Rose e Fantasmi del passato

di Nemo Silvestrus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le cose cambiano ***
Capitolo 2: *** La nuova arrivata ***
Capitolo 3: *** Riallacciare i rapporti ***
Capitolo 4: *** Fantasmi ***
Capitolo 5: *** Una Rosa Stritolata ***
Capitolo 6: *** Decisioni da prendere ***
Capitolo 7: *** Succube ***
Capitolo 8: *** Sacrifici ***
Capitolo 9: *** Lilith ***
Capitolo 10: *** La verità negli occhi ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Le cose cambiano ***


Le cose cambiano


Era passato quasi un mese da quando avevano incontrato la libreria dell'autore.
Regina, Henry ed Emma avevano passato moltissimo tempo in quella stanza, avevano sfogliato ogni singolo libro ma erano tutti bianchi. Avevano cercato altre stanze nascoste o qualsiasi passaggio segreto, ma ancora non era saltato fuori niente, non c'era traccia dell'autore.
“Troveremo un indizio.” aveva detto Emma mentre, per l'ennesima sera, lasciavano quella casa a mani vuote. Henry non era rimasto quel pomeriggio, dopo un po' d'incertezza era uscito con degli amici, voleva rimanere con le sue madri, ma lo avevano convinto loro ad andare. Regina non riusciva ad avere fiducia in quella ricerca da qualche giorno e non voleva che Henry si sentisse in dovere di restare con lei. Emma invece non si arrendeva, Regina le aveva detto che avrebbe potuto andare a casa, ma lei aveva insistito per restare. Tuttavia ora stavano montando sul maggiolino giallo dello sceriffo senza nessuna novità.
“Emma, so che vuoi solo incoraggiarmi, ma adesso davvero non ho bisogno dei discorsi in stile Azzurro.” strinse le mani e tenne lo sguardo fisso oltre i vetri della macchina.
“Non ti sto facendo un discorso d'incoraggiamento, voglio invitarti a cena” Emma la guardò e sorrise “Abbiamo passato tutto il giorno qui dentro, direi che un boccone da Granny e un bicchiere di vino sarebbero l'ideale”. Regina la guardò stupita, poi annuì e senza dire altro Emma ampliò il suo sorriso e accese il motore della macchina.

“Emma!” la voce di Mary Margaret sorprese lo sceriffo. Regina la salutò con un cenno del capo, ma si sedette in disparte.
“Hey, Mary Margaret,” Emma sorrise “Come sta il piccolo ometto?” si chinò sul passeggino dove stava dormendo Neal.
“Sta bene, oggi siamo stati al gruppo con le altre mamme.” sorrise osservando il proprio figlio che continuava a riposare serenamente “Comunque volevo dirti che tuo padre domani sera dovrà darmi una mano con Neal, potresti sostituirlo in ufficio?”
“Certo, nessun problema.”
“Come sta Regina?”
Solo in quel momento Emma si accorse che la bruna non si era avvicinata. “Diciamo che continua a provarci.” sospirò e Mary Margaret l'abbracciò.
“Sono sicura che troverete un modo per incontrare l'autore o per spezzare l'incantesimo di confine. Vai da lei, noi ci vediamo domani.” si salutarono, poi Biancaneve prese il passeggino e andò via.
“Eccomi” Emma si sedette davanti a Regina, questa non alzò nemmeno lo sguardo del menù, ma sembrava pensasse ad altro.
“Allora ragazze, che prendete?” Ruby si era avvicinata e teneva pronto il taccuino.
“Per me del pollo alla piastra con le verdure” Regina si era decisa ad abbassare il menù.
“Io prenderò la carne al sangue con le patate, e due bicchieri di vino.” disse Emma, la cameriera annuì e andò verso la cucina.
“Regina domani pomeriggio dovrò restare in ufficio, David deve aiutare Mary Margaret con il bambino, ma se hai bisogno di qualcosa...”
“Grazie Emma, me la caverò. Comunque credevo non dovessimo parlare di questo.” Regina fissò lo sguardo in quello di della bionda e sorrise, la stava minacciando scherzosamente.
“Giusto,” Emma ricambiò il sorriso “Pensi che Henry dovesse uscire con una ragazza?”
“Assolutamente sì,” Regina rise “Ma naturalmente non ha il coraggio di dircelo.”
La cena trascorse tranquilla, parlarono di sé stesse e di Henry. Emma riuscì a strappare alla bruna qualche altra risata mentre le raccontava di alcune delle bravate che aveva fatto da ragazza, tra cui scappare e rifugiarsi in una casa commettendo effrazione con un'altra ragazza.
“Caspita Swan, hai avuto una vita avventurosa, eh?” Regina dovette asciugarsi una lacrima dall'angolo degli occhi.
“Puoi dirlo forte.” Emma finì il vino e quando appoggiò il bicchiere la sua mano finì su quella di Regina. Continuarono a sorridere e la mano della bionda si strinse per un attimo attorno alle dita sottili ed eleganti dell'amica.
“Swan!” le mani delle due si separarono mentre Uncino si avvicinava al tavolo, aveva un sorriso ammaliante sul viso e si sedette accanto a Emma, avvolgendole la vita con il braccio “Pensavo che potremmo fare una passeggiata al chiaro di luna stasera.”
“Killian, stai buono.” gli sorrise posando un bacio sulla sua guancia.
“Io sono un bravo ragazzo.” rise.
“Se volete scusarmi, io andrei." Regina si alzò e si infilò il cappotto.
“Aspetta Regina, ti accompagno,” Emma si alzò “Non opporti, è per questo che non ti avevo fatto prendere la macchina.”
“Sicure di non voler bere nulla, signore?” chiese Uncino.
“Sono a posto così. Emma davvero non...”
“Andiamo,” Emma le sorrise prendendo la giacca, Regina si diresse verso la porta e lei si trattenne per salutare il pirata “Killian, scusami, ma sono stanchissima.”
“Lo immaginavo. Dovrò rimanere a giocare a freccette con Scarlett,” i suoi occhi chiari la fissarono mentre si grattava il mento “Non preoccuparti Swan, troverò un altro momento per rapirti.” sorrise e la baciò brevemente sulle labbra.

“Scusa per Killian.” Emma l'aveva accompagnata fino alla porta.
“Sì be', non posso impedire agli altri di avere una vita per non darmi fastidio.” Regina si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Se hai superato il vizio delle mele avvelenate, immagino di sì." scherzò la bionda e la sua risata contagiò Regina, che suo malgrado sorrise e sbuffò. "Non sfidarmi Emma, potrei trasformarti in un cigno." Regina si schiarì leggermente la voce "E poi, sto cercando di andare oltre.” Emma non era sicura di cosa volesse dire, sentì un nodo alla gola mentre guardava gli occhi profondi di Regina. Si morse un labbro e distolse lo sguardo, cambiando discorso.
“Stavo pensando che magari potremmo ritagliare del tempo per riprendere le lezioni di magia, se ne hai voglia ovviamente. Potremmo trovare un modo per rompere l'incantesimo di confine.”
“E' una buona idea.” la bruna non ci aveva più pensato in effetti, Emma doveva ancora imparare molto, era un'ottima apprendista e i suoi poteri erano sbalorditivi, ma ancora doveva affinare le sue abilità.
“Ottimo, allora ci organizzeremo.”
“Sì, a domani.” si scambiarono un lungo sguardo e, dopo un cenno di saluto, Regina entrò in casa mentre Emma si voltava per tornare alla macchina.

 

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Capitolo 2
*** La nuova arrivata ***


La nuova arrivata


Erano passate altre due settimane. Regina ed Emma erano immerse nello studio degli incantesimi, a volte rimanevano direttamente nella casa di Mifflin Street. Era piacevole per entrambe passare del tempo in maniera più costruttiva e in compagnia di Henry, l'aria lì dentro profumava delle rose del giardino di Regina, di mela e cioccolata alla cannella quasi giornalmente ormai. Fu proprio durante una di quelle mattinate che trascorrevano tra i libri, che David irruppe a casa di Regina.
“Emma!” aveva il fiatone e sembrava preoccupato.
“Apprezzo la prontezza d'intervento delle forze di polizia, ma non ricordo di aver chiamato nessuno.” disse Regina fulminandolo con lo sguardo.
“Emma, devi venire subito.” David afferrò la figlia per il braccio.
“Che sta succedendo?” Lei si divincolò confusa.
“C'era una ragazza ai confini, dentro i nostri confini, dev'essere arrivata da fuori.”
“Com'è possibile? Noi non abbiamo ancora spezzato l'incantesimo.” disse la bruna.
“Aveva questo in mano.” disse David e diede ad Emma un biglietto.
Regina la guardava aspettando qualche spiegazione. Notò che la bionda aveva spalancato gli occhi, come se avesse visto qualcosa di incredibile, un fantasma, e dato che in quella città non c'era molto che non sarebbe stato etichettato come “impossibile”, Regina si chiese cosa potesse esserci in quel biglietto.
“Emma se posso aiut...” Ma prima che potesse finire la frase, Emma raccolse la sua giacca di pelle.
“Scusa, devo andare.” Emma uscì di corsa seguita da David, lasciando una Regina sempre più perplessa. Poche volte aveva visto lo sceriffo precipitarsi da qualche parte in quel modo, si trattava delle volte in cui doveva salvare la sua famiglia (o lei da qualche possibile linciaggio, fino a qualche tempo prima). Ma non capiva perché una sconosciuta potesse aver suscitato quella reazione. “Forse è più di una persona sconosciuta,” le disse una voce interiore “Forse è qualcuno a cui tiene.”, e Regina zittì quella voce, non voleva pensare.

“In che condizioni è?” Emma fissava la donna sdraiata sul letto dell'ospedale.
“E' stabile. Era svenuta, è disidratata e probabilmente non mangia da almeno due giorni, ma si riprenderà.” il dottor Whale le porse la borsa con gli effetti personali della ragazza, Emma doveva agire da sceriffo e lasciare da parte i propri pensieri, lo sapeva. Whale andò via lasciandola sola con la paziente addormentata.
Emma non riusciva a credere ai propri occhi, quella ragazza aveva oltrepassato i confini della città in qualche modo, e stava cercando lei.
Il “bip” costante del macchinario riempiva il silenzio. Lo sceriffo decise infine di controllare la borsa: uno specchietto, una sciarpa, qualche trucco, una penna e un'agenda, un portafogli e niente telefono.
Emma scoccò un'ultima occhiata alla donna, e si soffermò sul polso rivolto verso l'alto, dove una voglia a forma di stella risaltava sulla pelle.
“Lily come sei arrivata qui?” la voce di Emma era un sussurro, una domanda retorica che non si aspettava si sarebbe mai dovuta fare.

Emma rimase in ufficio quel pomeriggio. Continuava a fissare quel biglietto che le aveva dato David, sperando di trovarvi qualche indizio utile che l'aiutasse a capire come Lily fosse arrivata a Storybrooke. Purtroppo si trattava di un semplice biglietto da visita con su scritto solo:

Emma Swan – Storybrooke, Maine

Tra gli effetti personali della donna, Emma non aveva trovato nulla di aiuto. Aveva solo scoperto dalla patente di guida che viveva a Portland. Avrebbe dovuto aspettare che si svegliasse per chiederle come l'avesse rintracciata e perché. “Verrà anche lei dalla Foresta Incantata?” fu l'unico pensiero che riuscì ad attraversarla, questo magari avrebbe potuto spiegare come potesse sapere di Storybrooke e come fosse riuscita ad entrare, sebbene trovava avvilente il fatto che lei e Regina che lavoravano da settimane a un modo per spezzare completamente l'incantesimo di confine non ci fossero riuscite, e Lily invece sì.
Un familiare rumore di tacchi riempì il silenzio della stazione, Emma si voltò verso la porta nel momento in cui Regina entrava nel suo ufficio.
“Ho pensato di portarti un caffè.” disse accennando ad un sorriso.
“Ciao. Grazie mille, ne ho proprio bisogno,” la bionda si alzò e prese il bicchiere che l'amica le stava porgendo “Ho voglia di fare due passi, ti andrebbe di accompagnarmi?” aggiunse poi.
“Certo.” rispose la bruna, e non appena Emma prese la giacca andarono fuori.
“Qualche novità sulla sconosciuta?” chiese Regina quando ebbero raggiunto il parco e si sedettero a una panchina.
“Non è una sconosciuta," Emma sospirò e bevve un sorso di caffè. "Ti ricordi quella ragazza di cui ti avevo parlato, Lily? L'avevo conosciuta quando ero scappata dai servizi sociali, poi ci aveva trovato suo padre adottivo e io ero dovuta tornare a Boston. Be' è lei.” Regina ricordava quella storia, e si stupì chiedendosi come quella ragazza fosse riuscita a trovare Storybrooke e oltrepassarne i confini, era più che sicura che l'incantesimo fosse ancora attivo.
“Pare sia entrata nel club 'ci ritroveremo sempre'.” disse ironicamente “Sai se sia originaria di questo mondo?”
“Dovremmo iniziare a fare le tessere,” la bionda sorrise “Ci stavo riflettendo anche io, ma onestamente non so cosa dirti. So solo che anche lei era un'orfana.”
“Se non fosse lei ad avere poteri, potrebbe essere stato qualcuno a mandarla qui.”
“Sì, ma chi? Non aveva nemmeno il telefono nella borsa, aveva solo un biglietto con su scritto il mio nome e dove mi trovassi. E sono abbastanza sicura che le nostre vite non si siano più incrociate dall'ultima volta che ci siamo viste, quindi mi chiedo come potesse sapere di Storybrooke.”
“Le uniche persone che sappiamo essere fuori di qui e che ci conoscono sono Robin, Marian, Roland e...”
“Gold.” concluse Emma incrociando gli occhi di Regina. Si erano fermate e per qualche secondo calò il silenzio. Gold era stato costretto da Belle a lasciare la città dopo aver intrappolato le fate in un cappello magico e aver cercato di uccidere Uncino; aveva mentito a tutti loro, cercando di ferire anche Emma. “Ma che senso avrebbe mandare qualcun altro? Avrebbe potuto tornare qui di persona, e poi come ha fatto a trovare Lily? Perché lei?” Emma si avvicinò a una delle panchine che c'erano al molo e ci si sedette sospirando ancora una volta; troppe domande e nessuna risposta, era frustrante.
“Per esperienza posso dirti che Gold non fa mai le cose per caso, se ha usato quella ragazza c'è un motivo ben preciso.” Regina si sedette accanto a lei.
“Ho detto a Whale di avvisarmi non appena si sveglierà, così potrò andare a farle qualche domanda”
“Vuoi che venga anche io?” Regina si pentì quasi subito di quella frase, Emma aveva alzato lo sguardo dal suo bicchiere e la fissava stupita “Sai, in caso Gold le avesse fatto un incantesimo, forse potrei capirlo.”
“Ah, certo!” la bionda scostò lo sguardo e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio “Regina, senti volevo...” ma Emma venne interrotta dallo squillo del proprio telefono, lo sfilò dalla tasca e vide il numero dell'ospedale “Pronto?”
“Sono il dottor Whale, la paziente si è svegliata mezz'ora fa, ora può vederla.”
“Bene, arrivo subito.” attaccò e mise in tasca il telefono mentre si alzava “Pare che si sia svegliata, andiamo?”
“Sì.” Regina sorrise nervosamente, si alzò e si sistemò il cappotto. Una parte di lei si stava pentendo di essersi proposta per accompagnare Emma all'ospedale, ma vedendola così in conflitto riguardo l'altra donna aveva istintivamente voluto starle vicino; inoltre voleva vedere con i suoi occhi questa sconosciuta.

Non appena Emma entrò nella stanza d'ospedale si sentì a disagio, Lily la guardava con un enorme sorriso sul viso, e lei non sapeva come reagire a quell'incontro.
“Oddio, Emma sei proprio tu?” era a dir poco entusiasta e se non ci fosse stata l'infermiera a metterle una mano sulla spalla mentre si tirava su a sedere, probabilmente sarebbe saltata giù dal letto per abbracciare la bionda.
“Ciao Lilith,” accennò a un sorriso e poi si voltò verso la porta, dove Regina attendeva con sguardo impassibile “Lei è Regina, Regina lei è Lilth.”
“Andrà bene Lily.” disse lei tendendo la mano verso Regina. Questa si fece avanti e scambiò una stretta di mano con l'altra bruna, non sentendosi meno a disagio di Emma, ma lei riusciva a mascherare perfettamente il suo stato d'animo con gli altri, eccezion fatta con la bionda accanto a lei.
“Benvenuta a Storybrooke, ero il precedente sindaco della città. Ora è in carica Mary Margaret, una nostra amica, era l'insegnante di nostro figlio Henry.”
“Sei madre?” Lily guardò la bionda “Hai trovato la tua famiglia allora.”
“Sì, ad ogni modo non sono qui per questo.” prima di rivelarle qualsiasi cosa Emma voleva accertarsi di cosa sapesse o meno Lily, il suo super potere le avrebbe fatto comodo. “Sono qui in veste di sceriffo, quindi se te la senti vorrei farti alcune domande.”
“Oh, capisco.” la donna sembrò dispiaciuta per un attimo, il suo sorriso si fece più formale e annuì.
“Il medico ha detto che potresti essere in stato leggermente confusionale a causa della disidratazione, quindi partiremo da qualche giorno fa. Ricordi come mai sei venuta qui?” domandò Emma, aveva preso un taccuino e una penna.
“Certo, ti stavo cercando.” quella semplice affermazione lasciò la bionda un attimo a bocca aperta.
“Oh...ehm, ricordi come sei arrivata a Storybrooke?”
“Ho preso un pullman fino a Boston e poi...” Lily tentennò aggrottando le sopracciglia “Mi sembra di aver preso una macchina a noleggio, sì. Era venerdì.” annuì più decisa.
“E' successo qualcosa di strano mentre venivi? Ti sei fermata in qualche posteggio, hai incontrato qualcuno?”
“Mmmh... ricordo che ho posteggiato in una piazzola di sosta, non ricordo nient'altro”
“Ricordi più o meno da quanto avessi lasciato Boston e il modello o la targa della macchina?”
“No, mi spiace. Ricordo solo che fosse una Mercedes,” rimase un attimo in silenzio e si torse le mani “C'era qualche segno di...abuso o tracce di droga nel sangue?” era allarmata e non senza un buon motivo, guardò Emma come per cercare qualche certezza.
“Stai tranquilla, non risultano segni di abuso.” Emma le sorrise incoraggiante “I risultati degli esami del sangue te li faranno avere domani, ma se escludiamo la disidratazione sembra che tu stia bene. Ricordi dove hai preso questo o se te l'abbia dato qualcuno? Ce l'avevi stretto nella mano quando ti hanno trovata.” Emma le mostrò il biglietto con il proprio nome.
“Devo averlo scritto io” disse la donna.
“Qualcuno le ha dato l'indicazione della città o le ha detto come trovare Emma?” Regina fece un passo avanti, osservando con attenzione la conoscente di Emma, non le avrebbe definite amiche.
“No. Lavoro in uno studio legale a Portland e da una pratica in cui ho trovato un rapporto di Emma di alcuni anni fa sono riuscita a trovarla. Ho chiamato l'agenzia per cui lavorava a New York, ma mi hanno detto che si fosse trasferita e poi sono venuta qui.”
Non era molto su cui lavorare, ma Emma sperava di riuscire a ricostruire gli ultimi spostamenti di Lily e capire cosa le fosse successo. “Ok, forse è meglio che ti lasciamo riposare adesso.”
“Emma...” Lily aveva un sorriso imbarazzato “pensi di poter ripassare? In veste meno ufficiale.”
“Certo, il dottor Whale mi avviserà appena starai meglio. Pensa a rimetterti in forze.” lei e Regina uscirono dalla stanza. Lily sorrise continuando a fissare Emma, finché non sparì dal suo campo visivo.

“Che ne pensi?” chiese Regina quando erano fuori dall'ospedale, la bruna era evidentemente dubbiosa.
“Mi è sembrata onesta. Ad ogni modo voglio controllare se abbiano trovato qualche macchina abbandonata sulla statale o lungo la strada da Boston. Tu che pensi?” Emma voleva un altro parere oltre al proprio in questo caso, non sapeva perché, ma ne aveva bisogno.
“Il suo turbamento mi è sembrato sincero, ma la situazione è davvero strana. Inoltre sembra non sapere nulla dell'origine di questa città, ma non mi fiderei troppo se davvero c'è Gold dietro tutto questo.” In realtà Regina non si fidava a priori di quella sconosciuta, ma non voleva discutere con Emma. Si schiarì la voce e aggiunse “Sembra molto legata a te.”
“Già... ma non capisco perché mi sia addirittura venuta a cercare.”
“Immagino che lo scoprirai.”

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Capitolo 3
*** Riallacciare i rapporti ***


Riallacciare i rapporti
 

Tramite le ricerche sui siti dei giornali, sul database della polizia di stato e i suoi contatti, Emma non aveva scoperto nulla sul furto di una macchina dell'autonoleggio di Boston indicatole da Lilith. Emma si era momentaneamente arresa, l'unica cosa che rimaneva da fare era scoprire se Lily fosse stata drogata o se ci fosse qualche traccia magica su di lei.
“Nessuna novità?” David era alla sua scrivania che compilava alcune scartoffie e l'aveva sentita sbuffare.
“Niente di niente,” Emma si passò una mano tra i capelli “Io vado a fare un giro di pattuglia.”
“Perché non vai a casa? Hai bisogno di rilassarti.”
La bionda si alzò e mise la giacca di pelle, raccolse rapidamente le sue cose e uscì. L'aria era fredda nonostante il sole. Emma chiuse la cerniera della giacca e prese la propria macchina, David aveva ragione, aveva bisogno di rilassarsi. Il telefono vibrò e lo prese per rispondere.
“Swan mi stai evitando, di nuovo.” la voce inconfondibile di Uncino era stanca.
“Killian...”
“Lo so, c'è sempre qualcosa, succede sempre qualcosa di cui devi occuparti. Però è da due settimane che a malapena ci vediamo e tu raramente mi cerchi, non sono uno stupido.”
“Scusami, ma davvero ora non posso fare questa discussione. Una mia vecchia conoscenza è spuntata fuori dal nulla e forse c'è lo zampino di Gold.”
“Il vecchio coccodrillo è qui? In tal caso Emma lascia che stia con te, l'ultima volta ha cercato di intrappolarti in un cappello magico.”
“A te ha cercato di strappare il cuore. Comunque ora sto andando a casa, non preoccuparti.”
“Swan...”
“Ti cerco io, ok? A dopo.” Lanciò il telefono sul sedile accanto al suo, e poggiò la fronte sopra le braccia incrociate sul volante. Avrebbe voluto sparire in quel momento.

“Hey, sono a casa!”
“Emma, non eri di pattuglia?” Mary Margaret non era sola, stava prendendo un tè con Regina, che si era voltata verso la porta e fece un cenno di saluto.
“Gina,” Emma sorrise “E' profumo di torta di mela quello che sento?”
“Regina l'ha portato per Henry e ho insistito perché si fermasse.”
“Ce n'è abbastanza anche per te Emma,” Regina rise “Non volevo lasciassi deperire nostro figlio.”
“Ahah, molto divertente,” mentre lo diceva, la bionda si stava già servendo una fetta di dolce. Un attimo dopo la voce del piccolo Neal echeggiò nella stanza accanto, Mary Margaret si stava alzando, ma Emma la anticipò e andò lei a prendere il bambino. Tornò con il piccolo in braccio, lo teneva in alto e gli sorrideva.
“Chi si è appena svegliato?” la bionda fece qualche smorfia al piccolo, poi lo tenne stretto contro il suo fianco mentre andava a controllare la cioccolata; quella scena fece incantare sia la madre che Regina. Sarebbe stata una splendida madre, e lo sarebbe ancora. pensò la bruna, poi scosse la testa e prese tra le mani la propria tazza di tè, cercando di non fissare troppo la bionda.
Più tardi Mary Margaret uscì dicendo che sarebbe passata a portare il caffè a David per poi andare al proprio ufficio. Emma si propose di tenere Neal e Regina si trattenne per salutare Henry.
“Come vanno le indagini?” chiese la bruna mentre sistemava le tazze e i piatti.
“Un buco nell'acqua dopo l'altro," sospirò Emma "Regina lascia stare, ci penserò io dopo.”
“Pensa a non far cadere tuo fratello.” ridacchiò.
“Un membro della famiglia Azzurro in meno di cui preoccuparti.”
“Temo di dover ammettere che la mia vita stia diventando leggermente noiosa senza le schermate con tua madre o le strategie per far fuori te.”
“Fortuna che io riesco ancora a combinare qualche disastro, ti annoieresti senza si me.”
“Mmmh... sì, probabilmente hai ragione.” risero entrambe, poi Regina si voltò a guardarla. Neal stringeva con la sua manina l'indice di Emma, ma lei sembrava distratta “Stai bene?”
“Eh? Sì, solo...” diede un bacio sulle guance paffute di Neal, poi scrollò le spalle e sorrise “Sai, uomini. Meglio per te che non diventi come quelli che conosciamo noi, capito piccolo?”
“Lite con Capitan Eyeliner?” Regina sollevò un sopracciglio, le piaceva quel appellativo che aveva ideato, ed Emma ridacchiò, quindi era un buon risultato.
“Diciamo che non è un periodo in cui mi senta particolarmente affiatata con lui, ma vuole di più, quindi...” rimase un attimo in silenzio a chiedersi cosa stesse effettivamente facendo.
“Quindi lo allontani.” concluse la bruna per lei.
“Già. Non penso di voler stare con lui.” alzò lo sguardo e incontrò quello di Regina. Calò un silenzio imbarazzato tra di loro, in quei secondi sembrava che ci fossero solo loro, non riuscivano a staccare l'una gli occhi da quelli dell'altra.
“Regina...” la porta d'ingresso si aprì e le due donne sobbalzarono. Neal fece di nuovo sentire la sua voce, ed Emma lo cullò tra le braccia.
“Allora c'è qualcuno!” Henry entrò e si chiuse la porta alle spalle “Era tutto talmente silenzioso che pensavo foste tutti usciti. Ciao mamma e ma'.” si avvicinò alle due donne e diede loro un bacio sulla guancia.
“Ciao Henry,” Regina sorrise, e lo abbracciò “Ti ho portato del dolce.”
“Mitico, grazie,” andò subito al forno per prendere la torta di mele “Vedo che la mamma ha già gradito.” rise e se ne servì una fetta in un piatto.
“Infatti è buonissimo,” Emma annuì con convinzione “Dovremmo convincere tua nonna a lasciar perdere con la storia del non mangiare mele, i dolci di Regina sono troppo buoni per rinunciarci.”
“Sai che non lo farà mai.” disse la bruna.
“Hey, anche Henry è stato maledetto, ma continua a mangiarli.”
“E' il tuo modo di fare un complimento questo?” Regina sollevò un sopracciglio scetticamente.
“Non lo era per te?” Emma sorrise con aria innocente.
“Mamma, rischierei altre mille volte la maledizione del sonno pur di continuare a mangiare quello che prepari tu.” in realtà le parole di Henry andarono interpretate dato che aveva la bocca piena, ma tutti e tre risero.

Il giorno seguente Emma tornò all'ospedale, Lily era quasi completamente ristabilita. Si era alzata per fare due passi ed Emma le fece compagnia.
“Il dottor Whale mi ha detto che dagli esami non risultava la presenza di sostanza estranee nel sangue e che stai molto meglio.”
“Sì, sono molto sollevata,” Lilith annuì “Grazie di essere venuta.”
“Figurati.”
“Tutto bene con Regina? Insomma, la mia visita inaspettata non è un problema spero.”
“Come?” Questo davvero la prese in contropiede.
“Sì insomma, non state insieme?” Lilith la guardò perplessa.
“No! E'... Siamo... Insomma, è la madre di mio figlio, ma siamo solo amiche.” Lily la guardò sempre più confusa e poi si mise a ridere. “Cosa?” chiese Emma sempre più in imbarazzo
“E' la madre di tuo figlio, ma non state assieme? Sebbene sia cresciuta e diventata uno sceriffo, la tua vita continua ad essere un casino.”
“Sì, be'... è una lunga storia, non penso ci crederesti.” Emma sorrise.
“Mettimi alla prova.” Si sedettero sulle poltroncine di in una stanza per le visite ed Emma distolse lo sguardo da quello intenso della bruna.
“Allora, come mai sei venuta?”
“Te l'ho detto, ti cercavo. Quando ho visto il tuo nome in quel fascicolo ho ripensato a quando ci siamo conosciute, e a come ci eravamo lasciate. Volevo un'occasione per rivederti e sistemare le cose.”
“Lily è passato molto tempo. Mi è dispiaciuto essermi comportata così con te, ma non mi aspettavo nemmeno di vederti comparire dal nulla.”
“Lo so, è tantissimo tempo e tu ed io siamo cambiate forse, ma per me vale ancora quella promessa,” Lilith prese la mano di Emma e le alzo leggermente la manica accarezzandole il polso, poi notò il tatuaggio che la bionda aveva e sorrise “Anche tu la ricordi.”
La bionda rimase in silenzio, fissando la voglia sulla pelle di Lilith e il suo tatuaggio.
“Sì è vero, non posso dimenticarla.” ritrasse lentamente il braccio e tirò giù la manica della giacca. “Sarai sempre una persona importante per me, e dato che sei venuta fin qui per riallacciare i rapporti con me mi farebbe piacere farlo. Però ci vorrà un grande gesto di fiducia da parte tua.”
“Emma, tu hai la mia piena fiducia.”
“Vado a prendere due caffè, ok?” disse Emma, Lily annuì e rimase seduta ad aspettarla.

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Capitolo 4
*** Fantasmi ***


Fantasmi

“Le hai raccontato la verità?” Regina aveva gli occhi sbarrati.
“Certo che no, mi prenderebbe per una pazza, le ho raccontato la versione razionale della storia. Pensa che abbia conosciuto Mary Margaret e David anni fa, quando mi ero messa nei guai e che sia venuta qui qualche anno fa quando Henry mi ha cercata e che da allora mi sia trasferita qui per stargli vicino. Per raccontare una storia credibile dovevo comunque attenermi alla verità per quanto possibile, ovviamente non sa nulla della maledizione e della magia.” Emma si massaggiò la fronte cercando di calmare il mal di testa.
“Signorina Swan...”
“Regina non iniziare a darmi del lei! Qualcosa dovevo dirle, domani la dimetteranno e ha deciso di rimanere qualche giorno per visitare la città e stare con me, conoscere la mia famiglia.” seguì qualche secondo di silenzio, un silenzio carico di tensione.
“E dove soggiornerà?” chiese Regina, la sua voce era distaccata, fredda, come il primo periodo in cui si erano conosciute.
“Regina, qual'è il problema?”
Dall'altra parte del telefono ci fu qualche altro attimo di silenzio, poi la bruna riprese fiato.
“Nessuno Emma, la cosa che mi preoccupa è che tu ospiti la tua... amica, quando mio figlio è insieme a te.” aveva sottolineato con tono ironico e sprezzante la parola 'amica', Emma non sapeva dire se quella di Regina fosse semplice mancanza di fiducia nei confronti di una sconosciuta, e l'avrebbe capito, o se non le andasse per niente a genio Lily. In ospedale Regina aveva guardato Lily tutto il tempo con uno sguardo strano, come se si aspettasse che potesse attaccarla.
“Prima di tutto è nostro figlio, e seconda cosa: io non sto ospitando nessuno, Lily starà al Granny's. Ti ho chiamata semplicemente per avvisarti che nei prossimi giorni non potremmo vederci, non come prima almeno, e che dobbiamo stare attente con lei in giro.”
“Certamente, non desidero che la tua amica si metta a ficcare il naso in questioni che non la riguardano. Posso solo sperare che nessun demone o qualche altro pazzo spuntino fuori con l'intenzione di stravolgere la mia città. Se questo è tutto, ora avrei da fare.” Regina era passata al tono da sovrana.
“Va bene, buona...” ma Regina aveva riattaccato. Giornata. Emma sospirò, alle volte aveva davvero l'impressione di essere sposata con quella donna.
“Tutto bene?” Ruby le servì una tazza di cioccolata con panna e una stecca di cannella.
“Non proprio, le cose sono più difficili del previsto. Lilith ha deciso di trattenersi una settimana.” bevve un sorso di cioccolata traendo un po' di conforto dal calore della bevanda.
“Uuuh... Regina non l'avrà presa bene immagino.” Ruby fece una smorfia.
“Mi ha di nuovo chiamata Signorina Swan. Se penso che Lily credeva persino che stessimo insieme... Quella donna mi farà impazzire uno di questi giorni, quando una cosa non le va bene non vuole ascoltare.”
“Condividete parecchie cose, e il primo della lista è un figlio, se non vi conoscessi crederei anche io che steste insieme” Ruby sorrise innocentemente “Comunque penso che dovrai preoccuparti anche di qualcun altro.” si allontanò prima che Emma potesse controbattere.
“Ciao Swan, devo dire che mi hai sorpreso con il tuo invito.” Uncino si sedette sullo sgabello accanto al suo.
“Ciao Killian.” lei si sforzò di sorridere.
“Come stai?” era diventato serio, non cupo, ma non aveva quell'aria scherzosa e da ammaliatore che era un suo tratto abbastanza tipico. La guardava negli occhi in attesa di una risposta.
“Sto bene, ma voglio essere onesta con te.” Emma aveva pensato e ripensato a cosa dirgli, ma la verità era che non c'era una scusa, semplicemente aveva capito che per quanto volesse bene al pirata e si sentisse in qualche modo simile a lui, non erano sulla stessa lunghezza d'onda. Emma aveva il vizio di scappare davanti alle situazioni difficili prima, ora cercava di prendersi solo del tempo per affrontarle, eracambiata da quando era arrivata a Storybrooke “Questo periodo per me è stato confuso e so di non poter essere certo premiata per come mi sono comportata, non penso di poter continuare così. So che così sto ferendo entrambi, e non è quello che voglio.”
“Sì, lo immaginavo.” sospirò lui e fece segno a Ruby di avvicinarsi ordinando da bere.
“Mi dispiace Killian. Ci ho provato, ma...”
“Non sono la persona giusta, l'ho capito. Onestamente, l'avevo intuito da un po', ho provato a inseguirti per dimostrarti che ci tenevo, perché non volevo che ti sentissi sola, ma se non sono la persona che vuoi accanto mi farò da parte.” le sorrise, nonostante facesse male. I due si abbracciarono affettuosamente, sebbene la loro relazione fosse finita sapevano di poter contare sulla loro amicizia.

Emma aveva passato il resto della sera a cercare di rintracciare Regina, ma non rispondeva al telefono ed Emma pensò che la bruna non volesse essere cercata, così chiamò loro figlio.
“Henry sono io, hai sentito tua madre?” Emma non aveva altre idee.
“Sì, sono con lei adesso. Perché?”
“E' tutto il pomeriggio che la cerco, ma non mi risponde. Per favore dille che ho bisogno di parlare con lei e di richiamarmi.”
“Dice che ha troppo da fare e che ti cercherà quando avrà tempo, mi spiace ma'.”
“Va bene, ci vediamo più tardi.”
Emma pensò di tornare in ufficio, ma decise fece inversione con la macchina e si diresse al confine della città. Sembrava che non ci fosse assolutamente nulla di strano, l'unica cosa che si notava era la striscia tracciata con la bomboletta rossa sull'asfalto a segnare il confine superato il quale non si sarebbe potuti tornare a Storybrooke. Emma scese dalla macchina e si avvicinò alla linea. E se l'incantesimo si fosse spezzato da solo? Emma nelle ultime settimane aveva fatto progressi e imparato molte cose, tra cui che un incantesimo così potente svanisce solo se viene spezzato nel modo corretto. Nonostante questo, aveva deciso di provare con la forza bruta.
Respirò profondamente e chiuse gli occhi per concentrarsi. Con l'aiuto di Regina avrebbe avuto sicuramente maggiori possibilità, ma voleva almeno fare un tentativo. Tese le braccia in avanti, incamerando tutta l'energia che poteva nei palmi delle proprie mani, le quali iniziarono a brillare di luce bianca. Attese ancora, cercando di raccogliere tutta la forza magica che poteva. Dopo di che aprì gli occhi e focalizzò il punto in cui colpire, rilasciò l'energia magica e la scagliò contro la barriera con quanta forza aveva in corpo. La sfera di luce si abbatté sul confine, producendo una luce accecante e rivelando per pochi secondi l'enorme incantesimo che racchiudeva la città; un'enorme cupola che circondava la città e una parte del territorio circostante. L'attimo dopo ci fu un silenzio quasi innaturale, le foglie degli alberi non si muovevano, l'aria era totalmente immobile. Sembrava che il mondo avesse trattenuto il fiato in attesa di qualcosa. In effetti fu così: una forza uguale e contraria venne sprigionata dalla barriera in direzione di Emma, che ebbe la prontezza di lanciarsi di lato e rotolare per terra.
Il punto in cui l'incantesimo aveva colpito lasciò un fosso fumante nell'asfalto.
“Ok, non è stata una grande idea.” riconobbe lo sceriffo, si rialzò in piedi e si diede una spolverata. Avrebbe voluto parlare con Regina di quella storia, di incantesimi, teorie magiche e avrebbe persino voluto venire rimproverata dal solito sguardo spazientito della bruna, ma lei la stava evitando e la cosa la fece sospirare. Risalì in macchina e si diresse al Granny's a prendere un caffè, prima di fare un giro di pattuglia per le strade.

Il giorno seguente Emma accompagnò Lilith dall'ospedale al bed and breakfast. Mentre la ragazza portava in camera una borsa con dei vestiti che aveva comprato, Emma rimase al bancone a ordinare due caffè da portare via.
“E' quella la tua amica?” le chiese Ruby con un sorrisetto.
“Sì, vuole restare per... sai, riallacciare i rapporti.” disse Emma corrugando la fronte, quella frase suonava in maniera strana persino a lei, ma che poteva farci? Era riapparsa dal nulla, era stata un ricordo, un fantasma della sua mente per tanto tempo e ora era lì. Sembrava uno strano scherzo del destino, aveva pensato a Lily un po' di tempo prima, quando pensava di aver rovinato tutto con Regina e temeva che lei l'avrebbe allontanata per sempre. Emma non voleva perdere una persona così importante, non voleva che succedesse di nuovo e non si era arresa, non voleva che Regina diventasse un altro fantasma nella sua vita.
Ruby le preparò i caffè d'asporto, Emma si voltò verso il tavolo dove di solito Regina prendeva il suo caffè e leggeva il giornale, ma non c'era traccia della bruna. Lilith la raggiunse e uscirono. Fecero una passeggiata fino al parco e si sedettero davanti al laghetto.
“Tutto bene?” le chiese Lily.
“Sì, perché?” Emma sorrise nervosamente.
“Non hai parlato molto, sembri pensierosa. Qualcosa non va?”
“Ahm... No, sono solo molto indaffarata questo periodo.”
“Hey, se vuoi puoi parlare di qualsiasi cosa, sappi che sono un'ottima ascoltatrice. C'entra Henry o il tuo ragazzo?”
“No, Henry è molto responsabile. E poi il mio ragazzo l'ho lasciato l'altra sera.”
“Oh...Come l'ha presa?”
“Più o meno se lo aspettava. E tu, hai un fidanzato a Portland?”
“No, direi di no. Ho avuto qualcuno, ma non erano storie serie, non erano persone che mi capissero davvero,” Lilith si voltò a guardare verso il laghetto e indicò dei cigni che nuotavano uno accanto all'altro “Non sono bellissimi?”
“Sì.” la bionda sorrise.

La giornata trascorse rapidamente, Emma doveva lavorare la sera ed ebbe solo il tempo di cenare con la sua vecchia amica. Lilith le strappò la promessa di dedicarle la sera seguente e di farle conoscere Henry.
“Hey ma', com'è andata la giornata?” Henry era sul divano a leggere un fumetto.
“Bene, suppongo. A te com'è andata da Ashley?” si sedette accanto a lui e affondò nella comodità del divano.
“Tutto ok, abbiamo studiato.”
“Nessun gelato e nessuna passeggiata al tramonto?” chiese lei ridacchiando.
“No, quelle le lascio a te.”
“Per il momento penso che passerò il testimone ai tuoi nonni, a proposito... dove sono?” si accorse solo in quel momento dell'innaturale quiete della casa.
“Sono usciti a cena insieme, hanno lasciato Neal da Belle. Penso rientreranno tra un po'.”
“Ottimo,” Emma sbadigliò “Vieni a fare colazione con me domattina? Sono di turno.”
“Ok. Ci sarà anche la tua amica?”
“Non lo so, forse. È un problema?”
“No, tranquilla. Comunque ho cercato di convincere la mamma a chiamarti, ma penso stia di nuovo andando alla villa dell'autore.”
“Oh... Be' magari voleva riprovare a fare un tentativo.”

Quando il giorno dopo Emma aveva staccato dal lavoro, aveva provato a passare da Regina, ma non era a casa. Decise di non arrendersi e dopo essere passata a un'enoteca andò alla villa dello stregone. Canticchiava ascoltando le canzoni della radio, era quasi arrivata quando iniziò Special Needs dei Placebo. Rimase in religioso silenzio ad ascoltare la canzone quasi fino alla fine. Spuntò sul viale davanti la villa e vide la Mercedes di Regina parcheggiata poco più avanti, si posizionò dietro di lei e spense la radio canticchiando fra sé e sé la canzone mentre si avviava all'entrata. I suoi bisbigli riecheggiavano nel silenzio della casa, ma Emma sapeva dove trovare la bruna. Sul retro, seduta su una sedia della veranda Regina fissava con aria assorta le pagine del libro di fiabe di Henry. Emma rimase a osservarla in silenzio, notando come la luce del tardo pomeriggio illuminava alcune ciocche dei suoi capelli di amaranto. La bruna doveva sentirsi osservata perché si voltò, e guardò Emma con aria sorpresa; lo sceriffo si riscosse incontrando i suoi occhi.
“Emma, come mai sei qui?”
“Ho pensato di portarti qualcosa da bere per fare una pausa.” tirò fuori dalla busta una bottiglia di vino.
“Be', se non l'avessi notato sono alquanto occupata.”
“Sì, proprio per questo hai bisogno di distrarti un attimo, così poi potrai tornare a concentrarti.” cercò di sfoggiare il sorriso più convincente e innocente che potesse.
“Pensavo dovessi stare con la tua amica.”
“Lily se la può cavare senza di me per ora, la vedrò più tardi con Ruby e Belle. Vuoi unirti per una serata fra ragazze?" chiese la bionda, non che contasse molto sul fatto che Regina avrebbe accettato, ma provare non costava nulla. Come si era aspettata Regina fece una risata ironica e scosse la testa.
"Una di quelle tipiche sere in cui si beve parecchio, si balla e si finisce a fare giochini stupidi? No grazie, sono una regina e sono un po' più raffinata." rispose. Emma non le avrebbe dato torto, persino stando seduta su una poltrona da veranda Regina aveva una posa elegante, emanava autorità, carisma e fascino, e il suo sguardo penetrante attraversò quello di Emma.
"Me lo spettavo. In ogni caso ora sono qui per te.” Emma accennò a un sorriso e si avvicinò “Basta leggere per ora, hai bisogno di rilassarti.”
“A me sembra che tu voglia farmi ubriacare piuttosto.” La bruna sollevò un sopracciglio con aria scettica.
“Mi hai smascherata.” Emma sollevò a sua volta un sopracciglio e ghignò.
“Bene, ti preferisco come amica di bevute.” Regina si decise a sorridere e si alzò lasciando il libro per terra accanto alla sedia. La bionda le diede la bottiglia, andò a recuperare da dentro la casa dei bicchieri e un piatto, sistemando infine gli assaggi che aveva scelto da abbinarvi.
“Swan sono colpita.” disse la bruna.
“Avevo fatto un corso di assaggi di vini europei, sono una persona preparata.” Emma aprì la bottiglia e dopo averlo fatto respirare lo versò nei calici.
“Questo vino è ottimo.” disse Regina dopo averlo assaggiato “Se non fossi tu, direi che vorresti sedurmi sai?” Emma si strozzò con il vino e si portò una mano alla bocca “Swan dovresti vedere la tua espressione!” Regina stava ridendo quasi fino alle lacrime e la bionda venne contagiata da quel sorriso che trovava tanto raro quanto meraviglioso.

Un paio d'ore dopo Emma convinse la bruna a tornare a casa e passare la serata con Henry. Lei tornò al loft per farsi una doccia e cambiarsi, dato che aveva promesso a Lilith di uscire con lei. Aveva chiamato anche Ruby e Belle per una serata fra ragazze, si erano trovate per mangiare qualcosa a casa di Ruby e poi erano andate al Rabbit Hole.
“Ok, tocca a te Lilith: obbligo o verità?” le chiese Ruby, avevano iniziato a giocarci dopo il biliardo e dopo altri due giri di cocktail.
“Obbligo.” rispose lei.
“Bene, devi andare dal barista e farti offrire un giro gratuito per tutte.”
“Niente di più semplice”. fece l'occhiolino e dopo aver finito il suo shot portò il bicchiere al bancone. Il barista la notò subito mentre lei si sporgeva verso di lui, gli sorrise e le altre videro che gli sussurrava qualcosa all'orecchio. Lui mise in fila quattro bicchieri sul bancone e li riempì di tequila, poi le diede un piattino con sale e limone e Lilith tornò vittoriosa.
“Come hai fatto?! Luke è un tirchio e non ci offre mai da bere.”
“Segreto.” ognuna di loro prese un bicchiere, ma aspettarono un'altra occasione per bere, mentre Lilith faceva girare la bottiglia vuota sul tavolino. Dopo qualche altro giro, in cui Emma aveva raccontato di come eludere un controllo di sicurezza, Ruby dovette attirare l'attenzione di tutti e mettersi a cantare, Belle dovette raccontare la cosa più imbarazzante che avesse mai fatto, fu di nuovo il turno di Emma.
“Obbligo o verità?” le chiese Ruby.
“Obbligo, non mi estorcerai altre informazioni per farla franca in caso di reato.” rise.
“Era a solo scopo accademico.” Ruby fece gli occhi innocenti “Comunque Emma, ti obbligo a... baciare Lily.”
“Ahm... se a lei va bene.” Emma si voltò verso l'amica implorandola con lo sguardo di dire di no, ma Lily aveva già annuito e rideva, quindi si ricompose per guardare l'amica seriamente e rimase in attesa. Emma venne presa dall'incertezza, E' solo un gioco, si disse. Così dopo un sorso dello shot che aveva davanti si avvicinò a Lilith, sentì la mano dell'amica stringere la propria e quando furono a un soffio di distanza Emma si fermò, guardò l'altra negli occhi e Lily la baciò. Le sue labbra sapevano di tequila, erano morbide e si aprirono leggermente, il che permise alla bruna di mordere leggermente il labbro inferiore di Emma. Ruby fischiò e la bionda si staccò sorridendo leggermente in imbarazzo.
"Volete un po' di privacy ragazze?" Ruby sorrise loro maliziosamente.
"Finiscila." disse Emma ridendo, sentiva gli occhi di Lily puntati su di lei, la bruna non smise di fissarla nemmeno quando la bottiglia tornò a girare ed Emma colse l'occasione per vendicarsi di Ruby e farla baciare con Belle.
“Questo gioco mi ha stancato, vogliamo andare a ballare?” chiese Ruby dopo la sua prova.
“Io vi abbandono ragazze, domani lavoro.”
“Dovresti lasciare il posto da sceriffo e fare qualcosa di meno impegnativo Emma.” le disse Ruby.
“E poi chi ti farebbe esaurire le scorte di caffè?”
“Ok, punto a tuo favore, continua a fare lo sceriffo anche il sabato. Tu resti Lily?”
“Resta, ti divertirai. Ci vediamo domani.” le disse la bionda mentre infilava il cappotto, salutò tutte e andò via.



Salve a tutt@.
Questo capitolo ho deciso di lasciarlo più lungo, come avete visto sono accadute un po' di cose tra i nostri personaggi. E' un capitolo di transizione per come la vedo io, ci sono tanti piccoli cambiamenti che culmineranno in un climax di azioni e reazioni nel prossimo capitolo!
Non voglio fare spoiler, comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate se avete voglia.
Come promesso, cercherò di mantenere le pubblicazioni costanti pubblicando ogni due/tre giorni, quindi: a presto!

Nemo

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Capitolo 5
*** Una Rosa Stritolata ***


Una rosa stritolata

Il giorno seguente Emma si era svegliata con un leggero mal di testa, ma una volta preso il caffè si sentì pronta per cominciare la giornata. Andò al Granny's a fare colazione dove incontrò Regina e si sedette al suo tavolo per parlare di alcune pratiche che Emma avrebbe dovuto portarle. Infine ripresero le loro consuete conversazioni sulla magia.
“Sto finendo di studiare i libri di Tremotino, ci sono molte cose interessanti.” disse Regina mentre finiva il proprio caffè nero.
“Sì? Qualche indizio su come trovare l'autore o per l'incantesimo di confine?” Emma mangiò una fetta enorme di pancake e Regina sollevò un sopracciglio mentre la fissava “Che c'è? Ho fame.” Regina sorrise e scosse la testa, tornando a leggere il giornale.
“Incantesimi potenti e interessanti per il confine, dell'autore non sapeva nulla nemmeno lui. E non mi importa ormai.” I suoi occhi non si mossero dalla pagina, ma Emma notò dal suo sguardo che stava pensando ad altro, e che le sue labbra si erano leggermente piegate in un sorriso.
“Bene.” Emma sorrise e terminò di mangiare, svuotò la tazza del caffè e andò a pagare il suo conto e il caffè di Regina “Il caffè te lo offro io, ora vado in centrale. Fammi sapere se ti serve una mano con quei libri.”
“Sceriffo, ricorda che domattina devi portarmi quelle pratiche.” disse Regina sorridendo, Emma lanciò un'occhiata furtiva alla donna; l'offerta del caffè non aveva funzionato ma andava bene così. Per quanto Emma si annoiasse a compilare scartoffie, era divertente fare quel gioco con la bruna.

Henry andò in centrale a portarle il pranzo, ma il pomeriggio doveva andare a studiare da Ashley, quindi non si trattenne molto. Più tardi però Emma sentì la porta della centrale aprirsi e un rumore di tacchi echeggiare nel corridoio, si voltò speranzosa verso la porta e vide entrare Lily con due caffè d'asporto tra le mani.
“Ciao”, la salutò sorridente e andò a darle il caffè “Ho pensato di fare un salto, ero uscita a fare una passeggiata.”
“Ciao, grazie sei gentilissima.” Emma bevve un lungo sorso della bevanda calda; per un attimo si era illusa che fosse Regina, ma era stata lei stessa a porre dei limiti ai loro incontri per ora “Com'è andata con le ragazze ieri notte?”
“Bene, mi sono divertita moltissimo. Ruby è davvero scatenata, ha tantissime energie anche alle quattro del mattino!” rise.
“Oh sì, puoi dirlo forte,” le confermò Emma “Allora, ti sta piacendo Storybrooke?”
“Molto, capisco perché ci sia rimasta, è una cittadina incantevole e pacifica; con i suoi intrattenimenti per noi giovani donne.”
“Sì, un ottimo posto per mettere radici.”
“Sì, lo è.” Lilith rimase un silenzio, tamburellando con le dita sulla tazza di caffè, i suoi occhi vagarono sulla scrivania di Emma, ma erano vacui, come se fosse immersa in un pensiero che non centrava nulla con ciò che vedeva.
“Cosa stai pensando?”
“Come?” si riscosse tornando a guardare Emma negli occhi. È... rossore quello sulle guance? Si chiese la bionda mentre guardava l'amica. “Tamburelli con le dita: c'è qualcosa che ti tormenta.” riconoscere quei gesti era il suo mestiere.
“In effetti c'era una cosa su cui stavo riflettendo da un po' e volevo parlartene, riguardo la nostra amicizia ecco. Sai, quando ci siamo viste per l'ultima volta pensavo davvero che mi odiassi e che non avresti mai voluto rivedermi, e io mi ero pentita moltissimo di quello che avevo fatto.”
“Lily eravamo delle adolescenti, a quell'età si serba rancore al barattolo di biscotti che non si vuole aprire... Quello mi capita ancora alle volte.” ridacchiò e Lily sembrò rilassarsi.
“Lo so, ma quando sono venuta qui ho sperato di sistemare qualsiasi malinteso,” posò il caffè e prese il polso di Emma, accarezzandone la parte interna con il pollice “E' davvero bello questo tatuaggio.” sorrise. Emma si rese conto che la distanza tra di loro era pericolosamente diminuita, sentiva il sangue scorrerle nelle orecchie, mentre il proprio battito accelerava. Dannazione.
“Lily...” Emma alzò lo sguardo e incrociò quello della ragazza “Lily io non...” aveva sperato di sbagliarsi, ma lo sguardo dell'altra era più che eloquente, gli occhi neri di Lilith vagavano dalle labbra sottili di Emma ai suoi occhi verdi. La bionda poteva avvertire il calore del respiro dell'altra donna sul viso. Prese un respiro profondo per riuscire a formulare una frase sensata e dirle che ci teneva a lei, ma non in quel modo. Emma sollevò lo sguardo diventando seria, ma gli occhi della bruna la mandarono in confusione, avvertì una strana sensazione di calore ed intorpidimento annebbiarle la mente; Lilith la baciò affondando una mano tra i suoi capelli, accarezzandole la nuca.
Ci fu un rumore improvviso ed Emma si staccò immediatamente da Lily, allontanandola e voltandosi verso la porta. In piedi sulla soglia c'era Regina, ai suoi piedi due bicchieri di caffè rovesciati per terra. No...fu l'unico pensiero che attraversò la mente di Emma. I loro sguardi si incrociarono e Regina sembrò riscuotersi, Emma poté vedere qualcosa rompersi dentro quegli occhi castani e dentro di sé avvertì una morsa gelida attraversarla, immobilizzandola dov'era. Regina mosse le labbra, come per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono dalla sua bocca. Si portò una mano al viso, come se volesse coprirlo, si voltò e scomparve immediatamente correndo verso la porta d'ingresso della centrale.
“No! Regina!” Emma le era corsa dietro scivolando sul caffè e rischiando di cadere a terra, ma era finita contro il muro e si era poi spinta in avanti cercando di raggiungere la donna. Ma quando arrivò fuori vide la Mercedes ultimare la manovra per immettersi di nuovo in strada e andare via.
“Merda!” Emma sentì lo stomaco contrarsi e la gola chiudersi, mentre gli occhi le bruciavano.

“Cos'era quello?!” Emma era allibita, non riusciva a credere a quanto fosse accaduto. Lilith cercò di avvicinarsi a lei, ma Emma fece un passo indietro per mettere della distanza fra loro, non voleva che riaccadesse quello che era appena successo.
“Emma io... Io sono venuta per te, sono qui per noi,” stava cercando di spiegare l'altra “Mi avevi detto che non c'era nulla tra voi due, che ti eri lasciata con il tuo fidanzato appena sono arrivata e io pensavo che si trattasse di me. Volevo solo chiederti di darmi una possibilità.”
“Lilith quella possibilità l'avevi avuta, pensavo volessi essere mia amica e non saltarmi addosso alla prima occasione.” la voce di Emma era tagliente, si sentiva talmente tanto colma di rabbia che paradossalmente era fredda, calma, perfettamente cosciente di ogni muscolo che muoveva. La rabbia non l'accecava, la poteva solo rende più pericolosa in quel momento.
“Io voglio essere tua amica, speravo solo di poter essere anche qualcosa di più, pensavo che lo volessimo entrambe.” alzò la propria manica mostrando la sua voglia.
Emma scosse la testa, per un attimo sentì di nuovo quella sensazione di torpore invaderla, e la cosa la fece agitare. Vedere Regina che scappava via l'aveva sconvolta, sapere che fosse stato il bacio tra Lilith e lei a farla scappare era anche peggio.
“Non era quello che stavo cercando io,” la bionda sospirò “Senti, non è il momento per avere questa discussione...”
“Invece dovremmo.” insistette Lily.
“No, adesso ho bisogno di stare da sola!” Emma aveva sbattuto una mano sulla scrivania, facendo sobbalzare l'altra. Odiava ricorrere a questi metodi, ma sopportava ancora meno che la gente non l'ascoltasse ed invadesse i suoi spazi personali senza il suo permesso.
“Vorrai dire che hai bisogni di cercare Regina.”
“Lilith, quello che farò non ti riguarda, chiaro? Se non vuoi mandare a quel paese il tuo sforzo di ricostruire il nostro rapporto, fai come ti ho chiesto: lasciami sola.”
“Come vuoi, sai dove trovarmi.” Lilith prese la sua borsa e uscì dalla centrale a passo svelto, lasciando Emma con due caffè sulla scrivania e altri due rovesciati per terra a qualche metro da lei.

Regina aveva guidato fino alla villa dell'autore, non sapeva dove altro andare pur di stare lontana da tutto e tutti. Una parte di lei sperava che Emma la seguisse con il suo maggiolino giallo, l'altra sperava che si tenesse alla larga da lei.
“Perché?” Regina continuava a ripetersi quella domanda mentre camminava avanti e indietro lungo la veranda, dove solo la sera prima Emma si era presentata con una bottiglia di vino per stare con lei, per non farla sentire sola, per animarla e farla sorridere. E ci era riuscita, era riuscita a farla sentire bene, a farla sentire protetta, a farla sorridere e ridere, a darle un po' di pace e dimenticarsi del libro e della sua estenuante ricerca dell'autore. Davvero si era illusa di farcela, di aver ormai superato tutto e di poter finalmente fare un passo verso qualcosa di concreto. Invece... Prese la rosa poggiata sul tavolino e la strinse al suo petto.
Nella sua mente continuava a rivedere la porta che dava agli uffici della centrale aprirsi lentamente. Un cono di luce abbagliarla per uno, forse due secondi, per poi vedere Emma venire attirata dalle braccia di Lilith, vedere come la mano dell'altra bruna affondava tra i capelli biondi e le sue labbra assaporare quelle di Emma.
Regina emise un verso rabbioso e stritolò il bocciolo appena dischiuso lasciandolo cadere e portandosi le mani agli occhi, infilando poi le dita tra i capelli per tirarli indietro mentre si lasciava sfuggire un sospiro di rassegnazione. Certo, aveva sentito Emma urlare il suo nome, aveva visto il suo sguardo impaurito quando le aveva colte in flagrante, l'aveva sentita correrle dietro fino all'ingresso della stazione; ma cosa avrebbe dovuto credere? Aveva visto più che a sufficienza e non voleva ascoltare nessuna bugia, non voleva illudersi in alcun modo ancora una volta. Era stanca di aggrapparsi a delle vane speranze, di riporre la propria fiducia e il proprio cuore nelle mani degli altri, era stanca e non poteva andare avanti così.
“Adesso basta.” si disse. Respirò profondamente cancellando il pensiero di Emma dalla mente e focalizzandosi su sé stessa, era il momento di voltare definitivamente pagina e abbandonare quella folle impresa di cercare l'autore, di passare il tempo con Emma, di fare tutto ciò che poteva per sentirsi accettata; d'ora in poi avrebbe ripreso la propria vita e la propria felicità nelle proprie mani, solo lei poteva darsi la pace che cercava. Tornò alla macchina e andò via.

Emma aveva provato a chiamare Regina, ma non le rispondeva, così era andata a casa sua, alla volta e anche alla casa dell'autore, ma nulla. Regina sembrava essere svanita ed Emma si chiese dove potesse essere andata. Forse era nella foresta, ma in tal caso trovarla non sarebbe comunque stato semplice. Henry le disse di averla sentita brevemente al telefono, gli aveva detto che l'avrebbe richiamato l'indomani e che al momento voleva rimanere sola.
Dannazione. Emma stava girando a vuoto con la macchina da più di un'ora, aveva percorso tutta la città da una parte all'altra e aveva provato a ripercorrere alcuni sentieri nel bosco, ma non c'era traccia di Regina. Inoltre il fatto che la donna si potesse spostare con l'uso della magia complicava solo le cose, anche se Emma si fosse avvicinata a lei non era detto che lei non si sarebbe trasportata in un altro posto all'istante pur di non vederla. Emma scrisse l'ennesimo messaggio al telefono di Regina:

  • Ti prego Regina, dobbiamo parlare, non è come sembra.

Posò la testa contro il sedile della macchina e sospirò. Inaspettatamente sentì vibrare il telefono, il nome di Regina comparve sullo schermo, aveva risposto al suo messaggio.

  • Signorina Swan non vedo cosa ci sia da spiegare, lei ha la sua vita e io la mia, non siamo tenute a farci rapporto su come la viviamo. Ci vedremo domani, quando verrò a casa vostra per parlare con Henry.

Emma stava quasi per saltare di gioia quando lesse l'ultima parte del messaggio, non voleva farle troppo pressing, ma voleva poterle rimanere vicina e mantenere la promessa che le aveva fatto. Nel rileggere il messaggio qualcosa di inquietante la fece rabbrividire, una voce nella sua mente le ricordò le parole che aveva detto in quella stessa macchina a Elsa: Una volta che hai rovinato il rapporto con qualcuno, non c'è modo di tornare indietro. Emma sperava solo che questa non fosse la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non poteva nemmeno immaginare la possibilità di venire allontanata definitivamente da Regina, voleva chiarire quello che era successo con Lily, voleva recuperare la sua fiducia. È già stata tradita più di una volta, la voce nella testa di Emma non taceva e ricordò l'espressione malinconica di Regina di qualche settimana prima, quando si stava rassegnando nella ricerca dell'autore. Emma aveva cercato di fare di tutto per restituire un po' di luce a quegli occhi, per rivedere il sorriso della bruna tornare a illuminarle viso; ed essere stata lei stessa a strapparglieli qualche ora prima la faceva stare male. Emma stava stringendo talmente forte il volante della macchina che le erano sbiancate le nocche e non sentiva affluire il sangue alle dita. Lasciò la presa e respirò a pieni polmoni, non doveva smettere di sperare nella possibilità di aggiustare le cose, o avrebbe fallito ancora prima di cominciare. Per quanto Regina potesse essere tornata fredda con lei, in questo momento non importava, avrebbe avuto l'occasione di parlarci il giorno seguente e se lo fece bastare; anche se non fosse stata lei la felicità di Regina, l'avrebbe aiutata a trovare il suo lieto fine e questo era ciò che contava per Emma.

“Com'è andata mia cara?” la voce dell'uomo era elettrizzata.
“Come avevi previsto, più o meno” disse Lilith lasciando cadere la borsa per terra accanto a un albero, era andata nel bosco assicurandosi di non essere seguita “Non mi aspettavo che quell'altra donna sarebbe risultata un problema, invece è uno scoglio più grosso del previsto.”
“Oh, non mi preoccuperei di questo. Piuttosto, sei riuscita a scambiare un bacio con la salvatrice?” Tremotino si fece avanti tra gli alberi e si avvicinò a lei con un sorriso carico di aspettativa.
“Sì.” rispose la bruna.
“Ottimo, mia cara.” Tremotino sollevò una mano e la agitò in direzione della donna. Una luce rossa illuminò le labbra di Lilith, per fluttuare poi in direzione del Signore Oscuro. Tremotino la catturò e la fece entrare in una fiala in cui era presente un liquido nero. La fiala brillò per alcuni istanti di una luce abbagliante e l'uomo ridacchio e sorrise compiaciuto.
“Ora Emma sarà libera?”
“Non ancora mia cara, ma tra non molto la salvatrice avrà bisogno di essere salvata e sarà allora che tu entrerai in scena e sistemerai la situazione. Fai in modo che beva il contenuto di questa fiala, non mi importa come, ma deve farlo. In seguito Emma cadrà sotto l'effetto di un potente incantesimo, per cui solo chi nutre per la signorina Swan dei sentimenti sinceri ed è dotato di poteri magici, potrà salvarla. Una volta che l'avrai aiutata, non ricorderà più le persone di Storybrooke.” Tremotino porse a Lilith la fiala “Hai due giorni.”
Lilith prese la fiala e l'uomo scomparve, la bruna sorrideva tra sé e sé stringendo al petto la piccola fiala. Il bagliore al suo interno si stava affievolendo, finché non si spense completamente rivelando un liquido ambrato. Lily infilò la boccetta in un tasca interna della giacca per tenerla al sicuro, era la sua possibilità di essere felice.




Salve a tutt@.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lo so, probabilmente ora siete nel dubbio e non capite che diamine stia succedendo. BUT: non dovrete aspettare molto perché le cose inizino a delinearsi per quello che sono!
Purtroppo domani inizierà una settimana d'inferno per me, quindi se tardassi nel pubblicare chiedo perdono in anticipo, cercherò di rimanere costante.
Scrivetemi le vostre recensioni e fatemi sapere cosa ne pensate, a presto.

Nemo

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Capitolo 6
*** Decisioni da prendere ***


Decisioni da prendere


Il giorno seguente Emma ignorò i messaggi e le chiamate di Lilith, non era dell'umore per vederla e parlarci. Prima di tutto voleva sistemare le cose con Regina e voleva essere certa di riuscirci. Già una volta aveva rischiato di mandare a monte la loro amicizia quando aveva portato Marian dal passato, dando il via a una catena di eventi che separato Regina da Robin; lo sceriffo non voleva che tra loro due tornasse a esserci un muro, avrebbe fatto di tutto per abbatterlo, ma non era sicura che Regina glielo avrebbe permesso questa volta.
Si era presa la giornata libera dal lavoro, aveva chiesto a David che fosse lui a portare le pratiche all'ufficio del sindaco in caso ci fosse Regina. Mary Margaret si era occupata della carica fin'ora, ma Regina le dava una mano dato che Neal aveva bisogno della madre essendo ancora piccolo. Emma voleva rispettare lo spazio che si era presa la bruna e attendere che andasse al loro loft quella sera, aveva quindi pensato lei a sistemare la casa mentre erano tutti fuori. Mentre puliva la camera di Henry e sua notò il pacchetto che da qualche settimana aspettava di essere mosso da accanto il portagioie: era quadrato e basso, avvolto in una carta da pacchi con delle rose disegnate su uno sfondo caffè. Emma corrugò la fronte mentre lo prendeva in mano, si chiese se ci sarebbe mai stata un'occasione propizia per dare quel regalo alla persona legittima, ma scosse la testa e mise il pacchetto nel cassetto del mobile in legno.

Il pomeriggio bussarono alla porta. Henry andò ad aprire ed accolse la madre adottiva con calore, facendola accomodare nel loft. Quando lo sguardo della bruna si posò su Emma il suo sorriso scomparve dal viso, Regina guardò la bionda come se potesse trafiggerla con lo sguardo prima di rivolgerle la parola:
“Sei qui anche tu, Swan.”
“Sì, vivo qui” tentò lei.
“Non pensavo che il fatto che tua madre è il sindaco ti avrebbe permesso di lavorare di meno.”
“E' il mio giorno libero, e poi volevo parlare con te.”
“Swan, ho detto che ti avrei vista qui, ma sono venuta per parlare con Henry.” Emma sembrò stupita e anche offesa, stava aprendo bocca per replicare quando loro figlio si mise in mezzo.
“Sentite voi due, smettetela. Mamma parlerai con me, ma ti prego parla anche con Emma, almeno fallo per me o continuerà a tormentarmi perché non le rispondi.” Henry era intervenuto giusto in tempo, entrambe le donne rimasero momentaneamente in silenzio, poi Regina annuì in assenso ed Emma rimase ad aspettare in cucina mentre i due parlavano nella camera di Henry ed Emma.
L'attesa sembrò eterna alla bionda. Continuava a camminare avanti e indietro per il salotto con le cuffie dell'ipod nelle orecchie, cercando di distrarsi e chiedendosi cosa Regina dovesse dire ad Henry, chiedendosi se Regina le avrebbe permesso di chiarire la questione, sebbene fosse stata chiara sul fatto di non volere da lei. Allora perché sono così agitata? Si passò una mano sulla fronte e intravide il tatuaggio sul proprio polso fare capolino dalla manica. Alzò la manica osservando il disegno del fiore stilizzato, ricordava ancora il dolore dell'ago che la pungeva per creare quel disegno permanente e sorrise. Certo la sua vita al periodo non era facile, era molto sola e quel tatuaggio era il segno di speranza che aveva deciso di portare sempre con sé, per incitarsi a non arrendersi. Percorse le linee scure con l'indice e poi abbassò la manica mentre nelle sue orecchie risuonava "Tear You Apart" dei She Wants Revenge. Emma sospirò e si fece coraggio.
Mezz'ora più tardi Henry lasciò le due da sole, dicendo che doveva andare a studiare da Ashley.
“Ho preparato del tè” Emma porse una tazza alla bruna, entrambe erano tese e rimasero in piedi a fissare ognuna la propria tazza per un lungo minuto.
“Swan non voglio...” Regina voleva chiudere quanto prima la questione ma la bionda la interruppe.
“Regina quello che hai visto alla stazione: Lily che mi baciava, non significa nulla. A me dispiace  per come siano andate le cose questi giorni, mi dispiace per l'episodio di ieri e volevo dirti che questi eventi non cambiano nulla: la mia promessa è sempre valida.” Emma guardava Regina con determinazione e speranza, non sapeva quanto in là si sarebbe potuta spingere, così aveva deciso di procedere per gradi.
Regina dovette raccogliere tutto il suo coraggio per continuare a guardare Emma negli occhi, quelle parole si stavano insinuando della sua mente riaccendendo una piccola speranza, ma la bruna sorrise tristemente. Sebbene la salvatrice sembrasse sincera Regina non voleva sbagliare ancora, aveva preso una decisione e ci si sarebbe attenuta. La bruna strinse i denti, ricacciò indietro i ripensamenti e affrontò la consapevolezza che avrebbe probabilmente distrutto qualsiasi cosa ci potesse essere tra lei ed Emma. Già, ma cosa c'è mai stato? Questa domanda se l'era posta innumerevoli volte: comprensione, appoggio e infine affetto, ecco cosa c'era stato. Regina fissò gli occhi brillanti di Emma sapendo cosa stava per dirle, essendo consapevole che non sarebbe tornata indietro.
“Emma non importa cosa io creda, ho preso una decisione: spezzerò l'incantesimo di occultamento se è quello che vogliono gli altri, poi tornerò nella Foresta Incantata. Lì troverò il mio posto e mi lascerò alle spalle questa storia dell'autore, di Robin e tutto il resto. Sono stanca di inseguire il mio lieto fine, di provare a essere migliore per farmi riconoscere qualcosa da tutti, voglio solo vivere tranquilla, lontana da tutto questo. Sono venuta a dirlo a Henry, perché sapesse che potrà venire a trovarmi quando vorrà.”
Emma rimase a bocca aperta, poi sbatté le palpebre come se stesse tornando in sé prima di parlare.
“Hai trovato un modo per spezzare l'incantesimo di confine?”
“Sì, impiegherà molto del mio potere magico e mi servirà qualche settimana per prepararlo, ma sono sicura di poterlo attuare. Ne ho parlato con Mary Margaret e mi ha detto che lo annuncerà stasera, farà convocare un consiglio cittadino per informare tutti.”
“Ma...” Emma sembrava spaesata “Henry ha bisogno di te, ha bisogno di noi.”
“Henry ha detto che valuterà la decisione da prendere con te, in ogni caso sa che gli voglio bene.”
“Regina hai fatto di tutto pur di restare insieme a lui, perché vorresti dover tornare nella Foresta Incantata se lui non ha ancora preso una decisione?” a quelle parole Regina abbassò lo sguardo e sorrise tristemente, Emma sentiva una paura che prima era solo strisciante, crescere nel proprio petto, sembrava che le stesse avvolgendo i polmoni e togliendole il fiato.
“Emma perché ti importa tanto? Tu hai il pirata e quella che sembra la signora delle fate oscure che ti inseguono, pensa ad essere felice.”
“Mi importa perché ti ho fatto una promessa” la bionda non riuscì a resistere oltre e protese una mano a stringere quella di Regina “E io mantengo le mie promesse, te l'ho detto. Se anche tu non vuoi combattere per il tuo lieto fine, io lo farò, Henry lo farà. Se dovremmo seguirti nella Foresta Incantata, allora così sia.”
Gli occhi di Emma bruciavano di una luce diversa, Regina ne rimase affascinata perché capiva che la bionda fosse davvero determinata a mantenere quella promessa. Guardò le loro mani strette l'una nell'altra, quel contatto le provocò un sollievo inaspettato e ricambiò leggermente la stretta di Emma per qualche secondo; ma non potevano continuare così. La bruna ritrasse la propria mano lentamente.
“Emma, basta promesse. Non capisci che non voglio dare la caccia al sogno di ragazza ingenua? Una persona come me dovrebbe ritenersi fortunata per essere riuscita ad avere l'amore di Henry, di aver potuto crescere un figlio magnifico e, per quanto in maniera dolorosa, aver aggiustato la propria vita. La persona di cui mi sono innamorata non può stare con me,  finalmente l'ho capito, quindi questo sarà il mio lieto fine: uno che mi costruirò.”

“Com'è andata con la mamma?” Henry era serio, troppo per i suoi standard.
“Hey, ragazzino” Emma gli sorrise e allargò le braccia per abbracciarlo. Lo strinse a lungo a sé, tanto che Henry capì che era a preoccupata.
“Ma'... cosa ne pensi di quello che ha deciso?”
“Penso che sia folle, non può lasciarti così. Non può andare via così.” la bionda riprese la tazza di cioccolata che aveva posato sul bancone della cucina. Non può lasciarci.
“Anche io le ho detto la stessa cosa, ma non vuole saperne. Ha detto che non può continuare così, che ci vuole bene, ma che non può resistere qui, che ci sono troppe cose che la tormentano.”
“Mi ero chiesta se sarebbe andata diversamente se ieri non avesse visto Lily che mi baciava, le ho spiegato che era un malinteso ma c'è dell'altro, non si tratta solo di quello.”
“Cosa?!” Henry la fissò con espressione allibita.
“Sì, scusa per non avertelo detto prima. Ma non significa nulla, è lei che è impazzita e tra l'altro è tutto il giorno che mi perseguita al telefono, tuo nonno mi ha detto che è persino andata in centrale a cercarmi. Le ho scritto che la vedrò domani, dovrò dirle che ci trasferiamo in Europa o qualcosa del genere.”
“Ci trasferiamo?”
“Be' non ne abbiamo parlato, ma ho pensato che saresti voluto andare nella Foresta Incantata anche tu con Regina e che quindi ci saremmo trasferiti; per quanto l'idea di tornare in quel posto non mi entusiasmi, ho pensato sarebbe stata la soluzione migliore. Tu che ne pensi?”
“Ma', la mamma ha intenzione di stare sola. Se anche andremo, solo io potrò trovarla.”
A quelle parole Emma sentì il proprio cuore sprofondare nel petto e le parole di Regina le risuonarono nella mente: Tu hai il pirata e un'altra donna che ti inseguono, pensa ad essere felice. La persona di cui mi sono innamorata non può stare con me, finalmente l'ho capito, quindi questo sarà il mio lieto fine...

Lily stava aspettando con trepidazione l'arrivo di Emma alla tavola calda. Quando la bionda arrivò, Lily si accorse che c'era qualcosa di strano in lei, sembrava rabbuiata.
“Dobbiamo parlare di una cosa” disse Emma sedendosi davanti a lei.
“Emma senti, so che l'altro giorno ho fatto il passo più lungo della gamba e voglio scusarmi con te. Mi dispiace immensamente, se non è quello che vuoi, perciò farò un passo indietro e non pretenderò nulla da te, ti chiedo solo di rimanere amiche.” la bruna sorrise, ma lo sceriffo era rimasto impassibile.
“Mi trasferisco.” le due parole che aveva pronunciato Emma caddero come un macigno su Lily. La bionda non aveva battuto ciglio a ciò che le aveva detto, aveva ignorato le sue parole e l'aveva colpita in maniera totalmente inaspettata; Lily ci mise qualche secondo a realizzare il significato di quelle parole.
“Cosa?”
“Henry tra poco terminerà l'anno e io ho avuto un'offerta di lavoro in Europa, un'ottima offerta a cui non posso rinunciare ed entrambi abbiamo bisogno di cambiare aria; quindi ci trasferiremo.”
Era una situazione che non ammetteva repliche. Lily ricacciò indietro il panico, sapeva che Emma le stava mentendo, non si trattava assolutamente dell'Europa, ma se fosse andata via ora non l'avrebbe sicuramente ritrovata; poteva solo cercare di andare avanti con il suo piano.
“Oh, capisco... E la madre adottiva di Henry?” chiese lei.
“Ha deciso di restare, si vedranno per le vacanze” disse Emma “Perché vuoi saperlo?”
“No, è che... insomma, immagino che per nessuna delle due sarebbe facile rinunciare ad Henry, quindi ne avrete discusso e penso non sia stato facile. Mi spiace.”
“No, infatti.” Emma abbassò lo sguardo sospirando.
“Ordino due caffè, ok?” disse Lily, la bionda annuì e lei si alzò avvicinandosi al bancone per fare l'ordine. Tornò con due tazze di caffè ed Emma le disse che sarebbe andata un attimo in bagno, così Lily approfittò della sua assenza e, assicurandosi di non essere osservata, versò il contenuto della fiala che aveva nella giacca nel caffè di Emma. Quando questa tornò le sorrise debolmente, sembrava essersi calmata.
“Lily spero che capirai la situazione. Mi dispiace che ci sia stato questo malinteso tra di noi, ma la mia vita è legata ad Henry, devo offrirgli la possibilità migliore.”
“Tranquilla, capisco perfettamente che tu abbia altre priorità, è tuo figlio” Lilith sorrise “E poi, anche se andrete in Europa, potremmo tenerci in contatto.”
“Sì, immagino di sì.” Emma accennò a un sorriso e bevve il proprio caffè mentre continuavano a chiacchierare.

Stava camminando nel bosco quando iniziò a sentirsi male.
Che ci faccio qui? Si chiese Emma. Aveva seguito Lilith, ma non sapeva il motivo, una parte di lei aveva cercato di allertarla quando aveva accettato di accompagnarla, doveva andare da Henry, da Regina e parlare con i suoi genitori; aveva troppe cose a cui pensare. Tuttavia era come se il suo cervello si fosse spento di colpo, se avesse camminato come un'automa seguendo la bruna tra gli alberi. Senza dire nulla, senza fare domande o insospettirsi, senza pensare e la cosa non era da Emma Swan.
Ora che avvertiva una stana sensazione pervaderla, come se qualcosa stesse prendendo controllo del suo corpo, la sua mente si risvegliò, ma non era in grado di agire. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo di sua volontà. Lilith si voltò a guardarla e le sorrise dolcemente.
“Non cercare di opporti, non funzionerebbe.” Lilith sollevò la manica della propria giacca mettendo in mostra il polso dove la sua voglia stava brillando.
Che diavolo sta succedendo? Perché non riesco a muovermi? Emma stava entrando nel panico, fissava Lilith negli occhi, ponendole mille domande silenziose.
“Speravo che cambiassi idea Emma, che avresti voluto stare con me senza arrivare a questo; ma tu sei così testarda, e non avevo altra scelta che fare come mi aveva suggerito lui.”
Emma cadde a terra inerme, si sentiva prigioniera del suo stesso corpo, l'unica cosa che riusciva a fare era guardare. Lilith si voltò e da dietro di lei si fece avanti qualcuno.
“Ben fatto mia cara” La voce era così familiare che Emma non stentò a riconoscerla, sebbene fosse da mesi che non la sentisse. Gold. “Ciao Emma, immagino non ti senta al meglio e sia confusa, ma sta tranquilla, starai benissimo tra non molto. Devi solo lasciare che la parte oscura di te prenda il sopravvento.” Tremotino la guardò con un sorriso divertito sul volto, ed Emma si sentì scivolare lentamente nell'incoscienza.


Salve a tutt@.
Questo capitolo è stato un po' complicato per motivazioni tecniche sugli incantesimi. Mi sono confrontata con altri fan della serie e ho spulciato la Wiki di OUAT riguardo l'incantesimo di occultamento e la maledizione che ha creato Storybrooke. Da quel che ho potuto capire, Storybrooke si distrugge solo tramite il meccanismo di autodistruzione (il diamante che abbiamo visto nella terza stagione) o se viene strappato il rotolo della maledizione stessa. Negli altri casi in cui la maledizione venga spezzata, la città rimarrà intatta.
A questo punto ho deciso di riadattare un po' la situzione alle necessità della narrazione, per quanto mi possa infastidire non essere accurata al 100% ho dovuto sorvolare per questa cosa.
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto, aspetto le vostre recensioni!

Nemo

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Capitolo 7
*** Succube ***


Succube


Regina era nel mausoleo della sua famiglia a preparare gli ingredienti che le sarebbero serviti per spezzare l'incantesimo che confinava lei e gli altri abitanti della Foresta Incanta a Storybrooke. Stava sfogliando diversi libri di incantesimi per assicurarsi di non aver trascurato alcun particolare dell'incantesimo. Sarebbe stato molto impegnativo per lei, ma era abbastanza potente da poterlo gestire da sola, voleva evitare di chiedere aiuto ad Emma per quanto possibile.
Regina non era fiera di ammetterlo, ma aveva approfittato dell'esilio di Gold prendendo ciò che poteva servirle dal suo negozio di antiquariato. Belle le aveva proposto di prendere gratuitamente tutto ciò che potesse esserle utile, non voleva libri o strumenti magici intorno perché le avrebbero ricordato la codardia dell'uomo che aveva amato. Così Regina aveva acquisito nuovi libri, nuove pozioni e una serie di utili artefatti che aveva studiato in queste ultime settimane e tramite cui aveva creato un incantesimo che pensava sarebbe stato abbastanza forte per spezzare definitivamente la maledizione. Era totalmente assorta in quel compito quando un brivido le fece venire la pelle d'oca.
“Cosa diavolo...?” Si alzò dal baule su cui era seduta e si concentrò attentamente. Avvertì una potente forza magica che non riusciva a riconoscere, qualcosa non andava. Istintivamente prese il telefono per chiamare Emma, ma appena prima di premere sul contatto per avviare la chiamata si fermò. Non sapeva più cosa fosse giusto fare. Sospirò e chiamò Henry, ma si inserì la segreteria telefonica, allora chiamò Mary Margaret.
“Pronto?”
“Mary Margaret sono io, Regina. Dov'è Henry?”
“Dovrebbe essere con Emma, non riesci a chiamarli?”
“Lui ha il telefono staccato e... Preferivo evitare di chiamare Emma. Sai dove siano?”
“Dovevano andare a fare una passeggiata penso, non mi hanno detto dove. Comunque ora provo a chiamare Emma e ti faccio sapere se vuoi, stai bene?”
“Io sì, ma ho avvertito qualcosa di pericoloso e volevo assicurarmi che Henry stesse bene.”
“Va bene, ti avviserò appena ci avrò parlato. Cosa intendi con 'ho avvertito qualcosa di pericoloso'?” La voce, prima pacata, di Mary Margaret fece trapelare preoccupazione.
“Non lo so, ma intendo scoprirlo. Grazie, comunque.”
“A dopo” chiusero la chiamata. Regina prese la giacca e uscì dalla cripta; una volta fuori poteva ancora percepire quella presenza magica, era come se l'aria fosse più pesante da respirare. Chiunque sia è molto potente. Non le capitava da tempo di confrontarsi con qualcuno simile, c'era stata sua madre, poi Tremotino e infine sua sorella Zelena. Si addentrò nel bosco e ricevette un messaggio da Mary Margaret:

  • Emma ha il telefono staccato, anche Henry è ancora irraggiungibile. Ho chiesto a David di chiamare Emma per radio, ma non risponde, è andato a cercarla.

Regina sbuffò e mise via il telefono mentre continuava a camminare, ma la sensazione era sparita e chiunque avesse emanato quel potere ora lo stava occultando. La bruna avrebbe voluto poter interpellare lo specchio per varie ragioni in questo momento, ma non aveva nemmeno più visto Sidney dopo che la Regina di ghiaccio, alias ennesima bionda inaffidabile, era scomparsa. Stava quasi per tornare suo propri passi quando sentì il rumore di un ramo spezzarsi. Regina si immobilizzò e rimase in silenzio, sollevò una mano pronta a colpire mentre un rumore di passi veloci che venivano nella sua direzione si faceva più forte.
“Fermi!” intimò la bruna, producendo una sfera di fuoco. Le figure che erano spuntate dagli alberi si arrestarono di colpo e caddero all'indietro lanciando delle urla di spavento.
“Henry? Ashley!” la donna chiuse il palmo della mano facendo sparire le fiamme crepitanti e i due ragazzi si rialzarono.
“Mamma, stavo...stavamo venendo a cercarti!” Henry cercava di riprendere fiato, continuava a tenere la ragazza per mano e mise l'altro braccio intorno alle spalle di Regina “Dobbiamo andare da Mary Margaret e David, subito.”
“Henry che succede? Non dovevi essere con tua madre?”
“Andiamo via, ti spiegherò tutto.”

Erano nel loft di Mary Margaret e Regina continuava ad essere confusa, oltre che preoccupata e al contempo sollevata per l'assenza di Emma.
“Henry, vuoi spiegarci che sta succedendo?” sua nonna lo guardava preoccupata.
“Lily, l'amica della mamma, ha mentito tutto il tempo.” Regina sentì una fitta al cuore sentendo quel nome, le ricordava di averla vista baciare Emma e questo la feriva, ma non come lo sguardo spaventato della bionda che l'aveva vista coglierle sul fatto e la sua voce mentre cercava di raggiungerla fuori dalla centrale.
“Suppongo che le amicizie di tua madre non siano mai state edificanti, non quelle che si è fatta anni fa almeno.” disse la bruna cercando di cancellare quelle immagini dalla mente.
“No, intendo dire: ha mentito su chi sia. Sa perfettamente della magia, di Storybrooke e di tutta la nostra storia.”
A quelle parole tutti si scambiarono degli sguardi allarmati. David e Mary Margaret lanciarono un'occhiata alla culla dove Neal dormiva tranquillo, e Regina capì la loro preoccupazione di vedersi di nuovo strappare dalla braccia un figlio.
“Spiegaci tutto Henry.”
Ashley e lui erano andati nel bosco a fare una passeggiata, aveva detto a casa di essere con Emma per tranquillità, ma sapeva che la madre si sarebbe vista con Lily; ciò che non si aspettava era vedere le due nel bosco. Inizialmente aveva pensato che volessero rimanere sole, ma Henry aveva notato in Emma qualcosa di strano. Sembrava totalmente assente mentre camminava, pensava fosse semplicemente triste, ma poi si è immobilizzata. Lily aveva pronunciato delle parole a voce sempre più alta e si era avvicinata ad Emma, l'aveva baciata, producendo una luce accecante che le aveva avvolte. Emma era rimasta tra le braccia della bruna, totalmente immobile, come se nemmeno respirasse. Lily l'aveva aiutata a raddrizzarsi e allora Emma aveva continuato a seguire la bruna lungo il sentiero.
“Le abbiamo seguite e poi la mamma ha avuto delle convulsioni, è caduta a terra ma Lily era subito sopra di lei a tenerla ferma, finché la crisi non era passata, ma soffriva. Ha urlato urlo e deve aver colpito Lily con un incantesimo perché la sua pelle fumava, ma lei non la lasciava andare, almeno finché non era tornata tranquilla.”
“Emma sembrava essere svenuta” disse Ashley, si strinse nelle spalle “Henry voleva fare qualcosa, ma ho pensato che cercare lei sarebbe stato meglio Regina.”
“Avete fatto bene, non sappiamo quanto sia pericolosa quella donna” disse David “Regina...?”
La bruna era completamente assorta nei propri pensieri, ma sentendosi chiamare tornò vigile.
“Sì, preparatevi. Dobbiamo andare nel bosco a cercarle” Regina si alzò e abbracciò Henry “Voi due invece restate qui. Non preoccuparti Henry, la troveremo.”
“Mamma, no io...”
“Henry, ce la faremo.” Mary Margaret gli sorrise incoraggiante.

Regina aveva usato un incantesimo di localizzazione sulla giacca di pelle rossa di Emma. In quei giorni faceva ancora troppo freddo per indossarla, ma era un oggetto talmente caratteristico di Emma che era impregnato dell'essenza della proprietaria, la rappresentava e quindi rappresentava l'oggetto ideale per quel tipo di incantesimo.
Regina si sentiva mancare il fiato mentre camminava seguendo quella giacca. L'aveva sempre vista addosso ad Emma e ora le sembrava di inseguire un fantasma, quasi provenisse dal proprio passato, piuttosto che essere l'oggetto appartenente a una persona del proprio presente. Un brivido le percorse la schiena a quel pensiero, Regina non poteva credere di essere stata così cieca, avrebbe dovuto capirlo. Lily era stata abile a celare i propri poteri, era stata attenta a comportarsi nel modo meno sospetto possibile, Se non contiamo il fatto che stesse appiccicata ad Emma. Ma Regina non si era accorta di cosa ci fosse dietro, di chi ci fosse dietro e si diede della sciocca. Dal racconto di Henry aveva capito che il comportamento di Emma era dovuto a un incantesimo che permetteva a Lily di controllare la bionda. Lily, o Lilith, era una succube ed Emma si trovava sotto il suo incantesimo, per quanto stesse cercando di resistervi. Il fatto che Emma fosse il frutto del vero amore, il suo cuore fosse puro e la sua magia tanto potente l'aveva aiutata a resistere all'influenza che Lily aveva cercato di esercitare su di lei fin da subito. Regina ricordò i pochi momenti in cui le aveva viste insieme. Certo, Lilith aveva una presenza carismatica e molto charme, a cui difficilmente chiunque altro privo di poteri magici, avrebbe potuto resistere. Di solito alle creature come le succubi bastava avere qualche breve contatto fisico con la persona che desideravano per poter controllare e persone. La situazione stava preoccupando non poco Regina. Possibile che Lilith avesse sempre saputo chi fosse Emma e per questo fosse tornata a cercarla?
“La troveremo” Mary Margaret le si era affiancata e la guardava seriamente.
“Lo so” disse Regina. Le tornò in mente la battuta che aveva fatto alla bionda qualche giorno prima su quello che aveva chiamato "il club del: ci ritroveremo sempre" e un sorriso triste affiorò sul suo viso. Sì, ma come starà lei? Regina non pronunciò quelle parole, non voleva far preoccupare l'amica più di quanto non servisse. Emma era una donna forte, riusciva sempre a cavarsela e la bruna continuava a ripeterselo.
“Guardate” la giacca rossa cadde per terra, mentre David indicava delle persone che si trovavano più avanti, in una piccola radura. Regina riconobbe immediatamente Emma che, inginocchiata al centro, teneva la testa bassa.
“Emma, e quella è Lily e... Gold?” disse Mary Margaret.
I tre soccorritori si scambiarono degli sguardi preoccupati, la presenza di Tremotino complicava enormemente le cose. Era uno stregone molto potente del resto e solo Regina fra oro sapeva usare la magia. Mary Margaret impugnò l'arco e sfilò una freccia dalla faretra.
“David ed io possiamo tenere impegnata Lily, la metteremo KO e poi ti daremo una mano con Gold.”
“Se non ci riducono in cenere prima che abbiamo fatto due passi.” disse Regina.
“Hey, il bene vince sempre” disse David “Ce la faremo.”
“Voi e la vostra irriducibile fiducia nel lieto fine.” borbottò Regina, ma non era questo il momento per discuterne. Lily si era inginocchiata davanti ad Emma e le aveva preso il viso tra le mani.

“Cosa c'è che non va?” chiese impaziente Tremotino. Si trovavano in quella radura da mezz'ora, ma Emma opponeva resistenza, l'incantesimo di Lilith faticava a mantenerla sotto controllo.
“C'è che il suo potere magico è più incontrollabile del previsto.” disse Lilith senza distogliere lo sguardo da Emma.
“Te l'ho detto: è il frutto del vero amore! È naturale che sia difficile da controllare, la madre di Regina non riuscì nemmeno a strapparle il cuore.” Lui fece qualche passo intorno a Lilith ed Emma mentre pensava “Tu sei il frutto dell'odio però, dovresti riuscire a contrastarla, per questo ti ho cercata.”
Lilith lo fulminò con lo sguardo, i suoi occhi si erano illuminati di rosso e aveva emesso un verso poco umano, simile a un ringhio.
“Vi lascio la vostra intimità” Tremotino sollevò le mani e fece qualche passo in disparte. Lily tornò a osservare Emma, aveva uno sguardo completamente diverso ora, era dolce. Sospirò e si inginocchiò davanti alla bionda.
“Odio doverti fare questo, ma non c'è altra soluzione” le prese il viso tra le mani e sorrise tristemente. Dagli occhi di Emma traspariva paura, ma non poteva opporsi, non ci riusciva. Lily guardò le labbra sottili della donna e si avvicinò ad esse socchiudendo gli occhi.
“Mentirei nel dire che mi dispiace interrompere il vostro incontro romantico, comunque Emma è stata in tua compagnia a sufficienza per oggi” la voce sarcastica di Regina si fece sentire con forza, mentre la donna avanzava a passo sicuro verso di loro “Gold, non dovresti far scambiare loro i voti prima che la brunetta qui si fiondi sulla nostra salvatrice?”
“Regina, sebbene non sia stata invitata alla festa, arrivi giusto in tempo.” Gold fece qualche passo verso di lei, frapponendosi tra la sua ex-allieva e le due donne inginocchiate a terra.
“E' inutile, Emma è mia.” sibilò Lily, le sue iridi sembravano rosse mentre guardava Regina. Dopo di che si voltò di nuovo verso la bionda e la baciò, con lentezza, proprio davanti agli occhi di Regina. La bruna sentì montare la rabbia dentro, non tanto per il fatto che potesse essere gelosa, ma perché Lily si stava approfittando del fatto che Emma non potesse reagire, che non potesse respingerla a causa della magia che la tratteneva.
Regina stessa aveva subito degli abusi senza potersi ribellare, ne aveva compiuto verso altri e questo non la rendeva certo una persona che potesse scagliare la prima pietra, perché riconosceva di aver sbagliato. Tuttavia ora Regina era una persona diversa e non avrebbe permesso che una cosa simile accadesse ancora sotto i suoi occhi, specialmente alle persone a cui si era legata.
“Regina non fare scio...” ma Gold non ebbe il tempo di finire la frase, tre palle di fuoco erano già volate nella sua direzione e lui fu costretto a evitarle e spingere a terra con la magia le altre due donne affinché non venissero colpite. In quella confusione volarono due frecce: la prima centrò Lily nel polpaccio, la bruna urlò lasciando andare Emma e portando le mani alla ferita, la seconda era per Gold, ma lui la deviò. Regina comunque non perse tempo e ingaggiò subito uno scontro con Gold, lanciando incantesimi a ripetizione, pur di non lasciargli tempo di formularne nemmeno uno. David era corso verso Emma e l'aveva sollevata, la stava portando via quando la bionda lo fermò.
“Emma andiamo, non c'è molto tempo” disse lui, ma quando incrociò lo sguardo della figlia capì che qualcosa non andava. Emma era totalmente impassibile, lo guardava ma era come se non lo vedesse davvero; lo colse impreparato afferrandolo per la gola, David cercò di opporre resistenza, ma Emma sembrava non accorgersi dei suoi tentativi di liberarsi, strinse sempre di più la presa e lo sollevò persino da terra: David capì che sarebbe morto soffocato di quel passo. Fortunatamente Mary Margaret intervenne, colpendo Emma alla nuca con l'elsa della spada di David che aveva raccolto da terra. La bionda lasciò cadere David a terra, che iniziò a tossire violentemente e cercava di rialzarsi. Emma si voltò in cerca della madre dopo qualche momento di confusione.
“Mamma...” stava dicendo la bionda tenendosi la testa tra le mani, sembrava confusa, ma poi si immobilizzò e quando tornò a fissare i propri genitori il suo sguardo era ancora una volta inespressivo, vuoto. Tese le mani mentre le sue palme si illuminavano e li colpì con la magia, facendoli volare contro degli alberi. L'urto li fece cadere a terra privi di sensi. Regina si era a mala pena accorta di cosa stesse succedendo tra Emma e i genitori, ma sapeva che non sarebbe riuscita a tenere quel ritmo ancora per molto. Tuttavia Tremotino inaspettatamente si fermò e le fece segno di guardare dietro di lei.
“Pensi davvero che possa funzionare?” disse lei; ma sentì una mano sulla propria spalla e si voltò di soprassalto “Emma...” ma Regina capì che, sebbene quella sarebbe dovuta essere l'altra madre di Henry, c'era ben poco di Emma che traspariva dagli occhi che la fissavano, come se non la riconoscesse. Non era preparata per lo schiaffo che la investì, tanto meno per la violenza con cui venne colpita proprio dalla bionda. Lo schianto a terra le mozzò il fiato, inoltre sbatté la testa e tutto sembrò girare vorticosamente intorno a Regina per qualche istante. Quando Regina riuscì a guardare davanti a sé senza sentire la nausea, trovò a sovrastarla, non Emma, bensì Lilith. Che diavolo... Ma prima che potesse reagire, notò gli occhi dell'altra donna diventare rossi, Regina non riusciva a muovere un muscolo o a pensare, e la bruna calò su di lei per baciarla. Lilith posò semplicemente le proprie labbra su quelle di Regina, ma tutto sembrò avvenire con estrema lentezza, come se durasse per delle ore e tutto si facesse pesante; la stessa aria che Regina cercava di respirare sembrava essersi raddensata. La radura si fece sempre più buia e Regina si sentì sollevare da terra. L'ultima cosa che vide fu il viso di Emma immensamente vicino al suo e... delle lacrime? Dopo di che Regina perse i sensi.
 

Quando rinvenne, Regina si accorse di essere legata al tronco di un albero. Ci mise qualche secondo a ricordare perché fosse lì e cosa fosse successo, aveva la mente annebbiata e si sentiva dolere tutti i muscoli, le sembrava che le gambe stessero per cedere sotto il suo stesso peso, ma la morsa della corda non le permetteva di muoversi: era magica.
“Emma...” bisbigliò mentre ripercorreva gli ultimi ricordi prima di perdere i sensi. Sollevò lo sguardo e cercò di guardarsi attorno, ma la luce dell'unica torcia accesa nella radura era fioca. Intravide altre due figure legate dall'altra parte, le riconobbe come Mary Margaret e David mentre la sua vista si abituava al buio della notte. Regina cercò di usare la magia per liberarsi, ma sembrava tutto inutile.
“La tua magia non può sciogliere quei nodi” Lily emerse dall'oscurità dietro di lei.
“Una succube... avrei dovuto capirlo” disse Regina fissando lo sguardo in quello di Lily. L'altra donna sembrava compiaciuta, e Regina desiderò poterle levare quell'espressione dalla faccia “Se non avessi queste corde a trattenermi non esulteresti così; fa comodo avere il Signore Oscuro che ti copre le spalle, vero?”
“Avresti dovuto in effetti, ma eri troppo occupata a controllare la tua gelosia quando mi hai vista baciare Emma” Lily sorrise e si avvicinò al suo orecchio per sussurrare “Sapevo che mi avresti vista.”
“Tu...” sibilò Regina.
“Io? Io amo Emma, non sto mentendo. Quando questa storia sarà chiusa potremmo andare via, lei vi avrà dimenticati e tutto sarà diverso.”
“Per piacere, risparmia per te questa convinzione; non è manipolandola che otterrai il suo amore.”
“Dimenticavo che tu sei un esperta sul manipolare i cuori delle persone, vero?” Lily la trafisse con lo sguardo, aveva colpito Regina in un punto debole “In ogni caso, non sono affari tuoi. Ti renderai conto che Emma è diversa ora, non ha più nulla da condividere con voi.”
In quel momento Emma e Gold entrarono nell'area illuminata dalla torcia. La bionda rimase al centro della radura in piedi, come se attendesse qualcosa. Tremotino si avvicinò a Lily e Regina.
“E' l'ora.” disse soltanto, Lily si diresse verso Emma e prese le mani della bionda fra le sue, parlandole sottovoce.
“Gold, non puoi fare questo a Emma, a noi tutti.” la bruna non si aspettava davvero che l'uomo cambiasse idea e la lasciasse andare, ma magari sarebbe riuscita a capire cosa stesse succedendo e se avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per far tornare Emma in sé.
“Regina ho detto di tenere a te, ed è vero.” Gold la guardò negli occhi, non c'era traccia di rabbia o odio, solo il ricordo di un affetto “Ma preferisco soddisfare i miei scopi. Tu purtroppo ti frapponi tra me e quello che voglio, non c'è nulla da fare.”
L'uomo si diresse verso i genitori di Emma, rimase in piedi fra loro due finché Lily non lasciò le mani della bionda e fece cenno d'assenso a Gold. Lo stregone fece comparire con un gesto della mano un grande piatto d'argento sulla sua mano, poi sollevò lo sguardo verso il cielo. Non c'era luna quella notte, la luce della torcia venne intensificata, e Regina venne scossa da un brivido notando il pugnale dalla lama nera che Emma teneva in una mano: un pugnale rituale.



Salve a tutt@.
Come avevo anticipato le cose si stanno facendo sempre più complicate e ci sono molti interrogativi che stanno saltando fuori in questi ultimi capitoli, per non parlare dell'ansia e panico che proviamo per i nostri cari personaggi. Spero il capitolo vi sia piaciuto e che sia risultato abbastanza dinamico, scrivetemi per dirmi cosa ne pensate; a presto!

Nemo

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Capitolo 8
*** Sacrifici ***


Sacrifici


Regina aveva letto molti libri di incantesimi in vita sua, specialmente di mangia nera e pensava di aver intuito le intenzioni di Gold. O almeno di aver capito cosa sarebbe successo ora, non sapeva esattamente a cosa stesse mirando l'uomo, ma una cosa era certa: Mary Margaret, David e lei erano legati e ancora vivi per un motivo preciso.
“Emma!” Regina stava provando a chiamarla, ma la bionda non si muoveva. Stava immobile accanto a dove avevano acceso un braciere, stringeva nella mano destra un pugnale dalla lama nera e non distoglieva lo sguardo da Tremotino. Lilith accanto a lei la guardava, Regina non sapeva dire se per assicurarsi che Emma non sfuggisse al suo controllo o solo per la propria soddisfazione.
Da qualche parte Regina aveva letto che a volte ci si riferisce a determinati tipi di sacrificio come “la capra bianca”. Un eufemismo ricorrente quando l'offerta da compiere era in realtà un sacrificio umano; Tremotino lo avrebbe definito il prezzo della magia. Gli era necessario che fosse Emma a compiere quel offerta, perché per compiere gli incantesimi più oscuri erano richiesti i sacrifici più agghiaccianti, e lei aveva molto da sacrificare. Per lanciare la Maledizione Oscura anni addietro, Regina aveva sacrificato il cuore del proprio padre, l'unica persona che amasse. Certo la maledizione le aveva dato soddisfazione e una vita nuova, ma le parole che le aveva detto a suo tempo Malefica erano vere “Ti lascerà un vuoto che non potrai colmare mai più”. Solo l'arrivo di Henry nella sua vita aveva cambiato le cose, le aveva dato un vero scopo, qualcuno da amare di nuovo dopo tanta solitudine e anche se quando la maledizione era stata inizialmente spezzata le cose fossero state molto difficili per Regina, era riuscita a rimettere insieme i pezzi. E se le cose erano migliorate lo doveva anche all'appoggio di Emma e al fatto che avesse creduto in lei e l'avesse difesa, nonostante tutto.
“No! Emma, no! Non ascoltarli, non fare ciò che ti hanno detto, Mary Margaret e David sono la tua famiglia!” Nessuno la stava degnando di attenzione. David sembrò rinvenire solo in quel momento e guardò Emma cercando qualche segno di reazione in lei, ma non ce ne furono, allora il suo sguardo si spostò su Gold, il principe non mostrava alcuna paura sebbene avesse capito che ciò che sarebbe seguito sarebbe stato molto doloroso.
“Emma!” Mary Margaret provava a chiamarla quando non lo faceva Regina, ma la bionda era in completa trance, l'effetto dell'incantesimo di Lilith era molto potente. Le corde che trattenevano tutti loro erano state create con la magia, probabilmente la magia di Emma, e nessuno avrebbe potuto scioglierle se non lei. Doveva essere così, il sacrificio doveva essere compiuto dalla persona giusta. Biancaneve scosse la testa e si voltò a guardare il marito, i due si fissarono negli occhi e sorrisero tristemente, accettando quello che avevano compreso sarebbe stato il loro destino.
“Ti amo.” dissero contemporaneamente.
Forse era solo il momento a rendere tutto più drammatico, più sentito, ma la luce del braciere sembrò diventare più vivida e illuminare meglio la radura e le persone che c'erano. A Regina sembrò di poter cogliere i dettagli di tutta la scena, una scena che fino a non molto tempo fa avrebbe pagato per vedere.
“Prima le signore” Tremotino sollevò la mano, allungandola verso Mary Margaret, il suo sguardo non si distoglieva dal principe. La mano dell'uomo attraversò le ossa del petto di Mary Margaret, lei trattenne a stento un urlo mentre l'uomo le strappava il cuore dal petto con un sorriso e lo metteva sul vassoio d'argento.
“Mary Margaret!” L'urlo di David fu assordante e Regina si sentì mancare il fiato. Provò ancora una volta a concentrarsi e liberarsi da quelle corde, ma era inutile, le sentiva stringersi attorno a lei ancora di più. La bruna sentì un rivolo di sangue caldo scorrere sulle palme delle mani e tra le dita; si sentiva totalmente impotente. Venne il turno di David, e quando anche il suo cuore venne strappato dal petto emise un rantolo. Regina non poteva credere a quello che vedeva, non voleva credere che stesse davvero accadendo.
“EMMA!” la bruna urlò con quanto fiato aveva in corpo, ma non serviva a nulla, Emma non batteva ciglio. Non si scomponeva nemmeno alla vista dei cuori dei propri genitori su un vassoio davanti ai suoi occhi.
“Tranquilla, sta per arrivare il tuo turno” disse Lily rivolta a Regina.
“Allora Emma, hai visto come fare. Sii una brava allieva e applicati. Dopo che avrai preso il cuore di Regina mancherà solo quello di Henry.” la esortò Gold.
“NO!” Regina si sentì morire, non potevano farle fare questo, non potevano farle sterminare la propria famiglia. Henry era ciò che di più importante ci fosse nella vita di Emma, Regina lo sapeva perché condivideva quel sentimento. L'amore per loro figlio, era ciò che, nonostante le avesse inizialmente messe l'una contro l'altra, le aveva poi fatte avvicinare.
Emma finalmente si girò a guardare Regina. La bruna sentì una morsa gelida stritolarla fin nelle ossa mentre l'altra le si avvicinava con passo sicuro, pronta a strapparle il cuore dal petto, come se non avesse fatto altro tutta la vita. E proprio Regina, che davvero non aveva fatto altro per anni della sua vita, sapeva che questo avrebbe corrotto il cuore di Emma in maniera irreversibile.
“Emma...” la voce di Regina era quasi un sussurro, non le importava di morire, ma non voleva che Emma facesse una cosa simile ad Henry. La bionda però aveva uno sguardo totalmente distaccato. Le sue iridi si illuminarono di una luce rossa e afferrò Regina per la gola, stringendo leggermente alla base della mascella. Il suo sguardo si staccò dagli occhi di Regina e scese lentamente lungo il viso, il collo e lo scollo del vestito.
“Fallo, Emma” la voce di Lily era ferma.
La bionda incrociò un altra volta lo sguardo di Regina, infilò il pugnale nella custodia che aveva alla cintura e posò la mano sulla valle tra i seni della bruna. La donna era pronta a sentire il dolore che sarebbe seguito, la mano di Emma sarebbe penetrata nella sua carne in cerca del suo cuore e per strapparlo dalla sua sede. Trattenne il respiro cercando invano una via di fuga, riusciva a pensare solo a Henry, avrebbe voluto proteggerlo.
“Henry...” fu l'unica cosa che riuscì a dire Regina con voce spezzata. Fu un attimo, la donna scorse un lampo d'incertezza negli occhi di Emma, che tornarono ad essere verdi tra un battito di ciglia e l'altro, la sua presa sul collo della bruna si allentò leggermente.
“Emma non farlo, questa non sei tu” bisbigliò Regina “Lotta, resisti, non fare del male alla tua famiglia, a Henry.” Emma non si mosse, ma Regina era convinta che la sua coscienza stesse lottando per riprendere il controllo, per annullare l'influenza che Lilith esercitava su di lei. Un angolo delle labbra di Emma si sollevò accennando ad un sorriso, i palmi delle mani della bionda brillarono e Regina sentì una lacrima rigarle il viso.
Avrebbe voluto chiamare il suo nome ancora una volta, era sicura che non avrebbe potuto rifarlo; invece una luce bianca l'abbagliò e lei si voltò chiudendo gli occhi e perdendo il senso dell'orientamento. Le orecchie le fischiavano, era come se fosse scoppiata una granata: sentiva il proprio respiro e il battito del cuore rimbombare nelle orecchie al rallentatore. Qualcosa le colpì la tempia, poi avvertì le corde sciogliersi e cadere ai suoi piedi. Sarebbe caduta anche lei, ma Emma l'afferrò per la vita, Regina la riconobbe dal profumo, e lei vi si aggrappò mentre cercava di creare uno scudo protettivo intorno a loro affidandosi solo al suo sesto senso magico. L'incantesimo prodotto da Emma aveva investito in pieno Lilith e Gold, che erano volati per alcuni metri finendo contro gli alberi. La forza di quella magia comunque aveva fatto tremare persino Regina, aveva sempre saputo che Emma aveva grandi potenzialità, ma non aveva mai pensato che fosse in grado di scatenare tanta energia.
“Riesci a restare in piedi?” chiese la bionda, Regina annuì. La sua vista era tornata e, per quanto affaticata, le gambe la reggevano. Emma raccolse da terra i cuori di Mary Margaret e David e li reinserì nel loro petto, nemmeno quello era un processo indolore, ma almeno erano vivi. Usando la magia li liberò dalle corde incantate e, solo dopo averla riabbracciata, i genitori ripresero le proprie armi.
“Emma prendi le corde, li legheremo con quelle, basterà che sia tu a imporre l'incantesimo e non potranno liberarsi” disse Regina.


Salve a tutt@!
Devo dire che è stata una fortuna che io abbia avuto la voglia di portarmi dietro il pc, perché sono andata via per il fine settimana. Ma vi voglio bene e ho deciso di aggiustare il capitolo mentre ero in treno e pubblicarlo :D
Spero vi sia piaciuto, so che risulta un po' breve e denso, quindi scrivetemi in tanti e fatemi sapere la vostra impressione, il prossimo capitolo non so se riuscirò a pubblicarlo domenica, più probabilmente lo farò lunedì; be patient.
A presto!

Nemo

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Capitolo 9
*** Lilith ***


Lilith


Più tardi erano alla stazione di polizia, avevano messo in celle separate Gold e Lilith; ancora non avevano deciso cosa fare, del resto erano riusciti a superare il confine magico e quindi rispedirli fuori non sarebbe servito a molto.
“Dobbiamo capire come hanno fatto a superare l'incantesimo di occultamento” disse Regina.
“Non penso che collaboreranno come se nulla fosse” Emma era seduta e teneva tra le mani un caffè caldo, se non fosse stata sconvolta per quello che era successo avrebbe volentieri mangiato qualcosa, ma al momento il suo stomaco era attorcigliato per il nervosismo.
“Non potete farli parlare con qualche incantesimo o pozione?” chiese David, Regina sollevò un sopracciglio con aria alquanto sorpresa.
“Abbiamo deciso di darci alle torture?” chiese la bruna scambiando uno sguardo d'incredulità con Emma.
“No, ma dobbiamo trovare un modo” intervenne Mary Margaret con decisione, dopo quello che avevano passato la notte prima era comprensibile che non volessero limitarsi ad andarci tanto leggeri con Gold e Lilith, ma non era da loro lasciarsi prendere dalla rabbia o dal panico.
“Sentite, voi andate a casa da Neal ed Henry, Regina ed io penseremo a qualcosa.” propose Emma.
“Emma non ti lasceremo sola con...” stava iniziando David.
“Non sarò sola, ci sarà Regina e voi avete bisogno di riposare e stare tranquilli con il piccolo. Ve lo sto chiedendo come figlia, ho bisogno che stiate anche con Henry e che lo rassicuriate finché noi non torniamo.” Emma sorrise loro e dopo qualche secondo di tentennamento in cui gli Azzurro si guardarono negli occhi i tre si abbracciarono. Una volta in salvo, qualche ora prima, il re e la regina avevano trattenuto Emma in un abbraccio soffocante per dieci minuti, Emma era stata felice per i primi cinque e poi leggermente imbarazzata. Mentre Regina si era messa a sghignazzare vedendo la sua faccia, Emma era arrossita, ma era talmente felice in quel momento che non fosse accaduto nulla di irrimediabile che li avrebbe lasciati fare per delle ore. La gioia per essersi tutti riuniti era troppa per esprimerla a parole. Questa volta i genitori di Emma questa volta cercarono di contenersi e avere un abbraccio di un paio di minuti, poi andarono via salutando affettuosamente anche Regina. David le strinse appena una spalla sorridendo e facendole capire che si fidava di lei.
“Ora capisco perché il loro amore non ha fatto che crescere, ogni volta che attentavo alla loro vita diventavano ultra desiderosi di condividere amore con tutti” disse la bruna scherzando.
“Oh andiamo Regina, anche a te piacciono gli abbracci” disse Emma lanciandole lo sguardo di chi la sa lunga e la bruna sentì un leggero calore sulle guance.
“Swan queste cose al massimo le potrebbe affermare nostro figlio, quindi tu non rovinare la mia reputazione di Regina Cattiva” disse lei con finta indignazione.
“Pfff... Hai la reputazione di una persona tanto malvagia quanto potrebbe esserlo un panda, ormai.”
“Taci salvatrice che dev'essere salvata.” Regina sviò il suo sguardo incrociando al petto le braccia.
“Panda malvagio.” Emma sottolineò ogni parola.
Le due si guardarono negli occhi, si stavano entrambe mordendo le labbra cercando di trattenere le risate, ma dopo un paio di secondi Emma scoppiò a ridere e lo stesso fece Regina subito dopo. Quelle loro battute, il loro modo di fare erano mancati a entrambe ed erano sollevate di poter assaporare un momento di tranquillità simile. Si sedettero una davanti all'altra ancora sorridenti, sebbene sapessero di dover passare ad argomenti più seri.
“Allora... come pensi che dovremmo procedere?” chiese Regina.
“Penso che dovrei interrogare prima Lilith, questa volta ci faremmo dire tutto. Sono pronta a scommettere che è grazie a lei che Gold è riuscito a entrare nei confini di Storybrooke.”
“Sì, lo penso anche io. Credi... di riuscire a non farti controllare?” la bruna non voleva mettere in dubbio la volontà di Emma, ma sapevano entrambe che ogni possibile rischio andava preso in considerazione.
“No. Proprio per questa ragione volevo chiederti di presenziare: mi hai già liberata dal suo incantesimo” Emma sospirò.
“Veramente ti sei liberata da sola, io ho solo nominato Henry.”
“Non hai solo nominato Henry, sei l'unica che riesce a capirmi e capire la mia magia.”
Calò un silenzio strano, ed entrambe trovarono molto interessante fissare l'arredamento per qualche momento.
“Non credo che la tua amica di là sarebbe d'accordo, anche lei l'ha capita e...”
“Ma voleva costringermi a trucidare la mia famiglia e andare via, sarebbe stato come se Henry non fosse mai apparso alla mia porta quattro anni fa e non è quello che voglio.” Emma la guardò con fermezza, i suoi occhi verdi brillavano e Regina sperò di cancellare dai suoi ricordi il momento in cui li aveva visti rossi, vuoti e distaccati; come se tutte le sue emozioni le fossero state strappate via. Ora invece quel verde mostrava così tanti sentimenti, che Regina si sentì investire dalla loro intensità e distolse lo sguardo.
“Bene, sarà meglio che vada io a prenderla allora.” la bruna si alzò in piedi e usci dalla sala ristoro in cui erano rimasti a parlare per stare fuori dalla portata d'orecchio dei prigionieri, e andò alla cella dove Lily era rinchiusa. Emma la seguì e le diede le chiavi, ma rimase a qualche metro di distanza, per poi guidare le due nella sala degli interrogatori. Lilith non si ribellò, rimase calma e si sedette nella sedia che le indicò Emma.
“Lilith, sei stata identificata come una succube, è corretto?” Emma aveva saltato i convenevoli non appena si erano trovate faccia a faccia. Regina era accanto a lei, questo in parte la tranquillizzava e la rendeva più sicura, ma non riusciva a essere meno tesa. Visto quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore, la bionda non voleva rischiare di fare del male a qualcun altro.
“Sì.” Lily non mostrò alcun interesse nel guadagnare la loro fiducia, le guardava negli occhi in maniera impassibile.
“Spiegaci come hai fatto a entrare nei confini di Storybrooke.” disse la bionda con fermezza.
“Perché dovrei?” sembrava che volesse avere davvero un motivo plausibile, come se fosse già rassegnata su quanto sarebbe accaduto dopo.
“Perché in questo modo eviteremo che la gente si lanci su di te per massacrarti” disse Regina “Ne so qualcosa delle spedizioni punitive che organizzano le persone che vivono qui, di solito ero il loro bersaglio.”
Lily rimase in silenzio.
“Lily, me lo devi.” Emma sollevò la manica del maglione che indossava, mettendo in mostra il tatuaggio che aveva al polso. Regina si morse la parte interiore del labbro, doveva esserci un legame forte tra loro due e lei in quel momento si sentiva un'intrusa.
“Non significa che debba morire per tutti voi. Per quanto la mia vita non mi entusiasmi non significa che la butterò via definitivamente.”
“Ah! E pensare che fino a qualche ora fa pretendevi di amare Emma, ma volevi farle uccidere nostro figlio. Sai, Emma sarà anche lo sceriffo di questa città, ma quando qualcuno minaccia la vita di Henry non mi metto problemi a prendere il cuore di chi ha questo fegato.” disse Regina con voce bassa e sguardo penetrante mentre fissava Lilith negli occhi.
“Voi non capite, il mio ruolo in quella storia era collaterale. Ho agito così solo per salvarti, Emma. Se non avessi aiutato Tremotino e quelle altre streghe a entrare avrebbero ucciso me e anche te, non c'era altro modo. Inoltre mi avevano detto che avrei ritrovato mia madre venendo qui, la mia vera madre.”
“Chi sono le altre donne?”
“Cosa ti cambia? La cosa importante è che tu non finisca tra le loro mani, ma per poterti portare via dovevo assecondare almeno momentaneamente Tremotino. Le altre sono fuori dai confini, l'incantesimo poteva funzionare solo per due persone e io servivo per attirarti nella rete.”
“Se vuoi rimanere al sicuro dalle altre persone coinvolte, allora farai bene a collaborare, perché in tal caso potremmo permetterti di rimanere qui. In prigione, ma sarai più al sicuro che fuori dai nostri confini, no?” Lily si tradì, era evidente che non volesse più avere nulla a che fare con quelle persone.
“Crudelia e Ursula, Malefica mi hanno detto che l'avrei trovata qui...”
“Malefica è morta, l'ho uccisa io” disse Emma.
“Sì, ma l'incantesimo che le feci la vincolava alle gallerie ed è ancora lì, questo Gold lo sa” disse Regina.
“Hai ucciso Malefica?” Lilith spalancò gli occhi e si sporse sul tavolo alzandosi in piedi.
“Sì, dovevo recuperare una cosa che aveva: la magia. Gold l'aveva fatta mettere al sicuro nel suo ventre da mio padre anni fa.” Emma notò che Lily aveva una strana espressione, sembrava quasi triste o era come se volesse esserlo; sicuramente l'aveva turbata “Perché ti interessa?”
“Malefica... è mia madre.” pronunciò l'ultima parola sollevando lo sguardo sulla bionda, ed Emma si sentì vacillare. Regina se ne accorse e si alzò in piedi, facendo comparire una palla di fuoco in una mano e scuotendo Emma per la spalla con l'altra. Lilith chiuse gli occhi e tornò a sedersi.
“Che altro volete sapere?” chiese in tono neutro.
“Come avete fatto ad entrare” rispose la bionda, si sentiva nuovamente in sé, Regina era tornata a sedersi e fissava l'altra bruna. Lily sospirò e si alzò in piedi, si girò dando loro le spalle e sollevando il proprio maglione fino alle spalle e mettendo a nudo la schiena. Sulla pelle, per tutta la lunghezza della schiena, erano tatuate due enormi ali stilizzate richiuse.
“Queste sono un dono genetico, come i miei poteri.” Lily abbassò gli indumenti e tornò a sedersi “Funzionano in maniera simile a un incantesimo del volo, ed essendo magiche mi permettono di attraversare barriere o incantesimi di confine e occultamento molto potenti.”
“Per questo Gold ha cercato te.” concluse Regina.
“Esattamente, una volta scoperto che ti conoscevo tra l'altro ha pensato di avere un asso vincente.”
“Devi essere stata una delusione.” disse Regina, Lily rimase in silenzio, ma Emma incrociò lo sguardo della madre di suo figlio chiedendole silenziosamente più comprensione e l'altra sospirò scuotendo la testa.
“Va bene, resterai in questa stanza per ora e... non fare nulla di stupido se vuoi che ti aiuti.” disse Emma, si alzò per liberarle uno dei polsi e attaccare le manette a un gancio che c'era sul tavolo.
“Come dici tu sceriffo.” disse Lilith.
“Non possiamo permettere che lasci la città, meglio che nessun altro possa usarla per arrivare qui” disse Emma. Lei e Regina erano nella stanza accanto a quella degli interrogatori, dal vetro potevano vedere Lily che allungava le gambe sopra il tavolo e faceva ciondolare la testa all'indietro.
“Si sta ambientando in fretta a quanto pare” osservò Regina con tono seccato “Anche troppo.”
“Regina ci rimane ancora da decidere cosa fare con Gold.”
“Suppongo che possiamo vagliare diverse possibilità: imprigionarlo, esiliarlo di nuovo o... sistemarlo. Ma non vedo chi sarebbe popolarmente eletto nuovo Signore Oscuro. Inoltre non dobbiamo dimenticare la questione del cappello, Gold lo vuole per liberarsi dal limite del pugnale.”
“Suppongo allora che sia il caso di farci dare il pugnale da Belle, è l'unico modo che abbiamo per mantenerlo sotto controllo e poterlo mandare di nuovo via” concluse Emma.

Lilith rimase accomodata con le gambe allungate sul tavolo della sala interrogatori. Non poteva credere di essere stata così vicina a scoprire tutto, tutto su sé stessa, sulla sua storia e su sua madre. Era stata così vicina e ora aveva visto la sua occasione scivolarle tra le dita. Si passò le mani sul viso sospirando e vide la voglia a forma di stella sul suo polso, la sfiorò con le dita e sorrise tristemente.

Lilith?” un uomo di una certa età che non conosceva le si era avvicinato proprio mentre l'uomo di cui si era nutrita risucchiandone l'essenza cadeva a terra nel vicolo.
Chi sei tu?” le sue iridi rosse brillarono e la sua espressione si fece minacciosa.
Un vecchio amico di tua madre.”
Non voglio avere più nulla a che fare con lei o gli altri, non sono la mia famiglia.” aveva sputato fuori lei; quell'uomo era strano, non poteva non aver visto cos'era accaduto eppure era impassibile “E se parli a qualcuno di quello che puoi aver visto...”
Non parlavo della donna che ti ha adottato, ma di quella che ti ha dato alla luce. Sai, penso che sarebbe orgogliosa di te” l'uomo sorrise mostrando un dente ricoperto d'oro.
Chi sei?” chiese Lilith sospettosa, i suoi occhi diventarono scuri, ma il rosso sparì.
Qui mi chiamano Gold, ma nel mondo da cui veniamo il mio nome è Tremotino e penso che dovremmo fare una chiacchierata se vuoi avere l'occasione di rivederla.”

Tremotino aveva sempre saputo che non avrebbe potuto davvero rivedere sua madre, l'aveva manipolata e la cosa la fece imbestialire tanto con lui come con sé stessa per non averlo capito. Cosa avrebbe fatto adesso? Sarebbe rimasta in quel carcere, magari l'avrebbero lasciata andare e poi cosa? Non poteva tornare alla sua vita, le altre due streghe avrebbero potuto trovarla e allora non avrebbe avuto molto possibilità, oltre a quella di spiccare il volo e sparire dalla circolazione.
Emma era l'unica persona in cui riponeva un senso di fiducia, sapeva di averle fatto una cosa terribile ma era sicura che non l'avrebbe lasciata morire e che in qualche modo erano ancora legate. Voleva davvero aiutarla, come avrebbe potuto e forse non era quello che avrebbe reso più felice Emma, ma sarebbe sopravvissuta. Non era meglio? Erano state entrambe orfane e avevano provato quel senso di esclusione, il non appartenere a nessun posto o persona, ma il volersi aggrappare in qualsiasi modo alla vita per quanto potesse non piacere loro. Lily aveva vissuto così da sempre, da quando l'avevano sballottata da una famiglia affidataria all'altra, da quando aveva sentito durante i suoi sogni una voce cantarle una canzone antica come il tempo, nei momenti più drammatici della sua vita. A lei piaceva pensare che fosse la voce della propria madre. A diciassette anni si era appartata con un ragazzo carino, Colin, a una festa e si erano baciati, la sua voglia si era illuminata e lentamente Colin era diventato sempre più freddo, finché non era caduto tra le sue braccia e poi a terra. Lily aveva scoperto così i suoi poteri, era stato qualcosa di traumatico e non aveva avuto il coraggio di toccare più nessuno per settimane. In seguito aveva iniziato a stare male, sentirsi debole e aveva capito che avrebbe dovuto nutrirsi di nuovo in quel modo se avesse voluto vivere. Aveva imparato a controllare il suo potere, a usarlo con moderazione e a non farsi notare, a far perdere le sue tracce e poi erano arrivate le ali.

È curioso come nel tuo caso la magia non sia stata limitata dal fatto di trovarti qui, in un mondo senza magia.” Gold l'aveva osservata aprire le ali, erano nel nuovo rifugio della bruna.
Come mi hai trovata?” chiese la donna. Avevano parlato a lungo e la storia che Tremotino le aveva raccontato, era la prima che avesse mai avuto un senso nella sua vita, l'unica che potesse spiegare chi lei fosse. Una parte di lei desiderava aggrapparcisi, ma l'altra aveva paura di venire ingannata.
Con l'aiuto di alcune persone, delle vecchie amiche di tua madre. Loro ci aiuteranno a trovarla.”
Perché fai tutto questo?”
Perché ho bisogno del tuo aiuto, tua madre si trova in un posto da cui sono stato bandito, ma sono sicuro che le tue abilità possano tornarmi utili.”
Come faccio a sapere che non menti?”
Ho visto quella foto che hai nel portafogli, conosco quella ragazza posso dirti che la conosco e che posso portarti da lei.”
Smettila.”
Si chiama Emma, Emma Swan e vive a Storybrooke nel Maine.” disse Tremotino.

Era bastato quel nome a farla crollare. Lilith a quel punto aveva deciso di fare un patto col diavolo e andare a Storybrooke, portarlo con lei e incontrare finalmente sua madre. Emma sarebbe stato lo strumento per portare a termine il suo compito, ma era anche il suo obiettivo. Certo, Lily voleva incontrare sua madre, ma voleva anche Emma. E ora aveva scoperto che era stata proprio la bionda a uccidere sua madre, e non sapeva più che pensare.
Ci fu un'esplosione e Lilith scattò in piedi, era ancora ammanettata e non poteva scappare. La porta della stanza venne scaraventata da una deflagrazione contro la parete, immediatamente una folata di fumo entrò nella stanza e grazie alla sua natura Lily sapeva che non avrebbe tossito, che non si sarebbe bruciata o ferita, non per le fiamme che si stavano già facendo strada nella stanza almeno. Gold fece un passo oltre la soglia e la guardò sorridendo.
“Vuoi ancora rivedere tua madre?”
“Smettila di mentire, so bene che è morta!” urlò lei, non avrebbe avuto possibilità contro di lui in uno scontro, ma non si sarebbe nemmeno lasciata usare un'altra volta.
“Dammi retta Lily, c'è un modo per riportarla indietro, non era una strega qualsiasi. Serve il sangue delle persone che ha odiato di più, e a causa delle quasi ti ha perso.”
“Vai all'inferno!” urlò Lily calciando la sedia nella sua direzione, ma lui la scagliò di lato.
“Come preferisci...” Tremotino sorrise in maniera sinistra e tese una mano verso di lei.


Salve a tutt@.
Sono riuscita a pubblicare stanotte, non vedevo davvero l'ora, ho dovuto dedicare un po' di tempo al personaggio di Lilith per approfondirlo e spiegarlo tante cose. Certo, le mie sono tutte teorie in base anche alla quarta stagione, quindi spero il plot twist vi sia piaciuto; fatemi sapere con le vostre recensioni.
A presto!
Nemo

 

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Capitolo 10
*** La verità negli occhi ***


La verità negli occhi


Dopo aver deciso di portare di nuovo Gold fuori dai confini della città, Regina ed Emma avevano lasciato la stazione di polizia ed erano andate alla biblioteca da Belle. L'orologio dell'edificio segnava le 8:20 del mattino, Emma iniziava a sentirsi stanca, ma l'adrenalina la teneva in piedi. Regina accanto a lei la fissò quando scesero dal maggiolino giallo.
“Stai bene?” chiese la bruna con tono preoccupato.
“Sì, ma appena chiudiamo questa storia ci fiondiamo da Granny a mangiare, sto bramando un sandwich con formaggio grigliato.” disse Emma sorridendo, Regina roteò gli occhi ma stava sorridendo.
“Incredibile come tu riesca a pensare al cibo persino in questi momenti.”
“Che c'è di male?” Emma sorrise innocentemente, poi aprì la porta della biblioteca e fece segno a Regina di entrare.
“Almeno sono sicura che sei in te in questo momento” lanciò uno sguardo provocatorio alla bionda e la anticipò dentro l'edificio. Belle era già lì, Will era con lei e stavano bevendo un caffè e consultando un libro quando le due entrarono.
“Non è mai un buon segno quando vi presentate insieme qui.” disse la rossa sospirando e chiudendo posando il bicchiere con il caffè.
“Già... ci serve il tuo aiuto.” Emma lanciò un'occhiata a Will e lui capì: volevano privacy.
“Io vado a prendere qualcosa al Granny, chiamami quando avete finito.” disse il giovane sorridendo alla bibliotecaria, la baciò sulla guancia e si avviò all'uscita lasciando le tre donne da sole. Ci volle un po' per ragguagliare Belle su quello che stava succedendo.
“Tremotino è qui?” chiese Belle, il suo viso impallidì.
“Sì, è riuscito ad entrare nei nostri confini grazie a Lilith. Devo chiederti se puoi venire con noi e portare il suo pugnale.” Emma era preoccupata per la sua reazione, ma sapevano di dover insistere.
“Io non...” le mani di Belle tremarono e strinse più forte il libro che aveva tra le mani.
“Belle, capisco che sia difficile per te, ma abbiamo bisogno di quel pugnale per essere sicure che non succeda nulla.” intervenne Regina, cercò di incoraggiare la rossa stringendole delicatamente il braccio. Emma era stupita, non era esattamente da Regina fare la persona calma e comprensiva, ma del resto entrambe erano state manipolate da quell'uomo sebbene per ragioni distinte.
“Vi darò il pugnale, ma non voglio esserci. È stata sufficiente l'altra volta per me, non riuscirei a rivederlo e ripetere una cosa simile, sto cercando di andare oltre.” Belle sospirò e lasciò il libro sul bancone vicino al registro dei prestiti, prese la giacca e andò con loro al negozio di antiquariato che era di Gold. Presa una chiave da lì si diressero verso la vecchia fattoria di Zelena. Emma e Regina non dissero nulla durante il tragitto, continuarono semplicemente a seguirla. La rossa si fermò al limitare del bosco, contò alcuni passi e si chinò per smuovere la terra e dissotterrò uno scrigno in legno. Si capiva che fosse di buona fattura nonostante la terra che si era incrostata sulla superficie, aveva delle incisioni geometriche sul coperchio e una piccola pietra chiara era stata incastonata per spiccare sul legno scuro. Belle lo aprì con la chiave presa dal negozio e ne tirò fuori un panno. Ne estrasse il pugnale del Signore Oscuro e si voltò a guardare le altre due donne con tristezza mentre glielo porgeva.
“Grazie, Belle.” disse Emma, prese il pugnale e lo riavvolse nel panno prima di infilare il fagotto sotto la giacca.

Quando furono di nuovo sedute nel maggiolino Emma si voltò verso Regina prima di avviare il motore e fissò la donna intensamente.
“Che c'è Swan, vuoi andare ora al Granny per caso? Non mi sembra il momento di mettere il tuo stomaco in cima alla lista delle priorità.” Regina guardava Emma con aria perplessa, ci fu un momento di silenzio e, dagli occhi dell'altra donna, la bruna capì che non si trattava della fame della bionda che si sarebbe dovuta preoccupare.
“Sei ancora decisa a tornare alla Foresta Incantata?” una domanda diretta, senza giri di parole, che richiedeva una risposta altrettanto diretta. Emma fissava i profondi occhi nocciola di Regina e vi lesse incertezza, in mezzo a un agitato mare di emozioni che lottavano tra di loro.
“Ti sembra il momento di discutere di questa storia, davvero? Pensavo che dovessimo salvare la città.” Regina cercò di controllarsi e restare lucida.
“È importante. Lo è per Henry... e lo è per me.” quell'ultima parte Emma l'aveva detta tirando fuori il proprio coraggio. Pensava che entrambe avessero capito ormai e, anche se non c'era mai il momento di parlare chiaramente, da qualche parte bisognava iniziare. Regina non riusciva a sostenere l'intensità di quello sguardo, si concentrò nel levarsi i guanti e sospirò mentre decideva cosa rispondere. Non poteva fare a meno di pensare alle migliaia di volte che li aveva ammirati in silenzio, in cui il loro verde brillante l'aveva incoraggiata a cercare la parte migliore di sé, quella che riuscivano sempre a vedere, quella che Emma cercava sempre di proteggere. Non poté nemmeno fare a meno di ricordare il terrore che aveva provato quando quelle iridi erano diventate scarlatte la notte anteriore, quando erano degli occhi freddi e distanti che non la riconoscevano, svuotati di qualsiasi emozione. Regina era convinta che poche cose l'avessero spaventata così nella sua vita, che l'avessero fatta sentire persa e finita come quegli occhi, che aveva sempre visto pieni di emozioni, essere totalmente vacui. La bruna non era più sicura di quello che doveva fare, sapeva cosa volesse, ma non se avrebbe potuto ottenerlo e questo la spaventava. Ancora una volta si trovava a un passo dalla felicità, ma aveva talmente tanta paura di poter credere di ottenerla per poi vedersela scivolare tra le mani, che pensava sarebbe stato più facile chiudere gli occhi davanti a quello barlume di speranza.
“Non lo so” disse sinceramente, cercando di controllare il tremore della voce “E tu rimarrai accanto a Lily?” non era riuscita a trattenersi dal chiederlo.
“Cosa? No.” Emma sembrò scioccata da una simile ipotesi “In primis, non ho mai voluto stare con lei...”
“Ma quel tatuaggio?” chiese Regina confusa indicando il polso della bionda.
“È un segno di amicizia e forse era anche per non dimenticare l'errore che avevo fatto con lei, ma non significa nient'altro, da tempo ormai.” il suo tono era calmo, sicuro ed Emma scrollò le spalle. Regina si sentì confortare da quelle parole e immediatamente capì perché Emma era riuscita a resistere all'incantesimo di Lilith. L'altra donna pensava di poter sfruttare l'affetto che Emma nutriva per lei, pensando fosse amore, invece... Sapevo che mi avresti vista. Le parole che le aveva sussurrato la succube all'orecchio la notte prima, riferite al bacio con Emma, le echeggiarono nella mente. L'aveva fatto per separare Emma e Regina, in questo modo aveva pensato di poter controllare definitivamente la bionda, ma non era stato così. Quel pensiero scaldò il cuore della bruna e le sue labbra si allargarono nell'accenno di un sorriso.
“Che c'è?” chiese Emma vedendola sorridere.
“Penso che abbiamo buone probabilità di successo.” quella frase poteva riferirsi a molte cose, Regina non specificò cosa ed Emma non lo chiese, le bastava vederla sorridere. Nei suoi occhi castani ora Emma riusciva a leggere serenità, forse... Speranza? Emma si sentì contagiare da quello sguardo e sorrise, pensando che forse ci sarebbe stato un modo per sistemare tutto, per avvicinarsi a lei.
"Sì, insieme possiamo farcela" disse Emma. Accese il motore e in quel momento si sentì il boato di una forte esplosione, una colonna di fumo si alzava dalla direzione della stazione dello sceriffo.
“Gold!” dissero le due donne contemporaneamente.

Emma scese dalla macchina e si diresse correndo verso l'edificio in fiamme della stazione. Dovette superare diversi detriti e sfondare ciò che restava della porta con un calcio per riuscire a passare. Un'ondata di fumo l'avvolse mentre si addentrava negli uffici. Tenne il braccio sul viso a tapparsi naso e bocca, ma l'odore acre del fumo le bruciava comunque la gola. Il muro delle celle era in parte crollato nell'esplosione, di Gold non c'era traccia. Maledizione.
“Lily!” urlò Emma mentre faceva zigzag tra i resti dei mobili saltati in aria per arrivare alla stanza degli interrogatori. La porta era scardinata, non sapeva dire se per l'impatto dell'esplosione o da Gold, ma Lily non era lì dentro. Tra imprecazioni varie, Emma prese l'estintore che c'era in quella stanza e se lo portò dietro. Effettivamente le tornò utile perché le fiamme all'ingresso stavano peggiorando, così lo usò per spegnere quelle più piccole che c'erano intorno alle celle e passare dalla stessa via di fuga di Gold.

Mentre Emma era corsa nella stazione, Regina aveva fatto il giro largo intorno all'edificio. Sentiva le sirene dei vigili farsi più forti, dovevano essere in arrivo. La bruna camminò a passo svelto, aveva avuto la giusta intuizione: Gold stava trascinando Lily fuori passando dal retro della stazione; sebbene prima non ci fosse un'uscita sul retro, Gold l'aveva creata con l'esplosione.
“Fermo!” intimò Regina.
“Mia cara, non metterti ancora sulla mia strada.” disse lui.
“Pare che ci fossi già.” Regina scagliò un incantesimo verso l'uomo, ma lui lo deviò.
“Vuoi davvero sfidarmi?” l'uomo rise e scomparve, trasportandosi alle spalle di Regina per attaccarla ma anche lei deviò l'incantesimo che venne lanciato contro di lei.
“Immagino che scopriremo se l'allieva ha superato il maestro.” la bruna sorrise. Il tempo di un battito di ciglia sembrò dilatarsi. La scarica di adrenalina stava attraversando il corpo di Regina, che sentiva il sangue scorrere veloce e pulsare sotto la pelle insieme al lieve formicolio dato dalla magia. L'aria era carica di elettricità statica, l'odore del fumo riempiva i polmoni di entrambi e il calore delle fiamme che avvolgevano l'edificio accanto a loro scaldava i loro visi. Il lieve sorriso di Gold si spense ed entrambi lanciarono il proprio incantesimo: una luce amaranto e una nera si scontrarono creando una deflagrazione di fulmini intorno a loro, che andarono a colpire l'asfalto, gli alberi e i lampioni danneggiandoli irrimediabilmente.
Emma uscì dalla stazione tossendo e faticando a riprendere il respiro normale. Si poggiò contro un albero che c'era più avanti per riprendersi. Tra occhi, gola e polmoni non sapeva cosa le si fosse infiammato di più. Uno schianto sul tronco a cui era appoggiata la fece balzare di lato, guardò verso la strada, il fumo intorno a lei fortunatamente era meno denso adesso, permettendole di mettere a fuoco una scena che la lasciò basita: Regina stava affrontando Gold. Emma lasciò cadere l'estintore e corse verso di loro, ma Gold la vide, si spostò deviando l'incantesimo di Regina e lanciandone immediatamente un altro per rallentare la bionda. Emma lo contrastò facendosi scudo e raggiungendo la bruna.
“Che stai facendo?” chiese Emma preoccupata.
“Lo tenevo occupato mentre mi raggiungevi.” disse lei senza distogliere lo sguardo dall'uomo, ma non ebbero molto altro tempo perché Gold scagliò un incantesimo nella loro direzione. Le due donne si mossero contemporaneamente, i loro incantesimi si scontrarono singolarmente contro quello di Tremotino.
“Non ce la farete!” urlò Tremotino tra le risate. Il suo incantesimo in effetti era molto potente e si stava man mano avvicinando alle due donne, stavano opponendo una strenua resistenza, ma Gold riuscì a sopraffarle con un impeto di forza. Le due donne vennero proiettate all'indietro, Regina andò a finire contro una macchina incrinandone il vetro del parabrezza, mentre Emma cadde sull'asfalto e rotolò per terra. Il pugnale del Signore Oscuro le cadde dalla manica in cui lo aveva infilato finendo a un metro e mezzo da lei.
“Cosa?!” la voce di Gold tuonò vedendo la daga dalla lama ondulata in grado di controllarlo, corse a raccoglierla, ma le due donne si rialzarono e si scambiarono un cenno di assenso lanciando un altro incantesimo. Questa volta i raggi di magia si intrecciarono e fusero mentre arrivarono a colpire Gold, lui reagì troppo tardi e venne colpito in pieno, per essere poi scagliato lontano e sbattere la testa contro il marciapiede. Emma corse a raccogliere il pugnale mentre Regina teneva sott'occhio l'uomo, pronta a coprire le spalle della bionda.
“Direi che è il momento di approfittarne. Stai bene?” chiese Regina.
“Sì, ma dov'è Lily?” chiese Emma guardandosi attorno e tergendo il sangue che le stava scendendo dalla fronte.
“Sono qui.” rispose una voce. Lily si era riparata dietro delle macchine durante lo scontro, Emma ebbe una strana sensazione, le sembrò che il suo sguardo fosse diverso dal solito. Le sue iridi nocciola sembravano quasi nere, come pozzi di cui non si potesse scorgere il fondo e la salvatrice distolse lo sguardo avvertendo una strana sensazione, come se qualcosa la stesse risucchiando. Respirò lentamente e, quando alzò, lo sguardo vide Regina avvicinarsi a lei e si sentì meglio.
“Senti, ci sono i soccorsi sul davanti dell'edificio, aspetta con loro e non sparire” le disse Emma lasciando il proprio telefono a Lilith, quella annuì e andò via senza dire nulla.
“Sarà meglio per lei che ti dia retta, o le farò rimpiangere i pochi momenti in cui Gold l'ha terrorizzata.” disse Regina, Emma non poté fare a meno di sorridere a quelle parole.
In seguito le donne, insieme a Tremotino, furono avvolte da una nuvola viola e ricomparirono al confine di Storybrooke, dove l'insegna cittadina, che alcuni anni prima aveva avuto uno spiacevole incontro ravvicinato con il maggiolino giallo di Emma, dava il benvenuto ai presenti.



Salve a tutt@.
Mi duole annunciare che questo sia il penultimo capitolo della fanfiction, spero vi sia piaciuta fin qui e che attendiate con ansia l'ultimo capitolo!
Non prometto nulla, ma mi è venuta la vaga idea per un seguito.
Scrivetemi e fatemi sapere la vostra opinione su cosa vi sia piaciuto e cosa no, e grazie di aver seguito la storia!
Ci vedremo presto per l'ultimo capitolo.

Nemo

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Epilogo
 

Lilith aveva raggiunto i soccorsi sull'altro lato della stazione, un vigile del fuoco l'accompagnò fino all'ambulanza e la fecero respirare da una maschera d'ossigeno durante i controlli.
“Sto bene...” disse al medico che le stava facendo seguire la punta della penna per controllare che non avesse danni cerebrali.
“Sembrerebbe di sì, se l'è vista brutta eh?” Whale le porse una bottiglietta d'acqua “Beva.”
“Immagino che stessi iniziando a mancarle.” disse lei prima di bere un sorso d'acqua. Si sentiva meglio di quanto non stesse prima, aveva sempre avvertito una strana affinità con le fiamme, e aveva scoperto da piccola che non si bruciava mai. Anzi, provava una sensazione piacevole quando il suo corpo entrava in contatto con il fuoco, ma questo non lo aveva mai detto a nessuno.
“Per fortuna sembra che i suoi danni non siano mai nulla di cui preoccuparsi.” sorrise poi vide che il telefono che aveva la bruna stava squillando “La cercano.”
“Oh... sono i genitori di Emma, è il suo telefono. Pronto?”
“Non sei Emma.” constatò la voce di Mary Margaret dall'altra parte.
“No, sono Lily. Mi ha lasciato il telefono mentre lei e Miss Strega del secolo andavano al confine per sbarazzarsi di Tremotino.”
“Oh... Stava bene?”
“Sembrava di sì, l'unica andata qui è la stazione.”
“Va bene, vai all'ospedale allora, David ti raggiungerà lì.” disse Mary Margaret.
“Agli ordini.” riattaccò e si voltò a guardare Whale “Sembra che mi dovrete scortare all'ospedale finché non arriverà il principe.”
“Bene, andiamo allora, qui ho finito.” Mentre raggiungevano l'ospedale Lilith continuava a pensare a quello che le aveva detto Tremotino nella stazione. Sapeva che, sebbene l'avesse usata, l'uomo non aveva mentito del tutto.

Al confine della città l'aria sembrava essere completamente immobile, non si sentiva nemmeno il vento tra gli alberi. Era come se tutto intorno alle tre figure che erano comparse da una nuvola viola stesse aspettando di vedere cosa sarebbe accaduto.
Regina ed Emma stavano aspettando, erano passati pochi minuti e sapevano che l'uomo a terra non era rimasto ferito gravemente, quindi le sue ferite si sarebbero rimarginate, era pur sempre il Signore Oscuro e c'era un solo modo per ucciderlo, ma nessuna di loro due avrebbe mai fatto una cosa simile. Gold gemette mentre riapriva gli occhi e si sollevava da terra, il suo abito si era bruciato e strappato in più punti, ma lui stava bene. Emma e Regina erano in piedi una accanto all'altra davanti a lui, capì subito quale fosse la loro intenzione.
“Avreste dovuto gettarmi dall'altra parte mentre ero incosciente” disse lui con un ringhio, fece per scagliarsi contro di loro, ma Regina sollevò il pugnale per arrestarlo.
“Fermo, non lo ripeterò un'altra volta.” disse la bruna.
“Prima di andartene, è bene che sappia che non sono più gradite ulteriori visite e che il cappello verrà distrutto a breve. Quindi: lasciaci in pace.” disse Emma.
“E ora sparisci.” concluse Regina, fece un passo verso l'uomo tenendo alto il pugnale; poteva sentire il pugnale assorbire il suo potere magico, ma rimase salda.
Gold iniziò a retrocedere verso la linea che marcava il confine, i suoi occhi penetrarono le due donne con un'espressione di odio, ma un ghigno continuava a dipingergli la faccia. Sapevano che non si sarebbe arreso, perché Tremotino non avrebbe continuato a vivere senza magia, non riusciva a farne a meno e avrebbe continuato a provare a tornare, soprattutto per riprendere la sua daga. Un passo alla volta arrivò alla linea di confine e la oltrepassò, solo allora le due donne tirarono un sorriso di sollievo, almeno per il momento sapevano di essere al sicuro.
Regina abbassò la lama, le sue mani tremavano, come la volta in cui l'aveva usato per liberare le fate dal cappello magico. Emma se ne accorse e gliele strinse con sguardo preoccupato, la bruna ebbe la tentazione di ritrarsi a quel contatto inaspettato, ma resistette e sorrise debolmente.
“Stai bene?” chiese la bionda.
“Sì, sono solo un po' affaticata. Ogni volta che la uso è come se prosciugasse le mie energie, non capisco perché mi faccia questo effetto.”
“È un artefatto potente e tu hai dei grandi poteri magici, probabilmente è per quello, sfrutta la tua energia.”
“Allora le lezioni di magia che ti ho dato sono davvero servite a qualcosa!” disse Regina compiaciuta “Pensavo che non ci fosse spazio che per le torte di mele e i sandwich al formaggio grigliato in quella testa.”
“Ahahah! Molto divertente signor sindaco. Per sua informazione il qui presente sceriffo le porterà i documenti perché le venga fornita una nuova stazione e lei dovrà firmare un fantastico assegno.”
“Basta che non debba pagarle i suoi pranzi da Granny.” Regina assottigliò lo sguardo.
“Se quello lo offrissi io?” chiese la bionda con aria innocente “Prima di tutto però: penso che Henry ci stia aspettando. Vorrà riabbracciare le sue madri.” Regina annuì, restituì il pugnale ad Emma e la bionda usò l'incantesimo per trasportarle via da lì.
Il confine rimase silenzioso mentre la nuvola di fumo bianco si dissipava. Tutto sembrava essere tornato alla normalità.

Dammi retta Lily, c'è un modo per riportarla indietro, non era una strega qualsiasi. Serve il sangue delle persone che ha odiato di più, e a causa delle quasi ti ha perso.”
Vai all'inferno!” urlò Lily calciando la sedia nella sua direzione, ma lui la scagliò di lato.
Come preferisci...” Tremotino sorrise in maniera sinistra e tese una mano verso di lei.
Tremotino aveva stretto leggermente la mano e la bruna si era sentita occludere la trachea, non poteva respirare. Dopo i primi attimi in cui cercò di lottare e correre verso di lui sentì che le forze la stavano abbandonando, che gli occhi pieni di lacrime le si chiudevano lentamente. Poi sentì qualcosa bruciare dentro di lei, la sua paura mutò in rabbia e la sentì crescere dentro la propria cassa toracica. Ci fu un esplosione e le fiamme già presenti nell'edificio crebbero e li circondarono, a Gold bastò un gesto della mano per tenerle lontane da sé, poi si avvicinò a Lilith lasciandola andare. La bruna cadde a terra e lui l'afferrò per il braccio e la nuca, per poi trascinarla verso l'uscita.

Tua madre ha avuto molti nemici e sono tutti qui, te ne accorgerai.” Tremotino rise.

Lilith sospirò, voleva solo lasciarsi questa storia alle spalle. Istintivamente accarezzò il proprio polso, dove spiccava la voglia a forma di stella. Sentì propagarsi uno strano calore da quel punto e aprì gli occhi notando che la stella stava brillando leggermente, nella sua mente sentì una voce dolce e antica intonare una melodia famigliare, che l'aveva accompagnata tutta la vita e le sue iridi sfumarono dal castano al rosso acceso.

“Mamma! Ma'!” Non avevano avuto il tempo di materializzarsi nel soggiorno del loft che Henry era saltato al collo delle madri per abbracciarle.
“Ciao Henry.” dissero entrambe, stringendolo in un abbraccio di gruppo, in cui la mano di Emma si strinse su quella che Regina aveva poggiato sulla schiena di Henry. Le due donne si scambiarono uno sguardo felice, Emma non voleva esagerare con lei, ma ormai aveva confessato a sé stessa che la promessa che aveva fatto a Regina sperava di poterla realizzare più personalmente di quanto avesse immaginato all'inizio. Henry sciolse l'abbracciò e invitò Ashley ad avvicinarsi stringergli la mano, la ragazza sorrise e le due donne sorrisero ancora di più vedendo i due più sereni.
“Sono sollevata dal fatto che stiate bene, Mary Margaret e David ci hanno detto che è stata una notte lunga e difficile.”
“Grazie di essere rimasta con Henry.” disse Emma.
“E di averlo tenuto fuori dai guai” aggiunse Regina “Sappiamo bene quanto possa diventare avventato come la madre naturale.”
“Hey!” disse Emma con tono offeso, e tutti e quattro risero “A proposito dove sono i tuoi nonni?”
“Con Lilith, l'hanno raggiunta per un controllo in ospedale. La nona stava per restare, ma le ho detto che potevo badare io a Neal, tanto sta dormendo.” disse poi Henry.
“Ottimo, allora possiamo riposarci.” disse Emma buttandosi sul divano “Per caso è tornata Elsa e vi ha congelati lì?” chiese la bionda notando che gli altri tre erano immobili. Henry stava sorridendo in maniera diversa a Regina, ma lei non sembrava altrettanto entusiasta come il figlio.
“Noi andiamo a fare una passeggiata, dato che il pericolo è scampato e il male è stato sconfitto!” disse Henry tirandosi dietro Ashley, prima che le madri avessero il tempo di dire qualcosa la porta si era richiusa ed erano rimaste sole. Emma si era messa a sedere e i loro sguardi si incrociarono, seguì qualche attimo di imbarazzato silenzio, poi Regina scosse la testa sorridendo.
“Oh..be', penso sia il caso che vada a casa anche io.” disse.
“Aspetta” Emma si alzò e prese le mani della bruna tra le sue. Regina si irrigidì, non era abituata a quel tipo di contatto con Emma e replicare due volte nel giro di mezz'ora iniziava ad essere molto per lei, nonostante il tocco dell'altra donna le producesse un certo sollievo. Dopo tutto quello che avevano passato, dopo quello che era successo la notte prima vedere gli occhi di Emma tornare a brillare come sempre la rincuorava. Regina sapeva di essersi legata molto a lei, più di quanto avrebbe mai ammesso forse e la cosa la faceva sentire felice e allo stesso tempo spaventata.
Emma guardò gli occhi nocciola di Regina e sentì un calore rassicurante dentro di sé, lo sentiva nascere nella cassa toracica ed espandersi, allungarsi fino alle mani e prolungarsi verso la bruna. È magia? si chiese. Qualsiasi cosa fosse era reale, cosa non lo era in quella città? E qualsiasi cosa poteva diventarlo, come le aveva insegnato suo figlio: bisogna solo crederci. La scorsa notte aveva rischiato di fare del male alla propria famiglia, di distruggere quanto di più caro avesse, tutto ciò che aveva sempre desiderato da quando ne aveva ricordo e se non era accaduto era soprattutto grazie a Regina. Emma era fermamente convinta che fosse grazie a lei che si era salvata dal compiere quelle atrocità, era stata lei a riportarle alla mente Henry, era con lei che aveva vissuto il dramma di rischiare di perderlo già una volta sull'Isola che non c'è; tutti quei momenti che avevano passato ad aiutarsi a vicenda, a rincorresi e a tenersi lontane, le avevano legate in maniera indissolubile.
“C'è una cosa che voglio darti da un po' di tempo, aspetta qui.” inaspettatamente la bionda le diede un bacio sulla guancia e poi sparì sulle scale che portavano alla sua camera. Regina si portò una mano alla pelle, le sembrava di sentire ancora le labbra di Emma e si sentì un vago calore scaldarle gli zigomi. La loro discussione in macchina era stata interrotta dall'incendio alla centrale, erano sempre state interrotte da qualcuno o qualcosa ogni volta che Emma aveva quello sguardo. Le sue pupille si dilatavano leggermente e le sue iridi sembravano acquisire un verde più scuro; Regina si sentiva ipnotizzare da quello sguardo, ma spariva perché accadeva sempre qualcosa o perché lei stessa non riusciva a continuare a guardare la bionda negli occhi. Lo sguardo di quando le assicurava che le sarebbe stata accanto e l'avrebbe aiutata a trovare il suo lieto fine. Scosse la testa quando sentì Emma tornare indietro e si torse le mani cercando di distrarsi.
La bionda sorrise, sembrava un po' in imbarazzo, ma le porse un pacchetto sottile, avvolto da una carta floreale con disegnate delle rose. Sembravano quelle del suo giardino, le stesse che profumavano la sua casa, gli unici che Henry accettasse in giro per casa e che a volte Emma si fermava ad annusare con un sorriso. Regina lo prese titubante chiedendosi quale fosse l'occasione, sbatté le palpebre aspettandosi che Emma cambiasse idea o dicesse di essersi confusa; ma l'altra la guardava in attesa, aveva intrecciato le mani e giocherellava con le dita.
“Io... non so cosa dire” disse Regina.
“Allora non dire nulla” ed ecco che quello sguardo era fisso nei suoi occhi “Aprilo.”
La bruna sospirò e si decise a scartare il regalo. Cercò di danneggiare il meno possibile la carta, perché le era piaciuta già quella, poi si ritrovò tra le mani un cofanetto quadrato, largo e basso di velluto blu e sentì mancarle il fiato. Lanciò un'occhiata sconcertata ad Emma che le sorrideva incoraggiante, così lo aprì.
“Emma... è bellissimo” Regina non credette ai propri occhi. Tirò fuori dalla scatola un sottile bracciale d'argento da cui pendeva una piuma d'oro bianco.
“Ti piace? Ero così indecisa tra quella e la mela. Ero davvero combattuta, ma poi ho pensato che quella fosse più adatta per simboleggiare la donna che sei: libera, fiera e forte.” Emma l'aiutò a mettere il bracciale al polso, e Regina le strinse la mano. I loro sguardi si incrociarono, talmente magnetici e attratti l'una dall'altra che si ritrovarono a un soffio di distanza prima di rendersene conto. Regina guardò per un attimo le labbra sottili e rosate di Emma, e si accorse che anche lei aveva abbassato lo sguardo sulle sue labbra carnose e rosse; la bruna avrebbe voluto lasciarsi andare, ma aveva paura di fare un errore. Stava per fare un passo indietro, ma Emma strinse di più la sua mano e intrecciò le dita dell'altra con quelle di Regina.
“Regina...” quel sussurro provocò alla donna un brivido che le percorse la schiena, i loro occhi erano persi gli uni negli altri “Se me lo permetterai, vorrei essere io a renderti felice.”
La bruna si sentì mancare un battito, l'emozione proruppe in un sorriso di incredulità. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi, e prima che qualche singhiozzo le impedisse di parlare si affrettò a rispondere:
“Sì, Emma Swan, desidero che sia tu!” le due sorrisero e finalmente si scambiarono un bacio, la loro felicità era tale che propagarono una luce bianca accecante rilasciando magia pura. Le due si strinsero tra le braccia, sebbene non potessero non intervallare con altri sorrisi e risate che le due liberarono per la gioia.
Era uno dei momenti migliori che avessero vissuto fin'ora.


Dunque siamo giunti al finale, spero la storia vi sia piaciuta e se prossimamente scriverò un seguito lo troverete qui su EFP!
Aspetto con ansia le vostre recensioni, grazie di avermi seguita e se la storia vi è piciuta: spargete la voce :D
A presto,

Nemo

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