Una gemma preziosa- spin off series

di WishfulThinking
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rifiorire ***
Capitolo 2: *** 2- Ancora ***



Capitolo 1
*** Rifiorire ***


“Non sei arrabbiata con me

Dedicata a tutte le mie gemme preziose, le MB!

 

Una gemma preziosa

spin off series

 

1- Rifiorire

 

 

 “Guarda bene” gli fece allora lei “C’è una gemma, qui” continuò indicando un pertugio dello stelo, non staccandosi da lui che continuava a baciarla ovunque. “Non la vedevi perché cercavi altro, ma c’è. Rifiorirà. Rifiorirò, Shikamaru. Ora ho tutti i capelli spettinati e i vestiti macchiati, e…” sbuffò per nascondere un singhiozzo, gli occhi rigonfi di lacrime.

“Sei bellissima. Sei un’orchidea”

“Una cogliona?” domandò lei, un improvviso lampo divertito nei suoi lineamenti provati.

“Forse. Per avere sposato me. Ho pensato davvero che il fiore potesse vivere benissimo lontano dalla pianta”

“La Phalenopsis non ha pseudo bulbi, amore. Tutta la riserva di nutrimento sta nelle foglie.

Anche se c’è di mezzo lo stelo?”

Anche se c’è di mezzo lo stelo”.

 

 

Ino si abbandonò contro la spalla di Shikamaru, esausta: “Credevo di morire…”.

Credevo di averti persa

“Volevo rivederti”.

Volevo morire

“Perdonami”

Perdonami.

 

Shikamaru non lasciò andare Ino mentre lei continuava a parlare, come sempre; la strinse a sé, la adorò mormorando: “Non so come ho potuto anche solo pensare di perderti” sul collo di lei. Sporco, sudato.

“Sono sporca, Shikamaru. Sono brutta, sono…” protestò fievolmente Ino, strusciandosi a lui come un gatto in cerca di conferme.

Lui la zittì con un bacio a fior di labbra: “Non dirlo. Non è vero”.

Si portò una mano alla bocca, Ino, e singhiozzò: “Ho creduto di morire, e avevamo litigato”.

Shikamaru scosse il capo, ma non pianse: “Mi dispiace”.

“E tu mi avevi detto delle cose orribili, e…” la voce di Ino tremava di disperazione.

“Mi dispiace” ripeté lui, le mani su di lei, intorno a lei.

Non riusciva a fare altro Shikamaru, altro che non fosse ripetere “mi dispiace”, all’infinito. Era sempre stato uno che non aveva problemi ad ammettere i suoi errori, solo che con Ino gli faceva molto più male.

“Ino…” cominciò poi prendendole il volto tra le mani e guardandola negli occhi.

Le si divincolò senza troppa forza: “Ho sbagliato Shikamaru, ho sbagliato tutto! Sono stata arrogante, superba, insopportabile…”. E improvvisamente gli parve così fragile, come un fiore d’orchidea.

“Sei meravigliosa” replicò Shikamaru mentre il volto di lei si contorceva in una smorfia di dolore: “Sono orribile, non vedi?”.

“Sei la persona più fantastica che abbia mai incontrato” ribatté lui, sperando che la sua convinzione bastasse per entrambi.

“Sono…”

“Basta” le tappò la bocca lui. “Basta Ino. Ci siamo già fatti abbastanza male, abbiamo già coltivato abbastanza dolore. Adesso ci meritiamo di essere felici, non trovi?”

Ino si morse il labbro cominciando di nuovo a elencare i suoi peccati: “Io…”.

“Tu sei mia moglie. E io ti amo”. Ino tacque d’un colpo, e le sembrò stupido che fosse tutto così semplice, che avessero giocato a rovinarsi la vita quando era tutto così semplice.

Shika…”
“Ti amo, Ino, non mi importa del resto”.

Shikamaru la baciò, prendendola in braccio come avrebbe fatto con un bambino, le gambe di lei avvinghiate alla sua vita e le braccia bianche a circondargli il collo.

Ino si adagiò sulle spalle di Shikamaru, e sussurrò: “Anche io ti amo Shikamaru, ma…”.

Ma tutto svanì in un bacio.

 

Quando riaprì gli occhi, Ino si ritrovò appoggiata sul bordo della vasca, e mentre sentiva l’acqua scorrerle sul corpo avvertiva i vestiti staccarsi uno a uno dalla sua pelle martoriata: la gonna, poi la maglia…Istintivamente diede le spalle a Shikamaru, coprendosi: non voleva fargli vedere i mille lividi che le adornavano il corpo in una macabra vanità.

“Ino?” il tono di Shikamaru era pacato, discreto.

“Hai mai avuto la sensazione di non essere abbastanza, Shikamaru?”. Continuava a dargli le spalle, Ino.

“Sempre, con te.” Rispose lui. Eppure una volta gli sembrava tanto difficile dirle certe cose…

“Non coprirti, amore…” Shikamaru le piantò un bacio sul collo, e lei quasi rabbrividì a quel contatto.

“Sei bellissima” sussurrò mentre le sue mani scorrevano sulle braccia di lei, ad accarezzarle, a calcarne i movimenti e ad afferrare le sue mani.

Intrecciate, ancora una volta. Era così facile.

Ino piangeva.

“Non voglio che tu ti nasconda da me, non voglio che tu ne senta il bisogno” mormorò Shikamaru appoggiando la fronte sulla nuca di Ino.

“Come puoi desiderarmi?” domandò lei ricordando l’eccitazione di lui, in quel gesto tenero.

“Come puoi…?”

“Ti amo” ripeté Shikamaru, e questa volta la volse verso di lui con le sue mani, e Ino era nuda di fronte a lui. Nuda e bellissima. Piena di lividi e fascino. I capelli disordinati come la loro vita, fino a quel momento. Bellissima, come un’orchidea.

E ti voglio Ino. Oggi come il primo giorno” sussurrò alzandole il mento. E gli sembrava assurdo che fosse lui a rassicurare lei, e gli sembrava assurdo dirle tutte quelle parole che aveva dentro da una vita, e che non era mai riuscito a dirle, nemmeno la prima notte di nozze.

E non gli era mai sembrata più bella che in quel momento, fragile come un cristallo, nelle sue mani.

Ino gli si lanciò tra le braccia nuda, e lo strinse a sé piangendo, ancora.

“Ti amo, Shikamaru. Non sai quante volte l’ho ripetuto a me stessa.”

“Dillo a me, adesso”
“Ti amo, Shikamaru”

Sentiva di averne bisogno come l’aria che respirava, sentiva di avere bisogno di quelle parole per andare avanti, per vivere, per continuare a sperare. Per ricominciare a progettare.

“Dillo ancora”

“Ti” un sospiro, mentre lui la baciava, ovunque “Amo” un gemito mentre la accarezzava, la sfiorava con una delicatezza inaudita per non farle del male.

“Mi sei mancata da morire” sussurrò Shikamaru sulla sua pelle mentre con un timore reverenziale la prendeva in braccio, faceva aderire le sue gambe al suo bacino ed entrava nella vasca con lei. Non si curò di bagnarsi i vestiti mentre lo faceva; solo la appoggiò delicatamente al bordo della vasca, e si assicurò che non patisse dolore in quella posizione.

Ino gli sorrise mentre gli allentava la cintura e con un gesto familiare gli abbassava i pantaloni, gettandoli a terra. Gli fece cenno di abbassarsi e quando suo marito lo fece, gli sfilò la maglia con una lentezza che non era mai stata sua, lasciandosi il tempo di guardarlo negli occhi.

Non fece in tempo a posare l’indumento a terra che Shikamaru fu su di lei, sulle sue labbra, in mezzo alle sue gambe che l’avvolgevano protettive, che lo circondavano come le sue braccia stanche e prive di forza. Si aggrappò a Shikamaru mentre lui la tirava verso di sé, e le faceva immergere i capelli sporchi nell’acqua tiepida che oramai le aveva coperto i seni. Si liberò in quel gesto Ino, mentre Shikamaru la teneva stretta a sé, e con la mano libera le lisciava le ciocche, le aiutava a disperdersi nell’acqua che tutto calma. Ino si lasciò sfuggire un gemito, e si chiese come facesse a trovare piacevole quel contatto, nonostante fosse indolenzita ovunque. E si chiese come facesse Shikamaru a farla sentire bene in quel modo, quando ogni sua terminazione nervosa gridava di dolore.

Poi sentì le labbra di Shikamaru sulla pelle: percorrevano il suo braccio dal polso al gomito, poi più su verso la spalla, a sfiorarle il collo e a lambirle il viso in una scia che sapeva di paradiso. E in un momento seppe come faceva Shikamaru. La amava.

Gliel’aveva ripetuto mille volte in quel breve momento che era stata la loro riconciliazione, gliel’aveva detto forse più volte in quell’ora rimaneggiata che in tutta la loro vita, gliel’aveva detto con un sentimento che in fondo le aveva sempre espresso, a modo suo.

“Shikamaru”.

Lui si arrestò, all’udire il proprio nome. Aveva una paura dannata di farle del male, di non fare la cosa giusta. Con sua moglie, che era insieme la cosa più giusta e più sbagliata che gli fosse mai capitata. Alzò il viso lentamente per fissare gli occhi su quello di lei, per cercare una risposta, o una lamentela o un sospiro. E invece ricevette un invito: “Amami”.

Ci fu un guizzo repentino negli occhi di Ino, un guizzo che diceva: ‘Ci sono, sono ancora qui, sono ancora io, sono ancora tua.

Allora Shikamaru raggiunse di nuovo il suo viso, sfiorò ancora la sua pelle, lambì ancora il suo orecchio e sussurrò: “Lo sto facendo”.

E la sua bocca cercò le labbra di Ino, famelica eppure delicata, e la sua mano cercò la gamba di lei, già aperta per lui, e il suo corpo si avvicinò smanioso a quello della moglie, perché la desiderava. Si allontanò da lei quel tanto che bastava a guardarla negli occhi, ancora una volta. Gli era sempre parso strano che Ino, rumorosa com’era, parlasse così poco nei loro momenti d’amore, ma era così, sua moglie: aveva paura di rompere la magia. Ed era lì sua moglie, finalmente, dopo un mese era di nuovo lì, ed era pronta per lui che ora si spingeva dentro di lei con delicatezza, per paura di farle del male. Ancora.

Ino incontrava le sue spinte con un movimento cadenzato del bacino portando la mano dietro la nuca di Shikamaru, invitandolo tacitamente a continuare, spingendolo ad andare oltre. Poi lo sentì sussultare sotto di sé e si accorse che la sua schiena era scossa da tremiti che non erano di piacere. Piangeva.

“Shikamaru?”

Si mordeva la guancia Shikamaru. Ino non poteva vederlo, ma sapeva che lo sta facendo.

“Sono un fallito, eh? Aveva ragione tuo padre.” Sussurrò lui in un tono distrutto “Non posso fare l’amore con te piangendo, Ino. Non posso fare l’amore con te quando non riesco a farti sentire amata. Non…”.

“Adesso basta” non c’era cattiveria, solo determinazione negli occhi di Ino “Adesso basta Shikamaru. Basta rimorsi, basta rimpianti, basta scuse. Rivoglio indietro mio marito e il mio matrimonio, è chiaro? Rivoglio indietro te. E ti voglio adesso”. Sembrava lui ora quello sperduto, quello disorientato. E Ino lo spinse indietro mentre non sentiva neppure più il dolore, mentre l’adrenalina della conquista si faceva strada nelle sue vene “Ti è chiaro, Shikamaru?”. Lui la guardò con gli occhi umidi, ma sorrideva mentre lei si ergeva al di sopra di lui, lasciando cadere i suoi capelli dorati sul suo petto, e prendendo a baciarlo.

“Ti amo, Ino.”

“È ora di dimostrarmelo, baka” sorrise lei. E d’un tratto sentì Shikamaru ridere sotto di lei, e sentì, poderoso, il potere che aveva su di lui: il potere di farlo ridere e di farlo piangere, in pochi secondi, di far mischiare le sue lacrime col tono della sua voce; di farlo ridere tremando di commozione. Sentì di essere l’unica ad averlo. Lo carezzò mentre si lasciava baciare, mentre lasciava che le mani di lui sfiorassero i suoi seni e i suoi occhi scrutassero tutto il suo corpo, senza pudore.

“Sei bellissima” sussurrò piano il ragazzo, e finalmente vide chiaramente la conferma negli occhi di lei. Era quello che voleva sentirsi dire.

“Amami allora” mormorò Ino cominciando a muoversi sopra di lui, prendendolo alla sprovvista mentre faceva combaciare alla perfezione i loro corpi, cominciando a muoversi con spinte lente e sensuali, punteggiando i suoi movimenti con baci e carezze che fecero infiammare Shikamaru. Si muoveva a un ritmo strano che era completamente loro: anche quando avevano problemi, anche quando litigavano, anche quando non andavano d’accordo, c’era un punto sul quale erano sempre in perfetto accordo, e sapeva di quel ritmo inconscio e così giusto: a tratti frenetico e irregolare come lei; a tratti lento e meditato come lui, alternati in una danza che era la loro.

“Ti adoro”. Shikamaru si muoveva sotto di lei incontrando le sue spinte, lasciando da parte man mano la sua proverbiale calma mentre si faceva prendere dal ritmo intossicante di lei. Ino gli carezzava i capelli e affondava il viso nell’incavo del suo collo sospirando di piacere, mentre lui percorreva la schiena di lei con la spugna, la lavava e gemeva insieme. Poi lui d’un tratto accelerò il ritmo e tenendole una mano dietro la nuca la fece adagiare contro il bordo della vasca, prendendo l’iniziativa e spingendosi freneticamente dentro di lei, mentre Ino ribaltava le loro posizioni ancora e ancora, i loro corpi cullati dall’acqua. Era una lotta senza vincitori, un ribaltamento continuo di posizioni per un dominio che non esisteva, perché il loro era un piacere unico. Proprio mentre Shikamaru sentiva di stare per raggiungere il piacere più intenso, Ino si divincolò dalle sue braccia e si separò da lui, poi si alzò repentina, uscendo dalla vasca in tutta la sua martoriata bellezza e asciugandosi in fretta. Lui la guardò contrariato, eccitato e deluso, chiedendosi dove avesse sbagliato, ancora una volta. Poi Ino si volse quel tanto che bastava a fargli scorgere un ghigno malizioso: “Vieni o no?” gli chiese con tono volutamente ambiguo.

Allora Shikamaru si alzò, fregandosene del pavimento bagnato e dei rimproveri che ne sarebbero sicuramente seguiti, si alzò e la raggiunse in pochi, frettolosi passi prendendole le mani e costringendola a lasciar cadere il telo che la copriva: “Niente intralci, signora Nara” sussurrò sul collo di lei, mentre prendeva a baciarlo famelico facendo scorrere le sue mani sui suoi fianchi, poi sui suoi seni.

Ino sospirò, poi rise mentre si divincolava dalla sua presa, scappando ancora una volta.

Voleva essere inseguita, voleva essere desiderata. E forse non si rendeva nemmeno conto di quanto già lo fosse.

Corse nuda verso la porta, ma Shikamaru le fu dietro in un lampo, la sua abituale compostezza svanita e le sue braccia attorno alla vita di lei in men che non si dica.

“Presa” mormorò sulla sua pelle. Ino girò lentamente il capo verso di lui, quasi a chiedere spiegazioni, e non c’era bisogno che lo facesse perché lui aggiunse con voce roca: “Ora sei mia”.

E non c’era bisogno che lei rispondesse, perché Shikamaru l’aveva già voltata verso di sé, l’aveva già intrappolata tra il suo corpo e il muro, aveva già carezzato la sua gamba alzandola in un movimento fluido ed era già dentro di lei, mentre Ino gli cingeva il collo, si aggrappava a lui e chiamava sommessamente il suo nome nel momento in cui lui la penetrava frenetico baciandole il petto e i seni.

Poi in un attimo tutto diventò bianco e l’unica cosa che si muoveva in quella stanza erano i loro sospiri concitati, e il sudore dei loro corpi saziati.

Ino si abbandonò contro Shikamaru mentre lui non lasciava la presa sul suo ginocchio, ma la usava per fare perno e prenderla in braccio come il giorno delle nozze, e la portava in camera da letto.

Una volta giunti al talamo ve la posò con una riverenza sacerdotale e mentre lei lo fissava con palpebre pesanti, si inginocchiò al bordo del letto con le braccia incrociate sotto il mento, a contemplarla.

Ino gli sorrise accarezzandogli i capelli, e lui le prese la mano per sfiorarla poi con un bacio.

Gli sorrise, Ino e le sorrise, Shikamaru.

“Non sei scomodo? Il pavimento è freddo e tu sei nudo” mormorò lei stringendo la mano del marito, ancora intrecciata con la sua. Ancora una volta.

“Mi è stato detto che il miglior modo per rigenerare il corpo è infilarsi nudi dentro un letto insieme a qualcun altro che sia già nudo”*.

Ino sorrise: “Io non sono esattamente vestita”.

“Acuta osservazione, signora Nara”.

Ino rise divertita mentre Shikamaru si lanciava su di lei, poi lo strinse a sé teneramente mentre i capelli neri di lui le solleticavano il petto: “Mi sei mancato da morire signor Nara, vedi di non farlo mai più”
“E tu non sparire”

“Dai tuoi pensieri?” domandò lei maliziosa “Mai!”

“Sai una cosa, Ino? Hai ragione” sussurrò Shikamaru sfiorandole il mento con la sua barba non rasata.
La ragazza sorrise compiaciuta: “Puoi ripetere? Mi piace quel suono”

“Ino” sussurrò Shikamaru a pochi millimetri dalla sua pelle.

“Puntavo sulla ragione, ma mi accontenterò…”

 

“Shikamaru? Shika, dove sei?” il rumore di pesanti passi che facevano cadere altrettanto pesanti scatoloni si fece largo nel corridoio della casa, mentre gli occhi di Ino si illuminavano, poi si aggrottavano preoccupati e infine scoppiavano a ridere con la sua bocca, serena e cristallina. La sua risata si soffocò in un bacio mentre Shikamaru la avvolgeva protettivo tra le sue braccia e tra le lenzuola candide del loro letto, per poi baciarla di nuovo sulla fronte mentre con un dito le metteva a tacere la bocca sussurrando: “Me lo levo dalle scatole e sono da te”.

Ino stava per ribattere, probabilmente che Choji non era in mezzo alle scatole se non nel vero senso della parola, che era un loro amico e che aveva il diritto di salutarlo, che era affaticata e che aveva caldo e che diavolo avrebbe detto Choji se li avesse visti così, anche se erano sposati e ne avevano tutti i diritti. Shikamaru la coprì e la baciò, ancora, poi si alzò in piedi e avvolgendosi un asciugamano in vita e uscendo dalla stanza sbuffò: “Che vuoi?”. Il suo tono era scocciato, ma Ino sentiva che intanto sorrideva.

“Vedere se eri vivo tanto per cominciare”sbuffò Choji a sua volta, pentendosi subito di averlo fatto ma non vedendo alcun guizzo risentito negli occhi dell’amico.

Shika?” cercò di interpretare quello strano segnale nell’amico, perché Choji aveva sempre saputo leggergli dentro, a modo suo. Gli poggiò una mano sulla spalla, incerto e speranzoso, e Shikamaru scoppiò a ridere mentre le lacrime gli lasciavano furtive gli occhi. Rideva e piangeva, come il giorno del suo matrimonio, e improvvisamente Choji comprese, anche se aveva paura di dirlo. Passarono momenti di silenzio in cui Shikamaru continuava a ridere e a piangere e in cui Choji aspettava che l’amico dicesse qualcosa.

Shikamaru alzò infine il volto dalle dita, quel tanto che bastava a guardare l’amico negli occhi: “E’ di là, sul nostro letto…” mormorò mentre l’amico lo abbracciava e lui non reagiva, come sempre “Dio, Cho…”.

“Ho pregato così tanto” sorrise Choji, anche lui con le lacrime agli occhi e l’immancabile sorriso stampato in faccia.
“Anche io” mormorò Shikamaru “Ed è vera, è di là, sul nostro letto, e…”

“Egoista” sussurrò Choji mentre sorrideva “D’accordo, Nara, per stanotte la principessa è tua, ma se domattina non le porti la colazione a letto sei un uomo morto, chiaro?”. E Shikamaru gli batté una mano sulla spalla mentre si separava da lui, e mormorava un sommesso “Grazie”.

Shika?” fece Choji voltandosi, prima di andarsene.

Il moro si volse senza parlare.

“Sono felice che siate tornati, tutti e due”. E Shikamaru fece per dire qualcosa, ma Choji si era già voltato, chiudendo la porta dietro di sé. Il ragazzo dal codino sorrise e tornò in camera, chiudendo quella porta che lo divideva dalla moglie, appoggiandosi allo stipite per contemplare il suo respiro regolare alzare ed abbassare le coperte, tentare il suo sguardo ad ogni fremito. Se ne stette lì un tempo incalcolabile Shikamaru, poi scivolò al fianco della moglie mentre la sua mano percorreva lieve i contorni dei suoi fianchi e la sua bocca si adagiava tra i suoi capelli dorati che si colorano dei riflessi del primo sole.

Dio, già l’alba. Ora di ricominciare.**

 

 

 

 

 

* X files, non ho saputo resistere! (Detour, 5x04)

**Essì, sono ambigua. E Allora? XD

 

Mi prendo questo spazio per rispondere a quanti hanno avuto la gentilezza di recensire Una gemma preziosa: siete stati fantastici!

 

jess_elric: Tu sei troppo gentile, sul serio. Le tue recensioni mi lasciano sempre incantata e mi riscaldano il cuore, quindi grazie. Spero davvero che ti sia piaciuta anche questa.

 

kikkyxx14: Grazie, commuovere qualcuno è davvero un grande onore! Sono contenta anche che ti sia piaciuto il finale: io adoro quelli felici! :P

 

celiane4ever: Vale, sei un’altra di quelle troppo buone: scrivo una storia e tu ci sei sempre, grazie! Spero di averti fatto di nuovo piacere!

 

Hilly89: Oddio Hicchan, non volevo farti piangere! Spero di avere rimediato con questa shottina che sfrutta un’altra delle tue cose preferitissime: lemon! Beh, forse lime…spero vada bene in ogni caso!

 

Mimi18: Mimi, non piangere: questa non fa piangere!!! Spero di averli mantenuti ancora IC e spero che questa shot ti sia piaciuta, considerato il fatto che l’hai chiesta tu! O Lee? Boh!XD

 

pinkie_chan: Kiu, grazie millissime, sei sempre molto dolce, come al solito. Grazie davvero!

 

Lalani: Ma lo sai che è anche il mio fiore preferito? Sì, ammetto che non l’ho scelto a caso! Grazie mille per i complimenti, vedo che abbiamo gusti simili!

 

Kaho_chan: Grazie Leti, i tuoi complimenti sono sempre graditissimi e spero che anche la seconda parte ti sia piaciuta!

 

Inochan: Beh, fare una fic floreale su Ino e Shika era abbastanza semplice, no? E il lieto fine…beh, chi mi conosce come la Mimi sa che non me lo faccio mai mancare, salvo rari casi! Grazie mille, alla prossima!

 

Uchihagirl: Wow, addirittura “stile impeccabile”? Grazie, grazie davvero. In effetti l’ultima cosa che volevo era rendere il testo macchinoso, e mi fa immensamente piacere che non sia risultato così! Grazie ancora!

 

Hipatya: Le tue recensioni sono sempre meravigliose perché non lasciano nulla al caso, e fanno sentire davvero apprezzati. Il finale lieto dev’essere nel mio DNA, e sinceramente credo anche che col finale tragico…boh, forse la storia ne avrebbe perso, seguendo una parabola discendente del tutto prevedibile…il ritorno di Ino lo volevo fare, volevo mettere un po’ le cose a posto, dimostrare che nonostante si siano fatti del male, è possibile ricominciare…ok, la pianto! Grazie!

 

ryanforever: Ciao e grazie! Sono contentissima di averti coinvolta così tanto; spero che anche questa ti piaccia!

 

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Capitolo 2
*** 2- Ancora ***


“Haruka, Haruka dove sei

Dedicata a tutte le mie gemme preziose, le MB!

 

Una gemma preziosa

spin off series

 

2- Ancóra

 

Haruka, Haruka dove sei?” Ino, divisa da genin quando già è chuunin, vaga spaesata in un paesaggio che ha già visto. E infatti spunta Choji, che alza le braccia sconsolato.

“Giuro, quella bambina non sta ferma un secondo!”

E chissà da dove sarà saltata fuori…” interloquisce Shikamaru.

“Se lo sapessi non sarei qui a cercarla, non ti pare?” ritorce Ino indispettita, mentre continua a cercare la bambina.

Dopo aver urlato mezz’ora, si volge per sgridare i suoi compagni, per nulla collaborativi, quando incrocia il sorriso di Choji: “Smettetela di cercarla: arriverà tra poco”.

 

“Principessa, tutto bene?”

“Ino, amore?”

“Stai bene piccola?”.

Ino si sentì avvolta da un paio di braccia mentre qualcosa le accarezzava la guancia e qualcos’altro la copriva quando ancora se ne stava a cavallo tra il calore del sogno e la freddezza della realtà.

 

“Ino…”

“Amore…”

“Principessa”: di nuovo, tre voci differenti e simultanee. Ino aprì a fatica gli occhi mentre le sue membra gridavano il contrario.

Mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di mettere a fuoco il volto confuso di suo padre: “Urlavi, amore: tutto bene?”.

Non capiva bene cosa stesse succedendo, così l’unica cosa che le uscì di bocca fu uno sbiascicato “papà”.

Inoichi abbandonò ogni ritegno e la strinse al petto con trasporto: “Sono qui, amore, non devi più urlare…” e si sentiva massaggiare la schiena e stringere forte, talmente tanto che gemette di pena: Inoichi la lasciò all’istante, mentre in un guizzo Shikamaru le fu accanto, a stringerla in uno strano abbraccio.

“Stai bene, amore? Chiamiamo un medico?” da dietro la corporatura possente di suo padre, Ino vide spuntare il viso bonario della madre che prese a carezzarle il volto: “Hai la stessa faccia di venticinque anni fa, tesoro”.

“Sto bene” mormorò Ino piano “Sono solo un po’ stanca”.

Se l’aveste lasciata dormire…” mormorò allora sua madre in tono di rimprovero in direzione dei due uomini.

“Sono venuto solo perché ha urlato!” si giustificò Inoichi.

“Sono stati due ore a guardarsi negli occhi, uno da una parte e uno dall’altra del tavolo, tesoro” le confidò la madre. Ino si lasciò andare a un sorriso.

“Tu come stai?” le chiese la madre, un’ombra d’apprensione sul volto.

“Bene” mormorò Ino. “Bene” ripeté stringendo la mano che Shikamaru le teneva sulla spalla.

“Vado a prepararti la colazione?” domandò Aiko bonaria.

“Magari” sussurrò la ragazza in risposta.

Inoichi intanto protestava mentre la moglie lo trascinava con sé in cucina. Non appena la porta si chiuse, Shikamaru lasciò la presa sulla moglie che rimase nuda dinanzi al suo sguardo: il lenzuolo era scomparso con la mano del ragazzo.

“Mi sembrava strano che mi abbracciassi davanti a mio padre…” mormorò Ino sorridendo, e accarezzando il volto del ragazzo.

“E’ piombato in casa alle sette di mattino” rispose lui caustico.

“Ero sparita da un mese…” mormorò Ino mentre si vestiva. Shikamaru si buttò sul letto.

“Lo so” sussurrò piano. Poi si alzò su un gomito a rimirare la moglie, a studiarne criticamente le ferite: “Non avevo notato quel taglio sulla schiena” constatò cupo.

“Me lo sono cucita alla bell’e meglio. Ero da sola e non avevo tempo” spiegò Ino mentre si sedeva sul letto ad allacciarsi le scarpe. Shikamaru ne approfittò per abbracciarla: “Vuoi che ti porti dal medico?” mormorò mentre affondava un bacio sul suo collo.

“Faccio fare tutto a Sakura-chan quando la vedo” rispose Ino prima di cercare la sua bocca con la propria.

Poi si alzò, lo prese per mano e lo condusse in cucina dove già l’attendevano i suoi genitori.

Si sedette con naturalezza mentre il padre le carezzava la testa.

“Devo dirvi una cosa” annunciò una volta accomodata. Di colpo gli sguardi dei presenti si incollarono su di lei e la mano di sua padre si strinse, mentre lui non osava parlare.

“Mi sono svegliata stanotte, e ho riflettuto. Penso che…Voglio insegnare all’accademia” subito i suoi occhi cercarono quelli del padre, cercarono la sua approvazione. “Ho sempre voluto essere una brava kunoichi, papà, ho sempre fatto del mio meglio, ma…”.

Sei incinta?” la domanda del padre arrivò tagliente, come un fendente nell’aria.

“No!” protestò Ino. “No” riprese “Ma se un giorno dovessi…ci ho pensato papà, mentre tornavo a casa da sola, abbandonata dai miei compagni e delusa da tutti: ci sono altri modi di servire il Villaggio, e a me piace fare crescere i fiori, non reciderli”.

Inoichi la squadrò grave: conosceva bene l’orgoglio della figlia, sapeva quanto le costasse cambiare idea. “Capisco” mormorò.

“Davvero?” chiese Ino, una nota di speranza nella sua voce.

“No, Ino, non ti capisco” ribatté il padre “Ma ti voglio bene, e mi fido di te” terminò. “Spero solo non sia codardia”.

“Forse lo è” ammise Ino “O forse sono solo cresciuta” terminò bevendo la tazza che la madre le aveva porto.

“Adesso riposati, poi deciderai con calma” annuì Inoichi, poi carezzando di nuovo la figlia si alzò: “Direi che possiamo andare, Aiko. Ino sta bene”. La donna annuì baciando la fronte della ragazza. “Stai bene, piccola mia. E passa a trovarci”.

Certo mamma” Ino annuì mentre i suoi genitori svanivano oltre la porta.

“Mi odierà” sussurrò Ino portandosi il ciuffo dietro un orecchio, nervosa.

“Sei sua figlia, Ino, non lo farà mai” cercò di consolarla Shikamaru “E se l’hai fatto per me…”

“L’ho fatto per noi, Shikamaru. Perché ci credo, perché credo che sia la cosa giusta.

Shikamaru si alzò, accarezzandole il capo: “Quando sei cresciuta così tanto?”

“E’ stato grazie a te”  disse lei per tutta risposta, circondandogli la vita in un abbraccio.

“Ino…”

“Mm?”

“Non sei incinta, vero?”

“Ma che avete tutti, oggi?!”.

 

Camminavano mano nella mano in direzione della lapide degli eroi. Era stata chiara, Ino, su chi volesse visitare per primo. E in qualche modo sapevano, entrambi, chi altro avrebbero trovato lì. Era solo una questione di tempi, e Choji, sulla tempistica, non aveva mai sbagliato. In qualche modo, era come se il loro amico fosse sempre stato il barometro della loro esistenza, il loro termine di paragone, la loro pietra miliare.

Cho!” non erano arrivati da un minuto che Ino scorse una figura all’orizzonte, e cominciò a correre gettandosi tra le sue braccia.

Il ragazzo ricambiò l’abbraccio con una tenerezza infinita: “Bentornata principessa, ci sei mancata” sussurrò carezzandole i capelli.

“Me l’ha detto anche Shika, sai?” rise lei, mentre Choji indagava con lo sguardo il suo amico. Shikamaru alzò le spalle sorridendo.

“Oh, avanti, ammettilo…” lo pregò Ino.

“Non ammetto niente!” ribatté Shikamaru incrociando le braccia.

“Ci credi, Cho? Mi ha sposata e non ammette una cosa del genere! Ma perché non ho scelto te quando ne ho avuta l’occasione?” si lagnò Ino strusciandosi contro Choji.

, non ho nemmeno negato se è per questo” si infastidì Shikamaru.

“Sei già stata da Sakura?” domandò poi Choji, piegando il capo a lato.

“No, volevo andare ora…” rispose Ino sorridendo.

“Mi sono mancati anche i tuoi sorrisi, sai? Shika era un tale piagnone…”

“Magari se fossi scomparso io neanche lei sarebbe stata tutta sorrisi…vero?”

Ino scoppiò a ridere, abbracciando entrambi.

“Beh, lei però è più bella” si giustificò Choji.

“Niente in contrario” alzò le spalle Shikamaru.

Ino stampò un bacio sulla guancia a entrambi e sospirò guardando il cielo.

Visto, Asuma-sensei? Eccoci qua.

 

“Non lo sopporto quando fa così. Ha quell’aria da saputello per cui sembra sappia qualcosa che gli altri ignorano…”

Ino si strinse a Shikamaru sorridendo: “E’ vero, Cho ha quest’aura da Buddha per cui sa sempre qualcosa più degli altri…mah!”.

Arriverà la primavera…Ino, non è che mi devi dire qualcosa?”

Ma perché devo essere io quella dei segreti? Tu piuttosto…”

“Ino? Ino!” Naruto non lasciò nemmeno che Ino mollasse la mano di Shikamaru per avvolgerla in un abbraccio caloroso.

“Ino, dio mio! Come stai? Tutto bene? Ho saputo stamattina e non volevo importunarvi, e…” di colpo i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“E’ bello riaverti, Ino-chan. Che dici, facciamo uno scherzo a Sakura?” domandò poi con un cambiamento repentino di stato d’animo, tornando il suo solito, solare sé.

“Eh no, che non le facciamo uno scherzo, Naruto, la poveretta si prende un infarto! Rivorrei la mia amica al termine della faccenda…”

“Qualche anno fa non avresti detto così”

“Qualche anno fa ero più immatura, se no mica avrei sposato lui!” rispose Ino indicando Shikamaru.

“Ino?”

“Sì?”

“Da stamattina è la terza volta che rinneghi di avermi sposato…non è che Choji ha ragione e c’è davvero qualcosa che devi dirmi?”.

Ino scoppiò a ridere: “Shika, veramente…”

“Sì?”

“Siamo davanti a casa di Sakura”. Il ragazzo si lasciò andare a un sorriso.

“La chiamo io!” esordì Naruto entrando in casa senza bussare: “Sakura? Sakura-chan!”

“Sì?” si udì da in cima alle scale.

“Scendi, ho una sorpresa per te!” urlò senza tante cerimonie; poi si rivolse alla bionda: “Ha fatto notte ed è appena tornata a casa, Ino, non sa ancora…”

Che vuoi Naruto?” giunse sonnecchiante la voce di Sakura dalle scale. Naruto fece cenno a Ino di spostarsi, così da uscire dalla visuale di Sakura.

“Ho una sorpresa per te” tentò di nuovo.

Sakura si trascinò al piano inferiore in stato comatoso, mentre Naruto la accoglieva con un sorriso gigantesco e si spostava di lato per lasciarle intravedere Ino.

Sakura sgranò gli occhi, e istintivamente se li sfregò forte con le mani, come una bambina appena risvegliatasi dal sonno. Deglutì a fatica contorcendo il volto in una smorfia di dolore e poi senza preavviso cominciò a piangere senza ritegno, con una mano alzata all’altezza della bocca. Mormorò qualcosa che nessuno intese mentre Ino lasciava la mano di Shikamaru e le correva incontro: “Cosa piangi, scema?” domandò con gli occhi lucidi lei stessa, stringendola forte.

“La scema sei tu!” le sussurrò Sakura, carezzandola e portandole il ciuffo dietro l’orecchio. “Stavo morendo dentro, Ino…” pianse disperata la rosa. “Non ce la facevo senza di te…”.

Ino la abbracciò di nuovo, incrociando gli sguardi perplessi di Naruto e Shikamaru.

“Dai Saku, sono qui, non vedi?”

“Lo so, ma…” d’un tratto era di nuovo la bambina piccola e insicura di vent’anni prima.

Ino le raccolse i capelli in una coda e sorrise: “Sono qui e…sai, sto pensando di andare a insegnare all’accademia. So che forse è codardia…”
“E’ saggezza.” Confermò Sakura, stringendole la mano “Ma non parliamone ora” concluse asciugandosi le lacrime, ma continuando a piangere. “Sai cosa facciamo Ino?” domandò poi con ritrovato entusiasmo.

La bionda la guardò con aria interrogativa mentre la rosa tirava poco elegantemente su col naso. Andò a prendere un fazzoletto e si girò vittoriosa: “Una festa!” concluse sorridendo, il naso paonazzo.

“Una festa?” domandò Ino.

Shikamaru guardò Naruto inarcando un sopracciglio, e il biondo scosse il capo, sorridendo.

“E’ proprio quello che ci vuole!”. A Shikamaru caddero le braccia.

“Shikamaru non ci avrebbe mai pensato” continuava intanto la biondina “Mi avrebbe rinchiusa in casa…”

“….E non voglio sapere il seguito!” pronunciarono sincronicamente Sakura e Naruto.

Shikamaru sorrise con disinvoltura raggiungendo la moglie e abbracciandola da dietro. “Vero, l’idea era quella” sorrise ai volti scioccati di Naruto e Sakura “Ma grazie alla tua amica è stata rovinata. Il mio amico ci ha lasciati quando ha visto che avevamo da fare…”.

“Ehi! Cho è anche amico mio!” protestò Ino divincolandosi giocosamente.

Shikamaru la riacchiappò facilmente piantandole un bacio sul collo. Ino rise e Sakura lo guardò di traverso: di solito non si lasciava andare ad atteggiamenti tanto intimi in pubblico.

“Beh?” chiese allora il ragazzo dal codino, scocciato: “E’ mia moglie e mi è mancata, che c’è di male?”.

“Nulla” sorrise Sakura, “Anzi…è romantico!” terminò con le mani sotto il mento, arrossendo lievemente.

Mendokuse” si lamentò allora Shikamaru “Adesso non si può neanche dire la verità senza essere romantici…”. Ino scoppiò a ridere carezzandogli la nuca, mentre Sakura sorrideva e Naruto chiudeva la porta dietro di sé.

 

“D’accordo, questo viola o questo lilla?” Ino teneva tra le mani due abiti che per Shikamaru erano la stessa cosa.

“Quello che preferisci” si limitò a scrollare le spalle il ragazzo.

“Oh, Shika, per te è tutto uguale!” si lamentò Ino sedendosi sul letto.

“Beh…sono uguali!” protestò Shikamaru, cacciandosi un braccio sotto la nuca.

“E tu vieni vestito così?” lo squadrò Ino, per nulla compiaciuta.

“Ino è la tua festa, guarderanno tutti te…”.

Ino sbuffò, ma sorrise.

 

Camminavano verso casa di Sakura quando udirono un urlo devastante: “Ino!”.

La bionda non ebbe il tempo di decifrare a chi appartenesse quella voce che si ritrovò TenTen addosso, avvinghiata in un abbraccio mozzafiato. Dietro di lei, un imbarazzato Neji accennava ad un sorriso.

“Ero sicura che ce l’avresti fatta” TenTen, al contrario dello Hyuuga, era tutta un sorriso: “Ed eccoti qua. Dio, non sai quanto sono felice!” terminò al settimo cielo. Ino rispose con un sorriso altrettanto caloroso, lasciandosi cullare dall’affetto che trapelava dalle parole della ragazza di fronte a lei, che in qualche frazione di secondo si era voltata verso il suo compagno di squadra con fare eloquente. Gli fece un accenno con gli occhi, lo rafforzò con un movimento del capo, ritentò con un invito gestuale, e infine si staccò da Ino per andare a prendere Neji per un braccio e portarglielo di fronte: “Oh, avanti: abbracciala!” lo incitò.

“Scusalo Ino” fece poi rivolta alla bionda “ma nonostante sia all’inizio dell’alfabeto, sembra ancora che non sappia cosa significhi la parola ‘abbraccio’. Però sta studiando, eh!” aggiunse divertita. Shikamaru la guardò di traverso: a volte quella ragazza riusciva ad essere più esagitata di sua moglie. E ce ne voleva.

“Sei tornata tu e hai resuscitato Shikamaru, Ino” pronunciò Neji, a bassa voce.

Shikamaru fece una smorfia.

“Oh, avanti, lo sai anche tu che senza di noi siete persi!” fece con ovvietà TenTen scompigliando il codino del ragazzo.

, almeno noi siamo un po’ più modesti…” mediò Neji “E speriamo che almeno questo qui prenda da me” concluse carezzando il pancino di TenTen.

“Scusa caro, quanti altri ne hai?” si accigliò Tenten. Ino scoppiò a ridere e Shikamaru sospirò: “Per quello che può valere, hai tutto il mio appoggio”.

Neji scosse il capo e circondò la moglie con un braccio: “Mettiamola così, almeno non ci annoiamo mai”.

“Sicuramente” concordò Shikamaru.

 

“Ed ecco la star della serata: Ino-chan!” TenTen alzò il braccio di Ino mentre già Hiruzen le correva in braccio: “Zia Ino!”; a poco valsero le fievoli proteste di Kurenai, che sorrideva mentre lo richiamava a sé.

Ino prese al volo il bambino oramai cresciuto che trotterellava verso di lei, senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore al prenderlo in braccio: il taglio alla schiena le doleva ancora parecchio, anche se sperava che gli altri non se ne accorgessero.

“Tutto bene, Ino-chan?” la voce di Hinata era timida, nel chiederle quella cosa. Dopo tutti gli anni di conoscenza, ancora la rampolla della famiglia Hyuuga aveva il timore latente di non essere all’altezza del fiore di Konoha.

Hinata-chan!” sorrise Ino abbracciandola, continuando a tenere il bimbo in braccio. “Tutto bene, grazie”.

Strinse di nuovo gli occhi sistemandosi il piccolo in braccio, poi gli chiese gentilmente di scendere: “Hiruzen-kun, la scusi una zia un po’ debole?”.

Il bambino apparve contrariato mentre sua madre baciava Ino su entrambe le guance: “Bentornata, Ino-chan”.

“Grazie, Kurenai-san. Posso parlarti a quattr’occhi dopo?”

Quando vuoi”.

“Però giochi con me a Go?” il bambino era sceso ma non accennava a lasciare la mano di Ino.

La ragazza guardò il marito: “Ma lo sai che zio Shikamaru è super a Go?” gli domandò chinandosi a livello del bambino.

“Zio Shikamaru è troppo bravo!” esclamò quello “Vince sempre lui!” piagnucolò.

Ino guardò il marito di traverso, e il ragazzo alzò le spalle. Ino sospirò: “Ascolta Hiruzen-kun, saluto un attimo…”

“Ino! Dio mio, quando sei diventata così bella?” il tono di Kiba era inconfondibile “Prima o dopo che il bastardo ti togliesse dalla piazza?” era così Kiba, non sapevi se sentirti lusingato o offeso. Si fece strada tra la folla stringendo Ino in un abbraccio caloroso, autentico. “Sono contento di averti di nuovo qua” sussurrò vicino all’orecchio della ragazza. E allora Ino si sentì solo lusingata. “Oh, avanti Shino, abbracciala anche tu! Anche tu Hinata, abbraccio di gruppo!” urlò poi Kiba in direzione dei compagni. Shino si avvicinò baciandole la mano: “Bentornata” le disse semplicemente.

“Zia Ino, zia Ino…” Hiruzen non ne voleva sapere di essere messo da parte, così cinse la ragazza per la vita. Ino trattenne il fiato, e subito sentì la stretta di Sakura su un polso: “Ino, che dici se ti do un’occhiata?” le chiese discretamente.

“Grazie Saku” rispose la bionda sommessamente.

“C’è tempo per le chiacchiere?” chiese sorridendo TenTen.

“C’è sempre tempo per le chiacchiere!” sorrise Ino “Andiamo, Hinata-chan” fece poi prendendo la mora per mano.

I ragazzi si guardarono un po’ annoiati, poi ripresero i loro discorsi.

 

Le ragazze salirono insieme al piano superiore, in camera di Sakura.

Ino si tolse la canottiera che portava, rivelando la ferita che le causava più dolore, in fondo alla schiena.

“Caspita Ino, me la potevi far vedere subito! Non è per nulla bella” commentò Sakura.

Sopravviverò, dottore?” chiese Ino con falso timore.

“L’erba cattiva non muore mai, scema” commentò divertita Sakura.

“Preferivo la fase ‘non vivo senza di te, Ino’, sai?” rimandò Ino.

“Hai già avuto i tuoi cinque minuti di gloria” rispose Sakura ridendo.

Hinata si sedette sul letto di fianco a Ino: “Non darle ascolto, Ino-chan: era distrutta senza di te”.

“Prima Shikamaru, poi Sakura…comincio a credere di essere davvero importante!” rise Ino divertita, mutando poi il ghigno in una smorfia di dolore: “Vacci piano, fronte spaziosa!”.

“Non è colpa mia, Ino, è che…hai uno strano chakra…” commentò la rosa perplessa.

“Strano in che senso? Non è veleno, o…” il tono di Ino era concitato, ora.

“No, è…positivo…non saprei come descriverlo…è come se avessi due chakra”.

“La forza della giovinezza!” intervenne TenTen appoggiandosi anch’ella al letto “Che c’è? Anche Lee ha ragione a volte!” si scusò ridendo.

“Sapete…” cominciò Ino “Stamattina ho fatto un sogno strano…”

“Hai sognato Lee?” chiese TenTen stranita.

“No!” rise Ino “Ho sognato…Saku, ti ricordi quando eravamo genin, che ci assegnarono la missione di ritrovare una bambina scomparsa?”

“Sì, come si chiamava? Hiroko?”

Haruka” la corresse Ino “Ecco. Eravamo, io, Shika e Choji, ma…”

“Quella bambina ti ha ossessionata tanto che te la sognavi anche la notte!” intervenne Sakura, divertita.

“Appunto. Eravamo sempre noi tre, ma eravamo grandi, e dovevamo trovare la bambina, eppure…eppure c’era qualcosa di diverso, e io e Shika bisticciavamo…”

“Niente di diverso, fin qui” interloquì TenTen.

Ino scelse di ignorarla, proseguendo nel suo racconto: “E Choji diceva:Arriverà tra poco’. Ed era strano, perché aveva sulla faccia una strana espressione, come se lui avesse saputo qualcosa che noi non sapevamo, e…boh” concluse perplessa. “L’ha notato anche Shika stamattina! Ma forse sono solo cavolate…”
Ino-chan…” intervenne timida Hinata.

“Sì?”

“Credi nei sogni premonitori?”

 

 

Secondo compito: “Come gli altri accolgono Ino” completato!

 

Ringrazio tutti coloro che hanno letto (e anche commentato, va!) questa e quell’altra fic, in particular:

 

Mimi18: Che le tue recensioni le leggo e rileggo incantata lo sai già…quindi spero che un puro e semplice “grazie” basti, perché davvero non so che altro risponderti. Grazie per l’attenzione con la quale segui le fic, e per il sentimento che metti nelle recensioni: spero che anche qui l’InoShikaCho ti sia piaciuto, perché non credo possa mancare in una ShikaIno che voglia definirsi tale: Cho c’è, serve e sa. Questo capitolo ho provato di incentrarlo un po’ di più su Ino, visto che la fic principale era più su Shika e nel primo spin off hanno…come dire…collaborato…XD A’ la prochaine, ma chère, mi dirai anche come ho trattato Tennie! XD

 

Manji: Ciao e grazie! Seguo con interesse perché mi interessano ù.ù Grazie per i complimenti, grazie davvero, soprattutto per l’aver detto che non era una lemon banale, che era il mio terrore!

 

kikkyxx14: Eh sì…ora, oltre a riempire il non detto, sono anche andata avanti…benedette Mosche Bianche, che mi fate fare! XD Grazie della recensione, e concordo: w gli happy ending e w le ShikaIno!

 

InoYamanaka89: E’ vero, sono bellissimi insieme Ino e Shika!*.* Ispirano proprio! No problem sulla recensione della fic principale, anzi, grazie per aver lasciato un commentuccio a questa! Spero che il seguito, più spensierato, sia stato di tuo gradimento!

 

Ryanforever: Eh, sì, e i seguiti non si fermano! Quando ci prendi la mano…Grazie mille, perché ci sei sempre con i tuoi commenti e per la tua gentilezza!

 

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