The need for words

di Danya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 Cominciare ***
Capitolo 2: *** #10 Ammirazione ***
Capitolo 3: *** #7 Passato ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** #15 shopping ***
Capitolo 6: *** #20 tuoni ***
Capitolo 7: *** #11 Goffaggine ***
Capitolo 8: *** #14 Letto ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** #5. Immaginazione ***



Capitolo 1
*** #1 Cominciare ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.
 

Ogni tanto, noi poveri autori abbiamo bisogno di stimoli. Magari stiamo già scrivendo altre storie, magari siamo proprio bloccati alla
 fine e non sappiamo come andare avanti.
Più delle long-ff amo le one shot.
Nelle One shot devi essere veramente bravo a indicare quello che vuoi, devi saperti esprimere e trasmettere al lettore qualche cosa, un messaggio che vuoi lasciargli (positivo o negativo che sia).  Non è una presa di presunzione, però ammetto che mi diverto di più con le one-shot che con le long =D Le trovo sfiziose!
 
Le idee possono mancare ed è per questo che ho stilato una lista di “parole” che ho intenzione di seguire. Molte le ho prese a caso in queste settimane, facendo una semplice lista. Cose che ho sentito in giro, parole lette su un libro o ascoltate in tv. Cose banali, insomma. Ogni capitolo che scriverò avrà come titolo quella parola e dovrò ripeterla o comunque scrivere una one shot o drabble attinente, scrivendo anche AU o OOC. (o anche riproporre la stessa parola ma con personaggi o punti di vista differenti)
Spero di non fare danni. XD
Se qualcuno volesse utilizzarla, può chiedere e fare copia e incolla =) Di certo non me la sento ahah
Protagonisti dei vari punti non ci sono, adesso. E non seguirò neanche l'ordine qui elencato ma leggendo questa lista spero di avere delle illuminazioni.
I paring saranno i più vari ma spero di riuscire a tenere lo stesso rating per tutte (in caso comunque avvertirò a inizio capitolo).
 

1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire

 

#1 Cominciare
 
Parig: IchigoxRyou
Parole: 819
Rating: Verde
 
Ichigo guardò affranta i compiti davanti a sé. La pila di libri e quaderni pieni di appunti e nuove nozioni che avrebbe dovuto imparare per i seguenti giorni sembrava infinita.
Gli esami di fine anno si stavano avvicinando e a causa della sua doppia vita, stare al passo con gli studi sembrava impossibile.
Eppure Retasu ci riusciva. Eppure Minto aveva sempre buoni voti. Pure Zakuro, che oltre a essere  una Mew Mew, una studentessa, una cameriera e una modella riusciva a seguire le lezioni ed essere sempre preparata.
Cosa aveva lei in meno?
Aprì il libro di matematica, pronta a cominciare il suo pomeriggio di studi.
Fece due, tre respiri e afferrò la matita, sicura di poter risolvere quella equazione.
Rilesse due, tre volte la traccia. Cercò di seguire gli esempi del libro.
Poi sembrò accendersi una lucina nella sua testa e sorridendo guardò nuovamente la traccia e poggiò la punta della matita sul voglio a quadri. La contenenza nel riuscire a risolvere quel problema era tale che le spuntarono pure le orecchie da gatta mentre la coda cominciò a battere sulla schiena, con movimenti allegri.
“Sii!” pensò radiosa, passando alla seconda equazione.
Ma quella era più complessa e con la lingua tra i denti riuscì a stento a risolverla.
La terza era impossibile.
La sua testa ricadde inerme sulla scrivania di legno massiccio e cominciò a sbatterla sempre più forte.
“Quando sono nata devo essere per forza caduta dalla culla. Non c'è altra spiegazione. O forse mi sono strozzata col cordone ombelicale causando gravi danni al mio cervello” pensò esausta.
Non studiava neanche da trenta minuti e la sua testa doleva -non solo per le botte che si stava dando.
Afferrò il proprio cellulare e cominciò a scorrere i numeri sulla rubrica.
Avrebbe potuto chiamare Masaya, ma non desiderava disturbarlo e Moe e Miwa avevano le attività del club.
Retasu, Minto e Zakuro avevano già una volta rifiutato il loro aiuto e quindi rimaneva solo una persona.
“Hello?” disse quella voce urtante dall'altra parte del telefono.
-Sono disposta a pagare- disse, tutta d'un fiato.
“Eh?
-Ti pago per mi aiuti coi compiti.
Silenzio. Ryou Shirogane rimase interdetto dalle parole di Ichigo e dopo un po' fu sicura di sentirlo ridacchiare 'Sei a casa? '
-Sì. - mormorò rossa. La coda le sferzó la schiena -Passo tra un po'. Prepara il the.
Ichigo si accasciò sulla sedia, rossa come un peperone. Ryou stava per arrivare a casa sua per aiutarla coi compiti. "Fino a che punto sono arrivata...sigh"
Ryou arrivò dieci minuti dopo. Sua madre se ne innamorò subito, cominciando a fargli molte moine e complimenti e quando entrò nella sua stanza, si sedette accanto a lei, sorridendo come un imbecille –Simpatica tua madre. Le somigli.
Ichigo annuì, imbarazzata.
-Allora, su. Fammi vedere cosa non riesci a fare…
Il pomeriggio lo passarono così, seduti vicini mentre l’americano le spiegava i procedimenti vari e lei annuiva, confondendosi sempre di più ma dopo due ore piene, la matematica era un capitolo chiuso.
-Forse non avrai il massimo nei test- disse Ryou grattandosi pensoso la guancia -…ma dovresti arrivare alla sufficienza.
Ichigo parve toccare il cielo con un dito. La sufficienza in matematica? Un miracolo!
La rossa si stiracchiò sulla sedia, miagolando di piacere e Ryou scosse il capo, sorridendo –Sei una che si accontenta di poco, vedo.
Lei fece spallucce, facendogli la linguaccia.
Ryou guardò l’orologio sul comodino della ragazza –E’ tardi, devo andare.
-Vorresti… rimanere a cena?- azzardò Ichigo, pentendosi subito della domanda.
Ryou la fissò per interminabili secondi, ma rispose –Mi spiace. Keiichiro ha già preparato e poi dobbiamo lavorare.
Lei annuì, un po’ sollevata un po’ delusa.
Ryou ridacchiò della sua espressione –Che faccia buffa, Ichigo. Bene, credo di dover essere pagato.
-Eh? Cos…?
La protesta di Ichigo si perse nell’etere quando l’americano, chinandosi sulla sedia della rossa, le rubò un bacio. L’aveva sfiorata all’angolo della bocca, senza cercare un vero contatto con le labbra.
Ichigo era gelata sul posto, sgranando gli occhi mentre l’odore del dopobarba di Ryou le invadeva le narici. Il cuore sussultò nel petto e le spuntarono la coda e le orecchie da gatto.
Durò meno di cinque secondi e Ryou ebbe la faccia tosta di farle l’occhiolino, di salutarla con una pacca in testa e uscire fischiettando.
Ichigo era rimasta lì, sulla sedia con la matita in mano per chissà quanto e solo molto dopo il suo urlo di dissenso si fece sentire, facendo trasalire la madre al piano di sotto.
-Stupidoooooo!
Spezzò la matita tra le dita, tappandosi la bocca con entrambe le mani mentre arrossiva fino alla punta dei capelli.
Eppure, dopo l’attimo di smarrimento, si staccò le mani dalla bocca, sfiorando quell’angolo con due dita, sfiorandolo delicatamente.
Il cellulare vibrò e distrattamente lo aprì, leggendo il nuovo messaggio
“Sono disponibile per altre ripetizioni. Ryou Shirogane”.
Ichigo ridacchiò come una sciocca, portandosi il telefonino alle labbra.
“Non è poi tanto stupido”.
 
 **
Holaaaa =D
 
Come primo capitolo, vi regalo una stucchevole RyouxIchigo =D
Ho immaginato questo momento pensando alla puntata “Emergenza compiti” e diciamocelo, chi non vorrebbe avere ripetizioni da Ryou? (io preferire comunque Pai XD).
 
Anticipazioni: la prossima one shot tocca al #10. ammirazione. Nessuna anticipazione, per ora ;)
Grazie a chi spenderà cinque minuti per commentare ^_^
A presto
 

Danya

 

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Capitolo 2
*** #10 Ammirazione ***


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1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping 
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire



#10 Ammirazine

Rating: Giallo
Parole: 351
Protagonisti: Pai

Era inutile dire che non fosse vero: Pai ammirava quelle stupide Mew Mew. Non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, ma trovava la loro caparbietà ammirevole. Erano diventate delle guerriere potenti e sapeva che le aveva aiutate lui creando nuovi chimeri e nuove trappole sempre più forti che sistematicamente superavano. 
Ichigo, Minto, Retasu, Zakuro e Purin erano mosse dal suo stesso sentimento di amore verso la loro patria, con la differenza che lui, Kisshu e Taruto erano stati acclamati eroi mentre loro lottavano nell'ombra, e sapeva che i terrestri le credevano dei fenomeni da baraccone e altri ancora dei mostri.  
Le Mew Mew avevano affrontato la guerra con coraggio, senza chiedere niente.
Per questo, quando tornarono sulla Terra, Pai fece loro un dono. Erano tornati dopo anni, nostalgici di quelle Mew Mew e di quel pianeta che per un po' gli aveva fatto da casa e Pai aveva portato cinque piccoli cofanetti a forma di uovo. Erano colorati, uno rosso,  uno azzurro, uno verde, uno giallo e uno viola. Le ragazze li avevano afferrati con curiosità e li avevano agitati secondo le istruzioni dell'alieno e le uova colorate avevano preso ad dimenarsi e a tremare e le ragazze le avevano lasciate cadere e con un leggero poff si erano aperte. 
Gridolini di contentezza e meraviglia avevano riempito l'aria e ogni ragazza teneva tra le braccia piccole miniature dei loro red data animal che erano meravigliosamente vivi. Erano poco più grandi di un gattino appena nato e si strusciavano addosso alle loro padrone con piccoli versi.
-Ma sono vivi?- domandò Retasu, guardo la piccola neofocena volarle sul palmo della mano.
-Sono come il vostro robot Masha- spiegò -Androidi che vi ubbidiranno e....- afferrò la scimmia leonina in miniatura e la toccò sulle scapole -... diventano ciondoli- e mentre parlava, la scimmietta diventava un ciondolo femmine e adorabile.
Le ragazze lo guardarono ammirate e poi fecero un gesto che prese contropiede l'alieno: lo abbracciarono.
Pai divenne fucsia e rischiò di andare in iperventilazione e la muta richiesta di aiuto ai fratelli non servì, e mentalmente gli augurò di morire soffocati dalle risate.


Ulalà! Forse avrei dovuto mettere come preavviso “demenziale” XD
Voi vi aspettavate qualche cosa di serio da me, ebbene… no! Chi mi ha già seguito sa che Pai è uno dei miei personaggi preferiti,ma non vuol dire che deve sempre andargli tutto bene (anzi, solitamente ho un insano istinto a torturarlo!).
Secondo me, Pai, oltre che essere cotto di Retasu, è una persona oggettiva: non può non ammettere la forza delle Mew Mew, né il loro coraggio perché, diciamocelo, le ragazze sono sfortunate come quasi tutti gli eroi!
Ringrazio chi ha avuto la santa pazienza di commentare e spero di rivedervi anche in questo piccolo capitolo!
Grazie mille a Soul_Heart, AngeloBiondo99,Hypnotic Poison (sappi che sono indecisa se amarti o meno a causa del tuo ultimo capitolo ahah ), bes e mobo!
Vi giuro che a giorni posto il capitolo de “L’ordine delle cose”. Ce la posso fare *_* 


Anticipazioni:

# 7 Passato
Zakuro Fujiwara ha dodici anni ma della vita ha capito tutto.

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Capitolo 3
*** #7 Passato ***


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1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire
 
#7 Passato

Zakuro Fujiwara ha dodici anni ma della vita ha capito tutto. 
È intelligente, sta crescendo bene e la sua doppia nazionalità le permette di conoscere due lingue: inglese e giapponese. I suoi genitori sono giapponesi ma si sono trasferiti in America per il lavoro del padre, un imprenditore e lei dei Giappone non sa quasi nulla, se non la lingua, insegnatale da quando era nella culla da sua madre.
Sua madre è una donna tipicamente asiatica e di altri tempi: rigida e ferma nelle proprie convinzioni, fissata con il the amaro tipico del suo paese e nonostante si sia trasferita in America da anni, continua a salutare la gente con rigidi inchini e sfiora a mala pena gente che non è del suo nucleo familiare. Zakuro ha sempre pensato che sua madre fosse veramente bella: lunghi capelli scuri e occhi color vinaccio che lei aveva ereditato e un fisico magro e longilineo. Suo padre invece era americano adotto, come amava definirsi. Non sopportava più il Giappone e si era innamorato di New York, impiantando la famiglia quasi con forza. E’ un uomo un po’ basso e robusto, con dei capelli scuri e un paio di grandi occhi grigi. Era un bel tipo, simpatico e gentile.
Tra i due Zakuro preferiva suo padre e quando divorziarono lei non ebbe dubbi e andò a vivere da lui mentre sua madre tornò di Giappone e non si erano più riviste fino a quel tragico giorno.
Zakuro adolescente andava a scuola, tornava a casa, cucinava per suo padre e quando non era al lavoro stavano insieme a guardare la tv a mangiare hamburger, patatine fritte e a bere coca cola.
Poi accadde.
Suo padre stava male, la piccola Zakuro se ne era accorta ma quello sorrideva e le diceva di pensare alle cose da bambine. Ma lui dimagriva a vista d'occhio, era più pallido e faceva fatica a camminare.
Zakuro cercò aiuto. Nessuno le rispose.
Provò anche a chiamare sua madre, ma quella le rispose acida "Tuo padre è un uomo grande. Se la caverà da solo". 
Poi lo trovò. Fermo nello studio, steso a terra. In mano aveva ancora un flacone di pillole e Zakuro pensò che si era tolto la vita, che l'aveva abbandonata e si sentì presa dallo sconforto. Rimase inginocchiata accanto al padre per ore fino a che non li trovò la domestica.
Zakuro ebbe una magra consolazione: non si era tolto la vita. Quelle erano le pillole per il cuore; quando aveva quel dolore al petto doveva prenderne una per non collassare e quel giorno non era riuscito. Dopo il funerale sua madre si rifece viva. Aveva quattordici anni.
Zakuro provava una rabbia silenziosa per sua madre, visto cosa era accaduto e per quel motivo la sfidò. A sedici anni rispose ad un annuncio per modella. Sua madre detestava quella professione e avrebbe voluto vedere Zakuro intraprendere gli studi, magari linguistici o economici per poter poi un giorno rilevare l'azienda del padre ma No. Zakuro si presentò a casa, giorni dopo il provino e le disse "Io farò la modella".
Non che le piacesse veramente come carriera. Aveva una certa paura di quel mondo, vedendo tutte le anoressiche che la guardavano con disprezzo mal celato ma lo fece solo per dar fastidio alla madre. E poi, imparò a farselo piacere. Il primo lavoro era una cosa talmente sciocca che fu pure mal retribuita: era una pubblicità per una nuova linea di rossetto e doveva semplicemente metterlo davanti allo specchio e ammiccare mentre la voce fuori campo parlava.
Poi vinse un altro provino. E un altro. E un altro ancora.
Pian piano i soldi aumentarono e lasciò la madre, così, da un giorno all'altro per trasferirsi in un piccolo appartamento tutto suo. La madre non obbiettò mai e non la rivide per molto tempo e lei non la cercò.
Zakuro non era neanche un tipo religioso ma ogni tanto si ritrovava nella chiesa vicino casa e pensava. Era un luogo talmente e calmo che poteva concentrarsi su se stessa. Quando rivide la madre era in quella vecchia Chiesa a contemplare le vetrate colorate.
Era passato quasi un anno da quando era entrata nella squadra Mew Mew, un anno con quelle quattro ragazzine fresche e genuine che avevano portato colore nella monotona vita.
Zakuro si sentì sfiorare una spalla.
Sua madre era cambiata poco dal loro ultimo incontro. I capelli sempre lunghi ma un po’ più grigi, le lievi rughe che le solcavano il volto, imperscrutabile e freddo. Era vestita bene, un bel tailleur grigio perla e decolté nere. Zakuro provò a frugare nella sua memoria e si rese conto di non aver mai visto la madre vestita in modo sportivo o casual. La donna si sedette in silenzio accanto a lei.
-Ciao- mormorò, rispettosa del silenzio religioso.
Zakuro non rispose, osservandola.
-Sei diventata più bella- disse la donna –Ma sei troppo magra. Dovresti mangiare un po’ di più. Non è che lavori troppo?
Zakuro non era certa di capire: da quando la madre era così… affettuosa?
-Cosa c’è?- le chiese gelida.
La donna sospirò e gettò la maschera. La bocca si piegò in una smorfia di dolore e gli occhi si riempirono di lacrime.
-Zakuro, non metterti in situazioni spiacevoli- mormorò. La vide uscire un taccuino nero dalla borsetta nera –Te ne prego.
Zakuro ispirò bruscamente –Perché sei qui?
-Perché una madre dovrebbe esserci quando la figlia ha bisogno.
-Tu non sei mai stata quel tipo di madre- mormorò, sapendo di ferirla.
La donna si alzò di scatto, impettita e rigida. Lasciò il taccuino sulla panca –Zakuro, sii prudente.
La viola non si girò a vederla ma sentì i passi nella navata e poi più nulla.
Afferrò il taccuino con una mano e lo aprì e si stupì del contenuto. Erano foto sue. Foto che non aveva mai viste. Neonata con scritto il suo peso e l’altezza, foto di famiglia, con il padre o con la madre che sorrideva all’obiettivo ammiccando con la figlioletta paffuta in braccio. E poi foto di lei adolescente e diq uando si era trasferita a Tokyo. Foto dei suoi servizi, di interviste. In quel taccuino c’era la sua vita in scatti.
“Non lo sapevo che ne avesse tante”.
Sua madre non era il tipo di donna sentimentale, esattamente come lei e la cosa la stupì non poco.
L’ultima pagina, però, la fece tremare. C’era una foto, sfocata, delle Mew Mew e lasua figura era cerchiata in rosso. La madre aveva scritto una frase con la calligrafia sottile “Sta attenta”.
Zakuro lo chiuse di scatto, sentendo le lacrime pungerle gli angoli degli occhi.
Il telefonino vibro nella tasca del giaccone e vide il numero di Ichigo.
Con la voce che tremava rispose “Ichigo?”
“ZAKUROOOO!”
la viola sentì in sottofondo le urla di Minto e le risate di Purin mentre la rossa sembrava disperata “Aiutami! Ti prego, so che il tuo giorno libero, ma il Caffè è pieno e non riusciamo a gestirlo! RETASU, attenta! Minto, diamine, alza quel tuo sedere dalla sedia! Onee-sama, per piacere…PURIN! NO! LA PALLA NO!” la comunicazione si interruppe.
Zakuro trattenne una risatina.
Prese il taccuino e strappò l’ultima pagina, e una foto, quella sua e della madre. Prima di andare al Caffè passò dall’appartamento della donna e nella busta delle lettere lasciò la foto e la pagina.
Quando la madre di Zakuro aprì la posta delle lettere, il giorno dopo, scoppiò a piangere stringendo la foto sua e della figlia.
Dietro Zakuro aveva scritto una sola frase “Io sto bene. Riguardati”.
 
**
Uuhuhu!
Ammetto di averci messo molto tempo a scriverla perché il personaggio di Zakuro è abbastanza complesso, soprattutto perché non abbiamo notizie del suo passato! Solo un breve accenno ma niente..!
Zakuro è un personaggio che ho sempre poco approfondito da questo punto di vista… voi come la vedete?
Grazie a chi ha commentato: Ria, AngeloBiondo99, Soul_Heart, Hypnotic Poison, mobo ^_^
 
Vi lascio un’anticipazione per la prossima shots!

 
#26: caramella.
Taruto masticò la caramella, mentre sentiva lo stomaco chiudersi “Stupida scimmia!”

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Capitolo 4
*** 4 ***


1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire
 
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
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#26 Caramella
 
Parig: accenni Tarurin
Parole: 1000
Rating: Verde
 
Taruto masticò la caramella, mentre sentiva lo stomaco chiudersi “Stupida scimmia!”.
Era nervoso, e anche tanto.
Dopo l’attacco del Tokyo Dome si era rintanato nella sua stanza nella dimensione, scappando agli occhi indiscreti di Pai e Kisshu. Era sicuro che il maggiore volesse delle spiegazioni: infondo aveva impedito al Tokyo Dome di collassare su se stesso!
Quando aveva visto Purin diventare pallida, respirare a fatica… il suo stomaco si era ribaltato, contorcendosi dolorosamente e l’aria era mancata anche a lui.
“E’ una guerra! Una guerra! Sono stato scelto per salvare il mio popolo!”.
Accartocciò la carta della caramella, lasciandola cadere a terra mentre sentiva le lacrime fare capolinea e tirò su col naso.
Gli mancava casa. Gli mancava sua mamma e suo papa’. Voleva risvegliarsi nel suo letto, nella sua stanza e sentire il buon odore della colazione e la voce della madre che lo chiamava melodiosa. Voleva giocare con Kisshu a quei stupidi giochi da tavolo e seguire Pai durante le sue esercitazioni. Andare a fare visita agli amici e parenti con il padre.
-Dannazione!
Chiuse gli occhi con rabbia, colpendo a pugni chiusi le ginocchia mentre le spalle venivano percorse dai brividi.
Quando era stato scelto insieme ai suoi fratelli aveva sorriso orgoglioso ma dentro si era sentito morire perché quella missione non si prospettava facile. Pai si era opposto insieme a Kisshu ma i loro superiori e il Consiglio avevano ormai deciso: Taruto era un ottimo Maneggiatore flora e la Terra ne era piena, quindi poteva essere un arma perfetta.
Un arma. Ecco  come era stato definito.
Kisshu era stato scelto perché nonostante fosse svogliato e disattento, era molto intelligente e forte e riusciva a creare Chimeri potenti; Pai era praticamente un genio e un tattico militare; lui un guerriero di seconda linea.
Il trio perfetto. I fratelli Ikisatashi.
“Voglio tornare a casa”.
Guardò la carta di caramella ai suoi piedi. Purin era… una bambina strana. Aveva la sua stessa età, o così ipotizzava ed era combattiva e forte. Anche se Pai l’aveva messa all’ultimo posto in quanto pericolosità, era certo che la mew monkey fosse una da cui guardarsi.
Eppure qualche cosa di quella ragazzina lo affascinava.
Forse, si era detto ragionandoci su, era perché erano vicini di età. Una ragazzini che combattevano per difendere la propria gente. Ma qualche cosa non quadrava. Durante il suo addestramento gli era stato insegnato che gli Umani erano essere terribili, mostri con sembianze orribilmente simili a loro e andavano estirpati e uccisi tutti. Tutti.

Ma Purin e quelle dannate Mew Mew sembravano…

Beh, per i terrestri erano loro i cattivi, ma lui non si sentiva tale e non lo erano neanche i suo fratelli (anche se Kisshu era un po’ andato di testa in quell’ultimo periodo).
Lo schiocco del teletrasporto lo fece sobbalzare e si ritrovò davanti Pai e Kisshu.
- E’ un’ora che ti stiamo cercando!- disse Kisshu.
- Deep Blu voleva un rapporto. Ho dovuto farlo io per te- continuò severo Pai.
Taruto nascose la carta di caramella sotto la pianta dei piedi nudi e abbassò la testa mortificato. Si sentiva come se avesse tradito.
I due fratellastri rimasero un attimo colpiti dal comportamento di Taruto.
-Sei stato ferito?- chiese il maggiore, avvicinandosi prontamente a lui per esaminarlo attentamente.
-No- mormorò.
Pai si fermò in ginocchio davanti a Taruto, cercando di guardarlo in volto e Kisshu si mise dietro di lui, in attesa. Taruto non si era mai comportato in quel modo, non era mai sparito tanto da far preoccupare Pai (che era una cosa abbastanza rara).
-Ragazzi- Taruto deglutì, cercando il coraggio di parlare –Io… mi.. mi manca casa.
Kisshu vide Pai sospirare e abbassare le spalle, perdendo la rigidità.
-Stanno bene.
-Sì, lo so- Taruto si morse l’interno della guancia, sapendo che quello che stava per dire sarebbe stato un duro colpo per Pai –E non sono tanto sicuro che i terrestri siano i cattivi.
Nessuno rispose alle parole di Taruto.
Kisshu e Pai si sedettero al suo fianco, in silenzio, mirando la stanza del minore senza vederla veramente.
-Hai ragione.
Le parole di Pai stupirono sia Kisshu che Taruto, che si voltarono a guardarlo.
-Ma la nostra gente soffre. Noi siamo qui per aiutarli anche a discapito dei terrestri. Anche se è orribile, funziona così.
Il viola gli mise una mano sulla testa, scompigliando debolmente i capelli –Taruto, siamo quasi alla fine. Quando Deep Blu tornerà alla gloria, allora rivedremo la nostra gente e staremo tutti bene.
Pai si alzò e scomparve dalla loro vista, lasciando soli Kisshu e Taruto.
-Cosa nascondi sotto il piede?
Taruto avvampò, chiudendo le dita del piede ma Kisshu afferrò la carta di caramella rosa e gialla, guardando con aria interrogativa il moretto –Dove l’hai presa?
-Non.. non ti interessa!- avvampò l’altro.
-L’hai presa a qualche bimbo umano?
-No! Me l’ha data lei!
Taruto si morse subito la lingua, sperando di ingoiarsela e Kisshu, dopo un attimo di esitazione, sorrise sghembo –Aaah, parli della scimmia.
-No!
Kisshu scosse il capo –Allora, infondo, sei mio fratello! E bravo Taruto!- rise, dandogli pacche tra le scapole –Carina la scimmirtta! Forse un po’ troppo chiassosa!
Taruto gli tappò la bocca con entrambe le mani -La vuoi finire? Pai potrebbe sentirti!- disse agitato.
Kisshu continuò a ridacchiare, stirando la carta di caramella tra le mani e lasciandola sul cuscino del minore.
-Taruto, tu sarai un prezioso alleato- disse il verde con aria misteriosa e Taruto non colse il significato della frase.
Kisshu gli diede un buffetto sulla testa –Non preoccuparti, Taruto. Le cose andranno bene, vedrai.
Taruto si sfregò la parte colpita con affetto con due dita mentre Kisshu spariva dalla sua vista.
Taruto si rigirò la carta di caramella tra le mani, pensieroso. Pai aveva ragione ma le parole di Kisshu… lo avevano un po’ tranquillizzato.
 
-Taruto, tu sarai un prezioso alleato-
 
Cosa intendesse Kisshu non lo avrebbe scoperto subito ed esausto si gettò sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Prima di addormentarsi vide la mewmonkey sorridergli e porgergli un’altra caramella.
-Stupida… scimmia…
 
**
Non so perché non ho mai approfondito Taruto! E’ un personaggio talmente carino ma lasciato un po’ nell’ombra e ammetto di averlo apprezzato grazie a Ria (fatevi un giretto sulle sue storie perché merita =P) (oh che amore -_-‘ ndKisshu).
Cosa ne dite? ^^ Trovo la scelta di far combattere due bambini come Taruto e Purin sia stata una scelta azzardata e ben riuscita nell’anime/maga ma leggiamo talmente poco di loro, o almeno io leggo così poco di loro, che mi viene voglia di scrivere (e un giorno scriverò di loro due adulti! Sicuro!).
Ringrazio chi ha commentato la scorsa volta : Soul_Heart, Ria e Hypnotic Poison!
Sempre gentili e sempre simpatiche *ç*_*
 
Anticipazione:
 
#15. shopping
 
-Decelebrato, muoviti!
-Minto, chiamami ancora così e ti giuro che farai una pessima fine! 

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Capitolo 5
*** #15 shopping ***


1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire
 
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Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! 
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche
 

#15 Shopping

Parino: Kishinto
Rating: Giallo
Parole: 524

Minto sbuffò. Possibile che quello non si muovesse? Dove era finita tutta l'agilità che vantava? Tutta la sua forza? Girò sulle sue belle ballerine all'ultima moda, azzurre con delicata pailletes e lustirni e s si lisciò con le mani la bella maglietta, anche essa firmata.
- Decelebrato, muoviti!
-Minto, chiamami ancora così e ti giuro che farai una pessima fine!
Eccolo là! Sempre fine e gentile!
“Mi chiedo chi lo abbia allevato per diventare così selvaggio!” sbottò, sbuffando.
-Non è colpa mia se la tua roba pesa un quintale!- sbottò un povero Kisshu carico di buste, scatole e pacchi di ogni dimensione.
Minto sospirò rassegnata  -E tu, fra la tua gente, sei un grande guerriero?
-Uno dei migliori!
-… che non sa portare due semplici sacchetti.
Kisshu fece scricchiolare la mascela in modo molto pericoloso.
Amava Minto. Da quando erano ritornati sulla Terra, erano passati da vere e proprie scazzottate a capriole tra le lenzuola ma ogni tanto pensava a come ucciderla e farlo passare per un incidente.
-Avanti. Devo prendere ancora due cosette- ordinò imperiosa e Kisshu si ritrovò a dover ubbidire, mestamente.

Minto provò il terzo abito e Kisshu era ormai sprofondato nelle poltrone della boutique, disperato.
Le femmine erano uguali ovunque. 
-Come mi sta questo?
Minto uscì dal camerino, mostrando un bel vestitino color pesca.
A Kisshu si illuminarono gli occhi –Mmh… niente male- mentì.
Minto puntellò le mani sui fianchi, pronunciando le sue delicate curve –Mai un commento che soddisfi!- e si ritirò dietro la tende.
Kisshu si guardò attorno e sorrise, maligno, teletrasportandosi sopra Minto dentro il camerino.
-Kisshu! Esci subito!- sibilò minacciosa –Se ti vedessero…!
Kisshu ridacchiò, baciandola su una guancia –Penserebbero di me solo cose meravigliose, visto la mia bella colombella. E poi, vorrei avere io una ricompensa per questa sfacchinata.
Minto arrossì leggermente, cercando di ignorare lo sfarfallio che le procurava il compagno così vicino al suo corpo.
-Esci…!
Kisshu le fece morire le parole in gola, ghermendole la bocca con la propria. Minto sentì le spalline scendere sulle spalle  e le mani di Kisshu che cominciavano ad esplorare sotto la gonna.
Trattenne un gemito quando Kisshu scese sul collo, sulla spalla e…
-Signorina, tutto bene lì dentro?
La commessa aprì la tenda, trovando Minto sola, con le braccia alzate e il viso rosso.
-Uh…? Ah….S.. sì. Prendo questo- farfugliò, guardando sopra la spalla della commessa.
Kisshu era seduto sulle poltrone a mirarsi le unghie con fare troppo soddisfatto.
”Stronzo”.
-E’ sicura? Abbiamo..
-No, grazie- tagliò col tono meno tagliente che potesse utilizzare.
Kisshu e Minto uscirono dal negozio in pochi minuti.
-Allora, dove andiamo ora?- domandò furbo il compagno.
Minto lo guardò in tralice -A casa.
-A casa?- Kisshu si finse stupito –Ma, colombella, devi prendere delle scarpe e degli accessori!- continuò con un tono falso e mieloso.
-A casa. Ora.
-Ma perché?
Minto gli puntò addosso uno sguardo omicida e Kisshu rise, bloccando un pugno della compagna che li avrebbe fatto saltare qualche dente. Baciò quella manina arrabbiata e si teletrsaportarono via.
Meraviglia delle meraviglie. Poteva andargli meglio? Non solo Minto aveva finito con lo shopping, ma lo stava letteralmente mangiando con gli occhi!

**
Pepepepepepe! Finito! Una Odisse per questo capitolo! Il pc me la cancellava ogni due e tre X°D Sarò onestissima, io adoro questa coppia ma non ho mai capito se piacca ad altri (eccetto Ria e Hypnoti Poison XD). Minto vale dieci Ichigo (ecco che ora sarò travolta ahah).
Qui da me oggi fa finalmente caldo! Non ne potevo più ç_ç Quindi, soseggiando una tazza di te vi saluto e ringrazio chi ha commentato la scorsa volta: mobo, Soul_Heart, AngeloBiondo99,Ria, Hypnotic Poison, Mew_vale, tibby92.
A presto ;)

Anticipazioni

#20 tuoni

-Ma io ho paura!
-Avanti, bimba- la guardò con gli occhi scuri -Non è la fine del mondo.

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Capitolo 6
*** #20 tuoni ***


 
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le massacrano scrivendo come disperate!

Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche

 
  1. cominciare
  2. sensazione
  3.  amanti
  4.  c'era una volta
  5. immaginazione
  6. . viaggio nel tempo
  7. passato
  8. presente
  9. . futuro
  10. . ammirazione
  11. . goffaggine
  12. . distrazione
  13. . colore
  14. . letto
  15. shopping
  16. . risata
  17. pianto
  18. . dolore
  19. felicità
  20. tuono
  21. luce
  22. oscurità
  23. scoprirsi
  24. mare
  25. stupidaggine
  26. caramella
  27. desiderio
  28. religione
  29. separazione
  30. finire
 
 
Haloa gente =D
Da sotto il felpone, la vestaglia e la sciarpa vi auguro un buon Lunedì =D Perché sono così imbacuccata? Perché il mio fine settimana, partendo da Venerdì notte a finire a ieri ha visto protagonista me e la febbre che oggi, in barba alla bella Domenica di sole, è scomparsa, dandomi così l’opportunità di andare al lavoro in questo grigio giorno. Che carina <3
 
La cosa positiva è che almeno Venerdì sera, giocando a D&D (per chi non ci giocasse… gente, trovatevi un Master e cominciate a lanciare dadi. È una delle cose che adoro fare *_*) il mio povero, sfigato pg (una povera guerriera di nome Amira, -con una intricata situazione sentimentale ed emotiva precaria perché per tutta la sua vita ha vissuto da uomo a causa di una profezia ma alla fine è stata convinta dalla Stregona folletta del gruppo che può essere una donna, cazzuta, guidare gli eserciti e intrattenere una relazione amorosa con suddetta Folletta tanto da avere, più o meno, fatto una figlia insieme con la magia… non fate domande. Io mi sono ritrovata madre in una sessione e ancora oggi una povera balia sta cercando di spiegare a una guerriera che ammazza mostri come cambiare il pannolino… scene esilaranti) ha potuto sconfiggere in duello il padre (tipo uno dei personaggi epici della storia ) per essere smantellata dai troll degli amici compagni che, anche se ora ha un esercito tutto suo, nonostante abbia il rispetto agognato della sua gente è comunque la più debole di tutti. Però è positiva, eh XD
 
Ok, finito questo delirio perché, sì, diamine, devo condividere questo evento con qualcuno visto che i miei compagni di party sono dei grandissimo str** xD, vi lascio alla shots che è stata fortemente corretta e ispirata dall’allerta meteo della mia città (il giorno di allerta rosso io ero con la  macchina in giro per lavoro e mi sono dovuta accostare perché il vento era talmente forte e l’acqua talmente fitta che la macchina ha cominciato a sbandare e aspettare che si calmasse un po’ il tempo ^^” )tanto da cambiarla da come era stata scritta inizialmente…
Ma prego, a voi la lettura!
 
#20 tuono
 
Paring: accetti Paitasu e nuovi personaggi
Rating: verde
Parole:2463
 
Pai cercò per tutta la casa ma della bambina non c'era traccia. I piedi scalzi sfioravano appena il pavimento e abbassò lo schermo di protezione, tornando alle sue normali sembianze, ricordandosi in quel momento che era ancor in modalità ‘terrestre’.
Si era chiuso nel suo studio per ore e non si era accorto che il cielo si era addensato di nuvole nere cariche di pioggia e quando aveva sentito il rombo del tuono, era trasalito un attimo e poi le sue sensibili orecchie avevano percepito un urlo al piano di sopra.
- Ariel?
Si fermò a pensare a dove potesse essere la figlia e poi ebbe come una illuminazione. Entrò nella stanzetta dalle tonalità indaco e verde chiaro e scrutò con attenzione e infine puntò sul grande armadio. Lo aprì con delicatezza e scorse la piccola figura rannicchiata tra alcune scarpe. 
-Ariel. L'armadio è per i vestiti- disse, trattenendo una risata.
-Pa’!
La figurina si mosse e si rifugiò nell' ampio petto dell'alieno e trattenne un singhiozzo. Un altro tuono fece tremare i vetri della casa.
Pai sospirò - È solo un tuono.
-Ma io ho paura! 
-Avanti, bimba- la guardò con gli occhi scuri -Non è la fine del mondo.
La bambina alzò gli occhi color ametista come i suoi, pieni di lacrime. Le accarezzò i capelli lunghi e scuri -Ariel... non devi aver paura di certe cose.
-Ma pa’… mi spavento quando…ah!
Il rombo di un tuono, l’ennesimo, la fece trasalire tra le sue braccia e Pai sospirò, trattenendo un sorriso.
-Che hai da ridere, eh?- domandò irriverente la figlia.
Pai si alzò, tenendola stretta e andando verso la cucina –Che se ti vedesse Devon, ti prenderebbe in giro fino alla fine dei tuoi giorni.
- Devon è un idiota- bofonchiò la figlia.
-Tutto suo padre- scherzò Pai. Mollò la presa sulla mano della ragazzina.
Pai le fece un cenno e quella si sedette composta su una sedia della cucina, mentre Pai le preparava un the. Solitamente Retasu utilizzava quel metodo per calmare la figlia; lui era il tipo più da “Ti insegno una cosa molto importante” oppure “Quello che la aiutava con i compiti di scienze e matematica”. 
Mentre preparava la bevanda calda si ricordò di una discussione avuta con la figlia e la moglie, sulla questione ‘Cellulare’.
Lui era contro quegli aggeggi, li detestava soprattutto perché davano la possibilità di cominciare chiunque e sua figlia era troppo piccola per certe cose perché poteva essere pericoloso. Però le aveva regalato un computer portatile modificato da lui e Ryou e quando Retasu gli aveva fatto notare la stupidaggine fatta, era arrossito di vergogna –Anche con quello può sentire chi vuole. Esistono le chat, i social network- lo aveva canzonato, ma ormai era troppo tardi e ritirare il regalo, incorrendo così nell’odio atavico della figlia non era nei programmi della giornata. Alla fine del mese, le avevano regalato un cellulare, con la promessa che lo avrebbe utilizzato con giudizio e Pai pregò in cuor suo che la figlia, romantica e sognatrice come la madre, non corresse a qualche ‘Aoyama-kun’, ricordando con un brivido l’ex fidanzato della rossa.
La vocina di Ariel, nascosta dietro i pugni serrati, lo riportò alla realtà -Dove è la mamma?
-Al lavoro. Ma torna per cena. Fatto i compiti?
La vide annuire e Pai si appoggiò alla cucina e fissò la figlia che aveva i suoi stessi occhi e capelli. Per i suoi dodici anni era bassina, nonostante madre e padre fossero due persone alte; i capelli le arrivavano a metà schiena, lisci e luminosi ed era abbastanza magra da far preoccupare una madre ansiosa ma non il medico. Aveva tutto degli Alieni e degli Umani: le orecchie erano umane e gli occhi, al buio, diventavano quasi felini come i suoi e aveva manifestato fin da bambina la levitazione e la materializzazione di piccolo oggetti e come la madre riusciva a parlare col popolo del mare. Aveva un viso dolce e tondo, esattamente come Retasu ma gli occhi avevano il taglio esotico di Pai, insieme al colore ametista. La bimba aveva ereditato il carattere mite della madre, ma la caparbietà sua, cosa che Retasu amava sottolineare quando rimproverava la figlia per qualche marachella, specialmente quando era in combutta con Devon, quel piccolo demonio di nipote di tredici anni che ogni tanto invadeva casa sua esattamente come Kisshu alla sua età. Ecco, Devon era più umano di Ariel. Aveva ereditato l’aspetto snob della madre, oltre che l’incredibile lingua tagliente e la vivacità mentale di Kisshu ma riusciva a teletrasportarsi per poco e poco riusciva a volare, nonostante la madre fosse un ibrido di uccello.
La teiera fischiò e Pai versò due tazze di acqua bollente –Tieni.
-Grazie…
Pai osservò la figlia a sottecchi, cercando di aprire una conversazione. Ariel stava entrando in quella età difficile, e lui certo non era bravo con le parole, anche perché Ariel sembrava aver ereditato anche la sua limitata loquacità.
-Pa’, è vero che tu avevi un potere particolare? Che riuscivi a controllare l’energia elettrica?
Pai aggrottò la fronte –Chi te lo ha detto?
-Lo zio Kisshu.
Pai digrignò i denti e Ariel lo scrutò da dietro la frangetta. Il padre detestava parlare di quale periodo della sua vita e si morse l’interno della guancia, sentendosi impacciata, ma doveva andare fino in fondo –E’ che… io li detesto- mormorò a bassa voce –Sono… più forti per… me… ho… l’udito più fine.
Pai si stropicciò la faccia, esausto. Ariel aveva un udito superiore a quello suo, probabilmente perché, avendo geni della neofocena tendeva ad avvertire se non ultrasuoni, alterazioni del suono che per gli umani erano meno sensibili.
-Sì- rispose infine –Ne sono capace.
-…Perché non me lo insegni?
-Stiamo già lavorando sulla levitazione, Ariel… e poi, tua madre si arrabbierebbe- le disse cauto, attento a non offenderla troppo.
La vide mettere il broncio, portando il labbro all’infuori e abbassare lo sguardo, esattamente come  Retasu quando era mortificata. Sentì il cuore stringersi in petto “Mi sono proprio rammollito” pensò avvilito –A una condizione- le disse e Ariel raddrizzò la schiena.
-Pizza e film?- propose timidamente la viola e Pai le fece l’occhiolino.
 
Ariel si era seduta con il padre in soggiorno, a terra. Suo padre era proprio un bell’uomo, alto, muscoloso e intelligente e capiva perfettamente perché la madre ne fosse tanto innamorata.
Amava la storia d’amore dei suoi genitori, li aveva sempre immaginati come Romeo e Giulietta anche se una volta ridendo la mamma le aveva detto che non erano come i due sfortunati amanti. Si erano innamorati da adulti, a guerra finita, quando il padre era ritornato dopo tanti anni e non si erano più separati. Ariel però aveva parlato con zio Kisshu e Ichigo nee-sama e tutti e due le avevano detto una cosa: quando Pai era tornato a casa, non era mai stato con nessuno e una volta, dopo un attimo di debolezza, aveva ammesso che avrebbe desiderato parlare con Mew Retasu, per spiegarle tante cose e rispondere alle domande postegli; Ichigo nee-sama invece, sospirando d’amore, aveva detto come Retasu avesse ammesso, poco dopo la guerra, quanto desiderasse rivedere gli alieni almeno un’altra volta e ringraziare Pai per l’eroismo e l’altruismo. Secondo Ichigo, Retasu era già innamorata e non lo sapeva, e lo stesso valeva per Pai.
-Non è detto che tu lo sappia fare, Ariel- l’avvertì tranquillo, facendola tornare al tempo presente –Taruto ad esempio usa le piante e non sa utilizzare l’energia. Zio Kisshu lo sa fare poco perché è più abile nei Chimeri e molta altra gente non sa proprio fare niente.
-Sì, lo so- disse Ariel –Ma io sono tua figlia- disse orgogliosa, battendo un pugno sul petto. 
Pai alzò un sopraciglio, sorridendo. Quella ragazzina era incredibile…
–Mi spieghi perché vuoi imparare? Non puoi friggere nessuno fino a che vivrai sotto il tetto di tua madre. Neanche a me è permesso farlo.
Ariel ridacchiò per la battuta –No. Non friggerò nessuno… voglio solo…. Beh…- alzò lo sguardo verso il soffitto –Se li controllo, non li temo, no?
Pai annuì, sorridendo. Sua figlia era una perla in mezzo ai porci, ne era certo. Impossibile che fosse così saggia e matura, per i suoi dodici anni.
-Allora, avanti. Metti i palmi in su. Focalizza un punto preciso del palmo.
Pai cominciò la sua spiegazione e Ariel passò l’ora successiva a sudare di fatica, annaspando. Era una delle cose più difficili che avesse dovuto imparare ma cercò di concentrarsi il più possibile. Non voleva fare brutta figura.
Dopo un’ora e mezza, tra l’indice e il pollice ci fu una scintilla che la spaventò tanto da farla trasalire.
Pai rise –Sei brava. Io ci ho messo di più, la prima volta.
Ariel sorrise, guardando le mani con meraviglia –Ancora!
Pai scosse la testa –Mamma è arrivata- disse indicando con un cenno la porta mentre veniva aperta.
-Sono tornata!
 
La cena era stata tranquilla.
Ariel era sgattaiolata in camera propria, lontana dagli occhi indiscreti appena ingollato l’ultimo boccone, lasciando i due coniugi soli.
-Prima che tu ti possa arrabbiare, devo dirti una cosa.
Retasu osservò il marito appoggiato allo stipite della porta, mentre sistemava gli ultimi piatti nella lavastoviglie.
-Cosa devi dirmi?- domandò allarmata.
Pai le si avvicinò, schioccandole un bacio a fior di labbra –Ariel mi ha chiesto di insegnarle una cosa nuova.
Retasu aggrottò la fronte –Cosa?
-Controllo dell’energia elettrica.  Pensa che creando fulmini possa vincere la paura dei tuoni- spiegò.
Retasu aggrottò la fronte –Ma Ariel non ha paura dei tuoni.
-Come no?- Pai guardò la moglie come fosse impazzita –Oggi tremava tutta e piangeva e…
Retasu si portò una mano alla bocca –Me lo aveva detto oggi Minto al telefono. Ma non pensavo fosse così furba…!- soffocò una mezza risatina.
Quella frase fece mancare la terra sotto i piedi a Pai –Cosa mi sta nascondendo?
Retasu gli cinse la vita –Una scommessa con Devon. Chi impara più cose entro la fine del mese, vince.
-Quei due…- la voce di Pai tremò di rabbia e vergogna e Retasu rise più forte.
- Pai, sono gli unici due della loro specie- cominciò tranquilla –E’ normale che vogliano… esplorare di più.
Pai le scoccò un’occhiata –Tu cosa le hai insegnato?
Retasu sorrise e non rispose e Pai la vide trattenere l’ennesima risata –Mi stai prendendo in giro, vero? Qualche cosa le hai insegnato…
La verde strinse le spalle –Può essere. Nulla di dannoso. Io.
Pai l’abbracciò –Non so se essere arrabbiato con mia figlia o ammirarla per la propria furbizia- baciò tra i capelli della moglie, ispirando il profumo –Una cosa è certo. Da oggi in poi limiterò le frequentazioni in casa Ikisatashi-Aizawa.
 
Ariel schioccò le dita davanti al computer e dall’altra parte un ragazzo dai capelli blu e gli occhi dorati la guardò con invidia.
Dalle dita di Ariel scaturirono delle scintille e dall’altra mano apparve una piccola bolla di acqua –Visto? Acqua ed elettricità!- disse trionfante.
Devon sbuffò –Non sembra gran ché- demistificò.
Ariel sospirò, rassegnata –Ammettilo, hai perso!
-Non è vero! Cosa altro sai fare? Volare?
-Un po’!- ammise con orgoglio.
Allora vide Devon sorridere –Io so fare di meglio- assunse un’aria trionfale –Posso teletrasportarmi lontano da casa mia!
Ariel aggrottò la fronte –Ma cosa dici! Se riesci a smaterializzarti di due metri è tanto…!
-Scommettiamo?- Devon fece un sorriso furbo –Se ho ragione, se vinco, mi devi dare quella cosa…!
Ariel arrossì, tra la rabbia e la vergogna –Va bene!- ringhiò.
Fu un attimo.
Devo chiuse gli occhi e lo vide concentrarsi tanto che per un attimo pensò se la stesse per fare addosso e un attimo dopo sentì il rumore dello schiocco del teletrasporto lì, nella sua stanzetta.
Ariel impallidì –Coooosa?
-Shhh! Vuoi che ci scoprano?- le disse, pallido e sudato.
Ariel fissò Devon, stupita. Era riuscito a teletrasportarsi veramente.
-Come hai fatto?- sussurrò.
-Mio padre mi ha spiegato un paio di trucchetti!- disse orgoglioso –E ora…!
Ariel divenne rossa fino alla punta dei capelli –Scordatelo! Hai imbrogliato! E se non vai via, urlo e faccio salire qui mio padre!
Devon incrociò le braccia al petto –Ma per favore! Non fare la fifona, è solo un bacetto!
Ariel trattenne il fiato mentre Devon le si avvicinava.
-No! Devi chiudere gli occhi, altrimenti non vale!
Ariel strizzò gli occhi forte, sentendo il cuore battere nel petto come se stesse per esplodere.
Detestava Devon e al contempo gli voleva tanto bene, ma la storia dei baci era diventata un chiodo fisso, tanto che più volte il ragazzino si era avvicinato troppo a lei.
Non che non le piacesse. Devon era un bel ragazzo, alto una manciata di centimetri più di lei, faceva parte del club di atletica ed era veramente forte e aveva degli occhi che sembravano due specchi fatti di oro. Nella sua classe alcune compagne l’avevano invidiata perché era imparentata con lui, e Devon era se rimanente uno dei ragazzi più popolari e carini, ma…
Sentì le labbra di Devon posarsi sullo zigomo e poi la sua risata divertita.
Aprì gli occhi di scatto, rossa come un peperone mentre quello si sganasciava dalle risate sul suo letto.
-Dovresti vedere la tua faccia!
-Devon…!- ringhiò e sentì le lacrime pungerle gli angoli degli occhi –Sei un idiota!- prese un cuscino e glielo piantò in faccia, tentando di soffocarlo. Devon, agile si tolse da sotto l’arma della ragazza e si mise seduto, abbassando i capelli che si erano arruffati sulla testa –Ehy, non dirmi che quasi ci speravi!- disse mirando il volto della cugina, rosso e gli occhi lucidi.
- Macchè!- mentì lei, incrociando le braccia e dandogli le spalle –Puoi sparire, per piacere?
Devon sospirò, ridendo piano –E’ faticoso, devo riposarmi un attimo e ricaricare le batterie per teletrasportarmi a casa. E chiedere un passaggio allo zio non è il caso.

Ariel continuava a dargli la schiena e sorrise, un po’ più dolce –Ariel?
-Mmh?
-Puoi girarti?
-Tra cinque secondi urlo, te lo dico. Poi saranno affari tuoi.
-Va bene, ma girati un attimo.
La ragazza si voltò, con la migliore aria austere di cui era capace e… smak.
Devon aveva rubato un bacio a fior di labbra, allontanandosi quasi subito con lo sguardo furbo e divertito –Mmh… grazie per il bacio! (*)- e sparì via, riapparendo dall’altra parte dello schermo, al sicuro.
-… che tu sia dannato, idiota!- urlò la ragazza, rossa e chiudendo il computer con uno scatto.
La porta della cameretta si aprì piano –Ehy, tutto bene…?- la testa della madre e del padre fecero capolinea, guardando la figlia seduta sul letto a inveire contro il computer.
-Fuori di qui!- urlò, quasi all’orlo delle lacrime.
I due genitori si guardarono e scomparvero dalla vista della figlia.
“Non puoi friggere nessuno fino a che vivrai sotto il tetto di tua madre. Neanche a me è permesso farlo”
Le aveva detto suo padre. “Vedremo!” pensò rabbiosa.
 

Note

(*) questa frase la disse Kisshu a Ichigo nell’anime italiano dopo il primo bacio XD tale padre… xD
 
Bene…ammetto che mi sono sganasciata dalle risate mentre scrivevo di quei due xD So che non sono l’unica che pensa ai futuri figli dei nostri eroi e la figura di Ariel e Devon vorticavano un po’ nella mia testa. Devon è un genio. Come il padre X°D
Ariel l’ho fatta un po’ distaccata dai genitori, cioè, più furbetta ma comunque timida (soprattutto come la mamma). Mi piaceva l’idea del confronto tra Pai e una possibile figlia, ma non mi andava di scrivere di un bebè, ma di una adolescente (qausi =P) nei primi passi del mondo dei grandi ^^
Non ho anticipazioni per la prossima shots, ma spero di aggiornare presto ^^
Un grazie caloroso a Ria, Angelobiondo99, mobo, Hypnotic Poison, Soul_Heart, Mew_vale, JunJun … tutti i vostri commenti mi hanno fatto ridere un sacco X°D Spero che anche questa vi sia piaciuta u.u un piccolo omaggio alle fan di Pai-Retasu (che popoleranno la galassia!)  e Minto-Kisshu (che popoleranno il mondo).
A presto!

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Capitolo 7
*** #11 Goffaggine ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: 
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le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche
 
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2.    sensazione
3.     amanti
4.     c'era una volta
5.    immaginazione
6.    . viaggio nel tempo
7.    passato
8.    presente
9.    . futuro
10.  . ammirazione
11.  . goffaggine
12.  . distrazione
13.  . colore
14.  . letto
15.  shopping
16.  . risata
17.  pianto
18.  . dolore
19.  felicità
20.  tuono
21.  luce
22.  oscurità
23.  scoprirsi
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25.  stupidaggine
26.  caramella
27.  desiderio
28.  religione
29.  separazione
30.  finire


# 11. Goffaggine
Paring: PurinxTaruto
Parole: 1794
Rating: Giallo

Era chiaro come il sole che Taruto e Purin si amavano. Era uno di quegli amori puri e semplici, da storia romantica e strappa sospiri.
Non era stato travagliato come quello di Ichigo e Ryou o Pai e Retasu, né improvviso come quello di Kisshu e Minto.
Dopo tanti anni , dopo essersi incontrati nuovamente, si studiavano con la curiosità dell’innamorato.
Purin aveva i capelli un po’ più lunghi e legati in una bella treccia laterale, un po’ disordinata ma tipica di lei, caratterizzante ed era diventata alta, slanciata e un po’ più formosa. Taruto era ancora più alto, raggiungendo               quasi lo spilungone Pai e l’allenamento che il suddetto fratello gli aveva imposto aveva formato un fisico asciutto e scattante.
L’emozione del primo incontro fu tenero e allo stesso tempo comico. Purin gli era corsa incontro e gli aveva buttato le braccia al collo chiamandolo “Taru-Taru” e quello era arrossito come un peperone, urlando un “Lasciami scimmia!”.
Se Retasu avesse potuto esprimere la sua opinione, avrebbe detto che, negli occhi del minore degli alieni c’era commozione che rendeva i suoi occhi liquidi mentre, per un attimo solo, aveva stretto quell’amica/nemica.
Eppure, non si muovevano. Impacciati e goffi nei loro corpi adolescenziali, non muovevano un passo l’uno verso l’altro. Taruto pensò che, dopo Pai e Retasu, che ormai erano attaccati come sardine e Kisshu e Minto che tubavano senza ritegno, potesse prendere il coraggio a due mani e dichiararsi a Purin.
La stessa cosa valeva per la biondina.
Aveva visto la timida Retasu prendere il coraggio a due mani e mettere l’algido alieno davanti alla realtà non riuscivano a stare lontani e che era inutile fingere indifferenza davanti al mondo se tanto, quando rimanevano soli si abbandonavano ad ogni tipo di effusione, approfittando di ogni singola distrazione del gruppo (come quando Keiichiro li aveva beccati nella dispensa del Caffè a baciarsi e le mani di Pai non erano a posto… e poterono solo ringraziare la discrezione del cuoco che aveva preso lo zucchero senza commentare ed era uscito silenziosamente, mandando Retasu nel panico e facendo sprofondare Pai dalla vergogna); poche settimane più tardi, Kisshu aveva ammesso che era geloso di come gli altri uomini guardavano la bella ballerina, specialmente quando era in tutù o in tenuta da ballo, così poco coperta e bella e allora la mora gli aveva detto, con il solito tono acido “Allora smettila di sbavare dietro Ichigo o qualsiasi altra femmina giri per il mondo e ne possiamo pure parlare”.
“Smettila tu di flirtare con i clienti”
“Io non flirto, io lavoro” aveva detto con aria di superiorità e leggermente offesa
“Ah beh, se questo è un lavoro, allora per piacere, fai vedere a me come lo fai”
“Kisshu, non provocarmi”
“No, sei tu che provochi. Ogni dannatissimo giorno”
E infine, dopo la litigata del secolo, che aveva visto Minto ritrasformarsi nella paladina della giustizia solo per far di Kisshu un punta spilli, erano diventati l’uno per l’altra indispensabili. Sembrava che sugli occhi di Kisshu fosse caduto del prosciutto perché non aveva occhi che per la ballerina che, di tanto in tanto, gli lanciava occhiate languide o semplicemente cercava il suo sguardo ambrato tra la folla del Caffè.
E ancora più incredibile erano  Ichigo e Ryou, dopo un epopea, stavano insieme.
Masaya aveva chiesto alla rossa di partire per l’Inghilterra con lui e di stabilirsi lì, visto che ormai lui aveva un lavoro e certo Ichigo poteva studiare nella capitale europea ma  pensare di sposarti. Il giorno prima di partire, la sera, Ryou era arrivato sotto casa di Ichigo, solo per dirle addio e per ammettere per la prima volta in tutti quegli anni che l’amava, un sentimento che era cresciuto giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a che era diventato talmente doloroso che era contento che lei partisse, così non l’avrebbe più vista e sarebbe stato libero, finalmente. Non doveva essere una dichiarazione d’amore, ma più uno sfogo personale e non aveva previsto che Ichigo lo prendesse a schiaffi urlandogli “Era ora, idiota!”. Inutile dire che il biglietto per Londra fu strappato in mille pezzetti.
Per Taruto era diverso. Tutti, lì dentro, sembravano saper cosa volere dal compagno: passare il resto dei giorni insieme, anche solo per litigare e poi a fare la pace. Ma tutti avevano alle spalle anni di tormento , di cuori spezzati o picchi di gelosia che avevano loro aperto gli occhi. Per lui era differente perché non sapeva esattamente come fare. Temeva di rovinare quel rapporto con Purin, certo, un po’ ambiguo, ma non sapeva come muoversi. Aveva capito di amare Purin quando l’aveva rivista ragazza e non più bambina. In un angolino della sua mente era cresciuto con l’idea che Purin fosse la sua migliore amica: era stato troppo ingenuo per capire che lo stomaco che si contorceva al suo pensiero o la forte nostalgia fossero sintomi di “mal d’amore”.
Eppure non ce la faceva più. Dopo più di due mesi sulla Terra, affrontò l’eventualità di togliersi questo peso sullo stomaco.
Era di turno al Caffè. Purin aveva quella uniforme che, diamine, lasciava le belle gambe scoperte e sembrava raggiante, sempre sorridente.
-La smetti di mangiarla con gli occhi?- lo aveva schernito Kisshu, facendolo sobbalzare.
Taruto era arrossito, imbronciandosi –Non so di cosa tu stia parlando.
-Sì, certo. E io sono cieco.
Non era l’unico che lo prendeva in giro. Anche Ryou e Pai si divertivano alle sue spalle. Da quando avevano stabilito quella sana amicizia basata sul rendere la vita di Kisshu un inferno, erano stranamente allegri e, da qualche tempo a quella parte, parevano averlo preso di mira.
-Dovresti dirglielo, sai?- aveva proposto il maggiore, sorridendo furbo.
-Oppure poi si sposa con Yue Pie e bye bye, Purin!
-Yue.. cosa? Con chi si sposa Purin?- Taruto si era quasi strozzato e Ryou ghignò maligno.
- Il padre di Purin l’ha promessa a un altro uomo, anni fa.  Se Purin non troverà una valida ragione per rifiutarlo, finirà per sposarlo, no?
In realtà non era vero niente: Purin aveva già messo in chiaro le cose, ovvero che non si sarebbe mai sposata con l’allievo di suo padre, ma questo Taruto non poteva saperlo, no?
Taruto era rimasto a bocca aperta e poi era tornato a fissare la biondina “No, questa me la paghi!” aveva pensato furioso. Non aveva neanche aspettato che finisse il turno di lavoro ed era corso a prenderla per un braccio e l’aveva portata in una delle stanze al piano di sopra.
-Che vuol dire che sei già fidanzata e che ti devi sposare?- sputò velenoso, arrabbiato come non mai.
Purin fissò Taruto senza capire –Eh?
-Non fare la finta tonta! So tutto di Yue Pie!
Purin si grattò la guancia, imbarazzata –Taru-Taru, forse… non hai capito bene.
-Ho capito benissimo- sbraitò quello –Bene, spero che voi siate felice e bla bla bla- le disse, incrociando le braccia la petto, con l’espressione imbronciata.
A Purin venne quasi da ridere –E anche se io fossi fidanzata con un altro, questo non mi vuol dire che non ci sia qualcuno che mi piace tanto- disse, trattenendo il respiro.
Taruto la guardò di sbieco –Ah sì?
-Sì. E forse… se questo qualcuno non fosse così… scorbutico… potrei anche dirgli che io non mi sposo proprio con nessuno.
Taruto le prestò tutta l’attenzione, cercando di trattenersi dal saltare da un piede all’altro.
-Io sto aspettando che qualcuno …- Purin si guardò le punte dei piedi -… prenda coraggio e ammetta che mi vuole bene perché io l’ho fatto tante volte ma sono sempre stata rimproverata.
Taruto deglutì, imbarazzato. La conversazione aveva preso una strana piega –Non è… così facile- ammise, mordendosi il labbro. Sciolse le braccia ancora incrociate sul petto e afferrò una mano di Purin, rosso come un peperone -…Se… cambiasse qualche cosa… a me piace questa Purin.
Il cuore della biondina prese ad accelerare in modo frenetico, stringendo la mano sudata e calda di Taruto –Anche Purin ha un po’ di… paura che possa cambiare qualche cosa.. ma Retasu onee-sama e Minto-chan le hanno assicurato che… può solo migliorare.
Taruto e Purin erano in una situazione di stallo, in quella zona grigia fra amici e più che amici che arrovellava il cervello, portandoli a soffrire quelle pene d’amore tipiche della loro età.
Erano fermi e rigidi in quella posizione da troppo tempo e Purin prese un respiro profondo. Si avvicinò al volto di Taruto e poggiò con delicatezza le labbra su quelle di Taruto, che era di sale, imbarazzato e impacciato.
Purin si era allontanata quasi subito, sorridendo nervosa –Visto? Non è… difficile.
Taruto l’abbraccio, spinto da qualche slancio improvviso, come se il cervello avesse ripreso a funzionare, ma al contrario.
-A me piaci da impazzire- ammise in un sussurro.
Purin chiuse gli occhi, arrossendo e stringendosi al bel corpo di Taruto –Anche a me tu piaci da impazzire. Tanto. Tantissimo. Da morire. Da…
-Sì, ho afferrato- la bloccò, fingendosi acido e cercando di mostrarsi più forte di quello che era in quel momento.
Purin rise, strofinando il naso sulla maglietta del ragazzo, con il cuore talmente pieno di gioia che solo la salda stretta di Taruto le impediva di saltare e di correre per tutto il locale col suo pallone.
-Paga- Ryou fissò Kisshu con malizia, guardando Purin e Taruto scendere mano per mano dalle scale.
-Eh no. Voi avete imbrogliato- guardò di sbieco Pai e Ryou, rilassati davanti alle loro tazze di caffè –Gli avete fatto credere che Purin si sposasse e quel cretino c’è pure cascato.
-Dovresti essere contento per tuo fratello- lo rimproverò Ryou, con finta aria severa.
-Io avevo scommesso che Purin avrebbe fatto la prima mossa. Non è corretto quello che avete fatto- rimbeccò acido, firmando la sua condanna.
-Cosa avete fatto?
Retasu era comparsa dietro i tre, fissandoli con cipiglio severo –Avete scommesso su Purin e Taruto?
Pai non rispose, gelato dallo sguardo della ragazza e Ryou ridacchiò nervoso –Ma solo per scherzare. Solo per far sì che si muovessero…!
-Già, perché Taruto è come Pai. La tira assai per le lunghe- disse Kisshu, cercando di glissare l’attenzione della verde sul fidanzato.
Retasu avvampò, e dietro lei arrivarono Minto e Ichigo. La blu guardò Kisshu con disappunto –Vi dovreste solo vergognare. Tutti e tre.
-Ryou, sei stato crudele!- lo rimproverò Ichigo.
-No aspettate ….- Ryou alzò le mani in segno di rese –Non volevano essere cattivi, ma…
Le tre diedero loro le spalle, guardandoli male e tornarono al loro lavoro, ignorandoli.
-Bene. Altre idee geniali, Kisshu?
-E’ stata tua l’idea di scommettere, Shirogane.
-Sì, ma questo le ragazze non lo sanno e tu non sei, come dire, credibile- si alzò dirigendosi verso Ichigo e Minto, pronto per l’arringa finale che, probabilmente, avrebbe potuto salvare  lui e Pai.
Kisshu lo fissò basito. Colpo basso.
-Bastardo.

 
**
Bene ecco.. io dovrei studiare ma non ce la facevo a star ferma sulla sedia e l’ispirazione è stata così violenta che, se non pubblico, collasso su me stessa (esagerata ndPai -_-).
Quanto sono carini Purin e Taruto? Forse è la prima volta che scrivo di loro da grandi  e non so se il risultato è buono, ma accettata comunque l’esperimento XD
Ringrazio tantissimo Hypnotic Poison, Mew_vale, mobo e tibby92 per i loro commenti e grazie anche achi legge la storia e l’ha messa tra i preferiti e le storie seguite ^^
Ora una piccola anticipazione per il prossimo capitolo… a presto!
 
Anticipazioni:
#14 letto
-Avanti, viene a letto- disse ridendo.
-Assolutamente no- bofonchiò l’altro offeso –Non è carino quello che hai detto.

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Capitolo 8
*** #14 Letto ***


 
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Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!

Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche

 
 
1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire
 
 
 
# Letto

Paring: Paitasu
Rating: Giallo
Parole: 578
 
-Ma sì, non lo sapevi?
Kisshu fissò Pai che in tutta risposta spostò lo sguardo su Retasu che parlava con Ichigo. Era una sera come tante e tutti insieme erano usciti a fare due passi. -Come potevo saperlo? - rispose acido.
-Sapere cosa?- Ryou aveva abbandonato Ichigo, Retasu e le loro chiacchiere femminili.
Pai squadrò con diffidenza Ryou, che ricambiò lo sguardo -Che c'è?
Pai emise un grugnito e non spicciò più una parola per il resto della serata.
 
-Si può sapere cosa ti è preso?
Retasu fissò il compagno mentre cominciava a spogliarsi e prepararsi per la notte.
Pai uscì dal bagno con ancora i capelli umidi e lo sguardo scostante.
-Pai? Kisshu ti h detto qualche cosa che ti ha dato fastidio? Lo sai che scherza.
-Quando volevi dirmelo?
Lo sguardo di Pai era risentito ma Retasu proprio non riuscì a cogliere del perché tutto quel risentimento –Di cosa parli?
-Tu stavi con Shirogane.
Retasu avvampò come un semaforo. Quella forse, era l’unica cosa che Pai non sapeva di lei.
-B…beh…. È stato…. Tanto tempo fa.
-Quando?
Retasu deglutì -Poco dopo… la vostra prima partenza dalla Terra.
Per la prima volta Pai sentì il tarlo della gelosia divorarlo.
Shirogane e la sua Retasu erano stati insieme. L’aveva baciata? Quante volte erano usciti insieme? Cosa aveva visto Ryou che lui anche aveva visto?
-Ma non è successo niente! - Retasu alzò le mani, divertita –Due settimane circa. E un bacio. Un bacetto. Piccolo piccolo. Poi abbiamo lasciato perdere.
Non è che Pai fosse così egoista. Insomma, Retasu poteva aver avuto una vita sentimentale prima di lui, ma non si aspettava che fosse con Ryou.
-E Ichigo lo sa?
-Certo- ammise sempre imbarazzata –Pai, sei geloso?
Quello grugnì e Retasu si portò le mani alla bocca –Il grande Ikisatashi soffre di gelosia.
Pai la fissò gelido e fece per uscire dalla stanza
-Avanti, vieni a letto- disse ridendo.
-Assolutamente no- bofonchiò l’altro offeso –Non è carino quello che hai detto.
-Ti prendo solo in giro.
-Senti, prendi in giro chiunque, a non me. Potevi anche dirmelo.
-Cosa? - lo fissò mordendosi il labbro per non ridere –Che ho avuto una grossa conta per qualcuno che non eri tu?
-Esatto.
-Oh, Pai… avevo quindici anni. Anche tu hai avuto qualche ragazza.
-Sì, ma non ci usciamo insieme. Non ci vai al lavoro. Non lo frequentiamo.
-Quindi smettiamo di uscire con Ryou?
Pai si coricò dalla sua parte del letto, coprendosi fino alle spalle e voltandole la schiena, offeso.
-Pai è geloso…- canticchiò Retasu, allegra.
-Retasu, sto per dirti una cosa che rimarrà negli annali: strozzati.
Retasu si strinse all’ampia schiena, baciandolo in mezzo alle scapole –Stupido. Io amo solo te.
-Lo so.- borbottò a denti stretti.
-E allora dove sta il problema?
Retasu vide le orecchie di Pai diventare rosse –Nessuno.
-Quindi possiamo dormire abbracciati?
Pai si girò di scatto, afferrandola e stringendola forte. La baciò sulla bocca con prepotenza e ovviamente l’altra non si oppose.
Inutile dire come passarono le ore successive, lasciamolo all’immaginazione di voialtri.
Basti sapere, però, che quando si strinsero sotto le lenzuola, Pai sembrava più rilassato.
Retasu si accoccolò meglio sul suo petto, stringendolo forte –Pai…?
-Mmh?- mormorò, accarezzandole i capelli e tenendo gli occhi chiusi.
-Per essere, c’è stato qualcuno prima di Ryou…
Pai si scostò da Retasu, arrossendo subito dopo quando la vide ridere –Però l’hai quasi ucciso durante una battaglia- disse subito, non volendo proseguire lo scherzo.
-Mh. Meglio per lui.
 
**
 
Buona sera miei cari!
Quanto è bella la sana gelosia? X°D
Mentre annego tra Odc e HS, aggiorno questa shot perché altrimenti non ne verrò mai a capo. Domani ho l’ultimo esame della sessione invernale e mi vien da morire pensando che invece sono qui ad aggiornare (per essere aggiorno quasi sempre quando ho esame XD). Tenete le dita incrociate per me, perché se mi caccio Arabo, sono a cavallo X°D
Vi lascio con una piccola anticipazione per la prossima volta…(spero) a presto!
 
#16. risata
Quella risata argentina gli riempì le orecchie, invadendo i sensi.
Dio, poteva essere più… felice?

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping 
16. risata

17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire

#16. Risata
Paring: IchigoxRyou
Rating: verde

Ryou entrò di soppiatto in casa. Era ormai tardi ed era certo che i suoi abitanti dormissero da almeno un’ora.
Ma poi la sentì.
La risata argentina e deliziosa di un bambino, insieme a quella divertita di una donna.
Si levò la giacca e la poggiò su un mobile del corridoio, sbirciando dentro la camera da letto.
Luke era seduto sul letto con la bocca piena di biscotti, in modo uguale Ichigo.
Storse il naso: non amava le briciole nel letto e di certo la cara mogliettina non aveva risparmiato i biscotti di Keiichiro.
-Mamà!
Il piccolo Luke non aveva ancora tre anni eppure spiccava per intelligenza. 
I capelli rossi erano disordinati e arruffati come avesse giocato da poco e gli occhioni enormi e azzurri erano luminosi di contentezza mentre afferrava la coda della madre, che muoveva in modo sinuoso sopra di lui facendo tintinnare il sonaglio.
-Femmo!- protestò Luke, ridendo.
Ryou sghignazzò e chiuse gli occhi, camuffandosi in Art.
Il gatto dal pelo grigio balzò sul letto, facendo trasalire Ichigo –Ryou! - urlò spaventata.
-Gatto! – Luke tentò di afferrare il gatto, ridendo e Ryou si fece acchiappare, facendo le fusa.
Luke rise.
Quella risata argentina gli riempì le orecchie, invadendo i sensi.
Dio, poteva essere più… felice?
Ichigo lo guardò con apprensione –Da quanto sei trasformano?
-Rilassati- miagolò.
Ichigo guardò l’orologio e Ryou alzò gli occhi al cielo, mutando nuovamente, ritrovandosi con la testa appoggiata alle gambette di Luke.
-Contenta ora?
Ichigo sorrise, scostando una lunga ciocca di capelli rossi dal viso –Molto.
-Papa’! Mi racconti la favola?
-Non l’hai addormentato tu? - domandò Ryou, sbadigliando mentre Luke gli puntellava la fronte.
-No, voleva aspettarti.
-E c’era bisogno di farti fuori tutti i biscotti?
Ichigo arrossì, dandogli un colpetto sul braccio –Forza, papà, racconta la favola a Luke.
Ryou scosse la testa e prese il bimbo in braccio, cominciando ad incamminarsi verso la stanza da letto del bambino.
Ichigo iniziò a sistemare il letto e sentì la storia del marito a stralci.
-C’era una volta una bella principessa…
…il principe corse fin sopra la torre, sperando di ritrovare la bella fanciulla…
Sbadigliò, appoggiandosi sul cuscino e chiudendo gli occhi e prendendo lentamente sonno, cullata dalla voce calda di Ryou.

L’americano rientrò in camera da letto dopo una ventina di minuti, trovando Ichigo raggomitolata sulla sua parte del letto e addormentata.
Sorrise intenerito, e dopo essersi cambiato si stese accanto a lei, sfiorandole appena la guancia con le labbra, attento a non svegliarla. Respirò a fondo il profumo di Ichigo, lasciando che l’odore della pelle della moglie lo accompagnasse nel mondo dei sogni.

**
FLUFF! FLUFF A PALLA XD
Sto ricadendo nella spirale senza ritorno ahahah
Dopo un po’ di silenzio eccomi qua con un momento molto famigliare di Ichigo e Ryou. Ultimatemene mi piace tanto pensare ai possibili figli delle varie coppie x3 avevo in mente pure un mezzo progetto ma boh… xD
Intanto ora sono calata anche nell’altro progetto, ovvero la ff scritta a sei mani con Ria e Hypnotic Poison (per chi volesse farci un salto… qui il link =P The Three Mewsketeers).
Ringrazio chi ha letto o speso due minuti per recensire <3 fa sempre bene ai cuori dei poveri autori vedere qualche recensione <3
E ora, a voi la prossima anticipazione:


#5. immaginazione

-Come….- la ragazza la fissò con gli occhi sbarrati e arrossì fino alla punta dei capelli –Sei un cretino!
L’altro rise di gusto, divertito dalla reazione –Oh, colombella, quanto sei puritana! 

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Capitolo 10
*** #5. Immaginazione ***


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1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping 
16. risata

17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire


#5. Immaginazione

Paring: accenni Paitasu, Tarupin - Kishinto.
Rating: giallo


-Secondo me sono diventati dei fustacchoni.
-Purin!
-Onee-sama! E’ inutile che mi sgridi!
-Finitela- le rimproverò Minto –Purin, sei diventata una sboccata da quando frequenti quel Taruto.
Purin ridacchiò e lanciò un’occhiata al più giovane dei tre alieni che stava bevendo un succo al mirtillo –Però è vero, non erano così, anni fa.
-Anche loro crescono e invecchiano- puntualizzò Zakuro, divertita dalla tesi di Purin.
Quel giorno la biondina era arrivata al Caffè asserendo di aver visto per la prima volta, Taruto smanicato, e la maglietta a giro manica aveva messo in evidenza i muscoli più tonici dell’alieno, e sicuramente poteva immaginarsi lo scenario comico di Purin che tentava in tutti i modi di palpare i muscoli di Taruto, scarlatto in volto.
Purin si voltò verso Retasu –Non sei d’accordo con me, Retasu?
La verdina si portò un dito sulla guancia. Beh, sicuramente erano diventati più alti, i tratti del visto avevano perso, per quanto riguardava almeno Kisshu e Pai, tracce di fanciullezza, e sì, ogni tanto l’occhio le era sfuggito nel notare come effettivamente le spalle sembravano essersi allargate, come il petto e le braccia fossero più muscolose e scattanti.
-Tu infondo l’hai toccato! - aggiunse Purin e Retasu avvampò, ricordando l’episodio dove, finito il turno al Caffè si era ritrovata a inciampare su degli scatoloni lasciati in mezzo ai piedi e due braccia forti l’avevano afferrata prima di sbattere la faccia a terra. Retasu si era trovata spiaccicata contro il petto del viola e le mani, in cerca di appiglio si erano saldate sui bicipiti in quel momento in tensione.
Vuoi l’imbarazzo, vuoi che il cervello aveva smesso di funzionare, i due erano rimasti fermi un attimo di troppo in quella imbarazzante posizione, giusto il tempo perché arrivasse Purin allarmata dal rumore di scatoli che cadevano con tonfi sordi.
-Allora, ho ragione?
-Purin…! - Retasu emise uno strano verso, coprendosi il viso con le mani provocando le risate delle amiche.
-Si può sapere perché ridete?
Usciti dai loro discorsi, un annoiato Pai e uno sghignazzante Kisshu si erano avvicinati a loro.
Retasu quando vide il viola, memore delle brutta figura appena rievocata da Purin, divenne ancora più scarlatta.
-Che ha la vostra amica? - Kisshu le ticchettò l’indice sulla fronte e Retasu si alzò di colpo –Devo andare! - disse, con un tono troppo alto e troppo forzato, scattando fuori dal locale.
Kisshu fissò il punto dove era sparita –Ma che ho fatto?
Le quattro si guardarono ridacchiando –Oh niente- rise Purin –Forse Retasu si è scoperta più umana del previsto.
-…eh?
Purin sghignazzò –Ma sì, cose fra donne. Sapete…
Zakuro le diede un buffetto sulla testa e la guardò con severità –Non devi andare a casa?
La biondina ridacchiò ancora, alzandosi con agilità –Taru-Taru, ho finito!
-Smettila di chiamarmi così!
-Dai, fammi toccare ancora i muscoli!
-Ancora?/// Devi finirla!
-Ma io sono abituata! Vioglio vedere se ne hai di più di mio padre o die miei fratelli!
-Ovvio che sì!
-Eppure mi sembri piuttosto rachitico!
Il resto della conversazione fu coperto dalla chiusura del portone, e a Ichigo scappò uno sbuffo divertito –Povero Taruto.
Pai si massaggiò una tempia –Neanche cinque minuti qui e mi è venuto il mal di testa- si lamentò.
Ichigo gli scoccò un’occhiataccia –Sempre gentile, tu.
-Se dovete litigare, fuori di qui- disse Zakuro, alzandosi –L’ultima volta avete distrutto due sedie.
Pai scoccò una gelida occhiata alle due Mew Mew, smaterializzandosi senza dire altro, cosa che infastidì la rossa ancora di più –Che maleducato!- e sbattendo i piedi si diresse verso gli spogliatoi.
Zakuro salutò con un cenno Minto e la raggiunse, guardando l’orologio al polso.
-Muscoli, eh?
Minto si sentì come una bambina colta in flagrante. Che i due Ikisatashi avessero sentito veramente?
-Può essere- blandì, sorseggiando il the freddo.
Kisshu sghignazzò –E io che pensavo fossi una ragazza educata e altolocata.
-Ma io sono una ragazza educata e altolocata- disse, ponendo l’accento sulle due parole.
-Ah beh, ma almeno smettila di lanciami occhiate. Ma puoi toccare, se vuoi. Ho le natiche di bronzo.
A Minto andò di traverso il the –Ma… cosa…? - arrossì fino alla punta dei capelli –Non guardavo proprio niente, io!
-Ah no?
-No!
-Quindi non ti stai immaginando i muscoli sotto i vestiti? Ti faccio vedere, sai?
Minto arrossì ancora di più e fu pronta a lasciare la stanza, ma l’alieno, sempre ridendo, le prese un polso e se lo appoggiò al petto –Su, su- la incitò –Tocca pure!
Minto avvertì una scossa lungo tutto il palmo della mano e, si detestò in quel momento, avvertì i muscoli tesi sotto il tessuto sottile della maglia, dandole un accenno di come Kisshu fosse senza maglia.
-Ma allora ti piacciono seriamente, colombella.
-Come…- la ragazza la fissò con gli occhi sbarrati e arrossì fino alla punta dei capelli –Sei un cretino!
L’altro rise di gusto, divertito dalla reazione –Oh, colombella, quanto sei puritana! 
Minto lasciò la stanza, non prima di aver menato un vassoio in testa a Kisshu e lo sentì dire, divertito –Quando vuoi lo rifacciamo, eh!
“Idiota!” disse, torturandosi la mano che lo aveva toccato.

**

Mi ero riproposta di aggiornare post esame, ma dovevo distrarmi dieci minuti dalla ripetizione e ho pensato "Perché no? Tanto è pronto!".
Forse pensavate a qualche cosa di sconcio, ma la scenetta mi è balzata in testa quando tempo fa parlavo di "fustacchioni" con qualche amica e ... boh xD (mente depravata ndPai).
Ringrazio con calore (sbaglio o l'estte è arrivata di colpo?) chi ha commentato e ringrazio gli Ignoti lettori (battete un colpo, ogni tanto ahha).
Vi lascio al solito accenno e... a presto!


#4. c'era una volta
-C’era una volta, in un regno lontano lontano, un principe.
-La mamma le racconta meglio.
Sbuffò. No, non avrebbe superato la serata, ne era certo.


 

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