Wake me up

di Shayla_the_angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Wake me up

 

1

 

“BIIIIL!”gridò Simone dal piano inferiore.

“TOOOM!”seguì subito dopo.

I due gemelli si mossero sotto le loro coperte e mugugnarono, insoddisfatti.

La donna entrò nella camera dei figli.

“Ragazzi! Mancano dieci minuti prima che passi l’autobus! Volete arrivare in ritardo pure oggi?”chiese.

Tom uscì da sotto le coperte e guardò la madre. I dread biondi gli ricadevano davanti al viso.

“Mami…”disse con aria stanca.

“No, Tomi. Ora alzati e muoviti. Sai quanto tempo ci mette tuo fratello a prepararsi!”.

Il maggiore dei due gemelli emerse da sotto il piumone e sbuffò.

Si tolse la maglia a maniche corte e i calzoncini e li gettò sul letto, poi posò lo sguardo su Bill. Sperava che quel primo giorno nella scuola nuova fosse diverso dagli altri. Sapeva che il gemello aveva odiato andare all’altra scuola e non tanto per le materie, quanto per le persone che ci stavano dentro.

Il rasta andò in bagno, poi tornò in camera a vestirsi. Recuperò i jeans e la maglia dal pavimento, dove li aveva gettati il giorno prima, poi scosse il fratello.

“Billie, svegliati o la mamma si arrabbia!”disse con dolcezza, poi scese per fare colazione.

Bill socchiuse gli occhi in tempo per vedere l’ultimo lembo della maglia del fratello sparire dietro la porta.

Con un calcio lanciò via le coperte, poi si spogliò ed andò in bagno.

Si guardò allo specchio.

“Oggi sarà tutto diverso. Non ci sono più quei bulli! Sarà un anno meraviglioso”si disse, sentendo la sua voce nella mente.

Si lavò accuratamente la faccia e i denti, sapendo di non aver tempo per la colazione. Uscì dal bagno e si vestì.

Un paio di jeans stretti con una cintura nera, una t-shirt scura, la sua preferita e una felpa con cappuccio. Tornò in bagno e si sistemò i corti capelli neri con il gel, sorridendo per il risultato.

Lo sguardo gli cadde sulle unghie. Smaltate di nero.

 

*FLASHBACK*

“Kaulitz, che bello smalto? Con chi devi uscire stasera?”

“Come si chiama il tuo principe azzurro?”

“Tesoro non metterti sempre roba scura addosso, altrimenti i maschi non ti noteranno mai!”

Frasi spregevoli delle sue compagne di classe.

*FINE FLASHBACK*

 

Il ragazzino sospirò, poi andò nel bagno principale, dove sua madre teneva i trucchi, quindi si sottolineò gli occhi con un leggero tratto nero.

Tornò in camera e prese il suo zaino e quello del gemello. Identici anche quelli, poi corse al piano di sotto.

Tom stava finendo di mangiare una fetta di pane imburrato.

“Billie non fai colazione?”chiese la madre.

“Nein…non ho tempo. Tomi sei pronto?”chiese guardando il fratello.

“Ja…lavo i denti e ci sono”disse il rasta, correndo di sopra. Una mano a stringere i pantaloni.

Lo scuolabus stava per arrivare. Bill era appoggiato alla porta di entrata, in attesa del fratello, nel frattempo continuava a giocare con il piercing alla lingua e a mordicchiarsi il labbro inferiore. Faceva sempre così quando era agitato.

“Tesoro, stai tranquillo. Vedrai che andrà tutto benissimo”disse la madre, abbracciandolo.

Tom arrivò in quel momento. Prese lo zaino dalle mani del fratello ed uscì.

“Billie, sbrigati!”gridò, correndo verso l’autobus.

Il ragazzino seguì il gemello.

“Tschüß mami!”esclamò, raggiungendolo.

I due ragazzi salirono sull’autobus e subito gli altri passeggeri zittirono.

Gli sguardi di molti indugiarono sui rasta di Tom e sul suo piercing al labbro, ma ben presto l’attenzione si concentrò sul look di Bill.

Alcuni sussurrarono qualcosa, finché i due gemelli non si sedettero, senza salutare nessuno.

“Hey Billie, pronto per un anno completamente diverso?”chiese Tom, facendo sedere il fratello accanto al finestrino. Il ragazzino si era incupito.

“Mmm. A me pare proprio come prima”disse.

Tom gli diede un colpo.

“No…non sarà come prima. Te lo prometto”.

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Capitolo 2
*** 2 ***


2

 

Il viaggio fino a scuola durò una decina di minuti. Loro due erano gli ultimi ad essere saliti.

Davanti a scuola c’era una marea di gente.

Bill sospirò e Tom lo afferrò per un polso.

“Billie…stai tranquillo. Non succederà niente”disse sorridendogli.

La campanella annunciò l’inizio delle lezioni e subito la folla entrò a scuola.

“Dunque…noi dobbiamo andare in 2 A…quindi, stando a quanto dice questo foglio…secondo piano, terza aula a destra”disse Tom, guardando una sorta di cartina appesa al muro.

Salirono le scale. Bill continuava a guardarsi intorno, teso.

La porta della loro classe era chiusa e all’interno regnava il silenzio totale.

“Bene…Kaulitz pronti!”esclamò Tom, bussando alla porta.

Si udì un “Avanti”  piuttosto scocciato e i due ragazzini entrarono.

“Chi siete?”chiese il professore. Un uomo sulla quarantina, con ispidi capelli biondi e un forte accento francese.

“Tom e Bill Kaulitz…siamo nuovi”disse il rasta, porgendo un foglio all’insegnante.

L’uomo sospirò.

“Bene…allora ragazzi, loro due sono i vostri nuovi compagni di classe. Bill e Tom Kaulitz. Ora andate a sedervi. Io sono il professor Dessin. Sono l’insegnante di francese. Ora tirate fuori i libri!”esclamò.

“Primo insegnante…già un rompi coglioni”pensò Tom buttandosi su una sedia in seconda fila.

Bill lo guardò, capendo perfettamente cosa stesse pensando il gemello.

Prese un foglio dal quaderno nuovo e cominciò a prendere appunti, mentre il fratello tamburellava le dita sul banco.

“Kaulitz! Appena arrivato cominci già a disturbare? Stai fermo con quelle mani e vieni alla lavagna. Vediamo quanto sei bravo”disse il professore.

Bill trasalì nel sentir nominare il suo cognome, poi capì che il professore stava parlando a Tom.

Il rasta si alzò, lanciando un’occhiata divertita a suo fratello.

“Kaulitz, non mi piace il tuo atteggiamento strafottente. Ora traduci queste frasi!”esclamò l’uomo porgendogli un foglio.

Tom alzò gli occhi al cielo, pensando che avrebbero potuto entrare un’ora in ritardo, invece che sorbirsi quell’uomo fastidioso. Prese un gesso e cominciò a scrivere, pur sapendo che le sue conoscenze di francese erano praticamente nulle. Guardò il gemello in cerca di aiuto.

Bill sospirò. Suo fratello non aveva mai prestato attenzione alle lezioni di francese, o ad altre. Si sporse sul banco, per leggere meglio la lavagna e nascondersi dal professore, poi con il labiale si fece capire.

“Quella desinenza è sbagliata…non si accordano i participi con il verbo avere!”disse a bassa voce.

“Kaulitz! Certo che dare fastidio è un vizio di famiglia! Vieni qui pure tu!”

Bill sospirò, poi arrivò di fianco al gemello e gli sorrise.

“Traduci tu. A quanto pare tuo fratello non sa nemmeno che con il verbo avere non si accorda mai!”.

Tom sospirò.

Bill gli prese il foglio dalle mani e tradusse un paio di frasi.

Non appena poggiò il gesso alla lavagna, sentì un leggeri brusio di sottofondo. Il suo sguardo andò istintivamente alle unghie, poi sospirò.

Tom guardò in cagnesco l’intera classe.

“Bene…ora tornate a sedervi e vedete di non farvi più richiamare”disse il professore, congedandoli.

I due gemelli tornarono ai loro posti e si guardarono. Bill aveva un’aria terribilmente avvilita. La campanella suonò e, una volta uscito il professore, l’intera classe si riversò in corridoio.

Tom si alzò in fretta ed uscì per tastare il terreno.

“Ciao ragazzina…”disse una voce, alle spalle di Bill.

Il ragazzino rabbrividì, poi si voltò lentamente.

“Che hai, ragazzina?”

“Io sono un maschio…”rispose Bill, con voce tremante.

“Da queste parti i maschi non si truccano e non si mettono nemmeno lo smalto”disse il ragazzino.

Tom rientrò in quel momento.

“Bill, va tutto bene?”chiese avvicinandosi al gemello.

Il ragazzino si allontanò, insoddisfatto.

“Bill…”disse Tom.

“Tomi…è uguale a prima…”disse il ragazzino, sentendo gli occhi riempiendosi di lacrime.

“Dai, non fare così”disse Tom.

Il ragazzino abbracciò il fratello.

“Billie…vai a sciacquarti la faccia…non puoi presentarti al prof in questo stato…”disse Tom, accompagnando fuori il fratello.

“Che schifo…piange proprio come una femmina!”esclamò lo stesso ragazzo di prima.

Tom non riuscì a controllarsi. Con uno scatto colpì in pieno viso.

“TOMI!”gridò Bill.

Il sangue cominciò a scorrere sul pavimento, mentre il ragazzino si portava le mani al naso.

“TOMI…lo hai ucciso?”chiese Bill guardando il compagno steso a terra. Gli altri ragazzini si erano istintivamente allontanati dai due gemelli e il professor Dessin era accorso.

“Kaulitz! In presidenza tutti e due! Immediatamente!”tuonò, osservando l’alunno a terra.

I due seguirono l’insegnante, con il capo chino.

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

 

“Ragazzi, sedetevi qui e lei, professor Dessin veda di darsi una calmata. Ora vada. C’è una classe che l’attende”disse la donna, facendo accomodare i due ragazzini sulle sedie di fronte a lei.

Il professore di francese si congedò, chiudendosi la porta alle spalle.

“Bill…devi essere tu, vero?”chiese la donna, osservando un foglio e poi spostando lo sguardo sugli occhi velati di lacrime del gemello più piccolo, che annuì senza guardarla in volto.

“Tu invece sei Tom”aggiunse la donna.

“Sì…”rispose il rasta, un po’ meno spavaldo.

“Dunque ragazzi…siete qui da poco più di un’ora e già vi siete fatti mandare da me. Credo sia un record!”

Tom si lasciò sfuggire un sorriso.

“Comunque, potreste spiegarmi cos’è successo in corridoio? Non è normale avere dei ragazzini con il naso rotto in giro per la scuola, né tanto meno avere dei pugili pericolosi per le aule”.

Bill rimase in silenzio, costringendo il gemello a parlare.

“Vede…signora. Quel ragazzino continuava a prendere in giro mio fratello. Per noi non è la prima volta che accade una cosa del genere…”disse, cercando di non raccontare proprio tutto.

“Nell’altra scuola mi picchiavano, perché mi piace mettermi lo smalto e la matita di mia madre. Dicono tutti che sono gay oppure che sono una femmina. Tomi è l’unico dalla mia parte. Nostra madre non ha potuto fare altro che cambiarci scuola. Speravamo che qui fosse tutto diverso…”disse Bill, con voce tremante.

Tom lo guardò, poi osservò la reazione della preside.

“Capisco. Bill questa è una situazione molto particolare, ma dovete capire che non si risolve nulla con la violenza. Ora mi vedo costretta a dover punire Tom, tenendolo a casa per qualche giorno. Quel ragazzino passerà dalla parte del giusto e voi due verrete additati in malo modo. Prima di muovere le mani bisogna sempre trovare una seconda strada. Sono la preside di questa scuola non perché mi piaccia avere più potere di un semplice professore, ma perché posso aiutare di più voi ragazzi. Come insegnante nessuno mi ascoltava molto, ma ora quello che dico io è legge dentro queste mura. Vi prometto che d’ora in poi le cose cambieranno. Tom, fai firmare questo a tua madre e Bill, guai a te se stai a casa durante la sospensione di tuo fratello. Ora andate in classe. La professoressa di matematica era ansiosa di conoscervi”disse con un sorriso.

 

“Gentili genitori, vi informo che vostro figlio è stato sospeso dal frequentare le lezioni per giorni 3, in quanto sorpreso in comportamenti scorretti. Grazie, la preside Wilhelmina Küßer”lesse Tomi, storcendo il naso.

“Tomi…io non voglio venire a scuola senza di te…quel ragazzino mi tormenterà…lo so”.

“Hai sentito la preside cos’ha detto…io non posso aiutarti e tu non puoi stare a casa…siamo bloccati…”disse il gemello, avvicinandosi alla porta dell’aula.

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Capitolo 4
*** 4 ***


4

 

I due ragazzini rientrarono in classe. Subito i compagni ammutolirono. La professoressa li guardò. Era giovane e molto carina e aveva l’aria gentile.

“Voi due dovete essere i gemelli Kaulitz, o sbaglio?”chiese, sorridendo.

“Sì…siamo noi”disse Tom, guardandola.

“Bene, io sono la professoressa Vanessa Schachter e insegno matematica. Ora sedetevi al vostro posto e seguite la lezione”.

I due obbedirono senza battere ciglio.

“Bene ragazzi…stavamo parlando delle equazioni…”disse la donna, riottenendo l’attenzione degli studenti.

“Hey Kaulitz…non penserai mica di spaccare il naso a tutti quelli che danno fastidio alla tua sorellina?”bisbigliò un ragazzo alle spalle di Tom.

Il rasta s’irrigidì.

“Non dargli retta Tomi…quello lo sta facendo apposta per farti scattare come una molla davanti alla prof. Stai calmo!”si disse.

“Ci sono ragazzi molto più grossi di te in questa scuola e te la faranno pagare per quello che hai fatto a Jacob, non ti preoccupare. Kaulitz ti sei ficcato in un mare di guai”sibilò ancora.

“Lucas! Cosa stai facendo?”chiese la professoressa.

“Nulla. Stavo spiegando ai miei nuovi compagni che cosa stavamo facendo prima del loro arrivo”rispose il ragazzino, sorridendo alla professoressa.

“La prossima volta vedi di aspettare il termine della mia lezione!”esclamò lei, voltandosi.

“Ricordatelo Kaulitz. Sei nella merda e nessuno potrà tirarti fuori!”disse in un ultimo soffio, tornando a sedersi.

La campanella suonò e, come per l’ora precedente, all’uscita della prof la classe si riversò in corridoio. Lucas scoccò uno sguardo d’odio ai due gemelli.

Bill rabbrividì ed afferrò il gemello per una manica della sua felpa extralarge.

“Tomi…io non volevo che succedesse tutto questo…”disse in un sussurro.

“Non ti preoccupare. Non è ancora nato nessuno capace di mettere le mani addosso a Tom Kaulitz!”esclamò il ragazzino con un sorriso che fece scintillare il piercing al labbro.

Il professore dell’ora successiva era assente, quindi non c’era nessuno in quel momento, quando tre energumeni che dimostravano ben più dei loro tredici anni attraversarono la porta della 2 A.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Questo capitolo, avviso prima, è profondamente triste, quindi non odiatemi!!! Vi prego (^^;;)…mi farò perdonare…Küssen

 

 

 

5

 

“E quelli chi sono?”chiese Bill, rabbrividendo da capo a piedi.

Alle spalle dei tre ragazzi c’era Lucas che sogghignava.

“Vedi Kaulitz, loro sono molto amici di Jacob e non hanno apprezzato che tu abbia rotto il naso al loro amico”disse.

Subito uno dei tre fece schioccare le nocche delle mani.

“Tomi ti sei cacciato in un guaio gigantesco…”pensò il maggiore dei due gemelli.

I tre ragazzi si avvicinarono con aria minacciosa.

In quel momento a Bill vennero in mente le parole della preside.

“Quel ragazzino passerà dalla parte del giusto e voi due verrete additati in malo modo. Prima di muovere le mani bisogna sempre trovare una seconda strada”.

“Tomi…se questi ti mettono le mani addosso…saranno dalla parte del torto”sussurrò.

Il gemello lo guardò, con un sorriso sulle labbra.

Nel frattempo i tre ragazzi e Lucas si erano avvicinati. Uno dei tre afferrò Tom per la felpa e lo alzò almeno a cinque centimetri da terra.

“Tu ora ti farai tanto male”disse il ragazzotto.

Bill schizzò come una scheggia e si precipitò verso la porta dell’aula.

Lucas lo prese quasi al volo e lo immobilizzò contro il muro, facendogli sbattere la testa contro la lavagna.

Gli occhi del ragazzino si riempirono di lacrime.

“Oddio ti rimetti a piangere? Certo che sei proprio una merda!”esclamò, deridendolo.

Tomi non capì più nulla. Nessuno poteva permettersi di toccare Bill. Nessuno!

Con un calcio al basso ventre si liberò del primo energumeno. Gli altri due erano troppo lenti per sperare di prenderlo mentre correva. Strinse una mano attorno alla spalla di Lucas.

“Lascia immediatamente mio fratello o te ne pentirai!”.

“Ma che paura mi fai Kaulitz. Mi romperai il naso come hai fatto con Jacob?”.

“Potrebbe anche essere. Chi lo sa”.

“Tomi…vai a chiamare la preside…lo avrei fatto io se questo non mi avesse bloccato!”disse Bill, cercando di divincolarsi.

“Oh sì Kaulitz, vai dalla preside e lasciaci il tuo fratellino!”esclamò Lucas.

Che fare? Lasciare Bill da solo per dare una lezione a Lucas, oppure sistemare le cose da solo?

“Tomi! Ricordati quello che ha detto la preside! Se gli metti le mani addosso ti caccerai in altri casini! Sbrigati!”gridò il ragazzino, ormai con i piedi che non toccavano più terra.

Tom sbuffò, poi guardò un ultima volta il gemello. Corse come mai aveva fatto e raggiunse la presidenza. Bussò come un ossesso, ma non ottenne risposte.

“Scheiße! Dov’è quando mi serve?”chiese ad alta voce.

“Ragazzino, modera il linguaggio! Chi stai cercando?”gli chiese una segretaria occhialuta sulla sessantina.

“Secondo lei? Sto cercando la preside ed è una questione piuttosto urgente!”esclamò, livido di rabbia.

Sapeva per certo che Bill era nei guai.

“Senti, prova ad essere più garbato e magari posso aiutarti!”.

“Signora…mio fratello è in classe, circondato da quattro bulli da strapazzo e scommetto che lo stanno picchiando, solo che io sono un bravo ragazzo e quindi sono venuto a chiamare la preside in persona. Ora, cortesemente potrebbe dirmi dove si trova?”chiese, sforzandosi di non perdere le staffe.

“La preside al momento è assente!”rispose la donna.

“Tomi non saltarle al collo. Quello è omicidio”pensò, stringendo i pugni.

“Signora, ha capito cosa le sto dicendo? Mio fratello è nei guai!”disse, sforzandosi di non urlare.

“Ora seguimi, chiameremo il professor Hansen e si risolverà tutto”.

 

 

Bill era steso a terra. Lucas lo aveva colpito con un pugno in pieno volto. In bocca aveva il sapore del suo sangue. Gli occhi colmi di lacrime.

“Tomi…fai in fretta, ti prego”pensò.

Il calcio al costato arrivò, imprevisto. Bill sentì un dolore terribile.

“Così impari, brutto frocio! Qui da noi i maschi non si truccano e non si mettono lo smalto!”.

Bill si lasciò sfuggire un singhiozzo. Il dolore era intollerabile.

Gli altri tre ragazzi lo presero di peso.

“Ora vedremo di farti cambiare i gusti”.

Bill cercò aiuto con lo sguardo, ma gli altri compagni di classe non si mossero. Ridevano, gioivano per la sua sofferenza. Godevano nel vedere le sue lacrime e il suo sangue.

“Unehelich…”pensò, mentre Lucas lo prendeva a pugni sulla schiena.

 

 

Tomi corse a rotta di collo, seguito dal professore di ginnastica, che aveva anche il ruolo di vicepreside.

Alla vista di Bill non capì più nulla e cercò di scagliarsi con forza contro i compagni.

Il docente lo bloccò, poi fece intervenire il bidello, che accompagnò Bill in infermeria. Faticava a stare in piedi ed ogni respiro gli provocava dolori terribili al costato.

I tre ragazzi e Lucas furono portati immediatamente in presidenza e i loro genitori furono convocati.

“Qui non c’è altro rimedio. Espulsione dalla scuola”sussurrò il professore, uscendo.

Tomi corse in infermeria, dove il fratello riposava, in attesa dell’arrivo di sua madre e dell’ambulanza.

Il ragazzino si sedette su una sedia, poi afferrò la mano del gemello e pianse.

“Bill, questo non doveva succedere! Non ti lascerò mai più da solo, te lo giuro su Dio…quei mostri pagheranno per quello che ti hanno fatto”

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Capitolo 6
*** 6 ***


6

 

Simone entrò di corsa in infermeria, seguita da due paramedici. Tomi si era addormentato affianco al gemello.

“Tomi…sono la mamma. Spostati, così questi signori possono portare Bill in ospedale”disse la donna, sforzandosi di non piangere.

Tom si svegliò di soprassalto, sperando che fosse tutto un incubo. Bill però era ancora in quel dannato letto. I paramedici lo caricarono su una barella.

“Mami, andiamo anche noi”disse il ragazzino.

“No Tomi. La preside vuole parlare con te”

“Io gli ho promesso che non lo avrei più lasciato”disse, cercando di seguire i due uomini.

“Ora tuo fratello è al sicuro”disse la donna, stringendo una spalla del figlio.

Tomi si divincolò dalla stretta della madre.

“Con la preside ci parlerò domani. Ora Bill ha bisogno di me!”esclamò.

Simone annuì.

“Va bene, andiamo”disse.

Dopo una decina di minuti raggiunsero l’ospedale.

Bill venne portato a fare alcune radiografie per controllare che non avesse costole rotte.

Il dottore parlò francamente alla donna, cercando di non farsi sentire da Tom.

“Suo figlio ha rischiato grosso. Se quei quattro fossero riusciti a colpirlo nei punti giusti, probabilmente sarebbe rimasto in coma. È un ragazzino molto fortunato”disse.

Tom, che stupido non era, aveva ascoltato la conversazione. Corse fino alla camera di suo fratello, dove oltre a Bill c’era un’altra ragazzina, più piccola di loro due.

Aveva i polsi legati alle sbarre del letto e fissava il soffitto con sguardo vacuo.

Non appena sentì dei passi, voltò il capo e guardò Tom con i suoi profondi occhi neri.

“Chi sei?”gli chiese con voce velata.

“Mi chiamo Tom. Sono suo fratello”disse, indicando Bill che riposava sereno, imbottito di antidolorifici.

“Perché sei legata così?”le chiese, in modo innocente.

“Ho provato a suicidarmi…”rispose lei, con altrettanta semplicità.

Il ragazzo notò in quel momento le profonde ferite che la ragazzina aveva ai polsi.

“Come?”.

“Beh…quando nessuno ti vuole bene, alla fine ti viene spontaneo chiederti cosa sei qui a fare…”disse lei, senza smettere di guardarlo.

“Come ti chiami?”.

“Marion, piacere”

“Non vieni alla mia stessa scuola, però”

“Una volta ci venivo, solo che a nessuno importava che io ci fossi o no. Alla fine ho smesso di frequentare”

“Quanti anni hai?”

“Dodici. Dovrei essere in prima”rispose, sorridendogli appena.

“Tom, perché tuo fratello è qui? I dottori hanno detto che è ridotto male”.

“Anche lui non si trova bene a scuola”

“Perché? Non mi sembra strano”disse, tentando di alzarsi per osservare meglio il suo compagno di stanza.

“A lui piace truccarsi e mettersi lo smalto”rispose Tom.

“Beh, io non ci trovo nulla di scandaloso”

“Tu, perché non vieni più a scuola?”

“Hai presente quando tutti ti prendono per il culo perché sei grassa? No, tu sei uno stecchino…beh non ho mai avuto una vita normale, solo perché non sono anoressica come le mie compagne di classe”.

“Ah, capisco. Scusami, ma tu avresti buttato via la tua vita per degli idioti?”.

Marion rise amaramente.

“Tom, tu non sai in che razza d’inferno ho vissuto. Nessuno mi è mai stato accanto quando quei bulli mi sfottevano davanti a tutti o mi picchiavano. Non è la prima volta che finisco in ospedale. I colpi allo stomaco possono essere mortali, ma me la sono sempre cavata”.

Bill si mosse lentamente nel letto e Tom fu subito al suo fianco.

Il ragazzino aprì gli occhi, entrambi tumefatti per i lividi.

“Tomi…”disse in un sussurro.

“Billie”

“Sei arrivato…”

“Certo. Non ti avrei mai lasciato solo…”

“Dove sono gli altri?”chiese, provando a guardarsi intorno.

“Non ti muovere. Ora sei in ospedale”

“Perché?”

“Quel bastardo di Lucas ti ha ridotto male, ma ora è tutto finito”.

Bill si aggrappò con forza alla maglia del fratello e pianse.

“Tomi…ho avuto tanta paura”

“Anche io…avevo paura che potessi morire…ma ora nessuno potrà più toccarti. Staremo insieme per sempre e nessuno si avvicinerà più a te. Ci sono io a proteggerti kleiner bruder”

“Danke Tomi…”.

Marion chiuse gli occhi e sentì una lacrima sfuggirle lungo la guancia.

“Anche io vorrei un fratello…”disse a bassa voce.

In quel momento arrivò l’infermiera.

“Tesoro, è ora di andare a casa. L’orario di visita è terminato”disse, sorridendo a Tom.

“No. Io non lascerò mio fratello”.

“Mi dispiace, ma non puoi restare qui. Il regolamento lo vieta”.

“Io e Bill non possiamo stare lontani. Lui ha bisogno di me”.

“Bill ha bisogno di riposare tanto. Domattina potrai certamente tornare a trovarlo e resterai qui fino a sera, ma il dottore potrebbe arrabbiarsi parecchio se ti vedesse scorrazzare per l’ospedale a quest’ora”.

Tom incollò i suoi occhi a quelli identici del gemello.

“Vai Tomi. Io starò bene e poi non sarò solo”

Il rasta si tolse la felpa e la porse al fratello.

“Tienila. Così ti ricorderai di me e saprai che sono al tuo fianco”.

L’infermiera sorrise, poi accompagnò Tom da Simone.

 

 

“Sei fortunato ad avere un fratello come lui”disse Marion, una volta sola con Bill.

“Già. Tom mi ha sempre protetto…se vuoi potrà aiutare anche te”disse il ragazzino, mettendosi a sedere e provando un dolore terribile al costato.

“Hai un paio di costole incrinate, io ti consiglierei di stare fermo”disse la morettina.

“Senti, Marion, quando ti faranno uscire?”

“Non lo so…dipende da quanto mi tengono legata al letto”.

Bill le mostrò uno sguardo interrogativo che la fece sorridere.

“Beh, se mi tengono legata fino a venerdì, vuol dire che per lunedì posso tornare a scuola, ma se mi slegano prima, può darsi che passo il week-end a casa”

“Capisco…beh al massimo ci vediamo a scuola”

“Non credo che tornerò a scuola…”

“Perché?”

“Bill…io non ho nessuno che mi possa salvare da quelli lì. Da quei mostri che fanno di tutto per abbattere la tua autostima e la tua personalità. Io sono sempre stata sola e stai pur certo che una volta uscita di qui avrò solo due possibili destinazioni”

“Quali?”

“Trovarmi di nuovo qui, di nuovo legata perché qualcuno mi ha trovato prima che fosse impossibile tornare indietro, oppure…”non terminò la frase.

Bill si alzò dal suo letto, incurante del dolore e delle ferite, quindi si avvicinò alla ragazzina e l’abbracciò.

“No, ora ci sono qui io e nessuno potrà più permetterti di buttare via la tua splendida vita”disse.

Marion cominciò a piangere. Mai nessuno era stato così gentile e comprensivo nei suoi confronti.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Grazie ragazze!!! Voi che commentate!!! Siete la mia nuova famiglia!!! Vi adorooooo!!! Tanti küssen!!! Beh dai, ci sentiamo con il prox capitolo e ora ho tanto tempo da dedicarvi!!! Baci…ora vado a scrivere qualcosa x l’altra fic, altrimenti non vado più avanti!!! Baciuz

 

 

7

 

Marion guardò il suo nuovo amico.

“Sai Bill, nessuno era mai stato così gentile con me…”disse, asciugandosi una lacrima.

“Prima, mentre parlavi con Tom, ti ho sentita e anche tu sei stata gentile. Non mi hai criticato perché mi piace truccarmi…”

“L’ho già detto a tuo fratello, che c’è di male? Alla fine uno fa quello che gli piace, non credi?”

“Sì, anche se quello che fai non sempre piace alla gente”

“Purtroppo siamo circondati da imbecilli…”rispose la ragazzina.

In in pose la ragazzina.

dati da imbecilli...ce alla gente"quel momento passò l’infermiera.

“Bill! Cosa ci fai in giro? Tuo fratello si arrabbierà parecchio se scopre che non ti ho salvaguardato da ogni possibile danno!”esclamò, sorridendo.

“Scusi!”rispose Bill, arrossendo.

“Non ti preoccupare, però torna a letto. Le tue costole hanno bisogno di riposo, anche se tu mi sembri già molto più in forma di quando sei arrivato. E poi anche Marion ha bisogno di dormire un po’”

“Quando mi farete uscire?”chiese la ragazzina.

La donna guardò per qualche istante la sua cartella clinica.

“Lunedì potrai tornare dai tuoi compagni di classe”disse la donna, sorridendo. Ignara che fossero proprio quei compagni ad averla mandata in ospedale.

La donna si assicurò che Bill stesse comodo nel letto, poi gli diede altri antidolorifici per la notte.

“Ora riposate. Avrete tutto il tempo di parlare domattina”disse con un sorriso, chiudendo la porta.

“Bill”

“Sì?”

“Buona notte”

“Notte, Marion”.

 

La mattina seguente, quando si svegliò, Bill vide che suo fratello era già seduto ai piedi del suo letto.

“Tomi cosa ci fai qui?”

“Sospensione per tre giorni, ricordi?”

“Oh…ma io pensavo te l’avessero tolta…dopo quello che è successo”

“No…ma è meglio così, almeno posso starti vicino…”.

I due gemelli mostrarono un sorriso identico, l’uno all’altro.

“Allora, come ti senti oggi?”

“Un po’ammaccato, ma confronto a ieri sto benissimo”

“La dottoressa ha detto alla mamma che ti mandano a casa forse settimana prossima, mercoledì o giovedì”.

Bill posò lo sguardo sul letto, in cui Marion stava riposando.

“Allora mi devi promettere una cosa…”

“Per te, tutto”

“Devi aiutarla. Mi ha detto che quando tornerà a scuola…beh riproverà a suicidarsi”

Tom s’incupì e strinse i pugni. Pensò a come avrebbe fatto Bill, se lui non ci fosse stato. Magari in quel letto avrebbe potuto esserci lui, o magari nessuno sarebbe arrivato in tempo…

No! Meglio non pensarci. Ora erano ancora insieme.

Lentamente annuì.

“Certo Bill. Quei mostri la pagheranno cara per quello che hanno fatto”disse.

Il ragazzino provò a fare un respiro profondo e non percepì nessun dolore.

Sorrise. Stava guarendo.

“Tomi”

“Dimmi?”

“Grazie”

“E di cosa? Ora dimmi, ti andrebbe una bella lattina di Cola con tantissime caramelle?”chiese, mostrando al gemellino un sacchetto di un piccolo supermercato.

Bill batté le mani, entusiasta.

“Ti adoroooooo!”

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Capitolo 8
*** 8 ***


8

 

Il resto della mattinata passò tranquillamente, con Bill e Tom che raccontavano le loro marachelle a Marion. Erano in grado di farle dimenticare tutte le sue sofferenze.

“Sentite, ho visto che qui dentro c’è una sorta di sala giochi. Potremmo andarci”

Marion smise di sorridere.

“Che hai?”le chiese Bill.

“Io sono legata al letto…non posso muovermi”disse, tristemente.

Tom annuì, poi uscì di corsa.

“Dov’è andato?”chiese la ragazzina.

“Non lo so. Certe volte è imprevedibile pure per me”.

Tornò dopo una decina di minuti, con il fiato corto.

Tra le mani stringeva un gameboy.

“E quello?”chiese Bill.

“Beh, se tu non puoi andare in sala giochi, la sala giochi viene da te!”esclamò, riversando sul letto una decina di videogiochi.

Marion sorrise come mai aveva fatto.

“Grazie Tom!”esclamò.

Passarono tutto il pomeriggio a giocare con il gameboy.

L’infermiera passò parecchie volte davanti alla stanza e sorrise.

“Quei due ragazzini non si rendono conto che le stanno salvando la vita”pensò.

Marion aveva cominciato a sorridere più spesso e l’idea del suicidio non si era più presentata nella sua mente, almeno fino a venerdì, quando l’infermiera di turno andò a slegarla.

In quel momento tornò ad essere cupa come prima.

Tom era andato in ospedale per i tre giorni di sospensione, poi era stato obbligato ad andare a scuola. Andava a trovare il gemello solo nei pomeriggi.

“Dai, lunedì potrai andare in giro con Tomi!”

“Tom non sarà in classe con me…e in classe ci passo cinque ore…”

“Vedrai che con mio fratello al tuo fianco nessuno oserà toccarti. Ora sanno cos’è in grado di fare…”

Marion annuì, un po’ più convinta.

Il week end passò tranquillamente. Tom passò il sabato e la domenica insieme ai due ragazzini.

“Ci vediamo domani mattina a scuola!”disse Tom, uscendo prima di cena.

La ragazzina annuì, sorridendo.

“Vedi, mio fratello ti proteggerà, come ha promesso di fare con me. Ormai fai parte della famiglia e nessuno potrà mai dire che non è vero!”.

Marion si alzò dal letto, visto che poteva farlo.

“Bill, posso stare qui con te, per un po’?”chiese.

“Certo!”rispose il giovane, spostandosi un po’ per lasciare posto sul letto.

“Marion, posso chiederti una cosa?”le chiese, dopo qualche istante di silenzio.

“Dimmi…”

“Ma la tua mamma non ti viene mai a trovare?”.

La ragazzina rimase in silenzio, poi trasse un profondo respiro.

“La mia mamma non c’è più…ora vivo con la nuova moglie di mio padre, solo che lei ora è via per lavoro…”

“Quindi con chi vivi mentre lei non c’è?”

“Con la governante, ma lei non è pagata per venirmi a trovare…”

Bill la guardò. La tristezza si era impadronita di nuovo del suo sguardo.

“Senti, non ci pensare. A mia mamma non darà fastidio se stai a casa nostra al pomeriggio”disse.

Marion lo guardò e gli diede un innocente bacio sulla guancia.

“Grazie Bill, tu e tuo fratello mi avete svegliato da un terribile incubo”

 

 

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Bene, così termina la FF…finalmente sono arrivata alla fine di una delle mie opere! Visto che l’altra è ancora in lavorazione…spero non mi odierete per questo finale un po’ insipido, però l’ultima frase fa capire il perché del titolo…wake me up (ovvero svegliami)…in teoria all’inizio pensavo che sarebbe stato Bill a pronunciare questa frase, invece il corso degli avvenimenti mi ha fatto cambiare idea! Beh un grazie a tutte le fanciulle che hanno commentato! Baci baci…vi adoro ragazze!

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