My Heart Won't Let Go Easily

di Obsessed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tha Distance ***
Capitolo 2: *** Ma Gli Adulti Non Parlano Mai? ***
Capitolo 3: *** Home ***
Capitolo 4: *** How Do You Do? ***
Capitolo 5: *** Moments ***



Capitolo 1
*** Tha Distance ***


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Day 1: Daddies

 

 

 

 

In casa, ormai, il silenzio scivolava loro addosso lasciando uno strano senso di inquietudine. Colin poteva sentire suo padre trafficare con qualcosa in cucina.

 

-Papà?- chiamò camminando lentamente verso la cucina, quasi avesse paura di scoprire cosa o chi vi avrebbe trovato.

Thad aveva lo sguardo assente mentre sistemava gli ultimi piatti nella credenza. Le mani gli tremavano e non ci voleva un genio per capire che avesse pianto.

 

-Papà…- lo chiamò ancora Colin per attirare la sua attenzione.

 

L’interpellato alzò lo sguardo fissandolo nel suo, ma senza guardando veramente.

I suoi occhi erano lucidi e vacui.

Totalmente assenti.

 

-Ciao Colin – mormorò con voce sottile.

Il ragazzo gli si avvicinò accarezzandogli i polsi. –Perché non ti siedi? Ti preparo una tazza di tè-

 

Thad annuì e Colin lo accompagnò alla sedia tenendolo per un fianco.

La situazione stava lentamente degenerando. I litigi dei suoi genitori non duravano mai così tanto, invece adesso erano già due settimane che Sebastian si era stabilito a casa di Trent e Hunter.

Avevano litigato per il lavoro del francese.
Sebastian era un avvocato, peraltro di una certa importanza, e questo lo portava a continui viaggi. Thad di solito taceva, ma, quando si era ritrovato da solo a Pasqua, non l’aveva presa benissimo. Colin ricordava tutte le grida e le cattiverie che si erano urlati contro.

Quando Sebastian era passato a salutarlo prima di andarsene gli aveva chiesto di non lasciare che suo padre si distruggesse. Lo trovava abbastanza difficile visto che suo padre a stento parlava da allora.

Gli piazzò una tazza di tè tra le mani. –Papà…ce la fai a rimanere solo per un po’?-

Thad non rispose.

Non che Colin si aspettasse il contrario. Si infilò il cappotto ma una volta che fu sulla soglia della cucina fece per voltarsi.
-Stai andando da Sebastian?- gli chiese Thad

 

-No- mentì –Passo a salutare Dylan e ritorno. Tu, dopo, vai a letto per favore-

 

Vide Thad annuire ma non fu sicuro che lo avesse ascoltato.

Uscì sbattendo leggermente la porta.

Attraversò il vialetto nell’aria fredda della sera che condensava il respiro caldo che usciva dalle sue labbra. Camminò per qualche isolato. Le strade erano vuote quindi affrettò il passo per arrivare prima.

Bussò alla porta di casa Clarington, ticchettando un piede sul pavimento.

 

-Finalmente!- aprì la porta Hunter, -Ti prego, riprenditelo. In questa casa non si scopa più come prima-

 

Colin ridacchiò. –Sei un porco- borbottò, entrando.

 

-È molto più di questo- parlò Trent affacciandosi dalla cucina.

 

-Papà?-

 

-Di sopra che lavora-

 

-Posso salire?

 

Hunter annuì e Colin salì le scale.

La camera degli ospiti dove Hunter aveva sistemato suo padre era ampia e spaziosa. Un letto a una piazza e mezza, un armadio a quattro ante e una scrivania con tanto di computer e connessione ad Internet.

-Hey, amore-

 

Suo padre indossava gli occhiali da lettura. Colin, che fosse suggestione o meno non gli fu dato sapere, lo trovò leggermente dimagrito e con le occhiaie. Lo strinse forte respirando il suo odore e si sentì a casa. Di nuovo.

Sebastian si sedette sul letto, poggiando la schiena contro la spalliera. Colin si stese tra le sue gambe, facendo aderire la schiena al suo petto mentre il padre lo circondava con le braccia.

 

-Come sta papà?-

 

Sebastian aveva sempre timore a porre quella domanda. Non gli era esattamente chiaro come Colin avesse reagito alla nuova situazione in casa e temeva pianti e grida.

 

-Non sta bene- mormorò, sfiorandogli le nocche con le dita. –Mangia poco, non parla-

 

Sebastian chiuse gli occhi, sospirando. –Mi dispiace di aver scaricato tutto su di te, angelo mio- sussurrò baciandogli la nuca.

 

Colin scrollò le spalle. –Voglio solo che torni a casa-, torse il busto per guardarlo negli occhi. –Manchi-

 

-Non ce la faccio ad essere cacciato di nuovo-

 

-Non ti caccerà. Papà, non riusciamo a stare senza te. Qualsiasi cosa c’è da affrontare, la affronteremo a casa, insieme. –

 

Sebastian davvero non riuscì a dire no, stavolta. Troppa era la voglia di tornare tra di loro. Troppo gli mancava la sua famiglia, così annuì. –Proviamoci. E speriamo che non mi butti fuori –

 

 

***

 

 

 

Hunter era stato particolarmente felice di liberarsi di Sebastian, nonostante Trent avesse continuato a guardarlo male
-  Che c’è? Si ho capito, è il mio migliore amico, ma, i miei istinti sono i miei istinti -. Quello e il fatto li avessero trovati in cucina a mangiarsi le labbra.

Colin poteva vedere come Sebastian si innervosisse man mano che si avvicinavano a casa. Procedevano in silenzio, quindi poteva persino sentire le sue unghie graffiare la stoffa dei jeans.
Gli prese una mano e la strinse.
–Rilassati-

 

La casa era immersa nel buio.
–È andato a letto-

 

Sebastian si prese pochi minuti per riacquistare familiarità con quelle mura.

Numerosi flashback gli passarono davanti gli occhi, la prima volta che lui e Thad avevano fatto l’amore in quella casa, gli echi delle risate, i sussurri, gli sguardi, l’arrivo di Colin. Si sentì abbracciare da quelle ritrovate emozioni e da quei ricordi che sembravano gridargli il benvenuto a casa.

Salì le scale velocemente aprendo piano la porta delle camera da letto.

Thad era avvolto e nascosto dalle coperte. Baciò la fronte di Colin prima di entrare e chiudere la porta. Si sfilò i vestiti senza accendere la luce. Si coricò al suo fianco ma il movimento disturbò il leggere sonno di Thad.
-…Bas…- mugugnò.

Sebastian trattenne il fiato.

Quanto cazzo gli era mancata la sua voce.

 

-Sh…sono qui-

 

Thad si voltò si scatto. –Seb… -  sussurrò sprofondando tra le sue braccia.

 

Fu come essersi svegliato si botto da un sonno infinito. Sebastian gli legò le braccia intorno alla vita e lo strinse, come se lo stesse risollevando dal profondo oceano in cui stava annegando, aspettò che lui alzasse il volto per baciarlo. Le labbra di Thad erano esattamente come le ricordava. Morbide e leggermente tremanti sotto le sue.

Tornare a casa non gli era mai sembrato così bello.

-Seb…- sussurrò di nuovo, come se volesse renderlo reale.

 

-Qualsiasi cosa, la affronteremo domani insieme. –

 

Thad annuì.
–Colin era venuto da te allora-

 

-Abbiamo il figlio migliore del mondo- sussurrò sorridendo.

 

Thad poggiò il capo sul suo petto. – Ti amo-

 

Sebastian affondò una mano tra i suoi capelli. –Ti amo anch’io piccolo-

 

Harwood si addormentò come se non dormisse bene da tempo, stringendo le mani attorno al suo petto. A Sebastian sembrò di tornare a respirare dopo due settimane.

 

Colin entrò piano una volta essersi accertato che non stessero festeggiando il ritorno a casa di Sebastiano in modi alternativi.

Con suo padre non si sapeva mai.

 

-Sei stato ad aspettare lì dietro tutto il tempo?-

 

Il ragazzo annuì e quando li vide stretti sorrise.

 

-Vieni qui, dai-

 

Colin si stese al suo fianco, respirando sollevato per la ritrovata serenità.

 

-Sei stato bravo, amore- sussurrò il padre baciandogli la fronte.

 

-Potete non farlo più? Ho avuto paura che non volessi più tornare- mormorò accoccolandosi contro di lui.

 

-Io tornerò sempre, Cole. Non importa quanto mi allontani. Il mio posto sarà sempre qui con voi.-

 

Thad sorrise nel sonno.

 

 

 

Note

 

Buona Thadastian Week a tutti, gente. Finalmente ho trovato un attimo di respiro per poter scrivere e partecipare. Ovviamente Colin e Dylan sono presi dalla mia long(che lo giuro prima o poi continuerò) “Noi Siamo Infinito”. Voglio ringraziare Whity per aver corretto pazientemente la storia e Melipedia per il banner. Non vedo l’ora di leggere le vostre.

Un bacione e a domani ;)

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Capitolo 2
*** Ma Gli Adulti Non Parlano Mai? ***


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Day 2: Differenza d’età

 

 

 

 

 

-Tua madre arriverà mai? –

 

-Perché? Hai paura che ci becchi mentre scopiamo?-

 

-Modera i termini, ragazzino-

 

Thad sbuffò.
–Pensavo di piacerti quando parlo così-

 

-Mi piaci di più quando stai zitto e arrossisci, possibilmente sotto di me-

 

Thad abbassò lo sguardo, arrossendo mentre Sebastian ghignava spudoratamente.

Faceva tanto il gradasso ma alla fine si imbarazzava con niente.

 

-Perché vuoi mia madre?- chiese servendogli un bicchiere d’acqua.

-Gli ho portato le carte del divorzio che mi ha portato ieri l’avvocato di tuo padre-

 

Thad sembrò intristirsi, come sempre quando si parlava dei suoi genitori. –Quindi sta per finire?-

 

Sebastian annuì. –Mancano soltanto poche firme e saranno ufficialmente divorziati-

 

Thad si afflosciò sulla sedia. –Mi fa ancora strano non avere papà per casa-

 

-Ti ci abituerai. L’amore non dura per sempre-

 

-Questo non puoi dirlo. Io voglio stare con te, per sempre-

 

Sebastian sorrise sfilandosi gli occhiali.
–Vedremo-

 

Sebastian era cinico ma Thad era un ragazzino a cui era meglio non tarpare le ali se non si voleva incappare in un litigio capriccioso di dimensioni abnormi. Thad si mosse per sedersi sulle sue ginocchia, le braccia di Sebastian gli circondarono immediatamente la vita.

A volte Thad sentiva la differenza d’età in maniera eccessiva. Come quando Sebastian gli rispondeva in modo pragmatico e non sapeva se lo diceva davvero o solo per dargli un contentino.  Quando lo sentiva così lontano  aveva persino preso l’abitudine di toccarlo in modo da rassicurare se stesso che lui fosse lì.

Si erano conosciuti due anni fa, quando tra i suoi genitori avevano iniziato ad esserci screzi. Durante il primo anno, non si erano visti molto. Thad spesso rimaneva in camera sua a studiare o era a lezione di danza. Dal secondo anno, una volta che i genitori avevano informato il figlio della loro decisione di divorziare, Thad aveva iniziato a passare più tempo solo con l’avvocato- soprattutto perché i suoi genitori avevano il brutto vizio di arrivare in ritardo a qualunque cosa. All’inizio Sebastian lo infastidiva. Un po’ come succede sempre tra adulti e ragazzi. Poi era subentrato l’interesse. A Thad piaceva come Sebastian gli teneva testa con l’ironia sottile e gli sfottò. Gli piaceva il modo in cui lo faceva arrossire mettendolo in imbarazzo, ma, la cosa che di certo gli piaceva di più era l’aura di sicurezza che emanava. Tra le sue braccia sembrava che nulla avesse potuto nuocerlo. Non c’era stato un vero e proprio inizio di relazione. Non ne avevano mai davvero parlato. Thad aveva capito che c’erano delle cose di cui gli adulti non parlavano, che non osavano chiarire. L’aveva semplicemente baciato. Si era alzato sulle punte, aveva chiuso gli occhi, trattenuto il fiato e poggiato le labbra sulle sue. Ancora adesso non sapeva cosa fosse passato nella mente di Sebastian. Fatto sta che prima l’aveva allontanato con uno spintone e l’aveva guardato come se stesse calcolando i pro ed i contro e poi l’aveva afferrato per il colletto della camicia a quadri che indossava e l’aveva baciato di nuovo. 
A Sebastian piaceva Thad perché non faceva mai domande. Non gli aveva mai chiesto – come si sarebbe aspettato da un ragazzino di sedici anni – se stavano insieme o meno. Si era semplicemente lasciato andare ai baci e alle carezze e se li era presi. Li aveva vissuti. Perché Sebastian si fosse preso Thad era facile da capire. La sua schiettezza, la sua timidezza, la sua innocenza e la suo forza d’animo lo rendevano un bocconcino troppo dolce e unico da lasciarsi scappare. Certo, Thad era capriccioso e petulante come tutti i teenager ma nulla che un appuntamento e qualche regalo non potessero risolvere.

 

-Domani mi porti a cena fuori?- pigolò Thad, baciandogli la guancia.

 

-Potrei portarti nel mio letto, stasera stessa –

 

-No. Voglio andare a cena fuori, domani.-

 

Sebastian tornò serio, facendo sparire il ghigno dalle sue labbra. Odiava quando pretendeva le cose. Non tutto gli era dovuto. –Non hai tenuto conto che domani potrei essere impegnato. Con qualcun altro-

 

Thad boccheggiò, alzandosi di scatto dalle sue ginocchia. –Stai mentendo-  sillabò con gli occhi lucidi.

 

Sebastian alzò gli occhi al cielo. Era stato giovane anche lui, -non che adesso fosse vecchio, ma di certo non era più così giovane – ma non si ricordava di aver mai avuto queste reazioni da checca isterica.

 

-Ti prego! Disperati pure rotolandoti sul pavimento, ragazzino – rise Sebastian, assottigliando gli occhi.

 

-Smettila di fare così o…-

 

-O cosa Harwood? Cosa fai? Mi picchi, mi lasci? Cosa ti fa pensare che quello che fai influenzi in qualche modo la mia vita?-

 

Thad tornò a boccheggiare ma tacque. Si sedette sulla sedia incrociando le braccia al petto e tirando su col naso. Iniziò a giocherellare con le sue dita distraendosi. Sebastian faceva così ogni tanto. A volte diceva delle cose per ferirlo. A volte qualcosa lo infastidiva e lui attaccava.

Ma gli adulti non parlavano mai?

 

Se lo facessero, i miei non starebbero divorziando, pensò Thad.

 

-Non piangere, adesso. – sbottò Sebastian passandogli un fazzolettino di carta che aveva estratto dalla tasca dei pantaloni. –Asciugati la faccia e torna sulle mie gambe-

 

Thad fece come gli era stato detto. Si asciugò gli occhi, riponendo il fazzolettino ormai stropicciato nella tasca dei suoi jeans e tornò a sedersi, riluttante, sulle sue ginocchia, portando le mani in grembo.

 

-Domani fatti trovare pronto alle otto. Non mi piacciono i ritardatari, ragazzino-

 

Thad annuì sospirando di sollievo. Il brutto momento era passato. Lo baciò piano sulle labbra. Un semplice bacio a stampo a cui Sebastian rispose ma che non approfondì. Poggiò il capo sulla sua spalla e si rilassò mentre le mani esperte di Sebastian gli accarezzavano i capelli.

L’orologio scoccò le sette.

 

-Io odio tua madre, ragazzino-

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Home ***


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Questa fan fiction la dedico a due persone speciali.

Chiara e Serena. Oggi è il vostro giorno. Buon diciottesimo compleanno.

Siete le amiche di sempre, quelle dei Sabato sera, delle risate, della metropolitana,

della colla vinilica e dei cosplay, quelle degli abbracci e delle prese in giro.

Vi voglio bene e ancora auguri <3

 

 

Day 3: Serie TV AU

Doctor Who/Sherlock

 

 

 

 

 

Hamish era sulla bicicletta, pedalava verso casa, quando lo sentì. Quello strano suono simile ad un respiro mozzato che lo faceva sorridere da quando era nella culla. Solo in seguito lo vide: la scatola blu, la cabina telefonica della polizia, il TARDIS.

Frenò di botto, giusto in tempo per vedere le porte spalancarsi. Il Dottore uscì puntando il suo cacciavite verso il cielo.

 

-Dottore!-

 

Hamish scese dalla bicicletta lasciandola cadere sul marciapiede.

Il Dottore ci mise un po’ a riconoscerlo da lontano, ma, appena lo vide avvicinarsi, un sorriso si aprì sul suo volto. –Hamish!-

 

Il ragazzo gettò le braccia al suo collo e il Dottore, stringendolo per i fianchi, lo fece roteare su stesso. –Ma guardati! È da un sacco che non ci vediamo!-

 

Hamish non aveva notato le due figure dietro di lui. Si adombrò appena quando il Dottore li fece avvicinare. –Loro sono Sebastian e Thad-

 

-Hai smesso di viaggiare con le donne, eh?-

 

Il Dottore annuì. –Lui è Hamish Watson-Holmes-

 

A Thad andò la saliva di traverso ed iniziò a tossire. –Watson-Holmes come John Watson e Sherlock Holmes?-

 

Hamish annuì senza guardarlo. –Sono i miei genitori-

 

-Ma Watson e Sherlock non sono mai stati una coppia- protestò Sebastian

 

-Questo secondo i libri di Conan Doyle- sbottarono insieme Hamish ed il Dottore, per poi ridacchiare come delle ragazzine dopo essersi scambiati uno sguardo complice.

 

-Il periodo etero di papà John è durato sostanzialmente poco-

 

-Allora, ci porti a casa?- chiese il Dottore battendo le mani.

 

-Dipende…me lo dai un passaggio sul TARDIS?-

 

 

 

***

 

 

 

-Papà, Papà!- urlò Hamish, correndo in casa.

 

-Hamish! Quante volte devo ripeterti di non correre per casa mentre sto facendo esperimenti?- borbottò Sherlock, sfilandosi la mascherina e posando il becher.

 

-C’è il Dottore! Il Dottore è venuto a trovarci!- urlò, di nuovo.

 

Sherlock storse il naso ma John si alzò di scatto dal divano.
- Te l’aveva detto che l’avevo sentito!-

 

Sherlock sbuffò. –Potete andare a fangirlare lontano dai miei esperimenti?-

 

Nessuno sembrò più ascoltarlo quando il Dottore entrò, accompagnato da Sebastian e Thad.

Quando le dovute presentazione furono fatte(con i borbottii incessanti di Sherlock in sottofondo) e gli abbracci furono scambiati, il Dottore si spostò in cucina con John, Hamish e Thad per una tazza di tè come non la prendeva da troppo tempo.

Sebastian rimase in salotto con Sherlock.

 

-Non ti vedo entusiasta di vederlo qui- affermò Sebastian, sedendosi sul divano e notando solo allora gli spari contro il muro.  Ricordava dai libri che aveva letto che Sherlock Holmes  fosse una persona che si annoiava facilmente.

 

-Posso dire che il Dottore,  contrariamente all’opinione comune, non è la mia persona preferita- borbottò, buttando uno sguardo in cucina –E Hamish vi odia- affermò ghignando alla faccia sorpresa di Sebastian.

 

-Non ci credo che non l’avete notato. Ma cosa passa per quei vostri piccoli cervelli? Certo che dev’essere bello non essere me. Hamish ha una cotta per il Dottore da quando era piccolo – non importa quanto entrambi cerchino di negarlo – a undici anni voleva andare via con lui, ma, gliel’abbiamo impedito. Non l’ha presa benissimo.-

-E tu? A te che ha fatto?-

 

-Sono una persona che ha bisogno di avere l’attenzione puntata su di sé. Sono un genio ed un’esibizionista. John mi ha sempre sopportato – non dirglielo che l’ho detto –ed è il compagno della mia vita. Hamish ha preso da lui. Odio quando lui arriva e tutta la loro attenzione è puntata su di lui –

 

Sebastian annuì. Si poteva facilmente rivedere in Sherlock. All’inizio, quando Sebastian non viaggiava ancora con loro, la gelosia lo faceva impazzire. Thad provava una sorta di ammirazione/venerazione per il Dottore e molto spesso le loro conversazioni vertevano solo e unicamente su di lui. Erano arrivati a litigare, per poi trovarsi a non saper più che farsene della loro relazione. Sebastian decise di andare con loro quando si accorse che Thad era diventato essenziale ed insostituibile.

 

-Spero che non stia facendo l’antipatico- affermò John, ritornando con il gruppo in salotto.

 

Sebastian scosse il capo ed iniziò ad osservare i comportamenti di Hamish: arrossiva ogni volta che il Dottore lo guardava, speso cercava movimenti strategici per sfiorarlo, ma, quello che più lo sorprese fu il comportamento dell’altro nei confronti del ragazzo. Si piegava verso di lui per sussurrargli le cose, gli sorrideva complice e anche quando l’attenzione di Hamish non era rivolta a lui, il suo sguardo non lo abbandonava mai.

 

-A cosa pensi,straniero?- sussurrò Thad , sedendosi sulle sue gambe. Sebastian gli circondò la vita con le braccia e gli baciò la nuca.

 

-A quanto pare il Dottore ci nasconde qualcosa-

 

Thad seguì il suo sguardo e ridacchiò. –Il Dottore ha tanti segreti ma questo non ne è uno, perché non ce lo nasconde affatto. Sei tu che guardi ma non osservi-

 

-Mi stai citando Sherlock Holmes davanti a Sherlock Holmes? Davvero?-

 

Thad rise baciandogli le labbra. –Ha la sua foto vicino ai comandi del TARDIS-

 

-Davvero? Questo dimostra quanto io sia preso da te e dal tuo culo ogni volta che siamo nella stessa stanza-

 

-Da quanto tempo state insieme voi due?- chiese John

 

Thad si staccò velocemente ed arrossì. –D…dal liceo-

 

-E siete sposati?-

 

-Si- rispose il Dottore

 

-No, nonostante lui dica sempre il contrario- sbottò Sebastian

 

-Lo saranno presto- sorrise il Dottore.

 

-Smettila di fare spoiler sulla mia vita futura- ridacchiò Thad lasciando che Sebastian intrecciasse le dita alle sue. Sebastian si irrigidiva sempre quando sentiva il Dottore parlare del loro futuro insieme. Thad strofinò il naso contro la sua guancia per distrarlo e sentì Sebastian rilassarsi e mugolare appena. John sorrise. Thad e Sebastian non ricordavano per niente lui e Sherlock. Erano “caldi”, si baciavano, si abbracciavano. Lui e Sherlock, al contrario, erano una coppia fatta di sguardi e sorrisi. Sherlock non avrebbe mai apprezzato effusioni pubbliche.

Hamish si sedette vicino a Sherlock, che lo guardò male.
–Allora, cosa hai fatto in questo periodo?-

 

-Ci sono stati tanti Dalek-

 

Sebastian sbuffò ed alzò gli occhi al cielo.
–Non ne posso più di farmi sparare da quei cosi e di non poter far nulla solo perché il “nostro” Dottore si sente un moderno Gandhi-

 

Eleven si imbronciò facendo ridere gli altri. Aveva smesso di prendersela per quello che diceva Sebastian da  quando aveva capito che lo faceva semplicemente per gelosia, per Thad. Scosse il capo e alzò le spalle lasciando che le loro risate si dissolvessero nell’aria.

 

-Per quanto ti fermi?- chiese Hamish, speranzoso.

 

-Dovremmo ripartire tra poco-

 

-Cosa?- Il sorriso di Hamish scomparve. –Di solito aiuti papà a risolvere i casi-

 

Il Dottore sorrise quando sentì Sherlock borbottare qualcosa a proposito del fatto che lui non avesse bisogno dell’aiuto di nessuno per risolvere i suoi casi.

 

-Devo sistemare delle cose prima- rispose fissando intensamente il ragazzo, pragmatico come sempre.

 

Hamish, in qualche modo, si indispettì perché si alzò senza dire niente ed uscì in giardino, ignorando suo padre che lo richiamava.

 

Il Dottore sospirò.
Ci parlo dopo-

 

-Mi chiedo perché, con Hamish, sia sempre colpa tua-

 

-Sherlock!-  lo bloccò Watson.

 

-Dottore dovresti…- mormorò Thad.

Nessuno meglio di lui sapeva quanto era brutto lasciare le cose in sospeso.

 

-Dopo-

 

Thad fece per controbattere ma quando Sebastian lo strinse, tacque. Il francese sembrava aver capito la delicatezza della situazione. L’ispanico si voltò verso di lui e annuì, decidendo di lasciar perdere.

 

 

 

***

 

 

John quasi pianse quando dovettero salutarsi. Chiese al Dottore di riportargli Sebastian e Thad qualche altra volta per un tè. Sherlock regalò una stretta di mano a Sebastian ed il Dottore si allontanò per raggiungere Hamish.

 

-Hey- sorrise il Dottore

 

-Te ne vai di nuovo senza portarmi con te- si lamentò Hamish, affondando la testa tra le mani.

 

-Hamish, ascoltami ok?- il Dottore si inginocchiò e gli accarezzò le mani sfiorandolo e spostandogliele. –Li vedi? – chiese indicando Sebastian e Thad. –Sono la coppia più forte che io conosca, ma presto andranno per la loro strada. Si sposeranno e vorranno un figlio per formare una loro famiglia. Un figlio richiede stabilità-

Li fissò ancora mentre si stringevano le mani in un abbraccio e sorrise amaramente. –Questo sarà l’ultimo viaggio che farò con loro-

 

Hamish sospirò sentendosi leggermente in colpa per il suo comportamento immaturo. Sapeva che il Dottore era stato costretto a lasciar andare tante persone.  Non doveva essere stato facile per lui.

 

-Verrò a prenderti, dopo. E ti porterò con me-

 

Hamish nonostante tutto sorrise e gli legò le braccia al collo, lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra. Il Dottore agitò le mani, non essendo pratico di queste cose, non sapeva proprio dove metterle, ma ricambiò in ogni caso.

 

-Ci vediamo tra un po’, Dottore-

 

 

 

 

 

Hamish osservò il TARDIS sparire r poi rientrò in casa aspettando di risentire al più presto quel suono.

 

 

 

 

-Allora Dottore, qual è la prossima tappa?- chiese Thad reggendosi al braccio di Sebastian.

 

-Si torna a casa-

 

 

 

NOTE

 

Eh si. Ho appena creato una nuova coppia. Mi pare giusto. Credo di avere dei problemi seri. Come ho già detto questa è tutta per le mie migliori amiche. Buon compleanno <3

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Capitolo 4
*** How Do You Do? ***


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Day 4:  College

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colin ingoiò a vuoto mentre entrava in cucina con le lettere di ammissione  per il college da mostrare a suo padre.

L’effettivo problema era che il college era a New York, lui doveva andarci con Dylan e suo padre si chiamava Sebastian Smythe.

Papà Thad gli sorrise rassicurante.

E Colin avrebbe tanto voluto essere fiducioso quanto lui.

 

-Papà? È arrivata la lettera di ammissione- mormorò Colin vedendo suo padre immobilizzarsi ed alzare il volto. –Sono stato ammesso alla New York University-

 

Sebastian annuì cercando di fare un sorriso che sembrò di più una smorfia. –Suppongo che Dylan ne sarà felice - mormorò.

 

Colin annuì, indeciso su cosa dire. Non era proprio il tipo di risposta che si aspettava. Era effettivamente convinto Sebastian avrebbe dato di matto.

 

-Siamo molto orgogliosi di te, Cole – affermò Thad stringendolo, Colin affondò il petto il volto nel suo petto, sorridendo, ma, la sensazione che qualcosa fosse assolutamente sbagliato non scomparve.

 

 

***

 

 

-Non so spiegarti, Lan. C’è qualcosa che non mi convince. Non può aver reagito così tranquillamente- borbottò Colin seduto a gambe incrociate sul suo letto, con la schiena poggiata alla spalliera.

 

-Sembra persino che ti infastidisca il fatto che non abbia reagito, Cole. Ringrazia non abbia fatto casino- affermò Dylan dall’altro lato della cornetta.

 

-Lan, tu non capisci! Sapeva che entrare alla NYU avrebbe significato vivere con te lì! Sarebbe dovuto venire a minacciarti!-

 

Colin provava una strano senso di fastidio alla mancata reazione del padre.

 

Dylan ridacchiò. –Tu e tuo padre avete un modo morboso di dimostrarvi affetto-

 

Colin alzò gli occhi al cielo come se l’uomo fosse proprio di fronte a lui. –Non dirlo come se non lo sapessi-

 

-Cole…vedrai che qualunque cosa sia, la risolverete e lui tornerà a prendersela con me-

 

Il più piccolo annuì sospirando. –Ci vediamo stasera-

 

-Ti passo a prendere alle otto e andiamo a festeggiare, piccolo. Ti amo-

 

Colin sorrise ed arrossì. –Ti amo anch’io- sussurrò prima di attaccare.

 

 

 

***

 

 

 

-Allora me  lo dici o no qual è il problema, Sebastian?- chiese suo marito sedendosi al suo fianco sul divano.

 

Sebastian era silenzioso, stranamente poco pretenzioso, poco malizioso e poco stronzo. Quindi facendo una veloce quanto elementare somma, non era Sebastian.

 

-Non c’è niente che non vada, Thad. – sussurrò senza alzare lo sguardo dalle sue scartoffie.

 

Le sovra citate scartoffie gli vennero, attimi dopo, strappate – senza gentilezza alcuna – dalle mani. –Non faremo questo gioco, Sebastian. E pretendo una risposta.-

 

Sebastian sbuffò incrociando le braccia al petto. Seguirono pochi minuti di silenzio in cui gli unici rumori che si sentivano erano quelli provenienti dalla camera di Colin al piano di sopra.

 

-Come fai a lasciarlo andare così tranquillamente?- chiese Sebastian, ad un certo punto.

 

Thad sospirò. –È la sua vita, Sebastian. Il suo futuro. Non posso bloccarlo solo perché mi mancherà.-

 

-E se…se succedesse qualcosa? Come facciamo? Non potremo prenderci cura di lui—

 

-Lui sa prendersi cura di se stesso. Sta crescendo Sebastian. Non è più un bambino. E poi ci sarà Dylan –

 

Lo sguardo di Sebastian si indurì. –E pensi che questo mi tranquillizzi?-

 

Thad sbuffò. –Quando imparerai a fidarti di quel povero ragazzo?-

 

-Quando sarà distante anni luce da mio figlio- 

 

L’ispanico alzò gli occhi al cielo. Non voleva continuare questa conversazione.

 

-Non voglio guardare mentre va via dalla mia vita- sospirò Sebastian

 

Thad sorrise appena  baciandolo sulle labbra. –Bisogna lasciarlo andare, ma essere freddo con lui non servirà a nulla se non a farlo soffrire-

 

Sebastian annuì. –Lo so- sussurrò. –Non so che fare-

 

-Papà?-

 

Thad alzò il volto mentre Colin entrava in salotto.

 

-Posso stare un po’ con voi? O state parlando di cose private?-

 

Thad scosse la testa. –Vieni qui-

 

Colin si sedette tra di loro. Si poggiò al petto di Sebastian che se lo strinse tra le braccia.

 

-Hai parlato con Dylan?-

 

Sebastian sbuffò guardando male Thad.

 

Colin annuì. –Mi viene a prendere alle otto, per festeggiare-

 

Sebastian gli passò una mano tra i capelli e Colin alzò il volto e gli sorrise. –Stai bene, papà?-

 

Sebastian annuì. –Ti va bene davvero che io vado a New York?-

 

Sebastian scambiò uno sguardo con il marito prima di rispondere. –Vorrei rimanessi qui ma, ma è il tuo futuro ed io non posso impedirtelo-

 

Thad sorrise stringendo e baciando la mano di suo marito. Colin rise lasciandogli un bacio a stampo. –Vi voglio bene, papà e poi cioè…potrete venire a trovarmi a New York-

 

-Ci mancherebbe! Non ti lascio mica con quello lì! Non credere che solo perché vai al college potrai avere più libertà-

 

Colin rise felice che il suo papà fosse tornato il suo papà, poi, guardò l’orologio. –Vado a prepararmi-

 

Fece in tempo, mentre saliva le scale,a sentire papà Sebastian urlare. –Ti voglio a casa per mezzanotte, ragazzino-

 

 

 

 

 

 

 

Note

 

Scusate il ritardo, ma, sono stata impegnato e ieri non  ho potuto pubblicare. Grazie mille a tutti colore che stanno leggendo e/o recensendo. Grazie a Whity per la correzione e grazie a Melipedia per il banner. Spero vi piaccia :D

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Capitolo 5
*** Moments ***


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Day 5: Roommates.

 

 

 

 

 

-Puoi evitare di buttare la tua roba in quella parte di camera?- sbottò Sebastian a… beh il nome non se lo ricordava- mentre faceva seguire alle sue parole un gesto che disegnava una linea immaginaria, dividendo la stanza.

 

Il tipo lo guardò stralunato. –Stiamo per  scopare e invece di sbattermi sul letto mi dici di non buttare i vestiti nella parte del tuo compagno di stanza?-

 

Sebastian annuì. –Alla fine è a me che fa il culo, mica a te-

 

Non è che questo fosse così importante da meritare di essere sbattuto sul letto e scopato a sangue, in ogni caso.

 

 

***

 

 

-Harwood- ripetè per l’ennesima volta Sebastian.

 

Thad non diede segni di averlo sentito perché non alzò il capo dal libro che stava leggendo così attentamente.

 

-Harwood- ripetè ancora.

 

Thad sbuffò. –Che vuoi, Sebastian?-

 

-Puoi spegnere quella cazzo di lampada, perfavore? Io starei cercando di dormire-

 

-Lo sai, che io non dormo se non leggo-

 

Perché hai paura del buio, pensò Sebastian, ma non lo disse. L’aveva scoperto per caso e ci teneva a mantenere questo piccolo segreto.

 

-Ti do solo altri dieci minuti,  poi butto il libro giù dalla finestra-

 

 

***

-Sebastian- ripetè per l’ennesima volta Thad

 

Sebastian continuò a canticchiare una canzone in francese facendo su e giù con la testa per seguire il tempo. Il filo delle cuffiette che scivolava sotto le lenzuola dove c’era il suo i-pod.

 

-Sebastian!- urlò questa volta Thad.

 

Il francese sembrò riscuotersi e si sfilò una cuffietta mantenendo comunque l’altra. –Hai detto qualcosa?-

 

Thad lo fissò irritato. –Ascolta la tua dannatissima musica a volume più basso. Vorrei finire di studiare entro domani mattina, se permetti-

 

Smythe lo fissò e poi infilò di nuovo la cuffia. Senza rispondere.

Thad sorrise quando, dopo pochi minuti, il volume si abbassò notevolmente.

 

 

***

 

 

-Seb?- sospirò Thad.

 

Sebastian alzò lo sguardo, gli occhi annebbiati dal piacere. Le dita che scivolavano dentro di lui ed il suo cazzo duro pronto a sostituirle.

 

-Puoi spegnere la luce…- Thad annaspò mentre Sebastian toglieva le dita e faceva scivolare il suo membro dentro di lui.

 

-Credo di volerti vedere, questa volta-

 

 

***

 

 

-Santo Cielo, Harwood! Quante volte devo ricordarti di aprire la finestra dopo che hai fatto la doccia? Guarda questo specchio- esclamò guardando lo specchio appannato di fronte a sé. –Per di più tutto questo calore mi fa afflosciare il ciuffo, e ci ho messo due ore a sistemarlo.-

 

Thad ridacchiò mentre si infilava il pigiama. –Scusa. Me ne sono dimenticato. Ma che importa se si affloscia? Tanto stiamo andando a letto-

 

Lo sguardo che gli rivolse Sebastian mentre usciva dal bagno fecero capire a Thad che non avrebbe dovuto più fare commenti sui suoi capelli. Nemmeno nell’ovvio.

 

 

***

 

 

-Puoi dirmi cosa c’è che non va?-

 

Niente. Il nulla più assoluto. Non una parola usciva da quella bocca.

Thad continuava a rimanere immobile,  sul letto con le ginocchia tirate al petto e le braccia a circondarle-

 

-Harwood…Thad, se non mi parli non posso capire cosa succede-

 

Thad lo ignorò totalmente, stendendosi e poggiando la testa sul cuscino. Sebastian si massaggiò le tempi e con le dita e sospirò. Si stese al suo fianco, sperando che l’indomani Thad fosse più disposto a parlare. L’ispanico, quando sentì le braccia del compagno stringersi intorno al sua vita,  accennò un sorriso.

Il litigio con Jeff fu per un attimo dimenticato-

 

 

***

 

 

-Il letto, fatto. La scrivania, fatto. Il muro, fatto. Il pavimento, fatto. La doccia, fatto. C’è qualcosa che non abbiamo testato in questa stanza?

 

Thad stavo morendo dall’imbarazzo. Faceva finta di fare cose, così che non si notasse il rossore che gli imporporava le gote e che lo avrebbe reso lo zimbello delle prese in giro di Sebastian a vita.

 

-È inutile che parli con me per trovare nuovi posto in cui fare sesso, però non te li consiglierò- sbottò mentre apriva le ante dell’armadio per riporvi dei jeans.

 

Sebastian ghignò. –Anta dell’armadio, in fase di sperimentazione-

 

 

***

 

 

 Thad lo baciò. –Grazie per l’aiuto. Non sarei mai riuscito a chiuderla da solo – sorrise poggiando la valigia a terra. Sebastian fece lo stesso con la proprio. Ricontrollarono di nuovo per verificare che non avessero dimenticato effettivamente nulla.

-Questa stanza ha visto accadere un sacco di cose- mormorò malinconicamente Thad, accarezzando i muri bianchi con i polpastrelli.

 

-Già, avrà materiale per la masturbazione a vita- ridacchiò Sebastian.

 

Thad chiuse gli occhi- Fai schifo-

 

-Sono sincero-

 

-Fai sembrare la nostra relazione solo sesso-

 

-Già, è per questo che stiamo andando a vivere insieme-

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