As Long As We're Together

di SunlitDays
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** As Long As We're Together ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa di Jackson ***
Capitolo 3: *** Di Cortei e Penne in Ostaggio ***
Capitolo 4: *** Splash ***



Capitolo 1
*** As Long As We're Together ***



One Hundred Alternative Universes
 
Raccolta di fanfiction scritte per la challenge 100AU indetta dal campmezzosangue. Ogni fic seguirà un prompt e tutte saranno rigorosamente AU. Vi avverto già da ora che la maggior parte saranno Percabeth, ma non escludo che possa scrivere di altre coppie, dipende un po' da come mi gira. Per ora il rating lo lascio verde, ma è probabile che salirà. Dubito fortemente comunque che possa arrivare oltre all'arancione.
Se volete partecipare anche voi all'iniziativa, potete trovarla anche sul forum di EFP e sulla nostra pagina FB.


I CENTO PROMPT AU

#1 Ti ho salvato da un annegamento!AU

#2 Mi sono infiltrato in casa tua alle due di notte perché ero ubriaco e pensavo fossa casa mia!AU

#3 Sono un venditore porta-a-porta per favore compra qualcosa!AU

#4 Ho afferrato il bagaglio sbagliato all’aeroporto!AU

#5 lo so che ci odiamo, ma un matrimonio sarebbe conveniente per entrambi!AU

#6 Ti ho accidentalmente versato una pozione d’amore!AU

#7 Quando ho chiesto un passaggio con BlaBlaCar non pensavo che il conducente sarebbe stato così tosto!AU

#8 Sono un tuo ammiratore segreto e ti lascio bigliettini anonimi!AU

#9 Scusa, ma c’ero prima io in fila!AU

#10 Non ci conosciamo ma fingiamo di stare insieme perché qualcuno mi sta importunando!AU

#11 Bloccato in autostrada a fare l’autostop!AU

#12 Richiusi in quarantena e ci annoiamo!AU

#13 Faccio di tutto per scoprire l'identità di questo supereroe e tu cerchi di depistarmi perché in realtà sei tu!AU

#14 Sono entrato in un taxi solo per scoprire che era già occupato!AU

#15 Ho chiamato il numero sbagliato!AU

#16 Sono entrato nell’auto sbagliata OMG che vergogna, ma già che ci sei perché non mi dai un passaggio!AU

#17 Ho trovato un portafogli e la mia Impresa è trovarne il proprietario e restituirlo!AU

#18 Sono un artista di strada e tu ti lamenti perché suono sotto casa tua di notte!AU

#19 Ti ho sgamato mentre guardavi porno!AU

#20 Siete la mia band preferita e scrivo fic p0rn su di voi!AU

#21 Coinquilini impiccioni e sciatti!AU

#22 Vecchi amici d’infanzia che si rivedono dopo anni!AU

#23 Facciamo per caso cosplay di una ship popolare!AU (PLOT TWIST: è la nostra NOTP) [Percabeth - Verde]

#24 Siamo seduti vicino in aereo e ti prego potresti evitare di vomitarmi addosso!AU

#25 Ci siamo scambiati per sbaglio i cellulari!AU

#26 Siamo entrambi concorrenti in un reality show e fingiamo di stare insieme perché il pubblico ci shippa!AU

#27 Sono una wedding planner e proprio il matrimonio del mio ex mi doveva capitare!AU

#28 Ho imparato la lingua dei segni per comunicare con te!AU

#29 Modella professionista e fotografo alle prima armi!AU

#30 Scusa se ti ho investito!AU

#31 Pomiciamo e poi scopro che sei il ragazzo della mia coinquilina!AU

#32 Sto citando ad alta voce l'ultimo libro di una serie e ti faccio spoiler!AU

#33 È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie!AU (Età Vittoriana!AU)

#34 Io sono un Partigiano e tu un fascista!AU (Italia durante la Seconda Guerra Mondiale!AU)

#35 Io sono il sangue del drago!AU (Trono di Spade!AU)

#36 Il tuo cane ci sta provando con il mio!AU

#37 Sono depresso e decido di chiamare un hotline!AU

#38 Sei il mio soulmate ma io sono innamorato di un altro!AU

#39 Sono un Magonò e la tua famiglia Purosangue non mi accetterebbe mai!AU (Harry Potter!AU)

#40 Al mio segnale, scatenate l'inferno!AU (Impero romano!AU)

#41 Sono un Elfo, non guardarmi le orecchie ché mi vergogno!AU (Il Signore degli Anelli!AU)

#42 Forse la vita dovrebbe essere qualcosa di più della semplice sopravvivenza!AU (The 100!AU)

#43 Sono un attivista e sto cercando di convertirti alla causa!AU [Perachel - Verde]

#44 Stiamo occupando la scuola ma tu sei una guastafeste!AU

#45 Tutti i nostri amici sono ubriachi e noi no!AU

#46 Siamo insieme da tre mesi e solo ora mi  dici che sei un werewolf!AU

#47 Scusa, vicino, potresti far abbassare la voce alle tue donne mentre fate sesso!AU

#48 Cavaliere in armatura scintillante e dama in pericolo!AU

#49 Facciamo con riluttanza squadra contro l’apocalisse Zombie!AU

#50 Sono un vampiro e il tuo odore mi fa uscire di testa!AU (Twilight!AU)

#51 I mostri hanno attaccato la Terra e l’unico modo per salvare l’umanità è a bordo di robot giganti pilotati da due persone che devono effettuare un’unione mentale!AU (Pacific Rim!AU)

#52 Il mio timer si è fermato appena ti ho visto!AU (Soulmate!AU)

#53 Mi serve un avvocato e tu sei il migliore!AU

#54 Sono un Vichingo e ti ho saccheggiato la nave!AU

#55 Sono un classico dandy dell’Età della Reggenza e tu solo una sciocca ragazza della bassa borghesia!AU

#56 Sono un poliziotto e tu una giornalista invadente e non dovrei proprio darti nessuna informazione sul nuovo omicidio!AU

#57 Sei una wannabe attrice e io un direttore teatrale che sta perdendo la pazienza e la salute!AU

#58 A causa di un errore del computer, X e Y diventano compagni di stanza al college!AU

#59 X vuole vedere il mondo di Y, come vive e cosa fa di solito, e finiscono per trascorrere una notte in prigione!AU

#60 Frequento il corso di yoga solo per guardare quanto è flessibile l’istruttrice!AU

#61 Sono un cacciatore di taglie e tu la mia preda!AU

#62 Sono una spia segreta e fingo di esserti amico solo per avere informazioni su tuo padre!AU

#63 Ci siamo conosciuti in un Sexy Shop e adesso abbiamo paura di far sesso perché entrambi siamo convinti che l’altro ha degli strani kink!AU

#64 Non sono un guardone ma forse è meglio se chiudi le tende quando ti spogli!AU

#65 Ci siamo lasciati ma non ho mai cambiato i contatti di emergenza e adesso sono in ospedale e hanno chiamato te!AU

#66 Io sono un angelo e tu un demone!AU

#67 Ti ho colpito sulle palle durante un partita a paintball e o mio dio mi dispiace tanto!AU

#68 Viviamo in un mondo distopico dove il proprio partner viene scelto dalla società!AU (Matched!AU)

#69 Sono un ammaestratore di draghi e ti proverò che sono delle creature pacifiche!AU (Dragon Trainer!AU)

#70 Quella spogliarellista ha un aspetto familiare OMG sei tu!AU

#71 Sei una cheerleader e io un punk e viviamo in due mondi diversi!AU

#72 Ero uno zombie e sono stato “ri-animato” ma tu mi tratti come se fossi ancora un mostro!AU (In the Flesh!AU)

#73 Sono l'insegnante di suo figlio e chiamo per parlarle della sua condotta, also verrebbe a cena con me!AU

#74 Sono un guerriero Acheo e tu Troiano e stiamo combattendo la Guerra di Troia!AU

#75 Ho incontrato il mio boss stronzo al bar ma ho scoperto che è alquanto cool!AU

#76 Non era mia intenzione toccarti il culo, è solo che l’autobus è affollato, non è colpa mia ok!AU

#77 Sono andato a pesca e ho accidentalmente pescato una marmaid!AU

#78 Ho appena commesso un crimine e ho bisogno di usarti come ostaggio!AU

#79 Sei il bastardo che parcheggia sempre davanti al mio portone e per dispetto ti graffio l’auto!AU

#80 Sono andata casualmente indietro nel tempo e mi sono innamorata di te, peccato che tu sia un barbaro!AU

#81 Ho urgente bisogno che tu mi aggiusti il computer ma per piacere non giudicarmi per la mia cronologia!AU

#82 Lavoro sulla nave da crociera dove stai passando le vacanze!AU

#83 Ci raccontiamo le nostre esperienze sessuali in sala d'attesa mentre aspettiamo il nostro turno dal terapista sessuologo!AU

#84 Ho abbracciato da dietro la persona sbagliata!AU

#85 Celebrità in fuga e cittadino comune confuso!AU

#86 Bloccata in un ranch a pulire cacca di cavallo ma non importa perché quel cowboy è un figo da paura!AU

#87 Ci siamo sposati a Las Vegas ma siamo dei perfetti estranei!AU

#88 Ma, agente, non stavo facendo nulla di male, stavo solo fumando una canna, vuole fare un tiro!AU

#89 Sono un alieno e ti ho rapita e cavolo spero che non tutti gli umani siamo pazzi come te!AU

#90 Sono andato a letto con te per una scommessa ma mi è piaciuto tanto e vorrei continuare a vederti!AU

#91 Siamo in biblioteca per studiare ma c'è qualcuno che sta facendo sesso selvaggio dietro gli scaffali e i nostri sguardi si incontrano e sta cominciando a fare davvero caldo qui vero!AU

#92 Oops sono entrata per sbaglio in un camerino occupato!AU

#93 Ciao sono uno scienziato e ti ho trasformato in un cyborg!AU (steampunk!AU)

#94 X è un medium e Y un fantasma!AU

#95 X è un angelo custode e Y vuole morire!AU

#96 X è un dio della morte pasticcione e Y un incidente di percorso!AU

#97 X rischia di perdere la casa perché la compagnia di Y vuole comprare il terreno!AU

#98 Sono un artista e mi serve un modello vuoi posare per me!AU

#99 Non sto veramente male ma il nuovo medico è così bello che ho scoperto di avere un’allergia dal nome impronunciabile!AU

#100 Ho sbagliato numero di telefono e ti ho appena raccontato dei dettagli imbarazzanti spero di non conoscerti!AU

Credit: XXX

NON RIUSCIRO' MAI A FILLARLI TUTTI AIUTO

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Capitolo 2
*** Tutta colpa di Jackson ***


Titolo: Tutta colpa di Jackson
Prompt: #23 Facciamo per caso cosplay di una ship popolare!AU (PLOT TWIST: è la nostra NOTP)
Ship: Percabeth
Rating: Verde
Warning: Cosplay!AU
Wordcount: 546 (fdp)
NdA: scritta per l’iniziativa 100AU indetto dal campmezzosangue, prompt #23. Mi faceva troppo ridere e ho deciso di cominciare con questo. Tra l’altro Cosplay!AU mi era già stato promptato tempo fa da kuma_cla.

 

«Oh. Miei. Dei. Cosa ci fai tu qui, Jackson?»

«Io? Che ci fai tu qui? Pensavo che queste cose fossero al di sotto della perfettissima Annabeth Chase.»

Annabeth alzò il mento e assunse un’aria di sufficienza, affermando consapevolmente l’affermazione dell’altro. Il fatto era che Annabeth odiava con tutte le sue forze Percy Jackson e non riusciva a evitare a se stessa di comportarsi puerilmente in sua presenza. Semplicemente, Jackson riusciva a far nascere in lei i sentimenti più beceri e immaturi. Era lui a contagiarla, davvero. Annabeth si era sempre considerata una ragazza assennata e matura, con una propria opinione su tutto e la capacità di comprendere quando era il momento di esporle, le sue opinioni. La sua mente, analitica e acuta, le dava un certo vantaggio sugli altri, ne era consapevole, e non aveva mai negato di peccare di presunzione e saccenteria. Eppure, generalmente Annabeth andava d’accordo con tutti, era ben amata dal corpo studentesco (la sua nomina di rappresentante d’istituto ne era la prova), e scansava senza troppa fatica gli individui mediocri e ignoranti che popolavano la sua scuola.

Ma non Percy Jackson. Quel ragazzo aveva la capacità innata di irritarla come acido nelle vene; le veniva la pelle d’oca, i peli le si rizzavano, il cuore le pompava nel petto nel tentativo di espellere tutto il veleno che la sola presenza di Percy Jackson generava.

«Partecipo al New York Comic Con da anni, Jackson. Di’ la verità: pensavi fosse una di quelle stupide feste a tema dove dopo un paio di bicchieri di alcol scadente vi strusciate a vicenda a ritmo di mediocri canzoni pop, vero?»

Jackson assunse un’espressione a metà tra l’offeso e l’arrabbiato, e la finta cicatrice attorno all’occhio sinistro lo fece somigliare in modo impressionante al personaggio che stava rappresentando. «So benissimo cos’è il New York Comic Con, grazie tante, Nerdabeth

Annabeth stava per rispondere a tono, quando un gruppo di ragazze si frappose tra loro.

«Oh my God! È Zutara!»

«Zutara OTP per sempre!»

Decine di cellulari puntarono su di loro e solo allora Annabeth si rese che lei e Jackson avevano formato inconsapevolmente una ship famosa. «Ti sei vestito da Zuko! Come hai potuto!»

«Cosa? Adesso è vietato? Dovevo forse consultare prima la saggia Annabeth Chase?» Poi la guardò meglio, dall’alto in basso, e aggiunse: «Figuriamoci. Ovvio che tu dovevi fare cosplay con Katara. Annabeth Perfettissima Chase doveva scegliere un personaggio perfettino come lei.»

«Che hai da dire? Katara è un personaggio bellissimo e — smettetela di fotografarci voi!»

«Seee,» strascicò Jackson. «Zutara è la mia NOTP.»

«… Non mi piace per niente come coppia— Hai appena usato il termine NOTP?»

«Vuoi farmi la ramanzina sul fatto che non sia un termine approvato dal SAT? Perché, ti giuro, Chase—»

«Zutara è anche la mia NOTP.»

«… Oh, be’. Okay.»

«Questo non cambia niente. Ti odio lo stesso.»

«Preferisco leggere un miliardo di fanfiction Zutara piuttosto che stare nella stessa stanza con te. E sono dislessico.»

«Il sentimento è reciproco.»

 

Il giorno dopo, sul web giravano molte foto con Zuko e Katara che nel giro di poche ore diventarono virali. Le fan erano in visibilio e non riuscivano a smettere di esprimere quanto fossero perfetti quei due insieme e quanto li “shippassero”, ed era tutta colpa di Jackson, davvero.


NdA2: Eh… Zutara è la mia NOTP nel fandom di Avatar, sorry se siete dei fan D:

 

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Capitolo 3
*** Di Cortei e Penne in Ostaggio ***


Titolo: Di Cortei e Penne in Ostaggio
Ship: Percy/Rachel
Rating: verde
Warning: AU
Wordcount: 1075 (fdp)
NdA: scritta per la challenge 100AU con il prompt #43 Sono un attivista e sto cercando di convertirti alla causa!AU e in risposta a tutto l’odio che Rachel e la Perachel ancora ricevono.

 

Dedicata a tutte le Rachel/Perachel haters

 

Percy era convinto che le Parche avessero creato un complotto cosmico perché ogni mattina facesse tardi a lavoro.

Le immaginava sedute su vecchie e flosce poltrone, le loro mani raggrinzite e nodose che filavano e attorcigliavano il filo della sua vita. Poteva quasi sentire le loro voci rauche gracchiare: «Allora, Cloto, come roviniamo stamattina la vita di Percy Jackson?», «Be’, Lachesi, pensavo a una bella ruota bucata. L’altra volta è stato uno spasso. Che ne dici, Atropo?», «Mah, di nuovo? E poi oggi c’è il sole. Metà del divertimento sta nel vederlo arrancare con il cric sotto un torrente di pioggia. Pensavo piuttosto… a un corteo.»

«Già, ridete pure, brutte vecchie decrepite!» Dette un pugno di frustrazione allo sterzo e per sbaglio suonò il clacson. I manifestanti che circondavano la sua auto si girarono a guardarlo, i loro sguardi sembravano dire: suona pure quanto vuoi, idiota, tanto da qui noi non ci muoviamo.

Percy abbassò la testa; ci mancava solo che un gruppo di attivisti decidesse di strangolarlo con i loro striscioni.

Mise la marcia in folle e tirò il freno a mano, la sua mente già piena di possibili scuse da dare al suo capo. Dei, questo era il terzo ritardo quella settimana, ed era solo mercoledì. Non aveva nemmeno la radio con cui distrarsi perché il mese scorso ci aveva accidentalmente versato del caffè ed ora non funzionava più (per la cronaca: ho perso tempo a cercare invano di asciugare tutto il caffè trapelato nella radio non è una buona scusa da dare al capo).

Pensò di mandare un messaggio ad Annabeth per distrarsi, ma sapeva già come gli avrebbe risposto la sua migliore amica (se solo guardassi il telegiornale ogni tanto, avresti saputo che oggi c’era un corteo!) e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era di un’altra ramanzina, oltre a quella che avrebbe ricevuto appena entrato in ufficio.

I manifestanti intonarono un coro di protesta contro la disoccupazione giovanile, o forse la nuova riforma scolastica, o magari sul maltrattamento che ricevono i gattini quando i padroni fanno loro foto buffe da mettere su internet; chi poteva mai saperlo. Percy sapeva solo che entro quel pomeriggio si sarebbe trovato anche lui con uno striscione in mano a chiedere un lavoro.

Le sue dita cominciarono a tamburellare sullo sterzo a ritmo dei cori, ma era più un tic nervoso che un modo per sentirsi vicino alla causa.

Stava calcolando quanti morti avrebbe fatto se avesse ingranato la prima e premuto sull’acceleratore, quando lo sportello del passeggero si aprì e una ragazza si sedette in macchina.

Ora, come regola generale, per Percy non era un problema avere una rossa mozzafiato nella sua auto, anzi proprio il contrario: avrebbe voluto che capitasse più spesso. Ma se la summenzionata rossa mozzafiato entrava nella tua auto come se le appartenesse, sbattendo la portiera talmente forte da far tremare i vetri, e indossando dei jeans stracciati e macchiati di pittura e una t-shirt con su scritto I’M A FEMINIST, DEAL WITH IT, senza contare il fatto che non l’avevi mai vista prima, allora la cosa cominciava a farsi preoccupante.

«Ehm...» farfugliò Percy.

«Tieni, firma!» Gli schiaffò un foglio di carta in faccia e prima che Percy potesse aprire la bocca per chiederle cosa fosse (o per gridare aiuto), lei aveva già aperto il vano portaoggetti e ci stava frugando dentro.

«Cosa fai? Quella è la mia roba!» strillò indignato.

«Cerco una penna, no?» Lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Per la barba del profeta, questa macchina è un disastro!» E per sottolineare le sue parole, sventolò una piuma di piccione che aveva trovato sul cruscotto e calpestò alcuni fogli che si trovavano sotto i suoi piedi.

«Be’, scusa tanto. La prossima volta la terrò pulita nel caso una pazza decida di intrufolarsi nella mia macchina e mettere le mani nelle mie cose.»

La ragazza gli fece l’occhiolino. «Ti piacerebbe che mettessi le mani nelle tue cose, vero? Aww! Che tenero! Sei arrossito.» Gli pizzicò la guancia e tornò a frugare nel vano portaoggetti, come se non lo avesse profondamente mortificato.

«Senti… ecco, ce l’ho qui.» Cercò la penna nel taschino interno della giacca, prendendosi un paio di attimi per ridarsi un contegno.

«Non ti facevo un tipo da penna sempre in tasca» commentò lei.

Percy si fece coraggio e la guardò per bene. Aveva le guance screpolate dal sole, tante lentiggini punteggiavano il piccolo naso e si estendevano sulle sue gote, i suoi occhi verdi erano ridenti e maliziosi e i suoi riccioli rossi e spettinati erano tenuti su disordinatamente da una matita. «Sono anni che cerco di liberarmene,» riuscì a rispondere. «Ma in qualche modo riesce sempre a tornarmi in tasca.»

«Vedi? È stato il Fato! Anche lui vuole che tu firmi quel foglio.»

«Cosa dovrei firmare?»

«È un contratto in cui accetti di diventare il mio schiavetto sessuale per tre mesi. Sarai la mia personale Anastasia Steele.»

Percy rimase a bocca aperta.

Lei rise. «Ma no, scemo. È una petizione. Firmando ti dichiari contrario alla costruzione del nuovo centro commerciale.»

Percy batté le palpebre più volte, non sapendo bene da dove cominciare per spiegare quanto fosse assurda quella situazione. «Ma-ma io… io non sono contrario.»

«Certo che lo sei!» esclamò lei alzando gli occhi al cielo. «Per la costruzione di questo centro commerciale dovranno disboscare dieci ettari di terreno. Una strage! Non vuoi mica che centinaia di uccellini perdano il loro nido, vero?» Lo disse con lo stesso tono che una persona normale avrebbe usato per dire: non vorrai mica rubare il gelato a quell’orfanello, vero?

«No, certo che no» si sentì in dovere di rispondere Percy.

«Percy Jackson» sussurrò la ragazza, leggendo dalla sua spalla. Era troppo, tremendamente, vicina. Odorava di mele e di pittura ad odio. La firma gli uscì un po’ obliqua.

«Scrivi anche il tuo numero di cellulare.»

«Dice che è facoltativo.»

«Scrivilo lo stesso.»

Percy ubbidì.

«Perfetto!» esclamò lei, sfilandogli il foglio dalle mani. «È stato un piacere, Percy Jackson. Io sono Rachel Elizabeth Dare e ho la tua penna in ostaggio.» Gli agitò la penna sotto al naso e, così com’era entrata, uscì.

Due secondi dopo, Percy aveva il cellulare in mano.

Percy: Bloccato nel traffico del corteo. Lavoro perso di sicuro. Un ragazza mi è piombata addosso e ha preso in ostaggio la mia penna.

Annabeth: ...

Annabeth: Beh? Le hai chiesto il numero almeno?

Percy: no, ma credo che lei abbia il mio.

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Capitolo 4
*** Splash ***


Titolo: Splash
Ship: Percy/Annabeth
Rating: Giallo
Warning: Superhero!AU
Wordcount: 2420 (fdp)
NdA: scritta per la 100AU indetta dal campmezzosangue col prompt #13 Faccio di tutto per scoprire l'identità di questo supereroe e tu cerchi di depistarmi perché in realtà sei tu!AU
Il nome da supereroe di Percy è un'idea della mia metà, ed è anche lo stesso del titolo perché I'm so creative!
Un ringraziamento speciale va a kuma_cla per il betaggio veloce <3


«Dove sei stato? Ti sei perso una battaglia e-pi-ca. Splash ha fermato una rapina in banca. Erano otto contro uno ed erano armati fino ai denti. Splash è riuscito a schivare tutte le pallottole con il suo famoso scudo d’acqua. È stato così…Ah! Ma poi uno dei rapinatori lo ha ferito alla gamba con una lama da quindici centimetri. Più o meno. È successo tutto così velocemente e c’era così tanto sangue. Spero stia bene. Sono riuscita a scattare delle foto favolose. Guarda! Ovviamente l’acqua ha lavato via tutte le tracce e il sangue. Come sempre. Però il mio contatto della scientifica dice che con ogni probabilità questa volta potranno rilevare il suo DNA. Ci pensi? Potremmo scoprire l’identità di Splash, ma mi fa così rabbia, così rabbia, non essere io a scoprirlo per prima. Guarda questa foto. Si vede benissimo il suo profilo che si staglia dietro questo muro d’acqua e—»

«Okay. Okay. Respira, Annabeth» la interruppe Percy, con una risata tremolante. Aveva il respiro corto e gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Il dolore alla coscia destra era lancinante. Sperò con tutte le sue forze che Annabeth non notasse che stava favorendo la gamba sinistra.

Era un’ottima osservatrice, Annabeth. Quando la sua mente non era offuscata da pregiudizi e da inspiegabili infatuazioni.

La loro “relazione”, se così la si poteva chiamare, era nata poco più di un anno prima, quando Percy stava cominciando a realizzare che il rischio di essere scoperto era molto più grande di quanto avesse immaginato all’inizio della sua “carriera da supereroe”.

Annabeth Chase era presidente del consiglio studentesco e in gara per diventare la valedictorian del loro anno. Sempre vestita a puntino e con voti mai più bassi della A+, nessuno, tanto meno Percy stesso, avrebbe mai immaginato che lei e il peggior studente che avesse mai varcato la soglia della Goode potessero diventare amici. O per meglio dire: Partner Nella Scoperta Dell’Identità di Splash.

Doveva ammettere di esser stato alquanto incauto duranti i primi tempi da supereroe. Aveva passato la pubertà alternandosi tra febbri alte e attacchi di rabbia incontrollata, mentre il suo corpo si abituava ai suoi nuovi poteri. La sua situazione familiare e l’incapacità dei medici di fare una diagnosi accurata del suo malessere non aiutavano. È la pubertà, dicevano, unita al suo Disturbo dell’Attenzione e Iperattività e allo stress scolastico. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. È sano come un pesce.

Ma Percy sapeva che gli stava succedendo qualcosa; il suo corpo stava cambiando in modi del tutto diversi dai normali mutamenti morfologici dei suoi coetanei. Se non era a letto delirante a patire gli spasmi che gli scuotevano il corpo, era a Central Park a cercare di consumare un’interminabile quantità di energie. La sua iperattività sembrava essere arrivata alle stelle, e passava i giorni in continua frustrazione perché erano tutti così lenti e rumorosi.

Solo compiuti quattordici anni, quando il suo corpo finalmente si assestò, e dopo un increscioso incidente con il suo padrino Gabe, pace all’anima sua (ma anche no), i primi sospetti cominciarono ad affiorargli nella mente.  

Improvvisamente era tutto più nitido, i suoi occhi riuscivano a vedere lontano e a cogliere ogni minimo particolare, ma la sua mente si era abituata a soffermarsi solo sulle cose importanti e a scartare quelle irrilevanti. Non soffriva più di mal di testa dovuti al volume troppo alto, ma aveva imparato a sintonizzarsi su un suono particolare e ignorare tutti gli altri. Si era reso conto che non erano gli altri ad essere troppo lenti, ma lui a essere troppo veloce.

Ma più di tutto questo, era stato lo sguardo angosciato di sua madre e il modo in cui gli accarezzava i capelli e sussurrava passerà presto a convincerlo di non essere normale.

Era stato un po' arrabbiato con lei. PERCHÉ NON ME LO HAI MAI DETTO? aveva urlato alla sua confessione. Ma un attimo dopo si era sentito un verme, non riusciva mai a essere arrabbiato con sua madre per più di qualche minuto e poi aveva dovuto ammettere che aveva ragione, come sempre: non c'era alcuna sicurezza che Percy avrebbe ereditato da suo padre quel particolare gene che gli potenziava i sensi, gli dava riflessi e velocità notevoli e la capacità di manipolare l'acqua. Non volevo che tu dovessi affrontare una tale delusione se i tuoi poteri non si fossero manifestati.

E, aveva aggiunto Percy nella sua mente, non volevi che io provassi ancora più rancore verso un uomo che ci ha abbandonati nonostante la possibilità che io potessi ereditare i suoi poteri.

Dopo un breve periodo di confusione, arrivò la realizzazione: PORCA BUBOLINA, HO I SUPERPOTERI!

Sua madre non faceva che ripetergli di stare attento, di non dirlo a nessuno e, per favore, muoviti più lentamente che mi fai girare la testa.

Non era stato facile. Percy era già una persona iperattiva e impaziente di natura e muoversi secondo i tempi delle persone normali era una tortura.

E poi... che senso aveva? Perché era nato con tali poteri se non poteva utilizzarli per far colpo sulle ragazze sul campo di basket?

Nel giro di pochi giorni era diventato il freshman più popolare della scuola, i ragazzi più grandi lo ritenevano abbastanza cool da permettergli di sedersi con loro alla mensa, e le ragazze gli facevano il filo. Durò circa tre mesi, finché, in uno dei suoi esperimenti, fece scoppiare tutte le tubature della scuola. Fu un disastro e Percy ci guadagnò un'espulsione e un'estate ai servizi sociali.

Col senno di poi, fu una benedizione.

Fu nella casa di riposo dove era costretto a passare quattro ore al giorno per cinque giorni alla settimana che conobbe il veterano di guerra Chirone. Il suo nome vero era alquanto comune e banale; si faceva chiamare così perché aveva allenato molti eroi nazionali. Ovviamente, si trattava di eroi molto diversi da Percy, eppure gli era bastato guardarlo negli occhi per coglierne il potenziale.

Sorprendentemente, Percy si scoprì eccitato ogni volta che tornava alla casa di riposo. Durante quell’eclettica estate, Chirone gli aveva insegnato tutto ciò che un adolescente con superpoteri doveva imparare: a contenerli e usarli quando ne aveva bisogno, a dosare la sua forza e, cosa che si rivelò molto utile negli anni a venire, a cancellare tutte le tracce del suo passaggio. Ma, soprattutto, ad usarli per il bene comune.

Settembre arrivò prima del previsto, e Percy varcò la soglia della nuova scuola con il proposito di finirla e una tuta in spandex sotto i vestiti.

Il suo primo lavoro da supereroe fu fermare uno scippo. Il giorno dopo la stampa locale già parlava di quest’uomo mascherato che girava per la città al servizio dei deboli. Dopo un mese sul web giravano già teorie complottiste e i media amavano speculare su di lui.

Percy, dal canto suo, viveva le giornate tra scuola e studio e le notti a pattugliare la città.

Si sentì molto indignato e non poco imbarazzato quando una mattina sua madre gli mostrò la prima pagina del New York Times: Splash colpisce ancora.

«Splash?! SPLASH?! Non potevano inventarsi un nome un po’ più dignitoso, tipo SuperCool?»

Il turismo aumentò vertiginosamente, perché tutti desideravano incontrare l’elusivo supereroe, e, invece di sentirsi scoraggiati, i malviventi raddoppiarono i loro sforzi.

Percy scoprì molto presto che un supereroe, oltre ai delinquenti, doveva combattere anche giornalisti, polizia, servizi segreti e gente semplicemente impicciona. Avrebbero dovuto come minimo pagarlo.

Non avrebbe mai immaginato che Annabeth Chase sarebbe entrata nell’equazione come il pericolo maggiore per la sua identità.

Un pomeriggio era andato a casa sua per un progetto a loro assegnato e, entrato nella sua camera, la sua supervista aveva subito individuato l’enorme mappa di New York dove la ragazza aveva segnato tutti i posti dove era stato avvisato Splash, articoli di giornali sparsi ovunque e note su note su possibili speculazioni: erano molto più accurate di quelle della polizia locale.

Annabeth era arrossita, ma il suo sguardo era rimasto quello fermo e fiero che la contraddistingueva. Con occhi che brillavano di eccitazione, aveva cominciato a blaterare di vortici d’acqua e uomini mutanti e tu non puoi nemmeno immaginare quanto la nostra società abbia bisogno di un eroe.

Percy si era finto un fan di Splash (e non era stato mica difficile, in fondo, era SuperCool, no?) e le promise di aiutarla a smascherare la sua identità. In realtà voleva tenerla sotto controllo e depistarla.

Innamorarsi di lei era stato solo un effetto collaterale.

Ciò che frustrava Percy a non finire era il fatto che Annabeth aveva una folle e palese cotta per Splash, il che stava a significare che i suoi sentimenti erano ricambiati, e allo stesso tempo no.

Era davvero incredibile come una ragazza brillante come Annabeth non avesse mai collegato le misteriose scomparse di Percy con gli avvistamenti di Splash, o che non lo avesse ancora mandato a quel paese nonostante il suo contributo nella loro partenership era inutile se non controproduttivo. Al contrario, continuava a cercare la sua presenza ogni volta che c’era una svolta nella ricerca, e solo per questo. Percy stava cominciando a provare risentimento verso il proprio alter ego.

Era evidente che Annabeth fosse della convinzione che Splash fosse un tipo figo e magari ricco e non un pezzente che a stento riusciva a mantenere la sufficienza a scuola.

Ora, più di un anno dopo, Annabeth si girò a guardarlo con guance arrossate e occhi che brillavano, come capitava ogni volta che si vedevano. Percy non si fece illusioni: era solo a Splash che pensava.

«Oh, Percy! È stato strepitoso, avresti dovuto vedere come… non ti senti bene?»

Evidentemente i suoi sforzi di apparire naturale erano falliti.

«Deve essere quest’influenza che sta girando» rispose, tossendo per sembrare più convincente.

Annabeth gli si avvicinò e gli posò un palmo sulla fronte. «Sei gelato. E stai sudando. Dovresti stare a letto.» Gli accarezzò i capelli e Percy desiderò tanto stendersi accanto a lei e dormire con il viso affondato nel suo collo.

Era stato stupido presentarsi da lei. Dopo la rapina in banca, era corso a casa a fasciarsi alla bell’è meglio la ferita e subito era uscito di nuovo per andare da Annabeth. Sapeva che la quantità di sangue che aveva perso lo avrebbe messo in pericolo, e non solo fisico. La scientifica aveva molti mezzi per rilevare prove e DNA (non era davvero l’epoca migliore per fare il supereroe in incognito) e se c’era qualcuno in grado di affermare i suoi sospetti e informarlo sulle scoperte della polizia era proprio Annabeth.

E poi aveva voglia di vederla, ma questo non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.

«Volevo sapere cosa avevi scoperto» disse sincero.

Annabeth alzò gli occhi al cielo. «Potevi scoprirlo con tutta calma domani a scuola.»

Lo guidò sul suo letto a una piazza e mezzo e, sorprendentemente, si stese al suo fianco. Continuò a parlargli degli avvenimenti di quel giorno, ma con voce più bassa e dolce dal solito.

Percy tentò di prestare attenzione, ma la mano che gli accarezzava lentamente i capelli lo distraeva e la sua mente iperattiva cominciò a divagare e a sognare un mondo in cui non esisteva alcuno Splash e Annabeth Chase era innamorata di Percy Jackson.

Era stanco… così stanco di combattere e nascondersi…

«E adesso non mi stai nemmeno ascoltando» sussurrò.

Percy aprì gli occhi. Si alzò sui gomiti e la guardò dall’alto. I suoi riccioli biondi ricadevano scomposti sul cuscino. Il suo sorriso era lieve e dolce. Sarebbe stato così facile baciarla. Ma non lo fece, perché senza la sua maschera Percy Jackson era un codardo.

«Cosa succederà quando l’identità di Splash verrà scoperta?» le chiese.

«Immagino che la stampa non parlerà d’altro per settimane. Lui dovrà scappare per sempre finché i servizi segreti non lo acciufferanno per fare esperimenti su di lui. Poverino, spero che non succederà. Ti immagini che danno all’umanità sarà avere dei soldati con dei superpoteri?»

«Speri che non succederà?» domandò Percy incredulo. «Ma se sono anni che cerchi di scoprirlo.»

«Percy, la mia è solo… ecco, curiosità. Non ho mai avuto intenzione di dire al mondo l’identità dell’unico uomo che ogni giorno sacrifica la sua vita per gli altri.»

Percy le offrì un sorriso storto. «Tu vuoi solo sapere chi è così puoi chiedergli di sposarti.»

Lo colpì sulla spalla. «No, scemo! Io non ho alcuna cotta per Splash, smettila di ripeterlo.»

«Okay, okay, continua a negarlo.»

«È la verità! Forse… be’, sì, forse ho avuto una piccola cotta per lui in passato, ma ora non più. Ora… mi piace qualcun altro.» Lo guardò negli occhi con lo stesso sguardo che usava indirizzargli quando voleva che comprendesse un concetto da solo.

Percy deglutì. Forse… forse…

Annabeth sbuffò. «Quanto tempo ti ci vuole per convincerti a baciarmi, Testa d’Alghe?»

E Percy la baciò. Forse un po’ troppo velocemente, perché Annabeth emise un respiro di sorpresa, ma poi gli gettò le mani al collo e per lunghi secondi null’altro importava.

«Annabeth… Annabeth, devo dirti una cosa» sussurrò sulle sue labbra.

L’avrebbe persa. Dei! L’avrebbe persa prima ancora di trovarla. Non gli avrebbe mai perdonato tutte le bugie, l’avrebbe presa come un’offesa alla sua intelligenza, avrebbe…

«Percy…?»

«Annabeth, io...»

«Ma stai sanguinando?!»

Si staccò bruscamente. Aveva completamente dimenticato la ferita alla gamba. «Non è niente...»

«Come non è niente. Percy! Stai perdendo un sacco di sangue!»

Ci furono alcuni attimi di lotta, in cui Annabeth cercava di abbassargli i pantaloni per vedere la ferita e Percy cercava di fermarla.

«Insomma!» esclamò al culmine della pazienza. «Fammi vedere cos’hai alla gamba, Percy Jackson, o giuro che io… Oh!»

Percy lo riconobbe subito, quello sguardo che Annabeth assumeva quando tutti i tasselli trovavano il loro posto nella sua mente.

«Non ci posso credere» sussurrò. Ma un attimo dopo i suoi occhi tornarono vigili. «Sì, invece. Posso crederci.»

«… puoi?»

«Non è che il pensiero non mi sia mai passato per la testa, ma… ho pensato, sicuramente me lo avresti detto. Sicuramente Percy non mi avrebbe mai tenuto nascosto una cosa del genere.»

«Mi dispiace!» disse, pieno di rimorso. «Mi dispiace, Annabeth. Io volevo dirtelo. Sono stato tante volte sul punto… ma poi avevo paura. Credevo non mi avresti creduto, che avresti riso di me. Questo buono a nulla sarebbe Splash?! E se mi avessi odiato? E se…?»

Gli posò una mano davanti alla bocca per zittirlo. «Adesso pensiamo prima a chiudere quella ferita. E poi dopo pretendo che tu mi spieghi tutto quanto, signor supereroe.»

Percy sorrise. «Lo dici solo perché vuoi vedermi senza pantaloni.»

Questa volta fu un pugno a zittirlo.

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