Il Sigillo Bianco

di HelloAutumn_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: specchio di ghiaccio ***
Capitolo 2: *** Il nastro porpora ***
Capitolo 3: *** La Pagina Occultata ***
Capitolo 4: *** Pensieri appannati ***
Capitolo 5: *** Il viaggio dell'Onda ***
Capitolo 6: *** L'arco di pietra ***
Capitolo 9: *** L'abbraccio e L'arma ***
Capitolo 10: *** Seguimi e apprendi ***
Capitolo 10: *** tiriamo le somme (perchè tutti sanno che faccio schifo in matematica) quindi, capitolo 9: falò e sorprese ***
Capitolo 11: *** colpo che ferisce, sguardo che punisce ***
Capitolo 12: *** ¡avviso! ***



Capitolo 1
*** Prologo: specchio di ghiaccio ***


 Il Sigillo Bianco

Prologo: specchio di ghiaccio

 
Elsa si rigirava nel morbido letto in preda ad un’insonnia che non le apparteneva.
Ormai erano passati cinque anni da quando era diventata regina. Ora era una zia e sovrana amata e rispettata. Tutto era perfetto nella sua vita.
La donna si rigirò nel caldo giaciglio sbuffando. Il sonno non l’avvolgeva come un manto di neve nel modo in cui era solito fare; al suo posto era penetrata in lei la sensazione che qualcosa di importante sarebbe accaduto, un enigma di cui non conosceva ancora la soluzione.
Elsa scostò le coperte con stizza e si sedette sul bordo del letto prendendo la testa tra le mani. La sua stanza era in ombra tranne lo specchio fissato di fronte alla finestra spalancata, che lasciava entrare un piacevole ma pungente freddo. La regina si alzò e, con la grazia che solo lei possedeva, attraversò la stanza con passi silenziosi fino alla specchiera.
Lo specchio era imponente, con una cornice argentata e finemente lavorata.
Rifletteva perfettamente la sua immagine e la mostrava molto più regale e tranquilla di quanto si aspettasse. Era alta e pallida, il corpo magro e armonioso era fasciato da una candida camiciola leggera decorata con motivi geometrici. I capelli chiarissimi erano sciolti in una cascata che incorniciava il volto e le spalle minute. Il viso era calmo anche se le labbra continuavano a contrarsi tradendo un certo nervosismo. Gli occhi azzurri erano assonnati ma vigili. Tutti i suoi sensi erano all’ erta e fu per questo che quando vide un’ombra non esitò ad uscire sul balcone. Forse non avrebbe mai dovuto farlo; avrebbe evitato la paura, il dolore, l’amore…
§§§
Elsa camminò guardinga lungo il grande balcone che iniziava in quei momenti ad essere inondato dalla luce dell’alba. Cercò con gli occhi figure sospette trattenendo il fiato, pronta a sferrare un attacco, ma non trovandone si avvicinò al parapetto e vi poggiò i gomiti chiudendo gli occhi e inspirando l’aria fresca. Era così bello il paesaggio che rimase a rimirarlo per un tempo indefinito. Le montagne erano alte e imponenti ma impreziosite dai colori dell’alba che ne facevano scintillare le cime innevate, il villaggio addormentato era riflesso nel mare placido, solcato da un barca solitaria.
Elsa si rimise in postura eretta, fece un respiro profondo, e iniziò a camminare verso la stanza. Fece pochi passi quando notò che seduto per terra stava un ragazzo, intento a fissarla e a impugnare un curioso bastone. La donna indietreggiò sorpresa della presenza sul suo balcone. Poggiò sconvolta una mano sulla balaustra che si ricoprì velocemente di brina candida.
-Chi sei? – chiese, maledendosi per il tremolio della propria voce.
 Il ragazzo si alzò in piedi visibilmente stupito. I capelli candidi e gli occhi di ghiaccio che brillavano irrequieti mentre le rivolgeva un muto sorriso e scompariva nell’ombra, lasciando al suo posto un solo e fluttuante fiocco di neve che si posò sulla guancia di Elsa come un muto avvertimento... e la sensazione che l’avrebbe rivisto.

 
 
 
Angolino psikki:
Salve popolo! Ecco qua la vostra Tumn con una nuova storia.
Come avrete capito i protagonisti sono Elsa del film Frozen, e il ragazzo misterioso che tanto non è un mistero per nessuno haha. (Poi conosceremo gli altri damdamdaam temetemi!)
Non so quanto spesso aggiornerò anche per questo devo vedere quanto sarò massacrata da 1 a 10. Amo la scuola ma accidenti! Sarà divertente lo so ma il monte ore è quello che è. (ovvio, se vi piace sarò anche più motivata, coffCoff messaggiImpliciti coff)
Grazie a tutti quelli che leggeranno, anche silenziosamente
Un saluto sognante (?)
A presto
 

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Capitolo 2
*** Il nastro porpora ***


 

Il Sigillo Bianco

Capitolo 1: Il nastro porpora

 
Elsa sentì bussare alla porta. Si specchiò come aveva fatto poco prima di quell’incontro la mattina precedente. Quel ragazzo l’aveva turbata alquanto: come aveva fatto ad arrivare sul balcone lo ignorava, il castello era sorvegliato. Cosa che, se possibile, la stupiva di più era quel fiocco di neve. Diede la colpa alla luce e alla sua immaginazione ma nel profondo non ci credeva per nulla.
Anna entrò sorridendole amorevolmente. Indossava un vestito bianco e azzurro sopra il pancione in bella vista. Aveva i capelli legati in una treccia elaborata lunga fino alla vita.
-Elsa, buongiorno- esordì lei in tono affettuoso. La maternità l’aveva resa talmente calma da non sembrare più lei in certi momenti.
-Dormito bene Anna? Bianca fa ancora i capricci? - chiese Elsa lisciandosi un vestito color porpora e passando un nastro del medesimo colore tra i capelli.
Anna sbuffò appoggiandosi alla porta –Non ne hai idea! Per fortuna Kristoff ha badato alla mia piccola peste e ho potuto dormire – rispose sorridendo.
Elsa rise – Chissà a che somiglia... - disse la maggiore prendendo a braccetto la sorella per scendere a fare colazione.
§§§
Le due donne si sedettero aspettando in silenzio che gli altri giungessero nel salone. Kristoff arrivò trafelato con la figlioletta in braccio e Olaf al seguito.
Bianca era una bambina vispa e carina. Aveva i capelli biondi, lisci e indomabili, che Kristoff aveva disperatamente cercato di legare, con scarsi risultati. Gli occhi erano castani grandi e brillanti e riuscivano a soggiogare chiunque. Indossava un abitino semplice color crema con le manichine a sbuffo e un fiocco azzurro un vita.
La bambina schioccò un bacio sulla guancia alle donne e si sedette a tavola, addentando un biscotto al cioccolato. Kristoff si passò una mano sul viso e stancamente bevve una tazza di latte fresco. Nella tavolata regnava un piacevole silenzio, se si escludevano Olaf che parlava di Sven e Bianca che ridacchiava mentre rubava i biscotti sotto gli occhi del padre, troppo esausto per reagire.
Elsa finì con calma di mangiare e lasciò un abbraccio a Bianca e ad Anna, per poi andare verso la sala delle riunioni: una lunga giornata l’attendeva.
§§§
Erano ore che ascoltava un ambasciatore di un’isola Norvegese abbastanza lontana che cercava di stringere un’alleanza commerciale con l’ormai florido porto di Arendelle. L’offerta era vantaggiosa per entrambi, per questo Elsa non chiese ai ministri un parere, perché in ogni caso avrebbe accettato. Quando l’uomo si zittì, mentre gongolava soddisfatto per l’orazione appena conclusa, Elsa si alzò in piedi e sorridendo si avvicinò al gruppo; composto da due gemelli biondi dall’aria aggressiva, l’omone dai baffi castani che aveva parlato e da un ragazzo moro e magro che sedeva su uno scranno.
-Sarà un piacere fare affari con voi. Hiccup Horrendus Haddok, capo di Berk, la ringrazio della visita- disse Elsa (pregando mentalmente di non aver sbagliato il nome).
Il ragazzo, che si era addormentato durante il monologo e stava russando, sentendosi chiamato cadde dalla sedia con un tonfo, causando l’ilarità di tutti nella sala.
Quando si rimise in piedi, rosso in volto, mormorò qualcosa a metà tra delle scuse e dei ringraziamenti per poi tornare a sedersi. Dopo alcune formalità il gruppo venne congedato dalla sala delle riunioni.
§§§
-ZIAAA! ZIA ELSAAAA- urlava Bianca per il castello.
-Elsa! Heilaa! - esclamava Olaf a braccetto della piccola.
Appena la trovarono che usciva dalla riunione con gli ambasciatori di Berk le corsero incontro abbracciandole le gambe.
-Zia, giochiamo con la neve? – chiese Bianca facendo gli occhioni da cucciolo.
La zia cedette, quel giorno non erano previsti altri incontri, e prese per mano la bambina, che saltellava gioiosa.
Arrivati in un piccolo salone dove non veniva mai nessuno Elsa con un gesto della mano ricoprì il pavimento di uno strato di neve soffice.
Bianca fece l’angelo ridendo mentre Elsa e Olaf preparavano i fortini per la battaglia a palle di neve.
Bianca si lanciò sulla zia facendola finire nella neve, sebbene lei non avesse freddo ora doveva farla pagare a quella piccola briccona che rideva dietro a un cumulo candido.
-Dove sarà mai quella birbante di Bianca? – domandò retorica Elsa. Per risposta ricevette il ridacchiare della bambina che si sporse dal suo nascondiglio.
- Forse è dietro quella colonna...– continuò la zia fingendo di non vederla, mentre Olaf trotterellava dietro la colonna a controllare.
- O forse è proprio... qui! – esclamò Elsa mentre faceva il solletico alla piccola, che aveva le lacrime agli occhi.
Quando Bianca ebbe implorato pietà la donna smise di farle il solletico, accorgendosi che Anna e Kristoff le stavano osservando dalla porta socchiusa sorridendo.
Quel momento dolce venne però interrotto da un ministro giovane e mingherlino che la chiamò.
-Regina Elsa, mi spiace interromperla ma una nave è arrivata in porto, degli ambasciatori desiderano incontrarla con urgenza. – disse lui.
- grazie James, sei congedato per oggi, dimmi dove sono per favore –
-Mia regina, ora si trovano nella biblioteca. – proseguì.
- Molto bene. Miei cari devo scappare, ho fatto attendere i nostri ospiti fin troppo. Ci rivedremo a cena. – concluse Elsa.
-Ciao Zia...divertiti! – esclamò Bianca mente correva ad abbracciare il padre.

 
 

 
 

Angolino Psikki:

Ma salve salvete gente!
Eccomi qua con il primo vero capitolo della mia prima vera long!!!
Ringrazio quegli angeli che mi hanno recensito il prologo, ovvero:
Kamala_Jackson, VaneFrancyforever
 Un grazie quelle anime caritatevoli che l’hanno inserita tra le seguite:
VaneFrancyforever, _volpettina_, lunadelpassato, Fred Halliwell e Notalovesong98 (Fra<3 sei un tesoro, curiosate nel suo account io mi sono innamorata delle sue storie, le mie preferite)
Vi sposerei tutti.
Che ve ne pare del capitolo? Hiccup non comparirà quasi più nella FF ma mi piaceva l’idea di inserirlo in un accenno (notare Testaditufo e Testabruta ehe).
 Bianca è un ammore<3, aspettiamo di vedere il fratellino haha.  Capitolo un po’ Fluffoso ma hei ho appena finito di mangiare caramelle (che scuse eh?!)
Bien, a presto miei cari sponsor.
Vostra
Tumn
Ps: una recensione piccina? Dai che inizia la sQuola...mi farete felice! sono alle prime armi e ho bisogno di consigli e pareri.
pps: non sarà tutto così facile...adesso contestualizzo poi dovrete temermii muahhaha

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Capitolo 3
*** La Pagina Occultata ***


Il Sigillo Bianco

Capitolo 2: La pagina occultata

 
Elsa camminava spedita in un corridoio verde e cupo, verso la biblioteca, dominata da un senso d’inquietudine che aveva rapidamente sostituito la spensieratezza di poco prima. Ci mise un attimo a identificare le sue emozioni: curiosità, oppressione, Paura. Elsa aveva paura, uno stato d’animo che l’aveva dominata per tutta la vita e che si era ripromessa di non provare mai più. Da piccola la paura derivava dal non saper dominare i propri poteri e di far male ai suoi cari; questa era una paura immotivata, il che la lasciava sgomentata.
Si fermò un minuto appoggiandosi al muro riprendendo il fiato che non si era accorta di trattenere. La porta scura era di fronte a lei, oltre il corridoio appena percorso, dove i quadri parevano fissarla arcigni.

Si ridiede contegno e sospirando aprì la porta con un tonfo. La biblioteca era sviluppata su vari piani colmi di scaffali con libri di ogni genere. Era luminosa e grande, con un ampio spazio al centro contornato da tavoli in legno pregiato. La tensione era palpabile e il silenzio opprimente, sembrava non ci fosse traccia di allegria nell’animo dei presenti.
Nella sala erano presenti due persone. L’uomo, dall’età indefinibile, era seduto su una sedia a rimirare il paesaggio dalla finestra. Aveva i ricci rossicci e un accenno di barba. Gli occhi erano come l’erba secca d’estate e scrutavano assenti l’orizzonte mentre le mani torturavano nervose una coperta violacea che aveva steso sulle gambe.
La donna era molto bella. Aveva la carnagione talmente pallida da sembrare di vetro, gli occhi azzurri come il cielo e i capelli stretti in un velo trasparente del medesimo colore. Con le mani eleganti e delicate sfiorava i libri mentre percorreva la biblioteca con lenti passi silenziosi. Le vesti impalpabili fluttuavano, malgrado non vi fosse vento, facendola apparire eterea come l’aria.
Elsa fece per parlare ma venne anticipata dall’uomo che le sorrise amichevole.
-Regina Elsa di Arendelle- disse, con voce calda e gioviale, chinando il capo in perfetta sincronia con la donna.
- Ci spiace averla disturbata con così poco preavviso, ma la questione è molto seria. - si scusò.
-Procediamo con ordine, io sono Giselle e lui è Delorien. – disse la donna.
-non siamo semplici ambasciatori, siamo più...visitatori- chiarì Delorien.
- Chi cercate? - chiese Elsa –posso aiutarvi in qualche modo? –
- Cerchiamo lei, Regina. Abbiamo notizie importanti, meglio che si sieda- disse Giselle con voce chiara.
Elsa prese una sedia e si avvicinò alla coppia – Chiamatemi Elsa, ora siamo in confidenza mi pare- disse abbozzando un sorriso, il quale sparì subito quando vide che nessuno sembrava disposto a ricambiarlo.
Giselle chinò impercettibilmente la testa prima di iniziare a parlare. – ci è giunta voce che tu hai delle...qualità, molto particolari, non so se mi spiego- disse lei.
-Vi riferite ai miei poteri? - chiese la regina- Ora li governo dopo i fatti accaduti cinque anni fa...-
- Conosciamo la tua storia Elsa- la interruppe Giselle –ma tu non la conosci tutta, piuttosto...-
Elsa cercò di interpretare le emozioni sui volti dei suoi interlocutori ma non vi riuscì. Delorien teneva la testa bassa, ogni traccia della sua giovialità era sparita. Giselle aveva il volto serio e lo sguardo vuoto, come attendesse che lei le desse il permesso di ricominciare.

-Non credo di capire...- disse Elsa confusa.  
-Ci sono tante cose che lei ignora, siamo qui per questo- riprese fredda Giselle. Aveva ricominciato a darle del lei, cosa che allarmava Elsa.
-Lei crede di essere l’unica con dei poteri particolari? – disse Giselle annoiata. Elsa la fissava esterrefatta cercando di metabolizzare l’informazione.
-Quindi, esistono altri come me? -  chiese la donna con un filo di voce.
Non necessariamente con i vostri stessi poteri, ma si molti. – risposero.
Elsa non capiva che emozioni le stringevano lo stomaco ma rimase con lo sguardo perso e la mente assente per diversi minuti; venne riscossa solo da un colpo di tosse di Delorien.
-Perché? Cosa ci costringe a una vita di sofferenze? – chiese la regina con gli occhi sgranati.
-Devo dire che il suo caso è molto particolare – disse Delorien a Giselle – una regina mezzosangue, la quale non controlla i propri poteri...dobbiamo portarla con noi. – concluse
-Ovviamente –assentì Giselle
-Cosa? – chiese Elsa senza parole.
-Dobbiamo portarti in un campo per persone come te, un campo per mezzosangue. – rispose paziente l’uomo.
-Me-mezzosangue...ma gli dei non esistono...! – disse con un filo di voce Elsa. Da bambina era molto appassionata di mitologia greca, passava pomeriggi interi in solitudine a leggere delle avventure di eroi e divinità. Era diventata esperta, le era bastato poco per arrivare al nocciolo del discorso.
-E’ qui che sbagli mia cara – aveva replicato Giselle, assumendo un’aria più comprensiva
-Gli dei esistono, la loro stirpe si moltiplica e compie imprese. Tu ne fai parte Elsa-  disse Delorien con uno sguardo quasi rattristato.
-Non è possibile, voi vi sbagliate, voi...non, non potete – disse Elsa alzandosi in piedi.
-Elsa, che tu lo voglia o no, questa è la verità. Puoi non crederci e allontanarci, ma se vuoi sapere davvero la verità sui tuoi poteri allora ti conviene ascoltarci e venire con noi. – disse Giselle con l’autocontrollo e il carisma di un grande oratore.

Colpita e affondata.

Lei voleva sapere, lei Doveva sapere.
Ma non era pronta, non ora, non così, non in quel luogo così intriso di ricordi e rara felicità.

-Io...io...aspettatemi...- balbettò Elsa prima di fuggire dalla verità in un fruscio di vesti purpuree.
 
 
 

Angolino Psikki:  

Macciau sgiente! Applauditemi, non so neanche io come ho fatto a scriverlo così in fretta!!!
Conosciamo Giselle e Delorien...che ne pensate?
Pooi succedono parecchie cose eh!? Voglio un parere ditemi voi.
Spero vi sia piaciuto. (Nota bene: per chi spera di rivedere subito subito Jack mi spiace, prima avremo le riflessioni di Elsa e poi altri personaggi faighi come T……. *viene strozzata da Vic che la stende con una mossa di karate demente*)
E oraaaaaa i ringraziamenti! GrAZIE mIEI SPOnsOR!!
Ringrazio quei santi semidei che mi hanno recensito il capitolo 1: VaneFrancyforever, Kamala_Jackson e lunadelpassato.
Grazie anche a chi l’ha inserita tra le seguite: lunadelpassato, Kamala_Jackson, Fred Halliwell, Notalovesong98, _volpettina_, 2000fb, Darck_Angel, Deadly special, VaneFrancyforever e il mio amico Poseidonson97.
Un grazie grande a Krista Kane che l’ha addirittura messa tra le preferite! *si mette a infornare biscotti a forma di lettere che compongono il suo nome, i quali, per il vostro bene non dovranno essere mangiati*
Siete dei tesori.
Bien, mi pare d’aver detto tutto.
Grazie se leggete, e grazieeeeeeeeee se recensite, davvero mi sento contentissima quando trovo un vostro messaggio!
A presto
Vostra allegra,
tumn

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Capitolo 4
*** Pensieri appannati ***


 Il Sigillo Bianco

Capitolo 3: pensieri appannati

 
 
Elsa sedeva in una stanza buia, in silenzio.
Le ginocchia strette al petto e la testa immersa nei pensieri, mentre ammirava un tramonto incolore.
L’aria era fredda e pungente, la testa le girava. Davanti al cielo si chiedeva cosa fare, la sua vita ribalta in pochi minuti.
Mezzosangue.
Non era possibile. Sua madre e suo padre erano morti, ma li aveva conosciuti. A quel ricordo lo sguardo si velò di lacrime. Loro l’avevano amata, protetta, non le avevano mai voltato le spalle.
Loro non erano chi credevi.
I pensieri si accavallano in un moto senza senso.
Devi venire con noi
Le ingiustizie non hanno mai fine. Lei era una bambina quando l’hanno strappata dal mondo e rinchiusa in una stanza, sola, con la paura, il silenzio e consapevolezze disperate.
Aveva riconquistato il suo posto, e ora pretendevano di portarla via.
Non sarà per molto, giusto alcuni mesi. Serve a noi quanto a te.
 
Loro sapevano, sapevano cose che lei ignorava. Lei poteva sapere, poteva finalmente conoscere la verità.
Perché io sì e Anna no.
Questa domanda le risuonava nella mente. Quante volte l’ha pensata? Quante?
Il suono di quelle parole era arrivato a perdere significato, a essere pronunciato come una preghiera, l’ancora di salvezza dalla disperazione di una bambina, che in realtà bambina non era. Prima era un dubbio legittimo, poi la certezza di essere sbagliata, infine la rassicurazione muta di risparmiarle dolore. Poi, l’uscita dal buio.
Smettere di pensare. Doveva smettere di pensare.
Impossibile. Quando i pensieri attraversano il gelo, allora puoi solo chiederti come pensare, perché non potrai tornare indietro. Questo l’aveva imparato.
Elsa si toccò le guance e le scoprì bagnate di lacrime. Prese la testa tra le mani e sospirò. Fuori dalla finestra, dove non poteva vederlo, un minuscolo fiocco di neve volteggiava in aria.
§§§
Passi risuonavano nel silenzio carico di polvere.
Elsa alzò la testa, che teneva posata sulle ginocchia e rivolse lo sguardo perso verso la porta.
I passi si avvicinavano, Elsa non reagiva, rassegnata.
La porta venne spinta dolcemente con la schiena, mentre un profumo di menta si diffondeva nello stanzino.
Dall’ombra emerse una figura familiare; la persona di cui avrebbe avuto bisogno, constatava.
-Anya...- sussurrò Elsa con voce roca.
La ragazza era alta e magra. Non si poteva esattamente definire bella, ma lo era in un modo tutto particolare. Aveva i capelli scuri legati in una coda e gli occhi verdi, ambrati e luminosi. Indossava un abito arancione, con la gonna storta e le maniche al gomito. Reggeva in mano un vassoio disadorno, con al centro due tazze fumanti di the alla menta. Aveva il volto leggermente spruzzato di lentiggini e le labbra piegate in un sorriso timido.
- sapevo che ti avrei trovata qui- disse lei.
-oh, Anya- sospirò Elsa.
- non ti preoccupare, non ti preoccupare. - la rassicurò la ragazza porgendole una tazza bollente.
Le due rimasero a fissare il cielo che iniziava a ricoprirsi di stelle per un tempo indefinito, mentre il the si raffreddava.
Anya sapeva che Elsa si sarebbe aperta con lei, doveva solo lasciarla in silenzio. Per iniziare.
Elsa pensava, cullata dalla melodia che la ragazza canticchiava.
A volte si sentiva davvero persa senza l’aiuto di quella ragazzina. Era arrivata al castello quattro anni prima, orfana, senza nulla tranne una grande determinazione e una immensa voglia di vivere negli occhi. L’avevano presa con loro, nella servitù l’avevano accolta come in una famiglia; quella che non aveva mai avuto. Era diventata subito grande amica della principessa e della regina. Era una ragazza allegra e matura, quasi una confidente per tutti.
-non sono chi credevi – le parole uscirono a fatica dalle labbra fredde della regina
Anya fissò Elsa in silenzio.
-Non sono chi credevo di essere – Elsa proseguiva, piangeva, fissava il cielo.
Mentre parlava si toglieva un peso dal petto.
§§§
-Sono scappata. Sono corsa via da chi conosce la verità, sono una codarda. - concluse Elsa.
Anya si limitò ad abbracciarla. Elsa non voleva vuote parole di conforto, ma aveva bisogno d’affetto.
Dopo attimi eterni di silenzio la ragazza si riscosse.
-Credo sia giunto il momento di darti questa – disse Anya sfilando dalla tasca del grembiule una busta candida.
-Prima ho incontrato gli ambasciatori e mi hanno dato questa per te...- proseguì
Elsa prese la lettera e se la rigirò tra le mani abbozzando un sorriso sarcastico.
-Quindi la mia vita, la mia libertà e il mio regno si giocano il tutto per tutto...con una lettera, allora bisogna aprirla...- disse la donna con malcelata malinconia.
   La regina lesse più volte il contenuto con viso indecifrabile.
-Cosa dice? - chiese Anya trepidamente
- Devo andare con loro, mi permettono di portare una persona con me, per quanto potrà restare. Dovrò stare con loro per un po’. Questo devo accettarlo se voglio conoscere la verità. –
Anya la guardò con un misto di implorazione e ansia.
-Verrai con me- disse Elsa, neppure lei sapeva se era una richiesta o un ordine.
- li lascerai qui? Da soli? Senza una guida, senza un faro? – chiese la ragazza con gli occhi lucidi. –Anna sta per avere un bambino e tu la abbandoni? –
Elsa parve vacillare per un secondo, poi riprese la fermezza abituale – lo faccio anche per loro. Se non me ne vado attirerò qui mostri ben peggiori di quelli incontrati saltuariamente nei boschi! Sareste tutti in pericolo e io non voglio. Andrò dove sarò al sicuro. Quando avrò appreso il necessario, tornerò. È una promessa. – disse decisa.
-Mi fido di te – disse piano Anya –andremo. –
Elsa fissava le stelle con nuova determinazione.
Andrò fino in fondo, per me, per loro.
 

 

Angolino psikki:

ueilaaa come va la vita?
Sono ufficialmente un drago! Mi sono appassionata alla storia e sapere che anche solo un pochino vi piace mi riempie di felicità! (non ascoltatela, è che non ha voglia di fare i compiti e basta ndVic)
Allora, il capitolo è piuttosto introspettivo, ditemi che ne pensate (basta anche “ok, hai la mente contorta ma elsa sta bene, lascia perdere”)
Pooi di Anya che ne pensate? Quella ragazza la stimo. *batte il cinque ad Anya*
Elsa partirà! Siete contenti? Datemi un segnoooooo
E oraaaa: ringraziamenti!
Grazie a le mie due vallette recensitrici: Kamala_Jackson e VaneFranciforever. Vi ringrazio, il vostro sostegno mi aiuta tanto.
Gracias alle 10 seguite: poseidonson97, Fred Halliwell, lunadelpassato, 2000fb, Deadly Special, Notalovesong98, _volpettina_, kamala_jackson, Darck_Angel, VaneFrancyforever. Grazie graziete.
Tanto amore per Anima Ribelle e Krista Kane che l’hanno aggiunta alle preferite <3<3 *si inchina e fa vestire Vic da geisha senza un motivo specifico, solo per il vostro divertimento*
Ok vi ringrazio tantissimo se siete arrivati a leggere fin qui.
Ancora grazie
tumn
 

Una recensioncina? Piccina per piaceer!?

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Capitolo 5
*** Il viaggio dell'Onda ***


Il Sigillo Bianco

Capitolo 3: il viaggio dell’onda

 
 
Elsa aveva gli occhi lucidi. Era al porto, in una zona discreta e curata.
Vicino a lei sostava una barca veloce e abbastanza grande, la quale aspettava solo lei per partire. Anya sorrideva speranzosa verso la servitù mentre saliva con passo gagliardo e vivace.
La regina si voltò verso la sua famiglia. Li avrebbe lasciati soli, di nuovo.         Si fece forza e impresse i loro volti nella mente, non doveva dimenticare.
-Anna, devi essere forte sorellina mia – disse Elsa passando una mano sulla guancia della sorella che la premette sul viso –Voglio vederti felice, stai tranquilla. Tornerò tra alcuni mesi, questo viaggio è importante per Arendelle. – Elsa aveva preferito liquidare il tutto in un banale viaggio d’affari. – Inoltre voglio vedere il mio nuovo nipotino – aggiunse sorridendole dolcemente. Anna ricambiò e invitò Bianca a venire avanti.
Elsa si accucciò, incurante del bellissimo vestito che avrebbe potuto rovinare, e allargò le braccia. Bianca vi si tuffò e abbracciò forte la zia. – Lo facciamo un pupazzo di neve?  - Chiese lei. –Vorrei tanto, ma devo andare...mi mancherai piccola mia. – Disse Elsa ricambiando l’abbraccio.
-Almeno me lo porti un regalo quando torni? – chiese Bianca
- Certo! – rispose Elsa.
-Quello più grosso? Bello bellissimo? – chiese, con gli occhi che luccicavano
-Bianca!! – esclamò Anna, per nulla sorpresa della sua sfacciataggine
-Tutto per il mio piccolo fiocco di neve! – disse Elsa schioccando un bacio sul nasino della bambina.
- Grazie zia! – sorrise sorniona la piccola
Olaf si limitò ad abbracciarla mentre Sven accettò volentieri una carota.
Kristoff le offrì la mano per alzarsi e lei accettò.
-Proteggili, ci sono mali là fuori, pericoli che non immagini. Non permettere che gli accada qualcosa. Mi fido di te...- bisbigliò Elsa attenta a non farsi sentire.
Kristoff la fissò facendole un impercettibile cenno d’assenso col capo.
Elsa prese un respiro e si voltò, poteva farcela.
-Ricorda zia, quello più grosso! – esclamò Bianca saltellando.
Elsa sorrise, Ora era pronta.
§§§
Elsa aprì gli occhi. Intorno a lei era buio, percepiva la coltre di sogni velare il mondo. La stanza era in ombra e la lasciava inquieta.
Sentiva lo sciabordio delle onde sulla nave, il mare che la chiamava, quel mare che aveva inghiottito i suoi genitori.
Poggiò i piedi sul gelido pavimento e si alzò in piedi. Aveva sognato la sua partenza, di nuovo. Erano in viaggio da tempo; forse giorni, forse settimane; Elsa lo ignorava. Aggirò furtiva il letto di Anya che dormiva placida, russando un poco.
Camminò cauta per il corridoio e poggiò distrattamente una mano sul corrimano, coprendolo con arabeschi di brina mentre saliva le scale. Arrivò sul ponte percorrendolo a piccoli passi.
Il cielo era nero come la pece, la notte senza luna. Il mare era vivace, senza essere pericoloso. L’orizzonte una macchia indistinta oltre la leggera nebbia. Si fermò a fissarlo con il volto inespressivo.
 Elsa fece d’istinto un passo avanti, un altro ancora. Si ritrovò in equilibrio su bordo con le mani aggrappate a degli archi di ghiaccio che si mescolavano stranamente in modo perfetto con il resto del paesaggio.
Elsa respirava pesantemente, in quel momento nessuno l’avrebbe sentita.
Respiro... respiro... respiro.
Un nuovo inizio, una nuova occasione.
Un ritorno, si ricordò.
Si sentiva vuota, inspiegabilmente bene; sul bordo dell’imbarcazione, con la camiciola di cristalli azzurri che morbida sbatacchiava nel vento.
Elsa aprì gli occhi dopo interi minuti passati in balìa del vento fresco, aveva il corpo intorpidito e l’alba iniziava a mostrare timida i suoi colori.
La donna indietreggiò, non prima di scorgere nel cielo la sagoma di un ragazzo dai capelli candidi, che indistinta si rifugiava dietro a una nuvola.
§§§
Elsa aveva dormito poche ore prima che la barca arrivasse al porto.
Delorien e Giselle, composti come sempre, avevano presentato a lei e Anya una scorta e le avevano invitate a salire su un cavallo. Elsa aveva preso un bellissimo stallone bianco e marrone, molto docile. Lei era abituata ad andare a cavallo e non aveva avuto problemi. Anya aveva ricevuto un cavallo nero, che la stava facendo disperare e divertire allo stesso tempo.
Le due donne insieme a Giselle, Delorien e i due ragazzi della scorta, Edward e Jonathan stavano viaggiando velocemente attraverso la Francia del nord. Elsa fissava il sentiero davanti a sé mentre Anya aveva gli occhi persi in tutti quei colori e paesaggi incredibilmente differenti rispetto ad Arendelle.
  I prati erano verdi e la rugiada li faceva scintillare, il cielo era terso e l’aria fresca, sebbene sembrasse molto calda alle due norvegesi.
Anya fissava con un sorriso estasiato i colori accesi dei fiori e gli uccelli nel cielo. Uno dei due ragazzi della scorta, Jonathan mi pare, affiancò il suo cavallo a quello della ragazza e visto che Anya non riusciva a prendere un fiore, si sporse da cavallo e ne raccolse uno giallo e arancione; per poi posarlo dietro all’orecchio di lei, che arrossì vistosamente.
Elsa alla scena ridacchiò maliziosa per poi vedere una smorfia divertita di Anya.
Il viaggio proseguì tranquillo tra chiacchere innocue e silenzi placidi.
Ad un certo punto la carovana si arrestò in una zona leggermente boscosa. Edward scese da cavallo e sguainò la spada mentre Jonathan intimava silenzio.
Elsa era inquieta, quel posto non le piaceva. Alzò lentamente un braccio pronta a sferrare un attacco.
Edward camminava piano mentre il fruscio nei cespugli, prima impercettibile, aumentava. Il ragazzo si avvicinava cauto mentre le donne trattenevano il fiato. Per un secondo il tempo sembrò essersi fermato; poi Edward calò pesantemente la spada mentre la creatura colpita emetteva un urlo strozzato. Giselle si portò le mani alla bocca.
-Dracena- sputò Edward mentre puliva la spada con un panno da una sostanza verdognola e della polvere dorata.
-Bene, possiamo ripartire- disse una volta risalito a cavallo. Il gruppo avanzò in una nuvola di polvere.
 

 

Angolino psikki:

Heilaa popolo!
Sorpresi di vedermi? Ecco un nuovo capitolo. Se devo essere sincera non mi piace particolarmente ma di meglio non mi veniva, sorry. Credo che, se capisco come si fa, alla fine la revisionerò.
Premetto dicendo che non sono mai stata in Francia *piange* e non ho idea di come sia, mi scuso con la popolation (sarebbe popolazione ma ammetiamolo detto così è molto + faigo haha)
Ok, come è il capitolo? Elsa che lascia la sua casa e i pensieri senza senso sulla barca. Poi il giro, Anya e Jonathan (Dei quanto li shippo<3) e la dracena polverizzizzata.  
Nel prossimo capitolo si arriva al campo mezzosangue heheheeeeee.
E oraaa ringraziamenti: Sponsor, vi devo la vita!
Grazie alle mie fedelissime vallette recensitrici (coniamo il nome ok Kam?): Kamala_Jackson e VaneFrancyforever.
Grazie a quegli zuccherini delle seguite: _Weasley_, VaneFrancyforever, Poseidonson97, Notalovesong98, lunadelpassato, ludmy610, Kamala_Jackson, Fred Halliwell, Deadly special, Darck_Angel, Amy e Blaze e 2000fb.
Adorazione infinita per le 4 (dico 4!!) preferite: Anima Ribelle, GretaBho, Krista Kane e noe_cucciola  *crea uno spettacolo pirotecnico con Vic come tema*
Grazie grazie e ancora graziee
Detto questo smammo non prima di chiedervi una recensioncina, ho davvero bisogno di pareri per migliorare!
Ok emigro nel paese dei broccolini caramellati.
Ciaoooo
tumn
 
 

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Capitolo 6
*** L'arco di pietra ***


Il Sigillo Bianco

Capitolo 4: l’arco di pietra

 
Il gruppo arrivò ad una collinetta uguale a quelle che avevano visto durante il viaggio e i due invitarono gli altri a rallentare. Jonathan saltò giù da cavallo ed Edward lo imitò.
-Siamo quasi arrivati- dissero i due sfilandosi l’elmo. Senza di essi le due ragazze videro finalmente i loro volti. Edward aveva la pelle abbronzata e i lineamenti duri, gli occhi erano castani e fieri, i capelli dritti e corti del medesimo colore. Aveva un’aria forte, da combattente.
 Jonathan invece aveva l’aria furba e allegra, gli occhi verdeazzurro erano vispi e il sorriso gioviale. Aveva i capelli biondo grano, mossi e ingestibili, che gli conferivano un’aria sveglia, quasi eccentrica.
Il biondo porse la mano ad Anya per scendere da cavallo ma la ragazza saltò e gli fece una smorfia divertita una volta atterrata, mentre il ragazzo ridacchiava porgendo le redini ad Edward che aiutava Elsa.
Giselle scese composta e iniziò ad avanzare con leggiadria, sembrava quasi che non toccasse terra. Elsa vide per la prima volta Delorien camminare e lo trovò molto buffo: sgambettava instabile con la schiena storta e i piedi maldestri.
 –Uff- sbuffò –non vi scandalizzerete mica per un po’ di pelo!?- detto questo si sfilò i pantaloni e le scarpe. Elsa non ebbe il tempo di formulare un pensiero coerente che vide degli zoccoli caprini.
-Un satiro! - esclamò Elsa stupita
-Esatto, mia regina- disse Edward – la trovo preparata in mitologia, la maggior parte di noi, prima di arrivare qui, pensava a qualche sciocca superstizione. –
Anya non sembrava per niente scossa dalla cosa, anzi. Iniziò a camminare vivace e decisa verso la collina.
-Hei lentiggini! Aspetta i vecchietti laggiù- esclamò Jonathan indicando Giselle ed Elsa, composte come sempre, Edward con i cavalli e Delorien che saltellava gioioso come un bambino.
La mora in risposta iniziò ad aumentare l’andatura, seguita dal ragazzo, fino ad arrivare ad una corsa verso la cima della collina. Le due donne, rimaste indietro, proseguivano sorridendo alla scena; mentre Delorien raccoglieva il fiore sfuggito dall’acconciatura della ragazza.
Quando finalmente tutti furono arrivati alla cima videro Anya e Jonathan che ridevano come pazzi rotolandosi nell’erba. Quando tutti si furono ricomposti Giselle indicò un arco di pietra lavorata con motivi floreali.
-Campo Mezzosangue- lesse Elsa sicura.
-Hai appena letto il greco antico- disse Delorien gonfiando il petto, come se avesse appena fatto la considerazione più acuta del mondo.
-lo so perfettamente- rispose la regina mentre si sforzava di non ridere –ho studiato greco, latino, francese, inglese, norvegese e italiano da bambina. –
Delorien aveva una faccia talmente buffa e sorpresa, del fatto che la sua frase ad effetto fosse appena stata superata, che Jonathan scoppiò a ridere senza ritegno.
   -Benvenuti, al campo mezzosangue- disse sicuro Edward. Elsa e Anya si sporsero per vedere meglio il paesaggio.
 La zona era ampia e circondata da un bosco molto fitto. Aveva un laghetto solcato da piccole barche e dalle figure di alcune ragazze. Molto territorio era coperto da campi con ogni genere di pianta, dove lavoravano operosi un gran numero di persone. Si potevano scorgere alcune costruzioni in lontananza, una grande casa bianca spiccava contro il verde dell’erba; delle casette erano disposte a semicerchio in una zona trafficata, erano ancora troppo piccole per distinguerle però; si notava un anfiteatro e un’arena.
-Anya, il tuo viaggio finisce qui. – disse Giselle distaccata.
- Cosa? –esclamò Anya gesticolando – Oh andiamo questo posto è grandioso! Si combattono mostri, si duella con la spada e si fanno falò cantando! – disse snocciolando quelle poche cose che avevano permesso a Jonathan di raccontare. – Non mi posso mai divertire! – sbottò mettendo il broncio come Bianca quando faceva i capricci.
- Anya, sei umana, la barriera non ti lascerebbe passare. Mi spiace. - disse Delorien.
-Volete vedere che ci passo?! – esclamò la ragazza, camminando verso l’arco.
-Anya non lo fare – disse Giselle con voce strozzata.
- Certo che lo faccio! Io non sono grassa, sotto questo “coso” ci passo! – esclamò indicando l’arco.
-Ma il campo di forza...-disse Delorien
-Lo sistemo io il campo di forza! – sbottò Anya passando sotto l’arco disinvolta
- Visto!? – disse sorridendo strafottente mimando un inchino
Tutti erano confusi, il primo a riprendersi fu Jonathan che scoppiò a ridere battendo le mani.
-Mi sa che andremo d’accordo tu e io! Eh lentiggini?! – disse tra una risata e l’altra, circondandole con un braccio le spalle; mentre gli altri li fissavano come impietriti.
-Allora andiamo? – chiesero i due
- sei una semidea...- disse Edward
- Me ne farò una ragione, sono orfana da sempre. Non fa differenza se un mio genitore è un dio greco. – disse con una schiettezza che lasciò tutti ammutoliti.
- e ora andiamo c’è un party che ci aspetta! – disse Delorien (il primo a riprendersi).
Il gruppetto non passò inosservato nel campo. Molti ragazzi bisbigliavano al loro passaggio, una regina mezzosangue non arrivava certo tutti i giorni. Le voci correvano e una piccola folla si era radunata vicino alla grande casa bianca. Giselle prima di entrare li fermò tutti.
-Ragazzi, tornate agli allenamenti, forza. Andate, via! – disse secca mentre armeggiava con il velo. Quando lo tolse rivelò una lunga chioma di un azzurro pallidissimo che ricadeva dopo aver ricamato volute delicate nell’aria.
- Che bei capelli- sussurrò Elsa
-Grazie, ora quel velo non serve più. Qui posso essere un’aura senza timore, la foschia dà ancora problemi. – disse lei.
Edward bussò autorevole alla porta della casa mentre gli ultimi curiosi si allontanavano.
Ad aprire fu un uomo sulla trentina, alto con gli occhi nocciola e i capelli biondo ramato. Il viso si aprì in un sorriso.
-Salve, bentornati! Sedetevi, entrate pure; vi riceveranno appena possibile. – disse l’uomo con voce calma.
- Io sono Admeto, il direttore delle attività del campo, è un piacere conoscervi -  disse facendo il baciamano ad Elsa ed Anya.
Admeto fece per parlare ma la porta venne aperta in quel mentre, ne uscì un centauro. La parte inferiore era uno stallone bianco e nella parte superiore era un uomo con una leggera barba castana. Dietro alla possente mole comparve un ragazzo. Non era molto alto, ma comunque superava Elsa di una spanna. Aveva gli occhi grigi e i capelli neri e arricciolati. Aveva lo sguardo furbo e dava l’impressione di un ragazzo divertente e combina guai, malgrado avesse sui venticinque anni.
-...Nella speranza che non accada mai più, ti credo di restare lontano dalla casa di Demetra per un po’...in attesa che si calmino. Mi sono spiegato Thomas? – disse il centauro rivolto al ragazzo
-Certo Chirone! – rispose il ragazzo con tono gaio.
-Chirone...? – disse Elsa
- Ciao! Come mai una ragazza così carina in casa grande? – domandò il ragazzo con un sorriso.
- Thomas! Ti sembra il modo di rivolgerti ad Elsa, la regina di Arendelle? – disse con tono di finto rimprovero Giselle.
- una regina wow! – esclamò Thomas – bene, a questo punto io andrei. È stato un piacere, a presto dolcezze! –
- Non così in fretta, ho appena trovato il lavoro perfetto per un certo figlio di Efesto di mia conoscenza...- disse Chirone sovrastando il ragazzo con la sua mole.
- Avremo tempo per parlare, desidero che tu faccia fare alla regina Elsa un giro del campo; lo stesso vale per la sua accompagnatrice; sempre se per voi va bene- disse rivolgendosi ai ragazzi.
-Va bene Chirone, mi fido del giudizio del più saggio dei centauri. – disse Elsa mentre lo sguardo di Chirone si addolciva.
-Se vuoi Thom, Anya l’accompagno io. – intervenne Jonathan.
- Tu provaci, romanticone, se scegli tu di fare una punizione...- disse Thomas ridendo.
Detto questo tutti si avviarono verso la porta.

 
 

Angolino psikki:

ciauau! M che prava pampina che sono! Ho scritto tutto questo (una pagina e un quarto in più del solito eh!) invece di studiare, quindi se prendo un brutto voto è solo colpa vostra. .
Che ve ne pare? Inizialmente doveva essere la visita di thom (cioè è un figo della malora!!!! <3<3<3) ed elsa al campo ma poi mi sono dilungata su Anya e jonathan (che shipposi<3) e non arrivavo quiindiii al prossimo capitolo.
Come vi sembra? La mia ship shipposa (li ho descritti alla fine eh Kam!), anya che fa la dura (stima profonda sorella!) il campo, Admeto (è un mito greco, il personaggio ha il suo perché, ma lo scoprirete) e quel figo di thom.
Grazie alla valletta recensitrice Kamala_Jackson
E alle seguite: 200fb, Amy e Blaze, Darck_Angel, Deadly special, Fred Halliwell, Kamala_Jackson, ludmy610, lunadelpassato, Notalovesong98, Poseidonson97, VaneFrancyforever e _Weasley_
Tante grazie alle preferite: Anima Ribelle, GretaBho, Kamala_Jackson, Krista Kane e noe_cucciola.
Grazie millemila sponsor!
Detto questo emigro a compitilandia...ciaooo
tumn

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Capitolo 9
*** L'abbraccio e L'arma ***


 
 

Il Sigillo Bianco

Capitolo 5: l’abbraccio e l’arma


 
 
Anya e Jonathan camminavano vicini mentre guardavano il paesaggio in un raro momento di silenzio. Avevano fatto gran parte del giro del campo, da visitare mancavano solo le cabine e l’armeria.
-Allora- iniziò Anya, detestando il silenzio che era calato fra loro, -hai fratelli? – domandò.
-Ho molti fratellastri, sai noi figli d’Apollo siamo molti, ma fratelli effettivi no. Ho un bel legame con quasi tutti nella mia cabina, sono simpatici, tranne Lucy e Simon, loro mi detestano! Solo perché li ho quasi infilzati con una freccia; credo di essere l’unico figlio d’Apollo della storia a non essere bravo con l’arco. –
-Io preferisco le spade, sono così...forti! – esclamò Anya
- Anche io, le trovo più maneggevoli e precise degli archi e delle lance. – rispose Jonathan entusiasta – se acceleriamo il passo troviamo Edward in armeria, doveva passarci dopo gli allenamenti, che ne dici? Così ti troviamo un’arma. – propose il biondo.
- sai che ti dico? È un’idea grandiosa! Fila, in fretta! – disse ridendo Anya mentre correva sollevando i lati del vestito.
Jonathan la trovava davvero bella: con i lunghi capelli scuri che ondeggiavano nel vento, incorniciandole il volto dai lineamenti quasi infantili ma graziosi, impreziositi da una spruzzata di lentiggini sulle gote; Il vestito che scivolava leggero sopra la corporatura snella e agile, mentre correva e rideva. Il suo sorriso lo lasciava ipnotizzato, catturato nei suoi occhi verdi e nella risata contagiosa.
Lui sorrideva mentre correva dietro alla ragazza, cercando di afferrarla per i fianchi, mentre lei si divertiva a sfuggirgli. Erano nei pressi dell’armeria quando Anya rallentò, permettendo al giovane di trattenerla. Il ragazzo le abbracciò la vita, mentre affondava il viso nei suoi capelli morbidi. I due ridacchiarono e si guardarono negli occhi. Sarebbe sicuramente successo di più se in quel momento non fosse uscito Edward dall’armeria.
-Edward! Ti prego mi aiuti a scegliere un’arma? – chiese Anya supplicante staccandosi dall’abbraccio.
Il ragazzo la fissò distaccato e le fece cenno di entrare. L’armeria era distante dall’arena, era poco più grande della stanza di Elsa ad Arendelle, ma era colma di armi. File di archi d’osso e di legni pregiati erano accatastati lungo le pareti, Le spade riempivano tavoli e anche parzialmente il pavimento, non mancavano balestre, mazzafrusti, lance e parecchi monili che si trovavano apparentemente senza motivo nell’armeria.
-Allora che cosa cercavi? – chiese Edward con sguardo vivo.
-Allora, sicuramente non un arco, una balestra o una lancia. – iniziò la ragazza escludendo parecchie armi meritevoli d’attenzione.
-Una spada? – chiese Jonathan
-è un’idea però a vedere così tante belle armi sono indecisa...- rispose la mora –Edward puoi farmi vedere qualcosa, mi sembri un esperto. –
Il ragazzo le sorrise e la invitò ad avanzare, malgrado il poco spazio presente.
-Allora...questa no, questa nemmeno...- borbottava mentre scartava un gran numero di armi. Dopo pochi minuti il trio uscì.
-Ecco Anya, queste mi sembrano adatte a te, ma devi provarlo per conferma. – disse il ragazzo posando con delicatezza il mucchio di armi su una panca.
-ecco prendi queste tre – disse porgendole tre spade avvolte da alcuni panni.
Svolse con cura i teli e vide la prima spada. Era molto lunga, la lama era robusta e si restringeva verso l’elsa, che era semplice e dorata, con alcune decorazioni appena accennate. Anya la prese in mano a fatica e chiese –è a due mani? –
Edward la guardò contrariato e rispose – una mano sola, perché? – in quel momento constatò che la spada oltre ad essere pesante era anche troppo grande per le manine di Anya. Continuarono per un po’ a cercare tra le lame ma nessuna sembrava andare bene.
-Posso guardare io? – chiese Jonathan
Edward annuì e si sedette sconsolato e perso nei suoi pensieri.
Dopo pochi attimi il biondo sporse fuori la testa chiedendo –un braccialetto in armeria? –
Edward ghignò –non ti facevo così stupido Light, dovresti sapere delle ultime invenzioni dei ragazzi d’Efesto, le armi portatili. –
Jonathan lo guardò infastidito – prima di tutto ho un nome, Jonathan Light, chissà perché ricordi solo il cognome, eh? In ogni caso – esclamò riacquistando la sua espressione gioiosa – ne ho trovati un bel po’ di questi “cosi” vediamo se vanno bene! – detto questo uscì con dei monili in mano.
Anya li osservava in silenzio, ne sceglieva alcuni per poi attivarli e riporli a posto. La sua attenzione venne attirata da un fermaglio bronzeo, piccolo e particolare. Lo prese tra le dita e lo studiò curiosa. Era circolare, di bronzo con delle pietruzze aranciate e rossastre incastonate apparentemente a caso. Fece per attivarlo ma non accadde nulla.
-Quello non è stato finito, non lo potresti mai utilizzare. – disse annoiato Edward.
-Posso prenderlo? – chiese Anya speranzosa
-Certo, a noi non serve. – rispose
-Dobbiamo andare, Edward, grazie mille amico. Ci vediamo – disse Jonathan.
I due uscirono dall’armeria mentre Anya infilava il fermaglio in una tasca.
-Ci dovrò lavorare un po’ma credo che alla fine riuscirò ad aggiustarlo! – disse Anya contenta.
-Sul serio? – ribatté sorpreso Jonathan –Non ti facevo così abile –
-Io sono unica e grandiosa! – esclamò sarcastica la mora.
-Certamente! Ora ti va di vedere le capanne? Vedrai che scopriremo chi è il tuo genitore divino! – disse Jonathan
- Dai andiamo, inizio ad avere fame. – dichiarò Anya mentre camminava svelta.
§§§
Jonathan, Capo-casa di Apollo, le aveva fatto conoscere tantissime persone in poco tempo. Le case di Poseidone, di Afrodite, di Demetra erano piene di ragazzi gentili e disponibili con tutti. Avevano dovuto abbreviare il giro per arrivare in quei posti che voleva assolutamente farle vedere. La casa di Apollo era dorata e il ragazzo l’aveva fatta entrare tutto felice. Le aveva presentato i suoi fratelli: Paula, la piccola di casa di appena undici anni; Robert, un ragazzo dell’età di Jonathan che gli scambiava eloquenti occhiate riferite ad Anya; Lucy e Simon, i gemelli più seri e Louise, una ragazza calma e gentile. Gli altri fratelli erano ad allenarsi. Erano stati gentili con lei, che aveva promesso di venire a trovarli presto.
La tappa seguente era stata la casa di Ares. Aveva aperto un ragazzone alto e dalla corporatura massiccia, molto somigliante ad Edward, ma più grande. Edgar, il fratello maggiore dell’amico dei ragazzi, li aveva invitati ad uscire non proprio garbatamente con una scusa banale.
-Non ti arrabbiare con Edward, cerca solo di essere come Edgar, il perfetto figlio di Ares. È un ragazzo in gamba, è il mio migliore amico. So che a volte risulta freddo o scortese ma deve solo abituarsi alla tua presenza, tutto qui – disse il figlio di Apollo con un sorriso dolce.
Il biondo fissò il tramonto e si riscosse –dobbiamo avviarci verso la mensa, se vogliamo arrivare. Come fare l’ho spiegato stamattina vero? – chiese premuroso
Anya sorrise e annuì –Sbrighiamoci, ho proprio voglia di mangiare un boccone. Non ti preoccupare, possiamo fare domani no? Io non scappo...- rispose con tono allegro.
Mentre camminavano neppure loro si accorsero che le loro dita non si sfioravano più ma erano intrecciate indissolubilmente.  

 
 
Angolino psikki:
BuonSalve population!
Come va la vita? Io bene grazie. Che ve ne pare?
Inizialmente doveva essere Elsa e Thom, ma di loro parleremo tanto tanto e poi quello è un capitolo importante, Anya e Jona (inventate il nome per la ship )loro sono così shipposi che questo mi è uscito dalle dita da solo hahhha. Vi aspettavate apollo e Ares? Attenti che tra un po’ si scoprirà di chi è figlia Anya...fate proposte.
Com’ era il capitolo? Pareri a mee!!!!!
Oggi lo dedico a:
grazie mille a Kamala_Jackson, mia fedele recensitrice e indiscussa fan numero uno della storia. Con le tue recensioni mi procuri il sorriso e tanta allegria, sapere che anche solo a te piace mi convince ad andare avanti.Questo capitolo te lo dedico perché te lo meriti. Grazie davvero Lia<3
un grazie ai miei sponsor:
seguite: lunadelpassato, Poseidonson97, Notalovesong98, Fred Halliwell, Deadly special, 200fb, ludmy610, Amy e Blaze, borntodie_s, Darck_Angel,Sara jb, VaneFrancyforever, _Weasley_
preferite: Krista Kane, GretaBho, Kamala_Jackson, Anima Ribelle, noe_cucciola, acquamarina_21
grazie a tutti anche ai lettori silenziosi.
Spero che la storia vi piaccia, per QUALUNQUE cosa chiedete e sarà dato.
A presto
Bacioni semidivini
tumn
ps: una recensione x allungarmi la vita?

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Capitolo 10
*** Seguimi e apprendi ***


    Il Sigillo Bianco

Capitolo 6: seguimi e apprendi

 
Elsa era uscita dalla casa grande con Thomas. Anya e Jonathan erano corsi via per vedere l’arena o cose simili, Admeto e Chirone erano andati a controllare i preparativi per una qualche assurda manifestazione mentre Giselle e Delorien erano rimasti a conversare in casa grande.
 
-Questa è la mensa- disse Thom indicando un ampio cortile con dei tavoli in marmo bianco, un braciere e una complicata struttura di colonnine eleganti.
La coppia si avvicinava alla zona calpestando l’erba accanto al sentierino lastricato per impiegare meno tempo.
-Qui noi mangiamo. Le ninfe driadi ci portano i nostri cibi preferiti molto velocemente- disse il moro sorridendo. Elsa guardava tutto curiosa, cercando di assimilare il maggior numero di informazioni.
-I posti a tavola sono fissi? – chiese Elsa guardando Thomas
-non esattamente, ci si siede nella tavolata del tuo genitore divino, ma non ci sono posti fissi. - le rispose. –Vedi questo braciere? – chiese avvicinandosi e sfiorandone la struttura con i polpastrelli – prima di ogni pasto ci bruciamo delle offerte per i nostri genitori, o gli dei in generale- disse
-La struttura di colonne non serve solo a scopo decorativo vero? – chiese Elsa fissando le volute raffinate che stavano dietro al braciere. Due colonne di marmo bianco si diramavano e creavano cerchi tra loro, ogni anello raffigurava un simbolo. Dodici cerchi erano come illuminati da aureole colorate; un sole con un arco e un alloro era dorato, una colomba con un cuore era rosata...
-Esatto. Sono i simboli degli dei. Dodici sono illuminati per gli olimpi, quelli spenti sono per gli dei minori (la maggior parte della loro progenie alloggia nella casa di Ermes) -
 Solo in quel momento Elsa notò moltissimo cerchi più piccoli con altri simboli; un carro con il sole, una cornucopia, un teschio, un papavero con una spirale... Quei simboli emanavano potere, sarebbe rimasta ore a fissarli. Venne riscossa dalla mano di Thomas che titubante le sfiorava un polso, come a richiamarla.
-Vuoi continuare il giro? – chiese sorridente
-Certamente, perdonami stavo pensando- rispose prontamente Elsa.
Così la ragazza camminava dietro al moro che gesticolava spiegandole abitudini e orari da rispettare; interrotto solamente da qualche domanda di lei.
§§§
Il chiacchiericcio era insistente e le feriva le orecchie. Decine di bambini le assalivano le gambe e le braccia in cerca d’attenzione. Alcune ragazze sedute terra ridevano insistentemente e facevano osservazioni su tutto e tutti.
La casa di Ermes si presentava ad Elsa come una massa informe di semidei che sgomitavano per un minimo di spazio. La capanna era di legno verniciato di verde, era molto ampia malgrado i letti l’ingombrassero non poco.
 Thom riemerse dalla folla con tre bambini in braccio, seguito da un ragazzo poco più piccolo, anche lui pieno di bimbi.
-Elsa, lui è John, Capo-casa di Ermes. – disse il moro mentre posava i piccoli a terra.
Il ragazzo aveva i capelli lisci e castani, gli occhi azzurri e lo sguardo furbo.
-è un piacere Elsa – disse lui – da stasera starai con noi, nella capanna del dio messaggero e dei viandanti (oltre che dei ladri)
Il ragazzo chiamò una biondina sui tredici anni. – Lily, trova un letto per Elsa, possibilmente abbastanza decente. È una regina, santo Efesto! -  esclamò
-No davvero, non serve che vi preoccupiate tanto per me, trattatemi normalmente – chiarì l’albina.
John la guardò con un sorriso e le posò una mano sulla spalla; mentre la ragazzina correva, sollevando non poche proteste da parte dei ragazzi seduti a terra.
Dopo alcuni attimi Lily tornò, affermando con voce stridula di aver trovato uno degli ultimi letti disponibili. Prima che chiunque potesse ribattere la biondina sparì in una scia di treccioline e nastri.
Elsa posò la tracolla bianca sul letto dalle coperte sistemate alla ben meglio, prima di sedervisi con uno sbuffo lievemente divertito.
Thom la fissava sorridente, per nulla intimorito dalla presenza della regina. Inizialmente era stata un po’ fredda, poi aveva iniziato a rilassarsi al contatto con tante persone gentili e un ambiente così diverso da comprendere e osservare.
-Ti va di venire al laghetto Elsa? Poi potrai tornare quanto vuoi...- disse il moro. –Lascia la borsa a John, altrimenti potrebbe mancarti qualcosa. Se la lasciamo a lui, anche solo per non denunciare un altro furto ad Admeto, non lascerà agli altri curiosarci... – aggiunse sottovoce ridendo.
Elsa aveva un’espressione stupita ma, dopo aver lasciato i suoi effetti personali al figlio di Ermes, si limitò a seguire Thom.
Durante il tragitto Elsa ascoltò interessata le spiegazioni del semidio, arricchendole di domande ed acute osservazioni.
§§§
Dopo un po’ arrivarono a destinazione.
  Il laghetto era limpido e placido. Il sole stava tramontando e si rifletteva nel limpido specchio d’acqua. Gli alberi lo incorniciavano e lo arricchivano di colori. La luce le baciava la pelle mentre Elsa si sedeva nell’erba in silenzio, come per non turbare la calma del luogo; possibile solo perché i ragazzi erano a preparsi per la cena.
-Com’è bello qui...scommetto che ad Anna piacerebbe moltissimo- sussurrò tra se e se, mentre la morsa della nostalgia le stringeva appena il petto. Cercò di concentrarsi su altro, quando vide Thom che la fissava in silenzio.
-Allora...- esordì Elsa prima che il moro potesse chiederle della sua vita, era ancora troppo presto la regina non si sentiva di parlare della sua storia. Thom parve capire la sua muta richiesta e le sorrise.
-Fin ora ti ho spiegato tutto sul campo, ti va di sapere qualcosa anche su di me? – Elsa annuì, quel ragazzo era così gentile e divertente che aveva l’impressione che avrebbero continuato a vedersi.
- Allora... Mi chiamo Thomas Faynor, Ho ventitré anni e mi piace mangiare torte. Fine- disse il ragazzo
Elsa non riuscì a soffocare un sorriso che lo esortò a continuare.
-Ok, seriamente: Sono inglese, mia madre e i miei fratelli vivono nelle periferie di Londra con il mio patrigno. Siamo in otto, quattro maschi e quattro femmine, io sono i più grande. Poi, che dire? Sono il Capo-casa di Efesto. – riprese lui
-È una bella cosa no? – chiese Elsa, notando che aveva mentre pronunciava le ultime parole il volto si era rabbuiato un attimo, per poi tornare sereno; quasi a convincerla che non fosse mai accaduto.
-Non troppo, secondo me. Hai un sacco di responsabilità in più e tutti si aspettano che tu dia il buon esempio. Andiamo ti sembro un ragazzo responsabile!? – chiese indicandosi e ridendo
-Invece scommetto che sei davvero in gamba – disse Elsa, che non riusciva a togliere l’espressione divertita dal volto; anche solo il tono, o il gesticolare quasi assurdo del ragazzo erano esilaranti.
Thom cambiò posizione, avvicinandosi all’albina. –Sai perché Chirone mi ha convocato in casa grande prima di farti fare il giro?  - chiese con aria di dolce sarcasmo
-Sono davvero curiosa di sapere che hai combinato...dimmi su! – chiese mentre si protendeva in avanti, in cerca di una risposta
-Diciamo che io potrei...ecco, accidentalmente...aver dato, diciamo, fuoco...al tetto della casa di Demetra...non apposta ecco. – disse Thom, facendo delle pause all’apparenza imbarazzate (anche se in fondo non lo era per nulla)
-Sul serio!? – chiese Elsa per l’irrealtà della situazione _come accidenti hai fatto? –
-Ecco, è una lunga storia... adesso ti spiego. Devi sapere che...- iniziò Thom mentre Elsa si metteva a gambe incrociate per il racconto.
Il ragazzo fece per iniziare ma venne interrotto dal corno che annunciava la cena.
I due in tacito accordo si avviarono verso la mensa, ignari di aver pensato entrambi che rimanere così per ore sarebbe stato bellissimo.
 

 
Angolino psikki:
Heilà pipol!|
Come va la vita? Io bene grazie. Che mi dite di bello (o di brutto )?
Eccoli qui, finalmente i nostri Thom ed Elsa (Thelsa<3 OTP OTP... lasciate perdere comuni mortali haha) spero vi piacciano come piacciono a me (il capitolo fa schifìo ma capitemi, con la scuola i neuroni vanno a....l paese dei broccolini caramellati giaggia)
Com’ era il capitolo? Pareri a mee!!!!! Un ola per gli sponsorr:
grazie x le recensioni di: Kamala_Jackson, VaneFrancyforever e KahlGheimhridh (mi fate tanto felice se recensite gente)
seguite: lunadelpassato, Poseidonson97, Notalovesong98, Fred Halliwell, Deadly special, 200fb, ludmy610, Amy e Blaze, borntodie_s, Darck_Angel,Sara jb, VaneFrancyforever, _Weasley_, Diana_fangirl, mintherat.
preferite: Krista Kane, GretaBho, Kamala_Jackson, Anima Ribelle, noe_cucciola, acquamarina_21
Mirabel_malfoy e Diana_fangirl *balla la macarena con Vic su un megaschermo mentre piovono pop corn*
Grazie davvero a tutti anche ai lettori silenziosi.
Spero che la storia vi piaccia, se mi lasciate un parere sarò felicissima<3
A presto
Bacioni semidivini e lentigginosi

tumn

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Capitolo 10
*** tiriamo le somme (perchè tutti sanno che faccio schifo in matematica) quindi, capitolo 9: falò e sorprese ***


    Il Sigillo Bianco

Tiriamo le somme (perché tutti sanno che io faccio schifo in matematica) quindi, Capitolo 9: Falò e sorprese

 
Una volta alla mensa tutto si era confuso.
Jonathan era andato al suo tavolo, lasciando Anya in piedi in mezzo alla folla. La ragazza ricordava che il biondo le aveva detto dove e cosa fare nella mensa, ma lei si era fermata ad “adesso ti dico una cosa importante, poi andiamo a vedere combattimenti”. Forse, e dico forse, avrebbe dovuto ascoltarlo; si rimproverò tirandosi una pacca in fronte.
Mentre la evitava, qualcuno borbottava qualcosa sui nuovi arrivati o le lanciava occhiate ma Anya ugualmente non si spostava. Venne urtata violentemente da una spallata che la fece finire quasi per terra.
-Hei! Stai attenta “nuova”, sempre più stupide le semidee – esclamò Edgar sbeffeggiandola.
Anya ridusse le labbra a una fessura, pronta a ricoprirlo di insulti che di femminile avevano ben poco, quando capì che avrebbe solo peggiorato la situazione. Edward la fissava da dietro la mole del fratello, con uno sguardo mortificato e implorante. Anya lo guardò e, senza sapere il perché, gli sorrise e si voltò; appena in tempo per vedere Elsa che si sedeva ad un tavolo di Ermes e la incitava a sbrigarsi.
La castana cercò di correre senza farsi notare, col solo risultato che tutti si voltarono a guardarla come se fosse pazza (quello che succede sempre a me! ndBea)    
Con uno sbuffo si sedette sulla panca di pietra e prese un piatto avvicinandolo a sé.
-allora, Jonathan non ti ha detto proprio nulla eh? – chiese Elsa ridendo
Anya si limitò a prendere avida una forchettata di cibo, il quale era magicamente comparso nel piatto, rispondendo con un’alzata di spalle.
Le chiacchere sommersero tutti, lasciando un senso di normalità nella mensa. Quasi come fosse un gruppo di ragazzi normalissimi, e non dei problematici semidei.
-Come va? – chiese Anya bevendo un sorso d’acqua fredda
-Bene, ho imparato un sacco di cose: lo sapevi che questo campo ha un complesso sistema amministrativo basato sulla coltivazione e la compravendita di terreni da parte di privati che gli permette di essere perfettamente autosufficiente!?  - esclamò Elsa tutto d’un fiato
Anya alzò gli occhi dal piatto guardandola come si fa con un pazzo –E lo trovi interessante? –
-Moltissimo, non dimenticare che ho a che fare con queste cose tutti i giorni ad Arendelle e trovo molto costruttivo questo sistema di scambi, a breve chiederò un incontro con Admeto. Quell’uomo è un ministro nato! - rispose Elsa prendendo un po’ di cibo.
-Aha- disse Anya annoiata
-inoltre i costi per le infrastrutture...- continuò imperterrita Elsa
-Aha- ripeté la castana
Elsa la guardò perplessa per poi chiedere retorica –Tu non mi stai ascoltando vero? –
-Aha- ripropose lei
Elsa sbuffò per poi chiederle – allora cosa dovrei dirti di interessante? –
Anya si riscosse dicendo – Parlami di quel tipo carino...com’è? scommetto che vi metterete assieme! –
L’albina la guardò contrariata finendo la bevanda nel bicchiere – Non dire sciocchezze, Thomas è simpatico, sembra un buon amico ma...davvero non dire queste cose insensate! –
-Lo sai che ho ragione...- disse Anya con sguardo malizioso mentre seguiva Elsa che si era alzata dal tavolo.
Dopo aver sacrificato agli dei, tutti si recarono al falò di un bel rosso vivo.
 
Jonathan raggiunse le ragazze correndo e prendendole per i fianchi.
Le due, di comune accordo, si spostarono ignorandolo
Il ragazzo ridendo prese posto accanto a loro e a Edward, che aveva ripreso il suo cipiglio freddo.
I figli di Apollo, guidati da Robert e Louise, proposero canzoni di tutto generi (dal popolare, ad inediti composti da loro molto orecchiabili) tutti i semidei presto si lasciarono conquistare e d iniziarono a cantare insieme.
Elsa conversava con Edward, che si era rivelato di piacevole compagnia, seppur distaccato; mentre Anya dava libero sfogo alla sua bellissima voce, che lasciò tutti di stucco.
-Non è che sei figli di Apollo, canti davvero molto bene. – disse Edward (guadagnandosi un’occhiata da Jonathan)
La serata proseguì piacevolmente, fino al coprifuoco, dove tutti tornarono alle capanne.
§§§
Anya ed Elsa avevano trovato, che fortuna, due letti vicini nella casa di Ermes.
La mora guardava il soffitto scolorito, in attesa che Hipnos le facesse visita; mentre Elsa controllava che non avessero rubato niente dalla sua tracolla.
Involontariamente lo sguardo le cadde sul ciondolo che aveva risposto accuratamente in una tasca segreta, insieme ad un disegno di Bianca.
Il ciondolo raffigurava un fiocco di neve in un cuore: in realtà le collanine erano due, ma Elsa le aveva create in modo da poterle incastrare. Il fiocco di neve metà per lei e per Anna, il cuore per lei e Bianca. Mancava da pochi giorni e già Arendelle e la sua famiglia le mancava moltissimo.
Prese in mano il disegno di Bianca, aveva quasi quattro anni e già era un talento, mentre lo srotolava con cura. L’immagine rappresentava lei, Anna, Olaf, Bianca e Kristoff con Sven intenti a pattinare. Il padre aveva un’inverosimile barba, mentre Sven assomigliava stranamente ad uno scoiattolo con le corna; ma per Elsa era il disegno più bello del mondo.
Sorridendo con gli occhi lucidi lo rispose nella borsa, mentre Anya bofonchiava qualcosa su una giornata speciale, detto questo entrambe sprofondarono nelle braccia di Morfeo.
§§§
 
Anya venne letteralmente buttata per terra da John che richiedeva la fila per la colazione e il bagno. Elsa si stava facendo una treccia elaborata davanti allo specchio, perfettamente sveglia. Anya non osava nemmeno immaginare quale fosse il suo aspetto di prima mattina (calcolando le risatine, doveva essere perfettamente anormale) quindi sgusciò in bagno. Si sistemò alla bene meglio ed uscì.
 Dopo una leggera colazione con il rumoroso gruppo di figli di Ermes, Admeto diede loro le divise. O meglio, gli indicò il sacco dove cercare. Dopo mezz’ora di ricerche infruttuose le due uscirono dalla casa grande. Elsa indossava una camicia bianca, enorme se non fosse stato per i polsini che le permettevano di non scivolare via, dei pantaloni neri da fantino e degli stivali. Anya aveva dei pantaloni molto simili e una camicia arancione, i capelli legati in una coda spettinata.  
Per Jonathan e Thomas non potevano essere più belle. Il moro scacciò il pensiero dalla testa e si concentrò sul ferretto che stava modellando distrattamente, da bravo iperattivo qual era.
Edward si aggiunse al gruppo e tutti andarono nell’arena ad allenarsi, fuorché Anya e Jonathan che optarono per la stalla con i pegasi.
Thomas si era preparato un bel discorso sulle varie armi e come utilizzarle. Aveva precedentemente portato alcuni esempi da mostrare ad Elsa. L’albina ascoltava senza troppo entusiasmo il discorso del ragazzo. Aveva già frequentato, seppur per poco tempo, un corso nell’armeria di Arendelle. Era nettamente più portata per l’arco. Aveva provato a fare un arco una volta...così, senza accorgersene iniziò a plasmarlo dal ghiaccio. Appena Thom si girò rimase di stucco.
Elsa aveva tra le mani un lungo arco ricurvo e sinuoso, finemente inciso di fiocchi di neve. Pareva leggero e potente.
La ragazza gli sorrise e lo prese per un braccio dicendo quasi sfacciatamente (cosa che sorprese perfino lei) – cambio di programma, adesso andiamo al poligono di tiro con l’arco. –
Thom si riscosse dalla sorpresa e l’accompagnò volentieri.
§§§
Era abbastanza tardi, la cena era trascorsa tranquilla ed ora Elsa era seduta su una panchina accanto ad Anya che trafficava con ingranaggi per chissà quale progetto, mentre canticchiava entusiasta. Jonathan era allegro come sempre, sebbene avesse la faccia stanca, sfido chiunque a passare un’intera giornata con un’Anya esaltata.
Thomas era seduto in silenzio, dopo che lui ed Elsa avevano appurato che la ragazza era un asso con l’arco, i due si erano presi un po’ di tempo per chiacchierare al laghetto come il giorno precedente. Ad entrambi piaceva moltissimo conversare rilassati, le parole uscivano a fiumi, con una facilità quasi inquietante.
Un gridolino esultante lo fece distrare dalle sue elucubrazioni: Anya, dopo quasi una giornata di lavoro, era riuscita a riparare il fermaglio che Edward le aveva regalato. Continuava a schiacciare compulsivamente una piccola levetta a fianco dell’oggetto, trasformandolo, in un cigolio metallico, in un set di coltelli da lancio, che potevano essere appesi alla cintura, ai parastinchi o all’avambraccio.
In quel momento una luce guizzante l’avvolse, mentre il fuoco del falò divampava improvvisamente, un simbolo le comparve sulla testa: un incudine infuocata.
-Ave Anya, figlia di Efesto, dio del fuoco e dei fabbri. - disse Chirone inginocchiandosi, seguito da tutti.
Subito la ragazza venne abbracciata di slancio dai suoi nuovi fratelli mentre Thom le dava vigorose pacche sulle spalle (e Jonathan faceva un sospiro di sollievo).
Poco dopo tutti se ne andarono, Anya a vedere la nuova cabina con Thom e gli altri mentre Elsa tornava alla casa di Ermes con gli altri.
Si infilò nel letto sospirando, distraendosi nelle chiacchere inutili dei figli del dio dei ladri e degli indeterminati, come lei.
L’albina si addormentò, felice per Anya, che ora aveva la famiglia che le era sempre stata negata; e triste per se stessa, lontana da casa e avvolta dalla malinconia. Fissando il letto accanto, ormai vuoto.
 

Angolino psikki:

eccomi quaa *le lanciano ortaggi radioattivi* lo so sono in un ritardo mostruoso.
Ma il capitolo è più lungo del solito (sto cercando di farli più lunghi, anche a costo di aggiornare meno)
Che ne dite? Succede non tantissimo, ma le novità arriveranno presto.
Un grazie e una medaglia al valore a Kam che mi sta aiutando molto (se è minimamente decente è tutto merito suo)
Ora i ringraziamenti:
ai miei recensitori preferiti : Kamala_Jackson, VaneFrancyforever e xwhatsernamex (una mia folle compagna di classe, capitela poverina, l’ha messa tra le preferite, ha seri problemi)
alle seguite:
2000fb ],borntodie_s   Darck_Angel   Deadly special  ,Diana_Fangirl   Fred Halliwell  ],Kamala_Jackson  ],ludmy610 , ]lunadelpassato  , mintheart  ,Notalovesong98  ,Poseidonson97  , Sara JB  , VaneFrancyforever ,  Weasley_
 
 
Ai preferiti (8!!)
Kamala_Jackson, GretaBho, Krista Kane, Mirabel_Malfoy, xwhatsernamex, Diana_fangirl, acquamarina_21
Alle 487 visualizzazioni del prologo (adesso metà efp mi riderà in faccia dicendo Pivella, ma per me è un grande traguardo.)
Per la dedica beh, sto iniziando ad esaurire le idee *popolo fa la ola* morite voi!
Ehmehm...lo ri-dedico a Kam, che è una metà tra un beta reader e una confidente, che riesce a indovinare la trama senza saperlo e che mi ha sempre supportato molto. E anche a seth ovvio <3 un grazie immenso
Bene, spero che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate un parere. Recensite mi raccomando! Nah fate come vi pare ;)
Un bacione

tumn

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Capitolo 11
*** colpo che ferisce, sguardo che punisce ***


Il Sigillo Bianco

Capitolo 10: colpo che ferisce, sguardo che punisce

 
L’alba era di una bellezza sconvolgente. Le nuvole lasciavano spazio al sole, illuminava le foglie che la facevano filtrare a macchie sul terreno umido e scintillante di rugiada; mentre una Eos indaffarata accarezzava il cielo con le rosee dita e il manto color zafferano. Poeti, figli del sole, avrebbero passato ore ad osservarla, componendo sotto il suo sguardo materno i lavori più ispirati ed espressivi.
Per Edward, era tutta un’altra storia. Non che non ne apprezzasse la bellezza; egli aveva infatti l’innato dono di vederla ovunque anche nella lotta, armonioso scontro di corpi e di coscienza, ma esprimersi ad alta voce avrebbe implicato come minimo un labbro spaccato, ancora.
Edgar era a torso nudo, mettendo in mostra il fisico muscoloso tanto da essere inquietante, mentre rideva con voce gutturale e ordinava con male parole ai fratellastri di alzarsi. Edward sentiva i suoi occhi di fuoco perforargli la schiena come punte acuminate, intrise d’odio e arroganza.
Prese i vestiti ripiegati e si diresse con passo deciso nello spogliatoio. Era stato il primo, avrebbe avuto qualche minuto prima che i fratelli gli urlassero attraverso la porta di uscire.
Si mise con noncuranza le brache e si lavò, sedendosi sopra allo sgabello col volto ancora gocciolante d’acqua. Si passò le mani sul volto arrivando alla nuca dove le intrecciò, respirando profondamente. Faceva quel gesto miliardi di volte in una giornata, quando era irritato o malinconico.   Era principalmente colpa del fratello se lui non era più il bambino spensierato di una volta. Rancore, ancora, e bruciava. Sale, su una ferita mai completamente rimarginata. Perché in fondo non era colpa sua, non lo era mai stata.   Dieci anni erano troppi, anche per il dolore più ceco; ma Edgar non voleva perdonarlo di qualcosa di cui non aveva realmente colpa.
Un bussare insistente lo riscosse in tempo da asciugare dalla lacrima solitaria un angolo dell’occhio e prendere la camicia, lasciandola pendere su una spalla; rivolse un’occhiata gelida alla ragazzina in coda. Era più facile così, molto più facile.
§§§
Il sangue bruciava nelle vene, mentre la pelle era grondante di sudore, lucida; la camicia gettata nella polvere.               
 I muscoli contratti nello sforzo, i denti digrignati.
Edward si stava allenando, dando tutto se stesso per quello che molti avrebbero definito banale attività fisica. Doveva essere perfetto, rendendo un combattimento molto più della lotta primordiale tra due animali; una sincronia di colpi potenti e precisi, un’arte che sublimava l’architettura dei corpi.
Le mani erano avvinghiate alle spalle dell’avversario che iniziava a fremere dallo sforzo. Erano restati così per minuti interi con i muscoli in tensione per allenare la resistenza. Ora Edward non la percepiva, la fatica, solo la frenesia dello scontro, i sensi vigili. I primi impercettibili segni di cedimento iniziavano a mostrarsi nel corpo del compagno, sempre più lunghi. Cercò di prolungare la lotta per puro piacere personale poi, approfittando dell’occasione propizia, atterrò il ragazzo con un’abile torsione del braccio.
-Grazie mille Evan, stai migliorando molto comunque – disse il figlio di Ares
Il ragazzo, mentre afferrava la mano che Edward gli porgeva per rialzarsi dalla polvere, rispose –Figurati, è sempre un piacere allenarsi con uno esperto come te. –
Edward incassò il colpo come si trattasse di uno scontro, senza battere ciglio, per poi allontanarsi verso la sua casa. Vedeva con la coda dell’occhio Edgar, un ghigno che non abbandonava mai il volto, sventrare un manichino con il lucente e robusto spadone a due mani che era stato regalato dal padre. Nemmeno si è scomodato per me... pensò prima di rimpiangere in silenzio chi davvero mancava...
§§§
Jonathan era seduto al tavolo di Apollo, mentre consumava distrattamente l’ultimo pasto della giornata. Era passata circa una settimana da quando Anya era stata riconosciuta. Aveva provato molte volte a cercarla per passare del tempo insieme, anche più volte in un giorno, ma la ragazza era sempre parecchio impegnata e la sua unica consolazione era un luminoso sorriso di scuse visto di sfuggita. Jonathan anche se non lo dava a vedere era rimasto deluso.
Gli piaceva passare le giornate con la figlia di Efesto, anche se non sapeva definire bene il loro rapporto. Avevano condiviso molto in quei giorni, si erano divertiti e avevano riso. Robert, il fratello con cui aveva più confidenza, lo aveva visto distante in quei giorni. Rob era un ragazzo molto empatico e intelligente, così non aveva neppure provato a nascondergli nulla.
Avevano parlato a lungo ed erano arrivati ad una conclusione: Jonathan era quasi cotto, in pratica. Anche se il ragazzo negava spudoratamente.
 
Ricordava bene come aveva iniziato la conversazione:” perché quella faccia? sembri Eddy quando è depresso (ovvero sempre)!”
Jonathan aveva preferito non sentire il fratello parlare del migliore amico. Neppure lui sapeva il perché del suo comportamento, conosceva solo una mezza verità.   
Si accorse di aver meccanicamente mangiato per tutto il tempo, e di star raschiando il fondo del piatto, si alzò e gettò gli avanzi nel fuoco sacro.
Il falò era semideserto, solo alcuni ragazzi avevano finito prima di mangiare per prendere i porti migliori ed ora chiacchieravano senza curarsi di lui. Jonathan si sedette su un tronco isolato e appoggiò la schiena ad un albero, con la seria intenzione di addormentarsi.
Il fato però, optò per movimentare la serata.
Jonathan sentì una fitta alle gambe, che lo sbilanciò, minacciandolo di cadere dal tronco. Anya si era bellamente lanciata su di lui e lo fissava con gli occhi smeraldini, attendendo una sua reazione. Non vedendone lo salutò, comunque entusiasta:
-Ciao! Come va? - chiese senza ottenere una vera risposta
-uhm, si...e tu? – disse il biondo grattandosi la nuca imbarazzato
-Benissimo grazie! Mi sto divertendo un sacco, il campo è fantastico non trovi?!- iniziò la mora felice –Tutti i miei fratelli sono stati gentili e divertenti con me, è bello avere tanti che ti capiscono e ti vogliono bene vicino- proseguì abbassando la voce, che prima rasentava l’urlo.
-Ne sono felice –disse il figlio del sole, deglutendo. Da quando non riesci a parlare con una ragazza scemo!? Pensò seccato. Racimolando un po’ di dignità decise di smetterla di farsi problemi e disse la prima cosa che gli veniva in mente.
-ti va di trovarci domani davanti all’arena? Poi magari andiamo a fare una passeggiata- chiese, senza tremolii nella voce
-Credo che vada bene ai miei fratelli se per un pomeriggio non lavoro con loro. Si, ho proprio bisogno di un po’ di svago con un amico- disse sorridendo
Jonathan non batté ciglio e le rivolse uno sguardo. I suoi occhi in quel momento erano azzurri come il cielo, intensi e senza ombre. Anya si perse a fissarli, venendo riscossa soltanto dal vociare che aumentava e dalla risata cristallina di Elsa che si stava avvicinando con Thomas al falò.
Si affrettò a scendere dalle sue gambe e schioccargli un veloce bacio sulla guancia prima che gli altri riuscissero a vederli.
§§§
Elsa stava ridendo molto quella sera. Se vogliamo essere precisi era da tutta la giornata che si divertiva. Diciamo che anche se una parte di lei era malinconica, Thomas non le permetteva di crogiolarsi nella tristezza. Da una settimana, come minimo.
Il ragazzo era di un’allegria contagiosa e, consapevole di esserlo, giocava bene le sue carte.
Dentro di sé Thom sentiva di dover alleggerire l’atmosfera con gli altri, specialmente con la regina di Arendelle. Quella giornata l’avevano passata nell’arena ad allenarsi o a tirare con l’arco lei, con la balestra lui, alternando il tutto con battutine del tutto demenziali del moro.
Per quanto pessime potessero essere, Elsa rideva gettando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi, liberando un suono cristallino nell’aria, lasciandolo come inebetito.
-allora- riprese Thomas mentre gesticolava, senza abbandonare il sorriso scaltro che aveva dipinto sulle labbra –stavo dicendo che è stato un incidente, ma non mi sono mai divertito così tanto! La sua faccia era qualcosa di leggendario! - disse ridacchiando e riproducendo la buffa espressione gonfiando le guance e strabuzzando gli occhi, arricciando il naso mentre le fiamme del falò gli coloravano il volto di riflessi aranciati.
Elsa si portò una mano alla bocca soffocando una risata e scuotendo la testa perché “il suo amico era dannatamente stupido!” fece per sedersi su un tronco quando venne urtata, minacciando di finire a terra. Venne fortunatamente sorretta da Thom, che la prese per i polsi e la tenne stretta. La ragazza si staccò dalla presa gentile e tossì imbarazzata verso lo sconosciuto; in fondo era colpa sua, si era spostata repentinamente.
Il ragazzo aveva i capelli scuri e gli occhi neri, la pelle pallida e il fisico magro. Era sui sedici anni circa ed appariva abbastanza schivo. Elsa si sforzò di sorridergli e gli porse una mano –Scusami davvero tanto – disse
-non ti preoccupare- rispose –Joseph, piacere. sono arrivato ieri- disse porgendole una mano
-Elsa- -Thomas- aggiunsero i due stringendo la mano ossuta e regalandogli timidi sorrisi.
Il falò trascorse normalmente mentre tutti sedevano tranquilli vicino al fuoco.
§§§
Edward era seduto in disparte, lo sguardo che guizzava attento da una parte all’altra.
Aveva declinato il gentile invito di Jonathan ad unirsi a lui e la sua compagnia, in favore di una serata più silenziosa. Mentre i semidei cantavano in coro il figlio di Ares scrutava vigile la folla. C’era troppa monotonia, mancava qualcosa o meglio qualcuno...
 
Edgar ghignava spalleggiato da alcuni suoi fratelli, o semplicemente tirapiedi, mentre il suo sguardo sprizzava disprezzo e divertimento. Spostò il peso da una gamba all’altra mentre faceva scrocchiare teatralmente le nocche, compiacendosi del gridolino strozzato che la ragazzina aveva emesso.
Il falò in lontananza gli illuminava fiocamente la schiena mentre la sua figura era scura e la sua ombra di pece lambiva i piedi della biondina. Sentì qualcuno sghignazzare quando l’esile figura sussultò, scontrandosi con il muro, e constatando di non avere via di fuga.
Quella mocciosa aveva osato ribattere quando lui le aveva semplicemente ordinato di andarsene, lei con i suoi stupidi amici. Un ma troppo poco flebile, un’imprecazione mentre si apprestava a lasciare il posto, uno sguardo troppo sprezzante, che lo aveva fatto infuriare.
Edgar avanzò verso la ragazzina e si piegò alla sua altezza, pendendole il mento tra le unghie, mentre ella voltava il viso lontano da lui e soffocava il tremolio nella sua voce, chiudendo gli occhi.
-Come ti chiamo piccina? – chiese il figlio di Ares con voce fintamente mielosa
-L-Lily- rispose la biondina – ora puoi lasciarmi? Ti ho già chiesto scusa- sussurrò implorante.
-Oh senza fretta- disse Edgar rigirando il volto della figlia di Ermes tra le mani – posso tirarti una treccina? Posso? - chiese mentre i compari ridevano malignamente. Lily deglutì. –vediamo un po’ come starebbe un bel livido sul tuo faccino...- disse allontanandosi lievemente.
Un pugno colpì Edgar dritto al naso facendolo voltare fulmineamente. Il ragazzo imprecò ben poco elegantemente mentre il suo gruppo si apprestava a lanciarsi sul nuovo arrivato, attendendo il segnale del loro capo, ora troppo occupato a stringersi il setto nasale dolorante. Quando Edgar si voltò un lampo d’odio passò nei suoi occhi ardenti, riconoscendo la familiare figura di Edward.
-andate ragazzi, qui è una questione di famiglia...- disse minaccioso –e Tu! Ragazzina, non ci sarà sempre il paladino dei deboli a pararti il culo – disse ringhiando mentre Lily si asciugava le lacrime di spavento e correva via rapidissima.
La sicurezza di Edward stava scivolando via, facendogli pensare di aver fatto davvero un gesto sconsiderato. Già il fratello lo odiava per un buon motivo, due si appuntò mentalmente, se si permetteva pure di tenergli testa non sapeva di cosa sarebbe stato capace.
Edgar si asciugò il rivolo di sangue che gli colava dal naso sulla camicia con noncuranza, lasciandovi una lunga striscia cremisi, mentre faceva scrocchiare il collo per poi posare il suo sguardo di denigrazione sul fratello.
-oh cavolo, il mio fratellino è un eroe! – disse ridacchiando, mentre un sorriso ghignante gli compariva sul volto con un accenno di barba.
-Edgar...- fece per replicare, senza sapere davvero che cosa dire
-sai che ti dico? – continuò il maggiore –mi fai schifo- disse abbandonando l’espressione fintamente gioiosa.
-pensi che così le persone ti accetteranno? Così? comportandoti da eroe allocco?!- disse con ribrezzo nella voce mentre gli girava attorno.
-Beh non sei niente. Non sei degno di essere un figlio di Ares, non sei degno di essere mio fratello. Sei solo uno sciocco attaccabrighe, un insulso ingenuo! – disse alzando sempre di più il tono della voce, tanto nessuno li avrebbe sentiti da laggiù.
-non sei niente, da quando ti ha abbandonato E.... -  iniziò stringendo i denti con forza.
Un pugno di una potenza devastante lo colpì di nuovo.
Edgar iniziò a vedere sfocato. –Non, Non nominarla! - ruggì il fratello – non sei al Suo livello, verme. –
Edward si allontanò da luogo furibondo abbandonando il fratello e asciugandosi il volto dal sudore e dalle lacrime.
 

 

Angolino psikki:

 E uan e ciu e uan ciu tree! *entrano bea e Vic facendo il trenino con dei cappelli frutta*
 Come va semidei? Vi piace il capitolo? A me abbastanza (spero serva a conquistare la vostra fiducia e le vostre recensioni, calcolando lo scarso afflusso dello scorso capitolo)
Che ne dite?  Lo so che vi stresso con cose di cui non vi frega nulla (perché voi volete azione e quel figo di Jack Frost lo so io!) ma tutto a tempo debito...vi aspettavate tutti questi drammi infantili di Eddy? Tranquilli non dovrete aspettare troppo x jack e compagnia bella.
 Spero taanto di avere presto vostre notizie pipol<3
Voglio ringraziare i miei sponsor:
 le mie splendide vallette recensitrici: l’insostituibile Kamala_Jackson e la psicolabile xwhatsernamex
 agli zuccherini delle seguite: lusy97, mintheart, Notalovesong98, penguin_101lol, Poseidonson97, Sara JB, sonia2002, thebooksaremylife, Weasley_, lunadelpassato, ludmy610, Kamala_Jackson, Fred Halliwell, Deadly special, Darck_Angel, borntodie_s.
agli angioletti delle preferite: xwhatsernamex, Mirabel_malfoy, lusy97, Krista Kane, Jokul Frosti, Kamala_Jackson, GretaBho, Anima Ribelle, acquamarina_21.
Un grazie anche ai lettori silenziosi J
Dedica con cui devo rompere zemple zemple:
Dedico questo capitolo alla salvaguardia dei pandicorni in via d’estinzione (e quini più o meno direttamente a Sidney alias xwhatsernamex) rispettate questa specie! Non fatevi confezionare cappellini da festa con i loro corni magici, amateli! (Quindi anche Sidney –che non si chiama così, è il nome d’arte da me affibbiatole-) la quale li ama rispetta e venera (santo apolluccio una dedica più mongoloide non mi viene neanche se mi sforzo!) in ogni caso salvate pandicorni con una recensione e bambù al marshmallow.
Ora vi lascio. Spero tanto che la storia continui a piacervi (se vi piace, o inizi a piacervi se non vi piace)
Basci basci
*anche vic manda basci*
tumn

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Capitolo 12
*** ¡avviso! ***


Salve a tutti. non ho davvero scusanti per il tempo in cui sono stata in silenzio e mi dispiace davvero tanto. Sento che la storia non si sta evolvendo nel modo giusto, devo ancora crescere stilisticamente per riuscire a scrivere qualcosa di soddisfacente e intrigante per me e per voi. mi dispiace tanto ma non me la sento di continuare adesso questa storia. non l'abbandoneró perché penso la trama abbia del potenziale ma al momento ho intenzione di dedicarmi ad altro. Vi ringrazio tantissimo per il tempo che avete investito per leggere e recensire con infinito entusiasmo e affetto questa storia. vi mando un bacione grande, sperando di rincontrarci più lietamente. a presto tumn

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