Blackleg & Cat burglar [when a cigarette smells like tangerines]

di Soly_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colazione − Past belongs to past ***
Capitolo 2: *** Doccia − The most (im)perfect place ***
Capitolo 3: *** Festa/Notte − Drunk [but not enough] ***
Capitolo 4: *** Tempo − We’re never too old for love ***
Capitolo 5: *** Ospite/Necessità – (Un)favorable exchanges ***
Capitolo 6: *** Innamorarsi – Love at first sight ***
Capitolo 7: *** Confessare − Only real women, from now on ***



Capitolo 1
*** Colazione − Past belongs to past ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: sentimentale, romantico, slice of life
Rating: verde
Tabella: Slice of life
Prompt: colazione
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#01. Past belongs to past

Sanji spense il forno e tirò fuori una teglia fumante di biscotti al cioccolato per poi poggiarla con delicatezza sul ripiano in marmo, accanto ai numerosi piatti che aveva preparato in precedenza, mentre un buon profumo di zucchero e cannella riempiva l’intera cucina.
Aveva lavorato al Baratie per anni, fin da quando aveva incontrato quel burbero vecchiaccio di Zeff, ma nel giro di pochissimo tempo era diventato niente di meno che lo chef della ciurma di Cappello di Paglia.
Quella era la prima colazione che preparava per i suoi nuovi compagni. Voleva che fosse perfetta in ogni minimo dettaglio. Sorrise quando un elegante sbadiglio proveniente dal corridoio gli giunse alle orecchie, accompagnato da un qualcosa che somigliava ad uno strascicato “Buongiorno”.
«Nami-swaaan~♥, buongiorno anche a te! Dormito bene?».
Lei era solo uno degli innumerevoli motivi per cui Sanji aveva accettato di unirsi a quella banda di pazzi.
«Non c’è male», rispose la navigatrice, sbucando dal corridoio e poggiandosi allo stipite della porta. Poi, stropicciandosi gli occhi ancora un po’ intorpiditi dal sonno, annusò l’aria con fare curioso. «Che buon profumo... Cos’hai preparato?».
La domanda di Nami portò in estasi il cuoco. Svelto raggiunse il tavolo, indicandole la sedia.
«Siediti pure, Nami-san, ti illustro il menu di questa mattina». Nami sorrise eseguendo gli ordini e Sanji tornò ai fornelli.
«Per prima cosa...», cominciò, mettendo in tavola un vassoio dal contenuto particolarmente invitante. «...pancakes».
Nami, estasiata, lo incitò a continuare.
«Ho cucinato anche del riso condito con verdure e della zuppa di miso». Il cuoco mise in tavola un altro vassoio, poi un altro e un altro ancora. «Qui ci sono dei dolcetti alla frutta. Se non li gradisci, c’è sempre questo piatto di semplice frutta fresca tagliata a pezzi. Se ti piace la cucina occidentale, invece, dovresti proprio assaggiare queste uova strapazzate con bacon e questo succo d’arancia. O se preferisci, qui trovi della cioccolata calda. E per i meno affamati ci sono caffè, té, brioches e biscotti appena sfornati».
Ad ogni nuovo piatto che aveva elencato, Sanji aveva poggiato uno o due vassoi sulla tavola, così che alla fine del discorso Nami si ritrovò davanti ad una colazione per trenta persone che avrebbe fatto sicuramente felici tutti i membri della ciurma, specialmente il capitano.
«Sanji-kun, è tutto... è tutto meraviglioso...».
Il cuoco sorrise con gli occhi lucidi e volteggiò un paio di volte su se stesso. «Grazie, Nami-swan~♥, così mi fai arrossire!».
«Però io... ehm...», proseguì la navigatrice con voce incerta, «...mi scalderesti un po’ di latte?».
Sanji smise di contorcersi per i complimenti ricevuti, sbattendo le palpebre con aria sorpresa. «L-latte?».
«Si, Sanji-kun. Sai, non sono abituata a una colazione così abbondante...».
Sanji abbassò lo sguardo, sentendosi irrimediabilmente in colpa: con tutto ciò che si era messo in testa di preparare per quella mattina, aveva dimenticato l’alimento più semplice, il latte. «Come lo vuoi, Nami-san?», chiese allora, nascondendo la delusione dietro un sorriso. «Dimmi tu, posso metterci dentro del tè, del caffè o del cacao. Oppure vuoi solo lo zucchero?».
«Voglio solo una tazza di latte».
Quando Sanji incrociò nuovamente i grandi occhi di Nami, vi lesse un’inaspettata quanto immensa tristezza.
E solo allora capì. Come aveva fatto a non pensarci subito? A Nami non era mai importato della colazione perché in quei lunghi e dolorosi anni aveva avuto ben altro a cui pensare: salvare il suo villaggio dalle grinfie di Arlong, ad esempio. Sanji, allora, fece il giro del tavolo e con delicatezza afferrò la mano della navigatrice, stringendola tra le sue e guardandola intensamente negli occhi.
«Insisto, Nami-san. Il passato appartiene al passato: siamo una famiglia, ora, ed io voglio che tu ti senta a casa. Sempre. Partendo dalla colazione».
«Sanji-kun, ti ringrazio, davvero, ma voglio solo una dannatissima tazza di latte», si impuntò la navigatrice, ritirando di scatto il braccio.
Sanji, in tutta risposta, si sporse verso di lei con uno sguardo profondamente determinato. «Va bene, mia adorata, non voglio di certo infierire bruscamente sulle tue abitudini, ma sappi che nei prossimi giorni cucinerò cose talmente buone che non potrai dirmi di no».
Nami sbuffò gonfiando le guance, ma a Sanji non sfuggì il sorriso impercettibile che lei gli aveva rivolto un attimo prima che gli altri membri della ciurma facessero il loro ingresso in cucina.














Note dell'autrice:
Come avevo già detto, sono davvero sorpresa che una così bella coppia venga così poco trattata in questo fandom invaso dalle ZoNami/ZoSan/KiddLaw, per cui ho deciso di cominciare una raccoltina (il rating arancione è dovuto ad un paio di capitoli un po' più piccanti :D). Spero che questo primo capitolo vi piaccia e che mi farete sapere la vostra opinione, GRAZIE a tutti coloro che vorranno seguire/commentare. Alla prossima!

Soly Dea

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Capitolo 2
*** Doccia − The most (im)perfect place ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: sentimentale, romantico, slice of life
Rating: arancione
Tabella: Slice of life
Prompt: doccia
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#02. The most (im)perfect place

Sanji chiuse la porta del bagno e prese a spogliarsi, gettando i vestiti in una cesta di cui si sarebbe occupato lui stesso − non avrebbe mai permesso a due signorine di lavorare per lui. Infine si apprestò ad aprire la porta del box doccia per rilassarsi dopo una giornata lunga e impegnativa.
Inaspettatamente, nello stesso momento in cui infilò un piede all’interno, i suoi occhi incrociarono quelli di Nami-san in costume da bagno − oh, quale mirabile visione! − che lo guardava con intenzioni tutt’altro che innocenti.
«N-Nami-swan!♥», disse, forse con un po’ troppa enfasi, mentre si imponeva mentalmente di non saltellare dalla felicità o sanguinare copiosamente dal naso − perché da qualche mese quella era a tutti gli effetti la sua ragazza, finalmente, ma lui ancora stentava a crederci e ogni giorno ringraziava tutti gli dei di cui era a conoscenza per quell’incredibile miracolo. «Cosa ci fai qui, amore mio?», le chiese dopo essersi ripreso dallo shock.
Nami assunse uno sguardo offeso, incrociando le braccia al petto e mettendo ancora più in mostra il seno abbondante coperto solo da due triangolini di stoffa colorata. Sanji vi gettò una rapida occhiata con la gola secca.
«Non sei contento di vedermi?!».
Il cuoco sorrise entrando completamente nella doccia e chiudendo la porta.
«Certo che sono contento, sono mooolto contento~♥». Le passò un braccio intorno alla vita e la attirò a sé, stampandole un bacio sulle labbra. «Solo... me ne chiedevo il motivo. Non mi capita mica tutti i giorni di entrare nella doccia e trovare la mia bellissima navigatrice ad aspettarmi!».
Nami gli si avvicinò maggiormente cingendogli il collo con le braccia.
«Be’, è l’unico posto dove nessuno ci interromperebbe sul più bello. Non trovi anche tu?».
Il cuoco colse al volo il concetto. La loro prima volta era stata meravigliosa – al solo ricordo Sanji non poteva fare a meno di sorridere con il cuore che gli batteva forte e un rivolo di sangue che colava dal naso – ma le volte successive erano state abbastanza... traumatiche.
Come dimenticare la risatina maliziosa di Robin che, entrando nella camera delle ragazze senza bussare, li aveva trovati avvinghiati tra le lenzuola? O l’espressione di puro disgusto stampata sul volto di Zoro il giorno in cui li aveva beccati nella camera dei ragazzi? O la delusione negli occhi di Brook – ma lui gli occhi non ce li aveva, yohohoho ♪ – quando si rese conto che a Sanji era stato concesso il privilegio di vedere le mutandine di Nami e a lui invece no? Nami-san aveva ragione: di sicuro il box doccia era il luogo più sicuro per passare un po’ di tempo in intimità e il meno probabile in cui un qualsiasi membro della ciurma li avrebbe potuti beccare. Sorrise dolcemente alla navigatrice. «Allora... non perdiamo tempo prezioso».
«Ottima risposta, Sanji-kun». E questa volta fu lei a baciarlo aggrappandosi con forza alle sue spalle, mentre lui le accarezzava la schiena e le sfilava con lentezza disarmante il pezzo superiore del costume per poi gettarlo in un angolo della doccia. Nami affondò le dita tra i capelli del cuoco, accarezzandoli, e si lasciò spingere dalle sue mani contro le piastrelle fredde della doccia, rabbrividendo al contatto.
Dopo che anche il pezzo inferiore del costume scivolò per terra, Sanji fece scorrere le mani lungo i fianchi della navigatrice e la sollevò per le cosce. Nami gli allacciò le gambe intorno alla vita mentre lui catturava la sua bocca in un bacio lungo e appassionato.
«Oh, Nami-san, se solo sapessi l’effetto che mi fai...», sussurrò tra un bacio e l’altro.
Nami sorrise maliziosa spingendo maggiormente il bacino contro quello di Sanji e un brivido di eccitazione corse lungo la schiena di entrambi.
«Be’, posso immaginare».
Sanji la baciò ancora, ancora e ancora. Non riusciva mai a saziarsi di Nami-san.
«Sei pronta, amore mio?», le chiese quando pensò che fosse il momento giusto.
Nami poggiò la fronte sulla sua spalla, il respiro accelerato. «Meno chiacchiere e più azione, Sanji-kun».
E Sanji non se lo fece ripetere due volte. Ma nell’esatto momento in cui passò effettivamente all’azione, un delicato toc toc riecheggiò tra le pareti del bagno e una vocina tremante proveniente dall’esterno catturò la loro attenzione.
«S-Sanji... ehm... scusami tanto, ma io non riesco più a trattenerla!».
Il cuoco masticò un «Merda» appena udibile mentre Nami sgranava gli occhi inorridita.
«Chopper, sono nella doccia!», disse Sanji in un lampo di lucidità aprendo il getto dell’acqua che si riversò sui loro corpi nudi.
«Sarò velocissimo, te lo prometto!», assicurò Chopper entrando.
Nami e Sanji rimasero in religioso silenzio, occhi negli occhi, con il respiro mozzato, lo scroscio dell’acqua che rimbombava tra le pareti del bagno e tutta l’eccitazione di pochi secondi prima che scemava piano piano. Dopo un tempo che parve interminabile Chopper si decise a fare lo scarico.
«Ecco, ho fatto! Sto uscendo!», concluse la renna e il rumore della porta che veniva richiusa fece tirare un sospiro di sollievo ai due nella doccia.
Sanji spense il getto dell’acqua rivolgendo uno sguardo eloquente alla compagna.
«Com’è che avevi detto, Nami-san...? Qui dentro non può interromperci nessuno».
«Aaaah, sta’ zitto, idiota!». La navigatrice gli rifilò una gomitata nel fianco per poi chinarsi a recuperare il costume e rimetterselo addosso.
Sanji la fissava stralunato. «N-Nami-san, cosa fai?».
«Mi è passata la voglia», rispose lei gettandogli un’ultima occhiata prima di voltarsi.
Il cuoco la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla doccia bagnata fradicia e visibilmente indignata.
«Nami-san, non puoi lasciarmi... in queste condizioni!».
Perché il fatto era che a lui la voglia non era passata per nulla.
«Nami-san?! Nami-san, aspetta... Namiii! NAMI-SAAAN!».














Note dell'autrice:
Avevo elaborato un finale opposto per questo capitolo in cui Nami diceva a Sanji "Aaah, sta' zitto e riprendi da dove ti sei interrotto" ma quello che ho scritto mi sembra più divertente :'D spero che vi sia piaciuto e che mi lascerete un commentino ♥ Grazie infinite a tutti coloro che hanno messo la raccolta nelle seguite e a coloro che hanno commentato il primo capitolo. Alla prossima!

Soly Dea

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Capitolo 3
*** Festa/Notte − Drunk [but not enough] ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: sentimentale, romantico, slice of life
Rating: giallo
Tabella: Slice of life
Prompt: festa/notte
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#03. Drunk [but not enough]

Nami afferrò la bottiglia di rum mezza vuota e lasciò Zoro, ubriaco marcio dopo l’ennesima gara di bevute, a sonnecchiare con la guancia spiaccicata contro la superficie del tavolo. Con passo lento e barcollante, la navigatrice raggiunse la ringhiera della nave e vi poggiò la schiena, bevendo qualche altro sorso di rum mentre scorreva con lo sguardo sul resto della ciurma che si godeva ancora la festa nonostante le due di notte passate.
Era sempre così: che ci fossero o no le motivazioni per festeggiare, Rufy decideva all’improvviso di organizzare una serata all’insegna del cibo, delle risate e della musica, che terminava solo quando tutti i membri della ciurma erano troppo ubriachi o troppo stanchi per reggersi in piedi.
E chi l’avrebbe mai detto che proprio lei, la Gatta Ladra, che per anni – anni dolorosi, infernali − aveva cercato di liberare il suo villaggio dalle grinfie di Arlong, un giorno sarebbe stata salvata da un gruppo di pazzi e che con quegli stessi pazzi avrebbe trascorso le giornate più belle della sua vita?
Sorrise Nami, il cuore leggero e la mente annebbiata dai ricordi – quelli belli, piacevoli − e dall’alcol, mentre adocchiava Rufy, seduto sulla polena, che mangiucchiava un cosciotto di pollo nonostante il suo pancione facesse intendere che era ormai sazio. Al suo fianco, Brook suonava una melodia energica e ritmata sulla quale Chopper, Usop e Franky improvvisavano passi buffissimi stretti in un goffo abbraccio.
Nami ridacchiò sommessamente e spostò lo sguardo in un angolo della nave, dove Sanji, un bicchiere in una mano e un sorriso stampato sul volto, conversava amabilmente con una Robin decisamente tranquilla, di sicuro l’unica persona sobria in mezzo a loro. Chissà di cosa stavano parlando...
Nami desiderò essere al posto dell’archeologa e pensò che quella sera − be’, a dire la verità, lo pensava da un po’ di settimane − Sanji-kun fosse particolarmente bello. Osservò il modo in cui il cuoco gesticolava per enfatizzare il concetto e pensò che avesse davvero delle belle mani, e che le sarebbe piaciuto farsi sfiorare da esse mentre lui le sussurrava che era bellissima e la baciava con passione. Guardò il modo in cui le ciocche bionde gli accarezzavano il volto frusciando ad ogni movimento e desiderò poterle sfiorare lei stessa, saggiandone la consistenza. Guardò la porzione di pelle scoperta che si intravedeva attraverso la camicia mezza sbottonata e pensò che sarebbe stato così facile aprirla del tutto e gettarla per terra, poi sfilargli la cintura, togliergli i pantaloni e... E non resistette.
Camminò con passo spedito verso Sanji e Robin, afferrò il cuoco per il colletto della camicia e fece cozzare duramente le loro labbra.
Nami pensò che
, dopo la gara di bevute, la propria bocca non dovesse avere un buon sapore, ma sapeva che a Sanji non sarebbe importato e allora cercò di imprimere in quel bacio tutta la passione di cui era capace.
A quel punto la navigatrice lo vide sgranare gli occhi all’inverosimile e si ritrovò a sorridere contro la sua bocca, avvertendo il cuore − quello suo e quello di Sanji-kun − battere così forte da rimbombarle nelle orecchie e chiedendosi perché non si fosse accorta prima di quell’idiota che le faceva la corte da... praticamente da sempre.
Quando si staccò, Sanji la fissava con le braccia rigide lungo i fianchi e gli occhi liquidi per lo stupore, mentre Robin sorrideva in modo enigmatico. Aveva già capito tutto, lei. Nami si leccò le labbra, gettando un’occhiata maliziosa in direzione del cuoco – potè quasi sentirlo deglutire con la gola secca, allibito e in completo imbarazzo − poi si voltò indietro sfiorandogli accidentalmente una mano e si incamminò verso l’interno della nave.
La navigatrice aveva appena spalancato la porta della cabina quando sentì in lontananza un vago «Perdonami, Robin-chan, ma mi vedo costretto ad interrompere qui la nostra conversazione». Passi veloci risuonarono alle sue spalle e subito dopo Nami avvertì la presenza del cuoco dietro di sé. Infine le sue braccia sicure la spinsero all’interno della cabina, bloccandola contro il muro per baciarla e chiudendo la porta con un sonoro calcio.


Nami aprì gli occhi, ritrovandosi il viso di Sanji − che la fissava con sguardo attento e preoccupato − a pochi millimetri dal proprio, e non ci pensò due volte a coprirsi con il lenzuolo fin sopra i capelli e a gettare un urlo disumano che si propagò per l’intera nave, svegliando
probabilmente tutta la ciurma. Diamine, quella era la prima volta che si risvegliava accanto ad un uomo! E poi era completamente nuda, e anche lui lo era, e...
Ricordò improvvisamente quanto dolce, gentile, passionale fosse stato Sanji-kun quella notte, e allora riemerse lentamente da sotto il lenzuolo, pensando alle parole giuste da dire. Inaspettatamente l’atteggiamento afflitto e sofferente di Sanji la colpì in pieno petto: il cuoco si teneva il viso con entrambi le mani, scuoteva la testa e mormorava parole disconnesse intervallate da... singhiozzi?
«N-Nami-san, scusami... mi dispiace così tanto! Cioè... non che mi dispiaccia essere stato con te stanotte – erano anni che lo sognavo!~♥», e lì alzò un attimo il viso mostrando gli occhi a forma di cuore, salvo poi tornare a coprirsi la faccia con le mani. «Dal modo in cui mi hai baciato... aaaw~♥, ho pensato che ti fossi finalmente innamorata di me, ne ero praticamente certo! Ma ora, ragionando a mente fresca, mi rendo conto che eri completamente ubriaca e che anch’io ero un po’ brillo... E questo significa che io... che io mi sono approfittato di te! Aaah, sono un mostro... un verme schifoso...».
Nami sorrise tra sé e sé: a volte la cavalleria di Sanji rasentava la stupidità.
«Sanji-kun...», tentò allungando una mano per accarezzargli la testa e calmarlo, ma lui non demorse, chiudendosi ancora di più in se stesso.
«No, Nami-san, non mi parlare. Non sono più degno di stare al tuo fianco, sono un essere spregevole...».
La navigatrice cominciò ad irritarsi. «Sanji-kun, per favore...».
«Quello che ho fatto è imperdonabile», continuò il cuoco con tono strascicato.
«SANJI-KUN!».
A quel punto il pugno di Nami si abbatté con forza sulla bella testa bionda di Sanji, il quale si limitò a mugolare per il dolore.
«Sì, Nami-san, picchiami! Mi merito questo e altro!».
Con un sospiro rassegnato, Nami afferrò le mani di Sanji in modo da scoprirgli il viso e il suo cuore quasi saltò un battito nel vedere gli occhi del cuoco lucidi a causa del senso di colpa. Oh, ma allora era proprio vero che Sanji-kun non era solo un idiota pervertito. Nami lo sapeva bene, ma in quel momento ne ebbe la conferma: lui la amava, e non come amava tutte le altre donne. La amava di più, in una maniera unica, speciale.
«Sanji-kun», proruppe, accarezzandogli la guancia lievemente ispida. Mai come in quel momento lo trovò bello, uomo, e desiderò potersi svegliare ogni mattina della sua vita accanto a lui. «Questa notte non è stata affatto un errore. Dimentichi che io reggo benissimo l’alcol e ti assicuro che ero abbastanza lucida da sapere cosa stessimo facendo. Io volevo stare con te, il rum mi ha solo fornito il coraggio per fare il primo passo».
Sanji si asciugò gli occhi con il dorso della mano. «Davvero?», le chiese con un sorriso speranzoso.
Nami sorrise a sua volta sporgendosi maggiormente verso di lui.
«Davvero. Anche se, a dire la verità, non riesco a ricordare ogni minimo particolare... Magari potresti aiutarmi tu, che ne dici?».
Sanji sgranò gli occhi, poi le molle del letto cigolarono e la navigatrice se lo ritrovò letteralmente addosso.
«MELLORINE!~♥».















Note dell'autrice:
fSalve gente ♥ avrei voluto pubblicare questo capitolo un po' di giorni fa, ma la prima stesura non mi convinceva, poi ho avuto l'idea di utilizzare ben due prompt della challenge per uno stesso capitolo e finalmente sono abbastanza soddisfatta del finale. Non so voi, ma io adoro quando i due innamorati di turno si baciano dietro una porta e poi si vedono il mattino dopo che dormono ancora abbracciati nello stesso letto. Spero che l'idea - per quanto gettonata - sia piaciuta anche a voi.
L'immagine qui a fianco non c'entra nulla con la storia, ma mi andava di mostrarvela. Cioè, non sono bellissimi? Guardate la disinvoltura con cui Sanji sta chiudendo/aprendo il cassetto, e guardate gli occhi di Nami. Awww, quanto li amo *____*
Ciancio alle bande, ringrazio chi segue/commenta e chi avrà voglia di farmi sapere cosa ne pensa di questo capitolo. A presto!

Soly Dea

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Capitolo 4
*** Tempo − We’re never too old for love ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: sentimentale, malinconico, slice of life
Rating: verde
Tabella: Slice of life
Prompt: tempo
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#04. We’re never too old for love

Nami passò il gloss sulle labbra nel tentativo di farle apparire più rosse e carnose, ma lo specchio continuava a riflettere l’immagine di una donna di mezza età dai corti capelli rossi e lo sguardo stanco. Allora avvicinò le mani al viso e con le dita cercò di appiattire la pelle ai lati degli occhi, ma anche quel tentativo fu del tutto inutile poiché le piccole rughe, segno dell’inesorabile trascorrere del tempo, ricomparvero ben visibili non appena tolse le mani. Era vecchia. Era diventata vecchia senza nemmeno accorgersene.
Con un sospiro frustrato batté un pugno sul ripiano del bagno e il tubetto di gloss precedentemente usato cadde per terra. Nami lo osservò rotolare sul pavimento fino a raggiungere un paio di scarpe nere lucide, ferme sotto la soglia della porta.
Sanji si chinò a raccogliere il tubetto − non senza un po’ di fatica dovuta all’età − e poi attraversò il bagno per avvicinarsi alla donna.
«Sei pronta, Nami-san?», le chiese con un sorriso mentre le porgeva il tubetto.
Nami lo afferrò e lo poggiò sul ripiano del bagno con un gesto brusco. «No».
No che non era pronta, dannazione! Quella sera ci sarebbe stata la rimpatriata con la ciurma e Nami già sapeva che Robin, nonostante avesse ben dieci anni in più di lei, sarebbe apparsa giovane e bella come sempre.
«Allora ti aspetto qui», rispose Sanji poggiandosi alla parete del bagno con le braccia incrociate al petto e accendendosi una sigaretta.
Nami si soffermò sul ciuffo biondo che gli copriva metà viso, sul mento ricoperto di barba e sul nodo della cravatta nascosta nella giacca nera. Perché la vecchiaia faceva apparire Sanji-kun più attraente? Perché le rughe e i capelli bianchi toccavano solo a lei?
Quando incrociò gli occhi azzurri del cuoco, Nami ebbe un sussulto. Conosceva fin troppo bene quello sguardo.
«Smettila», lo rimproverò, gettandogli un’occhiataccia.
Sanji sbatté le palpebre perplesso. «Smettila di fare cosa?».
«Di guardarmi come se fossi ancora giovane e bella».
Il cuoco si staccò dal muro, facendo un passo avanti. «Ma tu sei ancora giovane e bella, Nami-swan!~♥». E poco ci mancò che si mettesse a volteggiare con gli occhi a forma di cuore come faceva da giovane. Le parole del cuoco, però, ebbero il potere di far infuriare Nami ancora di più.
«Non dire cazzate, ti odio quando fai così».
Sanji la fissò con un’espressione vagamente dispiaciuta, la sigaretta stretta tra le labbra un po’ screpolate. «Ma io dico davvero! Quando ti guardo vedo ancora la giovane e bella navigatrice che mi rubò il cuore al Baratie. E sarà così anche tra dieci, venti o cinquant’anni».
Nami lo fissò interdetta, poi abbassò lo sguardo abbandonandosi ad un sorriso triste.
«Sanji-kun, tu mi vedi così perché mi ami».
Il cuoco le si avvicinò, mettendole dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggita al caschetto. «Nami-san», tentò.
Avrebbe voluto dirle che era veramente bella e che lui ancora fremeva di gelosia quando un uomo si soffermava con lo sguardo sulle sue forme generose nonostante l’avanzare degli anni, ma lei lo bloccò prima che potesse aprire la bocca.
«Insomma, sembra che tu a differenza mia non stia invecchiando! Hai quella maledetta aria vissuta che ti rende ancora più affascinante di quando eri giovane!». Sanji sgranò gli occhi e a Nami parve quasi di vederlo arrossire.
Ma a cinquant’anni non si poteva arrossire, dannazione! Doveva esserselo immaginato.
«Anch’io sto invecchiando, Nami-san. Le mie gambe non sono più quelle di una volta e fumare sigarette su sigarette non mi fa certo bene. Ma tu continui a trovarmi affascinante perché mi ami», rispose il cuoco, ripetendo le parole usate dalla navigatrice poco prima.
No, si disse lei, Sanji-kun era veramente affascinante, altrimenti le donne che incontravano per strada non si sarebbero voltate per guardarlo.
Improvvisamente il pensiero che lui appartenesse solo a lei la fece sorridere con orgoglio, il cuore più leggero.
Si riguardò allo specchio e questa volta, pur continuando a vedervi riflessa l’immagine di una donna decisamente matura, pensò che l’età e i segni del tempo non fossero poi così importanti con Sanji-kun al suo fianco.
«Se proprio vuoi farmi sentire giovane e bella, comunque, c’è sempre il dopo festa».
Si avvicinò al cuoco e gli stampò un bacio sulle labbra per poi uscire dal bagno, non prima di avergli gettato un’occhiata maliziosa.
Perché erano sì invecchiati, ma non abbastanza da far spegnere il fuoco della passione.
«N-Nami-swan~♥!».
E il tempo passava, ma Sanji-kun rimaneva lo stesso stupido cuoco pervertito di cui si era innamorata vent’anni prima a bordo della Thousand Sunny.
















Note dell'autrice:
Questo capitolo è stato un parto. Il prompt "Tempo" era abbastanza difficile e ad ogni punto mi sembrava di descrivere Nami e Sanji come due ragazzini e allora tornavo indietro. Spero che, nonostante il contesto un po' insolito, questo capitolo vi sia piaciuto. Critiche e commenti sono sempre ben accetti ;) grazie a tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli, vi adoro e adoro la SaNami ♥
Quasi dimenticavo: grazie Jolly_Anne per avermi fatto presente che il colore di Sanji è l'azzurro. L'ho sempre associato al giallo per i capelli, ma ho appena scoperto che il giallo è il colore di Usop e l'idea di aver scritto tutti i titoli delle mie fanfiction in stile Nami/Usop mi ha lasciata perplessa :') Così ho deciso di utilizzare l'azzurro per Sanji in tuuuutti i titoli delle mie fanfiction.
E per oggi ho finito, alla prossima! ;)

Soly Dea

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Capitolo 5
*** Ospite/Necessità – (Un)favorable exchanges ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: commedia, sentimentale, slice of life
Rating: giallo
Tabella: Slice of life/Sentimentale
Prompt: ospite/necessità
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#05. (Un)favorable exchanges

«Nami-swaaan, sono così felice di essere ospite del tuo bellissimo corpo!~♥».
Nami strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di reprimere la voglia di picchiare Sanji-kun. O meglio, di picchiare il proprio corpo nel quale Sanji-kun era stato – piuttosto felicemente – rinchiuso dallo stupido giochetto di Trafalgar Law.
Nami pensò che il chirurgo gliel’avrebbe pagata, oh sì che gliel’avrebbe pagata. E andava bene quell’armadio di Franky – a parte l’abbigliamento piuttosto discutibile, il corpo metallizzato del cyborg l’aveva fatta sentire decisamente forte, quasi imbattibile − e in fondo anche il corpo di Sanji-kun era più che accogliente – aveva buon gusto in fatto di moda e odorava di fumo, proprio come Bellmere-san − ma il vero problema era Sanji-kun nel proprio corpo che non smetteva di sbirciarle [sbirciarsi?] il seno e urlare cose sconce che lei non avrebbe mai e poi mai pronunciato.
«Insomma, Nami-san, era da tanto tempo che sognavo questo momento! E oggi finalmente hai deciso di accogliermi dentro di t−».
«NO!», urlò Nami al limite della sopportazione. «Non dirlo nemmeno per scherzo, grandissimo idiota di un cuoco!».
Sanji si acquietò, accontentandosi di sussurrare a se stesso parole ambigue e sconclusionate, mentre si stringeva il seno abbondante tra le braccia con aria compiaciuta. Nami tirò un sospiro di sollievo, credendo che il peggio fosse passato.
Non sapeva quanto si stesse sbagliando.



Nami, ancora nel corpo di Sanji, imprecò a denti stretti strofinando una gamba contro l’altra.
La sola idea di fare certe cose con il corpo di Sanji-kun, di vedere certe sue parti nascoste, la faceva arrossire come una bambina, ma ormai non riusciva più a trattenersi. Localizzato il primo bagno nelle vicinanze, lo raggiunse e vi si rinchiuse dentro.
Essendo un bagno per uomini, l’odore era insopportabile così come la vista di macchie giallastre sparse sul pavimento e di ragnatele attaccate al soffitto. Il suo sgomento crebbe ancora di più quando notò che non c’erano tazze su cui sedersi come nei bagni delle donne, bensì orinatoi attaccati al muro. E fare pipì in piedi implicava guardare e toccare necessariamente le parti intime del corpo di Sanji-kun.
Maledetto lui, maledetto Law, maledetta Punk Hazard!

E intanto la sua necessità si faceva sempre più impellente.
Ma in che razza di situazione si era cacciata? Perché proprio lei? E perché proprio Sanji-kun?
In uno scatto d’ira mandò tutto al diavolo, si abbassò sia i pantaloni che i boxer, ed evitando di toccare il meno possibile mise fine a quell’assurda situazione, liberandosi una volta per tutte. Durante quei pochi istanti si impose di tenere lo sguardo fisso sulla parete davanti a sé, ma alla fine l’occhio ricadde quasi involontariamente lì sotto, prendendo a fissare quella zona con una curiosità decisamente non sua, e poco ci mancò che le venisse voglia di allungare la mano e...
«NO!», urlò quando si rese conto con immenso orrore che stare nel corpo di Sanji-kun stava rendendo anche lei una pervertita. Quella era la prova lampante che doveva trovare immediatamente Law e riacquistare il suo bellissimo – e innocentissimo – corpo.
Il rumore della porta che veniva spalancata all’improvviso mise fine a tutte le sue elucubrazioni.
«Nami-san, tutto bene?! Passavo di qui per andare in bagno e ti ho sentita urla...re».
Nami, i boxer ancora calati, sbiancò di colpo e voltò la testa a rallentatore.
Sanji – o meglio, il proprio corpo – era fermo sotto la soglia della porta e guardava nella propria direzione ad occhi spalancati.
Nami deglutì a vuoto. «Non è come pensi», fu la prima cosa che le venne da dire.
Sanji inarcò un sopracciglio, scettico, poi sorrise con espressione maliziosa. «Ah no, Nami-san? Perché in tal caso non avresti nulla di cui vergognarti! Finché sei ospite del mio corpo puoi farci tutto quello che vuoi, anche toccare il−».
«SANJI-KUN!», lo bloccò lei con occhi fiammeggianti. «Non viaggiare con la tua dannatissima fantasia perversa! Se mi trovo in bagno è perché ne avevo urgentemente bisogno, no?, grandissimo idiota!».
«L’avevo capito», ribatté lui, «ma ti ripeto che sono felicissimo che tu possa ispezionare il mio corpo! Insomma, ti capisco perfettamente: anche io vorrei fare la stessa cosa con il tuo!».
La navigatrice si rivestì in fretta e furia, e raggiunse il cuoco, puntandogli un pugno sotto il naso. «TU COSA?».
Sanji sorrise dolcemente, accarezzando con due dita la guancia ispida di Nami – o meglio, la propria.
«Non preoccuparti, Nami-san, nutro troppo rispetto nei tuoi confronti per fare qualcosa senza il tuo permesso. Il giorno in cui avrò il piacere di vedere e toccare interamente il tuo bellissimo corpo, tu sarai più che consenziente».
Nami si ritrasse, sbattendo le palpebre con aria perplessa. Era incredibile come Sanji-kun potesse risultare cavalleresco e farla sentire rispettata, amata, anche nella più perversa delle situazioni. In quel momento ebbe la conferma che dietro la facciata da pervertito si nascondesse un uomo dal cuore d’oro e si sentì stranamente lusingata all’idea di essere l’unica alla quale Sanji mostrava quell’aspetto di sé. Forse era vero che la considerava diversa dalle altre donne, più preziosa. Forse era vero che... che l’amava. A quel pensiero arrossì di botto – maledetto corpo di Sanji-kun, arrossiva troppo facilmente!
«Be’, il giorno in cui sarò consenziente è ancora molto lontano!», puntualizzò con cipiglio severo, incrociando le braccia al petto, sicura di smorzare in quel modo l’entusiasmo del cuoco, ma il volto di Sanji, invece di incupirsi, si illuminò ulteriormente.
«Nami-swan~♥... Mi stai forse dicendo che... in fin dei conti... ho una minima possibilità di...?».
«N-non ho detto questo! Intendevo...».
«MELLORINE~♥».
«...Oh, al diavolo!».

Di una cosa Nami era certa: Law gliel’avrebbe pagata con gli interessi.















Note dell'autrice:
In realtà avevo pensato ad un capitolo un po' più sentimentale, ma alla fine è uscito qualcosa di vagamente comico e forse anche un po' perverso (un po' mi sono vergognata a pubblicarlo). Sanji-kun sta influenzando anche me ahahah :') spero che i ruoli di Nami e Sanji non siano troppo confusi, fatemi sapere. Per questa one shot mi sono ispirata alla bellissima fanfiction di Lou Asakura HEART: SHAMBLES [perché non c'è mai limite al peggio....] che vi consiglio di leggere se non l'avete ancora fatto. Grazie a tutti coloro che mi seguono e commentano, grazie davvero ♥ critiche e commenti, come sempre, sono ben accetti. Alla prossima!

Soly Dea

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Capitolo 6
*** Innamorarsi – Love at first sight ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: commedia, sentimentale, slice of life
Rating: verde
Tabella: Sentimentale
Prompt: innamorarsi
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#06. Love at first sight

«Tu hai mai amato, Sanji-kun?».
Nami non riusciva ancora a capire da dove avesse tirato fuori quella domanda – in fondo non era successo nulla di particolarmente eclatante quel giorno, o almeno nulla che avesse a che vedere con Sanji e con l’amore – ma era da tutta la sera che ci pensava e allora aveva deciso di parlarne con il compagno dopo cena, quando la sala da pranzo si era svuotata e gli unici due rumori erano il ticchettare delle proprie dita sul tavolo e lo scroscio dell’acqua del lavello sotto cui Sanji stava lavando i piatti.
Il cuoco si voltò, l’occhio azzurro intriso di sorpresa, per guardare in viso la navigatrice, la quale aveva i gomiti poggiati sul tavolo e si sosteneva il mento con le mani. Il suo sguardo lasciava trapelare una curiosità decisamente non sua che gli fece battere forte il cuore e sperare in una svolta nel loro rapporto. Insomma, era già sorprendente che Nami-san si fosse attardata lì con lui dopo cena, ma non avrebbe mai immaginato di sentirsi porre una domanda del genere proprio da lei che non aveva mai mostrato interesse per l’argomento.
E cosa poteva mai significare se non che si era improvvisamente accorta di lui?
Le mani strette intorno a un piatto avvolto nello strofinaccio, Sanji sorrise con aria sognante mentre gli occhi assumevano la forma di un cuore e i lineamenti del viso si arricciavano in quel modo tenero e buffo che in fondo Nami aveva imparato ad apprezzare.
«Nami-swan, io amo in ogni singolo momento!~♥ Amo te, Robin-chan e ogni donna che−».
Oh, Nami avrebbe dovuto immaginarselo. Quale altre risposta avrebbe potuto ricevere da parte di un uomo che era innamorato dell’amore stesso?
«Sanji-kun, so quanto tu ami tutte le donne, ma io ti sto chiedendo se ti sei mai innamorato, se hai mai amato una donna più di tutte le altre».
Sanji si ricompose, sbattendo le palpebre con aria perplessa, poi il suo sguardo si raddolcì e un sorriso increspò le sue labbra serrate intorno alla sigaretta. «Nami-san, mia adorata», cominciò, «non devi essere gelosa, sai?».
La navigatrice inarcò un sopracciglio, scettica. «Non sono gelosa, idiota. Era solo una stupidissima curiosità». Si passò una mano sul viso, esasperata. «Più stupida io che tento di intraprendere discorsi seri con te».
Fece per alzarsi, ma Sanji la bloccò per un polso. Con lo sguardo la invitò a rimettersi comoda sulla sedia e a sua volta si sedette di fronte a lei. «Scusami, non avevo capito che stessi parlando sul serio».
Nami borbottò, guardandolo negli occhi. Sembrava sinceramente dispiaciuto.
«Sì», disse il cuoco all’improvviso, inspirando una nuova boccata di fumo dalla sigaretta.
Nami lo fissò incerta. «“Sì” cosa?».
«Sì, mi sono innamorato». Sorrise Sanji, un sorriso nostalgico. «Vuoi che ti racconti, Nami-san?».
La navigatrice, colta alla sprovvista, annuì subito dopo.
«Avevo quindici anni quando conobbi la figlia di uno dei cuochi del Baratie», cominciò Sanji, la mente persa in chissà quali ricordi lontani. «Grandi occhi azzurri e trecce bionde. Era dolcissima». E lì il tono della sua voce assunse una nota sognante. «Le scrivevo continuamente lettere d’amore, le preparavo i piatti migliori...».
Nami si lasciò sfuggire un “Oh” di stupore. Quelle parole avevano smantellato la sua personale visione di Sanji da bambino: un monellaccio che si divertiva a sollevare le gonne delle altre bambine. Ma evidentemente la facciata da pervertito se l’era costruita dopo. Sanji era prima di tutto un gentiluomo e questo Nami lo aveva sempre saputo. «È stata lei il tuo primo amore?».
Sanji sorrise ancora. «Oh no, era solo una cotta. Ma a diciassette anni conobbi una nobildonna più grande di me che veniva a cenare spesso al Baratie. Era così raffinata, così elegante... con lei ho scoperto tutto ciò che c’era da sapere sull’amore e sulle donne».
Nami schioccò la lingua sul palato, un po’ infastidita da quella rivelazione. Si immaginò una donnaccia, vecchia e tutta agghindata, che si approfittava di un giovane Sanji alle prime armi e lo rendeva il pervertito che era ora. «Sei stato innamorato di lei?».
«Così credevo, Nami-san. All’epoca, lei mi sembrava tutto ciò di cui avessi bisogno – una donna bella, ricca, matura – ma ora so che l’amore è tutta un’altra cosa». Nami aggrottò la fronte, indugiando per qualche secondo sul volto di Sanji, poi sbatté le mani sul tavolo sporgendosi maggiormente verso di lui che la guardò stralunato. «Insomma, Sanji-kun, quando diamine ti sei innamorato?!».
Il cuoco, dopo un attimo di smarrimento, tornò a sorridere. Un sorriso diverso dal solito, speciale.
«Avevo diciannove anni, mi trovavo sempre al Baratie. Ad un certo punto sento una risata. Una risata sincera, melodiosa. Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi color nocciola di una meravigliosa ragazza dai corti capelli rossicci e−».
«Sanji-kun, trovo alquanto improbabile che tu ti sia innamorato di me nel primo istante in cui mi hai vista», lo bloccò Nami, incrociando le braccia al petto con stizza. «Alla storia del colpo di fulmine non ci ho mai creduto».
Sanji boccheggiò. «N-non mi hai lasciato finire!».
Nami gonfiò le guance, un po’ imbarazzata per essere giunta subito a conclusioni affrettate, poi lo invitò a continuare.
«Non nego che in quel momento mi hai colpito molto, ma di te mi sono innamorato con il trascorrere del tempo... attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, sguardo dopo sguardo». Le ultime parole furono poco più di un sussurro, ma Nami riuscì a sentirle ugualmente.
«Il problema, Sanji-kun, è che non vedo nessuna differenza tra il tuo comportamento nei miei confronti e il tuo comportamento in presenza di Robin o di altre donne. Sei sempre il solito Sanji gentiluomo, a tratti smielato e a tratti pervertito».
Sanji sospirò, l’occhio azzurro velato di tristezza. «Tu non vuoi vedere nessuna differenza, Nami-san», la corresse, poi allungò le mani verso quella della navigatrice e la strinse tra le sue, accarezzandone il dorso. Nami si sentì arrossire, ma non ritrasse la mano.
«Se solo ti soffermassi a guardarmi un minuto di più, capiresti che sono sincero quando ti dico che ti amo», continuò il cuoco. «È vero, io amo tutte le donne, compresa Robin-chan, ma di te mi innamoro ogni singolo giorno. Il mio amore per te, Nami-san, continua a crescere e crescere e... crescere». Nami lo vide sporgersi maggiormente verso di lei e trattenne il respiro: la luce negli occhi di Sanji era quanto di più simile all’amore avesse mai visto, almeno per quel che ne sapeva d’amore. Ritrasse la mano come scottata e abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello languido e penetrante del cuoco. Cosa avrebbe dovuto dirgli, ora? Non lo sapeva, sentiva solo una gran confusione in testa.
«E tu, Nami-san, sei mai stata innamorata?».
Nami incrociò nuovamente lo sguardo speranzoso di Sanji e sentì lo stomaco contorcersi in una morsa dolorosa e piacevole al tempo stesso.
Poi provò a dirgli che lei non aveva mai amato, che non lo amava, ma non ci riuscì.















Note dell'autrice:
Scusate il ritardo, sono stata sommersa dagli impegni, ma spero che questo capitolo compensi in qualche modo il ritardo. In realtà non succede niente di particolare, è solo una conversazione tra Nami e Sanji, ma ho voluto soffermarmi un po' sul passato di Sanji. Grazie a tutti coloro che mi seguono e che vorranno farmi sapere cosa ne pensano di questo capitolo *_____* alla prossima! ♥

Soly Dea

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Capitolo 7
*** Confessare − Only real women, from now on ***


contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: commedia, slice of life
Rating: giallo
Tabella: Sentimentale
Prompt: confessare
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#07. Only real women, from now on

«...Non è vero, Sanji-kun?».
Nami aveva l’abitudine di ripeterlo spesso, a tavola. Si voltava verso il cuoco, seduto rigorosamente accanto a lei, e gli chiedeva conferma delle proprie parole, certa che Sanji avrebbe approvato in qualunque caso. Nami avrebbe potuto chiedergli perfino “Gli asini volano. Non è vero, Sanji-kun?” e lui le avrebbe risposto “Ma certo, Nami-swan!~♥” con tanto di occhi a cuore.
Anche quella sera, a cena, Nami glielo chiese.
«...Non è vero, Sanji-kun?». Si voltò con un grosso sorriso verso il cuoco, in attesa di conferma, ma inaspettatamente non vide alcuna zazzera bionda, né occhi languidi e copiosi sanguinamenti. La sedia di Sanji era vuota.
Nami si guardò intorno perplessa, ma vide solo Rufy che si ingozzava di carne, Zoro che si scolava una bottiglia di sakè e il resto della ciurma coinvolta in chiacchiere e risate. Di Sanji nemmeno l’ombra. Era sparito dalla cucina senza nemmeno terminare la cena. Non era da lui.
«Chopper, sai che fine ha fatto Sanji-kun?», chiese Nami alla piccola renna, che a quelle parole smise di ridere per una battuta di Usop e abbassò lo sguardo intriso di dispiacere. «È andato in camera da letto a riposare. Deve ancora riprendersi del tutto...».
Nami indugiò per qualche secondo. Non avrebbe mai creduto che l’amore che Sanji provava per le donne si sarebbe trasformato in una... malattia.
«Vado a vedere come sta», annunciò con determinazione.
«No!», esclamò Chopper scattando in piedi sulla sedia, gli occhi sgranati in un’espressione di puro terrore. «Lo faresti solo stare peggio! Se dovesse guardarti troppo a lungo, tutte le nostre fatiche per farlo tornare quello di prima risulterebbero vane!».
Nami annuì con un sospiro. «Va bene, va bene... Vorrà dire che me andrò anche io a riposare».
E si alzò da tavola sotto lo sguardo ingenuo e sollevato di Chopper.


Nami si scusò mentalmente con il medico per averlo preso in giro e bussò alla porta della camera dei ragazzi, ottenendo in risposta un mugolio da parte del cuoco. «Sanji-kun, sono io». Ci furono pochi attimi di silenzio, poi Nami udì nuovamente la voce di Sanji, bassa e ovattata, e immaginò che avesse sotterrato la testa sotto il cuscino.
«Nami-san, non puoi immaginare quanto vorrei farti entrare, ma ti prego, ti scongiuro di non farlo».
Nami non lo stette ad ascoltare e spalancò all’improvviso la porta.
La stanza era al buio e Sanji se ne stava raggomitolato sotto le coperte. Nami accese la luce.
«No!», urlò il cuoco, coprendosi il viso con le mani. «Spegni la luce, sai cosa succede se ti vedo!».
Con un sospiro rassegnato, Nami premette nuovamente l’interruttore della luce e la stanza precipitò un’altra volta nel buio.
Le parve quasi di sentire un sospiro di sollievo provenire dal letto di Sanji.
Quella faccenda stava cominciando a diventare insopportabile. Se all’inizio vederlo spinto in aria dai fiotti di sangue che fuoriuscivano dal suo naso era una cosa tanto stupida da risultare buffa, ora la irritava non poco perché faceva preoccupare l’intera ciurma e rallentava il viaggio.
Camminò silenziosamente verso il letto di Sanji e si sedette sul materasso. Il cuoco sussultò, ma non volle riemergere da sotto le coperte.
«Perché te ne sei andato nel bel mezzo della cena?».
Sanji si mosse impercettibilmente. «Nelle condizioni in cui mi trovo sono solo un peso per voi. E meno tempo vi sto accanto, meglio è».
Nami rimase sorpresa. Non si aspettava affatto una cosa del genere. Era uno di quei momenti in cui Sanji abbandonava l’abito da gentiluomo pervertito e indossava quello che lo faceva apparire serio e riflessivo.
«Cosa ti è successo negli ultimi due anni per ridurti in queste condizioni, Sanji-kun? A me puoi confessarlo».
Il singhiozzo del cuoco la lasciò basita.
«Sono stato all’nferno, Nami-san. Non augurerei di finire in un posto del genere nemmeno al mio peggior nemico».
A Nami si strinse forte il cuore. Forse i motivi per cui Sanji perdeva tutto quel sangue erano più seri di quanto pensasse. Allungò una mano verso la testa del cuoco e gli scostò un lembo della coperta dal viso per potergli accarezzare la fronte.
«E dov’è l’inferno, Sanji-kun?».
Sanji non si mosse. Prese un respiro profondo. «A Kamabakka, l’isola dei...».
Nami attese con il cuore in gola.
L’isola dei mostri.
L’isola dei fantasmi.
L’isola dei pericoli.
L’isola dei... cannibali!
Si sarebbe aspettata di tutto, ma non quello che le riferì Sanji non voce addolorata.
«...l’isola dei travestiti».
Nami avrebbe voluto trattenersi, ma proprio non ce la fece. A nulla servì coprirsi la bocca con una mano, perché la risata trovò ugualmente il modo di uscire e riecheggiare tra le pareti della stanza, forte e chiara. Rise Nami immaginando Sanji circondato da uomini truccati pesantemente e avvolti in vestiti succinti, che lo chiamavano con voce stridula e lo rincorrevano per tutta l’isola.
«Ora capisco», convenne asciugandosi una lacrimuccia. «Tu, tu che più di tutti ami le donne, sei finito sull’isola dei travestiti. Questo è il colmo! Dev’essere stato un incubo per te, Sanji-kun».
Nami rideva ancora quando la testa di Sanji emerse da sotto le coperte.
Erano al buio, ma la navigatrice poteva immaginare perfettamente la sua espressione offesa.
«Nami-san, io ci soffro davvero».
«Oh, ma certo che ci soffri! Il mio povero Sanji-kun...», lo sbeffeggiò.
«N-non è affatto divertente!».
Nami si ricompose dandosi un contegno. «Scusa, scusa. Vieni qui...».
Allungò le braccia verso il cuoco e gli cinse il collo fin quando non sentì la sua testa premere contro il proprio petto. Poggiò una mano sulla sua schiena, mentre con l’altra gli accarezzava dolcemente i capelli.
«È finita, Sanji-kun. Niente più travestiti, d’ora in poi solo donne in carne ed ossa. Donne vere».
«Donne vere...», cantilenò Sanji con voce melliflua. «Donne... vere...».
Nami credette di aver appena alleviato il malessere di Sanji, ma quando lui cominciò a strofinare la guancia contro il suo seno emettendo mugolii soddisfatti, la navigatrice sentì un liquido denso e caldo bagnarle il petto, e capì di essersi profondamente sbagliata.
«Nami-swaaaan! Tu... una donna vera... così morbida... così profumata~♥».
Il fiotto di sangue fu talmente forte da spingerlo indietro e inchiodarlo alla spalliera del letto.
Nami sospirò rassegnata, dandosi una manata in faccia, poi urlò.
«CHOOOOPPER!».
In cuor suo, però, fu contenta di sapere che in quei due anni Sanji non era cambiato per nulla.
Il solito adorabile maniaco di un cuoco.












Note dell'autrice:
Lo so, torno dopo interi meeesi con la cosa più stupida che io abbia mai scritto, ma capitemi... dovevo scrivere qualcosa su Sanji e la sua epistassi cronica da post-timeskip! XD Spero vi abbia almeno strappato un sorriso. Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi e recensirmi, grazie davvero per il vostro supporto ♥ al prossimo capitolo, che spero venga più serio \o/

Soly Dea

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