Wake me up di Shayla_the_angel (/viewuser.php?uid=53006)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
Wake
me up
1
“BIIIIL!”gridò
Simone
dal piano inferiore.
“TOOOM!”seguì
subito
dopo.
I due gemelli si
mossero sotto le loro coperte e mugugnarono, insoddisfatti.
La donna entrò
nella
camera dei figli.
“Ragazzi!
Mancano
dieci minuti prima che passi l’autobus! Volete arrivare in
ritardo pure
oggi?”chiese.
Tom uscì da
sotto le
coperte e guardò la madre. I dread biondi gli ricadevano
davanti al viso.
“Mami…”disse
con aria
stanca.
“No, Tomi. Ora
alzati
e muoviti. Sai quanto tempo ci mette tuo fratello a
prepararsi!”.
Il maggiore dei due
gemelli emerse da sotto il piumone e sbuffò.
Si tolse la maglia a
maniche corte e i calzoncini e li gettò sul letto, poi
posò lo sguardo su Bill.
Sperava che quel primo giorno nella scuola nuova fosse diverso dagli
altri. Sapeva
che il gemello aveva odiato andare all’altra scuola e non
tanto per le materie,
quanto per le persone che ci stavano dentro.
Il rasta andò
in
bagno, poi tornò in camera a vestirsi. Recuperò i
jeans e la maglia dal
pavimento, dove li aveva gettati il giorno prima, poi scosse il
fratello.
“Billie,
svegliati o
la mamma si arrabbia!”disse con dolcezza, poi scese per fare
colazione.
Bill socchiuse gli
occhi in tempo per vedere l’ultimo lembo della maglia del
fratello sparire
dietro la porta.
Con un calcio
lanciò
via le coperte, poi si spogliò ed andò in bagno.
Si guardò allo
specchio.
“Oggi
sarà tutto
diverso. Non ci sono più quei bulli! Sarà un anno
meraviglioso”si disse, sentendo la sua
voce nella mente.
Si lavò
accuratamente
la faccia e i denti, sapendo di non aver tempo per la colazione.
Uscì dal bagno
e si vestì.
Un paio di jeans
stretti con una cintura nera, una t-shirt scura, la sua preferita e una
felpa
con cappuccio. Tornò in bagno e si sistemò i
corti capelli neri con il gel,
sorridendo per il risultato.
Lo sguardo gli cadde
sulle unghie. Smaltate di nero.
*FLASHBACK*
“Kaulitz, che
bello
smalto? Con chi devi uscire stasera?”
“Come si chiama
il tuo
principe azzurro?”
“Tesoro non
metterti
sempre roba scura addosso, altrimenti i maschi non ti noteranno
mai!”
Frasi spregevoli delle
sue compagne di classe.
*FINE FLASHBACK*
Il ragazzino
sospirò,
poi andò nel bagno principale, dove sua madre teneva i
trucchi, quindi si
sottolineò gli occhi con un leggero tratto nero.
Tornò in
camera e
prese il suo zaino e quello del gemello. Identici anche quelli, poi
corse al
piano di sotto.
Tom stava finendo di
mangiare una fetta di pane imburrato.
“Billie non fai
colazione?”chiese la madre.
“Nein…non
ho tempo.
Tomi sei pronto?”chiese guardando il fratello.
“Ja…lavo
i denti e ci
sono”disse il rasta, correndo di sopra. Una mano a stringere
i pantaloni.
Lo scuolabus stava per
arrivare. Bill era appoggiato alla porta di entrata, in attesa del
fratello,
nel frattempo continuava a giocare con il piercing alla lingua e a
mordicchiarsi il labbro inferiore. Faceva sempre così quando
era agitato.
“Tesoro, stai
tranquillo. Vedrai che andrà tutto benissimo”disse
la madre, abbracciandolo.
Tom arrivò in
quel
momento. Prese lo zaino dalle mani del fratello ed uscì.
“Billie,
sbrigati!”gridò, correndo verso
l’autobus.
Il ragazzino
seguì il
gemello.
“Tschüß
mami!”esclamò, raggiungendolo.
I due ragazzi salirono
sull’autobus e subito gli altri passeggeri zittirono.
Gli sguardi di molti
indugiarono sui rasta di Tom e sul suo piercing al labbro, ma ben
presto
l’attenzione si concentrò sul look di Bill.
Alcuni sussurrarono
qualcosa, finché i due gemelli non si sedettero, senza
salutare nessuno.
“Hey Billie,
pronto
per un anno completamente diverso?”chiese Tom, facendo sedere
il fratello
accanto al finestrino. Il ragazzino si era incupito.
“Mmm. A me pare
proprio come prima”disse.
Tom gli diede un
colpo.
“No…non
sarà come
prima. Te lo prometto”.
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Capitolo 2 *** 2 ***
2
Il viaggio fino a
scuola durò una decina di minuti. Loro due erano gli ultimi
ad essere saliti.
Davanti a scuola
c’era
una marea di gente.
Bill sospirò e
Tom lo
afferrò per un polso.
“Billie…stai
tranquillo. Non succederà niente”disse
sorridendogli.
La campanella
annunciò
l’inizio delle lezioni e subito la folla entrò a
scuola.
“Dunque…noi
dobbiamo
andare in 2 A…quindi, stando a quanto dice questo
foglio…secondo piano, terza
aula a destra”disse Tom, guardando una sorta di cartina
appesa al muro.
Salirono le scale.
Bill continuava a guardarsi intorno, teso.
La porta della loro
classe era chiusa e all’interno regnava il silenzio totale.
“Bene…Kaulitz
pronti!”esclamò Tom, bussando alla porta.
Si udì un “Avanti” piuttosto scocciato e i
due ragazzini
entrarono.
“Chi
siete?”chiese il
professore. Un uomo sulla quarantina, con ispidi capelli biondi e un
forte
accento francese.
“Tom e Bill
Kaulitz…siamo nuovi”disse il rasta, porgendo un
foglio all’insegnante.
L’uomo
sospirò.
“Bene…allora
ragazzi,
loro due sono i vostri nuovi compagni di classe. Bill e Tom Kaulitz.
Ora andate
a sedervi. Io sono il professor Dessin. Sono l’insegnante di
francese. Ora
tirate fuori i libri!”esclamò.
“Primo
insegnante…già un rompi coglioni”pensò
Tom buttandosi su una sedia in seconda fila.
Bill lo
guardò,
capendo perfettamente cosa stesse pensando il gemello.
Prese un foglio dal
quaderno nuovo e cominciò a prendere appunti, mentre il
fratello tamburellava
le dita sul banco.
“Kaulitz!
Appena
arrivato cominci già a disturbare? Stai fermo con quelle
mani e vieni alla
lavagna. Vediamo quanto sei bravo”disse il professore.
Bill trasalì
nel
sentir nominare il suo cognome, poi capì che il professore
stava parlando a
Tom.
Il rasta si
alzò,
lanciando un’occhiata divertita a suo fratello.
“Kaulitz, non
mi piace
il tuo atteggiamento strafottente. Ora traduci queste
frasi!”esclamò l’uomo
porgendogli un foglio.
Tom alzò gli
occhi al
cielo, pensando che avrebbero potuto entrare un’ora in
ritardo, invece che
sorbirsi quell’uomo fastidioso. Prese un gesso e
cominciò a scrivere, pur
sapendo che le sue conoscenze di francese erano praticamente nulle.
Guardò il
gemello in cerca di aiuto.
Bill sospirò.
Suo
fratello non aveva mai prestato attenzione alle lezioni di francese, o
ad
altre. Si sporse sul banco, per leggere meglio la lavagna e nascondersi
dal
professore, poi con il labiale si fece capire.
“Quella
desinenza è
sbagliata…non si accordano i participi con il verbo
avere!”disse a bassa voce.
“Kaulitz! Certo
che
dare fastidio è un vizio di famiglia! Vieni qui pure
tu!”
Bill sospirò,
poi
arrivò di fianco al gemello e gli sorrise.
“Traduci tu. A
quanto
pare tuo fratello non sa nemmeno che con il verbo avere non si accorda
mai!”.
Tom sospirò.
Bill gli prese il
foglio dalle mani e tradusse un paio di frasi.
Non appena
poggiò il
gesso alla lavagna, sentì un leggeri brusio di sottofondo.
Il suo sguardo andò
istintivamente alle unghie, poi sospirò.
Tom guardò in
cagnesco
l’intera classe.
“Bene…ora
tornate a
sedervi e vedete di non farvi più richiamare”disse
il professore, congedandoli.
I due gemelli
tornarono ai loro posti e si guardarono. Bill aveva un’aria
terribilmente
avvilita. La campanella suonò e, una volta uscito il
professore, l’intera
classe si riversò in corridoio.
Tom si alzò in
fretta
ed uscì per tastare il terreno.
“Ciao
ragazzina…”disse
una voce, alle spalle di Bill.
Il ragazzino
rabbrividì, poi si voltò lentamente.
“Che hai,
ragazzina?”
“Io sono un
maschio…”rispose Bill, con voce tremante.
“Da queste
parti i
maschi non si truccano e non si mettono nemmeno lo
smalto”disse il ragazzino.
Tom rientrò in
quel
momento.
“Bill, va tutto
bene?”chiese avvicinandosi al gemello.
Il ragazzino si
allontanò, insoddisfatto.
“Bill…”disse
Tom.
“Tomi…è
uguale a
prima…”disse il ragazzino, sentendo gli occhi
riempiendosi di lacrime.
“Dai, non fare
così”disse Tom.
Il ragazzino
abbracciò
il fratello.
“Billie…vai
a
sciacquarti la faccia…non puoi presentarti al prof in questo
stato…”disse Tom,
accompagnando fuori il fratello.
“Che
schifo…piange
proprio come una femmina!”esclamò lo stesso
ragazzo di prima.
Tom non riuscì
a
controllarsi. Con uno scatto colpì in pieno viso.
“TOMI!”gridò
Bill.
Il sangue
cominciò a
scorrere sul pavimento, mentre il ragazzino si portava le mani al naso.
“TOMI…lo
hai
ucciso?”chiese Bill guardando il compagno steso a terra. Gli
altri ragazzini si
erano istintivamente allontanati dai due gemelli e il professor Dessin
era
accorso.
“Kaulitz! In
presidenza tutti e due! Immediatamente!”tuonò,
osservando l’alunno a terra.
I
due seguirono
l’insegnante, con il capo chino.
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Capitolo 3 *** 3 ***
3
“Ragazzi,
sedetevi qui
e lei, professor Dessin veda di darsi una calmata. Ora vada.
C’è una classe che
l’attende”disse la donna, facendo accomodare i due
ragazzini sulle sedie di
fronte a lei.
Il professore di
francese si congedò, chiudendosi la porta alle spalle.
“Bill…devi
essere tu,
vero?”chiese la donna, osservando un foglio e poi spostando
lo sguardo sugli
occhi velati di lacrime del gemello più piccolo, che
annuì senza guardarla in
volto.
“Tu invece sei
Tom”aggiunse la donna.
“Sì…”rispose
il rasta,
un po’ meno spavaldo.
“Dunque
ragazzi…siete
qui da poco più di un’ora e già vi
siete fatti mandare da me. Credo sia un
record!”
Tom si lasciò
sfuggire
un sorriso.
“Comunque,
potreste
spiegarmi cos’è successo in corridoio? Non
è normale avere dei ragazzini con il
naso rotto in giro per la scuola, né tanto meno avere dei
pugili pericolosi per
le aule”.
Bill rimase in
silenzio, costringendo il gemello a parlare.
“Vede…signora.
Quel
ragazzino continuava a prendere in giro mio fratello. Per noi non
è la prima
volta che accade una cosa del genere…”disse,
cercando di non raccontare proprio
tutto.
“Nell’altra
scuola mi
picchiavano, perché mi piace mettermi lo smalto e la matita
di mia madre.
Dicono tutti che sono gay oppure che sono una femmina. Tomi
è l’unico dalla mia
parte. Nostra madre non ha potuto fare altro che cambiarci scuola.
Speravamo
che qui fosse tutto diverso…”disse Bill, con voce
tremante.
Tom lo guardò,
poi
osservò la reazione della preside.
“Capisco. Bill
questa
è una situazione molto particolare, ma dovete capire che non
si risolve nulla
con la violenza. Ora mi vedo costretta a dover punire Tom, tenendolo a
casa per
qualche giorno. Quel ragazzino passerà dalla parte del
giusto e voi due verrete
additati in malo modo. Prima di muovere le mani bisogna sempre trovare
una
seconda strada. Sono la preside di questa scuola non perché
mi piaccia avere
più potere di un semplice professore, ma perché
posso aiutare di più voi
ragazzi. Come insegnante nessuno mi ascoltava molto, ma ora quello che
dico io
è legge dentro queste mura. Vi prometto che d’ora
in poi le cose cambieranno.
Tom, fai firmare questo a tua madre e Bill, guai a te se stai a casa
durante la
sospensione di tuo fratello. Ora andate in classe. La professoressa di
matematica era ansiosa di conoscervi”disse con un sorriso.
“Gentili
genitori,
vi informo che vostro figlio è stato sospeso dal frequentare
le lezioni per
giorni 3, in quanto sorpreso in comportamenti scorretti. Grazie, la
preside Wilhelmina
Küßer”lesse Tomi, storcendo il
naso.
“Tomi…io
non voglio
venire a scuola senza di te…quel ragazzino mi
tormenterà…lo so”.
“Hai
sentito la
preside cos’ha detto…io non posso aiutarti e tu
non puoi stare a casa…siamo
bloccati…”disse il gemello, avvicinandosi alla
porta dell’aula.
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Capitolo 4 *** 4 ***
4
I
due ragazzini rientrarono in
classe. Subito i compagni ammutolirono. La professoressa li
guardò. Era giovane
e molto carina e aveva l’aria gentile.
“Voi
due dovete essere i gemelli
Kaulitz, o sbaglio?”chiese, sorridendo.
“Sì…siamo
noi”disse Tom,
guardandola.
“Bene,
io sono la professoressa
Vanessa Schachter e insegno matematica. Ora sedetevi al vostro posto e
seguite
la lezione”.
I
due obbedirono senza battere
ciglio.
“Bene
ragazzi…stavamo parlando delle
equazioni…”disse la donna, riottenendo
l’attenzione degli studenti.
“Hey
Kaulitz…non penserai mica di
spaccare il naso a tutti quelli che danno fastidio alla tua
sorellina?”bisbigliò
un ragazzo alle spalle di Tom.
Il
rasta s’irrigidì.
“Non
dargli retta Tomi…quello lo sta
facendo apposta per farti scattare come una molla davanti alla prof.
Stai
calmo!”si
disse.
“Ci
sono ragazzi molto più grossi di
te in questa scuola e te la faranno pagare per quello che hai fatto a
Jacob,
non ti preoccupare. Kaulitz ti sei ficcato in un mare di
guai”sibilò ancora.
“Lucas!
Cosa stai facendo?”chiese la
professoressa.
“Nulla.
Stavo spiegando ai miei
nuovi compagni che cosa stavamo facendo prima del loro
arrivo”rispose il
ragazzino, sorridendo alla professoressa.
“La
prossima volta vedi di aspettare
il termine della mia lezione!”esclamò lei,
voltandosi.
“Ricordatelo
Kaulitz. Sei nella
merda e nessuno potrà tirarti fuori!”disse in un
ultimo soffio, tornando a
sedersi.
La
campanella suonò e, come per
l’ora precedente, all’uscita della prof la classe
si riversò in corridoio.
Lucas scoccò uno sguardo d’odio ai due gemelli.
Bill
rabbrividì ed afferrò il
gemello per una manica della sua felpa extralarge.
“Tomi…io
non volevo che succedesse
tutto questo…”disse in un sussurro.
“Non
ti preoccupare. Non è ancora
nato nessuno capace di mettere le mani addosso a Tom
Kaulitz!”esclamò il
ragazzino con un sorriso che fece scintillare il piercing al labbro.
Il
professore dell’ora successiva
era assente, quindi non c’era nessuno in quel momento, quando
tre energumeni
che dimostravano ben più dei loro tredici anni
attraversarono la porta della 2
A.
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Capitolo 5 *** 5 ***
Questo
capitolo, avviso
prima, è profondamente triste, quindi non odiatemi!!! Vi
prego (^^;;)…mi farò
perdonare…Küssen
5
“E
quelli chi sono?”chiese Bill, rabbrividendo da capo a piedi.
Alle
spalle dei tre ragazzi c’era Lucas che sogghignava.
“Vedi
Kaulitz, loro sono molto amici di Jacob e non hanno
apprezzato che tu abbia rotto il naso al loro amico”disse.
Subito
uno dei tre fece schioccare le nocche delle mani.
“Tomi
ti sei cacciato in un guaio gigantesco…”pensò
il
maggiore dei due gemelli.
I
tre ragazzi si avvicinarono con aria minacciosa.
In
quel momento a Bill vennero in mente le parole della preside.
“Quel
ragazzino passerà dalla parte del giusto e voi due verrete
additati in malo modo. Prima di muovere le mani bisogna sempre trovare
una
seconda strada”.
“Tomi…se
questi ti mettono le mani addosso…saranno dalla parte
del torto”sussurrò.
Il
gemello lo guardò, con un sorriso sulle labbra.
Nel
frattempo i tre ragazzi e Lucas si erano avvicinati. Uno dei
tre afferrò Tom per la felpa e lo alzò almeno a
cinque centimetri da terra.
“Tu
ora ti farai tanto male”disse il ragazzotto.
Bill
schizzò come una scheggia e si precipitò verso la
porta dell’aula.
Lucas
lo prese quasi al volo e lo immobilizzò contro il muro,
facendogli sbattere la testa contro la lavagna.
Gli
occhi del ragazzino si riempirono di lacrime.
“Oddio
ti rimetti a piangere? Certo che sei proprio una
merda!”esclamò,
deridendolo.
Tomi
non capì più nulla. Nessuno poteva permettersi di
toccare
Bill. Nessuno!
Con
un calcio al basso ventre si liberò del primo energumeno.
Gli
altri due erano troppo lenti per sperare di prenderlo mentre correva.
Strinse una
mano attorno alla spalla di Lucas.
“Lascia
immediatamente mio fratello o te ne pentirai!”.
“Ma
che paura mi fai Kaulitz. Mi romperai il naso come hai fatto
con Jacob?”.
“Potrebbe
anche essere. Chi lo sa”.
“Tomi…vai
a chiamare la preside…lo avrei fatto io se questo non
mi avesse bloccato!”disse Bill, cercando di divincolarsi.
“Oh
sì Kaulitz, vai dalla preside e lasciaci il tuo
fratellino!”esclamò
Lucas.
Che
fare? Lasciare Bill da solo per dare una lezione a Lucas,
oppure sistemare le cose da solo?
“Tomi!
Ricordati quello che ha detto la preside! Se gli metti le
mani addosso ti caccerai in altri casini!
Sbrigati!”gridò il ragazzino, ormai
con i piedi che non toccavano più terra.
Tom
sbuffò, poi guardò un ultima volta il gemello.
Corse come mai
aveva fatto e raggiunse la presidenza. Bussò come un
ossesso, ma non ottenne
risposte.
“Scheiße!
Dov’è
quando mi serve?”chiese ad alta voce.
“Ragazzino,
modera il linguaggio! Chi stai cercando?”gli chiese
una segretaria occhialuta sulla sessantina.
“Secondo
lei? Sto cercando la preside ed è una questione
piuttosto urgente!”esclamò, livido di rabbia.
Sapeva
per certo che Bill era nei guai.
“Senti,
prova ad essere più garbato e magari posso
aiutarti!”.
“Signora…mio
fratello è in classe, circondato da quattro bulli da
strapazzo e scommetto che lo stanno picchiando, solo che io sono un
bravo
ragazzo e quindi sono venuto a chiamare la preside in persona. Ora,
cortesemente potrebbe dirmi dove si trova?”chiese,
sforzandosi di non perdere
le staffe.
“La
preside al momento è assente!”rispose la donna.
“Tomi
non saltarle al collo. Quello è omicidio”pensò,
stringendo i pugni.
“Signora,
ha capito cosa le sto dicendo? Mio fratello è nei
guai!”disse,
sforzandosi di non urlare.
“Ora
seguimi, chiameremo il professor Hansen e si risolverà
tutto”.
—–
Bill
era steso a terra. Lucas lo aveva colpito con un pugno in
pieno volto. In bocca aveva il sapore del suo sangue. Gli occhi colmi
di
lacrime.
“Tomi…fai
in fretta, ti prego”pensò.
Il
calcio al costato arrivò, imprevisto. Bill sentì
un dolore
terribile.
“Così
impari, brutto frocio! Qui da noi i maschi non si truccano
e non si mettono lo smalto!”.
Bill
si lasciò sfuggire un singhiozzo. Il dolore era
intollerabile.
Gli
altri tre ragazzi lo presero di peso.
“Ora
vedremo di farti cambiare i gusti”.
Bill
cercò aiuto con lo sguardo, ma gli altri compagni di classe
non si mossero. Ridevano, gioivano per la sua sofferenza. Godevano nel
vedere
le sue lacrime e il suo sangue.
“Unehelich…”pensò,
mentre Lucas lo prendeva a pugni sulla
schiena.
—–
Tomi
corse a rotta di collo, seguito dal professore di
ginnastica, che aveva anche il ruolo di vicepreside.
Alla
vista di Bill non capì più nulla e
cercò di scagliarsi con
forza contro i compagni.
Il
docente lo bloccò, poi fece intervenire il bidello, che
accompagnò Bill in infermeria. Faticava a stare in piedi ed
ogni respiro gli
provocava dolori terribili al costato.
I
tre ragazzi e Lucas furono portati immediatamente in presidenza
e i loro genitori furono convocati.
“Qui
non c’è altro rimedio. Espulsione dalla
scuola”sussurrò il
professore, uscendo.
Tomi
corse in infermeria, dove il fratello riposava, in attesa
dell’arrivo di sua madre e dell’ambulanza.
Il
ragazzino si sedette su una sedia, poi afferrò la mano del
gemello e pianse.
“Bill,
questo non doveva succedere! Non ti lascerò mai
più da
solo, te lo giuro su Dio…quei mostri pagheranno per quello
che ti hanno fatto”
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Capitolo 6 *** 6 ***
6
Simone
entrò di corsa in infermeria, seguita da due paramedici.
Tomi si era addormentato affianco al gemello.
“Tomi…sono
la mamma. Spostati, così questi signori possono
portare Bill in ospedale”disse la donna, sforzandosi di non
piangere.
Tom
si svegliò di soprassalto, sperando che fosse tutto un
incubo. Bill però era ancora in quel dannato letto. I
paramedici lo caricarono
su una barella.
“Mami,
andiamo anche noi”disse il ragazzino.
“No
Tomi. La preside vuole parlare con te”
“Io
gli ho promesso che non lo avrei più
lasciato”disse, cercando
di seguire i due uomini.
“Ora
tuo fratello è al sicuro”disse la donna,
stringendo una
spalla del figlio.
Tomi
si divincolò dalla stretta della madre.
“Con
la preside ci parlerò domani. Ora Bill ha bisogno di
me!”esclamò.
Simone
annuì.
“Va
bene, andiamo”disse.
Dopo
una decina di minuti raggiunsero l’ospedale.
Bill
venne portato a fare alcune radiografie per controllare che
non avesse costole rotte.
Il
dottore parlò francamente alla donna, cercando di non farsi
sentire da Tom.
“Suo
figlio ha rischiato grosso. Se quei quattro fossero riusciti
a colpirlo nei punti giusti, probabilmente sarebbe rimasto in coma.
È un
ragazzino molto fortunato”disse.
Tom,
che stupido non era, aveva ascoltato la conversazione. Corse
fino alla camera di suo fratello, dove oltre a Bill c’era
un’altra ragazzina,
più piccola di loro due.
Aveva
i polsi legati alle sbarre del letto e fissava il soffitto
con sguardo vacuo.
Non
appena sentì dei passi, voltò il capo e
guardò Tom con i suoi
profondi occhi neri.
“Chi
sei?”gli chiese con voce velata.
“Mi
chiamo Tom. Sono suo fratello”disse, indicando Bill che
riposava sereno, imbottito di antidolorifici.
“Perché
sei legata così?”le chiese, in modo innocente.
“Ho
provato a suicidarmi…”rispose lei, con altrettanta
semplicità.
Il
ragazzo notò in quel momento le profonde ferite che la
ragazzina aveva ai polsi.
“Come?”.
“Beh…quando
nessuno ti vuole bene, alla fine ti viene spontaneo
chiederti cosa sei qui a fare…”disse lei, senza
smettere di guardarlo.
“Come
ti chiami?”.
“Marion,
piacere”
“Non
vieni alla mia stessa scuola, però”
“Una
volta ci venivo, solo che a nessuno importava che io ci
fossi o no. Alla fine ho smesso di frequentare”
“Quanti
anni hai?”
“Dodici.
Dovrei essere in prima”rispose, sorridendogli appena.
“Tom,
perché tuo fratello è qui? I dottori hanno detto
che è
ridotto male”.
“Anche
lui non si trova bene a scuola”
“Perché?
Non mi sembra strano”disse, tentando di alzarsi per
osservare meglio il suo compagno di stanza.
“A
lui piace truccarsi e mettersi lo smalto”rispose Tom.
“Beh,
io non ci trovo nulla di scandaloso”
“Tu,
perché non vieni più a scuola?”
“Hai
presente quando tutti ti prendono per il culo perché sei
grassa? No, tu sei uno stecchino…beh non ho mai avuto una
vita normale, solo
perché non sono anoressica come le mie compagne di
classe”.
“Ah,
capisco. Scusami, ma tu avresti buttato via la tua vita per
degli idioti?”.
Marion
rise amaramente.
“Tom,
tu non sai in che razza d’inferno ho vissuto. Nessuno mi
è
mai stato accanto quando quei bulli mi sfottevano davanti a tutti o mi
picchiavano. Non è la prima volta che finisco in ospedale. I
colpi allo stomaco
possono essere mortali, ma me la sono sempre cavata”.
Bill
si mosse lentamente nel letto e Tom fu subito al suo fianco.
Il
ragazzino aprì gli occhi, entrambi tumefatti per i lividi.
“Tomi…”disse
in un sussurro.
“Billie”
“Sei
arrivato…”
“Certo.
Non ti avrei mai lasciato solo…”
“Dove
sono gli altri?”chiese, provando a guardarsi intorno.
“Non
ti muovere. Ora sei in ospedale”
“Perché?”
“Quel
bastardo di Lucas ti ha ridotto male, ma ora è tutto
finito”.
Bill
si aggrappò con forza alla maglia del fratello e pianse.
“Tomi…ho
avuto tanta paura”
“Anche
io…avevo paura che potessi morire…ma ora nessuno
potrà più
toccarti. Staremo insieme per sempre e nessuno si avvicinerà
più a te. Ci sono
io a proteggerti kleiner bruder”
“Danke
Tomi…”.
Marion
chiuse gli occhi e sentì una lacrima sfuggirle lungo la
guancia.
“Anche
io vorrei un fratello…”disse a bassa voce.
In
quel momento arrivò l’infermiera.
“Tesoro,
è ora di andare a casa. L’orario di visita
è
terminato”disse, sorridendo a Tom.
“No.
Io non lascerò mio fratello”.
“Mi
dispiace, ma non puoi restare qui. Il regolamento lo vieta”.
“Io
e Bill non possiamo stare lontani. Lui ha bisogno di me”.
“Bill
ha bisogno di riposare tanto. Domattina potrai certamente
tornare a trovarlo e resterai qui fino a sera, ma il dottore potrebbe
arrabbiarsi parecchio se ti vedesse scorrazzare per
l’ospedale a quest’ora”.
Tom
incollò i suoi occhi a quelli identici del gemello.
“Vai
Tomi. Io starò bene e poi non sarò solo”
Il
rasta si tolse la felpa e la porse al fratello.
“Tienila.
Così ti ricorderai di me e saprai che sono al tuo
fianco”.
L’infermiera
sorrise, poi accompagnò Tom da Simone.
—–
“Sei
fortunato ad avere un fratello come lui”disse Marion, una
volta sola con Bill.
“Già.
Tom mi ha sempre protetto…se vuoi potrà aiutare
anche
te”disse il ragazzino, mettendosi a sedere e provando un
dolore terribile al
costato.
“Hai
un paio di costole incrinate, io ti consiglierei di stare
fermo”disse la morettina.
“Senti,
Marion, quando ti faranno uscire?”
“Non
lo so…dipende da quanto mi tengono legata al
letto”.
Bill
le mostrò uno sguardo interrogativo che la fece sorridere.
“Beh,
se mi tengono legata fino a venerdì, vuol dire che per
lunedì posso tornare a scuola, ma se mi slegano prima,
può darsi che passo il
week-end a casa”
“Capisco…beh
al massimo ci vediamo a scuola”
“Non
credo che tornerò a scuola…”
“Perché?”
“Bill…io
non ho nessuno che mi possa salvare da quelli lì. Da
quei mostri che fanno di tutto per abbattere la tua autostima e la tua
personalità. Io sono sempre stata sola e stai pur certo che
una volta uscita di
qui avrò solo due possibili destinazioni”
“Quali?”
“Trovarmi
di nuovo qui, di nuovo legata perché qualcuno mi ha
trovato prima che fosse impossibile tornare indietro,
oppure…”non terminò la
frase.
Bill
si alzò dal suo letto, incurante del dolore e delle ferite,
quindi si avvicinò alla ragazzina e
l’abbracciò.
“No,
ora ci sono qui io e nessuno potrà più
permetterti di
buttare via la tua splendida vita”disse.
Marion
cominciò a piangere. Mai nessuno era stato così
gentile e
comprensivo nei suoi confronti.
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Capitolo 7 *** 7 ***
Grazie
ragazze!!! Voi che
commentate!!! Siete la mia nuova famiglia!!! Vi adorooooo!!! Tanti küssen!!!
Beh dai, ci sentiamo con il prox capitolo e ora ho tanto tempo da
dedicarvi!!! Baci…ora
vado a scrivere qualcosa x l’altra fic, altrimenti non vado
più avanti!!! Baciuz
7
Marion
guardò il suo nuovo amico.
“Sai
Bill, nessuno era mai stato così gentile con
me…”disse,
asciugandosi una lacrima.
“Prima,
mentre parlavi con Tom, ti ho sentita e anche tu sei
stata gentile. Non mi hai criticato perché mi piace
truccarmi…”
“L’ho
già detto a tuo fratello, che c’è di
male? Alla fine uno fa
quello che gli piace, non credi?”
“Sì,
anche se quello che fai non sempre piace alla gente”
“Purtroppo
siamo circondati da imbecilli…”rispose la
ragazzina.
In
in pose la ragazzina.
dati
da imbecilli...ce alla gente"quel
momento
passò l’infermiera.
“Bill!
Cosa ci fai in giro? Tuo fratello si arrabbierà parecchio
se scopre che non ti ho salvaguardato da ogni possibile
danno!”esclamò,
sorridendo.
“Scusi!”rispose
Bill, arrossendo.
“Non
ti preoccupare, però torna a letto. Le tue costole hanno
bisogno di riposo, anche se tu mi sembri già molto
più in forma di quando sei
arrivato. E poi anche Marion ha bisogno di dormire un
po’”
“Quando
mi farete uscire?”chiese la ragazzina.
La
donna guardò per qualche istante la sua cartella clinica.
“Lunedì
potrai tornare dai tuoi compagni di classe”disse la
donna, sorridendo. Ignara che fossero proprio quei compagni ad averla
mandata
in ospedale.
La
donna si assicurò che Bill stesse comodo nel letto, poi gli
diede altri antidolorifici per la notte.
“Ora
riposate. Avrete tutto il tempo di parlare domattina”disse
con un sorriso, chiudendo la porta.
“Bill”
“Sì?”
“Buona
notte”
“Notte,
Marion”.
La
mattina seguente, quando si svegliò, Bill vide che suo
fratello era già seduto ai piedi del suo letto.
“Tomi
cosa ci fai qui?”
“Sospensione
per tre giorni, ricordi?”
“Oh…ma
io pensavo te l’avessero tolta…dopo quello che
è successo”
“No…ma
è meglio così, almeno posso starti
vicino…”.
I
due gemelli mostrarono un sorriso identico, l’uno
all’altro.
“Allora,
come ti senti oggi?”
“Un
po’ammaccato, ma confronto a ieri sto benissimo”
“La
dottoressa ha detto alla mamma che ti mandano a casa forse
settimana prossima, mercoledì o
giovedì”.
Bill
posò lo sguardo sul letto, in cui Marion stava riposando.
“Allora
mi devi promettere una cosa…”
“Per
te, tutto”
“Devi
aiutarla. Mi ha detto che quando tornerà a
scuola…beh
riproverà a suicidarsi”
Tom
s’incupì e strinse i pugni. Pensò a
come avrebbe fatto Bill,
se lui non ci fosse stato. Magari in quel letto avrebbe potuto esserci
lui, o
magari nessuno sarebbe arrivato in tempo…
No!
Meglio non pensarci. Ora erano ancora insieme.
Lentamente
annuì.
“Certo
Bill. Quei mostri la pagheranno cara per quello che hanno
fatto”disse.
Il
ragazzino provò a fare un respiro profondo e non
percepì
nessun dolore.
Sorrise.
Stava guarendo.
“Tomi”
“Dimmi?”
“Grazie”
“E
di cosa? Ora dimmi, ti andrebbe una bella lattina di Cola con
tantissime caramelle?”chiese, mostrando al gemellino un
sacchetto di un piccolo
supermercato.
Bill
batté le mani, entusiasta.
“Ti
adoroooooo!”
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Capitolo 8 *** 8 ***
8
Il
resto della mattinata passò tranquillamente, con Bill e Tom
che raccontavano le loro marachelle a Marion. Erano in grado di farle
dimenticare tutte le sue sofferenze.
“Sentite,
ho visto che qui dentro c’è una sorta di sala
giochi. Potremmo
andarci”
Marion
smise di sorridere.
“Che
hai?”le chiese Bill.
“Io
sono legata al letto…non posso muovermi”disse,
tristemente.
Tom
annuì, poi uscì di corsa.
“Dov’è
andato?”chiese la ragazzina.
“Non
lo so. Certe volte è imprevedibile pure per me”.
Tornò
dopo una decina di minuti, con il fiato corto.
Tra
le mani stringeva un gameboy.
“E
quello?”chiese Bill.
“Beh,
se tu non puoi andare in sala giochi, la sala giochi viene
da te!”esclamò, riversando sul letto una decina di
videogiochi.
Marion
sorrise come mai aveva fatto.
“Grazie
Tom!”esclamò.
Passarono
tutto il pomeriggio a giocare con il gameboy.
L’infermiera
passò parecchie volte davanti alla stanza e sorrise.
“Quei
due ragazzini non si rendono conto che le stanno salvando
la vita”pensò.
Marion
aveva cominciato a sorridere più spesso e l’idea
del
suicidio non si era più presentata nella sua mente, almeno
fino a venerdì,
quando l’infermiera di turno andò a slegarla.
In
quel momento tornò ad essere cupa come prima.
Tom
era andato in ospedale per i tre giorni di sospensione, poi
era stato obbligato ad andare a scuola. Andava a trovare il gemello
solo nei
pomeriggi.
“Dai,
lunedì potrai andare in giro con Tomi!”
“Tom
non sarà in classe con me…e in classe ci passo
cinque ore…”
“Vedrai
che con mio fratello al tuo fianco nessuno oserà
toccarti. Ora sanno cos’è in grado di
fare…”
Marion
annuì, un po’ più convinta.
Il
week end passò tranquillamente. Tom passò il
sabato e la domenica
insieme ai due ragazzini.
“Ci
vediamo domani mattina a scuola!”disse Tom, uscendo prima di
cena.
La
ragazzina annuì, sorridendo.
“Vedi,
mio fratello ti proteggerà, come ha promesso di fare con
me. Ormai fai parte della famiglia e nessuno potrà mai dire
che non è vero!”.
Marion
si alzò dal letto, visto che poteva farlo.
“Bill,
posso stare qui con te, per un po’?”chiese.
“Certo!”rispose
il giovane, spostandosi un po’ per lasciare posto
sul letto.
“Marion,
posso chiederti una cosa?”le chiese, dopo qualche
istante di silenzio.
“Dimmi…”
“Ma
la tua mamma non ti viene mai a trovare?”.
La
ragazzina rimase in silenzio, poi trasse un profondo respiro.
“La
mia mamma non c’è più…ora
vivo con la nuova moglie di mio
padre, solo che lei ora è via per
lavoro…”
“Quindi
con chi vivi mentre lei non c’è?”
“Con
la governante, ma lei non è pagata per venirmi a
trovare…”
Bill
la guardò. La tristezza si era impadronita di nuovo del suo
sguardo.
“Senti,
non ci pensare. A mia mamma non darà fastidio se stai a
casa nostra al pomeriggio”disse.
Marion
lo guardò e gli diede un innocente bacio sulla guancia.
“Grazie
Bill, tu e tuo fratello mi avete svegliato da un
terribile incubo”
Bene,
così termina la FF…finalmente sono arrivata alla
fine di
una delle mie opere! Visto che l’altra è ancora in
lavorazione…spero non mi
odierete per questo finale un po’ insipido, però
l’ultima frase fa capire il perché
del titolo…wake me up (ovvero svegliami)…in
teoria all’inizio pensavo che
sarebbe stato Bill a pronunciare questa frase, invece il corso degli
avvenimenti mi ha fatto cambiare idea! Beh un grazie a tutte le
fanciulle che
hanno commentato! Baci baci…vi adoro ragazze!
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