The dark inside

di likeadarkangel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


The dark inside


Il sole è alto; gli uccellini cinguettano. 

Apro leggermente gli occhi, lievemente infastidita da quei pochi raggi che penetrano dalle tende. Sollevo il lenzuolo mettendomi a sedere. Appena appoggio i piedi al freddo suolo un piccolo brivido mi percorre il corpo. Mi alzo e ancora leggermente assonnata mi dirigo verso la cabina armadio. Indosso la mia uniforme e dopo aver indossato le mie adorate converse bianche esco dalla cabina armadio per andare in bagno a rinfrescarmi il viso e lavarmi i denti. Mi sistemo i capelli e prima di uscire dalla stanza mi fermo a guardarmi allo specchio. 
"Impeccabile" è ciò che tutti pensano che io sia. Ciò che tutti si aspettano dalla figlia di Karen Angel Light. Direttrice della più grande scuola di magia bianca. 
Secondo molti io sono come era lei alla mia età. In più il fatto di assomigliarle tanto non gioca a mio beneficio. Possiedo quasi tutti i suoi tratti, anche se ci sono due cose che mi distinguono maggiormente da lei: i miei capelli e i miei occhi.
I miei capelli sono dello stesso colore di mia nonna paterna: rossi. Un rosso scuro, quasi dello stesso colore del sangue. Ma ciò che amo di più di me sono i miei occhi. Sono di color nero, dello stesso colore di tutta la casata di mio padre; un colore che caratterizza tutti noi Daimon. Un cognome che crea molti dispiaceri a mia madre, tanto da chiedere più volte a me e a mio fratello di cambiarlo, prendendo il suo di cognome. Un cognome importante nella nostra società: Light.
Sembra strano che i miei genitori abbiano dei cognomi cosi differenti, ma non lo è. Dopotutto loro lo sono, differenti intendo; sono l'esatto opposto. Mia madre è un'angelo, mio padre è un demone. Lei la luce, lui l'oscurità. Lei salvatrice, lui distruttore. Il loro amore è stata la loro rovina. Ma poi in una notte di passione lei rimase incinta di me e mio fratello. 
Non so esattamente che cosa siamo. Potremmo essere "demoni bianchi" o "angeli oscuri". Da quando siamo nati noi viviamo nella "luce", tra gli angeli. Frequentiamo la migliore scuola di magia bianca; dove ci insegnano ad usare la magia bianca e tutti i benefici che porta, ci insegnano la forza dell'amore e dei sentimenti positivi, ma ci insegnano anche come combattere e distruggere il male. 
Nonostante sia circondata dalla "luce" non riesco a fare a meno di cercare il "buio". Sebbene io sappia che ciò è sbagliato e che non dovrei cadere nelle tentazioni , l'oscurità e la magia nera mi affascinano.
* * *
Mentre percorro il lungo corridoio del piano superiore, vengo raggiunta da mio fratello. Giro il viso per poterlo osservare meglio e incrocio i suoi occhi, identici ai miei, intendi a scrutarmi. 
Mio fratello è un bel ragazzo. Alto, un fisico ben scolpito dai duri allenamenti ai quali piace sottoporsi. Mamma dice sempre che è troppo simile a nostro padre; forse per le due caratteristiche tipiche della nostra casata. I capelli biondi, di un biondo talmente chiaro che a volte potrebbero sembrare quasi bianchi, e gli occhi neri. Il suo aspetto fa molto effetto sulle ragazze, forse perché assomiglia al ragazzo bello e dannato: ciò che alla fine è. 
"Allora Lilth cara" mio fratello è l'unico a chiamarmi con il mio secondo nome "quali incantesimi oscuri hai praticato sta notte?" la mia bocca si apre in un sorriso, lui capisce sempre quando faccio qualcosa che non dovrei fare " niente di che, qualche incantesimo di tortura". Ritorno a guardare davanti a me. "Sai Klaus questa notte ti ho sentito uscire" inizio tranquillamente "... di che ragazza hai portato via l'anima?" gli chiedo diretta. "Un'insignificante umana" mi risponde senza guardarmi. "Sai vero che se mamma lo scopre ti ammazza" constato guardandolo nuovamente "Sai vero che la stessa cosa vale per te" mi dice sorridendo "Touchè" gli sorrido anch'io. Entriamo nella sala da pranzo trovando mamma già intenta a fare colazione. "Scusate ragazzi ma oggi non vi aspetto" ci informa mentre finisce la sua colazione "Sapete oggi è il primo giorno di scuola, devo accogliere i primini, mostrare loro la scuola e tutto il resto". La vedo alzarsi. "Ci vediamo a scuola" dice prima di scoccarci un bacio sulla guancia di ognuno "Vi voglio bene" aggiunge prima di uscire da casa. 
"Finalmente l'ultimo anno di scuola" dico spensierata "Già" afferma lui "Dopo tutto cambierà" aggiunge tranquillamente. Non so a cosa si riferisse, ma non ci do troppo importanza. Finiamo la colazione in silenzio, per poi uscire di casa. Visto che la scuola non è lontana ci andiamo a piedi. Mentre percorriamo la strada una strana sensazione si impossessa del mio corpo, come se qualcuno mi stesse osservando. Nonostante abbia guardato più volte dietro di me, non ho notato nessuno osservarmi. Forse la mia immaginazione mi gioca brutti scherzi. 
Prima di entrare a scuola "indosso" la mia solita maschera, quella che ormai da anni tutti sono abituati a vedere. Con un enorme sorriso saluto tutte le persone che incrocio nel mio cammino, alluni o insegnanti che siano. Arrivati al terzo piano saluto mio fratello, per poi entrare nella mia classe mentre lui raggiunge dei suoi compagni che si trovano in fondo al corridoio.
Come al solito mi siedo al mio posto: l'ultimo banco in fondo a sinistra, vicino alla finestra. Da questa classe si vede bene l'inizio della foresta, alla quale però è proibito accedere.
La campanella suona indicando cosi l'inizio delle lezioni. La professoressa entra poco dopo e dopo averci salutati inizia a spiegare. Per la prima parte della lezione sto attenta, ma poi qualcosa mi distrae. Nel mio corpo si manifestano le stesse emozioni provate questa mattina. Istintivamente mi giro verso la classe, ma noto che stanno tutti guardando verso la lavagna ascoltando la lezione. Pensando di essermi immaginata tutto inizio a guardare la lavagna per poter seguire la lezione. Purtroppo la sensazione di essere osservata non sparisce e senza saperne il motivo volto il mio sguardo verso la finestra, osservando il paesaggio fuori. Subito il mio sguardo viene attirato da qualcosa che si muove nella foresta, appoggiandosi in fine su una sagoma. Sposto un po' lo sguardo vedendo che leggermente più spostata a destra c'è un'altra sagoma, la quale però osserva in un'altra direzione. Riporto lo sguardo all'interno della classe, fissando il mio banco. Forse anche questa volta è stata la mia immaginazione a creare tutto, o forse sto impazzendo a causa di qualche incantesimo sbagliato. Non resistendo porto di nuovo il mio sguardo in quel punto, sperando che fosse solo la mia immaginazione e che ora non ci sia più niente, il mio cuore inizia a battere più forte appena mi rendo conto che non è cosi e che quella sagoma è ancora presente. Non so perché, ma uno stato d'ansia si forma in me: come se sapessi che è qui per me.
"Signorina Daimon" mi richiama sprezzante, a causa del mio cognome, la professoressa "forse la mia lezione non le interessa?" "n-no.. cioè si... io... mi scusi, non mi sento molto bene, ho bisogno di aria". Raccolgo velocemente le mie cose, uscendo subito dopo dalla classe. Scendo velocemente le scale, sperando di arrivare al più presto nel giardino: ho bisogno di un po' di aria. Non riesco a capire perché io sia così spaventata. Appena esco fuori lascio cadere la borsa a terra e mi siedo vicino ad essa. Mi prendo il volto tra le mani cercando di calmarmi; non mi ero neanche accorta di aver iniziato a tremare. Un brivido mi percorre la spina dorsale. Girandomi noto di nuovo quella sagoma. Lo vedo avanzare, quel tanto che basta per venir leggermente illuminato da alcuni raggi del sole. Vedo la sagoma prendere forme più precise, rivelandomi la figura di un ragazzo. Questa è l'unica cosa che riesco a scorgere prima che sparisca. Subito dopo la sua uscita di scena, un leggero venticello si alza. E in lontananza mi sembra di sentire il mio nome "Rosaline Lilth Daimon"  

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


The dark inside
-cap. II-
 
Sentii un leggero vociferare. Mi mossi leggermente, scoprendo sotto di me qualcosa di morbido. Non mi trovavo più nel giardino dell'istituto. Aprii piano gli occhi ed inizia ad osservare il luogo in cui mi trovavo. Bianco e luminoso. Diversi lettini, identici a quello in cui ero distesa, erano disposti in tutta la grande stanza. Nella parete più lontana da dove mi trovavo, c'erano diversi armadietti stracolmi di medicine. Mi trovavo nell'infermeria di scuola. Ma come cavolo ero finita in infermeria?
Sento la porta venir spalancata di colpo, facendomi sussultare.
Appena mi volto, per vedere cos'è stato, vedo la figura di mia madre correre verso di me, facendo svolazzare i suoi capelli castani. "Oh grazie al cielo ti sei svegliata!" esclama mentre mi abbraccia stretta a lei. "Mi hai fatta preoccupare" mi rivela. "Perché sono in infermeria?" le chiedo. "Un professore ti ha trovata svenuta in giardino e ti ha subito portata qui" mi spiega staccandosi dall'abbraccio, per poi sedersi affianco a me. "Si può sapere perché ti trovavi fuori mentre a quell'ora saresti dovuta essere in classe?" mi chiese leggermente severa. Per un momento l'idea di raccontarle ciò che ho visto mi passa per la mente. Idea che però scarto subito. Non vorrei far preoccupare mamma raccontandole qualcosa di cui non sono sicura. Decidendo, così, di optare per una mezza verità. "Non mi sentivo molto bene ed avevo bisogno di un po' d'aria" le dissi mentre i miei occhi neri incontravano i suoi castani. "Adesso come ti senti?" chiede preoccupata. "Molto meglio, grazie" le sorrido. "Dai raccogli le tue cose che ti accompagno a casa. La signora Prif ha detto che per oggi devi stare a riposo" mi disse alzandosi. "Ti aspetto in macchina" mi disse sorridendo prima di uscire. "Arrivo". Dopo aver raccolto la borsa, uscii anch'io dall'istituto. 
Il viaggio in macchina fu silenzioso, tranne per una leggera musica che proveniva dalla radio. Quando accosto vicino al cancello di casa la ringrazia e la salutai velocemente, per poi scendere dalla macchina ed entrare in casa. 
* * *
Lasciavo l'acqua della doccia scorrere sul mio corpo, accarezzandomi la pelle. Chiusi gli occhi facendomi trasportare dal suono che produceva l'acqua. Amavo stare sotto al getto dell'acqua, mi rilassava. 
Chiusi l'acqua. Uscii dalla doccia e avvolsi il mio corpo in un asciugamano. Quando uscii dal bagno il mio corpo venne investito da dell'aria fredda, facendomi rabbrividire. Voltai di scatto il mio volto verso la grande porta finestra della mia stanza, trovandola spalancata. Corsi a chiuderla, leggermente spaventata. Mi voltai ed andai nella mia cabina armadio per vestirmi. Presi dell'intimo a caso e me lo infilai. Indossai dei pantaloncini e una maglietta un po' larga per poter star comoda. 
Quando rientrai in camera notai qualcosa che prima non c'era. Una bellissima rosa blu padroneggiava tra le mie bianche lenzuola. Mi avvicinai per poterla prendere tra le mani. La osservai per qualche secondo. Amavo quel fiore: era il mio preferito. Un fiore che rappresentava mistero e saggezza. Portai la rosa vicino al mio volto. Lentamente la avvicinai al mio naso per poter sentire il profumo che emanava. Un profumo non adatto ad un fiore mi inebriò i sensi. Tabacco, menta e dopobarba. Trovai che questi odori strani assieme formavano un mix perfetto. Sorrisi. Riaprii gli occhi. Non mi ero accorta di averli chiusi. 
Un bigliettino apparve sul mio letto. Lo raccolsi. "Sei bellissima mentre sorridi" lessi. Il sorriso scomparve dalle mie labbra. Lasciai scivolare il bigliettino e la rosa dalle mie mani. Qualcuno mi sta osservando, com'è possibile? Mi avvicinai alla finestra e controllai se fuori si trovasse qualcuno, ma non vidi nessuno. Chiusi le tende, sperando che quell'incubo terminasse all'istante. Un'altro bigliettino comparve sul mio letto. Corsi a prenderlo. Ciò che lessi mi fece spaventare ulteriormente. "Continuo a vederti" recitava il bigliettino. Il mio cuore iniziò a battere più velocemente. Controllavo con lo sguardo ogni centimetro della mia stanza, sperando di scorgere un piccolissimo particolare che mi aiutasse a capire ciò che sta accadendo. 
"Dove sei?" chiesi a bassa voce. Sperai con tutta me stessa che questo fosse solo uno stupido scherzo, oppure che fosse un'incubo e che tra poco mi sarei svegliata, al caldo, sotto le mie lenzuola. Speranze che però morirono nell'istante esatto in cui una voce roca rispose alla mia domanda. "Molto più vicino di quello che credi".
Nella mia mente mille domande continuarono a ripetersi. Domande alle quali però non avevo una risposta. Domande alle quali non prestavo attenzione.
Il mio corpo si trovava in balia della paura.
Boom Boom
Sentivo il cuore battere all'impazzata. Batteva talmente forte come se volesse uscire dal mio petto e scappare da questo inferno.
Boom Boom
Il mio corpo iniziò a tremare, in preda al terrore.
Boom Boom
Le mie mani sudavano.
Boom Boom
La mia gola diventò secca.
Boom Boom
Un sapore metallico invase la mia bocca.
Boom Boom
Iniziai ad indietreggiare. Non sapevo cosa fare. La paura aveva preso il sopravvento anche sulla mia mente impedendomi di pensare logicamente.
Boom Boom
Mi girai di colpo, intenzionata a mettermi a correre, per poter fuggire da questa stanza. Il mio corpo sbatté contro qualcosa, o forse è meglio dire contro qualcuno, impedendo così la mia fuga.
Boom Boom
I miei sensi vennero di nuovo inebriati da quel magnifico profumo. Tabacco, menta e dopobarba.
Boom Boom
Alzai lentamente il volto. Mentre prima i miei occhi si trovarono a fissare una maglia nera, ora si trovarono a fissare dei bellissimi occhi acquamarina. 
Il mio corpo si trovava a pochi centimetri dal suo. Fece comparire un ghigno sulle sue labbra. "Ciao principessa" disse poi. Il mio cuore perse un battito.
Boom...   Boom.

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