Day 1: Daddies
In casa, ormai, il silenzio scivolava loro
addosso lasciando uno strano senso di inquietudine. Colin poteva sentire suo
padre trafficare con qualcosa in cucina.
-Papà?-
chiamò camminando
lentamente verso la cucina, quasi avesse paura di scoprire cosa o chi vi avrebbe trovato.
Thad
aveva lo sguardo assente mentre sistemava gli ultimi piatti nella credenza. Le
mani gli tremavano e non ci voleva un genio per capire che avesse pianto.
-Papà…-
lo chiamò ancora Colin per attirare la sua attenzione.
L’interpellato alzò lo sguardo fissandolo nel
suo, ma senza guardando veramente.
I suoi occhi erano lucidi e vacui.
Totalmente
assenti.
-Ciao
Colin – mormorò con voce sottile.
Il
ragazzo gli si avvicinò accarezzandogli i polsi. –Perché non ti siedi? Ti
preparo una tazza di tè-
Thad
annuì e Colin lo accompagnò alla sedia tenendolo per un fianco.
La
situazione stava lentamente degenerando. I litigi dei suoi genitori non
duravano mai così tanto, invece adesso erano già due settimane che Sebastian si
era stabilito a casa di Trent e Hunter.
Avevano
litigato per il lavoro del francese.
Sebastian era un avvocato, peraltro
di una certa importanza, e questo lo portava a continui viaggi. Thad di solito
taceva, ma, quando si era ritrovato da solo a Pasqua, non l’aveva presa
benissimo. Colin ricordava tutte le grida e le cattiverie che si erano urlati
contro.
Quando
Sebastian era passato a salutarlo prima di andarsene gli aveva chiesto di non
lasciare che suo padre si distruggesse. Lo trovava abbastanza difficile visto
che suo padre a stento parlava da
allora.
Gli
piazzò una tazza di tè tra le mani. –Papà…ce la fai a
rimanere solo per un po’?-
Thad
non rispose.
Non che Colin si
aspettasse il contrario. Si infilò il cappotto ma una volta che fu sulla
soglia della cucina fece per
voltarsi.
-Stai andando da Sebastian?- gli chiese Thad
-No-
mentì –Passo a salutare Dylan e ritorno. Tu, dopo, vai a letto per favore-
Vide
Thad annuire ma non fu sicuro che
lo avesse ascoltato.
Uscì
sbattendo leggermente la porta.
Attraversò
il vialetto nell’aria fredda della sera che condensava il respiro caldo che
usciva dalle sue labbra. Camminò per qualche isolato. Le strade erano vuote
quindi affrettò il passo per arrivare prima.
Bussò
alla porta di casa Clarington, ticchettando un piede sul pavimento.
-Finalmente!-
aprì la porta Hunter, -Ti prego, riprenditelo. In questa casa non si scopa più come prima-
Colin
ridacchiò. –Sei un porco- borbottò,
entrando.
-È
molto più di questo- parlò Trent affacciandosi dalla cucina.
-Papà?-
-Di
sopra che lavora-
-Posso
salire?
Hunter
annuì e Colin salì le scale.
La
camera degli ospiti dove Hunter aveva sistemato suo padre era ampia e spaziosa.
Un letto a una piazza e mezza, un armadio a quattro ante e una scrivania con
tanto di computer e connessione ad Internet.
-Hey,
amore-
Suo
padre indossava gli occhiali da lettura. Colin, che fosse suggestione o meno
non gli fu dato sapere,
lo trovò leggermente
dimagrito e con le occhiaie. Lo strinse forte respirando il suo odore e si sentì a casa. Di
nuovo.
Sebastian
si sedette sul letto, poggiando la schiena contro la spalliera. Colin si stese
tra le sue gambe, facendo aderire la schiena al suo petto mentre il padre lo
circondava con le braccia.
-Come
sta papà?-
Sebastian
aveva sempre timore a
porre quella domanda. Non gli era esattamente chiaro come Colin avesse reagito
alla nuova situazione in casa e temeva pianti e grida.
-Non
sta bene- mormorò, sfiorandogli le nocche con le dita. –Mangia poco, non parla-
Sebastian
chiuse gli occhi, sospirando. –Mi dispiace di aver scaricato tutto su di te,
angelo mio- sussurrò baciandogli la nuca.
Colin
scrollò le spalle. –Voglio solo che torni a casa-, torse il busto per guardarlo
negli occhi. –Manchi-
-Non ce la faccio ad essere cacciato di nuovo-
-Non
ti caccerà. Papà, non riusciamo a stare
senza te. Qualsiasi cosa c’è da affrontare, la affronteremo a casa, insieme. –
Sebastian
davvero non riuscì a dire no, stavolta. Troppa era la voglia di tornare tra di
loro. Troppo gli mancava la sua famiglia, così annuì. –Proviamoci. E speriamo
che non mi butti fuori –
***
Hunter
era stato particolarmente felice di liberarsi di Sebastian, nonostante Trent
avesse continuato a guardarlo male
-
Che c’è? Si ho capito, è il mio migliore amico, ma, i miei istinti sono
i miei istinti -. Quello e
il fatto li avessero trovati in cucina a mangiarsi le labbra.
Colin
poteva vedere come Sebastian si innervosisse man mano che si avvicinavano a
casa. Procedevano in
silenzio, quindi poteva persino
sentire le sue unghie graffiare la stoffa dei jeans.
Gli prese una mano e la strinse.
–Rilassati-
La
casa era immersa nel buio.
–È andato a letto-
Sebastian
si prese pochi minuti per riacquistare familiarità con quelle mura.
Numerosi
flashback gli passarono davanti gli occhi, la prima volta che lui e Thad
avevano fatto l’amore in quella casa, gli echi delle risate, i sussurri, gli
sguardi, l’arrivo di Colin. Si sentì abbracciare da quelle ritrovate emozioni e
da quei ricordi che sembravano gridargli il benvenuto a casa.
Salì
le scale velocemente aprendo piano la porta delle camera da letto.
Thad
era avvolto e nascosto dalle coperte. Baciò la fronte di Colin prima di entrare
e chiudere la porta. Si sfilò i vestiti senza accendere la luce. Si coricò al
suo fianco ma il movimento disturbò il leggere sonno di Thad.
-…Bas…- mugugnò.
Sebastian
trattenne il fiato.
Quanto cazzo gli
era mancata la sua voce.
-Sh…sono
qui-
Thad
si voltò si scatto. –Seb… - sussurrò sprofondando tra le sue braccia.
Fu
come essersi svegliato si botto da un sonno infinito. Sebastian gli legò le
braccia intorno alla vita e lo strinse, come se lo stesse risollevando dal
profondo oceano in cui stava annegando, aspettò che lui alzasse il volto per
baciarlo. Le labbra di Thad erano esattamente come le ricordava. Morbide e
leggermente tremanti sotto le sue.
Tornare a casa
non gli era mai sembrato così bello.
-Seb…- sussurrò di
nuovo, come se volesse renderlo reale.
-Qualsiasi
cosa, la affronteremo domani insieme. –
Thad
annuì.
–Colin era venuto da te allora-
-Abbiamo
il figlio migliore del mondo- sussurrò sorridendo.
Thad
poggiò il capo sul suo petto. – Ti amo-
Sebastian
affondò una mano tra i suoi capelli. –Ti amo anch’io piccolo-
Harwood si addormentò
come se non dormisse bene da tempo, stringendo le mani attorno al suo petto. A
Sebastian sembrò di tornare a respirare dopo due settimane.
Colin
entrò piano una volta essersi accertato che non stessero festeggiando il
ritorno a casa di Sebastiano in modi alternativi.
Con suo padre
non si sapeva mai.
-Sei stato ad
aspettare lì dietro tutto il tempo?-
Il
ragazzo annuì e quando li vide stretti sorrise.
-Vieni
qui, dai-
Colin
si stese al suo fianco, respirando sollevato per la ritrovata serenità.
-Sei
stato bravo, amore- sussurrò il padre baciandogli la fronte.
-Potete
non farlo più? Ho avuto paura che non volessi più tornare- mormorò
accoccolandosi contro di lui.
-Io
tornerò sempre, Cole. Non importa quanto mi allontani. Il mio posto sarà sempre
qui con voi.-
Thad sorrise nel sonno.
Note
Buona
Thadastian Week a tutti, gente. Finalmente ho trovato
un attimo di respiro per poter scrivere e partecipare. Ovviamente Colin e Dylan
sono presi dalla mia long(che lo giuro prima o poi continuerò) “Noi Siamo
Infinito”. Voglio ringraziare Whity per aver corretto
pazientemente la storia e Melipedia per il banner.
Non vedo l’ora di leggere le vostre.
Un
bacione e a domani ;)