Love Of My Life.

di crige
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Occhi Verdi. ***
Capitolo 3: *** Interessi. ***
Capitolo 4: *** Il Piccolo Principe. ***
Capitolo 5: *** Gesti Inaspettati. ***
Capitolo 6: *** Amiche. ***
Capitolo 7: *** Uscita. ***
Capitolo 8: *** Ammetterlo, basta? ***
Capitolo 9: *** Ferite. ***
Capitolo 10: *** Felicità. ***
Capitolo 11: *** Faccia a faccia. ***
Capitolo 12: *** Tra letteratura e sentimenti. ***
Capitolo 13: *** Pffff. ***
Capitolo 14: *** Prime confidenze. ***
Capitolo 15: *** Amor, ch' a nulla amato, amar perdona. ***
Capitolo 16: *** Books Cafè ***
Capitolo 17: *** Scoperta. ***
Capitolo 18: *** Nuove possibilità. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
Non si sa con precisione, cosa vede, sente, sogna una persona in coma.
Non sappiamo dire con certezza cosa esso sia.
Anche perchè alla fine, si può sviluppare in modi differenti.
 
C'è chi si risveglia dal sonno.
Chi va in arresto cardiaco.
Chi muore celebralmente.
chi si sveglia ma non sarà mai più lo stesso.
E nel peggiore dei casi....chi non si risveglia più.
 
Ma a chi importa parlare di coma?
Mica siamo ad una conferenza di medicina.
O dentro Grey's Anatomy!
 
Anche se devo ammettere, che mi piacerebbe parecchio.
Salvare vite.
Essere circondata da medici bellissimi.
Sfruttare la stanza del medico di guardia e non certo per dormire.
Però credo che alla fine finirei con il morire.
Chissà perchè, ho questa supposizione.
 
Che strana la vita, eh?
Anche nei momenti peggiori, ti fa fare dell' ironia.
O forse dipende dalle persone.
Ognuno affronta il dolore in maniera diversa.
 
Qualcuno la butta sullo scherzo, ridendoci su.
Altri si piangono addosso per mesi, prima di superare il tutto.
Altri ancora entrano in depressione, senza uscirne mai veramente.
E poi ci sono quelli come me, che realizzano subito, cercano di andare avanti, ma dentro sanno che niente sarà più come prima.
 
Comunque, alla fine, dipende tutto dalla causa del dolore.
Da quanto pesante esso sia.
Di certo, non piangiamo mesi per un taglietto sul dito o per un' unghia spezzata.
 
No, parlo di dolore vero.
Di quello che ti fa mancare il respiro.
Che ti fa desiderare di addormentarti e non svegliarti più.
Di quello che ti porti appresso, senza mai riuscire a scrollartelo di dosso.
Il tipo di dolore, che nasce con la perdita della persona amata, ad esempio.
 
E vorresti che fosse un brutto incubo, no?
Perchè quando ti svegli, scopri che era tutta una cazzata e che in realtà lei è accanto a te.
Che era solo frutto della tua mente masochista.
 
Ecco, per me non è stato così.
E' stato al contrario.
Mi sono svegliata e ho scoperto che la realtà, era il mio incubo.
 
Non si sa cosa le persone vedino, sentino, sognino in coma.
Non si può definire.
Ma posso dire cosa ho visto, sentito, sognato io prima di svegliarmi nell' incubo.
 
Ho sognato il mio periodo felice.
Il mio pezzo di vita vissuto nell' Amore.
Pezzo di vita con lei.
 
Ho rivissuto il giorno in cui la incontrai.
Le difficoltà per averla.
Il momento in cui mi accorsi di amarla.
In cui realizzai che ormai, senza di lei, io non avevo nessun senso.
Che lei era la mia vita.
Vita, che adesso non sarà più la stessa.
E adesso voglio solo richiudere gli occhi e rivivere tutto.
Perchè vi giuro, vi giuro che dal coma, avrei preferito non svegliarmi più.
 
Chiudi gli occhi, Francesca.
Chiudi gli occhi e sogna.
Perchè adesso, solo nei tuoi sogni, potrai essere felice.


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ANGOLO AUTRICE:

Saaalve ^^

Eccomi quà con una nuova storia!
Dato che alla fine di "Save Me" manca veramente pochissimo, ho decido di avventurarmi in un nuovo esperiimento!

Ho ricevuto molti messaggi privati, che mi pregavano di dar maggior spazio alla storia tra Feffe e Fede e così, alla fine, ho deciso di scriverci una storia!

Tranquilli, non sarà scontata o che ne so.
In "Save Me" non viene rivelato tutto il passato di Francesca, Né quello di Nene o Federica.
Ci sono ancora molte cose da scoprire!

Spero che questa idea venga apprezzata e che possa interessare!
Come ho detto nell' introduzione, chiunque può leggerla anche se non ha seguito Save Me.
Non ci sono riferimenti di alcun genere ;)

Detto questo, vi lascio!
E se vi và, lasciatemi un commentino per farmi sapere che ne pensate di questa idea!
Un bacio ^^

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Capitolo 2
*** Occhi Verdi. ***


 
12 Novembre 2008. 
Ecco, la mia storia, la Nostra storia, inizia da quì.
 
E' un giorno come tanti altri.
Una mattinata fredda come tutte le altre.
E il mio umore, è pessimo come ogni giorno.
 
Provate voi, a svegliarvi con le urla dei vostri genitori.
La sveglia che suona all' impazzata.
E il pianto disperato di tua sorella minore.
Poi, voglio vedere come sarebbe il vostro umore.
 
-Francesca- piagnucola, Marta -ci sgrideranno anche questa volta?-
 
Come fai a dire alla tua sorellina, che sarà sempre così?
Come fai a farle capire che Lei non c'entra niente?
Che i tuoi genitori troveranno sempre il modo di prendersela con te, nonstante tutto?
Come fai a dirle, che le persone che dovrebbero amarti più di qualsiasi altra cosa al mondo, non ti vogliono?
Semplicemente, non puoi.
 
-No, se usiamo la  polvere di fata e diventiamo invisibili!- dico, donandole uno sbuffetto sul naso.
 
Ridacchia allegra, battendo le mani.
La prendo in collo e velocemente mi dirigo in bagno.
Dobbiamo davvero muoverci.
 
-Lavati i denti, Piccola- le sorrido, passandole lo spazzolino.
 
Marta ha 11 anni, quattro meno di me.
Si, penserete: come fa una ragazzina di 11 anni a credere alla polvere di fata?
Bhè, lei, ha avuto un grave incidente un anno fa.
Si è svegliata dal coma e da quel giorno, non è stata più la stessa.
Ha 11 anni, ma mentalmente ne ha molti di meno.
 
Per questo motivo, va una volta a settimana dallo psicologo.
Deve fare delle cure e prendere delle pasticche.
I medici, dicono che servirà un miracolo perchè guarisca.
Io, comunque, continuo a sperare che si riprenda.
 
Sono io che mi occupo di lei.
Che la lavo, le procuro i vestiti, le preparo da mangiare, la porto a scuola e tutto il resto.
Io le faccio da genitore.
 
-Un pizzico di polvere a te- esclamo, spruzzandole un po' di profumo addosso -e un po' a me- ripeto la stessa cosa su me stessa -adesso siamo pronte per scappare!-
 
-siiii!- ride, contenta.
 
La prendo per mano.
Esco dal bagno, guardando a sinistra e poi a destra del corridoio.
Via libera.
 
Corro verso il portone di casa.
Faccio uscire prima lei.
Metto un piede fuori, quando una mano mi strattona per il cappuccio della felpa.
 
-Francesca!- mio padre, mi scaraventa contro il muro -dove pensi di andare?-
 
-A scuola! Dove vuoi che vada?- rispondo, in tono di sfida.
 
-Non rivolgerti a me con quel tono!- ringhia, mollandomi un ceffone sulla guancia destra -quando torni devi fare la spesa, pulire casa, stendere i panni e rifare le camere! Ci siamo intesi?-
 
Ancora tre anni.
Ancora tre anni.
Ancora tre anni.
 
Continuo a ripetermi quella frase, mentalmente.
Cerco di farmi forza.
Non posso mollare tutto, adesso.
Ancora tre anni e poi, finalmente, potrò andarmene da questa casa e porterò Marta via con me.
 
Annuisco a mio padre, che sorride soddisfatto.
Esco velocemente da quella casa.
Riprendo mia sorella per mano e m' incammino in strada.
Sarà un' altra lunga giornata.
 
Come prima cosa, devo accompgnare Marta a scuola.
Poi devo prendere il treno e andare a Firenze.
Eh si, il mio Liceo è lì.
Quà il Grafico non c'era.
 
-Tata- mia sorella, richiama la mia attenzione -mi vieni a prendere tu?-
 
-Certo, Sgorbio!- le scompiglio i capelli in un gesto d' affetto -ora vai e vedi di fare bene la verifica d' inglese!-
 
Mi sorride e poi scappa dentro la struttura.
Sospiro.
A volte è veramente dura, tutto questo.
 
Ho pensato spesso di prenderla e scappare.
Ma poi, dove andrei?
Cosa farei?
 
Non ho zii o nonni da cui andare.
Non ho nessuno da cui potermi rifugiare.
E poi, non ho motivo per sperare qualcosa di migliore.
 
 
 
 
 
                                                 **********
 
Buon giorno Mondo!
Un' altra splendida giornata di sole, qui a Firenze!
Spalanco la finestra di camera, respirando a pieni polmoni.
 
Dio, amo la mia città!
E' così....storica!
Ovunque ti giri vedi arte, arte, arte, ARTE!
E' semplicemente uno spettacolo.
 
Mi vesto velocemente.
Devo muovermi, se non voglio che la furia di Eleonora mi colpisca come ogni mattina.
Ma che ci posso fare, se m' incanto ad osservare le cose e perdo la cognizione del tempo?
Lei è la mia migliore amica, dovrebbe capirmi!
 
Scendo di corsa le scale.
Quando, però, arrivo all' ultimo gradino, inciampo e finisco rovinosamente a terra.
Ecco, sono la solita!
 
-Fede!- mio fratello Fabio, mi viene incontro preoccupato -sempre la stessa sbadata- ride, aiutandomi ad alzarmi.
 
-Quando è stato messo quel gradino?- chiedo, massaggiandomi il sedere.
 
-E' sempre stato lì, imbranata!- mi sbeffeggia, porgendomi il mio giacchetto -muoviti o farai tardi!-
 
-Vado!- esclamo, alzandomi sulle punte e dandoli un bacio sulla guancia -ciao fratelloneeee- urlo, correndo verso la porta.
 
-FEDERICAAA!- mi sento richiamare da mia madre -ti sei scordata la merenda!- scuote la testa divertita, mettendomi il sacchetto in mano -corri!- mi lascia un bacio sulla fronte e mi apre il portone.
 
-ciao mamma!- la saluto, uscendo.
 
Mi chiudo la porta alle spalle.
Mi blocco, aprendo le braccia e buttando la testa all' indietro.
Osservo il cielo, sorridendo.
Amo il sole, mi mette sempre di buon umore.
 
-F!- Eleonora da' un colpo al clacson della sua vespa nera -che fai lì impalata? Andiamo!- esclama, un po' scocciata.
 
-Ciao, Brontolona!- la saluto, salendo dietro di lei e mettendomi il casco.
 
-Si può sapere come riesci a fare tardi, ogni fottuta mattina?-
 
Ci risiamo.
Eleonora è fantastica, davvero!
E' che a volte è un po' burbera.
Ma in fondo, è una persona dolcissima.
Anche se, per il momento, sono l' unica che ha avuto il privilegio di vedere quel suo lato nascosto.
 
-Che devo dire? Non mi c' impegno neanche molto!- rido, sentendola  sbuffare.
 
Il nostro liceo, non dista molto da casa mia.
Io abito praticamente in centro.
Eleonora invece sta poco fuori città, dove ci sono le villette.
Ah già, ho dimenticato di dirvi che lei è ricca sfondata!
 
-Dai, scendi, che vado a parcheggiare!- sorride, trovando un buco poco lontano.
 
L' aspetto e poi ci incamminiamo insieme verso l' entrata del cortile.
Scuola nostra è immensa.
Racchiude indirizzi diversi.
C'è il nostro, il Liceo Classico.
Il Grafico e pubblicitaio.
E il Liceo Scientifico.
Siamo davvero tante classi.
 
-Ele- la richiamo, una volta che ci siamo sedute al nostro solito muretto -hai fatto matematica?-
 
-Ovvio!- risponde, accendendosi una sigaretta, ignorando il mio sguardo di rimprovero.
 
-Allora poi mi dai il quaderno? Non mi torna l' esercizio- mugolo, mettendo il broncio.
 
-Certo- sorride, di nuovo.
 
Davanti a quel sorriso magnifico, non posso far altro che ricambiare.
Eleonora è bellissima.
E' alta, con un bel fisico, bionda con gli occhi celesti.
Sono chiarissimi, come il ghiaccio.
A volte mi perdo a fissarli.
 
-Pff- sbuffa -guarda chi arriva- afferma, facendo un cenno della testa in direzione del cancello principale.
 
Mi volto nel punto da lei indicato.
E capisco subito, a chi si riferisce.
In fondo, dovevo immaginarlo.
 
Francesca Creatini.
Capitano del Prato rugby femminile.
Giiocatrice fantastica.
 
Eleonora non la sopporta.
O meglio, la cosa è reciproca.
Forse è tutta rivalità.
Dato che lei, è il capitano della nostra Squadra: Firenze rugby Femminile.
Anche Ele, è bravissima.
 
Io non ho niente contro di lei, anzi!
Trovo che sia pure bellissima.
Ha un fisico davvero invidiabile.
Capelli castani, ribelli e occhi verdi con qualche spruzzo di marrone intorno alla pupilla.
 
Oggi è vestita con dei jeans chiari.
Converse rosse.
Felpa nera della sua Squadra.
E' figa, non le si può dire niente.
 
Peccato che abbia una reputazione davvero orribile.
Gira voce che spacci droga.
Che si droghi a sua volta e che vada a letto con chiunque.
Insomma, non è la persona più raccomandabile.
 
-Dì quello che ti pare, ma è bellissima- affermo, con un' alzata di spalle.
 
-F, lo so che hai una cotta statosferica per lei, ma non voglio che tu ci abbia a che fare! Lo sai come la penso!-
 
-Sisi, lo so- cantileno, tenendo lo sguardo fisso su Francesca.
 
Possono dire tutto quello che vogliono.
Eleonora può pensare cosa vuole.
Io comunque, continuo a pensare che sia figa.
 
 
                                                 **********
 
 
Valco la soglia del cancello insieme a Emily.
Emily è un' amica stretta e compagna di Squadra.
Facciamo tutte le mattine il viaggio in treno, insieme.
 
ci dirigiamo alla nostra solita panchina.
Nessuno osa occuparla.
Tutti pensano che potrei dare di matto e prenderli a botte se solo ci provano.
 
Non capisco questi giudizi affrettati.
Si, ok, me ne sto praticamente sempre per i fatti miei.
Preferisco passare l' intervallo a leggere un libro, invece che a chiacchierare.
Ma questo, fa di me una cattiva persona?
 
Anche Eleonora Santoro sta quasi sempre per conto suo.
Anche lei con un libro in mano.
Eppure nessuno dice mai niente su di lei.
 
Non la sopporto.
Con la sua aria da superiore e tutto il resto.
Il fatto che tu sia ricca sfondata, non fa di te migliore.
 
E' il capitano del Firenze.
Ogni volta è pura guerra, in campo.
Spesso, vola anche qualche insulto.
Che posso dire?
Non ci sopportiamo.
 
-Ehi, Feffe- Emily mi tira una gomitata -guarda laggiù, c'è la Santoro-
 
Un classico.
Se ne sta sempre con quella sua amica, al muretto nell' ala ovest.
cos'è, ha comprato anche quello?
 
Non ho mai degnato di uno sguardo, la sua amica.
Sinceramente non so neanche chi è o come si chiama.
Se è amica sua, non m' interessa conoscerla.
 
-Ragazze!- Lorenzo si avvicina, con una sigaretta in mano.
 
-Finalmente! Dov'eri sparito?- chiedo, porgendoli un cenno di saluto.
 
Lorenzo è il mio più caro amico.
L' unica persona della quale mi fido ciecamente.
Siamo amici sin dai tempi dell' asilo.
 
-Ho incontrato una ragazza e sapete com'è..- ride, seguito da Emily.
 
Emily ha una cotta colossale per lui.
Non me lo ha detto, ma lo so di certo.
Lorenzo però, non ricambia minimamente.
 
-Oh, è suonata!- esclama, la mia amica, riferendosi alla campanella -andiamo!-
 
-Andate, io vi raggiungo subito- affermo, guardandoli allontanarsi, successivamente.
 
In realtà avrei bisogno di stare un po' da sola.
Di andare sulle scale antincendio e leggere qualcosa.
Non mi va di seguire Italiano, tanto sono già stata interrogata.
 
Avete presente quando sentite qualcosa esplodere dentro di voi?
Quando arrivate a quel punto, che la rabbia sta urlando per uscire?
Ecco, io adesso mi sento così.
 
La situazione in casa è pesante.
E fuori, fuori lo è ancora di più.
 
Alla fine, opto per il libro.
Mi dirigo verso il retro dell' edificio, ove si trovano le scale in ferro.
Intorno a me, gruppi interi di studenti, corrono per entrare a scuola sperando di non fare tardi.
 
Ad un certo punto, noto una ragazza inciampare e cadere a terra.
I ragazzi continuano a correre, fregandosene altamente.
Lei rimane rannicchiata al suolo, incapace di alzarsi.
 
Mi sistemo meglio lo zaino sulla spalla.
Affretto il passo, intenzionata a raggiungere la mal capitata.
Una volta accanto a lei, la prendo per le spalle, mettendola in piedi.
Successivamente, la trascino fuori dalla folla.
 
-Stai bene?- le chiedo, una volta esserci allontanate abbastanza.
 
La ragazza alza la testa, fissando i suoi occhi nei miei.
Verdi.
Verdi smeraldo.
Di un verde intenso, quasi ipnotico.
Sono bellissimi..
 
-Si, grazie!- trilla, allegra, sorridendo.
 
Mai, mai ho visto sorriso più luminoso.
Mai mi son sentita allegra, solo per la vista di quella curiosa smorfia.
Mai, avrei pensato che qualcuno potesse farmi un simile effetto.
 
Mi permetto di guardarla meglio.
E' poco più bassa di me.
Bionda, con un fisico atletico.
Mi sembra di averla già vista da qualche parte...
 
-Menomale- sorrido di rimando -mi sa che devi sbrigarti, se non vuoi arrivare tarti a lezione- le dico, indicando la porta alle nostre spalle.
 
-Oh, cazzo! La mia amica mi ucciderà!- esclama, stampandosi una manata in fronte -Ahi!- si lamenta subito dopo, massaggiandosi la parte lesa.
 
Mi scappa una leggera risata.
E' una persona davvero buffa.
M' incuriosisce.
 
-Scusami! Devo scappare! Grazie per avermi salvata!- dice, tutto d' un fiato, correndo verso il portone.
 
La vedo salire su per gli scalini.
Quasi casca di nuovo, inciampando.
Rido nuovamente, osservandola poi sparire.
 
Scuoto la testa divertita, tornando al mio programma.
Entrerò un' ora dopo.
Ho voglia di leggere.
Anche se penso che la mia testa, sarà occupata totalmente da quel personaggio biondo e sbadato.
 
 
 
                                               **********
 
-Sei la solita scema!-
 
Ecco, questa è stata la prima cosa che mi ha detto Eleonora, una volta averla raggiunta in classe.
Mi sono seduta e mi ha rivolto quelle parole, accompagnandole con uno scappellotto.
Non è colpa mia se sono stata travolta da una massa di studenti in corsa!
 
-Ele! Non puoi capire!- esclamo, ignorando il suo rimprovero.
 
-Cosa?- chiede, stranita.
 
-Sono stata salvata da un principe sul cavallo bianco!- dico, con occhi sognanti.
 
La mia amica alza un sopracciglio.
Mi guarda perplessa.
Poi sbuffa.
 
-Quante volte ti ho detto che non voglio che ti droghi?!-
 
-Idiota!- le lancio un' occhiataccia -vabbè diciamo che non era un principe e non aveva un cavallo bianco, però..-
 
-Ma si può sapere di che diavolo stai parlando?- m' interrompe, confusa.
 
-Del motivo del mio ritardo!- rispondo, esasperata -stavo correndo per entrare in classe, quando la massa di studenti mi ha travolto facendomi cadere e...-
 
-Chi devo picchiare per questo?-
 
Eccolo, il suo lato protettivo.
Ele è sempre stata la mia guardia del corpo.
Sin dall' asilo!
Se qualcuno osava prendermi in giro o farmi dei dispetti, lei andava da lui\lei e li dava una bella lezione.
Finiva spesso in castigo, per "proteggere" me!
 
-Nessuno, Testona- le sorrido, grata -ma se proprio vuoi fare qualcosa, puoi ringraziare Francesca Creatini! Lei mi ha aiutato a rialzarmi da terra!-
 
-Cosa?- soffia, incredula -ti ho detto che devi stare lontana da lei!-
 
-Ma, Ele!- ribatto, imbronciandomi -è stata davvero molto gentile e non mi sembra affatto una cattiva persona!-
 
-Fede, ci sarà un motivo se tutti ne parlano male!-
 
-Magari sono invidiosi!- rispondo, incrociando le braccia.
 
-E di cosa, esattamente?- domanda, sciettica.
 
-Del fatto che è bellissima! Che è bravissima a scuola e che è una giocatrice eccezionale!-
 
-Dubito fortemente sia così- afferma, girandosi verso la lavagna -e adesso, forza, che oggi matematica spiega!-
 
Sbuffo rumorosamente, facendola sorridere.
Non capisco tutto questo astio.
A me, Francesca, non sembra una brutta compagnia.
 
E' stata molto carina a venirmi in aiuto.
Mi ha anche chiesto se era tutto ok o se mi ero fatta male.
Ha pure riso.
 
Dio, penso di essermi innamorata della sua risata.
Poi, visti da vicino, i suoi occhi sono ancora più belli.
Non so, ma ha qualcosa che mi affascina.
 
Vorrei conoscerla meglio.
Vorrei capire se gli altri hanno ragione o se, invece, si sbagliano.
Vorrei dimostrare a Eleonora, che ho ragione io.
Che Francesca è buona e tutto il contrario di quello che si dice.
 
Vorrei provare ad avvicinarmi.
Ma so per certo che, la mia migliore amica, non me lo permetterà.
E' troppo protettiva nei miei confronti.
Non mi lascerà fare amicizia con lei.
 
Ma, ormai, io ho deciso.
Voglio conoscerla.
E a costo di nascondere tutto ad Ele, ci riuscirò.
E' una persona troppo interessante, per lasciarla perdere.


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'Giorno ^^

Da quì, inizia la storia!
Vi informo che, essendo durata due anni la relazione tra Feffe e Fede, ogni tanto ci sarà qualche sbalzo temporale!
Capirete, poi, più avanti!!

Spero che v' interessi e non annoi ^^
Gli aggiornamenti, dipenderanno da voi lettori!
Nel senso, se è seguita da molti m' impegnerò ad aggiornare ogni 3-4 giorni.
Se invece non sarà così, darò comunque priorità alle altre mie storie!

Fatemi sapere che ne pensate, se vi va!
Un Abbraccio ^^

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Capitolo 3
*** Interessi. ***


 
 
Se mi chiedessero di stilare una lista, delle 10 cose che più amo, bhè sarebbe più o meno così:
Al primo posto, di sicuro, c'è far arrabbiare Eleonora.
No, vi giuro, è uno spasso.
 
Chiude gli occhi.
Le guancie le diventano rossissime.
Posso quasi vedere il fumo che le esce dalle orecchie.
E poi, poi prende un bel respiro e si calma.
Si, avete sentito bene: si calma.
 
Odia urlare contro di me.
Non lo fa quasi mai.
solo se è strettamente necessario e se me lo merito sul serio.
Insomma, si, far arrabbiare Ele, sarebbe di sicuro in quella lista.
 
Ovviamente, c'è anche suonare il piano.
Amo suonare il piano.
Perdermi fra spartiti e note.
Isolarmi dal mondo.
Insomma, è davvero una cosa magica.
 
E ora, veniamo al motivo per il quale ho iniziato a pensare a tutto ciò.
Il fatto è che sono al supermercato con Eleonora.
Lei sbuffa in continuanzione perchè odia fare la spesa.
Ma io no!
No, io adoro fare la spesa!
 
Girare tra gli scaffali!
Di reparto in reparto!
Sbavare sul ripiano dei dolciumi e supplicare la mia migliore amica, di comprarmi qualcosa.
Ci riesco quasi sempre...sapete...il primo punto della lista.
 
-F!- mi richiama, scocciata, la bionda -mi stai ascoltando?-
 
-No- rispondo, con un' alzata di spalle -ti stavo ignorando! Ero persa nei miei pensieri-
 
-Immaginavo- sospira -ti ho detto che stasera ci troviamo direttamente al campo-
 
-Perchè?- chiedo, imbronciata -di solito andiamo sempre insieme agli allenamenti-
 
-Mi devo vedere con Luca- 
 
-Con chi?- 
 
-Un ragazzo che ho conosciuto qualche giorno fa- dice, semplicemente, andando poi verso il bancone di gastronomia.
 
Ci risiamo.
Sarà sicuramente una storia di solo sesso, senza sentimenti.
Eleonora è fatta così.
Ha avuto solo una storia importante e dopo che è finita male, ha deciso che non ne avrebbe più avute.
Lo sa che non approvo il suo comportamento, ma fa finta di niente.
 
Sbuffando, volto l' angolo e finisco nel reparto dolciumi.
Alzo la testa dalle mie scarpe e rimango piacevolmente stupita.
Davanti a me si ererge una visione superba.
 
Francesca Creatini.
Jeans chiari.
Converse bianche.
Felpa con cappuccio tirato sopra la testa.
Capelli che le ricadono ribelli sulle spalle.
E posso intravedere il filo delle cuffiette dell' iPod.
Questo vuol dire che sta ascoltando la musica.
Chissà che gusti musicali ha...
 
All' improvviso si volta, incrociando il mio sguardo.
Sorride, scagliando una freccia di Cupido dritta, dritta al mio cuore.
Perfetto, Federica, sei completamente andata.
 
Si avvicina lentamente, togliendosi le cuffiette dalle orecchie.
Mi scruta per qualche secondo.
Forse si chiederà se mi ha vista da qualche parte...
Chissà se si ricorda di me..
 
-Ciao-  trillo, allegra.
 
-Ehi- sorride di nuovo -hai inciampato da qualche altra parte, in questi giorni?- 
 
Le scimmie dentro la mia testa, battono i piatti contente.
Si, Eleonora dice che io non ho un cervello, ma delle scimmie.
Scimmie che a volte, mi fanno dire stronzate.
A me non sembra, comunque.
 
-Ah,ah molto divertente- brontolo.
 
-Dai, scherzavo- dice, allungandosi per prendere una tavoletta di cioccolato.
 
-Non sembri un tipo da dolci- constato, osservando il suo fisico perfetto.
 
-E' per mia sorella- ribatte, riferendosi al dolciume che ha in mano.
 
Prende il cellulare dalla tasca, guardando l' orario.
Sospira, riponendolo.
Poi, torna a guuardarmi.
 
I suoi occhi sono leggermente più scuri.
Sembra triste e arrabbiata.
Vorrei tanto avere il diritto di chiederle cosa abbia.
 
-Comunque, non ci siamo ancora presentate- osserva, allungando una mano nella mia direzione -piacere, mi chiamo Francesca ma tutti mi chiamano Feffe-
 
-Federica- stringo la sua mano, sorridendo.
 
Il contatto con la sua pelle, mi causa milioni di brividi.
E' come se una scossa elettrica, mi avesse attraversato il corpo.
Mi era successo, solo con un' altra persona...
 
-F, ti ho cercata ovunque- Elenora mi raggiunge, bloccandosi non appena visto con chi sono.
 
-Oh, Santoro- sogghigna, Francesca, allontanadosi da me -fai la spesa tu? Pensavo che avessi qualche servo-
 
-E io, invece, pensavo che tu avessi ancora un cervello- risponde, la mia amica, avvicinandosi a lei -ti conviene stare lontana da Fede-
 
-Scusami- ride -non pensavo che voi due stesse insieme-
 
Ci risiamo.
E' impossibile.
Tutte le volte che per sbaglio si incontrano, deve sempre andare così.
Ma perchè non si può parlare civilmente?
 
-Cerchi rogne, Creatini? Perchè non torni dai tuoi amichetti a spacciare?-
 
-Ci stavo giusto andando- gira le spalle, dirigendosi verso l' altro reparto -bye bye!- dice, alzando una mano, per poi sparire dietro l' angolo.
 
Eleonora sospira di frustrazione.
Poi si gira di scatto nella mia direzione.
E' arrabbiata.
 
-Quante volte ti devo dire che non voglio che parli con lei?- 
 
-Ci parlavo per educazione, l'ho incontrata quì- cerco di difendermi.
 
-Federica, Francesca Creatini non è una buona compagnia- mi rimprovera, per l' ennesima volta -non farmelo ripetere più-
 
-Come vuoi..- 
 
 
                                                         **********
 
 
Federica.
Sapevo di averla già vista da qualche parte.
Mai, però, l' avrei coleggata alla Santoro.
Come fanno due personalità così opposte, ad andare tanto d' accordo?
Sinceramente non me lo spiego.
Ma, in fondo, che m' importa?
 
Non ho tempo per fare nuove amicizie.
Non ho tempo per l' amore e quelle cavolate simili.
Non ho tempo praticamente per niente.
A stento, lo trovo per studiare e leggere.
 
Fu mia nonna a condurmi alla lettura.
Mi disse che dovevo incanalare la mia rabbia verso altro.
Così, un bel giorno, mi regalò un libro.
 
Un libro molto semplice, scorrevole e di facile comprensione.
Un libro che credo tutti, abbiano letto almeno una volta.
"Il piccolo Principe".
 
Certo, è un libro per bambini, ma mi affascinò subito.
La rosa del Principe.
La piccola volpe.
In fondo, non ti insegnano il valore dell' Amore e dell' Amicizia?
 
Mia nonna è stata l' unica persona della mia famiglia, oltre a mia sorella, alla quale ho voluto veramente bene.
Mi ha insegnato tante cose.
E' da lei che mi rifugiavo, quando i miei genitori urlavano e litigavano.
Dopo che è morta, però, le cose sono degenerate in casa.
E tutto, è andato sempre peggio.
Fino al giorno in cui, mio padre, ha alzato le mani su di me per la prima volta.
Da allora, non ha più smesso.
 
-Fefe- Lorenzo mi affianca, alla cassa -sei sparita! Dov'eri?-
 
-A prendere del cioccolato per Marta, lo sai che lo adora- sorrido -e poi ho incontrato la Santoro- dico, con tono sprezzante.
 
-Proprio non la sopporti, eh?- ridacchia, mettendo la spesa sul nastro trasportatore.
 
-No, penso che sia una di quelle persone con le quali non potrò mai andare d' accordo- 
 
-Capisco- sorride, pagando la sua parte alla cassiera.
 
Io e Lorenzo siamo sempre insieme.
Tutti credono che abbiamo una relazione.
Si sbagliano di grosso.
Lui è come un fratello per me.
Certo, è alto, moro con gli occhi nocciola.
Insomma, molto bello, ma non ho mai pensato a lui in quel senso.
 
Di solito con noi, c'è anche Alessandro.
L' altro nostro migliore amico.
Di altezza nella media, un bel fisico, biondo e occhi nocciola.
Oggi, però, aveva gli allenamenti di basket.
Che palle.
 
-Frà, stasera ci troviamo al solito posto?- mi chiede, uscendo dal supermercato.
 
-No, stasera lo sai che ho da fare- rispondo, senza batter ciglio.
 
-Si, ma speravo che dopo il nostro discorso, tu avessi capito- dice, in tono duro.
 
-Lorenzo, non torniamo su questo argomento- ribatto, stancamente -è tardi, se non ci muoviamo perderemo il treno e devo anche passare a prendere Marta a scuola-
 
-Ok, ok, come vuoi tu- alza le mani, in segno di resa -ma sappi che non mi piace-
 
Sbuffo, roteando gli occhi.
M' incammino a passo spedito verso la stazione.
Alla fine, riusciamo a prendere il treno per un soffio.
 
Ci sediamo vicini.
Mi infilo le cuffie dell' Ipod.
Mi isolo dal resto del mondo.
 
Penso a qualche minuto prima.
A quei brividi che ho sentito, quando Federica mi ha stretto la mano.
Mi chiedo cosa significhi questo.
 
Insomma, sarà stato un caso, no?
Non posso sentirmi attratta da una ragazza!
E' una cosa....strana!
 
Non che io sia contraria ai rapporti gay o che ne so.
Anzi, sono del tutto favorevole.
Però, insomma, non mi era mai successo.
 
Eppure, eppure non posso far altro che pensare a quegli occhioni verdi.
A quel fisico slanciato e atletico.
A quel suo sorriso ipnotico.
Che mi sta succedendo?
 
-Feffe- Lore mi tira una gomitata, risvelgiandomi dai miei pensieri -siamo arrivati-
 
Annuisco, alzandomi.
Scendiamo dal mezzo, dirigendoci verso le scuole medie.
Marta studia lì, pur essendo nello stato in cui si trova.
I medici lo hanno definito shock traumatico.
Si è spaventata così tanto, da essersi chiusa nel suo mondo.
Spero tanto che, prima o poi, ne riemerga.
 
Arriviamo davanti l' edificio.
Mancano pochi minuti al suono della campanella.
Non dobbiamo ritardare, altrimenti le conseguenze saranno molto dure.
 
Finalmente i ragazzi iniziano ad uscire.
Scruto quella massa uniforme, cercando di scorgere la  figura di mia sorella.
Poi, all' improvviso, vengo travolta da un uragano in corsa.
 
-Tata!- Marta mi salta addosso, abbracciandomi.
 
-Ehi, Sgorbio- sorrido, dandole un buffetto sul naso -guarda chi c'è- dico, indicando Lorenzo.
 
-Loreeeenzooo- urla, staccandosi da me, per andare a stringere lui.
 
-Ciao Mostriciattolo!- le scompiglia i capelli, prendendola poi per mano.
 
-Dai, andiamo, dobbiamo andare a casa!- affermo, iniziando a camminare.
 
Per fortuna casa nostra non dista tanto.
Altrimenti saremmo nei guai.
O meglio, io, sarei nei guai.
 
Una volta arrivati davanti al portone, mi giro verso Lorenzo.
Allungo una mano, prendendo quella di mia sorella.
La tiro verso di me.
 
-Lore, è meglio che tu vada, adesso-
 
-Si, mandami un messaggio appena sei in camera tua- dice, con tono preoccupato.
 
-Va bene-
 
Sorride, avvicinandosi.
Si abbassa, stampandomi un bacio in fronte.
Mi regala un' ultima occhiata e poi se ne va.
 
Lascio andare un sospiro.
Non posso perdere altro tempo.
Prendo le chiavi di casa aprendo la porta.
 
Mi porto Marta, dietro di me.
Non lascio andare la sua mano.
Velocemente raggiungo camera, chiudendoci dentro.
Mando l'sms richiesto, al mio amico.
 
-Ehi, Piccola- mi abbasso alla sua altezza -cambiati, ok? Io vado a vedere cosa preparare per cena-
 
-ok- trilla, allegra.
 
Recupero le borse della spesa.
Esco dalla stanza, percorrendo il corridoio.
C'è troppo silenzio...
 
Arrivo in cucina e ci trovo mia madre, intenta a preparare qualcosa.
All' improvviso si volta nella mia direzione.
Mi scruta e torna alle sue faccende.
 
-Hai fatto la spesa?- domanda, con tono impassibile.
 
-Si- rispondo, poggiando le buste vicino al ripiano dove si trova lei.
 
-Quanto hai speso?-
 
-30 euro- mormoro, sapendo già cosa succederà.
 
Mia madre, infatti, si gira arrabbiata.
Posa il mestolo sui fornelli.
Mette le mani sui fianchi, avvicinandosi.
 
-30 euro??? Si può sapere cosa diavolo hai preso?- sibila, puntandomi l'indice contro.
 
-Quello che mi avevi detto tu!- mi difendo, indietreggiando un po'.
 
-Non dare la colpa a me, ora!- ringhia, minacciosa -sei una buona a nulla! Una fannullona! Non ti riesce neanche fare la spesa!-
 
-Parla quella che non sa neanche tenersi il marito, senza che quello le faccia le...- non finisco neanche la  frase, che mi ritrovo con il segno di una manata sulla guancia.
 
-Fila in camera tua- strilla -e stasera tu e la stupida di tua sorella, cenerete solo dopo che io e tua padre, saremo andati a letto!-
 
Le do le spalle, raggiungendo Marta.
Sospiro.
Sai che novità.
A volte, in frigo, non c'è neanche cibo a sufficienza per tutte e due.
Spesso e volentieri, rimango a digiuno.
Non vedo l' ora di andarmene da quì.
Ecco perchè, non posso far contento Lorenzo.
Non posso smettere di fare quel che faccio.
Ne ho bisogno.
 
 
                                                     **********
 
Sbadiglio per l' ennesima volta, in questa mattinata.
La professoressa di greco, è veramente soporifera.
Non so come fa, Eleonora, a seguire e a prendere appunti.
Menomale che poi me li passa.
 
Ieri gli allenamenti sono stati piùttosto faticosi.
Ho le gambe distrutte.
Ele, invece, sembra fresca come una rosa.
Che odio.
 
-Sai, dovresti almeno sforzarti di stare attenta- sussurra, senza staccare gli occhi dal suo quaderno -dovrei smetterla di passarti gli appunti-
 
-Ti prego no!- mormoro -vuoi avermi sulla coscienza? Lo sai che mia madre mi ucciderebbe se bocciassi!- metto su un broncio adorabile al quale so che nessuno può resistere.
 
-Va bene, va bene!- taglia corto -ma smettila di fare così!-
 
Sorrido vittoriosa.
Poi m' imbroncio di nuovo.
Magari fosse così semplice farle cambiare idea, anche sulla storia di Francesca.
Io voglio conoscerla meglio.
C'è qualcosa in lei, che mi attrae.
E non parlo solo del suo aspetto stupendo.
 
Porto la mia attenzione, al paesaggio fuori dalla finestra.
Finestra che da sul cortile della scuola.
Noto molti studenti fuori a fumare.
Altri a parlare.
Buon per loro che possono cazzeggiare.
 
Sbuffo, spostando lo sguardo da un' altra parte.
Sorrido, sorpresa.
Sulle scale antincendio, c'è Francesca a leggere.
Chissà che libro sta leggendo.
Bhè...potrei sempre scoprirlo.
 
-Prof- esclamo, alzando la mano -posso uscire?-
 
-Certo, Guidi- mi concede, tornando poi a spiegare.
 
Balzo su dalla sedia, velocemente.
Esco fuori dall' aula, sotto lo sguardo indagatore di Eleonora.
Mi sorbirò i suoi rimproveri, più tardi.
 
Con passo deciso, mi avvio alla porta che da sulle scale.
Porto una mano sulla maniglia, prendendo un bel respiro.
Ok, Fede, puoi farcela.
Mi autoconvinco e esco.
 
Scendo due rampe e la trovo.
Mi prendo qualche secondo per osservarla.
Indossa un paio di pantaloni della tuta.
Nike alte, blu.
Maglietta a mezze maniche azzura, con una scritta indecifrabile.
Come fa a stare sbracciata, a novembre?
Mi viene freddo solo a vederla.
 
Io indosso dei jeans scuri.
Un paio di puma basse, rosse e bianche.
Una camicia bianca, con sopra un maglione rosso.
Un cappotto nero, a metà busto.
E una sciarpa pesante.
Si, sono un tipo freddoloso.
 
Silenziosamente mi avvicino a lei.
Mi siedo due gradini sopra.
Sospiro, cercando di attirare la sua attenzione.
Tentativo fallito.
 
-Francesca!- la chiamo, fingendo un tono sorpreso.
 
Niente, sembra proprio che non mi abbia sentito.
Controllo se ha, per caso, le cuffie dell' iPod nelle orecchie.
Nada, non le ha.
E' sorda, allora?
Provo a chiamarla un altro paio di volte.
Alla fine, la scuoto per una spalla.
 
Sobbalza di spavento.
Lascia cadere il libro.
Si gira di scatto, verso di me.
 
-Sei impazzita?- esclama -mi hai fatto prendere un infarto!-
 
-E' da tre ore che ti chiamo!- mugolo, incrociando le braccia.
 
La vedo sospirare.
Raccoglie il libro da terra, poggiandoselo delicatamente accanto.
Torna a guardarmi.
 
-Che volevi, comunque?- 
 
-Niente- alzo le spalle -sono uscita quì fuori, ti ho visto e volevo salutarti-
 
Ceeerto, per puro caso proprio.
Non ti ho neanche osservata per dieci minuti buoni.
No,no!
 
-E così, sei amica della Santoro-
 
-Si! Dai tempi dell' asilo- dico, orgogliosa.
 
-Auguri- sogghigna -che bella compagnia!- esclama, ironica.
 
-Ehi! Non la conosci, non puoi parlare di lei così- 
 
Non sopporto i brutti giudizi che ci sono in giro, su Eleonora.
Lei è una persona d' oro.
Chi ha il privilegio di conoscerla, lo sa.
 
-Va bene- afferma -scusami-
 
-Che leggevi?- le chedo, cambiando discorso.
 
-Una specie di autobiografia di Freddie Mercury. Un libro che racchiude alcune sue interviste, dove racconta di sé e dei Queen-
 
-Ti piacciono i Queen?- domando, sorpresa.
 
-Li amo, penso che Freddie Mercury sia Dio- afferma, seria.
 
-E cos' altro ami?-
 
-Perchè questa domanda?-
 
-Così, per parlare- rispondo, semplicemente.
 
Ok, no.
In realtà non so da dove mi sia uscita fuori.
E' solo che mi sento così a mio agio con lei, che mi viene naturale parlare apertamente.
 
 
                                                  **********
 
Non so per quale motivo mi trovi quì, adesso, a parlare con questa ragazza.
A parlare di cosa mi piace.
A parlare di..me.
Era da tanto che non stavo bene con qualcuno, che non sia Lorenzo o Alessandro o Emily.
E' strano, per me.
 
Eppure Federica m' infonde tranquillità.
La cosa che mi blocca, è che è amica della Santoro.
E di lei, non mi fido.
Non so perchè, so solo che non mi piace come persona.
 
-Quindi, ti piace leggere- afferma, sorridendo.
 
-Molto- annuisco.
 
-A me, non troppo- confessa, facendo una smorfia buffa -mi piace di più suonare il pianoforte-
 
-Suoni?- chiedo, interessata.
 
-Si, da quando ero piccola- 
 
Si vede che suonare è una cosa che ama.
Glielo leggo negli occhi.
In questi suoi occhi così verdi e brillanti.
Pieni di voglia di vivere e spensieratezza.
Un tempo, anche i miei sono stati così.
 
-Io invece, dipingo- rivelo, all' improvviso.
 
-Davvero?-
 
-si- annuisco.
 
-Mi fai vedere qualcosa?- chiede, speranzosa.
 
-Mi spiace, non ho niente con me-
 
-Uffaaa- sbuffa -ma io voglio vedereee- s' imbroncia.
 
Broncio che mi strappa un sorriso.
Broncio che mi fa mancare il respiro.
Broncio, al quale non so perchè, non riesco a dire di no.
 
-Dai, prometto che ti mostrerò qualche disegno-
 
-siii- esulta, felice -non avevo idea che, oltre ad essere una giocatrice eccezionale, fossi anche una pittrice provetta-
 
-come fai a dire ciò?-
 
-Bhè, per quanto riguarda l' appello di giocatrice, ti ho vista giocare e immagino che se disegni come giochi, sei apposto!- risponde, semplicemente.
 
-Aspetta di vedere i miei disegni prima di dare giudizi, ok?-
 
-Andata!- concede, sorridendo.
 
Non so perchè le ho detto che disegno.
Nessuno lo sa.
Neanche Lorenzo.
E' una cosa che ho sempre tenuto per me.
L' unica cosa che sia effettivamente...solo..mia.
 
-Sai, io penso che tu e Eleonora, andreste molto d'accordo- afferma, dal niente.
 
-E per quale motivo? Sentiamo..- incrocio le braccia, sciettica.
 
-Per quel poco che ho visto, siete molto simili: riservate, sempre con il musone lungo, con la passione per il rugby, per la lettura..- si blocca, puntellandosi l' indice sul mento -si, secondo me, andreste d' accordo!- conclude, battendo le mani.
 
-Bhè, sinceramente, non m' interessa-
 
Dubito che io e quella, potremmo mai andare d' accordo.
Non ci possiamo neanche vedere.
Che posso dire?
Succede che due persone, non siano proprio fatte per relazionarsi tra loro.
 
-Cazzo!- esclama, balzando in piedi -devo andare! E' quasi mezz' ora che son fuori! La prof mi ucciderà!-
 
-Corri!- rido, divertita.
 
-Scappo! E' stato bello parlare con te- punta i suoi occhi nei miei, sorridendo sincera.
 
-Si- sussurro -anche per me-
 
-Ciao- saluta un' ultima volta, fuggendo poi dentro la struttura.
 
Rimango imbambolata a fissare il punto in cui prima si trovava lei.
Ho la testa piena di domande.
Una delle quali è:
Perchè il mio cuore sta battendo all' impazzata?
 
-Feffe!- Lorenzo appare alla mia vista -muoviti, tra poco inizia il compito di inglese!-
 
-Ehi, quanta fretta- dico, recuperando il mio libro e alzandomi -tanto lo so che mi cerchi, solo perchè vuoi che ti passi tutte le risposte-
 
-bbbbhè- balbetta, grattandosi la nuca -io..-
 
-Tranquillo- rido -sai che per me non è un problema- gli tiro una pacca sul petto, superandolo -andiamo-
 
Almeno per un' ora riuscirò a scollegare i pensieri.
Questa Federica, continua ad apparire continuamente.
Sia davanti agli occhi, che al cospetto della mia mente.
Sta diventanto un' ossessione.
Un' ossessione, si, ma non un fastidio.
 
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ANGOLO AUTRICE:

Buona sera...o buon giorno?
Giuro, è un dubbio che mi affligge da tempi remoti!
Qualcuno me lo risolva, per favore!

Cooomuuunque, è tardi e a me si stanno chiudendo gli occhi.
Oggi è stato un giorno pesante.
Quindi, scusatemi se ci son degli errori o se il capitolo non è dei migliori.
Mi farò perdonare!

Spero che la storia continui a essere seguita come gli scorsi due capitoli!
Ne sono stata piacevolmente sorpresa!
Grazie infinite a chi legge\segue\preferisce\ ricorda e un grazie particolare a chi ha speso due minuti per lasciarmi un suo parere!
L' ho apprezzato davvero molto :)

Cercherò di aggiornare il prima possibile!
Spero che vogliate lasciarmi le vostre impressioni!
Un bacio e buona notte a tutti ^^

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Capitolo 4
*** Il Piccolo Principe. ***


 
Non mi ricordo, di preciso come andò.
Come lo decidemmo.
So solo che è successo e che è stata la cosa migliore che potessimo fare.
 
Un giorno, sentimmo che la società del Rugby Firenze, voleva creare una Squadra femminile.
Fu Eleonora a dire "Dai, Fede! Proviamo!"
E così, un lunedì sera di Settembre, ci presentammo al campo.
E da quel giorno, è iniziato tutto.
 
Il suono sublime dei tacchetti nel corridoio dello spogliatoio, che ti fa salire l' adrenalina a mille.
Il cerchio formato con le compagne di Squadra e il capitano al centro, che fa il solito discorso pre-partita trasmettendoti grinta e coraggio.
L' ansia che ti assale quando aspetti il fischio d' inizio.
E dopo, dopo il nulla.
 
I pensieri si spengono.
I problemi rimangono fuori dal campo.
Perchè lì in mezzo, lì esistete solo tu,la tua Squadra e quella palla ovale da portare oltre la meta.
Perchè il rugby non è solo uno sport.
E' soprattutto uno stile di vita.
 
Il rugby ti insegna a non mollare mai.
A non arrenderti alla prima difficoltà, al primo ostacolo.
T' insegna a rialzarti da terra e ad affrontare il tutto, con ancor più forza di prima.
Ti dice che per quanti problemi tu possa avere, per quanto difficile sia, c'è sempre un modo per farcela.
Per raggiungere l' obiettivo, la meta.
 
Perchè quando arrivi al di là di quella linea bianca gessata, ti senti Dio.
Senti che puoi fare tutto.
Che basta volerlo davvero e arriverai ovunque tu voglia.
E' grazie al rugby, se io sono riuscita a superare quella sconfitta che mi ha segnato nel profondo.
 
-Fede- ride, Cinzia -mi stai ascoltando o no?-
 
-No- rispondo, semplicemente, con un sorriso.
 
-Non avevo dubbi-
 
cinzia è la nostra apertura.
Un tipo frizzante e allegro.
Capelli corti, biondi.
Fisico snello e agile.
Occhi nocciola.
E' molto bella.
 
-Ti ho chiesto dov'è Ele! Di solito voi due siete sempre insieme!- afferma, iniziando a cambiarsi per gli allenamenti.
 
-Oggi no- sorrido, occupando il mio usuale spazio sulla panchina -aveva da fare-
 
Non le dirò che usciva con un ragazzo.
Eleonora è molto riservata.
Non le piace che le sue cose vengano spiattellate in giro.
Glielo dirà lei, se vorrà.
 
-Bianca?- le chiedo, infilandomi i pantaloncini.
 
-Arriva!- risponde, mettendosi la maglia.
 
Bianca è la migliore amica di Cinzia.
Fanno morire dal ridere, insieme.
Lei è il nostro mediano.
Capelli corti, neri.
Bassina con il fisico esile.
Occhi scuri e, come le dico sempre, un naso che fa provincia!
Ma è fantastica!
 
-Che ne dici se, domani sera, usciamo tutte e 4 e andiamo al Danger?-
 
-Ci sto!- approvo, inforcando le scarpette.
 
Il Danger è il pub più famoso della zona.
E' molto stile Irish!
Tavoli, panche e sedie in legno.
Birre di ogni genere.
Ma fa comunque anche i soliti classici Drink.
E noi ci andiamo abbastanza spesso.
 
Prendo la felpa dalla borsa, mentre osservo Cinzia uscire dallo spogliatoio.
Inizio a canticchiare, finendo di legarmi gli scarponcini.
Sto per uscire, quando vedo Eleonora entrare di corsa.
 
-Ehi- la saluto, guardandola scagliare il borsone, affianco al mio.
 
Capisco subito che c'è qualcosa che non va.
Mi avvicino, sedendomi accanto a lei.
Eleonora tiene la testa bassa e le mani strette a pugno.
 
-Che è successo, testona?- 
 
-La odio!- sbuffa, incrociando le braccia.
 
-Ma chi?- le chiedo, confusa.
 
-La stronza della Creatini!-
 
-Che c'entra Francesca?-
 
Si alza di scatto in piedi.
Inizia a fare avanti e indietro, velocemente.
Poi si blocca all' improvviso, di fronte a me.
 
-Che colpa ne ho io, se ho una famiglia ricca?- ringhia -che cosa posso farci? Non l'ho voluta io, non ho fatto niente per averla!-
 
-Mi spieghi?-
 
-Sono stanca, F- sospira, passandosi nervosamente una mano tra le lunghe ciocche bionde -Sono stanca di essere giudicata solo perchè ho la fortuna di avere dei genitori ricchi- torna a sedersi, guardandomi -loro hanno lavorato sodo, per ottenere tutto quello che hanno adesso-
 
so perfettamente quanto, Eleonora, detesti essere etichettata per quella ricca sfondata.
Tutti credono che sia viziata, una snob.
E a volte, quei giudizi, la opprimono.
Anche perchè lei è tutto il contrario.
 
Lavora per mettersi soldi da parte.
Non chiede mai praticamente niente a Maria e Giovanni.
E loro, non l' hanno viziata in alcun modo.
Sono persone davvero speciali e dei genitori fantastici.
 
-Lo so, Ele, lo so- cerco di confortarla, accarezzandole la schiena -ma cosa c'entra Francesca?-
 
-L'ho incontrata mentre venivo quì- rivela -abbiamo avuto una discussione, come sempre-
 
-Ma è tardi!- constato -non abita a Prato? Che ci faceva ancora a Firenze?-
 
-Non lo so e non m' interessa saperlo- si alza, iniziando a spogliarsi -so solo che, di sicuro, non era quì per buoni propositi- dice, infilandosi maglia e pantaloncini -non mi piace, devi starci..-
 
-Lontana- conludo al posto suo, buttando gli occhi al cielo -si, lo so-
 
-Mi preoccupo solo per te, lo sai- mi sorride dolce, scompigliandomi poi i capelli -dai andiamo- 
 
Ci spintoniamo scherzosamente, uscendo da lì.
Percorriamo il corridoio, raggiungendo le altre compagne già in campo, intorno ad Antonio.
Il nostro allenatore.
Ha trent' anni e quasi tutte lo trovano bello.
Alto, un bel fisico, capelli neri e occhi azzurri.
A me sarebbe piaciuto.....se fosse stato donna.
 
 
 
                                             **********
 
Non so come e quando ho iniziato.
Non mi ricordo il giorno preciso.
Ma so perfettamente il perchè.
 
Avevo bisogno di soldi.
Ne ho bisogno.
Per me e mia sorella.
 
Per potermi e poterle comprare vestiti.
Per avere qualcosa in più da mangiare.
Per le cose di scuola.
L' occorente per il rugby.
Per il disegno e la lettura.
 
I miei non mi danno niente.
Quindi, mi sono dovuta arrangiare.
Ho dovuto iniziare a cavarmela da sola.
 
Eppure, eppure mi ricordo quando non era ancora così.
Quando eravamo una famiglia felice e spensierata.
Quando i miei, erano i genitori migliori del mondo.
Ma poi, poi è cambiato tutto quanto.
E il perchè, lo so bene.
 
Hanno iniziato a interessarsi sempre meno.
A parlarci solo se strettamente necessario.
Fino ad arrivare, a non considerarci per niente.
O almeno, solo per darci la colpa di qualcosa.
 
Scuoto la testa, risvegliandomi da quei pensieri.
Torno a concentrarmi sulla musica, che esce forte e prepotente dalle cuffiette, ben messe nelle mie orecchie.
Cammino a passo svelto in questa via buia, ormai troppo familiare.
 
-sei in ritardo- è la prima cosa che sento, dopo essere arrivata e aver spento la musica.
 
-Mi spiace- dico con tono piatto, riponendo l' iPod in tasca e tirandovi fuori altro.
 
Porgo la bustina all' omone che mi è di fronte.
Altro, grosso, giacca e cravatta.
Un uomo sulla quarantina.
Forse padre di famiglia.
Magari ha una moglie a casa, che lo aspetta per cena.
Come potrebbe mai arrivare a pensare che è in ritardo, perchè occupato a dar spago alla sua dipendenza?
 
-Questi sono per la roba di qualità- afferma, porgendomi una banconota da cento euro, dopo aver assaggiato il contenuto -e questo, per il tuo ritardo- sogghigna, rifilandomi un cazzotto poco sotto l' occhio.
 
Ringhio di dolore, abbassando la testa e portandomi la mano sulla parte lesa.
Lo sento ridere e sputare ai miei piedi.
Se ne va poco dopo, continuando ad affogare nelle sue risa.
 
-Bastardo- soffio, massaggiandomi lo zigomo già gonfio.
 
Alzo il capo.
Mi porto il cappuccio sulla testa.
Poi, molto velocemente, esco dal vicolo, tornado a camminare tranquillamente sul marciapiede della via principale.
 
Mi fermo davanti la vetrina di un negozio d' abbigliamento, ormai chiuso.
Scruto il mio riflesso sul vetro.
Mi guardo l' enorme chiazza rossa, sulla parte colpita.
Sotto l'occhio, è già abbastanza gonfio.
 
Lascio andare un sospiro.
Mi ripeto mentalmente il perchè lo faccio.
volto le spalle e torno a camminare.
 
Mi stringo nella mia felpa.
Butto le mani in tesca.
Aumento il passo, cercando di scaldarmi.
 
No, non ho freddo.
O almeno, non lo percepisco.
Perchè l' unica cosa ad essere fredda quì, sono io.
 
Io che non riesco a stringere rapporti.
Che non sono in grado di amare.
Di dare importanza ad altre persone.
 
Sento di tenere solo a tre persone nella mia vita.
Lorenzo, Alessandro e Marta.
Emily è solo una figura sullo sfondo.
Un pezzo di scena.
Un alberso sullo sfondo del teatro che, se manca, non se ne accorge nessuno.
 
Ma solo perchè lei mi ha conosciuto dopo.
Nella parte già buia della mia esistenza.
Non faceva parte del prima.
 
Lorenzo e Alessandro ci sono sempre stati.
Lorenzo dall' asilo, Ale dalle elementari.
Loro hanno conosciuto la Francesca del prima.
E hanno imparato a voler bene, anche a quella del dopo.
 
Attravverso la strada.
Alzo lo sguardo dalle mie scarpe.
Davanti a me, noto una figura ben nota.
Forse, forse riesco a sfogare un po' della mia frustrazione.
 
-Santoro- sogghigno, vedendola poi girarsi -ma che sorpresa!-
 
-Creatini- soffia -devo chiamare lo zoo e informarli che hanno perso la loro scimmia-
 
Mi avvicino di qualche passo.
Metto su il mio miglior sorrisetto da stronza.
Mi appoggio con la schiena, alla saracinesca dietro di me.
 
-Come siamo divertenti- la sbeffeggio -cos'è? I tuoi genitori ti hanno pagato anche un corso di ironia?-
 
-Dovresti frequentarlo pure tu- sorride nel modo più falso possibile -ah già, non puoi. I drogati non sono ammessi-
 
-Oh, peccato- dico, fintamente dispiaciuta -magari, allora, andrò ad un corso fatto apposta per noi- la assecondo, portandomi ad un palmo dal suo naso -e con me, potrebbe venire anche il fratello della tua amichetta- 
 
-Che cosa vorresti insinuare?-
 
-Niente- mi allontano, leggermente -niente-
 
-Ti conviene sparire se non vuoi che ti sistemi anche l' altro zigomo- ringhia, facendo un cenno verso la mia faccia -finalmente hai trovato qualcuno che te le ha date?-
 
-Bhè, che dire? Sono un tipo vivace- faccio, sarcastica, alzando le spalle -devo andare- sorrido, iniziando ad attraversare la strada, dandole la schiena -SALUTAMI FABIO- urlo, successivamente, sventolando una mano sopra la mia testa.
 
 
 
                                                **********
 
Eleonora oggi mi ha dato buca.
Non è venuta a studiare con me in biblioteca, perchè usciva di nuovo con questo Luca.
Almeno, non è stata una botta e via.
 
Sbuffo, spalancando l' enorme vetrata che fa da porta dell' edificio.
Saluto cortesemente le bibliotecarie, dietro le scrivanie, subito all' entrata e mi dirigo verso le scale.
Oggi ho voglia di andare al terzo piano.
E' più ampio e, di solito, c'è più tranquillità.
Anche perchè, lì, ci vanno a studiare gli universitari e i maturandi.
Quindi, non ci sono bimbetti che hanno troppa voglia di chiacchierare e troppa poca voglia di stare sui libri.
 
Opto per un tavolo piccolo, vicino la finestra.
Poso la mia borsa a tracolla e mi perdo a guardare un po' fuori.
Subito, una scena, attira la mia attenzione.
 
Noto dei ragazzini giocare a spintonarsi nel giardino.
Poco dopo, uno di loro, viene spinto con troppa forza, andando a finire addosso ad un passante.
O meglio, una passante.
Francesca Creatini.
 
Il libro che ha in mano, le casca in terra.
Più precisamente in una pozzanghera.
Vedo il suo sguardo alternarsi tra il libro e il ragazzino impalato di fronte a lei, che le ride in faccia.
 
Quest' ultimo, porta le mani avanti, forse pronunciando qualche parola di scuse.
Francesca è ancorra immobile.
Gli occhi sempre puntati a terra.
Poi, poi senza preavviso scatta in avanti.
 
Afferra il ragazzo per il colletto della maglietta.
Si porta ad un centimentro dal suo viso.
Gli dice qualcosa e poi lo scaramenta a terra.
 
Gli da successivamente le spalle.
Si china, raccogliendo il libro.
Ci passa sopra la mano, delicatamente.
Si sofferma un po' sulla copertina.
In fine, si rialza, proseguendo il suo cammino.
 
Quell' episodio, mi lascia completamente senza parole.
Prendo posto sulla sedia, lentamente.
Perchè ha reagito così?
 
Era solo un ragazzino.
Non lo ha fatto apposta.
Ma soprattutto, è solamente un libro.
Non un oggetto di grande valore.
Non so cosa pensare.
 
Forse Eleonora ha ragione su Francesca.
Forse sul serio non è una buona compagnia.
Eppure, eppure con lei mi ci trovo molto bene.
Quelle poche volte che abbiamo parlato, il tempo è volato.
 
E' divertente.
Intelligente e molto colta.
Sa quello che vuole e ha molti interessi.
 
No.
Scuoto la testa.
Mi rifiuto di credere che sia una cattiva persona.
Ci sarà sicuramente un motivo, se ha reagito così.
Ci deve essere.
 
Sospirando, apro il libro di storia.
Non mi è mai piaciuta.
La trovo noiosa, pallosa.
Ma devo studiare, se voglio mantenermi la media del nove.
Anche perchè, altrimenti, Eleonora mi uccide.
 
Passano pochi minuti, prima che la mia attenzione venga rapita da un forte rumore.
Alzo la testa e vedo Francesca raccogliere dei libri che le erano caduti.
Ridacchio, udendo la sua imprecazione.
 
Non posso fare a meno di perdermi a guardarla.
E' di spalle.
Indossa un maglione di lana lungo, rosso.
Un paio di jeans scuri, stretti e delle converse rosse.
E' davvero molto bella.
 
La guardo alzarsi.
Si gira nella mia direzione.
Mi nota, sorride.
 
Si avvicina, salutandomi con un cenno della mano.
Subito, l'occhio, mi cade sull' enorme livido nero poco sotto il suo occhio destro.
Che diavolo avrà fatto?
Forse se lo è procurato in allenamento.
 
-Ciao- saluta, poggiando i palmi delle mani sul tavolo.
 
-Ciao!- trillo, allegra -sei venuta a studiare pure tu?- le chiedo, indicando i libri aperti davanti a me.
 
-Più o meno- risponde, vaga.
 
Certo, sono contenta di vederla.
Ma non ho scordato lo stato in cui era Elonora, quando ieri sera è venuta all' allenamento.
Perchè si deve comportare così, con lei?
Con me, è tanto gentile...
 
-Ti lascio studiare- afferma, facendo per voltarsi.
 
-Aspetta!- la fermo, agguantandola per un polso -perchè non ti siedi quì, davanti a me? Almeno se avrò voglia di fare una pausa, potrò contare su di te- 
 
Il suo sguardo si posa sulla mia mano, abbandonata ancora sul suo polso.
La sento irrigidirsi.
Poi, punta gli occhi nei miei.
Le sorrido, speranzosa.
 
-D' accordo- acconsente, sedendosi sulla sedia libera di fronte a me.
 
 
                                                          **********
 
 
Non so perchè io mi trovi seduta quì.
Non so per quale motivo, abbia accettato il suo invito.
In realtà, volevo solo starmene da sola.
Al tavolo più isolato.
 
Però non ho saputo dire di no a quegli occhi verde smeraldo, tanto speranzosi.
c'era un qualcosa dentro di me, che urlava di stare zitta e sedermi.
Che voleva che io restassi quì.
 
Guardo Federica studiare.
Un ciuffo di capelli biondi, che le ricade ribelle davanti al viso.
La mano sinistra impugna un lapis, che scorre sulle frasi di quelle pagine, sottolineando le cose più importanti.
La destra, che si rigira distrattemente tra le dita, una ciocca bionda.
Gli occhiali neri da vista che le cadono sul naso, donadole una certa aria intellettuale.
Occhiali Ray Ban, neri, dalla montatura larga.
Devo dire che le stanno molto bene.
 
All' improvviso alza la testa di scatto.
Sorride.
Doh, beccata in pieno a fissarla.
Devo avere un' aria molto stupida.
 
-Ho qualcosa che non va?- chiede, stranita.
 
-No- rispondo, prontamente.
 
-E allora perchè mi fissi?- 
 
-Niente- mormoro, riportando l' attenzione al mio libro di italiano.
 
Mi ritrovo a pensare a quanto sia diversa da suo fratello.
Solo pochi giorni fa, l'ho collegata a lui.
Li ho visti insieme, uscire da un negozio di abbigliamento.
 
Per un attimo ho pensato che stessero insieme.
Non so perchè, quel pensiero mi abbia dato fastidio.
Me lo chiedo ancora.
Comunque poi, ho colto le somiglianze tra loro e ho fatto due più due.
E, a giudicare dallo sguardo della Santoro di ieri sera, devo averci azzeccato.
 
Alzo la testa e noto lo sguardo di Federica, puntato sul libro abbandonato accanto al mio braccio.
E' quello che uno stupido ragazzino, mi ha fatto cadere nella pozzanghera.
Adesso è rovinato, illeggibile.
Ma non voglio buttarlo, non posso.
Ha un valore troppo grande.
 
So che la mia reazione, non è stata delle migliori.
Ma la rabbia ha preso il sopravvento su di me.
Rabbia, che è scoppiata in uno scatto d' ira.
Non ho ancora imparato a controllarmi.
E questo, mi fa vergognare un sacco...
 
-Il piccolo principe- dico, facendola sobbalzare.
 
-Come?- domanda, confusa.
 
-Il libro che stai guardando- le sorrido -è il piccolo principe-
 
-Oh- afferma, sorpresa -ma non è un libro per bambini?-
 
-Lo hai mai letto?- le chiedo, di rimando.
 
-No-
 
-Allora è per questo che mi hai rivolto quella domanda- le faccio un occhiolino, tornando a storia dell' arte.
 
Di sottecchi osservo il suo sguardo confuso e perso nei suoi pensieri.
sorrido sotto i baffi.
Non so perchè, ma la sua compagnia mi piace.
 
Mi prendo un attimo per osservarla.
Indossa la felpa del Rugby Firenze, bianca e rossa.
Un paio di jeans chiari, sopra delle nike celesti con il baffo bianco.
Mi trovo a sorridere.
 
Scuoto la testa, riportando l' attenzione allo studio.
Che mi sta succedendo?
Cos'è questo strano senso di calore, che mi avvolge lo stomaco?
Non riesco a capire..
 
-Ti ho visto- mormora, all' improvviso -prima, con quel ragazzino-
 
Quella frase mi lascia di stucco.
Sollevo la testa, scrutandola.
Non so perchè, ma il fatto che lei mi abbia visto, mi fa star male.
 
-Che ti è preso?- sussurra quella domanda, giocherellando con una matita.
 
-Non credo siano affari tuoi-
 
Ecco che la parte peggiore di me, esce di nuovo.
Si mostra, rivelando quello che odio essere.
Ma anche quello, al quale non posso rinunciare.
 
-Devo andare- mormoro, alzandomi senza guardarla.
 
Recupero tutte le mie cose, in fretta.
Sistemo la sedia, compostamente.
E mi volto, intenzionata ad andarmene.
 
-Francesca- mi chiama, facendomi bloccare -mi spiace, non volevo essere invadente- dice, veramente dispiaciuta.
 
-Mi è stato regalato da mia nonna- dico, quasi senza accorgermene e senza girarmi nella sua direzione.
 
-Non capisco- 
 
-Mia nonna...lei...lei è morta- sussurro, prima di dirigermi verso le scale e lasciare la biblioteca.
 
Non so perchè le ho detto quelle cose.
Non so perchè l'ho resa partecipe.
So solo che, adesso, è come se mi sentissi più leggera.
Ma cosa diavolo mi sta succedendo?
 
 
______________________________________________________________________________________________

Buona sera ^^

Mi stupisco anche io, della veocità con cui riesco ad aggiornare ultimamente!
Non fateci troppo l' abitudine, però!
Vi informo già che, molto probabilmente, per una settimana non potrò scrivere.
Cause di forza maggiore ù.ù

Cooomuunque, veniamo al capitolo!
Che mi dite?
Si iniziano a capire un po' meglio le cose.
I personaggi prendono forma e iniziano a delinearsi, definirsi.
Che mi dite al riguardo?
Spero che la storia stia piacendo!
Un bacio :3
Aspetto le vostre impressioni ^^

Ps: ieri ho pubblicato una piccola storiella senza pretese!
      Insomma, se ne avete voglia e non sapete che fare, vi lascio il link e, sempre se ne avete voglia, fatemi sapere che       ne pensate!


 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1902700&i=1

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Capitolo 5
*** Gesti Inaspettati. ***


 
 
Mi succede sempre.
E' inutile.
E' inevitabile!
Mi chiedo se capita solo a me o se è una cosa che colpisce tutti.
Quando sono sul treno, la mia mente galoppa.
 
Scruto ogni singola persona che riesco a scorgere.
La osservo attentamente.
Mi chiedo a cosa stia pensando.
Dove è diretta.
Da chi, è diretta.
Qual'è lo scopo del suo viaggio...
 
Ormai ho imparato che ci son sempre le stesse tipologie di "viaggiatori":
C'è chi legge un libro e mi da sensazione di pace e tranquillità.
Chi ripassa gli appunti di chissà quale materia, trasmettendomi ansia.
Chi parla ininterrotamente al telefono, facendomi entrare nervosismo.
Chi legge il giornale, donandomi un senso di curiosità.
E chi, come me, ascolta la musica guardando fuori dal finestrino.
 
Si, ogni mattina, mi concedo qualche minuto per studiare i miei compagni di vagone.
Per chiedermi se hanno una vita spensierata o tormentata.
Se vedo qualche adulto vestito in giacca e cravatta o una donna in tailleur con una valigetta, mi domando se da grande anche io sarò come loro.
 
Poi, però, scuoto la testa e sorrido amara.
Come faccio a realizzarmi professionalmente in un lavoro che richiede quel tipo di vestiario?
Il mio unico obiettivo è arrivare a diciotto anni, così da poter prendere mia sorella e scappare di casa.
Non so ancora, come provvederò a lei e a me stessa.
Ma ci sto lavorando.
Di sicuro, però, non avrò un lavoro di quel tipo.
Non so neanche se lo avrò, un lavoro.
 
Ed è quando ho questi pensieri, che penso alla mia ostilità nei confronti di Eleonora Santoro.
Non ho questo astio verso di lei, perchè mi sta antipatica.
O perchè sono invidiosa della sua bellezza o della sua bravura in ogni cosa che fa.
No, penso di avercela con lei, per quello che ha.
 
La guardo e l' unica cosa che riesco a pensare è che, Lei, ha tutto quello che vorrei avere.
Dei genitori che l' appoggiano.
Una casa in cui sentirsi effettivamente a casa.
I soldi per fare quello che vuole.
E si, anche una persona accanto come Federica.
 
Mi trovo a sorridere senza un apparente motivo.
Federica.
Non posso dire di conoscerla bene.
Ma da quello che ho visto, mi sembra una persona solare e divertente.
Interessante sotto molti punti di vista.
E mi da l' idea di essere anche molto premurosa.
 
Non so perchè, ma ultimamente mi ritrovo spesso a pensarla.
Dopo il nostro incontro in biblioteca, mi son chiesta di frequente cosa mi abbia spinto a dirle quelle cose.
Del perchè mi venga così tanto facile, parlare con lei di me e di cosa amo fare.
La verità è che mi ha totalmente rapito.
 
Mi batte forte il cuore, quando la vedo.
Le mani mi sudano.
Il respiro si affanna.
Non so cosa mi succeda.
So solo che mi sento attratta da lei.
Attratta mentalmente e fisicamente.
Ma come è possibile, questo?
 
Lei è una ragazza.
Io non ho mai pensato alle ragazze, in quel senso.
Ho sempre e solo apprezzato i ragazzi, gli uomini.
 
Con questo, non voglio dire che ho qualcosa contro le persone omosessuali.
No, io penso che tutti debbano amare e stare con chi vogliono.
Che se due uomini o due donne si amano, non capisco che noia possano dare agli altri.
Io la trovo una cosa meravigliosa, trovare una persona con la quale voler passare il resto della propia vita.
 
E' solo che non ho mai avuto tempo per pensare una cosa del genere.
Nella mia vita non c'è spazio per l' amore.
Non sono neanche tanto sicura di saper amare.
Nessuno me lo ha mai insegnato...
 
-Feffe- Emily mi tira una leggera spallata, risvegliandomi dai miei pensieri -siamo arrivate-
 
Guardo fuori dal finestrino e mi accorgo di essere alla stazione di Firenze.
Come al solito i miei pensieri mi hanno, totalmente, estraniata dal mondo esterno.
Mi sono, di nuovo, rinchiusa in me stessa.
 
Sospirando, mi alzo dal seggiolino.
Seguo la mia amica, lasciando il treno.
Subito, la folla, ci assorbe spintonandoci all' esterno della stazione.
 
-Che ne dici di andare al Danger, stasera?- mi chiede, Em, incamminandosi verso scuola.
 
-Decidete voi che fare, per me è uguale- rispondo, con una scrollata di spalle.
 
-Perfetto, allora andiamo lì!- declama, soddisfatta -Lorenzo e Alessandro sono già d'accordo!-
 
Annuisco distrattamente.
Penso solo che posso permettirmi di uscire e di rimanere a Firenze, solamente perchè Marta è in gita con la scuola.
Questo non diminuisce, però, la mia preoccupazione nei suoi confronti.
Spero solo, che vada tutto bene.
 
 
                                                  **********
 
 
Mi tengo stretto al petto, il pacchetto che ho tra le mani.
Lo stringo forte, come se avessi paura che, questo, potrebbe volare via.
COme se fosse qualcosa da custodire, da tenere nascosta a tutti quanti.
Ma, in fondo, non è forse così?!
 
Ripensandoci, adesso, mi sento una stupida.
Tutto questo mi sembra non avere più un senso.
Cosa mi è passato per la testa?
 
Ho pure detto a Eleonora che, stamani, sarei andata a scuola a piedi.
So che avrebbe fatto domande.
E so anche che non ce l' avrei fatta a tenerle nascosto tutto.
 
E' solo che mi sono sentita di farlo.
Ho sentito un impulso, dentro di me, che mi ordinava di compiere quel gesto.
Non ho saputo resistergli.
Ho ceduto.
 
Ho pensato tanto, negli ultimi giorni, al mio incontro con Francesca.
Mi trovo sempre più spesso a pensare a lei.
Sento che è molto di più di quello che dà a vedere.
Che oltre la sua maschera solitaria e scontrosa, si nasconde una persona del tutto diversa.
 
In fondo, lo diceva anche Pirandello, no?!
Ogni persona ha su di sé mille e mille mschere, diverse.
Masschere che mutano a seconda della persona o situazione che uno ha di fronte.
Secondo lui, abbiamo così tante facce diverse, da dimenticarci quale sia quella vera.
 
Io, però, penso che Francesca non cambi personalità, per comodità o convenienza.
Penso che ci sia qualcosa sotto, che l' ha spinta a mostrarsi così.
Come se volesse nascondersi e proteggersi da qualcosa.
Credo che lei rappresenti in pieno una delle opere più famose di Luigi:
"Uno, Nessuno e Centomila".
Gli altri le hanno messo addosso tante maschere diverse e lei, forse per necessità, se l'è fatte andar bene...
 
Una folata di vento, mi riscuote da quei pensieri.
Alzo la testa dal marciapiede e mi accorgo di essere già arrivata a scuola.
Aumento il passo, entrando dal cancello in ferro battuto.
Non vedo lo scalino, inciampo e sarei sicuramente caduta se, qualcuno, non mi avesse preso al volo.
 
-Allora sei tu che vuoi stare in terra- 
 
All' udir di quella voce, il mio cuore perde un battito.
Porto lo sguardo sul suo viso e il respiro mi si spezza in gola.
Come fa ad essere sempre così dannatamente bella?
 
-Francesca- mormoro, componendomi.
 
-Ciao- saluta, cordiale.
 
Un sorriso si estende sul suo volto, richiamando il mio.
E' così spontanea e naturale, che sembra quasi si sia dimenticata la nostra ultima conversazione.
Dico quasi, perchè i suoi occhi sono come al solito scuri e cupi.
 
Mi prendo un momento per osservarla.
Oggi indossa un paio di pantaloni della tuta, neri.
Un maglione rosso, troppo grande per lei.
Un kefiah bianca e grigia.
Ai piedi un classico paio di Nike blu, alte.
 
-Buon giorno- riesco, finalmente a dire, una volta riacquistato l' uso della parola.
 
-Bhè, scusa, devo proprio andare!- dice in fretta, scappando, senza neanche darmi il tempo di rispondere.
 
Sospiro, vedendola scomparire tra la folla di ragazzi.
Bene, ho di nuovo fatto la figura dell' imbranata di fronte a lei.
Mi tiro una manata sulla fronte, scuotendo la testa.
 
-Eccoti, finalmente- un Eleonora tutta sorridente, mi si para davanti -stavo quasi per chiamare "chi l' ha visto"-
 
-ah, ah, ah spiritosa- le faccio una linguaccia, scoppiando poi a ridere.
 
-Cos'è quel coso che tieni tra le mani?- chiede, indicando il mio pacchetto.
 
E lì, lì mi do nuovamente della stupida.
Ero così talmente immobilizzata dalla bellezza di Francesca, da essermi dimenticata del pacco.
E adesso?
 
-Niente di importante- rispondo, sorridendo.
 
Oh, si, si che è importante.
E' molto importante.
O almeno, lo è per me.
 
-Va bene-
 
-Ok, scusa, ci vediamo in classe! Devo prima fare una cosa!-
 
Così dicendo, fuggo.
Corro, destreggiandomi tra la massa di studenti.
Mi fiondo dentro l' edificio scolastico, iniziando a salire la rampa di scale.
 
Primo piano.
Secondo piano.
Terzo piano.
Giro per il corridoio a destra.
Apro la porta delle scale antincendio e mi blocco.
 
Sorrido trionfante, notando la figura di Franceca.
E' seduta sul terzo scalino, china su un nuovo libro.
Leggo la copertina:
"Scritto sul corpo" di Jenette Winterson.
Mai sentito.
 
Mi avvicino a lei, cautamente.
Non vorrei farla sobbalzare come l' ultima volta.
Mi abbasso, picchiettandole leggermente su una spalla.
 
-Ehi- esclama, sorpresa.
 
Non le dico niente.
Mi limito a sorridere, porgendole il sacchetto.
Le dedico un' ultima occhiata, prima di girarmi e andarmene.
Finalmente, il pacchetto, è arrivato al suo destinatario.
 
 
                                          **********
 
Fisso ad alternanza, il pacco che ho in mano e il punto in cui è sparita Federica.
Mi chiedo cosa sia.
Mi domando anche, perchè è scappata così.
Bhé, c'è solo un modo per scoprirlo.
 
Lascio, delicatamente, il libro in terra, accanto al mio piede.
Mi rigiro il sacchetto tra le mani, finchè non decido di aprirlo.
Levo tutta la carta e rimango del tutto senza parole.
 
Il respiro affannato.
Uno strano pizzichio agli angoli degli occhi.
Il cuore, che batte senza freni.
 
Fisso incredula la copertina de "Il Piccolo Principe".
Sfoglio distrattamente le pagine.
E' identico a quello che mi regalò mia nonna.
Una delle stampe vecchie.
Praticamente impossibile da trovare.
Chissà quanto le è costato..
 
La mia attenzione, poi, viene totalmente rapita da una scritta, sulla prima pagina.
E' scritto con una calligrafia delicata ed elegante.
Mi perdo a leggerla, più e più volte.
 
"So che non ha lo stesso significato,
 so che forse non avrei dovuto permettermi,
 so che non sono affari miei,
 e che forse ti arrabbierai.
 Ma volevo provare a strapparti un sorriso,
 sei tutt' altra persona quando sorridi.
 Credo che tua nonna, avrebbe voluto vederti sempre così.
 Scusami se ti ho infastidito, non era mia intenzione.
 Un bacio, F.
 
 Ps: ti prego, non prendermi a spintoni come quel ragazzino."
 
Una lacrima mi scende lenta sulla guancia.
Arriva fino al mento, per poi lanciarsi nel vuoto.
Da quanto tempo, qualcuno non faceva una cosa per me?
Da quanto non piangevo di gioia?
Da quanto tempo, non sentivo il cuore così leggero?
 
 
Mi asciugo il volto, per poi lasciare che un sorriso prenda piede sul mio viso.
Ripongo con cura, il libro regalatomi, nella bustina.
Mi perdo tra i miei pensieri.
 
Penso a Federica.
A quanto mi dia l' impressione di essere una persona speciale.
E' riuscita a strapparmi più sorrisi lei in due settimane che la "conosco", che chiunque altro nella mia vita.
 
Mi alzo dalla mia postazione, udendo il suono della campanella.
Mi stiracchio le braccia, recuperando successivamente le mie cose da terra.
Salgo le scale, rientrando nell' edificio.
 
Adesso ho lezione di disegno grafico.
Non me la voglio perdere.
Quindi devo sbrigarmi se voglio anche andare in bagno.
 
Affretto il passo nel corridoio.
Supero qualche studente lento.
Scorgo la mia meta, entrandovi.
 
Come chiudo la porta e mi volto, sbatto contro qualcuno.
Alzo la testa e sbuffo infastidita.
Ma è possibile che me la ritrovo ovunque?
 
-Non puoi stare più attenta, Creatini?- soffia, facendo due passi indietro e massaggiandosi la testa.
 
-Scusami- bubbolo, sorpassandola.
 
Mi rendo conto, solo dopo, di essermi scusata.
Di essermi scusata con Eleonora Santoro.
Ma che diavolo mi prende?
Mi volto e nei suoi occhi, leggo la mia stessa sorpresa.
 
Normalmente non avrei perso l' occasione per litigarci.
Avrei trovato sicuramente qualcosa cattiva da dirle.
Ma mai, mai mi sarei aspettata di chiederle scusa.
 
E' solo che la mia mente è ancora totalmente rivolta a Federica.
Al suo enorme sorriso.
Ai suoi occhioni verde smeraldo.
Ai suoi modi gentili.
E' una cosa del tutto nuova, per me.
 
-oh, ok- balbetta, incredula.
 
Sospirando distrattamente, mi giro di nuovo.
Metto una mano sulla maniglia di un bagno libero.
Ma prima di entrarvi dentro, mi rivolgo di nuovo a lei.
 
-Sei fortunata ad avere Federica- mormoro, sparendo poi dietro la porta.
 
 
 
                                          **********
 
Pensavo che sarei riuscita a distrarmi un po', uscendo di casa.
E' solo per questo motivo che ho accettato l' invito di Ele, ad uscire.
Ecco perchè, ora, mi trovo al Danger con lei, Cinzia e Bianca.
 
Siamo al nostro solito tavolo, davanti al palco dove chi vuole, può esibirsi.
Antonella, proprietaria e barista del pub, è già venuta a portarci le nostre ordinazioni.
Ci conosce perfettamente.
Veniamo spesso quì.
 
Sospiro, guardando la mia coca cola ghiacciata.
Quando, stamani, Eleonora è tornata in classe dopo essere stata in bagno, non mi ha parlato per dieci minuti buoni.
Se ne stava, in silenzio, a fissare un punto indefinito dell' aula.
 
Poi, si è voltata nella mia direzione.
Mi ha guardato per un po'.
E mi ha detto che, sicuramente, il mondo sta finendo.
 
Mi ha rivelato che ha incontrato Francesca e che, questa, non le ha rivolto nemmeno una parola cattiva.
L'ha urtata e le ha pure chiesto scusa.
E dopo, le ha detto che è fortunata ad avere me.
 
Ele era al quanto incredula e confusa.
Mi ha anche chiesto se io l' avessi vista di nuovo o le avessi parlato.
Ovviamente ho negato tutto, così da evitare la sua ira funesta.
Alla fine, la mia amica, è arrivata alla conclusione che, Feffe, dovesse sentirsi male.
O che aveva fumato così tanto, da essersi rincoglionita.
Io mi sono limitata ad annuire.
 
Spero solo che non si sia arrabbiata per il libro.
Non volevo fare niente di male.
Solo, strapparle un sorriso.
Vorrei tanto sapere se ci sono riuscita o meno.
 
-Fede!- Cinzia, mi richiama, tirandomi una pacca sulla spalla.
 
-Che c'è?- chiedo, risvegliandomi dallo stato di trance, in cui mi trovavo.
 
-Ti ho chiesto, almeno mille volte, che formazione schiereresti tu, se fossi nei panni di Antonio, per la partita di domenica con il Prato-
 
-Bhè, quella di sempre- rispondo, distrattamente.
 
-Si può sapere cos'hai, stasera? Sei strana- afferma, Bianca.
 
-Sono solo un po' stanca- sospiro, ignorando l' occhiata rivoltami da Ele.
 
La mia attenzione, poi, viene rapita da una risata fragorosa proveniete da un tavolo al centro del locale.
Mi volto di scatto, rimanendo piacevolmente sorpresa.
Vedo Francesca, letteralmente piegata dalle risate, in compagnia di alcuni suoi amici.
Due ragazzi e una ragazza, che riconosco essere una sua compagna di squadra.
Che ci fanno quì a Firenze?
 
Mi trovo a sorridere, guardandola.
La faccia rilassata e tranquilla.
un' espressione di beatitudine dipinta in volto.
Vorrei tanto essere io, la causa del suo benessere.
 
D' un tratto si gira nella mia direzione.
Smette di ridere, di colpo.
Punta i suoi occhi nei miei.
Sorride, facendomi un cenno di saluto.
 
RIcambio il sorriso.
Mi perdo a fissare le sue iridi ipnotiche.
Di quel verde intenso e stranamente chiaro.
Dio, è bellissima.
 
All' improvviso, si alza, dirigendosi fuori.
Rimango immobile domandandomi il da farsi.
Alla fine, prendo la mia decisione.
 
-Scusate, ho bisogno di prendere una boccata d' aria- esclamo, alzandomi.
 
-Stai bene?- domanda subito, preoccupata, la mia migliore amica.
 
-Si, tranquilla- le sorrido, allontanandomi.
 
Una volta fuori dal Danger, mi guardo intorno.
Chi mi dice che non se n'è andata.
Non dovevo uscire, che stupida.
Sto per rientrare, quando una voce mi blocca sul posto.
 
-Ei, ragazza sbadata- mi giro, trovando Feffe con la schiena contro la parete e una sigaretta in bocca.
 
-Non sono sbadata!- m' imbroncio, incrociando le braccia.
 
Sorride, per poi spostare lo sguardo altrove.
Un silenzio ingrombrante, cala tra di noi.
Mi stringo nel mio maglione, tremando di freddo.
Forse avrei dovuto portarmi un giacchetto.
 
-Hai freddo?- chiede, senza preavviso, Feffe.
 
-Un po'- ammetto, avvicinandomi a lei.
 
-Se vuoi ti do la mia felpa, io sto morendo di caldo- propone, facendo per togliersi l' indumento.
 
-no- la blocco subito  -non credo sia una buona idea-
 
Francesca si blocca, immediatamente.
Spegne la sigaretta, per poi abbandonare le braccia lungo i fianchi.
Sembra esserci rimasta male.
 
-Già- sorride amara -chissà che direbbe, la Santoro, vedendoti rientrare con la mia felpa-
 
Ecco, ci ha preso in pieno.
Ha capito perfettamente dove è il problema.
E' solo che, non vorrei far arrabbiare Ele.
 
-Francesca, io..-
 
-Tranquilla- m' interrompe, andando verso la porta d' entrata -non sono una persona raccomandabile- afferma, lasciandosi andare ad un altro sorriso amaro.
 
-Non è questo, è che...-
 
-Non importa- m' interrompe, di nuovo -posso capire- sospira.
 
-Feffe..- cerco di fermarla, facendo anche qualche passo nella sua direzione.
 
-Grazie, comunque, per il libro- mormora -l'ho apprezzato davvero tanto. Nessuno aveva mai fatto una cosa così, per me- mi rivela, entrando poi nel locale e lasciandomi sola.


_______________________________________________________________________________________________

Angolo Autrice:

Buon Pomeriggio ^^

Prima di tutto, mi scuso per l' immenso ritardo con il quale aggiorno.
Ho avuto parecchio da fare nelle ultime due settimane.
Si, scaricherò tutta la colpa sulla mia ragazza ù.ù 
(non pensate male, mi ha solamente portato da una parte all' altra della sua città. La prossima volta ci penserò due volte, prima di farle una sorpresa xD)

Cooomuuuunque, veniamo a noi!
Che mi dite del capitolo??
Io, sinceramente, non ho molto da aggiungere!
Vi dico solo che, da ora in poi, le cose si faranno molto interessanti!

Un bacio a tutti e scusate ancora per il ritardo! :3

Ps: lo scrivo anche quì: molto probabilmente, a settembre, mi trasferirò a Bologna; c'è forse qualcuno di lì? Sarebbe assai incoraggiante trovare qualche faccia amica xD Se non volete rispondere quì, per privacy, potete scrivermelo in un messaggio privato ^^ Grazie per l' attenzione!

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Capitolo 6
*** Amiche. ***


 
 
Spegnere il cervello.
Frenare i pensieri.
Tagliare fuori i problemi.
Abbandonarsi completamente.
 
Chiudere gli occhi.
Prendere un respiro profondo.
Alzare la musica dell' iPod.
 
Indossare i pantaloncini.
Infilarsi i cazettoni.
Stringere le scarpette.
 
Fissare il numero dietro la maglia.
Venerarlo per qualche secondo.
E infine, indossarla.
 
Dodici.
Dodici è il numero del mio ruolo.
Primo centro, il suo nome.
Dodici, è il numero, al quale devo tutto.
 
Indosso quella maglia e mi sento, finalmente, me stessa.
Sento che sono nel posto giusto.
A fare la cosa giusta.
L' unica cosa, che mi dona almeno un minimo di pace e benessere.
Pace e benesse ad un livello così puro, che nemmeno la lettura e il disegno, riescono a darmi.
 
-Feffe-
 
Quella voce mi risveglia dal mio stato di trance.
Spengo la musica.
Mi tolgo le cuffiette dalle orecchie.
Sposto lo sguardo sulla persona davanti a me.
Emily.
 
-Si?-
 
-Ci siamo-
 
Annuisco solamente.
Prendo il familiare pallone ovale, che avevo lasciato sulla panchina.
Aspetto che le mie compagne si riuniscano intorno a me.
 
-Oggi sarà una partita difficile- affermo, guardando tutte negli occhi -da voi, pretendo solo una semplice cosa: il massimo. Dobbiamo fare del nostro meglio, cercare di sbagliare poco. Non dobbiamo scoraggiarci per un avanti, una presa al volo mancata o un placcaggio scoppiato. No, dobbiamo rialzarci da terra e cercare di non sbagliare più. Il risultato m' importa poco: noi diamo il massimo e se poi ne usciremo sconfitte, abbandoneremo il campo a testa alta, perchè saremo consapevoli che più di quello non potevamo fare. Se invece vinciamo, bhé, offro da bere a tutte- sorrido, sentento una risata generale -andiamo ragazze, voglio che vi divertiate!- batto le mani, finendo il discorso.
 
Ci stringiamo una all' altra.
Pacche sulle spalle.
Sguardi intenditori.
Sorrisi ricambiati.
 
-Dai cazzo, eh!-
 
-DAI CAZZOOOO!- ripetono, urlando in coro, così da trasmetterci la forza.
 
Ci separiamo.
Ci disponiamo in fila indiana.
Tutte dietro di me e usciamo dagli spogliatoi.
Entriamo in campo, sotto gli applausi del pubblico.
E adesso, a noi due, Santoro.
 
 
                                                     **********
 
 
Stupore, sorpresa.
Ecco cosa ho letto nelle sue iridi.
Non si aspettava di vedermi.
Credevo avesse collegato.
 
E invece, no.
Francesca non aveva ancora capito che io, sono il secondo centro del Firenze.
Ecco perchè è rimasta così di stucco, dopo avermi vista.
 
Bhè, si, questo però non le ha impedito di farci il così detto "culo".
Posso solo ammirarla.
Gioca veramente da Dio.
 
Comunque, "culo", fino ad un certo punto.
Anche noi ci siamo fatte valere.
Eleonora è stata fenomenale.
Ha giocato egregiamente.
E infatti, la partita è finita in parità.
Come ogni, fottutissima, volta che ci scontriamo.
 
-Feffe- la fermo, al terzo tempo, ovvero: dove si mangia e beve tutte insieme.
 
-Occhio, non vorrei che la Santoro ti vedesse parlare con me- risponde, con tono piatto, mantenendo lo sguardo basso.
 
La guardo e non posso fare a meno di pensare che sia belissima.
I capelli leggermente bagnati, lasciati sciolti.
Un pantalone nero, della tuta.
Una maglietta a mezze maniche, blu.
Sulla schiena, la felpa della sua Squadra, legata al collo per le maniche.
 
-Mi dispiace- mormoro, accusando le sue parole.
 
-Anche a me- sospira, prima di liberarsi dalla mia presa sul suo polso e andarsene.
 
La vedo allontanarsi.
Chino la testa, colpevole.
In questo momento, mi sento una persona orribile.
 
Ma non posso stare quì a piangermi addosso.
Non posso lasciar perdere così.
Voglio conoscerla e intendo veramente farlo.
A costo di dover nascondere tutto a Eleonora.
 
Così, corro nella sua direzione.
Le afferro un braccio, facendola voltare.
Ancora una volta, mi scontro con i suoi occhi verdi.
 
Occhi che riflettono trsitezza e dolore.
Opachi, che offuscono la loro vera essenza.
Mi chiedo quale sia la causa..
 
-Francesca, io, io...- balbetto, cercando le parole -sono stata stupida! Io voglio veramente conoscerti e..-
 
-Creatini- d' un tratto, appare Ele che c' interrompe, posizionandosi di fronte a Feffe.
 
Si scrutano.
Lo sguardo altezzoso.
Forse, stanno elaborando delle nuove battute cattive da rivolgersi.
Ma poi, con mia grande sorpresa, Eleonora le porge una mano.
 
-Volevo congraturarmi con te, per la splendida partita- le dice, sorridendole sinceramente, forse per la prima volta.
 
-Grazie- Francesca le stringe la mano, ricambiando il sorriso -anche tu hai giocato veramente bene- le dice, prima di rivolgersi a me -e pure tu- mi dedica un' occhiata fugace, prima di tornare a guardare la mia amica -ora devo andare- e detto ciò, si allontana.
 
Per la seconda volta, la vedo andar via.
E, senza spiegarmi il perchè, sento una fitta di tristezza.
E' solo, è solo che vorrei tanto scoprire cosa c'è oltre l' apparenza.
 
-Ha ragione, sai?!- esordisce, Ele, voltandosi verso di me -hai davvero giocato bene- mi scompiglia i capelli, raggiungendo poi le altre nostre compagne di Squadra.
 
Sorrido qualche secondo, prima di sospirare.
Non so perchè, per me, è così importante fare amicizia con Feffe.
Non so perchè mi sta tanto a cuore.
Sento solo, di volerne sapere di più.
 
 
                                                  **********
 
 
Ho sempre amato correre.
Correre mi aiuta a far scivolare i pensieri.
A farli portare via dal vento.
A riflettere sulle cose più razionalmente.
 
Ormai è almeno una mezz' oretta buona, che corro.
E tutti questi trenta minuti, sono stati focalizzati su Federica.
Soltanto Lei.
 
Federica con il suo sorriso buono.
Con i suoi modi carini e cortesi nei miei confronti.
Con la sua bellezza abbagliante, tanto da farmi venire dubbi sulla mia eterosessualità.
 
Mi chiedo cosa voglia da me.
Perchè si ostini a parlarmi, a cercarmi.
Perchè voglia fare la mia conoscenza, anche contro il volere della Santoro.
 
So per certo che Lei, le ha proibito di parlare con me.
Ma, in fondo, posso darle torto?
So benissimo cosa viene detto di me, a scuola.
Le voci che girano.
E, sinceramente, non tutte sono falsità.
 
Quindi, so perfettamente di non essere la persona che i genitori raccomanderebbero di frequentare.
Anzi, sono tutto il contrario.
Perciò, cosa vuole Federica da me?
 
Arrivo al punto che mi ero prefissata e mi fermo.
Incrocio le mani sulla nuca, prendendo dei profondi respiri.
Pian piano, sento battito e respiro, regolarizzarsi.
 
Mi piace correre per questo viale alberato.
C'è sempre una grande pace.
Mi piace guardarmi intorno e osservare.
 
Ci sono molte famigliole a passeggio con i figli.
Persone che portano a spasso i loro cani.
Gente giovane e anziana, che si rilassa leggendo un libro, all' ombra di un albero.
Si, mi piace l' atomosfera che si respira quì.
 
Mi volto e, in un attimo, il soggetto di tutti i miei pensieri, mi è di fronte.
Federica corre verso la mia direzione.
Pantaloncini corti, felpa rossa e scarpe da ginnastica.
I lunghi capelli dorati, raccolti in una coda.
Non posso fare a meno di pensare, a quanto sia bella.
 
Alza lo sguardo accorgendosi, così, di me.
Mi sorride, aumentando l' andatura.
In pochi secondi, mi è di fronte.
 
-Ciao!- trilla, allegra, portandosi le mani sui fianchi -anche tu quì?-
 
-Già- rispondo, semplicemente.
 
-Quanto hai corso?-
 
-Quaranta minuti, più o meno- dico, sbrigativamente.
 
-Wow!- esclama, stupita -ora capisco tante cose!-
 
-Ok- sospiro -ora vado, prima che la Santoro ti veda e ti brontoli-
 
La vedo sbuffare.
Scuote la testa, un po' scocciata.
Mi afferra per un braccio, poco prima che tornassi a correre.
 
-Francesca, basta!- sbotta -mi dispiace ok?- abbassa lo sguardo -io voglio esserti amica, non m' importa quello che dice Eleonora-
 
-Ma perchè?- le chiedo, non riuscendo a capire.
 
-Perchè ti trovo una persona interessante e penso che tutto quello che si dice su di te, siano cavolate!- sospira -ti prego, possiamo essere amiche?-
 
Mette gli occhioni da cucciolo.
Il labbro inferiore, in fuori.
Dio, sembra un adorabile cucciolo.
 
-E va bene!- mi arrendo -ma smettila di fare così- l' ammonisco, riferendomi al suo broncio.
 
-Evvai!- saltella, battendo le mani contenta -Quindi, da amica, posso offrirti qualcosa da bere?-
 
-Come vuoi- 
 
 
 
                                                   **********
 
 
-Sediamoci fuori, che puzziamo come capre- affermo, facendole scappare un sorriso.
 
Sorriso, di cui ancora una volta mi innamoro immediatamente.
Trovo che sia un' altra persona, quando sorride.
Una bella persona..
 
-Io prendo un caffè, grazie- dice, cordialmente, alla cameriera venuta a prendere le nostre ordinazioni.
 
-Per me un estathé alla pesca!- aggiungo, sorridendole.
 
La donna se ne va, lasciandoci sole.
Torno a guardare Feffe.
M' incanto a fissarla.
 
Per la prima volta, la vedo con i capelli legati.
Un coda alta.
Le sta da Dio.
 
Risalta il suo viso delineato e asciutto.
Gli zigomi alti.
Il taglio degli occhi, così particolare.
Le labbra rosee e sottili.
 
-Te lo sei fatto alla partita? le chiedo, improvvisamente, indicando il taglio che ha sul labbro.
 
-io, ehm...si- balbetta, non convincendomi troppo -Sai, non avevo collegato il fatto, che tu fossi l' eccezionale secondo centro del Firenze- esclama, cambiando discorso.
 
-Ora non esagerare- arrossisco, abbassando la testa.
 
-Fidati, è la verità- ribadisce, ringeaziando poi la cameriera, una volta che ci ha portato ciò che avevamo chiesto.
 
-Come mai sei venuta a correre quì? Non abiti a Prato?-
 
-Mi piace il viale- risponde, semplicemente -e poi, avevo delle cose da fare-
 
-Capisco- annuisco, pensierosa.
 
-Tu e la Santoro girate sempre in coppia, come mai quindi non è con te?- chiede, curiosa.
 
-E' a lavoro!- 
 
-Lavora?- domanda, stupita -ma non ha tutti i soldi che vuole?-
 
-Naaah- rispondo, sorridendo -Ele non chiede praticamente mai, i soldi ai suoi. Fa con quello che guadagna-
 
-Non lo avrei mai detto!- sorride, piacevolmente colpita.
 
Beve il suo caffè, lentamente.
Si guarda intorno, come se volesse scrutare ogni singola persona.
Mi domando a cosa stia pensando.
 
-Feffe!- un ragazzo moro e discetamente carino, ci viene incontro, con per mano una ragazzina.
 
-Lore!- lo saluta, Francesca, alzandosi.
 
-Ti ho cercato ovunque, ma dove diavolo eri finita?-
 
-Quì, a prendere un caffè con la mia amica-
 
Mia amica.
Quelle due parole mi fanno sorridere contenta.
Amica.
Bhé, è sempre qualcosa!
 
-Lorenzo, lei è Federica- gli dice, presentandomi -Fede, lui è Lorenzo-
 
-Piacere- diciamo, in coro, stringendoci la mano.
 
-Marta chiedeva di te- dice poi, il suo amico, indicando la bambina.
 
Feffe sorride, inginocchiandosi di fronte a quest' ultima.
Le da un buffetto sul naso, facendola ridacchiare.
Poi, la prende in braccio.
 
-Chi è questa bella bambina?- le chiedo.
 
-Mia figlia- risponde, seria, lasciandomi a bocca a perta -scherzo- scoppia a ridere, facendomi sospirare di sollievo -è mia sorella- afferma, rivolgendosi poi a lei -Dimmi, Sgorbio!- 
 
-Voglio il gelato!- ride, Marta, scalciando.
 
Capisco subito, che c'è qualcosa che non va.
A occhio e croce, dovrebbe avere 11 anni.
Invece, parla e si comporta come una bambina piccola...
 
-Francesca..-
 
-Scusa, Fede- m' interrompe, voltandosi nella mia direzione -ora devo andare-
 
-oh, ok- rispondo, un po' dispiaciuta.
 
-Senti, possiamo vederci domani dopo scuola, se vuoi- propone.
 
-Certo!- esclamo, entusiasta.
 
-Allora, a domani- saluta, allontanandosi.
 
-Ciao- alza una mano, Lorenzo, sorridendo gentile.
 
-Ciao!- gli faccio eco, guardandoli sparire.
 
Sbuffo, risedendomi.
Feffe sembra tutta un' altra persona, con sua sorella.
E Lorenzo, è molto più cordiale di quello che sembra.
 
Forse, forse sono vere le voci su loro due.
Magari stanno davvero insieme.
Sembrano così uniti..
 
Quel pensiero mi fa rattristire di colpo.
Non so di preciso il motivo.
O forse si, ma non so se sono pronta per ammetterlo.
Non voglio avere un' altra delusione....
 
______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon pomeriggio ^^

Scusate, ma ho trovato soltanto oggi, il tempo per aggiornare :(
Ormai, scusarmi per il ritardo, sta diventanto una brutta abitudine!
Chiedo venia!

Comunque, venendo al capitolo:
Ho poche cose da dire!
Vi dico solo che, sparo quà e là, ci sono piccolo indizi sulla "vita-passato" di entrambe le protagoniste.
Quindi si, è un capitoletto di passaggio, ma non totalmente!

Vi prometto che, il prossimo, sarà molto interessante.
Federica si stupirà di alcune cose e Francesca di altre.
Insomma, ora che sono ufficialmente amiche, conosceranno una alcune cose dell' altra ;)

Non aggiungo altro!
Spero vogliate lasciarmi un parare, critica positiva o negativa che sia :)
Un bacio e a presto!

-Crige-

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Capitolo 7
*** Uscita. ***


 
 
Il mio sport di oggi, sarà Saltellare.
Sì, Saltellare.
Farò solo questo.
 
E' da quando mi sono alzata dal letto, questa mattina, che sono così euforica.
E' come se una scossa elettrica, mi attraversasse costantemente il corpo.
Ho una botta di vitalità assurda.
 
-F- mi richiama, Ele, afferrandomi per un braccio -la smetti di saltellare di quà e di là?-
 
-Come siamo scorbutici, Testona- metto il broncio -sono solo allegra-
 
-E per quale motivo?- chiede, prendendo posto al suo banco.
 
-Ecco, io..- prendo tempo, cercando una scusa valida -ehm, oggi proverò il nuovo pezzo alla lezione di pianoforte-
 
-Ho capito- annuisce -pretendo che, poi, tu me lo faccia ascoltare-
 
-Certamente- le sorrido, ficcando successivamente la testa nello zaino, per cercare i libri che mi occorrono.
 
Sospiro frustrata.
Mi scocca mentirle.
Mi sento male a raccontarle balle.
Non le ho mai detto bugie.
Mai.
 
Anche quando capii di essere dell' altra sponda, glielo dissi subito.
La presi per un braccio.
La feci sedere e, poi, senza preavviso le dissi "Ehi, Ele, mi piacciono le ragazze!".
 
Ricordo come se fosse ieri quel momento.
Eleonora alzò le spalle e mi sorrise.
Si alzò dal mio letto, mi venne incontro abbracciandomi e mi sussurrò "E quindi? Sei sempre tu", per poi aggiungere ridendo "e anche se so che sono molto appetibile, sappi che non ricambio"
 
Mi fece una linguaccia e si allontanò.
Risi.
Risi veramente tanto.
Liberai tutta l' angoscia e la paura di perderla, ridendo.
 
Ecco perchè, mi fa così male mentirle.
Le ho sempre detto tutto.
Lei ci è sempre stata per me.
E io, adesso, ricambio questo mentendole.
 
Ma in fondo, che dovrei dirle?
Lei odia Francesca.
Pensa che sia una brutta persona e una cattiva compagnia.
Io, però, so che non è così.
Sento che c'è qualcosa di più e voglio sapere cosa.
 
-Ehi, Mostro- richiama la mia attenzione, la mia amica -domani sera usciamo con Bianca e Cinzia!-
 
-E che facciamo?-
 
-Direi che ci rinchiudiamo nella mia sala giochi, per una delle nostre serate- sorride raggiante -ti va?-
 
-Ovvio!- non potrei mai dire di no a quel sorriso.
 
Torno a scarabocchiare note a caso, sul mio fogliaccio.
Penso al fatto che oggi passerò tutta la giornata con Francesca.
Penso che non vedo l' ora di vederla e di conoscerla meglio.
Anche se ciò, comporta mentire alla mia migliore amica.
 
 
 
                                             **********
 
 
E' tutta la mattina che mi sento strana.
Che, a volte, il cuore inizia a battere forte senza motivo.
E sempre, quando penso al pomeriggio che mi aspetta.
Pomeriggio, che passerò con Federica.
 
Mi chiedo perchè lei mi faccia questo effetto.
Sono anche arrivata a valutare l' idea che mi piaccia.
Ma non piacermi come amica.
Proprio come....come...come ragazza.
 
Ho pensato in molte occasioni, di parlarne con Lorenzo e Alessandro.
Ma non saprei che dire.
E poi boh, mi vergogno un po'.
 
Sbuffo, buttando la cicca di sigaretta, in terra.
La calpesto, spegnendola.
Appoggio i gomiti sulla balaustra del tetto e mi perdo a fissare giù.
 
Mi è sempre piaciuto, salire sul tetto della scuola.
Ritagliarmi un po' di spazio per me stessa e i miei pensieri.
Per starmene da sola, senza la presenza opprimente di qualcuno.
 
Sono salita quassù, in anticipo.
E' quì che ci siamo date appuntamento, io e Federica.
Questo, per evitare che la Santoro la veda con me.
 
Non so se questa cosa mi dia fastidio o meno.
Molto probabilmente penso che non m' importi niente.
Di sicuro, non voglio che litighi con lei a causa mia.
 
-Contempli se buttarti o meno?-
 
Quella voce, improvvisa, mi fa sobbalzare.
Mi volto, trovandomi di fronte, Fede.
Sorrido, ricambiando il suo sorriso.
 
-Ehi- soffio, scrutandola.
 
La osservo ed ecco che il cuore prende a battere all' impazzata.
Le mani sudano.
Il respiro si affanna.
Dio, ma che mi succede?
 
Federica è in jeans.
Una felpa celeste della Nike.
Un paio di converse bianche.
I capelli biondi, legati in una coda alta.
Mi viene da pensare, che sia bellissima.
 
-Ciao, Musona!- trilla, allegra come sempre.
 
-Musona?-
 
-Si!- ride -hai sempre il muso lungo!-
 
-Non è vero!- ribatto, avvicinandomi.
 
-Si, invece- annuisce, ancora ridacchiando -dai, andiamo!-
 
-Dove?-
 
-Vedrai!- risponde, rivolgendomi un occhiolino.
 
Senza fare altre domande, la seguo.
Scendiamo le scale, dirigendoci all' uscita dell' edificio.
Una volta fuori, s' incammina nella strada di fronte.
 
Cammino di fianco a lei, guardandola ogni tanto di soppiatto.
Ha sempre quell' immancabile sorrisone sul viso.
Gli occhi che le brillano, di fronte ad ogni cosa che scorge.
Lei non cammina, è come se saltellasse sulle punte.
 
Emana una luce propria.
Infonde buonumore e tranquillità.
E' strano, tutto questo, per me.
 
-E' molto carina, tua sorella- dice, all' improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri.
 
-Già..-
 
-Posso farti una domanda?- mi chiede, non troppo convinta.
 
-So cosa vuoi chiedermi- affermo, sospirando -si, mia sorella ha avuto un incidente e, adesso, sembra avere un deficit mentale. I medici dicono che sia colpa dello shock. Non si sa se e quando tornerà in sé-
 
-Mi dispiace- soffia, intristendosi.
 
Non rispondo.
Me ne resto in silenzio a guardarla.
Non riesco a capire.
 
Perchè è triste?
Perchè le dispiace?
Lei neanche la conosce.
A dirla tutta, non conosce neanche me.
Quindi, perchè prova dispiacere?
 
-Buongiorno- sorride, allegra, in direzione di una signora anziana che abbiamo appena incontrato e sorpassato.
 
-La conosci?- le domando, confusa.
 
-No- scuote la testa, sempre sorridendo.
 
-E allora, perche l' hai salutata?-
 
-Perchè sorrideva e mi guardava!- risponde, semplicemente -mi mettono di buon umore, sai? Le persone anziane! Sono sempre così cortesi e simpatiche!-
 
Continuo a guardarla stranita.
Poi, poi sorrido.
Federica mi sembra tanto una persona buona.
 
Una di quelle persone, che ti mettono sempre di buon umore.
Che ti coinvolgono con la loro energia positiva.
Non puoi stare con lei e sentirti triste.
 
-Mi preoccupi, sai?- se ne esce, tutto d' un tratto.
 
-E perchè?-
 
-Stai sorridendo troppo, oggi- ride nuovamente -non è che stai male?-
 
-Credo sia colpa tua- soffio, spingendola scherzosamente -mi stai contagiando-
 
-Allora, dovresti solo ringaziarmi- mi fa una linguaccia e scappa via, correndo.
 
Inclino leggermente la testa, confusa.
Perchè sta correndo via, ridendo?
Che dovrei fare, adesso?
 
Sento l' eco delle sue risate in lontananza e non posso fare a meno di sorridere.
Quella ragazza ha un effetto strano su di me.
E la cosa mi lascia al quanto perplessa.
Alla fine, non so praticamente niente di lei.
 
Scuoto il capo, risvegliandomi dai miei pensieri.
Sogghigno, iniziando a correre.
Federica è veloce, ma mai quanto me.
 
La vedo entrare in un parco.
Sono sempre più vicina.
Guardo intorno e noto che c'è molta erba.
Così, sorridendo bastarda, con un' ultima falcata la raggiungo, mi lancio in avanti e la placco.
 
-Non vale!- esclama, nel mezzo delle risate -tu sei più veloce-
 
-Sei tu che hai iniziato a correre- mi unisco alle sue risate, lasciandomi andare.
 
Era da tanto tempo che non mi sentivo così spensierata.
Con la testa così leggera e priva di brutti pensieri.
Forse, forse la sua compagnia mi fa bene.
 
 
                                              **********
 
La sento ridere e mi ritrovo a sorridere.
Vederla così allegra, mi rende felice.
Non so perchè, ma in fondo, neanche m' importa saperlo.
 
Quando Francesca ride o sorride, sembra tutt' altra persona.
Quando sono salita sul tetto della scuola e l'ho vista lì, sono rimasta qualche minuto ad osservarla.
Sembrava così triste e pensierosa.
Così assolta nei propri pensieri..
 
E poi, si è voltata, ho visto i suoi occhi e tutto si è confermato.
Lo sguardo spaesato, perso.
L' inconfondibile alone di sofferenza.
Il suo, era un sorriso morto.
Mi domando, cosa la renda così.
 
-Dai, andiamo- soffoco l' ultima risata, alzandomi -c'è un chiosco, quì, che fa dei panini buonissimi!-
 
-Io non ho molta fame, in realtà- soffia, con un' alzata di spalle.
 
-Come è possibile? Io sto morendo!- esclamo, scioccata.
 
-Bhè, mangio sempre poco a pranzo- 
 
-Povera te- scuoto la testa, contrariata, dirigendomi verso l' area cibo.
 
La guardo, alzarsi.
Il suo essere così atletica, mi piace parecchio.
Nonostante avessi un buon vantaggio, non ha faticato molto a raggiungermi.
E' veramente fenomenale.
 
Come sempre, ha indosso un paio di pantaloni della tuta.
Una maglietta a mezze maniche, che mette in mostra le sue braccia muscolose.
A dir la verità, non so come faccia!
Io ho freddo e lei, se ne va in giro così!
 
-Ho qualcosa che non va?- domanda, guardandosi.
 
-No- sorrido -mi chiedevo solo, come fai a stare a mezze maniche!-
 
-Oh- sogghigna -ho la fortuna di avere sempre le mani calde e, questo, impedisce che io abbia freddo-
 
-Che culo!- esclamo, facendola ridere.
 
-Eh già-
 
Mi segue fino al chioschetto.
Lei si prende un estathè al limone, andandosi successivamente a sedere a uno dei tavolincini.
Io, io mi prendo un super panino e la raggiungo.
 
-Che cosa c'è là dentro?- chiede, sconvolta, indicando l' enorme panino che ho in mano.
 
-Salsiccie, wurstel, crauti, insalata, pomodori secchi, patatine fritte, funghi, salsa tartufata, ketchup e maionese!-
 
-Oh mammasaura!- sospira, incredula -e come fai a essere così in forma, mangiando tutta quella roba?-
 
-Corro ogni mattina, faccio palestra due volte a settimana e tre allenamenti!- rivelo, orgogliosa.
 
-Anche io- annuisce, sempre fissando l' oggetto del mio appetito -ma non riuscirei a mangiare tutto quel coso!-
 
-Lo so, lo so- mi sventolo con una mano, facendo finta di gasarmi -è un dono naturale-
 
-eh certo- scoppia a ridere, contagiandomi.
 
E' incredibile come riesco a trovarmi così a mio agio, con lei.
Eppure, praticamente neanche la conosco.
Mi sento davvero bene, in sua compagnia.
 
Continuo, sempre di più, a credere che siano solo voci, quelle sul suo conto.
Non mi sembra una cattiva persona.
Solo, vorrei sapere cosa la tormenta...
 
-Insomma- richiama la mia attenzione -che hai detto alla Santoro, per poter uscire con me?-
 
-Che avevo lezione di pianoforte- rispondo, semplicemente -mi dispiace, che non posso dirle la verità-
 
-Non ti preuccpare- sospira -so di non essere la compagnia più gettonata-
 
-Smettila- la rimprovero -a me non sembri come dicono-
 
-L' apparenza inganna, Federica- mormora -è quì che volevi portarmi?- chiede, poi, cambiando argomento.
 
-Si e no- sorrido, furbamente -ora prendo un altro panino e andiamo!-
 
-Cosa?- esclama, sbigottita.
 
-Eh, ho fame- 
 
-Oggesù- pronuncia, gettando la testa all' indietro.
 
Mi alzo dal tavolo, andando ad ordinare un hot dog.
Torno da lei, qualche minuto dopo, con il mio bel secondo pranzo in mano.
Scuote la testa rassegnata, seguendomi per una viottola alberata.
 
-Se continui così- dice, voltandosi nella mia direzione -finirai con il diventare un Pilone!-
 
-Pilona sarai tu, stronza!- affermo, imbronciandomi.
 
-Dai, scherzavo- ridacchia, spingendomi leggermente per una spalla -sei un delizioso secondo centro-
 
-Ora va meglio!- sorrido, soddisfatta.
 
Mi ha detto che sono deliziosa!
Vabbè, più o meno.
Ma era comunque un complimento, no?!
Sisi, lo era.
Federica 1, Scorbutica 0.
 
 
 
                                                   **********
 
 
-Eccoci quà!- afferma, fermandosi di fronte a un laghetto.
 
Si siede a terra, fissando un punto indefinito davanti a se.
La imito, sedendomi al suo fianco.
Ammiro il paesaggio davanti.
 
Il laghetto è circondato da degli alberelli.
Qualche paperella passeggia sulla riva.
Devo ammettere, che è davvero bello.
 
-Ti ho portato quì- inizia, guardandomi -perchè ho pensato che, magari, avresti potute ritrarre il paesaggio!- 
 
Sorride talmente tanto, da dover chiudere gli occhi.
E' la seconda volta che, Lei, fa qualcosa per me.
Che mi sento felice per un suo gesto.
 
Non mi era mai capitata una cosa così.
Nessuno faceva qualcosa per me, da tanto tempo.
Nessuno che non siano Lorenzo o Alessandro.
In fondo, considero loro come la mia famiglia.
Non sentivo il bisogno della presenza di qualcun' altro.
O almeno, questo, prima di incontrare Federica.
 
-E' bellissimo- mormoro -credo proprio che ci tornerò-
 
-Sono contenta- esclama, tornando a guardare di fronte.
 
-Tu ci vieni spesso, quì?- le chiedo, curiosa.
 
-Si- annuisce, lentamente -ci vengo spesso con Eleonora!- mi rivela -lei si siede sotto un albero a leggere o ad ascoltare la musica, mentre io do da mangiare alle papere o dormo un po'-
 
-Capisco-
 
Perchè, adesso, mi sento come se fossi gelosa della Santoro?
Non riesco a capire.
E' così dannatamente tutto strano, per me.
 
-Tu e il tuo amico Lorenzo, state insieme come tutti dicono?- mi chiede, all' improvviso.
 
-Cosa?- esclamo, scoppiando a ridere -oh no, assolutamente no! E' come un fratello! Ma che razza di domande fai?-
 
-Scusa, ero solo curiosa- risponde, mettendo il broncio.
 
Ancora una volta, mi ritrovo a pensare che sia adorabile.
Non riesco a non sorridere.
E di non provare a levarle quella brutta smorfia, dal viso.
 
-E' come se tu stessi insieme alla Santoro!- 
 
-Oddio, no!- pronuncia, facendo un verso disgustato -Eleonora, per me, è un misto tra mamma e sorella!- dice, ridendo -non potrei mai immaginarmi di starci insieme, sarebbe troppo strano!-
 
-Ecco, uguale con Lorenzo, per me!-
 
Restiamo qualche secondo a fissarci, sorridendo.
Fisso i suoi due smerardi verdi.
Penso che siano bellissimi.
E che, la sua presenza, mi faccia davvero bene.
 
-Sto bene, con te- mi stupisco io stessa, di aver pronunciato quelle parole.
 
-Anche io- dice, con mia grande sorpresa.
 
-Ora, però, devo proprio andare- la informo, dispiaciuta -devo prendere il treno-
 
-Uffa- s' imbroncia di nuovo.
 
-Già- sospiro -bhè, allora...ciao..- balbetto, allontanandomi all' indietro -grazie per bella giornata-
 
-Grazie a te- trilla, allegra.
 
Mi volto, allontanandomi.
Rufolo nella tasca, cercando il mio iPod.
Lo trovo, facendo per accenderlo.
 
-Feffe!- mi sento richiamare -mi chiedevo se...ecco...se domani ti andava di studiare insieme- propone, abbassando lo sguardo.
 
-Certo!- le sorrido, per poi girarmi e dirigermi verso l' uscita.
 
Il sorriso, non mi ha abbandonato per tutto il tragitto.
Non riuscivo a smettere.
Ho pure dato la "buonasera" a qualche anziano che ho incontrato per la strada.
Sento che niente, oggi, potrà rovinare il mio buon umore.
 
Entro in casa, cercando di non fare tanto rumore.
Marta è da una mia amichetta e credo che i miei non ci siano.
Così, tirando un sospiro di sollievo, vado in cucina.
 
Apro il frigo, prendendo prosciutto e sottiletta per farmi un toast.
Non è vero che non avevo fame.
Semplicemente, non avevo i soldi per comprarmi qualcosa.
Giusto un euro, per l' estathè.
 
Una volta avermi preparato il mio "pranzo", esco dalla stanza.
Volto l' angolo, sbattendo però contro una figura imponente.
Alzo lo sguardo, scontrandomi con quello duro di mio padre.
 
-Ti sembra l' ora di mangiare, questa?- tuona, indicando il toast tra le mie mani.
 
-Mi dispiace- soffio, con tono duro -non ho mangiato niente, oggi-
 
-Non me ne frega un corno!- sputa, strappandomi il tutto dalle mani -non è ora di pranzo e quindi non mangi! E per punizione, non farai neanche cena!- 
 
-Ma..-
 
-Non osare replicare- m' interrompe subito -e adesso corri a prendere tua sorella, che di certo non ci andrò io-
 
Annuisco solamente.
Gli do le spalle, percorrendo il corridoio.
Esco di casa, chiudendo la porta, con un sospiro frustrato.
 
M' incammino al ritmo del brontolio del mio stomaco.
Prendo il cellulare dalla tasca, mandando un sms a Lorenzo.
Pochi minuti dopo, sono già fuori dalla casa dell' amica di Marta.
 
Suono il campanello, rimanendo in attesa.
Poco più tardi, la porta si spalanca.
Davanti a me appare una donna di bell' aspetto, tutta sorridente.
 
-Ciao Franceca!- saluta, cordiale.
 
-Salve, Sognora Malfi- ricambio il saluto, cortesemente -sono venuta a prendere mia sorella-
 
-Capisco- sorride -ma mi chiedevo se era un problema se rimanesse anche a cena! Giulia ci terrebbe tanto-
 
-No, signora! Nessun problema! Passo a prenderla verso le nove, allora, va bene?-
 
-Certo!- risponde, contenta -allora a stasera-
 
Soffio una risposta, prima che chiuda la porta.
Mi giro, tornando sui miei passi.
Sospiro di nuovo.
 
E' stata una fortuna, questa.
Marta avrà un pasto decente e abbondante.
E tanto, i miei genitori non si accorgeranno della nostra assenza.
 
-Feffe!- mi volto, sentendomi chiamare da quella voce familiare.
 
-Lore- lo saluto, sedendomi sul gradino del marciapiede.
 
-Scusami, ho fatto il prima possibile- mi raggiunge, correndo, per poi sedersi accanto a me -tieni- dice, porgendomi un contenitore di plastica.
 
Lo apro, trovandomi una bella porsione di riso di fronte agli occhi.
Rimango a contemplarla qualche secondo, prima di tuffarmici a capofitto.
Dio, da quant'è che non mangiavo così.
 
-Non puoi continuare in questo modo- mormora, lui, guardandomi mangiare.
 
-E che vuoi che faccia?- domando, retorica -non posso di certo scappare di casa e portarmi dietro mia sorella!-
 
-No, ma puoi chiedere aiuto a qualcuno!-
 
-A chi? Non ho nessuno, Lorenzo!- 
 
-Hai me! Posso sentire i miei se...-
 
-No!- lo interrompo -non vi farò entrare in tutto questo!-
 
-Ma Francesca...-
 
-Ho detto di no!- soffio, irrimovibile.
 
-Come vuoi- si arrende, sospirando -devo andare, fammi sapere se domani ti devo portare la colazione-
 
-Ok- sussurro -Grazie-
 
-Figurati- abbbozza un sorriso, incamminandosi poi verso casa.
 
So che ha ragione.
Ma che dovrei fare?
Ho quindici anni.
Non ho un lavoro.
Non ho un posto dove andare.
Come potrei provedere a me stessa e a mia sorella?
Vaffanculo, non ne posso più di tutto questo.
Ed ecco che, la mia bella giornata, è stata appena rovinata.
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Salveeee ^^
Scusate il ritardone!!! :(
Ho avuto parecchi impegni!

Comunque, l' importante è che ho aggiornato, no?!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Le cose iniziano a prendere forma!
Vedremo come continuerà!

Un bacio :3
 

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Capitolo 8
*** Ammetterlo, basta? ***


AVVISO: questo capitolo, ha una struttura un po' diversa!
Ha una parte introduttiva e una finale (quelle scritte in corsivo)
Se non vi saranno chiare, tranquilli, capirete tutto a tempo debito!
Detto ciò, Buona Lettura ^^

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L'uomo ha l'abitudine di trovare una scusa per tutto.
Un qualcosa, che giustifichi la situazione, un fatto o un suo gesto.
Molto raramente, si prende la responsabilità.
 
Lui\Lei non mi cerca più?
"Sicuramente non era destino!"
"Non eravamo fatti per stare insieme"
Non pensa che, magari, è stato lui a essersi comportato male o ad aver sbagliato.
No, è molto più facile dare la colpa al destino.
 
Ce la prendiamo con lui, quando una cosa non ci va bene.
Quando va contro le nostre aspettative, speranze.
Semplicemente diamo la colpa a lui, perchè ci torna più comodo.
 
Perchè si sa, non è mai facile ammettere i propri errori.
Dire "si, ho sbagliato io".
Ammettere di aver rovinato, rotto, qualcosa a cui tenevamo.
 
Ma c'è una cosa, dalla quale non possiamo scappare.
Alla quale non si può raccontare cazzate.
Che sarà sempre presente per ricordarci i nostri errori.
Una cosa, chiamata Coscenza.
 
Essa, comparirà sotto ogni sua forma per sbatterti davanti la verità.
Per ricordarti che, spesso, la via più semplice non è la sola e quella giusta.
Ti ossessiona, fino a quando, non cedi.
 
Perchè, in fondo, è così.
Non esiste solo la via più breve.
Anche perchè molte volte, è quella errata.
Ma si sa, l'uomo cerca sempre la strada più veloce, semplice e con meno ostacoli.
 
Arriverà, però, un giorno in cui ti accorgerai di aver sbagliato.
Di aver sempre creduto ad una cosa, per comodità e convenienza.
Arriverà un qualcosa o un qualcuno, che ti farà ricredere.
Ti farà aprire gli occhi.
E quel giorno, ti renderai conto, di quanto tu sia stato idiota.
 
 
 
                                              **********
 
 
Oggi mi sento come quando hai in testa una canzone.
Una canzone che non riesci proprio a non ascoltare.
Che ti rapisce talmente tanto, da doverla sentire all' infinito.
 
E, spesso, canzone del genere ha varie fasi:
La prima volta che l' ascolti, non ti piace, anzi ti crea fastidio e irritazione.
La seconda volta, ti rimane in testa il ritmo.
Ciò, ti porta a doverla ascoltare per cercare di farla andar via.
Ma, purtroppo, fa l' effetto contrario.
Ovvero, alla fine, ti piacerà così tanto, da doverla sentire e risentire.
 
Però, oggi, sento che salterò l' ultima fase.
Quella in cui non l' ascolti più, perchè ti è venuta a noia.
Perchè, la canzone che ho in testa, è impossibile che mi annoi.
 
Anche perchè una canzone non è.
E' un pensiero.
E' una fissa.
si, un' ossessione.
 
Un' ossessione che porta il nome di Francesca.
Dei suoi occhioni verdi, spesso scuri e impenetrabili.
Il suo musone lungo, pensieroso.
Ogni cosa che riguarda lei, è diventata un' ossessione, per me.
 
-Federica?-
 
Mi volto e ecco che, il centro dei miei pensieri, mi si piomba davanti.
Due pietre verdi, mi fissano.
Due labbra rosee e sottili, mi sorridono.
Una mano alzata, mi fa ciao.
 
-Eh?- chiedo, totalmente incantata.
 
-A che pensavi?- ridacchia -Son almeno cinque minuti, che ti chiamo-
 
-Ops- sorrido, portandomi una mano dietro la nuca -scusami-
 
-Tranquilla- scrolla le spalle, occupando il posto di fronte al mio.
 
Mi rendo conto, di essere completamente andata, quando mi sembra di essere finita in un cartone animato.
Sapete?! Quando il soggetto dei sogni del protagonista, viene messo in primo piano.
E dietro di lui, c'è uno sfondo luccicante e con tanti cuoricini.
Tutto va a rallelntatore e, il protagonista, è lì con gli occhi sognanti e la bava alla bocca.
 
Ecco, io vedo questo.
vivo al rallentatore, la scena, in cui Francesca con un gesto secco del capo, si porta via dagli occhi, un ciuffo ribelle.
Dietro di lei, esplodono mille fuochi d' artificio.
Io, posso già sentire la bava scendermi giù da un angolo della bocca e...
 
 
-Fede?-
 
-Si?- scuoto violentemente la testa, riemergendo da quei pensieri loschi.
 
-Ma che ti prende, oggi?-
 
-Scusa- sospiro -è che....che...che ho in testa una canzone e non riesco a togliermela dalla testa!-
 
-E sarebbe?-
 
-Ehm...- pensa, pensa velocemente, pensa -Strada Facendo!-
 
-Baglioni?- chiede, euforica -io lo amo!-
 
-Davvero?-
 
-Si, assolutamente- annuisce con vigore, sorridendo.
 
-Piace molto anche a me- affermo, ricambiando il sorriso.
 
Mi perdo nel suo sorriso.
Nelle fossette, che le si formano ai lati della bocca.
Ma che diavolo mi prende, oggi?
 
-Allora, che devi studiare?-
 
-Greco e latino- sbuffo, recuperando i due vocabolari che mi servono.
 
-Che noia- mi sbeffeggia -io, per fortuna, ho da studiarmi un canto dell' Inferno-
 
-Ti piace la "Divina Commedia"?-
 
-Moltissimo-
 
Ecco, è pure una ragazza intellettuale e colta.
Ma cavolo, riuscirò a trovarle un difetto, prima o poi?
O continuerò a vedere tutto rose e fiori?
Sono completamente cotta.
E non so se, questo, vada propriamente bene.
 
 
 
                                          **********
 
 
 
Mi sono sempre chiesta, come si capisce, quando una persona ti piace.
Cosa fa scattare la scintilla, tra la parola amico e quel qualcosa in più?
si dice che tra l' Amicizia e l' Amore, c'è la distanza di un bacio.
Ma fino a quel fatilico bacio, uno cosa deve fare?
 
Non ho conosciuto molto Amore, nella mia vita.
Quello verso i miei genitori è del tutto assente.
Come il loro, verso di me.
 
So cosa significa, l' amore fraterno.
L' amore verso un amico.
L' amore verso i tuoi nonni.
Ma come è l' Amore vero?
Quello con la A maiuscola?
Come si capisce che è Amore e non Amicizia?
 
-La prossima partita, contro chi l' avete?- mi domanda, d' un tratto, Federica.
 
-Torino- 
 
-Trasferta o in casa?-
 
-Per fortuna in casa!- sorrido -sai che  noia, il viaggio fino in Piemonte!-
 
-Se riesco, verrò a vedere!-
 
Annuisco solamente.
Annuisco, senza capire.
Perchè viene a vedere?
Che interesse ha?
 
-Per studiare la squadra Torinese?-
 
-No, scema!- ride, facendosi richiamare dalla bibliotecaria -per guardare te!- dice, ovvia, abbassando tono di voce.
 
Poi, si volta.
Vede che la vecchia bibliotecaria è di spalle e, quindi, le rivolge una linguaccia.
Mormorando un qualcosa tipo "brutta stronza acida".
 
-E perchè?- chiedo, ancora più confusa.
 
-Perchè mi piace come giochi e perchè sei mia amica!-
 
Mi ritrovo a sorriderle.
E' strano per me.
E' la prima persona, che mostra interesse nei miei confronti, che non sia Lorenzo o Alessandro.
 
E cos'è, adesso, questo calore che si espande dentro di me.
Questo senso di benessere?
E perchè, il cuore sta battendo così forte?
 
-Ti ho portato una cosa- affermo, iniziando a rovistare nella mia borsa a tracolla.
 
Stamani mi sono svegliata prima dell' alba.
Ho portato Marta da Lorenzo, chiedendoli di accompagnarla lui a scuola.
Poi ho preso il treno e son venuta a Firenze.
 
Non so esattamente il perchè.
Non so cosa mi abbia spinta a farlo.
So solo che ho dovuto fae ciò.
 
-Tieni- le porgo un foglio, rimanendo in attesa.
 
I suoi occhi si sgranano dalla sorpresa.
Corrono in tutte le parti della carta, che tiene in mano.
E poi, poi sul suo volto si estende un sorriso meraviglioso.
Si, credo sia per questo, che l'ho fatto.
 
-Ma è bellissimo- esclama, guardandomi -lo hai fatto tu?-
 
-Si- annuisco.
 
E' il ritratto del paesaggio del parco, da lei mostratomi.
Sono rimasta folgorata da quel posto.
E ho dovuto per forza, metterlo su carta.
Ecco perchè sono uscita così presto stamani.
Per andare in quel parco, sedermi e disegnare ciò che si estendeva davanti ai miei occhi.
 
-Disegni veramente bene-
 
-Ti ringrazio- sorrido -comunque, l'ho fatto per te. Puoi tenerlo, se vuoi-
 
-Ovvio che me lo tengo!- trilla -non avevo la minima intenzione di ridartelo!-
 
-Ah, bene!- rido, per poi rimanere a fissarla negli occhi.
 
Forse ho capito, come si capisce quando non è più, semplice Amicizia.
Quando le cose cambiano.
E' vero che tra l' Amicizia e l' Amore, c'è la distanza di un bacio.
Perchè tutto cambia, quando desideri baciare quella persona.
 
 
 
                                                  **********
 
-Non dovevamo vederci, per studiare?- domanda, Francesca, seguendomi fuori dalla biblioteca.
 
-E infatti, lo abbiamo fatto!- ribatto, dirigendomi velocemente in fondo alla strada.
 
-Eh, certo- dice, sarcastica -si può sapere dove stai correndo?-
 
-Ho fame!- esclamo -ho voglia di un gelato!-
 
-Vedendo quanto mangi, deduco tu prenda quello enorme da cinque gusti-
 
-Aspetta e vedrai-
 
Sono dovuta uscire, per forza di cose.
Mi sentivo oppressa, là dentro.
Mi sentivo bruciare lo sguardo di Francesca, sulla pelle.
Ero in imbarazzo.
Mi sono ritrovata più e più volte, a fissarle le labbra.
No, stavo diventando pazza!
Dovevo uscire.
 
-Ciao, Catia!- saluto la commessa dietro il bancone, una volta entrate in gelateria.
 
-Ehi, Fede!- trilla, contenta, la trentacinquenne -immagino tu voglia il solito!-
 
-Già!- approvo, spalmandomi sul vetro che divide i clienti, dai gusti di gelato -muoio di fame-
 
-Strano- ridacchia, la donna, girandosi per preparare la mia ordinazione.
 
Sento distintamente, Francesce, ridacchiare dietro di me.
Mi volto, sorprendendola a soffocare una risata.
La trovo bellssima, anche quando mi prende apertamente per i fondelli.
 
-Che cavolo ti ridi, tu?- chiedo, imbronciandomi.
 
-Ti conoscono proprio tutti, eh, Mangiona?-
 
-Non sono una Mangiona!- incrocio le braccia, risentita.
 
-Si che lo sei- sento dire, da Catia.
 
-Potresti difendermi, almeno tu!- mugolo, voltandomi nella sua direzione.
 
-Mi spiace, non dico le bugie-
 
Sospiro, liberandomi poi in una risata.
E' inutile negarlo.
Mangio talmente tanto da fare schifo.
Me ne rendo perfettamente conto.
 
-Ecco, tieni- la commessa mi porge una vaschetta, ben chiusa -spendi cinque, come sempre!-
 
-Grazie- le sorrido, pagando, per poi uscire dalla gelateria.
 
-Altro che cono grande, ti sei presa proprio la vaschetta!- ride, Feffe, seguendomi.
 
-Zitta tu- soffio, sedendomi sulla panchina lì vicino.
 
-Va bene- si ferma davanti a me, sorridendo.
 
-Ne vuoi un po'?- le domando, porgendole un cucchiaino.
 
-No, grazie- scuote la testa, facendo due passi indietro -ora devo proprio andare-
 
-Oh-
 
-Ci vediamo domani a scuola?-
 
-Certo!- rispondo, con un sorriso.
 
-Ciao, Mangiona- si allontana, ridendo.
 
-Ti Odio!- le urlo dietro, ficcandomi successivamente una cucchiaiata di gelato, in bocca.
 
 
 
-Finalmente! Ma dove cavolo eri finita?-
 
E' così che, Eleonora, mi accoglie sulla porta.
Con uno sguardo scocciato e l' aria stanca.
Si passa nervosamente una mano tra i capelli, prima di spostarsi per farmi passare.
 
-Scusami- abbasso la testa, dispiaciuta -ero presa a studiare e non mi sono accorta dell' orario-
 
-Non importa- sospira, facendomi segno di seguirla.
 
Come ho già detto, la casa dei Santoro è enorme.
Sembra tanto una di quelle villette principesche.
Appena entri nell' ingresso, due rampe di scalinate molto pittoresche, si diramano verso il piano superiore.
Ci sono moltissime stanze.
In più, c'è una scala che porta al piano inferiore, occupato dalla sala giochi.
Ed è lì, che siamo dirette.
 
-Cinzia e Bianca sono già quì e sono già sulla buona strada, verso il magico mondo degli ubriachi-
 
-E cosa c'è, di strano, in questo?- ridacchio, entrando nella sala.
 
E' uno spazio molto ampio.
In fondo, vi è la zona bar.
Ovvero, un bancone abbastanza lungo dove, dietro di esso, si ererge uno scaffale pieno zeppo di alcolici.
 
In mezzo alla stanza, c'è un tavolo da biliardo.
Tavolo, occupato da Cinzia e Bianca.
Dubito che, quelle due, sappiano giocare nello stato in cui si trovano.
Già, da sobrie, non è che siano dei fenomeni!
 
In fine, perr tutta la sala, vi sono vari videogiochi
sono stati comprati dai genitori di Eleonora, da alcuni bar.
Sono i classici giochi, che trovi quando ti fermi in una qualche sala giochi a gettoni.
 
-F, ce l' hai fatta!- starnazza, Cinzia, venendomi incontro -proprio quando stavamo per iniziare a giocare a "Non ho mai!"-
 
-Ancora?- chiede, incredula, Nene -lo facciamo ogni volta! Ormai tutte sanno tutto di ognuna!-
 
-Ma è divertente!- si lamenta, Bianca.
 
-Per me, è uguale!- dico, con una scrollata di spalle, recuperando poi una bottiglia di birra e sedendomi sul divano.
 
Vedo Eleonora sbuffare, prima di raggiungermi sul divano.
Mi poggio contro di lei, lasciando che mi avvolga un braccio intorno alla vita.
Lei è la mia ancora.
Il mio punto di riferimento.
Non so che farei, senza di lei.
 
-Mi sa che, alla fine, non giocheremo- sogghigna, prendendo un sorso dalla sua birra.
 
-E perchè?-
 
-Guarda- soffia, indicandomi un punto della sala -se le stanno dando, di nuovo!-
 
Cinzia e Bianca, hanno improvvisato una battaglia con le stecche da biliardo.
Sembrano tanto uscite, dalle peggiori sfide a duello di Lady Oscar!
chissà per cosa litigano, questa volta.
 
-Hai imbucato la palla mezza piena!- urla, Bianca -una delle mie! Quindi, sono in vantaggio iO!-
 
-Le mezze piene erano mie!- ribatte, l' altra, mollandole un leggero colpo sulla coscia.
 
-ahia!- si lamenta, la mora, massaggiandosi la parte lesa -Sei una troia!-
 
-E te una puttana!-
 
Continuano a duellare ancora per un po', scambiandosi qualche offessa.
Alla fine, crollano in terra, sfinite.
Scoppiano a ridere come due idiote, prima di andare al bancone per bere qualcos' altro.
 
-Che stupide- rido, coinvolgendo Ele.
 
-Già- sospira.
 
-Ehi- mormoro, voltandomi nella sua direzione -che hai?-
 
Eleonora, ritira il braccio, incrociando le braccia.
Si allontana un po'.
Punta, poi, il suo sguardo nel mio.
Perchè ha quell' aria triste?
 
-Dovresti dirmelo tu- sussurra, abbassando la testa.
 
-Che intendi dire?- chiedo, confusa.
 
-Sei sempre sfuggente, F!- sbotta -non usciamo più insieme, da giorni! Non ti fai più sentire! Vieni a scuola da sola e arrivi sempre tardi agli allenamenti!- sbiascica, tristemente -Insomma, ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?-
 
-Ehi, no!- mi affretto a rispondere, sfiorandole una guancia -mi dispiace! Sono stata impegnata con il pianoforte e ho dovuto recuperare dello studio arretrato per il conservatorio!- mento, sentendomi subito una merda -mi manchi molto, sai?-
 
-Mi manchi anche tu- sospira, scompigliandomi i capelli -domani usciamo solo io e te, ti sta bene?-
 
-Certo che si- trillo, contenta, trovando posto tra le sue braccia.
 
-E' che sei la persona più importante per me- sussurra al mio orecchio -non voglio perderti-
 
-Non succederà- mormoro, commossa.
 
Come fanno a dire che, Eleonora, è insensibile?
E' solamente una persona che si sente sola.
I suoi non ci sono quasi mai in casa, anche se, sono molto presenti nella vita della figlia.
Eleonora, soffre molto la loro assenza fisica.
 
Sospiro, frustrata.
Odio mentirle.
Ma come faccio a dirle la verità, su Francesca?
 
 
 
                                                **********
 
Mi guardo intorno.
Sempre le solite facce.
Sempre i soliti clienti.
Non cambia mai niente.
E' sempre tutto così, fottutamente, uguale.
 
A volte mi chiedo cosa ci faccio, io, in mezzo a queste persone.
Cosa ho in comune con loro?
Poi, però, quando un ragazzo o una ragazza vengono a chiedermi qualcosa per sballarsi, la risposta mi si para di fronte.
Io sono come loro.
 
Sbuffo, porgendo l' ennesima bustina, all' ennesimo cliente.
Prendo e intasco i suoi soldi.
E, come ogni volta, mi faccio schifo.
 
-Feffe!- urla, Lorenzo, cercando di sovrastare la musica assordante -non potresti provare a divertirti, almeno stasera?-
 
-Non posso- urlo, al suo orecchio, così da farmi sentire -ho bisogno di soldi-
 
-Te li do, io!-
 
-Non se ne parla!- chiudo lì, quella conversazione, allontanandomi successivamente.
 
Mi rintano in mezzo a due colonne, della casa in cui ci troviamo.
Vi è in corso una mega festa.
Alcool, droghe e sesso a non finire.
Pieno di persone poco raccomandabili.
 
Sorseggio di tanto in tanto, la birra che ho in mano.
Guardo distrattamente in giro, finché non scorgo una figura nota.
Fabio, il fratello di Federica.
 
E', come al solito, fatto e ubriaco marcio.
Barcolla in quà e in là, senza sapere realmente dove sta andando.
Inciampa sul piede di qualcuno, rischiando di cadere.
Non sembra stare troppo bene.
 
Rimango indecisa sul da farsi.
Poi, all' improvviso, due occhioni color smeraldo, mi si parano davanti.
E così, prendo la mia decisione.
 
Poso la bottiglia, su un tavolo vicino.
Mi dirigo a spasso svelto, verso il ragazzo.
Li metto un suo braccio sulle mie spalle e poi passo il mio, intorno alla sua vita, così da sorreggerlo.
 
-Andiamo, ti porto fuori- dico, in tono piatto, avviandomi all' uscita.
 
-Chi sei?- sbiascica, cercando di mettermi a fuoco.
 
-Il tuo angelo custode, per questa serata- soffio, senza guardarlo.
 
Lentamente e con un po' di fatica, raggiungo il giardino.
Adagio Fabio in terra, facendoli poggiare la schiena contro il muro.
Successivamente, rientro in casa, recuperando una bottiglia d' acqua.
Torno da lui, versandogliela un po' in faccia, per poi spronarlo a bere.
 
-Francesca!- Lorenzo mi si porta vicino, lanciando un' occhiata a Fabio -ti ho vista uscire con lui, è tutto ok?-
 
-Si, tranquillo- rispondo, pacatamente -ho visto solo, che aveva bisogno di una mano-
 
-Capisco- annuisce -senti, io so dove abita, potremmo chiamare un taxi e farlo portare lì!-
 
-Non credo sia una buona idea- scuoto la testa, contrariata -che dirà, sua madre, quando lo vedrà apparire in questo stato?-
 
-Già, hai ragione- sospira.
 
Guardo il ragazzo ai miei piedi e penso a quanto sia diverso da sua sorella.
Cosa lo ha spinto a prendere questa strada?
Perchè si comporta così?
 
Federica è una persona eccezionale.
E' intelligente, divertente e piena di vita.
Quindi, non riesco proprio a capire.
 
-Ehi, tutto ok?- domanda, il mio amico, poggiandomi una mano sulla spalla.
 
-Non lo so- sospsiro, dopo diversi minuti -se ti dico una cosa, prometti di non metterti a ridere?-
 
-D' accordo- annuisce, confuso.
 
-Ecco...io...insomma....credo che mi piaccia una ragazza- dico, in fine, tutto d' un fiato.
 
Restiamo per parecchi minuti, a fissarci in silenzio.
Lorenzo apre e chiude la bocca più volte, incapace di trovare qualcosa da dire.
Alla fine, scoppia a ridere.
 
-Ma è fantastico!- esulta, contento.
 
-Cosa?- esclamo, incredula.
 
-Si! Così potrai unirti ai discorsi sulle ragazze, miei e di Alessandro!!-
 
-Ok, sto per picchiarti- affermo, leggermente irritata.
 
Smette di ridere.
Sorride, per poi rivolgermi un' occhiata dolce.
Improvvisamente, mi abbraccia, stringendomi.
 
-Feffe, questo non cambia niente- sussurra -rimani comunque tu! E io Ti voglio bene, così come sei-
 
-Grazie- mormoro, leggermente commossa e molto sollevata -avevo paura che non mi volessi più vedere-
 
-puff- sbuffa -figuriamoci! Poi con chi le faccio le cazzate? Lo sai che Ale è un cacasotto!- afferma, facendomi ridere -voglio sapere tutto, sappilo!-
 
Mi stacco dalla presa, sorridendogli felice.
Annuisco, per poi riportare l' attenzione a Fabio.
Sospiro.
 
-Lo lasciamo quì?-
 
-Credo sia meglio- risponde, il mio amico -quando si riprenderà, andrà a casa da solo-
 
-Ok- acconsento.
 
-Insomma, chi è la fortunata?-
 
-Federica Guidi- dico, in un sussurro, abbassando la testa.
 
-No, aspetta!- scuote il capo, incredulo -quella, Federica Guidi? La sorella di questo elemento quì?- domanda, indicando Fabio -e la migliore amica della Santoro?-
 
-Già-
 
-Sei fottuta!- dice, abbandonando le braccia lungo i fianchi -Francesca, lei non fa parte di questo mondo- afferma, allargando le braccia -non puoi trascinarla in tutto ciò!-
 
-Lo so!- sbotto -è per questo che non ho intenzione di fare niente! Mi limiterò a esserle amica-
 
-Francesca io..-
 
-No- lo interrompo -lascia stare- mormoro, allontanandomi.
 
Cosa speravo?
Si, ho ammesso che Federica mi piace.
Che m' interessa molto di più che come semplice amica.
Ma che credevo?
 
Io sono un completo casino.
Le persone mi evitano.
E' giusto che rimanga nel mio.
E poi, comunque, non so neanche se a lei piacciono le ragazze.
E io, non ho ancora capito se, il fatto che mi piacciono le persone del mio stesso sesso, mi stia bene oppure no.
Penso sia soltanto un altro tassello che aggiunge un punto in più, al totale disastro che sono.
 
 
                                               **********
 
Fino a qunto, un uomo, può arrivare a negare l' evidenza?
A nascondere i fatti?
A far finta di niente, senza che ciò lo opprima?
 
Tendiamo a rinnegare, ciò che ci ferisce.
Che non crediamo possa andar bene per noi stessi.
Che sentiamo...di troppo.
 
Quanto possiamo fingere che tutto vada bene?
Che non ci sia niente che non va?
Che tutto vada come vogliamo?
 
Neghiamo l' evidenza, perchè ci torna comodo.
Perchè è più facile.
Ma si sa, la vita non è per niente semplice.
 
Alla fine, scoppierai.
Non riuscirai più a nascondere le cose.
E tutto, verrà fuori.
 
Ma vuoi veramente aspettare di scoppiare all' imrpovviso?
Di non essere preparato a ciò che accadrà?
Vuoi davvero trovarti spiazzato e perso?
 
In fondo, si deve solo chiudere gli occhi.
Prendere un bel respiro.
Accettare ciò che si presenta davanti e cercare un modo per superarlo, affrontarlo.
 
Aspettare non serve a niente.
Alla fine, stai male comunque.
Quindi, perchè far finta che tutto vada bene, quando in realtà non è così?
 
Guardati intorno.
Tendi una mano.
Prima o poi, qualcuno l' afferrerà e stringerà.
 
                                               
_______________________________________________________________________________________________
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Ok, non mi scuso neanche più per il ritardo xD
Scusate, daaavvero, ho avuto un periodo difficile ù.ù
 
Ad ogni modo, eccomi quì con l' aggiornamento!
Abbiamo un momento Fede\Feffe.
Uno Fede\Ele.
E, in fine, anche uno Feffe\Lore.
 
Attenzione: è un capitolo di passaggio, ma non troppo.
Feffe ha ammesso che le piace Federica, o almeno crede xD
E, Eleonora, inizia a capire che c'è qualcosa che non va.
Lorenzo, invece, non approva l' interesse di Feffe verso Fede.
Non perchè sia una ragazza, ma perchè appartiene a un altro tipo di "mondo".
Cosa accadrà?
Bhé, lo vedremo prossimamente!
Se volete lasciarmi un vostro parere, ve ne sarei estremamente grata!
 
Un bacio ^^
 

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Capitolo 9
*** Ferite. ***



Le batoste ci cambiano.
Ogni ferita in più che subiamo, ci trasforma.
Ci rende diversi.

Ogni delusione che abbiamo, da vita ad un mattone.
Mattone che va a costutire il muro che creiamo per difenderci.
Difenderci dai prossimi attacchi che il mondo esterno ci infliggerà.

Una persona ferita, diventa prevenuta.
Raramente si affeziona.
Difficilmente si fida nuovamente di qualcuno.

Si chiude in se stessa.
Di aprirsi con qualcuno non se ne parla.
Accumula le cose,fino a quando un giorno non esplode.

Ma quando una persona ferita, decide di fidarsi nuovamente di qualcuno, dedica a quel qualcuno tutta se stessa.
Lo mette al centro del mondo.
Sopra ogni cosa.

Ma se una volta, quella persona, non fosse la delusa ma la deludente?
E se avesse deluso la persona della quale aveva deciso di fidarsi?
Quale delle due, in quel caso, soffrirebbe di più?
Chi a quel punto, diverrebbe la persona ferita?


                                                     **********

Oggi splende il sole!
E' una di quelle giornate che ti rendono allegro.
Che ti mettono il sorriso sul volto e ti augurano "Buon giorno".

Era già buono, sapendo che lo avrei passato con Eleonora.
Ma quando mi sono alzata dal letto, ho aperto le persiane della finestra e ho visto che il cielo era limpido, è stata tutt' altra cosa!

Amo stare con la mia migliore amica.
Lei è tutto per me.
E sapere che ultimamente le ho solo raccontato un sacco di bugie, mi fa stare male.
Ecco perchè voglio recuperare un po' con la giornata di oggi.

Vorrei davvero parlarle di Francesca.
Farle capire che non è come sembra.
Ma è sorda quando prendo quell' argomento.
Proprio non lo vuole sentire.
E quindi alla fine lascio perdere.

-F, si può sapere a che stai pensando?- Ele mi fissa, tenendo la palla ovale con una mano sola -finirà che ti prendi una pallonata in faccia, se continui così- sorride.

-Scusa- rido -stavo pensando alla cena che mi aspetta a casa tua- l' ennesima bugia.

-Sei la solita- scuote la testa divertita, passandomi il pallone.

Veniamo spesso quì al solito parco, a fare qualche passaggio con la palla da rugby.
Ci mettiamo poco distante dal laghetto e semplicemente ci passiamo l' ovale.
E' solo che, oggi, non riesco a smettere di pensare a quando ci sono venuta con Francesca...

Stamani a scuola, non l' ho vista.
All' intervallo l'ho cercata ovunque, senza averla trovata.
Stavo per chiedere al suo amico Lorenzo, ma sono stata raggiunta da Ele.

-Domani il Prato gioca contro il Torino- afferma, d' un tratto, la mia amica -secondo te chi vince?-

-Non ne ho idea- scuoto la testa in un cenno negativo -il Torino non è messo per niente male in mischia, ma sui 3\4 sono un po' scarsi in difesa e questo crea un grosso vantaggio per il Prato-

-Per la Creatini, vorrai dire- dice, con voce al quanto dispregiativa.

-Non fare così, devi ammettere che è una giocatrice eccezionale- la brontolo, mettendo poi il broncio.

-Lo ammetto, lo ammetto- si difende -ma rimane comunque una persona che odio-

-Come ti pare- mi arrendo -io però voglio andarla a vedere quella partita-

-Fai quello che vuoi- soffia -io non ci vengo a vedere quelle là-

-Pfff sei la solita antipatica- affermo, facendole la linguaccia.

-ah si?- sorride con quel suo solito sorriso a stronza che mi mette i brividi -è questo che pensi?-

-Forse- rispondo, spostandomi la palla da una mano all' altra.

-Va bene!- sogghigna, iniziando a correre nella mia direzione.

Urlando, prendo a correre cercando si sfuggirle.
La sento ridere dietro di me.
So già come andrà a finire.
Lei è più veloce di me.

Eleonora è sempre più vicina.
Cerco di aumentare un po', ma con scarsi risultati.
Alla fine mi raggiunge.
Si lancia, placcandomi.

-Ahiiii- urlo, cadendo a terra.

-Ti sta bene!- ride, la stronza.

-Sei una Testona cattiva- dico, con voce da cucciolo.

-Te la sei cercata- ridacchia, recuperando il pallone da terra e alzandosi -e adesso, prendimi tu se ci riesci!- mi sbeffeggia, riprendendo a correre.

-Non valeeee- mi lamento, lanciandomi al suo inseguimento.



                                                 **********
                                                 
"..Rich or poor or famous
For your truth it's all the same 
Lock your door the rain is pouring
Through your window pane 
Baby, now your struggle's all in vain.."

-Feffe- Emily mi toglie una cuffietta dell' iPod, richiamando la mia attenzione.

-Si?- 

-Ti è arrivato un messaggio al cellulare- dice, cantilenando, mostrandomi il mio telefono.

Sbuffando, afferro il mio Nokia vecchio e decrepito.
Sblocco la tastiera, aprendo il messaggio.
E' di Lorenzo.

-Chi è?- chiede, curiosa.

-Lore-

-Che vuole?-

-Domanda se abbiamo voglia di andare alla festa di Andrea, stasera- rispondo, annoiata.

-Bhè, si!- esclama, euforica.

-Pffff- sbuffo -non se ne parla. Domani dobbiamo giocare e se andiamo lì, sappiamo entrambe come andrà a finire-

-Agli ordini capitano- soffia, delusa, passandomi lo spinello che ha in mano.

Lo prendo, rificcandomi la cuffietta e tornando a canticchiare sottovoce.
Prima che Emily mi disturbasse, stavo pensando.
Pensavo a Federica.

Oggi non l'ho vista, perchè non sono andata a scuola.
C'era il sole stamani e la mia amica mi ha proposto di andare al parco a cazzeggiare.
Non potevo rifiutare.

Solo che quà è dove mi ha portato Fede.
Siamo anche poco distanti dal laghetto.
Ripenso a quel pomeriggio e un senso di felicità mi pervade.

Poi, però, mi rimbombano in testa le parole di Lorenzo.
Lui ha ragione: lei appartiene ad un altro mondo.
Non posso farla entrare nel mio...
Sbuffando, prendo a fumare distrattamente.

Ad un certo punto, qualcosa mi colpisce in pieno sullo stomaco.
Apro gli occhi di scatto e con rabbia mi privo delle cuffiette.
Scatto in piedi, notando un pallone da rugby non lontano da me.

-Ti ha preso abbestia!- ride Em, rotolandosi per terra.

-Zitta, stupida!- mi sforzo di non ridere, massaggiandomi la parte lesa.

Mi guardo intorno.
Vedo due persone correre nella nostra direzione.
Le metto a fuoco mano a mano che si avvicinano.

-Ehi- esclama Emily -ma sono la Santoro e la sua amica!-

-Perfetto- sussurro, sarcastica.

Appena quella stupida bionda vede che siamo noi, smette di ridere.
Si ferma non troppo lontano da me, incrociando le braccia.
Aspetta che Federica la raggiunga e poi assume la sua solita aria da superiore.

-Volevo scusarmi, ma visto che si tratta di voi, mi è passata la voglia- sogghigna.

-Dai Ele- mormora Fede, senza mai incrociare il mio sguardo.

-Sempre detto che hai un piede di merda- metto su il mio sorriso a stronza -immagino che tu abbia calciato-

-E io immagino che ciò che stai fumando, non sia tabacco- ammicca in direzione del mio spinello.

Perfetto.
L' ultima cosa che volevo era proprio che Federica scoprisse che ogni tanto fumo erba.
Dannazione.

-Non te l' hanno insegnato, i tuoi genitori, che quella roba fa male?- continua, la Santoro.

-E i tuoi non ti hanno insegnato che ci si deve fare i cazzi propri?-

-Certo e tu preferisci farti un po' quelli di tutti, se capisci cosa intendo- 

-Ha parlato Miss Maria vergine-

-Dai, Ele, basta- Federica l' agguanta per la manica della felpa, strattonandola.

-Brava Santoro, ascolta la tua amica e levatevi dalle palle- s' intromette, Emily.

-Perchè sennò?-

-Sennò finisce male-

No.
L' ultima cosa che voglio è fare a pugni davanti ai Suoi occhi.
Quegli occhi verde smerardo che mi hanno colpito fin da subito.

-Per voi- afferma la bionda.

-Ma se picchi come tua nonna!- la sbeffeggio.

-E' la stessa che ti ha insegnato a giocare a rugby? Ora capisco perchè fai così schifo!- continua, Em.

-Sentiamo e la tua che ti ha insegnato a fare, eh Creatini? A spacciare?-

A quelle parole m' irrigidisco.
Getto il restante del mozzicone a terra, serrando i pugni.
Cerco di mantenere la calma.

Emily si gira nella mia direzione, consapevole di quello che potrebbe succedere.
Giurerei di avere lo sguardo di Federica addosso.
Ma sinceramente in questo momento non m' importa.

-Oppure ti ha insegnato a farti di quella roba?- soffia, la Santoro, vedendo che non rispondo.

-Zitta- sibilo.

-Altrimenti?-

E lì, lì mi lascio andare.
Mi si spenge il cervello.
Scatto nella sua direzione con il pugno alzato.

Presa di sorpresa, il mio cazzotto le arriva dritto vicino l' occhio destro.
Geme di dolore, portandosi una mano sulla parte colpita.
Non le do tempo di riprendersi, che le tiro un altro colpo nello stomaco.

Sto per mollarle un calcio su un fianco, quando lei reagisce.
Mi prende in contropiede sferrandomi un pugno sulla guancia sinistra.
Continuiamo a colpirci ripetutamente, per diversi minuti.
Alla fine, Federica si mette in mezzo a noi.

-Smettetela!- urla con le lacrime agli occhi.

A quella visione lascio le braccia cadere lungo i fianchi.
Riaccendo la mente, accorgendomi solo in quel momento, di cosa ho appena fatto.
Mi fisso le mani, incredula.
Poi alzo lo sguardo in direzione della mia rivale.
Le vedo il labbro sanguinare e l' occhio già leggermente gonfio.
Che diavolo ho combinato?

-Andiamocene Ele- sussurra, Fede, dopo avermi lanciato un' occhiata di disapprovazione e delusione.

La vedo recuperare il pallone e prendere sottobraccio la sua amica.
Si allontanano fino a sparire dalla mia vista.
Perchè, adesso, sento questo senso di tristezza avvolgermi?

-L' hai distrutta- ride, Emily, battendomi una mano sulla spalla -sei stata grande-

-Già- sospiro.

-Ehi, che ti prende?-

-Niente- mento -me ne vado a casa. E' tardi e devo andare a prendere Marta-

-Ok- mormora, confusa.

Ho deluso Federica.
Ora ha tutte le ragioni se non vorrà vedermi mai più.
Ho combinato un gran casino.


                                                **********
                                                
Aiuto Eleonora ad entrare in casa sua.
La scorto sul divano, facendola sedere.
La lascio lì, andando in cucina.

Apro il freezer, recuperando un po' di ghiaccio.
Lo avvolgo in un po' di carta e poi torno in salotto.
Le passo quell' involucro che poi lei va ad adagiare sul suo viso.
Alla fine, le siedo di fianco.

-Mi dispiace- mormora, senza guardarmi.

Sbuffo incrociando le braccia e voltando la testa dall' altra parte.
Ancora non ci posso credere a quello che è successo.
Non riesco a farmene una ragione.

Già il fatto di aver scoperto che Francesca fuma erba, mi ha un po' sconvolto.
Poi la mia migliore amica che si mette a fare a pugni con lei, non ha di certo migliorato le cose.
Sono due bambine.

-F- sussurra, cercando di prendermi una mano -scusami-

-No!- esclamo, allontanando la mano e alzandomi in piedi.

Inizio a fare avanti e indietro davanti il sofà.
Punto lo sguardo in terra così da non incrociare il suo.
So che se incontrassi quegli occhi dispiaciuti, cederei.

-Non mi piace quando fai la stronza in questa maniera!-

-Lo so- risponde -ma è lei che mi fa diventare così e...-

-Lei? Questa volta hai iniziato tu, senza alcun motivo!- sbotto, fermandomi per guardarla.

-Hai ragione- soffia, abbassando gli occhi - Ho sbagliato!-

-Pffff- sbuffo.

Mi lascio cadere su una delle poltrone lì vicino.
Mi privo delle scarpe, portandomi successivamente le ginocchia al petto.
Vi appoggio il mento, chiudendo gli occhi.

Quando ho visto che era Francesca, il mio cuore si è fermato.
Mi sono incantata a guardarla.
Era bellissima come sempre.

Le gambe fasciate da un paio di jeans chiari.
Una maglietta a mezze maniche nera, con delle scritte in rosso.
Un paio di converse bianche, ai piedi.
Semplicemente perfetta.

La sua amica, invece, non mi è mai andata molto a genio.
Certo, non la conosco, quindi non posso permettermi di parlare.
Però ha un non so ché, che non mi piace per niente.

-Cosa devo fare per farmi perdonare?-

-Perdonare per cosa?- s' intromette sua madre, entrando in sala -che diavolo hai fatto?- esclama, poi, accorgendosi delle condizioni della figlia.

-Brava, Ele, dille cosa hai fatto!- mugolo alzando la testa.

-Ho fatto a pugni- confessa, in un mormorio.

-Cosa? E con chi?- chiede, Maria, sedendosi accanto alla figlia e scostandole un ciuffo di capelli dal viso.

-Francesca Creatini- risponde, con tono dispregiativo.

-Oh, capisco- annuisce, pensierosa -per quale motivo, si può sapere?-

-Il bello è che un motivo non esiste!- sbuffo -se non che non la sopporta-

-Ehi! Ma tu da che parte stai?- brontola, la mia amica.

-Da quella della verità- 

-Vabbè- sospira, mamma Santoro, alzandosi -diciamo che son cose che capitano e che sei in punizione per una settimana-

-Cosa???- 

-Si! Non potrai uscire se non per andare a scuola e agli allenamenti!-

-Ma mamma...- tenta di ribattere la mia amica.

-E ringrazia che non ti ho tolto il rugby!- sorride come suo solito, prima di uscire dalla stanza.

-Perfetto- sbuffa, Ele, lasciandosi cadere all' indietro sul divano -maledetta Creatini- borbotta.

Sbuffo a quelle parole.
Mi alzo dalla poltrona, rinfilandomi le scarpe.
Recupero la mia borsa e il cappotto.

-Dove vai?- mi chiede, confusa.

-A casa!- rispondo, arrabbiata.

-Ma dovevi rimanere a cena quì!-

-Esatto, dovevo- 

Le dedico una breve occhiata, prima di voltarmi.
M' incammino verso il corridoio, infuriata.
Prima che esca dal saloto, Eleonora mi richiama.

-F!- mi volto, in attesa -si può sapere che ti prende?-

-Niente!-

-Eh certo!- ringhia -non puoi fare così solo perchè lei ti piace! Hai visto anche te che ha sicuramente qualche problema per avermi colpito così senza motivo!-

-Sei proprio stupida, Ele!- sbotto, all' udir di quelle parole.

-Federica, ma che...-

-La nonna di Francesca è morta!- sbotto, più arrabbiata che mai -ecco perchè ha reagito così!-

-Io non...-

-Ciao, Ele- la interrompo, per poi lasciare quella casa.

So che questo non giustifica il comportamento di Feffe.
Ma credo di aver capito che sua nonna era davvero importante per lei.
E forse le parole di Eleonora, l' hanno ferita più di quanto possa immaginare.

Ho visto il suo sguardo.
Era sorpresa e dispiaciuta per quello che aveva fatto.
Proprio come quella volta che l'ho vista spintonare quel ragazzino, fuori dalla biblioteca.
Era veramente pentita...
E io, io voglio parlarle.
Ho bisogno di parlarle.



                                                        **********

Non sono riuscita a dormire.
Non ho preso sonno.
Avevo la mente troppo piena di pensieri, immagini.

Non sono riuscita a togliermi dalla testa, lo sguardo di delusione di Federica.
Quello sguardo, mi ha attraversato ferendo tutto ciò che incrontrava.
Alla fine è arrivato dritto al mio cuore e posso giurare, di averlo sentito perdere di un battito.

Non so perchè ho reagito così.
O meglio, lo so, ma non dovevo.
Non dovevo lasciar prevalere la rabbia anche questa volta.
Non con Federica lì.
Mi sono sentita un mostro.
E forse, forse lo sono sul serio.

-Feffe- Emily mi tira una gomitata, risvegliandomi dai miei pensieri -dobbiamo andare!-

-Certo- mormoro, alzandomi dalla panchina.

Riunisco le mie compagne in un cerchio.
Ci stringiamo e inizio a dire il discorso di incoraggiamento per questa partita.
E' arrivato il momento di spengere il cervello e di pensare solamente a giocare.
Non possiamo permetterci di perdere.




E' stata una partita combattuta, ma alla fine ce l' abbiamo fatta.
37 a 25.
37 punti, di cui 25 segnati da me.
Posso ritenermi soddisfatta.

-Oh, stasera tutte al Danger a festeggiare eh!- urla Rebecca.

-Ovviamente!- rispondono in coro tutte quante.

-Mi spiace ragazze, ma io non posso- affermo, infilandomi l' accappatoio -avevo promesso a mia sorella che l' avrei portata al cinema-

-Ma dai, Feffe! Molla la mocciosa e vieni a bere con noi!- ride Giulia, seguita dalle altre.

-No davvero, non posso- sorrido a tutte, iniziando a vestirmi.

Stasera danno "Kung Fu Panda".
Marta era contettissima quando le ho proposto di andarlo a vedere.
Certo, dovrò spendere un po', ma ne vale la pena.
Troverò il modo per recuperare quei soldi.
Devo trovarlo.

Recupero tutte le mie cose, gettandole dentro il borsone.
Successivamente me lo metto a tracolla, pronta per andare.
Saluto tutte loro, per poi uscire dallo spogliatoio.

Mi avvio verso la mia biciletta.
O meglio, bicicletta che ho rubato qualche settimana fa.
Una volta raggiunta, mi abbasso slacciando la catena.
Mi rialzo, facendo per montare in sella, quando una voce familiare alle mie spalle, mi blocca.

-Ehi-

Mi volto, trovando ad attendermi due bellissimi occhi verdi.
Scruto Federica, sorpresa di vederla quì.
Passo lo sguardo su tutta la sua figura.
E' con la tuta rossa e bianca della sua squadra.
E' molto bella.

-Ehi- riesco a dire, dopo qualche minuto di silenzio.

-Bella partita- sorride -hai giocato benissimo, come sempre-

-Grazie- mormoro.

La vedo spostare il peso da un piede a un altro, nervosa.
Si tortura le mani.
Forse in cerca di qualcosa da dire.

-Mi dispiace- soffio, abbassando lo sguardo -non dovevo reagire così-

-Non sei l' unica ad aver sbagliato- dice, avvicinandosi di qualche passo -e sono più arrabbiata con Eleonora che con te-

-E perchè?- chiedo, veramente curiosa.

-Perchè è stata lei a provocarti- risponde, semplicemente, con una scrollata di spalle -tu non stavi facendo niente..-

-Ma..-

-Certo- continua, interrompendomi -questo non vuol dire che tu non c'entri niente-

-Lo so..-

E poi, all' improvviso, scoppia a ridere.
Alzo la testa di scatto, sorpresa.
Perchè diavolo sta ridendo, adesso?

-Che c'è?- domando, confusa.

-La tua faccia mi fa troppo ridere!- esclama, tra le risa -sembri un cane bastonato!-

-E piantala!- sorrido, ora più sollevata.

-Oddio, non ci riesco!- continua a prendersi gioco di me, senza riuscire a smettere.

Mi beo del suono delle sue risate.
Rimango totalmente affascinata.
E' musica per le mie orecchie.

Quei pensieri mi fanno capire che i miei dubbi non sono del tutto infondati.
Federica, per me, non è una semplice amica.
E' un qualcosa di più.
Un qualcosa di più che ancora non riesco a definire.
O forse, forse non voglio farlo.

-Senti- richiama la mia attenzione, quando finalmente riacquista il controllo di sé -domani mattina hai voglia di saltare scuola e di venire con me?-

-Con te, dove?-

-A Livorno!- risponde, sorridendo -voglio andare al mare!-

-Al mare...- ripeto, pensierosa.

-Si!- annuisce vistosamente -prendiamo il treno e andiamo!-

-Ok, si può fare- sorrido, vedendola sorridere.

-Perfetto- esclama, battendo le mani -allora vado, che sennò perdo quello per tornare a casa!-

-Ok- mormoro.

-Ok- sussurra, restando a fissarmi per un po'.

Alla fine alza una mano a mò di saluto.
Mi dedica un ultimo sguardo e poi si allontana.
Resto a fissare il punto in cui è scomparsa, per un tempo indefinito.

Vengo risvegliata dai miei pensieri, dal battere sempre più forte del mio cuore.
Mi domando perchè batta così.
E perchè, adesso, mi senta tremendamente felice.

_________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

'Sera!
Come promesso a qualcuno, eccomi quì!
Ehi, cercate di apprezzare, dato che ho speso 3 ore del tempo che avrei potuto dedicare alla mia ragazza, per scrivere e aggiornare!
hahaha scherzo, spero solo che il contenuto sia accettabile.

Comunque, veniamo al capitolo.
Sembra un capitoletto così, senza senso.
Ma in realtà, un senso ce l'ha.
Prima di tutto, avete capito chi è il "deluso" e chi il "deludente"?
E secondo voi, Federica con la sua proposta a Feffe, a un secondo fine o vuole veramente trascorrere solo un po' di tempo con lei?

Bhé, spero che vogliate rispondere alle mie domande o lasciarmi un piccolo parere anche se so di non meritarlo, data la mia lunga assenza.
Prometto che, una volta tornata a Bologna, cercherò di ritagliarmi del tempo per scrivere.
Almeno da aggiornare una volta alla settimana.
Farò ciò che posso, ve lo giuro!

Intanto vi saluto!
Buona notte a tutti (dato che è quasi mezzanotte!).
Un bacio e a presto!

-Crige- Ps: Qualche giorno fa ho scritto una One shot su Erica e Nene, se vi va di leggerla, questo è il link! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2362614&i=1

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Capitolo 10
*** Felicità. ***


La felicità.
Passiamo l' intera vita alla ricerca di questa emozione assai esplosiva.
Così rara e irraggiungibile per molti.
Così semplice, ma sempre unica per altri.

Sembra impossibile da ottenere.
Sembra....
Ma ci siamo mai fermati a chiederci, veramente, che cosa sia la felicità?

Per Albano, ad esempio, è un bicchiere di vino con un panino.
Ma c'è una frase di quella canzone, che mi ha sempre fatto riflettere.
«Felicità è tenersi per mano, andare lontano...»

Ecco.
Quelle parole, quelle semplici parole, mi hanno fatto capire una cosa.
La felicità non è una fase di stallo, una meta.
No, la felicità è un momento.
Un attimo, un giorno speciale.
Un qualcosa di bello.

La felicità ti colpisce all' improvviso.
E' sentirsi il cuore leggero.
La gioia esploderti nel petto e risalire fino alla luce nei tuoi occhi.

E' un sorriso.
Una mano che s' intreccia alla tua, senza preavviso.
E' uno scodinzolare allegro di un cane.
E' una risata sincera, spensierata.

Morire di felicità.
E' un detto che usano in molti.
Ma grazie ad una canzone, ho capito veramente cosa volesse significare.

"E imparerai che per morire, ti basterà un tramonto.."
Che emozione provate di fronte ad esso?
Quando vedo un tramonto, non posso fare a meno di sorridere.
Di pensare a qualcuno e sentirmi leggera.

Baglioni ha ragione.
"In una gioia che fa male di più della malinconia.."
Perchè si, la felicità è un momento in cui senti che niente potrà buttarti giù.

Finchè non impareremo a goderci attimo dopo attimo.
Finchè non impareremo ad apprezzare le piccole cose.
Finchè saremo sempre alla ricerca di altro, senza farci bastare ciò che si ha.
Mai, mai, riusciremo a capire che la felicità ci sta intorno e che sta a noi, sapere quando è il momento di lasciarsi andare, di allungare una mano e afferrarla.
Perchè è solo in quel preciso istante che riusciremo ad essere felici.



                                             **********
                                       
Non è proprio il classico "buon giorno".
L' inizio di una giornata che dovrebbe essere positiva.
Ma, in fondo, quando mai lo è stato?

Sospiro, osservando il mio riflesso sul finestrino del treno.
Storcio la bocca alla vista dei due grandi lividi sul mio viso.
Uno sulla guancia sinistra, dovuto al pugno della Santoro.
L' altro, più lieve, sotto l' occhio destro grazie alla manata di mio padre, di questa mattina.
A quanto pare si è alzato male pure lui.

Se la stava prendendo con Marta...
Mi sono messa tra loro due, giusto in tempo.
E pensare che, mia sorella, gli aveva chiesto solamente un abbraccio...

-Ehi, Musona!-

Al sentir quella voce, mi riscuoto dai miei pensieri.
Sorrido al sorriso che mi ritrovo davanti.
Fede si siede di fronte a me, senza mai smettere di sorridere.

-Ciao- ricambio il saluto, togliendomi le cuffiette dell' iPod dalle orecchie.

-Tranquillo, il viaggio, fino ad ora?-

-Molto- rispondo.

-Sono contenta- trilla, allegra -che stavi ascoltando?-

-Queen- 

-Che canzone?- domanda, curiosa.

-Love Of my life-

-Bellisima- batte le mani, contenta -la adoro!-

-Mi fa piacere-

Mi prendo qualche minuto per osservarla.
La luce che penetra dal finestrino, riflette sui suoi capelli dorati lasciati liberi sulle spalle, rendendoli ancora più belli.
Gli occhi verde smeraldo, invece, riflettono di luce propria.
Bellissimi.

Federica indossa un paio di jeans chiari, strettissimi che accentuano le sue gambe toniche e perfette.
Un maglione blu scuro, attillato pure quello, s' intravede del piumino nero che porta.
Mi perdo, incantata, dal suo corpo assai perfetto.

-Non vedo l' ora di vedere il mare!- esclama, richiamando la mia attenzione.

-Diciamo che abbiamo beccato la giornata giusta-

-Già! E' novembre, eppure c'è un sole che spacca le pietre!-

-Infatti- mormoro.

Se c'è una cosa che mi piace di Federica, è il suo essere sempre di buon umore.
E' un qualcosa di contagioso e sorprendente.
Quando sono con lei, mi sembra di non poter essere mai triste.

-Cos' hai detto alla Santoro, per essere qui con me?- 

-Niente- sospira, alzando le spalle -non ci ho ancora parlato, dopo sabato..- confessa.

-Mi dispiace- abbasso la testa, colpevole -Non era mia intenzione colpirla..-

-Lo so- afferma, stupendomi -è perchè ha nominato tua nonna, vero?- chiede, un po' titubante.

-Già..- biascico, sorpresa che abbia colto in pieno il punto.

-Era importante per te?-

-Molto...-

Mia nonna è un argomento che non amo affrontare.
Lorenzo e Alessandro, sanno che non ne devono mai parlare.
Perchè, ogni volta, è come se mille pugnali mi trafiggessero il cuore.
Quindi si, questo, è un argomento assai scomodo per me.

-Ti farò conoscere una persona!- afferma, cambiando discorso, come se mi avesse letto nel pensiero.

-Chi?-

-Vedrai!- si apre in un sorriso meraviglioso, richiamando ancora una volta, il mio. 



                                               **********


Percepisco che c'è qualcosa che non va.
Francesca è più pensierosa del solito...
Ha gli occhi scuri e impenetrabili come mai le avevo visto.

Forse non avrei dovuto chiederle di sua nonna.
Si è incupita di colpo...
O meglio, lo era già prima, ma dopo la mia domanda, ancora di più.

Camminiamo a fianco, in silenzio.
Spesso la scruto di nascosto.
Cammina con le mani in tasca.
Il cappuccio della felpa sulla testa.
Dio, pagherei per sapere a cosa sta pensando.

Senza pensarci, la prendo a braccetto.
Feffe alza di scatto il capo, fissandomi con aria sorpresa e un po' curiosa.
Le sorrido.

-Siamo quasi arrivate- annuncio.

-Dove mi stai portando?- chiede, inarcando un sopracciglio, in un modo che mi ricorda molto Eleonora -è un' ora che camminiamo!-

-Lungo mare!-

-Ok, ma è un po' che siamo sul lungo mare!- 

-Uffaaaa- sbuffo -come sei impaziente! Non puoi semplicemente aspettare?-

-No!- risponde, voltando la testa dall' altra parte.

Scoppio a ridere di quel suo gesto.
Sembra una bambina che fa le bizze.
Lo adoro.

-E ora che ridi?-

-Oddio! Sei bellissima!- esclamo, tra le risate.

Mi accorgo solo dalla sua espressione stupita, delle parole che mi sono appena uscite dalla bocca.
Divento rossa d' un tratto.
Smetto di ridere, sfumando il tutto in un colpo di tosse.

-Comunque, ehm..siamo arrivate- balbetto, indicandole una piazza sulla nostra destra.

-Bene..- mormora, guardandosi intorno.

L' ho portata in uno dei miei posti preferiti.
E' una piazzetta sul lungo mare di Livorno.
Circondata da piccole palme.
In cima ad essa c'è un paninaro fantastico, non ché mio amico.
Al centro, invece, prendono posto tavolini e rispettive sedie.

-Dai vieni! Ho fame!- la strattono per un braccio, spronandola a muoversi.

-Arrivo, arrivo! Non tirare!- sorride, divertita.

Arriviamo di fronte al camioncino.
Mi spalmo contro il vetro per scegliere già i contorni del panino che prenderò.
All' improvviso mi sento abbracciare da dietro e sollevare da terra.

-Mia piccola Fede!-

-Gianni!- rido, scalciando -mettimi giù!-

-va bene, va bene!- acconsente, mollandomi.

Mi volto verso di lui, abbracciandolo di slancio.
Gianni è un omone panciuto e baffuto, di mezza età.
Capelli grigi, sparati.
Indossa sempre un paio di pantaloni neri di tela e una camicia bianca.
E' buffissimo.

-Allora, come stai?- mi chiede, staccandosi -è un po' che non venivi a trovarmi!-

-Ho avuto parecchie cose da fare- dico, dispiaciuta -comunque, tutto bene e tu?-

-Alla grande- risponde, regalandomi un occhiolino.

-Gianni, lei e Francesca- gli dico -Francesca, lui è Gianni! Il proprietario di questo bellissimo camioncino pieno di cose buone!-

-E' tua amica?- domanda, lui, felice -allora oggi offre la casa! Prendete quello che volete!- esclama, prima di tornare al suo posto, dietro il bancone.

Francesca mi lancia un' occhiata strana.
Mi porto vicino a lei, tirandole una leggera spallata.
Mi guarda stranita, per poi aprirsi in un sorriso.

-Io voglio il solito!- affermo, rivolgendomi al paninaro.

-Perfetto- esordisce -e tu, bellezza?- 

-Quello che prende lei- risponde pacatamente, Feffe.

-Dai andiamoci a sedere!- rido, spingendola verso un tavolo libero.

Ci sediamo, una di fronte all' altra.
Finalmente Francesca si toglie gli occhiali da sole, permettendomi di specchiarmi in quei due bellissimi occhi verdi.
Si volta verso di me, sorridendo.

-Mi piace questo posto!- esclama, contenta.

-Ne sono felice!-

-Ci vieni spesso?- 

-D' estate si! Con Eleonora!- rispondo, entusiasta.

Sbuffa al sentire quel nome.
Si toglie la giacca, rimanendo con la felpa.
Poi torna a guardarmi.

-Ma fate tutto insieme, voi?-

-Più o meno- 

-E non vi venite a noia?- chiede, sinceramente curiosa.

-Impossibile!-

Si fa bastare quella risposta.
Punta lo sguardo su una famigliola poco distante da noi e non lo muove da lì, fino a quando Gianni non ci porta i panini, augurandoci buon appetito.

-Che c'è quì dentro?- domanda, rigirandosi il panino tra le mani.

-Un po' di tutto- dico, semplicemente -assaggia!-

Titubante, gli da un morso.
Mastica lentamente.
Alla fine, sorride soddisfatta.

-Buonissimo!-

-Lo so!-

Mangiamo in silenzio.
La osservo rimanendo, come ogni volta, abbagliata dalla sua bellezza.
Credo di avere una cotta per lei da...sempre!



                                                    **********
                                                    
Dopo aver mangiato, abbiamo ripreso a passeggiare.
Federica ha insistito per scendere a mettere i piedi nell' acqua.
E ora sono quì, seduta su un muretto, a bearmi delle sue risate.
Corre verso l' onda, per poi scappare via urlando quando essa torna indietro.
Potrei rimanere qui a guardarla, per ore intere.

-Ok, sono sfinita!- esclama, esausta, lasciandosi cadere al mio fianco. 

All' improvviso, poggia la testa sulla mia spalla.
Si avvinghia ad un mio braccio.
Senza farmi vedere, inspiro il profumo dei suoi capelli.
E' veramente molto buono..

-Perchè ti chiamano Feffe?- chiede, d' un tratto.

-Non ne ho idea- rispondo, con un' alzata di spalle.

-Non mi piace- afferma -non credo ti si addica-

-Ah no?-

-No!- soffia, alzando la testa per guardarmi - non fa per te-

-E cosa farebbe per me?- domando, curiosa.

-Mmmmm- si porta l' indice sulle labbra, pensando.

Mi fisso su quelle due perfette linee rosee.
Sembrano così soffici.
Rimango del tutto sorpresa, quando mi ritrovo a pensare di voler effettivamente testare questa cosa.

-Ho trovato!- urla, illuminandosi -Fefè!-

-Come?-

-Fefè!- ripete -è perfetto!-

-E' orribile!- mi lamento, incrociando le braccia.

-A me piace- sorride.

-Pfff- sbuffo, contrariata.

-Dai, non ti arrabbiare- ride, stampandomi un bacio sulla guancia, per poi tornare a scappare dalle onde.

Me ne resto immobile.
Completamente impalata al mio posto.
Il cuore che batte a mille.
Il punto dove le sue labbra mi hanno toccato, andare letteralmente a fuoco.
Comunque si, sono soffici.
Molto soffici.

-Francesca!- mi richiama -dai! Vieni anche tu!-

-Mi rifiuto!-

-Eddai!- s' imbroncia, sporgendo il labbro inferiore.

-E va bene- sospiro, raggiungendola.

Come mi porto al suo fianco, tira una pedata sull' acqua, schizzandomi.
Successivamente scappa via, ridendo come una scema.
Senza pensarci mi lancio al suo inseguimento.

-Nono! Dai, scherzavo!- grida, quando ormai le sono vicina.

Mi ritrovo a ridere, senza neanche rendermene conto.
Quando le sono praticamente dietro, l' afferro.
La alzo, lasciando che si dimeni in aria.

-Mi hai completamento mezzato!- 

-Non l'ho fatto apposta!- ride, scalciando.

-Bugiarda!-

All' improvviso si sbilancia, facendoci cadere rovinosamente a terra.
Me la ritrovo sopra, senza capire come.
Cessiamo di ridere, ritrovandoci faccia a faccia.

Vedo il suo sguardo, alternarsi dai miei occhi alle mie labbra.
Ciò mi fa capire di non esserle indifferente.
Questa scoperta mi lascia contenta da una parte e spaventata dall' altra.
Ed è quest' ultima parte che mi fa uscire da quella situazione.

-Dovremmo andare o perderemo il treno- affermo, leggermente imbarazzata.

-Già...- mormora, alzandosi.

Mi rimetto in piedi.
Il mio corpo trema.
La mia mente tira un sospiro di sollievo.
Il mio cuore mi manda a fanculo.


                                                     **********
                                                     
Per un attimo, un solo attimo, mi sono immaginata di baciarla.
Avrei voluto davvero tanto farlo.
Poi però, ho pensato che non era il caso.

Ho immaginato di baciarla e di vederla andare via, arrabbiata e schifata.
Ho pensato che forse a lei non interesso in quel senso.
Magari è etero...

-Federica- richiama la mia attenzione, Francesca.

-Si?-

-Niente- sorride -di solito sono io quella che sta zitta e tu quella che rompe le palle!-

-Ehi!- le mollo un colpo sulla spalla, facendola ridere -come mai oggi sei così di buon umore? Torna a fare la musona!-

-Tu mi rendi di buon umore- risponde, di getto.

Rimane sopresa quanto me, delle sue stesse parole.
Poi, imbarazzata, torna a fissare fuori dal finestrino.
Sorrido, arrossendo leggermente.

-Che ascolti?- le chiedo, indicando le cuffiette nelle sue orecchie.

-Tieni- afferma, porgendomene una.

Subito, le parole di "Somebody to love", mi esplodono nell' orecchio.
Mi ritrovo a canticchiarla, fissando Francesca.
Sospiro, pensando che qualcuno da amare, io ce lo avrei.
Ma non so se quel qualcuno, vuole essere amato da me...

Sento Feffe sbuffare, recuperando il celluare dalla propria tasca.
Fissa lo schermo per qualche secondo.
Posso vedere chiaramente come, il suo sguardo, s' incupisca all' improvviso.
Che sarà successo?

-Tutto ok?- le domando, preoccupata, poggiando una mano sul suo braccio.

-Si- risponde distrattamente, riponendo il telefono.

-Sicura?-

-Ti ho detto di si!- sbotta, spostandosi dalla mia presa.

Rimango del tutto sorpresa e anche un po' risentita, di quel suo scatto.
Mi porto le mani in grembo.
Abbasso la testa, restando ad ascoltare le note della canzone.

D' un tratto mi sento afferrare una mano.
Fisso sorpresa le dita di Feffe, abbandonate sul mio dorso.
Alzo gli occhi, puntandoli nei suoi.

-Scusami- mormora -non volevo risponderi male- sospira -mi è arrivato un messaggio che mi ha fatto arrabbiare e quando sono arrabbiata non riesco a controllarmi, finendo col prendermela con chi non c'entra niente- abbassa la testa, dispiaciuta -mi dispiace-

-Fa niente!- affermo, ritrovando subito il sorriso.

-Davvero?- domanda, stupita.

-Davvero- annuisco -ma ti perdono ad una sola condizione-

-Quale?-

-Ti scuso solo se tu, domani, mi porti un altro disegno fatto da te!-

-Si può fare- sorride.

-Allora ritieniti perdonata- dico, alzandomi -bhé, eccoci a Firenze- esclamo, recuperando la mia borsa -devo scendere-

-Già..- 

-Ci vediamo domani, ok?- le sorrido, sporgendomi verso di lei.

-Certo!-

-Grazie per la mattinata- soffio, vicinissima al suo viso.

-Grazie a te- mormora, distrattamente.

-Bhé, ciao- sussurro -Fefè- le stampo un bacio sulle labbra e scappo via.

Potevo fermarmi a pensare alle conseguenze del mio gesto.
Potevo chiedermi se lei volesse o meno.
Poveto rifletterci....ma non l'ho fatto.
Perchè a volte, dobbiamo solo spegnere il cervello e osare.
Osare e goderci ogni attimo.    


_________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

'Sera!

Ok, sarò diretta:
Non mi piace come è venuto fuori questo capitolo.
Sono stanca e assonnata.
Ho finito la birra in casa.
E quindi se vi fa schifo, tranquilli! Fa schifo anche a me.

Sappiate che è stato un parto!
E' tutto il giorno che sono dietro a scriverlo.
Ho fatto fuori 3 bottiglie di birra e 10 delle mie chesterfield blu!
Sono stata avvelenata da una torta vegana fatta da una delle mie coinquiline, appunto vegana; ho avuto il mal di pancia per tutto il pomeriggio!
Comunque, a voi tutto questo non interessa e quindi veniamo al capitolo:

Chi ha letto "Save Me", avrà sicuramente collegato tutto questo ad una parte di quella storia.
Per chi non ha letto "Save Me", bhè..... niente....non vi perdete nulla xD
In realtà non è che abbia molto da dire.
Se non che avrete notato qualche differenza nel comportamento di Feffe, quando è con Federica e ciò, tenetelo bene a mente.

Parto con le mie domande:
Secondo voi, di chi è il messaggio ricevuto da Francesca?
Quale sarà la reazione di quest' ultima, al fantomatico bacio?
E Federica, lo dirà alla Santoro?
Bhé, con ciò, vi lascio!
Ci "Sentiamo" al prossimo capitolo!
Un bacio a tutti.

-Crige-

Ps: la parte in corsivo la dedico a Te. La mia felicità.

Pps: se avete dubbi, domande o volete dei chiarimenti, potete mandarmi tranquillamente un messaggio privato oppure, tramite esso, chiedermi Facebook.

Ppps: giorni fa ho scritto una Shot legata a Save Me, se vi và di leggerla, questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2375917&i=1

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Capitolo 11
*** Faccia a faccia. ***





Troppo spesso tendiamo a giudicare una persona solo per come appare.
Per quello che dicono su di lei.
Per ciò che sembra.
Diamo subito un giudizio affrettato, senza darci modo di ricrederci.

Crediamo alle voci che girano.
Ci lasciamo influenzare.
Senza starci troppo a riflettere.

Eppure dovremmo aver imparato che mai niente è come sembra.
Che non si può giudicare un libro solo dalla copertina.
Che una trama approssimata non è tutto, non è abbastanza.
Dobbiamo leggere a fondo, per farci veramente un' idea.

Quante volte abbiamo esordito con la frase "non me lo sarei mai aspettato dal lui\lei"?!
Questo perchè il nostro giudizio è stato troppo affrettato.
Non mi convince molto? Non ci esco più.
Mi sta simpatico\a? Le\gli sputtano subito tutti i miei segreti.
E poi va a finire che rimaniamo delusi.

Ma non possiamo dare sempre la colpa agli altri.
Perchè spesso è proprio nostra la colpa.
Noi che non diamo seconde possibilità.
Che ci fermiamo all' apparenza.
Che siamo superficiali.
Che siamo troppo pigri per scroprire chi è realmente una persona.

Quindi, vi dico di prendervi del tempo.
Di tapparvi le orecchie e di aprire gli occhi.
Di prendere in mano quel libro e leggerlo davvero con la dovuta attenzione.
E scoprirete che spesso, tra le righe, c'è molto di più.




                                            **********


Sono scesa da quel treno come fossi la Regina Elisabetta.
Testa alta.
Sorriso stampato in faccia.
Fiera di me.

Solo dopo aver camminato per altri dieci metri mi son resa conto della cazzata che ho fatto.
Io, Federica Guidi, ho baciato Francesca Creatini.
L' ho baciata e poi sono scappata.
Ma sono forse idiota??
Che cazzo ho fatto???

Ha proprio ragione Eleonora!
Non sono i guai che vengono da me, sono io che li cerco!
Che stupida.

E a proposito di Ele.... ora come cazzo glielo dico?
Cioè, glielo devo dire, questo sicuramente.
Ma non so cosa dirle e come dirglielo.

Ormai è passata una settimana.
Dopo la nostra discussione, non abbiamo più parlato veramente.
Solo qualche frase di circostanza, scambiata durante le ore di lezione.
In fondo siamo compagne di banco, è impossibile evitarci.

Ma mi manca.
Mi manca veramente tanto.
Però odio quando fa così.
Quando si fa influenzare dagli altri.
E' proprio una testona.

-F!- Cinzia mi corre incontro, bloccandomi per un polso -ciao!-

-Ciao!- ricambio il saluto, sorridendo.

-Senti, sto organizzando una festa a sorpresa per il compleanno di Bianca!- m' informa, euforica -è il primo sabato del 

prossimo mese, tu ci saresti?-

-Ovvio che si!- annuisco virtuosamente -fammi sapere per il regalo!-

-Perfetto!- risponde, contenta, incamminandosi verso gli spogliatoi -sai se sarà libera anche Eleonora?-

-Veramente non lo so- abbasso la testa, seguendola.

-Non avete ancora risolto?- domanda, continuando dopo il mio cenno negativo -ma dai, Fede! E' passata una settimana! Non 

è mai successo che non vi parlaste per così tanto tempo!-

-Invece si!- ribatto -all' elementari!-

Cinzia si ferma, rivolgendomi un' occhiataccia.
Sbuffo, superandola.
Apro la porta dello spogliatoio, entrandovi.

-Non ti rispondo neanche- chiude lì la conversazione, andandosi a sedere sulla panchina vicino a Bianca.

Scuoto la testa contrariata, pur sapendo che ha fottutamente ragione.
Mi dirigo verso il mio solito posto.
Vi trovo Ele già in procinto di cambiarsi.

-Ciao- la saluto, pacatamente.

-Ehi- mormora, senza degnarmi di uno sguardo.

Fa l' offesa.
Fa la vittima.
Io ho il diritto di essere incazzata.
Insomma, è lei che si è comportata da idiota!
Non io!

Mi cambio velocemente.
Le altre sono già tutte fuori.
Manchiamo solo noi due.

Mi siedo mettendomi le scarpette.
Appendo i vestiti di ricambio ai ganci.
Alla fine, mi dirigo in direzione dell' uscita, quando Ele mi agguanta, fermandomi.

-F, possiamo parlare?- chiede, continuando a non guardarmi.

-Ti ascolto- le dico, voltandomi nella sua direzione, incrociando le braccia.

-Io...io volevo dirti che mi dispiace- soffia -so di aver sbagliato, non avrei dovuto stuzzicarla in quel modo. Non ce n'era 

alcun motivo. Mi dispiace-

-Va bene..-

-Mi manchi- sussurra, guardandomi finalmente negli occhi.

-Mi manchi anche tu- mormoro, sorridendo.

-Quindi....è tutto ok, adesso?-

-si!- affermo, felice -ma devo dirti una cosa..-

-Ok!- sorride.

Bene.
Ora o mai più.
Posso farcela.

-Credo di aver fatto una cazzata-

-Ovvero?- domanda, preoccupata.

-Hai presente quella mattina che non sono venuta a scuola?-

-Si- risponde, perplessa.

-Ecco....ero con Francesca e...l'ho baciata-

Silenzio.
Assoluto silenzio.
La mia amica mi guarda incredula e senza parole.

-TU COSA?- sbotta alla fine.

-io...è successo! Non l' avevo previsto e..-

-Fanculo, F! Mi hai mentito! Mi avevi detto che ci saresti stata alla larga!-

-Ma non è come dicono, Ele! E' fantastica e mi ci trovo molto bene e...-

-Bene, allora da ora in poi, vai da lei quando hai un problema- 

Con quelle parole, mi supera e esce, lasciandomi sola.
Non volevo andasse a finire così.
Sapevo che si sarebbe arrabbiata, ma credevo che alla fine l' avrebbe accettato.

Sconsolata entro in campo.
Proprio quando Antonio annuncia l' esercizio che andremo a fare.
L' uno contro uno.

Consiste nel dividerci in due file.
Una affianco all' altra.
Antonio darà il via e successivamente le prime della fila, entreranno nel campo delimitato da dei conetti.
Lui darà la palla a una delle due e l' altra dovrà placcarla.
Semplice a dirsi, un po' meno a farsi.

Così ci dividiamo in due file.
Di solito tutte sperano di non essere contro Eleonora.
Vince sempre.
Ovviamente, indovinate a chi tocca oggi?
Ma a me!
Pffff.

E' il nostro turno.
Antonio ci da il via.
Entriamo in campo.
A me la palla.
Corro cercando di evitare il placcaggio di Ele.
Ma è impossibile, è troppo brava.
Di solito quando finiamo contro, tende sempre ad andarci piano.
A non farmi male.
Oggi No.

M' impatta.
Spinge sulle gambe, alzandomi di peso.
Poi mi sbtte a terra, violentemente.

Batto il capo al suolo.
Le orecchie mi fischiano.
La vista mi si annebbia.
E dopo...dopo più niente.



                                                          **********



-COSA???-

Ecco.
Mi aspettavo più o meno questa reazione dai miei amici.
Niente di nuovo, quindi.

-Mi ha baciato, quante volte ve lo devo ripetere?- soffio, scocciata.

Alessandro rimane ancora a bocca aperta.
Lorenzo si accende l' ennesima sigaretta, iniziando a camminare avanti e indietro.
Io rimango seduta sulla panchina, nel parco in cui ci troviamo.

Alla fine gliel' ho detto.
Ho resistito quasi due settimane.
Poi non ce l'ho più fatta e ho spifferato tutto.

Sono stata tutti questi giorni a farmi mille domande.
A chiedermi il perchè del suo gesto.
Il come fosse possibile.
Ma forse, la domanda che più mi tormenta è una sola.
Perchè mi è piaciuto così tanto?

Non mi sono mai sentita attratta dalle ragazze.
Fin' ora ho sempre guardato, baciato e toccato solamente ragazzi.
Per me questa è una cosa del tutto nuova.
Ma per lei?

-E quindi, ti ha baciata- 

-Si, Stupido! Quante volte devo ancora diverlo??!!- 

-Scusa, scusa- Lore alza le mani, in segno di resa.

-Dunque, che dovrei fare?-

-Scusa, ma non riesco ancora a togliermi l' immagine di voi due che vi baciate!- afferma, sornione, Alessandro.

-E piantala!- gli tiro una manata sulla spalla, facendolo imprecare dal dolore.

-Dai, devi ammettere che è una cosa del tutto nuova per noi!-

-Ah, perchè per me no?!-

-Va bene, va bene, scusaci!- sospira, Lorenzo -secondo me, la cosa più giusta è parlarne con lei-

-Anche secondo me!-

Sbuffo.
Hanno ragione.
Ma il problema è che non la vedo da un po'.
E' un paio di giorni che non la scorgo a scuola.

-E come dovrei fare?- chiedo, esasperata.

-bhè, oggi il Prato gioca in casa con la Roma, poresti andare lì e parlarle dopo la partita!-

-Giusto, Ale!- sorrido, trionfante, per poi spegnermi subito -e che dovrei dirle?-

-Chiedile spiegazioni- propone l' altro mio amico -prima però devi capire se a te è piaciuto e se ti piace lei-

-Credo di poter affermare di si- rispondo, imbarazzata, abbassando la testa.

-Allora sbrigati!- m' incita Ale -manca un' ora all' inizio della partita!-

-Cazzo!- esclamo, saltando giù dalla panchina -corro, ci sentiamo dopo!

Sto per mettermi a correre, quando mi blocco.
Mi volto verso i miei amici.
Reclamo la loro attenzione e poi parlo.

-Mi raccomando: non una parola con Emily!-

-Abbiamo la bocca cucita!- rispondono in coro, facendomi un occhiolino -e ora muovit!-

-vado!- e detto ciò, inizio a correre in direzione della stazione.



Arrivo al campo di Firenze, ormai la partita è iniziata.
Dopo un quarto d' ora di gioco, la squadra di casa è già in vantaggio di una meta.
Non posso non ammettere che sanno giocare.

Mi avvicino alla recinsione del campo, cercando di scorgere Federica.
La delusione è tanta, quando scopro che non fa parte né della formazione, né della panchina.
Perchè diavolo non c'è?

Delusa e irritata mi dirigo verso l' uscita.
D' un tratto, però, mi sento agguantare per la maglia.
Mi volto e lei è lì, in tutta la sua perfezione.




                                                 **********


Non mi aspettavo di vederla qui.
Credevo che mi avrebbe evitato.
Che non volesse più vedermi.
Non so proprio che cosa aspettarmi.

Rimaniamo così.
Una di fronte all' altra.
A scrutarci.

In jeans e felpa, lei.
In tuta di squadra, io.
La stessa espressione di imbarazzo sui nostri volti.

-Ciao- la saluto, esitante.

-Ehi- mormora.

-Che ci fai qui?-

-Bhè, sai, volevo ricambiare il tifo- accenna un sorriso.

Sorriso che mi fa morire.
Che fa fare tremila capriole al mio cuore.
Sorriso, che mi fa sorridere.

-Perchè non sei in campo?- chiede, curiosa.

-Lunga storia- sospiro.

-Ti va di raccontarmela davanti a una birra?- propone, titubante.

-ci sto!- acconsento, dopo averci pensato un po', ma neache troppo.

La seguo fuori dalla struttura.
C' incamminiamo in silenzio, in direzione del Danger.
Il pub non tanto lontanto da qui.

Una volta giunte a destinazione, entriamo.
Ordianiamo due birre scure, occupando un tavolo.
In fine, torniamo a scrutarci.

-Non ti ho vista a scuola, ultimamente-

-Già- annuisco -mi son fatta una gita in ospedale- sorrido.

-In ospedale?- domanda sorpresa e un poco preoccupata.

-Si-

Mi fissa in silenzio.
S' incupisce e non ne capisco il perchè.
I suoi occhi si fanno scuri di colpo.
Che le prende?

-chi devo picchiare?-

-Come?- chiedo, confusa.

-Chi devo picchiare? Chi ti ha fatto male?-

-Sei seria?- scoppio a ridere, della sua espressione.

-Si!-

Mi sento sinceramente un po' onorata della sua preoccupazione.
Questo almeno sta a significare che un minimo le importa di me.
Ne sono felice.

-Ma niente- sventolo una mano, appoggiando le mie parole -mi sono fatta male in allenamento-

-E come?-

-L' uno contro uno mi mette sempre ansia!-

-pfff- sbuffa -ti decidi a dirmi come ti sei fatta male?-

-Va bene, va bene- mi arrendo -abbiamo fatto l' uno contro uno, Eleonora mi ha placcato come si deve e io ho sbattuto la 

testa al suolo, molto forte. Ho avuto un lieve truma cranico e per sicurezza mi hanno tenuto qualche giorno in osservazione 

in ospedale. Tutto qui!-

-Tutto qui?- si arrabbia -solo una testa di cazzo placca le sue compagne di squadra, mirando a fargli male!-

-Ma Ele non è così!- tento di giustificarla.

-Allora perchè lo ha fatto?-

-Era arrabbiata, ok?-

-Questo non la giustifica!- ribatte, ferma.

-Era arrabbiata perchè le ho detto di averti baciato!- dico tutto d' un fiato, alzando un po' la voce.

-Oh- mormora, sorpresa.

Restiamo per un po' in silenzio.
Scruto il suo volto, cercando di capire il suo stato d'animo, i suoi pensieri.
Non capisco se sta per scoppiare e prendermi a parole o se non sta proprio per fare niente.

-Capisco- dice, in fine.

-oh..ok- sussurro, spiazzata.

-Non credi che...- si blocca, fissandosi le mani -non credi che dovremmo parlarne?-

-Credo di si, ma credo anche che sia piuttosto chiaro-

-Chiaro?-

-Chiaro, il fatto che tu mi piaci- le rivelo, senza alcuna esitazione -so che non avrei dovuto farlo, insomma, ho violato i 

tuoi spazi e mi dispiace, magari non volevi, magari non ti interessano le ragazzo o magari non t' interesso io e..-

-M' interessi- m' interrompe, puntando si suoi occhi nei miei -cioè, non credevo fino ad ora che potesse essere possibile, ma 

non per te- si affretta a chiarire -intendo che non ho mai pensato a una ragazza in quel senso, ma con te è tutto così 

diverso..- mormora -io non sono brava con queste cose- chiude lì il discorso, sospirando.

Rimango del tutto spiazzata dalle sue parole.
Credevo che mi dicesse che voleva far finta di niente.
E invece, mi viene a dire che le interesso.
Non so se dovrei iniziare a saltare di gioia o se dovrei preoccuparmi.

-Senti- inizia, bloccando i miei pensieri -io so quello che gli altri dicono di me e so cosa pensa la Santoro, quindi non 

voglio crearti problemi. Se non vuoi più vedermi, possiamo far finta di niente e non dovrai più rivolgermi la parola e..-

-No!- quasi urlo, interrompendola -non m' importa cosa dicono gli altri, io voglio vederti-

-Quindi...che facciamo?- chiede, titubante.

Dio, mi fa tenerezza.
Come fanno a parlare male di lei?
E' così dolce..

-Potremmo...ecco, potremmo provare ad uscire insieme. Che ne dici?-

-Mi farebbe piacere- sorride.

-Allora...facciamo lunedì dopo scuola?-

-Perfetto!-

-Perfetto.- ripeto, sorridendo sorniona.





                                                **********

Scendo dal treno, velocemente.
Emily mi sta parlando di non so che cosa.
Faccio finta di ascoltarla.

Quando stamani sono scesa dal letto, avevo l' umore alle stelle.
Non vedevo l'ora di vedere Federica, di fare chiarimento su ciò che sento.
Poi però, tutto è cambiato velocemente.

Il pianto di mia sorella dalla cucina.
Lei che si tiene una guancia.
Mio padre ancora con la mano alzata.
Come potevo restare di buon umore?

In un attimo ho spinto via mio padre.
Ho preso mia sorella per mano, facendola chiudere in bagno.
Poi l'ho affrontato.
Il risultato?
Credo che presto avrò un enorme livido nero su un fianco.
Fanculo.

-Feffe, mi stai ascoltando?-

-Sisi- rispondo sbrigativamente -senti, tu vai in classe. Io passo-

-Che vuol dire?-

-che me ne vado a leggere sulle scale antincendio- dico, superandola -ci vediamo forse alla seconda ora-

Raggiungo il luogo desiderato.
Mi siedo, recuperando un libro dallo zaino.
"La coscienza di Zeno".
L'ho già letto, ma stamani ne ho preso uno a caso e quindi mi dovrò accontentare.

Passano una ventina di minuti, prima che metta via quel libro.
Piego le ginocchia, poggiandovi la testa contro.
Sospiro.

Penso alle parole di Federica.
Mi ha detto che ha litigato con Eleonora, subito dopo averci fatto pace.
Ci ha litigato per me.

Potevo leggere nei suoi occhi quanto ci stesse male per questo.
Io non voglio ciò.
Non voglio che sia triste.
Specialmente a causa mia.

-Creatini-

Quella voce così all' improvviso, mi fa sobbalzare.
Mi alzo di scatto recuperando lo zaino, voltandomi.
Eleonora Santoro.

-Santoro-

-Ti stavo cercando- soffia, con sguardo duro.

-E ora mi hai trovato- dico, ironica -che vuoi?-

-Parlarti-

-Allora fallo!-

Me lo aspettavo, se devo essere sincera.
Questa ragazza non mi sembra un tipo che si arrende.
Che lascia perdere.

Non credevo infatti che me l' avrebbe data vinta senza dire niente.
Che avrebbe semplicemente lasciato che Federica uscisse con me, senza provare a interferire.
Avrei potuto scommetterci che me la sarei vista apparire.

-Tu non mi piaci- dice, con tono dispregiativo -e non mi piace l' idea che tu possa in quealche modo influenzare Federica- fa un passo avanti, facendosi più vicina -Non voglio che tu ci esca-

-Non puoi di certo impedirmelo-

-Lo so- sospira -e non posso impedire a lei di vederti- abbassa lo sguardo, stupendomi -so solo che non voglio litigare con lei a causa tua- punta di nuovo i suoi occhi nei miei, avvicinandosi ancora -sappi solo che se le farai del male, se la farai soffrire io ti ammazzo-

-E' una minaccia?-

-No- scuote la testa, sorridendo falsamente -è un consgilio-

-Hai finito?-

-Per il momento si-

-Bene- soffio -allora fà parlare me, adesso- faccio due passi, così da esserle faccia a faccia -non ti dirò che le voci che girano su di me sono tutte false, perchè tanto sarebbe inutile. Ma posso dirti che non sono io la stronza che placca le sue compagne di squadra, mandandole all' ospedale e non sono io che impogno agli altri di fare qualcosa che non vogliono. Federica mi piace e per qualche strana ragione, tengo a lei e qui, tra le due, l' unica che per ora le ha fatto del male sei tu. Quindi, prima di venirmi a dire di non farla soffrire, dovresti farti un bell' esamino di coscenza- rimango a fissarla per qualche secondo, per poi superarla -fatti una vita, Santoro-

Rientro nell' istituto.
Mi dirigo verso la mia classe.
Vi entro, aspettando l' arrivo del prof della seconda ora.

Non m' interessa cosa pensa quella lì.
Non me ne frega un cazzo.
Finalmente ho un qualcosa per la quale vale la pena sorridere e non permetterò di certo che lei me lo rovini.
Perciò, fanculo Santoro.


________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

'Sera a tutti!

Si, non sono morta, ogni tanto riemergo!
Mi scuso per il ritardo, ma ho ancora un sacco di problemi che non riesco a risolvere e quindi, scrivere, non è certamente una delle mie priorità :\
A proposito, se sentite annunci di lavoro a Bologna, fatemelo sapere che non voglio andare veramente a prostituirmi! xD

Coooomuuuunqueee, veniamo al capitolo!
Diciamo che è più un capitolo di assestamento.
Cioè, serve per far prendere forma al seguito del racconto.
Vi prometto che il prossimo, soddisferà i vostri desideri.

Per il momento concentratevi sul Santoro vs. Creatini.
Sul fatto che Feffe voglia fare chiarimento su ciò che sente.
E su Fede che vede unicorni e arcobaleni un po' ovunque (forse per la botta che ha preso).

Ad ogni modo, se avete bisogno di qualsiasi cosa, scrivetemi!
Se invece volete lasciarmi un vostro parere, ogni recensione è ben accetta!
Vi lascio con l' ultima shot che ho pubblicato, se tante volte qualcuno non l'ha ancora letta e voglia farlo!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2417557&i=1

Detto ciò, a presto!
Baci, Crige.

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Capitolo 12
*** Tra letteratura e sentimenti. ***



C'è chi dice che tra l' Amicizia e l' Amore, c'è la distanza di un bacio.
Che dal momento che baci una persona, non puoi più definirla amicizia.
Dopo un bacio o il tutto o il niente.
Insomma, è un po' come scommettere alla roulette russa.

Io, bhè non la penso proprio così.
O meglio, si, ma non del tutto.
Sarebbe troppo facile.
E si sa, nella vita niente è facile.
Neanche un fottuto, cazzutissimo, semplice bacio.
Anzi, forse quello è la cosa più difficile.
Cioè, fino al quel fatidico bacio, uno che minchia deve fare?

Deve torturare le margheritine, strappandole i petali uno a uno fino a quando non becca il petalo finale del "mi ama"?!
Deve stendersi sul proprio letto a luci spente, con canzoni d' amore in sottofondo facendosi mille seghe mentali?
Diciamocelo, non è proprio semplice, no?!

Io penso che le cose non cambino con il bacio.
Il bacio è solo la conseguenza.
E' la fine o l' inizio del tutto.
Il passo tra Amicizia e Amore, avviene molto prima.

Quel passo si compie con sguardi rubati.
Con sorrisi regalati.
Con gesti fatti solo per vedere la gioia negli occhi dell' altro.
Con frasii diabetiche dedicate.
Il bacio non è tutto.
In confronto a tutto ciò, è niente.
E' solo l' avverarsi di un fatto.

E il fatto è la voglia di scoprire qualcosa di più.
Di desiderare di essere quel qualcosa in più.
E' la voglia di buttarsi e vedere come va.

Ecco perchè tra l' Amicizia e l' Amore non c'è la distanza di un bacio.
No, non è il bacio che cambia tutto.
Le cose cambiano quando tu desideri baciare quella persona.
E si, è qui che tutto si complica.




                                                  **********


Credo che l' ultima ora sia quella più odiata dagli studenti.
Insomma quei fottuti 60 minuti ti separano dal tanto desiderato pranzo.
E il sapere che quei 60 minuti, ti sembreranno durate il doppio, è snervante.
Io odio l' ultima ora.

Di solito la passo come adesso.
Ovvero, con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra.
Mi piace fantasticare e perdermi nei miei mille viaggi mentali.

Soprattutto, oggi, trovo molto interessante il cortile della scuola.
Forse perchè se voltassi la testa, so per certo che mi sorbirei la vista di una Eleonora al quanto incazzata.
E ciò, mi farebbe arrabbiare.
Per cui preferisco fissare fuori.

-Pffff- la sento sbuffare per l' ennesima volta.

E' insopportabile.
Di solito non mi arrabbio mai, specialmente con lei.
Ma ultimamente è molto fastidiosa e sto per perdere la pazienza.

Insomma, è la mia vita.
E se io ho deciso di voler uscire con Francesca Creatini, non vedo cosa possa interessarle.
Se solo mi ascoltasse davvero, capirebbe che lei non è come dicono.
Ma è una testona e non mi vuole stare a sentire.
Preferisce tenermi il muso.
E io, sinceramente, ne ho abbastanza.

-Smettila, ok?- sbotto, girandomi verso di lei -sei irritante-

-Qui l' unica che dovrebbe smetterla, sei tu- ribatte -ti ostini a seguire la tua fantasia! Questo non è un gioco, Federica. E lei non è una brava persona!-

-Ma come fai a dirlo se neanche la conosci?- 

-Se tutti la evitano un motivo c'è!-

-Perfetto! Allora io dovrei evitare pure te, dato che dicono che sei una riccona snob con la puzza sotto il naso!-

So di aver esagerato.
So che questo argomento la ferisce molto.
Ma non pensa che, forse, pure Francesca si senta così?

I suoi occhi sono costantemente pieni di tristezza e sofferenza.
Ci deve essere un motivo.
E io voglio fare qualcosa.
Voglio vederla felice e spensierata anche solo per un giorno.

-Sai cosa? Fà come ti pare!- ringhia, voltandosi dall' altra parte.

Proprio in quel momento, suona la campanella.
Mi alzo di scatto recuperando tutte le mie cose.
Le ripongo con rabbia nello zaino, mettendomelo successivamente in spalla.

-Io non so come fai a essere sempre così. Tu dai troppa fiducia alle persone e finisci col rimanere delusa la maggior parte delle volte- mormora, alzandosi.

-Hai ragione!- la fronteggio, arrabbiata come mai prima d' ora -Sono delusa anche in questo momento. Ma da te! Perchè non riesci a essere felice per me! Dici di essere la mia migliore amica e poi ti comporti così!- quasi urlo, con le lacrime agli occhi -Mi hai ferito, Eleonora, e da te non me lo sarei mai aspettato- sussurro, per poi correre letteralmente fuori dalla classe.

Mi fiondo giù per le scale fin fuori dall' istituto.
Mi sento chiamare ma non me ne curo.
Corro via, con le lacrime che mi scendono giù per le guance.

Attraverso la strada.
Continuo a correre sul marciapiede, evitando i passanti.
Corro, fino a quando non mi sento agguantare.

-Ehi, dove scappi?- sorride, Feffe, prima di vedermi in faccia -che succede?- chiede, poi, preoccupata.

La osservo per pochi secondi.
Fisso i suoi occhioni verdi, specchiandomici.
Mi butto tra le sue braccia.
Dopo un momento di sorpresa, mi stringe.
E lì mi ritrovo a pensare di essere esattamente nel posto che stavo cercando di raggiungere.


                                         **********



-Capisci?- mugola, asciugandosi gli occhi -odio quando fa così-

Annuisco lentamente.
siamo sedute su una panchina del parco.
Federica si è un po' calmata e mi ha raccontato tutto.
Credo di detestare ancora di più la Santoro.

-Io...io non voglio che tu stia così- sussurro, abbassando lo sguardo -insomma, se per uscire con me devi litigare con lei...posso farmi da parte...-

-No!- esclama, richiamando il mio sguardo -io voglio uscire con te e lei deve capire che non può fare così-

-Sicura?-

-Sicurissima- finalmente sorride, permettendomi di nuovo di bearmi di quella bellissima smorfia.

Quando si è rifugiata tra le mie braccia, mi è esploso il cuore di gioia.
Averla lì, poterla stringere è stata un' emozione veramente forte.
Emozione che raramente ho provato.
Un' emozione diversa dalla rabbia che provo di solito.

Non mi piace vederla così.
Sono abituata a vederla felice e sorridente.
Ed è così che voglio continuare a vederla.

-Insomma, che vuoi fare?- 

-Prima di tutto, voglio le coccole!- afferma, sorridendo.

-Le coccole?- chiedo, stranita.

-Si!- annuisce -le coccole!-

-Io...io non sono tanto sicura di saperle fare..- ammetto, imbarazzata.

Le coccole.
L' ultima volta che qualcuno me le ha fatte è stato almeno tre anni fa.
Mi ricordo ancora quando.
Era il giorno del mio dodicesimo compleanno ed ero da mia nonna.
Dopo aver mangiato la torta mi era venuto sonno.
Lei mi ha portato a letto e mi ha fatto le coccole fino a quando non mi sono addormentata.
Non mi sono mai più sentita felice come in quel momento.

-Oh avanti, tutti sanno fare le coccole!- ribatte, giocosa.

Successivamente si fa più vicina.
Appoggia la testa sul mio petto.
Prende una mia mano, posandosela sulla testa.
Poi mi prende l' altra e la posiziona sul suo viso.

-Adesso accarezzami!- ordina, stampandomi un bacio sulla guancia.

Lentamente faccio come mi ha detto.
Le sfioro i capelli e le accarezzo una guancia.
Le lascio un bacio sulla testa.
La sento sospirare e chiudere gli occhi.
Mi sembra di tornare ad avere dodicianni...

-Vedi? Anche tu sai fare le coccole!-

sorrido.
Restiamo così per qualche altro minuto.
Alla fine si stacca, sorridendomi.

-Ti va se andiamo a fare una passeggiata?-

-Certo- rispondo, perdendomi nei suoi occhi.

-Perfetto!- scatta in piedi, porgendomi una mano.

L' afferro, alzandomi a mia volta.
Intreccia le nostre dita, facendo ondeggiare le nostre mani a mezz' aria.
Iniziamo a camminare in silenzio.

-Francesca?-

-Si?-

-Grazie!- mormora.

-E per cosa?- domando, stranita.

-Per avermi ascoltato-



                                                   **********





-Nono, la più bella in assoluto è "Il Gelsomino Notturno!"- ribatto, strappando qualche filo d' erba e tirandoglielo addosso.

-Non se ne parla proprio!- scuote la testa, ripulendosi i vestiti dalla mia marachella -la più bella è "X Agosto"-

-Ma dai! E' scontata! E' come chi racconta la sua triste storia per farsi prendere nei reality! Lui ha fatto uguale, però per entrare tra i grandi della poesia!- 

-Cosa?- dice, indignata -non sai quel che dici! Questa è pura blasfemia!-

-Pfff- sbuffo, prima di scoppiare a ridere per la sua faccia.

Siamo sedute vicino al laghetto del parco.
Dove eravamo state anche la prima volta.
Siamo una di fronte all' altra e stiamo discutendo sulle opere più belle di Pascoli.
Devo ammettere che Francesca è molto ferrata sull' argomento.


-"..E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!.."- 


-E con questo cosa vorresti mai dirmi?- sorrido, inarcando un sopracciglio.

-Sai che rappresenta? Pascoli associa le stelle cadenti, al pianto del cielo davanti alle crudeltà, cattiverie. Io penso che sia grandiosa questa similitudine!-

-Ok, adesso una domanda mi sorge spontanea- affermo, interrompendola -tu, discreta studentessa del licelo grafico, come fai a essere così informata e colta sulla letteratura?-

-Mi piace leggere, tutto quì- risponde, con un' alzata di spalle.

-E perchè non hai fatto il classico?-

-Ho detto che mi piace leggere, non studiare- precisa, confondendomi -se devo fare qualcosa per forza, non mi piace. So qualcosa sulla poesia perchè mi appassiona e perchè è un qualcosa che faccio nel tempo libero-

-Credo di non aver capito-

-La letteratua è un hobby per me. Se dovessi studiarla sul serio, penso che perderebbe il suo fascino su di me-

Rimango a fissarla per un po'.
Rifletto sulle sue parole.
Alla fine sorrido, perchè ha fottutamente ragione.

Parlando con lei, imparandola a conoscere, capisco sempre più quanto gli altri si sbaglino sul suo conto.
Francesca è una persona fantastica.
E' intelligente, simpatica, interessante...
Mi riesce difficile trovarle un difetto.

Mi ha fatto tenerezza quando ha detto che non sapeva fare le coccole.
Insomma, che vuol dire?
Tutti le abbiamo ricevute e fatte!
Avrà pur visto come gliele fa sua madre, no?!
Non riesco a capire.

-E invece dimmi, perchè ti piace così tanto "Il gelsomino notturno"?- domanda, interrompendo i miei pensieri.

-Perchè trovo che sia fantastico come Pascoli abbia associato questo fiore alla donna. Mi spiego: il gelsomino dischiude i propri petali la notte, richiudendoli al mattino. E' nel silenzio della notte che permette alle farfalle notturne di trasmettere il suo polline in modo da essere fecondato e così pure le donne...-

-Che la notte si fondono con il proprio compagno, consolidando il rapporto e in modo da dare luce ad una nuova vita- conclude lei al mio posto, sorridendo.

-Esattamente!-

-Ma hai dimenticato una cosa- 

-Cosa?-

-Che adesso si fa l' Amore a qualsiasi ora del giorno e che quindi la sua metafora va a puttane!-

-Scema!- scoppio a ridere, senza riuscire a controllarmi.

-Ammetti che ho ragione e chiudiamo qui questa conversazione!-

-Mai!-

Mi butto su di lei, iniziando a punzecchiarle i fianchi.
Francesca ride, dimenandosi.
M' implora di smetterla, cercando di liberarsi.

Alla fine ci riesce.
Con un colpo di reni, inverte le posizioni.
Mi blocca le mani ai lati della testa, sorridendo trionfante.

-E ora come la mettiamo?- sogghigna.

-Non vale! Non posso competere con il capitano del Prato! Sono solo un piccolo, povero secondo centro!- mugolo, facendo il broncio.

-Sei tu che mi hai sfidato!- si difende, liberandomi le mani.

-Futili dettagli-

Sorride.
Rimaniamo a fissarci negli occhi.
Alla fine mi alzo sui gomiti, avvicinando il viso al suo.
Alterno lo sguardo tra le sue iridi e le sue labbra.
Poi mi lascio andare e la bacio.

Faccio scontrare le mie labbra con le sue.
Porto una mano sul suo viso, attirandola maggiormente a me.
Dopo poco la sento ricambiare.

Le nostre labbra si muovono in sincronia.
Come fossero state create appositamente per questo.
Come se non dovessero fare nient' altro.

Le labbra di Francesca sono così morbide.
Così perfette.
Non vorrei lasciarle mai più.

Dopo poco lei si stacca.
Apre gli occhi guardandomi.
La osservo curiosa.

Mi fissa per altri pochi secondi.
In fine si tuffa sulla mia bocca.
Poggia entrambe le mani sulle mie guance, come ad assicurarsi che non mi muova.

Fa scorrere la sua lingua sul mio labbro inferiore, richiedendo il permesso.
Come se ci fosse il bisogno di chiederlo.
Pochi attimi dopo, le nostre lingue giocano insieme.
Si scontrano per poi allontanarsi di nuovo.
Potrei morire in questo bacio.



                                                **********


Abbandono le sue labbra.
Apro gli occhi.
Mi perdo in quel verde smeraldo, adesso così intenso.
Mi ritrovo a sorridere.

Il cuore mi batte all' impazzata.
Il petto si alza e si abbassa velocemente.
La testa è così leggera...

Mai, mai mi sono sentita così in pace con me stessa.
Mai cosa mi è sembrata così giusta.
Pensavo che baciare una ragazza sarebbe stato strano..
E invece, invece è la cosa più bella che io abbia mai fatto.
Lei, è la cosa più bella che io abbia mai incontrato.

-Non stai per scappare, vero?- domanda, preoccupata.

-Perchè, dovrei?-

-Assolutamente no!- sorride, gettandomi le braccia al collo.

Rimaniamo abbracciate per un tempo che mi pare infinito.
Mi sento così talmente in pace, che non vorrei staccarmi mai più.
Con Federica, tutti i miei problemi sembrano non avere importanza.

Alla fine mi stacco, rotolandole affianco.
Lei si stende poggiando la testa sulle mie gambe.
Prendo ad accarezzarle i capelli, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Tu mi fai stare bene..- mormoro, sorprendendomi delle mie stesse parole.

-Anche tu-

-Mi spiace per la Santoro-

-Non è colpa tua- sospira -Eleonora è una testona orgogliosa. Non ammette mai quando sbaglia. Rimane convinta delle sue convinzioni e cambiare opinione, per lei, sembra una cosa impossibile-

-E allora perchè le sei così amica?- chiedo, confusa.

-Perchè non è solo così. Ele è la persona più buona che io conosca- sorride, intrecciando una sua mano con la mia libera -lei è forte, determinata, altruista e non molla mai fino a quando non raggiunge il suo obiettivo. Mi ha aiutato molto, sai? Quando mi sono scoperta...così, lei mi ha aiutato ad accettarmi, mi ha fatto capire che non c'è qualcosa di sbagliato in me, che sono una persona come tutte le altre, che ama allo stesso modo e che non ha niente di cui vergognarsi. Lei mi ha sempre protetto da ogni cosa. E' il mio punto di riferimento e non credo di poter stare senza di lei..-

-Capisco- sussurro, assimilando ogni sua parola.

La Santoro è per lei, quello che Lorenzo e Alessandro sono per me.
Loro sono quelle persone che sappiano non ci abbandoneranno mai.
Che ci accompagneranno per tutta la vita.
E' impossibile rinunciarvi.
Perchè, ormai, fanno parte di noi.

-Posso fare qualcosa?-

-Si- annuisce, mettendosi seduta, così da potermi guardare negli occhi -permettimi di conoscerti. Fammi entrare nella tua vita, rendimi partecipe- dice, spiazzandomi -tu mi piaci davvero molto e voglio sapere tutto di te. Con te sto bene. Stare con te mi sembra la cosa più naturale al mondo, come se ci conoscessimo da una vita. Quindi, permettimi di conoscerti-

Rimango a fissarla del tutto senza parole.
Nessuno si era mai interessato a me, all' infuori dei miei amici.
E poi arriva lei e stravolge completamente la mia vita.

D' un tratto mi scopro interessata alle ragazze o bhé, almeno ad una.
All' improvviso m' importa di piacere a qualcuno.
Da un giorno a un altro, mi sembra come se la mia vita fosse cambiata radicalmente.

Quando poco prima mi ha baciata, mi sono sentita viva per la prima volta.
Mille emozioni tutte nuove mi hanno travolto e sorpreso.
E tutto questo mi fa paura e allo stesso tempo mi fa venire voglia di scoprire cosa altro c'è.
Cosa si nasconde in me, che ancora non conosco.
E so per certo che l' unica persona che può tirare fuori questa parte di me, è Federica.

-Lo farò- dico, in fine -ma devi darmi del tempo, ok? Per me, questo, è tutto nuovo! Non so come si fa e ho bisogno che tu mi aiuti a capire-

-Ehi- sorride, accarezzandomi una guancia -di cosa hai paura, Francesca?-

-Di farti del male-

-E perchè mai dovresti farmene?-

-Perchè è l' unica cosa che mi riesce fare- mormoro, abbassando lo sguardo.

-Che ti riesce o che pensi di fare?-

-che vuoi dire?- chiedo, incuriosita.

-Conosci Pirandello?- domanda, continuando una volta che ho annuito -ecco, secondo me tu ti comporti come i protagonisti delle sue novelle. Tu pensi di essere una cattiva persona, solo perchè gli altri ti disegnano così- afferma, sorridendo -non devi mettere sù maschere diverse con me, Franscesca. Con me, devi essere la vera te e non quello che gli altri credono tu sia-

-E se io fossi davvero come gli altri pensano?-

-Impossibile- sbuffa, scuotendo la testa -tu sei molto di più e farò in modo che tu lo capisca-

Sorride.
Si sporge in avanti e mi bacia.
E d' un tratto, tutte le ansie, tutte le paure, non esistono più.
All' improvviso, ciò che resta, siamo io e Lei.
Solo io e Lei.
Un solo, che sembra tutto.



_________________________________________________________________________________________________

Buona sera ^^

Ok, dovete ammettere che sto migliorando!
Insomma, non sono passati mesi dall' ultima volta che ho aggiornato, no?! ù.ù
Almeno una pacca sulla spalla per l' impegno, me la merito! 
Che dite?!

Comunque, questo capitolo sigilla lo sbocciare di questa nuova e attesa relazione!
Adesso sono ufficialmente una coppia! 
E quindi, ne vedremo delle belle.

Non ho altro da aggiungere!
Spero vi sia piaciuto!
Aspetto con ansia i vostri pareri!
Un bacio a tutti!

-Crige-

Ps: per chi non lo sapesse, la mia ragazza scrive e secondo me non è niente male! Quindi, se volete passare a leggere qualche suo lavoro, questa è la sua pagina!
Un grazie speciale a chi lo farà! ^^
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=243117



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Capitolo 13
*** Pffff. ***




Le persone sbuffano.
E' un dato di fatto.
chi per noia, chi per disappunto e chi solo per il gusto di farlo.
Ma tutti sbuffiamo.

Questo film è una palla? Pfff!
Tu sparli di uno che ha sparlato di te? Pffff!
Tu sbuffi? Pffff!

Sbuffiamo.
Sbuffiamo in attesa di un qualcosa di diverso.
Un qualcosa che è noto come il nome di "svolta".

Aspettiamo questa svolta con trepida attesa.
Perchè pensiamo che la nostra vita sia piatta.
Sia tutta uguale.
Una routine noiosa e appunto, monotona.

Aspettiamo un qualcosa che non ci faccia più sbuffare.
Ma, anzi, che ci faccia esclamare di sorpresa.
Un "maremma maiala" urlato a pieni polmoni.
O se non sei toscano bhé, un "cazzo"?!
Fatto sta che aspettiamo che qualcosa cambi.

Perchè ad un tratto quella svolta ci sarà.
E tutto, tutto sembrerà migliore.
Ti alzerai dal letto sorridente.
Andare a scuola o a lavoro non sembrerà più tanto tragico.
E senza che neanche te ne accorga, smetterai di sbuffare.

Ci vuole pazienza, si sa.
Ma prima o poi verrai ripagato.
Prima o poi un sorriso sorpreso, sorprenderà il tuo volto.
Prima o poi....
Fino a quel momento.....pfff!




                                             **********


E come ogni mattina, BUON GIORNO FIRENZE!
Apro le persiane di cameria mia, facendo entrare la luce.
Inspiro a pieni polmoni la brezza fresca mattutina.
Sorrido al sole, che mi da il suo solito Buon dì!

Prendo a canticchiare allegra mentre mi vesto.
Un paio di jeans chiari.
Un magione azzurro.
E le mie converse blu elettrico, vecchio regalo di Ele.
Sospiro.
Eleonora.

E' passata una settimana e ancora non ci parliamo.
Purtroppo non mi pento di ciò che le ho detto.
Penso ancora ogni singola parola.
Sta volta non sarò io a scusarmi.
Dovrà fare lei il primo passo.

Recupero lo zaino di scuola e esco dalla stanza.
Mi fiondo giù per le scale cantando un qualcosa di indefinito.
Salto l' ultimo gradino e mi dirigo in cucina.

-Buon giorno, Tesoro- mia madre mi accoglie con un gran sorriso e una tazza di latte fumante.

-'Giorno mamma!- ricambio il saluto, sedendomi a tavola con lei.

Butto un' abbondante dose di cereali al miele nella mia tazza.
La ammiro per qualche secondo, per poi iniziare a mangiare con gusto.
Dio, amo questa colazione.

-Fede, come mai oggi sei più raggiante del solito?-

-Niente, mà!- rispondo, ancora con la bocca piena -sono solo felice!-

-E questa felicità è per caso dovuta ad una ragazza?- chiede, alzando un sopracciglio.

-Ma cosa dici??!!- strillo, imbarazzata, diventando tutta rossa.

-Scusa, chiedevo solo- ridacchia sotto i baffi, tornando al suo giornale.

Ecco.
Come al solito quella lì ha già capito tutto.
Aaaah, queste madri dotate di super poteri telepatici.

-Fabio?- domando, finendo di bere il mio latte.

-E' già uscito- dice, semplicemente -passa Eleonora o ti devo accompagnare?-

-Se vuoi vado a piedi!-

-Non dire sciocchezze!- sventola una mano con non curanza -non mi cambia niente accompagnarti- afferma, puntando i suoi occhi nei miei -non hai ancora risolto con Ele?-

-No- scuoto la testa -è una testona orgogliosa!- sbuffo, imbronciandomi.

-Vedrai che presto si risolverà tutto- poggia una sua mano sulla mia, stringendola leggermente -siete come culo e camicia voi due- mi fa un occhiolino, alzandosi successivamente -dai, andiamo, ti accompagno e poi vado ad aprire la libreria!-

-Ok!- esclamo, scattando in piedi.

Recupero lo zaino da terra, mettendomelo in spalla.
Sfreccio fuori di casa, fiondandomi in auto.
Mi metto la cintura e aspetto mia madre.

Poco dopo mi raggiunge.
Si mette alla guida e parte.
Il tragitto è breve.
Infatti, dopo poco più di cinque minuti, siamo già davanti scuola.

-Buona giornata e fai a modo!- esclama, lasciandomi un bacio sulla guancia.

-Ciao!- saluto, scendendo e chiudendomi lo sportello alle spalle.

Entro nel cortile della scuola.
Scorgo subito Eleonora fumare al nostro solito posto.
I nostri occhi si incrociano per qualche secondo, prima che lei distolga lo sguardo.
Sbuffo, dirigendomi verso una panchina davanti a me.

Mi siedo, tirando fuori dallo zaino il libro di storia.
Inizio a rileggere distrattamente ciò che ho studiato la sera prima.
Che palle la rivoluzione industriale.
Sospiro annoiata, richiudendo il libro e riponendolo dov'era.

Alzo lo sguardo e senza che me ne accorga, mi ritrovo a sorridere.
Dall' entrata principale, infatti, appare Francesca.
Cammina svogliatamente.
Lo zaino abbandonato su una sua spalla.
I lunghi capelli castani, intrappolati sotto il cappuccio della sua felpa rossa.
Un paio di ray ban scuri a goccia, a coprirle quegli occhi verdi che io adoro.
Pantaloni della tuta e nike alte, a completare il suo abbigliamento.
E' bellissima.

La vedo recuperare un pacchetto di sigarette dalla tasca.
Storcio il naso, contrariata.
Se ne accende una, tirando una leggera boccata.
Sorride, quando incrocia il mio sguardo.

Lentamente si avvicina.
Saluta con un cenno della mano i suoi amici, seduti sulla loro solita panchina.
In fine, mi si para di fronte.

-Ehi- saluta, contenta.

-Fefè!- esclamo, allegra, ridendo della sua faccia a quel nomignolo.

-Sai che odio quel soprannome- si lamenta.

-E tu sai che io, invece, lo amo- ribatto, invitandola a sedersi.

Accoglie il mio invito.
Si lascia cadere accanto a me.
Poi torna a guardarmi.

Piano piano, avvicino una mia mano alla sua, con discrezione.
Sfioro le sue dita con le mie.
Sorride.

-Che fai oggi?- le domando, curiosa.

-Ho un impegno noioso- sbuffa.

-Del tipo?-

-Niente di importante- scuote la testa, tagliando corto -tu?-

-Io credo che andrò a studiare in biblioteca-

-Ok- annuisce -se mi libero prima, ti raggiungo!-

-Perfetto!- dico, contenta -ma quindi, oggi c'è la possibilità che non staremo neanche un po' insieme?-

-Bhé, se vuoi, alla seconda ora sarò sulle scale anti-incendio- m' informa.

-Bene!- rispondo, udendo subito dopo il suono della campanella -allora a più tardi!- mi alzo, stampandole prima un bacio sulla guancia.

-A dopo-




                                                       **********
Non so se è giusto quello che sto facendo.
Non so se è la cosa migliore.
Migliore per me e per lei.
Temo che possa accaderle qualcosa.

Ho lasciato che si avvicinasse a me.
Che si affezionasse.
Che io mi affezionassi.

Ho seppellito in una parte remota della mia testa, tutto il male che c'è nella mia vita.
Male che ho paura possa coinvolgerla.
A partire dal "lavoro" che faccio.
"Lavoro", con il quale devo fare i conti anche stasera.

Federica è pura e innocente.
E' sempre solare e allegra.
Spruzza voglia di vivere da tutti i pori.

Io sono del tutto il contrario.
Sorrido difficilmente.
E di sicuro non sono né pura, né innocente.
La mia vita è un casino e non posso permettermi di lasciare che esso la coinvolga.
Ma fino a quando riuscirò a nasconderle tutto?

-Eccoti!- sobbalzo, quando due braccia mi avvolgono il collo da dietro.

-Fede!- esclamo, posando il libro che avevo in mano, in terra -mi farai prendere un infarto, un giorno di questi!-

-Esagerata!- sorride, sedendosi accanto a me -che leggevi?-

-Anna Karenina di Tolstoj!-

-Mai letto!- scrolla le spalle -allora, che scusa hai usato per poter essere qui?-

-Nessuna scusa- rispondo -ho fatto in modo che il prof mi buttasse fuori!-

-E come?- chiede, contrariata.

-Mi sono accesa una sigaretta in classe- dico, con non curanza.

Scuote la testa.
Mi guarda duramente.
In fine s' imbroncia.

-Non mi piace!- afferma -hai una media di voti alta, perchè te la devi rovinare con la condotta?-

-Mi spiace- sorrido -io non sono fatta per stare ferma e buona su una sedia per tutto il giorno-

-Pffff- sbuffa, voltando il capo dall' altra parte.

Mi scappa un sorriso di fronte a tale gesto.
Scruto il suo profilo perfetto.
M' incanto a fissarla.

Oggi ha tenuto i lunghi capelli biondi, sciolti e ribelli sulle spalle.
Amo pure il suo modo di vestire.
Semplice, ma estremamente azzeccato.

Ad un certo punto, la vedo rabbrividire.
Le passo una mano sulle spalle, attirandomela contro.
Le lascio un bacio sulla tempia.

-Freddo?-

-Un po'- ammette -ma ora va meglio- sorride, puntando i suoi occhi nei miei.

-ci credo, indossi solo un maglione azzurro a dicembre!-

-Parla quella che va sempre in giro con una felpa- 

-Si, ma io ho constantemente caldo!- ribatto -tieni- dico, recuperando il mio giaccone nero e porgendoglielo -metti questo-

-E te?-

-E io sto bene così!- le faccio un occhiolino, sorridendo successivamente.

Ricambia il sorriso, per poi staccarsi leggermente.
Prende il giacchetto dalle mie mani.
La guardo mentre se lo infila.
Le sta benissimo.

Torna tra le mie braccia.
Avvicina il viso al mio.
Mi lascia un leggero bacio sulle labbra.
Sto per approfondirlo, quando il suono della campanella m' interrompe.

-Devo andare- sussurra, sfiorando il mio naso con il suo -grazie per la giacca-

-Figurati-

-Vado- afferma, regalandomi un altro soffice bacio -rientra in classe e cerca di comportarti bene!- ride, scappando via.

Scuoto la testa divertita, alzandomi a mia volta.
Recupero tutte le mie cose, avviandomi dentro la struttura.
Raggiungo la mia classe entrandovi.
Mi lascio cadere sulla mia sedia, al mio banco.
Sospiro.

Ultimamente mi sento così bene, da spaventarmi.
Era da tanto che non ero di buon umore per più di due giorni di seguito.
Federica ha uno strano effetto su di me, ma la cosa non mi dispiace per niente.
Ma non so quanto bene possa farle io, con tutti i miei casini..



                                                       **********


Sbadiglio per l' ennesima volta, in quest' ultima ora.
Porto le braccia in alto, stiracchiandomi.
Sbuffo sonoramente, guadagnandomi qualche occhiataccia dalle persone nei tavoli vicini.

Che palle.
Detesto storia.
Mi annoia.
E destesto anche studiare da sola.

Solo che con Eleonora ho litigato.
Feffe aveva un qualche impegno.
E quindi, eccomi qui!
Pffff.

Lascio cadere la matita sul libro aperto di fronte a me.
Poggio un gomito sul tavolo, sorreggendomi una guancia con la mano.
Mi perdo a fissare fuori dalla finestra.

Come sempre, pulula di ragazzini che giocano tra di loro.
In effetti, anche io alla loro età andavo a giocare là fuori.
Perchè c'è un enorme prato e, poco distante, vi è anche qualche scivolo e altro gioco per bambini.
Era divertente.
Ci venivo sempre con Ele.

-Fede!- sobbalzo, sentendomi chiamare.

Mi ritrovo davanti Cinzia che mi saluta allegra.
Accanto a lei, una certa Testona si guarda la punta delle scarpe.
La guardo per qualche secondo, per poi sorridere alla mia amica.

-Ehi!- saluto, allegra -siete venute pure voi a studiare qui?-

-Già!- annuisce -io devo fare una ricerca e Ele deve studiare storia, come ben saprai!-

-Capito!-soffio -Bianca?-

-Oh, è con la sua nuova fiamma!- ride -presto si stancherà e tornerà a rompermi le palle!-

Mi unisco alle sue risate.
Ele è ancora impassibile.
Non mi degna neanche di uno sguardo.

-Dovremmo iniziare a darci da fare- mormora, in fine, continuando a tenere gli occhi bassi.

-Agli ordini, capitano!- esclama, Cinzia -perchè non vieni al tavolo con noi, F?-

Mi fisso le mani.
Scruto la mia migliore amica.
Poi sospiro.

-Scusa, ma ho bisogno di stare da sola sennò non riesco a concludere niente!-

-Tranquilla!- sorride -allora ci vediamo stasera agli allenamenti!-

-D' accordo- rispondo, guardandole poi allontanarsi.

Odio questo distacco che si è creato.
Odio il non poter correre da lei a raccontarle le cose.
Odio la sua freddezza nei miei confronti.

Posso capire che Francesca non le vada a genio.
Ma questo non le dà il diritto di comportarsi come un' idiota immatura.
Non posso credere che voglia mettere a rischio la nostra Amicizia, per una cosa così stupida.

-Ehi bella bionda- mi volto e Francesca è qui di fronte a me, in tutto il suo splendore.

-Ehi! Che ci fai quì?- domando, sorpresa.

-Ti avevo detto che se mi fossi liberata in fretta, sarei venuta!- risponde, prendendo posto davanti a me.

-Sei venuta a studiare?-

-No- scuote la testa, in un cenno negativo -non posso trattenermi molto, devo tornare a casa-

-Hai il treno tra poco?-

-Tra meno di un' ora- dice, sbuffando.

E' incredibile come mi sia bastato incrociare i suoi occhi verdi, per ritrovare il buon umore.
Il suo sorriso, m' infonde felicità.
La conosco da poco, eppure mi sembra di conoscerla da una vita.

-che studi?-

-Storia- sbuffo -la odio!-

-Ti capisco, neanche a me piace studiarla-

Francesca mi scruta.
Fissa i miei occhi con attenzione.
Poi, con mia grande sorpresa, afferra la mia mano abbandonata sul tavolo.

-Tutto ok?- domanda, lasciandomi di stucco.

-A dir la verità, no- mormoro.

-C'entra la Santoro, vero?-

Ok.
Come diavolo ha fatto a capire tutto questo, solo guardandomi?
Ha, per caso, la capacità di leggere nel pensiero?
Oppure è solo dannatamente brava a leggere me?

-Già- rispondo, dopo qualche secondo di silenzio.

-Vuoi che la picchi?-

-no!- scuoto la testa -con la violenza non si risolve niente!-

-Che posso fare, allora, per farti stare meglio?- chiede, ansiosa.

Sorrido, riflettendo sulla sua domanda.
Libero la mia mano dalla sua presa, per poi intrecciare le nostre dita.
Punto i miei occhi nei suoi, trovando la risposta.

-Che ne dici di pranzare da me, domani, e di studiare poi insieme?-

-Non so se sono pronta ad incontrare i tuoi genitori-

-Tranquilla!- rido -non ci saranno! Sono fuori città con mio fratello, per una sua gara di moto!-

-Allora credo che si possa fare!- sorride, per poi rubarmi il quaderno e la penna.

-Che fai?-

-Ti scrivo il mio numero di telefono, così se ci sarà qualche problema, mi farai sapere!-

-ok- sussurro, rimanendo senza parole ancora una volta.

-Devo andare o perderò il treno- afferma, alzandosi -ci sentiamo!- dice, lasciandomi un bacio sulla guancia per poi andarsene.




                                                       ***********


Esco dalla biblioteca.
Mi metto il cappuccio sulla testa e ficco le mani in tasca.
Prendo a camminare in direzione della stazione.

Son dovuta andare da Federica.
Ho dovuto correre da lei, prima che potevo.
Altrimenti sarei esplosa.

Ho dovuto fare tre consegne, questo pomeriggio.
Un avvocato, un benestante di famiglia conosciuta e un medico.
Tutte persone rispettabilissime con apparentemente niente in comune.
A parte un segreto che li ha resi dipendenti.

Ma non è ciò che mi ha infastidito.
Lo snervante arriva dopo.
Quando, come sempre, ho dovuto pagare il mio fornitore.

Aveva detto che si sarebbe preso il 20% del ricavo.
Si, un cazzo.
Sui 500 euro che ho guadagnato, se n'è presi la metà.
Vaffanculo.

La gita di scuola che avrà Marta il prossimo mese, costerà sui 100 euro.
E io voglio mandarcela.
Voglio che stia lontana dall' ambiente familiare almeno per un po'.
Quindi, su questo, non si discute.

Ha anche bisogno di vestiti nuovi.
Io posso farne a meno, ma non voglio che lei rinunci a qualcosa.
E poi, devo fare un po' di spesa di nascosto, da mettere in camera nel caso ci venisse fame.
Non posso rinunciare a niente di ciò.
Ma il problema, è che non ho abbastanza soldi.
Dannazione.
Dovrò fare altre consegne...

-Creatini- mi volto, alzando gli occhi al cielo una volta aver capito di chi si tratta.

-Che vuoi Santoro?- le chiedo, sospirando.

-Niente- dice, lasciandomi di stucco -volevo solo sapere...ecco...come sta Federica?-

-E perchè non lo chiedi direttamente a lei?!-

-Ok, ho capito, lascia perdere- soffia, dandomi le spalle, prendendo a camminare.

Sbuffo.
Ci penso per qualche secondo e poi scatto in avanti.
L' afferro per un braccio, facendola voltare.

-Sta bene- le dico, mollando la presa -ma le manchi-

-Io..-

-Senti- sospiro, cercando di mantenere la calma -non me ne importa un cazzo se hai qualche problema con me. Ma mi urta i nervi veder soffrire lei a causa tua- affermo, con tono duro -quindi cerca di mettere il tuo ego e il tuo orgoglio da una parte e, se veramente tieni a lei, valle a chiedere scusa-

-Non hai nessun diritto di dirmi cosa devo fare!- sbotta, allontanandosi di qualche passo.

-Hai ragione- sorrido, sarcastica -ma allora non venire più da me a chiedermi di lei-

Sta per ribattere, quando una ragazza ci raggiunge.
L' ho già vista.
La scruto per un po', prima di capire che è l' apertura del Firenze.


-Ele, andiamo?- le chiede sorridendo -ciao Francesca!- mi saluta, allegra.

-Ciao- ricambio il saluto sorpresa.

-Scusa ma dobbiamo scappare!- esclama -ci vediamo sul campo!- dice, prima di andarsene trascinandosi dietro la bionda.


Rimango per qualche secondo, impalata sul posto.
Punto primo: di certo non mi aspettavo un saluto amichevole.
Punto secondo: ho la conferma che la Santoro è una testa di cazzo.
Punto terzo: che diavolo succedere, oggi?!

Riprendo a camminare.
Raggiungo la stazione dopo una decina di minuti.
Arrivo al binario di mio interesse, salendo sul treno.

-Feffe!- con mia soprpresa, vedo Lorenzo occupare il posto di fronte al mio.

-Che ci fai, tu, qui?-

-Ero rimasto da Alessandro! A proposito, ti saluta!-

-Vaaa bien- rispondo, distrattamente.

-Comunque, domani vieni con noi al parco?-

-No- scuoto la testa -sono a pranzo da Federica-

-ok- dice, secco.

Capisco subito che c'è qualcosa che non va.
Abbassa lo sguardo.
Sospiro.

-Avanti, che vuoi dirmi?-

-Niente-

-Ti conosco- ribatto.

-E va bene- si arrende -senti, sono contento che ti trovi bene con lei, ma hai pensato a tutte le conseguenze? E non mi riferisco ai pettegolezzi della gente, ma alla specie di lavoro che fai e al fatto che suo fratello frequenta quello stesso giro-

-Che stai cercando di dirmi?- chiedo, iniziando ad alterarmi.

-Come pensi di dirglielo a lei?-

-Non lo so- ammetto, alzando le spalle.

-Come credi che la prenderà? E cosa le dirai quando vorrà conoscere i tuoi genitori? Cosa pensi che..-

-Adesso piantala!- sbotto, battendo un pugno sul bracciolo del sedile -perchè cazzo mi stai facendo tutte queste domande, eh? Cosa credi che non me le faccia già abbastanza per conto mio? La verità è che non lo so, ok? Non so cosa succederà! E per dirla tutta, non so neanche se durerà. E' inutile che mi fasci la testa prima di rompermela..-

-Si, ma..-

-Ma un cazzo!- quasi urlo, alzandomi in piedi -potresti darmi tregua, eh? Potresti solo farmi godere questa cosa? Finalmente c'è qualcosa di cui m' importa, che mi rende felice e te me la stai rovinando!-

-Scusa, non era mia intenzione! E' solo che..-

-E' solo che non sono affari tuoi!- chiudo lì la conversazione, recuperando le mie cose e cambiando vagone in attesa di arrivare a Prato.

Ok, magari ha ragione.
Dovrei pensare a risolvere quelle cose.
Il punto è che ci penso costantemente.
Cerco di trovare una soluzione, ma non ci riesco.
Sembra non esistere una via d' uscita che impedisca a Federica di lasciarmi.

Cosa dirà quando scoprirà che le voci sul mio conto non sono tutte falsità?
La deluderò.
La deluderò e non vorrà più vedermi.

Ecco perchè non posso dirglielo.
Non voglio perderla.
Anche se la conosco da poco, mi ha già donato tanto.
Il sorriso prima di tutto.
Non posso rinunciare a lei.
Non voglio rinunciarci.



_________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti e scusate l' attesa ^^
Ho avuto qualche imprevisto che mi ha impedito di scrivere.
A partire da una spalla che mi sono quasi lussata e che quindi ho dovuto tener ferma per un po'.
No comment -.-
Comunque adesso eccomi qui!

Che dire di questo capitolo?
E' diciamo...strano!
Feffe che non litiga con Eleonora, ma con Lorenzo.
Fede che rimane senza parole quando Francesca capisce esattamente cosa le prende.
Quest' ultima che trova sempre più in F, una via di fuga dai suoi problemi.
E intanto.. c'è un pranzo in sospeso.
Chissà cosa accadrà!

Adesso vi lascio!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento sennò....pfff xD
Scherzo xD Se così non è, scrivetemi pure il perché ;)

Un bacio a tutti!
Crige.

Ps: per chi non avesse letto la mia ultima one shot su Feffe e Alessia e voglia farlo, questo è il link!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2527390&i=1

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Capitolo 14
*** Prime confidenze. ***



Sin da quando siamo piccoli, ci sentiamo dire di continuo delle cose.
Veniamo bombardati da ideali, valori e principi. 
Tanto che alla fine siamo portati a credere che quelle siano verità e tutto il resto bugie o assurdità.

Tutti però abbiamo in comune una frase.
Un qualcosa che ci viene indotto.
"Quand'è che ti trovi un fidanzatino\a?"
O sbaglio?!

Quella domanda ci viene fatta così talmente tante volte che, in fine, crediamo che quella sia la cosa più importante.
Che saremo realizzati solo quando troveremo un\a fidanzatino\a.
Ma ora che siete crusciuti, continuate a pensare che sia così?

Crescendo, mi sono resa conto che ci son cose più importanti nella vita.
Certo, trovare l' Amore è un punto fondamentale.
Infatti, quello è Necessario per la nostra felicità.
Ma l' Amore, basta?

No.
Io non credo che basti.
L' Amore è tutto, ma non abbastanza.

Sapete cosa è più importante?
No?!
L' Amicizia.

L' Amicizia con la A maiuscola.
Quella che ti fa ridere, piangere, essere orgoglioso e incazzare.
Quell' Amicizia che nonostante mille litigi, continua a esistere.

Sono gli amici il vero motore di ogni cosa.
Le tue risate della giornata.
La quantità di cazzate fatte in adolescenza.
Sono queste cose, che ricorderai per sempre.

E non c'è soddisfazione più grande quando avanzi verso il tuo Amico, tenendo per mano il tuo Amore.
Quando lo guardi negli occhi e gli dici che si, lui\lei è quello\a giusto.
E poi, quando il tuo Amico ti sorride dandoti la sua approvazione, è proprio in quel preciso momento che ti rendi conto di aver finalmente trovato la tua felicità.

Ecco perchè vi dico di scegliervi bene gli Amici.
Coloro che ti sgrideranno quando commetterai un errore.
Che rideranno e festeggeranno con te ogni tuo successo.
Loro che, nonostante tutto, continueranno ad esserci.




                                                                                 **********


Entro a testa bassa nello spogliatoio.
Abbozzo un sorriso accennando un saluto generale alle mie compagne.
Mi dirigo verso il mio solito posto, sospirando.

Alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare la panchina vuota.
Eleonora non c'è.
Sbuffo, iniziando a cambiarmi.

-Ehi, F!- un' allegra Cinzia mi saluta sorridente.

-Ciao, Cinzia- ricambio il saluto, cercando di essere il più naturale possibile -Bianca?-

-E' già in campo, doveva dire non so che cosa ad Antonio- 

-Capisco- annuisco, voltandomi ad attaccare i miei vestiti sugli appositi ganci della panca.

Mi ha fatto male la freddezza di Ele, oggi in biblioteca.
Non mi ha mai trattato così.
Insomma, capisco che è arrabbiata ma rimango comunque la sua migliore amica.

Cinzia si siede.
Mi fissa per qualche minuto.
Poi sospira.

-Fede, possiamo parlare un attimo?- chiede, con tono serio.

Tono che non le si addice per niente.
Di solito fa sempre la scema e ride continuamente.
E' per questo che andiamo molto d' accordo.

-Ok- acconsento, sedendole accanto.

-Senti, io non so cosa sia successo tra te e Ele- inizia, abbassando lo sguardo -ma si vede che ci sta male e che le manchi molto. Credi che durerà ancora per tanto, questo vostro silenzio reciproco?-

A quel punto, decido di buttare fuori tutto.
Di dirle esattamente cosa sta succedendo.
Perchè si, anche io ci sto male e ho bisogno di parlarne con qualcuno.
Qualcuno fuori a questa situazione.
Quindi né Ele, né Francesca.

-Anche lei mi manca- affermo -ma io non posso passarci sopra, questa volta-

-Ma perchè? Cosa è successo?-

-Va bene, te lo dico- sospiro, cercando le parole giuste -Ho iniziato ad uscire con Francesca Creatini- dico, in fine, tutto d' un fiato.

-E che male c'è, scusa? Ognuno si sceglie gli amici che vuole!-

-No, non hai capito- scuoto il capo -intendo..uscire, uscire!-

-Oh- sgrana gli occhi -ah- mormora, spiazzata.

-Già- annuisco.

Sa che mi piacciono le ragazze.
Come lo sanno tutte le altre mie compagne di squadra.
Eleonora mi aiutò a dirlo a tutte.
Dicendo loro che se qualcuna aveva di problemi a riguardo, poteva anche andarsene.
Nessuna lo fece.

-Bhé, ci credo, è una figa assurda!- esclama, poi, lasciandomi senza parole.

-Come?- balbetto, incredula.

-Si! Dai, è una ragazza bellissima! E finché non la si conosce bene, non si può dire se le voci sul suo conto sono vere o no-

-Fidati, non lo sono!- sorrido, contenta per la sua approvazione -Lei è fantastica-

-Sono contenta per te, Fede!- si apre in un enorme sorriso, stringendomi affettuosamente una mano -immagino, quindi, che Ele si sia arrabbiata per questo. Si preoccupa per te-

-Lo so, questo- ribatto -ma quella Testona non vuole prendersi nemmeno la briga di conoscerla!-

-Mica ho detto che è intelligente!- afferma, facendomi scappare una breve risata -Lo sai com'è, F. Lei è molto protettiva nei tuoi confronti, vedrai che quando capirà quanto ti rende felice, cambierà idea-

-Lo spero- mormoro -però mi manca da morire- 

-E tu a lei- mi sistema una ciocca di capelli ribelle, dietro l' orecchio -vedrai che presto le cose torneranno come prima. Insomma, siete Eleonora e Federica! Tutti, ormai, parlano di voi come una cosa sola!- ride, contagiandomi -dalle tempo-

-Va bene- annuisco -a proposito, dov'è?-

-Non lo so- risponde -ha detto solo che aveva da fare-

-Capisco-

-Comunque, perchè non porti Francesca ad una nostra prossima serata?-

-E Ele?-

-Senti, la sua testardaggine non può impedirmi di conoscere chi ti fa sorridere in questo modo!-

Le sorrido grata, abbassando poi la testa.
sapevo che avrei fatto bene a raccontarle tutto.
Adesso, sto decisamente meglio.
Solo, conoscendo almeno un poco Fefé, dubito che accetterà subito...





                                            **********


Entro piano in casa, cercando di fare il meno rumore possibile.
Chiudo la porta alle mie spalle.
Mi avvio, in punta di piedi, verso la mia camera.
C'è troppo silenzio.

Infatti, prima che possa aprire la porta della stanza, una mano mi afferra per il polso.
Mi volto trovandomi di fronte mio padre.
A sentire dal puzzo di alcool che emana, deve essere ubriaco.

-Dove sei stata?-

-In biblioteca a studiare- rispondo, sostenendo il suo sguardo.

Una risata roca gli esce dalla gola.
sorride in un modo inquietante.
Lascia la presa, avvicinandosi di qualche passo.

-A studiare- ripete, ridendo -non serve a un cazzo, studiare! Devi andare a lavorare! Devi contribuire alle spese della casa! Tu e tua sorella siete solamente delle scroccone!-

-Certo- dico, sarcastica -come se tu mi passassi qualche soldo-

Uno schiaffo lascia la sua impronta sulla mia guancia destra.
Sento bruciare la parte lesa.
Ma non ho intenzione di muovere un muscolo.
Non gli darò questa soddisfazione.

-Ingrata!- ringhia -stasera resterai senza cena-

Scoppia a ridere di nuovo.
Alla fine si volta, tornando barcollando verso la cucina.
Lascio andare un sospiro di sollievo.
Entro finalmente in camera, chiudendo subito la porta a chiave.

-Tata!- 

Marta mi corre incontro, saltandomi addosso.
La sollevo in aria, sorridendo.
La faccio roteare un po', per poi lasciarla di nuovo a terra.

-Ciao, Piccola- mormoro, lasciandole un buffetto sul naso -hai fatto la brava a scuola?-

-Si- annuisce vistosamente -Lorenzo poi mi ha accompagnato a casa! Sono qui da quando son tornata!-

-Brava!- le bacio la fronte, sollevata -allora ti merito proprio questo buonissimo tramezzino al tonno e maionese!- affermo, tirando fuori dallo zaino due tramezzini.

-Siiii!- esclama, togliendomi dalle mani il suo.

-Per me, invece, gamberetti e salsa rosa!- sorrido, vedendola mangiare con gusto.

Prendo anche una lattina di coca-cola porgendogliela.
Esta thé al limone per me.
Mi siedo sul letto pentendomi, come sempre, per come ho avuto i soldi per tutto questo.
In fine, prometto a me stessa che appena troverò qualcosa di meglio, mollerò tutto.

Sono talmente assorta nei miei pensieri, che non sento la suoneria del cellulare.
Alzo la testa, scorgendolo abbandonato sul pavimento.
Prima che possa fare qualsiasi cosa, Marta risponde al posto mio.

-Pronto?- pausa -No, sono Marta- sorrido, vedendola sorridere -è qui!- mi domando chi sia -si, te la passo subito!- ridendo mi viene incontro, dandomi il cellulare.


-Pronto?- rispondo.

-Fefè!- un sorriso involontario, si espande sul mio volto -adesso hai pure la segretaria?-

-Scema- rido.

-Ti ho chiamato per sapere se andava ancora bene per il pranzo di domani-

-Certo!- 

-Non è che te lo eri dimenticato, vero?- chiede, ridendo.

-No- scuoto la testa, dimenticando che lei non può vedermi -come sono andati gli allenamenti?-

-Tutto bene- risponde -scusa, ma adesso devo proprio andare. Ci vediamo domani, allora?-

-A domani- mormoro.

-Ciao, Fefè!- dice per poi attaccare subito, senza darmi la possibilità di rispondere.

Poso il telefono accanto a me, sul letto.
Non riesco a smettere di sorridere.
In un attimo, mi ha fatto dimenticare lo schiaffo di mio padre.

-Chi era?- chiede curiosa Marta, trovando posto tra le mie braccia.

-La mia rovina- mormoro.




                                            **********


Ultima ora e poi finalmente potrò passare l' intero pomeriggio con Francesca.
Dio, non vedo l' ora!
Quando ho detto a mia madre che avrei ovuto un ospite a pranzo, si è illuminata.

Dal suo sguardo ho compreso che ha capito tutto.
Infatti, si è subito messa ai fornelli per prepararci il pranzo.
Ha fatto una lasagna al ragù.
La troveremo in forno una volta arrivate a casa.

La mia attenzione viene attirata da un sospiro di Eleonora.
Mi volto, scrutandola.
Oggi sembra triste.
Mi chiedo se sia per la mia stessa causa.

I lunghi capelli biondi le ricadono sul viso, impedendomi di cogliere la sua espressione.
E' china sul libro di latino.
Non ci siamo neanche scambiate il buongiorno, stamani.

Si passa nervosamente una mano tra le lunghe ciocche.
Il classico gesto che compie quando c'è qualcosa che non va.
Mi fa star male non poter chiederle cosa abbia.

Finalmente la campanella suona.
Infilo velocemente le mie cose nello zaino.
Vedo la mia amica fare lo stesso.
Sospiro.

-Ieri sera non c'eri- mormoro, senza guardarla -dov'eri?-

-A giro- è l' unica cosa che dice, prima di fiondarsi fuori dalla classe.

Lascio andare un ringhio frustrato.
Mi metto poi lo zaino in spalla.
Abbattuta esco dall' aula.

Mi dirigo nel corridoio e successivamente giù per le scale.
Il sole mi abbaglia, una volta fuori dall' istituto.
Mi porto vicino al cancello, in attesa di scorgere la persona di mio interesse.

Sorrido, quando la vedo camminare tra la folla di studenti.
Sta parlando fittamente con il suo amico Lorenzo.
Ha l' aria strana, sembra essere una conversazione seria.

Mi prendo qualche secondo per osservarla meglio.
Oggi indossa un paio di jeans scuri e le sue classiche nike alte.
Un giaccone nero, copre tutto il resto.

-Ehi- la saluto una volta che mi è di fronte -ciao Lorenzo- sorrido al suo amico che ricambia il saluto.

-Bene, ragazze, io vi lascio!- afferma il ragazzo, stampando un bacio sulla tempia di Francesca prima di lasciarci da sole.

-Ciao- mormora, cercando di sorridere.

Capisco subito che c'è qualcosa che non va.
Non tanto per la sua espressione affranta.
Ma più che altro per i suoi occhi.
Così scuri e impenetrabili.
Mai glieli avevo visti così.

-Tutto ok?- le chiedo, cercando il suo sgardo.

-Si- mente visibilmente.

Decido di non insistere.
Ne parlerà con me solo se vorrà e non perchè costretta.
Sorrido, agguantandola per un braccio iniziando a trascinarla verso casa.

-Musona, spero che le lasagne di mia madre ti facciano scorgere un bel sorriso sincero su quel volto corrucciato!-

-Lasagne?- s' illumina, facendomi ridere.

-Già!- annuisco contenta -sono buonissime!-

-Ne sono convinta- sussurra.

-Certo, ora dirai che quelle di tua madre sono imbattibili!-

-No, fidati- abbassa lo sguardo, spiazzandomi.

Non capisco cosa abbia.
L' ho vista altre volte cupa e sulle sue.
Ma mai così.

Mentre camminiamo in silenzio verso casa mia, mi prometto di farla sorridere.
Di farle passare una bella giornata.
Così da farle dimenticare anche solo per un po', cosa l' affligge.



                                        **********



Come ho messo in piede in casa di Federica, ho sentito subito la differenza.
L' atmosfera che si percepisce entrandovi, è di una famiglia unita, felice.
Si sente proprio quella sensazione di...casa.
Di posto sicuro che ti accoglie tra le sue braccia protettive.
Sensazione, che mai provo superando il portone di casa mia.

Mi sono quasi commossa, addentando il primo morso di quella lasagna.
Non mi ricordo neanche quando è stato l' ultimo pasto decente che ho mangiato.
Pasto, che sapeva di affetto materno.

Non ho scambiato molte parole con Fede.
Oggi sento come un blocco alla gola.
Un magone che vorrebbe esplodere in un pianto isterico.

Ma non verserò neanche una lacrima.
Non si meritano la soddisfazione di scalfirmi.
I miei genitori non proveranno la gioia di vedermi debole e sottomessa.
Mai.

-Fefè- Fede mi raggiunge sul divano in camoscio rosso, sedendosi accanto a me -subito dopo mangiato, non mi va di mettermi a studiare- sorride -di solito guardo un po' di tv prima, ti dispiace?-

-No, certo che no- le rispondo, distrattamente.

La vedo alzarsi e accendere la tv.
Recupera il telecomando, tornando poi a sedersi.
Mi sento il suo sguardo addosso.
sospira, accendendo la televisione.

-Mi dispiace- mormoro, abbassando la testa.

-Per cosa?- 

-Per non essere molto di compagnia-

Scuote la testa.
Si avvicina ulteriormente, prendendo una mia mano tra le sue.
Cerca il mio sguardo, sorridendo una volta averlo trovato.

-Non dire stupitaggini- afferma -senti, io non so cosa ti faccia stare così e non ti obbligherò a dirmelo. Sappi solo che se vorrai parlarmene io sono qui e che ti ascolterò-

-Ma..-

-Ma niente- sorride -stare insieme significa anche rispettare i silenzi dell' altra persona. Quindi, non parliamo! Guardiamo semplicemente la tv, che dici?-

-D' accordo- acconsento, sorridendo per la prima volta durante la giornata.

"Stare insieme".
Ha detto proprio così.
Quindi...noi due...stiamo insieme?!

Mi lascio andare contro lo schienale del divano.
Federica si appoggia a me, senza lasciare la mia mano.
Inspiro il suo profumo, venendo scossa dalla solita sensazione di pace.

Le lascio un bacio tra i capelli, sentendola ridere.
Alza la testa, puntando i suoi occhi nei miei.
Si avvicina richiedendo un bacio che non le nego.

Un contatto breve ma intenso.
Un semplice sfiorarsi di labbra.
Uno sfiorarsi, che scaturisce mille brividi lungo tutto il mio corpo.

Vedo Federica riaprire le palpebre e guardandomi con uno sguardo che non riesco a definire.
Sguardo che non ho mai visto su nessuno prima d'ora.
O almeno, che non è mai stato rivolto a me.

Piano piano, si fa più vicina.
Tanto da schiacciarmi tra il divano e il suo corpo.
Sento una strana eccitazione crescere in me.

Questa volta mi bacia con più convinzione.
Muove le sue labbra sulle mie, passionalmente.
Le sue mani si intrecciano tra i miei capelli.
Le mie, invece, sulla sua schiena.

E' la prima volta che mi trovo in questa situazione con una ragazza.
Eppure, non mi sembra per niente strano o sbagliato.
Mi sento bene, come mai mi ero sentita.

Sospiro, giusto il tempo che la sua lingua trovi la mia.
Una sua mano abbandona i miei capelli, per farsi strada sotto la mia maglietta.
Mi sfiora con una delicatezza unica.
Delicatezza che nessuno ha mai avuto nei miei confronti.

-Ok- mormora, alzandosi leggermente dal mio corpo -credo che sia meglio andare a studiare che sennò finisce male-

-Già- concordo, aiutandola ad alzarsi del tutto -prima però voglio parlarti di una cosa- sussurro, imbarazzata.

-Ti Ascolto- dice, sedendosi sul tavolino di fronte a me.

-Io..ecco. Non ho mai avuto rapporti completi e..-

-Nemmeno io- sorride -sono vergine di segno e di fatto- ride, mettendomi di nuovo a mio agio -stai tranquilla, ok?-

-Ok-

-Dai andiamo a studiare! Non voglio che ti rovini la media a causa mia!- mi agguanta per un braccio, trascinandomi fino al tavolo in cucina.

Recupero i libri che mi occorrono, dallo zaino.
Prendo posto sulla sedia di fronte a lei.
Prima che posso immergermi nello studio, richiama la mia attenzione.

-Francesca?-

-Si?-

-Grazie per avermelo detto- sorride, felice.



________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno ^^

Lo so che sono in un ritardo pauroso, ma ho i miei buoni motivi.
Ad ogni modo, spero che il capitolo sia stato di vostri gradimento.
Nel prossimo ne vedremo delle belle ;)
Stiamo per entrare nel vivo della storia.
Detto questo, vi lascio!
Come sempre: pareri e critiche sono ben accette, sia pubbliche che private!
Un bacio a tutti :D

-Crige-

Ps: questa one-shot l'ho scritta qualche giorno fa! Chiunque voglia leggerla, questo è il link!
     http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2597530&i=1





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Capitolo 15
*** Amor, ch' a nulla amato, amar perdona. ***



Spesso e volentieri, siamo inopportuni.
Inadatti.
Fuori luogo.

Ci sono volte in cui non ci rendiamo conto di stare esagerando.
Situazione dove non capiamo di non entrarci.
Che non ci riguardano.

Ma tutto ciò.
Tutto questo, ha un solo ed unico fattore scatenante.
Un fattore che è più un' emozione, un sentimento.
La gelosia.

Ma non la gelosia che può essere scaturita che ne so, da un gioco che tu hai e io no.
No, parlo della gelosia vera.
Di quel sentimento così forte in grado di annebbiarti la mente.
In grado di farti fare o dire cose che magari in un altro momento non ti sogneresti neanche.

Quando siamo gelosi di una persona, diciamocelo, diventiamo dei perfetti idioti.
Degli esseri unicellulari che non riescono più a pensare adeguatamente.
Che molto spesso, alla fine, rovinano tutto.

Amare una persona, volerle bene, significa anche sapere quando è il momento di farsi da parte.
Capire cosa è più giusto per lei.
Darle i suoi spazi.

La gelosia ossessiva, possessiva non fa bene a nessuno dei due.
Tu finisci con l' essere schiavo di questa emozione.
L' altra parte, invece, si sentirà oppressa da te.

Una persona è perfettamente in grado di sapere cosa è più giusto per sé stessa.
Non sta a nessuno dirle cosa deve fare.
E se magari sbaglia, vorrà dire che la prossima volta non commetterà più quello sbaglio.

Ricordiamoci che si può benissimo amare una persona anche da lontano.
Che non c'è bisogno di seguirla in ogni passo.
Che forse, in alcuni momenti, è giusto lasciarla andare.
Perchè non è sempre detto che ciò che far stare bene noi stessi, faccia stare bene anche gli altri.





                                                                    ***********



Ogni giorno che passa, questa parte di me pesa sempre di più.
Spinge per venir fuori.
Per uscire allo scoperto.

Ma la verità è che ho paura.
Ho paura che una volta uscita, faccia più danni che bene.
Ho paura che lei non capisca.
Che possa andarsene e lasciare così che il buio m' inghiottisca di nuovo.

Ho pensato spesso alla differenza che c'è tra vivere e sopravvivere.
M' incanto per ore su questa osservazione.
E alla fine, arrivo sempre alla solita risposta.
"Non lo so".

Come diavolo faccio a saperlo?
Come faccio a sapere che differenza c'è, se io non ho mai vissuto veramente?
Se fino ad adesso sto solo sopravvivendo?

Ogni mattina mi alzo dal letto per dovere.
Non per voglia di farlo.
Mi alzo e semplicemente compio sempre i soliti gesti.
Ovvero, cercare di arrivare al giorno seguente.
Poi a quello dopo ancora...e così via.

Si dice che vivere vuol dire cogliere l' attimo.
Godersi appieno ogni giorno della propria vita.
Per quanto mi stia sul cazzo Vasco Rossi, forse ha ragione.
"La vita è tutto un equilibrio sopra la follia".
O qualcosa del genere.
Come ho detto: mi sta sul cazzo.
Non lo ascolto davvero.

Il punto è che scorgo qualche indizio su cosa voglia dire "Vivere", solo attraverso la musica.
Musica che spesso e volentieri parla di Amore e felicità.
O almeno, quelle dove l' argomento predominante è appunto "Vivere".
Per il momento mi sento solo "Under Pressure".

Sul campanello di casa mia non dovrebbe esserci scritto "Creatini e famiglia".
No, dovrebbe esserci scritto "lasciate ogni speranze o voi ch' entrate".
Perchè questa non è vita.
Questo...è l' Inferno.
E da ciò, neanche Virgilio potrebbe salvarmi.

-Francesca, allora?-

-Come?- scuoto la testa, riemergendo dai miei pensieri.

-Sei la solita- sbuffa, sorridendo successivamente -quando hai un libro di qualsiasi genere davanti agli occhi, entri in un mondo tutto tuo-

-Scusami Fede- abbozzo un sorriso, fingendomi naturale -che mi hai chiesto?-

-Volevo sapere se ti andava di venire ad un compleanno con me, stasera-

-Compleanno?- chiedo, confusa.

-Si- annuisce -di una mia compagna di squadra-

-E sono stata invitata?-

-Bhé, Cinzia mi ha detto di portare chi voglio! Festeggiamo la sua migliore amica, Bianca- risponde, contenta -il mediano- aggiunge poi, notando la mia perplessità.

-Ah, capito- mormoro.

Abbasso gli occhi, pensierosa.
Un compleanno.
Un compleanno praticamente nella terra del nemico.
Pieno di persone che non mi possono vedere.
Perchè diavolo dovrei andarci?!

Rialzo lo sguardo, trovando ad attendermi due smeraldi verde acceso.
Non dovrei neanche pormi questa domanda.
Tanto, so già che ci andrò.
Non perchè mi vada, ma per lei.
Non voglio deluderla.

-D' accordo- dico, in fine.

-Davvero?- esclama, sorpresa -guarda che non sei obbligata! Insomma, se non hai voglia non ti preoccupare! Voglio dire, capisco che avrai altro da fare e che forse non ti sentiresti a tuo agio e quindi magari pereferisci che..-

-Ho detto che ci vengo- interrompo il suo spròloquio, sorridendo -devo comprarle qualcosa?-

-No, penso a tutto io!- squittisce recuperando subito il cellulare, iniziandoci a spippolare.

Tiro un sospiro di sollievo.
Almeno non devo spendere soldi per il regalo.
Soldi che ho da parte per la gita che Marta farà a breve.
Ora che ci penso, domani deve consegnare il foglio a scuola e quindi sarà il caso che stasera glielo compili.

-Aspetta- richiamo la sua attenzione -a che ore è? E' qui a Firenze, vero? Perchè io non so se poi ci sarà un treno per..-

-Dormi da me!- risponde prontamente, arrossendo leggermente.

-Non posso!- scuoto la testa in un cenno negativo -devo accompagnare Marta a scuola, domani mattina-

-Bene- sorride -allora non ti preoccupare! Risolvo subito il problema- detto ciò, si rimpossessa del telefono.

Sospiro, tornando alla Divina Commedia.
Snobbo il canto che dovrei studiare e torno indietro al V dell' Inferno.
Quello di Paolo e Francesca.

Non so perchè ma mi ha colpito molto.
Francesca tradì il marito Gianciotto, con il fratello Paolo.
Gianciotto, incazzato nero, uccise poi tutte e due.

"..Amor condusse noi ad una morte.."
Amore..
Si può veramente rischiare di morire per una persona?
L' Amore è davvero un sentimento così forte?
Francesca sapeva a cosa andava incontro?
Bhé alla fine è morta, quindi questo vuol dire che l' Amore è in grado di uccidere?
Che significato ha, quindi, tutto ciò?



                                    **********


Francesca è strana.
Ma non strana come lo è di solito.
Oggi è proprio strana...strana!

Leggo nei suoi occhi che qualcosa la preoccupa.
Ma ho  paura a chiedere.
Ho paura perchè non vorrei essere io la causa di ciò.
E se si fosse accorta che non è una ragazza che vuole?
Che non sono io ciò di cui ha bisgono?

Forse non dovevo chiederle di accompagnarmi.
Non voglio che si senta a disagio.
Anche perchè ci sarà pure Eleonora..

-Quando vorrai andartene, dimmelo ok?- le stringo la mano intrecciata alla mia, incatenando i miei occhi ai suoi -non ti devi preoccupare-

-Sono tranquilla- sorride -solo, tu cerca di non lasciarmi per troppo tempo da sola-

-No problem!- esclamo, contenta -siamo in ritardo, quindi ci saranno già tutti! Bianca compresa-

-Forse se qualcuno non ci avesse messo due ore a scegliere cosa mettere...-

-Ehi!- le mollo un non troppo delicato schiaffetto sulla spalla, leggermente indignata -sai, io non sto benissimo con qualsiasi cosa indossi- affermo, lasciando correre lo sguardo su tutta la sua figura.

Dio, è meravigliosa.
Jeans chiari, attilatti.
Camicia bianca e converse rosse ai piedi.
Capelli lasciati sciolti sulle spalle.
Occhi verdi come mai gli avevo visti fino ad ora.
Semplicemente stupenda.

-Smettila- dice, con disappunto -tu sei sempre bellissima-

-Ti ringrazio, ma non è così- le faccio una linguaccia voltando la testa dalla parte opposta -comunque alla fine ho deciso che sarei stata più comoda in jeans e felpa-

-Bene, ora vuoi suonare questo maledetto campanello?- 

-Subito, vostra signoria- soffio, facendola ridere.

Sorrido a mia volta, beandomi di quel suono sublime che raramente riesco ad ascoltare.
Prendo un bel respiro e premo quel bottoncino.
Spero che vada tutto bene.
Specialmente con una certa persona..

-Ciao amiche!- un' allegra Cinzia apre il portone -F, sei in ritardo come al solito!- scuote la testa nella mia direzione -Francesca, potevi decisamente scegliertela meglio! Non sai in che guaio ti sei messa!- esclama, poi.

-Falla finita, scema!- rido, superandola e trascinandomi dietro Feffe.

-Ehm, ciao- saluta un po' imbarazzata -spero di non creare disturbo-

-Disturbo?- ripete, quasi sconcertata -primo: io devo conoscere chi esce cone una delle mie persone preferite, secondo: la maggior parte della gente qua dentro, ti venera! Insomma, sei una specie di Dio del rugby ad una festa piena zeppa di rugbyste! Troverai di sicuro di cosa parlare!-

-Ti ringrazio ma..-

-Godetevi la serata! Torno a sbronzarmi!- la interrompe, sparendo successivamente.

-Scusala, è fatta così- rido, osservando la faccia di Francesca -dai, ti porto a conoscere un po' di gente-

-D' accordo- balbetta, ancora un po' spiazzata.

Adoro Cinzia.
Riesce a mettere a propio agio chiunque.
E' davvero fantastica.
O almeno, fino a quando non è completamente ubriaca e inizia a menarsi con Bianca.
Ma questa è un' altra storia.

Trascino Feffe per tutto il salotto.
Destreggiandoci in mezzo ai vari ragazzi e ragazze che saltano a ritmo di musica.
La maggior parte di loro è già completamente andata.
C'è una puzza di alcool assurda.

Alla fine riesco a scorgere Bianca.
Perfetto, si trova sul divano insieme ad Eleonora e altre di squadra.
spero solo che non si metta a fare la Testona.

-Ciao!- esclamo, una volta di fronte a tutte -auguri, Idiota!- dico, abbracciandola -credo tu sappia che lei è Francesca, il..-

-Il capitano del Prato- finisce al posto mio, con un sorriso -e la tua ragazza- aggiunge poi, facendomi l' occhiolino -vi ringrazio di essere venute alla festa-

-Solo piacere!- rispondo di rimando, facendo finta di non aver udito le sue parole.

-Io...io vado a prendere da bere- mormora al mio orecchio, Francesca -vuoi qualcosa?-

-Una birra, grazie- annuisce, per poi allontanarsi.

Una volta fuori portata, lancio un' occhiataccia alla mia amica.
La prendo per un braccio, portandola lontano dalle altre.
Mi metto di fronte a lei, a braccia conserte.

-Sei scema?-

-Perchè? Le altre lo sanno che ti piacciono le ragazze e..-

-Non è per quello!- sbuffo -è che non abbiamo ancora definito cosa siamo! Francesca è particolare, bisogna andarci piano con certe denominazioni!-

-Ok, scusa- sospira -mi dispiace!- mi spinge di lato, affettuosamente -la prossima volta evito, ok?-

-Grazie-

Spero solo che sia tutto apposto.
Non conosco ancora bene Feffe.
Ma se c'è una cosa che ho capito, è che con lei ci vuole calma.
Lei ha solo bisogno di pace e tranquillità.
Anche se non ho ancora capito il perché..




                                        **********



La festa trascorre veloce e piacevole.
Ho anche parlato con alcune di loro.
Sono pure simpatiche.
Chi l' avrebbe mai detto?
Anche se credo che parlino con me, solo perchè sono insieme a Federica.

"Sono insieme".
E' il termine giusto?
Si dice così?
Oppure lei vorrebbe che la chiamassi "la mia ragazza"?
E' che io non so come ci si comporta con queste...cose.

Sospiro guardandomi intorno.
Scorgo Fede parlare con Cinzia e un' altra ragazza.
Sembra divertirsi, ne sono contenta.

Decido di uscire a fumare una sigaretta.
Percorro il lungo corridoio che porta al portone d' ingresso.
Varco la soglia, allontanandomi un po' dalla musica assordante.

Trovo un posto tranquillo in un punto poco lontano nel giardino.
Recupero il pacchetto di sigarette, accendomene una.
Chiudo gli occhi, prendendo qualche boccata.

-Mi copri la luce-

Sobbalzo, spaventata dalla voce improvvisa.
Mi volto scorgendo una figura seduta in terra con un libro in mano.
Solo dopo qualche secondo, mi accorgo che si tratta della Santoro.

-Scusa- mormoro -che leggi?- chiedo, spostandomi dal lampione.

-"Non sono cazzi tuoi" di Ammazzati-

-Mai letto- dico, con tono ironico -sicura che sia uno scrittore e non un consiglio?-

Sbuffa alzandosi in piedi.
Ripone il libro nella tasca interna del suo giacchetto.
Si avvicina, arrestandosi di qualche passo di fronte a me.

-Fottiti Creatini. Non mi va di litigare- soffia, passandosi la mano tra le lughe ciocche bionde.

-Neanche a me- scrollo le spalle -ma hai iniziato tu-

-Che ci fai qui?- domanda, cambiando discorso.

-Mi ha portato Fede-

-Capisco- sussurra, abbassando lo sguardo -è ancora arrabbiata?-

-Non è arrabbiata, è ferita- butto il mozzicone in terra, spegnendolo con il tallone della scarpa -ma come ti ho detto la volta scorsa, devi chiederlo a lei non a me-

-Come faccio se non vuole parlarmi?-

-Fai in modo che ti ascolti- rispondo, dandole le spalle -Ciao Santoro-

-Ciao Creatini- 

Rientro in casa, andando a cercare Fede.
Devo dire che questa data è da segnare sul calendario.
E' la prima conversazione di senso compiuto che io abbia mai affrontato con quella lì.
Per quanto lei non mi piaccia, non posso sopportare che Federica stia male a causa sua.
Spero chiariscano presto.

-Ehi- mormoro al suo orecchio, una volta averla trovata -ti dispiace se andiamo? Ho promesso a Marta che le avrei raccontanto una storia prima di andare a dormire-

-Certo, ti stavo giusto per venire a chiedere se per te andava bene andare via tra poco- sorride, intrecciando subito una sua mano con la mia -mia madre dovrebbe essere qui a momenti-

-Mi accompagnate in stazione?-

-No- scuote la testa -ti portiamo a casa-

-Ma, Fede..-

-No, non si discute! Si è offerta mamma e tu non puoi dire di no!-

-D'accordo- mi arrendo, sorridendole.

-Brava- soffia, stampandomi un bacio sulle labbra.





                                              **********


Dopo i saluti di circostanza, è crollato il silenzio.
Francesca è del tutto muta sul sedile posteriore.
Ha lo sguardo perso fuori dal finestrino.
Chissà a cosa pensa.

-Francesca- mia madre richiama la sua attenzione -che scuola frequenti?-

-Il Liceo Grafico, signora- risponde, cortese.

-Ti prego, chiamami Serena! Signora mi fa sentire vecchia-

-Scusala, Feffe- rido -mia madre ha la mania di credersi ancora una giovincella-

-Ehi, io sono una giovincella!- esclama, strappando una leggera risata alla ragazza seduta dietro.

Spero che abbia passato una bella serata.
Che non si sia sentita fuori luogo o a disagio.
Spero sia stata bene.
E' l' unica cosa di cui m' importa.
Lei deve stare bene.

-Perchè una sera di queste, non vieni a cena da noi?- 

-Mi farebbe piacere, Serena. Sempre se non sia un disturbo-

-Non dire sciocchezze! Io e mio marito amiamo avere ospiti!- risponde, sorridendo -e poi devo pur conoscere chi esce con mia figlia, non trovi?-

-Trovo che tu abbia perfettamente ragione-

-Dai mamma, lasciala in pace!- sorrido a mia madre, tornando a guardare Francesca dallo specchietto retrovisore.

Io amo mia madre.
E' una donna fantastica.
E' una forza della natura.
Da grande voglio essere esattamente come lei.

Mio padre lavora nella società dei Santoro.
E' il migliore amico del padre di Eleonora.
Quindi se ci sono delle riunioni fuori città, viene quasi sempre scelto.
Per questo è spesso via per lavoro.

Ed è anche per questo che, molte volte, mia madre si ritrovava a dover stare dietro a me e mio fratello, completamente sola.
Ma lo faceva sempre con il sorriso.
Non le pesava mai.
E' successo anche che, spessissimo, i Santoro le lasciassero pure Eleonora.
Preferivano lei ad una qualsiasi babysitter.

Ecco perchè io e Ele siamo così unite.
siamo cresciute praticamente insieme.
Da quel che mi ricordo, lei ha sempre fatto parte della mia vita.
Ed è anche per questo motivo che la sua assenza, adesso, mi pesa molto.

-E' questa casa tua, cara?-

-Si grazie- annuisce Francesca, iniziando a recuperare le sue cose.

Mia madre ferma la macchina.
Spegne il motore.
Si sgancia la cintura girandosi.

-Buona notte, Tesoro- dice, lasciandole una delicata carezza sulla guancia.

-Grazie, anche a lei- risponde, con uno sguardo che non riesco a decifrare -scusa per il disturbo-

-L' ho fatto volentieri- sorride.

-A presto- sussurra, scendendo dall' auto.

La seguo a mia volta.
L' accompagno davanti al portone di casa.
Sembra una classica casetta ad ambito familiare.
Si presenta molto bene.

-Grazie per il passaggio, non dovevate- mormora, abbassando lo sguardo.

-Non ti preoccupare- affermo, scuotendo la testa.

-Sono stata bene- scorgo un breve sorriso sulle sue labbra -notte-

-Notte- mi avvicino, donandole un soffice bacio sulla bocca -dormi bene-

Vediamo una luce accendersi al primo piano.
Franscesa s' irrigidisce, senza che io ne colga il motivo.
Ad un certo punto una donna compare alla finestra.
Dalla somiglianza, deduco sia sua madre.
Alzo la mano nella sua direzione, accennando un saluto.

-Vai- sussurra, con gli occhi fissi in alto.

-Ma..-

-Fede, vai- ripete, con tono fermo -ti prego- aggiunge, successivamente.

-D' accordo- mi arrendo, allontanandomi -a domani-

-A domani- soffia, prima di sparire dentro al portone.


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Ok, sono le 3:00 passate, quindi vi prego di passarmi gli eventuali orrori grammaticali.
Chiedo venia in anticipo per essi.
Ho riletto tutto e corretto, ma vista la tarda ora e la pesantezza dei miei occhi, è molto probabile che mi sia sfuggito qualcosa.

Comunque, ho giusto due cose da dirvi prima di lasciarvi andare in pace:
1: rapporto Creatini-Santoro....che ci sia una tregua a breve?
2: la madre di Francesca, avrà visto qualcosa? E per qualcosa intendo il bacio..
3: scoprirete tutto nei prossimo capitoli!

Bene, ora credo che leggerò un libro a caso sul mio comodino, fino a quando non mi addormenterò.
Buona notte a tutti!
Un bacio :D

-Crige-

Ps: di recente ho iniziato una breve storia composta da one-shot che parlano dell' "After Save Me". Per chi fosse interessato, questo è il link!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2634383&i=1


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Capitolo 16
*** Books Cafè ***


ATTENZIONE:  Avevo pubblicato già il capitolo, ma c'era stato un problema di non so quale genere e appariva tutto attaccato.
Scusate, ma l' iPod è inaffidabile!
Buona lettura!

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L'uomo ha una frase per ogni cosa.
Per ogni situazione.
Ha sempre qualcosa da dire.
Soprattutto quando le cose vanno male.

Poche persone si rimboccano le maniche, cercando di aggiustare le cose.
Pochi si danno subito da fare.
Troppo pochi smettono di domandarsi "perché" e iniziano a chiedersi "come".

Spesso tendiamo a piangerci addosso.
A fare le vittime.
A subire senza provare a difenderci.

Ma non è solo colpa nostra.
È anche colpa delle frasi che ci sentiamo dire da quando siamo piccoli.
È colpa di quelle parole che sostituiscono i gesti.

Facciamo alcuni esempi.
Pesti una cacca?
"Tranquillo, porta fortuna!"
Ti succede qualcosa di brutto?
"Dai, peggio di così non puó andare!"

Non ti dicono del puzzo che emana quella merda quando andrai a lavarla.
Non sanno che l'ottimismo non aiuta per niente.
Quella merda l'hai pestata tu, la scarpa è la tua, non la loro!

La verità è che dovremo tutti smetterla di cercare ogni volta delle scuse.
Ci sono volte in cui si deve agire e basta, se vogliamo che le cose cambino.
Perchè le belle frasi di incoraggiamento, l' ottimismo e l'aiuto del prossimo non servono a niente se tu non sei il primo a volere quel cambiamento.

Quindi, quando la prossima persona vi dirà una di quelle stramaledette frasi di circorstanza, prendetelo a pugni.
Urlate e gridate.
Tirate fuori tutto.
E poi, iniziate a pensare al "come".


                                                                                                                       
                                                                                                                        **********


Il cuore batte all'impazzata.
Sudo freddo.
Le mani strette a pugno lungo i fianchi.
Il respiro corto.

Nella mia testa mille immagini prendono forma.
Conclusioni diverse.
Situazioni plausibili.
La paura s' impossessa del mio corpo, rendendomi difficile qualsiasi movimento.

-Francesca- un leggero sibilio.

La gola secca.
Respirare mi sembra una cosa impossibile.
Vorrei solo correre via.

-Francesca!- questa volta il tono è più deciso, più autoritario.

Prendo un bel respiro.
Chiudo per un secondo gli occhi.
In fine mi dirigo in cucina da mia madre.

-Si?- chiedo, con fare impassibile.

Non lascio trapelare una sola emozione.
Non deve capire che ho paura.
Non le daró questa soddisfazione.

-Te ne devi andare- soffia, guardandomi con disprezzo.

-Come?-

-Vattene!- sbotta, battendo una mano sul tavolo di fronte a lei -prendi le tue cose e sparisci! Non mi serve un' altra figlia malata! Mi fai schifo! Tu e tutti quelli come te! Sapevo che c'era qualcoasa di sbagliato in te e adesso ne ho le prove!-

Le sue parole non mi toccano minimamente.
Ormai tutto quello che dice non mi ferisce più.
Me ne andrei anche, se non fosse per Marta.

-E dove pensi che possa andare?- le domado, in tono di sfida.

-Non m' importa!- ride -e dovresti ringraziarmi che ti lascio andare, se ci fosse tuo padre forse a quest'ora non respireresti neanche più!- sorride vittoriosa guardandomi negli occhi -vattene- ripete per l'ennesima volta, dandomi le spalle lasciando la cucina.

Lascio andare un sospiro.
Lentamente vado in camera mia.
Mi chiudo la porta alle spalle, poggiandomici poi contro.

Osservo mia sorella dormire beatamete.
Mi si stringe il cuore al pensiero di doverla lasciare in questo inferno.
Ma non posso portarla in strada con me.
Non so neanche dove andare.

Recupero uno zaino grande buttandoci qualche abito.
Vi butto dentro anche le cose per la scuola.
In fine prendo il borsone di rugby, riempendolo con l' occorrente per gli allenamenti, coperte e qualche scorta di cibo che avevo nascosto sotto il letto.

Con le lacrime agli occhi mi avvicino a mia sorella.
Le accarezzo il viso, piano.
Le lascio poi un bacio in fronte.
Abbandono il foglio firmato per il permesso per andare in gita, vicino al suo cuscino.
Le lascio pure qualche soldo in più.

-Torneró a prenderti- sussurro, lasciando che le lacrime mi scorrano sulle guance -spero che tu riesca a perdonarmi- mormoro, donandole un altro soffice bacio -Ti voglio bene. Tanto bene-

Prendo tutte le cose preparate, lasciando la camera.
Senza guardarmi indietro.
È già abbastanza doloroso così.

Esco da quella casa infernale.
Mi butto in strada.
Mi fermo, guardandomi intorno.
Dove posso andare?
Adesso sì, che sono sola.

M' incammino per la via buia.
Il passo serrato.
Lo sguardo spaesato, ferito.

Non ho mai perso tempo ad immaginare cosa avrei fatto da grande.
Chi sarei diventata.
Non me lo sono mai chiesto.
E ora, ora che sono circondata solo da silenzio e ombre, mi sembra anche solo impossibile l'idea di esistere.

                                                                                                                                  **********



Raramente mi è capitato di essere di pessimo umore.
Di solito mi fermo a pensare alle cose positive, ma oggi non ne trovo neanche una.
La mattinata è iniziata male.

Prima, mio fratello che finisce l'acqua calda e la mia, quindi, successiva doccia fredda.
Poi, i miei cereali finiti.
In fine, la camminata di mezz'ora per arrivare a scuola.

Mia madre è uscita per fare colazione con mamma Santoro.
Non chè sua migliore amica.
Mio fratello doveva andare a scuola prima.
E io mi sono ritrovata senza mezzi.
Completamete appiedata.

Sono in un fottuto ritardo.
A questo punto, mi conviene entrare un'ora dopo.
Così da evitarmi parti a culo dalla prof.

Sbuffando, entro nel cortile della scuola.
Mi vado a sedere sul solito muretto, aspettando il suono della campanella che segna la fine della prima ora.
Prendo il libro di filosofia, ripassando l'ultimo capitolo studiato.

Dopo poco, la mia attenzione viene rapita dal suono metallico del cancello che si chiude.
Alzo lo sguardo, ritrovandomi a sorridere.
È appena entrata Francesca.

Il passo lento e svogliato.
Una felpa pesante.
Un paio di jeans scuri e le sue nike alte.
È perfetta.
O almeno, lo sarebbe se non fosse per il suo sguardo.

Guarda davanti a sè.
Ma è come se non vedesse realmente.
È totalmente rapita dai suoi pensieri.
Mi chiedo quali siano.

-Feffe!- la chiamo, agitando una mano in aria.

La vedo distintamente sobbalzare.
Scuote la testa, voltandosi poi nella mia direzione.
In fine affretta il passo, raggiungendomi.

Come balzo giù dalla mia postazione, mi avvolge possessiva tra le sue braccia.
Mi stringe forte, come se avesse paura che scappi.
La sento sospirare tra i miei capelli.

-Ehi- mormoro, scostandomi -tutto ok?-

-Si- soffia -mi sei mancata-

Sorrido contenta.
La stringo a me.
Inspiro il suo profumo buono.

Ormai so quando mente.
So che non è tutto apposto.
So che ha qualcosa che non va.
Ma so anche che stressarla facendole domande, non migliorerebbe la situazione.

Mi stacco dall'abbraccio, allontanandomi un poco.
Punto i miei occhi nei suoi.
Rimango totalmente spiazzata dal riflesso di dolore e tristezza che emanano.

-Possiamo andare dove vuoi- le dico, stringendole una mano.

-Voglio stare con te- sussurra, abbassando lo sguardo.

-Ti va se saltiamo scuola e andiamo al parco?-

La vedo accennare un sorriso e annuire.
Incrocio una mia mano con la sua.
Le sorrido rassicurante, per poi incamminarmi verso l' uscita.

Il tragitto è silenzioso.
Un silenzio assordante e ricco di parole celate.
Di cose non dette, nascoste.

La osservo di nascosto e mi chiedo cosa abbia.
Cosa sia successo per renderla più musona del solito.
Mi domando cosa potrei fare per farla stare meglio.

Cosa la rende felice?
Giocare a rugby!
Certo, ma la vedo un po' bigia adesso.
Insomma, come potrei fare?

Inizio a pensare seriamente e poi mi illumino.
C'è una cosa che la rende felice.
Che la estranea dal mondo intero.
Che riesce a catturare tutti i suoi pensieri.
Sono un genio.

-Hei- mormoro, richiamando la sua attenzione -avrei una proposta-

-Cosa?- chiede, curiosa.

-Ti andrebbe di andare in una libreria cafè?-

-Una che?-

-Una libreria cafè!- ripeto, sorridendo -è un posto dove puoi o comprare un libro e leggerlo lì sedendoti ad un tavolo e ordinando un caffè o quant' altro, oppure prendere un libro dalla libreria!-

-Ganzo!- s'illumina, stringendomi una mano -andiamoci!-

Annuisco contenta.
Svolto subito a destra, abbandonando la via per il parco.
Sono felice di essere riuscita a farla sorridere.

Non è troppo distante, per fortuna.
Si trova poco prima del centro.
Amo quel posto.
Spero solo che mia madre non mi uccida.

-Eccoci- esclamo -arrivate!-

Mi blocco di fronte a un vistoso negozio.
L'insegna fuxia dice "Books Cafè".
Sembra una classica libreria, vista da fuori.
Ma non lo è!

-Dai, entriamo!- afferma, impaziente.

-D'accordo- rido, precedendola.

L'interno è molto spazioso.
I mobili sono ben disposti così da rendere l' interno caldo e accogliente.
L' adoro.

Il bancone con la cassa è a sinistra.
Dietro di essa si estende anche la parte ristoro.
Macchine per il caffè, frigoriferi con bevande e così via.

Subito all'entrata, si possono notare tre frecce di direzione in legno che pendono dal soffitto, con varie indicazioni.
Se si prosegue troviamo il reparto letttura, con tavoli e poltroncine.
A destra vi sono i libri in vendita.
E a sinistra, di fianco alla cassa, si ererge l'enorme libreria con i libri che si possono prendere in prestito.

-Già amo questo posto!-

-Sapevo che ti sarebbe piaciuto- dico, saccente.

Come facciamo due passi, veniamo raggiunte dalla proprietaria, pronta per accoglierci.
Come ci vede, peró, il suo sguardo tramuta da cortese ad arrabbiato.
Prevedo un orribile quarto d'ora.

-Ciao Mamma- la saluto, con tono colpevole -oggi sei più bella del solito!-

-Non credere di salvarti così- mi punta contro l'indice -non dovresti essere a scuola?-

-Sì, ecco, io..-

-E' colpa mia, signora Guidi- m'interrompe, Feffe -ho pregato Federica di saltare scuola per andare a fare un giro- si fissa poi le scarpe, dispiaciuta.

È dallo sguardo intenerito di mia madre che capisco che ha compreso la situazione.
Infatti si volta sorridendomi soddisfatta, per poi annuire.
Anche lei deve aver notato il suo sguardo triste.

-Bene, volete un cappuccino?- ci domanda, tornando di buon umore -a quanto pare oggi avete deciso un po' tutti di fare festa!-

-Che intendi?-

-C' è Eleonora- risponde, sparendo successivamente dietro il bancone.

                                                                                                                            **********

Ecco, ci mancava pure la Santoro per peggiorare il mio umore.
Sospiro lasciandomi trascinare da Federica.
Si dirige verso la zona dei tavolini.

Scorgiamo la bionda seduta in uno di questi.
Un caffè davanti a sè e un libro in mano.
Chissà cosa legge..

-Hei- la saluta timidamente Fede, una volta di fronte a lei.

Eleonora alza lentamente lo sguardo.
La guarda sorpresa.
Noto anche un certo imbarazzo.
Imbarazzo che svanisce non appena si rende conto della mia presenza.

-Ciao- soffia -niente scuola?-

-No- scuote la testa, Fede -neanche tu, vedo-

-Io almeno l'ho detto ai miei- dice con tono duro -salti anche le lezioni, adesso?-

Sto per rispondere, quando sento Federica stringermi la mano.
Si porta più vicina alla sua amica.
Si abbassa leggermente.

-Sì- soffia, con tono di sfida -se la compagnia è buona, sì- e con ció si allontana, portandomi dietro.

Si siede ad un tavolo lontano, sbuffando rumorosamente.
Poggia lo zaino in terra, estraendovi il libro di greco.
Poi alza lo sguardo, guardandomi.

-Puoi dirlo- sbotta.

-Non so a cosa tu ti stia riferendo- faccio l'indifferente.

-Avanti!- mi incita -so che muori dalla voglia di dirlo-

-Che stronza!- esclamo, in fine, arrendendomi.

-Questa volta mi trovo costretta a concordare- sorride, divertita.

Il suo enorme sorriso, richiama il mio.
In neanche un'ora è riuscita a distrarmi da tutto il resto.
Non so cosa mi faccia.
Ma sicuramente non è una cosa negativa.

-Ecco a voi- sua madre ci lascia i cappuccini davanti, sorridendo.

-Grazie Mamma!-

-Tesoro, perchè non vi sedete accanto a Eleonora?-

-Lo sai il perchè- sbuffa, mettendo su quel broncio adorabile che adoro.

-Bhè, come vuoi tu- alza le spalle -tanto starà da noi per un paio di giorni e quindi sarai costretta a parlarci!-

-Cosa?-

-Si, i suoi genitori vanno fuori per lavoro e non volevano lasciarla da sola in quella casa enorme-

-Uffaaaa- si lamenta, mettendo un po' di zucchero nella sua tazza.

-Non fare la maleducata- l' ammonisce, lasciandoci poi da sole.

Rido del suo broncio, guadagnandomi una linguaccia.
Incrocia le braccia.
In fine sorride in modo perfido.

-Occhio, potrei decidere di invitarti a cena da noi-

-No!- esclamo, mettendo le mani avanti.

-Allora smettila di prenderti gioco di me!-

-Va bene, va bene!- sorrido, recuperando il mio album da disegno dallo zaino.

-Devo studiare greco- si lamenta-che palle-

-Su, studia, che io disegno e se fai la brava potrei decidere di regalarti poi il foglio!-

-Siii- esulta, tuffandosi sul libro.

Prendo una matita dall' astuccio.
Mi perdo per qualche minuto ad osservare la perfezione della persona seduta di fronte a me.
Sorrido, trovando il soggetto per il mio disegno.

Ovviamente non le diró niente di ció che è successo ieri.
Non posso raccontarle.
Lei non deve entrare in tutto questo.

Ieri sera ho trovato riparo in uno degli spogliatoi del campo di rugby.
Sono riuscita a scavalcare la recensione e a scassinare la porta.
Credo che sarà la mia dimora per un po'..

-Francesca- Fede mi risveglia dai miei pensieri -mi accompagni in bagno?-

-Certo- rspondo, stranita.

Ci alziamo all' unisono.
La seguo fino alla toilette.
Apre la porta, poi si gira a guardarmi.

-Entra anche tu-

-Perchè?-

-Entra e basta- sospira, sorridendo.

Faccio come mi dice.
Come supero l'uscio, chiude la porta e mi spinge contro il muro.
Senza neanche accorermene mi ritrovo le sue labbra sulle mie.

Dopo un primo momento di sospresa, ricambio il bacio.
L'attiro a me per i fianchi.
La sento sospirare, per poi sentire la sua lingua sul labbro inferiore.

La lascio entrare con piacere.
Le nostre lingue si rincontrano felici e giocose.
Danzano insieme.
Mi fa impazzire.

Porta le sue mani sotto la mia maglietta.
Le passa distrattamente sui miei addominali.
Mi è mancato sentire il suo tocco sulla mia pelle.

-Dio, è da tutta la mattina che volevo baciarti- mormora, staccandosi e poggiando la sua fronte contro la mia.

-Potevi farlo- sussurro.

-Davanti tutta la scuola? O davanti a mia madre?- chiede, divertita.

-Hai ragione- rido, stringendola ulteriormente.

Sorride catturando nuovamente le mie labbra.
Mi rapisce in un nuovo bacio.
Le sue mani continuano ad accarezzarmi l' addome.

-Amo il tuo corpo- sussurra, per poi abbracciarmi.

Arrossisco imbarazzata.
Non so cosa rispondere.
Mi ha spaesata.

-Dai, andiamo- si stacca, allontanadosi -o mia madre verrà a cercarci- ride, trascinandomi fuori dal nostro rifugio.

La seguo con un enorme sorriso sulla faccia.
Credo di sembrare un'ebete.
Sarei potuta rimanere ore in quel bagno.


                                                                                                             **********

La guardo disegnare.
Totalmente assorta e concentrata su quello che deve fare.
Mi chiedo cosa stia disegnando.
Ma soprattutto, mi chiedo cosa la renda così sofferente e pensierosa.

Allungo una mano, intrecciando le mie dita con le sue.
Sobbalza sorpresa.
Fissa le nostre mani e poi alza la testa guardandomi.

-Sai che puoi dirmi tutto, vero?-

-Sì- soffia, confusa.

-So che c' è qualcosa che ti turba e..-

-Fede, io..- m' interrompe.

-Shhh- la zittisco, sorridendole -non pretendo che tu me lo dica adesso, ti sto solo dicendo che in qualsiasi momento tu vorrai dirmelo, io ci saró-

-Grazie- mormora, quasi commossa -peró adesso devo andare- m'informa dispiaciuta.

Raccoglie le sue cose, buttandole nello zaino.
Prende il suo disegno, alzandosi.
Si porta di fronte a me, porgendomelo.

-Non ti rende giustizia-

Guardo totalmente rapita il mio ritratto.
Dio, è perfetto.
Ha pure riportato il piccolo neo che ho al lato della fronte.

-E' bellissimo- la guardo felice.

-Sono contenta che ti piaccia- sorride -vado- si abbassa, lasciandomi un bacio sulla guancia -grazie- sussurra -per tutto-

La guardo allontanarsi.
Il mio cuore batte all' impazzata.
I miei occhi sprigionano una luce tutta nuova.
Luce che porta il suo nome.
Mi sento così fortunata.

Alla fine tono sul libro di greco.
Se non altro, con un po' più di serenità.
Sono felice di essere riuscita a farla sorridere.

E poi, poi quel bacio.
Dio, mi ha tolto il respiro.
È bellissima.

I suoi occhi.
Le sue labbra.
Il suo corpo.
Mi eccita da morire.

Mi trovo sempre più spesso a fantasticare su noi due.
Sul se e il quando faremo l' Amore.
Perchè sì, so che lei è quella giusta.

-F- alzo lo sguardo sulla persona che mi è di fronte.

-Sei venuta a dirmi qualche altra cattiveria?-

-No- sospira -voglio parlarti-

-Siediti, allora-

Annuisce, prendendo il poso precedentemente occupato da Francesca.
Abbassa lo sguardo.
Inizia a giocare distrattamente con il cucchiano della tazza di Feffe.

-Mi dispiace- soffia -mi sono comportata da vera stronza con te-

-Già- dico, con tono duro.

-È che mi preoccupo per te, lo sai- punta i suoi occhi nei miei -sei la persona più importante per me, non voglio perderti-

-Cosa stai cercando di dirmi con queste parole?-

-Che mi manchi e che sono stanca del fatto che non ci parliamo-

Reprimo un sorriso felice.
Continuo a fissarla duramente.
Porto le mani conserte, aspettando che continui.

-Io... Io cercheró di farmela andare a genio- mormora, riferedosi a Francesca -insomma, se lei ti rende felice, bene- accenna un sorriso -questo peró non vuol dire che usciró con lei o con voi due, peró cercheró di non offenderla più-

Faccio finta di pensarci un po' sù.
Alla fine mi alzo dalla sedia.
Corro ad abbracciarla stretta.

-Sei una testona- soffio, al suo orecchio.

La sento sorridere.
Sorriso gemello al mio.
Mi è mancata tanto.

-Mi sei mancata- sospira, commossa -mi dispiace-

-Fa niente- scuoto la testa, allontanandomi -promettimi solo che proverai ad andarci d'accordo-

-Promesso-

-Ti voglio bene, Testona- l'abbraccio di nuovo.

-Ti voglio bene anche io, F-


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ANGOLO AUTRICE:

Buonasera ^^
Non uccidetemi!
Come avevo scritto, ho dovuto sospendere questa FF per motivi personali.
Ma ora sono pronta a riprenderla e questo è il nuovo capitolo!

Insomma, sono successe un bel po' di cose!
Feffe è stata sbattuta fuori di casa.
Federica è cotta a puntino.
E la Testona si è scusata.
Secondo voi ha un secondo scopo o davvero le mancava solamente Fede??
Chissà!
Spero di aggiornare presto!
Nel frattempo vi invito a leggere la mia nuova FF "Nobody sayd it was easy".
È il pre-seguito di "Save Me".
Non so ancora quanti capitoli avrà, ma sicuramete non si fermerà a due ;)
Un bacio e scusate ancora per l'immenso ritardo!

-Crige-

Ps: siccome ho superato le 100 persone che mi han messo fra gli autori preferiti, avevo promesso ad una lettrice, una storia su Ele e Erica. Ecco, ci sarà un capitolo interamente dedicato a loro due nella mia nuova FF sopra citata!


Pps: come sempre, sto scrivendo dall' iPod! Quindi, se ci sono degli orrori ortografici, vogliate scusarmi.

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Capitolo 17
*** Scoperta. ***


Spesso vediamo solo buio.
Ci ritroviamo in un angolo, da soli.
Niente stimoli dall' esterno.
Niente che ci faccia aver voglia di vivere.

Sorridere sembra essere un ricordo ormai lontano.
Nelle tue orecchie rimbomba solamente musica triste.
Le tue gambe non si vogliono alzare.

Ti senti così quando tutto intorno a te cede.
Si spezza, svanisce.
E tu puoi soltanto restar fermo a guardare.
Puoi quasi sentire ogni cosa scivolarti via dalle mani.

Gli occhi si chiudono, come se non volessero vedere più niente.
Non volessero più stare ad assistere a tutto ciò che ti colpisce.
Le braccia si legano intorno allo stomaco.
Come a difenderti da altri colpi.
Dentro di te, vorresti soltanto che finisca tutto in fretta.

Ma poi, quando meno te lo aspetti, uno spiraglio di luce penetra le tue difese.
Illumina ovunque.
Una mano si tende verso di te.
Ti aiuta a rialzarti.
A rimetterti in piedi.

Una mano che non conosci.
Che non ti è familiare.
Ma pur sempre una mano.
Ciò di cui adesso hai bisogno.

Si stringe intorno alle tue dita.
Ti accompagna fuori dal tuo cantuccio.
E, piano piano, ti mostra tutto ciò per cui vale la pena continuare a lottare.

A volte l' aiuto che ti occore, arriva proprio da chi non ti saresti mai aspettato.
Perché quello è un aiuto sincero.
Vero, genuino.
Puro.

Un aiuto da chi non si aspetta niente da te.
Che non ha secondi fini.
Che non vuole gloria.

Per cui, affera quella mano.
Alzati.
Apri gli occhi e torna a vedere quanto è bello il mondo.



                                                                                                                 **********


-Francesca- 

Mi sento chiamare e scuotere leggermente.
Lascio andare uno sbadiglio.
Mi stropiccio un po' gli occhi, prima di aprirli.

Metto a fuoco ciò che mi circonde.
Una stanza luminosa.
Due occhi verdi smeraldo e un bellissimo sorriso.
Devo essermi addormentata in camera di Fede.

-Dormigliona!- mi sbeffeggia, ridendo -io studio e tu ti addormenti? Non mi sembra giusto!-

-Scusami- biascico, con la voce ancora impastata dal sonno -non ho dormito molto, stanotte-

Solamente perché dormire al freddo su una panchina in un parco, non è proprio comodo.
Ormai sono quasi due mesi che non dormo in un letto vero.
Senza contare l' ultima ora.

Due mesi che me ne sono andata di casa.
Che ho lasciato Marta.
Chissà se sta bene...

All' improvviso la bionda mi salta addosso.
Inizia a farmi il solletico, urlando come una scema.
Mi dimeno, cercando di invertire le posizioni.
Alla fine ci riesco.

-Sei una maledetta stronza!- rido della sua faccia contrariata -è così che mi dai il buongiorno?-

-E come lo avresti preferito?- sorride, maliziosa -non credo che ti meriti i miei baci! Ti sei addormenata quando avresti dovuto sostenermi!-

-Ah, si?!- inarco un sopracciglio -Se è così che la metti, me ne vado subito!- faccio per alzarmi, ma lei mi blocca per un braccio.

-Stupida- soffia, prima di baciarmi.

Incrocio le mani tra i suoi capelli.
Le sue vagano sulla mia schiena.
Su e giù con ritmo sensuale.

Negli ultimi mesi ci siamo trovate spesso in questa situazione.
Ormai il mio imbarazzo è quasi del tutto sparito.
Mi sento veramente a mio agio con lei.
Come non mi era mai capitato con nessuno.

Sua madre si è abituata alla mia presenza in casa.
Non ha alcun  problema a farci stare da sole in camera.
Se solo penso alla mia di madre...

-Ehi, resta con me- sussurra, accarezzandomi una guancia.

-Sono qui- dico, puntando gli occhi nei suoi.

-Non è vero- s' imbroncia -conosco quell' espressione corrucciata-

-Stai tranquilla- bisbiglio, prima di ribaciarla.

L' atmosfera si fa sempre più passionale.
Sento le sue mani a contatto con la mia pelle sotto la maglietta.
Le mie si fanno largo sotto la sua.
Le sfioro l' ombelico.
La pancia piatta.
Il reggiseno...

-FEDERICA- l' urlo di sua madre ci fa saltare entrambe.

Ci stacchiamo immediatamente.
Come se avessimo paura che possa apparire da un momento all' altro.
Sospiriamo insieme, un po' scocciate per essere state interrotte.

-CHE C'E'?- urla di rimando, F.

-E' ARRIVATA ELEONORA!-

-SCENDIAMO SUBITO- risponde, prima di alzarsi dal letto.

La imito, alzandomi a mia volta.
Mi ricombongo, sistemandomi i vestiti.
M' infilo le scarpe.

-Cerca di comportarti bene- mi ammonisce, portandosi di fronte a me.

-Lo farò se lo farà anche lei- sbuffo.

-Siete due bambine- afferma, voltandosi -E Francesca- mi richiama, dandomi ancora le spalle -non mi piace quello sguardo che hai- sospira -vorrei che un giorno me ne parlassi- dice, lasciando poi la stanza.


                                                                                                           **********


Se mia madre non ci avesse interroto, non so cosa sarebbe successo.
Maledetta Testona.
Arriva sempre al momento meno opportuno.

Negli ultimi due mesi, io e Francesca, abbiamo fatto molti progressi.
Adesso mi appella pure come "La mia ragazza".
E diciamo che stiamo anche iniziando a scoprire i corpi reciprochi.
E Dio, quando mi sfiora....

Comunque, non è questo il punto.
Il punto è che si sta lasciando andare.
Si sta aprendo con me.
Ed è bellissimo.

Anche se ancora non si apre con me.
Non mi dice cosa la preoccupa.
Cosa la fa stare continuamente con il pensiero altrove.

Vorrei che mi parlasse.
Che mi lasciasse entrare.
Vorrei esserle d' aiuto...

-Ele!- grido di gioia, saltando addosso alla mia amica.

-Ehi, F- sorride, scompigliandomi i capelli.

-Santoro- soffia, Francesca, venendoci incontro.

-Creatini- 

-Quand'è che vi chiamarete per nome?- sbuffo, contrariata.

-Ah, perché, ne ha uno?- sogghigna la bionda.

-Eleonora- la richiamo, dura -non iniziare-

E' impossibile.
Quando provo a farle stare insieme, va a finire che si scannano.
Mi sembra di essere all' asilo.
Sono insopportabili.

-Non importa- Francesca mi viene di fronte -tanto devo scappare- Si abbassa, lasciandomi un bacio a stampo -ti chiamo dopo-

-Come vuoi- sospiro, un po' dispiaciuta.

L' abbraccio di slancio.
Mi lascio sollevare un po'.
Alla fine mi rimette a terra, sorridendo.
Mi bacia una guancia e sparisce dietro la porta.

-Ma perché devi sempre fare la stronza?- sbotto, rivolgendomi alla mia amica.

-E te la vuoi smettere di baciarti con lei di fronte a me? Mi fate venire la nausea o peggio ancora, il diabete!- 

-Idiota- rido, spingendola di lato -dai, andiamo in camera-

Una volta in stanza, Ele si impossessa del letto.
Si sdraia a pancia in su, allargando le braccia.
La sento sospirare.

-E comunque dov'è che andava?- chiede, riferendosi a Francesca.

-Ha detto che aveva una cosa da fare in centro- rispondo, alzando le spalle -Allora? Che mi racconti?- sorrido, raggiungendola sul matrimoniale.

-Ho mollato Elia- dice, con non curanza -mi aveva stufato- 

-Strano- storcio il naso, ironica -almeno questo è durato più di due giorni-

-Cosa vorresti dire?- si mette a sedere, puntandomi un dito contro -non è colpa mia se i ragazzi sono appiccicosi!-

-Sei tu a volere solo del sesso!-

-E che c'è di male?- ribatte, lasciandosi cadere di nuovo.

Alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
Ci risiamo.
Non cambierà mai.
Non capisco perché abbia bisogno di una vita sessuale così attiva.

Abbiamo solo quindici anni, in fondo.
Ne abbiamo di tempo per fare quelle cose.
O almeno potrebbe farlo con un ragazzo solo.
Che bisogno c'è di cambiarne uno ogni tre giorni?

-I miei sono tornati- afferma -hanno promesso di non fare viaggi di lavoro per un po'-

-Sono contenta-

So quanto l' assenza dei genitori, la faccia star male.
Non fraintendetemi, Maria e Giovanni sono fantastici!
Si interessano molto alla figlia.
E' solo che spesso si perdono alcuni suoi avvenimenti importanti a causa del lavoro.
Ma le vogliono un mondo di bene e non perdono mai l' occasione per dimostrarglielo.

-Babbo ha detto che domenica viene a vederci giocare- sorride -e dopo mi porta a bere una birra fuori- 

Posso vedere come le si illuminano gli occhi.
Eleonora venera suo padre.
Lo ammira molto.

In fondo ha creato la sua società dal niente.
Si è fatto un nome importante e rispettato.
Lo conoscono tutti in città.
Come anche Maria!

-Mi fai le coccole?- domando, con voce da cucciolo.

-Perchè? Non te le ha fatte la Creatini?-

-Abbiamo fatto altro!- sorrido, sorniona.

-Bleah! Non lo voglio sapere!- bubbola,  guardandomi -e poi hai il coraggio di sgridarmi per la mia vita sessuale!-

-Idiota!- le tiro una lieve manata su una spalla -non abbiamo fatto quello- arrossisco in modo imbarazzante -e comunque, me le fai le coccole o no?-

-Vieni qui, scema- sorride, facendomi segno di avvicinarmi.

Prendo posto accanto a lei.
Poggio la testa sul suo petto.
Le circondo lo stomaco con un braccio.
Mi lascio beatamente accarezzare i capelli.

Non è che io non abbia pensato a quello.
Ci penso ogni volta che Francesca mi bacia.
Ogni volta che mi sfioria.
Ma non siamo ancora  a quel punto.
Non siamo ancora pronte.
Serve il momento adatto.

-Mi sei mancata, Testona- sussurro, stringendola.

-Anche tu, Sgorbio- sospira -dopo ti va di fare un giro in città?-

-Ci sto!-



                                                                                            **********

"Vorrei che un giorno me ne parlassi".
Quelle parole mi rimbombano in testa da quando Federica le ha pronunciate.
Mi entrano dentro, ferendo tutto ciò che incontrano.

Io vorrei parlarle.
Vorrei dirle tutto.
Intendo, proprio tutto.
Ma come faccio?

Come le dico che mia madre mi ha praticamente cacciato di casa?
Come le dico che ho abbandonato mia sorella?
Come le spiego il "lavoro" che devo fare per mantenermi?
Come potrà mai capire e passare sopra a tutto ciò?

Non posso.
Non posso dirle niente.
La perderei.
E non  voglio.
Non  voglio perché è la prima cosa bella che mi sia mai successa.
La prima che mi dia una ragione per affrontare questa vita di merda.

Lascio andare un sospiro.
Mi ficco le mani in tasca, continuando a camminare.
Ormai sono quasi a destinazione.
Devo fare una "consegna" e poi posso andare a cercare un posto dove passare la notte.
Spero di trovare un riparo al chiuso e non il solito parco freddo.

Svolto l' angolo, addentrando una viuzza semi buia.
Vedo già l' uomo che mi sta aspettando.
Gli faccio un cenno col capo, raggiungendolo.

-Ce l' hai?- mi chiede, sbrigativo.

-Sì- rispondo, porgendoli una busta di carta marrone.

La apre.
Controlla che ci sia ciò che aveva richiesto.
Successivamente recupera il portafoglio allungandomi due banconote da cinquanta.
Ficca tutto nello zaino e si allontana.

Abbandono la stradina, subito dopo di lui.
Alzo gli occhi, riponendo i soldi nella tasca del giubbotto.
Solo in quel momento, realizzo chi ho di fronte.

Due occhi verdi mi fissano.
Sbarrati, increduli, feriti.
Scrutano me e le spalle dell' uomo che ho appena incontrato.

-Non ci vuole una laurea per capire cosa facevi laggiù- soffia, con le lacrime agli occhi -io credevo che fosti diversa da quello che dicono di te- scuote la testa -sono una stupida-

-No, Fede- quasi urlo, facendo un passo nella sua direzione.

-No- sibila -No- ripete, prima di darmi le spalle e correre via.

Inizio a correre, cercando di raggiungerla.
Mi accorgo della presenza della Santoro, solo quando un suo pugno mi colpisce allo stomaco.
Mi piego in avanti tossendo.

-Non ti azzardare- ringhia, a denti stretti -suo fratello ha problemi con la droga- sussurra al mio orecchio -da anni cerca di ripulirsi- aggiunge, cercando il mio sguardo -non sforzarti di cercarla- sorride falsamente -questa non te la perdonerà mai-

Gli occhi si fanno lucidi immediatamente.
Il respiro mi viene a mancare.
E' come se il mio cuore avesse smesso di battere.

-Non lo faccio perché lo voglio fare- dico, con la voce spezzata -Ho bisogno di soldi-

-Non è più semplice chiedere ai tuoi genitori?- ride, prendendosi gioco di me.

-Io non esisto per loro- abbasso la testa, lasciando uscire quelle parole.

Non so perché io le stia dicendo ciò.
Forse sono solo disperata.
O più semplicemente, avevo bisogno di dirlo a qualcuno.

Qualcuno che non sa praticamente niente di me.
Che non mi è amico.
Qualcuno per cui non conto niente.
Per il quale sono totalemente indifferente.

La Santoro fa un passo indietro.
Si passa una mano tra i capelli.
Lo sguardo confuso.

-Che intendi dire? Stai cercando di impietosirmi, Creatini? Perché sappi che mi fai già abbastanza pena-

-Mi hanno cacciato di casa- punto gli occhi nei suoi -mia madre mi ha visto baciare Fede-

-Cosa?-

-Ma quello è stato solo un pretesto- sorrido, amara.

Restiamo a fissarci per un tempo indefinito.
Nessuna delle due sa cosa dire.
Ci guardiamo e basta.
Immobili.

Sento che non ho altro da perdere.
Sento che le cose non possono andare peggio di così.
E la colpa è solo mia.

-Ricomponiti, Creatini- dice, in fine -ci hai provato, ma con me non funziona- afferma, prima di voltarsi e andarsene.



                                                                                             **********



Fanculo Creatini.
Lo sapevo che quella lì è una poco di buono.
E poi ha pure avuto il coraggio di raccontare cazzate pur di attirare la mia attenzione!
Che si fotta.

Ci ho messo due ore buone per calmare un minimo Federica.
Non l' avevo mai vista così.
Vorrei tanto prendere a calci quella stronza.

L' ho lasciata quando è riuscita ad addormentarsi.
Sono uscita di casa e sono tornata in centro.
Perché?
Perché la mia migliore amica ha un brutto effetto su di me.

Devo assicurarmi di una cosa.
Devo essere certa che sia davvero così.
Perché se dovessi scoprire il contrario e Fede lo venisse a sapere, non mi perdonerebbe mai.

Quindi ho girato tutte le strade.
Ho guardato in ogni dove.
Poi finalmente l' ho trovata.
Francesca Creatini.

Una vocina nella mia testa mi ha imposto che dovevo controllare.
Che dovevo seguirla e vedere con i miei occhi che prima mi stava mentendo.
Ho bisogno di sapere.

L' ho seguita per quasi tutta la città.
Ha scrutato varie strade.
Vari parchi e giardini.
Come se stesse cercando qualcosa.

Alla fine è entrata in un parco in periferia.
Adesso sta fumando una sigaretta, seduta su una panchina.
La vedo aprire lo zaino e recuperare una felpa e una coperta.

Arrotola la felpa a mo' di cuscino.
Si sdraia poggiandovici la testa e coprendosi successivamente con la coperta.
Inizio a credere che non mi stesse prendendo per il culo.

-Creatini- sobbalza, scattando a sedere.

-Santoro- mi guarda sorpresa -se sei venuta a picchiarmi, fà pure, non reagirò-

-Non mentivi- non è una domanda -mi stavi dicendo la verità, prima-

Si limita a fissarmi.
Mi scruta, curiosa.
Aspetta che continui a parlare.

-Io ti ascolto- affermo, sedendomi accanto a lei.

E così rimango qui.
Sto qui a sentire dei maltrattamenti che ha subito da parte dei suoi genitori.
Di come ha da sempre dovuto badare a sé stessa e a sua sorella.
Del motivo per il quale si è trovata a spacciare.
Di come sua madre l' abbia cacciata di casa dopo che l'ha vista baciare Federica.
Del fatto che vive in giro da due mesi.

Sto qui ad ascoltarla e mi sento sempre più stupida.
Più stupida per tutto quello che pensavo di lei.
Mi sento in colpa per come la tratto da sempre.
Com'è che mai nessuno si è accorto di tutto ciò?

-Ma non potevi chiedere aiuto a qualcuno? Qualche familiare?- le domando, scioccata.

-Avevo solo mia nonna ed è morta- afferma, abbassando lo sguardo.

-I tuoi amici?-

-Non volevo coinvolgerli- alza le spalle -questo è un problema mio, non loro-

-idiota- sbuffo, mollandole un pugno sulla spalla -perché cazzo non l' hai detto a Federica?-

-E cosa avrei dovuto dirle?- ribatte, massaggiandosi la parte lesa -sai, Fede, per vivere spaccio droga! Spero tu possa capirlo!- blatera, ironica.

-Avresti potuto dirle dei tuoi!- alzo leggermente la voce -spiegarle la situazione!-

-No!- si alza in piedi -è solo un mio problema!-

-Quanto sei imbecille, Creatini- soffio, alzandomi a mia volta -prendi le tue cazzo di cose-

-Perchè?-

-Fallo e basta!- le mollo un altro colpo sulla solita spalla.

-La smetti di colpirmi?- si lamenta, afferrando lo zaino -e dimmi perché devo prendere le mie fottute cose!-

Alzo gli occhi al cielo, scocciata.
Non so perché io stia facendo tutto ciò.
Molto probabilmente solo perché è quello che farebbe la mia amica.
O almeno credo sia per questo.

-Vieni a vivere da me- quasi non mi sembra vero di averlo detto.

-Non se ne parla! Io..-

-E stai zitta!- la interrompo -per prima cosa, verrai a stare da me fino a quando non troveremo un' altra soluzione e seconda cosa, aggiusterai le cose con Fede-

-Perché stai facendo tutto questo?- chiede, a bassa voce.

-Credimi, non lo so neppure io-



______________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera a tutti,

immagino che le scuse per questa lunga assenza siano solamente inutili.
Spero di aver rimediato.
Prometto che da adesso in poi, cercherò di aggiornare regolarmente.

Questo capitolo è uscito leggermente diverso da come lo avevo pensato.
Ovviamente, come al solito, non mi soddisfa.
Ma è fondamentale.
Adesso la storia entra nella seconda parte.
Chi ha letto "Save Me" riuscirà finalmente a capire varie cose.

Detto questo, vi saluto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Scusatemi ancora.

Un abbraccio,

Crige.

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Capitolo 18
*** Nuove possibilità. ***


E' affascinante come, da un giorno all' altro, la tua vita possa cambiare radicalmente.
All' improvviso ti ritrovi catapultato in un nuovo mondo.
Mondo che non ti saresti mai aspettato.
Che credevi non ti potesse appartenere.
Mondo che adesso, in qualche modo, è tuo.

Un trascloco.
Un altro lavoro.
Persone appena conosciute.
La svolta può arrivare da qualsiasi parte.
In qualsiasi modo possibile.

Di colpo ti ritrovi a cambiare abitudini.
Ad avere una routine diversa.
Nuove regole.
Nuovi dialoghi.

Tutto ti affascina.
Ti brillano gli occhi mentre ti muovi in punta di piedi in questo luogo inesplorato.
E ti chiedi se lo sentirai mai tuo come quello in cui navigavi prima.
Se è veramente quello che stavi cercando.
Perché insieme all' entusiamo e all' eccitazione, subentra sempre Lei.
La paura.

La paura di sentirsi inadatti.
Di non essere all' altezza della situazione.
La paura di non farcela.
Di essere sopraffatti dal nuovo.
Perché, diciamocelo, non sempre siamo pronti al cambiamento.

Sì, passiamo intere giornate a lamentarci che è sempre tutto uguale.
Che non succede mai niente.
Ma poi, quando quel qualcosa arriva, spesso non abbiamo voglia di abbracciarlo.
O meglio, la voglia ci sarebbe, ma ci poniamo ogni volta la stessa domanda: E se....??

E se...? Ma...?
Si dice che "se la mia nonna avesse le ruote, sarebbe un carretto".
Che tradotto sta a significare che con i se e con i ma non si va da nessuna parte.

Osanniamo il concetto di "Carpe Diem".
Cantiamo a squarciagola che il meglio deve ancora venire.
E poi, quando arriva questo meglio, ci mettiamo sotto le lenzuola perché "fanculo tanto finirà come al solito".

Diventiamo tutti esperti quando un amico ci chiede un consiglio su una nuova possibilità.
Quando però si tratta di noi stessi siamo dei veggenti.
Già sappiamo che andrà di merda senza neanche sforzarci prima di viverlo.

Forse, qualche volta, dovremmo essere noi a fottere la paura.
E non il contrario.
Forse, in certe occasioni, dovremmo cambiare quel "Se" con un "Sì!".
Magari così scopriremo che quel nuovo mondo è fatto su misura per noi.
E cazzo, quanto ci sta bene addosso.



                                                                                 

                                                                                                          **********


Non so quale sia stata la parte più imbarazzante di questa serata.
Ho la possibilità di scegliere tra varie scene.
Direi quasi a migliaia.

Quando la Santoro mi ha trovato a dormire su una panchina?
Dietro di lei in motorino fino a casa sua?
Quando ho constatato che il suo garage è più grande di quella che era casa mia?
O qui, di fronte a sua madre, intenta a fissarmi la punta delle scarpe?

-Tu devi essere Francesca- 

Alzo gli occhi e davanti a me si ererge la versione leggermente invecchiata della Santoro.
Alta, slanciata, biondissima e con gli occhi azzurrissimi.
Ecco da chi deve aver preso la figlia.

-Io sono Maria- si avvicina, porgendomi una mano che stringo dopo qualche secondo -ti ho fatto preparare la stanza degli ospiti- sorride gentile -ma prima di andarci, che ne dici di mangiare qualcosa?-

-Non si disturbi- biascico più imbarazzata che mai.

-Oh Tesoro, non sono mica io che cucino- e con un occhiolino si dilegua.

Tiro un sospiro di sollievo.
E una volta tornata in me, inizio a guardarmi intorno.
Di certo le dicerie su questa famiglia, non erano infondate.

Più che una casa, è una reggia!
Che diavolo ci faccio, io, qui dentro?
E come siamo passate, io e la Santoro, da odiarci a convivere?

-Sia chiaro che tu non mi piaci- afferma, all' improvviso, come se mi avesse letto nel pensiero -non lo faccio per te, ma per Federica. Resterai qui fino a quando non troveremo un' altra sistemazione-

-Si, ho capito- alzo gli occhi al cielo -come avevo capito alla decima volta che lo hai detto-

-Era giusto per esser chiari- scrocchia le labbra e mi fa cenno di seguirla.

Entriamo nel salotto.
O in una galleria d' arte.
Ancora non ho capito.

Due divani a penisola, enormi.
Più di quattro poltrone sparse per tutta la stanza.
Un televisore gigantesco, piatto, che si estende in mezzo alla sala.
Un tavolincino da fumo posizionato in mezzo ai sofà.
Quadri bellissimi appesi ovunque.
E, per finire, un camino in mattoni all' angolo.

-La vostra cena- 

Quella che deduco essere la cameriera arriva con due pizze in mano.
Le poggia sul tavolincino insieme a delle posate.
Poco più tardi torna con delle bibite per poi sparire di nuovo.

-Siediti e mangia, Creatini- la imito sedendomi sul divano abbastanza distante da lei -però in silenzio che ora c'è Grey's Anatomy-

-C'è cosa?-

Si gira di scatto, sorpresa.
Mi scruta, come se volesse studiarmi.
Alla fine si volta di nuovo con uno sgaurdo che non riesco a definire.

-Non andremo mai d' accordo io e te- soffia -come diavolo si fa a non conoscere Grey' s Anatomy?-

-Sai, non ho avuto molto tempo per guardare la tv- ribatto, leggermente infastidita.

-Questo non ti giustifica-

-Non dovevamo mangiare in silenzio?- domando, scocciata.

Non ho voglia di spiegare.
Non ho più voglia di star qui a raccontare come è stata la mia vita fino ad ora.
Non me ne frega niente di lei, del suo giudizio o di qualsiasi altra cosa.
Le sono grata per ospitarmi, ma tutto qui.
Non voglio di certo un qualche genere di rapporto con Lei.

Penso a quanto tempo è passato dall' ultima volta che ho mangiato un pasto decente.
Che ho avuto un tetto sopra la testa.
Che non mi devo preoccupare di dove andrò domani o di cosa farò.

Ed è con quell' ultimo pensiero che, di colpo, mi ricordo perché sono qui.
Il pensiero di aver perso Federica mi ritorna prepotentemente in testa.
Risucchiando tutta la piccola gioia che stavo provando.

-Non volevo farle del male- mormoro, più a me stessa che a qualcuno.

-Che tu ci creda o no, lo so- soffia, senza staccare gli occhi dal televisore -comunque domani s' incazzerà anche con me, quando le dirò che ti ospito-

-No! Non dirle che...-

-Non le dico proprio niente dei tuoi affari! A quello ci penserai tu- sbotta, interrompendomi -le dirò solamente dove ti ho trovata e che se vuole sapere le cose, dovrà venire a chiederle a te-

-E credi che lo farà?-

-Forse non subito, ma lo farà-

Non aggiunge altro.
E per quanto mi può far strano, l'ho apprezzato molto.
Chiara e coincisa.
Senza aver bisogno di dire troppe parole che spesso sono anche inutili.

Spero che abbia ragione.
Spero tanto che Federica torni da me.
Non posso credere di aver perso l' unica cosa bella che avessi nella mia vita.

-Dai, andiamo, ti mostro dove starai- afferma, una volta finito l' episodio.

Annuisco, seguendola.
Torniamo all' ingresso, per poi prendere la scalinata di destra che porta al piano superiore.
Sorpassiamo tre porte, fino ad arrivare alla quarta.

-Ecco qui- esclama, aprendola.

Supero l' uscio e rimango a bocca aperta.
La stanza è enorme.
Anche più grande del garage!

Un letto matrimoniale fa da padrone in mezzo alla camera.
La parete sinistra è occupata da una grande libreria in legno, vuota.
Sulla destra ci sono una scrivania e due poltrone.

-Cosa c'è dietro quella porta?- domando, indicando un punto in fondo alla stanza.

-L' armadio- dice con non curanza -e se hai bisogno del bagno, è la porta subito a destra quando esci-

-Io..io..- balbetto, incapace di formulare qualsiasi frase -Grazie- dico, in fine, guardandola negli occhi.

-Sisi, come ti pare- bubbola, sbrigativa -domani mia madre ti vuole parlare- m' informa -me ne vado a letto- e se ne va così, senza tante parole.

Nonostante un tetto sopra la testa.
Un letto comodo e le lenzuola calde.
Quella notte l' unica cosa a cui riuscii a pensare furono due occhi verde smeraldo.



                                                                                                        **********

-ELEONORA!-
Sobbalzo a quel grido improvviso.
Lo sguardo terrorizzato che vaga per la stanza alla ricerca del colpevole di questo risveglio brusco.
I capelli sparati in ogni dove.
L' incazzo generale verso la vita, che aumenta non appena capisco chi è stato.

-Susy- soffio -ti sembra forse il modo di svegliare una persona?-

-Sono dieci minuti buoni che provo a svegliarti- ribatte, scocciata -o urlavo o ti buttavo sotto la doccia. Dimmi cosa preferisci e la prossima volta mi adeguo-

Sbuffo sonoramente, vedendola sparire dietro la porta.
Mi alzo di malavoglia.
Lentamente mi dirigo verso il bagno di camera, grattandomi allegramente le chiappe.

Questo è di sicuro il momento della giornata che più odio.
Il mattino.
Perché dovrei alzarmi?
Si sta così bene sotto il piumone.

Mi lavo la faccia, vestendomi successivamente.
Recupero lo zaino abbandonato in un angolo della stanza, aggiungedoci dei libri che mi sarebbero serviti.
Svogliatamente scendo al piano inferiore.

-Buongiorno- 

Mi ero quasi dimenticata di lei.
O forse il mio subconscio sperava che fosse stato tutto un brutto sogno.
E invece...

Per tutta risposta, lascio partire un grugnito.
Mi siedo alla tavola sbadigliando rumorosamente.
Susy mi porta la mia tazza di caffè, lanciandomi uno sguardo incazzato, che ignoro amorevolmente.

Prendo il mio solito toast, iniziando a mangiare.
Faccio di tutto per cercare di ignorare lo sguardo della Creatini.
Ma alla fine, sbotto.

-Che vuoi?- le domando, non troppo amichevolmente.

-Sei ancora peggio la mattina- afferma, passandosi una mano sugli occhi -volevo solo sapere come andiamo a scuola-

-Io in vespa- rispondo - tu arrangiati-

-Ti accompagno io- si intromette mia madre, spuntando da non so dove -almeno ne approfittiamo per conoscerci-

Alzo gli occhi al cielo, alzandomi.
Prendo cappotto e zaino e me ne vado salutando solamente con un cenno della mano.
Che io mi ricordi, mia madre non mi ha mai accompagnato a scuola.

Raggiungo il garage, montando poi in sella allo scooter.
Dò gas, lasciandomi dietro di me Creatini e casa.
Devo andare a prendere Federica.

Sinceramente non so bene perché io mi sia messa in mezzo a questa situazione.
Non so perché stia aiutando quella lì.
Ho provato solo una gran compassione.

Ma adesso, la parte difficile, è dire tutto a F.
Come cazzo glielo spiego?
Spero che non s' incazzi di nuvo con me.

Forse avrei dovuto ascoltarla di più quando mi parlava della Creatini.
Dei suoi commenti sui suoi occhi perennemente tristi.
Di quella volta che mi ha raccontato di come è diventata strana quando l' ha accompagnata a casa sua, dopo la festa di Bianca.

Ancora non riesco a capire perché non ne abbia mai parlato con nessuno.
Paura? Vergogna?
Non trovo una buona scusa per il suo silenzio.
Anche perché sua sorella è ancora in quell' infermo.
Spero tanto che i miei riescano a fare qualcosa.

-Ciao!- una insolita Federica triste, prende posto dietro di me.

-Ehi- le sorrido dallo specchietto, mentre avvolge le sue braccia intorno alla mia vita.

Odio vederla così.
Maledetta Creatini.
Se solo Fede sapesse tutto...

-Hai voglia di fermarci a prendere un caffé? Tanto entriamo alla seconda ora oggi-

-Certo- le rispondo, non potendo negarle niente, ora più del solito.

Parcheggio davanti al nostro bar di fiducia.
Lei entra andando ad occupare un tavolino.
La raggiungo non appena finisco di sistemare i caschi nel sottosella.

Si è seduta al nostro solito tavolo vicino la finestra.
Chiediamo due cappuccini al barista, che ci saluta calorosamente come sempre.
Dopo di ché crolla un silenzio inaspettato.

-F- richiamo la sua attenzione, sfiorandole la mano -c'è una cosa che devo dirti-

-Ti ascolto- soffia, sforzandosi di sorridere.

-Tu fammi finire, prima di dire qualsiasi cosa, ok?- chiedo, continuando non appena la vedo annuire -ieri, dopo che abbiamo trovato Francesca e tu sei corsa via, mi ha detto qualcosa che mi ha spiazzato. Lì per lì non le ho dato troppo peso, poi però una volta che ti ho lasciato a casa, quel dubbio dentro di me si è fatto sempre più forte e son dovuta per forza andare a controllare- sospiro, cercando le parole più adatte -ho girato per quasi tutta Firenze, fino a quando non l' ho trovata al parco che si attingeva a dormire su una panchina- la vedo spalancare gli occhi, sorpresa -ci ho parlato e, ecco, adesso sta a casa mia-

-Cosa?- quasi urla, spaventandomi -dopo quello che ha fatto, tu te la sei portata a casa? Non ci posso credere- sbatte una mano sul tavolo, facendo girare gli altri clienti -perche?-

-Non sta a me dirtelo. Devi chiederlo a lei- rispondo, pacatamente.

-Non so se ho voglia di parlarci- gira la testa da un lato, sospirando -non credo che possa avere una buona giustificazione-

-Io penso di sì- ribatto -ma ovviamente è una scelta tua-



                                                                                                        **********


A proposito dei momenti imbarazzanti dei quali parlavo ieri sera.
Di sicuro questo è il peggiore.
Io e mamma Santoro nella sua macchina in un completo, assordante silenzio.
Decido che è arrivato il momento di romperlo dopo il quarto semaforo rosso che becchiamo.

-Io..-

-Non  m' importa cosa facevi prima- m' interrompe subito -fino a quando deciderai di stare a casa mia, ci sono delle regole- mi lancia una leggera occhiata prima di continuare -la scuola prima di tutto-

-Certo, signora, tutto quello che vuole- abbasso lo sguardo, più imbarazzata che mai.

-Voglio che continui con lo sport, perché credo che sia una cosa importante. Ma lo farai qui a Firenze e non più a Prato. A questo penserò io. Ho chiamato la scuola e sono stata molto chiara sul fatto che devono chiamare me per ogni cosa che ti riguardi. Dò loro parecchi soldi all' anno, quindi questo e altri fattori, hanno fatto in modo che non avessero da obiettare-

-Altri fattori?- chiedo incuriosita.

-Francesca- mi richiama, dolcemente -credi che la tua situazione familiare sia passata inosservata come pensi? La preside ha sollecitato più volte i servizi sociali perchè effettuassero dei controlli, ma a quanto pare qualcuno della tua famiglia ha conoscenze molto importanti-

Quella informazione mi lascia totalmente di stucco.
Perché non ne ho mai saputo niente?
Perché nessuno è mai venuto a parlarmi?

So che mio padre ha uno dei suoi migliori amici là dentro e qualcuno anche alla polizia.
Ecco perché non sono mai potuta rivolgermi a loro.
Mi sono sempre sentita in trappola.

-Io non lo sapevo- mormoro, sconfitta.

-Lo so, tesoro- mi stringe una spalla, tornando poi a guardare la strada -voglio che tu sappia che mi sto muovendo per tua sorella. Non so cosa posso fare, ma proverò qualsiasi cosa-

Alzo la testa di scatto, completamente sorpresa.
Mi sembra di star vivendo un sogno.
E' come se fossi stata abbagliata da una luce di speranza.
Tutta insieme.

-Torniamo alle regole- riprende il discorso, dopo diversi minuti -per i primi mesi voglio conoscere qualsiasi persona intendi  portare a casa mia. Voglio sempre sapere i tuoi spostamenti e cosa più importante, smetterai categoricamente di fare quello che tu chiami lavoro-

-Mesi?  E come..?- balbetto a raffica mille domande.

-Mia figlia sembra una stronza di prima categoria Francesca e credimi qualche volta lo è, ma a certe cose ci tiene. Comunque, penseremo io e mio marito Giovanni a te. Per qualsiasi cosa ti devi rivolgere a uno di noi due, ok? Puoi sempre trovarti un lavoro vero, se proprio ci tieni-

-Perché sta facendo tutto questo per me, signora Santoro?-

-Perché ognuno merita una possibilità- risponde semplicemente -e chiamami Maria-

Torno a guardare fuori dal finestrino.
Mi sento un gran groppo alla gola.
Questa persona non mi conosce per niente, eppure si sta interessando a me come mai nessuno prima d' ora.
Mi chiedo cosa abbia mai fatto per meritarmi tutto ciò.

-Grazie- sussurro, certa che lei abbia sentito.

Arriviamo davanti scuola dopo diversi minuti.
Maria mi passa lo zaino che avevo abbandonato sui sedili posteriori.
Mi augura una buona giornata e m' informa che sarebbe passata di nuovo lei a prendermi.

-Ah dimenticavo- richiama la mia attenzione -finché non mi dimostrerai di potermi fidare di te, la tua vita sarà scuola, casa e rugby. Chiaro? - Dopo avermi vista annuire, mi saluta e riparte per la sua strada.

Sorpasso l' enorme cancello d' entrata alla struttura.
Cammino lentamente con le mani in tasca e il cappuccio sopra la testa.
Cerco di assimilare tutte le cose che mi sono state dette in questo breve ma intenso tragitto in macchina.

Quindi la scuola si era accorta della mia situazione?
Perché io non ne sapevo niente?
Perché Maria mi sta offrendo tutto ciò?
Vorrei solo delle risposte...
Per una volta nella mia fottuta vita, vorrei avere il controllo.

-Feffe!!- 

Lorenzo mi corre incontro visibilmente preoccupato.
Come mi raggiunge, mi abbraccia di slancio.
Poi si allontana squadrandomi dalla testa ai piedi.

-Dove diavolo eri finita? Sono giorno che non ti vedo!- domanda arrabbiato.

-Non adesso, Lore- mi scosto, superandolo successivamente a grandi passi.

-Francesca!- mi richiama, afferrandomi per un braccio.

-Lasciami stare- dico calma, liberandomi dalla sua presa, andandomene.



                                                        **********

La prof di filosofia oggi non potrebbe essere più soporifera.
Già mi è difficile concentrarmi grazie a tutti i pensieri che mi frullano in testa.
Se poi ci si mette anche lei è la fine.

Lascio andare un sospiro spostando la mia attenzione su Federica.
Si tiene la testa con una mano.
Lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Chissà quante cose girano per quella sua testolina.

Voleva che le dissi di più.
Ma come potevo farlo?
Non spetta a me.
Loro si devono chiarire ed è Francesca che dovrà dirle come stanno realmente le cose.
Non sono di certo io.

Alla fine rinuncio a prendere gli appunti.
Butto la penna sul banco, chiedendo alla prof di andare in bagno.
Una volta avuto il consenso, mi alzo ed esco dall' aula.

In realtà mi serviva una scusa per uscire a prendermi una pausa.
E questo vuol dire andare sulle scale anti-incendio per fumarmi una sigaretta.
Con mia grande sorpresa, vi ci trovo anche il ragazzo che sta sempre insieme alla Creatini.

-Ehi- lo saluto con un cenno del capo, accendendomi una paglia.

-Santoro- ricambia il saluto, poggiandosi alla ringhiera.

Mi sembra al quanto strano, direi pensieroso.
Lo scruto con non troppo interesse, in realtà.
Se non fosse amico di quella là, potrei anche farci un pensierino.

Scuoto la testa, cacciando via quell' ultimo pensiero.
Ho già troppo a che fare con Francesca ultimamente.
Non voglio di certo aggiungere altre rotture.

-Dimmi un po'- interrompe i miei pensieri, richiamando la mia attenzione -era la macchina di tua madre quella da cui è uscita stamani Feffe?-

Ecco, ci mancava anche lui.
Ma che sono un fottuto centralino?
Sono diventata il punto focale di tutto e manco me ne sono resa conto?

-Sì, perché non te lo ha detto?- rispondo, dopo aver preso una boccata di tabacco.

-Detto cosa?- chiede, confuso -perchè era con tua madre?- aggiunge successivamente.

-Oh ma che palle!- sbotto, passandomi una mano tra i capelli -cos'è, un concorso a premi? Vallo a chiedere a lei!-

-Non mi vuole parlare!- ribatte, gettando il suo mozzicone a terra.

Butto gli occhi al cielo, sospirando.
E ora cosa faccio? Glielo dico?
Sarei più per girare i tacchi e andarmene.
In fondo non sono affari miei.

-Per favore- insiste, non vedendomi intenzionata a parlare .

-Oddei- sospiro, rassegnata -dato che dormiva nei parchi come i barboni, l'ho portata a vivere da me!-

-Cosa?- domanda, visibilmente sorpreso.

-Ops- esclamo -non lo sapevi?-

-No, cazzo!- sbotta, incredulo -non credi che se lo avessi saputo, l' avrei portata a casa mia? Ma che diavolo è successo?- chiede, più a sé stesso che a me.

Si siede sulle scale, tenendosi la testa tra le mani.
Lo vedo accendersi un' altra sigaretta poco dopo.
Diversi minuti dopo, contro tutti i miei principi, mi siedo accanto a lui.

Restiamo in silenzio per un po'.
Persi ognuno nei propri pensieri.
Alla fine è lui a romperlo.

-E' andata via di casa a causa dei suoi genitori, vero?- mormora, pacato.

-Più o meno- dico, sorpresa che ne fosse a conoscenza -a quanto ho capito, è stata sua madre a cacciarla dopo averla vista baciare Federica-

-Ho provato più volte a dirle di prendere Marta e andare via. Ma mi ha sempre risposto che non sapeva dove poter andare e io non potevo ospitarle per troppo tempo. I miei mi avrebbero fatto troppe domande- sospira -aspetta, e Marta adesso?- si gira di scatto, terrorizzato.

-E' ancora là- sussurro, capendo la sua paura.

-No!- esclama, alzandosi in piedi.

-Mia madre proverà a fare qualcosa- lo informo, alzandomi a mia volta.

Mi stupisco di me stessa.
Negli ultimi due giorni sono andata contro a quasi  tutte le regole che mi sono da sempre prefissata.
Ho portato un' estranena in casa, mi sto facendo i fatti di un' altra persona e mi sto lasciando coinvolgere da cose che non riguardano me e neanche le persone a cui tengo.
Che diavolo mi sta succedendo?

-Bhè, almeno ha Federica- sorride, ignaro degli ultimi avvenimenti.

-No, perché l' ha beccata a spacciare- lo aggiorno, lasciandolo di sasso -quindi adesso non le parla. Ma sto cercando di risolvere la cosa-

-Perché lo stai facendo?-

-Ah, credimi, non ne ho la minima idea!- rispondo a ciò che mi sembra un déjà vu.

Forse ho sbagliato a dirgli tutto.
Ma credo che in questo momento la Creatini abbia bisogno di qualcuno accanto.
Qualcuno a cui è affezionata e di cui si fidi.
Deve parlare con qualcuno che le vuole bene.
E da quel che ho visto, questo ragazzo deve volergliene veramente molto.

-Devo tornare in classe- affermo -cerca di farla parlare- aggiungo, girando la schiena e lasciandolo lì.




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ANGOLO DELL' AUTRICE:

Buona sera a tutti ^^

Prima di scusarmi, voglio parlare un attimo del capitolo.
Come avrete capito, adesso entriamo nel vivo della storia.
Ovviamente il punto cruciale di tutto è Eleonora.
Vedete di amarma almeno la metà di quando la ami io.

Finalmente si iniziano a capire un po' di cose che in "Save Me" sono state trascurate.
Lo trovo molto interessante e completo.
Ma ditemi voi.

Chiedo venia per eventuali orrori ortografici.
Ho questo capitolo incompleto da mesi.
L'ho letto e riletto talmente tante volte da saperlo a memoria, così tanto che non riesco a rintracciare possibili errori.
Se ne trovate, spero vogliate scusarmi.
Non scrivo da un' era e tornare a farlo non è mai facile.

Chiedo scusa per questa lunga assenza, ma la mia vita è stata completamente stravolta.
Sta tornando piano piano nella norma, ma ci vuole tempo.
Non posso promettervi aggiornamenti a breve.
Ma posso dirvi che cercherò di fare del mio meglio per ridurre al massimo l' attesa.

Chiedo ancora di nuovo scusa.
Grazie a chi continua a seguirmi.
Lo apprezzo davvero molto.

Un abbraccio,

Crige.


 

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