La diabolica Edizione Della Memoria

di Clovniss_Kia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La mietitura: Distretto 1 ***
Capitolo 3: *** Il discorso del presidente Snow ***
Capitolo 4: *** La mietitura: Distretto 2 ***
Capitolo 5: *** La mietitura: Distretto 3 ***
Capitolo 6: *** La mietitura: Distretto 4 ***
Capitolo 7: *** La mietitura: Distretto 5 ***
Capitolo 8: *** La mietitura: Distretto 6 ***
Capitolo 9: *** La mietitura: Distretto 7 ***
Capitolo 10: *** La mietitura: Distretto 8 ***
Capitolo 11: *** La mietitura: Distretto 9 ***
Capitolo 12: *** La mietitura: Distretto 10 ***
Capitolo 13: *** La mietitura: Distretto 11 ***
Capitolo 14: *** La mietitura: Distretto 12 ***
Capitolo 15: *** Il treno - Parte 1 ***
Capitolo 16: *** Il treno - Parte 2 ***
Capitolo 17: *** Il treno - Parte 3 ***
Capitolo 18: *** La Cerimonia D'Apertura ***
Capitolo 19: *** Il Centro Di Addestramento - Giorno 1 ***
Capitolo 20: *** Il Centro Di Addestramento - Giorno 2 ***
Capitolo 21: *** Le sessioni private ***
Capitolo 22: *** Le Interviste ~ Parte 1 ***
Capitolo 23: *** Le Interviste ~ Parte 2 ***
Capitolo 24: *** Le Interviste ~ Parte 3 ***
Capitolo 25: *** L'arena ***
Capitolo 26: *** Il Bagno Di Sangue ***
Capitolo 27: *** L'Arena: Primo Giorno ***
Capitolo 28: *** Angolo Delle Famiglie - Episodio 1 ***
Capitolo 29: *** L'Arena: Secondo Giorno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
POV Katniss
Quest'anno sarà diverso, lo so. Le sofferenze saranno ancora più difficili da sopportare, le responsabilità più grandi e il compito più difficile.
Dovrò cercare di tenere in vita due ragazzini. Ragazzini che potrei anche conoscere. Se estraessero Rory, il fratellino di Gale? O Madge...? O peggio, la mia sorellina?!     Sento mancarmi il respiro al solo pensiero. E' già successo una volta, potrebbe essere estratta di nuovo.
Cristo, non riuscirei mai e poi mai a farcela, mai e poi mai a sopportarlo.. ma nel caso dovesse succedere mi farò forza. Per lei.
Speravo di avere almeno accanto Peeta per questo compito, invece il presidente Snow, per renderci il "gioco" ancora più complicato ha deciso che il mentore sarà uno solo per ogni Distretto.
Dannazione. Potrei chiedere a Peeta di lavorare lui, ma dopo tutto ciò che ha fatto per me con che sfacciataggine posso chiedergli una cosa simile? Mi sento un verme anche al solo sperare che possa offrirsi lui per farlo.
Perché questa non sarà la solita edizione degli Hunger Games.
Ma l'edizione della memoria.
L'edizione più cruda degli ultimi venticinque anni.
Cosa ci riserverà il presidente Snow, stavolta?


N.d.A. : Salve gente! Tanto per cambiare ecco una fanfiction interattiva. Ma in quest'edizione potrete non solo essere tributi, ma anche mentori! Per il prologo ho scritto i pensieri di Katniss per questo evento, ma naturalmente se volete potete impersonare Peeta o Haymitch.
Volevo informarvi che per questa fanfiction interattiva è stato creato un gruppo facebook in modo da interagire meglio, se volete essere aggiunti basta contattarmi.
In ogni caso, per i vostri PG compilate questo schema:

Nome: 
Cognome: 
Età esatta: 
Giorno e mese di nascita: 
Distretto di provenienza: 
Stato(single, fidanzato, sposato) e orientamento sessuale (facoltativo): 
Amici: 
Nemici: 
Descrizione fisica (più particolari inserite meglio sarà): 
Descrizione Caratteriale: 
Famiglia (componenti, età e qualche riga su di loro) e rapporti con essa (es.Litigi col padre, violenze da lui oppure rapporto amorevole con essi...): 
Storia del personaggio (più scrivete meglio definirò il vostro personaggio e le sue scelte): 
Cosa ama: 
Cosa odia: 
Cosa teme: 
Cicatrici particolari che ha e portafortuna: 
Abilità particolari (siate realistici) es.Lanciatore di coltelli, abile con la spada, con il tridente da pesca (per esempio uno del 12 non lo sarà mai poiché in questo distretto non c'è il mare, mentre uno del 4 sarà bravissimo) eccetera. 

CLAUSOLA REGOLE: Non è obbligatorio recensire i vari capitoli della fanfiction. Inoltre le prenotazioni posso avvenire via MP, non è obbligatorio scriverle nelle recensioni.

E che possa la fortuna essere sempre al vostro favore!

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Capitolo 2
*** La mietitura: Distretto 1 ***


Distretto 1

La mietitura

Era una giornata soleggiata nel Distretto 1. Una giornata felice, si presupponeva. Era il giorno della mietitura. Un'altra occasione si presentava al Distretto per essere riempito d'orgoglio e di denaro, com'era accaduto fin troppe volte negli anni precedenti.
Gli abitanti del Distretto 1 erano così eccitati per ciò che stava per accadere, che non vedendo l'ora di cominciare aiutarono i pacificatori a montare il palco nella piazza principale del luogo.
Che vita facile, che avevano i pacificatori, lì nell'1. Nessun ribelle da arrestare, nessun reato a cui pensare; erano così ricchi che non avevano bisogno di commettere crimini.
Le autorità potevano anche starsene a fare passeggiate nei giardinetti del bel quartiere del Distretto senza rischiare di venir meno ai propri doveri. Eh già, com'era bella la vita lì.
Beh, bella per la gente che si limitava a vivere agiatamente. Bella per la gente che passava le giornate a vantarsi del successo delle proprie feste, della bellezza dei propri vestiti o della propria popolarità.
Gente senza sogni.
Era così che Venerix definiva la pomposa gente del proprio distretto.
Possibile che per loro non ci possa essere nient'altro che l'orgoglio personale? 
Ma soprattutto, c'è da vantarsi del proprio figlio che ha ucciso decine di persone per un po' di popolarità? Questa gente vanitosa e viziata non capisce che in questo modo stiamo al loro gioco, sottomessi e privati della nostra opinione?
La ragazza, bella come il sole, stava sul ramo di un albero in uno dei pochi spazi verdi del distretto, ai confini di esso. Era l'unico posto dove poteva starsene tranquilla e perdersi nei suoi pensieri.
O almeno, così sperava.
Improvvisamente Venerix sentì un fruscio proveniente dai cespugli qualche metro sotto di lei, così balzò in piedi in perfetto equilibrio sul ramo ed impugnò uno strano arnese.
Si guardò intorno, sospetta.
Finché non sentì una lama premerle leggermente sulla schiena.
La ragazza cacciò un urlo, e la persona dietro di lei scoppiò a ridere.
" Syrta! Sei sempre la solita!" si trattenne dallo spingerla giù dall'albero.
" Ahahah! Dovresti vedere la tua faccia in questo momento! "
La ragazza che rideva istericamente dietro di lei era aveva un visino paffuto, lentiggini e occhi color nocciola. I suoi capelli erano di un colore simile all'arancione, probabilmente per via dei legami di sangue con la gente del distretto 5.
Già, Syrta non era nata nel Distretto 1. Venne alla luce nel distretto dell'energia, ma venne cresciuta in quello del legname. Il 7. 
Avendo trovato povertà in entrambi i luoghi, con la famiglia si trasferì nel Distretto 1, quando aveva dodici anni.
Presto conobbe Venerix, sua vicina di casa, una ragazza bellissima dagli occhi scuri, belle curve e dai capelli lunghi fino alla vita di un biondo acceso, tipico del Distretto 1.
All'età di 13 anni, quest'ultima cominciò a tingerseli di nero. Agli occhi della gente sembrava un gesto stravagante e ridicolo, ma per lei era il suo modo di ribellarsi. 
Odiava Capitol City. Era una delle poche persone nel Distretto 1 che provava ciò nei confronti della capitale. Forse l'unica. Ma Capitol City aveva portato via parte della famiglia dei suoi genitori e parte della propria, che non riuscì nemmeno a conoscere.
Infatti, una decina d'anni prima della sua nascita, la prima figlia dei suoi genitori morì nell'arena.
Fu per questo che i due non ebbero più figli per molto tempo, per poi trattare la nuova arrivata Venerix come un errore. Cosa che fecero anche con i gemelli che nacquero sei anni più tardi.
Non furono più in grado di gestire la propria famiglia, se non portando a casa qualche soldo non usato per comprare droghe. Ma Venerix sapeva che la colpa in fondo non era loro. Ma della perfidia del presidente Snow. E tutto ciò che voleva era fargliela pagare.
Aveva osservato l'anno prima i tributi del Distretto 12 rifiutarsi di stare al gioco di Capitol City e ottenere una buona reputazione grazie a ciò. Se ce l'avevano fatta dei pivelli di un distretto remoto, perché non poteva riuscirci anche lei?
Grazie a loro i distretti avevano cominciato a ribellarsi e lei avrebbe voluto contribuire.
Ma come?
Si era chiesta tutto l'anno. Ma la risposta era semplice. Si sarebbe offerta come tributo per l'Edizione Della Memoria e avrebbe cambiato la storia. Si, l'avrebbe fatto. Avebbe aiutato a far raggiungere la libertà ai distretti, ma soprattutto avrebbe dimostrato ai suoi genitori che la vita avrebbe potuto continuare. Anche dopo le loro perdite.
" Beh dovresti vedere come ti immagino morta, in questo momento." ribatté Venerix alle parole dell'amica.
" Ehi ehi ehi! Sta' calma! E poi abbassa la balestra!" esclamò la ragazza dai capelli rossi.
Era proprio una balestra che Venerix aveva tra le mani. Era un arnese che imparò a costruire grazie a Syrta, che, per via della sua provenienza dal Distretto 7, con le armi di legno ci sapeva fare. Negli anni che passarono a giocare insieme, costruire e usare balestre era il loro passatempo preferito, dato che si rifiutavano di frequentare l'accademia speciale in preparazione agli Hunger Games.
Non amavano molto le armi, quindi le sole che sapevano maneggiare erano le balestre e i pugnali, che impararono ad usare nelle lotte di strada tra ragazzini.
Quando Venerix abbassò la guardia, scese con l'amica ad una biforcazione dell'albero e si sdraiò su di essa accanto a Syrta.
" Ancora i capelli mori, eh?" domandò la rossa.
" Si, ho rifatto la tinta ieri. Non potevo non sfoggiarla per il giorno della mietitura!"
Syrta ammutolì per qualche attimo, poi timidamente chiese: " Hai intenzione di offrirti?"
" ...E' la mia occasione per dimostrare a Capitol City che non starò al loro gioco."
" Ven, e tuoi genitori? A loro e ai tuoi fratelli non ci pensi? Hai sentito il discorso del presidente. Se un tributo perde... morirà la sua intera famiglia." fece una pausa "E poi, hai quasi 17 anni, puoi aspettare l'anno prossimo per offrirti."
" L'anno prossimo l'atmosfera non sarà calda come quella di quest'anno. Dopo quella specie di ribellione della ragazza del 12, tutti stanno cominciando a compiere piccole rivolte. E' il momento giusto per dare una bella spinta a tutto ciò."
Syrta sapeva che la sua amica avrebbe potuto morire nell'arena, ma sapeva anche che ribellarsi a Capitol City era il suo sogno. E una vera amica non avrebbe mai privato l'altra dei propri sogni, giusto? In fondo poi, ci credeva anche lei.
" Che farai per ribellarti?"
" Non ucciderò nessuno. E vincerò lo stesso."
Fino a quel momento forse nessuno era riuscito in questo intento. Ma c'è sempre una prima volta no? E Syrta si fidava di lei. Così appoggiò la testa sulla sua spalla e mormorò:
" Torna a casa presto, ok? Ti aspetterò."
" Non attenderai molto, vedrai."
E fu così che alla mietitura, quando l'addetta pronunciò il nome di una bambina di 12 anni, Venerix si fece avanti, tra tutte quelle teste bionde, e si offrì come tributo.
Gli occhi di tutti erano puntati su di lei, quell'essere così diversa da sembrare una sorta di traditrice. Ma la mora non ci fece caso, e al microfono annunciò: " Dimostrerò a Capitol City che riuscirò a tornare a casa senza stare al loro gioco."
Nessuno applaudì. Ma era certa che, in qualche distretto remoto, aveva certamente ottenuto dell'ammirazione.

L'altro tributo, anch'esso volontario, aveva invece il tipico aspetto da Favorito. Era un uomo alto un metro e novanta centimetri, prestante, muscoloso ma soprattutto bello. Aveva degli occhi chiari in grado di ipnotizzare il pubblico e dei corti capelli biondi. Quando si offrì egli era sorridente, e porse una rosa alla donna che l'aveva accolto sul palco. Una volta arrivato lì strinse la mano al suo possibile mentore Gloss e baciò quella della sorella Cashmere.
Era certamente un uomo affascinante, anche se nel suo sguardo si potevano intravedere le intenzioni perfide di un futuro assassino. Ma non era certo quello che il pubblico notava, specialmente quando parlava con la sua voce soave, recitando discorsi da umile e galante uomo. Si, uomo, perché aveva diciotto anni. E ciò avrebbe fatto impazzire non solo le ragazzine di Capitol City, ma anche le donne.
Beh, lui poteva essere ritenuto un Favorito a tutti gli effetti. Il suo nome? Michael Gregory Barrett.
Il figlio del proprietario dell'accademia Speciale Degli Hunger Games. Il figlio del vincitore della 51esima edizione dei giochi, fratello del vincitore dei 72esimi. La sua era una stirpe di vincitori ed era determinato ad alimentare l'onore della sua ricca famiglia. 
Quale avversario poteva essere più temibile di lui?
Dopo la sua esaltante presentazione, il pubblico del Distretto 1 applaudì per un tempo che a Venerix parve infinito, e lui, con la sua galanteria, baciò la mano della compagna di distretto.
Questo gesto fece impazzire ancora di più la folla. 
Era questo quello che voleva? Probabilmente dopo tanti anni l'aveva capito, più piaci alla gente più possibilità hai di vincere. E certamente lui stava aiutando Venerix sotto questo aspetto. Lei avrebbe accettato? Avrebbe perso la sua personalità e i suoi ideali per salvarsi la pelle?
La mora dal palco guardò Syrta negli occhi. La sua compagna di sogni fin da piccola.
No, non l'avrebbe mai tradita.

Che possa la fortuna essere sempre al favore del Distretto 1!

N.d.A. Salve Gente! Con questo primo capitolo vi ho mostrato due dei sei favoriti, che ne pensate? Chi saranno i prossimi a prendere parte alla mietitura? Lo scopriremo nel prossimo capitolo! ;)

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Capitolo 3
*** Il discorso del presidente Snow ***


Il Discorso Del Presidente Snow

 
Per il giorno antecedente la mietitura, venne ospitato, come per tutte le Edizioni Della Memoria, il presidente Snow allo show di Caesar Flickerman, per parlare dell'imminente strage di bambini.
Egli venne accolto calorosamente dal pubblico di Capitol City, regalando baci a distanza, scambiando pacche con il presentatore e ringraziando le gente in ascolto.
Già, perché tutte le televisioni di Panem, in quel momento, erano sintonizzate sullo show.
" Ebbene oggi apriremo qui, nello storico studio di Capitol City, la busta con i provvedimenti previsti per quest'Edizione Della Memoria."
Con le sue mani perfettamente curate, prese da una scatola una busta ingiallita contrassegnata dal numero "75". L'uomo tossì un paio di volte, poi prese un profondo respiro e cominciò il suo discorso.
" Affinché venga ricordato che una scintilla accesa da qualcuno portò alla nascita di un fuoco che fece male a tutti, compreso sé stesso.." fece una pausa " ..Che per il gesto di uno pagò un'intera popolazione..." si fermò ancora un istante " E che delle scelte sbagliate avranno sempre delle conseguenze.." Il pubblico trattenne il respiro " Le famiglie di ogni tributo perdente saranno giustiziate accanto al suo cadavere." Il pubblicò si lasciò sfuggire degli " Ohh", e, terminati essi, Snow continuò il suo discorso.
 "Come durante i giorni bui morirono le famiglie dei ribelli, per le scelte sbagliate di un tributo perdente  verranno puniti anche i suoi cari."
A queste parole, le persone presenti balzarono in piedi, eccitatissime. I tributi quell'anno sarebbero stati ancora più determinati a vincere, a quanto pare. Ed era giusto così, in fondo la colpa era dei loro bis-bis nonni, quindi della loro famiglia, se erano stati indetti gli Hunger Games.
E così, dopo alcune battute tipiche del presentatore, il presidente se ne andò, soddisfatto della reazione degli abitanti di Capitol City.
Panem era ai suoi piedi.

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Capitolo 4
*** La mietitura: Distretto 2 ***


Distretto 2
 
La mietitura

Nel Distretto 2 l'atmosfera era cupa. In tutto Panem era solito pensare che essendo un distretto Favorito, esso fosse sempre in festa il giorno della mietitura.
Invece no, o almeno, non come nel Distretto 1.
Il Distretto 2 si mostrava come un Distretto con un popolo disciplinato. Agli occhi dei distretti remoti però sembrava più che altro sottomesso.
Intorno alla piazza migliaia di pacificatori se ne stavano in posizione eretta con le loro divise di rappresentanza. Essi facevano parte della base militare di Capitol City, la cui sede era situata nel secondo Distretto, perciò i pacificatori erano costretti a vedere i loro figli affrontare la mietitura.
Solo per pochi però, era dolore. Per la maggior parte le cose più importanti erano la disciplina e l'onore. Gli adulti per ottenerlo faticavano ogni giorno nei campi d'addestramento, e i figli avrebbero dovuto ripagare i loro sforzi onorando il nome della famiglia. Sì, era giusto così. 
Nel Distretto 2, era l'odio a smuovere le persone. L'odio per le cose ingiuste, per la fatica, per la sofferenza, per il mondo. Quell'odio aveva invaso l'anima dei pacificatori e stava trasformando i loro figli in mostri.
Peccato che fin troppo spesso, li trasformava in cadaveri.

Ma tra loro c'era chi affrontava tutto ciò, senza limitarsi ad odiare. Tra di essi c'era Charles, che, sapendo a cosa stava andando incontro, si offrì al posto di un ragazzo handicappato. Non lo fece per diventare una sorta di eroe, di ciò non gli importava.
Voleva affrontare la morte, senza paura. Voleva dimostrare a sé stesso che dopo tutto ciò che la vita aveva riservato per lui, provava abbastanza odio da poter diventare un assassino senza problemi.
Dopotutto, anche suo padre lo era diventato. Quando uccise la sua ragazza in debito con lui per un affare. Non l'aveva stuprata, ma riempita di botte si. E la cosa più assurda era che se l'era cavata senza punizioni, anzi, con un premio. Con un lavoro regolare da pacificatore. Era una via di fuga dalla punizione, ma veniva comunque pagato regolarmente per questo lavoro e grazie a ciò poteva mantenere l'anziana moglie e il figlio.
Ma Charles nel suo cuore non faceva altro che ripetersi che quel mostro non meritava la vita. 
Non si sarebbe però sporcato l'anima uccidendo chi l'aveva fatto nascere.
Se fosse morto nell'arena, quell'uomo sarebbe morto con lui. E di certo era la vendetta più dolce che potesse progettare.
" Mi offro volontario come tributo." annunciò freddamente il ragazzo, dagli occhi marroni e lunghi capelli neri, una bella abbronzatura e il fisico prestante. 
A quell'annuncio, un uomo della terza fila dei pacificatori sul corridoio a destra della piazza cominciò a sbraitare.
" NO! Che cazzo fai?! Che cazzo stai facendo?!"
Avrebbe voluto correre a mettergli le mani addosso, ma non avrebbe fatto fare una bella figura alle truppe.
Charles guardò il pacificatore con aria di sfida. Era suo padre. E sapeva che, in un certo senso, stava praticamente per condannare a morte anche lui. Lo vide diventare rosso di rabbia e andarsene per evitare altre scene. 
Sapeva che non sarebbe tornato, probabilmente nemmeno al Palazzo Di Giustizia.
Quando salì sul palco, Charles scambiò un'occhiata con la ragazza accanto a lui, anche lei un tributo volontario. Aveva la pelle olivastra, con un neo sulla guancia destra. Gli occhi erano di un affascinante verde tendente al dorato, e i capelli neri, liscissimi, le cascavano sulle spalle con un taglio giovanile.
La cosa che lo sorprese di più era la sua altezza, superava il metro e settanta. Ciò contribuiva a farla sembrare... bella.
Lui non era un tipo socievole, ma certamente avrebbe scambiato due chiacchiere con quella giovane.

Ed infatti così fece, ma non nella situazione che credeva lui.
Erano entrambi al Palazzo Di Giustizia.. da soli.
Nessuno era venuto a trovarli.
La ragazza, che sul palco aveva uno sguardo fiero, gli sembrò fragile in quel momento, seduta da sola aspettando che il tempo scorresse, su di una panchina nel corridoio. Così, sotto lo sguardo attento dei pacificatori, Charles si sedette accanto a lei.
" Perché sei qui da sola?" le chiese
" Forse i miei parenti non sono degni della mia attenzione." provò a difendersi cercando di mostrarsi scontrosa, ma poi cedette " ..Nessuno tiene a me fino a questo punto."
" ..Non hai una famiglia?"
" Beh si, ma non è molto presente nella mia vita. Pensavo l'avessi capito visto che frequentiamo la stessa accademia."
Il volto del ragazzo parve illuminarsi " Ah si, ora ricordo! Tu sei quella ragazza che dormiva sempre lì...Levi Knowell, giusto? "
" Esatto, Charles Blade. Ti ho osservato durante gli allenamenti, te la cavi bene con la spada."
" Perché non mi hai visto con la catana." sorrise vantandosi. L'altra non rispose. " Anche tu con l'arco però non scherzi."
" Perché non mi hai visto con le lance." ribatté in modo buffo la ragazza.
Entrambi ridacchiarono. Poi Charles riprese a parlare seriamente.
" Se vuoi puoi raccontarmi della tua famiglia. Stiamo andando incontro alla morte, di me ti puoi fidare."
" A parte il fatto che solo tu fra noi andrai incontro alla morte, perché dovrei raccontare i fatti miei proprio a te?"
" Mmh.. mettiamola così, se mi parli della tua famiglia, io ti parlo della mia. Ci stai?"
 Levi si convinse.
" D'accordo. Allora, che posso dire.. non sono mai stata una tipa sentimentale. Persi mia madre dieci anni fa, quando avevo sei anni, mentre partorì mia sorella Daisy. Di lei tutt'oggi si occupa la mia sorella maggiore Olive, che aspetta una bambina. Mio padre è sempre via per lavoro, perciò a me non rimaneva altro scopo nella vita che combattere e diventare forte. L'accademia è casa mia. Ho alcuni amici lì, e i mentori che insegnano sono bravissimi. Spero di avere uno di loro per gli Hunger Games. Ho comunque voluto offrirmi come tributo per riempire d'orgoglio si, il mio Distretto, ma soprattutto la mia palestra e i miei insegnanti."
" Caspita, sei una belva! Ahahah." Ridacchiò il ragazzo dagli occhi color del cioccolato.
" E che mi dici di te, invece?"
" Beh ho 17 anni, ma questo già lo sai.. sono figlio di un pacificatore ex contrabbandiere. Quando la mia fidanzata non portò del denaro che gli doveva da tempo, venne uccisa da lui a suon di botte. Fuori non lo mostro, ma dentro ribollo di rabbia. Anche perché poiché lui se ne è scappato alla base militare, io ho dovuto continuare il suo sporco lavoro.
In un certo senso sono contento di partecipare agli Hunger Games. Se vinco, divento così ricco che non dovrò più lavorare, se muoio... beh, lui muore con me."
" Beh, bravo Charles, benvenuto nel club dell'odio." la ragazza gli sorrise e i due si scambiarono una stretta di mano. Era strana questa confidenza, così il ragazzo ne approfittò ponendole una domanda.
" Hai un ragazzo?"
" E' morto un paio d'anni fa. Era scappato dal Distretto 5 per venirmi a trovare qua, ma dei pacificatori l'hanno trovato ed ucciso."
" Oh, mi dispiace..."
" Non fa niente. L'amore è per gente sensibile, e quindi debole. E io non lo sono e mai lo sarò. Almeno se voglio sopravvivere."
Charles non continuò la conversazione, poiché dei pacificatori presero entrambi per un braccio per trascinarli su di una macchina.
In ogni caso, era stato meglio così.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 2!

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Capitolo 5
*** La mietitura: Distretto 3 ***


Distretto 3

 
La mietitura
 
Nella mattina del Distretto 3, le persone non sono mai a casa. Non sono neanche in giro, ma a lavorare nelle numerose fabbriche del luogo. Perché allora, nella città c'era così tanto chiasso?
Ah, si. Era il giorno della mietitura.
Ywen, una ragazza di circa quindici anni dai lunghi capelli rossi, al suono di un corno si svegliò di soprassalto dal suo riposino sulla terrazza della sua lussosa villa. 
Beh, questi sono i vantaggi di avere un padre con un buon lavoro ed una madre vincitrice degli Hunger Games della sua epoca.
Per Ywen era facile trovare piacere in queste belle cose, ma non capiva che dietro a tutto ciò c'era sempre un trucco. Non era nata ricca per caso. 
Era nata ricca per poter pagare in seguito il suo benessere.
Ma ciò lo venne a sapere troppo tardi. 
Quando venne estratto il suo nome alla mietitura, capì perché sua madre le diceva spesso che gli Hunger Games avrebbero intralciato per sempre la vita dei vincitori e della loro famiglia.
Ywen pensava si riferisse agli incubi e alle pressioni che venivano continuamente fatte ai sopravvissuti, ma si sbagliava.
Il vero divertimento di Capitol City era stare a guardare la famiglia di essi combattere per mantenere alto l'onore dei parenti. O, com'era visto dal popolo del Distretto 3, tenere vivo l'orrore tra la gente.
Quando la persona incaricata pronunciò il nome e cognome di Ywen, una donna tra il pubblico cominciò a strillare, disperata.
" E' colpa mia! Prendono mia figlia ed è tutta colpa mia! Bastardi, siete dei bastardi!"
La ragazza si girò e raggelata guardò la reazione della donna, molto simile a lei esteriormente.
Colpa sua?
Avrebbe voluto dirle di no.
Ma un'ex vincitrice che si ribella fin dal periodo successivo alla sua vittoria meritava di essere punita.
Peccato che ci andasse di mezzo sua figlia.
..
La scena fu a dir poco straziante, e, dopo una breve presentazione sul palco della ragazza, venne nominato il tributo maschile:
" Patrick Noah Davie!"
La voce dell'addetta risuonò come un tuono nella quiete della notte.
Un ragazzo alto, ma tutt'altro che robusto, fece un paio di passi verso il palco.
Non era bellissimo, ma neanche brutto. I mentori presenti constatarono che avrebbero potuto renderlo attraente, una volta al Centro Immagine.
I suoi occhi azzurri brillavano nella giornata buia del Distretto 3, e i suoi capelli scuri potevano facilmente non essere notati, se non fossero stati illuminati da luci di ultima generazione progettati nel distretto. 
Patrick salì dunque sul palco, tentando di riconoscere il tributo femmina, ma di lei non si ricordò. In fondo non poteva pretendere ciò da sé stesso, quando passava le sue giornate non lavorative a giocare con fili metallici e strani aggeggi esplosivi. 
Si presentò brevemente al microfono, scuro in volto, mentre le persone che lo stavano guardando ribollivano dentro di rabbia.
Altri due ragazzi mandati ad uccidersi tra loro in una stupida arena. Almeno un'intera famiglia sterminata.
E la gente del Distretto 3, non poteva farci nulla.
Ci avevano provato, però, in passato, ma senza successo. Le ribellioni erano difficili da organizzare, specialmente con gente svogliata. Di questo discussero i genitori di Ywen, nel Palazzo Di Giustizia.
Poi il padre lasciò la parola alla moglie.
" Non mi hanno lasciato fare da mentore ai tributi per tutti questi anni.  Ma, tesoro, fidati. Capitol City non potrebbe mai perdere l'occasione di presentare un tributo con la sua famiglia che baderà a lei durante i giochi, la famiglia che potrà essere incolpata della morte della propria figlia. Io farò richiesta per esserti vicina fino all'ultimo istante, ma se non ci sarò, punta sulla tua intelligenza. Ci sai fare con gli esplosivi e gli impianti elettrici, sfrutta queste tue abilità. E ricordati che il Distretto 3 tiferà per te. La famiglia Wyd-Sefren tornerà vincitrice un'altra volta."
Con quest'ultima frase il tempo finì, e la ragazza non riuscì nemmeno ad abbracciare la sua famiglia. Ma quei pochi minuti le erano bastati per essere motivata a vincere.
E ce l'avrebbe certamente fatta.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 3!

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Capitolo 6
*** La mietitura: Distretto 4 ***


Distretto 4
 
La mietitura
 
Durante la notte antecedente il giorno della mietitura, nel Distretto 4, i mari e le spiagge erano affollatissime.
Per la mattina il Distretto sarebbe stato pieno zeppo di pacificatori, i compratori migliori per il Distretto 4. Loro amavano il pesce fresco, e, anche se pescato illegalmente, lo compravano, dato che era sicuramente meglio di quello surgelato mandato a Capitol City.
Alla luce della Luna, si poteva distinguere l'unica femmina pescatrice. Ella se ne stava su di una barca, intenta a tirar sopra di essa i pesci catturati grazie ad una rete: aveva ottenuto davvero un bel bottino. Con la poca luce che la illuminava si potevano distinguere i muscoli perfetti, le spalle larghe e le belle curve. Se le andavi vicino potevi anche notare il color rosso fuoco dei suoi lunghi capelli mossi, ma soprattutto la luminosità dei suoi occhi blu.
Tutti sapevano chi fosse, perciò le veniva portato rispetto.
Era la figlia del pescatore cieco.
Che brav'uomo, che era.
Egli aveva sempre lavorato regolarmente, con costanza, nonostante la perdita della moglie nel parto della figlia Ginevra e quella del figlio portato via nella settantesima edizione degli Hunger Games. Avendo poi contratto una malattia degenerativa, egli venne licenziato, vivendo soltanto della pesca illegale sua e della figlia, con cui si era allenato duramente per mesi facendo tenere ad entrambi delle bende sugli occhi. Grazie a ciò svilupparono un finissimo senso dell'olfatto e dell'udito.
Ma quell'uomo era destinato a morire, se fosse restato senza cure nel Distretto 4.
Ed egli era tutto ciò che era rimasto a Ginevra. Ma lei sapeva che non sarebbe mai diventata abbastanza ricca per portare suo padre a Capitol City e sottoporlo a cure mediche.
A meno che non si fosse offerta per gli Hunger Games.
E fu proprio ciò che fece coraggiosamente quella mattina, prendendo il posto di una bambina di cui comunque non le importava. 
Una volta sul palco, si concesse alcune parole " Non sono qui per fare l'eroina, anche se ho salvato la pelle ad una bambina. Sono qui per dimostrare che il Distretto 4 è e sarà sempre il migliore, ed io dimostrerò che questi anni passati ad addestrarmi non sono stati inutili. Le mie fatiche verranno ricompensate, porterò al Distretto grandi somme di denaro, ma soprattutto... restituirò a quell'uomo la vista!" indicò suo padre, tra le file dedicate ai parenti, che piangeva.
Scattò un grande applauso e Ginevra sorrise soddisfatta.
" Bene bene, siete carichi oggi allora eh?!" sorrise l'addetto all'estrazione dei nomi " Passiamo quindi ai tributi maschi!"
E così quell'uomo mise la mano nella boccia alla sua destra ed estrasse un biglietto.
" Thomas Ricemond! "
Il pubblico ammutolì. Tutti sapevano di chi si trattava.
Egli era il fratello gemello del ragazzo più popolare del liceo principale del Distretto, Nathan Ricemond. Nathan era uno dei bulli più temuti nel 4, era altissimo, quasi due metri, estremamente muscoloso grazie agli allenamenti nell'accademia degli Hunger Games e alle ore passate a nuotare, ma soprattutto bravissimo nella lotta corpo a corpo e con le armi. Con il tridente era in grado di centrare bersagli a diversi metri di distanza, tra cui anche i pesci e molluschi nell'acqua. Sapeva fare ami con qualsiasi cosa ed aveva assaggiato praticamente di tutto. Sapeva come sopravvivere, dunque, oltre che a lottare. La lotta era un'altra delle cose in cui eccelleva, grazie specialmente al suo fisico. La sua forza bruta gli permetteva di rompere facilmente le ossa a qualcuno, ma anche lui aveva un punto debole.
Non era per nulla agile.
Ma era comunque un buon lottatore e promettente assassino, arrogante, forte e menefreghista, un vero bullo insomma.
Tutto il contrario del fratello, che viveva da sempre sotto l'ombra del gemello. Se però fosse riuscito a vincere gli Hunger Games, certamente sarebbe potuto diventare qualcuno, probabilmente anche più popolare di Nathan.
E quest'ultimo lo sapeva. Voleva bene alla sua famiglia, l'avrebbe protetta a tutti costi e avrebbe fatto di tutto per renderla felice.
Probabilmente fu questo a spingerlo a farsi avanti al posto del fratello durante la mietitura.
Nathan non si offrì, fece semplicemente alcuni passi avanti come se fosse Thomas. Dopotutto, i pacificatori non potevano saperlo a prima vista.
E nonostante i due fossero gemelli, gli abitanti del Distretto lo capirono, probabilmente per il taglio di capelli differente.
Erano entrambi biondi con gli occhi azzurri, ma il loro taglio di capelli era diverso.
Nathan, il gemello maggiore, aveva capelli corti con una lieve cresta, mentre Thomas li portava lunghi fino alle spalle.
Tuttavia, il bullo lanciò occhiatacce a tutto il pubblico per intimarlo a non dire nulla, ma soprattutto per evitare che qualcuno si offrisse.

E fu così che una volta presentati i tributi, vennero scortati nel Palazzo Di Giustizia.
Ginevra parlò prima con suo padre, che piangeva disperato. Ma lei gli aveva promesso ricchezza e una nuova vista, migliore di quella con cui era nato.
Lui si fidò di lei, perciò smise di fare scene e l'abbracciò affettuosamente.
Una volta terminato il tempo, arrivò il turno della sua migliore amica, Cheryl, l'unica ragazza davvero importante per lei.
E alla fine, arrivò lui. David. Egli aveva dichiarato il suo amore tempo prima a Ginevra, ma lei gli aveva dato un due di picche poiché sapeva che si sarebbe offerta per gli Hunger Games. Aveva lasciato comunque capire che il suo amore corrispondeva.
Restarono vari minuti in silenzio, finché lui le chiese: " Puoi darmi un bacio, prima che tu te ne vada?"
" Un bacio?"
" So che tornerai, ma probabilmente sarai così impegnata che di tempo per me non riuscirai a trovarne. Ti prego, prima che tu te ne vada, baciami."
La ragazza era abbastanza in imbarazzo, così non si mosse, ma mentre stava per compiere lui il gesto, i pacificatori lo portarono via.
E quella poteva essere stata la loro ultima occasione.
..
Nel frattempo, nella stanza di Nathan, la famiglia, o meglio, la madre, si complimentò con lui.
Da sempre era lei ad aver insegnato alla famiglia come combattere e sopravvivere, ad aver inculcato nella mente dei figli l'importanza dell'onore e di come fosse normale uccidere qualcuno per ottenerlo.
Soltanto Nathan le diede retta, gli altri due fratelli, ovvero Thomas e la sorellina minore Annabeth, che aveva tredici anni in meno degli altri due, quindi cinque anni, stettero più attaccati al padre, che da sempre insegnava loro l'importanza della pace e dell'amore.
Thomas cominciò a sbraitare, preoccupato. " Dovevo finirci io in arena, cosa centri tu?!"
Nathan, mantenendo la calma, rispose " Il tuo sogno era quello di diventare famoso, e così accadrà, vedrai, un giorno mi ringrazierai. Inoltre.. tu lì dentro non resisteresti un secondo. Ci avresti fatto ammazzare tutti."
La famiglia ammutolì. Era vero, la loro vita dipendeva da quella del tributo.
Non poterono far altro che essere d'accordo, anche se a malincuore, con la scelta del gemello maggiore.
" Speriamo solo che Capitol City non si accorga dello scambio." mormorò Thomas.
" Beh, nel caso ricordate di uccidere chi avrà fatto la spia. E se non sapete come si fa,  guardatemi in tv e lo scoprirete!" sorrise maligno.
Dopodiché si abbassò sulle ginocchia per parlare con la sorellina Annabeth, scioccata per quella strana situazione che non riusciva a comprendere.
" Il tuo fratellone tornerà presto, ok? E con tanti regali! Ti ricordi la bambola che abbiamo visto sul giornale di Capitol City?"
" Quella col cagnolino?"
" Si proprio quella. Quando il tuo fratellone tornerà, ti regalerà cento di quelle bambole! Contenta?"
Gli occhi della bimba si illuminarono, e subito saltò addosso al fratello.
" Siii!" gli stampò un bacio sulla guancia " Torna presto, fratellone."

E così il tempo finì.
Dopo la famiglia, entrarono i due migliori amici di Nathan.
Sasha Jasmine Cooper, ragazza robusta e bellissima dalla capigliatura rossa che trattava come una sorella, e Bryan Samsmith, ragazzo biondo e con gli occhi azzurri, con cui ebbe alcuni rapporti poiché glieli chiese. Bryan era infatti omosessuale, ma nessuno osava trattarlo male per via della protezione che Nathan gli offriva.
Per i tre non ci vollero molte parole per capirsi. Si fidavano di lui, e l'avrebbero aspettato a casa.
****
Mentre i tributi venivano scortati in un'automobile diretta alla stazione, un drappello di pacificatori fermò la famiglia Ricemond.
" Thomas Ricemond? "
L'ingenuo ragazzò si girò, dimenticandosi di fingere di essere Nathan.
" Si?"
" Lo sa vero che in questo momento non dovrebbe trovarsi qui?"
Le parole del pacificatore gli fecero gelare il sangue nelle vene, ma non si aspettava ciò che sarebbe accaduto dopo.
...

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 4!

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Capitolo 7
*** La mietitura: Distretto 5 ***


Distretto 5
 
La mietitura

Stranamente quella mattina l'aria nel Distretto 5 era respirabile. Con tutte le centrali, fabbriche e laboratori scientifici gli abitanti del Distretto erano abituati alla mancanza di aria pulita, così, nel giorno della mietitura, quando i lavori furono sospesi, sembrava quasi di essere in paradiso, respirando l'aria fresca.
Se solo non ci fosse stata di mezzo la scelta dei tributi!
Come tutti gli anni infatti, i ragazzini di età compresa fra i 12 e i 18 anni del Distretto 5 furono ammassati in uno spazio ristretto della piccola piazza della principale cittadina, dividendo i maschi dalle femmine.
Alle dieci in punto, l'addetta incaricata, vestita di una tuta con maschera antigas compresa, per via delle dicerie sull'aria del Distretto 5, estrasse i nomi.
" Daenerys Emilia Lauren! "
A quella nomina, un uomo tra il pubblico si inginocchiò urlando disperato, mentre una donna tentava di calmarlo.
Tra i possibili tributi femmina, una venne stretta in un forte abbraccio dalla ragazza accanto a sé, per poi farsi coraggiosamente avanti fino al palco.
Era una diciassettenne minuta, probabilmente non arrivava al metro e sessanta, era magra ma non denutrita, con spalle larghe e arti piccoli. Gli occhi erano di una curiosa tonalità verde, sopracciglia folte e orecchie piccole. Aveva dei lunghi capelli neri, mossi, sistemati accuratamente per l'occasione.
Era una ragazza molto carina.
Una volta sul palco, con voce tremante disse al padre di non piangere, e poi tornò in posizione eretta, mostrandosi quasi sicura di sé.
Così l'attenzione passò ai tributi maschili.
Venne estratto un ragazzo alto ma dal fisico gracile, dagli occhi verdi e capelli neri lunghi fino alle spalle: Tom Walk. Aveva anche lui diciassette anni circa, ed era ricordato da tutti per via della sua intelligenza. Egli aveva infatti vinto vari concorsi di scienze, ed aveva lasciato in anticipo la scuola per dedicarsi alle ricerche scientifiche nei laboratori del Distretto.
Erano in pochi ad averci mai parlato, nel Distretto, ed essi lo ritenevano un ragazzo gentile, ma con la testa fra le nuvole.
Tutt'altro che un duro. Che avrebbe combinato in arena?
Terminata la mietitura, i due poterono incontrare le loro famiglie al Palazzo Di Giustizia.
Dany non dovette aspettare tanto l'arrivo di qualcuno.
Nella sua stanza entrò la famiglia, col padre che piangeva disperato, non facendo altro che urlare che fosse colpa sua.
Egli era infatti un ex vincitore dei giochi, tormentato da incubi da 26 anni, e riusciva ad essere libero dalle telecamere solo perché lavorava a delle ricerche per il presidente.
Gli Hunger Games avevano già portato via parte della sua famiglia alcuni anni prima, ovvero il suo primogenito Harry.
Fu un duro colpo per i parenti,ma anche per Dany, nonostante si fosse liberata di una persona che le faceva del male. Infatti suo fratello maggiore era solito a farle violenze fisiche nei momenti di stress.
Ma nonostante ciò, Dany non riusciva ad odiarlo. Lei era troppo gentile, troppo dolce.
Ed era proprio questo su cui doveva puntare per vincere.
" Tu sei tanto bella, Dany. Tanto intelligente. Tanto furba. Ti ho insegnato la lotta corpo a corpo che ho imparato nel Distretto 2 da bambina, ma nel caso non bastasse, punta sempre sulla tua dolcezza e intelligenza. Sei così dolce che gli sponsor dovranno per forza intenerirsi, ma tu mostra loro che sei comunque in grado di sopravvivere." le consigliò la madre, che era figlia di due ex pacificatori del Distretto 2 trasferitesi poi nel 5, luogo dove lei si fece una famiglia. " E ricordati anche di contare sulla tua memoria, sappiamo tutti che è il tuo punto forte."
" Lo farò, mamma. Non vi deluderò."
I tre rimasero abbracciati per il tempo restante, mormorando dolci parole. Era una famiglia felice, in fondo, la loro.
A tempo terminato, solo un paio di amici di Dany la vennero a trovare, poi, la ragazza venne trascinata in un'automobile.
..
Per quanto riguarda Tom, era venuta un'orda di persone a trovarlo, la maggior parte colleghi di lavoro già adulti. Evidentemente non aveva molti amici, forse erano considerati da lui inferiori, o semplicemente a loro non interessava la scienza.
Tuttavia era felice, nel suo mondo. Era autonomo, ma alla sua famiglia voleva bene, e nessuno riuscì a trattenere le lacrime.
Sarebbe bastata l'intelligenza dei due ragazzi per sopravvivere in arena?

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 5!

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Capitolo 8
*** La mietitura: Distretto 6 ***


Distretto 6
 
La mietitura

Il Distretto 6 era specializzato nella produzione dei mezzi di trasporto. Di spazi verdi ce n'erano ben pochi, poiché la maggior parte del territorio era occupato dalle industrie.
Era per questo che gli adolescenti del Distretto erano fin da piccoli soliti a sgattaiolare  fuori dalla recinzione che delimitava il territorio. Non era ben tenuta, ma piena di buchi e spesso non elettrificata.
Lì fuori, nei boschi, si conobbero Peter ed Alyson, due sedicenni dall'aria felice e spensierata, che amavano stare a contatto con la natura. Erano in grado di farlo per giorni interi.
Spesso marinavano la scuola pur di andare sempre più in là, vagando nella vegetazione e trovando specie sempre nuove di piante.
Era bellissimo. Quella pace, quei colori, quella varietà.
Non erano particolarmente loquaci, ma a loro bastava uno sguardo per capirsi. Erano davvero legati l'uno all'altra. Si comportavano ancora un po' da bambini, erano in effetti piuttosto infantili, ma entrambi sognavano di vivere insieme, un giorno, fuori dal Distretto, a stretto contatto con la natura. 
Avevano entrambi degli amici che facevano come loro, ma si limitavano a cacciare, non sapevano apprezzare la bellezza di quel luogo, l'aria fresca, il senso di libertà.
Era quello che faceva amare loro la vita. La libertà. Sapevano di non poter raggiungere gli altri Distretti, ma i boschi di confine a loro bastavano.
Vivendo praticamente tutte le giornate lì, avevano imparato a riconoscere qualsiasi tipo di pianta ed erano bravi con le trappole e la mimetizzazione.
Inizialmente non fecero caso a ciò, ma quando vennero nominati entrambi per i giochi, beh, quello diventò il loro punto di forza. Dovevano contare solo sulle loro abilità.
I due, una volta nominati, salutarono le loro famiglie al Palazzo di Giustizia.
In particolare, Alyson salutò i suoi genitori adottivi, in lacrime.
La davano già per spacciata.
Alyson era una ragazza minuta, dagli occhi scuri e capelli biondi. La sua particolarità era quella di essere iperattiva e di avere alcuni disturbi psicologici. Perse i genitori da piccola e venne adottata da una coppia amorevole, che però non riusciva a riempire quel vuoto, quel vuoto che la tormentava ogni notte manifestandosi con incubi riguardanti la malattia dei suoi genitori naturali e gli orrori vissuti da bambina. Incubi che si sforzava di dimenticare al mattino.
Solo nella natura trovava consolazione. E se la natura riusciva persino a renderla felice, l'avrebbe salvata. O almeno, donato un dolce riposo eterno.
Aveva una strana concezione della vita, in effetti. Qualcuno osava dire che Alyson fosse pazza.
Ma lei era solo.. spensierata.
Ma cosa sarebbe successo una volta rinchiusa in un'arena, privata della sua libertà?

***
Per quanto riguarda Peter, un ragazzo dai capelli castano chiaro, occhi color nocciola, alto ma non molto muscoloso, salutare la sua famiglia, composta dai genitori e due fratelli minori, fu un disagio enorme. Lui aveva sempre vissuto tranquillamente, senza troppe variazioni nella vita. Che sarebbe accaduto ora? 
Sarebbe stato la causa della morte della sua famiglia? 
No, lui ed Alyson non l'avrebbero mai e poi mai permesso.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 6!

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Capitolo 9
*** La mietitura: Distretto 7 ***


Distretto 7
 
La mietitura

La mietitura nel Distretto 7 si svolse abbastanza velocemente. L'addetta all'estrazione dei nomi, una capitolina esageratamente schizzinosa, odiava quel profumo di erba tagliata e di segatura. Lo odiava al punto da mettersi a spruzzare il suo profumo per tutta la strada che percorse fino al palco.
" Beh, togliamoci in fretta il pensiero." e sbrigativamente estrasse il nome del tributo femmina: " Lyra Byrnik!"
Dopo le sue parole, una sedicenne dall'espressione sognante fece qualche passo avanti. Poteva essere considerata una ragazza ordinaria, di altezza e peso medi, capelli castani con un taglio non troppo vistoso, lentiggini sul viso e occhi marroni sgranati. Portava un semplice vestitino color senape, e delle scarpette blu. Una volta giunta sul palco, non ebbe nulla da dire, aveva l'espressione vuota, come se fosse persa in altri pensieri.
Poi venne il turno dell'estrazione del tributo maschio." Jace Finstart!"
Un giovane uomo con passo insicuro avanzò verso l'addetta. Era alto, con possenti muscoli alle braccia, probabilmente per il lavoro che svolgeva fin da piccolo. Era pallido, con degli occhi di un marrone così intenso da sembrare rosso. Portava dei corti capelli neri tagliati senza troppa cura, ma che aiutavano a mettere in evidenza i suoi lineamenti perfetti da diciottenne.
I suoi abiti erano sporchi e strappati, probabilmente quelli da lavoro, il che davano l'impressione che lui fosse burbero.
Nemmeno lui ebbe molto da dire, così entrambi vennero scortati all'interno del Palazzo Di Giustizia.
Nella camera del ragazzo entrò subito il padre, che lo abbracciò stando in silenzio.
La madre era morta durante l'infanzia di Jace, ma non si era mai ripreso. Non era dunque molto loquace, non si apriva nemmeno con suo padre. Si confidava solo con Sally, la sua migliore amica, di cui si prendeva cura come una sorella e che difendeva da chiunque la importunasse, diventando geloso anche di chi la corteggiava. Quest'ultima entrò con Brandon, l'altro importante amico di Jace, subito dopo il padre. I tre parlarono come se fosse una situazione normale, cercando di non aumentare la tensione, ma la cosa era inevitabile. I tre si fidavano della sua forza fisica e abilità con le accette.
" Brandon. Prima che tu vada, voglio che tu mi prometta una cosa." disse Jace.
" Dimmi, fratello."
" Non permettere mai che nessuno faccia del male a Sally."
I tre si guardarono per qualche istante, ma non fecero in tempo a rispondere poiché furono portati via dai pacificatori.
..
Intanto, nella camera di Lyra, la sua grande famiglia tratteneva a stento le lacrime mentre abbracciava il tributo. Ma la più preoccupata di tutti, era la madre.
Conosceva sua figlia meglio di chiunque altro, e sapeva che era una con la testa fra le nuvole, con i pensieri rivolti solo al suo mondo fantastico composto da Elfi, Gnomi, Centauri e chi più ne ha più ne metta. Di certo la ragazzina non poteva affrontare gli Hunger Games con conoscenze apprese da dei libri con storie inverosimili e il singolo utilizzo di una frusta portata segretamente da Capitol City, come i libri censurati che fino a quel momento aveva letto.
Già, lei amava così tanto la lettura da farsi arrivare e nascondere i libri censurati e le fruste di cui sentiva parlare nei testi che leggeva. Ella si nascondeva e scappava furtivamente in posti isolati per poter leggere e far pratica con la sua arma, la sua specialità.
Era dunque brava anche a nascondersi silenziosamente, ma non avrebbe mai pensato di poter prendere a coltellate qualcuno. Era troppo fuori dai suoi schemi, dai suoi sogni di un mondo fantastico.
Ben presto il tempo della famiglia finì, ma quando la zia e suo marito, ovvero il sindaco del Distretto 7, chiesero di entrare, Lyra rifiutò.
Da piccola loro erano i suoi modelli di vita, ma ben presto si rivelarono dei manipolatori disposti a tutto pur di cambiare la propria famiglia e renderla ordinaria e perfetta come loro.
Odiava il loro comportamento, e come l'avevano trattata in passato per farla diventare così. Osarono perfino bruciare i suoi libri preferiti. Di certo non avrebbe permesso loro di entrare.
Così il posto passò a Will, il suo fidanzatino con cui stava insieme da poco. Avevano carattere ed interessi diversi, ma si piacevano tanto. Ebbero il loro dolce momento di coccole, poi dovettero separarsi anche loro. Dopo di lui entrò la sua amica Elinor, a cui era legatissima nonostante tutti i litigi quotidiani. Piansero tanto insieme, al punto che Elinor promise che avrebbe imparato tutto sul suo mondo magico, se fosse tornata a casa. Dopo le consolazioni varie, uscì anche lei.
L'ultimo ad entrare fu Roger. Egli era un amico d'infanzia di Lyra.
" Sai Lyra, volevo confessarti una cosa." esordì lui, sedendosi accanto a lei. " Lo so che tu ora stai con Will, ma... io sono innamorato di te. Fin dalla prima volta che ti ho visto. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo.. e questa.. sono sicuro che non sarà l'ultima volta che ci vedremo, ma ci tenevo a fartelo sapere comunque. Io ti amo."
Lyra rimase senza parole. Roger per lui era come un fratello, forse una delle persone più importanti della sua vita, ma non aveva mai pensato a lui in questo modo. Ora che cominciava a rifletterci una scintilla si accese dentro di lei.
Poteva davvero essere così importante?
" S-Scusa..." balbettò lui, notando che lei non rispondeva. " Forse è meglio che vada. Buona fortuna..." si alzò e fece per andarsene, ma lei lo fermò e guardò negli occhi.
" Questo non lo deve sapere nessuno, chiaro?" l'altro annuì e lei gli diede un lieve bacio sulle labbra. " E' un bacio innocente, forse non significa nulla, ma.. sono certa che te lo dovevo."
Il ragazzo sorrise, e baciò Lyra. Dopodiché l'abbracciò e se ne andò.
Accidenti. Lyra avrebbe voluto avere tempo per riflettere e pensare a ciò che provava, ma esso non c'era. Doveva già correre incontro alla morte. Solo in quel momento di lucidità capì quanto fosse orribile ciò che stava per affrontare.
Sarebbe stato certamente meglio rifugiarsi di nuovo nel suo mondo magico, sparire dalla realtà.
Ma il sangue che doveva scorrere la chiamava.
E lei non poteva fare a meno di rispondere.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 7!
 

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Capitolo 10
*** La mietitura: Distretto 8 ***


Distretto 8

La mietitura

La giornata nel Distretto 8 era cupa, come sempre. 
Da decenni ormai nel Distretto 8 si pativa la fame, inevitabile nonostante i guadagni delle lunghe ore di lavoro in fabbrica di un'intera famiglia.
Sarà forse stato questo il motivo per cui il padre di Elinor se n'era andato di casa dodici anni prima? Una famiglia di cinque persone da mantenere era forse troppo per lui?
Questo era ciò che la quattordicenne Elinor Gray non faceva altro che domandarsi da anni. Dov'era finito suo padre?
Certo, in poco tempo egli era stato sostituito da un altro uomo, innamorato della madre di Elinor, tuttavia alla ragazza rimanevano parecchie domande che avrebbe voluto fare al suo padre biologico.
E nell'ultimo periodo, questo desiderio non faceva altro che crescere.
Sapeva che per l'Edizione Della Memoria sarebbe morta la famiglia di ogni tributo perdente.
Se lei fosse stata scelta, lui si sarebbe presentato? Se lei fosse morta, lui sarebbe stato ucciso?
Ecco, altre domande.
Doveva smetterla.
Elinor, una ragazzina dai lunghi capelli castani e occhi verdi, si immerse nuovamente nel catino colmo d'acqua, per distogliere i suoi pensieri da ciò che avveniva fuori.
Era il giorno della mietitura. E il suo vero padre non si era ancora presentato.
Se fosse stata scelta, probabilmente non avrebbe avuto modo di conoscerlo.
Dopo qualche altro minuto nell'acqua tiepida si rassegnò, nemmeno un bagno riusciva a sciogliere la tensione che aveva dentro di sé.
Così uscì dal catino, che era abbastanza grande da accogliere il suo corpicino da ragazza denutrita, e si affrettò a vestirsi bene.
Si mise addosso un vestito fatto da sua madre proprio per l'occasione.
Oh, sua madre era così brava a cucire! Non riusciva a capire perché nella fabbrica non la promuovessero ad un ruolo più importante che semplice operaia.
Se lo mise addosso e si fece due treccine con i capelli, in modo da sembrare più dolce di quanto lo fosse davvero.
Anche se, sotto sotto, dolce non lo era per niente.
Una volta arrivati tutti i giovani del Distretto 8 nella piazza principale, cominciò l'estrazione dei nomi.
L'addetta, una donna estremamente fredda, pallida e vestita totalmente di nero, cominciò dalle ragazze.
" Elinor Gray"
Manco l'avesse fatto apposta. Elinor in fondo se lo aspettava. Tempo prima i suoi parenti ebbero alcuni problemi col sindaco, e lei sospettava che gliel'avrebbero fatta pagare in questo modo. Portando via parte della loro famiglia. Ma oh, no. Non ci sarebbero mai e poi mai riusciti.
Elinor procedette dunque a passo sicuro fin sopra al palco, dove trovò un microfono. Se lo portò vicino alle labbra e disse: " Non state troppo male per me. In fondo, tornerò fra un paio di settimane. Mi spiace solo di non aver conosciuto mio padre prima di andare a combattere per lui." e seccata, fece qualche passo indietro.
Arrivò il turno del tributo maschile.
" Ryan Blue"
Ad Elinor gelò il sangue nelle vene. Conosceva quel ragazzo, erano compagni di scuola.
Non erano particolarmente amici, la scuola non offriva molte opportunità di fare amicizia, dato che in pochi riuscivano a frequentarla con costanza. Già, solo i più ricchi potevano permettersela, non perché costasse tanto, ma perché fin da piccoli i ragazzi erano costretti a lavorare se volevano portare a casa da mangiare. Elinor non frequentava spesso la scuola, ma in qualche modo riusciva a seguire le lezioni, mentre quel ragazzo magrolino dai capelli e occhi neri c'era sempre. Sembrava essere uno ricco, lui. Peccato che ogni volta che lo vedeva aveva il viso deturpato e lividi ovunque.
Ryan, con sguardo gelido e pugni stretti avanzò verso il palco, ma decise di non dire nulla al microfono. Scambiò una stretta di mano con quella ragazza un po' sporca a cui faceva copiare sempre i compiti nelle giornate scolastiche, poi si ritirò nella sua stanza del Palazzo di Giustizia.
...
Il padre e lo zio del ragazzo entrarono nella stanza. Sorrisero.
"Ebbravo il mio figlioccio." il genitore diede un leggero schiaffo sulla guancia del figlio. " Finalmente potrai mostrare al mondo le abilità della famiglia Blue. Altro che accademie e mica accademie dei Distretti 1, 2 e 4, qui nell'8 si impara a vivere!"
Ryan, lanciandogli un'occhiataccia ribatté " Già, vivere facendo un lavoro sporco e illegale come il tuo. Picchiando la gente quando non salda i debiti, uccidendola se tua nemica. Abusando delle povere ragazze e donne fino a farle scappare, come hai fatto con mamma."
Ryan si beccò un altro schiaffo, questa volta particolarmente forte.
" Vedrai che la mia educazione ti insegnerà a sopravvivere. Quei lividi che hai sul corpo mostrano la tua resistenza, gli altri non potranno farti male più di tanto.
Inoltre, ti ricordo, che tu sei già un assassino, Ryan. Sgozzi le persone meglio di tuo zio!" cominciò a ridere, mentre l'altro uomo lo guardava male.
" Spero davvero che sia così, perché ne avrà bisogno." disse lo zio di Ryan.
" Certo che è così! E vedrai, appena tornerà, perfino qui nell'8 potremo costruire un'accademia per gli Hunger Games e vedrai quanti soldi!" tornò a ridere.
Il moro aveva però smesso di ascoltarli da quando gli diedero dell'assassino.
Era la verità in fondo. Era un assassino, uno spietato mostro, costretto ad uccidere per continuare il suo lavoro di contrabbandiere e usuraio. Aveva peccato contro Dio e l'umanità, e l'avrebbe fatto di nuovo per sopravvivere.
Si odiava profondamente per ciò che aveva fatto e che avrebbe dovuto fare, ma doveva essere forte. Crudele. Spietato.
Dopotutto, o uccidi o muori, è così il detto, no?
****
Nel frattempo, nella stanza del tributo femmina del Palazzo di Giustizia, la famiglia di Elinor salutava in lacrime la ragazza. La parte straziante stava però nel sentire le urla dei fratelli gemelli di cinque anni di Elinor, che non volevano lasciare la loro sorellona.
Ci vollero tre pacificatori per riuscire a trascinarli via.
La castana, ormai rassegnata, guardò il tappeto, chiedendosi perché ancora non l'avevano portata alla stazione.
Quando entrò un uomo in stanza. 
Aveva dei capelli chiari, quasi biondi, era alto, muscoloso e vestito con abiti non nuovi, ma nemmeno sporchi. Cosa rara, nel Distretto 8.
" Chi sei tu?" chiese la ragazzina.
Non ottenne risposta. In fondo non ce n'era bisogno. Lui le assomigliava molto.
" S-Sei.. venuto a salutarmi."
" Figlia mia..."
L'uomo la strinse, ma non troppo forte. Le sembrava così delicata che aveva paura di farle male.
Egli fece accomodare la ragazzina accanto a lui su di un divano, poi le carezzò le guance.
" Sei bellissima.. sembri proprio tua madre alla tua età."
La ragazzina accettò quel tocco paterno. I suoi sensi, nonostante fossero passati anni, lo riconoscevano e lei non aveva paura.
" Papà.. dove sei finito per tutti questi anni?"
" Non c'è molto tempo per spiegartelo, ma ci proverò. Io sono un pacificatore, Elinor. Non avrei dovuto farti nascere. Quando l'hanno scoperto mi hanno costretto a dei lavori forzati nel Distretto 2. Ne ho passate tante, ma non è il caso di raccontartele, non qui, non ora.
Voglio solo che tu sappia, che da quando me ne sono andato ho sempre pensato solo a te. Solo per i giorni della mietitura mi è stato permesso di tornare. 
Non ho potuto fare niente per addestrarti a sopravvivere, ma so che puoi farcela. In ogni caso, io e te torneremo insieme."
La ragazza aveva le guance rigate dalle lacrime, che venivano di tanto in tanto asciugate dal padre. Avrebbe voluto dirgli moltissime cose, ma non le venivano le parole. Si limitò dunque ad abbracciare l'altro, finché i pacificatori lo portarono via.
" Ricordati che ti voglio bene e ti penserò per sempre!"
Quelle furono le sue ultime parole prima di andarsene.
Parole che non avrebbe mai dimenticato.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 8!

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Capitolo 11
*** La mietitura: Distretto 9 ***


Distretto 9
La mietitura

Nello scantinato di una casa abbandonata in mezzo ai campi di grano del Distretto 9, cinque ragazze dall'aspetto più maturo di quello che dovrebbero avere erano sedute una accanto all'altra, con le gambe distese per formare con la congiunzione di esse una stella satanica.
Intorno a loro, le altre componenti della setta se ne stavano incappucciate con delle candele in mano a guardare ciò che stava accadendo.
Le cinque semi-donne pronunciarono numerose preghiere al contrario, che in pochi riuscirono a capire. Mormorarono anche alcune formule, e, dopo mezz'ora di rito, la più piccola aprì gli occhi e annunciò: " Il nostro superiore sceglierà oggi la persona che lo rappresenterà in arena. Solo la più coraggiosa e degna di Satana sarà nominata. Vedremo quindi chi sarà la più apprezzata da Lui." Fece una pausa. " Passiamo dunque alla seconda parte del rito." 
La ragazza che dichiarò ciò era una quindicenne alta quasi un metro e ottanta centimetri, magra ed estremamente pallida. Aveva dei lunghi capelli biondi e degli occhi di un azzurro chiaro, evidenziati dall'enorme quantità di trucco che portava. Il suo modo di vestire era particolare, portava solitamente abiti succinti, e quel giorno sfoggiava una maglia a rete semi-trasparente che metteva in risalto il suo prosperoso seno, ed una minigonna molto corta, che evidenziava il suo sedere. Tutto ciò era accompagnato da degli stivali neri, calze a rete e grandi orecchini dorati.
Molti ritenevano che il suo modo di vestire fosse dello stesso stile di una prostituta.
Beh, in effetti lei lo era.
Aveva preso l'abitudine di lavorare come prostituta grazie a sua madre.
Quest'ultima lavorava in tal modo fin da piccola, ed aveva dato alla luce tre figlie da clienti diversi, ma si era fatta pagare per non raccontare in giro chi fosse il padre di esse.
Una di loro era morta qualche anno prima, per overdose di qualche droga, mentre le altre due, ovvero Ludmilla Violet, il capo della setta, e sua sorella di undici anni Jolie Sophia, continuavano tranquillamente il loro lavoro di prostitute. Lavoravano in settori diversi, la più grande batteva in strada, la più piccola era una escort, ma avevano entrambe dei nemici.
Proprio a ciò era dedicata la seconda parte del rito.
Ludmilla Violet tirò fuori una bambolina vodoo di una ragazzina del suo Distretto, Lilith Schwartz.
La odiava a morte, per via dell'estrema gelosia che provava nei suoi confronti.
Quella ragazzina aveva molti uomini ai suoi piedi, e tra di essi c'era l'unico per cui Ludmilla Violet provava simpatia. Inoltre, Lilith era sempre al centro dell'attenzione, nel 9: quando accadevano tragedie o disastri o litigi, lei centrava sempre, tutti quindi sapevano chi era.
Era la prediletta di Satana. E al suo posto, avrebbe voluto esserci Ludmilla Violet.
E per quel giorno, quello della mietitura, non avrebbe mai permesso che fosse stata la prescelta di Satana, oh no. Avrebbe dimostrato al suo superiore che lei, Ludmilla Violet Alsar, era l'unica, vera, degna mortale di lui.
***
Alle dieci in punto di mattina, l'incaricata alla mietitura del Distretto 9 si presentò sul palco. Aveva atteggiamenti di superiorità nei confronti di tutti, camminava su tacchi alti ed era vestita con un un perfetto completino da segretaria blu, ornato da fin troppi gioielli. 
Aveva la pelle di un rosa privo di impefezioni, e degli occhi gialli molto particolari, impossibili da non notare. Portava una vistosa parrucca di riccioli biondi ed un cappellino blu. 
Sempre con atteggiamento di superiorità, afferrò un bigliettino dalla boccia delle nomine femminili. Quando improvvisamente si bloccò. La sua parrucca era caduta per terra insieme al suo cappello. Sgranò gli occhi, mollò il bigliettino e si chinò a raccogliere i suoi accessori, mentre tutti ridevano. Si era appena rimessa in sesto, quando la sua gonna prese fuoco e il pubblicò andò in delirio.
Mentre dei pacificatori si affrettavano ad aiutarla, salì sul palco, con fare minaccioso, Ludmilla Violet. Quest'ultima prese il microfono e annunciò: " Io sono il tributo femmina di quest'Edizione Della Memoria. Mi chiamo Ludmilla Violet Alsar, e il culo è la cosa più bella che ho."
Qualcuno la fischiò compiaciuto, nonostante l'atmosfera fosse cupa. Tuttavia erano in molti ad incoraggiare Ludmilla, una delle prostitute più famose del Distretto.
Terminato il suo annuncio e spente le fiamme sull'incaricata, Ludmilla mormorò una frase al contrario riguardante Dio, e la povera donna scivolò per terra.
Le persone risero ancora, mentre Ludmilla Violet se ne stava in silenzio, compiaciuta per tutti i disagi che segretamente aveva provocato all'addetta.
Aveva dimostrato a Satana che sarebbe portuta essere la sua migliore rappresentate.
Decise comunque di lasciar procedere la signora con la nomina del tributo maschile.
" Yolo Wilkinson!"
Ludmilla Violet alzò la testa, interessata.
Sapeva benissimo chi fosse quel ragazzo.
Era un Hippie non fumatore di un anno più grande di lei, che non aveva mai accettato di fare sesso con la ragazza. Nemmeno gratis. Ludmilla Violet non riusciva proprio a capirlo.
Così, quel sedicenne si fece avanti: aveva degli arruffati capelli rossi, occhi scuri, penetranti, e delle lentiggini su tutto il viso. Era alto, ma molto gracile. Non aveva mai picchiato nessuno, era uno di quei ragazzi che non odiava nemmeno chi lo voleva morto, amava tutti, anche chi gli faceva del male.
Il massimo dell'esercizio fisico che avesse fatto era della corsa. Egli era molto agile e veloce, un perfetto corridore, bravo anche ad arrampicarsi sugli alberi, ma per quanto riguardava la lotta era in grado solo di subire. 
Quando si avvicinò al palco, notò un pacificatore che rideva sotto i baffi.
Ma non era un qualsiasi pacificatore. Era IL pacificatore. Colui di cui era sempre stato innamorato, per sua sfortuna. Egli infatti non aveva mai accettato l'amore di Yolo, e l'aveva picchiato a sangue per questo, rendendolo fisicamente irriconoscibile. Era omofobo.
Yolo in qualche modo aveva superato la vicenda, alcuni mesi prima, ma le ferite potevano sempre essere riaperte. 
Non riusciva ad odiarlo. Nonostante lui fosse omosessuale e il pacificatore un omofobo, non lo odiava.
Non odiava nemmeno gli altri tributi, anche se sapeva che avrebbero cercato di ucciderlo. Odiava solo la violenza.
Peccato che secondo il detto " Uccidi o muori" sarebbe stato spacciato.


Dopo le nomine, o meglio, la nomina, i due vennero scortati nel Palazzo Di Giustizia.

Ludmilla si aspettava che la sua famiglia non sarebbe venuta a trovarla, tantomeno la sua setta.
Ma la lasciò di stucco la visita di lei. La sua acerrima nemica. Lilith Schwartz.
Quella ragazzina saltellò di fronte a lei, poi mormorò: " Satana avrebbe voluto me come sua rappresentante ai giochi. Hai osato intralciare il suo volere, mettergli i bastoni fra le ruote. Finirai male, ragazza mia..."
" Il nome che stava per essere estratto sarebbe stato sicuramente il mio. Ho semplicemente voluto mostrare al pubblico quanto sia grande il potere del mio superiore."
" Lui in arena mi avrebbe protetta."
" Lui non vuole bambine a cui badare. Lui vuole guerriere disposte a rappresentare il suo grande potere, la sua grande forza, senza il suo aiuto. E io gli darò ciò che vuole."
Queste parole zittirono l'altra, che stizzita se ne andò. In fondo non aveva bisogno di discutere con una ragazza che dava per spacciata.

Nel frattempo, nella stanza di Yolo, la famiglia lo abbracciava e piangeva con lui. Era uno dei ragazzi più dolci della Terra, che non avrebbe mai fatto male ad una mosca. Che gli sarebbe accaduto in arena?
Solo la sorella sembrava compiaciuta. Finalmente il preferito della famiglia se ne andava!
Anche se in fondo, avrebbe solo voluto vederlo star male anziché morto, ma, come diceva lei, così andava la vita.
Dopo un abbraccio collettivo, la famiglia se ne andò.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 9!

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Capitolo 12
*** La mietitura: Distretto 10 ***


Distretto 10
 
La mietitura
 
Vi era una certa puzza nel Distretto 10, per gli standard di una capitolina. Probabilmente per via della presenza dei numerosi animali d'allevamento.
Ciò lo fece notare l'addetta di turno per la mietitura, mentre si presentava con una molletta al naso sul palco della piazza principale.
Era abbastanza irritata da quell'odore e dalla sporcizia lasciata in giro dai vari animali, così decise di compiere il suo dovere velocemente.
Estrasse il biglietto dalla boccia delle nomine femminili e nominò il tributo femmina scelto per gli Hunger Games: " Arrow Wright!"
Dopo aver udito ciò, una quindicenne magra ma non denutrita, dagli occhi scuri e capelli castani, fece alcuni passi verso il palco. Era confusa, non era sicura di ciò che stava per accadere, così al microfono non disse nulla.
Si passò dunque alla nomina del tributo maschile: " Dylan Joe Willow!"
Un ragazzo di diciassette anni, alto, dagli occhi blu e capelli neri, fece alcuni passi avanti, con sicurezza. Era parecchio muscoloso, probabilmente per il lavoro che svolgeva sin da piccolo.
Al microfono dichiarò che sarebbe presto tornato, ma a quelle parole, una ragazza di qualche anno più piccola, strillò disperata, piangendo. Quest'ultima gridò di farlo restare al Distretto, che lui era la sua famiglia.
Fu uno spettacolo straziante per tutti i presenti, spettacolo che finì nel momento in cui i tributi vennero portati nel Palazzo Di Giustizia.

Dylan Joe, chiamato da tutti Joe, attese con ansia le sue visite. La prima era della sua famiglia, i suoi genitori, che nonostante non sopportava voleva a loro bene, e suo nonno, a cui teneva moltissimo. Il tributo raccomandò loro di badare al suo gregge di pecore nel periodo della sua assenza, dopodiché li salutò.
Ma le visite non erano finite. Entrò, guidata da un pacificatore, la ragazza che prima aveva gridato a Joe di restare. Si chiamava Meredith, ed era sua amica da anni. Ella era bionda con degli occhi color argento: era cieca dalla nascita, e Joe le era sempre stato vicino nonostante il suo problema. 
Date le violenze che il fratello maggiore le arrecava, lei sapeva che senza la difesa di Joe sarebbe stato più difficile vivere, così lo abbracciò, in lacrime.
Il ragazzo le promise che non sarebbe mai stata sola, e lei gli rispose di non dimenticarla, in arena.
Detto ciò donò all'amico un sassolino che aveva colorato lei personalmente. Vi aveva disegnato un fiore, cosa difficile da fare se si è privi della vista. Ma la cosa più sorprendente era che i colori stavano bene insieme, erano armoniosi.
Joe apprezzò il suo regalo più di qualsiasi altra cosa avesse mai ricevuto.

Nel frattempo, nella camera di Arrow, la famiglia le faceva coraggio. Sua madre era morta partorendola, così lei non riuscì mai a conoscerla, ma era molto attaccata a suo padre, un macellaio che viveva in buone condizioni economiche, e ai suoi fratelli, che da sempre le facevano i dispetti nonostante fossero adulti. Si comportarono in modo infantile anche nel Palazzo Di Giustizia, cercando di tirare su di morale la sorella, anche se dentro ribollivano di rabbia per non poterle essere accanto quando avrebbe avuto bisogno di protezione.
Desmond, il fratello maggiore, un uomo di ventidue anni, le porse un anello.
" Era di mamma, se non riusciremo a proteggerti noi, ti proteggerà lei."
E così, la famiglia, con le lacrime agli occhi si unì in un abbraccio, sperando che non fosse l'ultimo.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 10!

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Capitolo 13
*** La mietitura: Distretto 11 ***


Distretto 11
 
La mietitura

Essendo la fine del periodo estivo, nel Distretto 11 la giornata era calda, ma non afosa. Quello era un luogo in cui in quel periodo non soffiava molto vento, e la gente era costretta a vestirsi con abiti leggeri.
La capitolina di turno però parve esagerata a presentarsi con una canottiera. Tuttavia era una donna giovane e bella, così in pochi tra il pubblico la presero in giro.
Con insolita allegria, estrasse il biglietto per il tributo femminile.
" Meruel Jones! "
Una bambina dalla pelle color caffé-latte si fece avanti. Aveva i lineamenti di una dodicenne, che effettivamente era. Gli occhi erano color bronzo e i capelli erano arruffati, di color del rame.
Era un'altra sfortunata bambina strappata alla propria famiglia, proprio come era successo con la ragazzina dell'anno prima. Anche lei aveva una famiglia di tante persone da mantenere, e le sue conoscenze si limitavano a quelle di sopravvivenza. 
Dopotutto, come avrebbe potuto una dolce bambina uccidere qualcuno?
Nonostante avesse visto la violenza agire sulla propria pelle per colpa delle mani del padre, non si poteva pretendere troppa cattiveria da lei. O forse no?

Si passò dunque alla nomina del tributo maschile: " Elwin Vreimfood!"
A quel nome, un diciottenne si mise a gridare: " Mi offro volontario come tributo!"
Colui che aveva appena gridato era un ragazzo bianco, alto, magro, con spalle larghe e molti muscoli. Aveva i capelli corti e brizzolati, di colore castano, mentre gli occhi erano verdi tendenti all'azzurro. Con passo sicuro avanzò verso il palco, mentre l'uomo e la donna del Distretto 11 meglio vestiti si misero a gridare dalla loro postazione, disperati.
" Come ti chiami, giovanotto?" chiese l'addetta alla mietitura.
" Deemer Bradford."
A quel nome, molti ragazzi scoppiarono a ridere, sadici. Erano in molti ad odiare Deemer, un ragazzo bisessuale che dopo la morte dei genitori aveva preferito restare da solo ed evitare la compagnia di quei falsi amici, che sapeva lo avrebbero preso in giro alle spalle.
Sua madre era morta alcuni anni prima partorendo suo fratello minore, Darrell, ucciso all'età di sei anni dal padre durante una furiosa lite. Fu un trauma per l'uomo, che non avrebbe voluto accoltellarlo, ma preso dalla rabbia compiè quell'atto, e, preso dalla disperazione, si suicidò con lo stesso coltello con la quale aveva ucciso Darrell.
Della famiglia erano rimasti soltanto Deemer e sua sorella maggiore Eryn, più grande di lui di un anno.
I due furono mandati in orfanotrofio, dove incontrarono i ragazzi che presero in giro Deemer per via del suo orientamento sessuale. Egli dunque reagì respingendo tutti, anche se uno di loro, Elwin Vreimfood, gli rimase comunque accanto e lo aiutò a tirarsi su.
Fu allora che Deemer capì di essersene innamorato, anche se non lo ammise mai.
Qualche tempo dopo, Deemer fu adottato dal sindaco e sua moglie, venendo quindi etichettato il " Figlio-del-sindaco ".
Nonostante la fortuna di vivere agiatamente grazie alla ricchezza della famiglia Bradford, egli decise di offrirsi come tributo, con l'obbiettivo di tornare vittorioso e di ottenere rispetto da tutti. Inoltre, avrebbe salvato la vita di Elwin, una delle poche persone a cui teneva davvero.
Così, una volta scortati al Palazzo di Giustizia, i tributi ebbero le loro visite.
Meruel incontrò la sua famiglia, proccupata per le sorti della bambina, mentre Deemer parlò dapprima con sua sorella maggiore, che ormai viveva da sola; quest'ultima regalò a Deemer un braccialetto della loro madre naturale, l'unico suo ricordo, e gli chiese di portarlo con sé in arena.
Dopo un abbraccio, i due si separarono.
Dopo la ragazza, nella stanza di Deemer entrò Elwin.
I due immediatamente si strinsero forte l'uno all'altro e si incoraggiarono a vicenda.
Finché Deemer decise di dirglielo.
" Sai Elwin.. ai tempi dell'orfanotrofio io... mi ero innamorato di te."
Quel ragazzo non sembrava affatto sorpreso. " Erano due anni che aspettavo me lo confessassi, sai? Io avevo una cotta per te, non avrei mai potuto lasciarti solo. Adesso però.. mi sembra un po' tardi, non trovi?"
" Già.. però ti voglio bene comunque."
" Anche io."
I due si tennero stretti ancora un po', dopodiché furono separati.
Entrò ancora qualche suo amico a salutarlo, ed alla fine, come ultima visita, arrivarono due gemelli della sua età.
Coloro che lo avevano preso in giro più di chiunque altro durante la permanenza all'orfanotrofio.
" Guarda il lato positivo, Deemer, l'arena sarà piena di frocetti come te!" cominciarono a ridere a crepapelle, ma lui non rispose loro, né a parole, né con le mani.
Era troppo buono.
E quando loro se ne furono andati, scoppiò a piangere.
Con la sua forza fisica avrebbe potuto ucciderli, ma con la sua sensibilità non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 11!

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Capitolo 14
*** La mietitura: Distretto 12 ***


Distretto 12
 
La mietitura
 
In un tratto di recinzione lontano qualche chilometro dal Giacimento, vi era un enorme buco. 
Da anni ormai qualche furbo ragazzino sgattaiolava nei boschi alla ricerca di un po' di cibo, o semplicemente di un po' di tranquillità.
Era ciò che quella mattina Adele stava facendo. Se ne stava appollaiata su di un ramo, respirando a pieni polmoni l'aria pulita. Era strano che Blade non fosse ancora venuto a cercarla.
Blade. Un ragazzo di quattro anni più grande innamorato perdutamente di lei da mesi.  Ad Adele non importava più di tanto la questione "ragazzi", era solo una bambina, in fondo. Ma lui non faceva altro che ossessionarla nell'ultimo periodo.
Inizialmente erano buoni amici, lei lo aiutava sempre quando aveva bisogno. Non era ricco, lui. Sapeva che suo padre era morto nella strage della bomba nelle miniere, e sua madre, divenuta alcolista, lo aveva picchiato fino a strappargli parte del suo orecchio destro.
Provava un po' di pena per lui, non poteva fare a meno di aiutarlo nei momenti di bisogno, ma da quando si era innamorato di lei non riusciva a sopportarlo.
Gli aveva dato un due di picche? Sì, e allora perché continuava ad insistere con lei?
Non faceva altro che chiederselo, forse però non avrebbe dovuto pensare a lui in modo così crudele. Era un bravo ragazzo, in fondo.
I suoi pensieri vennero interrotti al suono di un corno.
Avrebbe dovuto presentarsi in piazza per la mietitura.
***
Così, alle dieci in punto Adele si presentò in piazza con uno splendido vestitino bianco accompagnato da una spilla dorata di sua madre.
Suo padre lavorava per un importante negozio nei quartieri ricchi, tuttavia Adele e i suoi genitori vivevano nel Giacimento, poiché sua madre doveva badare ai propri parenti anziani e malati, che non avevano la possibilità di spostarsi dal quartiere.
Sua madre era infatti la tipica donna del Giacimento: aveva la pelle olivastra, occhi grigi e capelli scuri. Suo marito, invece, era di famiglia benestante, aveva la carnagione molto chiara, capelli biondo scuro ed occhi verdi.
Proprio da quest'ultimo Adele aveva ereditato tutti i caratteri. Era una dodicenne carina, dall'aspetto dolce. La sua pelle chiara contrastava gli occhi di un verde sottobosco, e i capelli biondi erano raccolti in due semplici trecce.
Quando le venne prelevato il sangue da un pacificatore, si affrettò ad andare nella sua postazione accanto ad altre ragazze.
Cercò con lo sguardo Blade, e dopo vari minuti lo trovò.
Probabilmente quella mattina aveva avuto l'opportunità di lavarsi come si deve, poiché era decisamente più pulito del solito. Indossava abiti eleganti evidentemente troppo grandi per lui, probabilmente si trattava di vecchi vestiti di suo padre. Portava inoltre i suoi soliti occhiali tondi neri, che nascondevano il color nocciola dei suoi occhi. I suoi corti capelli biondo cenere erano invece a spazzola. Non era poi tanto brutto d'aspetto, in fondo.
Quando Effie Trinket arrivò sul palco con la sua solita allegria mattutina, tutti ammutolirono, evitando di applaudire a qualsiasi suo annuncio.
Solo quando salì sul palco il mentore del Distretto 12, lo sguardo di qualcuno si illuminò.
Katniss Everdeen. Non poteva capitare mentore migliore. Tuttavia il suo sguardo era gelido, anche lei odiava quella situazione. Evidentemente sapeva già cosa voleva dire essere tra i possibili tributi, ma la sua preoccupazione più grande probabilmente era che estraessero sua sorella.
Sembrava un po' egoista agli occhi degli altri. Quando dava quest'impressione si comportava come se al mondo ci fosse solo lei e la sua famiglia, quando in realtà tutti soffrivano.
In ogni caso bisognava farsela andar bene, poiché era l'unica speranza per i due tributi.
Finalmente, dopo la presentazione di Katniss, Effie si affrettò ad estrarre la prima nomina.
" Adele Garlehk!"

Silenzio tombale.
La ragazzina non era sicura di aver sentito bene. Il suo nome nella boccia vi era soltanto una volta! Come poteva essere stata estratta lei?!
Con passo indeciso si avvicinò al palco. A Katniss Everdeen sembrava stesse per venire un infarto.
Dopotutto, quella bambina poteva benissimo essere Primrose. Le somigliava, in effetti.
La ragazza in fiamme non era però l'unica ad essere preoccupata. Nelle file dei tributi maschili, Blade era più agitato che mai. Adele avrebbe potuto scommettere che se ne avesse avuto la possibilità, lui si sarebbe offerto al posto suo.
Al microfono non disse nulla, così si procedette con la nomina del tributo maschile.
" Rory Hawthorne!"
Katniss era diventata completamente bianca. Pareva un fantasma. 
Avevano estratto il nome del fratello del suo migliore amico. 
Sembrava fosse sul punto di vomitare per la tensione, quando un ragazzo si fece avanti.
" Mi offro volontario come tributo!"
Chi poteva mai essere, se non Blade Roxars?
Egli non era particolarmente muscoloso, ma poteva avere qualche possibilità in più rispetto ad un ragazzo più piccolo.
Ma perché l'aveva fatto?
Adele non riusciva a capirlo.
Ma era così evidente.
Blade non avrebbe mai lasciato morire la ragazza che amava. A costo di pagare con la vita. L'unico problema era Adele, forse troppo piccola per capire, che non riusciva ad apprezzare il gesto. Lei lo vide più come atto quasi da stalker, e sembrava più annoiata che preoccupata.
Ma lui le avrebbe certamente fatto cambiare idea.
Lui le avrebbe insegnato il significato della parola amore.

Che possa la fortuna essere sempre a favore del Distretto 12!

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Capitolo 15
*** Il treno - Parte 1 ***


IL TRENO ~ Parte 1

 
Distretto 1

I tributi del Distretto 1 non avevano ricevuto visite al Palazzo Di Giustizia. Il sindaco della città non lo aveva ammesso.
Diceva che ciò poteva urtare i sentimenti dei ragazzi e far loro perdere di vista l'obbiettivo. 
Se l'aveva deciso un uomo che aveva particolare esperienza in questo campo probabilmente doveva essere vero.
Dopo vari minuti di riflessione sul proprio vagone Venerix lo capì.
Ecco come i Distretti Favoriti riuscivano a creare dei mostri. Dei piccoli assassini in grado di provocare grande dolore. La psicologia violata di ognuno era un aspetto che non aveva mai valutato.
La mora era ancora immersa nei suoi pensieri, quando una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare.
Michael era lì, in piedi di fronte a lei, con un sorrisetto stampato in volto. Le tendeva una rosa di cioccolato.
" Non ne ho trovate vere sul nostro vagone." ammise.
" Oh!" Venerix alzò gli occhi al cielo " Non ci sono telecamere, Michael. Puoi anche smettere di recitare."
" Volevo solo essere gentile." alzò le spalle e si mise in bocca la rosa di cioccolato, per poi sedersi sul sedile di fronte a quello di Venerix.
" Andiamo, uno che è nato per uccidere non si abbassa a questo livello" constatò il tributo femmina.
" Non ci vedo nulla di male nel corteggiare una bella ragazza." guardò il paesaggio fuori dal finestrino. Essendo partiti da un Distretto poco lontano da Capitol City, sarebbero giunti a destinazione in pochissimo tempo.
" I-Io non sono bella." balbettò imbarazzata.
" Oh, si che lo sei. Una bella ribelle. Potrebbe portarti questo istinto alla morte..?" cercò di creare un'atmosfera intrigante.
" Meglio morire da ribelle che vivere da burattino per Capitol City."
Il ragazzo si arrese, scuotendo la testa. " Parli come una ragazza del 12. Se non accetterai la mia gentilezza e protezione non so quanto tempo riuscirai a resistere, una volta iniziati i giochi."
Venerix ammutolì per qualche istante. Michael non aveva tutti i torti. Forse avrebbe dovuto accettare il suo aiuto per un po', almeno per arrivare tra gli ultimi sopravvissuti. Sì, avrebbe potuto sopportarlo fino a quel punto.
La ragazza dunque fece un'espressione rassegnata ed annuì. Il compagno capì al volo e sorrise. Stavano per ricominciare a parlare, quando una figura si presentò di fianco ai tributi.
" Ed eccoli qui! I miei cuccioli! Ahw, Michael, ma che bel ragazzo che sei diventato! Sembri tuo fratello alla tua età!"
Cashmere.
"Dio, perché proprio lei?" pensò la mora.
La donna aveva fatto alzare in piedi il tributo maschile e l'aveva baciato sulla guancia. Lui sembrava aver accettato volentieri le sue attenzioni.
" Cashmere! Tu sempre più bella, invece!" le baciò la mano.
Venerix roteò gli occhi, disgustata da tutta quella smielatezza. Poteva scommeterci la pelle che quella donna aveva voluto fare da mentore solo perché c'era Michael da aiutare.
" Bene, parliamo un po' di voi, ora." si sedette vicino alla giovane. " Oh, ragazza. Lascia che te lo dica, hai un faccino splendido ma con quei capelli..! Ohw! Ma non preoccuparti, una sistematina al Centro Immagine e sarai perfetta! La ragazza più bella di tutte le Edizioni Della Memoria! Proveniente naturalmente dal Distretto 1, il migliore!"
" Cashmere, credi davvero che io mi faccia trattare come una Barbie per fare la fine di Lux? Hai già sbagliato una volta con questo approccio, perché vuoi causare altre morti?"
La bionda ammutolì. Poi le rivolse un'occhiataccia. " Beh, spero davvero che non tu creda di vincere con questa tua sfrontatezza e testardaggine."
" Sempre meglio che credere di poter vincere facendo la bambola. Tu sei stata fortunata ad esserci riuscita, ma non siamo tutti come te."
" Ora basta. Lo so che tu non potrai mai essere in gamba come me, ma se non hai intenzione di collaborare sono fattacci tuoi. Passiamo a te ora, amore." si riferì al ragazzo palestrato.
" Amore?! Ma che c...?!" cercò di trattenersi. Dopodiché alzò le mani al cielo in segno di resa e se ne andò, diretta al vagone del cibo.
Appena ci arrivò, qualcuno la prese per un braccio: Michael.
Venerix, una volta girata verso di lui, era sul punto di tirargli uno schiaffo, ma non ci riuscì. Era stata "ipnotizzata" dai bellissimi occhi azzurri del ragazzo, così sinceri, che a prima vista sembrava non sarebbero mai potuti appartenere ad un assassino.
Poco dopo scosse la testa, non doveva perdere di vista l'obbiettivo.
" Stai bene?" chiese lui. L'altra si limitò ad annuire e fargli mollare la presa al braccio con una piccola spinta. " Non prendertela per Cashmere. Mio padre è stato il suo mentore, e lei lo è stata di mio fratello. E' un'amica di famiglia, per questo fa così."
" No, fa così perché è una fottuta gallina!"
Michael ridacchiò. " Forse non hai tutti i torti."
" Certo che non li ho!" rise a sua volta Venerix.
" Però lei è la nostra unica speranza di sopravvivenza, dovresti darle retta."
" Lei mi farebbe fare la fine di Lux."
" Non se ci sono io al tuo fianco." Queste parole stupirono la compagna di Distretto, che rifletté, prima di parlare.
" Perché fai questo? Per immagine?"
" Nah, alla gente credo di piacere già abbastanza per quello che sono, non ne ho bisogno. Lo faccio perché tu mi intrighi. Tutte le ragazze del Distretto 1 sono così sciocche, così vanitose.
Avevo sentito parlare di te, in accademia, dato che eri l'unica che non si presentava mai, oltre alla ragazza proveniente dal 7. Ti ho anche visto, qualche volta, giocherellare con la balestra al Bel Giardino. 
Sei brava. Ma soprattutto diversa. Non capisco cosa si nasconda in te di tanto particolare, e ci tengo a scoprirlo. Non morirò senza saperlo. E tu non morirai senza avermelo rivelato."
" Beh, questa "rivelazione" dovrai aspettarla a lungo allora. Spero che per sopravvivere fino a quel punto bastino le tue abilità nel combattimento."
" Il combattimento è solo una piccola parte della mia potenza, dolcezza." Michael le carezzò una guancia.
Probabilmente se Cashemere in quel momento non fosse entrata, Venerix lo avrebbe preso a schiaffi.
" Beh ma che cavolo fate? Vi esercitate ad imitare gli innamorati del Distretto 12? Orsù, un pò di originalità!" li prese per mano e li condusse ad un tavolo. " Parliamo un po' di come sopravvivere in arena. Voi due, essendo dei Favoriti, in teoria dovreste sopravvivere al bagno di sangue. Beh.. fate vostra la Cornucopia! Certamente non vi mancherà da mangiare!"
" Ed eccola che ricomincia con discorsi poco sensati.." sbuffò la mora.
" Parla quella che si tinge i suoi bellissimi capelli biondi con del catrame.."
" Ehi! Non è catrame!" protestò il tributo femminile.
" Beh, tingerli è pur sempre una cosa poco sensata." le fece l'occhiolino.
Venerix dentro di sé ribolliva di rabbia, ma si trattenne fino all'arrivo. 
Guardò i capitolini con espressione schifata. Ce l'avrebbe mai fatta a piacere loro per quello che era?


DISTRETTO 2

Charles e Levi, i tributi del Distretto 2, erano entrambi seduti su delle poltrone, con un alto tavolo in mezzo. Essi passarono gran parte del viaggio a parlare e confidarsi tra loro.
Erano la cosa più simile ad un amico che avessero, in quel momento.
 Inizialmente parlarono condividendo il proprio odio per il mondo, poi passarono a chiacchierare piacevolmente.
Finché non si presentò una sedicenne dagli occhi grigi, capelli rossi e varie lentiggini sul viso davanti a loro.
" Ehy! Che ci fai tu qui? Da che Distretto provieni?!" Charles, cercando di mostrarsi superiore, afferrò un coltello e lo puntò alla gola della ragazza.
L'espressione di quest'ultima s'infiammò. Prese il polso del ragazzo con una mano, storcendoglielo e strappandogli delle urla. Gli levò di mano il coltello e glielo puntò al collo.
" Sono la tua mentore, razza di idiota."
Levi, che era sul punto di fare qualcosa, si paralizzò.  " Roseleen Backfield." mormorò.
" Esatto, cara. Almeno tu non sei ignorante come questo sgorbio." mollò la presa e andò a sedersi al tavolo di fianco al loro.
" E chi cavolo sarebbe questa qui?!" chiese Charles, stupefatto.
" Questa qui, come dici tu.. " cominciò Roseleen " E' colei che ha vinto gli Hunger Games quando aveva cinque anni in meno di voi."
" E' un onore poter parlare di nuovo con te." Levi si alzò dalla poltrona in segno di rispetto. La rossa sorrise. 
" Mi fa piacere che lo pensi, Levi. Così magari possiamo farci due chiacchiere senza l'ossessione del centrare bersagli in accademia."
" No, aspetta. Voi due vi conoscete già?!"
" Si, eravamo nella stessa divisione femminile dell'accademia principale del Distretto 2."
Charles era senza parole. Tuttavia era troppo orgoglioso per perdere tempo a chiedere perdono per non averle portato rispetto.
" Allora ragazzi, parliamo un po'."
Così i tre si sedettero l'uno accanto all'altro e discussero un po' sulle loro storie ed abilità. I consigli che Roseleen diede loro furono quelli di non farsi troppe paranoie, di essere sé stessi e pronti ad uccidere, seguire dunque il detto "uccidi o muori".
I loro discorsi non furono particolari, almeno finché il tributo femmina e la mentore non rimasero sole. Erano passate alcune ore dall'inizio del viaggio e sarebbero arrivate a destinazione di lì a poco. Levi ne approfittò per fare una domanda a Roseleen, una domanda che fremeva di farle dall'anno prima.
" Roseleen.. com'è stato.. fare da mentore a Clove? Com'era lei, di persona?"
La rossa provò una fitta al petto. Guardò Levi con gli occhi sgranati, che diventavano sempre più lucidi ogni secondo che passava.
" Clove... era... la mia migliore amica. Aveva la mia età..."
Levi nel suo cuore sapeva che non avrebbe dovuto porle quella domanda, ma la curiosità era troppa. Ed il suo cuore di pietra avrebbe sopportato ciò.
" Era forte, determinata.. alle telecamere sembrava estremamente crudele. Ma la verità è che... era dolce. Anche molto simpatica. Le dissi io di nascondere questa parte di sé, per salvarla. Lei non si era offerta come tributo. Lei non aveva bisogno di uccidere per essere felice. Non era poi così cattiva, in fondo. Ma doveva pur sopravvivere, no? Ma questa crudeltà che le ho messo in testa di recitare... l'ha portata a cercare di torturare una ragazza.. ed essere uccisa. Se io non gliel'avessi imposto.. lei.. forse.. sarebbe qui al posto mio." delle lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi. " Non volevo bene a nessuno come a lei. Era.. praticamente una sorella per me.
Gli Hunger Games sono una cosa assurda. Io stessa prima di cominciare pensavo a quanto erano fighi i tributi che tornavano vincitori. Ma ero troppo piccola per capire quanto possano essere orribili questi giochi. A quante vite innocenti possano portare via. Lascia che te lo dica, hai fatto male ad offrirti come tributo. Ma cercherò comunque di aiutarti. Fatti dare un consiglio, però. Non affezionarti mai a nessuno."
Levi avrebbe voluto risponderle, consolarla. In fondo erano coetanee. Le mise una mano sulla spalla, quando il treno si fermò.
Erano giunti a destinazione.

DISTRETTO 3

Quando Ywen arrivò sul treno, sua madre le corse incontro.
Sarebbe stata la sua mentore.
Le due si abbracciarono, in lacrime, mentre Patrick preferì starsene in disparte.
Il viaggio sarebbe durato parecchie ore, ma molto meno di un giorno.
Il ragazzo rimase tutta la giornata a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, preoccupato. Lui era intelligente, molto intelligente, ma che ne sarebbe stato della sua famiglia, se avesse fallito?
Decise dunque di calcolare le probabilità di perdita in arena, ma poco dopo capì che avrebbe dovuto prima vedere chi si sarebbe trovato di fronte, così andò a guardare le mietiture in un altro vagone, analizzando uno per uno i suoi futuri avversari. Sembravano tosti, ma tutti avevano un punto debole.
Lo avrebbe scoperto col passare del tempo.
Ywen nel frattempo stette a parlare con sua madre su ogni possibile strategia per la sopravvivenza. Sua madre sapeva ogni genere di cosa, ma tutte le sue teorie potevano essere spazzate via, nel caso l'arena fosse stata diversa da come se l'aspettavano.
Anche Patrick ottenne qualche consiglio dalla madre di Ywen, ma solo ciò che bastava sapere. Non era di molte parole, tuttavia le due gli sembravano simpatiche, o almeno, molto di più della capitolina a loro assegnata.
In ogni caso, la situazione era tragica e non poteva essere cambiata. 
Nemmeno con un finto sorriso ai capitolini.

Distretto 4

Quando i due tributi del Distretto 4 salirono sul proprio vagone, si guardarono intorno meravigliati. Prelibatezze di ogni tipo li circondavano, e dato che avevano lavorato tutta la notte, avevano un certo appetito. Tuttavia si trattennero dall'abbuffarsi, anzi, si comportarono quasi come se avessero paura che quel cibo fosse velenoso. Era meglio non rischiare.
Mentre vagavano per i vagoni, si scambiarono diversi sguardi, ma nessuna parola, o almeno, non subito. Lei sapeva chi fosse Nathan, il bullo del Distretto 4, e non aveva intenzione di immischiarsi nei suoi affari. Se si fosse fidata di lui, avrebbe potuto diventare un bersaglio facile.
Il ragazzo, invece, vedeva in Ginevra una vera dura. Non se ne vedevano in giro di ragazze come lei, disposte a lavorare tutta la notte per la propria famiglia. Non le rivolse la parola per cercare di studiarla meglio, anche se in fondo era imbarazzato per la presenza di una persona così fisicamente bella nei paraggi.
Cominciarono a parlare dopo circa un'ora di viaggio, una volta seduti uno di fronte all'altra nelle comode poltrone del vagone del cibo.
" Sai chi sarà il nostro mentore?" chiese lei, sorseggiando del liquore.
" Non ancora, anche se spero con tutto il mio cuore che sia Finnick Odair. Lui si che è un vero uomo."
" State parlando di me?" il loro mentore spuntò alle loro spalle. Notando le loro espressioni terrorizzate scoppiò a ridere.
" Eccolo! Ahah, idolo mio!" Nathan si alzò in piedi e strinse forte la mano di Finnick, sorridendogli, mentre l'altro gli scambiava pacche sulle spalle. 
Erano entrambi alti, palestrati e biondi. Ma soprattutto molto belli. Potevano passare per fratelli ad una persona che non li conosceva.
" Piacere Ginevra, io sono Finnick!" Quell'attraente uomo le pose la mano, successivamente stretta dalla rossa, che accennò un sorriso.
" Piacere mio."
" Allora ragazzi, ho tanto sentito parlare di voi! Siete due persone molto particolari, credo che potremo svolgere un ottimo lavoro sulla vostra immagine, siete così interessanti che non potranno non sponsorizzarvi! Allora.. quali sono le armi che riuscite a maneggiare meglio?"
" Il tridente, idolo! Proprio come te, anzi, probabilmente meglio!" ridacchiò Nathan
" Tu invece, Ginevra?"
" Io so usare un po' tutto, in accedemia ho imparato molte cose. Ma, con tutta la modestia di questo mondo, sono imbattibile con la spada."
" E come siete messi con le tecniche di sopravvivenza?"
" Io posso sopravvivere anche con solo due pezzi di coccio." si vantò il bullo.
" Io sono abbastanza brava nel riconoscere le piante commestibili, grazie ai libri di mia nonna che ho letto."
" Ragazzi, lasciatevelo dire, siete delle bombe!" sorrise il mentore " Scommetto che insieme voi due potreste dominare l'intera arena! Occhio alle persone di cui vi fidate però!"
" Certo Finnick, grazie!" ringraziò la rossa.
I tre rimasero a parlare tutto il giorno, dato che sarebbero arrivati a Capitol City per la mattina seguente.
Durante la notte, però, mentre nel vagone con un televisore Nathan trafficava col videoregistratore, entrò Ginevra.
" Anche tu alla ricerca del filmato sulle mietiture eh?"
Nathan sobbalzò. " Si, e avrei già finito di guardare se questo affare si decidesse ad accendersi!"
Egli stava per colpire l'oggetto, ma Ginevra lo trattenne. " Lascia, faccio io. Tu cerca da mangiare, almeno ci godiamo lo spettacolo." sorrise lievemente, cosa che l'altro ricambiò.
Dieci minuti dopo, erano entrambi sulle poltrone a gustarsi delle patatine di fronte alla tv. I due erano rimasti impressionati particolarmente da Venerix e Ludmilla, le ragazze del Distretto 1 e 9. Si confrontarono, e decisero di prestare particolare attenzione a quelle due.
Una volta terminato il filmato, i tributi cominciarono stranamente a parlare di sé stessi.
" Hai gli occhi lucidi da quando hai rivisto la nostra mietitura. Era tuo padre, vero?" chiese lui.
" Che t'importa?" la rossa cercò di fare la dura " Comunque si. E' per lui che mi sono offerta come tributo, riuscirò a riportargli la vista. Tu invece... perché ti sei presentato al posto di tuo fratello?"
" Volevo poter donare lui un po' di popolarità, dato che è il classico sfigato." si guardò le unghie.
Ginevra sorrise. " Tu fai tanto il duro, ma in fondo non sei così malvagio."
Nathan lo prese come un insulto " Neanche tu a quanto pare."
" Per lui è il minimo che io possa fare. Mi ha messa al mondo, dopotutto. E poi, io potrei salvarlo. Tu invece hai condannato a morte tuo fratello."
" Che diavolo stai blaterando?" la sua espressione si fece seria.
" Da quanto ne so i capitolini potrebbero decidere di ucciderlo da un momento all'altro, per non essersi presentato sul palco."
Nathan strinse i pugni. Era vero. Come aveva potuto non pensarci prima? Che gesto stupido e assurdo che aveva compiuto!
" Io.. ho bisogno di fare due passi." si alzò e si diresse verso un altro vagone.
Ginevra non lo fermò. Tanto, sarebbero stati costretti a rivedersi la mattina dopo, quando avrebbero dovuto sorridere a denti stretti a migliaia di persone superficiali.

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Capitolo 16
*** Il treno - Parte 2 ***


IL TRENO - Parte 2
 
Distretto 5

Daenerys salì sul treno a passo sicuro, quasi furiosa. Non rivolse nemmeno un'occhiata a Tom, il suo compagno di Distretto, un pomposo ragazzo che probabilmente doveva credersi un genio per aver vinto tutti quei premi nei concorsi di scienze. Beh, forse era così intelligente che poteva permettersi di vantarsi, ma lei non lo sopportava lo stesso. Insomma, un ragazzo intelligente era un solo un ostacolo in più tra lei e la vittoria. La vittoria... i Favoriti dovevano vederla come una cosa importante per l'orgoglio, lei invece non ci pensava, non pensava alle ricchezze che le sarebbero giunte, ancor meno alla popolarità.
A lei importava di tenere vivi i suoi parenti. 
Dopo tutti gli sforzi da loro compiuti per tenere in vita sua fratello, lui era morto per colpa degli Hunger Games. Lei non avrebbe fatto lo stesso. E i suoi genitori tantomeno. Avrebbe vinto per loro.
Quando Daenerys guardava negli occhi Tom, trovava il suo sguardo vuoto. Probabilmente era perso in tutte le sue teorie scientifiche, ma quell'atteggiamento le dava sui nervi.
" A cosa stai pensando, famoso scienziato?" chiese seccata per via del silenzio presente da ore, ormai.
" Vedi quella roba?" indicò un vassoio di patatine fritte poco lontano " E' pieno di acidi grassi monoinsaturi. E non solo. Se avessi gli strumenti potrei determinare la quantità esatta di tutti i tipi di grassi, e sono sicuramente moltissimi. Mi domando come pensavano di farci digerire questo tipo di cibo. Tutto il vagone è pieno di roba del genere. Se estraessimo le quantità esatte delle sostanze più pericolose potremmo addirittura creare un veleno. Farebbe fuori tutti, in arena."
Daenerys ammutolì. Cosa importava a lui della composizione delle patatine? Era buon cibo, che diamine! Non sempre potevano vederlo.
In quel momento lei pensò in questo modo, ma dentro di sé sapeva che la sua era stata un'osservazione molto intelligente. Decise dunque di guardare con lui le mietiture, ed ascoltare ogni sua singola osservazione, poteva tornarle utile, dopotutto.
Lui aveva capito ciò, così si limitò ad esprimere osservazioni di aspetti evidenti.
" La ragazza dell'1 scommetto che si aggrapperà ai Favoriti per sopravvivere. Una ribelle come lei sicuramente non si sarà addestrata nelle accademie. Se rimarrà sola, sarà spacciata. I tributi del 2 invece sembrano parecchio feroci, dobbiamo fare attenzione. La ragazza del 9 invece mi inquieta, mi chiedo quali siano i suoi trucchi per compiere queste specie di magie.. forse con dei gesti particolari riesce ad accendere un fiammifero e lanciarlo senza che nessuno se ne accorga. Chissà."
" Dunque non credi che lei abbia qualche potere sovrannaturale, eh?"
Una ragazza sulla ventina d'anni, da una chioma ribelle arancione e dagli occhi grigi comparve davanti a loro, sorridente. Entrambi sapevano chi fosse: Shield Suffré.
Aveva vinto alcuni anni prima nascondendosi ed uccidendo una sola persona, perlopiù Favorita, e con ciò aveva sorpreso tutti. Aveva tentato di farsi imitare dal tributo femmina a cui fece da mentore l'anno prima, e stava avendo successo con ciò, finché non morì per via di bacche velenose. Non era colpa sua, in fondo. Lo era solo di Capitol City.
" Non credo in queste cose." rispose lui.
" Va bene." la donna si sedette accanto a loro e una volta terminate le mietiture decise di parlare di strategia per un po'.
" Allora ragazzi, l'anno scorso stavamo per vincere, volete dunque affidarvi a me?" disse scontrosa, partendo dal presupposto che loro la rifiutassero.
" Certo!" il tributo femmina pendeva dalle sue labbra, mentre il maschio si limitò ad annuire.
" Allora, come sapete tutti, il tributo maschio dell'anno scorso è morto nel bagno di sangue. Noi non siamo Favoriti, per cui entrare nel centro della Cornucopia può essere un rischio. Prendete solo ciò che vi serve e scappate, state al sicuro finché la acque non si saranno calmate. Se sapete arrampicarvi sugli alberi meglio, se non lo sapete fare, beh cercate di imparare in fretta, perché solitamente i Favoriti non eccellono in questo. State attenti a ciò che mangiate e agite di furbizia."
" Come potremo piacere agli sponsor? Rischiamo di morire di fame, senza di essi."
" Sii te stessa. Te lo consiglio con tutto il mio cuore. Se trovi una parte di te particolare, tirala fuori, può essere il tuo asso nella manica."

E dunque rimasero così, a discutere, per tutta la giornata. Il tributo maschio sembrava meno interessato ai loro discorsi, ma ascoltò qualcosa.
La mattina dopo, una volta arrivati, lui non si alzò nemmeno per salutarli, mentre Daenerys, presa dalla curiosità, guardò meravigliata quella stramba città e salutò quelle buffe persone.

Distretto 6

Peter e Alyson erano amici da sempre, non sapevano però se considerarsi "fratelli separati dalla nascita" o... fidanzati. Tuttavia, entrambi, una volta saliti sul treno provarono una grande ansia, poiché privati della loro libertà. Cercarono di tranquillizzarsi carezzandosi le mani e abbuffandosi di cibo, ma l'unica cosa che davvero volevano era rifugiarsi nei boschi, nel loro piccolo rifugio tranquillo.
Dopo alcune ore passate a parlare e mangiare comparve il mentore dei due tributi: Heath Phillips, il ventiduenne famoso per essersi dato alla morfamina.
" So come vi sentite, ragazzi, ci sono passato anche io." il ragazzo biondo si sedette accanto a loro, con un foglio, delle tempere e dei pennelli. Cominciò a dipingere, e i tributi lo guardarono affascinato. 
" Che consigli ci potresti dare per sopravvivere in arena?"
Lui farfugliò qualcosa, ma non seppe rispondere. Era troppo preso dal suo dipinto.
Dopo mezz'ora di disegno lo mostrò. Sembrava astratto, era un miscuglio di colori difficile da capire. Alyson si congratulò per il bel disegno, ma Peter le diede una gomitata: aveva capito di che si trattava.
Aveva dipinto il bagno di sangue.
**
I tre andarono avanti a comunicare in questo modo tutta la giornata, senza arrivare a particolari concetti. I due sedicenni dovevano ormai contare solo l'una sull'altro.
Decisero di cominciare dormendo assieme, coccolandosi, specialmente mentre Alyson era colpita dai suoi terribili incubi riguardanti la sua famiglia. Veniva svegliata di soprassalto da Peter, che dolcemente la calmava stringendola a se e fischiettando in modo particolare.
Stava imitando il canto di un uccello che avevano intravisto nei boschi. Tutto ciò che riguardava essi era in grado di tranquillizzarli e con questo decise di consolare la ragazza.
Resistettero senza altri particolari incubi fino alla mattina, quando con lo sguardo perso osservarono fuori dal finestrino i buffi capitolini impazziti per loro.

**

Distretto 7
Una volta saliti sul treno i due tributi si guardarono intorno incuriositi. Jace aveva un'espressione stupita mentre una scarica di adrenalina lo colpiva e lo portava ad assaggiare i piatti presenti nel vagone del cibo. Continuò così finché non si accorse che la sua compagna di Distretto stava osservando un barattolo di miele.
" Che stai facendo?" domandò Jace a bocca piena
" Aspetto che arrivino i folletti. Loro vanno matti per il miele."
Lui sgranò gli occhi. Sperava stesse scherzando, ma la sua espressione seria gli fece impressione. Meglio sorvolare su quell'aspetto. Sapeva che non avrebbe dovuto affezionarsi a nessuno per evitare di perdere, ma Lyra era così buffa!
" Cos'altro mangiano i folletti?"
" Beh dipende. Alcuni di loro mangiano il fumo che esce dalle pentole."
" Ah, wow, sostanzioso immagino." sorrise, cosa che fu ricambiata dall'altra.
I due rimasero ancora un po' a parlare dello strano mondo in cui Lyra viveva, finché non furono interrotti da dei suoni metallici.
Il loro mentore, un anziano signore, molto alto e robusto aveva fatto il suo ingresso. Aveva un braccio e una gamba di metallo.
Sapevano entrambi di chi si trattava: lui era Wooden, "Il gigante di metallo", vincitore dei noni Hunger Games. Non era un uomo cattivo, aveva ucciso l'ultimo Favorito in arena sbattendolo contro un albero per vendicare la sua compagna di Distretto. Lo ammiravano moltissimo.
Egli si accese un sigaro e sorrise ai due tributi. " Ciao ragazzo, ciao Lyra."
" Vi conoscete?" chiese lui
" Si, lui è amico di mia nonna." rispose Lyra.
" Allora, che ne pensate di parlare un po' di strategia?" chiese Wooden, sedendosi ad un tavolo con i suoi tributi. " Lyra vedo che sei particolare con questo tuo mondo di creature magiche."
" Non è solo un mio mondo, io le ho viste! Ho visto i folletti rubarmi il miele! Li ho visti difendere le foreste del mio Distretto!"
" Va bene, va bene." la fermò lui " Sono certo che il pubblico sarà affascinato da tutto ciò. Tu invece, Jace? In cosa sei particolarmente bravo?"
" Maneggio le accette meglio di Johanna Mason." sorrise, vantandosi.
" Ok.. ho visto anche due ragazzi alla mietitura correre disperati verso il Palazzo di Giustizia. Di chi si trattava?"
" Sono i miei migliori amici.. Non vorrei mai che capitasse loro del male, specialmente a Sally.." arrossì.
Wooden sorrise " Credo proprio che con voi riusciremo a combinare qualcosa di buono."

Durante la notte, Jace, preso dal nervosismo, si alzò. Era solito fare spuntini dopo mezzanotte, e così fece anche sul treno. Vagò per alcuni minuti, finché non vide del miele. Corse a mangiarlo con un cucchiaio, quando udì un urlo.
Era così agghiacciante che sobbalzò.
" Chi è che ha urlato?!"
" Jace! Quel miele era per i folletti! Ora non verranno più!" sbuffò Lyra, spuntando da sotto una poltrona. Il ragazzo si passò una mano dietro la nuca. 
" Scusa.. vado a cercarne dell'altro.. magari tornano.. e se vuoi.. potremo aspettarli insieme, stanotte."
Lyra sorrise. Non le era mai capitato di trovare una persona che la appoggiasse nel suo modo di vedere il mondo. Così accettò la proposta e rimase tutta la notte a chiacchierare col compagno di Distretto, finché la mattina, una volta arrivati a Capitol City, guardò con lui attentamente i capitolini. Erano tutti colorati, con capigliature e corpi strani. Forse, erano giunti nel mondo che Lyra amava tanto immaginare.






**

Distretto 8

Una volta sul treno, Elinor e Ryan si evitarono. Lei era ancora scioccata per la visita di suo padre nel Palazzo di Giustizia, così si mise in un angolo a pensare, mentre l'altro ragazzo guardava disgustato tutto quel bel cibo e arredamento, che ricordava quanto Capitol City fosse simile a suo padre. Si rifiutò di mangiare proprio per questo.
Quando la loro mentore Cecilia arrivò, li salutò senza sorridere. Aveva anche lei le sue preoccupazioni, dopotutto. Aveva lasciato i bambini a casa e avrebbe dovuto fare da mentore ad un assassino ed una comune ragazzina.
" Avete bisogno di qualcosa?" chiese Cecilia.
Ryan semplicemente la ignorò e si mise a giocare con un coltellino trovato nel vagone del cibo, mentre Elinor distrattamente annuì.
" Boh, di qualche consiglio magari.." mormorò.
" Usate le vostre abilità per rimanere vivi. Preoccupatevi di mangiare e di bere, prima di uccidere. Una volta trovato ciò cercate un rifugio, e.. state attenti."
" Wow, che bei consigli." sbottò Ryan, alzandosi e andandosene. La donna scrollò le spalle e sparì in un altro vagone, leggermente offesa.
E così Elinor rimase sola. Dopo aver detto addio alla sua famiglia era davvero quello il suo destino? 
La notte pianse. Pianse tanto, sognando suo padre di nuovo fra le sue braccia. Ryan nella stanza accanto alla sua la sentì, ma la ignorò, non era amico di Elinor. Dato che nemmeno lui riusciva a dormire, si mise a disegnare al chiaro di luna, chiedendosi se sua madre, dovunque si trovasse, lo stesse guardando.
I due sapevano già che avrebbero ignorato i capitolini, il giorno dopo. Avevano una vita pessima di loro e salutare coloro che li avrebbero probabilmente portati alla morte era un torto contro sé stessi. Ce l'avrebbero fatta senza il loro aiuto.

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Capitolo 17
*** Il treno - Parte 3 ***


Il Treno - Parte 3

 
Distretto 9

Yolo sentì le lacrime riempire i suoi occhi. Dunque era quello, il suo destino. Sapeva di non aver speranza di vincere, anche se ce l'avesse messa tutta. Lui amava tutti, non riusciva ad odiare nessuno, e anche se fosse, non sarebbe mai riuscito ad uccidere. Ma dopo tutto quello che aveva passato con i suoi amici non poteva perderli. Avrebbe escogitato qualcosa.
Con la coda dell'occhio guardò la sua compagna di Distretto intenta a limarsi le unghie con una lama presa da un carrello del cibo. O almeno così supponeva. Non riusciva a decifrare la sua espressione con esattezza, era fredda, distante. Certamente Ludmilla era anche sicura di sé, molto probabilmente aveva già pensato a come fare per sopravvivere. Yolo avrebbe potuto scommettere la pelle che avrebbe puntato agli sponsor. Si atteggiava bene, con il pubblico, era estroversa ed attraente, non aveva paura di mostrarsi e di dire la sua.
Di ciò era diventato sicuro alcune ore prima, poiché non essendo ancora partiti, una folla andò incontro ai due giovani. Lei zittì tutti con un solo gesto, per poi annunciare: " State tranquilli, riavrete la mia figa molto presto."
Yolo cercava di non avere pregiudizi su nessuno, ma quella ragazza non lo convinceva, tuttavia un'alleanza con lei avrebbe potuto condurlo alla salvezza. 
Tentò dunque di parlarle, ma lei era troppo concentrata sulle sue unghie per rispondere. O forse lo ignorava di proposito. Tuttavia forse era meglio così.
Il ragazzo dalla capigliatura arancione decise dunque di puntare all'aiuto della mentore, una ragazza di diciannove anni, più bassa di lui, magra, con belle curve, occhi e capelli scuri, la vincitrice di alcuni anni prima. 
" Buon pomeriggio, ragazzi." la mentore arrivò dopo pranzo.
" Era ora che ti facessi viva, Iedda!" la capitolina, spuntando apparentemente dal nulla, le urlò contro infastidita.
" Avevo da fare." si sedette ad un tavolo, invitando i due tributi ad accomodarsi accanto a lei.
" Cose inutili come sempre, immagino."
" Sempre meglio che passare il tempo a scegliersi parrucche. Almeno i miei capelli sono veri." e con questa frase zittì la povera capitolina che da quella mattina ne aveva passate di tutti i colori. " Allora, parliamo di strategia. Perché non vi alleate?" propose Iedda, senza metterci troppo impegno per trovare qualcosa da dire.
" Perché io non do confidenza alla carne da macello, mi diverto semplicemente a bruciarne le interiora e poi mangiarle insieme ad un goccino di Gin." rispose con ovvierà Ludmilla.
Yolo cercò di prendere le sue parole come una battuta, ma stava visibilmente impallidendo.
" Beh, Ludmilla, avrai bisogno del mio aiuto per sopravvivere in arena, lo sai."
" Prima di tutto chiamami Violet. Seconda cosa, io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Satana veglierà su di me."
Iedda rise, incredula, poi alzò le mani in segno di resa, concentrandosi su Yolo. Lei lo trovava particolarmente tenero e simpatico, avrebbe potuto lavorare piacevolmente col ragazzo; lui riusciva a tirarle fuori una parte di sé che teneva sempre "sotto chiave". Lei era sempre molto diffidente con tutti, probabilmente per i traumi che gli Hunger Games le avevano causato, ma con lui era un'altra storia... era così buono che era impossibile non sorridere al solo sentire la sua voce.
" Poppanti." borbottò tra sé e sé Ludmilla, vedendoli, per poi andarsene in giro per il treno con l'intenzione di creare bambole voodoo e preparare oggetti per alcuni dei suoi riti. In particolare si divertì a versare del puzzolente brodo di pesce proveniente dal vagone del cibo sulla testa della pover Iedda, che non si rese conto di come una brocca contenente brodo potesse fluttuare. 
***
La mattina dopo, Yolo si alzò pieno di energia: aveva dormito dodici ore.
Quando però si diresse al vagone del cibo, ebbe una brutta sorpresa. Da una porta spuntò Iedda, vestita solo di una maglia molto larga e shorts bianchi semi-trasparenti. Era piena di graffi sul viso e sanguinava dalla bocca. Che le era successo?
Poco dopo ottenne una risposta.
Ludmilla saltellò accanto a lei, porgendole un reggiseno. " Avevi dimenticato questo." e sorridente tornò in camera sua.
Non poteva essere vero.
Yolo non aveva ancora realizzato ciò che era accaduto, quando il treno si fermò: era arrivato a Capitol City. Fuori dalla finestra molte persone lo chiamavano ed acclamavano, e lui non poté fare a meno di sorridere.
Forse, era quella l'arma che l'avrebbe portato alla vittoria.
***

Distretto 10 

La giornata per i tributi del Distretto 10 non fu particolarmente interessante. La capitolina li osservava schifati mentre si abbuffavano di cibo, senza prestare la minima attenzione per le norme igieniche. Il loro mentore, invece, li guardava divertito. Era un uomo sulla cinquantina d'anni, dai corti capelli grigi e la pelle ed occhi scuri, con sempre una bottiglia di qualche strano alcolico a portata di mano.
Era ubriaco fin dalla mattina stessa, cosa probabilmente normale per lui.
" Suvvia, Kaitlyn, non fare quella faccia! Anche io alla loro età sul treno mi comportavo così."
" Albert, fammi un favore. Chiudi quella bocca, la puzza di alcol che ne esce si sentirà fino a Capitol City."
Così era quello il suo nome. Albert. Albert Kingston. Aveva vinto una quarantina d'anni prima, per via della sua vivacità ed intelligenza, così si raccontava, ma i filmati dell'Edizione a cui partecipò erano difficili da trovare.
Lui non rispose e tornò a bere. I due tributi capirono in fretta che da lui non si poteva trarre alcuna informazione particolare. Perché allora si era offerto come mentore? Effetto della sbronza, probabilmente.
Dylan sbattè un pugno sul tavolo " Che bel mentore che ci hanno affidato, davvero, molto rassicurante!". Tutti ammutolirono, così lui li mandò a quel paese e si rintanò in un vagone che fungeva da stanza da letto. Si sedette su di un materasso e si mise a fissare il sasso che Meredith gli aveva regalato.
Poco dopo egli fu raggiunto da Arrow, che prese parola. " Ti manca molto? La bambina, intendo."
" Si." mormorò con gli occhi lucidi, mentre la pensava. " Chissà come la staranno trattando, ora, al Distretto 10."
" Lei non smetterà di guardarti un secondo." poco dopo si morse la lingua per l'enorme stupidaggine che aveva detto. Meredith era cieca, come poteva guardarlo? " Intendo... seguirti, col cuore."
" Non preoccuparti." cercò di essere comprensivo "Tu non hai qualcuno che ti manca?"
Per tutta risposta Arrow gli mostrò un anello, che Dylan si passò tra le mani.
" E' tutto ciò che mi rimane di lei."
Il diciassettenne non fece domande, ma abbracciò la compagna di Distretto. Non poteva essere molto d'aiuto psicologicamente, ma era meglio di niente. Perché ormai erano soli.
***
Durante la notte dormirono nella stessa stanza, su di un letto a castello, lui sotto e lei sopra. Non erano amici, non si sarebbero affezionati l'uno all'altra, ne erano certi, ma un minimo d'affetto anche se da parte di semi-sconosciuti era meglio di niente.
Intorno a mezzogiorno erano arrivati nel luogo dove temevano di morire. Fissarono i capitolini gridare e sorridere verso di loro. Ma le loro urla non sembravano acclamazioni. Sembravano richiami di sangue.

****

Distretto 11

I due tributi del Distretto 11 si guardarono con compassione per alcune ore. Provavano pena l'uno per l'altra, quasi come se sapessero le storie della propria vita. Ma era così evidente. Lui era il ragazzo più popolare del Distretto ed era impossibile non conoscere almeno parte della sua vita.
Lei era una dodicenne con un sacco di fratelli e sorelle minori, con una famiglia sulle proprie spalle, insomma.
Decisero di raccontarsi un po' di come passavano la propria vita per alcune ore. Meruel si rendeva utile in vari frutteti, sapeva tutto sulle piante ed era abile col coltello, grazie al quale riusciva a compiere il suo lavoro con minor difficoltà. Lei adorava maneggiarlo, spesso incideva sui rami degli alberi su cui si arrampicava dei disegni di animali particolari, come le ghiandaie imitatrici, con cui passava molto tempo a cantare. Nell'ultimo periodo aveva però perso questa particolare abitudine, dato che l'amica con cui era abituata a fare ciò era morta.
Deemer, ragazzo molto sensibile, non le chiese di chi si trattava, anche se era evidente che fosse Rue, il tributo femmina del Distretto 11 morto l'anno prima. Delle lacrime gli sgorgarono dagli occhi al solo pensiero, psicologicamente sembrava più instabile della bambina.
Meruel infatti era forte, determinata. Non avrebbe fatto la fine di Rue, anzi, avrebbe vinto per lei, ne era sicura. Solo perché faceva parte di un Distretto remoto non si sarebbe arresa, anzi, avrebbe combattuto come la sua amica avrebbe voluto che facesse. 
Anche lei aveva le carte in regola per vincere, era solo stata sfortunata. Avrebbe dunque dedicato la vittoria a lei, questo era poco ma sicuro.
Per l'ora di pranzo, i due tributi incontrarono il loro mentore, il famoso Logan Jeremy Mackinley, un uomo di quasi novant'anni costretto da Snow in persona a continuare il lavoro di mentore come punizione. Egli aveva infatti avuto rapporti con Virginia, la sua amata senza-voce che lavorava a Capitol City, e quando tutto ciò venne a galla per via della figlia che nacque, la senza-voce venne giustiziata e lui si preoccupò solo di accudire la piccola. Provò anche ad aiutare i tributi, ma era raro che qualcuno tornasse vincitore, così si diede all'alcol, anche se non troppo pesantemente. Adorava il Whisky di malto e ne sorseggiava un po' ogni pochi minuti.
Con i tributi cercò di sembrare amichevole, ma le cicatrici che si potevano notare sul suo viso e sulle braccia facevano un po' impressione ai ragazzi.
" Qualche consiglio per l'arena?" chiese Meruel, una volta sazia.
" Hai ancora speranze, ragazzina?" sorrise. Lei gli lanciò un'occhiataccia, era fin troppo rilassato per i suoi gusti. Beh, come poteva biasimarlo, dopotutto non era lui che stava andando incontro alla morte. " Vuoi davvero un consiglio? Nasconditi e prega, con me ha funzionato. E se dovessi morire... fidati di me, forse è meglio così!"
La piccola ragazzina si alzò di scatto, furiosa, prendendo un coltello e conficcandolo sul tavolo, con estrema velocità. Il mentore era sorpreso, non particolarmente però. Deemer invece aveva lo sguardo vuoto e faceva spallucce.
" Forse lui si sarà arreso, ma non io. Sappi che farò di tutto per tornare a casa dalla mia famiglia, con o senza il tuo aiuto! Vincerò, per la mia amica e per i miei parenti, e quando sarò incoronata vincitrice la prima cosa che farò sarà quella di sbattere in faccia all'intero Panem che una dodicenne dell'11 ha vinto senza l'aiuto del proprio mentore!" sbottò. Solo dopo pochi secondi si accorse di aver esagerato, così scappò, rinchiudendosi nella sua stanza per tutto il giorno e tutta la notte, uscendo solo per mangiare ed andare in bagno.
Uscì definitivamente dalla sua camera solo il giorno dopo, una volta arrivati a Capitol City. 
Deemer era ancora giù di morale, mentre evitava lo sguardo di tutti. Lei lo ignorò e corse alla finestra, ad osservare i capitolini: loro avrebbero deciso il suo destino. Chissà, un bel sorriso avrebbe potuto incoraggiarli a darle una mano per la questione "sopravvivenza".
**

Distretto 12

Fin dal primo momento in cui i due si furono ritrovati vicini, Adele evitò lo sguardo di Blade. Quando lui aprì bocca per parlare lei gli rispose bruscamente.
" Non darmi fastidio, Blade. Hai fatto un gesto stupido a venire qui. Lo sai che non ti amo e i miei sentimenti non cambieranno perché mi segui negli Hunger Games."
" Voglio proteggerti, Adele. Tutto qui..."
" Non sono così cattiva da sfruttarti." improvvisò lei " E comunque, non mi importa."
Le parole ferirono il ragazzo occhialuto, che se ne andò prima di scoppiare a piangere. Mentre attraversava il vagone sbatté la spalla contro quella di Katniss, entrata da poco. Lei non disse nulla e si fiondò da Adele, con sguardo preoccupato.
" Stai bene?" le sfiorò una guancia con un dito. La bambina con le trecce annuì. "Che succede al tuo compagno di Distretto?"
" E' innamorato di me. Da un anno, ormai. Ma... io sono piccola per lui, voglio solo che sia mio amico..."
" Capisco, Adele, nemmeno io alla tua età pensavo ai ragazzi."
" Lo sai che lui si è offerto volontario per me? Ha detto che vuole proteggermi."
" Beh, è stato carino, non credi?"
" Si ma..."
" Dai, non pensarci. So quanto può essere importante questo momento, quindi credo sia il caso di parlare di strategia. Tutti insieme. Effie, per favore, chiamami Blade." disse Katniss, rivolgendosi alla capitolina giunta lì qualche attimo prima.
***
Una volta riuniti i tributi, Katniss cominciò a parlare, anche se provava fitte allo stomaco e al petto per ogni dettaglio che aggiungeva.
" Noi non sappiamo come sarà l'arena, ma dovete avere degli obbiettivi, una volta entrati. Quello fondamentale è di trovare dell'acqua. Può essere nascosta in ruscelli, torrenti o laghi. State lontano dai posti in cui ci sono altri tributi, può essere pericoloso.
Una volta trovata l'acqua cercate un rifugio. Può essere una grotta, una tana, qualche masso più grande. O un albero. Se sapete arrampicarvi, sfruttate quest'abilità."
Adele sorrise. Magari non sarebbe andata male la sua avventura in arena.
I tre continuarono a parlare fino a tarda sera. Fu per tutti difficile dormire. Ad Adele mancava l'affetto dei suoi genitori, così tanto da avere attacchi di panico. 
Blade pianse tutta la notte per il gesto stupido che stava compiendo cercando di aiutare una ragazza che mai l'avrebbe amato.
E Katniss... aveva gli incubi. Rivedeva in quei ragazzi lei e Peeta. Stavano come loro, forse peggio. Urlò per delle ore nel sonno, finché Effie non la svegliò, preoccupata. Le due andarono nel vagone del cibo e bevvero insieme una tisana per rilassarsi. Una volta finita, la capitolina tornò a dormire, mentre la mentore andò nella camera di Adele, che sorprese sveglia.
" Non riesci a dormire?" le chiese dolcemente.
" No... e tu?"
" Non ha importanza." sorrise " Che ti succede?" si sedette accanto a lei, sul letto.
" Mi mancano mamma e papà."
A chiunque Katniss avrebbe risposto di essere infantile, ma non a lei. Non ad una bambina simile a Prim. Anzi, si sarebbe mostrata comprensiva.
" So che non è lo stesso, ma... vuoi che dorma con te?"
Adele sbarrò gli occhi. Davvero la ragazza di fuoco le proponeva di donarle affetto?
" Si, per favore."
Così le due si sistemarono una accanto all'altra. " Sai, non ho mai avuto una sorella maggiore che si prendesse cura di me. Quanto mi piacerebbe che lo fossi tu..." e mormorato ciò, si addormentò tra le braccia della più grande.

***
La mattina dopo, Effie fece alzare tutti presto, come era solita a fare. Rimpinzò i tributi di cibo, anche se ciò non servì a rallegrare l'atmosfera deprimente.
Tuttavia i due giovani si sforzarono di sorridere ai capitolini, una volta arrivati. Erano la loro unica speranza.


 

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Capitolo 18
*** La Cerimonia D'Apertura ***


LA CERIMONIA D'APERTURA
 
Dopo una giornata di preparazione, finalmente i Tributi erano pronti per essere mostrati al mondo. Il pubblico di Capitol City fremeva nell'enorme stadio nella quale di lì a poco sarebbero arrivati i loro beniamini.
Sotto il commento di Caesar Flickerman, i Tributi fecero la loro comparsa.
Ed eccoli lì, spuntare su di un carro dorato, trainato da cavalli di un bianco innaturale e ornati da numerosi gioielli, Venerix e Michael del Distretto 1. Portavano dei lunghi vestiti formati solo da perline arancioni e dorate ed una tiara e corona di diamanti. Tra le perline vi erano diversi spazi vuoti che lasciavano intravedere la pelle liscia e ben curata dei due giovani, comprese le parti intime. Dato che Venerix non aveva voluto collaborare con lo staff del Centro Immagine portava i capelli mori e si rifiutava di salutare, così lei e Michael per non sembrare uno di carattere diverso dall'altro, si comportavano con fare di superiorità.
Dietro di loro comparve il carro del Distretto 2, che portava Charles e Levi con un vestito di pezzi di specchio, che riflettevano le luci del luogo causando vari giochi con i colori. Erano scoperti i loro addominali, bicipiti e tricipiti perfetti e mentre Charles aveva due piccole ali argentate sulla testa, Levi aveva i capelli raccolti in una coda alta tenuta in modo particolare grazie ad un fermaglio dello stesso colore e della stessa brillantezza delle ali del compagno di Distretto.
I due salutavano con un sorriso sfrontato, mentre gli occhi dei capitolini erano puntati su di loro.
Poi venne il turno del Distretto 3, con Ywen e Patrick. I due indossavano delle semplici tuniche di stoffa di colore rossastro, sopra la quale vi erano raffigurati dei fuochi d'artificio gialli. I capelli rossi di Ywen erano più scuri rispetto al solito grazie all'intervento degli stilisti, che riuscirono a creare minor contrasto tra i capelli rossi della ragazza e il vestito, rendendola un tutt'uno con esso. I capelli di Patrick erano molto più corti rispetto al solito, rasati sui lati e un ciuffo dritto che si prolungava sopra la fronte, quasi come un corno, o meglio, una lama. Il ciuffo e ciò che rimaneva della rasatura era stato tinto di colore rosso. I due salutarono, cercando di farsi notare da qualche sponsor.
Ecco comparire poi il carro del Distretto 4, con Ginevra e Nathan, anche se quest'ultimo veniva spacciato al mondo per Thomas. I due avevano un costume molto particolare, che fece impazzire tutti i capitolini presenti. Ginevra portava i suoi lunghi capelli rosso fuoco mossi, con un lieve trucco sugli occhi, fard rosso e vivace rossetto del medesimo colore. Erano pochi i tributi che venivano truccati così vistosamente e lei certamente aveva fatto colpo. Il reggiseno era formato da due enormi conchiglie e il resto del suo corpo era totalmente scoperto fino alla vita. Da lì in giù, una coda verde acqua di sirena si prolungava fino ai piedi, coperti dalle pinne. Nathan era vestito in modo identico, eccetto per la parte riguardante il petto, che lui aveva nudo. Egli aveva in mano un tridente dorato ed ornato da diamanti, mentre Ginevra un'arpa del medesimo materiale. Appena i due sollevarono gli oggetti, tenendosi per mano, il pubblicò andò in delirio, l'attenzione era praticamente solo su di loro.
Ma ben presto arrivò il momento di presentare i Tributi del Distretto 5, che viaggiavano su di un carro ornato da due luccicanti saette verdi.
I loro lunghi abiti erano di un colore verde acqua, costellato da numerose minuscole pietre bianche che luccicavano ad intermittenza, mentre sulla testa avevano un copricapo col simbolo del loro Distretto. I capelli neri di Daenerys erano sistemati in boccoli, mentre i lunghi capelli di Tom erano stati sistemati in due code. I due cercarono di salutare per accaparrarsi qualche sponsor.
Dietro di loro fecero il loro ingresso i giovani del Distretto 6, Peter ed Alyson. Dato che provenivano dal Distretto dei trasporti, gli stilisti si erano impegnati al massimo per farli assomigliare a dei treni. Portavano dei visori trasparenti, accompagnati da un casco metallico ed un vestito che assomigliava ad una tuta d'astronauta, con due fari sui fianchi. Parte del pubblico era rimasto perplesso da ciò, qualcun'altro molto affascinato. I due non riuscirono a salutare nessuno, poiché scioccati da ciò che stava accadendo: si sentivano come della carne fresca che doveva essere presentata prima di essere scelta per andare sulla tavola di qualche capitolino affamato. Affamato di sangue.
Arrivarono dunque i Tributi del 7, vestiti con abiti scomodi che avrebbero fatto assomigliare i due tributi a delle piante, come era solito fare da anni per questo Distretto.
I due si sforzarono di sorridere, ma era difficile col prurito e la rigidità che i vestiti donavano a loro. I capelli della ragazza, ovvero Lyra, erano sciolti, mentre Jace aveva una piccola cresta creata grazie al gel.
Non era facile per loro attirare sponsor conciati così, ma ci provarono comunque.
Dietro di loro apparve il carro del Distretto 8, con Elinor e Ryan. Poiché il loro Distretto era specializzato nell'industria tessile, gli stilisti cercarono di creare bei vestiti senza un particolare tema.
Elinor aveva i capelli castani più chiari del solito, sciolti sulla schiena e con un taglio principesco, mentre portava un grande vestito azzurro simile a quello delle spose, mentre Ryan portava una specie di smoking dello stesso colore, come se fosse uno sposo, mentre i suoi capelli neri erano a spazzola. I due avevano uno sguardo gelido e rifiutarono qualsiasi contatto fra loro, limitandosi a salutare i capitolini.
Poi arrivò il turno del Distretto 9. All'arrivo dei due Tributi, il pubblico andò in delirio, cercando di scavalcare le recizioni per poter raggiungere Yolo e Ludmilla. I due erano praticamente nudi, entrambi portavano soltanto cinque spighe di grano addosso, di cui una si occupava di coprire in minima parte il sedere dei giovani, mentre le altre quattro partivano dalla zona inguinale per protendersi fino ai capezzoli e coprirli. Yolo era un bel ragazzo molto curato ed attraente, con i ciuffi rivolti dietro la testa per scoprire il suo sorriso accattivante, mentre Ludmilla, che era abituata a mostrarsi alla gente, sicura di sé si muoveva sensualmente su di Yolo, sfiorandogli le parti intime.
I capitolini avevano occhi unicamente per loro, li adoravano, sbavavano e battevano le mani per quanto fossero carismatici.
Fu in quel momento che Venerix capì di averne abbastanza di questa ridicola sottomissione dei Tributi al pubblico. Così, le telecamere si spostarono sul carro del Distretto 1 quando Venerix si tolse di dosso l'abito prezioso, rimanendo completamente nuda, come per ribellarsi.
I capitolini acclamarono parecchio la ragazza e spostarono l'attenzione su quella piccola ribelle.
Ludmilla si spostò dall'inguine di Yolo e lanciò uno sguardo malefico a Venerix: le stava rubando l'attenzione del pubblico e per ciò l'avrebbe pagata cara.
Dopo quei momenti di delirio, finalmente l'attenzione tornò sugli altri giovani. I Tributi del Distretto 10 fecero il loro ingresso, vestiti con abiti che li facevano assomigliare a dei panda molto carini. Il Distretto 10 si dedicava all'allevamento, di certo non dei panda, ma era una bella idea impersonarli, così Arrow e Dylan sembravano teneri con quelle orecchie bianche e nere, ma minacciosi per via delle enormi unghie affilate che quegli animali avevano. I due tributi speravano vivamente di indossare una tuta sintetica, anziché una pelliccia.
Il penultimo carro conteneva naturalmente Meruel e Deemer, che portavano abiti tipici del Distretto 11. Gli stilisti per la Terza Edizione Della Memoria a quanto pare non si erano impegnati particolarmente. Meruel aveva un vestitino aperto, per metà di jeans per metà di seta di colore bianco, mentre Deemer un abito tipico degli agricoltori, degli stessi colori di quelli della compagna di Distretto. I due si rifiutarono di sorridere e salutare.
Infine arrivarono i ragazzi del Distretto 12, Blade e Adele, vestiti di tute nere ricoperte da pietre, che circa ogni due secondi automaticamente si incendiavano, saltavano in aria e ricadevano raffreddate sulle tute dei due Tributi. Era un effetto particolare che aveva attirato l'attenzione dei capitolini. I due salutarono, ma senza sorridere. Era una situazione difficile per entrambi, dopotutto.

Una volta terminata la sfilata, tutti i carri accostarono in modo disordinato di fronte ad un balcone dalla quale spuntò il presidente Snow con un microfono. Egli cominciò un discorso sull'origine degli Hunger Games che ormai tutti sapevano a memoria, e mentre egli parlava, i Tributi si scrutarono l'un l'altro. Gli occhi di Ludmilla erano puntati su Venerix, nuda come un verme, che tremava sotto lo sguardo perfido dell'avversaria.
Lei sarebbe stata una delle prime vittime di Ludmilla, quello era poco ma sicuro.

 

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Capitolo 19
*** Il Centro Di Addestramento - Giorno 1 ***


Il Centro Di Addestramento - Giorno 1

Il giorno dopo la Cerimonia D'Apertura, era giunto il momento per i Tributi di cominciare le tre giornate dedicate alla preparazione per gli Hunger Games. La mattina del primo giorno erano tutti presenti nell'enorme palestra alle nove del mattino, eccetto Ludmilla Violet.
Si dicevano cose poco carine sul suo conto, come l'essere andata a letto con il Primo Stratega, o che fosse posseduta dal demonio, tuttavia era un'avversaria da non sottovalutare e possibilmente con cui non avere problemi, per questo motivo le voci smisero di circolare in fretta.
Una volta riuniti tutti i Tributi in cerchio, Atala, una capitolina che avrebbe illustrato loro l'organizzazione del lavoro, cominciò a spiegare come erano strutturati gli esercizi delle varie postazioni.
Non tutti i tributi l'ascoltarono, molti erano rimasti affascinati dalle armi a loro disposizione, altri invece si studiavano l'un l'altro: dopotutto si erano visti solo una volta dal vivo, ovvero durante la Cerimonia D'apertura.
In particolare, Nathan, il tributo del Distretto 4, scambiò varie occhiate con Daenerys, la diciassettenne del 5. Lei le ricambiò, imbarazzata, mentre lui sorrideva stando a proprio agio, al contrario della mora.
Una volta terminate le spiegazioni, i Tributi si diressero alle postazioni che volevano. Nathan invitò con un gesto della mano Daenerys a seguirlo alla postazione del tridente.
Dunque timidamente lei si avvicinò e non appena fu a pochi metri di distanza dal ragazzo, egli scagliò l'arma contro un manichino distante parecchi metri da loro, centrandolo nel petto.
La ragazza lo guardò meravigliata e lui le fece l'occhiolino. A quel punto decise che era giunto il momento di andare ad allenarsi anche per lei, così raggiunse la postazione dedicata al riconoscimento di piante commestibili, prendendo parte alla lezione di un istruttore.
Nel frattempo i Tributi maschi del Distretto 1 e 2 si allenavano contemporaneamente con la spada, prendendo d'assalto diversi manichini e facendo a gara a chi ne distruggeva di più, il tutto scambiando occhiate con Levi, che se ne stava alla postazione delle trappole guardando di tanto in tanto i ragazzi che cercavano di farsi notare da lei con la propria abilità.
Venerix guardava disguastata quella scena, scuotendo il capo e mormorando: " Stupidi maschi", per poi cominciare ad usare egregiamente una balestra trovata ad una postazione distante pochi metri da quella delle spade. Centrò più volte dei bersagli e sorrise soddisfatta, con gli occhi degli Strateghi puntati su di lei. Dopotutto, erano anni che un Tributo non toccava quell'arma così pesante e loro non potevano non essere interessati.
Ginevra invece occupava la postazione di mimetizzazione con altri tre tributi: Tom, ovvero il maschio del Distretto 5 e i Tributi del 6. Questi ultimi erano estremamente bravi con i colori e la rossa non poté fare a meno di provare un pizzico d'invidia, mentre Tom sembrava fosse a quella postazione solo per passare il tempo, dato che non faceva altro che ossevare gli avversari.
La Favorita invece nonostante si impegnasse non era particolarmente brava a mimetizzarsi con i colori della foresta, specialmente per colpa della tonalità vivace dei suoi capelli, mentre negli ambienti di mare era abbastanza brava a non farsi notare, avendo imparato ad usare la sabbia bagnata a suo vantaggio.
Dopo appena trenta minuti, però, i Favoriti si distrassero da ciò che stavano facendo, poiché incuriositi da uno spettacolo ritenuto da loro "osceno".
Adele, Meruel, Elinor, Ryan e Jace stavano occupando la postazione dedicata al lancio e all'utilizzo dei coltelli. Era una cosa parecchio strana, poiché la maggior parte dei Tributi non Favoriti di solito rimaneva in postazioni più semplici che non riguardavano le armi.
Dunque la cosa era così curiosa da attirare parecchia attenzione.
Adele e Meruel per essere delle bambine non facevano proprio "schifo" (come diceva Levi), ma spesso mancavano il bersaglio e i Favoriti non potevano fare a meno di scoppiare a ridere. Lo stesso valeva per Elinor e Ryan, che erano bravi nello sgozzare i manichini, mentre nel lancio non ci sapevano fare per niente. L'unico che sorprese i ragazzi fu Jace, che con incredibile forza riusciva a centrare i suoi bersagli anche con i coltelli più pesanti. I muscoli di quel diciottenne moro dagli occhi marroni facevano impressione a tutta la palestra. Solo con lui Levi smise di ridere all'impazzata con i suoi compagni, anzi, sussurrò loro che avrebbe potuto tornarle utile e i due non poterono fare a meno di annuire.
Venerix, poco distante, lanciò un'occhiataccia al Tributo femmina del 2, che però non la notò.
Levi si stava comportando come capobranco e quei due ragazzi non facevano altro che sbavarle dietro. Stava diventando gelosa. Possibile? Insomma, le stava rubando non solo la scena, ma anche l'attenzione di Michael.
" Ma che vado a pensare?!" chiese a sé stessa la femmina dell'1. Di Ginevra e Nathan invece non le importava molto, erano utili per la strategia, ma niente di più, inoltre i Tributi del 4 si tenevano abbastanza distanti dagli altri, lui con la testa rivolta alle ragazze più carine, lei con la sua voglia di mostrarsi una combattente dura e determinata, senza bisogno di particolari svaghi.
Venerix non era certo la benvenuta nel gruppo, ma cercò di fare del suo meglio per accaparrarsi la fiducia dei suoi compagni, dato che stava perdendo l'attenzione di Michael.
Così, a pranzo, si sedette ad un tavolo con loro. Levi come al solito rideva all'impazzata, urlando qualsiasi cosa le capitasse per la testa e sbraitando con chiunque la contraddisse. Era così a suo agio nel suo ruolo di leader che si mise in piedi sulla propria sedia per avere una migliore visione della mensa per poi ridere dei Tributi che si trovavano affiatati.
Notò Peter ed Alyson mano nella mano a parlarsi dolcemente, così domandò: " Voi due, pivellini! State giocando ad imitare gli innamorati del 12? Ragazzi Carnevale è passato da un pezzo!"
I due la ignorarono, mentre Ginevra sorridendo la fece tornare a sedere " Lo so, sono così ridicoli che è difficile non prenderli in giro, ma ti prego, contieniti mostriciattolo! Si sa che sei una leader!"
La mora ricambiò il sorriso e l'abbracciò come se fosse un'amica che conosceva da anni " Oh, cercherò di farti contenta tesoro, vediamo di darci da fare però per far capire a quei pivelli con chi hanno a che fare!"
E mentre le due parlavano, Venerix le osservava inviperita, con Michael di fianco che le sfiorava la mano per consolarla. Lei sussultò al suo tocco, mentre le lui le sussurrò all'orecchio " Lasciale perdere, arriverà il momento di morire anche per loro."
Quelle parole la lasciarono di stucco. Se lui le stava dicendo ciò, voleva dire che aveva in programma di far fuori loro, prima di lei. Che lui ci tenesse un minimo alla compagna di Distretto?
Nel frattempo, Nathan aveva ancora occhi solo per Daenerys, la ragazza dagli occhi verdi del 5.
Quest'ultima stava condividendo il proprio cibo con Lyra, la sedicenne dagli occhi e capelli castani del Distretto 7. Era evidente che ci avesse fatto amicizia e che lei stesse parlando di qualcosa a cui era appassionata, probabilmente alle creature magiche, da quanto aveva sentito dire. La mora cercava con tutte le sue forze di ascoltarla attentamente, ma la sua testa era altrove. Era a Nathan, che lei pensava (come tutti eccetto Ginevra) si chiamasse Thomas.
Quando i due incrociarono i loro sguardi, sorrisero, e il cuore di Daenerys perse un battito.
 " Dany, mi stai ascoltando?" Lyra notò lo scambio di sguardi tra lei e Nathan " Ahh capisco.. questioni di cuore eh?"
" Cosa? Ma che vai dicendo, Lyra!"
" Io ne so molto di queste cose..." e riprese a raccontare delle sue avventure amorose. Era una ragazza davvero loquace.

***
Nel pomeriggio Levi si dedicò all'utilizzo dell'arco, in cui eccelleva, Nathan alla sopravvivenza e tutti gli altri Favoriti all'arrampicata. Con loro, per la fortuna del ragazzo del Distretto 4, c'era anche Daenerys, che tentava di mostrarsi forte e capace agli occhi di lui, che però prestava attenzione a Dylan, il forzuto diciassettenne del 10, che aveva deciso di mettersi alla prova scalando alberi, cosa in cui eccelleva, al contrario dei Favoriti.
Tom, Elinor, Ryan e Yolo si trovavano invece alla postazione della mimetizzazione, con questi ultimi due che parlavano allegramente.
Ryan, per via di tutto ciò che aveva passato nella vita, era un ragazzo ostile, diffidente, ma con Yolo riusciva quasi perfino a sorridere. Quell'hippie un po' strano era davvero gentile con lui e negli esercizi che faceva era abbastanza esperto da potergli insegnare qualcosa.
Infatti, vedeva il rosso come un ragazzo abbastanza bravo nella sopravvivenza, mentre lui eccelleva nella difesa e nel combattimento. Avrebbero formato una bella squadra insieme, così decisero di allearsi per gli Hunger Games.
La maggior parte degli altri Tributi si dedicò a postazioni meno impegnative, come i nodi e i corsi di sopravvivenza, mentre Deemer cercò di imparare ad utilizzare l'arco imitando Levi, che faceva apposta a cambiare l'impugnatura ogni pochi secondi solo per il gusto di sghignazzare di fronte alla poca abilità del Tributo dell'11.
Intanto Jace, il ragazzo del 7, occupava la postazione delle spade rimasta vuota dopo l'addestramento dei Favoriti. Mise tutta la forza che aveva in corpo per fracassare qualsiasi manichino gli capitasse a tiro. La sua tecnica di combattimento con le spade non era particolarmente bella, anzi, si poteva definire rude ed inguardabile, ma faceva effetto. Con la sua tattica poteva fare a brandelli un tributo con un solo e violentissimo colpo.
I Tributi Favoriti si scambiarono l'un l'altro uno sguardo d'intesa. Quel giovane uomo poteva essere la loro carta vincente e non potevano farselo scappare. Così, tutti e sei scesero dagli alberi finti a cui si stavano arrampicando e raggiunsero Jace, che nel frattempo aveva distrutto in mille pezzi più di trenta manichini.
Appena lui alzò lo sguardo incontrò il sorriso soddisfatto di Michael, che gli andò incontro dandogli una pacca sulla spalla e facendogli i complimenti. Gli prese il polso e gli insegnò come muovere la spada facendo meno fatica, anche se sapeva che avrebbe usato un ascia al posto di quella ma in ogni caso era una cosa utile. Dopo averlo allenato per qualche minuto gli fece la fatidica proposta: " Allora, ti allei con noi?"
Jace osservò chi aveva indicato, sembravano tutti dei veri duri, ma avrebbe potuto sconfiggerli se si parlava di fisico. Era strano quanto fosse forte, nonostante non avesse passato l'infanzia in accademia. Dunque, il diciottenne moro annuì. Avrebbe formato con loro un vero squadrone.
Lyra, dalla sua postazione del corso di sopravvivenza sospirò. Fin dal primo giorno avrebbe voluto quell'uomo fortissimo al suo fianco pronto a difenderla, ma se l'era fatto scappare.
Lei e Daenerys erano furbe, ma in un corpo a corpo non avrebbero potuto vincere, così serviva loro un asso nella manica.
E chi, se non l'unico Tributo che si credeva così potente da non presentarsi all'addestramento? Dal giorno dopo, Ludmilla sarebbe stata certamente il pupillo di una nuova alleanza... la sua.

N.d.A.: Ringraziamento speciale a Blacklu che mi ha corretto un paio di frasi come un beta. Sei b.... il migliore <3

 

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Capitolo 20
*** Il Centro Di Addestramento - Giorno 2 ***


Il Centro Di Addestramento - Giorno 2

Il secondo giorno d'addestramento, i Tributi cominciarono come al solito ad allenarsi alle nove del mattino, impegnandosi al massimo in ogni postazione.
Finché alle dieci la porta d'ingresso sbatté. Tutti zittirono e si fermarono. Ludmilla Violet era scesa ad allenarsi con loro.
" Beh? Che avete da guardare? Lo so che sono bella." esordì la bionda, sbuffando. Dato che lentamente i Tributi stavano riprendendo i loro esercizi, decise di andare alla postazione dedicata al riconoscimento delle piante, sedendosi per terra e rifiutando qualsiasi contatto con l'istruttore.
Osservò inespressiva un fiore viola, bellissimo.
" Quella è l'Aquilegia " disse Lyra, il tributo femmina del 7, seduta accanto a lei. " E' una pianta velenosissima."
" Te ne intendi a quanto pare." constatò Ludmilla.
" Si, leggevo molto da piccola su questo argomento."
Ludmilla la scrutò. Aveva sentito parlare di quella ragazzina affascinata dalle creature magiche. Una volta aveva sentito dire che si era messa a cercare dei mostri con l'addome di cavallo e busto di uomo. Probabilmente uno degli animali domestici o da guardia di Satana.
A quanto pare vedeva in lei un collegamento col suo Signore. Avrebbe dovuto assolutamente allearsi con lei, proteggerla come Satana voleva. Le prescelte di Lui non andavano toccate.
" Il mio Signore mi ha detto che sei una delle sue prescelte. Io provengo dal Distretto 9 e Lui ha riposto fiducia in me. Vuoi allearti con la prediletta di Satana?"
Quel discorso lasciò spiazzata Lyra, che per un momento non disse nulla. Poi interpretò quelle parole come se Ludmilla stesse parlando di crature magiche a lei sconosciute, così sorrise ed accettò volentieri, a patto che la sua amica Daenerys si unisse a loro.
" E cosa centra con noi, quella ragazza?"
" Beh è una mia amica..."
" Satana è d'accordo?"
" Uhm... si, penso di si." improvvisò Lyra.
" Allora va bene. Potrà venire con noi."

Nel pomeriggio una nuova alleanza si stava formando. Patrick del Distretto 3 e Joe del 10 erano alla postazione della mimetizzazione e stavano parlottando tra loro.
Patrick capì che aveva poche possibilità di sopravvivenza senza un'alleanza, cosa che aveva intuito anche Joe, nella sua stessa situazione. Il primo era intelligente, il secondo abbastanza muscoloso, così decisero di allearsi in modo da poter tirar fuori qualche strategia. Avevano un grande bisogno di qualcuno abile con le armi e tra i Tributi presenti notarono Deemer, che se la cavava nella postazione delle spade. Non era il massimo della bravura, ma sapevano che con i coltelli ci sapeva fare, quindi poteva tornare loro utile.
Lui rimase sorpreso alla richiesta di un'alleanza, ma accettò volentieri, in fondo i suoi compagni non sembravano il tipo di persone che uccidono gli amici nel sonno.
Intanto Elinor, la ragazza del Distretto 8, si stava esercitando nella postazione dell'arrampicata nel tentativo di scalare un groviglio di corde, finché una volta arrivata ad un'altezza di dieci metri esse si capovolsero e lei rimase con la schiena rivolta verso terra.
" Aiutatemi! Per favore!" gridò spaventata.
In pochi fecero caso alle sue urla, così lei perse le forze, restando appesa solo con una mano. " Vi prego!"
Fu a quel punto che Ryan, il suo compagno di Distretto, si distrasse da ciò che stava facendo, preso dall'impeto di aiutare quella ragazza che aveva trattato con freddezza fino a quel momento.
Egli corse sotto la sua postazione e quando anche l'ultima mano della ragazza cedette, lui la prese al volo, cadendo per terra ma attutendo la caduta dell'altra.
Elinor lo abbracciò, affondando la testa nella sua spalla e singhiozzando.
Lui, intenerito dalla dolcezza che non vedeva da quanto sua madre se n'era andata, la rassicurò. " Non è successo niente, Elinor."
" Perché l'hai fatto?" chiese lei, rimettendosi in piedi, leggermente imbarazzata.
Lui si alzò e fece spallucce.
" Ti conviene migliorare se vuoi sopravvivere in arena." dopodiché le diede le spalle, per poi incamminarsi verso la propria postazione.
Lei lo guardò allibita, così Yolo le si avvicinò e posò la mano sulla sua spalla " E' fatto così, non si lascia andare facilmente, non prendertela."
" Grazie..." balbettò Elinor.
" Di niente! Comunque io sono Yolo!" sfoggiò un ampio sorriso porgendole la mano, che lei strinse.
" Elinor." ricambiò, per poi spostarsi con lui nella postazione del riconoscimento delle piante commestibili, dove stava studiando Ryan, che non fece altro che scambiare occhiate con la compagna di Distretto per il resto della giornata.
Nel frattempo Blade, l'occhialuto del 12, si allenava nella postazione del tiro con l'arco, arma che aveva imparato ad usare da poco. Con quello avrebbe potuto cacciare e difendersi, era già qualcosa. Scambiò uno sguardo con la compagna di Distretto di cui era innamorato, che cercava con tutte le sue forze di scagliare una lancia, ma avendo dodici anni ed una corporatura fragile era difficile per lei.
Per un momento fu tentato di andare ad aiutarla, poi scosse il capo, sapendo che le avrebbe dato solo fastidio. Era parecchio depresso nell'ultimo periodo, proprio per questo motivo. Ad un tratto Meruel, la bambina dell'11 che era nella sua stessa postazione prese parola.
" Ci sei, Blade? Anche io voglio tirare con l'arco! Se vuoi andare a parlare con Adele fallo."
Il suo viso si illuminò. Quelle due erano diventate amiche e ciò voleva dire che avrebbe potuto sapere qualcosa in più sui sentimenti della sua amata. " Lei non mi vuole."
" E' solo stressata, non devi prendertela se ti tratta male. Va' da lei, sono certa che lo apprezzerà."
" Uh.. va bene. Grazie..."
" Meruel. Mi chiamo Meruel." con un sorriso gli porse la mano.
" Grazie, Meruel." gliela strinse, per poi correre da Adele, che stranamente accettò il suo aiuto, anche se non fece molti progressi con quella pesante arma. Tuttavia il respiro di Blade che sentiva sul collo la faceva sentire strana, per la prima volta provava qualche brivido e non voleva spingere via il sedicenne. Anzi, lo voleva vicino.
Nel frattempo Tom, il Tributo maschio del 5, stava calcolando per l'ennesima volta le probabilità di sopravvivenza e concluse che avrebbe potuto aumentarle allenadosi con i Tributi più soli.
Notò Ywen, la femmina del 3, che in quei giorni non aveva fatto altro che fallire nelle postazioni delle armi. Quel pomeriggio si era avventurata in quella delle spade e stava avendo successo, i suoi movimenti erano fluidi e la forza bilanciata, tanto che riuscì a tagliare la testa a due manichini con un solo colpo.
Le andò a parlare, mostrandosi parecchio intelligente. A lei non dispiacevano troppo le persone intellettuali, essendo abituata a quelle del proprio Distretto, così accettò senza esitare, per poi indicare Arrow, la ragazza del 10, che si stava esercitando con l'arco. Fin dal primo giorno occupava quella postazione e stava facendo progressi.
Le si avvicinarono, la osservarono mentre centrava vari bersagli e le fecero i complimenti, per poi offrirle protezione in cambio della selvaggina che avrebbe potuto procurare grazie all'arma.
Lei accettò, programmando con i due Tributi di condividere il tavolo da pranzo il giorno dopo, in modo da poter discutere di strategia.

Così giunse la sera, gli allenamenti terminarono e tutti i Tributi si ritirarono nelle proprie stanze. O almeno, così si pensava.
Ludmilla Violet non era nell'appartamento del Distretto 9, bensì in quello del primo Stratega.
Stava svolgendo il suo solito lavoro da prostituta un po' violenta, e una volta terminato ciò, fermò l'uomo che stava per estrarre dei soldi da una borsa.
" Lo sai cosa voglio." lei gli mostrò un ventaglio particolare, con delle lame affilate, che probabilmente aveva rubato dalla palestra. " E ti converrà darmelo." detto questo, con poche mosse ridusse a brandelli una tenda, per poi puntare quell'arma al collo dell'uomo, già graffiato per via del servizio di Ludmilla.
" L'avrai. 12." balbettò lui, impaurito.
" Come immaginavo." rise la bionda, per poi ritirarsi nella sua stanza e giocare tutta la notte col suo nuovo ventaglio.

 

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Capitolo 21
*** Le sessioni private ***


Le sessioni private

 
La mattina del giorno in cui sarebbe avvenuta la sessione privata, i Tributi avevano la possibilità di allenarsi ancora per gli Hunger Games.
Come previsto da molti, tutti furono presenti eccetto Ludmilla; Yolo aveva riferito agli avversari che l'aveva sentita entrare tardi nella propria camera e che aveva passato quelle ore a fare chiasso distruggendo qualcosa, anche se non sapeva bene cosa dato che non gli era permesso entrare nella stanza della ragazza.
La maggior parte dei Tributi aveva gli occhi cerchiati, probabilmente per via dell'ansia che non gli aveva permesso di prendere sonno.
Michael stranamente si stava dando da fare con i coltelli, facendo notare all'intera palestra un'altra sua grande abilità. Cosa avrebbe mostrato alla sessione privata, se aveva già fatto vedere a tutti quanto fosse bravo con ogni arma? Che avesse qualche asso nella manica? Dietro di lui Tom, Alyson, Peter, Lyra, Ryan e Yolo stavano aspettando che la postazione si liberasse. Michael sbuffò. Quella mattina le postazioni dei Favoriti erano molto affollate, di quel passo gli altri Tributi avrebbero scoperto le loro strategie, così decise di cambiare allenamento ed affiancare Venerix, Ginevra e Jace, ovvero i suoi compagni d'alleanza, nella postazione della mimetizzazione e conoscerli meglio, stando attento comunque a non avvicinarsi troppo a Deemer e Blade, a pochi metri da loro intenti a compiere lo stesso esercizio con i colori.
Charles intanto dava prova della sua forza con la lancia, mentre Levi cercava di imparare a riconoscere le piante commestibili e studiare il Tributo alla sua stessa postazione, ovvero Adele, anche se concluse presto che avrebbe potuto ucciderla in pochi secondi, una volta cominciati i giochi.
Nel frattempo Patrick e Meruel si dedicavano alle tecniche di sopravvivenza, Elinor ed Arrow cercavano di migliorare con l'arco e Ywen continuava ad esercitarsi con la spada, arma che aveva imparato ad usare molto velocemente.
Nathan invece cercava di mostrarsi di nuovo abile col tridente, ma dato che ormai nessuno gli prestava più attenzione, decise di andare a guardare Daenerys mentre si allenava nel corpo a corpo, incitandola a fare di meglio. Lei diventava rossa ad ogni sua parola, mentre lui sorrideva: la trovava davvero carina quando era imbarazzata, inoltre trovava parecchio interessante questa sua abilità nella lotta che fino a quel momento aveva tenuto nascosta.
" Dove hai imparato a lottare così bene?" le chiese lui da sotto la struttura della postazione di Daenerys.
" Mia madre è nata nel Distretto 2" la ragazza parò un colpo che le era arrivato dall'istruttore " Mi ha insegnato tutto ciò che ha imparato in accademia." assestò un diretto a quell'uomo, che barcollò per poi riprendere ad attaccare.
" Beh ragazza, devo ammetterlo, non mi aspettavo questa abilità da una del 5."
" Grazie, mi chiamo..." si interruppe per dare una ginocchiata nello stomaco all'altro, che si accasciò a terra " Daenerys" sorrise.
Nathan ricambiò il sorriso " Io sono Thomas. Beh, buona fortuna Daenerys." le fece l'occhiolino, per poi andare a riposare su delle panchine.
Per quella mattina però, il tributo che sorprese di più gli strateghi e i compagni d'addestramento fu Joe, il ragazzo del 10, che scagliava pesi per tutta la palestra senza particolari sforzi. Tutti si misero ad osservarlo, ma quando Levi fece spallucce i Favoriti tornarono ai loro esercizi.
Michael scambiò un'occhiata con Venerix, irritata da questa supremazia esercitata dalla ragazza del 2. Lui le sorrise rassicurante e lei per tutta risposta cercò di essere amichevole con la mora nonostante l'antipatia che provava nei suoi confronti.
Non avrebbe dovuto comunque far durare molto quella recita.
Per sua fortuna però trovò consolazione in Jace, il suo alleato che non provava molta simpatia per la ragazza del 2. Probabilmente era proprio per questo che con lui si trovava bene, anche solo parlando.
---

E così, terminato l'allenamento mattutino, si passò alle sessioni private.
Dopo pranzo i Tributi vennero chiamati uno ad uno nella palestra per mostrare agli strateghi le proprie abilità.
Dato che le dimostrazioni si eseguivano per ordine di Distretto partendo dal maschio, Michael sarebbe stato il primo.

Egli entrò nella palestra con un lieve sorriso sulle labbra ed una camminata sicura, schiena dritta, petto in fuori e muscoli in mostra.
" Michael Gregory Barrett, Distretto 1." prese l'attenzione degli strateghi, molto interessati al biondo.
Cashmere aveva richiesto per lui l'arma in cui eccelleva, l'unica che non aveva ancora mostrato al mondo. I manji sai (li vedete nella foto).

Aveva inoltre fatto predisporre venti manichini ammassati, a cui lui avrebbe dovuto puntare.
Michael prese le armi e se le passò tra le mani come un giocoliere, creando degli effetti ottici. Aveva un certo stile nel maneggiare quelle specie di spade, che colpì senz'altro gli strateghi, ma non quanto la sua abilità di distruggere tutti e venti i manichini in meno di un minuto.
Con movimenti fluidi aveva fatto a pezzi tutto ciò che gli era capitato a tiro e per chiudere in bellezza aveva fatto un inchino con un sorriso sfrontato, apprezzato dagli uomini che lo guardavano.
Dopo aver appoggiato le armi se ne andò.
Arrivò dunque il turno di Venerix, che dopo essersi presentata non perse tempo e afferrò una pesante balestra carica con dei dardi. Con leggerezza fece più di una capriola, come per schivare un colpo, per poi puntare ad un bersaglio e colpirlo nel centro.
Ripeté le stesse azioni più volte, con estrema eleganza e senza esitazione, e ciò poteva significare solo punti a suo favore.
Una volta terminata la dimostrazione delle proprie abilità lasciò il posto a Charles, che aveva richiesto una katana. Si avvicinò a quell'arma meravigliosa che lui apprezzava tanto, fece un inchino solenne e la impugnò; si avvicinò a cinque manichini posti in riga uno accanto all'altro e con un unico movimento così veloce che a stento si riuscì a notare tagliò la testa ad essi in un solo colpo.
Sistemò altre tre file di manichini, e dopo averli fatti a brandelli in pochi secondi, ripose la spada, si inchinò e lasciò lo spazio a Levi.
Dopo qualche minuto di attesa per la sistemazione della palestra, finalmente la mora entrò, con un sorriso sulle labbra pronta a dimostrare le sue abilità.
Sulla parete di fondo vi era un bersaglio, su delle strutture vi erano appoggiate una lancia ed un arco. Dopo essersi presentata, in fretta e furia scoccò la freccia che si conficcò al centro del bersaglio, per poi prendere la lancia e scagliarla su di essa, spezzandola e centrando il punto più importante con tale forza da formare una crepa su di esso.
Gli strateghi zittirono meravigliati dalla sua mira, lei ridacchiò felice fra sé e sé e dopo un saluto se ne andò.
Alcuni minuti dopo fece il suo ingresso Patrick, il Tributo del Distretto 3, che con dei colori riuscì a mimetizzare un coltello, per poi attaccare sulla lama degli elettrodi particolari. Una volta terminato il suo lavoro sulla lama, lanciò l'arma in una vasca d'acqua, che immediatamente fece scintille: il coltello era stato reso elettrico e stava fulminando tutto ciò che aveva intorno.
Qualche stratega applaudì affascinato, qualcun'altro sbadigliò, in ogni caso il suo turno era finito, così dopo una sistemazione dello stanzone entrò Ywen, che aveva voluto compiere un azzardo, ovvero utilizzare una spada.
Aveva imparato solo alcuni giorni prima ad usarla, ma era abbastanza sicura, così la impugnò e cominciò a fare a pezzi dei manichini con grande abilità, ma certamente non quanta ne potessero avere i Favoriti esperti di armi da anni.
Tuttavia ciò che aveva fatto era notevole e per questo motivo gli strateghi ebbero da discutere parecchio sul voto da assegnarle.
Dopo una decina di minuti comparve Nathan, armato di un tridente che maneggiò con scioltezza, prima infilzando dei manichini, poi lanciandolo contro di essi e riprendendolo con velocità. Senza troppa fatica aveva fatto un bel macello nella palestra, ma con stile. Si inchinò sorridente alle persone che lo stavano guardando, ripose l'arma e se ne andò.
Poco dopo fece il suo ingresso Ginevra, che prese una spada e con la destrezza che solo un Favorito poteva avere se la passò tra le mani e dietro la schiena, per poi mutilare, infilzare e distruggere la ventina di manichini che aveva intorno in poche decine di secondi. Questa era la grande differenza di abilità con la spada che un Favorito aveva con un Tributo di un qualsiasi altro Distretto e ciò poteva essere determinante per il voto di Ywen.
Passando oltre la sua dimostrazione di abilità, arrivò il turno di Tom, che per la sua sessione privata estrasse del veleno da dei fiori velenosi, creando un siero potentissimo, ma dato che non era permesso utilizzarlo con esseri viventi la sua azione era stata praticamente inutile.
Deluso, lasciò il posto a Daenerys, che si affrettò a mostrare ciò che aveva imparato nel suo Distretto. Ella con materiali che aveva richiesto tempo prima fabbricò in pochi minuti una trappola elettrificata, ma silenziosa, cosa che lasciò perplessi gli strateghi.
Ma la sua dimostrazione era tutt'altro che finita: Daenerys corse a prendere un manichino usato spesso per la postazione del corpo a corpo e cominciò a colpirlo con vari pugni e calci ripetutamente, mostrando le proprie abilità.
Dopo aver tirato l'ennesimo calcio volante, il manichino cadde sulla trappola ed immediatamente venne elettrificato, con una conseguente esplosione che lo fece saltare in aria.
Gli strateghi erano stupiti da quella dimostrazione, senz'altro geniale per alcuni, poco interessante per altri.
Lei si inchinò e ritirò, dando la possibilità di entrare a Peter, che con una tavolozza ed un pennello si dipinse il corpo di colori scuri fino a mimetizzarsi in un piccolo spazio verde.
La prova non entusiasmò gli strateghi, ma era comunque qualcosa.
Dopo di lui toccò ad Alyson, la sua cara compagna di Distretto, che riuscì a riconoscere dieci diverse specie di piante senza problemi, ma anche senza lo stupore degli strateghi.
Arrivò dunque il turno di Jace, che impugnò saldamente due asce e fece strage di manichini. Dopo averne distrutti almeno dieci, si precipitò ai bersagli per lanciare le proprie armi su di essi, prendendoli esattamente nel centro. Una prova degna di un Favorito. Il primo stratega sfoggiò un lieve sorriso, poi congedò il ragazzo, per far entrare la compagna di Distretto, ovvero Lyra, che aveva richiesto una frusta per la sua prova.
Dal mondo magico in cui viveva aveva imparato ad usare quell'arma con stile e mirando a diversi bersagli come delle bottiglie centrò tutto quello che voleva colpire.
Non era stata una prova brutale ma certamente molto affascinante, o almeno abbastanza da non annoiare gli osservatori.
Arrivò dunque il turno del Distretto 8, con Ryan che con tutta la velocità possibile riuscì a creare una trappola legata ad una struttura, che avrebbe simulato un albero. Spinse sulla sua creazione un manichino, che gli strateghi videro come un ignaro Tributo, ed esso venne tirato sul ramo rimanendo appeso. Nel prestare attenzione a ciò che stava accadendo gli osservatori non fecero caso al ragazzo, che si era nascosto dietro la struttura, per poi silenziosamente sgusciare fuori e sgozzare il manichino con un coltellino.
Quella che aveva appena rappresentato sarebbe stata un'ottima tattica in arena, così gli strateghi sorrisero e congedarono gentilmente Ryan, che lasciò il posto alla compagna di Distretto.
Quest'ultima, ovvero Elinor, si esercitò nel creare nodi particolarmente difficili, che richiedevano conoscenze particolari, come quelle di un ragazzo del Distretto 4.
La prova di certo non entusiasmò gli strateghi come una strage di manichini, ma li interessò parecchio, quella ragazza sembrò loro un tipo davvero interessante.
Dopo di lei fece il suo ingresso Yolo, del Distretto 9, che diede il meglio di sé arrampicandosi su di una struttura simile ad un albero finto, appendersi ad esso per le gambe e rimanendo dunque a testa in giù, per poi scagliare parecchi coltelli a dei bersagli, riuscendo a centrarli in pieno. Era stata una prova curiosa e decisamente interessante, che la bellezza del ragazzo contribuiva a rendere notevole.
Ma era giunto il momento di vedere la prova di Ludmilla, che si era presentata un solo giorno su tre all'addestramento.
Con passo deciso e con fare snob la bionda entrò in palestra, per poi cominciare a mormorare una formula al contrario. Quando lei prese in mano un ventaglio pieno di lame a sua disposizione e lo scagliò contro un manichino, essò scoppiò in un fumo rosso che prese la forma di un diavolo. Si sentì una voce con tono grave e gli strateghi impallidirono.
Poco dopo tutto finì e lei prese parola, indicando lo stratega con cui "aveva avuto da fare" qualche notte prima: " Sei dotato, ma ce l'hai piccolo e penso che tu soffra di disfunzione erettile. "
I colleghi dell'uomo lo guardarono imbarazzati per lui, mentre Ludmilla con una risata malefica si apprestava a tornare nella sua stanza.
Arrivò quindi il turno del Distretto 10, con Joe che mise in mostra i suoi possenti muscoli.
Il ragazzo aveva richiesto di sistemare per lui una decina di pesi, così prendendone due per volta lì scagliò contro bersagli che ruppe, con grande sorpresa per gli strateghi. Tuttavia essi erano stanchi per via della grande quantità di prove che avevano visto, così congedarono in fretta il ragazzo, che lasciò il posto ad Arrow.
Quest'ultima per la sessione privata decise di lanciare coltelli. Gli strateghi sbuffarono, la sua dimostrazione era particolare, era brava con quelle armi per essere un Tributo proveniente dal 10, ma loro avevano già visto Michael nel Centro Di Addestramento usarle in modo divino, così la sua prova non li entusiasmò particolarmente.
Subito dopo di lei comparve Deemer, il Tributo maschio del Distretto 11, che anche lui si esibì con i coltelli. Ci metteva più forza di Arrow nel lanciarli, ma la sua mira per questo ne risentiva, costringendolo a mancare alcuni bersagli. Dopo che fu congedato la stessa sorte toccò a Meruel.
I suoi osservatori erano abbastanza stufi di guardare gente lanciare i coltelli, così anche solo dopo un paio di errori tentarono di mandare via la bambina, che a quella richiesta sorprese tutti lanciando una lama perfettamente nel centro di un bersaglio.
Fece un piccolo inchino, poi se ne andò.
Arrivò dunque il turno di Blade, che decise di costruire molte trappole complicate in pochi minuti. Ne aveva create dieci, quando gli strateghi decisero che ciò che aveva fatto era bastato, nonostante avessero passato gran parte del tempo a mangiare e scherzare fra di loro.
L'ultimo Tributo ma non per importanza fu Adele, che per la sua sessione privata scalò molto velocemente una struttura per l'arrampicata, arrivando in cima in poco tempo. Ciò era abituata a farlo sin da quando stava nel Distretto 12, così non fu difficile per lei compiere quella prova, che per quanto brillante non attirò particolarmente l'attenzione degli strateghi.
Senza inchinarsi ma salutando, Adele se ne andò.

*****
Quella sera tutti i Tributi erano in trepidazione per i voti che avrebbero preso per le loro prove. Caesar Flickerman salutò caldamente il pubblico di Capitol City dal suo studio e cominciò a leggere i voti assegnati ai ventiquattro ragazzi, di cui compariva il viso di ognuno ogni pochi secondi.
 
Michael Gregory Barrett: 10
 
Venerix Luxarim: 10

Charles Blade: 9

Levi Knowell: 10

Patrick Noah Davie: 7

Ywen Wyd-Sefren: 6

Thomas Ricemond: 10

Ginevra Eglantine: 10

Tom Walk: 4

Daenerys Lightning: 8

Peter Hart: 6

Alyson Winderblow: 5

Jace Finstart: 11

Lyra Byrnik: 5

Ryan Blue: 8

Elinor Gray: 8

Yolo Wilkinson: 9

Ludmilla Violet Alsar: 12

Dylan Joe Willow: 8

Arrow Wright: 6

Deemer Laughtfield: 5

Meruel Jones: 7

Blade Roxars: 6

Adele Garlehk: 6

Dopo aver annunciato tutti i voti Caesar Flickerman augurò una buona serata a tutto Panem, con appuntamento alla sera dopo per il giorno delle interviste.  

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Capitolo 22
*** Le Interviste ~ Parte 1 ***


Le interviste ~ Parte 1
 
Dopo un giorno di esercitazioni con i mentori era finalmente giunta la sera delle interviste. Venerix stava seguendo Cashmere e Michael lungo un corridoio, tenendosi ad alcuni metri di distanza dai due, che parlavano allegramente dei vestiti che avrebbero indossato a breve.
Poco prima di arrivare a destinazione, ovvero una porta alla fine del corridoio, la mora andò incontro Cinna, lo stilista del Distretto 12. Egli stava camminando in direzione opposta alla sua guardandola di sottecchi e una volta arrivato vicino alla ragazza mormorò " Quindi questa stasera...".
Venerix annuì, per poi proseguire per la sua strada, mentre Cinna continuava per la sua.




 Caesar Flickerman quella sera era più allegro che mai, vestito di un completino viola e bianco fin troppo brillantinato, le labbra del medesimo colore per via di un particolare trucco, gli occhi viola grazie a delle lenti a contatto colorate e i capelli tinti raccolti in una coda.
Egli arrivò sorridente in studio, con un microfono in mano " Buonasera pubblico di Capitol City e benvenuti alla Terza Edizione Della Memoria!"
Un boato si alzò dalla gente e lui rise soddisfatto " Domani cominceranno i settantacinquesimi giochi, possiamo solo immaginare per ora la sorpresa che ci riserveranno i nostri strateghi con l'arena! Sarà proprio lì che vedremo i nostri Tributi! Allora, che ne dite di conoscerli un po'?"
Il pubblico gridò il suo assenso e il presentatore fu contento di poter cominciare.
" Bene signori e signore, diamo il benvenuto al nostro primo ospite, dal Distretto 1 ecco a voi Venerix!"
Si alzò un applauso e la ragazza fece il suo ingresso, portando delle scarpe azzurre con il tacco da dodici centimetri, un vestito lungo a strati ed un trucco del medesimo colore. Una volta giunta al suo posto Caesar baciò la mano di Venerix, che si sedette.
" Wow, Venerix, mora o bionda sei sempre uno splendore! Ma raccontaci un po': mi hanno detto che sei una vera dura, una ribelle: ciò centra qualcosa col colore dei tuoi capelli che hai voluto tingere?"
La ragazza si scostò una ciocca dal viso e rispose " Beh, sai che ti dico? Chiunque abbia detto che sono una dura, ha perfettamente ragione. Per quanto riguarda il secondo aggettivo, io mi definirei più una... Portatrice della verità, una ragazza che vuole far aprire gli occhi a Panem. A tutto Panem. Per i miei capelli invece... Semplicemente, non riuscivo a sopportare il peso dei capelli biondi in un distretto fatto solo di teste bionde. Sarei completamente impazzita. Essere parte di un Distretto di sole oche e di senza cervello, non credo possa essere definito un vanto, quindi mi sono voluta differenziare, ho voluto far capire che io nella mia anima non appartengo a quel Distretto. Un gesto di ribellione? Si. Non mi importa se questo é fuori dai programmi del Presidente Snow... Che presidente é se teme un po' di tintura o una manciata di bacche? "
Caesar rimase spiazzato dalla risposta della ragazza, nessun Tributo aveva mai osato dire queste cose nonostante le pensasse. Al presentatore in un lampo vennero in mente immagini della ragazza bruciata da un incendio o sbranata dagli ibridi per il volere degli strateghi, cose che avrebbero probabilmente fatto per le sue parole. In pochi attimi l'uomo cercò di ricomporsi e cambiare discorso.
" Il presidente non ha mai parlato di paura Venerix e sicuramente per questi giochi nessuno dovrà dimostrare di averne. Ora raccontaci, c'è qualcuno di importante che ti aspetta a casa?"
"Beh... Posso dire di si. Ma c'è qualcuno di importante che mi aspetta anche non a casa. Nel mio Distretto ci sono i miei fratellini, Aurum e Precius, e Syrta, la mia... Migliore amica da sempre. Ehi Syrta!" si rivolse verso una telecamera "Spero starai badando a quelle due pesti! Fallo per bene o ti uccido!" ridacchiò, per poi tornare a parlare con Caesar  "Invece fuori dal mio Distretto ci sono i miei angeli custodi... Mio zio e mia zia, morti anni fa per colpa della Capitale... E mia sorella Elixandra... Morta per gli Hunger Games. É anche per lei che mi sono offerta... Voglio che la sua morte sia rivendicata... Lei sarebbe dovuta essere in una casa al Villaggio Dei Vincitori, e probabilmente io ora non sarei qui. Ma, ehi! La colpa non é certo sua!" fece un sorriso triste.
" Sono certo che riuscirai a raggiungere il tuo obbiettivo. Ora, un'ultima domanda Venerix... vincerai questa Edizione Della Memoria?" le sorrise.
" Io lo farò. Lo farò. Per i miei fratellini, per i miei genitori, per mia sorella, per i miei zii, per tutte le vittime innocenti di questi perversi giochi..." si alzò e strappò alcuni strati del suo vestito, accorciandolo fino al ginocchio. Il suo stilista si mise una mano al volto nel vedere il suo lavoro distrutto "Per i distretti più remoti, per gli innamorati sventurati..." si girò con la schiena verso il pubblico e in parte la scoprì: si potevano vedere delle tracce di inchiostro nero, un tatuaggio enorme. Si intravedeva un cerchio con delle ali. " Per chi ha sofferto a causa del presidente Snow, lo farò per ridare la libertà ai distretti!" si scoprì completamente la schiena, mostrando a Panem la figura di una ghiandaia imitatrice tatuata. Tutti zittirono e Venerix si girò baciandosi le tre dita centrali della mano sinistra e alzandola verso il pubblico.
Nessuno osò reagire per paura delle conseguenze, ma la ragazza era soddisfatta da ciò che aveva fatto. Venne udito un suono metallico che segnalava la fine del tempo disponibile per il Tributo femmina dell'1, così Caesar improvvisò " Beh, pubblico di Capitol City, un saluto a Venerix!"
Le persone, ancora scioccate, applaudirono senza però la voglia di farlo e la ragazza se ne andò, lasciando spazio a Michael.

Il pubblico non si era ancora ricomposto, ma il presentatore cercò comunque di riprendere in mano la situazione con il bel ragazzo biondo, vestito elegantemente con una camicia e scarpe bianche, giacca e pantaloni azzurri ed un fiocchetto del medesimo colore.
" Michael, è un piacere conoscerti, ora posso dire di aver avuto il piacere di parlare con la famiglia Barrett al completo! Tuo padre qualche decennio fa, mentre tuo fratello sono appena tre anni che ha vinto gli Hunger Games, sai, gli assomigli molto. Siete una famiglia molto conosciuta ed apprezzata qui a Capitol City, insomma siete i proprietari di una delle Accademie Speciali più prestigiose di Panem! Toglimi una curiosità, quando hai iniziato ad allenarti?"
" Uh, beh, contano i calci dati nella pancia di mia madre?"
Al pubblico sfuggì una risatina, l'atmosfera stava piano piano diventando piacevole.
" Ma certo!" rise " Immagino la tua povera mamma cosa abbia dovuto sopportare! Beh dai Michael, suppongo che ora ti stia aspettando ansiosamente a casa. Ma dicci un po', è l'unica donna che ti attende?"
" Oh beh, probabilmente..." si passò una mano sul collo.
" Non se la beve nessuno, Michael! Un fusto come te chissà quanti cuori avrà spezzato!"
" Purtroppo non posso negarlo Caesar! Ma devo ammettere che al momento sono più interessanti le ragazze di questa Edizione Della Memoria che quelle del mio Distretto."
" Oh, bene giovani donne, ricordatevi ciò: se volete risultare più interessanti ad un ragazzo offritevi come Tributi alla mietitura!"
Le persone in sala risero, così il presentatore proseguì con un'ultima domanda.
" Michael, chi sarà la tua prima vittima?"
" Di certo non una bella ragazza!"
Caesar rise di gusto, così come gli spettatori, e al suono metallico si alzò in piedi con l'ospite " Un applauso per Michael!"
E dopo avergli stretto la mano, continuò la serata con Levi, il Tributo femmina del Distretto 2.
Al suo arrivo la ragazza indossava un vestito nero brillantinato lungo fino al ginocchio, delle scure scarpe col tacco ed una collana d'argento. I suoi capelli erano raccolti in una coda alta e gli occhi erano risaltati da un trucco pesante.
Il presentatore la guardò meravigliato e la invitò a sedersi, per poi cominciare l'intervista.
" Ragazza mia sei bellissima! Da chi hai preso questa tua grande bellezza? "
" La bellezza è mia. Sono un essere indipendente, e tutto ciò che ho è mio, e di nessun altro." rispose con ovvietà.
" Beh lasciatelo dire, sei davvero unica! Quale parte di te potrebbe portarti alla vittoria?"
" Tutta me stessa può portarmi alla vittoria. " continuò freddamente, accennando un falso sorriso.
" Wow Levi, sembri davvero sicura di te, pronta per i giochi, qui a Capitol City. Parlando invece del tuo Distretto, c'è qualche bel ragazzo ad aspettarti a casa?".
" Come ho già detto prima, sono un essere indipendente. Inoltre l'amore rende deboli, vulnerabili, distrae dai propi obbiettivi, ti cambia. Non voglio cambiare per qualcun altro."
" Caspita, sei davvero concentrata e determinata, sono cose importanti per quanto riguarda gli Hunger Games. Sono certo che ti distinguerai in questa Edizione. Signori e signore, Levi!"
Il pubblico applaudì e la ragazza venne congedata.
Pochi attimi dopo arrivò Charles, in smocking. Caesar lo fece accomodare e cominciò l'intervista.
" Allora Charles, alla mietitura ti sei offerto al posto di un ragazzo handicappato. Molto nobile da parte tua, cosa ti ha spinto a farlo?"
" Non mi importava veramente di salvare la pelle a quel ragazzo. A me importava di partecipare perché se vincerò non dovrò più lavorare, mentre se perderò mio padre morirà con me."
" Beh, quindi se perderai sicuramente non morirai da solo! Ma chi era quell'uomo che sbraitava alla tua mietitura?"
" Mio padre... lo odio." affermò con un luccichio negli occhi.
" Un ultima domanda Charles, cosa pensi di fare se riuscirai a tornare a casa?
" Certamente mi impegnerò nel ruolo di mentore."
" Ottime risposte." Fece una pausa "Signori e signore, un applauso per Charles!"
Dopo il saluto al ragazzo si passò ai Tributi del Distretto 3, cominciando con Ywen, che indossava un lungo abito verde acqua, scarpe col tacco abbinate, dei guanti bianchi e grandi orecchini dorati. Caesar le baciò la mano, per poi invitarla a sedere.
" Allora Ywen, parliamo un po' della tua mietitura. La donna che gridava era tua madre?"
La ragazza sospirò, per poi rispondere "Sì, era lei. E' stato un dolore immenso per me sentire il mio nome alla Mietitura, perché la prima preoccupazione è stata per la sua vita."
" Capisco... tuttavia lei farà da mentore a te e al tuo compagno di Distretto. Pensi che la cosa vi influenzerà?"
"Sinceramente a me sì, soprattutto perché vicino a me posso avere un mentore pronto a darmi consigli per sopravvivere e una madre per consolarmi nei momenti peggiori. Non sono due personaggi fusi, ma separati, che interverranno quando servirà. Penso sia meglio di una persona che non conosci, senza togliere nulla alla bravura degli altri.
Comunque mamma non è rimasta influenzata nel suo ruolo di mentore di Patrick, so che darà al mio compagno di Distretto ciò che darà a me, e questo mi rende veramente fiera di lei." rispose lei tutto d'un fiato, dando soddisfazione al pubblico per le sue parole.
" Questa è senz'altro un'ottima cosa, Ywen. Parliamo ora della tua sessione privata. Gli strateghi ti hanno assegnato come voto 6, eppure sembravi a tutti il Tributo più determinato a migliorare. Oddio, 6 è un buon voto, ma pensavo puntassi a qualcosa di più. Come mai è successo ciò?" chiese Caesar.
" Innanzitutto, grazie per aver detto che sembravo il Tributo più determinato a migliorare. La considero una cosa positiva, anche perché non mi vedo così. Anzi, per me sono già migliorata parecchio: in vita mia non avevo mai usato un'arma, quindi partivo dall'uno, e arrivare al sei, che è a metà strada fra l'uno e il dodici, è stato un passo in avanti pazzesco. Spero di poter ottenere risultati del genere anche nell'arena. Detto ciò sono contenta del mio voto e non ritengo che sia una cosa negativa."
" Beh Ywen, questi complimenti te li meriti tutti! O no?" chiese al pubblico di Capitol City, che esultò. " Visto? Bene signori e signore, un applauso per Ywen!"
La gente acclamò la ragazza, che se ne andò. Dopo di lei giunse Patrick, vestito di un semplice completo maschile di colore grigio.
Caesar lo fece accomodare e cominciò subito a fare domande.
" Allora Patrick, mi è stato detto che hai una passione per l'elettricità e gli esplosivi, ti va di parlarcene?"
" Si, sono davvero appassionato. Sin dalla tenera età "giocavo"con il lavoro di mio padre, il tempo e l'età hanno fatto il resto." rispose.
" Beh ciò probabilmente lo scopriremo in arena! Passando ad altro... la madre della tua compagna di Distretto sarà la tua mentore, pensi che ciò influenzerà la tua situazione in arena?"
" Beh non so, probabilmente. Ho avuto modo di conoscerla e non mi ha negato consigli, è stata disponibile. É una brava persona."
" E' un'ottima cosa, Patrick, un qualunque altro genitore sarebbe stato di parte. Passando alla mietitura, chi è venuto a trovarti nel Palazzo di Giustizia?"
" Al palazzo sono venuti i miei familiari, il mio migliore amico e sua sorella, ho promesso loro che sarei tornato e così farò!"
" Sono certo, che ce la metterai tutta. Pubblico di Capitol City, Patrick!" lo fece alzare e sotto gli applausi degli spettatori venne congedato.
Al suono metallico fece il suo ingresso Ginevra, che indossava un lungo abito rosso ornato da vari cristalli, di cui alcuni pendevano dalle sue orecchie come orecchini. I capelli erano lisciati e intrecciati tra loro, in modo da donare un aspetto dolce al suo viso. Lo stesso Caesar rimase impressionato dalla sua bellezza, tanto che per i primi momenti non riuscì a spiccicare parola.
" Buonasera Ginevra, wow. Con la tua bellezza hai zittito tutti a quanto pare!" si rivolse verso il pubblico, che rise, poi egli la fece accomodare " Sei bellissima, ancora di più di quanto lo fossi il giorno della Cerimonia D'apertura. Il tuo vestito quella volta ha fatto un successone, come ti sei sentita ad indossarlo?"
Lei sorrise lusingata e con un tono molto dolce e cortese rispose " Sei troppo gentile, Caesar! Ma… Non mi avete ancora vista appena svegliata! Gli stilisti hanno fatto un lavoro eccezionale per me e Thomas, sono stati così gentili e pazienti… Grazie a loro mi sono sentita per la prima volta bellissima.” poi si girò verso il pubblico e sorridendo continuò “E credetemi, ce n’è voluto di tempo!”
Il pubblico sorrise addolcito e così fece anche il presentatore.
" Sei molto modesta, Ginevra. Che ne dici di parlare un po' della tua sessione privata? Il tuo voto è stato 10. Ne sei soddisfatta? Credi nelle tue capacità?”
Lei mantenne il suo sorriso e con educazione prese di nuovo parola "Ho fatto del mio meglio. Sono molto soddisfatta del mio voto. Sapevo di cavarmela, ma non così tanto… guardando gli altri tributi mi sono resa conto di non essere di certo la migliore, e che c’è un’enorme concorrenza. Credo di avere delle possibilità di giungere alla vittoria, ma credo anche che sarà molto faticoso” e con tono più determinato aggiunse “Non so come andrà a finire. Ma metterò tutto l’impegno possibile. A differenza di alcuni, ho uno scopo da raggiungere.”
" Noto che sei molto determinata Ginevra, sono certo che non passerai inosservata agli occhi del pubblico, tantomeno a quelli degli altri Tributi. Ora concedimi un'ultima domanda: alla tua mietitura hai fatto un breve discorso che ha commosso tutti. Chi era l'uomo per cui hai deciso di provare a vincere?"
A quelle parole le si rizzarono i peli sulle braccia. Un brivido la percorse e le sue guance si accaldarono. In quei giorni Ginevra si era concentrata solo sulle sue abilità e sulla probabilità di vittoria, accostando il vero motivo per cui si trovava lì. Suo padre. Quando lui le venne in mente non poté fare a meno di lasciar scorrere delle lacrime sul suo viso e non trattenere un singhiozzo. Aveva tentato invano di tenere la sua maschera da dura, ma davanti a tutto Panem stava mostrando il suo punto debole. La famiglia. Avrebbe voluto scappare, andarsene dallo studio, ma si sforzò di rispondere.
" Mio padre. È tutto ciò che mi è rimasto e a causa di una grave malattia ha perso la vista e presto morirà. Eppure è la persona migliore del mondo, il mio modello. Merita molto di più. Ho deciso di partecipare ai Giochi non per mettere inutilmente a rischio la mia famiglia, né per un malsano e ridicolo desiderio di gloria: se sopravvivrò a tutto questo, potrò pagare le cure per lui e restituire tutto ciò che mi ha dato. Se morirò, ed è qualcosa da non escludere, morirà solo prima del previsto, ma potrò dire da lassù che io ci ho provato, sacrificando la vita che sognavo quando ero bambina: è il minimo che una figlia possa fare, per un padre così straordinario.” Il suo tono era diventato insicuro, fin troppo fragile per continuare a parlare. Caesar lo capì e cercò di aiutarla.
" Sono certo che lui sia fiero di te e lo sarà qualunque cosa accada. Vi auguro tutta la fortuna del mondo. Signori, Ginevra!" la prese per un braccio e l'aiutò ad alzarsi. Con le lacrime agli occhi la ragazza accolse l'applauso del pubblico commosso e una volta uscita dallo studio poté sfogarsi con il suo mentore, che l'abbracciò, nel tentativo di consolarla.
Subito dopo di lei arrivò il turno di Nathan, con cui gli stilisti avevano osato parecchio. Indossava scarpe e pantaloni neri, una camicia bianca aperta ed un ciondolo con un dente di squalo. I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni con del gel.
Tutte le ragazze presenti in sala impazzirono al vederlo arrivare, soprattutto per i suoi muscoli dell'addome e del petto ben in vista.
Con un sorriso smagliante egli porse la mano a Caesar e i due si sedettero sulle poltrone.
" Finalmente ho il piacere di conoscerti, Thomas! Sei pronto per entrare in azione?"
" Ovviamente, credevi il contrario? " chiese sicuro di sé.
" Certo che no! Un fenomeno come te non può che essere preparato! Ma nel tuo Distretto sono tutti dei campioni alla tua altezza? Che rapporto avevi con le persone del tuo stesso Paese?"
" Mah, a dirla tutta, la gente del mio Distretto era gente normale, tranne quei poveri sfigati che frequentavano la mia accademia. In generale non mi cagavo proprio nessuno di loro, passavo il tempo semplicemente assieme ai miei amici, che saluto." fece l'occhiolino alla telecamera.
" Beh scommetto che al momento stiano facendo il tifo per te da casa! Mentre per quanto riguarda la tua famiglia, com'è il tuo rapporto con essa? E come ti senti ora, dopo averla abbandonata e perso tuo fratello Nathan in un incidente alquanto sospetto?"
A quelle parole Nathan sbiancò, cominciando a tremare, per poi arrivare a sudare. Cercò di trattenere invano l'agitazione, per poi prendere parola "Cosa?!" balbettò "Che cazzo avete fatto a mio fratello?!" si guardò intorno, spaventato. "Ti prego, dimmi che è uno scherzo, per favore." gli occhi cominciarono a bruciargli.
" Pensavo lo sapessi, Thomas. Tuo fratello è morto misteriosamente la mattina stessa in cui sei partito per Capitol City."
Nathan non disse nulla, ma cercò di assimilare ciò che aveva appena sentito.
" Credo tu sia troppo scioccato per parlare. Signori e signore, un applauso per Thomas!"
Il pubblico, che era rabbrividito alla scena, si sforzò di applaudire, come per consolare il ragazzo, che al tocco del presentatore spinse quest'ultimo, per poi urlare " So che siete stati voi, vigliacchi! Non permetterò che la passiate liscia, sono stato chiaro?! Io vincerò e non vi darò mai pace, per Nathan!" e dopo aver fatto ciò se ne andò irritato.
Una volta fuori dallo studio Finnick lo sbatté al muro.
" Nathan smettila di fare così." il ragazzo lo ignorò " Mi hai sentito? SMETTILA!" lo tenne stretto alla parete " Se ciò è successo è solo colpa tua, ricordatelo. Ora smettila di fare il bambino e vai a riposarti, hai ventitré persone da uccidere domani." gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò.
Già, ventitré persone da uccidere, per il semplice divertimento di un mucchio di persone senza cuore.

N.d.A. Ecco a voi cari lettori un capitolo per Pasqua! Buona Pasqua a tutti e buone vacanze!
-Kia

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Capitolo 23
*** Le Interviste ~ Parte 2 ***


Le Interviste ~ Parte 2

Al suono metallico Caesar Flickerman accolse la nona intervistata della serata, ovvero Daenerys, con un sorriso. La ragazza indossava un abito giallo, dei lunghi guanti semi-trasparenti e degli orecchini d'argento. Lui le strinse la mano e la fece accomodare, per poi cominciare a porle delle domande.
" Daenerys, nella sessione privata hai preso un 8 e con ciò hai sorpreso tutti. Cosa dovremmo aspettarci da te in futuro?"
La ragazza inspirò a fondo, poi rispose " Non vorrei deludere le vostre aspettative, quello che sono lo devo alle doti intellettive di mio padre e alla forza di mia madre. Devo tutto alla mia famiglia e li renderò orgogliosi di me, tornando da loro... "
" Sono certo che non li deluderai. Passando ad altro: alla tua mietitura tutti hanno notato una ragazza che ti abbracciava, di chi si trattava?"
" Nathalie... mi manca già, Caesar. Lei è la mia migliore amica, andiamo a scuola assieme e siamo anche colleghe, alla fabbrica... solo lei sa davvero chi sono... " raccontò tristemente.
" Immagino, deve essere dura sciogliere un rapporto così profondo. Nei hai passate tante, Daenerys, hai anche perso tuo fratello maggiore negli Hunger Games. Me lo ricordo, lui, l'ho guardato negli occhi non molto tempo prima della sua morte. E' stata dura riprendersi?"
" E' stata più dura per mio padre, che si incolpa ancora della sua morte. Mi manca lo ammetto, ma forse sto meglio senza di lui... "
" In che senso?" Chiese incuriosito il presentatore.
Alla ragazza salirono delle lacrime agli occhi al ricordo di ciò che stava per raccontare, ma decise di ricacciarle indietro per mostrarsi forte a Panem. " Beh, Caesar, lui era solito a fare violenze fisiche su di me nei momenti di stress... mi ha picchiato molte... troppe volte." balbettò " E i miei genitori non hanno mai saputo niente."
Calò il silenzio in studio, lo stesso Flickerman era senza parole.
Dopo alcuni attimi di stupore egli riprese parola " Da come ti vedo qui forse non avrai superato ciò che è successo, ma di certo sei una ragazza molto forte. So che non ti farai abbattere da tutto questo."
Al suono metallico il presentatore tirò un sospiro di sollievo e fece alzare la ragazza.
" Un applauso per Daenerys!"
Il pubblico acclamò il Tributo, la cui intervista era stata parecchio interessante per tutti. Nonostante il dolore provato, lei non poteva non essere soddisfatta.
Caesar poco dopo presentò il compagno di Distretto di Daenerys, ovvero Tom. Egli indossava degli abiti rossi e bianchi simili ad una divisa scolastica e degli occhiali da persona intellettuale.
" Allora Tom, come ti sembra Capitol City?" chiese il presentatore, sorridente.
" Molto interessante Caesar, avete una tecnologia decisamente più avanzata rispetto a quella del mio Distretto, è fantastico."
" Certamente! Capitol City è il massimo! Comunque, so che sei appassionato di scienza, hai mai pensato di venire a studiare qui?"
" Oh, beh, prima sapevo poco della nostra amata Capitale, quindi non ci ho mai riflettuto bene, ma ora che ho potuto osservare la sua bellezza sono rimasto estasiato e spero davvero un giorno di poterlo fare."
" Immagino sia il sogno di molti scienziati come te, Tom. Parlando invece del Distretto in cui sei nato, cosa ti manca di più di esso?"
" Cosa mi manca? Certamente tutti quei campioni disponibili da analizzare, i prototipi da perfezionare, l'emozione di poter scoprire qualcosa di nuovo." rispose tranquillamente " Ma so che qua ci saranno cose ancor più interessanti."
" Sono certo che sazierai la tua curiosità. Signori e signore, un applauso per Tom!" al suono metallico fece alzare il ragazzo e quest'ultimo se ne andò, lasciando il posto ad Alyson, la ragazzina del Distretto 6, che portava uno splendente abito color smeraldo.
" Benvenuta Alyson! Sembri abbastanza tranquilla, sei sicura di te per questi giochi?" esordì l'uomo.
" Sicura di me? Sto per decidere se merito di vivere più di altri ventiquattro ragazzi, se voglio morire o uccidere, se condannare qualcuno ad uccidermi e vincere tenendosi sensi di colpa che lo divoreranno per tutta la sua vita o vincere io stessa. O suicidarmi, che oggettivamente sarebbe la cosa migliore che si possa fare sia per me che per loro, che sarebbe però un torto a chiunque mi voglia bene... E alla vita. ...Ma certo, Caes, sono molto tranquilla." la sua risposta era strana, soprattutto per il fatto che il suo tono era gentile e quasi lieto.
" Ci fa piacere, Alyson. Vedo che hai molto a cuore il concetto di senso di colpa, a proposito di esso, c'è qualcosa di cui ti sei pentita di aver fatto?"
" C'è qualcosa di strano nel sentirsi spacciati, sai? Non ho proprio niente da perdere e non mi va di passare questi due minuti così. Caes... Quello è il colore naturale dei tuoi occhi o porti delle lenti a contatto colorate?" chiese incuriosita lei. Quella domanda lasciò spiazzato il presentatore, che improvvisò.
" Sono lenti a contatto, insomma, chi ha mai visto un essere umano con gli occhi color viola acceso naturali?" ridacchiò cercando di coinvolgere il pubblico.
" E qual è il tuo colore "naturale" allora?" domandò la ragazza presa sempre di più dalla curiosità.
" E' un segreto, mia cara Alyson." cercò di essere gentile Caesar.
" Secondo me sono castani. Di quel castano così caldo e profondo, così comune e così speciale... Nessuno ha gli occhi della stessa sfumatura, e sono tutti meravigliosi. Veri, reali... Occhi di una persona." continuò lei, diventando quasi triste e lanciando delle occhiate ai capitolini.
" Eh già, sono misteri della vita. Passando ad altro, conoscevi già il tuo compagno di Distretto?"
" Conosco un po' tutti, nel 6. Peter... Ma come si chiamavano quelle lampade? È la prima volta che le vedo, ma credo siano al neon. Luce rossa, altrimenti sarebbe un altro gas. Particelle ionizzate con una scarica elettrica, emettono questa radiazione di luce perchè l'onda luminosa è a poca energia. Il rosso... è il colore... più freddo..." fu vaga nella sua risposta, pensando a qualcos'altro.
Caesar era disorientato, ma nel suo profondo aveva chiaro il pensiero della ragazza.
Rosso... ....sangue.

Per sua fortuna il suono metallico scattò e l'uomo riuscì a congedare la ragazzina, pregando che il compagno di Distretto potesse collaborare di più.
E così Peter arrivò, vestito di semplici abiti grigi e bianchi, con passo insicuro e voce tremolante, nonostante il presentatore fosse bravo a mettere a proprio agio i Tributi.
" Eccoci Peter, è appena finito il turno nella tua compagna di Distretto." fece una pausa, poi scambiò un'occhiata d'intesa col pubblico "Quali sono i tuoi sentimenti per Alyson? Non nascondercelo, siamo tutti curiosi!"
" Io..." balbettò " Le voglio molto bene, è una mia cara amica, siamo praticamente inseparabili fin da piccoli, niente di che."
" Non se la beve nessuno, caro mio, ma faremo finta di si." fece l'occhiolino agli spettatori, che sorrisero. " Beh, parlaci un po' di te, qual è la tua più grande passione?"
" Oh, dipingere ed ascoltare i rumori della foresta. Adoro sentirmi un tutt'uno con essa, al punto anche di avere i suoi stessi colori." rispose senza esitazione.
" Wow, è davvero interessante, sono certo che da ciò in arena ne trarrai vantaggio. Un'ultima domanda: vincerai?" chiese accattivante.
" Solo se Alyson non ce la farà."
Il pubblico era commosso da quella risposta e quando il suono metallico rimbombò nello studio a malincuore dovette salutare Peter.
Il suo posto fu preso da Lyra, l'allegra ragazza del 7, vestita per l'ennesima volta con un costume da albero, ovvero stivali e abito lungo formato da scaglie di corteccia, così come i suoi guanti, mentre i capelli erano ornati da varie corone costituite da foglie di vario tipo.
Lo stesso Caesar al solo vederla dovette cercare di trattenere una risata; era abituato alle follie degli stilisti del Distretto 7 ma quell'anno avevano dato il meglio di loro. Cercò dunque di parlare di qualcosa che lo distraesse da quella visione.
" Benvenuta Lyra!" le baciò la mano cercando di ignorare la corteccia sulle sue labbra.
" Ciao Caesar! Bello il colore dei tuoi capelli! Ai folletti piace molto, sai?" sorrise contenta.
" Oh, sono lusingato! Prego, siediti." la fece accomodare sulla poltrona accanto alla sua " Allora, Lyra, so che ieri avete terminato l'addestramento, quindi dimmi, come ti sembrano i tuoi avversari?"
" Oh, sono tutti molto gentili e immagino che ognuno di loro sia molto determinato a vincere questi giochi, così come lo sono io... soprattutto viste le regole speciali di quest'anno, credo che nessuno vorrebbe sapere di essere stato la causa della morte dei suoi cari... penso proprio che ne vedremo delle belle, le personalità quest'anno sono molteplici e variegate. " rispose con entusiasmo.
" Wow, a quanto pare hai un quadro completo della situazione. Allora dimmi, cosa pensi di trovare in arena? Hai già una strategia?" chiese lui, divertito dall'energia che l'intervistata aveva quando parlava.
" Immagino che gli strateghi avranno progettato qualcosa di davvero sorprendente, e, dato che siamo ad un'Edizione della Memoria, più spettacolare degli anni passati... penso che vorranno offrire un'Edizione memorabile, quindi noi tributi dovremo tenere gli occhi ben aperti. Per quanto riguarda la strategia... beh in effetti si, però non posso rivelare subito i miei segreti, giusto? Comunque credo che i folletti, i centauri e le altre creature mi daranno una mano... chissà, magari riuscirò a vedere un elfo."
" Wow sarebbe senz'altro una cosa eccezionale!" a stento tratteneva le risate, mentre gli strateghi nel loro posto privato sghignazzavano. Probabilmente a qualcuno di loro passò per la testa l'idea di inserire in arena qualche creatura magica per lei.
" Passando ad altro, c'è qualcuno che ti aspetta, a casa?" Caesar si asciugò una lacrima.
" La mia famiglia di sicuro... poi c'è la mia migliore amica, Elinor, e ovviamente il mio ragazzo Will, a cui voglio molto bene."
Il suono metallicò rimbombò nello studio e il presentatore fece alzare in piedi la ragazza " Grazie di tutto, Lyra, è stato davvero piacevole parlare con te!"
Per tutta risposta lei sorrise e quando si inchinò al pubblicò esso andò in delirio, acclamando la ragazza.
Ci fu qualche attimo di pausa per dare l'opportunità al presentatore di riprendersi da quella strana situazione, dopodiché arrivò il turno di Jace, vestito esattamente come la compagna di Distretto, e a quel punto tutti scoppiarono a ridere, ma cercò di mostrarsi sorridente anche lui, stringendo la mano a Caesar e cominciando a rispondere alle sue domande.
" Buonasera, Jace, in molti qua aspettavano con ansia la tua entrata. Parliamo della sessione privata: hai preso 11, il secondo voto più alto di quest'anno, sembri un ragazzo da temere." constatò Flickerman.
" Questo l'hanno decretato gli strateghi, Caesar, però posso affermare di essere molto determinato a vincere questa Edizione Della Memoria, probabilmente è per questo che sono riuscito a raggiungere tale risultato."
" Non lo metto in dubbio! In effetti alla tua mietitura sembravi davvero molto sicuro di te. Pensi di riuscire a vincere?"
" Sono sicuro che la mia determinazione non diminuirà, quindi si, credo di avere qualche possibilità di farcela, sono disposto a tutto pur di arrivare alla vittoria."
" Bene Jace, è questo lo spirito giusto! Passando ora a qualcosa di più personale... c'è qualche persona importante nella tua vita, che ti aspetta a casa?"
" C'è mio padre, che è tutto ciò che è rimasto della mia famiglia, è davvero importante per me, mi ha aiutato ad andare avanti dopo la morte di mia madre otto anni fa. Altre persone importanti..." rifletté alcuni istanti " Beh si, ce ne sono. Si tratta di Sally e Brandon, i miei migliori amici, che saluto qui in diretta. Vincerò anche per voi ragazzi!"
A quel punto il suono metallico scattò e Jace fu costretto a salutare Caesar e il pubblico, molto interessato a quel ragazzo.
Il suo posto fu preso da Elinor, il Tributo femmina del Distretto 8, che con un abito rosa e tacchi alti fece il suo ingresso senza esitazione. Il presentatore le baciò la mano, per poi cominciare a porle delle domande.
" Alla tua mietitura sembravi davvero sicura di te. Pensi di poter vincere?" sorrise, quell'anno erano in molti i ragazzi determinati a raggiungere la vittoria.
" Si, potrebbe non sembrare ma per la mia famiglia farei tutto. Se vincerò sarà unicamente per loro."
" Ciò l'avevamo intuito. Nel tuo discorso hai parlato di tuo padre. L'hai incontrato prima di partire a Capitol City?"
" No, ma avrei tanto voluto." mentì, nel tentativo di proteggere almeno lui. Sperava che egli da casa l'avesse vista, che avesse capito che gli voleva bene nonostante l'avesse lasciata sola per molti anni.
" Un'ultima domanda, ma non meno interessante: quanto è alta la concorrenza dei ragazzi per stare con te? E non dire che nessun ragazzo ti vuole perché non ci credo!" le diede una gomitata.
" Non credo che ci sia molta concorrenza per me... forse uno o due..." balbettò.
" Non ce la racconti giusta, ma faremo finta che sia così... signori e signore, un applauso per Elinor!" al suono metallico congedò la quattordicenne e al suo posto comparve Ryan, che portava uno smoking nero che gli donava un'aria misteriosa.
" Raccontaci, Ryan, conoscevi già la tua compagna di Distretto?"
Lui ci pensò su, mentre batteva freneticamente il piede per terra, nervoso. Dopo alcuni attimi rispose: " Di vista... la ricordo per i suoi capelli."
" Beh, penso che nessuno una volta visti se li scorderebbe. Parliamo un po' della tua famiglia, invece: che rapporto hai con essa?"
A quel punto il Tributo si fece cupo, ma cercò di mantenere la calma " Mio padre è un uomo d'affari e io ho ideali diversi dai suoi. Purtroppo per me però, non ho voce in capitolo, e ho dovuto imparare a vivere come vuole lui. E' un domatore di leoni, lui. E io sono il suo leoncino personale."
" Da come parli sembri stufo della tua situazione familiare, sono certo che riuscirai a raggiungere i tuoi obbiettivi. Un'ultima domanda: vincerai tu gli Hunger Games di quest'anno?"
" Non mi interessa vincere.  A me interessa sopravvivere. Se sopravvivo farò di tutto per trovare mia madre e cambiare la mia vita." rispose schietto.
" Ti auguro tutta la fortuna del mondo." al suono metallico Caesar balzò in piedi " Pubblico di Capitol City, questo è Ryan!"
Un boato si alzò dalla platea e il ragazzo fu congedato. Mancavano ancora otto ragazzi da intervistare, una notte insonne da passare e gli Hunger Games da affrontare.

N.d.A. Salve a tutti! Scusatemi, so che il capitolo questa volta non mi è riuscito bene, ma sono in vacanza ed è difficile scrivere, abbiate pazienza, dopo le interviste cominceremo i giochi! Alla prossima!
-Kia

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Capitolo 24
*** Le Interviste ~ Parte 3 ***


Le Interviste ~ Parte 3
 
Al suono metallico Caesar sorrise e si rivolse agli spettatori " Sapete chi sta per arrivare ora?"
Gran parte del pubblico si alzò in piedi e si mise ad urlare entusiasta " Ludmilla Violet! Ludmilla Violet! Ludmilla Violet!"
" Esatto! Diamo il benvenuto a Ludmilla Violet!"
La ragazza fece il suo ingresso con fare altezzoso; indossava un tanga formato da foglie di un verde brillante, che con una sorta di liana raggiungevano il petto, coperto da un reggiseno dello stesso materiale, il quale a stento conteneva le sue forme. Il restante fisico era totalmente scoperto, ad eccezione dei piedi: portava delle scarpe nere con il tacco a spillo di almeno dodici centimentri. Il suo stile rimaneva quello di sempre, soprattutto grazie alla quantità industriale di trucco che portava e alle gemme brillanti sui suoi denti.
Il presentatore rimase imbarazzato per la semi-nudità del Tributo, ma cercò di ricomporsi facendola accomodare e cominciando a porle delle domande.
" Allora Ludmilla, siamo tutti ansiosi di scoprire il segreto dei tuoi poteri con la quale riesci a far capitare disgrazie alla gente. Come fai a fare tutte quelle cose?"
" Come riesco a fare quelle cose, dici? Se ti riferisci alle mie doti fisiche... " si strizzò un seno con fare malizioso " Quello è tutto merito mio. Se invece ti riferisci a quelli che voialtri chiamate “poteri”… Il lato gentile che c'è in me è tentato di rispondere che è un segreto professionale, ma l'altra faccia della mia personalità vi sta urlando di farvi i cazzi vostri." A quelle parole sia il pubblico che il presentatore ebbero un'espressione scandalizzata " Cosa c'è, Ludmilla ha detto la parolina proibita?" fece una risatina.
Caesar tossì un paio di volte, per poi riprendere il discorso " Molte persone nel tuo Distretto sono come te?"
" Io sono l'Eletta, Lui stesso mi ha promesso mari e monti, non c'è nessuno capace di eguagliarmi." a quel punto, gli occhi le si rovesciarono, il suo volto divenne rosso e i denti acuminati. Dalla bocca cominciò ad uscirle della schiuma e dagli occhi del sangue. Quella strana visione divenne ancor più agghiacciante quando ricominciò a parlare con tono grave " Giuro che ucciderò la maledetta Schwartz. La scorticherò fino a quando non avrà più fiato in corpo per gridare pietà, fino a quando avrà versato tutte le sue lacrime. Dopodiché farò un banchetto, ci spartiremo le sue carni e suoneremo tamburi con le sue ossa. Danzerò nel suo sangue e lo berrò fino all'ultima goccia. Non resterà più nessuno in questo mondo capace di eguagliarmi, oh no."
Caesar era pietrificato, quell'anno le interviste erano davvero difficili da gestire. Era sul punto di scappare, quando gli venne in mente un modo per tenere a bada il Tributo: cambiare discorso.
" Ehm, bene... ora passiamo alla tua sessione privata. Hai sbalordito tutti con un 12, voto che i Tributi praticamente mai riescono ad ottenere, hai addirittura superato i ragazzi dei Distretti 1, 2 e 4, che solitamente spiccano per le loro abilità. Cosa dobbiamo aspettarci da te, Ludmilla? Dobbiamo avere paura?"
Lei sorrise, stranamente affabile " Volete un assaggino di ciò che farò in arena? Come volete!" si alzò e si mise al centro del palco, recitando delle formule. Pochi secondi dopo un fortissimo terremoto si scatenò in studio e il sangue che sgorgava dai suoi occhi aumentò. Fuori di sé, Ludmilla Violet estrasse un coltello dalla propria faccia, per poi incidersi sulla fronte la parola "whore". Poco dopo i suoi tre minuti a disposizione terminarono e il suono metallico si fece vivo. Automaticamente tutto tornò alla normalità e il pubblico, incredulo, si mise ad acclamare la bionda, stupito dai suoi "poteri". Ludmilla Violet fece un sorrisino sarcastico e senza permettere a Caesar di riprendersi e gridare al mondo il suo nome, se ne andò.

Il presentatore si concedette un paio di minuti di pausa, poi si rassegnò all'idea di dover continuare lo show. Dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua riprese il suo solito sorriso e presentò al pubblico il compagno di Distretto di Ludmilla Violet, ovvero Yolo.
Gli stilisti vollero provare un taglio diverso per lui quella sera: gli lisciarono i capelli e li lucidarono con della lacca, donando al Tributo un taglio elegante.
Yolo indossava una giacca nera con una striscia bianca larga qualche centimentro nella zona dei bottoni; essa era aperta e con le maniche strappate, era infatti in mostra praticamente tutto il fisico del ragazzo. Nonostante non avesse particolari muscoli, il suo modo di vestire contribuiva a farlo sembrare un "bad boy". Portava anche dei lunghi pantaloni neri con una catena al posto della cintura, e delle scarpe di un colore scuro. Sul collo aveva un collare borchiato e sui polsi dei polsini neri.
Al suo ingresso il pubblico si alzò in piedi, affascinato dal giovane, mentre le ragazze urlavano innamorate il suo nome.
Caesar rise divertito, poi fece accomodare il Tributo.
" Allora Yolo, sei un ragazzo molto affascinante, chissà quanti cuori avrai già spezzato alle ragazze eh?" gli chiese.
" Non so se qualche ragazza abbia mai provato qualcosa per me. Dal mio punto di vista le ragazze sono creature delicate, ma le considero solo amiche. Non ho mai provato attrazione fisica per una ragazza. Al contrario per i ragazzi si. Non sono uno di quei gay ossessionati, anzi. Non sono un pervertito senza pudore."
Nonostante avesse appena detto di essere omosessuale, le femmine presenti in sala non si scoraggiarono, anzi, sospirarono intenerite.
" Oh, wow. Però alla Cerimonia D'apertura eri praticamente nudo, con Ludmilla che ti si strusciava contro. Come ti sei sentito in quel momento?" domandò il presentatore incuriosito.
" Mi sono sentito in imbarazzo. Lei è una ragazza carina, su questo non c'è dubbio. Ma è troppo aggressiva e in certi momenti mi inquieta." rispose Yolo.
" Beh credo che tu non sia l'unico ad essere inquietato da lei, in sala!" rise l'uomo dai capelli viola, coinvolgendo il pubblico. " Ora dimmi : alla tua sessione privata hai preso 9, un voto pari a quello di Charles, che ha frequentato un'accademia. Come ti senti a riguardo?
" Beh, che dire, mi sono sentito realizzato. Non potevo crederci quando ho saputo il punteggio. Mi ha sorpreso il giudizio degli strateghi. Sicuramente ciò ha favorito ad aumentare la mia autostima. Adesso ce la metterò tutta nell'arena!"
Dalla platea un urlo di una giovane si fece vivo " Yolo sei il migliore!"
Lui le fece l'occhiolino e al suono metallico si alzò e si inchinò: " Buona serata a tutti!" per poi sorridere accattivante.
Gli spettatori lo acclamarono, per poi tornare tranquilli all'uscita dallo studio del rosso.
Dopo di lui arrivò il turno di Arrow, il Tributo femmina del 10, che indossava un lungo abito blu notte ed era truccata pesantemente sugl'occhi.
Caesar le strinse la mano e la fece accomodare, cominciando l'intervista " Allora, Arrow, tu arrivi da un Distretto molto distante da Capitol City. Qual è la cosa che ti ha colpito di più della nostra amata Capitale?"
" Beh, sicuramente il cibo, specialmente i piatti di carne. Mai vista una cura tale, in tutti i sensi: gli ambienti, gli abiti..."
" Chissà perché questi aspetti della Capitale fanno sempre colpo su tutti!" sorrise l'uomo " Adesso parlaci un po' della tua mietitura: sei apparsa confusa a tutti noi, come ti senti ora?"
"Un po' più sicura di me stessa e delle mie capacità. Non so se riuscirò a vincere, ma ci proverò." rispose lei.
" Come tutti, insomma. Parlaci un po' della tua famiglia: che rapporto hai con essa?"
" Oh beh... sono cresciuta in mezzo a quattro maschi, credo puoi immaginare cosa significhi " ridacchiò " Scherzi a parte, sono in ottimi rapporti con tutti quanti, specialmente con mio padre e con mio fratello Desmond. Anche se mi prendono in giro, so bene di poter contare su di loro e proverò a trionfare, o almeno cercherò di sopravvivere."
" Ti auguro tutta la fortuna possibile. Signori, Arrow!"
Il pubblico acclamò la ragazza, che con un inchinò salutò gli spettatori, per poi lasciare il posto al suo compagno di Distretto, ovvero Joe.
Egli indossava un giubbino di pelle nero con le maniche strappate, dei lunghi pantaloni scuri e delle scarpe da ginnastica abbinate.
" Buonasera Joe!"
" Ciao Caesar!" sorrise il ragazzo accomodandosi.
" Volevo porti alcune domande: all'estrazione del tuo nome alla mietitura, una ragazzina si è messa a strillare nel tentativo di trattenerti al Distretto con lei. Di chi si trattava?" domandò l'uomo.
" Oh, intendi Meredith. Lei è la mia migliore amica, non ha mai potuto vedere e io le descrivo le persone, i luoghi, i colori..." rispose Joe.
Il pubblico sospirò intenerito e così fece anche il presentatore " E' un gesto molto dolce da parte tua, Joe, sono certo che a Meredith mancherai parecchio. Ora dimmi: che lavoro svolgevi nel tuo Distretto? I tuoi famigliari ti affiancavano?"
" Nel mio Distretto facevo pascolare il bestiame, mentre i miei genitori credo mandino gli animali al macello."
" Beh ecco da dove arriva la carne che tutti, qui a Capitol City, amano! Io un applauso per Joe lo farei!" l'uomo applaudì e il pubblico fece lo stesso. " Ti manca il tuo Distretto?" continuò con le domande.
" No, per niente, in fondo lì puzzavo come le bestie che allevavo." affermò Joe.
" Beh una volta giunti alla Capitale è difficile volersene andare! Grazie per aver risposto alle mie domande! Questo è Joe!" fece alzare il ragazzo che accolse gli applausi dei capitolini.
Al suono metallico lui se ne andò e lasciò spazio a Meruel, la dodicenne dell'11. Quest'ultima indossava un abitino rosa ed una collana di perle, che nella sua vita non avrebbe mai potuto permettersi.
" Meruel, tu hai 12 anni, ma sembri comunque determinata. Cosa ti spinge ad esserlo così tanto?" le sorrise.
" La voglia di vincere e di tornare dalla mia famiglia e dai miei amici." affermò timidamente.
" Oh, beh, certo, suppongo ti stiano aspettando ansiosamente, a casa. C'è qualcuno in particolare a cui tieni o tenevi?"
" La mia famiglia e la mia migliore amica. Tenevo tanto anche al defunto ex Tributo femmina del mio Distretto... Rue." sospirò.
" Le somigli tanto, sai? Potreste essere sorelle dal punto di vista di noi di Capitol CIty. Un'ultima curiosità: che farai se dovessi tornare a casa?"
" Io amo scrivere...vorrei intraprendere il lavoro di giornalista o scrittrice."
" E' senz'altro un lavoro molto affascinante, spero con tutto il cuore che tu possa riuscire ad intraprenderlo." il presentatore udì il suono metallico " Un applauso per Meruel!"
La bambina timidamente si alzò e se ne andò. Pochi secondi dopo al suo posto giunse Deemer, vestito elegantemente come il suo padre adottivo avrebbe voluto: un completo con giacca nera e cravatta rossa.
" Benvenuto, Deemer! Toglimi una curiosità: chi era il ragazzo per cui ti sei offerto come Tributo?"
La sua espressione si addolcì al ricordo di lui " Beh... è un mio caro amico. Si chiama Elwin, ci conosciamo da molto tempo e gli voglio un bene dell'anima."
" Immagino ti stia aspettando a casa." disse con espressione triste Caesar " Andiamo avanti: alla tua mietitura un uomo e una donna erano disperati, eppure non ti assomigliavano. Di chi si trattava?"
" I miei genitori adottivi, che saluto e a cui dico che voglio un mondo di bene. Sono orfano, e loro sono stati gli unici che mi hanno accettato per quello che sono, e li ringrazio di cuore per questo."
" Da come ci racconti sono persone davvero gentili, proprio come te. Sembri un ragazzo dal cuore d'oro, hai qualche nemico nel tuo Distretto?"
" Se devo essere sincero no, non odio nessuno. Ci sono ragazzi che mi insultano, che mi prendono in giro, ma sono fatti così, odiandoli non cambierei le cose. Meglio lasciar correre."
" Oltre ad essere buono sei anche un ragazzo intelligente, e l'intelligenza è la dote fondamentale che un Tributo deve avere." il suono metallico rimbombò nello studio " Deemer Laughtfield!"
Un applauso per il ragazzo scattò e il pubblico si preparò ad assistere all'intervista degli ultimi due Tributi della serata. La prima di questi a comparire fu Adele, che indossava un lungo abito dorato, le cui scintille risplendevano. Indossava delle ballerine gialle ed un fiocchetto bianco sui capelli.
" Adele, hai appena 12 anni, ti senti pronta per entrare in arena?" Caesar cominciò l'intervista.
" A dire il vero non so se sono pronta, non mi aspettavo che il mio nome venisse estratto." ammise.
" In effetti questa era la tua prima mietitura." osservò il presentatore " Come ti sei sentita quando hanno estratto il tuo nome?"
" Inizialmente mi sono sentita smarrita, poi mi sono fatta forza e sono salita sul palco con sicurezza." rispose il Tributo.
" E' un'ottima cosa, Adele, credo che per tutti sia fondamentale essere sicuri di sé. Quindi dimmi: vincerai?"
" Ci proverò con tutte le mie forze."
" Buona fortuna Adele. Un applauso per il nostro Tributo del 12!" al suono metallico il presentatore la fece alzare e lei uscì dallo studio.
Era arrivato il turno dell'ultimo Tributo della serata, ovvero Blade. Nei suoi movimenti era impacciato, ma anche molto tenero, agli occhi della gente. Indossava una semplice canotta nera e dei pantaloni cachi, degli anfibi e delle lenti a contatto al posto degli occhiali. I capelli erano stati accorciati e tirati indietro con del gel e lui sembrava un ragazzo totalmente diverso da come era alcuni giorni prima.
" Blade, sei in splendida forma!" constatò Caesar.
" Capitol City ha il suo effetto." il Tributo mostrò un sorriso smagliante.
" Già, è sempre così. Parliamo un po' di te, ora. Ti sei offerto volontario come Tributo al posto di un ragazzo più piccolo di te. Perché l'hai fatto?"
" A dir la verità mi sarei offerto anche al posto di un Tributo allenato. Mi sono offerto per poter affiancare Adele e proteggerla."
" E' stato un gesto davvero coraggioso. Ora, parliamo della Cerimonia D'apertura: Il tuo abito ti ha fatto fare faville, ti ha fatto sembrare un ragazzo coraggioso e sicuro di te, tu come ti definiresti?"
" Non ho mai pensato di essere coraggioso... E non sono più stato sicuro di me da quando è morto mio padre... Mi definirei più una persona timida."
" Devi ammettere però di avere una grande forza di volontà." fece una pausa " Tornando a parlare della tua compagna di Distretto: hai detto che ti sei offerto per proteggerla, quindi la conoscevi già? Che rapporto c'è tra voi? Ti piacerebbe allearti con lei in arena?"
" Si, conoscevo già Adele. Io la amo con tutto me stesso, e non importa se lei non ricambierà mai... Io non sono qui per vincere gli Hunger Games, sono qui per proteggere il mio amore, la mia vita. A costo della mia famiglia e della mia vita. Io ti amo, Adele."
Il pubblico era commosso e così anche Caesar. " A quanto pare per il Distretto 12 l'amore è importante. Vi auguro tutta la fortuna del mondo. Un applauso per Blade!" al suono metallico, anche l'ultimo Tributo fu congedato.
E così la serata delle Interviste finì. Caesar salutò Panem dando appuntamento al pubblico dodici ore dopo, ovvero all'inizio dei settantacinquesimi Hunger Games.

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Capitolo 25
*** L'arena ***


L'arena

 
A mezzogiorno in punto, i Tributi vennero spediti in arena. L’aria era pungente, il vento gelido. Il sole era coperto dalle nuvole. I ventiquattro giovani erano vestiti di una semplice maglietta a maniche corte, shorts e scarpe di tela, un abbigliamento estivo, decisamente fuori luogo per la temperatura che vi era in quel posto.
Erano tutti su dei piedistalli dorati, uno accanto all’altro, per formare una circonferenza, distante dieci metri dal proprio centro.
Era proprio nel centro di essa che sorgeva la Cornucopia, ma non era il solito semplice corno dorato delle edizioni degli Hunger Games precedenti.
Al centro della circonferenza si ergeva un cilindro metallico alto trenta metri, che aveva l’aria di essere un’enorme cisterna. Vi erano attaccate dodici scale metalliche in tutto e ciò voleva dire una di esse per due persone.
Uno scontro era inevitabile.
Ai piedi di ogni scala vi era un pacchetto di gallette ed uno di fichi secchi.
Ad un’altezza di dieci metri accanto ad ogni struttura vi era un ripiano con sopra un oggetto, che variava nelle varie postazioni: qualcuno trovava mezzo litro d’acqua, qualcun’altro solo una matita.
Dopo altri dieci metri vi era un altro ripiano, con degli oggetti più utili rispetto a quelli presenti più in basso. Per esempio, nel secondo ripiano della scala destinata ad Ywen e Levi vi era un telo, mentre in quella di Ginevra e Meruel un kit di pronto soccorso.
Sul bordo della cisterna, pendeva uno zaino ad ogni postazione. In tutto vi erano quattro tipi di zaini diversi, distribuiti nei vari collocamenti dedicati ad essi.
Ed infine, in cima, vi era la Cornucopia. Era circondata da un’ottantina di bauli, contenenti chissà quanti beni, mentre al centro vi erano le armi: cinque set di coltelli, tre spade, due asce, un set di shuriken, un tirapugni d’argento, una mazza spinata ed un arco con una faretra colma di frecce.
I Tributi si guardarono intorno, rabbrividendo. L’arena sembrava composta da cinque scenari molto diversi tra loro, la cui creazione doveva aver richiesto molto impegno e fatica da parte di Capitol City.
Nel centro vi era la Cornucopia, mentre a Nord di essa si ergeva un’alta montagna innevata e priva di vegetazione, ad Est una folta foresta, a Sud un lago circondato da pareti rocciose e ghiaia, mentre ad Ovest lo scenario più agghiacciante: una città abbandonata.
Osservandola bene, Tom la riconobbe. Non era un qualunque ex centro abitato.
Era una parte di Capitol City.
Una voce rimbombò nelle orecchie dei ventiquattro giovani. Si trattava di quella di Claudius Templesmith.
“ Benvenuti alla Terza Edizione Della Memoria! E che possa la fortuna essere sempre a vostro favore!”
Sessanta secondi dopo, gli Hunger Games avrebbero avuto inizio.
 
 
N.d.A. Salve a tutti voi lettori! Volevo fare un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno letto la mia fanfiction e pertanto spinto a continuarla. Quindi ringrazio tutte le persone con cui ho avuto il piacere di parlare e fare amicizia, tutte quelle che hanno recensito, tutte quelle che hanno seguito o inserito la storia nelle seguite\preferite\ricordate e tutti coloro che leggono in silenzio!
Non tutti riescono ad avere la voglia di arrivare a scrivere sino a qui, ma grazie a voi io ci sono riuscita e finalmente i giochi avranno inizio! Qui sotto vi riporto uno schema con la posizione dei Tributi rispetto alla Cornucopia, magari vi fa piacere^^.
Bene, grazie per l’attenzione, ci vediamo al prossimo capitolo!
-Kia




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Capitolo 26
*** Il Bagno Di Sangue ***


IL BAGNO DI SANGUE
 
 
I Tributi si guardarono l’un l’altro, agitati. Sessanta secondi dopo sarebbe cominciato l’inferno. Erano tutti disposti ad accettarlo?
Evidentemente, qualcuno no.
Venerix alzò gli occhi al cielo e cominciò a gridare, come se stesse parlando agli strateghi: “ Non starò al vostro gioco! Nessuno di voi mi avrà mai!” e subito dopo, sotto lo sguardo incredulo dei Tributi, saltò giù dalla sua postazione.
Le conseguenze furono immediate. Le mine su cui era saltata Venerix scoppiarono e del fumo si levò in cielo, insieme ad alcuni pezzi della sua carne. Tutti si rifiutarono di guardare le condizioni dei resti del cadavere della ragazza che si era appena suicidata.
Tutti eccetto Alyson, a cui balenò in testa un’idea molto sadica. Accanto alla sua piattaforma vi era quella di Michael, impossibile da sconfiggere in un corpo a corpo, poiché lui era molto più alto e muscoloso di lei. Di soluzione ve ne era una sola.
Alyson si tolse una scarpa e il biondo la guardò terrorizzato. Mancavano ancora dieci secondi all’inizio dei giochi e quella ragazzina poteva farlo fuori nonostante la differente corporatura.
“ Non lo fare! NO!” supplicò disperato il Favorito.
Allo scoccare del quintultimo secondo, la ragazza del 6 scagliò la sua scarpa ai piedi della piattaforma di Michael, che saltò in aria assieme al ragazzo.
Si alzò una grande nube di polvere, cosa che confuse praticamente tutti i Tributi.
 
 
Iniziati i giochi, Ludmilla e Lyra scapparono direttamente verso la foresta, con la prima che si divertiva a recitare formule per far inciampare i compagni di sventura prima ancora di arrivare alla cisterna.
Il resto dei Tributi si affrettò a salire sulla propria scala: i più veloci erano certamente Yolo, Arrow e Meruel, che superarono i Favoriti in velocità.
Il Tributo femmina del 10 giunse per primo in cima alla cisterna, correndo verso i coltelli e afferrandone un set. Ella precipitò verso un baule qualsiasi, da cui estrasse un faro grande quanto la sua testa.
Poiché molti Tributi stavano giungendo in cima, Arrow, si fiondò verso una scala qualsiasi e cominciò a scendere.
Mentre guardava verso il basso, vide Meruel accasciata a terra, in lacrime, con il braccio in una posizione disumana. Era evidente che Ginevra l’avesse buttata giù dalle scale una volta incontrata a metà strada.
Una volta giunta a terra, la castana le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio un sincero “Mi dispiace”, per poi tagliarle la gola.
Dopo essersi assicurata che fosse morta, fuggì verso la città abbandonata.
Daenerys intanto era riuscita a portare con sé tutti gli oggetti dei ripiani, e quando ebbe incrociato Nathan, che condivideva la sua stessa scala, lui le fece l’occhiolino e la fece scendere tranquillamente, al contrario di ciò che era successo a Meruel con Ginevra.
La ragazza era molto sorpresa di ciò, ma non stette a perdere troppo tempo a pensare, al contrario, fuggì verso la foresta, insieme a quei Tributi che si erano limitati a prendere le risorse presenti ai primi ripiani della cisterna.
Nel frattempo, alla Cornucopia, era cominciata la strage.
Ginevra, che si era impossessata di un set di coltelli, ne scagliò uno contro Ryan, prendendogli di striscio l’occhio. Il suo compagno di alleanza, Yolo, tentò di portare il ragazzo giù dalle scale con sé e con le risorse che si erano procurati, ma la rossa assestò un pugno nello stomaco al Tributo dell’8, che scivolò giù dal bordo della cisterna.
Il ragazzo del 9 lo afferrò per un braccio, ma fu costretto a lasciar cadere le risorse giù dalla struttura.
“ RYAN, AGGRAPPATI ALLA SCALA!” Gridò Yolo, guardando il compagno d’alleanza. Egli aveva le lacrime agli occhi, il dolore allo stomaco era insopportabile, quel pugno gli aveva tolto il fiato. “ Non ce la faccio più!” il rosso non aveva muscoli forti alle braccia e la sua resistenza era poca.
Lesse il labiale di Ryan, che aveva cercato di scandire una parola, anzi, un nome: “ E..li…nor.”
Poi, Yolo, privo di forza, mollò la presa “ NO!” urlò.
Gli sembrava di vedere la scena al rallentatore, la ferita sull’occhio destro del compagno, la bocca semiaperta, le speranze che cessavano di esistere, il suo corpo che cadeva, il sangue che sgorgava.
Poteva, anzi, doveva farcela. Contro qualsiasi probabilità il suo amico doveva essere ancora vivo, così Yolo si fiondò giù dalle scale e si accasciò sul corpo del ragazzo del Distretto 8, privo di vita e con gli occhi spalancati.
Il rosso scosse più volte l’altro, cercando di rianimarlo, senza successo. Le lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance e tutto si fece più sfocato per lui, finché una mano lo scosse e riportò alla realtà: Elinor, che aveva un coltellino conficcato nella spalla, era accanto a lui.
“ Yolo, sbrigati. Dobbiamo scappare.” La ragazza aveva l’aria sfinita, e Yolo si sentì in dovere di proteggerla. Al resto ci avrebbe pensato più tardi. Così la prese per mano e con lei fuggì nella foresta.
Quello scenario si stava facendo affollato e ciò poteva portare solo guai.
 
Alla Cornucopia, però, gli scontri non erano terminati. Ywen, nascondendosi tra i bauli, era riuscita a strisciare fino all’interno del corno, per successivamente prendere una lancia. Scorse a pochi metri da lei Nathan, intento a scavare tra i bauli, così si alzò in piedi e corse verso di lui, decisa ad ucciderlo, quando un forte dolore alla schiena si fece vivo.
“ Non oggi, ragazza.” Levi aveva appena scagliato una freccia tra le sue scapole e la rossa era crollata a terra poco dopo, con ancora la lancia in mano.
Nel frattempo, Alyson, in fretta a furia aprì un baule e ne estrasse uno zaino, ma appena alzò la testa si ritrovò davanti Charles, armato di spada.
“ E così sei tu la piccola bastarda che ha fatto saltare in aria Michael. Non è così?!” sbraitò il Favorito.
La biondina non fece in tempo ad urlare che fu decapitata.
Mentre tutto ciò accadeva, Tom, il ragazzo del Distretto 5, era riuscito a prendere tutti gli oggetti presenti sui ripiani fino al bordo della cisterna, per poi prestarsi a scendere dalle scale. Di ciò se ne accorse Jace, armato di due asce, che approfittò della lentezza del Tributo nel calarsi giù da esse per scagliare una delle sue armi, trafiggendogli la testa.
Il ragazzo morì sul colpo e il suo corpo precipitò per una ventina di metri.



Ai piedi della cisterna erano rimasti solamente Peter e Blade. Entrambi urlavano disperati nel tentativo di ritrovare Alyson e Adele, senza successo.
Charles si allarmò, ma Levi gli posò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, per poi impugnare il suo arco e puntare i due Tributi, distanti parecchi metri da loro.
Scagliò una freccia, che colpì di striscio la spalla di Peter. Egli ululò di dolore, poi fece un gestaccio verso la ragazza, per infine correre via con Blade verso la foresta.
Alla Cornucopia erano rimasti soltanto i Favoriti del Distretto 2, quelli del 4 e Jace. Tutti gli altri Tributi che non erano stati uccisi erano riusciti a scappare.
I cinque giovani si riunirono, cercando qualche risorsa nel corno, poi se ne andarono anche loro, lasciandosi ben 7 corpi alle spalle.


N.d.A. Grazie a tutti coloro che leggono la mia storia! Aspetto i vostri pareri!
Chiedo in anticipo perdono nel caso ci siano alcuni errori (ne faccio sempre, scusate :P ). Lo spazio dedicato alle famiglie dei morti ci sarà al termine di ogni giornata (nel caso ci siano morti), non c'è in questo capitolo perché si tratta solo del Bagno Di Sangue, nel prossimo scriverò la prima giornata trascorsa dai Tributi e al termine di essa parlerò anche delle famiglie, non preoccupatevi!
Un'altra cosa: purtroppo non tutti mi hanno inviato in tempo un messaggio con le azioni del proprio Tributo, per cui ho dovuto estrarre a sorte e basarmi sulla scheda del personaggio per i suoi comportamenti. Spero che nessuno sia arrabbiato per questo, io cerco di fare del mio meglio, specialmente per aggiornare regolarmente.
Grazie per l'attenzione, ci si sente al prossimo capitolo!

-Kia

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Capitolo 27
*** L'Arena: Primo Giorno ***


L'arena
~ IL PRIMO GIORNO ~
 
Yolo ed Elinor erano appostati sulla cima di un albero alto una decina di metri, ai margini della foresta. Era una di quelle poche piante alte presenti in mezzo a migliaia di cespugli colmi di bacche di vario genere. Nessuno dei due si intendeva particolarmente di bacche velenose, inoltre erano riusciti a portare con loro alcune risorse in uno zaino ed in un sacco trovato in un baule, così non si erano preoccupati a raccoglierne.
Dopo essersi tranquillizzati, decisero di guardare cosa avevano preso, con la speranza di avere qualcosa con cui curare la spalla di Elinor, in cui si era conficcato un coltellino lanciato da Charles al Bagno Di Sangue.
All’interno del sacco i due trovarono della carne fresca: un intero tacchino era stato trattato con cura e la carne per essere mangiata doveva essere soltanto cotta. Nello zaino, invece, vi era mezzo litro d'acqua, un paio di occhiali da sole, della crema solare, un kit da scalata, e dello iodio.
“ A quanto pare sembra ci vogliano indirizzare alla montagna eh?” constatò il rosso. “ Beh, in caso di emergenza sapremo dove andare.” Detto questo, osservò le ultime risorse che erano riusciti a procurarsi, ovvero un coltello e due nastri americani.
Elinor lo guardò tristemente. Iniziava a perdere la sensibilità alla spalla.
“ Ehy. Non ti lascerò senza una cura.” Si tolse la maglietta, rimanendo a torso nudo, poi si avvicinò alla ragazza, posando le mani sulla lama che premeva nella sua carne. “ Potrebbe far male.”
Elinor annuì e si preparò all’insopportabile dolore che avrebbe dovuto provare.
 
 
 
“ Ginevra? Allora hai trovato le piantine che cercavi?” Levi si avvicinò alla rossa, intenta a raccogliere alcune erbette nei cespugli ai margini della foresta.
“ Si, eccole.” Gliele mostrò, ma non tutte. Un paio di piantine particolari erano ben nascoste nella tasca interna dei suoi pantaloncini. “ Sono molto più sane delle schifezze surgelate che ci manda Capitol City nei Distretti, fidati.”
“ Lo spero davvero.” Si voltò per andarsene, ma Ginevra la fermò.
“ Aspetta.” Stette qualche istante in silenzio. “ Chiama gli altri. Non siamo soli.”
Per tutta risposta Levi si affrettò a far avvicinare Nathan, Charles e Jace a Ginevra, che li intimò a non fare rumore.
“ Per di qua!” sussurrò, mentre silenziosamente faceva nei passi verso est.
Così, dopo un centinaio di metri, scorsero dietro ad un cespuglio Patrick, Joe e Deemer intenti a mischiare delle bacche con alcune erbe in una bottiglia. “ Ssh!” lentamente sguainò la sua spada, ma Levi la fermò posandole una mano sulla spalla.
“ Ci penso io.” Tirò fuori il suo arco e puntò una freccia verso i Tributi.
“ Va bene, ma vedi di non sbagliare.” Sbuffò la rossa.
“ Io non sbaglio mai.” Detto questo, scagliò la sua freccia, che prese Joe nell’addome. Egli si sdraiò immediatamente a terra, mentre i compagni di alleanza si alzarono e fuggirono.
“ Via, via via! Veloci, inseguiamoli!” Levi cominciò a correre verso Deemer e Patrick, affiancata dagli altri Favoriti, mentre si lasciavano Joe alle spalle.
 
 
 
Elinor aveva le lacrime agli occhi quando Yolo finì la medicazione improvvisata. Egli era riuscito ad estrarre la lama dalla spalla della ragazza, aveva versato un po’ d’acqua sulla parte del corpo ferita e l’aveva avvolta con la sua maglietta.
“ Non penso migliorerà senza l’aiuto di uno sponsor.” Constatò Elinor.
“ In qualche modo ce la caveremo, vedrai. Ora dovresti solo… riposare.” Suggerì il ragazzo.
Quest’ultimo non fece quasi in tempo a finire la frase che sentì le urla dei Favoriti poco distanti. Dicevano frasi come “ Per colpa tua li abbiamo persi!” o “ Hai lasciato scappare quello del 10!”
“ Yolo, siamo troppo visibili qui. Dobbiamo andarcene.” Si allarmò la ragazza dai capelli marroni.
“ Credi di potercela fare, con la spalla ferita?” si preoccupò il compagno d’alleanza.
“ Beh, io cammino con le gambe, mica con le braccia!” dopodiché Elinor iniziò a scendere faticosamente dalla pianta, ma per fortuna con successo. “ Abbiamo il kit per la scalata, dovremmo andare verso la montagna.”
“ Ma…” cercò di protestare l’altro.
“ Niente ma. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo essere forti. E poi, questo dolore non è poi così insopportabile.” Mentì “ Forza, sbrighiamoci prima che si faccia buio.”
Così, senza proferire parola, il rosso acconsentì e i due cominciarono a camminare verso l’altro scenario.
 
 

Quando i Favoriti decisero di lasciar perdere la ricerca di Patrick e Deemer, decisero di andare verso il lago.
“ Aspettate.” Lì fermò Ginevra, chiedendo silenzio “ Il cannone non ha sparato.”
“ Quale cannone?” domandò Charles.
“ Del ragazzo del Dieci.” La rossa, seguita dai compagni di alleanza, corse verso il punto in cui Joe era stato colpito. “ Merda! E’ scappato!”
“ Cosa?!” gridò irritato Nathan. “ Non l’hai ucciso?!” si rivolse al Tributo femmina del 2.
“ Ehy, io l’ho colpito con una freccia, non stava a me finirlo!”
“ Potevi benissimo colpirlo di nuovo invece di andare a correre a vuoto!” ribatté il biondo.
“ Mi sembra che tu abbia fatto lo stesso, Quattro!”
“ Ehy, basta litigare!” intervenne Ginevra “ Siamo tutti molto stressati, io direi di andare a rilassarci un po’ al lago, che ne dite?” propose.
“ Io sono d’accordo con la rossa.” Charles ripose le sue armi. “ Una bella nuotata non può che farci bene.”
Gli altri Tributi annuirono, per poi dirigersi verso lo specchio d’acqua.
 
 
“ Jace, tuffati.” Ordinò Ginevra.
“ Perché dovrei?”
“ Perché te lo dico io. Tuffati se non vuoi che ti tagli la gola.”
Lui roteò gli occhi, sbuffando. “ Credete che verrò mangiato dai Piranha?” si buttò in acqua. “ Vedete? Non è successo niente. Posso uscire, ora, che sono fradicio?”
Gli altri non risposero, ma si affrettarono a raggiungerlo nel lago.
Charles e Nathan erano completamente nudi, a confrontare il proprio fisico e mostrare i propri muscoli, mentre Levi e Ginevra portavano addosso ancora l’intimo.
“ Andiamo ragazze, spogliatevi anche voi!” esclamò Charles.
“ Vi piacerebbe!” sorrise la mora.
“ Oh si, eccome!” rise a sua volta Nathan, che prese l’altra sulle spalle. La ragazza cacciò un urlo, poi, quando vide Ginevra nella stessa posizione sul corpo di Charles, si divertì a spingere la rossa, facendo a gara a chi avesse più forza nelle braccia.
Nel frattempo Jace se ne stette in disparte, aspettando che i quattro finissero di divertirsi.
Una volta usciti dall’acqua, il ragazzo prese parola.
“ Sapete, forse dovremmo andare a dare un’occhiata alla città abbandonata. Al Bagno Di Sangue ho visto la ragazza del Dieci fuggire da quella parte.” Osservò i corpi delle ragazze: avevano davvero dei fisici magnifici; nel caso ne avessero voluti, avrebbero trovato sponsor facilmente.
“ Se è vero ciò che dici, è un’ottima idea. La città però è grande, per ispezionarla tutta ci vorrebbe tempo.” Affermò Levi “ Dovremmo andarci almeno in tre. Che ne dite… di me, Charles e Jace?”
“ Ci sto.” Il ragazzo del Due si rivestì. “ Io ho visto che aveva in mano un faro. Presto si farà buio e lei certamente lo sfrutterà. La potremo individuare molto facilmente.”
“ Bene. Forza allora, sbrighiamoci, ho ucciso solo una persona, oggi.” La mora impugnò il suo arco e si incamminò verso gli edifici distanti alcuni chilometri da loro.
 
 
Nathan e Ginevra, nel frattempo, stettero a parlare della situazione che stavano vivendo, mentre ispezionavano le spaccature nelle pietre. Dopotutto, la rossa era l’unica tra i Tributi a conoscenza della vera identità di Nathan, che tutti credevano fosse Thomas.
“ L’hanno ammazzato davvero, ancora non posso crederci.” Il biondo si sedette tra le rocce. “ Volevo solo fare qualcosa per lui, invece Capitol City ha preferito farlo fuori. Lui… era un ragazzo così buono, decisamente migliore di me.”
“ Tu non sei un cattivo ragazzo…” la rossa si trattenne dal dire il vero nome del compagno di Distretto davanti alle telecamere “ Sei semplicemente uno che non si fa piegare dalla società. Sono certa che tutti stiano tifando per te, al Quattro.”
“ Ormai non me ne importa più niente. Io volevo solo difendere mio fratello.” Affermò freddamente.
“ E ora che pensi di fare?” chiese Ginevra.
“ Lo vendicherò. Fosse l’ultima cosa che faccio.”
“ Sono certa che ci riuscirai.” Lei gli diede una pacca sulla spalla, anche se avrebbe voluto abbracciarlo, come una vera amica. Ma in quell’arena, nessuno era davvero un amico. “ Si sta facendo buio, forse dovremmo entrare in una grotta.” Suggerì.
“ Mmh, potrebbero esserci ibridi, meglio non rischiare.” Rifiutò il ragazzo.
I due si alzarono e continuarono il loro giro. Nel frattempo, qualcuno sospirò.
Adele, rifugiata in una grotta poco distante dai ragazzi del Quattro, almeno per quella notte poteva dormire sonni tranquilli.
 
 
 
“ Non accende le luci oggi, la ragazzina.” Grugnì Charles, mentre spostava i resti di alcuni edifici distrutti.
“ Shh! Continua a cercare.” Lo intimò Levi.
Arrow era nascosta nei resti di un negozio di moda bruciato. Era riuscita a trovare due paia di calzini ancora integri e stava approfittando dello spazio riparato dal gelo esterno. Tuttavia le voci dei Favoriti erano vicine e lei si affrettò ad osservarli da una finestrella. Si stavano avvicinando pericolosamente.
Decise dunque di lanciare un sasso da un’apertura presente nella parte Ovest della stanza.
L’effetto fu immediato: i tre giovani corsero verso il rumore e Arrow sgattaiolò fuori dall’edificio, dirigendosi ad Est, verso delle macerie.
I Favoriti che le stavano col fiato sul collo erano tre, ma erano evidentemente pericolosi. Tuttavia non sembravano molto veloci, mentre lei a confronto era una scheggia, e ciò poteva tornarle utile.
Ci avrebbe riflettuto quella notte.
 

Intanto, Daenerys era giunta ai piedi della montagna, dopo aver cercato per molto tempo le sue compagne di alleanza. Era sul punto di mettersi ad urlare di irritazione, quando qualcosa la colpì più volte in testa. “ Ahia!” si lamentò, per poi raccogliere ciò che le aveva causato dolore. Si trattava di alcune pigne.
Alzò lo sguardo e vide Ludmilla e Lyra divertirsi a lanciarle delle cose da un pino. Daenerys borbottò qualche insulto, dopodiché si affrettò a raggiungerle.
“ Era ora che arrivassi! Ci siamo annoiate a morte! Che cosa hai preso alla Cornucopia?” chiese Ludmilla, curiosa.
“ Stai calma!” esclamò l’altra, per poi tirare fuori dal suo zaino le risorse.
Esso conteneva mezzo litro d'acqua e un telo, che aveva preso sui ripiani, poi un altro telo, però impermeabile, un coltello, degli occhiali per visione notturna, un contenitore cilindrico e della soluzione di iodio.
“ Wow, Lyra, la tua amica è stata decente con il recupero delle risorse. Ora capisco perché hai voluto questa schiavetta.”
“ Come, scusa? Schiavetta?”
“ Beh, tu non mi sembri una prescelta di Satana, quindi per noi sei solo un elemento inutile. Finché procuri le cose al posto nostro, però, potresti servirci.”
Daenerys stava per ribattere, ma l’arena si fece buia di colpo. Era giunta la notte.
Le alleate scorsero un punto di luce vicino ad una grotta, pochi metri più in basso di loro.
Ludmilla sorrise e prese in mano gli occhiali ed il coltello procurati da Daenerys, dopodiché, sussurrò: “ A quanto pare sei più utile del previsto, tizia.”
 
 

Nel folto della foresta, nel frattempo, su di un albero, vi erano Peter e Blade. Parlavano di quanto fossero preoccupati per le ragazze del loro Distretto, che non avevano visto per tutta la giornata.
Dopo aver mangiato la carne essiccata che erano riusciti a procurarsi alla Cornucopia, l’unica risorsa loro rimasta era un coltellino.
La fame e la sete cominciavano a farsi sentire e a ciò avrebbero dovuto provvedere al più presto.
Peter aprì la bocca per parlare, ma lo stemma di Capitol City si fece vivo in cielo: i volti dei Tributi morti stavano per essere mostrati.
I due videro Venerix e Michael, dal Distretto 1, e nonostante avessero assistito alla morte dei due giovani, erano ancora sorpresi che fossero morti subito.
Dopo di loro apparve Ywen, dal Distretto 3, e ciò significava che i Tributi del 2 erano ancora in vita.
Poi comparve il volto di Tom, e, dopo di lui, quello di Alyson.
Si passò poi al Distretto 8, con la morte di Ryan e terminò la visione dei caduti con Meruel.
Blade sospirò di sollievo: la sua amata era ancora viva.
Quando guardò Peter, però, si sentì uno straccio. Quest’ultimo aveva le lacrime agli occhi e l’espressione scioccata.
Di certo, non avrebbe passato una bella nottata.
 
 
N.d.A. Salve lettori! Che ve ne pare di questa prima giornata in arena? Mi sto facendo sentire per informarvi che le morti dei componenti delle famiglie dei Tributi caduti al Bagno Di Sangue verranno pubblicate in un capitolo a parte, altrimenti questo diventerebbe chilometrico e fin troppo pesante.
Nel frattempo se volete potete inviarmi SOLO via messaggio privato (o chat di Facebook) le volontà dei vostri Tributi per il secondo giorno.
Grazie a tutti coloro che leggono la mia fanfiction!
Alla prossima!
 
-Kia

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Capitolo 28
*** Angolo Delle Famiglie - Episodio 1 ***


Angolo delle famiglie ~Episodio 1

 
Distretto 1
Nonostante fosse sera inoltrata, nel Distretto 1 vi era molta luce per via dei lampioni accesi. Tutta la popolazione era riunita della piazza della città principale, Cashmere compresa. Quest’ultima era incredula ed in lacrime. Non aveva potuto fare niente per salvare i Tributi a lei assegnati, la colpa non era sua, ma ciò la distruggeva dentro in ogni caso, soprattutto per il fatto che di lì a poco sarebbe morta anche la famiglia di colui che le aveva fatto da mentore nei suoi Hunger Games, tra cui il fratello di Michael, che Cashmere era riuscita a proteggere alcuni anni prima. Era ormai entrata a far parte di quella famiglia, ed uscirne sembrava impensabile.
Delle mine erano poste nella parte centrale della piazza. I genitori e i fratelli di Venerix erano appesi ad una trave per le mani, mentre i parenti di Michael per i piedi. Il padre ed il fratello del Tributo morto erano increduli. Dopo tutte le fatiche che avevano compiuto per sopravvivere entrambi agli Hunger Games, dovevano morire per colpa dell’inevitabile morte di Michael.
I corpi dei giovani Tributi, o meglio, quel che rimaneva di loro, venne mostrato al Distretto 1: degli inguardabili pezzetti di carne. Il terrore prese il sopravvento, perché, pochi secondi dopo, sarebbe toccato lo stesso destino ad altre sette persone.
Syrta scoppiò in lacrime, e mentre le mine esplodevano sotto i corpi delle famiglie dei caduti, si accasciò affianco alla bara di Venerix. Erano da sempre state migliori amiche, le uniche ribelli del Distretto 1, inseparabili, unite come non mai.
Pensandoci bene, forse per Syrta Venerix non era una semplice amica. Le si era spezzato il cuore alla vista del suo cadavere. Sapere che non avrebbe mai più potuto abbracciarla, che non avrebbe mai avuto l’occasione di baciarla, cosa che sognava da tanto tempo di fare, la uccideva dentro.
Era davvero questo, quello che Venerix voleva? Abbandonarla?
No, non poteva essere così. Lei era morta per uno scopo. Ribellarsi a Capitol City.
Ebbene, lei avrebbe raggiunto l’obbiettivo che la sua amica si era imposta.
Venerix non sarebbe morta invano.
Era certa che l’anno dopo avrebbe finito il lavoro della persona che amava.
Fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto.


Distretto 3
Nel Distretto 3 la giornata era cupa. Tutti gli abitanti avevano visto un grosso macchinario uscire da una fabbrica d'armi tecnologiche e ciò non prometteva niente di buono.
Nel centro della città principale tre corpi erano legati a dei pali di legno, con il viso rivolto verso di esso. Si trattava dei genitori di Ywen e la sorellina minore di due anni, Jena. Tutti i presenti bisbigliavano, soprattutto per il fatto che la madre del Tributo caduto fosse anche la mentore di Patrick.
A quanto pare, a Capitol City di ciò non importava.
" Posso vederla?" balbettò la donna, supplicando di poter vedere per l'ultima volta sua figlia.
I pacificatori annuirono, lasciando una bara aperta accanto ai pali, contenente il cadavere di Ywen. Non si notava la ferita che l'aveva portata alla morte, poiché la ragazza era sdraiata sulla schiena ed essendo stata colpita proprio lì era impossibile scorgere il colpo mortale. Ciò però non rendeva la visione meno straziante.
La madre della ragazza a stento trattenne le lacrime, pensando solo che di lì a poco sarebbe stata con lei, forse.
Ancora alcuni attimi, e dal macchinario delle frecce scoccarono.
Altre tre persone morirono.

Distretto 5
Molti nel Distretto 5 piangevano in silenzio. Tom Walk, il giovane Tributo con del potenziale per il mondo della scienza, era morto.
E sarebbe ben presto toccato lo stesso destino ai suoi genitori.
Il padre e la madre di Tom si rifiutarono di vedere il cadavere del figlio, e si prepararono alla morte, pensando razionalmente a ciò che sarebbe successo.
I due erano legati a dei pali e dei Pacificatori erano in piedi di fronte a loro. Armati con delle asce.
Pochi secondi dopo, il cranio delle due persone era stato aperto in due.
La maggior parte della gente presente tentò di pensare ad un modo per poter salvare quella famiglia dopo il colpo, ma in cuor loro sapevano che era tutto inutile.
Anche quell'anno il Distretto 5 era stato sottomesso alla Capitale, e l'unica speranza loro rimasta portava il nome di Daenerys.
I suoi genitori erano presenti alla morte della famiglia di Tom, ma dopo aver visto le asce conficcarsi nelle loro teste, erano corsi ad un piccolo santuario di famiglia, dove erano soliti andare quando sentivano il bisogno di pregare.
Quella sarebbe stata certamente una lunga nottata.

Distretto 6
Ellie e Robert, i genitori di Alyson, sospirarono. A loro sarebbe toccata una morte veloce ed indolore: la decapitazione. I due erano a gattoni di fronte al cadavere della loro figlia adottiva, che aveva la testa ricucita tra le spalle.
" Almeno ha placato i suoi incubi..." mormorò la donna " E raggiunto i suoi veri genitori."
Robert grugnì " E a quanto pare noi ci aggiungeremo a loro."
" Silenzio!" gridò un Pacificatore " E' giunto il momento."
Pochi istanti dopo, due teste rotolarono poco più avanti dai corpi della vittima.
Lo spettacolo fece rabbrividire gli spettatori, i quali fuggirono impauriti, come se temessero di subìre la stessa sorte.
Gli unici che non si mossero furono i parenti di Peter. Loro dovevano essere forti, non si sarebbero mostrati deboli nemmeno di fronte alla morte.
L'unica cosa che gli rimaneva era un pizzico di dignità. Erano certi che almeno quella non l'avrebbero persa.

Distretto 8
Il Distretto 8 era sempre stato particolarmente rumoroso. Quella sera, però, i cittadini risparmiarono il lavoro ai Pacificatori e andarono a prendere di persona il padre e lo zio di Ryan, che avevano causato molti problemi in passato alle famiglie, per via del loro sporco lavoro. Tutti si spintonavano per raggiungere le vittime e poterle picchiare o anche accoltellare, e proprio così andò. Quando i due uomini giunsero nella piazza della città, erano così malconci da non riuscir quasi ad aprir bocca.
I Pacificatori li guardarono ridendo, dando la possibilità agli spettatori di potersela prendere ancora un po' con loro, ma senza ucciderli.
Dopo un'altra ora di trambusto, però, tutti zittirono. Un Pacificatore aveva portato con sé una donna di mezza età, estremamente simile al Tributo caduto.
Appena quest'ultima vide il cadavere del figlio, si accasciò su di lui piangendo.
" No! Il mio piccolo Ryan!" gli carezzò il viso " Ryan... mamma non ha mai voluto abbandonarti." lanciò un'occhiata impaurita verso colui che per molto tempo era stato suo marito, colui che la costrinse a fuggire e nascondersi, per evitare abusi. Tuttavia vederlo in quello stato lo rassicurò.
Decise di andare verso di lui, spogliato dei propri vestiti e pieno di lividi.
" Io sono troppo debole per farti pagare per ciò che mi hai fatto. Ma grazie a questa gente, posso ritenermi vendicata."
Detto ciò, venne immobilizzata ad un palo, e così accadde anche agli altri due uomini. Qualche decina di minuti dopo, toccò la stessa sorte ad altri due giovani, che scambiarono un'occhiata sorpresa con la madre di Ryan, nonché loro genitore.
Essi erano i fratelli maggiori del Tributo deceduto.
In pochi secondi, tutti e cinque furono accoltellati più volte, con le acclamazioni del pubblico.
Finalmente erano stati liberati da uno dei peggiori contrabbandieri del Distretto.

Distretto 11
Era una giornata triste nell'11. Un'altra bambina era stata uccisa, come accadeva ormai da anni. La parte che faceva soffrire di più la gente era l'aver avuto le mani legate per quella situazione. Non avevano avuto modo di aiutare la loro protetta nemmeno con del pane.
Perché lei era morta al Bagno Di Sangue.
Un altro orribile spettacolo stava per avvenire.
La grande famiglia di Meruel, tipica per la gente del suo Distretto, fu allineata lungo una riga tracciata dai Pacificatori.
Per un Distretto così povero, non era stato possibile recuperare risorse per rendere dignitosa la morte della famiglia. Così, con il suo sguardo gelido, il capo dei Pacificatori si pose di fronte alle sorelle di Meruel, uccidendole una per una, lentamente, accoltellandole in punti critici e lasciando loro sollievo soltanto con il taglio della giugulare.
La madre delle bambine scoppiò in un pianto isterico, estremamente nervosa, ma fu "calmata" con un taglio netto alla gola.
E per ultimo, ci fu il padre della famiglia, in uno stato di trans. Tutto ciò che vedeva sperava non potesse essere vero.
Non era riuscito a proteggere la propria famiglia.
Un colpo al cuore. Uno alla gola. Uno allo stomaco.
Finalmente, aveva trovato sollievo. Era morto con le persone a cui voleva bene.


Le morti di quella giornata sarebbero andate in onda nello spettacolo riguardante le famiglie del giorno dopo. Era una cosa crudele, ma Snow non poteva evitarla se voleva che le rivolte si fermassero.
Mancavano ancora sedici famiglie da uccidere. Una da premiare.
Lo show era appena cominciato.

 

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Capitolo 29
*** L'Arena: Secondo Giorno ***


L'arena
~ IL SECONDO GIORNO ~

 

Durante la notte, gli occhi di Ludmilla erano così vispi e luminosi da poter essere notati anche a centinaia di metri di distanza. Un sorrisetto sadico le comparve sul viso, mentre teneva in mano il coltello procurato da Daenerys.
" Mettetevi comode ragazze, potrebbe volerci più del previsto." rise.
" Che hai intenzione di fare?" chiese la ragazza del Distretto 5.
Ludmilla sbuffò, così Lyra decise di rispondere al posto suo. " Devi sapere che Ludmilla prova un certo odio verso il ragazzo del Distretto 3 e  quello del Distretto 2. Da quella grotta..." indicò il riparo pochi metri sotto di loro, illuminato da una flebile luce " Provengono voci maschili. Con un po' di fortuna potrebbe riuscire ad ucciderli."
" Non ho bisogno della fortuna." grugnì Ludmilla " Satana è con me. E ha fame di sacrifici. I loro cuori saranno donati al mio signore, i loro intestini bruciati intorno alla croce rovesciata, e le loro urla faranno da musica di accompagnamento. Muahahah!" rise diabolicamente.
Daenerys impallidì e annuì, l'unica cosa che in quel momento voleva era che Ludmilla si allontanasse. Quella sarebbe stata una nottata decisamente orribile.
" Beh, io ne approfitto per riposare un po'. Daenerys, fa' tu il primo turno di guardia." ordinò Lyra mentre si accoccolava su di una biforcazione dell'albero.
" Perfetto." pensò fra sé e sé la ragazza " Così dovrò sorbirmi tutte le urla di quei poveri ragazzi."

Così Ludmilla scese dall'albero e si precipitò nella grotta, ridendo maleficamente. All'interno di essa vi erano Deemer e Patrick. La ragazza spalancò gli occhi. Ignorò il Tributo del Distretto 11 intento a fuggire e saltò addosso all'altro, che urlava disperato.
Presa dalla follia si strappò delle ciocche di capelli e con esse legò i polsi e le caviglie del ragazzo, paralizzato dalla paura. Dopodiché con della legna costruì una croce rovesciata e pose il ragazzo ai piedi di essa.
Fu così che cominciò il suo speciale trattamento.
Con il coltello incise il petto di lui, che urlò in modo sovrumano, cercando di liberarsi, ma era come se una forza superiore lo trattenesse. 
Il dolore per il Tributo era certamente insopportabile e quella era una visione paradisiaca per la ragazza, che assaporava il sangue che le schizzava sul viso.
Terminata l'incisione, anziché uccidere direttamente la sua vittima, ne fece un'altra sull'addome, che provocò altro immenso dolore a Patrick.
Dopo aver fatto ciò, strappò i suoi intestini e li legò intornò alla croce rovesciata. Il ragazzo era probabilmente già morto, le sue grida erano finite. 
Ludmilla terminò il rito strappandogli il cuore dal petto e conficcandolo sulla cima della croce. Dopodiché, con il fuoco che era stato creato dai due Tributi appena qualche ora prima, bruciò tutto ciò che vi era nella grotta.

Daenerys aveva assolutamente bisogno di una distrazione. Con quelle urla le sembrava di percepire il dolore della vittima fino alle ossa.
Continuava a cercare di tapparsi le orecchie, quando sentì un peso sulla testa.
Strillò, spaventata, ma dopo poco si accorse di cosa le fosse caduto addosso.
Era un dono dagli sponsor.
Aprì il contenitore metallico e all'interno vi trovò un cavo che sapeva fosse elettrificato per via del patricolare materiale con cui era stato costruito. Accanto ad esso, un biglietto da parte di Shield, la sua mentore.
" Usalo solo con chi ne vale davvero la pena. - Shield"
Alla ragazza si illuminarono gli occhi: aveva già qualche idea su chi usarlo, ma prima di tutto avrebbe dovuto perfezionarlo e quello era il momento perfetto per farlo, data l'assenza di attenzione da parte delle compagne.
Così scese dall'albero e corse a prendere i materiali che aveva visto nelle vicinanze il pomeriggio precedente. 
Della gomma dalla pianta Hevea Brasiliensis, e dei rami di legno di venti centimetri di lunghezza.
In pochi attimi riuscì a metterli insieme, creando un'arma simile ad un teaser, ma molto più potente per via della potenza del cavo. Grazie alla gomma l'impugnatura era invece isolata.
Il cannone sparò.
Patrick era morto.
Daenerys nascose la sua nuova arma tra i pantaloni e l'intimo. Era ora di cominciare a recitare.

Quella mattina Arrow si era alzata presto. Aveva intenzione di trovare qualcosa di utile in giro, così si era diretta verso la stazione ferroviaria a sud-est della città in rovina.
Le nuvole coprivano il sole e la temperatura era abbastanza bassa da farla rabbrividire.
Dopotutto, nessuno dei Tributi era stato mandato in arena con indumenti pesanti. Lei era stata abbastanza fortunata da trovare due paia di calzini, per poi utilizzarli come guanti.
Non essendoci ancora molta luce, utilizzò il suo faro per illuminare il luogo in cui si trovava.
Le prime cose che le saltarono agli occhi furono i pezzi di rotaie separati gli uni dagli altri.
In un combattimento, una sbarra di ferro avrebbe potuto fare la differenza.
Così ne raccolse una non troppo grande, facile da trasportare nonostante il peso.
Dopodiché alzò lo sguardo: sparsi in quel luogo, vi erano dei vagoni abbandonati.
Decise di entrarci, e notò che i sedili non particolarmente rovinati: per una persona che aveva dormito tra le macerie di un edificio distrutto, un comodo sedile era una visione paradisiaca.
Così, decise di staccare la cintura da uno di essi per legarsela in vita e riporci gli oggetti che aveva con sé, e infine, si appisolò con la testa sullo schienale.

Era mezzogiorno in punto al lago, la base dei Favoriti. Jace se ne stava pazientemente seduto di fronte ad una grotta, con il viso gonfio per le violenze subite da Levi.
Con la sua forza fisica sarebbe stato in grado di spezzarle il collo in pochi secondi, ma essendo lui il "nuovo arrivato", si sarebbe trovato contro gli altri membri dell'alleanza, così decise di rimanere passivo alla rabbia ingiustificata della ragazza del Distretto Due.
" Sapete, forse dovremmo lasciar perdere quella ragazzina." Esordì Ginevra. Quest'ultima stava sistemando delle trappole per pesci e molluschi insieme al compagno di Distretto, che ammutoliva pensieroso.
" Mi stai prendendo in giro? Se veniste anche voi due sfaticati ci vorrebbe poco per farla fuori!" esclamò Levi, che stava affilando le proprie armi insieme a Charles.
" Sta' calma, abbiamo due settimane di tempo. " disse Nathan in tono pacato.
" Questo è vero, ma voi ve la state prendendo davvero comoda. Non siamo mica in vacanza! E poi, che bisogno c'è di pescare quando abbiamo una montagna di cibo alla Cornucopia?"
Mentre i Favoriti discutevano, Jace sentì un fruscìo. Portò lo sguardo al punto in cui aveva sentito il rumore, e scorse Adele, il Tributo femmina del Distretto Dodici, uscire da una spaccatura nella roccia e dirigersi alla Cornucopia, probabilmente spinta dalla fame.
Gli altri sembravano non essersene accorti, quindi quella poteva essere la sua occasione. Tornare con il cadavere della bambina in braccio sembrava essere un'opportunità da non perdere. Ma ce l'avrebbe fatta ad inseguirla e ad ucciderla? Un fiasco poteva significare l'esclusione dal gruppo, e di conseguenza, morte certa.
Data la situazione, però, tutto ormai poteva solo migliorare.
Così, silenziosamente, si alzò e la seguì.

Yolo ed Elinor non avevano fatto altro che scalare faticosamente la montagna per tutto il pomeriggio. La spalla della ragazza era diventata insensibile, ma non aveva il coraggio di alzare la manica per osservare le condizioni in cui fosse.
Tuttavia, più i due salivano, più freddo provavano. E poiché indossavano abiti estivi, era più complicato resistere.
" Yolo, ti prego, non ce la faccio più. " ansimò il Tributo del Distretto 8.
" Il sole non è ancora calato, Elinor, dobbiamo andare avanti. "
Una volta raggiunto uno spiazzo, la ragazza si sedette, in lacrime. " Sta accadendo tutto così velocemente..."
L'altro, dispiaciuto, le carezzò le braccia, nel tentativo di confortarla.
Quando ad un tratto udirono degli ululati e delle urla umane. Entrambi rabbrividirono.
" Forse hai ragione tu. Basta per oggi. Cerchiamo un rifugio."
Detto questo, i due si misero alla ricerca di un riparo. Dopo mezz'ora trovarono una spaccatura nella roccia abbastanza grande da contenere quattro persone, così decisero di approfittarne e di accendere un fuoco, cuocendo parte della carne fresca che erano riusciti a procurarsi alla Cornucopia durante il Bagno Di Sangue, per poi riposare.


Dopo una giornata passata alla ricerca di Adele, Peter e Blade decisero che era il momento di fare una pausa, ma poiché non avevano più nulla da mangiare, dovettero recarsi alla Cornucopia.
In una decina di minuti arrivarono in cima alla cisterna, ma ciò che videro li pietrificò.
Vicino a vari bauli vi era un ragazzo con una freccia conficcata nell'addome, che loro riconobbero come il Tributo Del Distretto 10.
E accanto a lui, vi era una bambina.
" Adele..." mormorò Blade.
" Blade!" la castana gli corse incontro, in lacrime, e lo abbracciò. Per due giorni era rimasta completamente da sola, e finalmente aveva ritrovato qualcuno con un volto familiare.
" Consegnami quella bambina. "
Improvvisamente, tutti zittirono.
Jace, era lì. Di fronte a loro. Con un'ascia in mano.


Al calar del sole, Yolo ed Elinor erano in uno stato di dormiveglia. Stavano per addormentarsi del tutto, quando improvvisamente, qualcuno entrò nella grotta.
Elinor strillò spaventata, mentre Yolo prese il coltello e lo puntò all'uomo di fronte a loro.
" Chi sei?!" chiese il rosso.
L'intruso si avvicinò alle braci, rivelandosi: si trattava di Deemer. Quest'ultimo aveva la pelle del viso lacerata, il bulbo oculare destro grondante di sangue, così come il collo e le mani, a cui mancavano alcune dita.
" Vi prego. Aiutatemi."

" Non ti permetterò di toccare Adele!" esclamò il Tributo del Distretto 12.
" Non lo ripeterò un'altra volta." Jace si avvicinò pericolosamente.
Ma ecco che, ad un metro dalle sue prede, si fermò. Una lama premeva sulla sua schiena.
" Fai un altro passo e sei morto." Da dietro di lui, con le poche forze che gli rimanevano, Joe aveva impugnato una lancia e gliela stava puntando contro. " Bene. Ora scendi immediatamente dalla Cornucopia."
Nel frattempo, anche Peter ne aveva impugnata una, mentre Blade si era impossessato di un set di coltelli.
Essendo tutti contro di lui, non aveva molta scelta.
" Non finisce qui."
E così, il Tributo del Distretto 7 scese dalla cisterna. Senza alcun cadavere in braccio da consegnare ai Favoriti.

N.d.A. Ehilà! Scusate per l'assenza, ma ero in vacanza! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che abbiate passato una bella estate :) Alla prossima! 
-Kia

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