【 사랑해. 】

di strawberry19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ● « 눈. » ***
Capitolo 2: *** ● « 입술. » ***
Capitolo 3: *** ● « 머리카락. » ***
Capitolo 4: *** ● 현진's POV. ***
Capitolo 5: *** ● « 팔. » ***
Capitolo 6: *** ● « 다리. » ***



Capitolo 1
*** ● « 눈. » ***


Un osservatore, ecco cosa sono. Passo le mie giornate ad osservare tutto quello che mi circonda, notando ogni minimo dettaglio. Molto spesso mi danno dell'asociale, solo perché non parlo spesso con i miei compagni di classe o con le persone in generale. 

Ma, si sbagliano. Io non sono un asociale, a me piace parlare con gli altri. 
Forse, credo di essere un po' timido...
Io sono il tipo che, durante una conversazione con più persone, preferisce ascoltare e rimanere in silenzio, senza dire una parola. Dopo il primo anno alle medie ho deciso di incominciare a scrivere un diario: “Il diario dell'Osservatore”. Da quel giorno annotto ogni cosa che mi capita di notare con lo sguardo. Ogni minimo comportamento delle persone che mi circondano nella mia vita. Ogni minimo particolare. 

Non interagisco molto con gli altri, proprio perché preferisco non influenzare le mie idee e pensare che quella persona sia antipatica o no. Io sono un tipo neutrale, non mi metto a giudicare gli altri e... spero di non farlo mai. 

Comunque sia, uno di questi giorni si è trasferito nella mia classe un ragazzo piuttosto interessante. Non so come sia riuscito a catturare la mia attenzione solo con uno semplice scambio di sguardi tra me e lui... ma, è riuscito a mandare tutto all'aria. 
Principalmente io mi “occupo” di osservare tutto quello che ho attorno, non solo una persona. Ma da quando l'ho conosciuto, i miei pensieri e le mie annotazioni sul diario sono rivolte sempre più spesso a lui e alle sue azioni. 

Incominciò tutto un 23 febbraio, me lo ricordo come se fosse ieri.

- - -

● 20//년02월23일.

“Caro Diario,
oggi si è trasferito un nuovo alunno nella nostra classe. 
Tutte le attenzioni dei miei compagni si sono rivolte, sin da subito, su di lui. 
Questo ragazzo è riuscito a trarre tutte le attenzioni a sé. Devo ammetterlo, ha qualcosa di interessante che rapisce anche me. Ma, devo ‘resistere’, altrimenti i miei comportamenti da ottimo osservatore finiranno per rovinarsi, e solo per colpa sua. 

Fatto sta che mi sono ritrovato questo ‘redhead’ nel banco di fianco al mio. Appena si è seduto, mi sono girato ad osservarlo di profilo. Sembra così perfetto, non sono riuscito a distogliere lo sguardo da lui per tutta la giornata. Ho preferito rimanere a guardarlo piuttosto che osservare i comportamenti degli altri compagni di classe ed ascoltare le lezioni. 

Non so cosa mi è preso... ma domani non deve accadere lo stesso. No.”


- - -

Da quel giorno non ho passato un dannato minuto a non guardare quel viso così bello e quei lineamenti perfetti. Non pensavo di potermi interessare così tanto ad una persona a tal punto di rimanere ore a pensare solamente a lui. A tal punto che quando mancava, anche se solo per un giorno, mi ritrovavo a pensare cosa stesse facendo e se stesse bene. Giorno dopo giorno ho notato nel suo fisico ogni minimo dettaglio che mi portava a pensare sempre più una cosa: quel ragazzo, ovvero 현진 ( Hyon-jin ) era fantastico. Volevo conoscerlo, farmi un'idea di lui. Ed era la prima volta che volevo conoscere così a fondo una persona. 


                                                                                     - - -
● « 눈. »

La prima volta avevo notato da subito i suoi occhi. Neri come la notte. 
Ogni qualvolta li guardavo rimanevo incantato da quanta ‘luce’ emanavano. 
Lui rivolgeva il suo sguardo a me davvero raramente. Ma, quando lo faceva, mi sentivo felice.
Vorrei capire come riesce a rendermi felice anche solo con uno sguardo. Dev'essere magico questo ragazzo. Uno dei primi giorni di scuola mi fece l'occhiolino e sorrise in modo malizioso.
Mi fece prendere un colpo al cuore. Lo ammetto. 
Non ci potevo fare proprio niente. Li trovavo magnifici sin da subito.

- - -

Durante la ricreazione - un giorno - si avvicinò a me, sistemandosi i capelli con una mano. 
Quel gesto mi fece quasi sbavare. Non letteralmente, ahahah.

« Tu sei Hyon-su, vero? » Per un attimo il panico prese in possesso il mio corpo e la mia mente. Non sapevo bene come comportarmi. Feci un sorrisetto e incominciai a mordermi le labbra. Pian piano mi calmai, mi schiarii la voce e mi feci coraggio, parlandogli.
« E-esatto! Piacere di conoscerti... tu sei Hyon-jin, vero? » Annuì, incrociando le braccia e portandole al petto. Il suo viso divenne serio, ed io non riuscivo a capire cosa volesse di preciso da me. « Ho visto che spesso mi guardi durante le lezioni. Sono strano per caso? Oppure sei uno stalker? » Sgranai gli occhi. Dopo solo un paio di settimane ( parliamo di 7-8 circa ) aveva già capito quanto io mi fossi interessato a lui. « ... Non sei strano, e non sono uno stalker... »  Lui si leccò le labbra e mi portò con sé verso il bagno dei ragazzi, tenendomi per il polso. Ero confuso e spaventato, non avevo la più pallida idea di cosa fare.

« Ehi! Che intenzioni hai?! Perché non mi lasci andare?! » Per quanto gli ripetessi queste parole lui non si girava, né mi lasciava andare. Io non ero forte quanto lui, quindi non potevo certo riuscire a liberarmi dalla presa. Arrivati al bagno, aprì una delle porte e la chiuse all'istante alla sua schiena, spingendomi verso il muro. Portò entrambe le braccia ai lati della mia faccia, bloccandomi. Cercai di spingerlo via, ma non si spostava nemmeno di un centimetro. 

« Allora? Ti va di scopare? » Si passò una mano, di nuovo, sui capelli rossi che trovavo a dir poco stupendi. Deglutii rumorosamente, scuotendo il capo più e più volte. La mia intenzione non era scopare con lui, ma diventare suo amico; mi sarebbe bastato anche andare a prendere un gelato assieme, sinceramente.

Strinsi le spalle e aprii lentamente la bocca, inpirando lentamente. 
« Non voglio scopare con te--! Per chi mi hai preso? E sopratutto... la mia intenzione non era scopare con te! » Abbassai lo sguardo al pavimento, ero deluso. Non pensavo che lui volesse solo scopare, pensavo fosse diverso, non mi aspettavo nulla del genere.

« Allora perché non fai altro che guardarmi? Ogni volta che mi giravo mi ritrovavo i tuoi dannatissimi occhi puntati su di me! Se vuoi farti scopare, allora, vuoi dei soldi. Scommetto che sai che sono ricco, vero? » Scossi il capo di nuovo, non capivo perché si stesse comportando a quel modo. « Veramente io ti stavo guardando perché-- ecco, insomma... lasciamo perdere. Piuttosto, non sono interessato ai soldi, e non sapevo nemmeno che tu fossi ricco. »

Il rosso si allontanò da me, sbuffando. Sembrava parecchio seccato o, almeno, dal mio punto di vista. Alzò gli occhi al cielo e mi indicò la porta. « Puoi tornare in classe, pensavo fossi come gli altri... che mi cercano solo per scopare. » Camminai verso la porta, fermandomi di fianco a lui e grattandomi il capo. « Io non ho mai avuto intenzione di scoparti, a dire il vero. »
Uscii dal bagno senza aggiungere altro, so soltanto che lo lasciai senza parole. Di questo ero certo. Arrivato nel corridoio della scuola mi ritrovai 지원 ( Ji-won ) davanti - ovvero il mio amico d'infanzia - che mi guardò insospettito.

« Ji-won! » Feci un sorriso un po' nervoso, alzando il braccio e salutandolo con una mano.
« Hyon-su... Mh... » Sbattè le palpebre un paio di volte, appoggiando una spalla al muro di fianco a lui, mentre teneva le braccia incrociate.
« C-cosa c'è? Mi sembri arrabbiato... » Il suo sguardo si puntò sul mio viso, mentre alzava lentamente un soppraciglio. 

« Sembro? Sono arrabbiato! Perché sei andato in bagno con quel ragazzo?! Non avrete... » Si coprì la bocca con una mano, e sgranò gli occhi.
Sembra una di quelle drama queen, ahaha.
« Nonono! Non pensar male! Non è successo niente, solo-- ecco, mi ha un po' maltrattato... » Poco dopo vidi Hyon-jin passare affianco a Ji-won e dargli una spallata, facendo subito dopo un sorrisetto.


« Non credi che dovresti chiedere scusa?! » Ji sembrava parecchio incazzato, non sopportava vedermi con quel ragazzo. Ed io non capivo nemmeno perché. « Chiedere scusa? Te lo puoi scordare. » Mi lanciò uno sguardo, per poi leccarsi le labbra. Non ci stavo capendo più niente.

« Stai lontano dal mio migliore amico, o ti picchio... C... capito?! » Per quanto Ji cercasse di fare il ‘duro’, non ci riusciva per niente. Era riuscito a balbettare in modo tenero.
« Cosa vorresti fare tu? Balbetti come una mezza checca e vorresti picchiarmi? Ma per piacere; meno cazzate, ragazzino. » Lo prese per la maglietta, facendolo sbattere contro il muro. Il suo sguardo metteva paura, quegli occhi neri... non erano più tranquilli e dolci come prima, sembravano quelli di uno pronto ad uccidere dalla rabbia.

« Hyon-jin, calmati! Per favore! Non far del male a Ji-won... » Il rosso si staccò da lui per poi avvicinarsi a me, e avvicinare il proprio viso al mio orecchio sinistro. « Preparati, non te la farò passare liscia la prossima volta che ci vedremo. » Cosa voleva farmi? Picchiarmi? Sbattermi al muro oppure prendermi a mazzate? Mi sentivo le gambe tremare come non mai. Non potevo crederci: quel ragazzo non era dolce e carino come sembrava... 

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Capitolo 2
*** ● « 입술. » ***


● « 입술. »

La seconda volta avevo notato le sue labbra. Leggermente carnose e di uno splendido rosso che mi faceva letteralmente impazzire. Vederlo leccarsi le labbra o mordersele era come una tortura per me. Sopratutto quando lo faceva mentre mi guardava dritto negli occhi. Sembrava come se sapesse benissimo quanto adoravo quelle splendide labbra. A volte mi chiedevo che sapore avessero. Forse uno troppo amaro, ma che sotto sotto è dolce.

Magari un giorno saprò che sapore hanno. E quel giorno potrò levarmi ogni dubbio dalla mente. Sempre più spesso ‘torturava’ le sue labbra, ma in un modo dannatamente erotico.
                                                                                   
 - - -

Per quanto quel ragazzo si fosse comportato male, continuavo ad interessarmi a lui. 
Il giorno seguente, quando mi vide, sfoggiò un sorriso abbastanza intrigante, mentre portò il pollice della mano destra sul labbro inferiore, passandolo lentamente da un lato all'altro.

Sentivo talmente caldo... Il mio viso divenne di un rosso acceso e mi sentii delle gioccoline di sudore scendere dalla fronte. Lentamente abbassai lo sguardo, allontanandomi da lui. Non volevo che mi bloccasse/trascinasse da qualche parte come l'ultima volta. Sapevo già cosa mi aspettava, molto probabilmente... Mi voleva picchiare, ne ero sicuro. Tutti quei segni probabilmente erano perché mi voleva picchiare, giusto? Ne sono sicuro, sì sì.

Incominciai lentamente a stare sempre più vicino a Ji-won, per paura che Hyun-jin potesse farmi del male. Anche se sotto sotto non mi sarebbe per niente dispiaciuto. Forse sono un po' masochista, e  l'ho scoperto solo dopo che Hyun-jin mi ha sbattuto al muro. L'altra notte stavo ripensando all'accaduto nel bagno e... mi sarebbe un po' piaciuto sentire le sue mani addosso al mio esile corpicino. Magari mentre mi accarezzava, o abbracciava. Sarebbe tenero.
Ma da quel che ho capito : Hyun-jin non è il tipico ragazzo tenero e carino, non è come il mio caro amico Ji-won. Lui è tenero, carino e sopratutto un amico leale. So che farebbe di tutto per me, ed io lo farei per lui ! Gli voglio tanto bene !

- - -

Ora che ci penso, io e Ji-won ci conosciamo dalle elementari. Il nostro incontro fu speciale, esatto, speciale. Mi ricordo perfettamente quel giorno:

io mi ero fatto male ad un ginocchio e stavo piangendo tantissimo. Poco dopo mi vidi un bambino con un'espressione in viso parecchio preoccupata, e dalla tasca dei pantaloncini tirò fuori un cerotto con delle stelline sopra disegnate. Poco dopo me lo mise sopra alla piccola ferita che mi ero procurato cadendo dall'altalena. Smisi subito di piangere, e lo guardai in viso. Quel bambino, ovvero Ji-won, mi regalò uno splendido sorriso e mi porse la mano e mi fece alzare da terra. Poco dopo incominciammo a giocare insieme. Lo stesso inverno scoprimmo di essere in classe insieme e la gioia fu grande. I nostri genitori divennero amici, grazie alla nostra amicizia, e da lì in poi lu fu sempre insieme a me. Ovunque io andassi, c'era sempre assieme a me. Credo che Ji-won sia una delle poche persone importanti nella mia vita. Adesso vorrei tornare indietro nel tempo e poter rivedere quel sorriso che un tempo mi fece. Era così bello e tranquillizzante...


- - -

Ma, ovviamente, io e Ji-won non potevamo stare sempre assieme tutto il giorno. Nella nostra scuola facevammo a turno per pulire, in ogni classe, la propria aula. Per mia “sfortuna” mi toccò rimanere in aula a pulire e, sempre per “sfortuna”, il mio compagno di pulizie era Hyun-jin che, quando mi vide, fece un ampio sorriso. Mi fece un po' paura.

« Hyon-su, a quanto pare siamo compagni di pulizie. Non trovi anche tu che sia fantastico? » Il suo tono di voce era visibilmente ironico. Sapevo benissimo che non aveva intenzione di darmi una mano a pulire l'aula. Aveva altre intenzioni. « Hyun-jin... S-sì, credo sia fantastico. » Abbassai di colpo lo sguardo, prendendo lo straccio tra le mani ed incominciando a pulire il pavimento, pieno di impronte nere, sporche e disgustose. « Ti va di divertirci assieme, invece che pulire questo porcile provocato dai nostri compagni di classe? » Si fece sfuggire una piccola risatina, mentre passo dopo passo si stava avvicinando a me. Una mano tra i suoi splendidi capelli ed il collo leggermente chinato verso il basso. Quel ragazzo era molto alto, ora che ci penso. Molto più alto di me. Io ero una pulce, al suo confronto. 

Io incominciai ad indietreggiare, finendo come un idiota con le spalle al muro. Mi scivolò persino lo straccio di mano... che magari avrei potuto usare come arma di difesa contro quel gigante che si ritrovava ad un paio di passi lontano da me. 

Tre... due... uno. 

Ed eccolo di fronte a me, con pochi centimetri di distanza. Il mio cuore incominciò a battere - stranamente - sempre più veloce. Il rosso portò una mano sul muro al lato del mio viso, mentre si mordeva il labbro inferiore. Lentamente schiusi le labbra, cercando le parole adatte da dire. Ma cosa, di preciso? Lui, lentamente, inclinò il viso da un lato e si avvicinò al mio collo, succhiando e mordendo un pezzo della mia candida pelle, lasciando un succhiotto dannatamente visibile agli occhi di chiunque. Ansimai sentendo la sua bocca a contatto con la mia pelle. Ma, non ci potevo fare niente, non esiste un centimetro della mia pelle che non sia sensibile... 

« P-perché mi hai lasciato un succhiotto sul collo...?! » Finalmente riuscii a dire qualcosa, dopo aver portato due dita su quella macchia violacea impressa sulla mia pelle.
« Per far capire al tuo amichetto che tu sei mio e di nessun'altro. » A rilento portò una mano sul mio mento, avvicinando il suo viso al mio. Le sue labbra erano a 4-5 centimetri dalle mie.
Chiusi lentamente gli occhi, aspettandomi un bacio. Mentre invece, quel bastardo, soffiò sulle mie labbra e si allontanò da me ridendo. « Ahahahaha. Cosa ti aspettavi? Un bacio? » Io annuì imbarazzato, è vero... mi aspettavo un bacio. Si avvicinò di scatto a me, posando velocemente le sue labbra sulle mie. Subito dopo prese la sua borsa e uscì fischiettando dalla classe.

« Buon divertimento a pulire la classe. » 


Portai entrambe le mani sulla mia testa, era confuso e non capivo di preciso cosa stesse succedendo. Il bacio che mi aspettavo è arrivato, ma non pensavo accadesse davvero.
E sopratutto: come potevo dirlo al mio migliore amico? Se lo avesse scoperto, di sicuro, sarebbe andato da Hyun-jin per picchiarlo. Ne sono sicuro... ed io non voglio che accada, non voglio che Ji-won si faccia del male per colpa mia. Ci tengo a lui... 

Come farò a rimenre calmo ogni qualvolta ci sarà Hyun-jin nei paraggi? 
Io sono un tipo emotivo... Spero solo che Ji-won non scoprirà nulla, spero di riuscire a trattenere tutte le mie emozioni al proprio posto, senza mostrare niente a nessuno.

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Capitolo 3
*** ● « 머리카락. » ***


« 머리카락. »

La terza volta avevo notato i suoi capelli rossi, erano così belli. Li avrei voluti toccare e sentire come sono soffici al tatto. Ogni qualvolta scostava i capelli dal viso, mi sembravano così leggeri. Avrebbe potuto fare una di quelle pubblicità per lo shampoo, secondo me. La cosa che adoravo di più è che li manteneva ben curati. Raramente erano spettinati o “sporchi”. Fatto sta che, quel dannato redhead era riuscito a farmi amare i suoi capelli, più del dovuto.  

- - -

Il giorno seguente, dopo l'accaduto con Hyun-jin, incontrai all'entrata dell'istituto Ji-won; quel giorno sembrava particolarmente felice. Ultimamente era sempre seccato ed irritato, proprio per le varie litigante con Hyun-jin. Quei due non fanno altro che litigare e dirsele di ogni colore, e quasi sempre toccava a me fermarli o allontanarli l'uno dall'altro. Credo che arriveranno alle mani, continuando così... 

« Buongiorno Hyon-su~ oggi sono felice! » Fece un ampio sorriso, avvicinandosi di scatto verso di me, abbracciandomi. Mi sorpresi per quell'azione molto spontanea, non me l'aspettavo. Era da un bel po' di tempo che non mi abbracciava... Per fortuna, durante l'abbraccio, non notò il mio succhiotto che avevo coperto con il colletto della divisa. Menomale... « C-come mai sei così tanto allegro, Ji-won? »

Dopo un paio di secondi si staccò da me, sistemandosi e chinando il busto in avanti, chiedendomi scusa. « Scusami per averti abbracciato dal nulla! Non volevo! Comunque, oggi sono felice perché l'altra sera ho trovato un gattino davvero carino per strada. » Agitai le mani, facendogli segno che non doveva scusarsi, dopotutto era un abbraccio, nulla di più. « Non scusarti! ... Eh? Un gattino? » Lui annuì più volte, continuando a sorridere... Ora che ci penso, era lo stesso sorriso che mi fece tempo fa. Mi si illuminarono gli occhi vedendolo così allegro. « Ora vive con me! Ti va di venire a trovarlo stasera? E' davvero tenero, mi fa spesso le fusa... » Accettai subito l'invito, mi avrebbe fatto piacere andare a casa sua. Poco dopo suonò la campanella ed entrammo a scuola. Le ore di lezione passarono velocemente, davvero. Ma quel giorno, stranamente, non c'era Hyun-jin. Forse era meglio così.


- - -

Mi stavo preparando per andare a casa di Ji-won, non vedevo l'ora di vedere sia lui che il gattino. Prima di uscire di casa mi specchiai e notai che il succhiotto fatto da Hyun-jin era fin troppo evidente. Se Ji-won l'avesse notato, sarebbe andato su tutte le furie. Così decisi di mettirmi un foulard grigio chiaro. Si abbinava anche a come ero vestito. Per strada decisi di fermarmi in un negozio e comprare un gioccatolino per il gatto, di sicuro lo avrebbe gradito! 

Dopo la breve sosta al negozio, arrivai quasi subito a casa di Ji-won. Suonai il campanello e con grande sorpresa, mi rispose quasi subito, facendomi entrare di corsa dentro casa. 

« Guarda, guarda! Non lo trovi tenero?? » Prese il gattino tra le mani e lo porto di fronte al mio viso. Poco dopo incominciò a saltellare dalla gioia, era così buffo. « E' davvero carino! Hai già deciso che nome dargli/le? » Chiesi incuriosito.

Quel gattino era bianco come la neve, e aveva degli occhioni davvero teneri. Guardandolo più attentamente notavo quanto il suo pelo fosse pulito. Ed il suo piccolo e tenero muso di un rosa pastello lo rendeva ancora più tenero.

« E' un maschietto. Stavo pensando di chiamarlo Yaong. Ovvero il verso che fanno i gattini. » Lo posò per terra e si sedette sul divano, facendomi cenno di accomodarmi affianco a lui. « Yaong? Mi piace come nome. » Sorrise di nuovo, per poi alzare una mano ed indicare con l'indice il mio foulard, facendo un'espressione un po' perplessa. 
« Piuttosto... come mai quel foulard? » Feci un sorriso nervoso, grattandomi una guancia con una mano, mentre formulavo la scusa adatta da dirgli, una abbastanza credibile. « Beh, ecco... mia madre me l'ha regalato chiedendomi di usarlo. Così da evitare malanni! » Dopo avergli raccontato quella piccola bugia annuii per farmi sembrare credibile. Ma, ovviamente, lui non ci cascò. « Mi dispiace ma... non ti credo. Fa abbastanza caldo ultimamente, e non credo che tua madre ti regali proprio un foulard da donna, per di più. » Non sapevo cosa dirgli.

Una scusa, devo trovare una scusa adatta da dirgli... Maledizione! Conosce benissimo mia madre, quindi qualsiasi cosa io dica riguardo a lei, troverà un modo per smentirla. Devo pensare... ah! Idea. 

« Beh, ecco, in realtà... io adoro i foulard. E l'ho “rubato” dall'armadio di mia madre... Solo che non volevo dirtelo, perché è un po' imbarazzante! » Lui annuì, per poi spingermi all'indietro, facendomi finire sdraiato. Si sedette sopra di me e sfilò il foulard da attorno il mio collo, notando il succhiotto. Il suo viso fece un'espressione infuariata, ma allo stesso tempo... delusa.
« Cos'è questo succhiotto?! Chi te l'ha fatto?! Non mi vorrai dire che è stato quel bastardo?! Non lo sopporto più. Come ha osato... tu non sei suo... Sei mio! » Sgranai gli occhi sentendo quelle parole.

Era infuriato, lo era parecchio. Mi sfilò di dosso la maglietta, buttandola per terra. Avvicinò il suo viso al mio corpo e incominciò a riempirlo di baci e succhiotti. Dopo un paio di minuti il mio petto e il collo erano pieni di succhiotti e morsetti provocati dalla sua rabbia nei confronti di Hyun-jin. Mi fece sedere sul divano, portando le mani sulla mia schiena e stringendomi a sé, posando il capo su una mia spalla.


« Non avvicinarti più a lui, stai sempre vicino a me. Ti voglio proteggere da lui, tu sei mio... Non voglio perderti, io ci tengo a te. » Rimasi in silenzio per un po' di tempo, per poi pattare il suo capo e annuire più volte. Dopo circa un'ora andai via da casa sua, ero confuso.

- - -

Il giorno seguente, a scuola, incominciò a trattarmi come se io fossi il suo ragazzo: mi abbracciava, pattava e mi diceva sempre cose dolci come “piccino” o “tesoro”. Non che mi dispiacesse ma... noi due non eravamo fidanzati. E dovevo spiegargli che, anche se mi voleva bene, prima dovevamo chiarire un paio di cose. Perché io, Hyon-su, ero parecchio confuso e indeciso.

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Capitolo 4
*** ● 현진's POV. ***


● Hyon-jin's POV.

Ho cambiato scuola per colpa di mia madre, e del suo lavoro. 

Ci siamo trasferiti da poco a Seoul, prima vivevammo in una villa lussuosa.
Non mi interessa dire di preciso dove... 

Fatto sta che per colpa del suo stupido lavoro ci siamo dovuti trasferire a Seoul. Ho dovuto abbandonare tutto e tutti... compreso il mio migliore amico; l'unico che mi capiva veramente... Quanto vorrei poterlo vederlo ancora.

Il primo giorno di scuola, a Seoul, non è stato poi così male. Anche se mi ritrovavo gli occhi di tutti puntati addosso. E' stato fastidioso, davvero. Ma... pian piano hanno smesso di osservarmi, tranne una persona: Hyon-su. Quel ragazzino mi osserva sempre, e mi mette un po' in soggezione.. All'inizio pensavo fosse uno stalker. 

Però, pian piano, lo trovai attraente, lui e quel dannato corpicino così esile e... quella pelle bianca - sicuramente soffice - che avrei voluto così tanto riempire di succhiotti e morsi, mostrando a tutti quanto lui fosse mio. Non so nemmeno io perché questo strano desiderio di far quel ragazzino mio. Seppur non conoscendolo e non sapendo cosa gli passasse per la mente. Volevo così tanto sottometterlo e dimostrargli che sono forte. Ne avevo un disperato bisogno. 

Per quanto fosse strano ritrovarsi sempre i suoi occhi su di me, incominciava a piacermi sempre di più. 
Non sembrava avere brutte intenzioni... E infatti, non le aveva. A differenza degli altri ragazzi con cui parlavo, lui non voleva scoparmi. Non ne aveva l'intenzione. Sentirmi dire nel bagno, in quel momento “Non avevo intenzione di scoparti, a dire il vero” mi fece capire molte cose. Pian piano i miei interessi nei suoi confronti aumentavano sempre di più. Mi sentivo strano, volevo che tutte le sue attenzioni fossero solo per me, unicamente per me. Ma poi si è messo in mezzo quel coglione del suo migliore amico. Non lo sopporto! Ha incominciato a “proteggerlo” da me, solamente perché era geloso ed invidioso. Se non fosse per il piccoletto, l'avrei già picchiato a sangue, facendogli capire che non si deve mettere in mezzo tra me e lui. Odio il suo atteggiamento, anzi, odio proprio lui. 

Per fortuna ho marcato il territorio, lasciandogli uno splendido succhiotto sul collo, e un bacio sulle labbra. Scommetto che era il suo primo bacio, di questo ne sono più che certo. Però, vorrei tornare indietro nel tempo e dargli tanti altri baci, oltre a quello. Magari comprimendo il mio corpo contro il suo, intrappolandolo con le spalle al muro. Mentre, magari, mugugnava cercando di liberarsi. Al solo pensiero mi eccitto. 

Ma tutto questo non è stato possibile. 

- - -

Lo stesso giorno in cui lo baciai, tornando a casa, mi scontrai contro un ragazzo piuttosto fastidioso che, invece che chiedermi scusa, incominciò a sbraitarmi contro. Io, ovviamente, gli diedi un destro in faccia, senza aspettare un secondo in più. Solo che, dopo quel pugno, lui mi diede un calcio ed i suoi amici si misero contro di me. Ed io mi sono ritrovato cinque persone contro, riuscendo a picchiarli tutti. Per mia sfiga, sono finito con un polso slogato e tanti lividi e tagli provocati da un coltellino di uno quegli stronzi. Dal labbro usciva tanto sangue, che scorreva verso il mento del mio viso. Il mio stomaco era pieno di lividi provocati dai pugni e le mie gambe erano totalmente sbucciate. Dopo aver fatto il culo a quei mocciosi, sono tornato a casa a pezzi, distrutto. Mia madre per quella sera non doveva tornare a casa, perché era a fare festa con i suoi colleghi di lavoro, per fortuna. Se mi avesse visto in quelle condizioni sarebbe - come minimo - svenuta. Non voglio farla preoccupare, è l'unica persona a cui tengo veramente in tutta la mia vita. Lei fa molto per me, ed io non voglio farla soffrire. 

Il giorno seguente non andai a scuola, poiché il mio corpo non aveva la più che minima voglia di alzarsi dal letto. Mi sentivo a pezzi, non c'era un centimetro della mia pelle che non urlava dal dolore provocato da tutti quei lividi / tagli ed altro. Decisi di rimanere sdraiato e dormire, era l'unica cosa che io potessi fare, a dire il vero. Dopo quella dormita riuscii a recuperare un po' di energie. Così decisi di uscire a fare la spesa, visto che in casa non c'era proprio niente da mangiare. Ma, ovviamente, doveva accadermi qualcosa. Mi ritrovai due di quegli stronzi della sera prima. Uno aveva una mazza in mano, che usò per colpirmi più e più volte. L'altro, invece, si occupò di tenermi fermo in modo che l'amico mi potesse prendere a mazzate. Dopo un'ora mi lasciarono andare, scappando. Feci la spesa, tornai a casa e mi buttai sul divano dolorante più che mai. Questa volta non avevo intenzione di fare niente. Non avevo nemmeno fame, volevo solamente chiudere gli occhi e non pensare a niente, sperando che il dolore sparisse insieme alle poche lacrime che scesero copiose sul mio viso. Mi sentivo debole, ed io non volevo essere debole ; volevo essere forte e riuscire a proteggere sia gli altri che me stesso.

Poco dopo sentii la porta aprirsi, feci in tempo ad asciugarmi le lacrime e coprirmi con una coperta, facendo in modo che mia madre non potesse vedermi in quelle condizioni. Non notò nulla. L'unica cosa che fece è darmi la buonanotte e dirigersi verso la sua camera, addormentandosi come una bambina sul letto. Sospirai, trascinandomi verso la mia di camera, per poi addormentarmi anch'io sul letto, senza nemmeno infilarmi sotto alle calde coperte.

Anche il mattino seguente non andai a scuola, decidendo di occuparmi di tutte quelle ferite e farmi un bagno caldo, così da pulirmi da tutta quella sporcizia che avevo sul mio corpo. Rimani un po' di tempo a guardarmi allo specchio, odiando così tanto quell'immagine che veniva rispecchiata: la mia faccia. Fossi una persona migliore, magari, riuscirei a non creare problemi e ad aiutare mia madre, invece che mentirle in continuazione. Riempiendola di false parole, solo per poterla far sorridere. Diedi un pugno al muro, buttandomi poco dopo di spalle contro la porta del bagno e sedendomi lentamente per terra, piangendo come un bambino. Dovevo dare sfogo alla mia rabbia in qualche modo, ovvero, piangendo per una buona oretta, fino a che dai miei occhi non usciva più una lacrima. Dopo essermi sfogato, feci un sospiro e sorrisi, cercando di darmi forza.

Io dovevo essere forte. Per tanti motivi. 
Anche per il piccoletto, per potergli dimostrare che io sarei in grado di proteggerlo più di Ji-won.

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Capitolo 5
*** ● « 팔. » ***


● « 팔. »

La quarta volta avevo notato le sue braccia. Erano abbastanza muscolose e sopratutto forti; con quelle braccia, molto probabilmente, sarebbe riuscito a sollevarmi in meno di tre secondi... visto che peso pochissimo. Sarebbe splendido vederlo in palestra ad allenarsi, con qualche goccia di sudore che gli rigava il viso... forse non dovrei pensare queste cose, mh.

- - -

Finalmente, dopo due giorni di assenza, Hyon-jin era tornato a scuola.
Ma, pieno di cerotti e lividi in tutto il corpo. Il labbro era leggermente gonfio, più del solito. 
Non l'avevo mai visto in quello stato, ed ero parecchio preoccupato. Volevo così tanto chiedergli cosa fosse successo, ma Ji-won non mi permetteva di avvicinarmi a lui.

« Ti ho già detto di stargli lontano! Non voglio che ti accada qualcosa... » Il suo viso si spense di colpo, mentre si mordeva con troppa forza il labbro inferiore, a tal punto che da quest'ultimo uscì un po' di sangue. 

Socchiusi gli occhi, sospirando e guardando per terra. Non avevo idea di cosa fare... da un lato c'era Ji-won che cercava di tenermi al “sicuro”, mentre dall'altro c'era Hyon-jin che sembrava aver bisogno di qualcuno che lo confortasse. In pratica: da un lato il mio cuore, dall'altro il mio cervello. Ed ovviamente, tra i due, non poteva che vincere il cuore. Così fui costretto a scusarmi con Ji-won, chinando il busto in avanti tantissime volte. « Scusami! Scusami! Davvero, scusami! »

All'inizio il ragazzo non riuscì a capire perché mi stessi scusando, ma poi gli arrivò in mente il mio “messaggio”, e abbassò lo sguardo. Gli occhi erano un po' lucidi, e la sua espressione in volto era di una persona ferita. Mi dispiaceva così tanto vederlo in quello stato, ma non sapevo che fare... 

Finite le lezioni, decisi di correre verso Hyon-jin per potergli parlare, ma sembrava strano, non aveva tutta quell'energia come al suo solito. 

« Hyon-jin! Ti devo parlare... » In classe rimanemmo solo io e lui. Nessun'altro, nemmeno Ji-won, che decise di darmi fiducia e tornare a casa. « Cosa vuoi, piccoletto? » Portò gli occhiali da sole al viso, coprendosi gli occhi. « Volevo parlarti... perché sei mancato in questi due giorni? » Lui rimase in silenzio, non dicendo una parola. Allungai una mano verso la sua, facendo un piccolo sorriso, cercando di tirarlo su di morale. Ma, lui scansò la mia mano e prese di fretta la borsa, uscendo poco dopo dalla classe. Io lo inseguii, volevo parlargli. Volevo potergli dire quanto mi fosse mancata la sua presenza a scuola. Volevo dirgli che ero preoccupato per quelle ferite. Così presi un lembo della sua maglietta, facendo un paio di passi fino a raggiungere la sua schiena ed appoggiare il capo su di essa. Lui rimase fermo, sospirando rumorosamente.

« Immagino che tu voglia delle spiegazioni, Hyon-su. » Mugugnai, facendogli capire che era proprio quello che volevo. « Se te lo dicessi, mi prenderesti per un ragazzo debole, ed io non lo sono e... né lo voglio essere. » Lasciai il lembo della maglietta per portare entrambe le braccia attorno alla vita del rosso, stringendolo forte a me.

« Hyon-su... ti dirò solo che ho avuto un paio di problemi con dei teppisti che non sanno le buone maniere. Per il resto, non ti devi preoccupare. E poi, non ti devi preoccupare. » Mi staccò da lui, girandosi poco dopo verso di me. Mi fece un sorriso così tenero, che non me lo sarei mai aspettato, non da un ragazzo con quel carattere. Mi pattò dolcemente i capelli, per poi salutarmi ed andare via dalla scuola. Rimasi senza parole. 


Poco dopo mi sentii il cellulare squillare, era Ji-won. Risposi subito, rimanendo calmo.
« Hyon-su! Va tutto bene? » Dalla voce sembrava parecchio preoccupato. « Sì sì, io sto bene, e tu? » Feci un grande sorriso, avevo appena realizzato cosa era successo poco fa. « Certo che sto bene! Ti va di venire a casa mia? Ho cucinato dei biscotti. » Accettai, non ci sarebbero stati dei problemi. « Allora ti aspetto! » Guardai il soffitto e chiusi la chiamata, dirigendomi verso l'uscita della scuola.

- - -

« Ecco a te i biscotti! » Mi passò lentamente il vassoio con sopra quei biscotti che, solo dal profumo, sembravano deliziosi. « Ti ringrazio! » Presi un biscotto e pian piano lo portai alla bocca, masticandolo il più lentamente possibile, così da godermi tutto il sapore. Che dire, Ji-won era un ottimo cuoco; sapeva cucinare in modo divino! Successivamente finii per mangiarmi quasi tutti i biscotti che c'erano nel vassoio, senza rendermene conto. 

« Quando mangi sembri un criceto. » Mi guardò, per poi scoppiare a ridere. Mentre rideva notai i suoi denti bianchi e perfetti, che lo rendevano stupendo. « U-un criceto? Perché... » Si avvicinò a me, portando il suo sedere un paio di posti più vicino al mio. « Perché ti riempi sempre le guance di cibo, prima di ingoiare. E poi, darti del criceto, non è mica un insulto. Anzi... ti trovo tenero proprio per questo motivo. » Arrossii lievemente, sentendo quelle parole. « G-grazie... davvero mi trovi tenero? »

Lui annuì, portando una mano su una mia gamba, mentre si avvicinava sempre più a me. Ci furono un paio di minuti di silenzio, e poco dopo mi guardò in viso, con un'aria un po' triste. « Lui ti ha baciato. Vero? » Per un momento non riuscii ad arrivare a quello che stava dicendo. Poi, finalmente ci arrivai. « Sì... » Mi prese in braccio e si dirisse verso le scale; salendo i gradini con tanta fretta. « J-ji! Cosa fai?! Lasciami stare, uff! »

Scosse il capo un paio di volte, e dopo aver salito tutte le scale, aprì con una gamba la porta di camera sua, buttandomi sul letto. Chiuse subito dopo la porta a chiave, e mi guardò dritto negli occhi. « Non voglio che tu stia con lui. Perché ti sei fatto baciare...? » Io abbassai lo sguardo, non sapevo che dire. « Sei mio. » Si levò la maglietta, buttandola sul pavimento. Poco dopo salì sul letto e gattonò verso di me, sedendo sulla mia vita. Lentamente mi sfilò la maglietta, lasciandomi a petto nudo, disteso sul letto. « J-ji... » Non sembrava più lui, a dire il vero. Incominciò a muovere il bacino in avanti ed indietro, e sentivo qualcosa nei miei pantaloni... forse sapevo cosa fosse quel qualcosa. Cercai di trattenere gli ansimi, non avevo mai provato qualcosa del genere. Poco dopo si alzò da sopra di me, levandomi i pantaloni e le mutande. Lo stesso fece per se stesso. Con una mano decise di masturbare il mio membro, mentre io ansimavo sempre più. Non ci mise molto a farmi venire, e decise di andare avanti. « J-ji... sta fermo, ti prego-- » Prese entrambe le mie gambe con le sue mani, facendole divaricare. In quel momento deglutii rumorosamente, non sapevo che cosa avesse intenzione di fare. Dopo pochi instanti lo vidi portare due dita, l'indice ed il medio, all'entrata del mio sedere; penetrandomi con quest'ultime. Gemetti per il piacere, non avevo mai provato nulla del genere.


Ma, prima che lui potesse continuare si sentì la porta di casa aprirsi. « Jii~~ » Era la madre di Ji, che era tornata dal lavoro. Lui, di fretta, mi lanciò i pantaloni e le mutande, prendendo anche i suoi indumenti. Ci vestimmo il più velocemente possibile, e scendemmo le scale andando verso il salotto, per salutare sua madre. Parlammo un po' con lei, ed inseguito decisi di tornare a casa, salutando entrambi.

Che imbarazzo, non oso immaginare cose fosse successo se la madre di Ji ci avesse scoperti fare quelle... cose. Ecco, non avrei più avuto il coraggio di andare a casa sua e parlare con sua madre.


- - -

Dopo esser tornato a casa ed aver mangiato, mi rinchiusi in camera e mi distesi sul letto, incominciando a pensare a cosa fosse successo oggi. Non avevo ancora capito perché stesse facendo quelle... continuiamo a chiamarle “cose”. Vorrei tanto chiederglielo, ma non ne ho proprio il coraggio. E sopratutto, è così imbarazzante al solo pensiero. Non mi sono mai masturbato, né ho mai pensato che qualcuno mi potesse penetrare il fondoschiena, e posso solo pensare che mi potrà fare tanto male... se mai accadrà.

Come mi dovrei comportare con Ji-won? Domani lo vedrò sicuramente a scuola, e sarà imbarazzante guardarlo in faccia, dopo l'accaduto di oggi. Aaah, mi scoppia la testa. Credo che per oggi possa bastare pensare. Dovrei riflettere di più su Hyon-jin, ma.. ora ho in mente solo Ji-won. Forse dovrei dormire, e dico... forse. 

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Capitolo 6
*** ● « 다리. » ***


● « 다리. »

La quinta volta notai le sue gambe, lunghe e sottili; ma allo stesso tempo muscolose - come le sue braccia, ora che ci penso.  Erano così belle, e sopratutto adoravo guardarlo camminare - sembrava un modello. Quasi quasi l'avrei voluto vedere su una passerella, che sfila... ma solo per me. Forse, anche come calciatore non sarebbe stato poi così male !

- - -

Ero nervoso, preoccupato. Come mi sarei dovuto comportare con Ji?
Dopo l'accaduto dell'altro giorno non avevo la più pallida idea di come rimanere tranquillo e privo di emozioni davanti a lui... non mi stava violentando; anche perché non mi sembrava intenzionato a farlo, mi sembra ovvio. Lui non era il tipo, o almeno credo... 

Ora che ci penso, io sono gay-? Mmmh... forse. Ma, più che gay direi bisex.
Anche perché trovo anche le ragazze... “attraenti”. Sono un po' confuso, veramente. 
Non ci sto capendo più niente, la mia vita è cambiata. Prima ero un osservatore che non si faceva influenzare da nessuno. Mentre ora, per colpa di Ji e Jin, mi ritrovo a pensare solo a loro due.
Ho persino rinunciato a scrivere quel diario; a cui tenevo particolarmente. 
Dovrei prendermi un po' di tempo e pensare a ciò che voglio realmente, e poter prendere le mie decisioni. Credo che sarebbe meglio per tutti, non solo per me.

- - -

Entrai in classe senza alzare lo sguardo dal pavimento, mi sedetti al mio solito posto e presi i libri dalla borsa. Jin era al suo posto, e aveva lo sguardo puntato addosso a me - lo notai solo poco dopo, poiché mi sentivo parecchio osservato. Di sicuro aveva capito che qualcosa non andava in me, aveva uno sguardo - stranamente - preoccupato. Aveva passato tutte le ore di lezione a fissarmi; ed io non riuscivo a rimanere concentrato per colpa sua, aish. 

All'ora di pranzo Ji si fece avanti, e mi chiese di andare nel giardino nel retro della scuola per poter parlare un attimo. Sentii lentamente l'ansia che cresceva dentro di me, mi stava divorando vivo. Mi prese per la manica della divisa, portandomi verso il giardino. Si assicurò che nessuno fosse lì e poi mi guardò in viso, chinando di poco il capo. 

« Scusa per quello che ho fatto ieri-- non volevo. Molto probabilmente ti ha infastidito, e mi dispiace davvero tanto! Ora, di sicuro, penserai che sono un maniaco. » Il suo tono di voce era triste, e anche il suo viso lo era. 

Portai una mano sulla sua spalla, pattandolo. Non volevo si sentisse in colpa - dopotutto non aveva fatto nulla di grave... 

« Ji, calmati! Va tutto bene. Non ho mai pensato che tu sei un maniaco, sei il mio migliore amico. Io ti voglio bene, e non ti preoccupare per quello che è successo l'altro giorno - anzi, facciamo finta che non è successo niente! » 

Per un attimo rimase in silenzio, ma poi, poco dopo, annuì.
« Okay, facciamo finta di niente... Ora, se non ti dispiace, torno in classe. »  

Poco dopo vidi Jin alle spalle di Ji, sgranai gli occhi. Non ci potevo credere, per tutto questo tempo aveva ascoltato la nostra conversazione, rimanendo in silenzio.

« J-Jin... » Mormorai mentre Ji prendeva la mia mano, levandosela di dosso, sembrava infastidito.
Poco dopo si voltò verso Jin, ringhiandogli contro.

« Ei tu, non sai che è da maleducati ascoltare le conversazioni altrui? » Si mise di fronte a me, come se mi volesse proteggere da Jin. Non capivo il motivo, in realtà. 

« E sai che violentare le persone non è una cosa carina? Davvero, Ji. Pensi che sia una cosa stupenda sentirsi le mani di qualcun'altro addosso senza aver alcun rapporto? » Stranamente, sembrava che fosse Jin a proteggermi, non Ji.
« Ha parlato ! Proprio tu che metti le mani addosso ad ogni ragazzino, scopandolo per bene. » Si fece scappare una piccola risatina dalla bocca, sistemandosi i capelli.

« Veramente, sono loro a chiedermelo. Io li accontento e basta. Sembra che qui, qualcuno, sia nel torto marcio, non è vero-- »  prima che potesse finire la frase, Ji gli sferrò un pugno in faccia, facendo cadere per terra Jin. « Qui, l'unico che è nel torto marcio, sei tu. » Jin si rialzò di scatto, dandogli un calcio. Io non sapevo che fare... ero preoccupato che entrambi si potessero fare del male, e non volevo. Feci un paio di passi indietro, chiudendo gli occhi e pregando che quei due non se le dessero di santa ragione; ma... per mia sfortuna, non servì a niente pregare. 

Entrambi finirono per farsi del male, sanguinando un po' ovunque. L'unica cosa che io riuscii a fare fu piangere. Esatto, piangere. Come un bambino. Era solo colpa mia se quei due si stavano picchiando; se io non avessi incominciato ad osservare Jin, molto probabilmente, ora non sarebbe accaduto proprio un bel niente tra loro due. E invece... 

« B-basta! Vi prego, smettetela! » Urlai a squarcia gola, con il viso totalmente rosso e gli occhi lucidi. Ji e Jin, guardandomi, si avvicinarono a me. 

« Scusa... » mi dissero entrambi, a bassa voce. Dalla porta della scuola vidi un professore arrivare, notando che era successo qualcosa. Ci chiese di seguirlo un attimo, e tutti e tre decidemmo di farlo.

. . .

« Quindi, vi siete picchiati? Dovrei chiamare il preside, lo sapete?! » Il professore era più che infuriato, e fissava dritto negli occhi Jin... Non sapevo di preciso perché.

« Yaah, non abbiamo fatto qualcosa di poi così tanto grave. » Ribatté il rosso, mentre il suo sguardo era puntato sul viso del professore, come per infastidirlo ulteriormente. 
« Hyon-Jin, ti conviene non rispondermi, o ti farò espellere dall'istituto. » Ero sconvolto, Jin annuì, chinando il capo. A quanto pare ci teneva a non farsi espellere-- non me lo sarei mai aspettato. 

« Ragazzi, potete andare, tranne Ji-won. » Strizzai gli occhi e guardai verso il professore. 
Perché io e Jin potevamo andare via, mentre Ji era obbligato a rimanere qua... 

Lasciammo la stanza, chiudendoci la porta alle spalle. Io guardai verso Ji, che ricambiò il mio sguardo, mentre faceva una piccola smorfia. « Perché stavi piangendo, prima ? » Sospirai, mentre mi incamminavo verso le scale della scuola. « Beh, ecco... non voglio che voi due vi facciate del male per colpa mia. Io tengo sia a te che a Ji. » Lui annuì, sembrava soddisfatto della risposta che gli avevo dato. 

● Nel mentre...

« Quindi ha incominciato lui, eh? » Lo sguardo del professore era puntato sul corpo del ragazzo, guardandolo dall'alto al basso; ma non con disprezzo. 

« ... Sì, ha incominciato lui a infastidirmi, professore. » Ji sembrava parecchio spaventato, e se espellessero a lui, invece che al rosso ? La madre si prenderebbe di sicuro un colpo, scoprendo cosa è successo. « E tu, come uno sciocco, ti sei fatto infastidire da lui. Ah. » Il ragazzo annuì, il suo sguardo faceva intendere quanto fosse dolorante per via di tutti i colpi subiti da Jin, quel ragazzo ci andava giù pesante - e lui non era di certo forte quanto lui. Perciò si ritrovava pieno di ferite, graffi, lividi. « Vieni con me, ti porto in infermeria. Così ti puoi medicare, mh ? » Il professore si alzò dalla sedia, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso l'infermeria, mentre Ji lo seguiva, stando dietro di lui. Arrivati nella stanza, il professore si accomodò in una sedia, indicando - poco dopo - dove il ragazzo si doveva sedere. 

« Aish, oggi non c'è l'infermiera, me n'ero scordato... » Portò una mano sulla propria fronte, mentre cercava una soluzione. « Dovrai curarti da solo, mi dispiace. Vai e spogliati dietro al separé. » Il ragazzo obbedì, andando a spogliarsi dietro ad esso. Dopo un paio di minuti incominciò a lamentarsi. 

« Yaah- non riesco a disinfettare una parte della mia schiena ! » Il professore si alzò dalla sedia, levandosi la giacca e poggiandola su quest'ultima, chiuse la porta dell'infermeria e si avvicinò al separé. « Vuoi che ti dia una mano? » Il ragazzo fece un mugolio, come per fargli cenno di “sì”.
Il professore lo raggiunse dietro al separé, aiutandolo a disinfettarsi quella ferita che il minore non riusciva proprio a raggiungere. Mentre lo disinfettava lo sentiva urlacchiare, e la cosa gli piacque. « Ragazzo, cosa ne pensi di spostarti sul lettino? » Si fece scappare un sorrisetto dalla bocca, aveva qualcosa in mente. « Sì, va bene-- » I due si posizionarono sul letto, e con calma il professore fece distendere il ragazzo su quest'ultimo. « Sai, Ji-won, mi ha fatto piacere sentirti urlacchiare... » Il professore si sedette su di lui, prendendo i polsi del ragazzo con una mano, portandoli al di sopra della sua testa. « Però, voglio farti urlare di più. Tanto, nessuno ci sentirà. » 
Il minore sgranò gli occhi, non sarà per caso che lui-- no no, impossibile.

Con l'altra mano, l'uomo, incominciò a muovere il bacino, facendolo strusciare con quello del minore. Pian piano, là sotto si sentì qualcosa alzarsi, e al professore faceva sempre più piacere.
Senza mettersi troppi problemi decise di levare i pantaloni, le mutande e le scarpe al ragazzo. Lasciandolo - ormai - completamente nudo, privo d'indumenti su cui poter nascondere la propria pelle. 

« P-professore... a-ahn. » La voce del ragazzo si fece più acuta, mentre mordeva ardentemente il labbro inferiore, utilizzando i denti. « Sai, ti devo proprio punire per quel che hai fatto. Si da il caso che tu sia un bravo studente, e non va per niente bene ciò che hai fatto, quindi ti meriti una punizione memorabile. » Prese entrambe le gambe del ragazzo, divaricandole. Poco dopo mise l'indice ed il medio all'interno della sua bocca. « Succhiale. » Il minore obbedì senza ribattere. Non sembrava gli dispiacesse il trattamento che stava ricevendo dall'insegnante, anzi, al contrario gli piaceva. Dopo aver succhiato alla perfezione quelle due dita ed averle cosparse di saliva, portò - leggermente - la testa all'indietro; mentre il maggiore portava le dita all'entrata del minore. Poco dopo lo penetrò con quest'ultime. Gli ansimi del minore si fecero sempre più rumorosi, mentre si dimenava, sì, dal piacere. 

« Vedo che ti piace. Non ti dispiace se ti penetro con qualcos'altro di più grande, magari? »
Il ragazzo annuì, cercando - nel mentre - di riprendere un po' di fiato; visto quanto aveva ansimato negli ultimi 5-10 minuti circa. Non ci volle molto prima che il professore lo penetrò col suo membro, facendo si che il minore ansimasse ed urlasse da quanto piacere stava sentendo nel suo corpo; certo, faceva un po' male, ma riuscì a sopportare il dolore. Il minore "allacciò" le gambe attorno al corpo del maggiore. « A-ah, continui, la prego. » Le spinte si fecero sempre più forti e veloci, ma non bastava a soddisfare il maggiore. Così decise di incominciare a masturbarlo, usando una mano. In un paio di minuti il minore inarcò la schiena, finendo per venire copiosamente sul proprio stomaco, sporcando anche il petto del maggiore. Il professore ci mise poco a raggiungere il minore, venendo al suo interno. Ma questo non gli bastava, di fatto mise il minore a pancia in giù, penetrandolo una seconda volta.

« Y-yah fermo! N-non penetrarmi di nuovo... professo-- aaah. » A quanto pare, delle parole del minore, poco gli importava. Voleva solo divertirsi, sentirlo gridare dal piacere grazie alle proprie spinte che andavano sempre più a fondo. « Ragazzino, se vuoi che io mi fermi veramente, devi pregarmi, prima. » Cinse saldamente le mani sulla vita del minore, mentre dava spinte sempre più forti e profonde. Prese per i capelli il ragazzo, facendo affondare il suo viso sul cuscino del lettino, mentre dava le ultime spinte - sempre più veloci - fino a che non venì per una seconda volta, ma questa volta assieme al minore; che urlò chiassosamente. Dopo essersi svuotato, uscì lentamente da lui, scendendo dal letto e fissandolo. « Mi farebbe piacere scoparti un'altra volta. » Detto questo si riprese la giacca da sopra la sedia in cui era seduto prima, ed uscì dalla porta dell'infermeria, senza aggiungere altro. Il ragazzo, sfinito e sudato, prese in mano la propria biancheria ed il resto degli indumenti, indossandoli. Dal viso, sembrava felice. Quella scopata gli aveva fatto decisamente piacere; nella sua mente apparvero dei pensieri che nemmeno lui si sarebbe mai aspettato di fare: “Quanto vorrei che mi scopasse ancora”, “E' bello stare sotto, mh...” pian piano la mente si riempì sempre più di questi pensieri vogliosi di altro sesso, che il ragazzo non si sarebbe mai aspettato.

● Tornando a quei due...

« Come mai sei così felice, Jin? » Chiesi io incuriosito, avrei voluto saperne di più.
« Perché sono riuscito a scamparmela. Ho rischiato grosso, eheh ! » Sospirai, per poi fare un dolce sorriso, guardando il viso del rosso. « Sai, ti ringrazio per esserti preoccupato per me, ma non dovevi, davvero... » Lui mi guardò, scuotendo la testa. « Ah no? Piuttosto, che ti ha fatto... Dimmelo. Lo voglio sapere. » Mi fermai al centro delle scale; senza salire né scendere di un gradino. « N-nulla... » Sussurrai, portando una mano al petto, stringendo la maglietta della divisa scolastica. « Bugiardo. » Scesi un paio di gradini, avvicinandomi a lui, sussurrandogli. « Ecco, vedi... lui mi ha... pst pst... » 

Dopo avergli rivelato cosa mi fece Ji-won, mi sbatté al muro, dandomi un bacio a stampo; intanto comprimeva il mio corpo col suo, senza permettermi di scappare da quella situazione. Quel bacio mi sembrò durare un'eternità, a dire il vero. Ma, tempo di riprendere fiato e tornò a baciarmi, mordendomi il labbro inferiore con i suoi denti leggermente acuti. Finì per farmi sanguinare - anche se di poco - il labbro, accarezzandomi una guancia con una mano. 

« Non ti deve toccare, non si deve permettere di farlo. Comunque sia, sei invitato a casa mia, e non accetto un rifiuto. » Mi diede un fogliettino con su scritto il suo indirizzo di casa, e salì le scale, portando le mani alle tasche dei pantaloni. 

Ed io, come uno scemo, rimasi lì; appoggiato al muro e con lo sguardo fisso su quel fogliettino.

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