Le Bizzarre Avventure di Makoto Naegi

di Walpurgisnacht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The battle of Kibougamine Academy ***
Capitolo 2: *** Ora si cominciano a far volare gli incisivi, gente ***
Capitolo 3: *** Scoperte, combattimenti, tensione amorosa e l'immancabile idiozia ***
Capitolo 4: *** Vai Naegicchi, adesso tocca a te far menare le mani ***
Capitolo 5: *** Piccoli Bob Marley, piccole sirenette e piccole cercatrici di notorietà ***
Capitolo 6: *** Per la congiura segreta prego, da questa parte ***
Capitolo 7: *** Freccia Freccina, non far la cretina ***
Capitolo 8: *** Farsi fare la ramanzina da uno stand: celo ***
Capitolo 9: *** The cat is fuor dal sack ***
Capitolo 10: *** Scusa, come hai detto che si chiama 'sta cosa? Empanada? Empoli? ***
Capitolo 11: *** Naegicchi Stranamore colpisce ancora ***
Capitolo 12: *** Capitolo in cui hanno un'improvvisa e discreta botta di culo ***
Capitolo 13: *** A quanto sembra oggi è la Giornata Internazionale del Vomito ***
Capitolo 14: *** In cui piovono colpi di scena come piovono rane arancioni ***
Capitolo 15: *** Macciao, Junkina cara ***
Capitolo 16: *** Un sacco di novità scoppiettanti per quello sfigato di Makoto Naegi ***
Capitolo 17: *** Più che un combattimento fra stand sembra una riunione condominiale ***
Capitolo 18: *** Salutate i nuovi arrivati, gemelline ***



Capitolo 1
*** The battle of Kibougamine Academy ***


Sono davanti all’ingresso della Kibougamine Gakuen.
Un edificio imponente che ospita alcune delle menti più acute dell’intera nazione. Ragazzi come me, anche se solo dal punto di vista dell’età, che probabilmente saranno i futuri leader di noi gente comune e che, si spera, ci porteranno a una nuova era di illuminazione e di prosperità.
E io, che sono il non plus ultra della mediocrità, cosa ci faccio qui davanti? Perché mi associo, seppur solo in maniera indiretta, con questi elementi che con uno con me hanno poco con cui spartire?
Succede quando vinci un’estrazione casuale fra chissà quante migliaia di studenti e vieni invitato alla frequentazione di un posto così esclusivo e che non si adatta a te.
La lettera che stringo arrotolata nella mano destra dice, in maniera più complessa di quanto sto per esporre, che ho avuto una fortuna sfacciata e da un qualche sistema aleatorio è uscito il mio nome. Pertanto eccomi qui, dove non penso di dover stare per l’evidente disparità.
Sono un ragazzo comune. Comunissimo. Noioso. Noiosissimo.
Non ho talenti particolari. Non ho scritto bestseller in cima alle classifica di vendite di tutto il Giappone. Non ho battuto alcun record in vasca corta. Non sono ricco sfondato. Nessuno mi chiama Ogre perché posso spaccargli la faccia con un dito.

No beh, non è proprio del tutto esatto.
Cioè, è vero che sono la normalità fatta persona. In tutto e per tutto. Però...
Mi chiamo Makoto Naegi. Ho sedici anni. Non sono un mutante, quindi niente raggi laser dagli occhi o artigli in adamantio che mi spuntano dalle nocche.
Ma ho uno stand.
E tu dirai “Sul serio, Naegi? Hai uno stand? Ma per favore, sarà frutto della tua immaginazione che cerca solo di compensare il resto del tuo banale essere. Uno sfigato come te non può avere uno stand”.
Eh no, ciccio. Lo stand ce l’ho eccome.
Cos’è uno stand, tanto per cominciare. Seguendo la definizione che ne dà il maestro Araki, lo stand è una manifestazione più o meno umanoide dell’anima e dello spirito combattivo del suo portatore. Ce ne possono essere di vari tipi, forme e dimensioni. Dai poteri più disparati. Solo i portatori possono vederli, salvo rare eccezioni. E generalmente vengono usati per riempirsi di botte.
Non il mio. Perché, per rimanere fedele alla linea, il mio non è uno stand prettamente portato al combattimento.
Il caro Teenage Dirtbag, così l’ho ribattezzato -cacchio volete? In JoJo BISOGNA dare un nome allo stand, meglio se è una citazione musicale o del mondo della moda- è infatti non esattamente… diciamo un peso massimo. Non voglio entrare nei particolari.
Oh beh, basta rimuginare. Sono in ritardo e la cerimonia d’apertura starà per cominciare. Meglio sbrigarsi.
Entro.
Appoggio il piede appena oltre la soglia d’ingresso…
Ehi, chi ha messo sostanze psicotrope nella mia colazione? No, perché vedo l’ingresso deformarsi e cominciare a girare su se stesso.
E non è la sola cosa a girare. La mia testa va presto a fargli compagnia.
Aiuto, l’equilibrio… mi viene da vomitare…
Sul… serio? Al primo… passo…
Lo svarione cresce.
Non lo tengo più.
THUD.

Quando mi sveglio, la testa mi fa un male cane. È come se avessi un concerto di tamburi tra le sinapsi e mi sta facendo impazzire… ma anche con la testa dolorante noto che qualcosa non va.
Sono in un’aula. Come diamine ci sono arrivato?
Mi guardo attorno cercando di mettere a fuoco la stanza, quando comincio a ricordare: ero davanti alla Kibougamine, stavo per varcarne la soglia e… bum. Black out.
Devo essere svenuto, anche se non so per quale motivo: la colazione stamattina l’ho fatta, non ero così nervoso da rischiare un mancamento… non mi vengono in mente altre ragioni.
Beh, rimanere qui a farmi domande è inutile, tanto vale uscire e vedere se trovo qualcun altro. Mentre mi alzo noto il mio stand, Teenage Dirtbag, fluttuare lungo i muri, e mi accorgo che le finestre sono sbarrate con lastre d’acciaio e bulloni.
Ma che diamine…?
Mi avvicino ad osservarli meglio e provo persino a svitare un bullone, senza successo. Perché qualcuno si è premurato di sbarrare le finestre? Non riesco a trovare una ragione, ma non voglio nemmeno rimanere qui per scoprirlo, quindi mi rivolgo al mio stand: “Puoi fare qualcosa per queste finestre?”
“Temo di no.”
“Come no?”
“Ci ho provato, ma qualcosa mi impedisce di manipolare gli oggetti sulle pareti!”
Ecco, ora sono seriamente nervoso: Teenage Dirtbag in genere può dare vita agli oggetti inanimati e usarli a piacimento… ma se dice che “qualcosa glielo impedisce”, cosa cavolo faccio?
“Beh… possiamo sempre uscire dalla porta, al momento” continua lui, indicando la porta dell’aula - che proprio mi era sfuggita. Bravo Makoto, cominciamo bene…
Annuisco imbarazzato e mi avvio ad aprirla: il corridoio è deserto e anche decisamente lugubre. Però rimanere chiuso in aula non ha senso, quindi esco e comincio ad esplorare i dintorni, finché non mi ritrovo di nuovo all’entrata dell’accademia… e scopro di non essere solo.
“A quanto pare siamo in quindici…”
“Oh, ma ne ha uno anche lui, allora!”
“Ehi, il tuo cosa fa?”
Che… che cosa? Di cosa parlano?
“Credo stiano parlando di me”.
Eh?
Mi volto verso di lui e lo vedo grattarsi i suoi capelli bianchi con aria corrucciata.
“Quindi… possono vederti?”.
“Direi di sì. A meno che non si riferiscano a qualcos’altro. Ma non credo”.
“Ma questo vorrebbe dire…”.
“... che anche loro sono portatori, sì. E l’averti chiesto cosa faccio te lo avrebbe dovuto far capire subito”.
Non ci voglio credere. Lo stand, l’unica cosa di cui andavo realmente fiero, l’unica cosa che mi distingueva dalla massa, l’unica cosa che potevo sfoggiare col petto gonfio e la testa alta… e poi mi ritrovo una pletora di coetanei che, con estrema nonchalance, mi chiedono cosa faccia il mio.
Ma si può avere una sfiga simile?
“Sai che sono un maestro, nella sfiga”.
Shhhh. Non ricominciare con quella stupidaggine del ciclo perpetuo di fortuna e sfortuna che avresti. Sono tue illusioni prive di fondamento concreto. Anche perché sei solo un diavolo di stand, mica una persona in carne ed ossa.
“Tsk. Non sminuirmi in questo modo. Io ho…”.
E fai un po’ di silenzio. Anzi, tornatene dentro che hai già fatto troppi danni.
Lo ritiro nonostante le proteste. Sento gli sguardi degli altri su di me.
“Allora, nuovo arrivato? Stai abusando la stimata pazienza dello stimato Byakuya Togami. Ti è stato chiesto che potere ha il tuo stand. Rispondi” dice un tizio biondo facendosi avanti. Urgh, com’è che emette questa impressionante aura di snobismo?
“Togami-san, lascialo un po’ respirare. Non vedi quant’è teso?”.
“Io dico che se la sta facendo addosso da quando ha capito che non è più l’ometto speciale unico possessore di stand”.
“Le capacità sue e del suo stand verranno testate sul campo di battaglia, come quelle di noi tutti”.
“Naegi-kun! Naegi-kun!”.
Uh? Quest’ultima voce che sento della retrovie… mi sembra di riconoscerla.
Si fa largo… wow, che bella ragazza.
La riconosco. È Sayaka Maizono, la Super Idol. Nonché mia compagna di scuola alle medie.
E, a quanto pare, portatrice di stand.
“Maizono-san! Non credevo di rivederti qui, in questa situazione paradossale”.
“Paradossale perché siamo imprigionati in questa scuola a prova di stand… o paradossale perché ti sei appena accorto che sei circondato da altri portatori?”.
Sì, ma fate pure. Continuate pure a prendere a colpi di fionda il mio povero ego ferito.
Timidamente rispondo che è un po’ di entrambe le cose. E lei, dimostrando scarsissima empatia, dice che non ci crede e che è convinta sia solo la seconda.
Grazie, sul serio grazie. La prima faccia nota che vedo in questa calca di potenziali nemici si diverte a sfottermi.
“No, non ti sto sfottendo”.
Eh?
“Maizono-san, questo…”.
“... è il potere del mio stand”.
“D-Davvero?”.
Ridacchia: “No, ho solo un buon intuito. E comunque davvero, non era mia intenzione ridere di te. Era solo una battuta per stemperare”.
“Capisco…”. Lascio cadere il discorso, anche perché ho altre cose da chiederle.
Con gentilezza la prendo per il braccio e la porto in disparte.
“Ma quindi è vero?” chiedo, più timoroso di quanto vorrei “È vero che tutti loro… sono portatori di stand?”.
Si prende un attimo prima di rispondere. Probabilmente è per decidere quanto intende essere brutale: “A quel che ne so sì, nessuno escluso. Alcuni l’hanno tirato fuori, ovviamente non mostrandone i poteri, e nessuno si è minimamente stupito del fatto”.
Male, ciò è male. Molto male.
Perché non so quanto mi piace l’idea di essere sigillato in quattro mura in compagnia di gente potenzialmente molto, molto, molto pericolosa. Forse sì, forse mi sto calando troppo nell’atmosfera dello shonen da combattimento… ma meglio pensar male che ritrovarsi con un buco nello stomaco.
“Non sai dirmi altro di utile, Maizono-san?”.
“Dipende da cosa intendi per utile, Naegi-kun”.
Uhm. No, ho idea che da lei non otterrò niente di più. Vuoi perché non sa cosa voglio sentirmi dire, vuoi perché preferisce tenerselo per sé. La seconda possibilità non è delle più confortanti.
“Va beh, non importa. Torniamo dagli altri”.
Sorride nel concordare. E io reprimo a stento un brivido.
Riprendono i chiacchericci vari da cui ci eravamo allontanati. Presentazioni, sfide a chi ha lo stand più sbirluccicoso, prese in giro. Amenità del genere.
Poi, senza preavviso alcuno, risuona una voce.
“PIM POM PAM POOOM! Pronto, pronto? Ma funziona quest’affare? Oh beh, spero di sì perché non avrei voglia di ripetere. Salve, cari miei studenti. Sono il vostro preside. Direi che con i convenevoli avete concluso, quindi perché non vi dirigete a spasso spedito verso la palestra? È ora della cerimonia d’apertura”.
Lo schermo da cui ha origine questo sgraziato ordine non riporta alcuna immagine, solo disturbi statici.
Andiamo bene. Un preside misterioso che ci convoca per una fantomatica cerimonia d’apertura in un’accademia chiusa a tripla mandata. E piena fino a scoppiare di portatori di stand.
Com’è che ho una pessima sensazione?
“Suvvia capo, non temere. Se la situazione attuale, come temi, è davvero la malasorte che ti perseguita… presto arriverà una botta di fortuna stratosferica”.
Komaeda, ma vedi di andare a quel paese. Tu e le tue fissazioni del menga.
“A parte che solo io posso chiamarmi così perché è il nome che mi sono scelto… mi offendi. E poi sai che ho ragione”.
Sì certo come no.
Con gli altri che pian piano cominciano a sciamare verso l’obiettivo stabilito dal nostro preside invisibile, mi ritrovo presto solo nell’ingresso.
Bof. Vediamo che succede.
Mi avvio.
Giunti in palestra, ad attenderci c’è solo un palco con un leggio e un microfono; mi guardo attorno in attesa che qualcuno venga a parlarci, e intanto studio i miei compagni di sventura: un biker dal pompadour più assurdo che abbia mai visto, una ragazza più muscolosa di Kenshiro, una gothic lolita, un tizio coi rasta che sembra decisamente più vecchio di noi… di sicuro siamo un gruppo parecchio eterogeneo. Inevitabilmente comincio a chiedermi come siano i loro stand, che poteri hanno, che aspetto hanno, se…
“Se non si mostrano non lo sapremo mai, e quindi siamo in svantaggio. La sfortuna incombe su di noi.”
...se hanno la lingua lunga come il mio.
“PIM POM PAM POOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!”
La stridula voce di poco prima mi distrae dai miei pensieri. Mi volto verso il palco e quello che vedo è… un orso.
Un orso bianco e nero dagli occhi rossi.
Io e i miei compagni ci scambiamo sguardi perplessi - e non so loro, ma io mi sento preso in giro.
Un’orso, sul serio?!
“Buongiorno a tutti, miei piccoli prodigi, e benvenuti alla Kibougamine Academy! Come sapete, siete stati selezionati in quanto siete i migliori nel vostro campo - anche se mi chiedo come si possa essere i migliori ricconi del mondo, ma non fa niente!”
Una smorfia da parte del ragazzo biondo con gli occhiali mi fa capire che il Super High School Level Scion dev’essere lui, Byakuya Togami. Sì, ieri ho passato il pomeriggio a leggere le schede di tutti quanti.
“Un… un orso che parla?!”
“Non è possibile!”
“Calma, calma, sarà sicuramente un giocattolo telecomandato o qualcosa del genere…”
“Per prima cosa, ZITTI TUTTI! Seconda cosa non sono un giocattolo, ma il vostro preside Monokuma!”
Rimaniamo tutti in silenzio a fissare l’animale, o giocattolo, o quel che è. La situazione è sempre più bizzarra.
“Bene, vedo che ci siamo chiariti” annuisce, “quindi… dov’ero rimasto? Ah, sì! Come dicevo, siete qui perché siete i migliori nel vostro ambito… ma soprattutto, perché siete tutti portatori di stand.”
C-cosa? E come fa a saperlo?!
“Credo sia un portatore di stand lui stesso” interviene Teenage Dirtbag “anche se non ne sono sicuro.”
“Come fai a non esserne sicuro?” sussurro.
“È difficile da spiegare” risponde lui, “sento che ha un qualche tipo di legame con uno stand ma non avverto la presenza di quest’ultimo… come se il suo stand lo usasse qualcun altro.”
Fantastico, davvero fantastico.
“Da questo momento in avanti” prosegue l’orso, “voi ragazzotti stand-dotati vivrete qui alla Kibougamine… per sempre!”
“Per sempre?!”
“Cosa? Starai scherzando spero!”
Chi urla, chi si dispera, chi vorrebbe picchiare a sangue Monokuma. Io invece sono troppo scioccato per intervenire, come diamine fa a sapere che abbiamo tutti uno stand? E che intenzioni ha?
“FATE SILENZIO!”
I presenti si zittiscono e si voltano di nuovo verso il palco.
“Bene, ora che ho di nuovo la vostra attenzione… come ho detto, voi vivrete qui per sempre. Ma c’è una… scappatoia, per così dire.”
“Sarebbe?” chiedo, dato che odio le pause piene di suspance.
“L’unico modo per uscire di qui è… vincere lo Stand Tournament!”
“...il che?”
“Lo Stand Tournament!” ripete Monokuma, “Tutte le info al riguardo stanno dentro il depliant che vi ho amorevolmente lasciato in aula!” trilla, piroettando su se stesso.
Quale depliant?
“Quello sul banco” interviene di nuovo Teenage Dirtbag, “era accanto a quello su cui ti sei svegliato.”
“...e ti costava tanto avvisarmi?” ringhio, cercando di non farmi sentire.
“Non credevo fosse importante!”
Bah. Non credeva fosse importante. Ma dico io, si può? Si può avere uno stand così poco collaborativo?
“Guarda che ti sento anche se pensi e basta”.
Guarda che lo so. Almeno ho il diritto di lamentarmi nella mia testa o anche per quello devo chiederti un permesso in tripla carta bollata?
“Ma no, figurati. Fai pure”.
Tsk. Grazie della gentile concessione.
“Va bene, marmaglia. Per ora ho detto quello che avevo da dire. I combattimenti cominceranno domani e gli accoppiamenti vi verranno comunicati sul momento, così da evitare pastette e combine strane. Però niente vi impedisce di poter cercare di eliminare la concorrenza in maniera… diciamo poco ortodossa”.
“Cosa intendi con poco ortodossa, orso di merda?”.
“Fai muovere un po’ le rotelline, Oowada. Mettiamola così: una visita notturna in camera di qualcuno, un sano pestaggio portato alle sue estreme conseguenze… et voilà, un possibile avversario in meno”.
Che… che cosa? Ci staresti suggerendo… di ammazzarci a vicenda?
“Non stai sottintendendo un… un omicidio, vero?” chiede Maizono, dando voce ai miei dubbi.
“Forse. Non dipende da me. Io vi lascio la porta aperta, poi sta a voi decidere se e come muovervi. Da parte mia non avrò da ridire se domani doveste essere in numero minore rispetto a oggi, ecco”.
“Questo sviluppo è piuttosto inquietante, capo”.
Non posso darti torto. Non mi piace, non mi piace per nulla.
“Dovremo fare molta attenzione. Ognuno di loro è un potenziale nemico”.
Non che prima fossero tanto meglio, se proprio vogliamo.
“No, in effetti no. Ma adesso… adesso ci si può uccidere in libertà anche al di fuori del torneo”.
Ci penseremo poi, ok? E comunque non intendo farmi imprigionare dalla paranoia e guardarmi le spalle anche al bagno. Non posso dire di essere tranquillo e senza preoccupazioni, però non dev’essere neanche il regno del terrore e della diffidenza. Ad esempio non voglio credere che Maizono-san possa arrivare a pugnalarmi nella schiena.
“In base a cosa lo dici? La conosci superficialmente e il vostro rapporto risale ormai ad anni fa. Cosa ti fa credere che nel frattempo non possa essere diventata il tipo di persona capace di sgozzarti nel sonno?”.
Non… non ci voglio pensare, va bene?
“E invece dovresti, capo. Ne va di entrambi i nostri scalpi”.
Poi.
“Coprirti le orecchie per non stare ad ascoltarmi non cambierà nulla, lo sai”.
POI.
“Va bene, va bene”.
Sarà meglio. Fino a prova contraria è il portatore a decidere, non lo stand.
Monokuma si eclissa, non prima di averci ricordato un’ultima volta i punti cardini del suo programma scolastico: torneo fra stand, il cui vincitore si guadagnerà il diritto alla libertà, e possibilità aperte su come esautorare la concorrenza. Anche in maniera definitiva.
Sospiro.
La mia vita fa schifo.

“Ma quindi dovremo combattere tra di noi?”
“C-combattere? Dici uno… scontro?”
“Uno scontro tra stand! Figata!”
“Ordine, ordine!”
“Oh, ma sta zitto!”
Povero Ishimaru-san, lui ci prova anche a mantenere civili i toni della discussione, ma nessuno vuole saperne di dargli retta. Sospiro, guardandomi un po’ attorno: abbiamo perlustrato un po’ l’edificio, scoprendo che ci sono altri piani al momento inaccessibili; al piano terra sono presenti la caffetteria (eletta a sala riunioni, apparentemente), una fornitissima cucina e una ancor più fornita stanza delle provviste; sono inoltre presenti una sala audiovisivi, uno spaccio, un inceneritore, la palestra, una lavanderia e i dormitori. Ci sono anche una sauna e un’infermeria, ma al momento sono chiuse come le scale per gli altri piani. Oh, c’è anche una strana porta rossa ma anche quella, neanche a dirlo, è chiusa.
Insomma, siamo rinchiusi dentro l’accademia senza nessuna via di fuga e abbiamo pure poco spazio in cui muoverci. Mi sento un criceto dentro la gabbietta.
“È la sfortuna che incombe su di me e anche su di te.”
Ci mancava solo il mio stand tendente all’emo.
Lo ignoro e gli impongo di rimanere nascosto e in silenzio, quando una frase attira di nuovo la mia attenzione sulla discussione.
“Chissenefrega di quello che dice l’orso! Siamo portatori di stand, ordiniamogli di abbattere un muro e scappiamo!”
“Mi spiace deluderti, Kuwata-san, ma i nostri stand hanno le mani legate in questo caso” mi intrometto.
“Uh? E tu che ne sai?”
“Il mio stand ci ha provato, quando mi sono svegliato in quell’aula, ma… c’è qualcosa che gli impedisce di farlo” rispondo, omettendo il dettaglio che è stato proprio Teenage Dirtbag a dirmelo. Magari sono paranoico, ma preferisco che al momento non sappiano che è uno stand senziente.
“Ma che baggianate vai dicendo?” bercia Kuwata, ma si zittisce quando vede Oogami-san voltarsi verso di lui: “Mi duole confermare quanto ha detto Naegi-kun, anche il mio stand ha confermato che c’è qualcosa di strano sulle pareti dell’edificio.”
“Idem con patate” si intromette Oowada, “anche il mio Dio Brando ci ha provato ma… niente.”
“Insomma, siamo bloccati qui…” commenta Asahina con un’espressione che definire depressa è quasi riduttivo.
“...e domani cominceranno gli scontri” le fa eco Fujisaki, altrettanto preoccupata.
“Oh, io non vedo l’ora di menare un po’ le mani” commenta Oowada, attirandosi le ire di Ishimaru che non approva certi modi di fare. E la discussione ricomincia.
Mentre li osservo azzannarsi noto con la coda dell’occhio una ragazza che se ne sta in disparte: capelli lunghi lilla, aria seria, silenziosa. Decido di mettere da parte la mia timidezza e provo a scambiare due parole con lei.
“Uh… Kirigiri Kyouko?”
“Hm?”
“Sei… sei tu, giusto? Almeno stando alle schede sul sito dell’accademia…”
Lei non proferisce parola, limitandosi ad annuire. Siamo di poche parole, eh?
“Oh b-bene, temevo di aver fatto una gaffe” ridacchio, e dalla sua espressione assolutamente neutrale ne deduco che l’ho fatta comunque. Decido di ritentare: “Co… come mai non prendi parte alla discussione?”
“Non ho molto da dire al momento” commenta lei, pacata “e preferisco avere informazioni certe prima di dire qualcosa. Qualunque cosa.”
“Wow, ragazza glaciale.”
L’hai detto, Dirtbag.
Non faccio nemmeno in tempo a pensare ad una risposta che la vedo dirigersi verso la porta della caffetteria.
“E-ehi, Kirigiri-san! Dove vai?”
“Te l’ho detto, mi piace avere prove sicure in mano prima di aprire bocca. E ora voglio indagare più a fondo sulla cosa che tiene gli stand lontani dalle pareti” replica, uscendo dalla porta e svoltando a destra.
“Aspetta, vengo con… cosa?”
Esco in corridoio, ma di Kirigiri non c’è traccia, solo le ombre sinistre che rendono questo posto stranamente inquietante - nel caso le lastre d’acciaio alle finestre non bastassero.
Quanto diamine è veloce per essere sparita così?
“Non necessariamente è questione di velocità…”.
Che intendi? Non credo di seguirti.
“Hai pensato all’eventualità che possa aver usato il proprio stand per andarsene?”.
Ma come? Qui non c’è nulla.
“Innanzitutto non serve per forza qualcosa. Potrebbe trattarsi di spostamento istantaneo, ad esempio. E comunque non è esatto dire che qui non c’è nulla”.
Parli di…
“... delle ombre. D’altronde sai bene che gli stand conferiscono poteri a dir poco fuori dalla norma. Guarda me”.
Devo ammettere… che ha senso, sì. Inoltre si sposa bene con il suo tenersi in disparte.
“Vedi? Tornerebbe”.
Già.
“Tienilo bene a mente, capo. Potrebbe tornarci utile se sarà il nostro primo avversario nel torneo”.
GLOMP.
Più restiamo qui, meno questa storia mi piace.

Passo una notte tormentata, dormendo pochissimo per via del timore di vedermi spuntare in camera qualcuno con un coltellaccio affilato.
La mattina, dopo una rapida doccia, ricevo la convocazione da parte di Ishimaru-san per un’ennesima riunione in caffetteria.
Di cosa può voler parlare ancora? Abbiamo sviscerato ogni possibilità, in merito a una fuga.
Oh beh, male non può fare. Spero.
Mi vesto un po’ svogliatamente, non ho poi tutta questa smania di perdere tempo.
Una volta giunto in caffetteria, vedo che è ancora quasi del tutto deserta. Ci sono solo il succitato Ishimaru, Oogami, Fujisaki e Kirigiri. Quest’ultima, seduta un po’ distanziata dagli altri, mi rivolge un veloce sguardo prima di distogliere l’attenzione.
“Hai fatto colpo con la regina di ghiaccio, capo. Hai fatto colpo!”.
Ma vedi di stare un po’ zitto.
“Sei il primo a cui dedica una seppur veloce occhiata. Dovresti sentirtene onorato”.
Onorato è una parola grossa. Ma un pochino ino ino mi fa piacere…
“Il colpo di fulmine è reciproco! Yuhuuuuuuuuu!”.
… sei veramente un cretino senza speranza.
“Grazie del complimento”.
Bah. Non so perché sto ancora a perdere tempo con ‘sto disgraziato.
Mi accomodo al fianco di Fujisaki, non prima di aver salutato tutti. Attendiamo un po’ e pian piano, con i loro tempi, gli altri affluiscono nella sala.
Quando finalmente siamo tutti presenti…
“Compagni di classe! Siamo qui riuniti per…”.
“Chi cazzo ti credi di essere, eh? Non sei il mio boss!” salta su Oowada, rinforzando l’immagine che mi sono fatto di lui e del suo essere testa calda. Fra l’altro riesce a dare in escandescenze senza rompere la sua comoda posizione con le gambe stravaccate sul tavolo.
“Per favore Oowada, non è il caso di fare i gradassi inutilmente. Inoltre non prendertela con Ishimaru, l’idea di trovarci qui è venuta a me” è l’imperiosa voce di Oogami a sovrastarlo.
Ci rivolgiamo tutti a lei, alcuni a parole e altri senza.
“Credo di dovervi una spiegazione, dunque” commenta tranquilla alzandosi, le braccia rigorosamente conserte “La spiegazione è in realtà semplice: mi interessava sapere come intendete comportarvi di fronte al torneo”.
“In che senso?”.
“Volete partecipare?”.
Lo sconcerto prende velocemente piede fra i presenti. Alcuni chiedono cosa intende, altri si fanno le nocche affermando che non solo intendono partecipare ma intendono vincere, altri ancora se ne stanno in silenzio ma sulle loro facce si legge chiaramente che non hanno capito molto della domanda.
Alla fine, dopo circa un minuto di totale confusione, è di nuovo Oogami a parlare: “Va bene, devo chiedervi di smetterla. Lasciate che mi spieghi meglio”.
“Spiegati, spiegati!”.
“Onestamente io non ho nessuna intenzione di sottostare all’assurda richiesta di Monokuma. Un po’ perché non mi piace affidarmi al mio stand per… motivi personali, un po’ perché credo che sarebbe meglio da parte nostra fare fronte comune e cercare di contrastarlo invece di accondiscendere a una proposta così priva di senso”.
C’è un attimo di silenzio, intervallato solo da rumori inconsulti.
Poi arriva, come un fulmine a ciel sereno: “Io penso che, almeno per ora, ci convenga seguire le linee guida del preside”.
K-Kirigiri?
“E perché dovremmo, di grazia?” chiede Celestia, facendosi largo tra le voci innervosite degli altri.
Kyouko sospira, probabilmente convinta di aver appena ricevuto la domanda più stupida dell’universo: “Perché al momento non abbiamo alcuna informazione utile su chi si cela dietro questa situazione. E converrai con me che muoversi alla cieca in questo momento può essere controproducente per noi…”
Il non troppo velato insulto deve aver fatto centro, perché l’espressione di Celes è quella di chi sta lanciando maledizioni su di te, sui tuoi avi e sulla tua mucca.
Prima che le salti alla gola mi intrometto, nella speranza di stemperare la tensione: “Quindi cosa suggerisci di fare, Kirigiri-san?”
“Stiamo al suo gioco, come ho già detto” risponde, “e nel frattempo indagheremo sull’identità del mastermind e del perché i nostri stand non possono toccare i muri.”
“A me sembra solo una gran cazzata!” è il fondamentale contributo di Oowada.
“Concordo!” si accoda Leon.
Poco a poco anche altri manifestano il loro dissenso, seguiti a ruota da chi invece ritiene l’idea di Kirigiri sensata… e la caffetteria si trasforma in un tribunale, di quelli che si vedono solo in certi programmi tv dove i vicini di pianerottolo vanno ad accusarsi a vicenda delle scale sporche.
“Mi sa che il tuo tentativo di calmare gli animi non è servito…”
Ma dai, Komaeda? Non l’avrei mai detto.

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Capitolo 2
*** Ora si cominciano a far volare gli incisivi, gente ***


L’atmosfera in caffetteria è calda. Sono alcuni minuti che osservo meditabondo i miei compagni, tutti intenti a darsi addosso e a insultarsi in maniera colorita.
E io che speravo di riuscire a portare un minimo d’ordine. Ma tutti i miei tentativi cadono nel dimenticatoio.
“Basta, ho deciso! Spacco la faccia a tutti voi e vi lascio per terra a tenervi le mandibole fratturate mentre io e Dio Brando ce ne andiamo!”. E quando Oowada-san dice questo si sente un verso… agghiacciante.
È difficile descriverlo bene, ma suona come un angoscioso e delirante WRYYYYYYYYYYYYYYY.
“Che… che cos’era quella roba?” chiede qualcuno.
Nessuna risposta.
“Adesso finitela di fare i pagliacci” si impone di forza Kirigiri-san, riuscendo non so come a zittire tutti gli altri.
C’è un istante solo di silenzio. Poi, al primo accenno di ripresa della maretta…
“Basta, ho detto. Ascoltatemi senza disturbarmi per più di dieci secondi se ne siete in grado”.
Come a voler dare seguito a quanto detto si ammutolisce a sua volta, mettendoli alla prova. Prova che riescono a superare contro ogni aspettativa sensata.
Corroborata dalla vittoria, Kirigiri riprende parola: “Bravi scolaretti. Invece di perdere tempo in puerili litigi che non ci portano da nessuna parte se non più in profondità nella laringe del mastermind, avreste dovuto farmi finire di spiegare…”.
Cenni di assenso, tranne che dai più scalmanati.
“Quel che ho affermato prima, cioè che a mio giudizio ci conviene sottostare alle regole imposteci da Monokuma almeno nel breve termine, deriva da una domanda che mi sono posta già ieri: chi o cosa ci assicura che quell’orso mantenga la parola riguardo al fare uscire il vincitore? Al momento non abbiamo nessun dato in mano a potercelo confermare. Pertanto ritengo più conveniente per la nostra salute collettiva dargli quel che vuole e guadagnare tempo per poterlo appurare. Anche perché non abbiamo reali alternative senza vie di fuga praticabili”.
No… non mi piace quel che sto sentendo…
“Scusa se mi permetto, Kirigiri-san” intervengo “ma quanto dici è… lo trovo crudele”.
“Crudele? In cosa, Naegi?”.
“B-Beh… si tratta pur sempre di combattimenti all’ultimo sangue…”.
“Ultimo sangue? Dove ho specificato che i combattimenti devono essere all’ultimo sangue? Anzi, sono favorevole a una risoluzione il più possibile pacifica e col minimo spargimento di denti e ossa rotte. Per questo vedo come ottimale essere tutti d’accordo sulla linea d’azione da seguire, per ridurre più che si può gli incidenti. Inoltre sospetto che alcuni di voi abbiano degli stand… non esattamente portati per questo genere di cose”.
“Sono io, capo. Sono proprio io!”.
Non essere egocentrico. Non ha la minima idea di cosa sei o non sei capace di fare. E poi sta parlando in via ipotetica.
“Tu in prima fila, Kyouko”.
La voce proviene dalle nostre spalle. Ci voltiamo in massa e, come ci si poteva aspettare, il ghigno di Monokuma fa bella mostra di sé all’ingresso.
“Non so a cosa tu ti stia riferendo” risponde l’interpellata con tranquillità.
“Oh suvvia” riprende l’orso avanzando nella nostra direzione “Mi vuoi convincere che Beautiful Stranger sia uno stand versato per il combattimento? Non si dicono le bugie Kyouko, ti si allunga il naso e ti si accorciano le gambe”.
Credo di essere l’unico a buttare l’occhio su di lei quando viene nominato il suo stand.
E quindi credo di essere l’unico a notare una leggerissima crepa nella sua maschera.
“Non hai proprio niente da dire, upupupupu?” insiste, piroettandole attorno. Se l’avesse fatto a Oowada credo si sarebbe beccato una pedata sul muso.
“Qualunque sia il potere del mio stand, non sono cose che ti riguardano” replica Kyouko, spostandosi una ciocca di capelli con la mano, “a meno che non ci si scontri al torneo, è chiaro.”
E così dicendo, fa la sua plateale uscita dalla caffetteria.
“Questo sì che è stile” commenta Dirtbag, e io non posso che dargli ragione.
“Ehi! Ehi, Kirigiri! Non ti ho dato il permesso di andartene!”
Però. il nostro preside digerisce male certe prese di posizione.
“Torna qui, dannat-ARGH!”
“Taci, rottame” lo zittisce Oowada con un calcio. Vedo e prevedo, a quanto pare.
“O forse è solo quel buzzurro ad essere prevedibile.”
...anche.
Lascio Oowada a fare le boccacce all’altoparlante (che lo rimprovera per aver distrutto una proprietà della scuola), esco dalla caffetteria e mi fiondo a cercare Kirigiri, voglio approfondire questa sua idea di…
“Sapevo mi avresti seguita.”
“K-Kirigiri-san! Mi hai fatto prendere un colpo!”
Lei abbozza un sorriso ed esce dall’angolo in cui era nascosta - per far morire di paura me, evidentemente.
“Che principessa.”
Oh, taci.
“Volevi dirmi qualcosa, immagino” prosegue lei, con uno sguardo che oserei dire divertito.
“B-beh, volevo solo capire meglio la tua idea per il torneo…”
“Intendi il metterci d’accordo tra di noi?”
Faccio un cenno d’assenso con la testa e lei mi osserva in silenzio, per poi cominciare a camminare apparentemente senza meta lungo i corridoi.
“Non c’è molto da dire, in realtà: se vogliamo avere qualche speranza di uscire integri dagli scontri la cosa migliore è accordarsi tra di noi.”
“Uh… come gli incontri di wrestling pilotati?”
“Qualcosa del genere.”
“Hm, però…”
“L’idea non ti convince?”
“No, è che… per fare una cosa del genere dovremo rivelare i poteri dei nostri stand” commento, “e ho idea che qualcuno potrebbe non essere d’accordo.”
“Non ne dubito” conferma con un piccolo sospiro “Figurati se quello scimmione di Oowada si priva di un sano scazzottamento in piena regola. Ma in realtà…”.
“In realtà?”.
Pausa drammatica. L’ho già detto che odio le pause drammatiche?
“Sarà per questo che io le adoro, allora”.
Zut.
“In realtà… semplicemente non è necessario organizzarsi fino a questo punto. È sufficiente assicurarsi che gli scontri non vengano portati a conseguenze tragiche”.
Uh? Non ti seguo.
“Scusa? Non riesco a capire cosa intendi”.
Uno sbuffo. Siamo a due fra gaffe e spiegoni per bambini ritardati.
“È tutta salute, capo. Tiri fuori la ragazza dal suo guscio”.

“Intendevo dire che non serve stabilire a priori chi vince e chi perde. La cosa importante è avere la totale garanzia che in due entrano e in due escono, tutto qui. Se poi qualcuno dovesse prendersi un po’ troppo sul serio in questa cosa… beh, basta che non ci scappi il morto. Anche perché uno come il sopracitato Oowada, se non gli si dovesse concedere il minimo sindacale, non lo vedo troppo propenso a seguire la mia idea”.
Oh. Ora sì che capisco. E devo ammettere che l’intuizione è saggia, soprattutto tenendo conto del caratterino tutto pepe del nostro amico con la cresta.
Eppure…
“Ti chiedo scusa per aver definito la tua trovata crudele, prima. Adesso capisco che non è così. Però… però...”.
Mi fermo, lei fa altrettanto.
“Cosa ti cruccia, Naegi?”. Fra balbettio e sguardo spaesato dovrò apparire ridicolo.
“Come puoi essere sicura che tutti saranno d’accordo con quanto proponi? È un esporsi in modo azzardato, sia con Monokuma e sia con i nostri compagni meno… accondiscendenti. Ad esempio…”.
“Stai per citare Celestia e Togami”. Non è una domanda, lo dice sicura.
In effetti erano i nomi che mi sono balenati in testa. Confermo con un cenno.
“Ho la netta sensazione che due come loro sguazzino in una situazione del genere” ribadisco la conferma.
“Probabile. Sono infatti le possibili scheggie senza controllo. Facile prevedere che entrambi, per ragioni e con scopi probabilmente agli antipodi l’uno dall’altra, si opporranno più o meno attivamente. Al contrario ad esempio di Oogami che, nonostante l’aspetto imponente e piuttosto spaventoso, mi sembra proprio il tipo di persona che potrebbe trovarsi d’accordo con me nonostante la sua intenzione originale”.
“C-Come intendi affrontare il problema, Kirigiri-san?” le chiedo diretto, guardandola negli occhi.
Lei, evidentemente abituata a farsi squadrare, non accenna al minimo imbarazzo o desiderio di scostarsi: “Non possiamo essere sicuri di nulla con loro. Che tu ci creda o no io mi reputo una buona giudice di carattere e da quei due percepisco solo… vibrazioni negative, se mi è concesso fare la poetessa mancata”.
“Quindi? Mi sembra di capire che è fondamentale, nell’economia del tuo piano, che ci sia la maggior armonia possibile fra tutti noi. E con la presenza di elementi simili…”.
“Andranno convinti. O, se ciò dovesse rivelarsi impossibile, tenuti d’occhio. E penso di avere bisogno del tuo aiuto in questo”.
La richiesta mi… spiazza? Congela sul posto? Non lo so.
“Sei eccitato, capo. Eccitato. Ti avviso sin da ora, se riesci a farla cadere fra le tue braccia con quel tuo charme da cucciolino preparati a un TIR intero di sfiga in testa”.
Vuoi… vuoi tacere, cretino che non sei altro?
“Non dico che sei eccitato tanto per dire. So trasformare la materia inanimata in animata, vuoi che non mi accorga di un’erezione…”.
SEI ORRIBILE.
“Forse. O forse ho solo ragione”.
“Naegi? Tutto bene?” mi chiede Kirigiri-san, scuotendomi dai miei bellissimi monologhi interiori con una parte di me. Freud sarebbe entusiasta di lavorare su di noi.
“S-Sì, scusa… mi sono distratto un attimo”.
“Ho bisogno del tuo aiuto. E, prima ancora, di potermi fidare di te in tutto e per tutto. Mostrami il tuo stand”.
C-come…?
“Ha detto stand, capo. STAND.”
S-sì, ho capito cosa ha detto!
“Mi raccomando, tiralo fuori tutto… lo stand.”
Ma vedi se non doveva capitarmi pure lo stand con il senso dell’umorismo becero!
“Allora, Naegi?”
“Ehm, sì” balbetto, sforzandomi di riprendere controllo di me stesso “però…”
“Però cosa?”
“Però… questa prova di fiducia non può essere a senso unico. Anche tu devi mostrarmi il tuo stand” dico tutto d’un fiato, ed è la prima cosa intelligente che riesco a dire a Kirigiri.
Quest’ultima mi squadra in silenzio per qualche secondo, come suo solito, poi abbozza un sorriso: “Quel che è giusto è giusto. Beautiful Stranger!”
Sul momento non sembra accadere nulla, quando all’improvviso vedo una delle ombre nel corridoio muoversi… e avanzare verso di noi.
“C-che diamine…!”
La macchia d’ombra continua ad avvicinarsi, e comincia a cambiare forma: dapprima solo un piccolo rigonfiamento sulla superficie della pozza nera, poi una mezza sfera che continua ad ingrandirsi finché, arrivata alle spalle di Kirigiri, assume una forma vagamente umanoide.
“Questo è il mio stand, Beautiful Stranger. Come penso avrai intuito, il suo potere ha a che fare con le ombre.”
“Può usare le ombre per spostarsi?” chiedo osservando curioso la strana figura.
“Tra le altre cose” commenta lei, con una punta d’orgoglio non indifferente. “Può trasportare anche me e proteggermi in caso di attacchi.”
Lo ammetto, sono un po’ invidioso. Questo sì che è uno stand serio…
“Grazie eh, fai pure come se non ci fossi!”
“Bene Naegi, io ho mantenuto la mia parola. Ora tocca a te.”
Kirigiri rimane in silenzio, in attesa di una mossa da parte mia che non vorrei fare… diamine, dopo aver visto il suo stand mi imbarazzo a mostrarle il mio. Ma ogni promessa è debito, e quindi…
“...Teenage Dirtbag.”
“Ooooh, finalmente!”
“Ed eccolo qui il mio stand, Teenage Dirtbag.”
“Piacere, Komaeda!”
“...il tuo stand parla?”
“Eggià” sospiro, “ho uno stand senziente per mia sfortuna. Ne sei sorpresa?”
“Un po’, finora avevo solo sentito parlare di stand dotati di parola” ammette lei, studiando Dirtbag. “E quali sono le tue capacità?” chiede direttamente a lui, e io mi sento stranamente messo in disparte.
Dirtbag si prende qualche istante prima di aprire bocca, forse decidendo se può fidarsi di Kirigiri oppure no; poi finalmente risponde: “In genere posso dare vita agli oggetti inanimati… ma c’è qualcosa sulle pareti di questa scuola che me lo impedisce.”
“Hm.”
“Qualcosa non va?” chiedo. Kirigiri non risponde, ma si porta la mano al mento come se stesse riflettendo; dopo qualche secondo, si rivolge di nuovo a Dirtbag: “Da quello che sappiamo, stando anche agli altri, la cosa che inibisce voi stand sta solo sulle pareti. Hai provato ad usare i tuoi poteri su un oggetto che non si trova vicino a un muro?”
...non ci avevo pensato.
Mi volto verso il mio stand e gli faccio cenno di agire: lui si guarda attorno alla ricerca di qualcosa da poter usare come cavia, e nota una scopa abbandonata sul pavimento vicino allo spaccio.
“Quella mi sembra lontana abbastanza, vediamo…” alza una mano in direzione dell’oggetto, che sulle prime non si muove. Poi finalmente inizia a strisciare, e più si allontana dalla parete più si anima, finché non comincia a saltellare attorno a noi.
“Ci avevi visto giusto, Kirigiri!”
“Bene” sorride, “quest’informazione ci tornerà sicuramente utile.”
“Dici che dovremmo farlo presente anche a chi rifiuterà di prendere parte al tuo piano?”
“...vedremo.”
Non molto corretto, ma immagino che il detto in amore e in guerra tutto è lecito qui valga come non mai.
“Ora che si fa?”
Kyouko sospira, poi ritira il suo stand e si dirige di nuovo verso la caffetteria: “Torniamo dagli altri e proviamo ad esporre il mio piano. Al momento non abbiamo alternative e…”
“PIM POM PAM POOOOOOOOM!”
La voce di Monokuma proveniente dagli altoparlanti ci coglie di sorpresa.
“Bene miei piccoli bastardi, è ora di dare inizio al nostro mmmmeeeeraviglioso torneo, upupupu! Vi consiglio di prestare attenzione ai monitor, dato che tra poco trasmetterò in diretta i primi sfidanti! Stay tuned, upupupu!”
Io e Kyouko ci guardiamo, poi corriamo a perdifiato alla ricerca di un monitor. Il più vicino è per fortuna nell’atrio appena antistante al nostro obiettivo.
Meno male, così possiamo risparmiare tempo prezioso.
Lo schermo si illumina di vita propria dopo averci fatto attendere qualche secondo.

Kirigiri vs. Oowada
Ludenberg vs. Togami

Solo due? Ma siamo la metà di un miliardo. Quanto deve durare ‘sto torneo, dodici anni?
E non due combattimenti senza peso, in questo specifico momento.
“Sono accoppiamenti… interessanti. Pericolosi ma interessanti”. Guardo di sbieco Kirigiri-san che non stacca gli occhi dal display.
Pericolosi, eh… lei è contro Oowada-san. Il diavolo e l’acqua santa, verrebbe da pensare.
Mi trovo a sperare che il biker abbia l’illuminazione sulla via di Shinjuku e decida di darle retta. Perché scopro, con mio grande stupore, che non sarei contento di vederla per terra col volto tumefatto… o peggio.
“È amore. È ufficiale”.

Lo dice ad alta voce, il bastardo.

“Naegi, per caso il tuo stand funge anche da bocca della verità?” chiede voltandosi lenta verso di me.
Sta… sta sorridendo? No, devo avere le allucinazioni. E una temperatura corporea che sfiora quella della superficie del Sole.
“Oh capo, quando diventi tutto rosso sei ancora più carino”.

Di nuovo ad alta voce.
C’è un pulsante per spegnere gli stand?

Kirigiri-san sbuffa. Sta sbattendo contro un muro di stupidità densa e compatta.
Si impone la calma con un gesto visibile, poi torna a concentrare la propria attenzione sulle tre teste di granito che ci stanno davanti in questo momento.
Sì, ovviamente li abbiamo raggiunti in caffetteria subito dopo l’annuncio.
“Ve lo ripeto per l’ennesima volta: usate il sale che avete nella zucca e gentilmente fate come vi chiedo. Non voglio privarvi del gusto della vittoria o qualche scemenza di siffatta categoria, sto solo sperando che il vostro ego non sia soddisfatto esclusivamente in caso di morte violenta dell’avversario”.
E, come è successo ripetutamente nell’ultimo minuto e mezzo, gli altri tre non sembrano voler cogliere il salvagente.
Oowada, Celestia e Togami continuano a ribadire che faranno di tutto per avanzare nel torneo.
“Hmph. Io non ho alcuna intenzione di lasciar vincere nessuno di voi” replica Celestia, pettinando con le dita uno dei suoi voluminosi codini, “...tantomeno Togami.”
Il quale risponde con un verso molto simile a un ringhio.
Devo essermi perso il momento in cui questi due hanno stretto amicizia, direi.
Kirigiri sospira, esasperata.
Immaginavo che sarebbe stato difficile convincerli, ma non fino a questo punto: Celestia e Togami sembrano assolutamente irremovibili, e anzi l’idea di doversi scontrare sembra arroccarli ancora di più sulle proprie posizioni. Il resto della classe sembra essere incline ad adottare il piano di Kirigiri, ma la loro opera di convincimento sembra se possibile meno efficace della nostra.
Mi rivolgo di nuovo a Oowada, quello che reputo ancora il più facile da convincere, e ritento: “Oowada-san ti prego, almeno tu…”
“Spiacente nano, se io combatto lo faccio per vincere” è la sua prevedibile risposta. Un inquietante WRYYYYYY ci fa sapere che anche il suo stand è d’accordo.
“Naegi lascia perdere, è evidente che non caveremo un ragno dal buco” commenta Kirigiri, poggiandomi una mano sulla spalla.
“Ma non possiamo lasciar perdere!”
“PIM POM PAM POOOOOOOOOOOOOOOOOM! Bastardelliiiii, vorrei farvi presente che il combattimento dovrebbe essere immediato dopo l’annuncio… vedete di non farmi aspettare troppo!”
Pure?!
“Oowada-san, per favore!” mi rivolgo di nuovo a lui, tentando un’ultima carta. “Ti rendi conto che così facendo rischiamo di non uscirne vivi? Non hai niente là fuori per cui valga la pena sopravvivere?”
La sua espressione muta all’istante, e mi rendo conto di aver toccato le corde giuste.
“C’è qualcuno o qualcosa, al di fuori di queste mura, a cui tieni? Da cui vuoi tornare?”
Ti prego, ti prego…
All’improvviso Oowada si alza e si piazza davanti a Kirigiri.
“Va bene, moccioso” annuncia, poi sorride “facciamo come dite voi.”
“E bravo capo, ci sei riuscito!”
Tiro un enorme sospiro di sollievo, mentre i versi alle mie spalle mi confermano che Togami e Celes non concordano per niente. Non m’importa, per ora ho convinto Oowada e questo è l’importante.
“Q-quindi durante lo scontro…”
“...ci andrò piano, tranquillo pivello” conclude la frase, sorridendo “Mondo Oowada non picchia le signore!”
Adesso è Kirigiri a sorridere.
“Oh, finalmente vi siete decisi! La prossima volta non accetterò nessun ritardo!”
Puntuale come solo la sfiga sa essere, il nostro preside meccanico fa la sua comparsata.
“Bene, direi che è ora di cominciare” annuncia, piroettando. “Get ready… FIGHT!”
È un attimo e un’onda d’urto potentissima ci scaraventa tutti all’indietro. Se questa è la potenza dello stand di Oowada comincio a temere seriamente per Kirigiri…
“Non preoccuparti capo, ho idea che quella ragazza non vada sottovalutata.”
Spero tu abbia ragione, Komaeda.
Torno a guardare l’improvvisata arena e osservo lo stand di Oowada, Dio Brando: com’era facile immaginare è un omone ipermuscoloso che si mette in pose ridicole e l’unica cosa che dice è “Wryyyyyyy!”; di fronte a lui, Kirigiri e Beautiful Stranger sembrano piuttosto tranquilli.
“Ci sarà da divertirsi, mi sa” commenta il mio stand, e io non so se prenderla come una cosa positiva o meno.
Alcuni dei nostri compagni decidono di allontanarsi per prudenza, mentre Togami e Celes fanno gli sbruffoni a tutto andare e optano per sedersi uno accanto all’altra a breve distanza. Io rimango con uno sparuto gruppetto di temerari, vicini ma non troppo che non vorrei un pugno random di Oowada-san sul naso.
Certo che quei due non perdono occasione per farsi notare. Quanto sto per dire è cattivo da parte mia, ma ‘sticavoli: non sono poi così dispiaciuto che abbiano rifiutato sdegnosamente quanto proposto da Kirigiri-san. Ecco, l’ho detto.
Torniamo al piatto forte del momento.
E subito, in maniera involontaria, i miei occhi vanno a posarsi sui piedi dei due contendenti: com’era prevedibile per chi lo può sapere lei si è strategicamente posizionata in una zona d’ombra, mentre lui… pure.
Povero fesso.
“Capo, da quando ti sei scoperto innamorato della bella straniera misteriosa sei diventato anche uno dall’insulto facile?”.
Taci che è meglio.
Mondo si scrocchia le dita, mostrandosi gradasso quanto basta. Fa un paio di proclami da scaricatore di porto ubriaco. Perde tempo a bearsi della sua presunta imbattibilità in una bella scazzottata.
Mentre è impegnato in tutte queste utilissime attività ricreative Kyouko, zitta zitta, ha già attaccato. Nell’arco di sette secondi Beautiful Stranger è alle spalle del malcapitato, gli rifila un diretto nella schiena e torna al fianco della sua proprietaria, che molto soddisfatta gli dà una pacca sulla spalla.
Lo devo proprio ammettere: questa ragazza ha stile da vendere.
“Poi dice che non è rosolato per benino…”.
Ma vuoi stare zitto?
“Ahiooooooo! Quanto cazzo picchia quell’affare?” guaisce piegato in avanti, disorientato dal rapido succedersi degli eventi.
Altra cattiveria: immagino ci abbia capito poco, dato il suo apparente QI non proprio da genio.
Per qualche minuto la scena si ripete, con la variante che Oowada tenta almeno un accenno di aggressione. Salvo venire puntualmente centrato dai pugni dello stand nemico.
Si sta trasformando in un pestaggio a fuoco lento. E io che mi ero preoccupato.
Poi…
“Emmòbastaveramenteperò!” ruggisce il biker, apparentemente scocciatosi di farle da punching ball.
Il WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY più acuto e fastidioso mai sentito prima riempie l’aria.
Quando le mie disgraziate orecchie si riprendono dallo shock e mi consentono di tornare a poggiare gli occhi sui contendenti…
Dio Brando è… praticamente raddoppiato di stazza.
Muscoli. Tutto muscoli. E probabilmente niente cervello.
Ma ho come idea che a Oowada-san vada bene così.
Lo stand scatta in avanti, puntando come un missile su una certa chioma lilla.
Per sua fortuna lei non si è mai spostata dalla posizione iniziale e riesce a proteggersi con Beautiful Stranger. Ma l’impatto è tale da scagliarla all’indietro.
“Hai notato che lo stand di lei è molto più svelto e preciso nell’ombra, capo?”.
Non è difficile da credere, Dirtbag. Dopotutto è il suo habitat naturale, in un certo senso.
Kirigiri-san travolge tavole e sedie, rotolando per parecchi metri e quasi andando addosso al muro più lontano.
Maledizione…
“Su, vai ad aiutare la tua dama in difficoltà. Nessuno penserà male di te”.
Veramente, tappati quella fogna di bocca che ti ritrovi. Sei solo deleterio.
“Sei troppo suscettibile, amico mio. Troppo suscettibile”.
Lo ignoro o mi viene un travaso di bile.
“E allora *anf anf*, signorina? Finito di *anf anf* fare la superfiga della *anf anf* situazione?” ansima Oowada, a quanto pare piuttosto provato.
Non aggiunge altro mentre Dio Brando si rigetta all’attacco.
Quando le è a meno di un metro...
FRUP. E scusate l’onomatopea pessima.
Beautiful Stranger la avvolge come una seconda pelle, facendola diventare letteralmente nera come la notte, e la trascina con sé nell’oscurità. Appena in tempo utile per schivare il terribile gancio che probabilmente l’avrebbe smontata come i pezzi di un puzzle buttato per terra. Sembra che la sorte le sia amica, essendo che era andata a schiantarsi in una grossa pozza d’ombra creata da un tavolo rovesciato.
La velocità, la potenza sprigionata e l’assoluta mancanza di freni dimostrate dallo stand di Oowada-san mi preoccupano molto.
Fortuna che voleva andarci piano.
Lei spunta dall’altro lato della stanza, reggendosi in piedi non senza una certa fatica. La classica mano sul fianco la dice lunga.
Quella sventola ha lasciato dei segni e di certo non ci vogliono i miei poteri da paragnosta per capirlo. Così come facilmente alcuni dei presenti hanno capito, o al meglio intuito, il funzionamento del suo stand e cosa sfrutta.
“Feh. Sono stata troppo ottimista a pensare… che avrei vinto senza impegnarmi…”.
“Ci puoi *anf anf* scommettere, gallinella! Ti *anf anf* massacro!”.
Ahi ahi ahi ahi, Oowada. Non abbiamo studiato la lezione di Prosciutto.
Sei proprio un teppista da strada che parla tanto e conclude poco.
Lo dico per un motivo molto semplice: mentre lui sta lì a sbrodolare minacce, Kyouko fa la sua mossa. Gli spedisce lo stand alle spalle, senza che lui si accorga di nulla, e approfittando dell’evidente stato indebolito lo manda KO con il doppio pugno a sandwich sulla testa.
C’è da dire che ha un bella dose di buona sorte dalla sua se ogni volta lei o l’altro si trovano nella posizione giusta al momento giusto.
“DONG DONG DONG! Il primo match se lo aggiudica Kyouko Kirigiri con Beautiful Stranger!” annuncia tutto pimpante Monokuma.
Dietro di me parlottare diffuso e una singola voce che, sebbene bassa, non lo è abbastanza per non destare la mia attenzione: “Ombre, eh…”.
Mi giro di scatto.
Il lampo che passa negli occhi di Ikusaba-san mi fa raggelare.

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Capitolo 3
*** Scoperte, combattimenti, tensione amorosa e l'immancabile idiozia ***


“Va meglio il tuo fianco, Kirigiri-san?”
“Ma sì tranquillo, è solo una botta” sbuffa lei, “passerà in qualche giorno.”
Immagino si sia rotta le scatole di sentirselo chiedere, sarà almeno la quinta volta che lo faccio… ma è più forte di me, sono ancora sotto shock dal suo combattimento con Oowada…
“Se sei sconvolto già adesso sarà una gioia quando toccherà a noi.”
Oh, taci. Renditi utile piuttosto, sei riuscito a…
“No, nemmeno in questa stanza funzionano i miei poteri. Nada, niet.”
E stavolta tocca a me sbuffare.
Abbiamo scoperto che il “premio” per ogni scontro vinto è l’apertura di una nuova ala della scuola: la prima stanza aperta è la sauna, unica zona ad essere sprovvista di videocamere; non so se sia una dimenticanza del mastermind o sia voluto, ma non me ne lamento di certo.
“Tutto bene Naegi-kun? Sei silenzioso.”
“Oh, s-scusami” balbetto, “stavo chiedendo a Dirtbag se i suoi poteri funzionano in questa stanza ma…”
“...la risposta è negativa.”
Annuisco e lei prosegue: “Sì, immaginavo. Nemmeno Beautiful Stranger riesce a usare le zone d’ombra, qui…”
“A proposito… non sei preoccupata?”
“Hm?”
“Voglio dire… ora tutti sanno che potere ha il tuo stand, e sarà più difficile cogliere gli altri avversari di sorpresa” commento, esternando i miei dubbi, “hai visto che sguardo aveva Ikusaba-san, alla fine del tuo scontro? Mi ha fatto venire i brividi…”
Kirigiri sospira: “Sicuramente i più svegli avranno intuito i poteri del mio stand, ma era inevitabile. Per tenerli nascosti non avrei dovuto combattere affatto.”
“In effetti…”
Non. Parlare.
“E comunque al momento abbiamo cose ben più importanti di cui occuparci.”
Uh?
“Di che parli?”
“Indagini, Naegi-kun. Dobbiamo scoprire chi è il mastermind e al contempo capire cos’è che impedisce ai nostri stand di toccare le pareti della scuola” chiarisce, “e se per quest’ultima siamo ancora in alto mare… per la prima potremmo già avere un indizio.”
“S-sul serio?”
“Oh, sì, i miei giretti non sono stati del tutto vani” fa un mezzo sorriso, mentre mi porge un foglietto piegato. “Guarda un po’ qua.”
Apro il foglio: all’apparenza sembra la pagina mancante di un registro.
“Ma… quelli elencati sono i nostri nomi!”
“Esatto, a quanto pare oggi avremmo scoperto di essere in classe tutti insieme” conferma Kirigiri, “ma guarda in basso.”
Manca un pezzetto di foglio, in corrispondenza del sedicesimo nome… un momento, sedici?!
“Noi siamo quindici… perché sono segnati sedici nomi?”
“Bingo.”
“Dici che il mastermind è il sedicesimo studente?”
“Non posso ancora esserne certa, ma è possibile” conferma, “ed è anche l’unica pista che abbiamo al momento.”
Sì, direi che ha senso. E come ha giustamente detto, al momento non abbiamo altro in mano - almeno finché non si apriranno altre stanze, piani, che magari contengano altri indizi…
“E cosa pensi di fare con gli altri? Voglio dire, credi sia il caso di riferirlo a tutti?”
Kirigiri rimane un attimo in silenzio, poi fa cenno di no con la testa: “No, non al momento. Come ho sempre detto voglio avere prove concrete in mano prima di muovere qualsivoglia accusa… e visto che abbiamo un po’ di gente contro, al momento, preferisco essere sicura di ciò che dico prima di esporre le mie teorie anche a loro.”
“Mi sembra una buona idea” annuisco. Falli ragionare, due come Togami e Celestia…
Oh, a proposito di Togami e Celestia.
Fermo la mia camminata senza meta all’interno dello spogliatoio perché mi è appena venuto in mente che non dovrei essere qui, bensì a vedere quei due che si picchiano.
“Naegi?”.
“Tutto ok, tutto ok. Stavo solo pensando che non voglio perdermi lo scontro fra Lord Simpatia e Lady Dolcezza. Là fuori quasi tutti avranno capito come funziona il tuo stand, non vedo perché io e te dobbiamo rimanere all’oscuro sui loro”.
Mi guarda perplessa.
“Qualcosa ti sfugge, Kirigiri-san?”.
Con un gesto della mano pare scacciare la mia domanda, quasi fosse una mosca fastidiosa: “No. E anzi hai ragione. Sarà meglio andare, tanto per ora qua non possiamo ottenere altre informazioni”.
“Sei sicura di farcela?”.
“Santo cielo Naegi, non ho perso un braccio. Mi hanno solo dato un colpo un po’ più forte del normale sul fianco. Guarirà”.
“Scusalo, Kirigiri. Quando si prende una cotta diventa asfissiante”.
“Stai zitto, cretino!”.
“Ma è vero, capo! Ti sarai mica dimenticato di quando alle medie hai insistito per accompagnare Kurosawa-san in infermieria la volta che si era rotta un’unghia…”.
Voglio morire. Voglio morire ora.
“Oh Naegi-kun, il tuo spirito cavalleresco mi commuove” sarcasticheggia Kyouko, schiacciando con forza la palla alzatagli da quel burfaldino del mio stand troppo chiacchierone. Aggiungendo poi “Mi raccomando Dirtbag, tienimi aggiornata su vezzi e particolarità del tuo padroncino”.
“Sarà fatto, mia signora”.
Vi odio. Tutti e due.
“Andiamo, và. Prima che commetta uno standicidio”.

Li cerchiamo per un po’, non sappiamo dove si siano cacciati.
A meno di poteri particolari è facile pensare che abbiano optato per uno spazio grande, quindi la rosa delle possibili locazioni si restringe: la caffetteria, che però è il primo posto che visitiamo e troviamo vuota; lo spiazzo d’ingresso, ma sappiamo che non sono lì perché altrimenti li avremmo sentirti urlare “Alabarda Spaziale!” e “Montagna di Soldi Atomici!”; la palestra.
Lì ci dirigiamo come ultima spiaggia.
E lì li troviamo.
La prima cosa che mi salta all’occhio non è sangue a fiotti per terra. Non è uno dei due che si tiene un buco in pancia. Non è un qualche stand dall’aspetto grottesco che rutta fiamme.
No no.
La prima cosa che mi salta all’occhio è Oowada-san che si rotola istericamente sul parquet.
Sta… ridendo.
Gli altri lo guardando con delle facce misericordiose, quasi a pregare per quel poco di sanità mentale che gli dev’essere rimasto.
E perché questa crisi di riso pazzo? Basta sentire cosa riesce a dire fra un singhiozzo e l’altro: “Bwahahahahahahahahahahah… i soldatini… bwahahahahah… quel deficiente… ha i soldatini… bwahahahahahah…”.
I soldatini.
Evidentemente si riferisce a quello che, giudicando dall’aspetto, sembra essere lo stand di Togami: un esercito in miniatura, coi soldatini di stagno con cui ogni tanto giocavo da bambino. Ma non solo, perché il piccolo plotone fa sfoggio anche di quattro tank e un paio di elicotteri.
Gli stanno davanti di circa un paio di metri, ripetendo in maniera ossessiva “Signorsì signore! Agli ordini signore!”. Anche quando non c’è nessun ordine da parte sua.
Dall’altra parte del virtuale ring c’è Celestia, in questo momento ferma e come in attesa di un’idea geniale.
Sulla sua spalla è posato un pipistrello.
Che sia quello il suo stand?
I soldatini e un pipistrello. Mi considero quasi fortunato, al confronto.
“Troppo gentile, capo. Ma tanto non smetto di sfotterti per Kirigiri anche se mi aduli”.
Quasi. Ma neanche tanto.
A me e a Kirigiri si avvicina Oogami chiedendoci cosa ci ha fatto tardare.
“Niente di importante” glissa lei, cercando di sviare l’attenzione sul combattimento in atto.
Nota a margine: Kirigiri, Oogami mi sembra persona fidata. Dovrò chiederti cosa pensi della possibilità di includerla nella nostra congiura segreta.
“Ci sai dire qualcosa sui loro stand, Oogami-san?”.
“Non molto a dire il vero, Naegi. Quello di Togami mi sembra abbastanza chiaro solo guardandolo, ma per quanto riguarda quello di Celes… sono a bocca asciutta. Mi risultano oscuri sia poteri, sia raggio d’azione”.
“C’è stato qualche tipo di contatto fra i due stand?” chiede ancora Kirigiri.
“No. Il pipistrello ha cercato di avvicinarsi a Togami, ma lo sbarramento di fuoco della sua legione meccanizzata l’ha sempre rispedito al mittente”.
Torno ad osservare Togami, che al momento fa ruotare la sua immaginaria coda da pavone.
“Allora Ludenberg, ti arrendi? È chiaro che il tuo ridicolo topo volante non può nulla in confronto a Suffer my Disbelief.”
Celestia fa una smorfia, immagino infastidita da tanta tracotanza: “È divertente vederti berciare, Togami, ma quando ti avrò messo al tappeto piagnucolerai come un ragazzino di sei anni a cui hanno rotto i soldatini.”
...non che lei sia da meno, intendiamoci. Un ringhio da parte di Togami mi conferma che non ha apprezzato il sarcasmo di Celestia.
“Fa tanto la gradassa ma al momento è bloccata” commenta Kirigiri, osservandola “è totalmente accerchiata dall’esercito in miniatura di Togami, e se il suo stand prova ad attaccarlo loro passeranno al contrattacco.”
“Sembra innocuo, ma è uno stand da non sottovalutare” commenta Oogami, “...anche se Oowada-san sembra trovarlo incredibilmente divertente.”
“Vuoi mica dargli torto, Kenshiro-chan?”
Sta’ zitto, imbecille! Oogami sarà degna di fiducia, ma una sua manata basta a farmi cambiare pianeta.
“Ma va, non mi pare il tipo da picchiare senza motivo…”
Non voglio rischiare lo stesso, permetti?
“Tanto la sfiga incombe comunque su di noi, cosa credi.”
Eh guarda, mi mancava sentirtelo dire.
Torno ad osservare lo scontro, e noto che Celestia sorride - in maniera dannatamente inquietante, aggiungo.
Che abbia un’idea?
“Perché sorridi, Ludenberg? Hai finalmente accettato la tua sconfitta?”
“Per favore, smettila di renderti ridicolo” replica lei, sistemando l’ampia gonna del suo abito “io e la mia Erzsébet Bathory abbiamo solo cominciato” e dicendolo alza una mano, gesto che basta a far muovere il suo stand: il pipistrello si alza in volo e i soldatini di Togami tornano alla carica cercando di abbatterlo.
“Davvero? Non hai ancora capito che non funziona?”
Celestia non risponde a Togami, ma si limita a sorridere. Un altro gesto, indica a sinistra e il pipistrello fa una virata improvvisa che coglie di sorpresa lo stand di Togami.
“Che diamine sta facendo?” chiede Oogami, esternando i miei pensieri.
Il pipistrello per un attimo sparisce alla nostra vista… poi un tonfo sordo, e il cesto dei palloni da basket cade rovesciando una ventina di palle che investono i soldatini.
Vorrei lasciarmi sfuggire un “Wow!” di ammirazione, ma ho paura che Togami possa lanciarmi un soldatino contro per vendetta…
“E ora come la mettiamo, Togami?” ride Celestia. “Il tuo esercito mi sembra conciato maluccio!”
“Aiuto signore! Soffochiamo signore! Ci salvi signore!” strillano gli esserini, e quanto sono veri i kami devono stare zitti perché fanno un casino infernale con quella loro cacchio di vocina stridula e insopportabile.
Togami è preso alla sprovvista dalla mossa e non trova niente di meglio che ritirarli per poi, presumibilmente, ri-schierarli liberi dagli ostacoli.
Ma a quanto pare è ciò che il topo volante aspettava. Non appena gli ometti svaniscono si avventa come un falco sulla sua preda e riesce a mordergli la mano sinistra. È una cosa pressoché istantanea.
Quel che succede non è per i deboli di stomaco.
La zona colpita… rinsecchisce. Deperisce. Perde il colore.
“Yaaaaaaaaargh!” urla afferrandosi la parte offesa con l’altra mano.
“Slurp” fa Celes “Sangue di eccellente qualità. Fammi indovinare, sei AB negativo?”.
“C-Come…”.
“Sono un gourmet, mi sembra il minimo che sappia distinguere i vari retrogusti”.
Dio che schifo.
“Ebbene sì, io e il mio caro animaletto da compagnia cacciamo sangue e un suo minuscolo morso può prosciugarlo quasi completamente. Che dici, ti piace?”.
L’aria in questa palestra si è appena fatta irrespirabile. Un velo di macabrità -mi si scusi per il neologismo- viene calato su tutte le nostre teste.
Non uno degli spettatori si risparmia uno sguardo inorridito, chi verso Celes e chi verso Togami.
“Che volete?” commenta lei stizzita “Il mio stand funziona così, ci posso fare poco”. Gli epiteti non troppo eleganti con cui viene marchiata non sono ripetibili per un’anima pura come la mia.
“Seeee, l’anima pura. L’anima pura che nasconde i giornaletti sotto al letto a casa…”.
Se ti azzardi a spifferare questa cosa a Kirigiri-san, o a chiunque altro, lo trovo il modo per tirarti il collo senza rimanerci secco io.
Torniamo allo scontro che è meglio.
“Come vuoi, Puffo Quattrocchi”.
Datemi la forza.
In tutto questo, mentre io litigavo con me stesso, è avvenuto qualcosa in Togami: pur non mollandosi la mano, sul suo volto si è disegnata una smorfia di disprezzo estremo. Direi che, se potesse, contemplerebbe la possibilità di mangiarle la faccia.
“Tu… te la faccio pagare salatissima… baldracca…”.
Minacciando ciò scatena il suo stand… com’è che si chiamava, già? Suft mai Disponz? Non lo ricordo.
E quando dico scatena lo intendo sul serio.
Tutta l’unità converge a velocità folle verso le caviglie del suo bersaglio. Evitano i palloni da basket come fossero birilli.
A meno di mezzo metro aprono il fuoco.
Uno potrebbe dire “Sì, va beh. Sono robetti alti venti centimetri, che male possono fare realmente?”.
Il ritorno visivo che abbiamo ci dice che sì, quei robetti fanno male. I mille e più fori di spillo che si aprono su di lei la raccontano lunga.
E poi, se così non fosse, non saprei spiegare perché Celes si mette a ululare come una che stanno torturando con un bisturi incandescente.
RATATATATATATATATATATATATATATATATA.
“Adesso crepa!”.
No, ehi… la ammazza davvero…
“Fermati!” gli grido. Venendo presto imitato da molti altri.
E venendo assieme a loro ignorato.
SBAM.
Vedo distintamente Dio Brando che rifila uno sganassone sulla guancia di Togami, mandandolo a gambe all’aria. Dev’essere svenuto, visto che il plotone d’esecuzione svanisce.
“O-Oowada… san…” balbetto nella sua direzione. È ancora per terra ma la ridarola folle l’ha abbandonato, sostituita da uno sguardo serio all’inverosimile.
“Non potevo permettere che la uccidesse” si limita a constatare.
Grazie. Di cuore grazie. Ritiro tutte le frecciate sulla tua intelligenza.
Celes finalmente cade, con un tonfo.
Io e Kirigiri ci precipitiamo su di lei. Poi pian piano affluiscono Asahina, Maizono, Kuwata, la stessa Oogami.
Sembra… sembra grave.
“DONG DONG DONG! Il secondo match vede come vincitore Byakuya Togami con Suffer my Disbelief!” annuncia il nostro preside, senza che io mi fossi accorto del suo arrivo.
“Monokuma!” sbraita Kyouko in maniera per lei molto poco caratteristica “Apri l’infermeria o rischia di morire dissanguata!”.
Silenzio.
“Monokuma! Dannazione!”
“E se non la aprissi?”
L’orso meccanico, apparso come sempre dal nulla, piroetta attorno a noi.
“Cosa mi fate, la bua? UPUPUPUPUP-ARGH!”
Un momento prima Monokuma era davanti a noi, un secondo dopo è dentro il canestro. Ci voltiamo perplessi verso Oowada e Dio Brando.
“Che c’è? Mi infastidiva!”

“Ahi, piano!”
“Un attimo, ho quasi fatto… ok, finito.”
Dopo esserci fatti aprire l’infermeria a forza, Oogami si è improvvisata paramedico per chiunque ne avesse necessità - e bisogna dire che se la cava decisamente bene; ad affiancarla l’inseparabile Asahina, che trottava da un angolo all’altro della stanza per fornire all’amica garze, disinfettanti ed altro.
“Allora Oogami-san, è grave la ferita di Ludenberg?”
“Mettiamola così: se Oowada-san non avesse fermato Togami il suo stand avrebbe fatto danni più profondi” spiega, voltandosi verso di me “ma credo fossero solo tagli e punture profonde, non mi sembra ci siano danni a tendini o muscoli e Ludenberg riesce a muovere piedi e caviglie… non sono un medico ma mi sento di dire che non ci sono danni gravi.”
Sento Celestia tirare un sospiro di sollievo, e anche io mi sento più tranquillo: non voglio che nessuno debba rimetterci la pelle. E a proposito…
“Piuttosto, come sta Togami?”
Il Super Erede emette un grugnito di disapprovazione, non so se per disprezzo nel nostro interesse verso di lui, disprezzo verso tutti noi, o disprezzo generico e basta.
“Ecco, su di lui non saprei” ammette Sakura, “la mano sembra meno rattrappita di prima e riesce a muoverla discretamente… ma non so se continuerà così o no.”
Mi volto verso Celestia - che decisamente ascoltava la nostra conversazione con un’espressione di finto disinteresse.
È ora di tirare fuori gli occhioni da cucciolo made in Naegi.
“Beh, perché mi guardi così?”
“...”
“Naegi, piantala.”
“...”
“Dico sul serio, ti faccio prosciugare dal mio stand!”
“...”
“LA SUA MANO DEL CAZZO TORNERA’ NORMALE, VA BENE?” urla, e io sorrido.
“La puppy face funziona sempre, capo. Anche sui pezzi di ghiaccio come Ludenberg.”
Lo ben so, caro il mio Komaeda.
E con la coda dell’occhio noto anche Togami tranquillizzarsi. Anche gli Scion di ‘Sta Ceppa si preoccupano, evidentemente.
“Scion di ‘Sta Ceppa? Stiamo diventando acidi, capo!”
Almeno nella mia testa potrò permettermelo, spero.
Oh, quasi dimenticavo…
“Oogami-san, già che ci sei potresti dare un’occhiata anche al fianco di Kirigiri-san? Credo che la botta sia stata più forte di quanto voglia ammettere.”
“Veramente è andata via poco fa” si intromette Asahina, tornando a sedersi accanto a Sakura.
“E dove diamine è andata?”
“Al secondo piano!”
Secondo piano? Cosa?
“Capo, era scritto tutto nel depliant di spiegazione del torneo…”.
Oh già. Il depliant che secondo qualcuno di mia conoscenza non era per nulla importante. C’è qualcos’altro di poco importante che devi dirmi, tipo che ho il colera?
“Non sei divertente”.
Siamo in due, allora. Cosa diceva esattamente quel foglio?
“Che ogni tot, mi sembra di ricordare dopo ogni tranche di scontri, si sarebbe aperto un piano o una delle stanze ancora sigillate qui al piano terra”.
Sì, ma come fa Kirigiri a sapere che si è aperto il secondo piano? Non c’è stato nessun annuncio da parte di Monokuma…
“Avrà tirato a indovinare. Attualmente non sappiamo ancora se è davvero così, presumo abbia giocato d’anticipo contando su questo sviluppo”.
Uhm. Può darsi.
“Adesso cos’hai intenzione di fare?”.
Andarle dietro, ovviamente.
“Giusto. Sia mai che la lasci sola per più di dieci minuti. Mollala, quella poveretta si sentirà soffocare”.
Deh, ma come ti permetti? Non sono affari tuoi chi tampino e chi no.
“Come preferisci. Al massimo la guancia che si prenderà lo schiaffo non è la mia”.
Puah. Catastrofista.
Esco senza dire una parola, lasciando i feriti nelle fidate mani di Oogami.
Mi guardo attorno, cercando di capire che strada possa aver preso, quando…
“Naegi-kun!”.
Uh? Maizono-san?
“Dove stai andando?”.
Aspetta, cosa sta succedendo? Il tono nella sua voce, la posa con le mani sui fianchi, lo sguardo acido…
“Stavo… stavo solo cercando…”.
“Kirigiri, vero?”.
Guarda, se non lo credessi impossibile direi che…
“Gelosia portami viaaaaaaaaaaaaaaaaaa…”.
Ma pensa te se questo gran pezzo di figliola, amata e venerata da orde di ragazzini con gli ormoni fuori scala, può essere gelosa per me.
“E allora cos’è quella faccia da ‘finiscila di correre dietro a quella gallinella’, me lo spieghi?”.
Non… non hai tutti i torti, ma…
E vorrei solo dire che fra tu e Oowada dovreste smetterla di definire Kirigiri-san gallinella.
“Allora stavi cercando Kirigiri”. Non è neanche una domanda.
“Devo… devo dire di sì…”.
Cala il silenzio fra di noi. Io mi sento inutilmente colpevole nei suoi confronti, inutilmente perché non è che debba rendere conto a lei dei miei movimenti e delle mie intenzioni. Però, nel contempo, non sono neanche felice di esserle causa di questo.
“PIM POM PAM POOOOOOOOM! Nuovi accoppiamenti per nuovi sbudellamenti! Forza gente, accorrete a vedere contro chi dovrete mettere a repentaglio la vostra preziosa vita!”
Eh no, non ora.
Ci guardiamo sconcertati per un secondo, poi ci dirigiamo verso lo schermo che non più di un paio d’ore fa ho usato con Kyouko.

Yamada vs. Ishimaru
Fujisaki vs. Hagakure
Maizono vs. Naegi

Sì, ok. Plot convenience much?
“Visto che stavolta sono tre consiglio vivamente di accorciare i tempi e magari svolgerli in contemporanea. Non temano eventuali spettatori, manderò i risultati in filodiffusione per tutta la scuola”.
“Bene, Naegi-kun” sento alla mia destra “sembra che tocchi a noi ora”.
“Noto ancora quella strana punta di fastidio…”
L’ho notata anche io… e mi piacerebbe tanto sapere perché ce l’ha con me.

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Capitolo 4
*** Vai Naegicchi, adesso tocca a te far menare le mani ***


“Ma cosa diamine ho guardato…”
“Sul serio?”
“Rivoglio i miei soldi. Anche se non ho pagato.”
Lo scontro tra Yamada e Ishimaru è stato… come potrei spiegarlo…
“Oh capo, dillo e basta.”
...è stato la cosa più ridicola a cui ho mai assistito.
A cominciare dagli stand, che in assurdità superano di gran lunga i soldatini di Togami. Partiamo da Tsubomi Rose, lo stand di Yamada: come ci si può aspettare da un’otaku della sua risma, la sua “forza interiore” è rappresentata da una signorina procace e discinta che sembra appena uscita da un hentai.
“Io non la definirei proprio ‘forza interiore’, nel suo caso, ma va beh…”
Nemmeno io, ma tralasciamo.
Ovviamente, il suo potere principale consiste nel distrarre l’avversario con moine e ammiccamenti vari… per poi trasformarsi in un mecha. Sì, un robottone. Praticamente Mazinga con le tette.
“Non si chiamava Venusia?”
Taci, non è importante. Quello che conta è che non è nulla in confronto allo stand di Ishimaru, Breaking the Law: ha l’aspetto… beh, di Ishimaru, ma più trasandato; non ha alcun potere apparente, se non quello di contrariare il suo portatore e fargli i dispetti.
Ah, ci ha anche fatto sapere che preferisce farsi chiamare Ishida. Mi ricorda qualcuno.
“Ah. Ah. Ah.”
Comunque lo scontro è stato il più ridicolo visto finora, con Ishida che cercava di palpare Tsubomi Rose, Ishimaru che cercava (inutilmente) di fermarlo e Yamada che urlava di non toccare la sua ragazza (no comment). Alla fine ha vinto Ishida perché Tsubomi Rose si è rifiutata di combattere ulteriormente.
In compenso Oowada adesso stalkera Yamada per avere un appuntamento col suo stand. Ci rendiamo conto?
“Scontro interessante, non trovi?”
“Ki… Kirigiri-san! Dove ti eri cacciata?”
“A perlustrare il secondo piano” risponde, pacata “ma sono scesa giusto in tempo per assistere a… questo.”
“Sì beh… è stato abbastanza ridicolo” ammetto io.
“L’unico che può dare un minimo di preoccupazione è Ishimaru, il suo stand è una mina vagante… ma niente di particolarmente eccessivo.”
“Lo dicevi anche di Oowada e Dio Brando.”
Un grugnito da parte sua mi fa capire che ho colpito e affondato.
“Ah capo, tu sì che sai come conquistare le donne…”
Muori. Senza di me.
“Comunque sia” cambio discorso, “hai trovato nulla di interessante al secondo piano?”
Kirigiri sorride: “Potrei.”
“Potresti?”.
“Potrei”.
“Io potrei non potrei ma se tu potessi…”.
Vai a fare il cantante di enka fallito da un’altra parte, per piacere.
“Ma se sono il meglio del meglio del meglio”.
Con lode, già che ci sei.
“No, non esageriamo. Non mi sono diplomato a West Point col massimo dei voti”.
Ma guideresti una Ford Superschifo Deluxe se guidassi.
“Quando hai finito di litigare con Dirtbag” mi sussurra Kirigiri all’orecchio “io avrei delle novità. O forse non ti interesso abbastanza?”.
Un attacco coordinato da due direzioni opposte, infami. Non si fa così.
“Ma se sta lì a fare la gattina morta…”.
Finiscila!
È abbastanza misericordioso da darmi retta, almeno per stavolta.
“Uff. Prima o poi impazzisco. Dimmi pure, Kirigiri-san”.
“Mentre bighellonavo per il secondo piano mi sono imbattuta in una biblioteca. L’ho esplorata da cima a fondo, prendendo solo tanta polvere e trovando libri dagli argomenti assai peculiari, ma su una scrivania c’era un PC”.
Un computer? Sembra utile.
“E sul quel computer…”.
“... non sono riuscita a trovare niente, ma solo perché l’accesso era cifrato. Il che mi fa pensare che possano esservi contenuti dati compromettenti, di qualunque natura siano. Altrimenti non vedo il motivo di prendersi tale briga”.
Non fa una grinza, no.
“Sì, ma come facciamo a…”.
“Oh Naegi, non hai fatto i compiti. Devo essere io a ricordarti che qui in mezzo a noi c’è una super esperta di quei trabiccoli tecnologici?”.
“Non ti facevo allergica al progresso, Kirigiri-san. Voi detective non dovreste essere sempre al passo coi tempi?”.
“A me piace il vecchio stile”.
“Pinne, fucile ed occhiali?”.
Ignora Makoto, ignora. È pure stonato.
“Pipa e lente d’ingradimento?”.
“Non proprio così d’annata”.
“Ma poco ci manca?”.
“Poco ci manca”.
Comunque è incredibile come in una mezza giornata sia riuscita a tirar fuori già tutte queste informazioni, corredandole con ipotesi e congetture abbastanza verosimili. Sa veramente far bene il proprio mestiere, nulla da eccepire.
“Quindi ci servirà l’aiuto di Fujisaki-san per…” comincio, salvo interrompermi di botto a metà frase perché noto distintamente, con la coda dell’occhio, che Maizono-san ci sta squadrando malissimo. Sta a circa un paio di metri da noi, fingendo di osservare lo scontro in atto fra la succitata Fujisaki e Hagakure e buttandoci ogni tanto un’occhiata storta.
“Ne parliamo meglio dopo, Naegi. Aspettiamo che la nostra hacker finisca il suo combattimento”.
In questo momento ho troppi pensieri per la testa: Kirigiri-san e le sue indagini; Maizono-san che ha preso a odiarmi forse per gelosia o forse sanno i kami per cosa; il combattimento…
No ehi, frena. Perché non sento urla e strepiti?
Mi volto verso l’improvvisato ring, nuovamente posto in caffetteria.
E la situazione è grottesca. Magari non al livello di Tsubomi Rose e Breaking the Ishimaru, ma neanche tanto di meno.
Perché i due contendenti non sono particolarmente attivi. Che abbia beccato un momento di stanca? Ma no, non sembrano affaticati. Danno più l’idea… non so spiegare bene, ma pare che vogliano combattere senza riuscirci.
“Come facciamo, Fujisacchi?” chiede Hagakure grattandosi il mento “Già sapevo che il mio stand non mi avrebbe fatto fare molta strada, ma il tuo di sicuro non aiuta…”.
E cavolo, mai parole furono più vere: ai suoi piedi c’è una specie di nano coi dreadlocks e una sigaretta strana che gli pende dalle labbra.
“Capo, quello è uno spinello”.
Uno spinello… stand? Assurdo.
“Ho la sensazione che vedremo coccodrilli stand, sveglie stand e insegne a luci rosse stand. D’altronde la squillo stand l’abbiamo già vista”.
Devo decidere se sono più incredulo per l’elenco o per il fatto che potresti aver ragione.
Lo stand di Fujisaki, invece… è tutto un altro paio di maniche.
“Usagichan, comincio a innervosirmi.”
“Scusami Picchan…”
“Non scusarti, non è tua la colpa ma di questo… troglodita.”
“Hai ragione, Picchan…”
Lo stand di Fujisaki è un ragazzo alto, con capelli bianchi e un paio di occhiali, vestito da… maggiordomo, credo?
E un paio di orecchie da coniglio. Ricorda un po’ il Bianconiglio di Alice…
“Sarà per questo che chiama il suo portatore Usagichan…” borbotta Dirtbag. Sì, ho notato che voi stand senzienti avete il feticcio dei nomignoli, sia per voi che per noi.
“Ad ognuno i suoi hobby. C’è chi preferisce stalkerare la ragazza di cui è cotto.”
Io continuo a dire che devi andare dove ti porta il cuore, ma soprattutto dove ti mando io.
Torno ad osservare il… non so davvero come definirlo.
“Kirigiri-san, tu che ne pensi?”
“Vuoi la verità?”
Annuisco.
“È un combattimento ridicolo” commenta, “anzi, in realtà non è nemmeno un combattimento reale, sono entrambi stand passivi.”
“E come si determina il vincitore, in questo caso?” chiede Sakura.
“Immagino per abbandono di uno dei due.”
“O per morte di uno dei due causa noia” fa eco Oowada, e ammetto di dover trattenere una risata.
“Io comincio ad annoiarmi” sbotta Hagakure, alzandosi in piedi “che ne dici se decretiamo che sono io il vincitore e ce ne andiamo a bere un goccetto, Fujisacchi?”
La nostra timida hacker sgrana gli occhi: “Eh?”
“Ehi ehi ehi, perché dovrebbe dichiarare te vincitore, fattone?”
Wow, lo stand di Fujisaki non le manda certo a dire!
“Ma è ovvio, Coniglio-chin! Sono più grande e saggio di lei, è una scelta obbligata!”
“A parte che se mi chiami di nuovo Coniglio-chin ti defenestro, l’unica cosa su cui concordiamo e la differenza d’età. Che poi tu sia saggio, permettimi, ho i miei dubbi.”
Promemoria per me: mai litigare con lo stand di Fujisaki, è potenzialmente peggio di Togami.
“Andiamo, Coniglio-chin!”
“Piantala.”
“Eddai, lo sai anche tu che è la cosa migliore!” trilla Hagakure, avvicinandosi a Chihiro. “Non è vero Fujisacchi? Dammi un abbraccione!”
A quella frase succede una cosa strana: Chihiro si irrigidisce e indietreggia terrorizzata, senza apparente motivo. Ok che non ha confidenza con Hagakure, ma non vuole mica picchiarla…
“Ma lo stand maggiordomo sembra non pensarla come te, capo.”
Infatti lo stand di Fujisaki innalza una barriera fatta di numerini e lettere verdi attorno al suo portatore, e quando Hagakure cerca di attraversarla… si scompone, letteralmente. Per poi riapparire lontano da Chihiro.
“Eh? Che mi hai fatto, Coniglio-chin?!”
E ci riprova.
E accade la stessa cosa.
Vanno avanti così per circa dieci minuti, finché un urlo proveniente dagli altoparlanti ferma l’incontro: “OK, ADESSO BASTA! IL VINCITORE È FUJISAKI CON WHITE RABBIT PERCHÈ HAGAKURE MI HA ROTTO LE SCATOLE!”
Direi che Monokuma per una volta ha espresso il pensiero di tutti noi.
“Oh… e va bene!” e così dicendo Hagakure si butta a terra e si accende una canna. E il suo stand lo imita.
Non ho parole.
“Questo combattimento è davvero stato un parto. Almeno in quello fra Yamada e Ishimaru, per quanto comico, succedeva qualcosa. Qua si sono guardati in faccia per ore”.
Un urrà per le iperboli, Komaeda.
“Adesso possiamo parlarle di quella cosa” mi bisbiglia ancora Kirigiri.
“Ti darei volentieri una mano, Kirigiri-san” bisbiglio di rimando “ma ora tocca a me”.
“Oh, vero. Vedi di non farti fare la bua al fianco, non vorrei dover passare da paziente a crocerossina”.

La smetti di odiarmi, mondo?
Vado a prendere il posto di Hagakure-san e di fronte a me Maizono-san fa lo stesso.
Parlavo di odio e ne ho una limpida manifestazione a poca distanza.
Spero di stare ingigantendo la cosa, lo spero davvero. Perché quello sguardo, se fosse provvisto di carica distruttiva, mi avrebbe già ridotto in polvere.
Tiro fuori Dirtbag, dandomi uno sguardo attorno per cercare di cogliere il più vicino oggetto che posso usare a mio vantaggio. C’è ancora un po’ di disordine dallo scontro fra Kirigiri e Oowada.
A lato di Maizono appare… ohibò. Mi ricordo di aver letto da qualche parte, su un libro di folklore medievale europeo, di una creatura mitica che le assomiglia. Non mi ricordo bene come si chiama, però.
Lunghi capelli bianchi e pelle diafana, un vestitino trasparente che la copre a malapena.
“Salve, mi chiamo Teenage Dirtbag! Per gli amici Komaeda!” annuncia ad alta voce quel cialtrone del mio stand.
“C’è una svendita sugli stand senzienti, ultimamente? È già il terzo…” sento alle mie spalle da una voce che non identifico.
Che vi devo dire. Così mi è andata.
“Lei è Lonely in Gorgeous” ricambia la cortesia.
“Maizono-san, prima di cominciare… volevo farti una domanda. Posso?”.
“Grnf. Fai pure, ma non perdere tempo”.
Non esagerare con l’entusiasmo, mi raccomando.
“Nelle ultime ore ho notato che il tuo atteggiamento nei miei confronti si è… indurito, per usare un eufemismo. Chiedo troppo nel voler sapere il perché?”.
“Perché non te lo fai spiegare dalla tua detective personale?”.
“Lei non è la mia detective personale!”.
“Come no? Mi distruggi l’OTP!”.
Stai. Zitto.
Sempre dalle mie spalle una voce contrariata borbotta qualcosa, e stavolta non faccio fatica nel riconoscerla.
“Tutto qui, dunque? Banale gelosia?”.
Non risponde e dalla sua espressione mi sento di poter dire che no, la questione non è così facile.
Ma cosa posso averle fatto, a parte passare più tempo del dovuto con un’altra ragazza? Che cosa?
In condizioni normali adesso mi siederei per terra e comincerei a passare tutte le varie possibilità che possono averla portata a questo stato. Ma, appunto, non sono condizioni normali.
Tutto ad un tratto il suo stand emette un urlo ultrasonico che mi assorda, e probabilmente non solo me.
E un altro. E un altro.
Intontito, non riesco a evitare che mi si avvicini e mi assesti un diretto proprio sul naso.
Ahio!
Per fortuna non sembra troppo forte dal punto di vista fisico, quindi i danni sono contenuti. Ma mi ha fatto un male del diavolo.
Barcollo all’indietro di due passi e Dirtbag riesce a parare un altro paio di colpi.
Quando vede che il suo vantaggio è venuto meno strilla di nuovo.
Avevo già le mani sulle orecchie per precauzione e smorzo l’attacco.
Poi la mano del mio stand si avvolge attorno al suo collo, impedendole di deliziarci con la sua voce da usignolo.
Nel contempo Maizono si porta le mani alla gola, probabilmente sentendosi come una che stanno strangolando. Non che sia la mia intenzione, chiaro.
Faccio un po’ di fatica a recuperare l’udito e l’equilibrio, ma ci riesco senza eccessivi problemi.
Poi la guardo.
“Maizono-san… per favore, dimmi cosa ti ho fatto”.
Sayaka non risponde, un po’ per la stretta al collo, un po’ perché credo non ne abbia proprio intenzione.
“Maizono-san, ti prego…”
Niente, non demorde. Anzi, se possibile il suo sguardo si fa persino più tagliente.
Sospiro.
“Komaeda… lasciala.”
“Sicuro capo?”
“Ma sì, non voglio mica ucciderla!”
“Lei mi sembrava di tutt’altra idea…”
“Oh, per favore!”
Lui fa spallucce e poi lascia il collo di Sayaka, che crolla a terra tossendo.
“Maizono…”
“Basta! Smettila con quel tono accondiscendente, sei… sei fastidioso!”
“Io davvero non capisco… cosa posso averti mai fatto, in due giorni? Non ci vediamo da anni!”
“È esattamente questo il punto!” grida, e Lonely in Gorgeous la imita rischiando di fare esplodere i timpani a tutti; l’onda d’urto è tale che mi ritrovo catapultato all’indietro.
“Capo, non vorrei passare per insensibile ma… se non la mettiamo fuori gioco qui rischiamo tutti di dover usare l’apparecchio acustico a vita, nel migliore dei casi.”
“Ma…”
“Ma niente. Non dobbiamo ucciderla, ma impedire a lei di uccidere noi - perché al momento la sua intenzione sembra quella eh.”
Effettivamente. “Cosa suggerisci?” chiedo. Komaeda si guarda attorno, alla ricerca di qualcosa da usare, poi annuisce: “Credo di aver trovato qualcosa. Vuoi tentare ancora a farla ragionare?”
Certo che sì, dovrò pur far valere quell’assurdo titolo di Super High School Level Lucky Student o no? Magari stavolta sono fortunato sul serio.
“È normale che ci si perda di vista, quando si cambia scuola” dico ad alta voce, rimettendomi in piedi “si cresce, si cambia, si conosce gente nuova…”
“E ci si dimentica degli amici?!” urla lei, adirata. Per fortuna il suo stand non la segue a ruota.
“Che… che vuoi dire?”
“Avevi detto che mi avresti supportata sempre… che mi avresti sostenuta nel difficile mondo dello spettacolo… e invece sei sparito!”
C-cosa?!
La sua accusa mi coglie così tanto di sorpresa che se Komaeda non avesse bloccato al volo lo stand di Maizono sarebbero esplosi i cervelli di tutti quanti.
“Me l’avevi promesso… e invece ti ritrovo qui, mentre muori dietro a quella sciacquetta?!”
Ok, è chiaro che Sayaka non sta benissimo.
“Ma dai? Non l’avrei mai detto!”
Piantala idiota, sono serio! È sempre stata fragile ma… non credevo che le luci della ribalta l’avessero rovinata così tanto!
“Beh, ce ne occuperemo dopo. Ora scusa se faccio di testa mia, capo, ma se non intervengo dirò addio al tuo sarcastico cervellino.”
Così facendo, Komaeda fa un gesto con la mano e il tavolo improvvisamente si anima: nello stupore di tutti, comincia a camminare come una persona, correre verso Sayaka e abbracciarla da dietro, bloccandola con le gambe d’acciaio.
“Aaaaaaaaaaaah! Oddio! Oddio… oooh.”
La cosa deve averla sconvolta così tanto da farla svenire - e il suo stand per fortuna svanisce, evitandoci un altro acuto.
“DONG DONG DONG! L’inaspettato vincitore è il piccolo Makoto Naegi, che ringraziamo per averci salvati dall’ugola d’oro di Lonely in Gorgeous! Ricordati però che le signorine vanno trattate con i guanti, soprattutto se hanno chiari squilibri mentali come la signorina Maizono, upupupupu!”
Oh, ma va a quel paese.

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Capitolo 5
*** Piccoli Bob Marley, piccole sirenette e piccole cercatrici di notorietà ***


“Tu… mi odi, vero?”.
Stanza di Sayaka Maizono, circa mezz’ora dopo il nostro combattimento.
Siamo soli.
“Guarda che riferisco a Kirigiri ogni parola o mossa da porco”.
Bleh. Come se ci fosse il pericolo di situazioni hot. Lo sai che l’ho solo riaccompagnata in camera sua perché voglio chiudere per bene questa storia.
“Sì, ma l’hai visto lo sguardo fulminante negli occhi della cara dolce Kyouko mentre ti prendevi l’altra pollastrella svenuta sottobraccio…”.
Allora, cerca di essere serio per una volta nella tua esistenza. E soprattutto smettila di usare simili termini degradanti, non è il caso.
“Capo, sei una noia mortale”.
Shush.
Riporto la mia attenzione su Maizono, che ricordo solo ora sta attendendo una risposta.
Giusto per non dare adito a brutti pensieri mi avvicino leggermente a lei, dato che siamo entrambi seduti sul bordo del letto. Quel tanto che basta per non darle motivo di pensar male.
“Odiarti? Ma no, non ti odio affatto… credo di essere biologicamente incapace di odiare qualcuno, figurati se si parla di te…”.
“Ma… ma io… devo essere sembrata una pazza furiosa, là fuori…”.
Un po’ sì, non lo nego. Ma non glielo dico ad alta voce perché non è il caso che lo senta.
“Naegi-kun, ti chiedo scusa per la scenata. Ai tuoi occhi, e non solo ai tuoi, sarò apparsa come una fidanzata gelosa… e posso negare di essere la prima cosa, non la seconda…”.
Quindi fatemi capire bene. La mia prima intuizione si era rivelata corretta e Sayaka Maizono, Super Idol, conosciuta nei più sperduti angoli del Giappone e considerata l’astro nascente del j-pop, con anni e anni di carriera luminosa e redditizia davanti a sé… è gelosa.
“Hai fatto doppio jackpot, tigrotto”.
Piantala. Non sei la nipote sexy della vicina di casa.
“Gelosa? Mi stai dicendo che… sei gelosa di…”.
“... delle attenzioni che rivolgi a Kirigiri… e non a me”.
Per un attimo perdo la capacità di parlare.
Non ne capisco il motivo, ma la confessione mi lascia… basito. Ho difficoltà ad assemblare anche un pensiero sensato.
Forse non pensavo che sarei mai capitato in una situazione del genere. Io, il piccolo e anonimo Makoto Naegi, che si trova inseguito in senso più o meno romantico da una ragazza del genere. Se me lo avessero raccontato avrei riso, suona troppo assurdo.
“Io… ci sono rimasta davvero tanto male… quando… hai smesso di scrivermi…”.
Torno a guardarla.
“Avevi… avevi giurato che saresti stato sempre il mio primo fan… quello a cui avrei potuto rivolgermi in caso di bisogno… e invece… invece…”.
Ogni parola ha su di me l’impatto di un colpo di spranga.
Da quando ha tirato fuori questa cosa, mentre combattevamo, mi è improvvisamente tornato tutto in mente: il tempo che alle medie le ho dedicato a supporto della sua ambizione nel mondo musicale, la promessa solenne subito dopo il chuugakkou, i primi mesi in cui eravamo in contatto strettissimo e non mancava di raccontarmi la rava e la fava di quel che faceva e dei suoi primi passi nel business.
Poi oh, a mia discolpa posso dire che non ho smesso intenzionalmente. L’entusiasmo si è raffreddato, sono subentrati altri avvenimenti nella mia vita e l’interesse è scemato da sé. Nessun intento ostile da parte mia, giuro.
Però, a ripensarci adesso… mi rendo conto di averle fatto del male. Senza volerlo ma è accaduto comunque.
“Maizono-san… sono io che devo scusarmi con te. Non pensavo davvero che avrei potuto causarti tutti questi affanni. Purtroppo… scusami, quel che sto per dire è crudele per te… ma me ne sono dimenticato. Per quanto riguarda Kirigiri-san…”.
Andrei volentieri avanti se la porta non bussasse.
“Chi è?” chiede lei alzandosi ed aprendo.
“Scusate se vi disturbo, so che volevate un momento di privacy. Ma sono usciti i nuovi accoppiamenti e ho pensato poteste volerli vedere”.

Tempismo perfetto, Kyouko.
“M-mi spiace Maizono-san, magari riprenderemo dopo il discorso…” balbetto, ma lei fa un mezzo sorriso: “Non fa nulla, davvero. Se devi andare vai.”
“Beh potresti venire con noi a vedere i sorteggiati…”
“Non c’è bisogno di andare fuori a vederli, sai” sorride lei di nuovo, “posso vederli anche dal monitor della mia camera.”
...già. Dimenticavo che ogni stanza o aula ne ha uno.
Mi volto sospettoso verso Kirigiri, ma lei guarda altrove facendo la gnorri.
“E se prima era una sola ad essere gelosa, adesso sono due ad essere gelose!”
Non vorrei peccare di superbia ma credo che questa volta il caro Komaeda ci abbia preso.
“Suvvia capo, ma quale superbia! Hai tutto il diritto di essere amato e sentirti amato! Sei carino, adorabile e-”
Sì ok, basta. Cuccia. E se Kirigiri ti ha sentito ti ricopro della roba che limita i vostri poteri qua dentro.
“Aguzzino!”
Lo ignoro. Kirigiri sembra non aver sentito nulla, quantomeno. Saluto Maizono-san promettendole di parlare ancora del nostro discorso, poi mi avvio con Kirigiri in caffetteria.
“E quindi… hai dimenticato che i monitor stanno in tutte le stanze.”
“Una dimenticanza può capitare.”
“Ovviamente.”
“Ci mancherebbe.”
Non lo ammetterò mai ma mi sto divertendo a punzecchiarla.
“E poi mente, mente sapendo di mentire! Guarda quel tic all’occhio ogni volta che nega l’evidenza!”
Komaeda, cuccia t’ho detto.
“Hai più parlato con Fujisaki riguardo il pc?” chiedo a bassa voce, cambiando discorso.
“Non ancora. Quando ho provato ad avvicinarla Monokuma ha annunciato gli ultimi abbinamenti ed è scoppiato il finimondo.”
“Addirittura? Perché?”
Kirigiri sospira: “Ora capirai” e mi precede dentro la caffetteria, dove pare si stia svolgendo una sommossa.

“Ma stiamo scherzando?”
“Perché questa preferenza, eh? Non ha fatto niente più di noi!”
“Diciamo pure che non ha fatto niente e basta…”
“Kirigiri-san, ma che succede?” chiedo. “Con chi ce l’hanno?”
Kyouko mi fa un cenno verso un tavolo a sinistra, dov’è seduta Mukuro Ikusaba: “Lei.”
La guardo stranito e le chiedo di spiegarsi meglio.
“Monokuma poco fa ha annunciato gli ultimi accoppiamenti” dice, indicando il monitor.

Asahina vs. Fukawa
Oogami vs. Kuwata

“Continuo a non seguirti…”
“Fatti un po’ i conti: ad esclusione del misterioso sedicesimo studente” dice sottovoce “siamo quindici. E se facciamo combattimenti uno contro uno…”
“...qualcuno rimane fuori.”
Annuisce: “A quanto ha detto Monokuma, Ikusaba passa di diritto al turno successivo” sottolinea di diritto “e ovviamente la cosa non è andata giù a nessuno.”
“Posso comprenderli” concordo “e poi perché proprio lei?”
“È esattamente questo che mi insospettisce. Poteva far passare il turno a Fukawa, o Asahina, o chiunque altro e la cosa non mi avrebbe dato da pensare. Ikusaba invece…”
“Ma come mai non ti convince, se posso? Ha fatto qualcosa di strano?”
“No, non ancora almeno. Chiamalo… intuito.”
Finora il suo acume da detective ci ha preso, per cui immagino di potermi fidare anche stavolta.
“E quindi cosa pensi di fare?” chiedo, mentre la discussione in caffetteria sembra assumere toni più civili.
“Al momento nulla” sospira “tra poco ci saranno gli ultimi scontri, quindi tanto vale goderseli. Stando al depliant avremo una giornata di stallo prima del secondo turno, potremo sfruttarla per avvicinare Fujisaki ed esplorare anche il terzo piano.”
Avevo totalmente dimenticato il “premio”, lo ammetto… la situazione con Maizono-san aveva assorbito l’interezza dei miei neuroni. In ogni caso mi sembra la mossa migliore, quindi annuisco.
Nel frattempo le prime due sfidanti ci sorpassano ed escono in corridoio, seguite a ruota dagli altri. Mi avvicino a Sakura per chiederle delucidazioni: “Asahina ha proposto di spostarsi nella hall perché c’è più spazio per muoversi e meno oggetti ad intralciare” risponde.
“Mossa strategica, immagino…”
Sakura non risponde, limitandosi a sorridere. Qualcosa mi dice che lei conosce già lo stand di Asahina.
“Comunque Fukawa non ha avuto rimostranze in merito, quindi presumo vada bene anche per lei” puntualizza.
Mentre parliamo noto che le due contendenti hanno già richiamato i loro stand, e come sempre mi soffermo ad osservarli. Quello di Asahina direi che la rispecchia perfettamente, trattandosi di una piccola sirena dai capelli azzurri: quale stand migliore per una campionessa di nuoto?
Lo stand di Fukawa invece… beh, è quanto di più distante da lei si possa pensare: immaginate una segretaria, di quelle sexy; una segretaria formosa con gli occhiali da maestrina e una gonna nera aderentissima, con in mano un libro. Ecco, la segretaria su cui ogni adolescente ha fantasticato almeno una volta nella vita è lo stand di Touko Fukawa.
“Ehi bellezza, mi dai il tuo numero?”
E ovviamente Oowada ci tiene a non smentirsi.
“Gorilla analfabeta, proprio non puoi evitare di inquinare l’aria che respiro?”.
Uh. La voce di Togami.
Allungo lo sguardo verso il corridoio che porta all’infermieria e vi vedo spuntare il suddetto Togami e...
“Wow. Come sai sono di parte e continuo a pensare che Kirigiri sia il top in quanto a stile, ma questo colpo da primadonna da parte sua… notevole”.
Stavolta ti devo proprio dar ragione.
Dietro di lui avanzano lenti Celes e Yamada, che non mi ero neanche accorto mancasse. E lei… è su una sedia a rotelle che lui spinge.
Ha persino la copertina sulle gambe, a proteggere i delicati talloni dalle punzecchiature brutte e cattive.
“Teatrale!” urla Kuwata.
“Non ti azzardare a prendere in giro lady Ludenberg-dono, caprone!” squittisce Yamada, rivolgendogli uno sguardo non esattamente amichevole.
“Sfotto chi mi pare e piace, palla di lardo!”.
“Non ci provare mai più!”.
Cominciano a insultarsi a distanza, con Tsubomi Rose che va a infastidire apposta Leon per cercare di farlo stare zitto.
Che spettacolo penoso.
Torniamo allo scontro, và. Sperando che sia più edificante.
“Buona fortuna e che vinca la migliore, Fukawa-chan! Ti presento Down by the Water, il mio stand”. Quanta sportività, Asahina. Immagino sia abituata bene.
“A-Another Stranger M-Me” balbetta la sua avversaria, la quale non sembra particolarmente a proprio agio. Considerato l’elemento la cosa non mi meraviglia affatto. Avrà detto sì e no dieci parole in croce da ieri.
“Possiamo cominciare, allora” dichiara ancora Asahina.
“S-Sì”.
Il primo dei due a muoversi è la segretaria sexy: apre il suo libro e si mette a leggere. Solo che, per qualche mistero misterioso degli stand, quel che dice… prende vita.
Le onomatopee, soprattutto. Ma anche il resto.
Tutti osserviamo stupiti le parole che fluttuano in aria per qualche istante per poi dirigersi come proiettili verso il bersaglio.
Il bersaglio, però, non è d’accordo con questo piano d’azione e si mette a disegnare cerchi. Poco prima che un “solipsistico” la centri ci si tuffa dentro e… PLUFF, sparita.
Non la vedo più.
“Potere interessante, capo. Non pensavo che Aoi conoscesse Portal”.
Uh? Che intendi?
“Guarda nello spazio fra Fukawa e Another Stranger Me”.
Ehi, per una volta ha clamorosamente ragione. Dove mi ha detto di osservare si crea un secondo cerchio, da cui spunta Down by the Water che immediatamente afferra lo stand nemico per il collo.
“Direi che siamo già al KO” annuncia sorniona Asahina.
“N-Non sottovalutarmi!” bercia Fukawa di rimando.
La posizione statica non torna a vantaggio della sirenetta, che infatti si prende qualche parola (degne di nota un “maelstrom” e un “catarifrangente”) direttamente sul grugno ed è obbligata a mollare la presa. Scansa per un soffio altre parole pesanti, fuggendo con i suoi cerchietti d’acqua.
Vanno avanti così per un po’, Another Stranger Me che la bombarda di discorsi senza troppo senso e Down by the Water che riesce ad evitarli abbastanza agilmente senza però mai trovare la finestra giusta per contrattaccare.
Lo stallo prosegue per alcuni minuti. La noia comincia a montare e il pubblico non pagante si fa sentire con schiamazzi di disapprovazione.
Tsk. Siamo mica allo stadio, buzzurri.
E comunque non è uno combattimento facile, i due poteri sono curiosi e piuttosto seri ma secondo me vanno usati in maniera ingegnosa.
Touko pare cogliere quel che penso perché il suo stand adotta una strategia diversa: innanzitutto si mette a leggere a una velocità supersonica, producendo quindi tantissimi suoni. Inoltre, invece di sputar fuori frasi intere, i vari caratteri si isolano uno dall’altro. Mentre alcuni continuano con un’opera di disturbo ai danni di Aoi, costringendola a mantenere lo stand in movimento, altri si muovono prevedendo gli spostamenti della sirenetta. Nel senso che vanno come a costruire un muro sul punto di uscita dei portali.
La situazione si fa grama per la nostra nuotatrice, temo.
Quando poi Down by the Water prende una craniata pazzesca contro una fitta griglia di hiragana…
“Ahio! Questo mi ha fatto male! E mi ha fatto capire che non posso vincere, ahimè. Mi arrendo”.
“Come? Tutto qui?”.
Che pretese avevi? Mi è parso di capire che il suo stand non abbia attitudini prettamente offensive, come qualcuno di mia conoscenza. Anzi, tutto considerato si è difesa egregiamente e ha messo in difficoltà l’avversario.
“DONG DONG DONG! Il penultimo match della prima fase viene vinto da Touko Fukawa con Another Stranger Me!”. Sì Monokuma, grazie. Capita che anche noi si abbiano gli occhi per vederlo autonomamente.
“Bene, che gli ultimi sfidanti prendano posto! D’altronde non siamo mica qui a pettinare i rasta di Hagakure!”
“Potreste anche!”
Preferiamo ignorare quel fattone di Hagakure, concentrandoci invece sull’imminente scontro.
“Questo sì che sarà divertente!”
E perché?
“Guarda un po’ la faccia di Kuwata!”
In effetti il povero Leon non ha proprio una bella cera, ma bisogna dire che affrontare Sakura Oogami, detta Ogre, non è esattamente la migliore delle prospettive. E sì che Sakura sembra una persona così mite e poco incline alla violenza…
Comunque sia, i due evocano i propri stand e… ok, la divinità o chi per lei che si è occupata di abbinare stand e portatore ha decisamente uno strano senso dell’umorismo.
Se da un lato lo stand di Kuwata - un metallaro truccatissimo dalla lingua chilometrica e con la chitarra in spalla che ricorda tanto un membro dei Kiss (piacciono a mia sorella, che volete?) - lo rispecchia abbastanza, dall’altro quello di Sakura è… come dire…
“Carino? Tenero? Un’adorabile pallina di pelo?”
Ecco, sì. Lo stand di Sakura “Ogre” Oogami è un gattino. Rosa. Che le sta appollaiato sulla spalla.
“Oddio ma è un amore…”
“Com’è carino!”
“Ma che male può fare?”
Dietro di me tutte le ragazze, anche le più insospettabili (sì Kirigiri, parlo di te) si stanno sciogliendo di fronte a quella creaturina tenera; creaturina tenera che evidentemente odia essere definito tenero o carino, e quindi gonfia il pelo e la coda e soffia verso tutti noi.
Cosa che non fa altro che aumentare esponenzialmente gli squittii delle signorine.
“Perdonatelo, Progenies of the Great Apocalypse ha un brutto carattere” sorride Sakura, facendo i grattini allo stand “ma non è cattivo.”
Non è proprio una gran cosa dire che il proprio stand non è cattivo, Oogami…
“Anche io voglio i grattini.”
Scordatelo.
“Li chiederò a Kirigiri.”
Che spero ti mandi a quel paese.
E a proposito di Kyouko…
“Kirigiri-san, che ne pensi di questo combattimento?”
Lei mi guarda con la mano davanti alla bocca, forse per nascondere un sorrisetto derivato dal gattino: “Difficile a dirsi. Basandosi sulle apparenze sarebbe facile dare per vincitore Kuwata… eppure ho idea che Oogami non sia da sottovalutare. Non dimentichiamo che Sakura è la Super High School Level Martial Artist…”
“Vero” annuisco. Nel frattempo Leon sembra aver ripreso controllo di sé e ha mandato all’attacco il suo stand, che si lancia verso Sakura roteando la chitarra come una clava. Ora, uno si aspetterebbe di veder intervenire lo stand di Oogami a difenderla… e invece è lei stessa a parare con facilità i colpi di chitarra.
“Curioso… che sia uno stand passivo anche questo?” borbotta Kirigiri, riflettendo ad alta voce.
“La nostra detective potrebbe aver ragione, capo.”
In effetti una come Sakura non ha praticamente bisogno di altra forza, basta già la sua. Al contrario ha bisogno di…
“Protezione!”
A quell’ordine il gattino emette un miagolio, e attorno ad Oogami appare una barriera che la protegge dall’attacco a sorpresa dello stand di Kuwata - una pioggia di chitarre che picchiano come fossero… uh, mazze da baseball?
“In effetti Leon è il Super High School Level Baseball Player… ma la scheda scolastica diceva che ha un certo interesse per la musica.”
E il suo stand le racchiude entrambe.
“Paura, Oogami? Hai bisogno della barriera per respingere i miei attacchi?!”
Uno sguardo di Sakura e Leon si zittisce, distogliendo lo sguardo.
“Che pusillanime…”
Più che altro, evita di fare il gradasso quando sai di non potertelo permettere.
“Quanta saggezza capo!”
“Bene, abbiamo scherzato” annuncia Sakura, “ma ora mi sono stancata.”
Nel dirlo, la sua barriera svanisce e… afferra per il collo lo stand di Kuwata e lo lancia contro un muro. Lo stand svanisce, cosa che decreta la vittoria di Sakura.
“Ha… ha picchiato uno stand…”
Io non credevo nemmeno che un umano potesse toccarlo, uno stand!
Scambio un rapido sguardo con Kirigiri, che sembra altrettanto sorpresa.
Ok, questa la aggiungiamo alle cose da approfondire.
“DONG DONG DONG! Qualificata alla fase successiva è Sakura Oogami con Progenies of the Great Apocalypse. Come nota personale: complimenti per l’adattissimo accostamento nome/aspetto”.
Va bene, ora abbiamo l’annunciatore con le note personali. In futuro previste le ragazze pon-pon seminude, il lottatore di sumo spalmato d’olio, i clown salterini e qualche altro ammennicolo inutile.
“Adesso, cari studentelli, me ne vado a riposare un po’. È stancante starvi dietro. Domani vacanza per tutti, sempre tenendo presente la clausola per cui potete sbarazzarvi di eventuale concorrenza scomoda in maniera non proprio ortodossa. O anche di qualcuno già eliminato se siete in vena, fate voi. Ci rivediamo dopodomani con i nuovi accoppiamenti”.
“Aspetta, orso. Ho una domanda da farti” si intromette l’imperiosa voce di Togami.
Eh?
“Che c’è, generale fallito? No, suggerimenti su come schierare meglio i soldatini non te ne do”.
“Vai al diavolo. La mia è una domanda seria”.
“E falla”.
“Pretendo di sapere perché la fortunata che ha passato il turno senza neanche muovere un’unghia è Mukuro Ikusaba”.
“Che c’entro io? Prenditela con il programma adibito al sorteggio automatico”.
“Non crederei a questa panzana neanche se mi facessi vedere uno screenshot di questo fantomatico programma. Tu ci stai nascondendo qualcosa e io esigo, quant’è vero che sono l’erede della Togami Zaibatsu, di sapere cosa”.
“Rivendicare il tuo titolo qui dentro vale quanto il due di picche quando regna bastoni. Posso solo ribadire che si è trattata di una casualità stabilita da un mucchio di transistor e freddi calcoli binari. Il resto, come si suol dire, è fuffa”.
“La tua scenata è ridicola. Non può essere stato un evento randomico l’aver concesso il passaggio alla fase successiva proprio al Super Soldato”.
“Pensala come vuoi, Togami. Mi farò una ragione del fatto che sei un complottista dell’ultima ora e vedi scie chimiche, lobby massoniche e il New World Order dietro ogni angolo”.
Detto questo Monokuma sparisce nel nulla come sempre, lasciando Togami a fumare di rabbia e noialtri a farci più di una domanda su Ikusaba.
“A me la cosa puzza. Altro che algoritmo, sono sicuro al 99% che Ikusaba sia passata per volontà del mastermind.”
Concordo con Dirtbag, non può essere un caso.
“Ehi.”
La voce di Kirigiri mi desta dai miei pensieri: “D-Dimmi Kirigiri…”
“Ci vediamo tra dieci minuti nella sauna.”
Non ho nemmeno il tempo di annuire che fila via di fretta, forse a controllare il piano appena aperto…
“Flash a-ah, savior of the universe...”
Spiritosone. Comunque inutile farsi domande, lo saprò tra dieci minuti.

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Capitolo 6
*** Per la congiura segreta prego, da questa parte ***


“Oh, ben arrivato Naegi!”
Quando dieci minuti dopo faccio il mio ingresso nella sauna, vengo accolto da Fujisaki.
“Ciao a te, Fujisaki-san! Come mai qui, se posso?”
“Me l’ha chiesto Kirigiri-san, anche se non so il perché…” ammette, e sembra un po’ preoccupata nel dirlo.
“Pare che la nostra detective abbia di nuovo fatto colpo, anche se in maniera sbagliata!”
Piantala, stand dei miei stivali.
“Bene, vedo che siete già qui.”
Neanche l’avessimo evocata, Kirigiri appare letteralmente dal nulla.
“Chissà quanto si diverte a fare queste entrare sceniche usando il suo stand…”
Stavolta mi tocca concordare.
“K-Kirigiri-san! Non ti avevo vista!” balbetta Fujisaki, colta di sorpresa. Kyouko sorride, quasi fosse soddisfatta della reazione, e si avvicina a noi.
“Fujisaki, ti ho convocata qui perché ho qualcosa da chiederti.”
La nostra hacker sgrana gli occhi in un’espressione timorosa da cerbiatto, ma non ha tempo di ribattere perché Kirigiri la supera andando verso gli armadietti.
“Kirigiri-san cosa…” chiedo ma mi zittisco subito, perché vedo che tira fuori qualcosa da uno degli armadietti.
“E questo come ci è finito qui?”
“La notte dormo poco e mi annoio” risponde con un mezzo sorrisetto; poi si siede sulla panca accanto a Fujisaki: “Ho trovato questo pc in biblioteca, quando è stato aperto il secondo piano. Ho il sospetto che contenga informazioni interessanti dato che è protetto da programmi particolari, ma le mie abilità informatiche sono piuttosto limitate… ma ho pensato che tu puoi riuscire a ricavarne qualcosa.”
Sentendo il suo ego di hacker stuzzicato, Chihiro si rilassa e sorride: “Lasciate fare a me.”
“Ti ringrazio molto, Fujisaki. Però ti chiedo un favore” specifica Kirigiri “puoi lavorarci solo in questa stanza? È l’unica senza telecamere.”
“Nessun problema.”
“Quindi adesso siamo in tre…” rifletto ad alta voce, guadagnandomi un’occhiata un poco perplessa da parte di Fujisaki che pare non aver capito cosa intendevo. Mi premuro di metterla al corrente: “Oh, volevo solo dire che io e Kirigiri-san ci stavamo… diciamo che ci interessa molto capire un po’ meglio i misteri di questa scuola, perché siamo stati obbligati a combattere fra di noi e chi è dietro tutto questo. Mettendoci nelle tue mani per quanto riguarda quel portatile si può dire ufficialmente che ora fai parte del gruppo dei sovversivi”.
Le sorrido e lei ricambia, per nulla intimorita: “Se posso essere utile nel campo dove so di dare il meglio di me… volentieri, Naegi-kun. Neanch’io sono particolarmente contenta di non sapere il perché e il percome della nostra permanenza…”.
“Il tuo compito richiede la massima riservatezza, Fujisaki” la ammonisce Kirigiri “Pertanto ti devo chiedere di non parlare di eventuali sviluppi al di fuori di me e di Naegi”.
“Non starai esagerando con le precauzioni?” mi viene naturale chiedere. Capisco la necessità di privacy, ma non mi fa poi troppo piacere dover agire all’insaputa della quasi totalità della classe.
“Forse sì. Ma meglio essere sicuri che trovarsi con un pugno di mosche in mano. Allo stato attuale penso che la situazione generale del corpo studentesco non sia delle più favorevoli per un annuncio urbi et orbi, meglio mantenere un velo di riserbo”.
“Sono d’accordo con la nostra detective, capo. È pericoloso esporsi quando nelle nostre fila ci sono elementi come Togami e Celestia… e non solo”.
“Uh? Era per caso il tuo stand a parlare, Naegi-kun?” fa Chihiro.
“Sempre pensato che avrei bisogno di una generosa dose di scotch stand per tappargli la bocca, a quel chiacchierone”.
“Stai pensando a chi sto pensando io con quel e non solo, Dirtbag?”.
“Direi proprio di sì, Kirigiri-san”.
“Allora quella persona non lascia dubbi solo a me. Buono a sapersi”.
No, ma fate pure. Come se io non esistessi.
“Di cosa stanno parlando?” è la domanda della povera Fujisaki, palesemente tagliata fuori dal discorso. Siamo in due, cara mia.
“Niente, niente. Piuttosto, perché non lasciamo la nostra prode Super Hacker a operare la sua magia su quel residuato della guerra di Corea?”.
“Sì Naegi” concorda Kirigiri “forse dovremmo togliere il disturbo e lasciarla lavorare in pace. Per qualsiasi cosa non esitare a chiamare uno di noi due, Fujisaki”.
Ci avviamo verso l’uscita.
“Adesso cosa facciamo, dunque?” mi rivolgo nella sua direzione, attendendo una sua sagace risposta.
“Beh, abbiamo il terzo piano a nostra disposizione” sorride lei “ed essendo stata una giornata abbastanza faticosa sono abbastanza sicura che quasi tutti preferiranno dormire lasciando l’esplorazione a domani.”
Concordo abbastanza, anche se…
“Qualcosa della mia proposta non ti convince?”
“È quel quasi a darmi da pensare.”
“Purtroppo non escludo che elementi come Togami o Ikusaba stessa possano avere la nostra stessa idea” dice, dirigendosi verso le scale “ma se non rischiamo non otterremo niente. E comunque uno come Togami non mi preoccupa.”
“E Ikusaba?”
Kirigiri mi guarda senza rispondermi, ma il suo sguardo è eloquente.
“Auguriamoci che Ikusaba preferisca dormire.”
Già, speriamo.

“Uff. Niente di niente.”
Sbuffo, lasciandomi cadere su una delle poltroncine della sala ricreativa. Quasi quaranta minuti di esplorazione del terzo piano e in mano non abbiamo nulla, se non più domande di prima.
“Perché diamine un’accademia ha un proprio impianto di purificazione dell’aria? E perché è così dannatamente grande?”
“Non saprei, ma magari è tra le informazioni contenute nel pc” ribatte Kirigiri, mentre continua a girare come una trottola tra il biliardo e le freccette sperando che salti fuori un indizio.
“Arrenditi, ho idea che dal terzo piano non otterremo niente di niente.”
Lo sguardo che mi lancia è tagliente ma lo distoglie subito, probabilmente conscia del fatto che ho ragione. Alla fine cede e prende posto su una poltroncina accanto alla mia: “E quindi cosa suggerisci di fare?”
“Andare a cenare e poi dormire?”
“La caffetteria è aperta almeno fino alle dieci, e sono appena le otto. Non hai più autonomia?”
“Ma è un androide questa ragazza?”
Non farti sentire, non voglio dover stare sveglio tutta la notte per punizione.
“Siamo a corto di alternative, purtroppo” sbuffo “visto che abbiamo passato al setaccio ogni aula e non c’è nulla che possa aiutarci, niente di strano… a parte quel dannato purificatore gigante.”
Kirigiri ride e si alza: “Va bene va bene, hai ragione: non c’è nient’altro che possiamo fare qui. Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti” e nel farlo mi tende una mano. La afferro e spero non si accorga del mio tremore idiota.
“Come sei carino quando ti imbarazzi, capo!”
Piantala.
“Aaaah, la mia OTP che fa cose da OTP!”
Nella mia vita passata devo aver fatto incavolare un po’ di gente o non mi spiego perché mi sono beccato uno stand così irritante.
“Stai battibeccando con Dirtbag?”
“Eh? Ci hai sentiti?!” dico, in un tono di voce maledettamente acuto.
Kyouko sorride beffarda: “No, ma sto imparando a riconoscere le facce che fai quando litighi con lui.”
Che un fulmine mi colpisca qui ed ora.
“Sapevo di trovarvi qui.”
...il karma deve avere un pessimo senso dell’umorismo se mi ha mandato Togami al posto del fulmine. Il nostro simpaticissimo ereditiere se ne sta appoggiato a braccia conserte, accanto alle scale che portano al secondo piano.
“La sua espressione non mi piace.”
Nemmeno a me.
Kirigiri, per nulla intimorita, gli si avvicina: “Che cosa vuoi, Togami?”
“Io? Niente. Vietato fare un sopralluogo quando si apre un nuovo piano, per caso?”. Aiuto, tutto quel sarcasmo mal mascherato rischia di farmi affogare.
“Affatto. Solo è strano che casualmente tu sia capitato proprio dove stavamo noi” risponde lei a tono.
“Qui le stanze sono poche e una volta appurato che non eravate né nell’aula d’arte, né nel laboratorio con il gigantesco macchinario… beh, le alternative restanti non erano molte”.
“Quindi ti sei già fatto il tuo giretto solitario”.
“Ci puoi scommettere. Mica voglio lasciare te e quest’altro babbuino troppo avanti, ti pare?”.
“Sia mai. Poi ti si infeltrisce il cognome”.
“Stai sottintendendo qualcosa, Kirigiri?”.
“No. Lo dico chiaramente”.
“Così come vuoi trovarti chiaramente ridotta a un groviera”.
“Non se posso sfruttare una buona dose d’oscurità”.
“Ok, finitela di sfidarvi a dosi di testosterone sempre più massiccie che Oowada-san ci potrebbe rimanere male. E poi non vogliamo rovinare il secondo turno del torneo, suvvia”. Spero che l’intento non serio della seconda parte si sia colto.
Inopinatamente è Togami il primo ad alzare bandiera bianca: “Va bene, va bene. Non sono venuto per fare baruffa, anche se sarebbe una buona occasione per sfruttare la bislacca postilla del nostro preside e sistemarvi per avere la strada in discesa…”.
“Due contro uno? O i tuoi soldatini hanno le munizioni al plutonio o ti vedo messo maluccio”.
“La finite o no? Davvero, evitate”. Quando mi subentra il tono acidulo è perché, per essere fine come uno scaricatore di porto rumeno, ne ho le balle piene.
Lo sguardo di Kyouko, seppur non accompagnato da parole, pare chiedere scusa per aver esagerato. Quello di Togami è solo fastidiosamente antagonistico, ma almeno si trattiene dal riscaldare ulteriormente il clima.
“Vogliamo andare a fare una sana dormita, allora?” propongo con un tono sottilmente autoritario. Come a dire “alzate le chiappe e passate le prossime sette od otto ore a ronfare”. Per dare il buon esempio apro la strada e, pochi secondi dopo, sento dello scalpiccio dietro di me.
Bravi ragazzi. Fra l’altro non so voi, ma negli ultimi trenta secondi a me è salito un sonno mostruoso.

“Sorgi e splendi, capo! Oggi è una nuova, radiosa giornata e non dovete neanche prendervi a cartelle fra di voi!”.
… grunf. Tu sì che sai come mettere di buon umore la gente fin di primo mattino.
“Volevi un augurio di sfortuna imperitura, che tanto sai prima o poi arriverà?”.
Oh no, non attaccherai con questa lagna dopo che sono sveglio da neanche dieci minuti. Ti faccio molestare dallo stand di Yamada.
“Ma… ma… lo sai che a me piacciono...”.
E allora taci.
“Bubi, capo. Bubi”.
Lo ignoro, ho ancora un po’ di mal di testa post-alzataccia. Non che abbia dormito poco, però non è stata la nottata più tranquilla dei miei sedici anni. Strani e inquietanti pensieri mi frullavano nella testa, prendendo forme oniriche e in certi casi spaventose.
Specialmente Ikusaba. Dopo lo scambio fra Dirtbag e Kirigiri di ieri non riesco a fare a meno di visualizzarmela come una specie di mostro che ci divorerà tutti.
Meglio smetterla con i caffè a cena. Ma adesso ne bramo uno. Doppio.
Mi preparo velocemente e in poco meno di mezz’ora sono lanciato verso la caffetteria.
Una cosa di quelle dette da Komaeda è vera e sacrosanta, perlomeno: che oggi non ci saranno combattimenti. Il che mi porta a pensare che Kirigiri mi trascinerà come una trottola a spasso per l’accademia, facendomi ficcare la testa nelle tazze del wc alla ricerca del più minuscolo, insignificante indizio.
Evviva la mia vita.
Quando poi mi presento nella sala dove abbiamo pranzato e cenato tutti assieme negli ultimi due giorni…
Ohibò.
La situazione non è differente dal solito: gente che urla mentre si ingozza, litigi più o meno farseschi, frizzi e lazzi.
C’è un solo particolare che stona: Oogami-san che se ne sta seduta in disparte, dalla parte diametralmente opposta a Ikusaba-san.
Non che normalmente Kenshiro-chan… kami Dirtbag, ti odio. Non che normalmente sia proprio una persona che esplode di socialità, ma non ha mai fatto così prima d’ora.
La cosa, lo ammetto, mi incuriosisce.
Per un attimo tentenno, poi i miei piedi mi conducono in maniera autonoma ad avvicinarmi a lei.
“Buongiorno, Naegi” mi saluta con tono… oserei dire quasi svogliato.
Bene. Ora che dico?
“Tu… tutto bene?” balbetto, rimanendo in piedi. Vorrei sedermi ma temo di sembrare troppo evasivo; per fortuna vicino a noi c’è un tavolo imbandito con paste e merendine e ne prendo una. Uniamo l’utile al dilettevole.
“Sono solo un po’ stanca” sorride lei “non ho dormito granché bene.”
“Oh, mi spiace molto. Vuoi che ti procuri una tazza di caffé?”
“Non preoccuparti, non è niente che una bella nuotata mattutina non possa lavar via” dice, alzandosi e avviandosi verso la porta. Per un attimo rimane ferma, parzialmente voltata verso di me, come se volesse dirmi qualcosa ma non non ne fosse del tutto sicura; alla fine sospira e prosegue verso la piscina al secondo piano.
“Credo nasconda qualcosa.”
Dici che dobbiamo stare all’erta?
“Non saprei, ma non mi dava l’aria di una che trama loschi piani alle spalle degli altri. Sembrava più che altro…”
...preoccupata.
“Già.”
Hm. Mi piacerebbe approfondire, ma non ho abbastanza confidenza con lei. E tuttavia la curiosità mi sta mangiando vivo.
“Credi sia il caso di informare Kirigiri?”
Per dirle cosa? Che forse Sakura sa qualcosa ma è solo un’ipotesi? L’unica cosa che possiamo fare è sperare che ci ripensi e venga a confidarsi.
“Saggia decisione. Direi che possiamo buttarci sulla colazione allora, che ho fame.”
E andiamo ad abbuffarci come donne incinte perché lo stand deve saziarsi. Che vita ingiusta la mia.

“BURP.”
E smettila di ruttare, che Kirigiri…
“Salute, Komaeda. Mangiato bene?”
...potrebbe sentirti. La mia vita fa schifo, l’ho già detto?
“Benissimo grazie! Anche se Naegi mi ha negato un’ultima ciambella e ci sono rimasto molto male.”
“Ne ho mangiate sei per farti contento, SEI! E l’ultima ho dovuto litigarmela con Asahina solo perché insistevi! Probabilmente adesso mi odierà…”
“Ma no, non mi sembra una che porta rancore” cerca di consolarmi Kirigiri, “e in caso puoi sempre incolpare Komaeda.”
“Ehi!”
Come volevasi dimostrare, sto conciliando la digestione passeggiando in lungo e in largo per i piani dell’accademia, nella speranza di trovare altri indizi - inutilmente, purtroppo. Senza contare che oggi anche il resto della classe ha deciso di esplorare il terzo piano, quindi eventuali indagini approfondite sono impossibili da mettere in atto. Persino Ikusaba si è unita al gruppo, forse per non destare sospetti. O magari ci sbagliamo e siamo solo paranoici.
“Suvvia capo, non demoralizzarti! Sono sicuro che la fortuna prima o poi girerà dalla nostra parte.”
Grazie Dirtbag…
“E poi girerà di nuovo e verremo sepolti dalla sfiga, perché è così che vanno le cose. Questa è la parola di Komaeda.”
Ma io perché ti parlo ancora?
Lo ignoro e mi rivolgo nuovamente a Kirigiri: “Che vogliamo fare?”
“Quel che facciamo tutti i giorni, Mignolo: tentare di conquistare il mondo”.
“… eh?”.
“Scherzo. Comunque non mi sembra la più intelligente delle domande, sai perfettamente cosa stiamo per andare a fare”.
“Aspetta aspetta, non dirmelo. Lasciami indovinare. Tu sei il conte Dracula!”.
“... eh?”.
“Scherzo anch’io, non sei mica l’unica che può farlo. Ma sì, so cosa stiamo per andare a fare”.
“Ecco”.
Sbuffo. Onestamente adesso non ne ho nessunissima voglia.
“Senti Kirigiri-san, non potrei avere una dispensa speciale almeno per qualche ora? Al momento mi sento con l’energia di un sasso depresso e non sarei di grande aiuto”.
“Non essere lavativo, Naegi. Siamo solo in tre, è giusto che ognuno di noi alzi le maniche e si dia da fare. Fujisaki col suo computer, io e te cercando e ri-cercando qualsiasi cosa possa tornarci utile”.
“Sì, ma…”.
“Silenzio e marsch” chiude la bega afferrandomi letteralmente per il bavero della giacchetta e trascinandomi con sé.
Va bene, sono ufficialmente il suo pupazzo.
“Che c’è di male nell’essere un pupazzo, capo? E poi sei il pupazzo di questo schianto…”.
Ma fatti gli affaracci tuoi una buona volta. E poi da quando hai così tanto interesse per le grazie femminili? A che mi ricordavo tu prediligevi l’altra sponda.
“Solo perché ogni tanto ho fatto qualche fischio dietro quel fustaccione del senpai Hinata. E comunque siete la mia OTP, etero omo o bi che sia, e vi shipperò da qui alla fine del tempo”.
Cercherò di farmi imprestare un battipanni stand da qualcuno per poterti dare le sculacciate che ti meriti.
“Ahi! Lascia stare il mio culetto d’oro”.

Con Kirigiri-san giriamo ancora un po’, principalmente al terzo piano.
A vuoto, per la sorpresa di esattamente nessuno. Mi risultava l’avessimo già rivoltato come un guanto più di una volta.
“Su Naegi, non fare quella faccia” mi dice quando coglie il mio evidente miscuglio di scoramento, noia, fatica e gioia di vivere sotto zero “Te l’ho detto, fintanto che il nostro gruppetto sarà a ranghi così ridotti dovremo fare gli straordinari”.
“Sì, è vero. Ma è stancante da matti, specie se i risultati sono così poco confortanti”.
“Te ne farai una ragione. Dai un’altra occhiata sotto al biliardo”.
Sul serio? Credo di poter tracciare la planimetria delle ragnatele che stanno lì sotto.
Mi inginocchio, rassegnato a svolgere l’ingrato compito.
“Kerumph”.
Uh? Non sono stato io e non è stata lei.
Veniva dalla porta.
“Oogami-san? Cosa ci fai qui?”.
“Ecco… avrei necessità di parlare con entrambi, se possibile. Ma forse disturbo…” dice, distogliendo lo sguardo, e fa per tornare sui suoi passi ma riesco a placcarla: “No che non disturbi, Oogami-san! Dicci pure!”
Sakura ci osserva per un attimo in silenzio, poi chiede a bassa voce: “Possiamo parlarne nello spogliatoio della sauna? Preferisco un luogo… isolato, per così dire.”
“S-sicuro!” annuisco, voltandomi verso Kirigiri che fa altrettanto.
“Bene bene bene, a quanto pare non ci sbagliavamo, capo.”
Direi proprio di no.
Scendiamo al piano terra e ci dirigiamo verso la sauna; per fortuna sono tutti sparsi per i piani della scuola, e anche i pochi presenti in caffetteria sembrano ignorarci. Ottimo.
“Allora, Oogami. Cos’hai da dirci?” chiede Kirigiri chiudendosi la porta alle spalle. Quando sente odore di indizi non perde tempo, a quanto pare.
Sakura, seduta su una delle panche, sembra un po’ a disagio, quasi temesse di mettere nei guai qualcuno con le sue parole; dopo qualche istante sospira, e parla: “Io… credo di aver visto Ikusaba-san salire al secondo piano, la notte scorsa.”
“Non vedo quale sia il problema, i primi tre piani sono aperti a tutti” replica Kirigiri.
“Ma io l’ho vista salire dalla scala di fianco alla caffetteria” insiste Oogami, “e quella, da che ricordo, ha una grata che non è mai stata sbloccata.”
Io e Kyouko ci guardiamo.
A quanto pare la nostra non era del tutto paranoia.
“Sei sicura di quanto hai visto, Oogami-san?” chiedo. Non parto col presupposto che menta, per carità. Voglio solo avere la certezza che non abbia preso un abbaglio.
“Sicurissima. Era la rampa di scale chiusa, che evidentemente porta a un’ala del secondo piano a noi preclusa. Inoltre, se ci fosse bisogno di ulteriori conferme, ricordo molto bene di come si guardasse attorno con aria circospetta, quasi a volersi assicurare di non avere testimoni attorno”.
“Questo getta pesantissimi sospetti su di lei” pontifica Kirigiri “e, a questo punto, anche su quel suo passare al secondo turno senza alzare un solo dito”.
Non possiamo che confermare, sia io sia Oogami. Con queste nuove informazioni è troppo evidente che sta nascondendo qualcosa.
Forse…
“... il suo essere in combutta con il mastermind?”.
Non vedo altra spiegazione, no.
“E questo cosa significa, capo?”.
Non lo so, davvero non lo so.
“Chiediamolo alla tua bella”.
La vuoi smettere? Smettila.
“Nuoh. Mi diverto troppo”.
… vai a quel paese, sul serio.

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Capitolo 7
*** Freccia Freccina, non far la cretina ***


“Allora, Fujisaki, come procede?”
“A rilento” sbuffa, stiracchiandosi. “Credevo sarebbe stata una passeggiata ma questo pc si sta rivelando protetto meglio di quanto credessi.”
“Mi spiace ti stia dando grane…”
“Non scusarti, Naegi-kun! Non è colpa tua… e poi a me piacciono le sfide. Se fosse stato facile non ci sarebbe stato gusto ad hackerarlo!”
Sorrido nel vedere Fujisaki così elettrizzata all’idea di affrontare una sfida un po’ più ardua del previsto; ci ha raggiunti mezz’ora fa nello spogliatoio mentre parlavamo con Oogami, e ne abbiamo approfittato per aggiornare entrambe. Kirigiri invece si è data alla macchia, come sempre.
“Sarà in giro a cercare indizi, non dubitare di lei, capo!”
Mica dubito… dico solo che potrebbe anche dire apertamente cosa va a fare, ecco.
“Che gelosone, sei così carino!”
Un’altra parola e la ciambella te la scordi, domattina.
“Crudele!”
Che fatica stare dietro a uno stand come lui… e a proposito di stand, sembra che quello di Fujisaki ci disapprovi del tutto: da quando siamo qui non ha perso di vista il suo portatore nemmeno un secondo, riuscendo al contempo a lanciare sguardi pieni di sdegno e disapprovazione verso di noi. Il perché non è dato saperlo.
“Non badarci capo, ha solo troppa puzza sotto al naso! Guardalo com’è snob, che nemmeno lo Scion di 'staceppa…”
“Guarda che ti sento, barbone.”
“Chi hai chiamato barbone, cameriere da otome game?”
“Come ti permetti?!”
“Fatti sotto se hai coraggio, damerino!”
No dai. La rissa tra stand no, vi prego!
“Picchan!”
Una parola da parte di Fujisaki e White Rabbit si ferma.
“Ma…”
“No.”
“Ma Usagichan!”
“Lo sai che non mi piace quando attacchi briga con altri stand…”
Quindi ha dei precedenti per rissa? Andiamo bene…
“Mi sta provocando.”
“Fai il bravo… e poi lo stand di Naegi-kun è simpatico!”
“Molto gentile, signorina!”
A quel commento noto uno sguardo strano negli occhi di White Rabbit. Hmm.
“Ma che carino!” sorride Fujisaki, e io sorrido di rimando: “Se ti piace tanto te lo regalo…”
“Mi spiace interrompere questo bel momento, davvero.”
...Kirigiri, ce la fai a non spuntare dal nulla?!
Quasi mi avesse letto nella mente fa una smorfia come se stesse trattenendo una risata, poi si avvicina a noi: “Rimandiamo le risate a dopo, adesso ho qualcosa di interessante… anzi, qualcuno” dice, aprendo la porta “guardate chi ho trovato mentre gironzolavo al terzo piano.”
“To-Togami-san?” mi esce senza intenzione “Cosa ci fai tu qui?”.
Lui avanza scostando Kyouko, impassibile e altero come ormai suo solito. Dà l’impressione del regnante che passa una giornata in mezzo ai popolani per l’enorme bontà d’animo del suo cuore.
“Mpf. Inutile che ti ecciti così tanto, Naegi. Volevo solo capire che piano privo di senso può essere elaborato da una… due… tre… quattro galline”.
“Il fighetto è curioso come una scimmia e non riesce a nasconderlo” esclama White Rabbit sogghignando.
Lo stand con tendenze suicide ancora mi mancava.
“Ti serve una curetta a base di piombo, sgorbio?” ringhia l’appena arrivato Scion di ‘staceppa, evidentemente non venuto qui per fare il nostro zimbello.
“Piantatela!” sbuffa Kirigiri. A giudicare dalla sua espressione dev’essere in uno stato d’animo simile al mio di ieri sera, quando c’era lei al posto dello stand di Fujisaki.
Adesso capisci almeno parte delle mie pene.
“Oh capo, sei sempre così melodrammatico…”.
Ecco, appunto. Solo parte.
Oogami si fa avanti, le braccia immancabilmente conserte e lo sguardo serio: “Dunque, Togami? Dubito tu sia venuto qui solo per prenderci in giro, anche se immagino che per un po’ di divertimento di quello che piace a te lo sforzo potrebbe anche valere la candela”.
Volgendosi nella sua direzione le risponde, accigliato: “Evita di farmi le pulci, Oogami, o il tuo gattino si ritroverà a miagolare triste e sconsolato mentre buco quella sua ridicola barriera”.
“Oh santi kami, devi proprio essere sempre così? Che ti costa provare a collaborare, se non altro per il quieto vivere?” sbotto, esasperato da quest’atteggiamento per nulla costruttivo. Senza dargli possibilità di controbattere riprendo “Inoltre Oogami-san ha ragione, nemmeno Lord Simpatia si mischierebbe di propria volontà in mezzo a noi plebei se non avesse qualcosa da dirci o mostrarci”.
La mezza sfuriata prende in contropiede più di uno fra i presenti, ma non il suo bersaglio: “Bah. Nel caso il tuo cervellino da ameba non lo avesse colto, ho già esplicato il motivo della mia venuta. Una parte di me, quella più deplorevole, si è accorta che da un paio di giorni tu e quell’altro elemento di Kirigiri vi muovevate in modo circospetto, confabulavate spesso fra voi e sparivate come fantasmi senza dir nulla a nessuno. Ammetto un po’ di vergogna nel confermare l’ipotesi di quello stand senza peli sulla lingua”.
“L’ho beccato in giro che ficcava il naso in stanze che io e te abbiamo già ribaltato da cima a fondo, Naegi. Ha preteso spiegazioni e, piuttosto che perdere tempo prezioso con lunghe digressioni sul perché e sul percome, ho trovato più pratico metterlo di fronte ai fatti. Un passaggio da parte di Beautiful Stranger ed eccoci qui” chiosa Kirigiri, sorridendo in maniera impercettibile. Me ne chiedo il motivo.
“E allora, Togami? Hai deciso di venire a rubarci l’ossigeno in maniera gratuita?” domando, più acido di quanto vorrei. Più passano i secondi e più mi accorgo che non ho poi tutto questo piacere ad avercelo attorno.
“No. Semplicemente, vedendo il vostro capannello di piccolodotati, ho ceduto alla curiosità e sono venuto a chiedervi cosa state tramando e se la cosa può tornare in qualche modo a mio vantaggio”.
Getto un’occhiata guardinga verso Kyouko, sperando di cogliere nel suo sguardo un cenno che mi dica come è meglio comportarsi in una simile situazione.
Perché non sono del tutto sicuro che farlo partecipare alle nostre indagini sia una saggia idea.
Lei non si scompone, anzi appare immersa nei suoi pensieri.
Giusto, mollami nel momento del maggior bisogno. Grazie.
“Capo, è potenzialmente pericoloso tenere a stretto contatto del nostro gruppo una persona come Togami. Non possiamo essere certi che non sfrutti eventuali informazioni compromettenti a discapito di tutti gli altri”.
Quel che dici non è del tutto sbagliato, Komaeda. Ma è anche vero che un suo apporto può venirci utile, mi sembra un tipo sveglio e dalle spiccate doti di leadership.
“Se gli interessasse qualcosa di fare il leader, quantomeno…”.
Sì, non mi sembra entusiasta alla prospettiva.
“Se posso dire la mia, io sono contrario. Meglio pochi ma buoni”.
Adesso vediamo. A prescindere grazie per non averla buttata in caciara.
“Persino io arrivo a capire che non è il caso di fare i pagliacci, adesso come adesso”.
Bravo bimbo.
“Allora? Non volete mettermi a parte dei vostri segretucoli da quattro soldi?”.
“Non abbiamo assolutamente niente da dirti, Togami-san” sorrido. Se aveva anche una sola chance di venire a sapere dei nostri piani se l’è giocata tutta con quell’ultima frase spocchiosa.
“Oh, com’è badass il mio capo!”
“Bene, direi che non hai altro da fare qui” comunica Kirigiri, spingendolo fuori dalla stanza e chiudendogli la porta in faccia, “buona serata anche a te.”
Insulti e più o meno velate minacce ci comunicano che non l’ha presa proprio bene. Oh beh, ce ne faremo una ragione.
“Sei stato incosciente” commenta Kyouko, con un mezzo sorriso “ma approvo la tua decisione.”
“Dite che ce la farà pagare in qualche modo?” chiede Fujisaki, titubante e io cerco di rincuorarla come posso: “Mentirei se ti dicessi di no, ma voglio sperare si limiterà a uno scontro più aggressivo e non ad attaccarci al di fuori del torneo…”
“Beh, Monokuma gli ha praticamente dato il diritto di farlo” interviene Sakura “ma gli impedirò di torcervi anche un solo capello, potete fidarvi.”
“Beh, se lo dice Kenshiro-chan mi sento più sollevato!”
Dannazione Komaeda, vuoi farti…
“Il tuo stand ha una parlantina vivace, Naegi-kun.”
...sentire da Oogami?
“..ops.”
Voglio morire, adesso. Ma per fortuna sembra che continuerò a vivere perché Sakura ridacchia e non sembra avere intenzioni bellicose.
“Sì, il caro Komaeda è uno che ama farsi notare” aggiunge Kyouko, ridacchiando “ma non è fastidioso come Naegi-kun lo dipinge. In ogni caso, per pura precauzione lascerò Beautiful Stranger a vagare per le ombre del corridoio di quando in quando, soprattutto durante la notte. Voglio augurarmi che Togami non sia così stupido da fare mosse avventate dopo averci minacciati apertamente, ma non si sa mai.”
Annuisco, poi mi torna in mente una cosa: “Il pc! Non abbiamo fatto in tempo a nasconderlo!”
Il resto del gruppo mi restituisce sguardi allarmati, conferma che nessuno di noi ha pensato a farlo sparire prima che Togami facesse il suo ingresso nello spogliatoio.
“Non che ci sia stato tempo di farlo…” aggiunge Komaeda ad alta voce, e tutti annuiscono.
“Cosa possiamo fare?” chiedo a Kirigiri, che dopo un attimo di silenzio sospira: “Nulla, al momento. La possibilità che l’abbia visto c’è ma non ne siamo certi, e agitarci per un’ipotesi non servirebbe a niente” si zittisce di nuovo, poi aggiunge: “Non appena rimetterò il pc nell’armadietto cambierò la password del lucchetto per precauzione, e manderò il mio stand a controllare di tanto in tanto.”
“E per quanto riguarda Ikusaba-san cosa facciamo?”
Bella domanda. Mi volto verso Kyouko, che di nuovo si è zittita e ha cominciato a camminare in tondo, e prosegue così per quasi un minuto finché non si volta di scatto: “Credo di avere un’idea.”
“Non pericolosa, mi auguro” chiede Sakura ma la nostra detective preferita la rincuora: “Assolutamente no. Non voglio neanche avvicinarla, voglio solo… spiarla.”
“I-in che senso, Kirigiri-san?” azzardo, e come sospettavo la sua risposta non mi piace: “La mia speranza è che stanotte usi di nuovo le scale di fianco alla caffetteria. Voglio vederla in azione, capire come riesce ad aprirle le grate e magari scoprire dove portano…”
“Non avevi detto che non era pericoloso?” guaisco, “Se ci azzardiamo a seguirla rischiamo grosso!”
Kyouko sembra rendersene conto e ridimensiona la cosa: “Ok ok, niente pedinamenti. Ma voglio quantomeno accertarmi di quanto ho detto poco prima. Non che non ti creda Oogami, ma ho bisogno di vederlo con i miei occhi… e chissà che non faccia altro, convinta di essere al sicuro.”
“Mi sembra giusto” annuisce Sakura, “ma permettetemi di accompagnarvi.”
“Sarebbe meglio di no, non voglio farvi correre rischi inutili, io e Makoto siamo già troppi. Anzi, semmai controlla Fujisaki di tanto in tanto: io lascerò Beautiful Stranger di guardia, ma se avessi la necessità di richiamarlo…”
“...rimarremmo scoperte. Nessun problema.”
“Io mi sentivo più tranquillo con Kenshiro-chan a guardarci le spalle…”
Io mi sentivo più tranquillo a rimanere in camera, vedi tu.

“Arruolatevi, dicevano. Vedrete il mondo, dicevano…” sussurro, più a me stesso che a Kirigiri. Siamo acquattati dietro a un muro mentre Ikusaba gironzola per la scuola, apparentemente senza meta.
“Oh su, non sei un legionario romano” mi rimprovera, altrettanto sottovoce.
“D’accordo, ma…”.
“Silenzio che la perdiamo”.
Da una parte non mi dispiacerebbe, lo ammetto. Almeno ce ne potremmo tornare nelle nostre stanze, al sicuro da ogni possibile pericolo.
“Dobbiamo fare molta attenzione” riprende lei “perché ho come la sensazione che Ikusaba si accorgerebbe di noi al primo sgarro”.
“Uh?”.
“È pur sempre il Super Soldato. Ho idea che il suo intuito sia fuori dal comune. Anzi, nel peggiore dei casi ci ha già beccati”.
Tu sì che sai come consolare i partner, Kyouko.
“Non puoi negare che possa aver ragione, capo. D’altronde una come lei, riferendomi a Mukuro, è degna di tutta questa circospezione da parte nostra…”.
Tieniti pronto a combattere invece di cianciare.
Per fortuna pare non ci sia bisogno di alzare le mani, perché per parecchi minuti non c’è il minimo problema e la seguiamo tranquillamente.
Solo che non succede nulla che ci possa venire utile: si limita a girare come una trottola senza un apparente obiettivo per poi stabilirsi in caffetteria, non prima di essersi presa un’abbondante razione di cibarie variopinte.
Io e Kirigiri stazioniamo per qualche attimo all’ingresso, incerti sul da farsi.
“Kirigiri-san…” inizio, titubante.
“So cosa stai per dire, Naegi-kun. Ed è vero, per ora è un buco nell’acqua totale. Ma non possiamo permetterle di prenderci per il naso, perché sai come normalmente funziona in questi casi: il momento che si smette di seguirla… pam, eccola infilarsi in qualche angolo buio”.
“Va bene, ma è quasi mezz’ora oramai. Io non voglio dubitare di Oogami-san, però…”.
“Neanch’io credo ci abbia mentito, ma davvero preferisco confermare con questi miei occhi. Inoltre tieni presente quel che ho detto prima”.
“Sul fatto che…”.
“... potrebbe aver subodorato qualcosa, già. Con la nomea che ha non sarebbe troppo esagerato crederlo. Una che combatte per chissà quanti anni in ogni campo di battaglia del mondo e torna a casa senza neanche un graffio non è una stupida”.
“Vedo che anche tu hai letto il suo profilo”.
“Tu chiamala, se vuoi, deformazione professionale”.
Mentre discutiamo ci passano davanti due o tre persone, nessuna delle quali si esenta dal guardarci come se fossimo due fidanzati che bisticciano su quanto dev’essere costoso l’anello che devo regalarle. In particolare colgo lo sguardo di Hagakure che, immancabile spinello in bocca, sorride con quel suo gran fascino da beota.
“Dai capo, che se tutto va bene fra un po’ avrai davvero il problema di cosa regalarle…”.
Ma una sana scarica di fatti tuoi tu mai, vero?
“Ma anche no. Men che meno sull’OTP delle OTP”.
Maledetto me e il momento in cui mi sono messo a leggere Fan Fiction online. Mi sarei risparmiato questi acronimi del cacchio.
Siamo ancora impegnati a battibeccare quando sentiamo una voce alle nostre spalle.
“Il quadretto è delizioso, ma non crediate non sappia di cosa state davvero parlando”.
Mi si gela il sangue nelle vene.
Mi volto lento.
Mukuro Ikusaba ci guarda con un ghigno spaventoso.
“Spero che lo spettacolo sia stato di vostro gradimento.”
“Non particolarmente” azzarda Kirigiri, “da te mi aspettavo qualcosa di meglio.”
“Mi spiace deluderti, ma… non so davvero cosa ti aspettassi da me” sorride, stavolta un sorriso innocente.
“Falso come una moneta da 1000 yen.”
“Magari un indizio sul perché sembri essere la favorita del mastermind?” la punzecchia ancora, ma almeno ha l’accortezza di non accennare alla scala di fianco alla caffetteria.
“Non dubitare di lei, capo. Stasera è stata un po’ incosciente…”
Un po’ tanto.
“Ok, un po’ tanto incosciente. Ma rimane pur sempre la Super High School Level Detective!”
Annuisco tra me e me, e ringrazio i kami che per una volta non abbia parlato ad alta voce.
“Beh spiacente di deluderti, cara la mia Kirigiri” annuncia Ikusaba incamminandosi verso i dormitori “ma temo che stasera te ne andrai a nanna con la consapevolezza di aver fatto un buco nell’acqua. È brutto non meritarsi il proprio titolo, eh?” ghigna, e con quest’ultima frecciata diretta a Kirigiri se ne va in camera sua.
“Ci è andata pesante… ho idea che Kirigiri se la legherà al dito.”
Mi volto verso Kyouko e l’espressione sul suo volto conferma l’ipotesi del mio stand: definirla furente è quasi un eufemismo.
“S-senti” balbetto, ma zittisce e si dirige verso le scale: “Vai a dormire, Naegi. Io ho bisogno di sfogarmi.”
Ok, è incavolata di brutto…
“Sempre per usare un eufemismo…”
Sospiro ed eseguo l’ordine. Mentre mi chiudo la porta alle spalle continuo a riflettere sugli ultimi quaranta minuti, e non posso fare a meno di constatare quanto sia stata fin troppo avventata rispetto al suo solito. Voglio dire, poteva anche usare il suo stand e nessuno ci avrebbe visti…
“Ma avrebbe lasciato Sakura e Fujisaki senza protezione.”
Anche questo è vero… forse è stato solo un piano sfigato fin dal principio.
“Forse.”

Alzarmi di buon mattino non è servito a molto, se non ad assicurare qualche ciambella in più a quella fogna del mio stand: speravo di beccare Kirigiri in giro e parlare di quanto successo ieri, ma sembra sia svanita nel nulla. Tanto per cambiare.
“Magari per ora cammina avvolta nell’oscurità… o si è semplicemente chiusa in camera.”
O è in giro per i piani. Ancora.
“Anche. Hai ancora spazio per quel muffin al cioccolato?”
Credo di capire come si sente una donna incinta quando dice che deve mangiare per due. Mentre prendo possesso del muffin - “E anche di quel pancake, prima che lo azzanni Yamada!” - vengo intercettato da Fujisaki: “Naegi-kun!”
“Buongiorno Fujisaki! Mi sembri piuttosto allegra o sbaglio?”
“In effetti…” abbassa un po’ la voce, “ho qualche novità.”
Non specifica ma so che parla del pc.
“Possiamo vederci tra mezz’ora nello spogliatoio? Avvisa anche Kirigiri-san e Oogami-san!”
Annuisco, anche se non ho assolutamente idea di come rendere Kyouko partecipe.
“Se la conosco è probabile che lo sappia già” si intromette Komaeda, indicandomi con un cenno una zona d’ombra vicino alla porta: scorgo un leggero tremolio, poi nulla.
Ok Kirigiri, questo è dannatamente inquietante persino per te.

“E Kirigiri?”
“Non so che dirti Oogami-san, non la vedo da ieri sera…”
“È successo qualcosa durante il pedinamento?”
“Diciamo che è stato un fiasco clamoroso” sbuffo, sedendomi su una panca “Ikusaba ci ha persino scoperti…”
Sakura sgrana gli occhi, forse temendo chissà quali conseguenze, quindi mi affretto a tranquillizzarla: “Non agitarti, non è successo nulla! A parte, beh…”
“A parte un colpo basso al mio ego di detective, vuoi dire?”
Kirigiri, le tue entrate ad effetto stanno cominciando a diventare un cliché. Comunque non mi dà nemmeno il tempo di replicare che si avvicina a Chihiro: “Allora Fujisaki, che novità hai?”
La nostra hacker sembra tentennare un momento, poi tira fuori il pc e ci mostra lo schermo: “Alla fine ho avuto la meglio sulle protezioni… e credo di aver trovato qualcosa di interessante.”
“Uh, davvero?” chiedo, entusiasta come un bambino. Capitemi, dopo più di un giorno e mezzo passato a cercare indizi come un cane antidroga buttato in mezzo a un campo di grano… diciamo che vedere un passo in avanti fa bene all’umore.
“Direi proprio di sì. A dire il vero non saprei bene a cosa può servirci una simile informazione, ma non dubito che sia importante. Lo affermo basandomi sulla quantità di firewall che ho dovuto superare per accedervi”.
Come diceva Kyouko. Dietro un grande muro fortificato non ci tieni dei fogli di carta bianchi.
Fa cenno di radunarci attorno a lei e tutti trotterelliamo.
“Allora” inizia dopo essersi schiarita la voce “ho decrittato alcuni file di testo e ho scoperto il motivo per cui i nostri stand non riescono a scalfire le mura dell’accademia. Pare che il mastermind abbia condotto lunghe ricerche su un materiale, di probabile origine aliena o comunque extraterrestre, da cui sono state ricavate delle frecce”.
Frecce? Di cosa sta parlando?
“Stai… stai parlando di quelle frecce, Fujisaki?” fa Oogami. È la prima volta che sento la sua voce… incrinata.
“Quali frecce?”.
“LE frecce. Mi state dicendo che non sapete a cosa mi riferisco?”.
Dovremmo?
Le nostre facce interrogative non la soddisfano: “Scusatemi, ma voi come avete acquisito i vostri stand?”.
“Ci sono nata”.
“È con me da quando ho ricordi coscienti”.
“L’ho sempre avuto?”.
Sembra rilassarsi: “Ah, ora la questione mi è più chiara. Siete tre naturali. Non credevo…”.
“Naturali? Che significa?”.
“Significa che non tutti siamo fortunelli come voi e siamo nati con uno stand. Penso la maggioranza di noi portatori è venuta a contatto con una di queste famigerate Frecce e il pungerci con esse ci ha donato il potere. Ricordo come se fosse ieri i quaranta giorni di febbre altissima che ho dovuto affrontare dopo essermi fatta quel graffietto. Probabilmente lo stesso vale per quasi tutti i nostri compagni”.
“Va bene, ma questo che c’entra con l’impossibilità di fuggire?”.
“Ti posso rispondere io, Kirigiri-san. Sempre stando a quanto ho letto il materiale del meteorite da cui sono state ricavate queste Frecce… beh, avrebbe delle proprietà che rendono qualunque oggetto da esso avvolto immune agli stand. Non mi si chieda il motivo, non c’è scritto”.
La nostra piccola assemblea osserva alcuni momenti di silenzio, immagino cercando di digerire le novità.
“Capisco, Fujisaki. Ma questo non ci spiega come fare ad aggirare il problema” se ne esce all’improvviso Kyouko, dando consistenza ai nostri dubbi. Ai miei di sicuro.
Perché sì, è vero che ora sappiamo perché le mura sono impervie ai nostri fenomenali poteri cosmici, per fortuna non contenuti in un minuscolo spazio vitale… ma non conosciamo la soluzione.
Sto per dire qualcosa quando sempre lei mi anticipa: “Prova a fare una ricerca più approfondita nei meandri di quel trabiccolo, Fujisaki. Magari puoi scavar fuori anche un modo per venirne a capo”.
“Va bene, posso provare. Anche se non sono sicura di riuscire a ricavarci molto, ho faticato parecchio per questo e non mi sembra che ci possa essere contenuto altro degno di nota”.
“Tu prova lo stesso, allo stato attuale è l’unico elemento che abbiamo in mano e sarebbe proficuo cercare di spremerlo per ogni oncia di informazione potenzialmente utile”.
“Ok, ma…”.
Le proteste di Chihiro vengono interrotte dall’annuncio di Monokuma: “PIM POM PAM POOOM! Studentelli, stanno per uscire gli accoppiamenti della seconda fase! Non vi si arriccia il pelo dall’emozione?”.
Ah, bene. Proprio a fagiolo.
Un veloce scambio di occhiate e tutti e quattro usciamo per andare a vederli.
Quando siamo nell’atrio appena fuori dalla sauna…
Oh wow.

Fukawa vs. Oogami
Ishimaru vs. Fujisaki
Naegi vs. Kirigiri

La. Mia. Vita. Fa. Schifo.

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Capitolo 8
*** Farsi fare la ramanzina da uno stand: celo ***


Naegi vs. Kirigiri

Nel caso non lo avessi sottolineato abbastanza, la mia vita fa schifo.
“Grazie capo, rischiavo di dimenticarlo.”
Ignoro quella piaga del mio stand e mi volto verso Kirigiri: “Pensi anche tu quello che penso io?”
“Che il nostro accoppiamento sia tutt’altro che casuale? Ci metterei la mano sul fuoco.”
“Pare quasi che Ikusaba voglia vendicarsi della vostra bravata di ieri” interviene Sakura, e io annuisco: “Togli pure il quasi. Questa è l’ennesima conferma che è in combutta col mastermind!”
“Il problema è provarlo” ringhia Kirigiri, probabilmente ancora scottata da quello smacco al suo orgoglio di investigatrice.
“I-io… io non voglio combattere contro Ishimaru-san…”
La voce tremolante di Chihiro attira la nostra attenzione.
“Non credo tu debba preoccuparti, Ishimaru mi sembra una persona corretta” provo a consolarla, ma scuote la testa: “Non è lui che mi preoccupa… ma il suo stand.”
Oh beh… Breaking the Law - pardon, Ishida - è decisamente uno stand che fa quello che vuole, posso capire la sua preoccupazione.
“Anche se mi sembra esagerata… voglio dire, al suo posto mi preoccuperei di più per stand come quello di Togami a livello combattivo. Persino io potrei metterla in difficoltà.”
Concordo con Komaeda, e ammetto che anche a me sembra strana tanta agitazione da parte di Chihiro… ora che ci penso ha avuto un po’ di reazioni un po’ strane in questi giorni.
“Se quel buzzurro ti sfiora anche solo per sbaglio è carne da macello.”
Come sempre White Rabbit non le manda a dire, ma tanta devozione verso il proprio portatore è ammirevole.
“Stai cercando di dirmi qualcosa, capo?”
No perché, cosa te lo fa pensare?
“Sgrunt.”
Comunque adesso ho altro che mi preoccupa. Lo scontro tra me e Kirigiri, ad esempio.
“Cosa facciamo adesso?” sbuffo, e lei fa spallucce: “Combattiamo. Cos’altro vuoi fare?”
Suppongo che alla voce pragmatismo sul dizionario ci sia la sua foto.
“Sì, intendevo… con Ikusaba. Insomma, siamo ormai certi che farci scontrare sia un’idea sua e del mastermind, ma come provarlo?”
Kyouko sulle prime non risponde, poi la vedo sorridere. E ho imparato a preoccuparmi quando lo fa.
“Forse non possiamo provarlo platealmente, non ancora… ma possiamo usare il suo stesso trucco.”
“Ovvero?”
“Lei e il mastermind hanno pilotato le accoppiate di questo secondo girone” annuisce, “noi faremo lo stesso.”
“Non ti seguo…”
Ghigna, e mi preoccupo ancora di più: “Decideremo a priori chi dei due vincerà lo scontro.”
Ecco, appunto.

“E IL VINCITORE DI QUESTO SCONTRO È… SAKURA OOGAMI! FAI I COMPLIMENTI AL TUO GATTINO!”
L’esito dello scontro tra Sakura e Fukawa è stato abbastanza prevedibile, anche se bisogna dire che lei e Another Stranger Me si sono difese con le unghie e con i denti. Poi Oogami ha parato un katakana rispedendolo al mittente e centrando Touko in faccia. Ed è svenuta.
“BENE MIEI PICCOLI BASTARDI! PRENDETEVI QUALCHE ORA DI RIPOSO, CI VEDIAMO QUESTA SERA PER IL MATCH TRA FUJISAKI E ISHIMARU! PIM POM PAM POOOOOM!”
E da quando Monokuma lascia passare tanto tempo tra uno scontro e l’altro?
“Vorrà protrarre il suo divertimento il più a lungo possibile, immagino.”
Sospiro e annuisco, conscio che anche stavolta Komaeda probabilmente ha ragione.
Uh, mi sovviene una cosa che si era momentaneamente accomodata in un angolo impolverato del mio cervello.
Attendo che Oogami torni verso di noi e mi preparo psicologicamente a farle quella domanda.
“Quale domanda, capo? Mica devo preparare i cerotti per quando ti ha spaccato la faccia, vero?”.
Dolcezza. No, non penso ci sia questa necessità. Ti trova simpatico e non mi capacito del motivo. Se trova simpatico te la via è in discesa.
“Devo anche ridere?”.
Sarebbe carino ma non è necessario.
Va bene Makoto, ci siamo.
“Oogami-san…”.
“Dimmi, Naegi-kun”.
“Volevo chiederti una cosa. Possiamo… appartarci un secondo?”.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaah! Lo dico a Kirigiri che le metti le corna! Glielo dico! Porco doppiogiochista!”.
Ok. Uno stand intelligente era evidentemente chiedere troppo.
“Naegi-kun, io credevo che tu e Kirigiri…”.
… universo, finiscila. Finiscila.
“Per favore, non è niente di quel genere. È una domanda in merito a… come dire…”.
Mentre parliamo ci allontaniamo un pochino dal resto del gruppo.
“Riguarda il mio combattimento?”.
“Sì, è sul tuo combattimento!”.
“Con calma, con calma. Chiedi e ti sarà detto”.
“Naturalmente non sei obbligata a rivelarmi nulla. Ma ecco, volevo sapere come… come fai a interagire con gli stand e con ciò che essi creano. Io di sicuro non riesco ad afferrarne uno, né tantomeno a rispedire al mittente un loro attacco con le sole mani”.
Diavolo, non me lo aspettavo. È parca nei sorrisi, ma quando ne sfodera uno come in questo caso…
“Sei un ragazzo curioso, Naegi-kun. Anche se ammetto che questa mia dote difficilmente passa inosservata. La risposta è in realtà semplice: allenamento. Da quando ho scoperto l’esistenza degli stand e ne sono entrata in possesso, ho dedicato una buona parte del mio tempo a imparare come contrastarli non potendo fare eccessivo affidamento a Progenies of the Great Apocalypse per quel compito. Lunghe sessioni di meditazione e sedute mirate alla fine hanno pagato e adesso sono in grado di fare quanto hai visto. Soddisfatto?”.
“D-Direi di sì. È stato gentile da parte tua rispondermi, come ho specificato non eri costretta”.
“Ci mancherebbe. E poi siamo complici ormai, non avrebbe avuto senso nascondertelo”.
“Ti ringrazio anche io, Kenshiro-chan. Adesso so che non devo mai permettermi di alzare la cresta con te, altrimenti rischi di spaccarmi la testa”.
Ma vuoi ficcarti un melone in bocca, demente?
“Non hai niente da temere, tendo a non mettere le mani addosso ai miei alleati. Devono proprio tirarmi fuori dalla grazia dei kami per farmi giungere a simili estremi”.
Vedi di non farlo, allora.
“Sissignore signore”.
Passa circa una decina di secondi in cui Komaeda e Sakura si guardano sorridendo. Poi sento alle mie spalle un’oppressiva aura potentissima.
Qualcuno che vuole uccidermi, per caso?
Mi volto lento e il mio mondo va in frantumi: Kirigiri mi guarda come se fossi la più deplorevole, sporca, disgustosa larva.
“Pare che non le dovrò dir niente, capo. Ti farà a pezzi di propria iniziativa”.
Nemmeno io ho tempo di parlare, perché Kyouko mi afferra e mi trascina verso le scale; Sakura rimane davanti alla caffetteria con un’espressione perplessa sul volto.
“K-Kirigiri-san, dove stiamo andando?” azzardo, ottenendo solo borbottii strani e poco chiari.
“Dice che stiamo andando al quarto piano.”
Ah, sei riuscito a capirla? Sembrava un dobermann che ringhia…
“Eh sai, poteri da stand…”
Arriviamo a fatica al quarto piano, dove finalmente mi molla il braccio e parte con l’ispezione a tappeto.
“K-Kirigiri, aspettami!”
Niente, continua imperterrita a scivolare tra un’ombra e l’altra, aprire porte e ispezionare aule ignorandomi del tutto.
“A questo punto poteva anche lasciarci con Kenshiro-chan…”
Infatti!
All’ennesimo richiamo ignorato… sbotto. Non accade spesso, ma quando succede mi faccio sentire. Più o meno.
“KYOUKO!”
E finalmente si ferma.
E si volta lentamente verso di me, quasi ruotando la testa come la bambina dell’Esorcista.
“Direi che non le piace essere chiamata per nome. O non se lo aspettava.”
Probabilmente entrambe le cose.
Continua a fissarmi in silenzio con quell’espressione che mi gela il sangue, ma mi sforzo di non scappare e non sembrare terrorizzato: “N-non volevo mancarti di rispetto, ma era l’unico modo per convincerti a fermarti e ascoltarmi.”
Un lieve grugnito mi conferma che ora ho la sua attenzione.
“Kirigiri-san… che ti succede? Capisco la voglia di esplorare il nuovo piano, ma che motivo c’era di trascinarmi per un braccio mentre parlavo con Oogami-san?”
La frase sembra colpirla, tanto da distogliere lo sguardo.
“Cosa c’è che non va?”
“N-niente…” balbetta. Noto che il suo stand comincia ad attorcigliarsi lungo la sua gamba e risalire fino alla spalla, quasi volesse proteggerla.
“È maledettamente inquietante.”
Concordo, e soprattutto ringrazio che Komaeda non l’abbia detto ad alta voce.
“Perdonami, ma credo di conoscerti abbastanza da poter dire che non è vero” azzardo, sorridendo per addolcire quest’affermazione. Lo sguardo fugace che mi restituisce (e il leggero rossore sulle guance) conferma che ho fatto centro.
“Non è nulla” borbotta, per poi aggiungere un timido: “è solo che…”
Sorrido ancora, incitandola a proseguire.
“...è che questa storia di Ikusaba mi sta mandando in bestia!” sbotta alla fine, e comincia a camminare in tondo per il corridoio. “Non fa che lanciarmi sguardi di fuoco e sorrisetti bastardi, come a volermi ricordare continuamente che mi ha scoperta mentre la seguivo! Non mi sono mai sentita così… così… umiliata!”
Evito di ricordarle che se Ikusaba ci ha scoperti è solo perché abbiamo fatto tutto fuorché agire con discrezione, non vorrei aizzarla di nuovo.
“Dai, non abbatterti… momenti del genere capitano a tutti!”
“Non a me! Sono stata addestrata per diventare la migliore tra i detective e mantenere il buon nome della famiglia Kirigiri! Questa è sempre stata la mia vita!”
“...e forse è proprio quello il problema?”
L’improvviso intervento di Komaeda coglie entrambi di sorpresa.
“Hai sempre vissuto per compiacere la tua famiglia, senza mai pensare a te stessa: hai fatto bene questo, fatto bene quest’altro, agito sempre per il meglio negli interessi di un caso… ma a te stessa non hai mai pensato? Quand’è stata l’ultima volta che ti sei concessa una pausa da tutto?”
...chi sei, che ne hai fatto del mio stand?
“È più che normale che, al primo piccolo fallimento, il mondo ti sia crollato addosso. Evidentemente ti hanno insegnato a vincere, ma mai ad accettare la sconfitta. Dico bene?”
Kirigiri non risponde, forse impegnata a riflettere sulla verità celata dietro quelle parole. Poi, dopo qualche istante, gli risponde.
“La sconfitta non esiste nel vocabolario dei Kirigiri! Non possiamo permetterci nessun passo falso, ne va dell’onore…”.
“Bla bla bla bla bla. Kirigiri-san, perdonami se suonerò irrispettoso ma queste… sono tutte balle. O almeno non sono la verità assoluta. Ikusaba te l’ha ampiamente dimostrato mettendoti nel sacco insieme a me e al capo. Ora, io potrò fare il buffone con la storia dell’OTP fra voi due e quando lo sfotto e tutto il resto... ma credimi se ti dico che non puoi continuare a trincerarti dietro un muro di testardaggine da prima della classe. Nella vita si sbaglia e capita anche ai migliori. Capita persino a te. Persistere nella falsa credenza che non può esserci altro che la perfezione per te e i tuoi parenti… mi dispiace doverti far notare che rischi pericolosamente di suonare come Togami. La perfezione, oltre a non esistere negli esseri umani, è una figurata morte. E porta con sé nevrosi a non finire, come ci hai appena dimostrato. Se mi posso permettere un consiglio: per oggi, solo per oggi, rilassati. Prenditi un giorno libero e pensa a svagarti un po’. Non farti carico del fato di tutta la classe come se dovessi essere il messia destinato a salvarli. Dedicati un po’ alla cura della tua persona, non può che farti bene. Altrimenti rischi di ripetere l’exploit di poco fa e posso immaginare quanto non ti debba aver fatto piacere sembrare una specie di Oowada in gonnella”.
Io… io sono esterefatto.
Non credevo che avrei mai sentito parlare Komaeda con una tale serietà, con una tale… fierezza, mi viene quasi da definirla. E pur cercandola non riesco a trovare una sola parola di questo suo discorso che mi sembri fuori luogo o che non approvi in toto.
Lei condivide la mia reazione e tiene un’espressione che presumo sia molto simile alla mia.
“Ragazzi? Vi ho scioccati così tanto?”.
Ci puoi scommettere che l’hai fatto.
Lascio che la mia bocca si muova da sé: “Sai Kirigiri-san, Komaeda può essere stato forse un po’ troppo diretto ma quel che ha detto… ha ragione. Ragionissima. D’altronde, per quanto sia senziente, resta pur sempre una manifestazione di una parte di me. E pure io penso quel che ha detto. Che non puoi continuare a sostenere tutta quella pressione sulle tue fragili spalle. Che hai bisogno di tirare il fiato ogni tanto o rischi di scoppiare. Che oggi la tua prima e unica priorità dev’essere il tuo benessere. Vedila così: la situazione generale, tutto considerato, non richiede eccessiva fretta. Metti che, non lo so, Monokuma ci avesse imposto di ucciderci a vicenda invece di affrontarci semplicemente con gli stand… lì sì che avrei percepito per primo l’impellenza di trovare una soluzione rapida. Ma adesso, colpi di testa imprevisti a parte, non siamo in concreto pericolo di vita. Ce la possiamo prendere un pochino più comoda. E tu. cara la mia donna sull’orlo di una crisi di nervi, hai assoluta necessità di staccare la spina per qualche ora. O, correggimi se sbaglio, non avresti dato così in escandescenze”.
Mi lascio sfuggire un sogghigno, ben sapendo di aver colto il punto dolente. e attendo una sua risposta.
Sospira, palesemente stanca. Non so se per via del precedente sfogo o perché finalmente il peso del suo ruolo si sta facendo sentire più del normale.
Le lascio il tempo di raccogliere fiato e tutto quello che le può servire.
Poi mi guarda negli occhi, un leggero sorriso a renderla bella da vedere: “Naegi-kun…”.
“Sì?”.
“Tu sai giocare a carambola?”.
“No Kirigiri-san, il capo è una schiappa cosmica con la stecca” si intromette il cialtrone. Meno male, stavo cominciando a temere di non sentirlo più sbrodolare stupidaggini.
“Vieni con me che ti insegno, allora”.

“Eccovi finalmente! Che cavolo ci fate qui?” è la squillante voce di Asahina-chan che ci scuote dal terribile cappottone che mi stava infliggendo. Non mancando di sottolineare, a ogni mio colpo vagamente decente, che la sua era bravura e la mia pura fortuna del principiante. Fra l'altro non capisco perché un paio di volte mi ha chiamato ragioniere.
“E la otto in buca d’angolo *TLAC* proprio in questa maniera” annuncia fiera mentre chiude l’ennesima partita con l’ennesima vittoria, lasciandomi miseramente col sedere per terra.
“Su capo, te lo immaginavi che sarebbe andata più o meno così”.
Sì, ma… il mio orgoglio maschile! Mi ha annientato!
“Orgoglio maschile? TU? Bwahahahahahahahahahahahahahahahah!”.
Chiedo ad Asahina per cosa ci stava cercando, tanto per distrarmi e non dare importanza a Komaeda che è tornato sin troppo in fretta uguale a se stesso.
“Ma come, non avete sentito l’annuncio? Sta per cominciare lo scontro fra Fujisaki e Ishimaru!”.
“Oh, sul serio? No diavolo, io non ci avevo proprio fatto caso. Tu, Kirigiri-san?”.
“Eh? Cosa? Annuncio? No, devo dire che ero troppo concentrata nell’insegnare allo sbarbatello come si gioca a biliardo”.
Ma fate pure, fra te e quello scarto di galera del mio stand. Come se io non avessi un amor proprio e una dignità.
“Che facciamo?” le chiedo.
Fa spallucce e dice che preferirebbe rimanere qui a umiliarmi ancora un po’, ma che se proprio ci tengo può farmi il piacere di accompagarmi.
Vedo che il consiglio di Komaeda l’hai afferrato al volo.
Io credo di voler chiudere per sempre con il tavolo verde, pertanto mi accingo ad uscire dopo aver detto che è mia intenzione assistere. Allora vedo entrambe che mi seguono e sorrido internamente.
E così finì l’epopea di Makoto Naegi come infimo giocatore di stecca.
Quando arriviamo lo spettacolo che ci troviamo davanti è… desolante, in assenza di termini migliori.
"Breaking the Law! Torna immediatamente al tuo posto!"
"Col cacchio! E io mio nome è Ishida! Ishida, capito imbecille?"
"Come osi parlare così al tuo portatore?"
"Frega cazzi!"
Com'era facile intuire, lo stand di Ishimaru sta facendo ciò che gli riesce meglio: quello che gli pare.
"Si prospetta un incontro interessante come quello contro Yamada..." sbuffa Kirigiri. Ti stavi proprio divertendo ad umiliarmi al biliardo, eh? Torno a voltarmi verso l'improvvisata arena - questa volta è la palestra, tanto per variare, e noto come lo stand di Fujisaki sia spazientito più del solito.
"Non lo dirò ad alta voce solo per non dargli soddisfazione ma... non gli do torto."
Quindi ora sai come mi sento io con te la maggior parte del tempo?
"Ah. Ah. Ah."
Nel frattempo Ishimaru sta letteralmente inseguendo il suo stand, che ovviamente non vuole saperne di dargli retta. Ok, forse ho ben poco da lamentarmi rispetto a lui...
"Come? Non ho sentito!"
Taci.
"Breaking the Law! Torna qui!"
"Ma neanche per idea!"
"Te lo ordino!"
"Oh che paura! E se non obbedisco cosa fai, mi metti la nota sul registro e lo dici alla maestra?"
Il povero Ishimaru arrossisce a questo (piuttosto crudele) rimarco alla sua carica di prefetto... e di certo il coro di risate che si alza non aiuta. Comincia a farmi pena.
"Scusate, questa farsa deve durare ancora per molto?"
E ovviamente White Rabbit non le manda a dire, come da sua tradizione. Fujisaki è semi nascosta dietro di lui, e a giudicare dalla sua espressione sembra davvero preoccupata per questo scontro.
"Continuo a chiedermi il perché, le basterebbe trovare il modo di far svenire Ishimaru e vincere per abbandono dell'avversario. Con uno stand così è la mossa migliore..."
"Concordo."
"Hm? Parlavi con Komaeda?"
"Oh sì, scusa Kirigiri-san. Stavamo solo dicendo che la preoccupazione di Fujisaki-san nei confronti di Breaking the Law è un po' infondata... insomma non è uno stand che può dare particolare problemi a livello fisico."
Kirigiri annuisce: "Sì, non è particolarmente forte. Tuttavia..."
"Tuttavia?"
"È imprevedibile. Fa letteralmente quello che vuole e prevedere le sue mosse è difficile. Forse Fujisaki è preoccupata per questo."
Ci voltiamo di nuovo verso i due contendenti, e noto che la nostra hacker è ancora più terrorizzata perché Ishida è a pochi metri da lei.
"Stai lontano da Usagichan!"
"Sennò che mi fai conglietto, la bua?"
"Non. Provocarmi."
"Ooooh guardami, sono tutto un fremito! Me la faccio addosso dal terrore!"
Mentre lo dice comincia a correre in tondo fino a trovarsi dietro Fujisaki, che sbianca.
"Cosa ne diresti se facessi... questo?"
E mentre lo dice alza di scatto la gonna di Chihiro.
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!"
"F-Fujisaki!"
"MUORI!"
White Rabbit scatena tutta la sua furia verso Ishida sparandogli contro i codici che compongono la sua barriera e scaraventandolo lontano.
"WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!"
A quel familiare grido di guerra ci voltiamo verso Oowada.
"Odio chi se la prende senza motivo con le ragazzine."
Davvero Oowada, scusa per tutte le battutacce nei tuoi confronti. La stima che ho di te è ormai infinita.
Ishimaru richiama al volo il suo stand poco prima che svenga insieme a lui, poi corre verso Chihiro: "F-Fujisaki-san! Mi dispiace, non credevo che Breaking the Law arrivasse a-"
"BWAAAAAAAAAAAAAH!"
"Usagichan, ti prego..."
"Capo, qualcosa non quadra."
Annuisco e mi avvicino a Chihiro, preoccupato: "Fujisaki-san calmati, è tutto fi-"
Non riesco nemmeno a finire la frase che lei scappa via in corridoio.
Ecco, ora sono davvero in ansia.

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Capitolo 9
*** The cat is fuor dal sack ***


Che cavolo è successo, si può sapere?
Il combattimento fra Fujisaki e Ishimaru stava procedendo sugli ormai soliti binari di demenza grazie al prode stand di lui, ma non era comunque nulla di realmente pericoloso… e poi all’improvviso, dal prima al dopo, Fujisaki si mette a strillare e fugge fuori di sé. Potrei essermi sbagliato ma mi sembrava anche stesse per scoppiare a piangere.
Rimango come intontito qualche secondo a osservare lo spazio prima da lei occupato e ora vuoto, poi il vociare diffuso mi scuote dal torpore. La prima cosa che faccio in questa mia ritrovata coscienza è ignorare tutto e gettarmi al suo inseguimento.
Perché questa reazione per una gonna sollevata è francamente esagerata. E mi preoccupa.
Sin dall’inizio Fujisaki era restia all’idea di dover affrontare Ishimaru e il suo Breaking the Law -”Ishida capo, si chiama Ishida”- e a quanto pare i suoi timori, qualunque fosse la causa, non erano affatto infondati.
Continuo a non capire il perché di tutto ciò.
“Penso tu possa parlarne con la diretta interessata, capo. È laggiù in fondo… consolata da quel buzzicone di White Rabbit”.
Picchan, Komaeda. Si chiama Picchan.
“Grunf”.
Ti restituisco solo la pignoleria.
Mi avvicino cauto, non vorrei si imbizzarrisse ancora. Per fortuna il suo stand si avvede del mio arrivo e la avvisa, così da evitare spiacevoli jump scare che i film horror non sono proprio il mio genere.
“N-Naegi-kun…” riesce a balbettare, ancora parecchio provata.
“Fujisaki-san… stai un po’ meglio adesso? È passata”.
“N-No, no che non è passata!”.
“Che cosa stai dicendo?”.
“Che il motivo per cui mi sono vergognato come un ladro c’è ancora!”.
Uh? Ma… ma che…
“Fuj…”. La frase viene interrotta dall’avverarsi della mia intuizione perché comincia a piangere a dirotto.
Faccio per avvicinarmi ulteriormente, magari per metterle una mano sulla spalle e consolarla, quando...
“Naegi, ti devo chiedere di lasciare in pace Usagichan per favore. È ancora sconvolta e non in condizione di sostenere una conversazione”.
“Capisco, ma…”.
“Niente ‘ma’. So che vorresti solo tranquillizzarla, ma come vedi da te la cosa è al momento impossibile. Preferisco farmi carico io di questo compito”.
Insisto ancora un po’, continuando a rimbalzare contro cortesi ma fermi rifiuti. Quantomeno so per certo che le mie intenzioni non sono state equivocate, è già qualcosa.
All’ennesimo diniego getto la spugna: “E va bene, hai ragione. Al momento non posso essere d’aiuto. Mi ritiro in buon ordine”.
“Ti ringrazio. Non temere, è in buone mani e in tempo zero la rimetterò in sesto”.
“Ti chiedo solo una cosa, White Rabbit”.
“Dimmi”.
“Una volta che si sarà calmata… vorrei potermi sedere a tu per tu con lei e fare due chiacchiere in merito. Non possiamo permetterci che una situazione del genere si ripeta, vuoi perché non desidero rivederla in così brutte condizioni... “.
“E vuoi perché…”.
“Perché, ora come ora, le sue abilità sono forse l’unico mezzo a nostra disposizione per venire a capo del mistero di Monokuma, di questo ridicolo torneo e dell’identità del mastermind. Chiedo scusa per la brutalità ma lo penso davvero”.
Lo vedo ponderare silenziosamente la richiesta, poi acconsente con un cenno della testa: “Comprendo quel che dici e non ti posso dare torto, ma al contempo non posso nemmeno darti alcuna garanzia che lei sia disposta ad acconsentire a ciò che chiedi. Diciamo che farò del mio meglio”.
“Temo di dovermi accontentare. Ti ringrazio”.
Uno stirato sorriso d’intesa, poi la convince ad allontanarsi mentre tenta di darle un po’ di sollievo.
Rimango impalato come un baccalà mentre Komaeda si lancia in insulti più o meno velati sul suo dirimpettaio. Si devono proprio stare sull’anima.
Solo quando sento dei passi alle mie spalle mi rendo conto di non essere solo, volendo escludere il mio alter ego trasparente.
“Naegi-kun”.
“Kirigiri-san” le rispondo senza neanche voltarmi.
“Allora? Dov’è Fujisaki?”.
“Oddio capo, fermala prima che terrorizzi Fujisaki a vita!”
Bravo fifone, non farti sentire.
“Ecco… Fujisaki non sta bene al momento. Ciò che ha fatto Ishida l’ha traumatizzata… ho provato a parlarle ma non c’è stato verso, al momento se ne sta occupando White Rabbit.”
“Non vedo perché tanta agitazione per una gonna alzata” chiede lei, “capisco un po’ di imbarazzo ma mi sembra francamente una reazione esagerata.”
Mi chiedo se davvero non riesca a comprendere Fujisaki in quanto ragazza o se il pudore per lei conti meno di zero.
“Se è la seconda sei l’uomo più fortunato del mondo.”
Taci, imbecille.
“Beh, immagino che per lei sia particolarmente tragico” cerco di farle capire, “è così timida…”
Kyouko rimane un secondo in silenzio, poi annuisce.
Ok, un trauma in meno per Chihiro.
“Tuttavia…”
Eddai, lasciami esultare per trenta secondi consecutivi…
“Cosa c’è che non va, Kirigiri-san?”
“Mentre cercavi di consolarla ho notato qualcosa di strano.”
“Uh? E come ci hai sentiti, non eri lì con noi…” balbetto, ma mi zittisce con un sorrisetto dei suoi: “Io no. Beautiful Stranger sì.”
“Capo, io comincio ad avere paura.”
Pure io.
“C-cos’hai notato di strano?” chiedo, sforzandomi di non sembrare turbato.
“Sforzo fallito.”
Grazie…
“Parlava di sé al maschile.”
“Eh?”
“Ha detto vergognato come un ladro” specifica, “non vergognata come una ladra.”
“Ora che ci penso… in effetti avevo notato questa incongruenza, ma ho pensato fosse data dall’agitazione. E poi ero troppo preso a discutere col suo poco affabile stand.”
“Potrebbe essere colpa dell’agitazione, indubbiamente, ma unito alla sua strana reazione…”
“...assume senso.”
“Non mi dirai che la piccola Chihiro è…”
Non tirare conclusioni affrettate, anche tu. Quando vorrà parlare ce lo dirà, forse. Poi vedo Kyouko pensierosa volgere lo sguardo verso il corridoio.
NO.
“No ehi, Kirigiri-san. No.”
“No cosa?”
“Ti ho vista e so a cosa stai pensando, e la risposta è no!”
“E a cosa starei pensando?”
“Di andare da Fujisaki per chiederle del pc. O di quanto è successo prima.”
“Ti sbagli. In realtà volevo mandare Beautiful Stranger.”
“Ancora peggio!” pigolo e la acchiappo per un braccio trascinandola in caffetteria. “Lascia che Fujisaki si calmi, POI le parleremo! Insomma, un po’ di tatto!”
Solo qualche giorno prima mi avrebbe defenestrato solo per averla toccata, ora invece si limita a ridacchiare. Spero almeno che tenga a posto il suo stand.
“È a cuccia, confermo.”
Grazie.

Toc toc.
“...”
Toc toc.
“N-Naegi-kun, ti prego… so che hai buone intenzioni ma non è davvero il momento migliore…”
“Sono Oogami.”
“Oh, s-scusami… però davvero, non ho-”
“Ti ho solo portato la cena. Il tuo match si è concluso da più di due ore ma non ti sei presentata in caffetteria per mangiare e ho pensato di portarti qualcosa.”
“...t-ti ringrazio.”
“Posso entrare?”
“S-sì.”

“Tutto bene, Naegi-kun?”
“C-come?”
“Non fai che guardare l’orologio. E ti assicuro che sono ancora le ventitrè e trenta.”
Arrossisco e torno a fissare la mia tazza di tè.
“Scusami, è che sono in pena per Fujisaki. Non è uscita nemmeno per cenare…”
Kyouko fa spallucce, lasciando intendere che non sa cosa dire. Lei e l’empatia stanno ancora cercando di fare conoscenza.
“Spero però che riesca a riprendersi a breve” dice, prima di bere un sorso di tè “abbiamo bisogno di lei per quel pc.”
Non è un commento particolarmente delicato da dire, soprattutto in questo momento… ma annuisco, ben sapendo che purtroppo Kyouko ha ragione. Io per primo ho dovuto far pressioni in tal senso allo stand di Fujisaki, perché senza di lei siamo totalmente a mare.
“Scusate se vi interrompo.”
La voce di Oogami ci riporta alla realtà.
“E speriamo che Kenshiro-chan non abbia sentito Kirigiri!”
Puoi, almeno una volta, evitare di renderti ridicolo?
“Qualcosa non va, Oogami-san?”
“In realtà… c’è qualcuno che vorrebbe parlarvi.”
E da dietro le sue spalle spunta un’imbarazzatissima Chihiro.
“Fujisaki-san! Ti senti meglio?”
Lei non risponde, ma si limita ad arrossire e annuire.
“Volevi dirci qualcosa?” chiede Kirigiri, stavolta con un tono gentile. Sta migliorando.
La nostra piccola hacker prende posto al nostro tavolo e si guarda attorno: nonostante l’ora c’è ancora qualcuno sveglio che si aggira per i corridoi, e a giudicare dal suo sguardo la cosa la imbarazza un po’. Ma nonostante tutto sembra decisa a parlare: “Ecco io… volevo solo scusarmi per quanto è successo prima. È stato un po’ teatrale da parte mia, ma…”
“Non devi scusarti! Ishida è stato davvero irrispettoso” intervengo, ma Sakura mi fa cenno di lasciar proseguire Chihiro.
“In realtà c’è una motivazione ben precisa ma non è quella che immaginate.”
Ancora silenzio.
Inspira, poi: “Vedete, io… io sono un maschio.”
La nostra reazione piuttosto contenuta deve averlo insospettito perché ci osserva con aria strana: “R-ragazzi… avete sentito quello che ho detto?”
Io e Kyouko ci scambiamo un’occhiata veloce e decido di prendere parola: “Sì, scusaci. È che… in realtà lo sospettavamo.”
“Eh?”
“Vedi, quando prima sono venuto a chiederti come stavi e White Rabbit mi ha detto di tornare dopo, tu hai parlato di te al maschile” sorrido, e lei - pardon, lui arrossisce.
“Io te l’avevo detto di fare attenzione…”
White Rabbit delicatissimo, come sempre.
“È un buzzicone travestito da maggiordomo, che pretendi?”
Ti prego, evita di attaccare briga che non è proprio il caso.
“Fujisaki, posso chiederti come mai ti vesti da donna?”
Come se il mio stand non bastasse…
“Kirigiri-san, non credo sia il caso di-”
“Oh no, va bene” mi interrompe Chihiro, sorridendo “in realtà avevo intenzione di raccontarvi anche questo. Vedete… sono sempre stato un bambino cagionevole di salute, e non ho mai potuto giocare all’aperto con altri ragazzini. Per questo mi sono appassionato ai pc. E quando ho cominciato a frequentare le scuole medie…” si ferma e lo sguardo si incupisce, ma prosegue: “ Alle scuole medie sono diventato vittima dei bulli, per così dire. Mi dicevano che dovevo comportarmi da uomo e mi deridevano perché ero più piccolo e gracile degli altri ragazzi… e così ho cominciato a vestirmi da ragazza, convinto fosse una soluzione.”
“Ma era quella sbagliata.”
“Purtroppo” annuisce verso il suo stand, “non ha fatto altro che peggiorare le cose. Ho sempre desiderato essere forte e reagire alle loro angherie… ma tutto ciò che riuscivo a fare era scappare. E quando Ishida mi ha sollevato la gonna…”
“...sei crollato” conclude Kirigiri. Non sono sicuro, ma per la prima volta sul suo viso vedo… empatia, forse per il crollo che ha avuto nel pomeriggio.
“Sta migliorando” sussurra Komaeda, e io annuisco.
“E quindi cosa intendi fare adesso?” chiede Sakura, ma la risposta di Chihiro viene interrotta da rumori di pentole che cadono.
“Chi è là?” tuona Sakura pronta ad intervenire, ma…
“S-scusate, non volevo disturbare!”
“...Oowada-san?”
Dalla porta della cucina vediamo uscire Mondo Oowada in evidente tenuta da notte - “Boxer con i carlini? Davvero?” - che si avvicina a noi con ben due piatti di katsudon dal peso approssimativo di mezzo chilo l’uno.
“Ah però. Mangia come un pulcino, la creatura...”
Ha parlato quello che ingoia ciambelle come fossero aria.
“È che avevo un languorino notturno” si giustifica, “poi siete venuti voi due a farvi il tè, e poi Oogami e Fujisaki… e la cosa si è fatta così seria che non volevo dar fastidio passando con i piatti in mano…”
Dal rossore sulle sue guance ne deduco che dice la verità. ‘Sto ragazzo fa tanto il cattivo ma in fondo è un pezzo di pane…
“Fujisaki, tutto ok?”
Mi volto verso Sakura e noto che Chihiro è sull’orlo delle lacrime. Diamine, l’entrata in scena di Mondo non ci voleva. Quest’ultimo deve averlo notato perché lo vediamo dirigersi verso l’uscita: “Ehm, vi lascio ai vostri discorsi, non volevo intromettermi! Sul serio!”
Fujisaki sembra rincuorato dalla frase di Mondo quando quest’ultimo si ferma sulla porta: “Comunque… domani pensavo di dare un senso alla palestra al secondo piano e fare un po’ di pesi. Se vuoi puoi venire con me.”
“Eh? D-dici a me?”
“Eccerto, a chi altri? A Naegi?”
Grazie, eh.
“Posso?”
“Sei tu che hai detto che volevi diventare più forte ma non ci sei riuscito, no?” arrossisce Mondo, dando prova di aver effettivamente origliato la nostra conversazione, “Magari posso darti una mano…”
E in quel momento finalmente Fujisaki sorride.
“S-sì, volentieri! Grazie mille, Oowada-kun.”
Mondo fa un mezzo sorriso, poi borbotta qualcosa sul suo spuntino che si fredda e torna in camera. Scusami se ti ho dato del buzzurro, Oowada. Meriti una statua.
La situazione pare molto più rilassata, sensazione confermata da tutta una sequela di facce più o meno allegre sui volti dei presenti. Poi però mi sovviene una cosa.
“Fujisaki… -kun, volevo chiedere se…”.
“Se?”.
“Se il tuo… segreto deve rimanere fra di noi”.
E così come eravamo sereni fino a dieci secondi fa, ora si sente una certa cappa calare sulle nostre teste.
“Oh…” dice, palesemente preso in contropiede “beh, avendo finalmente svuotato il sacco con qualcuno mi sento molto più tranquillo adesso, quindi… però è anche vero che… diavolo, non riesco a decidere…”.
“Usagichan” interviene White Rabbit “io non penso tu lo debba dichiarare pubblicamente in una conferenza stampa in mondovisione. Fossi in te me lo terrei stretto. O almeno non andrei a urlarlo ai quattro venti, ecco”.
“Personalmente sono d’accordo col tuo stand” confermo “Penso che sia ancora un po’ troppo presto, specie considerando la lunga e pesante crisi che hai dovuto affrontare fino a poco fa. Nella nostra classe ci sono due o tre elementi che darebbero fin troppo peso a questa notizia e ti renderebbero la vita un inferno, volontariamente o meno che sia. Magari, se mi posso permettere di darti un suggerimento, potresti limitarti a essere più libero di comportarti da maschio” faccio il segno delle virgolette con le dita “senza per questo renderlo di pubblico dominio. Poi ovviamente sta a te, il segreto è il tuo”.
Accoglie il mio punto di vista e pare prendersi il suo tempo per rifletterci sopra, dicendo poi che ci penserà sopra ma che l’idea di togliersi definitivamente il peso di dosso non è in realtà tanto malvagia e che rimane sempre un’opzione sufficientemente valida.
Non sarò io a dire che sbaglia o fa bene. Sono questioni molto personali e delicate e non sono nessuno per impormi al posto suo.
“Ora credo che me andrò a dormire, la giornata è stata sin troppo pesante per me”.
“Penso che ti seguirò, Fujisaki. Sono discretamente stanca e l’ora in cui solitamente mi corico è passata già da un po’. Voi cosa fate, Kirigiri e Naegi?”.
“In effetti il richiamo del letto si fa sentire forte…”.
“Restiamo ancora”.
Uh? Kirigiri-san? Da quando ho firmato l’atto in cui ti cedevo la facoltà di decidere anche per me?
“Mamma mia, ma questa ragazza è un bolide a propulsione nucleare. Non si ferma neanche se le fai esplodere tutte e quattro le gomme assieme!”.
Allora, cialtrone? Continui a shipparmi a sangue con lei?
“Più mette il testosterone anche per te e più vi vedo fra dieci anni belli che sposati e impalmati, con sei marmocchi e tu a fare il casalingo mentre lei è in giro a rovistare nei bidoni della spazzatura dei vicini per cercare indizi”.
“Io veramente…”.
“Andiamo, Naegi-kun”.
Senta lei, mi scusi se ho la pretesa di vivere la mia vita come cacchio voglio.
“Allora? Ancora qui stai?” mi apostrofa mentre vedo le schiene di Sakura e Chihiro allontanarsi e portarsi via ogni mia possibile speranza di salvezza da questa virago.
“Devo anche mettermi sull’attenti, generalessa?”.
“Se vuoi compiacere il mio ego non sarò io a impedirtelo, sai”.
“Sigh. Davvero ho perso qualunque libertà di scelta?”.
“Te ne saresti dovuto rendere conto da quando mi hai inseguita in corridoio il primo giorno, caro mio”.
Almeno riesce a rendere la tortura quasi simpatica.
“Seriamente, Naegi-kun. Ho bisogno di parlarti. In privato”.
“Io sono abbastanza a pezzi, Kirigiri-san. Se non è questione di vita o di morte mi dileguo alla velocità della luce”.
“Lo è. Per favore, vieni con me”.
Messa così la faccenda diventa molto più accettabile. Il tono era serio al punto giusto.
Sospiro rassegnato e le faccio cenno di aprire la via che le vengo dietro.
Ci avviamo.
Quando finalmente giungiamo nella sauna si siede e batte con la mano il posto vicino per invitarmi ad occuparlo. Lo faccio.
“Dunque, questa cosa importantissimissima?”.
“Sarò sincera, ho un pochino gonfiato la cosa. Non è questione di vita o di morte, ma… ehi, aspetta!” dice placcando un mio tentativo di fuga “È comunque importante”.
Uff, E stiamo ad ascoltarla, và.
Mi risiedo sbuffando: “Dimmi. Ma sei in debito con me”.
“Farò finta di non aver sentito. Ho ripensato a quanto mi è uscito di getto nel momento degli accoppiamenti del secondo round, sul fatto che avremmo dovuto decidere il vincitore del nostro scontro. Ecco, forse… non credo che sia necessario a dire il vero”.
“Perché?”.
“Perché non ci porterebbe alcun vantaggio concreto, a parte rischiare di far insospettire Ikusaba. Specie se, come temo, il combattimento sembrasse studiato a tavolino”.
“Devo ammettere, Kirigiri-san, che avrei onestamente fatto molta fatica a metterti le mani addosso in maniera credibile. Non voglio neanche avere la possibilità di far del male all’anima gemella del mio capo”.
“Ma stai zitto, scarto di galera!”.
“Bubi”.
“E quindi cosa pensi di fare, prode detective?”.
“Un uso così smaccato del sarcasmo ti fa perdere punti ai miei occhi, Naegi-kun”.
“E se ti dicessi che non è un problema mio?”.
“E se ti dicessi che non lo credo?”.
“Kirigiri-san ha ragione! Diventerei la bella copia di Cheap Trick e comincerei a renderti impossibile anche dormire!”.
Mi sento come si devono essere sentiti gli imperatori romani mentre erano circondati da gente che voleva tagliar loro la gola.
“Per favore, si può evitare di farmi sentire un sub-umano e passare a qualcosa di più serio? Chiedo troppo?”. No, perché va bene tutto ma anche la mia notoria pazienza ha un limite.
“Come sei suscettibile, Naegi-kun. Non si può neanche stemperare un po’ con te”.
Se vai avanti così giuro che ti stempero la faccia.
“Ma va bene, quel che è giusto è giusto. Riguardo alla tua domanda: non ho intenzione di fare nulla. Ci affrontiamo e vince il migliore”.
Eh?
“Dici sul serio?”.
“Dico sul serio”.
L’affermazione mi lascia di stucco, anche se non mi spiego il motivo. È che è così… pragmatica. L’ho già detto che la trovo pragmatica?
“Tipo otto o nove volte”.
Era una domanda retorica.

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Capitolo 10
*** Scusa, come hai detto che si chiama 'sta cosa? Empanada? Empoli? ***


“YAWN!”
“Good morning sunshine!”
Non cominciare di prima mattina, grazie. Mi è già bastata Kirigiri a tenermi sveglio ieri notte…
“...È successo qualcosa? La mia OTP ha fatto cose zozze da OTP e io non me ne sono accorto?!”
Imbecille, mi riferivo al suo tenermi sveglio fino a mezzanotte inoltrata per parlare!
“Ah.”
Se avessi saputo che bastava questo a zittirlo lo avrei fatto molto prima.
Mi trascino verso la caffetteria ancora mezzo assonnato e quando arrivo vengo accolto da una scena che fino al giorno prima avrei definito surreale.
“Oowada-kun, ma non posso mangiare così tanto! Sto scoppiando!”
“Devi mettere su un po’ di massa Fujisaki, sei gracile come un fuscello! In queste condizioni mi crolli pure se ti passo una palla da basket!”
“Ma è il terzo piatto di frittelle…”
“Fujisaki-chan, bevi anche questo! Una bevanda proteica è ottima per chi fa sport!”
“Ragazzi, capisco le buone intenzione ma non potete ingozzare il povero Fujisaki come un tacchino ripieno…”
Seduti al tavolo più grande, Oowada si sta improvvisando allenatore per Chihiro insieme ad Asahina - che deve aver parlato con Oogami, evidentemente. E quest’ultima intanto cerca di impedirne la morte per troppo cibo.
Non riesco a non sorridere nel vedere Fujisaki finalmente più sereno, circondato da persone che non lo giudicano; un’occhiata al resto della sala mi conferma che non tutti sono così bendisposti: esclusi Togami e Touko, che tendono abbastanza a snobbare certi discorsi da plebei, e Ishimaru che cerca di mantenere l’armonia, noto Celestia sghignazzare e lanciare frecciatine; Sayaka sembra seguirla a ruota e la cosa mi dispiace parecchio. Non la credevo una persona del genere.
“Pensavo che lo scontro con lei ti avesse aperto gli occhi, capo.”
Cosa vuoi che ti dica, sono un ingenuo.
Comunque sembra che anche Leon e Hagakure si siano uniti al coro di battute, non so se per reale cattiveria o perché convinti di non fare nulla di male. Sullo sguardo di Yamada invece non mi esprimo, mi inquieta parecchio.
Kyouko sembra essere sparita, come sempre.
“Nemmeno Ikusaba è qui. Dovremmo preoccuparci?”
...prima faccio colazione, poi mi preoccupo. Non voglio combattere a stomaco vuoto.
Saluto Oowada e gli altri e prendo posto al loro tavolo, cominciando a servirmi - “Dove sono le ciambelle? Asahina ha nascosto le ciambelle, lo sapevo!” - poi mi rivolgo a Fujisaki: “Dormito bene?”
Chihiro sorride: “Benissimo grazie! Mi sento alla grande!”
“Buono a sapersi piccoletto, non ho intenzione di fare sconti sulla mole di esercizi sai?”
“Non ho intenzione di chiederne!”
“Bene, bene” sorride Oowada, prima di lanciarsi su due piatti di pancake. Ha un appetito pari solo a quello di Komaeda.
“Ah. Ah. Ah.”
Finita la colazione decido di andare a cercare quella sciagurata di una detective, quando Chihiro mi intercetta: “Naegi-kun, dopo lo scontro tu e Kirigiri potreste raggiungermi in sauna? Credo di avere qualche informazione nuova sul pc” sussurra.
“E quando ci avresti lavorato, con tutto il trambusto di ieri?”
Chihiro sorride: “Te l’ho detto che oggi mi sono alzato presto, no?”
Direi che il titolo di Super High School Level Programmer se lo merita tutto.
“Ok, riferirò a Kirigiri… quando riuscirò a trovarla.”
Ma non ho alcun bisogno di muovere un dito.
“PIM POM PAM POOOOOOOOOM! BUONGIORNO BASTARDELLI, CHE NE DITE DI UN BEL COMBATTIMENTO MATTUTINO? KIRIGIRI E NAEGI A RAPPORTO, UPUPUPUPU!”
Ecco, appunto.
E nemmeno l’avessi evocata, Kirigiri appare dall’ombra nel corridoio.
“Secondo me si diverte a farlo.”
Sicuro come la morte.
Si incammina verso l’atrio della caffetteria, obbligandomi a seguirla, e… attende. Cosa, non ne ho idea. Nel frattempo gli altri si sono radunati appena fuori dalla sala ristoro, pronti a fare gli spettatori.
Improvvisamente la porta si chiude alle loro spalle, e con la coda dell’occhio noto un’ombra sgusciare via e tornare ai piedi di Kirigiri.
...ma brutta stronza.
“Capo, non è da te. Ma concordo, brutta stronza!”
Se lo dici persino tu è davvero grave, eh.
“Che ti devo dire, io vi shippo in tutto e per tutto ma questo è davvero un colpo basso. Anche se le devo fare i complimenti per aver scelto un campo di battaglia a nostro svantaggio”.
Ma pure al suo. Sarò cieco io, ma di grandi zone d’ombra non ne vedo.
“Qui no, ma i corridoi soddisfano ampiamente le sue esigenze in tal senso”.
E dovremmo andare verso i corridoi perché…
“... la domanda è sensata, lo ammetto”.
Inoltre ho sempre l’opzione di sedermi con le braccia conserte e arrendermi. Non è mica che tenga sul serio a vincere questo stupido torneo, alla fine.
“E io, come ben sai, non rabbrividisco all’idea di dover essere violento con lei”.
Mi stai dicendo che…
“... non facciamo niente? Potremmo”.
Io ci sto. Tu che dici?
“La prospettiva di doverle sfasciare un tavolo in testa per soddisfare quel maledetto orso mi farebbe perdere il sonno. Non me lo perdonerei mai”.
E che approccio passivo-aggressivo sia, dunque.
“Aggiudicato”.
Pertanto, nel rispetto della linea guida appena decisa nel mio conciliabolo mentale, mi limito a osservarla mentre mi siedo per terra come un gran capo Sioux. Dov’è il mio calumet?
“Naegi-kun? Cosa stai facendo?” chiede, Beautiful Stranger dietro di lei con i muscoli tesi e pronti a scattare.
“Isso lo stendardo della mia ribellione, ecco cosa faccio. Non ho intenzione di combattere contro di te”.
Urla di disapprovazione si alzano ai lati, manifestando insoddisfazione per la mia presa di posizione. Tranne due: quei cretini di Oowada e Kuwata si mettono a dire che ho fatto la scelta giusta e che stanotte verrò ripagato come merito. In una camera da letto.
“È quello che spero anch’io, ragazzi. ‘Sti due sono troppo adorabili assieme!” risponde ad alta voce il mio sempre più cialtronesco stand.
Puntuale il vapore prende a fischiare fuori dal mio naso e dalle mie orecchie, accompagnato da un attacco di Imbarazzite che mi scalda abbastanza da farmi fondere tutte le ossa.
“S-S-State zitti, scemi di guerra! N-Non è come pensate!”.
“Vero, non è come pensate. È molto peggio”.
“IDIOTA!”.
“Naegi-kun” sento la sua voce scuotermi dal mio stato di ometto rosso fuoco “questo non è quanto mi aspettavo. Ci eravamo accordati diversamente”.
Ah, sul serio?
“Perdona se trovo l’ardire di contraddirti, Kirigiri-san” ribatto voltandomi verso di lei -e ringraziandola silenziosamente per aver tirato fuori un altro argomento di conversazione- “ma è quello che TU avevi deciso. Sai cosa? Sono anche un poco stufo di sentirmi trattato come un mulo da soma. Naegi, fai questo e Naegi, controlla quello e Naegi, non puoi ancora andare a dormire anche se crolli dalla fatica. Insomma, tralasciando i deliri romantici di Komaeda e di quei due buffoni… voglio sperare di essere più di una semplice spalla comica per te”.
Devo aver pronunciato questo discorso con particolare enfasi perché tutti i presenti si zittiscono istantaneamente, lei inclusa.
“Pretendo troppo nel voler essere considerato un essere umano con delle mie necessità e dei miei pensieri indipendenti? O mi devo far incidere John Watson sui denti?”.
“Capo, la citazione di J.Lo Zeppeli è agghiacciante”.
Anch’io ogni tanto so sfoderare un colpo da teatro, che credi?
“Attendo una tua risposta. In base ad essa potrei anche ripensare la mia decisione”.
Il silenzio attorno a noi si fa stranamente insostenibile. Mi sento come nella scena madre di uno sceneggiato anni ‘70 di serie Q.
Per un paio di minuti non succede niente. Il mio sguardo non si scolla da lei, che nel frattempo si è portata una mano sul mento per riflettere.
Guarda che non è difficile. Mi dici che sì, ho ragione a rivendicare il mio diritto all’individualità e la finiamo qui. Non è una richiesta così fuori dal mondo.
“Ho come l’impressione che la stia facendo troppo facile, capo”.
Sul serio? Ma diavolo, non ti ci mettere anche tu.
“Non intendo dire che il tuo alzare la cresta sia immotivato o fuori luogo. Anzi. Sto solo dicendo che per la signorina potrebbe non essere così facile rendersene conto”.
E perché la pensi così?
“Non so, è una sensazione”.
Allora spero che ti stia sbagliando.
Poi, dopo ulteriore attesa, finalmente parla.
“Naegi-kun, io… io ti chiedo scusa. Non era mia intenzione farti sentire così poco apprezzato. Non sei la mia spalla comica, ci mancherebbe. È solo che, in certe situazioni, mi lascio prendere un po’ troppo la mano e tendo a sottovalutare le esigenze altrui. Per dimostrarti che sono pentita di quanto ho fatto… mi arrendo”.
Il coretto di “Ooooh” da parte della classe è più che giustificato. Insomma, nemmeno io credevo sarebbe scesa a compromessi, figurarsi arrendersi!
“Diciamocelo, abbiamo anche avuto una discreta botta di culo. Ho idea che ci avrebbe fatto passare un bruttissimo quarto d’ora.”
Anche, sì.
Kirigiri, incurante delle nostre reazioni, si volta verso una videocamera: “Monokuma, se mi stai sentendo - e so che lo stai facendo, io mi ritiro. Naegi è il vincitore per abbandono dell’avversario.”
“COSA?! SIETE PAZZI?? SCANNATEVI ORA, MARSCH!”
“Temo di doverti deludere.”
“NON ESISTE! VOGLIO IL MIO SCONTROOOOOO!”
“È un tuo problema, non nostro.”
“MGRRRRRR, VE LA FARO’ PAGARE!”
Un orribile rumore proveniente dagli altoparlanti ci costringe a coprirci le orecchie - e ci dice che Monokuma ha probabilmente preso a calci il suo microfono o qualcosa del genere.
Poi mi volto verso Kyouko, e vedo che mi sorride: un sorriso vero, non uno di quei ghigni che è abituata ad elargire. Sorrido di rimando.
“Ma quanto siete cariniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!”
Ti odio, profondamente.

“Secondo voi cosa voleva dire Monokuma, prima? Come ce la farà pagare?”
“Oh credo tu non abbia nulla di cui preoccuparti, Fujisaki. Penso fosse una minaccia rivolta a me e Naegi-kun.”
“E voi non siete preoccupati?”
“Beh dai, non credo ci voglia morti… spero.”
“Tu per sicurezza datti alla pazza gioia con Kirigiri, stasera. In caso morirai senza troppi rimpianti.”
“Concordo con Oowada!”
Ma guarda te se devo venire bullizzato da un’associazione a delinquere composta da Mondo e dal mio stand!
Mentre io muoio d’imbarazzo Kirigiri se la ride, seguita a ruota da Oogami, Asahina e Fujisaki. E quei due scarti di galera ovviamente. Questa sauna sta diventando affollata.
“Se potessimo lasciare da parte i fatti miei” provo a cambiare discorso, “vorrei chiedere a Fujisaki-san… anzi, Fujisaki-kun” mi correggo “qual era la news di cui mi aveva accennato poco prima dello scontro.”
Chihiro annuisce e si alza di scatto, afferrando il pc dall’armadietto già aperto.
Tra un borbottio e l’altro, in cui Sakura aggiorna Aoi e Mondo su quanto abbiamo fatto finora, il computer finalmente si avvia… e ci saluta.
“Buongiorno Chihiro!”
“E.. e quello cosa è?”
Il nostro hacker se la ride: “Lui è Alter Ego, un’intelligenza artificiale che ho programmato mentre lavoravo e cercavo informazioni.”
“In così poco tempo? È un dannato genio!”
Decisamente si merita il suo titolo…
“Posso chiederti a cosa serve?”
“L’ho creato per darmi una mano a fare una scansione approfondita del pc e cercare eventuali file nascosti… e forse ho trovato qualcosa.”
Digita qualcosa ad Alter Ego e questi prontamente apre dei file: “Ho passato in rassegna l’HD del computer, imbattendomi in diversi file di testo e fotografie criptati. Ci ho messo un po’ a decrittarli ma ce l’ho fatta.”
“Possiamo vederli?” chiede Kirigiri e l’AI prontamente obbedisce mostrandoci il frutto delle sue ricerche: “In questi file di testo si approfondiscono le informazioni sul meteorite da cui è stato ricavato il materiale che ricopre le pareti, e si fa cenno al fatto che possa essere nascosto nella scuola.”
Ci guardiamo tutti stupiti.
“Ma… sei sicuro?”
“Impossibile! Abbiamo rivoltato ogni piano come un calzino!”
“Non è del tutto vero, in realtà” li interrompo, voltandomi verso Kyouko; quest’ultima, ricordandosi della piccola discussione avuta al quarto piano, arrossisce leggermente.
“Che intendi, Naegi-kun?” chiede Sakura, e io tentenno: “Ecco… non abbiamo finito di ispezionare il quarto piano…”
“E anche il quinto piano” interviene Aoi, salvandomi dalla pubblica gogna.
“Nah, niente quinto piano. Io, Kuwata e Ishimaru siamo andati a controllare poco dopo il combattimento ma era ancora tutto sbarrato” replica Mondo, distruggendo le nostre speranze.
“Quindi è possibile che il meteorite sia nascosto al quarto piano o al quinto” riflette Kirigiri, camminando in tondo davanti a noi. “Ok, non appena avremo finito qui io e Naegi andremo a controllare.”
E quando mai.
“Sempre se ti va, ovviamente” corregge il tiro, mentre il resto del gruppo fischietta. Mi limito ad annuire.
“Ma guardala come si sforza di fare la personcina umana! È così carina! Vero capo? Vero?”
Sì, ok, piantala di fare il Kirigiri Fanboy.
Kyouko si rivolge di nuovo a Chihiro: “Dicevi di avere trovato delle fotografie?”
Fujisaki annuisce: “Sì, anche se onestamente non so a cosa possano servirci…”
Dà un nuovo comando ad Alter Ego, che fa partire uno slide-show: “Le foto che ho trovato sono quasi tutte zone del quarto piano, più una del quinto. A prima vista sembravano assolutamente normali e irrilevanti per la nostra ricerca, quando…” allarga un’immagine di quello che sembra un corridoio del quarto piano soffermandosi su una porta: “guardate un po’.”
La targhetta della porta ha la faccia di Monokuma.
“Che… che vuol dire questo?
“Che quello è il suo ufficio” risponde Kirigiri “e probabilmente anche del mastermind.”
“A questo proposito” interviene ancora Alter Ego “c’è una foto che potrebbe darci qualche indizio sulla sua identità.”
Apre un’altra immagine in cui si vede un altro corridoio del quarto piano, piuttosto buio, con in fondo una porta socchiusa da cui fuoriesce una mano… e una voluminosa massa di capelli.
“La qualità della foto è piuttosto scarsa ma sto cercando di migliorarla. Vi avvertirò quando sarà pronta.”
“Speriamo sia meglio di così perché al momento fa un po’ schifo” è il gentile commento di Oowada, ma non posso dargli torto: è veramente pessima.
“Al momento ci aiuta ben poco” interviene Oogami “potrebbe essere davvero chiunque.”
“Anche se… a guardarla bene quella mano sembra molto curata. E i capelli sono piuttosto gonfi. Vi ricorda nessuno?”
“Kirigiri, stai… parlando di Ludenberg?” chiede Aoi e tutti la osserviamo. Lei non si scompone: “Al momento non possiamo escluderla e converrete con me che l’immagine potrebbe far pensare a lei.”
“Così come il suo modo di fare…” aggiunge Chihiro, forse più per il fastidio dei commenti velenosi ricevuti dalla gothic lolita che per reali sospetti.
“Diciamo che, almeno per il momento, sarebbe meglio tenerla d’occhio” conclude Kirigiri, “quantomeno finchè Alter Ego non avrà finito la sua analisi. Mi raccomando tutti, acqua in bocca.”
Il gruppo annuisce, poi ognuno torna ai suoi affari.
“Bene, direi che possiamo finire l’ispezione del quarto piano” annuncia Kyouko mentre apre la porta, ma quando usciamo c’è una sorpresa inquietante ad attenderci.
“Scusa se ti disturbo Naegi-kun, ma… avrei bisogno di parlare con te.”
Mukuro Ikusaba mi aspetta al varco. E vuole parlare con me.
“Meglio se da soli.”
Da soli.
Voglio la mamma.

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Capitolo 11
*** Naegicchi Stranamore colpisce ancora ***


Tremo un po’, spero in modo non troppo evidente, mentre seguo Ikusaba-san verso il corridoio che dà sulle stanze.
Ci è voluta una certa opera di convincimento con Kyouko per fare in modo che non piantasse una scenata pubblica per impedirmi di farlo. Da una parte non posso dire che la cosa mi sarebbe dispiaciuta, essendo che questa situazione non mi sta mettendo esattamente a mio agio… ma dall’altra se ne può ricavare qualcosa di utile.
Ad esempio, come Komaeda ha saggiamente suggerito, lei può approfittare di questa finestra di libertà per andare a ispezionare i piani superiori.
“Grazie del complimento, capo. Non è da te”.
Di solito non te li meriti, ciccio bello.
“Bah. Tanto lo so che fai il duro e poi in realtà non vorresti altro stand all’infuori di me”.
Più semplicemente si chiama realismo. Ho te e ti tengo, volente o nolente.
Camminiamo in silenzio, pare senza una meta precisa. O almeno non ha detto “Andiamo lì” o “Andiamo là”. Semplicemente ci siamo spostati e stiamo continuando a farlo.
Poi, dopo qualche minuto di giri a vuoto, proprio mentre stiamo per salire le scale che portano al secondo piano, prende a parlare. Senza però fermarsi, che sarebbe troppo comodo.
“Sai, Naegi-kun… in questi quattro giorni mi sono spesso trovata a fissarti, a osservarti…”.
Frena frena frena, partiamo malissimo. Mi trascini via in un giro a zonzo senza meta e la prima cosa che mi dici è che fai la guardona con me? Tutte a me le signorine con manie di voyeurismo?
“Cresci, capo. Potrebbe essere davvero uno stalker, il che significherebbe che è già la seconda nel tuo carnet dopo Maizono… ma potrebbe anche essere altro”.
Tipo?
“O santo cielo, svegliati. Chi ti dice che non ti stia prendendo in giro? Devo essere io a ricordarti che la mia OTP sospetta di lei come probabile complice del mastermind?”.
Vorresti dire che…
“... che, per chissà quale caspita di motivo, potrebbe star cercando di entrare nelle tue grazie. Forse per allontanare da sé i vostri sospetti”.
Uhm. Potrebbe essere.
Propendo per una tattica attendista nel risponderle: “Mi osservavi? Spero non fosse perché c’era qualcosa che non andava coi miei vestiti. O peggio coi capelli, quella sì che sarebbe una tragedia. Ci perdo ore e ore per pettinarli la mattina”.
Primo troncone di scale. Proseguiamo nella salita.
“Non essere ingenuo, Naegi-kun. Hai capito perfettamente cosa intendo quando dico che ti fissavo…”.
“Veramente no. Dovrei?”.
“Dovresti. Non hai mai letto un romanzo, tu? Non sai che è così che le ragazze timide iniziano a parlare delle proprie cotte?”.
Lei? Timida? Un campanello d’allarme nella mia testa mi dice chiaramente che non è il suo caso. Grazie intuito, non ti facevo così svelto.
“Scusami un secondo, Ikusaba-san. Mi staresti cercando di far capire… che io ti piaccio?”.
“No, forse è un po’ esagerato dir così. Però trovo in te qualità e pregi che ti fanno risaltare rispetto alla mandria di brutti elementi che compongono il resto della nostra classe. Non sei un buzzurro rumoroso come Oowada, né un rigido bacchettone come Ishimaru, né…”.
“Ok ok, non serve fare la lista di tutti i loro difetti. Quel che dici è abbastanza chiaro così”.
Altro troncone. Siamo al secondo piano.
Non accenna a volersi fermare, il che accentua la sensazione di trappolona. Al contrario di quanto pensa ho sufficiente esperienza da sapere che, in un momento del genere, chi confessa il proprio sbandamento romantico tende a fermarsi e a fronteggiare l’altra persona. Cosa che lei non ha la minima intenzione di fare.
“...”.
“...”.
“Ebbene? Non hai niente da dire?”.
“Cosa dovrei dire? Hai fatto presente che, a tuo giudizio, sono un po’ meglio degli altri maschi rinchiusi qui. C’è qualche significato più profondo che devo cogliere?”.
“Non necessariamente. Volevo solo togliermi questo peso di dosso e fartelo sapere”.
“Ikusaba-san, sii chiara una buona volta: questa conversazione che scopo ha?”.
Continua a camminare imperterrita, al contrario mio che mi inchiodo. Non pare avere intenzione di rispondermi.
“Ikusaba-san!”
Finalmente si volta. E torna indietro, dritta verso di me.
“Forse facevi meglio a non incitarla, capo.”
Aiuto.
Quando è ormai a tre centimetri da me balbetto: “I-Ikusa-” ma mi prende alla sprovvista afferrandomi il volto.
E baciandomi.
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
“Adesso è più chiaro, Naegi-kun?”
E se ne va, lasciandomi lì da solo a chiedermi chi cosa come e le gambe tremanti. Senza accorgermene casco per terra.
“Mi sa che stai perdendo i sensi, capo…”
Hai ragione, sai?
“Capo, rimani con me!”
L’ultima cosa che vedo prima di svenire sono le ombre del corridoio che si muovono e si agitano quasi fossero impazzite. Oh guarda, sembrano vive… e incavolate…
“Capo? CAPO?!”

*

“...egi..”
No mamma, non voglio andare a scuola…
“Capo, ehi?”
No davvero, mi bullizzano perché sono basso…
“CAPO! SVEGLIA!”
EH? Chi cosa come dove-
“Bentornato tra i vivi, Naegi-kun!”
“Ti abbiamo trovato svenuto e ci siamo preoccupate.”
Svenuto…?
Aiutato da Oogami e Asahina mi rimetto in piedi e intanto cerco di fare mente locale: “Che… che diamine ci faccio qui?”
“Questo dovresti dircelo tu, Naegi-kun” borbotta Sakura in tono stranamente materno mentre controlla che non mi sia fatto male.
“Stavamo andando in piscina quando ti abbiamo trovato svenuto in corridoio” precisa Aoi, e io mi sento sempre più confuso. Che diamine ci facevo qui?
“Davvero non ricordi capo?”
Che dovrei ricordare?”
“Ikusaba che vuole parlarti, la sua improvvisa dichiarazione, il BACIO…”
...oddio.
OH. MIO. DIO.
Ora ricordo.
E ricordo anche le ombre terrificanti poco prima di svenire.
Kyouko ha visto tutto.
SONO UN UOMO MORTO.
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” urlo. Prendo a muovermi come un forsennato, sperando di trovare un angolino che mi salvi dall’ira di Kirigiri.
Perché lo so, lo so per certo: non appena saremo faccia a faccia tenterà di sgozzarmi.
“N-Naegi! Che ti prende?”.
“Santo cielo, Naegi-kun! Calmati!”.
Noncapitenoncapitesonomortoquellamiappendecomeunquartodibuealgancio!
Poi Sakura decide che devo fermarmi e mi afferra per le spalle.
Sento come l’equivalente di un terremoto di magnitudo 9.4 propagarsi dentro di me. Temo che il mio intestino sia esploso.
“C-C-C-Cavolo, Oogami-san! Non con tutta questa violenza, ti prego! Sono già abbastanza sconvolto così!”.
“È proprio per quello che ti ho stoppato, Naegi! Si può sapere cosa ti è preso e perché hai cominciato a gridare come uno che stanno torturando?”.
“Perché è quanto mi succederà! Miammazzamiammazzamiammazzamiammazzamiammazza…”.
“Forse è meglio se lo lasci calmare un attimo, Sakura-chan. Magari recupera un po’ di autocontrollo”.
“Ma se lo mollo ho paura possa farsi del male. Hai visto, sembrava come posseduto”.
“Mica ho detto che devi lasciarlo andare. Tienilo ben fisso e lasciagli buttar fuori quest’attacco psicotico. Poi, una volta che avrà riacquistato la facoltà di parlare come una persona normale, forse potrà spiegarci che gli sta succedendo”.
“Apperò. Non la facevo capace di tanta astuzia, ‘sta Asahina”.
Immagini di ossa rotte, arti staccati e il peggio del peggio prodotto da una donna infuriata affollano per lunghi minuti la mia mente.
Alla fine, stremato, riesco a riprendere una parvenza di controllo.
“Mi puoi gentilmente lasciar andare, Oogami-san? Sono calmo ora, lo giuro”.
Sembro essere convincente perché acconsente senza troppe rimostranze.
“Allora, ti rifarò la domanda: cosa ti è preso?”.
“È stato… stato un fulmine… a ciel sereno…”.
“Cosa, per tutti i kami? COSA?”.
“Un attimo, ho bisogno di sedermi. Sono a pezzi”.
Danno la loro benedizione con un cenno della testa.
“Credetemi, non è che non ve lo volessi dire. Ero solo leggermente fuori di me”.
“Va bene, ti crediamo. Ma è ora che ti spieghi una volta per tutte”.
Un lungo, affannoso sospiro.
“Ricordate di quando Ikusaba-san, fuori dalla sauna, mi ha chiesto di parlare in privato? Ricordate di quando mi ha trascinato in giro per mezza scuola e ha cominciato a blaterare di come io le faccia uno strano effetto? Ricordate di quando mi ha baciato?”.
SPLORCH. È il rumore dei loro occhi che escono dalle proprie cavità.
“Ikusaba… ti ha baciato?” mormora Asahina, più di là che di qua. Ovunque sia là.
“Sissignora. Si è voltata all’improvviso, ha coperto la distanza che ci separava in tipo tre passi, mi ha preso il volto sulle mani e… bam, a tradimento. Sono svenuto come una pera cotta”.
“Accidenti, è… è una roba grossa questa”.
“Dillo a me, Asahina-san. Specialmente perché…”.
“Perché?”.
“Nonostante la fase di delirio quando mi avete svegliato, sono sicuro di aver accennato in modo vago alla reazione di una certa persona quando lo verrà a sapere”.
“Vago? Hai urlato che ti ammazza”.
“Lo farà, ne ho il chiaro sentore”.
“E suvvia, chi è il mostro che può volerti uccidere per così poco?”.
“Io”.
Dietro di me.
Le nostre tre paia di occhi si piantano sulla figura di Kyouko Kirigiri che si avvicina lenta verso di noi.
La sua potentissima aura omicida si può quasi toccare.
“Potreste lasciarci soli, per piacere? Ho da dirgli due cosette”.
Komaeda, forse non te l’ho mai detto abbastanza ma…
“Mi vuoi bene? Anche io, capo.”
..veramente volevo dire che sei fastidioso, ma ok.
Noto le ombre dietro Kyouko agitarsi in maniera macabra. O Beautiful Stranger è incavolato quanto lei o può assumere le dimensioni di tutte le ombre attorno a lui… e non credo di voler sapere la risposta.
“No, non vuoi.”
Ecco.
“Kirigiri, non fare mosse avventate.”
“Oogami-san, per favore. Fa' come ti ho chiesto.”
Incurante della presenza di Sakura, Kyouko continua ad avvicinarsi a me.
“Kirigiri, fermati.”
No, non sente. E la cosa mi spaventa; ok, ha avuto altri momenti di gelosia ma mai così… così…
“Così aggressiva? Inquietante?”
Mi hai tolto le parole di bocca.
“In effetti è troppo strano anche per lei. Qualcosa non va, il mio senso di stand trilla!”
“Makoto.”
Mi volto verso Kyouko e quello che le leggo negli occhi non mi piace.
Se muoio non dite a mamma che nascondevo gli hentai sotto al materasso.
“Kirigiri, devo insistere. Calmati e smettila di spaventare Naegi.”
“Togliti di mezzo, Oogami!”
Improvvisamente Beautiful Stranger aumenta di dimensioni e il corridoio diventa tutto buio.
“K-Kirigiri-san! Per favore fermati!”
Niente, non mi ascolta.
“Capo, sono sicuro che ci sia lo zampino di uno stand.”
Komaeda parla ad alta voce, così da permettere anche a Sakura e Aoi di sentire.
“E cosa possiamo fare per farla rinsavire?” chiedo.
“Non ne ho idea, almeno finché non capiamo di che stand si tratta. Al momento la cosa migliore è…”
“Metterla ko” conclude Oogami, e la vedo dirigersi dritta verso Kyouko. Le mille mani fatte d’ombra di Beautiful Stranger cercano di afferrarla e bloccarla ma sembrano non avere effetto: le ombre si sfaldano mentre lei continua ad avanzare.
Come diamine fa?!
“Per fortuna è dalla nostra…”
Arrivata di fronte a Kyouko, che ringhia come un dobermann posseduto, Sakura la afferra per le spalle e sussurra: “Perdonami Kirigiri-san, ma è per il tuo bene.”
E le molla un ceffone che quasi le fa girare la testa a 360°.
Poco dopo Kyouko crolla a terra svenuta, e il suo stand si ritira.
“Oddio capo, secondo te è sopravvissuta a quel colpo?”
Me lo auguro…
Sakura solleva Kyouko e si volta verso di noi: “Credo che per un po’ rimarrà incosciente. Direi di approfittarne per capire quale stand si sta approfittando di lei.”
“E magari legarla” aggiunge Aoi sottovoce, “almeno finché non si riprende.”
Concordo.
Dato che non vogliamo dare sospetti agli altri ci rifugiamo velocemente in camera di Kirigiri sfruttando la sua ID card, dove io e Komaeda provvediamo a bloccarla usando un attaccapanni. Avevamo il sospetto che, una volta sveglia, le corde normali non sarebbero bastate.
“Bene… e ora?”
La domanda mi coglie impreparato. Di solito è lei a stendere la tabella di marcia, ma mi sembra superfluo specificare che al momento è un tantinello impossibilitata.
La guardo stesa sul letto, con l’attaccapanni che le si è avvolto attorno come le spire di un serpente per impedirle i movimenti.
Mi confermi che è opera di uno stand?
“Non ne ho la certezza assoluta con lo scontrino, no. Ma dai, la conosci abbastanza da sapere che un simile macello non è proprio da lei. E visto che abbiamo almeno altri due stand mancanti all’appello, trovo lecito pensare che ci possa essere stata un’influenza esterna”.
Già, non abbiamo idea di cos’è in grado di fare lo stand di Ikusaba-san. E naturalmente è facile che anche il mastermind, chiunque sia, ne abbia uno.
“Allora Naegi, che facciamo?”. Asahina-san, cosa pretendi da me?
Voltandomi nella sua direzione sbuffo, un pochino scocciato da tanta insistenza: “Non lo so. La nostra mente più acuta, nonché stratega capo, ha appena deciso di dare forfait dal mondo della sanità mentale. Al momento è come se fossimo ciechi, se questa storia va avanti più del dovuto”.
“Non mi pare il caso di farne una tragedia, Naegi. È vero, con Kirigiri svenuta perdiamo un po’ di potenza di fuoco ma non è mica che, tolta lei, rimanga un gruppuscolo di imbelli senza alcuna risorsa. Prendiamoci un attimo per riflettere e qualcosa ci verrà in mente”.
Avevo proprio ragione quando ho pensato di volerla tirare dentro. Oltre a essere senza il minimo dubbio la persona più forte, Oogami-san sta dimostrando una compostezza e una lucidità notevoli. Senza il suo apporto saremmo messi molto peggio.
Le sorrido per farle comprendere che sono d’accordo con quanto ha detto.
“Ok, ok. Ma adesso? Cioè, intendo dire… fra meno di un’ora c’è il pranzo. Per quanto vogliamo restare qui a piantonarla? E se si dovesse svegliare che noi non ci siamo? E se fosse ancora in quello stato alterato?”.
“Ci penso io, piccola Aoi. La considero una punizione per non aver trovato un’alternativa migliore”.
Parlottiamo un po’, cercando di stabilire un piano d’azione. Alla fine, nonostante più di una rimostranza, Sakura si assume il compito di sorvegliarla fin quando sarà necessario e di venire ad avvisarci in caso di novità.
Io e Aoi lasciamo la stanza di Kyouko. Mi sento di poter dire che è in buone mani.
“Caaaaaaaaaaaaaaaaaaapo, cosa stai facendo? Guarda che la dottoressa Kirigiri rimane la tua prima e unica partner”.
Imbecille, proprio non ce la fai a rimanere serio per più di un minuto?
“No. Non se si tratta della mia OTP”.
E hai anche un pelo rotto con ‘sta cosa dell’OTP, eh.
“Fattene una ragione. Così è e così rimane”.
Bah.
Ci dirigiamo verso la caffetteria, non avendo posto migliore dove andare. Dato che, come detto prima, è quasi ora di pranzo c’è già un po’ di gente. Noto che quella pancia senza fondo di Oowada è già intento ad accattastarsi una bella piletta di cibo e pare non avere la minima intenzione di aspettare chicchessia per fagocitarla con estremo godimento.
“Che invidia capo, che invidia”.
Taci, fogna stand.
Noto anche che, come al solito in disparte rispetto al grosso del gruppo, c’è Ikusaba.
Distolgo velocemente lo sguardo. Allo stato attuale faccio fatica persino a rubarle un’occhiata.
Voglio sperare che almeno fosse sincera, perché se ha osato prendermi in giro…
“Lo dici solo per bramare vendetta tremenda vendetta… o c’è dietro dell’altro?”.
Ignoro. Non è il caso.
Mi accomodo al mio usuale posto, esattamente a metà del tavolone su cui quasi tutti consumiamo i nostri pasti. Sia alla mia destra, sia alla mia sinistra ci sono due sedie vuote.
Mamma mia, è stata una mattinata epocale. Fra inaspettate rese, inaspettati baci e inaspettati torrenti di gelosia…
“... c’è un’inaspettata Mukuro a ore tre”.
Eh? Uh? Cosa?
Cacchio, è vero. Si è alzata e si sta avvicinando.
Che diavolo sta facendo?
Si siede con totale noncuranza al mio fianco e prende a fischiettare.
Io invece prendo a sudare acido.
Ikusaba afferra un paio di bacchette, le separa e le usa per rimestrare i suoi noodles. In silenzio. Io morirò d’ansia, me lo sento.
“Non è stato carino piantarmi in asso, Naegi… kun” sussurra poi, sottolineando quel “kun” con un tono strano, come se stesse facendo le fusa.
“Come se stesse flirtando” aggiunge Komaeda stizzito.
Mi piacerebbe sottolineare che veramente è stata lei a piantarmi in asso svenuto in corridoio ma mi limito a far finta di nulla; se lo stand che ha fatto di Kirigiri un manichino dovesse essere il suo vorrei non doverlo scoprire a mie spese.
“Sei stranamente silenzioso” aggiunge, e io mi limito a balbettare: “N-non ho niente da dire…”
“Ah no? Peccato…” borbotta, mettendo il broncio. Fa per alzarsi, ma prima si volta verso di me… e mi stampa un bacio sulla guancia: “Fatti vivo quando avrai voglia di parlare, Naegi-kun.”
E se ne va, seguita dal coro di fischi e battutacce dell’infame duo Oowada e Kuwata. Noto uno sguardo assassino da parte di Maizono-san.
“No senti bellina, non ti ci mettere anche tu. Di nuovo.”
Ecco. Peccato non ti abbia sentito, ma meglio così. Torno a fissare il mio pranzo (due ciotole di ramen, due panini e quattro dorayaki, sempre perché sono obbligato a mangiare per due e saziare quella fogna di Komaeda), ragionando sul da farsi: pur essendo certo che Sakura sia in grado di occuparsene non sappiamo quanto tempo abbiamo prima che Kirigiri riprenda i sensi, quindi sarebbe il caso di metterci a lavoro alla ricerca di qualche indizio… il problema è che non ho la più pallida idea di cosa e dove cercare. Potrei chiedere a Fujisaki di cercare nel pc, al momento la nostra unica fonte di indizi…
“Forse non è l’unica, sai?”
Che vorresti dire?
“Intanto potremmo chiedere a Kenshiro-chan se sa qualcosa riguardo stand che possono comandare gli umani a piacimento come marionette. Poi c’è la biblioteca al secondo piano, in particolare lo stanzino sul retro.”
Che pare sia stata eletta a residenza estiva dei Togami.
“Figurati, portati Kenshiro-chan o Oowada e vedi come ci metti cinque minuti a spodestarlo. E poi…”
E poi?
“Non abbiamo finito di esplorare il quarto piano. L’ultima volta che ci siamo stati ho notato una planimetria di sfuggita su una parete, e lì c’è l’ufficio del preside. Vale la pena dare uno sguardo, no? Almeno in attesa che il quinto piano venga aperto.”
Quando parli così quasi non sembri il solito Teenage Dirtbag.
“Ah. Ah. Ah. E chiamami Komaeda, prego.”
Lo zittisco ingozzandomi alla velocità della luce, dopodiché avviso Aoi, Mondo e Chihiro di raggiungermi in sauna. Sakura la aggiorneremo dopo.
Quando siamo tutti li aggiorno brevemente su quanto successo prima (ma tralasciando Ikusaba, che per ora vorrei davvero evitare).
“Oddio, ma può farlo con tutti?”
“Se mi tocca lo smonto!”
“Se prima non ti tocca e tu smonti noi…”
“Ragazzi, ragazzi! Per favore!” cerco di riportare l’ordine, e non appena ci riesco proseguo: “Purtroppo non sappiamo nulla di questo stand e soprattutto a chi appartiene. Per questo ho bisogno del vostro aiuto.”
Tutti annuiscono. Bene.
“Fujisaki-san, tu ed Alter Ego potreste controllare se tra i file scaricati se si fa riferimento a stand con questi poteri, o qualunque altra cosa che possa tornarci utile? So che li hai già letti tutti ma vale la pena tentare.”
“Nessun problema” sorride, “Alter Ego sta finendo la sua scansione, gli dirò di ampliare la ricerca con i nuovi parametri.”
“E per quanto riguarda la foto?”
“La qualità è veramente bassa, ci vorrà ancora un po’, mi spiace…”
“Va benissimo così, grazie mille. Stai facendo davvero tanto.”
Chihiro mi sorride di nuovo e poi torna a dedicarsi al pc.
“Noi cosa possiamo fare?” chiede Mondo indicando se stesso e Aoi.
“Komaeda mi ha fatto notare che in biblioteca c’è uno stanzino chiuso che potrebbe interessarci. Non so cosa contenga, ma vale la pena tentare.”
“Però… ultimamente in biblioteca c’è sempre Togami…” sottolinea Asahina, ma il nostro biker la rassicura: “Lasciatelo a me, se prova a muovere anche solo uno dei suoi giocattolini è un uomo morto.”
Avrei preferito meno spargimento di sangue ma va bene ugualmente.
“C’è poi un ultimo luogo da controllare, almeno per il momento” proseguo, “ovvero l’ufficio del preside al quarto piano. Magari anche lì può esserci qualche documento utile, soprattutto da quando la scuola è in mano a un mastermind folle…”
“Possiamo andarci insieme” sorride Aoi, “prima però vorrei portare il pranzo a Sakura-chan se non ti spiace!”
“Nessun problema.”
Decisi i nostri compiti, ci mettiamo subito all’opera.
O meglio, sarebbe la nostra intenzione ma purtroppo troviamo l’ennesima sorpresa sgradevole davanti la porta.
“Che cosa combinate voi quattro in sauna, upupupupu? Scommetto che state esplorando il lato più turpe della vostra curiosità, birbantelli! Ah, mi fate sudare tutta la pelliccia!”
Ciao Monokuma, era da un po’ che non ti si vedeva.
“E stavamo benissimo così.”
L’hai detto.

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Capitolo 12
*** Capitolo in cui hanno un'improvvisa e discreta botta di culo ***


La tensione è palpabile.
Monokuma ci sorride beffardo, presumo gustandosi lo sgomento sui nostri visi. Sgomento provocato dalla sua inaspettata comparsa da una nuvoletta di (il)logica.
Ci guardiamo in faccia per qualche secondo, poi proprio mentre sto per dire qualcosa mi anticipa brutalmente: “Voi ragazzacci non sapete proprio tenere le zampe in tasca, vero? Non mi direte che pensavate di portare avanti i vostri piccoli segretucci da agenti segreti falliti senza che io ne avessi perlomeno il sentore. Sarebbe patetico da parte vostra. Propositi patetici per gente patetica, è appropriato. E disperatamente sconsolante”.
Incassiamo il colpo in silenzio. Decido, dietro anche gentili spinte di Komaeda, di farmi portavoce per i tre presenti: “N-Non credere di spaventarci! Scopriremo chi si cela dietro quest’orso e gliela faremo pagare per…”.
“Bla bla bla” mi sovrasta senza alcun rispetto per me e la mia povera frase troncata “Mi catturerete e mi metterete in una prigione piccola e sporca in compagnia di un omaccione nero e omosessuale di nome Little Jimmy with the Big Fat Stick. Oh, sono stato politically scorrect? Non me ne frega niente, mi annoio e la noia è la peggior nemica di noi orsacchiotti tenerosi. Tornando a noi… chissà poi perché si dice «tornando», mica ti muovi per andare da qualche parte, sono proprio pazzi questi romani… beh, sono lieto di vedervi tutti ammassati come delle pecorelle smarrite mentre il pastore urla il vostro nome, cercandovi come un povero cretino dall’altra parte della radura. Che vita grama quella del pastore, sveglia presto e nessuna soddisfazione di quelle vere”.

Credo che, come sto facendo io, anche gli altri lo stiano guardando come si potrebbe guardare qualcuno evaso da un centro di igiene mentale.
Quel che dice non ha il minimo senso, salta di palo in frasca e si perde in una miriade di parentesi e deviazioni assurde.
Provo a vedere se è possibile ricondurlo sui binari: “Tutto questo è molto bello, ma ancora non ci hai detto perché sei qui”.
“Io? Perché sono qui? Mi annoi con domande tanto banali, Naegi-kun. E te l’ho detto, tanto lavoro e tanta noia rendono Monokuma pazzo furioso. Sono qui perché sono qui e non da un’altra parte, non è abbastanza chiaro di per sé?”.
“Veramente quel che hai detto da un minuto a questa parte è completamente…”.
“... disperante? Hai voglia se lo è, miserabile. È un grande pot-pourri di nonsense e sangue, condito con una goccia di terrore e uno zinzinello di paprika. Servire freddo mescolato e non shakerato”.

Anche volendo non riesco a seguirlo.
“Ebbene sì” prosegue imperterrito nella litania di scemenze all’aria “sono lo chef Monokuma e questa è la mia grande platea per il Grand Guignol degli stand. Budella, scartoffie e titoli regali per tutti. Propongo un brindisi per festeggiare”.
Cosa? Cosa? Cosa?
“Avanti, miei docili e sottomessi sudditi. Sedetevi al mio maestoso tavolo imbandito di ogni ben di dio e ingozzatevi come maiali, cosicché possa farvi squartare per bene dai macellai imperiali e ottenere una montagna di carne fresca”.
Mi giro verso gli altri. La desolazione e lo stupore regna sovrano nei loro occhi, tanto per rimanere in tema di nobiltà.
“Che facciamo, ce ne andiamo? Non so voi, ma voglia di starlo a sentire sproloquiare io non ne ho…” propongo a mezza voce.
“Non è mica una cattiva idea” conferma Aoi.
“Tutta quest’aria fritta mi ha fatto salire l’incazzatura, meglio levare le tende” conferma anche Mondo.
Unanimità raggiunta, così la giuria ha deciso.
Mentre Monokuma continua nella sua tirata verso la follia più oscura, io e i miei due soci ce ne andiamo fischiettando. Neanche tenta di fermarci, completamente perso in un delirio di proporzioni infinite.
Stiamo per andare in caffetteria, così da permettere ad Asahina di recuperare qualcosa da mangiare per Sakura, quando…
“Ok ragazzotti, lo sclero è passato. Sappiate solo questo: io so. E vi inciderò sulla pelle il prezzo del vostro complotto”.
Ci voltiamo a guardarlo: “Che cosa intendi?”
“E pensi che ti spoileri tutto adesso, Naegi-kun? Non sono così cattivo, upupupupu!”
E sparisce così com’è arrivato.
“Secondo voi cosa intendeva?” chiede Aoi con voce tremante.
“Qualunque cosa sia temo la scopriremo presto” commenta Komaeda ad alta voce, e tutti concordiamo.
Mi sa che il momento di follia di poco fa era solo la punta dell’iceberg.
“Beh, inutile star qui a rimuginare su quell’orso di merda” sbotta Mondo, dirigendosi verso le scale “diamoci da fare, avanti!”
“Vieni con me e Asahina al quarto piano?” chiedo, ma lui scuote la testa: “Facciamo prima a separarci, quindi mi occuperò della biblioteca.”
“Sicuro di poter gestire Togami…?”
Mondo sorride: “Lascia fare a me.”

“Ehi, Scion di ‘Staceppa! Mi serve la biblioteca e tu non devi fiatare!”
“C-chi ti ha dato il permesso di entrare, scimmione?!”
“Nessuno perché la biblioteca non è casa tua, anche se hai deciso di svernarci dentro - e ti direi di aprire le finestre e far cambiare aria, se solo non fossero sbarrate.”
“C-come osi! Ehi, EHI! Fermati, ho detto fermati! Dove credi di andare?!”
“Mi serve lo stanzino lì dietro. Tranquillo, non voglio sbirciare il tuo diario.”
“E a cosa ti serve, di grazia?”
“Cazzi miei.”
“Non puoi piombare qui come se fossi a casa tua senza darmi neanche una ragione valida! Esci subito o io ti-”
“WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!”
“Bravo Dio Brando, tieni a bada il principino mentre scopro cosa c’è di bello in quella stanza!”
“MMFMFMGHMF!”
“Te l’ho già detto Togami, non me lo leggo il tuo diario.”

“Uff, mi sa che questo è stato un buco nell’acqua…”
“Non abbatterti Naegi-kun! Sono sicura che qualcosa salterà fuori… e comunque valeva la pena tentare!”
Sorrido ad Aoi, ancora intenta a frugare tra armadietti e cassetti dell’ufficio del preside. È difficile non farsi contagiare dal suo buon umore, senza contare che senza il suo stand non saremmo mai riusciti ad entrare.
“...”
Non cominciare a blaterare su OTP e tradimenti, tu.
“Mica ho detto nulla.”
È questo che mi preoccupa. Renditi utile piuttosto!
“Va bene, va bene! Sei tu il capo!”
Lasciato libero Komaeda torno alle scartoffie che stavo leggendo: vecchi registri degli anni passati, resoconti, bilanci… nulla che possa esserci utile. Sto per gettare la spugna quando tra le mani mi capita un plico di schede… le nostre schede.
“Hmm.”
“Trovato qualcosa, Naegi-kun?” chiede Aoi, alle prese con la scrivania.
“Può darsi… qui ci sono le schede di tutti noi” rispondo, sfogliandole “quelle stilate dal vero preside probabilmente, perché non si fa cenno agli stand.”
“E in che modo potrebbero tornarci utili?”
“In effetti, capo… Aoi è entrata nel gruppo giusto un’ora fa e solo perché era insieme a Kenshiro-chan. Forse dovresti aggiornarla, mi sembra una persona affidabile.”
Hai ragione.
“Oogami-san cosa ti ha detto riguardo ciò che stiamo facendo? Insomma, dato che ti ha parlato di Fujisaki-kun suppongo ti avrà accennato anche altro...”
“Vediamo… so che state cercando di scoprire chi è il mastermind e che sospettate di Celes per via di una foto, che Fujisaki-kun vi sta aiutando col pc che avete trovato, del meteorite e… beh, agli ultimi eventi ero presente.”
Annuisco: “Esatto. In realtà c’è qualcos’altro che tu e gli altri non sapete. Io e Kirigiri-san volevamo prima avere prove in più su questa teoria, ma a questo punto…” sospiro “penso sia meglio parlartene e aggiornare poi gli altri. Spero che Kirigiri-san non se la prenda, quando si sveglierà…”
“Non succederà! Siamo in una brutta situazione, lo hai appena detto… capirà che non potevi fare altrimenti!” sorride, e io sorrido a mia volta. È dannatamente contagiosa.
“Capo!”
Non ho fatto niente, piantala!
Ignoro Komaeda e proseguo: “Ok, allora… durante i primi scontri io e Kirigiri-san abbiamo cominciato ad indagare, e abbiamo trovato un foglio che sembrava essere il pezzo mancante di un registro.”
“Un registro?”
“Il nostro, per l’esattezza. A quanto pare saremmo stati in classe tutti insieme… se le cose fossero andate normalmente.”
“Wow!”
“Non è finita. La cosa particolare è che i nomi erano sedici, ma il foglio era strappato in corrispondenza dell’ultimo.”
“Sedici? Ma noi siamo quindici… vuoi dire che…?”
“...lo studente mancante potrebbe essere il mastermind.”
Mi osserva in silenzio per qualche secondo, evidentemente sconvolta dalla notizia, poi: “Quindi per questo stavi guardando quelle schede?”
“Sì, speravo di trovare quella del sedicesimo studente” annuisco, “ma sono solo quindici. Forse l’hanno nascosta, o non esiste o-”
TLAK.
Da una delle carpette cade qualcosa, che raccolgo: “Che ci fa qui un cd?”
Lo ispeziono per bene: la copertina ha delle scritte a pennarello un po’ sbavate, tra cui distinguo le lettere J e E, SECRET FILE e MENTAL FACILITY.
Le due iniziali potrebbero essere quelle del nome del mastermind… ma quel Secret File?
“E Mental Facility, l’hai notato? A quanto pare abbiamo a che fare con un pazzo.”
Nel caso servissero ulteriori conferme…
“Asahina-san, forse ho trovato qualcosa! Spero che il cd non vada decrittato… e che Fujisaki-kun riesca a decrittarlo, in caso.”
“Ehm, Naegi-kun…”
“Hm? Qualcosa non va?”
“Sapresti dirmi che aspetto ha quel meteorite?”
“Onestamente no, perché?” mi volto verso di lei e noto che ha in mano un pezzo di pietra grosso poco meno di un pugno, rossastro e pieno di crepe.
“Penso di averlo rimediato, allora” dice sorridendo. Mio malgrado stavolta non condivido l’ottimismo. Non che sia un male averlo, capiamoci… ma che utilità reale ci può fornire un frammento di sasso?
Per non smorzare il suo entusiasmo cerco di reggerle il gioco, complimentandomi con lei. Spero di essere stato abbastanza convincente.
Quando poi sta per affiorare la domanda “Ok, ma di ‘sto cosetto che ce ne facciamo?”...
“PIM POM PAM POOOOOOOOM! Allora gente tutta matta, adesso ci dovrebbe essere lo scontro fra Byakuya Togami e Mukuro Ikusaba. Ma ecco l’ultima novità che plana sulle vostre crape vuote con la grazia della bomba atomica su Nagasaki: squalifico d’ufficio Togami e i suoi ridicoli soldatini senza braccia. Perché? Perché mi sta sulle scatole, persino più degli altri. Il che la dice lunga su quanto il nostro beneamato Scion sia capace di farsi adorare dalle masse. Indi per cui abbiamo i quattro semifinalisti: Makoto Naegi con Teenage Dirtbag, Chihiro Fujisaki con White Rabbit, Sakura Oogami con Progenies of the Great Apocalypse e Mukuro Ikusaba con Mistero Misterioso. Tornate alle vostre attività, qualunque esse fossero”.
Ora, quanto sto per dire suonerà ridicolo all’inverosimile. Ma credetemi, vi prego credetemi: giuro che qui, dove siamo io e Aoi, si sente distintamente un “COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSA? BRUTTO ORSO DEL CA...” provenire da circa due piani sotto. Piano più piano meno, eh.
“Wow. Dubito che Togami l’abbia presa bene” butta lì Asahina, genuinamente convinta di quel che dice. E a quanto pare bisognosa di una sturatina alle orecchie, visto che di fronte all’urlo non ha fatto un plissè. L’acqua deve averle creato una lunga sfilza di tappi.
“La questione, tralasciando l’ilarità dell’esclusione perché sì di Lord Simpatia, presenta una nota preoccupante”.
Aspetta, stai forse intendendo…
“... che neanche stavolta avremo il piacere e l’onore di vedere lo stand di Ikusaba in azione. Ti lascio trarre da te le conseguenze che ciò comporta”.
Così sull’unghia me ne salta in mente una: non possiamo avere conferma o smentita del fatto che Kyouko abbia dato in escandescenze per colpa sua. Se non combatte si terrà Mistero Misterioso… anzi no, d'ora in avanti il suo stand sarà arbitrariamente chiamato Magico Frippy… si terrà Magico Frippy ben chiuso a chiave, privandoci della sua soave vista e soprattutto dei suoi soavi poteri. Il fatto è che, messa così la situazione, le sue avances assumono dei contorni a dir poco spaventosi.
Potrebbe… potrebbe aver già operato la sua stregoneria dopo… glomp, dopo il bacio.
Il bacio.
IL BACIO.
Ecco, lo sapevo. Magico Frippy sta avendo effetto su di me, lo sento. Mi sale la pressione, mi sale la temperatura, mi sale anche qualcos’altro…
“Capo, calmati. Stai benissimo”.
Ma no che non sto bene! Mi sale, mi sale, mi sale!
“Cosa, l’indice di follia? Fatti un’endovena di tranquillanti, non hai nulla. A parte un fiorire di attacco paranoico”.
Finiscila! Non senti l’influenza che aumenta di secondo in secondo?
“Qui l’unica cosa che aumenta è il tuo squilibrio. Ti vuoi calmare o no, santa polenta? Segui il labiale anche se non lo vedi: s-t-a-i b-e-n-e. Bene. BENE. Chiaro ora?”.
Non capisci! Non capisci! Io…
BRAAAAAAM.
“Sakura-chan! Che succede? Cos’è tutta questa foga?”.
“Venite con me, presto! È Kirigiri! Sta…”.
“C-cosa le è successo?”
“Sta urlando in preda alle convulsioni! Fino a un’ora fa dormiva, poi le è salita la febbre… credevo fosse simile a quella che ebbi io quando venni punta dalle Frecce ma… poi ha cominciato a gridare e-”
Non ascolto il resto della frase perché sto già correndo verso le scale, inseguito da Aoi e Sakura che mi urlano di aspettarle. Se succede qualcosa a Kyouko giuro che io…
SBAAAAMMM!
“Ahia! ECCHECCAZZO!”
“Ouch, la mia testa!”
“Naegi-kun, sei tu? Perché diamine correvi a quel modo, sembravi un proiettile!”
“Uh, Oowada-san” balbetto, rialzandomi, “sono… sono le scale del secondo piano?”
“Sì, stavo venendo a cercarvi. Non ne sono sicuro perché ci ho capito poco, ma forse ho trovato qualcosa” annuncia, sventolando un minuscolo quadernino, tanto simile a quelli che si vedono in certi manga di arti marziali e che contengono misteriose tecniche millenarie.
“Oh, spero tu abbia ragione! Kirigiri-san sta male, mi ha avvisato Oogami-san poco fa…”
“E che stiamo aspettando allora?!” dice e mi afferra di peso trascinandomi per le scale, neanche fossi un pacco postale. Poi alza il tono di voce e urla: “Oogami! Vieni in camera di Kirigiri!”
I miei timpani soffrono.
Quando arriviamo si è già formata una folla davanti alla stanza di Kyouko, da cui sentiamo versi agghiaccianti. Mi libero dalla presa di Mondo e mi faccio largo tra gli altri fino ad arrivare dentro la camera, e quello che vedo mi terrorizza: Kyouko si agita in preda agli spasmi tenendosi le mani sulla gola, come se stesse soffocando.
“Kirigiri-san! Kirigiri-san mi senti?!”
“GAAAAAAAH! AAAAAAAAH!”
“Qualunque cosa le abbia fatto il misterioso stand, sembra la stia soffocando…”
“Naegi-kun, finalmente!”
Sakura si fa largo e mi raggiunge accanto a Kirigiri, seguita da Aoi.
“Oogami-san, Oowada-san ti ha dato il quaderno?”
“Che quaderno?”
“In biblioteca ha trovato questo libretto, forse c’è qualcosa che può aiutarci…”
Senza darmi tempo di finire chiede a Mondo di darle il quadernino e velocemente lo sfoglia: “Sono tutte tecniche di cui avevo sentito parlare dai miei maestri, ma mai messe in pratica… alcune non le conosco nemmeno.”
“E quindi?”
“Aspetta, fammi leggere… questa forse fa al caso nostro, si riferisce a stand con l’abilità di manipolare le proprie vittime a distanza.” Poi il suo sguardo si incupisce: “Non è una soluzione definitiva, ma ci darà tempo.”
“Tempo per cosa?”
“Per trovare qualcosa di meglio. Adesso spostati Naegi-kun, e cerca di tenerla ferma. Asahina-chan, Oowada-san, dategli una mano!”
I due non perdono tempo e afferrano rispettivamente un braccio e una gamba di Kyouko; Sakura, alla sua destra, posiziona le mani sulla sua testa e poggia un dito sulla sua tempia.
“Oogami-san, non è che non mi fidi ma… cosa stai per fare?”
“La tecnica descritta nel quaderno dice di premere un particolare punto di pressione per...” e mentre lo dice preme sulla tempia di Kyouko.
Succede tutto velocemente: Kyouko si agita un’ultima volta per poi accasciarsi sul letto ad occhi aperti.
È… è morta?
“O-Oogami-san, che hai fatto?!”
Sakura non si volta ma mi fa cenno con la mano di attendere: la sento borbottare qualcosa, un breve conto alla rovescia, poi preme di nuovo sulla tempia e Kyouko riprende a respirare.
Senza convulsioni.
“S-Sakura-chan?” balbetta Aoi, e finalmente Oogami si volta verso di noi: “Quel particolare tsubo, se premuto, blocca la respirazione. La tecnica scritta sul quaderno diceva di premerlo e lasciare il paziente così per qualche secondo.. questo, in qualche modo, dovrebbe far credere allo stand che la sua vittima è morta e lasciarla in pace. Almeno per ora.”
Una tecnica di arti marziali per ingannare uno stand e fargli credere che il suo bersaglio è morto? Non credevo l’avrei mai detto, ma mi sento come se fossi dentro un film di fantascienza.
Mi lascio cadere per terra, soverchiato da un’onda di paura e sollievo allo stesso tempo. Ho seriamente temuto che non si svegliasse più.
“Eccola, eccola la mia OTP che torna prepotentemente alla ribalta!”.
Stavolta non riesco a insultarti come meriteresti. Non voglio dover assistere alla sua morte, sua come di tutti gli altri. Anche di quelli brutti e antipatici, sì.
Ma in particolare alla sua.


Di’ la verità, Makoto. Komaeda parla e straparla, ma non è poi così distante dalla reale situazione. A te Kyouko Kirigiri… piace.
Sì, mi piace. E allora? È per caso un problema?
Ma no, figurati. Era tanto per. E quindi il nostro Makotino ha una cotta per l’algida detective.
Che vuoi che ti dica. Ne soffro il fascino.
Comprensibile. Quella lì suda fascino.
Non posso darti torto.


Va bene, basta con i monologhi schizoidi fra Te Stesso e Medesimo.
Riesco, con un po’ di difficoltà, a tirarmi in piedi. Senza dire una parola allungo la mano verso Sakura, nel più classico dei gesti d’intesa e ringraziamento.
In realtà sopprimo a stento l’impulso di saltarle addosso e abbracciarla. Mi piacerebbe poter dire al collo, ma data la disparità di altezza e di corporatura probabilmente le arriverei giusto alla vita.
“Devo… devo davvero ringraziarti, Oogami-san. Hai salvato Kirigiri non una ma due volte oggi. Se non ci fossi stata tu lei non sarebbe qui ora, e io nemmeno”.
Ohibò. Vedo… sarà mica imbarazzo quello sul suo viso?
“Non dirlo neanche per scherzo, Naegi-kun. Sono la prima a voler evitare spargimenti di sangue, in particolar modo in maniera così vigliacca. Non c’è alcun onore nell’uccidere l’avversario senza mostrare il proprio volto sul campo di battaglia. Ho tutto l’interesse e l’intenzione a far sì che cose tanto deplorevoli non possano succedere, non sotto la mia supervisione”.
Potevi… potevi anche evitare un discorso così lugubre.
Non importa. È stata provvidenziale, come le capita sin troppo spesso negli ultimi giorni… diamine, nelle ultime ore.
Attendendo che mi stringa la mano, mi fermo a pensare come la sua presenza equivalga a una benedizione per tutti. Certo, per il momento si tratta solo di un rimedio temporaneo… ma meglio un rimedio temporaneo che nulla. Qualcosa per farla guarire lo troveremo.
Oh, al diavolo tutto.
L’impulso si fa più pressante e gli cedo strada ritirando la mano e avvinghiandomi al suo fianco.
Rotto il primo argine, gli altri gli vanno dietro alla velocità della luce. E quindi mi trovo a frignare come un bambino a cui hanno riportato il giocattolo prediletto che credeva perso per sempre, trasformando tutta la lunga sequela di Grazie in un confuso ammasso di versi e muco.
“L’immagine poetica è deliziosa, capo”.
Non l’ho persa. Non l’ho persa. Non l’ho persa.
E l’unica persona a cui devo questo miracolo è la montagna di muscoli e bontà d’animo che sto stringendo con la mia poca forza di mingherlino.
Mi pare di sentire squittii di approvazione e risa di scherno, ma il tutto è un lontano cacofoneggiare che non mi può, in questo istante non mi deve neanche sfiorare.
Un minuto. Due minuti. Tre minuti. Per quel che ne posso sapere passiamo trenta ore così.
Poi un tocco gentile mi scosta la testa e una voce altrettanto gentile mi consiglia di asciugarmi le lacrime, che la mia immagine pubblica ne sta risentendo pesantemente.
Per la prima e ultima volta in vita mia mi concederò una parolaccia: non me ne fotte nulla.
Sono troppo fuori di me per preoccuparmi delle convenzioni sociali e del giudizio del branco.
“Capo, in tutta serietà: sono felice di com’è andata. Ora però non sederti sugli allori, ricordati che non è ancora del tutto fuori pericolo”.
Vero. Per una volta sei riuscito a dire una cosa intelligente.
Seguo il consiglio di Sakura, ma solo perché un buon comandante non deve mostrarsi debole di fronte alla truppa. Recupero un contegno e mi rivolgo a tutti i presenti: “Signori, chi manovra Monokuma ci ha ufficialmente dichiarato guerra. L’attacco a Kyouko Kirigiri è infame e sarebbe stato mortale se non fosse intervenuta Oogami-san. Io ora vi chiedo: avete intenzione di subire passivamente tutto questo? O volete alzare la testa e ribellarvi alla mente malata che ci sta obbligando alla permanenza forzata fra queste quattro mura? Fatevi i dovuti esami di coscienza e poi decidete. Mi troverete nella sauna assieme a Fujisaki-kun e a chiunque voglia seguirmi ora”.
Con grandi falcate abbandono la stanza. Ovviamente sono furbo abbastanza da non averlo fatto presente, ma parte del motivo che mi mette così di fretta è che non volevo più restare in presenza del corpo di Kyouko attaccato con un sottile filo alla vita. Mi succhiava energia, emotiva e fisica, e ora più che mai ho bisogno di ogni singola stilla che so produrre per mantenere la testa ritta e il petto in fuori.
In questo momento, alla fu classe 78, serve una figura d’autorità e non un ragazzino spaventato e sbavante.

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Capitolo 13
*** A quanto sembra oggi è la Giornata Internazionale del Vomito ***


“...cosa?”
“Siete seri?”
“È successo tutto questo e non ci avete avvisati di nulla?”
Come prevedevo il riassunto per le masse ha portato confusione e sgomento, e a nulla servono i miei tentativi di calmarli. Quando sei alto un metro e una mela non è facile venir preso sul serio, e la mia occasione devo essermela giocata tutta con la scenata di poco prima.
“Ebbasta, piantatela di abbaiare! Se non vi hanno detto niente è perché volevano prima delle prove concrete da mostrarvi, non mi sembra un concetto difficile da capire!”
Grazie Mondo, se non ci fossi tu.
“Buzzurro ma efficace. Ci piace.”
Trattengo un sospiro e riprendo: “Come ha detto Oowada-san, volevamo prima ottenere delle prove certe da mostrarvi per avvalorare le nostre teorie ed evitare che qualcuno” mi volto verso Togami che ringhia “ci accusasse di dire cose campate per aria.”
La folla borbotta e comincia ad annuire e io la osservo, prendendo nota di chi manca: gli ovvi Celestia e Yamada, e… Sayaka.
“Non dire che non te lo aspettavi, capo.”
Un po’ ci speravo, lo ammetto.
“Beh, potrebbe anche decidere di raggiungerci dopo… se riuscirà a superare l’ostacolo dell’orgoglio.”
Forse. Chissà se lo stand misterioso ha toccato anche lei…
“Anche quella è una possibilità da tenere in conto.”
Ma tu non ne sei convinto.
“Diciamo che buona parte dei problemi di quella ragazza sono tutti suoi, per quanto mi riguarda. Se c’è una componente stand penso sia piccola… il necessario per farla impazzire del tutto.”
Hm.
“Adesso sei tu quello poco convinto, capo.”
Chiamami illuso, ma spero ancora che ci sia lo zampino di uno stand. Magari poi chiederò a Sakura cosa ne pensa.
“È una buona idea.”
“Ehi? Naegi-kun?”
“Uh?”
“Parlavi con Komaeda?” sorride Fujisaki-kun e io arrossisco: “S-sì perdonami. Hai detto qualcosa?”
“Sì, dicevo che ho finito la scansione del pc.”
“Oh, bene! Alter Ego ha trovato qualcosa?”
“Dunque…” borbotta, digitando qualcosa al pc e avviando l’IA tra lo stupore di tutti, “tra i documenti trovati non c’era nient’altro di utile purtroppo, ma in compenso ho finito l’elaborazione della foto.”
“L’analisi dell’immagine è stata completata” annuncia Alter Ego, “la qualità purtroppo è davvero scarsa e non ho potuto fare di meglio.”
L’immagine è effettivamente molto sgranata, ma almeno non è più una macchia nera: si distingue meglio la mano, con lunghe unghia laccate di rosso, e i voluminosi capelli presumibilmente tinti di rosa.
“Direi che possiamo escludere Ludenberg” commenta Sakura, e subito si prodiga a spiegare agli altri perché sospettavamo di Celes.
“Uhm.”
“Cosa c’è, Asahina-san? Tutto ok?”
“Uh, sì. È solo che…” balbetta “mi sembra di aver già visto quei capelli.”
“La conosci?”
“Non di persona, però… credo di averla vista da qualche parte. Purtroppo non ricordo dove, ma cercherò di ricordarmelo! Potrebbe essere utile, forse…” si incupisce, ma cerco prontamente di tirarla su: “Sono sicuro di sì, non buttarti giù!”
Per fortuna sembra riprendersi subito e sorride, per poi tirare fuori dalla tasca della felpa una ciambella malamente incartata e addentarla.
“Oooh che fame, ne voglio un pezzo!”
Gli stand non sentono la fame!
“Che ne sai?”
Decido di ignorarlo e mi rivolgo di nuovo a Sakura: “Oogami-san, hai trovato qualche cura definitiva su quel quaderno?”
“Non ne sono sicura” risponde, sfogliando le pagine “parla di impacchi da applicare sulle vittime di questi stand, ma non sono del tutto sicura di riuscire a seguire le istruzioni…”
“Dici che possiamo fare qualcosa con il pezzetto di meteorite che abbiamo trovato?” chiedo, e lei prende in mano il piccolo pezzo di roccia e lo tasta con attenzione: “Al tatto mi sembra abbastanza friabile… potrei usare il laboratorio al terzo piano, ma necessito di qualcuno che si intenda di chimica. Purtroppo le mie conoscenze sono abbastanza limitate in questo campo.”
“Penso di poterti dare una mano, Oogami-san” interviene Ishimaru, “sono abbastanza ferrato in chimica. E poi così posso finalmente rendermi utile.”
Sakura sorride e annuisce: “Ti ringrazio, Ishimaru-san. Allora noi andiamo in laboratorio, vi terremo informati.”
Detto questo escono in corridoio, lasciando me con una folla di occhi curiosi che sembrano chiedermi “E ora? Che si fa?”
Mi devo essere perso il momento in cui mi hanno promosso da soldato semplice a comandante in capo di esercito, marina e aviazione. Sentite davvero così tanto l’assenza di Kirigiri?
“Che avete da squadrarmi così?” pigolo, un po’ intimorito da tutta ‘sta attenzione.
“Beh, non ti sei autonominato capo di questa baracca? Vai e guidaci, Rommel dei poveri”. Grazie Togami, tu sì che riesci sempre a dire la cosa giusta al momento giusto.
“Veramente non mi sono autonominato capo di niente. Ho solo…”.
“...fatto leva sulla nostra reazione emotiva per convincerci a seguirti. Hai ragione, non sei un generale. Sei un politico”.
“La puoi gentilmente smettere di sparlare di me in mia presenza, Togami-san?”.
“No. È così divertente vederti arrancare in una posizione che non ti compete, né per carisma né tanto meno per capacità di leadership”.
“Se davvero sono il capo di questa baracca… beh, allora il tuo capo ti intima di stare zitto e di lasciarmi lavorare”.
E finalmente riesco a metterlo a tacere.
“Wow. L’hai proprio mandato KO quell’odioso damerino. I miei complimenti, capo. E io, al contrario suo, lo dico senza sarcasmo perché sei davvero il mio capo”.
Grazie. Ma temo di aver alzato un po’ troppo la cresta. Tralasciando il fatto che non capisco ancora in base a quale ragionamento tocchi a me decidere come muoverci… resta che non so che pesci pigliare. In effetti non aveva poi tutti i torti quando ha detto che non è esattamente la posizione a me più consona.
“Ti butti giù troppo, capo. Sei un ragazzo sveglio e intelligente, anche se a volte un po’ troppo permeato di buonismo. Ma vedi che qualcosa di utile ti verrà bene in mente”.
Sì, immagino di sì. Solo… non adesso.
“Come non adesso? Ma ti richiedono di là!”.
Lo so. Ma ora io sono la mia prima priorità. E quel che mi serve adesso è un po’ di spazio per elaborare un piano. Perché se rimango qui i loro sguardi voraci mi fanno sentire sotto pressione e non rendo al meglio.
“Ah, se lo dici tu…”.
Sì, lo dico io. Ed essendo il tuo capo decido per me e per te.
“La tua parola è legge”.
“Ragazzi” comincio cercando di farmi coraggio “so di essere stato io ad avervi condotti qui e mi pare di capire che stiate aspettando da me il primo passo. Ho intenzione di farlo, ma non ora. Sento la necessità di restare solo per qualche ora, in modo da mettermi nelle condizioni migliori per il compito che mi sono involontariamente assunto. Vi prego di concedermi questo tempo, poi tornerò da voi con una risposta. Anche se devo aggiungere che, nel caso a qualcuno di voi venga un’idea geniale, di certo non sarò io a impedirgli di esporla”.
Brusio dietro di me, che già mi sono girato verso la porta e mi accingo ad aprirla. Decido di ignorare, se mi lascio prendere dalla peer pressure sono spacciato.
Esco.
Mi metto a vagare senza meta, la testa gonfia di mille problemi e obiezioni e situazioni.
Quasi non mi rendo conto di trovarmi di fronte alla camera di Kyouko.
Ok gente, ora mi prendo dieci minuti.
Entro.
Lei è lì sul letto, ancora addormentata.
Ora, se fossimo in un hentai o in un anime il cui solo scopo è rovinarti l’esistenza, una scena simile finirebbe in un unico modo. Per fortuna non sono il protagonista di nessuno dei due.
Avvicino la sedia al suo letto e mi metto comodo, guardandomi un po’ attorno: la sua camera è in perfetto ordine, non c’è nulla fuori posto ad esclusione di un block-notes sulla scrivania. Spinto dalla curiosità lo prendo e inizio a sfogliarlo, sussurrando un “Scusami Kirigiri-san”: è pieno di appunti, note, descrizioni degli stand di ognuno di noi e ipotesi sull’identità del mastermind e i suoi possibili moventi.
“È proprio la personificazione del detective vecchio stampo.”
Già.
Continuo a leggere gli appunti a smozzichi e bocconi, per poi abbandonarlo definitivamente e rivolgermi di nuovo a lei; istintivamente afferro la sua mano e la stringo.
“Non farmi scherzi, Kyouko.”

“Dici che così va bene?”
“La consistenza mi sembra quella giusta, ci serve solo un panno che andrà imbevuto del composto”
“Eccolo!”
“Grazie Asahina-san, menomale che hai deciso di venire a vedere come procedeva l’esperimento!”
“Di nulla Ishimaru-kun! Avevate parlato di impacchi, ho pensato potesse essere una buona idea prendere qualche panno in infermeria!”
“Eccellente direi. Ora ci servirebbe…”
“Cosa?”
“...testarlo. Sai, per essere sicuri degli effetti.”
“Hmm.”
“Non mi sembri convinta, Oogami-san.”
“È che vorrebbe dire privare qualcuno del suo stand per un po’... non è un’ipotesi che mi alletta.”
“Comprendo perfettamente, ma anche testarla su Kirigiri-san ad occhi chiusi è poco cauto.”
“Anche questo è vero.”
“Che si fa, quindi?”
“Quel Naegi è solo un pappamolla, vedrete come ci porterà alla rovina contro il mastermind. Abbaia tanto, ma senza Kirigiri a manovrarlo non è capace di fare nulla.”
“Ma è Togami-san quello che urla in corridoio…?”
“...Sakura-chan, forse abbiamo trovato la cavia.”

A svegliarmi dal pisolino in camera di Kyouko sono le urla belluine di… Togami?
Mi metto a sedere, stiracchiandomi. Devo essermi addormentato senza farci caso… argh, la mia schiena!
“Sorgi e splendi capo! Ti stai perdendo una scena esilarante!”
Eh?
Mi precipito in corridoio e mi dirigo verso la hall di fronte la caffetteria: a quanto pare tutti si stanno sbellicando dalle risate, a parte il nostro Scion di ‘Staceppa.
“Ragazzi, che succede?” chiedo, ed è Ishimaru a rispondere: “L’impacco per Kirigiri-san è pronto, solo che…”
“Solo che?”
“...dovevamo testarlo. Per sicurezza, sai” conclude la frase Sakura, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
“E qual è il problema?”
“Il problema è che l’hanno testata su di me! ME! Capisci? Ora il mio stand è andato, e la colpa è di quella lì!” urla Togami, indicando Aoi che, molto serenamente, mangia una ciambella: “Che regina del melodramma che sei! Il tuo stand non è andato, funziona solo… male.”
“E ti sembra poco?!”
“Secondo gli appunti sul quaderno l’effetto dura solo qualche ora, Togami. Non c’è bisogno di inscenare una tragedia greca.”
Ovviamente, al rimarco di Sakura non ha il coraggio di rispondere.
“Mammoletta.”
Riprende vigore nella sua protesta quando davanti a lui si manifesta Suffer my Disbelief… sotto forma di soldatini che sembrano come malati. Tossicchiano, si tengono per le spalle cercando di sorreggersi a vicenda, alcuni sfortunati vomitano una strana sostanza giallastra.
“E questo ti sembra da regina del melodramma, stupida mangiatrice di ciambelle a tradimento?”.
Trovo inutile dire che la platea scoppia a ridere fragorosamente non appena il desolante spettacolo dello stand di Togami si palesa di fronte ai nostri occhi. Personalmente cerco di trattenermi, anche se è difficile non lasciarsi scappare almeno un risolino. Poi Komaeda decide che deve compensare per me e ci dà dentro di brutto. Ad alta voce, chiaramente.
No puzzone, ma grazie. Fammi pure fare altre cinque o seicento figuracce.
“E suvvia, passerà” pontifica Sakura, una delle poche se non l’unica persona oltre a me che non ha proprio dato in escandescenze “Te l’abbiamo detto, si tratta di poche ore e…”.
“Poche ore in cui sarò inerme come un bambino denutrito, però! E chi o cosa mi assicura che nel frattempo questa mia incapacità di difendermi non la debba pagare salata? Magari subendo un attacco come quello capitato a Kirigiri. Maledizione, siete un branco di inetti senza il minimo sale in zucca!”.
“Vuoi saperne una?” si inserisce Leon, momentaneamente calmatosi “Chissenefrega. Sei stato solo fonte di contrasto, guai e più in generale di un atteggiamento da stronzo che ci ha solo procurato casini. Se davvero ti succedesse qualcosa… te la saresti anche meritata”.
Ooooooh. Sarò sincero, da una parte penso che Kuwata sia stato un po’ troppo sgarbato e oltre le righe, ma dall’altra… non riesco neppure a dire che non abbia fatto bene. Quel che ha sottolineato è indubbiamente vero, Lord Simpatia si è guadagnato il suo soprannome per un motivo.
Ma penso stia a me riportare l’ordine, pertanto…
“Kuwata-san, smettila! Non è il caso di metterci a litigare fra di noi!”.
“Noi?” risponde piccato “Per questo cazzo di snob non esiste un noi”.
“Può anche essere, ma è dannoso comunque e…”.
“Non è può anche essere, è proprio così. Io e voi siamo due cose ben distinte e non posso che gioirne”.
“Togami-san, santo cielo! Cerca di non essere sempre così bastian contrario”.
“Non saranno i tuoi predicozzi da buon samaritano a farmi ricredere, politicante della domenica. E comunque la lista delle persone di cui devo vendicarmi si è appena allungata…”.
Dicendo ciò se ne va, lasciando dietro di sé una scia di altezzosità acida a sufficienza da sciogliere il pavimento.
Uh oh. Vedo cumulomembi ammassarsi all’orizzonte. L’averlo fatto arrabbiare così ci si ritorcerà contro.
“Capo, non fregarmi il mestiere. Il predicatore della sfiga cosmica sono io e io solo”.
È solo quello che credo. Ho come la sensazione che non sia proprio il tipo di persona che minaccia così, a vanvera.
“Devo darti ragione. Metterlo in condizione di nuocere è pericoloso, a prescindere dal suo stand”.
Eh sì. Potrebbe mettersi a seminare zizzania di proposito, rischiando di sfaldare un gruppo che salvo poche defezioni mi sembra piuttosto compatto. E sarebbe una mezza tragedia.
“Fai pure una tragedia completa. Ignorando per un attimo il mastermind e la sua lacché o presunta tale, quella sarebbe la cosa peggiore che potrebbe capitarvi. Ricordati sempre che Monokuma ha lasciato totale libertà d’azione ai partecipanti del suo giochino e non ha escluso la possibilità di… ammazzarsi”.
Evviva la vita.
“Naegi… che facciamo ora con lui?”.
Mi volto verso Leon, che come gli altri attende una risposta. Da me. Mi piacerebbe capire da quando sono stato eletto sottotenente del detective Kirigiri.
“È che cerchi sempre di farli ragionare e far da paciere quando litigano, per cui ti vedono chiaramente come portatore di luce e speranza e-”
Drogati di meno. E se mi vedono come portatore di speranza devono cambiare tutti oculista.
Torno a guardare Leon e mi gratto la testa, cercando una qualche risposta soddisfacente: “Beh, a meno che non decida di prendere un coltello dalla cucina e ucciderci uno per uno, direi che per qualche ora possiamo stare tranquilli. Ha le mani legate, che lo voglia o no.”
“E quando tornerà in possesso del suo stand?” chiede giustamente Chihiro, e a me tocca sospirare: “Non lo so. Io spero sempre che le sue siano minacce a vuoto… e in effetti non ha ancora fatto nulla, nonostante le occasioni non gli siano mancate di certo.”
Tutti quanti annuiscono piuttosto convinti, ma Oowada interviene: “E se avesse deciso che ora è il momento di prendersi la sua rivincita?”
“Se accadrà, agiremo di conseguenza” risponde Sakura, calmando gli animi. “Concordo con Naegi quando dice che probabilmente Togami è tutto fumo e niente arrosto ma, se davvero decidesse di fare mosse avventate… è solo contro tutti noi. E anche se non siamo tutti e quattordici, siamo comunque una decina di persone dotate di stand contro di lui.”
“Wow, non credevo avessi intenzioni bellicose…” sgrana gli occhi Leon, ma Sakura si affretta a correggerlo: “Non le ho infatti, e mi auguro che la differenza di numero basti a far cambiare idea a Togami. Ma se proprio dovesse portarci a farlo…” lascia in sospeso la frase, lasciando intendere cose che tutti, in realtà, immaginiamo.
Onestamente spero proprio che il nostro Scion non ci porti a tanto, abbiamo già abbastanza problemi.
“Se posso dire la mia: concordo con Kenshiro-chan quando dice che è tutto fumo e niente arrosto. Non è del tutto stupido, penso si renda conto anche lui che non avrebbe speranze contro una decina di persone e corrispondenti stand.”
Sì, mi sa che una volta tanto hai ragione.
“Mi piacerebbe farti notare che ho avuto ragione più di una volta, capo, ma non lo farò perché hai cose più importanti da fare.”
Tipo?
“Andare a svegliare la tua bella addormentata, ad esempio.”

“Ok, così’ dovrebbe andar bene.”
“E ora?”
“Ora aspettiamo.”
Osservo Sakura mettere via il panno imbevuto di unguento che ha passato sul viso di Kirigiri, per poi tornare ad osservare quest’ultima; Ishimaru, Mondo, Chihiro e Aoi, anche loro in camera, fanno altrettanto, e posso notare la tensione sui loro volti. Per ragioni logistiche (ed altri per puro disinteresse) il resto della classe è rimasta in caffetteria.
“Quanto credete ci vorrà?” chiede Chihiro, ed è Ishimaru a risponderle: “Non lo sappiamo, gli appunti sul quaderno sono molto vaghi. Possono volerci pochi minuti come qualche ora.”
“Beh, ora più ora meno…” fa spallucce Leon, probabilmente riferendosi a quanto successo prima a Togami.
L’unica che sembra stranamente assente è Aoi: sembra pensierosa e dalla sua espressione direi che non è nulla di troppo piacevole. Poi si alza di scatto dalla sedia dov’era seduta e schizza fuori dalla porta.
“A-Asahina-san?!” urlo, ma lei non risponde nemmeno.
“Che diamine le è preso?” chiede Mondo, esternando il dubbio di tutti, e nemmeno Sakura sembra avere una risposta.
“Forse ha ricordato qualcosa riguardo l’unguento, qualche effetto collaterale?” borbotta Leon, ma Ishimaru nega con forza: “Lo escludo, solo io e Oogami-san abbiamo letto la ricetta.”
“Ma qualunque cosa sia sembra agitarla parecchio” risponde Sakura, e sta per alzarsi e correrle dietro quando un colpo di tosse ci fa girare tutti verso Kyouko.
“K-Kirigiri-san?!”
Kyouko non risponde e non sembra ancora cosciente, ma il suo corpo comincia ad avere spasmi e tossisce senza sosta.
“C-che diamine succede?”
“Non ne ho idea, il quaderno non accennava a nulla del genere!” strilla Oogami, cercando di tenere ferma Kirigiri per le spalle… finché quest’ultima, con una forza che non credevo avesse (o forse data dallo stand… o dalla lotta intestina tra il suo stand e i poteri dello stand parassita?), si alza a sedere di scatto spingendo via Sakura e… sputando via un grumo enorme di quello che sembra essere muco violaceo con un verso che ho sentito fare solo a novantenni con i polmoni pieni di catrame.
“EEEEK!”
“Cazzo, CHE SCHIFO!”
“Ma dove diamine la teneva tutta quella roba, magra com’è?!”
Tra lo schifo generale, mi avvicino di nuovo a Kyouko: continua a scatarrare per qualche secondo, finché finalmente…
“D-dove… dove sono?”
E io non riesco più a trattenermi: al diavolo l’etichetta, l’abbraccio come mai avrei creduto di poter fare.
“Bentornata, Kyouko!”

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Capitolo 14
*** In cui piovono colpi di scena come piovono rane arancioni ***


No ok, questa proprio non me lo aspettavo.
Komaeda che cominciava a squittire come uno scoiattolo fuori di melone, dicendo frasi come “Nel canon che vorrei tu e Kirigiri siete già alle nozze di platino” o “Squeeeeeeeeeeee! La mia OTP fa faville!”... quello me lo aspettavo. Così come mi aspettavo la susseguente ulcera fulminante.
Quello che forse ingenuamente non mi aspettavo era di vedere Kyouko che, sveglia da tipo otto secondi, mi guarda con la testa leggermente reclinata e un sorrisetto… furbo.
H-Ho detto qualcosa che non va? Ho i capelli in disordine? Puzzo?
A quanto pare però, qualunque cosa fosse, per ora decide di tralasciarla perché si limita a chiedere cosa le è successo e perché ha solo dei ricordi sfocati delle ultime ore.
Al che Sakura si fa avanti e le espone in poche parole quanto accaduto fra il presunto attacco che avrebbe subito, il successivo svenimento con crisi respiratoria e tutti gli annessi e connessi.
Ed eccola un’altra cosa che non mi aspettavo: vederla… spaventata.
Non che si metta a strapparsi i capelli ed urlare dal terrore, quello no. Però, se ci si presta bene l’occhio, si possono cogliere alcuni segnali che danno forza a quella sensazione. Specialmente le mani che le tremano, in maniera impercettibile.
“Quindi…” esordisce dopo un attimo di silenzio, a quanto pare facendo un po’ di fatica a proseguire.
“Quindi è andata così: con una tecnica riportata su questo quaderno” le spiega ancora Oogami, sventolandole il succitato quaderno davanti “sono riuscita a ritardare il tuo… chiamiamolo problema. Poi, con l’aiuto di Aoi e di Ishimaru, abbiamo preparato una sorta di unguento che pare aver risolto definitivamente la questione”.
“Capisco…”. E mi sembra di vederla cadere in quella che ormai ho ribattezzato Trance Kirigiri™, cioè quei momenti in cui si chiude in se stessa ad elucubrare chissà cosa.
Gli astanti stanno in rigoroso silenzio, forse perché non sanno cosa dire o non hanno niente da dire. Non lo so. Non è importante.
Dopo un po’ di attesa, finalmente…
“Posso chiedervi di lasciarmi sola con Naegi e Oogami, per favore?”.
Kyouko? Perché solo noi due?
“Kirigiri, ma…” azzarda Mondo, venendo però silenziato alla velocità della luce: “Oowada, sono reduce da un incontro ravvicinato del terzo tipo con la morte. Vorrei solo prendermi un po’ di spazio con i miei salvatori. Confido che non sia una richiesta esagerata”.
S-Salvatori?
“Capo, sarò serio per una volta: non sbaglia a chiamarti così. Forse tu non hai contribuito in maniera pratica con il piccolo chimico, ma se dovesse stilare una lista di chi le ha tolto le castagne dal fuoco il tuo nome sarebbe in cima”.
E pure questo è vero. Però…
“...sei imbarazzato, porcellino”.
Ebbene sì, lo ammetto.
“Non c’è niente di male in questo, dai”.
Lo so, lo so.
“E allora togliti quel delizioso rossore dalle guance. Anche se darei un piede per potertele spupazzare tutte”.
...mi raccomando, non essere troppo serio troppo a lungo. Poi ti viene la gotta.
Torniamo a noi che è meglio.
“Ritengo la proposta di Kirigiri equa. Concediamole la libertà che richiede” sentenzia Ishimaru, e pur fra i borbottii di Mondo e le timide proteste di Chihiro ottiene ciò che si era prefissato: dopo un breve saluto escono.
Io… so di star esagerando, me ne rendo conto. Ma mi sento come se avessi i sudori freddi.
“Teatrale”.
Quindi, giusto per confermare il mio stato sufficientemente alterato, mi viene un’idea a dir poco geniale.
“Kyouko… potremmo restare soli io e te?”.



Ecco Makoto, questa è la pala. Scavati la fossa.
E Sakura contribuisce, alzandosi in piedi e dirigendosi alla porta con un sorrisetto beffardo: “Ci mancherebbe altro, Naegi-kun. Ci vediamo dopo nello spogliatoio.”
“Anche Kenshiro-chan vi shippa, siamo compagni di OTP!”
Ma guarda ‘sti due che fanno comunella alle mie spalle…
“Allora Naegi-kun, cosa volevi dirmi con tanta urgenza?”
Mi volto di nuovo verso Kyouko che… ha la stessa espressione che aveva Sakura quando è uscita dalla stanza.
Io comincio a scavare la fossa, eh.
“Allora?”
Dai capo, fatti valere! Io sono qui a fare il tifo come una cheerleader!”
Non è una bella immagine, sai…
“Taci e non pensare alle mie ipotetiche sottane (maniaco!), dedicati alla tua detective rediviva!”
Giusto. Pensiamo a cosa inventarci per uscire fuori da questo pantano…
...oh, ma chi voglio prendere in giro. So BENISSIMO perché l’ho fatto.
“Allora?”
La guardo di nuovo, e ha ancora quell’espressione furbetta sul viso; l’attacco di quello stand l’ha provata e si vede, ha i capelli decisamente arruffati - cosa inusuale per lei, ma a parte questo… è sempre bellissima.
“E-ecco…” balbetto, tanto per partire in grande stile. Inspiro: “Ecco, io ero… ero preoccupato per te. V-volevo sapere come stai…”
“Un po’ debilitata e priva di forze, ma nulla che un pasto sostanzioso non possa sistemare.”
“Sono lieto di sentirtelo dire.”
“E?”
“E… cosa?”
“E poi? Cos’altro vuoi dirmi?”
“C-cosa ti fa supporre che voglia dirti altro?”
“Oh, Makoto” sorride ancora (e sentire il mio nome pronunciato da lei mi fa… un certo effetto), avvicinandosi a me, “sono o non sono la Super High School Level Detective? Credi mi sia guadagnata il mio titolo barando al tavolo da gioco come Ludenberg?”
“N-no…”
“Appunto. Io ho un ottimo intuito. E intendo dire ottimo” sussurra, ormai a pochi centimetri da me “e so per certo che tu stia nascondendo qualcosa. Questo e… parecchie battutine di Komaeda.”
Maledetto lui e la sua linguaccia. Una risatina mi conferma che ha sentito e non è per nulla pentito.
“Quindi, Makoto-kun?” mi provoca ancora, chiamandomi per nome e usando addirittura il -kun!
...buttati Makoto. O la va o la spacca. Alla peggio ti ride in faccia.
“K-Kirigiri-san tu…”
“Hmm?”
“Tu…”
“Sì…?”
“...tu mi piaci.”
Ecco, l’ho detto.
E il mondo è ancora intero, la terra non ha smesso di girare e i morti non sono tornati in vita. Però due coriandoli li avrei graditi.
“Ah ma davvero?” sorride lei, beffarda. “Non l’avrei mai detto.”
Poi, inaspettatamente, avvicina il suo viso al mio.
E mi bacia.
Un bacio breve, brevissimo.
Ma basta a farmi svenire.
Ciao mondo, è stato bello. Makoto Naegi muore felice.

“Su su su. Non farmi brutti scherzi ora che la mia OTP è ufficialmente diventata canon”.
Grunf.
Era così bello il paradiso. Gli angioletti con i capelli viola, la minigonna e i guanti…
“Poi ero io quello che diceva stupidaggini”.
Gnè. Continui a esserlo. In questo momento sei solo in buona compagnia.
Occhi ancora chiusi. Ho un principio di emicrania.
Allora, fai memoria locale: quando Kyouko si è svegliata hai intrapreso una lunga e perigliosa strada di dannazione prima abbracciandola, poi chiedendole di rimanere soli e infine dichiarandoti. Lei, per tutta risposta, ti ha fritto ogni singola sinapsi dandoti un bacetto.
“Naegi-kun? Sei vivo?”.
Sì, nonostante tutte le mie più nefaste previsioni sono vivo. E riconosco questa voce.
Ma è ancora presto per muoversi, mi sento piuttosto spossato: “Kirigiri-san… dove siamo?”.
“Ancora in camera mia. Mi sei svenuto addosso e ho ritenuto prudente non spostarti, anche perché non sono particolarmente tagliata per gli sforzi fisici. È pur vero che sei alto come un nano e leggero come una piuma, però…”.
Antipatica che non sei altro. Questa me la segno e prima o poi te la faccio pagare.
“Puoi anche aprire gli occhi, ora”.
“Preferisco di no. Mi vorrei godere ancora un po’ l’attimo”.
“Non siamo in un film romantico, lo sai?”.
“Parla per te. Io mi sento come Yusaku Godai dopo che ha poggiato gli occhi per la prima volta su Kyouko Otonashi. E il nome non è casuale”.
“Pff. Ruffiano”.
“Ma è vero. Ti sembro il tipo che si dichiara alla prima che passa?”.
Risolino. “No, devo dire di no”.
“E tu, Kirigiri-san? Non pretendo di vederti fluttuare a dieci centimetri da terra come me, ma… tu come l’hai presa questa… questa cosa?”.
Un attimo di silenzio. “Beh Naegi-kun… Makoto. Prendi la tua frase sul dichiararsi, ci metti me come soggetto, a quel verbo ci sostituisci baciare e tiri le tue conclusioni”.
FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII. In carrozza, siore e siori! In carrozza! Lo Shinkansen per l’esplosione del cervello di Makoto Naegi è in partenza dal binario nove e tre quarti!
“Yeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeah! Mi sento così tanto Horatio Caine”.
Tu vedi di star zitto, che il momento è delicato e ho bisogno di ogni stilla di energia per non svenire di nuovo.
“Che c’è, Makoto? Anzi no non me lo dica, mi faccia indovinare: stai litigando con Komaeda che è tutto su di giri per quella storia… com’è che si chiamava già? La sigla strana…”.
“OTP”.
“Oh. E cosa diavolo vuol dire?”.
“One True Pairing. Gergo dei malati di mente di Internet per identificare quelli che, sempre nel loro gergo, shippano. Cioè che mettono assieme come coppia”.
“Oh”.
Non esagerare con le esclamazioni.
Io… davvero, non scherzavo più di tanto quando dicevo che mi sentivo fluttuare. Anche adesso è come se non avessi la schiena appoggiata al letto.
Apro di scatto gli occhi e mi alzo per fronteggiarla.
“Quindi… io e te…”.
“Non correre così tanto, ragazzotto. Devo forse ricordarti che non sono stata la prima a rubarti un bacio?”.
Ehi. Era gelosia o crema di nocciole quella?
Quando sto per aggiungere qualcosa…
“Piccioncini cari” esordisce Mondo spalancando la porta “penso che vogliate sentire quello che ha da dire Asahina in sauna. Mi seguite o rimanete qui a tubare a favore di telecamera?”.
Rimaniamo per un attimo in silenzio a guardarlo, comodamente appoggiato allo stipite della porta.
“Oowada-san… da quanto ci stavi spiando?”
“Da quando siamo usciti tutti dalla stanza. Bel colpo, ragazzino!” mi fa l’occhiolino, per poi incitarci a raggiungerlo in sauna. Credo di voler morire di vergogna.
“Oh ma che ti importa? Ti sei dichiarato alla Signora in Giallo coi Capelli Viola e lei ricambia - anche se fa la tsundere per via del bacio che ti ha rubato Ikusaba, ma il grosso è ormai andato. Che ti importa se Oowada e Kuwata ti faranno le battute da bimbi dell’asilo?”
...giusto. Per una volta il mio bizzarro stand ha ragione.
“Bizzarro a chi?!”
Lo ignoro e mi alzo, per poi voltarmi verso Kyouko e tenderle una mano: “Vogliamo andare?”
Lei sorride e la afferra: “Volentieri.”
E gioiamo perché riesco a camminare con lei mano nella mano senza svenire (ancora)!
“Aaaaaaaw, come siete carini!”
Se non la pianti ricomincio a chiamarti Teenage Dirtbag, che è poi il tuo vero nome.
“Non provarci sai?!”
Incurante delle sue rimostranze mi dirigo nello spogliatoio insieme a Kyouko, dove ad accoglierci troviamo una folla squittente e smaniosa di dettagli: “Waaaaah che carini!” “Finalmente, era ora!” “Ebbravo Naegi-kun, sembri tanto ingenuotto e invece…”
La sensazione di scavarmi una fossa e sotterrarmici dentro torna, ma non troppo prepotente. Posso farcela, sì. Posso sopportarli.
Però prima vorrei sapere perché ci hanno convocati qui con tanta fretta.
“Scusate se vi interrompo ma…”
“Awww, Kirigiri-san mi devi raccontare tutto!”
“Davvero, Asahina-san cosa-”
“E quindi adesso state insieme?”
“Ehm… potreste per fav-”
“Naegi, mi raccomando: appena puoi, fila dritto in casa base!”
“C-che intendi, Kuwata-kun?!”
“Ragazzi ma dovremmo festeggiarli, che ne dite?”
“Oh sì, magnifica idea!”
...ok, basta.
SBAAAAAAAAAAAAAAMMMMM!!!!
“Argh!”
“Che succede?!”
“Perché le ante degli armadietti cercano di schiaffeggiarmi?!”
“Scusate, sono stato io” annuncio a voce alta, “dato che nessuno mi dava retta ho dovuto chiedere al mio stand di… attirare la vostra attenzione, per così dire.”
Tutti mi fissano sconvolti, mentre Komaeda sorride serafico; Kyouko si finge seria, ma la mano davanti alla bocca non mente.
“Bene, vedo che vi siete tutti calmati. Ora, gentilmente, potreste dirmi perché ci avete chiesto di venire in sauna?”
“Oh… oh, sì!" trilla Asahina, e la vedo frugare nel suo armadietto per poi porgermi una rivista: “L’ho trovata nella sala ricreazione al terzo piano. Ve l’avevo detto che quei capelli rosa li avevo già visti da qualche parte!”
Fisso la foto in copertina: la modella ha voluminosi codini rosa e smalto rosso che combaciano con la foto trovata sul pc, e persino il viso mi è familiare. Fingerò di non aver notato il generoso davanzale.
Junko Enoshima. La conosco per forza, Komaru ha riempito casa di riviste con lei in copertina.
“Quindi… il mastermind è lei?”
Rimaniamo tutti in silenzio ad osservarci, senza sapere cosa dire o fare: volevamo il nome del mastermind e l’abbiamo trovato. Fantastico. E adesso?
“Kirigiri, so che sei ancora debilitata e ti sei svegliata da poco ma… cosa suggerisci?” chiedo, e lei replica con un sorrisetto dei suoi: “Beh, direi che è giunto il momento di affrontarla.”
“Io ci sto!” tuona Mondo, e lo vediamo schizzare contro la porta con Kuwata al seguito.
“Oowada-san, aspetta!” lo inseguo, ma non sente ragioni: “Perché aspettare? Sappiamo chi è, ormai è in trappola!”
“Ma abbiamo due persone con lo stand fuori uso, e non sappiamo ancora che poteri abbia quello di Enoshima! È troppo pericoloso!”
Il nostro discorso viene interrotto da una risata folle che risuona in corridoio.
“Tranquillo Naegi, non voglio fare assolutamente nulla… almeno per ora.”
Ci voltiamo verso la caffetteria.
Seduta ad un tavolo, con le gambe accavallate, Junko Enoshima ci guarda. E sorride.
“Ma ciao, miei cari compagnucci di classe!”

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Capitolo 15
*** Macciao, Junkina cara ***


Wow. È già il secondo capitolo di fila che apriamo sul mio stupore.
“Capo, evita di buttar giù quel povero fourth wall. Da bravo”.
Senti, volevo provare l’ebbrezza di essere Deadpool.
E comunque non è che non sia meravigliato sul serio: di fronte a me e a tutti quelli che mi hanno seguito… ci sono due ragazze, una seduta e l’altra in piedi, al fianco della sedia.
Quella in piedi sappiamo benissimo chi è. Si tratta niente popodimenoche Mukuro Ikusaba. Ha uno sguardo neutro, anche se pericolosamente puntato verso di me.
Quella seduta la vediamo in carne e ossa per la prima volta, direi. E non posso fare a meno di guardare due o tre volte la rivista che ancora tengo in mano per confermare. È proprio lei.
Junko Enoshima.
Aspetto una loro mossa. Ne approfitto per riordinare le idee.
Dunque.
Le nostre teorie dicevano che la dottoressa Ikusaba era molto, molto probabilmente in combutta col mastermind, Ora ce la ritroviamo davanti accanto a una ragazza mai vista prima che però, basandoci su una sfocatissima foto, abbiamo visto uscire da una porta su cui era disegnato Monokuma. In parole povere c’è il fortissimo sospetto, se non addirittura la sicurezza, che la mente dietro a tutto quello che abbiamo passato finora ci stia sorridendo in questo preciso momento.
Nonostante tutto non mi sento eccessivamente agitato. Abbiamo un preponderante vantaggio numerico e voglio dire, per quanto possa essere fuori di testa e presumibilmente dotata di uno stand davvero forte… siamo più di dieci contro due.
Kyouko -ancora sotto l’effetto dell’unguento che le ha salvato la vita- e Togami -non solo assente, ma a sua volta con lo stand neutralizzato dal medesimo unguento- sono gli unici che non possono partecipare attivamente a un’ipotetica battaglia. Ma per il resto…
Dalla nostra c’è Sakura Oogami, per l’amor del cielo. Le ho visto fare cose che ancora un po’ neanche Superman.
Quindi mi sento tutto sommato tranquillo. La situazione è capace di precipitare in picchiata da un momento all’altro, ma dubito che si metterà male per noi.
“Beh? Non ci chiedete perché avete finalmente l’onore di vederci?” esordisce Enoshima, accavallando le gambe in maniera… mi tocca ammetterlo, sensuale.
“Vedervi? Ma noi Ikusaba l’avevamo già vista da un pezzo…” la contraddice Kuwata, spiazzato.
“Oh, ancora con questa storia” si inserisce la suddetta Ikusaba “Junko, quante volte te l’ho detto che non sei quel mostro biblico dalle mille anime e che non puoi parlare di te al plurale?”. La faccia scocciata pare suggerire che una simile scenetta si è ripetuta più volte in passato.
“Ma dai! Non togliermi tutto il divertimento! Sai che mi piace!”.
“Sì, lo so che ti piace. Ma sai anche che non ti fa bene. Ricordati cosa hanno detto i dottori…”.
Dottori…
Un cd con sopra scritto J ed E…
Mental Facility…
O porcaccia miseraccia ladra.
Ma… ma com’è possibile? È una personalità pubblica su centinaia di riviste, poster e quant’altro. Come…
“Capo, pensi anche tu quello che penso io? E anche tu pensi che sia… assurdo?”.
Ci puoi scommettere, Komaeda. A entrambe le cose.
“Ma considerato quello che sai e quello che hai appena sentito…”.
Tolte tutte le soluzioni impossibili quel che resta, per quanto improbabile, è la verità.
“Conan Doyle e Kyouko sarebbero fieri di te se potessero sentirti”.
Rivolgo nuovamente gli occhi nella loro direzione e… ohibò, stanno litigando? Uno non può neanche ritirarsi dieci secondi a discutere con se stesso che la gente attorno a lui comincia a battibeccare.
“Chissenefotte dei dottori! Io sono Legione, ecco! Gnè!”.
“Su Junko, non fare la bimba capricciosa. Se la smetti poi ti do le caramelle che ti piacciono tanto”.
“Te le ficco su per il culo le caramelle!”.
“Juuuuuunko, non farmi perdere la pazienza. Per favore”.
Gli altri non riescono a dir nulla, presumo spiazzati dal siparietto che si sta consumando di fronte a noi.
Non sono sicuro che sia una buona idea, ma da qualche istante ho la necessità di volerci vedere chiaro fino in fondo.
Quindi mi prendo i metaforici testicoli in mano, avanzo nella loro direzione e…
“Enoshima-san, tu… sei stata ricoverata in un ospedale psichiatrico?”.
Lei si volta a guardarmi.
Mi fissa.
Poi si avvicina e…
“MA QUANTO SEI CARINO!”
“E-Enoshima-san, mollami! Mi stai stritolando!”
“Ma sei così adorabile, in video la tua pucciosità non rende! Sei così tenero che ti mangerei!”
“Oddio capo, scappa, temo ne sia capace…”
“Junko smettila di molestarlo, da brava” interviene Mukuro tirandola per un braccio, ed abbastanza forza da costringerla a lasciarmi andare.
“Ma è così bellinoooo! Voglio tenerlo sul letto insieme ai peluche di Monokuma!” strilla Enoshima, battendo i piedi per terra. Sta… facendo i capricci?
“Sembrerebbe…”
Mi volto ad osservare gli altri, che mi restituiscono sguardi confusi; persino Kyouko sembra perplessa dalla scena che ha davanti. E come darle torto?
“A-hem, Enoshima-san” dico ad alta voce, finalmente attirando l’attenzione delle due litiganti, “non hai risposto alla mia domanda.”
La nostra mastermind mi osserva per qualche istante, poi sbuffa: “E va bene, sì, sono stata in un ospedale psichiatrico per qualche tempo!”
“Dai dodici ai quattordici anni” la corregge Ikusaba, “è riuscita ad uscire per buona condotta convincendoli che ormai era guarita…”
“Sono un’ottima attrice” fa la splendida Junko, giocando con una ciocca dei suoi voluminosi codini “con buona pace del mio agente, che continuava a dire che non ero portata per la recitazione e dovevo limitarmi a fare la modella. Povero deficiente, non ha neanche scoperto che ero stata io a farlo cadere dalle scale.”
Sgrano gli occhi sempre più sconvolto mentre Mukuro si limita a rivolgerli verso l’alto, quasi fosse una storia trita e ritrita che ha sentito milioni di volte.
“E così, per sapere… qual era la diagnosi?”
Junko si fa pensierosa: “Uhm… disturbo dissociativo dell’identità, disturbo istrionico della personalità… la mia cartella clinica pesava quanto un vitello appena nato. Ma non ero poi così pericolosa, suvvia!”
“...vorrei ricordarti, sorellina cara, che l’alternativa al tuo attuale piano era di rinchiudere l’intera classe 78 e costringerli a uccidersi a vicenda. Questo prima di scoprire l’esistenza del tuo stand e che anche altri ne sono in possesso.”
“È vero! Che sbadata!” ridacchia Junko, dandosi una manata in fronte. “Aggiungiamo un disturbo dell’attenzione alla mia diagnosi!”
Non so se definire la nostra attuale situazione peggiore di quanto pensassi o… semplicemente ridicola.
“Capo, ci hai fatto caso? A quello che ha detto Ikusaba, intendo?”
Che vuoi dire?
“Ha chiamato Enoshima sorellina, anche se hanno cognomi differenti.”
Uhm.
“Scusate, ma quindi… voi siete sorelle?”
“Nononononono Naegi-kun, niente più informazioni!” risponde Junko, facendo no con il dito, “Non subito almeno. Dovete guadagnarvele, se no dove sta il divertimento?”
“Ci stai forse dicendo che il torneo deve continuare?” chiede Sakura, e Junko ride: “Ma certo! Mancano le semifinali e mica vorrai privarmi di questo sollazzo, Oogami.”
Ci scambiamo sguardi preoccupati, ma la nostra folle mastermind ci riporta all’ordine: “Su su su, non fate quei faccini tristi! Oggi è stata una giornata… intensa ed è ormai notte fonda, quindi che ne dite di un bello spuntino notturno e poi tutti a nanna?”
La ascoltiamo sempre più perplessi.
“Oh e direi che un’altra giornata di pausa ve la meritate, così la nostra detective e il nostro Scion potranno rimettere in sesto i loro stand - anche se non dovete più combattere. Non subito almeno” ridacchia, e un brivido mi percorre la schiena. “E poi voglio conoscervi tutti quanti!”
“Vuoi… vuoi socializzare con loro?” chiede Mukuro, apparentemente allibita da quanto sta sentendo. Junko annuisce, sorridendo: “Ma certo! Dovevamo essere compagni di classe, no? Ci tengo a conoscerli!” trilla, saltellando come una ragazzina di tredici anni davanti al poster del suo idolo.
Mukuro sospira, massaggiandosi le tempie.
Se persino il Super Soldato reagisce così, la situazione non può che peggiorare.
“Ma dico, stiamo scherzando? L’abbiamo qui di fronte a noi! Spacchiamole la testa e andiamocene!” sbraita quell’essere monocellulare di Leon. Attendo l’urlo di guerra di Oowada fra tre, due, uno…
“Capo, Oowada non picchia le donne”.
Per questa penso potrebbe anche fare un’eccezione.
Ma no, i fatti sembrano dare ragione a Komaeda. Difatti non c’è nessuna testa a banana che si fa avanti smargiasso facendosi le nocche e minacciando setti nasali rotti.
“Toglimi una curiosità: perché hai definito Kuwata «essere monocellulare»?”.
Te lo mostro ora il perché.
Mi volto verso gli altri e impongo l’alt con una mano: “Kuwata-kun, non essere precipitoso. Enoshima-san si sta dimostrando una padrona di casa molto più piacevole delle previsioni, non serve essere inutilmente aggressivi”.
“Concordo con Naegi” arriva a mio supporto Kirigiri. La cosa, al contrario di quanto sarebbe potuto succedere nei giorni passati, mi meraviglia molto poco. Sarebbe carino sapere se perché pensa che abbia davvero ragione o se è per via del nostro nuovo… rapporto.
“Voto la prima, capo. Non mi dà affatto l’idea di una che dà ragione al suo fidanzato solo perché tale”.
F-Fidanzato? Siamo già a quello?
“Forse non ufficialmente, ma ricordati sempre la frase del bacio”.
In men che non si dica si alza un polverone di voci che reclamano ognuna il proprio spazio: chi suggerisce di dare retta a quanto detto da Junko, chi vorrebbe prenderla a schiaffi, chi vorrebbe aspettare che Kyouko e Byakuya abbiano di nuovo il pieno controllo dei propri stand per poi prenderla a schiaffi, chi questo e chi quello.
La situazione mi sta sfuggendo di mano, ammesso e non concesso che ce l’abbia mai avuta in mano.
“Scusate” dico rivolto alle due… sorelle? “Possiamo prenderci un attimo per decidere? Come vedete i pareri sono discordanti”.
“Fate, fate. Ma non metteteci troppo, perché ho appena deciso che la caffetteria verrà chiusa fra cinque minuti. Se poi stanotte morirete di fame non guardate me”.
“Juuuuunko! Ma insomma, non hai più sei anni. Piantala di essere puerile”.
“Muku-nee! Adesso neanche gli scherzetti innocenti posso fare! Che due palle!”.
“Hai tanti modi per spassartela molto più furbi, intelligenti e proficui di questo. Non comportarti da mocciosa offesa”.
“Adesso fai la figa perché sei nata ben due ore prima di me!”.
Ok, cancelliamo quel punto di domanda.
Ikusaba si accorge a sua volta della gaffe dell’altra perché le mette le mani sulle spalle e le dice “Ecco, brava. Volevi fare la misteriosa con la storia delle sorelle e poi ci sputtani in mondovisione. Sei stanca, su. Andiamo a dormire”.
“Io ho una fame ciclopica! Dov’è il mio cinghiale?”.
“Non ci sono cinghiali qui”.
“Come? Non ci sono cinghiali e osate chiamarla l’Isola del Piacere? Andiamocene, Asterix!”.
...io ho avuto paura di questa qui? Mi vergogno di me stesso.
“Avanti capo, non essere severo. Prima che mettesse i suoi codini fuori dalla tana la paura era abbastanza giustificata”.
Sì, ma l’hai vista adesso? È una specie di pagliaccio sovraeccitato!
“Eeeeh, shit happens. Piuttosto, perché non ti dedichi ai tuoi recalcitranti compagni?”.
Giusto.
No, ma complimenti Kuwata. Continua a seminare zizzania con le tue proposte da deficiente patentato.
“Vi dico che dobbiamo attaccare adesso! È stupido darle del tempo per riorganizzarsi e magari tirarci qualche colpo basso!”.
“Kuwata” sento la paziente voce di Sakura “quel che ha detto Naegi è saggio. Enoshima si sta rivelando molto meno pericolosa di quanto avevamo preventivato, non ha il minimo senso logico darle motivo per avercela con qualcuno di noi. Se davvero vuole farci del male lo può fare comunque, e… onestamente? Non mi sembra affatto in grado”.
“Che ne sai? Stiamo parlando di una tizia che è stata rinchiusa in un manicomio per fottuti psicopatici! Chi può dire che non le salti in testa di ammazzarci tutti ora?”.
“Ora?” interviene Kyouko “Dopo aver avuto diecimila e più occasioni? Ne dubito fortemente. Kuwata, segui bene il ragionamento: Junko Enoshima, per quanto sia incredibile a sentirsi, non mi dà per nulla l’idea di una persona realmente capace di uccidere chicchessia. E non è una semplice sensazione, nell’ambito del mio lavoro ho acquisito anche un’infarinatura di profiling e lo dico su basi piuttosto solide. Con questa premessa è veramente da cretini provocarla volontariamente rifiutandoci di sottostare alle sue innocue condizioni. In fondo cosa chiede? Un po’ di socializzazione, tre scontri fra stand con i precedenti a dire che non devono assolutamente essere all’ultimo sangue e… stop. Ti pare davvero una richiesta così astrusa?”.
La sua disamina, come al solito esemplare e ben costruita, lascia il partito opposto a bocca asciutta. Mi sento fiero di essere arrivato alle sue stesse conclusioni in maniera indipendente.
“Ma… ma quello che ti è successo? Quando stavi per…”.
“...morire? Sì, devo ammettere che quella circostanza gioca a tuo favore. Ma è altrettanto vero che proprio per quello trovo consigliabile rispettare le sue richieste. Non ci costa davvero nulla. Se poi deciderà di superare un certo limite… beh, perlomeno non sarà stata colpa nostra”.
“E allora perché prendersi il rischio obbedendole?”.
“E allora perché prendersi il rischio attaccandola?”.
Oh insomma, qua non ce la caviamo più. E io, per interposto Komaeda, mi accorgo di avere un certo languorino.
“Scusami se ho un buon appetito”.
No che non ti scuso, idrovora a forma di stand.
Basta. Il tempo delle chiacchiere è finito. Tempo di agire.
Di nuovo metaforici testicoli in mano. Di nuovo avanzo.
A meno di un metro dalle due mi schiarisco la voce per attirare la loro attenzione, visto che sono ancora impegnate a litigare -sarò onesto, provo un pochino di pena per Mukuro e per il fatto che si è assunta il ruolo di balia-, e allungo la mano.
“Piacere, sono Makoto Naegi e sono il Super Fortunello”.
“MACCIAO COSINO CARINO!”
E di nuovo mi stritola. E mi prende in braccio! Dio, perché mi hai fatto alto come una scatola di scarpe?!
“Junko, per favore! Mettilo giù”
“Ok, ok, quanto sei noiosa…” borbotta, lasciandomi andare. “Aw, sei proprio un amore!”
Saranno giorni molto, molto intensi.

“Io continuo a dire che è stata pessima idea.”
“Senza offesa Kuwata, ma la tua idea di attaccar briga con lei non era molto più intelligente.”
E se lo dice Mondo, teppista di professione, state pur certi che è vero.
Il nostro spuntino notturno è ormai giunto al termine, stiamo finendo di digerire e nel frattempo osserviamo Enoshima interagire con la classe: al momento sta parlottando con Maizono-san, e le due sembrano persino andare d’accordo.
“Cameratismo tra idols, immagino.”
Probabile. Pare che abbia terrorizzato il povero Yamada (cosa che ha avvalorato la sua tesi secondo cui le ragazze 2D sono meglio di quelle vere) e riso in faccia a Togami quando quest’ultimo l’ha minacciata di morte e altre atroci sofferenze. Hagakure invece le ha offerto una canna e pare che lei abbia accettato di buon grado - anche se poi Mukuro ha dovuto inseguirla in corridoio perché diceva di vedere i gabbiani.
Direi che tutto sommato al momento le cose filano abbastanza lisce.
“Quindi cosa pensate di fare? Continuare a darle corda?” chiede Chihiro, in tono preoccupato.
“Mi sembra la cosa migliore” rispondo, “al momento non sembra intenzionata a farci del male, e come ha detto prima Kirigiri-san provocarla sarebbe stupido.”
“Ah ormai ragionate con un solo neurone, da brava coppietta?” ride Leon, ma per fortuna basta uno sguardo di Sakura a zittirlo.
Le sorrido, poi riprendo: “Se non mi avessi interrotto avrei aggiunto questo: gli stand di Togami e Kirigiri-san sono ancora fuori uso, e soprattutto” abbasso la voce “non abbiamo idea di che poteri abbiano gli stand di Enoshima e Ikusaba. Possiamo sfruttare tutto domani per cercare indizi.”
Leon rimane in silenzio per qualche istante, poi finalmente sembra capitolare: “Oh, e va bene! Facciamo come dite. Tanto, casino più casino meno…”
Grazie Kuwata, era anche ora.
“Piuttosto… come vogliamo regolarci?” interviene Sakura, sempre a bassa voce. “Se vogliamo cercare indizi dovremmo provare a tenerle occupate entrambe.”
“Beh, finché Junko avrà voglia di socializzare non dovrebbe essere difficile” risponde Kyouko, “il vero problema è come trovare questi indizi.”
“Che intendi?” chiedo ingenuamente, ma basta il suo sguardo a ricordarmelo: “Oh… scusa.”
“Finché Beautiful Stranger è fuori gioco il mio raggio d’azione è limitato” sospira lei, “con lui quasi ogni zona della scuola mi è accessibile, ma al momento... “
“E se… provassi io?”
Ci voltiamo tutti verso Asahina.
“Intendo dire… Down by the Water non ha sicuramente i poteri del tuo stand, ma è in grado di passare attraverso la materia” spiega, “e potrei usarla per aprirci porte o guidarla per cercare oggetti, nel caso non sia possibile entrare.”
Ci scambiamo guardi silenziosi, poi mi rivolgo ad Aoi: “Asahina-san, ne sei sicura? Potrebbe essere pericoloso… te la senti davvero?” chiedo, e lei annuisce: “Voglio rendermi utile! Non ho l’intuito di Kirigiri-san, ma i poteri del mio stand possono sopperire ai suoi almeno finché non si riprende!”
“Bene, direi che adesso un piano ce l’abbiamo” conclude Kyouko, appena in tempo per…
“Avanti ragazzini, è ora della nanna! Domani vi voglio allegri e pimpanti, non ho mica finito il mio giro di socializzazione! Marsch!” trilla Junko, facendo l’occhiolino a tutti noi prima di sparire in corridoio; dietro di lei Mukuro sbuffa, per poi voltarsi verso di me e lanciarmi un’occhiata gelida.
Perché io, perché?!
“Perché questo è il volere del Grande Demone Celeste, che tutto può e tutto sa. La sfiga si abbatterà su tutti noi, questa è la parola di Komaeda.”
Ti odio, sul serio.

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Capitolo 16
*** Un sacco di novità scoppiettanti per quello sfigato di Makoto Naegi ***


“Sveglia sveglia sveglia!”.
Urgh. Komaeda, per favore taci che mi fai venire mal di testa.
“Capo, vedi che io non c’entro niente”.
Cosa? E allora chi…
“YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!”.
Apro gli occhi e quest’urlo è tutto ciò che riesco a fare.
Perché mi ritrovo davanti il faccione di Junko Enoshima che mi sorride a tipo dieci centimetri dal naso.
Senza neanche pensarci rotolo su un fianco e mi butto giù dal letto.
Terrore terrore terrore.
“Dai, sei un fifone del cavolo. Non ti stava facendo nulla, a parte disturbarti gli ultimi scampoli di sonno”.
Ahio! Colpo al fianco!
“Ma non mi dire. Succede quando ti muovi in maniera scomposta. Finisci col prendere le botte per terra”.
Oggi hai fatto colazione a latte e simpatia, per caso?
“Al contrario, non ho ancora fatto colazione e lo dovresti ben sapere. È quello a rendermi grumpy”.
Scemo io che chiedo.
“Ehi, non mi dire che stai avendo una discussione già di prima mattina con quel mattacchione del tuo stand. In presenza di una signora? Sei un maleducato!”.
Oh cacchio, è vero. Ho la pazza in stanza.
E non solo. Stavo dormendo col pigiama con su l’orso Yoghi. Figura di cacca galattica.
A quanto pare non dà troppa importanza a questo mio piccolo fallimento stilistico, visto che si limita a guardarmi con quel sorriso da pubblicità di un dentifricio al plutonio.
“Beh? Io sto aspettando una scusa ufficiale!”.
“S-Sì, certo. Ti prego di scusarmi, Enoshima-san. Il mio stand risulta particolarmente scorbutico se non mangia come tre squadre di baseball”.
“Bada a quel che dici, fedifrago!”.
Vai a giocare a moscacieca in autostrada.
“Piuttosto” azzardo timidamente “...ecco, cosa ci fai in camera mia a quest’ora? E come sei entrata?”.
Sempre senza togliersi quel sorriso plastificato dalla faccia mi si avvicina, per fortuna fermandosi a distanza di sicurezza: “Ma come, Naegi-kun. Che domanda è? Sono venuta a osservare il mio cosino carino che dormiva beato come un angioletto!”.

Io ho ufficialmente paura delle sue manie da stalker.
“Oltre a Maizono ne hai un’altra sul groppone, ora. Festeggiamo!”.
Ringrazia che non sono una persona volgare, sennò ti ci avrei già mandato a quest’ora.
“Cattivo”.
Implodi.
“Per rispondere al tuo quesito sul come sono entrata… suvvia, è una domanda stupidissima. Sono o non sono il mastermind? Credi che non possa venire a sgozzare chi mi pare col favore delle tenebre?”.

Ho ufficialmente paura anche del tono e dell’espressione con cui ha pronunciato quest’ultima frase.
“Ma non temere, non è niente di così macabro nel tuo caso! E poi sei davvero troppo puccino per rovinarti la faccia con un’altro sorriso sulla gola! Sono venuta, oltre che per rifarmi un po’ gli occhi, per comunicarti una notizia importantissima!”.
“Ah. E… cosa?”.
“Ho appena deciso un cambio di programma. E ho gli accoppiamenti per le semifinali del torneo. Subito dopo colazione affronterai mia sorella Mukuro!”.
Detto questo se ne va, continuando a trillare di sbrigarmi e vestirmi e presto che è tardi.
La mia vita fa schifo, nel caso non lo sapeste.
“Star qui a lamentarti della tua sfiga cosmica non servirà a nulla se non a rimandare l’inevitabile di qualche ora. Quindi muovi quel sedere ossuto e vai in caffetteria.”
Tanto lo so che lo dici solo perché hai fame.
“Ovvio, e se continui a perdere tempo mi mangio anche te.”
La mia vita fa schifo e il mio stand è antipatico.
Arrivato in caffetteria vado a sedermi al tavolo con Kyouko e gli altri (non prima di aver fatto razzia di cibarie al buffet per far stare zitto quel verme tenia di Komaeda), che a quanto pare attendevano solo me.
Il tentativo di ironia di Mondo fallisce miseramente, ma non è colpa sua: “Che faccia, Naegi-kun! Fatto incubi in cui Enoshima ti perseguitava urlando che ti avrebbe messo sul suo comodino?”
“Peggio. Mi sono svegliato con la sua faccia a cinque centimetri di distanza dalla mia.”
Gli sguardi che tutti mi rivolgono sono tra il sospettoso (soprattutto Kyouko) e lo sconvolto.
“Sapete com’è, è il mastermind e ha accesso a quello che le pare” specifico. “E l’avermi preso in simpatia non aiuta.”
Li vedo annuire con un’espressione preoccupata in volto. Come dar loro torto.
“Beh, vedila così” cerca di tirarmi su Aoi, “magari la sua preferenza per te può rivelarsi un vantaggio! Magari puoi saltare il torneo o…”
“Ha anche detto che dopo colazione dovrò affrontare Ikusaba.”
E cala il silenzio.
Sì, direi che avete centrato in pieno il mio stato d’animo.
“BURP!”
...grazie per aver rovinato un momento altamente drammatico.
“Meglio fuori che dentro, dice il saggio!”
La tua idea di saggio è Shrek?
“Non stare a guardare il pelo nell’uovo, capo. Ormai quel che fatto è fatto, non ti resta che affrontare il tuo destino a testa alta.”
Sei saggio come un biscotto della fortuna da ristorante cinese.
Sbuffo e mi volto verso l’altro lato della sala, dove Enoshima sta facendo terrorismo psicologico su Yamada e la sua ossessione per le “ragazze 2D”; Celes intanto le sta abbaiando contro di non maltrattare Yamada perché è il suo schiavo e solo lei può farlo.
...devo essermi perso qualcosa, ma non so se voglio approfondire.
Poco più in là Ikusaba sta sorseggiando un tè, fissandomi. E quando si accorge che l’ho notata sorride, un sorriso inquietante di chi non vede l’ora di menare le mani con l’intento di far male e uccidere.
Super High School Level Lucky Student ‘staceppa.
“PIM POM PAM POOOOOOOOM!”
Il verso di Monokuma ci coglie tutti di sorpresa e ci voltiamo verso Junko, intenta a smanettare su un telecomando che probabilmente aziona e muove l’orso: “Scusate, è che mi piace tanto usarlo! Ci ho messo impegno nel costruirlo, eh! Era un peccato lasciarlo a prendere polvere solo perché ho fatto la mia entrata in scena in grande stile…”
La cosa preoccupante del suo discorso è che comincio a trovarlo anche sensato, trattandosi di lei.
“Allora miei prodi bastardelli, avete fatto una buona colazione? Siete sazi?” gracchia Monokuma dall’altoparlante. “Spero di sì perché ho in serbo una sorpresona per voi! Infatti oggi avrà luogo lo scontro tra Naegi e Ikusaba!”
Metà della classe mi guarda sorpresa, mentre chi era al mio tavolo mi osserva preoccupato. Io mi limito a star zitto, tanto parlare non servirebbe a nulla.
“L’incontro era previsto per dopo colazione ma… ho cambiato idea.”
A giudicare dalla reazione di Mukuro, dev’essere sorpresa tanto quanto me da queste parole.
“Ho deciso che lo scontro si terrà QUANDO I DUELLANTI VORRANNO.”
Eh?!
“Nessun limite di tempo, di luogo e nessuno a dare il via o decretare la fine: potete azzuffarvi qui e ora, o potete farlo stasera, o tra un’ora, accordandovi tra di voi o cogliendo l’avversario alla sprovvista. Siete liberi di fare ciò che volete. Buon divertimento!”
Junko spegne Monokuma e sorride: “PIM POM PAM POOOOOM!”
Mukuro la osserva perplessa per qualche istante, poi sorride anche lei, ancora quel sorriso da serial killer navigato. Evidentemente apprezza l’idea della sorella.
“Mi piace, aggiunge quel brivido in più che non sentivo dai tempi della brigata Fenrir” commenta, alzandosi e dirigendosi verso la porta. “Guardati le spalle, Naegi… kun.”
Non so se sia una mia impressione o no, ma quando mi passa accanto sento la temperatura della stanza abbassarsi di colpo.
“Sarà un incontro… acceso” commenta Enoshima, sghignazzando.
Nella mia vita passata devo essere stato più fastidioso di Togami per meritarmi questo.
“No no no no no ehi! Aspetta, Enoshima-san!” mi affretto a placcarla mentre cerca di uscire dalla caffetteria.
“Uh? Chi… oh, il mio cosino carino preferito!”. E mi afferra per le guance, tirandomele come se fossero fatte di gomma.
“Ahio! Ahio! Mollami, ti prego!”.
“E va bene, va bene. Ti mollo. Che c’è?” sbuffa, tutta offesa. Se non fosse fuori di testa potrei persino dire che è quasi pucciosa.
“Posso chiederti… perché questo doppio cambio di programma? Prima mi togli il giorno di pausa, poi decidi che il combattimento è praticamente senza regole…”.
“Oh Makotino ino ino, non te l’ha insegnato la mamma che è poco saggio andare a fare le pulci a un mastermind psicopatico come me? Sei davvero fortunato che mi piaci da impazzire, è proprio il caso di dirlo. La domanda che mi poni è stupida, comunque”.
“Uh? Stupida?”.
“Esatto. Stupida”.
“E se mi azzardo a chiedere il perché…”.
“...ti becchi una sculacciata!”.
Si porta dietro di me e SCIAFF.
Mannaggialamiseriaccialadra. Non potrò sedermi per i prossimi sei mesi.
“Non sei obbligata a mettere in pratica tutto quello che dici, lo sai vero?” mi lascio scappare, fin troppo alterato.
Lei si limita a sorridere, fa finta di nulla e prosegue nella spiegazione: “È stupida per un semplice motivo, Makotino. Non devi chiederti il perché, ma il contrario”.
“Ma... che vuol dire?”.
“Vuol dire che la domanda giusta non è «perché?», bensì «perché no?». Quindi, alla luce di queste rivelazioni, eccoti la tua risposta. L’ho fatto perché potevo”.
Gulp. Il lampo di malvagità che le è passato negli occhi mi ha fatto raddrizzare tutti i peli corporei.
“Soddisfatto ora? Posso andare a prendere le mie medicine?”.
Non rispondo, ho paura di farla alterare ancora di più.
Uscendo urla “Muku-neeeeeeeeeeeee! Dove sei? Mi servi per contare le pillole!”. E la sorella, da un luogo lontano e non ben identificato, risponde “Non ora, Junko! Sto preparando un agguato a Naegi-kun!”.

Ho quasi idea che stavolta, al contrario di quella con Kyouko, la fossa me la posso scavare davvero.
“Capo…”.
No senti, non mettertici anche tu. E lo so che vorresti ingoiare un cappone intero, ma non è il momento.
“No capo, lasciami parlare. Per favore”.
Uff. Parla, parla.
“Ti giuro che non sto delirando con le mie solite minchiate sulla sfiga cosmica. Ma stavolta ho davvero una pessima sensazione. Pessima. E non vorrei che quelle tue ultime parole, quelle sulla fossa, si rivelassero profetiche”.
Me la starai mica tirando, tu.
“No, davvero no. Sono serio. E preoccupato”.
Cos’è, con la sola imposizione delle mani puoi ungermi la giacca e la cravatta?
“Va bene, continua pure a fare il cretino. Se poi qualcuno ci rimette le penne non guardarmi”.
Komaeda? Dai, scusa. Stavo solo cercando di stemperare.
“...”.
Ma bene. Sono riuscito anche a offendere il mio stand.
GLUUUUURGH.
E lo stomaco si fece sentire.
Andiamo a mettere qualcosa sotto ai denti, và. Almeno per dieci minuti vorrei non dovermi preoccupare di quando Ikusaba-san mi taglierà la gola.

“Dai Naegi, non puoi rimanere in eterno chiuso in sauna, sono già le dieci di sera.”
“Dove sta scritto? Ho tutto quello che mi serve: il bagno, il pc con Alter Ego per far passare il tempo, e posso mandare Komaeda a recuperare cibo dalla mensa.”
“Intendevo dire che è una cosa incredibilmente ridicola.”
“Non importa, non esco.”
Da dietro la porta sento Kyouko sbuffare e borbottare qualcosa di incomprensibile, forse a Sakura, o forse parla da sola.
In ogni caso quello che ho detto rimane valido: io da qui non mi muovo.
“Capo, sicuro di non stare esagerando?”
Vorrei vedere te con un Super Soldato che pianifica la tua morte e ti sta col fiato sul collo anche quando non è in giro!
“Sì, ok ma… che sicurezza può garantirti la sauna? Vuoi ucciderla a suon di colpi di calore?”
Non voglio ucciderla! Metterla fuori gioco, magari…
Sospiro, continuando la mia inutile partita a Campo Minato sul pc. Sembra una brutta e poco divertente metafora della mia situazione attuale: se esco di qui rischio di incappare nella trappola di Ikusaba… ma anche stare chiuso negli spogliatoi non è certo una garanzia di sicurezza, anzi, prima o poi mi scoverà andando per esclusione tra le stanze.
“O le basterà seguire Kyouko ogni volta che viene a parlare da sola alla porta degli spogliatoi. Mossa poco furba da parte sua, tra l’altro.”
Non rispondo alla provocazione di Komaeda, ma il mio grugnito basta e avanza: ha ragione, lo so bene, ma… seriamente, provateci voi a vivere ventiquattr’ore nell’angoscia in attesa di una serial killer che non vede l’ora di farti fuori! O assecondare la tua paranoia controllando ogni angolo, ogni svolta nel corridoio, pure il water del bagno di camera tua temendo di vederla spuntare dalla tazza insieme al suo stand - che non so ancora che poteri abbia, cosa che mi getta ancora di più nello sconforto.
Grazie ma no, grazie. Io e la sauna saremo migliori amici dell’anno duemila per un bel po’.
“Io torno in camera, Makoto.”
Kyouko parla di nuovo e io mi volto verso la porta.
“Lascerò Beautiful Stranger nei dintorni. Non è ancora in grado di combattere, ma può avvertirmi se succede qualcosa” conclude, e sento i suoi passi allontanarsi.
“Buonanotte, Kyouko” sussurro, continuando a fissare il monitor.

“Capo…”
No.
“Ma…”
NO.
“HO FAME!”
Puoi muovere gli oggetti, apri le dannatissime porte della caffetteria!
“Ma poi dovrei aprire anche quella della cucina, e richiudere quella della caffetteria e riaprire quella della sauna e richiuderla E TENERE IL CIBO IN EQUILIBRIO! Sono troppo debole per farlo!”
Sei melodrammatico come una telenovela peruviana.
“Eddaiiii, ci mettiamo cinque minuti! Non ci vede nessuno!”
Troppo rischioso.
“Sei così paranoico che ti manca giusto il cappellino d’alluminio in testa per difenderti dalle sonde aliene.”
Sono solo MOLTO ATTENTO, ok?
“E comunque… se Mukuro ti trovasse non potrei combattere perché non ho mangiato e sono debole. E tu non potresti nemmeno difenderti perché sei troppo debole anche tu, e lei ci rimarrebbe male perché non sei un degno avversario e persino Enoshima deciderebbe di-”
OK MI HAI CONVINTO MA PER FAVORE TACI.
“Grazie capo, sei sempre il migliore.”
Vaffanselfie, anche.
Sbuffo e mi dirigo verso la porta della sauna, ascoltando mentalmente la lista della spesa di Komaeda; sono già in mezzo al corridoio quando comincio a sentire freddo. Molto freddo.
“Di nuovo.”
Allora stamattina non me l’ero immaginato.
Noto anche che la porta della caffetteria è sbarrata… e che i pochi oggetti che di solito adornano il corridoio sono spariti.
Maledizione.
Sto per voltarmi e tornare in sauna, quando sento un rumore strano, gutturale… come un grosso animale che ringhia.
ROAR.
Alla mia destra c’è un lupo.
Enorme, bianco, con gli occhi rossi e l’aspetto minaccioso.
E attorno a lui tutto è ghiacciato.
“Finalmente ti ho stanato, Naegi-kun.”

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Capitolo 17
*** Più che un combattimento fra stand sembra una riunione condominiale ***


Deglutisco.
Ci sono caduto. Ci sono caduto in pieno, mutande comprese.
“Io te l’avevo detto, capo…”.
Quel tono da saputello te lo faccio ingoiare assieme ai denti. È colpa del tuo pozzo senza fondo se ora quell’orribile bestia, che spero non si chiami BOB, mi sta squadrando e pare desideroso di sbranarmi.
“Sì, scusa. Sarcasmo fuori luogo”.
Ecco.
Ikusaba, che se ne sta con le mani conserte dietro al lupo, sorride con il tipico sguardo dell’assassino seriale che fa a pezzi i corpi delle vittime, li stipa nel frigorifero e se li sgranocchia nei ritagli di tempo.
“Lo sapevo che guardare troppo Crime Investigations ti avrebbe fatto male”.
Hai perso il diritto di parola. Taci.
“Bene Naegi-kun, vogliamo cominciare il tuo massacro? Aaaaaah, è dai tempi di Tunguska che non uccido. Mi manca il sapore del sangue altrui”.
Benedettasantissimaimmacolataconcezione.
“Non pensare di urlare” aggiunge in seconda battuta “Junko tende a irritarsi quando il corretto svolgimento di uno scontro del torneo viene disturbato. Ricorda come ha reagito quando Kirigiri si è arresa”.
Sì, ho presente l’episodio. Era abbastanza furiosa da non farmi testare l’eventualità.
Con un cenno della mano scaglia il lupo all’attacco.
Komaeda esce rapido e in un attimo gli è sopra, riuscendo a bloccarlo al suolo.
Come va? Lo puoi contenere?
“Nhf… il cuccioletto… è pieno di voglia di vivere… ma per ora reggo…”.
Fai attenzione…
SZOCK.
“Yaaaaaaaaaaaaaaaaargh!”.
Che cos’è ‘sto dolore lancinante alla mano.
Me la porto davanti agli occhi.
È bucata, proprio nel centro. E totalmente ridipinta di rosso.
Fa un male FOTTUTO.
“Scusa, mi ero dimenticata di dirti che Fenrir padroneggia il ghiaccio e ha appena fatto una carezzina al tuo pupazzetto. E sì, so che è lo stesso nome della mia ex-brigata. Ho una pessima fantasia per i nomi. Stai cercando di farmelo pesare, per caso?”.
...veramente io sarei rimasto muto come un pesce. Sono troppo impegnato a sanguinare.
Tremo che dolore qua muoio qua muoio qua muoio almeno ho detto a Kyouko che mi piace.
Ho un attimo di consapevolezza e prontezza di spirito sufficienti a farmi pensare di strapparmi un pezzo di manica e cercare di fasciarmi la ferita.
“Wow. Non ti facevo capace di un pensiero così avanzato per un pantofolaio come te, che un campo di battaglia non deve averlo mai visto neanche in fotografia. Bravo!” pontifica Mukuro, che a giudicare dal tono sembra onestamente sorpresa… e potrei sbagliarmi, ma sorpresa in positivo.
Oh beh, la ringrazierò in un’altra vita.
Komaeda, che ha preso in pieno il colpo, è ovviamente rotolato per terra come l’ultima delle checche isteriche ululando sulla sfortuna e sui dischi rotti.
Lo stand nemico sembra come intenzionato a finire il lavoro lì e subito, addocchiando il mio compagno metafisico con la bava alla bocca. Ma la sua padrona, con un solo sguardo, lo fa desistere e indica me con un cenno della testa.
Pare guaire come a protestare, poi china la testa e obbedisce. Si gira nella mia direzione.
Andata. Finita. Kaputt.
“Kerumph”.
Eh?
Ci voltiamo entrambi verso il rumore… e verso il nuovo arrivato.

Ditemi una cosa, kami. No, seriamente. Ora io e voi abbiamo una chiacchierata da fare perché mi sento leggermente preso per i fondelli.
Poteva arrivare chiunque a interrompere. Sarei diventato il vostro più fervente seguace se si fosse trattato di Sakura... ma vedete che anche un Oowada, un Fujisaki, un Kuwata sarebbero potuti andare abbastanza bene.
Avevate due possibilità per farmi pentire di essere nato: Byakuya Togami o Celestia Ludenberg.
Visto che il primo è momentaneamente senza poteri mi avete tirato addosso la seconda.
“Chiedo perdono per l’intromissione, ma Erzsébet ha annusato sangue e si è mossa da sé. Come procede?”.
“Non è affar tuo, Ludenberg” tuona Mukuro, rivolgendosi alla nuova arrivata… che le risponde con una risatina fastidiosa: “Oh Ikusaba cara, ovunque c’è sangue c’è la mia Erzsébet e di conseguenza diventa affar mio. I vampiri funzionano così, mica faccio io le regole.”
“Vedi di non provocarmi, non ho motivo di farti fuori… per adesso.”
“Ma come siamo irritabili, credevo che la qualità principale di un soldato del tuo calibro fosse il… sangue freddo” ride di nuovo, probabilmente convinta di avere un marcato senso dell’umorismo.
“Per l’ultima volta, Ludenberg, stai rischiando grosso” ringhia Mukuro e le si avvicina di qualche passo, imitata da Celestia che, incurante di star gettando benzina sul fuoco, continua a provocarla: “Decisamente non dovevi essere la stella più brillante del firmamento, tra i membri della brigata Fenrir. Una come te la si può solo tenere al guinzaglio sperando non mandi tutto all’aria…” bercia, girando attorno a Ikusaba come un cacciatore con la preda.
Ma a Celestia i ruoli non sono del tutto chiari.
Basta un gesto di Mukuro e Fenrir salta addosso alla gothic lolita, che solo per un pelo non finisce tra le sue fauci.
“Ti avevo avvisata, Ludenberg!” tuona Mukuro, ormai in berserk.
Ma la nostra gambler ha qualche asso nella manica e l’urlo della soldatessa lo conferma: “AAAAAAAAAAAAAAARGH! MALEDETTA! MALEDETTA!” strilla tenendosi il braccio, che poco a poco rattrappisce. Erzsébet, in un angolino, si lecca i proverbiali baffi.
Vorrei dirle che tempo qualche ora e tornerà normale, ma non vedo perché farle questa gentilezza. Soprattutto, perché interrompere la loro rissa visto che sembrano essersi dimenticate della mia esistenza?
“Ora non ti lamenti più dell’essere invisibile a tutti, eh capo?”
Sorrido sentendo la voce di Komaeda. Se hai la forza di fare certe battute indegne significa che non sei conciato poi così male.
“Beh, sto messo meglio di te credo. E comunque sarebbe il caso di filarsela mentre le signorine si prendono a borsettate.”
Piacerebbe anche a me, ma Ikusaba ha occhi e orecchie ovunque… come facciamo a scappare senza che ci noti - o che ci noti il suo cucciolone da guardia?
Attimi di silenzio in cui la disperazione sembra aver preso il sopravvento, insieme alla rassegnazione di non veder arrivare l’alba, quando…
“Beh… forse un modo c’è.”
Komaeda mi fa un cenno con la testa indicandomi il corridoio che porta allo spaccio, dove non vedo altro che buio…
...come ho fatto a non pensarci?
Mi volto di nuovo verso Mukuro e Celestia, impegnatissime a picchiarsi come Edge e John Cena (mi piace il wrestling, ok?). Perfetto.
Poggio la mano buona per terra e comincio a battere le dita, nella speranza che Beautiful Stranger mi noti anche se non parlo: improvvisamente un’ombra sottile si allunga verso di me.
Bingo.
“Va’ ad avvisare Kyouko” sussurro, “e dille di chiamare gli altri. È un’emergenza!”
Così com’è arrivata, l’ombra di Beautiful Stranger sparisce.
E adesso posso solo augurarmi che il messaggio arrivi alla diretta interessata al più presto possibile.
Ci vuole qualche minuto, durante i quali cerco di farmi più piccolo di un Puffo affetto da nanismo, ma la ruota gira a sufficienza nella mia direzione da consentirmi di rimanere in secondo piano rispetto alle donnette che si danno allo shopping compulsivo.
“Shopping compulsivo?”.
Santa polenta se sei lento. Hai presente la classica scena dei saldi al grande magazzino, quando due attempate signore di mezz’età si accapigliano per portarsi via l’ultimo scaldabagno?
“Aaaaaaaaaaaaaaah, in quel senso…”.
Eh.
Poi, neanche ci fosse una scarica di fulmini globulari, tre porte dal corridoio delle camere si aprono in contemporanea.
Kyouko Kirigiri.
Mondo Oowada.
Sakura Oogami.
Ritiro tutto, cari kami dispettosi. In fondo un po’ di compassione per me la avete.
Quelle due sono talmente prese che manco se ne sono accorte. Ancora meglio.
Osservo come ipnotizzato i miei tre cavalieri in armatura scintillante che si avvicinano, lo sguardo bellicoso.
“Ohi, mingherlina! Mi hanno detto che stavi cercando di cambiare i connotati al mio amico Naegi. Lo sai, vero, che lo considero un atto di estrema scortesia da parte tua?”. Aspetta, questo… è stato Mondo Oowada a parlare? Senza neanche una parolaccia? Non credevo neppure sapesse il significato della parola connotati.
“Non oserai più poggiare un solo dito su di lui, Mukuro Ikusaba. O te ne farò pagare le conseguenze in tutto il loro peso”  Sakura, se la ragazza che ti sta al fianco non ti avesse anticipata, il mio cuore ora sarebbe tuo.
E a proposito della ragazza che le sta al fianco.
Non appena si avvede della mia piccola ferita… no accidenti, non lo fa. Non si mette a correre come una crocerossina verso l’ennesimo paziente.
Peccato. Sotto sotto un po’ ci speravo.
“Suvvia, ha un’immagine di dura e pura da difendere”.
Purtroppo hai ragione.
Però le si legge chiara in faccia l’apprensione. Mi saprò accontentare.
La litigata fra Mukuro e Celes si interrompe all’improvviso quando finalmente si rendono conto che la popolazione dell’atrio è magicamente raddoppiata.
L’amica dei topi volanti si fa prudentemente da parte, strisciando con molta poca grazia per terra prima di riguadagnare la posizione eretta. L’altra metà di Laverne & Shirley, invece, si limita a guardare con fare appena sufficiente i nuovi arrivati.
“Bof. Che siate in tre, in trenta o in trecento cambia poco. E nell’ultimo caso pasteggerete senza di me all’inferno”.
È sicura di sé fino all’inverosimile, nulla da dire.
Sta per rialzarsi anche lei in piedi quando arrivano altri rumori, sempre dalla zona delle stanze private.
Escono prima Maizono, poi Fujisaki, poi Ishimaru e via via gli altri.
In tempo zero l’intera ex-classe 78 è lì riunita.
Per la miseria. A sapere che Beautiful Stranger è un così efficiente relatore di messaggi… chi ha più bisogno della posta?
Tutti guardano. Nessuno parla o agisce.
Mi sento un po’ in soggezione.
Il delicato equilibrio si rompe con il sopraggiungere di uno scalpiccio dal secondo piano.
Uno, due, tre, quattro…
Manca una sola persona.
La peggiore persona.
“Hiyaaaaaaaa! Ben ritrovati, siore e siori, allo scontro mortale fra Teenage Dirtbag e Fenrir con rispettivi portatori!” annuncia Junko Enoshima facendo la sua comparsa, manco fosse la voce assoldata per la Rumble in the Jungle.
Come è capace di focalizzare lei l’attenzione nessuno, proprio nessuno. In neanche otto picosecondi tutti, e intendo davvero tutti, la fissiamo pendendo dalle sue labbra… che spero non siano piene di silicone.
“Noooooooooo, non tutti così! Mi sento violata!” si lamenta con voce palesemente bambinesca, chiaro segnale che in realtà tutta questa attenzione non le fa altro che piacere “Cazzate a parte, siete deliziosi a dedicarmi una simile intensità. E fate bene, perché ho delle novità succulente per voi!”.
Uh oh.
Quando una come lei dice così è sempre meglio prepararsi il pannolone.
“Ebbene sì, siore e siori! Ho la gioia e l’onore di annunciare in mondovisione che ci stiamo avvicinando al gran finale! Fuochi d’artificio, ricchi premi, cotillons e sangue a fiumi per tutti!”.
Si zittisce di botto, buttando l’occhio sul gruppone.
Schiocca le dita.
Si sentono dei rumori… agghiaccianti. Come se fossero delle ossa dislocate rimesse nelle loro sedi.
E dal suddetto gruppone emergono Kuwata, Yamada e Fujisaki. Si dirigono nella sua direzione, muovendosi come zombie… poi qualcosa attira la mia attenzione: noto qualcosa attaccato ai loro arti, come dei fili o qualcosa di simile.
Qualcuno li sta muovendo come marionette.
“Direi che abbiamo la certezza su chi è il portatore dello stand manipolatore, nel caso avessimo bisogno di ulteriori prove.”
Lo lascio parlare, concentrandomi invece su quei fili e cercando di trovare il punto di partenza: riesco a notarlo solo perché quando si muovono vengono colpiti dalle luci, altrimenti sono quasi trasparenti. A fatica riesco a seguirne il fascio, che arriva fino al corridoio delle nostre stanze… e semi-nascosta nell’ombra scorgo una figura familiare.
N-non è possibile… un’altra Junko?!
Mi volto verso Komaeda, che sembra altrettanto sorpreso. A quanto pare nemmeno tra gli stand è comune questa somiglianza col portatore, e insieme a Ishida è già il secondo caso…
Osservando lo stand di Enoshima noto che muove le dita come un burattinaio, ma non capisco dove finiscono le estremità dei fili… poi capisco che i fili sono parte delle dita. YUCK.
“Vedo che Naegi-kun ha notato Legione! Ma che bravo investigatore che sei - senza nulla togliere alla signorina Kirigiri, ci mancherebbe!”
Junko è accucciata di fianco a me, e mi fissa con quell'espressione da squilibrata che la contraddistingue. Come diavolo ci è arrivata qui, era sulle scale, scale che tra l'altro sono chiuse ma lei è il mastermind e quindi immagino abbia le chiavi di tutt-
"CAPO. CALMA."
...giusto.
Cerco di mantenere la calma, cosa difficile mentre Enoshima mi osserva con quegli occhioni sgranati; poi mi acchiappa le guance e le tira: "Oh ma sei così carino che non riesco proprio ad arrabbiarmi con te! Sei proprio un bravo bambino, lo sai?" e mentre mi strizza tutto riesco pure a scorgere con la coda dell'occhio Ikusaba che SBUFFA. Poi Junko si ferma e osserva la mia mano fasciata: "E questo? Chi è stato? No, non me lo dire: Mukuro-ne, sei stata tu?!", la quale Mukuro la osserva con l'espressione riservata a un bambino di due anni particolarmente tardo.
"Sai com'è, era il piano" sospira la soldatessa, trattenendo a stento l'irritazione.
"Ma ti avevo detto di non fargli male!"
"Ehm... scusate..."
Ah già. Mentre le sorelle litigano lo stand di Junko continua a usare Kuwata, Yamada e Fujisaki come burattini.
“Si può sapere cosa hai fatto a quei tre poveri disgraziati, Enoshima-san?” mi lascio sfuggire in un impeto di sdegno.
La citata Enoshima-san sbuffa, sospira e si mette a giocare con una ciocca di capelli. Mi osserva con un'espressione annoiata, facendomi sentire per un attimo come se fossi l'esattore delle tasse che si è presentato alla sua porta con una cartella da riscuotere.
“B-Beh… che hai da guardarmi così?”.
“Oh, nulla. Stavo solo riflettendo sul fatto che, se non fossi così irrimediabilmente spupazzoso, a quest'ora ti avrei probabilmente spezzato il collo. Difetti di spirito di autoconservazione, Makotino. E per come sei messo adesso la cosa non torna a tuo vantaggio. Ma come ti ho già detto te la cavi comunque perché sei un cosino troppo adorabile e io non ho il coraggio di farti pagare la tua sfrontatezza come meriteresti”.
Tutto molto bello. Ma non ho avuto uno straccio di risposta.
“Hai ancora l'aria di chi non capisce” riprende senza preavviso “E visto che non posso dire di no a quel faccino tenerino… considerati fortunato, ti risponderò”.
“Junko! Cazzo fai, eh?” è l'allarmato grido proveniente dalla gola di Mukuro Ikusaba.
“Che hai da urlare come una bertuccia, Muku-nee?”.
“Ti sembra il caso di andare a spiegare i poteri di Legione a quelli che, mi preme ricordarti, sono i nostri nemici?”.
“Ma non ne posso fare a meno! Quando guardo quel… quell'immensa massa di pucciosità e ingenuità e dolcezza e kawaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii… l'unica cosa che mi resta è la resa e l'abbassare la testa sconfitta!”.
“Hai preso le medicine oggi o ti stai dando alla pazza gioia?”.
“Le ho prese, le ho prese! Non partire in quarta con l'idea che quelle schifezze chimiche siano la panacea di tutti i mali, non lo sono. Io sono matta come un cavallo se te ne fossi dimenticata!”.
“Spiegami su quale asteroide dovrei vivere per non saperlo”.
“E quindi non farmi una colpa se mi lascio andare un po' troppo! È più forte di me!”.
“Cazzate. In noi corre lo stesso sangue, e il sangue Ikusaba non è così debole. Tira fuori i coglioni una buona volta!”.
“Ma Muku-neeeeeeeeeeeeeeeeee! Brutta cattiva che non sei altro!”.
“Oh kami...”.
Rimango paralizzato a osservare il battibecco. È una scena a dir poco surreale, sebbene non sia la prima volta in cui ho la fortuna di assistervi.
Quelle due sono più diverse del giorno e della notte, del fuoco e del ghiaccio, di…
“Ok capo, sei negato con i paragoni. Piuttosto, perché non ti concentri su un aspetto ben più importante?”.
Sarebbe, mio fastidioso amico?
“Come puoi non accorgerti dell'ascendente che eserciti su Enoshima? Durante il vostro ultimo dialogo ho avuto la sensazione che, se glielo avessi chiesto, si sarebbe gettata in ginocchio a baciarti la punta delle scarpe”.
Puah. Ti prego, evita.
“Ok, l'esempio era infelice. Ma il discorso è comunque valido: Junko Enoshima ti soffre terribilmente”.
Può darsi, ma…
“Cos'è, hai paura per caso? È un'occasione che devi saper sfruttare fino in fondo, potrebbe essere la soluzione ideale per andarvene da qui”.
No, non è che ho paura. È che…
“...hai paura”.
E va bene, porca vacca. Ho paura. Contento?
“E di cosa, si può sapere?”.
Oh, non so. Che possa farsi passare la cotta fangirlistica nei miei confronti e mettere in pratica una delle minacce che non ha mai esitato a sbattermi in faccia. O lasciare che la sorella agisca per conto suo allo scopo di eliminare la debolezza che rappresento.
“Chi non risica non rosica, ciccio bello. Potrebbe essere l'unica possibilità che avete”.
O potrebbe essere un biglietto di sola andata per l'inferno, tutto spesato e in prima classe.
In questo preciso momento, nel bel mezzo della mia baruffa interiore, sento una mano sulla spalla.
Mi volto.
È Kirigiri-san.
Mi guarda in maniera… strana.
E soprattutto, potreste smetterla di spuntare alle mie spalle come funghetti di Super Mario?
"Lo sai che è la specialità di Kirigiri, capo."
Quest'ultima non parla, ma si limita a fare un cenno con la testa.
Mi sta... dando il consenso per flirtare con Junko al fine di scappare da qui? E come diamine ha sentito?
"Capo, capisco lo shock, ma non hai mai avuto la memoria così corta. Ricordi l'inquietante stand della signorina qui presente?"
Hai ragione, perdo colpi. Forse sto sanguinando troppo e il mio cervello ne risente. Mi alzo in piedi, sorretto da Kyouko, e mi avvicino alle due sorelle: "Ehm... Enoshima-san?" ma vengo ignorato del tutto, e a niente valgono altri tentativi di attirare la sua attenzione.
"Devi essere più aggressivo, capo."
Aggressivo dici?
Mi volto verso Kyouko, dubbioso, ma anche lei sembra convinta che le maniere forti siano la cosa migliore, e con un gesto della mano mi incita.
Se muoio, vi ho odiati tutti.
"Eh, che melodramma!"
Senti chi parla, oh.
Ok, inspiro e mi lancio all'attacco: "Enoshima-san!" urlo, afferrandole il braccio... e lei si gira come la bambina dell'Esorcista: "COSA. CAZZO. VUOI."
OddiolosapevooramiuccideèlamiaoraMakotoNaegimuorequi.
"Oh... Makotino, sei tu! Scusami taaaaanto, non volevo spaventarti!" e di nuovo a pizzicarmi le guance. Certo che se non volevi causarmi traumi potevi pensarci prima.
"Dimmi ciccino, volevi qualcosa?" trilla, spettinandomi i capelli.
"E-ecco..." balbetto, sentendomi come se stessi camminando su un campo minato "ecco io... ero curioso di sapere i poteri del tuo stand. S-se per te va bene, ecco!"
Junko sorride e Mukuro sospira di nuovo, a questo punto credo totalmente rassegnata.
"Tesorino di zia Junko!" trilla, tirandomi ancora le guance. "Ma il mio Legione fa quello che vuole!" e a quella frase il suo stand appare dietro di lei, saltellando e salutandomi con la mano. A quanto pare nemmeno Legione è totalmente sano di mente...
"In compenso ha lasciato andare Kuwata e gli altri pur di farsi notare da te, quindi insisti capo! Sei sulla buona strada!"
Annuisco e proseguo: "Quando dici che fa quello che vuole, parli dei suoi poteri o...?"
"Letteralmente!" sorride Junko. "Cioè, anche i suoi poteri, li cambia un po' come gli pare. Come credi che sia uscita dall'ospedale, eh?"
"No ma continua a parlare a ruota libera, fai pure" è il laconico commento di Mukuro, che sua sorella ignora del tutto: "Oh sapessi come è stato facile scappare via da lì mentre Legione li muoveva come burattini! È stato quasi noioso..." mette il broncio, per poi tornare a sorridere: "Sai, se non avessi incontrato Legione in ospedale sarei ancora lì a fare il vegetale!"
"I-incontrato?" chiedo.
"Beh sì, un giorno è apparsa perché avevo bisogno di parlare con qualcuno... anche se lei non parla, ma ci capiamo! E da allora è rimasta!" ride, battendo le mani. Se non avessi visto il suo stand direi che sta parlando di una personalità multipla...
"Poi una volta uscita ho cominciato a lavorare come modella e... durante un viaggio per un servizio fotografico ho scoperto il meteorite."
...di tutti i modi in cui poteva esserne venuta a conoscenza direi che questo è il più assurdo. Un tonfo mi conferma che Mukuro sta dando craniate al muro per disperazione.
“Quindi una volta scoperta la natura del meteorite hai deciso di… organizzare un torneo per eliminare tutti gli altri portatori di stand?” oso.
“Oh no. L’ho fatto perché mi sembrava un’idea divertente!”
...e ad un tratto capii che pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione.
O qualcosa del genere.

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Capitolo 18
*** Salutate i nuovi arrivati, gemelline ***


“Non vedo perché avrei dovuto eliminare chicchessia” chiosa Junko, sorridendo come una iena “Che divertimento ci può essere nell’uccidere gente a caso senza reale motivo?”.
La fisso sgranando gli occhi. Ormai mi sto abituando alle sue uscite da psicopatica completa, ma certe volte mi risulta ancora difficile accettare ciò che dice senza una minima reazione.
E poi, ora che mi sovviene…
“Enoshima-san, scusa se mi permetto. Ma ricordo male io o avevi detto di aver considerato l’opzione?”.
“Ero stata io a dirlo e sì, lo confermo” si inserisce Mukuro, schioccandomi una smorfia d’odio che indebolisce istantaneamente la mia vescica.
“Capo, porca paletta! Non pisciarti addosso, sei troppo grande!”.

Si chiama figura retorica, ritardato.
“Sarà”.
“Ho ritenuto valida la possibilità per lungo tempo mentre elaboravo il piano, poi ho deciso di seguire i vezzi di mia sorella e ho preferito lasciar perdere”.
Per un istante, solo per un istante perdo la capacità di fare alcunché. Perché ad aver pronunciato quest’ultima frase è stata ancora Mukuro.
E qual è il problema, vi potreste chiedere.
Per come è stata strutturata quella frase implica che la mente dietro tutto questo non è quella di Junko, ma quella della sua pragmatica e concreta sorella.
Il che mi fa correre un brivido freddo e secco lungo la schiena.
Potevamo davvero essere tutti morti a quest’ora. Se tanto mi dà tanto, vedendo come si è comportata durante il nostro scampolo di combattimento, a lei non sarebbe per nulla dispiaciuto farci a tocchetti uno alla volta, piano piano, godendosi la tortura attimo per attimo…
“Glugh”.
Sono contento di vedere che condividi la strizza.
Una rapida occhiata alle mie spalle, rivolta verso il gruppone, mi permette di notare che anche Kyouko e qualcun altro -incluso quel buzzurro ignorantone di Mondo, contro ogni mia aspettativa- ha colto il reale significato di quanto appena emerso.
Fortunati. Siamo stati tremendamente fortunati.
“Mi sembra di capire” riprende Ikusaba “che tu abbia capito”.
“C-Cosa dovrei aver capito?”.
“Lo sai. Ci tieni a farmelo dichiarare ad alta voce, a vantaggio di chi non è acuto abbastanza per arrivarci da solo?”.
“N-No no! Va bene così!”.
“Quanta ansia, Naegi-kun. Fai attenzione o cominceranno a caderti i capelli dalla tensione, partendo dal tuo cavolo di ahoge”.
Ehi, lascia stare il mio ciuffo ribelle che sconfigge giornalmente la forza di gravità!
“Risolto questo fatto, ce n’è un altro che va sistemato”.
“Sarebbe?” chiedo.
“Continui ad avere troppa influenza su Junko-chan. E visto che è lei il capo della baracca” comincia un attimo per poi fermarsi, guardandola di sbieco come a dire non è affatto vero ma per qualche strano motivo devo mantenere in piedi la farsa “è mio dovere, da buon braccio destro del boss, estirpare alla radice ogni causa di disturbo”.
Si volta nella mia direzione.
“Mi tocca… metterti a tacere. Per sempre. Possibilmente spargendo i tuoi organi per l’intero atrio”.
“Perché ho il sospetto che anche Ikusaba fosse ospite dello stesso ospedale psichiatrico della sorella?”
Se per te la sua dichiarazione d’intenti è un SOSPETTO…
Mukuro mi si avvicina lentamente e sorride. Quel sorriso da psicopatica che ha infestato i miei incubi da quando sono rinchiuso qui dentro.
“Mi spiace tanto, Naegi… kun” sottolinea ancora il vezzeggiativo in maniera sprezzante, “magari ci reincontreremo in un’altra vita.”
Spero proprio di no.
Come se mi avesse letto nel pensiero cambia espressione e con un gesto della mano mi aizza contro il suo stand: vorrei dire che ho deciso di accettare con onore la mia imminente dipartita, ma la realtà è che indietreggio trascinandomi con le mani sperando di ritardare il momento.
"AAAAAAAAAAAAAAAAH!"
E le urla di Komaeda non aiutano a mantenere una qualsivoglia parvenza di dignità.
Sto per arrendermi e diventare il croccantino di Fenrir quando... quando mi accorgo che i suoi morsi non arrivano. Nemmeno una zampata, un colpo di coda, una marcatura del territorio. Niente.
"Mukuro-ne, insomma!"
Junko ha fermato sua sorella, salvandomi.
Junko Enoshima la pazza.
"Te l'avevo detto che hai molto ascendente su di lei, capo."
Ah, ora non urli più come una bertuccia?
"Junko, di’ a Legione di lasciarmi!" urla la soldatessa, mentre lo stand di sua sorella la manovra come un burattino (divertendosi parecchio, aggiungerei); ci tengo a specificare che il braccio di Mukuro morso dallo stand di Celes è ancora parzialmente rinsecchito, e vederlo sbatacchiato così fa abbastanza senso. Yuck.
ROAR.
Ovviamente il pericolo non poteva essere del tutto scampato, se no che Ultimate Lucky Student sarei, giusto?
Fenrir è a pochi passi da me che ringhia, ma non si muove: sembra confuso, come se non sapesse come comportarsi senza la padrona a impartire ordini.
"Ehi bello, guarda cosa ho qui!"
Fenrir tende le orecchie e sposta la sua attenzione sulla voce alle mie spalle: Mondo, in piedi dietro di me, ha in mano una... pallina da tennis?
"Vuoi giocare con la pallina? Vuoi giocare?"
Lo stand per tutta risposta comincia a scodinzolare e saltellare in attesa che Oowada tiri la palla.
"Bravo cucciolone, vai a prendere la palla e portala a zio Mondo!" urla, lanciandola verso il corridoio che porta in palestra.
E Fenrir la insegue.
"...ho appena visto uno stand correre dietro a una pallina? Sul serio?"
Mi volto verso Mondo, che al mio sguardo stralunato risponde: "Che c'è? Mi piacciono i cani e avevo preso una pallina allo spaccio!", e quando lo stand di Mukuro torna con il bottino il nostro biker gli fa pure i grattini sulla pancia.
Ok, ho bisogno di una vacanza.
"Posso venire?"
No.
"Tanto vengo lo stesso."
“Per fortuna non c’è stato bisogno del mio intervento” sento alle mie spalle. Riconoscerei l’austera voce di Sakura fra mille, oramai.
“Ma eri pronta ad intervenire, vero?” le chiedo voltandomi, solo per il gusto di sentire la risposta affermativa.
“Certo che sì. Avevo detto che non le avrei permesso di farti del male”.
“Lo so, lo so. Volevo solo sentirtelo dire”.
“Si pone ora una questione più spinosa, però”.
“E quale?”.
“Cosa facciamo?”.
Oh. Ottima domanda, Kenshiro-chan.
Riportando il mio sguardo sulle sorelle Ikusaba la situazione non è mutata: Mukuro, ancora bloccata dai fili di Legione, continua a dimenarsi come una sardina che vuole ribellarsi al suo destino. Dietro di lei Junko sbuffa e la rimprovera, dicendole di non agitarsi troppo che poi le vengono prematuramente le rughe.
“Avanti Muku-neeee, fai la giravolta! Falla un’altra volta! Guarda in su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu!” canticchia mentre la giravolta gliela fa davvero fare.
Lo posso dire? Io un pochino ino ino ino ino ino ino ino ino ino di bene glielo voglio. Mi ha salvato la vita.
“Sì, ma devo ricordarti che si è lasciata un po’ troppo andare con Kyouko rischiando di farle la pelle”.
...e hai ben ragione anche tu.
Non è il momento adatto per delle considerazioni sul mio grado di coinvolgimento affettivo nei confronti di Junko Enoshima, paziente psichiatrico numero 148.
“Allora devi lasciarmi avvicinare a Naegi”.
“Uh? Perché?”.
“Hai detto che dovrei dare un bacio a chi voglio, giusto? Fatti i tuoi conti”.





“Capo, tu hai un po’ troppo successo con le ragazze ultimamente. Avrai mica cominciato ad assumere una certa pastiglietta blu a mia insaputa?”.
Aspetta una sessantina d’anni prima di rifarmi una domanda del genere.
“Fuori discussione, Muku-neeee. Fino a due minuti fa volevi ridipingere il pavimento con le sue interiora!”.
“Hai mai sentito il detto uccidi chi più ami?”.
“Uh? No”.
Io neanche.
“Per forza, lo abbiamo inventato durante il periodo in Fenrir. Avevamo quest’usanza di terminare a mani nude i commilitoni rimasti feriti in battaglia e…”.
Ok ok, ho sentito troppo. Mi tappo le orecchie.
Troppe informazioni in troppo poco tempo. Devo far ordine e catalogare per giungere a una soluzione soddisfacente.
Mi giro verso Kyouko, sperando che mi possa dare qualche dritta. Quando non dice nulla mi avvicino e le sussurro all’orecchio il problema che sto affrontando.
“Capisco” bisbiglia di rimando “La situazione è ancora abbastanza delicata al momento, non ci conviene muoverci avventatamente”.
“Per questo ti ho chiesto consiglio, sei la nostra migliore mente e troverai sicuramente la mossa più adatta”.
“Grazie per avermi adulato, Naegi-kun. Apprezzo. Beh, io penso che…”.
Questo discorso, come altri che si stavano svolgendo dietro di noi, vengono interrotti da un terrificante rumore di scarponi.
Cosa? Che succede?
Dal corridoio che porta alla zona d’ingresso irrompe una squadra di persone vestite di bianco.
“Junko Enoshima. Mukuro Ikusaba. La vostra vacanza nel mondo esterno è finita. È tempo di tornare alla casa di cura”.
"Tadashi! Hiroshi! Macciaooooooooooo! Quanto tempo!"
Vediamo Junko correre incontro ai nuovi arrivati - che, a giudicare dall'abbigliamento, sono medici -, abbracciandoli come fossero amici di vecchia data.
"Non sei cambiata neanche di una virgola, eh Junko?" commenta il più basso dei due, sistemandosi gli occhiali sul naso. "Sempre a ordire piani sgangherati con tua sorella, ma ti pare il caso?"
"Ma io mi annooooiooooo!" è l'infastidita, corrucciata risposta di Junko, broncio compreso.
Io, Kyouko e gli altri ci scambiamo l'ennesimo sguardo perplesso; poi prendo coraggio e chiedo conferma ai nuovi arrivati: "Scusate, voi... voi siete medici?"
"Hai indovinato, ragazzino" commenta l'altro, mentre prende in braccio l'altra sorella: "Dai Mukuro, ti fai ancora fregare dai trucchetti di Junko?"
"Non sono trucchetti, è il suo stand!" piagnucola quella che adesso è solo una pallida imitazione della terribile Super Soldatessa.
"Chiamala pure barzelletta..." è l'acido commento di Komaeda, detto ad alta voce; nessuno di noi se l'è sentita di contraddirlo.
"Ma quindi... è tutto finito? Così?"
"Vuoi che le liberi e le lasci fare, ragazzino?" mi chiede il tizio nerboruto, a cui mi affretto a rispondere negativamente: "Nonononono! È solo che..."
"Solo che...?" incalza il collega.
Noi tutti ci scambiamo l'ennesimo sguardo pieno di punti di domanda.
"È che per giorni ci hanno tenuti sul filo del rasoio..." confessa Sakura.
"E ci hanno fatti combattere tra di noi" aggiunge Mondo.
"E facevano terrore psicologico" ammette Aoi.
"E si sono comportate come le più inquietanti delle criminali" conclude Kyouko, aggiungendo quel tono di sarcasmo che alla (ormai ex?) Super Soldatessa non sfugge, a giudicare dal ringhio sommesso. E a proposito di versi animaleschi, Fenrir è ancora intento a giocare con la pallina, riportandola a Mondo.
"Ma i medici pare non se ne siano accorti... evidentemente non sono portatori di stand" commenta Komaeda.
E pare liquidino la questione come fossero solo voci o visioni.
...improvvisamente mi viene un dubbio terribile.
Per l'ennesima volta io e i miei compagni di sventura ci guardiamo.
Direi che abbiamo pensato tutti la stessa cosa.
“Nononononononononononono. Io penso, quindi esisto”.
Sei un po’ troppo pigna in quel posto, però.
“Appunto. Non è forse la miglior conferma del fatto che non sono un parto della tua mente malata?”.
E poi, in effetti, quante probabilità ci sono che tutti noi soffriamo dello stesso disturbo schizoide che ci porterebbe ad avere gli amici invisibili?
“Ecco, vedi? Siamo a posto”.
Sì, siamo a posto. Forse.
Poi, casualmente, mi metto a guardare le Ikusaba che vengono trascinate via. Mukuro è silenziosa e cerca di dare ancora quell’immagine sanguinaria e mortale di sé, fallendo malissimo; Junko invece fa i capricci, come suo solito.
“Ma ma ma ma… sono contenta di vedervi, eh! Contenta! Però non potete farmi lasciare indietro i miei nuovi amici!”. E ci indica.
Noi? I tuoi nuovi amici? Meno droga nel caffé, per favore.
“E sentiamo, perché non potresti?” le chiede quello che mi pare si chiami Hiroshi.
“Perché non ho ancora fatto combattere tutti i loro stand!”.
A parte che non è vero. Comunque a nessuno importa.
“Oh, quindi anche loro possiedono il tuo fantomatico spirito che noi comuni mortali non saremmo in grado di vedere?”.
“Certo! Mostrateglielo, per favore!”.
“No, non serve. Ci credo. Ci credo”.
Lo sguardo da se potessi vi porterei via tutti assieme a lei pare raccontarla diversamente.
“Capooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!”.
Urgh. Per essere qualcosa che potrebbe non esistere fai un casino infernale.
“Va bene Junko” si intromette l’altro mentre le infila la camicia di forza “hai ragione, tutto quello che vuoi. Ora però prendi le medicine”.
“Sìììììì! Buone le medicine!”.
Kyouko mi si avvicina e mi dice a bassa voce: “Vedendo il livello di pazzia in cui sono cadute quelle due, devo dire che un po’ di dubbio comincio ad averlo anch’io. Ma anche se fosse devo ringraziarle, perché è solo grazie a quelle due matte che ti ho conosciuto. E quello che ci è successo, vero o falso che sia, mi ha permesso di scoprire quanta forza e quanta nobilità d’animo si nascondono nei tuoi trenta centimetri d’altezza”.
Oh insomma, la smettete di sfottermi solo perché sono basso?
...comunque grazie per i complimenti.

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