The monster inside me

di destiel87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La cicatrice del destino ***
Capitolo 2: *** La danza del sangue ***
Capitolo 3: *** Finchè il tempo avrà fine ***



Capitolo 1
*** La cicatrice del destino ***


Dean era seduto sul suo letto e fissava il lungo coltello argentato che teneva tra le mani, con lo sguardo assente premette il dito contro il filo del coltello e guardò scorrere il rigoletto di sangue che colava, poi si passò lentamente la mano sul marchio, sospirando.
Castiel era appoggiato contro il muro della stanza di Dean e lo guardava, aveva lo sguardo pensieroso e preoccupato, le braccia incrociate sul petto, e si mordeva nervosamente il labbro mentre fissava il ragazzo di fronte a sè.
Per terra il borsone da viaggio di Dean, pronto per il nuovo viaggio che lo attendeva, aspettava di essere riempito con le ultime cose.
La tensione si avvertiva nell'aria, entrambi sapevano che sarebbe stata una caccia difficile, non tanto per i demoni che gli attendevano alla fine del viaggio, ma perchè il marchio era sempre più difficile da gestire.
La rabbia di Dean stava diventando un problema serio, non riusciva più a controllarsi come una volta, era diventato come una macchina da guerra che attendeva solo un motivo per dare il via alla sua danza del sangue.
"Come stai Dean?" Chiese Cas, preoccupato per l'amico.
"Alla grande." Rispose lui seccato.
"Dean..."
"Senti stò bene ok?"
"No... Non stai bene, non cercare di mentirmi."
"Che cosa vuoi che ti dica Cas eh? Che sono sull'orlo dell'abisso? Bene, l'ho detto, sei contento adesso?"
"No. Non potrei essere meno contento di così. Non sei obbligato a venire Dean, Sam e io possiamo cavarcela anche da soli.."
"Sai che verrò lo stesso.." 
"Si lo sò... Voglio solo che tu sappia che se non te la senti noi lo capiamo..."
"Quello che sento non ha importanza, è quello che sono che conta."
Cas si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla.
"Tu sei solo Dean, nient'altro."
"No, non più ormai. C'è una parte oscura dentro di me Cas, e io non sò per quanto ancora riuscirò a controllarla."
"C'è una parte oscura in ognuno di noi, anche dentro di me. A volte può essere difficile gestirla, ma le sfide non ti hanno mai spaventato no?"
Dean rise, ma i suoi occhi erano ancora tristi, un velo di inquetudine gli ricopriva.
"Questa volta è diverso, è il marchio, lo sento pulsare dentro di me, sento la sua sete di sangue..."
"Allora non ascoltarlo! Sò che è difficile ma..."
Dean si alzò di scatto "No non lo sai Cas, nè tu nè Sammy! Non potete capire cosa voglia dire avere addosso questa maledizione, vederla ogni singolo giorno sul mio braccio."
Abbassò la testa mentre con una mano premeva sul marchio, come a volerlo coprire.
"Ogni volta che lo vedo sento di non potergli sfuggire... Come se ogni giorno che passa fosse un passo più vicino a me, e quando mi avrà raggiunto... Sarà la fine."
Cas si alzò e si avvicinò a Dean, "No, non accadrà, troveremo un modo per fermare tutto questo vedrai..."
"E se non lo trovassimo? Se non ci fosse un modo?"
"Troviamo sempre un modo, lo troveremo anche stavolta!"
"E che cosa faccio nel frattempo? Tu... Tu non sai cosa voglia dire sentirsi segnati, come se il tuo destino fosse già stato scritto e non ci fosse nessun modo per cambiarlo!"
"Il Dean che conosco non parlerebbe così... Il Dean che conosco lo manderebbe a farsi fottere il suo destino!"
"Il Dean che conoscevi è morto Cas... E questo dannato marchio è sempre sotto i miei occhi a ricordarmelo!"
Castiel era stanco, stanco di sentirlo parlare come se si fosse già arreso, ed era arrabbiato: con se stesso perchè non poteva aiutarlo, e con Dean, perchè non sopportava di vederlo ridotto in quel modo.
Aveva già sentito parlare così molte persone: persone deboli che non ne potevano più della loro vita, e che si erano rassegante al loro destino, ma non lui, non il suo guerriero.
Sentiva di dover fare qualcosa, qualcosa per ricordargli chi fosse e cosa poteva fare.
Si avvicinò a lui senza dire niente e con un impeto gli strappo via la camicia rossa.
"Che diavolo fai Castiel??" Protestò Dean.
Aveva gli occhi sbarrati e l'espressione imbarazzata.
Castiel mise una mano sopra la cicatrice sul suo braccio, coprendo perfettamente le impronte delle sue dita.
"Allora piantala di guardarlo e guarda questa! Non ti ho trascinato fuori dall'inferno per vederti arrendere in questo modo. Tu sei un guerriero, perciò combatti! Anche se dovrai combattere contro te stesso... Le battaglie più dure che combattiamo sono quelle contro i nostri istinti e le nostre paure Dean. Non permettere che vincano.
Non permettere che questo marchio ti distrugga, ricordati chi sei."
"Io non lo sò più chi sono Cas..." sussurrò.
"Tu sei Dean Winchester. Sei un uomo buono e giusto, per questo sei finito all'inferno e per questo mio padre mi ha comandato di salvarti. E se non riesci più a ricordarlo allora te lo ricorderò io, ogni singolo giorno!"
Dean restò qualche minuto a fissarlo, negli occhi di Cas ardeva un fuoco, era sicuro, determinato.
"Grazie Cas... Non sò cosa farei senza di te." disse abbassando la testa docilmente.
Guardandolo Castiel provò una gran tenerezza, sembrava così fragile rispetto al solito Dean.
Lo attirò a sè e lo strinse al suo petto, lasciando scivolare le mani sulla sua schiena nuda.
Dean si lasciò abracciare e appoggiò la testa sulla spalla di Castiel, stringendolo a sua volta. 
"Ehi ragazzi siete... Oh cazzo!"
Sam aprì la porta della stanza del fratello e alla velocità della luce la richiuse.
"Non... Non è come sembra Sammy!!" sentì urlare Dean dall'altra parte.
"No... Certo... Vi... Vi aspetto in macchina!" Disse balbettando appoggiato alla porta.
Dall'altra parte della porta Dean si stava rimettendo velocemente la camicia e guardava storto Cas, che se ne stava in un angolo a testa bassa.
"Grazie tante Cas! Ora non riuscirò più a guardarlo in faccia!" lo sgridò Dean.
"Scusami..." disse giocherellando nervosamente con la cravatta.
Alzò la testa, e quando incrociò gli occhi di Dean un ondata di imbarazzo assilì entrambi, si girarono di scatto e mentre Dean buttava frettolosamente dei vestiti a caso nel borsone Cas si avviò verso la porta.
"Ti aspetto in macchina ok?" 
"Si ok..." Disse senza distogliere lo sguardo dal borsone.
Cas si avviò verso l'uscita, mentre sentiva il viso scaldarsi sempre di più.
Quando finalmente Dean arrivò alla macchina, Sam guardò nervosamente fuori dal finestrino facendo cadere il cellulare, e Cas si nascose dietro il sedile abbassandosi il più possibile.
Sarà un lungo viaggio pensò amaramente Dean davvero un lungo viaggio.

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Capitolo 2
*** La danza del sangue ***


I ragazzi arrivarono in città il giorno dopo essere partiti, non fu un viaggio semplice visto l'imbarazzo che regnava in macchina, ma la radio aiutò a superarlo.
Castiel continuava a pensare a quello che era successo tra lui e Dean, si sentiva più vicino a lui, e spesso si chiedeva cosa sarebbe successo se Sam non fosse entrato proprio in quel momento.
Era da un po' di tempo che si sentiva diverso quando era vicino a Dean, e quel loro contatto così intimo lo aveva avvicinato ancora di più a lui.
Provava dei desideri nei suoi confronti che lo confondevano, aveva sempre pensato che i sentimenti che provava per lui fossero come quelli che nutriva per i suoi fratelli, ma ultimamente le cose erano incominciate a cambiare: sentiva il bisogno di stargli vicino, e avvertiva dentro di sè il desiderio di stare con lui, di poterlo abbracciare, di poter stare sdraiato accanto a lui, di poter sentire di nuovo il contatto con la sua pelle.
Non sapeva esattamente che cosa volesse, sentiva solo che voleva di più di quello che avevano, era come se il suo corpo cercasse in tutti i modi di avvicinarsi a Dean, di sentire di nuovo le emozioni che aveva provato durante quel abbraccio.
Durante il viaggio cercò ogni occasione per toccarlo casualmente, cercando di capire se quelle sensazioni erano state solo un caso, e cosa volessero dire esattamente.
Ma più sfiorava il suo corpo più si rendeva conto che non erano un caso, e più lo toccava più la voglia di stare con lui aumentava.
Passò tutta la notte a guardarlo dormire: ma a differenza delle altre volte in cui lo aveva fatto, quella notte desiderò di poter dormire con lui, di poter raggomitolarsi tra le sue braccia, di sentirlo stretto a sè.
Quelle sensazioni lo confondevano, non aveva mai provato nulla di simile in passato, certo aveva fatto sesso una volta, ma lei era solo un estranea e per quanto avesse provato molto piacere, era stato solo un rapporto fisico per lui.
Cercava di paragonarlo a quello che provava per Dean, per cercare di capire se fosse un desiderio sessuale quello che lo stava attirando verso di lui, ma non era così.
Avvertiva delle emozioni simili, ma quelle che lo legavano a Dean erano più profonde, radicate nel profondo di se stesso.
Avrebbe voluto parlargliene, ma era spaventato all'idea di perderlo, sapeva che gli piacevano le donne, e anche se era consapevole di avere un posto speciale nel suo cuore, non voleva rischiare di rovinare il loro rapporto per qualcosa che nemmeno lui riusciva a capire.
Quando arrivarono in città si misero subito al lavoro, 11 misteriosi omicidi avevano terrorizzato gli abitanti, perciò non trovarono resistenza nel fare domande ai vari testimoni, e da quello che raccontavano era emersa chiaramente la presenza di demoni.
Sui corpi c'era ancora l'odore dello zolfo ed erano stati marchiati con simboli demoniaci, inoltre i testimoni raccontavano di come le vittime fossero scomparse davanti ai loro occhi insieme ai loro rapitori.
Esclusero una vendetta visto che dopo vari controlli risultò che non c'era nessun legame tra le vittime, solo la sfortuna di essersi ritrovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Doveva trattarsi di una piccola fazione indipendete da Crowley, visto che non era il suo modo di agire.
I ragazzi sapevano che doveva essere un gruppo abbastanza numeroso: sia per le varie descrizioni dei testimoni, sia per come avevano aggredito e rapito le vittime,  i cui corpi erano stati abbandonati qualche giorno dopo la loro scomparsa.
Dai resti dei corpi arrivarono alla conclusione che dovevano essere dei demoni fuori controllo che si divertivano a infliggere dolore alle loro vittime, viste le varie torture a cui erano stati sottoposti.
Passarono in rassegna i video della sorveglianza riuscendo a fare alcuni identikit, ora si trattava solo di trovarli.
Dopo vari tentavi falliti riuscirono a scoprire il possibile rifugio dei demoni, e decidero di andare a mangiare qualcosa prima di passare a trovarli, avevano bisogno di energia per ciò che gli attendeva.
Si fermarono in un ristorante in città e ordinarono da mangiare, e quando Sam si assentò per fare una telefonata, Cas ne approfittò per parlare con Dean.
Sebbene il ragazzo non avesse più parlato di quello che era successo e delle sue preoccupazioni, Cas ormai aveva imparato a conoscerlo: sapeva che era turbato, forse anche spaventato, all'idea di affronatare quei demoni.
"Dean... Ti senti pronto per quello che stà per succedere?"
"Francamente? No. Ma non importa, me la caverò!" Disse, continuando a mangiare il suo hamburger.
"Non preoccuparti, io e Sam resteremo sempre con te, qualsiasi cosa accada. Non dovrai affrontarli da solo."
"Grazie Cas... Sai ultimamente ti preoccupi fin troppo per me, dovresti pensare un po' più a te stesso, prima o poi quella grazia si esaurirà..."
"Lo sò. Ma ho ancora tempo, perciò affronterò un problema per volta, e per adesso la mia priorità sei tu."
Dean smise di mangiare il suo hamburger, e guardò intensamente Cas.
Cas ripensò a quello che aveva detto, e si sentì un po' a disagio, era sempre strano dire certe cose a Dean.
"La tua priorità dovresti essere tu Cas... In questo schifo di mondo non vai avanti se non pensi prima a te stesso!"
"Non è quello che fai tu, Dean. Tu pensi sempre agli altri, a Sam, a me, e a tutte le persone che vorresti salvare, non pensi mai a te, perciò lo farò io. Dopotutto sono io che ti ho tirato fuori dall'inferno, perciò sei una mia responsabilità!"
"Una tua responsabilità ? Povero Cas non ti invidio proprio! Io sono un disastro!" Disse Dean ridendo.
"Un bellissimo disastro." Aggiuse Cas.
Dean rimase imbambolato a guardarlo, con lo sguardo confuso e interrogatorio.
Cas si sentiva uno sciocco per quello che aveva detto, e non riusciva più a sopportare lo sguardo di Dean su di lui. Cercò di mangiare qualcosa per alleviare la tensione, ma non ci riuscì. Aveva paura che lui lo prendesse in giro, invece Dean li limitò a dire: "Se lo dici tu..." Continuando a mangiare.
Rimasero in silenzio fin quando Sam non tornò e rianimò la conversazione, ma qualcosa era cambiato: si avvertiva dai loro sguardi, dal loro imbarazzo quando si parlavano.
Quando finirono di mangiare si misero in viaggio verso il vecchio magazzino abbandonato fuori città , dove presumeva avrebbero trovato le loro prede.
Arrivarono un ora dopo essere partiti e nascosero l'auto nelle vicinanze per non farsi scoprire, poi proseguirono a piedi. Quando entrarono avvertirono subito dei rumori, Dean 
procedette verso destra, Sam e Cas cercarono di seguirlo, ma un gruppo di demoni tagliò loro la strada, e dovettero nascondersi per non rovinare l'effetto sorpresa.
Dean arrivò in un grande spazio pieno di vecchi macchinari in disuso, e rimase nascosto dietro uno di quelli più grossi, mentre cercava Sam e Cas con lo sguardo.
All'improvviso qualcuno lo colpì alle spalle buttandolo a terra, e quando atterrò un altro gli diede un calcio in testa, mentre altri due si avvicinarono con il coltello in mano.
Uno di loro lo colpì allo stomaco, mentre un altro gli dava un calcio sul fianco sinistro.
"Ma guarda guarda... Sembra che qualcuno stia per diventare il nostro nuovo giocattolino"  Disse uno dei demoni.
Dean sentì il marchio pulsare, la testa gli scoppiava e perdeva sangue dalla bocca.
"Ma guarda guarda... Sembra che qualcuno stia per diventare la mia nuova puttanella!" Disse sorridendo.
Impugnò il coltello, e lo piantò nella gamba del tizio davanti a lui. 
La danza del sangue era iniziata.

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Capitolo 3
*** Finchè il tempo avrà fine ***


Dean si muoveva come se danzasse, era come un tango mortale: un passo a sinistra e poi colpire, girarsi, fare tre passi a destra e colpire di nuovo, indietreggia, schiva, colpisci ancora.
Afferra il demone, fallo cadere, affonda il coltello, indietreggia, colpisci a destra, poi a sinistra, quattro passi avanti e abbassa di nuovo la lama.
Dean danzava a tempo di urla, la carne che di dilaniava e le osse spezzate erano i suoi tamburi, e lui era maledettamente bravo a danzare: più ne abbatteva e più ne arrivavano, con ognuno di loro ballava la sua danza del sangue, finchè non cadevano al suolo, e allora ricominciava da capo.
Nessun pensiero, nessun rimorso, solo cieca furia omicida, solo meccanici movimenti studiati per porre fine ad una vita.
I suoi occhi verdi erano spenti, il marchio pulsava traendo forza da quegli omicidi, le sue mani erano ferme, l'adrenalina saliva ad ogni movimento,  niente l'avrebbe più fermato ormai, sarebbe rimasto in piedi finchè l'ultimo dei suoi nemici avesse respirato.
Non molto distante Sam lottava con tre demoni, e Cas era circondato.
Sam afferrò uno dei demoni buttandolo contro gli altri, ne colpi uno alla gola e un altro alle spalle, mentre Cas si scagliava come una furia contro i suoi avversari, doveva raggiungere Dean, quello era l'unico pensiero che gli martellava la testa, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo.
Ne scagliò due contro il muro, mentre un terzo lo colpiva alle spalle, riuscì a schivare un colpo alla testa, e colpire a sua volta il demone davanti a lui.
Ogni secondo che passava gli sembrava infinito, perchè ogni secondo passato lì era un tempo in meno per raggiungere Dean, non sapeva se stava bene, se era ancora vivo.
Pregò con tutto se stesso di fare in tempo a raggiungerlo, mentre il cuore gli si contorceva nel petto, e i ricordi di Dean gli affollavano la mente, cercava di scacciarli per concentrarsi sui suoi rivali, ma era difficile, ogni fibra del suo essere bravama di ricongiungersi con il suo guerriero.
Quando finalmente ebbero annientato l'ultimo nemico, molti cadaveri ricoprivano il freddo pavimento. Sam era sfinito, era stato ferito ad una gamba e non poteva camminare, perdeva sangue dalla testa e stava ad occhi chiusi appoggiato contro il muro.
"Sam!" urlò preoccupato Cas.
"Stò bene." Disse con fatica Sam.
"Devo trovare Dean..." 
"Vai, corri!" ansimò lui.
"Torneremo a prenderti, resisti Sam!"
Sam annuì con la testa e si appoggiò di nuovo contro il muro.
Cas corse, corse con tutta la forza che aveva, seguì il suo cuore per trovare Dean, in qualche modo, non sapeva come, lo avrebbe trovato, ne era certo.
Promise a se stesso che una volta trovato, se fosse stato vivo, non lo avrebbe mai più lasciato andare, anche a costo di farsi odiare.
Aveva un disperato bisogno di vederlo, di sentire di nuovo la sua voce, sentiva le lacrime rigargli il viso, la testa gli rimombava, l'attesa era diventata insopportabile, e ogni strada sbagliata che prendeva era come una coltellata al cuore.
Si trovò davanti a un bivio, non sapeva che direzione prendere, continuva a chiamarlo ma lui non rispondeva mai, non sapeva cosa fare: come decidere che strada prendere se una deviazione sbagliata può significare la morte?
Chiuse gli occhi, si strinse forte il petto, sopra il suo cuore, e pensò a Dean.
Quei sentimenti confusi che provava per lui erano sempre più forti, più pressanti, delle parole cominciarono a farsi strada nella sua mente, una nuova consapevolezza si faceva strada dentro di lui.
Aprì gli occhi, fece un profondo respiro, e corse verso destra.
Qualcosa dentro di lui gli diceva che Dean era li, e lui corse aspettando di vederlo da un momento all'altro, finchè lo vide: inginocchiato sopra il cadavere di un uomo, circondato da corpi senza vita, ricoperto di sangue, che trafiggeva quel corpo ripetutamente.
Continuò a correre verso di lui, gli si gettò addosso spostandolo da quel corpo, Dean cadde a terra e Cas cadde sopra di lui.
Calde lacrime si mischiarono sulle guance insaguinate di Dean.
Cas lo abbracciò e lo strinse più forte che poteva, appoggiando la sua testa sopra quella del ragazzo.
Era cosi felice in quel momento che gli sembrava che il cuore dovesse esplodergli da un momento all'altro. Era vivo, era tra le sue braccia, tutto il resto non contava nulla.
Dean rimase immobile avvolto in quel abbraccio, chiuse gli occhi, lasciò lentamente andare il coltello e si aggrappò a Cas.
"Non volevo... Non volevo farlo Cas..." Sussurrò.
"Lo sò... Ma non mi importa Dean, tu sei vivo, il resto non ha importanza!"
Restarono cosi per un tempo che sembrò infinito, dimenticandosi del mondo.
"Forza, andiamo a prendere Sam e torniamo a casa..." Disse alzandosi Castiel.
Dean si mise faticosamente in ginocchio, ma quando si guardò intorno, quando guardò le sue mani rosse, e i suoi vestiti insaguinati, si bloccò. 
Continuava a guardarsi le mani, tremando.
"Sono ricoperto di sangue... Ricoperto di sangue come loro..."
Castiel si alzò di scattò e si allontanò frettolosamente.
"Mi abbandoni anche tu?" Disse Dean con un filo di voce.
Cas si fermò, si girò verso di lui, "Mai." Disse continuando a camminare.
Si fermò davanti a un vecchio tavolo dove erano riposti vari oggetti e vestiti, presumibilmente delle vittime, prese un foulard azzurro e torno verso Dean, che lo guardava confuso.
Cas pensò che doveva essere impazzito, ma non aveva mai amato tanto Dean come in quel momento, era li davanti a lui: fragile, spezzato, bellissimo.
Aveva bisogno di lui, del suo conforto, lo guardò nei suoi occhi tristi e allo stesso tempo dolci, e sentì di appartenergli.
Si inginocchiò davanti a lui e gli prese la mano destra, avvolgendola nel foulard. 
Stronifò delicatamente la sua mano pulendola dal sangue, poi passò alla mano sinistra, ripetendo la stessa operazione.
Dean lo guardava senza dire niente, ma i suoi occhi parlavano per lui: paura, vergogna, amore, era quello che dicevano.
Quando finì con le mani, salì al viso, e mentre lo guardava negli occhi passando il foulard sulle sue guance e sulla sua fronte, quelle parole che si erano insinuate a poco a poco dentro di lui divennero chiare, nitide, inequivocabili: Io lo amo pensò Castiel.
"Dovresti uccidermi, non pulirmi." 
Quelle parole spiazzarono Castiel, che rimase fermo con la mano sulla sua guancia a guardarlo.
"Non lo farò mai." Gli disse senza esitazione.
"Ma dovresti. Io sono un mostro, e i mostri vanno uccisi." Dean aveva gli occhi lucidi e la voce spezzata.
"Tu non sei un mostro. Io lo sò."
"E come fai a saperlo?"
"Perchè ti conosco, e conosco il tuo cuore."
"Lo conoscevi... Ma ora è cambiato, è tutto cambiato, non sono più il Dean che conoscevi."
"E io non sono più il Castiel che hai conosciuto, i cambiamenti sono inevitabili Dean, belli o brutti che siano, ma quello che sei dentro non è cambiato, il tuo cuore è sempre lo stesso."
"No Cas... Io sono un mostro, e tu sei un angelo, dovresti uccidermi, non è il tuo compito proteggere le persone?"
"Il mio compito è proteggere te!"
"Allora uccidimi... Se mi vuoi bene uccidimi."
"Io ti amo Dean." Quelle parole uscirono senza che lui ne rendesse conto, ma non gli importava più, era sicuro di quello che provava, di quello che voleva, e voleva lui.
"Anche se sono un mostro?" Disse lui mentre una piccola lacrima gli bagnava il viso.
"Si."
"Anche se ucciderò ancora?"
"Si."
"Anche se..."
"Quasiasi cosa accada - lo interruppe Castiel - io ti amerò. E ti amerò finchè il tempo avrà fine."
Si avvicinò alle sue labbra e ci posò sopra le sue.
Lo baciò, e fu come se qualcosa dentro di lui sbocciasse, un emozione mai provata prima, così forte da spazzare via tutte quelle che aveva provato fino a quel momento.
Dean ricambiò timidamente il suo bacio, passandoli le mani dietro la schiena.
I loro baci divennero sempre più intensi, in un crescendo di passione, Cas gli strinse il viso tra le mani, e Dean gli sussurrò tra un bacio e l'altro: "Ti amo anch'io Castiel."
Quando riuscirono a calmarsi restarono avvinghiati ancora per qualche momento, recuperando il fiato, poi Castiel si alzò e porse la mano a Dean, aiutandolo ad alzarsi.
Quando fu in piedi Dean fece per ritrarre la mano, ma Cas non glielo permise, la strinse ancora più forte e disse: "Andiamo?"
Dean sorrise e annuì, dandogli un tenero bacio sulle labbra.
Si incamminarono verso Sam, e mentre Cas guardava l'uomo al suo fianco colmo di gioia, pensò a quanto fosse forte il loro legame, il loro amore, e per la prima volta da quando era stato creato, sentì di avere un vero scopo: Amare Dean winchester.

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