Le Bizzarre Avventure di Makoto Naegi di Walpurgisnacht (/viewuser.php?uid=146936)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The battle of Kibougamine Academy ***
Capitolo 2: *** Ora si cominciano a far volare gli incisivi, gente ***
Capitolo 3: *** Scoperte, combattimenti, tensione amorosa e l'immancabile idiozia ***
Capitolo 4: *** Vai Naegicchi, adesso tocca a te far menare le mani ***
Capitolo 5: *** Piccoli Bob Marley, piccole sirenette e piccole cercatrici di notorietà ***
Capitolo 6: *** Per la congiura segreta prego, da questa parte ***
Capitolo 7: *** Freccia Freccina, non far la cretina ***
Capitolo 8: *** Farsi fare la ramanzina da uno stand: celo ***
Capitolo 9: *** The cat is fuor dal sack ***
Capitolo 10: *** Scusa, come hai detto che si chiama 'sta cosa? Empanada? Empoli? ***
Capitolo 11: *** Naegicchi Stranamore colpisce ancora ***
Capitolo 12: *** Capitolo in cui hanno un'improvvisa e discreta botta di culo ***
Capitolo 13: *** A quanto sembra oggi è la Giornata Internazionale del Vomito ***
Capitolo 14: *** In cui piovono colpi di scena come piovono rane arancioni ***
Capitolo 15: *** Macciao, Junkina cara ***
Capitolo 16: *** Un sacco di novità scoppiettanti per quello sfigato di Makoto Naegi ***
Capitolo 17: *** Più che un combattimento fra stand sembra una riunione condominiale ***
Capitolo 18: *** Salutate i nuovi arrivati, gemelline ***
Capitolo 1 *** The battle of Kibougamine Academy ***
Sono davanti
all’ingresso della Kibougamine Gakuen.
Un edificio imponente
che ospita alcune delle menti più acute
dell’intera nazione. Ragazzi come me, anche se solo dal punto
di vista dell’età, che probabilmente saranno i
futuri leader di noi gente comune e che, si spera, ci
porteranno a una nuova era di illuminazione e di prosperità.
E io, che sono il non
plus ultra della mediocrità, cosa ci faccio qui davanti?
Perché mi associo, seppur solo in maniera indiretta, con
questi elementi che con uno con me hanno poco con cui spartire?
Succede quando vinci
un’estrazione casuale fra chissà quante migliaia
di studenti e vieni invitato alla frequentazione di un posto
così esclusivo e che non si adatta a te.
La lettera che stringo
arrotolata nella mano destra dice, in maniera più complessa
di quanto sto per esporre, che ho avuto una fortuna sfacciata e da un
qualche sistema aleatorio è uscito il mio nome. Pertanto
eccomi qui, dove non penso di dover stare per l’evidente
disparità.
Sono un ragazzo
comune. Comunissimo. Noioso. Noiosissimo.
Non ho talenti
particolari. Non ho scritto bestseller in cima alle classifica di
vendite di tutto il Giappone. Non ho battuto alcun record in vasca
corta. Non sono ricco sfondato. Nessuno mi chiama Ogre
perché posso spaccargli la faccia con un dito.
…
No beh, non
è proprio del tutto esatto.
Cioè,
è vero che sono la normalità fatta persona. In
tutto e per tutto. Però...
Mi chiamo Makoto
Naegi. Ho sedici anni. Non sono un mutante, quindi niente raggi laser
dagli occhi o artigli in adamantio che mi spuntano dalle nocche.
Ma ho uno stand.
E tu dirai
“Sul serio, Naegi? Hai uno stand? Ma per favore,
sarà frutto della tua immaginazione che cerca solo di
compensare il resto del tuo banale essere. Uno sfigato come te non
può avere uno stand”.
Eh no, ciccio. Lo
stand ce l’ho eccome.
Cos’è
uno stand, tanto per cominciare. Seguendo la definizione che ne
dà il maestro Araki, lo stand è una
manifestazione più o meno umanoide dell’anima e
dello spirito combattivo del suo portatore. Ce ne possono essere di
vari tipi, forme e dimensioni. Dai poteri più disparati.
Solo i portatori possono vederli, salvo rare eccezioni. E generalmente
vengono usati per riempirsi di botte.
Non il mio.
Perché, per rimanere fedele alla linea, il mio non
è uno stand prettamente portato al combattimento.
Il caro Teenage
Dirtbag, così l’ho ribattezzato -cacchio volete?
In JoJo BISOGNA dare un nome allo stand, meglio se è una
citazione musicale o del mondo della moda- è infatti non
esattamente… diciamo un peso massimo. Non voglio entrare nei
particolari.
Oh beh, basta
rimuginare. Sono in ritardo e la cerimonia d’apertura
starà per cominciare. Meglio sbrigarsi.
Entro.
Appoggio il piede
appena oltre la soglia d’ingresso…
Ehi, chi ha messo
sostanze psicotrope nella mia colazione? No, perché vedo
l’ingresso deformarsi e cominciare a girare su se stesso.
E non è la
sola cosa a girare. La mia testa va presto a fargli compagnia.
Aiuto,
l’equilibrio… mi viene da vomitare…
Sul… serio?
Al primo… passo…
Lo svarione cresce.
Non lo tengo
più.
THUD.
Quando mi sveglio, la
testa mi fa un male cane. È come se avessi un concerto di
tamburi tra le sinapsi e mi sta facendo impazzire… ma anche
con la testa dolorante noto che qualcosa non va.
Sono in
un’aula. Come diamine ci sono arrivato?
Mi guardo attorno
cercando di mettere a fuoco la stanza, quando comincio a ricordare: ero
davanti alla Kibougamine, stavo per varcarne la soglia e…
bum. Black out.
Devo essere svenuto,
anche se non so per quale motivo: la colazione stamattina
l’ho fatta, non ero così nervoso da rischiare un
mancamento… non mi vengono in mente altre ragioni.
Beh, rimanere qui a
farmi domande è inutile, tanto vale uscire e vedere se trovo
qualcun altro. Mentre mi alzo noto il mio stand, Teenage Dirtbag,
fluttuare lungo i muri, e mi accorgo che le finestre sono sbarrate con
lastre d’acciaio e bulloni.
Ma che
diamine…?
Mi avvicino ad
osservarli meglio e provo persino a svitare un bullone, senza successo.
Perché qualcuno si è premurato di sbarrare le
finestre? Non riesco a trovare una ragione, ma non voglio nemmeno
rimanere qui per scoprirlo, quindi mi rivolgo al mio stand:
“Puoi fare qualcosa per queste finestre?”
“Temo
di no.”
“Come
no?”
“Ci
ho provato, ma qualcosa mi impedisce di manipolare gli oggetti sulle
pareti!”
Ecco, ora sono
seriamente nervoso: Teenage Dirtbag in genere può dare vita
agli oggetti inanimati e usarli a piacimento… ma se dice che
“qualcosa glielo impedisce”, cosa cavolo faccio?
“Beh…
possiamo sempre uscire dalla porta, al momento”
continua lui, indicando la porta dell’aula - che proprio mi
era sfuggita. Bravo Makoto, cominciamo bene…
Annuisco imbarazzato e
mi avvio ad aprirla: il corridoio è deserto e anche
decisamente lugubre. Però rimanere chiuso in aula non ha
senso, quindi esco e comincio ad esplorare i dintorni,
finché non mi ritrovo di nuovo all’entrata
dell’accademia… e scopro di non essere solo.
“A quanto
pare siamo in quindici…”
“Oh, ma ne
ha uno anche lui, allora!”
“Ehi, il tuo
cosa fa?”
Che… che
cosa? Di cosa parlano?
“Credo
stiano parlando di me”.
Eh?
Mi volto verso di lui
e lo vedo grattarsi i suoi capelli bianchi con aria corrucciata.
“Quindi…
possono vederti?”.
“Direi
di sì. A meno che non si riferiscano a
qualcos’altro. Ma non credo”.
“Ma questo
vorrebbe dire…”.
“...
che anche loro sono portatori, sì. E l’averti
chiesto cosa faccio te lo avrebbe dovuto far capire subito”.
Non ci voglio credere.
Lo stand, l’unica cosa di cui andavo realmente fiero,
l’unica cosa che mi distingueva dalla massa,
l’unica cosa che potevo sfoggiare col petto gonfio e la testa
alta… e poi mi ritrovo una pletora di coetanei che, con
estrema nonchalance, mi chiedono cosa faccia il mio.
Ma si può
avere una sfiga simile?
“Sai
che sono un maestro, nella sfiga”.
Shhhh. Non
ricominciare con quella stupidaggine del ciclo perpetuo di fortuna e
sfortuna che avresti. Sono tue illusioni prive di fondamento concreto.
Anche perché sei solo un diavolo di stand, mica una persona
in carne ed ossa.
“Tsk. Non
sminuirmi in questo modo. Io ho…”.
E fai un po’
di silenzio. Anzi, tornatene dentro che hai già fatto troppi
danni.
Lo ritiro nonostante
le proteste. Sento gli sguardi degli altri su di me.
“Allora,
nuovo arrivato? Stai abusando la stimata pazienza dello stimato Byakuya
Togami. Ti è stato chiesto che potere ha il tuo stand.
Rispondi” dice un tizio biondo facendosi avanti. Urgh,
com’è che emette questa impressionante aura di
snobismo?
“Togami-san,
lascialo un po’ respirare. Non vedi
quant’è teso?”.
“Io dico che
se la sta facendo addosso da quando ha capito che non è
più l’ometto speciale unico possessore di
stand”.
“Le
capacità sue e del suo stand verranno testate sul campo di
battaglia, come quelle di noi tutti”.
“Naegi-kun!
Naegi-kun!”.
Uh?
Quest’ultima voce che sento della retrovie… mi
sembra di riconoscerla.
Si fa
largo… wow, che bella ragazza.
La riconosco.
È Sayaka Maizono, la Super Idol. Nonché mia
compagna di scuola alle medie.
E, a quanto pare,
portatrice di stand.
“Maizono-san!
Non credevo di rivederti qui, in questa situazione
paradossale”.
“Paradossale
perché siamo imprigionati in questa scuola a prova di
stand… o paradossale perché ti sei appena accorto
che sei circondato da altri portatori?”.
Sì, ma fate
pure. Continuate pure a prendere a colpi di fionda il mio povero ego
ferito.
Timidamente rispondo
che è un po’ di entrambe le cose. E lei,
dimostrando scarsissima empatia, dice che non ci crede e che
è convinta sia solo la seconda.
Grazie, sul serio
grazie. La prima faccia nota che vedo in questa calca di potenziali
nemici si diverte a sfottermi.
“No, non ti
sto sfottendo”.
Eh?
“Maizono-san,
questo…”.
“...
è il potere del mio stand”.
“D-Davvero?”.
Ridacchia:
“No, ho solo un buon intuito. E comunque davvero, non era mia
intenzione ridere di te. Era solo una battuta per stemperare”.
“Capisco…”.
Lascio cadere il discorso, anche perché ho altre cose da
chiederle.
Con gentilezza la
prendo per il braccio e la porto in disparte.
“Ma quindi
è vero?” chiedo, più timoroso di quanto
vorrei “È vero che tutti loro… sono
portatori di stand?”.
Si prende un attimo
prima di rispondere. Probabilmente è per decidere quanto
intende essere brutale: “A quel che ne so sì,
nessuno escluso. Alcuni l’hanno tirato fuori, ovviamente non
mostrandone i poteri, e nessuno si è minimamente stupito del
fatto”.
Male, ciò
è male. Molto male.
Perché non
so quanto mi piace l’idea di essere sigillato in quattro mura
in compagnia di gente potenzialmente molto, molto, molto pericolosa.
Forse sì, forse mi sto calando troppo
nell’atmosfera dello shonen da combattimento… ma
meglio pensar male che ritrovarsi con un buco nello stomaco.
“Non sai
dirmi altro di utile, Maizono-san?”.
“Dipende da
cosa intendi per utile, Naegi-kun”.
Uhm. No, ho idea che
da lei non otterrò niente di più. Vuoi
perché non sa cosa voglio sentirmi dire, vuoi
perché preferisce tenerselo per sé. La seconda
possibilità non è delle più
confortanti.
“Va beh, non
importa. Torniamo dagli altri”.
Sorride nel
concordare. E io reprimo a stento un brivido.
Riprendono i
chiacchericci vari da cui ci eravamo allontanati. Presentazioni, sfide
a chi ha lo stand più sbirluccicoso, prese in giro.
Amenità del genere.
Poi, senza preavviso
alcuno, risuona una voce.
“PIM POM PAM
POOOM! Pronto, pronto? Ma funziona quest’affare? Oh beh,
spero di sì perché non avrei voglia di ripetere.
Salve, cari miei studenti. Sono il vostro preside. Direi che con i
convenevoli avete concluso, quindi perché non vi dirigete a
spasso spedito verso la palestra? È ora della cerimonia
d’apertura”.
Lo schermo da cui ha
origine questo sgraziato ordine non riporta alcuna immagine, solo
disturbi statici.
Andiamo bene. Un
preside misterioso che ci convoca per una fantomatica cerimonia
d’apertura in un’accademia chiusa a tripla mandata.
E piena fino a scoppiare di portatori di stand.
Com’è
che ho una pessima sensazione?
“Suvvia capo, non
temere. Se la situazione attuale, come temi, è davvero la
malasorte che ti perseguita… presto arriverà una
botta di fortuna stratosferica”.
Komaeda, ma vedi di
andare a quel paese. Tu e le tue fissazioni del menga.
“A
parte che solo io posso chiamarmi così perché
è il nome che mi sono scelto… mi offendi. E poi
sai che ho ragione”.
Sì certo
come no.
Con gli altri che pian
piano cominciano a sciamare verso l’obiettivo stabilito dal
nostro preside invisibile, mi ritrovo presto solo
nell’ingresso.
Bof. Vediamo che
succede.
Mi avvio.
Giunti in palestra, ad
attenderci c’è solo un palco con un leggio e un
microfono; mi guardo attorno in attesa che qualcuno venga a parlarci, e
intanto studio i miei compagni di sventura: un biker dal pompadour
più assurdo che abbia mai visto, una ragazza più
muscolosa di Kenshiro, una gothic lolita, un tizio coi rasta che sembra
decisamente più vecchio di noi… di sicuro siamo
un gruppo parecchio eterogeneo. Inevitabilmente comincio a chiedermi
come siano i loro stand, che poteri hanno, che aspetto hanno,
se…
“Se non si
mostrano non lo sapremo mai, e quindi siamo in svantaggio. La sfortuna
incombe su di noi.”
...se hanno la lingua
lunga come il mio.
“PIM POM PAM
POOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!”
La stridula voce di
poco prima mi distrae dai miei pensieri. Mi volto verso il palco e
quello che vedo è… un orso.
Un orso bianco e nero
dagli occhi rossi.
Io e i miei compagni
ci scambiamo sguardi perplessi - e non so loro, ma io mi sento preso in
giro.
Un’orso, sul
serio?!
“Buongiorno
a tutti, miei piccoli prodigi, e benvenuti alla Kibougamine Academy!
Come sapete, siete stati selezionati in quanto siete i migliori nel
vostro campo - anche se mi chiedo come si possa essere i migliori
ricconi del mondo, ma non fa niente!”
Una smorfia da parte
del ragazzo biondo con gli occhiali mi fa capire che il Super High
School Level Scion dev’essere lui, Byakuya Togami.
Sì, ieri ho passato il pomeriggio a leggere le schede di
tutti quanti.
“Un…
un orso che parla?!”
“Non
è possibile!”
“Calma,
calma, sarà sicuramente un giocattolo telecomandato o
qualcosa del genere…”
“Per prima
cosa, ZITTI TUTTI! Seconda cosa non sono un giocattolo, ma il vostro
preside Monokuma!”
Rimaniamo tutti in
silenzio a fissare l’animale, o giocattolo, o quel che
è. La situazione è sempre più bizzarra.
“Bene, vedo
che ci siamo chiariti” annuisce,
“quindi… dov’ero rimasto? Ah,
sì! Come dicevo, siete qui perché siete i
migliori nel vostro ambito… ma soprattutto,
perché siete tutti portatori di stand.”
C-cosa? E come fa a
saperlo?!
“Credo sia
un portatore di stand lui stesso” interviene Teenage Dirtbag
“anche se non ne sono sicuro.”
“Come fai a
non esserne sicuro?” sussurro.
“È
difficile da spiegare” risponde lui, “sento che ha
un qualche tipo di legame con uno stand ma non avverto la presenza di
quest’ultimo… come se il suo stand lo usasse
qualcun altro.”
Fantastico, davvero
fantastico.
“Da questo
momento in avanti” prosegue l’orso, “voi
ragazzotti stand-dotati vivrete qui alla Kibougamine… per
sempre!”
“Per
sempre?!”
“Cosa?
Starai scherzando spero!”
Chi urla, chi si
dispera, chi vorrebbe picchiare a sangue Monokuma. Io invece sono
troppo scioccato per intervenire, come diamine fa a sapere che abbiamo
tutti uno stand? E che intenzioni ha?
“FATE
SILENZIO!”
I presenti si
zittiscono e si voltano di nuovo verso il palco.
“Bene, ora
che ho di nuovo la vostra attenzione… come ho detto, voi
vivrete qui per sempre. Ma c’è una…
scappatoia, per così dire.”
“Sarebbe?”
chiedo, dato che odio le pause piene di suspance.
“L’unico
modo per uscire di qui è… vincere lo Stand
Tournament!”
“...il
che?”
“Lo Stand
Tournament!” ripete Monokuma, “Tutte le info al
riguardo stanno dentro il depliant che vi ho amorevolmente lasciato in
aula!” trilla, piroettando su se stesso.
Quale depliant?
“Quello sul
banco” interviene di nuovo Teenage Dirtbag, “era accanto a quello
su cui ti sei svegliato.”
“...e ti
costava tanto avvisarmi?” ringhio, cercando di non farmi
sentire.
“Non
credevo fosse importante!”
Bah. Non credeva fosse
importante. Ma dico io, si può? Si può avere uno
stand così poco collaborativo?
“Guarda
che ti sento anche se pensi e basta”.
Guarda che lo so.
Almeno ho il diritto di lamentarmi nella mia testa o anche per quello
devo chiederti un permesso in tripla carta bollata?
“Ma
no, figurati. Fai pure”.
Tsk. Grazie della
gentile concessione.
“Va bene,
marmaglia. Per ora ho detto quello che avevo da dire. I combattimenti
cominceranno domani e gli accoppiamenti vi verranno comunicati sul
momento, così da evitare pastette e combine strane.
Però niente vi impedisce di poter cercare di eliminare la
concorrenza in maniera… diciamo poco ortodossa”.
“Cosa
intendi con poco ortodossa, orso di merda?”.
“Fai muovere
un po’ le rotelline, Oowada. Mettiamola così: una
visita notturna in camera di qualcuno, un sano pestaggio portato alle
sue estreme conseguenze… et voilà, un possibile
avversario in meno”.
Che… che
cosa? Ci staresti suggerendo… di ammazzarci a vicenda?
“Non stai
sottintendendo un… un omicidio, vero?” chiede
Maizono, dando voce ai miei dubbi.
“Forse. Non
dipende da me. Io vi lascio la porta aperta, poi sta a voi decidere se
e come muovervi. Da parte mia non avrò da ridire se domani
doveste essere in numero minore rispetto a oggi, ecco”.
“Questo
sviluppo è piuttosto inquietante, capo”.
Non posso darti torto.
Non mi piace, non mi piace per nulla.
“Dovremo
fare molta attenzione. Ognuno di loro è un potenziale
nemico”.
Non che prima fossero
tanto meglio, se proprio vogliamo.
“No,
in effetti no. Ma adesso… adesso ci si può
uccidere in libertà anche al di fuori del torneo”.
Ci penseremo poi, ok?
E comunque non intendo farmi imprigionare dalla paranoia e guardarmi le
spalle anche al bagno. Non posso dire di essere tranquillo e senza
preoccupazioni, però non dev’essere neanche il
regno del terrore e della diffidenza. Ad esempio non voglio credere che
Maizono-san possa arrivare a pugnalarmi nella schiena.
“In
base a cosa lo dici? La conosci superficialmente e il vostro rapporto
risale ormai ad anni fa. Cosa ti fa credere che nel frattempo non possa
essere diventata il tipo di persona capace di sgozzarti nel
sonno?”.
Non… non ci
voglio pensare, va bene?
“E
invece dovresti, capo. Ne va di entrambi i nostri scalpi”.
Poi.
“Coprirti
le orecchie per non stare ad ascoltarmi non cambierà nulla,
lo sai”.
POI.
“Va
bene, va bene”.
Sarà
meglio. Fino a prova contraria è il portatore a decidere,
non lo stand.
Monokuma si eclissa,
non prima di averci ricordato un’ultima volta i punti cardini
del suo programma scolastico: torneo fra stand, il cui vincitore si
guadagnerà il diritto alla libertà, e
possibilità aperte su come esautorare la concorrenza. Anche
in maniera definitiva.
Sospiro.
La mia vita fa schifo.
“Ma quindi
dovremo combattere tra di noi?”
“C-combattere?
Dici uno… scontro?”
“Uno scontro
tra stand! Figata!”
“Ordine,
ordine!”
“Oh, ma sta
zitto!”
Povero Ishimaru-san,
lui ci prova anche a mantenere civili i toni della discussione, ma
nessuno vuole saperne di dargli retta. Sospiro, guardandomi un
po’ attorno: abbiamo perlustrato un po’
l’edificio, scoprendo che ci sono altri piani al momento
inaccessibili; al piano terra sono presenti la caffetteria (eletta a
sala riunioni, apparentemente), una fornitissima cucina e una ancor
più fornita stanza delle provviste; sono inoltre presenti
una sala audiovisivi, uno spaccio, un inceneritore, la palestra, una
lavanderia e i dormitori. Ci sono anche una sauna e
un’infermeria, ma al momento sono chiuse come le scale per
gli altri piani. Oh, c’è anche una strana porta
rossa ma anche quella, neanche a dirlo, è chiusa.
Insomma, siamo
rinchiusi dentro l’accademia senza nessuna via di fuga e
abbiamo pure poco spazio in cui muoverci. Mi sento un criceto dentro la
gabbietta.
“È
la sfortuna che incombe su di me e anche su di te.”
Ci mancava solo il mio
stand tendente all’emo.
Lo ignoro e gli
impongo di rimanere nascosto e in silenzio, quando una frase attira di
nuovo la mia attenzione sulla discussione.
“Chissenefrega
di quello che dice l’orso! Siamo portatori di stand,
ordiniamogli di abbattere un muro e scappiamo!”
“Mi spiace
deluderti, Kuwata-san, ma i nostri stand hanno le mani legate in questo
caso” mi intrometto.
“Uh? E tu
che ne sai?”
“Il mio
stand ci ha provato, quando mi sono svegliato in quell’aula,
ma… c’è qualcosa che gli impedisce di
farlo” rispondo, omettendo il dettaglio che è
stato proprio Teenage Dirtbag a dirmelo. Magari sono paranoico, ma
preferisco che al momento non sappiano che è uno stand
senziente.
“Ma che
baggianate vai dicendo?” bercia Kuwata, ma si zittisce quando
vede Oogami-san voltarsi verso di lui: “Mi duole confermare
quanto ha detto Naegi-kun, anche il mio stand ha confermato che
c’è qualcosa di strano sulle pareti
dell’edificio.”
“Idem con
patate” si intromette Oowada, “anche il mio Dio
Brando ci ha provato ma… niente.”
“Insomma,
siamo bloccati qui…” commenta Asahina con
un’espressione che definire depressa è quasi
riduttivo.
“...e domani
cominceranno gli scontri” le fa eco Fujisaki, altrettanto
preoccupata.
“Oh, io non
vedo l’ora di menare un po’ le mani”
commenta Oowada, attirandosi le ire di Ishimaru che non approva certi
modi di fare. E la discussione ricomincia.
Mentre li osservo
azzannarsi noto con la coda dell’occhio una ragazza che se ne
sta in disparte: capelli lunghi lilla, aria seria, silenziosa. Decido
di mettere da parte la mia timidezza e provo a scambiare due parole con
lei.
“Uh…
Kirigiri Kyouko?”
“Hm?”
“Sei…
sei tu, giusto? Almeno stando alle schede sul sito
dell’accademia…”
Lei non proferisce
parola, limitandosi ad annuire. Siamo di poche parole, eh?
“Oh b-bene,
temevo di aver fatto una gaffe” ridacchio, e dalla sua
espressione assolutamente neutrale ne deduco che l’ho fatta
comunque. Decido di ritentare: “Co… come mai non
prendi parte alla discussione?”
“Non ho
molto da dire al momento” commenta lei, pacata “e
preferisco avere informazioni certe prima di dire qualcosa. Qualunque
cosa.”
“Wow,
ragazza glaciale.”
L’hai detto,
Dirtbag.
Non faccio nemmeno in
tempo a pensare ad una risposta che la vedo dirigersi verso la porta
della caffetteria.
“E-ehi,
Kirigiri-san! Dove vai?”
“Te
l’ho detto, mi piace avere prove sicure in mano prima di
aprire bocca. E ora voglio indagare più a fondo sulla cosa
che tiene gli stand lontani dalle pareti” replica, uscendo
dalla porta e svoltando a destra.
“Aspetta,
vengo con… cosa?”
Esco in corridoio, ma
di Kirigiri non c’è traccia, solo le ombre
sinistre che rendono questo posto stranamente inquietante - nel caso le
lastre d’acciaio alle finestre non bastassero.
Quanto diamine
è veloce per essere sparita così?
“Non
necessariamente è questione di
velocità…”.
Che intendi? Non credo
di seguirti.
“Hai
pensato all’eventualità che possa aver usato il
proprio stand per andarsene?”.
Ma come? Qui non
c’è nulla.
“Innanzitutto
non serve per forza qualcosa. Potrebbe trattarsi di spostamento
istantaneo, ad esempio. E comunque non è esatto dire che qui
non c’è nulla”.
Parli di…
“...
delle ombre. D’altronde sai bene che gli stand conferiscono
poteri a dir poco fuori dalla norma. Guarda me”.
Devo
ammettere… che ha senso, sì. Inoltre si sposa
bene con il suo tenersi in disparte.
“Vedi?
Tornerebbe”.
Già.
“Tienilo
bene a mente, capo. Potrebbe tornarci utile se sarà il
nostro primo avversario nel torneo”.
GLOMP.
Più
restiamo qui, meno questa storia mi piace.
Passo una notte
tormentata, dormendo pochissimo per via del timore di vedermi spuntare
in camera qualcuno con un coltellaccio affilato.
La mattina, dopo una
rapida doccia, ricevo la convocazione da parte di Ishimaru-san per
un’ennesima riunione in caffetteria.
Di cosa può
voler parlare ancora? Abbiamo sviscerato ogni possibilità,
in merito a una fuga.
Oh beh, male non
può fare. Spero.
Mi vesto un
po’ svogliatamente, non ho poi tutta questa smania di perdere
tempo.
Una volta giunto in
caffetteria, vedo che è ancora quasi del tutto deserta. Ci
sono solo il succitato Ishimaru, Oogami, Fujisaki e Kirigiri.
Quest’ultima, seduta un po’ distanziata dagli
altri, mi rivolge un veloce sguardo prima di distogliere
l’attenzione.
“Hai
fatto colpo con la regina di ghiaccio, capo. Hai fatto
colpo!”.
Ma vedi di stare un
po’ zitto.
“Sei
il primo a cui dedica una seppur veloce occhiata. Dovresti sentirtene
onorato”.
Onorato
è una parola grossa. Ma un pochino ino ino mi fa
piacere…
“Il
colpo di fulmine è reciproco! Yuhuuuuuuuuu!”.
… sei
veramente un cretino senza speranza.
“Grazie
del complimento”.
Bah. Non so
perché sto ancora a perdere tempo con ‘sto
disgraziato.
Mi accomodo al fianco
di Fujisaki, non prima di aver salutato tutti. Attendiamo un
po’ e pian piano, con i loro tempi, gli altri affluiscono
nella sala.
Quando finalmente
siamo tutti presenti…
“Compagni di
classe! Siamo qui riuniti per…”.
“Chi cazzo
ti credi di essere, eh? Non sei il mio boss!” salta su
Oowada, rinforzando l’immagine che mi sono fatto di lui e del
suo essere testa calda. Fra l’altro riesce a dare in
escandescenze senza rompere la sua comoda posizione con le gambe
stravaccate sul tavolo.
“Per favore
Oowada, non è il caso di fare i gradassi inutilmente.
Inoltre non prendertela con Ishimaru, l’idea di trovarci qui
è venuta a me” è l’imperiosa
voce di Oogami a sovrastarlo.
Ci rivolgiamo tutti a
lei, alcuni a parole e altri senza.
“Credo di
dovervi una spiegazione, dunque” commenta tranquilla
alzandosi, le braccia rigorosamente conserte “La spiegazione
è in realtà semplice: mi interessava sapere come
intendete comportarvi di fronte al torneo”.
“In che
senso?”.
“Volete
partecipare?”.
Lo sconcerto prende
velocemente piede fra i presenti. Alcuni chiedono cosa intende, altri
si fanno le nocche affermando che non solo intendono partecipare ma
intendono vincere, altri ancora se ne stanno in silenzio ma sulle loro
facce si legge chiaramente che non hanno capito molto della domanda.
Alla fine, dopo circa
un minuto di totale confusione, è di nuovo Oogami a parlare:
“Va bene, devo chiedervi di smetterla. Lasciate che mi
spieghi meglio”.
“Spiegati,
spiegati!”.
“Onestamente
io non ho nessuna intenzione di sottostare all’assurda
richiesta di Monokuma. Un po’ perché non mi piace
affidarmi al mio stand per… motivi personali, un
po’ perché credo che sarebbe meglio da parte
nostra fare fronte comune e cercare di contrastarlo invece di
accondiscendere a una proposta così priva di
senso”.
C’è
un attimo di silenzio, intervallato solo da rumori inconsulti.
Poi arriva, come un
fulmine a ciel sereno: “Io penso che, almeno per ora, ci
convenga seguire le linee guida del preside”.
K-Kirigiri?
“E
perché dovremmo, di grazia?” chiede Celestia,
facendosi largo tra le voci innervosite degli altri.
Kyouko sospira,
probabilmente convinta di aver appena ricevuto la domanda
più stupida dell’universo:
“Perché al momento non abbiamo alcuna informazione
utile su chi si cela dietro questa situazione. E converrai con me che
muoversi alla cieca in questo momento può essere
controproducente per noi…”
Il non troppo velato
insulto deve aver fatto centro, perché
l’espressione di Celes è quella di chi sta
lanciando maledizioni su di te, sui tuoi avi e sulla tua mucca.
Prima che le salti
alla gola mi intrometto, nella speranza di stemperare la tensione:
“Quindi cosa suggerisci di fare, Kirigiri-san?”
“Stiamo al
suo gioco, come ho già detto” risponde,
“e nel frattempo indagheremo
sull’identità del mastermind e del
perché i nostri stand non possono toccare i muri.”
“A me sembra
solo una gran cazzata!” è il fondamentale
contributo di Oowada.
“Concordo!”
si accoda Leon.
Poco a poco anche
altri manifestano il loro dissenso, seguiti a ruota da chi invece
ritiene l’idea di Kirigiri sensata… e la
caffetteria si trasforma in un tribunale, di quelli che si vedono solo
in certi programmi tv dove i vicini di pianerottolo vanno ad accusarsi
a vicenda delle scale sporche.
“Mi
sa che il tuo tentativo di calmare gli animi non è
servito…”
Ma dai, Komaeda? Non
l’avrei mai detto. |
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Capitolo 2 *** Ora si cominciano a far volare gli incisivi, gente ***
L’atmosfera
in caffetteria è calda. Sono alcuni minuti che osservo
meditabondo i miei compagni, tutti intenti a darsi addosso e a
insultarsi in maniera colorita.
E io che speravo di
riuscire a portare un minimo d’ordine. Ma tutti i miei
tentativi cadono nel dimenticatoio.
“Basta, ho
deciso! Spacco la faccia a tutti voi e vi lascio per terra a tenervi le
mandibole fratturate mentre io e Dio Brando ce ne andiamo!”.
E quando Oowada-san dice questo si sente un verso…
agghiacciante.
È difficile
descriverlo bene, ma suona come un angoscioso e delirante
WRYYYYYYYYYYYYYYY.
“Che…
che cos’era quella roba?” chiede qualcuno.
Nessuna risposta.
“Adesso
finitela di fare i pagliacci” si impone di forza
Kirigiri-san, riuscendo non so come a zittire tutti gli altri.
C’è
un istante solo di silenzio. Poi, al primo accenno di ripresa della
maretta…
“Basta, ho
detto. Ascoltatemi senza disturbarmi per più di dieci
secondi se ne siete in grado”.
Come a voler dare
seguito a quanto detto si ammutolisce a sua volta, mettendoli alla
prova. Prova che riescono a superare contro ogni aspettativa sensata.
Corroborata dalla
vittoria, Kirigiri riprende parola: “Bravi scolaretti. Invece
di perdere tempo in puerili litigi che non ci portano da nessuna parte
se non più in profondità nella laringe del
mastermind, avreste dovuto farmi finire di
spiegare…”.
Cenni di assenso,
tranne che dai più scalmanati.
“Quel che ho
affermato prima, cioè che a mio giudizio ci conviene
sottostare alle regole imposteci da Monokuma almeno
nel breve termine, deriva da una domanda che mi sono posta
già ieri: chi o cosa ci assicura che quell’orso
mantenga la parola riguardo al fare uscire il vincitore? Al momento non
abbiamo nessun dato in mano a potercelo confermare. Pertanto ritengo
più conveniente per la nostra salute collettiva dargli quel
che vuole e guadagnare tempo per poterlo appurare. Anche
perché non abbiamo reali alternative senza vie di fuga
praticabili”.
No… non mi
piace quel che sto sentendo…
“Scusa se mi
permetto, Kirigiri-san” intervengo “ma quanto dici
è… lo trovo crudele”.
“Crudele? In
cosa, Naegi?”.
“B-Beh…
si tratta pur sempre di combattimenti all’ultimo
sangue…”.
“Ultimo
sangue? Dove ho specificato che i combattimenti devono essere
all’ultimo sangue? Anzi, sono favorevole a una risoluzione il
più possibile pacifica e col minimo spargimento di denti e
ossa rotte. Per questo vedo come ottimale essere tutti
d’accordo sulla linea d’azione da seguire, per
ridurre più che si può gli incidenti. Inoltre
sospetto che alcuni di voi abbiano degli stand… non
esattamente portati per questo genere di cose”.
“Sono
io, capo. Sono proprio io!”.
Non essere
egocentrico. Non ha la minima idea di cosa sei o non sei capace di
fare. E poi sta parlando in via ipotetica.
“Tu in prima
fila, Kyouko”.
La voce proviene dalle
nostre spalle. Ci voltiamo in massa e, come ci si poteva aspettare, il
ghigno di Monokuma fa bella mostra di sé
all’ingresso.
“Non so a
cosa tu ti stia riferendo” risponde l’interpellata
con tranquillità.
“Oh
suvvia” riprende l’orso avanzando nella nostra
direzione “Mi vuoi convincere che Beautiful Stranger sia uno
stand versato per il combattimento? Non si dicono le bugie Kyouko, ti
si allunga il naso e ti si accorciano le gambe”.
Credo di essere
l’unico a buttare l’occhio su di lei quando viene
nominato il suo stand.
E quindi credo di
essere l’unico a notare una leggerissima crepa nella sua
maschera.
“Non hai
proprio niente da dire, upupupupu?” insiste, piroettandole
attorno. Se l’avesse fatto a Oowada credo si sarebbe beccato
una pedata sul muso.
“Qualunque
sia il potere del mio stand, non sono cose che ti riguardano”
replica Kyouko, spostandosi una ciocca di capelli con la mano,
“a meno che non ci si scontri al torneo, è
chiaro.”
E così
dicendo, fa la sua plateale uscita dalla caffetteria.
“Questo sì
che è stile” commenta Dirtbag, e io
non posso che dargli ragione.
“Ehi! Ehi,
Kirigiri! Non ti ho dato il permesso di andartene!”
Però. il
nostro preside digerisce male certe prese di posizione.
“Torna qui,
dannat-ARGH!”
“Taci,
rottame” lo zittisce Oowada con un calcio. Vedo e prevedo, a
quanto pare.
“O
forse è solo quel buzzurro ad essere prevedibile.”
...anche.
Lascio Oowada a fare
le boccacce all’altoparlante (che lo rimprovera per aver
distrutto una proprietà della scuola), esco dalla
caffetteria e mi fiondo a cercare Kirigiri, voglio approfondire questa
sua idea di…
“Sapevo mi
avresti seguita.”
“K-Kirigiri-san!
Mi hai fatto prendere un colpo!”
Lei abbozza un sorriso
ed esce dall’angolo in cui era nascosta - per far morire di
paura me, evidentemente.
“Che
principessa.”
Oh, taci.
“Volevi
dirmi qualcosa, immagino” prosegue lei, con uno sguardo che
oserei dire divertito.
“B-beh,
volevo solo capire meglio la tua idea per il
torneo…”
“Intendi il
metterci d’accordo tra di noi?”
Faccio un cenno
d’assenso con la testa e lei mi osserva in silenzio, per poi
cominciare a camminare apparentemente senza meta lungo i corridoi.
“Non
c’è molto da dire, in realtà: se
vogliamo avere qualche speranza di uscire integri dagli scontri la cosa
migliore è accordarsi tra di noi.”
“Uh…
come gli incontri di wrestling pilotati?”
“Qualcosa
del genere.”
“Hm,
però…”
“L’idea
non ti convince?”
“No,
è che… per fare una cosa del genere dovremo
rivelare i poteri dei nostri stand” commento, “e ho
idea che qualcuno potrebbe non essere d’accordo.”
“Non ne
dubito” conferma con un piccolo sospiro “Figurati
se quello scimmione di Oowada si priva di un sano scazzottamento in
piena regola. Ma in realtà…”.
“In
realtà?”.
Pausa drammatica.
L’ho già detto che odio le pause drammatiche?
“Sarà
per questo che io le adoro, allora”.
Zut.
“In
realtà… semplicemente non è necessario
organizzarsi fino a questo punto. È sufficiente assicurarsi
che gli scontri non vengano portati a conseguenze tragiche”.
Uh? Non ti seguo.
“Scusa? Non
riesco a capire cosa intendi”.
Uno sbuffo. Siamo a
due fra gaffe e spiegoni per bambini ritardati.
“È
tutta salute, capo. Tiri fuori la ragazza dal suo guscio”.
…
“Intendevo
dire che non serve stabilire a priori chi vince e chi perde. La cosa
importante è avere la totale garanzia che in due entrano e
in due escono, tutto qui. Se poi qualcuno dovesse prendersi un
po’ troppo sul serio in questa cosa… beh, basta
che non ci scappi il morto. Anche perché uno come il
sopracitato Oowada, se non gli si dovesse concedere il minimo
sindacale, non lo vedo troppo propenso a seguire la mia idea”.
Oh. Ora sì
che capisco. E devo ammettere che l’intuizione è
saggia, soprattutto tenendo conto del caratterino tutto pepe del nostro
amico con la cresta.
Eppure…
“Ti chiedo
scusa per aver definito la tua trovata crudele, prima.
Adesso capisco che non è così.
Però… però...”.
Mi fermo, lei fa
altrettanto.
“Cosa ti
cruccia, Naegi?”. Fra balbettio e sguardo spaesato
dovrò apparire ridicolo.
“Come puoi
essere sicura che tutti saranno d’accordo con quanto proponi?
È un esporsi in modo azzardato, sia con Monokuma e sia con i
nostri compagni meno… accondiscendenti. Ad
esempio…”.
“Stai per
citare Celestia e Togami”. Non è una domanda, lo
dice sicura.
In effetti erano i
nomi che mi sono balenati in testa. Confermo con un cenno.
“Ho la netta
sensazione che due come loro sguazzino in una situazione del
genere” ribadisco la conferma.
“Probabile.
Sono infatti le possibili scheggie senza controllo. Facile prevedere
che entrambi, per ragioni e con scopi probabilmente agli antipodi
l’uno dall’altra, si opporranno più o
meno attivamente. Al contrario ad esempio di Oogami che, nonostante
l’aspetto imponente e piuttosto spaventoso, mi sembra proprio
il tipo di persona che potrebbe trovarsi d’accordo con me
nonostante la sua intenzione originale”.
“C-Come
intendi affrontare il problema, Kirigiri-san?” le chiedo
diretto, guardandola negli occhi.
Lei, evidentemente
abituata a farsi squadrare, non accenna al minimo imbarazzo o desiderio
di scostarsi: “Non possiamo essere sicuri di nulla con loro.
Che tu ci creda o no io mi reputo una buona giudice di carattere e da
quei due percepisco solo… vibrazioni negative, se mi
è concesso fare la poetessa mancata”.
“Quindi? Mi
sembra di capire che è fondamentale, nell’economia
del tuo piano, che ci sia la maggior armonia possibile fra tutti noi. E
con la presenza di elementi simili…”.
“Andranno
convinti. O, se ciò dovesse rivelarsi impossibile, tenuti
d’occhio. E penso di avere bisogno del tuo aiuto in
questo”.
La richiesta
mi… spiazza? Congela sul posto? Non lo so.
“Sei
eccitato, capo. Eccitato. Ti avviso sin da ora, se riesci a farla
cadere fra le tue braccia con quel tuo charme da cucciolino preparati a
un TIR intero di sfiga in testa”.
Vuoi… vuoi
tacere, cretino che non sei altro?
“Non
dico che sei eccitato tanto per dire. So trasformare la materia
inanimata in animata, vuoi che non mi accorga di
un’erezione…”.
SEI ORRIBILE.
“Forse.
O forse ho solo ragione”.
“Naegi?
Tutto bene?” mi chiede Kirigiri-san, scuotendomi dai miei
bellissimi monologhi interiori con una parte di me. Freud sarebbe
entusiasta di lavorare su di noi.
“S-Sì,
scusa… mi sono distratto un attimo”.
“Ho bisogno
del tuo aiuto. E, prima ancora, di potermi fidare di te in tutto e per
tutto. Mostrami il tuo stand”.
C-come…?
“Ha
detto stand, capo. STAND.”
S-sì, ho
capito cosa ha detto!
“Mi
raccomando, tiralo fuori tutto… lo stand.”
Ma vedi se non doveva
capitarmi pure lo stand con il senso dell’umorismo becero!
“Allora,
Naegi?”
“Ehm,
sì” balbetto, sforzandomi di riprendere controllo
di me stesso “però…”
“Però
cosa?”
“Però…
questa prova di fiducia non può essere a senso unico. Anche
tu devi mostrarmi il tuo stand” dico tutto d’un
fiato, ed è la prima cosa intelligente che riesco a dire a
Kirigiri.
Quest’ultima
mi squadra in silenzio per qualche secondo, come suo solito, poi
abbozza un sorriso: “Quel che è giusto
è giusto. Beautiful Stranger!”
Sul momento non sembra
accadere nulla, quando all’improvviso vedo una delle ombre
nel corridoio muoversi… e avanzare verso di noi.
“C-che
diamine…!”
La macchia
d’ombra continua ad avvicinarsi, e comincia a cambiare forma:
dapprima solo un piccolo rigonfiamento sulla superficie della pozza
nera, poi una mezza sfera che continua ad ingrandirsi
finché, arrivata alle spalle di Kirigiri, assume una forma
vagamente umanoide.
“Questo
è il mio stand, Beautiful Stranger. Come penso avrai
intuito, il suo potere ha a che fare con le ombre.”
“Può
usare le ombre per spostarsi?” chiedo osservando curioso la
strana figura.
“Tra le
altre cose” commenta lei, con una punta d’orgoglio
non indifferente. “Può trasportare anche me e
proteggermi in caso di attacchi.”
Lo ammetto, sono un
po’ invidioso. Questo sì che è uno
stand serio…
“Grazie
eh, fai pure come se non ci fossi!”
“Bene Naegi,
io ho mantenuto la mia parola. Ora tocca a te.”
Kirigiri rimane in
silenzio, in attesa di una mossa da parte mia che non vorrei
fare… diamine, dopo aver visto il suo stand mi imbarazzo a
mostrarle il mio. Ma ogni promessa è debito, e
quindi…
“...Teenage
Dirtbag.”
“Ooooh,
finalmente!”
“Ed eccolo
qui il mio stand, Teenage Dirtbag.”
“Piacere,
Komaeda!”
“...il tuo
stand parla?”
“Eggià”
sospiro, “ho uno stand senziente per mia sfortuna. Ne sei
sorpresa?”
“Un
po’, finora avevo solo sentito parlare di stand dotati di
parola” ammette lei, studiando Dirtbag. “E quali
sono le tue capacità?” chiede direttamente a lui,
e io mi sento stranamente messo in disparte.
Dirtbag si prende
qualche istante prima di aprire bocca, forse decidendo se
può fidarsi di Kirigiri oppure no; poi finalmente risponde: “In genere posso dare
vita agli oggetti inanimati… ma c’è
qualcosa sulle pareti di questa scuola che me lo impedisce.”
“Hm.”
“Qualcosa
non va?” chiedo. Kirigiri non risponde, ma si porta la mano
al mento come se stesse riflettendo; dopo qualche secondo, si rivolge
di nuovo a Dirtbag: “Da quello che sappiamo, stando anche
agli altri, la cosa che inibisce voi stand sta solo sulle pareti. Hai
provato ad usare i tuoi poteri su un oggetto che non si trova vicino a
un muro?”
...non ci avevo
pensato.
Mi volto verso il mio
stand e gli faccio cenno di agire: lui si guarda attorno alla ricerca
di qualcosa da poter usare come cavia, e nota una scopa abbandonata sul
pavimento vicino allo spaccio.
“Quella mi sembra
lontana abbastanza, vediamo…” alza
una mano in direzione dell’oggetto, che sulle prime non si
muove. Poi finalmente inizia a strisciare, e più si
allontana dalla parete più si anima, finché non
comincia a saltellare attorno a noi.
“Ci avevi
visto giusto, Kirigiri!”
“Bene”
sorride, “quest’informazione ci tornerà
sicuramente utile.”
“Dici che
dovremmo farlo presente anche a chi rifiuterà di prendere
parte al tuo piano?”
“...vedremo.”
Non molto corretto, ma
immagino che il detto in amore e in guerra tutto è lecito
qui valga come non mai.
“Ora che si
fa?”
Kyouko sospira, poi
ritira il suo stand e si dirige di nuovo verso la caffetteria:
“Torniamo dagli altri e proviamo ad esporre il mio piano. Al
momento non abbiamo alternative e…”
“PIM POM PAM
POOOOOOOOM!”
La voce di Monokuma
proveniente dagli altoparlanti ci coglie di sorpresa.
“Bene miei
piccoli bastardi, è ora di dare inizio al nostro
mmmmeeeeraviglioso torneo, upupupu! Vi consiglio di prestare attenzione
ai monitor, dato che tra poco trasmetterò in diretta i primi
sfidanti! Stay tuned, upupupu!”
Io e Kyouko ci
guardiamo, poi corriamo a perdifiato alla ricerca di un monitor. Il
più vicino è per fortuna nell’atrio
appena antistante al nostro obiettivo.
Meno male,
così possiamo risparmiare tempo prezioso.
Lo schermo si illumina
di vita propria dopo averci fatto attendere qualche secondo.
Kirigiri
vs. Oowada
Ludenberg
vs. Togami
Solo due? Ma siamo la
metà di un miliardo. Quanto deve durare ‘sto
torneo, dodici anni?
E non due
combattimenti senza peso, in questo specifico momento.
“Sono
accoppiamenti… interessanti. Pericolosi ma
interessanti”. Guardo di sbieco Kirigiri-san che non stacca
gli occhi dal display.
Pericolosi,
eh… lei è contro Oowada-san. Il diavolo e
l’acqua santa, verrebbe da pensare.
Mi trovo a sperare che
il biker abbia l’illuminazione sulla via di Shinjuku e decida
di darle retta. Perché scopro, con mio grande stupore, che
non sarei contento di vederla per terra col volto tumefatto…
o peggio.
“È
amore. È ufficiale”.
…
Lo dice ad alta voce,
il bastardo.
…
“Naegi, per
caso il tuo stand funge anche da bocca della
verità?” chiede voltandosi lenta verso di me.
Sta… sta
sorridendo? No, devo avere le allucinazioni. E una temperatura corporea
che sfiora quella della superficie del Sole.
“Oh
capo, quando diventi tutto rosso sei ancora più
carino”.
…
Di nuovo ad alta voce.
C’è
un pulsante per spegnere gli stand?
Kirigiri-san sbuffa.
Sta sbattendo contro un muro di stupidità densa e compatta.
Si impone la calma con
un gesto visibile, poi torna a concentrare la propria attenzione sulle
tre teste di granito che ci stanno davanti in questo momento.
Sì,
ovviamente li abbiamo raggiunti in caffetteria subito dopo
l’annuncio.
“Ve lo
ripeto per l’ennesima volta: usate il sale che avete nella
zucca e gentilmente fate come vi chiedo. Non voglio privarvi del gusto
della vittoria o qualche scemenza di siffatta categoria, sto solo
sperando che il vostro ego non sia soddisfatto esclusivamente in caso
di morte violenta dell’avversario”.
E, come è
successo ripetutamente nell’ultimo minuto e mezzo, gli altri
tre non sembrano voler cogliere il salvagente.
Oowada, Celestia e
Togami continuano a ribadire che faranno di tutto per avanzare nel
torneo.
“Hmph. Io
non ho alcuna intenzione di lasciar vincere nessuno di voi”
replica Celestia, pettinando con le dita uno dei suoi voluminosi
codini, “...tantomeno Togami.”
Il quale risponde con
un verso molto simile a un ringhio.
Devo essermi perso il
momento in cui questi due hanno stretto amicizia, direi.
Kirigiri sospira,
esasperata.
Immaginavo che sarebbe
stato difficile convincerli, ma non fino a questo punto: Celestia e
Togami sembrano assolutamente irremovibili, e anzi l’idea di
doversi scontrare sembra arroccarli ancora di più sulle
proprie posizioni. Il resto della classe sembra essere incline ad
adottare il piano di Kirigiri, ma la loro opera di convincimento sembra
se possibile meno efficace della nostra.
Mi rivolgo di nuovo a
Oowada, quello che reputo ancora il più facile da
convincere, e ritento: “Oowada-san ti prego, almeno
tu…”
“Spiacente
nano, se io combatto lo faccio per vincere” è la
sua prevedibile risposta. Un inquietante WRYYYYYY ci fa sapere che
anche il suo stand è d’accordo.
“Naegi
lascia perdere, è evidente che non caveremo un ragno dal
buco” commenta Kirigiri, poggiandomi una mano sulla spalla.
“Ma non
possiamo lasciar perdere!”
“PIM POM PAM
POOOOOOOOOOOOOOOOOM! Bastardelliiiii, vorrei farvi presente che il
combattimento dovrebbe essere immediato dopo
l’annuncio… vedete di non farmi aspettare
troppo!”
Pure?!
“Oowada-san,
per favore!” mi rivolgo di nuovo a lui, tentando
un’ultima carta. “Ti rendi conto che
così facendo rischiamo di non uscirne vivi? Non hai niente
là fuori per cui valga la pena sopravvivere?”
La sua espressione
muta all’istante, e mi rendo conto di aver toccato le corde
giuste.
“C’è
qualcuno o qualcosa, al di fuori di queste mura, a cui tieni? Da cui
vuoi tornare?”
Ti prego, ti
prego…
All’improvviso
Oowada si alza e si piazza davanti a Kirigiri.
“Va bene,
moccioso” annuncia, poi sorride “facciamo come dite
voi.”
“E
bravo capo, ci sei riuscito!”
Tiro un enorme sospiro
di sollievo, mentre i versi alle mie spalle mi confermano che Togami e
Celes non concordano per niente. Non m’importa, per ora ho
convinto Oowada e questo è l’importante.
“Q-quindi
durante lo scontro…”
“...ci
andrò piano, tranquillo pivello” conclude la
frase, sorridendo “Mondo Oowada non picchia le
signore!”
Adesso è
Kirigiri a sorridere.
“Oh,
finalmente vi siete decisi! La prossima volta non accetterò
nessun ritardo!”
Puntuale come solo la
sfiga sa essere, il nostro preside meccanico fa la sua comparsata.
“Bene, direi
che è ora di cominciare” annuncia, piroettando.
“Get ready… FIGHT!”
È un attimo
e un’onda d’urto potentissima ci scaraventa tutti
all’indietro. Se questa è la potenza dello stand
di Oowada comincio a temere seriamente per Kirigiri…
“Non
preoccuparti capo, ho idea che quella ragazza non vada
sottovalutata.”
Spero tu abbia
ragione, Komaeda.
Torno a guardare
l’improvvisata arena e osservo lo stand di Oowada, Dio
Brando: com’era facile immaginare è un omone
ipermuscoloso che si mette in pose ridicole e l’unica cosa
che dice è “Wryyyyyyy!”; di fronte a
lui, Kirigiri e Beautiful Stranger sembrano piuttosto tranquilli.
“Ci sarà da
divertirsi, mi sa” commenta il mio stand, e io
non so se prenderla come una cosa positiva o meno.
Alcuni dei nostri
compagni decidono di allontanarsi per prudenza, mentre Togami e Celes
fanno gli sbruffoni a tutto andare e optano per sedersi uno accanto
all’altra a breve distanza. Io rimango con uno sparuto
gruppetto di temerari, vicini ma non troppo che non vorrei un pugno
random di Oowada-san sul naso.
Certo che quei due non
perdono occasione per farsi notare. Quanto sto per dire è
cattivo da parte mia, ma ‘sticavoli: non sono poi
così dispiaciuto che abbiano rifiutato sdegnosamente quanto
proposto da Kirigiri-san. Ecco, l’ho detto.
Torniamo al piatto
forte del momento.
E subito, in maniera
involontaria, i miei occhi vanno a posarsi sui piedi dei due
contendenti: com’era prevedibile per chi lo può
sapere lei si è strategicamente posizionata in una zona
d’ombra, mentre lui… pure.
Povero fesso.
“Capo, da
quando ti sei scoperto innamorato della bella straniera misteriosa sei
diventato anche uno dall’insulto facile?”.
Taci che è
meglio.
Mondo si scrocchia le
dita, mostrandosi gradasso quanto basta. Fa un paio di proclami da
scaricatore di porto ubriaco. Perde tempo a bearsi della sua presunta
imbattibilità in una bella scazzottata.
Mentre è
impegnato in tutte queste utilissime attività ricreative
Kyouko, zitta zitta, ha già attaccato. Nell’arco
di sette secondi Beautiful Stranger è alle spalle del
malcapitato, gli rifila un diretto nella schiena e torna al fianco
della sua proprietaria, che molto soddisfatta gli dà una
pacca sulla spalla.
Lo devo proprio
ammettere: questa ragazza ha stile da vendere.
“Poi
dice che non è rosolato per benino…”.
Ma vuoi stare zitto?
“Ahiooooooo!
Quanto cazzo picchia quell’affare?” guaisce piegato
in avanti, disorientato dal rapido succedersi degli eventi.
Altra cattiveria:
immagino ci abbia capito poco, dato il suo apparente QI non proprio da
genio.
Per qualche minuto la
scena si ripete, con la variante che Oowada tenta almeno un accenno di
aggressione. Salvo venire puntualmente centrato dai pugni dello stand
nemico.
Si sta trasformando in
un pestaggio a fuoco lento. E io che mi ero preoccupato.
Poi…
“Emmòbastaveramenteperò!”
ruggisce il biker, apparentemente scocciatosi di farle da punching ball.
Il
WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY più acuto e
fastidioso mai sentito prima riempie l’aria.
Quando le mie
disgraziate orecchie si riprendono dallo shock e mi consentono di
tornare a poggiare gli occhi sui contendenti…
Dio Brando
è… praticamente raddoppiato di stazza.
Muscoli. Tutto
muscoli. E probabilmente niente cervello.
Ma ho come idea che a
Oowada-san vada bene così.
Lo stand scatta in
avanti, puntando come un missile su una certa chioma lilla.
Per sua fortuna lei
non si è mai spostata dalla posizione iniziale e riesce a
proteggersi con Beautiful Stranger. Ma l’impatto è
tale da scagliarla all’indietro.
“Hai
notato che lo stand di lei è molto più svelto e
preciso nell’ombra, capo?”.
Non è
difficile da credere, Dirtbag. Dopotutto è il suo habitat
naturale, in un certo senso.
Kirigiri-san travolge
tavole e sedie, rotolando per parecchi metri e quasi andando addosso al
muro più lontano.
Maledizione…
“Su,
vai ad aiutare la tua dama in difficoltà. Nessuno
penserà male di te”.
Veramente, tappati
quella fogna di bocca che ti ritrovi. Sei solo deleterio.
“Sei
troppo suscettibile, amico mio. Troppo suscettibile”.
Lo ignoro o mi viene
un travaso di bile.
“E allora
*anf anf*, signorina? Finito di *anf anf* fare la superfiga della *anf
anf* situazione?” ansima Oowada, a quanto pare piuttosto
provato.
Non aggiunge altro
mentre Dio Brando si rigetta all’attacco.
Quando le è
a meno di un metro...
FRUP. E scusate
l’onomatopea pessima.
Beautiful Stranger la
avvolge come una seconda pelle, facendola diventare letteralmente nera
come la notte, e la trascina con sé
nell’oscurità. Appena in tempo utile per schivare
il terribile gancio che probabilmente l’avrebbe smontata come
i pezzi di un puzzle buttato per terra. Sembra che la sorte le sia
amica, essendo che era andata a schiantarsi in una grossa pozza
d’ombra creata da un tavolo rovesciato.
La
velocità, la potenza sprigionata e l’assoluta
mancanza di freni dimostrate dallo stand di Oowada-san mi preoccupano
molto.
Fortuna che voleva
andarci piano.
Lei spunta
dall’altro lato della stanza, reggendosi in piedi non senza
una certa fatica. La classica mano sul fianco la dice lunga.
Quella sventola ha
lasciato dei segni e di certo non ci vogliono i miei poteri da
paragnosta per capirlo. Così come facilmente alcuni dei
presenti hanno capito, o al meglio intuito, il funzionamento del suo
stand e cosa sfrutta.
“Feh. Sono
stata troppo ottimista a pensare… che avrei vinto senza
impegnarmi…”.
“Ci puoi
*anf anf* scommettere, gallinella! Ti *anf anf* massacro!”.
Ahi ahi ahi ahi,
Oowada. Non abbiamo studiato la lezione di Prosciutto.
Sei proprio un
teppista da strada che parla tanto e conclude poco.
Lo dico per un motivo
molto semplice: mentre lui sta lì a sbrodolare minacce,
Kyouko fa la sua mossa. Gli spedisce lo stand alle spalle, senza che
lui si accorga di nulla, e approfittando dell’evidente stato
indebolito lo manda KO con il doppio pugno a sandwich sulla testa.
C’è
da dire che ha un bella dose di buona sorte dalla sua se ogni volta lei
o l’altro si trovano nella posizione giusta al momento giusto.
“DONG DONG DONG! Il primo match se lo aggiudica Kyouko Kirigiri con Beautiful
Stranger!” annuncia tutto pimpante Monokuma.
Dietro di me
parlottare diffuso e una singola voce che, sebbene bassa, non lo
è abbastanza per non destare la mia attenzione:
“Ombre, eh…”.
Mi giro di scatto.
Il lampo che passa
negli occhi di Ikusaba-san mi fa raggelare. |
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Capitolo 3 *** Scoperte, combattimenti, tensione amorosa e l'immancabile idiozia ***
“Va meglio
il tuo fianco, Kirigiri-san?”
“Ma
sì tranquillo, è solo una botta” sbuffa
lei, “passerà in qualche giorno.”
Immagino si sia rotta
le scatole di sentirselo chiedere, sarà almeno la quinta
volta che lo faccio… ma è più forte di
me, sono ancora sotto shock dal suo combattimento con Oowada…
“Se
sei sconvolto già adesso sarà una gioia quando
toccherà a noi.”
Oh, taci. Renditi
utile piuttosto, sei riuscito a…
“No,
nemmeno in questa stanza funzionano i miei poteri. Nada,
niet.”
E stavolta tocca a me
sbuffare.
Abbiamo scoperto che
il “premio” per ogni scontro vinto è
l’apertura di una nuova ala della scuola: la prima stanza
aperta è la sauna, unica zona ad essere sprovvista di
videocamere; non so se sia una dimenticanza del mastermind o sia
voluto, ma non me ne lamento di certo.
“Tutto bene
Naegi-kun? Sei silenzioso.”
“Oh,
s-scusami” balbetto, “stavo chiedendo a Dirtbag se
i suoi poteri funzionano in questa stanza ma…”
“...la
risposta è negativa.”
Annuisco e lei
prosegue: “Sì, immaginavo. Nemmeno Beautiful
Stranger riesce a usare le zone d’ombra,
qui…”
“A
proposito… non sei preoccupata?”
“Hm?”
“Voglio
dire… ora tutti sanno che potere ha il tuo stand, e
sarà più difficile cogliere gli altri avversari
di sorpresa” commento, esternando i miei dubbi,
“hai visto che sguardo aveva Ikusaba-san, alla fine del tuo
scontro? Mi ha fatto venire i brividi…”
Kirigiri sospira:
“Sicuramente i più svegli avranno intuito i poteri
del mio stand, ma era inevitabile. Per tenerli nascosti non avrei
dovuto combattere affatto.”
“In
effetti…”
Non. Parlare.
“E comunque
al momento abbiamo cose ben più importanti di cui
occuparci.”
Uh?
“Di che
parli?”
“Indagini,
Naegi-kun. Dobbiamo scoprire chi è il mastermind e al
contempo capire cos’è che impedisce ai nostri
stand di toccare le pareti della scuola” chiarisce,
“e se per quest’ultima siamo ancora in alto
mare… per la prima potremmo già avere un
indizio.”
“S-sul
serio?”
“Oh,
sì, i miei giretti non sono stati del tutto vani”
fa un mezzo sorriso, mentre mi porge un foglietto piegato.
“Guarda un po’ qua.”
Apro il foglio:
all’apparenza sembra la pagina mancante di un registro.
“Ma…
quelli elencati sono i nostri nomi!”
“Esatto, a
quanto pare oggi avremmo scoperto di essere in classe tutti
insieme” conferma Kirigiri, “ma guarda in
basso.”
Manca un pezzetto di
foglio, in corrispondenza del sedicesimo nome… un momento,
sedici?!
“Noi siamo
quindici… perché sono segnati sedici
nomi?”
“Bingo.”
“Dici che il
mastermind è il sedicesimo studente?”
“Non posso
ancora esserne certa, ma è possibile” conferma,
“ed è anche l’unica pista che abbiamo al
momento.”
Sì, direi
che ha senso. E come ha giustamente detto, al momento non abbiamo altro
in mano - almeno finché non si apriranno altre stanze,
piani, che magari contengano altri indizi…
“E cosa
pensi di fare con gli altri? Voglio dire, credi sia il caso di
riferirlo a tutti?”
Kirigiri rimane un
attimo in silenzio, poi fa cenno di no con la testa: “No, non
al momento. Come ho sempre detto voglio avere prove concrete in mano
prima di muovere qualsivoglia accusa… e visto che abbiamo un
po’ di gente contro, al momento, preferisco essere sicura di
ciò che dico prima di esporre le mie teorie anche a
loro.”
“Mi sembra
una buona idea” annuisco. Falli ragionare, due come Togami e
Celestia…
Oh, a proposito di
Togami e Celestia.
Fermo la mia camminata
senza meta all’interno dello spogliatoio perché mi
è appena venuto in mente che non dovrei essere qui,
bensì a vedere quei due che si picchiano.
“Naegi?”.
“Tutto ok,
tutto ok. Stavo solo pensando che non voglio perdermi lo scontro fra
Lord Simpatia e Lady Dolcezza. Là fuori quasi tutti avranno
capito come funziona il tuo stand, non vedo perché io e te
dobbiamo rimanere all’oscuro sui loro”.
Mi guarda perplessa.
“Qualcosa ti
sfugge, Kirigiri-san?”.
Con un gesto della
mano pare scacciare la mia domanda, quasi fosse una mosca fastidiosa:
“No. E anzi hai ragione. Sarà meglio andare, tanto
per ora qua non possiamo ottenere altre informazioni”.
“Sei sicura
di farcela?”.
“Santo cielo
Naegi, non ho perso un braccio. Mi hanno solo dato un colpo un
po’ più forte del normale sul fianco.
Guarirà”.
“Scusalo,
Kirigiri. Quando si prende una cotta diventa asfissiante”.
“Stai zitto,
cretino!”.
“Ma
è vero, capo! Ti sarai mica dimenticato di quando alle medie
hai insistito per accompagnare Kurosawa-san in infermieria la volta che
si era rotta un’unghia…”.
Voglio morire. Voglio
morire ora.
“Oh
Naegi-kun, il tuo spirito cavalleresco mi commuove”
sarcasticheggia Kyouko, schiacciando con forza la palla alzatagli da
quel burfaldino del mio stand troppo chiacchierone. Aggiungendo poi
“Mi raccomando Dirtbag, tienimi aggiornata su vezzi e
particolarità del tuo padroncino”.
“Sarà
fatto, mia signora”.
Vi odio. Tutti e due.
“Andiamo,
và. Prima che commetta uno standicidio”.
Li cerchiamo per un
po’, non sappiamo dove si siano cacciati.
A meno di poteri
particolari è facile pensare che abbiano optato per uno
spazio grande, quindi la rosa delle possibili locazioni si restringe:
la caffetteria, che però è il primo posto che
visitiamo e troviamo vuota; lo spiazzo d’ingresso, ma
sappiamo che non sono lì perché altrimenti li
avremmo sentirti urlare “Alabarda Spaziale!” e
“Montagna di Soldi Atomici!”; la palestra.
Lì ci
dirigiamo come ultima spiaggia.
E lì li
troviamo.
La prima cosa che mi
salta all’occhio non è sangue a fiotti per terra.
Non è uno dei due che si tiene un buco in pancia. Non
è un qualche stand dall’aspetto grottesco che
rutta fiamme.
No no.
La prima cosa che mi
salta all’occhio è Oowada-san che si rotola
istericamente sul parquet.
Sta…
ridendo.
Gli altri lo guardando
con delle facce misericordiose, quasi a pregare per quel poco di
sanità mentale che gli dev’essere rimasto.
E perché
questa crisi di riso pazzo? Basta sentire cosa riesce a dire fra un
singhiozzo e l’altro:
“Bwahahahahahahahahahahah… i soldatini…
bwahahahahah… quel deficiente… ha i
soldatini… bwahahahahahah…”.
I soldatini.
Evidentemente si
riferisce a quello che, giudicando dall’aspetto, sembra
essere lo stand di Togami: un esercito in miniatura, coi soldatini di
stagno con cui ogni tanto giocavo da bambino. Ma non solo,
perché il piccolo plotone fa sfoggio anche di quattro tank e
un paio di elicotteri.
Gli stanno davanti di
circa un paio di metri, ripetendo in maniera ossessiva
“Signorsì signore! Agli ordini
signore!”. Anche quando non c’è nessun
ordine da parte sua.
Dall’altra
parte del virtuale ring c’è Celestia, in questo
momento ferma e come in attesa di un’idea geniale.
Sulla sua spalla
è posato un pipistrello.
Che sia quello il suo
stand?
I soldatini e un
pipistrello. Mi considero quasi fortunato, al confronto.
“Troppo
gentile, capo. Ma tanto non smetto di sfotterti per Kirigiri anche se
mi aduli”.
Quasi. Ma neanche
tanto.
A me e a Kirigiri si
avvicina Oogami chiedendoci cosa ci ha fatto tardare.
“Niente di
importante” glissa lei, cercando di sviare
l’attenzione sul combattimento in atto.
Nota a margine:
Kirigiri, Oogami mi sembra persona fidata. Dovrò chiederti
cosa pensi della possibilità di includerla nella nostra
congiura segreta.
“Ci sai dire
qualcosa sui loro stand, Oogami-san?”.
“Non molto a
dire il vero, Naegi. Quello di Togami mi sembra abbastanza chiaro solo
guardandolo, ma per quanto riguarda quello di Celes… sono a
bocca asciutta. Mi risultano oscuri sia poteri, sia raggio
d’azione”.
“C’è
stato qualche tipo di contatto fra i due stand?” chiede
ancora Kirigiri.
“No. Il
pipistrello ha cercato di avvicinarsi a Togami, ma lo sbarramento di
fuoco della sua legione meccanizzata l’ha sempre rispedito al
mittente”.
Torno ad osservare
Togami, che al momento fa ruotare la sua immaginaria coda da pavone.
“Allora
Ludenberg, ti arrendi? È chiaro che il tuo ridicolo topo
volante non può nulla in confronto a Suffer my
Disbelief.”
Celestia fa una
smorfia, immagino infastidita da tanta tracotanza:
“È divertente vederti berciare, Togami, ma quando
ti avrò messo al tappeto piagnucolerai come un ragazzino di
sei anni a cui hanno rotto i soldatini.”
...non che lei sia da
meno, intendiamoci. Un ringhio da parte di Togami mi conferma che non
ha apprezzato il sarcasmo di Celestia.
“Fa tanto la
gradassa ma al momento è bloccata” commenta
Kirigiri, osservandola “è totalmente accerchiata
dall’esercito in miniatura di Togami, e se il suo stand prova
ad attaccarlo loro passeranno al contrattacco.”
“Sembra
innocuo, ma è uno stand da non sottovalutare”
commenta Oogami, “...anche se Oowada-san sembra trovarlo
incredibilmente divertente.”
“Vuoi
mica dargli torto, Kenshiro-chan?”
Sta’ zitto,
imbecille! Oogami sarà degna di fiducia, ma una sua manata
basta a farmi cambiare pianeta.
“Ma
va, non mi pare il tipo da picchiare senza motivo…”
Non voglio rischiare
lo stesso, permetti?
“Tanto
la sfiga incombe comunque su di noi, cosa credi.”
Eh guarda, mi mancava
sentirtelo dire.
Torno ad osservare lo
scontro, e noto che Celestia sorride - in maniera dannatamente
inquietante, aggiungo.
Che abbia
un’idea?
“Perché
sorridi, Ludenberg? Hai finalmente accettato la tua
sconfitta?”
“Per favore,
smettila di renderti ridicolo” replica lei, sistemando
l’ampia gonna del suo abito “io e la mia
Erzsébet Bathory abbiamo solo cominciato” e
dicendolo alza una mano, gesto che basta a far muovere il suo stand: il
pipistrello si alza in volo e i soldatini di Togami tornano alla carica
cercando di abbatterlo.
“Davvero?
Non hai ancora capito che non funziona?”
Celestia non risponde
a Togami, ma si limita a sorridere. Un altro gesto, indica a sinistra e
il pipistrello fa una virata improvvisa che coglie di sorpresa lo stand
di Togami.
“Che diamine
sta facendo?” chiede Oogami, esternando i miei pensieri.
Il pipistrello per un
attimo sparisce alla nostra vista… poi un tonfo sordo, e il
cesto dei palloni da basket cade rovesciando una ventina di palle che
investono i soldatini.
Vorrei lasciarmi
sfuggire un “Wow!” di ammirazione, ma ho paura che
Togami possa lanciarmi un soldatino contro per vendetta…
“E ora come
la mettiamo, Togami?” ride Celestia. “Il tuo
esercito mi sembra conciato maluccio!”
“Aiuto
signore! Soffochiamo signore! Ci salvi signore!” strillano
gli esserini, e quanto sono veri i kami devono stare zitti
perché fanno un casino infernale con quella loro cacchio di
vocina stridula e insopportabile.
Togami è
preso alla sprovvista dalla mossa e non trova niente di meglio che
ritirarli per poi, presumibilmente, ri-schierarli liberi dagli ostacoli.
Ma a quanto pare
è ciò che il topo volante aspettava. Non appena
gli ometti svaniscono si avventa come un falco sulla sua preda e riesce
a mordergli la mano sinistra. È una cosa
pressoché istantanea.
Quel che succede non
è per i deboli di stomaco.
La zona
colpita… rinsecchisce. Deperisce. Perde il colore.
“Yaaaaaaaaargh!”
urla afferrandosi la parte offesa con l’altra mano.
“Slurp”
fa Celes “Sangue di eccellente qualità. Fammi
indovinare, sei AB negativo?”.
“C-Come…”.
“Sono un
gourmet, mi sembra il minimo che sappia distinguere i vari
retrogusti”.
Dio che schifo.
“Ebbene
sì, io e il mio caro animaletto da compagnia cacciamo sangue
e un suo minuscolo morso può prosciugarlo quasi
completamente. Che dici, ti piace?”.
L’aria in
questa palestra si è appena fatta irrespirabile. Un velo di
macabrità -mi si scusi per il neologismo- viene calato su
tutte le nostre teste.
Non uno degli
spettatori si risparmia uno sguardo inorridito, chi verso Celes e chi
verso Togami.
“Che
volete?” commenta lei stizzita “Il mio stand
funziona così, ci posso fare poco”. Gli epiteti
non troppo eleganti con cui viene marchiata non sono ripetibili per
un’anima pura come la mia.
“Seeee,
l’anima pura. L’anima pura che nasconde i
giornaletti sotto al letto a casa…”.
Se ti azzardi a
spifferare questa cosa a Kirigiri-san, o a chiunque altro, lo trovo il
modo per tirarti il collo senza rimanerci secco io.
Torniamo allo scontro
che è meglio.
“Come
vuoi, Puffo Quattrocchi”.
Datemi la forza.
In tutto questo,
mentre io litigavo con me stesso, è avvenuto qualcosa in
Togami: pur non mollandosi la mano, sul suo volto si è
disegnata una smorfia di disprezzo estremo. Direi che, se potesse,
contemplerebbe la possibilità di mangiarle la faccia.
“Tu…
te la faccio pagare salatissima…
baldracca…”.
Minacciando
ciò scatena il suo stand…
com’è che si chiamava, già? Suft mai
Disponz? Non lo ricordo.
E quando dico scatena
lo intendo sul serio.
Tutta
l’unità converge a velocità folle verso
le caviglie del suo bersaglio. Evitano i palloni da basket come fossero
birilli.
A meno di mezzo metro
aprono il fuoco.
Uno potrebbe dire
“Sì, va beh. Sono robetti alti venti centimetri,
che male possono fare realmente?”.
Il ritorno visivo che
abbiamo ci dice che sì, quei robetti fanno male. I mille e
più fori di spillo che si aprono su di lei la raccontano
lunga.
E poi, se
così non fosse, non saprei spiegare perché Celes
si mette a ululare come una che stanno torturando con un bisturi
incandescente.
RATATATATATATATATATATATATATATATATA.
“Adesso
crepa!”.
No, ehi… la
ammazza davvero…
“Fermati!”
gli grido. Venendo presto imitato da molti altri.
E venendo assieme a
loro ignorato.
SBAM.
Vedo distintamente Dio
Brando che rifila uno sganassone sulla guancia di Togami, mandandolo a
gambe all’aria. Dev’essere svenuto, visto che il
plotone d’esecuzione svanisce.
“O-Oowada…
san…” balbetto nella sua direzione. È
ancora per terra ma la ridarola folle l’ha abbandonato,
sostituita da uno sguardo serio all’inverosimile.
“Non potevo
permettere che la uccidesse” si limita a constatare.
Grazie. Di cuore
grazie. Ritiro tutte le frecciate sulla tua intelligenza.
Celes finalmente cade,
con un tonfo.
Io e Kirigiri ci
precipitiamo su di lei. Poi pian piano affluiscono Asahina, Maizono,
Kuwata, la stessa Oogami.
Sembra…
sembra grave.
“DONG DONG DONG! Il secondo match vede come vincitore Byakuya Togami con Suffer my
Disbelief!” annuncia il nostro preside, senza che io mi fossi
accorto del suo arrivo.
“Monokuma!”
sbraita Kyouko in maniera per lei molto poco caratteristica
“Apri l’infermeria o rischia di morire
dissanguata!”.
Silenzio.
“Monokuma!
Dannazione!”
“E se non la
aprissi?”
L’orso
meccanico, apparso come sempre dal nulla, piroetta attorno a noi.
“Cosa mi
fate, la bua? UPUPUPUPUP-ARGH!”
Un momento prima
Monokuma era davanti a noi, un secondo dopo è dentro il
canestro. Ci voltiamo perplessi verso Oowada e Dio Brando.
“Che
c’è? Mi infastidiva!”
“Ahi,
piano!”
“Un attimo,
ho quasi fatto… ok, finito.”
Dopo esserci fatti
aprire l’infermeria a forza, Oogami si è
improvvisata paramedico per chiunque ne avesse necessità - e
bisogna dire che se la cava decisamente bene; ad affiancarla
l’inseparabile Asahina, che trottava da un angolo
all’altro della stanza per fornire all’amica garze,
disinfettanti ed altro.
“Allora
Oogami-san, è grave la ferita di Ludenberg?”
“Mettiamola
così: se Oowada-san non avesse fermato Togami il suo stand
avrebbe fatto danni più profondi” spiega,
voltandosi verso di me “ma credo fossero solo tagli e punture
profonde, non mi sembra ci siano danni a tendini o muscoli e Ludenberg
riesce a muovere piedi e caviglie… non sono un medico ma mi
sento di dire che non ci sono danni gravi.”
Sento Celestia tirare
un sospiro di sollievo, e anche io mi sento più tranquillo:
non voglio che nessuno debba rimetterci la pelle. E a
proposito…
“Piuttosto,
come sta Togami?”
Il Super Erede emette
un grugnito di disapprovazione, non so se per disprezzo nel nostro
interesse verso di lui, disprezzo verso tutti noi, o disprezzo generico
e basta.
“Ecco, su di
lui non saprei” ammette Sakura, “la mano sembra
meno rattrappita di prima e riesce a muoverla discretamente…
ma non so se continuerà così o no.”
Mi volto verso
Celestia - che decisamente ascoltava la nostra conversazione con
un’espressione di finto disinteresse.
È ora di
tirare fuori gli occhioni da cucciolo made in Naegi.
“Beh,
perché mi guardi così?”
“...”
“Naegi,
piantala.”
“...”
“Dico sul
serio, ti faccio prosciugare dal mio stand!”
“...”
“LA SUA MANO
DEL CAZZO TORNERA’ NORMALE, VA BENE?” urla, e io
sorrido.
“La
puppy face funziona sempre, capo. Anche sui pezzi di ghiaccio come
Ludenberg.”
Lo ben so, caro il mio
Komaeda.
E con la coda
dell’occhio noto anche Togami tranquillizzarsi. Anche gli
Scion di ‘Sta Ceppa si preoccupano, evidentemente.
“Scion
di ‘Sta Ceppa? Stiamo diventando acidi, capo!”
Almeno nella mia testa
potrò permettermelo, spero.
Oh, quasi
dimenticavo…
“Oogami-san,
già che ci sei potresti dare un’occhiata anche al
fianco di Kirigiri-san? Credo che la botta sia stata più
forte di quanto voglia ammettere.”
“Veramente
è andata via poco fa” si intromette Asahina,
tornando a sedersi accanto a Sakura.
“E dove
diamine è andata?”
“Al secondo
piano!”
Secondo piano? Cosa?
“Capo,
era scritto tutto nel depliant di spiegazione del
torneo…”.
Oh già. Il
depliant che secondo qualcuno di mia conoscenza non era per nulla
importante. C’è qualcos’altro di poco
importante che devi dirmi, tipo che ho il colera?
“Non
sei divertente”.
Siamo in due, allora.
Cosa diceva esattamente quel foglio?
“Che
ogni tot, mi sembra di ricordare dopo ogni tranche di scontri, si
sarebbe aperto un piano o una delle stanze ancora sigillate qui al
piano terra”.
Sì, ma come
fa Kirigiri a sapere che si è aperto il secondo piano? Non
c’è stato nessun annuncio da parte di
Monokuma…
“Avrà
tirato a indovinare. Attualmente non sappiamo ancora se è
davvero così, presumo abbia giocato d’anticipo
contando su questo sviluppo”.
Uhm. Può
darsi.
“Adesso
cos’hai intenzione di fare?”.
Andarle dietro,
ovviamente.
“Giusto.
Sia mai che la lasci sola per più di dieci minuti. Mollala,
quella poveretta si sentirà soffocare”.
Deh, ma come ti
permetti? Non sono affari tuoi chi tampino e chi no.
“Come
preferisci. Al massimo la guancia che si prenderà lo
schiaffo non è la mia”.
Puah. Catastrofista.
Esco senza dire una
parola, lasciando i feriti nelle fidate mani di Oogami.
Mi guardo attorno,
cercando di capire che strada possa aver preso, quando…
“Naegi-kun!”.
Uh? Maizono-san?
“Dove stai
andando?”.
Aspetta, cosa sta
succedendo? Il tono nella sua voce, la posa con le mani sui fianchi, lo
sguardo acido…
“Stavo…
stavo solo cercando…”.
“Kirigiri,
vero?”.
Guarda, se non lo
credessi impossibile direi che…
“Gelosia
portami viaaaaaaaaaaaaaaaaaa…”.
Ma pensa te se questo
gran pezzo di figliola, amata e venerata da orde di ragazzini con gli
ormoni fuori scala, può essere gelosa per me.
“E
allora cos’è quella faccia da ‘finiscila
di correre dietro a quella gallinella’, me lo
spieghi?”.
Non… non
hai tutti i torti, ma…
E vorrei solo dire che
fra tu e Oowada dovreste smetterla di definire Kirigiri-san gallinella.
“Allora
stavi cercando Kirigiri”. Non è neanche una
domanda.
“Devo…
devo dire di sì…”.
Cala il silenzio fra
di noi. Io mi sento inutilmente colpevole nei suoi confronti,
inutilmente perché non è che debba rendere conto
a lei dei miei movimenti e delle mie intenzioni. Però, nel
contempo, non sono neanche felice di esserle causa di questo.
“PIM POM PAM
POOOOOOOOM! Nuovi accoppiamenti per nuovi sbudellamenti! Forza gente,
accorrete a vedere contro chi dovrete mettere a repentaglio la vostra
preziosa vita!”
Eh no, non ora.
Ci guardiamo
sconcertati per un secondo, poi ci dirigiamo verso lo schermo che non
più di un paio d’ore fa ho usato con Kyouko.
Yamada vs.
Ishimaru
Fujisaki
vs. Hagakure
Maizono
vs. Naegi
Sì, ok.
Plot convenience much?
“Visto che
stavolta sono tre consiglio vivamente di accorciare i tempi e magari
svolgerli in contemporanea. Non temano eventuali spettatori,
manderò i risultati in filodiffusione per tutta la
scuola”.
“Bene,
Naegi-kun” sento alla mia destra “sembra che tocchi
a noi ora”.
“Noto
ancora quella strana punta di fastidio…”
L’ho notata
anche io… e mi piacerebbe tanto sapere perché ce
l’ha con me. |
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Capitolo 4 *** Vai Naegicchi, adesso tocca a te far menare le mani ***
“Ma cosa
diamine ho guardato…”
“Sul
serio?”
“Rivoglio i
miei soldi. Anche se non ho pagato.”
Lo scontro tra Yamada
e Ishimaru è stato… come potrei
spiegarlo…
“Oh
capo, dillo e basta.”
...è stato
la cosa più ridicola a cui ho mai assistito.
A cominciare dagli
stand, che in assurdità superano di gran lunga i soldatini
di Togami. Partiamo da Tsubomi Rose, lo stand di Yamada: come ci si
può aspettare da un’otaku della sua risma, la sua
“forza interiore” è rappresentata da una
signorina procace e discinta che sembra appena uscita da un hentai.
“Io
non la definirei proprio ‘forza interiore’, nel suo
caso, ma va beh…”
Nemmeno io, ma
tralasciamo.
Ovviamente, il suo
potere principale consiste nel distrarre l’avversario con
moine e ammiccamenti vari… per poi trasformarsi in un mecha.
Sì, un robottone. Praticamente Mazinga con le tette.
“Non
si chiamava Venusia?”
Taci, non è
importante. Quello che conta è che non è nulla in
confronto allo stand di Ishimaru, Breaking the Law: ha
l’aspetto… beh, di Ishimaru, ma più
trasandato; non ha alcun potere apparente, se non quello di contrariare
il suo portatore e fargli i dispetti.
Ah, ci ha anche fatto
sapere che preferisce farsi chiamare Ishida. Mi ricorda qualcuno.
“Ah.
Ah. Ah.”
Comunque lo scontro
è stato il più ridicolo visto finora, con Ishida
che cercava di palpare Tsubomi Rose, Ishimaru che cercava (inutilmente)
di fermarlo e Yamada che urlava di non toccare la sua ragazza (no
comment). Alla fine ha vinto Ishida perché Tsubomi Rose si
è rifiutata di combattere ulteriormente.
In compenso Oowada
adesso stalkera Yamada per avere un appuntamento col suo stand. Ci
rendiamo conto?
“Scontro
interessante, non trovi?”
“Ki…
Kirigiri-san! Dove ti eri cacciata?”
“A
perlustrare il secondo piano” risponde, pacata “ma
sono scesa giusto in tempo per assistere a…
questo.”
“Sì
beh… è stato abbastanza ridicolo”
ammetto io.
“L’unico
che può dare un minimo di preoccupazione è
Ishimaru, il suo stand è una mina vagante… ma
niente di particolarmente eccessivo.”
“Lo dicevi
anche di Oowada e Dio Brando.”
Un grugnito da parte
sua mi fa capire che ho colpito e affondato.
“Ah
capo, tu sì che sai come conquistare le
donne…”
Muori. Senza di me.
“Comunque
sia” cambio discorso, “hai trovato nulla di
interessante al secondo piano?”
Kirigiri sorride:
“Potrei.”
“Potresti?”.
“Potrei”.
“Io
potrei non potrei ma se tu potessi…”.
Vai a fare il cantante
di enka fallito da un’altra parte, per piacere.
“Ma
se sono il meglio del meglio del meglio”.
Con lode,
già che ci sei.
“No,
non esageriamo. Non mi sono diplomato a West Point col massimo dei
voti”.
Ma guideresti una Ford
Superschifo Deluxe se guidassi.
“Quando hai
finito di litigare con Dirtbag” mi sussurra Kirigiri
all’orecchio “io avrei delle novità. O
forse non ti interesso abbastanza?”.
Un attacco coordinato
da due direzioni opposte, infami. Non si fa così.
“Ma
se sta lì a fare la gattina morta…”.
Finiscila!
È
abbastanza misericordioso da darmi retta, almeno per stavolta.
“Uff. Prima
o poi impazzisco. Dimmi pure, Kirigiri-san”.
“Mentre
bighellonavo per il secondo piano mi sono imbattuta in una biblioteca.
L’ho esplorata da cima a fondo, prendendo solo tanta polvere
e trovando libri dagli argomenti assai peculiari, ma su una scrivania
c’era un PC”.
Un computer? Sembra
utile.
“E sul quel
computer…”.
“... non
sono riuscita a trovare niente, ma solo perché
l’accesso era cifrato. Il che mi fa pensare che possano
esservi contenuti dati compromettenti, di qualunque natura siano.
Altrimenti non vedo il motivo di prendersi tale briga”.
Non fa una grinza, no.
“Sì,
ma come facciamo a…”.
“Oh Naegi,
non hai fatto i compiti. Devo essere io a ricordarti che qui in mezzo a
noi c’è una super esperta di quei trabiccoli
tecnologici?”.
“Non ti
facevo allergica al progresso, Kirigiri-san. Voi detective non dovreste
essere sempre al passo coi tempi?”.
“A me piace
il vecchio stile”.
“Pinne,
fucile ed occhiali?”.
Ignora Makoto, ignora.
È pure stonato.
“Pipa e
lente d’ingradimento?”.
“Non proprio
così d’annata”.
“Ma poco ci
manca?”.
“Poco ci
manca”.
Comunque è
incredibile come in una mezza giornata sia riuscita a tirar fuori
già tutte queste informazioni, corredandole con ipotesi e
congetture abbastanza verosimili. Sa veramente far bene il proprio
mestiere, nulla da eccepire.
“Quindi ci
servirà l’aiuto di Fujisaki-san
per…” comincio, salvo interrompermi di botto a
metà frase perché noto distintamente, con la coda
dell’occhio, che Maizono-san ci sta squadrando malissimo. Sta
a circa un paio di metri da noi, fingendo di osservare lo scontro in
atto fra la succitata Fujisaki e Hagakure e buttandoci ogni tanto
un’occhiata storta.
“Ne parliamo
meglio dopo, Naegi. Aspettiamo che la nostra hacker finisca il suo
combattimento”.
In questo momento ho
troppi pensieri per la testa: Kirigiri-san e le sue indagini;
Maizono-san che ha preso a odiarmi forse per gelosia o forse sanno i
kami per cosa; il combattimento…
No ehi, frena.
Perché non sento urla e strepiti?
Mi volto verso
l’improvvisato ring, nuovamente posto in caffetteria.
E la situazione
è grottesca. Magari non al livello di Tsubomi Rose e
Breaking the Ishimaru, ma neanche tanto di meno.
Perché i
due contendenti non sono particolarmente attivi. Che abbia beccato un
momento di stanca? Ma no, non sembrano affaticati. Danno più
l’idea… non so spiegare bene, ma pare che vogliano
combattere senza riuscirci.
“Come
facciamo, Fujisacchi?” chiede Hagakure grattandosi il mento
“Già sapevo che il mio stand non mi avrebbe fatto
fare molta strada, ma il tuo di sicuro non aiuta…”.
E cavolo, mai parole
furono più vere: ai suoi piedi c’è una
specie di nano coi dreadlocks e una sigaretta strana che gli pende
dalle labbra.
“Capo,
quello è uno spinello”.
Uno
spinello… stand? Assurdo.
“Ho
la sensazione che vedremo coccodrilli stand, sveglie stand e insegne a
luci rosse stand. D’altronde la squillo stand
l’abbiamo già vista”.
Devo decidere se sono
più incredulo per l’elenco o per il fatto che
potresti aver ragione.
Lo stand di Fujisaki,
invece… è tutto un altro paio di maniche.
“Usagichan,
comincio a innervosirmi.”
“Scusami
Picchan…”
“Non
scusarti, non è tua la colpa ma di questo…
troglodita.”
“Hai
ragione, Picchan…”
Lo stand di Fujisaki
è un ragazzo alto, con capelli bianchi e un paio di
occhiali, vestito da… maggiordomo, credo?
E un paio di orecchie
da coniglio. Ricorda un po’ il Bianconiglio di
Alice…
“Sarà
per questo che chiama il suo portatore Usagichan…”
borbotta Dirtbag. Sì, ho notato che voi stand senzienti
avete il feticcio dei nomignoli, sia per voi che per noi.
“Ad ognuno i
suoi hobby. C’è chi preferisce stalkerare la
ragazza di cui è cotto.”
Io continuo a dire che
devi andare dove ti porta il cuore, ma soprattutto dove ti mando io.
Torno ad osservare
il… non so davvero come definirlo.
“Kirigiri-san,
tu che ne pensi?”
“Vuoi la
verità?”
Annuisco.
“È
un combattimento ridicolo” commenta, “anzi, in
realtà non è nemmeno un combattimento reale, sono
entrambi stand passivi.”
“E come si
determina il vincitore, in questo caso?” chiede Sakura.
“Immagino
per abbandono di uno dei due.”
“O per morte
di uno dei due causa noia” fa eco Oowada, e ammetto di dover
trattenere una risata.
“Io comincio
ad annoiarmi” sbotta Hagakure, alzandosi in piedi
“che ne dici se decretiamo che sono io il vincitore e ce ne
andiamo a bere un goccetto, Fujisacchi?”
La nostra timida
hacker sgrana gli occhi: “Eh?”
“Ehi
ehi ehi, perché dovrebbe dichiarare te vincitore,
fattone?”
Wow, lo stand di
Fujisaki non le manda certo a dire!
“Ma
è ovvio, Coniglio-chin! Sono più grande e saggio
di lei, è una scelta obbligata!”
“A
parte che se mi chiami di nuovo Coniglio-chin ti defenestro,
l’unica cosa su cui concordiamo e la differenza
d’età. Che poi tu sia saggio, permettimi, ho i
miei dubbi.”
Promemoria per me: mai
litigare con lo stand di Fujisaki, è potenzialmente peggio
di Togami.
“Andiamo,
Coniglio-chin!”
“Piantala.”
“Eddai, lo
sai anche tu che è la cosa migliore!” trilla
Hagakure, avvicinandosi a Chihiro. “Non è vero
Fujisacchi? Dammi un abbraccione!”
A quella frase succede
una cosa strana: Chihiro si irrigidisce e indietreggia terrorizzata,
senza apparente motivo. Ok che non ha confidenza con Hagakure, ma non
vuole mica picchiarla…
“Ma lo stand
maggiordomo sembra non pensarla come te, capo.”
Infatti lo stand di
Fujisaki innalza una barriera fatta di numerini e lettere verdi attorno
al suo portatore, e quando Hagakure cerca di attraversarla…
si scompone, letteralmente. Per poi riapparire lontano da Chihiro.
“Eh? Che mi
hai fatto, Coniglio-chin?!”
E ci riprova.
E accade la stessa
cosa.
Vanno avanti
così per circa dieci minuti, finché un urlo
proveniente dagli altoparlanti ferma l’incontro:
“OK, ADESSO BASTA! IL VINCITORE È FUJISAKI CON
WHITE RABBIT PERCHÈ HAGAKURE MI HA ROTTO LE
SCATOLE!”
Direi che Monokuma per
una volta ha espresso il pensiero di tutti noi.
“Oh…
e va bene!” e così dicendo Hagakure si butta a
terra e si accende una canna. E il suo stand lo imita.
Non ho parole.
“Questo
combattimento è davvero stato un parto. Almeno in quello fra
Yamada e Ishimaru, per quanto comico, succedeva qualcosa. Qua si sono
guardati in faccia per ore”.
Un urrà per
le iperboli, Komaeda.
“Adesso
possiamo parlarle di quella cosa” mi bisbiglia ancora
Kirigiri.
“Ti darei
volentieri una mano, Kirigiri-san” bisbiglio di rimando
“ma ora tocca a me”.
“Oh, vero.
Vedi di non farti fare la bua al fianco, non vorrei dover passare da
paziente a crocerossina”.
…
La smetti di odiarmi,
mondo?
Vado a prendere il
posto di Hagakure-san e di fronte a me Maizono-san fa lo stesso.
Parlavo di odio e ne
ho una limpida manifestazione a poca distanza.
Spero di stare
ingigantendo la cosa, lo spero davvero. Perché quello
sguardo, se fosse provvisto di carica distruttiva, mi avrebbe
già ridotto in polvere.
Tiro fuori Dirtbag,
dandomi uno sguardo attorno per cercare di cogliere il più
vicino oggetto che posso usare a mio vantaggio.
C’è ancora un po’ di disordine dallo
scontro fra Kirigiri e Oowada.
A lato di Maizono
appare… ohibò. Mi ricordo di aver letto da
qualche parte, su un libro di folklore medievale europeo, di una
creatura mitica che le assomiglia. Non mi ricordo bene come si chiama,
però.
Lunghi capelli bianchi
e pelle diafana, un vestitino trasparente che la copre a malapena.
“Salve, mi chiamo
Teenage Dirtbag! Per gli amici Komaeda!”
annuncia ad alta voce quel cialtrone del mio stand.
“C’è
una svendita sugli stand senzienti, ultimamente? È
già il terzo…” sento alle mie spalle da
una voce che non identifico.
Che vi devo dire.
Così mi è andata.
“Lei
è Lonely in Gorgeous” ricambia la cortesia.
“Maizono-san,
prima di cominciare… volevo farti una domanda.
Posso?”.
“Grnf. Fai
pure, ma non perdere tempo”.
Non esagerare con
l’entusiasmo, mi raccomando.
“Nelle
ultime ore ho notato che il tuo atteggiamento nei miei confronti si
è… indurito, per usare un eufemismo. Chiedo
troppo nel voler sapere il perché?”.
“Perché
non te lo fai spiegare dalla tua detective personale?”.
“Lei non
è la mia detective personale!”.
“Come
no? Mi distruggi l’OTP!”.
Stai. Zitto.
Sempre dalle mie
spalle una voce contrariata borbotta qualcosa, e stavolta non faccio
fatica nel riconoscerla.
“Tutto qui,
dunque? Banale gelosia?”.
Non risponde e dalla
sua espressione mi sento di poter dire che no, la questione non
è così facile.
Ma cosa posso averle
fatto, a parte passare più tempo del dovuto con
un’altra ragazza? Che cosa?
In condizioni normali
adesso mi siederei per terra e comincerei a passare tutte le varie
possibilità che possono averla portata a questo stato. Ma,
appunto, non sono condizioni normali.
Tutto ad un tratto il
suo stand emette un urlo ultrasonico che mi assorda, e probabilmente
non solo me.
E un altro. E un altro.
Intontito, non riesco
a evitare che mi si avvicini e mi assesti un diretto proprio sul naso.
Ahio!
Per fortuna non sembra
troppo forte dal punto di vista fisico, quindi i danni sono contenuti.
Ma mi ha fatto un male del diavolo.
Barcollo
all’indietro di due passi e Dirtbag riesce a parare un altro
paio di colpi.
Quando vede che il suo
vantaggio è venuto meno strilla di nuovo.
Avevo già
le mani sulle orecchie per precauzione e smorzo l’attacco.
Poi la mano del mio
stand si avvolge attorno al suo collo, impedendole di deliziarci con la
sua voce da usignolo.
Nel contempo Maizono
si porta le mani alla gola, probabilmente sentendosi come una che
stanno strangolando. Non che sia la mia intenzione, chiaro.
Faccio un
po’ di fatica a recuperare l’udito e
l’equilibrio, ma ci riesco senza eccessivi problemi.
Poi la guardo.
“Maizono-san…
per favore, dimmi cosa ti ho fatto”.
Sayaka non risponde,
un po’ per la stretta al collo, un po’
perché credo non ne abbia proprio intenzione.
“Maizono-san,
ti prego…”
Niente, non demorde.
Anzi, se possibile il suo sguardo si fa persino più
tagliente.
Sospiro.
“Komaeda…
lasciala.”
“Sicuro
capo?”
“Ma
sì, non voglio mica ucciderla!”
“Lei
mi sembrava di tutt’altra idea…”
“Oh, per
favore!”
Lui fa spallucce e poi
lascia il collo di Sayaka, che crolla a terra tossendo.
“Maizono…”
“Basta!
Smettila con quel tono accondiscendente, sei… sei
fastidioso!”
“Io davvero
non capisco… cosa posso averti mai fatto, in due giorni? Non
ci vediamo da anni!”
“È
esattamente questo il punto!” grida, e Lonely in Gorgeous la
imita rischiando di fare esplodere i timpani a tutti; l’onda
d’urto è tale che mi ritrovo catapultato
all’indietro.
“Capo,
non vorrei passare per insensibile ma… se non la mettiamo
fuori gioco qui rischiamo tutti di dover usare l’apparecchio
acustico a vita, nel migliore dei casi.”
“Ma…”
“Ma
niente. Non dobbiamo ucciderla, ma impedire a lei di uccidere noi -
perché al momento la sua intenzione sembra quella
eh.”
Effettivamente.
“Cosa suggerisci?” chiedo. Komaeda si guarda
attorno, alla ricerca di qualcosa da usare, poi annuisce: “Credo di aver trovato
qualcosa. Vuoi tentare ancora a farla ragionare?”
Certo che
sì, dovrò pur far valere quell’assurdo
titolo di Super High School Level Lucky Student o no? Magari stavolta
sono fortunato sul serio.
“È
normale che ci si perda di vista, quando si cambia scuola”
dico ad alta voce, rimettendomi in piedi “si cresce, si
cambia, si conosce gente nuova…”
“E ci si
dimentica degli amici?!” urla lei, adirata. Per fortuna il
suo stand non la segue a ruota.
“Che…
che vuoi dire?”
“Avevi detto
che mi avresti supportata sempre… che mi avresti sostenuta
nel difficile mondo dello spettacolo… e invece sei
sparito!”
C-cosa?!
La sua accusa mi
coglie così tanto di sorpresa che se Komaeda non avesse
bloccato al volo lo stand di Maizono sarebbero esplosi i cervelli di
tutti quanti.
“Me
l’avevi promesso… e invece ti ritrovo qui, mentre
muori dietro a quella sciacquetta?!”
Ok, è
chiaro che Sayaka non sta benissimo.
“Ma
dai? Non l’avrei mai detto!”
Piantala idiota, sono
serio! È sempre stata fragile ma… non credevo che
le luci della ribalta l’avessero rovinata così
tanto!
“Beh,
ce ne occuperemo dopo. Ora scusa se faccio di testa mia, capo, ma se
non intervengo dirò addio al tuo sarcastico
cervellino.”
Così
facendo, Komaeda fa un gesto con la mano e il tavolo improvvisamente si
anima: nello stupore di tutti, comincia a camminare come una persona,
correre verso Sayaka e abbracciarla da dietro, bloccandola con le gambe
d’acciaio.
“Aaaaaaaaaaaah!
Oddio! Oddio… oooh.”
La cosa deve averla
sconvolta così tanto da farla svenire - e il suo stand per
fortuna svanisce, evitandoci un altro acuto.
“DONG DONG DONG! L’inaspettato vincitore è il piccolo Makoto
Naegi, che ringraziamo per averci salvati dall’ugola
d’oro di Lonely in Gorgeous! Ricordati però che le
signorine vanno trattate con i guanti, soprattutto se hanno chiari
squilibri mentali come la signorina Maizono, upupupupu!”
Oh, ma va a quel paese. |
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Capitolo 5 *** Piccoli Bob Marley, piccole sirenette e piccole cercatrici di notorietà ***
“Tu…
mi odi, vero?”.
Stanza di Sayaka
Maizono, circa mezz’ora dopo il nostro combattimento.
Siamo soli.
“Guarda
che riferisco a Kirigiri ogni parola o mossa da porco”.
Bleh. Come se ci fosse
il pericolo di situazioni hot. Lo sai che l’ho solo
riaccompagnata in camera sua perché voglio chiudere per bene
questa storia.
“Sì,
ma l’hai visto lo sguardo fulminante negli occhi della cara
dolce Kyouko mentre ti prendevi l’altra pollastrella svenuta
sottobraccio…”.
Allora, cerca di
essere serio per una volta nella tua esistenza. E soprattutto smettila
di usare simili termini degradanti, non è il caso.
“Capo,
sei una noia mortale”.
Shush.
Riporto la mia
attenzione su Maizono, che ricordo solo ora sta attendendo una risposta.
Giusto per non dare
adito a brutti pensieri mi avvicino leggermente a lei, dato che siamo
entrambi seduti sul bordo del letto. Quel tanto che basta per non darle
motivo di pensar male.
“Odiarti? Ma
no, non ti odio affatto… credo di essere biologicamente
incapace di odiare qualcuno, figurati se si parla di
te…”.
“Ma…
ma io… devo essere sembrata una pazza furiosa, là
fuori…”.
Un po’
sì, non lo nego. Ma non glielo dico ad alta voce
perché non è il caso che lo senta.
“Naegi-kun,
ti chiedo scusa per la scenata. Ai tuoi occhi, e non solo ai tuoi,
sarò apparsa come una fidanzata gelosa… e posso
negare di essere la prima cosa, non la seconda…”.
Quindi fatemi capire
bene. La mia prima intuizione si era rivelata corretta e Sayaka
Maizono, Super Idol, conosciuta nei più sperduti angoli del
Giappone e considerata l’astro nascente del j-pop, con anni e
anni di carriera luminosa e redditizia davanti a
sé… è gelosa.
“Hai
fatto doppio jackpot, tigrotto”.
Piantala. Non sei la
nipote sexy della vicina di casa.
“Gelosa? Mi
stai dicendo che… sei gelosa di…”.
“... delle
attenzioni che rivolgi a Kirigiri… e non a me”.
Per un attimo perdo la
capacità di parlare.
Non ne capisco il
motivo, ma la confessione mi lascia… basito. Ho
difficoltà ad assemblare anche un pensiero sensato.
Forse non pensavo che
sarei mai capitato in una situazione del genere. Io, il piccolo e
anonimo Makoto Naegi, che si trova inseguito in senso più o
meno romantico da una ragazza del genere. Se me lo avessero raccontato
avrei riso, suona troppo assurdo.
“Io…
ci sono rimasta davvero tanto male… quando… hai
smesso di scrivermi…”.
Torno a guardarla.
“Avevi…
avevi giurato che saresti stato sempre il mio primo fan…
quello a cui avrei potuto rivolgermi in caso di bisogno… e
invece… invece…”.
Ogni parola ha su di
me l’impatto di un colpo di spranga.
Da quando ha tirato
fuori questa cosa, mentre combattevamo, mi è improvvisamente
tornato tutto in mente: il tempo che alle medie le ho dedicato a
supporto della sua ambizione nel mondo musicale, la promessa solenne
subito dopo il chuugakkou, i primi mesi in cui eravamo in contatto
strettissimo e non mancava di raccontarmi la rava e la fava di quel che
faceva e dei suoi primi passi nel business.
Poi oh, a mia discolpa
posso dire che non ho smesso intenzionalmente. L’entusiasmo
si è raffreddato, sono subentrati altri avvenimenti nella
mia vita e l’interesse è scemato da sé.
Nessun intento ostile da parte mia, giuro.
Però, a
ripensarci adesso… mi rendo conto di averle fatto del male.
Senza volerlo ma è accaduto comunque.
“Maizono-san…
sono io che devo scusarmi con te. Non pensavo davvero che avrei potuto
causarti tutti questi affanni. Purtroppo… scusami, quel che
sto per dire è crudele per te… ma me ne sono
dimenticato. Per quanto riguarda Kirigiri-san…”.
Andrei volentieri
avanti se la porta non bussasse.
“Chi
è?” chiede lei alzandosi ed aprendo.
“Scusate se
vi disturbo, so che volevate un momento di privacy. Ma sono usciti i
nuovi accoppiamenti e ho pensato poteste volerli vedere”.
…
Tempismo perfetto,
Kyouko.
“M-mi spiace
Maizono-san, magari riprenderemo dopo il
discorso…” balbetto, ma lei fa un mezzo sorriso:
“Non fa nulla, davvero. Se devi andare vai.”
“Beh
potresti venire con noi a vedere i sorteggiati…”
“Non
c’è bisogno di andare fuori a vederli,
sai” sorride lei di nuovo, “posso vederli anche dal
monitor della mia camera.”
...già.
Dimenticavo che ogni stanza o aula ne ha uno.
Mi volto sospettoso
verso Kirigiri, ma lei guarda altrove facendo la gnorri.
“E
se prima era una sola ad essere gelosa, adesso sono due ad essere
gelose!”
Non vorrei peccare di
superbia ma credo che questa volta il caro Komaeda ci abbia preso.
“Suvvia
capo, ma quale superbia! Hai tutto il diritto di essere amato e
sentirti amato! Sei carino, adorabile e-”
Sì ok,
basta. Cuccia. E se Kirigiri ti ha sentito ti ricopro della roba che
limita i vostri poteri qua dentro.
“Aguzzino!”
Lo ignoro. Kirigiri
sembra non aver sentito nulla, quantomeno. Saluto Maizono-san
promettendole di parlare ancora del nostro discorso, poi mi avvio con
Kirigiri in caffetteria.
“E
quindi… hai dimenticato che i monitor stanno in tutte le
stanze.”
“Una
dimenticanza può capitare.”
“Ovviamente.”
“Ci
mancherebbe.”
Non lo
ammetterò mai ma mi sto divertendo a punzecchiarla.
“E
poi mente, mente sapendo di mentire! Guarda quel tic
all’occhio ogni volta che nega
l’evidenza!”
Komaeda, cuccia
t’ho detto.
“Hai
più parlato con Fujisaki riguardo il pc?” chiedo a
bassa voce, cambiando discorso.
“Non ancora.
Quando ho provato ad avvicinarla Monokuma ha annunciato gli ultimi
abbinamenti ed è scoppiato il finimondo.”
“Addirittura?
Perché?”
Kirigiri sospira:
“Ora capirai” e mi precede dentro la caffetteria,
dove pare si stia svolgendo una sommossa.
“Ma stiamo
scherzando?”
“Perché
questa preferenza, eh? Non ha fatto niente più di
noi!”
“Diciamo
pure che non ha fatto niente e basta…”
“Kirigiri-san,
ma che succede?” chiedo. “Con chi ce
l’hanno?”
Kyouko mi fa un cenno
verso un tavolo a sinistra, dov’è seduta Mukuro
Ikusaba: “Lei.”
La guardo stranito e
le chiedo di spiegarsi meglio.
“Monokuma
poco fa ha annunciato gli ultimi accoppiamenti” dice,
indicando il monitor.
Asahina
vs. Fukawa
Oogami
vs. Kuwata
“Continuo a
non seguirti…”
“Fatti un
po’ i conti: ad esclusione del misterioso sedicesimo
studente” dice sottovoce “siamo quindici. E se
facciamo combattimenti uno contro uno…”
“...qualcuno
rimane fuori.”
Annuisce: “A
quanto ha detto Monokuma, Ikusaba passa di diritto al turno
successivo” sottolinea di
diritto “e ovviamente la cosa non è
andata giù a nessuno.”
“Posso
comprenderli” concordo “e poi perché
proprio lei?”
“È
esattamente questo che mi insospettisce. Poteva far passare il turno a
Fukawa, o Asahina, o chiunque altro e la cosa non mi avrebbe dato da
pensare. Ikusaba invece…”
“Ma come mai
non ti convince, se posso? Ha fatto qualcosa di strano?”
“No, non
ancora almeno. Chiamalo… intuito.”
Finora il suo acume da
detective ci ha preso, per cui immagino di potermi fidare anche
stavolta.
“E quindi
cosa pensi di fare?” chiedo, mentre la discussione in
caffetteria sembra assumere toni più civili.
“Al momento
nulla” sospira “tra poco ci saranno gli ultimi
scontri, quindi tanto vale goderseli. Stando al depliant avremo una
giornata di stallo prima del secondo turno, potremo sfruttarla per
avvicinare Fujisaki ed esplorare anche il terzo piano.”
Avevo totalmente
dimenticato il “premio”, lo ammetto… la
situazione con Maizono-san aveva assorbito l’interezza dei
miei neuroni. In ogni caso mi sembra la mossa migliore, quindi annuisco.
Nel frattempo le prime
due sfidanti ci sorpassano ed escono in corridoio, seguite a ruota
dagli altri. Mi avvicino a Sakura per chiederle delucidazioni:
“Asahina ha proposto di spostarsi nella hall
perché c’è più spazio per
muoversi e meno oggetti ad intralciare” risponde.
“Mossa
strategica, immagino…”
Sakura non risponde,
limitandosi a sorridere. Qualcosa mi dice che lei conosce
già lo stand di Asahina.
“Comunque
Fukawa non ha avuto rimostranze in merito, quindi presumo vada bene
anche per lei” puntualizza.
Mentre parliamo noto
che le due contendenti hanno già richiamato i loro stand, e
come sempre mi soffermo ad osservarli. Quello di Asahina direi che la
rispecchia perfettamente, trattandosi di una piccola sirena dai capelli
azzurri: quale stand migliore per una campionessa di nuoto?
Lo stand di Fukawa
invece… beh, è quanto di più distante
da lei si possa pensare: immaginate una segretaria, di quelle sexy; una
segretaria formosa con gli occhiali da maestrina e una gonna nera
aderentissima, con in mano un libro. Ecco, la segretaria su cui ogni
adolescente ha fantasticato almeno una volta nella vita è lo
stand di Touko Fukawa.
“Ehi
bellezza, mi dai il tuo numero?”
E ovviamente Oowada ci
tiene a non smentirsi.
“Gorilla
analfabeta, proprio non puoi evitare di inquinare l’aria che
respiro?”.
Uh. La voce di Togami.
Allungo lo sguardo
verso il corridoio che porta all’infermieria e vi vedo
spuntare il suddetto Togami e...
“Wow.
Come sai sono di parte e continuo a pensare che Kirigiri sia il top in
quanto a stile, ma questo colpo da primadonna da parte sua…
notevole”.
Stavolta ti devo
proprio dar ragione.
Dietro di lui avanzano
lenti Celes e Yamada, che non mi ero neanche accorto mancasse. E
lei… è su una sedia a rotelle che lui spinge.
Ha persino la
copertina sulle gambe, a proteggere i delicati talloni dalle
punzecchiature brutte e cattive.
“Teatrale!”
urla Kuwata.
“Non ti
azzardare a prendere in giro lady Ludenberg-dono, caprone!”
squittisce Yamada, rivolgendogli uno sguardo non esattamente amichevole.
“Sfotto chi
mi pare e piace, palla di lardo!”.
“Non ci
provare mai più!”.
Cominciano a
insultarsi a distanza, con Tsubomi Rose che va a infastidire apposta
Leon per cercare di farlo stare zitto.
Che spettacolo penoso.
Torniamo allo scontro,
và. Sperando che sia più edificante.
“Buona
fortuna e che vinca la migliore, Fukawa-chan! Ti presento Down by the
Water, il mio stand”. Quanta sportività, Asahina.
Immagino sia abituata bene.
“A-Another
Stranger M-Me” balbetta la sua avversaria, la quale non
sembra particolarmente a proprio agio. Considerato l’elemento
la cosa non mi meraviglia affatto. Avrà detto sì
e no dieci parole in croce da ieri.
“Possiamo
cominciare, allora” dichiara ancora Asahina.
“S-Sì”.
Il primo dei due a
muoversi è la segretaria sexy: apre il suo libro e si mette
a leggere. Solo che, per qualche mistero misterioso degli stand, quel
che dice… prende vita.
Le onomatopee,
soprattutto. Ma anche il resto.
Tutti osserviamo
stupiti le parole che fluttuano in aria per qualche istante per poi
dirigersi come proiettili verso il bersaglio.
Il bersaglio,
però, non è d’accordo con questo piano
d’azione e si mette a disegnare cerchi. Poco prima che un
“solipsistico” la centri ci si tuffa dentro
e… PLUFF, sparita.
Non la vedo
più.
“Potere
interessante, capo. Non pensavo che Aoi conoscesse Portal”.
Uh? Che intendi?
“Guarda
nello spazio fra Fukawa e Another Stranger Me”.
Ehi, per una volta ha
clamorosamente ragione. Dove mi ha detto di osservare si crea un
secondo cerchio, da cui spunta Down by the Water che immediatamente
afferra lo stand nemico per il collo.
“Direi che
siamo già al KO” annuncia sorniona Asahina.
“N-Non
sottovalutarmi!” bercia Fukawa di rimando.
La posizione statica
non torna a vantaggio della sirenetta, che infatti si prende qualche
parola (degne di nota un “maelstrom” e un
“catarifrangente”) direttamente sul grugno ed
è obbligata a mollare la presa. Scansa per un soffio altre
parole pesanti, fuggendo con i suoi cerchietti d’acqua.
Vanno avanti
così per un po’, Another Stranger Me che la
bombarda di discorsi senza troppo senso e Down by the Water che riesce
ad evitarli abbastanza agilmente senza però mai trovare la
finestra giusta per contrattaccare.
Lo stallo prosegue per
alcuni minuti. La noia comincia a montare e il pubblico non pagante si
fa sentire con schiamazzi di disapprovazione.
Tsk. Siamo mica allo
stadio, buzzurri.
E comunque non
è uno combattimento facile, i due poteri sono curiosi e
piuttosto seri ma secondo me vanno usati in maniera ingegnosa.
Touko pare cogliere
quel che penso perché il suo stand adotta una strategia
diversa: innanzitutto si mette a leggere a una velocità
supersonica, producendo quindi tantissimi suoni. Inoltre, invece di
sputar fuori frasi intere, i vari caratteri si isolano uno
dall’altro. Mentre alcuni continuano con un’opera
di disturbo ai danni di Aoi, costringendola a mantenere lo stand in
movimento, altri si muovono prevedendo gli spostamenti della sirenetta.
Nel senso che vanno come a costruire un muro sul punto di uscita dei
portali.
La situazione si fa
grama per la nostra nuotatrice, temo.
Quando poi Down by the
Water prende una craniata pazzesca contro una fitta griglia di
hiragana…
“Ahio!
Questo mi ha fatto male! E mi ha fatto capire che non posso vincere,
ahimè. Mi arrendo”.
“Come?
Tutto qui?”.
Che pretese avevi? Mi
è parso di capire che il suo stand non abbia attitudini
prettamente offensive, come qualcuno di mia conoscenza. Anzi, tutto
considerato si è difesa egregiamente e ha messo in
difficoltà l’avversario.
“DONG DONG
DONG! Il penultimo match della prima fase viene vinto da Touko Fukawa
con Another Stranger Me!”. Sì Monokuma, grazie.
Capita che anche noi si abbiano gli occhi per vederlo autonomamente.
“Bene, che
gli ultimi sfidanti prendano posto! D’altronde non siamo mica
qui a pettinare i rasta di Hagakure!”
“Potreste
anche!”
Preferiamo ignorare
quel fattone di Hagakure, concentrandoci invece
sull’imminente scontro.
“Questo
sì che sarà divertente!”
E perché?
“Guarda
un po’ la faccia di Kuwata!”
In effetti il povero
Leon non ha proprio una bella cera, ma bisogna dire che affrontare
Sakura Oogami, detta Ogre, non è esattamente la migliore
delle prospettive. E sì che Sakura sembra una persona
così mite e poco incline alla violenza…
Comunque sia, i due
evocano i propri stand e… ok, la divinità o chi
per lei che si è occupata di abbinare stand e portatore ha
decisamente uno strano senso dell’umorismo.
Se da un lato lo stand
di Kuwata - un metallaro truccatissimo dalla lingua chilometrica e con
la chitarra in spalla che ricorda tanto un membro dei Kiss (piacciono a
mia sorella, che volete?) - lo rispecchia abbastanza,
dall’altro quello di Sakura è… come
dire…
“Carino?
Tenero? Un’adorabile pallina di pelo?”
Ecco, sì.
Lo stand di Sakura “Ogre” Oogami è un
gattino. Rosa. Che le sta appollaiato sulla spalla.
“Oddio ma
è un amore…”
“Com’è
carino!”
“Ma che male
può fare?”
Dietro di me tutte le
ragazze, anche le più insospettabili (sì
Kirigiri, parlo di te) si stanno sciogliendo di fronte a quella
creaturina tenera; creaturina tenera che evidentemente odia essere
definito tenero o carino, e quindi gonfia il pelo e la coda e soffia
verso tutti noi.
Cosa che non fa altro
che aumentare esponenzialmente gli squittii delle signorine.
“Perdonatelo,
Progenies of the Great Apocalypse ha un brutto carattere”
sorride Sakura, facendo i grattini allo stand “ma non
è cattivo.”
Non è
proprio una gran cosa dire che il proprio stand non è
cattivo, Oogami…
“Anche
io voglio i grattini.”
Scordatelo.
“Li
chiederò a Kirigiri.”
Che spero ti mandi a
quel paese.
E a proposito di
Kyouko…
“Kirigiri-san,
che ne pensi di questo combattimento?”
Lei mi guarda con la
mano davanti alla bocca, forse per nascondere un sorrisetto derivato
dal gattino: “Difficile a dirsi. Basandosi sulle apparenze
sarebbe facile dare per vincitore Kuwata… eppure ho idea che
Oogami non sia da sottovalutare. Non dimentichiamo che Sakura
è la Super High School Level Martial
Artist…”
“Vero”
annuisco. Nel frattempo Leon sembra aver ripreso controllo di
sé e ha mandato all’attacco il suo stand, che si
lancia verso Sakura roteando la chitarra come una clava. Ora, uno si
aspetterebbe di veder intervenire lo stand di Oogami a
difenderla… e invece è lei stessa a parare con
facilità i colpi di chitarra.
“Curioso…
che sia uno stand passivo anche questo?” borbotta Kirigiri,
riflettendo ad alta voce.
“La
nostra detective potrebbe aver ragione, capo.”
In effetti una come
Sakura non ha praticamente bisogno di altra forza, basta già
la sua. Al contrario ha bisogno di…
“Protezione!”
A
quell’ordine il gattino emette un miagolio, e attorno ad
Oogami appare una barriera che la protegge dall’attacco a
sorpresa dello stand di Kuwata - una pioggia di chitarre che picchiano
come fossero… uh, mazze da baseball?
“In
effetti Leon è il Super High School Level Baseball
Player… ma la scheda scolastica diceva che ha un certo
interesse per la musica.”
E il suo stand le
racchiude entrambe.
“Paura,
Oogami? Hai bisogno della barriera per respingere i miei
attacchi?!”
Uno sguardo di Sakura
e Leon si zittisce, distogliendo lo sguardo.
“Che
pusillanime…”
Più che
altro, evita di fare il gradasso quando sai di non potertelo permettere.
“Quanta
saggezza capo!”
“Bene,
abbiamo scherzato” annuncia Sakura, “ma ora mi sono
stancata.”
Nel dirlo, la sua
barriera svanisce e… afferra per il collo lo stand di Kuwata
e lo lancia contro un muro. Lo stand svanisce, cosa che decreta la
vittoria di Sakura.
“Ha…
ha picchiato uno stand…”
Io non credevo nemmeno
che un umano potesse toccarlo, uno stand!
Scambio un rapido
sguardo con Kirigiri, che sembra altrettanto sorpresa.
Ok, questa la
aggiungiamo alle cose da approfondire.
“DONG DONG
DONG! Qualificata alla fase successiva è Sakura Oogami con
Progenies of the Great Apocalypse. Come nota personale: complimenti per
l’adattissimo accostamento nome/aspetto”.
Va bene, ora abbiamo
l’annunciatore con le note personali. In futuro previste le
ragazze pon-pon seminude, il lottatore di sumo spalmato
d’olio, i clown salterini e qualche altro ammennicolo inutile.
“Adesso,
cari studentelli, me ne vado a riposare un po’. È
stancante starvi dietro. Domani vacanza per tutti, sempre tenendo
presente la clausola per cui potete sbarazzarvi di eventuale
concorrenza scomoda in maniera non proprio ortodossa. O anche di
qualcuno già eliminato se siete in vena, fate voi. Ci
rivediamo dopodomani con i nuovi accoppiamenti”.
“Aspetta,
orso. Ho una domanda da farti” si intromette
l’imperiosa voce di Togami.
Eh?
“Che
c’è, generale fallito? No, suggerimenti su come
schierare meglio i soldatini non te ne do”.
“Vai al
diavolo. La mia è una domanda seria”.
“E
falla”.
“Pretendo di
sapere perché la fortunata che ha passato il turno senza
neanche muovere un’unghia è Mukuro
Ikusaba”.
“Che
c’entro io? Prenditela con il programma adibito al sorteggio
automatico”.
“Non
crederei a questa panzana neanche se mi facessi vedere uno screenshot
di questo fantomatico programma. Tu ci stai nascondendo qualcosa e io
esigo, quant’è vero che sono l’erede
della Togami Zaibatsu, di sapere cosa”.
“Rivendicare
il tuo titolo qui dentro vale quanto il due di picche quando regna
bastoni. Posso solo ribadire che si è trattata di una
casualità stabilita da un mucchio di transistor e freddi
calcoli binari. Il resto, come si suol dire, è
fuffa”.
“La tua
scenata è ridicola. Non può essere stato un
evento randomico l’aver concesso il passaggio alla fase
successiva proprio al Super Soldato”.
“Pensala
come vuoi, Togami. Mi farò una ragione del fatto che sei un
complottista dell’ultima ora e vedi scie chimiche, lobby
massoniche e il New World Order dietro ogni angolo”.
Detto questo Monokuma
sparisce nel nulla come sempre, lasciando Togami a fumare di rabbia e
noialtri a farci più di una domanda su Ikusaba.
“A
me la cosa puzza. Altro che algoritmo, sono sicuro al 99% che Ikusaba
sia passata per volontà del mastermind.”
Concordo con Dirtbag,
non può essere un caso.
“Ehi.”
La voce di Kirigiri mi
desta dai miei pensieri: “D-Dimmi
Kirigiri…”
“Ci vediamo
tra dieci minuti nella sauna.”
Non ho nemmeno il
tempo di annuire che fila via di fretta, forse a controllare il piano
appena aperto…
“Flash
a-ah, savior of the universe...”
Spiritosone. Comunque
inutile farsi domande, lo saprò tra dieci minuti. |
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Capitolo 6 *** Per la congiura segreta prego, da questa parte ***
“Oh, ben
arrivato Naegi!”
Quando dieci minuti
dopo faccio il mio ingresso nella sauna, vengo accolto da Fujisaki.
“Ciao a te,
Fujisaki-san! Come mai qui, se posso?”
“Me
l’ha chiesto Kirigiri-san, anche se non so il
perché…” ammette, e sembra un
po’ preoccupata nel dirlo.
“Pare
che la nostra detective abbia di nuovo fatto colpo, anche se in maniera
sbagliata!”
Piantala, stand dei
miei stivali.
“Bene, vedo
che siete già qui.”
Neanche
l’avessimo evocata, Kirigiri appare letteralmente dal nulla.
“Chissà
quanto si diverte a fare queste entrare sceniche usando il suo
stand…”
Stavolta mi tocca
concordare.
“K-Kirigiri-san!
Non ti avevo vista!” balbetta Fujisaki, colta di sorpresa.
Kyouko sorride, quasi fosse soddisfatta della reazione, e si avvicina a
noi.
“Fujisaki,
ti ho convocata qui perché ho qualcosa da
chiederti.”
La nostra hacker
sgrana gli occhi in un’espressione timorosa da cerbiatto, ma
non ha tempo di ribattere perché Kirigiri la supera andando
verso gli armadietti.
“Kirigiri-san
cosa…” chiedo ma mi zittisco subito,
perché vedo che tira fuori qualcosa da uno degli armadietti.
“E questo
come ci è finito qui?”
“La notte
dormo poco e mi annoio” risponde con un mezzo sorrisetto; poi
si siede sulla panca accanto a Fujisaki: “Ho trovato questo
pc in biblioteca, quando è stato aperto il secondo piano. Ho
il sospetto che contenga informazioni interessanti dato che
è protetto da programmi particolari, ma le mie
abilità informatiche sono piuttosto limitate… ma
ho pensato che tu puoi riuscire a ricavarne qualcosa.”
Sentendo il suo ego di
hacker stuzzicato, Chihiro si rilassa e sorride: “Lasciate
fare a me.”
“Ti
ringrazio molto, Fujisaki. Però ti chiedo un
favore” specifica Kirigiri “puoi lavorarci solo in
questa stanza? È l’unica senza
telecamere.”
“Nessun
problema.”
“Quindi
adesso siamo in tre…” rifletto ad alta voce,
guadagnandomi un’occhiata un poco perplessa da parte di
Fujisaki che pare non aver capito cosa intendevo. Mi premuro di
metterla al corrente: “Oh, volevo solo dire che io e
Kirigiri-san ci stavamo… diciamo che ci interessa molto
capire un po’ meglio i misteri di questa scuola,
perché siamo stati obbligati a combattere fra di noi e chi
è dietro tutto questo. Mettendoci nelle tue mani per quanto
riguarda quel portatile si può dire ufficialmente che ora
fai parte del gruppo dei sovversivi”.
Le sorrido e lei
ricambia, per nulla intimorita: “Se posso essere utile nel
campo dove so di dare il meglio di me… volentieri,
Naegi-kun. Neanch’io sono particolarmente contenta di non
sapere il perché e il percome della nostra
permanenza…”.
“Il tuo
compito richiede la massima riservatezza, Fujisaki” la
ammonisce Kirigiri “Pertanto ti devo chiedere di non parlare
di eventuali sviluppi al di fuori di me e di Naegi”.
“Non starai
esagerando con le precauzioni?” mi viene naturale chiedere.
Capisco la necessità di privacy, ma non mi fa poi troppo
piacere dover agire all’insaputa della quasi
totalità della classe.
“Forse
sì. Ma meglio essere sicuri che trovarsi con un pugno di
mosche in mano. Allo stato attuale penso che la situazione generale del
corpo studentesco non sia delle più favorevoli per un
annuncio urbi et orbi, meglio mantenere un velo di riserbo”.
“Sono
d’accordo con la nostra detective, capo. È
pericoloso esporsi quando nelle nostre fila ci sono elementi come
Togami e Celestia… e non solo”.
“Uh? Era per
caso il tuo stand a parlare, Naegi-kun?” fa Chihiro.
“Sempre
pensato che avrei bisogno di una generosa dose di scotch stand per
tappargli la bocca, a quel chiacchierone”.
“Stai
pensando a chi sto pensando io con quel e non solo,
Dirtbag?”.
“Direi
proprio di sì, Kirigiri-san”.
“Allora
quella persona non lascia dubbi solo a me. Buono a sapersi”.
No, ma fate pure. Come
se io non esistessi.
“Di cosa
stanno parlando?” è la domanda della povera
Fujisaki, palesemente tagliata fuori dal discorso. Siamo in due, cara
mia.
“Niente,
niente. Piuttosto, perché non lasciamo la nostra prode Super
Hacker a operare la sua magia su quel residuato della guerra di
Corea?”.
“Sì
Naegi” concorda Kirigiri “forse dovremmo togliere
il disturbo e lasciarla lavorare in pace. Per qualsiasi cosa non
esitare a chiamare uno di noi due, Fujisaki”.
Ci avviamo verso
l’uscita.
“Adesso cosa
facciamo, dunque?” mi rivolgo nella sua direzione, attendendo
una sua sagace risposta.
“Beh,
abbiamo il terzo piano a nostra disposizione” sorride lei
“ed essendo stata una giornata abbastanza faticosa sono
abbastanza sicura che quasi tutti preferiranno dormire lasciando
l’esplorazione a domani.”
Concordo abbastanza,
anche se…
“Qualcosa
della mia proposta non ti convince?”
“È
quel quasi
a darmi da pensare.”
“Purtroppo
non escludo che elementi come Togami o Ikusaba stessa possano avere la
nostra stessa idea” dice, dirigendosi verso le scale
“ma se non rischiamo non otterremo niente. E comunque uno
come Togami non mi preoccupa.”
“E
Ikusaba?”
Kirigiri mi guarda
senza rispondermi, ma il suo sguardo è eloquente.
“Auguriamoci
che Ikusaba preferisca dormire.”
Già,
speriamo.
“Uff. Niente
di niente.”
Sbuffo, lasciandomi
cadere su una delle poltroncine della sala ricreativa. Quasi quaranta
minuti di esplorazione del terzo piano e in mano non abbiamo nulla, se
non più domande di prima.
“Perché
diamine un’accademia ha un proprio impianto di purificazione
dell’aria? E perché è così
dannatamente grande?”
“Non saprei,
ma magari è tra le informazioni contenute nel pc”
ribatte Kirigiri, mentre continua a girare come una trottola tra il
biliardo e le freccette sperando che salti fuori un indizio.
“Arrenditi,
ho idea che dal terzo piano non otterremo niente di niente.”
Lo sguardo che mi
lancia è tagliente ma lo distoglie subito, probabilmente
conscia del fatto che ho ragione. Alla fine cede e prende posto su una
poltroncina accanto alla mia: “E quindi cosa suggerisci di
fare?”
“Andare a
cenare e poi dormire?”
“La
caffetteria è aperta almeno fino alle dieci, e sono appena
le otto. Non hai più autonomia?”
“Ma
è un androide questa ragazza?”
Non farti sentire, non
voglio dover stare sveglio tutta la notte per punizione.
“Siamo a
corto di alternative, purtroppo” sbuffo “visto che
abbiamo passato al setaccio ogni aula e non c’è
nulla che possa aiutarci, niente di strano… a parte quel
dannato purificatore gigante.”
Kirigiri ride e si
alza: “Va bene va bene, hai ragione: non
c’è nient’altro che possiamo fare qui.
Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti” e nel farlo mi
tende una mano. La afferro e spero non si accorga del mio tremore
idiota.
“Come
sei carino quando ti imbarazzi, capo!”
Piantala.
“Aaaah,
la mia OTP che fa cose da OTP!”
Nella mia vita passata
devo aver fatto incavolare un po’ di gente o non mi spiego
perché mi sono beccato uno stand così irritante.
“Stai
battibeccando con Dirtbag?”
“Eh? Ci hai
sentiti?!” dico, in un tono di voce maledettamente acuto.
Kyouko sorride
beffarda: “No, ma sto imparando a riconoscere le facce che
fai quando litighi con lui.”
Che un fulmine mi
colpisca qui ed ora.
“Sapevo di
trovarvi qui.”
...il karma deve avere
un pessimo senso dell’umorismo se mi ha mandato Togami al
posto del fulmine. Il nostro simpaticissimo ereditiere se ne sta
appoggiato a braccia conserte, accanto alle scale che portano al
secondo piano.
“La sua
espressione non mi piace.”
Nemmeno a me.
Kirigiri, per nulla
intimorita, gli si avvicina: “Che cosa vuoi,
Togami?”
“Io? Niente.
Vietato fare un sopralluogo quando si apre un nuovo piano, per
caso?”. Aiuto, tutto quel sarcasmo mal mascherato rischia di
farmi affogare.
“Affatto.
Solo è strano che casualmente tu sia capitato proprio dove
stavamo noi” risponde lei a tono.
“Qui le
stanze sono poche e una volta appurato che non eravate né
nell’aula d’arte, né nel laboratorio con
il gigantesco macchinario… beh, le alternative restanti non
erano molte”.
“Quindi ti
sei già fatto il tuo giretto solitario”.
“Ci puoi
scommettere. Mica voglio lasciare te e quest’altro babbuino
troppo avanti, ti pare?”.
“Sia mai.
Poi ti si infeltrisce il cognome”.
“Stai
sottintendendo qualcosa, Kirigiri?”.
“No. Lo dico
chiaramente”.
“Così
come vuoi trovarti chiaramente ridotta a un groviera”.
“Non se
posso sfruttare una buona dose
d’oscurità”.
“Ok,
finitela di sfidarvi a dosi di testosterone sempre più
massiccie che Oowada-san ci potrebbe rimanere male. E poi non vogliamo
rovinare il secondo turno del torneo, suvvia”. Spero che
l’intento non serio della seconda parte si sia colto.
Inopinatamente
è Togami il primo ad alzare bandiera bianca: “Va
bene, va bene. Non sono venuto per fare baruffa, anche se sarebbe una
buona occasione per sfruttare la bislacca postilla del nostro preside e
sistemarvi per avere la strada in discesa…”.
“Due contro
uno? O i tuoi soldatini hanno le munizioni al plutonio o ti vedo messo
maluccio”.
“La finite o
no? Davvero, evitate”. Quando mi subentra il tono acidulo
è perché, per essere fine come uno scaricatore di
porto rumeno, ne ho le balle piene.
Lo sguardo di Kyouko,
seppur non accompagnato da parole, pare chiedere scusa per aver
esagerato. Quello di Togami è solo fastidiosamente
antagonistico, ma almeno si trattiene dal riscaldare ulteriormente il
clima.
“Vogliamo
andare a fare una sana dormita, allora?” propongo con un tono
sottilmente autoritario. Come a dire “alzate le chiappe e
passate le prossime sette od otto ore a ronfare”. Per dare il
buon esempio apro la strada e, pochi secondi dopo, sento dello
scalpiccio dietro di me.
Bravi ragazzi. Fra
l’altro non so voi, ma negli ultimi trenta secondi a me
è salito un sonno mostruoso.
“Sorgi
e splendi, capo! Oggi è una nuova, radiosa giornata e non
dovete neanche prendervi a cartelle fra di voi!”.
… grunf. Tu
sì che sai come mettere di buon umore la gente fin di primo
mattino.
“Volevi un
augurio di sfortuna imperitura, che tanto sai prima o poi
arriverà?”.
Oh no, non attaccherai
con questa lagna dopo che sono sveglio da neanche dieci minuti. Ti
faccio molestare dallo stand di Yamada.
“Ma…
ma… lo sai che a me piacciono...”.
E allora taci.
“Bubi,
capo. Bubi”.
Lo ignoro, ho ancora
un po’ di mal di testa post-alzataccia. Non che abbia dormito
poco, però non è stata la nottata più
tranquilla dei miei sedici anni. Strani e inquietanti pensieri mi
frullavano nella testa, prendendo forme oniriche e in certi casi
spaventose.
Specialmente Ikusaba.
Dopo lo scambio fra Dirtbag e Kirigiri di ieri non riesco a fare a meno
di visualizzarmela come una specie di mostro che ci divorerà
tutti.
Meglio smetterla con i
caffè a cena. Ma adesso ne bramo uno. Doppio.
Mi preparo velocemente
e in poco meno di mezz’ora sono lanciato verso la caffetteria.
Una cosa di quelle
dette da Komaeda è vera e sacrosanta, perlomeno: che oggi
non ci saranno combattimenti. Il che mi porta a pensare che Kirigiri mi
trascinerà come una trottola a spasso per
l’accademia, facendomi ficcare la testa nelle tazze del wc
alla ricerca del più minuscolo, insignificante indizio.
Evviva la mia vita.
Quando poi mi presento
nella sala dove abbiamo pranzato e cenato tutti assieme negli ultimi
due giorni…
Ohibò.
La situazione non
è differente dal solito: gente che urla mentre si ingozza,
litigi più o meno farseschi, frizzi e lazzi.
C’è
un solo particolare che stona: Oogami-san che se ne sta seduta in
disparte, dalla parte diametralmente opposta a Ikusaba-san.
Non che normalmente
Kenshiro-chan… kami Dirtbag, ti odio. Non che normalmente
sia proprio una persona che esplode di socialità, ma non ha
mai fatto così prima d’ora.
La cosa, lo ammetto,
mi incuriosisce.
Per un attimo
tentenno, poi i miei piedi mi conducono in maniera autonoma ad
avvicinarmi a lei.
“Buongiorno,
Naegi” mi saluta con tono… oserei dire quasi
svogliato.
Bene. Ora che dico?
“Tu…
tutto bene?” balbetto, rimanendo in piedi. Vorrei sedermi ma
temo di sembrare troppo evasivo; per fortuna vicino a noi
c’è un tavolo imbandito con paste e merendine e ne
prendo una. Uniamo l’utile al dilettevole.
“Sono solo
un po’ stanca” sorride lei “non ho
dormito granché bene.”
“Oh, mi
spiace molto. Vuoi che ti procuri una tazza di
caffé?”
“Non
preoccuparti, non è niente che una bella nuotata mattutina
non possa lavar via” dice, alzandosi e avviandosi verso la
porta. Per un attimo rimane ferma, parzialmente voltata verso di me,
come se volesse dirmi qualcosa ma non non ne fosse del tutto sicura;
alla fine sospira e prosegue verso la piscina al secondo piano.
“Credo
nasconda qualcosa.”
Dici che dobbiamo
stare all’erta?
“Non
saprei, ma non mi dava l’aria di una che trama loschi piani
alle spalle degli altri. Sembrava più che
altro…”
...preoccupata.
“Già.”
Hm. Mi piacerebbe
approfondire, ma non ho abbastanza confidenza con lei. E tuttavia la
curiosità mi sta mangiando vivo.
“Credi
sia il caso di informare Kirigiri?”
Per dirle cosa? Che
forse Sakura sa qualcosa ma è solo un’ipotesi?
L’unica cosa che possiamo fare è sperare che ci
ripensi e venga a confidarsi.
“Saggia
decisione. Direi che possiamo buttarci sulla colazione allora, che ho
fame.”
E andiamo ad
abbuffarci come donne incinte perché lo stand deve saziarsi.
Che vita ingiusta la mia.
“BURP.”
E smettila di ruttare,
che Kirigiri…
“Salute,
Komaeda. Mangiato bene?”
...potrebbe sentirti.
La mia vita fa schifo, l’ho già detto?
“Benissimo
grazie! Anche se Naegi mi ha negato un’ultima ciambella e ci
sono rimasto molto male.”
“Ne ho
mangiate sei per farti contento, SEI! E l’ultima ho dovuto
litigarmela con Asahina solo perché insistevi! Probabilmente
adesso mi odierà…”
“Ma no, non
mi sembra una che porta rancore” cerca di consolarmi
Kirigiri, “e in caso puoi sempre incolpare Komaeda.”
“Ehi!”
Come volevasi
dimostrare, sto conciliando la digestione passeggiando in lungo e in
largo per i piani dell’accademia, nella speranza di trovare
altri indizi - inutilmente, purtroppo. Senza contare che oggi anche il
resto della classe ha deciso di esplorare il terzo piano, quindi
eventuali indagini approfondite sono impossibili da mettere in atto.
Persino Ikusaba si è unita al gruppo, forse per non destare
sospetti. O magari ci sbagliamo e siamo solo paranoici.
“Suvvia
capo, non demoralizzarti! Sono sicuro che la fortuna prima o poi
girerà dalla nostra parte.”
Grazie
Dirtbag…
“E
poi girerà di nuovo e verremo sepolti dalla sfiga,
perché è così che vanno le cose.
Questa è la parola di Komaeda.”
Ma io
perché ti parlo ancora?
Lo ignoro e mi rivolgo
nuovamente a Kirigiri: “Che vogliamo fare?”
“Quel che
facciamo tutti i giorni, Mignolo: tentare di conquistare il
mondo”.
“…
eh?”.
“Scherzo.
Comunque non mi sembra la più intelligente delle domande,
sai perfettamente cosa stiamo per andare a fare”.
“Aspetta
aspetta, non dirmelo. Lasciami indovinare. Tu sei il conte
Dracula!”.
“...
eh?”.
“Scherzo
anch’io, non sei mica l’unica che può
farlo. Ma sì, so cosa stiamo per andare a fare”.
“Ecco”.
Sbuffo. Onestamente
adesso non ne ho nessunissima voglia.
“Senti
Kirigiri-san, non potrei avere una dispensa speciale almeno per qualche
ora? Al momento mi sento con l’energia di un sasso depresso e
non sarei di grande aiuto”.
“Non essere
lavativo, Naegi. Siamo solo in tre, è giusto che ognuno di
noi alzi le maniche e si dia da fare. Fujisaki col suo computer, io e
te cercando e ri-cercando qualsiasi cosa possa tornarci
utile”.
“Sì,
ma…”.
“Silenzio e
marsch” chiude la bega afferrandomi letteralmente per il
bavero della giacchetta e trascinandomi con sé.
Va bene, sono
ufficialmente il suo pupazzo.
“Che
c’è di male nell’essere un pupazzo,
capo? E poi sei il pupazzo di questo schianto…”.
Ma fatti gli affaracci
tuoi una buona volta. E poi da quando hai così tanto
interesse per le grazie femminili? A che mi ricordavo tu prediligevi
l’altra sponda.
“Solo
perché ogni tanto ho fatto qualche fischio dietro quel
fustaccione del senpai Hinata. E comunque siete la mia OTP, etero omo o
bi che sia, e vi shipperò da qui alla fine del
tempo”.
Cercherò di
farmi imprestare un battipanni stand da qualcuno per poterti dare le
sculacciate che ti meriti.
“Ahi!
Lascia stare il mio culetto d’oro”.
…
Con Kirigiri-san
giriamo ancora un po’, principalmente al terzo piano.
A vuoto, per la
sorpresa di esattamente nessuno. Mi risultava l’avessimo
già rivoltato come un guanto più di una volta.
“Su Naegi,
non fare quella faccia” mi dice quando coglie il mio evidente
miscuglio di scoramento, noia, fatica e gioia di vivere sotto zero
“Te l’ho detto, fintanto che il nostro gruppetto
sarà a ranghi così ridotti dovremo fare gli
straordinari”.
“Sì,
è vero. Ma è stancante da matti, specie se i
risultati sono così poco confortanti”.
“Te ne farai
una ragione. Dai un’altra occhiata sotto al
biliardo”.
Sul serio? Credo di
poter tracciare la planimetria delle ragnatele che stanno lì
sotto.
Mi inginocchio,
rassegnato a svolgere l’ingrato compito.
“Kerumph”.
Uh? Non sono stato io
e non è stata lei.
Veniva dalla porta.
“Oogami-san?
Cosa ci fai qui?”.
“Ecco…
avrei necessità di parlare con entrambi, se possibile. Ma
forse disturbo…” dice, distogliendo lo sguardo, e
fa per tornare sui suoi passi ma riesco a placcarla: “No che
non disturbi, Oogami-san! Dicci pure!”
Sakura ci osserva per
un attimo in silenzio, poi chiede a bassa voce: “Possiamo
parlarne nello spogliatoio della sauna? Preferisco un luogo…
isolato, per così dire.”
“S-sicuro!”
annuisco, voltandomi verso Kirigiri che fa altrettanto.
“Bene
bene bene, a quanto pare non ci sbagliavamo, capo.”
Direi proprio di no.
Scendiamo al piano
terra e ci dirigiamo verso la sauna; per fortuna sono tutti sparsi per
i piani della scuola, e anche i pochi presenti in caffetteria sembrano
ignorarci. Ottimo.
“Allora,
Oogami. Cos’hai da dirci?” chiede Kirigiri
chiudendosi la porta alle spalle. Quando sente odore di indizi non
perde tempo, a quanto pare.
Sakura, seduta su una
delle panche, sembra un po’ a disagio, quasi temesse di
mettere nei guai qualcuno con le sue parole; dopo qualche istante
sospira, e parla: “Io… credo di aver visto
Ikusaba-san salire al secondo piano, la notte scorsa.”
“Non vedo
quale sia il problema, i primi tre piani sono aperti a tutti”
replica Kirigiri.
“Ma io
l’ho vista salire dalla scala di fianco alla
caffetteria” insiste Oogami, “e quella, da che
ricordo, ha una grata che non è mai stata
sbloccata.”
Io e Kyouko ci
guardiamo.
A quanto pare la
nostra non era del tutto paranoia.
“Sei sicura
di quanto hai visto, Oogami-san?” chiedo. Non parto col
presupposto che menta, per carità. Voglio solo avere la
certezza che non abbia preso un abbaglio.
“Sicurissima.
Era la rampa di scale chiusa, che evidentemente porta a
un’ala del secondo piano a noi preclusa. Inoltre, se ci fosse
bisogno di ulteriori conferme, ricordo molto bene di come si guardasse
attorno con aria circospetta, quasi a volersi assicurare di non avere
testimoni attorno”.
“Questo
getta pesantissimi sospetti su di lei” pontifica Kirigiri
“e, a questo punto, anche su quel suo passare al secondo
turno senza alzare un solo dito”.
Non possiamo che
confermare, sia io sia Oogami. Con queste nuove informazioni
è troppo evidente che sta nascondendo qualcosa.
Forse…
“...
il suo essere in combutta con il mastermind?”.
Non vedo altra
spiegazione, no.
“E
questo cosa significa, capo?”.
Non lo so, davvero non
lo so.
“Chiediamolo
alla tua bella”.
La vuoi smettere?
Smettila.
“Nuoh.
Mi diverto troppo”.
… vai a
quel paese, sul serio. |
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Capitolo 7 *** Freccia Freccina, non far la cretina ***
“Allora,
Fujisaki, come procede?”
“A
rilento” sbuffa, stiracchiandosi. “Credevo sarebbe
stata una passeggiata ma questo pc si sta rivelando protetto meglio di
quanto credessi.”
“Mi spiace
ti stia dando grane…”
“Non
scusarti, Naegi-kun! Non è colpa tua… e poi a me
piacciono le sfide. Se fosse stato facile non ci sarebbe stato gusto ad
hackerarlo!”
Sorrido nel vedere
Fujisaki così elettrizzata all’idea di affrontare
una sfida un po’ più ardua del previsto; ci ha
raggiunti mezz’ora fa nello spogliatoio mentre parlavamo con
Oogami, e ne abbiamo approfittato per aggiornare entrambe. Kirigiri
invece si è data alla macchia, come sempre.
“Sarà
in giro a cercare indizi, non dubitare di lei, capo!”
Mica
dubito… dico solo che potrebbe anche dire apertamente cosa
va a fare, ecco.
“Che
gelosone, sei così carino!”
Un’altra
parola e la ciambella te la scordi, domattina.
“Crudele!”
Che fatica stare
dietro a uno stand come lui… e a proposito di stand, sembra
che quello di Fujisaki ci disapprovi del tutto: da quando siamo qui non
ha perso di vista il suo portatore nemmeno un secondo, riuscendo al
contempo a lanciare sguardi pieni di sdegno e disapprovazione verso di
noi. Il perché non è dato saperlo.
“Non
badarci capo, ha solo troppa puzza sotto al naso! Guardalo
com’è snob, che nemmeno lo Scion di
'staceppa…”
“Guarda
che ti sento, barbone.”
“Chi
hai chiamato barbone, cameriere da otome game?”
“Come
ti permetti?!”
“Fatti
sotto se hai coraggio, damerino!”
No dai. La rissa tra
stand no, vi prego!
“Picchan!”
Una parola da parte di
Fujisaki e White Rabbit si ferma.
“Ma…”
“No.”
“Ma
Usagichan!”
“Lo sai che
non mi piace quando attacchi briga con altri
stand…”
Quindi ha dei
precedenti per rissa? Andiamo bene…
“Mi
sta provocando.”
“Fai il
bravo… e poi lo stand di Naegi-kun è
simpatico!”
“Molto
gentile, signorina!”
A quel commento noto
uno sguardo strano negli occhi di White Rabbit. Hmm.
“Ma che
carino!” sorride Fujisaki, e io sorrido di rimando:
“Se ti piace tanto te lo regalo…”
“Mi spiace
interrompere questo bel momento, davvero.”
...Kirigiri, ce la fai
a non spuntare dal nulla?!
Quasi mi avesse letto
nella mente fa una smorfia come se stesse trattenendo una risata, poi
si avvicina a noi: “Rimandiamo le risate a dopo, adesso ho
qualcosa di interessante… anzi, qualcuno” dice,
aprendo la porta “guardate chi ho trovato mentre gironzolavo
al terzo piano.”
“To-Togami-san?”
mi esce senza intenzione “Cosa ci fai tu qui?”.
Lui avanza scostando
Kyouko, impassibile e altero come ormai suo solito. Dà
l’impressione del regnante che passa una giornata in mezzo ai
popolani per l’enorme bontà d’animo del
suo cuore.
“Mpf.
Inutile che ti ecciti così tanto, Naegi. Volevo solo capire
che piano privo di senso può essere elaborato da
una… due… tre… quattro
galline”.
“Il fighetto
è curioso come una scimmia e non riesce a
nasconderlo” esclama White Rabbit sogghignando.
Lo stand con tendenze
suicide ancora mi mancava.
“Ti serve
una curetta a base di piombo, sgorbio?” ringhia
l’appena arrivato Scion di ‘staceppa, evidentemente
non venuto qui per fare il nostro zimbello.
“Piantatela!”
sbuffa Kirigiri. A giudicare dalla sua espressione dev’essere
in uno stato d’animo simile al mio di ieri sera, quando
c’era lei al posto dello stand di Fujisaki.
Adesso capisci almeno
parte delle mie pene.
“Oh
capo, sei sempre così melodrammatico…”.
Ecco, appunto. Solo
parte.
Oogami si fa avanti,
le braccia immancabilmente conserte e lo sguardo serio:
“Dunque, Togami? Dubito tu sia venuto qui solo per prenderci
in giro, anche se immagino che per un po’ di divertimento di
quello che piace a te lo sforzo potrebbe anche valere la
candela”.
Volgendosi nella sua
direzione le risponde, accigliato: “Evita di farmi le pulci,
Oogami, o il tuo gattino si ritroverà a miagolare triste e
sconsolato mentre buco quella sua ridicola barriera”.
“Oh santi
kami, devi proprio essere sempre così? Che ti costa provare
a collaborare, se non altro per il quieto vivere?” sbotto,
esasperato da quest’atteggiamento per nulla costruttivo.
Senza dargli possibilità di controbattere riprendo
“Inoltre Oogami-san ha ragione, nemmeno Lord Simpatia si
mischierebbe di propria volontà in mezzo a noi plebei se non
avesse qualcosa da dirci o mostrarci”.
La mezza sfuriata
prende in contropiede più di uno fra i presenti, ma non il
suo bersaglio: “Bah. Nel caso il tuo cervellino da ameba non
lo avesse colto, ho già esplicato il motivo della mia
venuta. Una parte di me, quella più deplorevole, si
è accorta che da un paio di giorni tu e
quell’altro elemento di Kirigiri vi muovevate in modo
circospetto, confabulavate spesso fra voi e sparivate come fantasmi
senza dir nulla a nessuno. Ammetto un po’ di vergogna nel
confermare l’ipotesi di quello stand senza peli sulla
lingua”.
“L’ho
beccato in giro che ficcava il naso in stanze che io e te abbiamo
già ribaltato da cima a fondo, Naegi. Ha preteso spiegazioni
e, piuttosto che perdere tempo prezioso con lunghe digressioni sul
perché e sul percome, ho trovato più pratico
metterlo di fronte ai fatti. Un passaggio da parte di Beautiful
Stranger ed eccoci qui” chiosa Kirigiri, sorridendo in
maniera impercettibile. Me ne chiedo il motivo.
“E allora,
Togami? Hai deciso di venire a rubarci l’ossigeno in maniera
gratuita?” domando, più acido di quanto vorrei.
Più passano i secondi e più mi accorgo che non ho
poi tutto questo piacere ad avercelo attorno.
“No.
Semplicemente, vedendo il vostro capannello di piccolodotati, ho ceduto
alla curiosità e sono venuto a chiedervi cosa state tramando
e se la cosa può tornare in qualche modo a mio
vantaggio”.
Getto
un’occhiata guardinga verso Kyouko, sperando di cogliere nel
suo sguardo un cenno che mi dica come è meglio comportarsi
in una simile situazione.
Perché non
sono del tutto sicuro che farlo partecipare alle nostre indagini sia
una saggia idea.
Lei non si scompone,
anzi appare immersa nei suoi pensieri.
Giusto, mollami nel
momento del maggior bisogno. Grazie.
“Capo,
è potenzialmente pericoloso tenere a stretto contatto del
nostro gruppo una persona come Togami. Non possiamo essere certi che
non sfrutti eventuali informazioni compromettenti a discapito di tutti
gli altri”.
Quel che dici non
è del tutto sbagliato, Komaeda. Ma è anche vero
che un suo apporto può venirci utile, mi sembra un tipo
sveglio e dalle spiccate doti di leadership.
“Se
gli interessasse qualcosa di fare il leader,
quantomeno…”.
Sì, non mi
sembra entusiasta alla prospettiva.
“Se
posso dire la mia, io sono contrario. Meglio pochi ma buoni”.
Adesso vediamo. A
prescindere grazie per non averla buttata in caciara.
“Persino
io arrivo a capire che non è il caso di fare i pagliacci,
adesso come adesso”.
Bravo bimbo.
“Allora? Non
volete mettermi a parte dei vostri segretucoli da quattro
soldi?”.
“Non abbiamo
assolutamente niente da dirti, Togami-san” sorrido. Se aveva
anche una sola chance di venire a sapere dei nostri piani se
l’è giocata tutta con quell’ultima frase
spocchiosa.
“Oh,
com’è badass il mio capo!”
“Bene, direi
che non hai altro da fare qui” comunica Kirigiri, spingendolo
fuori dalla stanza e chiudendogli la porta in faccia, “buona
serata anche a te.”
Insulti e
più o meno velate minacce ci comunicano che non
l’ha presa proprio bene. Oh beh, ce ne faremo una ragione.
“Sei stato
incosciente” commenta Kyouko, con un mezzo sorriso
“ma approvo la tua decisione.”
“Dite che ce
la farà pagare in qualche modo?” chiede Fujisaki,
titubante e io cerco di rincuorarla come posso: “Mentirei se
ti dicessi di no, ma voglio sperare si limiterà a uno
scontro più aggressivo e non ad attaccarci al di fuori del
torneo…”
“Beh,
Monokuma gli ha praticamente dato il diritto di farlo”
interviene Sakura “ma gli impedirò di torcervi
anche un solo capello, potete fidarvi.”
“Beh,
se lo dice Kenshiro-chan mi sento più sollevato!”
Dannazione Komaeda,
vuoi farti…
“Il tuo
stand ha una parlantina vivace, Naegi-kun.”
...sentire da Oogami?
“..ops.”
Voglio morire, adesso.
Ma per fortuna sembra che continuerò a vivere
perché Sakura ridacchia e non sembra avere intenzioni
bellicose.
“Sì,
il caro Komaeda è uno che ama farsi notare”
aggiunge Kyouko, ridacchiando “ma non è fastidioso
come Naegi-kun lo dipinge. In ogni caso, per pura precauzione
lascerò Beautiful Stranger a vagare per le ombre del
corridoio di quando in quando, soprattutto durante la notte. Voglio
augurarmi che Togami non sia così stupido da fare mosse
avventate dopo averci minacciati apertamente, ma non si sa
mai.”
Annuisco, poi mi torna
in mente una cosa: “Il pc! Non abbiamo fatto in tempo a
nasconderlo!”
Il resto del gruppo mi
restituisce sguardi allarmati, conferma che nessuno di noi ha pensato a
farlo sparire prima che Togami facesse il suo ingresso nello
spogliatoio.
“Non che ci sia stato
tempo di farlo…” aggiunge Komaeda ad
alta voce, e tutti annuiscono.
“Cosa
possiamo fare?” chiedo a Kirigiri, che dopo un attimo di
silenzio sospira: “Nulla, al momento. La
possibilità che l’abbia visto
c’è ma non ne siamo certi, e agitarci per
un’ipotesi non servirebbe a niente” si zittisce di
nuovo, poi aggiunge: “Non appena rimetterò il pc
nell’armadietto cambierò la password del lucchetto
per precauzione, e manderò il mio stand a controllare di
tanto in tanto.”
“E per
quanto riguarda Ikusaba-san cosa facciamo?”
Bella domanda. Mi
volto verso Kyouko, che di nuovo si è zittita e ha
cominciato a camminare in tondo, e prosegue così per quasi
un minuto finché non si volta di scatto: “Credo di
avere un’idea.”
“Non
pericolosa, mi auguro” chiede Sakura ma la nostra detective
preferita la rincuora: “Assolutamente no. Non voglio neanche
avvicinarla, voglio solo… spiarla.”
“I-in che
senso, Kirigiri-san?” azzardo, e come sospettavo la sua
risposta non mi piace: “La mia speranza è che
stanotte usi di nuovo le scale di fianco alla caffetteria. Voglio
vederla in azione, capire come riesce ad aprirle le grate e magari
scoprire dove portano…”
“Non avevi
detto che non era pericoloso?” guaisco, “Se ci
azzardiamo a seguirla rischiamo grosso!”
Kyouko sembra
rendersene conto e ridimensiona la cosa: “Ok ok, niente
pedinamenti. Ma voglio quantomeno accertarmi di quanto ho detto poco
prima. Non che non ti creda Oogami, ma ho bisogno di vederlo con i miei
occhi… e chissà che non faccia altro, convinta di
essere al sicuro.”
“Mi sembra
giusto” annuisce Sakura, “ma permettetemi di
accompagnarvi.”
“Sarebbe
meglio di no, non voglio farvi correre rischi inutili, io e Makoto
siamo già troppi. Anzi, semmai controlla Fujisaki di tanto
in tanto: io lascerò Beautiful Stranger di guardia, ma se
avessi la necessità di richiamarlo…”
“...rimarremmo
scoperte. Nessun problema.”
“Io
mi sentivo più tranquillo con Kenshiro-chan a guardarci le
spalle…”
Io mi sentivo
più tranquillo a rimanere in camera, vedi tu.
“Arruolatevi,
dicevano. Vedrete il mondo, dicevano…” sussurro,
più a me stesso che a Kirigiri. Siamo acquattati dietro a un
muro mentre Ikusaba gironzola per la scuola, apparentemente senza meta.
“Oh su, non
sei un legionario romano” mi rimprovera, altrettanto
sottovoce.
“D’accordo,
ma…”.
“Silenzio
che la perdiamo”.
Da una parte non mi
dispiacerebbe, lo ammetto. Almeno ce ne potremmo tornare nelle nostre
stanze, al sicuro da ogni possibile pericolo.
“Dobbiamo
fare molta attenzione” riprende lei
“perché ho come la sensazione che Ikusaba si
accorgerebbe di noi al primo sgarro”.
“Uh?”.
“È
pur sempre il Super Soldato. Ho idea che il suo intuito sia fuori dal
comune. Anzi, nel peggiore dei casi ci ha già
beccati”.
Tu sì che
sai come consolare i partner, Kyouko.
“Non
puoi negare che possa aver ragione, capo. D’altronde una come
lei, riferendomi a Mukuro, è degna di tutta questa
circospezione da parte nostra…”.
Tieniti pronto a
combattere invece di cianciare.
Per fortuna pare non
ci sia bisogno di alzare le mani, perché per parecchi minuti
non c’è il minimo problema e la seguiamo
tranquillamente.
Solo che non succede
nulla che ci possa venire utile: si limita a girare come una trottola
senza un apparente obiettivo per poi stabilirsi in caffetteria, non
prima di essersi presa un’abbondante razione di cibarie
variopinte.
Io e Kirigiri
stazioniamo per qualche attimo all’ingresso, incerti sul da
farsi.
“Kirigiri-san…”
inizio, titubante.
“So cosa
stai per dire, Naegi-kun. Ed è vero, per ora è un
buco nell’acqua totale. Ma non possiamo permetterle di
prenderci per il naso, perché sai come normalmente funziona
in questi casi: il momento che si smette di seguirla… pam,
eccola infilarsi in qualche angolo buio”.
“Va bene, ma
è quasi mezz’ora oramai. Io non voglio dubitare di
Oogami-san, però…”.
“Neanch’io
credo ci abbia mentito, ma davvero preferisco confermare con questi
miei occhi. Inoltre tieni presente quel che ho detto prima”.
“Sul fatto
che…”.
“...
potrebbe aver subodorato qualcosa, già. Con la nomea che ha
non sarebbe troppo esagerato crederlo. Una che combatte per
chissà quanti anni in ogni campo di battaglia del mondo e
torna a casa senza neanche un graffio non è una
stupida”.
“Vedo che
anche tu hai letto il suo profilo”.
“Tu
chiamala, se vuoi, deformazione professionale”.
Mentre discutiamo ci
passano davanti due o tre persone, nessuna delle quali si esenta dal
guardarci come se fossimo due fidanzati che bisticciano su quanto
dev’essere costoso l’anello che devo regalarle. In
particolare colgo lo sguardo di Hagakure che, immancabile spinello in
bocca, sorride con quel suo gran fascino da beota.
“Dai
capo, che se tutto va bene fra un po’ avrai davvero il
problema di cosa regalarle…”.
Ma una sana scarica di
fatti tuoi tu mai, vero?
“Ma
anche no. Men che meno sull’OTP delle OTP”.
Maledetto me e il
momento in cui mi sono messo a leggere Fan Fiction online. Mi sarei
risparmiato questi acronimi del cacchio.
Siamo ancora impegnati
a battibeccare quando sentiamo una voce alle nostre spalle.
“Il
quadretto è delizioso, ma non crediate non sappia di cosa
state davvero parlando”.
Mi si gela il sangue
nelle vene.
Mi volto lento.
Mukuro Ikusaba ci
guarda con un ghigno spaventoso.
“Spero che
lo spettacolo sia stato di vostro gradimento.”
“Non
particolarmente” azzarda Kirigiri, “da te mi
aspettavo qualcosa di meglio.”
“Mi spiace
deluderti, ma… non so davvero cosa ti aspettassi da
me” sorride, stavolta un sorriso innocente.
“Falso
come una moneta da 1000 yen.”
“Magari un
indizio sul perché sembri essere la favorita del
mastermind?” la punzecchia ancora, ma almeno ha
l’accortezza di non accennare alla scala di fianco alla
caffetteria.
“Non
dubitare di lei, capo. Stasera è stata un po’
incosciente…”
Un po’ tanto.
“Ok,
un po’ tanto incosciente. Ma rimane pur sempre la Super High
School Level Detective!”
Annuisco tra me e me,
e ringrazio i kami che per una volta non abbia parlato ad alta voce.
“Beh
spiacente di deluderti, cara la mia Kirigiri” annuncia
Ikusaba incamminandosi verso i dormitori “ma temo che stasera
te ne andrai a nanna con la consapevolezza di aver fatto un buco
nell’acqua. È brutto non meritarsi il proprio
titolo, eh?” ghigna, e con quest’ultima frecciata
diretta a Kirigiri se ne va in camera sua.
“Ci
è andata pesante… ho idea che Kirigiri se la
legherà al dito.”
Mi volto verso Kyouko
e l’espressione sul suo volto conferma l’ipotesi
del mio stand: definirla furente è quasi un eufemismo.
“S-senti”
balbetto, ma zittisce e si dirige verso le scale: “Vai a
dormire, Naegi. Io ho bisogno di sfogarmi.”
Ok, è
incavolata di brutto…
“Sempre
per usare un eufemismo…”
Sospiro ed eseguo
l’ordine. Mentre mi chiudo la porta alle spalle continuo a
riflettere sugli ultimi quaranta minuti, e non posso fare a meno di
constatare quanto sia stata fin troppo avventata rispetto al suo
solito. Voglio dire, poteva anche usare il suo stand e nessuno ci
avrebbe visti…
“Ma
avrebbe lasciato Sakura e Fujisaki senza protezione.”
Anche questo
è vero… forse è stato solo un piano
sfigato fin dal principio.
“Forse.”
Alzarmi di buon
mattino non è servito a molto, se non ad assicurare qualche
ciambella in più a quella fogna del mio stand: speravo di
beccare Kirigiri in giro e parlare di quanto successo ieri, ma sembra
sia svanita nel nulla. Tanto per cambiare.
“Magari
per ora cammina avvolta nell’oscurità…
o si è semplicemente chiusa in camera.”
O è in giro
per i piani. Ancora.
“Anche.
Hai ancora spazio per quel muffin al cioccolato?”
Credo di capire come
si sente una donna incinta quando dice che deve mangiare per due.
Mentre prendo possesso del muffin - “E anche di quel
pancake, prima che lo azzanni Yamada!” - vengo
intercettato da Fujisaki: “Naegi-kun!”
“Buongiorno
Fujisaki! Mi sembri piuttosto allegra o sbaglio?”
“In
effetti…” abbassa un po’ la voce,
“ho qualche novità.”
Non specifica ma so
che parla del pc.
“Possiamo
vederci tra mezz’ora nello spogliatoio? Avvisa anche
Kirigiri-san e Oogami-san!”
Annuisco, anche se non
ho assolutamente idea di come rendere Kyouko partecipe.
“Se la conosco
è probabile che lo sappia già”
si intromette Komaeda, indicandomi con un cenno una zona
d’ombra vicino alla porta: scorgo un leggero tremolio, poi
nulla.
Ok Kirigiri, questo
è dannatamente inquietante persino per te.
“E
Kirigiri?”
“Non so che
dirti Oogami-san, non la vedo da ieri sera…”
“È
successo qualcosa durante il pedinamento?”
“Diciamo che
è stato un fiasco clamoroso” sbuffo, sedendomi su
una panca “Ikusaba ci ha persino
scoperti…”
Sakura sgrana gli
occhi, forse temendo chissà quali conseguenze, quindi mi
affretto a tranquillizzarla: “Non agitarti, non è
successo nulla! A parte, beh…”
“A parte un
colpo basso al mio ego di detective, vuoi dire?”
Kirigiri, le tue
entrate ad effetto stanno cominciando a diventare un cliché.
Comunque non mi dà nemmeno il tempo di replicare che si
avvicina a Chihiro: “Allora Fujisaki, che novità
hai?”
La nostra hacker
sembra tentennare un momento, poi tira fuori il pc e ci mostra lo
schermo: “Alla fine ho avuto la meglio sulle
protezioni… e credo di aver trovato qualcosa di
interessante.”
“Uh,
davvero?” chiedo, entusiasta come un bambino. Capitemi, dopo
più di un giorno e mezzo passato a cercare indizi come un
cane antidroga buttato in mezzo a un campo di grano… diciamo
che vedere un passo in avanti fa bene all’umore.
“Direi
proprio di sì. A dire il vero non saprei bene a cosa
può servirci una simile informazione, ma non dubito che sia
importante. Lo affermo basandomi sulla quantità di firewall
che ho dovuto superare per accedervi”.
Come diceva Kyouko.
Dietro un grande muro fortificato non ci tieni dei fogli di carta
bianchi.
Fa cenno di radunarci
attorno a lei e tutti trotterelliamo.
“Allora”
inizia dopo essersi schiarita la voce “ho decrittato alcuni
file di testo e ho scoperto il motivo per cui i nostri stand non
riescono a scalfire le mura dell’accademia. Pare che il
mastermind abbia condotto lunghe ricerche su un materiale, di probabile
origine aliena o comunque extraterrestre, da cui sono state ricavate
delle frecce”.
Frecce? Di cosa sta
parlando?
“Stai…
stai parlando di quelle frecce, Fujisaki?” fa Oogami.
È la prima volta che sento la sua voce… incrinata.
“Quali
frecce?”.
“LE frecce.
Mi state dicendo che non sapete a cosa mi riferisco?”.
Dovremmo?
Le nostre facce
interrogative non la soddisfano: “Scusatemi, ma voi come
avete acquisito i vostri stand?”.
“Ci sono
nata”.
“È
con me da quando ho ricordi coscienti”.
“L’ho
sempre avuto?”.
Sembra rilassarsi:
“Ah, ora la questione mi è più chiara.
Siete tre naturali. Non credevo…”.
“Naturali?
Che significa?”.
“Significa
che non tutti siamo fortunelli come voi e siamo nati con uno stand.
Penso la maggioranza di noi portatori è venuta a contatto
con una di queste famigerate Frecce e il pungerci con esse ci ha donato
il potere. Ricordo come se fosse ieri i quaranta giorni di febbre
altissima che ho dovuto affrontare dopo essermi fatta quel graffietto.
Probabilmente lo stesso vale per quasi tutti i nostri
compagni”.
“Va bene, ma
questo che c’entra con l’impossibilità
di fuggire?”.
“Ti posso
rispondere io, Kirigiri-san. Sempre stando a quanto ho letto il
materiale del meteorite da cui sono state ricavate queste
Frecce… beh, avrebbe delle proprietà che rendono
qualunque oggetto da esso avvolto immune agli stand. Non mi si chieda
il motivo, non c’è scritto”.
La nostra piccola
assemblea osserva alcuni momenti di silenzio, immagino cercando di
digerire le novità.
“Capisco,
Fujisaki. Ma questo non ci spiega come fare ad aggirare il
problema” se ne esce all’improvviso Kyouko, dando
consistenza ai nostri dubbi. Ai miei di sicuro.
Perché
sì, è vero che ora sappiamo perché le
mura sono impervie ai nostri fenomenali poteri cosmici, per fortuna non
contenuti in un minuscolo spazio vitale… ma non conosciamo
la soluzione.
Sto per dire qualcosa
quando sempre lei mi anticipa: “Prova a fare una ricerca
più approfondita nei meandri di quel trabiccolo, Fujisaki.
Magari puoi scavar fuori anche un modo per venirne a capo”.
“Va bene,
posso provare. Anche se non sono sicura di riuscire a ricavarci molto,
ho faticato parecchio per questo e non mi sembra che ci possa essere
contenuto altro degno di nota”.
“Tu prova lo
stesso, allo stato attuale è l’unico elemento che
abbiamo in mano e sarebbe proficuo cercare di spremerlo per ogni oncia
di informazione potenzialmente utile”.
“Ok,
ma…”.
Le proteste di Chihiro
vengono interrotte dall’annuncio di Monokuma: “PIM
POM PAM POOOM! Studentelli, stanno per uscire gli accoppiamenti della
seconda fase! Non vi si arriccia il pelo
dall’emozione?”.
Ah, bene. Proprio a
fagiolo.
Un veloce scambio di
occhiate e tutti e quattro usciamo per andare a vederli.
Quando siamo
nell’atrio appena fuori dalla sauna…
Oh wow.
Fukawa vs. Oogami
Ishimaru vs. Fujisaki
Naegi vs. Kirigiri
La. Mia. Vita. Fa.
Schifo. |
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Capitolo 8 *** Farsi fare la ramanzina da uno stand: celo ***
Naegi vs.
Kirigiri
Nel caso non lo avessi
sottolineato abbastanza, la mia vita fa schifo.
“Grazie
capo, rischiavo di dimenticarlo.”
Ignoro quella piaga
del mio stand e mi volto verso Kirigiri: “Pensi anche tu
quello che penso io?”
“Che il
nostro accoppiamento sia tutt’altro che casuale? Ci metterei
la mano sul fuoco.”
“Pare quasi
che Ikusaba voglia vendicarsi della vostra bravata di ieri”
interviene Sakura, e io annuisco: “Togli pure il quasi.
Questa è l’ennesima conferma che è in
combutta col mastermind!”
“Il problema
è provarlo” ringhia Kirigiri, probabilmente ancora
scottata da quello smacco al suo orgoglio di investigatrice.
“I-io…
io non voglio combattere contro Ishimaru-san…”
La voce tremolante di
Chihiro attira la nostra attenzione.
“Non credo
tu debba preoccuparti, Ishimaru mi sembra una persona
corretta” provo a consolarla, ma scuote la testa:
“Non è lui che mi preoccupa… ma il suo
stand.”
Oh beh…
Breaking the Law - pardon, Ishida - è decisamente uno stand
che fa quello che vuole, posso capire la sua preoccupazione.
“Anche
se mi sembra esagerata… voglio dire, al suo posto mi
preoccuperei di più per stand come quello di Togami a
livello combattivo. Persino io potrei metterla in
difficoltà.”
Concordo con Komaeda,
e ammetto che anche a me sembra strana tanta agitazione da parte di
Chihiro… ora che ci penso ha avuto un po’ di
reazioni un po’ strane in questi giorni.
“Se
quel buzzurro ti sfiora anche solo per sbaglio è carne da
macello.”
Come sempre White
Rabbit non le manda a dire, ma tanta devozione verso il proprio
portatore è ammirevole.
“Stai
cercando di dirmi qualcosa, capo?”
No perché,
cosa te lo fa pensare?
“Sgrunt.”
Comunque adesso ho
altro che mi preoccupa. Lo scontro tra me e Kirigiri, ad esempio.
“Cosa
facciamo adesso?” sbuffo, e lei fa spallucce:
“Combattiamo. Cos’altro vuoi fare?”
Suppongo che alla voce
pragmatismo
sul dizionario ci sia la sua foto.
“Sì,
intendevo… con Ikusaba. Insomma, siamo ormai certi che farci
scontrare sia un’idea sua e del mastermind, ma come
provarlo?”
Kyouko sulle prime non
risponde, poi la vedo sorridere. E ho imparato a preoccuparmi quando lo
fa.
“Forse non
possiamo provarlo platealmente, non ancora… ma possiamo
usare il suo stesso trucco.”
“Ovvero?”
“Lei e il
mastermind hanno pilotato le accoppiate di questo secondo
girone” annuisce, “noi faremo lo stesso.”
“Non ti
seguo…”
Ghigna, e mi preoccupo
ancora di più: “Decideremo a priori chi dei due
vincerà lo scontro.”
Ecco, appunto.
“E IL
VINCITORE DI QUESTO SCONTRO È… SAKURA OOGAMI! FAI
I COMPLIMENTI AL TUO GATTINO!”
L’esito
dello scontro tra Sakura e Fukawa è stato abbastanza
prevedibile, anche se bisogna dire che lei e Another Stranger Me si
sono difese con le unghie e con i denti. Poi Oogami ha parato un
katakana rispedendolo al mittente e centrando Touko in faccia. Ed
è svenuta.
“BENE MIEI
PICCOLI BASTARDI! PRENDETEVI QUALCHE ORA DI RIPOSO, CI VEDIAMO QUESTA
SERA PER IL MATCH TRA FUJISAKI E ISHIMARU! PIM POM PAM
POOOOOM!”
E da quando Monokuma
lascia passare tanto tempo tra uno scontro e l’altro?
“Vorrà
protrarre il suo divertimento il più a lungo possibile,
immagino.”
Sospiro e annuisco,
conscio che anche stavolta Komaeda probabilmente ha ragione.
Uh, mi sovviene una
cosa che si era momentaneamente accomodata in un angolo impolverato del
mio cervello.
Attendo che Oogami
torni verso di noi e mi preparo psicologicamente a farle quella domanda.
“Quale
domanda, capo? Mica devo preparare i cerotti per quando ti ha spaccato
la faccia, vero?”.
Dolcezza. No, non
penso ci sia questa necessità. Ti trova simpatico e non mi
capacito del motivo. Se trova simpatico te la via è in
discesa.
“Devo
anche ridere?”.
Sarebbe carino ma non
è necessario.
Va bene Makoto, ci
siamo.
“Oogami-san…”.
“Dimmi,
Naegi-kun”.
“Volevo
chiederti una cosa. Possiamo… appartarci un
secondo?”.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaah!
Lo dico a Kirigiri che le metti le corna! Glielo dico! Porco
doppiogiochista!”.
Ok. Uno stand
intelligente era evidentemente chiedere troppo.
“Naegi-kun,
io credevo che tu e Kirigiri…”.
… universo,
finiscila. Finiscila.
“Per favore,
non è niente di quel genere. È una domanda in
merito a… come dire…”.
Mentre parliamo ci
allontaniamo un pochino dal resto del gruppo.
“Riguarda il
mio combattimento?”.
“Sì,
è sul tuo combattimento!”.
“Con calma,
con calma. Chiedi e ti sarà detto”.
“Naturalmente
non sei obbligata a rivelarmi nulla. Ma ecco, volevo sapere
come… come fai a interagire con gli stand e con
ciò che essi creano. Io di sicuro non riesco ad afferrarne
uno, né tantomeno a rispedire al mittente un loro attacco
con le sole mani”.
Diavolo, non me lo
aspettavo. È parca nei sorrisi, ma quando ne sfodera uno
come in questo caso…
“Sei un
ragazzo curioso, Naegi-kun. Anche se ammetto che questa mia dote
difficilmente passa inosservata. La risposta è in
realtà semplice: allenamento. Da quando ho scoperto
l’esistenza degli stand e ne sono entrata in possesso, ho
dedicato una buona parte del mio tempo a imparare come contrastarli non
potendo fare eccessivo affidamento a Progenies of the Great Apocalypse
per quel compito. Lunghe sessioni di meditazione e sedute mirate alla
fine hanno pagato e adesso sono in grado di fare quanto hai visto.
Soddisfatto?”.
“D-Direi di
sì. È stato gentile da parte tua rispondermi,
come ho specificato non eri costretta”.
“Ci
mancherebbe. E poi siamo complici ormai, non avrebbe avuto senso
nascondertelo”.
“Ti
ringrazio anche io, Kenshiro-chan. Adesso so che non devo mai
permettermi di alzare la cresta con te, altrimenti rischi di spaccarmi
la testa”.
Ma vuoi ficcarti un
melone in bocca, demente?
“Non hai
niente da temere, tendo a non mettere le mani addosso ai miei alleati.
Devono proprio tirarmi fuori dalla grazia dei kami per farmi giungere a
simili estremi”.
Vedi di non farlo,
allora.
“Sissignore
signore”.
Passa circa una decina
di secondi in cui Komaeda e Sakura si guardano sorridendo. Poi sento
alle mie spalle un’oppressiva aura potentissima.
Qualcuno che vuole
uccidermi, per caso?
Mi volto lento e il
mio mondo va in frantumi: Kirigiri mi guarda come se fossi la
più deplorevole, sporca, disgustosa larva.
“Pare
che non le dovrò dir niente, capo. Ti farà a
pezzi di propria iniziativa”.
Nemmeno io ho tempo di
parlare, perché Kyouko mi afferra e mi trascina verso le
scale; Sakura rimane davanti alla caffetteria con
un’espressione perplessa sul volto.
“K-Kirigiri-san,
dove stiamo andando?” azzardo, ottenendo solo borbottii
strani e poco chiari.
“Dice che
stiamo andando al quarto piano.”
Ah, sei riuscito a
capirla? Sembrava un dobermann che ringhia…
“Eh sai,
poteri da stand…”
Arriviamo a fatica al
quarto piano, dove finalmente mi molla il braccio e parte con
l’ispezione a tappeto.
“K-Kirigiri,
aspettami!”
Niente, continua
imperterrita a scivolare tra un’ombra e l’altra,
aprire porte e ispezionare aule ignorandomi del tutto.
“A questo
punto poteva anche lasciarci con Kenshiro-chan…”
Infatti!
All’ennesimo
richiamo ignorato… sbotto. Non accade spesso, ma quando
succede mi faccio sentire. Più o meno.
“KYOUKO!”
E finalmente si ferma.
E si volta lentamente
verso di me, quasi ruotando la testa come la bambina
dell’Esorcista.
“Direi
che non le piace essere chiamata per nome. O non se lo
aspettava.”
Probabilmente entrambe
le cose.
Continua a fissarmi in
silenzio con quell’espressione che mi gela il sangue, ma mi
sforzo di non scappare e non sembrare terrorizzato: “N-non
volevo mancarti di rispetto, ma era l’unico modo per
convincerti a fermarti e ascoltarmi.”
Un lieve grugnito mi
conferma che ora ho la sua attenzione.
“Kirigiri-san…
che ti succede? Capisco la voglia di esplorare il nuovo piano, ma che
motivo c’era di trascinarmi per un braccio mentre parlavo con
Oogami-san?”
La frase sembra
colpirla, tanto da distogliere lo sguardo.
“Cosa
c’è che non va?”
“N-niente…”
balbetta. Noto che il suo stand comincia ad attorcigliarsi lungo la sua
gamba e risalire fino alla spalla, quasi volesse proteggerla.
“È
maledettamente inquietante.”
Concordo, e
soprattutto ringrazio che Komaeda non l’abbia detto ad alta
voce.
“Perdonami,
ma credo di conoscerti abbastanza da poter dire che non è
vero” azzardo, sorridendo per addolcire
quest’affermazione. Lo sguardo fugace che mi restituisce (e
il leggero rossore sulle guance) conferma che ho fatto centro.
“Non
è nulla” borbotta, per poi aggiungere un timido:
“è solo che…”
Sorrido ancora,
incitandola a proseguire.
“...è
che questa storia di Ikusaba mi sta mandando in bestia!”
sbotta alla fine, e comincia a camminare in tondo per il corridoio.
“Non fa che lanciarmi sguardi di fuoco e sorrisetti bastardi,
come a volermi ricordare continuamente che mi ha scoperta mentre la
seguivo! Non mi sono mai sentita così…
così… umiliata!”
Evito di ricordarle
che se Ikusaba ci ha scoperti è solo perché
abbiamo fatto tutto fuorché agire con discrezione, non
vorrei aizzarla di nuovo.
“Dai, non
abbatterti… momenti del genere capitano a tutti!”
“Non a me!
Sono stata addestrata per diventare la migliore tra i detective e
mantenere il buon nome della famiglia Kirigiri! Questa è
sempre stata la mia vita!”
“...e
forse è proprio quello il problema?”
L’improvviso
intervento di Komaeda coglie entrambi di sorpresa.
“Hai
sempre vissuto per compiacere la tua famiglia, senza mai pensare a te
stessa: hai fatto bene questo, fatto bene quest’altro, agito
sempre per il meglio negli interessi di un caso… ma a te
stessa non hai mai pensato? Quand’è stata
l’ultima volta che ti sei concessa una pausa da
tutto?”
...chi sei, che ne hai
fatto del mio stand?
“È
più che normale che, al primo piccolo fallimento, il mondo
ti sia crollato addosso. Evidentemente ti hanno insegnato a vincere, ma
mai ad accettare la sconfitta. Dico bene?”
Kirigiri non risponde,
forse impegnata a riflettere sulla verità celata dietro
quelle parole. Poi, dopo qualche istante, gli risponde.
“La
sconfitta non esiste nel vocabolario dei Kirigiri! Non possiamo
permetterci nessun passo falso, ne va
dell’onore…”.
“Bla
bla bla bla bla. Kirigiri-san, perdonami se suonerò
irrispettoso ma queste… sono tutte balle. O almeno non sono
la verità assoluta. Ikusaba te l’ha ampiamente
dimostrato mettendoti nel sacco insieme a me e al capo. Ora, io
potrò fare il buffone con la storia dell’OTP fra
voi due e quando lo sfotto e tutto il resto... ma credimi se ti dico
che non puoi continuare a trincerarti dietro un muro di testardaggine
da prima della classe. Nella vita si sbaglia e capita anche ai
migliori. Capita persino a te. Persistere nella falsa credenza che non
può esserci altro che la perfezione per te e i tuoi
parenti… mi dispiace doverti far notare che rischi
pericolosamente di suonare come Togami. La perfezione, oltre a non
esistere negli esseri umani, è una figurata morte. E porta
con sé nevrosi a non finire, come ci hai appena dimostrato.
Se mi posso permettere un consiglio: per oggi, solo per oggi,
rilassati. Prenditi un giorno libero e pensa a svagarti un
po’. Non farti carico del fato di tutta la classe come se
dovessi essere il messia destinato a salvarli. Dedicati un
po’ alla cura della tua persona, non può che farti
bene. Altrimenti rischi di ripetere l’exploit di poco fa e
posso immaginare quanto non ti debba aver fatto piacere sembrare una
specie di Oowada in gonnella”.
Io… io sono
esterefatto.
Non credevo che avrei
mai sentito parlare Komaeda con una tale serietà, con una
tale… fierezza, mi viene quasi da definirla. E pur
cercandola non riesco a trovare una sola parola di questo suo discorso
che mi sembri fuori luogo o che non approvi in toto.
Lei condivide la mia
reazione e tiene un’espressione che presumo sia molto simile
alla mia.
“Ragazzi?
Vi ho scioccati così tanto?”.
Ci puoi scommettere
che l’hai fatto.
Lascio che la mia
bocca si muova da sé: “Sai Kirigiri-san, Komaeda
può essere stato forse un po’ troppo diretto ma
quel che ha detto… ha ragione. Ragionissima.
D’altronde, per quanto sia senziente, resta pur sempre una
manifestazione di una parte di me. E pure io penso quel che ha detto.
Che non puoi continuare a sostenere tutta quella pressione sulle tue
fragili spalle. Che hai bisogno di tirare il fiato ogni tanto o rischi
di scoppiare. Che oggi la tua prima e unica priorità
dev’essere il tuo benessere. Vedila così: la
situazione generale, tutto considerato, non richiede eccessiva fretta.
Metti che, non lo so, Monokuma ci avesse imposto di ucciderci a vicenda
invece di affrontarci semplicemente con gli stand…
lì sì che avrei percepito per primo
l’impellenza di trovare una soluzione rapida. Ma adesso,
colpi di testa imprevisti a parte, non siamo in concreto pericolo di
vita. Ce la possiamo prendere un pochino più comoda. E tu.
cara la mia donna sull’orlo di una crisi di nervi, hai
assoluta necessità di staccare la spina per qualche ora. O,
correggimi se sbaglio, non avresti dato così in
escandescenze”.
Mi lascio sfuggire un
sogghigno, ben sapendo di aver colto il punto dolente. e attendo una
sua risposta.
Sospira, palesemente
stanca. Non so se per via del precedente sfogo o perché
finalmente il peso del suo ruolo si sta facendo sentire più
del normale.
Le lascio il tempo di
raccogliere fiato e tutto quello che le può servire.
Poi mi guarda negli
occhi, un leggero sorriso a renderla bella da vedere:
“Naegi-kun…”.
“Sì?”.
“Tu sai
giocare a carambola?”.
“No Kirigiri-san, il
capo è una schiappa cosmica con la stecca”
si intromette il cialtrone. Meno male, stavo cominciando a temere di
non sentirlo più sbrodolare stupidaggini.
“Vieni con
me che ti insegno, allora”.
“Eccovi
finalmente! Che cavolo ci fate qui?” è la
squillante voce di Asahina-chan che ci scuote dal terribile cappottone
che mi stava infliggendo. Non mancando di sottolineare, a ogni mio
colpo vagamente decente, che la sua era bravura e la mia pura fortuna
del principiante. Fra l'altro non capisco perché un paio di volte mi ha chiamato ragioniere.
“E la otto
in buca d’angolo *TLAC* proprio in questa maniera”
annuncia fiera mentre chiude l’ennesima partita con
l’ennesima vittoria, lasciandomi miseramente col sedere per
terra.
“Su
capo, te lo immaginavi che sarebbe andata più o meno
così”.
Sì,
ma… il mio orgoglio maschile! Mi ha annientato!
“Orgoglio
maschile? TU? Bwahahahahahahahahahahahahahahahah!”.
Chiedo ad Asahina per
cosa ci stava cercando, tanto per distrarmi e non dare importanza a
Komaeda che è tornato sin troppo in fretta uguale a se
stesso.
“Ma come,
non avete sentito l’annuncio? Sta per cominciare lo scontro
fra Fujisaki e Ishimaru!”.
“Oh, sul
serio? No diavolo, io non ci avevo proprio fatto caso. Tu,
Kirigiri-san?”.
“Eh? Cosa?
Annuncio? No, devo dire che ero troppo concentrata
nell’insegnare allo sbarbatello come si gioca a
biliardo”.
Ma fate pure, fra te e
quello scarto di galera del mio stand. Come se io non avessi un amor
proprio e una dignità.
“Che
facciamo?” le chiedo.
Fa spallucce e dice
che preferirebbe rimanere qui a umiliarmi ancora un po’, ma
che se proprio ci tengo può farmi il piacere di accompagarmi.
Vedo che il consiglio
di Komaeda l’hai afferrato al volo.
Io credo di voler
chiudere per sempre con il tavolo verde, pertanto mi accingo ad uscire
dopo aver detto che è mia intenzione assistere. Allora vedo
entrambe che mi seguono e sorrido internamente.
E così
finì l’epopea di Makoto Naegi come infimo
giocatore di stecca.
Quando arriviamo lo
spettacolo che ci troviamo davanti è… desolante,
in assenza di termini migliori.
"Breaking the Law!
Torna immediatamente al tuo posto!"
"Col
cacchio! E io mio nome è Ishida! Ishida, capito imbecille?"
"Come osi parlare
così al tuo portatore?"
"Frega
cazzi!"
Com'era facile
intuire, lo stand di Ishimaru sta facendo ciò che gli riesce
meglio: quello che gli pare.
"Si prospetta un
incontro interessante come quello contro Yamada..." sbuffa Kirigiri. Ti
stavi proprio divertendo ad umiliarmi al biliardo, eh? Torno a voltarmi verso l'improvvisata arena - questa volta è la palestra, tanto per
variare, e noto come lo stand di Fujisaki sia spazientito
più del solito.
"Non
lo dirò ad alta voce solo per non dargli soddisfazione ma...
non gli do torto."
Quindi ora sai come mi
sento io con te la maggior parte del tempo?
"Ah.
Ah. Ah."
Nel frattempo Ishimaru
sta letteralmente inseguendo il suo stand, che ovviamente non vuole
saperne di dargli retta. Ok, forse ho ben poco da lamentarmi rispetto a
lui...
"Come?
Non ho sentito!"
Taci.
"Breaking the Law!
Torna qui!"
"Ma
neanche per idea!"
"Te lo ordino!"
"Oh
che paura! E se non obbedisco cosa fai, mi metti la nota sul registro e
lo dici alla maestra?"
Il povero Ishimaru
arrossisce a questo (piuttosto crudele) rimarco alla sua carica di
prefetto... e di certo il coro di risate che si alza non aiuta.
Comincia a farmi pena.
"Scusate,
questa farsa deve durare ancora per molto?"
E ovviamente White
Rabbit non le manda a dire, come da sua tradizione. Fujisaki
è semi nascosta dietro di lui, e a giudicare dalla sua
espressione sembra davvero preoccupata per questo scontro.
"Continuo
a chiedermi il perché, le basterebbe trovare il modo di far
svenire Ishimaru e vincere per abbandono dell'avversario. Con uno stand
così è la mossa migliore..."
"Concordo."
"Hm? Parlavi con
Komaeda?"
"Oh sì,
scusa Kirigiri-san. Stavamo solo dicendo che la preoccupazione di
Fujisaki-san nei confronti di Breaking the Law è un po'
infondata... insomma non è uno stand che può dare
particolare problemi a livello fisico."
Kirigiri annuisce:
"Sì, non è particolarmente forte. Tuttavia..."
"Tuttavia?"
"È
imprevedibile. Fa letteralmente quello che vuole e prevedere le sue
mosse è difficile. Forse Fujisaki è preoccupata
per questo."
Ci voltiamo di nuovo
verso i due contendenti, e noto che la nostra hacker è
ancora più terrorizzata perché Ishida
è a pochi metri da lei.
"Stai
lontano da Usagichan!"
"Sennò
che mi fai conglietto, la bua?"
"Non.
Provocarmi."
"Ooooh
guardami, sono tutto un fremito! Me la faccio addosso dal terrore!"
Mentre lo dice
comincia a correre in tondo fino a trovarsi dietro Fujisaki, che
sbianca.
"Cosa
ne diresti se facessi... questo?"
E mentre lo dice alza
di scatto la gonna di Chihiro.
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!"
"F-Fujisaki!"
"MUORI!"
White Rabbit scatena
tutta la sua furia verso Ishida sparandogli contro i codici che
compongono la sua barriera e scaraventandolo lontano.
"WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!"
A quel familiare grido
di guerra ci voltiamo verso Oowada.
"Odio chi se la prende
senza motivo con le ragazzine."
Davvero Oowada, scusa
per tutte le battutacce nei tuoi confronti. La stima che ho di te
è ormai infinita.
Ishimaru richiama al
volo il suo stand poco prima che svenga insieme a lui, poi corre verso
Chihiro: "F-Fujisaki-san! Mi dispiace, non credevo che Breaking the Law
arrivasse a-"
"BWAAAAAAAAAAAAAH!"
"Usagichan,
ti prego..."
"Capo,
qualcosa non quadra."
Annuisco e mi avvicino
a Chihiro, preoccupato: "Fujisaki-san calmati, è tutto fi-"
Non riesco nemmeno a
finire la frase che lei scappa via in corridoio.
Ecco, ora sono davvero
in ansia. |
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Capitolo 9 *** The cat is fuor dal sack ***
Che cavolo
è successo, si può sapere?
Il combattimento fra
Fujisaki e Ishimaru stava procedendo sugli ormai soliti binari di
demenza grazie al prode stand di lui, ma non era comunque nulla di
realmente pericoloso… e poi all’improvviso, dal
prima al dopo, Fujisaki si mette a strillare e fugge fuori di
sé. Potrei essermi sbagliato ma mi sembrava anche stesse per
scoppiare a piangere.
Rimango come intontito
qualche secondo a osservare lo spazio prima da lei occupato e ora
vuoto, poi il vociare diffuso mi scuote dal torpore. La prima cosa che
faccio in questa mia ritrovata coscienza è ignorare tutto e
gettarmi al suo inseguimento.
Perché
questa reazione per una gonna sollevata è francamente
esagerata. E mi preoccupa.
Sin
dall’inizio Fujisaki era restia all’idea di dover
affrontare Ishimaru e il suo Breaking the Law -”Ishida capo,
si chiama Ishida”- e a quanto pare i suoi timori, qualunque
fosse la causa, non erano affatto infondati.
Continuo a non capire
il perché di tutto ciò.
“Penso
tu possa parlarne con la diretta interessata, capo. È
laggiù in fondo… consolata da quel buzzicone di
White Rabbit”.
Picchan, Komaeda. Si
chiama Picchan.
“Grunf”.
Ti restituisco solo la
pignoleria.
Mi avvicino cauto, non
vorrei si imbizzarrisse ancora. Per fortuna il suo stand si avvede del
mio arrivo e la avvisa, così da evitare spiacevoli jump
scare che i film horror non sono proprio il mio genere.
“N-Naegi-kun…”
riesce a balbettare, ancora parecchio provata.
“Fujisaki-san…
stai un po’ meglio adesso? È passata”.
“N-No, no
che non è passata!”.
“Che cosa
stai dicendo?”.
“Che il
motivo per cui mi sono vergognato come un ladro
c’è ancora!”.
Uh? Ma… ma
che…
“Fuj…”.
La frase viene interrotta dall’avverarsi della mia intuizione
perché comincia a piangere a dirotto.
Faccio per avvicinarmi
ulteriormente, magari per metterle una mano sulla spalle e consolarla,
quando...
“Naegi,
ti devo chiedere di lasciare in pace Usagichan per favore. È
ancora sconvolta e non in condizione di sostenere una
conversazione”.
“Capisco,
ma…”.
“Niente
‘ma’. So che vorresti solo tranquillizzarla, ma
come vedi da te la cosa è al momento impossibile. Preferisco
farmi carico io di questo compito”.
Insisto ancora un
po’, continuando a rimbalzare contro cortesi ma fermi
rifiuti. Quantomeno so per certo che le mie intenzioni non sono state
equivocate, è già qualcosa.
All’ennesimo
diniego getto la spugna: “E va bene, hai ragione. Al momento
non posso essere d’aiuto. Mi ritiro in buon ordine”.
“Ti
ringrazio. Non temere, è in buone mani e in tempo zero la
rimetterò in sesto”.
“Ti chiedo
solo una cosa, White Rabbit”.
“Dimmi”.
“Una volta
che si sarà calmata… vorrei potermi sedere a tu
per tu con lei e fare due chiacchiere in merito. Non possiamo
permetterci che una situazione del genere si ripeta, vuoi
perché non desidero rivederla in così brutte
condizioni... “.
“E
vuoi perché…”.
“Perché,
ora come ora, le sue abilità sono forse l’unico
mezzo a nostra disposizione per venire a capo del mistero di Monokuma,
di questo ridicolo torneo e dell’identità del
mastermind. Chiedo scusa per la brutalità ma lo penso
davvero”.
Lo vedo ponderare
silenziosamente la richiesta, poi acconsente con un cenno della testa: “Comprendo quel che
dici e non ti posso dare torto, ma al contempo non posso nemmeno darti
alcuna garanzia che lei sia disposta ad acconsentire a ciò
che chiedi. Diciamo che farò del mio meglio”.
“Temo di
dovermi accontentare. Ti ringrazio”.
Uno stirato sorriso
d’intesa, poi la convince ad allontanarsi mentre tenta di
darle un po’ di sollievo.
Rimango impalato come
un baccalà mentre Komaeda si lancia in insulti
più o meno velati sul suo dirimpettaio. Si devono proprio
stare sull’anima.
Solo quando sento dei
passi alle mie spalle mi rendo conto di non essere solo, volendo
escludere il mio alter ego trasparente.
“Naegi-kun”.
“Kirigiri-san”
le rispondo senza neanche voltarmi.
“Allora?
Dov’è Fujisaki?”.
“Oddio
capo, fermala prima che terrorizzi Fujisaki a vita!”
Bravo fifone, non
farti sentire.
“Ecco…
Fujisaki non sta bene al momento. Ciò che ha fatto Ishida
l’ha traumatizzata… ho provato a parlarle ma non
c’è stato verso, al momento se ne sta occupando
White Rabbit.”
“Non vedo
perché tanta agitazione per una gonna alzata”
chiede lei, “capisco un po’ di imbarazzo ma mi
sembra francamente una reazione esagerata.”
Mi chiedo se davvero
non riesca a comprendere Fujisaki in quanto ragazza o se il pudore per
lei conti meno di zero.
“Se
è la seconda sei l’uomo più fortunato
del mondo.”
Taci, imbecille.
“Beh,
immagino che per lei sia particolarmente tragico” cerco di
farle capire, “è così
timida…”
Kyouko rimane un
secondo in silenzio, poi annuisce.
Ok, un trauma in meno
per Chihiro.
“Tuttavia…”
Eddai, lasciami
esultare per trenta secondi consecutivi…
“Cosa
c’è che non va, Kirigiri-san?”
“Mentre
cercavi di consolarla ho notato qualcosa di strano.”
“Uh? E come
ci hai sentiti, non eri lì con noi…”
balbetto, ma mi zittisce con un sorrisetto dei suoi: “Io no.
Beautiful Stranger sì.”
“Capo,
io comincio ad avere paura.”
Pure io.
“C-cos’hai
notato di strano?” chiedo, sforzandomi di non sembrare
turbato.
“Sforzo
fallito.”
Grazie…
“Parlava di
sé al maschile.”
“Eh?”
“Ha detto vergognato come un ladro”
specifica, “non vergognata
come una ladra.”
“Ora che ci
penso… in effetti avevo notato questa incongruenza, ma ho
pensato fosse data dall’agitazione. E poi ero troppo preso a
discutere col suo poco affabile stand.”
“Potrebbe
essere colpa dell’agitazione, indubbiamente, ma unito alla
sua strana reazione…”
“...assume
senso.”
“Non
mi dirai che la piccola Chihiro è…”
Non tirare conclusioni
affrettate, anche tu. Quando vorrà parlare ce lo
dirà, forse. Poi vedo Kyouko pensierosa volgere lo sguardo
verso il corridoio.
NO.
“No ehi,
Kirigiri-san. No.”
“No
cosa?”
“Ti ho vista
e so a cosa stai pensando, e la risposta è no!”
“E a cosa
starei pensando?”
“Di andare
da Fujisaki per chiederle del pc. O di quanto è successo
prima.”
“Ti sbagli.
In realtà volevo mandare Beautiful Stranger.”
“Ancora
peggio!” pigolo e la acchiappo per un braccio trascinandola
in caffetteria. “Lascia che Fujisaki si calmi, POI le
parleremo! Insomma, un po’ di tatto!”
Solo qualche giorno
prima mi avrebbe defenestrato solo per averla toccata, ora invece si
limita a ridacchiare. Spero almeno che tenga a posto il suo stand.
“È
a cuccia, confermo.”
Grazie.
Toc toc.
“...”
Toc toc.
“N-Naegi-kun,
ti prego… so che hai buone intenzioni ma non è
davvero il momento migliore…”
“Sono
Oogami.”
“Oh,
s-scusami… però davvero, non ho-”
“Ti ho solo
portato la cena. Il tuo match si è concluso da
più di due ore ma non ti sei presentata in caffetteria per
mangiare e ho pensato di portarti qualcosa.”
“...t-ti
ringrazio.”
“Posso
entrare?”
“S-sì.”
“Tutto bene,
Naegi-kun?”
“C-come?”
“Non fai che
guardare l’orologio. E ti assicuro che sono ancora le
ventitrè e trenta.”
Arrossisco e torno a
fissare la mia tazza di tè.
“Scusami,
è che sono in pena per Fujisaki. Non è uscita
nemmeno per cenare…”
Kyouko fa spallucce,
lasciando intendere che non sa cosa dire. Lei e l’empatia
stanno ancora cercando di fare conoscenza.
“Spero
però che riesca a riprendersi a breve” dice, prima
di bere un sorso di tè “abbiamo bisogno di lei per
quel pc.”
Non è un
commento particolarmente delicato da dire, soprattutto in questo
momento… ma annuisco, ben sapendo che purtroppo Kyouko ha
ragione. Io per primo ho dovuto far pressioni in tal senso allo stand
di Fujisaki, perché senza di lei siamo totalmente a mare.
“Scusate se
vi interrompo.”
La voce di Oogami ci
riporta alla realtà.
“E
speriamo che Kenshiro-chan non abbia sentito Kirigiri!”
Puoi, almeno una
volta, evitare di renderti ridicolo?
“Qualcosa
non va, Oogami-san?”
“In
realtà… c’è qualcuno che
vorrebbe parlarvi.”
E da dietro le sue
spalle spunta un’imbarazzatissima Chihiro.
“Fujisaki-san!
Ti senti meglio?”
Lei non risponde, ma
si limita ad arrossire e annuire.
“Volevi
dirci qualcosa?” chiede Kirigiri, stavolta con un tono
gentile. Sta migliorando.
La nostra piccola
hacker prende posto al nostro tavolo e si guarda attorno: nonostante
l’ora c’è ancora qualcuno sveglio che si
aggira per i corridoi, e a giudicare dal suo sguardo la cosa la
imbarazza un po’. Ma nonostante tutto sembra decisa a
parlare: “Ecco io… volevo solo scusarmi per quanto
è successo prima. È stato un po’
teatrale da parte mia, ma…”
“Non devi
scusarti! Ishida è stato davvero irrispettoso”
intervengo, ma Sakura mi fa cenno di lasciar proseguire Chihiro.
“In
realtà c’è una motivazione ben precisa
ma non è quella che immaginate.”
Ancora silenzio.
Inspira, poi:
“Vedete, io… io sono un maschio.”
La nostra reazione
piuttosto contenuta deve averlo insospettito perché ci
osserva con aria strana: “R-ragazzi… avete sentito
quello che ho detto?”
Io e Kyouko ci
scambiamo un’occhiata veloce e decido di prendere parola:
“Sì, scusaci. È che… in
realtà lo sospettavamo.”
“Eh?”
“Vedi,
quando prima sono venuto a chiederti come stavi e White Rabbit mi ha
detto di tornare dopo, tu hai parlato di te al maschile”
sorrido, e lei - pardon, lui arrossisce.
“Io
te l’avevo detto di fare attenzione…”
White Rabbit
delicatissimo, come sempre.
“È
un buzzicone travestito da maggiordomo, che pretendi?”
Ti prego, evita di
attaccare briga che non è proprio il caso.
“Fujisaki,
posso chiederti come mai ti vesti da donna?”
Come se il mio stand
non bastasse…
“Kirigiri-san,
non credo sia il caso di-”
“Oh no, va
bene” mi interrompe Chihiro, sorridendo “in
realtà avevo intenzione di raccontarvi anche questo.
Vedete… sono sempre stato un bambino cagionevole di salute,
e non ho mai potuto giocare all’aperto con altri ragazzini.
Per questo mi sono appassionato ai pc. E quando ho cominciato a
frequentare le scuole medie…” si ferma e lo
sguardo si incupisce, ma prosegue: “ Alle scuole medie sono
diventato vittima dei bulli, per così dire. Mi dicevano che
dovevo comportarmi da uomo e mi deridevano perché ero
più piccolo e gracile degli altri ragazzi… e
così ho cominciato a vestirmi da ragazza, convinto fosse una
soluzione.”
“Ma
era quella sbagliata.”
“Purtroppo”
annuisce verso il suo stand, “non ha fatto altro che
peggiorare le cose. Ho sempre desiderato essere forte e reagire alle
loro angherie… ma tutto ciò che riuscivo a fare
era scappare. E quando Ishida mi ha sollevato la
gonna…”
“...sei
crollato” conclude Kirigiri. Non sono sicuro, ma per la prima
volta sul suo viso vedo… empatia, forse per il crollo che ha
avuto nel pomeriggio.
“Sta
migliorando” sussurra Komaeda, e io annuisco.
“E quindi
cosa intendi fare adesso?” chiede Sakura, ma la risposta di
Chihiro viene interrotta da rumori di pentole che cadono.
“Chi
è là?” tuona Sakura pronta ad
intervenire, ma…
“S-scusate,
non volevo disturbare!”
“...Oowada-san?”
Dalla porta della
cucina vediamo uscire Mondo Oowada in evidente tenuta da notte - “Boxer con i carlini?
Davvero?” - che si avvicina a noi con ben due
piatti di katsudon dal peso approssimativo di mezzo chilo
l’uno.
“Ah
però. Mangia come un pulcino, la creatura...”
Ha parlato quello che
ingoia ciambelle come fossero aria.
“È
che avevo un languorino notturno” si giustifica,
“poi siete venuti voi due a farvi il tè, e poi
Oogami e Fujisaki… e la cosa si è fatta
così seria che non volevo dar fastidio passando con i piatti
in mano…”
Dal rossore sulle sue
guance ne deduco che dice la verità. ‘Sto ragazzo
fa tanto il cattivo ma in fondo è un pezzo di
pane…
“Fujisaki,
tutto ok?”
Mi volto verso Sakura
e noto che Chihiro è sull’orlo delle lacrime.
Diamine, l’entrata in scena di Mondo non ci voleva.
Quest’ultimo deve averlo notato perché lo vediamo
dirigersi verso l’uscita: “Ehm, vi lascio ai vostri
discorsi, non volevo intromettermi! Sul serio!”
Fujisaki sembra
rincuorato dalla frase di Mondo quando quest’ultimo si ferma
sulla porta: “Comunque… domani pensavo di dare un
senso alla palestra al secondo piano e fare un po’ di pesi.
Se vuoi puoi venire con me.”
“Eh? D-dici
a me?”
“Eccerto, a
chi altri? A Naegi?”
Grazie, eh.
“Posso?”
“Sei tu che
hai detto che volevi diventare più forte ma non ci sei
riuscito, no?” arrossisce Mondo, dando prova di aver
effettivamente origliato la nostra conversazione, “Magari
posso darti una mano…”
E in quel momento
finalmente Fujisaki sorride.
“S-sì,
volentieri! Grazie mille, Oowada-kun.”
Mondo fa un mezzo
sorriso, poi borbotta qualcosa sul suo spuntino che si fredda e torna
in camera. Scusami se ti ho dato del buzzurro, Oowada. Meriti una
statua.
La situazione pare
molto più rilassata, sensazione confermata da tutta una
sequela di facce più o meno allegre sui volti dei presenti.
Poi però mi sovviene una cosa.
“Fujisaki…
-kun, volevo chiedere se…”.
“Se?”.
“Se il
tuo… segreto deve rimanere fra di noi”.
E così come
eravamo sereni fino a dieci secondi fa, ora si sente una certa cappa
calare sulle nostre teste.
“Oh…”
dice, palesemente preso in contropiede “beh, avendo
finalmente svuotato il sacco con qualcuno mi sento molto più
tranquillo adesso, quindi… però è
anche vero che… diavolo, non riesco a
decidere…”.
“Usagichan”
interviene White Rabbit “io
non penso tu lo debba dichiarare pubblicamente in una conferenza stampa
in mondovisione. Fossi in te me lo terrei stretto. O almeno non andrei
a urlarlo ai quattro venti, ecco”.
“Personalmente
sono d’accordo col tuo stand” confermo
“Penso che sia ancora un po’ troppo presto, specie
considerando la lunga e pesante crisi che hai dovuto affrontare fino a
poco fa. Nella nostra classe ci sono due o tre elementi che darebbero
fin troppo peso a questa notizia e ti renderebbero la vita un inferno,
volontariamente o meno che sia. Magari, se mi posso permettere di darti
un suggerimento, potresti limitarti a essere più libero di
comportarti da maschio” faccio il segno delle virgolette con
le dita “senza per questo renderlo di pubblico dominio. Poi
ovviamente sta a te, il segreto è il tuo”.
Accoglie il mio punto
di vista e pare prendersi il suo tempo per rifletterci sopra, dicendo
poi che ci penserà sopra ma che l’idea di
togliersi definitivamente il peso di dosso non è in
realtà tanto malvagia e che rimane sempre
un’opzione sufficientemente valida.
Non sarò io
a dire che sbaglia o fa bene. Sono questioni molto personali e delicate
e non sono nessuno per impormi al posto suo.
“Ora credo
che me andrò a dormire, la giornata è stata sin
troppo pesante per me”.
“Penso che
ti seguirò, Fujisaki. Sono discretamente stanca e
l’ora in cui solitamente mi corico è passata
già da un po’. Voi cosa fate, Kirigiri e
Naegi?”.
“In effetti
il richiamo del letto si fa sentire forte…”.
“Restiamo
ancora”.
Uh? Kirigiri-san? Da
quando ho firmato l’atto in cui ti cedevo la
facoltà di decidere anche per me?
“Mamma
mia, ma questa ragazza è un bolide a propulsione nucleare.
Non si ferma neanche se le fai esplodere tutte e quattro le gomme
assieme!”.
Allora, cialtrone?
Continui a shipparmi a sangue con lei?
“Più
mette il testosterone anche per te e più vi vedo fra dieci
anni belli che sposati e impalmati, con sei marmocchi e tu a fare il
casalingo mentre lei è in giro a rovistare nei bidoni della
spazzatura dei vicini per cercare indizi”.
“Io
veramente…”.
“Andiamo,
Naegi-kun”.
Senta lei, mi scusi se
ho la pretesa di vivere la mia vita come cacchio voglio.
“Allora?
Ancora qui stai?” mi apostrofa mentre vedo le schiene di
Sakura e Chihiro allontanarsi e portarsi via ogni mia possibile
speranza di salvezza da questa virago.
“Devo anche
mettermi sull’attenti, generalessa?”.
“Se vuoi
compiacere il mio ego non sarò io a impedirtelo,
sai”.
“Sigh.
Davvero ho perso qualunque libertà di scelta?”.
“Te ne
saresti dovuto rendere conto da quando mi hai inseguita in corridoio il
primo giorno, caro mio”.
Almeno riesce a
rendere la tortura quasi simpatica.
“Seriamente,
Naegi-kun. Ho bisogno di parlarti. In privato”.
“Io sono
abbastanza a pezzi, Kirigiri-san. Se non è questione di vita
o di morte mi dileguo alla velocità della luce”.
“Lo
è. Per favore, vieni con me”.
Messa così
la faccenda diventa molto più accettabile. Il tono era serio
al punto giusto.
Sospiro rassegnato e
le faccio cenno di aprire la via che le vengo dietro.
Ci avviamo.
Quando finalmente
giungiamo nella sauna si siede e batte con la mano il posto vicino per
invitarmi ad occuparlo. Lo faccio.
“Dunque,
questa cosa importantissimissima?”.
“Sarò
sincera, ho un pochino gonfiato la cosa. Non è questione di
vita o di morte, ma… ehi, aspetta!” dice placcando
un mio tentativo di fuga “È comunque
importante”.
Uff, E stiamo ad
ascoltarla, và.
Mi risiedo sbuffando:
“Dimmi. Ma sei in debito con me”.
“Farò
finta di non aver sentito. Ho ripensato a quanto mi è uscito
di getto nel momento degli accoppiamenti del secondo round, sul fatto
che avremmo dovuto decidere il vincitore del nostro scontro. Ecco,
forse… non credo che sia necessario a dire il
vero”.
“Perché?”.
“Perché
non ci porterebbe alcun vantaggio concreto, a parte rischiare di far
insospettire Ikusaba. Specie se, come temo, il combattimento sembrasse
studiato a tavolino”.
“Devo
ammettere, Kirigiri-san, che avrei onestamente fatto molta fatica a
metterti le mani addosso in maniera credibile. Non voglio neanche avere
la possibilità di far del male all’anima gemella
del mio capo”.
“Ma stai
zitto, scarto di galera!”.
“Bubi”.
“E quindi
cosa pensi di fare, prode detective?”.
“Un uso
così smaccato del sarcasmo ti fa perdere punti ai miei
occhi, Naegi-kun”.
“E se ti
dicessi che non è un problema mio?”.
“E se ti
dicessi che non lo credo?”.
“Kirigiri-san
ha ragione! Diventerei la bella copia di Cheap Trick e comincerei a
renderti impossibile anche dormire!”.
Mi sento come si
devono essere sentiti gli imperatori romani mentre erano circondati da
gente che voleva tagliar loro la gola.
“Per favore,
si può evitare di farmi sentire un sub-umano e passare a
qualcosa di più serio? Chiedo troppo?”. No,
perché va bene tutto ma anche la mia notoria pazienza ha un
limite.
“Come sei
suscettibile, Naegi-kun. Non si può neanche stemperare un
po’ con te”.
Se vai avanti
così giuro che ti stempero la faccia.
“Ma va bene,
quel che è giusto è giusto. Riguardo alla tua
domanda: non ho intenzione di fare nulla. Ci affrontiamo e vince il
migliore”.
Eh?
“Dici sul
serio?”.
“Dico sul
serio”.
L’affermazione
mi lascia di stucco, anche se non mi spiego il motivo. È che
è così… pragmatica. L’ho
già detto che la trovo pragmatica?
“Tipo
otto o nove volte”.
Era una domanda
retorica. |
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Capitolo 10 *** Scusa, come hai detto che si chiama 'sta cosa? Empanada? Empoli? ***
“YAWN!”
“Good
morning sunshine!”
Non cominciare di
prima mattina, grazie. Mi è già bastata Kirigiri
a tenermi sveglio ieri notte…
“...È
successo qualcosa? La mia OTP ha fatto cose zozze da OTP e io non me ne
sono accorto?!”
Imbecille, mi riferivo
al suo tenermi sveglio fino a mezzanotte inoltrata per parlare!
“Ah.”
Se avessi saputo che
bastava questo a zittirlo lo avrei fatto molto prima.
Mi trascino verso la
caffetteria ancora mezzo assonnato e quando arrivo vengo accolto da una
scena che fino al giorno prima avrei definito surreale.
“Oowada-kun,
ma non posso mangiare così tanto! Sto scoppiando!”
“Devi
mettere su un po’ di massa Fujisaki, sei gracile come un
fuscello! In queste condizioni mi crolli pure se ti passo una palla da
basket!”
“Ma
è il terzo piatto di frittelle…”
“Fujisaki-chan,
bevi anche questo! Una bevanda proteica è ottima per chi fa
sport!”
“Ragazzi,
capisco le buone intenzione ma non potete ingozzare il povero Fujisaki
come un tacchino ripieno…”
Seduti al tavolo
più grande, Oowada si sta improvvisando allenatore per
Chihiro insieme ad Asahina - che deve aver parlato con Oogami,
evidentemente. E quest’ultima intanto cerca di impedirne la
morte per troppo cibo.
Non riesco a non
sorridere nel vedere Fujisaki finalmente più sereno,
circondato da persone che non lo giudicano; un’occhiata al
resto della sala mi conferma che non tutti sono così
bendisposti: esclusi Togami e Touko, che tendono abbastanza a snobbare
certi discorsi da plebei, e Ishimaru che cerca di mantenere
l’armonia, noto Celestia sghignazzare e lanciare frecciatine;
Sayaka sembra seguirla a ruota e la cosa mi dispiace parecchio. Non la
credevo una persona del genere.
“Pensavo
che lo scontro con lei ti avesse aperto gli occhi, capo.”
Cosa vuoi che ti dica,
sono un ingenuo.
Comunque sembra che
anche Leon e Hagakure si siano uniti al coro di battute, non so se per
reale cattiveria o perché convinti di non fare nulla di
male. Sullo sguardo di Yamada invece non mi esprimo, mi inquieta
parecchio.
Kyouko sembra essere
sparita, come sempre.
“Nemmeno
Ikusaba è qui. Dovremmo preoccuparci?”
...prima faccio
colazione, poi mi preoccupo. Non voglio combattere a stomaco vuoto.
Saluto Oowada e gli
altri e prendo posto al loro tavolo, cominciando a servirmi - “Dove sono le
ciambelle? Asahina ha nascosto le ciambelle, lo sapevo!”
- poi mi rivolgo a Fujisaki: “Dormito bene?”
Chihiro sorride:
“Benissimo grazie! Mi sento alla grande!”
“Buono a
sapersi piccoletto, non ho intenzione di fare sconti sulla mole di
esercizi sai?”
“Non ho
intenzione di chiederne!”
“Bene,
bene” sorride Oowada, prima di lanciarsi su due piatti di
pancake. Ha un appetito pari solo a quello di Komaeda.
“Ah.
Ah. Ah.”
Finita la colazione
decido di andare a cercare quella sciagurata di una detective, quando
Chihiro mi intercetta: “Naegi-kun, dopo lo scontro tu e
Kirigiri potreste raggiungermi in sauna? Credo di avere qualche
informazione nuova sul pc” sussurra.
“E quando ci
avresti lavorato, con tutto il trambusto di ieri?”
Chihiro sorride:
“Te l’ho detto che oggi mi sono alzato presto,
no?”
Direi che il titolo di
Super High School Level Programmer se lo merita tutto.
“Ok,
riferirò a Kirigiri… quando riuscirò a
trovarla.”
Ma non ho alcun
bisogno di muovere un dito.
“PIM POM PAM
POOOOOOOOOM! BUONGIORNO BASTARDELLI, CHE NE DITE DI UN BEL
COMBATTIMENTO MATTUTINO? KIRIGIRI E NAEGI A RAPPORTO,
UPUPUPUPU!”
Ecco, appunto.
E nemmeno
l’avessi evocata, Kirigiri appare dall’ombra nel
corridoio.
“Secondo
me si diverte a farlo.”
Sicuro come la morte.
Si incammina verso
l’atrio della caffetteria, obbligandomi a seguirla,
e… attende. Cosa, non ne ho idea. Nel frattempo gli altri si
sono radunati appena fuori dalla sala ristoro, pronti a fare gli
spettatori.
Improvvisamente la
porta si chiude alle loro spalle, e con la coda dell’occhio
noto un’ombra sgusciare via e tornare ai piedi di Kirigiri.
...ma brutta stronza.
“Capo,
non è da te. Ma concordo, brutta stronza!”
Se lo dici persino tu
è davvero grave, eh.
“Che
ti devo dire, io vi shippo in tutto e per tutto ma questo è
davvero un colpo basso. Anche se le devo fare i complimenti per aver
scelto un campo di battaglia a nostro svantaggio”.
Ma pure al suo.
Sarò cieco io, ma di grandi zone d’ombra non ne
vedo.
“Qui
no, ma i corridoi soddisfano ampiamente le sue esigenze in tal
senso”.
E dovremmo andare
verso i corridoi perché…
“...
la domanda è sensata, lo ammetto”.
Inoltre ho sempre
l’opzione di sedermi con le braccia conserte e arrendermi.
Non è mica che tenga sul serio a vincere questo stupido
torneo, alla fine.
“E
io, come ben sai, non rabbrividisco all’idea di dover essere
violento con lei”.
Mi stai dicendo
che…
“...
non facciamo niente? Potremmo”.
Io ci sto. Tu che dici?
“La
prospettiva di doverle sfasciare un tavolo in testa per soddisfare quel
maledetto orso mi farebbe perdere il sonno. Non me lo perdonerei
mai”.
E che approccio
passivo-aggressivo sia, dunque.
“Aggiudicato”.
Pertanto, nel rispetto
della linea guida appena decisa nel mio conciliabolo mentale, mi limito
a osservarla mentre mi siedo per terra come un gran capo Sioux.
Dov’è il mio calumet?
“Naegi-kun?
Cosa stai facendo?” chiede, Beautiful Stranger dietro di lei
con i muscoli tesi e pronti a scattare.
“Isso lo
stendardo della mia ribellione, ecco cosa faccio. Non ho intenzione di
combattere contro di te”.
Urla di
disapprovazione si alzano ai lati, manifestando insoddisfazione per la
mia presa di posizione. Tranne due: quei cretini di Oowada e Kuwata si
mettono a dire che ho fatto la scelta giusta e che stanotte
verrò ripagato come merito. In una camera da letto.
“È quello
che spero anch’io, ragazzi. ‘Sti due sono troppo
adorabili assieme!” risponde ad alta voce il mio
sempre più cialtronesco stand.
Puntuale il vapore
prende a fischiare fuori dal mio naso e dalle mie orecchie,
accompagnato da un attacco di Imbarazzite che mi scalda abbastanza da
farmi fondere tutte le ossa.
“S-S-State
zitti, scemi di guerra! N-Non è come pensate!”.
“Vero,
non è come pensate. È molto peggio”.
“IDIOTA!”.
“Naegi-kun”
sento la sua voce scuotermi dal mio stato di ometto rosso fuoco
“questo non è quanto mi aspettavo. Ci eravamo
accordati diversamente”.
Ah, sul serio?
“Perdona se
trovo l’ardire di contraddirti, Kirigiri-san”
ribatto voltandomi verso di lei -e ringraziandola silenziosamente per
aver tirato fuori un altro argomento di conversazione- “ma
è quello che TU avevi deciso. Sai cosa? Sono anche un poco
stufo di sentirmi trattato come un mulo da soma. Naegi, fai questo e
Naegi, controlla quello
e Naegi, non puoi
ancora andare a dormire anche se crolli dalla fatica.
Insomma, tralasciando i deliri romantici di Komaeda e di quei due
buffoni… voglio sperare di essere più di una
semplice spalla comica per te”.
Devo aver pronunciato
questo discorso con particolare enfasi perché tutti i
presenti si zittiscono istantaneamente, lei inclusa.
“Pretendo
troppo nel voler essere considerato un essere umano con delle mie
necessità e dei miei pensieri indipendenti? O mi devo far
incidere John Watson sui denti?”.
“Capo,
la citazione di J.Lo Zeppeli è agghiacciante”.
Anch’io ogni
tanto so sfoderare un colpo da teatro, che credi?
“Attendo una
tua risposta. In base ad essa potrei anche ripensare la mia
decisione”.
Il silenzio attorno a
noi si fa stranamente insostenibile. Mi sento come nella scena madre di
uno sceneggiato anni ‘70 di serie Q.
Per un paio di minuti
non succede niente. Il mio sguardo non si scolla da lei, che nel
frattempo si è portata una mano sul mento per riflettere.
Guarda che non
è difficile. Mi dici che sì, ho ragione a
rivendicare il mio diritto all’individualità e la
finiamo qui. Non è una richiesta così fuori dal
mondo.
“Ho
come l’impressione che la stia facendo troppo facile,
capo”.
Sul serio? Ma diavolo,
non ti ci mettere anche tu.
“Non
intendo dire che il tuo alzare la cresta sia immotivato o fuori luogo.
Anzi. Sto solo dicendo che per la signorina potrebbe non essere
così facile rendersene conto”.
E perché la
pensi così?
“Non
so, è una sensazione”.
Allora spero che ti
stia sbagliando.
Poi, dopo ulteriore
attesa, finalmente parla.
“Naegi-kun,
io… io ti chiedo scusa. Non era mia intenzione farti sentire
così poco apprezzato. Non sei la mia spalla comica, ci
mancherebbe. È solo che, in certe situazioni, mi lascio
prendere un po’ troppo la mano e tendo a sottovalutare le
esigenze altrui. Per dimostrarti che sono pentita di quanto ho
fatto… mi arrendo”.
Il coretto di
“Ooooh” da parte della classe è
più che giustificato. Insomma, nemmeno io credevo sarebbe
scesa a compromessi, figurarsi arrendersi!
“Diciamocelo,
abbiamo anche avuto una discreta botta di culo. Ho idea che ci avrebbe
fatto passare un bruttissimo quarto d’ora.”
Anche, sì.
Kirigiri, incurante
delle nostre reazioni, si volta verso una videocamera:
“Monokuma, se mi stai sentendo - e so che lo stai facendo, io
mi ritiro. Naegi è il vincitore per abbandono
dell’avversario.”
“COSA?!
SIETE PAZZI?? SCANNATEVI ORA, MARSCH!”
“Temo di
doverti deludere.”
“NON ESISTE!
VOGLIO IL MIO SCONTROOOOOO!”
“È
un tuo problema, non nostro.”
“MGRRRRRR,
VE LA FARO’ PAGARE!”
Un orribile rumore
proveniente dagli altoparlanti ci costringe a coprirci le orecchie - e
ci dice che Monokuma ha probabilmente preso a calci il suo microfono o
qualcosa del genere.
Poi mi volto verso
Kyouko, e vedo che mi sorride: un sorriso vero, non uno di quei ghigni
che è abituata ad elargire. Sorrido di rimando.
“Ma
quanto siete cariniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!”
Ti odio, profondamente.
“Secondo voi
cosa voleva dire Monokuma, prima? Come ce la farà
pagare?”
“Oh credo tu
non abbia nulla di cui preoccuparti, Fujisaki. Penso fosse una minaccia
rivolta a me e Naegi-kun.”
“E voi non
siete preoccupati?”
“Beh dai,
non credo ci voglia morti… spero.”
“Tu per
sicurezza datti alla pazza gioia con Kirigiri, stasera. In caso morirai
senza troppi rimpianti.”
“Concordo
con Oowada!”
Ma guarda te se devo
venire bullizzato da un’associazione a delinquere composta da
Mondo e dal mio stand!
Mentre io muoio
d’imbarazzo Kirigiri se la ride, seguita a ruota da Oogami,
Asahina e Fujisaki. E quei due scarti di galera ovviamente. Questa
sauna sta diventando affollata.
“Se
potessimo lasciare da parte i fatti miei” provo a cambiare
discorso, “vorrei chiedere a Fujisaki-san… anzi,
Fujisaki-kun” mi correggo “qual era la news di cui
mi aveva accennato poco prima dello scontro.”
Chihiro annuisce e si
alza di scatto, afferrando il pc dall’armadietto
già aperto.
Tra un borbottio e
l’altro, in cui Sakura aggiorna Aoi e Mondo su quanto abbiamo
fatto finora, il computer finalmente si avvia… e ci saluta.
“Buongiorno
Chihiro!”
“E.. e
quello cosa è?”
Il nostro hacker se la
ride: “Lui è Alter Ego, un’intelligenza
artificiale che ho programmato mentre lavoravo e cercavo
informazioni.”
“In
così poco tempo? È un dannato genio!”
Decisamente si merita
il suo titolo…
“Posso
chiederti a cosa serve?”
“L’ho
creato per darmi una mano a fare una scansione approfondita del pc e
cercare eventuali file nascosti… e forse ho trovato
qualcosa.”
Digita qualcosa ad
Alter Ego e questi prontamente apre dei file: “Ho passato in
rassegna l’HD del computer, imbattendomi in diversi file di
testo e fotografie criptati. Ci ho messo un po’ a decrittarli
ma ce l’ho fatta.”
“Possiamo
vederli?” chiede Kirigiri e l’AI prontamente
obbedisce mostrandoci il frutto delle sue ricerche: “In questi file di
testo si approfondiscono le informazioni sul meteorite da cui
è stato ricavato il materiale che ricopre le pareti, e si fa
cenno al fatto che possa essere nascosto nella scuola.”
Ci guardiamo tutti
stupiti.
“Ma…
sei sicuro?”
“Impossibile!
Abbiamo rivoltato ogni piano come un calzino!”
“Non
è del tutto vero, in realtà” li
interrompo, voltandomi verso Kyouko; quest’ultima,
ricordandosi della piccola discussione avuta al quarto piano,
arrossisce leggermente.
“Che
intendi, Naegi-kun?” chiede Sakura, e io tentenno:
“Ecco… non abbiamo finito di ispezionare il quarto
piano…”
“E anche il
quinto piano” interviene Aoi, salvandomi dalla pubblica gogna.
“Nah, niente
quinto piano. Io, Kuwata e Ishimaru siamo andati a controllare poco
dopo il combattimento ma era ancora tutto sbarrato” replica
Mondo, distruggendo le nostre speranze.
“Quindi
è possibile che il meteorite sia nascosto al quarto piano o
al quinto” riflette Kirigiri, camminando in tondo davanti a
noi. “Ok, non appena avremo finito qui io e Naegi andremo a
controllare.”
E quando mai.
“Sempre se
ti va, ovviamente” corregge il tiro, mentre il resto del
gruppo fischietta. Mi limito ad annuire.
“Ma
guardala come si sforza di fare la personcina umana! È
così carina! Vero capo? Vero?”
Sì, ok,
piantala di fare il Kirigiri Fanboy.
Kyouko si rivolge di
nuovo a Chihiro: “Dicevi di avere trovato delle
fotografie?”
Fujisaki annuisce:
“Sì, anche se onestamente non so a cosa possano
servirci…”
Dà un nuovo
comando ad Alter Ego, che fa partire uno slide-show: “Le foto che ho
trovato sono quasi tutte zone del quarto piano, più una del
quinto. A prima vista sembravano assolutamente normali e irrilevanti
per la nostra ricerca, quando…”
allarga un’immagine di quello che sembra un corridoio del
quarto piano soffermandosi su una porta: “guardate un
po’.”
La targhetta della
porta ha la faccia di Monokuma.
“Che…
che vuol dire questo?
“Che quello
è il suo ufficio” risponde Kirigiri “e
probabilmente anche del mastermind.”
“A questo
proposito” interviene ancora Alter Ego “c’è
una foto che potrebbe darci qualche indizio sulla sua
identità.”
Apre
un’altra immagine in cui si vede un altro corridoio del
quarto piano, piuttosto buio, con in fondo una porta socchiusa da cui
fuoriesce una mano… e una voluminosa massa di capelli.
“La
qualità della foto è piuttosto scarsa ma sto
cercando di migliorarla. Vi avvertirò quando sarà
pronta.”
“Speriamo
sia meglio di così perché al momento fa un
po’ schifo” è il gentile commento di
Oowada, ma non posso dargli torto: è veramente pessima.
“Al momento
ci aiuta ben poco” interviene Oogami “potrebbe
essere davvero chiunque.”
“Anche
se… a guardarla bene quella mano sembra molto curata. E i
capelli sono piuttosto gonfi. Vi ricorda nessuno?”
“Kirigiri,
stai… parlando di Ludenberg?” chiede Aoi e tutti
la osserviamo. Lei non si scompone: “Al momento non possiamo
escluderla e converrete con me che l’immagine potrebbe far
pensare a lei.”
“Così
come il suo modo di fare…” aggiunge Chihiro, forse
più per il fastidio dei commenti velenosi ricevuti dalla
gothic lolita che per reali sospetti.
“Diciamo
che, almeno per il momento, sarebbe meglio tenerla
d’occhio” conclude Kirigiri, “quantomeno
finchè Alter Ego non avrà finito la sua analisi.
Mi raccomando tutti, acqua in bocca.”
Il gruppo annuisce,
poi ognuno torna ai suoi affari.
“Bene, direi
che possiamo finire l’ispezione del quarto piano”
annuncia Kyouko mentre apre la porta, ma quando usciamo
c’è una sorpresa inquietante ad attenderci.
“Scusa se ti
disturbo Naegi-kun, ma… avrei bisogno di parlare con
te.”
Mukuro Ikusaba mi
aspetta al varco. E vuole parlare con me.
“Meglio se
da soli.”
Da soli.
Voglio la mamma. |
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Capitolo 11 *** Naegicchi Stranamore colpisce ancora ***
Tremo un
po’, spero in modo non troppo evidente, mentre seguo
Ikusaba-san verso il corridoio che dà sulle stanze.
Ci è voluta
una certa opera di convincimento con Kyouko per fare in modo che non
piantasse una scenata pubblica per impedirmi di farlo. Da una parte non
posso dire che la cosa mi sarebbe dispiaciuta, essendo che questa
situazione non mi sta mettendo esattamente a mio agio… ma
dall’altra se ne può ricavare qualcosa di utile.
Ad esempio, come
Komaeda ha saggiamente suggerito, lei può approfittare di
questa finestra di libertà per andare a ispezionare i piani
superiori.
“Grazie
del complimento, capo. Non è da te”.
Di solito non te li
meriti, ciccio bello.
“Bah.
Tanto lo so che fai il duro e poi in realtà non vorresti
altro stand all’infuori di me”.
Più
semplicemente si chiama realismo.
Ho te e ti tengo, volente o nolente.
Camminiamo in
silenzio, pare senza una meta precisa. O almeno non ha detto
“Andiamo lì” o “Andiamo
là”. Semplicemente ci siamo spostati e stiamo
continuando a farlo.
Poi, dopo qualche
minuto di giri a vuoto, proprio mentre stiamo per salire le scale che
portano al secondo piano, prende a parlare. Senza però
fermarsi, che sarebbe troppo comodo.
“Sai,
Naegi-kun… in questi quattro giorni mi sono spesso trovata a
fissarti, a osservarti…”.
Frena frena frena,
partiamo malissimo. Mi trascini via in un giro a zonzo senza meta e la
prima cosa che mi dici è che fai la guardona con me? Tutte a
me le signorine con manie di voyeurismo?
“Cresci,
capo. Potrebbe essere davvero uno stalker, il che significherebbe che
è già la seconda nel tuo carnet dopo
Maizono… ma potrebbe anche essere altro”.
Tipo?
“O
santo cielo, svegliati. Chi ti dice che non ti stia prendendo in giro?
Devo essere io a ricordarti che la mia OTP sospetta di lei come
probabile complice del mastermind?”.
Vorresti dire
che…
“...
che, per chissà quale caspita di motivo, potrebbe star
cercando di entrare nelle tue grazie. Forse per allontanare da
sé i vostri sospetti”.
Uhm. Potrebbe essere.
Propendo per una
tattica attendista nel risponderle: “Mi osservavi? Spero non
fosse perché c’era qualcosa che non andava coi
miei vestiti. O peggio coi capelli, quella sì che sarebbe
una tragedia. Ci perdo ore e ore per pettinarli la mattina”.
Primo troncone di
scale. Proseguiamo nella salita.
“Non essere
ingenuo, Naegi-kun. Hai capito perfettamente cosa intendo quando dico
che ti fissavo…”.
“Veramente
no. Dovrei?”.
“Dovresti.
Non hai mai letto un romanzo, tu? Non sai che è
così che le ragazze timide iniziano a parlare delle proprie
cotte?”.
Lei? Timida? Un
campanello d’allarme nella mia testa mi dice chiaramente che
non è il suo caso. Grazie intuito, non ti facevo
così svelto.
“Scusami un
secondo, Ikusaba-san. Mi staresti cercando di far capire…
che io ti piaccio?”.
“No, forse
è un po’ esagerato dir così.
Però trovo in te qualità e pregi che ti fanno
risaltare rispetto alla mandria di brutti elementi che compongono il
resto della nostra classe. Non sei un buzzurro rumoroso come Oowada,
né un rigido bacchettone come Ishimaru,
né…”.
“Ok ok, non
serve fare la lista di tutti i loro difetti. Quel che dici è
abbastanza chiaro così”.
Altro troncone. Siamo
al secondo piano.
Non accenna a volersi
fermare, il che accentua la sensazione di trappolona. Al contrario di
quanto pensa ho sufficiente esperienza da sapere che, in un momento del
genere, chi confessa il proprio sbandamento romantico tende a fermarsi
e a fronteggiare l’altra persona. Cosa che lei non ha la
minima intenzione di fare.
“...”.
“...”.
“Ebbene? Non
hai niente da dire?”.
“Cosa dovrei
dire? Hai fatto presente che, a tuo giudizio, sono un po’
meglio degli altri maschi rinchiusi qui. C’è
qualche significato più profondo che devo
cogliere?”.
“Non
necessariamente. Volevo solo togliermi questo peso di dosso e fartelo
sapere”.
“Ikusaba-san,
sii chiara una buona volta: questa conversazione che scopo
ha?”.
Continua a camminare
imperterrita, al contrario mio che mi inchiodo. Non pare avere
intenzione di rispondermi.
“Ikusaba-san!”
Finalmente si volta. E
torna indietro, dritta verso di me.
“Forse
facevi meglio a non incitarla, capo.”
Aiuto.
Quando è
ormai a tre centimetri da me balbetto: “I-Ikusa-”
ma mi prende alla sprovvista afferrandomi il volto.
E baciandomi.
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
“Adesso
è più chiaro, Naegi-kun?”
E se ne va,
lasciandomi lì da solo a chiedermi chi cosa come e le gambe
tremanti. Senza accorgermene casco per terra.
“Mi
sa che stai perdendo i sensi, capo…”
Hai ragione, sai?
“Capo,
rimani con me!”
L’ultima
cosa che vedo prima di svenire sono le ombre del corridoio che si
muovono e si agitano quasi fossero impazzite. Oh guarda, sembrano
vive… e incavolate…
“Capo?
CAPO?!”
*
“...egi..”
No mamma, non voglio
andare a scuola…
“Capo,
ehi?”
No davvero, mi
bullizzano perché sono basso…
“CAPO!
SVEGLIA!”
EH? Chi cosa come dove-
“Bentornato
tra i vivi, Naegi-kun!”
“Ti abbiamo
trovato svenuto e ci siamo preoccupate.”
Svenuto…?
Aiutato da Oogami e
Asahina mi rimetto in piedi e intanto cerco di fare mente locale:
“Che… che diamine ci faccio qui?”
“Questo
dovresti dircelo tu, Naegi-kun” borbotta Sakura in tono
stranamente materno mentre controlla che non mi sia fatto male.
“Stavamo
andando in piscina quando ti abbiamo trovato svenuto in
corridoio” precisa Aoi, e io mi sento sempre più
confuso. Che diamine ci facevo qui?
“Davvero
non ricordi capo?”
Che dovrei
ricordare?”
“Ikusaba
che vuole parlarti, la sua improvvisa dichiarazione, il
BACIO…”
...oddio.
OH. MIO. DIO.
Ora ricordo.
E ricordo anche le
ombre terrificanti poco prima di svenire.
Kyouko ha visto tutto.
SONO UN UOMO MORTO.
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
urlo. Prendo a muovermi come un forsennato, sperando di trovare un
angolino che mi salvi dall’ira di Kirigiri.
Perché lo
so, lo so per certo: non appena saremo faccia a faccia
tenterà di sgozzarmi.
“N-Naegi!
Che ti prende?”.
“Santo
cielo, Naegi-kun! Calmati!”.
Noncapitenoncapitesonomortoquellamiappendecomeunquartodibuealgancio!
Poi Sakura decide che
devo fermarmi e mi afferra per le spalle.
Sento come
l’equivalente di un terremoto di magnitudo 9.4 propagarsi
dentro di me. Temo che il mio intestino sia esploso.
“C-C-C-Cavolo,
Oogami-san! Non con tutta questa violenza, ti prego! Sono
già abbastanza sconvolto così!”.
“È
proprio per quello che ti ho stoppato, Naegi! Si può sapere
cosa ti è preso e perché hai cominciato a gridare
come uno che stanno torturando?”.
“Perché
è quanto mi succederà!
Miammazzamiammazzamiammazzamiammazzamiammazza…”.
“Forse
è meglio se lo lasci calmare un attimo, Sakura-chan. Magari
recupera un po’ di autocontrollo”.
“Ma se lo
mollo ho paura possa farsi del male. Hai visto, sembrava come
posseduto”.
“Mica ho
detto che devi lasciarlo andare. Tienilo ben fisso e lasciagli buttar
fuori quest’attacco psicotico. Poi, una volta che
avrà riacquistato la facoltà di parlare come una
persona normale, forse potrà spiegarci che gli sta
succedendo”.
“Apperò.
Non la facevo capace di tanta astuzia, ‘sta
Asahina”.
Immagini di ossa
rotte, arti staccati e il peggio del peggio prodotto da una donna
infuriata affollano per lunghi minuti la mia mente.
Alla fine, stremato,
riesco a riprendere una parvenza di controllo.
“Mi puoi
gentilmente lasciar andare, Oogami-san? Sono calmo ora, lo
giuro”.
Sembro essere
convincente perché acconsente senza troppe rimostranze.
“Allora, ti
rifarò la domanda: cosa ti è preso?”.
“È
stato… stato un fulmine… a ciel
sereno…”.
“Cosa, per
tutti i kami? COSA?”.
“Un attimo,
ho bisogno di sedermi. Sono a pezzi”.
Danno la loro
benedizione con un cenno della testa.
“Credetemi,
non è che non ve lo volessi dire. Ero solo leggermente fuori
di me”.
“Va bene, ti
crediamo. Ma è ora che ti spieghi una volta per
tutte”.
Un lungo, affannoso
sospiro.
“Ricordate
di quando Ikusaba-san, fuori dalla sauna, mi ha chiesto di parlare in
privato? Ricordate di quando mi ha trascinato in giro per mezza scuola
e ha cominciato a blaterare di come io le faccia uno strano effetto?
Ricordate di quando mi ha baciato?”.
SPLORCH. È
il rumore dei loro occhi che escono dalle proprie cavità.
“Ikusaba…
ti ha baciato?” mormora Asahina, più di
là che di qua. Ovunque sia là.
“Sissignora.
Si è voltata all’improvviso, ha coperto la
distanza che ci separava in tipo tre passi, mi ha preso il volto sulle
mani e… bam, a tradimento. Sono svenuto come una pera
cotta”.
“Accidenti,
è… è una roba grossa questa”.
“Dillo a me,
Asahina-san. Specialmente perché…”.
“Perché?”.
“Nonostante
la fase di delirio quando mi avete svegliato, sono sicuro di aver
accennato in modo vago alla reazione di una certa persona quando lo
verrà a sapere”.
“Vago? Hai
urlato che ti ammazza”.
“Lo
farà, ne ho il chiaro sentore”.
“E suvvia,
chi è il mostro che può volerti uccidere per
così poco?”.
“Io”.
Dietro di me.
Le nostre tre paia di
occhi si piantano sulla figura di Kyouko Kirigiri che si avvicina lenta
verso di noi.
La sua potentissima
aura omicida si può quasi toccare.
“Potreste
lasciarci soli, per piacere? Ho da dirgli due cosette”.
Komaeda, forse non te
l’ho mai detto abbastanza ma…
“Mi
vuoi bene? Anche io, capo.”
..veramente volevo
dire che sei fastidioso, ma ok.
Noto le ombre dietro
Kyouko agitarsi in maniera macabra. O Beautiful Stranger è
incavolato quanto lei o può assumere le dimensioni di tutte
le ombre attorno a lui… e non credo di voler sapere la
risposta.
“No,
non vuoi.”
Ecco.
“Kirigiri,
non fare mosse avventate.”
“Oogami-san,
per favore. Fa' come ti ho chiesto.”
Incurante della
presenza di Sakura, Kyouko continua ad avvicinarsi a me.
“Kirigiri,
fermati.”
No, non sente. E la
cosa mi spaventa; ok, ha avuto altri momenti di gelosia ma mai
così… così…
“Così
aggressiva? Inquietante?”
Mi hai tolto le parole
di bocca.
“In
effetti è troppo strano anche per lei. Qualcosa non va, il
mio senso di stand trilla!”
“Makoto.”
Mi volto verso Kyouko
e quello che le leggo negli occhi non mi piace.
Se muoio non dite a
mamma che nascondevo gli hentai sotto al materasso.
“Kirigiri,
devo insistere. Calmati e smettila di spaventare Naegi.”
“Togliti di
mezzo, Oogami!”
Improvvisamente
Beautiful Stranger aumenta di dimensioni e il corridoio diventa tutto
buio.
“K-Kirigiri-san!
Per favore fermati!”
Niente, non mi ascolta.
“Capo,
sono sicuro che ci sia lo zampino di uno stand.”
Komaeda parla ad alta
voce, così da permettere anche a Sakura e Aoi di sentire.
“E cosa
possiamo fare per farla rinsavire?” chiedo.
“Non
ne ho idea, almeno finché non capiamo di che stand si
tratta. Al momento la cosa migliore è…”
“Metterla
ko” conclude Oogami, e la vedo dirigersi dritta verso Kyouko.
Le mille mani fatte d’ombra di Beautiful Stranger cercano di
afferrarla e bloccarla ma sembrano non avere effetto: le ombre si
sfaldano mentre lei continua ad avanzare.
Come diamine fa?!
“Per
fortuna è dalla nostra…”
Arrivata di fronte a
Kyouko, che ringhia come un dobermann posseduto, Sakura la afferra per
le spalle e sussurra: “Perdonami Kirigiri-san, ma
è per il tuo bene.”
E le molla un ceffone
che quasi le fa girare la testa a 360°.
Poco dopo Kyouko
crolla a terra svenuta, e il suo stand si ritira.
“Oddio
capo, secondo te è sopravvissuta a quel colpo?”
Me lo
auguro…
Sakura solleva Kyouko
e si volta verso di noi: “Credo che per un po’
rimarrà incosciente. Direi di approfittarne per capire quale
stand si sta approfittando di lei.”
“E magari
legarla” aggiunge Aoi sottovoce, “almeno
finché non si riprende.”
Concordo.
Dato che non vogliamo
dare sospetti agli altri ci rifugiamo velocemente in camera di Kirigiri
sfruttando la sua ID card, dove io e Komaeda provvediamo a bloccarla
usando un attaccapanni. Avevamo il sospetto che, una volta sveglia, le
corde normali non sarebbero bastate.
“Bene…
e ora?”
La domanda mi coglie
impreparato. Di solito è lei a stendere la tabella di marcia, ma mi sembra superfluo specificare che al momento
è un tantinello impossibilitata.
La guardo stesa sul
letto, con l’attaccapanni che le si è avvolto
attorno come le spire di un serpente per impedirle i movimenti.
Mi confermi che
è opera di uno stand?
“Non
ne ho la certezza assoluta con lo scontrino, no. Ma dai, la conosci
abbastanza da sapere che un simile macello non è proprio da
lei. E visto che abbiamo almeno altri due stand mancanti
all’appello, trovo lecito pensare che ci possa essere stata
un’influenza esterna”.
Già, non
abbiamo idea di cos’è in grado di fare lo stand di
Ikusaba-san. E naturalmente è facile che anche il
mastermind, chiunque sia, ne abbia uno.
“Allora
Naegi, che facciamo?”. Asahina-san, cosa pretendi da me?
Voltandomi nella sua
direzione sbuffo, un pochino scocciato da tanta insistenza:
“Non lo so. La nostra mente più acuta,
nonché stratega capo, ha appena deciso di dare forfait dal
mondo della sanità mentale. Al momento è come se
fossimo ciechi, se questa storia va avanti più del
dovuto”.
“Non mi pare
il caso di farne una tragedia, Naegi. È vero, con Kirigiri
svenuta perdiamo un po’ di potenza di fuoco ma non
è mica che, tolta lei, rimanga un gruppuscolo di imbelli
senza alcuna risorsa. Prendiamoci un attimo per riflettere e qualcosa
ci verrà in mente”.
Avevo proprio ragione
quando ho pensato di volerla tirare dentro. Oltre a essere senza il
minimo dubbio la persona più forte, Oogami-san sta
dimostrando una compostezza e una lucidità notevoli. Senza
il suo apporto saremmo messi molto peggio.
Le sorrido per farle
comprendere che sono d’accordo con quanto ha detto.
“Ok, ok. Ma
adesso? Cioè, intendo dire… fra meno di
un’ora c’è il pranzo. Per quanto
vogliamo restare qui a piantonarla? E se si dovesse svegliare che noi
non ci siamo? E se fosse ancora in quello stato alterato?”.
“Ci penso
io, piccola Aoi. La considero una punizione per non aver trovato
un’alternativa migliore”.
Parlottiamo un
po’, cercando di stabilire un piano d’azione. Alla
fine, nonostante più di una rimostranza, Sakura si assume il
compito di sorvegliarla fin quando sarà necessario e di
venire ad avvisarci in caso di novità.
Io e Aoi lasciamo la
stanza di Kyouko. Mi sento di poter dire che è in buone mani.
“Caaaaaaaaaaaaaaaaaaapo,
cosa stai facendo? Guarda che la dottoressa Kirigiri rimane la tua
prima e unica partner”.
Imbecille, proprio non
ce la fai a rimanere serio per più di un minuto?
“No.
Non se si tratta della mia OTP”.
E hai anche un pelo
rotto con ‘sta cosa dell’OTP, eh.
“Fattene
una ragione. Così è e così
rimane”.
Bah.
Ci dirigiamo verso la
caffetteria, non avendo posto migliore dove andare. Dato che, come
detto prima, è quasi ora di pranzo c’è
già un po’ di gente. Noto che quella pancia senza
fondo di Oowada è già intento ad accattastarsi
una bella piletta di cibo e pare non avere la minima intenzione di
aspettare chicchessia per fagocitarla con estremo godimento.
“Che
invidia capo, che invidia”.
Taci, fogna stand.
Noto anche che, come
al solito in disparte rispetto al grosso del gruppo,
c’è Ikusaba.
Distolgo velocemente
lo sguardo. Allo stato attuale faccio fatica persino a rubarle
un’occhiata.
Voglio sperare che
almeno fosse sincera, perché se ha osato prendermi in
giro…
“Lo
dici solo per bramare vendetta tremenda vendetta… o
c’è dietro dell’altro?”.
Ignoro. Non
è il caso.
Mi accomodo al mio
usuale posto, esattamente a metà del tavolone su cui quasi
tutti consumiamo i nostri pasti. Sia alla mia destra, sia alla mia
sinistra ci sono due sedie vuote.
Mamma mia,
è stata una mattinata epocale. Fra inaspettate rese,
inaspettati baci e inaspettati torrenti di gelosia…
“...
c’è un’inaspettata Mukuro a ore
tre”.
Eh? Uh? Cosa?
Cacchio, è
vero. Si è alzata e si sta avvicinando.
Che diavolo sta
facendo?
Si siede con totale
noncuranza al mio fianco e prende a fischiettare.
Io invece prendo a
sudare acido.
Ikusaba afferra un
paio di bacchette, le separa e le usa per rimestrare i suoi noodles. In
silenzio. Io morirò d’ansia, me lo sento.
“Non
è stato carino piantarmi in asso, Naegi…
kun” sussurra poi, sottolineando quel
“kun” con un tono strano, come se stesse facendo le
fusa.
“Come se stesse
flirtando” aggiunge Komaeda stizzito.
Mi piacerebbe
sottolineare che veramente è stata lei a piantarmi in asso
svenuto in corridoio ma mi limito a far finta di nulla; se lo stand che
ha fatto di Kirigiri un manichino dovesse essere il suo vorrei non
doverlo scoprire a mie spese.
“Sei
stranamente silenzioso” aggiunge, e io mi limito a
balbettare: “N-non ho niente da dire…”
“Ah no?
Peccato…” borbotta, mettendo il broncio. Fa per
alzarsi, ma prima si volta verso di me… e mi stampa un bacio
sulla guancia: “Fatti vivo quando avrai voglia di parlare,
Naegi-kun.”
E se ne va, seguita
dal coro di fischi e battutacce dell’infame duo Oowada e
Kuwata. Noto uno sguardo assassino da parte di Maizono-san.
“No
senti bellina, non ti ci mettere anche tu. Di nuovo.”
Ecco. Peccato non ti
abbia sentito, ma meglio così. Torno a fissare il mio pranzo
(due ciotole di ramen, due panini e quattro dorayaki, sempre
perché sono obbligato a mangiare per due e saziare quella
fogna di Komaeda), ragionando sul da farsi: pur essendo certo che
Sakura sia in grado di occuparsene non sappiamo quanto tempo abbiamo
prima che Kirigiri riprenda i sensi, quindi sarebbe il caso di metterci
a lavoro alla ricerca di qualche indizio… il problema
è che non ho la più pallida idea di cosa e dove
cercare. Potrei chiedere a Fujisaki di cercare nel pc, al momento la
nostra unica fonte di indizi…
“Forse
non è l’unica, sai?”
Che vorresti dire?
“Intanto
potremmo chiedere a Kenshiro-chan se sa qualcosa riguardo stand che
possono comandare gli umani a piacimento come marionette. Poi
c’è la biblioteca al secondo piano, in particolare
lo stanzino sul retro.”
Che pare sia stata
eletta a residenza estiva dei Togami.
“Figurati,
portati Kenshiro-chan o Oowada e vedi come ci metti cinque minuti a
spodestarlo. E poi…”
E poi?
“Non
abbiamo finito di esplorare il quarto piano. L’ultima volta
che ci siamo stati ho notato una planimetria di sfuggita su una parete,
e lì c’è l’ufficio del
preside. Vale la pena dare uno sguardo, no? Almeno in attesa che il
quinto piano venga aperto.”
Quando parli
così quasi non sembri il solito Teenage Dirtbag.
“Ah.
Ah. Ah. E chiamami Komaeda, prego.”
Lo zittisco
ingozzandomi alla velocità della luce, dopodiché
avviso Aoi, Mondo e Chihiro di raggiungermi in sauna. Sakura la
aggiorneremo dopo.
Quando siamo tutti li
aggiorno brevemente su quanto successo prima (ma tralasciando Ikusaba,
che per ora vorrei davvero evitare).
“Oddio, ma
può farlo con tutti?”
“Se mi tocca
lo smonto!”
“Se prima
non ti tocca e tu smonti noi…”
“Ragazzi,
ragazzi! Per favore!” cerco di riportare l’ordine,
e non appena ci riesco proseguo: “Purtroppo non sappiamo
nulla di questo stand e soprattutto a chi appartiene. Per questo ho
bisogno del vostro aiuto.”
Tutti annuiscono. Bene.
“Fujisaki-san,
tu ed Alter Ego potreste controllare se tra i file scaricati se si fa
riferimento a stand con questi poteri, o qualunque altra cosa che possa
tornarci utile? So che li hai già letti tutti ma vale la
pena tentare.”
“Nessun
problema” sorride, “Alter Ego sta finendo la sua
scansione, gli dirò di ampliare la ricerca con i nuovi
parametri.”
“E per
quanto riguarda la foto?”
“La
qualità è veramente bassa, ci vorrà
ancora un po’, mi spiace…”
“Va
benissimo così, grazie mille. Stai facendo davvero
tanto.”
Chihiro mi sorride di
nuovo e poi torna a dedicarsi al pc.
“Noi cosa
possiamo fare?” chiede Mondo indicando se stesso e Aoi.
“Komaeda mi
ha fatto notare che in biblioteca c’è uno stanzino
chiuso che potrebbe interessarci. Non so cosa contenga, ma vale la pena
tentare.”
“Però…
ultimamente in biblioteca c’è sempre
Togami…” sottolinea Asahina, ma il nostro biker la
rassicura: “Lasciatelo a me, se prova a muovere anche solo
uno dei suoi giocattolini è un uomo morto.”
Avrei preferito meno
spargimento di sangue ma va bene ugualmente.
“C’è
poi un ultimo luogo da controllare, almeno per il momento”
proseguo, “ovvero l’ufficio del preside al quarto
piano. Magari anche lì può esserci qualche
documento utile, soprattutto da quando la scuola è in mano a
un mastermind folle…”
“Possiamo
andarci insieme” sorride Aoi, “prima
però vorrei portare il pranzo a Sakura-chan se non ti
spiace!”
“Nessun
problema.”
Decisi i nostri
compiti, ci mettiamo subito all’opera.
O meglio, sarebbe la
nostra intenzione ma purtroppo troviamo l’ennesima sorpresa
sgradevole davanti la porta.
“Che cosa
combinate voi quattro in sauna, upupupupu? Scommetto che state
esplorando il lato più turpe della vostra
curiosità, birbantelli! Ah, mi fate sudare tutta la
pelliccia!”
Ciao Monokuma, era da
un po’ che non ti si vedeva.
“E
stavamo benissimo così.”
L’hai detto. |
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Capitolo 12 *** Capitolo in cui hanno un'improvvisa e discreta botta di culo ***
La tensione
è palpabile.
Monokuma ci sorride
beffardo, presumo gustandosi lo sgomento sui nostri visi. Sgomento
provocato dalla sua inaspettata comparsa da una nuvoletta di (il)logica.
Ci guardiamo in faccia
per qualche secondo, poi proprio mentre sto per dire qualcosa mi
anticipa brutalmente: “Voi ragazzacci non sapete proprio
tenere le zampe in tasca, vero? Non mi direte che pensavate di portare
avanti i vostri piccoli segretucci da agenti segreti falliti senza che
io ne avessi perlomeno il sentore. Sarebbe patetico da parte vostra.
Propositi patetici per gente patetica, è appropriato. E
disperatamente sconsolante”.
Incassiamo il colpo in
silenzio. Decido, dietro anche gentili spinte di Komaeda, di farmi
portavoce per i tre presenti: “N-Non credere di spaventarci!
Scopriremo chi si cela dietro quest’orso e gliela faremo
pagare per…”.
“Bla bla
bla” mi sovrasta senza alcun rispetto per me e la mia povera
frase troncata “Mi catturerete e mi metterete in una prigione
piccola e sporca in compagnia di un omaccione nero e omosessuale di
nome Little Jimmy with the Big Fat Stick. Oh, sono stato politically
scorrect? Non me ne frega niente, mi annoio e la noia è la
peggior nemica di noi orsacchiotti tenerosi. Tornando a noi…
chissà poi perché si dice
«tornando», mica ti muovi per andare da qualche
parte, sono proprio pazzi questi romani… beh, sono lieto di
vedervi tutti ammassati come delle pecorelle smarrite mentre il pastore
urla il vostro nome, cercandovi come un povero cretino
dall’altra parte della radura. Che vita grama quella del
pastore, sveglia presto e nessuna soddisfazione di quelle
vere”.
…
Credo che, come sto
facendo io, anche gli altri lo stiano guardando come si potrebbe
guardare qualcuno evaso da un centro di igiene mentale.
Quel che dice non ha
il minimo senso, salta di palo in frasca e si perde in una miriade di
parentesi e deviazioni assurde.
Provo a vedere se
è possibile ricondurlo sui binari: “Tutto questo
è molto bello, ma ancora non ci hai detto perché
sei qui”.
“Io?
Perché sono qui? Mi annoi con domande tanto banali,
Naegi-kun. E te l’ho detto, tanto lavoro e tanta noia rendono
Monokuma pazzo furioso. Sono qui perché sono qui e non da
un’altra parte, non è abbastanza chiaro di per
sé?”.
“Veramente
quel che hai detto da un minuto a questa parte è
completamente…”.
“...
disperante? Hai voglia se lo è, miserabile. È un
grande pot-pourri di nonsense e sangue, condito con una goccia di
terrore e uno zinzinello di paprika. Servire freddo mescolato e non
shakerato”.
…
Anche volendo non
riesco a seguirlo.
“Ebbene
sì” prosegue imperterrito nella litania di
scemenze all’aria “sono lo chef Monokuma e questa
è la mia grande platea per il Grand Guignol degli stand.
Budella, scartoffie e titoli regali per tutti. Propongo un brindisi per
festeggiare”.
Cosa? Cosa? Cosa?
“Avanti,
miei docili e sottomessi sudditi. Sedetevi al mio maestoso tavolo
imbandito di ogni ben di dio e ingozzatevi come maiali,
cosicché possa farvi squartare per bene dai macellai
imperiali e ottenere una montagna di carne fresca”.
Mi giro verso gli
altri. La desolazione e lo stupore regna sovrano nei loro occhi, tanto
per rimanere in tema di nobiltà.
“Che
facciamo, ce ne andiamo? Non so voi, ma voglia di starlo a sentire
sproloquiare io non ne ho…” propongo a mezza voce.
“Non
è mica una cattiva idea” conferma Aoi.
“Tutta
quest’aria fritta mi ha fatto salire l’incazzatura,
meglio levare le tende” conferma anche Mondo.
Unanimità
raggiunta, così la giuria ha deciso.
Mentre Monokuma
continua nella sua tirata verso la follia più oscura, io e i
miei due soci ce ne andiamo fischiettando. Neanche tenta di fermarci,
completamente perso in un delirio di proporzioni infinite.
Stiamo per andare in
caffetteria, così da permettere ad Asahina di recuperare
qualcosa da mangiare per Sakura, quando…
“Ok
ragazzotti, lo sclero è passato. Sappiate solo questo: io
so. E vi inciderò sulla pelle il prezzo del vostro
complotto”.
Ci voltiamo a
guardarlo: “Che cosa intendi?”
“E pensi che
ti spoileri tutto adesso, Naegi-kun? Non sono così
cattivo, upupupupu!”
E sparisce
così com’è arrivato.
“Secondo voi
cosa intendeva?” chiede Aoi con voce tremante.
“Qualunque cosa sia
temo la scopriremo presto” commenta Komaeda ad
alta voce, e tutti concordiamo.
Mi sa che il momento
di follia di poco fa era solo la punta dell’iceberg.
“Beh,
inutile star qui a rimuginare su quell’orso di
merda” sbotta Mondo, dirigendosi verso le scale
“diamoci da fare, avanti!”
“Vieni con
me e Asahina al quarto piano?” chiedo, ma lui scuote la
testa: “Facciamo prima a separarci, quindi mi
occuperò della biblioteca.”
“Sicuro di
poter gestire Togami…?”
Mondo sorride:
“Lascia fare a me.”
“Ehi, Scion
di ‘Staceppa! Mi serve la biblioteca e tu non devi
fiatare!”
“C-chi ti ha
dato il permesso di entrare, scimmione?!”
“Nessuno
perché la biblioteca non è casa tua, anche se hai
deciso di svernarci dentro - e ti direi di aprire le finestre e far
cambiare aria, se solo non fossero sbarrate.”
“C-come osi!
Ehi, EHI! Fermati, ho detto fermati! Dove credi di andare?!”
“Mi serve lo
stanzino lì dietro. Tranquillo, non voglio sbirciare il tuo
diario.”
“E a cosa ti
serve, di grazia?”
“Cazzi
miei.”
“Non puoi
piombare qui come se fossi a casa tua senza darmi neanche una ragione
valida! Esci subito o io ti-”
“WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!”
“Bravo Dio
Brando, tieni a bada il principino mentre scopro cosa
c’è di bello in quella stanza!”
“MMFMFMGHMF!”
“Te
l’ho già detto Togami, non me lo leggo il tuo
diario.”
“Uff, mi sa
che questo è stato un buco
nell’acqua…”
“Non
abbatterti Naegi-kun! Sono sicura che qualcosa salterà
fuori… e comunque valeva la pena tentare!”
Sorrido ad Aoi, ancora
intenta a frugare tra armadietti e cassetti dell’ufficio del
preside. È difficile non farsi contagiare dal suo buon
umore, senza contare che senza il suo stand non saremmo mai riusciti ad
entrare.
“...”
Non cominciare a
blaterare su OTP e tradimenti, tu.
“Mica
ho detto nulla.”
È questo
che mi preoccupa. Renditi utile piuttosto!
“Va
bene, va bene! Sei tu il capo!”
Lasciato libero
Komaeda torno alle scartoffie che stavo leggendo: vecchi registri degli
anni passati, resoconti, bilanci… nulla che possa esserci
utile. Sto per gettare la spugna quando tra le mani mi capita un plico
di schede… le nostre schede.
“Hmm.”
“Trovato
qualcosa, Naegi-kun?” chiede Aoi, alle prese con la scrivania.
“Può
darsi… qui ci sono le schede di tutti noi”
rispondo, sfogliandole “quelle stilate dal vero preside
probabilmente, perché non si fa cenno agli stand.”
“E in che
modo potrebbero tornarci utili?”
“In
effetti, capo… Aoi è entrata nel gruppo giusto
un’ora fa e solo perché era insieme a
Kenshiro-chan. Forse dovresti aggiornarla, mi sembra una persona
affidabile.”
Hai ragione.
“Oogami-san
cosa ti ha detto riguardo ciò che stiamo facendo? Insomma,
dato che ti ha parlato di Fujisaki-kun suppongo ti avrà
accennato anche altro...”
“Vediamo…
so che state cercando di scoprire chi è il mastermind e che
sospettate di Celes per via di una foto, che Fujisaki-kun vi sta
aiutando col pc che avete trovato, del meteorite e… beh,
agli ultimi eventi ero presente.”
Annuisco:
“Esatto. In realtà c’è
qualcos’altro che tu e gli altri non sapete. Io e
Kirigiri-san volevamo prima avere prove in più su questa
teoria, ma a questo punto…” sospiro
“penso sia meglio parlartene e aggiornare poi gli altri.
Spero che Kirigiri-san non se la prenda, quando si
sveglierà…”
“Non
succederà! Siamo in una brutta situazione, lo hai appena
detto… capirà che non potevi fare
altrimenti!” sorride, e io sorrido a mia volta. È
dannatamente contagiosa.
“Capo!”
Non ho fatto niente,
piantala!
Ignoro Komaeda e
proseguo: “Ok, allora… durante i primi scontri io
e Kirigiri-san abbiamo cominciato ad indagare, e abbiamo trovato un
foglio che sembrava essere il pezzo mancante di un registro.”
“Un
registro?”
“Il nostro,
per l’esattezza. A quanto pare saremmo stati in classe tutti
insieme… se le cose fossero andate normalmente.”
“Wow!”
“Non
è finita. La cosa particolare è che i nomi erano
sedici, ma il foglio era strappato in corrispondenza
dell’ultimo.”
“Sedici? Ma
noi siamo quindici… vuoi dire che…?”
“...lo
studente mancante potrebbe essere il mastermind.”
Mi osserva in silenzio
per qualche secondo, evidentemente sconvolta dalla notizia, poi:
“Quindi per questo stavi guardando quelle schede?”
“Sì,
speravo di trovare quella del sedicesimo studente” annuisco,
“ma sono solo quindici. Forse l’hanno nascosta, o
non esiste o-”
TLAK.
Da una delle carpette
cade qualcosa, che raccolgo: “Che ci fa qui un cd?”
Lo ispeziono per bene:
la copertina ha delle scritte a pennarello un po’ sbavate,
tra cui distinguo le lettere J e E, SECRET FILE e MENTAL FACILITY.
Le due iniziali
potrebbero essere quelle del nome del mastermind… ma quel Secret File?
“E
Mental Facility, l’hai notato? A quanto pare abbiamo a che
fare con un pazzo.”
Nel caso servissero
ulteriori conferme…
“Asahina-san,
forse ho trovato qualcosa! Spero che il cd non vada
decrittato… e che Fujisaki-kun riesca a decrittarlo, in
caso.”
“Ehm,
Naegi-kun…”
“Hm?
Qualcosa non va?”
“Sapresti
dirmi che aspetto ha quel meteorite?”
“Onestamente
no, perché?” mi volto verso di lei e noto che ha
in mano un pezzo di pietra grosso poco meno di un pugno, rossastro e
pieno di crepe.
“Penso di
averlo rimediato, allora” dice sorridendo. Mio malgrado
stavolta non condivido l’ottimismo. Non che sia un male
averlo, capiamoci… ma che utilità reale ci
può fornire un frammento di sasso?
Per non smorzare il
suo entusiasmo cerco di reggerle il gioco, complimentandomi con lei.
Spero di essere stato abbastanza convincente.
Quando poi sta per
affiorare la domanda “Ok, ma di ‘sto cosetto che ce
ne facciamo?”...
“PIM POM PAM
POOOOOOOOM! Allora gente tutta matta, adesso ci dovrebbe essere lo
scontro fra Byakuya Togami e Mukuro Ikusaba. Ma ecco l’ultima
novità che plana sulle vostre crape vuote con la grazia
della bomba atomica su Nagasaki: squalifico d’ufficio Togami
e i suoi ridicoli soldatini senza braccia. Perché?
Perché mi sta sulle scatole, persino più degli
altri. Il che la dice lunga su quanto il nostro beneamato Scion sia
capace di farsi adorare dalle masse. Indi per cui abbiamo i quattro
semifinalisti: Makoto Naegi con Teenage Dirtbag, Chihiro Fujisaki con
White Rabbit, Sakura Oogami con Progenies of the Great Apocalypse e
Mukuro Ikusaba con Mistero Misterioso. Tornate alle vostre
attività, qualunque esse fossero”.
Ora, quanto sto per
dire suonerà ridicolo all’inverosimile. Ma
credetemi, vi prego credetemi: giuro che qui, dove siamo io e Aoi, si
sente distintamente un “COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSA?
BRUTTO ORSO DEL CA...” provenire da circa due piani sotto.
Piano più piano meno, eh.
“Wow. Dubito
che Togami l’abbia presa bene” butta lì
Asahina, genuinamente convinta di quel che dice. E a quanto pare
bisognosa di una sturatina alle orecchie, visto che di fronte
all’urlo non ha fatto un plissè. L’acqua
deve averle creato una lunga sfilza di tappi.
“La
questione, tralasciando l’ilarità
dell’esclusione perché sì di Lord
Simpatia, presenta una nota preoccupante”.
Aspetta, stai forse
intendendo…
“...
che neanche stavolta avremo il piacere e l’onore di vedere lo
stand di Ikusaba in azione. Ti lascio trarre da te le conseguenze che
ciò comporta”.
Così
sull’unghia me ne salta in mente una: non possiamo avere
conferma o smentita del fatto che Kyouko abbia dato in escandescenze
per colpa sua. Se non combatte si terrà Mistero
Misterioso… anzi no, d'ora in avanti il suo stand
sarà arbitrariamente chiamato Magico Frippy… si
terrà Magico Frippy ben chiuso a chiave, privandoci della
sua soave vista e soprattutto dei suoi soavi poteri. Il fatto
è che, messa così la situazione, le sue avances
assumono dei contorni a dir poco spaventosi.
Potrebbe…
potrebbe aver già operato la sua stregoneria
dopo… glomp, dopo il bacio.
Il bacio.
IL BACIO.
Ecco, lo sapevo.
Magico Frippy sta avendo effetto su di me, lo sento. Mi sale la
pressione, mi sale la temperatura, mi sale anche
qualcos’altro…
“Capo,
calmati. Stai benissimo”.
Ma no che non sto
bene! Mi sale, mi sale, mi sale!
“Cosa,
l’indice di follia? Fatti un’endovena di
tranquillanti, non hai nulla. A parte un fiorire di attacco
paranoico”.
Finiscila! Non senti
l’influenza che aumenta di secondo in secondo?
“Qui
l’unica cosa che aumenta è il tuo squilibrio. Ti
vuoi calmare o no, santa polenta? Segui il labiale anche se non lo
vedi: s-t-a-i b-e-n-e. Bene. BENE. Chiaro ora?”.
Non capisci! Non
capisci! Io…
BRAAAAAAM.
“Sakura-chan!
Che succede? Cos’è tutta questa foga?”.
“Venite con
me, presto! È Kirigiri! Sta…”.
“C-cosa le
è successo?”
“Sta urlando
in preda alle convulsioni! Fino a un’ora fa dormiva, poi le
è salita la febbre… credevo fosse simile a quella
che ebbi io quando venni punta dalle Frecce ma… poi ha
cominciato a gridare e-”
Non ascolto il resto
della frase perché sto già correndo verso le
scale, inseguito da Aoi e Sakura che mi urlano di aspettarle. Se
succede qualcosa a Kyouko giuro che io…
SBAAAAMMM!
“Ahia!
ECCHECCAZZO!”
“Ouch, la
mia testa!”
“Naegi-kun,
sei tu? Perché diamine correvi a quel modo, sembravi un
proiettile!”
“Uh,
Oowada-san” balbetto, rialzandomi,
“sono… sono le scale del secondo piano?”
“Sì,
stavo venendo a cercarvi. Non ne sono sicuro perché ci ho
capito poco, ma forse ho trovato qualcosa” annuncia,
sventolando un minuscolo quadernino, tanto simile a quelli che si
vedono in certi manga di arti marziali e che contengono misteriose
tecniche millenarie.
“Oh, spero
tu abbia ragione! Kirigiri-san sta male, mi ha avvisato Oogami-san poco
fa…”
“E che
stiamo aspettando allora?!” dice e mi afferra di peso
trascinandomi per le scale, neanche fossi un pacco postale. Poi alza il
tono di voce e urla: “Oogami! Vieni in camera di
Kirigiri!”
I miei timpani
soffrono.
Quando arriviamo si
è già formata una folla davanti alla stanza di
Kyouko, da cui sentiamo versi agghiaccianti. Mi libero dalla presa di
Mondo e mi faccio largo tra gli altri fino ad arrivare dentro la
camera, e quello che vedo mi terrorizza: Kyouko si agita in preda agli
spasmi tenendosi le mani sulla gola, come se stesse soffocando.
“Kirigiri-san!
Kirigiri-san mi senti?!”
“GAAAAAAAH!
AAAAAAAAH!”
“Qualunque
cosa le abbia fatto il misterioso stand, sembra la stia
soffocando…”
“Naegi-kun,
finalmente!”
Sakura si fa largo e
mi raggiunge accanto a Kirigiri, seguita da Aoi.
“Oogami-san,
Oowada-san ti ha dato il quaderno?”
“Che
quaderno?”
“In
biblioteca ha trovato questo libretto, forse c’è
qualcosa che può aiutarci…”
Senza darmi tempo di
finire chiede a Mondo di darle il quadernino e velocemente lo sfoglia:
“Sono tutte tecniche di cui avevo sentito parlare dai miei
maestri, ma mai messe in pratica… alcune non le conosco
nemmeno.”
“E
quindi?”
“Aspetta,
fammi leggere… questa forse fa al caso nostro, si riferisce
a stand con l’abilità di manipolare le proprie
vittime a distanza.” Poi il suo sguardo si incupisce:
“Non è una soluzione definitiva, ma ci
darà tempo.”
“Tempo per
cosa?”
“Per trovare
qualcosa di meglio. Adesso spostati Naegi-kun, e cerca di tenerla
ferma. Asahina-chan, Oowada-san, dategli una mano!”
I due non perdono
tempo e afferrano rispettivamente un braccio e una gamba di Kyouko;
Sakura, alla sua destra, posiziona le mani sulla sua testa e poggia un
dito sulla sua tempia.
“Oogami-san,
non è che non mi fidi ma… cosa stai per
fare?”
“La tecnica
descritta nel quaderno dice di premere un particolare punto di
pressione per...” e mentre lo dice
preme sulla tempia di Kyouko.
Succede tutto
velocemente: Kyouko si agita un’ultima volta per poi
accasciarsi sul letto ad occhi aperti.
È…
è morta?
“O-Oogami-san,
che hai fatto?!”
Sakura non si volta ma
mi fa cenno con la mano di attendere: la sento borbottare qualcosa, un
breve conto alla rovescia, poi preme di nuovo sulla tempia e Kyouko
riprende a respirare.
Senza convulsioni.
“S-Sakura-chan?”
balbetta Aoi, e finalmente Oogami si volta verso di noi:
“Quel particolare tsubo, se premuto, blocca la respirazione.
La tecnica scritta sul quaderno diceva di premerlo e lasciare il
paziente così per qualche secondo.. questo, in qualche modo,
dovrebbe far credere allo stand che la sua vittima è morta e
lasciarla in pace. Almeno per ora.”
Una tecnica di arti
marziali per ingannare uno stand e fargli credere che il suo bersaglio
è morto? Non credevo l’avrei mai detto, ma mi
sento come se fossi dentro un film di fantascienza.
Mi lascio cadere per
terra, soverchiato da un’onda di paura e sollievo allo stesso
tempo. Ho seriamente temuto che non si svegliasse più.
“Eccola,
eccola la mia OTP che torna prepotentemente alla ribalta!”.
Stavolta non riesco a
insultarti come meriteresti. Non voglio dover assistere alla sua morte,
sua come di tutti gli altri. Anche di quelli brutti e antipatici,
sì.
Ma in particolare alla
sua.
…
…
Di’ la
verità, Makoto. Komaeda parla e straparla, ma non
è poi così distante dalla reale situazione. A te Kyouko
Kirigiri… piace.
Sì, mi
piace. E allora? È per caso un problema?
Ma no, figurati. Era
tanto per. E quindi il nostro Makotino ha una cotta per
l’algida detective.
Che vuoi che ti dica.
Ne soffro il fascino.
Comprensibile. Quella
lì suda fascino.
Non posso darti torto.
…
…
Va bene, basta con i
monologhi schizoidi fra Te Stesso e Medesimo.
Riesco, con un
po’ di difficoltà, a tirarmi in piedi. Senza dire
una parola allungo la mano verso Sakura, nel più classico
dei gesti d’intesa e ringraziamento.
In realtà
sopprimo a stento l’impulso di saltarle addosso e
abbracciarla. Mi piacerebbe poter dire al collo, ma data
la disparità di altezza e di corporatura probabilmente le
arriverei giusto alla vita.
“Devo…
devo davvero ringraziarti, Oogami-san. Hai salvato Kirigiri non una ma
due volte oggi. Se non ci fossi stata tu lei non sarebbe qui ora, e io
nemmeno”.
Ohibò.
Vedo… sarà mica imbarazzo quello sul suo viso?
“Non dirlo
neanche per scherzo, Naegi-kun. Sono la prima a voler evitare
spargimenti di sangue, in particolar modo in maniera così
vigliacca. Non c’è alcun onore
nell’uccidere l’avversario senza mostrare il
proprio volto sul campo di battaglia. Ho tutto l’interesse e
l’intenzione a far sì che cose tanto deplorevoli
non possano succedere, non sotto la mia supervisione”.
Potevi…
potevi anche evitare un discorso così lugubre.
Non importa.
È stata provvidenziale, come le capita sin troppo spesso
negli ultimi giorni… diamine, nelle ultime ore.
Attendendo che mi
stringa la mano, mi fermo a pensare come la sua presenza equivalga a
una benedizione per tutti. Certo, per il momento si tratta solo di un
rimedio temporaneo… ma meglio un rimedio temporaneo che
nulla. Qualcosa per farla guarire lo troveremo.
Oh, al diavolo tutto.
L’impulso si
fa più pressante e gli cedo strada ritirando la mano e
avvinghiandomi al suo fianco.
Rotto il primo argine,
gli altri gli vanno dietro alla velocità della luce. E quindi mi trovo a frignare
come un bambino a cui hanno riportato il giocattolo prediletto che
credeva perso per sempre, trasformando tutta la lunga sequela di Grazie in un
confuso ammasso di versi e muco.
“L’immagine
poetica è deliziosa, capo”.
Non l’ho
persa. Non l’ho persa. Non l’ho persa.
E l’unica
persona a cui devo questo miracolo è la montagna di muscoli
e bontà d’animo che sto stringendo con la mia poca
forza di mingherlino.
Mi pare di sentire
squittii di approvazione e risa di scherno, ma il tutto è un
lontano cacofoneggiare che non mi può, in questo istante non
mi deve neanche sfiorare.
Un minuto. Due minuti.
Tre minuti. Per quel che ne posso sapere passiamo trenta ore
così.
Poi un tocco gentile
mi scosta la testa e una voce altrettanto gentile mi consiglia di
asciugarmi le lacrime, che la mia immagine pubblica ne sta risentendo
pesantemente.
Per la prima e ultima
volta in vita mia mi concederò una parolaccia: non me ne
fotte nulla.
Sono troppo fuori di
me per preoccuparmi delle convenzioni sociali e del giudizio del branco.
“Capo,
in tutta serietà: sono felice di com’è
andata. Ora però non sederti sugli allori, ricordati che non
è ancora del tutto fuori pericolo”.
Vero. Per una volta
sei riuscito a dire una cosa intelligente.
Seguo il consiglio di
Sakura, ma solo perché un buon comandante non deve mostrarsi
debole di fronte alla truppa. Recupero un contegno e mi rivolgo a tutti
i presenti: “Signori, chi manovra Monokuma ci ha
ufficialmente dichiarato guerra. L’attacco a Kyouko Kirigiri
è infame e sarebbe stato mortale se non fosse intervenuta
Oogami-san. Io ora vi chiedo: avete intenzione di subire passivamente
tutto questo? O volete alzare la testa e ribellarvi alla mente malata
che ci sta obbligando alla permanenza forzata fra queste quattro mura?
Fatevi i dovuti esami di coscienza e poi decidete. Mi troverete nella
sauna assieme a Fujisaki-kun e a chiunque voglia seguirmi
ora”.
Con grandi falcate
abbandono la stanza. Ovviamente sono furbo abbastanza da non averlo
fatto presente, ma parte del motivo che mi mette così di
fretta è che non volevo più restare in presenza
del corpo di Kyouko attaccato con un sottile filo alla vita. Mi
succhiava energia, emotiva e fisica, e ora più che mai ho
bisogno di ogni singola stilla che so produrre per mantenere la testa
ritta e il petto in fuori.
In questo momento,
alla fu classe 78, serve una figura d’autorità e
non un ragazzino spaventato e sbavante. |
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Capitolo 13 *** A quanto sembra oggi è la Giornata Internazionale del Vomito ***
“...cosa?”
“Siete
seri?”
“È
successo tutto questo e non ci avete avvisati di nulla?”
Come prevedevo il
riassunto per le masse ha portato confusione e sgomento, e a nulla
servono i miei tentativi di calmarli. Quando sei alto un metro e una
mela non è facile venir preso sul serio, e la mia occasione
devo essermela giocata tutta con la scenata di poco prima.
“Ebbasta,
piantatela di abbaiare! Se non vi hanno detto niente è
perché volevano prima delle prove concrete da mostrarvi, non
mi sembra un concetto difficile da capire!”
Grazie Mondo, se non
ci fossi tu.
“Buzzurro
ma efficace. Ci piace.”
Trattengo un sospiro e
riprendo: “Come ha detto Oowada-san, volevamo prima ottenere
delle prove certe da mostrarvi per avvalorare le nostre teorie ed
evitare che qualcuno” mi volto verso Togami che ringhia
“ci accusasse di dire cose campate per aria.”
La folla borbotta e
comincia ad annuire e io la osservo, prendendo nota di chi manca: gli
ovvi Celestia e Yamada, e… Sayaka.
“Non
dire che non te lo aspettavi, capo.”
Un po’ ci
speravo, lo ammetto.
“Beh,
potrebbe anche decidere di raggiungerci dopo… se
riuscirà a superare l’ostacolo
dell’orgoglio.”
Forse.
Chissà se lo stand misterioso ha toccato anche
lei…
“Anche
quella è una possibilità da tenere in
conto.”
Ma tu non ne sei
convinto.
“Diciamo
che buona parte dei problemi di quella ragazza sono tutti suoi, per
quanto mi riguarda. Se c’è una componente stand
penso sia piccola… il necessario per farla impazzire del
tutto.”
Hm.
“Adesso
sei tu quello poco convinto, capo.”
Chiamami illuso, ma
spero ancora che ci sia lo zampino di uno stand. Magari poi
chiederò a Sakura cosa ne pensa.
“È
una buona idea.”
“Ehi?
Naegi-kun?”
“Uh?”
“Parlavi con
Komaeda?” sorride Fujisaki-kun e io arrossisco:
“S-sì perdonami. Hai detto qualcosa?”
“Sì,
dicevo che ho finito la scansione del pc.”
“Oh, bene!
Alter Ego ha trovato qualcosa?”
“Dunque…”
borbotta, digitando qualcosa al pc e avviando l’IA tra lo
stupore di tutti, “tra i documenti trovati non
c’era nient’altro di utile purtroppo, ma in
compenso ho finito l’elaborazione della foto.”
“L’analisi
dell’immagine è stata completata”
annuncia Alter Ego, “la
qualità purtroppo è davvero scarsa e non ho
potuto fare di meglio.”
L’immagine
è effettivamente molto sgranata, ma almeno non è
più una macchia nera: si distingue meglio la mano, con
lunghe unghia laccate di rosso, e i voluminosi capelli presumibilmente
tinti di rosa.
“Direi che
possiamo escludere Ludenberg” commenta Sakura, e subito si
prodiga a spiegare agli altri perché sospettavamo di Celes.
“Uhm.”
“Cosa
c’è, Asahina-san? Tutto ok?”
“Uh,
sì. È solo che…” balbetta
“mi sembra di aver già visto quei
capelli.”
“La
conosci?”
“Non di
persona, però… credo di averla vista da qualche
parte. Purtroppo non ricordo dove, ma cercherò di
ricordarmelo! Potrebbe essere utile, forse…” si
incupisce, ma cerco prontamente di tirarla su: “Sono sicuro
di sì, non buttarti giù!”
Per fortuna sembra
riprendersi subito e sorride, per poi tirare fuori dalla tasca della
felpa una ciambella malamente incartata e addentarla.
“Oooh
che fame, ne voglio un pezzo!”
Gli stand non sentono
la fame!
“Che
ne sai?”
Decido di ignorarlo e
mi rivolgo di nuovo a Sakura: “Oogami-san, hai trovato
qualche cura definitiva su quel quaderno?”
“Non ne sono
sicura” risponde, sfogliando le pagine “parla di
impacchi da applicare sulle vittime di questi stand, ma non sono del
tutto sicura di riuscire a seguire le istruzioni…”
“Dici che
possiamo fare qualcosa con il pezzetto di meteorite che abbiamo
trovato?” chiedo, e lei prende in mano il piccolo pezzo di
roccia e lo tasta con attenzione: “Al tatto mi sembra
abbastanza friabile… potrei usare il laboratorio al terzo
piano, ma necessito di qualcuno che si intenda di chimica. Purtroppo le
mie conoscenze sono abbastanza limitate in questo campo.”
“Penso di
poterti dare una mano, Oogami-san” interviene Ishimaru,
“sono abbastanza ferrato in chimica. E poi così
posso finalmente rendermi utile.”
Sakura sorride e
annuisce: “Ti ringrazio, Ishimaru-san. Allora noi andiamo in
laboratorio, vi terremo informati.”
Detto questo escono in
corridoio, lasciando me con una folla di occhi curiosi che sembrano
chiedermi “E ora? Che si fa?”
Mi devo essere perso
il momento in cui mi hanno promosso da soldato semplice a comandante in
capo di esercito, marina e aviazione. Sentite davvero così
tanto l’assenza di Kirigiri?
“Che avete
da squadrarmi così?” pigolo, un po’
intimorito da tutta ‘sta attenzione.
“Beh, non ti
sei autonominato capo di questa baracca? Vai e guidaci, Rommel dei
poveri”. Grazie Togami, tu sì che riesci sempre a
dire la cosa giusta al momento giusto.
“Veramente
non mi sono autonominato capo di niente. Ho solo…”.
“...fatto
leva sulla nostra reazione emotiva per convincerci a seguirti. Hai
ragione, non sei un generale. Sei un politico”.
“La puoi
gentilmente smettere di sparlare di me in mia presenza,
Togami-san?”.
“No.
È così divertente vederti arrancare in una
posizione che non ti compete, né per carisma né
tanto meno per capacità di leadership”.
“Se davvero
sono il capo di questa baracca… beh, allora il tuo capo ti
intima di stare zitto e di lasciarmi lavorare”.
E finalmente riesco a
metterlo a tacere.
“Wow.
L’hai proprio mandato KO quell’odioso damerino. I
miei complimenti, capo. E io, al contrario suo, lo dico senza sarcasmo
perché sei davvero il mio capo”.
Grazie. Ma temo di
aver alzato un po’ troppo la cresta. Tralasciando il fatto
che non capisco ancora in base a quale ragionamento tocchi a me
decidere come muoverci… resta che non so che pesci pigliare.
In effetti non aveva poi tutti i torti quando ha detto che non
è esattamente la posizione a me più consona.
“Ti
butti giù troppo, capo. Sei un ragazzo sveglio e
intelligente, anche se a volte un po’ troppo permeato di
buonismo. Ma vedi che qualcosa di utile ti verrà bene in
mente”.
Sì,
immagino di sì. Solo… non adesso.
“Come
non adesso? Ma ti richiedono di là!”.
Lo so. Ma ora io sono
la mia prima priorità. E quel che mi serve adesso
è un po’ di spazio per elaborare un piano.
Perché se rimango qui i loro sguardi voraci mi fanno sentire
sotto pressione e non rendo al meglio.
“Ah,
se lo dici tu…”.
Sì, lo dico
io. Ed essendo il tuo capo decido per me e per te.
“La
tua parola è legge”.
“Ragazzi”
comincio cercando di farmi coraggio “so di essere stato io ad
avervi condotti qui e mi pare di capire che stiate aspettando da me il
primo passo. Ho intenzione di farlo, ma non ora. Sento la
necessità di restare solo per qualche ora, in modo da
mettermi nelle condizioni migliori per il compito che mi sono
involontariamente assunto. Vi prego di concedermi questo tempo, poi
tornerò da voi con una risposta. Anche se devo aggiungere
che, nel caso a qualcuno di voi venga un’idea geniale, di
certo non sarò io a impedirgli di esporla”.
Brusio dietro di me,
che già mi sono girato verso la porta e mi accingo ad
aprirla. Decido di ignorare, se mi lascio prendere dalla peer pressure
sono spacciato.
Esco.
Mi metto a vagare
senza meta, la testa gonfia di mille problemi e obiezioni e situazioni.
Quasi non mi rendo
conto di trovarmi di fronte alla camera di Kyouko.
Ok gente, ora mi
prendo dieci minuti.
Entro.
Lei è
lì sul letto, ancora addormentata.
Ora, se fossimo in un
hentai o in un anime il cui solo scopo è rovinarti
l’esistenza, una scena simile finirebbe in un unico modo. Per
fortuna non sono il protagonista di nessuno dei due.
Avvicino la sedia al
suo letto e mi metto comodo, guardandomi un po’ attorno: la
sua camera è in perfetto ordine, non
c’è nulla fuori posto ad esclusione di un
block-notes sulla scrivania. Spinto dalla curiosità lo
prendo e inizio a sfogliarlo, sussurrando un “Scusami
Kirigiri-san”: è pieno di appunti, note,
descrizioni degli stand di ognuno di noi e ipotesi
sull’identità del mastermind e i suoi possibili
moventi.
“È
proprio la personificazione del detective vecchio stampo.”
Già.
Continuo a leggere gli
appunti a smozzichi e bocconi, per poi abbandonarlo definitivamente e
rivolgermi di nuovo a lei; istintivamente afferro la sua mano e la
stringo.
“Non farmi
scherzi, Kyouko.”
“Dici che
così va bene?”
“La
consistenza mi sembra quella giusta, ci serve solo un panno che
andrà imbevuto del composto”
“Eccolo!”
“Grazie
Asahina-san, menomale che hai deciso di venire a vedere come procedeva
l’esperimento!”
“Di nulla
Ishimaru-kun! Avevate parlato di impacchi, ho pensato potesse essere
una buona idea prendere qualche panno in infermeria!”
“Eccellente
direi. Ora ci servirebbe…”
“Cosa?”
“...testarlo.
Sai, per essere sicuri degli effetti.”
“Hmm.”
“Non mi
sembri convinta, Oogami-san.”
“È
che vorrebbe dire privare qualcuno del suo stand per un
po’... non è un’ipotesi che mi
alletta.”
“Comprendo
perfettamente, ma anche testarla su Kirigiri-san ad occhi chiusi
è poco cauto.”
“Anche
questo è vero.”
“Che si fa,
quindi?”
“Quel Naegi
è solo un pappamolla, vedrete come ci porterà
alla rovina contro il mastermind. Abbaia tanto, ma senza Kirigiri a
manovrarlo non è capace di fare nulla.”
“Ma
è Togami-san quello che urla in
corridoio…?”
“...Sakura-chan,
forse abbiamo trovato la cavia.”
A svegliarmi dal
pisolino in camera di Kyouko sono le urla belluine di…
Togami?
Mi metto a sedere,
stiracchiandomi. Devo essermi addormentato senza farci caso…
argh, la mia schiena!
“Sorgi
e splendi capo! Ti stai perdendo una scena esilarante!”
Eh?
Mi precipito in
corridoio e mi dirigo verso la hall di fronte la caffetteria: a quanto
pare tutti si stanno sbellicando dalle risate, a parte il nostro Scion
di ‘Staceppa.
“Ragazzi,
che succede?” chiedo, ed è Ishimaru a rispondere:
“L’impacco per Kirigiri-san è pronto,
solo che…”
“Solo
che?”
“...dovevamo
testarlo. Per sicurezza, sai” conclude la frase Sakura,
sforzandosi di non scoppiare a ridere.
“E qual
è il problema?”
“Il problema
è che l’hanno testata su di me! ME! Capisci? Ora
il mio stand è andato, e la colpa è di quella
lì!” urla Togami, indicando Aoi che, molto
serenamente, mangia una ciambella: “Che regina del melodramma
che sei! Il tuo stand non è andato, funziona
solo… male.”
“E ti sembra
poco?!”
“Secondo gli
appunti sul quaderno l’effetto dura solo qualche ora, Togami.
Non c’è bisogno di inscenare una tragedia
greca.”
Ovviamente, al rimarco
di Sakura non ha il coraggio di rispondere.
“Mammoletta.”
Riprende vigore nella
sua protesta quando davanti a lui si manifesta Suffer my
Disbelief… sotto forma di soldatini che sembrano come
malati. Tossicchiano, si tengono per le spalle cercando di sorreggersi
a vicenda, alcuni sfortunati vomitano una strana sostanza giallastra.
“E questo ti
sembra da regina del melodramma, stupida mangiatrice di ciambelle a
tradimento?”.
Trovo inutile dire che
la platea scoppia a ridere fragorosamente non appena il desolante
spettacolo dello stand di Togami si palesa di fronte ai nostri occhi.
Personalmente cerco di trattenermi, anche se è difficile non
lasciarsi scappare almeno un risolino. Poi Komaeda decide che deve
compensare per me e ci dà dentro di brutto. Ad alta voce,
chiaramente.
No puzzone, ma grazie.
Fammi pure fare altre cinque o seicento figuracce.
“E suvvia,
passerà” pontifica Sakura, una delle poche se non
l’unica persona oltre a me che non ha proprio dato in
escandescenze “Te l’abbiamo detto, si tratta di
poche ore e…”.
“Poche ore
in cui sarò inerme come un bambino denutrito,
però! E chi o cosa mi assicura che nel frattempo questa mia
incapacità di difendermi non la debba pagare salata? Magari
subendo un attacco come quello capitato a Kirigiri. Maledizione, siete
un branco di inetti senza il minimo sale in zucca!”.
“Vuoi
saperne una?” si inserisce Leon, momentaneamente calmatosi
“Chissenefrega. Sei stato solo fonte di contrasto, guai e
più in generale di un atteggiamento da stronzo che ci ha
solo procurato casini. Se davvero ti succedesse qualcosa…
te la saresti anche meritata”.
Ooooooh.
Sarò sincero, da una parte penso che Kuwata sia stato un
po’ troppo sgarbato e oltre le righe, ma
dall’altra… non riesco neppure a dire che non
abbia fatto bene. Quel che ha sottolineato è indubbiamente
vero, Lord Simpatia si è guadagnato il suo soprannome per un
motivo.
Ma penso stia a me
riportare l’ordine, pertanto…
“Kuwata-san,
smettila! Non è il caso di metterci a litigare fra di
noi!”.
“Noi?”
risponde piccato “Per questo cazzo di snob non esiste un noi”.
“Può
anche essere, ma è dannoso comunque e…”.
“Non
è può
anche essere, è proprio così. Io e
voi siamo due cose ben distinte e non posso che gioirne”.
“Togami-san,
santo cielo! Cerca di non essere sempre così bastian
contrario”.
“Non saranno
i tuoi predicozzi da buon samaritano a farmi ricredere, politicante
della domenica. E comunque la lista delle persone di cui devo
vendicarmi si è appena allungata…”.
Dicendo ciò
se ne va, lasciando dietro di sé una scia di
altezzosità acida a sufficienza da sciogliere il pavimento.
Uh oh. Vedo
cumulomembi ammassarsi all’orizzonte. L’averlo
fatto arrabbiare così ci si ritorcerà contro.
“Capo,
non fregarmi il mestiere. Il predicatore della sfiga cosmica sono io e
io solo”.
È solo
quello che credo. Ho come la sensazione che non sia proprio il tipo di
persona che minaccia così, a vanvera.
“Devo
darti ragione. Metterlo in condizione di nuocere è
pericoloso, a prescindere dal suo stand”.
Eh sì.
Potrebbe mettersi a seminare zizzania di proposito, rischiando di
sfaldare un gruppo che salvo poche defezioni mi sembra piuttosto
compatto. E sarebbe una mezza tragedia.
“Fai
pure una tragedia completa. Ignorando per un attimo il mastermind e la
sua lacché o presunta tale, quella sarebbe la cosa peggiore
che potrebbe capitarvi. Ricordati sempre che Monokuma ha lasciato
totale libertà d’azione ai partecipanti del suo
giochino e non ha escluso la possibilità di…
ammazzarsi”.
Evviva la vita.
“Naegi…
che facciamo ora con lui?”.
Mi volto verso Leon,
che come gli altri attende una risposta. Da me. Mi piacerebbe capire da
quando sono stato eletto sottotenente del detective Kirigiri.
“È
che cerchi sempre di farli ragionare e far da paciere quando litigano,
per cui ti vedono chiaramente come portatore di luce e speranza
e-”
Drogati di meno. E se
mi vedono come portatore di speranza devono cambiare tutti oculista.
Torno a guardare Leon
e mi gratto la testa, cercando una qualche risposta soddisfacente:
“Beh, a meno che non decida di prendere un coltello dalla
cucina e ucciderci uno per uno, direi che per qualche ora possiamo
stare tranquilli. Ha le mani legate, che lo voglia o no.”
“E quando
tornerà in possesso del suo stand?” chiede
giustamente Chihiro, e a me tocca sospirare: “Non lo so. Io
spero sempre che le sue siano minacce a vuoto… e in effetti
non ha ancora fatto nulla, nonostante le occasioni non gli siano
mancate di certo.”
Tutti quanti
annuiscono piuttosto convinti, ma Oowada interviene: “E se
avesse deciso che ora è il momento di prendersi la sua
rivincita?”
“Se
accadrà, agiremo di conseguenza” risponde Sakura,
calmando gli animi. “Concordo con Naegi quando dice che
probabilmente Togami è tutto fumo e niente arrosto ma, se
davvero decidesse di fare mosse avventate… è solo
contro tutti noi. E anche se non siamo tutti e quattordici, siamo
comunque una decina di persone dotate di stand contro di lui.”
“Wow, non
credevo avessi intenzioni bellicose…” sgrana gli
occhi Leon, ma Sakura si affretta a correggerlo: “Non le ho
infatti, e mi auguro che la differenza di numero basti a far cambiare
idea a Togami. Ma se proprio dovesse portarci a
farlo…” lascia in sospeso la frase, lasciando
intendere cose che tutti, in realtà, immaginiamo.
Onestamente spero
proprio che il nostro Scion non ci porti a tanto, abbiamo
già abbastanza problemi.
“Se
posso dire la mia: concordo con Kenshiro-chan quando dice che
è tutto fumo e niente arrosto. Non è del tutto
stupido, penso si renda conto anche lui che non avrebbe speranze contro
una decina di persone e corrispondenti stand.”
Sì, mi sa
che una volta tanto hai ragione.
“Mi
piacerebbe farti notare che ho avuto ragione più di una
volta, capo, ma non lo farò perché hai cose
più importanti da fare.”
Tipo?
“Andare
a svegliare la tua bella addormentata, ad esempio.”
“Ok,
così’ dovrebbe andar bene.”
“E
ora?”
“Ora
aspettiamo.”
Osservo Sakura mettere
via il panno imbevuto di unguento che ha passato sul viso di Kirigiri,
per poi tornare ad osservare quest’ultima; Ishimaru, Mondo,
Chihiro e Aoi, anche loro in camera, fanno altrettanto, e posso notare
la tensione sui loro volti. Per ragioni logistiche (ed altri per puro
disinteresse) il resto della classe è rimasta in caffetteria.
“Quanto
credete ci vorrà?” chiede Chihiro, ed è
Ishimaru a risponderle: “Non lo sappiamo, gli appunti sul
quaderno sono molto vaghi. Possono volerci pochi minuti come qualche
ora.”
“Beh, ora
più ora meno…” fa spallucce Leon,
probabilmente riferendosi a quanto successo prima a Togami.
L’unica che
sembra stranamente assente è Aoi: sembra pensierosa e dalla
sua espressione direi che non è nulla di troppo piacevole.
Poi si alza di scatto dalla sedia dov’era seduta e schizza
fuori dalla porta.
“A-Asahina-san?!”
urlo, ma lei non risponde nemmeno.
“Che diamine
le è preso?” chiede Mondo, esternando il dubbio di
tutti, e nemmeno Sakura sembra avere una risposta.
“Forse ha
ricordato qualcosa riguardo l’unguento, qualche effetto
collaterale?” borbotta Leon, ma Ishimaru nega con forza:
“Lo escludo, solo io e Oogami-san abbiamo letto la
ricetta.”
“Ma
qualunque cosa sia sembra agitarla parecchio” risponde
Sakura, e sta per alzarsi e correrle dietro quando un colpo di tosse ci
fa girare tutti verso Kyouko.
“K-Kirigiri-san?!”
Kyouko non risponde e
non sembra ancora cosciente, ma il suo corpo comincia ad avere spasmi e
tossisce senza sosta.
“C-che
diamine succede?”
“Non ne ho
idea, il quaderno non accennava a nulla del genere!” strilla
Oogami, cercando di tenere ferma Kirigiri per le spalle…
finché quest’ultima, con una forza che non credevo
avesse (o forse data dallo stand… o dalla lotta intestina
tra il suo stand e i poteri dello stand parassita?), si alza a sedere
di scatto spingendo via Sakura e… sputando via un grumo
enorme di quello che sembra essere muco violaceo con un verso che ho
sentito fare solo a novantenni con i polmoni pieni di catrame.
“EEEEK!”
“Cazzo, CHE
SCHIFO!”
“Ma dove
diamine la teneva tutta quella roba, magra
com’è?!”
Tra lo schifo
generale, mi avvicino di nuovo a Kyouko: continua a scatarrare per
qualche secondo, finché finalmente…
“D-dove…
dove sono?”
E io non riesco
più a trattenermi: al diavolo l’etichetta,
l’abbraccio come mai avrei creduto di poter fare.
“Bentornata,
Kyouko!” |
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Capitolo 14 *** In cui piovono colpi di scena come piovono rane arancioni ***
No ok, questa proprio
non me lo aspettavo.
Komaeda che cominciava
a squittire come uno scoiattolo fuori di melone, dicendo frasi come
“Nel canon che vorrei tu e Kirigiri siete già alle
nozze di platino” o “Squeeeeeeeeeeee! La mia OTP fa
faville!”... quello me lo aspettavo. Così come mi
aspettavo la susseguente ulcera fulminante.
Quello che forse
ingenuamente non mi aspettavo era di vedere Kyouko che, sveglia da tipo
otto secondi, mi guarda con la testa leggermente reclinata e un
sorrisetto… furbo.
H-Ho detto qualcosa
che non va? Ho i capelli in disordine? Puzzo?
A quanto pare
però, qualunque cosa fosse, per ora decide di tralasciarla
perché si limita a chiedere cosa le è successo e
perché ha solo dei ricordi sfocati delle ultime ore.
Al che Sakura si fa
avanti e le espone in poche parole quanto accaduto fra il presunto
attacco che avrebbe subito, il successivo svenimento con crisi
respiratoria e tutti gli annessi e connessi.
Ed eccola
un’altra cosa che non mi aspettavo: vederla…
spaventata.
Non che si metta a
strapparsi i capelli ed urlare dal terrore, quello no. Però,
se ci si presta bene l’occhio, si possono cogliere alcuni
segnali che danno forza a quella sensazione. Specialmente le mani che
le tremano, in maniera impercettibile.
“Quindi…”
esordisce dopo un attimo di silenzio, a quanto pare facendo un
po’ di fatica a proseguire.
“Quindi
è andata così: con una tecnica riportata su
questo quaderno” le spiega ancora Oogami, sventolandole il
succitato quaderno davanti “sono riuscita a ritardare il
tuo… chiamiamolo problema.
Poi, con l’aiuto di Aoi e di Ishimaru, abbiamo preparato una
sorta di unguento che pare aver risolto definitivamente la
questione”.
“Capisco…”.
E mi sembra di vederla cadere in quella che ormai ho ribattezzato
Trance Kirigiri™, cioè quei momenti in cui si
chiude in se stessa ad elucubrare chissà cosa.
Gli astanti stanno in
rigoroso silenzio, forse perché non sanno cosa dire o non
hanno niente da dire. Non lo so. Non è importante.
Dopo un po’
di attesa, finalmente…
“Posso
chiedervi di lasciarmi sola con Naegi e Oogami, per favore?”.
Kyouko?
Perché solo noi due?
“Kirigiri,
ma…” azzarda Mondo, venendo però
silenziato alla velocità della luce: “Oowada, sono
reduce da un incontro ravvicinato del terzo tipo con la morte. Vorrei
solo prendermi un po’ di spazio con i miei salvatori. Confido
che non sia una richiesta esagerata”.
S-Salvatori?
“Capo,
sarò serio per una volta: non sbaglia a chiamarti
così. Forse tu non hai contribuito in maniera pratica con il
piccolo chimico, ma se dovesse stilare una lista di chi le ha tolto le
castagne dal fuoco il tuo nome sarebbe in cima”.
E pure questo
è vero. Però…
“...sei
imbarazzato, porcellino”.
Ebbene sì,
lo ammetto.
“Non
c’è niente di male in questo, dai”.
Lo so, lo so.
“E
allora togliti quel delizioso rossore dalle guance. Anche se darei un
piede per potertele spupazzare tutte”.
...mi raccomando, non
essere troppo serio troppo a lungo. Poi ti viene la gotta.
Torniamo a noi che
è meglio.
“Ritengo la
proposta di Kirigiri equa. Concediamole la libertà che
richiede” sentenzia Ishimaru, e pur fra i borbottii di Mondo
e le timide proteste di Chihiro ottiene ciò che si era
prefissato: dopo un breve saluto escono.
Io… so di
star esagerando, me ne rendo conto. Ma mi sento come se avessi i sudori
freddi.
“Teatrale”.
Quindi, giusto per
confermare il mio stato sufficientemente alterato, mi viene
un’idea a dir poco geniale.
“Kyouko…
potremmo restare soli io e te?”.
…
…
…
Ecco Makoto, questa
è la pala. Scavati la fossa.
E Sakura contribuisce,
alzandosi in piedi e dirigendosi alla porta con un sorrisetto beffardo:
“Ci mancherebbe altro, Naegi-kun. Ci vediamo dopo nello
spogliatoio.”
“Anche
Kenshiro-chan vi shippa, siamo compagni di OTP!”
Ma guarda
‘sti due che fanno comunella alle mie spalle…
“Allora
Naegi-kun, cosa volevi dirmi con tanta urgenza?”
Mi volto di nuovo
verso Kyouko che… ha la stessa espressione che aveva Sakura
quando è uscita dalla stanza.
Io comincio a scavare
la fossa, eh.
“Allora?”
“Dai capo, fatti valere! Io sono
qui a fare il tifo come una cheerleader!”
Non è una
bella immagine, sai…
“Taci
e non pensare alle mie ipotetiche sottane (maniaco!), dedicati alla tua
detective rediviva!”
Giusto. Pensiamo a
cosa inventarci per uscire fuori da questo pantano…
...oh, ma chi voglio
prendere in giro. So BENISSIMO perché l’ho fatto.
“Allora?”
La guardo di nuovo, e
ha ancora quell’espressione furbetta sul viso;
l’attacco di quello stand l’ha provata e si vede,
ha i capelli decisamente arruffati - cosa inusuale per lei, ma a parte
questo… è sempre bellissima.
“E-ecco…”
balbetto, tanto per partire in grande stile. Inspiro: “Ecco,
io ero… ero preoccupato per te. V-volevo sapere come
stai…”
“Un
po’ debilitata e priva di forze, ma nulla che un pasto
sostanzioso non possa sistemare.”
“Sono lieto
di sentirtelo dire.”
“E?”
“E…
cosa?”
“E poi?
Cos’altro vuoi dirmi?”
“C-cosa ti
fa supporre che voglia dirti altro?”
“Oh,
Makoto” sorride ancora (e sentire il mio nome pronunciato da
lei mi fa… un certo effetto), avvicinandosi a me,
“sono o non sono la Super High School Level Detective? Credi
mi sia guadagnata il mio titolo barando al tavolo da gioco come
Ludenberg?”
“N-no…”
“Appunto. Io
ho un ottimo intuito. E intendo dire ottimo”
sussurra, ormai a pochi centimetri da me “e so per certo che
tu stia nascondendo qualcosa. Questo e… parecchie battutine
di Komaeda.”
Maledetto lui e la sua
linguaccia. Una risatina mi conferma che ha sentito e non è
per nulla pentito.
“Quindi, Makoto-kun?”
mi provoca ancora, chiamandomi per nome e usando addirittura il -kun!
...buttati Makoto. O
la va o la spacca. Alla peggio ti ride in faccia.
“K-Kirigiri-san
tu…”
“Hmm?”
“Tu…”
“Sì…?”
“...tu mi
piaci.”
Ecco, l’ho
detto.
E il mondo
è ancora intero, la terra non ha smesso di girare e i morti
non sono tornati in vita. Però due coriandoli li avrei
graditi.
“Ah ma
davvero?” sorride lei, beffarda. “Non
l’avrei mai detto.”
Poi, inaspettatamente,
avvicina il suo viso al mio.
E mi bacia.
Un bacio breve,
brevissimo.
Ma basta a farmi
svenire.
Ciao mondo,
è stato bello. Makoto Naegi muore felice.
“Su
su su. Non farmi brutti scherzi ora che la mia OTP è
ufficialmente diventata canon”.
Grunf.
Era così
bello il paradiso. Gli angioletti con i capelli viola, la minigonna e i
guanti…
“Poi
ero io quello che diceva stupidaggini”.
Gnè.
Continui a esserlo. In questo momento sei solo in buona compagnia.
Occhi ancora chiusi.
Ho un principio di emicrania.
Allora, fai memoria
locale: quando Kyouko si è svegliata hai intrapreso una
lunga e perigliosa strada di dannazione prima abbracciandola, poi
chiedendole di rimanere soli e infine dichiarandoti. Lei, per tutta
risposta, ti ha fritto ogni singola sinapsi dandoti un bacetto.
“Naegi-kun?
Sei vivo?”.
Sì,
nonostante tutte le mie più nefaste previsioni sono vivo. E
riconosco questa voce.
Ma è ancora
presto per muoversi, mi sento piuttosto spossato:
“Kirigiri-san… dove siamo?”.
“Ancora in
camera mia. Mi sei svenuto addosso e ho ritenuto prudente non
spostarti, anche perché non sono particolarmente tagliata
per gli sforzi fisici. È pur vero che sei alto come un nano
e leggero come una piuma, però…”.
Antipatica che non sei
altro. Questa me la segno e prima o poi te la faccio pagare.
“Puoi anche
aprire gli occhi, ora”.
“Preferisco
di no. Mi vorrei godere ancora un po’
l’attimo”.
“Non siamo
in un film romantico, lo sai?”.
“Parla per
te. Io mi sento come Yusaku Godai dopo che ha poggiato gli occhi per la
prima volta su Kyouko Otonashi. E il nome non è casuale”.
“Pff.
Ruffiano”.
“Ma
è vero. Ti sembro il tipo che si dichiara alla prima che
passa?”.
Risolino.
“No, devo dire di no”.
“E tu,
Kirigiri-san? Non pretendo di vederti fluttuare a dieci centimetri da
terra come me, ma… tu come l’hai presa
questa… questa cosa?”.
Un attimo di silenzio.
“Beh Naegi-kun… Makoto. Prendi la tua frase sul
dichiararsi, ci metti me come soggetto, a quel verbo ci sostituisci
baciare e tiri le tue conclusioni”.
FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII.
In carrozza, siore e siori! In carrozza! Lo Shinkansen per
l’esplosione del cervello di Makoto Naegi è in
partenza dal binario nove e tre quarti!
“Yeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeah!
Mi sento così tanto Horatio Caine”.
Tu vedi di star zitto,
che il momento è delicato e ho bisogno di ogni stilla di
energia per non svenire di nuovo.
“Che
c’è, Makoto? Anzi no non me lo dica, mi faccia
indovinare: stai litigando con Komaeda che è tutto su di
giri per quella storia… com’è che si
chiamava già? La sigla strana…”.
“OTP”.
“Oh. E cosa
diavolo vuol dire?”.
“One True
Pairing. Gergo dei malati di mente di Internet per identificare quelli
che, sempre nel loro gergo, shippano. Cioè che mettono
assieme come coppia”.
“Oh”.
Non esagerare con le
esclamazioni.
Io…
davvero, non scherzavo più di tanto quando dicevo che mi
sentivo fluttuare. Anche adesso è come se non avessi la
schiena appoggiata al letto.
Apro di scatto gli
occhi e mi alzo per fronteggiarla.
“Quindi…
io e te…”.
“Non correre
così tanto, ragazzotto. Devo forse ricordarti che non sono
stata la prima a rubarti un bacio?”.
Ehi. Era gelosia o
crema di nocciole quella?
Quando sto per
aggiungere qualcosa…
“Piccioncini
cari” esordisce Mondo spalancando la porta “penso
che vogliate sentire quello che ha da dire Asahina in sauna. Mi seguite
o rimanete qui a tubare a favore di telecamera?”.
Rimaniamo per un
attimo in silenzio a guardarlo, comodamente appoggiato allo stipite
della porta.
“Oowada-san…
da quanto ci stavi spiando?”
“Da quando
siamo usciti tutti dalla stanza. Bel colpo, ragazzino!” mi fa
l’occhiolino, per poi incitarci a raggiungerlo in sauna.
Credo di voler morire di vergogna.
“Oh
ma che ti importa? Ti sei dichiarato alla Signora in Giallo coi Capelli
Viola e lei ricambia - anche se fa la tsundere per via del bacio che ti
ha rubato Ikusaba, ma il grosso è ormai andato. Che ti
importa se Oowada e Kuwata ti faranno le battute da bimbi
dell’asilo?”
...giusto. Per una
volta il mio bizzarro stand ha ragione.
“Bizzarro
a chi?!”
Lo ignoro e mi alzo,
per poi voltarmi verso Kyouko e tenderle una mano: “Vogliamo
andare?”
Lei sorride e la
afferra: “Volentieri.”
E gioiamo
perché riesco a camminare con lei mano nella mano senza
svenire (ancora)!
“Aaaaaaaw,
come siete carini!”
Se non la pianti
ricomincio a chiamarti Teenage Dirtbag, che è poi il tuo
vero nome.
“Non
provarci sai?!”
Incurante delle sue
rimostranze mi dirigo nello spogliatoio insieme a Kyouko, dove ad
accoglierci troviamo una folla squittente e smaniosa di dettagli:
“Waaaaah che carini!” “Finalmente, era
ora!” “Ebbravo Naegi-kun, sembri tanto ingenuotto e
invece…”
La sensazione di
scavarmi una fossa e sotterrarmici dentro torna, ma non troppo
prepotente. Posso farcela, sì. Posso sopportarli.
Però prima
vorrei sapere perché ci hanno convocati qui con tanta fretta.
“Scusate se
vi interrompo ma…”
“Awww,
Kirigiri-san mi devi raccontare tutto!”
“Davvero,
Asahina-san cosa-”
“E quindi
adesso state insieme?”
“Ehm…
potreste per fav-”
“Naegi, mi
raccomando: appena puoi, fila dritto in casa base!”
“C-che
intendi, Kuwata-kun?!”
“Ragazzi ma
dovremmo festeggiarli, che ne dite?”
“Oh
sì, magnifica idea!”
...ok, basta.
SBAAAAAAAAAAAAAAMMMMM!!!!
“Argh!”
“Che
succede?!”
“Perché
le ante degli armadietti cercano di schiaffeggiarmi?!”
“Scusate,
sono stato io” annuncio a voce alta, “dato che
nessuno mi dava retta ho dovuto chiedere al mio stand di…
attirare la vostra attenzione, per così dire.”
Tutti mi fissano
sconvolti, mentre Komaeda sorride serafico; Kyouko si finge seria, ma
la mano davanti alla bocca non mente.
“Bene, vedo
che vi siete tutti calmati. Ora, gentilmente, potreste dirmi
perché ci avete chiesto di venire in sauna?”
“Oh…
oh, sì!" trilla Asahina, e la vedo frugare nel suo armadietto
per poi porgermi una rivista: “L’ho trovata nella
sala ricreazione al terzo piano. Ve l’avevo detto che quei
capelli rosa li avevo già visti da qualche parte!”
Fisso la foto in
copertina: la modella ha voluminosi codini rosa e smalto rosso che
combaciano con la foto trovata sul pc, e persino il viso mi
è familiare. Fingerò di non aver notato il
generoso davanzale.
Junko Enoshima. La
conosco per forza, Komaru ha riempito casa di riviste con lei in
copertina.
“Quindi…
il mastermind è lei?”
Rimaniamo tutti in
silenzio ad osservarci, senza sapere cosa dire o fare: volevamo il nome
del mastermind e l’abbiamo trovato. Fantastico. E adesso?
“Kirigiri,
so che sei ancora debilitata e ti sei svegliata da poco ma…
cosa suggerisci?” chiedo, e lei replica con un sorrisetto dei
suoi: “Beh, direi che è giunto il momento di
affrontarla.”
“Io ci
sto!” tuona Mondo, e lo vediamo schizzare contro la porta con
Kuwata al seguito.
“Oowada-san,
aspetta!” lo inseguo, ma non sente ragioni:
“Perché aspettare? Sappiamo chi è,
ormai è in trappola!”
“Ma abbiamo
due persone con lo stand fuori uso, e non sappiamo ancora che poteri
abbia quello di Enoshima! È troppo pericoloso!”
Il nostro discorso
viene interrotto da una risata folle che risuona in corridoio.
“Tranquillo
Naegi, non voglio fare assolutamente nulla… almeno per
ora.”
Ci voltiamo verso la
caffetteria.
Seduta ad un tavolo,
con le gambe accavallate, Junko Enoshima ci guarda. E sorride.
“Ma ciao,
miei cari compagnucci di classe!”
|
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Capitolo 15 *** Macciao, Junkina cara ***
Wow. È
già il secondo capitolo di fila che apriamo sul mio stupore.
“Capo,
evita di buttar giù quel povero fourth wall. Da
bravo”.
Senti, volevo provare
l’ebbrezza di essere Deadpool.
E comunque non
è che non sia meravigliato sul serio: di fronte a me e a
tutti quelli che mi hanno seguito… ci sono due ragazze, una
seduta e l’altra in piedi, al fianco della sedia.
Quella in piedi
sappiamo benissimo chi è. Si tratta niente popodimenoche
Mukuro Ikusaba. Ha uno sguardo neutro, anche se pericolosamente puntato
verso di me.
Quella seduta la
vediamo in carne e ossa per la prima volta, direi. E non posso fare a
meno di guardare due o tre volte la rivista che ancora tengo in mano
per confermare. È proprio lei.
Junko Enoshima.
Aspetto una loro
mossa. Ne approfitto per riordinare le idee.
Dunque.
Le nostre teorie
dicevano che la dottoressa Ikusaba era molto, molto probabilmente in
combutta col mastermind, Ora ce la ritroviamo davanti accanto a una
ragazza mai vista prima che però, basandoci su una
sfocatissima foto, abbiamo visto uscire da una porta su cui era
disegnato Monokuma. In parole povere c’è il
fortissimo sospetto, se non addirittura la sicurezza, che la mente
dietro a tutto quello che abbiamo passato finora ci stia sorridendo in
questo preciso momento.
Nonostante tutto non
mi sento eccessivamente agitato. Abbiamo un preponderante vantaggio
numerico e voglio dire, per quanto possa essere fuori di testa e
presumibilmente dotata di uno stand davvero forte… siamo
più di dieci contro due.
Kyouko -ancora sotto
l’effetto dell’unguento che le ha salvato la vita-
e Togami -non solo assente, ma a sua volta con lo stand neutralizzato
dal medesimo unguento- sono gli unici che non possono partecipare
attivamente a un’ipotetica battaglia. Ma per il
resto…
Dalla nostra
c’è Sakura Oogami, per l’amor del cielo.
Le ho visto fare cose che ancora un po’ neanche Superman.
Quindi mi sento tutto
sommato tranquillo. La situazione è capace di precipitare in
picchiata da un momento all’altro, ma dubito che si
metterà male per noi.
“Beh? Non ci
chiedete perché avete finalmente l’onore di
vederci?” esordisce Enoshima, accavallando le gambe in
maniera… mi tocca ammetterlo, sensuale.
“Vedervi? Ma
noi Ikusaba l’avevamo già vista da un
pezzo…” la contraddice Kuwata, spiazzato.
“Oh, ancora
con questa storia” si inserisce la suddetta Ikusaba
“Junko, quante volte te l’ho detto che non sei quel
mostro biblico dalle mille anime e che non puoi parlare di te al
plurale?”. La faccia scocciata pare suggerire che una simile
scenetta si è ripetuta più volte in passato.
“Ma dai! Non
togliermi tutto il divertimento! Sai che mi piace!”.
“Sì,
lo so che ti piace. Ma sai anche che non ti fa bene. Ricordati cosa
hanno detto i dottori…”.
Dottori…
Un cd con sopra
scritto J ed E…
Mental
Facility…
O porcaccia miseraccia
ladra.
Ma… ma
com’è possibile? È una
personalità pubblica su centinaia di riviste, poster e
quant’altro. Come…
“Capo,
pensi anche tu quello che penso io? E anche tu pensi che
sia… assurdo?”.
Ci puoi scommettere,
Komaeda. A entrambe le cose.
“Ma
considerato quello che sai e quello che hai appena
sentito…”.
Tolte tutte le
soluzioni impossibili quel che resta, per quanto improbabile,
è la verità.
“Conan
Doyle e Kyouko sarebbero fieri di te se potessero sentirti”.
Rivolgo nuovamente gli
occhi nella loro direzione e… ohibò, stanno
litigando? Uno non può neanche ritirarsi dieci secondi a
discutere con se stesso che la gente attorno a lui comincia a
battibeccare.
“Chissenefotte
dei dottori! Io sono Legione, ecco! Gnè!”.
“Su Junko,
non fare la bimba capricciosa. Se la smetti poi ti do le caramelle che
ti piacciono tanto”.
“Te le ficco
su per il culo le caramelle!”.
“Juuuuuunko,
non farmi perdere la pazienza. Per favore”.
Gli altri non riescono
a dir nulla, presumo spiazzati dal siparietto che si sta consumando di
fronte a noi.
Non sono sicuro che
sia una buona idea, ma da qualche istante ho la necessità di
volerci vedere chiaro fino in fondo.
Quindi mi prendo i
metaforici testicoli in mano, avanzo nella loro direzione e…
“Enoshima-san,
tu… sei stata ricoverata in un ospedale
psichiatrico?”.
Lei si volta a
guardarmi.
Mi fissa.
Poi si avvicina
e…
“MA QUANTO
SEI CARINO!”
“E-Enoshima-san,
mollami! Mi stai stritolando!”
“Ma sei
così adorabile, in video la tua pucciosità non
rende! Sei così tenero che ti mangerei!”
“Oddio
capo, scappa, temo ne sia capace…”
“Junko
smettila di molestarlo, da brava” interviene Mukuro tirandola
per un braccio, ed abbastanza forza da costringerla a lasciarmi andare.
“Ma
è così bellinoooo! Voglio tenerlo sul letto
insieme ai peluche di Monokuma!” strilla Enoshima, battendo i
piedi per terra. Sta… facendo i capricci?
“Sembrerebbe…”
Mi volto ad osservare
gli altri, che mi restituiscono sguardi confusi; persino Kyouko sembra
perplessa dalla scena che ha davanti. E come darle torto?
“A-hem,
Enoshima-san” dico ad alta voce, finalmente attirando
l’attenzione delle due litiganti, “non hai risposto
alla mia domanda.”
La nostra mastermind
mi osserva per qualche istante, poi sbuffa: “E va bene,
sì, sono stata in un ospedale psichiatrico per qualche
tempo!”
“Dai dodici
ai quattordici anni” la corregge Ikusaba,
“è riuscita ad uscire per buona condotta
convincendoli che ormai era guarita…”
“Sono
un’ottima attrice” fa la splendida Junko, giocando
con una ciocca dei suoi voluminosi codini “con buona pace del
mio agente, che continuava a dire che non ero portata per la
recitazione e dovevo limitarmi a fare la modella. Povero deficiente,
non ha neanche scoperto che ero stata io a farlo cadere dalle
scale.”
Sgrano gli occhi
sempre più sconvolto mentre Mukuro si limita a rivolgerli
verso l’alto, quasi fosse una storia trita e ritrita che ha
sentito milioni di volte.
“E
così, per sapere… qual era la diagnosi?”
Junko si fa
pensierosa: “Uhm… disturbo dissociativo
dell’identità, disturbo istrionico della
personalità… la mia cartella clinica pesava
quanto un vitello appena nato. Ma non ero poi così
pericolosa, suvvia!”
“...vorrei
ricordarti, sorellina cara, che l’alternativa al tuo attuale
piano era di rinchiudere l’intera classe 78 e costringerli a
uccidersi a vicenda. Questo prima di scoprire l’esistenza del
tuo stand e che anche altri ne sono in possesso.”
“È
vero! Che sbadata!” ridacchia Junko, dandosi una manata in
fronte. “Aggiungiamo un disturbo dell’attenzione
alla mia diagnosi!”
Non so se definire la
nostra attuale situazione peggiore di quanto pensassi o…
semplicemente ridicola.
“Capo,
ci hai fatto caso? A quello che ha detto Ikusaba, intendo?”
Che vuoi dire?
“Ha
chiamato Enoshima sorellina, anche se
hanno cognomi differenti.”
Uhm.
“Scusate, ma
quindi… voi siete sorelle?”
“Nononononono
Naegi-kun, niente più informazioni!” risponde
Junko, facendo no con il dito, “Non subito almeno. Dovete
guadagnarvele, se no dove sta il divertimento?”
“Ci stai
forse dicendo che il torneo deve continuare?” chiede Sakura,
e Junko ride: “Ma certo! Mancano le semifinali e mica vorrai
privarmi di questo sollazzo, Oogami.”
Ci scambiamo sguardi
preoccupati, ma la nostra folle mastermind ci riporta
all’ordine: “Su su su, non fate quei faccini
tristi! Oggi è stata una giornata… intensa ed
è ormai notte fonda, quindi che ne dite di un bello spuntino
notturno e poi tutti a nanna?”
La ascoltiamo sempre
più perplessi.
“Oh e direi
che un’altra giornata di pausa ve la meritate,
così la nostra detective e il nostro Scion potranno
rimettere in sesto i loro stand - anche se non dovete più
combattere. Non subito almeno” ridacchia, e un brivido mi
percorre la schiena. “E poi voglio conoscervi tutti
quanti!”
“Vuoi…
vuoi socializzare con loro?” chiede Mukuro, apparentemente
allibita da quanto sta sentendo. Junko annuisce, sorridendo:
“Ma certo! Dovevamo essere compagni di classe, no? Ci tengo a
conoscerli!” trilla, saltellando come una ragazzina di
tredici anni davanti al poster del suo idolo.
Mukuro sospira,
massaggiandosi le tempie.
Se persino il Super
Soldato reagisce così, la situazione non può che
peggiorare.
“Ma dico,
stiamo scherzando? L’abbiamo qui di fronte a noi!
Spacchiamole la testa e andiamocene!” sbraita
quell’essere monocellulare di Leon. Attendo l’urlo
di guerra di Oowada fra tre, due, uno…
“Capo,
Oowada non picchia le donne”.
Per questa penso
potrebbe anche fare un’eccezione.
Ma no, i fatti
sembrano dare ragione a Komaeda. Difatti non c’è
nessuna testa a banana che si fa avanti smargiasso facendosi le nocche
e minacciando setti nasali rotti.
“Toglimi
una curiosità: perché hai definito Kuwata
«essere monocellulare»?”.
Te lo mostro ora il
perché.
Mi volto verso gli
altri e impongo l’alt con una mano: “Kuwata-kun,
non essere precipitoso. Enoshima-san si sta dimostrando una padrona di
casa molto più piacevole delle previsioni, non serve essere
inutilmente aggressivi”.
“Concordo
con Naegi” arriva a mio supporto Kirigiri. La cosa, al
contrario di quanto sarebbe potuto succedere nei giorni passati, mi
meraviglia molto poco. Sarebbe carino sapere se perché pensa
che abbia davvero ragione o se è per via del nostro nuovo…
rapporto.
“Voto
la prima, capo. Non mi dà affatto l’idea di una
che dà ragione al suo fidanzato solo perché
tale”.
F-Fidanzato? Siamo
già a quello?
“Forse
non ufficialmente, ma ricordati sempre la frase del bacio”.
In men che non si dica
si alza un polverone di voci che reclamano ognuna il proprio spazio:
chi suggerisce di dare retta a quanto detto da Junko, chi vorrebbe
prenderla a schiaffi, chi vorrebbe aspettare che Kyouko e Byakuya
abbiano di nuovo il pieno controllo dei propri stand per poi prenderla
a schiaffi, chi questo e chi quello.
La situazione mi sta
sfuggendo di mano, ammesso e non concesso che ce l’abbia mai
avuta in mano.
“Scusate”
dico rivolto alle due… sorelle? “Possiamo
prenderci un attimo per decidere? Come vedete i pareri sono
discordanti”.
“Fate, fate.
Ma non metteteci troppo, perché ho appena deciso che la
caffetteria verrà chiusa fra cinque minuti. Se poi stanotte
morirete di fame non guardate me”.
“Juuuuunko!
Ma insomma, non hai più sei anni. Piantala di essere
puerile”.
“Muku-nee!
Adesso neanche gli scherzetti innocenti posso fare! Che due
palle!”.
“Hai tanti
modi per spassartela molto più furbi, intelligenti e
proficui di questo. Non comportarti da mocciosa offesa”.
“Adesso fai
la figa perché sei nata ben due ore prima di me!”.
Ok, cancelliamo quel
punto di domanda.
Ikusaba si accorge a
sua volta della gaffe dell’altra perché le mette
le mani sulle spalle e le dice “Ecco, brava. Volevi fare la
misteriosa con la storia delle sorelle e poi ci sputtani in
mondovisione. Sei stanca, su. Andiamo a dormire”.
“Io ho una
fame ciclopica! Dov’è il mio cinghiale?”.
“Non ci sono
cinghiali qui”.
“Come? Non
ci sono cinghiali e osate chiamarla l’Isola del Piacere?
Andiamocene, Asterix!”.
...io ho avuto paura
di questa qui? Mi vergogno di me stesso.
“Avanti
capo, non essere severo. Prima che mettesse i suoi codini fuori dalla
tana la paura era abbastanza giustificata”.
Sì, ma
l’hai vista adesso? È una specie di pagliaccio
sovraeccitato!
“Eeeeh,
shit happens. Piuttosto, perché non ti dedichi ai tuoi
recalcitranti compagni?”.
Giusto.
No, ma complimenti
Kuwata. Continua a seminare zizzania con le tue proposte da deficiente
patentato.
“Vi dico che
dobbiamo attaccare adesso! È stupido darle del tempo per
riorganizzarsi e magari tirarci qualche colpo basso!”.
“Kuwata”
sento la paziente voce di Sakura “quel che ha detto Naegi
è saggio. Enoshima si sta rivelando molto meno pericolosa di
quanto avevamo preventivato, non ha il minimo senso logico darle motivo
per avercela con qualcuno di noi. Se davvero vuole farci del male lo
può fare comunque, e… onestamente? Non mi sembra
affatto in grado”.
“Che ne sai?
Stiamo parlando di una tizia che è stata rinchiusa in un
manicomio per fottuti psicopatici! Chi può dire che non le
salti in testa di ammazzarci tutti ora?”.
“Ora?”
interviene Kyouko “Dopo aver avuto diecimila e più
occasioni? Ne dubito fortemente. Kuwata, segui bene il ragionamento:
Junko Enoshima, per quanto sia incredibile a sentirsi, non mi
dà per nulla l’idea di una persona realmente
capace di uccidere chicchessia. E non è una semplice
sensazione, nell’ambito del mio lavoro ho acquisito anche
un’infarinatura di profiling e lo dico su basi piuttosto
solide. Con questa premessa è veramente da cretini
provocarla volontariamente rifiutandoci di sottostare alle sue innocue
condizioni. In fondo cosa chiede? Un po’ di socializzazione,
tre scontri fra stand con i precedenti a dire che non devono
assolutamente essere all’ultimo sangue e… stop. Ti
pare davvero una richiesta così astrusa?”.
La sua disamina, come
al solito esemplare e ben costruita, lascia il partito opposto a bocca
asciutta. Mi sento fiero di essere arrivato alle sue stesse conclusioni
in maniera indipendente.
“Ma…
ma quello che ti è successo? Quando stavi
per…”.
“...morire?
Sì, devo ammettere che quella circostanza gioca a tuo
favore. Ma è altrettanto vero che proprio per quello trovo
consigliabile rispettare le sue richieste. Non ci costa davvero nulla.
Se poi deciderà di superare un certo limite… beh,
perlomeno non sarà stata colpa nostra”.
“E allora
perché prendersi il rischio obbedendole?”.
“E allora
perché prendersi il rischio attaccandola?”.
Oh insomma, qua non ce
la caviamo più. E io, per interposto Komaeda, mi accorgo di
avere un certo languorino.
“Scusami
se ho un buon appetito”.
No che non ti scuso,
idrovora a forma di stand.
Basta. Il tempo delle
chiacchiere è finito. Tempo di agire.
Di nuovo metaforici
testicoli in mano. Di nuovo avanzo.
A meno di un metro
dalle due mi schiarisco la voce per attirare la loro attenzione, visto
che sono ancora impegnate a litigare -sarò onesto, provo un
pochino di pena per Mukuro e per il fatto che si è assunta
il ruolo di balia-, e allungo la mano.
“Piacere,
sono Makoto Naegi e sono il Super Fortunello”.
“MACCIAO
COSINO CARINO!”
E di nuovo mi
stritola. E mi prende in braccio! Dio, perché mi hai fatto
alto come una scatola di scarpe?!
“Junko, per
favore! Mettilo giù”
“Ok, ok,
quanto sei noiosa…” borbotta, lasciandomi andare.
“Aw, sei proprio un amore!”
Saranno giorni molto,
molto intensi.
“Io continuo
a dire che è stata pessima idea.”
“Senza
offesa Kuwata, ma la tua idea di attaccar briga con lei non era molto
più intelligente.”
E se lo dice Mondo,
teppista di professione, state pur certi che è vero.
Il nostro spuntino
notturno è ormai giunto al termine, stiamo finendo di
digerire e nel frattempo osserviamo Enoshima interagire con la classe:
al momento sta parlottando con Maizono-san, e le due sembrano persino
andare d’accordo.
“Cameratismo
tra idols, immagino.”
Probabile. Pare che
abbia terrorizzato il povero Yamada (cosa che ha avvalorato la sua tesi
secondo cui le ragazze 2D sono meglio di quelle vere) e riso in faccia
a Togami quando quest’ultimo l’ha minacciata di
morte e altre atroci sofferenze. Hagakure invece le ha offerto una
canna e pare che lei abbia accettato di buon grado - anche se poi
Mukuro ha dovuto inseguirla in corridoio perché diceva di
vedere i gabbiani.
Direi che tutto
sommato al momento le cose filano abbastanza lisce.
“Quindi cosa
pensate di fare? Continuare a darle corda?” chiede Chihiro,
in tono preoccupato.
“Mi sembra
la cosa migliore” rispondo, “al momento non sembra
intenzionata a farci del male, e come ha detto prima Kirigiri-san
provocarla sarebbe stupido.”
“Ah ormai
ragionate con un solo neurone, da brava coppietta?” ride
Leon, ma per fortuna basta uno sguardo di Sakura a zittirlo.
Le sorrido, poi
riprendo: “Se non mi avessi interrotto avrei aggiunto questo:
gli stand di Togami e Kirigiri-san sono ancora fuori uso, e
soprattutto” abbasso la voce “non abbiamo idea di
che poteri abbiano gli stand di Enoshima e Ikusaba. Possiamo sfruttare
tutto domani per cercare indizi.”
Leon rimane in
silenzio per qualche istante, poi finalmente sembra capitolare:
“Oh, e va bene! Facciamo come dite. Tanto, casino
più casino meno…”
Grazie Kuwata, era
anche ora.
“Piuttosto…
come vogliamo regolarci?” interviene Sakura, sempre a bassa
voce. “Se vogliamo cercare indizi dovremmo provare a tenerle
occupate entrambe.”
“Beh,
finché Junko avrà voglia di socializzare non
dovrebbe essere difficile” risponde Kyouko, “il
vero problema è come trovare questi indizi.”
“Che
intendi?” chiedo ingenuamente, ma basta il suo sguardo a
ricordarmelo: “Oh… scusa.”
“Finché
Beautiful Stranger è fuori gioco il mio raggio
d’azione è limitato” sospira lei,
“con lui quasi ogni zona della scuola mi è
accessibile, ma al momento... “
“E
se… provassi io?”
Ci voltiamo tutti
verso Asahina.
“Intendo
dire… Down by the Water non ha sicuramente i poteri del tuo
stand, ma è in grado di passare attraverso la
materia” spiega, “e potrei usarla per aprirci porte
o guidarla per cercare oggetti, nel caso non sia possibile
entrare.”
Ci scambiamo guardi
silenziosi, poi mi rivolgo ad Aoi: “Asahina-san, ne sei
sicura? Potrebbe essere pericoloso… te la senti
davvero?” chiedo, e lei annuisce: “Voglio rendermi
utile! Non ho l’intuito di Kirigiri-san, ma i poteri del mio
stand possono sopperire ai suoi almeno finché non si
riprende!”
“Bene, direi
che adesso un piano ce l’abbiamo” conclude Kyouko,
appena in tempo per…
“Avanti
ragazzini, è ora della nanna! Domani vi voglio allegri e
pimpanti, non ho mica finito il mio giro di socializzazione!
Marsch!” trilla Junko, facendo l’occhiolino a tutti
noi prima di sparire in corridoio; dietro di lei Mukuro sbuffa, per poi
voltarsi verso di me e lanciarmi un’occhiata gelida.
Perché io,
perché?!
“Perché
questo è il volere del Grande Demone Celeste, che tutto
può e tutto sa. La sfiga si abbatterà su tutti
noi, questa è la parola di Komaeda.”
Ti odio, sul serio. |
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Capitolo 16 *** Un sacco di novità scoppiettanti per quello sfigato di Makoto Naegi ***
“Sveglia
sveglia sveglia!”.
Urgh. Komaeda, per
favore taci che mi fai venire mal di testa.
“Capo,
vedi che io non c’entro niente”.
Cosa? E allora
chi…
“YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!”.
Apro gli occhi e
quest’urlo è tutto ciò che riesco a
fare.
Perché mi
ritrovo davanti il faccione di Junko Enoshima che mi sorride a tipo
dieci centimetri dal naso.
Senza neanche pensarci
rotolo su un fianco e mi butto giù dal letto.
Terrore terrore
terrore.
“Dai,
sei un fifone del cavolo. Non ti stava facendo nulla, a parte
disturbarti gli ultimi scampoli di sonno”.
Ahio! Colpo al fianco!
“Ma
non mi dire. Succede quando ti muovi in maniera scomposta. Finisci col
prendere le botte per terra”.
Oggi hai fatto
colazione a latte e simpatia, per caso?
“Al
contrario, non ho ancora fatto colazione e lo dovresti ben sapere.
È quello a rendermi grumpy”.
Scemo io che chiedo.
“Ehi, non mi
dire che stai avendo una discussione già di prima mattina
con quel mattacchione del tuo stand. In presenza di una signora? Sei un
maleducato!”.
Oh cacchio,
è vero. Ho la pazza in stanza.
E non solo. Stavo
dormendo col pigiama con su l’orso Yoghi. Figura di cacca
galattica.
A quanto pare non
dà troppa importanza a questo mio piccolo fallimento
stilistico, visto che si limita a guardarmi con quel sorriso da
pubblicità di un dentifricio al plutonio.
“Beh? Io sto
aspettando una scusa ufficiale!”.
“S-Sì,
certo. Ti prego di scusarmi, Enoshima-san. Il mio stand risulta
particolarmente scorbutico se non mangia come tre squadre di
baseball”.
“Bada
a quel che dici, fedifrago!”.
Vai a giocare a
moscacieca in autostrada.
“Piuttosto”
azzardo timidamente “...ecco, cosa ci fai in camera mia a
quest’ora? E come sei entrata?”.
Sempre senza togliersi
quel sorriso plastificato dalla faccia mi si avvicina, per fortuna
fermandosi a distanza di sicurezza: “Ma come, Naegi-kun. Che
domanda è? Sono venuta a osservare il mio cosino carino che
dormiva beato come un angioletto!”.
…
Io ho ufficialmente
paura delle sue manie da stalker.
“Oltre
a Maizono ne hai un’altra sul groppone, ora.
Festeggiamo!”.
Ringrazia che non sono
una persona volgare, sennò ti ci avrei già
mandato a quest’ora.
“Cattivo”.
Implodi.
“Per
rispondere al tuo quesito sul come sono entrata… suvvia,
è una domanda stupidissima. Sono o non sono il mastermind?
Credi che non possa venire a sgozzare chi mi pare col favore delle
tenebre?”.
…
Ho ufficialmente paura
anche del tono e dell’espressione con cui ha pronunciato
quest’ultima frase.
“Ma non
temere, non è niente di così macabro nel tuo
caso! E poi sei davvero troppo puccino per rovinarti la faccia con
un’altro sorriso sulla gola! Sono venuta, oltre che per
rifarmi un po’ gli occhi, per comunicarti una notizia
importantissima!”.
“Ah.
E… cosa?”.
“Ho appena
deciso un cambio di programma. E ho gli accoppiamenti per le semifinali
del torneo. Subito dopo colazione affronterai mia sorella
Mukuro!”.
Detto questo se ne va,
continuando a trillare di sbrigarmi e vestirmi e presto che
è tardi.
La mia vita fa schifo,
nel caso non lo sapeste.
“Star
qui a lamentarti della tua sfiga cosmica non servirà a nulla
se non a rimandare l’inevitabile di qualche ora. Quindi muovi
quel sedere ossuto e vai in caffetteria.”
Tanto lo so che lo
dici solo perché hai fame.
“Ovvio,
e se continui a perdere tempo mi mangio anche te.”
La mia vita fa schifo
e il mio stand è antipatico.
Arrivato in
caffetteria vado a sedermi al tavolo con Kyouko e gli altri (non prima
di aver fatto razzia di cibarie al buffet per far stare zitto quel
verme tenia di Komaeda), che a quanto pare attendevano solo me.
Il tentativo di ironia
di Mondo fallisce miseramente, ma non è colpa sua:
“Che faccia, Naegi-kun! Fatto incubi in cui Enoshima ti
perseguitava urlando che ti avrebbe messo sul suo comodino?”
“Peggio. Mi
sono svegliato con la sua faccia a cinque centimetri di distanza dalla
mia.”
Gli sguardi che tutti
mi rivolgono sono tra il sospettoso (soprattutto Kyouko) e lo sconvolto.
“Sapete
com’è, è il mastermind e ha accesso a
quello che le pare” specifico. “E
l’avermi preso in simpatia non aiuta.”
Li vedo annuire con
un’espressione preoccupata in volto. Come dar loro torto.
“Beh, vedila
così” cerca di tirarmi su Aoi, “magari
la sua preferenza per te può rivelarsi un vantaggio! Magari
puoi saltare il torneo o…”
“Ha anche
detto che dopo colazione dovrò affrontare Ikusaba.”
E cala il silenzio.
Sì, direi
che avete centrato in pieno il mio stato d’animo.
“BURP!”
...grazie per aver
rovinato un momento altamente drammatico.
“Meglio
fuori che dentro, dice il saggio!”
La tua idea di saggio
è Shrek?
“Non
stare a guardare il pelo nell’uovo, capo. Ormai quel che
fatto è fatto, non ti resta che affrontare il tuo destino a
testa alta.”
Sei saggio come un
biscotto della fortuna da ristorante cinese.
Sbuffo e mi volto
verso l’altro lato della sala, dove Enoshima sta facendo
terrorismo psicologico su Yamada e la sua ossessione per le
“ragazze 2D”; Celes intanto le sta abbaiando contro
di non maltrattare Yamada perché è il suo schiavo
e solo lei può farlo.
...devo essermi perso
qualcosa, ma non so se voglio approfondire.
Poco più in
là Ikusaba sta sorseggiando un tè, fissandomi. E
quando si accorge che l’ho notata sorride, un sorriso
inquietante di chi non vede l’ora di menare le mani con
l’intento di far male e uccidere.
Super High School
Level Lucky Student ‘staceppa.
“PIM POM PAM
POOOOOOOOM!”
Il verso di Monokuma
ci coglie tutti di sorpresa e ci voltiamo verso Junko, intenta a
smanettare su un telecomando che probabilmente aziona e muove
l’orso: “Scusate, è che mi piace tanto
usarlo! Ci ho messo impegno nel costruirlo, eh! Era un peccato
lasciarlo a prendere polvere solo perché ho fatto la mia
entrata in scena in grande stile…”
La cosa preoccupante
del suo discorso è che comincio a trovarlo anche sensato,
trattandosi di lei.
“Allora miei
prodi bastardelli, avete fatto una buona colazione? Siete
sazi?” gracchia Monokuma dall’altoparlante.
“Spero di sì perché ho in serbo una
sorpresona per voi! Infatti oggi avrà luogo lo scontro tra
Naegi e Ikusaba!”
Metà della
classe mi guarda sorpresa, mentre chi era al mio tavolo mi osserva
preoccupato. Io mi limito a star zitto, tanto parlare non servirebbe a
nulla.
“L’incontro
era previsto per dopo colazione ma… ho cambiato
idea.”
A giudicare dalla
reazione di Mukuro, dev’essere sorpresa tanto quanto me da
queste parole.
“Ho deciso
che lo scontro si terrà QUANDO I DUELLANTI
VORRANNO.”
Eh?!
“Nessun
limite di tempo, di luogo e nessuno a dare il via o decretare la fine:
potete azzuffarvi qui e ora, o potete farlo stasera, o tra
un’ora, accordandovi tra di voi o cogliendo
l’avversario alla sprovvista. Siete liberi di fare
ciò che volete. Buon divertimento!”
Junko spegne Monokuma
e sorride: “PIM POM PAM POOOOOM!”
Mukuro la osserva
perplessa per qualche istante, poi sorride anche lei, ancora quel
sorriso da serial killer navigato. Evidentemente apprezza
l’idea della sorella.
“Mi piace,
aggiunge quel brivido in più che non sentivo dai tempi della
brigata Fenrir” commenta, alzandosi e dirigendosi verso la
porta. “Guardati le spalle, Naegi… kun.”
Non so se sia una mia
impressione o no, ma quando mi passa accanto sento la temperatura della
stanza abbassarsi di colpo.
“Sarà
un incontro… acceso” commenta Enoshima,
sghignazzando.
Nella mia vita passata
devo essere stato più fastidioso di Togami per meritarmi
questo.
“No no no no
no ehi! Aspetta, Enoshima-san!” mi affretto a placcarla
mentre cerca di uscire dalla caffetteria.
“Uh?
Chi… oh, il mio cosino carino preferito!”. E mi
afferra per le guance, tirandomele come se fossero fatte di gomma.
“Ahio! Ahio!
Mollami, ti prego!”.
“E va bene,
va bene. Ti mollo. Che c’è?” sbuffa,
tutta offesa. Se non fosse fuori di testa potrei persino dire che
è quasi pucciosa.
“Posso
chiederti… perché questo doppio cambio di
programma? Prima mi togli il giorno di pausa, poi decidi che il
combattimento è praticamente senza
regole…”.
“Oh Makotino
ino ino, non te l’ha insegnato la mamma che è poco
saggio andare a fare le pulci a un mastermind psicopatico come me? Sei
davvero fortunato che mi piaci da impazzire, è proprio il
caso di dirlo. La domanda che mi poni è stupida,
comunque”.
“Uh?
Stupida?”.
“Esatto.
Stupida”.
“E se mi
azzardo a chiedere il perché…”.
“...ti
becchi una sculacciata!”.
Si porta dietro di me
e SCIAFF.
Mannaggialamiseriaccialadra.
Non potrò sedermi per i prossimi sei mesi.
“Non sei
obbligata a mettere in pratica tutto quello che dici, lo sai
vero?” mi lascio scappare, fin troppo alterato.
Lei si limita a
sorridere, fa finta di nulla e prosegue nella spiegazione:
“È stupida per un semplice motivo, Makotino. Non
devi chiederti il perché, ma il
contrario”.
“Ma... che
vuol dire?”.
“Vuol dire
che la domanda giusta non è
«perché?», bensì
«perché no?». Quindi, alla luce di
queste rivelazioni, eccoti la tua risposta. L’ho fatto
perché potevo”.
Gulp. Il lampo di
malvagità che le è passato negli occhi mi ha
fatto raddrizzare tutti i peli corporei.
“Soddisfatto
ora? Posso andare a prendere le mie medicine?”.
Non rispondo, ho paura
di farla alterare ancora di più.
Uscendo urla
“Muku-neeeeeeeeeeeee! Dove sei? Mi servi per contare le
pillole!”. E la sorella, da un luogo lontano e non ben
identificato, risponde “Non ora, Junko! Sto
preparando un agguato a Naegi-kun!”.
…
Ho quasi idea che
stavolta, al contrario di quella con Kyouko, la fossa me la posso
scavare davvero.
“Capo…”.
No senti, non
mettertici anche tu. E lo so che vorresti ingoiare un cappone intero,
ma non è il momento.
“No
capo, lasciami parlare. Per favore”.
Uff. Parla, parla.
“Ti
giuro che non sto delirando con le mie solite minchiate sulla sfiga
cosmica. Ma stavolta ho davvero una pessima sensazione. Pessima. E non
vorrei che quelle tue ultime parole, quelle sulla fossa, si rivelassero
profetiche”.
Me la starai mica
tirando, tu.
“No,
davvero no. Sono serio. E preoccupato”.
Cos’è,
con la sola imposizione delle mani puoi ungermi la giacca e la cravatta?
“Va
bene, continua pure a fare il cretino. Se poi qualcuno ci rimette le
penne non guardarmi”.
Komaeda? Dai, scusa.
Stavo solo cercando di stemperare.
“...”.
Ma bene. Sono riuscito
anche a offendere il mio stand.
GLUUUUURGH.
E lo stomaco si fece
sentire.
Andiamo a mettere
qualcosa sotto ai denti, và. Almeno per dieci minuti vorrei
non dovermi preoccupare di quando Ikusaba-san mi taglierà la
gola.
“Dai Naegi,
non puoi rimanere in eterno chiuso in sauna, sono già le
dieci di sera.”
“Dove sta
scritto? Ho tutto quello che mi serve: il bagno, il pc con Alter Ego
per far passare il tempo, e posso mandare Komaeda a recuperare cibo
dalla mensa.”
“Intendevo
dire che è una cosa incredibilmente ridicola.”
“Non
importa, non esco.”
Da dietro la porta
sento Kyouko sbuffare e borbottare qualcosa di incomprensibile, forse a
Sakura, o forse parla da sola.
In ogni caso quello
che ho detto rimane valido: io da qui non mi muovo.
“Capo,
sicuro di non stare esagerando?”
Vorrei vedere te con
un Super Soldato che pianifica la tua morte e ti sta col fiato sul
collo anche quando non è in giro!
“Sì,
ok ma… che sicurezza può garantirti la sauna?
Vuoi ucciderla a suon di colpi di calore?”
Non voglio ucciderla!
Metterla fuori gioco, magari…
Sospiro, continuando
la mia inutile partita a Campo Minato sul pc. Sembra una brutta e poco
divertente metafora della mia situazione attuale: se esco di qui
rischio di incappare nella trappola di Ikusaba… ma anche
stare chiuso negli spogliatoi non è certo una garanzia di
sicurezza, anzi, prima o poi mi scoverà andando per
esclusione tra le stanze.
“O
le basterà seguire Kyouko ogni volta che viene a parlare da
sola alla porta degli spogliatoi. Mossa poco furba da parte sua, tra
l’altro.”
Non rispondo alla
provocazione di Komaeda, ma il mio grugnito basta e avanza: ha ragione,
lo so bene, ma… seriamente, provateci voi a vivere
ventiquattr’ore nell’angoscia in attesa di una
serial killer che non vede l’ora di farti fuori! O
assecondare la tua paranoia controllando ogni angolo, ogni svolta nel
corridoio, pure il water del bagno di camera tua temendo di vederla
spuntare dalla tazza insieme al suo stand - che non so ancora che
poteri abbia, cosa che mi getta ancora di più nello
sconforto.
Grazie ma no, grazie.
Io e la sauna saremo migliori amici dell’anno duemila per un
bel po’.
“Io torno in
camera, Makoto.”
Kyouko parla di nuovo
e io mi volto verso la porta.
“Lascerò
Beautiful Stranger nei dintorni. Non è ancora in grado di
combattere, ma può avvertirmi se succede qualcosa”
conclude, e sento i suoi passi allontanarsi.
“Buonanotte,
Kyouko” sussurro, continuando a fissare il monitor.
“Capo…”
No.
“Ma…”
NO.
“HO
FAME!”
Puoi muovere gli
oggetti, apri le dannatissime porte della caffetteria!
“Ma
poi dovrei aprire anche quella della cucina, e richiudere quella della
caffetteria e riaprire quella della sauna e richiuderla E TENERE IL
CIBO IN EQUILIBRIO! Sono troppo debole per farlo!”
Sei melodrammatico
come una telenovela peruviana.
“Eddaiiii,
ci mettiamo cinque minuti! Non ci vede nessuno!”
Troppo rischioso.
“Sei
così paranoico che ti manca giusto il cappellino
d’alluminio in testa per difenderti dalle sonde
aliene.”
Sono solo MOLTO
ATTENTO, ok?
“E
comunque… se Mukuro ti trovasse non potrei combattere
perché non ho mangiato e sono debole. E tu non potresti
nemmeno difenderti perché sei troppo debole anche tu, e lei
ci rimarrebbe male perché non sei un degno avversario e
persino Enoshima deciderebbe di-”
OK MI HAI CONVINTO MA
PER FAVORE TACI.
“Grazie
capo, sei sempre il migliore.”
Vaffanselfie, anche.
Sbuffo e mi dirigo
verso la porta della sauna, ascoltando mentalmente la lista della spesa
di Komaeda; sono già in mezzo al corridoio quando comincio a
sentire freddo. Molto freddo.
“Di
nuovo.”
Allora stamattina non
me l’ero immaginato.
Noto anche che la
porta della caffetteria è sbarrata… e che i pochi
oggetti che di solito adornano il corridoio sono spariti.
Maledizione.
Sto per voltarmi e
tornare in sauna, quando sento un rumore strano, gutturale…
come un grosso animale che ringhia.
ROAR.
Alla mia destra
c’è un lupo.
Enorme, bianco, con
gli occhi rossi e l’aspetto minaccioso.
E attorno a lui tutto
è ghiacciato.
“Finalmente
ti ho stanato, Naegi-kun.” |
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Capitolo 17 *** Più che un combattimento fra stand sembra una riunione condominiale ***
Deglutisco.
Ci sono caduto. Ci sono caduto in pieno, mutande comprese.
“Io te
l’avevo detto, capo…”.
Quel tono da saputello te lo faccio ingoiare assieme ai denti.
È colpa del tuo pozzo senza fondo se ora
quell’orribile bestia, che spero non si chiami BOB, mi sta
squadrando e pare desideroso di sbranarmi.
“Sì,
scusa. Sarcasmo fuori luogo”.
Ecco.
Ikusaba, che se ne sta con le mani conserte dietro al lupo, sorride con
il tipico sguardo dell’assassino seriale che fa a pezzi i
corpi delle vittime, li stipa nel frigorifero e se li sgranocchia nei
ritagli di tempo.
“Lo sapevo che
guardare troppo Crime Investigations ti avrebbe fatto male”.
Hai perso il diritto di parola. Taci.
“Bene Naegi-kun, vogliamo cominciare il tuo massacro?
Aaaaaah, è dai tempi di Tunguska che non uccido. Mi manca il
sapore del sangue altrui”.
Benedettasantissimaimmacolataconcezione.
“Non pensare di urlare” aggiunge in seconda battuta
“Junko tende a irritarsi quando il corretto svolgimento di
uno scontro del torneo viene disturbato. Ricorda come ha reagito quando
Kirigiri si è arresa”.
Sì, ho presente l’episodio. Era abbastanza furiosa
da non farmi testare l’eventualità.
Con un cenno della mano scaglia il lupo all’attacco.
Komaeda esce rapido e in un attimo gli è sopra, riuscendo a
bloccarlo al suolo.
Come va? Lo puoi contenere?
“Nhf…
il cuccioletto… è pieno di voglia di
vivere… ma per ora reggo…”.
Fai attenzione…
SZOCK.
“Yaaaaaaaaaaaaaaaaargh!”.
Che cos’è ‘sto dolore lancinante alla
mano.
Me la porto davanti agli occhi.
È bucata, proprio nel centro. E totalmente
ridipinta di rosso.
Fa un male FOTTUTO.
“Scusa, mi ero dimenticata di dirti che Fenrir padroneggia il
ghiaccio e ha appena fatto una carezzina al tuo pupazzetto. E
sì, so che è lo stesso nome della mia ex-brigata.
Ho una pessima fantasia per i nomi. Stai cercando di farmelo pesare,
per caso?”.
...veramente io sarei rimasto muto come un pesce. Sono troppo impegnato
a sanguinare.
Tremo che dolore qua muoio qua muoio qua muoio almeno ho detto a Kyouko
che mi piace.
Ho un attimo di consapevolezza e prontezza di spirito sufficienti a
farmi pensare di strapparmi un pezzo di manica e cercare di fasciarmi
la ferita.
“Wow. Non ti facevo capace di un pensiero così
avanzato per un pantofolaio come te, che un campo di battaglia non deve
averlo mai visto neanche in fotografia. Bravo!” pontifica
Mukuro, che a giudicare dal tono sembra onestamente
sorpresa… e potrei sbagliarmi, ma sorpresa in positivo.
Oh beh, la ringrazierò in un’altra vita.
Komaeda, che ha preso in pieno il colpo, è ovviamente
rotolato per terra come l’ultima delle checche isteriche
ululando sulla sfortuna e sui dischi rotti.
Lo stand nemico sembra come intenzionato a finire il lavoro
lì e subito, addocchiando il mio compagno metafisico con la
bava alla bocca. Ma la sua padrona, con un solo sguardo, lo fa
desistere e indica me con un cenno della testa.
Pare guaire come a protestare, poi china la testa e obbedisce. Si gira
nella mia direzione.
Andata. Finita. Kaputt.
“Kerumph”.
Eh?
Ci voltiamo entrambi verso il rumore… e verso il nuovo
arrivato.
…
Ditemi una cosa, kami. No, seriamente. Ora io e voi abbiamo una
chiacchierata da fare perché mi sento leggermente preso per
i fondelli.
Poteva arrivare chiunque a interrompere. Sarei diventato il vostro
più fervente seguace se si fosse trattato di Sakura... ma
vedete che anche un Oowada, un Fujisaki, un Kuwata sarebbero potuti
andare abbastanza bene.
Avevate due possibilità per farmi pentire di essere nato:
Byakuya Togami o Celestia Ludenberg.
Visto che il primo è momentaneamente senza poteri mi avete
tirato addosso la seconda.
“Chiedo perdono per l’intromissione, ma
Erzsébet ha annusato sangue e si è mossa da
sé. Come procede?”.
“Non è affar tuo, Ludenberg” tuona
Mukuro, rivolgendosi alla nuova arrivata… che le risponde
con una risatina fastidiosa: “Oh Ikusaba cara, ovunque
c’è sangue c’è la mia
Erzsébet e di conseguenza diventa affar mio. I vampiri
funzionano così, mica faccio io le regole.”
“Vedi di non provocarmi, non ho motivo di farti
fuori… per adesso.”
“Ma come siamo irritabili, credevo che la qualità
principale di un soldato del tuo calibro fosse il… sangue
freddo” ride di nuovo, probabilmente convinta di avere un
marcato senso dell’umorismo.
“Per l’ultima volta, Ludenberg, stai rischiando
grosso” ringhia Mukuro e le si avvicina di qualche passo,
imitata da Celestia che, incurante di star gettando benzina sul fuoco,
continua a provocarla: “Decisamente non dovevi essere la
stella più brillante del firmamento, tra i membri della
brigata Fenrir. Una come te la si può solo tenere al
guinzaglio sperando non mandi tutto
all’aria…” bercia, girando attorno a
Ikusaba come un cacciatore con la preda.
Ma a Celestia i ruoli non sono del tutto chiari.
Basta un gesto di Mukuro e Fenrir salta addosso alla gothic lolita, che
solo per un pelo non finisce tra le sue fauci.
“Ti avevo avvisata, Ludenberg!” tuona Mukuro, ormai
in berserk.
Ma la nostra gambler ha qualche asso nella manica e l’urlo
della soldatessa lo conferma: “AAAAAAAAAAAAAAARGH! MALEDETTA!
MALEDETTA!” strilla tenendosi il braccio, che poco a poco
rattrappisce. Erzsébet, in un angolino, si lecca i
proverbiali baffi.
Vorrei dirle che tempo qualche ora e tornerà normale, ma non
vedo perché farle questa gentilezza. Soprattutto,
perché interrompere la loro rissa visto che sembrano essersi
dimenticate della mia esistenza?
“Ora non ti
lamenti più dell’essere invisibile a tutti, eh
capo?”
Sorrido sentendo la voce di Komaeda. Se hai la forza di fare certe
battute indegne significa che non sei conciato poi così male.
“Beh, sto
messo meglio di te credo. E comunque sarebbe il caso di filarsela
mentre le signorine si prendono a borsettate.”
Piacerebbe anche a me, ma Ikusaba ha occhi e orecchie
ovunque… come facciamo a scappare senza che ci noti - o che
ci noti il suo cucciolone da guardia?
Attimi di silenzio in cui la disperazione sembra aver preso il
sopravvento, insieme alla rassegnazione di non veder arrivare
l’alba, quando…
“Beh…
forse un modo c’è.”
Komaeda mi fa un cenno con la testa indicandomi il corridoio che porta
allo spaccio, dove non vedo altro che buio…
...come ho fatto a non pensarci?
Mi volto di nuovo verso Mukuro e Celestia, impegnatissime a picchiarsi
come Edge e John Cena (mi piace il wrestling, ok?). Perfetto.
Poggio la mano buona per terra e comincio a battere le dita, nella
speranza che Beautiful Stranger mi noti anche se non parlo:
improvvisamente un’ombra sottile si allunga verso di me.
Bingo.
“Va’ ad avvisare Kyouko” sussurro,
“e dille di chiamare gli altri. È
un’emergenza!”
Così com’è arrivata, l’ombra
di Beautiful Stranger sparisce.
E adesso posso solo augurarmi che il messaggio arrivi alla diretta
interessata al più presto possibile.
Ci vuole qualche minuto, durante i quali cerco di farmi più
piccolo di un Puffo affetto da nanismo, ma la ruota gira a sufficienza
nella mia direzione da consentirmi di rimanere in secondo piano
rispetto alle donnette che si danno allo shopping compulsivo.
“Shopping
compulsivo?”.
Santa polenta se sei lento. Hai presente la classica scena dei saldi al
grande magazzino, quando due attempate signore di
mezz’età si accapigliano per portarsi via
l’ultimo scaldabagno?
“Aaaaaaaaaaaaaaah,
in quel senso…”.
Eh.
Poi, neanche ci fosse una scarica di fulmini globulari, tre porte dal
corridoio delle camere si aprono in contemporanea.
Kyouko Kirigiri.
Mondo Oowada.
Sakura Oogami.
Ritiro tutto, cari kami dispettosi. In fondo un po’ di
compassione per me la avete.
Quelle due sono talmente prese che manco se ne sono accorte. Ancora
meglio.
Osservo come ipnotizzato i miei tre cavalieri in armatura scintillante
che si avvicinano, lo sguardo bellicoso.
“Ohi, mingherlina! Mi hanno detto che stavi cercando di
cambiare i connotati al mio amico Naegi. Lo sai, vero, che lo considero
un atto di estrema scortesia da parte tua?”. Aspetta,
questo… è stato Mondo Oowada a parlare? Senza
neanche una parolaccia? Non credevo neppure sapesse il significato
della parola connotati.
“Non oserai più poggiare un solo dito su di lui,
Mukuro Ikusaba. O te ne farò pagare le conseguenze in tutto
il loro peso” Sakura, se la ragazza che ti sta al
fianco non ti avesse anticipata, il mio cuore ora sarebbe tuo.
E a proposito della ragazza che le sta al fianco.
Non appena si avvede della mia piccola ferita… no accidenti,
non lo fa. Non si mette a correre come una crocerossina verso
l’ennesimo paziente.
Peccato. Sotto sotto un po’ ci speravo.
“Suvvia, ha
un’immagine di dura e pura da difendere”.
Purtroppo hai ragione.
Però le si legge chiara in faccia l’apprensione.
Mi saprò accontentare.
La litigata fra Mukuro e Celes si interrompe all’improvviso
quando finalmente si rendono conto che la popolazione
dell’atrio è magicamente raddoppiata.
L’amica dei topi volanti si fa prudentemente da parte,
strisciando con molta poca grazia per terra prima di riguadagnare la
posizione eretta. L’altra metà di Laverne
& Shirley, invece, si limita a guardare con fare appena
sufficiente i nuovi arrivati.
“Bof. Che siate in tre, in trenta o in trecento cambia poco.
E nell’ultimo caso pasteggerete senza di me
all’inferno”.
È sicura di sé fino all’inverosimile,
nulla da dire.
Sta per rialzarsi anche lei in piedi quando arrivano altri rumori,
sempre dalla zona delle stanze private.
Escono prima Maizono, poi Fujisaki, poi Ishimaru e via via gli altri.
In tempo zero l’intera ex-classe 78 è
lì riunita.
Per la miseria. A sapere che Beautiful Stranger è un
così efficiente relatore di messaggi… chi ha
più bisogno della posta?
Tutti guardano. Nessuno parla o agisce.
Mi sento un po’ in soggezione.
Il delicato equilibrio si rompe con il sopraggiungere di uno scalpiccio
dal secondo piano.
Uno, due, tre, quattro…
Manca una sola persona.
La peggiore persona.
“Hiyaaaaaaaa! Ben ritrovati, siore e siori, allo scontro
mortale fra Teenage Dirtbag e Fenrir con rispettivi
portatori!” annuncia Junko Enoshima facendo la sua comparsa,
manco fosse la voce assoldata per la Rumble in the Jungle.
Come è capace di focalizzare lei l’attenzione
nessuno, proprio nessuno. In neanche otto picosecondi tutti, e intendo
davvero tutti, la fissiamo pendendo dalle sue labbra… che
spero non siano piene di silicone.
“Noooooooooo, non tutti così! Mi sento
violata!” si lamenta con voce palesemente bambinesca, chiaro
segnale che in realtà tutta questa attenzione non le fa
altro che piacere “Cazzate a parte, siete deliziosi a
dedicarmi una simile intensità. E fate bene,
perché ho delle novità succulente per
voi!”.
Uh oh.
Quando una come lei dice così è sempre meglio
prepararsi il pannolone.
“Ebbene sì, siore e siori! Ho la gioia e
l’onore di annunciare in mondovisione che ci stiamo
avvicinando al gran finale! Fuochi d’artificio, ricchi premi,
cotillons e sangue a fiumi per tutti!”.
Si zittisce di botto, buttando l’occhio sul gruppone.
Schiocca le dita.
Si sentono dei rumori… agghiaccianti. Come se fossero delle
ossa dislocate rimesse nelle loro sedi.
E dal suddetto gruppone emergono Kuwata, Yamada e Fujisaki. Si dirigono
nella sua direzione, muovendosi come zombie… poi qualcosa
attira la mia attenzione: noto qualcosa attaccato ai loro arti, come
dei fili o qualcosa di simile.
Qualcuno li sta muovendo come marionette.
“Direi che
abbiamo la certezza su chi è il portatore dello stand
manipolatore, nel caso avessimo bisogno di ulteriori prove.”
Lo lascio parlare, concentrandomi invece su quei fili e cercando di
trovare il punto di partenza: riesco a notarlo solo perché
quando si muovono vengono colpiti dalle luci, altrimenti sono quasi
trasparenti. A fatica riesco a seguirne il fascio, che arriva fino al
corridoio delle nostre stanze… e semi-nascosta
nell’ombra scorgo una figura familiare.
N-non è possibile… un’altra Junko?!
Mi volto verso Komaeda, che sembra altrettanto sorpreso. A quanto pare
nemmeno tra gli stand è comune questa somiglianza col
portatore, e insieme a Ishida è già il secondo
caso…
Osservando lo stand di Enoshima noto che muove le dita come un
burattinaio, ma non capisco dove finiscono le estremità dei
fili… poi capisco che i fili sono parte delle dita.
YUCK.
“Vedo che Naegi-kun ha notato Legione! Ma che bravo
investigatore che sei - senza nulla togliere alla signorina Kirigiri,
ci mancherebbe!”
Junko è accucciata di fianco a me, e mi fissa con
quell'espressione da squilibrata che la contraddistingue. Come diavolo
ci è arrivata qui, era sulle scale, scale che tra l'altro
sono chiuse ma lei è il mastermind e quindi immagino abbia
le chiavi di tutt-
"CAPO. CALMA."
...giusto.
Cerco di mantenere la calma, cosa difficile mentre Enoshima mi osserva
con quegli occhioni sgranati; poi mi acchiappa le guance e le tira: "Oh
ma sei così carino che non riesco proprio ad arrabbiarmi con
te! Sei proprio un bravo bambino, lo sai?" e mentre mi strizza tutto
riesco pure a scorgere con la coda dell'occhio Ikusaba che SBUFFA. Poi
Junko si ferma e osserva la mia mano fasciata: "E questo? Chi
è stato? No, non me lo dire: Mukuro-ne, sei stata tu?!", la
quale Mukuro la osserva con l'espressione riservata a un bambino di due
anni particolarmente tardo.
"Sai com'è, era il piano" sospira la soldatessa, trattenendo
a stento l'irritazione.
"Ma ti avevo detto di non fargli male!"
"Ehm... scusate..."
Ah già. Mentre le sorelle litigano lo stand di Junko
continua a usare Kuwata, Yamada e Fujisaki come burattini.
“Si può sapere cosa hai fatto a quei tre poveri
disgraziati, Enoshima-san?” mi lascio sfuggire in un impeto
di sdegno.
La citata Enoshima-san sbuffa, sospira e si mette a giocare con una
ciocca di capelli. Mi osserva con un'espressione annoiata, facendomi
sentire per un attimo come se fossi l'esattore delle tasse che si
è presentato alla sua porta con una cartella da riscuotere.
“B-Beh… che hai da guardarmi
così?”.
“Oh, nulla. Stavo solo riflettendo sul fatto che, se non
fossi così irrimediabilmente spupazzoso, a quest'ora ti
avrei probabilmente spezzato il collo. Difetti di spirito di
autoconservazione, Makotino. E per come sei messo adesso la cosa non
torna a tuo vantaggio. Ma come ti ho già detto te la cavi
comunque perché sei un cosino troppo adorabile e io non ho
il coraggio di farti pagare la tua sfrontatezza come
meriteresti”.
Tutto molto bello. Ma non ho avuto uno straccio di risposta.
“Hai ancora l'aria di chi non capisce” riprende
senza preavviso “E visto che non posso dire di no a quel
faccino tenerino… considerati fortunato, ti
risponderò”.
“Junko! Cazzo fai, eh?” è l'allarmato
grido proveniente dalla gola di Mukuro Ikusaba.
“Che hai da urlare come una bertuccia, Muku-nee?”.
“Ti sembra il caso di andare a spiegare i poteri di Legione a
quelli che, mi preme ricordarti, sono i nostri nemici?”.
“Ma non ne posso fare a meno! Quando guardo quel…
quell'immensa massa di pucciosità e ingenuità e
dolcezza e kawaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii… l'unica
cosa che mi resta è la resa e l'abbassare la testa
sconfitta!”.
“Hai preso le medicine oggi o ti stai dando alla pazza
gioia?”.
“Le ho prese, le ho prese! Non partire in quarta con l'idea
che quelle schifezze chimiche siano la panacea di tutti i mali, non lo
sono. Io sono matta come un cavallo se te ne fossi
dimenticata!”.
“Spiegami su quale asteroide dovrei vivere per non
saperlo”.
“E quindi non farmi una colpa se mi lascio andare un po'
troppo! È più forte di me!”.
“Cazzate. In noi corre lo stesso sangue, e il sangue Ikusaba
non è così debole. Tira fuori i coglioni una
buona volta!”.
“Ma Muku-neeeeeeeeeeeeeeeeee! Brutta cattiva che non sei
altro!”.
“Oh kami...”.
Rimango paralizzato a osservare il battibecco. È una scena a
dir poco surreale, sebbene non sia la prima volta in cui ho la fortuna
di assistervi.
Quelle due sono più diverse del giorno e della notte, del
fuoco e del ghiaccio, di…
“Ok capo, sei
negato con i paragoni. Piuttosto, perché non ti concentri su
un aspetto ben più importante?”.
Sarebbe, mio fastidioso amico?
“Come puoi non
accorgerti dell'ascendente che eserciti su Enoshima? Durante il vostro
ultimo dialogo ho avuto la sensazione che, se glielo avessi chiesto, si
sarebbe gettata in ginocchio a baciarti la punta delle
scarpe”.
Puah. Ti prego, evita.
“Ok, l'esempio
era infelice. Ma il discorso è comunque valido: Junko
Enoshima ti soffre terribilmente”.
Può darsi, ma…
“Cos'è,
hai paura per caso? È un'occasione che devi saper sfruttare
fino in fondo, potrebbe essere la soluzione ideale per andarvene da
qui”.
No, non è che ho paura. È che…
“...hai
paura”.
E va bene, porca vacca. Ho paura. Contento?
“E di cosa, si
può sapere?”.
Oh, non so. Che possa farsi passare la cotta fangirlistica nei miei
confronti e mettere in pratica una delle minacce che non ha mai esitato
a sbattermi in faccia. O lasciare che la sorella agisca per conto suo
allo scopo di eliminare la debolezza che rappresento.
“Chi non
risica non rosica, ciccio bello. Potrebbe essere l'unica
possibilità che avete”.
O potrebbe essere un biglietto di sola andata per l'inferno, tutto
spesato e in prima classe.
In questo preciso momento, nel bel mezzo della mia baruffa interiore,
sento una mano sulla spalla.
Mi volto.
È Kirigiri-san.
Mi guarda in maniera… strana.
E soprattutto, potreste smetterla di spuntare alle mie spalle come
funghetti di Super Mario?
"Lo sai che è
la specialità di Kirigiri, capo."
Quest'ultima non parla, ma si limita a fare un cenno con la testa.
Mi sta... dando il consenso per flirtare con Junko al fine di scappare
da qui? E come diamine ha sentito?
"Capo, capisco lo shock,
ma non hai mai avuto la memoria così corta. Ricordi
l'inquietante stand della signorina qui presente?"
Hai ragione, perdo colpi. Forse sto sanguinando troppo e il mio
cervello ne risente. Mi alzo in piedi, sorretto da Kyouko, e mi
avvicino alle due sorelle: "Ehm... Enoshima-san?" ma vengo ignorato del
tutto, e a niente valgono altri tentativi di attirare la sua attenzione.
"Devi essere
più aggressivo, capo."
Aggressivo dici?
Mi volto verso Kyouko, dubbioso, ma anche lei sembra convinta che le
maniere forti siano la cosa migliore, e con un gesto della mano mi
incita.
Se muoio, vi ho odiati tutti.
"Eh, che melodramma!"
Senti chi parla, oh.
Ok, inspiro e mi lancio all'attacco: "Enoshima-san!" urlo, afferrandole
il braccio... e lei si gira come la bambina dell'Esorcista: "COSA.
CAZZO. VUOI."
OddiolosapevooramiuccideèlamiaoraMakotoNaegimuorequi.
"Oh... Makotino, sei tu! Scusami taaaaanto, non volevo spaventarti!" e
di nuovo a pizzicarmi le guance. Certo che se non volevi causarmi
traumi potevi pensarci prima.
"Dimmi ciccino, volevi qualcosa?" trilla, spettinandomi i capelli.
"E-ecco..." balbetto, sentendomi come se stessi camminando su un campo
minato "ecco io... ero curioso di sapere i poteri del tuo stand. S-se
per te va bene, ecco!"
Junko sorride e Mukuro sospira di nuovo, a questo punto credo
totalmente rassegnata.
"Tesorino di zia Junko!" trilla, tirandomi ancora le guance. "Ma il mio
Legione fa quello che vuole!" e a quella frase il suo stand appare
dietro di lei, saltellando e salutandomi con la mano. A quanto pare
nemmeno Legione è totalmente sano di mente...
"In compenso ha lasciato
andare Kuwata e gli altri pur di farsi notare da te, quindi insisti
capo! Sei sulla buona strada!"
Annuisco e proseguo: "Quando dici che fa quello che vuole, parli dei
suoi poteri o...?"
"Letteralmente!" sorride Junko. "Cioè, anche i suoi poteri,
li cambia un po' come gli pare. Come credi che sia uscita
dall'ospedale, eh?"
"No ma continua a parlare a ruota libera, fai pure" è il
laconico commento di Mukuro, che sua sorella ignora del tutto: "Oh
sapessi come è stato facile scappare via da lì
mentre Legione li muoveva come burattini! È stato quasi
noioso..." mette il broncio, per poi tornare a sorridere: "Sai, se non
avessi incontrato Legione in ospedale sarei ancora lì a fare
il vegetale!"
"I-incontrato?" chiedo.
"Beh sì, un giorno è apparsa perché
avevo bisogno di parlare con qualcuno... anche se lei non parla, ma ci
capiamo! E da allora è rimasta!" ride, battendo le mani. Se
non avessi visto il suo stand direi che sta parlando di una
personalità multipla...
"Poi una volta uscita ho cominciato a lavorare come modella e...
durante un viaggio per un servizio fotografico ho scoperto il
meteorite."
...di tutti i modi in cui poteva esserne venuta a conoscenza direi che
questo è il più assurdo. Un tonfo mi conferma che
Mukuro sta dando craniate al muro per disperazione.
“Quindi una volta scoperta la natura del meteorite hai deciso
di… organizzare un torneo per eliminare tutti gli altri
portatori di stand?” oso.
“Oh no. L’ho fatto perché mi sembrava
un’idea divertente!”
...e ad un tratto capii che pensare è per gli stupidi,
mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione.
O qualcosa del genere. |
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Capitolo 18 *** Salutate i nuovi arrivati, gemelline ***
“Non vedo
perché avrei dovuto eliminare chicchessia” chiosa
Junko, sorridendo come una iena “Che divertimento ci
può essere nell’uccidere gente a caso senza reale
motivo?”.
La fisso sgranando gli
occhi. Ormai mi sto abituando alle sue uscite da psicopatica completa,
ma certe volte mi risulta ancora difficile accettare ciò che
dice senza una minima reazione.
E poi, ora che mi
sovviene…
“Enoshima-san,
scusa se mi permetto. Ma ricordo male io o avevi detto di aver
considerato l’opzione?”.
“Ero stata
io a dirlo e sì, lo confermo” si inserisce Mukuro,
schioccandomi una smorfia d’odio che indebolisce
istantaneamente la mia vescica.
“Capo,
porca paletta! Non pisciarti addosso, sei troppo grande!”.
…
Si chiama figura retorica,
ritardato.
“Sarà”.
“Ho ritenuto
valida la possibilità per lungo tempo mentre elaboravo il
piano, poi ho deciso di seguire i vezzi di mia sorella e ho preferito
lasciar perdere”.
Per un istante, solo
per un istante perdo la capacità di fare
alcunché. Perché ad aver pronunciato
quest’ultima frase è stata ancora Mukuro.
E qual è il
problema, vi potreste chiedere.
Per come è
stata strutturata quella frase implica che la mente dietro tutto questo
non è quella di Junko, ma quella della sua pragmatica e
concreta sorella.
Il che mi fa correre
un brivido freddo e secco lungo la schiena.
Potevamo davvero
essere tutti morti a quest’ora. Se tanto mi dà
tanto, vedendo come si è comportata durante il nostro
scampolo di combattimento, a lei non sarebbe per nulla dispiaciuto
farci a tocchetti uno alla volta, piano piano, godendosi la tortura
attimo per attimo…
“Glugh”.
Sono contento di
vedere che condividi la strizza.
Una rapida occhiata
alle mie spalle, rivolta verso il gruppone, mi permette di notare che
anche Kyouko e qualcun altro -incluso quel buzzurro ignorantone di
Mondo, contro ogni mia aspettativa- ha colto il reale significato di
quanto appena emerso.
Fortunati. Siamo stati
tremendamente fortunati.
“Mi sembra
di capire” riprende Ikusaba “che tu abbia
capito”.
“C-Cosa
dovrei aver capito?”.
“Lo sai. Ci
tieni a farmelo dichiarare ad alta voce, a vantaggio di chi non
è acuto abbastanza per arrivarci da solo?”.
“N-No no! Va
bene così!”.
“Quanta
ansia, Naegi-kun.
Fai attenzione o cominceranno a caderti i capelli dalla tensione,
partendo dal tuo cavolo di ahoge”.
Ehi, lascia stare il
mio ciuffo ribelle che sconfigge giornalmente la forza di
gravità!
“Risolto
questo fatto, ce n’è un altro che va
sistemato”.
“Sarebbe?”
chiedo.
“Continui ad
avere troppa influenza su Junko-chan. E visto che è lei il
capo della baracca” comincia un attimo per poi fermarsi,
guardandola di sbieco come a dire non
è affatto vero ma per qualche strano motivo devo mantenere
in piedi la farsa “è mio dovere, da
buon braccio destro del boss, estirpare alla radice ogni causa di
disturbo”.
Si volta nella mia
direzione.
“Mi
tocca… metterti a tacere. Per sempre. Possibilmente
spargendo i tuoi organi per l’intero atrio”.
“Perché
ho il sospetto che anche Ikusaba fosse ospite dello stesso ospedale
psichiatrico della sorella?”
Se per te la sua
dichiarazione d’intenti è un SOSPETTO…
Mukuro mi si avvicina
lentamente e sorride. Quel sorriso da psicopatica che ha infestato i
miei incubi da quando sono rinchiuso qui dentro.
“Mi spiace
tanto, Naegi… kun”
sottolinea ancora il vezzeggiativo in maniera sprezzante,
“magari ci reincontreremo in un’altra
vita.”
Spero proprio di no.
Come se mi avesse
letto nel pensiero cambia espressione e con un gesto della mano mi
aizza contro il suo stand: vorrei dire che ho deciso di accettare con
onore la mia imminente dipartita, ma la realtà è
che indietreggio trascinandomi con le mani sperando di ritardare il
momento.
"AAAAAAAAAAAAAAAAH!"
E le urla di Komaeda
non aiutano a mantenere una qualsivoglia parvenza di dignità.
Sto per arrendermi e
diventare il croccantino di Fenrir quando... quando mi accorgo che i
suoi morsi non arrivano. Nemmeno una zampata, un colpo di coda, una
marcatura del territorio. Niente.
"Mukuro-ne, insomma!"
Junko ha fermato sua
sorella, salvandomi.
Junko Enoshima la
pazza.
"Te
l'avevo detto che hai molto ascendente su di lei, capo."
Ah, ora non urli
più come una bertuccia?
"Junko, di’
a Legione di lasciarmi!" urla la soldatessa, mentre lo stand di sua
sorella la manovra come un burattino (divertendosi parecchio,
aggiungerei); ci tengo a specificare che il braccio di Mukuro morso
dallo stand di Celes è ancora parzialmente rinsecchito, e
vederlo sbatacchiato così fa abbastanza senso. Yuck.
ROAR.
Ovviamente il pericolo
non poteva essere del tutto scampato, se no che Ultimate Lucky Student
sarei, giusto?
Fenrir è a
pochi passi da me che ringhia, ma non si muove: sembra confuso, come se
non sapesse come comportarsi senza la padrona a impartire ordini.
"Ehi bello, guarda
cosa ho qui!"
Fenrir tende le
orecchie e sposta la sua attenzione sulla voce alle mie spalle: Mondo,
in piedi dietro di me, ha in mano una... pallina da tennis?
"Vuoi giocare con la
pallina? Vuoi giocare?"
Lo stand per tutta
risposta comincia a scodinzolare e saltellare in attesa che Oowada tiri
la palla.
"Bravo cucciolone, vai
a prendere la palla e portala a zio Mondo!" urla, lanciandola verso il
corridoio che porta in palestra.
E Fenrir la insegue.
"...ho
appena visto uno stand correre dietro a una pallina? Sul serio?"
Mi volto verso Mondo,
che al mio sguardo stralunato risponde: "Che c'è? Mi
piacciono i cani e avevo preso una pallina allo spaccio!", e quando lo
stand di Mukuro torna con il bottino il nostro biker gli fa pure i
grattini sulla pancia.
Ok, ho bisogno di una
vacanza.
"Posso
venire?"
No.
"Tanto
vengo lo stesso."
“Per fortuna
non c’è stato bisogno del mio
intervento” sento alle mie spalle. Riconoscerei
l’austera voce di Sakura fra mille, oramai.
“Ma eri
pronta ad intervenire, vero?” le chiedo voltandomi, solo per
il gusto di sentire la risposta affermativa.
“Certo che
sì. Avevo detto che non le avrei permesso di farti del
male”.
“Lo so, lo
so. Volevo solo sentirtelo dire”.
“Si pone ora
una questione più spinosa, però”.
“E
quale?”.
“Cosa
facciamo?”.
Oh. Ottima domanda,
Kenshiro-chan.
Riportando il mio
sguardo sulle sorelle Ikusaba la situazione non è mutata:
Mukuro, ancora bloccata dai fili di Legione, continua a dimenarsi come
una sardina che vuole ribellarsi al suo destino. Dietro di lei Junko
sbuffa e la rimprovera, dicendole di non agitarsi troppo che poi le
vengono prematuramente le rughe.
“Avanti
Muku-neeee, fai la giravolta! Falla un’altra volta! Guarda in
su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu!”
canticchia mentre la giravolta gliela fa davvero fare.
Lo posso dire? Io un
pochino ino ino ino ino ino ino ino ino ino di bene glielo voglio. Mi
ha salvato la vita.
“Sì,
ma devo ricordarti che si è lasciata un po’ troppo
andare con Kyouko rischiando di farle la pelle”.
...e hai ben ragione
anche tu.
Non è il
momento adatto per delle considerazioni sul mio grado di coinvolgimento
affettivo nei confronti di Junko Enoshima, paziente psichiatrico numero
148.
“Allora devi
lasciarmi avvicinare a Naegi”.
“Uh?
Perché?”.
“Hai detto
che dovrei dare un bacio a chi voglio, giusto? Fatti i tuoi
conti”.
…
…
…
…
…
“Capo,
tu hai un po’ troppo successo con le ragazze ultimamente.
Avrai mica cominciato ad assumere una certa pastiglietta blu a mia
insaputa?”.
Aspetta una sessantina
d’anni prima di rifarmi una domanda del genere.
“Fuori
discussione, Muku-neeee. Fino a due minuti fa volevi ridipingere il
pavimento con le sue interiora!”.
“Hai mai
sentito il detto uccidi
chi più ami?”.
“Uh?
No”.
Io neanche.
“Per forza,
lo abbiamo inventato durante il periodo in Fenrir. Avevamo
quest’usanza di terminare a mani nude i commilitoni rimasti
feriti in battaglia e…”.
Ok ok, ho sentito
troppo. Mi tappo le orecchie.
Troppe informazioni in
troppo poco tempo. Devo far ordine e catalogare per giungere a una
soluzione soddisfacente.
Mi giro verso Kyouko,
sperando che mi possa dare qualche dritta. Quando non dice nulla mi
avvicino e le sussurro all’orecchio il problema che sto
affrontando.
“Capisco”
bisbiglia di rimando “La situazione è ancora
abbastanza delicata al momento, non ci conviene muoverci
avventatamente”.
“Per questo
ti ho chiesto consiglio, sei la nostra migliore mente e troverai
sicuramente la mossa più adatta”.
“Grazie per
avermi adulato, Naegi-kun. Apprezzo. Beh, io penso
che…”.
Questo discorso, come
altri che si stavano svolgendo dietro di noi, vengono interrotti da un
terrificante rumore di scarponi.
Cosa? Che succede?
Dal corridoio che
porta alla zona d’ingresso irrompe una squadra di persone
vestite di bianco.
“Junko
Enoshima. Mukuro Ikusaba. La vostra vacanza nel mondo esterno
è finita. È tempo di tornare alla casa di
cura”.
"Tadashi! Hiroshi!
Macciaooooooooooo! Quanto tempo!"
Vediamo Junko correre
incontro ai nuovi arrivati - che, a giudicare dall'abbigliamento, sono
medici -, abbracciandoli come fossero amici di vecchia data.
"Non sei cambiata
neanche di una virgola, eh Junko?" commenta il più basso dei
due, sistemandosi gli occhiali sul naso. "Sempre a ordire piani
sgangherati con tua sorella, ma ti pare il caso?"
"Ma io mi
annooooiooooo!" è l'infastidita, corrucciata risposta di
Junko, broncio compreso.
Io, Kyouko e gli altri
ci scambiamo l'ennesimo sguardo perplesso; poi prendo coraggio e chiedo
conferma ai nuovi arrivati: "Scusate, voi... voi siete medici?"
"Hai indovinato,
ragazzino" commenta l'altro, mentre prende in braccio l'altra sorella:
"Dai Mukuro, ti fai ancora fregare dai trucchetti di Junko?"
"Non sono trucchetti,
è il suo stand!" piagnucola quella che adesso è
solo una pallida imitazione della terribile Super Soldatessa.
"Chiamala pure barzelletta..."
è l'acido commento di Komaeda, detto ad alta voce; nessuno
di noi se l'è sentita di contraddirlo.
"Ma quindi...
è tutto finito? Così?"
"Vuoi che le liberi e
le lasci fare, ragazzino?" mi chiede il tizio nerboruto, a cui mi
affretto a rispondere negativamente: "Nonononono! È solo
che..."
"Solo che...?" incalza
il collega.
Noi tutti ci scambiamo
l'ennesimo sguardo pieno di punti di domanda.
"È che per
giorni ci hanno tenuti sul filo del rasoio..." confessa Sakura.
"E ci hanno fatti
combattere tra di noi" aggiunge Mondo.
"E facevano terrore
psicologico" ammette Aoi.
"E si sono comportate
come le più inquietanti delle criminali" conclude Kyouko,
aggiungendo quel tono di sarcasmo che alla (ormai ex?) Super Soldatessa
non sfugge, a giudicare dal ringhio sommesso. E a proposito di versi
animaleschi, Fenrir è ancora intento a giocare con la
pallina, riportandola a Mondo.
"Ma i medici pare non se ne
siano accorti... evidentemente non sono portatori di stand"
commenta Komaeda.
E pare liquidino la
questione come fossero solo voci o visioni.
...improvvisamente mi
viene un dubbio terribile.
Per l'ennesima volta
io e i miei compagni di sventura ci guardiamo.
Direi che abbiamo
pensato tutti la stessa cosa.
“Nononononononononononono.
Io penso, quindi esisto”.
Sei un po’
troppo pigna in quel posto, però.
“Appunto.
Non è forse la miglior conferma del fatto che non sono un
parto della tua mente malata?”.
E poi, in effetti,
quante probabilità ci sono che tutti noi soffriamo dello
stesso disturbo schizoide che ci porterebbe ad avere gli amici
invisibili?
“Ecco, vedi?
Siamo a posto”.
Sì, siamo a
posto. Forse.
Poi, casualmente, mi
metto a guardare le Ikusaba che vengono trascinate via. Mukuro
è silenziosa e cerca di dare ancora quell’immagine
sanguinaria e mortale di sé, fallendo malissimo; Junko
invece fa i capricci, come suo solito.
“Ma ma ma
ma… sono contenta di vedervi, eh! Contenta! Però
non potete farmi lasciare indietro i miei nuovi amici!”. E ci
indica.
Noi? I tuoi nuovi
amici? Meno droga nel caffé, per favore.
“E sentiamo,
perché non potresti?” le chiede quello che mi pare
si chiami Hiroshi.
“Perché
non ho ancora fatto combattere tutti i loro stand!”.
A parte che non
è vero. Comunque a nessuno importa.
“Oh, quindi
anche loro possiedono il tuo fantomatico spirito che noi comuni mortali
non saremmo in grado di vedere?”.
“Certo!
Mostrateglielo, per favore!”.
“No, non
serve. Ci credo. Ci credo”.
Lo sguardo da se potessi vi porterei via tutti
assieme a lei pare raccontarla diversamente.
“Capooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!”.
Urgh. Per essere
qualcosa che potrebbe non esistere fai un casino infernale.
“Va bene
Junko” si intromette l’altro mentre le infila la
camicia di forza “hai ragione, tutto quello che vuoi. Ora
però prendi le medicine”.
“Sìììììì!
Buone le medicine!”.
Kyouko mi si avvicina
e mi dice a bassa voce: “Vedendo il livello di pazzia in cui
sono cadute quelle due, devo dire che un po’ di dubbio
comincio ad averlo anch’io. Ma anche se fosse devo
ringraziarle, perché è solo grazie a quelle due
matte che ti ho conosciuto. E quello che ci è successo, vero
o falso che sia, mi ha permesso di scoprire quanta forza e quanta
nobilità d’animo si nascondono nei tuoi trenta
centimetri d’altezza”.
Oh insomma, la
smettete di sfottermi solo perché sono basso?
...comunque grazie per
i complimenti. |
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