Blackleg & Cat burglar [when a cigarette smells like tangerines] di Soly_D (/viewuser.php?uid=164211)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colazione − Past belongs to past ***
Capitolo 2: *** Doccia − The most (im)perfect place ***
Capitolo 3: *** Festa/Notte − Drunk [but not enough] ***
Capitolo 4: *** Tempo − We’re never too old for love ***
Capitolo 5: *** Ospite/Necessità – (Un)favorable exchanges ***
Capitolo 6: *** Innamorarsi – Love at first sight ***
Capitolo 7: *** Confessare − Only real women, from now on ***
Capitolo 1 *** Colazione − Past belongs to past ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
sentimentale, romantico, slice of life
Rating:
verde
Tabella:
Slice of life
Prompt:
colazione
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#01.
Past belongs to past
Sanji spense il forno e tirò fuori una teglia fumante di
biscotti al cioccolato per poi poggiarla con delicatezza sul ripiano in
marmo, accanto ai numerosi piatti che aveva preparato in precedenza,
mentre un buon profumo di zucchero e cannella riempiva
l’intera cucina.
Aveva lavorato al Baratie per anni, fin da quando aveva incontrato quel
burbero vecchiaccio di Zeff, ma nel giro di pochissimo tempo era
diventato
niente di meno che lo chef
della ciurma di Cappello di Paglia.
Quella era la prima colazione che preparava per i suoi nuovi compagni.
Voleva che fosse perfetta in ogni minimo dettaglio. Sorrise quando un elegante
sbadiglio proveniente dal corridoio gli giunse alle orecchie,
accompagnato da un qualcosa che somigliava ad uno strascicato
“Buongiorno”.
«Nami-swaaan~♥, buongiorno anche a te! Dormito
bene?».
Lei era solo uno degli innumerevoli motivi per cui
Sanji aveva accettato di
unirsi a quella banda di pazzi.
«Non c’è male», rispose la
navigatrice, sbucando dal corridoio e poggiandosi allo stipite della
porta. Poi, stropicciandosi gli occhi ancora un
po’ intorpiditi dal sonno, annusò l’aria
con fare curioso. «Che buon profumo... Cos’hai
preparato?».
La domanda di Nami portò in estasi il cuoco. Svelto
raggiunse il tavolo, indicandole la sedia.
«Siediti pure, Nami-san, ti illustro il menu di questa
mattina». Nami sorrise eseguendo gli ordini e Sanji
tornò ai fornelli.
«Per prima cosa...», cominciò, mettendo
in tavola un vassoio dal contenuto particolarmente invitante.
«...pancakes».
Nami, estasiata, lo incitò a continuare.
«Ho cucinato anche del riso condito con verdure e della zuppa
di miso». Il cuoco mise in tavola un altro vassoio, poi un
altro e un altro ancora. «Qui ci sono dei dolcetti alla
frutta. Se non li gradisci, c’è sempre questo
piatto di semplice frutta fresca tagliata a pezzi. Se ti piace la
cucina occidentale, invece, dovresti proprio assaggiare queste uova
strapazzate con bacon e questo succo d’arancia. O se
preferisci, qui trovi della cioccolata calda. E per i meno affamati ci
sono caffè, té, brioches e biscotti appena
sfornati».
Ad ogni nuovo piatto che aveva elencato, Sanji aveva poggiato uno o due
vassoi sulla tavola, così che alla fine del discorso Nami si
ritrovò davanti ad una colazione per trenta persone che
avrebbe fatto sicuramente felici tutti i membri della ciurma,
specialmente il capitano.
«Sanji-kun, è tutto... è tutto
meraviglioso...».
Il cuoco sorrise con gli occhi lucidi e volteggiò un paio di
volte su se stesso. «Grazie, Nami-swan~♥,
così mi fai arrossire!».
«Però io... ehm...», proseguì
la navigatrice con voce incerta, «...mi scalderesti un
po’ di latte?».
Sanji smise di contorcersi per i complimenti ricevuti, sbattendo le
palpebre con aria sorpresa. «L-latte?».
«Si, Sanji-kun. Sai, non sono abituata a una colazione
così abbondante...».
Sanji abbassò lo sguardo, sentendosi irrimediabilmente in
colpa: con tutto ciò che si era messo in testa di preparare
per quella mattina, aveva dimenticato l’alimento
più semplice, il latte. «Come lo vuoi,
Nami-san?», chiese allora, nascondendo la delusione dietro un
sorriso. «Dimmi tu, posso metterci dentro del tè,
del caffè o del cacao. Oppure vuoi solo lo
zucchero?».
«Voglio solo una tazza di latte».
Quando Sanji incrociò nuovamente i grandi occhi di Nami, vi
lesse un’inaspettata quanto immensa tristezza.
E solo allora capì. Come aveva fatto a non pensarci subito?
A Nami non era mai importato della colazione perché in quei
lunghi e dolorosi anni aveva avuto ben altro a cui
pensare: salvare il
suo villaggio dalle grinfie di Arlong, ad esempio. Sanji, allora, fece
il giro del tavolo e con delicatezza afferrò la mano della
navigatrice, stringendola tra le sue e guardandola intensamente negli
occhi.
«Insisto, Nami-san. Il passato appartiene al passato:
siamo una famiglia, ora, ed io voglio che tu ti senta a casa. Sempre. Partendo
dalla colazione».
«Sanji-kun, ti ringrazio, davvero, ma voglio
solo una dannatissima
tazza di latte», si impuntò la navigatrice,
ritirando di scatto il braccio.
Sanji, in tutta risposta, si sporse
verso di lei con uno sguardo profondamente determinato. «Va
bene, mia adorata, non voglio di certo infierire bruscamente sulle tue
abitudini, ma sappi che nei prossimi giorni cucinerò cose
talmente buone che non potrai dirmi di no».
Nami sbuffò gonfiando le guance, ma a Sanji non
sfuggì il sorriso impercettibile che lei gli aveva rivolto
un attimo prima che gli altri membri della ciurma facessero il loro
ingresso in cucina.
Note
dell'autrice:
Come avevo già detto, sono davvero sorpresa che una
così bella coppia venga così poco trattata in
questo fandom invaso dalle ZoNami/ZoSan/KiddLaw, per cui ho deciso di
cominciare una raccoltina (il rating arancione è dovuto ad
un paio di capitoli un po' più piccanti :D). Spero che
questo primo capitolo vi piaccia e che mi farete sapere la vostra
opinione, GRAZIE
a tutti coloro che vorranno seguire/commentare. Alla prossima!
Soly Dea
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Capitolo 2 *** Doccia − The most (im)perfect place ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
sentimentale, romantico, slice of life
Rating:
arancione
Tabella:
Slice of life
Prompt:
doccia
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#02.
The most (im)perfect place
Sanji chiuse la porta del bagno e prese a spogliarsi, gettando i
vestiti in una cesta di cui si sarebbe occupato lui stesso −
non avrebbe mai permesso a due signorine di lavorare per lui. Infine si
apprestò ad aprire la porta del box doccia per rilassarsi
dopo una giornata lunga e impegnativa.
Inaspettatamente, nello stesso momento in cui infilò un
piede all’interno, i suoi occhi incrociarono quelli di
Nami-san in costume
da bagno − oh,
quale mirabile visione! − che lo guardava con
intenzioni tutt’altro che innocenti.
«N-Nami-swan!♥», disse, forse con un
po’ troppa enfasi, mentre si imponeva mentalmente di non
saltellare dalla felicità o sanguinare copiosamente dal
naso − perché da qualche mese quella era a tutti
gli effetti la sua ragazza, finalmente,
ma lui ancora stentava a crederci e ogni giorno ringraziava tutti gli
dei di cui era a conoscenza per quell’incredibile miracolo.
«Cosa ci fai qui, amore mio?», le chiese dopo
essersi ripreso dallo shock.
Nami assunse uno sguardo offeso, incrociando le braccia al petto e
mettendo ancora più in mostra il seno abbondante coperto
solo da due triangolini di stoffa colorata. Sanji vi gettò
una rapida occhiata con la gola secca.
«Non sei contento di vedermi?!».
Il cuoco sorrise entrando completamente nella doccia e chiudendo la
porta.
«Certo che sono contento, sono mooolto
contento~♥». Le passò un braccio
intorno alla vita e la attirò a sé, stampandole
un bacio sulle labbra. «Solo... me ne chiedevo il motivo. Non
mi capita mica tutti i giorni di entrare nella doccia e trovare la mia
bellissima navigatrice ad aspettarmi!».
Nami gli si avvicinò maggiormente cingendogli il collo con
le braccia.
«Be’, è l’unico posto dove
nessuno ci interromperebbe sul più bello. Non trovi anche
tu?».
Il cuoco colse al volo il concetto. La loro prima volta era stata meravigliosa
– al solo ricordo Sanji non poteva fare a meno di sorridere
con il cuore che gli batteva forte e un rivolo di sangue che colava dal
naso – ma le volte successive erano state abbastanza... traumatiche.
Come dimenticare la risatina maliziosa di Robin che, entrando nella
camera delle ragazze senza bussare, li aveva trovati avvinghiati tra le
lenzuola? O l’espressione di puro disgusto stampata sul volto
di Zoro il giorno in cui li aveva beccati nella camera dei ragazzi? O
la delusione negli occhi di Brook – ma lui gli occhi non ce
li aveva, yohohoho
♪ – quando si rese conto che a Sanji era stato concesso il
privilegio di vedere le mutandine di Nami e a lui invece no? Nami-san
aveva ragione: di sicuro il box doccia era il luogo più
sicuro per passare un po’ di tempo in intimità e
il meno probabile in cui un qualsiasi membro della ciurma li avrebbe
potuti beccare. Sorrise dolcemente alla navigatrice.
«Allora... non perdiamo tempo prezioso».
«Ottima risposta, Sanji-kun». E questa volta fu lei
a baciarlo aggrappandosi con forza alle sue spalle, mentre lui le
accarezzava la schiena e le sfilava con lentezza disarmante il pezzo
superiore del costume per poi gettarlo in un angolo della doccia. Nami
affondò le dita tra i capelli del cuoco, accarezzandoli, e
si lasciò spingere dalle sue mani contro le piastrelle
fredde della doccia, rabbrividendo al contatto.
Dopo che anche il pezzo inferiore del costume scivolò per
terra, Sanji fece scorrere le mani lungo i fianchi della navigatrice e
la sollevò per le cosce. Nami gli allacciò le
gambe intorno alla vita mentre lui catturava la sua
bocca in un bacio lungo e appassionato.
«Oh, Nami-san, se solo sapessi l’effetto che mi
fai...», sussurrò tra un bacio e l’altro.
Nami sorrise maliziosa spingendo maggiormente il bacino contro quello
di Sanji e un brivido di eccitazione corse lungo la schiena di
entrambi.
«Be’, posso immaginare».
Sanji la baciò ancora, ancora e ancora. Non riusciva mai a
saziarsi di Nami-san.
«Sei pronta, amore mio?», le chiese quando
pensò che fosse il momento giusto.
Nami poggiò la fronte sulla sua spalla, il respiro
accelerato. «Meno
chiacchiere e più azione, Sanji-kun».
E Sanji non se lo fece ripetere due volte. Ma nell’esatto
momento in cui passò effettivamente all’azione, un
delicato toc toc
riecheggiò tra le pareti del bagno e una vocina tremante
proveniente dall’esterno catturò la loro
attenzione.
«S-Sanji... ehm... scusami tanto, ma io non riesco
più a trattenerla!».
Il cuoco masticò un «Merda»
appena udibile mentre Nami sgranava gli occhi inorridita.
«Chopper, sono nella doccia!», disse Sanji in un
lampo di lucidità aprendo il getto dell’acqua che
si riversò sui loro corpi nudi.
«Sarò velocissimo, te lo prometto!»,
assicurò Chopper entrando.
Nami e Sanji rimasero in religioso silenzio, occhi negli occhi, con il
respiro mozzato, lo scroscio dell’acqua che rimbombava tra le
pareti del bagno e tutta l’eccitazione di pochi secondi prima
che scemava piano piano. Dopo un tempo che parve interminabile Chopper
si decise a fare lo scarico.
«Ecco, ho fatto! Sto uscendo!», concluse la renna e
il rumore della porta che veniva richiusa fece tirare un sospiro di
sollievo ai due nella doccia.
Sanji spense il getto dell’acqua rivolgendo uno sguardo
eloquente alla compagna.
«Com’è che avevi detto, Nami-san...? Qui dentro non può
interromperci nessuno».
«Aaaah, sta’ zitto, idiota!». La
navigatrice gli rifilò una gomitata nel fianco per poi
chinarsi a recuperare il costume e rimetterselo addosso.
Sanji la fissava stralunato. «N-Nami-san, cosa
fai?».
«Mi è passata la voglia», rispose lei
gettandogli un’ultima occhiata prima di
voltarsi.
Il cuoco la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla doccia
bagnata fradicia e visibilmente indignata.
«Nami-san, non puoi lasciarmi... in queste condizioni!».
Perché il fatto era che a lui la voglia non era passata per
nulla.
«Nami-san?! Nami-san, aspetta... Namiii! NAMI-SAAAN!».
Note
dell'autrice:
Avevo elaborato un finale opposto per questo capitolo in cui Nami
diceva a Sanji "Aaah, sta' zitto e riprendi da dove ti sei interrotto"
ma quello che ho scritto mi sembra più divertente :'D spero
che vi sia piaciuto e che mi lascerete un commentino ♥ Grazie infinite
a tutti coloro che hanno messo la raccolta nelle seguite e a coloro che
hanno commentato il primo capitolo. Alla prossima!
Soly Dea
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Capitolo 3 *** Festa/Notte − Drunk [but not enough] ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
sentimentale, romantico, slice of life
Rating:
giallo
Tabella:
Slice of life
Prompt:
festa/notte
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#03.
Drunk [but not enough]
Nami afferrò la bottiglia di rum mezza vuota e
lasciò Zoro, ubriaco marcio dopo l’ennesima gara
di bevute, a sonnecchiare con la guancia spiaccicata contro la
superficie del tavolo. Con passo lento e barcollante, la navigatrice
raggiunse la ringhiera della nave e vi poggiò la schiena,
bevendo qualche altro sorso di rum mentre scorreva con lo sguardo sul
resto della ciurma che si godeva ancora la festa nonostante le due di
notte passate.
Era sempre così: che ci fossero o no le motivazioni per
festeggiare, Rufy decideva all’improvviso di organizzare una
serata all’insegna del cibo, delle risate e della musica, che
terminava solo quando tutti i membri della ciurma erano troppo ubriachi
o troppo stanchi per reggersi in piedi.
E chi l’avrebbe mai detto che proprio lei, la Gatta Ladra,
che per anni – anni dolorosi, infernali
− aveva cercato di liberare il suo villaggio dalle grinfie di
Arlong, un giorno sarebbe stata salvata da un gruppo di pazzi e che con
quegli stessi pazzi avrebbe trascorso le giornate più belle
della sua vita?
Sorrise Nami, il cuore leggero e la mente annebbiata dai
ricordi – quelli belli, piacevoli
− e dall’alcol, mentre adocchiava Rufy, seduto
sulla polena, che mangiucchiava un cosciotto di pollo nonostante il suo
pancione facesse intendere che era ormai sazio. Al suo fianco, Brook
suonava una melodia energica e ritmata sulla quale Chopper, Usop e
Franky improvvisavano passi buffissimi stretti in un goffo abbraccio.
Nami ridacchiò sommessamente e spostò lo sguardo
in un angolo della nave, dove Sanji, un bicchiere in una mano e un
sorriso stampato sul volto, conversava amabilmente con una Robin
decisamente tranquilla, di sicuro l’unica persona sobria in
mezzo a loro. Chissà di cosa stavano parlando...
Nami desiderò essere al posto dell’archeologa e
pensò che quella sera − be’, a dire la
verità, lo pensava da un po’ di settimane
− Sanji-kun fosse particolarmente bello. Osservò
il modo in cui il cuoco gesticolava per enfatizzare il concetto e
pensò che avesse davvero delle belle mani, e che le sarebbe
piaciuto farsi sfiorare da esse mentre lui le sussurrava che era
bellissima e la baciava con passione. Guardò il modo in cui
le ciocche bionde gli accarezzavano il volto frusciando ad ogni
movimento e desiderò poterle sfiorare lei stessa,
saggiandone la consistenza. Guardò la porzione di pelle
scoperta che si intravedeva attraverso la camicia mezza sbottonata e
pensò che sarebbe stato così facile aprirla del
tutto e gettarla per terra, poi sfilargli la cintura, togliergli i
pantaloni e... E non resistette.
Camminò con passo spedito verso Sanji e Robin,
afferrò il cuoco per il colletto della camicia e fece
cozzare duramente le loro labbra.
Nami pensò che,
dopo la gara di bevute, la
propria bocca non dovesse avere un buon sapore, ma sapeva che a Sanji
non sarebbe importato e allora cercò di imprimere in quel
bacio tutta la passione di cui era capace.
A quel punto la navigatrice lo vide sgranare gli occhi
all’inverosimile e si ritrovò a sorridere contro
la sua bocca, avvertendo il cuore − quello suo e quello di
Sanji-kun − battere così forte da rimbombarle
nelle orecchie e chiedendosi perché non si fosse accorta
prima di quell’idiota che le faceva la corte da...
praticamente da sempre.
Quando si staccò, Sanji la fissava con le braccia rigide
lungo i fianchi e gli occhi liquidi per lo stupore, mentre Robin
sorrideva in modo enigmatico. Aveva già capito tutto, lei.
Nami si leccò le labbra, gettando un’occhiata
maliziosa in direzione del cuoco – potè quasi
sentirlo deglutire con la gola secca, allibito e in completo imbarazzo
− poi si voltò indietro sfiorandogli
accidentalmente una mano e si incamminò
verso
l’interno della nave.
La navigatrice aveva appena spalancato la porta della cabina quando
sentì in lontananza un vago «Perdonami,
Robin-chan, ma mi vedo costretto ad interrompere qui la nostra
conversazione». Passi veloci risuonarono alle sue spalle e
subito dopo Nami avvertì la presenza del cuoco dietro di
sé. Infine le sue braccia sicure la spinsero
all’interno della cabina, bloccandola contro il muro per
baciarla e chiudendo la porta con un sonoro calcio.
Nami aprì gli occhi, ritrovandosi il viso di Sanji
− che la fissava con sguardo attento e preoccupato
− a pochi millimetri dal proprio, e non ci pensò
due volte a coprirsi con il lenzuolo fin sopra i capelli e a gettare un
urlo disumano che si propagò per l’intera nave,
svegliando probabilmente tutta la ciurma. Diamine, quella
era la prima volta che si risvegliava accanto ad un uomo! E poi era
completamente nuda, e anche lui lo era, e...
Ricordò improvvisamente quanto dolce, gentile, passionale fosse
stato Sanji-kun quella notte, e allora riemerse lentamente da sotto il
lenzuolo, pensando alle parole giuste da dire. Inaspettatamente
l’atteggiamento afflitto e sofferente di Sanji la
colpì in pieno petto: il cuoco si teneva il viso con
entrambi le mani, scuoteva la testa e mormorava parole disconnesse
intervallate da... singhiozzi?
«N-Nami-san, scusami... mi dispiace così tanto!
Cioè... non che mi dispiaccia essere stato con te stanotte
– erano anni che lo sognavo!~♥», e
lì alzò un attimo il viso mostrando gli occhi a
forma di cuore, salvo poi tornare a coprirsi la faccia con le mani.
«Dal modo in cui mi hai baciato... aaaw~♥, ho
pensato che ti fossi finalmente innamorata di me, ne ero praticamente
certo! Ma ora, ragionando a mente fresca, mi rendo conto che eri
completamente ubriaca e che anch’io ero un po’
brillo... E questo significa che io... che io mi sono approfittato di
te! Aaah, sono un mostro... un verme schifoso...».
Nami sorrise tra sé e sé: a volte la cavalleria
di Sanji rasentava la stupidità.
«Sanji-kun...», tentò allungando una
mano per accarezzargli la testa e calmarlo, ma lui non demorse,
chiudendosi ancora di più in se stesso.
«No, Nami-san, non mi parlare. Non sono più degno
di stare al tuo fianco, sono un essere spregevole...».
La navigatrice cominciò ad irritarsi. «Sanji-kun,
per favore...».
«Quello che ho fatto è imperdonabile»,
continuò il cuoco con tono strascicato.
«SANJI-KUN!».
A quel punto il pugno di Nami si abbatté con forza sulla
bella testa bionda di Sanji, il quale si limitò a mugolare
per il dolore.
«Sì, Nami-san, picchiami! Mi merito questo e
altro!».
Con un sospiro rassegnato, Nami afferrò le mani di Sanji in
modo da scoprirgli il viso e il suo cuore quasi saltò un
battito nel vedere gli occhi del cuoco lucidi a causa del senso di
colpa. Oh,
ma allora era proprio vero che Sanji-kun non era solo un idiota
pervertito. Nami lo sapeva bene, ma in quel momento ne ebbe la
conferma: lui la amava, e non come amava tutte le altre donne. La amava
di più, in una maniera unica, speciale.
«Sanji-kun», proruppe, accarezzandogli la guancia
lievemente ispida. Mai come in quel momento lo trovò bello, uomo, e
desiderò potersi svegliare ogni mattina della sua vita
accanto a lui. «Questa notte non è stata affatto
un errore. Dimentichi che io reggo benissimo l’alcol e ti
assicuro che ero abbastanza lucida da sapere cosa stessimo facendo. Io volevo stare con
te, il rum mi ha solo fornito il coraggio per fare il primo
passo».
Sanji si asciugò gli occhi con il dorso della mano.
«Davvero?», le chiese con un sorriso speranzoso.
Nami sorrise a sua volta sporgendosi maggiormente verso di lui.
«Davvero. Anche se, a dire la verità, non riesco a
ricordare ogni minimo
particolare... Magari potresti aiutarmi tu, che ne
dici?».
Sanji sgranò gli occhi, poi le molle del letto cigolarono e
la navigatrice se lo ritrovò letteralmente addosso.
«MELLORINE!~♥».
Note
dell'autrice:
Salve gente
♥ avrei voluto pubblicare questo capitolo un po' di giorni
fa, ma la prima stesura non mi convinceva, poi ho avuto l'idea di
utilizzare ben due prompt della challenge per uno stesso capitolo e
finalmente sono abbastanza soddisfatta del finale. Non so voi, ma io
adoro quando i due innamorati di turno si baciano dietro una porta e
poi si vedono il mattino dopo che dormono ancora abbracciati nello
stesso letto. Spero che l'idea - per quanto gettonata - sia piaciuta
anche a voi.
L'immagine qui a fianco non c'entra nulla con la storia, ma mi andava
di mostrarvela. Cioè, non sono bellissimi? Guardate la
disinvoltura con cui Sanji sta chiudendo/aprendo il cassetto, e
guardate gli occhi di Nami. Awww, quanto li amo *____*
Ciancio alle bande, ringrazio
chi segue/commenta e chi avrà voglia di farmi
sapere cosa ne pensa di questo capitolo. A presto!
Soly Dea
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Capitolo 4 *** Tempo − We’re never too old for love ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
sentimentale, malinconico, slice of life
Rating:
verde
Tabella:
Slice of life
Prompt:
tempo
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#04.
We’re never too old for love
Nami passò il gloss sulle labbra nel tentativo di farle
apparire più rosse e carnose, ma lo specchio continuava a
riflettere l’immagine di una donna di mezza età
dai corti capelli rossi e lo sguardo stanco. Allora avvicinò
le mani al viso e con le dita cercò di appiattire la pelle
ai lati degli occhi, ma anche quel tentativo fu del tutto inutile poiché le piccole rughe, segno
dell’inesorabile trascorrere del tempo, ricomparvero ben
visibili non appena tolse le mani. Era vecchia. Era
diventata vecchia senza nemmeno accorgersene.
Con un sospiro frustrato batté un pugno sul ripiano del
bagno e il tubetto di gloss precedentemente usato cadde per terra. Nami
lo osservò rotolare sul pavimento fino a raggiungere un paio
di scarpe nere lucide, ferme sotto la soglia della porta.
Sanji si chinò a raccogliere il tubetto − non
senza un po’ di fatica dovuta all’età
− e poi attraversò il bagno per avvicinarsi alla
donna.
«Sei pronta, Nami-san?», le chiese con un sorriso mentre le porgeva il tubetto.
Nami lo afferrò e lo poggiò sul ripiano del bagno
con un gesto brusco. «No».
No che non era pronta, dannazione! Quella sera ci
sarebbe stata la rimpatriata con la ciurma e Nami già sapeva
che Robin, nonostante avesse ben dieci anni in più di lei,
sarebbe apparsa giovane e bella come sempre.
«Allora ti aspetto qui», rispose Sanji poggiandosi
alla parete del bagno con le braccia incrociate al petto e accendendosi
una sigaretta.
Nami si soffermò sul ciuffo biondo che gli copriva
metà viso, sul mento ricoperto di barba e sul nodo della
cravatta nascosta nella giacca nera. Perché la vecchiaia
faceva apparire Sanji-kun più attraente? Perché
le rughe e i capelli bianchi toccavano solo a lei?
Quando incrociò gli occhi azzurri del cuoco, Nami ebbe un
sussulto. Conosceva fin troppo bene quello sguardo.
«Smettila», lo rimproverò, gettandogli
un’occhiataccia.
Sanji sbatté le palpebre perplesso. «Smettila di
fare cosa?».
«Di guardarmi come se fossi ancora giovane e bella».
Il cuoco si staccò dal muro, facendo un passo avanti.
«Ma tu sei ancora giovane e bella,
Nami-swan!~♥». E poco ci mancò che si
mettesse a volteggiare con gli occhi a forma di cuore come faceva da
giovane. Le parole del cuoco, però, ebbero il potere di far
infuriare Nami ancora di più.
«Non dire cazzate, ti odio quando fai
così».
Sanji la fissò con un’espressione vagamente
dispiaciuta, la sigaretta stretta tra le labbra un po’
screpolate. «Ma io dico davvero! Quando ti guardo vedo ancora
la giovane e bella navigatrice che mi rubò il cuore al
Baratie. E sarà così anche tra dieci, venti o
cinquant’anni».
Nami lo fissò interdetta, poi abbassò lo sguardo
abbandonandosi ad un sorriso triste.
«Sanji-kun, tu mi vedi così perché mi
ami».
Il cuoco le si avvicinò, mettendole dietro
l’orecchio una ciocca di capelli sfuggita al caschetto.
«Nami-san», tentò.
Avrebbe voluto dirle che era veramente
bella e che
lui ancora fremeva di gelosia quando un uomo si soffermava con lo
sguardo sulle sue forme generose nonostante
l’avanzare degli anni, ma lei lo bloccò prima che
potesse aprire la bocca.
«Insomma, sembra che tu a differenza mia non stia
invecchiando! Hai quella maledetta aria vissuta che ti rende ancora
più affascinante di quando eri giovane!». Sanji
sgranò gli occhi e a Nami parve quasi di vederlo arrossire.
Ma a cinquant’anni non si poteva arrossire, dannazione! Doveva
esserselo immaginato.
«Anch’io sto invecchiando, Nami-san. Le mie gambe
non sono più quelle di una volta e fumare sigarette su
sigarette non mi fa certo bene. Ma tu continui a trovarmi affascinante
perché mi ami», rispose il cuoco, ripetendo le
parole usate dalla navigatrice poco prima.
No, si
disse lei, Sanji-kun era veramente
affascinante, altrimenti le donne che incontravano per strada non si
sarebbero voltate per guardarlo.
Improvvisamente il pensiero che lui appartenesse solo a lei la fece
sorridere con orgoglio, il cuore più
leggero.
Si riguardò allo specchio e questa volta, pur continuando a
vedervi riflessa l’immagine di una donna decisamente matura,
pensò che l’età e i segni del tempo non
fossero poi così importanti con Sanji-kun al suo fianco.
«Se proprio vuoi farmi sentire giovane e bella, comunque,
c’è sempre il dopo festa».
Si avvicinò al cuoco e gli stampò un bacio sulle labbra per poi uscire dal bagno, non prima di avergli gettato
un’occhiata maliziosa.
Perché erano sì invecchiati, ma non abbastanza da
far spegnere il fuoco della passione.
«N-Nami-swan~♥!».
E il tempo passava, ma Sanji-kun rimaneva lo stesso stupido cuoco
pervertito di cui si era innamorata vent’anni prima a bordo
della Thousand Sunny.
Note
dell'autrice:
Questo capitolo è stato un parto. Il prompt "Tempo" era
abbastanza difficile e ad ogni punto mi sembrava di
descrivere Nami e Sanji come due ragazzini e allora tornavo
indietro. Spero che, nonostante il contesto un po' insolito, questo
capitolo vi sia piaciuto. Critiche e commenti sono sempre ben accetti
;) grazie a
tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli, vi adoro e adoro
la SaNami ♥
Quasi dimenticavo: grazie Jolly_Anne
per avermi fatto presente che il colore di Sanji è
l'azzurro. L'ho sempre associato al giallo per i capelli, ma ho appena
scoperto che il giallo è il colore di Usop e l'idea di aver
scritto tutti i titoli delle mie fanfiction in stile Nami/Usop mi ha
lasciata perplessa :') Così ho deciso di utilizzare
l'azzurro per Sanji in tuuuutti i titoli delle mie fanfiction.
E per oggi ho finito, alla prossima! ;)
Soly Dea
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Capitolo 5 *** Ospite/Necessità – (Un)favorable exchanges ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
commedia, sentimentale, slice of life
Rating:
giallo
Tabella:
Slice of life/Sentimentale
Prompt:
ospite/necessità
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#05.
(Un)favorable exchanges
«Nami-swaaan, sono così felice di essere ospite del tuo
bellissimo corpo!~♥».
Nami strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di reprimere la voglia
di picchiare Sanji-kun. O meglio, di picchiare il proprio corpo nel
quale Sanji-kun era stato – piuttosto felicemente –
rinchiuso dallo stupido giochetto di Trafalgar Law.
Nami pensò che il chirurgo gliel’avrebbe pagata,
oh sì che gliel’avrebbe pagata. E andava bene
quell’armadio di Franky – a parte
l’abbigliamento piuttosto discutibile, il corpo
metallizzato del cyborg l’aveva fatta sentire decisamente
forte, quasi imbattibile − e in fondo anche il corpo di
Sanji-kun era più che accogliente – aveva buon
gusto in fatto di moda e odorava di fumo, proprio come Bellmere-san
− ma il vero problema era Sanji-kun nel proprio corpo
che non smetteva di sbirciarle [sbirciarsi?] il seno e urlare cose
sconce che lei non avrebbe mai e poi mai pronunciato.
«Insomma, Nami-san, era da tanto tempo che sognavo questo
momento! E oggi finalmente hai deciso di accogliermi dentro di
t−».
«NO!», urlò Nami al limite della
sopportazione. «Non dirlo nemmeno per scherzo, grandissimo
idiota di un cuoco!».
Sanji si acquietò, accontentandosi di sussurrare a se stesso
parole ambigue e sconclusionate, mentre si stringeva il seno abbondante
tra le braccia con aria compiaciuta. Nami tirò un sospiro di
sollievo, credendo che il peggio fosse passato.
Non sapeva quanto si stesse sbagliando.
Nami, ancora nel corpo di Sanji, imprecò a denti stretti
strofinando una gamba contro l’altra.
La sola idea di fare certe cose con il corpo di Sanji-kun, di vedere
certe sue parti nascoste, la faceva arrossire come una bambina, ma
ormai non riusciva più a trattenersi. Localizzato il primo
bagno nelle vicinanze, lo raggiunse e vi si rinchiuse dentro.
Essendo un bagno per uomini, l’odore era insopportabile
così come la vista di macchie giallastre sparse sul
pavimento e di ragnatele attaccate al soffitto. Il suo sgomento crebbe
ancora di più quando notò che non
c’erano tazze su cui sedersi come nei bagni delle donne,
bensì orinatoi attaccati al muro. E fare pipì in
piedi implicava guardare e toccare necessariamente le parti intime del
corpo di Sanji-kun.
Maledetto lui, maledetto Law, maledetta Punk Hazard!
E intanto la sua necessità si faceva sempre più impellente.
Ma in che razza di situazione si era cacciata? Perché
proprio lei? E perché proprio Sanji-kun?
In uno scatto d’ira mandò tutto al diavolo, si
abbassò sia i pantaloni che i boxer, ed evitando di toccare il meno
possibile mise fine a quell’assurda situazione,
liberandosi una volta per tutte. Durante quei pochi istanti si impose di tenere
lo sguardo fisso sulla parete davanti a sé, ma alla fine
l’occhio ricadde quasi involontariamente lì sotto,
prendendo a fissare quella zona con una curiosità
decisamente non sua,
e poco ci mancò che le venisse voglia di allungare la mano
e...
«NO!», urlò quando si rese conto con immenso orrore
che stare nel corpo di Sanji-kun stava rendendo anche lei una
pervertita. Quella era la prova lampante che doveva trovare
immediatamente Law e riacquistare il suo bellissimo – e innocentissimo
– corpo.
Il rumore della porta che veniva spalancata all’improvviso mise fine a tutte le sue elucubrazioni.
«Nami-san, tutto bene?! Passavo di qui per andare in bagno e
ti ho sentita urla...re».
Nami, i boxer ancora calati, sbiancò di colpo e
voltò la testa a rallentatore.
Sanji – o meglio, il proprio corpo – era fermo
sotto la soglia della porta e guardava nella propria direzione ad occhi
spalancati.
Nami deglutì a vuoto. «Non è come
pensi», fu la prima cosa che le venne da dire.
Sanji inarcò un sopracciglio, scettico, poi sorrise con
espressione maliziosa. «Ah no, Nami-san? Perché in
tal caso non avresti nulla di cui vergognarti! Finché sei
ospite del mio corpo puoi farci tutto quello che vuoi, anche toccare
il−».
«SANJI-KUN!», lo bloccò lei con occhi
fiammeggianti. «Non viaggiare con la tua dannatissima
fantasia perversa! Se mi trovo in bagno è perché
ne avevo urgentemente bisogno, no?,
grandissimo idiota!».
«L’avevo capito», ribatté lui,
«ma ti ripeto che sono felicissimo che tu possa ispezionare
il mio corpo! Insomma, ti capisco perfettamente: anche io vorrei fare la stessa cosa con il tuo!».
La navigatrice si rivestì in fretta e furia, e raggiunse il
cuoco, puntandogli un pugno sotto il naso. «TU
COSA?».
Sanji sorrise dolcemente, accarezzando con due dita la guancia ispida
di Nami – o meglio, la propria.
«Non preoccuparti, Nami-san, nutro troppo rispetto nei tuoi
confronti per fare qualcosa senza il tuo permesso. Il giorno in cui
avrò il piacere di vedere e toccare interamente il tuo
bellissimo corpo, tu sarai più che consenziente».
Nami si ritrasse, sbattendo le palpebre con aria perplessa. Era
incredibile come Sanji-kun potesse risultare cavalleresco e farla
sentire rispettata, amata,
anche nella più perversa delle situazioni. In quel momento ebbe la conferma che dietro la facciata da pervertito si nascondesse un uomo dal cuore d’oro e si sentì stranamente lusingata all’idea di essere l’unica alla quale Sanji mostrava quell’aspetto di sé. Forse era vero che la considerava diversa dalle altre donne, più preziosa. Forse era vero che... che l’amava. A quel pensiero arrossì di botto – maledetto corpo di Sanji-kun,
arrossiva troppo facilmente!
«Be’, il giorno in cui sarò consenziente
è ancora molto lontano!», puntualizzò
con cipiglio severo, incrociando le braccia al petto, sicura di
smorzare in quel modo l’entusiasmo del cuoco, ma il volto di
Sanji, invece di incupirsi, si illuminò ulteriormente.
«Nami-swan~♥... Mi stai forse dicendo che... in
fin dei conti... ho una minima possibilità di...?».
«N-non ho detto questo! Intendevo...».
«MELLORINE~♥».
«...Oh, al diavolo!».
Di una cosa Nami era certa: Law gliel’avrebbe pagata con gli interessi.
Note
dell'autrice:
In realtà avevo pensato ad un capitolo un po' più
sentimentale, ma alla fine è uscito qualcosa di vagamente
comico e forse anche un po' perverso (un po' mi sono vergognata a pubblicarlo). Sanji-kun sta influenzando anche
me ahahah :') spero che i ruoli di Nami e Sanji non siano troppo
confusi, fatemi sapere. Per questa one shot mi sono ispirata alla
bellissima fanfiction di Lou Asakura HEART:
SHAMBLES [perché non c'è mai limite al peggio....] che
vi consiglio di leggere se non l'avete ancora fatto. Grazie a tutti
coloro che mi seguono e commentano, grazie davvero ♥
critiche e commenti, come sempre, sono ben accetti. Alla prossima!
Soly Dea
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Capitolo 6 *** Innamorarsi – Love at first sight ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
commedia, sentimentale, slice of life
Rating:
verde
Tabella: Sentimentale
Prompt:
innamorarsi
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#06. Love
at first sight
«Tu hai mai amato, Sanji-kun?».
Nami non riusciva ancora a capire da dove avesse tirato fuori quella
domanda – in fondo non era successo nulla di particolarmente
eclatante quel giorno, o almeno nulla che avesse a che vedere con Sanji
e con l’amore – ma era da tutta la sera che ci
pensava e allora aveva deciso di parlarne con il compagno dopo cena,
quando la sala da pranzo si era svuotata e gli unici due rumori erano
il ticchettare delle proprie dita sul tavolo e lo scroscio
dell’acqua del lavello sotto cui Sanji stava lavando i piatti.
Il cuoco si voltò, l’occhio azzurro intriso di
sorpresa, per guardare in viso la navigatrice, la quale aveva i gomiti
poggiati sul tavolo e si sosteneva il mento con le mani. Il suo sguardo
lasciava trapelare una curiosità decisamente non sua che gli
fece battere forte il cuore e sperare in una svolta nel loro rapporto.
Insomma, era già sorprendente che Nami-san si fosse
attardata lì con lui dopo cena, ma non avrebbe mai immaginato
di sentirsi porre una domanda del genere proprio da lei che non aveva
mai mostrato interesse per l’argomento.
E cosa poteva mai significare se non che si era improvvisamente accorta
di lui?
Le mani strette intorno a un piatto avvolto nello strofinaccio, Sanji
sorrise con aria sognante mentre gli occhi assumevano la forma di un
cuore e i lineamenti del viso si arricciavano in quel modo tenero e
buffo che in fondo Nami aveva imparato ad apprezzare.
«Nami-swan, io amo in ogni singolo momento!~♥ Amo te, Robin-chan e ogni donna che−».
Oh, Nami
avrebbe dovuto immaginarselo. Quale altre risposta avrebbe potuto
ricevere da parte di un uomo che era innamorato dell’amore
stesso?
«Sanji-kun, so quanto tu ami tutte le donne, ma
io ti sto chiedendo se ti sei mai innamorato,
se hai mai amato una donna più di tutte le altre».
Sanji si ricompose, sbattendo le palpebre con aria perplessa, poi il
suo sguardo si raddolcì e un sorriso increspò le
sue labbra serrate intorno alla sigaretta. «Nami-san, mia
adorata», cominciò, «non devi essere
gelosa, sai?».
La navigatrice inarcò un sopracciglio, scettica.
«Non sono gelosa, idiota. Era solo una stupidissima
curiosità». Si passò una mano sul viso,
esasperata. «Più stupida io che tento di
intraprendere discorsi seri con te».
Fece per alzarsi, ma Sanji la bloccò per un polso. Con lo
sguardo la invitò a rimettersi comoda sulla sedia e a sua
volta si sedette di fronte a lei. «Scusami, non avevo capito che stessi parlando sul serio».
Nami borbottò, guardandolo negli occhi. Sembrava
sinceramente dispiaciuto.
«Sì», disse il cuoco
all’improvviso, inspirando una nuova boccata di fumo dalla
sigaretta.
Nami lo fissò incerta. «“Sì”
cosa?».
«Sì, mi sono innamorato». Sorrise Sanji,
un sorriso nostalgico. «Vuoi che ti racconti,
Nami-san?».
La navigatrice, colta alla sprovvista, annuì subito dopo.
«Avevo quindici anni quando conobbi la figlia di uno dei
cuochi del Baratie», cominciò Sanji, la mente
persa in chissà quali ricordi lontani. «Grandi
occhi azzurri e trecce bionde. Era dolcissima». E
lì il tono della sua voce assunse una nota sognante.
«Le scrivevo continuamente lettere d’amore, le
preparavo i piatti migliori...».
Nami si lasciò sfuggire un “Oh” di
stupore. Quelle parole avevano smantellato la sua personale visione di
Sanji da bambino: un monellaccio che si divertiva a sollevare le gonne
delle altre bambine. Ma evidentemente la facciata da pervertito se
l’era costruita dopo. Sanji era prima di tutto un gentiluomo
e questo Nami lo aveva sempre saputo. «È stata lei il tuo primo amore?».
Sanji sorrise ancora. «Oh no, era solo una cotta. Ma a diciassette anni conobbi una nobildonna più grande di me che
veniva a cenare spesso al Baratie. Era così raffinata,
così elegante... con lei ho scoperto tutto ciò
che c’era da sapere sull’amore e sulle
donne».
Nami schioccò la lingua sul palato, un po’
infastidita da quella rivelazione. Si immaginò una
donnaccia, vecchia e tutta agghindata, che si approfittava di un
giovane Sanji alle prime armi e lo rendeva il pervertito che era ora.
«Sei stato innamorato di lei?».
«Così credevo, Nami-san. All’epoca, lei
mi sembrava tutto ciò di cui avessi bisogno – una
donna bella, ricca, matura – ma ora so che l’amore
è tutta un’altra cosa». Nami
aggrottò la fronte, indugiando per qualche secondo sul volto
di Sanji, poi sbatté le mani sul tavolo sporgendosi
maggiormente verso di lui che la guardò stralunato.
«Insomma, Sanji-kun, quando diamine ti sei
innamorato?!».
Il cuoco, dopo un attimo di smarrimento, tornò a sorridere. Un sorriso diverso dal solito, speciale.
«Avevo diciannove anni, mi trovavo sempre al Baratie. Ad un
certo punto sento una risata. Una risata sincera, melodiosa. Alzo lo
sguardo e incrocio gli occhi color nocciola di una meravigliosa ragazza
dai corti capelli rossicci e−».
«Sanji-kun, trovo alquanto improbabile che tu ti sia
innamorato di me nel primo istante in cui mi hai vista», lo
bloccò Nami, incrociando le braccia al petto con stizza.
«Alla storia del colpo di fulmine non ci ho mai
creduto».
Sanji boccheggiò. «N-non mi hai lasciato
finire!».
Nami gonfiò le guance, un po’ imbarazzata per
essere giunta subito a conclusioni affrettate, poi lo
invitò a continuare.
«Non nego che in quel momento mi hai colpito molto, ma di te
mi sono innamorato con il trascorrere del tempo... attimo dopo attimo,
giorno dopo giorno, sguardo dopo sguardo». Le ultime parole
furono poco più di un sussurro, ma Nami riuscì a
sentirle ugualmente.
«Il problema, Sanji-kun, è che non vedo nessuna
differenza tra il tuo comportamento nei miei confronti e il tuo
comportamento in presenza di Robin o di altre donne. Sei sempre il
solito Sanji gentiluomo, a tratti smielato e a tratti
pervertito».
Sanji sospirò, l’occhio azzurro velato di
tristezza. «Tu non
vuoi vedere nessuna differenza, Nami-san», la
corresse, poi allungò le mani verso quella della navigatrice
e la strinse tra le sue, accarezzandone il dorso. Nami si
sentì arrossire, ma non ritrasse la mano.
«Se solo ti soffermassi a guardarmi un minuto di
più, capiresti che sono sincero quando ti dico che ti
amo», continuò il cuoco. «È
vero, io amo tutte le donne, compresa Robin-chan, ma di te mi innamoro
ogni singolo giorno. Il mio amore per te, Nami-san, continua a crescere
e crescere e... crescere». Nami lo vide sporgersi
maggiormente verso di lei e trattenne il respiro: la luce negli occhi
di Sanji era quanto di più simile all’amore avesse
mai visto, almeno per quel che ne sapeva d’amore. Ritrasse la
mano come scottata e abbassò lo sguardo, non riuscendo a
sostenere quello languido e penetrante del cuoco. Cosa avrebbe
dovuto dirgli, ora? Non lo sapeva, sentiva solo una gran confusione in
testa.
«E tu, Nami-san, sei mai stata innamorata?».
Nami incrociò nuovamente lo sguardo speranzoso di Sanji e
sentì lo stomaco contorcersi in una morsa dolorosa e piacevole
al tempo stesso.
Poi provò a dirgli che lei non aveva mai amato, che non lo amava,
ma non ci riuscì.
Note
dell'autrice:
Scusate il ritardo, sono stata sommersa dagli impegni, ma spero che
questo capitolo compensi in qualche modo il ritardo. In
realtà non succede niente di particolare, è solo
una conversazione tra Nami e Sanji, ma ho voluto soffermarmi un po' sul
passato di Sanji. Grazie a tutti coloro che mi seguono e che vorranno farmi sapere cosa ne
pensano di questo capitolo *_____* alla prossima! ♥
Soly Dea
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Capitolo 7 *** Confessare − Only real women, from now on ***
contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere:
commedia, slice of life
Rating:
giallo
Tabella:
Sentimentale
Prompt:
confessare
Note:
questa fanfiction partecipa alla OTP
Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.
Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette
smells like tangerines]
#07.
Only real women, from now on
«...Non è vero, Sanji-kun?».
Nami aveva l’abitudine di ripeterlo spesso, a tavola. Si
voltava verso il cuoco, seduto rigorosamente accanto a lei, e gli
chiedeva conferma delle proprie parole, certa che Sanji avrebbe
approvato in qualunque caso. Nami avrebbe potuto chiedergli perfino “Gli asini volano. Non
è vero, Sanji-kun?” e lui le avrebbe
risposto “Ma
certo, Nami-swan!~♥” con tanto di
occhi a cuore.
Anche quella sera, a cena, Nami glielo chiese.
«...Non è vero, Sanji-kun?». Si
voltò con un grosso sorriso verso il cuoco, in attesa di
conferma, ma inaspettatamente non vide alcuna zazzera bionda,
né occhi languidi e copiosi sanguinamenti. La sedia di Sanji
era vuota.
Nami si guardò intorno perplessa, ma vide solo Rufy che si
ingozzava di carne, Zoro che si scolava una bottiglia di
sakè e il resto della ciurma coinvolta in chiacchiere e
risate. Di Sanji nemmeno l’ombra. Era sparito dalla cucina
senza nemmeno terminare la cena. Non era da lui.
«Chopper, sai che fine ha fatto Sanji-kun?», chiese
Nami alla piccola renna, che a quelle parole smise di ridere per una
battuta di Usop e abbassò lo sguardo intriso di dispiacere.
«È andato in camera da letto a riposare. Deve
ancora riprendersi del tutto...».
Nami indugiò per qualche secondo. Non avrebbe mai creduto
che l’amore che Sanji provava per le donne si sarebbe
trasformato in una... malattia.
«Vado a vedere come sta», annunciò con
determinazione.
«No!», esclamò Chopper scattando in
piedi sulla sedia, gli occhi sgranati in un’espressione di
puro terrore. «Lo faresti solo stare peggio! Se dovesse
guardarti troppo a lungo, tutte le nostre fatiche per farlo tornare
quello di prima risulterebbero vane!».
Nami annuì con un sospiro. «Va bene, va bene...
Vorrà dire che me andrò anche io a
riposare».
E si alzò da tavola sotto lo sguardo ingenuo e sollevato di
Chopper.
Nami si scusò mentalmente con il medico per averlo preso in
giro e bussò alla porta della camera dei ragazzi, ottenendo
in risposta un mugolio da parte del cuoco. «Sanji-kun, sono
io». Ci furono pochi attimi di silenzio, poi Nami
udì nuovamente la voce di Sanji, bassa e ovattata, e
immaginò che avesse sotterrato la testa sotto il cuscino.
«Nami-san, non puoi immaginare quanto vorrei farti entrare,
ma ti prego, ti scongiuro di non farlo».
Nami non lo stette ad ascoltare e spalancò
all’improvviso la porta.
La stanza era al buio e Sanji se ne stava raggomitolato sotto le coperte. Nami accese la luce.
«No!», urlò il cuoco, coprendosi il viso con le mani. «Spegni la luce, sai cosa
succede se ti vedo!».
Con un sospiro rassegnato, Nami premette nuovamente
l’interruttore della luce e la stanza precipitò
un’altra volta nel buio.
Le parve quasi di sentire un sospiro di sollievo provenire dal letto di
Sanji.
Quella faccenda stava cominciando a diventare insopportabile. Se
all’inizio vederlo spinto in aria dai fiotti di sangue che
fuoriuscivano dal suo naso era una cosa tanto stupida da risultare
buffa, ora la irritava non poco perché faceva preoccupare
l’intera ciurma e rallentava il viaggio.
Camminò silenziosamente verso il letto di Sanji e si sedette
sul materasso. Il cuoco sussultò, ma non volle riemergere da
sotto le coperte.
«Perché te ne sei andato nel bel mezzo della
cena?».
Sanji si mosse impercettibilmente. «Nelle condizioni in cui
mi trovo sono solo un peso per voi. E meno tempo vi sto accanto, meglio
è».
Nami rimase sorpresa. Non si aspettava affatto una cosa del genere. Era
uno di quei momenti in cui Sanji abbandonava l’abito da
gentiluomo pervertito e indossava quello che lo faceva apparire serio e
riflessivo.
«Cosa ti è successo negli ultimi due anni per
ridurti in queste condizioni, Sanji-kun? A me puoi
confessarlo».
Il singhiozzo del cuoco la lasciò basita.
«Sono stato all’nferno, Nami-san. Non augurerei
di finire in un posto del genere nemmeno al mio peggior
nemico».
A Nami si strinse forte il cuore. Forse i motivi per cui Sanji perdeva
tutto quel sangue erano più seri di quanto pensasse.
Allungò una mano verso la testa del cuoco e gli
scostò un lembo della coperta dal viso per potergli
accarezzare la fronte.
«E dov’è l’inferno,
Sanji-kun?».
Sanji non si mosse. Prese un respiro profondo. «A Kamabakka,
l’isola dei...».
Nami attese con il cuore in gola.
L’isola dei
mostri.
L’isola dei
fantasmi.
L’isola dei
pericoli.
L’isola dei...
cannibali!
Si sarebbe aspettata di tutto, ma non quello che le riferì
Sanji non voce addolorata.
«...l’isola dei travestiti».
Nami avrebbe voluto trattenersi, ma proprio non ce la fece. A nulla
servì coprirsi la bocca con una mano, perché la
risata trovò ugualmente il modo di uscire e riecheggiare tra
le pareti della stanza, forte e chiara. Rise Nami immaginando Sanji
circondato da uomini truccati pesantemente e avvolti in vestiti
succinti, che lo chiamavano con voce stridula e lo rincorrevano per
tutta l’isola.
«Ora capisco», convenne asciugandosi una
lacrimuccia. «Tu, tu che più di tutti ami le
donne, sei finito sull’isola dei travestiti. Questo
è il colmo! Dev’essere stato un incubo per te,
Sanji-kun».
Nami rideva ancora quando la testa di Sanji emerse da sotto le coperte.
Erano al buio, ma la navigatrice poteva immaginare perfettamente la sua
espressione offesa.
«Nami-san, io ci soffro davvero».
«Oh, ma certo che ci soffri! Il mio povero
Sanji-kun...», lo sbeffeggiò.
«N-non è affatto divertente!».
Nami si ricompose dandosi un contegno. «Scusa, scusa. Vieni
qui...».
Allungò le braccia verso il cuoco e gli cinse il collo fin
quando non sentì la sua testa premere contro il proprio
petto. Poggiò una mano sulla sua schiena, mentre con
l’altra gli accarezzava dolcemente i capelli.
«È finita, Sanji-kun. Niente più
travestiti, d’ora in poi solo donne in carne ed ossa. Donne vere».
«Donne vere...», cantilenò Sanji con
voce melliflua. «Donne... vere...».
Nami credette di aver appena alleviato il malessere di Sanji, ma quando
lui cominciò a strofinare la guancia contro il suo seno
emettendo mugolii soddisfatti, la navigatrice
sentì un liquido denso e caldo bagnarle il petto, e
capì di essersi profondamente sbagliata.
«Nami-swaaaan! Tu... una donna vera... così
morbida... così profumata~♥».
Il fiotto di sangue fu talmente forte da spingerlo indietro e
inchiodarlo alla spalliera del letto.
Nami sospirò rassegnata, dandosi una manata in faccia, poi
urlò.
«CHOOOOPPER!».
In cuor suo, però, fu contenta di sapere che in quei due anni Sanji non
era cambiato per nulla.
Il solito adorabile
maniaco di un cuoco.
Note
dell'autrice:
Lo so, torno dopo interi meeesi con la cosa più stupida che
io abbia mai scritto, ma capitemi... dovevo scrivere qualcosa su Sanji
e la sua epistassi cronica da post-timeskip! XD Spero vi abbia almeno
strappato un sorriso. Grazie
a tutti coloro che continuano a seguirmi e recensirmi, grazie davvero
per il vostro supporto ♥ al prossimo capitolo, che spero
venga più serio \o/
Soly Dea
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