Capitolo 2
Erano passati due giorni dal mio incontro con
Jeanine e, mentre facevo
la fila davanti al buffet della colazione, ripensai alla mia scelta.
Non ne
avevo parlato con Fiamma, un po’ perché sapevo che
la sua risposta non mi
sarebbe piaciuta e un po’ perché non avevo voglia
di discutere anche con lei.
Era bastata la reazione di Richard che, sebbene non avesse aperto
bocca, mi era
girato al largo per tutte e quarantotto le ore che la Capofazione
Erudita mi
aveva dato a disposizione.
Non avevo mai fatto caso prima d’ora a
quanto fosse diventato parte
integrante della mia vita, ma quella lontananza forzata mi aveva fatto
capire
cosa significasse davvero la nozione di “migliore
amico”.
Mi servii una generosa porzione di uova
strapazzate e bacon e presi
posto accanto a lui. Piluccava il cibo svogliatamente, cosa strana per
uno che
solitamente divorava qualsiasi cosa trovasse a portata di mano, e stava
chiaramente fissando un punto imprecisato del tavolo per non essere
obbligato a
guardarmi.
- Mi stai evitando. E non provare a negarlo, sai,
sono piuttosto
intelligente – esordii.
In condizioni normali Richard avrebbe sfoggiato
uno di quei sorrisetti
ironici e avrebbe fatto una battuta sugli Eruditi e il loro acume, ma
non diede
segno di avermi sentito.
- Rich … - iniziai.
Detestavo il tono con cui avevo pronunciato il suo
nome, sembrava una
disperata richiesta d’attenzioni, quasi una supplica.
E io non supplicavo … mai.
Però ottenni l’effetto
desiderato perché gli occhi color mogano di
Richard abbandonarono l’attenta analisi del tavolo e si
puntarono nei miei.
- Credevo che non avrei mai visto il giorno in cui
il grande mr pezzo di
ghiaccio si abbassa a pregare qualcuno. –
C’era appena una punta di sarcasmo nella
sua voce; non la quantità con
cui solitamente mi avrebbe sbeffeggiato, ma era pur sempre meglio di
niente.
- Non ti stavo pregando, tanto per essere chiari,
ma questo silenzio radio
cominciava a spazientirmi – ammisi.
Questa volta ottenni un vero sorriso.
- Sì, devo proprio esserti mancato,
stai cominciando a parlare come me. –
- Allora saprai che sono davvero in grossi guai,
il mio incredibile
intelletto si sta annullando sotto il peso della tua eredità
da Candido. –
- Che? – dimmo all’unisono,
scoppiando a ridere.
- Come non detto, neanche io ho idea di quello che
mi è uscito dalla
bocca – confessai.
- Bene, perché qualunque cosa fosse non
aveva affatto senso. –
Richard mi rivolse una delle sue occhiate
sornione, sempre pronte a
prendere in giro chiunque si trovasse davanti.
Sì, le cose tra di noi erano finalmente
tornate alla normalità.
- Quindi a che ora hai appuntamento con Crudelia?
– chiese, tra un
boccone e l’altro di uova. Il suo appetito sembrava aver
ripreso vigore di pari
passo con il suo umore.
- Per le dieci e mezza; spero che finisca presto.
–
Annuì, gemendo solidale. – A
Crudelia piace un sacco stare a sentire il
suono della propria voce. –
Il fatto che un narcisista egocentrico come lui
accusasse qualcun altro
di fare altrettanto era a dir poco ridicolo.
- Senti da che pulpito. –
- Ehy, ascoltarmi parlare è uno dei
piaceri della mia vita. –
Ecco, appunto.
Avevo già detto che il mio migliore
amico era patologicamente senza
speranze?
- A Fiamma l’hai detto? –
chiese a bruciapelo.
Improvvisamente un’ondata di nausea mi
attanagliò lo stomaco. Spinsi via
il piatto, la fame mi era completamente passata.
- No, non ne sa nulla. –
Richard emise un fischio flebile. –
Ahia, s’incazzerà, soprattutto se
non sarai tornato alla Residenza quando tutti gli iniziati avranno
fatto il
loro ingresso. –
Già, era il giorno della Scelta.
Me ne ero completamente dimenticato.
Fortunatamente quell’anno sarebbe
toccato a Max accogliere gli iniziati sul tetto e avrei potuto evitare
quella
tortura; non ero un baby sitter, malgrado spesso e volentieri Max
finisse con
il dimenticarsene.
Come se avesse letto nei miei pensieri, scosse la
testa: - Ti copro io
se tardi. Ma ti avverto: se Fiamma comincia a torturarmi
psicologicamente ti
abbandonerò al tuo amaro destino. –
Che cuor di leone.
Sul serio, era commovente sapere quanto non si sarebbe impegnato nel salvarmi da
un brutale omicidio a
opera della mia fidanzata.
Perché Fiamma inspiegabilmente non
aveva alcun problema nel fare da baby
sitter ai due gemelli demoniaci, meglio conosciuti come i figli di Max,
ma non
sopportava l’idea di doversi occupare di un gruppetto di
sedicenni.
Sospirai.
- Tornerò il prima possibile, non
è che muoia dalla voglia di stare in
mezzo a quelli, sai. –
- E perché? Una bella mattinata in
mezzo ai Lassi, non sai quanto t’invidio
– rise, utilizzando il nomignolo dispregiativo che gli
Intrepidi avevano
attribuito agli Eruditi.
Non dissi nulla, limitando a far parlare il mio
sguardo. Sapevo come
dovevo apparire: truce e rassegnato a camminare verso il patibolo. Una
forca
bianca e blu con terribili occhiali da vista squadrati e molto
antiestetici.
*
Vidi
una sagoma precipitare
verso la rete di sicurezza; i miei occhi m’ingannavano oppure
si trattava
davvero di un’iniziata vestita di grigio? In tutta la mia
vita avevo visto solo
due Rigidi saltare giù da quel tetto, uno dei quali
l’avrei strangolato a mani
nude con somma gioia. Era una ragazzetta bionda con grandi occhi grigio
azzurri
e un fisico gracile. Aveva il fiato mozzato, probabilmente a causa
dell’impatto
e dell’adrenalina ancora in circolo, e guardava Quattro come
se non avesse mai
visto un ragazzo prima d’ora.
-
Non ci posso credere! Una
Rigida che salta per prima? Non potevo perdermela. –
La
voce di Fiamma giunge alta e
cristallina tra il borbottio di chi è abbastanza vicino alla
rete per notare l’abbigliamento
dell’iniziata.
-
C’è un motivo se se n’è
andata. –
Quattro
sembra quasi divertito
mentre le risponde e se potessi guardarlo negli occhi ne avrei la
conferma. Non
mi capita spesso di vederlo sorridere, se non quando Fiamma interviene
durante
i nostri battibecchi e mi intima di smettere d’importunarlo.
Il fatto che quei
due siano grandi amici non mi è mai andato giù.
Ma
non sono geloso, insomma
Quattro é così Rigido che al confronto un muro di
cemento armato é soffice e
delicato come un gattino, anche se non sono mai riuscito a capire come
due
persone tanto diverse possano andare d’accordo.
-
Dai l’annuncio, Quattro –
dice allegra.
Ecco,
Eaton é una delle poche
persone sulla faccia della terra che non sia mai riuscito a farla
arrabbiare a
quanto ne so. Mentre io … beh, credo di detenere ormai una
specie di record;
sono un vero esperto nel farle perdere le staffe e la cosa mi diverte
parecchio. La trovo sexy e decisamente eccitante mentre mi urla contro.
Ho
una sfera sessuale alquanto
disturbata, ne sono consapevole.
-
Prima a saltare: Tris. –
Rimango
immobile mentre il
resto dei presenti l’acclama a gran voce. Non mi presto a
scenette da
adolescente isterico come quelle. Ho una certa reputazione da mantenere
io.
La
seconda a rimbalzare sulla
rete é una Candida dai capelli rossi come le fiamme
crepitanti di un caminetto
e gli occhi dello stesso verde delle fronde degli alberi nei boschi.
Raggiunge
la Rigida e da come
si danno di gomito capisco che hanno già avuto modo di fare
conoscenza durante
il viaggio in treno.
Seguono
un altro Candido, un
Erudito che mi ricorda tremendamente me stesso in una versione bionda e
dagli
occhi blu, e l’ennesima Candida.
Oh,
accidenti, ma quanti ce ne
sono quest’anno?
Li
conto velocemente: undici
trasfazione e dieci interni. Ventuno, di cui solo dieci otterranno un
posto
nella Fazione.
Dal
canto mio so già su chi
puntare: Edward, la mia versione sbiadita da sedicenne, Peter, che per
qualche
strano motivo mi fa pensare che abbia la stoffa giusta per farsi strada
qui
dentro, e la Candida rossa di nome Riley, ha una scintilla battagliera
negli
occhi che mi ricorda Fiamma. Tra gli interni Uriah e Lynn dovrebbero
avere
gioco facile nell’ottenere un buon piazzamento, li ho
osservati spesso durante
i loro allenamenti.
Degli
altri cinque posti
rimasti non m’interessa; difficilmente sbaglio nel valutare
un iniziato e
nessuno degli altri mi ha colpito in alcun modo.
Li
lascio proprio mentre
Quattro e Fiamma cominciano la loro visita guidata per il quartier
generale.
Una parte di me, quella sadica, vorrebbe essere presente nel momento in
cui
quei ragazzini vedranno per la prima volta la camerata. Per non parlare
poi dei
bagni … solo quelli sono tranquillamente capaci di spegnere
qualsiasi entusiasmo.
Decido
di farmi una doccia
prima di andare a cena. Voglio togliermi di dosso la sgradevole
sensazione di
avere un odore da Erudito.
Lo
so che é una cosa davvero
stupida, ma non posso fare a meno di pensare che stare un paio
d’ore nel loro
quartier generale possa avermi attaccato qualche strana influenza da
Lasso.
Provo ad immaginarmi con un paio di quegli orrendi occhiali.
Rabbrividisco; no,
decisamente non fa per me.
Venti
minuti più tardi mi sento
nuovamente “Eric il Capofazione duro a morire” e
sono pronto per fare il mio
ingresso in mensa.
La
prima impressione é quella
che conta e perciò é fondamentale che gli
iniziati siano intimoriti da me fin
da subito. Indosso la mia migliore espressione gelida e cammino a passi
decisi
tra i tavoli.
Con
la coda dell’occhio noto
che Quattro é seduto insieme ai trasfazione e che Fiamma si
é appena alzata per
raggiungermi.
Spero
solo che non abbia saputo
dove sono stato, confido che Richard abbia mantenuto la promessa di
coprirmi.
-
Ehy – dice con un sorriso.
Non
sembra arrabbiata, quindi
non ne sa nulla.
-
Ehy – replico, lasciando che
la mia mano trovi automaticamente la sua e l’attiri verso di
me. Poso le mani
sui suoi fianchi, scostando di poco la maglietta affinchè i
miei polpastrelli
possano sfiorare quella delicata pelle alabastrina.
Disegno
lenti ghirigori
ghignando compiaciuto quando la sento fremere sotto il mio tocco. Adoro
il modo
in cui il suo corpo risponde al mio. Sembrano essere stati creati per
essere
fusi insieme.
-
Max ti ha tenuto impegnato
per molto? –
Scuoto
leggermente la testa in
segno di diniego.
-
Un paio d’ore, ma sono
arrivato in tempo per assistere al salto. –
Arriccia
appena il labbro
inferiore, in quel broncio sexy che mi fa venire voglia di sbatterla al
muro e
strapparle i vestiti di dosso.
Mi
sforzo di trattenermi, non
vorrei traumatizzare le fragili menti di quei sedicenni.
Poi
le mie dita s’intrecciano
alle sue e mi ritrovo a seguirla docilmente verso il tavolo di Quattro.
E tanti
saluti all’idea del Capofazione forte e sicuro di
sé, borbottò tra me e me.
Mi
lascio cadere accanto al Rigido
senza un cenno di saluto né a lui né alle
iniziate.
-
Oh oh, una Rigida – esclamo,
beffardo, come se mi fossi accorto solo in quel momento della sua
presenza.
-
Si chiama Tris – precisa
Fiamma, punzecchiandomi un braccio con la forchetta. Ho come la brutta
sensazione che la trovi simpatica. E io non posso sopportare la
vicinanza di un’altra
Rigida. No, non un’altra volta. Comunque le rivolgo
un’occhiata divertita: - Ma
davvero? Allora presentamele. –
-
Tris, Christina e Riley –
riepiloga, partendo dalla Rigida per finire con la rossa.
Sì,
sembra che le ragazze le
siano davvero simpatiche e di tanto in tanto lancia delle occhiate
strane a
Quattro. Ha sicuramente qualcosa in mente, ma decido che me ne
farò parlare più
tardi. Possibilmente dopo averla spogliata e aver toccato
abbondantemente ogni
centimetro di quel corpo tonico.
Comunque
la vicinanza di Eaton
può sempre tornarmi utile in quel momento.
Tamburello
con le dita sul
tavolo, prendendo tempo. – Che hai fatto di recente?
–
Probabilmente
a chiunque non ci
conosca potrebbe sembrare una domanda innocua e amichevole, ma Fiamma
sa bene
come stanno le cose tra noi due e drizza le orecchie
all’istante.
-
Niente di che. –
-
Max mi ha detto che voleva
parlarti, ma che non ti sei fatto vedere. Mi ha chiesto di scoprire
cosa
succede – lo informo.
Non
sembra molto contento.
Non
che la felicità del Rigido
sia una delle mie preoccupazioni, ovviamente.
-
Digli solo che sono contento
di ciò che faccio. –
Mi
ha preso per una specie di
fattorino porta messaggi? Ho fatto ciò che mi chiedeva Max
perché lui é al vertice
della gerarchia di comando, ma non ho alcuna intenzione di estendere il
favore
a lui.
-
Quindi vuole offrirti un
lavoro – mi limito a rispondere, assottigliando lo sguardo.
Sembra
proprio che i miei
sospetti siano appena stati confermati.
-
Così pare. –
-
E a te non interessa. –
-
È da due anni che non mi interessa
– chiarisce.
Bene,
spero davvero per la sua
salute fisica e mentale che non cambi idea. Sarebbe seccante dover
farlo fuori,
perché Fiamma mi terrebbe il muso a oltranza se sapesse che
sono implicato nel
brutale omicidio del suo migliore amico. Se devo essere sincero questa
é l’unica
cosa che mi frena.
-
Bene, speriamo che lo capisca
– decreto, alzandomi dal tavolo.
Per
una sola sera ho fatto il
pieno di Eaton che il mio autocontrollo é in grado di
sopportare. Lancio un’occhiata
interrogativa a Fiamma, che scuote la testa lasciando ondeggiare le
lunghe onde
corvine lungo la schiena.
-
Rimango a mangiare qui, devo
parlare con Quattro. –
Annuisco.
Non
sono uno di quei fidanzati
sdolcinati e appiccicosi che devono stare perennemente appiccicati alla
propria
ragazza. Abitiamo nello stesso appartamento, posso tranquillamente
passare una
mezz’ora di tempo senza di lei. Specialmente
perché Richard si è già voltato
verso di me e ha alzato una mano per attirare la mia attenzione.
Sta
mangiando al tavolo con
Reaper e Bas e in condizioni normali non mi unirei a loro neanche
morto, ma la
curiosità ha la meglio.
-
Che ci fai con questi? –
chiedo sottovoce, sedendogli accanto.
-
Organizziamo la serata d’apertura
dell’iniziazione per domani sera. –
Adesso
mi é tutto più chiaro.
Richard si unisce a loro solo quando si tratta di fare baldoria. Dal
canto mio
non sono mai stato un amante delle feste, ma stare sotto le stelle a
farmi un
goccetto non mi dispiace affatto.
Ascolto
distrattamente i loro
programmi per tutta la durata della cena e poi raggiungo
l’appartamento.
Sono
così stanco che sono certo
di crollare non appena toccherò il letto, ma cambio idea non
appena la vedo
sdraiata sul copriletto.
I
capelli neri creano un
contrasto seducente con il color borgogna del letto sotto di lei. Ha
tra le
mani un bicchiere pieno a metà di liquido ambrato e lo
sorseggia piano mentre
sfoglia pigramente un libro.
Il
fatto che trovi sexy una
ragazza mezza nuda intenta a leggere mentre beve del bourbon lascia
intendere
che ci sia ancora qualcosa di Erudito in me. Alza lo sguardo su di me,
sorridendo sorniona.
-
Hai intenzione di rimanere
fermo lì ancora per molto oppure mi fai compagnia?
–
Ho
una vaga idea di quanto
frastornato devo apparirle. Tuttavia quella domanda maliziosa risveglia
il mio
istinto da predatore e mi avvicino a passi lenti e studiati verso il
letto. Lei
gattona verso il bordo con sensualità, afferrando il bavero
della mia giacca e
trascinandomi giù con lei. La bacio con passione,
assaporando il retrogusto
deciso del bourbon. Sotto all’alcool però si
percepisce ancora in modo
abbastanza chiaro il sapore delle sue labbra.
Sono
passati ben due giorni
dall’ultima volta in cui le sono stato così vicino
e ho potuto privarla di ogni
più piccola traccia di indumenti e in tutto quel tempo il
pensiero del suo
corpo nudo premuto contro il mio mi ha tormentato.
Percorro
ogni centimetro di
quella pelle pallida e perfetta con le mani, le labbra, la lingua e i
denti
finchè non mi fermo tra le sue gambe e la porto velocemente
all’apice dell’orgasmo.
Soddisfatto, affondo in lei. Un centimetro alla volta, con esasperante
lentezza. È di sicuro la tortura più piacevole
che esista, penso mentre la
guardo dimenarsi sotto di me e artigliarmi le spalle come a spingermi a
sbrigarmi nel farla del tutto mia.
E
obbedisco, perché sono
incapace di rifiutarle qualsiasi cosa quando mi guarda con quello
sguardo colmo
di desiderio … specialmente se si tratta di questo.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo (più o meno a tempo di record). Spero
che vi piaccia e
che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
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