Dedicata
a tutte le mie gemme preziose, le MB!
Una gemma preziosa
spin off series
1- Rifiorire
“Guarda bene” gli fece allora
lei “C’è una gemma, qui” continuò indicando un pertugio dello stelo, non
staccandosi da lui che continuava a baciarla ovunque. “Non la vedevi perché
cercavi altro, ma c’è. Rifiorirà. Rifiorirò,
Shikamaru. Ora ho tutti i capelli spettinati e i vestiti macchiati, e…” sbuffò per nascondere un singhiozzo, gli occhi rigonfi di
lacrime.
“Sei bellissima. Sei un’orchidea”
“Una cogliona?” domandò lei, un improvviso
lampo divertito nei suoi lineamenti provati.
“Forse. Per avere sposato me. Ho pensato davvero che il fiore potesse
vivere benissimo lontano dalla pianta”
“La Phalenopsis non ha pseudo
bulbi, amore. Tutta la riserva di nutrimento sta nelle foglie.”
“Anche se c’è di mezzo lo stelo?”
“Anche se c’è di mezzo lo stelo”.
Ino si abbandonò contro la spalla di Shikamaru, esausta:
“Credevo di morire…”.
Credevo di averti
persa
“Volevo rivederti”.
Volevo morire
“Perdonami”
Perdonami.
Shikamaru non lasciò andare Ino mentre
lei continuava a parlare, come sempre; la strinse a sé, la adorò mormorando: “Non
so come ho potuto anche solo pensare di perderti” sul collo di lei. Sporco,
sudato.
“Sono sporca, Shikamaru. Sono brutta,
sono…” protestò fievolmente Ino, strusciandosi a lui come un gatto in
cerca di conferme.
Lui la zittì con un bacio a fior di labbra: “Non dirlo.
Non è vero”.
Si portò una mano alla bocca, Ino, e singhiozzò: “Ho
creduto di morire, e avevamo litigato”.
Shikamaru scosse il capo, ma non pianse: “Mi dispiace”.
“E tu mi avevi detto delle cose orribili, e…” la voce di Ino tremava di disperazione.
“Mi dispiace” ripeté lui, le mani su di lei, intorno a
lei.
Non riusciva a fare altro Shikamaru, altro che non fosse ripetere “mi dispiace”, all’infinito. Era sempre stato
uno che non aveva problemi ad ammettere i suoi errori, solo che con Ino gli faceva
molto più male.
“Ino…” cominciò poi prendendole il volto tra le mani e guardandola
negli occhi.
Le si divincolò senza troppa forza: “Ho sbagliato
Shikamaru, ho sbagliato tutto! Sono stata arrogante, superba, insopportabile…”.
E improvvisamente gli parve così fragile, come un
fiore d’orchidea.
“Sei meravigliosa” replicò Shikamaru
mentre il volto di lei si contorceva in una smorfia di dolore: “Sono
orribile, non vedi?”.
“Sei la persona più fantastica che abbia mai incontrato”
ribatté lui, sperando che la sua convinzione bastasse per entrambi.
“Sono…”
“Basta” le tappò la bocca lui. “Basta Ino. Ci siamo già fatti abbastanza male, abbiamo già coltivato
abbastanza dolore. Adesso ci meritiamo di essere felici,
non trovi?”
Ino si morse il labbro cominciando di nuovo a elencare i suoi peccati: “Io…”.
“Tu sei mia moglie. E io ti amo”.
Ino tacque d’un colpo, e le sembrò stupido che fosse tutto così semplice, che
avessero giocato a rovinarsi la vita quando era tutto
così semplice.
“Shika…”
“Ti amo, Ino, non mi importa del resto”.
Shikamaru la baciò, prendendola in braccio come avrebbe
fatto con un bambino, le gambe di lei avvinghiate alla
sua vita e le braccia bianche a circondargli il collo.
Ino si adagiò sulle spalle di Shikamaru, e sussurrò: “Anche
io ti amo Shikamaru, ma…”.
Ma tutto svanì in un bacio.
Quando riaprì gli occhi, Ino si ritrovò appoggiata sul
bordo della vasca, e mentre sentiva l’acqua scorrerle sul corpo avvertiva i
vestiti staccarsi uno a uno dalla sua pelle martoriata:
la gonna, poi la maglia…Istintivamente diede le spalle a Shikamaru, coprendosi:
non voleva fargli vedere i mille lividi che le adornavano il corpo in una
macabra vanità.
“Ino?” il tono di Shikamaru era pacato,
discreto.
“Hai mai avuto la sensazione di non essere abbastanza,
Shikamaru?”. Continuava a dargli le spalle, Ino.
“Sempre, con te.” Rispose lui. Eppure
una volta gli sembrava tanto difficile dirle certe cose…
“Non coprirti, amore…” Shikamaru le piantò un bacio sul
collo, e lei quasi rabbrividì a quel contatto.
“Sei bellissima” sussurrò mentre
le sue mani scorrevano sulle braccia di lei, ad accarezzarle, a calcarne i
movimenti e ad afferrare le sue mani.
Intrecciate, ancora una volta. Era così facile.
Ino piangeva.
“Non voglio che tu ti nasconda da me, non voglio che tu ne
senta il bisogno” mormorò Shikamaru appoggiando la fronte sulla nuca di Ino.
“Come puoi desiderarmi?” domandò lei ricordando l’eccitazione di lui, in quel gesto tenero.
“Come puoi…?”
“Ti amo” ripeté Shikamaru, e questa volta la volse verso
di lui con le sue mani, e Ino era nuda di fronte a
lui. Nuda e bellissima. Piena di lividi e fascino. I capelli disordinati come
la loro vita, fino a quel momento. Bellissima, come un’orchidea.
“E ti voglio Ino. Oggi come il
primo giorno” sussurrò alzandole il mento. E gli
sembrava assurdo che fosse lui a rassicurare lei, e gli sembrava assurdo dirle
tutte quelle parole che aveva dentro da una vita, e che non era mai riuscito a
dirle, nemmeno la prima notte di nozze.
E non gli era mai sembrata più
bella che in quel momento, fragile come un cristallo, nelle sue mani.
Ino gli si lanciò tra le braccia nuda,
e lo strinse a sé piangendo, ancora.
“Ti amo, Shikamaru. Non sai quante volte l’ho ripetuto a me stessa.”
“Dillo a me, adesso”
“Ti amo, Shikamaru”
Sentiva di averne bisogno come l’aria che respirava,
sentiva di avere bisogno di quelle parole per andare avanti, per vivere, per
continuare a sperare. Per ricominciare a progettare.
“Dillo ancora”
“Ti” un sospiro, mentre lui la baciava, ovunque “Amo” un gemito mentre la accarezzava, la sfiorava con una
delicatezza inaudita per non farle del male.
“Mi sei mancata da morire” sussurrò Shikamaru sulla sua pelle mentre con un timore reverenziale la prendeva in
braccio, faceva aderire le sue gambe al suo bacino ed entrava nella vasca con
lei. Non si curò di bagnarsi i vestiti mentre lo faceva;
solo la appoggiò delicatamente al bordo della vasca, e si assicurò che non patisse
dolore in quella posizione.
Ino gli sorrise mentre gli
allentava la cintura e con un gesto familiare gli abbassava i pantaloni,
gettandoli a terra. Gli fece cenno di abbassarsi e quando suo marito lo fece,
gli sfilò la maglia con una lentezza che non era mai stata sua, lasciandosi il
tempo di guardarlo negli occhi.
Non fece in tempo a posare l’indumento a terra che
Shikamaru fu su di lei, sulle sue labbra, in mezzo alle sue
gambe che l’avvolgevano protettive, che lo circondavano come le sue braccia
stanche e prive di forza. Si aggrappò a Shikamaru mentre
lui la tirava verso di sé, e le faceva immergere i capelli sporchi nell’acqua
tiepida che oramai le aveva coperto i seni. Si liberò in quel gesto Ino, mentre
Shikamaru la teneva stretta a sé, e con la mano libera le lisciava le ciocche,
le aiutava a disperdersi nell’acqua che tutto calma. Ino
si lasciò sfuggire un gemito, e si chiese come facesse
a trovare piacevole quel contatto, nonostante fosse indolenzita ovunque. E si chiese come facesse Shikamaru a farla sentire bene in quel modo, quando ogni sua
terminazione nervosa gridava di dolore.
Poi sentì le labbra di Shikamaru sulla pelle: percorrevano
il suo braccio dal polso al gomito, poi più su verso la spalla, a sfiorarle il
collo e a lambirle il viso in una scia che sapeva di paradiso. E in un momento seppe come faceva Shikamaru. La amava.
Gliel’aveva ripetuto mille volte in quel breve momento che
era stata la loro riconciliazione, gliel’aveva detto forse più volte in quell’ora rimaneggiata che in tutta la loro vita, gliel’aveva
detto con un sentimento che in fondo le aveva sempre espresso,
a modo suo.
“Shikamaru”.
Lui si arrestò, all’udire il proprio nome. Aveva una paura
dannata di farle del male, di non fare la cosa giusta.
Con sua moglie, che era insieme la cosa più giusta e più sbagliata che gli fosse mai capitata. Alzò il viso lentamente per
fissare gli occhi su quello di lei, per cercare una risposta, o una lamentela o
un sospiro. E invece ricevette un invito: “Amami”.
Ci fu un guizzo repentino negli occhi di
Ino, un guizzo che diceva: ‘Ci sono, sono ancora qui, sono ancora io,
sono ancora tua’.
Allora Shikamaru raggiunse di nuovo il suo viso, sfiorò
ancora la sua pelle, lambì ancora il suo orecchio e
sussurrò: “Lo sto facendo”.
E la sua bocca cercò le labbra di Ino,
famelica eppure delicata, e la sua mano cercò la gamba di lei, già aperta per
lui, e il suo corpo si avvicinò smanioso a quello della moglie, perché la
desiderava. Si allontanò da lei quel tanto che bastava a guardarla negli occhi,
ancora una volta. Gli era sempre parso strano che Ino,
rumorosa com’era, parlasse così poco nei loro momenti d’amore, ma era
così, sua moglie: aveva paura di rompere la magia. Ed
era lì sua moglie, finalmente, dopo un mese era di nuovo lì, ed era pronta per
lui che ora si spingeva dentro di lei con delicatezza, per paura di farle del
male. Ancora.
Ino incontrava le sue spinte con
un movimento cadenzato del bacino portando la mano dietro la nuca di Shikamaru,
invitandolo tacitamente a continuare, spingendolo ad andare oltre. Poi lo sentì
sussultare sotto di sé e si accorse che la sua schiena era scossa da tremiti
che non erano di piacere. Piangeva.
“Shikamaru?”
Si mordeva la guancia Shikamaru. Ino non poteva vederlo,
ma sapeva che lo sta facendo.
“Sono un fallito, eh? Aveva ragione tuo padre.” Sussurrò lui in un tono distrutto “Non posso fare l’amore
con te piangendo, Ino. Non posso fare l’amore con te quando
non riesco a farti sentire amata. Non…”.
“Adesso basta” non c’era cattiveria,
solo determinazione negli occhi di Ino “Adesso basta Shikamaru. Basta rimorsi, basta rimpianti, basta scuse. Rivoglio
indietro mio marito e il mio matrimonio, è chiaro?
Rivoglio indietro te. E ti voglio adesso”. Sembrava lui ora quello sperduto,
quello disorientato. E Ino lo spinse indietro mentre
non sentiva neppure più il dolore, mentre l’adrenalina della conquista si faceva
strada nelle sue vene “Ti è chiaro, Shikamaru?”. Lui la guardò con gli occhi
umidi, ma sorrideva mentre lei si ergeva al di sopra
di lui, lasciando cadere i suoi capelli dorati sul suo petto, e prendendo a
baciarlo.
“Ti amo, Ino.”
“È ora di dimostrarmelo, baka”
sorrise lei. E d’un tratto sentì Shikamaru ridere
sotto di lei, e sentì, poderoso, il potere che aveva su di lui: il potere di
farlo ridere e di farlo piangere, in pochi secondi, di far mischiare le sue
lacrime col tono della sua voce; di farlo ridere tremando di commozione. Sentì di essere l’unica ad averlo. Lo carezzò
mentre si lasciava baciare, mentre lasciava che le mani di lui
sfiorassero i suoi seni e i suoi occhi scrutassero tutto il suo corpo, senza
pudore.
“Sei bellissima” sussurrò piano il ragazzo, e finalmente
vide chiaramente la conferma negli occhi di lei. Era quello che voleva sentirsi dire.
“Amami allora” mormorò Ino cominciando a muoversi sopra di
lui, prendendolo alla sprovvista mentre faceva
combaciare alla perfezione i loro corpi, cominciando a muoversi con spinte
lente e sensuali, punteggiando i suoi movimenti con baci e carezze che fecero
infiammare Shikamaru. Si muoveva a un ritmo strano che
era completamente loro: anche quando avevano problemi, anche quando litigavano,
anche quando non andavano d’accordo, c’era un punto sul quale erano sempre in
perfetto accordo, e sapeva di quel ritmo inconscio e così giusto: a tratti frenetico e irregolare come lei; a tratti lento e
meditato come lui, alternati in una danza che era la loro.
“Ti adoro”. Shikamaru si muoveva sotto di lei incontrando
le sue spinte, lasciando da parte man mano la sua
proverbiale calma mentre si faceva prendere dal ritmo intossicante di lei. Ino
gli carezzava i capelli e affondava il viso nell’incavo del suo collo
sospirando di piacere, mentre lui percorreva la schiena di
lei con la spugna, la lavava e gemeva insieme. Poi lui d’un tratto accelerò il ritmo e tenendole una mano dietro la
nuca la fece adagiare contro il bordo della vasca, prendendo l’iniziativa e
spingendosi freneticamente dentro di lei, mentre Ino ribaltava le loro
posizioni ancora e ancora, i loro corpi cullati dall’acqua. Era una lotta senza
vincitori, un ribaltamento continuo di posizioni per un dominio che non esisteva,
perché il loro era un piacere unico. Proprio mentre
Shikamaru sentiva di stare per raggiungere il piacere più intenso, Ino si
divincolò dalle sue braccia e si separò da lui, poi si alzò repentina, uscendo
dalla vasca in tutta la sua martoriata bellezza e asciugandosi in fretta. Lui
la guardò contrariato, eccitato e deluso, chiedendosi dove avesse sbagliato,
ancora una volta. Poi Ino si volse quel tanto che bastava a fargli scorgere un
ghigno malizioso: “Vieni o no?” gli chiese con tono volutamente ambiguo.
Allora Shikamaru si alzò, fregandosene del pavimento
bagnato e dei rimproveri che ne sarebbero sicuramente seguiti, si alzò e la
raggiunse in pochi, frettolosi passi prendendole le mani e costringendola a
lasciar cadere il telo che la copriva: “Niente intralci, signora Nara” sussurrò
sul collo di lei, mentre prendeva a baciarlo famelico
facendo scorrere le sue mani sui suoi fianchi, poi sui suoi seni.
Ino sospirò, poi rise mentre si
divincolava dalla sua presa, scappando ancora una volta.
Voleva essere inseguita, voleva essere desiderata. E forse non si rendeva nemmeno
conto di quanto già lo fosse.
Corse nuda verso la porta, ma
Shikamaru le fu dietro in un lampo, la sua abituale compostezza svanita e le
sue braccia attorno alla vita di lei in men che non
si dica.
“Presa” mormorò sulla sua pelle. Ino girò lentamente il
capo verso di lui, quasi a chiedere spiegazioni, e non c’era bisogno che lo facesse perché lui aggiunse con voce roca: “Ora sei mia”.
E non c’era bisogno che lei rispondesse,
perché Shikamaru l’aveva già voltata verso di sé, l’aveva già intrappolata tra
il suo corpo e il muro, aveva già carezzato la sua gamba alzandola in un
movimento fluido ed era già dentro di lei, mentre Ino gli cingeva il collo, si
aggrappava a lui e chiamava sommessamente il suo nome nel momento in cui lui la
penetrava frenetico baciandole il petto e i seni.
Poi in un attimo tutto diventò bianco e l’unica cosa che
si muoveva in quella stanza erano i loro sospiri concitati, e il sudore dei
loro corpi saziati.
Ino si abbandonò contro Shikamaru mentre
lui non lasciava la presa sul suo ginocchio, ma la usava per fare perno e
prenderla in braccio come il giorno delle nozze, e la portava in camera da
letto.
Una volta giunti al talamo ve la posò con una riverenza sacerdotale
e mentre lei lo fissava con palpebre pesanti, si inginocchiò
al bordo del letto con le braccia incrociate sotto il mento, a contemplarla.
Ino gli sorrise accarezzandogli i
capelli, e lui le prese la mano per sfiorarla poi con un bacio.
Gli sorrise, Ino e le sorrise, Shikamaru.
“Non sei scomodo? Il pavimento è freddo e tu sei nudo” mormorò lei stringendo la mano del marito, ancora
intrecciata con la sua. Ancora una volta.
“Mi è stato detto che il miglior modo per rigenerare il
corpo è infilarsi nudi dentro un letto insieme a
qualcun altro che sia già nudo”*.
Ino sorrise: “Io non sono esattamente vestita”.
“Acuta osservazione, signora Nara”.
Ino rise divertita mentre
Shikamaru si lanciava su di lei, poi lo strinse a sé teneramente mentre i
capelli neri di lui le solleticavano il petto: “Mi sei mancato da morire signor
Nara, vedi di non farlo mai più”
“E tu non sparire”
“Dai tuoi pensieri?” domandò lei maliziosa “Mai!”
“Sai una cosa, Ino? Hai ragione” sussurrò
Shikamaru sfiorandole il mento con la sua barba non rasata.
La ragazza sorrise compiaciuta: “Puoi ripetere? Mi piace quel suono”
“Ino” sussurrò Shikamaru a pochi millimetri dalla sua
pelle.
“Puntavo sulla ragione, ma mi accontenterò…”
“Shikamaru? Shika, dove sei?” il
rumore di pesanti passi che facevano cadere altrettanto pesanti scatoloni si fece largo nel corridoio della casa, mentre gli occhi di Ino
si illuminavano, poi si aggrottavano preoccupati e infine scoppiavano a ridere
con la sua bocca, serena e cristallina. La sua risata si soffocò in un bacio mentre Shikamaru la avvolgeva protettivo tra le sue
braccia e tra le lenzuola candide del loro letto, per poi baciarla di nuovo
sulla fronte mentre con un dito le metteva a tacere la bocca sussurrando: “Me
lo levo dalle scatole e sono da te”.
Ino stava per ribattere, probabilmente che Choji non era in mezzo alle scatole se non nel vero senso
della parola, che era un loro amico e che aveva il diritto di salutarlo, che
era affaticata e che aveva caldo e che diavolo avrebbe detto Choji se li avesse visti così, anche se erano sposati e ne avevano tutti i diritti. Shikamaru la coprì e la baciò,
ancora, poi si alzò in piedi e avvolgendosi un asciugamano in vita e uscendo
dalla stanza sbuffò: “Che vuoi?”. Il suo tono era scocciato,
ma Ino sentiva che intanto sorrideva.
“Vedere se eri vivo tanto per cominciare”sbuffò Choji a sua volta, pentendosi subito di averlo fatto ma non
vedendo alcun guizzo risentito negli occhi dell’amico.
“Shika?” cercò di interpretare
quello strano segnale nell’amico, perché Choji aveva sempre
saputo leggergli dentro, a modo suo. Gli poggiò una mano sulla spalla, incerto
e speranzoso, e Shikamaru scoppiò a ridere mentre le
lacrime gli lasciavano furtive gli occhi. Rideva e piangeva, come il giorno del
suo matrimonio, e improvvisamente Choji comprese,
anche se aveva paura di dirlo. Passarono momenti di silenzio in cui Shikamaru
continuava a ridere e a piangere e in cui Choji
aspettava che l’amico dicesse qualcosa.
Shikamaru alzò infine il volto dalle dita, quel tanto che
bastava a guardare l’amico negli occhi: “E’ di là, sul nostro letto…” mormorò mentre l’amico lo abbracciava e lui non reagiva,
come sempre “Dio, Cho…”.
“Ho pregato così tanto” sorrise Choji,
anche lui con le lacrime agli occhi e l’immancabile sorriso stampato in faccia.
“Anche io” mormorò Shikamaru “Ed è vera, è di là, sul nostro letto, e…”
“Egoista” sussurrò Choji mentre sorrideva “D’accordo, Nara, per stanotte la
principessa è tua, ma se domattina non le porti la colazione a letto sei un
uomo morto, chiaro?”. E Shikamaru gli batté una mano sulla spalla
mentre si separava da lui, e mormorava un sommesso “Grazie”.
“Shika?” fece Choji voltandosi, prima di andarsene.
Il moro si volse senza parlare.
“Sono felice che siate tornati, tutti e
due”. E Shikamaru fece per dire qualcosa, ma Choji si era già voltato, chiudendo la porta dietro di sé.
Il ragazzo dal codino sorrise e tornò in camera, chiudendo quella porta che lo
divideva dalla moglie, appoggiandosi allo stipite per contemplare il suo
respiro regolare alzare ed abbassare le coperte, tentare il suo sguardo ad ogni
fremito. Se ne stette lì un tempo incalcolabile Shikamaru, poi scivolò al
fianco della moglie mentre la sua mano percorreva
lieve i contorni dei suoi fianchi e la sua bocca si adagiava tra i suoi capelli
dorati che si colorano dei riflessi del primo sole.
Dio, già l’alba. Ora di ricominciare.**
* X files, non ho saputo resistere! (Detour, 5x04)
**Essì, sono ambigua. E Allora? XD
Mi prendo questo spazio per rispondere a
quanti hanno avuto la gentilezza di recensire Una gemma preziosa: siete stati fantastici!
jess_elric: Tu sei troppo gentile, sul
serio. Le tue recensioni mi lasciano sempre incantata e mi riscaldano il cuore,
quindi grazie. Spero davvero che ti sia piaciuta anche questa.
kikkyxx14: Grazie, commuovere qualcuno è
davvero un grande onore! Sono contenta anche che ti sia piaciuto il finale: io
adoro quelli felici! :P
celiane4ever: Vale, sei un’altra di quelle
troppo buone: scrivo una storia e tu ci sei sempre, grazie! Spero di averti
fatto di nuovo piacere!
Hilly89: Oddio Hicchan, non
volevo farti piangere! Spero di avere rimediato con questa shottina
che sfrutta un’altra delle tue cose preferitissime: lemon! Beh, forse lime…spero vada bene in ogni caso!
Mimi18: Mimi, non piangere: questa non fa piangere!!! Spero di averli mantenuti ancora IC e spero che questa shot ti sia piaciuta, considerato il fatto che l’hai
chiesta tu! O Lee? Boh!XD
pinkie_chan: Kiu,
grazie millissime, sei sempre molto dolce, come al
solito. Grazie davvero!
Lalani: Ma lo sai che è anche il mio
fiore preferito? Sì, ammetto che non l’ho scelto a
caso! Grazie mille per i complimenti, vedo che abbiamo gusti simili!
Kaho_chan: Grazie Leti,
i tuoi complimenti sono sempre graditissimi e spero che anche la seconda parte
ti sia piaciuta!
Inochan: Beh, fare una fic floreale su Ino e Shika era
abbastanza semplice, no? E il lieto fine…beh, chi mi
conosce come la Mimi sa che non me lo faccio mai mancare, salvo rari casi!
Grazie mille, alla prossima!
Uchihagirl: Wow, addirittura “stile
impeccabile”? Grazie, grazie davvero. In effetti
l’ultima cosa che volevo era rendere il testo macchinoso, e mi fa immensamente
piacere che non sia risultato così! Grazie ancora!
Hipatya: Le tue recensioni sono sempre
meravigliose perché non lasciano nulla al caso, e fanno sentire davvero
apprezzati. Il finale lieto dev’essere nel mio DNA, e
sinceramente credo anche che col finale tragico…boh,
forse la storia ne avrebbe perso, seguendo una
parabola discendente del tutto prevedibile…il ritorno di Ino lo volevo fare,
volevo mettere un po’ le cose a posto, dimostrare che nonostante si siano fatti
del male, è possibile ricominciare…ok, la pianto!
Grazie!
ryanforever: Ciao e grazie! Sono contentissima
di averti coinvolta così tanto; spero che anche questa ti piaccia!