Cold as Ice [An Eric Novel]

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

Ero appoggiato distrattamente alla parete del corridoio, dipinta di un bianco perfetto, e stavo cominciando davvero a perdere la pazienza. Non bastava che fossi stato convocato; sì, convocato, come se fossi un comune iniziato privo d’importanza invece che uno dei Capofazione degli Intrepidi, nell’ufficio di Jeanine Matthews e che avessi dovuto raggiungere il quartier generale degli Eruditi. No, adesso dovevo anche aspettare fuori dalla porta che Crudelia, come la chiamava Richard, si decidesse a ricevermi.

La porta venne aperta, strappandomi dalle mie considerazioni, e mi ritrovai gli occhi blu di Jeanine che mi fissavano con gelida incuranza.

- Eric, prego, accomodati. –

Raggiunsi la sedia più vicina, sedendomi con la schiena ben dritta e tutti i muscoli tesi e pronti all’azione. Erano passati due anni da quando avevo fatto la mia Scelta ed ero diventato un trasfazione, ma quella donna aveva ancora la capacità d’intimorirmi.

- Max mi ha detto che volevi parlarmi. Di che si tratta? –

Dritto al sodo, così magari sarei riuscito ad allontanarmi da quel ritrovo di nerd patiti del blu e dell’informatica in tempo per tornare al quartier generale per la cena.

Jeanine fece ticchettare le lunghe unghie sul legno della scrivania.

L’immagine di lei vestita con una suntuosa pelliccia di dalmati si materializzò nella mia mente. La scacciai con decisione. Maledizione a Richard e a quelle sue idiozie che mi ficcava in testa.

- Ritengo che sia giunto il momento di coinvolgerti più attivamente negli affari che riguardano noi e gli Intrepidi. In qualità di ex componente di questa fazione, credo che tu sia la persona più indicata a intrattenere e curare i nostri rapporti. In particolare in merito a un’operazione che ci sta molto a cuore. –

Inarcai un sopracciglio in un muto invito a continuare.

- L’operazione Divergente. Tu sai di cosa si tratta, no? –

- So cosa sono i Divergenti – confermai, annuendo cautamente.

- Pertanto saprai che sono un pericolo per noi e la società che progettiamo di costruire. Un pericolo che deve essere circoscritto il più rapidamente possibile. –

Annuii.

Cominciavo a intuire dove volesse andare a parare, ma ancora non sapevo quanto fosse opportuno sbilanciarmi.

- Esattamente, tu e Max cosa volete che faccia? –

Il sorriso condiscendente di Jeanine evaporò come neve al sole. Si vedeva chiaramente quanto le desse fastidio non essere considerata l’unica leader dell’operazione. Beh, lei poteva pensarla come preferiva ma io adesso ero un Intrepido e non avrei fatto nulla che contravvenisse agli ordini del nostro “grande capo supremo”.

Sì, anche queste erano parole di Richard e, sì, dovevo decisamente smettere di ascoltarlo se volevo conservare un briciolo di sanità mentale.

Avevo lottato con le unghie e con i denti per ottenere quella posizione di prestigio e, sicuro come l’inferno, non me la sarei fatta sfilare da sotto il naso per colpa dei capricci di una quarantenne megalomane.

- Io … e Max -, aggiunse dopo un momento d’esitazione e una smorfia disgustata, - Vogliamo che ti occupi della questione in modo definitivo: trovali e uccidili. Tutti – precisò all’ultimo secondo.

Assottigliai lo sguardo, indagando: - Perché proprio io? –

- Perché Max non rimarrà a capo ancora per molto e perché sono sicura che un ragazzo sveglio e ambizioso come te non correrà il rischio di lasciarsi sfuggire quest’opportunità. –

Si potevano dire molte cose su di lei, ma di sicuro sapeva dove fare pressione per far cedere le persone. Conosceva i desideri nascosti di tutti coloro che la circondavano, doveva essere per forza così oppure tutto il potere di cui disponeva sarebbe andato in fumo.

- Posso pensarci? – presi tempo.

Jeanine annuì con l’aria di chi stava facendo una grossa concessione. – Certo, ci rivedremo tra due giorni e per allora vorrò una risposta. Magari potresti chiedere consiglio a quella ragazza … si chiama Fiamma, giusto? –

L’aveva aggiunto come se nulla fosse, ma il sorriso da serpente che mi stava rivolgendo non lasciava spazio a dubbi. Quell’accenno era stato appositamente voluto.

- Lei cosa c’entra? –

Mi accorsi che il tono di voce si era indurito istintivamente e lo notò anche Jeanine, perché rise di cuore in un misto di divertimento e ironia. Si stava chiaramente facendo beffe di me.

Strinsi i denti, trattenendo l’impulso molto poco galante di mandarla al diavolo o tirarle contro uno di quei vasi pieni di mughetti che adornavano la stanza.

- Naturalmente nulla, tranne per il fatto che è la tua fidanzata, no? A proposito, non sei neanche un po’ curioso di conoscere con sicurezza l’esito del suo test? –

Stava davvero dicendo quello che pensavo?

Fiamma poteva essere Divergente?

Indossai la migliore delle mie facce da poker. Ero bravo in questo, sedici anni da Erudito in compagnia di mio padre e della sua concezione di famiglia perfetta mi avevano insegnato molto.

- Pensi forse di sapere qualcosa che ignoro, Jeanine? – rilanciai.

- Sicuramente. Ma non su di lei: Fiamma è risultata Intrepida al cento per certo. E, nel caso te lo stessi chiedendo, anche il tuo amico Richard ha ottenuto il suo medesimo risultato. Sapere che non corrono rischi potrebbe invogliarti a essere un po’ più disponibile ad accettare il tuo nuovo compito, credo. –

Non era solo questo e i suoi occhi me lo dicevano chiaramente. Jeanine non era brava neanche la metà di me nel mascherare le sue emozioni.

Quella non voleva essere una rassicurazione, ma una minaccia neanche troppo velata.

E a me non piacevano le minacce.

Mi alzai senza curarmi di far stridere le zampe della sedia contro il pavimento di candido marmo.

- Ci penserò; ti farò sapere – conclusi seccamente, uscendo dalla stanza ancora prima di darle modo di aggiungere altro.

Il viaggio di ritorno alla residenza parve interminabile. Una parte di me non trovava nulla di male nell’approfittare della situazione. Le minacce non mi piacevano, questo era vero, ma non andavo pazzo neppure per gli ordini. Non quando non ero io a darli.

Se avessi preso il posto di Max nessuno avrebbe mai più potuto mettere in dubbio la mia leadership, nemmeno quell’insopportabile Rigido che sembrava divertirsi a cercare di minare costantemente la mia autorità.

Era una bella prospettiva.

- Capofazione Eric – salutò una delle sentinelle all’ingresso, scattando sull’attenti.

Gli rivolsi un distratto cenno di saluto per poi incamminarmi lungo il pozzo e varcare l’ingresso della sala mensa.

Fortunatamente la cena era cominciata da appena una manciata di minuti e al mio solito tavolo, quello nell’angolo più lontano e riservato, c’erano già Richard e Fiamma. Storsi il naso quando vidi il Rigido in compagnia di Nicole, Shauna, Zeke e Jesse. A quanto sembrava la mia fidanzata aveva pensato bene di approfittare del mio ritardo per impormi la presenza dei suoi amici.

Meditai sull’ipotesi di girare i tacchi prima di essere visto da uno di loro e far finta di essere arrivato troppo tardi per consumare il pasto, ma il mio stomaco brontolava a gran voce ricordandomi che avevo già saltato il pranzo e che non sarei mai riuscito ad addormentarmi in preda ai morsi della fame.

Così, con un sospiro rassegnato, mi incamminai verso il tavolo.

La prima ad accorgersi del mio arrivo fu Fiamma.

Si voltò verso di me sorridendo e gli occhi parvero brillarle come stelle nel cielo notturno. Stavamo insieme da due anni e da uno convivevamo. Nessuna delle due cose era stata in grado di arginare anche solo lontanamente le emozioni che provavo quando la vedevo. Se fosse dipeso da me l’avrei tenuta stretta tra le mie braccia per tutto il tempo, anche a costo di fare la figura dell’idiota melenso, e sapevo con incredibile sicurezza che non avrei mai permesso a nessuno di farle del male o farla soffrire.

Lei era mia.

La mia gatta selvatica, la mia piccola pantera pronta a drizzare il pelo e a farsi valere quando c’era qualcosa che non le andava bene.

Lo sguardo abbandonò il suo viso e cadde sulla scollatura profonda della canottiera che indossava sotto la giacca di pelle. Una giacca che, tra l’altro, a giudicare da quanto le stava grande doveva essere la mia.

E di romantico non ci fu più niente.

In quell’istante l’unico pensiero che mi passava per la testa era quello della sua scintillante chioma scura sparsa sul mio cuscino e del suo corpo nudo, nascosto dalle mie lenzuola, che si raggomitolava contro il mio.

Presi un respiro profondo, cercando di scacciare via quell’immagine.

Se non l’avessi fatto probabilmente sarei finito con il saltarle addosso in piena mensa e il pensiero di passare per un pervertito esibizionista non mi entusiasmava affatto.

Mi chinai su di lei quanto bastava per catturarle le labbra in un bacio. Un contatto casto, breve, che mi lasciò a corto di fiato e decisamente insoddisfatto. Lei parve capirlo perché mi rivolse una di quelle sue occhiate di fuoco che promettevano un post cena decisamente piacevole.

- Sbaglio o quella è la mia giacca? – chiesi, accarezzandone il bavero e sfiorando con la punta delle dita la pelle alabastrina del collo.

Sorrisi soddisfatto vedendola serrare le labbra per trattenere un sospiro.

- Forse -, ammise sorridendo malandrina, - Perché, la rivuoi? –

Se volevo la giacca?

Certo che la volevo e non solo quella. Volevo anche la canotta, i pantaloni e tutto quello che indossava … per la precisione volevo tutti quegli scomodi e inutili indumenti gettati ai piedi del letto insieme ai miei.

Il sorriso sulle sue labbra si allargò, segno che ancora una volta aveva decifrato alla perfezione i miei pensieri. Un giorno o l’altro avrei dovuto farmi spiegare come faceva a farlo.

- Tienila tu … per il momento -, precisai, - Non vorrei dover cavare gli occhi a qualcuno – conclusi, lanciando un’occhiata piuttosto penetrante all’indirizzo di Reaper che sedeva al tavolo accanto al nostro.

Che non lo sopportassi non era un mistero per nessuno alla Residenza, ma erano in pochi a conoscere il vero motivo della nostra ostilità. E quel motivo era la “ragazza pantera” che mi stava seduta accanto e che in quel momento mi lanciava un’occhiata lievemente contrariata.

Mi posò una mano sull’avambraccio, attirando la mia attenzione. Da quanto mi ricordavo non ero mai stato in grado di ignorarla o rimanere indifferente a lei quando la sua pelle toccava la mia. – Eric, non farlo. –

Fare cosa?

Evidentemente i miei occhi avevano fatto trapelare pensieri molto violenti indirizzati a quel Capofazione da strapazzo senza neanche volerlo.

- Qualsiasi cosa ti stia passando per la testa – replicò, e questa volta fu lei a baciarmi.

E che bacio.

Se quello di prima era stato l’equivalente di un tramonto in riva al mare, dolce e delicato, questo era una notte illuminata dai fuochi d’artificio, inebriante e passionale.

- Stai cercando di distrarmi, eh? – dissi a fior di labbra, divertito.

- Di farti passare la voglia di perdere tempo dietro a lui – mi corresse, sfiorando le mie labbra con le sue mentre parlava.

Annuii mentre con la coda dell’occhio spiavo la reazione di Reaper. Era tornato a concentrarsi sulla sua cena, ma dal modo in cui infilzava l’hamburger senza pietà si capiva che lo spettacolino non doveva essergli proprio piaciuto.

Bas, seduto accanto a lui e intento a lasciarsi imboccare da Josephine, lo guardò incuriosito e poi spostò lo sguardo verso di me e Fiamma.

Parve capire, perché battè una pacca sulla spalla dell’amico nell’evidente tentativo di distrarlo.

- Dove sei stato tutto il pomeriggio? –

La domanda di Fiamma mi prese in contropiede. Non c’era l’accusa che di solito le fidanzate rivolgevano ai propri ragazzi quando questi sparivano per ore senza dire dove andavano, ma solo una sincera curiosità. Era un’ex Candida, dopotutto, e la curiosità faceva parte della sua natura.

- Avevo delle faccende di cui occuparmi. –

- Già, roba da Capofazione, una noia mortale – mi venne in aiuto Richard.

Fiamma annuì. – Devi occupartene anche tu? –

- No. Max ha deciso che doveva farsene carico Eric. Credo che voglia tenerlo il più lontano possibile da Quattro per cercare di averli entrambi tutti interi quando comincerà l’iniziazione di quest’anno – concluse ironicamente.

Fiamma si unì alle sue risate e anch’io abbozzai un piccolo sorriso.

Quando fui certo che non poteva vedermi, rivolsi un lieve cenno di ringraziamento al mio migliore amico. Richard non rispose e dall’espressione cupa che aveva assunto per una frazione di secondo dedussi che lui sapeva davvero tutto e la cosa non gli piaceva affatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Era da un po’ che questo progetto se ne stava abbandonato, solo soletto, nella mia cartella dei file Word. Finalmente ho deciso di ultimare il primo capitolo e di dargli una sistemata prima di pubblicarlo. In pratica come arco temporale ci troviamo poco prima (esattamente due giorni) dell’arrivo di Tris & co alla Residenza. Ho voluto rivedere gli eventi di Divergent e Insurgent con gli occhi di Eric per cercare di spiegare le sue azioni nei libri e spero di riuscirci. Ci saranno tutti i personaggi di “Be dauntless is a tough job but someone has to do it” e tutti quelli presenti nei primi due libri.

Beh, direi che per ora è tutto.

Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

Erano passati due giorni dal mio incontro con Jeanine e, mentre facevo la fila davanti al buffet della colazione, ripensai alla mia scelta. Non ne avevo parlato con Fiamma, un po’ perché sapevo che la sua risposta non mi sarebbe piaciuta e un po’ perché non avevo voglia di discutere anche con lei. Era bastata la reazione di Richard che, sebbene non avesse aperto bocca, mi era girato al largo per tutte e quarantotto le ore che la Capofazione Erudita mi aveva dato a disposizione.

Non avevo mai fatto caso prima d’ora a quanto fosse diventato parte integrante della mia vita, ma quella lontananza forzata mi aveva fatto capire cosa significasse davvero la nozione di “migliore amico”.

Mi servii una generosa porzione di uova strapazzate e bacon e presi posto accanto a lui. Piluccava il cibo svogliatamente, cosa strana per uno che solitamente divorava qualsiasi cosa trovasse a portata di mano, e stava chiaramente fissando un punto imprecisato del tavolo per non essere obbligato a guardarmi.

- Mi stai evitando. E non provare a negarlo, sai, sono piuttosto intelligente – esordii.

In condizioni normali Richard avrebbe sfoggiato uno di quei sorrisetti ironici e avrebbe fatto una battuta sugli Eruditi e il loro acume, ma non diede segno di avermi sentito.

- Rich … - iniziai.

Detestavo il tono con cui avevo pronunciato il suo nome, sembrava una disperata richiesta d’attenzioni, quasi una supplica.

E io non supplicavo … mai.

Però ottenni l’effetto desiderato perché gli occhi color mogano di Richard abbandonarono l’attenta analisi del tavolo e si puntarono nei miei.

- Credevo che non avrei mai visto il giorno in cui il grande mr pezzo di ghiaccio si abbassa a pregare qualcuno. –

C’era appena una punta di sarcasmo nella sua voce; non la quantità con cui solitamente mi avrebbe sbeffeggiato, ma era pur sempre meglio di niente.

- Non ti stavo pregando, tanto per essere chiari, ma questo silenzio radio cominciava a spazientirmi – ammisi.

Questa volta ottenni un vero sorriso.

- Sì, devo proprio esserti mancato, stai cominciando a parlare come me. –

- Allora saprai che sono davvero in grossi guai, il mio incredibile intelletto si sta annullando sotto il peso della tua eredità da Candido. –

- Che? – dimmo all’unisono, scoppiando a ridere.

- Come non detto, neanche io ho idea di quello che mi è uscito dalla bocca – confessai.

- Bene, perché qualunque cosa fosse non aveva affatto senso. –

Richard mi rivolse una delle sue occhiate sornione, sempre pronte a prendere in giro chiunque si trovasse davanti.

Sì, le cose tra di noi erano finalmente tornate alla normalità.

- Quindi a che ora hai appuntamento con Crudelia? – chiese, tra un boccone e l’altro di uova. Il suo appetito sembrava aver ripreso vigore di pari passo con il suo umore.

- Per le dieci e mezza; spero che finisca presto. –

Annuì, gemendo solidale. – A Crudelia piace un sacco stare a sentire il suono della propria voce. –

Il fatto che un narcisista egocentrico come lui accusasse qualcun altro di fare altrettanto era a dir poco ridicolo.

- Senti da che pulpito. –

- Ehy, ascoltarmi parlare è uno dei piaceri della mia vita. –

Ecco, appunto.

Avevo già detto che il mio migliore amico era patologicamente senza speranze?

- A Fiamma l’hai detto? – chiese a bruciapelo.

Improvvisamente un’ondata di nausea mi attanagliò lo stomaco. Spinsi via il piatto, la fame mi era completamente passata.

- No, non ne sa nulla. –

Richard emise un fischio flebile. – Ahia, s’incazzerà, soprattutto se non sarai tornato alla Residenza quando tutti gli iniziati avranno fatto il loro ingresso. –

Già, era il giorno della Scelta.

Me ne ero completamente dimenticato. Fortunatamente quell’anno sarebbe toccato a Max accogliere gli iniziati sul tetto e avrei potuto evitare quella tortura; non ero un baby sitter, malgrado spesso e volentieri Max finisse con il dimenticarsene.

Come se avesse letto nei miei pensieri, scosse la testa: - Ti copro io se tardi. Ma ti avverto: se Fiamma comincia a torturarmi psicologicamente ti abbandonerò al tuo amaro destino. –

Che cuor di leone.

Sul serio, era commovente sapere quanto non si sarebbe impegnato nel salvarmi da un brutale omicidio a opera della mia fidanzata.

Perché Fiamma inspiegabilmente non aveva alcun problema nel fare da baby sitter ai due gemelli demoniaci, meglio conosciuti come i figli di Max, ma non sopportava l’idea di doversi occupare di un gruppetto di sedicenni.

Sospirai.

- Tornerò il prima possibile, non è che muoia dalla voglia di stare in mezzo a quelli, sai. –

- E perché? Una bella mattinata in mezzo ai Lassi, non sai quanto t’invidio – rise, utilizzando il nomignolo dispregiativo che gli Intrepidi avevano attribuito agli Eruditi.

Non dissi nulla, limitando a far parlare il mio sguardo. Sapevo come dovevo apparire: truce e rassegnato a camminare verso il patibolo. Una forca bianca e blu con terribili occhiali da vista squadrati e molto antiestetici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Vidi una sagoma precipitare verso la rete di sicurezza; i miei occhi m’ingannavano oppure si trattava davvero di un’iniziata vestita di grigio? In tutta la mia vita avevo visto solo due Rigidi saltare giù da quel tetto, uno dei quali l’avrei strangolato a mani nude con somma gioia. Era una ragazzetta bionda con grandi occhi grigio azzurri e un fisico gracile. Aveva il fiato mozzato, probabilmente a causa dell’impatto e dell’adrenalina ancora in circolo, e guardava Quattro come se non avesse mai visto un ragazzo prima d’ora.

- Non ci posso credere! Una Rigida che salta per prima? Non potevo perdermela. –

La voce di Fiamma giunge alta e cristallina tra il borbottio di chi è abbastanza vicino alla rete per notare l’abbigliamento dell’iniziata.

- C’è un motivo se se n’è andata. –

Quattro sembra quasi divertito mentre le risponde e se potessi guardarlo negli occhi ne avrei la conferma. Non mi capita spesso di vederlo sorridere, se non quando Fiamma interviene durante i nostri battibecchi e mi intima di smettere d’importunarlo. Il fatto che quei due siano grandi amici non mi è mai andato giù.

Ma non sono geloso, insomma Quattro é così Rigido che al confronto un muro di cemento armato é soffice e delicato come un gattino, anche se non sono mai riuscito a capire come due persone tanto diverse possano andare d’accordo.

- Dai l’annuncio, Quattro – dice allegra.

Ecco, Eaton é una delle poche persone sulla faccia della terra che non sia mai riuscito a farla arrabbiare a quanto ne so. Mentre io … beh, credo di detenere ormai una specie di record; sono un vero esperto nel farle perdere le staffe e la cosa mi diverte parecchio. La trovo sexy e decisamente eccitante mentre mi urla contro.

Ho una sfera sessuale alquanto disturbata, ne sono consapevole.

- Prima a saltare: Tris. –

Rimango immobile mentre il resto dei presenti l’acclama a gran voce. Non mi presto a scenette da adolescente isterico come quelle. Ho una certa reputazione da mantenere io.

La seconda a rimbalzare sulla rete é una Candida dai capelli rossi come le fiamme crepitanti di un caminetto e gli occhi dello stesso verde delle fronde degli alberi nei boschi.

Raggiunge la Rigida e da come si danno di gomito capisco che hanno già avuto modo di fare conoscenza durante il viaggio in treno.

Seguono un altro Candido, un Erudito che mi ricorda tremendamente me stesso in una versione bionda e dagli occhi blu, e l’ennesima Candida.

Oh, accidenti, ma quanti ce ne sono quest’anno?

Li conto velocemente: undici trasfazione e dieci interni. Ventuno, di cui solo dieci otterranno un posto nella Fazione.

Dal canto mio so già su chi puntare: Edward, la mia versione sbiadita da sedicenne, Peter, che per qualche strano motivo mi fa pensare che abbia la stoffa giusta per farsi strada qui dentro, e la Candida rossa di nome Riley, ha una scintilla battagliera negli occhi che mi ricorda Fiamma. Tra gli interni Uriah e Lynn dovrebbero avere gioco facile nell’ottenere un buon piazzamento, li ho osservati spesso durante i loro allenamenti.

Degli altri cinque posti rimasti non m’interessa; difficilmente sbaglio nel valutare un iniziato e nessuno degli altri mi ha colpito in alcun modo.

Li lascio proprio mentre Quattro e Fiamma cominciano la loro visita guidata per il quartier generale. Una parte di me, quella sadica, vorrebbe essere presente nel momento in cui quei ragazzini vedranno per la prima volta la camerata. Per non parlare poi dei bagni … solo quelli sono tranquillamente capaci di spegnere qualsiasi entusiasmo.

Decido di farmi una doccia prima di andare a cena. Voglio togliermi di dosso la sgradevole sensazione di avere un odore da Erudito.

Lo so che é una cosa davvero stupida, ma non posso fare a meno di pensare che stare un paio d’ore nel loro quartier generale possa avermi attaccato qualche strana influenza da Lasso. Provo ad immaginarmi con un paio di quegli orrendi occhiali. Rabbrividisco; no, decisamente non fa per me.

Venti minuti più tardi mi sento nuovamente “Eric il Capofazione duro a morire” e sono pronto per fare il mio ingresso in mensa.

La prima impressione é quella che conta e perciò é fondamentale che gli iniziati siano intimoriti da me fin da subito. Indosso la mia migliore espressione gelida e cammino a passi decisi tra i tavoli.

Con la coda dell’occhio noto che Quattro é seduto insieme ai trasfazione e che Fiamma si é appena alzata per raggiungermi.

Spero solo che non abbia saputo dove sono stato, confido che Richard abbia mantenuto la promessa di coprirmi.

- Ehy – dice con un sorriso.

Non sembra arrabbiata, quindi non ne sa nulla.

- Ehy – replico, lasciando che la mia mano trovi automaticamente la sua e l’attiri verso di me. Poso le mani sui suoi fianchi, scostando di poco la maglietta affinchè i miei polpastrelli possano sfiorare quella delicata pelle alabastrina.

Disegno lenti ghirigori ghignando compiaciuto quando la sento fremere sotto il mio tocco. Adoro il modo in cui il suo corpo risponde al mio. Sembrano essere stati creati per essere fusi insieme.

- Max ti ha tenuto impegnato per molto? –

Scuoto leggermente la testa in segno di diniego.

- Un paio d’ore, ma sono arrivato in tempo per assistere al salto. –

Arriccia appena il labbro inferiore, in quel broncio sexy che mi fa venire voglia di sbatterla al muro e strapparle i vestiti di dosso.

Mi sforzo di trattenermi, non vorrei traumatizzare le fragili menti di quei sedicenni.

Poi le mie dita s’intrecciano alle sue e mi ritrovo a seguirla docilmente verso il tavolo di Quattro. E tanti saluti all’idea del Capofazione forte e sicuro di sé, borbottò tra me e me.

Mi lascio cadere accanto al Rigido senza un cenno di saluto né a lui né alle iniziate.

- Oh oh, una Rigida – esclamo, beffardo, come se mi fossi accorto solo in quel momento della sua presenza.

- Si chiama Tris – precisa Fiamma, punzecchiandomi un braccio con la forchetta. Ho come la brutta sensazione che la trovi simpatica. E io non posso sopportare la vicinanza di un’altra Rigida. No, non un’altra volta. Comunque le rivolgo un’occhiata divertita: - Ma davvero? Allora presentamele. –

- Tris, Christina e Riley – riepiloga, partendo dalla Rigida per finire con la rossa.

Sì, sembra che le ragazze le siano davvero simpatiche e di tanto in tanto lancia delle occhiate strane a Quattro. Ha sicuramente qualcosa in mente, ma decido che me ne farò parlare più tardi. Possibilmente dopo averla spogliata e aver toccato abbondantemente ogni centimetro di quel corpo tonico.

Comunque la vicinanza di Eaton può sempre tornarmi utile in quel momento.

Tamburello con le dita sul tavolo, prendendo tempo. – Che hai fatto di recente? –

Probabilmente a chiunque non ci conosca potrebbe sembrare una domanda innocua e amichevole, ma Fiamma sa bene come stanno le cose tra noi due e drizza le orecchie all’istante.

- Niente di che. –

- Max mi ha detto che voleva parlarti, ma che non ti sei fatto vedere. Mi ha chiesto di scoprire cosa succede – lo informo.

Non sembra molto contento.

Non che la felicità del Rigido sia una delle mie preoccupazioni, ovviamente.

- Digli solo che sono contento di ciò che faccio. –

Mi ha preso per una specie di fattorino porta messaggi? Ho fatto ciò che mi chiedeva Max perché lui é al vertice della gerarchia di comando, ma non ho alcuna intenzione di estendere il favore a lui.

- Quindi vuole offrirti un lavoro – mi limito a rispondere, assottigliando lo sguardo.

Sembra proprio che i miei sospetti siano appena stati confermati.

- Così pare. –

- E a te non interessa. –

- È da due anni che non mi interessa – chiarisce.

Bene, spero davvero per la sua salute fisica e mentale che non cambi idea. Sarebbe seccante dover farlo fuori, perché Fiamma mi terrebbe il muso a oltranza se sapesse che sono implicato nel brutale omicidio del suo migliore amico. Se devo essere sincero questa é l’unica cosa che mi frena.

- Bene, speriamo che lo capisca – decreto, alzandomi dal tavolo.

Per una sola sera ho fatto il pieno di Eaton che il mio autocontrollo é in grado di sopportare. Lancio un’occhiata interrogativa a Fiamma, che scuote la testa lasciando ondeggiare le lunghe onde corvine lungo la schiena.

- Rimango a mangiare qui, devo parlare con Quattro. –

Annuisco.

Non sono uno di quei fidanzati sdolcinati e appiccicosi che devono stare perennemente appiccicati alla propria ragazza. Abitiamo nello stesso appartamento, posso tranquillamente passare una mezz’ora di tempo senza di lei. Specialmente perché Richard si è già voltato verso di me e ha alzato una mano per attirare la mia attenzione.

Sta mangiando al tavolo con Reaper e Bas e in condizioni normali non mi unirei a loro neanche morto, ma la curiosità ha la meglio.

- Che ci fai con questi? – chiedo sottovoce, sedendogli accanto.

- Organizziamo la serata d’apertura dell’iniziazione per domani sera. –

Adesso mi é tutto più chiaro. Richard si unisce a loro solo quando si tratta di fare baldoria. Dal canto mio non sono mai stato un amante delle feste, ma stare sotto le stelle a farmi un goccetto non mi dispiace affatto.

Ascolto distrattamente i loro programmi per tutta la durata della cena e poi raggiungo l’appartamento.

Sono così stanco che sono certo di crollare non appena toccherò il letto, ma cambio idea non appena la vedo sdraiata sul copriletto.

I capelli neri creano un contrasto seducente con il color borgogna del letto sotto di lei. Ha tra le mani un bicchiere pieno a metà di liquido ambrato e lo sorseggia piano mentre sfoglia pigramente un libro.

Il fatto che trovi sexy una ragazza mezza nuda intenta a leggere mentre beve del bourbon lascia intendere che ci sia ancora qualcosa di Erudito in me. Alza lo sguardo su di me, sorridendo sorniona.

- Hai intenzione di rimanere fermo lì ancora per molto oppure mi fai compagnia? –

Ho una vaga idea di quanto frastornato devo apparirle. Tuttavia quella domanda maliziosa risveglia il mio istinto da predatore e mi avvicino a passi lenti e studiati verso il letto. Lei gattona verso il bordo con sensualità, afferrando il bavero della mia giacca e trascinandomi giù con lei. La bacio con passione, assaporando il retrogusto deciso del bourbon. Sotto all’alcool però si percepisce ancora in modo abbastanza chiaro il sapore delle sue labbra.

Sono passati ben due giorni dall’ultima volta in cui le sono stato così vicino e ho potuto privarla di ogni più piccola traccia di indumenti e in tutto quel tempo il pensiero del suo corpo nudo premuto contro il mio mi ha tormentato.

Percorro ogni centimetro di quella pelle pallida e perfetta con le mani, le labbra, la lingua e i denti finchè non mi fermo tra le sue gambe e la porto velocemente all’apice dell’orgasmo. Soddisfatto, affondo in lei. Un centimetro alla volta, con esasperante lentezza. È di sicuro la tortura più piacevole che esista, penso mentre la guardo dimenarsi sotto di me e artigliarmi le spalle come a spingermi a sbrigarmi nel farla del tutto mia.

E obbedisco, perché sono incapace di rifiutarle qualsiasi cosa quando mi guarda con quello sguardo colmo di desiderio … specialmente se si tratta di questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo (più o meno a tempo di record). Spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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