Il bacio proibito

di _Terens
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- La caduta ***
Capitolo 2: *** In bilico ***
Capitolo 3: *** Fuori posto ***
Capitolo 4: *** Sospetti ***
Capitolo 5: *** Avvenimenti inspiegabili ***
Capitolo 6: *** Alleanze ***
Capitolo 7: *** Persa nei ricordi ***
Capitolo 8: *** Che la 'sfida' abbia inizio ***



Capitolo 1
*** Prologo- La caduta ***


Prologo
~*~
La caduta

Sei anni prima

Mi piaceva così tanto guardarlo. Era così bello, con quei capelli color cenere perennamente scompigliati e quegli occhi color nocciola sempre amichevoli e dolci.
Ovviamente però non mi era permesso toccarlo. Guardare ma non toccare. Sospirai, dovevo resistere.
Distolse lo sguardo dal libro e si rivolse a me con un sorriso, capace di farmi sciogliere -Hai capito il passaggio?-
Mi diedi mentalmente della stupida, se ero lì c'era un motivo, e di certo per l'amore non c'era spazio.
-Sì, sì. Sei un insegnante perfetto.- ed era vero, lo pensavo veramente. Non gli avrei potuto mentire... gli angeli devono dire sempre la verità.
Chris mi sorrise un'altra volta facendo accelerare ancor di più il battito del mio cuore. 
Lui era seduto sulla sedia accanto la mia. Mi scostò una ciocca ribelle dal mio viso e guardandomi negli occhi mi disse -Così sei molto più bella...-
Chris si avvicinò sempre di più continuando a guardarmi negli occhi. Ormai le nostre labbra si stavano sfiorando e per un attimo pensai davvero di lasciarmi andare, ma poi la coscienza prese il sopravvento su di me.
Dovevo mettere fine a questa storia una volta per tutte. Il mio compito era quello di legare la sua anima al Paradiso, non innamorarmene.
Quando mi era stata affidata quella missione, non avrei mai immaginato che sarebbe successo. Però era così, mi ero innamorata di un umano. E non di un umano qualsiasi.
Ma proprio l'umano la cui anima avrei dovuto condurre alla via della salvezza e della beatificazione.
In fondo questa era soltanto l'ennesima missione che mi era stata assegnata. L'ennesima anima da legare.
Non avevo mai fallito durante i secoli che avevo vissuto.
 Lui si era sempre fidato di me. Ero sempre stata un'angelo piuttosto promettente.
E non potevo permettermi di fallire.
 Lui sarebbe rimasto deluso.
Scossa da tutti quei pensieri mi alzai di scatto, facendo cadere la sedia, presi la mia borsa e mi diressi verso la porta.
Sentii subito dei passi dietro di me, e poco dopo mi ritrovai davanti, che mi aveva fermato con un braccio facendomi voltare verso di lui, a fissare quei meravigliosi occhi nocciola. 
Notai che si poteva scorgere anche una sfumatura di verde, proprio intorno alla pupilla.
-Dove vai?- mi chiese senza distogliere lo sguardo.
-Non mi sento molto bene.- ed era la verità. Ogni volta che stavo con lui provavo mille emozioni diverse, e ciò non si poteva considerare un bene, non per me, non per un angelo della Prima Sfera. Pensai a cosa sarebbe accaduto se i miei superiori sarebbero venuti a saperli.
Era inaudito che un angelo provasse sentimenti d'amore verso un umano. Gli angeli erano considerate creature superiori, nessuno sarebbe mai potuto essere alla loro altezza.
E sentire di un angelo di rango così elevato, che si innamorasse dell'umano che gli era stato destinato... be', era inaccettabile.
-Devo andare.- sì dovevo proprio andare anche se non volevo, altrimenti sarebbe andata a finire male.
-Resta.- una parola che veniva fuori quasi come una supplica, che per un momento pensai davvero di restare.
-Devo andare.- replicai impassibile come poco prima.
-Cosa devo fare per farti restare?- mi chiese con voce implorante.
-Assolutamente niente, non mi sento bene e devo tornare a casa in modo da riposarmi.-
Lui, in canto suo, non demordeva affatto -Fino a poco fa stavi benissimo, non capisco cosa ti sia successo. Non vuoi stare qui con me? Hai altro di meglio da fare?-
Lui non sapeva minimamente quanto sarei voluta restare con lui, in tutti i sensi.
Negli ultimi mesi in cui avevo imparato a conoscerlo davvero, avevo scoperto che persona meravigliosa era. Senza neanche accorgermene mi ero avvicinata sempre di più a lui, dimenticandomi spesso della mia missione, e affeziondami a lui molto più del dovuto. Tutto ciò fino ad innamorarmene.
-No. In realtà non ho altro di meglio da fare.-
-E allora resta.- mi disse in un sussurro, rendendo la sua voce ancora più intensa del solito.
Scossi la testa. Non poteva convincermi. -No.- sussurrai.
-Perché?-
-Ci deve essere per forza una spiegazione?-
Mi si avvicinò ancora di più e mi disse con dolcezza -Non dovevo avvicinarmi, vero? Ho rovinato tutto-
-No, non è colpa tua.- ed anche questa era la verità, lui non c'entrava assolutamente nulla in questa storia, ero io che non dovevo farmi coinvolgere. Se solo avesse saputo...
-E' che non riuscivo più a resisterti.- non riuscii a credere a quello che aveva appena detto però era così.
Non dissi nulla, perchè non sapevo che dire.
Chris alzò di nuovo lo sguardo verso me e disse -E' che io...-
Ti prego non dirlo. Non dirlo. Pensavo tra me e me. Avrebbe reso tutto più difficile.
Ma non c'era bisogno di parole per capire il suo sguardo. 
Esitò per qualche istante ma poi affermò con sicurezza -Io ti amo.-
Eppure sentirselo dire ebbe tutto un altro effetto. Avevo passato un'eternità con gli umani. Ma in tutto quel tempo, non avevo mai capitolo il significato di quelle parole, che si ripetevano tanto spesso. Solo quando conobbi Chris imparai il vero significato della parola 'amore', e quel sentimento mi avrebbe portato alla rovina.
'Io ti amo'
Tre semplici parole. Tre dannate parole. Sette lettere. Come potevano essere quelle parole tanto sbagliate? 
Eppure, per una volta decisi di seguire il mio cuore. Non pensai alle conseguenze che avrebbe avuto il mio gesto, agii di impulso e annullai una volta per tutte la distanza fra noi, premendo le mie labbra contro le sue.
All'inizio parve disorientato dal mio gesto, ma poi rispondette anche lui al bacio.
Lui mi amava. Me lo aveva detto. Io lo amavo.
Mi chiedevo come l'amore potesse essere sbagliato... era così ingiusto. Stavo sbagliando tutto e ne avrei pagato le conseguenze, ma quello era decisamente lo sbaglio migliore che potessi fare.
Quel bacio era unico.
Era un bacio che sapeva di disperazione, un bacio sbagliato, di cui nessuno dei due poteva fare a meno.
Quel bacio racchiudeva tutte le parole non dette, tutti i sentimenti contrastanti.
Era un bacio d'addio, per un amore che non sarebbe mai sbocciato.
Mi staccai lentamente da lui, continuando a tenere le mie labbra molto vicine alle sua. Aveva il fiato corto e un sorriso spontaneo mi uscii sulle labbra.
Gli misi una mano nel petto, proprio all'altezza del cuore, e lo sentii battere forte.
Lui trattenne il respiro e intrecciò le sue dita con le mie -Senti come batte. E' per te.-
Chiusi gli occhi cercando di godermi quel momento con lui, perché sapevo che sarebbe stato l'ultimo. Una lacrima mi scese sul viso e non feci nulla per fermarla.
-Anche io ti amo...- sussurrai senza guardarlo negli occhi, non ce l'avrei fatta a sostenere il suo sguardo. 
Chris mi accarezzò delicatamente il viso, guardandomi malinconico. -C'è un ma, vero?- 
Alzò lo sguardo implorante, come per supplicarmi che non fosse vero.
Io poggiai delicatamente le mie labbra sulle sua, in un ultimo dolce contatto. Un dolce bacio, rigato dalle mie lacrime.
-Addio.- sussurrai ancora tra le sue labbra.
Non gli diedi neanche il tempo di dire niente che uscii finalmente da casa sua. 
Presi la mia auto e mi diressi a tutta velocità verso il mio appartemento.
Arrivai in cinque minuti e subito mi catapultai dentro. Mi accasciai a terra davanti il portone.
Continuavo a piangere, non volevo fermarmi. Non ci sarebbe mai potuta essere una storia tra noi. Lo dovevo accettare.
Io ero un'angelo. Ed essendo un angelo non potevo innamorarmi. Era proibito. E come se non fosse bastato avevo rivelato i miei sentimenti. Se prima potevo sperare ancora in una seconda possibilità, dopo la rivelazione del mio amore neanche quella mi sarebbe stata concessa.
Ma ormai era troppo tardi, ne avrei pagato le conseguenze. Era giusto così in fondo.
Nel mio appartamento apparve una luce bianca quasi accecante. Mi alzai in piedi di scatto e capii subito cosa stavo succedendo.
Angeli, ma non angeli qualsiasi. Angeli vendicatori. Erano più belli che mai, ma molti vengono ingannati dal loro aspetto.
Belli quanto letali, se non di più.
Erano creature che servivano da equilibrio. Non erano benevole, tutt'altro... ma prestavano comunque servizio a Lui.
Si occupavano di mantenere l'equilibrio tra le due parti, ed erano loro che si occupavano della caduta degli angeli.
Subito dalla mia bocca uscì un urlo straziante per il dolore. Mi stavano portando via le ali.
Continuai ad urlare con tutta la forza che avevo nel petto, finchè la luce accecante sparì e mi ritrovai distesa sanguinante sul pavimento di casa mia. 
Ma non era il sangue argenteo di un angelo.
Macchie rosse rigavano il pavimento. Il mio sangue era diventato rosso.
Ormai non ero più un angelo...
Non avevo neanche più forza di urlare, anche se avrei voluto. Alla fine cedetti e chiusi anche gli occhi.

~*~

Appena riaprii gli occhi fui immediatamente colpita da un forte odore nausente. Non riuscii a capire di cosa si trattasse, ma poi un brivido mi colse la schiena, insieme a una nuova consapevolezza. 
Mi trovavo all'Inferno. 
E mi sembrava anche abbastanza prevedibile visto che ormai ero un'angelo caduto.
Mi guardai intorno, ancora stordita per la perdita delle mie ali. 
Dopo un po' sentii una voce calda e onnipotente -Ester, benvenuta all'Inferno.-
Lucifero, sì, doveva essere sicuramente lui.
Fui colta da dei brividi non appena sentii la sua voce. Quando era ancora un angelo, io non ero ancora stata creata.
La sua storia era leggenda. Lucifero. 
L'angelo più bello e luminoso di tutti, non per questo il suo significato letterale è 'pieno di luce'.
Il primo angelo caduto.
-Ester, ora tu sei un'angelo caduto. E hai due possibilità avanti. Puoi vivere la vita terrena, dicendo per sempre addio ai tuoi poteri e quindi avere una vita da umana, oppure puoi passare l'eternità qui all'Inferno, con me come re.- all'ultima parola rabbrividii.
Pensai a come sarebbe stata a una vita d'umana, forse era la cosa migliore da fare. Avrei potuto provare dei sentimenti, senza che risultassero sbagliati.
Avrei potuto restare con Chris.
Scossi la testa amareggiata quando realizzai che non sarebbe possibile, neanche se fossi un'umana.
Quando un angelo cadeva, e decideva di restare sulla Terra, doveva ricominciare tutto capo. Non poteva interferire con delle persone incontrate nel corso degli anni.
-Pensaci bene, qui all'Inferno, avrai la possibilità di mantenere e far crescerei tuoi poteri. Sarai più forte. Ti temeranno. Potrai vendicarti su chi ti ha fatto del male. Su chiunque. Non sprecare quest'opportunità e unisciti a noi. Non te ne pentirai.-
Pensai all'opportunità che mi stava offrendo Lucifero. Un percorso di rabbia e di vendetta.
Sarebbe stato bello potermi vendicare sugli angeli. Perché erano loro che mi avevano inflitto quella pena.
Quindi completamente accecata dall'odio e stregata dalla sua voce dissi quelle parole quasi a macchinetta -Resterò qui. E' la cosa migliore, quindi ti giuro lealtà eterna Lucifero.-
E dopo aver pronunciato quelle parole mi ero praticamente scavata la fossa da sola. Ormai ero dannata.






Angolo dell'autrice:
Ok, per me è già tanto se siete arrivati fin qui a leggere. Quindi grazie davvero.
Volevo dedicare il prologo a Anny, Chiara, Vale, Vivi e Ila, senza le quali non avrei mai pubblicato questa storia.
Grazie tante ragazze per avermi dato il sostegno che mi serviva!
Ho scritto questo prologo quasi un anno fa, ormai, mi pare verso settembre, ma non ero sicura di voler pubblicare questa storia.
Ma alla fine eccomi qui. E' la mia prima storia in questa sezione, e non so bene cosa ne uscirà fuori, anche se ho molte idee.
Se avrà successo ho già in mente un seguito.
Riguardo l'idea di legare le anime al paradiso/inferno, non è mia, ma mi sono ispirata a un libro. Ci tenevo a farvelo sapere.
Comunque se andrà tutto bene, il primo capitolo sarà pronto molto presto.
Passando al prologo, vi è piaciuto? Non è molto lungo, lo so, ma i capitoli normali lo saranno (almeno spero)
Sul serio, grazie ancora se siete arrivati fin qui a leggere. Se vi va recensite, mi farebbe molto piacere.
E non mollate questa storia al prologo per favore. Ok, io credo di aver detto tutto. Quindi ci sentiamo al prossimo capitolo se tutto va bene...
Un bacione <3
P.S: Nel prossimo capitolo inserirò anche il banner che ho creato per questa storia.

 
 

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Capitolo 2
*** In bilico ***


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1
~*~

In bilico

Cercai di non pensare all'odore nauseante che c'era agli Inferi. 
Ormai, erano sei anni che mi trovavo lì. Mi ero abituata a tutto, ma quell'odore davvero non riuscivo a sopportarlo.
Appena arrivata fui subito provvista di ali nere, ma dovevo dimostrare di esserne degna. E quando sarebbe arrivato il momento tutti avrebbero saputo di che pasta ero fatta. 
Mi avrebbero temuta. 
Rispettata.
Exechias comparve davanti e me in tutto il suo ''splendore''. Exechias era il guardiano dell'Inferno. In pratica si occupava di non far entrare intrusi, ma poi chi mai verrebbe di sua spontanea volontà qui? 
Si, io l'avevo fatto, ma avevo una buona ragione, e no, non mi vergogno a dirlo... il potere. Se avessi continuato la mia vita sulla Terra avrei perso tutto, ed io non volevo perdere i miei poteri. 
Un altro motivo per cui avevo accettato di restare era la vendetta.
In quegli anni non si era ancora assopita, anzi, se possibile la mia voglia di vendetta cresceva di giorno in giorno.
Vendetta contro quegli angeli da strapazzo. Mi sarei vendicata.
Avevo sprecato un'eternità a stare sotto i loro ordini, io eseguivo e cosa ottenevo in cambio? Nulla.
Non mi era neanche concessa una vita. Non mi era concesso innamorarmi...
Agli Inferi invece stavo abbastanza bene. Lucifero mi aveva promesso tante cose, e si sa, lui mantiene sempre le promesse...
-Re Lucifero ha chiesto di te. Vuole parlarti.- la voce potente e inquietante di Exechias mi riscosse dai miei pensieri.
-Cosa vuole?- un brivido mi colse la schiena. Avevo sentito la sua voce solo dopo essere caduta.
Come da programma Exechias cominciò ad alzare la voce, stufo di tutte le domande che ''noi, inutili esseri'' gli porgevamo -E cosa vuoi che ne sappia io? Vai e scoprilo.-
-Si, grazie.- trattenni a stento una risata. 
Cominciai a camminare e di tanto in tanto mi girai verso di lui. A primo impatto Exechias metteva davvero paura con i suoi due metri di altezza.
E poi quegli occhi rossi erano così inquietanti. 
Per non parlare di quelle corna che aveva in testa...
Non stavo seguendo una meta precisa. In qualche modo sarei arrivata.
Dopo cinque minuti di camminata l'odore si fece sempre più forte, così capii che non mancava molto alla mia meta.
Negli Inferi man mano che l'odore diventava forte, significava che ti stavi avvicinando ai demoni superiori.
Continuai a camminare per un po' finchè non sentii la sua voce -Ester, eccoti qui finalmente.-
Mi girai nella direzione da cui proveniva la voce e mi ritrovai davanti Lucifero in carne e ossa, se così si può definire.
Era la prima volta in sei anni che lo vedevo. Quando ero caduta, avevo sentito solo la sua voce. E poi era raro che si mostrasse davanti qualcuno.
Pochi avevano la possibilità di vederlo nelle sue vere sembianze.
Nel vederlo mi fece uno strano effetto, ne rimasi in qualche modo ipnotizzataa.
Lucifero. L'angelo più bello che Dio creò; l'angelo che sfidò il suo creatore... il primo angelo caduto.
Lo fissai con curiosità. La sua pelle era nera, il viso spigoloso e contornato da cicatrici. Gli occhi, di un verde quasi accecante, sembravano dei fari luminosi, che risplendevano nel nero. E le ali nere, che si aprivano maestose dalla sua schiena sembravano renderlo ancora più potente e temibile di quel che già era.
Non era bello, però era temuto e rispettato da tutti.
-E' arrivato il tuo momento.- mi comunicò con una voce estremamente calda che risuonava come una melodia.
Lo ascoltai, senza distogliere lo sguardo da lui, senza smettere di ammirarlo.
-Dovrai portare a termine una missione: un'anima da legare all'Inferno.-
Lo interruppi, non lasciandogli finire la frase -Non fallirò.-
-Bene. Era questo che volevo sentirmi dire. Conto su di te, non deludermi.-
Improvvisamente mi sentii lusingata dalle sue parole, ma non lo diedi a vedere, piuttosto gli dissi -Ma per legare l'anima all'Inferno devo riavere indietro i miei poteri...- ed era vero. Senza di essi era praticamente impossibile portare a termine la mia missione.
-Potrai usare i tuoi poteri per questa missione, e se la porterai a termine con esito positivo, li riacquisterai per sempre.-
-E quest'anima? Chi è?-
-Non posso svelartelo. Posso solo dirti che è una ragazza di diciassette anni. Di questo dovrai parlare con Raphael. Lui ti darà tutte le indicazioni per raggiungerla, ma toccherà a te trovarla e legare la sua anima all'Inferno.-
Mi segnai tutto nella mente, non dovevo sbagliare. Non me lo potevo permettere.
E così estremamente vogliosa di riavere i miei poteri al più presto gli chiesi impaziente -E quando comincerò questa missione?-
-Subito.- la risposta che volevo sentire. Non feci in tempo a dire altro che le ali nere lo avvolsero e sparì all'istante.
Sospirai... era arrivato il momento tanto atteso. Il momento per far vedere a tutti quanto valevo.
In un attimo mi ritrovai davanti Raphael che mi scrutava dall'alto al basso con i suoi occhi fin troppo chiari, velati da un pizzico di follia. 
Si passò una mano tra i capelli argentei e si avvicinò a me, senza però dire nulla.
Mi ricordo ancora quando cadde... Nessuno voleva credere veramente alla sua caduta. Tutti lo rispettavano e lo ammiravano, e ci fu uno caos generale dopo l'accaduto.
Era uno dei sette arcangeli. Era leggenda nel Paradiso. Lo erano tutti e sette.
Raphael era l'arcangelo guaritore. Era l'angelo della salute. Emanava un'aura verde, il colore della guarigione.
La sua caduta lasciò tutti gli angeli spiazzati.
Aveva osato sfidare Lui, nessuno aveva osato sfidarlo, dopo Lucifero... Così Lui si infuriò perchè qualcun'altro aveva osato mettere in discussione i suoi poteri, e non gli diede neanche la possibilità di scegliere. Raphael andò dritto agli Inferi, dove Lucifero lo accolse a braccia aperte. Da allora è diventato tra i suoi più fidati ''sudditi''.
Raphael continuò a scrutarmi. Nel suo sguardo c'era diffidenza. Ostilità. Ancora non aveva accettato l'idea che avessi scelto di giurare lealtà a Lucifero.
Cercai di soffermarmi bene sui dettagli della sua figura. Quando ancora era un angelo, i tratti del suo viso erano meno marcati, più gentili.
Era sempre di una bellezza stupefacente. Ma se prima trasmetteva gioia e serenità, adesso incuteva terrore e la sua aura era diventata di un verde petrolio, quasi nero, davvero agghiacciante.
Nessuno dei due sembrava farsi avanti così presi l'iniziativa -Allora?-
Lui sbuffò, visibilmente scocciato. Poi mi rispose rassegnato -Io ti farò arrivare al luogo dove devi essere, per quanto riguarda l'anima è compito tuo.-
-Tutto qui?- alzai un sopracciglio scettica.
Lui mi incenerì con lo sguardo e capii che per una volta era meglio non ribattere.
-Pensi che riuscirai a portare a termine la tua missione?- mi chiese improvvisamente curioso.
Piegai le labbra in quello che doveva essere un sorriso, poi scoppiai in una risata da far gelare il sangue -Ne sono sicura.-
-Allora andiamo.- mi porse il braccio riluttante, e io glielo strinsi.
Poi tutto intorno a noi cominciò a girare vorticosamente e a diventare sfocato. Non so bene quanto durò, ma poi ci trovammo catapultati su un pavimento.
Mi tastai la fronte dolorante, per poi rialzarmi in piedi e notare Raphael, che in piedi, mi fissava divertito -Avrei dovuto avvertirti che se non sei abituata, l'atterraggio non è mai dei migliori.-
Brutto, schifoso, lurido demone bastardo da quattro soldi.
-Avresti dovuto.- ribattei acida.
-Colpa mia.- alzò le spalle per niente dispiaciuto.
Alzai gli occhi al cielo. Poi decisi che quello non era il momento per litigare e gli chiesi -Dove siamo?-
-Nel tuo appartamento.-
Al mio sguardo interrogativo lui cominciò il suo discorso -Ti chiami Ester Blackwell. I tuoi genitori sono tragicamente morti in un incidente d'auto, in cui tu sei l'unica sopravvissuta. Non ti sei ancora ripresa dallo shock e...- dopo che gli lanciai uno sguardo furente, ebbe il buon senso di non fare l'idiota. Da quando si trovava negli Inferi si divertiva a scherzare, e non prendeva mai le cose sul serio.
 -Ricominciamo. Ti chiami Esther Blackwell. I tuoi genitori sono morti, ma ti sei ripresa in fretta. Hai diciassette anni e frequenti l'ultimo anno alla Pacific High School a Brooklyn, New York. Vediamo... che manca? Ah si, vivi con il tuo tutore.-
Lo interruppi guardandolo scettica -E da quando ho un tutore?-
-Non ce l'hai! E' una copertura! Santa miseria, ma devo spiegarti proprio tutto!- rispose scocciato.
-E quando comincio la scuola?- 
Lui parve pensarci un po', poi mi rispose -Alle 8,10 devi trovarti lì-
Mi guardai intorno alla ricerca di un qualcosa che mi indicasse l'ora, poi un orologio nero appeso alla parete.
Diedi voce ai miei pensieri -Le 7,55. Non ce la farò mai!-
-Tranquilla. Oggi è il tuo primo giorno, e tecnicamente ti sei appena trasferita da un'altra scuola. Quindi deve esserci un genitore, o nel tuo caso, un tutore per firmare tutte le carte e le altre cose lì.-
-E dove lo trovo un tutore adesso?- chiesi stufa di tutti quei giri di parole.
Raphael mi sorrise divertito, mostrando dei denti bianchissimi -Ce l'hai davanti.-
Stavo per ribattere, quando lui mi zittì e con uno schiocco di dita si trasformò in un perfetto quarantenne, con tanto di giacca e cravatta.
-Sorprendente.- ammisi affascinata. 
Nonostante tra me e Raphael non scorresse del buon sangue, lo rispettavo.
Tutti lo rispettavano.
E se avessi portato a termine la mia missione, anche io sarei stata rispettata. Da tutti quanti.
-Io sono Jonathan Blackwell. Sono tuo zio, il fratello di tuo padre. Quando i tuoi genitori sono morti, sono diventato il tuo tutore. E' tutto chiaro?- mi spiegò sbrigativo.
Annuii, poi gli chiesi -Quindi, visto che tecnicamente tu sei mio zio, vivrai qui anche tu?-
La sua risata mi fece sentire a disagio -Certo che no. Io, come ti ho già detto, ti servo solo per firmare delle stupide carte. Poi te la dovrai cavar da sola.-
A sentire quelle parole fui sollevata.
Poi mi venne in mente qualcos'altro -Non ho niente. Vestiti, soldi o stupide cose che usano questi stupidi umani!-
-Ho pensato a tutto io. Per chi mi hai preso? Adesso ti conviene andare a cambiarti. Ultima stanza a destra.-
Notai solo in quel momento che ci trovavamo nel salone. Niente di speciale. Non era tanto grande, ma neanche piccolo.
C'era un divano grigio proprio al centro della stanza, e davanti, sopra un mobile, torreggiava un grosso televisore piatto. Alla destra c'era un tavolo di vetro, con quattro sedie. 
Era pur sempre un salotto.
La carta da parati era semplice. Niente di spaventoso o inquietante. O almeno niente da cui si potesse dedurre di essere nel covo di una delle ''creauture'' degli Inferi.
Uscii dal salone e mi imbattei in un lungo corridoio. In fondo c'era il portone.
Il salone era la prima stanza a sinistra. Dopo di esso c'era la cucina. Poi a destra veniva prima un bagno, ed infine la mia camera da letto.
Era una casa piccola, ma andava bene per vivere. 
Era momentanea, sarei stata poco lì. Di questo ne ero certa.
Aprii la mia camera e rimasi abbastanza soddisfatta da ciò che mi si presentò davanti. Era decisamente di buon gusto.
C'era un grande letto matrimoniale, con la trapunta rossa.
Le pareti erano ricoperte da una carta da parati color porpora. Al lato del letto c'era un comodino in legno bianco, con una lampada sopra. 
Dall'altro lato del letto, una semplice cassettiera in ciliegio.
Le tende erano bianche, con dei risvolti rossi. Le aprii, e feci lo stesso con la porta finestra.
Mi ritrovai in un mini-balcone, con fiori e piante di ogni tipo, su dei vasi davvero pregiati.
Poi rientrai dentro e andai verso l'armadio. Lo aprii e trovai una grande varietà di vestiti.
Alla fine scelsi una canottiera verde con dei semplici jeans scuri. Poi misi degli anfibi neri, e rimasi sorpresa perchè calzavano benissimo.
Raphael aveva davvero pensato a tutto.
Decisi di indossare anche una giacca di pelle nera. Era ottobre inoltrato, e il tempo non era mai stato dei migliori, per questo presi la giacca.
Accanto l'armadio c'era un davanzale. Sopra di esso uno specchio con la cornice oro. Poi trovai una trousse nera e la aprii. 
Non c'erano molte cose dentro, però andava bene lo stesso.
Misi un filo di eyeliner e un po' di mascara, e l'effetto fu davvero sorprendente. I miei occhi, di un grigio spento, risaltavano incredibilmente con quella semplice linea nera.
Sorrisi al mio riflesso. Ero pronta. Pronta per tutto quanto.
Uscii dalla mia stanza mentre un Raphael spazientito mi aspettava in fondo al corridoio.
Era strano vederlo nelle vesti di un quarantenne, uomo d'affari.
-Ce ne hai messo di tempo!- mi ammonì, poi mi porse uno zaino blu -I libri te li daranno a scuola.-
Annuii, poi lo seguii fuori dalla casa. Era un appartamento, precisamente all'ottavo piano. Prendemmo l'ascensore, e potei constatare che quegli aggeggi infernali andavano piuttosto lenti.
Finalmente la porta dell'ascensore si aprii nel piano terra e noi uscimmo.
L'aria aperta mi colse in pieno e chiusi un attimo gli occhi, godendomela. Aria fresca.
Per modo di dire, in fondo. Ci trovavamo pur sempre a Brooklyn, il più popoloso distretto di New York, dove le strade erano totalmente affollate, piene di traffico e di smog. 
Eppure non ci badai più di tanto in quel momento.
Erano sei anni che non mettevo piede nel mondo umano e in un certo senso mi era mancato. 
Poi Raphael mi fece segno di seguirlo. Tirò fuori delle chiavi dalla tasca della giacca e premette un tasto.
Sentii uno scatto e solo allora notai che Raphael era entrato dentro un auto, così feci altrettanto.
-Allora?- mi chiese una volta che ebbi chiuso la portiera.
-Allora cosa? E' una semplice auto.- risposi ovvia. 
Lui cominciò ad alzare la voce, e per poco non gli risi in faccia. Era una scena davvero comica vederlo sbraitare, nelle vesti di un perfetto quarantenne.
-Una semplice auto? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Questa è una porsche! E non una porsche qualsiasi! Questa è la porsche 911 turbo, appena uscita!- 
Alzai le spalle poco interessata, mentre lui finalmente partiva. Sbuffò, infastidito per la poca attenzione che gli stavo mostrando.
-Sai già come trovarla?- mi chiese dopo un po', riferendosi all'anima.
-No.- ammisi un po' desolata. Poi però riacquistai la mia solita sicurezza e alzai lo sguardo fiera -Ma la troverò comunque.-
-Si, anche se mi costa ammetterlo sono sicuro che ce la farai.- ammise lui.
-Ha un'essenza molto forte poi, quindi ti sarà facile riconoscerla.- aggiunse poi, senza staccare gli occhi dalla strada.
 
~*~

-Perfetto.- rispose entusiasta quella donna di mezza età, sistemandosi gli occhiali.
Si rivolse a mio "zio" -Sono certa che sua nipote si troverà benissimo in questa scuola.-
-Lo spero. E spero anche che riesca a diplomarsi qui... sa com'è, partiamo spesso.- rispose vago lui.
La preside della scuola annuì, non perdendo il buon umore. Poi strinse la mano a Raphael -E' stato un piacere conoscerla.-
Lui sorrise a sua volta, mostrando una serie di denti bianchissimi -Piacere mio.- poi si rivolse a me -Ora devo andare, ci vediamo a casa. Ester.- disse, calcando bene sul mio nome.
In realtà sapevo che non ci saremmo più visti, almeno fino a quando non avrei portato a termine la missione.
Lo salutai cortesemente. Dovevo pur sempre fare una buona impressione e non dovevo attirare le attenzioni su di me.
-Questo è il foglio con tutti gli orari.- mi disse gentilmente la preside.
Già la odiavo.
Dal suo modo di parlare, di comportarsi, di sorridere... Era falsa.
Le sorrisi ancora più falsamente -Grazie.-
Poi voltai le spalle, decisa ad andarmene da quell'ufficio e scoprire al più presto chi era l'umana che dovevo legare.
-Aspetta.- mi richiamò con la sua voce rivoltante. Poi mi porse un foglio più piccolo, con dei numeri scritti sopra. -59 è il numero del tuo armadietto. E gli altri numeri sono la tua combinazione.-
La ringraziai di nuovo, poi finalmente uscii da lì.
Inizialmente fui colta alla sprovvista da tutto quel chiasso, poi sbuffai infastidita. Più che una scuola mi sembrava uno zoo.
Fissai il foglio che avevo tra le mani. Come prima ora avevo letteratura in aula 21. Mi guardai un po' intorno, per cercare di individuarla.
Purtroppo non prestai molta attenzione davanti a me, infatti andai a sbattere contro qualcuno. Imprecai, mentre mi toccavo la testa dolente.
Feci per raccogliere il foglio che mi era caduto, ma un piede lo calpestò. Alzai lo sguardo contro chi avevo sbattuto. Era una ragazza alta e formosa, dai capelli color rame raccolti all'indietro, e dagli occhi verdi scuro.
Mi stava fissando con aria di superiorità, poi raccolse la mia scheda, che aveva calpestato di proposito con il suo tacco, e se la rigirò tra le mani -E così sei nuova. Be', non ti avevo mai visto giustamente.-
Mi porse la scheda, guardandomi strafottente. Io sostenei lo sguardo orgogliosa.
Poi lei mi sorrise maligna -Be', immagino che tu sappia chi sono io.-
Alzai le spalle, senza prestarle molta attenzione, cosa che le diede abbastanza sui nervi -In realtà sono nuova, l'hai detto tu. Quindi non conosco nessuno.-
La rossa continuò a guardarmi con aria di superiorità -Sono Dakota Smith, e tutti in questa scuola mi conoscono.- marcò bene sulla parola "tutti".
Poi alzò un sopracciglio, continuando a squadrarmi -E tu chi sei?-
-Ester.- risposi semplicemente, continuando a guardarla indifferente.
-Bene Ester, sai non mi piace come ci siamo incontrate... Mi sei venuta addosso, ma dove hai la testa?- poi mi mostrò un'unghia -Guarda, si è rotta per colpa tua!- assunse il tono di una bambina viziata, che per me fu davvero difficile non scoppiarle a ridere in faccia.
Per mia fortuna, ci pensò qualcun altro. -La Smith si è rotta un'unghia? Che tragedia!- la prese in giro una ragazza, appena arrivata.
Aveva i capelli di un biondo sporco, le sopracciglia inarcate erano leggermente più scure. E potevo leggere la sua determinazione in quegli occhi scuri.
Era lei
Ne ero sicura, doveva essere per forza lei. Qualcosa nel suo sguardo, nei suoi occhi... no, forse era la sua essenza che mi diede la conferma.
Dal momento in cui avevo messo piede in quella scuola nessuno aveva attirato la mia attenzione. Le anime di quegli umani sembravano tutte uguali. 
La sua era diversa. Si distingueva tra centinaia di anime.
L'avevo trovata, e neanche avevo dovuto faticare.
-Hai già avuto la fortuna di conoscerla?- mi chiese, lanciando uno sguardo a Dakota. Ovviamente la domanda era ironica.
La rossa le si parò davanti, mentre le disse velenosa -Perchè non ti fai un giro lontano da me Thompson?-
La bionda alzò le spalle, rispondendo lapidaria -Non mi va.-
Poi Dakota, lanciò un'occhiata prima a lei poi a me -Va' a trovarti qualche altro giocattolino! Lei è mia.-
La guardai scettica. Si riferiva a me?
-Ehi.- la richiamai, mentre lei mi guardava sorpresa, forse non si aspettava un mio intervento -Mettiamo subito in chiaro un paio di cosette. Io non sono il giocattolino di nessuno.- 
La rossa mi guardò ancora più stupita, mentre sgranava gli occhi -Nè tantomeno il tuo.- chiarii.
L'altra ragazza d'altra parte, mi guardava vittoriosa -Visto? Non vuole essere la tua tirapiedi!-
Detto questo mi prese per un braccio, mentre mi tirava lontano da Dakota. Tra le due non doveva scorrere buon sangue...
Mi trascinò di fuori, al cortile.
-Non c'è lezione?- mi ritrovai a chiederle.
Lei mi sorrise furba -Perchè? Vuoi andare a sorbirti quella noia?-
Mi venne spontaneo ricambiare il sorriso. Poi le porsi la mano -Sono Ester.-
Lei me la strinse, continuando a guardarmi con quella determinazione negli occhi -Jennifer, ma chiamami Jen. Odio il mio nome per intero.-
-Va bene Jen.-
-Sai Ester, mi stai simpatica. Credo che diventeremo proprio delle ottime amiche!-
Oh, lo diventeremo eccome. Mi ritrovai a pensare.
-Non vai molto d'accordo con quella ragazza, vero?- le chiesi, giusto per parlare un po' di qualcosa.
-Eravamo migliore amiche fino alle medie. Io, lei e Roxanne.- mi confessò lei. Poi chiarì -Roxanne mi sa che ancora non la conosci.-
-Mi sa di no.-
Lei alzò le spalle e continuò a raccontarmi -Quando siamo venute in questa scuola, avevamo un sacco di progetti insieme...- sembrava quasi rammaricata, e mi chiesi se le voleva ancora bene.
Evidentemente si. Se c'era una cosa che avevo imparato, passando il tempo con gli umani, era come conservassero il loro affetto per delle persone, con cui non avevano più nessun rapporto.
-Be', lei si è fatta subito notare appena arrivata qui. Ha cominciato a frequentare le persone più popolari, fino a diventare una di loro. Non ci ha prestato più attenzione, e non so bene come, abbiamo finito per odiarci. - poi come riscossa dai pensieri mi disse -Scusa. Ci siamo appena conosciute e già ti faccio una testa così con la mia deprimente e noiosa vita!-
Le sorrisi tranquillizzante. Mi piaceva, sembrava simpatica.
Poi mi ricordai della missione: dovevo legare la sua anima all'inferno, non dovevo farmi fregare un'altra volta dai miei stupidi sentimenti.
Riflettei un attimo su quello che mi aveva detto riguardo Dakota. Un tempo erano state amiche, ma poi si erano allontanate del tutto.
L'odio è più forte se un tempo hai amato quella persona. Di solito era così.
Magari potevo utilizzare l'odio che provava verso di lei per il mio scopo, l'avrei indotta a commettere qualcosa di sbagliato, così che la sua anima sarebbe stata corrotta e impossibile da salvare.
Sarebbe stata dannata. Per sempre.
E una volta legata all'Inferno, era impossibile invertire il processo.
Jen mi guardò curiosa -Piuttosto raccontami qualcosa di te... Insomma, come mai hai cambiato scuola?-
Ripensai a tutto quello che mi aveva detto Raphael, così cominciai a raccontarle tutte quelle balle. 
Quando le raccontai del mio presunto zio le si illuminarono gli occhi -Aspetta! Non dirmi che era quel figone che è appena uscito da scuola!-
Per me fu inevitabile non ridere. Il fatto che avesse definito Raphael un figone, e soprattutto la sua versione quarantenne... era davvero comica.
Alla fine riuscii a risponderle -Mi dispiace deluderti, ma non credo le interessano quelle della tua età!-
Lei alzò le spalle sconsolata, poi si riprese subito -Ma come mai vivi con lui? I tuoi genitori?-
-I miei sono morti.- le risposi impassibile.
-Mi dispiace, io non lo sapevo.- non riuscivo davvero a capire gli umani. Pensavo che non li avrei mai capiti.
Perchè dispiacersi di qualcosa in cui non c'entrano assolutamente nulla?
-Tranquilla.- le dissi con un sorriso.
-Dovrei sentirmi fortunata ad avere i genitori, ma in realtà non è così.- mi confidò.
Pensai che quello fosse il momento giusto per farmela amica. Dovevo mostrarmi affidabile e soprattutto sincera.
Dovevo mostrarmi interessata a lei. -Ti va di parlarmene?-
Jen si scostò una ciocca di capelli dal viso, poi si alzò dal muretto -Li odio.-
-L'odio è un sentimento forte, sei sicura di odiarli?-
La bionda sorrise amaramente -Su avanti. Dimmi che è sbagliato. Dimmelo.- mi fissò con intensità, poi riprese parola -Dimmi che è sbagliato odiare i propri genitori, dì quello che dicono tutti gli altri.- poi alzò le braccia in avanti con enfasi -Avanti, giudica come fanno tutti!-
Poi si accasciò a terra, tenendosi la testa tra le mani, disperata -Lo so che è sbagliato, lo so. Mi merito l'Inferno per questo!-
Sussultai al sentirlo dire da lei.
Poi la vidi veramente. Era come se potessi leggerle l'anima.
Una ragazza delusa.
Una ragazza che era stata ferita troppe volte.
Una ragazza accecata dall'odio.
Una ragazza che si stava lentamente distruggendo per i suoi sensi di colpa.
Una ragazza senza speranza.
Era perfetta per l'Inferno. Mi sarebbe bastato pochissimo, davvero poco, per farla finire dritto agli Inferi.
Era una preda così facile, eppure rabbrividii immaginandomela a soffrire tutte le pene infernali.
Inconsapevolmente, mi abbassai e le misi una mano sulla schiena per darle conforto. La stavo consolando.
La stavo davvero consolando?
Poi mi convinsi che lo stavo facendo solo perchè dovevo farmela amica per il mio scopo.
Jen si asciugò le lacrime -Aspetto ancora che tu mi dica qualcosa.- sospirò, mentre si alzava in piedi.
Io la seguii a ruota poi le dissi, continuando a sostenere il suo sguardo -Io non sono come tutti gli altri, non ti dirò quelle cose.- presi un attimo fiato -Non ti giudicherò, senza prima averti conosciuto bene. E se odi i tuoi genitori sicuramente dovrà esserci un motivo valido, perchè credimi, non si odia per niente.-
-Quindi non pensi che sia sbagliato? Che io sia sbagliata?-
Scossi il capo -Potresti avere un sacco di ragioni per odiarli.-
La bionda sembrò sorpresa dalle mie parole, poi si riprese sorridendomi raggiante. E allora vidi un altro lato di sè.
Una ragazza determinata.
Una ragazza pronta a rialzarsi in piedi, dopo le cadute.
Una ragazza che non voleva mostrarsi debole di fronte agli altri.
Una ragazza, capace di sorridere, anche se moriva dentro.
Una ragazza che aveva voglia di riscatto, di vivere.
Sorrisi amaramente quando capii. Mi era sembrato tutto fin troppo facile.
Lucifero mi voleva mettere alla prova, voleva vedere fino a che punto arrivassero le mie capacità.
Jen era a un passo dall'Inferno, come lo poteva essere dal Paradiso. Si trovava perfettamente in bilico. Una sua mossa l'avrebbe potuta salvare o dannare per sempre.
La sua voce mi riportò alla realtà -A cosa stai pensando?-
Aprii un paio di volte la bocca per poi richiuderla, trovandomi a boccheggiare.
E tutta quell'insicurezza da dove era saltata fuori?
Mi schiarii la gola -Pensavo che non voglio perdere anche la seconda ora, già si saranno fatti un'idea sbagliata su di me e non voglio attirare ancora più attenzione.-
-Va bene, allora andiamo.- mi concesse lei.
Era ritornarta spensierata. Sprizzava energia da tutti i pori e della ragazza insicura e disperata di poco prima, non c'era più traccia.
Non la dovevo sottovalutare.
Forse sarebbe stato meno facile di quanto pensassi. Forse, sarebbe stato addirittura complicato.
Appena rientrate a scuola, Jen mi strappò il foglio dalle mani -Due ore di letteratura... ce l'ho anche io. La prima l'abbiamo già saltata. Sicura di voler tornare?-
-Sicura.- ripresi il foglio con tutti gli orari, mentre lei mi seguiva.
-Dove vai?- mi chiese divertita.
Alzai le spalle ovvia -In classe. Dove dovrei andare?-
La bionda continuò a guardarmi divertita, indicandomi l'altra parte del corridoio -L'aula 21 è da questa parte!-
La seguii un po' imbarazzata per la figuraccia che avevo fatto. Poi però mi ripresi.
Io imbarazzata? Figuriamoci.
-Eccoci.- Jen aprì tranquillamente la porta dell'aula ed entrò dentro, io dopo di lei.
Un uomo sui quarantacinque anni, con i capelli brizzolati, sollevò i suoi occhiali scrutandoci curioso -Vedo che ci avete degnato della vostra presenza.-
Era il professore.
-Thompson.- si rivolse a Jen, poi guardò me aggrottando la fronte.
-Blackwell.- dissi io per lui.
Sembrò illuminarsi -Ah Blackwell. Giusto. Tu sei la nuova arrivata.- dopo essersi soffermato un po' su me, riposò lo sguardo sulla bionda -Non la starai portando verso la cattiva strada?-
Alzò un sopracciglio, mentre Jen abbassava lo sguardo, non sapendo come ribattere.
Poi si rivolse nuovamente a me -Be', spero proprio che non ti lascerai influenzare da cattive presenze.- marcò con enfasi su "influenzare" e "cattive presenze".
Certo, perchè ovviamente io mi sarei lasciata condizionare da Jen. Non il contrario.
Sorrisi forzata -In realtà non mi sentivo molto bene e Jennifer - lei sbuffò sentendo il suo nome venir pronunciato per intero -Be', lei è stata con me fino a quando non mi sono sentita di nuovo bene.-
Lui la guardò sorpreso -E' vero?-
Jen sorrise vittoriosa, alzando il mento orgogliosa -E' vero.-
Si, è vero che siamo tutte e due delle ottime bugiarde. Pensai tra me.
-Be', per questa volta chiuderò un occhio, anche se non credo tanto a questa storia.- poi indicò due banchi liberi, proprio davanti la cattedra.
Si rimise gli occhiali -E comunque, la prossima volta che decidete di marinare le lezioni, cercate una scusa più fantasiosa.-
-Eccolo che comincia.- sentii sussurrare la bionda.
Poi mi guardò -Blackwell, qual'è il tuo nome?-
-Ester.- 
-Bene Ester.- cercai di trattenere un conato di vomito al sentire il mio nome pronunciato da quell'assurdo individuo.
-Io sono il professor Thomas, insegno letteratura. E vedo che non hai libri.-
Alzai le spalle, piegando le labbra in una smorfia -Mi avevano detto che i libri me li avrebbero dati qua.-
-Giusto. Che sbadato!- prese un libro direttamente dalla cattedra e lo appoggiò delicatamente sul mio banco.
-Bene, e ora ritorniamo alla nostra lezione!- dall'aula si levò un coro di sospiri e lamentele, mentre il professore tornava a spiegare.
Non ci feci per niente attenzione, come Jen d'altronde, che si divertiva a lanciarmi aeroplanini di carta con scritto qualcosa.
Mi ritrovai a sorridere più volte, e mi portai una mano alla bocca, cercando di trattenere le risate, quando Jen si mise a fare le imitazioni del professore.
Per mia sfortuna però se ne accorse -Signorina Blackwell, vuole dirci cosa succede? Così magari possiamo farci una risata tutti insieme!- cercai di ignorare il suo tono di scherno.
Poi un suono assordante si fece largo in quella minuscola aula. Subito tutti si alzarono in piedi, prendendo le loro cose e non aspettarono neanche che il professore dicesse qualcosa.
Lui mi puntò un dito contro -Salvata dalla campanella. E ricordati che ti tengo d'occhio.-
Non dissi niente, mentre uscivo fuori dalla classe con Jen. -E' terribile vero?- mi lesse nel pensiero.
Annuii semplicemente, poi qualcosa attirò la mia attenzione. Non qualcosa, ma qualcuno.
Un ragazzo se ne stava lì in fondo al corridoio, appoggiato su una parete, a fissarmi.
Era biondo, i capelli mossi che gli ricoprivano tutta la nuca. Gli occhi, azzurri, erano di una tonalità del tutto diversa dai miei.
Se i miei tendevano ad essere spenti, i suoi occhi brillavano. Si, brillavano sul serio.
Non distolse lo sguardo, quando mi fermai a guardarlo per un po'. Le sue labbra si distesero in un sorriso. Un sorriso magnifico.
Sbattei un paio di volte le palpebre per riprendermi. Quel ragazzo si faceva notare, faceva proprio colpo.
Non che fosse di chissà quale bellezza, ma sembrava risplendere. Come se un'aura dorata lo circondasse.
E l'intensità nel suo sguardo mi lasciò confusa. Piacevolmente confusa. Sembrava come se stesse tentando di leggermi dentro.
Continuai a fissarlo pensierosa. Per me era uno sconosciuto, eppure mi sembrava familiare, come se l'avessi già visto da qualche parte.
Probabilmente mi stavo sbagliando.
-Ehi! Terra chiama Ester, ci sei?- spostai lo sguardo verso Jen, che mi guardava irritata. Era da un po' che mi stava richiamando.
-Che c'è?-
-Si può sapere cosa, oppure chi stavi guardando? Sembravi totalmente persa!- mi ammonì lei, po spostò lo sguardo dove poco prima ce l'avevo tenuto fisso io.
Era sparito.
Non c'era più nessuno.
La bionda mi guardò confusa, poi indicò la parete dove lui era appoggiato -Questa poi me la devi spiegare!- poi scosse la testa rassegnata -Comunque ti avevo chiesto che avevi adesso...-
Spostai lo sguardo verso il mio foglio -Biologia e dopo geografia.-
Lei sospirò -Io ho educazione fisica e matematica. Mi sa che ci rivediamo direttamente all'ora di pranzo.-
-Mi sa di si.- confermai io.
-Mangiamo insieme?-
Le sorrisi -Certo.-
Poi la guardai mentre si incamminava verso la sua classe. Sembrava una ragazza così simpatica, e si era comportata subito da amica con me.
Mi aveva confidato i suoi segreti più intimi, non conoscendomi affatto. Si era fidata di me.
Sarei davvero riuscita a portare la mia missione?





Angolo dell'autrice:
Eccomi tornata! Vi ho fatto aspettare tanto?
Prima di tutto volevo ringraziare le tre meravigliose persone che hanno recensito il prologo. Grazie davvero <3
E' da un po' che avevo scritto questo capitolo, ma non mi convinceva, l'ho dovuto correggere più volte, ma alla fine sono abbastanza soddisfatta del risultato.
E' molto lungo, lo so. Infatti volevo chiedervi se lo avete trovato troppo noioso, e magari se lo preferite un po' più corto...
Che altro dire? Vi è piaciuto?
Io adoro Raphael :3 Mi diverte, non so perchè. E la nostra Ester non ha dovuto faticare affatto a trovare l'anima da legare.
In realtà è venuta da lei... come ha detto Ester, l'anima di Jen si distingue da tutte le altre, forse perchè appunto si trova in bilico tra l'inferno e il paradiso.
E vedremo se la nostra protagonista riuscirà a legarla...
E cosa ne pensate del ragazzo che stava fissando Ester alla fine del capitolo? Eh si, è lo stesso del banner... ma che vorrà questo qui?
Dovrete aspettare i prossimi capitoli, mi dispiace. 
Voi nel frattempo leggete e recensite che mi fate davvero contenta ^_^
A proposito, il banner vi piace? E' da poco che ho imparato a usare gimp e ancora non sono bravissima... 
Vabbè ora vado, a presto!
Un bacione <3

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Capitolo 3
*** Fuori posto ***


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2
~*~

Fuori posto
 

Mi svegliai di buon umore quella mattina. Avevo deciso che avrei portato al termine la mia missione al più presto.
E dovevo mostrarmi sicura, se volevo davvero portarla al termine. Mi preparai velocemente e sorrisi raggiante allo specchio.
Ero pronta. Ma lo ero sempre.
Ero eccitata all'idea di poter dimostrare agli Inferi che non ero semplicemente un angelo che aveva deciso di voltare le spalle ai suoi simili, per dei futili capricci.
E lo sarei stata ancora di più, quando lì al Paradiso sarebbero venuti a sapere del mio successo.
Mi avrebbero temuta. E avrebbero fatto bene, perché mi sarei vendicata. Questo era certo.
Salii a bordo della mia Porsche nera e cominciai a guidare tranquillamente. Cercavo di tenere d'occhio le indicazioni, anche se il tragitto per la scuola era solo di dieci minuti.
Dallo specchietto retrovisore tenevo, di tanto in tanto, qualche occhiata all'auto che avevo dietro. Così, giusto per preucazione.
Non che io non sapessi guidare, avevo passato tanti di quegli anni tra gli umani, che avevo dovuto imparare per forza, per nascondermi meglio tra di loro.
Frenai all'improvviso quando vidi di nuovo quegli occhi. Quegli occhi che sembravano brillare. Cominciai a respirare a fatica, avevo una strana sensazione nel petto.
Mi affacciai dal finestrino per vederlo. Ma lui non c'era. 
Puf. Sparito, proprio come il giorno prima.
Alla guida di quell'auto c'era un uomo di mezza età, che si guardava nervosemente attorno.
Me lo ero immaginata?
Qualcuno suonò il clackson -E muoviti!- mi riscossi dai miei pensieri, e solo allora mi accorsi di essermi fermata nel bel mezzo della strada, creando del traffico.
Ripartii, cercando di rimanere tranquilla. Quegli occhi non me li ero immaginata, e stavano fissando me. Proprio come il giorno precedente.
Che quel ragazzo mi stesse seguendo?
Scossi animatamente la testa, ero troppo paranoica. E anche se fosse, perché avrei dovuto temere un semplice umano?
Risi nervosemente per poi riacquistare lucidità. Decisamente, mi ero fatta prendere dalla paranoia.
Una volta arrivata a scuola, parcheggiai l'auto e uscii alla ricerca di Jen. Era proprio un'impresa scorgere quella chioma bionda in mezzo a tutta quella gente.
-Ehi! Mi stavi cercando?- mi chiese una voce esuberante, che riconobbi immediatamente.
Jen si scostò bruscamente i capelli dal volto e li tirò indietro in una coda. -Non dirmi che quella è tua!- mi disse su di giri.
La fissai confusa, poi lei indicò la mia auto. Io alzai le spalle indifferente -Sembrerebbe di sì.-
Che ci trovavano tutti quanti in quell'inutile veicolo? Era soltanto una stupida macchina.
La bionda si aprì in un sorriso raggiante e cominciò a parlare a vanvera -O mio dio. E' stupenda! Non sai quanto desideri una macchina! E questa poi!-
-Non hai l'auto?- le chiesi curiosa.
Lei scosse la testa sconsolata -I miei non vogliono.-
Un'altra voce, calda e amichevole si intromise -Dai Jen, non dirmi che stai già tormentando la nuova arrivata! Deve arrivare almeno a fine mese.-
Fissai senza interesse il ragazzo che aveva appena fatto la sua entrata in scena. Aveva i capelli corvini scompigliati, che gli davano un'aria sbarazzina.
Aveva dei begli occhi verdi, verdi e amichevoli. Occhi che mi stavano scrutando con un misto tra curiosità e interesse.
Il ragazzo mi sorrise e mi porse la mano -Sono Ryan.-
Sorrisi anche io, cercando di apparire cordiale -Ester.- risposi, quando all'improvviso irruppe un'altra voce -Ma ci devi provare anche con la nuova arrivata?-
La voce era cristallina, e non c'entrava niente con quella di Jen. La bionda a quella domanda scoppiò a ridere di gusto, poi la salutò.
-Ciao Roxi.- ed ecco presentata anche Roxanne. La fissai curiosa, mentre lei faceva altrettanto con me.
Era di una bellezza strabiliante, per essere solo una semplice umana. Era alta e slanciata, con le curve al punto giusto.
Aveva la pelle bronzea e senza l'accenno di un'imperfezione.
I capelli erano neri e lunghi, e le ricadevano lisci davanti il viso. Gli occhi, anch'essi neri, avevano una luce particolare.
Sembrava un'amazzone, non solo per l'aspetto, ma anche per lo sguardo fiero e sicuro. C'era qualcosa in lei che però non quadrava.
La sua essenza... Non riuscivo a percepirla, piuttosto strano. Riuscivo a percepire l'essenze di tutti quanti, persino quella più debole di Ryan.
Roxanne poteva essere morta ed era lo stesso.
Lei mi guardò con interesse, come a chiedersi cosa stessi facendo, ma alla fine mi sorrise -Be', piacere di conoscerti Ester. Mi chiedevo quando ti avrei conosciuto, tutti in questa scuola non fanno che parlare di te.- 
-Come?- non riuscii a trattenere la sorpresa.
Roxanne continuò a guardarmi seria, sembrava quasi una statua per tutto quell'autocontrollo -Be', che ti aspettavi?-
La guardai ancora più confusa, mentre Jen, con un solo nome chiarì tutto -Dakota.-
Sbuffai infastidita. Mi ero dimenticata di quella rossa. Sperai solo che non mi creasse guai in futuro, che avrebbero potuto compromettere la mia missione.
-E poi tutti i ragazzi ti vogliono conoscere!- aggiunse Ryan.
-E tu Ryan? Anche tu mi vuoi conoscere?- gli chiesi in modo provocante, giusto per divertirmi un po'.
Il moretto cominciò a balbettare parole senza senso, e abbassò lo sguardo imbarazzato. Poi alzò lo sguardo, ancora rosso in volto e si schiarì la voce -Be', certo.- 
Jen si aprì in un sorriso malizioso, mentre gli dava delle gomitate. Poi lui si affrettò a dire -Non in quel senso comunque.-
Lo fissai per un po', mentre lui si sfregava le mani nervoso -E poi.- esordì. -A me piace un'altra ragazza.- dichiarò alla fine.
-Che stronzo! E a me non dici niente?- si intromise Jen, guardandolo offesa.
Roxanne, che fino a quel momento aveva osservato silenziosa la scena, proferì parola -Se è per questo neanche a me ha detto niente.-
Ryan cominciò a guardarsi intorno nervoso, mentre si toccava i capelli a disagio -Andiamo?-
-Non ci provare, eh! Adesso voglio sapere chi è la sfortunata!- 
Lui aprì la bocca un paio di volte, per poi richiuderla sempre, senza sapere bene cosa dire. Sembrava a disagio.
Prima che la bionda potesse dire altro, Roxanne disse con una voce estremamente seria -Ragazzi, abbiamo lezione.-
Jen si riprese, anche se un po' scocciata per essere stata interrotta. Ryan invece la guardò sollevato, sembrava ci fosse gratitudine nel suo sguardo.
La mora era del tutto indifferente. 
-Quanto sei noiosa Roxi!- la riprese Jen.
Lei alzò le spalle, per niente offesa. Sembravano essere esattamente l'una l'opposto dell'altra.
Jen, minuta, bionda, totalmente incontrollabile con i suoi sbalzi d'umore.
Roxanne, alta e mora, sembrava totalmente calma e controllata, come se niente la toccasse.
-Sul serio Roxi! Ci conosciamo da quando eravamo bambine, e in tutto questo tempo non ti sei mai lasciata andare!- continuò a parlare Jen, mentre entravamo dentro scuola.
-E tu dovresti contenerti qualche volta!-
Non c'era tono di scherno nella sua voce. Era una semplice constatazione, che però fece abbassare lo sguardo a Jen.
Ryan si mise a ridere e questo allentò un po' la tensione. Subito dopo, la bionda tornò spensierata e si unì anche lei alla sua risata.
Mentre i due si scambiavano battute e ridevano senza controllo, Roxanne mi chiese -Che hai in prima ora?-
Presi il foglio con gli orari dentro il mio zaino poi lessi ad alta voce -Matematica.-
-Staremo insieme allora.- disse lei, senza entusiasmo. Ma da quello che avevo capito, quella ragazza era raramente entusiasta.
Poi alzò le spalle e mi sorrise sincera -Be', almeno non sarò da sola con Dakota e...- lasciò in sospeso la frase, mentre si irriggidiva.
Jen si voltò verso di noi e andò verso la sua amica -Dai... non dirmi che stai ancora male per quello stronzo! Guarda, che se continua a tormentarti, gli assesto un bel calcio nelle...-
-Ehi, vacci piano ragazza!- la riprese Ryan, non lasciandole terminare la frase. La bionda lo fulminò con lo sguardo, e lui si pentì subito di aver parlato.
Al contrario, Roxanne sembrava divertita, e alzò lo sguardo di nuovo fiera e orgogliosa -Andiamo.-
Dopo aver salutato Jen e Ryan, che avevano entrambi biologia, seguii Roxanne per andare nell'aula di matematica.
Mi sedetti accanto a lei, mentre un ragazzo si avvicinava a noi. Era alto e muscoloso, biondo dagli occhi verdi. Lo etichettai subito come il capitano della squadra di football, fidanzato ovviamente con il capitano delle cheerleader. Aveva un sorriso strafottente, e guardava sia me, che Roxanne con aria di sufficienza.
Lei lo guardò alzando un sopracciglio irritata -Che vuoi?-
-Non mi presenti la tua amica?-
-Non ti puoi presentare da solo?- ribattè lei.
-Sei così acida ultimamente. Non dirmi che stai ancora male per...- capii che quello dove voleva andare a parare quel ragazzo, non dovesse essere esattamente un bel ricordo per la mora - che intanto lo guardava nervosa - così intervenni -Sono Ester.-
Lui finalmente posò lo sguardo su di me -Ester, mi piace. Tu mi piaci, sei proprio una bella ragazza.-
-Grazie.- vidi Roxanne accanto a me irrigidirsi improvvisamente.
Poi guardai nuovamente quel ragazzo che continuava a sorridermi sghembo -Io sono Jason.-
Una voce acuta e squillante arrivò dietro di lui -Tesoro, hai conosciuto la nuova arrivata?-
Dakota Smith. La rossa del giorno prima, che - a quanto pare - non aveva perso l'abitudine di guardarmi come se fossi spazzatura.
Roxanne, che fino a quel momento era stata in silenzio, intervenì guardandola divertita -Sì, l'ha appena conosciuta, e non sembrava affatto dispiaciuto dagli apprezzamenti che le ha fatto e dalle occhiate che le lanciava.- 
L'altra la guardò sconvolta, poi tornò a guardare il suo ragazzo e gli chiese con voce stridula -E' vero Jason?-
Lui alzò le spalle e tentò di giustificarsi -Ho soltanto detto che è una bella ragazza!-
Dakota cominciò a urlargli contro tutti i possibili insulti immaginari, mentre lo colpiva con la sua borsetta rosa. Alla fine girò i tacchi per andare al suo posto, seguita dal ragazzo che le chiedeva scusa.
Fissai divertita la scena, e Roxanne se possibile, lo era ancor più di me.
In quel momento entrò una professoressa anziana che richiamò subito la classe al silenzio. Il risultato fu incredibile: nessuno fiatava più.
Fece l'appello, come era solito, poi si fermò al mio cognome. Dopo avermi fatto un paio di domande sulla mia "vecchia scuola", e avermi dato il libro di testo, riprese con l'appello.
 
~*~
 
Le ore successive le passai da sola. Superai brillantamente l'ora di educazione fisica. Il professore rimase molto colpito dalla mia velocità, - in parte aumentata a causa dei miei poteri- e mi propose anche di fare i provini per le gare d'atletica.
-Ci penserò.- così gli avevo risposto. In realtà ci avevo già pensato. Non avevo assolutamente intenzione di partecipare a delle stupide gare di corsa.
Tutto ciò che non riguardava la mia missione era una distrazione per me. 
Arrivata in mensa, mi richiamò subito una voce forte e familiare -Ehi Ester! Siamo quaggiù! Ti abbiamo già preso qualcosa da mangiare!- ovviamente era Jen, che oltre a me, aveva richiamato praticamente tutta la scuola. Andai verso il loro tavolo, consapevole di essere fissata da tutti, in parte perchè la bionda aveva attirato l'attenzione su di me, e in parte perchè ero la nuova arrivata.
Mi sedetti, mentre Jen passava ripetutamente lo sguardo da me a Roxanne -Roxi mi ha raccontato quello che è successo durante l'ora di matematica.- poi esordì guardandomi seria -E così hai conosciuto Jason.-
Alzai le spalle noncurante, mentre addentavo il mio hamburger. -Cosa ne pensi?-
Fui costretta ad alzare lo sguardo, mentre sia Jen, che Ryan, persino Roxanne, mi guardavano curiosi. -Be', penso sia un idiota senza cervello.-
Ryan rise di gusto, mentre Jen mi batteva il cinque. Roxanne invece sospirò sollevata. Così, improvvisamente curiosa le chiesi -C'è qualcosa tra voi due?-
Per la prima volta nella giornata, sembrò colta alla sprovvista -No, certo che no.-
Intanto gli altri due si lanciavano uno sguardo d'intesa, mentre alla fine Jen diceva -Sono stati insieme.-
-E lui l'ha mollata per mettersi con la Smith.- terminò la spiegazione Ryan.
Roxanne alzò la sedia di colpo e se ne andò via, senza fiatare. -E' così permalosa.- se ne uscì il moro.
-E' innamorata, idiota! Tu dovresti saperlo.- lo apostrofò Jen. Poi gli lanciò un'occhiata maliziosa -A proposito, questa volta non c'è Roxi a pararti il culo!-
Ryan deglutì, mentre abbassava lo sguardo preoccupato.
-Allora, me lo dici chi è questa ragazza? Dai voglio conoscerla!- si lamentò lei.
Il moro, se possibile si fece ancora più rosso. Io ne approfittai per filarmela, mentre Jen faceva il quarto grado a Ryan -Ehi ragazzi, io esco un attimo a prendere un po' d'aria!-
-Ma non hai mangiato niente.- protestò lui, che in realtà non era minimamente interessato alla mia salute, quanto preoccupato di rimanere solo con la bionda
Alzai le spalle con nonchalance -Non ho fame.-
Detto questo lasciai il poveretto nelle mani della biondina, sperando di ritrovarlo vivo al mio ritorno.
Avevo proprio bisogno di un po' d'aria. Aria fresca, per farmi ragionare meglio.
Dovevo architettare qualcosa per la mia missione. Dovevo pensarci già da subito se volevo andarmene via presto.
Pensai ai punti deboli di Jen, che potevo utilizzare a mio favore.
Riordinai mentalmente le idee. Sensi di colpa, dispiacere... ma la cosa che potevo decisamente sfruttare a mio vantaggio, era il suo odio.
Sospirai, non sapendo bene cosa fare. Però non mi scoraggiai, la conoscevo soltanto da un giorno, ero solo all'inizio.
Forse correre troppo avrebbe rovinato tutto. 
Solo allora notai Roxanne, appoggiata rigidamente contro la parete, con una sigaretta in mano.
Non l'avevo notata.
Perché non avevo percepito la sua essenza.
Mi chiesi cosa c'era in lei di diverso, il motivo per cui non riuscivo a percepirne l'essenza. Era come se ci fosse qualcosa a impedirmelo. Come se qualcosa la proteggesse.
Mi avvicinai a lei, mentre le chiesi -E così fumi?-
Lei alzò le spalle, guardandomi seria -Solo quando sono nervosa.-
-E sei nervosa adesso?-
Roxanne non mi rispose, si limitò a buttare la sigaretta a terra, poi come se non esistessi, cominciò a incamminarsi verso l'entrata.
La seguii, per nulla affaticata a stare al suo passo -Sai... Jen e Ryan non hanno pensato bene prima di dirmi quelle cose.-
Lei si fermò di scatto e si voltò verso di me, guardandomi ostile -So come sono fatti Jen e Ryan. Li conosco molto prima di te.-
-Quindi il problema sono io?- le chiesi, senza giri di parole.
-Ancora non ti conosco Ester. Non faccio giudizi affrettati.- la sua risposta, così diplomatica, mi lasciò un momento spiazzata.
-Bene.- dissi semplicemente.
Suonò la campanella in quel preciso istante e Roxanne mi salutò cordialmente -Ora devo andare a storia, ciao.-
Cercai il mio armadietto per prendere il foglio con gli orari.
Avevo biologia nell'aula 35. Mi guardai un po' intorno, cercando di orientarmi. Piuttosto complicato dato la folla che si faceva largo nel corridoio.
Sbuffai infastidita. Possibile che fosse così difficile trovare una dannata aula?
Cominciai a camminare a vuoto, prima o poi l'avrei trovata. -Ti serve una mano?- mi chiese una voce abbastanza divertita.
Jason se ne stava lì a guardarmi, sorridendomi sghembo.
-Ho biologia.-
-Anche io.- se possibile il suo sorriso si aprì ancora di più.
Potrei vomitare. Ovviamente quella constatazione la tenni per me, e gli sorrisi falsamente -E la tua ragazza?-
-Non sarà un problema.- poi si voltò -Seguimi che facciamo tardi a lezione.-
Decisi di seguirlo, solo perché volevo trovare quell'aula al più presto. Jason mi camminava di fianco, con le mani in tasca, assolutamente tranquillo -Allora?-
-Allora cosa?- ribattei scocciata.
-Come ti sembra questa scuola?-
-Normale.-
Lui mi guardò curioso, mi stava per dire qualcosa, ma alla fine rinunciò.
Arrivammo nell'aula appena in tempo. Mi sedetti in fondo alla fila, mentre Jason prendeva posto accanto a me.
Distesi le labbra in una smorfia, mentre lui ghignò divertito.
Scossi la testa con decisione e lo ignorai beatamente, aspettando che entrasse qualche professore. Aspettai anche fin troppo per i miei gusti, quando qualcuno finalmente si decise di entrare.
Era una giovane donna, che forse non arrivava nemmeno ai trent'anni. Nessuno le prestò attenzione.
Lei deglutì, poi prese parola -Ora l'appello.-
Cominciò a chiamare i cognomi, e come da programma si fermò al mio, continuando a guardare il registro confusa -Ci deve essere un errore qui non c'è nessuno che...-
La interruppi, attirando l'attenzione di metà della classe -Sono nuova, sono arrivata ieri.-
-Non mi avevano detto che ci sarebbe stata una nuova alunna. Non ho un libro di testo in più con me, quindi per ora dovrai dividerlo con il tuo compagno di banco.-
Mi voltai mentre Jason metteva proprio al centro del banco un libro, piuttosto rovinato -Dovresti avvicinarti di più a me. Sai... per leggere meglio.-
Gli sorrisi più falsa di una banconata di sette euro -Ci leggo benissimo anche da qui, grazie.-
Lui sembrò deluso dalla risposta, ma si riprese subito, mostrandomi il sorriso sghembo di poco prima.
La professoressa cominciò a spiegare, ma nessuno la stava realmente ascoltando. E lei non faceva niente per farsi ascoltare.
C'era chi sbadigliava, chi rideva senza ritegno, persino qualcuno che aveva appoggiato le gambe sul suo banco.
E quella donna continuava a spiegare, consapevole di non essere ascoltata di nessuno.
Gli umani erano decisamente strani.
Cercai di non badare alle occhiate piuttosto insistenti che mi stava lanciando Jason, accanto a me. Era davvero irritante.
Per fortuna quella tortura ebbe presto fine, e mi catapultai fuori dall'aula. Un'altra ora e poi anche quella giornata straziante sarebbe finita.
Sfortunamente avevo letteratura. Appena arrivata nell'aula 21, il professore passò subito lo sguardo su di me.
Ti tengo d'occhio. Aveva detto il giorno prima, il problema era che pensavo non facesse sul serio. Grandissimo sbaglio.
Per tutta la lezione mi lanciò degli sguardi preoccupati, come se si aspettasse che da un momento all'altro avrei fatto qualcosa di sbagliato, di dannatamente sbagliato.
L'ora passò veloce, ma prima di uscire dall'aula il professore mi bloccò -Ricordati che ti tengo d'occhio.-
Cos'era un avvertimento? Una minaccia?
Decisi che non volevo scoprirlo, così me lo lasciai alle spalle e uscii dalla scuola. Trovai Jen appoggiata sul muretto, mentre parlava con Ryan.
-Ehi!-
Loro mi salutarono allegramente, poi la bionda si rivolse a me -Non mi vuole dire chi è la ragazza che gli piace! Magari a te lo dice!-
-Mi conosce appena.-
-Sì. Perché lo dovrebbe dire a lei?- si intromise Roxanne, appena arrivata. Nonostante il tono di scherno che aveva usato poco prima, mi sorrise sincera.
-Prima o poi te lo dirà.- disse semplicemente la mora.
La bionda alzò le spalle un po' dispiaciuta per non aver scoperto chi fosse la ragazza che piaceva a Ryan, poi le si illuminò lo sguardo.
-Vi devo raccontare una cosa!- 
E così Jen cominciò a raccontare, come, durante l'ora di arte, Dakota Smith era inciampata nei suoi tacchi, rovesciandosi addosso tutta la vernice blu.
-Era esilarante. Dovevate esserci!-
E così partirono le domande di Ryan.
-Che faccia ha fatto?-
-Si è messa a piangere?-
La bionda se possibile si fece ancora più euforica, e continuò a rispondere a tutte le domande, imitando l'espressione di Dakota.
Jen parlava e parlava, Ryan rideva e faceva domande, mentre Roxanne guardava divertita i due e sospirava come se fossero dei bambini e lei fosse la loro madre.
C'era qualcosa nel loro modo di fare, come se ognuno avesse un suo ruolo. Erano in perfetta armonia, come se ognuno avesse bisogno dell'altro per andare avanti.
Jen era la più pazza del gruppo, ed era totalmente fuori controllo. Roxanne con il suo autocontrollo, riusciva a calmarla un po'.
Ryan appoggiava la bionda, rideva alle sue battute, era timido e impacciato. Jen lo faceva divertire, era spensierato con lei.
Roxanne sembrava davvero una statua a volte. Ma quei due insieme riuscivano a farla sorridere e a ricordarle che qualche volta era giusto, e anche bello, lasciarsi andare.
E io. Io ero sbagliata con loro. 
Ero totalmente fuori posto, proprio come un pesce fuor d'acqua. E se volevo portare a termine la mia missione, anche io avrei dovuto trovare un ruolo in quel gruppo.
Li continuai a fissare con una punta d'invidia. Erano felici, erano uniti.
Erano amici.
Io non sapevo che significato avesse la parola "amico". Sapevo di certo, che una volta portata a termine la mia missione, quella splendida amicizia, che magari li univa da tempo, si sarebbe sciolta.
Per sempre.
Sentii una morsa nello stomaco, decisi di ignorarla. Era sicuramente il nervosismo.
-Ehi Ester ti va di uscire con noi oggi?- Jen mi sorrise raggiante, come faceva sempre. Ryan annuì energicamente -Sarebbe bello se venissi anche tu.-
-Per me è uguale.- disse Roxanne, alzando le spalle.
Li guardai per un po', mentre loro attendevano una mia risposta. -Allora, vieni?-
E allora mi dissi che forse non sarebbe stato così difficile. Forse non mi sarei sentita così tanto fuori posto. Era solo questione di tempo.
Alla fine mi convinsi e gli dissi -Che aspettate? Salite in macchina- 





Angolo dell'autrice:
Eccomi tornata! Spero di non avervi fatto aspettare molto! So che magari nessuno leggerà a quest'ora, dato che sono quasi le due di notte, ma ho deciso di pubblicare lo stesso.
Prima di tutto volevo ringraziare le quattro meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo. Grazie davvero <3
Poi grazie anche a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite. Per i lettori silenziosi, mi farebbe piacere leggere anche il vostro parere, per sapere se la storia vi piace o meno. 
Comunque, passando al capitolo, spero proprio che non vi abbia deluso. Mi sto davvero impegnando per questa storia, e spero che alla fine i risultati si vedano.
Che ne pensate? Questo era un capitolo di passaggio per presentare gli altri personaggi.
Ryan, Jason, Roxanne... che ne pensate di loro? E secondo voi come mai Ester non riesce a percepire l'essenza di Roxanne? Mistero.
E lo è anche quel ragazzo, che ha visto di nuovo dallo specchietto dell'auto. Che si sia immaginata tutto? Secondo voi chi è?
Non vedo l'ora di leggere i vostri pareri. Spero di riuscire ad aggiornare presto.
Voi continuate a seguirmi e a recensire, che mi fate felicissima :)
Un bacione <3

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Capitolo 4
*** Sospetti ***


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3
~*~
Sospetti


Era passata una settimana dall'inizio della scuola, e ancora non avevo concluso niente. Non ero preoccupata però, avevo deciso di fare le cose con calma, senza affrettare i tempi.
Non per questo mi ero dimenticata della mia missione, anzi... Stavo cercando di architettare un piano infallibile per legare l'anima di Jen, ma ancora non la conoscevo abbastanza.
Comunque sia lei si fidava di me. E questo era già un punto a mio favore. Anche Ryan non nutriva alcun sospetto su di me, e anche questo era un bene.
Roxanne... Roxanne per me rappresentava un enorme punto interrogativo.
In quei giorni non avevo ancora percepito la sua essenza, e questo mi inquietava un po'.
Sospettavo di non stargli molto simpatica, ma lei stessa mi aveva detto che non dava giudizi affrettati. Eppure a volte, la sorprendevo a guardarmi con diffidenza e ostilità, come se sospettasse qualcosa, o addirittura, come se fosse a conoscenza della mia vera identità.
Stavo diventando davvero paranoica. 
Certamente Roxanne era una ragazza sveglia e attenta ai particolari, ma temerla? Era troppo persino per me.
Ma qualcosa mi diceva che dovevo stare attenta. Forse anche Roxanne nascondeva un segreto. 
Forse di quel segreto non ne erano a conoscenza neanche Jen e Ryan. Forse era un segreto che portava dentro dalla nascita, e che poteva costarle caro, se solo qualcuno fosse venuto a saperlo.
Forse... Purtroppo non c'era nulla di certo.
Parcheggiai l'auto al solito posto, poi scesi a cercare la bionda.
Chiusi gli occhi e per una volta decisi di usare i miei poteri. Mi concentrai in modo tale da poter percepire la sua essenza.
Non sentivo nulla, il che era strano. L'essenza di Jen si distingueva tra mille. 
Mi stavo preoccupando eccessivamente e probabilmente non riuscivo a scorgere l'essenza di Jen perché ancora non era arrivata a scuola.
Mi tranquillizzai un po'. Sì, sicuramente il motivo era quello.
-Ei Ester!- la voce esuberante di Jen mi colse impreparata. Mi voltai di scatto, ritrovandomela davanti e per poco non mi prese un colpo.
Non l'avevo sentita arrivare
Avrei dovuto. La sua essenza era indistinguibile.
E i miei poteri erano forti.
Ma anche in quel momento, in cui Jen si trovava davanti a me, non riuscivo a sentire nulla. Deglutii a fatica. Che stava succedendo?
-Sembra che hai visto un fantasma!- disse per scherzare la bionda, cominciando a ridacchiare.
Mi unii a lei -Non ti avevo sentita arrivare.-
Jen alzò le spalle, e solo allora notai Roxanne che le stava accanto. Mi stava guardando con interesse, come a chiedermi cosa stessi facendo prima che arrivassero.
La bionda prese la parola proprio in quel momento -Ma che stavi facendo? Ti abbiamo visto tutta concentrata con gli occhi chiusi!-
A quel punto guardai la mora, che alzò un sopracciglio -Sì, cosa stavi facendo Ester?-
Eppure il suo sguardo mi diceva "So chi sei e cosa stavi cercando di fare. Sta' attenta."
Forse, anzi, decisamente, mi stavo facendo prendere dalla paranoia.
Guardai prima una poi l'altra confusa, poi scossi la testa -Non mi sento molto bene, soltanto questo.-
Jen sembrava credermi, ma Roxanne continuava a fissarmi con ostilità.
Fortunatamente ci pensò qualcuno ad allentare la tensione che si era creata -Eccovi! Finalmente vi ho trovato!- Ryan si avvicinò a noi, salutandoci allegro.
Guardai anche lui confusa. Non mi ero accorta di lui. Non ero riuscita a sentire neanche la sua essenza.
Stavano succedendo cose davvero strane. Non ero mai riuscita a percepire l'essenza di Roxanne, ma non avevo problemi a distinguere quella forte di Jen e quella un po' più debole di Ryan.
Niente
Mi concentrai soprattutto sulla bionda e sul moro, eppure in quel momento era come se fossero privi delle loro anime.
-Sei pensierosa Ester.- constatò Ryan.
-Già. A volte vorrei proprio entrare nella tua testa.- se ne uscì Roxanne, continuando a guardarmi seria.
Oh Roxanne, tu non immagini quanto vorrei essere io nella tua testa. Che segreti nascondi? Mi piacerebbe tanto scoprirlo. Sarebbe tutto estremamente più facile se sapessi che non sei un pericolo per me. Il problema è che non ho nessuna certezza.
Le sorrisi un po' forzata, mentre Jen diceva allegra -Chi non vorrebbe entrare nella testa di Ester?-
Sorridere a lei mi venne più naturale. Non era per nulla faticoso. Sentivo che potevo stare tranquilla con lei, comportarmi in modo semplice.
Con Roxanne invece mi sentivo come se potessi essere scoperta da un momento all'altro. Per questo dovevo stare all'erta.
Cominciammo a parlare un po' di argomenti qualsiasi, mentre entravamo dentro la scuola. In realtà Jen e Ryan parlavano, anzi, urlavano, attirando l'attenzione di metà degli studenti.
Io e Roxanne ci limitavamo ad ascoltare, annuire e a intervenire di tanto in tanto.
-Dovrebbe arrivare un nuovo studente.- se ne uscì Ryan, scostandosi il ciuffo nero dalla fronte.
-Ah sì?- per una volta la mora si mostrò interessata a qualcosa.
-Ed è figo?- si intromise la bionda. 
Roxanne scosse la testa rassegnata, mentre il moro rispose un po' stizzito -In realtà non l'ho visto.-
-Come?-
-E' arrivato lo stesso giorno di Ester, almeno così dicono.-
Mi voltai a guardarlo, curiosa e interessata. -Ah sì?-
Ryan annuì -Sì, però quel giorno è venuto solo per firmare i documenti e quella roba là. Dovrebbe cominciare scuola tra oggi e domani.-
-E qualcuno l'ha già visto?- chiese la mora.
-In realtà credo di no. Be', comunque lo conosceremo presto.-
Pensai un po' a quello che aveva detto il moro. Possibile che fosse quel ragazzo biondo che mi stava fissando il primo giorno?
E se così fosse, sarebbe stata solo una coincidenza che fosse arrivato quando ero arrivata io?
Presa com'era dalla curiosità insistetti con Ryan -Sicuro di non sapere proprio niente? Neanche come si chiama?-
-Sì, qualcosa si dovrà pur sapere!- per mia sorpresa, anche la mora si dimostrò molto interessata all'argomento.
-Ei! Che vi è preso a voi due? Ve ne state sempre lì mute e adesso? Da dove spunta fuori tutto questo interesse?- ovviamente la bionda aveva ragione.
Raramente mi dimostravo interessata a qualcosa, e da quei giorni che avevo passato con loro, capii che era lo stesso per Roxanne.
-Guardate che anche io sono single!- esclamò facendoci scoppiare tutti e tre a ridere.
-Che vi ridete? Guardate che non scherzo! Mica potete tenervelo tutto per voi!-
-Ma se neanche l'hai visto!- la rimbeccò Ryan.
-Dettagli.- 
Salutammo Ryan che aveva un'ora di biologia, mentre io, Jen, e Roxanne avevamo educazione fisica.
Arrivate in palestra, ci cambiammo dentro lo spogliatoio. Appena uscite il coach Hudson richiamò me e Roxanne. Ci lanciammo uno sguardo confuso per poi raggiungerlo.
-Ei ragazze, vi starete chiedendo il motivo per il quale vi ho richiamato!- esordì sorridente.
-Veramente sì.-
-Allora... voi due siete in assoluto le ragazze più veloci dell'ultimo anno. E be', vorrei vedervi correre insieme.-
-Una gara?-
-Non una gara. Non dovete pensare di essere in competizione. Voglio solo vedere a che punto arrivano le vostre capacità.-
Mi chiesi come fosse possibile che Roxanne fosse così veloce, probabilmente in confronto a me non era nulla.
La reazione della mora mi sorprese del tutto -Quando cominciamo?-
-Anche subito se volete. Dovete fare un giro completo della pista di corsa.-
-Per me va bene.- concordai. Volevo proprio vedere di che era capace Roxanne. Magari avrei scoperto di più su di lei.
-Fantastico.- disse entusiasta il professore. -Ora aspettate un attimo che avverto la signorina Prescott se mi sostituisce mentre guardo voi due.-
Il coach si allontanò lasciandoci sole. -Chi è la signorina Prescott?-
Roxanne alzò le spalle -Sostituisce il coach Hudson quando non c'è, o deve fare qualcosa come guardare degli alunni correre per il campo...-
-Non ti facevo una tipa sportiva.- le rivelai.
-Se è per questo neanche io lo pensavo di te.- disse lei sostenendo il mio sguardo.
La guardai indifferente -In realtà non lo sono. Però devo ammettere che mi piace correre.- In un certo senso era vero. Quando correvo mi sentivo libera.
Liberavo tutti i miei poteri e lasciavo che fossero loro a guidarmi. Ma in quell'occasione c'era anche Roxanne, quindi sarei dovuta stare attenta.
Il coach Hudson ritornò poco dopo, mentre si sfregava le mani -Allora, pronte ragazze?-
Tutte e due annuimmo mentre seguivamo il coach fuori dalla palestra, per recarci fuori.
-Allora. Adesso vi posizionate e al mio via faccio partire il cronometro e partite, ok?- sbuffai infastidita. Per chi ci aveva preso?
Io e Roxanne ci posizionammo con una gamba avanti piegata, e l'altra tesa indietro, pronte per partire. Eravamo rispettivamente i numeri 1 e 2.
-3.-
-2.-
-1.-
Con un fischio ci diede il via, e io Roxanne partimmo subito all'attacco. Decisi di non usare subito i miei poteri, ma che avrei aspettato un po'.
Eravamo più o meno sulla stessa linea, e dovetti ammetterlo, ma la mora era davvero un razzo. Inoltre sembrava tutto così semplice per lei, era tranquilla. Si muoveva agile e sicura, senza nemmeno sudare e con un respiro del tutto regolare. Il che era davvero strano. Di solito gli umani non riuscivano a respirare regolarmente dopo tutti quei metri di corsa. 
Roxanne faceva sembrare quello che stava facendo una cavolata.
-Sei brava.- mi disse lei.
-Anche tu.- le risposi subito.
Lei alzò le spalle, e come se niente fosse mi superò -Lo so.-
Rimasi abbastanza sbalordita da quell'aumento di velocità, poi però mi ripresi. Era il momento di usare i miei poteri.
Così cominciai a usare la levitazione, cercando di stare attenta. A causa della velocità i miei piedi sembravano toccar terra, ma un occhio accorto avrebbe potuto notare che era solo apparenza.
In questo modo raggiunsi Roxanne, che si voltò verso di me, sorridendomi soddisfatta.
-Sai... sembra quasi che non tocchi terra.- ovviamente lei se ne era accorta. Comunque decisi di stare al suo gioco.
-Be', vale lo stesso per te.- così spostai lo sguardo sui suoi piedi, e per un attimo rimasi paralizzata.
-Incredibile, no?-
Davvero incredibile. Neanche Roxanne stava toccando terra. Come se stesse usando la levitazione anche lei. Ma era un'umana e questo non era possibile.
Così alzai lo sguardo su di lei, guardandola curiosa e anche un po' timorosa.
Dopo di che mi ritrovai a fissarle di nuovo i piedi, poi le gambe che si muovevano leggere. Poi d'un tratto i suoi piedi toccarono terra e alzando lo sguardo vidi Roxanne che mi fissava curiosa.
-Tutto a posto?-
-Sì certo.- dissi, non del tutto convinta.
I miei dubbi su di lei accrescevano. Ma era umana, lo doveva essere per forza. Altrimenti l'avrei dovuto sentire.
La mora mi superò nuovamente, distanziandomi in pochissimo tempo di qualche metro. Non era normale, non lo poteva essere.
Io la raggiunsi poco dopo, eppure, strano a dirlo, ma sembrava proprio che lei stesse avendo la meglio. Mi superava, io la raggiungevo, stavamo sulla stessa linea per un po' di tempo, e poi mi superava di nuovo.
Ormai mancavano pochi metri alla fine del giro, e Roxanne era in netto vantaggio. Però decisi che non volevo dargliela vinta, e con la poca energia che mi era rimasta, la raggiunsi nuovamente per poi concludere il giro di pista insieme a lei.
Il coach Hudson fermò il cronometro e ci raggiunse entusiasta -Fantastiche! Strepitose! Io... davvero non ho parole. So solo che fareste una sciocchezza a non partecipare alle gare!-
-Ci penserò su.- disse semplicemente la mora.
-Anche io.- dissi tenendomi a fatica in piedi. Avevo consumato una quantità spropositata di energia per rimanere al livello di Roxanne, e in quel momento ero estremamente debole.
-Forse è meglio che ti riposi un po'.- si rivolse a me apprensivo.
Respirai lentamente e mi concentrai, cercando di accumulare tutte le energie che mi erano rimaste insieme, per poter stare meglio.
Dopo un paio di minuti non ero certo al massimo dei miei poteri, però stavo decisamente meglio.
-Be', mi sono divertita. Raramente trovo qualcuno che mi tiene testa.- mi sorrise Roxanne.
Le sorrisi anche io -In realtà neanche io ho mai trovato qualcuno che mi tenesse testa. E' stato divertente, hai ragione.-

~*~

 
Le ultime due ore faticarono a passare. Come se non bastasse, il professor Thomas continuava a lanciarmi delle occhiatacce.
Da quando ero arrivata in quella scuola mi teneva d'occhio. Non ero preoccupata però. Era soltanto un professore, e probabilmente mi teneva d'occhio solo perché gli avevo fatto una brutta impressione, visto che avevo marinato proprio il primo giorno, la sua ora di lezione.
Stavo facendo dei disegni ai bordi della pagina del libro, in attesa che quella dannatissima campanella decretasse la fine della tortura.
Visto che la campanella non si decideva a suonare, decisi di concentrarmi di nuovo per usare i miei poteri.
Vidi Jason in fondo all'ultimo banco e decisi di concentrarmi su di lui.
Lo fissai intensamente, poi chiusi un attimo gli occhi. Quando li riaprii, vidi che anche lui mi stava guardando, sorridendomi sghembo ovviamente.
Mi concentrai solamente sulla sua essenza.
Dopo un po' riuscii a sentirla. Rimasi piacevolmente sorpresa. Anche l'essenza di Jason era davvero forte, certo, non reggeva il confronto con quella di Jen, eppure anche la sua si distingueva dalle altre.
Mi voltai non prima di vedere Jason che mi faceva l'occhiolino.
Scossi la testa, un po' scocciata dalle sue continue attenzioni, e anche un po' divertita.
Poi mi voltai verso la bionda. Se ero riuscita a sentire l'essenza di Jason, probabilmente sarei riuscita a sentire anche la sua.
Sospirai sollevata quando riuscì a percepire un'ondata forte di energia. Sorrisi soddisfatta. Non sapevo cosa era successo appena poche ore prima, ma era tutto risolto.
Per un attimo avevo creduto davvero di aver perso tutti i miei poteri.
Jen si accorse che la stavo guardando e mi sorrise amichevolmente. Poi strappò un foglio dal suo diario e ci scrisse qualcosa.
Me lo mostrò cercando di non farsi beccare dal professore.
Manca poco e la tortura è finita! :)
Il professore tossì proprio in quel momento, per attirare l'attenzione della classe. Jen si affrettò a nascondere il foglio dentro il libro.
-Studiate per il compito.-
-Non c'è un compito.- affermò sicuro Jason.
Il signor Thomas si spostò gli occhiali e sorrise sadico -Giusto, ve lo sto assegnando adesso. Preparatevi per la prossima settimana. E non voglio obiezioni!-
Ovviamente un coro di lamenti partì da tutta la classe, ma era davvero inutile ribattere.
Subito dopo suonò la campanella e la classe si svuotò in men che non si dica, non prima di aver sentito il prof ricordarci per l'ennesima volta di studiare.
Era ora di pranzo, così andammo in mensa, dove ci aspettavano Roxanne e Ryan, che avevano già occupato un tavolo.
-E' arrivato!- 
-E quindi com'è?- chiese subito interessata la bionda.
Nè Ryan, nè Roxanne le risposero. La bionda li richiamò impaziente -Allora?-
Ryan sbottò nervoso -Be', se ti piacciono i ragazzi stile "principe azzurro", biondi con gli occhi azzurri, allora è perfetto per te!-
-Ei! Ma che ti prende?-
Il moro si grattò la nuca nervoso, abbassando lo sguardo -Niente.-
Poi si alzò del tavolo -Non ho fame.-
Tutte e tre lo guardammo confuse. -Certo che è proprio strano certe volte!- disse Jen addentando il suo panino.
Biondo con gli occhi azzurri...
Possibile che fosse solo una coincidenza? Oppure era proprio lui?
-E tu l'hai visto questo ragazzo?- chiesi a Roxanne.
La mora mi squadrò per un paio di secondi, come a chiedermi perché fossi così interessata a quel ragazzo. Ma in fondo lei non poteva dirmi niente, visto che poche ore prima anche lei si era dimostrata parecchio interessata.
-No. Be', magari lo vedrò domani, e magari lo vedrai anche te.- disse con enfasi.
-Lo voglio vedere anche io.- disse Jen con la bocca piena.
Roxanne la guardò esasperata -Potresti evitare di parlare con la bocca piena?-
-Va bene mamma!- scherzò lei.
Jen ovviamente continuò ad abbuffarsi, mentre Roxanne ormai non le prestava neanche più attenzione. Io a differenza della bionda non toccai quasi per niente il cibo, e alla fine lo lasciai lì.
-Ei ragazze, ho bisogno di un po' d'aria. Ci vediamo dopo.- la bionda alzò le spalle, e la mora mi saluto con un cenno del capo.
Mi alzai, percorsi tutta la mensa velocemente e finalmente andai fuori da quell'edificio.
Volevo scoprire qualcosa di più su quel ragazzo. Prima di tutto volevo vederlo. Forse era davvero il ragazzo dell'altra volta.
Cominciai a guardarmi intorno al parcheggio della scuola, soffermandomi su ogni ragazzo biondo presente.
Sbuffai infastidita. Erano tutti biondi lì!
Allora tentai di usare di nuovo i miei poteri. Però dovevo stare attenta, avevo esaurito quasi tutte le mie forze per correre insieme a Roxanne, e mi rimaneva davvero poca energia.
Chiusi gli occhi e nella mia mente visualizzai l'immagine del ragazzo dell'altra volta.
L'immagine doveva rappresentarlo perfettamente. Dovevo ricordarmi ogni singolo dettaglio, se davvero volevo trovarlo.
Non sentii niente.
Probabilmente mi stavo sbagliando. Era solo una coincidenza. E quel ragazzo non c'entrava niente con quello appena arrivato.
Comunque non mollai, dovevo essere sicura.
D'un tratto qualcosa cambiò. Sentii come un'altra ondata di potere che voleva ostacolarmi. Qualcosa che mi impediva di usare i miei pochi poteri rimasti.
Anzi, qualcosa che stava prosciugando i miei poteri. Deglutii a fatica.
Stava andando tutto storto e il guaio è che non sapevo neanche perché. Sentii le mie ultime forze abbandonarmi e caddi a terra, o almeno così credevo.
Infatti qualcuno aveva impedito che cadessi, sostenendomi. Aprii di nuovo gli occhi ritrovandomi davanti Jason.
Sembrava preoccupato, ma poi mi sorrise rassicurante -Tutto bene?-
Annuii.
Lui scosse la testa -Certo che sei una brava bugiarda. A momenti svenivi qui davanti a tutti!-
Mi aiutò ad alzarmi in piedi. Aveva ancora un braccio a sostenermi per la vita, e mi chiese premuroso -Ce la fai a camminare?-
-Certo...-
Lo scansai bruscamente e per poco non caddi di nuovo. Fortunatamente, se di fortuna si può parlare, il biondo mi sostenne di nuovo -Certo che no.-
-Dai, adesso ci sediamo così ti riprendi un po'.-
Questa volta non obbiettai, e mi lasciai trasportare da Jason. Ero davvero stremata e faticavo persino a camminare. Ci sedemmo su uno scalino, davanti la scuola.
Ignorando completamente la presenza di Jason, accanto a me, chiusi gli occhi e mi concentrai.
Inspirai lentamente, e altrettanto lentamente, lasciai andare l'aria. Dovevo riacquistare un minimo di forze, quelle necessarie per farmi stare in piedi.
Improvvisamente, sentii fluire un moto di energia dentro di me, e aprii gli occhi di scatto.
Mi sentivo incredibilmente meglio, e sentivo di aver riacquistato tutti i miei poteri. Per provarlo, mi concentrai nuovamente su Jason, cercando di percepire la sua essenza.
Dopo meno di qualche secondo, riuscii a sentirla.
Lui si girò e mi fissò divertito -Mi stai guardando.-
-Sì, e allora?-
-Anche prima mi stavi guardando...- in un attimo era tornato il Jason che avevo conosciuto. Bello e strafottente.
Del ragazzo preoccupato di poco prima non c'era più traccia.
-Quindi?-
Lui alzò le spalle -Niente.-
Riposò lo sguardo su di me, e nelle iridi verdi notai di nuovo un moto di preoccupazione -Ti senti meglio?-
-Sì.- poi guardai da un'altra parte. -Grazie.-
Jason sorrise, sorrise davvero, e rimasi abbastanza stupita. In quella settimana non lo avevo mai visto sorridere veramente, e pensavo che neanche fosse capace a farlo.
Invece aveva addirittura un bel sorriso. Senza quel ghigno stampato in faccia, poteva sembrare davvero dolce.
Si passò una mano tra i capelli, poi tornò a guardarmi -Sei brava.-
Alzai un sopracciglio, guardandolo confusa -A fare cosa?-
-Non avevo mai visto nessuno tenere testa a Roxanne in quel modo!-
-Tu mi hai visto?-
-Vi ho visto.- poi chiarì -Stavamo facendo un allenamento di football, vi ha visto praticamente tutta la squadra. Solo che voi eravate troppo prese a correre.-
-So che tu e Roxanne siete stati insieme.- me ne uscii così. Però ero curiosa.
Quei due non mi sembravano proprio i tipi per stare insieme. Erano così diversi. Ma forse era proprio questo il punto.
-Gelosa, piccola?- 
-Piccola?- ripetei il nomignolo che mi aveva affibbiato, facendolo scoppiare a ridere.
Aveva anche una bella risata.
Poco dopo mi unii anche io alla sua risata. In fondo non era poi così male...
Qualcuno si schiarii la gola e io e Jason ci voltammo contemporaneamente. Era Roxanne.
Questa ignorò beatamente il biondo, e si rivolse a me -Tutto bene Ester?-
-Sì, tutto bene.-
-Sicura? Perché ho visto che ti stavi sentendo male. Stavo venendo da te, ma Jason mi ha anticipato.- in realtà non sembrava davvero preoccupata, più che altro voleva sapere come mai mi ero sentita male.
-Sto bene.- mi ritrovai a chiarire per l'ennesima volta.
Solo allora notai un particolare. Non avevo problemi a percepire l'essenza di Jason, almeno fino a quando era arrivata lei.
Appena Roxanne ci fu davanti, non sentii più niente. L'essenza del biondo, che fino a poco prima era forte e chiara... in quel momento era scomparsa.
Allora capii.
Era lei.
Era sempre stata lei.
Non riuscivo a percepire la sua essenza, e neanche quella delle altre persone quando stavano vicino a lei.
Ecco perché quella mattina non ero riuscita a percepire l'essenza di Jen e Ryan.
Perché c'era Roxanne.
Stava accadendo esattamente quello che era successo poche ore prima. Solo questa volta con Jason.
La fissai curiosa, e sì, anche un po' spaventata. In tutti quegli anni che avevo passato con gli umani, non mi era mai capitato una cosa del genere.
Le cose sconosciute rappresentavano sempre un pericolo, ed anche Roxanne lo era.
Mi chiesi come fosse possibile.
Era umana, di questo ero sicura. Eppure tutto ciò che la riguardava non aveva un filo logico.
Non riuscivo a percepire la sua essenza. Non riuscivo a percepire quella delle altre persone quando le stavano accanto.
E riguardo la storia della levitazione, capii che era vera anche quella. Avevo davvero visto i suoi piedi non toccare il terreno.
E ciò spiegava perché riusciva a stare il mio passo. 
Anche Roxanne mi stava guardando interessata, come a chiedersi chi fossi veramente. 
Cercai di concentrarmi di nuovo su di lei, qualcosa dovevo capire. Qualunque cosa.
La mora sorrise, come se avesse capito le mie intenzioni, e in un attimo mi sentii mancare le forze di nuovo.
Questa volta però era più forte. Prima avevo quel minimo di energia, per rimanere cosciente.
In quel momento invece, non avevo neanche quella.
Così chiusi gli occhi, contro il mio volere, e caddi a terra. Non sapevo nemmeno se Jason mi aveva sostenuto nuovamente.
Non sentivo più niente.
Intorno a me, soltanto il nero.





Angolo dell'autrice:
Ok... so che sono veramente pessima. Vi ho fatto aspettare un sacco per questo capitolo!
Spero che riuscirete a perdonarmi. Giuro che l'avevo cominciato a scrivere appena pubblicato lo scorso capitolo, ma poi mi sono fermata perché non sapevo come andare avanti.
Poi stanotte, ho finito di scrivere la prima parte e cominciato la seconda. E oggi l'ho concluso, aggiungedoci anche il pezzo della gara e dello svenimento.
So che vi ho detto che avreste saputo di più sul ragazzo biondo... ma sono cattiva, e vi toccherà aspettare il prossimo capitolo.
Comunque... possibile che il ragazzo nuovo sia proprio quello che ha visto la nostra protagonista nel primo capitolo? Su, su, voglio i vostri pareri.
Come avete potuto notare però, il capitolo è incentrato su Roxanne. Ve lo aspettavate?
Come mai Ester non sente la sua essenza? E come mai non sente neanche quella delle altre persone, quando stanno vicino a lei?
E poi, Ester è sicura che anche Roxanne abbia usato la levitazione. Ma come è possibile se è umana?
Quando stava per svenire poi? Quell'ondata di potere l'ha ostacolata...
E quando è svenuta veramente, invece? Secondo voi c'entra sempre Roxanne?
Voglio sapere cosa ne pensate di lei... comunque abbiamo capito che può rappresentare un pericolo per la nostra protagonista...
Secondo voi quindi, chi è davvero Roxanne?
Vabbé, la smetto con tutte queste domande, ok solamente un'altra... il capitolo vi è piaciuto? Be', io spero di sì :3
Ringrazio infinitamente le 7 persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Grazie di cuore <3
Poi volevo anche ringraziare chi ha aggiunto la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Non fate che aumentare, e non sapete come mi rendete felice per questo. Comunque di tanto in tanto, mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensano i lettori silenziosi :3
Detto questo... cosa ne pensate dei personaggi? Dei loro prestavolto? Sono come ve li siete immaginati?
Spero di riuscire ad aggiornare presto... adesso ricomincia pure la scuola. Io comincio il 12, voi?
Ok, ora vi lascio in pace sul serio (per vostra fortuna) Ci sentiamo al prossimo capitolo!
Un bacione <3
 

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Capitolo 5
*** Avvenimenti inspiegabili ***


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4
~*~
Avvenimenti inspiegabili
 

La mora sorrise, come se avesse capito le mie intenzioni, e in un attimo mi sentii mancare le forze di nuovo.
Questa volta però era più forte. Prima avevo quel minimo di energia che serviva per rimanere cosciente.
In quel momento invece, non avevo neanche quella.
Così chiusi gli occhi, contro il mio volere, e caddi a terra. Non sapevo nemmeno se Jason mi aveva sostenuto nuovamente.
Non sentivo più niente.
Intorno a me, soltanto il nero.


-Deve aver avuto un calo di zuccheri.- inizialmente non riconobbi la voce di chi stava parlando, e soprattutto cosa stava dicendo. Ero ancora priva di forze, non sarei riuscita ad alzarmi, però avevo ripreso conoscenza, più o meno. Almeno riuscivo a sentire quella voce.
-Sì, sicuramente è andata così.- una voce maschile, abbastanza familiare. Sembrava davvero preoccupato. Era forse Jason?
-E' tutto a posto ragazzo, ora torna a lezione. Rivedrai la tua amica più tardi.- continuò quella voce, femminile, dolce e rassicurante.
-Veramente io...- sì, quello era Jason. E stava per ribattere... era davvero preoccupato per me? Strano, non mi sembrava che qualcosa lo potesse preoccupare. Eppure mi aveva aiutato anche prima.
-Ok, allora tornerò più tardi.- sospirò afflitto, non sapendo più che altro dire.
Sentì sbattere la porta, mentre sentivo qualcuno avvicinarsi a me. Sicuramente era la signora, che capii fosse l'infermiera di quella scuola.
Mi sentì posare delicatamente la sua mano sulla fronte -Niente febbre. Allora deve essere stato proprio un calo di zuccheri.-
Non risposi. Non ne avevo le forze.
Sentii che toglieva la mano dalla mia fronte, poi borbottò qualcosa che non riuscii a capire, e sentii sbattere la porta di nuovo.
Se ne era andata via anche lei.
Sentivo che dovevo fare qualcosa, qualunque cosa, ma era già tanto se riuscivo a percepire che mi stava succedendo intorno.
Deglutii ripensando allo sguardo di fuoco che mi aveva lanciato Roxanne.
Era lei.
Sicuramente era stata lei.
Ma come aveva fatto?
Troppe domande a cui non sapevo rispondere. E questo non era un bene. Stavo soltanto all'inizio e avevo già trovato qualcuno che provasse a scombinare i miei piani.
Di certo non potevo starmene lì senza fare niente, sul lettino dell'infermeria di una scuola, mentre avevo una missione da compiere.
Così provai a concentrarmi ancora, cercando di trarre un po' di energia vitale da ciò che mi circondava. 
Niente.
Aprii con grande fatica gli occhi. L'ambiente intorno a me era sfocato, non riuscivo a distinguere quasi niente. Soltanto qualcosa di verde in un bianco accecante.
Pensai che fosse una pianta, così, cercai di muovere il braccio ed avvicinarlo il più possibile ad essa, per trarne un po' di energia, ma il solo movimento di un muscolo mi causava un gran dolore.
-Ei, non sforzarti!- una voce apparve dal nulla, e, se fossi stata al pieno delle mie forze, sarei balzata per lo spavento.
Era una voce maschile, diversa da quella di Jason. Era dolce, melodiosa, rilassante...
Strano come l'effetto di una semplice voce, mi fece sentire improvvisamente leggera. Capii che era inutile cercare di sforzarmi ulteriormente, così chiusi gli occhi e inspirai l'aria intorno a me.
Qualcosa era cambiato.
L'aria era diversa. Era più pura.
Dopo aver passato sei anni all'Inferno, un sorriso mi comparve spontaneo sulle labbra. Aria pura, dopo sei anni passati che sembravano un'eternità.
-Brava così. Rilassati.- sì, era proprio una dolce melodia quella voce. 
Mi sorpresi di tutti quei pensieri, sicuramente era la mancanza di energia a farmi pensare quelle cose.
Molto lentamente, sentii un flusso di energia, anche se davvero minimo, risalire su di me. Sorrisi quando riuscii a muovere di nuovo la mano sinistra, senza che fosse estremamente faticoso.
-Hai visto? Hai di nuovo l'uso della mano sinistra!- per me era inevitabile sorridere, con quella voce estremamente rassicurante.
Cercai di muovere le labbra, e di dare voce ai miei pensieri. Ma non ci riuscii.
-Te l'ho già detto, non cercare di sforzarti. Altrimenti tutti i miei tentativi per aiutarti, sarebbero stati vani.- chiunque fosse, era tranquillo, e mi parlava come ai bambini piccoli a cui si dice di non fare una cosa, ma loro la fanno lo stesso.
D'un tratto mi sentii mancare di nuovo di qualcosa, come se mi avessere svuotato da un momento all'altro.
L'aria era tornata ad essere quella di prima, così pesante e opprimente. Il movimento della mano, tornò ad essere faticoso e stancante.
E in qualche modo riuscii a percepire che lui se ne era andato, chiunque fosse. E capii che era lui la causa di tutto quel cambiamento.
In qualche modo però cercai di fare come mi aveva detto, di rilassarmi. Sviluppai i sensi, a partire dall'udito.
Voci confuse e forti, che provenivano dal corridoio. Studenti, che probabilmente, stavano cambiando classe.
Il ticchettio dell'orologio, sempre più insistente, che cominciò a farmi salire su i nervi.
Tic toc
Tic toc

Il tempo continuava a scorrere, e io stavo ancora rinchiusa lì dentro, mezza morta, anche se tecnicamente non potevo morire.
Era davvero snervante, sapere che il tempo continuava a scorrere, ma non sapere quanto tempo era trascorso.
Un'ora? Due?
Quindici minuti?
Sapevo solo che quell'attesa pareva interminabile, e non vedevo l'ora che finisse. La pazienza non era mai stata una delle mie virtù.
Tic toc
Tic toc

Maledetto orologio e chi l'aveva inventato. Continuava a ricordarmi che il tempo scorreva, senza che io facessi nulla, né tantomeno ci provassi.
Questa consapevolezza mi diede un po' di determinazione. Non avrei fatto come mi aveva detto quella voce, in fondo non sapevo neanche chi fosse.
Così decisi di provare a fare qualcosa, qualunque cosa, per convincermi che non ero una buona a nulla.
Tentai di nuovo di allungare il braccio verso la pianta, e cercare di toccarla, anche solo di sfiorarla.
Una risata fresca, che mi colpì in pieno.
-Sei proprio buffa.- la voce di prima.
-E sei davvero testarda. Non ti avevo detto di non sforzarti prima?- va bene che era una voce bellissima, ma dopo un po' cominciava davvero a essere irritante.
Sapeva che non riuscivo a rispondere, eppure continuava a parlarmi, e forse era proprio questo che lo divertiva.
Lo sentii sospirare. -Cosa devo fare con te?-
Vinta dalla curiosità, aprii di nuovo gli occhi, seppur mi costasse caro. Dovevo sapere chi era. E soprattutto cosa voleva da me.
Restai piuttosto confusa da quello che vidi. Non riuscii a distinguere bene la stanza. Vedevo solo linee, curve e colori indistinti.
Poi cercai di mettere a fuoco la figura davanti a me. Non riuscivo a vedere il suo volto, i suoi occhi... 
Non riuscivo a vederlo e basta.
Vedevo solo un'aura accecante, che sembrava illuminare tutta la stanza. 
Un'aura accecante con dei riflessi oro...
Si stava spostando. Riuscii a capirlo, perché insieme a lui si spostava tutta la luce. Eppure non si sentivano i passi.
Come se stesse usando qualche potere sovrannaturale.
Come se stesse volando.
-Sai, sarebbe davvero un bel guaio se mi trovassero qui, e soprattutto in questo stato.- sentii la serratura scattare. Aveva chiuso la porta a chiave.
E con quell'affermazione mi convinsi sempre di più, che non era umano, chiunque fosse.
O magari la perdita dei miei poteri mi stava facendo andare fuori di testa.
Si voltò verso di me e si avvicinò. Da vicino riuscii a scorgere i suoi occhi. Erano chiari.
Occhi azzurri che brillavano di luce propria.
-Riesci a vedermi?-
Avrei voluto rispondergli, chiedergli cosa ci faceva lì e cosa voleva da me, ma le parole mi morirono in bocca.
-Hai ragione, adesso ti è un po' complicato parlare.- mi disse con voce dolce.
-Sai, è un bel nome Ester...- disse lui, cambiando discorso, e subito fui presa dal panico. 
-Sai il mio nome?- la mia voce era davvero bassa, non udibile all'orecchio umano, ma sapevo che lui mi aveva sentito.
-So tante così tante cose su di te, che nemmeno immagini.- 
Cominciai a respirare a fatica, presa dall'ansia. Stavo in una stanza, priva di forze, rinchiusa con qualcuno che sicuramente non era umano, che mi conosceva.
Stava diventando davvero inquietante.
E se mi fossi sbagliata? Se non fosse stata Roxanne a ridurmi in quel modo?
Ma se fosse stato lui? Buffo, in fondo non sapevo neanche chi era...
-Tranquilla. Non farti prendere dal panico. Non voglio farti del male, e non sono stato io a ridurti così. Dico davvero. Io non posso mentire.-
Non posso mentire
Quella frase mi era familiare, ma ero troppo esausta per cercare di ricollegare tutto quanto.
In qualche modo quella frase mi aveva rassicurato, e mi convinsi che non era stato lui.
-Tu hai qualche idea su chi possa essere stato?-
-Ro, Rox...- non riuscii a dire il suo nome. In realtà non sapevo neanche perché stavo provando a dirglielo, ma è come se avesse un'influenza su di me in qualche momento.
-Rox? Hanno dei strani nomi qui.- sembrava divertito.
Perché? Tu da dove vieni?
-E' passato un bel po' di tempo, e tu sei ancora ridotta in questo stato. Pensavo che la mia presenza sarebbe bastata, ma a quanto pare devo agire direttamente.-
Trattenni il fiato quando mi passò delicatamente la mano sulla guancia. Era un tocco dolce e delicato, così naturale che d'istinto chiusi gli occhi.
Sentii una mano calda sulla mia e un senso di pace mi pervase.
Mi sentii subito meglio. Respirare divenne più facile, sentivo che stavo recuperando le mie forze.
Era tutto così piacevole, che avrei voluto che quel momento durasse per l'eternità.
Ma poco dopo il contatto finì, e mi sentii strana.
-Adesso dovresti stare meglio. Prova a riaprire gli occhi.-
Feci come mi ordinò, e fui sollevata nello scoprire che non mi costava nessuna fatica. La stanza adesso era più chiara, gli oggetti, tutto quanto.
Ma ancora non riuscivo a vedere bene lui.
Non era stata la mancanza di forze a farmi vedere quel che ho visto. Aveva davvero un'aura fortissima.
-Sei sempre bellissima comunque.-
Rimasi interdetta da ciò che disse, ma piacevolmente sorpresa.
-Grazie.-
-Ora devo andare.- disse, estremamente serio. -Sta arrivando qualcuno.-
-Aspetta, non mi dici chi sei?- ma la mia domanda fu inutile, lui se ne era già andato. Scomparso a dire il vero.
La porta si aprì poco dopo, e una signora, sulla sessantina, si avvicinò a me con fare materno.
-Finalmente ti sei svegliata.- esclamò sorridente e premurosa.
-Già.-
-Be', devi aver avuto un calo di zuccheri, quindi sarebbe meglio che...-
La interruppi bruscamente -In realtà devo andare.-
La signora Green (il nome era scritto sul cartellino che portava sulla veste), mi lanciò uno sguardo di disappunto.
Sorrisi più falsa possibile -Sto bene. Davvero. E poi non mi va di perdere altre ore di lezione.-
Bugiarda
Lei dopo avermi fissato per un po' diffidente, alla fine sospirò rassegnata -Bene ragazza, vai pure.-
Mi alzai e fui incredibilmente sollevata perché riuscivo a muovermi benissimo. Qualunque cosa mi avesse fatto, aveva funzionato, e stavo al massimo delle forze.
-Arrivederci!-
Feci per uscire, ma quella mi bloccò un'altra volta -Se ti dovessi sentire male però, vieni subito qui.-
Dopo un ultimo sorriso di cortesia mi dileguai, e cominciai a cercare la mia aula.

~*~

Avevo saltato ben due ore di lezione, quindi me ne restava solo una da fare. Andai nell'aula di matematica, e mi sedetti senza dire niente.
Sentivo tutti gli sguardi puntati su di me, il che era abbastanza irritante.
Ma lo sguardo che mi diede più fastidio di tutti era uno. Mi voltai verso l'altra parte dell'aula, dove incontrai due occhi scuri che mi fissavano con diffidenza e ostilità.
Roxanne
Lei alzò un sopracciglio, come a provocarmi, come se mi chiedesse che avevo intenzione di fare in quel momento.
Un moto di rabbia mi pervase, sapendo che era stata lei a farmi questo. Me l'avrebbe pagata, ne ero certa.
Insieme alla rabbia però, anche la preoccupazione cresceva in me. Mi chiedevo fino a che punto arrivasse, quali fossero le sue potenzialità.
Mi convinsi che per portare avanti la mia missione, avrei prima dovuto sapere qualcosa in più su Roxanne, perché lei avrebbe potuto intralciare senza alcun problema il mio percorso.
E io non volevo ostacoli.
Dopo avermi guardata seria per un po', un sorriso, meglio dire una semplice curva, comparve sulle sue labbra.
Sentii una specie di interferenza, come se qualcuno stesse cercando di entrarmi nella testa, per sapere cosa stavo pensando.
Era lei. Ma non me l'avrebbe fatta un'altra volta.
Così chiusi gli occhi, e cercai di concentarmi il più possibile. Riunii intorno a me, tutta l'energia possibile. Dopo di che, mi concentrai su Roxanne.
Vuoi giocare, eh? Allora giochiamo.
-Ahh!!- un urlo agghiacciante fece sobbalzare l'intera classe. Era Roxanne. Si stava tenendo le mani tra i capelli, mentre una smorfia di dolore le comparve sul viso.
Continuò ad urlare, così tutti accorsero da lei. -Fallo smettere! Ti prego, fallo smettere!- sapevo che lo stava dicendo a me.
Deglutii a fatica. Non volevo farle del male. Stavo solo cercando di non farle avere influenza su di me.
Mi sorpresi di quanto i miei poteri fossero forti. Lei continuava ad urlare, mentre il professore le chiedeva cosa succede, e le intimava di stare calma.
Così, concentrandomi di nuovo su di lei, richiamai l'energia a me.
Non urlò più. Si stava calmando, ma la sentii comunque ansimare.
-Ok, qualcuno la porti all'infermeria.-
Mi proposi volontaria, provocando il dissenso della diretta interessata. -Sto bene.-
Il professore scosse la testa irremovibile -Non se ne parla, tu vai all'infermeria. E tu Blackwell, accompagnala.-
Mi avvicinai a lei, e la presi per un braccio, appoggiandolo sopra la mia spalla. Roxanne intanto mi inceneriva con lo sguardo.
Uscimmo fuori sotto gli occhi di tutti, che stavano facendo dei commenti del tipo "questa è matta".
Appena fuori, nel corridoio, Roxanne si liberò dalla mia presa, e mi spinse bruscamente -Non provare a toccarmi!-
La guardai con un sorrisino soddisfatto -Che c'è? Hai paura?-
Lei mi guardò orgogliosa e determinata -Ma fammi il favore! Hai visto di cosa sono capace!-
Ora ne avevo la conferma. Era stata lei.
Ma in fondo ne ero sicura ormai.
-Quindi sei stata tu.-
Roxanne alzò le spalle, con noncuranza -Sì, sono stata io. E allora?-
La sua confessione estremamente confusa. Di certo non mi aspettavo che me lo venisse a dire lei.
Lei si avvicinò a me, guardandomi dall'alto in basso, e io d'istinto indietreggiai di un passo. -Che c'è? Hai paura?- 
Cercai di nascondere il disagio, ma la verità è che sì, avevo paura, perché non sapevo cos'era e cosa era in grado di fare.
-Sei ridicola.- mi disse in tono sprezzante, prima di girare i tacchi e andarsene. Dopo un po', mi decisi a seguirla, e quando si fermò, mi fermai anche io, a qualche metro di distanza.
-Cosa sei?-
La sua risata mi colpì in pieno, e cominciai davvero a pensare che fosse pazza. Totalmente fuori controllo. Si girò, continuando a ridere.
-Pensi davvero che te lo direi?-
-Sarai costretta a dirmelo.- finalmente recuperai un po' della mia sicurezza.
Lei si avvicinò sempre di più, e con le braccia conserte, mi chiese provocatoria -E sentiamo... come vorresti costringermi?-
La sua arroganza mi diede ai nervi, così mi avvicinai e le strattonai un braccio.
Roxanne, come se, se lo aspettasse, me lo storse, e in meno di un secondo mi ritrovai sbattuta contro gli armadietti, con lei che mi teneva la gola.
La pelle bruciava al contatto con le sue dita, e mi chiesi che mi stesse facendo.
-Sarebbe così facile ucciderti qui, ora. Ma non lo è, vero? Intendo... non è facile, no?-
Capovolsi la situazione. Questa volta ero io a tenere Roxanne per la gola -Be', anche io potrei benissimo ucciderti qui, ora. Ma ci riuscirei? Be', potrei comunque tentare, ma cosa succederebbe se tu morissi?-
Roxanne prese di nuovo il controllo su di me, sbattendomi la testa contro gli armadietti -Be', vediamo se ci riesci.- 
Continuava a tenermi con la testa contro gli armadietti, ci provava gusto. Dopo un po' mi sollevò per la maglietta, e poi mi scaraventò a terra.
Il viso mi si contrasse per il dolore. Sentii il tacco dello stivale di Roxanne sulla pancia. Poi mi rimise su, e mi sbatté di nuovo sugli armadietti, tenendomi per i capelli.
-Non vedo il motivo per il quale dovrei dirti cosa sono, se tu non mi dici cosa sei.-
Mi infuriai non poco, perché lei stava avendo il controllo su di me. Così le scansai il braccio, e la spinsi contro la fila di armadietti nel lato opposto.
Lei mi lanciò uno sguardo omicida, si avvicinò a me minacciosa. Provò a schiaffeggiarmi ma non ci riuscì, infatti le tenni fermo il polso.
La mora stava letteralmente perdendo la pazienza. Partì in carica con l'altro braccio, ma riuscii a fermare anche quello.
Mossa avventata e stupida.
-Lasciami.- ringhiò alterata.
-Prova a liberarti.- le sorrisi provocatoria, estremamente divertita.
Lei cercò di strattonarmi, e per un momento persi anche l'equilibrio, ma poi riacquistai il vantaggio, e la spinsi contro la fila degli armadietti opposti.
Dopo aver sbattuto contro gli armadietti, cadde di conseguenza a terra.
Alzò lo sguardo verso di me, e capii subito le sue intenzioni.
Così la anticipai e richiamai a me tutte le forze. Gli armadietti cominciarono ad aprirsi e a chiudersi, e molto probabilmente tutto quel chiasso stava allarmando l'intera scuola.
Ma in quel momento non mi interessava, ero troppo concentrata su Roxanne.
La mora stava ancora a terra, che si contorceva dal dolore, tenendosi la testa tra le mani. Io mi avvicinai a lei, puntandole il tacco sul collo.
Smise di urlare e cominciò a respirare a fatica. Mi abbassai, giusto per guardarla negli occhi -In fondo che gusto c'è? Lo scoprirò da sola cosa sei.-
Percepii più porte che si aprivano così in un secondo cercai di richiamare a me tutta l'energia che avevo liberato.
Gli armadietti si chiusero all'istante, e Roxanne riprese a respirare regolarmente.
Si alzò in piedi a fatica, ma poco mi importava. Come se niente fosse mi sistemai i capelli, che mi erano andati tutti di fronte al viso, per la "lotta" avuta con Roxanne, la superai e andai verso l'uscita.
Non vedevo il motivo per il quale tornare in classe, tanto tra poco sarebbe suonata, così decisi di uscire.
Mi sedetti su un muretto e mi misi a pensare.
Roxanne non voleva sapere cos'ero io. Lo sapeva già, quasi sicuramente. Ne voleva soltanto la conferma.
Ma lei cos'era? Era umana, almeno in parte lo era per forza. Avevo visto le sue vene pulsare, e il suo cuore battere forte.
Chiunque fosse, ormai era chiaro che fosse guerra aperta tra noi due.
-Ei!- vidi un ragazzo biondo avvicinarsi a me. Jason.
Mi guardò subito preoccupato -Non dovresti stare in infermeria tu?-
In fondo era dolce il fatto che fosse così preoccupato per me. Gli sorrisi rassicurante -Sto bene. Avevo soltanto bisogno di un po' d'aria.-
Lui mi guardò, non del tutto convinto, poi mi ritrassi quando poggiò delicatamente le dita sul mio collo.
-Cosa fai?- gli domandai diffidente.
Lui ignorò la domanda e si avvicinò a me, cominciando ad accarezzare proprio il punto in cui Roxanne mi aveva tenuto stretta -Hai dei segni rossi qui.-
Mi toccai anche io il collo, scesi dal muretto e mi avvicinai a un auto.
Jason aveva ragione.
Avevo dei segni rossi, proprio nel punto dove la mia pelle aveva avuto un contatto con le dita di Roxanne.
Ma erano più di semplici segni rossi.
Sembravano ferite da ustione. Come se mi avessero bruciato in quel punto.
-Allora, cosa è successo?-
-Allergia.- risposi con la prima cosa che mi venne in mente.
-Allergia.- ripeté Jason.
-Già.-
Lui si avvicinò di nuovo, e toccò di nuove le ferite -A me sembrano dei segni. Segni di dita...-
Alzai le spalle allontanandomi da lui -Davvero buffo, non credi?-
-Lo è davvero.-
Mi fermai di scatto quando vidi Jen. Stava parlando con un ragazzo, ma non un ragazzo qualsiasi.
Alto.
Biondo.
Con i capelli mossi che gli ricoprivano la nuca.
Gli occhi azzurri che brillavano.
Aveva anche un piercing al naso, ma non avevo dubbi. Quello era il ragazzo che avevo visto il primo giorno di scuola, ne ero totalmente sicura.
-Lui chi è?- chiesi a Jason.
-E' uno nuovo. Un certo Alex e qualcosa, non ricordo il cognome.-
-Uno nuovo, eh?-
-Che c'è? Ti interessa?- non potetti non notare un pizzico di gelosia nella sua voce.
Le labbra mi si distesero in un sorriso spontaneo -Pura e semplice curiosità.-
-Be', sembra che abbia già fatto amicizia.-
-Così sembra.- lo guardai ridere e scherzare con Jen, e in qualche modo mi diede fastidio. Non sapevo bene il perché.
Notai proprio al cancello della scuola, che anche Roxanne li stava guardando.
La mora si accorse subito di me, e mi passò subito la sua attenzione. Sembrava perfettamente normale, fiera nel suo autocontrollo, ma riuscii a leggerle negli occhi rabbia.
-Mi odia proprio.- disse con voce delusa il biondo.
Lo guardai interrogativa, e lui mi indicò Roxanne -E' così evidente. Da come mi guarda. Mi odia.-
-Ti importa?- gli chiesi senza peli sulla lingua.
Jason si passò una mano tra i capelli, e si affrettò a rispondere -No, certo che no.-
Umani.
Erano tutti così deboli e bugiardi.
E la maggior parte delle volte, lo erano per amore.
Valli a capire.
-E comunque non è te che odia.-
Lui si girò confuso e poi scoppiò a ridere -Ok. Roxanne ha un bel caratterino, ma mi sembra un po' eccessivo che ti odi. Da quanto sei qui... una settimana forse?-
-Magari avrà le sue ragioni per odiarmi.-
-Se lo dici tu.- 
Roxanne alla fine si voltò a guardare di nuovo Jen e Alex, e così feci anche io.
Sembravano così in sintonia, e magari lo erano davvero. Lo sguardo di Roxanne era furente.
Capii che teneva davvero a Jen, e che non voleva che le succedesse niente di male. E la bionda... lei forse sapeva il segreto che Roxanne nascondeva?
Il ragazzo si accorse che la mora lo stava fissando, e la guardò interessato, come se si stesse chiedendo anche lui chi fosse.
Roxanne dall'altra parte, sosteneva lo sguardo orgogliosa, come a sfidarlo.
Alla fine fu lui ad abbassare lo sguardo per primo. Poi salutò Jen. Lei era così allegra, e totalmente spensierata.
Così Alex cominciò ad incamminarsi, forse verso la sua macchina, e quando mi passò davanti, d'istinto chiusi gli occhi.
Una folata di aria fresca e pura mi colpì in pieno, e quando riaprii gli occhi notai che il ragazzo era andato avanti, ma di tanto in tanto si voltava a guardarmi.
Il suo passo era felpato, e sembrava così leggero ed elegante da come si muoveva.
Prima che si voltò definitivamente, mi rivolse un sorriso amaro, quasi nostalgico.
E tu chi sei?





Angolo dell'autrice:
Ok... so a cosa state pensando, ma no, non sono morta. Ditemi la verità, l'avreste voluto vero? E invece sono ancora qui a rompervi le scatole con i miei capitoli. Ma magari vi sarete anche dimenticati di me e della mia storia, ma lo capisco davvero. E' da più di un mese che non aggiorno e non starò qui ad annoiarvi e a ripetervi che la scuola mi ha tenuto davvero impegnata e tutto il resto... So che devo imparare a gestire meglio il mio tempo, e spero tanto di riuscirci prima o poi.
Comunque era da un po' che avevo provato a scrivere questo capitolo, nei momenti liberi che trovavo, ma il tempo era davvero poco e alla fine buttavo giù due o tre righe. E visto che ho detto che mi sarei impegnata per questa storia, non mi va di scrivere capitoli corti e scadenti. Devo dire che però questo mi è piaciuto. Mi sono divertita un sacco a scrivere la scena con Roxanne, ma partiamo dall'inizio.
E mo' chi è questo ragazzo con l'aura accecante che ha passato tutto quel tempo in infermeria, aiutando anche la nostra protagonista?
Mistero :3
E la parte con Roxanne ve l'aspettavate? Tra le due ormai sembra proprio guerra...
E be', la nostra protagonista è sempre convinta che Roxanne sia umana, o comunque abbia delle caratteristiche umane, visto che ha sentito il suo cuore battere, quindi voi cosa ne pensate? Avete visto che ha dato filo da torcere a Ester, tenendole testa e stando pure in vantaggio su di lei a volte. Ma alla fine la nostra protagonista ha avuto la meglio. Ma non è finita qui... stiamo solo all'inizio.
E il ragazzo che parla con Jen... Alex? Che cosa ne pensate di lui? Ok, forse vi ho incasinato tutto con questo capitolo, ma penso che sia brutto che si capisca tutto quanto all'inizio. Ci vuole un po' di suspance, o no?
Comunque voglio sapere tutte le vostre teorie. Chi era il ragazzo dell'infermeria. Che cos'é Roxanne... poi voglio sapere se vi piace. Dopo questo capitolo sono convinta che la odierete tutti, ma io comunque la adoro proprio perché ha un bel caratterino, e ho in mente tanti progetti per lei... e infine il nuovo ragazzo, Alex. Quel sorriso nostalgico a che sarà dovuto secondo voi?
Vabbé, adesso la smetto davvero di rompervi le palle (scusate la parola) Spero che continuete a seguirmi, e grazie mille per essere arrivati fino qui. Che stupida, non vi ho neanche ringraziato per le 8 meravigliose recensioni che mi avete lasciato nel capitolo scorso. Per me è davvero una gioia, sappiatelo. E niente, vi ricordo il mio gruppo facebook dove potrete trovare foto, spoiler, frasi sulle mie storie (per ora solo questa) Per chi non fosse ancora iscritto e si vorrebbe iscrivere me lo dica, che gli lascio il link. E ora ho finito sul serio.
Un bacione <3

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Capitolo 6
*** Alleanze ***


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5
~*~
Alleanze

 

-Come mai Roxanne non è potuta venire?- 
-Ha detto che si sentiva poco bene.- rispose semplicemente la bionda.
Io alzai le spalle, tornando a vedere il film. Non che mi interessasse più di tanto. Però per me fu inevitabile non pensare alla mora. Che mi volesse evitare? Eppure era strano... non mi sembrava il tipo.
-Tu che ne pensi Ester?- mi chiese Jen.
Tutte quelle domande riguardo Roxanne cominciavano seriamente a stressarmi. Roxanne di là, Roxanne di qua. Così ignorai di proposito la sua domanda, presi una manciata di pop corn e li misi tutti in bocca.
-Ei!- era risaputo. Jennifer Thompson, quando voleva, sapeva essere davvero, molto, ma molto insistente.
Provai ad ignorarla di nuovo, ma quella mi capovolse tutta la scatola di pop corn addosso. -Che c'è?- sbottai irritata, pulendomi i jeans.
-Ti ho fatto una domanda!-
-E se non ti ho risposto evidentemente vuol dire che non lo so.- risposi altrettanto scocciata, ma con una punta di acidità in più nella voce. Decisamente, quella non era una bella giornata. 
Mi accorsi solo dopo che la bionda era rimasta offesa, e che forse, dico forse, ero stata troppo brusca nel risponderle così.
-Scusa. E' che oggi è stata davvero una giornataccia. Penso di non essermi ancora ripresa del tutto. E forse ho soltanto fatto male a venire, perché a quanto pare sto rovinando la giornata pure a voi!-
-Nah, tranquilla!- Ryan mi diede una pacca sulla schiena.
Il signore seduto davanti a noi si girò per l'ennesima volta a guardarci male -Se non seguite il film, andatevene via!-
-Vecchio scorbutico.- sussurrò Jen, una volta che si era girato.
Dopo un po', la bionda tornò di buon umore -E comunque che ne dite di andarci a fare un giro? Io mi sto annoiando qui.- disse con disinvoltura, beccandosi un'altra occhiataccia dal signore davanti.
-Io ci sto!- Ryan era fin troppo entusiasta ultimamente, ma poco importava.
I due si voltarono verso di me, e alla fine sospirai rassegnata -Alla fine che restiamo a fare? Non sono riuscita a capire una parola del film!-
Jen e Ryan si diedero il cinque ed esultarono. Il signore davanti a noi, che Jennifer etichettò come vecchio scorbutico rompipalle, ci disse adirato -E allora andatevene via!-
-Ce ne andiamo! Ce ne andiamo, e di certo non perché ce lo ha detto lei!- un difetto di Jennifer? Non stava un attimo zitta.
Il vecchio la riprese ancora -E porta rispetto! Con chi credi di parlare, ragazzina?-
Ryan prese le sue difese, mettendosi davanti a lei -Ei, ei! Ci vada un po' piano con il 'ragazzina'!-
La bionda, era rimasta sorpresa, e dall'altra parte colpita dalla reazione del moro. Non se lo aspettava. E se la stava godendo.
Io fissai tutta la scena nei minimi dettagli. C'era qualcosa che non mi quadrava.
Il signore continuava a urlare contro a Jennifer, come a provocarla. Il che era piuttosto strano. E' vero, la bionda aveva parlato per tutto il film, ma nessuno degli spettatori si era lamentato più di tanto.
Era come se quel signore fosse stato mandato lì di proposito per provocare Jennifer. Per provocarla e vedere la sua reazione.
Osservai attentamente i suoi movimenti, era tutto così freddo e calcolato. Ogni mossa era studiata. Così ne ebbi la conferma. 
Quel signore serviva da esca per Jennifer. Eppure mi chiedevo chi l'aveva mandato.
Ero io a dovermi occupare della sua anima. Che all'Inferno, Lucifero non si fidasse abbastanza di me, da mandare qualcun altro a controllare il mio lavoro?
Decisi di intervenire, e di mettere fine a quella sceneggiata. Le persone si stavano lamentando, e andando avanti di quel passo, la discussione non sarebbe andata a buon termine.
E non mi potevo permettere che Jennifer facesse una cavolata proprio davanti a tutte quelle persone.
-Ei! Jennifer, Ryan, perché non andate fuori? Qui ci penso io.- cercai di apparire convincente, con il sorriso più forzato.
Ryan annuì, e nonostante le proteste della bionda, alla fine mi diede retta, e la trascinò fuori dalla sala. Come avevo calcolato, il signore si alzò subito dopo, e uscì anche lui.
Chiunque fosse stato a ordinargli di provocare Jen, gli aveva detto di non fermarsi al primo ostacolo.
Con indiscrezione, uscii anche io dalla sala, e prima che quel vecchio raggiungesse la bionda, mi parai davanti a lui.
Era come se non mi vedesse, tentò di superarmi, ma lo bloccai, tenendolo per il petto.
-Adesso tu ed io ci facciamo una bella chiacchierata.- non ci fu bisogno di convincerlo a seguirmi, fu costretto e basta.
Camminai, finché non trovai un luogo abbastanza sicuro, in modo che nessuno potesse vedermi. Il vecchio tentò di nuovo di liberarsi dalla mia presa, ma con scarsi risultati.
-Non così in fretta.-
Mi avvicinai, e puntai le mie iridi grigie in quelle scure del signore. Notai solo allora che le pupille erano inesistenti. Aveva dei profondi pozzi neri, al posto degli occhi. 
E allora capii davvero. Non era stato ipnotizzato o spinto a far qualcosa. Era stato posseduto.
Riacquistai la mia spavalderia, e prendendolo per il colletto lo strattonai -Chi sei? Mostrati!-
In tutta risposta il vecchio si liberò della mia stretta, con una forza sovrumana, e si aprì in una risata sprezzante.
-Chi ti ha mandato qui? Lo sai che questa è la mia missione, vero?-
-Lo sai che questa è la mia missione, vero?- mi canzonò lui, con una voce acuta e lamentosa.
E allora lo riconobbi. Zachariah. Demone minore dell'Inferno. Non era forte, né astuto, né tantomeno temibile. Era soltanto disgustoso e irritante.
E io mi ero seriamente preoccupata per una creatura del genere.
-Zachariah.- pronunciai il suo nome con il più totale disgusto.
-Se non ti dispiace, mi faccio chiamare Zach. Almeno qui sulla Terra.- mi lanciò uno sguardo ambiguo, che mi fece rabbrividire. Poi la figura del vecchio scomparì, e al suo posto, un demone ricoperto di squame nere e viscide, prese forma. -Ma sei impazzito? Gli umani ti possono vedere!- 
La sua risata, acuta e gracchiante, mi fece salire ancora di più i conati di vomito. -Tranquilla, dolcezza.- cercai di ignorare l'appellativo con il quale mi aveva chiamato. -Avevi detto di mostrarmi, e ora mi vedi nelle mie vere sembianze. Ma non c'è davvero da preoccuparsi, soltanto gli esseri soprannaturali possono vedere loro simili.-
-Non mi hai ancora detto chi è stato a mandarti qui.-
-Sveglia ragazzina!- cercai di mantenere la calma. -Guardami. Un demone, sulla Terra. Chi può averlo mandato qui?-
Lucifero.
Deglutii soltanto a pensarci. Perché aveva dovuto mandare un altro demone qui? Per controllarmi? E per quale motivo?
-Perché mai avrebbe dovuto farlo?- 
Zacharia mi si avvicinò così tanto che sentii il suo alito forte e nauseante, che mi solleticò l'orecchio -Sta' attenta angioletto, Re Lucifero ti tiene d'occhio.-
Lo feci allontanare da me, usando un po' della mia energia e sussurrai impassibile -Io non sono più un angelo.-
-Credimi, è difficile voltare le spalle alla propria natura, a chi siamo veramente, Lucifero si tiene soltanto pronto ad una tua mossa falsa. E' così che va, alla fine resterai fedele alla tua natura.-
Scossi la testa. Lucifero non poteva crederlo davvero.
Pensava davvero che sarei tornata al punto di partenza? 
-No.- dissi con decisione.
-Non succederà. Porterò a termine la mia missione, e tante altre ancora. Non mi guarderò indietro.-
-Be', allora dimostraglielo. Ma ricordati che devi stare attenta. Perché alla prima mossa sbagliata...- lasciò in sospeso la frase, non c'era bisogno di concluderla perché io capissi.
Alzai la testa, fiera e orgogliosa -Ora che hai visto com'é la situazione puoi anche andartene da qui.-
-Stupida insolente! Io non prendo certo ordini da te!- e fece una cosa che non mi aspettavo. Mi scaraventò contro, un'onda incontrollabile di energia, così forte da farmi finire a terra.
-Ora posso andarmene.- 
E il demone sparì. Il signore, che era tornato lucido, si guardava intorno abbastanza confuso. Poi si accorse di me a terra, davanti a lui.
-Si è fatta male signorina?-
Mi alzai in piedi, ignorando la mano che mi aveva offerto per aiutarmi, e mi sistemai i capelli. -Sto benissimo.-
-Io, io non so perché mi trovo qui.- sussurrò il vecchio, cominciando ad agitarsi.
-Io mi ricordo di essere venuto qui, ma non ero esattamente io.- perfetto, stava cominciando a delirare. Così lo presi per il colletto, e guardandomi intorno per vedere se ci fosse qualcuno a vederci, mi avvicinai. -Tu non ti ricordi niente di questa serata. Tutta questa serata è stata frutto della tua mente...-
-Un sogno.-
-Un sogno, chiamalo come ti pare! E adesso fila via da qui!-
Il vecchio annuì spaesato e terrorizzato e uscì in fretta e furia dal cinema. Poco dopo entrarono Jennifer e Ryan che mi vennero subito incontro.
La bionda esordì a voce alta, gesticolando con una birra in mano. -Ma dove sei stata tutto questo tempo? Ci avevi detto di andare avanti, ma non ci raggiungevi. Così siamo tornati indietro.-
-Stavo in bagno.-
Jen stava per ribattere ulteriormente, ma Ryan la fermò. -Dai, andiamo a farci questo giro!-
E così uscimmo dal cinema, in silenzio, forse per la prima volta in quell'assurda giornata. 
-Mi annoio.- esclamò dopo un po' la bionda con una smorfia. Bevve un altro sorso di birra e scoppiò a ridere -Insomma, guardatevi. Sembrate due morti!-
Io e Ryan la ignorammo. Ormai era completamente andata. -Ne volete un po'? Su che un po' di alcohol non vi farà male!-
-Grazie ma passo.-
Continuai a camminare. -Già, per questa volta passerò anche io.-
-Ei! Ma dove corri. Aspetta che ti raggiungo!- la sua risata si smorzò in un urlo. Ryan fu subito da lei, aiutandola ad alzarsi in piedi. -Dannazione. Vuoi stare un po' più attenta?-
Jennifer ignorò completamente le sue parole. Rimase a contemplarlo per un po', come se volesse impararsi a memoria ogni dettaglio del suo viso.
Il moro la guardò irritato e allo stesso tempo imbarazzato -Che c'è?-
La bionda le si avvicinò, fino a quando soltanto pochi centimetri non li separavano l'uno dall'altro.
-Sai, non l'avevo mai notato, ma mi piacciono i tuoi occhi. Sono così verdi e mi piacciono.-
Ryan si grattò la nuca a disagio e spostò lo sguardo altrove. Jen gli andò incontro e gli disse -Sì, in fondo sei proprio un bel ragazzo.- poi gli si avvicinò ancora di più e si portò un dito davanti la bocca. -Ma shhhh, non dire alla me sobria che te l'ho detto.- Ryan ormai era completamente rosso in faccia, mentre Jen era scoppiata di nuovo in una fragorosa risata. -Ma guardati! Stai arrossendo, sei adorabile!-
Il moro cercò di allontanarsi, cercando di mantenere la calma. 
Scoppiai a ridere, ma nessuno ci fece caso. La scena era davvero comica.
Jen ubriaca che importunava Ryan, con rivelazioni alquanto 'scioccanti'. E lui poverino, che cercava di allontanarla e di non perdere il controllo.
Decisi di andare avanti, lasciandoli un po' soli. Non mi sentivo al sicuro.
Era come se qualcuno mi stesse osservando. E ormai ne avevo la conferma. C'era davvero qualcuno che mi stava osservando. Ma dovevo temerlo? Dovevo avere paura di lui?
Insomma... in fondo stavamo dalla stessa parte. Ma questo non servì per rassicurarmi.
All'Inferno nessuno mi vedeva di buon occhio. Credevano tutti che in un momento o l'altro, sarei tornata da Lui. Nessuno si fidava veramente di me.
Mi voltai di colpo, sentendo un fruscio provenire dall'altra parte della strada. Non ero sicura, ma mi sembrava di vedere un'aura. Chiusi gli occhi, concentrandomi.
Non mi ero sbagliata.
L'aura era forte, scura.
Aprii di nuovo gli occhi, osservando un albero lì di fronte. Il vento stava alzando tutte le foglie, ma sembrava una cosa del tutto innaturale.
Presto sembrava che tutti gli alberi fossero impazziti. Le foglie che cadevano, si riunivano tutte insieme, e continuavano ad alzarsi, come a formare un muro proprio davanti a me.
Chiunque fosse, voleva spaventarmi. E gli piaceva avere la situazione sotto controllo.
-Ester!- dalla voce, capii che la bionda ancora non avera riacquistato del tutto la lucidità. -Ma dove eri... - le parole che Jen voleva dire le morirono in bocca, non appena vide quell'orrendo scenario davanti a noi.
Si portò le mani davanti la bocca terrorizzata, mentre Ryan accanto cercava di tranquillizzarla. 
Neanche il moro però se la passava bene. Dopo un po' mollò la presa su Jen, e si concentrò su quelle foglie che continuavano ad alzarsi minacciose. -Non ho mai visto niente del genere!-
-Ryan, porta via Jen da qua.-
Lui mi guardò confuso -Scusa, ma andiamo via tutti insieme, no?-
La mia voce si alterò e ormai neanche mi impegnavo più di apparire calma -Ryan, andatevene via subito, capito?-
-Cazzo Ester! Sta' attenta!- 
Mi voltai ed ebbi davvero paura. Le foglie si erano riunite in un'immensa distesa, ed io non riuscivo a controllarla. Cercai di concentrarmi il più possibile, dovevo respingerla.
Chiunque fosse, non poteva avere controllo anche su di me.
-Ester vieni via!-
Purtroppo non diedi retta al moro. Ero testarda. Non me ne sarei andata via, finché non sarei riuscita a fermare quella cosa, qualunque cosa fosse.
L'urlo agghiacciante di Jen mi riportò alla realtà. Ormai era impossibile fermarla.
L'intera distesa di foglie, si scagliò con violenza su di me, facendomi perdere l'equlibrio. Mi portai le mani davanti al viso, per coprirmi.
Fu come se fossi circondata da un turbine di foglie. Un turbine di foglie, che stava risucchiando sempre di più le mie forze, fino a farmi accasciare completamente a terra.
Continuavo a sentire forte e chiaro l'urlo di Jen, fino a quando si affievolì sempre più lentamente, e alla fine non sentii più niente.

 
~*~

'Sai, è stata proprio una serata indimenticabile.
Pensavo che fossi più tosta, invece è bastato un semplice turbine di foglie per farti crollare.
Devo ammettere che ho gradito molto lo spettacolo...'

Aprii gli occhi di scatto. Quella voce continuava ad entrarmi in testa.
'Pensavo che tu fossi quella che aveva tutto sotto controllo. Non vuoi portare a termine la missione ad ogni costo?'
Cercai di scacciare via dalla mia mente quella voce irritante. -E infatti la porterò a termine. Ora se non ti dispiace Raphael, potresti venire fuori di qui!-
Mi alzai in piedi, ancora un po' confusa. Mi tolsi un po' di foglie che erano rimaste attaccate ai vestiti.
-Raphael!- urlai scocciata.
Alla fine uscì fuori dal suo nascondiglio: stava dietro un albero. Questo voleva dire che avevo visto bene. L'aura scura di prima, era quella di Raphael.
Mi diedi mentalmente della stupida per non averci pensato prima.
-Non devi essere così dura con te stessa!-
-Fuori dalla mia testa!- gli ordinai irritata. Il biondo scoppiò in una risata, mentre si avvicinava a me.
Quando mi fu davanti, mi fece un sorriso divertito, e cominciò a camminare intorno a me. -Allora, come te la passi qui sulla Terra?-
Ignorai la sua domanda, e con tutta la forza che avevo lo feci sbattere contro un tronco -Sei completamente impazzito? Che ti è saltato in mente? Jennifer e Ryan hanno visto tutto quanto e si staranno chiedendo come sia stata possibile una cosa del genere!-
Per un attimo mi ero completamente dimenticata di chi avevo davanti, e della sua forza. Raphael ci mise poco a ribaltere la situazione, e a tenermi stretta per il collo, contro la corteccia dell'albero.
Cominciò ad accarezzarmi la guancia, e io rabbrividì al suo tocco. -Pensi davvero che io sia così stupido?-
-E' già venuto Zachariah da me. Ma immagino che Lucifero abbia mandato anche altri a tenermi d'occhio. Ha mandato anche te?-
-Nessuno mi da ordini, né tantomeno Lucifero.-
-Oh, davvero interessante. E cosa ne pensa Lucifero di questo?-
Raphael strinse ancora di più la presa fino a non farmi respirare. Pensai che la stretta in cui mi teneva Roxanne ore prima, in confronto alla sua era una carezza.
-Non mi provocare.-
-Altrimenti?-
Si avvicinò sempre di più, fino a quando la sua bocca fu a pochi centimetri dalla mia -Sai, a volte potrei non essere così indulgente con te... quindi attenta a quello che dici.-
Mi tenne stretta ancora un altro po', i suoi occhi chiarissimi, puntati nei miei grigi.
Dopodiché mi lasciò, e io mi accasciai a terra, iniziando a tossire. -Maledetto.- 
-Detto qualcosa?-
Sapevo che era inutile sfidarlo. Era più forte di me, e in quel momento aveva lui il coltello dalla parte del manico, così non dissi nulla.
Mi alzai in piedi, mentre mi toccavo il collo.
-Davvero interessanti i segni che hai sul collo.-
-Tu trovi?-
Raphael si voltò di nuovo a guardarmi negli occhi, con un'intensità che mi mise a disagio. -Come te li sei provocata?-
-Come se non lo sapessi.-
Lui fece una smorfia, ma non protestò. -Questa ragazza, hai idea di cosa sia?-
-E' umana.- ma alla fine non ne ero più tanto sicura. Non ero sicura più di niente.
-Ne sei convinta?- mi guardò scettico, e aveva ragione. Come poteva essere umana? Come poteva avere quelle capacità eccezionali, se era umana?
Nonostante ciò, restai nella mia posizione, non avevo voglia di dargliela vinta. -Ho visto le sue vene pulsare. E ho sentito il suo cuore battere. L'ho sentito accelerare durante la lotta. Questo come lo spieghi?-
In pochi secondi mi fu di nuovo davanti. Non c'era minaccia nei suoi occhi, ma lessi un po' di agitazione.
-E come la spieghi la sua forza sovrannaturale? Come spieghi il fatto che ti ha fatto perdere la coscienza, con tale falicità e in pochissimo tempo?-
Stavo per aprire la bocca, quando effettivamente non sapevo che rispondere. -Non lo so.-
Poi alzai lo sguardo e capii. -E' per questo che sei qui, no? Vuoi sapere cos'é?-
-Questo è uno dei motivi.-
-E come pensi di scoprirlo?-
-Non lo so, per il momento voglio conoscerla. Dovrà essere qui tra poco.- 
Lo seguii alterata, e lo strattonai per un braccio per farlo voltare. -Che vuol dire che dovrà essere qui tra poco?-
Mi lanciò il cellulare e io lo presi al volo. -L'ho preso in prestito mentre eri ancora incosciente e ho mandato un messaggio.-
-Tu pensi di poter piombare qui da un momento all'altro e di poter fare come ti pare? Me la so cavare benissimo anche da sola.-
-Davvero pensi di cavartela da sola? E dimmi... cosa hai concluso in questi giorni? Assolutamente niente. Immagino che tu non abbia idea di come fare per legare l'anima di quella ragazza all'Inferno, non sai da dove cominciare, è così? E poi c'è l'altra ragazza. E' una bella spina sul piede, non credi? Rappresenta un problema per te, e non sai come eliminarlo. E se va avanti così potrebbe davvero rappresentare un pericolo per la tua cara missione.-
Il suo tono di voce era aspro e tagliente, e le sue parole sincere. Sapevo che era la verità, per questo mi fece ancor più male ascoltarlo.
-Be', non vedo come a te dovrebbe interessare la mia missione.-
-Qui viene il bello.-
Ero curiosa, così lo incitai con lo sguardo a continuare il suo discorso.
-Come sai all'Inferno, la maggior parte pensa che non riuscirai a portare a termine la missione.-
Cominciai a ribollire dalla rabbia. Era venuto solamente per rinfacciarmelo, per ricordarmi che nessuno credeva che ce l'avrei fatta.
-Se sei venuto qui per infierire, puoi anche andartene via.- ribattei scocciata.
Mi fu di nuovo davanti e mi scostò una ciocca di capelli, che mi era finita davanti gli occhi. Mi sorrise, ma non il suo solito sorriso provocatorio, neanche quello divertito o derisorio.
Un semplice sorriso che gli illuminò gli occhi. E allora pensai che in fondo non era cambiato tanto da quando era un angelo.
Era sempre di una bellezza spettacolare. Poi mi prese ad accarezzare la guancia. -Sarebbe davvero un bel peccato se il tuo bel visino venisse deturpato se fallissi la missione.-
Rabbrividii al solo pensiero, e mi passarono davanti gli occhi mille immagini di me, se avessi davvero fallito la missione.
Sapevo che quelle immagini erano opera di Raphael, ma ne fui comunque spaventata. Scansai la sua mano dal mio viso e lo fronteggiai -E' l'ultima volta che te lo chiedo. Cosa vuoi da me?-
-Penso che ti farebbe proprio bene un alleato.-
Rimasi interdetta dalle sue parole, soprattutto confusa. Non gli ero mai andata a genio, e adesso mi veniva a proporre un'alleanza?
-Parli seriamente?-
-Io parlo sempre seriamente. Pensaci bene. Ora stai all'inizio, ma se qualcosa durante il tuo percorso, ti impedisse di portare avanti la missione, non credi che ti farebbe bene qualcuno dalla tua parte?-
Riflettei un momento alla sua proposta. Di sicuro aveva ragione. Insomma... qualcuno dalla mia parte mi faceva sempre comodo. Ma proprio lui?
-E tu ovviamente saresti così gentile da aiutarmi, senza volere nulla in cambio.-
-Questo non l'ho mai detto.-
Adesso le cose cominciavano a quadrare. Era troppo strano che Raphael mi offrisse il suo aiuto, senza pretendere niente. C'era sempre una pretesa con lui.
-E sentiamo. Cosa vorresti in cambio?-
-Voglio lei.-
Lo guardai confusa, non capendo a chi si riferisse. -Come, scusa?-
-La ragazza.-
-Jennifer?- ero scioccata.
-Non Jennifer. Non mi importa niente di quella stupida umana!-
Alzai le sopracciglia scettica, dopo aver capito. Poi scoppiai in una fragorosa risata. Lui voleva Roxanne.
-Ma sei serio?-
Lui sembrò stanco, e mi voltò le spalle cominciando a camminare. Dopo un po' cominciò a dissolversi. Senza nemmeno accorgermene, mi misi a rincollerlo e a richiamarlo. -Aspetta!-
La sua figura, cominciò a tornare normale, e Raphael si voltò con un'espressione vittoriosa sul volto.
-Allora?-
-Perché dovresti volerla? Nemmeno la conosci.-
-Da quando sei venuta sulla Terra e l'hai conosciuta, l'ho osservata. Non ho mai visto nessuno con una tale forza di volontà. Ho subito pensato che in lei ci fosse qualcosa, qualcosa di diverso da tutti gli altri. E oggi ne ho avuto la conferma. Non so cos'é, ma sono determinato a scoprirlo. E di una cosa sono sicuro: la voglio per me.-
All'ultima frase deglutii, e mi immaginai Roxanne affianco di Raphael. Provai a vederli insieme, ma proprio non ci riuscivo.
Nonostante ciò, se era quello che voleva Raphael per aiutarmi, ero d'accordo. Tanto non mi importava nulla della mora.
-Ok. Ci sto.-
Il biondo sorrise. -Lo sapevo che avresti accettato.-
Poi cambiò totalmente discorso. -Che ore sono?-
Guardai il cellulare e gli risposi. -Le 23:15, perché?-
-Dovrebbe essere qui adesso. E' puntuale la tua amica?-
Una voce lontana, ben familiare, ci fece voltare entrambi -Io sono sempre puntuale.-
Raphael si voltò a guardarmi incredulo ed entrò di nuovo la mia testa.
'Non riesco a percepire la sua essenza.'
Non gli risposi ad alta voce. Formulai semplicemente il pensiero nella mia mente.
'Già. Un altro dei tanti misteri irrisolti.'
Roxanne si avvicinò lentamente, con gli occhi scuri puntati nei miei, in segno di sfida.
-E io non sono una sua amica.- il tono della sua voce era freddo e tagliente, ma non mi sorpresi. In fondo era pur sempre Roxanne.
Poi riposò la sua attenzione su di me, continuando a guardarmi male. -Perché mi hai detto di venire?-
Aprii un paio di volte la bocca, senza saper bene cosa dire, ma poi intervenne Raphael. -In realtà sono io che le ho chiesto questo favore. Volevo conoscerti.- 
Roxanne spostò di nuovo lo sguardo su di lui, e lo guardò sorpresa. Era come se prima non si fosse accorta di lui, mentre in quel momento lo stava fissando con interesse. -E tu saresti?-
-Incantato.- detto ciò, le lanciò un altro dei suoi sguardi ammalianti.
La mora si portò indietro i capelli, senza arrossire, né abbassare lo sguardo. Sembrava soltanto curiosa. Curiosa e interessata.
-Be', mi chiamo Roxanne.-
Per me fu strano vederla sorridere, soprattutto con così tanta naturalezza.
-Luminosa... splendente.- borbottò Raphael, facendo partire occhiate scettiche sia da me che dalla mora.
-Come scusa?- replicò questa.
-E' il significato del tuo nome. Non lo sapevi?-
-Io sì. Ma nessun altro che conosco sa il significato. Tu ancora non mi hai detto il tuo nome...-
Pensai un attimo a quello che aveva detto Raphael. Al significato del suo nome. Di solito i genitori sceglievano il nome del proprio figlio per un motivo.
E se magari avessero scelto quel nome per lei, per un motivo ben specifico?
-Sono Raphael.-
-Come l'arcangelo.-
Sia io che Raphael sussultammo. Se solo avesse saputo...
-Che sai di lui?-
-So che era l'arcangelo della guarigione, l'angelo della salute. Ed emanava un'aura verde...-
-E perché ne parli al passato?-
-Be', da quello che si dice è caduto, no? Non ha giurato fedeltà a Lucifero?-
-Sì, è così.- rispose semplicemente Raphael.
Però notai del nervosismo nei suoi occhi, e sapevo anche il motivo. In nessun testo biblico c'era scritto della caduta di Raphael. Quindi non sapevamo davvero come Roxanne potesse saperlo.
-Allora Raphael... per quanto possa essere interessante parlare con te, adesso devo proprio andarmene.-
Ormai nessuno dei due mi degnava più di uno sguardo. Il biondo fece un passo avanti. -Ti accompagno a casa.-
-Posso cavarmela benissimo anche da sola.-
-Oh, di questo non ne dubito.-
Poi le baciò una guancia. -Allora buonanotte.-
-Sogni d'oro.- rispose tranquillamente la mora, continuando a guardarlo curiosa.
-Stanne certa che li farò.- 
Lei si aprì in un sorriso luminoso, strano a dirlo, e ci fu qualcosa, che durò soltanto un attimo. Qualcosa di forte, potente e letteralmente sotto controllo. Lo sentì anche Raphael, ne ero sicura.
Era l'essenza di Roxanne.
-Ora devo davvero andare.- era tornata seria, e dopo un ultimo saluto, cominciò a camminare verso la direzione opposta.
Non appena fu abbastanza lontana, mi avvicinai a Raphael. Prima che potessi dirgli, o chiedergli qualcosa lui mi anticipò.
-Sì. Quella era la sua essenza.-
-La vuoi ancora?-
-Tu non immagini quanto.- mi voltai a fissarlo, e fui davvero sorpresa dalla sua espressione. Nei suoi occhi non lessi soltanto preoccupazione o curiosità. Ne lessi interesse.
Raphael era rimasto davvero colpito da Roxanne.





Angolo dell'autrice:
Eccomi tornata!
Prima di tutto volevo ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo. Grazie davvero di cuore.
Poi volevo scusarmi (come al solito) per l'enorme ritardo nello scrivere un nuovo capitolo. Scusate davvero, ma la scuola mi tiene davvero impegnata, e non trovo mai un attimo libero per scrivere. Ora però sto sotto occupazione (non so quanto durerà) ma magari riesco a scrivere qualcosa.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso. A me non convince molto...
Voi che ne pensate? E' ricomparso Raphael :3 (personalmente lo amo)
E a quanto pare vuole Roxanne tutta per sé.
Be', fatemi sapere cosa ne pensate e cosa succederà adesso. Spero che continuerete a seguirmi e a recensire la storia.
Inoltre, per chi non si fosse ancora iscritto, vi ricordo il mio gruppo facebook. Basta che mi dite che volete iscrivervi e vi invio il link per messaggio.
Credo di aver detto tutto. Be', grazie di cuore per tutto <3
Spero tanto di non farvi attendere di nuovo così tanto per il prossimo capitolo. Ora vado.
Un bacione <3

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Capitolo 7
*** Persa nei ricordi ***


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6
~*~

Persa nei ricordi
 


-Quando potrò svolgere la mia missione?-
Sorrisi intenerita quando uno degli iniziati in prima fila, porse quella domanda a Samuel. 
Samuel era il guardiano degli iniziati. Gli iniziati erano quegli angeli 'nati' da poco, che dovevano svolgere un addestramento speciale per diventare angeli effettivi.
Tutti noi ci eravamo passati. Il periodo di iniziazione poteva variare di candidato in candidato. Chi ci metteva giorni, chi anni, chi addirittura un'eternità.
Samuel, nel suo ruolo d'addestramento era affiancato da Kimberly e Diana. La prima cosa che veniva insegnata agli iniziati era controllare la propria aura.
Il primo passo era sempre quello più difficile. Solitamente l'aura di un iniziato era sempre superiore a quella di un angelo normale, proprio perché non la sapeva controllare, e per questo appariva pericoloso. Comunque se riuscivi in questo primo punto, stavi già un gran passo avanti.
Dopo di che veniva insegnato come usare i propri poteri. Ogni angelo aveva un potere che lo caratterizzava, un potere che lo distingueva da tutti gli altri. 
Una volta che riuscivi a controllare la tua aura, controllare i tuoi poteri era molto più semplice. Quindi anche il secondo passo era fatto.
Dopo le prime due fasi, gli iniziati dovevano passare un periodo sulla Terra, accompagnati da un angelo con più esperienza, a fargli da guida. In questo modo avrebbero imparato a percepire l'essenza degli esseri umani. L'addestramento si divideva in queste fasi.
L'ultima parte era la prova finale, per vedere se l'addestramento aveva scaturito gli effetti sperati. A ogni iniziato veniva assegnata una missione. Se l'iniziato avesse portato a termine la sua missione, allora il suo addestramento si sarebbe potuto dichiarare ufficialmente concluso. Così l'iniziato sarebbe potuto diventare un angelo a tutti gli effetti.
Tutti gli iniziati non vedevano l'ora di ottenere le loro ali. Ogni angelo aveva delle ali diverse. Ali che rispecchiavano il loro essere. In Paradiso si potevano vedere tutti i tipi di ali. Variavano per forma, colore, grandezza. Ogni paio di ali era unica.
Samuel rispose un po' stressato alla domanda dell'iniziato -Devi prima finire il tuo addestramento. La missione è la prova finale. Se non riesci a superare le fasi che vengono prima, dubito che riuscirai ad ottenere le tue ali molto presto.-
L'iniziato in questione si mise da parte. Il sole creava dei riflessi d'oro nei suoi capelli biondi. Quando alzò lo sguardo i nostri occhi si incontrarono.
Erano di un azzurro spettacolare, così luminoso, quasi irreale. Soltanto per un attimo mi sembrò di leggere tristezza e delusione in quegli occhi. Ma poi brillarono di una nuova luce.
Forza e determinazione.
Così fui sicura che quell'iniziato avrebbe tentato il tutto e per tutto, e non si sarebbe fermato di fronte a nulla per raggiungere il suo obiettivo.
Diana, con i capelli argentei che toccavano terra, cominciò a volare al centro della sala. Richiamò tutti gli inziati a sè, e questi si radunarono in un cerchio attorno a lei.
La scena era qualcosa di spettacolare. Tutti gli iniziati emanavano un'aura fortissima e risplendevano di luce propria.
Kimberly le si affiancò, portandosi la sua chioma rossa fuoco all'indietro. Fu Samuel a prendere la parola. -Allora, siccome i risultati della prima fase sono stati inconcludenti, abbiamo pensato di farvi assistere direttamente a come un angelo possa controllare la sua aura. Per questo, si è offerta volontaria Diana.-
-Ma così non vale!- lo stesso iniziato di prima si lamentò.
-Qualcosa da ridire?- Samuel lo guardò scettico, aspettando solo che provasse a contraddirlo.
L'iniziato incrociò le braccia e alzò lo sguardo fiero, in segno di sfida. -E' facile se siete voi a mostrarci come fare. Avete sicuramente molta più esperienza di noi.-
Samuel stava per perdere la pazienza, e fece per sgridarlo, ma Diana lo fermò con sguardo ammonitore -Fallo finire.-
-Stai scherzando? Ci sta soltanto facendo perdere tempo!-
Kimberly sorrise all'iniziato e lo incitò a continuare. 
-Pensavo che forse qualcun'altro potrebbe mostrarci come controllare l'aura. Qualcuno che ha completato l'iniziazione da poco, un angelo con meno esperienza di voi, ma sempre più di noi.-
-E' una...-
Kimberly interruppe Samuel, applaudendo entusiasta. -E' un'idea grandiosa. Ora dobbiamo solo trovare qualcuno disposto ad aiutarci.-
Diana puntò le sue iridi viola su di me. -Trovato.-
Volai direttamente davanti a loro, mentre l'angelo dai capelli rossi mi si avvicinò raggiante. -Ester, da quanto tempo!-
Sorrisi cordialmente ai miei tre superiori di fronte a me.
-Allora sei disponibile?-
-Sì, certamente.-
-Perfetto, allora questi mostriciattoli sono tutti tuoi.- trattenni a stento una risata, sentendo il nomignolo in cui Samuel aveva chiamato gli iniziati.
Diana e Kimberly volarono accanto agli altri iniziati, mentre lasciavano a me un gran spazio.
Davanti a me c'erano almeno una cinquantina di iniziati, curiosi di vedermi all'azione.
Mi schiarii la gola e chiusi gli occhi. -Allora, controllare la propria aura è sicuramente la parte più difficile, soprattutto per voi. Difatti l'aura di un iniziato è sempre più potente, proprio perché non si sa come regolarla. E' semplice quando imparate. Chiudete gli occhi.-
Io aprii i miei soltanto un attimo per vedere se mi stessero ascoltando. Incredibilmente tutti quanti avevano chiuso gli occhi.
Richiusi gli occhi e regolai il mio respiro. -Adesso cercate di concentrarvi il più possibile. Liberate la mente da ogni pensiero. Non pensate all'iniziazione, non pensate alle vostre ali. Concentratevi soltanto su una cosa. Può essere anche la cosa più banale, ma deve essere qualcosa che faccia sentire il vostro animo libero.-
Nella mia mente mi focalizzai su un tramonto. Ma non un tramonto qualsiasi.
Bensì il primo che avevo visto dalla Terra. Per me era stato qualcosa di spettacolare.
Pensavo che scene così belle esistessero soltanto in Paradiso. Mi sbagliavo.
Fu uno spettacolo meraviglioso vedere il cielo, fino a un attimo prima azzurro, colorarsi piano piano di un bel rosso caldo. L'atmosfera che diventava mano a mano più rilassante, più armonica. I pensieri negativi che lasciavano spazio a quelli felici. Il cielo che cominciava a prendere delle sfumature meno forti, sull'arancio fino a diventare di un rosa tenue.
In un attimo sentii il mio animo libero. Mi sentivo così rilassata, così leggera.
Sorrisi quando riuscii a percepire le aure di tutti gli iniziati presenti. Erano meno pesanti, semplicemente controllate. C'era sempre un'aura che spiccava tra un'altra, ma tutti quanti erano riusciti a controllarsi.
Un applauso riportò tutti nella realtà. -Niente male, eh? Allora, come vi sentite?- chiese Kimberly continuando a sorridere raggiante.
Dalla folla si levò un mormorio continuo. Così io salutai Kimberly, Diana e Samuel, e aprii le mie ali per volare via.
Qualcuno richiamò la mia attenzione. Mi voltai ritrovandomi davanti l'iniziato biondo. -Ester, giusto?-
Gli sorrisi e annuii, poi lo incitai a continuare.
-Volevo sapere a cosa stavi pensando. Insomma, è stato tutto così facile per te... quindi volevo sapere su cosa ti eri focalizzata.-
Lo interruppi. -Ho pensato a un tramonto.-
-A un tramonto?-
-Sì.-
-Forte. Sai, sei davvero bravissima. Un giorno vorrei essere proprio alla tua altezza.-
-Sono sicura che quel giorno arriverà.-


Aprii gli occhi di scatto, guardandomi intorno. Ero nella mia stanza... Mi toccai la fronte imperlata di sudore, ero confusa, per via del sogno.
Ma poi era più di un sogno... un ricordo. Non capivo come mai mi fossi messa a sognare proprio un ricordo di quando ero ancora in Paradiso. Però quell'iniziato mi ricordava qualcuno.
Eppure non mi ricordavo il nome. Ero sicura che me lo avesse detto.
Scossi la testa cercando di allontanare tutti quei pensieri. Poco mi importava ormai. Non ero più un angelo e di conseguenza non dovevo interessarmi a nessuno di loro. Da quando ero tornata sulla Terra, mi ero ripromesssa di tentare il tutto per tutto per la mia missione, ma la cruda e amara realtà era che non avevo ancora concluso nulla. Non sapevo da che parte cominciare. Era la prima anima che avrei dovuto legare all'Inferno, e non avevo la minima idea di come raggiungere il mio scopo. Un solo passo sbagliato e avrei mandato tutto all'aria. Non potevo permettermelo.
Agli Inferi non avrei mai avuto una seconda chance. Per questo non poteva andarmi male. E sempre per questo alla fine avevo accettato la proposta di Raphael.
Non faceva mai male avere un alleato dalla propria parte, specialmente se potente e astuto come lui. 
Dopo un po' mi accorsi del mio cellulare, che vibrava insistentemente sul comodino. Lo afferrai e fissai il display. Numero sconosciuto.
Risposi senza farmi troppi preamboli. "Sì?"
"Sto qui sotto da mezz'ora, quando ti decidi a scendere?"
Sbuffai scocciata, non appena udii la voce altezzosa e irritante di Raphael, dall'altro capo del telefono. Decisamente, non sarebbe stata affatto un'alleanza facile. Ero già mentalmente pronta a tutti gli alti e bassi che avremmo avuto. Perché di sicuro ne avremmo avuti davvero parecchi.
Attaccai la chiamata senza farmi troppi problemi. Aprii l'armadio e presi un semplice maglioncino grigio e un pantalone nero.
-Fra tante possibilità che hai nel guardaroba, vai proprio a prendere quella robaccia?- mi prese un colpo quando Raphael, apparve proprio dietro di me, con il suo indistinguibile ghigno stampato in faccia.
-Devo andare a scuola. Questa 'robaccia', come dici tu, va bene.-
Il biondo mi tolse i vestiti di mano, e lì butto senza delicatezza sul letto. Mi spinse indietro facendomi barcollare, si fece avanti e cominciò a rovistare nel mio armadio.
-Ci serve qualcosa di più carino. Qualcosa che faccia colpo.-
-Se volevi che ti prestassi un bel vestito con un paio di tacchi per fare colpo su Roxanne, bastava chiedere.- dissi ironica, ma con una punta di acidità.
-Davvero molto divertente. Ma io non ho bisogno di conciarmi in nessun modo per far colpo su qualcuno.-
Per quanto mi scocciasse ammetterlo, Raphael aveva ancora ragione.
L'angelo caduto era indiscutibilmente bellissimo. Questo non era cambiato affatto dai tempi del Paradiso. I capelli di un biondo chiarissimo, argentei al sole. Gli occhi color ghiaccio, prima dolci e rassicuranti, erano diventati freddi e taglienti. Però era impossibile non trovarlo affascinante.
Io stessa ero stata ammaliata dalla sua straordinaria bellezza nel Paradiso. Allora ero solo un'iniziata...

Samuel ci stava richiamando per l'ennesima volta, scocciato dalle continue interruzioni.
Al suo fianco Diana stava con le braccia conserte, mentre Kimberly tentava invano di calmare l'angelo guardiano.
Ad un certo momento l'angelo dai lunghi capelli argentei, e l'angelo con i ricci rossi si guardarono nervose. Richiamarono ripetutamente Samuel, finché questo non le degnò della loro attenzione.
-Questi iniziati ti danno proprio tanto lavoro da fare, eh?- una voce rassicurante, dolce, fece zittire immediatamente tutti quanti.
Un angelo biondo, con una potete aura verde si stava avvicinando. -Ma sono iniziati. E' giusto che siano curiosi e facciano tutte queste domande.-
Era magnifico. Il suo modo di parlare, il suo portamento.
-Certamente.- balbettò a disagio Samuel. Non capii il suo repentino cambio d'umore. Samuel non era uno che si faceva sottomettere, eppure sembrava quasi 'costretto', con quell'angelo.
Così chiesi a un'iniziata di fianco a me chi fosse.
Questa mi bigbigliò incredula, portandosi una mano davanti la bocca -Come? Non lo conosci?-
Lo osservai un po' e provai a farmi venire in mente qualche idea. Nulla.
Sapevo solo che era un angelo. Ed era straordinario.
-E' Raphael. E' uno dei sette arcangeli, lui è l'arcangelo guaritore.-
-E a che punto dell'addestramento sei arrivato?-
-Oggi avremmo svolto la prima lezione, su come controllare la propria aura.-
Kimberly volò accanto Raphael, completamente entusiasta, con un sorriso che le illuminava un volto. -E se fossi tu a fargli la prima dimostrazione?-
-Be', mi piacerebbe molto, ma questo è il lavoro di Samuel e...-
-Posso anche lasciarli a te. Solo per questa volta.-
L'arcangelo sorrise, mostrando una fila di denti bianchissimi. -Allora sarò ben felice di rimanere.-
Samuel volò non so dove, mentre Diana e Kimberly si fecero da parte, per lasciare tutta la scena a Raphael.
Questo si aprì in un sorriso radioso, che gli illuminava il volto. -So che questa parte è la più difficile per tutti voi. E' normale. Non fatene un dramma. Una volta riusciti a controllare la vostra aura il gioco è fatto. Non è semplice, ma con un po' di buona volontà potete farcela benissimo.- si schiarì un attimo la voce, per poi riprendere -Sapete qual'é il problema? Pensate troppo. Vi preoccupate troppo di come dovete fare, di quali saranno i vostri risultati. Provate a liberare la mente da ogni pensiero. Dovete essere rilassati. Pensate a qualcosa che vi fa star bene, qualcosa che faccia sentire il vostro animo leggero, qualcosa che vi liberi la mente. Concentratevi solamente su quello. Chiudete gli occhi, vi verrà più semplice in questo modo.-
Lo ascoltammo tutti estasiati e rapiti dalle sue parole. Chiusero tutti gli occhi, e così feci anche io.
Cercai di pensare a qualcosa, anche la più banale, che mi potesse trasmettere quelle sensazioni. Per quanto mi sforzassi, non mi venne in mente nulla.
Pensai che ciò fosse dovuto alle mie poche esperienze. Ero un'iniziata, e appunto, non avevo ancora avuto esperienze esaltanti, o che lasciassero il segno.
-O forse ci stai semplicemente pensando troppo.- aprii gli occhi di scatto, quando sentii la voce di Raphael, calda e vellutata proprio vicino a me.
Deglutii a disagio per la sua vicinanza. 
-Non ti viene in mente nulla?-
Scossi il capo in segno di dissenso.
-Sai qual'é il problema? Ci stai pensando troppo. Chiudi gli occhi e lasciati andare...-
Nonostante ci avessi già provato, chiusi di nuovo gli occhi. -E ora concentrati su una cosa. Può essere anche un particolare, ma non starci a pensare troppo. Concentrati sulla prima cosa che ti viene in mente, che ti da un senso di sollievo.-
Mi concentrai sulla sua voce, calda e gentile. Era così dolce e melodiosa che era impossibile non sentirmi sollevata.
D'un tratto mi sentii più leggera. Scoprii un'altra sensazione. Sentivo che potevo gestire la mia aura da sola, potevo controllarla. Mi sentivo potente per questo.
-Be', devo ammettere che mi lusinga il fatto che tu ti sia concentrata proprio sulla mia voce.-
Riscossa da quelle nuove piacevoli sensazioni, quando aprii gli occhi, incontrai lo sguardo rassicurante di Raphael.


-Sai, mi sento proprio lusingato. Mi pensi proprio così spesso?- la voce derisoria di Raphael mi riportò alla realtà. Certe volte mi dimenticavo che poteva leggere le mentre altruì.
Lo fissai, lo sguardo ironico e beffardo. Gli occhi velati da un pizzico di follia, e le labbra incurvate nel suo indistinguibile ghigno.
Di uguale c'era rimasto soltanto l'aspetto fisico, nient'altro. Mi chiesi come fosse possibile il suo cambiamento così estremo. Non era più lui.
Non c'era più traccia dell'angelo rassicurante e gentile di un tempo. Era diventato un mostro.
Ma in fondo, era ciò che ero diventata anche io. Solamente per un attimo mi sentii disgustata dalle nostre scelte, dalle conseguenze che ne derivarono.
Non mi ero accorta dell'estrema vicinanza di Raphael, e del suo sguardo serio e impenetrabile. -Ti stai pentendo della tua scelta?-
Scossi la testa con troppo impeto, e troppo in fretta. Lo fissai in quegli occhi color ghiaccio -Se si potesse tornare indietro, rifaresti la stessa scelta?-
Le sue labbra si incurvarono un po' verso l'alto, in un sorriso amaro. Quando alzò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono di nuovo, mi sembrò essere tornato l'angelo di un tempo.
-Non si può tornare indietro, Ester. Dobbiamo rimanere fedeli alle nostre scelte, e alle conseguenza che ne sono susseguite.-
-Tu invece ti sei pentito della tua scelta?-
Quello che lessi nei suoi occhi mi lasciò un attimo interdetta. Credevo che Raphael non avesse dubbi, che fosse sicuro al cento per cento della sua scelta. Credevo che non si fosse pentito.
Ma in quegli occhi, freddi e glaciali, mi sembrò di scorgere del rimorso.
Scosse il capo, leggendomi nella mente. -Non farti venire strane idee in mente.-
Abbassai lo sguardo a disagio. Era tutto così strano, e dannatamente sbagliato. Ma Raphael aveva ragione. Non saremmo potuti tornare indietro, avevamo fatto la nostra scelta.
Per noi non si sarebbe stata nessuna redenzione.

 
~*~
 

-Questo vestito ti dona decisamente.- mi voltai verso il demone biondo. Non aveva usato un tono derisorio, e non c'era traccia di nessun ghigno. Era semplicemente sincero.
-Grazie.- mi ritrovai a rispondere un po' confusa.
-Cerca di non farci l'abitudine. Ai complimenti intendo.- fu bello vederlo sorridere. Gli illuminava il volto, non facendolo apparire così tanto freddo.
E quando sorrideva, sembrava davvero essere tornato quell'angelo che era un tempo.
-Continui a pensarci.- mi ammonì sovrappensiero.
-Ci stai pensando anche tu però, non è così?- lo presi alla sprovvista con la mia domanda.
-Siamo arrivati.- Raphael accostò l'auto e solo allora mi accorsi che, effettivamente, stavamo già davanti scuola.
Visto che non davo segni di vita, il biondo aprì per me la portiera dell'auto. 
Scesi controvoglia, e per poco non inciampai, presa com'era dai miei pensieri. Per fortuna, Raphael mi aveva tenuta per un braccio, evitandomi la caduta. La sua presa era forte e sicura.
Quando rialzai lo sguardo, mi ritrovai a disagio dall'eccessiva vicinanza. I suoi occhi color ghiaccio mi fissavano duri e severi, come a rimproverarmi dei miei pensieri. Poi notai una nuova sfumatura. D'un tratto i suoi occhi si erano addolciti, mentre la sua presa era diventata più lenta.
-Lo dico per te. Pensarci così tanto ti farà avere solo dei rimorsi.-
Volevo chiedergli se lui invece aveva dei rimorsi. Avevo bisogno di sapere se ero l'unica che cominciava ad avere dubbi. Però non lo feci, rimasi zitta, dopo essermi resa conto che avrei aggravato solo la situazione. Raphael, che ovviamente era a conoscenza dei miei pensieri, incurvò le labbra un po' in su, in un sorriso non troppo eccessivo, per ringraziarmi di non avergli posto quella domanda.
-Adesso andiamo. Ti accompagno a cercare Jennifer.-
Annuii e lo seguii a ruota. Era incredibile come le persone si voltassero e si fermassero per osservarlo nei minimi dettagli.
Nessuno escluso. Erano tutti affascinati da lui.
Da un occhio esterno, si sarebbe potuto dire che Raphael aveva il fascino del ballo e dannato. Se solo avessero saputo, quanto fosse vero.
-Non riesco a percepire la sua essenza.- si guardò intorno un po' confuso.
-Be', non l'hai mai sentita. Perché dovresti riconoscerla adesso?-
-Ti ricordo che ieri l'ho vista.-
Mi misi davanti a lui, a braccia conserte -Ah, giusto. Quando sei spuntato fuori dal nulla, rischiando di farti scoprire? Posso almeno sapere come hai risolto?-
-Stai calma tesorino. E' tutto ok. In fondo ci ho pensato io.-
Non mi convinse neanche un po', anzi fui più preoccupata di prima. Non avevo idea di cosa ricordassero Jennifer e Ryan della sera precedente. Anche un piccolo dettaglio che poteva sembrare insignificante, poteva mandare all'aria tutto quanto.
-Quanta poca fiducia hai in me!- non c'era segno di rimprovero nella voce di Raphael, soltanto puro divertimento.
Scossi la testa esasperata. Era tornato il solito. Quel momento, dove era apparso triste e malinconico era passato. Oppure stava semplicemente cercando di nasconderlo.
'Comunque se non riusciamo a percepire l'essenza di Jennifer, vuol dire che sicuramente si trova in compagnia di Roxanne.'
Formulai semplicemente il pensiero nella mente, per evitare anche che qualcuno sentisse i nostri discorsi e li avrebbe reputati 'strani'.
-Che vuol dire questo?-
'Non solo è impossibile percepire l'essenza di Roxanne, ma per ora non sono riuscita a percepire neanche l'essenza di altre persone che stavano in sua compagnia. E' come se fosse protetta da uno scudo, e questo scudo funzionasse anche con le persone vicino a lei.'
-Davvero curioso. E non hai provato a oltrepassare questo 'scudo'?-
'Ho provato, ed era come se lei avesse capito le mie intenzioni... e poi ho perso la coscienza. E' stata lei. Non so come abbia fatto.'
Deglutii, ripensando a quello che era successo soltanto un giorno prima. Sarebbe successo di nuovo?
Raphael si fermò di scatto, facendosi in un attimo serio. -Come è possibile? Sei sicura che sia umana, eppure tutti i suoi gesti portano a pensare il contrario. E neanche posso leggerle la mente.-
-Sei Raphael, giusto?- la voce sicura di Roxanne, ci colse entrambi impreparati.
Era spuntata fuori dal nulla, con affianco Jennifer e Ryan. Ovviamente.
'Te l'ho detto che stava con lei.'
Il biondo si aprì nel miglior sorriso da bravo ragazzo che poteva sfoderare -Tu invece sei Roxanne.-
-Sì.- era davvero strano vederla sorridere, e notai che fece lo stesso effetto anche a Jen e Ryan. Evidentemente anche loro erano abituati a vederla come una statua di cera.
-La mia non era una domanda. Non potrei mai dimenticare il nome di una ragazza come te.-
Mi morsi il labbro inferiore, per trattenere una risata, eppure ci pensò qualcun altro a interrompere il 'momento' che si era creato.
-Ma sei serio?- Jennifer si mise in mezzo, esuberante come sempre.
-Io sono sempre serio.- affermò sicuro e con un sorriso divertito. 
Poi la bionda si avvicinò sempre di più a Raphael, finché ci furono solo pochi centimetri a dividerli. -Ti conosco?-
Anche Ryan, che era rimasto in disparte, si mise accanto a Jen, e scrutò l'angelo caduto con evidente curiosità. -Hai un viso familiare. Non è che ci siamo già visti da qualche parte?-
Gli lanciai uno sguardo omicida. Se ne era occupato lui, eh...
Comunque sia il biondo rimase imperturbabile e scosse la testa in segno di diniego. -Forse mi avete visto in giro per la città. Sapete, sono qui da pochi giorni e non so ancora quanto mi fermerò. Comunque non ci siamo ancora presentati ufficialmente.-
-Sì, deve essere per quello.- concordò la bionda, poi gli porse la mano. -In ogni caso, io sono Jennifer.-
-Ryan.- il moro continuava a fissarlo diffidente, o forse semplicemente geloso dal semplice contatto avuto con Jen.
-E dimmi. Da quanto conosci Ester?-
-E' come se ci conoscessimo da un'eternità.-
Jennifer si intromise come sempre, vogliosa di sapere di più -Allora... state insieme?-
-Non è esattamente il mio tipo.-
-E chi sarebbe il tuo tipo?-
Raphael non rispose, ma guardò Roxanne con evidente interesse.
All'occhiata che poi mi lanciò il demone, capii che li avrei dovuti lasciare un po' soli. -Jennifer, Ryan. Noi abbiamo matematica in prima ora. Ci conviene entrare dentro...-
La bionda colse all'istante il mio invito, pensando che magari sarebbe sbocciato l'amore tra quei due, Ryan si limitò a starci dietro in silenzio.
Entrati a scuola eravamo sempre io e la bionda davanti, mentre il moro stava parecchio più in dietro, a disagio, con le mani dentro le tasche.
Teneva lo sguardo fisso su Jennifer, e lei ogni volta che se ne accorgeva, abbassava di conseguenza il suo sul pavimento.
-Tutto questo imbarazzo è dovuto a...?- la incoraggiai a parlarmene.
Lei affrettò il passo e mi invitò a fare altrettanto, poi quando fummo abbastanza distanti da lui, cominciò a sussurrarmi nell'orecchio -Non so esattamente cosa sia successo ieri. Mi ricordo della discussione con il vecchio, poi siamo usciti e c'eri anche te. Poi era come se avessi avuto un vuoto di memoria e per Ryan era lo stesso. Tu non c'eri, ma non abbiamo dato molto importanza a questo perché ci avevi avvisato. Il problema è che io non ricordo che ci avevi avvisato, però so che l'avevi fatto. Non è strano?-
-Già. Davvero strano.-
Scossi la testa, maledicendo Raphael, in tutte le lingue che avevo imparato sulla Terra.
-Poi che è successo?-
-Si è offerto di riaccompagnarmi a casa.- 
Mi fermai un attimo guardandola confusa, mentre lei mi strattonava per farmi riprendere il passo. -Comunque non ci vedo niente di strano.-
Poi buttò giù le parole tutte d'un fiato. -Non mi chiedere come è successo, non lo so neanche io. Alla fine lui mi ha baciato, e io non ho fatto niente per impedirlo. E be', l'ho baciato anche io... mi è anche piaciuto, almeno credo.-
-Fantastico.-
Finalmente trovai uno sbocco per compiere la mia missione. Lussuria, uno dei sette peccati capitali. Jennifer aveva affermato che le era piaciuto il bacio, niente di più.
Ero sicura che non le piacesse Ryan, o almeno che se provasse qualcosa, pensavo che non andasse oltre all'attrazione fisica.
-E lui ti piace?-
-Non so, credo di no comunque. Però è come se quel bacio mi avesse aperto gli occhi. Insomma... comunque è un bel ragazzo. Ma proprio non riesco a immaginarmi una storia con lui.-
Sorrisi soddisfatta. 
Niente amore. Almeno dalla sua parte.
Avrei potuto sfruttare tutto questo a mio favore, dovevo soltanto giocarmi bene le carte in tavolo.
-Tu che ne pensi?-
-Non so... magari qualche volta lasciati andare. Forse ti potrebbe anche piacere.-
-E' Ryan! Non potrebbe mai piacermi!-
-Be', prima di giudicare io farei un'esperimento. In fondo non c'è niente di male a sperimentare, no? Siamo giovani e abbiamo tutta la vita davanti.-
-Potrei compromettere la nostra amicizia.-
Alzai le spalle superandola di qualche passo. -A te la scelta!-
Arrivammo nell'aula di matematica, quando tutti avevano già preso posto nei loro banchi. C'erano rimasti due banchi vicino, in prima fila, e un altro in fondo.
Lasciai i due banchi a Jennifer e Ryan, mentre la prima imprecava contro di me sotto voce.
Mi misi comoda, mentre fissavo quei due che continuavano a guardarsi a disagio.
Alzai lo sguardo solo quando sentii, qualcuno sedersi accanto a me. Infatti il posto era occupato, però non c'era nessuno... fino a quel momento.
Lo riconobbi all'istante. Era impossibile dimenticarmi da lui.
Il ciuffo biondo, che continuamente si spostava di lato, gli occhi di un azzurro innaturale, le labbra sottili e delicate, quell'inconfondibile anello al naso.
Era Alex.
Lui mi guardò interessato, fece per aprire bocca quando il prof irruppe nell'aula. -Scusate per il ritardo! Su, aprite subito il libro di testo.-
Aprii il libro di matematica, quando Alex mi chiese -Ti dispiace?-
La sua voce era calda e melodiosa, e di una gentilezza che mi sorprese.
Rimasi stordita per un po', quando finalmente capii cosa voleva. Spostai un po' il libro verso il centro, mentre anche lui lo avvicinava verso la sua parte.
Nel farlo i nostri bracci si sfiorarono, e avvertii un'inconfondibile scossa. Ritrassi subito il braccio, turbata da quel contatto.
Quando alzai lo sguardo notai che anche Alex mi fissava inquieto. Allora non ero l'unica ad aver avvertito la scossa...
La voce del professore ci fece ritornare alla realtà, e così cominciammo la lezione.
Sorpresi un paio di volte Alex a fissarmi, e quando lo feci, non abbassai lo sguardo. Mi fissava con curiosità, e di nuovo notai una sfumatura di nostalgia nei suoi occhi.
L'ora passò davvero in fretta, in realtà l'intera giornata volò. Ma poco importava.
In un attimo ci trovavamo già in mensa, mentre per la prima volta c'era un silenzio inquietante in tavola.
Roxanne era fuori, probabilmente con Raphael. Jennifer e Ryan non davano segno di vita, presi com'erano dal loro panino, ma più evidentemente troppo presi a non guardarsi in faccia.
-Ei Alex, siediti qui!- fu la voce della bionda a spezzare il silenzio. Probabilmente quell'invito a tavola, era per non sentirsi così in imbarazzo.
Il ragazzo ci raggiunse, e appena arrivato si soffermò subito su di me. -Prima mi stavo per presentare, ma poi è entrato il professore in classe e ho rimandato.- mi porse la mano e distese le labbra in un sorriso bellissimo. -Alex, anche se lo sai già il mio nome.-
Ero ancora turbata per il semplice contatto di prima quindi deglutii, indecisa se accettare o no quella stretta di mano.
Decisi che non volevo nessuno che mi vedesse in difficoltà, così alzai il mento orgogliosa, mostrai un sorriso di cortesia e strinsi la sua mano. -Sono Ester.-
Una nuova scossa, che sentii riscuotermi per tutto il corpo. In confronto quella di prima non era nulla.
Mi sentivo calda, elettrizzata. Mi sentivo viva.
Ritrassi la mano, turbata dalle sensazioni che mi aveva fatto provare quella semplice stretta. Quando alzai lo sguardo notai che anche lui non era rimasto impassibile da quel contatto.
Per la seconda volta, entrambi avevamo sentito la scossa.
Ma se io ero turbata, tutto ciò che leggevo nei suoi occhi era curiosità. Mi fissava con sguardo investigatore, come se volesse leggermi dentro, e forse il suo sguardo era afflitto perché non riusciva nel suo intento. Mi concentrai su di lui anche io, finché non alzò di nuovo lo sguardo su di me, e fu allora che lo vidi veramente. Era impossibile che l'avessi riconosciuto soltanto adesso.
Alex si mostrò sempre più interessato, e le sue labbra si incurvarono in un sorriso che non seppi decifrare. Ma io ero già persa nei miei ricordi...

Kimberly richiamò la mia attenzione, volando proprio davanti a me. -Ester! Ti stavo cercando!-
Era incredibile come quell'angelo trasmettesse gioia da tutti i pori. Era impossibile non sorridere con lei.
-Kimberly! Come va con gli iniziati?-
Si portò i ricci rossi tutti da un lato, e riprese con il suo solito tono allegro. -Volevo parlarti proprio di questo. E' passato un bel po' di tempo dalla tua dimostrazione. Tutti gli iniziati erano rimasti davvero impressionati, io stessa lo ero. Mi ricordo ancora quando eri una di loro, e guardati adesso. Hai fatto tantissima strada e tra poco entrerai anche a far parte della Prima Sfera!-
-Non sai quanto mi riempiono di gioia le tue parole. Sono davvero bellissime, e mi sento davvero lusingata. Ma ricordati che senza di te, Diana e Samuel, non sarei arrivata da nessuna parte.-
Lei mi sorrise sincera, poi si schiarii la gola. -Comunque c'è qualcuno che vorrebbe vederti. Io torno ad aiutare Samuel, sta impazzendo con i nuovi iniziati.-
Si mise a ridere, e io con lei. Certe cose non sarebbero mai cambiate. Dopo un ultimo saluto, Kimberly volò via.
Una voce maschile mi richiamò. Era la persona che voleva vedermi. -Ester.-
Mi voltai, vedendo un angelo biondo raggiungermi, e solo quando mi fu davanti, capii che era l'iniziato che avevo incontrato tempo prima.
Gli sorrisi spontaneamente, mentre gli indicai le ali. -E quelle lì?-
Lui cominciò a volarmi intorno entusiasta. -Non è fantastico? Sono il primo tra tutti quegli iniziati ad aver ottenuto le ali!-
-Be', evidentemente te lo meritavi.-
Lui volò di nuovo di fronte a me. I suoi occhi erano azzurrissimi e pieni di sincerità. -Volevo ringraziarti.-
-Ringraziarmi per cosa?-
-Per la tua dimostrazione. Mi è stata di ispirazione.-
-Addirittura?-
Lui annuì energicamente. Poi d'un tratto il suo sguardo si fece così serio, come non lo avevo mai visto -Sai, sono sicuro che un giorno diventerò importante proprio come te!-
Sapevo che era una promessa quella. Un giorno, che non avrebbe tardato ad arrivare, saremmo stati allo stesso livello. E comunque l'idea mi faceva piacere.
-Ah non ne dubito.-
Sorrise di nuovo, mentre nei suoi occhi colsi un velo di sfida. -Se non addirittura più importante di te.-
Fui sorpresa dalle sue ambizioni. Era davvero incredibile. -Allora, posso sapere il tuo nome? Almeno quando sarai diventato così importante, potrò vantarmi di averti conosciuto quando eri ancora un iniziato alle prime armi.-
-Mi chiamo Alexander.-
-Be', Alexander. E' stata una piacevole sorpresa riverdirti. Allora ci si vede ai piani alti...-
-Puoi contarci.-


Quando tornai alla realtà, al presente, non riuscivo a staccare gli occhi da Alex.
-E dimmi... Alex è il diminutivo di Alexander per caso?-
Sperai con tutta me stessa che negasse, ma la risposta la sapevo già, e non tardò ad arrivare. -Non me lo chiedono in molti, comunque sì. Il mio nome per intero è Alexander.-
Cercai di regolarizzare il respiro, non potevo essere davvero turbata. Nel suo sguardo c'era consapevolezza. Lui sapeva che io sapevo.
Mi diedi della stupida per non essermi accorta prima di chi fosse. Presa com'ero dalla questione di Roxanne, avevo trascurato ciò che avevo proprio davanti gli occhi.
Ora si spiegava tutto... a partire dal suo sguardo malinconico, alla luce che emaneva e che io avevo sentito sin dall'inizio, per arrivare alle scosse che avevamo sentito per quei semplici contatti.
La realtà era quella.
Alexander era un angelo, e io lo avevo pure conosciuto. Però, appena l'avevo visto non ero riuscita a riconoscerlo.
Era indubbiamente cambiato. Ora era al massimo del suo splendore. Letteralmente.
Ogni angelo, durante la sua 'vita', non si sa esattamente quando, raggiungeva quella soglia che andava vicinissima alla perfezione.
Qualcosa nei suoi occhi però, mi aveva dato l'impressione di conoscerlo da sempre. Non mi sbagliavo.
Comunque dovevo sapere che ci faceva lì.
Che si trattasse di una coincidenza che un angelo fosse stato mandato esattamente nella scuola dove mi trovavo io?
Io alle coincidenze non ci avevo mai creduto, perché era la realtà. C'era sempre qualcuno che ci metteva lo zampino, e il mio nuovo obbiettivo era scoprire perché Lui l'aveva mandato lì.





Angolo dell'autrice:
Eccomi qui! Allora, scusate tantissimo il ritardo. Ho pubblicato questo capitolo, apposta per farvi gli auguri di buon anno. E già che ci sono auguri per tutte le feste in generale.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Mi sono impegnata a scriverlo, e sono anche abbastanza soddisfatta. Strano a dirlo.
E i dubbi su Alex si sono svelati. Ve lo aspettavate? Ora bisogna vedere solo che ci fa sulla Terra (probabilmente una missione), però è strano che si trovi proprio nello stesso posto di Ester. Su, su... voglio sentire le vostre opinioni.
Abbiamo visto qualcosa sul passato di Ester, e sulla sua vita nel Paradiso. E per la prima volta, comincia ad avere qualche dubbi sulla sua scelta.
Comunque se vi interessa ho scritto un missing moment, dal punto di vista di Jennifer, dal capitolo 5. Si intitola 'Tabacco e caffé', titolo stupido ma non mi veniva altro in mente.
Non so se vi interessa ma io vi lascio comunque il link: 
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2369769&i=1
Poi volevo ringraziare le cinque meravigliose persone che hanno recensito il capitolo scorso. Mi dispiace che siano diminuite, e lo capisco, visto che aggiorno una volta al mese. Comunque mi piacerebbe conoscere il parere anche dei lettori silenziosi, perché siete davvero in tanti. 
Poi volevo ringraziare anche Simona (fredlove), che è stata così gentile da mandarmi un messaggio privato, per farmi i complimenti alla storia. Non mi era mai successo, e l'ho apprezzato davvero. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi anche su questo capitolo.
Per finire vi ricordo del mio gruppo facebook. Se volete iscrivervi, ditemelo nella recensione o per messaggio privato, così vi lascio il link :)
Credo che non ho da aggiungere altro. Così buon anno nuovo e se non ci sentiamo prima, vi auguro anche buona befana.
Un bacione <3

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Capitolo 8
*** Che la 'sfida' abbia inizio ***


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Importante: leggete le note sotto che c'è una sorpresa per voi


7
~*~

Che la “sfida” abbia inizio

 

-Vuoi dirmi cosa ti è successo?- mi domandò Raphael per l'ennesima volta.
Non risposi, e cercai di stare attenta affinché non mi leggesse nella mente, perciò mi concentrai e immaginai uno scudo, che potesse coprire i miei pensieri.
Purtroppo era un processo lungo e faticoso, che richiedeva un sacco di forze. E negli ultimi giorni ero stata piuttosto debole. Sapevo che quello sforzo mi sarebbe poi costato caro. Ma davvero, non volevo che Raphael sapesse. Non ancora almeno.
Non ottenendo nessuna risposta da parte mia, il demone biondo scosse la testa, a metà tra il rassegnato e lo scocciato -Fa' come vuoi. Ma ricordati che siamo alleati. E per usare lo scudo ci vogliono un sacco di forze, quindi prima o poi crollerai.-
Mi scostai i capelli dalla fronte e alzai lo sguardo verso di lui. Eravamo alleati, giusto.
Quindi avrei dovuto parlargliene. Oppure no. Alexander era un angelo, in missione anche lui. Ma non c'erano problemi. Lui aveva la sua missione, io la mia.
In realtà non ero preoccupata del fatto che ci fosse un angelo in quella scuola. Ciò che mi turbava era che l'angelo fosse lui. Per quanto mi costasse ammetterlo, ero rimasta seriamente scossa dall'incontro. Per qualche assurdo motivo, mi riportava alla mente vecchi ricordi, nonostante io non ci dovessi pensare più. E ciò non poteva essere buono, non per me. Non potevo ripensare alla mia vecchia vita. Che poi noi siamo creature soprannaturali, non so se il concetto di 'vita' sia abbastanza per noi.
-Deve essere qualcosa che ti ha turbato parecchio, non fai che pensarci. O magari potrebbe essere qualcuno.-
Deglutii impercettibilmente, ma comunque Raphael se ne accorse. Mi si avvicinò, fino a che non fu davvero a un soffio da me. La continua vicinanza con l'angelo caduto, cominciava seriamente a scuotermi. -Una vecchia conoscenza?-
I suoi occhi color ghiaccio avevano il potere di confondermi. Parvero rassicuranti, mi invitavano a parlare, a confidarmi con lui. Ci stavo quasi per cascare, ma avevo imparato che Raphael era un essere ingannevole, era questo uno dei suoi poteri. Confondere
Dopo un momento di esitazione alzai gli occhi, mentre lui continuava a scrutarmi serio, ma senza apparire in alcun modo freddo o duro. Così riabbassai lo sguardo, incapace di sostenerlo. Mi sentivo così debole in quel momento.
Poi fece qualcosa che non mi aspettavo, mi alzò il volto con delicatezza, e mi accarezzò una guancia. Spostai lo sguardo sulle sue dita, che si appoggiavano leggere sulla mia pelle. La vicinanza tra i nostri corpi era sempre più ridotta.
-Come potremmo essere alleati, se non provi neanche a fidarti di me?-
Essere ingannevole
Continuai a ripetermelo più volte nella mente, non poteva manipolarmi a suo piacimento. Non poteva.
Il suo tocco, leggero e delicato, cominciava a destabilizzarmi, così gli presi la mano, e con tutta la forza di volontà che avevo, gliela scansai di malo modo.
Raphael annuì tra sé, a dare conferma a qualcosa che stava pensando. Si allontanò da me come se nulla fosse successo, e io tornai a respirare regolarmente. Non mi ci volle molto per riacquistare lucidità, e mi tranquillizzai subito, sapendo che la mia reazione era condizionata dai poteri di Raphael, e non da altro.
-Se non ti sei lasciata confondere da me, perché quell'angelo dovrebbe destarti problemi?-
Mi colse impreparata a quella domanda. Come era possibile?
Come se avesse letto nei miei pensieri, mi rispose -Beh, non mi hai parlato di tua spontanea volontà quando te l'ho chiesto, ma i miei poteri sono bastati affinché ti indebolissi almeno un poco. Così senza neanche accorgertene, hai abbassato lo scudo e ho letto i tuoi pensieri.-
Stupida, stupida, stupida.
Raphael scoppiò in una fragorosa risata, non avevo alzato di nuovo lo scudo, quindi la mia mente era ancora scoperta.
-Potresti smettere di ridere?-
-Come vuoi...- poi indicò il cellulare, che continuava a vibrare insistente sul tavolo. -Mi sa che ti stanno chiamando.-
Gli lanciai un'occhiataccia, che però non colse, o fece finta di non notare, e mi lanciò il cellulare in mano. Era Jennifer.
'Ehi Ester! Pensavo che stessi male...'
'Perché?'
'Beh, non hai risposto ai miei messaggi. E in più sono le 8:05 e ancora non sei a scuola.'
'Sarò lì tra poco.'
Dall'altra parte della linea, Jennifer non pareva affatto convinta.
'Mh... okay. Allora ci vediamo tra poco.'
Attaccai la chiamata, mentre Raphael mi fissava divertito -Dura la vita di uno studente?-
Lo ignorai, come aveva fatto lui con me, appena poco prima. Presi la borsa e uscii dall'appartamento. Il demone biondo, mi seguì fino di sotto, finché non mi fermò e mi prese per un braccio. -Che vuoi?-
-Forse così fai prima.-
Non ebbi nemmeno il tempo di capire, che in un attimo ci ritrovammo davanti scuola. Strattonai il suo braccio, e lo rimproverai, cercando di non alterarmi troppo per non attirare l'attenzione su di noi. -Sei completamente impazzito? Ma che ti è saltato in mente? E se qualcuno ci avesse visto?-
-Vedi... hai ancora la mentalità di un puro angioletto, che si preoccupa troppo per le regole.-
Con la sua uscita, non seppi cosa rispondere. Mi aveva completamente zittita. Dopo un po' riacquistai la parola -Non sono un puro angioletto.-
-Bene. Allora dimostralo.- mi mise le mani sulle spalle, e mi fece voltare nella direzione opposta. Sentivo il suo fiato caldo sul mio collo, ma invece che infastidirmi, mi rilassava. L'indirizzo del nostro sguardo era lui. Alexander.
L'angelo non ci toglieva gli occhi di dosso, ma di certo non sarei stata io a interrompere il contatto visivo. Però quello che lessi nei suoi occhi mi fece male. Disgusto. Puro disgusto, per le nostre scelte.
-Non devi farti distrarre da lui. E non farti venire strane idee in testa. Lui non può giudicarci, capito? Non sa i motivi per cui abbiamo fatto la nostra scelta. Ci avrà visto sì o no di sfuggita una volta.-
Due
-O due, come ti pare. Rimane il fatto che non ci conosce, e tu non devi farti influenzare dal suo giudizio. Sarebbe da stupidi ritornare indietro adesso, non credi?-
Nonostante non volessi interrompere il contatto visivo, fui costretta, per affrontare Raphael. -Ma tu ci hai mai pensato? A ritornare indietro?-
-Ne abbiamo già parlato. Non puoi tornare indietro.- il suo tono di voce, che fino a un attimo di prima era stato calmo e gentile, diventò freddo e tagliente. Come lui.
-Ma se volessi...- ma neanche io ero convinta, e non sapevo neanche perché, volessi tanto saperlo.
-Non puoi. Caso chiuso. Non voglio più sentirne parlare.-
Annuii senza ribattere. Sapevo anche io quando era opportuno fermarmi. Mi voltai di nuovo, ma Alex non c'era più.
-Allora a dopo.-
Raphael mi fece un cenno sbrigativo con la mano, e io finalmente mi decisi a entrare.
Fui subito travolta da una folla di studenti, che gridava e strepitava. Mi toccai la fronte imperlata di sudore. Tutte quelle persone mi soffocavano. Letteralmente. Avevo già sprecato un bel po' di energia per produrre lo scudo, per non far leggere i miei pensieri a Raphael. Ma era servito a ben poco. Cominciava a mancarmi l'aria, così sgomitai tra quella marea di studenti, per aprirmi un varco tra la folla. Qualcuno mi spintonava, qualcun altro mi fece cadere addirittura a terra. Mi rialzai con un po' di fatica, poi mi appoggiai agli armadietti per evitare un'altra caduta. Piano piano il corridoio cominciò a svuotarsi. Chiusi gli occhi, recuperando la calma. Poi un'avvertibile scossa sul braccio me li fece aprire di scatto. Alex ritirò subito il braccio, evidentemente turbato, mentre io lo fissavo senza dire una parola.
Lo sguardo di poco prima era svanito. Adesso nei suoi occhi potevo scorgere la preoccupazione... verso di me. Che poi non aveva alcun motivo di essere preoccupato. Dopo un'attesa che mi sembrò interminabile, Alex interruppe il contatto visivo, si schiarì la gola e mi rivolse la parola. -Tutto bene?-
-Come se ti interessasse.- la mia voce non era udibile a un essere umano, ma lui non lo era. Fece comunque finta di non sentire, mentre attendeva una mia risposta.
-Meglio.- feci un sorriso tirato, senza neanche impegnarmi per apparire convincente.
Non capivo neanche il motivo di quella farsa, sapevamo entrambi chi era uno e chi era l'altro. Allora perché andare avanti così?
-Dai... ti offro qualcosa al bar.- non riuscivo a capire il suo repentino cambio d'umore. Un attimo prima sembrava che volesse incenerirmi con lo sguardo, l'attimo dopo si preoccupava per me, mentre mi offriva qualcosa al bar. Nonostante ciò decisi di seguirlo. Il silenzio che seguì fu lungo e imbarazzante. Diverse volte si era girato a guardarmi, e ad aprire la bocca per dirmi qualcosa, poi dopo un ripensamento, non mi disse nulla. Eravamo arrivati al bar, e nessuno dei due aveva ancora detto niente. 
-Cosa ti offro?- l'effetto che aveva la sua voce su di me era sempre sorprendente.
Mi affrettai a rispondere con la prima cosa che mi venne in mente -Un caffè va bene.-
-Okay. Intanto siediti, torno subito.-
Presi posto al tavolo più vicino, mentre lo osservavo ordinare le nostre cose al bar. Era indiscutibilmente bello. Certo, era un angelo. E come tutti gli angeli, doveva essere una creatura che irradiava luce e splendore. Alexander tornò poco dopo, con due tazze di caffè in mano. Si sedette accanto a me e mi rivolse un'occhiata penetrante -Sicura di stare meglio?-
Non riuscivo a comprendere il motivo di tutte quelle attenzione. E a dirla tutta, cominciavano anche a darmi fastidio. Nonostante ciò cercai di sforzarmi per non rispondergli male. -Sì, molto meglio.- Si portò la tazzina di caffè sulle labbra e ne bevve un lungo sorso, senza smettere di fissarmi. -Ti sei sentita male così all'improvviso?-
-Un calo di pressione, mai capitato?- il tono di voce era più acido di come me lo ero immaginata in testa, ma non ci potevo fare niente. Volevo andarmene via da lì. -E comunque, a te non dovrebbe interessare.- non seppi perché glielo dissi ad alta voce. O forse sì. Era il momento di chiarire. Di mettere fine a quella farsa.
-Beh, ero solo preoccupato perché...- 
-Non dovresti essere preoccupato per me, lo sai, vero?-
Esitò un momento prima di rispondere. I suoi occhi si erano ridotti a due fessure, e lo sguardo che aveva non mi piaceva per niente. Dopo un'attesa che mi parve infinita, mi rispose, con il tono più serio e sincero che avessi mai sentito da lui. -Lo so, ma non posso farne a meno.-
La sua risposta così schietta mi lasciò un attimo interdetta e non so bene cosa provai in quel momento. Di certo non mi aspettavo che mentisse. Gli angeli non possono mentire. Ma non mi aspettavo neanche che quella fosse la verità.
Deglutii abbassando gli occhi, non sapendo bene cosa provare in quel momento.
Scossa da quella rivelazione, mi alzai bruscamente dalla sedia stanca di quella situazione, feci per andarmene, poi gli dissi freddamente -Grazie per il caffè. La prossima volta non disturbarti però.-
Alexander mi trattenne per un braccio e per un attimo mi mancò il fiato. Quel tocco... era così familiare. Un tocco piacevole, così dolce e delicato. La sua mano era ancora a contatto con la mia pelle. Una mano calda che mi trasmetteva un senso di pace e leggerezza. Tirai indietro il braccio non appena ricollegai tutto.
-Sei stato tu... quel giorno. In infermeria. È così?-
Gli angeli non possono mentire. Infatti non negò, e questo mi bastò per confermare quella teoria. Avrei dovuto capirlo la prima volta che mi aveva toccato e avevo sentito quell'inconfondibile scossa. Il suo tocco era unico. Ma in realtà l'avrei potuto capire anche da caratteristiche più semplici. Quel giorno in infermeria non ero riuscita a distinguerlo, ma avevo visto la sua aura. Avevo visto i suoi occhi azzurri, unici nel suo genere. E non avevo avuto il minimo sospetto. Mi ero lasciata confondere, non so nemmeno per quale motivo.
-
Perché l'hai fatto? Perché mi hai aiutato?- dovevo saperlo. Doveva dirmelo.
Continuava a non piacermi come mi guardava. Mi sentivo troppo in soggezione, e purtroppo non solo quello. Stare vicino a lui, guardarlo, affrontarlo in modo così aperto... non sapevo neanche descrivere le emozioni che provavo in quel momento. So solo che erano sbagliate... erano da umani.
-Te l'ho detto. Non so per quale motivo, ma non posso fare a meno di essere preoccupato per te. Mi preoccupo dimenticandomi di chi sei... di cosa sei.-
Il ribrezzo nei suoi occhi mi provocò un dolore indescrivibile. Io ero un mostro. Un essere ripugnante che non meritava neanche di esistere.
-Ed è così tremendamente sbagliato quello che sono?-
Il suo silenzio mi bastò. Mi bastò per capire che per quanto potesse preoccuparsi per me, per quanto mi avesse aiutato senza che glielo chiedessi, lui non avrebbe mai capito il motivo della mia scelta. No, avrebbe continuato a giudicarmi e a guardarmi con disprezzo. E ciò non potevo accettarlo.
Così uscii dal bar, senza dire più nulla. E questa volta lui non mi fermò.

 

~*~

 

Aspettai la fine della prima ora, tanto ormai era inutile entrare in classe solo per gli ultimi venti minuti. L'ora che mi aspettava riguardava algebra. Trovai posto accanto Jason, che alzò subito lo sguardo su di me. -Tutto bene?-
Cominciavo seriamente a innervosirmi. Non ce la facevo più di persone, umane o non umane che fossero, che continuavano a chiedermi sempre come stavo. A loro non doveva interessare. Non doveva interessare a nessuno. Così la mia risposta uscì piuttosto sgradevole, e subito me ne pentii. Lui non disse nulla, si limitò a spostare la sua attenzione altrove.
La signorina Cooper tossì per richiamare la nostra attenzione. Ci disse di copiare le disequazioni scritte sulla lavagna. Dovevamo svolgerle e a fine lezione, qualcuno sarebbe andato lì alla lavagna a farla. Presi un foglio e cominciai a segnarmi gli esercizi. Avevo già cominciato a fare la prima quando sentii la porta aprirsi. Comunque poco mi importava, così senza neanche alzare lo sguardo, ripresi a svolgere l'esercizio.
-Mi scusi tanto per il ritardo, non trovavo l'aula. Devo ancora imparare a ambientarmi bene.- quella voce, lui, mi stava tormentando. Mi cadde la penna sul foglio e Jason accanto a me se ne accorse. Forse si accorse del mio turbamento. Capì che era Alex la causa del mio umore. Oppure semplicemente aveva alzato lo sguardo perché la penna aveva fatto rumore. La signorina Cooper si sistemò la montatura degli occhiali, poi con un cenno sbrigativo gli disse di andarsi a sedere e di copiare gli esercizi. Sfortuna volle che l'unico banco libero fosse quello alla mia sinistra. Imprecai sotto voce mentre alzavo gli occhi al cielo. Decisi di non dargli nessuna soddisfazione. Non mi girai neanche una volta per vedere se mi stesse guardando. Jason si appoggiò al mio banco, e mi sussurrò all'orecchio -Senti, sono un disastro ad algebra. Mi daresti una mano?- 
Sentii lo sguardo insistente di Alex su di me, però continuai a ignorarlo.
-Sì, certo.- magari serviva a distrarmi.
Così Jason si avvicinò di più con il banco, e io iniziai a spiegargli come funzionavano. Ne avevo fatte talmente tante, in tutte scuole diverse, che ormai potevo farle ad occhi chiusi. Lo vedevo mentre si sforzava e cercava di dare risposte impossibili. Ad un certo punto mi bisbigliò cercando di non farsi sentire da nessuno -È lui il problema?-
Okay, l'aveva notato. Comunque feci finta di non capire, non mi andava di affrontare l'argomento. E soprattutto non vedevo come mi potesse aiutare affrontarlo con Jason. -Lui chi?-
Jason alzò un sopracciglio scettico, squadrandomi per un buon minuto. -Quello che non ti toglie gli occhi di dosso da tutta la lezione.-
Così involontariamente mi girai, e mi maledissi mentalmente perché tutti i miei sforzi fino a quel momento erano stati vani. E lo trovai a fissarmi. Ogni volta che lo sorprendevo, gli leggevo negli occhi uno sguardo diverso. Quella volta sembrava che volesse studiarmi. Non abbassai lo sguardo, neanche lui lo fece. Eravamo entrambi troppo orgogliosi per farlo.
-Ester!- Jason mi richiamò, così Alex si girò, e così feci anche io. -Allora è lui, vero?-
Scossi la testa sovrappensiero -Tu non puoi capire.-
-Che ne sai? Magari se mi dicessi cosa è successo, ti potrei aiutare.-
-Nessuno mi può capire. E nessuno mi può aiutare.- ripensai alla mia scelta. Al fatto che nessuno comprendesse. Ripensai ad Alex, che nonostante sapesse che fossi la sua nemesi, il suo esatto contrario, mi aveva aiutato. Ma anche lui non poteva aiutarmi. Poteva provarci, ma alla fine non serviva davvero a nulla.
-Penso che adesso puoi finirli anche da solo gli altri esercizi.-
Ero stanca di parlare. Ero stanca di tutto.
Ringraziai mentalmente Jason perché non mi disse nulla, e tornò a risolvere le sue disequazioni per conto proprio. Sentivo ancora lo sguardo di Alex fisso su di me. Probabilmente aveva sentito. In fondo era meglio così. Almeno ci avrebbe pensato due volte prima di aiutarmi di nuovo. In ogni caso l'ora passò in fretta, e prima che suonasse, la signorina Cooper chiamò qualcuno alla lavagna. Era una ragazza con i capelli corti e rossi. Anzi, arancioni. Si tormentava una ciocca troppo corta di capelli, mentre si mordeva il labbro, quasi a volerselo staccare. Umani. Stupidi umani che si preoccupano per così poco. È questa la differenza tra umani e creature soprannaturali. Non si possono considerare neanche minimamente allo stesso livello.
Eppure, mi costrinsi ad ammettere, 'noi', angeli e demoni, ci comportiamo esattamente come gli esseri umani. Proviamo emozioni umane. Proviamo dolore, pena, ci struggiamo per qualcosa o qualcuno che non possiamo avere. Ci innamoriamo. E ogni volta che questi sentimenti umani escono fuori, ne dobbiamo pagare le conseguenze. È così che funziona.
La ragazza dai capelli rossi fu salvata dal suono della campanella. In ogni caso la signorina Cooper non la rimproverò.
Mi affrettai ad uscire da quell'aula per lasciarmi tutto alle spalle. L'ora dopo avevo diritto con Jennifer, poi altre due ore prima della pausa pranzo. Andai subito in classe, non trovando la bionda, mi sedetti lo stesso appoggiando la borsa sopra il banco vicino, nel caso arrivasse. Piano piano gli altri studenti cominciarono a prendere posto, finché non arrivò Dakota che mi guardò scocciata. -È libero questo banco?- mi chiese, riferendosi al banco accanto a me. Alzai le spalle -Pensavo di tenerlo per Jennifer.-
-A quanto pare Jennifer aveva un'altra idea in mente.- seguii il suo sguardo e vidi la bionda entrare seguita da Alex. Mentre ridevano. Feci per chiamarla, ma questa non mi mostrò molta attenzione, e si sedette vicino ad Alexander in due banchi in prima fila. Solo allora si accorse della mia presenza -Ehi, scusa. Non avevo visto, ti dispiace?-
Mostrai un sorriso di cortesia. -Figurati.-
-Adesso è libero il banco.- la voce stridula della rossa cominciava seriamente a darmi sui nervi. Per evitare di sentirla ancora, presi la borsa e l'appoggiai a terra.
Notai l'angelo incurvare le labbra, quasi in un sorriso trionfante. Poi più nulla.
-Lui è appena arrivato eppure sembra che ha mostrato subito un interesse per Jennifer, non trovi?-
La rossa non mi disse più nulla per tutto il resto della lezione. Eppure quella frase mi fece riflettere a lungo. Non aveva torto. Da quando Alexander era arrivato in questa scuola, presentandosi come nuovo studente, aveva stretto subito amicizia con Jennifer. Probabilmente ero solo paranoica. Jennifer aveva legato subito anche con me, forse semplicemente si mostrava cordiale con tutti i nuovi arrivati. Eppure non ne ero del tutto convinta... Se fosse andata in quel modo, perché l'angelo avrebbe dovuto continuare ad avere rapporti con Jennifer? Lui avrebbe dovuto concentrarsi sulla sua missione, a meno che... Scossi la testa agitata, per voller scacciare quell'ipotesi. Mi stavo decisamente stressando.
Finalmente la campanella suonò, decretando la fine dell'ora. Seguii con lo sguardo Jennifer e Alex. Si stavano salutando. Dopo che l'angelo uscii dalla classe, raggiunsi la bionda. -Se ne va?-
-Adesso ha educazione fisica.-
-Capito.-
Dovevo saperlo. Dovevo scoprirlo subito. Così evitai la bionda, che mi voleva parlare, e cominciai a camminare dritta verso la palestra. -Ehi! Ma tu non hai educazione fisica a quest'ora!-
La ignorai. Ci avrei parlato dopo. In quel momento l'unica cosa di cui mi importava davvero era sapere. Raggiunsi la palestra, dove non c'era ancora nessuno fuori. Così andai verso lo spogliatoio maschile, e aprii la porta, incurante dei ragazzi che si stavano cambiando. -Ehi, ehi! Ma che fai?-
-Guarda che se volevi vederci senza maglietta bastava chiedere!-
Ignorai gli schiamazzi e i fischi di tutti quanti. -Sto cercando una persona.-
Un ragazzo moro e palestrato, senza maglietta mi si avvicinò, ghignando divertito -E l'hai trovato? Se vuoi posso rimpiazzarlo.- provai ribrezzo per quel disgustoso umano.
-Mi dispiace deluderti, ma le mie aspettative sono un po' più alte.- lo guardai con disgusto, mentre lui si allontava alzando le spalle. Solo allora notai Ryan, che mi stava fissando confuso, come del resto tutta la componente maschile presente lì. Lo raggiunsi e lo presi per la maglietta -Ehi! Ma che ti è preso?- mi chiese lui abbastanza sconvolto.
Lo strattonai a forza ignorando le varie frecciatine che ci lanciavano quei cretini. Parlai talmente piano che anche lui fece fatica a capirmi. -Ho bisogno di sapere dov'è Alex.-
-Chi?!-
-Alex, quello nuovo.-
-Qui non c'è.- grazie al cavolo, mi trattenni dal dire. -E poi a che ti serve?-
-Una questione lasciata irrisolta.-
Proprio in quel momento la porta si spalancò, e fece la sua entrata proprio chi stavo cercando. -Ma cos'è questo chiasso?-
Non mi notò subito, ma appena il suo sguardo passò su di me, capì. Si schiarì la gola -Ragazzi, voi vi siete cambiati. Forse fareste bene a raggiungere il coach.-
-E tu hai intenzione di cambiarti con lei dentro?-
Nessuno di loro fece segno di muoversi. Mossi il capo verso Ryan, che alla fine rassegnato tentò di convincere gli altri. -Su andiamo.-
Solo pochi ragazzi uscirono. Il ragazzo moro si mise a braccia conserte -Voglio proprio godermi lo spettacolo.-
-Forse non ti è chiaro. Tu e i tuoi amici dovete portare il vostro culo regale fuori da qui.-
Lui mi si avvicinò, continuando a guardarmi strafottente -E se non volessi andarmene?-
Stavo seriamente cominciando ad irritarmi, e pensai che se fosse andata avanti così, non avrei resistito e avrei usato i miei poteri. Cercai comunque di apparire calma. -Dovresti. Tu e i tuoi amici.-
Qualcuno bussò con foga alla porta. -Le ragazze hanno fatto prima di voi! Vi ci vuole molto ancora?-
Il coach Hudson aprì senza preavviso, e io mi ritrovai in un attimo contro la parete, nascosta da un semipilastro, accanto all'angelo biondo. -Aspetta un attimo.- la sua voce non era udibile per un orecchio umano.-Allora, che state facendo?-
-C'era una ragazza fino a un momento fa.-
-Sì, ed è sparito anche quello nuovo.-
-Vi siete fumati qualcosa?- la domanda del coach era seria, e io mi dovetti mordere la guancia dall'interno per non scoppiare a ridere. -Sentite. Uscite subito in tre secondi se non volete vedermi davvero incazzato.-
Stavolta mi morsi il labbro. Loro, tentando ancora di giustificarsi, uscirono un po' perplessi. Notai solo allora che la mano di Alex era sulla mia vita. La maglia si era alzata un po', e quel semplice contatto fisico bruciava. Così mi scansai, temendo come se da un momento all'altro prendessi fuoco. Lui si allontanò un po' da me, evidentemente a disagio. La sicurezza che ostentavo poco prima era svanita, e mi chiesi se effettivamente fosse stata una buona idea quella di raggiungerlo lì. Ormai però non potevo tornare indietro. Sarebbe stato da codardi.
Volevo andare dritta al punto, eppure allo stesso tempo non ne avevo il coraggio. Non volevo confermare i miei ulteriori dubbi. Se l'ipotesi che mi era venuta in mente, a causa di una semplice frase pronunciata da una stupida umana con i capelli rossi, fosse stata vera, allora non avrei saputo davvero come affrontare la questione. -Allora? Come mai sei qui?-
Alzai lo sguardo per affrontarlo. Questa volta i suoi occhi mostravano pura e semplice curiosità. Niente di più. -Tutto a posto?-
Sbattei le palpebre un paio di volte. Ero rimasta incantata a fissarlo. E adesso lui mi chiedeva se stavo bene. Si preoccupava di nuovo per me.
-Senti, di questo abbiamo già parlato prima. Non so per quale motivo ti sia preoccupato per me, visto il ribrezzo che hai nei miei confronti...-
Sperai che mi contraddisse, ma non lo fece. Così andai avanti, deglutendo varie volte.
-Allora... vorrei che non mi ostacolassi. Semplicemente, evita di guardarmi, di parlarmi, o di immischiarti nella mia missione. Okay? Tu sei qui per portare a termine la tua missione. Io la mia. Il fatto di ritrovarci nella stessa scuola è stato uno spiacevole inconveniente, a nessuno dei due ha fatto un granché piacere. Ma basta. Finita lì. Deve esserlo. Ognuno per la sua strada. Per la sua missione. Senza interferenze da parte dell'altro. D'accordo?-
Sperai di essere stata abbastanza convincente. Insomma, ero stata addirittura diplomatica.
-Non posso.- tutto mi aspettavo, tranne una risposta del genere... ma in realtà era proprio la risposta che aspettavo. E quella che temevo maggiormente.
-E perché non puoi?- la mia voce uscì fuori spezzata. Speravo davvero che non rispondesse quello che credevo di sapere.
-Sei furba. Ormai ci sarai già arrivata, no?-
Restammo così a guardarci, senza dire una parola. Dannato angelo...
Alla fine presi il coraggio, e gli chiesi quello che avrei dovuto chiedergli subito -Si tratta di Jennifer, no?-
-Jennifer.- confermò lui. -Una ragazza abbastanza complicata, non trovi?-
-Sono arrivata qui prima io, l'ho conosciuta per prima e...-
Mi interruppe -E allora cosa? Siamo qui in questa scuola per lo stesso motivo. Lo hai detto tu. Vogliamo tutti e due portare a termine la missione. Eppure... bello scherzo ci ha giocato il destino, non trovi? Se tu portassi a termine la tua missione, io fallirei. E se io la portassi a termine, beh... falliresti tu. Le nostre strade qui non potranno fare a meno che incrociarsi. È inevitabile. Ma sai una cosa? Io ho intenzione di portare a termine la mia missione, non mi importa cosa ti accadrebbe se tu fallissi.-
Quell'ultima frase, pronunciata con un tono così sprezzante mi fece bacillare un attimo. Non dovevo mostrarmi debole, non davanti a lui. Mi avvicinai così tanto che lui deglutì -Attento angioletto, che a volare troppo in alto rischi di cadere...-
-Non ho paura di volare troppo in alto. Tu piuttosto cerca di non andare troppo sotto terra che poi rischi di soffocare...-
-Per soffocare dovrei respirare, ma io non ne ho bisogno... tu invece dovresti seriamente guardarti le spalle. Qualcuno potrebbe spezzarti le tue ali.-
L'angelo si passò una mano tra i capelli pensieroso, poi soffocò una risata -E quel qualcuno saresti tu?-
-Forse non ti è chiaro un concetto... io porterò a termine la mia missione, fregandomene di quello che potrebbe succederti dopo che io avrò finito qui. E sì, sono disposta anche a giocare sporco, e se questo significa che dovrò scontrarmi con te, allora non sarò certo io a tirarmi indietro.-
-Beh... e allora che la "sfida" abbia inizio.- mi disse lui con un sorriso ironico accennato sul volto.
-Per te questa è una sfida? Certo... e il premio è Jennifer. Solo un premio, no? Uno stupido oggetto che non vale nulla...-
-Non l'ho mai definita uno stupido oggetto. E poi pensaci bene. Tu vieni a fare la morale a me? Tu che sei disposta al tutto per tutto per condannare la sua anima all'Inferno?-
Decisi di non voler perdere più tempo con lui, così me ne tornai indietro, non prima di sentirgli dire -Comunque alla fine l'esito della missione sarà dato solo dalla scelta di Jennifer. Sua e basta.-





Angolo dell'autrice:
Sono imperdonabile, lo so. Non ho scuse. Mi dispiace davvero. Mi dispiace che chi segue questa storia, ogni volta è costretto a sopportare i miei costanti ritardi. Avevo cominciato a scrivere questo capitolo un sacco di tempo fa, non sapendo come andare avanti, e ora... eccomi arrivata qui. Spero che il capitolo non vi abbia annoiato...
Inoltre spero che state leggendo questa parte, perché ho una sorpresa per voi. Ebbene, vi avevo detto che avrei fatto un trailer per la storia. E alla fine ce l'ho fatta. E devo dire che sono anche abbastanza soddisfatta. Per il trailer devo ringraziare Anny, che mi ha dato davvero un sacco di consigli. Inoltre la devo ringraziare anche perché se ho finito di scrivere il capitolo è solo grazie a lei.
Comunque ecco il link del TRAILER: 
http://www.youtube.com/watch?v=dguil2ZQ0-A
Fatemi sapere cosa ne pensate, che sono davvero curiosa.
Poi vi ricordo il missing moment dal capitolo 5, dal punto di vista di Jennifer, che vede come protagonisti lei e Ryan:
"Tabacco e caffè" (missing moment): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2369769&i=1
Inoltre ho pubblicato una nuova storia, nella sezione drammatico. Se vi va di seguirmi anche lì, mi farebbe molto piacere :)
Per ora c'è solo il prologo, ma il primo capitolo è già pronto (devo solo trovare un titolo)
"Per un corpo perfetto" (drammatica): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2487696&i=1
E niente... credo di aver detto tutto. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo (e anche del trailer) Mi farebbe molto piacere.
Un bacione <3

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