Kidd and Law's Hunger Games ~ «Indimenticabile»

di EmmaStarr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alleati ***
Capitolo 2: *** Il paracadute ***
Capitolo 3: *** "Nel senso che puoi guardare." ***
Capitolo 4: *** Indimenticabile ***
Capitolo 5: *** La nostra storia ***
Capitolo 6: *** «La soluzione eri tu.» ***



Capitolo 1
*** Alleati ***



Kidd and Law's Hunger Games
~
«Indimenticabile»

 



I due ragazzi camminavano lentamente, acquattati nel buio come degli animali feroci.

– Sei sicuro che sia meglio farlo adesso, Law? – domandò una voce sommessa dal tono cospiratorio.

– Il fuoco si è spento adesso, Penguin. – ribatté il suo interlocutore, l'accento palesemente seccato nonostante il tono quasi impercettibile. – Questo significa che il nostro avversario si è addormentato adesso. E indovina quando lo uccideremo?

Penguin abbassò lo sguardo, contrito. – Adesso?

– Esatto. – rispose Law, abbozzando un sorriso compiaciuto. – Potrebbe trattarsi di un Favorito che doveva fare la guardia, lo sai che sono sempre troppo sicuri di sé nei primi giorni. Mi passi il coltello?

Penguin estrasse l'arma dallo zaino con estrema circospezione, come se potesse esplodere da un momento all'altro. – E se sono armati e ci stanno aspettando? Se fosse una trappola? Forse è meglio che venga anch'io e...

Law afferrò il coltello e fece scivolare la fredda lama sulle dita. Sospirò piano, l'ombra di un sorriso sul volto: quel ragazzino non stava mai zitto, però. – Se fosse una trappola... avranno pane per i loro denti, non ti preoccupare.

Penguin annuì, rassicurato -dopotutto non è che ci tenesse, a partecipare ad un'azione del genere- e continuò a balzellargli dietro.

Improvvisamente, Law si acquattò a terra. – È qui. Fino a cinque minuti fa qui c'era un fuoco. Tu stai fermo e lascia fare a me.

– Ma... – cercò di protestare Penguin con scarsa convinzione.

– Niente ma. – lo rimproverò subito Law, sollevando lo sguardo verso di lui. – Se si trattasse dei Favoriti tu non avresti nessuna possibilità: sai che tipi sono Doflamingo e la sua banda. Lascia fare a me. – ripeté scandendo bene le parole, e nei suoi occhi Penguin riuscì a notare un sottile velo di preoccupazione. Trafalgar Law si stava preoccupando per lui.

– Non capisco perché ti dai tanta pena per me... – sbuffò, distogliendo lo sguardo. Le alleanze erano la cosa più fragile del mondo, nell'Arena, ed entrambi lo sapevano molto bene.

– Siamo alleati, Penguin. – tagliò corto Law. – Decido io per cosa darmi pena. Ora fa' silenzio, che c'è ancora la vaga possibilità che i nostri Favoriti siano effettivamente addormentati.

L'altro annuì con molta enfasi, e rimase acquattato nei cespugli mentre Law si allontanava con circospezione. – Ci vorrà poco. – assicurò, lanciandogli un'ultima occhiata che lo intimava implicitamente a restare fermo lì, poi scomparve nel buio dell'accampamento silenzioso.

Penguin ritenne più saggio obbedire, anche perché non era esattamente portato per il combattimento. Effettivamente ancora si chiedeva cos'avesse portato quello spietato Tributo assetato di sangue ed evidentemente portato per l'assassinio ad allearsi con lui, semplice ragazzino del Distretto 9 senza doti particolari.

D'accordo, se si voleva parlare di Distretti, il suo alleato proveniva addirittura dal 12. Però non era mai vissuto nella miseria, questo Penguin lo sapeva per certo: la famiglia di Trafalgar Law era anzi la più ricca del Distretto, addirittura più benestante di quella del sindaco. E questo perché tutti, ma Law in particolare, erano dei medici tanto bravi che le loro cure venivano richieste persino a Capitol City. Penguin sapeva che i Favoriti avevano chiesto a Law di entrare nel loro gruppo, ma quello aveva risposto sventolandogli sotto il naso un irriverente dito medio. “Ho già un alleato”, aveva risposto. Penguin non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per quella volta.

– Falso allarme.

Penguin per poco non si prese un infarto quando Law gli apparve davanti al naso. – Cosa intendi dire? Non c'erano? Erano troppi? Erano...– chiese, il tono di voce palesemente troppo acuto.

– Zitto! – lo fulminò Law, tappandogli la bocca con un gesto secco e trascinandolo via. – Non una parola. Non farti sentire, intesi?

Penguin aveva imparato a non fare domande, con Law, quindi si limitò a correre via con lui e a tenere la bocca chiusa.

– Non erano i Favoriti. – comunicò alla fine Law, quando ritenne di trovarsi ad una distanza sufficientemente sicura.

– Ma... ma c'era qualcuno? – chiese Penguin, confuso.

–Erano in due. Dormivano.– fu la lapidaria risposta.

No, Penguin si doveva essere perso qualche passaggio. – E li hai lasciati stare? Così? – Conosceva Law abbastanza per sapere che non era un tipo misericordioso. Sapeva uccidere, e lo faceva senza remore né esitazioni. Anzi, sembrava quasi provare piacere. Ma allora, perché...?

– Non era il momento. Quel tipo... Voglio affrontarlo faccia a faccia. – rispose Law. La luna illuminava il suo volto, e davvero, il suo ghigno era qualcosa di spaventoso. Penguin però non urlò, non sobbalzò nemmeno. Trafalgar Law poteva avere molti difetti (era sadico, spaventoso, pericoloso, un assassino), ma non era un traditore: non gli avrebbe fatto del male.

Penguin sapeva che probabilmente quella notte avrebbe avuto gli incubi, come sempre da quando era nell'Arena. Ma sapeva anche che, quando avrebbe aperto gli occhi, avrebbe visto Law fare la guardia su di lui e in qualche modo si sarebbe sentito al sicuro.

 

* * *

 

Due occhi. Quelli erano due occhi, Kidd ne era certo.

Scattò seduto, muovendo freneticamente la testa a destra e sinistra. Il fuoco era spento. – Cazzo. – mormorò, alzandosi in piedi. Si era addormentato, maledizione. Da quando avevano incontrato i Favoriti e Killer era rimasto ferito, gli aveva vietato di fare i turni di guardia. L'ovvia conseguenza era che non aveva retto e si era addormentato, lasciando che il fuoco si spegnesse.

Falso allarme. – sentì sussurrare. Si irrigidì. C'era qualcuno? E loro erano indifesi! Fece per alzarsi, ma le voci continuarono.

Cosa intendi dire? Non c'erano? Erano troppi? Erano...– Ottimo, ringhiò Kidd nella mente. Uno codardo e l'altro idiota. Poteva batterli, poteva batterli tutti e due.

Zitto! – gli intimò allora l'altro. – Non una parola. Non farti sentire, intesi? – e prima che Kidd potesse anche solo alzarsi, le due figure erano già sparite.

Espirò bruscamente, lasciandosi cadere a terra. Non riusciva a sentirsi dispiaciuto per quella fuga: era troppo stanco per un combattimento.

Poco lontano da sé udì Killer mugolare nel sonno, e si sentì prendere da un moto di rabbia. Killer era il suo alleato, e gli era piaciuto fin da subito. Distretto 5, energia. Gli andava a genio, considerato che Kidd invece apparteneva al Distretto 3, dove si produceva tutto ciò che aveva a che fare con le tecnologie di ogni sorta.

Kidd non era un debole, e su questo non ci pioveva. Neanche Killer lo era, e quando si erano incrociati subito dopo il bagno di sangue alla Cornucopia avevano deciso immediatamente di stringere un'alleanza. Per un po' era andato tutto bene: escludendo il bagno di sangue, in cui avevano entrambi fatto fuori un bel po' di gente, avevano ammazzato già tre Tributi. Uno di loro era un Favorito, ma quella vittoria gli era costata cara: Killer era rimasto ferito alla gamba, ed ora si muovevano troppo lentamente.

Per la ventesima volta solo quel giorno, Kidd si chiese perché stesse portando avanti un'alleanza così dannosa per lui. Era chiaro che, se non arrivava un dono dagli sponsor, Killer non ce l'avrebbe fatta, eppure... Eppure proprio non sapeva come abbandonarlo. Non dopo che Killer l'aveva salvato da quell'ibrido, e dopo che Kidd stesso l'aveva tirato fuori da quel pantano infernale. Semplicemente sarebbe rimasto lì e avrebbe aspettato l'evolversi della situazione, sperando che nel frattempo nessun altro pazzo sarebbe venuto nel mezzo della notte per poi scappare in maniera oscura.

Sbuffando, si alzò e riaccese il fuoco. Eppure continuava a vedere nella mente quegli occhi che lo fissavano... Qualcuno gli si era avvicinato a tal punto? E la domanda che sorgeva spontanea era... perché non era stato ucciso?

Un debole. Si disse. Era un debole che non ha avuto il fegato di provare a farmi secco.

Ma una vocina nella sua testa diceva che una persona con quello sguardo non era affatto debole. Quegli occhi lo fissavano... come se fosse qualcosa da mangiare.

 

* * *

 

Law correva, senza badare a dove stava andando.

Piacere, io mi chiamo Penguin, e vengo dal Distretto 9! Tu?

Non poteva crederci. Non poteva essere. Non era semplicemente giusto, maledizione! Com'era potuto succedere? Se solo fosse stato più attento, più prudente...

Wow! Law, giusto? Sei stato fantastico con quel coltello! Non... non è che ti andrebbe di insegnarmi?

All'inizio quel ragazzino dall'aria ingenua e petulante lo aveva solo disgustato. Ma poco a poco aveva imparato ad apprezzarlo, a capirlo: perché Penguin non era come gli altri, Penguin non lo avrebbe giudicato, mai. Era un amico, per quanto assurdo potesse sembrare in quel momento.

Ehi, Penguin.

Sì?

Quando saremo nell'Arena... hai già un alleato?

Law non aveva fratelli più piccoli, anzi, i bambini li aveva sempre odiati. Eppure provava nei suoi confronti qualcosa di molto simile all'istinto protettivo di un fratello maggiore: perché non era possibile che non sapesse nemmeno impugnare una mazza ferrata, andiamo! Ma cos'aveva fatto per tutta la vita?

L-Law...

Stai bene?

Io sto bene, tu, piuttosto! Ti sei preso quella ferita per coprirmi!

Ah, quella? Ma figurati, dammi ago e filo che me l'aggiusto subito. Sono nello zaino.

N-non dovevi farlo. Non sarei mai sopravvissuto al bagno di sangue, mentre tu potevi prendere qualcosa di più utile per te, e-

Smettila di lamentarti e passami quell'ago, muoviti!

O-ok. Law...

Che vuoi?

Grazie.

Nella sua mente offuscata apparve un volto, un volto strafottente e irriverente. Non voleva vederlo, non voleva ricordare. Oh, la colpa era sua, tutta sua! Donquijote Doflamingo. Distretto 1. Favorito. Gli aveva anche proposto di entrare nella sua cerchia di prescelti, prima dell'Arena, ma lui non ci teneva, grazie tante.

Sarebbe bastato evitarli per i primi giorni, poi il suo piano era quello di coglierli di sorpresa in seguito. Non aveva calcolato questo. Non poteva immaginare che che Doflamingo li avrebbe trovati così presto, o che l'avrebbe fatto proprio mentre Law era a prendere l'acqua, o che avrebbe aspettato esattamente quel momento per colpire. E Penguin, lui...

Penguin! Che è successo, ho sentito il cannone e-

Oh, ma dai, era questo il tuo alleato?

– …

Che fai, adesso non mi parli? È inutile. Sei un buon dottore, ma neanche tu puoi resuscitare un morto. L'hai sentito, il cannone.

Io ti ammazzo.

Oh oh, non lo metto in dubbio, Law. Ma vedi, prima dovresti prendermi. E scusa, ma oggi non ho più voglia di far fuori le persone. Uno è abbastanza.

Ed era semplicemente sparito, e Law era corso al suo inseguimento salvo poi fare dietrofront per dare un ultimo saluto al corpo senza vita di Penguin che veniva trascinato su dall'Hovercraft. Poi aveva recuperato le sue cose e si era messo a correre, correre, perché se si fosse fermato sarebbe crollato.

Quasi non se ne accorse, quando si ritrovò in quel punto.

Realizzò dove si trovava solo quando ormai c'era in mezzo, ed era troppo tardi.

– Cazzo.

 

* * *

 

Kidd correva, senza badare a dove stava andando.

Killer aveva preso a delirare, e proprio non ce la faceva a stargli vicino in quel momento. Non era roba per lui, quella, grazie tante. In fondo, cosa poteva farci? Mica era un dottore!

– Un dottore! Cazzo! – gridò, battendo un pugno su un albero. In realtà sarebbe bastata una fottutissima medicina, possibile che non avessero un singolo sponsor disposto ad aiutarli?

– Se ti serve un dottore... – rispose immediatamente una voce dietro di lui.

Kidd si voltò di scatto. Alle sue spalle, immerso fino alla vita in quelle che erano evidentemente delle sabbie mobili, stava quel ragazzo. Trafalgar, o qualcosa di simile. Era inquietante perché, nonostante venisse dal Distretto 12, si atteggiava come un Favorito. Kidd non capiva mai a cosa stesse pensando, e questo lo infastidiva; inoltre aveva sempre addosso un ghigno strafottente che lui personalmente detestava, punto.

– Oh, ti trovo bene. – commentò, sarcastico. – Cos'è, ti stai facendo un bagno?

Sfortunatamente, – replicò Law, senza cancellare quel maledettissimo ghigno dalla faccia, – non mi trovo in questa situazione di mia spontanea volontà. Perciò ti propongo un accordo.

Kidd sollevò un sopracciglio, scettico. – E che razza di accordo potresti propormi, tu? Non mi sembri esattamente nelle condizioni di dettare ordini.

– Oh, ma non ti sto certo dando ordini, Eustass-ya. – commentò quello, inarcando leggermente le sopracciglia. – Te l'ho già detto, il mio è un accordo. Tu non lo sai, io sono un dottore.

Nel momento in cui lo disse, Kidd ricordò che era la verità. L'aveva sentito dire dai Favoriti, ad un certo punto: quel Trafalgar era ricco perché proveniva da una famiglia di dottori.

– Certo, quindi io ti tiro fuori e tu in cambio mi aiuti con il mio amico malato? Ma che, mi hai preso per uno scemo? Tu appena sei fuori mi uccidi! – lo aggredì Kidd, sbraitando.

– Un amico malato. Che cosa triste. – Law sospirò, l'ombra di un qualcosa che Kidd non riuscì bene a definire a deformargli il volto. Ma quell'espressione cedette ben presto il passo al solito sorrisetto supponente. – Ma vedi, caro Eustass-ya, se avessi voluto ucciderti l'avrei fatto quella notte. Quella volta che ti eri addormentato durante il tuo turno di guardia, ricordi?

Kidd deglutì. Ma allora... effettivamente, ricordava alla perfezione quello sguardo così inquietante nel mezzo della notte. Se si era trattato davvero di Law, cosa alquanto probabile, oltretutto... avrebbe davvero potuto ucciderlo. E non l'aveva fatto.

– Stai dicendo una cazzata dietro l'altra. Non esiste che io ti salvi il culo adesso, potresti uccidermi domani. – decise dopo un attimo di esitazione, scuotendo la testa.

– Oh, beh, ti capisco. – Law alzò le spalle, noncurante. – In fondo è logico, nemmeno mi conosci... Mi spiace per il tuo amico. Starà delirando, immagino. Scommetto che ha la febbre. Dev'essere stato ferito, e senza le adeguate cure il taglio ha fatto infezione. Esistono delle piante che potrebbero curarlo, e io so come richiudere la ferita, questa è ordinaria amministrazione per un medico come me, ma... pazienza. No, sul serio, ti capisco. Anch'io farei lo stesso. Lasciami qui, così sia io che il tuo alleato moriremo. Due avversari in meno, no? Poi sarai completamente solo contro altri nove Tributi, tra cui Doflamingo e i suoi, ma seriamente, cosa importa? Addio! E buona fortuna, mi raccomando.

Kidd si voltò piano, odiandosi per quello che stava per dire. – Tu... sai come curarlo?

D'accordo, era una follia, ma quel tipo aveva ragione, cazzo! Da solo contro tutti i Favoriti? Sarebbe stato un pazzo. Aveva bisogno di Killer.

– Ovviamente, te l'ho già detto. Ma ora che ci penso è meglio se mi lasci morire qui, sarà molto più comodo per tutti...

Kidd gli si avvicinò e incrociò le breccia, serissimo. – Ora lanciami lo zaino. – ordinò. – E tutte le armi che hai.

Dovette schivare all'ultimo secondo un coltello che gli sfiorò i capelli.

– Oh, lanciare nel senso di passarteli? Scusa, avevo capito male. – commentò angelicamente Law dopo avergli dato tutto.

Kidd ringhiò. – Non montarti la testa, è che non mi piace avere debiti con qualcuno. Per... l'altra sera. E soprattutto mi servi per Killer, quindi muovi il culo e sali. – gli tese una mano, che l'altro afferrò con forza, issandosi su.

Quella mano era dannatamente fredda, constatò Kidd con leggerissima inquietudine.

Trafalgar Law si scrollò di dosso il fango, osservando con curiosità la fossa di sabbie mobili che aveva davanti. – Buffo, non me n'ero mica accorto. Che dici, lo fanno apposta perché tu non lo veda finché non ci sei dentro?

Kidd si limitò a spingerlo in avanti, ringhiando. – Adesso tocca a te. Rispetta la tua parte del piano.

Improvvisamente realizzò la precarietà del suo piano. E se quello non fosse stato l'unico coltello in possesso di Law? E se si fosse messo in testa di attaccarlo? Già si dava dello stupido per averlo tirato fuori da quel pantano.

E invece il ragazzo si limitò ad alzare le spalle. – Da che parte?

 

* * *

 

Per dirla in parole povere, fu un gioco da ragazzi.

Sì, quel Killer era effettivamente in pericolo di vita, ma non era niente che Law non potesse curare. Kidd aveva acconsentito a restituirgli lo zaino, dopo ore di estenuanti discussioni e centinaia di giuramenti in cui Law aveva affermato fino allo sfinimento che no, non aveva nessuna intenzione di pungolarlo a morte con un ago; no, non lo stava mettendo sul fuoco per ucciderlo provocandogli dannosissime ustioni; no, quelle erbe non erano velenose; sì, quella benda serviva proprio.

Avevano spostato Killer vicino al fiume -seriamente, il loro accampamento era proprio lì e non sapevano del fiume? Erano fuori di testa, altroché!-, e si era dato da fare per pulire quella ferita. Con tutto il pus che aveva estratto, era un miracolo che Killer fosse ancora vivo. Poi aveva richiuso la ferita con ago e filo ed ora si stava apprestando a raccogliere le erbe necessarie.

– Non ti allontanare troppo. – grugnì Kidd, spuntandogli alle spalle.

– Se vuoi essere tu a cercare queste piante fai pure, Eustass-ya. – ribatté Law senza alzare lo sguardo, continuando ad osservare con curiosità un cespuglio davanti a lui. Ne strappò due foglie, le annusò con attenzione e poi le buttò a terra. – È quest'altra. – decise, cogliendo un ramoscello di foglie esattamente identiche a quelle di prima.

– Lo fai apposta per sfottermi. Sono le stesse. – borbottò Kidd, incrociando le braccia.

Law inarcò un sopracciglio. – Ma che dici? La prima è velenosa, no? Devi guardare le striature. Se vanno in su, allora è buona. Altrimenti...

– Non me ne importa niente, Trafalgar! Muoviti e basta, intesi? Non abbiamo tutto il giorno. – gli gridò addosso Kidd, spintonandolo indietro.

– Ok, ok. – ribatté Law, annoiato. Quante storie, rifletté. Non è che stesse dando fastidio a nessuno.

– Cambiale ogni giorno. – raccomandò Law dopo aver concluso di bendare Killer. – Ti ho lasciato delle foglie di scorta, in ogni caso ti ricordi del cespuglio, vero?

Kidd grugnì un assenso, e Law si alzò pulendosi le mani sui pantaloni. – Bene, la mia parte l'ho fatta. Ora siamo pari. Mi ridai lo zaino?

Kidd lo squadrò come se fosse pazzo.

– E il coltello?

– È già tanto se non ti ammazzo qui ed ora, chiaro? – sbraitò, facendo un passo furibondo nella sua direzione.

Law sollevò le mani, sempre sorridendo. – Va bene, va bene. Non c'è bisogno di scaldarsi tanto.

– Ehi, Trafalgar. – fece Kidd, fissandolo dritto negli occhi. – Non farti strane idee. La prossima volta che ci vedremo, ti ucciderò.

Law non si scompose, e ghignò: – Staremo a vedere.

Si allontanò, ma non troppo, all'interno foresta, giocherellando con uno dei due coltelli che ancora nascondeva addosso.

Era abbastanza certo che Kidd lo avesse visto.

 

* * *

 

Kidd detestava ammetterlo, ma Killer stava effettivamente già meglio.

Intanto aveva smesso di delirare, anzi, riusciva a tenere un discorso più che coerente con lui da più di due giorni. L'argomento principale erano i turni di guardia.

– Non puoi non dormire per tutta la durata dei giochi, Kidd. – tornò alla carica per l'ennesima volta Killer, pungolandosi sui gomiti.

– E tu non puoi essere già guarito dopo solo due giorni, sono stato chiaro? Rimettiti e poi ne riparliamo. – ribatté Kidd, ostinato.

Andava avanti così ogni sera da due giorni, e Kidd era al limite. Anche perché alla fine l'aveva sempre vinta lui, più per testardaggine che per altro.

Quando alla fine Killer cedette grugnendo un “mi accoltelleranno nel sonno perché starai dormendo” che gli fece venire un brivido su per la schiena pensando a quanto c'era andato vicino, Kidd si sistemò comodamente appoggiato ad un albero, a vegliare.

Inutile dire che la cosa si rivelò decisamente noiosa, tanto che alla fine si ritrovò a sonnecchiare.

– È così che facciamo la guardia, Eustass-ya?

Quella voce lo fece sobbalzare, svegliandolo del tutto. – Dove sei, bastardo? – ringhiò, pronto a saltargli addosso.

Law rise, da qualche parte nel buio. – Ehi, non sono qui per lottare. Vi guardavo, siete divertenti. Ah, e dovresti fargli fare la guardia, una volta o l'altra: rischi un collasso, sai? A non dormire troppo poi ci sia ammala.

– Medico del cazzo. – borbottò Kidd, facendo saettare lo sguardo a destra e a sinistra. Ma dov'era? Alla fine lo individuò arrampicato su un albero esattamente sopra di lui. – Vieni giù o ti spacco la faccia. – ringhiò.

Law ridacchiò. – Se venissi giù allora sì che mi toccherebbe lottare. – commentò con ovvietà. – Se vuoi la faccio io, la guardia. Tu dormi pure.

Kidd lo mandò allegramente a quel paese, voltandogli le spalle. – Vattene. – borbottò dopo qualche minuto, avvertendo la presenza nemica sopra di sé.

– E perché, si sta così bene quassù. – ribatté Law, stiracchiandosi. – Mai visto un ramo più comodo.

– Ma tu non ce l'hai, un alleato? Un povero idiota a cui rompere le palle invece che a me? Parlavi con qualcuno, quella notte! – scattò Kidd, voltandosi a fissarlo con odio.

Il volto di Law si contorse di dolore a quella domanda, e Kidd indietreggiò istintivamente, sconvolto da quella disperazione semplicemente troppo grande. Era davvero rimasta nascosta in quel ragazzo per tutto quel tempo?

Subito l'espressione di Law tornò quella di sempre, ma il suo sorriso sembrava molto più amaro, più spento, più malvagio. – È morto. – disse semplicemente, ponendo fine alla discussione.

– Gli muore l'alleato e viene a rompere i coglioni a me. – mugugnò allora Kidd, sedendosi di nuovo.

Una pigna lo colpì in testa. – Ma che fai, sei impazzito? – scattò, voltandosi verso di lui.

– Pensa che poteva essere un coltello. – gli suggerì quello dall'alto. Quella frase fu come una doccia gelata per Kidd: erano avversari. Si sarebbero dovuti uccidere, lui e quel medico del cazzo. L'accordo che avevano preso giorni prima, lui che lo salvava dalle sabbie mobili e Law che in cambio salvava Killer, beh, si era concluso. E allora, perché... cos'era quel senso di sbagliato che gli attanagliava lo stomaco?

Confuso, si voltò dall'altra parte per continuare a fare la guardia.

 

* * *

Non aveva retto un'ora, constatò Law con un sorrisetto osservando il panorama sottostante. Era interessante studiare quei due soggetti, Eustass Kidd in particolare. Gli aveva rubato lo zaino, è vero, ma ammazzando il Tributo dell'8 aveva recuperato una coperta, del cibo, una borraccia e poca altra roba. Gli mancavano i suoi arnesi, uccidere quel ragazzino senza potersi divertire un po' con il cadavere non era la stessa cosa.

Penguin gli mancava, gli mancava terribilmente. Kidd l'aveva tirato in ballo, facendo riaffiorare il dolore che Law aveva accuratamente chiuso in un cassetto. Avrebbe dovuto proteggerlo. Ma non ce l'avrebbe mai fatta, non se voleva vincere quei Giochi. Avrebbe potuto farlo vivere un po' di più. Se fosse stato più attento...

La colpa era di Doflamingo. Sua e del suo gruppo. Ma, giurò, li avrebbe fatti fuori tutti, dal primo all'ultimo. Dopodiché avrebbe ammazzato anche Kidd. Oh, sarebbe stato uno scontro epico, quello... Non vedeva l'ora di combattere contro di lui.

Improvvisamente, però, un rumore colse la sua attenzione. Possibile che fosse...? Saltò da un ramo all'altro fino ad arrivare abbastanza vicino al luogo da cui provenivano le voci e si sporse all'indietro, spiando dall'alto i nuovi arrivati.

– Allora, Miss Valentine, mi dici che vuoi?

Law si tirò indietro di scatto, il cuore che batteva all'impazzata. Quella voce! Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non saltare addosso all'assassino di Penguin. E con lui c'era Miss Valentine, la ragazza del Distretto 2.

– Mi è sembrato di vedere un fuoco. Che sia Law?

Doflamingo ridacchiò, quella sua risata così irritante e falsa. – No, lui non è così stupido da accendere un fuoco in questo posto, è troppo vicino al mio territorio. Conosco i miei polli... – Law l'avrebbe strangolato, in quell'esatto istante.

– Allora chi può essere, capo? – sghignazzò una ragazza del 4 che Law non conosceva.

– Un pesce piccolo. – sbuffò in risposta Doflamingo, annoiato. – Chi manca? Oltre a Law, intendo.

Fu Miss Valentine a rispondere. – Noi cinque, quel gigante rosso del 3 e il suo amico biondo del 5. Poi i due del 6, quelli magri come chiodi. Chi altri... bé, il maschio dell'11, Baggy o qualcosa del genere, ma anche lui è abbastanza furbo da non accendere un fuoco. E basta.

Doflamingo ridacchiò di nuovo. – Non può trattarsi di Law, e se non sbaglio prima di uccidere Bellamy il biondo del 5 è rimasto così ferito che se non è già morto ci manca poco. Non dev'essere niente di difficile, quindi... Vergo, te ne occupi tu? Io sono stanco! – si lamentò in direzione di un corpulento ragazzo proveniente dal Distretto 2.

L'interpellato alzò le spalle, annoiato. – Se proprio devo...

– Sì, devi. – fece sbrigativamente Doflamingo. – Ci vediamo al punto di ritrovo tra mezz'ora. E fa' in fretta, voglio sentire quel cannone sparare!

Vergo si scrocchiò le mani, e Law non perse tempo. Dopo meno di un minuto, si trovava già davanti all'accampamento di Kidd e Killer. Come era prevedibile, stavano dormendo entrambi, e il fuoco si era quasi spento.

Law gli tirò una pigna in testa.

– Ma che cazzo vuoi? – gridò subito Kidd, alzandosi in piedi di scatto.

– Ehi, calmati! – fece Law, corrucciando le sopracciglia. – Sei tu che stavi dormendo.

Kidd borbottò un paio di insulti abbastanza pesanti, prima di voltarsi dall'altra parte.

– Ma non ti devi preoccupare. – proseguì Law, fissando per aria. – Ci ho pensato io a fare la guardia. Te l'avevo promesso.

– Per quello che mi importa. – fece Kidd, digrignando i denti.

Law fu seriamente tentato di lasciarlo perdere e vedere come affrontava Vergo in quelle condizioni, ma accantonò velocemente l'idea. Aveva bisogno di lui, si ricordò. – Se non te ne frega niente di sapere che Vergo del Distretto 2 sarà qui a momenti e ha ricevuto da Doflamingo l'ordine di eliminarvi entro mezz'ora, non fa niente. – disse quindi con noncuranza, e ghignò nel vedere l'espressione sconvolta di Kidd.

– C-che stai dicendo?

– Quello che ho sentito facendo la guardia. – rispose lui, gli angoli delle labbra piegati in un sorriso quasi di scuse. – Perdonami, ma tu stavi dormendo...

Ma già Kidd non lo ascoltava più. – Cazzo! – gridò, per poi colpire Killer con un calcio. – Sveglia, dobbiamo andarcene!

– C-cosa... – mugugnò Killer, ma Kidd se l'era già issato in spalla.

– Da dove arriverà? – domandò velocemente, raggruppando le loro poche cose in uno zaino.

Law scese dall'albero con un salto e si portò al loro fianco. – Da laggiù, vedi? Credo che sarà qui a momenti, ha visto il fuoco.

Kidd imprecò, notando del movimento oltre i cespugli, poi si mise a correre nella direzione opposta a quella indicata da Law.

– Non basterà scappare. – lo avvisò Law, continuando a correre. – Gli Strateghi vorranno vedere il sangue.

– Credi che non lo sappia? – sbuffò Kidd, che arrancava sotto il peso dell'amico ferito.

– Kidd, devi lasciarmi qui. – continuava a dire Killer, ma l'altro non pareva averlo nemmeno sentito.

Law, che era qualche passo avanti rispetto agli altri, si fermò bruscamente. – Oh, perfetto. – sussurrò, deliziato. – Ma guarda che bell'animaletto. – Il tono con cui aveva detto quella frase costrinse Kidd a fare un passo indietro. Era fin troppo inquietante.

Finalmente Law si fece leggermente da parte, e Kidd poté vedere in tutta la sua maestosa grandezza l'essere che gli si stagliava davanti: l'animale era alto quanto due persone una sopra l'altra, ma più che preoccuparsi per la stazza il vero problema era trattenere i conati di vomito. Infatti l'animale non aveva nessun tipo di pelle: tutti gli organi interni, i muscoli, le vene e le ossa erano perfettamente visibili, e completamente mischiate.

– L'intestino è srotolato e avvolge tutta la parte superiore. Un bulbo oculare è sulla zampa destra, un altro sulla schiena e l'ultimo sotto la pancia. Lo stomaco è in cima alla testa, e quello è il fegato. – gli occhi di Law brillavano in maniera inquietante, mentre indicava le varie parti del corpo. – Qui me la cavo io, voi andate avanti.

– Non esiste, non... – cominciò Kidd, ma l'espressione risoluta di Law era davvero convincente. E poi, quell'affare gli faceva venir voglia di vomitare.

– Ti preoccupi per me? – chiese, provocatorio. Il “fanculo” sputato a mezza voce di Kidd fu abbastanza eloquente come risposta. Come sarebbe a dire ti preoccupi per me? Kidd non si preoccupava per nessuno, mai. Specialmente per un avversario. Specialmente per uno stronzo. – Te lo sto chiedendo per favore, Eustass-ya, andiamo. Ti sarò debitore. – sussurrò Law, ghignando.

Kidd non aveva molte opzioni. O correva via il più veloce possibile, e con Killer sulle spalle sarebbe stato già complicato, o si fermava e si faceva raggiungere da quel Vergo, per trovarsi a dover affrontare lui e la bestia contemporaneamente, e difendere Killer se ci riusciva. Strinse i denti e si pronunciò. – E va bene, stronzo. Ma guai a te se era una trappola e ti sei messo d'accordo con quei tipi laggiù, perché ti ammazzo. – ringhiò, facendo per andarsene.

– Sta' tranquillo. – ribatté Law, lo sguardo fisso sulla preda. – Mi basterà trovare il centro vitale. Pare che sia lassù, vedi? Vicino al... oh, questa è bella. Caga dal cervello. Non è affascinante?

– L'hanno inventato per ucciderci, non stare lì a chiederti come fa a cagare! – esplose Kidd. – Addio!

E si allontanò nella foresta, con Killer in spalla.

 

* * *

 

Law aprì piano gli occhi, sbadigliando. Era troppo tempo che dormiva su un albero, non ne poteva più. Quando stava con Penguin si davano il cambio, e poteva dormire a terra... che scocciatura essere da soli.

Stiracchiandosi, si chiese come se la fossero cavata Kidd e Killer: si erano separati la sera precedente, quando lui si era fermato per occuparsi della bestia. Dopo averla fatta fuori l'aveva esaminata a dovere, ed era tanto concentrato -si trattava di un'occasione più unica che rara, la sua sete di conoscenza l'aveva portato a sventrarla completamente per studiarla a fondo- che si era perso l'Inno con le relative uccisioni.

Eppure, un cannone gli pareva di averlo sentito... Ma non ne era poi così sicuro. Chi era morto? Vergo? Kidd? Killer? Nessuno di loro? Tutti e tre? Ovviamente avrebbe potuto scoprirlo in un attimo, non era quello il problema. Law aveva un metodo più che sicuro per stabilire chi era morto quel giorno. Semplicemente, non ne aveva voglia. Non ancora. Non voleva controllare e scoprire che era morto... insomma, preferì aspettare.

Si guardò intorno per assicurarsi di non avere avversari intorno, poi si issò lo zaino in spalla e scese con eleganza dal ramo in cui si era nascosto. Aveva urgente bisogno d'acqua, e possibilmente di un bagno.

Sì, non mangiava da due giorni, ma la cosa più importante al momento era lavarsi. L'igiene prima di tutto. Era rischioso andare fin laggiù, Law lo sapeva, ma in fondo poteva stare relativamente tranquillo: Baggy era ancora vivo, e finché il suo cuore continuava a battere avventurarsi fino al lago non era un problema. Certo che potevano metterne uno anche lì, nella sua zona...

Percorse in fretta i metri che lo separavano dal lago e stava per immergersi, quando un rumore sospetto lo costrinse a rivestirsi in tutta fretta e arrampicarsi sul primo albero. Ma insomma! Nell'Arena non erano poi tanti, e di certo i Favoriti non si allontanavano dal loro territorio. Possibile che fosse... Eh no, quelle erano due persone che lottavano. E se una delle due era Baggy, Law si trovava in guai grossi.

Si avvicinò al luogo da cui il rumore proveniva, e quello che più temeva gli si parò davanti: c'era una lotta in corso, e Baggy non se la stava cavando molto bene. Imprecando, Law allungò il collo per riconoscere l'avversario, e il suo cuore perse un battito.

Eustass Kidd era ancora vivo.

Non capiva perché, ma si sentiva pervaso da un tale senso di sollievo che non riusciva quasi a respirare. Sembrava quasi che che... Poi però tornò bruscamente alla realtà. Baggy stava per morire, e questo non doveva succedere. Sapeva che Kidd non si sarebbe fermato al solo sentire la sua voce, e stava cercando una strategia migliore quando lo sguardo gli cadde su un ramoscello dal quale pendevano due grosse pigne. Sogghignando, prese la mira.

 

* * *

 

Era stato orribile.

Kidd non aveva mai sperato -mai, nemmeno per un momento- di avere una vita normale, sicura. Gli piaceva il sangue, l'azione, l'adrenalina che scorreva nelle vene facendolo impazzire. Adorava vedere gli altri soffrire, ma questo non l'aveva e non l'avrebbe mai preparato alla perdita di Killer.

Era successo poco istanti dopo aver lasciato indietro Trafalgar ad occuparsi della cosa. Vergo li aveva raggiunti sogghignando, e... A Kidd non piaceva ricordare quello che era successo dopo, ecco.

Non era tanto debole da non poterlo battere, che fosse ben chiaro: ma era notte, era stanco, e c'era Killer. Kidd non era riuscito a... e comunque, Vergo voleva... D'altra parte, era stato Killer a gettarsi... E se Kidd voleva vincere, Killer sarebbe dovuto in ogni caso...

Oh, basta. Kidd stava male. Si sentiva in colpa perché Killer era morto, il suo unico alleato non c'era più. Avrebbe potuto fare di più, continuava a ripetersi. Avrebbe dovuto. Era così pieno di furia e di voglia di ammazzare, che quando si vide davanti quell'inutile insetto dell'undici non ebbe bisogno di pensarci nemmeno per un istante: sfoderò la spada ed iniziò a lottare.

Non era niente di che, sapeva di poterlo battere senza nessun problema. Stava già pregustando l'odore del sangue e lo sparo del cannone, quando sentì qualcosa colpirlo alla testa: possibile che...

– Trafalgar. – sussurrò a denti stretti, quasi fosse un'imprecazione.

– Qual buon vento, Eustass-ya! – sorrise quello, uscendo allo scoperto.

Baggy approfittò della sua distrazione per fuggire, e quando Kidd se ne accorse era già troppo tardi. Imprecando, lanciò la spada verso la boscaglia, sapendo già che non lo avrebbe mai colpito. – Sei contento, adesso? – sbraitò, rivolgendo la sua rabbia nei confronti di Law. – Me l'hai fatto scappare!

Il ragazzo sorrise, avvicinandosi a lui. – Devo dedurre che non hai ancora capito un bel niente. Comprensibile. Potremmo spostarci un po', prima di parlarne? Qui non è sicuro. – propose Law, andando a raccogliere la spada di Kidd. Questo si portò subito in vantaggio e si chinò a prenderla prima che la toccasse Law. – Cos'ha questo posto che non va? – chiese a muso duro. – E perché dovrei parlare con te?

L'altro sospirò, appoggiandosi al tronco di un albero. – Come vuoi, finché Baggy sopravvive questo posto è sicuro, in fondo. Possibile che tu non l'abbia ancora capito? Secondo te perché i Favoriti si sono rintanati nella foresta e non sono alla Cornucopia?

Kidd grugnì, infastidito. – E io che ne so di quello che pensano quegli stronzi? – borbottò.

– E perché alcune parti dell'Arena sono misteriosamente sprofondate? – chiese di nuovo Law, sempre con quel suo tono strafottente.

Questo, Kidd ammise a se stesso con un vago disappunto, se l'era chiesto anche lui. Era capitato poche volte, ma era successo, e Kidd non aveva capito se c'era un senso o se accadeva per caso: all'improvviso interi settori dell'Arena sprofondavano nel suolo, riducendosi in meno di un minuto ad un semplice ammasso di macerie e detriti. Aveva visto la ragazzina del Sette finire in quel modo, coinvolta nel crollo, e non ci teneva a sperimentarlo sulla sua pelle. – Succede a caso. – disse, distogliendo lo sguardo. – È per il divertimento degli Strateghi.

Law rise. – Certo, è comprensibile che una testa vuota come la tua non ci sia arrivata... Non succede a caso. Non ci sarebbe divertimento. – Il divertimento era tutto, per Capitol City. Anche Kidd lo sapeva. – C'è una logica, dietro. È... sì: è come un fiore.

L'espressione di Kidd era a metà tra il furioso e il confuso. – Un... fiore? Mi stai prendendo per il culo?

– Questo starà a te deciderlo, Eustass-ya. – ghignò Law. Poi, incurante dell'occhiataccia di Kidd, riprese a parlare. – È un fiore, e noi siamo i petali. La Cornucopia invece è il pistillo. Quest'anno l'Arena è divisa in dodici settori, l'hai notato?

– Uno per ogni Distretto. – indovinò Kidd.

Law annuì. – La Cornucopia indica il settore relativo al Distretto 1, poi si procede in senso orario. Ognuno ha il proprio settore, ed è il posto più sicuro di tutti in cui stare. Hai capito perché? – Gli bastò un'occhiata all'espressione stralunata di Kidd per scuotere la testa e proseguire. – Quando un petalo muore, si stacca dal pistillo e cade giù. Quando entrambi i Tributi di un Distretto muoiono...

– Il settore crolla. – concluse Kidd, sussurrando. Non ci poteva credere. Eppure, in qualche modo, quella nuova rivelazione gli dava un senso di sollievo: l'Arena assumeva una sfumatura più reale, meno pericolosa, ora che la sua aura di mistero era svanita. Kidd si sentiva più forte.

– Te l'ho detto, è come un fiore. – concluse Law, serafico.

– Romantico. – commentò Kidd, ghignando.

Law sbuffò, nascondendo un sorriso. – Puoi vederla anche in questo modo, sì. – concesse.

Kidd corrugò la fronte. – Ma allora, questo settore...

– Esatto, siamo nella zona 11. Se ti avessi permesso di uccidere Baggy, diciamo che sarebbe stato fastidioso. Anche se non irrisolvibile. Ci vuole almeno un minuto prima che il settore crolli totalmente, me la sarei comunque cavata. – Ed eccolo di nuovo, quell'impossibile ghigno strafottente che Kidd tanto detestava.

Law si stiracchiò, staccandosi dall'albero e prendendo a camminare. – Il mio settore è qua dietro. Su, vieni.

E Kidd, da perfetto idiota, lo seguì.

 


























Angolo autrice:
E... ce l'ho fatta. Signore e signori, ecco a voi la mia ultima fatica: un'abnorme long incentrata sui nostri stronzi preferiti, Kidd e Law! L'idea ce l'ho in testa dal lontano Novembre 2013, quando ho iniziato questo capitolo. Siccome sono immensamente prolissa, la storia è stata terminata quest'estate, e ora mi appresto a pubblicarla sapendo di avere tutti i capitoli già pronti.
Che ve ne è parso? Intanto, perdonatemi per le premature morti di Penguin e Killer. Era necessario, capite? Prima che mi ci affezionassi troppo. Doflamingo sembrerebbe il solito bastardo senza cuore (ammetto che addirittura per me è abbastanza difficile non vederla così), ma abbiate fede: con l'avanzare della storia il suo ruolo verrà ampiamente approfondito, è un personaggio troppo interessante e dalle mille sfaccettature per limitarlo ad essere il cattivo della situazione, no?
Ah, quando Law dice a Kidd "Tu non lo sai, io sono un dottore!" è un chiaro riferimento alla sua apparizione a Marineford nell'anime (non ho resistito).
Che altro? Grazie a tutti quelli che recensiranno, preferiranno e seguiranno questa mia idea, spero di sentirvi presto!
Un abbraccio, vostra
Emma ^^

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Capitolo 2
*** Il paracadute ***


II - Il paracadute



Camminavano in silenzio da parecchio tempo, quando Law ritenne abbastanza sicuro fermarsi: erano usciti dal settore 11, in fondo. E aveva come l'impressione che Kidd non lo avrebbe seguito un istante di più senza esplodere. – Ok, così va bene. – affermò, appoggiandosi ad una roccia e fissando Kidd negli occhi.

Quello ricambiò lo sguardo, provocando in Law una strana reazione che decise di ignorare. – Quindi... – esordì, estraendo il coltello e iniziando a giocherellarci. Era abitudine, niente di più. – Che ne è stato del tuo alleato, Killer? – chiese, anche se temeva di sapere già la risposta. Poteva sbagliarsi, certo, ma l'espressione ombrosa di Kidd fugò immediatamente ogni dubbio.

– È morto. – disse, spiccio. – Subito dopo che... Sai, ieri notte, quando ci siamo separati, ci ha raggiunti Vergo. – Law inarcò il sopracciglio, e Kidd dovette sentirsi in dovere di spiegare. – Senti, era notte, era tutto confuso, si sentivano gli ululati del coso che stavi combattendo tu e non sapevo se eri vivo o se te la stavi cavando male... non che mi importasse, eh. Insomma, non volevo dovermi preoccupare anche di quella cosa. Comunque Vergo ci ha attaccati da dietro, e Killer... Si è messo in mezzo, l'idiota.

Law intuì che per Kidd doveva essere difficile parlarne, come per lui sarebbe stato impossibile dire qualcosa a proposito di Penguin, in fondo.

– Quindi, cerchi vendetta contro Vergo. – disse, cambiando discorso.

Kidd ridacchiò, sarcastico. – Vendetta? – assottigliò lo sguardo. – Io farò fuori i Favoriti uno a uno, fosse l'ultima cosa che faccio.

Law frugò nei suoi occhi alla ricerca della minima traccia di debolezza o di incertezza, ma non ne trovò. Sorrise. – Si dà il caso che sia anche il mio obiettivo. Far fuori i Favoriti, intendo. Il mio alleato... Insomma, cerco vendetta. Come te. – disse, cambiando velocemente discorso. – Date le circostanze, che ne diresti di formare un'alleanza?

E dopo aver sganciato la bomba, Law rimase buono buono a leggere sul viso di Kidd tutte le emozioni che vi passavano attraverso.

Rifiuto. Erano la peggiore assortita che si fosse mai vista, Kidd lo detestava e il sentimento era reciproco. Confusione. Che senso avrebbe mai avuto fondare un'alleanza su un rapporto così fragile? Scetticismo. Non avrebbe mai funzionato, era impossibile. Curiosità. Come sarebbe andata a finire? Sete di vendetta. C'erano più possibilità di riuscire, in due. Interesse. Era una sfida tra di loro: chi avrebbe ceduto per primo? Eccitazione. Voleva farlo.

– D'accordo, Trafalgar, io ci sto. Ma vedi di non farmi brutti scherzi o te ne pentirai, dammi retta. – sentenziò Kidd, porgendogli la mano. Law la strinse senza esitazione con tutta la forza che aveva, e Kidd fece altrettanto. Rimasero a fissarsi negli occhi per un tempo interminabile, finché entrambi non mollarono la presa -se c'erano ossa lussate, era meglio cercare di rimetterle in asse prima che passasse troppo tempo.

Law non seppe dire con certezza quando era iniziato, ma ad un certo punto si ritrovò a ridacchiare in contemporanea con Kidd. E non c'era verso di smettere, eh! Era da quando era entrato nell'Arena che non rideva. Eppure era bastato giocare a chi stringe la mano più forte, come succedeva nei fumetti che leggeva da bambino, per ridurlo alla stregua di una dodicenne di Capitol City, a ridere per niente e non sapere come fermarsi.

Era tutta colpa di Eustass Kidd.

 

* * *

 

Era tutta colpa di Trafalgar Law.

Kidd lo sapeva, non era normale. Non era saggio. Non era sicuro. Però l'aveva fatto, aveva accettato di allearsi con lui. Ma dove stava con la testa? Perché l'aveva fatto?

Camminarono un altro po', finché non raggiunsero il fiume. – Possiamo accamparci da queste parti, che ne dici? – propose Law.

Kidd grugnì. – Perché devi essere tu a decidere? – sbottò, anche se, effettivamente, il posto non era male. Era una questione di principio, già.

Law sollevò un sopracciglio. – C'è qualcosa che non... oh. – si portò una mano alla pancia, vagamente imbarazzato da un rumore non proprio educato.

Kidd rise. – Che c'è, il grande Trafalgar Law non riesce a procurarsi il pranzo?

– Che c'è, il grande Eustass Kidd si preoccupa per me? – ribatté Law, malizioso. – E comunque, cosa faccio o come mangio è un problema mio.

Ancora con quella storia del preoccuparsi per lui. Kidd sbuffò, accennando un sorriso. – Stamattina ho seccato un coniglio. Ce n'è ancora, se vuoi.

Il rosso interpretò la mancanza di rifiuto come un assenso, e si sedette su una roccia, aprendo lo zaino. – Tieni, strozzatici. – gli augurò, tanto per non perdere lo smalto. Effettivamente, quel gesto aveva sorpreso lui per primo: che gli importava se Law moriva di fame? Ora siamo alleati. Mi serve. Si ripeté mentre mangiavano in silenzio.

– Non era male. – commentò Law quando ebbero finito. – Certo, avresti potuto spellarlo meglio.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Tu sicuramente sei un esperto su come spellare gli animali.

Insomma, non è che nel Distretto 3 si svolgessero regolarmente seminari sull'uccisione e relativa cottura degli animali selvatici. Kidd era stato un po' un autodidatta in questo, quindi la frecciatina di Law gli diede particolarmente fastidio.

Quello si limitò a sussurrare qualcosa che poteva suonare come “non solo quelli”, ma Kidd decise di ignorarlo. – Quindi alla fine abbiamo deciso per questo posto? – chiese Law alla fine. – Perché si potrebbe iniziare a preparare il falò.

Kidd masticò i suoi insulti, alzandosi di malavoglia dalla roccia su cui si era seduto. – Sì, che è meglio.

Era una novità di quell'edizione, in realtà. Di norma accendere fuochi negli Hunger Games era un po' come lanciare un razzo segnalatore diretto a tutti gli altri Tributi: eccomi, sono qui! Venite pure ad uccidermi! Invece laggiù era necessario: era l'unico modo per tenere lontani gli Ibridi. Una scoperta che la maggior parte di loro aveva pagato molto cara. In questo modo, ovviamente, ciascuno degli altri Tributi poteva vedere il fuoco e sapere dove si trovavano gli avversari. Ma c'era sempre la possibilità di una trappola, quindi era più sicuro avvicinarsi al luogo in cui si era visto un fuoco solo dopo che si era spento, così da poter cogliere l'avversario nel sonno o, in caso di fuga, appropriarsi delle braci ancora calde per accendere un altro fuoco, cucinare qualcosa o tenere a bada gli animali feroci. Era così che aveva agito Law fino a quel momento.

Per ultimare tutti i preparativi non ci volle più di un'ora, e ci avrebbero messo di meno se Law non si fosse messo in testa di usare solo un certo tipo di legna. – Questa dura di più. – Quella fa solo fumo, molla lì. – Ma che fai? Prendi quest'altro, piuttosto, farà il doppio delle fiamme e la metà del fumo.

Kidd dal canto suo non se ne stava certo zitto e buono: si ribellava, si lamentava e prendeva apposta la legna che Law gli aveva sconsigliato. Una volta capito il trucco, ovviamente, il ragazzo iniziò a fare il doppiogioco e a consigliargli la legna che in realtà non andava bene. E quando Kidd se ne accorse...

Andò a finire che, innumerevoli battibecchi e infiniti insulti dopo, raccolsero una discreta quantità di legname e tornarono al luogo prescelto. – Ecco fatto. – sospirò Law, saltando su un ramo basso e rimanendo appollaiato lì.

Kidd grugnì un assenso, sdraiandosi contro un albero.

Rimasero in silenzio per un po', tanto che Kidd credeva che Law stesse dormendo là appeso a quel ramo. Invece... – Già che siamo qui perché non mi dici qualcosa su di te, Eustass-ya? – propose, e anche se Kidd aveva gli occhi chiusi riusciva a figurarsi alla perfezione il sorriso di sufficienza appena abbozzato sul volto del ragazzo.

– Che cazzo ti importa? – si lamentò, socchiudendo le palpebre.

Law si strinse nelle spalle. – Così, per passare il tempo. Al tramonto manca ancora un bel po'. – fece notare. – E sinceramente, è un po' che non parlo con qualcuno. Va bene un argomento qualsiasi... non lo so, hai qualcuno che ti aspetta, al Distretto 3?

Kidd si ritrovò a rispondere prima ancora di pensarci su. – Un paio di amici, Heat e Wiress. Avevano... hanno la mia stessa età. – si corresse subito. Perché aveva parlato al passato? Loro stavano ancora bene, no? Eppure...

– È tutto così distante, vero? – soffiò Law, quasi a se stesso.

Kidd raddrizzò la testa. – Eh?

– No, niente, lascia stare. – sorrise Law. Ma era un sorriso amaro, quello.

Kidd annuì piano, quasi meccanicamente, leggermente turbato. – E tu... anche tu hai amici, a casa?

Law parve riscuotersi dai suoi pensieri. – Ah, sì... si chiamano Bepo e Shachi. Hanno un anno meno di me... Chissà come se la cavano. Toccava sempre a me tirarli fuori dai guai.

Kidd sbuffò. – Se è per questo, anche a me toccava darmi un gran daffare per quei due idioti.

Sospirarono quasi in simultanea, e la cosa sembrò sconvolgerli più di tutto il resto.

– È stata una gran fregatura. Proprio quest'anno... – decise Law alla fine, abbandonandosi contro il tronco dell'albero e mettendosi a cavalcioni sul ramo a gambe larghe. Kidd distolse lo sguardo.

– Che stai dicendo? – chiese invece.

– La Mietitura. Una Mietitura dopo questa e avevo finito. Insomma, facevo diciassette anni tra due settimane. Invece mi hanno fregato, tutto qua. – spiegò Law, come se fosse stato ovvio. Ma Kidd aveva come il sospetto che gli stesse nascondendo qualcosa... – Vale anche per te, no?

Kidd scosse la testa. – Io ho sedici anni. – rivelò, funereo.

Law trattenne un sorriso. – Ma a voi del 3 insegnano a combattere per gli Hunger Games, no? Nel 12 le cose sono un tantino diverse.

– No, non è vero. A malapena ci insegnano a leggere e scrivere, figuriamoci ad usare un coltello! È tutta abilità naturale, questa. – ghignò Kidd, e se Law fosse stata una qualunque altra persona sarebbe senza dubbio crollato a terra, atterrito da quella sua espressione terrificante.

Si limitò ad annuire. – Oh, io ho avuto un certo tipo di istruzione, invece. Diciamo che quando mi hanno insegnato la vivisezione forse non si aspettavano che la sfruttassi in questo modo, però... le basi c'erano.

– È questo che hai mostrato agli Strateghi? Tu che apri una rana? – chiese Kidd, sarcastico.

Law sorrise, sadico. – Più o meno.

E Kidd preferì non indagare.

– In ogni caso, da quando una certa persona mi ha fregato tutti gli arnesi, non mi posso più divertire quando ammazzo gli altri Tributi. Il pubblico sarà davvero scontento. – commentò Law, allusivo.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Ecco, parliamone. In quello zaino c'erano tre bisturi, ago e filo, due forbici e altri mille arnesi da dottore. Da dove cazzo sono usciti? Non sembra il genere di cosa che si trova alla Cornucopia.

Law sembrò pensarci su un attimo prima di rispondere. – Beh, alcune cose erano davvero nella Cornucopia. Potrei... averli convinti a metterceli, sai. Avranno pensato che sarebbe stato divertente.

Kidd assottigliò lo sguardo. – Alcune cose... e le altre? Non è possibile che... – lo accusò.

– Sponsor. – rispose tranquillo il ragazzo, interrompendolo. – Il terzo giorno.

Kidd rimase un attimo senza niente da dire. – Ah. – commentò alquanto banalmente alla fine.

– Che c'è? Non mi ritieni abbastanza bello per ricevere fiumi di sponsor? Ho preso dieci, sai? – ridacchiò Law, rimettendosi seduto a gambe unite e dondolandole avanti e indietro.

Kidd borbottò un “deficiente”, raddrizzando la schiena. – Io pure. – ribatté con aria di sfida.

Il “regalato” di Law non sfuggì alle orecchie attente di Kidd, ma sfortunatamente non c'erano pigne a portata di mano. Finse di alzarsi con uno scatto, e godette intimamente nel vedere Law sobbalzare di riflesso.

Sponsor, quindi. Kidd cacciò in fondo alla sua testa quella vocetta fastidiosa che gli diceva che lui mai, nemmeno quando Killer era sul punto di morire, aveva ricevuto uno straccio di sponsor. E invece quel Law ne poteva avere quanti gli pareva, giusto per soddisfare il suo spirito sadico...

– Allora?

– Eh? – chiese subito Kidd, spaesato.

Law sbuffò, divertito. – Certo che sei tardo... ti ho chiesto di riavere i miei arnesi.

Kidd sapeva che mentirgli dicendo di non averli più sarebbe stato inutile, quindi si limitò a sospirare. – Sono nel mio zaino.

Law fece per saltare giù dal ramo, allegro, quando un tintinnante suono assai noto lo fece immobilizzare. Possibile che fosse...

– Oh, che bravi. – commentò Law, deliziato. Con un agile salto si arrampicò su un ramo più in alto per recuperare un piccolo paracadute argentato.

Kidd sentì salire l'eccitazione. Uno sponsor! Perché proprio adesso? Di che cosa avevano bisogno? Possibile che fosse un'arma?

Law lo affiancò in un balzo, reggendo fra le mani il piccolo oggetto d'argento. – Vediamo un po' cos'abbiamo qui. – mormorò, aprendolo con un colpo deciso.

Kidd studiò a lungo la scatoletta che si trovava all'interno del paracadute. Inutilmente. – Che cazzo è? – chiese, scocciato.

Law lo prese in mano con circospezione e se lo rigirò tra le mani. – Uno spray. – decise alla fine.

Kidd lo fissò come se fosse matto. – Uno spray?

Law annuì, agitandolo. – Sì, proprio una bomboletta spray. Che è, ci mandano un deodorante perché non ci laviamo abbastanza?

Kidd, per dirla nella maniera più schietta possibile, si stava incazzando. – E che me ne faccio di uno spray, si può sapere?

– Per ora teniamolo. – decise Law. – Chissà quanto sarà costato, al tuo Mentore o al mio. Ci dev'essere un motivo.

Kidd stava per rispondere che, motivo o no, lui di uno spray non sapeva proprio che farsene, grazie tante, e che a suo parere dovevano solo bruciarlo, quando il secco suono di tre cannoni e un boato terrificante li fece congelare. – Sta crollando un settore.– commentò freddo Law, per poi saltare agilmente sulla cima dell'albero su cui si trovava. Kidd lo seguì con altrettanta scioltezza (gli alberi ce li avevano anche loro del Distretto 3, grazie tante), finché non raggiunsero un ramo abbastanza alto per avere una visuale soddisfacente.

Lo spicchio di Arena opposto al loro fumava ancora di macerie e desolazione, ma non era il solo. – Chi è morto? – sbottò Kidd. Ancora faceva fatica a capire di quali settori si parlava. Se era quello di Vergo...

– I due Tributi del 6. – rispose Law, distaccato. – Insieme. Fino a stamattina erano ancora vivi entrambi... E anche quella del 4. Non era molto furba, li avrà uccisi entrambi nel loro territorio. È crollato anche il quarto settore perché il suo compagno l'avevate ucciso voi, sbaglio? – sospirò, facendosi scivolare giù e ritornando velocemente a terra, senza nemmeno aspettare la risposta.

Kidd lo raggiunse in un istante, e rimasero a fissarsi negli occhi per qualche istante. – E adesso? – chiese semplicemente il rosso.

– Adesso, caro Eustass-ya, possiamo dedicarci al vero motivo per cui quest'alleanza sta in piedi. – rispose Law senza scomporsi. – Troviamo un modo per... eliminare la concorrenza.

Sui loro volti si aprì lo stesso identico ghigno.

Sarebbe stata una lunga chiacchierata, quella.

 

* * *
 

– Sia chiaro, io ucciderò Vergo.

– Tutto tuo, basta che lasci a me Doflamingo.

– Però devono soffrire.

Ovvio. Saranno gli ultimi a morire. Prima dobbiamo fare fuori le altre, così si sentiranno sempre più come dei topi in trappola.

– È quello che si meritano.

– Vedrai, quando avrò finito con i loro corpi sarà impossibile distinguere un estremità dall'altra.

– Stai bluffando.

– Vuoi scommettere?

– Aspetta di vedere come li concerò io: altro che distinguere un'estremità dall'altra, non crederai nemmeno che sia mai stato un essere umano!

Andavano avanti così da almeno un paio d'ore, senza stancarsi di immaginare metodi di tortura sempre diversi e raccapriccianti. Ormai era calata la notte, e il fuoco che avevano preparato scoppiettava allegramente. Kidd e Law se ne stavano sdraiati ai lati opposti del falò, le loro teste separate solo dalle fiamme. L'Inno di Capitol City aveva annunciato quello che già sapevano, ossia che i Tributi del 6 e la ragazza del 4 erano passati a miglior vita. Rimanevano solo loro, i restanti Favoriti e Baggy, ma quello era una minaccia così insignificante che nemmeno la prendevano in considerazione.

– Magari questo spray può servirci a qualcosa... – commentò Law, rigirandoselo tra le mani.

– Magari puoi tirarlo in un occhio ai tuoi nemici, perché non ci provi? – ribatté Kidd, sprezzante.

Law decise di ignorarlo, iniziando a lanciarlo in aria e a riprenderlo al volo. – Scusa, se non servisse a niente, perché mandarcelo? Uno sponsor non arriva per caso.

Kidd alzò le spalle. – Ma a che cosa potrà mai servire una cazzata del genere! Guarda, giusto perché l'ho visto arrivare dall'alto ed era giorno, altrimenti non avrei mai creduto seriamente al fatto che ce l'avessero mandato i nostri Mentori. Avrei pensato subito ad uno scherzo, o...

Law si alzò di scatto, folgorato. – O una trappola. – terminò, gli occhi brillanti. – Ce l'hai ancora la mongolfiera?

Kidd si mise a sedere, grattandosi la testa. – Sì, ma per... oh. – e sul suo viso si andò a disegnare lo stesso identico ghigno di Law.

– Eustass-ya, tu sei un genio. – proclamò Law, un baluginio euforico negli occhi. – Se riusciamo a rimettere insieme la mongolfiera vuota, e a farla cadere vicino al loro accampamento...

– Dev'essere notte, così non si accorgeranno che è caduta da un albero.– si intromise Kidd.

– Giusto. – concesse l'altro. – Aspetteremo il turno di notte di una delle ragazze. Il nostro più grande vantaggio è che sono tanti. Se uccidiamo la compagna di Vergo nel suo settore mentre Vergo è ancora in vita, questo non crolla. Possiamo farlo nel loro territorio.

Kidd armeggiò un po' col contenitore per chiuderlo. – Ci vorrebbe un cacciavite...

– Va bene questo? – domandò Law passandogli un bisturi. Kidd lo fissò scettico, poi sospirò. – Me lo farò andar bene. – glielo strappò di mano e prese a lavorarci su. In pochi istanti la mongolfiera pareva non essere mai stata toccata.

– Meraviglioso. – affermò Law, lanciandola in alto. Questa tintinnò per pochi secondi, prima di atterrare nuovamente tra le sue mani. – È geniale.

Kidd grugnì. – Vedi di non romperla. Allora, concentriamoci sui dettagli. Come facciamo?

Law si grattò la testa. – Cerchiamo di non essere avventati. Domani possiamo andare in ricognizione: è importante decidere da dove farla partire, se stanno in una radura o che cosa. Poi... dobbiamo fare in modo che la mongolfiera si sposti un poco lontano, abbastanza perché la nostra vittima non abbia altra scelta se non correrle dietro.

– Perché? Non possiamo ammazzarla là? – si indispettì Kidd.

Law sospirò, divertito. – Certo che sei lento... – ignorò l'insulto del compagno e proseguì. – Non la uccideremo nelle immediate vicinanze per lo stesso motivo per cui non irromperemo nel loro accampamento facendo roteare una clava. Non possiamo affrontarli tutti e quattro contemporaneamente, dobbiamo evitare di coinvolgere Vergo e Doflamingo. Se riusciamo a far allontanare la vittima a sufficienza, tanto da poterla colpire ma non uccidere, i suoi compagni non si accorgeranno della sua morte finché non sparerà il cannone. E allora saremo abbastanza distanti.

Per quanto Kidd si sforzasse, non riuscì a trovare una singola osservazione da fare. Quindi si limitò a grugnire un assenso.

Law lo osservò brontolare qualcosa e aggiungere un ciocco di legno al falò, soffermandosi a lungo sulla sua figura alta e massiccia. Da quanto tempo non si sentiva in quel modo? Avevano un piano, uno serio, questa volta. Con il finto sponsor potevano uccidere le ragazze, e per quanto riguardava Vergo ci avrebbe pensato Kidd. Lui poteva concentrarsi su Doflamingo senza nessuno ad intralciargli la strada.

Non è che stesse usando Kidd per arrivare al suo scopo -o meglio, lo stava facendo, ma anche Kidd stava usando lui. Eppure stava provando qualcosa di strano, in quel preciso istante.

L'ultima volta che si era sentito in quel modo risaliva al giorno in cui, con Bepo e Shachi, aveva derubato la pasticceria del Distretto 12 e aveva fatto indigestione di dolci. Quel senso di ebbrezza, soddisfazione... sapeva che era sbagliato e pericoloso, ma godeva nel farlo, e l'avrebbe rifatto ancora, se solo se ne fosse presentata l'occasione. Ora si sentiva un po' nello stesso modo, con Eustass Kidd al suo fianco. Sì, perché a furia di parlare e di mettere a punto il loro diabolico piano, si erano ritrovati sdraiati fianco a fianco.

– Il primo turno di guardia lo fai tu, sono stato chiaro? – borbottò Kidd, voltandosi dall'altra parte.

– Come al solito, Eustass-ya. – replicò Law, serafico. Era la terza notte che passava a guardarlo dormire, in fondo.

 

* * *

Avere Law come alleato era una pacchia, nel senso che Kidd aveva dormito sodo tutta la notte senza mai interrompersi, svegliandosi quando il sole era ormai alto nel cielo. Si stiracchiò, guardandosi intorno e venendo colto da un vago senso di inquietudine: dove si era cacciato quell'idiota, adesso?

Balzò in piedi e si guardò freneticamente intorno, finché non individuò quello che per ragioni occulte era il suo alleato immerso fino alla vita nell'acqua del fiume.

– Che c'è, paura di puzzare? – lo prese in giro, sprezzante.

– Finché si può... – commentò Law, noncurante. – Non mi dirai che ti stavi preoccupando per me, vero? – ridacchiò all'occhiataccia di Kidd e proseguì. – Ero già stato qui con Penguin qualche giorno fa, e fino a ieri mattina questo posto era pieno di piranha. – glielo comunicò così, senza nessuna sfumatura nel tono di voce che mostrasse paura o inquietudine.

Kidd prese un respiro profondo. – Qua c'erano piranha.

– Esatto.

– Ma oggi non ci sono.

– Neanche ieri sera, ho controllato prima di proporre di fermarci.– si affrettò ad assicurargli Law. – È per questo che ieri mi sono ritrovato nel settore di Baggy: cercavo un posto dove lavarmi. Poi sei arrivato tu a fare confusione...

Kidd prese un respiro profondo, sbuffando. Ha fatto il turno di guardia. Non puoi picchiarlo. Niente da fare: ripetersi le cose nella testa, al contrario di quello che diceva Killer, non era affatto utile. Una stretta all'altezza dello stomaco accompagnò il pensiero del suo ex-alleato, e si chiese confusamente se era la stessa sensazione che provava Law da quasi quattro giorni, quando l'aveva visto per la prima volta in mezzo a quelle sabbie mobili.

– Come fai? – gli chiese d'impulso.

Law si voltò, confuso. – Eh?

– Il tuo alleato è morto. Deve averlo fatto fuori Doflamingo. Eppure parli di lui come se niente fosse, è... – già si pentiva di aver parlato, mentre un sorrisetto faceva capolino sul volto del suo alleato.

– Devo intendere che tu invece soffri tremendamente la mancanza di Killer-ya? – domandò, provocatorio.

Nessuna debolezza. C'erano poche regole, nell'Arena, ma quella era la più importante. – Chi, io? – sbuffò, cercando di darsi un tono. Quando mai aveva pensato di parlarne con lui...

Ma Law lo stupì. Invece di rigirare il coltello nella piaga si limitò a sospirare, voltando la testa dall'altra parte. – È ovvio che mi manca. Il mio alleato, intendo. Era un idiota di prima classe, rompipalle e rumoroso, non sapeva reggere un'arma che fosse una e continuava a fare casino in ogni situazione. Però... era allegro, capisci? E anche buono, di quel genere di bontà che ti fa cadere le braccia. E mi sopportava meglio di come fai tu. – il sorriso che gli salì alle labbra era freddo e sprezzante. – Non guardarmi così, eh! – Kidd, davanti a lui, lo fissava incredulo. – Te lo sto dicendo perché anche tu ricordi. L'unica cosa che si può fare per loro è ricordare. Non lamentarsi, non piangere, non rimproverarsi. La gente muore, non c'è niente di strano: è giusto così, siamo agli Hunger Games. Non dirmi che sei uno di quei deficienti sentimentali che passano la vita a rimpiangere ciò che è fatto e ad annegare il dolore nelle canzoni drammatiche strafogandosi di cioccolata. – concluse, lanciandogli un lungo sguardo indagatore.

Kidd era seriamente sconvolto. Quello era il Trafalgar Law che aveva conosciuto lui? Seriamente? – Mai mangiato cioccolata in vita mia. – disse con un certo orgoglio. – E comunque no, certo che no. Per chi mi hai preso? – Eppure in qualche modo già si sentiva meglio: poteva ricordare Killer, in fin dei conti. E se voleva vincere, quel ragazzo sarebbe dovuto morire comunque, quindi non aveva senso essere tristi.

– Sarà... – commentò Law, sul vago. – Di' un po', tu, ma da quant'è che non ti dai una lavata?

Kidd intuì le reali intenzioni dell'altro un istante troppo tardi. Prima che riuscisse a balzare al riparo, si ritrovò già completamente fradicio.

Mentre si toglieva la maglietta e si tuffava di peso nel lago per investirlo con quanta più acqua possibile, si chiese confusamente se quello non fosse per caso un metodo poco ortodosso per troncare il discorso di prima ed impedire a Law di pensare a Penguin e a lui di pensare a Killer.

Poi decise che non era importante, non quanto fargliela pagare molto cara per aver osato inzupparlo.

 

* * *

 

– Allora, quanto manca?

– E cosa ne so? Vedi per caso un cartello con su scritto “settore Uno”? Non sarebbe un po' banale?

– Io amo la banalità, è così rilassante...

– Beh, purtroppo gli Strateghi non la pensano come te, Eustass-ya. Quindi continua a camminare e basta.

Erano un marcia da circa mezz'ora, e probabilmente si trovavano già nel settore Uno, perché avevano trovato le tracce del ultimo falò dei Favoriti (risaliva alla sera precedente, non più tardi), ma da lì in avanti niente. – Possibile che se ne siano andati in un altro settore? – domandò Kidd. – Intendo dire, magari stanotte hanno dormito qui, e ora hanno spostato tutta la loro roba da un'altra parte...

– Beh, in fondo ne hanno a disposizione due. Saranno nel settore di Vergo e di quella... Miss Double Finger? – replicò Law alzando le spalle. – È probabile che cambino settore ogni sera, per depistare noi. L'accampamento che abbiamo appena passato sembrava piuttosto abbandonato.

Kidd sbuffò. – Stiamo camminando da ore. Dev'essere passata l'ora di pranzo.

– Intendi dire che ti va di andare a caccia? – sorrise Law, fermandosi.

Kidd sbuffò. – A me deve andare? E tu nel frattempo cosa intendi fare, metterti a dormire? – Avrebbe anche avuto senso, considerato che non lo faceva da un po'.

– Potremmo tornare un po' indietro, così da accendere il fuoco sui resti del loro vecchio falò. – ragionò Law senza dar segno di averlo ascoltato. – Su, vai, che aspetti? – ghignò, facendo per allontanarsi.

– Ehi, un momento! – lo fermò Kidd, indignato. – Perché io devo cacciare e tu no?

Law inarcò un sopracciglio. – Non ho detto che io non caccerò. Solo, ti sembra effettivamente il caso di farlo insieme?

No, a Kidd non sembrava effettivamente il caso. – Va bene, come vuoi. – borbottò. – Ci troviamo al falò che abbiamo visto prima tra un'ora?

Law ghignò. – D'accordo, come ti pare. A dopo! – lo salutò, e si incamminò nella foresta.

 

* * *

 

Kidd era decisamente soddisfatto. Sì, insomma, aveva fatto una buona caccia, no? Persino quel dottore da strapazzo avrebbe dovuto ammetterlo. Sapeva che quel tipo di conigli era commestibile, ed era riuscito a fare fuori anche un paio di scoiattoli.

Tornò al punto in cui avevano visto il vecchio accampamento del Favoriti senza troppe difficoltà, ma di Trafalgar Law nessuna traccia. Sospirò, scocciato: doveva sempre fare tardi, vero? Eppure un'ora era passata da un pezzo, ne era certo.

Rimanere lì fermo in mezzo alla radura era pericoloso: si trovava pur sempre in un settore del nemico, era una preda facile. Ma insomma, come faceva a mangiare se non accendeva un fuoco? Non è che gli andasse di mangiare un coniglio crudo.

– Oh, al diavolo. – sbottò, sedendosi a terra. Scuoiò il coniglio e accese il fuoco: che venissero, se lo volevano fare fuori. Lui non aveva paura, figuriamoci! E quando Law sarebbe arrivato... oh, lo avrebbe menato ben bene, per aver osato fare così tardi. Insomma, non è che lui fosse lì ai suoi comodi, dopotutto.

Il coniglio fu pronto prima che Law facesse la sua comparsa. Kidd ne mangiò metà, iniziando a sentirsi un po' inquieto. Ma quanto tempo era passato? E se quell'idiota di un medico si fosse fatto catturare dai Favoriti? Eppure non aveva sentito nessun cannone, no, meglio non essere catastrofici prima del tempo. Cosa dicevano sempre Heat e Wire? Respira.

Dovevano essere quasi le cinque del pomeriggio, e Kidd decise che ne aveva abbastanza di starsene lì: non era mai stato un tipo paziente. Poteva farsi un giro, no? Magari Law si era solo addormentato. Ma se poi veniva al punto di ritrovo e non lo trovava? Sospirò, passandosi una mano sulla fronte. Quanti casini gli faceva passare quello stronzo... Oh, basta, non ne poteva più di stare fermo a non fare niente! Lo sguardo gli cadde su un pino proprio lì davanti: sogghignando, posò al centro dell'accampamento due pigne che puntavano verso est, e si allontanò in quella direzione. E se non capiva un'allusione del genere, allora Law era solo un deficiente.

Iniziò a camminare a vuoto, facendo attenzione ad ogni rumore sospetto che sentiva: non dimenticava di trovarsi in territorio nemico, dopotutto.

Più passava il tempo, però, più si preoccupava. In fondo, cosa sapeva lui di Trafalgar Law? E se fosse stato in combutta con i Favoriti sin dal principio? Di una persona del genere, come poteva fidarsi?

Oh, tutta quella situazione era assurda! Si erano dati appuntamento entro un'ora e ne erano passate almeno quattro, se non di più. A quel punto, perché Kidd continuava a cercarlo? Poteva essere stato catturato, o passato dalla parte dei Favoriti, o...

Si immobilizzò, trattenendo il fiato: oltre quel cespuglio c'era di sicuro qualcuno. Attese un istante per essere sicuro di non esserselo sognato poi sibilò: – Trafalgar, brutto stronzo, sei tu?

Se non rispondeva, avrebbe attaccato. Subito.

– Sì, sono qui. – rispose una voce ovattata. Era lui, senza dubbio.

Kidd mascherò quello che pareva essere sollievo con una dura maschera di disprezzo e risentimento. – Ma lo sai che ore sono? E cosa stai facendo, qui? Vaffanculo, mi hai fatto aspettare un'eternità! – “Mi hai fatto preoccupare”, però, non gliel'avrebbe detto.

Law uscì allo scoperto, il solito ghigno strafottente dipinto in faccia. Ma c'era qualcosa di diverso, quella volta, come se si stesse sforzando davvero tanto di nascondere qualcosa di tragico. Sembrava anche messo male, come se fosse caduto da qualche parte: parte dei vestiti era strappata, e c'erano graffi sulle mani e sulla faccia. Ma la cosa peggiore era lo sguardo, davvero. Kidd immaginò che avesse a che fare con Penguin e finse di non accorgersene.

Quello su cui non poteva passare oltre, invece, era il ritardo del ragazzo. – Ma insomma, dico! Quando si dice “un'ora” si intende “un'ora”! Per quel che ne sapevo potevi essere stato catturato, o essere passato al lato oscuro, o...

– Ti sei preoccupato per me, Eustass-ya? – chiese semplicemente Law.

Ancora. Quanto cazzo ci avrebbe messo prima di capire che non si sarebbe mai preoccupato per un deficiente del genere? Era solo... si era solo innervosito, ecco. – Ma figurati. – replicò, infastidito.

Law ghignò, e c'era qualcosa di più vero, ora, in questo ghigno. Qualcosa di più naturale. – Beh, diciamo che ho avuto una specie di contrattempo. – sospirò, con un tono che chiudeva la questione. – Ho mangiato qualcosa per conto mio.

Kidd non ne era molto convinto, ma erano forse fatti suoi?

– Bene. – disse, sollevando un sopracciglio. – Quindi ti aspetti che io mi accontenti così, senza sapere dove sei stato per queste, saranno state quattro ore, e...

– Andiamo, non possono essere state più di due, e poi...

– Non interrompermi, bastardo! Per quanto ne so potresti esserti messo d'accordo con i Favoriti per la mia testa, e allora...

– Se ti avessi voluto morto ti avrei accoltellato nel sonno! Non pensi che...

Ma si interruppe bruscamente, appiattendosi subito a terra. – E adesso cosa... – gridò l'altro, adirato, ma tacque subito dopo: anche lui li aveva sentiti. Si nascosero entrambi sulla cima di un albero, e fecero appena in tempo. Subito dopo, infatti, apparvero quattro figure rumorose e sghignazzanti. E non ci voleva un genio per capire di chi si trattasse.

– Possibile che non li abbiamo ancora trovati? – chiese Miss Valentine, sbuffando.

– Sicura di aver cercato bene, mia cara? – domandò Doflamingo, mellifluo.

Law si irrigidì, ma non disse niente. – Andiamocene. – ordinò Kidd.

Vergo alzò la testa di scatto. – Avete sentito?

Law gli lanciò una gomitata e rimase immobile ad ascoltare.

– Vergo, ti immagini le cose! Abbiamo girato tutto il settore Tre, poi anche l'Undici. E lui continuava a dire “Senti, sono qua! Oh, ascolta, questo è di sicuro uno di loro!” E invece niente. O quei tipi non si trovavano lì, o si sanno nascondere molto bene, dammi retta. – sbuffò la ragazza del 2, una che tutti si ostinavano a chiamare Miss Double Finger, incrociando le braccia. – Non ridete, è stato faticoso! – si lamentò. – E il pubblico vuole il sangue, capite? Il sangue. È stata una giornata noiosa. – concluse, sedendosi a terra con aria capricciosa.

– Su, cara, non fare così. – sorrise Doflamingo. – Noiosa, adesso... Non penso che il pubblico possa propriamente lamentarsi. – ridacchiò prima di passarle un braccio attorno alle spalle. – Ti prometto che entro domani li faremo fuori tutti e due, contenta? Dai, che siamo quasi tornati all'accampamento.

Kidd e Law trattennero il fiato. Quindi non facevano avanti e indietro dal settore uno al settore due, come avevano immaginato. I Favoriti avevano un accampamento fisso, quello in cui Kidd aveva mangiato: non si erano incontrati solo perché Doflamingo e gli altri avevano intrapreso una campagna alla ricerca di Kidd e Baggy... Sì, avevano citato solo i settori Tre e Undici. E Law, allora?

Anche lui non faceva parte dei Favoriti, giusto? Kidd stava per chiedere -esigere- spiegazioni, quando Miss Valentine parlò. – Certo, così rimarremo soltanto noi e il carissimo Law, l'amore segreto del nostro Doflamingo!

Law sbarrò gli occhi. – Ok, andiamo. – affermò, tirando Kidd per un braccio.

– Ma sei pazzo? Ci faremmo scoprire! – soffiò l'altro, confuso.

– Non importa, andiamocene! – ribatté il ragazzo con lo stesso tono, ma quando Vergo corrucciò le sopracciglia tacquero all'istante. Law pareva sul punto di vomitare.

Doflamingo rise. – Miss Valentine, tesoro, sei sempre così divertente... – commentò, affilando il suo coltello. Era appoggiato all'albero su cui erano arrampicati Kidd e Law. – Amore segreto, addirittura... Suo padre veniva spesso al Distretto 1 per lavoro. Ci conosciamo sin da quando eravamo bambini, tutto qua.

Miss Valentine esplose in una risata scarna. – Certo, tutto qua! Me lo ricordo, io. Lui scappava e tu lo rincorrevi. Avevate un anno di differenza, ma sembravano cinque! – rise al ricordo, mentre Law stringeva con forza il ramo a cui erano aggrappati.

– Mi faceva pena, tenerezza, insomma, chiamala come vuoi. Mi interessava. – si difese Doflamingo, sorridendo. – Era... come dire...

– Una cavia? – suggerì Miss Double Finger, sghignazzando.

Scoppiarono tutti a ridere, per motivi a Kidd sconosciuti.

– Sicuro! – gridò Doflamingo, che quasi lacrimava dalle risate. – Un'ottima cavia, a onor del vero! No, siamo seri. Ero giovane, volevo fare nuove esperienze... – aggiunse subito, facendo smettere tutti gli altri di ridere. – Quanti anni avremo avuto? Quattordici?

– Lui tredici e tu quasi quattordici. – lo corresse Miss Valentine, maliziosa. – È stato quell'inverno delle polmoniti, giusto?

– Hai ragione, hai ragione. Mi ero ammalato anch'io, certo. Suo padre era venuto da noi, e siccome io ero in isolamento hanno mandato Law a farmi compagnia. Nella mia stanza. Da soli. Ah, quanti ricordi... – ghignò il ragazzo.

Vergo sbuffò, trattenendo un sorriso. – Cos'hai fatto a quel bambino, Doflamingo?

– Lo dici come se gli avessi fatto chissà quale torto! – sbuffò quello, arricciando il labbro in maniera infantile. – Guarda che stavamo insieme già da almeno quattro anni! Insomma, ci stava. – Scoppiarono tutti a ridere. – Dovevate sentirlo! – gridava Doflamingo in preda alle risate. – Ancora, Dofly, ancora! Di più, spingi, spingi! È un vizio che non ha mai perso, lo sapete? Anche la settimana scorsa, all'addestramento...

– Dai, è vietato ferire altre persone prima dell'Arena! – finse di rimproverarlo Miss Valentine.

– Ma se ti ho detto che ci stava!

– Lasciami dubitare... Scommetto che ora si è messo con quel rosso del 3. Era da quelle parti quando Vergo ha fatto fuori il biondo del 5, no? Scommetto che ora si sono alleati. Scommetto che passano tutto il tempo insieme. Scommetto che l'hanno già fatto! Sei geloso, vero? – ridacchiò Miss Double Finger, allusiva.

– Chi, Eustass?

– Sì, è vero, era lì. Li ha pure aiutati a scappare, secondo me.

– Allora, Dofly, sei geloso?

Il ragazzo si sistemò gli occhiali da sole, ghignando. – Non scherzate. Io conosco il mio ragazzo, e figuriamoci se si allea con qualcuno! Non è il tipo, credetemi: lui lavora da solo. L'ho incontrato giusto poco fa, sapete? – Kidd trattenne il fiato. – Abbiamo avuto... un incontro interessante, diciamo così. – e giù a ridere. – E non prendetemi in giro, ve l'ho detto mille volte, piace anche a lui! Stiamo insieme da più di metà delle nostre vite, chiaro? Dicevo, posso stare tranquillo: me l'ha assicurato lui stesso, che lavora da solo. Non cercherà mai un'alleanza, perché non sarà mai in grado di mettere la sua vita nelle mani di qualcun altro. È fatto così. – si leccò le labbra, e a Kidd veniva da vomitare. – Su, muoviamoci, che ho fame. Guardate un po' voi se mi tocca raccontarvi la storia della mia vita...

Si allontanarono, ridendo e spingendosi, e Kidd non aveva il coraggio di voltarsi a guardare il suo alleato. Possibile che quello che aveva sentito fosse vero? Trafalgar gli sembrava tutto tranne che un tipo del genere. Ma allora...

Voltò la testa, deciso ad una spiegazione esauriente, ma per poco non cadde dall'albero dalla sorpresa: di Trafalgar Law, il suo alleato, non c'era più nessuna traccia.

 

* * *

 

I suoi arnesi. Alcune erbe curative e un paio di piante commestibili. Una borraccia mezza vuota. Il famoso Spray che Kidd avrebbe voluto buttare via.

Questo era tutto ciò che il suo zaino conteneva. Law l'aveva svuotato e controllato per bene per assicurarsi di non avere nient'altro, ma dovette rassegnarsi al fatto che tutto il resto – le coperte, la torcia, le borracce piene d'acqua, la carne avanzata e soprattutto il paracadute – era rimasto nello zaino di Kidd. Per le coperte e il resto non era un grande problema, se la sarebbe cavata: aveva ancora i suoi due coltelli nascosti nei vestiti, poteva cacciare. Ma come faceva per il paracadute? Non poteva essere sicuro che Kidd attuasse il loro vecchio piano, dopotutto. Ma d'altro canto era ovvio che non poteva più farsi vedere dal suo ex-alleato, non dopo quello che aveva sentito!

Si trovava in cima ad un albero del settore Tre. D'accordo, la cosa poteva sembrare priva di senso, dal momento che non voleva più avere rapporti con Kidd, ma doveva recuperare il paracadute, andiamo! Non è che avesse avuto intenzione di seguirlo. Non dall'inizio, almeno.

Dopo essersi accorto della sua sparizione, Kidd lo aveva cercato. Lo aveva cercato con quel suo cipiglio a metà tra l'offeso a morte e il preoccupato, continuando a borbottare insulti così coloriti che un paio di volte Law rischiò quasi di farsi scoprire ridendo troppo forte. Ogni cinque minuti sembrava sul punto di lasciar perdere e andare via, poi borbottava un altro insulto e continuava a cercarlo. Law lo spiava dall'alto degli alberi, seguendolo a debita distanza. Era rimasto là dietro finché Kidd non si era arreso ed era andato verso il suo settore, sbagliando pure strada un buon numero di volte. Seguirlo in quel modo era strano, gli dava una sensazione di sbagliato, ma... ma non poteva certo tornare da lui, no?

L'aveva detto anche Doflamingo, prima. Che non era fatto per avere un alleato.

Pure lui, poi: incontrarlo così mentre cacciava era stato uno shock; e chi se l'aspettava? Aveva provato a evitarlo, poi a combattere. Ma Doflamingo... Oh, beh, non che non ci fosse abituato. E non che non fosse stato piacevole. Insomma, fare sesso con lui era una cosa che non amava fare, ma ormai aveva iniziato a vederla con filosofia: era il giocattolo preferito del grande Donquijote Doflamingo, non c'era niente da fare. C'era di peggio, no? In qualche modo, il destino di quel ragazzo viziato e capriccioso era legato al suo, lo aveva sempre saputo. Si era quasi rassegnato ad un futuro con lui, fatto di fughe, di capricci, di sospiri, regali, abbracci, momenti di piacere e momenti col naso tuffato nei libri per cercare di dimenticare, ma poi... Poi Doflamingo aveva detto di volersi offrire volontario agli Hunger Games.

Da vincitore potrò darti qualunque cosa, Law, qualunque cosa vorrai! – gli aveva detto.

L'idea che Law volesse una vita senza di lui non l'aveva nemmeno sfiorato.

Ma l'ironia del Destino aveva voluto che anche lui fosse stato pescato alla Mietitura, e da allora, beh, Law ne aveva fatto una questione personale. Era una faccenda tra loro due e nessun altro. Sarebbe riuscito ad ucciderlo? Oppure sarebbe stato Doflamingo a porre fine ai suoi giorni? Il suo piano era di vedersela loro due da soli, e al diavolo il resto. Ovviamente, poi, il suo piano era andato a quel paese quando aveva incontrato Penguin. E poi quel demente di Eustass Kidd. Kidd... Insomma, basta. Non doveva pensare a lui, non adesso che non erano più alleati. Aspettava che si addormentasse, gli rubava il paracadute e non lo uccideva perché, andiamo, farlo in quel settore equivaleva al suicidio; poi si dirigeva verso l'accampamento dei Favoriti e proseguiva col piano. Semplicemente questo.

Per passare il tempo, rovesciò sul ramo su cui si trovava tutti gli oggetti contenuti nel suo zaino. I suoi arnesi, uno in fila all'altro. La borraccia. Era ancora mezza piena, ma il giorno dopo avrebbe dovuto trovare un corso d'acqua. Quelle foglie dal sapore disgustoso... ne masticò un paio, giusto per placare momentaneamente i morsi della fame: il pesce che aveva pescato prima di incontrare Doflamingo, quella mattina, non lo aveva saziato per niente. E poi lo spray. Se lo rigirò tra le mani, studiandolo con attenzione. Non c'era scritto niente, era un semplice cilindro argentato. A cosa poteva servire? Lo agitò: niente di strano. Cautamente decise di spruzzarne un po' per aria, e annusò. Non era velenoso per gli uomini, lui ne sapeva qualcosa. Se ne spruzzò una quantità abbondante sul polso destro, poi la portò al naso. L'odore non era niente di che. Forse un po' forte. Non era neanche cloroformio, però.

Il sole era calato da un pezzo, e il fuoco di Kidd continuava a scoppiettare sotto di lui: il ragazzo se ne stava appoggiato ad un albero, corrucciato. Chissà a cosa stava pensando... Law scosse la testa. Non doveva più pensarci.

Rimase lì per quella che parve un'eternità, aspettando che Kidd finalmente cedesse al sonno. Aveva gli occhi chiusi da un tempo sufficientemente lungo, quando all'improvviso un rumore lo fece scattare. Animali feroci? Perché non se ne stavano alla larga dal fuoco?

Anche Kidd balzò in piedi, afferrando immediatamente la spada. – Cosa volete, bastardi? – ringhiò.

Law abbassò lo sguardo: se non si fosse trattato di lui, del grande Chirurgo della Morte, sarebbe rimasto completamente atterrito.

Uno sciame (si diceva sciame?) di formiche dalle dimensioni di una palla da bowling aveva invaso lo spiazzo in cui si trovava Kidd. Alcune stavano già risalendo il tronco del suo albero. Ma quante erano?

Masticando un'imprecazione, Law scivolò di gran carriera giù dal tronco, facendosi strada tra le formiche con i piedi. Doveva allontanarsi, e subito! Ne osservò di sfuggita un paio da vicino, e i suoi timori divennero realtà: all'estremità del corpo avevano una grande tagliola, che sembrava fatta apposta per strappare interi lembi di pelle.

Ibridi.

 
















Angolo autrice:
Ehm. Come si dice in questi casi... capitolo di rivelazioni?
Insomma, l'avrete capito che questa storia non è basata tanto sulle riflessioni e le introspezioni quanto sui colpi di scena, ahimè. Dunque, l'alleanza si è formata e ha già addirittura un grande piano d'attacco. Fin qui tutto bene. Poi, però... il disastro.
Ora, vorrei che fosse ben chiaro questo: Doflamingo non è un pazzo stupratore assassino o cose simili. Assolutamente. Law ci sta, in qualche modo, perché -come ha fatto notare Doflamingo- è da quando erano praticamente dei bambini che stavano insieme.  Solo che, col tempo, le cose sono degenerate -ma di questo, non temete, si parlerà ampiamente in seguito. Ora, il fatto è che Doflamingo è capriccioso e possessivo. E considera Law di sua proprietà. Questo atteggiamento alla lunga stanca, e ferisce anche, ma Law... non si è mai propriamente allontanato da Doflamingo, ecco. Quindi non vedete il nostro fenicottero come il Sommo Colpevole della storia, perché lui ci crede, ne è convinto, che anche a Law piaccia. Perché d'accordo nessuno ce lo vede a dire "ok, se oggi non vuoi fare sesso me ne andrò a letto con tranquillità rispettando i tuoi desideri", ma d'altra parte non è neanche così malvagio da usarlo e basta, contro ogni sua briciola di volontà. Non il Doflamingo che sta emergendo dal manga.
Tutto qua, per cercare di spiegare al meglio questo assurdo colpo di scena (tenendo presente che quando ho scritto questa roba eravamo circa al momento in cui *SPOILER* Doflamingo spara tre volte a Law e boh, non è che mi sentissi propriamente magnanima nei suoi confronti, ma gli davo comunque il beneficio del dubbio).
Cosa succederà adesso? Kidd e Law scamperanno agli Ibridi che gli si sono parati davanti? Ritroveranno la sintonia di prima? La loro storia farà un ulteriore passo avanti? E lo spray, si scoprirà a cosa serviva? Doflamingo e gli altri verranno finalmente eliminati?
Ci sentiamo sabato prossimo con il capitolo numero tre! (scusate se non vi ho avvertiti prima: salvo imprevisti, aggiornerò ogni sabato, più o meno in mattinata/primo pomeriggio!)
Un bacione, vostra
Emma ^^

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Capitolo 3
*** "Nel senso che puoi guardare." ***


"Nel senso che puoi guardare"


Non è che quella fosse stata una giornata rilassante, per Kidd.

La sua alleanza con Trafalgar Law era durata quanto, ventiquattr'ore? Cioè, insomma, wow. Aveva passato la mattinata a camminare, il pomeriggio a cercare Trafalgar e appena lo aveva ritrovato se l'era visto scomparire da sotto il naso. D'accordo, le rivelazioni che aveva ascoltato erano abbastanza per sconvolgere chiunque, però... insomma, scappare in quel modo era da codardi! Il resto della sera l'aveva speso a cercare di raggiungere il suo settore: attraversare quello del due non era stato semplice, anche perché non è che ci fossero cartelli o cose simili (accidenti a Trafalgar), quindi aveva dovuto arrivare praticamente fino al confine con l'ormai crollato settore quattro per assicurarsi di essere effettivamente al sicuro. A quel punto era ormai calata la notte.

E adesso, che si stava finalmente riposando un po'... ecco che spuntavano fuori quei cosi. Formiche? Ibridi, altroché. Le formiche non erano così grandi, e non avevano quelle mandibole. Si chiese confusamente cosa potesse causare un loro morso. Allucinazioni? Paralisi? Morte? Sfoderò la spada, conscio del fatto che sarebbe stata ben poco utile. Venendo da quella parte aveva incontrato una specie di fiume: magari tuffandocisi dentro sarebbe sfuggito all'attacco, no?

Senza pensarci due volte si infilò lo zaino in spalla e prese a correre con tutte le sue forze; andando a sbattere pochi secondi dopo addosso a una persona che conosceva fin troppo bene.

– E tu che cazzo ci fai qui? – gridò Kidd, le braccia ben salde sulle sue spalle.

– Ti pare il momento? Corri! – gli gridò Law, scrollandoselo di dosso.

Per quanto Kidd si fidasse più dei Favoriti che di lui, per quanto la situazione fosse folle (che ci faceva Trafalgar lì, poi?), per quanto volesse solo spaccargli la faccia in due... ritenne che forse, al momento, correre fosse l'unica opzione che gli consentisse di vivere. E spaccargli la faccia in seguito. Quindi corse.

– Si può sapere tu cosa ci sei venuto a fare nel mio settore, tu? – gridò, sempre continuando a correre.

– Una passeggiata? – ansimò Law, accennando un ghigno. Kidd sentiva di odiarlo.

– Non mi prendere per il culo, Trafalgar! Ce li hai portati tu, questi cosi? – ribatté l'altro, alludendo alle formiche che li stavano per raggiungere.

Law emise quello che, in un'altra sede, sarebbe potuto essere interpretato come un verso sprezzante. – Certo, come no. Li ho costruiti io in laboratorio, poi mi sono malauguratamente sfuggiti di mano e si sono rivoltati contro di me... ma ti sembra? Mi sono venuti addosso!

– E stai scappando dal settore dodici? Wow, che resistenza. – ironizzò Kidd.

Law si interruppe un attimo per saltare una radice sporgente. – E se ne parlassimo più tardi? – propose, ansimando. – Tu credi che nell'acqua non ci prenderanno?

– Che ne so? Lo spero. – rispose Kidd, alzando le spalle con nervosismo.

Ormai si erano allontanati parecchio dal falò, ed era complicato distinguere le ombre, al buio. Infatti Kidd non si accorse della roccia finché non ci andò a sbattere. – Ma che cazz... – imprecò, tastando la parete intorno a sé.

Law lo raggiunse, appoggiandosi alla roccia. – È un vicolo cieco, Eustass-ya. – commentò, serafico. – Si vede che abbiamo deviato... O che gli Strateghi volevano un po' di azione. – si abbassò di scatto. Subito sopra la sua testa volò una palla di fuoco incandescente, che andò a schiantarsi su un albero dietro di loro.

Pure? – gemette Kidd, guardando con orrore le formiche che si avvicinavano.

– È tutta... scenografia. – spiegò Law, un luccichio inquietante negli occhi. – Al buio non si sarebbe visto niente... e al pubblico non sarebbe piaciuto. Giù! – ordinò, poco prima che la seconda palla di fuoco andasse a schiantarsi in mezzo alle formiche.

– Oh, questo è un be... oh. – Kidd trattenne un'imprecazione: le formiche colpite dal fuoco non morivano, anzi: proseguivano la loro marcia circondate dalle fiamme. Doppiamente letali.

– Bene. Cosa facciamo? – rifletté Law.

Kidd sbuffò. – Te lo dico io: venderemo cara la pelle! – fece un passo avanti, la spada sguainata, ma Law gli mise una mano sulla spalla.

– Frena. – commentò, come se la cosa non lo riguardasse. – Sarebbe affascinante vederti soccombere sotto quell'esercito di insetti fiammeggianti, davvero, ma non è il momento. Siamo nel tuo settore. Se muori tu, muoio anch'io.

Kidd ghignò. – Romantico.

L'altro alzò gli occhi al cielo. – Insomma, andargli addosso così non ha senso! Ci serve un piano. Sono piccole, la spada non... ah. – calpestò con forza una formica che era arrivata fino a loro, osservandone attentamente le viscere che si spalmavano sul terreno. Subito dopo ne arrivò un'altra. E un'altra. E un'altra.

Era cominciata.

 

* * *

 

Calpestarle tutte era impossibile. Kidd aveva iniziato a spazzarle indietro con la spada, mentre Law testava la sua mira con i sassi e le rocce che trovava in giro -non aveva intenzione di lanciargli addosso i suoi coltelli, era stato chiaro?

Ovviamente, la cosa non avrebbe potuto durare. Le palle di fuoco gli venivano addosso ad intervalli regolari, ed era un miracolo se la foresta infuocata non li aveva già inghiottiti. Era la fine?

Law reggeva tra le mani un sasso più grande degli altri quando se ne accorse. Alcune formiche li avevano aggirati, e stavano scendendo lungo la roccia che avevano alle spalle dirette verso Kidd, ignaro di tutto. Erano velocissime, e prima che Law potesse anche solo avvisare il suo ex-alleato gli erano già addosso.

Spostati! – ordinò, spingendolo in avanti. Non poteva permettere che morisse, non nel settore in cui si trovavano. Kidd riuscì ad evitare l'assalto che stava per ricevere da dietro, mentre Law venne morso da una formica al braccio sinistro: l'affilata mandibola dell'Ibrido lacerò la pelle suo braccio dalla mano fin quasi al gomito.

Il sangue scendeva copioso, e il braccio iniziò subito a gonfiarsi paurosamente. Era decisamente doloroso.

– Ma cosa... – balbettò Kidd, sconcertato. Se non fosse stato così impegnato a sopportare tutto quel dolore, Law avrebbe ghignato con superiorità. Questa non te l'aspettavi, vero?

Kidd disse qualcosa, ma Law non capì bene cosa. Probabilmente c'era del veleno, in quelle tagliole. Oh, beh, pazienza, si disse. Se non si fosse fatto ferire, sarebbe morto comunque nel crollo del settore. Se non altro, Kidd era vivo: c'era ancora qualche speranza che Doflamingo venisse sconfitto. Era l'unico motivo per cui poteva rallegrarsi della sopravvivenza di quello scocciatore, eh, non per altro.

– … Mi hai sentito? Perché ti hanno morso solo la parte sinistra! – gridò di nuovo Kidd, scacciando l'ennesimo assalto di formiche con la spada. – Cos'hai fatto?

Law si sforzò di concentrarsi, davvero. Anche se la testa gli scoppiava e il braccio bruciava da fare schifo. Cos'aveva fatto perché le formiche non lo attaccassero da entrambi i lati? In effetti era strano: a rigor di logica avrebbero dovuto attaccarlo prima da destra, e poi da sinistra. Invece avevano evitato quella zona come se fossero respinte...

– Lo spray. – mormorò a fior di labbra. – È lo spray, sì, me l'ero spruzzato prima! – continuò con forza, anche se la testa girava sempre di più e strane macchie nere gli danzavano davanti agli occhi. Era un medico, quindi era inutile che mentisse a se stesso: se non veniva operato, c'erano poche possibilità di sopravvivenza. Il veleno sarebbe entrato in circolo a breve. Eppure, in qualche modo, sapere che non era stato ucciso da Doflamingo gli dava quasi soddisfazione. Chissà la faccia che avrebbe fatto vedendo il suo volto nel cielo! La faccia di un bambino a cui è stato rubato il giocattolo preferito, senza dubbio.

Kidd lo fissò, stralunato. – Lo spray? Quello spray? È tipo... un insetticida, o cose così?

Law non si reggeva più in piedi. Crollò a carponi, aprendo lo zaino e insozzandolo tutto di sangue, ma riuscì ad estrarre la preziosa bomboletta. La lanciò verso Kidd, che la afferrò al volo, e questa fu l'ultima cosa che vide.

Poi fu tutto buio.

 

* * *

 

Kidd era ancora mezzo scioccato.

Trafalgar Law, quel Trafalgar Law, quello che scompariva sempre sul più bello e al quale non avrebbe mai affidato uno zaino, figuriamoci la sua vita, lo aveva appena spinto in avanti per evitargli un attacco alle spalle. E in cambio si era guadagnato una ferita potenzialmente mortale.

A guardarlo ora, Kidd sentiva un'impellente bisogno di vomitare. O gridare. O ammazzare qualcuno.

Come quando era morto Killer, ma peggio, molto peggio.

Afferrò lo spray che Trafalgar gli aveva lanciato: anche questo, adesso. Un'altra volta in cui quel medico del cazzo lo tirava fuori dai pasticci. E ora aveva deciso di crepare in questo modo? Ma non gliel'avrebbe permesso così facilmente, poteva scommetterci!

Spruzzò con forza lo spray addosso alle formiche un istante prima che assalissero il corpo esanime di Trafalgar notando con euforia che si tiravano indietro, come scottate. Se ne spruzzò una quantità abbondante addosso, e fece lo stesso con Law.

Continuò a spruzzare intorno a sé, e le formiche arretrarono velocemente fino ad allontanarsi del tutto. In quell'istante cessarono anche le palle di fuoco.

Appena fu certo che quegli esseri non sarebbero tornati, si accovacciò accanto a Law. – Ehi. – disse, pungolandolo con un dito. – Ehi, non ti azzardare a crepare adesso!

Osservò con ribrezzo la ferita che dalla mano saliva fin quasi al gomito: puzzava, sanguinava ed era gonfia. Somigliava molto a quella che aveva Killer.

Quel pensiero lo folgorò. Killer. Quando Law lo aveva curato... ma sì, ricordava. Più o meno. Oh, insomma: se non ci provava, sarebbe morto ugualmente. Qual era la prima cosa da fare?

– … il pus. – decise alla fine. In mancanza di un fiume, rovesciò senza tanti complimenti l'acqua della borraccia sul braccio di Law e con un lembo di coperta iniziò a spostare il sangue che si stava raggrumando. Indeciso su come fare, schiacciò cautamente sulla ferita gonfia. Il sangue uscì a fiotti.

No. Non così, decise, e si limitò a rimuovere il sangue e a cercare di bendarlo alla meno peggio.

Frugando nel suo zaino (davvero, quanta roba c'era?), trovò quello che doveva essere un laccio emostatico. Forse. Oh, tanto se non ci provo muore comunque, si ritrovò a pensare di nuovo. Lo legò quindi sotto il gomito di Law, impacciato. Poi... C'erano delle foglie, per caso? Sì, Law le aveva raccolte mentre lui lo guardava. Erano piante piuttosto comuni, anche se a sentir lui ce n'erano due specie diverse. Era una questione di venature, giusto? Cercò di ricordarsi le sue parole: quanto tempo era passato, quattro giorni? Assurdo, sembrava una vita intera. Quel giorno Killer era ancora vivo, anche se praticamente in fin di vita. E Law l'aveva curato, anche se non erano ancora alleati... Ai tempi l'aveva trovato semplicemente folle. Alzando le spalle, frugò ancora un po' nello zaino e notò delle foglie che potevano somigliare a quelle che Law aveva messo sulla ferita di Killer.

Una volta conclusa la medicazione, beh, a Kidd non rimaneva altro che aspettare. Possibile che finisse sempre così? Lui con un alleato ferito di cui farsi carico.

Ma Law non era un suo alleato, realizzò un istante dopo. Cioè, se se n'era andato significava che non erano alleati? Per quanto si sforzasse, non ricordava di aver mai pronunciato le parole “ok, non siamo più alleati”. E nemmeno Law l'aveva fatto.

Grugnendo infastidito, fece vagare lo sguardo per la foresta. Gli alberi bruciacchiati non sembravano in pessime condizioni: non rischiavano di crollargli addosso, ecco. Forse Law aveva davvero ragione: non erano pensate allo scopo di ucciderli, erano solo scenografia. Distolse lo sguardo, disgustato, e si preparò a fare il turno di guardia.

 

* * *

 

Quando Law si svegliò, non era sicuro di essere pienamente cosciente, né di essere vivo, se vogliamo dirla tutta.

Quando cercò di muovere la mano, gemette di dolore. Aprì piano gli occhi, stupendosi nel vedere la luce del sole filtrare dai rami degli alberi. Era... sera? Mattina? In realtà, più probabilmente era l'alba. Insomma, se stava vedendo un'altra alba allora non era morto, giusto? Strizzò gli occhi e si alzò a sedere, lasciandosi scappare un gemito.

– Ah, siamo svegli, allora. – Law si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Kidd avanzare dalla foresta trasportando due conigli.

Lo fissò con interesse. – Sì, beh, parliamone. – disse, strascicando le parole. – Cos'è successo ieri sera?

Kidd si lasciò cadere a terra, sbuffando. – Lo spray ha funzionato. Se ne sono andate. – disse, telegrafico. Evitò la parte in cui aveva tentato di salvarlo e di curare la sua ferita, così come non fece parola di come l'aveva trasportato dal luogo in cui si trovavano fino all'accampamento che aveva preparato prima.

Law non chiese altro, e si azzardò a dare un'occhiata alla ferita. Era fasciata piuttosto rozzamente, però era abbastanza sicuro che quelle mandibole fossero avvelenate... – Di' un po', come hai fatto a togliere il veleno? – chiese, curioso. – Non ti facevo tanto abile nella medicina, sai.

Kidd alzò un sopracciglio, confuso. – Togliere il veleno? Io non ho... oh. – sbatté un paio di volte le palpebre, folgorato. – È stato quando... quando ho schiacciato sulla ferita?

Law annuì. – Possibile. E... un laccio emostatico? Messo pure male. Sì, questo spiega tutto, in un certo senso.– continuò, borbottando fra sé e sé. Poi alzò lo sguardo, accennando un sorriso ironico. – Ehi, Eustass-ya... Come mai stavi lì a giocherellare col mio braccio? Non sarà che ti sei preoccupato per me?

– Questa dev'essere la decima volta che me lo chiedi. – sbuffò Kidd, alzando gli occhi al cielo. – Cos'è, una tua fissa? Non mi sono preoccupato. Non mi preoccupo per nessuno, figuriamoci per te. È solo che... insomma, è normale, no? Siamo alleati. – concluse alzando le spalle. Come se fosse normale cercare di salvare la vita ad un quasi-estraneo che tanto presto o tardi dovrai comunque uccidere. Come se fosse normale chiamare “alleato” uno che ti ha piantato in asso scomparendo nelwe nulla per quasi otto ore. E nonostante tutto quello che aveva sentito, tutto quello che Doflamingo aveva rivelato, tutto quello che Law aveva fatto... Kidd si era preso la briga di aiutarlo, di pasticciare con il suo braccio per evitare che morisse, di trascinarlo fin lì e di continuare a considerarlo un alleato.

Law non sapeva se mettersi a ridere o se compiangere la sua stupidità.

– Beh, comunque sia hai fatto un buon lavoro. – concesse. – Certo, bisognerebbe comunque operare... di sangue ne ho perso. – borbottò quasi fra sé e sé.

Kidd iniziava ad intuire che avrebbe fatto meglio ad allontanarsi, quando Law cercò il suo sguardo e ghignò. – Ti andrebbe di farmi da assistente, Eustass-ya?

 

* * *

 

– Ora fa' attenzione, è un passaggio delicato...

– Ma io te lo amputo, questo braccio, altroché.

– No, aspetta, segui la mia mano. Così. Insomma, io lo tengo aperto e tu... ahi!

– Ah, ops, scusa.

– Il tuo tono contrito oltre ogni dire mi rassicura sulla sincerità delle tue scuse, Eustass-ya.

– Sai com'è, non tutti imparano a giocherellare con bisturi, aghi e quant'altro dall'infanzia, eh!

– Ora basta che tu lo tenga fermo. Menomale che non mi si è ferito il destro, altrimenti a quest'ora ero già bello che andato! Stai fermo.

Law infilò con precisione ferrea l'ago nel braccio e tirò. Kidd si ritrovò a dover distogliere lo sguardo, leggermente disgustato: ma come faceva a farlo su se stesso?

– Resta concentrato, deve stare fermo. – cantilenò Law senza guardarlo. – Ecco, finito. – aprì e chiuse il palmo della mano un paio di volte, lasciandosi sfuggire solo un leggerissimo gemito. – Direi che è a posto. Entro due giorni al massimo sarà come nuova.

Si alzò in un colpo solo, senza traballare, e studiò le condizioni dei suoi vestiti. – Insomma, sono tutto sporco! Ma dai, che schifo... È molto lontano quel fiume?

Kidd inarcò le sopracciglia. – No, non particolarmente. Vuoi fare un altro bagno? Non ti eri lavato ieri mattina?

Law sospirò, chiudendo gli occhi e sorridendo con quell'espressione alla “non-posso-credere-che-tu-sia-così-stupido” che Kidd personalmente detestava. – Sì, e tu ogni quanto ti lavi?

Kidd borbottò qualcosa che poteva essere inteso come “quando capita”, così come “circa una volta al mese”.

– Beh, non siamo tutti così contrari all'idea di igiene personale, sai. Io vado a lavarmi, ok? Torno tra dieci minuti.

Sì, come l'ultima volta, vero? D'accordo, poteva avergli appena salvato la vita con quelle formiche, ed era per questo che Kidd aveva deciso di sorvolare sulla sua scomparsa e tutto il resto, però questo non significava che si fidasse di lui. Ma figuriamoci. – Tu da solo non vai da nessuna parte. – stabilì, incrociando le braccia e piazzandosi a gambe larghe davanti a lui.

– D'accordo. – ribatté Law senza scomporsi. – Allora vieni con me.

Kidd realizzò troppo tardi il doppio senso implicito nella frase -Law stava andando a farsi un bagno, maledizione!-, ma in ogni caso non voleva perderlo di vista. – D'accordo. – ripeté, sollevando il mento.

Law si incamminò senza dire una parola, ma il suo sorrisetto soddisfatto e forse un tantino impressionato non sfuggì a Kidd, che si sentì pervaso da una strana sensazione.

 

* * *

 

Il ragazzo indugiò un attimo prima di sollevarsi la maglietta. Era tutta impregnata di sangue, avrebbe dovuto lavarla... ma prima era meglio ripulirsi il braccio. In fondo non voleva perdersi l'espressione di Kidd in quel momento, o no?

– Allora, ti muovi o no? – si lamentò quello davanti di lui. – Non ho tutto il giorno, dai!

– Hai fretta, Eustass-ya? – rise, sfilandosi la maglietta di dosso con un unico fluido gesto. Hai fretta di vedermi nudo però non glielo diceva. A tutto c'era un limite, in fondo.

Lo sguardo di Kidd indugiò un attimo di troppo sul suo corpo. Oh, insomma, erano nell'Arena: essere feriti era la prassi, no? Che bisogno c'era di fissare in quel modo i graffi e i morsi e- d'accordo, va bene. Erano evidentemente segni di qualcosa che andava oltre le normali ferite che si guadagnano nell'Arena, e Kidd le guardava con una specie di curiosità mista a rigetto, intuendo la loro provenienza: Doflamingo non si era mai risparmiato, in effetti...

Law sospirò senza curarsene più di tanto. La sua nudità non era più una cosa sua da fin troppo tempo, ormai, perché potesse preoccuparsene. E d'altronde, molto spesso era lui stesso a chiedere a Doflamingo di andare così in profondità.

Fece per sfilarsi i pantaloni, quando Kidd si voltò pudicamente dall'altra parte. Law rimase un attimo confuso da quel gesto: era venuto fin lì, e poi... – Sai, se continui a non guardarmi così potrei anche scappare. – lo avvisò, lanciando un'occhiata fugace alla foresta dietro di lui.

Kidd sbuffò, la voce velata di un imbarazzo che Law trovava esilarante. – Sta' zitto e basta!

Non lo stava guardando. Law si spogliò definitivamente e si lasciò scivolare nell'acqua, stupito dal fatto che Kidd effettivamente non lo stesse guardando. Quando andava nel Distretto Uno con suo padre non poteva neanche togliersi una felpa che Doflamingo gli era subito addosso; ad ogni bagno o ad ogni doccia pretendeva di assistere, e quando si cambiava per andare a letto il ragazzo era sempre lì con lui.

Questa specie di reticenza mista ad imbarazzo che stava dimostrando Kidd era nuova, per lui.

Da una parte si sentiva sollevato, quasi incredulo. E anche un pochino grato. Dall'altra, che fosse proprio Kidd a non guardarlo così era quasi... frustrante?

Insomma, per tutta la sua vita Law aveva avuto un'unica certezza: avrebbe vissuto per sempre con Donquijote Doflamingo. Fin da quando erano due poppanti, quel biondo bambino viziato e spaventoso aveva già messo bene in chiaro che Law era e sarebbe sempre stato di sua proprietà. Che si sarebbero sposati. Che sarebbero stati sempre insieme.

Di conseguenza Law non aveva mai potuto esplorare quel lato di sé, e nemmeno gli interessava farlo. Però, se proprio avesse dovuto, avrebbe detto di preferire gli uomini: che fosse un'idea che aveva da sempre, sotto sotto, o che fosse frutto dell'influenza di Doflamingo, poi, erano questioni distinte.

Eppure, a parte questo, sapeva che non gli sarebbe mai potuto “piacere” qualcuno in quel senso, insomma: conosceva Baby Five, la sorellina di Doflamingo, e non ci teneva a passare quello che subiva lei in fatto di amori.

Finché si trattava di amicizie ancora ancora, e infatti passava buona parte del suo tempo libero in compagnia di Bepo e Sachi, ma di fidanzati (o fidanzate) neanche a parlarne.

Certo, un'eccezione c'era stata, ma... Law scacciò quel pensiero, intimando a sé stesso di non pensarci più. Era acqua passata, ormai.

Eppure lì, realizzò in quel momento, era tutto diverso. Lì nell'Arena non c'erano più restrizioni, vincoli, obblighi. Lui e Doflamingo non avrebbero mai avuto un futuro, da quel momento in poi. E di conseguenza non erano più legati. Cosa importavano i lividi e i segni che recava il suo corpo? Era libero. Per quanto si sforzasse, Doflamingo non lo avrebbe più potuto considerare una sua proprietà, non avrebbe più potuto rubargli la possibilità di scegliere.

E in quel momento si ritrovò a pensare che, se avesse potuto scegliere... – Ehi, Eustass-ya. – chiamò, guardando per aria.

– E ora che hai da rompere? – grugnì l'altro, sempre voltato dall'altra parte.

– Puoi guardare, adesso. – disse semplicemente Law.

– Nel senso che hai finito? – si stupì Kidd.

– Nel senso che puoi guardare.

E Kidd si girò.

 

* * *

 

Nel senso che puoi guardare.

Trafalgar Law era una persona impossibile da conoscere, figuriamoci da capire. E Kidd non si chiese cosa intendesse con quel “puoi guardare”, semplicemente obbedì e guardò.

Non poteva dire di non averci mai pensato prima. Era nell'Arena, maledizione: se non si toglieva qualche soddisfazione lì, dove tutto era concesso, allora dove?

Per quanto Heat e Wire gli dicessero che era da pazzi, l'altro sesso non aveva mai interessato particolarmente Kidd: le femmine non gli sembravano abbastanza... al suo livello. Come dire, lui non era fatto per quel genere di sdolcinatezze minimo che il gentil sesso richiedeva. E poi non credeva nemmeno nell'amore: anime gemelle, cuore che batte a mille, angioletti svolazzanti, promesse di amore perenne... tutte stronzate, dalla prima all'ultima. Che poi, questo non significava che non avesse mai avuto relazioni con donne di vario genere, eh: su questo non si risparmiava di certo. Però era solo... meccanica, sì. A Kidd, e questo era ufficiale, piacevano gli uomini.

Se mai avesse deciso di stare con qualcuno, allora sarebbe dovuta essere una relazione basata su sesso, insulti, sesso e nessuna sdolcinatezza. Quando lo diceva a Heat e Wire, quelli lo prendevano per pazzo. Kidd però aveva come la sensazione che, se l'avesse spiegato a Law, lui sarebbe stato d'accordo.

Nel senso che puoi guardare.

Era una specie di permesso, no? Di concessione, giusto? Law era immerso fino alla vita nell'acqua limpida, ma non è che fosse difficile vedere attraverso. E aveva sempre avuto ragione su quel lato del ragazzo.

Law si lasciò cadere a pancia in su nell'acqua, stando lì a fare il morto, e si spostò di una bracciata nella sua direzione. Kidd sentì qualcosa di duro fra le gambe.

– Sai che fare il bagno una volta al giorno fa bene alla salute? – domandò Law, sorridendo.

– Non ne sono convinto... – ghignò Kidd, giusto per tenerlo sulle spine ancora un po'.

Law si alzò e lo raggiunse, la pelle ricoperta esclusivamente dalle mille goccioline d'acqua.

– Quanto devo insistere prima di convincerti, allora? – mormorò, malizioso.

Non appena si trovarono faccia a faccia Kidd non resistette più, e quello fu probabilmente il bacio migliore di sempre. Non c'era niente di dolce o titubante: erano due bestie feroci impegnate in una lotta per la supremazia; erano la passione e la forza spinte da un'uguale consapevolezza di quanto quel legame fosse fragile e destinato a spezzarsi nel giro di poco. Nessuna esitazione, nessun ripensamento, solo desiderio.

In poche parole, era perfetto.

– Allora, lo fai o no il bagno? – ghignò Law quando si furono staccati.

Lo sguardo di Kidd era una risposta più che sufficiente.

 

* * *

 

La foresta era calma e soleggiata, gli uccelli cantavano piano, l'acqua era limpida e fresca e il vento frusciava piano nel canneto alle loro spalle.

I suoi vestiti piegati con ordine sulla sponda del lago stonavano un po' con quelli gettati tra i cespugli o addirittura galleggianti nell'acqua di Kidd, ma non importava.

E poi, in quel paesaggio tanto calmo e tranquillo, ecco che irrompevano loro a infrangere ogni equilibrio. Gli spruzzi raggiungevano quasi la riva, tanta forza ci mettevano: si agitavano con ritmo, forza e passione, fuori e dentro l'acqua, spinti da un impulso irrefrenabile, una fame quasi impossibile da saziare.

Non era mai stato così.

Law non si era mai sentito così: come se finalmente, per una volta, sentisse la necessità di darsi tutto, completamente, senza riserve. E ancora, ancora, ancora, senza fermarsi, perché Kidd non doveva azzardarsi a smettere, e doveva stringerlo di più, di più, di più.

Non aveva mai provato niente del genere. Con Doflamingo non sentiva niente di quella passione che ora lo legava a Kidd, che lo faceva sentire vivo, libero.

Sott'acqua, fuori, cozzando contro i sassi del fondale o espirando a grandi boccate l'aria fresca del mattino, Law desiderò per un minuscolo, unico, folle istante che quelle sensazioni potessero durare per sempre.

 

* * *

 

– Era la prima volta che facevi sesso con un uomo? – domandò Law, sdraiato a pancia in su sul pelo dell'acqua.

– Era di sicuro la prima volta che lo facevo in acqua. – grugnì l'altro di rimando, scrollando la testa come un cane. Era stato... Oh, insomma: non l'avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, ma era stato fantastico.

– Traduzione: sì. – concluse Law, spingendosi con i piedi in direzione di Kidd.

– Beh, per te era la prima volta che facevi sesso con qualcuno, a parte Doflamingo? – sbottò Kidd, spingendolo via con un calcio.

Law lo guardò malissimo, inarcando le sopracciglia, e una piccola parte nascosta di Kidd lo avvisò che si sarebbe dovuto sentire in colpa. La ignorò, come al solito, e fissò il compagno con aria di sfida. – Allora?

– No. – rispose Law dopo un momento interminabile. – C'era... questo ragazzo, giù al 12. Aveva tre anni più di me e fumava in continuazione... – abbozzò un sorriso, perso nei suoi ricordi. Kidd iniziò a sentirsi leggermente a disagio. – Si chiamava Smoker. Ci siamo conosciuti al Forno, dove si vendono tutte le cose che, beh, al mercato della piazza non trovi. Io vendevo anche tabacco, ai tempi, lo importavo dal Distretto 1. E dopo un po' che ci siamo parlati... All'inizio non ne volevo sapere, ovviamente, per via di Doflamingo e tutto il resto. Ma lui era... insomma, vuoi davvero sapere i dettagli? Continuava a dirmi che avrei dovuto ribellarmi, fare qualcosa. Che a Doflamingo ci avrebbe pensato lui. Era... non so come spiegarlo, stare con lui era una cosa nuova. Beh, comunque... Doflamingo l'ha scoperto. – concluse, acido.

Kidd realizzò che non avrebbe mai dovuto chiederlo, ma Law non sembrava intenzionato a fermarsi. – È successo un'unica, singola volta. Nella foresta, poi, in mezzo ad un prato. L'abbiamo fatto di nascosto, all'alba. E Doflamingo l'ha scoperto lo stesso, perché era chiaro che sarebbe successo, e io gliel'avevo detto... Ma quel cretino era tutto “non mi importa” e “solo una volta”, e alla fine l'ha scoperto. – sospirò. – Non è sopravvissuto. Né lui, né la sua famiglia. – Kidd deglutì, passandosi una mano tra i capelli fradici. E adesso cosa gli diceva?

– Quindi immagino che dovremo darci da fare perché non sia lui a vincere, altrimenti per i tuoi giù al 3 la vedo dura. – riprese però Law, ghignando inaspettatamente.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Come pensi che possa sapere quello che è successo? Tu... non gli hai neanche detto di avere un alleato. – Figuriamoci un amante.

– No. – concesse Law. – Ma lo saprà ugualmente quando lei glielo dirà. – terminò, indicando un albero sopra di loro. – Le ricognizioni nell'undici... e nel tre. – concluse, spostandosi all'ultimo per evitare un colpo di pistola.

E quando contavi di dirmelo? Avrebbe voluto gridare Kidd, leggermente alterato. Si tuffò in acqua un istante prima di essere colpito da un proiettile.

– Ma sono pazzi? – gridò, fuori di sé. – Se mi fanno fuori gli crolla in testa il settore!

Law gli rispose da dietro il canneto. – Sono sedativi, mi pare ovvio! – gridò per sorpassare il rumore degli spari. – Ci vogliono vivi.

Kidd lo raggiunse senza farsi colpire, a testa bassa. L'acqua gli rallentava i movimenti, maledizione! – Dove sono le armi? – chiese, spiccio.

– Negli zaini, là dietro. – rispose in fretta Law alludendo alla riva su cui erano rimasti anche i loro vestiti. – Merda, non dobbiamo farle scappare. Se tornano da Doflamingo...

Farle? Sono solo le ragazze? – chiese Kidd, visibilmente deluso. Sperava che il suo confronto con Vergo potesse avvenire con un maggiore anticipo...

Law annuì. – Ho visto solo loro, e mi sembra strano immaginare che siano venuti tutti e quattro. Di solito non si dividevano a due a due? Giù! – ordinò poi, cacciando la testa sott'acqua.

I due si spostarono il più possibile verso la riva, sempre tenendo d'occhio la macchia di alberi da cui provenivano gli spari. Avevano una buona mira, accidenti a loro, Kidd doveva fare i salti mortali per evitare gli spari. Oh, andiamo: i proiettili dovevano pur finire, no?

Si catapultarono sulla spiaggia in tempo record, afferrarono i vestiti e gli zaini e corsero nella boscaglia senza niente addosso.

– Come facciamo, adesso? – chiese Law, dopo essersi accertato che dall'altra riva non fossero visibili.

– Vuoi ucciderle ora? – ghignò Kidd.

L'altro sbuffò, facendo per mettersi i pantaloni. – Ovvio. Preferirei che Doflamingo non sappia di questa cosa, finché si può. Ma che... – Kidd infatti lo aveva bloccato.

– Aspetta ancora un attimo. – ordinò il rosso, serio.

Law inarcò un sopracciglio e aprì le mani facendo cadere i pantaloni a terra. – Ok, come vuoi. – replicò, candido. – Non ti facevo il tipo di persona che pensa a questo anche sotto attacco, ma non c'è problema, davvero.

Kidd alzò gli occhi al cielo, sbuffando. – Cos'hai capito, coglione! Ho un piano. E siccome per metterlo in atto devi tornare in acqua, i vestiti ti rallenterebbero e basta.

Law stava per ribattere, ma si interruppe alla scarica di proiettili che seguì. – Queste stanno per guadare il fiume! – lo avvisò Kidd, teso.

– Ok, quale sarebbe il tuo piano? – chiese in fretta Law, lanciando occhiate preoccupate oltre la fitta vegetazione che li separava dal fiume.

– Ora non ho tempo di spiegarti, stanno arrivando! Va' nel fiume fino a trovarti esattamente nel mezzo, e resta immobile. Devi rimanere immobile, chiaro? – ordinò perentorio, facendo per allontanarsi.

– Sì, come no, e nel frattempo tu che fai, prendi un tè? – ironizzò Law, scettico.

Kidd lo degnò di un'occhiataccia che avrebbe fatto impallidire un morto. – Ho bisogno che vengano allo scoperto, che ti vedano e che rimangano ferme a parlare con te.

– Mi spareranno appena mi vedranno. – affermò gelido Law.

Kidd sbuffò. Sul serio? – Sono donne, Trafalgar. – sbottò, spazientito. – E tu sei nudo davanti a loro. Sanno che stavi con Doflamingo, quindi vorranno almeno parlarti, ti pare?

– La mia sopravvivenza quindi si basa quindi sul principio che, essendo donne, non mi spareranno a vista? – chiese Law alzando un sopracciglio.

Ma Kidd non aveva tempo da perdere in questo modo. – Esattamente. – e Law sapeva che aveva ragione, cazzo! – Quindi ora va' e intrattenile. Devono rimanere ferme nel mezzo del fiume, lo puoi fare? Guarda, stanno scendendo!

Infatti le due ragazze, pistole alla mano, si erano tolte le scarpe e stavano per iniziare il guado.

Kidd lo spinse avanti. – Funzionerà, vedrai. Basta che tu stia fermo nel centro. Se ti muovi loro si muovono e salta tutto.

– Mi spareranno, non... – iniziò Law, impuntandosi, ma Kidd davvero non aveva tempo.

– Ti fidi di me o no, porca puttana?

C'era qualcosa di strano negli occhi di Law, qualcosa di nuovo. Kidd ricordava le parole di Doflamingo: Non cercherà mai un'alleanza, perché non sarà mai in grado di mettere la sua vita nelle mani di qualcun altro. È fatto così.

Beh, era giunto il momento di sapere quanto aveva avuto ragione. Si fronteggiarono con lo sguardo per secondi che sembrarono durare secoli, quando Trafalgar emise un mezzo sbuffo, sorridendo amaramente. – Beh, mi sembra di non avere molte altre opzioni, giusto?

Sinceramente? Kidd non ci avrebbe scommesso un centesimo. – Ma bada bene, Eustass-ya. – continuò, fissandolo con intensità. – Spero che tu sappia quello che fai, perché se hai detto una cazzata e quelle mi ammazzano, io ti uccido.

Kidd ghignò. – Torna presto, tesoro.

Law sventolò per aria il suo dito medio prima di uscire allo scoperto, le mani bene in vista.

 

* * *

 

– Buongiorno, signore! Non è una splendida giornata, questa?

Law vide le due donne irrigidirsi alla sua apparizione e sollevare le pistole. Deglutì indirizzando un pensiero molto scurrile a Eustass Kidd e ai suoi piani del cazzo prima di sfoderare un enorme ghigno sarcastico. – Non serve che vi agitiate tanto, non lo vedete che sono disarmato? – il coltello che stava trascinando con i piedi non contava, ovviamente.

– Che bel coraggio, farti vedere in queste condizioni. – sghignazzò la più giovane, Miss Valentine o quello che era. Law notò che non si stava propriamente trattenendo, fissandolo ovunque meno che negli occhi.

Ancora qualche passo, ancora qualche passo... continuava a ripetersi. Nel mezzo, aveva detto Kidd. Quel punto del fiume era abbastanza largo, ma non molto profondo: contava di riuscire a raggiungere il centro immergendosi fino ai fianchi.

– Fermati, Trafalgar, non muoverti di un centimetro. – minacciò la più grande, quella dal nome ridicolo... Miss Double Finger o qualcosa del genere.

Però così non andava bene, assolutamente. Law era ancora ad un terzo del fiume, e lo stesso valeva per le ragazze. C'era ancora un sacco di strada da fare prima di raggiungere il centro, accidenti a loro! – E perché, scusate? Se stiamo così lontani non riesco a vedere i vostri splendidi visi. – mormorò, malizioso, facendo un passo avanti. Le due lo imitarono, brandendo le pistole. Ok, così, piano... Oh, Eustass-ya me la pagherà cara: perché nel centro, poi?

– Stai solo fermo. – intimò Miss Double Finger. – Lo sa il tuo amico Doflamingo cosa stai facendo qui?

– Temo che ne sia ancora all'oscuro. Forse vorresti essere tu a spiegarglielo, mia cara? – domandò Law gentilmente, rivolto a Miss Valentine. Sicuramente quella non avrebbe risparmiato i dettagli, aveva molte cose da dirgli.

Fece un paio di passi, quasi per caso, e le due fecero lo stesso. Mancava poco, mancava poco... – Dovresti vergognarti. – sputò la giovane, staccando finalmente lo sguardo da ovunque stesse guardando e fissando Law negli occhi con astio. – Invece lo sa il tuo amico che fino a ieri pomeriggio te la facevi con Doflamingo?

– Oh, lui lo sa. – rise Law. – Lo sa benissimo, altroché! D'altra parte, se non avessi fatto un po' di esercizio ieri, oggi il caro Eustass-ya si sarebbe divertito molto di meno. – asserì con convinzione. C'era quasi, era questione di un paio di passi. Erano vicinissimi.

– Sì, però nel momento del bisogno ti ha piantato in asso, dico bene? Tu sei qui ad implorare per la tua vita, e lui se l'è già data a gambe!

– Sfortunatamente, mi trovo costretto a contraddirti. – replicò Law. – So che con i vostri sedativi non avreste rischiato il crollo del settore, ma in ogni caso era meglio non farvi avvicinare troppo. Se fosse venuto qua anche lui avreste senz'altro iniziato a lottare, e nella mischia voi due signore avreste potuto ucciderlo per sbaglio: quello sì che sarebbe stato un guaio. Quindi sono venuto io. – una scusa un po' accampata sul momento, ma abbastanza credibile. Ovviamente sperava per Kidd che ci fosse un vero motivo, dietro a tutta quella farsa.

Miss Valentine scoppiò a ridere. – Noi uccideremo tutti e due. Prima sederemo te, poi andremo a cercare lui e vi porteremo entrambi da Doflamingo. Vedrai che farà fuori il tuo amichetto, giocherà un po' con te e alla fine ti ucciderà. Inutile sperare in qualcosa di diverso, marmocchio.

Law ridacchiò. – Questo è tutto da vedere...

– Ma insomma, come fai ad essere così calmo? Doflamingo ti ucciderà! Ti sbatterà come una bambola e poi ti ucciderà! E smettila di venirmi incontro, mi fai schifo! – strillò la bionda, sollevando di nuovo la pistola e facendo fuoco.

Law si gettò in acqua ed evitò il proiettile all'ultimo. Sempre con la testa sott'acqua afferrò il coltello e si diede una spinta fino ad arrivare alle gambe di Miss Double Finger. Fu questione di un istante, e riemerse spingendosi all'indietro, mentre la ragazza urlò di dolore e l'acqua si tingeva di rosso.

– Non te la caverai così facilmente! – gridò Miss Valentine, rossa di rabbia, estraendo dal giubbotto un'altra pistola. Law tirava solo ad indovinare, ma era dell'idea che quei proiettili fossero veri. – Che fai, non scappi? – ghignò la ragazza, il dito ben saldo sul grilletto.

– Sai, credo proprio di no. – commentò Law, serafico. Basta che tu stia fermo nel centro. Se ti muovi loro si muovono e salta tutto, così aveva detto Eustass. E Law aveva tutte le intenzioni di obbedire. Principalmente per contraddire Doflamingo: anche a costo di morire, non gli avrebbe dato la soddisfazione di aver avuto ragione, questo mai. E, tanto per la cronaca, la fiducia che riponeva in quell'idiota di Eustass-ya non c'entrava nulla.

– Perché? Perché non scappi? – ringhiò lei, la pisola sollevata. Era questione di istanti, avrebbe fatto fuoco.

E c'era anche bisogno di chiederlo? – Siamo nel centro. – soffiò il moro con un ghigno appena accennato. Miss Valentine premette il dito sul grilletto.

 

* * *

 

Kidd ammirava la scena da lontano: era davvero un bel macello, laggiù. Il suo piano era andato a buon fine (com'era ovvio presumere), e Law aveva quell'espressione a metà fra il seccato e l'ammirato che stava a significare “d'accordo, è stato geniale, ma non lo ammetterò mai perché sono troppo fottutamente orgoglioso per farlo”. Come Kidd fosse in grado di riconoscere quell'espressione, poi, era un altro discorso. Ma per il momento...

– Ok, Eustass-ya, vieni fuori. – ordinò Law ad alta voce, avvicinandosi verso la riva. Lui obbedì, baldanzoso: questa volta un sano elogio se lo sarebbe meritato, no? Insomma, ce l'avevano fatta grazie a lui, giusto?

– Pronto per congratularti con me? – ghignò, arrivando ad essere faccia a faccia con lui.

Law prese un profondo respiro, poi gli sferrò un pugno nello stomaco. – Questo è per avermi tenuto nascosta una cosa del genere. – specificò, sorridendo angelicamente. Per quanto potesse apparire angelico il diavolo in persona.

Kidd si piegò in avanti, senza smettere di ghignare: Law era ancora nudo davanti a lui, dopotutto. E poi, non avrebbe potuto fargli male neanche se l'avesse realmente voluto. Per la cronaca: non aveva voluto.

 

* * *

 

– Avresti potuto avvisarmi. Che avevi piazzato una trappola elettrica nel mezzo del fiume, intendo.

– E dove sarebbe stato il gusto?

– Se io non fossi rimasto fermo in quel punto, dopo aver sparato a me avrebbero sparato a te. Saremmo morti entrambi.

– Ma sei rimasto fermo. Piuttosto, dillo che quella trappola è semplicemente geniale. Mi ha insegnato Killer a farle di questo genere. Si attivano a distanza, è una cosa elettrica. Però solo io sapevo da dove attivarla, perciò...

– L'avevo capito, sai? Piuttosto, è un miracolo che non ci sia rimasto secco anche io, ti pare? Se la trappola mi avesse ucciso...

– Non era possibile, dai! Eri svestito. Il filo metallico attira la stoffa per una questione di elettricità, o... insomma, queste cose le sapeva Killer, io non mi ricordo granché. In ogni caso sei vivo, quindi è un successo lo stesso, ti pare?

– Successo per modo di dire... Quella là, Miss Double Finger, è scappata.

– Viva per miracolo, la stronza... Intanto però l'abbiamo fatta scappare e abbiamo recuperato le sue armi. E l'altra... Bam! È rimasta folgorata viva. Un'esplosione coi fiocchi.

Erano seduti a mangiare pesce sulla riva dello stesso fiume, incuranti del sangue residuo nell'acqua: dopo la scarica elettrica era passato l'Hovercraft a recuperare i resti della ragazza morta, e Kidd e Law avevano ritenuto più comodo rimanere lì a mangiare. Si erano rivestiti e avevano deciso che, se non potevano brindare, il minimo per festeggiare era mettere sotto i denti qualcosa di decente.

– In ogni caso avresti dovuto dirmelo. – borbottò Law, strappando un morso di pesce. – Avrei potuto dirottarle meglio, sarei scappato prima... Insomma, e se non fossi rimasto fermo?

Kidd gli puntò contro uno spiedino, fissandolo con un'espressione a metà tra l'annoiato e il divertito che stava a significare “non posso credere che stiamo ancora parlando di questo”. Come Law fosse in grado di riconoscere quell'espressione, poi, era un altro discorso. – Invece è stato meglio così. Hai dimostrato a quel bastardo che si sbagliava, giusto? Sei rimasto lì come ti avevo detto. Anche se era praticamente un suicidio, anche se stavano per spararti. Dopo averne azzoppata una sei rimasto fermo lì. Se ti fossi spostato la trappola non avrebbe funzionato e saremmo ragionevolmente morti entrambi. Invece -ma non l'ho già detto?- sei rimasto. Doflamingo si sbagliava su di te, e io l'ho dimostrato. – concluse, baldanzoso.

E Law ebbe la decenza di tacere.

 














Angolo autrice:
Ehm, salve. Finalmente siamo giunti alla scena hot, giusto? Vi chiedo perdono se non mi sono dilungata troppo nei dettagli, ma a parte che non sono capace, ho preferito lasciare un'aria di vaghezza, un po' di indefinito, così, perché faceva atmosfera e... boh, e questo capitolo durava già dodici pagine #coleichenonsastringere
Intanto, perché è cosa buona e giusta cominciare dal principio, ditemi che ve ne pare della scena degli Ibridi. Cioè, un'Arena non è un'Arena se non ci trovi almeno un paio di Ibridi, e le formiche giganti non le avevo mai viste, quindi ho provato con quelle. Sia ben chiaro, Law non si è sacrificato per Kidd. Lui? Pf. Ovviamente pensava solo al fatto che, se Kidd sarebbe morto, il settore sarebbe crollato. L'idea di perdere Kidd non lo ha sfiorato neanche lontanamente, vi pare?
Sarò sincera, questo è uno dei miei capitoli preferiti (traduzione: da qui è tutto in discesa, fatevene una ragione >.<). Avrete notato che Doflamingo non è apparso... avrà la sua bella scena nel prossimo capitolo, state tranquilli.
Quindi, uhm, grazie di cuore a chi continua imperterrito a recensire e mettere tra le preferite e le ricordate, davvero, vi adoro tutti!
Un bacione e a sabato prossimo, vostra
Emma ^^

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Capitolo 4
*** Indimenticabile ***


Indimenticabile


 

Il resto della giornata trascorse senza particolari intoppi. C'era stata abbastanza azione perché gli Strateghi decidessero di lasciargli la serata libera, e probabilmente erano tutti troppo curiosi di vedere come avrebbe funzionato il loro piano.

– Ripetiamo ancora una volta. – ordinò Law, mentre Kidd rotolava annoiato sul ramo a cui era appoggiato. Avevano scelto di rimanere arrampicati su di un albero sul confine tra settore Dodici e Uno (erano tornati al settore di Law, dal momento che era più vicino all'accampamento dei Favoriti).

– Di nuovo? No, hai capito male. Questa roba ormai la so a memoria. – si lamentò, senza guardarlo. – Che palle che sei...

Law si limitò a sospirare, assestandogli un calcio e appoggiandosi al tronco dell'albero di fianco a lui. – Va bene, d'accordo, ti capisco. Devi essere stanco, in fondo ne abbiamo fatto di esercizio fisico, stamattina. Ah, quando le cose andranno storte e ci rimarremo secchi non incolpare me, però.

Era già calata la notte, e mancava ormai poco al momento che tanto aspettavano. Le ombre degli alberi davano al fiume che scorreva lì vicino un aspetto quasi surreale, come in un sogno.

– Piantala di guardarmi così! E va bene. – sbuffò Kidd dopo un po'. – Aspettiamo il turno di guardia della ragazza.

– Che parte alle quattro. – precisò Law con un sorrisetto soddisfatto.

Kidd grugnì. – Che parte alle quattro. Ci appostiamo sull'albero più alto a Nord, quello da cui, per inciso, ho anche staccato due pigne proprio ieri. Non chiedere niente, ok? Da lì faremo partire il paracadute, in modo che lei debba per forza avvicinarsi. Quando sarà venuta vicino la stordiamo con un coltello. Una pigna. O qualcosa. Non la uccidiamo. La portiamo un po' lontano per farlo. Questo perché Doflamingo e Vergo non sentano subito il cannone e non ci trovino, perché stanotte uccideremo solo la ragazza e non loro due. Ho detto tutto?

Law sorrise, chinando il capo. – Pressapoco. – concesse. – Eustass-ya...

– Che vuoi?

– Non ti da fastidio averlo fatto con me quando giusto a ieri pomeriggio ero con Doflamingo?

Kidd inarcò leggermente un sopracciglio. – Che fai, adesso ti fai venire i complessi? Non è un po' tardi?

Quel medico lo inquietava. A parte l'ovvia inquietudine che si portava dietro, c'era un qualcosa di strano in quelle sue uscite sempre improvvise e dirette. Sembrava che indossasse una maschera... e non riusciva a capire cosa stava sotto. Se ci stava qualcosa, ovviamente.

– Non è un complesso, è solo... una curiosità. – spiegò Law, guardando per aria. – Voglio dire, forse ti ha dato fastidio?

Kidd sbuffò. – Se ti preoccupi di aver ferito i miei fragili sentimenti sei fuori strada. Non me ne può fregar di meno di chi ti ha sbattuto in passato, ok? Ieri è stato Doflamingo, oggi sono stato io. Domani...

– Domani potresti essere di nuovo tu. – propose velocemente Law, senza un minimo di imbarazzo.

Kidd era indeciso se sbottare in un: “ti piacerebbe!” o se chiedergli quando di preciso avesse sbattuto la testa per uscirsene con cazzate del genere senza un minimo di preavviso o di pudica vergogna. Optò per un semplice – Mmh?

– Adesso non farti strane idee. – ghignò Law. – È che mancano due minuti a mezzanotte. E poi, il turno della ragazza inizia alle quattro: manca così tanto tempo! Siamo arrampicati su un albero dove non ci vede nessuno... “Domani” sta già per arrivare, sai?

Kidd ci mise solo un istante a decidere: non pensava ad altro che a quello da quando erano stati interrotti quella mattina, in fondo.

 

* * *
 

– Non male. Potevi fare di meglio, ma non male. – concesse Law, stiracchiandosi.

– Potevo buttarti giù dall'albero. – lo corresse Kidd con un ghigno, saltando giù per recuperare parte dei vestiti che era andata dispersa.

Law ridacchiò, raccogliendo i suoi che aveva lasciato ordinatamente appesi ad un ramo di fianco a loro. – Delicato come sempre, vedo. – commentò con un sottile velo di ironia.

Non c'era un granché da dire, in realtà. Tutto questo era... cazzo, era pazzesco. Era stato se possibile ancora meglio del mattino precedente: non sapeva se fosse solo per quell'assurdo senso di libertà che provava nel farla sotto il naso a Doflamingo, nell'ingannarlo e nel tradirlo, o se ci fosse effettivamente qualcosa in Kidd che lo rendeva tanto euforico.

Non aveva un'esperienza tanto vasta, e va bene, ma sentiva di poter affermare con la dovuta certezza che il sesso con Kidd era qualcosa di strepitoso. Non si risparmiavano, non si accontentavano, non cedevano. Era come un gioco, sì, ma con un'unica differenza: non c'era un unico vincitore quando finivano, ansimando soddisfatti. In poche parole, era perfetto.

Non che gliel'avrebbe mai detto, eh, giusto per intendersi. – Che ore saranno?

– Ormai manca pochissimo. Andiamo?

Law annuì, e insieme balzarono giù dall'albero in direzione dell'accampamento dei Favoriti.

 

* * *

 

– Pronto?

– Pronto.

Kidd prese ad agitare piano il paracadute, facendolo tintinnare debolmente. La ragazza, che stava giocherellando con un coltello, drizzò subito la testa. – Da questa parte, così, vieni... – mormorò a bassa voce, facendo spuntare in minima parte il paracadute dall'albero.

Esattamente come avevano previsto, la ragazza si alzò di scatto e corse nella loro direzione. Zoppicava, si appuntò Kidd con orgoglio. La sua trappola aveva fatto effetto, allora... no, ricordò un istante dopo con una smorfia: era quel bastardo di Law che ora sogghignava di fianco a lui ad averla accoltellata alla gamba. L'espressione di Miss Double Finger era entusiasta: chissà da quanto non ricevevano uno sponsor? Chissà se ne avevano davvero bisogno per qualcosa di grosso?

– Ancora un altro po', così... – sussurrò Law, lanciando e riprendendo al volo il grosso sasso che avevano deciso di utilizzare come arma del delitto.

Kidd lo fulminò con lo sguardo. – Fa' attenzione con quell'affare! Se sbagli a colpirla...

– Non sbaglierò. – affermò Law con sicurezza. Kidd intuì che doveva essersi allenato parecchio in passato -con Doflamingo?- e stette zitto. Continuò a far scendere il paracadute (avevano utilizzato un filo da pesca che Kidd aveva trovato nello zaino rubato a Bellamy), finché la ragazza non fu abbastanza vicina. Allora le permise di afferrare il piccolo contenitore argentato.

– Ma come... è vuoto? – mormorò lei, confusa.

– Se non ti è di troppo disturbo, Trafalgar... – sibilò Kidd, seccato.

– Subito. – Il sasso la colpì in piena fronte, facendola cadere al tappeto senza emettere un suono. Law ghignò. – Troppo facile...

– Sì, beh, potrai gloriarti del tuo autocompiacimento più tardi, ora dammi una mano. – sbottò Kidd, scivolando giù dall'albero e issandosi il corpo esanime sulle spalle.

Law lo seguì con un sorriso beffardo dipinto sul volto. – Lo sai che il tizio che ti scrive le battute sta decisamente rubando il suo stipendio?

– Allora suppongo che dovrei assumere il tuo. – grugnì Kidd alzando gli occhi al cielo.

Law annuì, concentrato. – Forse però anche il tuo non è così male, sai? Aspetterei ancora un po' a licenziarlo in tronco, se fossi in te.

– Ma tu non stai mai zitto? – si lamentò Kidd, inoltrandosi nella foresta. Incredibile, ce l'avevano fatta davvero! Il loro piano aveva funzionato, chi l'avrebbe mai detto? Kidd stava collezionando una serie di piani andati a buon fine così lunga che quasi si spaventava da solo.

Si allontanarono finché non furono di nuovo all'accampamento nel settore di Law, dove avevano lasciato il fuoco acceso per non destare sospetti. Miss Double Finger si stava risvegliando.

– Mettila giù, sarà una cosa veloce. – disse Law, distaccato.

– C-cosa volete? – mormorò lei, la voce impastata. Quando realizzò dove si trovava e con chi, il panico fu ben visibile nei suoi occhi. Si tastò la testa con la mano, là dove Law l'aveva colpita, e la ritrasse subito con una smorfia di dolore. Era macchiata di sangue. Kidd si chiese distrattamente quanto ci avrebbe messo a morire, in quelle condizioni: ormai era praticamente spacciata.

La ragazza cercò di alzarsi, ma Law fu veloce a piazzarle un coltello alla gola. – Oh, no, ti prego. Resta con noi. – le sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire.

– Piantala con queste cazzate. – sbottò Kidd, guardandolo in cagnesco.

Law rise. – Geloso? – domandò, malizioso. – Guarda che cercavo solo di rendere la cosa più interessante. – Alzò le braccia e gridò verso l'alto: – Vero che vi è piaciuto?

Kidd lo fulminò con lo sguardo. – Ma che fai... – mormorò a bassa voce. – Smetti di provocarli, ok?

Law alzò le spalle, fissandolo con un'espressione triste. – E che possono farmi? Sono già qui dentro.

Era vero, ma Kidd sentiva che si stava facendo sfuggire qualcosa.

– Hai intenzione di morire, per caso? – ghignò Miss Double Finger, ancora sdraiata a terra sotto di loro.

Law inarcò un sopracciglio. – Prego?

– L'ha detto Doflamingo. Non hai intenzione di vincere, non l'hai mai avuta. – continuò lei, beffarda. – Insomma, un po' speri di farcela, ma... non è il tuo primo, vero, unico obiettivo. – Law era immobile, e Kidd davvero non capiva dove stessero andando a parare. – Stai scappando, non negarlo.

Kidd sperava che almeno Law obiettasse, o dicesse qualcosa. Invece si limitò a fissarla negli occhi, come studiandola. – Andiamo, non ha senso. – disse, giusto per dire qualcosa. – Come sarebbe a dire che non...

– Ammetto che vincere non sia il mio obiettivo finale. – sospirò Law. – Ma non sto scappando, è esattamente l'opposto. Lo sto affrontando. È o me o lui, capisci? Dopo la fine di questi Giochi, comunque vada, non... non succederà più. Mai più, neanche una volta. – Kidd capì a cosa si stava riferendo (i segni sul corpo nudo di Law gli danzavano ancora davanti agli occhi), e deglutì sonoramente. – O io o lui, o nessuno dei due. Preferirei che non fosse lui, ma... Tutto quello che mi importa è che non sia “tutti e due”. In un certo senso, ho già vinto. – Law le si avvicinò, le labbra a pochi centimetri dal suo viso. Aveva uno sguardo tanto glaciale che, nonostante il calore della notte, la ragazza rabbrividì visibilmente. – Non dire mai più che sto scappando, siamo intesi? Non che tu abbia ancora molto da dire.

– O tu o lui, o “nessuno dei due”? – rise la ragazza, nascondendo il tremito di poco prima. – Oh, certo, è ovvio. Non era nei tuoi piani, giusto? Quello. – e indicò Kidd con un gesto della mano. Quello si irrigidì, indispettito: e adesso, cosa c'entrava?

Law inarcò un sopracciglio. – Cosa intendi, scusa?

– Ci sei cascato, Law, inutile negarlo. Sai che sfuriata, quando l'ha saputo Doflamingo? Ha detto che questo avrebbe reso tutto più complicato. Non è più “o tu o Doflamingo”. Ora è: “o tu o lui o Eustass”. E questo che intendevi con “nessuno dei due”, giusto?

Kidd sbatté due volte le palpebre, confuso. – O-ok... grazie per la considerazione. – mormorò. – Ma significa che...

– La faccenda è semplicissima. – disse freddamente Law. – Comunque vada domani, io mi troverò in una situazione migliore di quella in cui mi trovavo prima di entrare nell'Arena. Sia che vinca, sia che perda. E comunque vada domani, – proseguì, lanciando una lunga occhiata a Kidd, – sarà una cosa tra me e Doflamingo. Questione chiusa.

Kidd non sapeva bene come sentirsi dopo quella dichiarazione. Offeso? Era stato volutamente ignorato. Colpito? Era una determinazione quasi ammirevole, quella. Irritato? Era lui che avrebbe vinto, e insomma! Arrabbiato? Law parlava della sua vita con una indifferenza quasi indecente, non aveva rispetto. Spaventato. Per quanto assurdo fosse, aveva paura che Law si facesse ammazzare da Doflamingo. Incazzato. Solo lui poteva ucciderlo.

E poi si ritrovò spaventato. Non voleva ucciderlo.

Confuso. Perché non voleva ucciderlo?

Cercò di darsi un contegno. L'avrebbe dovuto uccidere, fine della discussione.

– Certo che, Law... – attaccò la ragazza, inumidendosi le labbra. – Se continui a parlare della tua vita con tanta leggerezza, scommetto che ti sarà semplicissimo morire per permettere al tuo ragazzo di tornare indietro vivo. Facile come respirare.

Fu il fatto che Law non ribatté a farlo impazzire, decisamente. Quella Miss Double Finger se ne stava lì a fissarli e ridacchiare come se sapesse tutto, come se avesse detto la più ovvia delle verità e Law non la stava contraddicendo. Fu questa la piccola scintilla che lo fece impazzire, e che lo spinse a conficcare il suo coltello nella gola della ragazza.

Sparò il cannone, e ancora né lui né quell'idiota del suo alleato avevano aperto bocca.

 

* * *

 

Law ammirò l'Hovercraft recuperare il corpo di Miss Double Finger senza battere ciglio. Probabilmente in quel momento Doflamingo e Vergo si stavano svegliando di soprassalto... oppure erano ancora nel mondo dei sogni? In ogni caso era troppo buio perché vedessero l'Hovercraft e quindi che li raggiungessero, no?

Niente, non riusciva a concentrarsi. Non ci riusciva, perché le parole che quella ragazzina gli aveva infilato in testa erano dure ad andarsene. Lui, morire per quell'idiota di Eustass Kidd? Oh, andiamo... ma come l'era venuto in mente, come...

– Non l'avrai presa sul serio, vero? – chiese Kidd senza guardarlo.

Law sospirò, sedendosi davanti al fuoco. – In che senso? – domandò stancamente.

– Lo sai benissimo, in che senso! – ruggì l'altro, fissandolo negli occhi. – Non voglio vincere per compassione, sono stato chiaro?

– Ti sopravvaluti, sai. Dai per scontato che, solo perché non ho avuto quel che si dice una vita felice, io sia pronto a morire per te. – gli fece notare, iniziando a giocherellare con il suo coltello.

Kidd esitò. – Bene. – sputò alla fine.

– Bene. – ripeté Law, calmissimo.

Rimasero per un po' in silenzio a fissare il fuoco. – Perché neanch'io ho intenzione di morire per te, sono stato chiaro?

– Chiarissimo. – rispose Law senza quasi dargli il tempo di finire la frase, con quel tono che in bocca ad altri sarebbe suonato conciliante, mentre usato da lui era solo sarcastico e irriverente. Un'abilità che aveva affinato col tempo.

– Bene. – disse di nuovo Kidd, mordendosi la lingua subito dopo. Law sorrise: lo poteva quasi sentire darsi dello stupido.

Si stiracchiò, considerando chiuso il discorso. – Su, che domani avremo un bel po' di lavoro da fare.

– Sì. – confermò Kidd, senza accennare a muoversi. – Non...

– Che cosa? – sorrise appena Law, sistemandosi con la testa contro un albero.

– Vuoi... davvero dormire? – chiese Kidd, l'espressione a metà tra lo sbigottito e l'offeso. Law lo trovava fantastico, davvero.

Ridacchiò. – Che c'è, cerchi di provarci con me? Potresti morire di sonno durante la battaglia, domani, se non hai alle spalle qualche ora di sana dormita. – lo avvisò, ghignando.

– Certo, ovvio. – bofonchiò Kidd, sistemandosi dall'altra parte del fuoco. – In fondo, non siamo in acqua né su un albero. Immagino che questo sia uno scenario troppo banale per te.

Law sospirò, scivolando vicino a lui. – Beh, come dire... meglio essere originali: un letto non lo vedremo mai, no?

Si pentì subito di quella frase. Perché era vera, maledettamente vera. Aveva vissuto tutta la vita senza... e proprio ora che credeva di aver trovato un... ed entro poche ore, ormai, loro...

– Ripensandoci. – esordì, stiracchiandosi e allargando le braccia in quello che persino Eustass avrebbe riconosciuto come un tentativo di flirtare. – In fondo, se proprio non hai sonno...

– No. Non l'hai detto tu, che dovremmo riposare? – fece Kidd, schivandolo e girandosi dall'altra parte.

Law sorrise. – Oh, adesso ti metti a fare il difficile? Che c'è, ti faccio così schifo? – continuò, avvicinandosi di nuovo. Kidd si allontanò e Law gli si avvicinò, come in un assurdo gioco per bambini.

– Esatto. Mi fai schifo dal primo istante in cui ti ho visto. Mi lasci in pace, adesso? – abbaiò Kidd, fissandolo a muso duro.

Law gli dedicò una lunga occhiata indagatrice, poi sorrise. – Oh, ho capito. È per quello che ho detto prima. – Kidd grugnì un insulto, ma Law non ci dette peso e continuò. – Non vedremo mai un letto, oh, che tristezza! Hai realizzato che uno di noi due, o forse entrambi, sarà morto entro domani. E allora, come avrebbe detto quella Miss Double Finger? Ah, ecco: stai scappando.

Esattamente come si aspettava, questo mandò Kidd su tutte le furie. – Io starei scappando? – ripeté, irato.

– Esatto. – proseguì Law senza scomporsi. – Non vuoi fare sesso con me perché hai paura di... ah, rimanere coinvolto. – lo sbeffeggiò, puntellandosi sui gomiti.

Kidd reagì, come c'era da aspettarsi. – Io non ho paura. – ringhiò a pochi centimetri dal suo viso.

– Dimostralo. – ribatté Law con lo stesso tono. – Potrebbe essere l'ultima volta. Sarà sicuramente l'ultima volta. Facciamo in modo che sia... indimenticabile? – soffiò, la bocca a pochi millimetri da quella dell'altro, fissandolo con intensità.

Kidd ghignò, e Law capì che era fatta. Paura, lui, Eustass Kidd? Ma quando mai.

 

* * *

 

Facciamo in modo che sia... indimenticabile?

Indimenticabile.

Kidd non era un novellino nell'ambito dei gloriosi rapporti sessuali, e questo era un dato di fatto. Eppure, questa volta...

Indimenticabile. Semplicemente indimenticabile. C'era stato tutto: passione, forza, piacere: oh, se gli era piaciuto, gli era piaciuto da impazzire. Non che l'avrebbe mai ammesso, eh.

Aveva tutto il corpo indolenzito, e sapeva di essere sul punto di addormentarsi. Gli sembrò di sentire una voce sussurrare il suo nome insieme a qualcos'altro che non riuscì a cogliere; poi si addormentò, la parola indimenticabile ancora a rimbalzargli nella testa.

Quando si svegliò, il sole era già alto nel cielo. – Trafalgar? Non ci dovevamo alzare pres... – le parole gli morirono in gola, quando realizzò che stava parlando al vento.

Guardò da tutte le parti, cercò ovunque, ma del suo alleato non c'era traccia. Un terribile presentimento iniziò a farsi strada nella sua mente. Possibile che quell'idiota... – Trafalgar, vieni subito qui, non è divertente! – ruggì. I Favoriti lo avrebbero sentito? E a chi importava? Anzi, che venissero! Così Trafalgar l'avrebbe avuto sulla coscienza.

Senza quasi accorgersene si mise a correre, ovviamente diretto verso la Cornucopia. Era lì che avevano deciso di andare ad aspettare Vergo e Doflamingo all'alba -prima che gli Strateghi decidessero un metodo più veloce per metterli l'uno contro l'altro. E se...

Un cannone.

Non lui, non lui, non lui...

Un altro cannone, così vicino al primo che i suoni quasi si confondevano.

Ti prego, non così, non così, bastardo...

Gli sembrava di correre troppo, troppo lentamente. Non era possibile, maledizione!

Ma io ti uccido, ti uccido! Avevi detto di no, razza di coglione, di no...

Uscì dalla fitta boscaglia ansimando, la Cornucopia che gli si stagliava davanti in tutto il suo splendore. Ormai erano rimasti pochissimi petali attaccati al pistillo: più di metà dell'Arena era sprofondata, grandi crepacci stavano lì a dimostrarlo. E proprio davanti a lui...

Tre corpi, stesi al sole. Due completamente sfigurati e stesi a terra; l'altro appoggiato con la schiena alla Cornucopia. Si teneva lo stomaco e ansimava forte, sangue fra i capelli, sangue sulla faccia, sulla schiena, sulle gambe, sangue che sgorgava tra le mani.

– Avevi detto di no, figlio di puttana. – sibilò Kidd, in piedi davanti a lui. – Che non saresti morto per me. Non... come hai potuto... Ma ti sei rincoglionito, io non...

– Va bene così, Eustass-ya – rantolò Law, tossendo. Uno schizzo di sangue raggiunse le gambe di Kidd, che non si allontanò. – Tanto, io non...

– No che non va bene così! – ruggì Kidd con tutte le sue forze. Odio, odio, odio. Come aveva potuto fargli questo? Non aveva pensato a come si sarebbe sentito? Non aveva pensato a...

– Invece sì. – proseguì quello come se niente fosse, il tono conciliante di chi vuole spiegare ad un bambino qualcosa di estremamente semplice. – Torna a casa e... e vivi la tua vita. Io non avrei comunque potuto... c'era solo lui. Sempre, è sempre stato solo lui. – alluse col mento al corpo di Doflamingo.

– C'ero anch'io. – ringhiò Kidd, fissandolo con tutto l'odio e il disprezzo di cui era capace. – Io. Quindi io non contavo niente?

– No... no, al contrario, è... è per te, tutto questo. Solo per te, capisci? – tossì ancora, e sollevò le mani macchiate di sangue. Ormai mancava pochissimo. Kidd arretrò, perché la vista di Trafalgar Law morente era qualcosa di semplicemente insopportabile. Il ragazzo cercò di trattenerlo, sollevando debolmente un braccio. – Devo dirti ancora una cosa! Io...

– Non è così che dovevi dimostrarlo. – ringhiò, facendo un altro passo indietro.

– Aspetta...

– Non così!

– Ma io ti... – Non lo voleva sentire, non voleva sentire proprio niente dalla sua bocca.

– Non... morendo per me! Ti odio, Trafalgar!

 

– Grazie tante, eh.

Kidd spalancò gli occhi, madido di sudore. Si mise subito a sedere, guardandosi freneticamente intorno. L'aria era tersa, il sole stava per sorgere. Davanti a lui, Trafalgar lo fissava leggermente accovacciato: un sorrisetto appena accennato, i resti della cena precedente tra le mani, nessuna ferita a squarciargli il petto. – Si può sapere cos'ho fatto di tanto orribile da costringerti a sbandierare il tuo odio nei miei confronti a tutta l'Arena?

Sollievo, un sollievo assurdo e completamente fuori luogo. Era stato... un sogno, solo un sogno! In effetti, quelle parole non erano proprio da Trafalgar. Ricordava ancora alla perfezione ogni dettaglio di quel sogno, e Trafalgar non avrebbe mai detto quello che stava per dire. E anche andare laggiù da solo... lui non l'avrebbe mai fatto. Non tanto perché non ne fosse capace o non ne avesse il coraggio, no: semplicemente, non era così che doveva finire. Subito dopo, ringraziò il cielo che gli Strateghi non potessero leggere nelle menti dei Tributi o osservare i loro sogni.

– Allora? – continuò Trafalgar, ghignando. – Me lo dici, o stiamo qua tutto il giorno?

Kidd grugnì. – Niente. Uno stupido sogno.

– Un incubo? Facciamo gli incubi la notte prima della grande battaglia? Perfetto. – lo schernì l'altro, alzandosi in piedi ed estraendo i suoi coltelli dallo zaino. Ne tenne due in mano, uno invece lo nascose nella cintura. – Sei pronto?

Kidd si alzò senza esitazioni, afferrando la sua spada. Finché stavano andando laggiù tutti e due, finché la vittoria sarebbe stata stabilita dal più forte e non da chi decideva di dar via la sua vita, finché (per quanto fosse umiliante anche solo pensarlo) Trafalgar era al suo fianco, non si preoccupava assolutamente di nulla. – Pronto.

 

* * *

 

Law non l'avrebbe mai ammesso ad anima viva, davvero. Ma se non ci fosse stato Eustass Kidd al suo fianco, non credeva che sarebbe riuscito ad andare fin laggiù senza cedere.

Era il momento, era davvero il momento!

Stava andando verso Doflamingo, verso quello che per anni (per una vita) era stato la sua spina nel fianco, il suo tormento, il suo futuro. Ora andava a reclamarselo, quel futuro. C'era ancora una domanda, però, una domanda che gli frullava in testa e non gli permetteva di abbandonare tutte le sue insicurezze: sarebbe riuscito a ucciderlo? Sarebbe riuscito a uccidere Doflamingo, lui, l'unico L'unico che l'avesse mai... insomma, c'era sempre stato solo lui. Law non poteva semplicemente cancellare tutto, non adesso che le cose stavano per concludersi, in un modo o nell'altro.

Eppure... eppure c'era lui. Lui, Kidd. E Law non poteva assolutamente tirarsi indietro, non adesso, non ancora. Non con lui.

Oltrepassarono la foresta senza parlare e alla fine raggiunsero la Cornucopia, che luccicava piano nella nebbiolina chiara del mattino. – Pioverà. – sentenziò Law, alzando lo sguardo verso il cielo ricoperto di nuvole.

Si appoggiarono alla Cornucopia, in attesa. – Beh... è romantico, non trovi? – ghignò Kidd qualche istante dopo.

Law sospirò, rilassando le spalle. – Come no. Fa molto film drammatico.

– Ma dai, nel 12 vi fanno addirittura vedere i film? – chiese Kidd, inarcando un sopracciglio. – Da noi è già tanto se le televisioni funzionano durante gli Hunger Games...

Law scosse la testa, stanco. – No, neanche da noi non... quando andavo al Distretto 1. Da Doflamingo. Laggiù le televisioni e i film non sono così rari e davvero, non ne potevo più: quell'invasato era pieno di film drammatici. Tutti orribili. – precisò, strappando a Kidd qualcosa a metà tra una risata e uno sbuffo. – Nell'ultima scena... lei moriva tra le braccia di lui, e ogni santa volta si metteva a piovere. Oltre che statisticamente impossibile, era anche deprimente. Doflamingo rideva e diceva che non sapevo godermi le cose. – ghignò, sprezzante. – Come sempre, tendeva a generalizzare.

Kidd spostò lo sguardo verso il basso. – Tu non... cioè, non è un problema per te... vero?

Law rise, una risata spenta, priva di allegria. – Mi chiedi se non è un problema ucciderlo? Lui? Dopo tutto quello che... – le parole gli morirono in gola. Ovvio che era un problema. Per quanto malvagio, crudele, approfittatore, sfruttatore, Doflamingo era stato qualcosa di molto simile ad una famiglia, per lui. In pratica passava più tempo nel Distretto Uno che nel suo, trascinato in ogni occasione buona da suo padre. E quando le braccia forti e opprimenti di Doflamingo si stringevano attorno al suo corpo, oltre ai sentimenti di impotenza, di odio e di ripugnanza, i più intensi, c'era anche una parte di lui che era contenta, che si sentiva protetta, al sicuro. Che ci stava. Law ci aveva messo anni per prenderne coscienza, e Kidd se ne accorgeva in meno di tre giorni? Sbuffò. – Adesso ti preoccupi per me? Non è un po' tardi?

– Ah! Era un pezzo che non me lo chiedevi più, sai? Voglio dire, speravo che ti fosse passata. – si lamentò Kidd.

– Non è una risposta. – gli fece notare Law, sorridendo.

– Neanche la tua lo era. – rispose subito Kidd, serio.

Law sembrò pensarci su, poi sorrise. – Anch'io ti ho sognato, stanotte. – rivelò, calmo. – Ho sognato Doflamingo che ti squartava. Pezzo. Dopo. Pezzo. Leccandosi le labbra ad ogni schizzo di sangue che usciva dal tuo corpo. E ridendo, continuava a pugnalarti il corpo, ovunque riuscisse ad arrivare, strappando carne e brandelli di pelle. Completamente pazzo, completamente fuori controllo. Non è la prima volta che faccio sogni del genere, ora, non crederti importante. Lui che squarta i miei amici. I miei genitori. Smoker. Penguin. – sospirò, appoggiandosi di più alla Cornucopia. – Se ucciderlo significa liberarmi di... di tutto questo, lo farò. Senza esitazioni. – confessò alla fine. Non era una bugia, non del tutto. Insomma, la parte del sogno era vera. Che non avrebbe avuto esitazioni, poi, era da vedersi... sempre che ci fosse riuscito, ricordò a se stesso: Doflamingo era comunque molto pericoloso, uno dei più forti giocatori che gli Hunger Games avessero mai visto. Sperare di vincere contro di lui era già un azzardo: se iniziava a porsi anche problemi sulle sue intenzioni...

– Ho capito, ho capito. – disse in fretta Kidd, rabbrividendo appena. – Comunque non ti credere, non sono così debole da essere squartato dal primo che passa.

Law sorrise, e pareva quasi rassicurato. Fece un cenno di assenso col capo, poi rimasero entrambi in silenzio ad aspettare.

 

* * *

 

Uscirono dalla boscaglia prima di mezzogiorno, come avevano previsto. Vergo aveva una spada che toccava quasi terra da quanto era lunga. Doflamingo ne aveva addirittura due, e chissà che fine avevano fatto poi le loro pistole. Ma Kidd non riusciva a concentrarsi troppo sulle loro armi, in realtà: Doflamingo sorrideva in un modo che faceva accapponare la pelle.

– Allora, Law! È un pezzo che non ci si vede, eh? – esordì, calmo. Kidd sentiva l'impellente bisogno di alzare un sopracciglio.

– Se per un pezzo intendi da ieri... oh, quanto tempo! – fece Law, accennando un sorrisetto ironico.

Doflamingo ghignò e si passò la lingua sulle labbra. Se Kidd fosse stato il tipo che rabbrividisce, avrebbe rabbrividito. – Hai ragione, saltiamo i convenevoli. Siete proprio un bel quadretto, eh? Sarà un peccato... – scosse la testa, e lui e Vergo fecero qualche passo avanti. – Law, Law... ti rendi conto che così è molto più difficile, vero? Hai complicato tutto. – sospirò, sguainando una spada. – Fidati, non avrei mai voluto arrivare a questo.

Kidd e Law estrassero in simultanea le loro armi e fecero un passo avanti. – Come preferisci. – sbottò Law.

Era assurdo, davvero, ma Kidd si sentiva quasi di troppo. Cercò lo sguardo di Vergo e vi intrise tutto l'odio di cui era capace. Ha fatto fuori Killer. È mio.

– Vergo, tu ti occupi dell'altro? – chiese Doflamingo, annoiato. Ma allora lo facevano apposta!

– Non parlare di me in questo modo. – sputò, velenoso. – Avrò la mia vendetta, Vergo, non preoccuparti. Andrai subito a far compagnia alla tua compagna di Distretto. Avresti dovuto sentire come urlava mentre la trafiggevo! – ghignò poi, ricordando la morte di Miss Double Finger.

Vergo assunse un'espressione minacciosa. – Come ti...

Furono interrotti da una fragorosa risata. – Ma guardalo, che tipetto! Law, certo che te li vai a cercare, eh! Mi ricordo di quell'altro, com'è che si chiamava? Sma... Smo... Oh, qualcosa del genere.

Kidd notò come Law si irrigidì al ricordo. Si chiese confusamente come fosse morto, quello Smoker. E se fosse successo o meno davanti agli occhi di Law.

– Beh, in ogni caso anche lui era un tipo del genere. Uno di quelli che... come dire... osano un po' troppo. – Vergo sogghignò, passando un dito sulla lama della spada. – Pensi di farcela, Vergo?

– Salutami quel Killer quando lo vedrai, insetto. – sussurrò quello, impassibile.

Kidd lo fissò, sprezzante. – Attento a quello che dici. – sferrò un attacco che lo ferì leggermente al braccio. – Gli insetti sono pericolosi. Pensa alle formiche. – suggerì. Dietro di lui, sentì Law ridacchiare.

E la battaglia incominciò.

 

* * *

 

Doflamingo era superiore. Non di tanto, eh, e nemmeno in maniera schiacciante. Semplicemente, qualcosa bloccava Law ogni volta che intravedeva la possibilità di ferirlo seriamente. Ma anche Doflamingo, in qualche modo, non sembrava fare sul serio. Sarebbero potuti andare avanti per ore, continuando di quel passo. – Andiamo, Law, tutto questo ha del ridicolo. – sbuffò Doflamingo, continuando a lottare. – Alleiamoci, tu ed io. Adesso. Dai, pensa che colpo di scena! – Law ricambiò con un affondo laterale, senza rispondere nulla: sapeva tutto di colpi di scena, trovate scenografiche e cose simili, grazie tante. Era stato Doflamingo stesso a spiegargli tutto, molto tempo prima: cosa fa scena, cosa colpisce l'attenzione, cosa piace al pubblico e cosa non piace. Ma c'erano cose che non avrebbe fatto per niente al mondo, colpo di scena o meno. E allearsi con Doflamingo in un frangente del genere era una di queste.

– Usi ancora i coltelli... te l'ho sempre detto che è meglio la spada. – si lamentò l'altro, schivandolo. – Dai, Law, davvero, non ho voglia di continuare così! – sbuffò, attaccandolo da davanti.

Quello sogghignò. – Non è un po' tardi per propormi un'alleanza?

– L'ho fatto prima di iniziare i Giochi. Mi hai detto di no. – gli fece notare l'altro, seccato.

– Potevi metterci più impegno. – suggerì Law, malizioso.

– Più di quello che ci ho messo? Andiamo, non mi dirai che hai avuto di che lamentarti.

Per un solo, minuscolo istante, ghignarono insieme. Law pregò che Kidd non lo avesse visto e si ricompose. – Lo sai che non mi piace, quando lo fai. Te l'ho sempre detto.

Doflamingo sbuffò, melodrammatico. – L'amore platonico non fa per me, grazie tante.

– Ma neanche per me. – si affrettò ad assicurare Law, lanciando una fugace occhiata a Kidd, impegnato a combattere con Vergo. – Sei tu il problema. Cioè, lo eri.

– Ma se hai detto che ti piaceva! – si lamentò l'altro, battendo un piede per terra. – L'hai ammesso un sacco di volte.

– Una cosa può piacere, ma non è detto che basti. O che sia giusta. O che... insomma, mi hai mai chiesto se volevo? – Law alzò gli occhi al cielo. – Non ha senso, non parliamo di questo.

Continuarono a lottare con un po' più accanimento di prima. Si erano portati piuttosto vicini al punto in cui combattevano Kidd e Vergo, Law sentiva le loro spade cozzare una contro l'altra poco dietro di lui.

– Law... non mi piace litigare con te. – esordì Doflamingo dopo qualche altro istante. – Lo so che dobbiamo ucciderci eccetera...

– Roba da nulla... – fece l'altro, ironico.

– … ma almeno facciamolo come si deve! Io ti amo, sai?

Law boccheggiò. La spontaneità con cui Doflamingo aveva detto quelle tre parole lo confondeva, lo spaventava. Il tono era capriccioso e insolente come al solito, e non diceva sul serio. Law lo capiva, lo vedeva: era uno dei suoi capricci. Voglio Law, voglio qualcuno con cui giocare, qualcuno a cui dire “ti amo” per vedere come reagisce. Eppure... Perché non riusciva a lasciarselo alle spalle, maledizione, perché? Voltò la testa di scatto e incrociò gli occhi di Kidd per un singolo, minuscolo istante prima di tornare alla sua lotta. Quello sguardo gli diede tutta la carica di cui aveva bisogno (anche se, ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso). Sapeva cosa rispondere.

– Io no. – replicò, schietto e malizioso. Il disappunto sul volto di Doflamingo lo avrebbe fatto ridere di gusto, davvero, se l'urlo di Kidd alle sue spalle non lo avesse colpito come un proiettile.

 

* * *

 

Niente di grave. Non era niente di grave. Kidd si reggeva ancora in piedi, grazie tante. Era solo un braccio, no? La ferita non era tanto profonda, stava bene. Vergo era messo peggio, con quella gamba mezza maciullata: era già un miracolo che non crollasse al suolo in quell'esatto istante. Un braccio ferito non era nulla. Quindi perché Law si era fermato? Perché non rideva della faccia di Doflamingo in quell'istante che, data la risposta che gli aveva appena fornito, sarebbe dovuta essere la cosa più ridicola sulla faccia della terra?

Si voltò e incrociò il suo sguardo interrogativo. Cioè, se non lo avesse conosciuto avrebbe detto quasi spaventato, ma optò per interrogativo. Annuì, come per dire “tutto bene”, quando notò l'espressione furibonda di Doflamingo dietro di lui e non poté davvero trattenersi. Scoppiò a ridere.

Perché? – gridò quello, furente. – Perché? È per lui, vero?

Oh, questo gli interessava. Kidd drizzò le orecchie mentre parava un colpo di Vergo, e lanciò un'occhiata a Law abbastanza da vederlo alzare le spalle, senza ammettere né negare. – E se fosse?

Beh, Kidd si sentiva lusingato, davvero.

– E se fosse? E se fosse? – la voce di Doflamingo stava gloriosamente avanzando verso un'ottava mai raggiunta nella storia della musica. – Io... sono stato io a darti tutto! Quando avevi bisogno ci sono sempre stato, sempre! Come quella volta che il tuo amico Bepo era finito nei guai con i Pacificatori per quel negozio svaligiato, o quando tuo padre voleva mandarti a lavorare nel Giacimento! Ti facevo milioni di regali, ti aiutavo a studiare e ti allenavo. Mi sono comportato come un... come un fratello maggiore, con te! Ti ho sempre messo sopra tutto il resto, ti...

Law agitò una mano, annoiato. – Lo facevi per te, andiamo. Ero un giocattolo. E non mi dirai che non ne avevi anche altri, no? Quel Crocodile, ad esempio. Gli uomini passavano per casa tua e io me ne stavo a guardare.

Doflamingo alzò gli occhi al cielo. – Ancora questa storia? E tu, allora? Prima quello Smo-qualcosa, e adesso lui! – indicò Kidd, irato. – Cos'ho fatto di male? Cos'ha lui che io non ho?

Law sembrò pensarci su, e Kidd drizzò bene le orecchie. – Cos'ha lui che tu non hai? Vediamo un po'... È simpatico come un orso di prima mattina, e l'odore è pressapoco quello. Non sa mai quando stare zitto, la delicatezza non ha idea di dove stia di casa e seriamente, potrebbe anche fare qualcosa per quei capelli.

Kidd stava per interrompere con la massima calma il suo combattimento con Vergo per sferrargli un deciso pugno sulla mascella (tutto, ma i suoi capelli no) quando sentì Law sospirare. – Però, come dire... si preoccupa per me, ecco.

Kidd congelò sul posto. Quell'ultima frase, Law l'aveva pronunciata col sorriso sulle labbra, lo sentiva. Non un sorriso ironico, irriverente, malizioso. Proprio un... un sorriso vero, maledizione. Dopo tutte le volte in cui gliel'aveva chiesto... Ti preoccupi per me, Eustass-ya? Non è un po' tardi per preoccuparsi per me, Eustass-ya? Non sarà che ti sei preoccupato per me, vero, Eustass-ya?

Kidd l'aveva chiamata fissa: in un'Arena nessuno si preoccupa per nessuno, grazie tante. E aveva avuto il suo bel negare, dicendo che mai, mai nella vita si sarebbe preoccupato per un deficiente come lui. Faceva ancora in tempo a negare tutto un'altra volta. Poteva alzare la voce e dire che non era vero niente, che non si sarebbe mai preoccupato per un deficiente simile.

– Si... preoccupa per te? Te l'ha detto lui? – chiese Doflamingo, improvvisamente ansiosissimo.

– Qualcosa del genere. – ribatté Law alzando le spalle, l'ombra di un irriverente sorriso sulle labbra.

L'idea del pugno sulla mascella appariva a Kidd sempre più allettante.

– Ah, non l'ha ammesso, quindi. – sospirò Doflamingo, quasi sollevato, scambiandosi con Law un'occhiata che Kidd non riuscì ad interpretare. – Comunque, se è solo questo! Ti ha fatto capire che si preoccupa per te, magari tirando fuori due o tre facce ansiose e facendoti un paio di favori. Non conta nulla il fatto che invece io... – iniziò Doflamingo, esasperato.

– Non conta nulla, no. – disse velocemente Law, evitando per un soffio un colpo potenzialmente mortale. – Seriamente, stiamo davvero facendo questo discorso mentre cerchiamo di ucciderci? Non è una specie di... non so, controsenso? – azzardò, ironico.

Kidd sentì confusamente Doflamingo sussurrare qualcosa, ma dovette distogliere un attimo l'attenzione dal dibattito alle sue spalle per concentrarsi su Vergo. Ormai sapeva di avere la vittoria in pugno, era solo questione di tempo: Vergo appariva sempre più affannato sotto i suoi colpi, sempre più indebolito.

– Sei finito! – ghignò Kidd, euforico, e si preparò a scagliare il colpo finale.

Ma prima che potesse fare alcunché, alle sue spalle si materializzò una figura. – No, così non si fa. – sentì sussurrare la voce di Doflamingo. – Non ti preoccupi neanche un po' per il mio Law, adesso?

Kidd si sentì pervadere da un freddo brivido lungo tutta la schiena. Voltò lentamente la testa, quanto bastava per vedere il corpo di Law steso a terra in una chiazza rosso sangue.

Doflamingo, dietro di lui, ghignava apertamente.

– Come hai potuto? – sibilò Kidd, gli occhi dardeggianti. – Non hai appena detto di amarlo?

Non ci vedeva più dalla rabbia: com'era possibile che quel bastardo si fosse fatto ammazzare così facilmente? Non era lui quello che avrebbe fatto fuori Doflamingo? Che senso aveva avuto escogitare tutti quei piani, se poi alla fine...

Doflamingo sbuffò, imbronciandosi. – Mi ci ha costretto lui! Credi che non mi dispiaccia? – ma la sua espressione infastidita lasciò presto il posto ad una più allegra. – Ma ora passiamo a te... Vergo, sei pronto?

L'altro annuì, pulendosi col dorso della mano un rivolo di sangue che colava dalla fronte e ghignando sadicamente.

Kidd deglutì: due contro uno forse non era la situazione più vantaggiosa che gli sarebbe potuta venire in mente, certo, però... non si sarebbe fatto sconfiggere, poco ma sicuro. – Fatevi sotto.

Doflamingo si leccò le labbra. – Comincio a capire perché Law... Sì, sei decisamente un tipo interessante, lasciatelo dire. – confermò, allegro. – Lo tieni fermo, Vergo?

Prima che Kidd potesse muoversi, si sentì bloccare da dietro. Imprecò, cercando in tutti i modi di divincolarsi, ma la presa di Vergo sembrava d'acciaio. Maledizione, solo perché si era distratto alla vista di quel chirurgo del cazzo in una pozza di sangue! Non avrebbe dovuto voltare le spalle al nemico.

Doflamingo ridacchiò, passando un dito sulla lama del coltello che teneva tra le mani. Coltello che, realizzò Kidd con un misto di rabbia e disgusto, era stato di proprietà di Law fino a pochi minuti prima. – Allora... da dove comincio? – si chiese, facendo passare lo sguardo dal volto arrabbiato di Kidd al suo corpo fremente.

Il ragazzo diede una gomitata a Vergo e si liberò dalla sua presa con un colpo secco. – Perché non da qui? – propose ironico, avanzando un affondo in direzione del fianco di Doflamingo, che riuscì a schivarlo appena in tempo.

Vergo si rialzò traballante, ringhiando. – Non avresti dovuto farlo, ragazzino. – soffiò.

Anche Doflamingo sembrava davvero arrabbiato, ed entrambi puntarono la spada in direzione di Kidd. Questo non si fece aspettare, facendo una finta in direzione di Vergo e lanciandosi invece contro Doflamingo. Iniziò a combattere come una furia, veloce e letale. Ora era una questione personale: doveva vendicare sia Killer che Trafalgar. Quanti grattacapi, quel ragazzo... Appena ci pensò, sentì una fitta lancinante trapassargli il petto. No, insomma, dopotutto cosa gli importava? Era un nemico, ricordò, sarebbe dovuto morire in ogni caso. Ma allora... Perché sentiva quella specie di vuoto? Cos'era quel senso di oppressione, quel dolore atroce? Perché sentiva il bisogno di correre e gridare e spaccare qualcosa?

– Non ti distrarre... – cantilenò Doflamingo, ferendolo profondamente al braccio, quello stesso braccio che già Vergo gli aveva colpito. Kidd gemette di dolore, facendo un istintivo passo indietro. Vergo era lì pronto, e con un calcio lo spedì a terra, facendogli scivolare la spada di mano. Calpestò il braccio ferito, ma Kidd non gridò: si limitò a stringere i denti fino a farsi sanguinare la lingua e a fissarlo con odio. Non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione, quello era certo.

– Mi fai un favore? – ghignò Doflamingo. – Quando vedi Law, digli che non sarei voluto arrivare a tanto. Digli anche che che il suo peluche a forma di orso bianco gliel'ho distrutto io, ero arrabbiato perché non me lo prestava. Digli che il sesso con Crocodile era meno appagante di quello che facevo con lui, e che lo amavo. – Quando vedi Law. Chissà perché, messa in questi termini, a Kidd non dispiaceva poi tanto l'idea della morte.

Doflamingo abbassò la spada su di lui, ma Kidd non chiuse gli occhi: solo i codardi chiudono gli occhi. Quindi fu con estrema chiarezza che vide la lama di un coltello frapporsi fra lui e la spada di Doflamingo deviandone la traiettoria, e la figura ansimante di Trafalgar Law fare la sua comparsa.

– Sempre con la tua scenografia, vero? – sbuffò Kidd, scuotendo la testa con rassegnazione.

– Si chiama entrata ad effetto. – specificò Law con un sorrisetto. – Sai, ti conviene evitare di abbassare la guardia finché non senti sparare il cannone, la prossima volta. – disse poi rivolgendosi a Doflamingo. – Il tuo avversario sono ancora io.

Kidd approfittò dello stupore generale per rialzarsi e afferrare al volo la sua spada. Cercò lo sguardo di Law e inarcò un sopracciglio. – Un peluche a forma di orso polare? Seriamente?

La sua espressione era impagabile, davvero. – Puoi anche dire solo grazie, sai. – buttò lì, passando con noncuranza una dito lungo la lama del coltello.

Lo sguardo di Kidd era esilarante. – Stai eludendo la domanda. – gli fece notare, seccato.

Law ridacchiò, salvo poi portarsi la mano sul fianco in preda ad una fitta. Effettivamente non era messo molto bene: il sangue gocciolava copioso da una ferita abbastanza profonda. Come aveva fatto a rimettersi in piedi, conciato così? Kidd non sapeva davvero se trovarlo eroico o stupido.

– Oh, ma che sorpresa. – fece Doflamingo, ammirato. – Non pensavo che ti saresti rialzato. Beh, allora possiamo continuare. Vergo, di lui ti occupi tu? Finisci in fretta, sono stanco. – si lamentò poi.

Ma Kidd non era dello stesso avviso. – Abbiamo già finito. – lo avvisò, scagliandoglisi addosso con tutta la forza che aveva.

Lo avevano umiliato. Farsi salvare da Trafalgar, insomma, con che faccia lo avrebbe potuto guardare di nuovo negli occhi? Si erano presi gioco di lui. Due contro uno, bell'affare! Continuò ad avanzare spingendo Vergo sempre più indietro, verso il vuoto dove una volta c'era il settore cinque.

Quello di Killer.

– Allora, dimmi un po'... – ghignò Kidd, spingendolo ancora un po' all'indietro. Qualche sassolino si staccò dal brodo del precipizio, e Vergo deglutì. Non poteva più fare neanche un passo. – Come ci si sente ad essere con le spalle al muro? Come ci si sente ad essere un animale in trappola?

Killer. Il suo primo alleato. Sopportabile (non come un certo chirurgo di sua conoscenza), razionale e paziente. In quei cinque giorni che avevano condiviso, aveva capito subito che era una persona che valeva la pena aver conosciuto. E non poteva proprio perdonare Vergo per il modo in cui aveva riso, dopo il suono del cannone.

– A-aspetta, non... – balbettò Vergo, impallidito.

– Addio. – sussurrò Kidd, e con un ampio fendente di spada lo spinse giù dal dirupo.

Vergo annaspò, muovendo le mani in cerca di aiuto, ma ormai non c'era niente da fare: incespicò con i piedi e perse l'equilibrio. Ma Kidd non fece in tempo a rallegrarsi che si sentì violentemente spinto all'indietro: Doflamingo apparve dalle sue spalle ad una velocità esorbitante e afferrò Vergo per il polso, sporgendosi in avanti. – Ti sarei grato se trattassi con un po' più di riguardo i miei alleati. – sussurrò riacquistando l'equilibrio, sempre stringendo saldamente la mano di Vergo.

Kidd sbarrò gli occhi, trovandosi davanti l'avversario ancora più feroce di prima. Vergo ghignò, prima di scattare avanti e colpire Kidd di striscio alla guancia. Questo fece qualche passo di lato, e la loro battaglia ricominciò più serrata di prima. Doflamingo, dopo essersi assicurato che Vergo stesse bene, fece per ritornare a combattere con Law. Ma in quel momento Kidd si accorse di un dettaglio: poteva essere una follia, però... ormai erano davanti al precipizio del settore Quattro, e sia Doflamingo che Vergo erano abbastanza vicini per...

Ghignò: si poteva tentare. Prima che Doflamingo o Vergo potessero spostarsi, piantò con forza la spada davanti a lui: il terreno, già decisamente friabile, andò in frantumi trascinando entrambi i ragazzi di sotto.

Trafalgar, appena comparso al fianco di Kidd, trattenne bruscamente il respiro, e nei suoi occhi lampeggiò per un istante qualcosa che Kidd non avrebbe saputo se definire stupore o dolore.

Doflamingo si voltò e cercò lo sguardo di Law, ghignando. Questo esitò per una frazione di secondo, poi annuì. E Doflamingo cadde oltre il precipizio.







































Angolo autrice:
E dunque... come dire? Salve. Eccomi qua con il quarto capitolo, e adesso vorrei spendere qualche parola prima di essere, non lo so, trucidata o cose del genere. Lasciatemi spiegare, fermi!
Intanto, la scena sull'albero, è ancora meno descritta della prima. Perché ho pensato che fossero molto in una fase "finché si può, approfittane": ovviamente è fantastico e tutto, ma non ha la carica della loro prima volta, insomma, lo fanno per passare il tempo, per approfondire il "discorso" di quella mattina, perché sono su un albero, perché, e diciamocelo, gli piace.
Sono dolci, non sono dolci? :3
Kidd mi ucciderebbe per quello che ho appena scritto, ma passiamo oltre.
Se Law vuole o no sacrificarsi per Kidd o viceversa sarà un discorso che verrà approfondito in seguito (dunque, tremate), ma vorrei che capiste che non è nel loro carattere l'essere martiri, insomma, non così spassionatamente e dichiaratamente. Ma quella Miss Double Finger gli ha messo la pulce nell'orecchio, quindi chissà? Nell'Arena ne sopravvive solo uno...
Comunque state tranquilli, perché mancano ancora due capitoli (siamo alla battaglia finale e mancano due interi capitoli, per spiegarvi quanto io sia logorroica. Senza contare che questo qua era lungo 11 pagine, e l'ultimo sarà un malloppazzo da 15, ma non riesco a stringere, abbiate pietà di me).
Poi.
Indimenticabile.
Avete riconosciuto il titolo della fanfiction, eh? ^^ È anche questa una cosa che verrà approfondita, ma mi è piaciuto tantissimo scrivere quella scena. Dei tre rapporti che hanno avuto, probabilmente quest'ultimo è il migliore. Perché sanno che sarà l'ultimo, inutile girarci intorno. Perché non sono su un albero o in un fiume, ma sono loro, e questo è l'importante. Perché sono riusciti a fare in modo che sia indimenticabile, capirete poi. Ah, un'altra cosa: prima di addormentarsi Kidd sente Law sussurrare qualcosa. Non scorpiremo mai cosa gli ha detto, perché Kidd penserà ad un sogno o che e non gliene parlerà mai. Siete liberi di pensarla come volete, ok? Ma è solo per dirvi che quel rapporto, quella notte ha significato tantissimo per tutti e due. Più ancora della mattina nel fiume. Perché una volta puoi farlo anche tanto per fare, due volte anche, ma per farlo tre volte in meno di ventiquattr'ore devi essere disperato o innamorato.
E la mattina dopo...
Ditelo che vi avevo fregati, vero? ^^ Con quel sogno, eeeh, Kidd c'è rimasto proprio di sasso. Perché dite quel che volete, ma non è una cosa che (secondo me) il vero Law avrebbe fatto. A parte che, Law ti voglio bene, ma battere lui da solo Vergo e Doflamingo (anche se morendo nel tentativo)... non so se ne sarebbe stato capace, eh. Comunque non è questo il punto.
È che Law non sarebbe andato laggiù senza dire niente a Kidd: avete visto come ha reagito il nostro rosso preferito? Nessun "Oh amore, hai fatto questo per me?", nessuna dichiarazione spassionata. Era ferito, deluso, arrabbiato, e più che amore provava un odio profondo e bruciante. Perché secondo me è così che reagirebbe Kidd davanti ad un atto del genere. Poi non dico che se Law si buttasse davanti a lui per parare tre colpi di pistola Kidd reagirebbe esclusivamente con odio e insulti (ogni riferimento a scritti o fanfiction altrui non è esattamente casuale ma quasi), ma perché in quel caso sarebbe una cosa istintiva, ecco. Un sacrificio deciso sul momento, un'azione dettata dal fatto che beh, non c'era assolutamente nient'altro da fare.
Law che premedita di ingannare Kidd lasciandolo all'oscuro e va volontariamente ad ammazzarsi per permettergli di salvarsi? Nah, Kidd non glielo perdonerebbe mai. E Law si guarda bene dal farlo, infatti. Niente, era solo per dirvi come la pensavo (e ho scritto un papiro, perdonatemi. È che Kidd e Law ISPIRANO i miei sproloqui D:)
Il malato e terrificante rapporto tra Doflamingo e Law verrà a galla, non abbiate timore, davvero. Avrei voluto dilungarmi di più sul loro, ma ehi, questa è una KiddLaw o no? Dunque, saltando tutta la parte del combattimento (perché io queste cose non le so scrivere, infatti se avete notato parlano più di quanto non combattano), ora Kidd ha fatto precipitare Vergo e Doflamingo. Sarà finita? E se sì, come faranno i nostri eroi a questo punto? E se no, cosa li aspetta? AH, per la cronaca: anche il discorso del "ti preoccupi per me" non si è minimamente esaurito, cosa credevate? Doflamingo sa qualcosa che Kidd non immagina neanche... infatti, se avete notato, pareva tutto spaventato quando Law ha insinuato che Kidd si fosse preoccupato per lui ù.ù Ma ora non vi dico più nulla!
Grazie a tutti i santi che continuano a recensire, vi adoro tutti: ci sentiamo sabato prossimo!
Un abbraccio, vostra
Emma ^^

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Capitolo 5
*** La nostra storia ***


La nostra storia




Il bambino prese un profondo respiro e fissò negli occhi il suo interlocutore. – Ciao, io sono Trafalgar Law.

Law, eh? – Aveva un anno più di lui, era biondissimo e indossava una specie di pelliccia rosa fatta di piume di un animale che Law non aveva mai sezionat- visto, mai visto. – Piacere, io sono Doflamingo. – sorrise il bambino, stringendogli calorosamente la mano. – Papà, scusate, potete lasciarci soli? – i due uomini annuirono e se ne andarono.

Law si guardò un po' intorno, vagamente intimorito: per la prima volta nel suoi sei anni era uscito dal Distretto 12, e non sapeva bene come comportarsi. La cameretta di quel Doflamingo era così grande, e piena di giochi!

Il padrone di casa ridacchiò. – Allora, vuoi giocare a qualcosa? Ho delle spade di legno, se vuoi. Papà dice che me ne regalerà una vera quando compirò dieci anni. Se vuoi te la farò provare. – propose con confidenza.

Law sollevò un sopracciglio, dubbioso. – Vuoi... giocare con una spada, come negli Hunger Games? Seriamente?

Doflamingo lo fissò con un misto di compassione e divertimento. – Già, non sono cose che si fanno nel 12, vero? Vieni qui, che ti insegno. – E senza sentire ragioni gli ficcò l'arma in mano, iniziando ad impartirgli i primi rudimenti dell'arte della spada.

Law si stupì principalmente di due cose: primo, che quel ragazzino fosse così abile già alla sua età. Secondo, che per insegnargli come muoversi gli stesse così addosso. Praticamente lo stava abbracciando, e a lui non piaceva farsi abbracciare.

Ma per quel bambino così espansivo, rifletté, poteva anche fare un'eccezione. In fondo, sembrava un tipo a posto.

 

* * *

 

E tu chi sei?

Law inclinò il capo, confuso. – Sono... Trafalgar Law, sono venuto qui due mesi fa. Mi hai insegnato a lottare con la spada. Mio padre lavora col tuo. È medico. – tentò ancora il bambino, aggrottando le sopracciglia. Possibile che si fosse dimenticato di lui? Non è che capitasse spesso.

Doflamingo si sbatté una mano sulla fronte. – Ah, mi ricordo! Scusa, è passato tanto tempo... Per quanto starai qui, questa volta?

Law sorrise, rincuorato: in qualche modo gli sarebbe dispiaciuto se Doflamingo si fosse davvero scordato di lui. – Una settimana intera. Papà ha detto che dormirò nella tua stanza, se non...

Non è per niente un problema! Ora vedo come sei diventato bravo con la spada. – affermò il maggiore, trascinandolo euforicamente per un braccio.

Law sospirò e lo seguì, pronto per passare una settimana in compagnia di quel ragazzino che lo incuriosiva sempre di più. Pronto, e forse anche un po' eccitato.

 

* * *

 

Law...

Che c'è?

Non riesco a dormire, Law...

E perché?

Che ne so, ah, uffa... Raccontami qualcosa.

Una cosa noiosa?

Eh?

Così ti addormenti.

Doflamingo rise. – No, dai, adesso! – si portò le mani sotto il mento, così da poter fissare la sagoma di Law nella penombra della stanza. – Dimmi di te.

Law ci pensò un po' su. – Da grande voglio fare il medico anch'io. Il chirurgo. Mi piace sezionare gli animali, papà me lo fa fare quando voglio.

Doflamingo fischiò. – Allora se mi ammalerò sarai tu a curarmi?

Law non sembrò avere neanche bisogno di pensarci. – Certo! Diventerò il medico migliore di tutta Panem, sai, così potrò curarti meglio di chiunque altro!

Sai una cosa? Mi piaci. – dichiarò Doflamingo, annuendo soddisfatto. – Chiederò a mio padre di farti venire più spesso.

A Law non dispiaceva per niente.

 

* * *

 

Doflamingo palleggiava con un pallone da calcio nuovo fiammante. – Cinquantasette! Nuovo record, e vai! In fondo, con un pallone del genere c'era da aspettarselo: da Capitol City, niente di meno! – esclamò, soddisfatto. Dall'alto dei suoi dieci anni si sentiva il padrone del mondo.

Law sollevò leggermente gli occhi dal suo libro, sorridendo appena. – Bravo. – commentò, prima di tornare a leggere.

Doflamingo sbuffò. – Più convinto, dai! Così non mi motivi a continuare!

Law sospirò, chiudendo il libro e cercando di trattenere un sorriso. – Ok, scusa. Sei fantastico, davvero. – lo disse così, senza ironia né esagerazioni.

Doflamingo gli saltò addosso, ridendo come un matto. – Sei tu che sei fantastico, Law! – proclamò, facendolo cadere per terra.

Ehi, no, dai! – cercò di protestare Law, ridacchiando.

Ah, allora sai ridere. Bene. – commentò Doflamingo, soddisfatto.

E lo baciò.

Law rimase sconvolto, davvero. Quando si staccarono, si passò esitante una mano sulle labbra. – P-perché... – iniziò, esitante.

Perché sei fantastico e mi piaci. – rispose Doflamingo, sorridendo e alzando le spalle. – Mamma dice che le persone che ci piacciono si devono baciare sulla bocca. Io ti piaccio, vero? – chiese poi, baldanzoso.

Era così convinto e soddisfatto che Law non avrebbe mai potuto dirgli di no. – Sì, mi piaci.

 

* * *

 

Mi annoio! – borbottò un Doflamingo ormai tredicenne, sdraiato sul divano.

Law alzò lo sguardo dal suo libro, fissandolo con curiosità. – Cos'ha che non va il soffitto che stai fissando da venti minuti, scusa? – domandò, ironico.

Law! Papà è arrabbiato con me per via di quel ragazzino che ho picchiato e non mi fa uscire. Ma mi annoio! – gemette, rotolando giù dal divano fino alle gambe di Law.

Quello abbassò una mano dandogli un paio di pacche sulla testa. – Su, resisti. Ancora due giorni. – fece, accomodante. Doflamingo gli fermò la mano e la portò alla bocca, tenendola lì.

Law...

No. – disse l'altro, più fermamente che poteva.

Ma tu mi piaci. – si lamentò l'altro, arrampicandosi sulla stessa poltrona di Law e sedendoglisi in braccio. – Perché no?

Law cercò di spingerlo giù, senza successo. – Perché no! Dai, non... non voglio... – cercò di sottrarsi, mentre Doflamingo iniziava a baciarlo sul collo.

Law... Queste cose le facciamo sempre, su, non fare così! – si lamentò quello, stiracchiandosi addosso a lui.

Il più giovane si alzò in piedi, lasciando Doflamingo solo sulla poltrona. – Oggi non ho voglia, ok?

Doflamingo sbuffò, sdraiandosi mollemente. – Che palle.

Il suo broncio era qualcosa di unico. – Guarda che mi piaci lo stesso. – sorrise Law, sistemandosi sul divano lasciato vuoto da Doflamingo.

Davvero?

Davvero.

Law sospirò piano e si rimise a leggere, stanco.

 

* * *

 

Potevi anche evitare. – sbuffò il ragazzo, entrando in casa seguito a ruota da Doflamingo.

Ma mi aveva insultato!

Gli hai fratturato l'omero! E probabilmente aveva anche un paio di costole incrinate. Senza contare che, se non avessimo fermato l'emorragia...

Doflamingo gli puntò un dito sul naso. – Frena, frena. Non c'è nessun “avessimo”. Sei stato tu, ok? Io l'avrei anche lasciato lì. Aveva mancato di rispetto a me e anche a te, te ne sei scordato? – lo fissò rabbioso. – Ti facevo un po' meno crocerossina, Law.

Il compito di un dottore è di salvare tutti. – sibilò quello, il viso a pochi centimetri dal suo.

Doflamingo sbuffò e sorrise, prendendolo per il mento. – Va bene, hai ragione. – sussurrò, il fiato che andava a sbattere sulle sue labbra. – Non mi piace litigare con te... – le loro labbra si scontrarono, e Doflamingo smise si pensare lucidamente.

No, adesso proprio no. – Law lo respinse, spingendo le mani sul suo petto per staccarsi.

Perché no? – gemette Doflamingo, cercando di riavvicinarglisi, bramoso.

Law lo guardò male. – Non mi è piaciuto come ti sei comportato. Era... era un tuo compagno no?

Mi spiace, mi spiace, non lo faccio più. – piagnucolò Doflamingo. – Possiamo baciarci?

Law sospirò, sorridendo amaramente. – Devi sempre averla vinta, vero?

Il sorriso di Doflamingo lo inquietò un po', ma cercò di non farci caso. – Sempre, ricordalo.

Il resto fu soltanto un po' più strano del solito. Meno naturale.

 

* * *

 

Adesso come stai?

Doflamingo si rivoltò nel letto. – Adesso meglio, grazie. – mugolò, stiracchiandosi. – Mi ha curato il miglior medico di Panem, dopotutto, no? – ammiccò.

Law alzò gli occhi al cielo, sorridendo. – Sì, come no... Guarda che la polmonite è una cosa seria, ok? Cerca di stare a riposo ancora un paio di giorni e...

Doflamingo lo afferrò per il bavero della camicia e lo spinse giù, baciandolo con ferocia. – Sono già guarito, sai? Da quando mi hai dato quell'intruglio, stamattina, mi sento alla grande. – sussurrò. – Mi sono finto malato apposta, perché così... siamo soli. Non c'è nessuno intorno. La notte è nostra, Law.

I-in che film l'hai sentita, questa? – balbettò Law, boccheggiando. Cercò di arretrare, ma Doflamingo lo teneva stretto.

No, dai, resta con me. – sussurrò.

Law lo fissò negli occhi: sapeva che, se avesse detto di no in quel momento, Doflamingo l'avrebbe probabilmente odiato per sempre. – I-io non...

C'è un letto. – cantilenò Doflamingo, malizioso.

Però...

Siamo da soli.

Sì, ok, ma...

E tu mi piaci tantissimo! Dai, Law, vieni con me. Lo facciamo in modo che sia... indimenticabile?

In quel momento, Law prese una decisione. Non voleva che Doflamingo lo odiasse, non poteva permetterlo: aveva fatto troppo, per lui, era stato per troppo tempo qualcosa che somigliasse ad una famiglia perché Law lo abbandonasse così in quel momento.

Però, indimenticabile no. Non voleva che... non sapeva neanche come spiegarselo. Un giorno, pensò confusamente, troverò qualcun altro. Cioè, Doflamingo è fantastico, ma mica staremo insieme per tutta la vita, no? Beh, prima o poi voglio trovare qualcuno con cui avrò una notte più indimenticabile di questa.

Si lasciò trascinare nel letto da Doflamingo, facendosi sommergere dal suo profumo, e cercò di non pensare.

 

* * *

 

Il telefono squillava. Law congelò sul posto: erano in pochissimi a conoscere il suo numero di casa -e non è che avesse molti amici che lo chiamavano, in effetti. L'unica possibilità era...

Pronto?

– Law, sono io.

Oh, ehm, c-ciao.

Perché non sei venuto?

C-cosa?

Perché. Non sei. Venuto.

I-io...

Tuo padre è qui e tu non ci sei. Non dovevamo andare al fiume? Questa settimana dovevamo esercitarci con il combattimento in acqua o no? Law, voglio sapere dove sei, adesso!

Law sospirò. – Non stavo molto bene. – rispose, lapidario. Beh, se per “non stare molto bene” si intendeva “ho ancora male là dietro” allora sì, non stava molto bene.

Non mi importa, Law: per favore, vieni! Mi manchi, dai!

Era complicato. Quello che una volta Law era convinto fosse amore si stava lentamente trasformando in qualcosa d'altro. Desiderio. Possessione. Gioco. Sfruttamento. La cosa lo lasciava insoddisfatto, inappagato, quasi spaventato.

Non poteva lasciare Doflamingo. Non avrebbe mai potuto, e una parte di lui neanche lo voleva.

D'altro canto, ogni volta che lo vedeva sentiva una stretta allo stomaco farsi ogni giorno più forte. In quel momento era diviso tra il desiderio di riattaccare il telefono in faccia a Doflamingo e quello di correre da lui. – Vedrò di raggiungerti in settimana. Se... se mi ristabilisco. – sospirò alla fine.

Doflamingo sembrava compiaciuto. – Quando vieni, ti devo dire una cosa importante. Sai Monet? Mi si è dichiarata giusto stamattina! E sai, ha delle tette che... – rise, e riattaccò.

Law rimase appeso all'apparecchio ormai silenzioso, il cuore stretto in una morsa che quasi non lo faceva respirare.

 

* * *

 

Non voglio.

Sì che vuoi.

Lasciami!

Dai, lo so che ti diverti anche tu.

– …

Allora?

Per favore.

Su, ancora una volta e poi basta.

 

* * *

 

Domani andiamo nel bosco, Law?

A fare?

Ad allenarci!

– …

E anche altro, va bene, mi hai beccato.

 

* * *

 

Law...

Sì?

– Facciamo sesso?

Cambia se dico di no?

No.

 

* * *

 

Aiutatemi.

 

* * *

 

Per favore, fatelo smettere.

 

* * *

 

Basta, non ne posso più, basta!

 

* * *

 

Doflamingo rovesciò un tavolo, preda dell'ira. – Perché? – gridò, tirando un calcio ad un mobile e facendolo cadere.

Ma scusa, come credi che mi senta? – gridò Law di rimando, evitando di venire travolto dalla sua rabbia. – Non l'ho mica chiesto io di farmi estrarre alla Mietitura!

Tu non capisci! – ribatté Doflamingo, colmo di frustrazione.

Law esitò. Doflamingo diceva sempre di adorarlo. Possibile che potesse pensare di... – Sia ben chiaro, Law. Io punto a vincere. – Come non detto. – Però, ecco, possiamo fare in modo che sia...

Non dirlo. – sputò Law. Non avrebbe sopportato di sentirlo pronunciare ancora una volta quella parola. Non sarebbe stato lui il suo ultimo indimenticabile.

Doflamingo lo fissò, interrogativo. – Prego?

La nostra scommessa vale ancora. – rispose Law, sollevando il mento con aria di sfida. – Ti ricordi? È stato quasi un anno fa. Dicevi che non avrei mai trovato nessuno che si preoccupasse per me come fai tu. Se lo trovassi...

Doflamingo rise. – E dove, nell'Arena? Nell'Arena nessuno si preoccupa per nessuno, lo sai meglio di me. Se non hai trovato qualcuno fino ad ora mi sa che ti conviene rassegnarti, mio caro. Io sono l'unico che si preoccupa per te.

Law lo fissò, determinato. – Sarò io a vincere. – affermò, serio.

Oh-oh, certo che sei proprio sicuro di te... Ma io ti conosco. Non puoi vincere, non contro di me. – ghignò Doflamingo.

Law si limitò a stringersi nelle spalle. – È tutta da vedere. – E fece per uscire.

Doflamingo lo bloccò da dietro, passandogli le mani sui fianchi. – Ancora una volta... Law...

L'ultima. Fu solo quel pensiero che impedì a Law di crollare. Doflamingo era un mostro, niente di più. Doveva morire. Poteva morire, stavano andando in un'Arena. Sarebbe morto. L'avrebbe ucciso.

Anche a costo di morire nell'impresa.

 

* * *

 

Doflamingo era precipitato oltre il precipizio insieme a Vergo. Kidd si voltò subito verso Law, che aveva un'espressione indecifrabile dipinta in volto. Immaginò che non potesse essere veramente felice di quanto era appena successo, dal momento che, uhm, Doflamingo era stato il suo ragazzo per quanto, sette anni? E si conoscevano da circa tutta la vita. D'altra parte, era una cosa che presto o tardi avrebbe dovuto affrontare.

Non che Kidd l'avesse presa propriamente bene: insomma, non era affatto geloso di quel medico da strapazzo, solo... Oh, andiamo: non poteva neanche ammettere di essergli completamente indifferente, non dopo tutto quello che avevano passato insieme. Sarebbe stato impossibile anche volendo. Provava qualcosa per Law, non necessariamente qualcosa di buono, e immaginarlo vivere a stretto contatto con Doflamingo una storia normale (leggi: una storia che non deve concludersi per forza con la morte di uno dei due nel giro di qualche giorno) gli dava davvero fastidio. Lui non aveva mai avuto... storie serie, o cose del genere. Il suo massimo era stato una settimana e mezzo con un'oca che aveva lasciato appena possibile. E Law era il primo che... insomma, quell'indimenticabile continuava a rimbalzargli in testa, e davvero, non ne poteva più di sentirsi così bene al pensiero di una persona che avrebbe dovuto uccidere. Scosse la testa, deciso: doveva concentrarsi sulla sua imminente vittoria, nient'altro.

In ogni caso ancora non ci credeva, insomma: aveva davvero... ucciso sia Doflamingo che Vergo?

Cadde in ginocchio, troppo incredulo per proferire parola. – Non... non può essere vero. – sussurrò dopo un po'. – È finita? Sono morti?

– Non è finita. – disse subito Law, sedendosi a terra con un tonfo secco. – E non sono morti.

 

* * *

 

Era ufficiale: il fianco lo stava uccidendo. Avrebbe avuto bisogno di cure immediate, sapeva che in quelle condizioni non avrebbe resistito a lungo. E anche il braccio di Kidd non scherzava, nonostante quel pazzo avesse combattuto fino a quel momento senza curarsene. Cercò di riportare il respiro ad una velocità regolare, preparandosi mentalmente per affrontare il resto della battaglia. Poteva farcela. Insomma, era già stato atterrato, per di più per primo: con che faccia si presentava davanti a Kidd se veniva messo a tappeto un'altra volta?

– Scusa, in che senso? – chiese subito quello, inarcando un sopracciglio. – Sono morti. Capisco che tu ti senta davvero disperato perché l'unico vero amore della tua vita è appena sprofondato nel nulla, per quanto possa essere considerato amore il distruggere orsetti di peluche, ma... – iniziò, piccato.

Era una sua impressione, o Kidd aveva messo tutto il suo disprezzo in quelle parole? Law ridacchiò. – Non sarai mica geloso, vero? Guarda che se tu li avessi davvero fatti cadere sarei solo contento. Ma evidentemente non sei proprio in grado di fare le cose come si deve. – sospirò. – C'è uno spiazzo. Qua sotto. Non si possono essere fatti troppo male, anzi, tra poco torneranno su.

Kidd sbatté un paio di volte le palpebre. – Come lo sai?

Law si strinse nelle spalle. – Non ha sparato il cannone, genio. E poi, non è mica un mistero. Sotto i settori dei Favoriti c'è una sorta di spazio in più... dovrebbe essere un incentivo ad ammazzare i Favoriti, perché così se anche cadi nel crepaccio almeno hai una possibilità di riuscirne vivo. Almeno credo. – sospirò. – Non te n'eri accorto?

Kidd mascherò il fastidio con uno sbuffo. – L'avevo capito quando quel Doflamingo si è messo a sghignazzare anche se stava cadendo. Non è normale.

Law annuì. – Senti, abbiamo ancora un po' di tempo prima che risalgano. Dobbiamo fare qualcosa per le nostre ferite prima che perdano troppo sangue, poi potremo concentrarci su di loro.

Law prese il tempo di fare un lungo respiro, poi si alzò (la testa non girava per niente, figuriamoci), recuperò alcuni dei suoi arnesi dallo zaino che aveva lasciato vicino alla Cornucopia e iniziò a medicarsi il fianco con attenzione. Si era tolto la maglietta, e godé intimamente a vedere come Kidd cercava inutilmente di distogliere lo sguardo.

Doveva chiederglielo. Ora o mai più, per l'ultima volta. Prese un profondo respiro. – Senti, mi stavo chiedendo... Ti eri preoccupato per me.

Kidd alzò gli occhi al cielo. – Non l'hai nemmeno messa come una domanda! – sbuffò.

– Allora? – insistette Law, terminando la sua fasciatura e avvicinandosi al braccio di Kidd. – E sta' fermo, dovrò pur fermarla, l'emorragia. Comunque, tu pensavi che fossi morto...

– Non dire stronzate, non aveva neanche sparato il cannone. – lo liquidò in fretta l'altro, stringendo i denti mentre Law iniziava a disinfettare il braccio.

– Non ci avevi pensato. – ribatté Law, sogghignando.

– Sinceramente, non mi sembra il caso di... – iniziò Kidd, sbuffando, ma Law lo interruppe.

– Senti, non è poi questa gran confessione. Non ci vuole molto, sai?

Kidd lo fulminò con lo sguardo. Law iniziava a credere che non lo avrebbe mai ammesso. E davvero, non voleva che finisse tutto senza che... Kidd sbuffò e prese la parola. – Non mi sono preoccupato per te, cretino, e non lo farò mai. Devi smetterla, una buona volta... Attento piuttosto a non staccarmi il braccio! – si lamentò, sbuffando.

Law sentì una stretta al cuore -ma era solo per la ferita, niente di più- e sospirò: forse Doflamingo aveva sempre avuto ragione, dopotutto. Era impossibile trovare qualcuno che si preoccupasse effettivamente per lui: forse giusto Smoker, un tempo, ma la sfida fatta con Doflamingo risaliva a qualche anno dopo la sua morte, e...

Si impose di non pensarci, concludendo la fasciatura di Kidd. Forse a lui non importava niente, ma questo non cambiava quello che provava Law. Come dire? Kidd era il suo “indimenticabile”. Non era solo un rimpiazzo, era... oh, che cosa complicata. In ogni caso evidentemente i suoi sentim... quello che era, non erano ricambiati. In fondo, era stato abbastanza tempo con Doflamingo da farsi un'idea molto chiara su cosa fosse l'amore. Pazienza, non è che dopotutto importasse molto: stavano per morire o no? – Ok, fatto. – concluse, stringendo la benda. – Ti dovrei dire di non muoverlo per una settimana, ma... beh, usalo più che puoi e forse avrai ancora una settimana da vivere.

Kidd sbuffò, trattenendo un insulto. – Adesso, se permetti, vado ad uccidere Vergo. – affermò, baldanzoso.

Law sospirò, trattenendo un sorriso e guardandolo voltargli le spalle. Un pensiero inaspettato e terribile lo fulminò in un istante: quelle stesse spalle che stava fissando sarebbero potute scomparire dalla faccia della Terra nel giro di un paio d'ore, e lui non voleva. Non voleva che Kidd morisse. Non voleva che smettesse di muoversi, di sbraitare, di atteggiarsi. Non voleva sapere che quegli occhi non avrebbero visto più niente.

Law non voleva morire, che fosse ben chiaro. Ma non voleva neanche vivere, non se significava sapere che avrebbe vissuto in un mondo senza Kidd.

Scosse la testa, deciso: prima di tutto avrebbe dovuto fare in modo che non fosse Doflamingo a vincere, e poi si sarebbe potuto concentrare su Kidd e su tutto quel complicato turbinio che era la sua testa in quel momento. Si sporsero entrambi giù dal crepaccio appena in tempo perché un coltello gli sfiorasse la nuca: la mira di Doflamingo non era mai stata perfetta, specialmente quando si stava arrampicando. – Mancato! – ghignò Law, recuperando la sua arma con un sorriso soddisfatto.

– Aspetta che torni su, Law. – rispose Doflamingo, minaccioso.

Kidd si stagliava sopra di loro, euforico. – Intanto non mi sembri nella posizione di minacciare nessuno, sai?

Law gli passò uno dei suoi coltelli. – Come te la cavi col tiro a segno? – sogghignò. Entro pochi secondi Vergo e Doflamingo li avrebbero raggiunti: si stavano arrampicando molto velocemente, tenendosi vicino alla parete per non farsi beccare. Law aveva solo tre coltelli, ma preferiva evitare di farli cadere tutti nel vuoto, grazie tante: se Kidd faceva centro col suo bene, altrimenti avrebbe aspettato Vergo sul bordo del precipizio.

– Sono sempre stato il migliore, dalle mie parti. – si vantò il ragazzo, prendendo la mira con baldanza e mirando a Vergo.

Questo schivò con facilità.

– Il migliore. – ripeté Law con un sospiro, passandosi stancamente una mano sulla fronte.

– Per forza, si è mosso! – si difese Kidd con furia. – Come potevo...

– Ma è logico che si stesse muovendo, non è che può restare fermo a farsi ammazzare! – gemette Law. – Adesso aspetti Vergo qui. – ordinò, prendendo la mira per colpire Doflamingo. A differenza di Kidd, lui si era allenato molto spesso con bersagli in movimento.

– No, fermo, fammi riprovare. – disse Kidd, incrociando le braccia.

Law inarcò un sopracciglio. – Prego? Perché i coltelli crescono sugli alberi, no?

– Fammi riprovare! Questa volta ce la faccio! – si lamentò Kidd, cercando di strappargli il coltello di mano.

– E io cosa dovrei fare, scusa? Già te ne ho dato uno, non ero tenuto a... – iniziò Law, inviperito.

– Oh, andiamo, io la mia sfida l'avevo già vinta, tu no. Se ammazzo Vergo così, non ci sarà niente da ridire. Se tu però fai fuori Doflamingo in questo modo... non saresti a posto neanche tu, ammettilo. – disse Kidd, spiccio.

Law rimase un attimo interdetto. In effetti, non sarebbe stata propriamente quella che si chiama una vittoria meritata. E sarebbe riuscito ad uccidere Doflamingo con una consapevolezza del genere?

D'altra parte, non è che avessero molto tempo.

Prima che potesse decidere razionalmente, le sue mani avevano già lanciato il secondo coltello in direzione di Kidd. – Sbaglia il colpo, Eustass-ya, e userò il coltello che mi resta per sfasciarti anche l'altro braccio. – lo avvisò, serio.

Kidd ghignò. – Nessun problema.

Law notò Vergo impallidire di molto, mentre cercava di darsi da fare il più possibile per arrampicarsi più velocemente, ma le ferite e la ripidità della roccia rendeva difficili i movimenti. Doflamingo strabuzzò gli occhi, intuendo cosa stava per accadere, e Law non poté trattenere un sorrisetto di vittoria: era fatta.

Lo lesse negli occhi esultanti di Kidd prima ancora che nell'espressione terrorizzata di Vergo: il coltello si conficcò senza sbavature nel cranio dell'alleato di Doflamingo, che mollò istintivamente la presa e crollò sulla piattaforma da cui era partito, il sangue che si spargeva copioso tutto intorno.

Lo sparo di un cannone, il crollo di un settore e l'arrivo dell'Hovercraft confermarono quello che già sapevano: Kidd aveva vendicato il suo alleato.

E Doflamingo non ne sarebbe stato affatto contento.

 

* * *

 

Crollò a sedere, incredulo. Era fatta, era fatta, era fatta. Vergo era morto.

Ma morto davvero, il cannone aveva sparato e il suo settore era crollato: aveva vendicato Killer, ci era riuscito! Era così euforico che prese addirittura in considerazione l'idea di baciare Law, così, tanto per festeggiare. Poi accantonò velocemente la cosa, considerandola una stupida debolezza.

Eppure... eppure era anche merito di Law se ce l'aveva fatta, no? Insomma, il loro era stato una specie di lavoro di squadra, per quanto gli facesse schifo il solo pensiero.

Pensare a Trafalgar, in realtà, gli provocava sempre emozioni decisamente contrastanti. Quando aveva creduto che fosse morto... qualcosa in lui si era come incrinato. Aveva paura di quella sensazione, aveva paura di come si era sentito quasi sollevato al pensiero di morire a sua volta, quando Doflamingo l'aveva atterrato. Aveva paura di quel “ti preoccupi per me?” a cui non aveva risposto sinceramente.

Perché Law era... un idiota, un coglione, un bastardo, sì: gli faceva venire i nervi ogni volta che lo vedeva, ogni sua parola gli faceva salire la rabbia a livelli storici. Eppure, da qualche parte dentro di sé, sentiva che un mondo senza le sue battutine, il suo sorrisetto malizioso e il suo tono di voce strascicato e fastidioso sarebbe stato un posto più vuoto. Più triste.

Scacciò dalla mente quei pensieri: non poteva pensarci, non doveva. Aveva ucciso Vergo, poteva dedicarsi un attimo di euforia? Ai suoi... problemi... ci avrebbe pensato dopo.

– Ok, Eustass-ya, bel colpo. – ammise Trafalgar. – Allora prima facevi finta? Giusto per farmi perdere un coltello, vero?

Kidd sbuffò. – Dovevo abituarmi. Non è che io abbia mai avuto troppi coltelli con cui fare pratica, sai? Non abbiamo tutti un fidanzato ricco sfondato e abile con le armi.

Law strinse le labbra. – Gradirei che tu la smettessi di parlare di lui come se stessimo ancora insieme.

Quello che Kidd provava non era sollievo. Stava per riprendere l'argomento, quando Law si voltò di scatto, pestando qualcosa con la mano. – Non così in fretta, dai. – sussurrò, letale.

Kidd vide la mano di Doflamingo ritirarsi immediatamente. – Law, mi hai fatto male! – si lamentò, capriccioso. – Sono scomodo, per favore, fammi salire!

Kidd inarcò un sopracciglio. – Fa sul serio?

– A quanto pare. – Si scambiarono uno sguardo complice, e fu come se esistessero solo loro in tutto il mondo. Doflamingo approfittò del momento per puntare con decisione la spada nel piede di Law, che però fu abbastanza veloce da spostarsi. – A tradimento, Doflamingo? A me? – disse, prima di colpirlo con un calcio in faccia. Il biondo si ritrovò appeso con una sola mano al bordo del crepaccio.

– Anche se cado non muoio, Law, lo sai? – lo sbeffeggiò. – C'è la piattaforma.

Law annuì, ghignando. – Sì, ma vuoi mettere la soddisfazione?

Kidd fischiò. – Devi proprio odiarlo, mh?

Doflamingo con uno sforzo non da poco si issò in alto facendo forza sulle braccia. Si trovava sdraiato a terra quando Law lo colpì con forza con un calcio, spaccandogli il naso ma non riuscendo a buttarlo giù.

– Non dovevi farlo, Law. – cantilenò Doflamingo, leccandosi il sangue che gli colava dalla faccia fin sull'erba. Quello, per tutta risposta, gli si scagliò contro con il coltello ben stretto in mano. Doflamingo evitò per un soffio un colpo potenzialmente mortale, e nel tempo in cui Law estraeva il coltello dal terreno si mise a quattro zampe per terra, sputando un grumo di sangue.

– Non ti lascerò andare adesso. – sibilò Law, in piedi sopra di lui.

Doflamingo rise. – È una frase così romantica, ti prego, dillo di nuovo!

Law tentennò, Kidd lo vide benissimo. Gli causò una stretta al cuore, ma se ne accorse perfettamente: Law esitava. Esitava, esitava, esitava ancora, dannazione! Perché? Ma fu solo un attimo, e Law attaccò ancora, con più precisione e più ferocia. Se Doflamingo non fosse stato, beh, lui, sarebbe morto da un pezzo: Kidd faceva quasi fatica a vederli muoversi.

– Non mi hai mai battuto, Law! Non sei mai stato capace di sfiorarmi nemmeno con un dito! – sghignazzò l'altro, cercando ancora una volta di mettersi in piedi e venendo di nuovo bloccato. Si fissarono per un attimo negli occhi, e Kidd si avvicinò un po'.

– Non mi importa. – sibilò Law. – Non ti permetterò di vincere.

Doflamingo rise forte. – Non era così, prima! Non dicevi questo. Dicevi che l'importante era che uno dei due morisse, o qualcosa del genere. Se tu muori e io vinco, che cosa ti cambia? Non saremo insieme, come volevi tu. – si mordicchiò il labbro, malizioso. – Oppure... ora non vuoi che vinca io perché vuoi che vinca lui. – e indicò Kidd.

Ancora?

Law sbuffò sonoramente, trattenendosi a fatica dall'alzare gli occhi al cielo. – Perché siete tutti tanto convinti che mi sacrificherei per lui, oggi?

Questo discorso faceva più male a Kidd che tutto il resto.

Doflamingo sfruttò quell'istante per spingersi con forza indietro e scattò in piedi, ansimante. Law imprecò -averlo a terra era forse l'unico vantaggio che poteva sperare di avere-, ma non sembrava troppo teso. – Senti, pensala come vuoi. Non vedo come potrà interessarti quando sarai morto. – disse, preparandosi a lottare.

Doflamingo, per niente preoccupato, si limitò a ghignare. – Eppure è così triste, da un certo punto di vista. Ci ho pensato, sai? A lasciarti vincere, intendo. L'avrei potuto fare. Saremmo stati alleati e avremmo ucciso mano a mano tutti gli altri concorrenti, e alla fine ti avrei lasciato vincere. Ma hai voluto fare di testa tua, dico bene? – scosse la testa. – A questo punto non posso perdere. È più una questione di orgoglio che altro.

Sembrava quasi triste, ma Law emise un verso sprezzante. – Smettila. Non ci crede nessuno, piantala di fare il melodrammatico.

Doflamingo ghignò, come un bambino appena scoperto a fare qualcosa di proibito. – Law, mi dici se saresti morto per me?

Kidd per poco non si strozzò: ma cosa stava succedendo? C'era un limite a tutto, e per quel che ne sapeva lui agli Hunger Games si combatteva, punto. Tutte quelle scenate... E poi, insomma: Law aveva già messo bene in chiaro che non si sarebbe sacrificato per Kidd, no? E se non l'avrebbe fatto per lui, men che meno sarebbe morto per quel pallone gonfiato... E quella, che fosse ben chiaro, non era gelosia.

Law si prese tutto il tempo per rispondere, cercando di attaccare e schivando il colpo che successivamente gli si parò davanti. Alla fine sospirò. – Una volta, forse. Quando ancora le cose... Ma adesso no. Assolutamente no. – dichiarò deciso, scuotendo la testa.

Le budella di Kidd si attorcigliarono. Non era esattamente quello che avrebbe voluto sentire. – Se è no è no, bastardo. – sibilò tra i denti. – Evita di addolcirgli la pillola. L'ha già presa come una dichiarazione d'amore, quello. – gli fece notare.

Law inarcò un sopracciglio, ghignando. – Sei geloso? – Kidd stava per infuriarsi sul serio, quando il sorriso di Law si addolcì. – E poi, per quanto riguarda una dichiarazione, so fare decisamente di meglio.

– Oh, certo. Parliamo del tuo “Puoi guardare”? Oppure di quel “si preoccupa per me”, falso, per di più? – tenne a precisare: per quanto scavasse nella loro storia -non aveva appena pensato storia non intendeva storia non c'era nessuna storia non avevano una storia- non ricordava che Law gli si fosse dichiarato meglio di così.

Mentre Doflamingo strabuzzava gli occhi cercando di assimilare il significato recondito di quel “Puoi guardare”, Law si esibì in un accattivante sorriso sghembo. – Ovviamente non mi riferivo alla nostra storia. Dicevo che in generale sono in grado di tirare fuori dichiarazioni davvero incredibili. Vuoi sentire? – Kidd impiegò parecchi istanti a realizzare che sì, Trafalgar aveva proprio detto “la nostra storia” Storia. Ma quanto poteva essere deficiente? E soprattutto, perché la cosa non gli dava nessun fastidio? Lo stronzo non sembrò preoccuparsene e continuò, tranquillo. – Per esempio, “sei l'unica persona che mi abbia mai fatto sentire vivo.” – esitò un po' prima di continuare, adottando un tono di voce più cauto, quasi sussurrato. – Ti ho cercato per così tanto tempo... avevo quasi perso la speranza. Ogni giorno era uguale a quello prima e quello prima ancora, e ormai non chiedevo più niente dalla vita. Eppure, in qualche modo, ho sempre cercato qualcuno come te, qualcuno per cui valesse ancora la pena di alzarsi ogni giorno, e sorridere, e combattere. – parlava piano, la voce roca, e Kidd non si capacitava di come riuscisse a risultare sensuale persino mentre era impegnato in una battaglia. Ma anche Doflamingo sembrava aver rallentato il ritmo del combattimento, troppo preso ad ascoltare. – Non mi sarei mai aspettato di trovare qualcuno come te in un posto come questo, quando ormai niente sembrava più possibile. Sei il mio indimenticabile, anche se non ti interessa, anche se non ti riguarda, anche se non vale. Anche se questo mondo non si ricorderà mai di noi. Anche se questa storia è destinata a finire, e presto. Ogni parte di te mi dà alla testa. Io... – Kidd stava letteralmente col fiato sospeso, quando Doflamingo sembrò averne abbastanza.

Urlando, gli andò addosso con tutta la furia che aveva in corpo. – Smettila! Perché... – iniziò, rabbioso.

– Ehi, parlavo in linea puramente ipotetica. Era una semplice dimostrazione delle mie abili doti di seduttore. – sorrise Law, schivando e riprendendo a lottare. Kidd intercettò il suo sguardo, cercando -pretendendo- una qualche sorta di spiegazione, ma l'altro si limitò ad ammiccare.

Kidd ci mise qualche istante a ricordarsi che faceva così perché era stronzo, punto e basta. Ma quel groviglio di emozioni che la sua dichiarazione alias ennesima trovata per prendersi gioco di lui aveva scatenato non accennava a scemare...

Si riprese in fretta, intimando a se stesso di smetterla con quelle paturnie da dodicenne Capitolina. – Se continui così, – lo sbeffeggiò, – finirò col credere che ti sei innamorato di me.

Law lo degnò di un'occhiata distratta. – Davvero?

– Ah, questa è bella! – rise Doflamingo. – Law? Innamorarsi di te? Oh, certo che il fegato non ti manca, per dire una cosa del genere in faccia a me.

Kidd voleva solo un pretesto. Solo uno, poi il proposito di lasciare a Law la sua battaglia sarebbe allegramente andato a quel paese. Quello che non si aspettava era che Law perdesse la calma prima di lui. – Basta! – esplose, furente. – Smettila di comportarti come se sapessi tutto di me.

Doflamingo ridacchiò. – Piccolo mio, io so ogni cosa di te. – E sembrava quasi affettuoso mentre piantava la spada nel corpo pietrificato di Law.



































Angolo autrice:
Perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi. Oggi sono terribilmente di fretta, non sarò un istante a casa e sono riuscita a ritagliarmi cinque secondi anche se mi aspettano sotto casa per uscire. Mi spiace, mi è capitato un impegno tra capo e collo e arrivo solo ora a pubblicare! >.< Non ho neanche risposto alle recensioni: vi adoro tutti, in settimana risponderò ad ogni singola recensione lasciata allo scorso capitolo, giuro.
Dunque, due parole perché devo volatilizzarmi tra due secondi.
La Doflamingo/Law. Questo è il massimo che potrete avere, perché sì, perché è così che me lo immagino. Un rapporto inizialmente molto puro e carino, poi man mano che si va avanti sempre più malato e sbagliato. Poi va beh, Kidd geloso assolutamente non geloso è inimitabile, ma Law ha messo bene in chiaro che non ama più Dofly, quindi... siamo a posto, giusto?
Ah, per chi avesse letto il capitolo uscito ieri... OH, mi viene da piangere. Vi prego, ditemi che c'è in questo vasto mondo qualcuno disposto a sviolinare con me sul passato di Law, ditemelo. Spero che tutto quello che verrà fuori su Doffy non sia troppo contrario rispetto a ciò che ho scritto qua, ma comunque...
Beh, direi che vi ho lasciati un po' nella cacca con questo finale a effetto (eeeh, li adoro, che posso farci). Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, 15 pagine tutte per voi! Cosa succederà?
Un bacione, vostra
Emma ^^

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Capitolo 6
*** «La soluzione eri tu.» ***


 

«La soluzione eri tu»



Sentiva confusamente le risate di Doflamingo e quelle che con molta fantasia potevano essere interpretate come urla di Kidd. Si concentrò su quello, perché era un pensiero stranamente confortante.

A giudicare dalle sue condizioni, la ferita era decisamente mortale. Sarebbe morto. Forse non subito -il dolore martellante non aveva ancora escluso completamente i rumori di fuori-, ma sicuramente non gli restava molto da vivere.

A meno che non avesse vinto, gli ricordò una vocina nella mente. Certo: anche se eri in fin di vita, a Capiol City sapevano come curarti. Law aveva visto di cos'erano capaci certi marchingegni che avevano laggiù. Ma... respinse il pensiero della vittoria, concentrandosi sul respiro. Non era ancora morto. Eppure, era così stanco!

Iniziò come un mormorio soffocato di cui nemmeno si preoccupò di prestare attenzione.

zati.

Ma quello non si fermò, anzi, cresceva d'intensità.

zati.

zati.

Davvero, era così fastidioso. Lui voleva solo dormire, perché non lo lasciavano in pace?

Alzati!

Law aprì gli occhi di scatto: non se lo stava sognando. Qualcuno lo stava chiamando per davvero. Davanti a lui, Kidd aveva sfoderato la spada e lo stava difendendo, lottando contro Doflamingo che invece sembrava intenzionato a dargli il colpo di grazia. – Alzati subito, deficiente! – gridò ancora più forte, scoccandogli un'occhiata rabbiosa. – Non puoi dire quelle cose e poi scappare in questo modo, mi dispiace!

Law cercò di far forza sulle braccia, ma il dolore fu così lancinante che gli strappò un gemito a fior di labbra. – E-Eustass-ya...

Quello bloccò nuovamente la strada a Doflamingo prima di fissarlo con un'espressione diversa dal solito, quasi insicura. Fu un attimo, poi riprese la sua solita aria baldanzosa. – Ehi, Trafalgar. – lo apostrofò, parando un colpo di Doflamingo e continuando a fissarlo. – La vuoi finire o no di farmi preoccupare per te?

Ci furono più o meno cinque secondi di assoluto silenzio prima che Law interiorizzasse completamente quello che Kidd gli aveva appena detto. – C-cosa... – balbettò, incredulo.

Kidd alzò gli occhi al cielo, spazientito. – Adesso smettila, mi hai sentito benissimo.

Non c'era più storia: Law doveva alzarsi. E si alzò.

Tossì un grumo di sangue, tenendosi la spalla ferita con la mano, poi alzò lo sguardo e si ordinò di cancellare immediatamente quell'aria di sciocca e melensa gratitudine per assumere un'espressione maliziosa. – Quindi il grande e feroce Eustass-ya si preoccupa per me.

Kidd grugnì qualcosa di indefinito.

– L'hai ammesso, non puoi tornare indietro. – rilanciò Law, il sorriso che si espandeva sempre di più sul suo volto.

Kidd si voltò, fulminandolo con lo sguardo. – E va bene! Contento?

In quell'istante niente sarebbe stato più appagante per Law di una sessione di indimenticabile proprio lì, sull'erba intrisa del suo stesso sangue. Ma dovette ricordare a se stesso che lì con loro c'era Doflamingo, e che non sembrava esattamente contento della piega che aveva preso la situazione. – No! – gridò infatti, pronto a scagliarsi su Kidd con tutte le forze che aveva.

Law non poteva permetterglielo, non poteva, non adesso!

Kidd cercò di evitare meglio che poté, ma non riuscì a schivare del tutto: crollò a terra con la gamba in un lago di sangue.

Law non ci vide più, e si lanciò su Doflamingo prima che potesse fare alcunché, colpendolo ferocemente all'addome.

Che bel quadretto, constatò amaramente crollando al suolo affianco a Kidd. Notò confusamente anche il corpo di Doflamingo accasciarsi sull'erba di fronte a loro. Erano tutti e tre in condizioni così patetiche... Stava per credere che ormai la sfida si sarebbe ridotta ad una gara di resistenza (e non era difficile immaginare chi avrebbe vinto, considerando che di norma una ferita alla gamba non era propriamente fatale), quando improvvisamente il cielo si oscurò.

Imprecando, Law cercò con lo sguardo la figura di Kidd e gli si avvicinò gattonando, preparandosi al peggio: come aveva potuto sperare che gli Strateghi li avrebbero lasciati in pace? Proprio adesso! Proprio adesso che Kidd aveva appena ammesso che...

Fu un attimo, e un'immensa coltre di nebbia apparve in mezzo a loro, avvolgendo ogni cosa, penetrando nei polmoni, annullando i suoni della foresta: Law provò a sollevare la mano davanti al viso e non vide nulla a parte l'impenetrabilità della nebbia.

– Trafalgar! – urlò qualcosa di fianco a lui. Il suono era ovattato e confuso, ma erano abbastanza vicini perché Law lo sentisse e gli si avvicinasse.

Andando a tentoni, ben presto le mani di Law afferrarono un palmo ruvido e caldo e, siccome si rifiutava categoricamente di tenerlo per mano, scivolò in alto fino a stringergli il braccio. Kidd non diede segno di dispiacersene più di tanto, e afferrò a sua volta il braccio di Law.

– Non si vede niente. – se ne uscì quel minorato mentale.

Law sospirò. – Brillante deduzione. Riesci ad alzarti?

Con un grugnito Kidd si issò sulla gamba sana, e Law si fece forza per imitarlo. Doflamingo non poteva essere lontano, ma entrambi si guardarono bene dal cercare di avvicinarglisi. – Che dovremmo fare, secondo te? Magari si aspettano che usciamo di qui, o...

Fu interrotto dall'Inno di Capitol City, che introduceva un messaggio da parte Capo Stratega in persona. – Buongiorno a voi, cari Tributi! – esordì infatti una voce allegra e accattivante qualche istante più tardi. – Come avrete già notato, in questa Edizione degli Hunger Games non ha avuto luogo nessun Banchetto. Ma non ce la sentiamo proprio di lasciare i nostri concorrenti senza un minimo di conforto, quindi abbiamo optato per una... ma sì: chiamiamola sorpresa. Come avrete tutti notato, l'area intorno alla Cornucopia è ormai completamente immersa in un'immensa coltre di nebbia. Ma se aguzzerete lo sguardo, vi accorgerete che al centro si trova una sfera luminosa. La vedete tutti? – Law strizzò un po' gli occhi, e dovette riconoscere che era vero: fluttuava a circa un metro di altezza, e non era più grande di un pallone da calcio, ma c'era. E Law non riuscì a trattenere un gemito strozzato quando la riconobbe.

Kidd lo strinse un po' più forte. – Sai di che si tratta?

Law annuì, salvo poi ricordarsi che Kidd non poteva vederlo. – Sì, è...

– Alcuni di voi sicuramente la conoscono già! – lo interruppe però la voce del Capo Stratega. – Ma per non fare favoritismi, spiegheremo a tutti il suo funzionamento! Quella piccola pallina luminosa viene usata negli ospedali più avanzati di Capitol City. È uno dei più grandi frutti del progresso in campo medico degli ultimi cinquant'anni. Basta sfiorarla, e le vostre ferite scompariranno. Non del tutto, ovviamente, ma quanto basta per permettervi di combattere con rinnovata energia. Toccatela, e avrete la vittoria in pugno. Toccatela, e il dolore scomparirà. Ma attenzione alla nebbia, cari Tributi... cercate di non perdervi.

Kidd masticò un'imprecazione. – Si divertono, vero? – mugugnò, avanzando un passo verso la luce.

Law si limitò a sospirare. – Si divertono più così che guardandoci agonizzare sull'erba, suppongo. Piuttosto... cos'era quel “cercate di non perdervi”? Neanche fosse mia madre. Deve esserci qualcosa sotto.

Rimasero zitti per un po', aggrappandosi all'unico contatto che avevano in mezzo a quel grigio chiaro quasi accecante. Pizzicava gli occhi, riempiva le orecchie, la bocca e le narici. Law non voleva lasciare il braccio di Kidd -anche se erano scomodi, tenendosi aggrappati a quel modo. Ponderò per qualche istante l'idea di far scivolare la mano fino ad intrecciare le dita con quelle di Kidd, giusto per vedere che reazione avrebbe avuto, ma poi ci ripensò. Doveva lasciare la presa. Cercò di staccarsi, ma Kidd lo strinse più forte. – Che fai, cerchi di sfuggirmi? – sibilò, infastidito.

– In realtà sì. – ribatté Law, sorridendo malizioso. – Non credo che quel coso funzioni per due persone, anche se non l'hanno specificato. Non vorrei dovermi trovare a combattere contro di te per arrivarci, date le mie condizioni. – strinse i denti e ignorò una fitta al fianco. – Quindi... si fa a chi arriva prima?

Kidd sbuffò. Law avrebbe potuto descrivere con assoluta precisione l'esatta posizione delle sue sopracciglia in quel momento, così come la piega infastidita delle sue labbra o l'espressione contrariata dei suoi occhi. Sinceramente, si sorprendeva da solo per quanto bene lo conoscesse. – Adesso smettila di fare l'idiota. – sbuffò inaspettatamente Kidd, mantenendo salda la presa sul braccio di Law.

Quello inarcò un sopracciglio. – Prego?

– Quanto tempo ti resta, più o meno? – chiese Kidd, spazientito.

Law iniziava a capire, ma la cosa non gli piaceva per niente. – No. – stabilì con fermezza. – No. Anche tu ne hai bisogno.

– Ma, medicamente parlando...

– “medicamente” non è una parola, Eustass-ya.

– Insomma, Trafalgar! Come fai a far fuori Doflamingo se nemmeno ti reggi in piedi? Mi servi in forze. O vuoi far fare a me tutto il lavoro? Io ho già ammazzato Vergo. È il tuo turno, ora.

Law non disse assolutamente niente, immensamente grato alla nebbia che nascondeva la sua espressione in quel momento. Ma Kidd doveva aver intuito almeno in parte i suoi sentimenti, perché quando Law fece scivolare lentamente la mano verso il basso non oppose resistenza, stringendogli rudemente il palmo ghiacciato e leggermente umido di sangue.

– Andiamo? – propose Law, facendo un prudente passo in avanti.

Non fece in tempo a cogliere la risposta di Kidd che si ritrovò a terra, preda del dolore più atroce, e iniziò a gridare.

 

* * *

 

Cosa cazzo stava succedendo? Un istante prima stavano andando tranquillamente avanti -era persino riuscito a mettere un po' di sale in zucca a Trafalgar, il che era tutto dire-, ed ora... il finimondo.

– Che c'è? Che cazzo c'è? – iniziò ad urlare, chinandosi verso terra, dove presumibilmente si trovava il corpo preda delle convulsioni di Law. – Che t'hanno fatto?

L'altro sembrava ignorarlo, troppo concentrato ad urlare. – No! No! Non voglio vedere, no, no! Non tutto insieme!

Poco lontano da lì, anche Doflamingo urlava pressapoco le stesse cose, gemendo e gridando come un forsennato. Un velo di inquietudine prese possesso della mente di Kidd. Lui stava bene, giusto? Perché lui non sentiva niente di strano, e gli altri due invece... una mano lo afferrò per il polso e si sentì trascinare giù, vicino a Law. – Fallo smettere. – sussurrò il ragazzo, a pochi centimetri dal volto di Kidd. La nebbia era così fitta che non riusciva nemmeno a vederlo in faccia, ma sapeva comunque che era lì. E il tono di voce era così disperato che non sapeva neanche se avrebbe avuto il coraggio di guardarlo negli occhi, se avesse potuto. – M-ma cosa... – iniziò, confuso.

Uccidimi. – lo interruppe Law, sussurrando. – Adesso. No, no, no! – e ricominciò a gemere, agitandosi. Sicuramente, se avesse continuato così sarebbe riuscito a togliersi la vita senza nessun bisogno dell'intervento di Kidd. – Uccidimi!

Il ragazzo si inginocchiò vicino a dove presumeva essere il corpo di Law e gli saltò sopra afferrandogli i polsi con decisione, poi lo inchiodò al suolo. L'altro fece resistenza, ma in quello stato non poteva competere -non che avrebbe mai potuto competere, eh. Kidd era decisamente più forte, grazie tante. – Adesso smettila. – ordinò con il tono di voce più deciso che riuscì a trovare. – Smettila di muoverti, calmati e dimmi cosa c'è.

– È dappertutto. – ansimò Law sotto di lui. – A letto, nel prato, sul divano, al fiume, nel bosco... Ovunque. Tutto insieme. – gemette e si dimenò ancora sotto Kidd, che però non lo lasciò andare.

– Chi? In che senso, scusa? Come... – cercò di chiedergli Kidd, ma Law urlò di dolore.

No! Uccidimi. Ti prego. Non posso sopportarlo, non voglio vedere!

Se c'era una cosa che Kidd non sopportava, erano i codardi. – Ora chiudi il becco e ascolta. Non me ne frega niente di che droga abbiano messo in questa nebbia, né del perché con me non funzioni. Ma se vuoi il mio rispetto dovrai impegnarti un po' più di così. Ucciderti? È così da vigliacco che mi fai schifo. Ucciditi da solo, se ti interessa tanto. Poi andrò a far fuori Doflamingo per conto mio.

Non avesse mai pronunciato quel nome. Law esplose in un grido di dolore e poi ricadde indietro a peso morto, tanto che per un istante Kidd pensò che fosse crepato. Poi però prese a sussurrare così piano che quasi Kidd non riusciva a sentirlo. – No. Lui no. Non ci provare. No, no, no, no, no, ti prego, no! Prendi me, ti prego, lui no! Fermati!

Kidd si stava facendo un'idea abbastanza chiara di quello che la nebbia stesse facendo a Law. Era evidente che gli ricordasse i momenti peggiori della sua vita, i suoi fantasmi, le sue paure. Ed era altrettanto evidente che girasse tutto attorno ad una sola persona: Doflamingo. Non era da escludere che stesse provando anche una buona dose di dolore fisico.

Ma adesso la cosa sembrava aver preso una piega diversa: lui no. Ed era abbastanza sveglio da capire che cosa, anzi chi, stesse cercando di proteggere. – Non farlo, non... Non puoi! No, è troppo, lo ucciderai, non... lascialo andare, lo farò io, come al solito, lascialo andare... – un attimo, Kidd non ci si raccapezzava più. Lo farò io? Cosa esattamente stava vedendo Law?

– Smettila, sono qui, sto bene! – cercò di dirgli, tenendolo ben fermo con le mani. – Sono...

– Farò qualunque cosa...

– Ho detto che sto bene!

– Non farlo...

Smettila!

– Tutto quello che vuoi, ma non farlo...

Law si dimenava così forte che Kidd temette seriamente di perdere la presa su di lui. Allora mandò al diavolo tutto: la diplomazia, le buone maniere, il dialogo e tutto il resto. Lasciò la presa sulle sue braccia, gli afferrò saldamente il viso e lo baciò, violento, rabbioso, e in buona parte disperato. La nebbia era così fitta che non sarebbe stato sicuro di aver centrato il bersaglio se la lingua di Law non avesse reagito prontamente all'assalto. Lo baciò -l'alternativa era tirargli un pugno, e l'avrebbe fatto se non avesse avuto paura di ammazzarlo, date le sue condizioni- e aspettò di vedere cosa sarebbe successo.

Sotto di lui, anche se non poteva vederlo, Law aprì di scatto gli occhi.

 

* * *

 

Era così reale. In mezzo a tutto quel caos, Law aveva cercato di mantenere un briciolo di coscienza: in qualche modo sapeva che non era vero niente, che era un'illusione, ma era più forte di lui. Era dappertutto.

Non appena riviveva una scena con Doflamingo, sentiva le sue ferite aperte bruciare come se non fossero passati che pochi giorni. Non era riuscito a lasciarsi alle spalle niente di tutto ciò, vero? Era ancora dannatamente attaccato al passato, a quella storia, senza riuscire a superarla. Rivisse praticamente ogni scena che ancora gli bruciava dentro, ancora, ancora e ancora.

Sapeva che non stava succedendo davvero, che era già successo. Ma faceva male lo stesso. Voleva solo morire -forse lo disse anche ad alta voce, o no? Inutile, non ricordava. Morire, dimenticare tutto, smettere di soffrire. Che ragione aveva per vivere, dopotutto? Voleva morire, morire, morire, porre fine a quella merda. Poi però sentì la sua voce. Lui non c'era nei suoi ricordi, veniva da fuori. Recuperò un barlume di coscienza e tentò disperatamente di riportare la situazione sotto controllo: Kidd non era nei suoi ricordi, quindi poteva aggrapparsi alla sua voce per uscire. Credette di aver trovato la chiave, la soluzione. Ma poi, in mezzo a quelle parole confuse captò un nome: Doflamingo. Lo disse Kidd, con la sua bocca, e questo collegò tutto quanto. Era come se il suo cervello avesse capito che stava cercando di aggrapparsi a Kidd per uscire perché era una cosa estranea al fiume di ricordi che stava vedendo, e avesse deciso di impedirglielo nel peggiore dei modi. Improvvisamente non erano più solo Law e Doflamingo nel suo piccolo inferno quotidiano: c'era anche Kidd, al suo solito posto, e lui non poteva fare niente.

Doflamingo lo prendeva, lo usava, e Law non riusciva a muoversi, poteva solo guardare. Ed era cento volte peggio di prima. Doveva riflettere, doveva ragionare, poteva riuscirci! Doveva esserci una soluzione.

Non era reale.

Ovvio che non era reale, Kidd non si sarebbe certo fatto usare così facilmente, Doflamingo non possedeva tutta quella forza, non poteva davvero fargli tutto quel male. E sotto sotto Law non credeva nemmeno che Doflamingo fosse così malvagio da fare sesso in quel modo con Kidd davanti a lui. Stranamente, però quella considerazione non lo rassicurò particolarmente. Non era reale, ma lui lo stava vedendo lo stesso, giusto? Cosa cambiava, allora? Cos'era, dopotutto, la realtà? C'era una realtà vera e una falsa, dove si poteva semplicemente distogliere lo sguardo perché niente avesse più valore? Anche lui, in fondo, non riusciva mai a vivere del tutto nel presente, in quella realtà, confinato in un passato da cui non riusciva ad uscire, in cui si era perso.

Attenti a non perdervi.

Certo. L'avevano detto gli Strateghi, che sarebbe successo: lo sapevano già. Law non riusciva a concentrarsi bene: una buona parte della sua mente era impegnata a gridare e lamentarsi e implorare Doflamingo che la smettesse di fare quello che stava facendo -perché non riusciva a sopportarlo, non ci riusciva non ci riusciva non ci riusciva-, ma una parte di lui aveva capito cosa doveva fare.

Evidentemente la nebbia mostrava ciò che non era riuscito ad affrontare, le cose lasciate indietro, i rimpianti, i rimorsi, cose di questo genere. Doveva superare Doflamingo e tutto quello che riguardava il suo passato. Lo sguardo tornò incollato al volto di Kidd, imprigionato sotto Doflamingo in quella visione orribile, e capì che non avrebbe resistito a lungo. Doveva uscire.

Ma come, come, come? Come poteva liberarsi da Doflamingo, se gli era ancora così vicino? Non c'era mai stato nessun altro... Successe in quel momento. Era disperato, stava per mollare tutto, quando lo sentì chiaramente.

Ed effettivamente, un bacio del genere sarebbe stato difficile da non sentire.

Impiegò tutte le sue forze per concentrarsi sulle sensazioni che quel bacio gli suscitava: che fosse realtà o finzione, era un bacio, ed era Kidd, non Doflamingo. Kidd, Kidd, Kidd: tutti i ricordi che aveva con lui tornarono prepotentemente a galla. Era il suo presente, non il suo passato. Era il motivo per cui doveva uscire, era la soluzione. Law avrebbe superato tutta la faccenda di Doflamingo, perché aveva qualcosa di meglio, in quel momento. Poteva farlo. Non aveva paura.

Non ho paura, pensò, colmo di determinazione. Non ho paura. Non mi importa. Non c'è niente di reale. È passato. Aprì gli occhi. – Scusa se ci ho messo tanto, Eustass-ya. – ghignò, puntellandosi sui gomiti. – Ora sono pronto. Andiamo?

 

* * *

 

Kidd non era affatto sicuro di aver capito bene. – Sul serio? Così?

Law approfittò della sua distrazione per sfuggire alla sua presa e scivolargli di fianco. Decisamente, stava benone. – Ho fatto uno strano sogno, non mi ricordo più. Ho solo un gran mal di testa, ma ho come l'impressione di aver perso del tempo, quindi che ne dici se mi racconti quello che è successo mentre camminiamo? – propose, facendosi forza per alzarsi in piedi.

Kidd lo imitò e, ben lontano da prendergli la mano, gli poggiò prepotentemente una mano sulla spalla. Ehi, aveva una gamba ferita o no? – Allora? Sono tutt'orecchi. Cos'è successo?

Kidd grugnì. Davvero non si ricordava niente? O faceva solo finta? E poi, neanche lui sapeva bene cosa fosse successo. Non sapeva nemmeno se di lì a tre secondi sarebbe successo lo stesso a lui, tanto per cominciare.

– Beh, sei crollato a terra come un cretino e ti sei messo ad urlare. Come sta urlando adesso Doflamingo, senti? – disse, visto che effettivamente si sentivano ancora in lontananza le urla dell'altro Tributo. – Continuavi a dire no, no, ti prego, non voglio! – lo imitò, assumendo il tono di voce più piagnucoloso e fastidioso che gli venne. – Non tutto insieme, per favore, no! Poi mi hai chiesto di ucciderti. – continuò, freddamente. Questa ancora non gli andava giù.

– Spero ti sia goduto il momento, perché non accadrà più. – commentò Law, e Kidd avrebbe potuto giurare che stesse sogghignando.

– Voglio sperare. – borbottò fra i denti, prima di pensare a come continuare. Voleva davvero dirgli quello che pensava di aver capito? E poi, il bacio... – Insomma, ti ho detto di smetterla, poi hai preso a dire cose incomprensibili e alla fine ti sei svegliato. Così, di punto in bianco. – si decise a dire, sollevando il mento con arroganza. Che provasse a smentirlo, se gli interessava tanto.

Law rimase un po' in silenzio mentre camminavano. – E te, niente? Nessun gemito, nessun dolore, nessuna richiesta di morte e nessun miracoloso risveglio?

Kidd scosse il capo. – Niente di niente. Sarà che sono più resistente di te, e questo tipo di droghe con me non fa effetto. – commentò, chiudendo lì la questione. L'altro rimase zitto a riflettere, e Kidd capì di averlo impressionato, anche se non sapeva perché.

Alla fine, Law riprese la parola. – È tutto chiaro, allora, tranne una cosa. Mi sono svegliato da solo, così? Nessun gesto eroico da parte tua?

Kidd inarcò il sopracciglio. – Prego?

– Ma sì. La cosa più probabile che mi viene in mente è che tu mi abbia tirato un pugno o cose del genere. – spiegò Law, continuando a camminare.

Kidd fece una smorfia. – Sarebbe stata una bella mossa, te lo concedo. Ma no. Hai fatto tutto da solo. – ripeté, testardo.

Law sospirò, divertito. – Sarà. Giusto perché tu lo sappia... – ma fu interrotto da un rumore che gli fece gelare il sangue nelle vene: lo sparo di una pistola.

Kidd strinse così forte la spalla di Law che per poco non gliela spezzò: una pistola? Doflamingo aveva ancora una pistola e non l'aveva tirata fuori? Law si immobilizzò, rimanendo in ascolto. Sentirono altri due spari. – Sta sparando a caso. – sussurrò. – È ancora immerso... non so cosa stia vedendo, ma non dev'essere bello. Questa è la sua soluzione. E giurerei che non stia funzionando.

– Ma allora ti ricordi! – esclamò Kidd. – Allora prima... anche tu hai trovato una soluzione per uscire?

Law rispose immediatamente, come se non aspettasse altro che dare quella risposta da quando si era svegliato. – Certo. Ho scelto quella classica. Funziona sempre, non lo sapevi? Piuttosto, diamoci una mossa. – disse in fretta, cambiando prontamente discorso. Kidd intuì che avrebbe approfondito in seguito, se ne avessero avuto il tempo. E il tempo, in quel momento, sembrava così poco...

– Piuttosto, mi spieghi che ci fa con una pistola? – si lamentò Kidd, sbuffando.

Law sospirò. – Sarà un'altra delle sue trovate. Forse aspettava il momento buono. Per ora facciamo attenzione e andiamo. – stabilì, e Kidd lo sentì stringere i denti per far fronte ad una fitta di dolore. Ripresero a muoversi con cautela, circospetti, senza tenersi per mano. Sentirono altri tre spari, tutti ad intervalli sempre minori. Law si fermava ogni volta, chiedendogli con un fil di voce se fosse tutto a posto. Kidd rispondeva e ricominciavano a camminare.

– A proposito di quello di cui parlavamo prima... – riprese Kidd dopo un po'. – Mi dici perché a me non è successo nulla? So che l'hai capito.

Law esitò un attimo prima di parlare, per la fatica o per l'indecisione, Kidd non avrebbe saputo dirlo. – Non so di cosa tu stia parlando, Eustass-ya. Sarai un errore genetico, io che ne so? Muoviti, che ci siamo quasi. – Si spostavano piano, e anche se avrebbe voluto arrivare al sicuro il prima possibile, Kidd intuì che quella velocità per Law doveva essere un grande sforzo. Era davvero messo male. Avevano assolutamente bisogno di raggiungere quel coso luminoso, prima che...

Successe in un istante. Mancavano pochi passi all'arrivo, era il sesto sparo che partiva dalla pistola di Doflamingo e quella volta centrò il bersaglio. Kidd sentì il dolore tutto insieme e crollò a terra lasciando la presa dal corpo di Law, che si immobilizzò. – Che è successo? – esclamò quello, a voce fin troppo alta. Kidd cercò di rispondere, ma non ci riuscì. Mise una mano sulla pancia e la ritrovò umida di sangue. Subito sentì il tocco lieve di Law sulla fronte e sull'addome, ma la sua imprecazione masticata e in buona parte terrorizzata si perse nei battiti martellanti del suo cuore.

 

* * *

 

– No. Non osare addormentarti, hai capito?

Incredibilmente, Law non si era fatto prendere dal panico. Non potendo vedere le condizioni di Kidd, non riusciva a stabilire l'esatta gravità delle sue condizioni, ma era abbastanza certo che fosse stato leso almeno un organo vitale. E lui, sprovvisto di attrezzi e di visibilità, non poteva fare assolutamente niente.

Però sapeva di dover mantenere la calma per un semplice motivo: sette passi. Era quanto li distanziava dalla sfera luminosa. Poteva farla toccare a Kidd e non sarebbe più stato in pericolo di vita. Cioè, non che sarebbe guarito miracolosamente, quell'aggeggio non arrivava a tanto: probabilmente le ferita però si sarebbe rimarginata, bloccando temporaneamente l'emorragia. Kidd si sarebbe trovato più o meno nelle sue condizioni, ossia con una ventina di minuti di vita in più, da sfruttare per uccidere Doflamingo e vincere. Sette passi.

Prese un profondo respiro. – Alzati. – ordinò con tono calmo e perentorio.

Kidd grugnì, e biascicò qualcosa che poteva essere vagamente interpretato come un: “No, sono stanco...”

– Alzati e basta. Ne sei in grado. – insistette Law con fermezza, cercando a tentoni il suo braccio e passandoselo dietro la schiena. La spalla gli faceva male, così come il fianco e l'addome, ma non poteva farsi fermare da questo. Kidd era messo decisamente peggio.

In un modo o nell'altro riuscirono ad alzarsi traballanti in piedi, ma Kidd non accennava a muoversi. – Non riuscirò a trascinarti da solo, devi muoverti anche tu. – disse, secco. Sfiorò la pancia di Kidd e ritrasse la mano completamente zuppa di sangue. Dovevano sbrigarsi.

– Sono stanco! – si lamentò di nuovo Kidd, la voce impastata.

– Ma era a te che non piacevano i codardi. Non è un po' troppo facile arrenderti adesso? Dopo che mi sono pure sbattuto a pensare ad una dichiarazione bella e romantica, come piace a te.

Kidd inarcò impercettibilmente le sopracciglia. – Eh?

– Ma sì, prima. La dichiarazione. Quando hai detto che se non facevo attenzione avresti pensato che mi fossi innamorato di te. Era per te, la dichiarazione. Non dirmi che non l'avevi capito. – Un passo. Ne mancavano sei. Law doveva continuare a parlare, parlare e basta. – Ma tranquillo, non serve che tu ti dichiari a tua volta: hai detto che ti preoccupavi per me e questo ha sistemato più o meno tutto.

Kidd sembrò registrare, visto che bofonchiò: – Ancora con questa storia. Sei... – sembrava che cercare la parola gli costasse uno sforzo assurdo. Un altro passo. – ... Asfissiante.

Law rise, una risata veloce, subito soffocata. – Scemo io, pensavo che almeno in queste condizioni mi avresti detto che ero, che so, carino o cose simili. Comunque, è una scommessa che ho fatto con Doflamingo. Aveva detto che non avrei mai trovato qualcuno che si preoccupasse per me, a parte lui. Dire che i miei si occupassero di me è un eufemismo. Avevo degli amici, ma non eravamo così intimi: ero via per otto mesi l'anno, sai. Ma io gli ho chiesto: scommettiamo? E lui fa: quello che vuoi. Io... ho detto che ci saremmo lasciati. Che, se avessi trovato qualcuno che si preoccupasse per me, mi sarei messo con questo qualcuno, chiunque fosse, lasciando Doflamingo. Quindi dovresti sentirti onorato, visto che ti chiedo se ti preoccupi per me praticamente da quando ti ho conosciuto. Era come se continuassi a chiederti: “Vuoi metterti con me?” Comunque, ora sono ufficialmente libero da Doflamingo. – Continuava a parlare nella speranza che Kidd restasse sveglio ad ascoltare, o forse più semplicemente per non cedere all'isteria o cose simili e andare avanti. Ancora quattro passi. Probabilmente Kidd nemmeno lo ascoltava più, ma doveva continuare a parlare. – Era lui, sai. Prima. Le illusioni della nebbia. Vedevo tutte le cose che... che non avevo affrontato, che erano rimaste in sospeso. Insomma, Doflamingo. È per questo che tu non hai visto niente, penso. Perché tu... le cose che devi affrontare le affronti e basta, non ti nascondi. E questo mi piace, davvero. Spero che tu abbia sentito, perché non sperare che te lo ripeta un'altra volta! – Fece una pausa, si sistemò il braccio di Kidd dietro la schiena e riprese a parlare a manetta. – Io ci provo, ma non sempre... Insomma, ero un po' bloccato nel passato, ecco. Poi, però... ho scoperto la soluzione per uscire. – Ponderò per un attimo l'ipotesi di rivelargli tutto, ma preferì tenersi la cosa per sé. – Ce la fai a fare un altro passo? Così. Meno tre. Andiamo, ci siamo quasi. Ehi. Non dormire, mi senti? – il peso di Kidd era praticamente tutto addossato su di lui, e aveva paura che stesse per cadere a terra. Era evidente che, se fosse successo, non si sarebbe più alzato. – Ehi. Devi vivere, capito? Doflamingo non è ancora morto.

Kidd grugnì. – E allora? Mica devo ucciderlo io. – biascicò.

– Sì, ma tu vuoi ucciderlo. In fondo, ha detto che mi ama. – fece Law con leggerezza.

Kidd inarcò le sopracciglia. – E...?

– E ti sei arrabbiato da impazzire, e vuoi vederlo morto a tutti i costi. – continuò Law con ovvietà, come se fosse la cosa più logica del mondo. Ancora due passi.

– Per...

– Perché mi ami, ovviamente. – disse, senza nemmeno lasciargli finire la frase. Ancora un passo, ne mancava solo uno, solo uno. – Ma va bene. – sorrise piano, certo che ormai Kidd non avesse neanche più le forze per pensare. Pregò che le avesse per respirare. – Non mi dà mica fastidio, sai. – Arrivati. Prese la mano di Kidd sotto la sua e la allungò delicatamente verso la sfera luminosa che brillava davanti ai suoi occhi. Lanciò un'occhiata alla sagoma del compagno, finalmente visibile attraverso la nebbia: perdeva troppo, troppo sangue. Sussurrò qualcosa, e spinse con decisione la mano di Kidd verso la luce.

 

* * *

 

Kidd aprì gli occhi, accecato dalla luce che improvvisamente lo raggiunse da sotto le palpebre. Buffo, eppure era convinto di essere morto.

– Buongiorno. – disse una voce di fianco a lui, sorridendo maliziosa.

Kidd si mise a sedere di scatto, ma una fitta lancinante al petto lo fece gemere immediatamente. – Che cazzo è successo? – Law si alzò traballante in piedi, e solo in quel momento Kidd si accorse che era stato curvo su di lui, come a vegliare sul suo sonno, o... – Ho dormito? – se ne uscì, confuso.

– Diciamo che sei stato ad un passo dalla morte. Ma è tutto a posto, hai ancora più o meno venti minuti di vita davanti, perciò, come dire, urrà? Potresti sentire un leggero giramento di testa, è normale quando ti sparano dritto nel pancreas. Non fare movimenti bruschi e respira lentamente. Sarebbe meglio se ti tenessi anche una mano sulla pancia, così, per stabilizzare.

Kidd si passò una mano sulla fronte, come cercando di scacciare la stanchezza. – Non c'è più la nebbia. – commentò, sforzandosi di ricordare cosa diavolo fosse successo.

– No, se n'è andata quando hai toccato la sfera luminosa. Molto scenografico, glielo concedo. Forse si erano stancati di non vederci bene, anche se sono convinto che con gli infrarossi abbiano seguito tutta la storia alla perfezione. Dico bene? – aggiunse, parlando con la testa rivolta verso l'alto.

E d'improvviso, Kidd ricordò tutto. – Mi hai fatto toccare la sfera! – esclamò, alzandosi in piedi.

– Non c'è di che, Eustass-ya. – replicò Law, calmissimo.

– Dovevi toccarla tu, avevamo deciso che l'avresti toccata tu! – urlò Kidd, arrabbiatissimo.

Law, che se ne stava già andando, si voltò verso di lui. – Non potevo lasciarti morire. E basta psicodrammi, okay? Questione chiusa. Ora, io avrei ancora una faccenda in sospeso. Quindi, se permetti... – si voltò verso Doflamingo, steso nell'erba sporca di sangue. Kidd gli venne dietro.

L'avversario alzò lentamente la testa verso la figura che gli si stagliava davanti, cercando di formulare il nome di Law. – No, no, no. – disse però quello, chinandosi e raccogliendo la pistola. – Hai cercato di spararti? Sul serio? Andiamo, ti facevo una persona migliore.

Il polmone, decise Kidd guardando il corpo scosso dalle convulsioni di Doflamingo. Si era sparato cercando di uccidersi e aveva preso il polmone: era spacciato. – L-Law...

Quello sorrise, giocherellando con la pistola che aveva tra le mani. – Oh. Ci sono ancora un po' di proiettili. Mi spieghi perché non l'hai usata prima, se ce l'avevi? Tu e le tue manie di scenografia. Scommetto che puntavi per un finale a sorpresa, vero?

– Morirete lo stesso. – rantolò Doflamingo, fissandoli con gli occhi iniettati di sangue. – Non si vince in due.

– Lo so. – un'ombra di amarezza coprì il volto di Law un istante solo. – Ma per adesso stai morendo tu. Già qualcosa.

– Sarai soddisfatto, ora che hai anche... – Doflamingo tossì un grumo di sangue, poi continuò. – Ora che hai anche vinto la scommessa. – Fece una pausa, poi sorrise, un sorriso sghembo, triste. – Ti amavo davvero, Law. Ci tenevo, a te.

Kidd abbassò lo sguardo, sentendosi quasi di troppo. Era così... non sapeva nemmeno spiegarselo: da una parte, voleva che Law premesse quel grilletto più in fretta possibile. Insomma, il tempo stringeva, o no? Dall'altra... sapeva che Law stava soffrendo. Lo vedeva, lo sentiva: per lui Doflamingo aveva significato tanto. Ed eccolo là, alla fine di tutto: sarebbe riuscito ad ucciderlo?

– Anch'io, lo sai. Ti amavo, una volta. All'inizio. – sussurrò Law, piano, per non far sentire a Kidd quanto la sua voce fosse spezzata. Ma lui lo capì lo stesso. – Però... non potevo continuare. Tu non lo capivi, non lo capisci neanche adesso. Non potevo.

Doflamingo chiuse gli occhi per un istante. – Uccidimi. Muoio lo stesso. Devi essere tu a farlo.

– Non ti amo più. Lo sai, vero? – chiese Law, fissandolo con amarezza. – Devi affrontare la realtà. Non puoi sfuggirle in eterno.

Doflamingo rise, sprezzante, toccandosi il petto intriso di sangue. – Già, sfuggire... è questo che mi ha fregato, vero? E poi, beh, la mia soluzione è stata piuttosto deludente. Non riuscivo più a ragionare. Evidentemente tu hai saputo fare di meglio.

Law annuì. – Evidentemente.

Tossì ancora. – Allora... cosa pensi di fare? Una volta ucciso me, intendo. – Law non rispose, e Doflamingo ridacchiò, puntellandosi sui gomiti per alzarsi seduto. Tra le mani stringeva ancora un coltello. – Immaginavo. Sai, ti ho sempre detto che i coltelli non dovrebbero essere usati per combattere, ma come arma a sorpresa vanno più che bene. Non sapresti cosa fare, se rimarresti solo con lui, lo so. Ti conosco. – si leccò le labbra e Kidd capì che non era cambiato, che voleva ancora vincere, che voleva ancora ucciderli. Prese la mira e stava per lanciare il coltello verso di loro -e Kidd non avrebbe potuto schivarlo, e neanche Law avrebbe potuto schivarlo, era già un miracolo che stessero in piedi- e tutto sembrava perduto quando Law sparò.

 

* * *

 

Aveva sparato.

Aveva sparato aveva sparato aveva sparato aveva sparato a Doflamingo. L'aveva ucciso. Sul colpo.

L'avversario non aveva fatto in tempo a lanciare il coltello nel cuore di uno di loro due -pensava che mirasse a lui, dal momento che aveva una pistola in mano, ma non ne era sicurissimo- ed era morto.

Sparò il cannone, crollò il Settore, arrivò l'Hovercraft e ben presto di Doflamingo non rimase che una macchia di sangue nel prato.

La pistola cadde nell'erba senza fare rumore, ma Law la sentiva ancora tra le mani, fredda e pesante. Fece qualche passo indietro verso la Cornucopia, verso Kidd, e si lasciò cadere seduto con la schiena contro il metallo dorato. Kidd lo imitò.

– È strano. – commentò alla fine Law, guardando le nuvole scure in alto. – Siamo rimasti così pochi. Nei primi giorni non mi sarei mai avvicinato così tanto alla Cornucopia, voglio dire, era troppo pericoloso. Ora sono qui, appoggiato come se niente fosse.

Kidd annuì. – Hai ragione. Voglio dire, siamo rimasti solo noi due, alla fine. – sospirò.

– E Baggy. – lo corresse immediatamente Law. – C'è anche lui, chissà dove. Il suo settore non è ancora crollato, vedi?

Kidd drizzò la testa, incredulo e vagamente sconvolto. – Davvero? E ce lo siamo dimenticato?

Law sospirò. – Non l'ho propriamente dimenticato. Era un... piano di scorta.

Ci vollero alcuni istanti prima che Kidd capisse a cosa si stava riferendo Law. Poi ci arrivò, sorrise e si sedette meglio, stiracchiandosi e allargando le gambe. – Bene.

Law lo guardava fisso, senza neanche provare a nasconderlo. Voleva imprimere nella mente ogni immagine, ogni dettaglio. Voleva godere il più possibile del tempo che gli restava. Già i contorni delle cose cominciavano a sfumare, e il dolore si propagava in ogni parte del corpo rendendo tutto quasi impossibile da sopportare. Ma Kidd, Kidd rimaneva fisso in mezzo a tutto il resto.

– Eustass-ya...

– Che c'è?

– Vuoi che ti curi? Posso provarci, sai. Gli attrezzi sono laggiù. Se riesco ad estrarre il proiettile, forse... – iniziò, ma Kidd lo interruppe.

– Nah, grazie, non ne ho voglia. – Law capì, sorrise e annuì. – Potresti curare te stesso, piuttosto. – suggerì Kidd. – Non ci sono nemmeno proiettili da estrarre. Sarebbe un gioco da ragazzi, per te.

Law gli scoccò un'occhiata complice, sorridendo appena. – Non ne ho voglia.

Rimasero zitti per un po'. – Senti, mi chiedevo una cosa. – fece Kidd dopo un po'. – La tua soluzione. – Law alzò gli occhi al cielo, ma Kidd non desistette. – Dai!

Law inarcò un sopracciglio. – E non ci sei ancora arrivato?

– Vorrei che fossi tu a dirmelo. – ghignò Kidd. – Così, per togliermi una soddisfazione.

– Allora, facciamo un gioco. Giochiamo agli Ultimi Due Desideri. – propose improvvisamente Law, spingendosi leggermente più vicino a lui.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Non era uno solo? Un solo ultimo desiderio, intendo.

– Ma noi siamo buoni e misericordiosi e ne abbiamo il doppio. – replicò Law, spiccio. – Due desideri per uno, e l'altro deve obbedire per forza, qualunque cosa sia. Nei limiti del possibile.

Kidd ci pensò solo un istante prima di annuire. – Comincio io. Il mio primo desiderio è questo: rispondi sinceramente. Qual era la tua soluzione?

Law rise. – Te l'ho detto, ho scelto la soluzione classica. Quella che funziona sempre.

– In poche parole? – chiese Kidd, che evidentemente cominciava a spazientirsi.

Il Bacio del Vero Amore. – rispose Law con un sorriso furbo. Kidd avvampò. – Ma come, non ti ricordi? Eppure sembrava davvero un bacio convinto. Insomma, nelle favole funziona. – Kidd non sembrava completamente soddisfatto, quindi Law sospirò e sorrise. – Su, lo sai. Eri tu. La soluzione sei sempre stato tu. – Ed era vero, più vero di quanto Kidd avrebbe mai potuto immaginare. La soluzione per tutto: sofferenza, dolore, vita o morte. La soluzione era Kidd, e si sentiva un o stupido per non averlo capito dal primo istante. – Ora tocca a me. Desiderio numero uno: baciami.

Kidd ghignò, e Law sentì che quel ghigno sarebbe stata la cosa che più gli sarebbe mancata.

Se avesse potuto scegliere tra una vita senza Kidd e dieci minuti a baciarlo, avrebbe comunque scelto quei dieci minuti.

 

* * *

 

Eri tu. La soluzione sei sempre stato tu.

Il dolore era quasi insostenibile, e Kidd era sicuro che se avesse provato ad alzarsi avrebbe vomitato. Non poteva avere più di dieci minuti di vita, ma non importava. Non finché quel bastardo era lì attaccato a lui, non finché si aggrappavano uno alla bocca dell'altro come se non esistesse nient'altro. Non l'avrebbe mai ammesso, ma se doveva morire... era così che voleva che andasse, con lui che voleva essere.

Law si staccò piano da lui, tenendo una mano ben appoggiata sul suo petto. – Tocca ancora a te. Il tuo Secondo Ultimo Desiderio.

Kidd sorrise. – Mmmh, devo pensarci.

– Non metterci troppo, Eustass-ya, che tra poco si mette a piovere. – lo prese in giro l'altro, alludendo alle nuvole sopra di loro. Umorismo da condannati a morte.

Kidd ci pensò su: cos'altro poteva chiedere, in quel momento? Ripensò ai momenti passati in quella giornata. Certo che quello non era esattamente il risultato che si aspettava: sì, Doflamingo e Vergo erano morti, ma ora stavano morendo anche loro. E lui, quante volte c'era già andato vicino? Insomma, gli avevano sparato! A proposito di quello... – Ce l'ho: rifammi il discorso che mi hai fatto mentre avevo un buco nella pancia. Sai, non me lo sono goduto al massimo, conciato com'ero.

Law strabuzzò gli occhi, e Kidd godette intimamente nel constatare quello che già immaginava: il ragazzo non pensava certo che l'avesse sentito, mentre lottava per respirare... invece aveva ascoltato ogni singola parola, tranne forse quell'ultimo sussurro alla fine. – Non vale, Eustass-ya. Ho detto nei limiti del possibile. Era un discorso troppo appassionato e buttato a caso. Serviva più che altro per tenerti sveglio.

Kidd ghignò. – Certo. Vediamo se mi ricordo bene. La dichiarazione era per me.

Law deglutì. – Ecco...

– Ma non serviva che io dicessi niente, visto che avevo detto che mi preoccupavo per te. Da qui la scommessa. – proseguì, un lampo di divertimento negli occhi.

Law distolse lo sguardo. – Parlavo così, per...

– No, no. In pratica ogni volta che me lo chiedevi era come se stessi dicendo: “Vuoi metterti con me?”. Insomma, wow. – continuò, malizioso. – Avresti potuto essere un po' più esplicito.

Law inarcò un sopracciglio, sorridendo. – Vuoi dire che se te l'avessi chiesto chiaro e tondo, avresti detto di sì? – Kidd non rispose, fulminandolo con lo sguardo, ma Law capì lo stesso e sospirò, un leggero sorriso sul viso rivolto verso il basso. – La prima volta che te l'ho chiesto è stato quando eravamo davanti all'Ibrido senza pelle, ti ricordi? Eravamo in pericolo, bisognava fare in fretta, ma tu hai preso in spalla Killer-ya: l'idea di lasciarlo lì non ti ha neanche sfiorato. Probabilmente è stato in quel momento che hai iniziato a piacermi.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Oh, quanto romanticismo.

Law sorrise. – A questo punto toccherebbe a te raccontarmi il momento in cui ho iniziato a piacerti. – suggerì.

– Ma tu non mi piaci. – grugnì Kidd. – Non ti sopporto. Non sopporto quel tuo modo di parlare come se sapessi tutto, la tua mania per i bagni, il fatto che tu non abbia effettivamente bisogno di dormire più di un'ora al giorno e poi, cazzo, detesto il modo in cui sai... sai sempre come farmi... anche se io non... – non sapeva come continuare, e si morse la lingua prima di uscirsene con certe frasi compromettenti.

– Cos'è che so farti, Eustass-ya? – lo prese in giro Law.

– E va bene. La pigna. – se ne uscì inaspettatamente l'altro, voltando lo sguardo.

– Prego? – si stupì Law.

– Quando mi hai tirato la pigna in testa. La prima volta. Ero lì che mi stavo addormentando e tu fai: “È così che facciamo la guardia, Eustass-ya?”. Poi ho tirato fuori la storia del tuo alleato e tu mi hai tirato una pigna in testa. E mi sono detto: sul serio? Cioè, con tutto quello che potevi fare... una pigna, dritta in testa. Però, ne ha, di fegato, ho pensato. Mi sei piaciuto. Ovviamente, non pensavo che... insomma, volevo solo essere io ad ucciderti.

– Ah, e così io ti piacevo quando ancora tu non piacevi a me, okay. – rise l'altro, poi sospirò. – Comunque, anch'io volevo solo ucciderti. La primissima notte... Ti ricordi? Vi avevo raggiunti dopo che si era spento il fuoco, e tu dormivi. Ti ho fissato per un po', poi mi sono detto che non valeva la pena farti fuori subito. Volevo un combattimento come si deve. Diciamo che... le cose non sono andate esattamente secondo i piani, ma non mi posso lamentare. – concluse, stringendo i denti per una fitta di dolore.

– Un bel combattimento. – ripeté Kidd, sognante. – All'inizio era l'unico modo per evitare di strozzarti. Non farlo fuori adesso, Kidd, anche se ti fa impazzire: vedrai, quando combatterete gliele rinfaccerai tutte. Quanto volevo farti fuori. Poi, alla fine...

– Mentre lottavamo con Doflamingo. No, prima, con Miss Double Finger. – ricordò Law. – Ho capito che, insomma, non mi andava che morissi. Ma non avevo intenzione di sacrificarmi al tuo posto, eh! Che sia ben chiaro. – Kidd annuì, dandosi dello stupido per l'incubo della notte prima. Sembrava passato così tanto tempo...

– Vale anche per me. Insomma, apri bene le orecchie perché non lo dirò mai più, ma... quando credevo che Doflamingo ti avesse ucciso... mi sono sentito crollare il mondo addosso, ecco.

– E a me è successo quando ti ho visto a terra con la spada di Doflamingo sopra la testa. Ho pensato che non sarei riuscito ad alzarmi, che non avrei fatto in tempo, e sapevo che... ne sarei morto, penso. – confessò Law, guardando in basso.

Rimasero in silenzio per un po'. Kidd avrebbe voluto dire tante, tante cose, ma non sapeva come fare e comunque non era così messo male da diventare melenso eccetera. Si limitò ad avvicinarsi un po' di più a Law, sentendo le sue gambe premere contro le proprie.

– Quindi... vince Baggy? – chiese Law alla fine.

– Urrà per lui. – bofonchiò Kidd senza entusiasmo. – La folla impazzirà. A proposito, gran bel piano di scorta.

Law ridacchiò. – Ci ho pensato ieri sera. Mi chiedevo se non fosse il caso di farlo fuori prima, così che, se uno di noi sopravviveva al pelo, anche molto ferito, avrebbe vinto subito. Poi, però, ho pensato all'eventualità che rimanessimo solo noi due, e... non volevo. Lo so che è stupido.

– Il tuo problema è che pensi troppo. Smettila e concentrati sul presente: abbiamo divagato. Il mio Secondo Ultimo Desiderio. – ordinò Kidd, perentorio.

Law annuì. – Spara.

– Quindi, dopo una simpatica divagazione sul perché io non abbia subito l'effetto della nebbia, il tuo appassionante discorso verteva sull'insensata convinzione che io volessi vedere Doflamingo morto perché aveva detto di amarti. – proseguì Kidd, fissandolo storto.

– Ma ce l'avevi davvero, una pallottola nello stomaco? Praticamente non ti sei perso una parola. – si lamentò Law.

– Vuoi controllare? – chiese ironico Kidd, visto che ormai era un po' che la ferita aveva ripreso a sanguinare. – No, il punto è che dopo hai detto un'altra cosa. Hai detto: “Ma va bene, non mi dà mica fastidio, sai”. – Law che arrossisce: visto. Davvero, poteva andarsene senza rimpianti, adesso. – Poi però hai detto qualcos'altro che non ho sentito.

– Non l'hai sentito? Almeno questo, sia lodato il cielo! – esclamò Law, sollevando la braccia verso l'alto. – Ti sarai divertito, vero? La prossima volta che muori ricordami di stare zitto come un pesce.

Kidd ghignò. – Che cosa mi hai detto, in quel momento? – Law tacque. – È il mio Secondo Ultimo Desiderio, Trafalgar. Devi obbedirmi. – affermò, perentorio.

– Gioco del cazzo. – borbottò Law.

– L'hai inventato tu. – gli ricordò l'altro, ghignando.

Law alzò gli occhi al cielo. – Sì, ma speravo in qualcosa tipo un pompino o cose del genere. Due desideri, due domande imbarazzanti. Sei davvero una scarsa soddisfazione, Eustass-ya. Ok, vieni qui. – disse, facendogli cenno di avvicinarsi.

Kidd inarcò le sopracciglia. – Non puoi dirlo ad alta voce? Siamo solo noi, eh.

– Non lo dirò ad alta voce. – stabilì Law. – Non l'ho detto ad alta voce prima, per questo non l'hai capito. È una di quelle cose che non si dicono ad alta voce, chiuso.

Kidd sbuffò, facendo leva sulle braccia per spostarsi più vicino. – Eccomi. Adesso dimmi.

Law sorrise e gli portò la bocca fredda e vibrante all'orecchio. Kidd sentiva le sue labbra, le voleva, le desiderava con una disperazione che non pensava che avrebbe mai potuto provare. Gli occhi di Law sembravano quasi inteneriti mentre sussurrava col tono più sensuale della Terra quelle parole che non osava dire ad alta voce. – Se avessi potuto scegliere, avrei scelto te.

Dal suo orecchio alle sue labbra, la lingua di Law non dovette fare molta strada.

 

* * *

 

– Avresti davvero scelto me?

– Sempre.

– In ogni situazione?

– Contro qualunque avversità.

– Bene. Perché anche se tu non ne avresti voluto sapere, ci avrei pensato io.

– Vuoi dire che mi avresti conquistato?

– Forse. Ehi, non ridere!

– Scusa, è che sei così dolce... Ahi!

– Ben ti sta. E ringrazia che stiamo morendo, se no arrivava più forte.

Law sospirò. Faceva male, sentiva un dolore quasi insopportabile in tutto il corpo, ma era anche vero che non si era mai sentito tanto vicino a Kidd come in quel momento. – Dicevo sul serio. Avrei scelto te. – ripeté sussurrando, accoccolato sul petto di Kidd. Quello non lo spostò -Law sospettava che fosse per mancanza di forze, ma non si lamentava-, e si limitò a prendere un profondo sospiro. – Potresti dirla tu, una cosa carina. Io ho già dato, tu che mi dici? – suggerì Law dopo un po', più che altro per farlo parlare. Non importava di cosa. Voleva sentire la sua voce.

Kidd grugnì. – Starai scherzando. – bofonchiò.

Law ridacchiò. – Beh, non sei obbligato. Io non ho intenzione di sprecare il mio Secondo Ultimo Desiderio per farmi adulare, come invece pare abbia fatto qualcun altro.

Kidd si puntellò sui gomiti. – Ah, già, a te ne manca ancora uno! Avanti, spara.

Law sorrise. – Raccontami una storia. – disse piano, ammiccando malizioso.

Kidd strabuzzò gli occhi come se fosse pazzo. – P-prego?

– Una storia. – scandì bene Law, sorridendo malizioso. – Sai, “c'era una volta” e tutto il resto.

– Ci ho ripensato: quante cose carine vuoi sentirti dire, tesoro? – tentò disperatamente Kidd.

Law ridacchiò. – Cadiamo così in basso? Coraggio, Eustass-ya. Una storia. È il mio Secondo Ultimo Desiderio. Io ho esaudito il tuo, quindi ora tocca a te. Mi duole dirlo, ma non è che ci sia rimasto tutto questo tempo. – fece Law, punzecchiandolo.

Kidd grugnì. – E va bene. Mi dici tu un argomento, o vado io?

– Deve parlare di noi. – ordinò Law. – Ma non noi in questo schifo. Da un'altra parte.

Kidd sospirò, spazientito. – Ma... e va bene, ok. Che merda di Secondo Ultimo Desiderio. Ehm ehm. Oh, ma poi non lamentarti se fa schifo, eh? Cominciamo. C'erano una volta... due ragazzi.

Law annuì, incoraggiante. – Vai alla grande.

Kidd lo fulminò con un'occhiataccia e continuò. – Questi due erano... Porca merda, mi dici almeno cosa dovrebbero essere?

Law ci pensò su. – Che ne pensi dei pirati?
– Pirati?

– Ho letto alcune storie. Vivevano per i mari a bordo di grandi navi, derubando i ricchi e girando per il mondo. Mi piacciono. Sanno di...

– Libertà. – concluse subito Kidd, sorridendo nel suo stesso identico modo. – Andata, allora. Erano due pirati. Ovviamente io ero il capitano.

– Non uscire dalla storia. – lo riprese subito Law. – Ci sono due protagonisti, non hai neanche detto i loro nomi.

Kidd sbuffò. – Uno si chiamava Eustass “Capitan” Kidd, perché era il capitano. – disse, scandendo bene l'ultima parola. – L'altro era Trafalgar Law, il... il Chirurgo della Morte. Un sudicio mozzo nella nave del Capitano Kidd.

Law gli tirò una manata nello stomaco, facendolo gemere. – Un Chirurgo della Morte merita di essere capitano almeno quanto il tuo squallido personaggio.

– Va bene, va bene! Erano entrambi capitani. In due navi diverse. – decise Kidd, scagliandogli un'occhiataccia delle più letali. – Ma non dovevo raccontarla io, la storia? Allora... Erano entrambi pirati molto forti, anche se il Capitano Kidd lo era di più. Aveva anche una taglia più alta. – Ignorò lo sbuffo di Law e proseguì. – Erano cresciuti in mari lontani e non si erano mai conosciuti, senza nessun evento particolare nelle loro vite. E mentre il Capitano Kidd non faceva che distruggere nemici e diventare sempre più forte su un enorme nave da battaglia, il Chirurgo Trafalgar aveva una nave piccola e fragile, nonché pateticamente debole e... okay, okay, ho capito! Era piccola ma... ehm... capace di mimetizzarsi in modo da cogliere di sorpresa gli avversari, sì.

– Va bene un sottomarino? – propose Law.

Kidd inarcò un sopracciglio. – I sottomarini non stanno sott'acqua?

Law si strinse nelle spalle. – Mi sono sempre piaciuti.

– Non credo ci sia una legge che vieta ai pirati di avere sottomarini. Il Chirurgo Trafalgar aveva un bel sottomarino con cui coglieva di sorpresa tutti i nemici e ben presto divenne famoso al punto che il grande Capitano Kidd sentì parlare di lui. Un giorno approdarono sulla stessa isola senza saperlo. – Fece una pausa, senza la minima idea di come continuare.

– Continua, continua. – si lamentò Law.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Non è che mi stai sfruttando per rimediare ad un tuo trauma infantile? Non lo so, tipo che quando eri piccolo nessuno ti raccontava storie, anche se tu lo volevi tanto tanto? – lo sfotté, leggermente irritato.

Law arricciò il naso. – Storie? Nah. Se mi veniva voglia, leggevo un libro. Avanti, per favore, mi piaceva. I due approdano sulla stessa isola. Il Grandissimo Chirurgo della Morte e l'Insignificante Capitano Kidd. Che tipo di isola era?

– Abbastanza grande. Piena di foreste inesplorate. – improvvisò Kidd. – C'era un'osteria quasi decente, e la notte tutti i pirati si ritrovavano lì.

– C'erano anche loro? – chiese piano Law.

– Ovviamente. In due tavoli vicini. – assicurò Kidd. – Continuavano a bere e a ridere con le loro ciurme. Poi scoppiò una rissa, e non si sa come e non si sa perché i due si ritrovarono coinvolti. Erano ubriachi fradici, ma colsero un che nello sguardo dell'altro che... boh, gli piaceva.

– Successe subito qualcosa? – si interessò Law.

– Nah, niente di che. – Kidd arricciò il naso. – A parte qualche botta, ma niente di serio. Irruppe... come si chiamavano le autorità, ai tempi dei pirati?

– Marina Militare. – suggerì Law.

– Ok, irruppe la Marina Militare e il Chirurgo della Morte sparì senza lasciare traccia, così, col suo solito sorrisetto del cazzo. Il Capitano Kidd si diede da fare e entro l'alba i nemici erano stati sconfitti. Soddisfatto, prese il largo e ripartirono.

Law annuì, chiudendo gli occhi. Kidd sentì un velo di preoccupazione, ma non poteva fare altro che proseguire. – Si rividero qualche altra volta, sempre in varie osterie. E a volte gli capitò di combattere insieme. Una volta si avvicinarono ad un'importante base della Marina e lottarono fianco a fianco contro un incredibile avversario forte come un orso, e lo sconfissero insieme. Erano forti, facevano paura a chiunque e nessuno osava frapporsi sul loro cammino. Ormai si conoscevano abbastanza bene e non sapevano perché, ma ogni volta che approdavano da qualche parte e vedevano la nave dell'altro si sentivano... tipo euforici? Che ne pensi, è un po' troppo?

Law scosse la testa, sempre con gli occhi chiusi. – Nah, va bene. Anzi, scommetto che finivano col farlo apposta, insomma, andavano in isole dove speravano ci fosse anche l'altro. Dai, continua.

Kidd continuò. – Successe una notte, in un'isola piccola e luminosa. C'era una grande festa a cui partecipava tutto il villaggio. E c'erano tutti e due. Non so se fossero ubriachi.

– Il Chirurgo della Morte era perfettamente in sé. – dichiarò Law.

– Sì, anche il Grande Capitano Kidd. Ma facevano finta di essere ubriachi, sai. – rivelò Kidd.

– Per non perdere la faccia. – assicurò l'altro con ovvietà.

Kidd annuì. – C'era questa merda di albergo sporco e cigolante, e fuori i fuochi d'artificio. Saranno state le tre di notte, avevano perso di vista le loro ciurme ed erano soli.

– Scommetto che l'albergo non era poi tanto male. – insinuò Law.

– Fu quello che pensavano anche loro. – ghignò l'altro. – Dalla finestra si vedevano i fuochi d'artificio, dopotutto. Ed era estate, non faceva freddo.

Law sospirò, sorridendo. – Fu una bella notte?

– Abbastanza. Appagante, soprattutto. Ma non fu l'unica. – assicurò Kidd. – Si cercavano, anche se facevano finta che non fosse vero. Se il Chirurgo della Morte aveva voglia, inseguiva la nave del Capitano Kidd col suo sottomarino, e poi spuntava fuori quando meno l'altro se l'aspettava. Se l'altro aveva bisogno di un dottore, Trafalgar era sempre pronto a ricucire i suoi uomini. E nessuno doveva azzardarsi ad insultarli, eh! Il Capitano Kidd una volta uccise un uomo che aveva parlato male di Trafalgar, in un'osteria. Solo lui aveva il permesso di insultarlo, disse.

– Che carino. – sogghignò Law. – Scommetto che anche al Grande Chirurgo della Morte non andava che si maltrattasse troppo il suo bello.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Sì, beh, diciamo di sì. Andava avanti così ed erano felici, in qualche modo. Tutte le loro ciurme sapevano, ma facevano finta di niente. A loro andava bene. Ad un certo punto smisero di fare finta di incontrarsi per caso e presero a viaggiare insieme, il sottomarino sempre sotto alla nave del Capitano Kidd. I loro navigatori stabilivano le rotte insieme, e se una nave nemica arrivava la attaccavano entrambi. Erano inarrestabili.

– E non andò mai oltre il sesso? O c'era dell'altro? – lo punzecchiò Law.

Kidd sapeva che era più o meno da quello che dipendeva tutta la storia. Sorrise: se non si sbilanciava un po', ora che stavano per morire... – Ti pare che avrebbero iniziato a viaggiare insieme, se fosse stato solo sesso? Ovviamente no. Non riuscivano a stare lontani l'uno dall'altro. Si salvarono il culo a vicenda più volte di quante gli andasse di far sapere in giro, e ogni volta era tutto un “per forza, non mi va di restare in astinenza, stasera dovevamo fare sesso” e cose di questo genere, ma sapevano entrambi che non era vero.

– Si amavano? – chiese Law.

Kidd esitò solo un istante. – A modo loro, sicuramente sì. Anche se proclamavano di odiarsi. Il Capitano Kidd non riusciva più a concepire l'idea di una vita senza litigare con lui, senza il suo sorrisetto del cazzo e le sue battutine stronze.

– E sono sicuro che il Chirurgo della Morte avrebbe trovato insopportabile vivere senza i continui sbalzi d'umore di quell'orso in calore. – assicurò Law. – Probabilmente aveva sviluppato una sorta di malata dipendenza per suoi capelli assurdi.

Kidd si indignò. – I miei capelli sono perfetti, non azzardarti a...

Law ridacchiò. – Parlavo dell'Infimo Capitano Kidd, mica di te. Okay, quindi... si amavano. Okay. Bene. – Erano così stanchi che non sentivano più nemmeno l'imbarazzo. Kidd voleva solo dormire, ma non poteva fermarsi adesso. Law si schiarì la voce. – Perciò... come finisce?

Kidd deglutì. – Beh... diventarono vecchi viaggiando per i mari, e quando non furono più in grado di salpare iniziarono a cercare un posto dove stabilirsi. Alla fine scelsero l'isoletta della loro prima volta, quella dove c'erano i fuochi d'artificio. Praticamente ormai l'isola era disabitata, ma i materiali per i fuochi d'artificio c'erano ancora: ogni anno, il giorno giusto, li facevano sparare in aria. Alcuni dei membri delle ciurme si sposarono tra loro e fecero dei bambini e presto l'isola si riempì. Quel pomeriggio erano a letto...

– Nella stessa stanza? – ridacchiò Law.

– Ovviamente. – affermò con sicurezza Kidd. – Il Chirurgo della Morte diceva che non si fidava a lasciare il Capitano Kidd da solo, paranoico com'era. Quel pomeriggio, che poi fu l'ultimo... era grigio come questo, sì. Stava per piovere.

Law annuì. – Mi piace. – sussurrò.

– Stavano per morire, ma erano felici perché... Avevano vissuto come pareva a loro. Avevano preso le loro scelte liberamente.

– Quindi ho potuto scegliere te? – sussurrò Law.

– E io ho scelto te. – confermò Kidd.

– Bene, okay, grazie. Basta così. – Law si stiracchiò, e alzandosi posò un bacio frettoloso sul collo di Kidd. – Gran bella storia, mi congratulo.

Kidd emise un verso di scherno. – Ovviamente. Con chi credevi di avere a che fare, scusa? Anche se, lasciatelo dire, sei un tipo piuttosto impegnativo. Un Secondo Ultimo Desiderio più normale no, eh? Mi hai fatto raccontare questa... realtà alternativa, per...

– Senti un po'. Secondo te cos'è la realtà? – lo interruppe Law, fissandolo intensamente.
– Eh? – fece Kidd, confuso.

– Ci ho pensato mentre ero... sai, prima che arrivasse la soluzione. Sapevo che quello che vedevo non era reale, lo sapevo. Però poi mi sono chiesto, cos'è la realtà? Cosa è vero e cosa è finto? È più vero quello che stiamo vivendo adesso -ancora per poco-, o quello che hai raccontato tu? Chissà, magari anche questa è una storia. Una storia che sta raccontando qualcuno.

Kidd grugnì. – Se così fosse, vorrei dire due paroline a questo qualcuno. Che autore misericordioso, ci sta facendo crepare tutti e due.

– Almeno siamo insieme. Dovresti ringraziare. – sorrise l'altro. – E poi, se non ci fosse, forse non ci saremmo nemmeno incontrati. Non saremmo mai esistiti. Non è assurdo? Come dire, ridimensiona tutto. Moriamo qui, e da qualche altra parte -in qualche altra realtà- continuiamo a vivere, ad odiarci e ad essere felici.

– Beh, è già qualcosa. – concesse Kidd.

Rimasero zitti per un po', mentre il vento si faceva più forte. – Fa freddo. – sussurrò Law, e Kidd istintivamente lo strinse più vicino. – Grazie.

Kidd sbuffò. – Fai il sentimentale, adesso?

– No, dicevo... grazie di tutto. Davvero. Per... la storia, per prima. Io...

Kidd gli piazzò un dito sulle labbra, intimandogli di tacere. – Se qualcuno dovesse ringraziare, quello sarei io. Ma siccome tanto non lo farò mai, tu fammi il favore di stare zitto. – ordinò.

Law rise, e capì tutto quello che c'era da capire. – Senti, ti avevo detto che non sarei morto per te. – esordì dopo un po', tirandosi leggermente più su. Mancava poco, lo sentiva.

– Lo so. – disse subito Kidd.

– Ma immagino che... morire con te vada bene, invece. – sussurrò, così piano che Kidd lo sentì a malapena. Ma lo sentì.

– Beh, io non vorrei morire con nessun altro che non sia te.

– … Romantico.

Ed eccolo, quel ghigno. Il loro. Ma stavolta, Law non pensò che ne avrebbe sentito la mancanza. Pensò solo a quanto profondamente lo amasse: lo amava, lo amava, lo amava da impazzire. Ed era sicuro -ne era sicuro- che Kidd sentiva esattamente la stessa cosa. Era diventato bravo ad interpretare le emozioni che si celavano dietro quelle iridi ambrate, dopotutto.

La mano di Law scivolò fino a quella di Kidd e la strinse senza esitazioni. L'altro rispose subito alla stretta e rimasero stretti, l'uno appoggiato all'altro, lottando per ottenere ancora un po' di ossigeno.

Ti amo, ti amo, ti amo. Non serviva dirlo ad alta voce: vibrava nell'aria, nel calore delle loro mani, lo leggevano negli occhi e nei sorrisi. Ti amo, ti amo, ti amo. Come non ho mai amato nessuno, come nessuno ha mai amato. Nessuna parola avrebbe potuto esprimere meglio di così le loro emozioni.

– Allora... ci vediamo, Capitano Kidd? – sussurrò Law, gli occhi chiusi e la voce impastata.

– A dopo, Chirurgo della Morte. – promise Kidd, aggrappandosi un po' più forte alla sua mano.

Si spensero così, lentamente, come in un sogno: il calore si faceva sempre più intenso mentre l'unica cosa reale erano le loro mani intrecciate a suggellare quella loro ultima promessa.

Iniziò a piovere, ma quelle gocce fresche e leggere non le sentirono mai: erano già scivolati oltre, oltre l'Arena, oltre i cannoni, oltre le nuvole, oltre la pioggia. Ma non erano tristi, mentre insieme lasciavano quel mondo di ombre sempre più distanti e confuse: non era un addio.

E se non è amore questo, allora cos'è?

 

 




























Angolo autrice che probabilmente sarà più lungo del capitolo, ma tant'è.
Bene: la storia è finita, ma finita sul serio. *sospirone* Che ne pensate?
L'idea di finire così c'è stata fin dal principio, quando -cos'è stato, ormai praticamente un anno fa- ho iniziato a scrivere questa fanfiction. Perché mi sembrava semplicemente giusto che finissero insieme, tutti e due. Sarebbe stato troppo brutto essere costretti a vivere una vita senza l'altro, non me la sono sentita di fargli questo. Dunque... vince Baggy XD. Ora, per favore, figuratevi quel povero diavolo: tante parole, perché Baggy avrà sicuramente fatto il figone dicendo cose come "vincerò sicuramente io" eccetera, poi è stato quasi ucciso da Kidd e alla fine ha passato quattro o cinque giorni nascosto in chissà quale buco per scampare alle incursioni dei Favoriti. Poi ad un certo punto sente un avviso degli Strateghi che parlano di chissà quale nebbia alla Cornucopia (e lui è tutto "ma chi ci si avvicina alla Cornucopia!"), e alla fine sente gli ultimi due cannoni e scopre di aver vinto. Boh, per me è una cosa quasi fuori dal mondo. Immaginate il suo Tour della Vittoria! Okay, e con questo dichiaro ufficialmente chiuso l'argomento Baggy.
Doflamingo.
Dovevo farlo morire -dovevo, ehm, sapete com'é, non è che avessi molta altra scelta-, ma non volevo che fosse una cosa troppo buttata a caso. Se avete letto gli ultimi capitoli vi renderete conto che Doffy è un personaggio davvero, davvero complicato, e sono stata seriamente indecisa fino all'ultimo se farlo redimere confessando a Law i suoi sentimenti e chiedendogli perdono per tutto, o se fargli fare la bastardata finale. Poi però ho optato per l'ultima, infilandoci quella specie di pseudo-dichiarazione (dice tipo "ci tenevo davvero, a te", che mi sembrava abbastanza adeguato al personaggio) e poi ignora tranquillamente la sua dichiarazione per cercare di ucciderlo. Come ha già fatto varie volte, in questa fanfiction, terrei a specificare. Quindi niente, spero che le -rare- fan di Doffy non se la siano presa male e che le altre non lo abbiano visto troppo messo bene. D'altra parte, temo che se si fosse trasformato nel personaggio più buono del mondo forse Law non avrebbe premuto quel grilletto. EEEH, è complicato, sì.
Poi. Kidd si preoccupa per Law ** (sì, sto andando all'indietro, non abbiatecela con me: sono ancora un po' scioccata al pensiero che ho seriamente postato l'ultimo capitolo.) E finalmente lo ha ammesso. Insomma, questi due si amano, punto. Anche se non lo ammetteranno mai se non per indirette vie come quella della storia (notate per cortesia il sottile strattagemma che ho attuato per farli dichiarare come si deve. Cioè, Kidd e Law che si dicono "ti amo", scusate, non li reggerò mai. Mi sembrano di un OOC senza limiti e senza misura, ecco. Detto questo, si amano). Insomma, è stato bellissimo scrivere su questi due, spero davvero di tornare presto a rifarlo!
AH, prima che me ne dimentichi! In realtà mentre scrivevo la storia ed ero ad un simpatico punto morto (sono stata ferma all'uccisione di Miss Double Finger tipo due settimane), a volte per sbloccarmi andavo a scrivere dei pezzi da usare più avanti. Alcuni li ho regolarmente usati, altri vuoi che non ci stavano, vuoi che veniva troppo lungo, li ho lasciati stare. E ora ho quattro/cinque pagine di "scene tagliate". Se avete voglia potrei pubblicare un capitoletto extra con tutte queste cose (ambientate tutte quante tra la battaglia con Doflamingo e dopo, eh, niente di più indietro. Sapete, quando mi faccio prendere la mano è dura fermarmi). Questo solo se volete, eh: se preferite che la storia rimanga così com'è, che finisce con l'epica frase ad effetto e che si chiude con le loro dolorose morti per me non c'è problema. Anche perché sono scene tagliate, cioè, sono tutte abbastanza corte e slegate tra loro. Fatemi sapere!
Quindi siamo giunti al momento dei tanto attesi ringraziamenti! Davvero, grazie infinite per l'immenso supporto che questa fic ha avuto: non so come avrei fatto senza di voi!
A chi ha messo questa storia tra le seguite, un immenso grazie:

Abyss_
alena90
Anonimadelirante
evy88
fenicerossa_00
filbea94
FireFistAce
gio_792
Jeta
KiraShadow
Levy94
LuNa exist
maffy
Miss Asso Di Picche
Pafff
Quinn Fabray
RainXSmile
Seripa Goth
Silver saiyan
ThatOneEyedFlamingo
Trafalgar Revy



E un immenso ringraziamento anche a chi ha avuto la bontà di metterla tra le preferite!

An11na
beadanno
Emma_Sirius_Potter
Gulab
Juuchan
makoto15
Margherita Dolcevita
Momocch
TKJolly
traffy1
_E n s e i_
_Falsa Pista_
___Ace


E poi, un abbraccio Minzi_78 che l'ha messa tra le ricordate!

Dopodiché non posso non spedire un ringraziamento gigante a tutti quelli che hanno scelto di spendere parte del loro tempo a recensire questa storia: i vostri pareri mi hanno sempre resa la persona più orgogliosa della Terra, grazie mille per il vostro supporto!
Grazie a ThatOneEyedFlamingo, per le sue recensioni sempre allegre e gentilissime, per la sua presenza (sempre tra i primi a recensire), per la pazienza e l'entusiasmo. Sono davvero felice di aver potuto conoscere una persona come te!
Grazie a Serpia Goth: quando ho visto che proprio tu avevi lasciato una recensione alla mia storia per poco non sono esplosa dall'emozione! Grazie per aver seguito questa storia, per me significa davvero tanto. Spero che anche quest'ultimo capitolo non ti abbia delusa!
Grazie a callas d snape: sono felice che il primo capitolo ti sia piaciuto, grazie per aver seguito la mia storia e per avermi dedicato parole così belle! Spero di risentirti presto!
Grazie a traffy1 per esserci sempre stata: le tue recensioni sono sempre qualcosa di incredibile, grazie davvero di cuore! Sei stata unica a recensire tutte le volte, te ne sono davvero grata. SPero che anche quest'ultimo capitolo ti sia piaciuto ;)
Grazie a _Falsa Pista_ per le sue recensioni sempre emozionanti e dolcissime: grazie per aver seguito questa storia e per esserci sempre stata, per me ha significato davvero tanto! vedere il tuo nome in cima alla lista delle nuove recensioni era sempre una gioia, davvero. Spero che quest'ultimo capitolo sia stato all'altezza delle tue aspettative!
Grazie a Emma_Sirius_Potter: davvero, non so da che parte cominciare. Grazie per quelle recensioni che aspettavo sempre con trepidazione, grazie per i tuoi commenti così lunghi e ben curati, grazie per la pazienza e la dolcezza. Grazie per avermi dato i tuoi pareri così preziosi e belli, grazie per aver lasciato la tua scia. Sono felicissima di aver conosciuto una persona come te, qui su Efp! Spero che anche gli ultimi capitoli ti siano piaciuti!
Grazie a Jeta, per tutte le recensioni splendide che ha lasciato: sono felicissima che tu abbia recensito questa mia storia, mi hai fatto davvero piacere! Ogni volta che leggevo il tuo nome era sempre una soddisfazione immensa: grazie per avermi fatto conoscere il tuo parere e per aver speso parte del tuo tempo per me! Spero che quest'ultimo capitolo ti piaccia!
Grazie a SaraPallina per essere passata e per aver recensito: sei stata gentilissima, questa storia non sarebbe mai nata senza di te! Se ripenso a tutte le nottate passate a riflettere su come far muovere questo o quel personaggio... questo ringraziamento lo meriti tutto!
Grazie a Silver saiyan per le sue recensioni sempre stupende e gentili: sono sempre stata felicissima di leggere i tuoi pareri, grazie di aver speso parte del tuo tempo per questa storia e per essere passata: ci sei sempre stata e questo per me è davvero importante. Spero che anche quest'ultimo capitolo non ti abbia delusa!
Grazie a shinigami di fiori: grazie per aver letto la mia storia e averla recensita: è davvero importante, per me! Grazie di cuore per i bellissimi complimenti, spero di risentirti molto presto!

Ecco, ho finito davvero.
Un abbraccio fortissimo a tutte le persone che mi hanno accompagnata in questa storia. E ricordate: Kidd e Law sono perfetti, punto.
Un abbraccio, e alla prossima!
Vostra
Emma <3

 

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