hai le idee poco chiare-
Draco strinse i denti e si morse l'interno guancia.
-Hai sbagliato, vero?-
-Come?-
-Ieri sera. Hai sbagliato e ora non vuoi che me ne accorga sentendo l'originale-
Hermione sbarrò gli occhi, del tutto colpita da quell'insinuazione. -Non.. non si tratta affatto di questo. Come ti viene in mente?-
-Allora perchè così restìa?-
-Stavo solo scherzando. Pensavo- esitò -Credevo che uno come te non potesse usare oggetti come questo.-
-Io posso fare quello che voglio, se lo voglio- rispose sedendosi a terra con espressione risoluta.
Hermione lo fissò in silenzio senza la minima intenzione di muoversi.
-Beh?- chiese impaziente.
Lei strinse le dita attorno all'oggetto. -A una condizione- disse. -Non criticare.-
Malfoy incurvò le sopracciglia perplesso. -Che intendi dire?-
-Ci tengo a questa canzone. Se non ti piace, tienitelo per te.-
Lo sguardo del ragazzo si fece scuro, ma non disse nulla.
Hermione sfilò le cuffie attorcigliate attorno al quadratino nero, e ne porse una al ragazzo. Ci volle un po' per riuscire a tenergliela incastrata nell'orecchio, alla fine si decise a tenerla pigiata con un dito, per non farla cadere.
Hermione pigiò un tasto e lo schermo dello strano oggetto si illuminò di una luce debole e gialla, rivelando la scritta che aveva letto sullo spartito la sera prima.
La musica che partì era molto diversa da quella che Hermione aveva suonato al piano. La melodia era sovrastata da una voce calda e maschile che cantava, in maniera quasi parlata, quella che sembrava essere una lettera, più che un testo. Sotto alla voce, Draco riconobbe il pianoforte e le note già udite, ma la sua attenzione era distratta continuamente dalle strofe pronunciate dall'autore.
Con la testa china, ascoltò in totale silenzio l'intero brano senza mai muoversi. 
A fine pezzo, si tolse la cuffia rotonda dall'orecchio e gliela porse, con estrema serietà.
-Davvero incredibili questi affari babbani- disse soltanto senza guardarla.
Questo fu l'unico commento che gli uscì, ed Hermione si astenne dal chiedere qualsiasi considerazione ulteriore.
Il quadratino che teneva in mano si spense e lei riportò il pugno dentro alla borsa, mettendola da parte.
Il lago scuro si adombrò, sotto alla sagoma di una nuvola lunga e carica appena appostatasi sopra di loro. Draco fissava la sua acqua con espressione seria e concentrata, quasi fosse intento nel pensiero di qualcosa.
-Non hai mai avuto un ragazzo, vero?- chiese di punto in bianco cogliendola di sorpresa.
-Come?- balbettò.
-Un ragazzo. Un fidanzato, uno con cui fare altro che parlare.-
-Io..- esitò, incerta. Che cosa voleva sapere esattamente? -Ho frequentato qualcuno, non molto tempo fa-
Gli occhi di Malfoy non cambiarono minimamente espressione, come se quella notizia non lo avesse colpito.
-Qualcuno del tuo mondo?-
Scosse la testa. -Un mago. L'ho conosciuto qui, durante il Torneo.-
A quel punto il volto di Draco si girò, illuminandosi. -Uno studente di Durmstrang?-
Annuì, e un ricordo confuso e poco nitido si fece strada nella mente del Serpeverde, riportandolo a una scalinata lunga e addobbata: una ragazza in abito scuro scendeva accompagnata da un giovane robusto, uno degli ospiti del castello.. -Viktor Krum- disse la voce, accompagnando la consapevolezza di quell'immagine.
La storia fra Hermione e il giocatore di Quidditch più famoso di tutto il mondo magico aveva fatto il giro della scuola subito dopo la sera del Ballo del Ceppo, scatenando i pettegolezzi più squisiti. Erano stati visti insieme pochissime volte, prima d'allora, ma dal giorno dopo, i due sembravano aver fatto coppia fissa, almeno fin quando il ragazzo non era stato costretto a ripartire. Malfoy si era completamente disinteressato alla vicenda, ritenendola una pagliacciata. Una volta, era persino arrivato a insinuare che la mezzosangue avesse utilizzato uno dei filtri d'amore molto in voga quell'anno, e che avevano mietuto numerose vittime fra i ragazzi di tutte le case. A dire il vero, ricordò di aver provato una sorta di incredulità quella sera. Cos'era successo per permettere alla ragazza meno corteggiata e più ignorata di tutto il castello di partecipare al ballo? Solitamente, personaggi come quel Krum si accompagnavano a ben altre bellezze.
-E' stata la tua unica esperienza, dico bene?-
-Si può sapere perchè ti interessa?- chiese non capendo quell'improvvisa insistenza.
-Perchè si vede.-
Sgranò gli occhi.
-Scusa..?-
-Si intuisce. Dal tuo modo di essere, dalla musica che ascolti-
-Che ne sai della che musica ascolto? Hai sentito un solo brano, non puoi usarlo come paragone-
-Non mi interessa sentirne altri, se è per questo.-
-Ti avevo chiesto di non criticarla-
-Non la sto criticando. Dico solo, che si capisce molto di te da quella canzone. E, per la cronaca, faresti meglio a non prenderla sul serio. Il testo è bello, ma è solo un testo. Non farti illusioni.-
Hermione lo guardò incredula, non capendo il motivo di quell'improvvisa durezza.
-Non ti offendere, lo dico per te.-
Fece per rispondere, ma si fermò. Cosa stava facendo esattamente? Voleva criticarla, o stava cercando di metterla in guardia? Perchè dirle quelle cose?
Un fulmine da qualche parte illuminò per un istante il cielo grigio, rendendolo elettrico.
-Sarà meglio rientrare- disse il ragazzo facendo per alzarsi.
Ma Hermione non glielo permise.
-Hai ancora il braccio indolenzito?- chiese.
Draco la guardò appena, fermandosi. -E' guarito- disse. -Non era grave.-
-Lo so, non hai fatto che ripeterlo. Molti sperano che tu non riesca a giocare.-
Malfoy rise, distendendo i muscoli del viso. -Mi temono?-
-Così sembra.-
Le lanciò una strana occhiata, incurvando le labbra. -E tu che cosa speri? Che giochi o no?-
Hermione ricambiò l'occhiata, e diede una risposta secca: -Che tu non possa giocare significherebbe esimerti dalle responsabilità di una sconfitta, quindi perchè perdere l'occasione?-
Inarcò un sopracciglio, ammirando la prontezza della risposta.
-E' un sorriso quello?- chiese la ragazza osservandolo. -Allora non hai proprio la luna storta.-
Draco pensò che in fin dei conti non era male quando metteva da parte la pedanteria. La sua lingua sapeva essere pungente quanto quella di una serpe, ma al contrario di un suo compagno, sapeva mantenere un'innegabile eleganza.
-Hai ragione, riesco ancora a sforzarmi di ridere a una tua battuta, cosa che mi riuscirebbe noiosa se fossi di cattivo umore-
Hermione arricciò il naso in una smorfia di scherno, oscillando la testa.
Lui la guardò, e i suoi occhi si fissarono per un istante dentro i suoi, penetrandone il marrone scuro delle iridi. Hermione smise di sorridere, e la smorfia si dissolse all'istante dalla sua espressione.
Per una frazione di secondo, a entrambi venne in mente che quella era la prima volta in cui riuscivano a scambiarsi una battuta senza offendersi. Per la prima volta, stavano scherzando.
Draco abbassò lo sguardo sulle labbra della ragazza, che premevano l'una contro l'altra come una linea sottile e rosea. Gli venne in mente che quello sarebbe potuto essere il momento adatto per fare qualcosa. Dopotutto, aveva già colto segnali sufficienti per non ritenerla una mossa azzardata.
Ma, in quello stesso istante, le parole dei compagni nella sala di Serpeverde gli tornarono nelle orecchie, in tutta la loro cattiveria. Li sentì ridere, e sputare commenti volgari e inopportuni all'indirizzo della ragazza. I suoi muscoli si irrigidirono di nuovo, e distolse lo sguardo.
Hermione pensò che qualcosa in lei doveva averlo irritato, come quando si era azzardata a esprimere giudizi sul suo carattere. Lo vide alzarsi, finalmente, e spolverarsi le tasche.
Draco prese a camminare verso le fratte che limitavano la valle, senza aspettarla. Nella testa, stralci di conversazione con Blaise, con Zac e con gli altri compagni. Quelle parole gli frullavano nelle tempie, come tante api impazzite.
-Aspetta- disse la ragazza affiancandolo, ma lui non rispose.
Lei gli lanciò un'occhiata di traverso, abbassando la testa.
-Incredibile, sei tornato nervoso. Meno male che non eri di cattivo umore-.
Lui scosse la testa girandola dall'altra parte e affrettò il passo.
Hermione sgranò gli occhi, incredula.
-Ma insomma!- disse.
La sentì rincorrerlo e afferrarlo per un braccio, tirando. A quel punto si fermò, piantando i piedi a terra. Hermione fece il giro delle sue spalle e gli si posizionò davanti, scrutandolo aggrottata.
-Si può sapere che ti prende?-
Lui strattonò il braccio ancora chiuso nella sua stretta, e fece un passo indietro. Sul viso di Hermione, la stessa espressione che il giorno dell'incidente lungo il torrente le aveva visto addosso riapparve all'improvviso, come un'ombra scura. Draco la vide incrinare le sopracciglia brune.
-Beh, ho fatto qualcosa?-
-No. Quanta importanza ti dai?-
-Allora vedi di moderare i toni- rispose secca.
Draco la fissò accigliato ma non ribattè. Sapeva che aveva, e sapeva anche che non era colpa sua.
Ma quelle battute lo avevano inquietato in maniera spropositata rispetto ai suoi standard. Perchè? Sentirli parlare a quel modo un tempo lo avrebbe fatto ridere. Adesso, invece, gli dava fastidio. E a dargli ancora più fastidio era sapere di provare fastidio. Come aveva potuto lasciare che succedesse?
-Fatti gli affari tuoi- disse.
-Sono anche i miei quando te la prendi con me-
Sputò un verso di sprezzo, guardandola dall'alto. Lei gli lanciò un'occhiataccia e lui girò i tacchi per piantarla.
Hermione, a vederlo allontanarsi, si sentì improvvisamente svilita. Strinse i pugni lungo i fianchi, sentendo la rabbia montarle dentro alla pancia.
-Ah bene, te ne vai. Complimenti, scappa pure! Ma domani non venirmi a cercare in biblioteca se non mi vedi. Che farai, ti presenterai con una scusa? L'altra volta era il Quidditch, adesso cosa?-
Si fermò, colpito sul vivo.
-Ma certo, inventerai una balla. Dirai che hai i tuoi problemi, i tuoi segreti, e che io non c'entro. Ed è vero, non c'entro. Non hai il diritto di trattarmi così.-
Abbassò la testa verso terra, irrigidendo la mascella. -Forse è meglio se smettiamo di parlare- disse.
-Sei solo un ragazzino- fece lei per tutta risposta. -Un ragazzino viziato.-
La sentì affrettare il passo in sua direzione, raggiungendolo alle spalle. Ma quando gli passò accanto non si fermò, continuando la strada per il castello.
La nuvola scelse quel momento per scaricare a terra tutto il suo carico, e una fitta pioggia gelata prese a picchiare rumorosamente sul terreno.
Draco sollevò gli occhi sulle fronde, attraverso le quali lampi di luce accecanti sferzarono l'aria bagnata.
-Aspetta- chiamò, cercando di farsi sentire. Ma lei non lo ascoltò.
Strinse le labbra seccato, digrignando i denti, e poi corse a prenderla con sè, prima che qualche fulmine si abbattesse su uno degli abeti.
Hermione stava cercando di ripararsi i capelli col mantello, correndo, e intanto affondava i piedi sul terreno sempre più melmoso e bagnato. A un tratto si sentì afferrare per un braccio, e trascinare lontana a una velocità più sostenuta.
-Dobbiamo rientrare prima che cominci a essere pericoloso. I fulmini sono attratti dagli alberi.-
Sgranò gli occhi sconvolta, e si lasciò trascinare su per il bosco senza fiatare. Una volta dentro, i loro vestiti erano completamente zuppi, che neanche se si fossero immersi nelle acque del lago per farsi un bagno avrebbero sentito così appiccicati addosso.
-Per un pelo- soffiò il ragazzo guardando un lampo abbattersi con una scarica sulla foresta.
Hermione lo fissò accigliata, gocciolando coi lunghi capelli fradici sul pavimento del piano deserto. Si trovavano all'interno del corridoio laterale che sbucava sull'uscita secondaria, quella che Hermione aveva preso per raggiungere il lago due giorni prima.
-Beh- fece il biondo girandosi, e guardandola con gli occhi grigi e inespressivi di chi vuol fingere che non sia successo niente. -Sarà meglio tornare in stanza, non vorrei prendermi un colpo. Ci vediamo domani, se sopravvivi alla nottata.-
Voltò le spalle, e la lasciò a gocciolare sull'entrata allontanandosi rapidamente lungo il corridoio.
-Non vengo domani, ho lezione- rispose secca, continuando a fissarlo con gli occhi scuri ridotti a due fessure.
Lui non sembrò stupirsi, e continuò a proseguire dritto.
-Lo so- disse, prima di svoltare l'angolo.








Benritrovate a tutte! :)
Non voglio scrivere l'apologia della mia lunga assenza, è stato un periodo travagliato e pieno di problemi, non per ultimi gli esami, ma ora mi sono finalmente liberata!
Ho scritto questo capitolo in due momenti diversi, la prima metà subito dopo aver pubblicato l'undicesimo, e la seconda metà in questi ultimi giorni. Spero che lo stacco non si faccia troppo sentire e di essere riuscita a renderlo scorrevole. Fatemi sapere cosa ne pensate, soprattutto le nuove lettrici, che colgo l'occasione per ringraziare. E' sempre bello vedere aumentare il numero delle seguaci :')

Un bacio particolare a: barbarak, spero tu possa leggere, nonostante siamo in piena estate e, si spera, vacanza.

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13 ***


13
Capitolo 12
~~





Quella mattina il temporale si scatenò puntuale appena le montagne schiarirono le cime, prospettando una giornata all'insegna dei tuoni che avrebbero scosso i vetri di tutto il castello.
Draco si trascinava annoiato fuori dall'aula di Storia della Magia, pensando a quanto difficile fosse mantenere la concentrazione quando fuori imperversava il finimondo. In quel momento, Hermione uscì dall'aula di Incantesimi, assieme alla solita combriccola di Grifondoro e alla testa rossa di Weasley, il quale cercava vistosamente di fare conversazione.
-Miseriaccia, è la terza volta che a fine settimana non si riesce a stare in pace. Con questo andazzo tutti gli allenamenti verranno annullati!-
Hermione incurvò le labbra in un sorriso, probabilmente poco interessata a disgrazie simili.
-Se non altro avrai una scusa in meno per non studiare- disse.
Lui brontolò qualcosa di incomprensibile e si fece scuro in faccia.
-Comunque- esordì poi tornando ad alzare la voce -Spero che per l'ultima gita dell'anno si rimetta, sarebbe davvero una sfortuna saltarla-
Hermione convenne che sarebbe stato un peccato.
A quel punto un breve silenzio calò su di loro, mettendo a tacere il ragazzo. Hermione non sembrò intenzionata a distogliere gli occhi dagli appunti, che aveva saggiamente tirato fuori dalla borsa, ma il compagno tornò incredibilmente alla carica, con un'ostinazione davvero ammirevole per un imbranato della sua specie.
-A proposito della gita- esordì, acquisendo un innegabile rossore sulla parte superiore delle guance, -Avevo in mente qualcosa, per questa volta.-
Hermione alzò finalmente gli occhi, smettendo di leggere.
-Calcolando che è tanto che non ci passo, potremmo andare a far visita a Fred. George è a casa malato, pare che una delle nuove invenzioni gli sia scoppiata in faccia e lo abbia coperto di bulbi viola.-
Hermione scoppiò a ridere, portandosi una mano alla bocca. -Dio, mi dispiace!- fece poi mortificata.
Ma Ronald non sembrò prendere male la sua reazione, al contrario ne fu estremamente soddisfatto.
-Figurati, è all'ordine del giorno. Gliel'ho detto di prendere una cavia, qualcuno su cui testarle. Ma no!, non vogliono che i loro segreti vadano spifferati. Sono diventati piuttosto scrupolosi da quando hanno beccato un gruppo di ragazzi coi taccuini in mano. Sai, la concorrenza..-
Hermione disse che probabilmente nessuno si sarebbe offerto per un lavoro del genere, comunque.
-Scherzi? Lavorare ai Tiri Vispi non è mica un'occasione da poco! Stanno avendo successo, sai? Soprattutto da quando hanno messo in vendita quei terribili filtri d'amore-
Proprio in quel momento un gruppo di oche del loro stesso anno passò loro davanti, ridacchiando sguaiatamente alla volta di Harry, che abbassò gli occhi imbarazzato.
-Insomma, sarebbe carino andare a dare un'occhiata- concluse. -Per questo, mi chiedevo.. che ne diresti di venirci con-ouch!- esclamò, venendole addosso con non troppa leggerezza. Hermione barcollò esterrefatta, perdendo gli appunti di mano.
Una ragazzetta tonda, con una grossa chioma di crespi capelli castani, era piombata addosso a Ron, in un modo non meglio precisato.
-Lavanda!- esclamò quest'ultimo, allibito.
La riccia emise una risatina squillante, prendendo a scusarsi in mille modi per quel terribile incidente.
Hermione la fissò attonita, sconcertata di fronte a una tale dimostranza di ridicola civetteria. I suoi appunti erano finiti sul pavimento, così si affrettò a raccoglierli prima che venissero calpestati.
-Hermione!- si sentì chiamare. Il ragazzo stava evidentemente cercando di liberarsi dall'ingombrante riccetta, ma lei ignorò la richiesta di aiuto.
-Sbrigati o farai tardi- disse soltanto, riprendendo a camminare.
Draco la vide chinarsi poco più avanti e prendere un altro paio di fogli. In quell'istante qualcuno si fermò ad aiutarla, raggruppando quelli che si erano allontanati svolazzando lungo il corridoio. Hermione sollevò riconoscente gli occhi sul benefattore e li sgranò, non appena si rese conto di chi si trattava. Blaise le lanciò un'occhiata penetrante, porgendole il materiale.
-Pozioni, eh? Anche noi ci stiamo andando.-
Draco, dal fondo del corridoio, si fermò.
Hermione prese il plico dal ragazzo e lo unì al resto degli appunti.
-Sì.. stavo controllando di avere tutto.. Ti ringrazio.- rispose. Il moro la fissò intensamente piantando i due occhi blu nei suoi, ed Hermione si chiese cosa potesse averlo spinto a rivolgerle la parola. Solitamente, i loro scambi di saluti fra una lezione e l'altra erano l'unica cosa che li legasse, sebbene raramente si fossero trovati nella condizione di farlo.
Malfoy assottigliò gli occhi per cercare di capire cosa stesse accadendo, e scansò malamente un povero malcapitato finitogli fra i piedi. Ma in quel momento il moro disse qualcosa che non sentì, e si allontanò dalla ragazza proseguendo lungo il corridoio. Questa restò a fissarlo per un paio di secondi, poi tornò a camminare anche lei.
Incupito, si chiese cosa potessero essersi detti. Lasciò che qualcuno lo sfiorasse, superandolo frettolosamente, finchè non si accorse di chi si trattava.
-Pansy- chiamò, vedendola allungare il passo.
La serpeverde si fermò all'istante, irrigidendosi. La raggiunse, compiendo tre lunghi passi con le dita ben strette attorno alla borsa.
-Draco..- esclamò questa una volta che le fu davanti. Il suo viso sembrava teso, ma sulle labbra portava un sorriso abbastanza ampio.
-Dove stai andando?- chiese insospettito.
Lei sembrò esitare, incerta sulla risposta. -A lezione naturalmente, perchè, tu dove vai?-
-Vengo con te- fece lui -A meno che tu non debba scambiare parola con qualcuno-
La vide saltare sull'attenti, colpita sul vivo.
-Di che parli?-
-Non lo so, forse dovrei essere io a chiederlo.. a te e a Blaise-
Gli occhi della ragazza si sgranarono all'istante, tradendola. -Non so di cosa tu stia parlando, non ci diciamo nulla di particolare-
-Ah sì?- fece lui, scettico.
La ragazza si morse il labbro ma annuì convinta.
-Scusa.. ma stiamo facendo tardi- disse poi con un passo indietro. E si avviò veloce verso il sotterraneo.
Malfoy rimase a guardarla mentre si allontanava, sentendo crescere in seno il sospetto.
Cosa potevano tramare insieme, lei e il Serpeverde, per comportarsi a quella maniera?
Zabini aveva appena avvicinato la Granger.. e Pansy sembrava proprio avere fretta di raggiungerlo. Per un momento, un lampo di lucidità gli illuminò gli occhi.
Blaise non aveva mai accettato l'idea della scommessa. Quante volte aveva tentato di dissuaderlo, nei giorni addietro? Poi, improvvisamente, aveva smesso. Così come aveva smesso la ragazza di venirlo a cercare. Davvero strano per una che gli moriva dietro neanche troppo velatamente. Quella coincidenza aveva qualcosa di tanto confuso quanto lampante.
Era gelosa della Grifondoro, era ovvio. Doveva capirlo già quando ne avevano parlato sulla Torre di Astronomia, e quando gli era piombata in camera chiedendo spiegazioni. Mentre Blaise.. Blaise non aveva fatto mistero del suo fastidio nei confronti della scommessa fin da principio. Stavano cercando di sabotarla.
Forse Pansy non era l'unica a desiderare che la ragazza gli stesse lontana. Forse, non era l'unica a provare sentimenti scomodi verso di lei.

~


-Che cosa ti ha detto?-                        
Erano da poco passate le sette, Hermione aveva appena finito di copiare un tema. La biblioteca quasi deserta stagnava nel silenzio più assoluto, l'ora di punta era passata quando lei era ancora a lezione di Rune, diverso tempo prima.
Alzò gli occhi dalla pergamena, fissandoli sul volto pallido del biondo chinato sul tavolo.
-Scusa?-
-Voglio sapere- fece lui guardandosi attorno circospetto -che cosa ti ha detto Blaise.-
Gli occhi di Hermione si aggrottarono in cerca di qualcosa che potesse spiegarle una domanda del genere, poi capì.
-Mi ha aiutata a raccogliere degli appunti. Una ragazza me li ha fatti cade-
-Sì, so che ha fatto. Quello che voglio sapere è cosa ti ha detto. Si è fermato a parlarti, l'ho visto.-
Hermione sgranò gli occhi sbigottita, non capendo quell'improvviso interrogatorio.
-Non mi ha detto nulla di particolare, solo commenti sulla lezione. Che cosa c'è?-
Draco staccò le mani dal tavolo, drizzandosi.
-Commenti sulla lezione- ripetè, come se non potesse crederci.
Corruggò la fronte. -Si può sapere che cosa ti prende?- chiese osservandolo.
Malfoy non rispose, prendendo a compiere alcuni passi davanti al suo tavolo.
Inarcò un sopracciglio, ma decise di non insistere. Odiava quelle sue arie così vaghe e fumose ed erano ormai diversi giorni che doveva sopportarne le stranezze. Si alzò, andando a rimettere al proprio posto un libro che aveva usato per la relazione.
Malfoy la seguì guardandosi attorno dopo un istante.
-Credevo ti stesse infastidendo, solitamente è quello che fa con i.. quelli come te.-
Hermione gli lanciò un'occhiata storta, girandosi appena. Su che fosse una scusa non ci pioveva, ma perchè raccontarne una? Cosa stava nascondendo stavolta?
-Le buone maniere sembrano essere arrivate anche fra i piani bassi, Zabini ne è l'esempio più eclatante.- disse, scoccandogli una frecciatina.
Malfoy sembrò storcere il naso ma non fece obiezioni.
-La tipa che ti ha fatto cadere i fogli- disse poi col chiaro intento di cambiare discorso -La Brown, vero? Vedo che l'incidente con la cioccorana non è servito a renderla più attenta.-
Hermione sbuffò un mezzo sorriso e scorse con le dita lungo lo scaffale andando alla ricerca di qualche altro manuale.
-E il Weasley?- insistette seguendola -Che cosa stava cercando di balbettarti? L'oca lo ha interrotto proprio sul più bello-
-Oggi non sai proprio farti gli affari tuoi, vedo- disse lei fermandosi alla T. Trasfigurazione.
Malfoy fece per ribattere, ma all'ultimo si accorse di una presenza a pochi metri da loro, ferma davanti allo scaffale su cui si erano fermati. Alzò gli occhi sul suo volto e si accorse che si trattava di un suo compagno, Pucey. Il Serpeverde distolse subito lo sguardo e rimise un volume a posto, allontanandosi.
Per un momento, Draco avvertì la spiacevole sensazione di essere stato colto in flagrante. Ma, a ragionarci meglio, non sapeva proprio cosa avesse potuto scatenargli quella reazione.
Pucey era ai Manici di Scopa il giorno del lancio della sfida, sapeva tutto della scommessa. Per cui, vederlo parlare con la Grifondoro doveva essere il minimo che potesse aspettarsi.
-E' che è talmente ridicolo- disse, saettando gli occhi a destra e a sinistra per verificare chi altri fosse presente. -I suoi.. patetici tentativi di farsi notare.-
-Come?!- esclamò.
Draco riportò finalmente gli occhi su di lei, che lo fissava incredula.
-Beh, non dirmi che non te ne sei accorta- ghignò.
La riccia gli restituì un'occhiata divertita, incurvando le sopracciglia.
-Però, che gran lavoro di fantasia, impiccione e anche creativo, potresti fare il giornalista. Chiedi alla Skeeter, sono sicura che adorerebbe un giovane aiutante.-
Malfoy contrasse il volto in una smorfia disgustata, storcendo il naso. -Preferisco fingere di non aver sentito. Come tu fingi di non capire quello che ti sto dicendo.-
-Avanti Malfoy, sono tutte sciocchezze. Io e Ronald siamo amici, ma abbiamo già appurato che il significato di questo termine ti è del tutto estraneo. Per cui non parlare di cose che non conosci.-
Draco la lasciò tornare al tavolo chiedendosi come potesse essere tanto ingenua.
Hermione sedette col libro fra le mani, e finì di compilare il questionario per il giorno dopo.
Le si mise di fronte, solo due tavoli più avanti, aspettando paziente che finisse. Poi prese a scribacchiare annoiato su un pezzo di carta e glielo spedì facendolo lievitare con la bacchetta.

Ti va di tornarci?

Hermione gli restituì un'occhiata confusa.
-Nella stanza- sillabò lui senza emettere il minimo suono.
Sgranò gli occhi castani. Credeva che dopo l'ultima discussione non avrebbe più voluto portarla lì. Sembrava davvero non apprezzare le sue considerazioni circa quello che avevano visto. Forse si era pentito di come le aveva parlato... o forse semplicemente non l'avrebbe più fatta entrare dentro.
Annuì, senza pensarci due volte.
Il biondo incurvò le labbra soddisfatto e si alzò, abbandonando la biblioteca.





Quando Hermione era arrivata in quella scuola, molti anni prima, sapeva di non potersi permettere sciocchezze.
Era una maga, certo, ma lo era da soli due mesi. Dal giorno, cioè, in cui aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts. Questo significava che avrebbe dovuto sgobbare molto di più e lavorare molto più duramente per mettersi al pari coi suoi compagni. Essere loro pari era per lei di basilare importanza.
Ciò, naturalmente, significava far di tutto per mostrarsi all'altezza, contribuire a far guadagnare punti e impedire in tutti i modi che questi venissero detratti.
Peccato che nel corso degli anni l'ultimo di questi tre propositi fosse andato a farsi friggere, per colpa delle situazioni più disparate.
Sbuffò, stringendosi il nodo della coda di cavallo dietro alla testa.
Ginny era china su una rivista di Quidditch abilmente sottratta al fratello, e non sembrava intenzionata a distoglierne l'attenzione molto presto.
-Scendo in sala a cercare gli altri, tu che fai?- le disse, poggiando una mano sulla maniglia.
La rossa rispose con appena un mormorio, senza muovere la testa. -Forse dopo scendo.-
Restò a fissarla sull'uscio. Era dal giorno prima che si comportava in modo strano; sembrava avere un qualche problema, una preoccupazione, o comunque un certo inspiegabile malumore. Si chiese se fosse il caso di chiederglielo direttamente, piuttosto che restare a covare quella sensazione senza far niente ma poi, ancora una volta, lasciò stare. Se avesse voluto dirglielo sapeva di poterlo fare.
Aprì la porta, lanciò un'ultima occhiata all'amica, e se la chiuse alle spalle.
La sala comune era occupata da molti dei suoi compagni di corso, fra cui ovviamente non mancavano Harry, Neville, Seamus e Ronald. I quattro discutevano di Quidditch, Hermione non ne era sicura ma sospettò che la causa fosse la rivista misteriosamente scomparsa del rosso e, forse, il maltempo.
Si sedette con un sospiro, lanciando un'occhiata veloce all'orologio. Venti minuti.
Di nuovo, il pensiero dei punti che le sarebbero stati sottratti se qualcuno si fosse accorto che usciva fuori orario la investì in pieno. Perchè rischiare a quel modo? Perchè rischiare per lui?
Qualcuno le si sedette accanto, ma lo ignorò.
Era difficile da credere, persino per lei, ma era come se qualcosa fosse cambiato fra lei e il Serpeverde nelle ultime settimane. Stavano diventando... amici?
Storse il naso, rabbrividendo al sol pensiero. Come le era venuta un'idea simile?
-Ho chiesto a Ron di potertelo chiedere- disse il qualcuno sedutole accanto. Hermione sobbalzò voltandosi.
Cormac McLaggen le sorrise dall'alto dei suoi ottanta centimetri fissandola con gli accesi occhi verdi.
-Scusa?- chiese.
-So che lo aiuti con i compiti e con lo studio. Gli ho chiesto di poterti rubare per un pomeriggio in biblioteca. Mi servirebbe una mano con Trasfigurazione. Che ne dici?-
Hermione sbattè le palpebre perplessa e lanciò un'occhiata a Ronald, che li fissava dall'altra parte della stanza.
-Io.. non credo di essere disponibile al momento- disse, cercando di decifrare l'espressione dell'amico.
-Oh, ma si tratta di un solo pomeriggio, e poi lui è d'accordo.-
-Prego?- esclamò rigirandosi.
Il ragazzo sembrò incurvare le labbra in uno strano sorriso.
-Beh sì, ho preferito chiederglielo prima. Sai... non vorrei...-
-Aspetta- lo fermò -fra me e Ronald non c'è nulla. Insomma, lo aiuto soltanto, aiuto anche Harry. Anche Ginny, quando c'è bisogno. Solo che vedi, sono già troppe persone. Non ho tempo adesso per mett
ermi a seguirne altre.-
Si rese conto di aver parlato con insolita foga, ma non le importò. Dopo quello che le aveva detto Draco quel pomeriggio, il terrore che qualcun altro pensasse che fra lei e Ronald ci fosse del tenero la metteva a disagio.
Il ragazzo sembrò vagamente deluso dalla risposta, ma non insistette oltre.
-Va bene. Allora, quando sarai più libera.. magari me lo farai sapere, no?-
Annuì, stringendo le labbra.
Cormac si alzò e le lanciò un debole sorriso, prima di defilarsi.
A quel punto Ronald abbandonò gli amici e la raggiunse, lanciandole una strana occhiata.
-Insomma.. Che gli hai detto?- chiese, evitando stranamente di guardarla negli occhi.
Hermione si chiese se per caso ci fosse un avviso con su scritto: "impicciarsi degli affari di Hermione" quel giorno. Nessuno sembrava volersi fare i propri.
-Che ho già troppo da fare con voi, adesso-.
Il rosso sembrò tirare un sospiro di sollievo e si rilassò.
-Ah bene, bene, non so davvero come farei se tu ti mettessi a seguire qualcun altro- fece, con insolita baldanza.
-Ma perchè gli hai detto che poteva chiedermelo allora?- chiese alzando un sopracciglio.
Il volto dell'amico si fece paonazzo.
-Io non gli ho detto un bel niente! Ho detto che solitamente non aiuti altre persone, ma che se voleva poteva provare a chiedertelo. Avrebbe dovuto capirlo da solo- disse. Dopodichè girò i tacchi e tornò a parlare coi compagni, lasciandola perplessa sul divano.


*


Quando lasciò la stanza, affacciandosi dietro al quadro, erano appena scoccate le undici. Si guardò attorno con attenzione, prima di mettere piede sul corridoio.
Le scale erano vuote.
Silenziosamente, prese a camminare lungo il pavimento alla destra del quadro, quando si accorse che qualcuno l'aspettava davanti all'arazzo. Malfoy era lì. Soffocò la sensazione che avesse già visitato la stanza prima del suo arrivo, e che si fosse fatto trovare fuori apposta.
-Ciao- disse, raggiungendolo.
Lui la salutò con un cenno della testa e si ficcò una mano in tasca.
-Niente divisa- commentò, alludendo alla gonna a pieghe e alla camicia che aveva indossato.
-Certe volte i vestiti vanno lavati, non sapevi?-
Malfoy sbuffò un ghigno e si fece più vicino alla parete.
-Allora, da dove iniziamo?-
Hermione inarcò le sopracciglia. -Non capisco.. che cosa vuoi fare?-
-Ho pensato che visitare un po' di stanze sarebbe stato divertente. Qualche idea?-
Scosse la testa e lui sbuffò. -Come non detto.-
Fece tre rapidi giri davanti all'arazzo e la porta comparve, esattamente come due notti prima.
Posò il palmo sulla maniglia e per un secondo a Hermione venne in mente che forse era venuto a controllare che nulla di compromettente si svelasse, ancora una volta, ai suoi occhi. Forse aveva voluto accertarsi che non succedesse più niente di imprevisto.
Draco spinse l'anta ed Hermione lo seguì.
Quello che seguì fu un vorticoso ed esaltante tour per le diverse stanze in cui era capace di trasformarsi la porta magica, un gioco di porte e di sale nascoste, di volta in volta disegnate dalla loro immaginazione. Draco la portò in luoghi gotici e ampi, pieni di finestre e lunghe scale, fortemente influenzati dalle stanze in cui doveva aver vissuto all'interno del suo maniero; mentre lei scelse ambienti piccoli e modesti, accoglienti e pieni di qualcosa che ne marcasse l'identità: un libro, un calamaio, una penna d'oca.
Dentro alla stanza in cui erano nascosti la villa e la parete rocciosa non entrarono più. D'altronde Hermione sentì che se lo aspettava già, nel profondo, che non avrebbe mai più rivisto quel giardino.
All'interno di una delle sue camere, l'ultima che visitarono, il solito pianoforte era comparso incassato in un angolo, adorno di tanti petali di rosa. L'aria era pervasa da una soffusa luce scarlatta, proveniente dall'illuminazione che sfiorava i cuscini drappeggiati di rosso. I muri, alti e spaziosi, erano quasi interamente ricoperti da grandi scaffalature, dove file di libri e di penne d'oca occupavano ordinatamente i ripiani.
-Carina- commentò Draco, entrando.
Hermione inspirò il profumo proveniente da un grosso vaso da pavimento.
-Forse la migliore, fino ad ora.-
Sorrise, avvicinandosi a uno dei cuscini.
-Sono stata in una stanza simile, in uno dei miei sogni. E' nelle illustrazioni di un mio libro di infanzia.-
Malfoy prese in mano uno dei volumi della libreria e lo aprì. Tolstoj.
Si guardò attorno, rimirando i dettagli che era riuscita a riprodurre da quell'immagine cartacea. Poi si alzò e si avvicinò allo strumento, grande quanto quello che aveva trovato nella prima stanza due notti prima. Suonò qualcosa che non richiedesse impegno, distratta, poi si accorse del ragazzo alle sue spalle, che si era avvicinato silenziosamente a guardare.
Si fece stretta sullo sgabello per lasciargli lo spazio necessario. Lui restò in piedi, indeciso, poi sedette. 
-Ti piacerebbe imparare?- chiese, notando come i suoi occhi seguivano attenti i movimenti delle sue dita.
Malfoy scosse la testa, continuando a guardare. -Non credo di esserci portato-
-Che sciocchezza- fece lei.
Gli occhi grigi si alzarono dalla testiera, incontrando il suo sguardo.
-Metti una mano qui- disse togliendo la propria dallo strumento, -E suona queste tre note.-
Il ragazzo rimase immobile, rigido.
-Do re mi- fece lei pigiando i tasti al posto suo -Fa sol la. Si do.-
Malfoy fissò quelle sette note senza muovere un muscolo, gli occhi imperscrutabili. Poi si alzò, allontanandosi dal piano.
-Facciamo qualcosa di più divertente- disse estraendo un sacchetto dalla tasca dei pantaloni.
Hermione indirizzò gli occhi a quel piccolo oggetto bianco.
-Cos'è?-
-Un pacco di caramelle. Dritto dritto dalle cucine di Mielandia.-
-Non le avrai di nuovo rubate a Tiger e Goyle?- fece in tono contrariato.
Il ragazzo scosse la testa.
-Non le ho rubate. Le ho trovate.-
-E dove?- assottigliò gli occhi.
-Prima.-
Hermione fece per ribattere che non aveva risposto quando un dettaglio di quando era appena arrivata le tornò alla mente. Malfoy che infilava una mano in tasca. Quella tasca.
L'aveva trovato lì? Prima che lei arrivasse? Ma come era possibile, se la stanza cambiava continuamente a seconda di chi si trovava di fronte? A meno che...
-Qualcuno l'avrà perso, perchè lasciarlo in giro? Così, l'ho preso.-
Hermione non disse nulla ma incurvò le sopracciglia continuando a fissare il sacchetto.
-Sei tornato nella Stanza delle Cose Nascoste prima di vedermi?- chiese.
Draco si irrigidì, spalancando gli occhi. Lei fece mente locale delle ultime cose dette e improvvisamente si chiese se non fosse quella, la stanza in cui andava di solito quando lo vedeva girare per le scale.
-Si può sapere che ci vai a fare in continuazione? A rubare quello che le persone dimenticano.. o forse nascondono?-
Malfoy sembrò irritarsi notevolmente, aggrottando la fronte.
-Ma come ti viene in mente?- sbottò -Chi ti dice che ci vado in continuazione?-
-Non c'è mai stato nulla qui, due settimane fa sono comparsi il telo, e la pergamena.- disse ricalcando le parole del Serpeverde. -Davvero acuta come osservazione. Devi venirci piuttosto spesso per accorgerti di una cosa del genere.-
Draco incurvò le sopracciglia, indurendo i lineamenti del viso. Per un momento, sembrò che fosse sul punto di inveire. Poi arricciò le narici e tirò un lungo respiro. -Le ho trovate in corridoio, non ho bisogno di rubare le cose degli altri. Non sono un.. pezzente.-
Hermione lo squadrò in silenzio, valutando se credergli o meno. Poi, decise che ovunque le avesse trovate e ovunque fosse stato, non era suo interesse saperlo. La lite del giorno prima le era bastata, per il momento.
-Va bene- disse, alzandosi a sua volta e accomodandosi su uno dei cuscini. -Cosa ci sarebbe di divertente in un mucchio di caramelle? Ti avverto che non ingoierò un'altra tuttigusti+1 da qui ad almeno un anno.-
Malfoy tornò a rilassarsi e mise su un ghigno malefico.
-Ci sono cose peggiori che una tuttigusti+1. Ma tranquilla, non ti manderanno al bagno.-
Prese posto accanto a lei su uno dei cuscini rossi sparsi sul pavimento e aprì l'imboccatura della busta.
-A te l'onore- disse, porgendogliela.
Hermione fece una faccia diffidente ma poi allungò la mano, tuffandola all'interno del pacco.
Quello che ne estrasse era un curioso confetto giallo, all'apparenza innocuo. Lo mise in bocca e cominciò a masticarlo lentamente. Quasi subito uno strano effetto frizzante si sprigionò dalla caramella, che si sciolse crepitando sulla sua lingua.
-Ma cosa..- esclamò. Non fece in tempo a terminare la frase che i suoi piedi si staccarono dal pavimento, prendendo a fluttuare nell'aria.
-Accidenti!- esclamò Malfoy scoppiando a ridere -Un'ape frizzola! Ora resterai attaccata al soffitto fino all'alba.-
-Stai scherzando?- gracchiò la ragazza allontanandosi sempre più da terra. -Perchè non me lo hai detto?! Adesso che faccio?-
-Avanti Granger, ne hai mangiata una soltanto, vedrai che in meno di un minuto finirà.-
Nel frattempo, infilò la mano pallida all'interno del pacchetto.
Questa volta, l'effetto fu meno immediato, e soltanto Hermione se ne accorse, guardandolo dall'alto. Da principio pensò di esserselo immaginato, ma man mano che masticava, il colorito della pelle del ragazzo si fece sempre più chiazzato e poco più tardi tre grosse macchie verdi gli erano apparse sulla fronte, sul naso e sulle guance, cosa che risultò talmente buffa che Hermione finì quasi col girarsi a testa in giù, ridendo. Malfoy invocò all'istante l'apparizione di uno specchio e appena vide ciò ch'era accaduto lanciò un urlo esterrefatto, prendendo a sputacchiare rumorosamente.
-Avanti Malfoy, in meno di un minuto tornerai normale, fidati- lo derise Hermione dall'alto del soffitto.
Draco le lanciò un'occhiata assassina e le tirò un'altra caramella, che afferrò al volo.
Doveva trattarsi di una Bolla Bollente, perchè le sue guance presero lentamente ad andare a fuoco, scoppiettando come tanti petardi.
-Acqua!- strillò, afferrando al volo il bicchiere di vetro apparso dal nulla, davanti al suo naso.
Malfoy scoppiò a ridere di gusto, ma alla sua prova successiva finì col beccare proprio una Piperilla, che sprigionò una nube di fumo dalle sue fauci spalancate.
Nel frattempo Hermione era riuscita a tornare a terra e ad afferrare il sacchetto di carta, per decidere da sola cosa pescare. Riuscì a trovare una liquirizia, ma a Malfoy diede una lumaca gelatinosa.
Successivamente ingoiò qualcosa che sembrò non avere alcun effetto, il che naturalmente la insospettì. Attese, con le guance che macinavano la piccola gelatina e gli occhi grandi fissi in quelli di Draco, attenti. Questi non ebbe alcuna strana reazione, a vederla, e lei d'altronde non si sentì in alcun modo perturbata. Così, fece per aprire bocca e chiedergli cosa vedesse, ma appena prese fiato un lungo e straziante verso stridulo si liberò dalle sue corde vocali, rimbombando fra le pareti.
Malfoy sobbalzò, arretrando di scatto, ed Hermione sbarrò gli occhi schiaffandosi le mani alla bocca.
Restarono a fissarsi in silenzio, sconvolti, ognuno con gli occhi spalancati.
Poi Malfoy scoppiò in una risata convulsa.
Buttò la testa all'indietro, inarcando la schiena, e si lasciò completamente andare sui cuscini del pavimento.
Hermione boccheggiò, non capendo cosa le fosse successo, e fece per ribattere, ma lo stesso sgraziato verso di prima si mangiò tutte le parole che voleva dire, trasformandole in un gracchiare incomprensibile. Malfoy aumentò le risa e lei lo incenerì con lo sguardo, cominciando a urlare.
Per tutta la stanza le grida sgraziate e le risa sfrenate dei due rimbombarono fragorosamente, talmente forte che se non si fosse trattato di una stanza magica, probabilmente tutto il castello si sarebbe svegliato di soprassalto dal proprio letto, strappato al sonno nel cuore della notte.
Malfoy continuò a sbellicarsi per una buona mezz'ora, sotto le minacce gracchiate di Hermione e poi anche a quelle verbali, quando ormai l'effetto della caramella era svanito, senza riuscire a smettere. Rise tanto, rise a bocca aperta, con le mani sulla pancia e gli angoli degli occhi umidi. E in quel momento le sembrò che, forse per l'effetto delle lacrime, le sue iridi si fossero sciolte. Lucide com'erano per il riso, parevano due gemme di ghiaccio dimenticate al sole, con le gocce che scivolavano via lavando il terrore e la freddezza. Erano diventate acqua e come l'acqua erano chiare, ma non più fredde. Non più distanti.
L'effetto devastante della caramella e la reazione ancora più insolita del Serpeverde la frastornarono al punto che Hermione smise improvvisamente di gridare, restando a fissarlo. Poi, quando questi si fu ripreso, incontrò il suo sguardo lucido e l'effetto singolare che era riuscita a procurargli. Le sue iridi erano luminose, appena un po' umide, e le guance piene e chiazzate di rosso. Il viso pallido era macchiato da un rosa quasi umano e i capelli sempre perfetti cadevano sulla fronte scompigliati, come se qualcuno vi avesse infilato le dita per sfregarli. Il ragazzo emise un verso sfiancato, recuperando il fiato che gli mancava, e le lanciò un'occhiata maliziosa.
-Sai cos'era quella?- chiese, divertito.
Scosse la testa.
-Nemmeno io. Il che vuol dire che hanno inventato una nuova caramella terribile e geniale e che tu sei appena diventata ricattabile. Peccato che non ci fossero altri a vederti!-
Hermione gli lanciò un'occhiataccia e riprese in mano il sacchetto. -Da adesso in poi deciderò io cosa farti mangiare e sappi che ricordo esattamente tutte quelle che ho preso.-
Malfoy accolse la sfida ed Hermione estrasse una manciata, versandola famelica sul pavimento.


*

Aprì gli occhi lentamente, sentendo le braccia intorpidite contorcersi sotto al peso della testa.
L'ambiente era illuminato, più di quanto lo fosse normalmente la sua stanza, e dopo qualche secondo si accorse di non trovarsi su un letto.
Girò la testa, cercando di capire dove fosse, e incontrò gli occhi chiusi di un volto, incorniciati da una fitta corolla di ciglia. Hermione dormiva supina accanto a lui, i ricci capelli sparsi sulle spalle rilassate, un ciuffo morbido sfuggito all'elastico e appiccicatosi sinuosamente sul labbro. La camicia con cui era venuta si era leggermente stropicciata, come se ci si fosse rotolata più di una volta, e i primi due dei sette bottoni erano slacciati. Guardò le gote liscie, appena un po' arrossate, e il nasino piccolo e a punta appena visibile dietro al braccio, piegato sopra al cuscino su cui si era addormentata.
Lentamente, si alzò a sedere sul pavimento, reggendosi la testa con una mano.
Il ritmo regolare del respiro gli suggerì che lei era profondamente immersa nel sonno e che non si sarebbe certo svegliata presto. Restò a scrutarla immobile, gli occhi grigi immersi in quel volto addormentato.
Che cosa era potuto succedere, per farli cadere in quello stato improvvisamente? Cercò di ricordare gli ultimi istanti di veglia, ma non vi riuscì. Forse avevano mangiato qualcosa di soporifero. Forse erano rimasti dentro troppo a lungo.
Portò le dita sottili sul mento della ragazza, sfiorandolo coi polpastrelli. La pelle era morbida. Lentamente, spostò il ciuffo castano dalle sue labbra. Queste rimasero perfettamente immobili, chiuse.
Un pensiero sinistro gli attraversò per un breve istante la testa. Abbassò gli occhi sulla gonna, appena un po' alzata, e sulle gambe lasciate scoperte. Per un momento sentì la pelle delle mani prudere, e un calore familiare diffondersi latente nel suo stomaco. Ma poi tornò a guardare il volto, serenamente addormentato, e le guance morbide. Si chinò su di lei, sfiorandone i capelli con la punta del naso, e aspirò a pieni polmoni l'odore che emanava. Sapeva di fiori freschi, un qualche shampoo. O forse si trattava dei suoi vestiti.
Potresti farti la Granger.. La vedremo uscire a testa bassa, finalmente! Si fermò.
-Oh, Draco come hai potuto?-Secondo me arriverebbe persino al suicidio-quella sporca mezzosangue...Trenta giorni. Datemi un mese e sarà mia.

Ritirò la testa, scostandosi di poco dal suo viso. Lei continuava a dormire.
Improvvisamente, le palpebre chiuse tremarono appena, e gli occhi castani della ragazza si aprirono sui suoi, vicinissimi. Malfoy era ancora chino su di lei, troppo vicino per non far pensare che si fosse avvicinato ulteriormente. Le iridi castane lo fissarono immobili, inespressive. Draco si chiese se fosse sveglia.
Per un istante, si scambiarono una lunga occhiata silenziosa, senza che nessuno dei due si muovesse. Poi, le ciglia della ragazza tornarono ad abbassarsi, e un respiro profondo la fece risprofondare nel sonno.
Malfoy restò a fissarla impietrito, il fiato trattenuto, gli occhi grigi spalancati sui suoi. Poi si allontanò, molto lentamente. Il viso della giovane era tornato immobile, completamente rilassato, così come il ritmo del suo respiro.
Si alzò, facendo attenzione a non calpestarla, e si diresse silenzioso verso la libreria. Lì prese un volume in mano, uno dei più grossi, e lo lasciò cadere con un tonfo.








Buonasera :)
Tutte le caramelle nominate in questo capitolo appartengono al mondo di Harry Potter e sono di invenzione della Rowling, non mia. Fatta eccezione per quella che provoca la momentanea espressione in versi animali, che nel film del Prigioniero di Azkaban viene inserita e probabilmente inventata dal regista.
Il negozio di Fred e George, i Tiri Vispi Weasley, si trova a Diagon Alley, non a Hogsmeade. Lo so. Ma non preoccupatevi, a tempo debito scoprirete come faranno ad andarci :)

Ringrazio come sempre tutti quanti, chi legge, chi commenta, chi salva la storia fra i preferiti e naturalmente chi mi segue dall'inizio
 
In particolar modo barbarak e de_dust, che hanno recensito l'ultimo capitolo.
Lasciatemi le vostre impressioni!


Vale 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14 ***


14
Capitolo 13
~~





Il rumore del libro che si schiantava sul pavimento la svegliò di soprassalto, strappandola al sonno.
Aprì gli occhi di scatto, sbattendo le ciglia.
La luce che filtrava nell'aria era tenue, ma qualcosa le disse che non veniva dal sole. Ci mise qualche secondo a capire dove si trovasse, con chi fosse e cosa fosse accaduto.
Draco la fissava immobile addossato alla libreria, con un grosso libro malridotto fra i piedi.
-Che cosa...-
-Ti sei addormentata- disse, calmo. -E anch'io.-
Lei aggrottò la fronte frastornata e si tirò faticosamente a sedere. I suoi occhi vagarono confusi sui cuscini sparsi sul pavimento e sulla stanza nella quale ricordava di essere entrata non molto prima. Poi si accorse della camicia, e della gonna scompostamente tirata su. Si affrettò immediatamente a sistemarla, arrossendo con gli occhi puntati su di lui. Malfoy finse di non rendersene conto e si staccò dallo scaffale in legno.
-Sarà meglio tornare indietro, è notte fonda.-
Il suo sguardo era stranamente diverso, ma non freddo. Sembrava piuttosto nascondere qualcosa.
Spostò istintivamente gli occhi sul pavimento, imbarazzata. Chissà cosa doveva pensare di lei, per essersi addormentata così insieme a un ragazzo. 
-Come è successo?- chiese, fissando le assi del parquet.
-Non ne ho idea- rispose questi osservandola. -Potremmo aver mangiato qualcosa di sbagliato, oppure semplicemente siamo rimasti troppo a lungo. Non è saggio restare troppo tempo dentro alla stanza. Si rischia.. di perdere la concezione del tempo-
Hermione annuì, e alzò impercettibilmente la testa. Lui continuava a fissarla con la stessa strana espressione, tenendo le labbra come a reprimere una sorta di sorriso.
Riabbassò lo sguardo.
-Allora sarà meglio lasciarla- concordò, sentendosi inquieta.
Malfoy non espresse parola, ma mosse i piedi in sua direzione.
Presero le loro cose: il sacchetto di caramelle, un mantello, e le bacchette che nel sonno erano scivolate fuori dalle tasche. Poi abbandonarono la stanza, illuminando il corridoio completamente buio del settimo piano.
Arrivati di fronte al ritratto, entrambi si fermarono, tenendo basse le bacchette. Il quadro della Signora Grassa dormiva sulla sua sedia profondamente, così come tutti gli altri dipinti delle pareti e delle scale.
Hermione girò gli occhi sul ragazzo, che la osservava silenzioso, e per un lungo istante entrambi si scambiarono un tacito sguardo. Malfoy sembrò sul punto di dire qualcosa, o fare qualcosa, ma si trattenne.
-Allora.. buonanotte- disse lei guardandolo in attesa.
Draco la fissò con intensità indecifrabile, senza battere ciglio. Annuì, muovendo lentamente la testa.
-Sì- disse, mostrando un breve sorriso che sembrava rivelare della lieve ironia. -Buonanotte.- Abbassò gli occhi sul pavimento, indugiando, e infine fece un passo indietro, si girò, e la lasciò.

La mattina dopo fu la più fredda e insolita che lei avesse mai vissuto. Hermione era stanca e spossata, dopo la sveglia delle due riprendere sonno non era più stato facile come poche ore prima e in più il cuore sembrava aver preso a pompare più sangue del dovuto. Aveva fatto attenzione a non compiere il minimo rumore, una volta rientrata, eppure Ginny non sembrava affatto immersa nel sonno come credeva. Non aveva parlato, non l'aveva chiamata, ma Hermione era certa, mentre si infilava sotto le coperte, che lei fosse sveglia. E che l'avesse aspettata.
Quella mattina entrambe finsero di non aver nulla da dirsi; Ginny canticchiò vestendosi e preparandosi, Hermione non aprì bocca, per paura che da un momento all'altro la fatidica domanda - dove sei stata? -  avrebbe fatto la sua comparsa.
Durante la colazione sedettero vicine, ma continuarono a ignorarsi. O meglio, Ginny continuò a ignorare lei, servendosi del latte coi cereali e prendendo a masticarlo con cipiglio serioso.
Hermione alzò gli occhi sul suo volto, tesa. Si chiese se ce l'avesse con lei per averla lasciata sola, la sera addietro. Era chiaro che aveva qualcosa che non andava, erano ormai tre giorni che il suo umore sembrava aver subito una botta. Forse avrebbe dovuto insistere a portarla giù, o restare lei su. Ma come spiegare poi l'improvvisa necessità di sparire proprio allo scoccare del coprifuoco, per quasi tre ore? Già aveva usato la scusa del fratello una volta, giustificando così la prima uscita.
Sospirò, riabbassando lo sguardo. Voleva parlarle, ma aveva troppa paura di sentirsi fare domande scomode. Non era abituata a mentire e non era sicura di esserne sufficientemente capace. Che situazione...
In biblioteca Ron le si fece vicino pretendendo spiegazioni di Incantesini, ma lei era troppo indisposta per dargli retta.
Aveva iniziato quella storia decidendo di non dire niente agli amici per non allarmarli, ma adesso, perchè mentiva? Perchè non raccontava a Ginny quello che faceva nel pomeriggio, quello che stava succedendo? Malfoy non aveva fatto nulla di male, lei non aveva fatto nulla di male, perchè sentiva di doversi nascondere?
Lasciò il castello con quell'insieme di patema e confusione ad arrovellarsi confusamente dentro al suo stomaco.
Stava giusto pensando a come prendere in disparte l'amica e confessarle tutto quando qualcosa si mosse fra la boscaglia, a solo un metro di distanza. Si fermò di colpo, allarmata. Le foglie continuarono a frusciare avvicinandosi ed Hermione stava già allungando la mano sulla bacchetta quando un faccione grosso e barbuto fece capolino fra le fratte.
-Hagrid!- esclamò, basita.
Il mezzogigante si liberò a fatica dalle sterpi, reggendosi pesantemente a un robusto bastone di legno.
-Di nuovo qui? Accidenti a queste sterpaglie, acciden.. forza, dammi una mano!-
La giovane si affrettò ad aiutarlo e mentre questi si spazzolava stizzosamente la veste gli chiese cosa facesse con un bastone a carico.
-Questo?- fece l'omone agitando il ramo -E' la ragione per cui da tre settimane non mi muovo dal letto! Non so davvero per chi mi abbia preso.. Fare il lavoro di un elfo, io! Sono un custode, per tutte le cavallette.-
-Che cosa diavolo è successo?-
-Un colpo della strega, e dire che non uso la magia dai tempi del terzo.. ah! Se solo avessi potuto. Avrei trascinato quel dannatissimo aggeggio in un batter d'occhio.-
-Che aggeggio?-
Il gigante borbottò cupamente abbassando la fronte.
-Hagrid?-
-Affari di Silente! Affari della scuola, spostare roba, mettere in ordine.. Non è tutta magia e scintille là dentro, sa'?-
-Perchè non ha chiesto a Gazza di occuparsene?-
Hagrid arrossì vistosamente, gonfiando le guance come due pomodori. -E' quel che mi chiedo anch'io! L'hai detto. Adesso se non ti dispiace...-
-Silente ti ha chiesto di spostare qualcosa nel castello?- insistette incuriosita.
Hagrid prese ad agitarsi e a cambiare ripetutamente mano col bastone. -Sono affari importanti e segretissimi, non poteva chiedere a uno qualunque. Modestamente, io sono l'unico di cui si fidi per questo genere di cose..-
-Che genere di cose?-
-Oh insomma!- sbottò. -Devo andare a prendere della legna, serve per i camini di stasera.-
E detto ciò si allontanò borbottando sul sentiero.

Draco la aspettava seduto a riva, illuminato da un debole chiarore pallido. Hermione restò a spiarlo da lontano, non sicura di voler uscire a farsi vedere. Lui restava immobile, la schiena dritta.
Si chiese se anche lui si sentisse in dovere di giustificare le sue sparizioni con qualcuno. Forse aveva detto al suo migliore amico che si vedeva con lei, ecco perchè Zabini si era fermato a parlarle. Scosse la testa. No, Malfoy non avrebbe mai ammesso una cosa del genere.

Fece un passo avanti, avvicinandosi all'acqua.
Malfoy girò la testa di novanta gradi, alzando gli occhi grigi su di lei.
-Ciao- disse
.
Il suo sguardo aveva la stessa strana espressione del giorno prima, quel misto di mistero e inquietudine che si mischiavano l'un l'altra dietro alle sue iridi.
-Ciao- rispose, con un tono leggermente più tirato del solito.
Malfoy sembrò farci caso, perchè l'intensità del suo sguardo si fece ancora più viva. Si sedette a terra, cercando di fingere scioltezza, e abbandonò come sempre la borsa sopra al prato.
I pochi centimetri che li separavano sembravano decisamente insufficienti, dopo quello che era successo quella notte.
-Noto che ancora ti porti appresso quel libro di fiabe, perchè?-
Hermione sbarrò gli occhi. -Intendi le Leggende?-
-Quel che sono. Non lo leggi, è ormai assodato. Perchè continui a portarlo?-
Girò la testa con incredulità. -Non do mica per scontato che tu ci sia tutti i giorni. Non vengo qui per questo.-
Il tono risultò leggermente evasivo, come se le parole che le erano uscite non fossero state del tutto sincere. Draco lo notò e incrinò un sopracciglio biondo.
-Non ti impedisco mica di leggere, se lo preferisci- fece con velata malizia, e tornò a girare gli occhi verso il lago.
Hermione non rispose, fingendo di osservarsi le scarpe.
Spostò la pupilla su di lei. Aveva gli occhi abbassati e i lunghi ricci castani poggiati sulle spalle, in modo che le si srotolassero sul petto e nascondessero parte delle guance. La gonna a pieghe della divisa era talmente corta che sedendosi si ritirava sfacciatamente fino a metà coscia, scoprendo le gambe bianche. Fissò quella pelle pallida, perfettamente liscia, appena puntellata da pochi minuscoli nei. Erano belle, per appartenere a un tipo così timido e pudico. Non il tipo di gambe che ci si aspetterebbe da una secchiona bisbetica acqua e sapone. Riportò lo sguardo sul suo viso seminascosto.
Sembrava contemporaneamente troppo grande e troppo piccola per lui. Troppo grande per il modo di fare e di pensare, per la maturità che molto spesso dimostrava, e talvolta ostentava, con impeccabile sicurezza. Troppo piccola per essere guardata in modo indecente, un modo che comunque non avrebbe capito.

Tossì, tornando a osservare le acque del lago di fronte.
-Com'è andata a finire?-
Hermione girò gli occhi senza capire.
-La storia con Viktor Krum.-
-Oh..- le sue iridi parvero espandersi per lo stupore, probabilmente non preparata a una domanda del genere.
Dopo un istante di silenzio in cui sembrò recuperare dentro di sè la memoria di qualcosa che ormai aveva da tempo dimenticato, o voluto dimenticare, rispose: -E' andata esattamente come hai detto... finita.-
Malfoy incurvò le sopracciglia e lei abbassò la testa leggermente, assottigliando gli occhi.
-Ha smesso di scrivere. Da un momento all'altro, dopo mesi.-
Il silenzio che seguì fu sottile e vasto come una vallata intera, ma pur insinuandosi nello spazio vuoto che li divideva non sembrò frapporsi a loro, ma avvolgerli entrambi. Non era un silenzio per il quale sentirsi esclusi. Draco lo capì, e continuò.
-Tu non hai chiesto niente?-
Scosse la testa. -Ho letto qualche notizia, ogni tanto. I soliti gossip sui giocatori, sulle loro fidanzate- Fece un sorriso finto, ironico. -Era solo una cotta adolescenziale.-
Malfoy annuì, ma non credette a una sola parola.
Mentre Hemione fissava assorta gli steli d'erba arrampicati sulle sue caviglie, sentì distintamente la punta della bacchetta premergli contro una costola e la sfilò delicatamente dalla tasca. Restò a rigirarsela fra le mani per diversi minuti, pensieroso, e infine alzò lo sguardo sui suoi capelli scuri.
-Ti ho mai detto che da seria sei ancora più noiosa?- chiese.
Lei alzò gli occhi da terra, basita, e prima che potesse accorgersene un'improvvisa nuvola di pizzichi la investì alle spalle, colpendola all'addome.
-Ah!- gridò, esterrefatta. -Cos'è?!-
Malfoy incurvò un labbro, brandendo la bacchetta. -Un attacco di solletico, per toglierti quel muso dalla faccia. Mai sentito parlare?-
Hermione sollevò le mani, infastidita, e cominciò a sfregarsele ossessivamente addosso. Il fastidio era tale da renderla insolitamente goffa, e mentre cercava di assumere un'espressione contrariata il suo viso si piegò in un sorriso involontario, dovuto allo sforzo di trattenere il riso.
-Malfoy! Come ti salta in mente, fermalo.-
Il biondo scosse la testa e continuò a muovere la bacchetta.
-Sei un vigliacco- esclamò tirandosi scompostamente in piedi. -Non puoi usare la magia.. contro chi è disarmato!-
La vide compiere un passo e lanciarglisi contro, nel tentativo di afferrare la bacchetta. Rise di gusto, schivandola, e iniziò a spostare l'arma da tutte le parti per impedirle di toccarla.
-Vigliacco è una parola grossa, non penso che ti perdonerò.-
Hermione allungò le dita a destra e a sinistra, ansimante, e finalmente riuscì a toccare il bastoncino, prima che cambiasse nuovamente direzione. Ci si aggrappò con tutte le sue forze, trionfante. Draco tirò dalla sua parte, lei da quella opposta, e la bacchetta si sarebbe certamente spezzata se solo lei non fosse stata tanto esasperata da ricorrere a mezzi sleali. Con un piede, assestò un calcio al torace del ragazzo, che incassò il colpo impreparato e sbarrò gli occhi indietreggiando. Hermione strinse le dita attorno allo strumento, e nel momento in cui lui, colto di sorpresa, cadeva a terra, glielo strappò di mano.
L'incantesimo cessò istantaneamente di avere effetto, ed Hermione fronteggiò vittoriosa il Serpeverde, puntandogli l'arma alla testa.
-Che razza di regole vi insegnano a Grifondoro? E' sleale!- sbottò Malfoy pulendosi infuriato la camicia.
-Proprio tu parli? Facile fare il furbo quando si colpisce alle spalle, vero? Ma adesso vediamo come te la cavi.-
-Non puoi usarla, risponde a me, lo sai benissimo.-
-Oh certo- rispose Hermione serafica -Non ho intenzione di usare questa, infatti-. E con un sorriso scivolò la mano nella tasca, da cui estrasse soddisfatta la propria.
Stava per alzarla sul suo volto e puntargliela fra gli occhi quando Draco fece l'unica cosa che avrebbe potuto fare da quell'altezza: muovere un piede. Con un calcio, infilò la scarpa fra le gambe della ragazza, e le colpì in modo da spezzarne l'equilibrio. Hermione barcollò e, prima che potesse accorgersene, cadde a terra con un tonfo. La bacchetta volò andando a conficcarsi nel terreno. Si girò, intenzionata a riprenderla, ma si sentì afferrare per le gambe. Draco la tirò indietro e sedette sulle ginocchia strattonandola.

-Non provarci!- tuonò
.
Hermione sbarrò gli occhi allibita, ritrovandoselo di fronte. Malfoy la fissò dall'alto di trenta centimetri scarsi e i suoi si fecero nel giro di pochi secondi sbigottiti. Il sole dietro le sue spalle si accese improvvisamente e la giovane lo sentì picchiare violentemente sulle guance. Avvertì le molecole formicolare lungo le braccia stese, fino al punto in cui lui le stringeva. Deglutì, avvampando.
Draco la fissò incerto, come se non si capacitasse del come fossero finiti in quella situazione. Poi, il suo sguardo si fece lucido e 
si abbassò sulla punta del suo naso, minuscolo, e poco più sotto. Qualcosa dentro alla sua espressione mutò senza rendersene conto.
Il tempo cessò sospendendo il volare degli insetti e il fluire dei loro respiri. Erano immobili, ma dentro di sè entrambi poterono sentire il cuore accartocciarsi come una foglia infiammata.
Hermione fissò le pupille di Malfoy, Draco le sue labbra rosse. Poi, come se niente fosse, sollevò la testa indietro, allontanandosi. La presa attorno alle sue braccia si fece più leggera, diventando quasi una carezza. Attorno a loro non c'era nessuno, ma era come se delle presenze invisibili fossero apparse magicamente alle spalle del ragazzo. Erano le parole che aveva ascoltato in Sala Comune tre giorni prima. Fissò la riccia, immobile sull'erba sottostante. In quel momento fu come se fossero tutti lì, gli occhi aperti puntati su di loro. Non aspettavano altro che lui facesse quella mossa, e osservavano avidi la ragazza sdraiata sull'erba. Era decisamente il momento, di fare quella mossa. Osservò le sue guance bianche, arrossate, e gli occhi grandi spalancati sui suoi.
Senza un motivo, improvvisamente gli venirono in mente le parole pronunciate da lei molto tempo prima, quando avevano appena cominciato a frequentarsi. Aveva detto "Odio sentir parlare male di persone a cui voglio bene." Poi aveva aggiunto: "Si chiama amicizia". Gli fu chiaro, in quel momento, quello che prima non gli era stato evidente.
Abbandonò i polsi di Hermione scivolando delicato con le dita, fissandola negli occhi con espressione indecifrabile. Poi incurvò le labbra in un sorriso, rivolgendole un'occhiata enigmatica ed ironica al tempo stesso.
-Non male- disse. -Ma hai ancora molto da imparare.-
Quindi si alzò e recuperò la bacchetta prima che lei avesse l'opportunità di capire quello che aveva detto, e di riprendersi dalla confusione che l'aveva lasciata a terra.



~


Api. Di nuovo, mille di quegli insetti uscirono da un buco dentro alla sua testa.
Girò la guancia sul cuscino, respirando.
Quelle continuarono a ronzare.
Aprì gli occhi.
La stanza era buia e vuota; suo padre prima di lui aveva avuto diritto all'appartamento in cui si trovava, così come il nonno, e il bisnonno prima ancora. Fissò il soffitto spoglio e completamente pulito, privo di quella muffa nauseante che latente appestava le pareti del resto del dormitorio. Il suo era poco più su, in cima a una scala a parte.
Ascoltò il rumore che facevano i pensieri dentro alla sua scatola cranica, producendo il ronzio di una macchina a motore. Poi scostò le coperte con un braccio, alzandosi a sedere. Il buio era l'unica presenza visibile.
Aveva perso due importanti occasioni, negli ultimi due giorni. Le uniche due occasioni per fare quello che sin dal sabato mattina di Novembre aveva atteso con insostenibile ansia. La prima quella scorsa notte, quando l'aveva lasciata tornare in camera. La seconda la stava perdendo adesso.
Chiuse gli occhi. Una vertigine più forte delle altre lo colpì alla fronte, facendolo barcollare. Perchè l'aveva lasciata andare? Non aveva forse visto dell'imbarazzo, sulle sue guance, in quel momento?
Stava prendendo tempo. A due settimane nemmeno dalla fine. Come se ne avesse bisogno.
Inspirò.
Aveva dato un mese di tempo alla scommessa per giungere a quel momento. Trenta lunghissimi giorni. E ora, li spargeva come granelli di sale lasciandoseli scivolare fra le dita.
Amicizia. Quella parola gli tornò nelle orecchie come un mantra indesiderato. Aveva davvero lasciato che quella scommessa lo avvicinasse fino a quel punto alla mezzosangue? Davvero aveva confuso gli scopi coi mezzi necessari a raggiungerli? Quell'avvicinamento non ci sarebbe dovuto essere. Quelle sensazioni non avrebbero dovuto esserci.
Pensava davvero che ritardare il momento lo avrebbe reso meno brutto? Pensava che lei non lo avrebbe odiato lo stesso?
Richiuse gli occhi.
Lo sai che tornerai ad annoiarti dopo, disse una di quelle api che si era arrampicata fino alla parte interna del suo timpano. Lo sai che ti pentirai di averlo fatto.
Digrignò i denti, schiacciando l'orecchio sul cuscino.
E' per questo che lo sto facendo, le disse. E' per questo che sto aspettando.

La pioggia che batteva umida sulla finestra della torre rigò il vetro con una lacrima, sul riflesso del suo viso chino.
La stanza era deserta, Ginny era sparita con Luna probabilmente per rifugiarsi nel suo dormitorio. L'unica luce accesa veniva dalla candela sulla scrivania, alla quale Hermione sedeva con le spalle curve.
Aveva sonno, ma aveva qualcosa di estremamente più urgente da fare. La penna, una bella penna d'oca affusolata, scorreva incessantemente sulla carta. Accanto a sè una pergamena logora e macchiata di muffa crepitava sotto alla fiamma come una foglia secca; le poche rune inciseci sopra brillavano del loro inchiostro consumato dal tempo.
Scacciò il pensiero del ragazzo che gliel'aveva affidata, costringendosi a concentrarsi. Nel frattempo, una mano bianca arrivò a stringerle lo stomaco, mozzandole il respiro per un secondo.
Spostò gli occhi sul foglio di carta scarabocchiato, trascrivendo le ultime lettere rimaste sulla reliquia consumata. Poi si fermò, fissando quest'ultima con espressione stupita.
L'aveva terminata.








Per le lettrici della vecchia versione: ho riproposto l'episodio del solletico, per voi.
So che le ultime modifiche hanno allontanato di molto la nuova versione dall'originale, le aggiunte sono talmente tante che forse il filo potrebbe sembrarvi completamente differente, o addirittura potreste credere che ho dimenticato la trama della vecchia storia. Non è così.
Ho modificato molte cose, è vero; certe scene mi sembravano infantili e inutili ma una l'ho voluta lasciare, se non uguale, il più possibile simile, ed era questa. Ce ne saranno altre, più o meno fedelmente riprese dal vecchio scritto, soprattutto in questa seconda metà della storia. Non voglio eliminare alcune delle scene che per me sono state importanti nella stesura della prima versione, e che voi avete apprezzato di più, nonostante a distanza di anni mi sembrino ridicole o infantili. E' pur sempre una revisione, quella che sto facendo, e non mi permetterei mai di stravolgere la storia fuori dai limiti.

Piccolo quiz: cosa sono le "api" che Draco sente nella sua testa?

Un bacio a tutte dopo una lunga assenza più o meno giustificata.
 Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15 ***


15
Capitolo 14
~~





Fissò gli occhi sulla sua testa china, appoggiata al tronco di un albero.
I suoi amici lo attorniavano sull'erba, mentre si passavano strane fotografie strappate a chissà quale malcapitato. Lui era in piedi, impegnato in una conversazione quasi monologica con Nott, il quale gesticolava animatamente.
A un tratto alzò gli occhi da terra e incontrò il suo sguardo, fermo sotto ai portici adombrati del cortile. La sua espressione sembrò farsi improvvisamente più sveglia.
Gli fece cenno con un dito, indicandosi discretamente le spalle, poi si girò sparendo oltre la fessura dell'entrata.
Una volta attraversato il porticato proseguì lungo il sentiero che portava alla foresta, a est della capanna di Hagrid. Draco la seguiva da lontano, guardandosi ogni tanto le spalle.
Poco dopo superò il varco della vallata della laguna, e la trovò in piedi sulla riva, le spalle illuminate dal sole del mattino.
-Che succede?- chiese avvicinandosi alla sua schiena.
Hermione si girò con un insolito sorriso e allungò un braccio verso di lui.
-L'ho finita- disse, porgendogli una pergamena stropicciata.
Gli occhi di Draco s'illuminarono di colpo, abbandonando l'imperscrutabilità, e la sua espressione gratificò segretamente l'orgoglio della ragazza, che aveva lavorato tutta la notte per riuscire a finire in tempo.
-Non ci credo!- esclamò, afferrandola.
Spiegò il foglio davanti agli occhi grigi, avido di leggerne il contenuto. Sotto ai segni delle rune, poche lettere a matita andavano a formare la frase che quella pergamena gli aveva tenuto nascosta per settimane.
Quando provò a leggerle, tuttavia, il suo entusiasmo sembrò vacillare, così come la luce nei suoi occhi.
-Ma cosa..- esclamò, aggrottando la fronte -Erouc li.. amotlovliottelfir..non? Ma che significa?-
Alzò gli occhi su di lei, confuso, ed Hermione ricambiò l'occhiata con un'alzata di spalle.
-Ho controllato tre volte, non c'è nulla di sbagliato nella traduzione.-
Draco riportò gli occhi al foglio.
-Potrebbe essere una formula- ipotizzò, tirando fuori la bacchetta dalla tasca. -Vediamo.-
Pronunciò l'incantesimo, agitando il polso, ma nulla di anomalo scaturì dalla punta della bacchetta, provocando effetti visibili.
-Lascia provare me- disse Hermione col suo solito fare sapientino, riprendendosi sicura la pergamena.
-Eroucliamotlovliottelfirnon- sillabò.
Nulla.
-Forse sbagliamo pronuncia- disse grattandosi dubbiosa la testa. Draco storse la bocca.
-E se non fosse un incantesimo?- azzardò. -Potrebbe essere una lingua.-
-Lingua?-
Annuì con decisione. -Dovresti cercare in biblioteca, sono sicuro che troveresti qualcosa-
-Ovviamente tu dai solo ordini, giusto?-
Draco incurvò le labbra in un ghigno, riprendendosi il foglio.
Prese a girarselo fra le mani con attenzione, in cerca di chissà quali tracce, finchè non si gettò seccato sulla riva, sbuffando sonoramente. I suoi capelli si sparsero sull'erba umida di rugiada, simili a tanti steli gialli.
-Ci deve essere un modo- bofonchiò, alzandosi il foglio davanti agli occhi in modo da filtrarne i raggi del sole. Probabilmente sperava di portare alla luce qualche indizio nascosto fra le lettere.
Hermione si avvicinò al suo corpo steso, osservandolo studiare il geroglifico. Quando gli fu davanti, la sua attenzione venne attratta da qualcosa sull'acqua, appena dietro la sua testa. Sporse il collo. La formula incisa sulla pergamena giaceva sulla superficie liquida, riflessa dal sole che ci batteva dietro.
-Nonriflettoilvoltomailcuore..- lesse.
Draco alzò gli occhi accigliato. -Cosa?-
-Non rifletto il volto ma il cuore- ripetè, sbigottita. Poi si accese. -..Ma certo!-
Draco fece per riaprire bocca ma lei gli strappò la pergamena di mano, costringendolo ad alzarsi.
-E' scritta al contrario, vedi?- disse indicando la superficie del lago mentre con la mano vi specchiava la pergamena. -Era l'ultimo ostacolo. Dopo le rune, la scritta capovolta!-
Malfoy la guardò stupefatto, come se davanti non avesse una mezzosangue insopportabile ma un'entità geniale e stupefacente.
-Incredibile..- disse, passandosi perplesso una mano sulla nuca.
-E' uno specchio- asserì convinta.
Strabuzzò gli occhi -Che?-
-Ovvio. E' un indovinello, no? Cos'altro può riflettere oltre all'acqua? Uno specchio riflette tutto ciò che ci metti davanti, e può essere sicuramene nascosto. Cos'è che avevi detto? Che avevano chiuso qualcosa nella Stanza delle Cose Nascoste. Deve essere così, ne sono certa.-
Draco la fissò sbalordito, impressionato dalla capacità di parlare senza mai riprendere fiato della giovane.
-Forse ti sfugge un particolare- azzardò con serietà. -Non rifletto il volto, ma il cuore. E' chiaramente una metafora, non può essere un vero specchio.-
Hermione chiuse la bocca interdetta, senza sapere che dire. Abbassò gli occhi, aggrottata, e poi sedette sulle ginocchia, la testa fra le mani come per costringersi a concentrarsi. Draco restò in piedi a fissare la scritta enigmatica.
-Potrebbe trattarsi di una pozione.. qualcosa di simile al veritaserum, ad esempio.-
-E lo nasconderesti sotto a una coperta? Figurati se Piton non ne saprebbe niente. Ha di tutto, in quel suo sgabuzzino!-
Malfoy annuì concorde, crucciandosi.
L'impresa si stava rivelando più ardua del previsto.
All'improvviso, qualcosa si accese dentro alla testa di Hermione, come una lampadina.
Ricordò di aver sentito Harry parlare di uno strano oggetto magico, durante il primo anno. Qualcosa di cui non aveva inizialmente capito nulla.
Erano da poco diventati amici, dopo l'incidente con il troll di montagna, e lui e Ron si scambiavano informazioni sospette riguardo a qualcosa che avevano scoperto durante la notte, uscendo di nascosto. Lei aveva tentato di farsi dire di cosa si trattasse, ma i due l'avevano scacciata, preoccupati probabilmente che li sgridasse o andasse a riferire tutto alla McGranitt. A distanza di anni, quelle parole le tornarono alla mente con la forza improvvisa di un'illuminazione, ed Hermione ricordò le poche informazioni che era riuscita a sentire da loro: specchio, fantasmi, coppa delle case. Ricordò di aver pensato che avessero trovato uno specchio incantato, qualcosa in grado di riflettere i morti, o roba altrettanto impossibile.
Lentamente, quell'idea si fece padrona della sua mente, lasciandola sempre più convinta.
-Devo andare- disse alzandosi di botto.
Malfoy si voltò a guardarla sbalordito.
-Penso di aver avuto un'idea, ma non ne sono sicura. Ci rivediamo qui alla solita ora- annunciò, e si allontanò correndo senza neanche dargli il tempo di rispondere.

~

Harry si strinse accuratamente un nodo della tuta di Quidditch, in piedi davanti all'entrata del dormitorio. Stava giusto uscendo per un allenamento straordinario quando Hermione lo afferrò per un braccio, rispedendolo senza troppi complimenti dentro alla stanza.
-Eih! Che diavolo ti salta in mente?!- esclamò sconcertato. -Stavo uscendo!-
-Ci vorrà un attimo- disse lei come se niente fosse.
Poi si guardò attorno con attenzione, prima di sedersi sul bordo di un letto.
-Harry, ricordi la prima volta che siamo arrivati qui, quasi sei anni fa?-
L'amico strabuzzò gli occhi, non preparato a una domanda del genere.
-Non è una cosa che si dimentichi tanto facilmente..-
Lei fece un sorrisetto, trascinando la suola della scarpa.
-Non siamo andati subito d'accordo, vero? Inizialmente litigavamo sempre.-
La guardò allibito, come se non sapesse se prenderla per pazza o sospettare qualcosa.
-Ricordo che tu e Ronald ne combinavate di tutti i colori e non volevate mai ascoltare i miei consigli. Fortuna che vi siete ravveduti, o non sareste ancora qui!-
-Ok, dove vuoi arrivare?- chiese incrociando le braccia al petto.
Hermione sorrise alzando gli occhi castani con una strana luce nello sguardo.
-Stavo leggendo il mio ultimo libro, quello sulle Leggende del Nord. Sai, quello che ho comprato il mese scorso a Hogsmeade.-
Il ragazzo annuì.
-A un certo punto, mi sono imbattuta in un capitolo alquanto curioso. Parla di oggetti magici nascosti in diversi luoghi del mondo, ovviamente stando a quanto dicono le leggende. Uno di questi sembra essere uno specchio. Non ho capito bene, ma è come se avesse il potere di mostrare cose diverse dal riflesso di una persona. Cose impossibili..-
Lo sguardo di Harry si fece scuro, segno che le parole della ragazza avevano trovato appiglio da qualche parte nei suoi pensieri.
-Così mi è venuto in mente un episodio del primo anno, appena dopo il nostro arrivo qui. Tu e Ronald parlavate di uno specchio simile nascosto dentro alla scuola, qualcosa che rifletteva roba che non poteva succedere o che forse sarebbe potuta succedere. Lo so perchè vi ho sentiti, ma non avete voluto dirmi niente. Credo aveste paura che lo andassi a riferire a qualcuno-. Si fermò, osservando l'espressione del ragazzo incupito.
-Ho pensato che magari potessero essere la stessa cosa...-
Il viso di Harry sembrò rabbuiarsi momentaneamente sotto al peso di vecchi ricordi, ma poi si sedette sul letto accanto a lei, i gomiti poggiati alle ginocchia.
-Hai davvero una gran bella memoria- disse, con un mezzo sorriso.
Lei stette in silenzio e aspettò che lui parlasse.
-E' vero- ammise infine. -Eravamo usciti di nascosto. Ma sono stato io a scoprirlo per primo. Dovevo raggiungere il reparto proibito della biblioteca, in cerca di notize su Flamel. Avevo il mantello di mio padre, quello che mi ha lasciato Silente in regalo per Natale. A un certo punto, un libro che tenevo in mano si è messo a urlare, proprio come una persona, e Gazza è comparso immediatamente alla porta. Sono riuscito a non farmi vedere, mentre sgattaiolavo via, ma poco dopo è arrivato Piton, e tutti e due mi stavano cercando. Allora ho corso, in mezzo al buio, senza neanche sapere dove andavo. E, improvvisamente, mi sono trovato dentro a una stanza. Lì ho scoperto la cosa più bella e triste che io abbia mai visto in vita mia: uno specchio delle brame.-
-Delle brame?- ripetè Hermione colpita.
Annuì. -Hai mai pensato a cosa vedresti se il tuo cuore potesse specchiarsi in uno specchio e rivelare ciò che di più profondo e segreto contiene all'interno?-
Hermione non rispose, muovendo inconsapevolmente la testa. Non rifletto il volto ma il cuore. Ora aveva senso.
-In quello specchio ci ho visto i miei genitori per la prima volta, e tutti gli altri componenti della mia famiglia. Ma erano morti, e non stavano dentro allo specchio. Stavano dentro di me.-
Hermione alzò gli occhi sul suo profilo bianco, perso nella contemplazione di qualcosa di invisibile davanti a loro.
-Oh Harry...- disse, sentendosi improvvisamente triste.
Lui alzò la testa e le rivolse un sorriso piatto. -E' passato tanto tempo, e ho imparato a non cercarlo più. Silente lo sapeva, e alla terza notte è venuto a dirmelo. Credo che ci fosse tutte le volte che ero stato lì, me lo aveva lasciato fare. Vuoi sapere cosa mi ha detto?-
Mosse la testa.
-L'uomo più felice della terra riuscirebbe a usare lo specchio come un normale specchio. Ma questo non dà la conoscenza nè tantomeno la verità. Ci sono uomini che ci si sono smarriti, perdendo il senno perchè non sapevano se quel che vedevano è reale o anche solo possibile. Non serve a nulla rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.-
Hermione ascoltò in silenzio.
-Per questo, non ho sofferto troppo quando lo hanno spostato.-
-Spostato?- Improvvisamente, il suo cervello si riattivò, come sotto a una scossa elettrica.
-Esatto- annuì. -Silente lo ha fatto portare in una nuova dimora, o così ha detto. L'ultima volta che l'ho visto è stato nella camera della pietra filosofale, lo ha utilizzato per tendere un tranello a Voldemort. Ma, dopo di ciò, è misteriosamente scomparso dal castello. Credo che lo ritenesse troppo pericoloso per lasciarlo in giro.-
Hermione restò in silenzio, avvilita. Da un lato il racconto di Harry l'aveva toccata, e forse era d'accordo anche lei nel ritenere che un oggetto del genere avrebbe sicuramente portato più danni che felicità nella vita di chiunque vi si fosse imbattuto. Dall'altro, la delusione di Malfoy e anche la propria, dopo tutto il tempo che le ci era voluto per tradurre la pergamena, erano qualcosa con cui non voleva fare i conti, arrivata a quel punto.
-Ti ringrazio, Harry..- disse, alzandosi dal letto a baldacchino dopo un po'.
L'amico la guardò da basso coi grandi occhi verdi cerchiati dagli occhiali.
-Mi dici perchè ti interessa?-
-Te l'ho detto, l'ho trovato nel libro-
-Credevo parlasse di animali selvatici e creature strampalate.-
-Non solo- tagliò corto.
Segretamente, sentì la coscienza rimorderle per la bugia che era stata costretta a raccontare. Una delle tante.
In quel momento, avrebbe quasi voluto poter confessare tutto. Quella era stata una delle rare conversazioni profonde che lei ed Harry avessero fatto da lungo tempo. Un po', sentì di doversi vergognare per aver ripagato la confessione dell'amico con una bugia così gretta e sfacciata.
Ma non avrebbe potuto dirgli della pergamena e di Malfoy. Quella era una confessione che avrebbe richiesto molto più di un pomeriggio per poter essere giustificata.
-Stavi andando?- gli disse, alludendo alla scopa che Harry aveva lasciato stesa ai piedi.
Il ragazzo annuì, alzandosi come lei.
-Allenamenti duri- rispose, recuperando il sorriso.
Lei incurvò le labbra di rimando e un attimo prima di uscire dal dormitorio gli allacciò un braccio attorno alle spalle, stringendolo forte.

~


-E così lo hanno portato via- disse, strappando un ciuffo d'erba dalla riva.
Hermione non rispose, limitandosi a sedere cupa con gli occhi sulle mani allacciate in grembo.
-Uno specchio dei desideri, però! Mi sarebbe piaciuto vederlo, chissà che fine avrà fatto.-
Scrollò le spalle. -Harry non ne sa nulla, Silente non ha voluto dirglielo. Ha detto solo un'altra dimora.- Gli occhi castani erano chini sulle ginocchia, tetri, eppure qualcosa sembrava muoversi dentro di loro, qualcosa di inquieto.
-E' tutto molto strano- disse, a bassa voce.
Draco spostò gli occhi su di lei.
-Perchè il telo? Hai detto che non c'era prima, non c'erano tutti e due. Nemmeno la pergamena.-
Malfoy stette in silenzio.
-Sei sicuro di non esserti sbagliato? Magari non ci hai fatto caso..-
-Sono assolutamente certo che non ci fosse. Lo so, vicino all'armadio non c'è mai nulla-
-Armadio?-
-L'armadio nella Stanza delle Cose Nascoste. Ci siamo passati vicini.-
-Ah..- fece lei, vagamente confusa.
Malfoy tossicchiò come se avesse ingoiato un insetto, agitandosi sul posto.
-Effettivamente è molto strano che sia comparsa ora- disse, grattandosi la testa, -Immagino che la pergamena fosse una specie di progetto, qualcuno deve aver realizzato l'idea e spedita a un fabbro per farla eseguire, ma ormai dovrebbero averla buttata. O, comunque, dovrebbe trovarsi assieme allo specchio.-
Improvvisamente, un lampo colpì la testa della ragazza, lasciandola basita.
-Quando hai detto di averla trovata?- chiese, spalancando gli occhi.
-Circa tre settimane fa- fece lui, cercando di ricordare. -Il giorno in cui ho saltato le lezioni.. ricordi?-
Hermione neanche rispose, sbattendo le mani a terra con un tonfo. -Tre settimane!- squittì, in preda a un'emozione improvvisa.
Draco la guardò come se fosse impazzita.
-Ed è apparsa all'improvviso? Quanto tempo era che non ci andavi? Il giorno prima, il giorno prima ci eri stato?-
-No..- fece lui, sbigottito.
Hermione chiuse gli occhi. Stai andando da Silente? Oh sì, mi ha mandato a chiamare. Credo abbia qualcosa da mostrarmi, è stato molto riservato.
Tirò un lungo respiro, in preda a una sorta di vertigine.
-Malfoy, non ti sembra un po' strano che questa roba sia apparsa all'improvviso proprio ora?-
Malfoy aggrottò le sopracciglia, fissandola stranito. -E' quel che ho detto. Strano che sia rimasta in giro dopo l'allontanamento dello specchio.. strano che qualcuno l'abbia ritirata fuori.-
Scosse la testa, impaziente. -No, non capisci. Lo specchio è qui! Lo hanno riportato indietro, è nel castello!-
Sbarrò gli occhi, incapace di credere alle proprie orecchie. -Che vai blaterando?-
-Ho incontrato Hagrid prima di venire qui quel giorno. Intendo, il giorno prima che tu mi dessi la pergamena. Stava andando da Silente! Aveva qualcosa da mostrargli, qualcosa di riservato. E adesso ha un colpo della strega! Capisci cosa sto dicendo? Devono averlo riportato nel castello, qualcuno deve averlo messo lì.. momentaneamente, ma Silente deve sapere che c'è chi conosce la Stanza delle Necessità, mi hai detto che Gazza va a rifornirsi lì di detersivi. Andava spostato il più in fretta possibile e il giorno dopo, non c'era già più. Il giorno in cui hai trovato la pergamena e me l'hai data! Dio, come ho fatto a non pensarci?-
Draco la fissò sconcertato, indeciso se credere alla sua follia isterica o cercare un modo per controbatterla. Alla fine, espresse un'unica domanda:
-Dove pensi che l'abbiano messo?-
Hermione girò gli occhi su di lui sorridendo, un luccichio mai visto nel suo sguardo da cerva nocciola. -E' proprio qui che viene il bello.-






Scoccarono le dodici in punto, l'orologio attaccato alla parete lo segnò con uno scatto secco e per tutto il castello il rumore delle campane della torre risuonò con un lugubre lamento.
Le lanterne dei corridoi si spensero una ad una con il passare di Gazza, in giro per la ronda notturna. Dopo quella, si sarebbe mosso solo se chiamato da qualche rumore sospetto o dagli avvertimenti della sua fidatissima gatta.
Hermione giaceva vestita sotto alle coperte. Ginny era tornata a dormire con lei, e stavolta sembrava davvero che lo stesse facendo. Ascoltò il suo respiro nel silenzio tombale della stanza, osservando le lancette muoversi dietro al quadrante dell'orologio. Poi, cautamente, scostò le lenzuola ai piedi del letto.
Il corridoio del settimo piano era buio, così accese la bacchetta, puntandola a terra per limitarne il raggio di luce. Scese le scale di pietra e trattenne il fiato davanti a decine di quadri addormentati, posando con delicatezza infinita il piede su ogni scalino.
Arrivata al terzo piano, si fermò. Il buio si allungava immenso davanti ai suoi occhi aperti, nascondendo le porte e le stanze che era abituata a vedere di giorno. Tutto sembrava estremamente diverso, a quell'ora della notte.
Si avvicinò alla parete, allungando titubante le dita verso il muro. Inaspettatamente, sentì il braccio strusciare conto qualcosa di duro e un paio di dita fredde stringersi attorno al suo polso. Trattenne un urlo, girandosi di scatto, e il volto di Malfoy le apparve a soli dieci centimetri dal naso, mezzo illuminato dalla bacchetta. Spalancò gli occhi sui suoi, mentre lui le tappava la bocca con una mano e incurvava divertito un angolo delle labbra. Poi la spinse verso il centro del corridoio, continuando a tenerle il braccio.
-Allora- bisbigliò una volta allontanatala il più possibile dallo sbocco delle scale -Da che parte?-
Hermione sbirciò l'oscurità alla sua destra, cercando di distinguere i contorni delle cose nel buio.
-Dobbiamo raggiungere la biblioteca.. e da lì sperare in un colpo di fortuna.-
-Non hai indicazioni più precise?-
-Non essere ridicolo.- lo fulminò -Harry si è già insospettito abbastanza.-
Draco sbuffò roteando gli occhi e accese anche la sua bacchetta.
Lentamente, si inoltrarono nel nero profondo della notte, strisciando vicino alla parete in modo da non andare a sbattere. In tre minuti raggiunsero la biblioteca e la superarono senza fermarsi.
Harry aveva detto di aver corso senza una vera destinazione, quella notte, ma di aver trovato la porta della stanza vicino a un'armatura. Così, cercarono la sagoma di una corazza lungo tutte le pareti che riuscirono a incontrare. Svoltarono diverse volte lungo corridoi che a quell'ora potevano essere tutto tranne che i corridoi in cui erano abituati a girare di giorno. Sembrava che di notte la scuola si trasformasse in una sorta di labirinto, e non era una teoria totalmente da escludere, viste le ferree regole che vietavano l'uscita degli studenti dai dormitori e i trabocchetti di cui era capace Silente per disorientare i trasgressori. A un certo punto, oltre un angolo, la sagoma di un gatto apparve nel mezzo del corridoio, seduta sul pavimento. Hermione si fermò di colpo, sgranando gli occhi.
Mrs Purr li guardò entrambi con i grandi fari gialli, ferma in mezzo al passaggio deserto. Sembrò essere lì apposta per loro, ad attendere che svoltassero quell'angolo, ed Hermione la vide con sommo orrore alzarsi sulle quattro zampe ed emettere un miagolio, allargando le fauci dentate.
-Accidenti- esclamò il ragazzo che le stava alle spalle, senza potersi trattenere.
Hermione si voltò terrorizzata, già immaginando le parole espulsione e castigo piombarle pesantemente fra capo e collo.
-Sbrigati- le sussurrò all'orecchio, e prima che avesse il tempo di collegare il cervello ai piedi, la trascinò di corsa alle spalle della gatta.
-Mrs Purr, dove sei?- sentirono una voce da un punto indefinito delle scale. Gazza era apparso immediatamente dal nulla, richiamato dal verso lamentoso del felino. -Che cosa hai visto, tesoro, qualcuno è fuori dal letto?-
Hermione sentì il cuore rimbombare tumultuoso in petto e sgranò gli occhi nell'oscurità, non vedendo nulla se non brevi schizzi di luce causati dalle bacchette. A un certo punto intravide l'elmo di un'armatura, proprio accanto a una porta chiusa, e piantò i piedi a terra stridendo.
-Che diavolo fai?- sbraitò Malfoy in preda alla fretta, girandosi stralunato a guardarla.
Lei non si sprecò neanche a rispondere, tanto poco fiato aveva per la corsa e lo spavento, e lo afferrò maldestramente per il braccio, trascinandolo senza troppi complimenti verso l'entrata.
Una volta chiusaci dentro, schiacciò l'orecchio contro l'anta e bisbigliò a bassissima voce un incantesimo attraverso la fessura. In quel momento il corridoio venne illuminato dalla luce di una lanterna e i piedi di Gazza si fermarono al suo inizio.
-Che cos'hai fatto?- bisbigliò Draco agitato vedendola riporre la bacchetta.
-Un incantesimo di trasparenza, renderà invisibile la porta per qualche minuto- rispose lei altrettanto tesa.
Malfoy la fissò scioccato, il volto stravolto dall'agitazione, ed entrambi udirono distintamente i passi del custode avvicinarsi alla porta. Trattennero il fiato, stringendo le bacchette come se avessero in qualche modo potuto difendersi, e aspettarono che i passi si facessero prossimi, esattamente davanti a loro.
Gazza si fermò. Mrs Purr, ai suoi piedi, miagolò famelica, prendendo a soffiare contro la parete. Hermione ricordò che Harry aveva detto di temere i poteri della gatta, la quale sembrava fiutare la sua presenza anche quando si trovava sotto al mantello.
-Che c'è, tesoro, senti qualcosa?- disse il custode assottigliando gli occhi per guardarsi attorno.
Hermione abbassò una mano tesissima e incontrò accidentamente quella di Malfoy, inerte lungo il fianco del ragazzo. Istintivamente, la strinse all'altezza del polso, come per trattenersi dallo svenire.
Il volto del custode si voltò perpendicolarmente alla porta, passandoci sopra lo sguardo senza vederla e poi si fermò improvviso sull'armatura, ritta immobile sulla parete. Aggrottò la fronte, confuso, avvicinando il naso adunco alla sua corazza rame. La gatta miagolò stridula, prendendo a soffiare più forte. La mano di Gazza si alzò dal fianco e si allungò verso la parete a destra dell'armatura, esattamente dall'altra parte. Incontrò il muro solido, freddo, e le sue dita si ritrassero con uno scatto. -Canaglie- lo sentirono grignare.
-Forza tesoro- disse poi al felino, facendo un passo indietro. -Non possono essere andati lontano.-
La gatta soffiò irritata, cercando di richiamarlo indietro, ma alla fine dovette cedere e seguirlo, continuando a lanciare miagolii di protesta.
Hermione tirò un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi come se per un attimo avesse temuto di morire. Accanto a lei, Draco deglutì e strinse le ciglia per reprimere manifestazioni troppo evidenti. Il suo braccio si liberò immediatamente dalla sua presa, che però fino ad allora aveva continuato a tenere.
-Non so davvero come abbiamo fatto a cavarcela- disse, guardandola rigido, ma nei suoi occhi si leggeva un muto ringraziamento, che Hermione seppe cogliere sottilmente.
Si girarono, scrutando la sala nella quale erano finiti. 
Aveva l'aspetto di un'aula in disuso, le sagome dei banchi e delle sedie erano accostate lungo le pareti e c'era un sottile strato di polvere che avvolgeva il tutto, come se si fossero improvvisamente ritrovati nelle cantine disabitate del castello. Addossato al fondo, ultimo nella disposizione delle cose ma assolutamente non marginale quanto quelle, lo videro.
Un enorme specchio scuro, alto fino al soffitto e incorniciato da una preziosa cornice d'oro, intagliata con le lettere incise sulla pergamena. In mezzo a quel pavimento sgombro, totalmente svuotato dai banchi e dalle sedie che doveva aver ospitato un tempo, sembrava estremamente fuori luogo, ed Hermione capì che quello doveva essere il nascondiglio più sicuro in cui riporlo: laddove chi lo conosceva sapeva che non c'era più, e chi non lo conosceva non sarebbe mai entrato.
Lentamente, si avvicinarono alla sua superficie lucida, scrutandola guardigni. Il loro riflesso vi si specchiava perfettamente, le facce stupite, i capelli scarmigliati per la corsa. In un primo momento sembrò a entrambi non funzionare, riflettendo esattamente la loro immagine allungata. 
Hermione osservò i propri ricci spettinati e i grandi occhi marroni attenti. Accanto, Malfoy fissò le loro pallide fronti finchè improvvisamente non mosse un braccio, portandolo dietro alla sua schiena. Sgranò gli occhi, aspettandosi di sentire una mano toccarle il fianco, ma questo non avvenne. Il braccio di Malfoy restò immobile, steso lungo il fianco del ragazzo. Hermione girò sbigottita gli occhi su di lui e lo vide fissare con espressione insondabile lo specchio, l'aria cupa. Riportò così lo sguardo avanti e in quel momento, dal fondo della lastra, numerose pallide facce affiorarono lentamente dalla coltre nebbiosa, prendendo sempre più nitidezza davanti ai suoi occhi. Alcune di loro la guardavano sorridendo, altre la fissavano semplicemente con serietà, ma senza alcuna traccia di scherno. Le riconobbe; le vedeva durante le lezioni tutte le mattine.
Sentì la pelle delle braccia tirare con un brivido, mentre all'altezza dello stomaco un nodo di budella le strinse forzatamente la vita, togliendole il respiro. Il Draco dello specchio piantò gli occhi grigi nei suoi, sorridendole appena con quel suo modo tutto particolare di incurvare le labbra all'insù. Le sue dita strinsero il fianco sotto alla stoffa, e sembrarono tenerla con una sorta di possesso, come se si trattasse di un gesto familiare. Deglutì, distogliendo lo sguardo scottata.
Malfoy continuava a fissare il vetro senza fiatare, poi improvvisamente si voltò con una strana espressione, la fronte lievemente piegata.
-Spostati di lato, voglio guardare da solo.-
Sgranò gli occhi, e prima che potesse recepire il messaggio si sentì allontanare da un braccio, fermandosi lateralmente allo specchio. Ora era da solo al centro, ritto davanti alla lastra. I suoi occhi vagarono dal suo riflesso a qualcosa alla sua destra, per poi spostarsi sul volto di Hermione ormai fuori dalla portata del vetro, e un improvviso mutamento si diffuse segretamente nelle sue iridi. Lo vide allargare le pupille, e allungare impercettibilmente il collo.
Per dieci lunghi secondi nessuno disse niente, nè si mosse. Hermione lo vide scrutare lo specchio, come per leggerci dentro un messaggio, e infine allontanare il viso dalla sua superficie, indietreggiando lentamente.
-Deve esserci qualcosa che non va- lo sentì dire. I suoi occhi sembravano inquieti, ma i lineamenti del viso erano tesi a mantenere un'espressione tranquilla. -Non funziona. Ecco perchè lo hanno riportato.-
Sgranò gli occhi, incapace di credere a quell'affermazione, ma Draco voltò bruscamente le spalle all'oggetto, allontanandosi verso la porta.
-Usciamo- ordinò.
Aggrottò le sopracciglia, seguendolo un secondo più tardi con espressione perplessa. Che cosa poteva aver visto per sentire la necessità di mentire così?
Draco si girò ad attenderla, fissandola teso con gli elettrici occhi grigi.
-Con te ha funzionato?- domandò. Improvvisamente sembrava essersi ricordato che anche lei ci si era specchiata, e che avrebbe facilmente potuto smascherare la sua bugia.
Sentì le guance infiammarsi, ricordando lo sguardo del ragazzo dentro allo specchio, e avvertì le budella riattorcigliarsi selvaggiamente dentro al suo stomaco.
-No- affermò, forse un po' troppo precipitosamente. -Non ho visto niente. Hai ragione... deve essere rotto.-
La squadrò serio, scorgendo una traccia di menzogna nei suoi scuri occhi nocciola, ma dovette stringere le labbra e annuire.
Una bugia per una bugia.
Lasciarono la stanza, controllandosi prima le spalle per accertarsi che Gazza fosse sparito. Il loro cuore echeggiò agitato all'interno delle casse toraciche, facendo temere a entrambi che potesse schizzare via. Non parlarono, troppo impegnati a soffocare la sensazione che la visione dello specchio aveva lasciato dentro di loro, e troppo  consapevoli di essersi mentiti a vicenda in maniera del tutto evidente. Hermione alzò un occhio su di lui, pallida. Sapeva che lo specchio  funzionava, sapeva che lo aveva fatto anche con lui. Il motivo per cui non voleva ammetterlo, probabilmente, era legato alla visione, ed Hermione sapeva che lui non avrebbe mai condiviso con lei qualunque cosa ci avesse visto. Faceva parte dei suoi innumerevoli segreti.
Da parte sua, Malfoy fu certo che la ragazza avesse mentito, ma ciò non lo stupì. Qualunque cosa avesse visto, lui era certo l'ultima persona a cui lo avrebbe detto. 
Si fermarono all'altezza dell'incrocio delle scale, puntando le bacchette sul pavimento.
I loro respiri si persero nella tromba buia e infinita sotto di loro.
Draco alzò lo sguardo su di lei, gli occhi grigi appesantiti da un qualcosa di schivo e attratto al tempo stesso.
-Sali tu- le disse. -Io controllo che non arrivi nessuno- e girò le spalle a fissare il vuoto senza più dire una parola.








Buonasera! :)
Uff, che fatica. Questo è uno dei capitoli che mi sono divertita di più a scrivere, recentemente, ma non per ciò mi ha dato meno problemi. Ci ho lavorato più giorni, è uno di quelli che non erano presenti nella vecchia versione - come quasi tutti quelli postati dal quinto in poi, a dire il vero - e per farlo mi sono dovuta andare a rileggere diversi passi del primo libro, il che mi ha naturalmente fatto piacere.
So che morite dalla curiosità di sapere che cosa abbia visto Draco nello specchio, anche se non è molto difficile immaginarlo. Nel prossimo capitolo verranno svelati più dettagli e anche qualche chiarimento riguardo alla visione di Hermione.
Ora, passando ai ringraziamenti, sono finalmente felice di poter citare il nome di nuove persone, che hanno rallegrato le mie giornate lasciando tanti inaspettati commentini al capitolo precedente:
isabel gardin 99, peetaspromise, CloveRavenclaw39, Aleria, lullubieber e per ultima, ma mai meno importante, barbarak. Vi ringrazio infinitamente per le vostre splendide parole, ognuna a modo suo mi ha rinfrancato l'animo, ed era davvero tanto che non ricevevo così tanti commenti in un solo capitolo! Sono al settimo cielo.
Alle domande di ognuna risponderò privatamente sotto ai messaggi, alcune mi hanno posto quesiti davvero interessanti e sono felice di vedere che la storia scatena tante curiosità.

Un bacio a tutte, spero abbiate passato un buon weekend.

 Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16 ***


16
Capitolo 15
~~





Il corridoio era lungo, più di quanto lo ricordasse. I suoi piedi lo percorsero al centro, seguendo le mattonelle, mentre lungo le pareti diversi studenti si fermavano a guardarla.
Li sentì ridere, dirsi qualcosa all'orecchio. Ignorò le loro voci e si sforzò di non notarli. A un tratto qualcuno le si parò davanti, avanzando sicuro fra la folla. Lo vide avvicinarsi sempre di più, come se avesse voluto scontrarla, per poi spostarsi all'ultimo. Si girò con un senso di agitazione addosso e si stupì di incontrare gli occhi di Malfoy, illuminati da una fiamma di ilarità. Non era lo stesso che le aveva camminato contro. Uno scoppio di risa la colpì alle orecchie, e lei girò la testa abbassando lo sguardo.
Il muro era finito.
Restò a fissarlo smarrita non capendo come avesse fatto a non accorgersi di essere ancora lì. Alle sue spalle il corridoio ricominciava allungandosi a ritroso, come all'interno di uno specchio. Si girò, alzando gli occhi dal pavimento: gli stessi studenti di prima parlavano ignari fra di loro, come se non l'avessero ancora vista. Tornò indietro, stringendosi i libri al petto, e di nuovo qualcuno si girò al suo passaggio. Uno a uno, tutti i presenti ripresero a spiarla prima con sospetto, poi sempre più platealmente. Tornarono le risate e le prese in giro soffocate. Alzò gli occhi su di loro, irritata, e fra le cravatte verdi intravide gli occhiali di Harry, e la zazzera rossa di Ronald. Dietro di loro, c'era anche Ginny. Si fermò, sbalordita, e loro presero a bisbigliare sottovoce sorridendo, fissandola insieme al resto della folla di studenti. Improvvisamente, fu come se tutta la scuola si fosse fermata intorno a lei, per ridere di qualcosa di cui non si rendeva conto. Sentì freddo alle gambe e abbassò gli occhi sui suoi piedi. Si accorse di essere senza scarpe, scalza come una pazza o una barbona; e senza il resto dei vestiti.
Aprì gli occhi di scatto. Le pupille dilatate affondarono nel buio, mentre una coltre pesante schiacciò il suo corpo immobile sul letto. Sentì le ossa rigide, come se le avesse tenute in tensione per tutta la notte. Era mattina.

Attraversò il pian terreno lanciandosi discretamente un'occhiata alle spalle. In cuor suo, provò un segreto sollievo nel constatare che nessuno faceva caso a lei, proprio come tutti i giorni. Tirò un sospiro silezioso.
Erano passati anni, ormai, dall'ultima volta in cui aveva avuto un incubo. Credeva di essersi lasciata alle spalle quella fase. Lo specchio l'aveva destabilizzata più del previsto...
A mente rivide la sua lastra scura e irrealmente traslucida spiccare nell'oscurità della stanza. Ebbe un brivido.
Ricordò tutto ciò che sapeva sul suo potere, che aveva ascoltato di nascosto e che aveva imparato da Harry: lui ci aveva visto i suoi parenti, quelli che conosceva in foto e quelli che non aveva mai visto; Ronald se stesso vestito da caposcuola e capitano di Quidditch.
Aveva pensato che potesse mostrare cose impossibili, quando li aveva sentiti per la prima volta, ma adesso sapeva che non era così. Lo Specchio delle Brame rivelava fedelmente ciò che di più profondo e segreto si celava nei desideri di un uomo, ma soprattutto nelle sue paure.
Il timore di Harry era sempre stato quello di non avere nessuno su cui contare. Quello di Ronald di non essere all'altezza dei suoi innumerevoli e brillantissimi fratelli. E il suo, ovviamente, quello di non essere all'altezza di tutti.
Girò l'angolo per la sala dei banchetti, gonfiando il petto con un respiro profondo. Vederli tutti lì, dentro allo specchio, con le loro cravatte verdi e i sorrisi stampati sulle facce, era stato orribile. Quegli stessi occhi che di solito la  fissavano con scherno, quelle bocche da cui non uscivano che insulti.. I loro sorrisi sembravano essere lì per rassicurarla, eppure l'avevano inquietata profondamente. Era davvero questo, quello che si celava in fondo al suo cuore? Credeva di essersi lasciata da tempo quel passato alle spalle. Credeva di non volerlo più.
Chiuse gli occhi. Il volto di Malfoy, dentro allo specchio, la fissò spettrale. Aveva sentito il sangue gelarsi, davanti a quel viso, come sotto a una doccia ghiacciata. Eppure avrebbe potuto aspettarselo.
Dal giorno in cui era arrivata lì, sei anni prima, goffa e impettita come solo una ragazzina estremamente insicura poteva essere, il ragazzo biondo dall'aria strafottente e un intero albero genealogico di sangue puro nelle vene aveva espresso il suo giudizio su di lei prima ancora di presentarsi come si deve: inferiore. Era stato semplice. Se mai aveva creduto di potersela cavare in un mondo completamente nuovo, ci sarebbe comunque stato qualcuno che l'avrebbe sempre e incondizionatamente buttata giù. Era una legge che non poteva cambiare. Ma se non fosse stato per lui, e i suoi insulti, forse, a nessuno sarebbe venuto in mente di ghettizzarla. Lui era stato quello che l'aveva additata per primo. Era naturale che lo specchio gliel'avesse mostrato: lo sapeva.
Riaprì le palpebre, ricordando la luce negli occhi grigi del riflesso. Era naturale che lo specchio le avesse mostrato Malfoy, era naturale che le avesse mostrato tutti gli altri compagni di Serpeverde. Era naturale che si fosse ricordato di ciò che negli anni aveva tentato di soffocare. Ma c'era qualcosa, di profondamente anormale, nel resto.
Un sorriso.
Labbra.
Mano sul fianco.
La pelle si increspò come l'onda del mare sotto a un soffio di vento. Sentì le guance imporporarsi, esattamente come la sera prima, e sprofondò nel disagio. Perchè questo? Perchè lo specchio non si era fermato a quell'apparente riappacificazione, quella fratellanza improbabile ma assolutamente innocua col suo peggior incubo e nemico di sempre?
Sentì le dita stringersi sulla sua pelle come se la avessero toccata sul serio, nella realtà. Eppure stavano solo nella sua testa. Questo non faceva parte delle sue paure, si disse. Nè tantomeno dei desideri. Non faceva parte di lei. Il viso del ragazzo si inclinò leggermente sui suoi capelli, sorridendole malizioso da dentro lo specchio. Deglutì.
Non aveva mai pensato a Malfoy in termini che non fossero di odio o di volontà di rivalsa. Non aveva mai pensato a Malfoy. E sinceramente tremava all'idea di chiedersi perchè avesse visto il suo riflesso toccarla. Quello non sembrava semplicemente un modo per farla sentire a suo agio. Quella non sembrava semplicemente gentilezza. Sprofondò la testa fra le spalle, entrando nella sala a occhi bassi.

Quando la vide entrare abbassò istintivamente lo sguardo, cercando di rendersi il meno visibile possibile. Appena se ne rese conto, lo rialzò, e controllò che nessuno dei compagni se ne fosse accorto.
Portò gli occhi alla sua chioma ricciuta, che avanzava verso il tavolo dei Grifondoro senza degnarlo di uno sguardo; e si sentì ridicolo.
La visione dello specchio era stata quantomeno destabilizzante, per i suoi nervi, e ancora non era riuscito a metabolizzarla. Non voleva incontrarla. Si sedette meglio sulla sedia, fissando il piatto vuoto davanti al suo naso.
La sensazione era quella di un equilibrista in bilico su un filo sottilissimo.
Aveva pensato tutta la notte a quello che era successo. Ci aveva ragionato profondamente, lungamente, ripetutamente. E, arrivata la mattina, aveva trovato la risposta in fondo a se stesso. Non aveva dovuto faticare troppo per scovarla.
Lasciò che l'immagine della ragazza affiorasse nella sua mente stanca, leggermente modificata dal potere dello specchio. Era seria, forse poco più grande di adesso, nei lineamenti. Aveva una certa tranquillità nel volto, una certa pace, che le conferivano una maturità ancor più evidente di quella che già normalmente traspariva dai modi. Era una proiezione. La ragazza che gli stava impalata a fianco non mostrava di certo la stessa posatezza. Eppure in un primo momento non era riuscito a capirlo.
Distratto dalla presenza dell'altra figura, sullo sfondo, che lo guardava con la stessa espressione di pacifica tranquillità, aveva lì per lì creduto che si trattasse di un riflesso. Eppure era evidente, sul suo viso, che non lo fosse. Aveva dovuto spostarla di lato, convinto di vederla sparire, per rendersene conto. Il corpo non si era mosso, restando immobile nella sua posizione dentro allo specchio, davanti alla figura della donna. Entrambe lo guardavano sorridendo e solo allora se ne era accorto: avevano lo stesso sguardo.
Rabbrividì, cercando di frenare l'ondata di panico e al contempo di arrendevole consapevolezza che lo pervadevano dall'interno. Avrebbe dovuto intuirlo già, probabilmente, eppure era come se non ci avesse mai pensato prima.
Non sapeva cosa stesse a significare con precisione, ma era abbastanza intelligente da rendersi conto che qualcosa significava per forza. L'aveva lasciata entrare.
Come poteva, arrivato a quel punto, continuare a far finta di nulla?
Si alzò da tavola seguendo gli studenti verso l'aula di lezione. Sedette al banco, rigido. Di colpo, tutte le facce attorno gli sembrarono scrutarlo, come se avessero potuto leggergli nel pensiero. Che cosa doveva fare?
Inclinò la testa. Aveva visto il sorriso sul suo volto, in quell'immagine. Ma sapeva che era destinato a svanire. Così come quello dell'altra figura. Lui era la causa per tutte e due. Chiuse le mani a pugno, una dentro l'altra.
Che alternative c'erano? Avrebbe dovuto annullare la scommessa, prima dello scadere della settimana? La gita era alle porte e lui sapeva, ricordava bene, quali erano state le sue ultime parole. Entro la prossima uscita.
Oppure poteva fingere di esserci riuscito, rovinarle la reputazione ma in fondo cosa importava? lei non lo avrebbe saputo. E avrebbero potuto continuare a frequentarsi di nascosto, come ora.
Scosse la testa.
Non poteva pensare veramente una cosa del genere. Era una brava persona, in fondo. Lo aveva aiutato con la traduzione della pergamena senza che lui la avesse nemmeno mai ringraziata; si era fidata di lui. Non meritava di essere rovinata a quel modo. Anche se probabilmente non lo avrebbe scoperto. Non meritava che lui lo facesse.
Si passò una mano fra i capelli, sospirando. E allora? Continuare con il piano avrebbe significato distruggere ogni tipo di rapporto con lei. Ma desistere, tirarsi indietro all'ultimo, era impensabile. Una resa da parte sua, oltre che totalmente lesiva per la sua reputazione, sarebbe risultata talmente strana da scatenare i sospetti di tutti, che avrebbero trovato il modo di scoprire qualcosa. E questo avrebbe portato a conseguenze. D'altra parte, dirle la verità non poteva essere una buona idea: non avrebbe capito. Anzi, avrebbe messo in dubbio anche la sua attuale sincerità.
Sentì la pelle formicolare sotto ai vestiti, come in preda a una febbre. Un nodo dentro alla gola si ingrossò sempre di più, soffocandolo. Se avesse mai provato una sensazione simile prima, avrebbe certamente saputo che si trattava di senso di colpa. Ma non lo conosceva, e tutto ciò che sentiva era quel fastidio soffocante alla trachea. Non lo meritava, si ripetè, solamente. Non se lo meritava.

Il pomeriggio lasciò un bigliettino anonimo sul tavolo della biblioteca. Hermione lo trovò al suo posto, una volta entrata. Diceva: Ho dimenticato di dirtelo, non posso venire.
I suoi occhi scuri lo lessero più di una volta, come per capirlo bene, e poi fissarono il legno liscio del banco vuoto.
A cena sbirciò il tavolo dei Serpeverde, per guardare se ci fosse. A tratti lo scorgeva, la zazzera bionda spiccava in mezzo a quella degli altri ragazzi, ma subito dopo spariva, come se si fosse accorta dei suoi occhi. Sembrava che la stesse evitando.
Abbassò la fronte, fissando la tovaglia imbandita della mensa.
Prima dell'inizio del pasto il preside abbandonò il trono di legno sul quale sedeva e comunicò un annuncio sbrigativo agli studenti. In vista delle imminenti partenze per le vacanze, la gita mensile a Hogsmeade era stata di comune accordo anticipata di due giorni, in modo da permettere a ognuno di partecipare. Quel sabato si sarebbero recati al villaggio, per lasciare liberi i partenti di raggiungere le famiglie a inizio settimana.
Hermione percepì una lieve agitazione proliferare fra i posti a sedere. L'avviso aveva scatenato una certa inquietudine e diversi ragazzi cominciarono a parlottare e a sporgersi dai posti. Anticipare a sorpresa un'uscita a Hogsmeade non era certo una cosa da niente: c'era chi ci metteva settimane per trovare il coraggio di invitare qualcuno.
Durante la cena rimuginò sulla visione dello specchio, cercando di analizzarne i particolari. Aveva pensato subito a ciò che da sempre l'aveva spaventata di più, e di conseguenza aveva rappresentato il suo più profondo desiderio: l'essere accettata da chi la disprezzava. Aveva visto i compagni serpeverde guardarla con stima, aveva visto l'emblema delle sue insicurezze sorriderle affabile. Ma non era tutto. C'era quel sorriso, sul volto del ragazzo, che continuava a mandarla in subbuglio. Perchè non riusciva a mandare giù il cibo?
Forse lo specchio era rimasto influenzato dalla presenza di due soggetti da esaminare. Forse lo avevano confuso, e aveva finito col mischiare due visioni differenti. Forse se ci fosse tornata da sola...
Fuori dalla sala venne fermata da una mano, che le si poggiò cautamente sulla spalla.
-Hermione-
Girò gli occhi verso la voce e quelli azzurri del ragazzo l'accolsero macchiati da uno strano sentimento.
-Ron-
-Vieni con me a Hogsmeade?-
Sentì la mente svuotarsi istantaneamente di ogni pensiero, mentre un soffio improvviso le gelava lo sterno.
-Cosa?-
-Con me- ripetè lui lievemente in imbarazzo -Alla gita.-
Fu come se le avessero dato una sberla. Improvvisamente le insinuazioni di Malfoy tornarono a farsi sentire nelle sue orecchie, così come quelle di Cormac. Impallidì. Stava già per aprire bocca e farsi uscire uno sproloquio quando qualcosa alla sua destra attirò la sua attenzione. Il suo timpano percepì le voci di qualcuno mettersi d'accordo sullo stesso proposito: riconobbe Neville, che porgeva un invito identico a Luna. Con la coda dell'occhio vide Harry avvicinarsi impacciatissimo a Ginny. E capì.
-Oh..- rispose, tirando silenziosamente un respiro. Come aveva potuto pensare una cosa tanto sciocca? -Certo.. Sì, mi sembra una buona idea.-
-Ah- fece lui, sbigottito. -Fantastico, sono felice che tu abbia...-
-Tranquillo- lo interruppe sorridendo debolmente. -Ho capito.-
Le guance di Ron sembrarono improvvisamente andare a fuoco, ma Hermione girò la testa verso la rossa, che accettava incredula la proposta del suo migliore amico. Osservò le sue guance tingersi di piacere, e gli occhi chiari esprimere un'inaspettata gratitudine. Sentì il cuore scaldarsi, pungendola come un ago.
Forse era arrivato il momento di pensare a qualcosa che non riguardasse solamente lei. Aveva dimenticato che erano giorni che non riusciva a parlarle? Forse tutta quella confusione la stava veramente allontanando dai suoi amici, come aveva intuito giorni prima. Forse, era arrivato il momento di farsi perdonare.
Dall'entrata della sala, Malfoy osservò la scena in piedi lungo lo stipite. Aveva atteso che lei uscisse, in modo da non rendersi visibile nell'affluire degli studenti, ma poi si era fermato sull'uscio. Li vide allontanarsi silenziosamente verso le scale, accompagnati dal gruppo di Grifondoro. Dentro allo stomaco, una fitta acuta come una spina lo trapassò da parte a parte, bruciandolo.
-Draco.-
Sussultò, sentendosi avvicinare da qualcuno. Blaise lo fissò con i grandi occhi blu macchiati da qualcosa di indefinito.
-Va tutto bene?-
-Certo- rispose, riprendendosi brusco.
Zabini aggrottò le sopracciglia fissandolo serio. -Possiamo parlare?-
-No, no, devo.. ho da fare-
-Ti devo parlare-
-Lasciami in pace.-
Sgranò gli occhi, vedendolo allontanarsi schivo con espressione tetra.
-Pensi di continuare a evitarmi ancora per molto?- gli gridò.
Lui non rispose. Si allontanò, raggiungendo i sotterranei e affrettandosi a sparire dai corridoi.
In quel momento, capì che avrebbe dovuto allontanarli; uno a uno, ogni singola persona presente ai Manici di Scopa il giorno della gita. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare, ma era certo, di questo era certo, che avrebbe dovuto evitarli il più possibile. Almeno fin quando non avesse preso una decisione. Si chiuse in camera prima che avesse il tempo di incrociare chiunque fosse. Fuori, un paio di occhi scuri osservarono incuriositi la sua porta.

-Gin-
Si girò, in piedi sulla scala che portava dritta verso il terzo piano. L'intera massa di studenti delle due torri risaliva lentamente verso i dormitori, chiacchierando. L'amica la fissava da basso, i grandi occhi castani lucidi di preoccupazione, i capelli cadenti ai lati del viso.
-Che c'è?-
-Possiamo parlare?- le chiese.
-Di cosa?-
-Beh.. di quello che succede.-
-Ah- sbuffò. Un verso ironico, che somigliava a una risata smorzata. -Adesso ne vuoi parlare.-
-Perdonami, ma neanche tu hai fatto nulla per venirmi incontro.-
La rossa si girò, fissandola seria dall'alto di quello scalino in più.
-Io?- esclamò -Non dovevo essere io a costringerti. Non sono più la tua confidente, a quanto sembra.-
-Che stai dicendo?- si accigliò.
-Oh, non fare la finta tonta adesso- rispose -Non era di questo che volevi parlare?-
-Pensavo avessi qualcosa che non va- disse salendo più su, -Pensavo ci fosse qualcosa che ti affligge!-
-A me?- rise. -Se anche fosse. Perchè dovrei parlarne a una che di suo non mi dice niente?-
Boccheggiò, sgranando gli occhi come se non se lo aspettasse. Ma Ginny non le permise di parlare.
-Prima che tu lo faccia- disse alzando una mano per frenarla, -Ero sveglia l'altra notte- si fermò. -E il segnalibro del tuo libro.. è fermo da un mese.-
Hermione chiuse le labbra sentendo il cuore fermarsi in gola. Incontrollabilmente, le guance si scaldarono sotto pelle, e lei avvertì le punte delle orecchie scottare.
-Io..-
-Non sei obbligata a parlarne. Per questo non ti ho chiesto niente.-
Abbassò gli occhi, sentendosi in imbarazzo. Allora se ne era accorta.
-E' per questo che eri arrabbiata?-
Inarcò un sopracciglio.
-Credevo ti fosse successo qualcosa- tornò a guardarla -Credevo te la fossi presa perchè non sono rimasta con te quella sera..-
Ginny sgranò gli occhi. -Cosa?!- esclamò -Io aspettavo soltanto che tu mi parlassi. Invece di inventare scuse con mio fratello, e sparire nel nulla all'improvviso!-
Strinse le labbra.
-Ci ho parlato la mattina dopo- disse severamente -Avevi detto di dover correggere i suoi compiti. Ma lui non ti ha vista.-
Hermione non ribattè nemmeno, avvilita.
-Pensavo ci dicessimo tutto.-
Restò in silenzio, cercando di metabolizzare l'idea di essere stata tutt'altro che furba, tutt'altro che giusta e tutt'altro che sincera con una delle sue più care e vecchie amiche.
Abbassò gli occhi sulle sue scarpe, deglutendo.
-Ti chiedo scusa- disse dopo un minuto.
La rossa restò in ascolto.
-Ho sbagliato, lo so. Ed erano già diversi giorni che volevo dirtelo. Non volevo tenerti all'oscuro di niente, te lo assicuro, ma... E' tutto molto complicato da spiegare- fece una pausa.
Ginny dall'alto la squadrò accigliata, a metà strada tra il sospetto e la curiosità.
-Devo farti vedere una cosa.- disse poi tornando ad alzare gli occhi. -Lo so che adesso è facile dirti che voglio raccontarti tutto, ma fidati che lo avrei fatto, prima o poi. Ho bisogno di parlarne a qualcuno e, prima di tutto, ho bisogno di portarti in un posto.-
Ginny fece per aprir bocca, ma Hermione la afferrò per un braccio e, appena la scala si mosse per cambiare direzione, saltò svelta sul pavimento del terzo piano, trascinandola.
-Che cosa..- Ginny sgranò gli occhi, sentendosi afferrare. -Ma che ti salta in mente?!- esclamò atterrita guardando la voragine vuota che si spalancava sotto di loro, rabbrividendo al pensiero del volo che avevano rischiato di fare appena due secondi prima.
-Sei impazzita?- disse voltandosi stralunata.
-Non essere esagerata, voli su una scopa tutte le domeniche.-
L'amica boccheggiò sconvolta ed Hermione la prese per mano, portandola con sè all'interno del corridoio illuminato.
-Devi promettermi che non ne parlerai con nessuno- disse guidandola attraverso i corridoi. -Soprattutto con Harry, e con Ron. E' una cosa che ho scoperto che nessuno studente dovrebbe conoscere, Silente l'ha fatta nascondere dopo anni di allontanamento.-
Ginny alzò le sopracciglia, probabilmente credendola impazzita. -Hermione, mi stai facendo preoccupare...-
La riccia scosse la testa, muovendo i boccoli castani, e all'improvviso svoltò in un'aula nascosta, proprio accanto a una corazza.
Al suo interno lo specchio giaceva scuro come quella stessa notte, incassato sul fondo della stanza.
-Ma cosa- Ginny si guardò attorno spaesata, spostando gli occhi dai banchi accatastati al lungo oggetto lucido di fronte a loro.
Hermione ci si era avvicinata silenziosamente, e lo fissava con espressione seria come se ci cercasse qualcosa all'interno.
-Vieni- le disse facendo cenno con un braccio, e lei la raggiunse.
I suoi occhi si fissarono sul proprio riflesso, teso e contrito come quello di non molte ore prima. Accanto al suo, quello della ragazza guardava incredulo il proprio volto. Poi, lentamente, i capelli rossi e gli occhi azzurri svanirono nella nebbia, dissipandosi come fumo. Al suo posto, una coltre vaporosa, inconsistente, e un gruppo di pallidi volti presero forma sullo sfondo, esattamente come quella notte. Vide i loro lineamenti farsi distinti, i loro occhi espressivi, e un corpo accanto al suo spiccare davanti alle loro divise.
Non alzò subito lo sguardo. Improvvisamente, una strana sensazione si fece strada dentro di lei, portandole alla mente un ricordo. Aveva già vissuto una scena simile. Si era ritrovata davanti a uno specchio, in cerca di una qualche visione.. Aveva chiesto di vedere il volto di un ragazzo che avrebbe potuto accompagnarla lì, davanti a quell'acqua, sulla riva di un lago.

Lentamente, sollevò gli occhi verso il volto dentro allo specchio, percorrendo i centimetri della sua divisa fino al colletto bianco, e alla cravatta verde. Il ragazzo la guardò coi lucenti occhi grigi, la stessa espressione ridente e maliziosa sul volto.
Sentì la gola seccarsi come una foglia.
Vide i suoi capelli gialli, i lineamenti sottili, le labbra pallide. Il braccio era fermo lungo il fianco, ma con la testa continuava a chinarsi sui suoi capelli scuri. Deglutì. Il corpo di Ginny, accanto a lei, era immobile. Probabilmente stava avendo anche lei una visione. Avvertì la consapevolezza raggiungerla lentamente da un angolo nascosto nella sua mente, senza fare nulla per fermarla. Lei era lì, ma non era nello specchio. Non la vedeva. Le stava proprio accanto, quasi attaccata, ma nello specchio non c'era. C'era lui, come quando ci era venuta la prima volta.
Abbassò gli occhi.
-Gin..- disse, sussurrando appena il suo nome dalle labbra. L'amica girò la testa a guardarla con una strana aria. -Devo dirti una cosa... Ma prometti di non arrabbiarti.-










Precisazione: avendo meticolosamente tenuto il conto dei giorni nell'arco del mese, il 20 Dicembre, secondo la successione settimanale che ho dato alla fic, sarebbe dovuto cadere di lunedì. Ma, stando al libro della Rowling, in cui non è mai specificato con precisione l'inizio delle vacanze natalizie, che però sembrano collocarsi poco dopo la metà del mese di Dicembre, ho pensato che fosse più logico spostare la gita a sabato 18, in modo da far partire tutti quanti lunedì 20.
Lo so, è solo una storia inventata e mi sto comportando come se Silente si fosse impossessato di me e io dovessi dirigere una scuola, ma mi piace fare le cose in maniera credibile e in più questo mi dà la possibilità di giocare un altro po' col tempo, cosa che nella vecchia versione non avevo fatto.


Passando ad altro, so che questo capitolo non è avvincente come gli altri, che volete vedere interagire H. e D. fra loro, che vi state mangiando le mani in attesa di un bacio, una dichiarazione, uno sconvolgimento epocale, ma mi serviva questo capitolo di passaggio. Nel prossimo penso, se non al 100%, almeno all'80, di soddisfare le vostre aspettative.

Ringrazio le 7 bellissime persone che hanno commentato il capitolo precedente e che mi hanno lasciato tante impressioni, per lo più positive. Penso che la visione di Hermione avesse già lasciato intendere qualcosa, ma che con questo capitolo vi si sia chiarito che la questione va un po' al di là della semplice attrazione o non attrazione per Malfoy. Difficile dare un'interpretazione esatta. A tal proposito vi lascio questa simpatica intervista, in cui fra le diverse domande poste alla Rowling compare quella di che cosa vedrebbe Hermione nello Specchio delle Brame se ci si specchiasse nel sesto libro. La risposta della R. è carina, perchè oltre al riferimento a Voldemort fa intendere che, in quello specifico momento, H. potrebbe ragionevolmente vedere se stessa e un'altra persona insieme. Questo mi ha fatto capire che lo specchio, sebbene riveli solo ciò che di più profondo e viscerale si nasconde nei nostri desideri, è capace anche di cogliere ciò che al momento sta diventando - o è già diventato - un desiderio. Ecco perchè oltre al tema delle sue insicurezze (di cui la stessa R. parla) ho voluto inserire l'ambiguità sulla figura di Malfoy. Paure e desideri si mischiano nel capitolo e si mischiano anche nella figura stessa del ragazzo. 

Ultima cosa e poi giuro sparisco: vi ricordate quando all'inizio della fic, più precisamente all'interno del secondo capitolo, avevo fatto dire a Malfoy: "Se c'è una cosa di cui sono fermamente convinto è che ognuno in questo mondo ha quello che si merita. La feccia verrà trattata come feccia, i signori da signori e le puttane da puttane" ?
Hermione si è guardagnata, se non l'affetto, per lo meno la sua stima, e una sorta di riconoscenza, in queste settimane, e se non è ancora allo stesso livello di Blaise (per cui abbiamo già detto che prova un senso di rispetto, così come per Nott e i genitori), di sicuro non è più al livello di partenza.

Vi lascio e conto di aggiornare prima di Natale, se esami e impegni vari me lo consentono. Un bacio a tutti!

 Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17 ***



Capitolo 16
~~




 
La guardò in silenzio, aspettandosi di vederla scoppiare a ridere all'improvviso. Era certa che da un momento all'altro sarebbe saltata in piedi, annunciando di averle fatto uno scherzo. Ma la ragazza restò immobile, in attesa di una sua reazione. Aveva l'espressione più seria e più cupa che le avesse mai visto.
Gonfiò il petto con un respiro, stringendo le labbra.
-Mi stai dicendo che per un mese hai frequentato Malfoy di nascosto?-
Non rispose.
-Lo hai visto tutti i giorni e... sei stata con lui di notte?-
-La fai sembrare una cosa diversa-
-E cos'è?-
-Niente! Assolutamente niente. Stiamo soltanto facendo..-
-Amicizia?- suggerì, un'esclamazione tra lo scettico e lo sconvolto. -Dico, stai scherzando? Hai presente di chi stiamo parlando?-
-Lo so che è difficile da immaginare- rispose, in tono incerto. -Non pretendo di renderlo plausibile. Non so perchè sia successo, non so perchè da un momento all'altro abbia deciso di parlarmi. Io non so.. che succede!-
La fissò rigida, l'espressione estremamente tirata.
-Hermione, nessuno arriva da un momento all'altro a fare l'amico di una persona che ha disprezzato per anni. Ci deve essere qualcosa sotto.-
-Ma cosa?- fece, alzando la testa con un misto di tensione e irrequietudine. -Perchè deve per forza esserci qualcosa che non va?-
-Perchè non è normale!- sbottò. -Ti rendi conto che potrebbe volere qualunque cosa da te? Portarti in una stanza nascosta, di notte...-
-Non è successo nulla-
-Non ancora!-
Abbassò gli occhi, rigida.
-E perchè?- ripetè. -Che cosa sta aspettando? Ha avuto un milione di occasioni, fino ad ora, perchè non le ha colte?-
Ginny non rispose.
-Forse non deve succedere proprio niente. Forse non c'è nessuno strano piano dietro a quello che sta facendo. Non potrebbe semplicemente... voler parlare?-
Le lanciò un'occhiata silenziosa, ma estremamente significativa.
-So cosa stai pensando. Non è così!-
-Io non ho detto niente-
-Lo pensi. Pensi che fra noi ci sia qualcosa, pensi che lo stia difendendo.-
-Non è vero?-
-No!- esclamò. -No, io non difendo nessuno! Non so perchè abbia deciso di parlarmi, non so perchè stia facendo tutto questo, ma penso che non debba per forza esserci una spiegazione negativa. Insomma, ce l'ho avuto fra i piedi per un mese, perchè non è già successa? Qualunque.. cosa debba succedere?-
Fece per rispondere ma lei la interruppe.
-Lo so, lo so- si affannò -che non ha senso, che c'è qualcosa di estremamente strano, e anormale in lui. Ma finchè non capisco il motivo per cui mi sta cercando e finchè non mi fa del male non ho ragione di smettere di parlargli, nè di condividere con lui il posto in cui vado il pomeriggio da sempre-
-Guarda caso ora ci va anche lui-
-Non.. credo l'abbia fatto apposta- arrossì -Ci siamo incontrati per caso.-
Le lanciò un'occhiata scettica, a cui Hermione decise di non fare caso.
-Ti prego- insistette, poggiandole una mano sul braccio, -Non dire niente. Nè a Harry nè a Ronald, ne farebbero una tragedia. Io so quello che sto facendo, so cosa è pericoloso e cosa no e ti prego, fidati di me. Magari fra un mese non ci parleremo più e sarà come se non fosse successo niente!-
-Non lo vedo probabile-
Si morse la lingua.
Ginny la fissò profondamente preoccupata. -Non mi piace. Hermione per favore, pensaci bene.-
-Pensarci?- ripetè -Cosa dovrei pensare? Non facciamo nulla. Parliamo soltanto, parliamo di molte cose, lui.. sa essere diverso-
-Diverso! Ma che- tirò un respiro, per calmarsi. -Hermione. Non sto dicendo che lui voglia.. fare qualcosa con te. Sto dicendo che tu sembri decisamente fuori dai tuoi schemi e che lui potrebbe usare questa debolezza...- si interruppe. Hermione era saltata in piedi, rossa in viso.
-Non capisco dove vuoi arrivare-

-Invece credo che l'abbia capito!-
Si fronteggiarono tese, le labbra strette. Hermione sembrava sul punto di lanciarle addosso una fattura orcovolante, quando sgonfiò il petto con un respiro, sciogliendo i nervi. -Scusami- mormorò.
In fondo lo sapeva. Quello era uno dei motivi per cui non avrebbe voluto parlarne. La paura di sentirsi fare insinuazioni, la paura di non essere capita... Sapeva che sarebbe successo. Ma la colpa non era di Ginny, la quale le stava semplicemente dicendo ciò che lei stessa avrebbe detto a lei se si fossero trovate l'una al posto dell'altra. Le  sue preoccupazioni erano del tutto comprensibili e naturali. Era lei quella snaturata.
-Forse... sto semplicemente cercando di pensare che anche Malfoy possa avere bisogno di qualcuno.-
Ginny la fissò in silenzio, senza rispondere. Un fascio di luna candida illuminò dolcemente il pavimento polveroso, accarezzando una porzione dei loro volti.
Con un sospiro, si avvicinò al corpo curvo dell'amica, avvolgendone le spalle con un braccio.
-Il problema è che sei troppo buona- disse. -Come con il C.R.E.P.A. Metà degli elfi ti vorrebbe morta, stando al servizio di famiglie come i Black. Ma tu li vuoi salvare comunque.-
Hermione tirò su col naso, contro la sua spalla. Alzò a sua volta un braccio sulla sua schiena, affondando il viso fra i suoi capelli, e la strinse forte contro il petto. In fondo sapeva che su di lei avrebbe potuto contare.


 
*

 
Scese le scale da sola, al mattino. Ginny era sparita con Harry, uscendo con diversi minuti di anticipo, Neville l'aveva imitata e Ronald era introvabile. Attraversò l'ingresso diretta in sala per la colazione.
Dopo la confessione della notte precedente, era riuscita a strappare all'amica la promessa di non farne parola a nessuno, con un'unica clausola:
-Se sparirai per più di due ore canterò tutto-.
Inoltre aveva dovuto giurare che se la cosa fosse andata avanti ancora per molto avrebbe raccontato la faccenda ai ragazzi.
Rabbrividì, pensando che un'eventualità del genere era, oltre che spaventosa, alquanto remota. Non credeva che il rapporto fra sè e Malfoy potesse subire una qualsiasi svolta, tutt'al più che non si parlavano da un giorno e il ragazzo sembrava fermamente deciso a evitarla.
Svoltò l'angolo che portava all'entrata, sospirando, quando si sentì afferrare per un polso.
Sgranò gli occhi, fermandosi. Un paio di iridi grigie si piantarono improvvisamente nelle sue pupille, e lei sentì il cuore perdere un battito.
-Oh..- 
-Ciao- disse.
Si prese qualche secondo per recepire il saluto. A mente, cercò di fare ordine fra le svariate e disordinate reazioni che vederlo le aveva appena scatenato in pancia.
-Ciao..-
-Sei sola?- domandò, come se non se ne fosse già accorto.
Annuì, deglutendo silenziosamente. -Ginny è con Harry e Neville con Luna, credo.-
-E Lenticchia? Strano che non ne abbia approfittato.-
Ci mise qualche secondo a capire l'allusione.
-Ancora con questa storia?- sbottò. -Quante volte ti devo dire...-
-Forza, prima che ci trovi.-
Sgranò gli occhi, interrompendosi. Malfoy l'aveva agguantata per una manica e cercava di trascinarla lontano da lì.
-Ma che stai facendo?- esclamò, guardandosi attorno.
-Ho detto prima che ci trovi-
-Perchè mai?-
-E' possibile chiedere di parlarti in pace per un momento?- si fermò.
Hermione alzò gli occhi sbigottiti su di lui, che li girò subito. Prese la sua mano, stringendola con forza, e la condusse fuori dall'ingresso.
Il cortile era completamente deserto, avvolto da una gelida aria invernale, e la brina mattutina lasciata dalla notte brillava ancora sulla superficie del prato.
Draco si diresse verso una panchina posta sotto la fronda di un salice, mezza nascosta dal profilo della fontana. Quando si fermò, si accorse di tenerle ancora la mano. Fu un attimo, il tempo di rendersene conto, e la lasciò.
-Allora- fece sedendosi, come se fosse la cosa più naturale al mondo. -Come va?-
Hermione gli lanciò un'occhiata sbigottita, chiedendosi il motivo di quella finta domanda di cortesia.
Stava già per rispondere quando Malfoy riprese a parlare, svelando il vero scopo di quella conversazione: -Mi spiace non essere venuto ieri. Ero occupato.-
Non rispose. Era certa che avrebbe passato sotto il silenzio più totale quell'assenza, come molte altre cose. Dopotutto, i loro non erano appuntamenti.
-Non ho superato il compito di Pozioni, sai, la simulazione.- continuò, con fare discorsivo, -Piton mi ha convocato nel suo ufficio per parlarne. Devo recuperare entro Marzo o non riuscirò a superare i M.A.G.O.-
Sbarrò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. -Credevo che Pozioni fosse la tua materia preferita.-
In realtà, credeva che Piton fosse decisamente troppo di parte, nei suoi confronti, e che Draco lo stimasse particolarmente proprio per questo.
-Ho saltato parecchie lezioni questo semestre- spiegò lui con naturalezza -Non ho potuto fare del mio meglio.-
-Credevo che il tuo metodo fosse infallibile- ironizzò. Era un'allusione alla vecchia discussione avvenuta poco dopo il loro primo incontro, circa i diversi metodi di studio che li differenziavano. Draco la ricordava.
-E' così- insistette. -Ma fra studiare e preparare c'è una bella differenza. Ho bisogno di recuperare la pratica, non ho superato per questo.-
Storse il naso, dubbiosa, ma non espresse altre considerazioni. Il vento attorno alla panchina soffiò impercettibile sulle foglie sopra le loro teste, facendole danzare silenziosamente.
-Mi chiedevo- fece lui schiarendosi la gola con un colpo di tosse, -Se fossi disposta a darmi una mano in questo senso. Sai, una specie di... ripetizione- pronunciò l'ultima parola con uno strano accento, evidentemente a disagio nel chiedere aiuto a lei per qualcosa in cui, secondo la sua teoria, avrebbe dovuto superarla di gran lunga.
Hermione si girò a guardarlo sbigottita. -Vuoi il mio aiuto?!- chiese, pensando di non aver capito bene.
Malfoy la fissò negli occhi a labbra strette, e lei serrò le proprie sgomenta.
Aveva già ricevuto una richiesta simile negli ultimi tempi. McLaggen le aveva chiesto aiuto con Trasfigurazione solo una settimana prima, e lei aveva risposto di avere troppo da fare coi propri e coi compiti dei suoi migliori amici per occuparsi di qualcun altro. Aveva rifiutato piuttosto categoricamente, a ripensarci.
Stavolta, però, la risposta che le uscì suonò leggermente diversa.
-Posso aiutarti un pomeriggio, per mostrarti cosa non hai capito... Ma dovrai esercitarti da solo-
Malfoy si aprì in un sorriso soddisfatto, visibilmente compiaciuto.
-Perfetto- rispose. -Sì, è quello che mi serve. Un pomeriggio soltanto. Ci vediamo dopo pranzo in aula di lezione.-
Sgranò gli occhi. -Oggi?- 
-Sì, oggi. Cosa dobbiamo aspettare? Domani hai Rune e prima recupero meglio è.-
Hermione sbattè le palpebre, colta di sorpresa. -Ma.. come ci organizziamo?- 
-Ti invierò un gufo quando non ci sarà nessuno nei paraggi. L'aula dovrebbe essere vuota, ma qualcuno potrebbe avere la stessa idea. Sarai in biblioteca, no?-
Annuì, senza parlare.
-Perfetto- fece lui spazzolandosi le ginocchia dei pantaloni.
Seguì un breve istante di silenzio, sospeso nella gelida aria invernale.
Hermione alzò gli occhi su di lui. Era davvero strano che avesse chiesto a lei aiuto. Non poteva occuparsene Piton in persona? Ma, a parte questo, era strano che non le avesse parlato per un giorno. Possibile che l'appuntamento con il professore lo avesse tenuto tanto occupato da non avere neanche il tempo di cercarla? Solitamente saliva fino in biblioteca per avvertirla, oppure le lasciava i bigliettini nella borsa fingendo di venirle addosso. Adesso invece spariva senza dir niente.
Draco si accorse dello sguardo della ragazza su di sè e girò gli occhi. Per un momento, una lunga occhiata silenziosa intercorse fra le iridi di uno e dell'altra, senza che nessuno dei due si muovesse. Si fissarono muti, pieni di tanti pensieri inespressi.
-Hermione!-
Un urlo improvviso spezzò la quiete assoluta del cortile, esplodendo da qualche parte nell'ingresso. Malfoy si voltò drizzandosi, ed Hermione fece altrettanto, lievemente arrossata. Perlustrò il giardino, spostando gli occhi sulle arcate del porticato con lo scopo di individuare la fonte del richiamo, quando vide Ron uscire da un corridoio.
-Sarà meglio che vada- disse Draco alzandosi.
Hermione annuì, rimanendo seduta. Un attimo dopo il biondo era già corso via, prima che Ron avesse anche solo il tempo di vederlo.
-Hermione- esclamò, raggiungendola col fiatone. -Ma dov'eri finita? Ti stavo cercando!-
-Mi sembra chiaro che stessi qui- rispose lei vagamente seccata.
-Oh..- le lanciò un'occhiata stupita, probabilmente impreparato a un tono simile. -Beh sì.. Mi chiedo cosa ci facessi qui sola.-
-Semmai dovrei essere io a chiedermi dove fossi tu- fece lei raggirando la domanda. -Harry è con Ginny, Luna con Neville, ho dato per scontato che fossi già sceso anche tu!-
-Oh no, sono stato, diciamo.. trattenuto- rispose con un lieve rossore, nonostante la sua espressione fosse poco entusiasta.
-Allora sbrighiamoci a raggiungerli- fece lei alzandosi, e si portò le mani alla bocca soffiandoci sopra.

-Occhio di porco, piede di salamandra-
La biblioteca era in pieno fermento pre-Natale. Molti degli studenti che quel lunedì sarebbero partiti erano entrati a far scorte per le vacanze, e si litigavano bonariamente i volumi necessari ai compiti per casa. Hermione fulminò un paio di ragazzini in piedi davanti al suo tavolo, che contava ad alta voce gli ingredienti appuntati su una lista.
Era uno di quei giorni che odiava di più. Chiasso, confusione, e neanche un posto libero.
Tentò ostinatamente di concentrarsi sulla lettura, sperando che la baraonda si trattenesse nei limiti dei corridoi centrali.

-Silenzio!- tuonò la voce della bibliotecaria sbucando da uno scaffale lì accanto.
Il brusio cessò istantaneamente di proliferare e, almeno per un po', tornò a calare la biblioteca nel suo stato abituale.
Sbuffò, finendo di scrivere il tema di storia. Fortuna che presto avrebbe lasciato il posto.
Dopotutto era un bene che Malfoy avesse scelto proprio quel giorno per chiederle ripetizioni.
Alzò gli occhi sulla finestra, scrutando il cielo plumbeo, ma non un gufo si fece vedere in arrivo all'orizzonte.

Tornò a fissare il tema e mise un punto definitivo in fondo alla pagina. Con uno sforzo, sollevò la lunga pila di libri che aveva consultato e la riportò indietro, sistemando ogni volume al proprio posto. Quando tornò al tavolo, un nuovo tomo polveroso alla mano, si arrestò accanto al termine di uno scaffale. Un piccolo gufo reale la fissava da dietro il vetro della finestra, poggiato sul davanzale.
Per poco non le scivolò il tomo di mano, e si affrettò ad andare ad aprirgli. Prima di girare la maniglia, si accertò che nessuno la guardasse, e tirò delicatamente l'anta per farlo entrare. Il rapace arruffò le penne e saltò dentro alla finestra, planando elegantemente sul tavolo.
Si trattava di un raro esemplare di gufo bianco, visibilmente ben tenuto. Il piumaggio, candido e soffice, non aveva una penna fuori posto, mentre sul muso, risaltanti come tizzoni ardenti, due accesi occhi scarlatti brillavano in mezzo al candore.
Legata a una zampa portava una lettera arrotolata, che Hermione slegò delicatamente.

Scendi appena possibile senza farti vedere. Ti aspetto in aula.

Rialzò gli occhi, per lasciare libero il volatile, ma questo era già sparito, probabilmente spiccando il volo appena aveva abbassato lo sguardo.
Richiuse la finestra con cura, attenta a non compiere rumore, e prese la borsa lasciando la biblioteca.
I sotterranei della scuola partivano da una lunga scala a chiocciola, posta nel viadotto d'ingresso, e scendevano in un buio corridoio di pietra, culminante nella scala per la sala di Serpeverde. Hermione scese i gradini guardandosi attorno attentamente. Sulle pareti ammuffite, poche vecchie ragnatele pendevano sfilacciate dai mattoni, suggerendo la presenza di insetti.
Una volta a terra, proseguì verso la prima porta sulla destra, nella quale entrava ormai quasi tutte le mattine. Era chiusa, segno che nessuno la occupava, perciò si stupì di trovare una figura seduta su un banco, appena spinse una delle ante.
Malfoy alzò gli occhi su di lei, saltando velocemente in piedi.
-Ti ha vista qualcuno?- chiese, raggiungendola.
Hermione scosse la testa, osservandolo richiudere la porta. -Tutto deserto, proprio come hai detto.-
Annuì soddisfatto e tornò a infilarsi fra i banchi.
-Allora- chiese -Da dove iniziamo?-
Lanciò un'occhiata all'interno dei calderoni. -Su cosa hai trovato difficoltà?- domandò avvicinandosi a uno di questi.
La domanda sembrò coglierlo impreparato. -Sugli effetti collaterali dell'ossofast- rispose dopo una pausa. -E sull'amortentia- aggiunse.
-L'amortentia?- alzò la testa.
Malfoy annuì.
-E cosa non hai capito, esattamente?-
-Beh.. direi nulla. Non ero presente.-
Hermione gli lanciò un'occhiata titubante, non capendo come fosse possibile trovare difficoltà in una pozione del genere.
-Va bene..- disse comunque -Proviamo a prepararla.-
Poggiò la borsa sopra a un banco, tirandone fuori una bilancia lucida, un libro di pozioni e la bacchetta.
-Per prima cosa vai a prendere gli ingredienti. Uova di ashwinder, peperoncino in polvere, petali di rosa.-
Malfoy si avvicinò all'armadio delle scorte, prendendo in braccio il necessario. Nel frattempo Hermione aveva acceso il fuoco sotto al calderone, regolandone la fiamma con la bacchetta.
-Sai a cosa serve?- domandò, senza guardarlo.
Malfoy non rispose, chiaramente non ricordando neanche quello.
-E' un filtro d'amore- disse piatta, e dall'espressione che seguì sembrò proprio che il ragazzo non avesse la minima idea di che cosa le aveva chiesto di fare.
Hermione si avvicinò al banco con gli ingredienti e cominciò a preparare le uova.
Pochi minuti più tardi una densa nuvola di fumo si levava lentamente dal calderone, salendo in caratteristiche spirali bianche.
-E' quasi pronta- annunciò, voltandosi verso il compagno. -Visto? Non è stato difficile, basta seguire le istruzioni.-
Malfoy non rispose, annusando l'aria
.
-Sicura di non aver sbagliato qualcosa?- domandò -L'odore dei fiori è forte.-
-Oh no- ribattè, sorpresa. -Assolutamente. Le dosi sono giuste, e poi non sento alcun odore di-
-Sì invece- insistette. -Come fai a non sentirlo? Rose e.. polvere. Hai portato qualche vecchio tomo puzzolente dalla biblioteca?-
Fece per rispondere, ma improvvisamente si zittì. In quel momento, un inconfondibile odore dolciastro si era liberato dalla superficie madreperlacea, solleticandole le narici. Era croccante e fragrante come un pugno di cubetti di zucchero al miele, e dopo qualche secondo si rese conto di star annusando un pugno di caramelle. Sgranò gli occhi, impallidendo visibilmente.
-Che cosa sta succedendo?-
Una voce sulla porta tuonò dentro alla stanza, facendoli trasalire. Piton li squadrò incredulo uno a uno, spostando ripetutamente gli occhi dall'uno all'altra come se non potesse credervi. Alle sue spalle, un paio di grifondoro si affacciò incuriosto nella classe.
Malfoy si irrigidì, come sotto l'effetto di un pietrificus.
-Ci stiamo esercitando- rispose Hermione con un colpo di tosse emergendo dalla nuvola di vapore. -Abbiamo trovato l'aula libera.-
Piton la fissò come se fosse impazzita e poi tornò a squadrare Draco, concentrando su di lui tutta la sua attenzione.
Hermione si chiese perchè non dicesse nulla, e perchè il professore sembrasse così stupito di vederlo lì. Non gli aveva forse detto lui di esercitarsi per non rischiare la bocciatura?
L'atmosfera restò tesa per qualche istante interminabile, poi Piton indietreggiò dalla soglia, grave.
-Ripulite tutto- ordinò, e se ne andò, probabilmente diretto al suo ufficio con i bambini.
Draco sembrò riscuotersi improvvisamente dal torpore e si voltò verso di lei, pallido.
-Dobbiamo andare- sussurrò.
-Cosa?- 
Afferrò il calderone e ne scaraventò il liquido nel tubo di scarico.
-Ma che fai?- esclamò, -Mancavano tre minuti!-
-Ho dimenticato di chiedergli l'aula. Me ne sono dimenticato.-
Hermione lo seguì scioccata ripulire il banco dagli ingredienti e lavare il calderone con un colpo di bacchetta.
-Presto, prendi la tua roba-
-Vuoi rimandare?-
-Oh no- fece fermandosi, come se solo allora si fosse reso conto del suo comportamento. -Certo che no. E' solo che dobbiamo spostarci, andiamo in un altro posto.-
-Non gli hai detto che facevi ripetizioni con me?-
Non rispose.
Ma certo, si disse. Che sciocca. Il fatto che le avesse chiesto aiuto non significava che si dovesse sapere che aveva il suo aiuto. Nemmeno fra i professori. O, forse, specialmente fra i professori.
-Ho dimenticato di chiedergli il permesso- ripetè lui come se non l'avesse capita -Non so come ho fatto a dimenticarmene.-
Hermione gli lanciò un'occhiata scettica, vicino al calderone, ma poi mise a posto le sue cose, seguendolo fuori dall'aula.
-E adesso?- chiese quando uscirono in corridoio.
Il sotterraneo era ancora deserto, proprio come quando erano arrivati. Malfoy sembrava però stranamente inquieto, e continuava a guardarsi attorno nervoso.
-Insomma- fece lei, irritata, -Se ti vergogni di studiare con me fai ripetizioni con qualcun altro!-
Draco tornò a guardarla, probabilmente non preparato a un'affermazione del genere.
-Non è con chi le faccio- disse, cercando di mostrarsi convincente. -E' che le faccio, il problema. Non voglio che si sappia. Insomma.. non sei l'unica a tenerci alla media.-
Hermione alzò un sopracciglio bruno, per niente convinta, ma decise di non insistere. -Andiamo nella Stanza delle Necessità?- suggerì.
Malfoy sembrò impallidire nuovamente.
-Insieme?- esclamò -Potrebbero vederci, sono sette piani. Insomma, non che..- si bloccò, fissandola intensamente come se sperasse che lei capisse.
Hermione capì, perchè era la prima a non volere che qualcuno la vedesse insieme a lui, ancora per il momento. Ma trovò comunque irritante il suo comportamento per linea di principio. Gli stava offrendo il suo aiuto, dopotutto.
-Allora credo proprio che dovremo rimandare. Non si possono far pozioni in un posto qualunque.-
-Ti andrebbe di scendere?- le chiese, interrompendola bruscamente.
Sbarrò gli occhi, non sicura di aver capito.
-Come?-
Lui lanciò una breve occhiata alle scale, indicandogliele, e lei seguì la traiettoria del suo sguardo.
Quando tornò a guardarlo in faccia, era incredula. -Mi stai chiedendo di venire nel tuo dormitorio?-
La proposta era talmente assurda che temeva di averla fraintesa del tutto.
-Ho bisogno che mi aiuti- fece lui a bassa voce, -senza perdere tempo. Possiamo ripassare qualche nozione di teoria, nel frattempo. In sala comune non c'è nessuno.-
Hermione sentì gli avvertimenti di Ginny scampanellarle furiosamente dentro la testa.
-Potrebbero essere tornati- osservò, tesa.
-Non penso, ma posso andare a controllare.-
Fece per rispondere, ma lui si era già voltato, allontanandosi lungo il corridoio. Girò gli occhi sull'uscita, chiedendosi se fosse il caso di fuggire. Da una seconda porta alle sue spalle l'inconfondibile voce del professore filtrava dal legno, rivolta ai due ragazzini. Forse ne avevano combinata una talmente grave da meritare l'espulsione, o forse erano semplicemente finiti nel suo mirino. Pochi minuti più tardi Malfoy era già di ritorno, l'espressione seria.
-Non c'è nessuno- comunicò, raggiungendola. I suoi occhi la scrutarono con attenzione, in attesa di una risposta.
Considerò alla svelta come comportarsi e cercò una scusa con cui rifiutare. Per un momento, rimpianse di non aver dato retta a Ginny quando aveva tentato di metterla in guardia. Le sembrò di sentirla dentro la sua testa, che commentava con un dito alzato 'te l'avevo detto'.
-Non penso sia il caso...- rispose, spostando lo sguardo sul pavimento alle spalle del ragazzo. -Forse è meglio che tu chieda a qualcun altro.-
-Come sarebbe a dire?- saltò su -Sei l'unica che sa che non ho passato, credevo mi avresti aiutato!-
Hermione pestò i piedi a disagio. -Non devo venire nel tuo dormitorio per aiutarti.-
-Non ti faccio mica niente- ribattè, incurvando improvvisamente il labbro con una strana espressione divertita. -Se è questo che ti preoccupa.-
Hermione si sentì arrossire, trattata come una sciocca ragazzina piena di idee sbagliate.
-Figurati!- esclamò -Non ho pensato niente del genere.-
-Allora non c'è problema- concluse con insolenza.
Lo fissò accigliata.
I dormitori di Serpeverde erano territorio offlimits, in termini di forma. Mai si sarebbe sognata di visitarli, tantomeno di invitare Malfoy nel suo. Era come una linea di confine prestabilita e mai dichiarata, la quale non si poteva oltrepassare senza spezzare qualche tacito accordo esistente fra di loro. Superarla sarebbe equivalso ad ammettere che in qualcosa Ginny aveva ragione. Che i loro incontri non erano più così normali.
Riflettè. Era già stata in una stanza nascosta con lui, prima di allora. Si erano visti di notte due volte senza che succedesse nulla di anomalo. Piton li aveva appena visti insieme, qualunque cosa le fosse successa. E avrebbe subito saputo dove andare a cercarla. Non era più pericoloso di tante cose che aveva già fatto senza che nessuno lo sapesse. Come salire insieme a lui su una scopa. Non più rischioso...
-Va bene- disse, prima ancora di rendersene conto. -Ma non tratteniamoci troppo.-
Malfoy ritirò gli occhi indietro con un moto di sorpresa. Ma, nonostante questo, cercò di non far trasparire alcun segno di emozione.
-Bene- disse solo, rilassando le spalle.
Le scale in fondo al corridoio scendevano fino a un alto muro in pietra, lungo fino al soffitto.
Malfoy le lanciò una rapida occhiata, prima di avvicinarsi alla sua superficie e sussurrare la parola d'ordine senza che la sentisse.
Vide la pietra scivolare di lato e rivelare un'entrata luminosa. Oltre l'ingresso, uno stretto passaggio portava alla Sala Comune, rischiarata da diverse lampade da soffitto. Di fronte, proprio sulla parete opposta a quella da cui erano sbucati, un grosso camino in pietra crepitava colmo di legna, e al suo capo un lungo ritratto di Merlino incombeva austero sulla stanza. Altri camini erano incassati agli angoli del pavimento, nascosti da poltrone in pelle scura, e sulle pareti diversi dipinti raffiguravano vecchi professori e maghi di Serpeverde.
-Da questa parte- disse il ragazzo guidandola a destra. Una lunga scala a chiocciola in mogano risaliva serpeggiando verso i dormitori. Hermione posò le dita sul suo corrimano e si stupì di sentirlo caldo, al contrario di quello dell'ingresso. In cima, un corridoio pieno di porte rivelava l'accesso ai dormitori dei sette anni, ma Malfoy continuò a camminare verso il fondo.
Si chiese cosa sarebbe successo se qualcuno fosse tornato mentre lei era ancora lì, e l'avesse vista. Malfoy ci aveva pensato? 
Si fermò di colpo, dietro la sua schiena. Draco aveva tirato fuori una piccola chiave dalla tasca e l'aveva infilata nella toppa, l'ultima della fila. Non bussò, nè chiese permesso a nessuno. Una volta aperta, si spostò di lato per lasciarle lo spazio necessario e lei entrò.
Un'ampia camera ordinata si aprì davanti ai suoi occhi scuri, illuminata da una finestra spaziosa e adorna di splendide tende di seta. Il pavimento era libero e pulito, il letto sistemato e una scrivania in legno sostava elegantemente sotto al davanzale.
Non c'era traccia di caos nè di trasandatezza in quella stanza. Abituata com'era al disordine di Harry e Ronald, Hermione non potè che rimanerne sorpresa. Ma, a colpirla più di tutto, fu il fatto di trovare un singolo letto. Malfoy doveva alloggiare lì da solo.

Lo scatto della porta alle sue spalle la fece voltare ed Hermione alzò gli occhi sul ragazzo. Draco la osservò dal posto, la schiena mollemente poggiata contro il muro.
-Ti piace?- chiese, accorgendosi della sua espressione.
Annuì. -E' bella- disse, -ma pensavo condividessi il dormitorio degli altri.-
Malfoy si staccò dalla parete, avvicinandosi con le mani infilate nelle tasche. -Mio nonno fu il primo a chiedere la stanza personale. Gliela concessero perchè era lo studente migliore dell'anno. Prefetto e caposcuola in una botta sola. Poi è rimasta semplicemente un privilegio di famiglia.-
Hermione non rispose, ritenendo che le pretese e i vizi fossero proprio una delle prime cose risapute sui Malfoy.
-A volte mi chiedo su cosa non potreste ottenere dei vantaggi- disse girandosi con una smorfia, e si avvicinò alla scrivania sotto la finestra. Sul legno, una piccola lettera sgualcita giaceva aperta a metà, accanto a una busta stemmata.

Che cosa stai facendo? Hai altro per la testa per caso? Mi è stato detto che il tuo impegno sembra essere insoddisfacente, forse dimentichi che sono ancora

La vide sparire improvvisamente da davanti gli occhi, sfilata con un gesto brusco. Malfoy la richiuse in un cassetto del mobile, fissandola rigido.
-Vogliamo cominciare?- chiese simulando un tono indifferente.
Annuì, imbarazzata. Il ragazzo le fece cenno di sedere sulla seggiola, e si sistemò in piedi accanto al mobile.
-Mi chiedevi gli effetti collaterali dell'ossofast- disse Hermione tirando fuori il manuale di Pozioni. -Sai almeno a che serve e come si prepara?-
-Permette la ricrescita di ossa rotte, fratturate e amputate in otto ore- rispose lui prontamente. -E' usata dai guaritori. Gli ingredienti dovrebbero essere l'aneto, il dittamo, l'atropa-
-E la coda di lucertola guizzante- concluse Hermione per lui, domandandosi come potesse sapere alla perfezione tutto tranne che gli effetti collaterali.
-Può provocare dolori acuti e insopportabili, infatti si consiglia la somministrazione di un sonnifero per alleviare i sintomi e favorire il sonno. Se non preparata correttamente, o usata nelle dosi sbagliate, può alterare la costituzione ossea dell'individuo, perforandone i tessuti e causando danni molto gravi.-
Malfoy ascoltò in silenzio, fissandola impassibile. Lei alzò gli occhi su di lui e si chiese se davvero ne avesse bisogno. Era come se le avesse chiesto aiuto senza un buon motivo, come se quelle cose in realtà le sapesse già. Ma era solo un'impressione.
-Allora- disse schiarendosi la gola -Qualcos'altro?-
Malfoy scosse la testa, e si staccò dal muro drizzando la schiena. -Che stavi studiando?-
-Ho fatto il tema per domani, quello di storia.-
Annuì, come se solo allora si fosse ricordato di quell'incombenza.
-Hai voglia di ripeterlo? Non farò in tempo a ripassare, ormai.-
Hermione lo fissò intensamente per decidere cosa rispondere.
-Ti ripeto i capitoli della scorsa settimana. Quello di oggi dovrai fartelo da solo, entro stasera hai tutto il tempo per il riassunto.-
Malfoy sbuffò un sorriso dalle labbra, acconsentendo al compromesso. Il libro di storia era certamente il più alto di tutti, Hermione ci mise qualche minuto a ritrovare la pagina di ciò che serviva ma poi si lanciò in un'appassionata lettura dei paragrafi, riportando ogni tanto con tipica saccenza commenti personali su quanto leggeva.
Malfoy restò in ascolto tutto il tempo senza dire una parola, in piedi. Con gli occhi fissi sul suo volto, seguì il rapido fluire delle parole dalle sue labbra, ascoltandone il suono. Non sembrava particolarmente interessato a ciò che diceva, probabilmente non ne aveva neanche bisogno, ma la fissava con attenzione, come se quello che aveva intenzione di studiare fosse il suo volto, più che il capitolo sulle guerre dei goblin.
Seguì i cambiamenti nelle sue espressioni, i gesti meccanici mentre ripeteva i concetti chiave di ogni paragrafo e lo guardava coi suoi profondi occhi scuri, chiedendogli se avesse capito. Ascoltò il suono delle sue sillabe, le sfumature nel suo tono di voce, il frusciare delle pagine fra le sue dita. I capelli, lunghi e boccolosi come riccioli di cioccolato, le ricadevano continuamente davanti agli occhi, ma lei li spostava distrattamente, senza smettere di leggere.
Aveva pensato che fosse irritante, quando l'aveva ascoltata a lezione poche settimane prima?
Non aveva mai prestato sufficiente attenzione a quello che faceva. Non era un semplice modo per mettersi in mostra, come aveva sempre pensato. A lei piaceva, semplicemente.
Si sporse appena un po' sulla scrivania, staccandosi dalla parete. I suoi occhi si fissarono sulle sue ciglia scure, chine sul libro senza sapere di essere osservate. Non aveva ancora deciso cosa fare con lei, al momento. Aveva provato ad allontanarla per un giorno per capire come agire, e per vedere se questo poteva essergli di aiuto. Ma la verità era che non aveva risolto un bel niente, e che appena aveva visto il Weasley avvicinarla aveva provato fastidio.
L'aveva invitata a Hogsmeade. E lei aveva accettato. Sentì un'altra volta quella familiare spina pungolargli un brandello di carne scoperta.
Non c'era interesse da parte sua per il ragazzo, lo sapeva. In realtà, era certo che qualcosa fosse nato nel sostrato delle loro scappatelle insieme, che fosse amicizia, curiosità o semplice simpatia, e lui non poteva essere l'unico a pensarlo. Fra loro c'era qualcosa che andava al di là delle mere conversazioni. Era un insieme di sensazioni non definite, come un nugolo di vespe indistinte. Niente di preciso ancora. Ma lui sapeva che c'era. Ed era certo che anche lei...

-Malfoy?- si riscosse dai pensieri, accorgendosi che lo stava guardando.
-Ti senti bene?-
Fissò quel paio di iridi castane, puntate su di lui. L'espressione della ragazza era accigliata, forse non era la prima volta che lo stava chiamando.
-Sì- disse, staccandosi dalla scrivania con una spinta. -Ma sono stanco, basta così.-
Hermione abbassò gli occhi sull'orologio che aveva al polso e storse la bocca contrariata. -Sono passati appena venti minuti. Vuoi già una pausa?-
Malfoy annuì, e si passò una mano fra i capelli. -I tuoi ritmi sono indubbiamente disumani, non avrei mai dovuto cedere a chiedere il tuo aiuto.-
Hermione sbuffò, girandosi sulla sedia, e i suoi occhi si posarono sul comodino accanto al letto.
Malfoy seguì la traiettoria del suo sguardo. Una donna pallida, vestita di bianco, sorrideva all'interno di una fotografia. Aveva lunghi capelli chiari, l'espressione elegante. E un paio di occhi azzurri impressionantemente familiari.
-E' mia madre- disse, senza aspettare che lei domandasse.
Hermione si girò verso di lui, una strana espressione in viso. Forse non si aspettava di trovare una sua fotografia nella stanza del ragazzo.
-E' molto bella- disse colpita.
Draco annuì. -E anche giovane- aggiunse, avvicinandosi al letto per poterla osservare meglio. -E' stata scattata l'estate dei miei tredici anni, in un angolo del nostro giardino. Forse riconosci il cedro sullo sfondo-
Hermione assottigliò gli occhi, ma non riconobbe nulla. -Ci sono stata decisamente poco per poter notare una cosa del genere- osservò, e Malfoy annuì concorde.
-Ora non è più così- disse.
-Che intendi dire?-
Fissò la fotografia con espressione indecifrabile per un po', serio.
-E' malata.-
Seguì un lungo istante di silenzio, nel quale Hermione trattenne il fiato colpita.
-Come...-
-Da quando sono partito ha cominciato a essere molto agitata. Ma già prima non era serena. Lei.. è molto preoccupata per me.-
Hermione non seppe che dire, sbigottita.
Gli occhi di Draco si spostarono sul suo viso, e le lanciarono un'occhiata enigmatica.
-Ci sono mali che non hanno a che fare col corpo. Sono più legati.. alla testa, e al cuore. Lei ha uno di quelli. Ma la sta facendo consumare.-
Continuò a tacere, sentendo crescere l'orrore.
-Non dovrebbe stare sola in queste condizioni, la fa solo stare peggio.-
Fece per domandargli cosa intendesse, quando ricordò. Lucius era stato arrestato poco prima dell'estate, al termine dello scorso anno scolastico. Giaceva rinchiuso in una delle celle di Azkaban da quel giorno, dopo l'incursione a sorpresa nel Ministero. Lei era presente quando questo era accaduto. Sentì il cuore contrarsi in una morsa fastidiosa, che la fece sentire scomoda.
-Il problema sono io- disse lui come se le avesse letto nel pensiero, -non lui. Certo di quello non è felice... Ma sono io il problema adesso. E' in ansia per me.-
-Che cosa la preoccupa?- chiese, sentendo la gola secca. Sperò di non risultare eccessivamente inopportuna. Malfoy aveva sempre tenuto strettamente a freno qualsiasi conversazione personale. Si era sempre risentito di qualsiasi domanda troppo intima.
Ma stavolta il suo volto rimase piatto, senza adirarsi. 
-Ci sono cose che devo fare. Risultati che devo.. raggiungere.-
Hermione ripensò alla lettera sulla scrivania.
-Ha paura che io non ci riesca-.
-Non ti sembra di esagerare?- chiese
Draco la guardò interrogativo.
-Insomma, se ho capito bene...- e le sue guance si arrossarono appena per l'imbarazzo -Temono che tu non riesca a superare i M.A.G.O. Sembrano essersela presa molto, per questo.- Hermione fece di tutto per non dare a intendere che aveva letto le parole sulla carta, ma non vi riuscì un granchè. -Forse tua madre ha altri motivi per essere triste.-
Malfoy la fissò in silenzio, sbigottito.
-Sto cercando di dirti che secondo me ti stai addossando responsabilità che non ti appartengono. Al di là del risultato...-
-Risultato?- fece lui interrompendola.
I suoi occhi la scrutarono sgranati come se non la stesse capendo. Poi un lampo di comprensione attraversò le sue iridi e lui cambiò espressione.
-Ah- disse.
Restò muto per qualche istante, in piedi. I suoi occhi la scrutarono insondabili, pieni di un sentimento che lei non seppe interpretare. Poi si girò verso la fotografia, dandole un fianco.
-Non è di quello che sto parlando.-
Fissò la cornice, serio. I pugni lungo i fianchi erano morbidi, ma Hermione li vide pian piano farsi più stretti, come se si stesse irrigidendo.
-Le responsabilità ce le ho invece, e anche grosse. Quando un padre se ne va i suoi doveri passano al figlio, no?-
Non rispose.
-Io adesso ho dei doveri. Verso di lei, e...- s'interruppe. Fissò cupamente il parquet del pavimento, livido.
Hermione si chiese cosa stesse pensando. Passarono alcuni istanti senza che dicesse niente, poi alzò la testa, girandosi nuovamente.
-Ci sono cose che nessuno può capire finchè non le vive sulla sua pelle.-
Lo fissò.
-Se anche fosse la persona più buona della terra.. Ci sono situazioni in cui non si può scegliere cosa fare. Bisogna farlo e basta.-
Hermione non disse nulla, confusa. Lui fece un verso basso, gutturale, e si girò, nascondendo il viso.
Per qualche secondo restò a fissare il vuoto, senza accorgersi che lui si stava strofinando.
I suoi occhi si ancorarono alla stoffa della sua divisa, scura come la pece.
-Lo specchio ha funzionato- lo sentì dire. -Lo so. L'ho visto. Lei era esattamente come è in quella foto. Ero riuscito a farla tornare come prima. Avevo risolto tutto. Non come lui... Io ci ero riuscito.- sentì la voce spezzarsi.
Abbassò gli occhi sul suo braccio sinistro, fissandone la stoffa della divisa. Ma lui tornò a girare il volto su di lei, e alzò lo sguardo.
In quel momento si accorse che aveva gli occhi lucidi, come quella volta che era scoppiato a ridere nella Stanza delle Necessità. Però non c'era traccia di divertimento adesso. Le iride sciolte come acqua erano spente ed Hermione seppe esattamente cosa stava per succedere.
Si alzò in piedi, senza rendersene conto.
Avvicinò il viso a quello del ragazzo, passando le pupille dall'uno all'altro dei suoi occhi, e posò una mano sulla sua spalla. Scrutò la sua espressione con il petto stretto in un nodo di sentimenti contrastanti, poi i suoi capelli si avvicinarono al suo viso, le braccia lo avvolsero e un attimo dopo lo stava stringendo.
Draco spalancò gli occhi, colto alla sprovvista. Il petto della ragazza si schiacciò contro il suo, e lui sentì le sue braccia premere contro la sua schiena. I capelli crespi gli solleticavano la pelle del collo, ma non gli dette fastidio. Percepì il calore dal suo corpo diffondersi verso il suo come un'ondata di empatia palpabile, e per la prima volta in vita sua, sentì le lacrime ai lati degli occhi premere per uscire davanti a qualcuno.
Alzò una mano sulla sua vita, impacciato, e ricambiò goffamente l'abbraccio, immergendo il naso fra i fili dei suoi capelli.
In quel momento fu come se un velo di pace e di silenzio si fosse abbassato sul suo corpo, calmandolo.
-C'è sempre una soluzione- gli disse vicino all'orecchio. -Anche quando ti sembra di non avere scelta.-
Draco non rispose.
-E in ogni caso... puoi sempre chiedere aiuto.-
Malfoy rimase in silenzio, appoggiato alla sua spalla col mento.
Lentamente, sentì qualcosa di grosso e di indefinibile crescere dentro al suo stomaco, e diffondersi su per lo sterno come una pianta.
Scostò la ragazza dal suo torace, guardandola fisso. Si accorse che un sottile strato di acqua si era formato pure sulle sue ciglia, come se una parte del suo stato d'animo fosse stata assorbita da lei.
Alzò un dito all'angolo del suo occhio e catturò quella piccola briciola di sale. Poi spostò i polpastrelli sulla sua guancia, sfiorandola.
Hermione schiuse le labbra. I suoi occhi lo fissarono umidi e lui provò una profonda tenerezza, per le sue parole di conforto senza sapere neanche che cosa gli avesse detto, senza sapere neanche di cosa stessero parlando. Per il suo modo semplice e innocente di trattare i problemi degli altri come se fossero i suoi.
Avvicinò il naso a quello di lei e aspirò silenziosamente una boccata d'aria, come se avesse voluto respirarla. Hermione trattenne il fiato e percepì il calore del suo corpo dalla punta dei piedi fino al mento. In quel momento, una parte della sua mente le ricordò la conversazione con Ginny. L'altra, invece, si aggrappò al respiro del ragazzo, che sapeva di buono. Abbassò le palpebre, per riuscire a guardare i suoi occhi grigi, e lo sentì sfiorarle l'angolo della bocca con la punta del pollice.

Draco incurvò il labbro inferiore di Hermione con il dito e si sporse in avanti, quando qualcuno camminò velocemente fino alla porta e bussò.
Si bloccarono, i corpi vicini. Nei loro sguardi un guizzo improvviso attraversò le iridi di uno e dell'altra.
-Malfoy?-
Il cuore di Hermione sprofondò, mentre gli occhi del ragazzo si aprirono in un'espressione rigida.
-Ci sei?-
Non rispose, restando immobile come una statua.
Il visitatore sembrò indugiare sull'uscio. Passarono cinque secondi senza che si sentisse niente, poi la maniglia si abbassò.
-Sono occupato!- reagì voltandosi di scatto.
Hermione vide con sollievo che la serratura era chiusa a chiave, il ragazzo non poteva entrare.
-Potevi rispondere- disse quello lasciando immediatamente la porta. -Ti ho chiamato, credevo che non ci fossi.-
-Se lo credevi perchè stavi aprendo?- ribattè gelido.
Il visitatore non rispose.
-Vorrei parlarti un momento, esci fuori.-
-Sono occupato- ripetè, nervoso. -Parliamo dopo.-
-Si tratta di una cosa rapida, apri la porta-
-Ho detto che adesso non posso, Barker.-
Silenzio.
Hermione si chiese se se ne fosse andato.
-Ah..- disse la voce dopo un istante. Nel suo tono le sembrò di cogliere una nota di ironia, come se stesse ridendo. -Ho capito. Bene, allora parleremo quando avrai finito.-
Sentì i passi indietreggiare dalla soglia e allontanarsi sonoramente lungo il corridoio.
Draco tornò a guardarla, girandosi con espressione tesa.
Lei stette a fissarlo senza riuscire a muoversi, le braccia ancora poggiate sulle sue spalle.
-Io...- sentì la gola secca, e la voce uscire roca come se la stesse sforzando. -Devo tornare indietro-
Malfoy non rispose.
-Devo andarmene- ripetè -Devo tornare su-.
Per un momento sembrò non sentirla. I suoi occhi continuavano a guardarla in modo profondo e oscuro. Poi alzò una mano, portandola sulla sua spalla. Tolse il braccio della ragazza da lì e lo abbassò lentamente lungo il fianco, continuando a tenerlo.
-Devi aspettare finchè restano in giro.-
Hermione scosse la testa, rigida. -No, devo andare.-
Draco strinse le labbra e poi abbassò lo sguardo. La lasciò, allontanandosi di un passo. Il suo viso cereo era chino sul pavimento, come se si stesse decidendo a fare qualcosa. Dopodichè si girò verso il comodino e aprì uno dei cassetti. Dentro c'erano diverse boccette di liquido, ne prese una.
-Ti prego di non dire niente a nessuno- disse.
Hermione abbassò gli occhi sulla fiala e la prese in mano.
-E' polisucco. Prendine solo una goccia per uscire dai sotterranei, posso scendere a cercare il capello di una ragazza. I divani ne sono pieni.-
Hermione fissò inorridita l'oggetto e rialzò gli occhi su di lui. -Che ci fai con del polisucco in camera?-
Improvvisamente ricordò quello che aveva pensato le prime volte che lo aveva visto. Uno sconosciuto travestito da Malfoy.
Draco strinse le labbra e la guardò dall'alto, serrando l'espressione dietro una maschera di fredda imperscrutabilità.
-Aspetta qui.- disse.
Si allontanò verso la porta e la aprì girando la chiave. Hermione attese per istanti interminabili, in piedi al centro della sua stanza, senza osare muoversi. Alle sue spalle la finestra che dava sullo strapiombo sul lago gettò un'ombra scura sul pavimento della camera, segno che la giornata stava volgendo al termine.
La portà si riaprì e Malfoy apparve con un qualcosa di invisibile stretto in mano. Richiuse l'anta con la chiave, la raggiunse davanti alla finestra e le passò il capello.
-E' della sorella di Daphne, gliel'ho preso mentre passava. E' appena entrata nel suo dormitorio, quindi nessuno ci farà caso.-
Hermione prese il sottile filo dorato e lo passò davanti agli occhi. Era castano chiaro, quasi come i suoi, ma più corto.
-Grazie- mormorò, costernata.
Immerse il capello nella pozione, agitando la boccetta. Poi alzò il gomito, lanciò una breve occhiata ai suoi occhi grigi e se la portò alle labbra.








Note

C.R.E.P.A: Comitato per la Riabilitazione degli Elfi
 Poveri e Abbruttiti. E' l'organizzazione fondata da Hermione nel 1994 (vd Harry Potter e il calice di fuoco) a sostegno dei diritti degli elfi domestici.
Per il riferimento agli elfi di famiglie purosangue che 'vorrebbero morta' Hermione invece di esserle riconoscente, si pensi principalmente a Kreacher, il quale in più occasioni la insulta, anche quando lei si preoccupa per lui e tenta di redimerlo e aiutarlo a far valere i suoi diritti.

Amortentia: filtro d'amore il cui odore assume la fragranza che più attira il soggetto che la annusa. Questa può rimandare al soggetto per cui egli prova un'infatuazione, anche se non ne ha coscienza. Ad esempio Harry sente odore di torta alla melassa, manico di scopa e di Tana: sono gli odori che gli ricordano Ginny.

Abraxas Malfoy: è il nonno di Draco. Pare che sia stato un mago rispettabile, dal momento che Draco tenta di usare il suo nome per impressionare Lumacorno e ottenere così l'ammissione all'interno del Lumaclub (vd Harry Potter e il principe mezzosangue), nel quale egli ammette soltanto alunni particolarmente dotati o discendenti di personaggi illustri e meritevoli. Tuttavia il suo tentativo fallisce, probabilmente a causa dei recenti problemi giudiziari di Lucius, che viene arrestato al termine del 5° anno insieme ad altri Mangiamorte.
Partendo da questo indizio, e dal fatto che Lumacorso effettivamente conosce il nonno di Draco, ho dedotto che poteva essere stato uno degli studenti più brillanti della sua annata e ho pensato che, essendo i Malfoy inclini a chiedere privilegi laddove possono, avesse potuto avere diritto a una camera privata, per non mischiarsi alla plebaglia, così come i prefetti hanno un loro bagno personale all'interno di Hogwarts. Congetture a parte, mi serviva che Draco se ne alloggiasse in pace senza rompiscatole fra i piedi ahah

La sorella di Daphne è Astoria Greengrass, quella che si sposa nell'epilogo.

Ultima annotazione: In H.P. e il Principe mezzosangue Draco utilizza la pozione polisucco per trasformare Tiger e Goyle in guardie durante le sue incursioni nella Stanza delle Necessità. Harry dichara esplicitamente di pensare che ne abbia rubata un po' a lezione con questo scopo.
Come ormai avrete capito, la mia fiction è fortemente influenzata da questo capitolo della saga, nonostante si sforzi di tenersi autonoma e non entrare completamente nella trama della Rowling. Per cui ho trovato carino utilizzare questo elemento per aiutare Hermione a entrare e uscire indisturbata dal dormitorio di Draco, altrimenti sarei dovuta incappare nella fantascienza di tante ff che scorazzano H. dentro e fuori della camera del Serpeverde senza che nessuno ci faccia caso e le tiri una fattura addosso. 
A questo proposito Sì, l'attenzione di H. sulla manica sinistra del braccio di Malfoy è un'allusione al marchio nero.
PS: Narcissa Malfoy non dovrebbe, per quando è noto, essere marchiata. Non è mai stata un membro effettivo dei Mangiamorte, al contrario della sorella. Tuttavia, abbraccia le stesse convinzioni del marito, almeno finchè Vodemort non programma la morte di suo figlio.


Ispirazione per questo capitolo tratta da:

Il fantasma di una ragazza era sorto dal water in un cubicolo alle loro spalle e galleggiava a mezz'aria, fissandoli attraversi grossi occhiali bianchi e tondi.
-Oh- fece lei, lugubre. -Siete voi due-
-Chi ti aspettavi?- chiese Ron, guardandola nello specchio.
-Nessuno- rispose Mirtilla di malumore, tormentandosi un foruncolo sul mento. -Ha detto che sarebbe tornato a trovarmi, ma anche tu avevi detto che avresti fatto un salto da me..- lanciò a Harry uno sguardo di rimprovero -.. e non ti vedo da mesi. Ho imparato a non aspettarmi molto dai ragazzi-
[...] -Ma credevo di piacergli- si lagnò Mirtilla. -Forse se voi due andaste via lui tornerebbe... avevamo tante cose in comune... sono sicura che lo sentiva...-
E guardò speranzosa verso la porta.
-Quando dici che avevate tante cose in comune- chiese Ron, divertito, -intendi dire che abita anche lui in un tubo di scarico?-
-No- rispose Mirtilla in tono di sfida, e la sua voce echeggiò alta nel vecchio bagno piastrellato. -Voglio dire che è sensibile, la gente è prepotente anche con lui, e si sente solo e non ha nessuno con cui parlare, e non ha paura di mostrare i suoi sentimenti e di piangere!-
-Qui dentro c'era un ragazzo che piangeva?- domandò Harry, curioso. -Un ragazzino?-
(H.P. e il principe mezzosangue, capitolo 21)
e
Ormai per abitudine, si ritrovò a deviare per il corridoio del settimo piano, controllando la Mappa del Malandrino: per un attimo non riuscì a vedere Malfoy da nessuna parte, e pensò che fosse ancora nella Stanza delle Necessità. Ma poi scorse il minuscolo punto corrispondente in un bagno dei maschi al piano di sotto, in compagnia non di Tiger o Goyle, ma di Mirtilla Malcontenta.
Smise di fissare quell'improbabile coppia di nomi solo quando urtò contro un'armatura.
[...] Raggiunse il bagno e premette l'orecchio contro la porta: non si sentiva niente. Spinse la porta molto piano.
Draco Malfoy gli dava le spalle, aggrappato con le mani ai lati del lavandino, la testa con i capelli argentei china in avanti.
-No- gemette la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei cubicoli. -No... dimmi cosa c'è che non va... io posso aiutarti...-
-Nessuno può aiutarmi- rispose Malfoy. Stava tremando.
-Non posso farlo... Non posso... non funzionerà... E se non lo faccio presto... dice che mi ucciderà...-
Harry rimase come fulminato. Malfoy stava piangendo: le lacrime scorrevano sul suo volto pallido e dentro il lavandino sudicio.
Malfoy singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.
(H.P. e il principe mezzosangue, capitolo 24)

Se alla Rowling salta in testa di far confidare Malfoy con Mirtilla non capisco perchè io non possa farlo confidare con Hermione.

Bene, credo di aver finito. Avrei voluto aggiornare prima di Natale per farvi gli auguri, ma a 3/4 di lavoro svolto il capitolo si è magicamente cancellato due settimane fa e ho dovuto riscriverlo da capo. Non vi sto a dire i pianti che mi son fatta e la disperazione in cui sono calata in quelle 24 ore, ho perfino pensato di abbandonare tutto perchè quel capitolo era davvero venuto da dio. Ho cercato di riscriverlo quanto possibile identico, ma si sa, il lavoro fatto una seconda volta non è mai buono come la prima. Spero che a nessuno di voi capiti mai una cosa del genere. Davvero. E' destabilizzante.

Vi lascio con gli auguri per il nuovo anno, questo è il mio regalino di Natale, leggermente in ritardo, ma fatto col cuore e con tutta la cura che ho potuto metterci. A chi non lo avesse già fatto consiglio (ahah, chiedo di darle un'occhiata) la mia minifiction natalizia sulla coppia Rose/Scorpius scritta sempre a 15 anni e pubblicata l'anno scorso. E' una cosina semplice semplice, 14 capitoli appena, in uno stile ancora meno maturo di questo, quindi se davvero andrete a vedere siate clementi.
Un bacio a tutti e grazie per le recensioni precedenti (barbarak, asaq, germana, CloveRavenclaw93, Aleria, vi risponderò privatamente)

BUON ANNO

 Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18 ***



Capitolo 17
~~




 
Il rumore dell'acqua del lavandino echeggiò fra le pareti del bagno, scandendo i minuti che passavano con l'infrangersi delle gocce sul lavello.
Hermione ci si era rifugiata appena uscita dai sotterranei, correndo a nascondersi nel primo posto che aveva trovato. Gli specchi, attaccati lungo le pareti sopra i lavandini, l'avevano per un momento ingannata, portandola a pensare che quello che le aveva dato non fosse polisucco. La ragazza di cui aveva ingerito il capello, Astoria Greengrass, le era incredibilmente simile. Per un istante aveva creduto di vedere riflessa se stessa, con dei capelli appena più chiari, e appena più corti; poi aveva avvicinato il viso allo specchio e aveva scorto degli occhi diversi, di un verde chiaro come la giada, e due labbra più piene e scure. All'infuori di quei due dettagli, avrebbe tranquillamente potuto essere sua sorella minore. Chissà se lo aveva fatto apposta.
Strinse le braccia attorno alle ginocchia, chiusa in uno dei cubicoli vuoti. Quanto ci avrebbe messo a tornare normale? L'ora della cena era vicina e aveva bisogno di calmarsi, prima di raggiungere gli amici. Risentì il brivido gelido scuoterle le spalle quando lui l'aveva avvicinata, sfiorandole la pelle con il pollice. Scacciò quel pensiero.
In quel momento fuori dalla porta delle voci si avvicinarono all'entrata, lungo i corridoi. Le sentì farsi prossime insieme a dei passi, probabilmente da uno degli uffici antistanti.
-Signor Gazza- sentì dire. Era la voce di Silente. -Che cosa le è successo?-
-Signore!- il custode sembrava trovarsi poco più avanti, lungo lo stesso corridoio. Hermione lo sentì zoppicare fino a lì. -Un furfante del terzo anno, signore, un individuo della peggior specie.-
Il preside soffocò una risata sotto ai baffi.
-Se solo mi concedesse punizioni più efficaci.. gli alunni ci penserebbero due volte prima di combinare guai alle mie spalle!-
-Più efficaci lei dice?- fece l'uomo con pacata sorpresa, -Non si riferirà a quelle camere di tortura medievali? Ne abbiamo già parlato.-
-Più grave la pena meno frequenti le inosservanze.-
Silente non rispose. Hermione, dentro al gabinetto, drizzò le orecchie. Sperava che a nessuno dei due venisse in mente di entrare, trovandola lì. Era un bagno maschile, e quello non sembrava proprio il momento migliore per venir colta a infrangere una regola tanto basilare. Senza contare che il polisucco avrebbe potuto cessare il proprio effetto da un momento all'altro e allora si sarebbe trovata a dover spiegare molte più cose e molto più gravi di un semplice sbaglio di toilette.
-Signor Gazza- riprese il preside in tono grave. -Ricorda quella faccenda di cui le ho parlato non molti giorni addietro, nel mio ufficio?-
Hermione sentì Gazza trasalire, e farsi ancora più male alla gamba. -La ricordo, signore.-
-Ebbene.. Ci sono novità?-
-Non ho trovato nulla. Nulla in possesso di elfi, alunni nè insegnanti. Ho cercato anche negli uffici.-
-Beh- fece l'altro contrariato
-Ma non può essere svanita nel nulla!-
-No certo...- Gazza si interruppe. Hermione ipotizzò che dovesse sentirsi a disagio. Silente sapeva come mettere a soggezione chiunque fosse senza rivelarsi imperioso.
-Allora continuerà a cercare-
-Naturalmente- si affrettò a rispondere, -esaminerò ogni angolo. Ogni nascondiglio!-
Il preside annuì, lisciandosi la barba.
-A proposito di questo- aggiunse il custode. A Hermione sembrò di cogliere una nota di eccitazione nella voce, come se sperasse di rifarsi dell'inadempienza con qualcosa di importante. -Ho scovato qualcuno a girare di notte, giorni fa. Erano al terzo piano, e almeno in due.-
Trasalì, sentendo la gola chiudersi di colpo.
-Davvero?- fece Silente spalancando i grandi occhi azzurri.
Gazza annuì animosamente. -Proprio così, studenti fuori dai dormitori.-
-E chi erano?- chiese incuriosito.
Hermione lo sentì esitare. -Io.. non sono riuscito a vederli-
-Come sarebbe a dire?-
-Mi sono sfuggiti. Erano invisibili, ma li ho sentiti, ho sentito i passi che correvano quando Mrs.. la mia gatta mi ha chiamato.-
-E come fa a dire che erano studenti?-
-So riconoscere il suono di due piedi giovani e colpevoli quando ne sento uno- affermò il vecchio compiaciuto.
Silente rimase in silenzio. Hermione, da dentro il bagno, aspettò che dicesse qualcosa. Il cuore le martellava dentro al petto con forza inaudita e quasi aveva paura che potessero udirlo.
-Se dovesse ripetersi, non esiti a chiamarmi- disse soltanto in tono tranquillo. Trattenne il fiato, aspettandosi qualcos'altro. Ma il preside si allontanò dalla soglia e Gazza lo imitò, trascinando la sua gamba difettosa lungo il corridoio.
Rimase in ascolto finchè non li sentì sparire sulle scale, abbandonando il piano. Lentamente, scostò la porta del cubicolo dalla parete, e la spinse ad aprirsi con due dita. Il locale era vuoto.
Si alzò in piedi, avvicinandosi agli specchi lucidi sopra i lavelli. I capelli avevano iniziato a scurirsi, così come le ciocche ad allungarsi e le labbra a ridisegnarsi. Per ultimi, gli occhi di giada tornarono del loro abituale colore nocciola, caldi. Restò immobile per un periodo interminabile, fissando le proprie pupille senza in realtà vederle. Poi uscì.
A cena cercò di dar mostra di un atteggiamento tranquillo, tentando in tutti i modi di agire in maniera pacata e abituale. Ma la conversazione appena udi
ta, e ancor peggio la situazione appena vissuta in camera di Malfoy, le impedivano di rilassarsi, continuando a mandarle scariche di nervosismo. Spezzoni di frasi risalenti all'ora passata e rapidi flash visivi si rimescolavano nella sua testa come biglie in una teca di vetro, senza però trovare mai un'ordinata successione.
-A che pensi?- la voce di Luna si infilò in quel caos primordiale, tirandola bruscamente fuori.
Si girò stupefatta, non si era accorta che fosse lì.
-Nulla.. nulla di che.-
-Non dire bugie. Sembri così assorta.-
Hermione girò la testa dall'altra parte, ignorando l'osservazione.
-Non sei costretta a dirlo- fece la bionda con un'alzata di spalle.
Si voltò a mostrarle un sorriso e si servì il secondo nel piatto.
In quel momento Harry e Ron cominciarono ad agitarsi sulla panca, dall'altra parte del tavolo.
-Non essere ridicolo- stava dicendo il rosso -Figurati se si mette a fare cose del genere, quell'idiota!-
-Ti dico che l'ho visto, l'ho visto.-
-Chi?- chiese intromettendosi.
I due la guardarono.
-Oh, una cavolata-
-Non lo è affatto- ribattè il moro inalberandosi.
-Harry è convinto che Malfoy ne stia combinando una. E' in fissa con quest'idea da quando ha saltato l'ultima partita.-
-Non per quello- si irritò. -Non è questo il punto. Ha saltato diverse lezioni negli ultimi tempi, lo avete notato? Cos'ha, una malattia rara? Ma, cosa più importante, l'ho visto salire fino al nostro piano una volta. E' stato pochi giorni fa.-
A Hermione cadde la forchetta sul piatto, provocando un fracasso improvviso. Luna si girò a guardarla sconvolta.
-Scusate- disse svelta. Si affrettò tremante a riprenderla in mano. -Harry.. non ti sembra ridicolo? Che cosa poteva farci lì?-
Ginny, di fronte a lei, la fissò intensamente.
-E' quello che mi chiedo!- rispose il ragazzo -Che ci faceva? E cosa non ci faceva a lezione nell'ultimo mese?-
-Si può sapere che cosa hai in mente?- riprese il rosso guardandolo esasperato -Avrà i suoi motivi per non venire, ho sempre pensato che fosse un nullafacente. Tutti quei soldi, tutte quelle arie da gran signore... Grazie al paparino ha tutto quello che gli serve, perchè dovrebbe sprecarsi a studiare? Mi stupisce addirittura che abbiano deciso di mandarlo a scuola come tutti gli altri!-
-Ha ragione- fece Hermione, nonostante le considerazioni dell'amico sulla famiglia del ragazzo la avessero segretamente indisposta. -Cosa c'entriamo noi con quello che fa Malfoy invece di frequentare le lezioni? Perchè dovremmo preoccuparcene?-
-Perchè l'ho visto sul nostro piano di notte Hermione, il nostro piano. A quell'ora.-
-Ti sarai sbagliato- fece Ron senza dargli importanza.
-E tu che ci facevi fuori?- lo aggredì lei, che invece prestava attenzione più a questo lato della vicenda.
Harry si adirò. -Cosa importa? Tanto a quanto pare tutti possono scorrazzare fuori dal letto e non avere niente da dire!-
Luna pescò una pagnotta da centro tavola, dividendoli.
Harry bolliva di stizza. Hermione, dal canto suo, si sentì più che mai agitata. Che Harry cominciasse a sospettare di traffici illegali Malfoy era davvero l'ultima cosa che ci mancava, calcolando che se avesse cominciato a spiarlo non ci avrebbe messo molto a scoprire i loro incontri clandestini e allora sì che sarebbe stata una tragedia.
Ginny, dall'altro lato del tavolo, le diede un calcio con la scarpa. -Devi dirglielo- bisbigliò a denti stretti, ma Hermione la ignorò deliberatamente.
Quella sera Harry salutò sia lei che Ron in tono brusco, ritirandosi nel dormitorio. Ron le fece spallucce, chiaramente perplesso, e lei scosse la testa suggerendo che non dargli retta era la cosa migliore da fare.
Si sentiva un po' in colpa ad agire così per coprire i propri interessi, ma se non fosse stata totalmente certa dell'innocenza del ragazzo, non avrebbe mai tentato di dissuadere Harry. Malfoy si vedeva con lei la maggior parte delle volte che saliva fino al settimo piano e anche se aveva il sospetto che frequentasse la Stanza delle Cose Nascoste senza di lei, che cosa poteva importare? Cosa poteva fare di tanto pericoloso entro le mura di Hogwarts, sotto lo stretto controllo di Silente e in una stanza in cui probabilmente molte altre persone, compreso Gazza, potevano entrare? Sapeva quale sarebbe stata la conclusione di Harry: qualcosa che andava ben al di là di normali scorribande notturne. E quella era una accusa tanto grave quanto impossibile da fare così a cuor leggero contro chiunque.
Sospirò profondamente, sentendosi sulle spine. Una volta a letto faticò non poco a prender sonno. E non solo per l'ultima discussione con Harry. Tutte le vicende di quella lunga giornata l'avevano fortemente spossata ed Hermione non sapeva a quali di quelle dare la priorità.
Il pericolo che Harry e Ron la scoprissero? Il pericolo che Gazza scoprisse lei e Draco? Il pericolo che Draco facesse veramente qualcosa di male? Draco. Quella era la parte più difficile. Cos'era successo, esattamente, in camera sua? Qualcosa si era rotto, nel delicato equilibrio fra loro due, e lei non aveva saputo come comportarsi. Aveva seguito l'istinto, ma non poteva nascondersi di provare una profonda confusione per quello strano discorso. Che cosa aveva cercato, veramente, di dirle? Per un momento il pensiero della manica sinistra della sua divisa tornò a fare capolino nella sua mente, ma decise di scacciarlo.
La mattina dopo le acque sembrarono tornare quiete, e gli spiriti essersi di nuovo riappacificati. Harry scese dal dormitorio con espressione serena, affiancato da Ron, e i due parlavano tranquillamente.
Provò un segreto sollievo nel constatare che l'argomento Malfoy era stato, almeno per il momento, accantonato, e nutrì la speranza che non venisse più riaperto. Dopotutto lei stessa aveva nutrito dei sospetti sul ragazzo le prime volte che lo aveva visto scorrazzare per le scale, ma poi aveva avuto modo di scoprire che non faceva nulla di male. Anche Harry avrebbe abbandonato ogni dubbio. 
-Buongiorno- disse, finendo di scendere le scale insieme a Ginny.
Ron le lanciò un rapido sorriso e poi, inaspettatamente, sfrecciò fuori dalla stanza, attraversando il passaggio dietro al quadro.
-Ma cosa- Hermione sbattè le ciglia, mentre una risata divertita la colpiva alle spalle.
-Che gli è preso?- chiese, girandosi.
-Non lo sai?- disse l'amica, che si era nel frattempo avvicinata a Harry. -Lavanda ha cominciato a tormentarlo. A volte sale persino nei dormitori maschili per cercarlo.-
-Davvero?- chiese meravigliata.
-Purtroppo- confermò Harry. -Ieri mattina pare lo sia venuto a svegliare, Seamus e Dean non hanno fatto che prenderlo in giro per tutto il giorno. E' stata una scena spassosa.-
Attraversarono il passaggio stretto in fila indiana, mentre altri studenti scendevano nella Sala Comune.
Ron, lì fuori, li aspettava.
-Allora, per la prima mattina l'hai scampata, ora ci resta solo il dopocena- lo derise Ginny, che odiava l'invadente compagna di corso almeno quanto lui la temeva.
-Piantala di fare la spiritosa. Piuttosto potresti trattenerla, è amica tua!-
-Amica? Amica?- esclamò la giovane sconvolta.
In quel momento delle voci annunciarono l'arrivo di altri studenti.
-Sarà meglio andare- disse Harry, temendo che la ragazza facesse la sua comparsa proprio in quel momento. Sebbene trovasse la faccenda divertente, soffriva anche lui dell'invadenza della ragazzina, tanto che quando la vedeva spuntare nei paraggi cercava sempre di dileguarsi, terrorizzato all'idea di doverci parlare.
Una dinamica simile, ma molto meno spensierata, avveniva esattamente otto piani più sotto, nel dormitorio di Serpeverde.
Draco aveva evitato che Barker lo braccasse la sera precedente, dopo l'orario della cena, tramite diverse scorciatoie, ma sapeva che questi non se lo sarebbe lasciato sfuggire a lungo. Così, aveva aspettato che tutti gli studenti fossero scesi dai dormitori, per mettere piede fuori dalla stanza quando ormai non rimaneva nessuno. Attraversò la sala deserta, guardandosi attentamente attorno, e oltrepassò il passaggio in pietra.
Barker era lì, nel corridoio ormai quasi del tutto svuotato.
-Ciao- disse, lanciandogli uno strano sorriso.
Malfoy lo fissò in silenzio, impreparato al suo incontro.
-E' un buon momento?- domandò, con un lieve accenno di sarcasmo.
Si limitò a scuotere la testa e lo superò nel corridoio mal illuminato, diretto alle scale che salivano in superficie.
-Eri con lei, vero?- lo sentì dire alle sue spalle. -Quando sono venuto a bussare.- 
Non rispose.
-Sei riuscito a portarla in camera alla fine. Beh, è fatta?-
Draco si chiese il motivo di quelle continue domande. Non si erano accordati per parlarne allo scadere del mese? Mancavano ancora tre giorni.
-Non ero con lei- disse, senza neanche voltarsi.
Zac gli stava alle spalle, intenzionato a seguirlo.
-Sì che lo eri. Eri con lei, non mi hai lasciato entrare.-
-Non faccio entrare chi capita solo perchè dice di avere qualcosa da dirmi. E' camera mia- ribattè, sottolineando con freddezza l'ultima parola. Il compagno increspò appena le sopracciglia.
-Ma sembravi particolarmente infastidito dalla visita. E anche piuttosto.. nervoso.-
Draco si fermò. Barker, alle sue spalle, fece lo stesso.
-Non amo venire disturbato senza un buon motivo- disse. La sua voce sembrava tesa, come se si stesse trattenendo dal rivoltarglisi contro. -E a quanto pare quello che dovevi dirmi non è così importante.-
Barker non rispose. Malfoy, davanti a lui, si girò.
-Abbiamo fatto un patto. Ma questo non ti autorizza a pedinarmi nè a controllarmi. Smettila di cercare di sapere qualcosa prima degli altri, non vorrai rovinarti la sorpresa.- Pronunciò le ultime parole con un ghigno, mascherando in questo modo la parziale ostilità.
Il ragazzo lo guardò con una strana espressione, a metà fra il serio e l'infastidito. Ma piegò le labbra in un sorriso -Non devo aspettare poi molto, dopotutto- commentò.
Malfoy lo ignorò, riprendendo a camminare. Quello, da dietro, lo osservò allontanarsi con una ruga sulla fronte.

Quel pomeriggio Rune trascorsero più lente di quanto le avesse mai percepite prima. Dopo la traduzione della pergamena, e la scoperta dello specchio, quello studio non sembrava più interessarla come all'inizio. Era come se avesse perso gran parte della sua attrattiva, togliendole l'attenzione. Scosse la testa, cercando di accantonare quel pensiero. Non era per Malfoy che si era iscritta a quel corso. Aveva intenzione di seguirlo già prima di incontrarlo; già prima di sapere che le avrebbe dato una pergamena da tradurre.
In biblioteca alzò più di una volta lo sguardo verso l'entrata, per cercare di vedere se fosse in arrivo. Ma lui non venne, proprio come due giorni prima. Non si stupì. In fondo si aspettava che avrebbe evitato anche quel pomeriggio di farsi vedere: era certa che anche l'ultima volta la sua assenza fosse dovuta ad altro.
Era sempre così, quando qualcosa di personale sulla sua vita usciva fuori, improvvisamente si sentiva minacciato, e spariva. Era successo quando ne avevano parlato al lago, era successo quando avevano visto lo specchio. E stava succedendo di nuovo.
Posò la penna sul libro, fermandosi. Quell'improvviso sfogo nervoso era stato inaspettato tanto quanto disorientante, e lei non era riuscita a capire fin in fondo cosa fosse successo. Perchè aveva reagito così? Perchè le aveva fatto quella confidenza? Era sicura come non mai che la sua assenza fosse dovuta a quello. Si era pentito, verosimilmente vergognato e sentito scoperto. Probabilmente si era reso conto di aver lasciato andare una parte di sè che altrimenti non avrebbe mai rivelato a nessuno e ora non aveva il coraggio di rivederla. Ma allora perchè farlo? Non era stata lei, stavolta, a porgli delle domande. Lui aveva parlato da solo. Come se fosse stato un bisogno naturale e impellente, a dispetto di tutte le volte in cui si era chiuso in se stesso.
Gonfiò le spalle con un sospiro. Non sapeva cosa, ma intuiva che doveva esserci un'ombra estremamente seria e spiacevole dietro alla figura del ragazzo. Provò la consapevolezza che lui avesse tentato di dirle qualcosa, ma che poi si fosse fermato. E sapeva che molto probabilmente non avrebbe mai più riaperto il discorso.

A cena rimuginò su questo e altri pensieri in silenzio, masticando il proprio cibo lontana dalle chiacchiere dei compagni. Per un momento, le sembrò di venire osservata da un paio di occhi, e si guardò attorno. Incontrò lo sguardo del professor Piton che la fissava dal tavolo dei professori, ma subito l'uomo finse di fissare il vuoto, mentre ascoltava la professoressa McGranitt parlargli in un orecchio.
Il giorno dopo era giovedì, 16 Dicembre.
Le lezioni si erano fatte man a mano meno impegnative, fino a ridursi a un ripasso generale degli argomenti trattati, per permettere agli studenti di averli chiari prima di partire.
Hermione sostava con i compagni su una panchina di legno, adombrata dalla chioma piangente del salice. Aveva rinunciato a tornare in biblioteca, vista la condizione in cui riversava in quei giorni, ma aveva con sè il libro, quello sulle Leggende del Nord, che aveva da diverse settimane lasciato in sospeso. Forse quella poteva essere una scusa per portare avanti la lettura. Dopotutto, non poteva essere sicura che lui si sarebbe fatto vedere, visti gli ultimi avvenimenti. Anzi, ne sarebbe rimasta sinceramente sorpresa.
Così abbandonò gli amici e tornò, dopo quattro giorni, al lago.
Lo stagno era meravigliosamente tranquillo, la piana desolata. Come da copione, lui non c'era. Sedette a riva e sfogliò il volume con le dita umide, alla ricerca del segnalibro. Quel gesto le provocò una singolare sensazione, come un salto nel tempo. Era tanto che non dedicava delle ore alla lettura.
Lesse diversi capitoli, piacevolmente assorta, poi, a un certo punto, si accorse di non essere più sola.
Draco sedeva diversi metri più a destra, sopra di un masso.
Si girò a guardarlo sorpresa e lievemente imbarazzata. Da quanto tempo era lì?
-Non ti ho sentito arrivare- disse, chiudendo il libro. -E' molto che..-
-Abbastanza.-
La sua espressione era tornata normale, quasi che da quei vecchi tempi in cui si vedevano lì le prime volte non fosse cambiato niente. Della tristezza del giorno prima, della tensione, non c'era più traccia.
Hermione ne studiò le iridi, scrutandolo aggrottata. Inspiegabilmente, quel ragazzo sembrava poter vestire un'espressione dietro l'altra senza mai essere coerente con quella precedente. Era come un attore con molte maschere, e lei non sapeva mai se quella che toglieva avrebbe finalmente rivelato la sua vera identità oppure no. Era un continuo mutamento.
-Non ho voluto disturbarti, è molto che non lo leggi- disse il ragazzo alzandosi e raggiungendola con pochi passi.
Niente allusioni al giorno prima, nè a quello prima ancora. Nessuna giustificazione, stavolta.
-Ultimamente ho avuto troppe cose da fare- rispose con un'alzata di spalle. E tornò a infilare il volume nella borsa.
Draco le lanciò un'occhiata silenziosa, sedendosi. Quel gesto era così simile a quelli fatti milioni di volte, che le risultò strano. Hermione si chiese se si fosse dimenticato del giorno precedente. Del loro discorso, delle sue lacrime, dell'abbraccio finito all'improvviso. Chissà se stava fingendo in quel momento. Chissà se si sentiva a disagio.
-Hai fame?- disse lui tirando fuori una manciata di caramelle dalla tasca.
Fece per rispondere che avevano appena pranzato, ma cambiò idea.
-Grazie- aprì il palmo.
Malfoy vi posò sopra alcune gelatine, sfiorandole la pelle con le dita. Trattenne appena il respiro, chiedendosi se lo avesse fatto apposta. Ma lui sembrò far finta di niente, e tornò a guardare le acque masticando.
Lo spiò. Sapeva che era inutile chiedere; aveva avuto modo di imparare quanto inconcludente fosse cercare di interrogarlo: lui non rispondeva alle domande. Parlava da solo, quando ne aveva voglia, senza essere costretto. E adesso quella finestra minuscola sulla sua anima, quella sottile fessura fra le pieghe della sua corazza, era chiusa.
Spostò la pupilla sull'angolo della sua bocca, fisso sulla pelle pallida come un fiore. Aveva visto quelle labbra sostarle vicinissimo, l'ultima volta, più di quanto lo fossero mai state quelle di un ragazzo all'infuori di Krum. Per un momento, aveva percepito la fragranza del suo respiro nelle narici, e il calore del fiato sulla punta del naso e del labbro superiore. Eppure era come se non potesse esserne certa.
Quel momento era stato così intimo e surreale da farle dubitare che fosse accaduto realmente. Aveva sfiorato la sua bocca, o era stato un incidente? Aveva abbassato per sbaglio le dita lungo la guancia, si era accorto di essersi avvicinato? Tutto era accaduto talmente velocemente e inaspettatamente che la sua mente non riusciva a definire con certezza cosa fosse veramente successo e cosa invece era rimasto nella sua immaginazione. Era come se non potesse fidarsi dei suoi ricordi, come se fossero annebbiati.
Draco spostò la pupilla su di lei, che riportò immediatamente le sue avanti.
La osservò dal posto per diversi secondi, immobile.
I capelli castani le ricadevano sulle guance arrotolati, mentre una lieve sfumatura rosa le colorava gli zigomi. Aveva i muscoli tesi. Lasciò andare un piccolo sorriso, nascosto in quell'angolo di bocca, e tornò a spostare la pupilla sull'acqua. 
Aveva riflettuto.
Gli ultimi due giorni erano stati per lui segno di incostanza e di irrequietudine.
Aveva preso una serie di decisioni, soprattutto nelle ultime quarantott'ore, senza la minima razionalità. Dalla scusa dello studio, all'idea di chiudersi in aula di lezione... Per non parlare dello sfogo che si era preso il lusso di avere proprio davanti a lei.
Era come se vederla nello specchio gli avesse suggerito un insieme di idee sbagliate e contraddittorie, portandolo a dimenticarsi cosa fosse reale e cosa invece stesse solo dentro alla lastra. Lo aveva confuso. E così aveva rischiato non solo di mandare all'aria qualsiasi parvenza di piano, ma anche di lasciarsi sfuggire informazioni importanti. Aveva perso la bussola, come un bambino inesperto. Ma adesso aveva recuperato il controllo. E, cosa più importante, aveva la soluzione. L'unica cosa certa, per lui, era il fatto di non poter mollare. Era giunto a questa conclusione, al termine della sua ultima assenza. Se avesse rinunciato alla scommessa all'ultimo minuto, infatti, la notizia avrebbe senza dubbio destato lo scontento dei ragazzi. La voce si sarebbe sparsa per il dormitorio, quindi per tutto il sotterraneo, e, rapidamente, sarebbe salita in superficie.
Considerato ciò, la mossa più logica da adottare sembrava quella di continuare a fingere. Nonostante gli dispiacesse turbare la reputazione della ragazza con una menzogna così grande. Ma era per il suo bene, oltre che per il proprio. Per difendere quella sfera di pace che li divideva dal resto della scuola. Questo, dunque, era quanto avrebbe fatto: la gita era stata anticipata al sabato, regrendendo di due giorni. Il tempo stabilito per lo scadere della scommessa, però, era di un mese, e lui lo aveva specificato. Trenta giorni. Lunedì gli studenti sarebbero partiti per le vacanze, e lei sarebbe sicuramente stata fra questi. A quel punto, senza il pericolo che qualcuno le andasse a dar fastidio, o che la voce trapelasse fuori dai sotterranei, lui avrebbe portato a termine la faccenda vedendosela coi compagni. Avrebbe inventato di esserci riuscito, probabilmente, e loro non avrebbero potuto averne prova alcuna fino al giorno del suo ritorno. In quell'arco di tempo, però, qualsiasi stato di eventuale disperazione era verosimile che si acquietasse, e che la ragazza tornasse a scuola fresca e rasserenata. Nessuno avrebbe saputo se aveva sofferto o meno, nè si sarebbe preoccupato di andare a sincerarsene dopo ben quindici giorni, con la partita di Quidditch alle porte. Per il giorno del rientro, tutto si sarebbe risolto, la scommessa sarebbe stata dimenticata, i pettegolezzi relativi alla sua vittoria spenti e nessuno ne avrebbe più parlato. Era un piano debole; ma l'unico possibile.
-Vuoi provare?- disse la voce della ragazza da qualche parte alle sue spalle.
Ridestò l'attenzione dai pensieri, accorgendosi che la compagna si era allontanata dal posto.
Girò il collo, abbassando gli occhi sul prato. Una bestia piccola e marrone si crogiolava sotto le dita della Granger, lasciandosi arruffare il manto. Si stupì, impreparato a rivedere quell'essere pieno di peli dopo così tanto tempo.
-Non va in letargo?- domandò, stranito.
La riccia scosse la testa. -Gli scoiattoli non lo fanno. Intervallano lunghi periodi di sonno a momenti di attività, in cui si muovono alla ricerca di cibo. Ma non scompaiono.-
Alzò gli occhi, attirato da quella allusione. Lei lo fissò seria e poi tornò a sfregare l'animaletto, grattandogli il dorso.
-Potresti fargli annusare le dita, così impara a riconoscerti.-
Non rispose, scrutandola con espressione insondabile. Lo scoiattolo si agitò sull'erba, girandosi a guardarlo. Entrambi si scambiarono un'occhiata attenta, uomo e animale.
-Non morde- disse ancora. Rialzò la fronte su di lei, che lo osservava con un'insolita ironia.
Si chiese se si fosse accorta di quello che era stato sul punto di succedere fra loro. Era scappata via, quando Barker li aveva interrotti. Che cosa aveva pensato dopo essersene andata? Si era accorta di quello che voleva fare o non aveva capito?
Si alzò, senza pensarci neanche, e la raggiunse. Hermione scostò le dita dal roditore, che si era irrigidito appena lo aveva visto avvicinarsi. Restò immobile, studiandolo attento. Draco azzardò un movimento con la mano, avvicinandola al suo musetto. Questi annusò l'odore della sua pelle, spostando il naso dalle punte al resto delle dita. Poi si voltò e scappò via rapidamente.
Rialzò lo sguardo, ironico, e si accorse che Hermione era rimasta ad osservarlo in silenzio. Il suo volto era assorto, gli occhi seri. Quando si rese conto di essere osservata di rimando, però, battè le ciglia, e si rialzò in piedi con un leggero imbarazzo.
-E' timido- disse solo.
Lui rimase a terra, muto. Il sole fra gli alberi gli colpiva la fronte e lui era costretto ad aggrottarla. In quel modo sembrava che la stesse studiando.
Si girò e tornò dove aveva lasciato la borsa, vicino all'acqua. Ma poi cambiò idea e tornò  a voltarsi.
-Non si lasciano avvicinare subito. Gli scoiattoli, intendo. Hanno bisogno di tempo per abituarsi agli incontri nuovi. Sicuramente la prossima volta ti riconoscerà, perchè ti ha annusato.-
Tacque, le gambe piegate a tenersi in equilibrio sui piedi.
Lei si chinò a raccogliere la borsa, e se l'agganciò alla spalla. Inspiegabilmente, quella frase sembrava avere un senso perfetto. Non era bizzarra come gli sarebbe sembrata se detta da qualcun altro, o in un contesto diverso. In un modo tutto suo, una constatazione sul comportamento degli scoiattoli entrava perfettamente nella logica di quello che potevano dirsi lui e lei, nonostante il fatto che a lui degli scoiattoli non importasse niente. E, oltre a ciò, gli sembrò che fosse soltanto una metafora.
Si alzò in piedi, tornando nel punto in cui erano stati seduti. Hermione lo guardava con un'espressione che era un insieme di espressioni tenute insieme. Quello che risultava era un certo sentimento, una tensione tranquilla che illuminava gli occhi rendendoli al tempo stesso accesi e pacati.
Draco pensò di comprendere cosa si nascondesse dietro a quello sguardo. 
-Forse potrei provare con delle ghiande- commentò, con la massima naturalezza.
Hermione restò per un secondo immobile. Poi, lentamente, sorrise.
In quel momento il sottile velo di freddezza, quella invisibile coltre di distacco che si era formata fra di loro, si dissolse come acqua al sole, evaporando.
-Hai ragione- disse abbassando lo sguardo -Non ci avevo pensato.-
Draco alzò un sopracciglio come a darsi delle arie e raccolse un sasso da terra. Lo lanciò con forza nell'acqua, sentendosi improvvisamente più leggero. Gli piaceva farla sorridere. Lo tranquillizzava.
-In cucina ne avranno sicuramente un po'- suggerì -Potremmo provare a vedere-
-Non credo sia il caso di scorrazzare in giro per qualche tempo.-
Si accigliò. -Perchè?-
-Ci hanno scoperto l'ultima volta- disse guardandolo seria, -Gazza potrebbe intensificare le ronde.-
I suoi occhi sembrarono scurirsi per un istante, come se quell'informazione lo avesse turbato. Ma durò solo un secondo, e l'ombra subito si dissolse.
-Hai ragione, meglio non farlo.-
Hermione gli lanciò un'occhiata penetrante, e tornò a guardare il lago. In quel momento una folata di vento più forte delle altre li colpì in viso, e fece svolazzare i suoi lunghi capelli ricci. Aprì la bocca della borsa, per tirarne fuori la sciarpa, ma questa le sfuggì di mano andando a impigliarsi su uno dei rami di un lecce. Si portò una mano alla bocca, allarmata.
-Accidenti- fece il ragazzo a fianco a lei -Poteva finire in acqua, l'hai scampata.-
Fece per infilare la mano in tasca, e tirare fuori la bacchetta, quando Malfoy le passò davanti, dirigendosi a passo spedito verso l'albero. Lo seguì con gli occhi fermarsi sotto al ramo più basso, e alzare un braccio verso la frangia della sciarpa. Per pochi pollici non riuscì a prenderla, mettendosi sulle punte. Allora si accostò al tronco, afferrando un nodo del legno.
-Non vorrai arrampicarti?- chiese, muovendosi per raggiungerlo.
Il ragazzo non rispose, alzando una gamba.
-Possiamo appellarla- suggerì, ma lui scosse la testa mettendosi a ridere.
-Credi che non sia capace di salire su un albero? Lo hai visto o no il mio giardino?-
Tacque, osservandolo issarsi lungo il tronco e sul ramo più basso del lecce. La sciarpa era vicina al fusto, e la prese facilmente.
-Semplice- disse soddisfatto. Poi sedette a cavalcioni, fissandola dall'alto.
-Riesci a prenderla?- domandò sporgendosi.
Hermione allungò le dita, ma lui alzò il braccio. Lo guardò aggrottata, e scoppiò a ridere.
-E dire che sei nata babbana. Se non avessi avuto la bacchetta come avresti fatto?-
-Davvero singolare che sia tu a dirmelo- commentò, torva.
Lui sogghignò. -Se riesci a prenderla te la restituisco. Altrimenti resta qua.-
Sbarrò gli occhi. -Cosa.. Perchè?-
-Perchè no?- fece lui per tutta risposta. E infilò la sciarpa dietro alla nuca allacciandosela al collo.
Lo guardò da basso, non credendo ai propri occhi. Draco le restituì l'occhiata con un ghigno beffardo sulle labbra, gli occhi accesi da una singolare eccitazione.
-E va bene..- sospirò, scaricando la borsa a terra. -Come non detto.- 
Afferrò lo stesso nodo che aveva usato lui, e si issò sul tronco. Un'altra folata di vento arrivò a sollevarle la gonna, e Malfoy dall'alto si sporse a guardare.
-Non hai freddo senza calze?- chiese con sfacciataggine, e lei arrossì col viso nascosto dai capelli.
-Falla finita- rispose, e alzò un piede per salire. Con poche mosse raggiunse l'altezza del ramo, e ne afferrò la base per arrampicarcisi. Malfoy la osservava attentamente, cogliendone la difficoltà. Invece di aiutarla, si allontanò ancora di più, avvicinandosi alla punta.
-Forza Granger, più agile- la incalzò, e lei fece leva sulle braccia per issarsi sul ramo. Riuscì a cavalcarlo, come una scopa, e si tenne con forza al legno bitorzoluto.
-Lo fai apposta- disse, fissando tesa il terreno sottostante.
Le vertigini cominciarono a farsi sentire, e avvertì la testa perdere i riferimenti.
-Ti ho portata a venti metri d'altezza. Questi sono a malapena due.-
Strinse i denti, respirando profondamente, e fece un passo avanti. Lentamente, centimetro dopo centimetro, si trascinò lungo il ramo fino al punto in cui stava seduto prima, continuando a stritolare il bastone fra le dita e sentendo le schegge di legno conficcarlesi nelle cosce.
-Ci sei quasi- fece lui sulla punta, canzonandola.
Lei fece un altro passo, ma la gonna rimase impigliata a una punta, e quello strappo improvviso la tirò indietro. Sentì la schiena sbilanciarsi, e il braccio del ragazzo premerle repentinamente contro il fianco.
Trattenne il fiato, avvertendo il cuore perdere un battito. La mano di Draco strinse la stoffa della sua maglietta, spingendo contro la pelle tesa.
-Imbranata- sussurrò.
Sgranò gli occhi senza respirare, il petto sospeso in quell'atto di sorpresa e panico prima di cadere. Lui spostò il busto con un salto e coprì gli ultimi centimetri che li separavano, fermandolesi di fronte. Si era messo a cavalcioni come lei, per poterla avere davanti.
-Forza- disse -E' tua.-
Sbattè le palpebre, stordita. Lui distese il collo in un movimento di stretching, alzando il mento come a lasciarle via libera.
Sul legno, percepì le dita delle mani tremare. Gli lanciò un'occhiata stranita, immobile sul ramo, e lui la ricambiò con gli occhi grigi lucenti e sfrontati. Voleva che lei gliela togliesse, non che salisse sull'albero.
Sentì la pelle della nuca intirizzirsi. Sollevò una mano, stringendo forte fra le gambe il ramo ruvido, e la portò all'altezza del colletto. Tirò un lembo della stoffa, e questa scivolò via dalla spalla del ragazzo. Lui la osservò immobile coi liquidi occhi azzurri, seguendo ogni movimento. Si sporse avanti, per far passare la stoffa dietro alla curva del collo, e girò la testa all'altezza della spalla. Quel gesto non le evitò di rientrare nella zona di respiro del biondo, dove il profumo che aveva sentito in camera sua aleggiava prepotentemente nell'aria. Trattenne il fiato impacciata, impedendosi di respirarlo, e srotolò la sciarpa dalla nuca. Draco la fissò con le iridi crepitanti di tensione, come se dentro ci fosse stata una fiammella accesa. Le dita di Hermione sfiorarono rapidamente la sua clavicola e tornarono di nuovo sul tronco, stringendo la stoffa rossa.
-Grazie- disse, con un tono a metà strada fra il teso, l'ironico, il vago e il nervoso.
Lui inspirò in silenzio dalle narici, assaporando la nuvola di feromoni che dalla sciarpa prima e dal suo avvicinamento poi si era creata proprio davanti al suo naso. Sentì la saliva dietro alla lingua aumentare, e i peli delle braccia drizzarsi. In quel momento, trovò singolarmente ironico che proprio quando aveva deciso in maniera del tutto altruistica di lasciarla andare senza far nulla i suoi ormoni si fossero destati. Come mai tutto d'un tratto trovava così difficile restistere alla tentazione di averla, senza più essere motivato dalla scommessa? Anzi, come mai la voleva nonostante ciò andasse contro i suoi ultimi propositi circa la scommessa?
-Scendiamo- disse lei guardando a terra, evitando manifestamente di incrociare i suoi occhi.
Draco la vide fissare con ostinazione le pupille sul terreno, il busto girato per evitare di stargli ancora di fronte. Lanciò un'occhiata alle sue labbra rosee, piene sul profilo bianco del viso, e si lasciò cadere reggendosi al ramo. Hermione si voltò di scatto, spaventata da quel balzo improvviso.
Lui ciondolò per qualche secondo, i muscoli tesi a tenersi sul vuoto.
-La tua più grande paura- disse con un ghigno -Andare giù.-
Lo vide altalenare con le gambe e finalmente compiere un salto, atterrando un metro più avanti. Il balzo fu preciso e agile, il ragazzo si rialzò all'istante e si spazzolò le mani, sfregandole rumorosamente. -Buttati e non ci pensare.-
Srinse le labbra, irrigidita.
Malfoy incrociò le braccia, osservandola da terra. I suoi nervi erano visibilmente tesi, le dita strette attorno al ramo del tronco. Non sarebbe scesa facilmente. Inumidì le labbra con un gesto inconsapevole della lingua, sentendole secche, e aspettò che la ragazza prendesse la sua decisione.
Poteva saltare come lui, dimenticando per un solo istante le sue stupide vertigini, oppure strisciare lungo il fusto pieno di schegge, dov'era più sicuro. Sicuramente non avrebbe osato. Inspiegabilmente, questo gli diede fastidio, come se saltare giù da un ramo significasse molto più che scendere semplicemente da un albero. Era una cosa illogica.
Hermione chiuse appena gli occhi, prima di strisciare con una mano verso la base del ramo attaccata al fusto.
Avanti, pensò, fissandola intensamente. Fai una cosa che non faresti.
Deglutì nervosamente. Guardò giù, quei due metri di altezza che da lì sembravano il doppio.
E saltò.









Buongiorno e bentornati :)
 ♥
                    

Prima di ogni altra cosa: dopo lo scorso capitolo, mi è stato fatto notare che la storia e l'atteggiamento di Malfoy sembrano essere notevolmente cambiati dai capitoli precedenti. Una lettrice si è trovata perplessa leggendo la scena ambientata nella camera di M., ma forse in definitiva leggendo l'intero capitolo. Vorrei sapere se qualcun altro, magari fra quelli che non recensiscono, ha riscontrato lo stesso problema. E' importante perchè anche se la storia ormai l'ho scritta per grandi linee e non ho intenzione di cambiarla, a volte anche un termine sbagliato, un modo di esprimersi, fa la differenza, e in questo senso posso prestare maggiore attenzione al come scrivo, ho scritto, e scriverò certe scene.
Mi sarebbe molto utile sentire i vostri pareri sull'argomento, ovviamente solo se avete pensato la stessa cosa spontaneamente al momento di leggere. 


Altro appunto: Nella presentazione della storia ho scritto, fra le tante cose che non vengono prese in considerazione in questa fiction, il fatto che Malfoy sia un mangiamorte. Ammetto di aver cambiato idea. Ma non adesso, già da come minimo 7 capitoli.
Per tutto il corso della fic ho mantenuto l'ambiguità sulle reali faccende di Draco all'interno del settimo piano - Stanza delle Necessità o delle Cose Nascoste? - e ho continuato ad alimentare questo dubbio fino allo scorso episodio. In quello, infatti, come giustamente ha notato la lettrice di cui prima, il tema dell'incarcerazione di Lucius e della possibile entrata di Draco nella schiera di Voldemort è comparso per la prima volta. Ora, senza che mi uccidiate, a tutto c'è spiegazione: la storia che sto scrivendo, come alcuni di voi già sanno, è la rivisitazione di una fic che avevo scritto a 15 anni. Quella fiction non prendeva in considerazione nulla di nulla, di Harry Potter aveva esclusivamente i personaggi e l'ambientazione. L'ho lasciata inconclusa a un passo dalla fine perchè a un certo punto mi sono resa conto che questa cosa non mi soddisfaceva più. L'aver completamente eliminato parti fondamentali della saga all'inizio mi aveva reso più semplice inventare una storia all'interno di essa, ma col tempo ha finito con l'andarmi stretto.
E' impossibile scrivere di Harry Potter senza rispettare Harry Potter. E' impossibile scrivere una Dramione senza considerare Draco un mangiamorte. A meno che come intento non ci sia proprio l'immaginare una vita parallela di questo personaggio lontana da Voldemort, e allora uscirebbe fuori un what if? Ma non è quello che ho in mente. A questo punto, quindi, ho scelto di arricchire il personaggio di Malfoy partendo proprio da quegli elementi presenti nella saga che lo rendono inequivocabilmente IC. Perchè il punto fondamentale è proprio questo: si può scrivere un out of character inventanto una storia alternativa su di lui, quindi ad esempio una Dramione, ma anche nell'OOC il personaggio deve rimane in character. Altrimenti tanto vale adottare un altro personaggio qualunque.
Detto ciò, scrivendo la nuova - questa - versione della storia, ho necessariamente aggiunto elementi nuovi. Fra questi c'è l'ambiguità sul suo lato mangiamorte; che si lega all'ambiguità su quale stanza usi al settimo piano e quale sia il problema che ha con la madre. Questo mi ha portata a sviluppare due trame parallele per la storia. Una strettamente legata alla vecchia versione, dove succedono le stesse cose, solo scritte meglio, una più influenzata dalla nuova struttura e quindi pregna di nuovi temi. Fino ad ora le due trame sono riuscite a coesistere, intrecciandosi e portando avanti tanto la vecchia quanto la nuova prospettiva di pari passo. Adesso però è tempo di operare una scelta. Ho due finali diversi in mente per questa storia, uno consequenziale alla vecchia versione, uno nuovo, frutto delle nuove aggiunte. Quando scrivo cerco sempre di seguire l'istinto, e di farmi guidare da quella che al momento mi sembra la scelta migliore. Per cui non vi assicuro subito quale dei due finali deciderò di scegliere, tutto dipende da come si evolverà la storia mentre la scriverò e a quali delle due trame abbozzate mi sembrerà più logico propendere. Però ho voluto avvertirvi di questo perchè, in ultima analisi, credo che sia proprio questo il motivo per cui la lettrice di cui vi ho parlato ha trovato difficoltà a seguire il filo dell'ultimo capitolo. Lei mi leggeva già tanti anni fa, quando scrivevo la prima versione di questa storia, e sa già cosa accadrà, conosce la trama nella sua struttura base. Perciò non si aspettava, credo, questa novità.
Spero con questo di aver chiarito ogni dubbio riguardo a quel "La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto (...) del fatto che Draco sia diventato un Mangiamorte" che compare nella trama. A tempo debito provvederò a correggere quel passo, se si renderà necessario. Quando cioè deciderò quale finale scegliere.


Detto ciò, ringrazio le 5 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, tutte, sia quelle che hanno apprezzato che quelle che lo hanno fatto meno (Aleria, Craggy, barbarak, Lullabyx, fairymagic vi ho già risposto in privato ) e ricordo a chi volesse, e a chi non ha letto il precedente avviso, che il mio indirizzo Tumblr è aperto ad annunci e varie sorprese rivolte a voi, per cui chi ha un profilo ed è interessato può iniziare a seguirmi, così saprà quando sto per aggiornare e potrà leggere altre cose che scrivo, che nelle ff non vengono inserite.

Un bacio a tutti,

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19 ***


19
Capitolo 18
~~





Si dice che una rana dentro una pentola possa morire senza rendersene conto. Nuota tranquilla, immersa nell'acqua fredda, finchè qualcuno arriva ad accendere il fornello. Inizialmente lo tiene basso, e l'acqua si scalda piano fino a diventare tiepida. La rana la trova gradevole.
Dopo qualche minuto la temperatura sale, più di quanto lei apprezzi: si stanca un po', tuttavia non si spaventa. Alla fine il liquido scotta, e la rana soffre. Ma si è indebolita, e non ha la forza di reagire. Sopporta in silenzio, mentre la temperatura continua a salire, fino a quando finisce, semplicemente, morta bollita.
Se quella rana fosse stata immersa direttamente nell'acqua bollente, avrebbe dato un violento colpo di zampa, balzando fuori dalla pentola. Ma essa si è scaldata a gradi, e lei non è stata abbastanza cosciente da rendersene conto. Non ha potuto opporre resistenza.
Questo succede quando un cambiamento avviene in maniera sufficientemente lenta: sfugge alla coscienza, e non suscita opposizione.

Hermione girò pagina, sentendo la carta ruvida scorrere fra le dita. Il tramonto arancio fuori dalla finestra illuminava il tavolo di legno, gettando brevi dita luminose sul pavimento della biblioteca. Il corso di Rune era finito soltanto un'ora prima, e quello era l'ultimo giorno di scuola, ma non rinunciò ad entrarvi. Faceva troppo freddo, ormai, per uscire dal castello, e dopo aver restituito un paio di libri si era fermata.
Affondò le dita nel sacchetto pieno di noci che aveva preso dalla sala del banchetto, a pranzo, e l'avvicinò alle labbra. Un ticchettio sul vetro della finestra attirò la sua attenzione all'improvviso, voltandola. Un gufo albino, coi grandi occhi vermigli, la fissava sul cornicione in pietra, stagliato contro la luce ambrata del sole. Sgranò gli occhi stupita, trovandoselo davanti. Portava una lettera legata alla zampa destra, come l'ultima volta, e aspettava che lei la prendesse. Spolverò le dita sulla divisa e agguantò la maniglia, girandola verso l'interno. Il rapace saltò sul tavolo ligneo come d'abitudine e le porse la zampa infiocchettata. Il nastro era verde.

Sapevo di trovarti qui. Lascia perdere quei libri e preparati un alibi per stasera. Ultimo giorno, ultima visita?
D. M.

Sollevò gli occhi dalla lettera, pensando a quello che aveva sentito in bagno tre giorni prima. Se Gazza li avesse beccati un'altra volta a gironzolare, dubitava che avrebbero avuto la stessa fortuna. Errare è umano, ma perseverare... Come negare però che dall'ultima volta in cui era stata con lui in camera sua un certo riserbo le avesse involontariamente attanagliato il cuore? Era come se la sua momentanea debolezza l'avesse inequivocabilmente legata, come se non se la sentisse di dirgli di no.
Girò la testa verso la finestra, per richiudere l'anta, quando si accorse che il gufo era ancora lì, a fissarla con i curiosi occhi rossi.
Ricambiò l'occhiata sbigottita, impreparata a trovarselo davanti. Si era aspettata che sparisse appena presa la lettera.
Il rapace la osservò per un paio di minuti con serietà, come se la stesse scrutando, e lei trovò quell'idea decisamente bizzarra. Abbassò gli occhi sul tavolo, chiedendosi se Malfoy pretendesse una risposta, quando il suo sguardo incrociò le noci. Ne prese un paio sul palmo agitandole come dadi. Poi avvicinò la mano al pennuto, sfiorando il tavolo con le nocche. Il gufo abbassò gli occhi rossi su quell'offerta e la studiò incuriosito. Con fare perplesso, abbassò il muso e cominciò a becchettare per assaggiarla. Hermione sorrise, distendendo le dita.

-Ho scritto ai miei stamattina, spero non se la prendano.-
-Capiranno, vedrai- le disse in tono rassicurante.
Ginny annuì seriosa, attraversando il pian terreno affollato coi lunghi capelli rossi svolazzanti dietro la schiena. In quel momento Malfoy comparve in cima al sotterraneo, non accompagnato. Quando la vide, accennò un sorriso fra le labbra, e fece un cenno significativo con le sopracciglia indicando le scale. Lei annuì, abbassando lo sguardo sul pavimento.
-Che intende?-
Si girò verso l'amica, confus
a.
-Malfoy, ti ha appena fatto un cenno.-
-Oh..- prese un po' di tempo, scegliendo le parole da usare. -Ci vediamo dopo cena per un saluto, credo.-
La vide incrinare un sopracciglio, ma finse di ignorarlo.
-Un saluto..- commentò.
Hermione non rispose.
-Vi capite proprio al volo, vedo.-
Tornò a guardarla, accorgendosi della sua perplessità.
-Mi ha mandato un biglietto mentre ero in biblioteca, per vederci nella stanza- spiegò, cercando di non farsi sentire.
Ginny continuò a squadrarla con la stessa strana espressione. -Sembrate...- si interruppe, come se il pensiero che voleva esprimere fosse troppo grande per essere pronunciato.
-Niente, lascia stare- scosse la testa.

A cena Ronald sembrò chiacchierare più del solito, come se fosse di improvviso buonumore, e più volte tentò di spostare la loro conversazione sull'uscita ad Hogsmeade, proiettandole infinite possibilità di divertimento. Lei ascoltò stupita, a tratti anche divertita, ma a un certo punto gli si fece vicina, bisbigliando: -Va bene, ma poi ci riuniremo a Luna e Neville o no?-
Quella domanda sembrò coglierlo impreparato e spegnere di qualche grado i fumi del suo entusiasmo.
-Riunirci? Perchè no.. Verso la fine, magari.-
Hermione annuì, osservando Ginny ed Harry vicini, e ignorando la contrarietà sul volto dell'amico.
Alle 23 lasciò la stanza della compagna, lanciandole un'occhiata significativa, e questa la seguì uscire coi grandi occhi azzurri pensosi. Attraversò la Sala Comune deserta e adorna di qualche scarto alimentare e spinse con delicatezza il dorso della Signora Grassa.
Il corridoio era ancora illuminato dalle lanterne, come sempre fino alla mezzanotte, e il pavimento antistante all'arazzo deserto.
Camminò fino a quel punto, rimuginando sulle ultime vicende. Aveva accantonato i dubbi degli ultimi giorni, soffocando l'esagerata inquietudine con cui li aveva affrontati. Draco l'aveva stupita, certo, ma forse non c'era niente di così strano in quello che era accaduto.
Sicuramente, doveva soffrire per la situazione familiare che si era creata, e della condizione in cui versava sua madre senza che lui potesse farci niente. Era una reazione normale per un ragazzo di quell'età: si sentiva in colpa. Ecco perchè vedeva la casa e il giardino quando entrava in quella stanza. Forse desiderava raggiungerla, ma non riusciva a oltrepassare il cancello perchè sapeva di non poter abbandonare la scuola. Soffriva di averla lasciata sola. Non avrebbe mai pensato che potesse viverla a quel modo...
Udì dei passi alle spalle e si sentì afferrare per le braccia. Si girò, ritrovandosi i suoi occhi grigi davanti.
-Potevi entrare nel frattempo- disse con un angolo della bocca incurvato.
-E come avresti fatto a trovarmi?- replicò.
-Sarebbe bastato pensarti, suppongo.-
Quella frase si incastrò nella mente di Hermione, mentre il ragazzo era già passato oltre, camminando davanti all'arazzo. Fece i tre giri canonici, come se fossero ormai diventati un gesto automatico. Una porta di legno scuro comparve sulla parete bianca, sempre sottile come se fosse stata disegnata. La aprì, e una stanza piccola come quelle create solitamente da lei apparve davanti ai loro occhi, occupata da un pianoforte lucido e da cuscini rossi.
-Visto?- fece con un ghigno -Non serve molta immaginazione.-
Hermione sbattè le palpebre stupita, ed entrò nella camera soleggiata. Le pareti erano panna come quelle della prima stanza in assoluto che era riuscita a creare, ma il colore dei cuscini rimandava all'ultima volta che erano stati lì, quando si erano addormentati. C'era un elemento nuovo, però: una lunga finestra a vetri affacciata su quello che doveva essere un giardino, da cui la luce entrava a illuminare lo sgabello e i tasti avorio del piano. Hermione si sedette.
-Hai dimenticato i libri- disse, -Ma ci sei andato vicino.-
Malfoy storse la bocca in una smorfia sarcastica. -Ho preso solo l'essenziale, lo studio è un mero suppellettile.-
Gli lanciò un'occhiata confusa, aggrottando le sopracciglia, che lui ignorò avvicinandosi allo strumento. Le si sedette accanto, sullo spigolo dello sgabello.
-Suona- chiese, nonostante sembrasse più un ordine.
Lei continuò a osservarlo con gli occhi scuri immobili, poi alzò una mano sulla tastiera e pigiò una lunga fila di note. Draco le seguì tutte, spostando le pupille da un tasto all'altro. Quello spettacolo sembrava in qualche modo intrattenerlo, come se più che ascoltare gli piacesse osservare. Hermione riconobbe perfettamente quell'atteggiamento.
-Dovresti imparare- gli disse, fermando le dita. -Non ci vuole nulla, è più semplice di quel che sembra.-
Draco alzò le iridi chiare sulle sue e la fissò da basso.
-Vuoi che ti insegni?- domandò.
Non rispose. Lei gli prese un braccio e lo alzò dalle ginocchia, portandolo all'altezza della tastiera.
-Devi rimanere rilassato- disse -e non irrigidire il corpo. Tieni i gomiti alti e metti le dita sulle prime note che trovi.-
Draco obbedì, e posò i polpastrelli sui tasti davanti a sè.
Sorrise. -Mi Fa# Sol# La#, naturalmente.-
La guardò stranito.
-E' la posizione naturale- spiegò. -Vedi come sei rilassato? Questo è quello che devi sentire qualsiasi pezzo tu faccia, più ti irrigidisci, più male ti fai. E suonare deve essere un piacere.-
Soffocò una smorfia; fare la maestrina era proprio nelle sue corde. Ma, in fondo, sembrava essere portata per l'insegnamento.
-Prova a fare questo- gli disse pigiando un gruppo di note. Lui la imitò, e lei ne aggiunse subito dopo un altro.
Per qualche minuto continuò a mostrargli una serie di accordi, divertita, poi gli toccò il polso per rimetterglielo a posto e lui scivolò le dita sul suo, afferrandolo.
Sgranò gli occhi spiazzata.
-Hai freddo- le disse.
Lei sbattè le ciglia confusa.
-La pelle- suggerì allora abbassando gli occhi sul suo braccio. Tanti puntini chiari l'avevano puntellata rendendola ruvida, come quella di un'oca. Hermione arrossì e divincolò il polso dalla sua stretta, sfregandolo con l'altra mano. -Deve essere la finestra- rispose indicando il vetro alle loro spalle.
Lui la osservò attentamente. Lei si sistemò meglio sullo sgabello, improvvisamente scomoda.
-Resti con me domani?-
Si bloccò, alzando gli occhi sgranati davanti a sè.
Draco le passò le irigi grigie sul viso. -Mentre tutti stanno via. Restiamo solo io e te, a fare quello che ci pare.-
Spostò le pupille sul suo viso, il volto tirato dalla sorpresa e da un'emozione difficile da decifrare.
-Ho già un appuntamento- rispose; poi si accorse di quello che aveva detto e si corresse all'istante -Un impegno, volevo dire. Ho promesso a Ron di stare con lui.-
Il viso di Malfoy si scurì di colpo, mentre gli occhi chiari si contaminavano di blu.
-E' per Harry e Ginny. Sai, per lasciarli soli. Abbiamo escogitato questo piano..-
Si chiese per quale motivo si stesse giustificando, come se ci fosse qualcosa di male.
-Preferisci stare con Weasley?- chiese il biondo come se non l'avesse ascoltata. Aveva drizzato la schiena, in modo da allontarsi dal suo fianco.
-Hai sentito quello che ho detto? E' un modo per aiutare Harry. Ci siamo organizzati insieme a Neville e Luna, per permettergli di uscire con Ginny. Facciamo tutti questa cosa, è solo una scusa. Non si tratta di un'uscita di piacere. Voglio dire...- si interruppe. Perchè aveva detto quella frase? A lei piaceva stare con Ron. Quante volte avevano passato il tempo insieme? Anche al terzo anno erano usciti da soli, quando Harry non aveva il permesso per andare.
-Ma è l'ultima occasione per vederci- insistette il ragazzo tornando a chinarsi sui suoi occhi. -Un'intera giornata libera, se parti non avremo più modo di incontrarci fino a Gennaio-
-Cosa?- lo interruppe.
Draco la fissò immobile. -Sì, insomma, di fare qualcosa insieme.-
-No.. che cosa hai detto.. se parto?-
-Certo- corrugò la fronte.
-Ma io non parto- annunciò lei, stupita, -Resto qui per le vacanze, ho scritto ai miei a inizio settimana.-
Malfoy non si mosse, ammutolito.
-Credevo che tu partissi. Mi hai scritto ultimo giorno... credevo intendessi andartene!-
Egli continuò a tacere, preso alla sprovvista.
-Resti qui quindi?- chiese fissandolo
incredula.
Lui puntò le pupille statiche sul vuoto, il viso improvvisamente teso come sotto a una contrazione. Il suo sguardo sembrava essersi inchiodato alla parete, mentre la mascella stringeva i denti e le guance pallide. Fece un considerevole sforzo per rispondere, mentre il pallore del suo incarnato suggeriva che quella notizia più che allietarlo lo aveva inspiegabilmente turbato. -Sì.- disse soltanto, atono.
Hermione emise un verso stupefatto, lasciandosi andare a un sorriso smisurato.
-Che bella notizia, non l'avrei mai detto! Sono contenta che rimani. Ma credevo proprio che te ne saresti andato, ero certa che tornassi a casa...- si interruppe, aggrottando la fronte. -Già, ne ero certa.-
Tornò a guardarlo, osservandone l'espressione attentamente. -Credevo che non volessi restare qui. Credevo che volessi... aiutarla.-

Draco seppe esattamente a chi si riferisse, e fissò le pupille sui tasti bianchi dello strumento di fronte.
-Lo sto facendo- rispose, senza distogliere gli occhi da lì.
Hermione ne colse l'improvvisa freddezza e si chiese cosa potesse averlo turbato. Non era forse stato lui ad aver manifestato il desiderio di passare più tempo con lei?
Scivolò le gambe via da sotto il piano e si girò a guardare la finestra, alle loro spalle. Le fronde degli alberi che si agitavano fuori dai vetri coprivano quasi interamente la visuale, non facendo capire cosa potesse esserci d'altro. Accanto a lei, Draco abbassò la fronte sulle ginocchia, come per calmare i nervi. Uno speculare all'altro, spalla contro spalla, calarono nel silenzio più totale, assorti. Poi Draco girò la testa verso di lei, i ciuffi biondi dei capelli sparsi sugli occhi grigi, il collo appena inclinato su un lato.
-Sono contento che tu rimanga- disse. E in fondo lo pensava davvero.


~~


18 Dicembre.
Attraversarono High Street, soleggiata e frizzante. Luna e Calì sostavano davanti a una vetrina addobbata e Neville le raggiunse per prendere la bionda con sè.
-E' una bella giornata- fece Ron al suo fianco, stiracchiando le braccia dietro alla nuca.
Hermione annuì. -Proprio come speravi- commentò. L'amico si girò a guardarla con un sorrisetto soddisfatto e le sopracciglia rosse inarcate. -Ho fatto una danza propiziatoria insieme alla Cooman, per questo.-
Hermione scoppiò a ridere, tirandogli uno schiaffo sul braccio.
Ginny venne attratta improvvisamente da un negozio sportivo, ed Harry accanto a lei rimase altrettanto interessato da seguirla all'istante. Colsero il momento, con un'occhiata d'intesa, e si allontanarono dalla coppia lasciandola indietro.
-Non avrei mai pensato che li avresti lasciati uscire. Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
-Idea?- ripetè.
-Su Harry. Per Ginny. Credevo non avresti approvato...-
-Meglio lui che un altro- disse il ragazzo con ovvietà, ed Hermione convenne che l'osservazione aveva senza dubbio senso.
Gli alberi piantati ai lati dei negozi crepitavano della fiamma delle numerose candele che ospitavano, e nonostante fosse ancora pieno giorno, la loro fiamma brillava fra gli aghi verdi, probabilmente frutto di un incantesimo.
-Ho finito le penne- disse proseguendo sul marciapiede adombrato. -Mi accompagni a prenderle?-
L'amico annuì, aggiungendo che ne avrebbe approfittato per dell'inchiostro.
Scrivenshaft si trovava poco distante da lì, davanti a un banchetto di gelati e zucchero filato. Mentre Hermione era dentro a scegliere fra le innumerevoli varietà di piume d'oca, lui uscì a prendere due bastoncini zuccherati, per poi porgergliene uno sulla soglia.
-Oh- esclamò, stupita, -Grazie!-
Il rosso nascose il viso dietro alla nuvola bianca, addentandone un ciuffo.
-Hai scritto ai tuoi?- affondò a sua volta il naso nel batuffolo.
-Scrivere? Per cosa?-
-Per le vacanze, Ron!- 
-Ci pensa Ginny, ha spedito la lettera ieri mattina-
-Potresti scrivergliene una tu, non ti pare?- rispose contrariata.
-Non c'è bisogno... Eih, guarda là!- sbottò per tutta risposta puntando il dito contro una vetrina. Un negozio di articoli da regalo di vario genere aveva esposti diversi strani oggetti, ma l'attenzione del ragazzo era stata attratta da un curioso boccino d'oro, che fluttuava agitando le flessuose ali trasparenti.
-Cos'è?- chiese facendoglisi dietro.
Il rosso scosse le spalle, e si precipitò all'interno del negozio, mentre lo sguardo di Hermione si posava su un album di figurine di Quidditch.
-E' un portamessaggi, entra a vedere!- la raggiunse la sua voce poco dopo.
Sbirciò oltre lo stipite
e oltrepassò l'uscio aperto.
-Geniale- esultò Ron col volto sconvolto dalla meraviglia, -La nuova avanguardia dei gufi, per brevi distanze. Viaggia a 200 km/h, quasi come una Nimbus 2000! Ti rendi conto?-
Hermione afferrò il cartellino del prezzo, sollevandolo. -Non costa molto, stranamente.-
-Deve essere in promozione per le feste, a Harry farebbe impazzire!-
Non fece in tempo a rispondere che il ragazzo era già corso alla cassa, approfittando della succosa offerta.
Adocchiò l'album visto in vetrina, ma Ron tornò subito da lei, col pacchetto infiocchettato sotto al braccio. -Questa davvero non se l'aspetta- rise compiaciuto.
Annuì, uscendo
al suo fianco dalla bottega.
L'aria era pungente, la maggior parte delle persone andava in giro con guanti e sciarpe al collo, e il vento sfilacciava i batuffoli di zucchero che reggevano in mano. Una parte di essi andò a impigliarsi fra i capelli di Hermione, che le svolazzavano continuamente davanti alla bocca. Ronald scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di un paio di passanti.

-Piantala- disse lei impacciata. -E aiutami, piuttosto!-
Il rosso le si fece vicino continuando a sghignazzare, mentre lo zucchero si mischiava ai suoi ricci marroni e le persone si giravano a guardarli.

Pochi metri più indietro, lungo lo stesso viale, un gruppo di Serpeverde si fece largo fra la folla, avanzando sfrontato in mezzo alla strada. Al suo capo, Nott e Pucey si guardarono attorno ciancicando bollebollenti, mentre Malfoy avanzava cupo fissando la pavimentazione.
Barker gli si era fatto dietro da quando avevano messo piede dentro al villaggio, chiaramente intenzionato a stargli alle calcagna, ma lui lo aveva ignorato deliberatamente, vanificando ogni suo tentativo di attirare l'attenzione.
-Qualcuno viene da Mielandia?- chiese la voce di Goyle dal gruppo alle sue spalle.
Sentì diversi compagni inorridire disgustati, affermando che neanche sotto tortura avrebbero mai messo piede in quella casa dello zucchero. Tiger fu l'unico ad avere il coraggio di seguirlo.
-Piuttosto- propose Zac prendendo al balzo la parola -Perchè non torniamo da Rosmerta? Mi sembra il luogo adatto in cui fermarci. Avremmo qualcosa di cui discutere.-
Ignorò l'allusione suggerita dal suo tono di voce, e la malizia con cui l'aveva condita. Si guardò attorno, cercando Blaise con gli occhi. Era sparito da quando erano arrivati, e si chiese dove potesse essersi cacciato. Davvero strano che se ne fosse andato senza dir niente. Si maledisse a mente per non aver seguito il suo esempio.
Il gruppo svoltò verso il pub illuminato dalle luci festive, dove I Tre Manici di Scopa spiccava fra le altre insegne attirando gran parte dei visitatori. Il locale era caldo, e i tavoli occupati. Si sistemarono lungo il bancone prendendo all'istante le ordinazioni.
Barker lo fissò fin quando non vennero servite le burrobirre, piantandogli i due occhietti neri sulla pelle.
-Dunque- esordì inumidendo le labbra e attendendo che il brusio dei compagni lasciasse uno spiraglio in cui intromettersi. -Siamo arrivati al termine, finalmente.-
I ragazzi si voltarono in coro, inarcando le sopracciglia. Malfoy sapeva cosa si aspettavano. Molti di loro gli avevano lanciato quella sfida per avere qualcosa di nuovo su cui ridere a tempo perso, ma per Barker sembrava essere diverso. Aveva l'impressione che il suo interesse per essa fosse maggiore, come se ne potesse ricavare qualcosa. Più di una volta lo aveva fermato cercando di estorcergli dettagli, come se volesse controllarlo, o aspettare che facesse un passo falso. Ma era solo un'impressione.
-Non direi- rispose, continuando a fissare la fila di alcolici sistemati sullo scaffale dietro al bancone. -Mancano ancora due giorni alla scadenza.-
Le sopracciglia del ragazzo si incurvarono, mentre la fronte si aggrottava visibilmente.
-Cosa?-
-Hai sentito. Non è stato un mese fa che abbiamo parlato in questo stesso bar. L'accordo era di trenta giorni, no?-
-Mi credi stupido?- lo interruppe, alterandosi. -Credi che non sappia che giorno è lunedì? Tornerai a casa insieme agli altri, non se ne parlerà affatto. Sapevi che la gita era stata anticipata, che cosa pensavi, di fare le cose all'ultimo?-
Draco si girò accigliato, infastidito da quel tono.
-Cosa c'è, preferisci che ti dica che ho perso? I patti erano di un mese, vuoi usare la scusa della gita anticipata per cambiarli?-
Il moro strinse le labbra, sentendosi colpito. I ragazzi attorno li fissarono interdetti, non sapendo che parti prendere.
-Lunedì iniziano le vacanze- riuscì solo a dire il Serpeverde, piccato.
-E io non vado da nessuna parte- lo rassicurò freddamente.
Pucey lo fissò dal posto accanto a Barker, perplesso.
Nott anche si era girato, probabilmente stupito da quella affermazione. Tutti si aspettavano che tornasse a casa, evidentemente.
-Questo significa che fino ad ora non è successo niente?- chiese Barker, tornando a parlare con tono meno acceso. Sembrava essersi pentito di aver perso le staffe.
Scosse la testa. -Non muoio propriamente dalla voglia di infilarmi nelle lenzuola di una sanguesporco, sai?- sputò.
Nel momento in cui lo disse, qualcosa nel suo petto si attorcigliò, e lui sentì la mente rischiararsi improvvisamente.

Pucey lo fissò da basso, imperscrutabile. Anche gli altri lo osservavano. Improvvisamente, trovò nauseante l'idea di trattenersi ancora in loro compagnia e si alzò.
-Vado a cercare Blaise- disse spingendo il boccale ancora quasi interamente pieno verso Nott. Questi lo osservò rimettersi il cappotto e dirigersi verso l'uscita.
Alle sue spalle sentì la voce del Serpeverde levarsi dal bancone, colpendogli la schiena.
-Hai ragione, non deve essere una bella esperienza. Ma per lei lo sarà ancora meno, è questo che conta.-

~

-Come facciamo?- chiese, seguendo gli occhi azzurri scorrere lungo il marciapiede di fronte.
Ron masticò una rotella di liquirizia fra i denti, aspettando il momento migliore.
-Non hai sentito di Zonko?- fece senza guardarla.
Hermione aggrottò la fronte. -Ha chiuso- disse -A inizio estate.-
Il rosso annuì. -E i Tiri Vispi sono rimasti l'unico negozio di scherzi magici.-
Rimase in silenzio a fissarlo, perplessa, finchè non abbassò gli occhi.
-Hanno rilevato il negozio per poterlo riaprire, ma la spesa era troppo alta. In più, faticano già abbastanza a tenerne uno, con tutta la clientela di Diagon Alley. Così hanno trovato il modo di permettere a noi di raggiungerli, ma è illegale, naturalmente.-
-Naturalmente...- fece lei aggrottando le sopracciglia.
-Svelta- disse prendendole la mano. La trascinò guardandosi attorno dal lato opposto della strada, proprio davanti al 197 di High Street.
Il negozio era completamente scuro, dalle vetrate trasparenti la desolazione faceva a pugni con il colore squillante della facciata, ancora perfettamente verniciata in rosso. Un sottile strato di polvere ricopriva il vetro trasparente, rendendo l'idea dell'inutilità che affliggeva quel luogo tanto amato dagli studenti.
-Vediamo di non farci scoprire- disse poggiando una mano sulla maniglia, e invitandola con un cenno a fare lo stesso. -Sentirai un leggero scombussolamento alla pancia- sorrise poi con malizia, e spinse verso il basso.
Un'improvvisa corrente turbinante li strappò dal marciapiede lastricato ed Hermione sentì un gancio aggrapparsi all'ombelico, strattonandola.
Quando entrarono, il negozio affollato dei gemelli si aprì davanti ai loro occhi, pieno di studenti di Hogwarts e ragazzi usciti dalle scuole. Hermione si voltò verso la porta, sconvolta.
-Ron! Razza di ritardato, quanto ci hai messo?- squillò la voce di Fred da qualche parte in mezzo alla confusione.
-Una passaporta...- sussurrò Hermione incredula, fissando l'anta dalla quale erano entrati.
-Geniale vero?- fece Ron soddisfatto, e si infilò nella mischia per raggiungere il fratello.
-Hai portato anche Hermione, vedo- disse il ragazzo lanciandole un'occhiata, con fare ammiccante come al solito.
-Le ho parlato di Zonko e del vostro progetto di utilizzare il negozio-
-Vero- disse poggiandosi a uno scaffale. -E' stata un'idea di George, non potevamo lasciarvi senza divertimento a Hogsmeade.-
Un paio di ragazzini passarono con delle scatole nascoste sotto alla maglietta, e lui gliele sfilò dall'alto.
-Verity!- gridò, girando la testa verso il fondo del negozio. -Controlla i bambini, sono i più furbi, ricordalo!-
-Avete chiesto il permesso a Silente?- chiese Hermione osservando contrariata quanti ragazzi del terzo anno girovagavano fra gli scaffali.
-Certo che no- fece il roscio alto e secco con una risata -Non potete uscire da Hogsmeade, e non potete smaterializzarvi da nessuna parte. Ma non potreste un sacco di cose che tutti voi e noi prima di voi abbiamo fatto, e nessuno vi obbliga a toccare quella maniglia, se non volete venire qui. Faresti bene a tenere presente questo.- disse lanciandole una frecciatina.
Hermione incrociò le braccia al petto.
-Come sta George?- chiese Ron cambiando discorso, evidentemente poco interessato agli aspetti legali di quella magnifica faccenda.
-Meglio, si dispera di non essere qui. Ma credo che per il prossimo sabato sarà tornato.-
-Hai trovato difficoltà senza lui?- continuò pescando un pugno di caramelle da una scatola su uno scaffale.
-Verity è abbastanza sveglia, se la cava. E quelli sono in vendita- disse strappandogli i dolciumi dalle mani.
-Sono tuo fratello!- protestò infuriandosi. Ma il ragazzo non sembrò dargli importanza.
In quel momento una nuova ondata di clienti fece il suo ingresso dalla porta principale e Fred fu costretto ad accoglierli.
-Fatevi un giro- disse, sparendo oltre gli scaffali.
Ron si voltò verso Hermione, che osservava la confusione con cipiglio severo, e le diede un buffetto sulla guancia. -Cerca di rilassarti, hanno tutto sotto controllo!-
-Lo vedo- fece lei fissando le dita di un bambino infilate
in un barattolo dall'aspetto inquietante.
I corridoi del negozio erano gremiti di gente e spostarsi al loro interno era quasi impossibile. Hermione lesse il nome di alcune specialità Weasley, sempre in voga e vendutissime soprattutto ai loro coetanei: torrone sanguinolento, bacchette trabocchetto, sognisvegli brevettati, tumistreghi e le piume dalla varietà autoinchiostrante, autocorreggente e rispostapronta. Ron gliele indicò con un ghigno, suggerendo che forse avrebbe fatto bene a venire lì a rifornirsi.
-Ti sembra il caso? Tu forse... ma che non ti venga in mente!- lo rimbeccò.
Lui rise, e si inoltrò ancora di più nella mischia.
Rimase indietro, cercando di farsi largo fra gli acquirenti, ma ben presto lo perse, vedendolo allontanarsi. -Ron!- chiamò, cercando di farsi sentire. Il rosso si girò a fine corridoio, sovrastando le teste dei presenti coi suoi ottanta centimetri d'altezza. -C'è troppa gente- gli disse -Ti aspetto fuori.-
Lui sembrò vagamente deluso, ma annuì, facendole segno di raggiungerla a breve.
Infilò il piede in un quadrato di pavimento lasciato libero e sgattaiolò rapidamente fuori, tornando davanti alla porta incantata. Dovevano averla costruita apposta per il passaggio, dotandola di una maniglia identica a quella di Zonko.
Con un gesto deciso la afferrò fra le dita, e spinse in giù.

Fuori l'aria era fresca, il marciapiede silenzioso. Aspirò a pieni polmoni l'ossigeno, sentendosi subito meglio.
Il negozio abbandonato, alle sue spalle, era tornato vecchio e vuoto, e dalle vetrate nulla della turbinosa baraonda che ci si nascondeva aveva lasciato alcuna traccia visibile.


Draco svoltò il marciapiede, scalciando una foglia secca con la scarpa. Il cipiglio cupo, le spalle curve, le mani piantate in tasca lo rendevano estremamente sgradevole, ma per fortuna non c'erano molti a vederlo in quello stato. Si chiese per l'ennesima volta che fine avesse fatto l'amico, se non per ricordarsi un secondo più tardi che era stato lui stesso ad allontanarlo. Era probabile che avesse trovato una compagnia a lui alternativa.
In quel momento intravide una chioma ricciuta dall'altra parte dalla strada, ferma davanti all'insegna di un negozio chiuso. Alzò gli occhi, aggrottato, e si fermò.
Hermione fissava la vetrina scura, come se al suo interno potesse vederci qualcosa di interessante, e gli dava le spalle. Aveva i lunghi capelli ricci sciolti sulla schiena, un cappotto abbastanza lungo e un paio di calze chiare che sbucavano dall'orlo. Rimase a fissarla per secoli, immobile sul marciapiede. Poi scese.
Spostò le pupille sull'annuncio di chiusura affisso al legno dello stipite, inspirando silenziosamente dal naso, quando vide una figura materializzarsi accanto al suo riflesso, sul vetro.
Si girò di colpo, sorpresa di vederlo lì, e lui la osservò dall'alto della sua spanna in più, gli occhi seri.
-Credevo non venissi- disse.
Lui non rispose, continuando a fissarla.
Hermione chiuse le labbra, e si passò una mano fra i capelli.
-Hai lasciato i tuoi amici?- chiese dopo una pausa.
Fece una smorfia. -Ti ho già detto cosa penso degli amici- rispose, e fece un passo di lato togliendosile finalmente da davanti.
-Tu invece? Non avevi un appuntamento?- pronunciò quelle parole con scherno, ma Hermione sapeva che era il suo modo naturale di scherzare.
-E' dentro a... un negozio. Tornerà tra poco.- Riuscì a fermarsi appena in tempo prima di rivelare il traffico dei gemelli, ricordandosi che era segreto - quanto lo poteva essere un argomento conosciuto da mezza Hogwarts e nascosto ai professori - e che Malfoy di certo non nutriva una particolare simpatia per nessuno di loro.
-Davvero ammirevole lasciare una ragazza da sola per andarsene in giro- commentò sarcastico.
-Non è un appuntamento, quindi direi che non ci sono regole- fece lei per tutta risposta.
Malfoy le lanciò un'occhiata ironica, ma non aggiunse altro.
-Vieni con me?- chiese invece con naturalezza.
Hermione sgranò gli occhi.
-Non posso allontanarmi...- esitò -Gli ho detto che lo avrei aspettato qui.-
-E mentre aspetti puoi benissimo fare quello che ti pare.-
Alzò lo sguardo su di lui, che ricambiò con uno alquanto eloquente.
Dopotutto, restare lì fino all'ambigua comparsa di Ron dal negozio sprangato non era un'idea ampiamente migliore.
-Per qualche minuto, però...- concesse titubante.
Malfoy scese dal marciapiede, le mani ancora infilate nelle tasche. Lei si guardò attorno e scese accanto a lui, assicurandosi che nessuno di loro conoscenza fosse per strada.
Il sole illuminava il viale chiaro davanti ai loro piedi, mentre lo percorrevano uno accanto all'altra come due amici. I profili dei negozi con le loro insegne venivano bagnati da quella luce dorata che imitava disperatamente la forza estiva, e cercava di ricordarla degnamente, ma dimenticava qualche zona d'ombra, soprattutto all'imboccatura dei vicoli.
Draco virò presto verso uno di quelli, lasciando il centro illuminato. Hermione lo seguì.
Aveva i lineamenti del viso tirati, come se non fosse completamente tranquillo. Ipotizzò che fosse preoccupato che qualcuno potesse vederli, perciò si stupì che non le dicesse improvvisamente di aver cambiato idea. Portò gli occhi avanti, fissando le botteghe che si affacciavano sulla via secondaria. Draco svoltò di nuovo, a destra di un chiosco. Si chiese dove mai la stesse portando. Sbirciò con un occhio alle proprie spalle, mentre allungava il passo, quando inciampò contro un ostacolo, arrestandosi di colpo. Malfoy si era fermato in mezzo al passaggio, e si era voltato.
Alzò gli occhi sul suo volto pallido, stranita. Lui la fissava con espressione seria, mentre i capelli biondi gli striavano parte delle iridi grigie.
Fece per chiedergli che cosa avesse, con quell'aria tesa, quando lo vide fare un passo e bloccarle le spalle, prima di chinarsi avanti e stamparle un bacio sulle labbra.
Sentì una fitta piegarle l'addome, mentre le gambe persero la capacità di sostenerla e barcollò indietro. Draco la spinse contro il muro del vicolo e avventò una mano sul suo fianco, per sorreggerla, mentre con la bocca spinse sulla sua come se volesse aprirgliela a forza. Percepì le proprie labbra schiudersi, senza che fosse stata lei a deciderlo, e il corpo del ragazzo premere contro il proprio come se avesse voluto entrarle dentro, o schiacciarla contro i mattoni. Malfoy baciò la sua bocca come se fosse stata una ciliegia da mangiare o una caramella da cui succhiare via tutto il succo, poi si staccò e affondò il viso nella nuvola dei suoi capelli, contro la sua spalla.
Impietrita, avvertì il cuore martellare confuso contro lo sterno, le gambe tremanti, le guance bollenti e la schiena in fiamme, senza riuscire a muoversi. Con gli occhi sgranati, fissava la parete di fronte, non potendo distinguere con nitidezza quali mattoni finissero dove e quali altri iniziassero dopo. Lui continuò a stringerla finchè non parve essersi calmato, e rialzò la testa per guardarla negli occhi.
Il suo sguardo era liquido, come in camera sua, come sopra all'albero, le iridi lucide, le gote rosa. Aveva le labbra schiuse, come se gli servisse aspirare dalla bocca per respirare.
Ricambiò quello sguardo con l'annebbiamento e la sensazione di vertigine di un folle, quando un grido in lontananza arrivò danzando fino alle sue orecchie, colpendole i timpani.
Ricordò di aver lasciato Ron dentro al negozio, e di avergli detto di aspettarlo fuori. Sentì il suo nome echeggiare per le vie fino a lì, senza riuscire a muoversi dal muro. Draco passò le pupille da uno all'altro dei suoi occhi, agitato, e si allontanò da lei, staccando la pelle dai suoi vestiti.
-Vai- le disse -Prima che diventi più rosso dei capelli.-
Lo fissò sconvolta, incapace di articolare una parola. Il suo tono era stato sicuro, ma qualcosa nella voce aveva tremato, come se fosse stata liberata da una gola che non parlava da giorni. Si rimise dritta, sentendo le mani fremere e le ginocchia sorreggerla per miracolo. Draco la fissò in silenzio con la pelle ancora viva, gli occhi crepitanti, e lei si girò verso il vicolo da cui erano arrivati, piantandolo lì.
Ron si aggirava agitato per i marciapiedi del viale, affacciandosi alle vetrine di tutti i negozi per cercare di trovarla. Si gettò sulla strada correndo, il fiato corto.
-Ron!- esclamò, e lo vide girarsi sorpreso.
-Hermione!- gridò, raggiungendola trafelato. Il suo sguardo era duro, sembrava essersi arrabbiato.
-Dove diavolo ti eri cacciata, credevo di trovarti lì!-
-Scusami...- balbettò -Non arrivavi, e così ho pensato...-
-Mi avevi detto che saresti rimasta ad aspettarmi!- la interruppe.
Lo guardò spiazzata.
-Hai ragione, scusa... Non volevo farti arrabbiare-
Il rosso voltò la testa dall'altra parte, stringendo la mascella.
-Non devi preoccuparti così per me- gli disse perplessa -Non sono una bambina.-
-Cosa c'entra?- fece lui rigirandosi -Io mi preoccupo... per te.- Lo vide arrossire leggermente sotto agli occhi, ma pensò che fosse normale, data l'arrabbiatura.
-Non sparire più in questo modo- aggiunse -Almeno non senza avvertire.-
Annuì, deglutendo a bocca chiusa.
La via sembrava di nuovo essersi riempita di gente, e ormai l'orario del tramonto era vicino.
-Fred ha chiesto se te la fossi presa per la storia della passaporta- disse 
riprendendo a camminare. Sembrò voler chiudere la discussione, per non irritarsi oltre. -Credeva te ne fossi andata per quello.-
-Oh no- fece lei, stupita.
-Gliel'ho detto, ma ha voluto assicurarsene comunque. Vedi, ci tiene al tuo parere.-
Hermione non rispose, improvvisamente distratta per prestare sufficiente attenzione a quello che diceva. Lui continuò a parlare finchè non si fermò in mezzo al viale, fissandola da dietro.
-Ha detto anche che devi tenerci a me, per aver accettato di utilizzarla.-
Hermione sentì appena quella frase. -E penso che in fondo sia stata una buona idea passare questa giornata insieme.-
Non capì, e lui la afferrò per il gomito, facendola voltare. Hermione vide i suoi occhi fissarla dall'alto con un leggero imbarazzo, come se dovesse dirle qualcosa.
-Non sono molto bravo con queste cose- lo sentì dire, mentre si grattava con una mano la nuca. -A parole faccio sempre un casino.-
Corruggò la fronte, confusa. Lui ciondolò sui piedi, indeciso, poi chinò la schiena, e lei visse quei cinque secondi come un déjà-vu incredibile, tirandosi improvvisamente indietro.
Ron si fermò, sentendo il suo braccio sfuggirgli di mano.
-Che cosa..- lo guardò sconvolta, a occhi sbarrati. -Che stai facendo?!-
Arrossì, sentendosi a disagio.
-Volevo parlartene prima di andare via, ma il tempo è volato, e non so mai come aprire il discorso.-
Lei lo fissò scioccata.
-Mi piaci- sputò infine semplicemente.
Fu come se un pietrificus l'avesse colpita alle spalle, gelandola.
-Ho tentato di fartelo capire in tutti i modi, ma in queste cose bisogna essere chiari.-
Non rispose, gli occhi spalancati sul suo volto.
Lui la guardò chiaramente in difficoltà; forse si aspettava che avrebbe detto qualcosa, che avrebbe reagito diversamente.
Mandò giù il groppo che le si era formato in gola, stringendo le labbra.
-Cosa significa- riuscì solo a dire, strozzata.
Lo vide abbassare gli occhi sulle scarpe, incurvando le labbra in un sorriso tirato. -Non credo ci possano essere tante interpretazioni- commentò.
Sentì lo stomaco attorcigliarsi violentemente dentro alla pancia, tirando le budella come se avesse voluto strizzarle. Un senso di nausea e di vertigine la prese alla testa e lei indietreggiò sul viale dorato.
-Io...- sentì le ginocchia tremare, come se fosse sul punto di uno svenimento.
-Devo andare via- disse. Il viale attorno a lei si deformò inspiegabilmente venendole addosso. -Non mi sento bene.-
Il ragazzo la guardò preoccupato, alzando una mano per prenderla.
-Scusami- disse lei allontanandosi -Veramente.-
La vide girarsi, ormai distante di qualche passo, e spiccare una corsa improvvisa. Impietrito, incredulo e confuso rimase a guardarla sparire, in mezzo al viale affollato.








.....

Ho paura a chiedervi cosa ne pensiate.
L'ho tirata talmente per le lunghe che mi sembra impossibile essere arrivata finalmente a questo capitolo. Dio, che peso! Forse non era la scena che vi aspettavate... ma ho tentato di mantenermi il più fedele possibile ai personaggi. E poi odio il miele, non so se si è capito.

Annotazioni
Scrivenshaft: situato nella High Street di Hogsmeade - la strada principale -, è una cartoleria per maghi, dove si possono comprare piume, inchiostri e calamai. Viene citato in H.P. e l'Ordine della Fenice, quando Hermione, accompagnata da Harry e Ron, dopo la riunione alla Testa di Porco per fondare l'Esercito di Silente, ci va per comprarsi una piuma nuova.

Zonko: negozio di scherzi magici situato sempre sulla stessa strada, da cui Lupin dice provenire la Mappa del Malandrino, per ingannare Piton che l'ha trovata in mano a Harry. Chiuso per ragioni ignote all'inizio del sesto anno, diviene mira dei gemelli Weasley, che pensano di rilevarlo. Nel libro, rinunciano a questo proposito quando il villaggio viene chiuso agli studenti di Hogwarts per ragioni di sicurezza.

Per il personaggio di Ron, ma anche per quello di Harry, mi sono ispirata più al carattere del libro, piuttosto che a quello dei film. Non so se è solo una mia impressione, ma le due versioni dei caratteri sembrano essere differenti, forse perchè influenzate dagli attori che li interpretano. Sono entrambi troppo mosci nel film, leggendoli appaiono invece più irrequieti.

Per le lezioni di piano ammetto che tutto quello che scrivo è puro frutto della mia fantasia, non studio pianoforte ma canto, e quelle poche regolette sono quelle che mi passa pour parler la mia insegnante mentre suona durante le lezioni.


Ringrazio Lullabyx, barbarak, germana e PrimrosePotter69 - che ha incredibilmente commentato ogni singolo capitolo di questa fiction pur avendola scoperta solo ora! - per aver recensito l'ultimo capitolo, sono sempre felice di leggere i vostri pareri, non è una cosa scontata, anzi, è la maggior gratitudine che si possa ricevere dal pubblicare online.

Un bacio a tutti quelli che leggeranno, commenteranno e continueranno a seguire. Vi do un arrivederci al prossimo mese, sperando di aggiornare anche prima.


Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20 ***


20
Capitolo 19
~~





-Hermione!- Ginny spalancò la porta, entrando.
La stanza disordinata era rischiarata dalla luce che filtrava dalla finestra, resa azzurrina all'incedere della sera. 
La trovò seduta sul letto, con ancora i vestiti dell'uscita, una cera a dir poco spaventosa.
-Che cosa è successo?- chiese, trafelata. Aveva il cappotto ancora indosso, come se non avesse avuto il tempo di toglierlo da quando aveva messo piede nel castello. -Ron ci ha detto che non ti sentivi bene, sei sparita all'improvviso! Ti abbiamo cercata d'appertutto prima di capire che eri tornata indietro. Si può sapere cosa...- si interruppe, accorgendosi del nero che cerchiava gli occhi della ragazza, resi lucidi da uno strato di acqua che non prometteva nulla di buono.
-Santo cielo, hai la febbre?- chiese, sporgendosi sul suo viso.
Hermione scosse la testa, allontanandola.
-Sto benissimo- rispose, ma la sua voce uscì talmente roca da non risultare credibile.
-Non direi- osservò l'amica, perplessa.
Hermione la guardò da basso, e lei si rese finalmente conto che qualcosa non andava, ma non a livello fisico. Ammutolì improvvisamente, colpita da un presentimento.
-Qualcosa è andato storto?- domandò.
La riccia si passò una mano sulla guancia, dove probabilmente qualcosa di umido l'aveva bagnata poco prima che lei arrivasse. -Qualcosa?- ripetè, lievemente amara.
Ginny non rispose, ma chiuse le labbra. Poi decise di togliersi il cappotto e di sedersi sul materasso accanto a lei.
Hermione si girò pallida come un cencio e disse: -Era un appuntamento.-
La pausa successiva servì a comunicare alla mente della compagna a che cosa si riferisse.
-Credevo che uscissimo solo per lasciare te e Harry da soli, invece era un appuntamento. E io non ne sapevo niente.-
Non servirono altre parole per rendere la ragazza consapevole di quello che era tragicamente successo.
-L'ho lasciato senza neanche avere il coraggio di dirgli qualcosa!- singhiozzò, e strinse le labbra sottili per impedirsi di essere troppo emotiva.
Ginny la vide abbassare gli occhi sulle ginocchia, con l'aria più colpevole e amareggiata che le avesse mai visto in volto, e capì esattamente come stessero le cose.
-Forse avrei dovuto dirtelo- sussurrò mortificata.
Hermione rialzò gli occhi di scatto. -Lo sapevi?-
Girò la testa verso la parete di fronte. -Lo intuivo... Non sapevo niente con certezza, lui non me ne ha mai parlato! Ma me ne ero accorta, vagamente. E' mio fratello dopotutto.-
Hermione annuì, ricordandosi gli avvertimenti che le erano stati dati ma che lei aveva scioccamente ignorato.
-E poi, credevo che in fondo potesse andare bene. Forse, speravo che così... Ho creduto che fosse un buon modo per distrarti da Malfoy.-
Trasalì, come se l'avesse colpita alle spalle.
Ginny le lanciò un'occhiata di sbieco.
Il suo volto si fece ancora più bianco, come se fosse sul punto di svenire o di dare di stomaco sul tappeto.
-L'ho capito sai, che c'è qualcosa di strano fra voi. Il modo in cui ti ha guardata ieri in cima alle scale.. Non è semplicemente un passatempo, vero?-
Hermione non rispose, tesissima.
-Speravo che Ron avrebbe potuto farti cambiare idea.-
Si alzò in piedi, prendendo a camminare. Si torse le mani, passandosele una sull'altra in maniera frenetica. Poi si fermò, girandosi di nuovo a guardarla.
-E' proprio questo il problema- disse rigida. -Non solo Ron... C'è dell'altro. L'ho incontrato oggi, mentre ero là. Ron era da Fred, ma io sono uscita. Lui è arrivato e...- si accorse di non riuscire a dire quelle parole. Lo stomaco le si era ristretto, rendendole difficile persino respirare. Provò a pronunciare la fine della frase, ma la voce non uscì, intrappolata.
Ginny da basso la guardò stupita, aspettando che lei terminasse. La vide fissarla sconvolta, gli occhi scuri cerchiati e le iridi spalancate, come se dovesse confessarle un omicidio. E allora capì.
-Oh...- mormorò, colpita. La sua espressione venne invasa istantaneamente da un'ombra scurissima, come se incredulità e disappunto si mischiassero involontariamente dentro al suo cuore.
Hermione la osservò tesa prendere piena coscienza di ciò che le aveva detto, anzi non detto, e attese ansiosa che le sbraitasse contro, o che la piantasse in asso per andare a consolare il fratello. Dopotutto, se lo sarebbe meritata.
La rossa tacque per lunghissimi istanti, le iridi azzurre abbassate sulle gambe di Hermione, probabilmente in schock. Quando tornò a parlare, non disse nulla riguardo all'accaduto, nulla riguardo al suo comportamento, nulla che potesse ferirla o rimproverarla. Solo: -Forse è arrivato il momento di dirlo a entrambi, non credi?-
Ed Hermione seppe che aveva finalmente ragione.

Lo trovò sul divano di fronte al camino, le mani raccolte e i gomiti sulle ginocchia, mentre Harry gli faceva compagnia. Appena la vide scattò in piedi, spalancando gli occhi come se avesse visto un fantasma. -Hermione!- esclamò.
Lei gli lanciò uno sguardo spento, scendendo le scale.
Harry alzò gli occhiali su di lei e sembrò percepire la sua tensione. Così, si allontanò dal focolare, guardandola titubante avvicinarsi.
Ron la scrutava attentamente, a fianco al bracciolo, cercando di studiarne l'espressione. Fu solo quando Harry scomparve dietro alla porta del dormitorio, in cima alla scalinata, che glielo chiese: -Come stai?-
Lei strinse le labbra con occhi crepitanti, la gola chiusa.
-Mi dispiace- fu la risposta.

Lui non chiese per cosa, perchè aveva capito, il suo sguardo afflitto glielo aveva detto appena entrata.
-Ti voglio davvero bene, lo sai...-
Non rispose, scuotendo la testa.
-Non ci provi nemmeno- sussurrò.

-Cosa..?-
-Non ci provi- ripetè. -A darti una possibilità... Sei convinta di non volere più nessuno, hai lasciato che quel bastardo ti spegnesse.-
-Non capisco... di che parli?- sgranò gli occhi.
Quelli del ragazzo la guardarono come se fosse una bambina poco scaltra. -Di Krum, naturalmente.-
Il cuore di Hermione si contrasse, accusando il colpo.
-Cosa dici?-
-Lo sai bene. Pensi che non sappia quello che hai passato? Ginny me lo ha detto. Eri davvero invaghita.. ma lui ti ha scaricato, senza neanche dirti niente. Non siamo tutti così.-
Hermione spalancò la bocca, sbigottita. -Non si tratta affatto di questo- esclamò -Che cosa c'entra? Quella è acqua passata...-
-Sì, e da allora non ne è scorsa più di nuova. Hai chiuso i battenti, lo sappiamo tutti.-
Richiuse la bocca, sgomenta.
-Sarebbe diverso- disse allora lui facendo un passo avanti. -Lo sai che lo sarebbe...-
-Non sai di cosa stai parlando- indietreggiò di scatto. -Krum non c'entra niente con questa storia, si parla di me e di te-
-Appunto. Io sarei diverso. Ti tratterei bene, potresti fidarti.-
Hermione scosse la testa. -Non ho alcun dubbio sulla mia fiducia. E' il sentimento a essere diverso... Sono certa di quello che dico...-
Il ragazzo lasciò andare le mani sui fianchi, seccato.
-Non puoi sapere come andrebbe- ribattè. -Diamine, Hermione!-
Ma lei rimase irremovibile, pur straziata al pensiero di star ferendo l'amico più di quanto si fosse aspettata.
-Perchè non ci provi almeno? Sono passati due anni, miseriaccia, due anni! Perchè non ti dai almeno la possibilità di vedere come va, di fare un tentativo-
-Non si tratta di questo- ribadì, cocciuta, -Non ho nessun problema con quello che è successo, ormai è storia chiusa. Non ho paura di reinnamorarmi, non ho sfiducia nel genere maschile, se è quello che stai pensando.-
Lui fece per ribattere ma lei lo precedette -Sei solo un amico, Ron-
La fissò.
-Il migliore che potessi desiderare, davvero... Ma è una cosa diversa-.

Lo vide abbassare gli occhi, stringendo le labbra. Poi tornò a guardarla. -E se invece non avessi il coraggio di provare a cercare qualcosa di più? Se cambiassi idea?-
-Ronald, io so di poter provare qualcosa per qualcuno- 
Lui emise un verso secco, sbuffando. -Ah davvero? E com'è possibile, se nemmeno dai modo ad altri di provarci?-
Sentì le guance infiammarsi, percependo la schiena vibrare con un brivido.
-Ti sbagli- disse.
Lui alzò gli occhi su di lei, scettico. Hermione raccolse il fiato, pallida come un cencio, i nervi tesi a cercare di tenere insieme le forze che stava accumulando. E sputò il rospo.
-C'è già qualcuno.-
Lo vide sgranare gli occhi, basito.
Lei mantenne i suoi alti, nonostante il suo corpo avesse preso a tremare impercettibilmente. -Non da molto... in realtà non è successo nulla di importante..-
Il volto dell'amico sembrò contrarsi disumanamente, contorto da uno strano sentimento.
-Pensavo di dirvelo a breve, credevo..-
-Chi?- fece lui interrompendola, mentre un qualcosa di convulso e violento gli cresceva piano in seno.
Hermione sentì la voce andarsere, seccata insieme alla gola. Il cuore si contrasse, le pulsazioni divennero udibili, il sangue bollente nelle vene.
-Malfoy- sussurrò, in modo appena percettibile.
Il mutamento di Ron si congelò, quasi come pietrificato da un incantesimo. Hermione si disse che forse non l'aveva sentita, avendo parlato così piano.
Passarono interminabili secondi di silenzio, immobili nell'aria della stanza.
Lei si fissò le scarpe, attendendo la reazione. Questa, seppure in ritardo, arrivò in un lampo, sferzante.
-Cosa?- ruggì.
Il volto dell'amico era paonazzo. Sembrava sul punto di esplodere o di fumare vapore da un momento all'altro.
Lei abbassò le palpebre, deglutendo. -Malfoy- ripetè.
Lui scattò avanti sconvolto.
-Che cosa stai dicendo? Mi prendi in giro?- Il tono con cui parlava era frenetico, fuori di sè.
-Mi piacerebbe- rispose lei piano, -Non è una cosa che ho potuto scegliere.-
-Sei fuori di testa!- sbraitò -Malfoy! Che cosa diavolo ti salta in mente, che cosa diavolo stai dicendo! Tutti questi anni di insulti, a farti sentire uno schifo, che cosa cazzo è successo?-
Hermione trasalì, sentendosi invadere dalla furia del compagno. Cercò di tenergli testa, ergendosi in piedi con la schiena dritta e i pugni chiusi.
-So benissimo di chi stiamo parlando- replicò -So benissimo che cosa mi ha fatto, non sono una stupida!-
-Stupida! Lo sei invece, eccome!- sputò. -Una folle, che cosa diavolo può essere successo per farti dire una cosa simile? Sei stata stregata per caso?- e nel momento in cui lo disse i suoi occhi si spalancarono sul suo volto, perdendo un po' della loro violenza.
-Oddio, deve essere così- esclamò.
Ma Hermione scosse la testa energicamente, stizzita. -Sono perfettamente in me, Ronald! Se solo tu mi lasciassi spiegare, invece che urlarmi contro...-
Il viso del ragazzo tornò a deformarsi. -Spiegare? Non c'è alcuna spiegazione! Sei completamente impazzita! Criticavi tanto lui, le ragazze.. e guarda come sei finita. Uguale a loro, peggio! Un'ipocrita, bugiarda..-
Hermione sentì la propria sicurezza vacillare, attaccata da quegli argomenti.
-Non dire scemenze- si difese, -Non è successo niente, ci ho soltanto parlato. Se solo tu ascoltassi ogni tanto potrei spiegarti tutto, non ho fatto niente di male.-
-Ascoltarti! Mi stai dicendo di essere innamorata del ragazzo che ti ha insultata per i sei anni che sei stata qui, che ha insultato tutti noi, anzi. E dire che lo disprezzavi tanto, hai una bella faccia tosta! Forse è questo che tentavi di fare per tutto il tempo, attirare la sua attenzione-
-Forse è per questo che non ti ho detto niente- replicò lei, ferita, -Non vuoi mai capire-
Lui ricambiò l'attacco con espressione sprezzante, odioso. -Cosa? Che sei diventata la sua nuova puttana?-
Fu come se una lama invisibile le avesse trafitto il cuore, infilzandola da parte a parte. Trattenne il respiro, sentendolo fermarsi in gola. I suoi occhi scuri si spalancarono vitrei sul suo volto, inorriditi.
Lui non abbassò i suoi, non si pentì. La guardò con odio e disprezzo, e anche con una punta di sadismo.
In momenti come questi qualcuno arriva sempre a salvare la situazione, Harry sbuca da una porta e si precipita a dividerli; Ginny molla uno schiaffo a Ronald, facendolo tornare in sè. Ma in quel frangente restarono soli, in mezzo a quelle parole terribili pronunciate forse un po' troppo precipitosamente.
Hermione contrasse il volto in una smorfia, mollando la mano che aveva portato al petto lungo il fianco.
-Sei orribile- disse, la voce atona. Lui non si scompose, lei gli voltò le spalle, e abbandonò la sala.

E' davvero molto triste raccontare di un litigio, e anche un'impresa ingrata. Le emozioni che si scatenano durante una discussione e il dolore che ne segue quando questa finisce, sono cose che non possono essere spiegate a voce umana. Bisognerebbe rincorrere con la mente quelle rare occasioni in cui ci siamo sentiti distrutti, umiliati, traditi da una persona amica.
Hermione rifiutò di scendere a cena, quella sera, e si rinchiuse in camera, vergognosa di farsi vedere. Ginny l'aveva vista rientrare stravolta, ma lei l'aveva allontanata, nascondendosi in bagno. Odiava doverli affrontare, odiava sentire i loro sguardi. Ora che aveva finalmente sputato il rospo, si sentiva uno straccio. Era una delusione per tutti loro, dal primo all'ultimo. Cercò di tenere a bada l'agitazione che quella lite le aveva messo addosso, chiudendole lo stomaco.
Come aveva potuto dirle quelle cose? Ma, soprattutto, come poteva non dargli ragione? Si sentì sommergere dai dubbi che quelle cattiverie le suggerivano all'orecchio, tentando in tutti i modi di restare a galla. Non c'era nulla che la accomunasse a loro. Non era come quelle ragazze. Lei non gli aveva certo dato spago... Si sentì persa. Come era potuta arrivare a quel punto? Malfoy l'aveva baciata, e per quanto inaspettato fosse stato quel gesto, lei era l'unica colpevole per avergli permesso un atto del genere. Non erano forse state già diverse le occasioni in cui il loro rapporto si era irrimediabilmente confuso? Non avevano forse vissuto già più di una situazione ambigua?
Si chiese se le altre ragazze sapessero a cosa andavano incontro quando accettavano di andare con lui e improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, un dettaglio che a lungo è rimasto nascosto ma che inaspettatamente salta di nuovo fuori, ricordò Pansy.
Si era dimenticata di lei, durante quel mese. 

Sentì un brivido attraversarle la schiena.
Malfoy stava con lei. Fissò lo specchio senza muoversi, per un tempo interminabile. Lui non era mai stato solo, neanche quando l'aveva portata in camera sua e le aveva chiesto di restare con lui durante la gita. Non era solo. Come aveva potuto scordarlo?
Scivolò a terra, pietrificata. Quella non era certo la situazione in cui si sarebbe mai immaginata di finire. Aveva completamente perso il senno, aveva ragione Ronald. E il peggio è che quello che gli aveva detto era vero: in quel momento, all'angolo del vicolo, immobilizzata fra il muro e il corpo del ragazzo, aveva provato qualcosa.



~~


L'indomani mattina scese con volto pallidissimo, le labbra strette. Ginny l'aveva consolata come aveva potuto, e, a sentire dal fratello come si era svolta la discussione, aveva inspiegabilmente deciso di prendere le sue parti. Hermione non poteva certamente aspettarselo, e le si era mostrata infinitamente grata. Quando entrò in Sala, puntò gli occhi scuri sulla zazzera corvina di Harry. Lui gli stava davanti, lo sapeva, vedeva il contorno rosso della sua testa dietro la sua.
Si fermarono alle spalle del moro ed Hermione vide Ron alzare lo sguardo su di lei. La sua espressione mutò, oscurandosi. Si rese conto che non c'era pentimento nei suoi occhi, nemmeno una briciola di rimorso. Solo odio.
Ginny si era già fatta largo sulla panca, per permettere a sè e a Hermione di sedersi, ma lei rimase in piedi. L'amica la guardò interrogativa. Ron tornò a mangiare la sua colazione, così come Harry, che non si era mosso. Non si era girato. Non le aveva neanche rivolto il saluto.
-Gin- disse; la gola le faceva male. -Vado da un'altra parte- e girò i tacchi per allontanarsi il più possibile.
Fortuna che le lezioni erano finite, e che non doveva costringersi a entrare in classe insieme agli amici, o avrebbe finito per avere un esaurimento nervoso. Per tutta la durata della giornata si eclissò e nascose nei posti più impensati, col chiaro intento di evitarli tutti. E, ovviamente, di evitare Malfoy.
Questi sembrava al contrario intenzionato a intercettarla, perchè saettò più volte con gli occhi per i corridoi. Approfittando della baraonda che rimestava in vista dell'imminente partenza, setacciò ogni angolo del castello in sua ricerca, domandandosi quanto di quell'improvvisa sparizione fosse legato al bacio che le aveva dato. Si convinse che lo evitava, quando arrivato il pomeriggio non la trovò neanche al lago, e ciò lo inquietò notevolmente.

Non era abituato a sentirsi ignorare, e dimostrare una così lampante reticenza nel vederlo gli sembrava un'enorme mancanza di rispetto. Poco importava che fosse stato lui, la maggior parte delle volte, a trattarla in quel modo. Non accettava di subire quello che lui stesso le aveva fatto, e anzi il sapere cosa si prova a evitare qualcuno da cui si è cercati lo rendeva ancor meno flessibile.
Hermione si trovava sul Ponte Sospeso, girando silenziosa avanti e indietro, contrita. Aveva circumnavigato l'intero castello da quella mattina, fermandosi dove sapeva non esserci nessuno. Adesso, affacciata su quel baratro vertiginoso fra le rocce, si sentì estremamente stanca. Lontana da ognuno dei suoi amici, che in quel momento dovevano crederla impazzita, sentì per la prima volta l'acuta follia di quello che aveva fatto fino a quel momento. Persino Ginny, che aveva preso le sue difese contro il fratello, la guardava in modo diverso. Aveva deluso ognuno di loro in modi differenti, e il peggio era che aveva deluso se stessa. Come le sembravano lontane le parole che aveva pronunciato quella mattina in Sala Grande... Come si sentiva diversa adesso. Aveva davvero permesso a un individuo che aveva sempre criticato di raggirarla? Il suo orgoglio sembrava essere svanito nel nulla. Eppure non riusciva a credere di essersi sbagliata su di lui, in quei giorni. E' vero, aveva dimenticato Pansy, aveva lasciato che la baciasse senza che l'avesse propriamente messa nella posizione di scegliere, ma non si sentiva ingannata da lui. Tutti quei giorni dovevano pur averle insegnato qualcosa, e quello che sapeva era enormemente in disaccordo con quanto pensava di lui soltanto un mese prima.
Ebbe la triste idea di tornare in stanza, prima dell'ora di cena, e fu un vero peccato. Perchè se solo avesse aspettato ancora un po', Draco sarebbe rientrato nel castello, passando davanti allo sbocco del ponte verso la scalinata, e non l'avrebbe vista. Ma lei sbucò fuori proprio quando lui era lì, e si scontrarono.
Si arrestò di colpo, impietrita. Lui spalancò gli occhi grigi sui suoi e smise di camminare, piantandosi al centro del corridoio. Non fu un momento molto lungo. Hermione sentì il cuore battere furiosamente dentro al petto, e quando lui fece cenno di avvicinarsi, venne presa dal panico. Saettò gli occhi a destra e a sinistra, aspettandosi di vedere Harry o Ronald spuntare all'improvviso.
-Sei qui, allora- disse la voce del ragazzo, con una nota di circospezione. Lei non rispose, rifiutandosi ostinatamente di incrociare il suo sguardo.
-Mi stai evitando per ca-
Scorse Neville svoltare l'angolo del corridoio, e si sentì raggelare. Fece un salto giù dallo scalino, passandogli rapidamente accanto, e si defilò.


A cena sedette nuovamente in disparte. Ginny la cercò con gli occhi, preoccupata, e posò il tovagliolo sul tavolo.
-Vado da lei.-
Ron fece finta di non sentire, continuando a mangiare come se la faccenda non lo toccasse, ed Harry lo imitò. Quando la ragazza si alzò, però, voltò appena la testa, sbirciando la chioma ricciuta in fondo al tavolo.
-Posso sedermi?-
Hermione alzò appena lo sguardo, spostandosi di lato.
Ginny si accorse che aveva il piatto vuoto e le posate intonse.
-Non vorrai digiunare tutto il giorno.-
-E tu creare disappunto in Harry.-
Sbarrò gli occhi, colta in contropiede.
-Mi odia vero?- disse con un sorriso spento. -Mi odiano tutti e due, non si è nemmeno girato a salutarmi.-
-E' solo sotto shock.. tutti e due lo sono. Vedrai che gli passerà.-
-Non mi ha nemmeno rivolto la parola- fece lei come se non l'avesse ascoltata.
-E' stato un colpo duro. Io ero preparata, in minima parte, ma loro... Ci vuole un po' di tempo. Vedrai che anche a Ron passerà.-
-Già- disse lei, improvvisamente fredda. -E' a me che non passerà.- E alzandosi abbandonò la sala in fretta, cercando di non farsi venire una crisi di nervi.
Appena mise piede sulle scale, però, una mano le afferrò il polso: Ginny le era corsa dietro, pentita di come le aveva parlato.
-Mi dispiace- disse -Davvero, parole sbagliate.-
Non rispose.
-Non posso dirti di non essere d'accordo con loro. Insomma, è tutto veramente... incomprensibile.-
Abbassò gli occhi.
-Ma quello che ha fatto Ron è inaccettabile. Non avrebbe dovuto. E sono certa che appena gli passerà la rabbia se ne renderà conto. Non lo pensava davvero.-
-Certo che lo pensava- ribattè.
Ginny si morse il labbro.
-Senti- disse poi, invitandola a rialzare lo sguardo. -Io non mi fido di Malfoy. E non mi piace quello che sta succedendo-
Tacque, a testa china.
-Ma mi fido di te. Mi fido del tuo giudizio. E se davvero qualcosa in lui ti ha fatto... cambiare idea- Hermione si accorse di come preferì non pronunciare altre parole -Allora sono pronta a crederti.-
Rimase in silenzio, fissando le scale.
-Credo che tu abbia visto qualcosa in lui che noi non possiamo sapere, o capire, e sono certa che debba esserci una spiegazione a tutto questo. Per cui... Cerca solo di spiegarglielo. A loro. Raccontagli quello che hai raccontato a me, cerca di far valere le tue ragioni. Sono sicura che sapranno ascoltarti. E, se una volta fatto, continueranno a volerti evitare, beh- fece una pausa, posandole una mano sulla spalla. -Ho già accettato questa pazzia una volta. Non mi tirerò indietro proprio adesso.-
Hermione alzò finalmente lo sguardo, fissandola. Aveva gli occhi lucidi, le sopracciglia incrinate come quando si sforzava di trattenere un'emozione troppo forte.
-Grazie- riuscì solo a dire, in un fil di voce. Ma era con un tono che valeva l'intero discorso.

~

Il 20 Dicembre Hogwarts aprì le porte alle partenze, rilasciando gli alunni più impazienti. La scuola si svuotò di molte ali, la popolazione si dimezzò. L'ingresso era invaso dalle valigie e dalle gabbie di civette, alle otto di mattina, ma già mezz'ora più tardi si era svuotato.
Malfoy attraversò il pian terreno fino all'imboccatura del Ponte, affacciandosi. La trovò lì, seduta sotto a uno degli archi più in fondo.
Quando la raggiunse la vide sussultare, e riuscì appena in tempo ad afferrarla prima che cadesse.
Abbassò gli occhi, arrossendo involontariamente. Lui la sentì tentare di divincolarsi.
-Sarebbe più utile che mi parlassi- disse stringendole le dita sull'avambraccio.
Lei glielo strappò di mano. Lasciò vagare le pupille sul pavimento, visibilmente a disagio, e compì un passo verso l'uscita.
-Ho detto...-
-Di cosa- fece allora, fermandosi, -Esattamente?-
Draco aggrottò la fronte.
-Di quello che è successo- rispose.
Lei rimase immobile. Poi, lentamente, si girò.
-Oppure della tua fidanzata?- chiese.
Il cuore di Draco si fermò di colpo, saltando un battito. Gli occhi si sgranarono.
Hermione aveva riportato i suoi in alto, e sebbene ci fosse dell'imbarazzo, in quello sguardo, a colpirlo più di tutto fu il risentimento. Doveva avercela con lui.
-Pansy- disse. -Sì. Credevi che non lo sapessi?-
-Cosa c'entra lei?- chiese.
-Cosa c'entra con quello che hai fatto?- rispose lei, dura. -Che ti è saltato in mente?!-
La fissò rigido.
-Pensi che non conosca le tue abitudini? Ti ho visto sai, con le Corvonero. Credevo fossimo amici.-
-Lo siamo-
-Non avresti dovuto, allora!-
Draco strinse le labbra, inspirando dal naso.
-Io non sono così- disse lei vivace, scaldandosi, -Non dovevi permetterti. Non andrà come pensi tu...-
-Si può sapere che cosa è successo?- la interruppe.
Lei si bloccò.
-Hai tutta questa rabbia nei miei confronti per un bacio?-
Strinse le labbra, arrossendo appena. -Ho mandato a monte la mia amicizia con Ronald per colpa tua, e anche con Harry. Adesso non mi parlano più.- Lo disse come se fosse una sua responsabilità, come se fosse stato lui a causare quel litigio.
Malfoy sbiancò, impreparato. -Sanno di me e di te?-
-Esattamente.-
Seguirono pochi istanti di silenzio. Draco sentì una vertigine colpirgli la testa e farla girare per un attimo.
-Non hanno avuto una bella reazione. Come dargli torto? Pensano che tu mi stia raggirando per chissà quale scopo e mi disprezzano.-
Il corpo del ragazzo si congelò.
-Vedi? Nemmeno lo neghi!-
Fece per andarsene, furibonda, ma lui l'afferrò per il gomito.
-Ti fidi più dei loro giudizi o del tuo?-
Lei scosse il braccio, ma lui non la mollò.
-Mi fido di quello che vedo, un ragazzo viziato che usa gli altri come vuole, senza alcun rispetto!-
-Non lo pensi davvero-
-Certo che lo penso. Cos'altro dovrei pensare?-
Lui non rispose. Lei fece un verso e gli tolse la mano dalla manica. 
-Credevo che fosse diverso... credevo che noi- interruppe la frase, senza sapere come continuare. Lui la guardò dall'alto capendo esattamente cosa avesse voluto dirgli.
Il suo cuore era un nodo di sterpi e nervi, tirati insieme a contrargli il muscolo fino a fargli male. Come potere controbattere, quando mentiva così spudoratamente?
-Lascia perdere- mormorò, facendo un passo indietro.
La vide girare i tacchi, l'espressione contrita. -Non è vero- disse allora, prima che avesse la possibilità di compiere un altro passo.
Lei attese.
-Qualunque cosa ti abbiano detto. Qualunque.. cosa stai pensando in questo momento, non è vera.-
Tacque, in ascolto.
-Pansy non è.. la mia ragazza. Non la vedo da settimane, te lo assicuro. Era solo un passatempo, una con cui- s'interruppe bruscamente, rendendosi conto di cosa aveva appena detto.
Hermione era tornata a guardarlo, scioccata.
-E così lo ammetti- 
esclamò -Con questa naturalezza! Credevo che almeno facessi finta di... E cosa sono io allora? Il nuovo passatempo?-
La vide stringere i pugni, sconvolta.
-Non è così- fiatò.
-No? E com'è?-
Tacque, sentendosi sulle spine come mai lo aveva fatto sentire in tutte le discussioni che avevano avuto fino ad allora. Non seppe che rispondere, completamente immobilizzato in quella posizione fatale. Lei gli lanciò un'occhiata terribile, disgustata, e strinse i denti.
-E io che credevo di aver visto qualcosa in te, di aver imparato qualcosa..-
Fece per ribattere ma lei continuò -D'altronde cosa dovevo aspettarmi? Mi hai sempre disprezzata no? Sono solo una lurida mezzosangue che non è degna della tua presenza.-
Non rispose, guardandola basito. Cosa c'entrava quello, adesso?
-E allora perchè non mi sei stato alla larga? Cos'è tutta questa messa in scena? Vuoi davvero farmi credere di averlo fatto per.. per..- la vide soffocare le parole, incapace di esprimerle. -E poi andiamo, sei terrorizzato al pensiero che io gli abbia parlato di te! Sei sbiancato appena te l'ho detto, ti vergogni!-
Volle negare, ma non ce la fece.
-Devo veramente essermi bevuta il cervello.-
Abbassò la testa, fissandosi le scarpe. Poi fece dietrofront.
Il respiro tornò a riempirgli i polmoni e riuscì a parlare. -Aspetta- le disse -Aspetta-
Smise di camminare.
Deglutì, fissandole irrigidito le spalle. -Le cose non stanno così-
-Le cose sono così- replicò lei. Ma lui scosse la testa. -Non è vero.- Ormai sembrava essere l'unica cosa in grado di uscirgli dalla bocca.
Fece un sospiro stanco, abbassando le spalle.
-Dimmi tu cosa è vero, allora-.
Lui mandò giù un groppo. Lei attese, in silenzio. Ma lui non riuscì a risponderle. Allora la vide rialzare la testa e tornare a camminare. Stava per mollare, lasciandolo lì con le sue risposte senza senso, quando sentì un colpo allo stomaco, fortissimo.
L'afferrò per un braccio, tirandola indietro. Hermione si sentì spingere contro il torace del ragazzo e affondò la testa nella stoffa della sua divisa. Dietro all'orecchio, dentro al suo timpano, il cuore del Serpeverde martellò tumultuoso contro lo sterno, scandendo i battiti come un tamburo. Sgranò gli occhi sbigottita.

Le braccia del ragazzo premettero contro la sua schiena, tenendola attaccata al petto, pressata. Era come se volesse farla entrare dentro, come se volesse inglobarla dentro di sè, incastrarla in quello spazio. Percepì la pelle della propria guancia prudere, ma più di tutto le pulsazioni del cuore di Malfoy spingere su di essa come se fossero state dita umane. Pompavano frenetiche contro lo sterno, facendo sembrare che dovessero romperlo. Trattenne il fiato.
-Questo- disse lui, sussurrando. -Questo...- e abbassò la voce in un soffio. -E' vero.-








Finalmente! Non vedevo l'ora di tornare a Hogwarts, ve lo giuro. Certo, potrebbero esserci ritorni più allegri, ma ci si accontenta...
Che ve ne pare? Temo di aver sconfinato nell'OOC con più di un personaggio in questo capitolo, soprattutto con Malfoy... Mi dispiace. Ho tentato di scriverlo il meglio possibile, ma è difficile.

Spero ricordiate che il tema "Krum" è comparso più volte nel corso dei capitoli, a partire dal 3, in cui H., dopo aver parlato con Ginny di Harry, pensa a lui. A quanto risulta dai libri, questa è stata l'unica esperienza sentimentale della ragazza in tutto il corso della scuola, se non si contano gli impicci incasinati con Ron. Quindi, dato che nella mia fic lei Ron non se lo fila di striscio, Krum è l'unico ragazzo per cui abbia mai provato dei sentimenti, fino ad ora. In più ho tentato in tutti i modi di suggerire, nel corso della trama, come (questa) Hermione nutra un certo bisogno intimo - più o meno conscio - di trovare una figura maschile che le stia accanto: l'ho suggerito nella prima scena sul lago, e anche una parte della sua visione nello specchio è legata a questo.
Spero di essere riuscita a rendere questo capitolo presentabile, immaginare delle reazioni umane credibili e almeno un minimo vicine ai personaggi originali a questo punto della storia è complicato. (Ps: per Ron mi sono ispirata alla sfuriata che ha fatto a Harry nel libro 7, poco prima di abbandonare lui e Hermione nella tenda, e ad Hermione nel 4°, durante il Ballo del Ceppo).
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e come me la sono cavata.

Un ringraziamento speciale alle ragazze che hanno recensito l'ultimo capitolo: barbarak, Lullabyx, PrimrosePotter99, germana, e a chi deciderà di recensire questo :)

Un bacio e buone vacanze, spero di non farvi più aspettare tanto - ho finito gli esami -.

 Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21 ***


21
Capitolo 20
~~





Sedette sulla panca levigata del banchetto, le gambe unite e la schiena dritta. Davanti a lei, Ronald alzò lo sguardo sbigottito, impreparato a vederla lì. Sembrava aspettarsi che avrebbe continuato a nascondersi per il resto dell'anno, o che per lo meno quella botta di vergogna durasse più di un misero weekend. Ma venne deluso, e dopo aver contratto nervosamente la bocca, tornò a mangiare con foga, riacquisendo il cruccio odioso che aveva ostentato negli ultimi due giorni.
Anche Harry rimase stupito, ma al contrario dell'altro, Hermione credette di intravedere una luce diversa in fondo ai suoi occhi.

La sera precedente tutte le sue ansie si erano acquietate, e dopo l'incontro con Malfoy era tornata in camera più tranquilla. Inizialmente aveva esitato, ancora non del tutto libera dai dubbi che il suo comportamento le aveva messo addosso. Ma poi aveva guardato in quegli occhi grigi stranamente inquieti e sinceri, e aveva finito con l'abbandonare ogni dubbio. 
Finita la colazione si alzò senza dire una parola, così come senza una parola si era svolto l'intero pasto, ma una volta fuori, la mano di Harry si fermò sulla sua spalla.
-Vogliamo allontanarci un po'?-
Hermione sentì il cuore accelerare improvvisamente, impreparata, ma poi annuì, sentendosi intimamente forte.
La condusse all'interno di un'aula vuota, una delle tante ora che le lezioni erano sospese, e si premurò di serrarne la serratura in modo che nessuno venisse a disturbarli. Lei si era affiancata a un banco, e, quando si girò, lo vide scrutarla con estrema serietà.
C'era una macchia scura nel suo sguardo in genere limpido. Una punta di contrarietà che tentava visibilmente di tenere a bada, ma anche una minuscola fiammella di interesse; come se disappunto e stupore si mischiassero al punto da non sapersi dividere e prendere una via univoca, coerente.

-Vuoi parlarmi di Malfoy?- chiese, rendendosi conto che quel silenzio sarebbe potuto durare ancora in eterno.
Harry annuì lentamente, continuando a studiarla.
-Vorrei sapere che cosa è accaduto- disse. Poi fece un passo avanti, avvicinandosi al tavolo su cui stava poggiata. -Perchè Ron mi ha raccontato una storia parecchio bizzarra.-
Hermione incurvò appena un angolo della bocca, lasciandosi sfuggire un'espressione di sprezzo, ma non proferì parola.
-E' vero?- chiese allora, andando dritto al punto.
Abbassò gli occhi, fissandosi le scarpe. Poi si sistemò sopra al piano del banco, reggendosi al bordo con le dita strette, e parlò. Raccontò la stessa versione dei fatti che aveva già esposto a Ginny, in quasi ogni minimo dettaglio, a tratti forse un po' velata, ma sicuramente più sobria e vicina al vero di quella che doveva avergli propinato l'amico. Harry ascoltò tutto con estrema attenzione, senza emettere un suono.
Al termine del racconto, un altro lungo silenzio seguì il piccolo fiume di parole. Harry la studiò immobile, in piedi davanti alla sua figura, gli occhi sottili ma al contempo leggermente spalancati, preda di chissà quale muta impressione.
Hermione attese pazientemente che ne traesse le sue conclusioni.
-Dunque nessuna incursione nel suo dormitorio, vi siete soltanto parlati- disse.
Hermione non rispose.
-State facendo... conoscenza- pronunciò con un lievissimo scetticismo -E sabato...- lasciò la frase in sospeso, acuendo maggiormente lo sguardo. Hermione sentì le guance scaldarsi, ma fu quasi sicura che non arrivarono a tingersi. Aveva sorvolato sulla sua breve visita alla stanza del Serpeverde, spostando delicatamente parte della conversazione che vi era avvenuta in un secondo contesto, senza riportare i passaggi più personali. Ma quanto era accaduto a Hogsmeade prima della disgrazia con Ron non poteva tacerlo, perchè in fondo, lo sapeva, quella era forse la causa più profonda della triste conseguenza.
-E' stato qualcosa che non mi aspettavo- disse -ma non è stato imposto. Io.. credo di essermi affezionata a lui.- Si fermò. -Non sono dispiaciuta per quello che è accaduto.- ammise infine.
Quella fu probabilmente l'affermazione più difficile e costosa che avesse fatto, e ora sentiva di poter finalmente rialzare gli occhi su Harry, e leggerci dentro qualunque condanna.
Lui la squadrò senza parlare, il viso visibilmente colpito da quelle poche parole, gli occhi febbrilmente in lotta fra una serie di reazioni contraddittorie e abbastanza forti. Alla fine quella che le porse fu una domanda del tutto inaspettata.
-Mi hai chiesto informazioni sullo specchio per andare a cercarlo con lui?-
Sbarrò gli occhi, colpita.
-Io.. sì- sussurrò.

Lo vide annuire gravemente.
-Ma come..?-
-Sono stato fermato da Silente pochi giorni fa. Credeva avessi utilizzato il mantello per recarmi al terzo piano una delle ultime notti, accompagnato dal 'signor Weasley'. Pare che Gazza abbia sentito due studenti aggirarsi da quelle parti.-
Hermione trattenne il fiato. Le parole del custode, nel corridoio del primo piano, le tornarono immediatamente alla memoria, con la sua voce gracchiante: Non sono riuscito a vederli, signore, erano invisibili.
-Oh..- riuscì solo a dire, costernata.
-Perchè l'hai fatto? Ti ho detto che l'hanno portato via, non c'è dalla fine del primo anno.-
Scosse la testa, involontariamente. A quel punto si rese conto di dover rivelare la scoperta del suo ritorno, quindi della pergamena, e quindi ammettere di avergli mentito in camera sua, quando era corsa a chiedergli informazioni. Si morse il labbro, combattuta, ed Harry dovette intuire la sua difficoltà.
-C'è qualcosa che dovrei sapere?- fece sospettoso.
Hermione trasse un lungo sospiro, dandosi forza. Al diavolo le reticenze, tanto ormai aveva svuotato il sacco!
-In effetti, non è stato proprio sul mio libro che ho letto della sua esistenza- confessò.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglie scure, in ascolto.
-A dire il vero non lo avrei nemmeno mai scoperto, se non fosse stato per lui. Mi ha consegnato una pergamena, trovata durante uno dei suoi giri dentro alla Stanza..- Gli spiegò la richiesta fattale dal ragazzo di tradurla e poi l'incontro con Hagrid, che le aveva suggerito che qualcosa di segreto e pesante era stato trasportato all'interno del castello, tanto da costargli un doloroso colpo della strega. Harry stette a sentire sbigottito, e alla fine del racconto la fissò cupamente, come se le sue parole gliel'avessero resa meno perdonabile. Hermione sapeva esattamente cosa stava pensando: perchè, dopo averle raccontato della sua esperienza con lo specchio, non gli aveva rivelato ciò che sapeva? Perchè non metterlo al corrente di una cosa che evidentemente, per lui, era ancora importante?
-Mi dispiace- disse, sentendosi sinceramente in colpa. -Non avrei voluto farlo alle tue spalle... Ma non ho scuse, avevi il diritto di sapere che era tornato. Più di me sicuramente.-
Harry gonfiò profondamente le narici, fissandola dall'alto, poi la sua espressione si fece distratta, e i suoi occhi verdi si persero nel vuoto.
Hermione lo osservò con attenzione.
-Hai... intenzione di tornare a cercarlo?- domandò.
Harry non rispose, ma lei fu quasi certa che fosse così.
-Almeno- disse lui tornando a guardarla dopo qualche istante, l'espressione un po' meno dura, -So finalmente cosa andava a fare al nostro piano.-
Hermione lo fissò ammutolita, lui incurvò un angolo della bocca.
Sentì la tensione affievolirsi lentamente, e il peso gravoso che portava sul cuore rendersi più lieve. Harry non la odiava più. O, forse, non lo aveva mai fatto. Non potè fare a meno di apprezzare la differenza fra lui e il compagno, quello che diceva di volerla come ragazza, ma che l'aveva umiliata e ferita come nessun altro fino ad allora aveva mai fatto.
-Però- aggiunse subito dopo, rendendosi conto del suo rilassamento, -Ciò non significa che sia meno preoccupato. Se mi permetti, tutto questo mi insospettisce ancora di più. Non vorrei offenderti- Hermione seppe esattamente cosa stesse per dire -Ma non ti passa neanche per la testa che possa star mentendo?-
Accusò il colpo, come aveva già fatto le due volte precedenti. Tutti e tre i suoi più cari amici le avevano fatto la stessa insinuazione, e ormai ci aveva fatto l'abitudine. Se non altro, rispetto all'ultima volta che l'aveva ascoltata, i toni erano molto più civili. La reazione di Harry era molto più simile a quella di Ginny che a quella di Ron e, come Ginny, l'unica cosa che sembrava preoccuparlo veramente era la sua sicurezza, piuttosto che il proprio orgoglio.
-Mi è passato eccome- rispose, composta, -Ma ci sono reazioni umane che credo siano quasi impossibili da fingere.- Pensò al battito frenetico del cuore di Malfoy contro il suo orecchio, ma anche ai suoi occhi lucidi in camera sua, quando aveva trattenuto vistosamente un paio di lacrime all'interno delle proprie ghiandole, dimostrando così di non voler manifestare una certa emozione che invece gli si leggeva pienamente in faccia.
-Io non so se lui si renda conto di quello che prova...- disse, cauta, riflettendo lei stessa sulle parole che stava dicendo come se fossero nuove alla sua comprensione tanto quanto a quella del ragazzo. -Ma sono certa che non mi abbia mentito su certe cose. E che se davvero avesse in mente di farmi del male, beh.. Non mi avrebbe dato tante armi con cui colpirlo se solo volessi.-
Harry sgranò gli occhi, sbalordito. Lei lo fissò annuendo, e lui capì che non poteva fare domande; che era custode di un segreto.
-Merlino!- esclamò soltanto.
Lei si lasciò sfuggire un sorriso buffo, poi saltò giù dal banco. Gli si avvicinò, prendendogli una mano, e gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine.
-Grazie- disse. -Avevo davvero paura che non mi avresti parlato più.-
Harry abbandonò l'espressione sconcertata e ne assunse una lievemente imbarazzata.
-Sciocchezze- bofonchiò. Poi parve riflettere. -Senti..- Dal tono che assunse Hermione intuì dove sarebbe andato a parare. -Ronald... sai com'è. Non pensava veramente quello che ha detto. Se tu lo perdonassi..-
-Perdonare- ripetè, lasciandogli subito la mano.
La sua espressione tornò dura, i lineamenti deformati dal risentimento.
-Una simile reazione è.. ingiustificabile. Sapevo che non l'avrebbe presa bene, soprattutto dopo quello che mi ha confessato, ma questo..-

-Cerca di capire lo stato d'animo in cui si trova, non solo sconvolto, ma avvilito. Vedersi rifiutare per Malfoy..-
Hermione arrossì, perchè quella situazione la metteva in imbarazzo tanto quanto l'amico, con l'unica differenza che lei sembrava dovesse sentirsi nel torto laddove in realtà a comportarsi male non erano stati altri che lui.
-E insultarmi a quel modo, allora? Avresti dovuto sentirlo, scommetto che non ti ha detto per filo e per segno come si è svolta la discussione. Non avrebbe dovuto dire una sola delle cose che ha detto...-
-Lui ti ama.-
S'interruppe, interdetta. Lo sguardo di Harry la perforò sottilmente, facendola sentire ancora più a disagio.
-Non è... una scusa- disse solo, incerta. Poi si tolse una cioccia dal viso, nervosa.
Harry ne seguì il movimento e distolse lo sguardo, perchè in fondo quello non era quanto era abituato a fare: cercare di risolvere i loro litigi. In tutti quegli anni, l'unica cosa che aveva imparato era che due caratteri come i loro potevano soltanto scannarsi e riappacificarsi da soli, senza l'aiuto di nessuno.
-Hai ragione- disse soltanto. Poi si riavvicinò alla porta, invitandola a uscire. -Vedi di non metterti nei guai e mantieniti all'erta- fu il suo ultimo consiglio. Lei sbollì un po' della propria rabbia, e annuì.


~

Scostò la manica della camicia, osservando l'orologio. Accanto a lui, sul pavimento, diversi fogli bianchi e stropicciati sparsi tra la polvere. Ormai li aveva letti milioni di volte, eppure non riusciva a coglierne il senso. Era come se contenessero qualche piccolo segreto, un dettaglio che gli sfuggiva. Si passò una mano sugli occhi, esausto.

Da quando erano iniziate le vacanze, trascorrere lì le intere giornate era diventata oltre che una necessità anche un sollievo. Barker lo cercava come impazzito, ma a parte l'ora dei pasti, non aveva possibilità di incontrarlo. Si accarezzò distrattamente il braccio, fissando il vuoto.
Aveva abbandonato i suoi ultimi propositi circa la scommessa, il giorno prima della gita: la notizia che Hermione sarebbe rimasta al castello insieme a tutti aveva infranto l'infallibile piano che aveva così magistralmente messo in piedi. Ma non era un problema. In realtà, ora sapeva esattamente cosa fare, ed era anche la risposta più ovvia. Eppure gli si era presentata davanti soltanto all'ultimo, quando si era visto costretto a sputare una cattiveria ipocrita e vile di fronte ai compagni. Disgusto: ecco l'unica giustificazione che gli avrebbero concesso.
Avrebbe affermato che la ripugnanza era stata troppa. Non si sarebbe macchiato di una simile infamia per una stupida scommessa, che all'atto di arrivare fino in fondo si era dovuto rifiutare. In fondo, non aveva bisogno di dimostrare di essere capace di conquistarla, perchè Pucey li aveva già visti in biblioteca parlare insieme, e tanto bastava. Non era una posta in gioco da niente, l'onore della famiglia, da mettere in palio per denigrare una qualunque sanguesporco. Questo era quanto avrebbe detto, e se avessero osato protestare avrebbe imposto loro di andare a letto con una ciascuno, come condizione affinchè lo facesse anche lui. Non avrebbero accondisceso.
Raccolse il materiale da terra, ficcandoselo in tasca. Non era la soluzione migliore che avesse pensato di trovare, un tempo avrebbe rigettato inorridito l'idea di una resa; ma quella era forse la reazione più ovvia che chiunque si sarebbe aspettato da lui. Il comportamento più logico. In più, le sue priorità erano irrimediabilmente cambiate. Se prima, nella falsità di sentimento, aveva desiderato ridicolizzarla pubblicamente e prendersi il merito per un'infamia bella e buona, adesso, nel mutare del suo cuore, la cosa che più gli premeva era nascondere a tutti il legame con la ragazza. Persino lo scoprire che anche gli amici di lei ne erano a conoscenza lo aveva messo in difficoltà. Eppure questo non era certo qualcosa di cui si fosse preoccupato, inizialmente: al contrario! Faceva parte del piano, che tutti sapessero. Ora, il segreto era l'unica cosa che desiderasse veramente.
Aprì la porta, abbandonando la stanza piena e disordinata alle sue spalle. Si toccò il viso, sentendolo formicolare: l'effetto stava svanendo.
Diede una rapida occhiata in fondo al corridoio, per assicurarsi che nessuno fosse presente, e compì nuovamente i tre giri davanti all'arazzo. Allora riabbassò la maniglia ed entrò ancora una volta.
Tutti quei segreti lo stavano lentamente possedendo e Draco aveva la netta sensazione che ormai non fosse più lui a gestirli, ma loro a controllarlo. Sentiva che più il tempo passava, più ci si ingarbugliava, più il bandolo della matassa si perdeva lontano da lui.
Sospirò, poggiando la testa sulla parete alle sue spalle. Eppure, guardando indietro, non riusciva proprio a capirlo. Quando aveva smesso di fare finta?


~~


Aprì la porta mettendo piede nella stanza. Draco le aveva detto di pensare a qualcosa che potesse farli stare insieme, un posto in cui entrambi si sarebbero certamente trovati. La Stanza delle Necessità sapeva come combinare due bisogni uguali.
Lo trovò sdraiato sui cuscini rossi del pavimento, un libro in mano estratto dall'alta libreria in legno alle sue spalle. L'ambiente era lo stesso in cui si erano trovati l'ultima volta: con il piano, i cuscini e la finestra sul giardino. Solo la libreria era stata evocata da una delle camere precedenti, questo perchè evidentemente la sua osservazione sulla sua assenza se l'era legata al dito.
-Sei riuscita a trovarmi- disse il ragazzo alzando appena gli occhi dalle pagine. -Ti avevo detto che avrebbe funzionato.-
-Non conosco questa stanza come le mie tasche, al tuo contrario- gli rispose, e quella frase lo fece irrigidire impercettibilmente. Se ne accorse, e si arrestò incerta davanti a lui. Ma Malfoy finse di non aver sentito e si scrollò quell'irrigidimento di dosso.
-Hai fatto pace coi tuoi amici- osservò invece chiudendo il libro e poggiandolo sul pavimento. Hermione apprese dal titolo che si trattava di uno dei suoi romanzi gotici preferiti. -Ti ho visto parlare con lo Sfregiato stamattina.-
-Ma perchè devi chiamarlo così?- saltò su irritata.

Lui le lanciò un lieve sogghigno, alzandosi in piedi. Hermione aggrottò la fronte, ma non insistette. Il suo senso dell'umorismo era sfrontato e spesso sgradevole, ma lei sapeva non sempre cattivo.
Si fronteggiarono per qualche secondo, muti. Il ricordo degli ultimi istanti passati assieme calò un lieve imbarazzo fra loro, rendendoli tesi.
-Ti piace?- chiese, alludendo al libro che aveva lasciato, con tono più neutro possibile.
-Divertente- rispose lui, altrettanto distrattamente. -Ne hai un mucchio di interessanti, sono tutti quelli che hai letto?-
Annuì, passandosi una cioccia di capelli dietro l'orecchio. Lui si abbassò a raccogliere il volume da terra e lo rimise a posto.
-Mi solleva sapere che non leggi letteratura rosa, penso che non avrei resistito dallo stracciare qualunque romanzo del genere.-
Si lasciò sfuggire uno sbuffo. -Sei davvero impertinente, oltre che maleducato.-
Lui le lanciò un'occhiata maliziosa e allentò così la tensione fra loro: comportandosi da ragazzino.
Hermione scorse con la coda dell'occhio un movimento vicino alla finestra, e notò che aveva i vetri aperti. Il ramo frondoso di uno degli alberi piantati davanti al davanzale fece capolino per un istante, mosso dal vento. Si avvicinò.
Ora, poggiando le mani agli stipiti, potè finalmente affacciarsi e scoprire cosa nascondessero. Non si stupì più di tanto quando scorse il profilo di una casa in pietra, delimitata da un cancello grigio. Il suo giardino era lo stesso in cui si trovavano gli alberi che ora le sfioravano il viso, la finestra dava su di esso da qualche parte che doveva starle molto vicina. Si chiese perchè non immaginasse semplicemente di stare dentro alla villa, invece che fuori. Perchè quella non potesse essere semplicemente una delle stanze interne alla casa stessa. Dopotutto, se voleva raggiungerla, la Stanza sembrava prendersi gioco in maniera veramente crudele delle sue vere necessità. Ma poi ricordò improvvisamente che quello non era più periodo di lezione, e che Malfoy non era tornato a casa come si sarebbe aspettata. Era lì, invece che con sua madre, e nulla poteva renderla più perplessa di questo.
-Piacciono molto anche a lei, come vedi.-

Sussultò, sentendosi riestrarre dai propri pensieri. Malfoy le si era avvicinato alle spalle, e fissava come lei il giardino sottostante. Solo allora si rese conto che era molto ben curato, a differenza della distesa verde al di fuori del cancello. Là dove c'erano arbusti di fiori selvatici irregolari, dentro qualche piccola aiuola e pergolato spezzava sapientemente il terreno altrimenti monotono. Non si trattava di un abbellimento eccessivo, in realtà nell'insieme era più il verde del prato e delle fronde che il colore dei fiori. Ma, quei pochi che c'erano, sembravano spiccare per la loro bellezza, attirando su di sè tutta l'attenzione.
-Del giardino si occupa di persona, sostiene che gli elfi non ne sono capaci. Mancano di sensibilità.-
Hermione storse il naso, ma non espresse il proprio disappunto.
-In realtà, lo fa perchè le piace.-
Lo sentì farsi più vicino, e intuì che volesse affacciarsi. Allora si girò, per lasciargli il posto, ma se lo ritrovò davanti, probabilmente perchè non si era aspettato quel gesto. I suoi occhi incontrarono le labbra pallide della sua bocca, e il fiato trattenuto dalle proprie s'infranse sulla pelle del suo collo diafano. Arrossì, imbarazzata, ma lui fece un passo involontario indietro, e le lasciò quindi via libera. Si allontanò subito, senza farsi vedere agitata. Lui le lanciò uno sguardo ambiguo e tornò a guardar fuori.
-Mi chiedo se siano appassiti o li abbia infine lasciati nelle loro mani.-
Non rispose.
Tornò a voltarsi. -Ti chiederai perchè io sia rimasto qui, invece che andarla a trovare.-
Rimase colpita dal modo in cui le aveva sottilmente letto dentro, e ancor di più dalla sua decisione di affrontare l'argomento, dopo che credeva lo sfogo in camera sua rimanere unico e irripetibile.
-Non pensare che me ne freghi, è per il suo bene se sono rimasto.-
Non aggiunse altro, esaurendo così le sue spiegazioni. Lei abbassò gli occhi, poi si azzardò a esprimere un parere. -Non pensi che nell'assenza di tuo padre l'unica cosa che potrebbe davvero farle bene sia tu?-
Sgranò gli occhi, probabilmente stupito da quella osservazione. Forse si aspettava che avrebbe passivamente assorbito tutto quanto le avrebbe detto senza esprimere opinioni.
-Insomma, dovrai attendere l'estate prima di rivederla. Un anno intero da sola... Credevo fosse questo a turbarti.-
Lo vide compiere un movimento brusco, nervoso. Fece qualche passo verso il pianoforte, poggiandoci sopra una mano, poi si girò di nuovo, guardandola.
-No, non è questo. Se tornassi da lei potrei farle compagnia per un paio di settimane, e poi? No, io devo stare qui. L'unica cosa che conta è che io riesca.. a superare l'anno con successo.- Pronunciò quella frase con una strana luce nello sguardo, come se nascondesse un gioco di parole, un enigma.
Lei annuì, reprimendo una replica. Mai superare il limite, questo era quanto aveva imparato in quelle settimane; se voleva che si sentisse libero di confidarsi, doveva stare molto attenta a non ferire quella fessura della sua anima inquieta, che solo a tratti si apriva all'esterno come le valve di un'ostrica selvatica.
-E comunque mio padre non approverebbe di certo un mio ritorno proprio adesso- continuò il ragazzo, incoraggiato dal suo silenzio. -Sappiamo entrambi che l'unica soluzione al problema è che io torni da lei con dei risultati che la facciano felice, ti ho detto no che sono io a metterle ansia?-
-E lei la pensa allo stesso modo?- si lasciò sfuggire, non riuscendo a trattenersi.
Lo vide schiudere le labbra. La sua domanda, strano a dirsi, aveva fatto centro.
Passarono alcuni istanti di silenzio, il volto del ragazzo immobile come se la lunga scia di pensieri e impressioni che gli si stava srotolando dentro non lasciasse traccia nel suo aspetto.
-Loro.. Sono divisi.- rispose alla fine, semplicemente.
Lei colse la nota di tensione nella sua voce.
-E tu, lo sei?-
La risposta gliela diede con gli occhi, senza neanche muovere la bocca. E lei lo vide, ciò che prima aveva solo intuito per grandi linee, osservandone i comportamenti e ascoltandone le parole. Lo vide con estrema chiarezza: un ragazzo diviso a metà.


*


-Non credo sia davvero il caso di parlarne.-
-Ma ti dico che l'ho visto, era lui senz'altro.-
-Sciocchezze! Con quella ? No.-
-Lo vedrai invece, e fra molto poco-
-Che succede?- Hermione raggiunse Ginny lungo il piano terra. Calì, accanto a questa, trattenne un risolino dietro al palmo, che le procurò la pronta occhiataccia della rossa.
-Assolutamente niente- rispose secca, affrettando il passo.
L'indiana dietro di loro le seguì con occhi luccicanti.
-Cosa le prende?- domandò perplessa, rendendosi conto della stizza che accendeva l'amica e rendeva il suo passo pesante come una marcia.
-Nulla!- esclamò -A Calì piace fare pettegolezzo, e non perde mai l'occasione per tirarne fuori delle belle.-
Oltrepassarono l'entrata della Sala Grande, dirette al proprio tavolo. Hermione portò subito gli occhi sui posti, cercando Harry. Si assicurò che tornasse a salutarla come sempre, che Ron non avesse tentato di riportarlo dalla sua parte. Il moro alzò gli occhi su di loro e aprì le labbra in un sorrisetto esitante. Le bastò, e si fermò accanto a Neville rivolgendo solo distrattamente lo sguardo al suo ormai ex migliore amico.
E fu lì che rimase agghiacciata.
Ron Weasley e Lavanda Brown erano avvinghiati l'un l'altra sulla panca, mentre compivano qualcosa di molto simile a un atto di cannibalismo.
Quella vista la lasciò di stucco. Accanto a lei, Ginny, in piedi davanti ai due, emise un verso indescrivibile, spalancando la mascella.
-Allora è vero- esclamò, sconvolta.
Hermione non riuscì a esprimere parola, troppo scioccata per trovare anche solo il modo di esternare un pensiero.
Harry tossicchiò nervoso, in evidente disagio. Ma lei rimase impietrita a fissarli, finchè non si sentì costretta a girare lo sguardo, vuoto, sul ragazzo che cercava di attirare la sua attenzione.
Ginny prese posto con un tonfo tale da far sobbalzare i due neopiccioncini. Harry ne osservò preoccupato la fronte oltremodo aggrottata, e gli occhi che mandavano scintille. Al suo contrario, tutto ciò che riuscì a fare lei fu sedersi senza compiere rumore, come in trance.
Ron e Lavanda? Ron e.. Lavanda? Sentì il loro limonare umido colpirle l'orecchio.
Com'era potuto succedere?
Si rimproverò all'istante per aver formulato un pensiero simile. Non era di suo interesse sapere cosa facesse o non facesse Ron. Soprattutto non dopo averlo rifiutato. Ma, senza dubbio, questa era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata dopo aver subito la furia sregolata del suo orgoglio ferito. Dunque era questo il grande amore che lo aveva spinto a trattarla in modo tanto imperdonabile? Questa la grandezza del suo sentimento, unica giustificazione alla sua villania, che ora già si era spento in favore di una ragazzina sciocca e superficiale che aveva fino ad allora ignorato deliberatamente?
Sentì Luna sedersi accanto a loro con una grande agitazione, profuga come spesso avveniva dal tavolo della sua casa. Pronunciò qualche parola sconnessa su un gruppo di passeri, quelli usati per le simulazioni di Trasfigurazione, misteriosamente scomparsi dalle loro gabbie. Ma non prestò ascolto. Il rumore dei due ragazzi follemente infoiati perforò il suo timpano per tutta la durata del pasto, punendola meschinamente per la sua correttezza non richiesta. Così avviene quando si ferisce qualcuno per troppa sincerità: non viene riconosciuta l'onestà, ma si colpisce violentemente la mancanza di tatto.
Finito il pasto si alzò dal tavolo, insieme alla sorella del rosso baciatore. L'intera ora passata a sopportare i due muoversi e agitarsi al suo fianco l'aveva resa estremamente fredda e ora non si preoccupò di essere delicata nei movimenti. Finì per colpire il ragazzo, mentre si voltava, e questo non perse occasione per aumentare ancora di più il ritmo dei suoi amoreggiamenti.
Abbandonò la sala con passo spedito, prontamente imitata dalla ragazza, e salì le scale con decisione spalancando la porta del dormitorio.
-Assurdo!- esclamò l'amica, agitando le mani. -Questo è assurdo. Un atteggiamento così infantile non lo ha avuto dall'ultima volta in cui gli ho rubato la gazzetta sportiva!-
Hermione non rispose.
-E dire che sembrava tanto addolorato... Che caduta di stile, non è mai stato furbo, ma questa..-
-Ci vediamo dopo- disse passandole davanti, e abbandonò la camera prima che avesse modo di finire la frase.

I passi schietti, il viso crucciato, attraversò il corridoio del settimo piano. Compì tre rapidi giri davanti all'arazzo e irruppe dentro la Stanza senza nemmeno premurarsi di pensare a cosa chiedere. Ma essa, evidentemente, dovette leggere dentro al suo cuore, e aprì la camera in cui lei e Draco si erano visti solo qualche ora prima.

Si buttò sul tappeto di cuscini, seccata, e chiuse gli occhi. Man a mano, nel silenzio della camera vuota, la sua rabbia scemò, e riuscì a vedere più obiettivamente la situazione. Lei lo aveva respinto; e lui aveva cercato consolazione là dove poteva. Non c'era niente di meschino in questo, nè di scorretto.
Sentì la maniglia della porta aprirsi prima che si fosse resa conto di quanto tempo fosse passato, e Malfoy fece la sua comparsa dentro alla camera. Sgranò appena gli occhi, trovandola lì, e lei si ritirò rapidamente a sedere.
-Ah- fece stupito, -Sei già arrivata.-
-Sì- rispose togliendosi nervosamente un ciuffo dalla fronte. Sperò che non si accorgesse del suo stato d'animo.
Ma Malfoy sembrò cogliere qualche nota discorde, sul suo viso, e aggrottò la fronte.
-Sei fuggita abbastanza in fretta dalla cena- osservò, aggirandola lentamente fino allo sgabello del piano.
-Non c'era più nulla da mangiare.-
-Hai litigato di nuovo con loro?-
Arrossì immediatamente, inconsapevole. -No!- esclamò.
Lui la perforò con gli occhi grigi.
-E' che... non c'era budino per una seconda porzione.-
Abbassò la testa, torcendosi il bordo della gonna. Le ciglia scure nascosero lo sguardo inquieto che animava i suoi profondi occhi nocciola, e lui potè quasi sentirlo fremere. La osservò muto per quelli che parvero minuti, poi alzò una mano sul piano, pigiando qualche nota come lei gli aveva insegnato a fare. Rialzò la fronte. Lui ripetè il gesto un paio di volte.
-Bravo- disse, stupefatta.
Incurvò il labbro.
-E senti questo- aggiunse componendosi. Mise insieme quattro accordi, in maniera molto convincente.
Hermione ascoltò compiaciuta -Sapevo che eri promettente.-
Assunse un ghigno soddisfatto. -Ho provato mentre ti aspettavo stamattina.-
La vide sorridere e avvicinarsi allo sgabello. Le sue guance erano tornate morbide, la fronte più distesa. Fece un movimento con la mano, come un arrotolare distratto l'aria, ed evocò un pezzo di carta e una penna. Ci tracciò sopra un pentagramma per poi metterglielo davanti agli occhi, sul leggìo.
-E' arrivato il momento di imparare a leggere.- 
Iniziò a insegnargli il nome delle note, o meglio, i segni che corrispondevano alle note da lui conosciute, e il suono che facevano da sole e in accordo.
Lui la lasciò fare, passandole ogni tanto gli occhi sul viso senza che se ne accorgesse. Dopo poco, permise che gli si sedesse accanto, su metà sgabello, un po' in pizzo in realtà, perchè le dimensioni del seggiolino non erano sufficienti. La maniera in cui si teneva discosta, appena in bilico per non cadere, gli diede l'impressione che evitasse di toccarlo. Era come se un contatto diretto la innervosisse. Per un paio di volte le sfiorò accidentalmente il braccio, mentre la punta del proprio ginocchio scontrò quello della ragazza che suonava. La vide sussultare appena, tesa, ma fingere che quei brevi contatti non esistessero. Poi, mentre si apprestava a distogliere le dita dalla tastiera, scivolò le mani sotto le sue, fermandogliele. Hermione sgranò gli occhi. Posò i polpastrelli sui suoi polsi, premendo sulla carne; la sentì trattenere il fiato e le pulsazioni sotto al proprio tocco divennero più veloci.
-Ti metto a disagio?- chiese.
Lei non seppe che rispondere, fissandolo con le pupille dilatate.
Allora insinuò la punta di un dito sotto al bordo della sua manica, strusciando lievemente sulla pelle. Hermione avvertì le labbra seccarsi come se tutti i liquidi fossero evaporati.
-Hai paura di me?- insistette, infilando gli occhi grigi nei suoi come se fossero due lame affilate, appuntite.
Deglutì appena, sostenendo quelle iridi chiare, ma scosse la testa. Lo sguardo che gli aveva lanciato quella mattina allontanandosi dalla finestra era di nuovo lì, ma stavolta riuscì a capire cosa fosse. Si alzò in piedi, costringendola a fare lo stesso. Hermione sentì le membra del proprio corpo perdere forza, come se fosse sul punto di uno svenimento. Avvertì le punte delle sue dita strisciare lentamente sotto alla camicia e compiere piccoli cerchi sulla pelle. Il brivido che le attraversò la schiena arrivò fino a lui, e lo vide incurvare impercettibilmente l'angolo della bocca. Poi chinò il viso, le labbra schiuse, il profumo tanto apprezzato aleggiante davanti alle sue narici. La temperatura della stanza si alzò improvvisamente e, senza rendersene conto, le sue dita strinsero la pelle del biondo, trattenendone a loro volta il braccio. Draco se ne accorse; scivolò le mani fino ai suoi gomiti, sfiorandoli, e spinse la sua schiena contro di sè. Hermione percepì le labbra scontrare quelle del ragazzo, che sapevano di menta. I nervi fremettero e il corpo si tese come una corda. La mano di Malfoy, sulla sua schiena, esercitò una pressione tale da comprimerla e lei avvertì il ventre bruciare e incurvarsi involontariamente, come se una rete di fili invisibili l'avesse cucito addosso a lui.

Un formicolare improvviso attraversò tutte le sue cellule e le vene arsero. Tremò. Senza che lo avesse comandato, le sue braccia lasciarono i polsi ormai attaccati alla sua vita e si alzarono sui suoi avambracci, aggrappandocisi. Schiuse le labbra automaticamente, e quelle del ragazzo le avvolsero lasciando andare un basso verso gutturale, mentre la spingeva fino a farla scontrare contro il piano.
Aveva già baciato Krum due anni prima. Ma mai aveva sentito di farlo in quel modo.
Innumerevoli brividi le scossero la schiena e le mani, mentre si teneva alle spalle di lui, e la sua pelle bruciò e si intirizzì in maniera rapida e illogica sotto alle sue dita, che ci premevano sopra come se volessero modellarla. I muscoli del ragazzo erano forti, lo sentì dal modo in cui si tendevano sotto alla stoffa della camicia. E tutto il suo corpo sembrava poterla dominare come un sottilissimo giunco.
Non seppe come, ma finì a infilargli le unghie sotto al colletto, cercando il contatto con la sua clavicola. Il ragazzo fece altrettanto con il bordo inferiore della sua camicetta, e se non fosse stata schiacciata contro la tastiera del piano, avrebbe probabilmente continuato a salire lungo la schiena.
Si staccò, fissandolo sconvolta per qualche secondo. I suoi lineamenti erano belli, le iridi liquide e crepitanti, le venature azzurre accese come fili elettrici e il fiato leggermente affannato, caldo.
In quel momento, tutti i pensieri concernenti Ron, Lavanda, Harry, Ginny e qualunque altra cosa svanirono, risucchiati da qualche parte fuori di sè, fuori dalla stanza. La mente era vuota, ma c'erano poche cose a tenere su di sè la massima attenzione: il sapore di Draco sulla sua bocca, il calore del suo respiro sul mento, e la sensazione di star perdendo parte della propria pelle sciogliendosi come neve su quella di lui.








Ciao :)
Spero che chi era rimasta delusa dal comportamento di Harry nello scorso episodio si sia con questo tranquillizzata. Non mi andava di renderlo subito disponibile ad ascoltare e capire Hermione. Ho voluto distinguere il suo comportamento da quello di Ron - impulsivo e focoso -, rendendolo al contrario più propenso alla ponderazione (qualità che tira fuori raramente, me ne rendo conto), ma sono entrambi rimasti sconvolti dal suo atteggiamento.
Spero che il capitolo sia uscito bene e che l'ultima scena non sia troppo sciatta. Descrivere baci e similia nelle fanfiction è ormai diventata un'impresa, è difficile evitare cose già viste.
Il fatto che Hermione riesca a raggiungere Draco pensando a lui e a una stanza che possa contenere entrambi rimanda al fatto che i personaggi de L'Ordine della Fenice riuscivano a entrare tutti nella stessa stanza, quella degli allenamenti, in cui si trovava Harry. E la reazione di Ginny alla coppia Ron-Lavanda è la stessa del sesto libro (senza dimenticare che nella mia fic la odia).


Ringrazio: barbarak, PrimrosePotter99, germana, la nuova Madonna Black e Lullabyx (che spero abbia trovato questo capitolo più scorrevole del precedente) per le loro recensioni. Come sempre avete trovato il tempo di scrivermi il vostro parere e questo lo apprezzo molto. Siete davvero gentili.
Abbiamo ufficialmente superato la metà della storia!
Un bacio a tutti e buon ritorno a scuola (o a lavoro)

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22 ***


22
Capitolo 21
~♥~





Salì l'ennesimo gradino, poggiandosi al muretto in pietra. Il sole oltre le punte degli alberi illuminò delicato il giardino, stendendo le sue dita sottili sul castello. Raggiunse la cima della torre, stringendo fra le dita una lettera. Aveva pensato a lungo a cosa scrivere; ma aveva trovato qualcosa di assolutamente adatto.
La guferia si aprì deserta, le pareti risuonarono del bubolare dei volatili, sistemati in gabbie abbastanza ampie su trespoli di legno. Si avvicinò a uno di quelli messi a disposizione dalla scuola, legandogli la busta a una zampa. Poi, lasciò scorrere lo sguardo sugli altri, soffermandolo su un particolare gufo bianco.
Le sembrò anomalo che un esemplare di quel genere, estremamente nobile e ben curato, alloggiasse insieme agli altri. Fra animali probabilmente non esistevano distinzioni di rango.
Si avvicinò, infilando il dito indice fra le sbarre. Il rapace girò gli occhi rossi su di lei.
-Ciao- sussurrò.
Il gufo spostò il muso verso il palmo della sua mano, in cerca di qualcosa.
-Non le ho oggi- disse. Le morse appena un pezzo di pelle, tastandolo, poi tornò a fissare il vuoto.
Insinuò la mano dentro, azzardandosi a posarla sul suo piumaggio. Lui glielo lasciò fare e lei affondò le dita fra le penne soffici.
-Bello, vero?-
Sobbalzò. Una voce, alle sue spalle, la colse di sorpresa. Si girò in cerca della fonte e intravide l'esile figura di Luna appollaiata sul davanzale di una feritoia, nascosta dalle gabbie. I suoi capelli biondi brillavano contro la luce del mattino, e il sorriso era sereno, come sempre.
-Credevo fossi Malfoy, quel ragazzo lo strapazza in continuazione.-
-E'... il suo?- balbettò, non trovando altro modo per coprire quell'imperdonabile gaffe.
La vide annuire in silenzio, fissandola con i chiari occhi celesti.
-Che ci fai lì?- domandò quindi, tentando di deviare il discorso. -Non ti avevo vista.-
-Non mi vede mai nessuno, non preoccuparti. Mi piace osservare il via vai. E' molto interessante, non trovi?-
Tacque, mordendosi il labbro. Un'improvvisa agitazione le aveva mandato il cuore in gola, ma poi ricordò di aver confidato agli altri il suo piccolo segreto, e si calmò. Luna, poi, non era una pettegola.
-Dici che lo strapazza?- domandò, rigirandosi verso il gufo che restava immobile, gli occhi pacati.
-Oh sì, gli fa fare un mucchio di viaggi. Lo vedo spesso qui, riceve valanghe di lettere.-
-Sul serio?-
-E' davvero uno strano ragazzo.-
Tornò a voltarsi, spalancando gli occhi. Proprio Luna veniva a fare un'osservazione simile?
-Perchè dici questo?-
-Non trovi bizzarro per uno come lui lasciarsi andare a sfoghi di frustrazione?-
Aprì la bocca verso il basso, sgomenta.
-Spesso impreca contro le lettere che riceve. Sembrano tutte portargli brutte notizie, o irritarlo. Lui non sa che sono qui, crede di essere solo.-
Non disse nulla, valutando in silenzio quelle parole. Possibile che le condizioni della madre fossero peggiorate? O non era questo a preoccuparlo? Perchè non andava da lei?
-Davvero strano, sì...- si lasciò sfuggire, sovrappensiero.
La ragazza la osservò quieta dalla feritoia, poi tornò a voltare la testa verso il paesaggio sottostante.
-E' davvero curioso osservare il via vai- ripetè.
Hermione tacque, fissando le mattonelle del pavimento in pietra. Quindi si avviò all'uscita.
-Ci vediamo dopo- mormorò, continuando a tenere lo sguardo chino. E abbandonò la torre scendendo velocemente le scale.

Quella mattina lo vide di sfuggita. Era sparito, dopo l'orario della colazione, senza dar modo di essere seguito. Girovagò fra i corridoi e il cortile soleggiato, accompagnata da Ginny, Harry e Neville. Ron si era appartato in qualche angolo con la sua nuova fiamma, o così supponeva. Sentì la stizza bruciarle nuovamente lo stomaco, ma si impose di sedarla. Quella situazione non aveva nulla che potesse interessarle, e lei era arrabbiata per ben altro. Erano in lite, e al momento con chi se la spassasse il rosso nel tempo libero era l'ultimo dei problemi che aveva. 
Sostò sotto al salice, mentre i compagni parlavano in sottofondo con spigliata allegria. Il suo umore, al contrario, era instabile. Che cosa stava facendo Malfoy? Perchè spariva all'improvviso? Aveva detto che l'avrebbe avvertita, quando avesse potuto, per incontrarsi... Ma per il momento in tutta la scuola non c'era luogo in cui lo incrociasse, o lo intravedesse alla lontana. Sembrava essere caduto in un buco nero.
-Che ti prende?- la riscosse una voce all'orecchio.
Girò il collo, e il volto di Ginny la squadrò con espressione indagatrice.
-Nulla- si affrettò a rispondere.
-Non dirmi che stai così per mio fratello- fece allora, incurvando le sopracciglia.
Scosse la testa, passandosi la lingua sulle labbra. -Tuo fratello meno si fa vedere e meglio è.-
La vide allargare appena la bocca, ma poi tornare seria. -Cosa è successo?-
Lasciò vagare le pupille sul terreno, combattuta. Poi rialzò lo sguardo e trasse un lungo sospiro.
-Sono preoccupata. Lui...- la rossa intese a chi si riferisse -Ha qualcosa che non va.-
Ginny corrugò la fronte.
-Ci sono dei problemi, a casa sua, te l'ho detto... Ma c'è qualcosa che non riesco ancora a capire- s'interruppe, perchè Harry si era voltato ad ascoltare. Neville aveva preso a discutere con Seamus, Dean li stava raggiungendo dal porticato.
-Di che si tratta?- lo sentì chiedere. I suoi occhi la fissarono penetranti, in cerca di un indizio. Serrò le labbra. Non poteva... Draco glielo aveva chiesto espressamente, di non rivelare nulla di ciò che aveva visto nella Stanza. Aveva fatto una promessa.
-Nulla, nulla, solo sensazioni- tagliò corto, nascondendo la tensione dietro a un sorriso e traghettando la conversazione altrove.
Alle sette alzò lo sguardo da un libro, insofferente. Ancora non aveva ricevuto notizie, e questo la turbava alquanto.
Abbandonò la torre uscendo dalla Sala Comune, dove tutti gli studenti di Grifondoro passavano i pomeriggi di vacanza. Il corridoio era sgombro, la finestra della sua camera non aveva ricevuto visite e il cuore non si dava pace.
Percorse la rampa sbirciando ogni tanto le imboccature dei piani, ansiosa. Alla fine, si fermò all'incrocio col terzo. Ne fissò il lungo pavimento, totalmente deserto. Chi si azzardava a mettere piede in biblioteca, dopotutto? Fece qualche passo sulle mattonelle osservando la porta chiusa del locale: nemmeno la signorina Pince vi era entrata, quel giorno. Superò le imposte.
Non sapeva dove, ma seguì il movimento dei piedi, incapace di star ferma da qualche parte ad attendere. L'acuta sensazione che anche stavolta la stesse evitando le fece male, e non se lo seppe nemmeno spiegare. Dopotutto, un bacio come quello che si erano dati la sera prima era un buon motivo, per il Serpeverde, per andarsi a nascondere. Sentì lo stomaco contrarsi e le budella attorcigliarsi, togliendole il respiro. Una forte ondata di calore le invase le guance e lei dovette fermarsi a riprendere fiato.
Si accorse allora di essersi arrestata di fianco a una corazza.
Sbattè le palpebre, fissandone la superficie lucida. I suoi piedi l'avevano condotta fin lì... Si chiese cosa pensasse di fare, forse il suo inconscio l'aveva portata laddove era sicura di poterlo rivedere? Si diede mentalmente della scioccia e fece dietrofront stizzita, quando qualcosa di simile a una forza invisibile la trattenne. Si voltò di nuovo, osservando la porta chiusa.
I suoi pensieri si arrovellarono disordinatamente dietro alla fronte. Sentì le dita pizzicare, e il corpo spingerla verso quella stanza. Vattene, disse una voce dentro alla sua mente. Ma il braccio si mosse e la mano agguantò la maniglia, spingendo verso il basso.
L'aula era in penombra, le grandi finestre impolverate filtrarono la poca luce emanata dalla luna, fuori dai vetri. Il fresco del locale la accolse come uno spirito notturno, e lei rabbrividì. Fece qualche passo, abituando la vista, quando qualcosa si mosse davanti allo specchio. Si arrestò; l'ombra si voltò a fissarla svelta nell'oscurità. Sentì il sangue gelare, atterrita, ma subito riconobbe gli occhi e la zazzera bionda di un ragazzo.
-Tu- lo sentì dire, stupito.
La paura lasciò velocemente il posto all'imbarazzo, le guance si arrossarono.
-Sei qui- riuscì solo a dire, stupefatta quanto lui.
Lo vide passarsi una mano sulla fronte e distogliere gli occhi. -Ci sono venuto da poco, non pensavo di incontrarti.-
-Nemmeno io- si affrettò a chiarire, sentendosi stranamente a disagio.
Che pensasse che lo avesse pedinato? O cercato?
Malfoy alzò gli occhi grigi nei suoi e sembrò per qualche istante studiarli. -Avanti- disse -Sarai venuta a guardare, immagino.-
Si morse il labbro, chiedendosi se avesse una minima idea di che cosa vedesse nello specchio. Mosse i piedi, avvicinandosi lentamente. Il suo alto corpo slanciato la aspettava immobile, e lei non riusciva a guardarlo senza provare una profonda inquietudine. Alla fine gli si fermò davanti, e quando alzò lo sguardo sul suo viso, lo vide sorridere leggermente con un angolo della bocca. Quella vista la tranquillizzò, e lasciò incurvare spontaneamente anche un po' della propria.
-Ho avuto molto da fare oggi.- 
Si chiese come mai ci tenesse a farglielo sapere. Dunque non voleva allontanarla, nè inventare una qualunque scusa per dirle che non potevano più vedersi.
-Non fa niente, l'ho immaginato- rispose. E il fatto che si chiedesse continuamente cosa di preciso facesse lo lasciò da parte, per il momento.
Malfoy si lasciò cadere sul pavimento, tornando a sedere con le gambe incrociate.
I suoi occhi, completamente abituatisi all'oscurità della stanza, ne studiarono i lineamenti, scorrendo sui suoi capelli chiari.
-Sei tornata spesso?- domandò, fissando la superficie lucida dello specchio.
Scosse la testa.
-No- sedette. -E' la prima volta. Stavo passeggiando e... Mi sono ritrovata qui.-
Draco annuì, come se quella risposta avesse senso.
-Non pensavo di trovarti. Ero convinta che stessi nella Stanza- glielo disse senza filtri di alcun tipo, e lui d'altronde non si agitò. Ormai era chiaro che aveva capito.
-Hai ragione. Ci sono stato.-
Tacquero, fissando lo specchio magico.
Hermione osservò solo per poco le ombre sorridenti dentro la lastra, e il ragazzo in primo piano accanto a lei. Poi riportò gli occhi sulla versione in carne e ossa sedutale a fianco. I tratti dritti e fini erano così incredibilmente virili, nonostante apparissero eleganti e delicati come quelli di una donna. La mascella leggermente squadrata metteva in risalto la carnagione chiara, le ciglia caramellate ombreggiavano le iridi grigie, così potentemente magnetiche. Si lasciò sfuggire un sospiro.
Cosa siamo? avrebbe voluto chiedergli. Quel pensiero sembrò fuoriuscire dai limiti della sua mente e passare in quella di lui, attraverso l'orecchio. Lo vide girarsi, lanciandole un'occhiata.
Distolse subito l'attenzione, prendendo a osservare il pavimento polveroso. Il silenzio che seguì si diramò nello spazio attorno come una macchia d'olio.
-Secondo te può suggerire qualcosa?-
Rialzò gli occhi stranita.
Lui indicò lo specchio con il mento, continuando a fissarla.
-L'immagine. Può essere... una risposta?-
Non seppe che dire, spiazzata. Lui tornò a osservarne la superficie.
-Certe volte mi chiedo se possa essere di più di un semplice specchio delle brame.-
Sbattè le palpebre in silenzio. Allora lui si voltò nuovamente, allungando una mano verso il suo volto. Lo sentì sorpresa sfiorarle la guancia, e poi guardare lo specchio.
Dei passi fuori dalla porta li fecero trasalire. Sgranò gli occhi, e quelli del ragazzo si fecero attenti.
Per qualche istante non s'udì altro rumore, poi i passi tornarono, stavolta più vicini. Le venne in mente l'ordine ricevuto da Gazza da Silente, e i suoi nervi saltarono come un complesso sistema di molle.
-Sta venendo qui- bisbigliò.
Malfoy non si fece prendere dal panico e si tirò in piedi, costringendola a fare altrettanto. La trascinò dietro alla sagoma dello specchio, abbastanza ampia da nasconderli, e sussurrò obscuro nell'area circostante. I passi proseguirono. Hermione avvertì il cuore smaniare dentro lo sterno, e un braccio avvolgerle la vita. Pensò che li avrebbero visti; Silente non se li sarebbe lasciati sfuggire ancora. A un tratto il volto del Serpeverde si chinò sul suo orecchio, sussurrando: -Batte così per lo spavento o per me?-
Avvampò, spingendo contro il torace per allontanarlo, ma lui non glielo permise.
I passi cessarono. Chiuse gli occhi, strizzando le ciglia sulle guance. Draco restò immoto, le pupille puntate sul retro dello specchio. Non seppe se qualcuno avesse aperto la porta, il rombare del proprio palpito era talmente alto da coprire tutto il resto, per quanto le sue orecchie si tendessero.
Più di una volta si illuse che l'anta cigolasse, strusciando sul pavimento. Ma nulla. I secondi trascorsero, in mezzo all'oscurità magica creata dall'incanto; alla fine si rese conto che il visitatore se n'era andato, o forse non aveva proprio considerato la stanza vicino all'armatura.
Il corpo di Draco si rilassò, scostandosi di poco da quello di lei.
-Silente si è accorto del Polisucco.-
Irrigidì, bloccandosi.
Hermione mantenne lo sguardo chino.
-L'ho sentito interrogare Gazza sulla sua scomparsa. Sta facendo ispezionare alunni e insegnanti-.
Non rispose.
Rialzò la fronte. -Perchè è in camera tua?-
La fissò inerme per quelli che parvero minuti, i bulbi leggermente sgranati.
-Si può sapere che stai combinando? Perchè sparisci per ore?- improvvisamente tutta la reticenza nel porgli quelle domande sembrò essere svanita, stappando il vaso del dubbio.
Malfoy fece un passo indietro, deformando il volto. -Nulla, che dovrei fare?- s'infastidì.
-Hai detto che non dovevo parlarne a nessuno, e l'ho fatto. Ma perchè non puoi parlarne a me? Perchè non mi spieghi?-
Lo vide scrollare le spalle. -Non c'è nulla di cui parlare, nulla di importante, dobbiamo dirci tutto? Cosa credi di essere, la mia ragazza?- glielo disse prima ancora di rendersene conto.
La vide serrare le labbra, rigida. Le sue iridi si fecero gelide, ma fu solo un istante.
-No, hai ragione.-
Si voltò, uscendo dal nascondiglio dietro allo specchio. Lui la osservò sgomento, seguendone i passi fino alla porta. Avvolse la maniglia con le dite, allora si sentì prendere per il gomito. 
-Non posso.-
Ancora una volta la parola che realmente avrebbe voluto dire non uscì.
Hermione scrollò il braccio, ma lui tirò indietro. Se la fece aderire al torace, schiena contro petto. Lei trattenne il respiro.
-Non la prendere come una cosa personale... Non posso e basta. E' così.-
Abbassò gli occhi sul suo braccio attorcigliato alla vita. -Lasciami- ordinò.
Draco esitò, poi allentò la presa, scivolando via la mano. Hermione si scostò subito sistemando la camicia.
-Non puoi impedirmi di parlare senza darmi informazioni- si girò. Lo sguardo era grave, come lo era stato quando lo aveva rimproverato in riva al lago. -Quel polisucco non dovrebbe essere nella tua stanza, il preside lo sta cercando. E tu sparisci per ore. Se non vuoi essere aiutato allora non chiedere aiuto.-
La fissò senza fiatare, sbigottito. Hermione credette di intravedere una punta di agitazione in fondo a quelle iridi. Poi chiuse gli occhi. Quando li riaprì, la sua espressione era divenuta pietra. Hermione lo vide fissarla con occhi che non aveva più visto, ultimamente. Era sparita la luce, sparito il calore.
-Dillo allora- sibilò. Sgranò i bulbi. -Dillo, avanti. Va' da Gazza e digli che hai trovato il colpevole.-
Sentì il cuore accartocciarsi dentro al petto.
-Sarà contento di avere un'altra spia, i gatti non possono parlare.-
Lo vide passarle a fianco e aprire la porta, facendo cenno di andarsene. Le sue palpebre si velarono, le labbra si schiusero. Lui la fissò algido per interi minuti, chiuso, distante. Come un ragazzo sconosciuto che la considerava uno straccio e disprezzava la sua vista. Poi lasciò la maniglia, fronteggiandola.
Passò un braccio attorno alle sue spalle, posando il viso a un centimetro dal suo orecchio. Il fiato le si fermò a mezz'aria nella trachea.
-Grazie- sussurrò.



~♥~


-Non ne perde una.-
Alzò gli occhi.
Harry fissava la tavolata all'altro capo della Sala, concentrato. Gli chiese cosa intendesse.
-Il ragazzo invisibile- chiarì. -Non perde un'occasione per entrare senza essere visto.-
Spostò lo sguardo sul posto appena occupato dal biondo. I suoi amici sembravano non essersi nemmeno accorti del suo arrivo, troppo impegnati a fissare eccitati qualcosa di sbalorditivo che doveva essere accaduto pochi posti più avanti. Ne studiò i movimenti, seguendo le linee dure del volto.
-Un vero calcolatore.-
-Smettila- bisbigliò Ginny, guardandola tesa. Ma Hermione abbassò la testa scuotendo il mento, -Non importa.-
Harry la fissò insistente e lei lo ignorò riprendendo a mangiare.
-Hai idea di cosa faccia? Pensavo avresti iniziato a starci assieme, come Ron.-
Non rispose, continuando a masticare.
-Ora che ci sono le vacanze, credevo rimanesse per questo...-
Tacque ancora.
-Non ti sembra strano?-
Sbattè il tovagliolo sul tavolo, prima di rendersene conto.
-Non mi chiamo Lavanda- rispose secca. Harry sbarrò gli occhi sbalordito. Tentò di soffocare l'ondata di delusione e rabbia che quelle parole le avevano scatenato, e deglutì a vuoto.
-Scusami- mormorò quindi. Alzò gli occhi ambrati con un mezzo sorriso, e riprese a mangiare con quelli dei due puntati sulla fronte.

A mezzanotte aprì la porta, trovandolo a terra. Il suo volto era stanco, gli occhi cerchiati da un lieve pallore violaceo. Ma il sorriso che le rivolse era il solito.
-Ti fai attendere-
-Un po' per uno- rispose, con una strana occhiata.
Le iridi del ragazzo si accesero, facendosi attente; qualcosa in lei lo colpì.
-Hai finito di saccheggiare la mia libreria?- chiese aggirando il tappeto di cuscini fino a lui.
-Se non volessi che li leggessi non me li metteresti a disposizione.-
Sorrise, arricciando appena il naso. Era vero. Le piaceva sapere che sbirciava i suoi testi. Era come se, segretamente, potesse conoscerla meglio, più di quanto possibile nella realtà.
-Ho un enorme scetticismo sulla tua cultura personale che non posso far a meno di colmare.-
Draco incurvò un sopracciglio biondo e si levò in piedi.
Ripose il volume chiuso a posto, con l'angolo di una pagina sapientemente piegato. Poi sfiorò il dorso di qualche vicino, fermando l'indice su una costa azzurra. Hermione puntò gli occhi su quella parte di copertina in rilievo.
Si fermò, mettendosi a riflettere. Quindi lasciò la libreria e fece qualche passo verso di lei, fissandola con espressione penetrante. Hermione ne aspettò le azioni in silenzio. Alla fine, i suoi mocassini si fermarono a venti centimetri dai suoi, la frangia bionda alla stessa distanza dalla fine della sua chioma ricciuta.
-Ti ho allontanato?- chiese.
Le iridi scure si spalancarono sul vuoto. I tratti del volto tirarono la pelle per la sorpresa, come pongo. Non sapeva cosa gli avesse fatto dire una cosa simile, ma certo era che non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere.
-Cosa?-
-Sì, insomma, ti sto facendo... pentire.-
Sentì la gola gonfiarsi inspiegabilmente. Possibile che Malfoy potesse porsi un problema simile?
-Sei strana- continuò. 
Scosse la testa meccanicamente, agitando al contempo le spalle. Si levò da davanti a lui, tesa. Quelle domande non le piacevano per niente. Se la stava allontanando? Magari fosse stato questo...
-Strana- ripetè, con una nota di sarcasmo.
Malfoy la fissò serio.
Passarono alcuni istanti di silenzio, senza che la ragazza potesse più guardarlo in faccia. Poi mosse le labbra.
-Prendi il libro- disse, fissando i cuscini sul pavimento.
Draco aggrottò la fronte stranito.
-Quello su cui ti sei fermato, poco fa- ripetè sollevando gli occhi. C'era qualcosa in fondo alle sue iridi che sembrava poterlo muovere solo con lo sguardo. Malfoy accondiscese, seppur titubante, e tornò alla libreria stracolma. Allungò una mano verso la copertina azzurra, sfilandola dallo scaffale. Il libro che gli restò in braccio aveva un buffo titolo: Barbablù.
-Lo conosci?- sentì chiedere.
Scosse la testa.
-Dovresti leggerlo.-
Sollevò la fronte su di lei, che si era seduta a terra. Il leggero turbamento che le aveva visto in volto era passato per lasciar posto a una strana gravità. Forse quel libro era una risposta alla domanda che le aveva posto?
-Non potresti semplicemente raccontarmelo?- chiese impaziente. Se c'era una cosa che non sopportava era aspettare, e lei lo sapeva.
Lo fissò muta, i liquidi occhi castani fermi. Poi annuì, passandosi una mano sulla gonna a pieghe.
-Siedi.-
Obbedì, prendendo posto di fronte a lei. Il poco spazio frapposto fu colmato dal libro, messo al centro come lo strano oggetto di un rituale.
-C'era un uomo- cominciò, senza attendere altro; il volto assorto ed estremamente concentrato. -Molto tempo fa. Un ricco nobile con una lunga barba del colore della notte. Il suo difetto fisico lo rendeva spaventosamente aberrante, ma molte donne cedevano al fascino delle sue grandi ricchezze. Si dice avesse avuto sette mogli, o forse di più, tutte morte prematuramente in circostanze misteriose. Il nobile non sapeva stare solo, e cercava sempre nuove nubili a cui unirsi. Un giorno, conoscendo la figlia di una vedova del villaggio, la invitò affinchè si rendesse conto delle numerose proprietà da lui possedute, con lo scopo di conquistarne il cuore. Presto fatto, quando l'accoglienza volse al termine, la fanciulla accettò la proposta di matrimonio, strasferendosi nel suo castello.
Tempo pochi giorni l'uomo ricevette una chiamata che lo costringeva a partire. Lasciò la moglie nel maniero con il permesso di divertirsi il più possibile, avendo accesso a ogni ala dell'edificio. Le consegnò un enorme mazzo di chiavi, con il permesso di usarne tutte meno una: una piccola chiave diversa dal resto, corrispondente all'unica porta che la donna non avrebbe dovuto aprire.
La giovane promise, e, una volta sola, invitò amiche e organizzò feste per molti giorni. Col passare del tempo ogni ala della casa venne visitata, e la curiosità per quell'unica stanza proibita accrebbe tormentandole l'anima.
Un giorno, stufa di doverla evitare, infilò la chiave nella toppa ed entrò. Quel che vide lasciò il bianco sulle sue guance rosee: corpi decapitati di donne erano sparsi ovunque, macchiati di sangue e deturpati da orribili ferite. La giovane riconobbe i volti delle precedenti padrone di casa, misteriosamente scomparse prima del tempo. Molte avevano arti mozzati, altre il volto sfigurato; e ognuna portava uno stato di putrefazione in fase differente. Tremante, lasciò cadere il mazzo in una pozza di sangue, e quando lo raccolse, si accorse che la chiave incriminata s'era tinta. Il liquido le si era attaccato come vernice indelebile, e qualsiasi tentativo di toglierlo fu vano. Prima che potesse fuggire, il rumore della carrozza del nobile, in anticipo rispetto al ritorno stabilito, tuonò nel cortile del castello. L'uomo la raggiunse in poco tempo, come presentendo il misfatto compiuto. Per prima cosa chiese la restituzione del mazzo, accorgendosi subito del tradimento. Il destino della povera era segnato: a causa della sua curiosità, presto avrebbe raggiunto le altre vittime, e Barbalbù le concesse solo pochi istanti per pregare.
Approfittandone, la ragazza corse ad avvertire una sorella ancora ospite nel castello, chiedendole di incitare i fratelli, in viaggio per una visita, ad affrettarsi. Questi riuscirono a giungere prima che l'omicidio prendesse atto e, uccidendo il malvagio padrone, salvarono la vita della giovane vittima.-
Tacque, fissandolo in silenzio con occhi attenti. Draco dimenticò i suoi e restò impietrito, un po' scioccato dalla storia, un po' in confusione per la scelta della ragazza di raccontargliela.
Non ci mise molto a collegare la morbosa curiosità della giovane con i tentativi di indagare i suoi traffici della Grifondoro, perennemente respinti da lui. In fondo, nella sua stanza avrebbe trovato probabilmente molti più cadaveri...
Rabbrividì, distogliendo lo sguardo.
-Pericolosa, la curiosità.- disse, con un tentativo di alleggerire l'atmosfera.
Lei lo fissò senza rispondere.
-Però-, puntualizzò, -Io ti ho fatto entrare.-
La vide aggrottare la fronte.
Lui fece scorrere le pupille attorno, poi le riportò avanti. -La mia stanza segreta. L'hai vista.-
Gli occhi scuri si schiarirono appena, luccicando alla luce fioca della finestra.
-Ma io non parlo di questa.- rispose.
Si sentì fissare con esasperante magneticità, trafitto. Il calore delle guance sembrò abbandonarlo, ma si riprese subito. Lasciò passare alcuni istanti senza più guardarla, giocherellando con la copertina cartacea del libriccino. Poi impugnò la bacchetta e lo rispedì a posto sullo scaffale.
Alzò la fronte, sollevando al contempo il corpo dal pavimento, e sgranchì le gambe. Compì qualche giro per la stanza, distratto, gli occhi della riccia che gli seguivano le spalle. Poi lei lo affiancò.
-Non ti fidi di me- disse.
Contrasse la mascella. -Nemmeno tu.- 
Hermione chiuse le labbra.
Un ostile silenzio di tensione si propagò fra di loro, respingendoli.
Hermione contrasse le dita, nel tentativo di reprimere i propri istinti. Voleva sapere cosa nascondesse, più di qualsiasi altra cosa. Cosa facesse nella scuola, quando non era con lei... Perchè fosse rimasto. Il motivo, lo sapeva, non era affatto se stessa.
Inspirò, gli occhi chiusi, quando un paio di mani le avvolsero la parte alta degli avambracci.
Rialzò le palpebre con un sussulto.
-Facciamo finta di fidarci entrambi e smettiamola con le domande- sentì bisbigliare all'orecchio.
Un brivido le scosse la schiena, e le dita del ragazzo si insinuarono sotto ai ricci dei suoi capelli, sulla nuca. Le sentì disegnare spirali delicate, per scansare i fili castani appiccicatici sopra. Qualcosa nel suo stomaco si attorcigliò facendole salire il diaframma.
-Non c'è bisogno di sapere tutto- continuò. -Non voglio pensare al resto quando sono qui.-
Il tono con cui pronuciò quelle parole suonò talmente errato che Hermione non si fece abbindolare. Scosse la testa, allontanando il collo da quelle carezze ipnotiche.
-Non è quello che direbbe una persona innocente.-
Lui la fissò rigido, lei voltò lo sguardo, posandolo sull'arredo.
Le ombre del notturno velo celeste si insinuarono nella stanza, in perfetta sincronia con il reale andamento del tempo fuori da lì. Draco le vide allungarsi lungo le pareti e il pavimento, profilandosi come spettri. L'atmosfera della camera stava cambiando, e lui sapeva perchè.
Portò gli occhi al volto della riccia, il profilo candido, le ciglia stese sopra lo sguardo cupo. I suoi tratti erano gentili anche ora che non li rilassava, la sua pelle rifiutava di imprimersi di rabbia, o di delusione. Ma era inquieta. Si vedeva dal modo in cui tendeva gli arti.
Si domandò perchè non la lasciasse semplicemente perdere. Aveva concluso il mese, era tutto finito. Non c'era più niente che lo legasse a lei. Cosa aveva di così magnetico la sua presenza?
Emise uno sbuffo, voltandole le spalle. Era stanco di sentirsi fare pressioni. Non era certo in virtù della sua cieca testardaggine se aveva deciso di risparmiarla.. I suoi continui tentativi di impicciarsi avrebbero finito con l'indisporlo.
Assestò un calcio a un cuscino, mandandolo a slittare contro il muro. La Grifondoro ignorò il gesto con fermezza. Ripetè l'atto. Stessa reazione. Quindi sfilò la bacchetta dalla tasca e scaraventò un libro giù dalla libreria ai suoi piedi. Ancora nulla.
Frustrato, calpestò l'inutile distanza che li separava e piantò i piedi davanti ai suoi. Lei mantenne lo sguardo rivolto alla parete. Abbassò una mano sulla sua, inerte, afferrandola con malagrazia. Lei gliela lasciò sollevare, tendendola verso il corpo del ragazzo all'altezza di una porta nascosta, quella più segreta e proibita di tutte. Dentro l'inquilino fece subito sentire la sua presenza.
-Ricordi?- lo sentì dire, con una strana aggressività.
Portò gli occhi scuri sui suoi, inquieti.
-Ci sei già.-
Lo vide nascondere lo sguardo e avvertì i pori della pelle dilatarsi, incredula. Lui piantò le pupille sul pavimento e poi le mollò la mano. Si sentì frastornata e confusa, incerta su quello che aveva appena sentito, mentre lui si allontanava verso lo sgabello del pianoforte.
Lo vide sedersi, mollando esausto la schiena contro la tastiera.
-Suonami qualcosa- chiese in un fil di voce.
Restò immobile. Allora alzò le iridi grigie sul suo volto, stanco. Sentì le gambe muoversi e riuscì a camminare, portandole lentamente davanti allo strumento. Lui restò in silenzio; prese posto.
Quando iniziò, lo avvertì rilassarsi immediatamente, come immerso in una vasca d'acqua calda. Le palpebre si abbassarono sulle occhiaie violacee che gli lambivano gli occhi, il corpo si ammorbidì.
Suonò per lui la melodia più calma che conoscesse, delicata.
Sul petto, la sensazione di aver appena udito qualcosa di anomalo, ma l'insicurezza di crederne sul serio al significato.








Ciao a tutte,
son passati quattro mesi dall'ultima volta, ma credetemi, per me sono volati. La fine del 2015 è stata tempestosa, sono successe cose che non mi hanno fatto piacere, ho iniziato a lavorare, e questo distacco ha fatto male a me quanto a voi. La data di creazione del file risale all'8 novembre, ci ho messo tre mesi esatti per scriverlo. E il risultato sarebbe questo? direte. Avete ragione pure voi.
Non trovo mai il coraggio di postare qualcosa finchè non ne sono convinta, e aborro l'eccessivo romanticismo nelle Dramione.
Evito di fare promesse circa la scadenza del prossimo aggiornamento, ho una decina di esami da dare a distanza di circa due settimane l'uno dall'altro, da qui a Maggio, e ciò mi occupa molto tempo.. Sono in un pantano terribile, se non si fosse capito. Ma non mollo. E spero davvero che voi facciate altrettanto :)
Ringrazio chi sta leggendo questo capitolo dopo mesi e vorrà farmelo sapere. Come sempre ogni tipo di recensione è ben accetta, positiva o negativa che sia, l'educazione è l'unica cosa richiesta. Sappiate che non lascerò questa storia incompleta nemmeno se dovesse prendermi la febbre gialla, per cui non preoccupatevi se mi assento; a questo proposito ringrazio barbarak per essersi informata sulla mia sorte, in questi mesi. L'ho apprezzato tanto. E anche germana, de_dust, PrimrosePotter99, Lullabyx per aver recensito il capitolo precedente.

Un paio di precisazioni sul capitolo:
Hermione è convinta che l'oggetto misterioso che Silente ha ordinato a Gazza di cercare (scena del bagno cap18), perquesendo aule alunni e insegnanti, sia il polisucco. Voi che ne dite?

La fiaba di Barbablù è di Perrault, e io la trovo significativamente affine al rapporto fra D. e H. in questo momento. Il fatto che lui le nasconda cosa faccia nella Stanza delle Cose Nascoste mi ricorda la fiaba, ma ancora di più il suo desiderio di tenerla all'oscuro della verità nonostante sia ovvio che prima o poi questa verrà svelata, come se il pericolo reale si aprisse soltanto all'atto effettivo (così come nella storia la protagonista rischia di morire solo una volta aperta la porta), mentre per ora può ancora fingere che vada tutto bene. Ci sono interpretazioni discordanti circa la morale della trama, a questo proposito: Barbablù affida il mazzo alla moglie con la consapevolezza che, spinta dalla tipica curiosità femminile, infrangerà la promessa e, quindi, ha l'intento preciso di attirarla in una trappola, oppure si sarebbe comportato da marito irreprensibile se solo lei avesse rispettato il suo divieto? Insomma, è la storia di un serial killer o delle conseguenze della curiosità illecita?
Da parte sua Hermione sospetta di lui, ma da brava crocerossina è combattuta nella sua sete di verità dal sentimento che prova nei suoi confronti, e che la porta a non imporsi in maniera risoluta.
Vi lascio qui la versione originale (che io ho abbreviato per ovvi motivi): Barblablù.


Concludo chiedendo a chi mi segue in silenzio di esprimere un parere. So che è una pretesa fastidiosa, ma per me è davvero importante. Ricevere valutazioni è un forte incentivo e anche un calmante per le ansie da prestazione.
Un bacio a tutti, spero che ci siate ancora.. :)

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 23 ***


23
Capitolo 22
~♥~





Suonò la mezzanotte, sulla torre del maniero. La luna attraversò le sbarre alla finestra. Belle alzò gli occhi sulla porta, nascosta nell'oscurità. Mi mostri il volto chiese, fissando l'ombra. Solo una volta. Questa allungò un passo nella pozza lattea del pavimento. Il corpo lasciò la notte e approdò alla luce della candela, sovrastando l'immagine inginocchiata. Belle trattenne il fiato: una bestia.


Lasciò il dormitorio arrotolando una sciarpa al collo. Ginny la seguì silenziosa, consultando una lista appuntata su una pergamena. Appena approdata in Sala Comune, una coppia amoreggiante sul divano colpì l'angolo della sua visuale, ma non guardò. Si avviò all'uscita senza degnarla d'attenzione, e il rosso aprì appena gli occhi per seguirla con lo sguardo.
-Datti una mossa- berciò la sorella alle sue spalle, lasciandosi sfuggire un versaccio.
Dalla torre occidentale molti altri scesero verso il pian terreno, pronti a lasciare la scuola. Il clima fuori dalle mura era inaspettatamente salito, condizione ideale per una gita fuori porta. Hermione rinunciò a infilare i guanti, riponendoli in borsa.
-Se non le si scolla un attimo...- sentì bisbigliare alle proprie spalle.
Harry soffocò una risata, tentando di non farsi sentire.

Quando giunsero all'ingresso, la McGranitt setacciò la scolaresca in cerca di qualche trasgressore, assicurandosi che nessun bimbo del primo o del secondo anno si nascondesse sotto ai mantelli degli autorizzati.
Hermione attese che la ricognizione terminasse, a lato della solfa. D'un tratto, una mano si chiuse attorno al suo polso: voltò il collo, e la schiena di Malfoy sparì attraverso un passaggio nel porticato. Lanciò un'occhiata ai compagni, assicurandosi di non venire osservata, e lo seguì.
Lo trovò poggiato alla parete in pietra, le gambe accavallate; notò che non portava il mantello.
-Non vieni- disse.
Scosse la testa. -Pensavo non andassi anche tu.- 
Fece un vago gesto con la mano -Devo prendere un paio di cose, sai... i soliti giri.-
Malfoy annuì. -Immagino ci sarà un penoso scambio di regali, domani.-
Si accigliò. -Un'altra stupida smanceria che non capisci?-
Draco voltò la testa da un lato, scuotendo la testa. -Cose da amici- concluse.
Hermione incrociò le braccia -Già.-
Le lanciò un'occhiata pensierosa, spalmando la nuca sulla pietra del muro. -Non pensi- disse -che sarà una vera noia?-
Strabuzzò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. -Come può esserlo, la Vigilia?-
-Passandola con persone malamente sopportabili, fingendo di volersi tutti bene. Cosa ci sarà, un brindisi, lo scambio di qualche pensiero dell'ultimo minuto e poi? Ubriacarsi sarà l'unica via d'uscita.-
-Hai il cinismo che farebbe invidia a un fantasma- esclamò.
Lui si lasciò sfuggire un ghigno e si staccò dalla parete. -Potremmo concludere la serata insieme, dopo che avrai consegnato i tuoi doni.-
Hermione non si mosse.
-Se vieni su... A me non va di festeggiare. E tu sei troppo ligia per trattenerti fino all'alba.-
Sentì il cuore agitarsi lievemente. -Vuol dire che sono una dei pochi a cui vuoi bene veramente?- lo stuzzicò.
Il volto di Draco si deformò -Non essere ridicola.-
Hermione pensò che la lontananza dalla famiglia dovesse renderlo malinconico, e che chiederle di passare con lui la fine della serata equivalesse a sentirsi meno solo. Sentì gli angoli della bocca distendersi.
-Verrò- promise.

Lui annuì e incurvò il labbro. -Ti mando un gufo nel pomeriggio- aggiunse -Dovrei avere qualche ora libera.-
Fece per rispondere ma un rumore la interruppe, a pochi passi di distanza. Malfoy si voltò di scatto. Lo vide affacciarsi dietro all'arco a ogiva, ma nulla dovette attirare la sua attenzione.
-Stanno andando via- annunciò tornando a voltarsi.
Hermione scorse con la coda dell'occhio Harry e Ginny prendere a camminare.
-Hai ragione. Aspetto tue notizie.- rispose. Per un momento sembrò che stesse per avvicinarsi; si bloccò, interdetta, non sapendo che fare. Malfoy la fissò con la stessa aria smarrita, rigido. Allora arrossì e si scostò, passandosi una ciocca dietro all'orecchio. -Ciao.-
Prima che avesse tempo di risponderle la vide voltare i tacchi e correre verso il gruppo.
Restò a fissarla mischiarsi alla massa, nascosto dietro il passaggio. Poi vide Pucey e Nott seguire anch'essi la fila e voltò le spalle contro il muro. Loro si mossero ignari liberando ben presto l'atrio.
Si maledisse per averlo fatto. Odiava nascondersi... Eppure, ancora non aveva trovato il coraggio di affrontrare l'argomento. Quanto ci avrebbe messo a dar loro la notizia? Quella situazione era davvero ridicola. Scosse la testa, attraversando il portico; un'altra figura compì il medesimo proposito in quell'istante e lo investì.
-Pansy!- esclamò sgomento, osservando la frangia nera oscillargli davanti agli occhi.
La Serpeverde trattenne il fiato. -Scusami- disse subito, mordendosi il labbro.
-Che ci fai qui?- aggrottò la fronte.
-Nulla- si affrettò a rispondere; le sue pupille saettarono istintivamente da qualche parte alle spalle del biondo.
Questi voltò il collo, ispezionando la zona. Ma il piano era deserto. Un presentimento gli balenò in mente.
-Da quanto sei qui?-
-Da adesso- rispose prontamente.
-E dove stai andando?-
Esitò, interdetta. -Daphne...- rispose -Mi ha chiamata.-
-E magari non eri qui un secondo fa- sputò.
La ragazza sgranò gli occhi colpita. -Cosa?-
-Come no- berciò, ma il volto della giovane sembrava sinceramente stupito. Avvicinò il suo, per osservarla bene. Quella trattenne il respiro. Per un momento il tipico rossore si accese sulle sue guance pallide, come ogni volta; poi una voce li colpì alle spalle.
-Che succede qui?-
Blaise allungò il passo, fissandoli accigliato.
-Nulla- si ricompose, lasciando la ragazza. Questa abbassò lo sguardo e si scostò di qualche metro.
-Tutto bene?- chiese il moro.
Lei annuì vigorosamente e vagò con le pupille sul pavimento. -Devo andare da Daphne- disse evitando di fissarli, e si allontanò in un baleno.
Blaise alzò gli occhi su Malfoy, duro. Questi lo fissò di rimando.
Per un lungo istante nessuno sembrò intenzionato a dir nulla. Poi Draco protese il mento in fuori, assottigliando le palpebre. -Finalmente ti si rivede. Sei più volatile di un fantasma.-
-Senti chi parla- ribattè quello.
Incurvò le sopracciglia.
-A Hogsmeade c'ero-
-Io anche.-
Silenzio.
Si squadrarono ostili, sottilmente in tiro, poi Blaise voltò la schiena e coprì lo stesso percorso della Serpeverde, senza aggiungere altro. Draco si stupì di non sentirsi porre domande, al contrario di quanto si sarebbe aspettato. Ma forse, meditò poi con un'ombra nello sguardo, le risposte se le erano appena prese entrambi.

Le ghirlande di Natale erano una delle sue decorazioni preferite. Le fantasie sempre diverse, i colori vivaci, spiccavano sulle porte dei negozi ravvivandoli. Ginny indicò un gruppo di buffe creature alate, sospese sopra un uscio nell'intento di appendervi del vischio. Hermione apprezzò che non la facesse sentire a disagio appiccicandosi a Harry, ora che contro ogni aspettativa si era trovata a fare il terzo incomodo. Ron era sparito appena erano arrivati.
-Non sono il tipo- disse la rossa, come a leggerle nel pensiero. -Lascio il posto a coppie più diabetiche.-
L'allusione al fratello strappò un sorriso a Hermione, che aveva trovato in quelle battute l'unica nota divertente della faccenda.
Neville li raggiunse da un negozio, portandosi appresso una busta.
-Cos'è?- domandò la rossa occhieggiando, ma il moro la respinse.
-Giù le mani- ordinò. -Sono per domani.-
Quella congiunse le mani al petto, teatralmente intenerita.
-Dovremmo dividerci, infatti, o non combineremo niente- osservò Hermione sollevata, suo malgrado, di poter lasciare Harry e Ginny un po' da soli. La ricerca dei regali l'avrebbe tenuta occupata.
-Ai Tre Manici fra un paio d'ore?- suggerì Harry guardandosi l'orologio.
-Affare fatto.-
Si divisero, ben consapevoli del fatto che si sarebbero incrociati spesso e avrebbero dovuto nascondere qualsiasi pacchetto reggessero.
Hermione imboccò le vie secondarie, sapendo che gli altri avrebbero iniziato dalla principale. Percorse diversi metri, prima di accorgersi di essere sulla stessa strada in cui lei e Draco, solo cinque giorni prima, erano passati. Si fermò, sentendo lo stomaco aggrovigliarsi. Decise di cambiar strada, affrettandosi sui suoi passi. Passò davanti alla vetrina di Madama Piediburro e lì si fermò, credendo di scorgere un volto familiare. Voltò gli occhi sul vetro e lo riconobbe: la testa fuoco spiccava dietro a un tavolo, insieme a una voluminosa riccetta che lo attanagliava da sotto con le gambe. Le sembrò fosse leggermente in imbarazzo, mentre si guardava attorno, timoroso, probabile, di venire riconosciuto. Sbuffò un sorrisetto, osservandolo contorcersi sulla sedia. Trine e nastrini non dovevano proprio essere di suo gradimento.
Proseguì lungo il marciapiede e quella scenetta, inaspettatamente, la mise di buonumore.


~♥~


-Ho disinfestato tutto il dormitorio, posso venire anche nel vostro, più tardi.-
Ginny rise, annuendo.
-Cosa vorrebbe fare nel nostro?- chiese raggiungendole.
-Disinfestazione dai nargilli. E' tempo di vischio, loro ci si annidano, lo sapevi?-
Sollevò le sopracciglia, lanciando un'occhiata a Luna.
-E' questo che hai fatto stamattina?-
-Sicuro- esclamò -Sono l'unica che ci pensa e che può vederli, a quanto pare.-
La riccia evitò di sottolineare che era ovvio, dal momento che non esistevano, e si mise a sedere. Il fatto che una studentessa di Corvonero acuta come lei se ne uscisse con certe stramberie era incomprensibile, ma aveva rinunciato da tempo a farla ragionare.
Il pendolo segnò le sei del pomeriggio, il pezzo di carta lasciatole da Malfoy sbucò dalla sua tasca. Calcolò a mente il percorso che il ragazzo avrebbe fatto dai sotterranei fin lassù, poi scostò il quotidiano dalle gambe e si tirò in piedi.
-Ci vediamo a cena- disse e oltrepassò il passaggio dietro al quadro.
Il piano era sgombro, ma si sentì stranamente osservata. Voltò la testa indietro, camminando, senza vedere nessuno, e questo le fece rivalutare per un secondo il giudizio sulle invenzioni di Luna.
Passò tre volte davanti all'arazzo e agguantò la maniglia della porta magica, sbirciando ancora una volta alle proprie spalle. Poi aprì.
Il vento fresco che la investì attirò subito la sua attenzione sulla finestra, dove il biondo sedeva a cavalcioni. Aveva lo sguardo rivolto in fuori, la testa poggiata allo stipite. Fece dei passi in sua direzione e questi girò il collo.
Aveva il volto stanco e assorto, ma non triste. I suoi occhi erano privi delle occhiaie violacee che gli aveva visto la sera prima.

-Dovresti uscire di più- disse -Un po' di sole ti farebbe bene.-
Lo vide sbuffare. -Non vedi quanto ne prendo?- sollevò il naso verso l'incerta palla infuocata sopra il giardino.
-Non è reale- gli ricordò.
Lui rimase immobile per secondi. Poi voltò la testa. -Lo so.-

Scese dal ripiano, mettendo entrambi i piedi a terra.
-Hai svolto le tue mansioni?- chiese prendendola velatamente in giro.
-Certamente. Tu, le tue?-
Ignorò la domanda, allontanandosi.
-Senti questa- disse prendendo un volume da uno scaffale. -Una freccia può essere scagliata soltanto tirandola indietro. Quando la vita ti trascina giù con le difficoltà, significa che sta per lanciarti in qualcosa di grande. Quindi concentrati, e continua a mirare.-
Sollevò gli occhi su di lei.
-Bella- commentò -Sono i proverbi Navaho.-
Lo vide annuire, e riporre il volume al suo posto. Quel giorno le sembrò di buonumore.
-Hai passato la mattina a leggere?-
Scoppiò a ridere, strofinandosi la testa. -Non mi hai contagiato fino a quel punto.- Spostò il corpo verso il pianoforte, poggiandocisi con il bacino. -Ho avuto tempo per diverse cose, diciamo.-
Lo osservò in silenzio. Lui tracciò dei segni con le scarpe, poi mise su uno strano piglio.
-So che Weasley si è fidanzato- disse. -E' stato visto con la tua brutta copia.-
Sgranò gli occhi. -Oh... Sì.-
-Come hai reagito?-
Quella domanda le fece improvvisamente caldo.
-Come avrei dovuto reagire? Normale.-
-Nessun rancore per essere stata sostituita?-
-Che scemenze- esclamò; il suo sguardo cercò il pavimento.
Malfoy la osservò attentamente.
-Ha fatto... quello che era più giusto. Ormai sa di...- s'interruppe. Il volto sembrò imporporarsi all'improvviso. -Sa che non mi interessa.- concluse -Ne abbiamo parlato.-
Malfoy annuì, continuando a fissarla. Lei si scostò una ciocca dal viso e si chinò a sedere, dandogli le spalle. Le gambe chiare sgusciarono appena dalla gonna a pieghe.
-Quindi ora avete fatto pace, non ha più motivo per esser arrabbiato.-
Non rispose, chiedendosi effettivamente perchè il ragazzo covasse ancora rancore nei suoi confronti, invece che perdonarla come aveva fatto Harry. Che cosa doveva più importargli di lei?
-Sono io ad avercela con lui.- rispose spiccia. Gli insulti ricevuti erano rimasti una ferita aperta, e se anche lui l'avesse perdonata era difficile che lei facesse altrettanto.
-Che storia tragica- commentò il biondo con una nota di sarcasmo.
Alzò gli occhi accigliati. -Sembri trovarlo divertente-
-Oh, io lo trovo spassoso.-
Lo incenerì, vedendolo passarle davanti, e lui le si sedette di fronte.
Il ciuffo biondo bagnò gli occhi grigi, leggermente spettinato. -Ho sempre ritenuto noiose le amicizie come le voste. Ma ora, finalmente, succede qualcosa.-
Gli lanciò un'occhiataccia.
-Come sei cinico. Non è affatto piacevole, per me.-
-Lo immagino.-
Strinse le labbra. -Sei perfido.-
Fece per alzarsi, ma il suo braccio la fermò: si sentì trattenere contro la propria volontà.

-Non essere suscettibile.-
-A te diverte sapere che litigo per te!-
Non rispose. Lei si voltò indispettita e lo trovò a pochi pollici di distanza, il braccio piegato per trattenerla. Suo malgrado, non riuscì a reprimere un leggero scombussolamento.
-Come sei melodrammatica, trovo solo divertente la situazione! E poi andiamo, pensi che lui non lo faccia apposta? E' palese che vuole ferirti. E tu ci stai cascando in pieno.-
Corrugò la fronte.
-Tutto perchè non rispetta i tuoi sentimenti. Davvero una bella amicizia, sono commosso.-
Strinse i denti. -Tu non sai nemmeno cosa sia.-
-Oh, tu sì invece! Hai scambiato per amico uno che voleva portarti a letto.-
Fece per dargli uno ceffone, ma lui le afferrò il polso e si sporse sulla sua bocca. Sentì le labbra avvolgersi nelle sue e una mano premerle sulla schiena. Il cuore dapprima compì un balzo e lei divincolò il braccio per respingerlo, ma poi qualcosa nello stomaco prese fuoco esattamente come le guance, e le sue dita gli si chiusero sul colletto.
Malfoy chinò il torace su di lei, la mano che le teneva il polso scivolò sul braccio e poi sul fianco. Si lasciò sfuggire un sospiro. Lui infilò le dita sotto la camicia e prese a scorrerle sulla pelle, lasciando una scia cocente. Si staccò per riprendere fiato, e Draco chinò le labbra sulla base del suo collo. Prima che potesse accorgersene, si ritrovò a cavalcioni su di lui, la gonna alzata e qualcosa di insolito fra le gambe. Arrossì. Lui tornò ad alzare la testa e a prenderle la bocca, mentre con una mano saliva lungo la schiena da sotto la stoffa. Avrebbe voluto fermarlo, ma era un desiderio che aveva a che fare esclusivamente con la testa; il corpo non riusciva a far altro che assecondarlo e cercare a sua volta i punti scoperti della sua pelle.
Cominciò a provare talmente tanto caldo che desiderò togliersi i vestiti. Lui sembrò leggerle nel pensiero, perchè provò a slacciarle un bottone, e nel frattempo spinse il proprio bacino contro il suo. Ma in quel momento la schiena le cadde all'indietro, sospinta dal biondo che le si sdraiava sopra, e invece che incontrare il pavimento solido affondò su una superficie morbida, rimbalzando. Sgranò gli occhi.
Un materasso bianco era apparso improvvisamente dal nulla, ma lei era sicura di non averlo evocato. Avvampò violentemente, sentendosi prendere dall'agitazione, e spinse via il ragazzo con uno spintone.
-Che cosa fai?- squillò.
Lui la guardò spiazzato, le guance ancora rosa per l'eccitazione. Si rese conto dell'accaduto e cercò di giustificarsi.
-Non l'ho fatto apposta, è apparso da solo...-
Lei girò la testa imbarazzata, sentendo il cuore martellare convulso dentro al petto.
-Dico sul serio- allungò una mano, ma lei si ritrasse fulminea.
Avrebbe potuto pensare che lo avesse fatto per spavento, ma in realtà si sentiva scuotere talmente dalle emozioni che ancora non riusciva a calmarsi.
Gonfiò il petto con una boccata, espirando profondamente per rilassare i nervi.
Gli occhi del ragazzo dietro di sè li sentì sulla pelle come tizzoni ardenti e alla fine riuscì a guardarli di nuovo, un po' meno tesa.
-Fa niente- disse.
Lui lasciò andare un respiro e si buttò sul materasso, gli occhi chiusi e una mano sulla fronte. Si rese conto di avergli slacciato a sua volta parte della camicia, e che sul cavallo dei pantaloni qualcosa premeva ancora contro la stoffa. Distolse gli occhi immediatamente, sentendosi avvampare, e passò una mano fra i capelli, tesa.



~


24 Dicembre

Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe andata così? A inizio anno, se solo le avessero annunciato che avrebbe trascorso il Natale a evitarsi con Ron, dividendosi fra Harry, Ginny e gli altri compagni per non rischiare di trovarsi mai nel suo stesso posto, sarebbe scoppiata a ridere. O si sarebbe strozzata col succo di zucca, a seconda.
Lisciò le pieghe del vestito, guardandosi attorno.
Ronald chiacchierava con Dean e un bicchiere in mano, Lavanda accanto. Luna veleggiava fra di loro distribuendo dolciumi e altre leccornie. Si sentì toccare un fianco e Ginny apparve alla sua destra con un bicchiere di acquaviola.
-Che essere irritante- commentò, fissando le pupille sulla testa riccioluta. -Non fa che ridere per ogni sua idiozia. Ronron crederà di essere un gran comico.-
Strabuzzò gli occhi. -Come lo hai chiamato?-
-Ronron. Non lo sapevi? E' il suo nuovo nome. Lavlav gliel'ha affibiato ieri.-
Voltò nuovamente la testa verso la coppia, sbigottita.
-Crede di essere diventato un criceto, evidentemente.-
Soffocò una risata, chinando la fronte.
Harry le raggiunse in quel momento con altri due bicchieri, uno per lei.
-La burrobirra sta finendo- annunciò, -E c'è chi si lamenta per l'assenza di whisky. Pare stiano tentando di intrufolarsi nelle cucine.-
-Che novità- fece la rossa alzando gli occhi al cielo.
Hermione intravide Lavanda avvilupparsi al fianco di Ronald, che sembrò lì per lì imbarazzato. Dean, davanti ai due, indietreggiò interdetto e si dileguò con una scusa.
-E tu?- si sentì chiedere a bassa voce. -In che rapporti sei con...- Lasciò in sospeso la frase, scorrendo gli occhi sulla scolaresca.
Anche Hermione lo cercò, trovandolo poco dopo vicino al tavolo del salato, con Nott.

-Non ne ho idea- rispose. I suoi occhi lo fissarono attraverso la sala, ma lui non se ne accorse. -Certe volte credo che domandarselo sia persino insensato.-
Ginny la fissò muta e Luna sbucò dalla folla con un piatto di Cioccoli Giganti.
-Che fate con quei musi lunghi?- esclamò. -Venite qua.-
Hermione si lasciò trascinare verso il gruppo di Neville e Seamus, a cui si stavano unendo anche Ron e Lavanda. Questi tentava di staccarsi le dita della consorte dal braccio, camminando, ma appena vide Hermione si ricompose, riallacciandola al proprio fianco.

Finse di non accorgersene, pescando un dolce ripieno dal vassoio; nel frattempo alzò gli occhi sul grande orologio da parete.
A mezzanotte, lo scoppio di qualche bottiglia avvertì che il clima della festa si era esageratamente scaldato; molti dei ragazzi più grandi ridevano con aria allegra, mentre i più piccoli furono invitati a tornare nelle stanze. Posò un calice di burrobirra sul tavolo, appoggiandosi al bordo. Malfoy se ne era andato appena dopo mangiato, ormai due ore addietro.
Sollevò gli occhi sulle lancette: mezzanotte e venti.
-Vado su- mormorò a Ginny, sapendo di non doverle spiegazioni.
Questa la osservò pensierosa -Sicura di star bene?-
-Certo- si drizzò, -Ho solo bisogno d'aria. Ci vediamo quando torni, non credo di far tardi.-
Qualcuno le venne addosso in quel mentre. Si girò infastidita, e un Serpeverde dall'aria tutt'altro che brilla le lanciò una breve occhiata. Distolse lo sguardo, facendosi largo fra la folla.
Fuori, la confusione e la luce si attutirono come risucchiate da un buco nero e il fresco e il silenzio dell'atrio le tolsero la sensazione di nebbia che bere qualche bicchiere le dava sempre. Salì i primi scalini reggendosi al corrimano.
Si domandò in che stato lo avrebbe trovato. Di solito nascondeva abbastanza bene il suo malessere, o almeno ci provava; ma quella era la notte di Natale, e lei sapeva bene in che condizioni la stavano passando i genitori. Non doveva essere un buon momento.
Si arrestò, in cima al settimo piano, e un biglietto catturò la sua attenzione sul pavimento. Qualcuno doveva averlo perso. Titubò, perplessa, quando intravide qualche parola attraverso l'estremità alzata.
Si chinò, prendendolo fra pollice e indice.

Sono stato egoista a chiederti di venire, resta pure coi tuoi amici, io me ne vado a letto.
D. M.

Lo fissò, sbalordita.
La calligrafia era leggermente tremante, non pulita e decisa come al solito. Ma non era questo lo strano. Che cosa gli aveva fatto cambiare idea?
 Sollevò gli occhi, piantandoli sulla parete. Egoista... Chiaro che lo era, ma non si era mai fatto problemi a riguardo! Poggiò la schiena contro la balaustra.
Perchè chiederle di raggiungerlo se poi non aveva voluto? Perchè non voleva più? Lanciò un'occhiata giù dalle scale e poi sul corridoio vuoto fino all'arazzo disteso sulla parete. Da quanto se n'era andato?

Meditò sul da farsi. Ormai la serata stava volgendo al termine, ma non molti erano rientrati. Sarebbe dovuta tornare giù? Il sol pensiero di un'altra ora passata a ignorare Ron e a portare avanti quello stupido teatrino le fece rivoltare lo stomaco. Si trascinò fino al quadro, ripetendo più volte la parola d'ordine a una Signora Grassa piuttosto brilla.
Dentro, pochi ragazzini chiacchieravano ancora in Sala Comune, seduti sui divani. Li superò imboccando le scale per il dormitorio.
Perchè se ne era andato? Restò a maciullarsi il cuore con quell'interrogativo fino all'entrata della sua stanza, sentendosi a tratti delusa, a tratti inquieta. Stava male? Non aveva voluto farsi vedere peggio del solito? Oppure ce l'aveva con lei? Il pensiero di come aveva reagito quel pomeriggio nei suoi confronti le fece venire un brivido lungo la schiena. Forse aveva esagerato. Che si fosse offeso?
Aprì un cassetto della scrivania, sollevando un paio di agende. Tutti i bigliettini inviatile da Malfoy apparvero sparpagliati, e vi aggiunse il nuovo. Si rese conto che mancava l'ultimo, quello del pomeriggio. Tornò verso l'attaccapanni e rovistò nelle tasche del mantello, ma non lo trovò. Restò per qualche secondo a fissare quelle tasche vuote. Doveva averlo perso. Forse proprio dentro la stanza mentre Draco la baciava. Le dispiacque, ma poi si diede della sciocca e richiuse il cassetto senza il pezzo mancante.
Valutò l'idea di scrivergli per sapere come stesse, ma l'accantonò. Se non l'aveva voluta con sè c'era un motivo, e lei non voleva costringerlo a parlarle. Distese la schiena sul materasso, il vestito ancora indosso.
La mattina dopo, una lunga coperta a quadri le avvolgeva le gambe. Ginny doveva avergliela messa mentre dormiva. Ora respirava profondamente nel letto accanto, un mucchio di stoffa ai piedi del materasso. Si alzò, osservando le scarpe e i vestiti sparsi sul pavimento. Date le circostanze, intuì che dovesse aver fatto abbastanza tardi e, in punta di piedi, si chiuse in bagno senza far rumore.
Il pensiero di Malfoy tornò a martellarle le tempie. Sentiva nel petto una singolare angoscia, un senso di indefinito disagio, che non si seppe spiegare. Uscì dalla doccia con la fronte aggrottata e lo stomaco aggrovigliato, arrotolandosi un asciugamano attorno al corpo. Quando rimise piede in camera, per poco non barcollò a terra.
Un gufo bianco e brillante la aspettava sul davanzale, fuori dai vetri.
Sentì il cuore pompare sangue e compiere un inaspettato salto acrobatico. Svelta, avventò le dita sulla maniglia e lo lasciò entrare. Si rese conto che sembrava stranamente malconcio, l'aspetto di solito fine e ordinato era turbato da un leggero arruffamento, le piume sembravano essere state strapazzate maldestramente, e se la fretta di leggere la missiva non fosse stata tanta e accompagnata da tanta trepidazione avrebbe probabilmente riflettutto meglio su questo dettaglio. Ma la pergamena giaceva arrotolata alla sua zampa, e la curiosità ebbe la meglio sul raziocinio.
Slegò il nastro verde, aprendo immediatamente il foglio.

Scendi a trovarmi appena puoi, i miei stanno già andando a colazione, non li incontrerai. Ti aspetto.
D. M.

Frenò l'entusiasmo, interdetta. Scendere?
Per qualche istante, una parte indefinita e nascosta di lei emerse facendo sentire la propria voce
. Per un momento, qualcosa a metà fra l'istinto e la ragione le suggerì qualcosa, ma lei non ascoltò. Fissò quel foglio scarno, compilato da lettere incerte e tremolanti. Poi un mugugnio alle sue spalle si alzò dal letto e Ginny si levò a sedere sul materasso.
-Buon Natale- la sentì biascicare, assonnata.
Si voltò, stringendo il bigliettino dietro alla schiena. Il gufo si alzò in volo tornando sulla torre da cui era arrivato.
-Buon Natale- rispose.


[Fine
prima parte]









Buongiorno e buon ritorno dalle vacanze, rieccomi qua! :)
Spero che il capitolo piaccia, nonostante sia leggermente più breve dei precedenti. In origine conteneva una scena in più, ma in seguito ho deciso di dividerlo in due parti.
La citazione iniziale è liberamente elaborata dalla fiaba de La Bella e la Bestia, non l'ho trascritta da nessuna edizione in particolare.

Da Madama Piediburro: è una piccola sala da tè collocata lungo una strada secondaria di Hogsmeade, molto accogliente, adorna di fiocchi e trine color pastello e nota per essere frequentata solo ed esclusivamente da coppie.
 
Cioccoli Giganti: dolci ripieni di crema alla fragola e panna oppure di panna e limone. Il cioccolato esterno è disponibile nelle varietà: bianco, al latte, fondente ed extra dark.

Ringraziamenti a: de_dust, valery_96, barbarak, gli unici ad aver recensito lo scorso capitolo, che, è vero, è arrivato dopo diversi mesi di assenza... Fa sempre piacere vedere che qualcuno rimane (barbarak) e qualcuno si aggiunge (valery_96), anche se gli aggiornamenti non possono seguire un calendario equilibrato. Apprezzo tanto chi resta fedele, perchè so quanto possa essere faticoso seguire una storia a singhiozzo e aspettare aggiornamenti a lungo quando ce sono mille altre in circolazione! Grazie grazie grazie. Contate molto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va, di questo capitolo. Un bacio,

Vale

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2478857