Un erede per i Black di Nene_92 (/viewuser.php?uid=83116)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - Accetto! (scelta OC) ***
Capitolo 3: *** 2 - Arrivo a Villa Black ***
Capitolo 4: *** 3 - La prima prova ***
Capitolo 5: *** 4 - Cin cin! ***
Capitolo 6: *** 5 - Un normale sabato ***
Capitolo 7: *** 6 - Il labirinto ***
Capitolo 8: *** 7 - Di tazze mancanti e svolte inattese ***
Capitolo 9: *** 8 - La pozione ***
Capitolo 10: *** 9 a - Conseguenze inattese ***
Capitolo 11: *** 9 bis - Il vero inizio dei giochi ***
Capitolo 12: *** 10 - Di notti insonni e dubbi inespressi ***
Capitolo 13: *** 11 - Inviti e buchi neri ***
Capitolo 14: *** 12 - Ferragosto ***
Capitolo 15: *** 13 - Prepararsi a... ***
Capitolo 16: *** 13 bis - ... il ballo ***
Capitolo 17: *** 14 - Ricordi e risvegli ***
Capitolo 18: *** 15 - Un sano pomeriggio di relax... o forse no! ***
Capitolo 19: *** 16 a - Nodi che si sciolgono (pt. 1) ***
Capitolo 20: *** 16 bis - Nodi che si sciolgono (pt. 2) ***
Capitolo 21: *** 17 - Di mosse e contromosse ***
Capitolo 22: *** 18 - Di passato e di futuro ***
Capitolo 23: *** 19 - Epilogo ***
Capitolo 24: *** Sorpresa! ***
Capitolo 1 *** 0 - Prologo ***
0 - Prologo
- Un erede per i Black -
2000, Campagna Londinese, Villa Black
Antares Black aveva avuto tutto dalla vita.
Un cognome importante e prestigioso, ricchezza, potere, fama e anche
una bellissima moglie, Lyra. Moglie che però era stata in grado
di generare soltanto figlie femmine. Sei per l'esattezza.
Aveva avuto anche una settima gravidanza, il sospirato e tanto atteso
maschio. Che però non era riuscita a portare a termine. Durante
il quarto mese, erano sorte moltissime complicazioni. Che avevano
privato Antares prima del figlio e poi della moglie.
C'erano state molte donne dopo, ma nessuna era riuscita a diventare la nuova signora Black.
Il matrimonio tra loro due era stato celebrato per convenienza, come
era d'uso in ogni famiglia purosangue dell'epoca, ma erano comunque
riusciti ad innamorarsi l'uno dell'altro, con il tempo.
Lyra, con la sua dolcezza, era sempre stata il collante tra il marito e
le figlie. Quella che aveva permesso alla famiglia di restare unita nel
tempo.
Antares però, se n'era accorto troppo tardi. Nel momento in cui
la moglie era venuta a mancare, l'uomo aveva inconsapevolmente iniziato
ad allontanarle da sè tutte.
Una alla volta, terminati gli studi ad Hogwarts, avevano fatto armi e
bagagli per scappare da quella casa, da quella vita, da quel padre che
diventava ogni giorno più scorbutico, irascibile ed intrattabile.
Lo avevano fatto tutte, tutte tranne una. La sua ultimogenita. Selene.
Che non lo fece per un semplice motivo: l'ultimo anno di studi rimase incinta. Di chi, l'uomo non riuscì mai a scoprirlo.
Antares provò in tutti i modi a farla confessare, ma non ci riuscì.
"Il padre è un purosangue." Fu l'unica informazione che riuscì ad estorcerle.
Così Selene si rifugiò per tutta la durata della
gravidanza al Maniero di famiglia, rifiutandosi di vedere chiunque.
E dopo il parto lo abbandonò anche lei.
Lasciando così al padre un bambino da accudire. Un'altra femmina.
Antares la chiamò Cassiopea e, non sapendo nulla del padre, la registrò con il suo cognome. Black.
Stranamente, quella bambina riuscì dove tutte le sue figlie avevano fallito. Fece breccia nel suo cuore.
Fu una sofferenza staccarsi da lei, la prima volta che prese il treno per Hogwarts.
E l'uomo seguì sempre più preoccupato tutti gli eventi che sconvolsero il mondo magico, fino a quel 2 maggio 1998.
Non che avesse qualcosa da temere lui: era un Black, un purosangue e,
con la sua esperta abilità diplomatica, riuscì a tenersi
fuori dal conflitto. Qualsiasi schieramento sarebbe riuscito a vincere
quella guerra, a lui sarebbe andato bene. Ne sarebbe
comunque uscito indenne. Aveva parenti su entrambi i fronti, ai
quali potersi appellare in un secondo momento.
L'unica cosa che gli interessava era tenere al sicuro se stesso. E sua nipote. Per il resto potevano anche crepare tutti quanti.
Ma gli eventi lo fecero comunque riflettere e, per la prima volta dopo
tanto tempo - quando finalmente emerse con chiarezza chi aveva vinto e
chi erano tutti coloro che avevano perso la vita - tornò a porsi
il problema che lo aveva afflitto per anni e che con la nascita della
nipote aveva solo temporaneamente accantonato.
Lui non aveva un erede maschio. Ed era l'ultimo Black rimasto.
Per quello quel giorno, dopo averne parlato accuratamente con la
nipote, aveva chiamato la sua segretaria e le aveva fatto redigere un
annuncio da pubblicare in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta e su
tutti i principali quotidiani del mondo magico.
Avrebbe aperto casa sua per un mese esatto: in quel periodo di tempo
avrebbe ospitato tutti gli interessati. E tra questi, avrebbe cercato
il ragazzo giusto.
Il ragazzo che avrebbe adottato, il ragazzo al quale avrebbe affidato
il suo cognome da portare avanti, il ragazzo al quale avrebbe donato
metà delle sue ricchezze - perchè l'altra metà,
più la casa, sarebbe rimasta comunque a Cassiopea, chiaro.
I requisiti? Avere tra i 18 e i 25 anni, possedere un legame di sangue con i Black ed essere, ovviamente, purosangue.
Poi, se in mezzo a questi, per sua nipote fosse scoccata la scintilla,
allora non avrebbe esitato a cacciare di casa tutti in anticipo e
nominare il ragazzo suo erede universale. Però questo a sua
nipote non l'aveva detto, altrimenti sapeva che non avrebbe mai dato il
suo consenso. No, questa cosa non l'avrebbe saputa nessuno. Soltanto
lui.
Era sempre stato bravo a pianificare... e se qualcuno avesse tentato di fregarlo gliel'avrebbe fatta pagare molto cara.
- * -
Luglio 2000, Principali quotidiani del Mondo Magico
Superati ormai i settant'anni di età,
ho acquisito una nuova consapevolezza. Una consapevolezza che in
realtà risiedeva nella mia persona già da tempo, ma
sulla quale non mi ero mai soffermato più di tanto: la vita mi
ha donato molte, moltissime cose. Ma non me ne ha donata una, che io
invece considero fondamentale: UN EREDE MASCHIO.
Oggigiorno, sono l'ultimo rimasto della
dinastia Black. Alcuni rami, come ben sapete, si sono estinti a causa
della guerra, altri - in primis il mio - sono stati in grado
di generare soltanto figlie femmine.
Comunque stiano le cose, un solo dato è certo: la
nobilissima e antichissima casata dei Black si estinguerà nel
momento in cui io verrò a mancare. E non lo posso
permettere.
Non posso permettere che una casata antica quanto la stessa
Hogwarts smetta semplicemente di esistere all'improvviso, senza una
valida ragione.
E questo è il motivo che ha convinto la mia persona a rivolgermi a voi.
Il cognome Black starà forse dirigendo i suoi passi verso
l'oblio, ma la medesima sorte non riguarda il nostro sangue, il
nostro retaggio.
Esistono ancora giovani ragazzi purosangue, oggigiorno, con almeno una goccia di sangue Black nelle vene.
Ed è proprio a loro che mi rivolgo: le porte della mia dimora
saranno aperte per un mese, durante il quale vi ospiterò e
assumerò nei vostri confronti lo stesso comportamento di un
padre.
Vi insegnerò cosa significa appartenere alla nostra grande,
nobile, potente, antica e ricchissima Casata, quali comportamenti
tenere, quali atteggiamenti assumere in ogni singola circostanza.
E, al termine del mese, selezionerò colui che, secondo il mio unico ed irrevocabile giudizio, sarà degno di rappresentare la nostra famiglia al meglio nei secoli a venire.
Perchè costui, l'unico che si dimostrerà davvero degno,
sarà da me adottato, ricevendo così in eredità non
solo il mio cognome, ma anche i miei averi, che dividerò in
parti uguali tra lui e mia figlia Cassiopea.
Pertanto, tutti coloro che risulteranno essere interessati, dovranno
inviare a Villa Black il loro documento di nascita - con allegata la
dimostrazione di appartenere alla genealogia Black - e sottoporsi ad un
prelievo del sangue per verificare tale circostanza.
Dovranno avere inoltre già completato il loro percorso di studi,
ma non superare l'età anagrafica dei venticinque anni.
In fede,
Antares Augustus Black
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Buon salve a tutti!
Lo so che sono completamente pazza, ma questa idea mi è venuta
in mente ieri mentre facevo la doccia. La mia terza interattiva! E di
nuovo sulla mia famiglia magica preferita: i Black!
Detto ciò:
REGOLE PER ANDARE D'ACCORDO CON LA SOTTOSCRITTA:
1) MASSIMO 2 OC A TESTA, di età compresa tra i 18 e i 25 anni
2) secondo le regole del sito, le recensioni devono essere recensioni, quindi il "voglio partecipare con una ragazza serpeverde" non è una recensione:
dovete specificare PERCHE' volete partecipare (quindi dovete per forza
lasciare un commento) e NO ASSOLUTO SCHEDE LASCIATE PER
RECENSIONE: NON SARANNO CONSIDERATE! (dopo che vi ho dato l'ok potete
inviarmi la scheda compilata che trovate sotto)
3) sempre sugli OC: NESSUNO
POTRA' AVERE IL COGNOME BLACK. DOVETE avere la mamma, la nonna, il
bisnonno (o quello che vi pare Black, ma non il cognome). A titolo esemplificativo
vi inserisco i cognomi di alcune famiglie purosangue che potete usare,
ma potete anche aggiungerne altri di vostra fantasia o che non ho
inserito (sempre e solo PUROSANGUE!): Abbott, Boulstrode, Burke, Fawley, Greengrass, Paciock, MacMillan, Malfoy, Nott, Ollivander, Prewett...
4)
le uniche OC donne possono essere le "figlie delle figlie" quindi le
nipoti di Antares (e le cugine di Cassiopea), che si presenteranno al
maniero con i fidanzati (che deciderò io). Tutti gli altri
saranno rigorosamente uomini.
5) sono abituata a portare
avanti le mie interattive (a differenza dei 3/4 degli altri autori del
fandom) perciò VOGLIO PERSONE CHE STIANO SEMPRE DIETRO ALLA
STORIA: almeno ogni 2 capitoli DOVETE FARVI SENTIRE.
Se pensate di poter creare i vostri personaggi e poi sparire vi sbagliate di grosso.
Perciò sappiate che Villa Black nasconde dei pericoli. E
che i vostri OC incapperrano in una bruttissima morte se voi sparite
per 2 capitoli (se non mi credete, andate a controllare la mia
interattiva "Grimm | Jager der Dunklheit" dove ho già fatto
fuori circa 10 personaggi in 28 capitoli).
QUINDI (lo dico qui poi non lo dirò più, perciò scrivetevelo a caratteri cubitali in testa) se
sparite per 2 capitoli non farò comparire il vostro personaggio
nel terzo. E se non vi fate vedere neanche nel terzo, l'OC farà
una brutta fine nel quarto.
Ecco a voi la SCHEDA --> da mandare entro e non oltre venerdì 25 maggio ore 23.59.
Nome, cognome (eventuali secondo nome, soprannome):
Ex Casa ed ex Scuola (può essere anche non Hogwarts!)
Età (tra i 18 e i 25):
Descrizione fisica del personaggio (chi mi scrive 2 righe in croce non lo considero):
prestavolto:
descrizione psicologica e caratteriale del personaggio (idem come sopra):
Storia del personaggio e della sua famiglia (in particolare: qual è il legame di parentela con i Black? anche qua spremete le meningi, voglio dei papiri!):
Animale, descrizione e nome:
Bacchetta:
Patronus e ricordo più felice:
Amortentia:
Cosa fa nella vita:
Perchè risponde all'annuncio:
(vuole i soldi, vuole il prestigio del cognome, è innamorato da
sempre di Cassiopea e vuole provare a conquistarla, non gliene frega
nulla ma i genitori l'hanno costretto... sbizzarritevi!)
cosa ama, cosa odia, cosa gli piace, cosa no:
fobie:
che genere di relazione vuole:
(sia la tipologia di ragazzo/a che preferisce --> biondo/moro ecc;
sia caratterialmente, sia cosa si aspetta in una storia, sia come la
affronterebbe ecc... )
Altro (più siete completi più è facile che vi scelga!):
Se voglio sapere altro mi faccio sentire io! E' tutto!
Antares Black, ex Serpeverde Cassiopea Black, ex Corvonero, 18 anni
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Capitolo 2 *** 1 - Accetto! (scelta OC) ***
2 - Accetto! (scelta OC)
Allura... ciao a tutti!
So che probabilmente pensavate che questa storia non partisse, ma la
mia voglia di scrivere ha intersecato la strada con il mare (tuffo
nell'acqua batte carta 4 a 1!).
Visto che non mi piace pubblicare
la selezione e solo dopo scrivere il capitolo ho fatto un tutt'uno,
perciò di seguito troverete il primo capitolo con tanto
di OC incorporati: di alcuni mi sono innamorata subito
(mi avete davvero mandato in crisi!), altri purtroppo non erano adatti
alla storia che avevo in mente (sorry ma capita!) oppure mi avete mandato personaggi molto simili, quindi preso uno l'altro avrebbe rischiato di esserne la fotocopia.
L'azione si svolge nell'agosto del 2000, quindi solo due anni dopo la fine della guerra.
Ci vediamo in fondo al capitolo per la prima domanda e le note finali! ;)
- Accetto! (scelta OC) -
5 Luglio 2000
Aidan Lucien Nott, 22 anni, ex allievo di Durmstrang
Aidan
quasi si strozzò con il suo caffè-latte mattutino quando
lesse l'annuncio che capeggiava sulla prima pagina della Gazzetta del
Profeta.
Il
cugino di suo nonno materno, Antares, avrebbe aperto la casa a tutti i
giovani purosangue con almeno una goccia di sangue Black nelle vene e
tra questi avrebbe cercato un possibile erede.
Il giovane Nott si chiese se il vecchio non fosse impazzito di botto.
Non ce l'aveva già un erede? Non aveva Cassiopea? Perchè
doveva adottare qualcuno di estraneo a lui? Soltanto per uno stupido
cognome da portare avanti?
L'aveva vista solo poche volte, la più piccola di casa
Black. Due per l'esattezza. La prima ad una festa di non si ricordava
neanche più chi, uno dei tanti boriosi purosangue che volevano
far di tutto per dimostrare che il loro cognome valeva ancora qualcosa.
E la seconda ad Hogwarts, quando aveva provato a partecipare al Torneo
Tre Maghi. L'aveva riconosciuta subito - seduta al tavolo dei Corvonero
- nonostante fossero passati almeno sette anni.
E chi se li scordava quegli occhi azzurro-grigi che sembravano un cielo in tempesta? Già
la prima volta ne era rimasto stregato. E forse, non a caso, tutte le
sue fidanzate avevano avuto sempre una costante: capelli scuri e occhi
chiari.
Aveva anche provato ad invitarla al Ballo del Ceppo, ma quando l'aveva
avvicinata per chiederglielo lei, imbarazzata da morire, gli aveva
comunicato di avere già accettato l'invito di un altro. Ma non
aveva capito chi fosse stato il fortunato che era riuscito ad
anticiparlo. Non l'aveva proprio vista quella sera.
Riscuotendosi dai suoi pensieri, appellò pergamena e inchiostro.
Avrebbe risposto all'annuncio. Ma non per i soldi o per il cognome.
Voleva conoscere per bene Cassiopea.
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Hitoshi Altair Malfoy, 25 anni, ex Grifondoro
"Io non ci vado!" Urlò Hitoshi all'indirizzo di suo zio Lucius.
"Oh sì che ci vai! Altares Black sta cercando un erede al quale
lasciare il cognome... e tutte le sue ricchezze. Tu sei perfetto!"
Ripetè l'uomo per l'ennesima volta, sordo alle sue proteste.
"Ma che cosa stai dicendo?" Lo contestò il ragazzo,
scandalizzato. "Metà delle ricchezze e la casa rimarranno
comunque a Cassy! Il vecchio è stato molto chiaro in merito!"
Suo zio sbattè il pugno sul tavolo, infuriato. Facendo fare un
balzo a tutta la sua famiglia, che assisteva silenziosamente a quello
scambio di battute. "E allora? Quale sarebbe il problema? Seducila e sposala! E' tanto difficile far innamorare di te una ragazzina?"
"Lucius..." Lo richiamò Narcissa. Suo marito stava decisamente esagerando.
"Sta' zitta!" La aggredì però lui. "L'abbiamo accolto in
casa nostra, trattato come un figlio e lui come ci ricambia?"
Continuò ad urlare. "Non vuole neanche provare a partecipare ad
una stupidissima competizione!"
"Perchè non ci mandi Draco, se ci tieni tanto?" Urlò a
quel punto Hitoshi esasperato, indicando suo cugino che continuava a
fissare testardamente il soffitto. "Ha l'età giusta anche lui e
sua madre è una Black!"
"Perchè mio figlio deve già portare avanti il mio,
di cognome!" Sbraitò l'uomo. "E tuo fratello è fuori
discussione." Continuò prima che il ragazzo potesse dire
qualcos'altro. "Ha avuto una relazione con un uomo, per l'amor di Morgana! Se Antares lo venisse a sapere ne sarebbe nauseato!" Concluse con una smorfia di disgusto dipinto sul volto.
"No, non farò questo a Cassy!" Ripetè lui testardamente,
dopo aver gettato un'occhiata preoccupata al fratello, il cui sguardo
si era spento di colpo. Gli faceva ancora male sentirne parlare. "E'
una mia amica, per Merlino!"
"E a tua figlia Hoshi non pensi?" Domandò a quel punto Lucius con una nota di avvertimento nella voce.
"Lucius per l'amor del cielo! Ma come ti vengono in mente certe cose?" Emerse di nuovo la voce scandalizzata di Narcissa, mentre la mano con cui teneva la tazzina tremò.
Allo stesso tempo, l'ex Grifondoro ringhiò un "NON TI AZZARDARE
A MINACCIARE MIA FIGLIA!" estraendo contemporaneamente la bacchetta e
puntandola verso lo zio.
"Quello che intendevo dire" Riprese il discorso Malfoy Senior cercando
di parare il tiro e abbassando il tono di voce "è che ha bisogno
di una madre. Ha soltanto un anno. E potrebbe essere una buona occasione per trovarne una. Non ci sarà solo Cassiopea Black alla Villa."
Hitoshi sospirò. A quanto pare
non c'era proprio verso di cambiare le cose. Suo zio aveva già
deciso per lui. E se era arrivato a minacciare addirittura una bambina
di un anno, voleva dire che era disposto a tutto per farlo
partecipare... e vincere.
"D'accordo." Si arrese. "Ma Hoshi viene con me. O non ci vado."
Uscire da quel nido di serpenti per un po' avrebbe fatto bene sia a lui che alla piccola.
"Una bambina può essere un'ottima mossa per conquistare una
giovane donna. Le ragazze amano i bambini." Approvò Lucius.
Anche se forse si toglieva dal nido di bisce per andare nella fossa dei leoni.
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Mintaka Rosier, 22 anni, ex Corvonero
"Non ci andrà!" Ripetè per l'ennesima volta Albert Rosier all'indirizzo della moglie, Mira Black.
"Oh sì che ci andrà! Così ha deciso ed è esattamente questo che succederà!"
"No! Ha già un cognome prestigioso ed è anche il
primogenito! Per quale motivo dovrebbe rinunciarci?" Replicò
l'uomo.
"Stai forse dicendo che il mio cognome non è abbastanza prestigioso?" Fu la risposta offesa della donna.
"Ma che cosa stai dicendo?" Strabuzzò gli occhi Albert.
"Mio figlio è un mezzo Black! Io sono una Black! Quella
eredità gli appartiene di diritto!" Disse ostinata Mira "Sono
solo orgogliosa del fatto che voglia provarci! Di Rosier ce ne sono
tanti - e abbiamo anche l'altro nostro figlio per portare avanti il
cognome - di Black, come ha scritto giustamente Antares, non ce ne sono
più!"
"E allora che si estinguano!"
Mintaka alzò gli occhi al cielo sbuffando. Inutile che i suoi
genitori litigassero così accoratamente per quella cosa, come
stavano ormai facendo da giorni.
Tanto lui aveva già deciso in merito. Ci sarebbe andato. Punto.
Avere l'approvazione di sua madre non gli faceva nè caldo
nè freddo, così come il fatto che suo padre fosse
contrario. Non si interessava dell'opinione dei genitori già da
un bel po' ormai. Da anni.
L'unica della sua famiglia della quale gli importava veramente, era sua
nonna Elaine. Elaine Crouch. Era lei l'unica a capirlo davvero. Era
stata lei ad avergli insegnato tutto.
Se mai un giorno la loro enorme villa nel Dorset avesse preso fuoco,
lei sarebbe stata la prima che avrebbe cercato di salvare. Tutti gli
altri sarebbero venuti dopo.
"Vedo che hai una gran voglia di passare le prossime notti a dormire sul divano!" Lo riscosse la voce di sua madre.
E a quel punto Mintaka decise di intervenire. "Basta così voi
due. Tanto è inutile che vi agitiate tanto. Sono maggiorenne e
vaccinato e ho già deciso. Ci vado. E smettetela di urlare. Mi
fate solo venire il mal di testa."
Davanti all'espressione furibonda del padre e a quella fiera di sua
madre, richiamò Moonlight - la sua volpe argentata, regalo di
sua nonna - e si diresse a passi veloci fuori da quella casa.
In realtà non gli interessava affatto ricevere il cognome Black
oppure le ricchezze del vecchio Antares. Voleva solo partecipare per il
piacere di vincere. Lui amava le sfide.
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25 Luglio 2000, Aeroporto JFK, New York
North (21) e Nihal Jackson (24), ex allievi di Ilvermony
"North! NORTH! Aspetta!"
Metà delle persone presenti in aeroporto si girarono sentendo il vocione del ragazzo che stava sopraggiungendo di corsa.
Anche una ragazza castana abbastanza alta si girò a quelle
parole. "Nihal!" Esclamò all'indirizzo del fratello. "Che ci fai
qui?"
Nel frattempo il ragazzo l'aveva raggiunta con poche altre falcate e le
aveva buttato le braccia al collo. "North, ma che cosa combini, per
tutte le streghe di Salem?"
La ragazza roteò gli occhi sbuffando. Ecco che suo fratello
entrava in modalità "fratello orso". "Non lo vedi? Sto per
prendere un aereo." Spiegò in tono ironico, facendo un ampio
gesto con la testa per indicare il luogo in cui si trovavano. "Come hai
fatto a trovarmi comunque?" Chiese sorpresa.
Non aveva detto a nessuno che partiva. La presenza di suo fratello lì era una grossa sorpresa.
"Io ti tengo sempre d'occhio. Lo so da un pezzo, ma ho sperato fino
all'ultimo che me lo dicessi." Le rispose lui con un sorrisetto
sarcastico. "E così, quando stamattina mi sono svegliato, non ti
ho visto e non ho trovato neanche la valigia ho capito." Finì di
spiegare sciogliendo l'abbraccio. "E ti ho raggiunto."
"Per provare a fermarmi?" Domandò lei in risposta fissandolo con sguardo determinato. Ormai aveva deciso: ci sarebbe andata. Neanche lui avrebbe potuto fermarla.
"No, so quanto sei testarda. So che non cambieresti mai idea."
Cominciò a spiegare lui. "Ma Honey... una volta arrivata
là cosa pensi di fare esattamente? Cosa pensi, che arrivando
là il nonno che non abbiamo mai avuto scopra di colpo quanto ci
ama? Vuoi giocare alla famiglia felice?" Domandò diretto. Non
era uno con peli sulla lingua. Neanche quando si trattava di sua
sorella.
"No Log, non voglio giocare alla famiglia felice. Ma ho sentito nostra
madre sfogarsi con papà dopo aver visto quell'annuncio. Non lo
ammetterà mai, Nihal, ma il nonno e le sue sorelle le mancano!"
Spiegò lei. "Quindi - dico io - perchè non provarci? Cosa
abbiamo da perdere?"
Nihal non riuscì a trattenere uno sbuffo di fronte a quella
constatazione. "Vengo con te." Affermò alla fine. "E' l'unica
condizione che ti pongo per farti andare in santa pace."
"Non serve..." Provò ad opporsi lei.
"Serve eccome." La contraddisse però lui. "Serve per tenerti
fuori dai guai. Guai nei quali ti cacceresti in tre secondi senza di
me... è una fortuna che io abbia proprio tutti i requisiti che
servono!"
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Darius Levenvolde, 24 anni, ex allievo di Durmstrang
Darius ripiegò il giornale e lo appoggiò sul tavolo, mentre un piccolo sorriso iniziava a spuntare sul suo volto.
Ecco l'occasione che aspettava da una vita. L'occasione per poter
lasciare la Russia - terra di suo padre - e potersi finalmente recare
in Inghilterra, la terra d'origine di sua madre.
Non si era mai sentito a casa in Russia.
Terzogenito di quattro fratelli, aveva passato buona parte della sua
vita nella loro ombra. Terzo dopo altri due maschi, quindi non
considerato indispensabile per portare avanti il buon nome della
famiglia. Probabilmente anche per questo motivo suo padre non l'aveva
mai considerato più di tanto. Sempre e solo assorbito dal
lavoro.
Certo, il ruolo di Ministro della Magia Russo era sicuramente una
carica prestigiosa. Ma per diventarlo Alexej Levenvolde aveva
sacrificato ogni singolo momento libero della sua vita... oltre che la
sua famiglia. E quel poco di tempo che aveva lo rivolgeva ad Andrej, il
primogenito, o al massimo a Ivan. Non di certo a lui.
Con la mano sinistra sfiorò pensieroso l'anello che portava al
dito, in un tic nervoso che compiva spesso. Per poi rendersi conto del
paradosso di quella situazione: l'anello glielo aveva lasciato in eredità suo nonno e portava inciso lo stemma del Black.
Forse fu proprio quell'anello, più di ogni altra cosa, a convincerlo del tutto.
Avrebbe risposto all'annuncio di Antares. Avrebbe partecipato.
E se avesse vinto avrebbe avuto l'occasione di iniziare una nuova vita.
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Aster Sirius Evans, 21 anni, ex Serpeverde
Aster Evans piegò il giornale mentre un sorrisino impertinente gli affiorava sulle labbra.
L'eredità dei Black apriva i battenti per tutti. Anche per lui.
E questo era esattamente ciò che gli serviva.
Appena terminata la scuola, aveva deciso di sfruttare la cospicua
fortuna lasciatagli dalla bisnonna Callidora Black: aveva iniziato a
gestirla in un modo del tutto nuovo, mai pensato da nessuno della sua
famiglia materna. E ciò aveva dato ben presto i suoi frutti.
Non esisteva la figura di imprenditore, nel mondo dei maghi, ma se
fosse esistito quel termine avrebbe calzato a pennello su Aster.
Lui era l'imprenditore di se stesso.
Perciò avrebbe risposto all'annuncio: per dimostrare
tutto il suo valore. E se fosse riuscito ad ottenere i soldi e il
cognome dei Black, ciò non avrebbe potuto far altro che giovare
agli affari.
Sì, quell'annuncio era un'occasione perfetta per lui. Avrebbe partecipato di sicuro.
E avrebbe ottenuto lui il titolo.
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Miquel Narciso Moliner, 19 anni, ex allievo di Beauxbatons
Miquel roteò gli occhi al cielo, completamente scocciato da quella situazione.
Non ne poteva davvero più.
Era da quando sua madre aveva letto quell'annuncio sul giornale che
insisteva con lui - l'unico dei suoi figli ad avere le caratteristiche
giuste - affinchè rispondesse e partecipasse.
Non ne poteva proprio più della loro vita in Spagna, Antigone
Black. Aveva dovuto sposare Julio Moliner solo per dovere, per
accontentare la famiglia. Aveva dovuto dargli tre figli. E aveva dovuto
seguire il marito in Spagna, quando il buco dell'impresa del marito -
trascurato per anni - aveva di colpo presentato il conto.
In terra iberica gli affari avevano ricominciato ad andare bene, ma
Antigone si era trovata di colpo privata di tutto: la sua terra, i suoi
amici, le sue proprietà... e anche di suo marito, che aveva
iniziato a preferire a lei delle donne molto più giovani,
esternando la cosa in maniera plateale, senza vergogna. Facendola
deridere da tutti i salotti purosangue.
Proprio per quel motivo, quando Antigone aveva visto quel misterioso
annuncio sul giornale, aveva colto al volo l'occasione: se suo figlio
avesse partecipato - e vinto, perchè su questo la donna non
aveva alcun dubbio: Miquel avrebbe sicuramente convinto Antares Black
ad adottarlo - lei avrebbe avuto l'occasione di tornare in terra patria
servita su un piatto d'argento. Anzi, senza neanche stare ad aspettare
che il figlio vincesse la competizione, avrebbe semplicemente
comunicato al marito che lei avrebbe accompagnato il terzogenito in
Inghilterra.
L'unico ostacolo al suo sogno però, era proprio il figlio. Che
non sembrava minimamente intenzionato a partecipare. E che stava
esternando tutta la sua contrarietà da un'ora ormai,
borbottando, sbuffando e roteando gli occhi al cielo continuamente.
"Ti prego Miquel, ti prego!" Lo supplicò ancora. "Sono tua madre, puoi farmi questo piccolo favore."
E alla fine il ragazzo cedette.
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Corey Isaac Marshall, 20 anni, ex Serpeverde
Corey, completamente stralunato, strapazzò con più foga
del dovuto il giornale mattutino. Poi, subito dopo, strinse i pugni,
finendo per appallottolare le pagine contenenti l'annuncio.
"Che ti ha fatto di male quel giornale?" Domandò sorpreso suo
padre, che con la sua tipica compostezza stava consumando la colazione
di fronte a lui.
Il ragazzo gli allungò così la prima pagina, mentre
iniziava silenziosamente a rivolgere a se stesso pesanti insulti. Maledizione!
Suo padre, inaspettatamente, ridacchiò. "Oh, adesso
capisco tutto." Fu il suo unico commento. E rimase impassibile
all'occhiataccia che il figlio gli rivolse.
Dopo qualche secondo di silenzio, la voce dell'uomo raggiunse
nuovamente Corey. "Non ti rimane che partecipare. Anche se capisco che
sia piuttosto fastidioso dover competere per
un'eredità che, se tu avessi avuto solo un po' più di accortezza,
sarebbe già tua." Commentò gelido. "Senza contare che a
me e a tua madre quella ragazza piaceva."
L'ex Serpeverde dovette trattenersi per non battere un pugno sul tavolo. "Anche a me piaceva Cassy." Sibilò furioso.
L'uomo gli lanciò un'occhiata annoiata. "E allora perchè avete rotto?"
Corey, a quella domanda, non ebbe il coraggio di rispondere.
'Perchè ho ceduto di fronte alle gambe di Jessica Portaker'
non poteva essere la risposta corretta.
Aveva avuto tutto dalla vita: un buon cognome, soldi, fama, prestigio e una bella ragazza alla quale teneva - non abbastanza!
gli risuonò nella testa una voce che suonava sin troppo simile a
quella di suo padre. E se l'era giocato per che cosa? Per una
scopata - scadente - di neanche mezz'ora.
Se avesse saputo tenersi i pantaloni allacciati, sarebbe rimasto con
Cassy e sarebbe stato sicuramente adottato da Antares senza
quella patetica buffonata - sua bisnonna era pur sempre stata la zia di
Antares. E invece...
Era già tanto che Cassy avesse tenuto la bocca chiusa, negli
ambienti purosangue. Era già tanto che la notizia non fosse
arrivata ad Antares... o ai suoi genitori.
"Allora?" Lo distolse dai suoi pensieri la voce del padre. "Pensi di
partecipare o no? Pensi di poter ottenere la ricchezza, la fama,
il potere e il cognome dei Black oppure no? Pensi di poterla riconquistare o no?" Sicuramente l'uomo sapeva perfettamente su quali punti battere.
"Ne sono perfettamente in grado." Fu la risposta decisa.
Ovviamente tutte quelle cose lo attiravano - anche se avrebbe dovuto
rinunciare ad un mese di allenamenti di Quidditch per poter partecipare
- ma quella che gli premeva di più era una cosa sola: riavere
Cassiopea Black.
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25 Luglio 2000, Campagna Londinese, Villa Black
> Gillian Greengrass, 20 anni, ex Corvonero
Cassiopea, con le maniche della camicia arrotolate e la bacchetta in
mano, si precipitò giù dalle scale, sbuffando per il
caldo.
Aveva sentito il campanello suonare e aveva già una mezza idea di chi potesse essere, ma voleva averne la certezza.
Sentì
la voce del vecchio elfo domestico, Trip, iniziare a sperticarsi
in inutili salamelecchi - inutili considerata la persona alla quale li
stava rivolgendo - e, con un sorriso sulle labbra, si precipitò
ad accogliere sua cugina Gillian, infilando la bacchetta nella tasca
dei jeans.
Non ne aveva bisogno, non con lei almeno.
Entrambe
con i capelli castani lunghi, gli occhi azzurro chiari
tendenti al grigio, la pelle pallida. Tutte e due Corvonero. Lei
e Gilly si somigliavano parecchio e non in pochi le avevano scambiate
più volte per sorelle. Tanto si erano assomigliate le madri in
passato, tanto si somigliavano ora le figlie.
"Grazie per essere venuta prima." La accolse abbracciandola. "Puoi andare Trip, grazie. Facciamo da sole qui."
L'elfo si esibì in un perfetto inchino, prima di sparire con un pop.
Gillian aspettò che fossero sole prima di risponderle a mezza
voce, con sguardo complice "Lo sai che non me lo sarei persa per niente
al mondo! Villa Black piena di rampolli purosangue boriosi e pieni di
sè che non vedono l'ora di mettersi in mostra? Non vedo l'ora!
Ma ci tenevo anche alla mia salute mentale, quindi qualche giorno in
più qui senza nessuno tra i piedi mi farà bene! A parte
te ovviamente! E con il caldo che soffoca l'Inghilterra, perdermi
l'occasione di stare un po' in campagna a due passi dalla piscina?
Nossignore! A proposito: come sta il vecchio?" Aveva detto ogni cosa
senza mai riprendere fiato, tutto di fila.
All'ultima domanda, per un millesimo di secondo, Gillian vide gli occhi
di Cassy spegnersi. Ma la cosa durò talmente poco che
pensò di esserselo sognato: sua cugina aveva un enorme sorriso
stampato in volto. "Sta benone! Adesso è a Cracovia, per
degli affari importanti che non so bene cosa riguardino. In ogni caso,
tornerà tra quattro giorni. Giusto il tempo di sistemare casa
per accogliere tutti."
"A Cracovia? Un branco di bufali scatenati sta per invadergli casa e lui va a Cracovia?" Chiese l'altra strabuzzando gli occhi.
"Gli affari sono affari." Commentò velocemente l'altra. "Hai
detto che volevi farti un bagno? E allora che piscina sia!"
Cambiò poi bruscamente discorso. Senza aspettare una risposta
recuperò la bacchetta dalla tasca, la puntò verso le
valige e scandì "Baule locomotor!" Poi si diresse verso le
scale. "Ho pensato di prenderti direttamente in camera con me, ma se
almeno in questi cinque giorni vuoi stare larga, puoi prendere la
stanza che preferisci."
Gilly roteò gli occhi mentre si apprestava a seguirla. 'Stare
larghi' era un concetto molto relativo a Villa Black. "Vuoi scherzare?
Camera tua è grande almeno due volte un appartamento della gente
comune! Come fai a dire che staremo strette?"
Cassy si girò per un attimo verso di lei, con finta aria
sorpresa. "Ma come, non te l'ho detto? In questi giorni ci saranno
anche Kleo, Sil e Miranda!"
A quell'ultima frase, Gilly sentì un sorriso nascerle spontaneo sulle labbra. Il trio delle rosse al gran completo: oh sì, si sarebbe proprio divertita!
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25 Luglio 2000, Casa Prewett
Miranda Fawley, 22 anni, ex Grifondoro Kleeia Prewett, 19 anni, ex Corvonero
Cecilia Weiss, 19 anni, ex Tassorosso
Miranda mise piede dentro alla stanza di sua cugina Kleia e non si
sorprese affatto nel vedere l'altro loro cugina, Cecilia, già
sdraiata sul letto. In quel momento era a pancia in giù, intenta
a leggere una rivista specializzata in animali.
"Mira!" La accolse invece la padrona di casa con un sorriso. "Sei in anticipo! Non ti aspettavamo prima di un'altra mezz'ora."
L'ex Grifondoro sorrise. "Diciamo che ho avuto fortuna e mi sono
liberata prima. Così sono venuta direttamente qui."
Spiegò "Sempre se mi volete!" Aggiunse facendo loro una
linguaccia.
Quelle parole fecero finalmente staccare gli occhi a Cecilia dalla sua
rivista. "Te di sicuro no, ma Brutus è sempre il benvenuto, vero
Kleo?" Domandò puntando gli occhi grigi verso il furetto che sua
cugina portava al collo.
"Te lo lascio volentieri!" Le rispose Miranda andando ad accomodarsi
sul letto al suo fianco e iniziando a staccare l'animale dal suo collo.
"A luglio fa troppo caldo per avere una pelliccia portatile!"
Tutte e tre scoppiarono a ridere mentre Brutus - il furetto bianco -
scendeva velocemente dal corpo della padrona per dirigersi verso
l'altra ragazza.
"Allora" Introdusse Kleeia il discorso dopo un po', accomodandosi meglio sulla sedia. "Ci andiamo tutte e tre vero?"
Cecilia non riuscì a trattenere una risata divertita a quella domanda. "Ovvio che ci andiamo! Perdermi la casa del caro nonnino che si tramuta in uno zoo? Non me lo perderei per nulla al mondo!"
Anche l'ex Grinfondoro rise. "Oh ci puoi giurare! E se si dovesse presentare lui... farò di tutto per farlo perdere." Affermò decisa.
"Chissà a cosa avrà pensato il vecchio." Si chiese la ex Corvonero curiosa.
"Di sicuro, chiunque sarà scelto, suderà ogni singolo
zellino che riceverà in eredità." Fu il commento
divertito di Cecilia.
Chissà che cosa aveva escogitato il vecchio Antares? Tutte e tre non vedevano l'ora di scoprirlo.
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Weilà! :)
Felici di rivedermi?
A questo giro sono buona, quindi non vi faccio domande se non quella
generale del: ho reso bene i vostri OC? Cosa ne pensate? (Credo che me
lo avreste detto comunque, ma approfitto della cosa per dirvi che le
domande future riguarderanno la storia e saranno a risposta
obbligatoria, perciò chi non risponde è fuori u.u).
Ps: cercherò di aggiornare circa una volta ogni 2 settimane, ma se non riesco ad essere puntuale ricordatevi che ho altre 2 interattive, una tesi da scrivere e una vita da vivere.
Sciauu!
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Capitolo 3 *** 2 - Arrivo a Villa Black ***
3 - Arrivo a Villa Black
Ma ciao a tutti voi! :)
Lo so che non mi aspettavate
così presto (avevo detto due settimane), ma avete stranamente
recensito tutti quanti a tempi record (wow!) e l'ispirazione è
venuta a bussare alla mia porta, perciò sono in anticipo!
Buona lettura! ;)
- ARRIVO A VILLA BLACK -
31 Luglio 2000, Campagna Londinese, Villa Black
Antares stava leggendo dei documenti importanti nel suo studio quando venne interrotto.
Cassiopea, dopo essere entrata in punta di piedi, l'aveva abbracciato
da dietro, circondandogli il collo con le braccia. Poi gli aveva dato
un bacio sulla testa.
"A cosa devo questa dimostrazione d'affetto, Cassy?" Chiese lui
appoggiando le carte sulla scrivania e alzando la testa in direzione
della nipote. "Da domani la casa sarà piena di estranei che
cercheranno di rubarti l'eredità che ti appartiene di diritto.
Dovresti odiarmi."
La ragazza sorrise leggermente prima di rispondere "Proprio
perchè da domani la casa sarà piena di estranei mi sto
comportando così. Non me lo lascerai fare nuovamente vero?"
L'uomo sospirò prima di tirare indietro la sedia e invitarla con
un cenno del capo a sederglisi in braccio. Come quando era piccola. E
come quando era piccola, le circondò la vita con il braccio
destro, per evitare che cadesse. "No, non te lo lascerò fare
nuovamente." Rispose alla fine. Cassiopea si accoccolò meglio,
abbracciandolo a sua volta.
Rimasero per qualche minuto così, in silenzio, finchè lui
non parlò di nuovo. "Non hai risposto alla mia domanda Cassy. Mi
odi?"
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando gli occhi chiari di suo nonno. "Sì."
Rispose alla fine in un sibilo. "Ma non perchè mi stai privando
di metà dell'eredità. Anche con un decimo di quella,
riuscirei a far vivere degnamente me stessa e tutti i miei discendenti
per i prossimi tre secoli." Specificò "Ti odio perchè ti ho ripetuto per mesi che quella tosse non era normale e tu non mi hai mai ascoltato. Ti odio
perchè avresti potuto badare meglio a te stesso, avresti potuto
curarti meglio e prima e i medimaghi sarebbero potuti intervenire
quando era ancora il tempo giusto per poterlo fare. E invece cosa hai fatto? Hai continuato testardamente a girare per occuparti dei tuoi affari e non di te stesso... Ti odio perchè, di fatto, hai speculato sulla tua salute. E per che cosa?
Per ingrandire un patrimonio già enorme del quale godranno
completi estranei!" Completò. Non aveva mai alzato il tono di
voce, anzi l'aveva progressivamente abbassato. Ma l'uomo si era
ritrovato a dover distogliere lo sguardo.
Lui, Antares Black, aveva dovuto abbassare lo sguardo davanti ad una ragazzina di diciott'anni. Certo, sempre sangue del suo sangue, ma pur sempre una ragazzina.
"Quindi è per questo che hai accettato? Perchè non si
nega mai l'ultimo desiderio ad un condannato a morte?" Domandò
alla fine.
A quella domanda, la ragazza scattò in piedi. "No. L'ho fatto
perchè sapevo che era una cosa che avevi sempre desiderato. Ma
lo sai che, per me, avremmo potuto risolvere in tutt'altra maniera."
L'uomo sorrise amaramente a quelle parole. "Ma certo! Chiamare qua
tutte le mie figlie, costringendole alla mia presenza, costringendole a
fingere di provare pietà per me. E magari passare il mio cognome
ai loro figli maschi."
"Alcuni di loro parteciperanno comunque! Che cosa cambia? Almeno
sarebbe rimasto tutto in famiglia!" Replicò lei, ripetendo le
stesse cose per la centesima volta.
"Cambia, Cassy, che quelle non sono le mie figlie. Non lo sono
più da anni. Se le incontrassi per strada, probabilmente neanche
le riconoscerei! L'unica figlia che ho è qui, in questo momento, in piedi di fronte a me."
Quella frase fece morire ogni possibile replica. "D'accordo."
Formulò alla fine abbassando le spalle. "Ma sappi che se mio
padre o mia madre fossero in punto di morte, a me piacerebbe saperlo.
Almeno un'ultima volta vorrei incontrarli."
Ignorando l'irrigidimento avvenuto nel corpo di suo nonno a sentir
parlare dei suoi genitori biologici, Cassiopea si allungò verso
l'uomo per lasciargli un bacio sulla guancia. "Buonanotte. E cerca di
dormire. Non devi strapazzarti troppo nelle tue condizioni. Domani
sarà una giornata lunga."
Il vecchio non potè fare a meno di sorridere. "Tranquilla. I
medimaghi hanno detto che il mio fisico ha reagito meglio del previsto
alle cure. Rimarrò in circolazione ancora per un bel po'. Buonanotte."
Con quell'ultima parola, Cassiopea capì di essere stata appena congedata.
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1 Agosto 2000, Villa Black, ore 10.05
"Buongiorno!
Speriamo vivamente di non essere in ritardo!" Esclamò North
spalancando contemporaneamente l'enorme portone di legno scuro ed
entrando a passo di marcia nell'enorme sala... vuota. "Ehi... ma dove
sono tutti?" Domandò a quel punto perplessa e confusa.
Nihal, che era pochi passi dietro di lei, la raggiunse scuotendo la
testa sconsolato. "Te l'avevo detto che era dall'altra parte!"
"Nelle indicazioni che ci sono arrivate c'è scritto ingresso
principale subito dopo il portone di legno scuro!" Provò a
contestarlo lei, nonostante l'evidenza dei fatti, riprendendo fuori il
foglio con le istruzioni per ricontrollarlo. "Dove altro dovremmo
andare?"
Nihal gettò un'occhiata all'orologio.
Erano già in ritardo di cinque minuti. E se il nonno a loro
sconosciuto aveva la stessa maniacalità riguardo alla
puntualità tipica della loro madre Pyxis, allora gli avevano
appena fornito un pessimo biglietto da visita.
Per questo motivo, senza attendere altro, circondò la vita della
sorella con il braccio destro, la sollevò di peso e
iniziò a trascinarla nella direzione opposta. "Adesso andiamo dove ho detto io sin dall'inizio. E non voglio storie." Affermò deciso, ignorandone le lamentele.
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1 Agosto 2000, Salone principale di Villa Black, ore 9.45
Gillian si congedò con un sorriso da un ragazzo con un forte
accento spagnolo, Miquel - al quale aveva appena consegnato una
pergamena contenente la piantina della casa - e si voltò a
guardare i presenti nel resto della stanza.
Kleeia - pochi metri più in là - era impegna a parlare
con Mintaka, loro ex compagno di casa, invece Cassy aveva convinto
Hitoshi a darle in braccio la piccola figlia, che sembrava apprezzare
le attenzioni alle quali era sottoposta.
Miranda e Cecilia erano partite all'attacco e sembravano intenzionate a
fare di tutto per infastidire Aster Evans, che non stava simpatico a
nessuna delle due. Ma il ragazzo continuava a rispondere
tranquillamente a tutte le loro frecciatine, disinnescando
così ogni loro tentativo.
In un angolo della sala invece, intenti a chiacchierare tra loro in
russo, si trovavano due ragazzi di Durmstrang, che da quel che si
ricordava si chiamavano Darius ed Aidan, ma anche da lì, Gilly
capì che nessuno dei due stava prestando davvero
attenzione alla conversazione. Entrambi, di tanto in tanto, gettavano
brevi occhiate alla giovane padrona di casa - che si trovava a pochi
metri di distanza - che però continuava ad ignorarli,
rivolgendo tutte le sue attenzioni alla piccola Hoshi.
Erano entrambi di Durmstrang, eppure più li guardava più
le sembrava che almeno uno di loro avesse un volto vagamente familiare.
Essendo entrambi purosangue, era possibile che li avesse visti ad una
qualche festa, eppure...
Poi, di colpo, uno dei due - probabilmente attirato dal suo sguardo
insistente - si girò e alla ex Corvonero si accese la lampadina.
Ma certo! Quello era il ragazzo che aveva provato ad invitare Cassy al Ballo del Ceppo anni prima!
Peccato che prima di lui fosse arrivato...
Quasi come per rispondere ai suoi pensieri, sentì la lupa di sua
cugina - che fino a quel momento era rimasta accucciata tranquilla in
un angolo della stanza ignorando tutto e tutti, persino la volpe di
Mintaka - iniziare a ringhiare e poi scattare con pochi balzi verso il
cortile, atterrando con un salto su Corey Marshall, che si era
appena materializzato... e che era stato buttato subito a terra.
Fortunatamente l'ex Serpeverde preferì rimanere immobile, in
parte anche atterrito dall'enorme canide che in quel momento gli stava
mostrando i denti.
Sempre più divertita dalla scena che stava per realizzarsi
davanti ai suoi occhi, Gilly soffocò un sorrisetto, mentre con
la coda dell'occhio vedeva Cassy mollare velocemente Hoshi al padre e
urlare "Cat! Ferma!" mentre avanzava verso il cortile.
Rispondendo
immediatamente al comando, l'enorme lupa nera si immobilizzò
completamente, continuando però a mostrare i denti al ragazzo.
"Giù!" Continuò lei. Immediatamente l'ordine venne
eseguito. "E smettila di ringhiare." Comandò ancora l'ex
Corvonero. Anche questa volta la lupa non tardò ad eseguire.
Aveva sempre obbedito ciecamente alla sua padrona, molto di più
di quanto avrebbe potuto fare un cane - o un lupo - normale. Cassiopea
avrebbe anche potuto ordinarle di restare per l'intera giornata
immobile in un punto della stanza, senza bere e senza mangiare, e Cat
l'avrebbe fatto.
Gliela
aveva regalata suo nonno due anni prima e da quel momento le due
vivevano in simbiosi. E forse proprio Cat aveva generato uno dei
pochissimi screzi tra nonno e nipote. Cassy l'aveva chiamata subito
Ecathe, invece Antares avrebbe preferito il nome Chatlyn. Così,
dopo giorni di discussione, avevano optato per Cat, che poteva essere
il diminutivo di entrambi.
"Posso alzarmi adesso o devo temere qualche altro attacco?"
Domandò Corey, con le mani alzate sulla testa, come per
dimostrare che veniva in pace.
"Ti ha morso?" Indagò la sua ex ragazza con tono neutro.
"Fortunatamente no." Fu la risposta del ragazzo, che pian piano alzò la schiena e si tirò su in piedi. Che figura di merda! Atterrato da un cane davanti a tutti.
"Meglio così allora." Commentò Cassy prima di fare
un cenno con la testa ad entrambi - lupa e ragazzo - invitandoli ad
entrare in casa.
La sala a quel punto era divisa in due. Gli ex studenti di Hogwarts, in
preda a silenziose risate - essendo a conoscenza del passato dei due -
e quelli provenienti da altre scuole, che invece non avevano capito
fino in fondo la situazione.
Il momento di imbarazzo venne però interrotto da due figure che
sbucarono in fondo al cortile. Un ragazzo che trascinava di peso per la
vita una ragazza, la quale continuava a protestare e ad agitarsi.
Il poveretto sembrava accusare lo sforzo con sempre più
fatica, ma il suo volto parve illuminarsi quando vide la piccola folla
assemblata, che guardava come un sol uomo nella loro direzione.
Così la mise finalmente giù esclamando ad alta voce, con tono gongolante "Visto? Avevo ragione io!"
"Con chi ho il piacere di parlare?" Domandò Cassiopea, vedendosi costretta a tornare indietro per accoglierli.
"North e Nihal Jackson." Si presentò la ragazza mora, indicando
se stessa e il fratello, mentre Gilly sentiva la mascella slogarsi di
fronte alla bellezza del ragazzo. "Siamo i figli di Pyxis Black."
"I nostri cugini americani?" Emerse la voce di Kleeia, che a sua volta si avvicinò.
"Ehm... immagino di sì." Fu la risposta del ragazzo mentre si
grattava la testa in imbarazzo. Non era abituato ad avere così
tanti sguardi puntati su di lui. E in quel momento li stavano fissando
tutti i presenti.
"Beh, in tal caso accomodatevi." Li invitò Miranda con un sorriso.
"Cassy..." Iniziò a formulare Gilly, riducendo la voce ad un sussurro, mentre la ragazza le passava di fianco. "Tra cugini non è incesto vero?"
Quasi contemporaneamente Cecilia, con gli occhi luccicanti
dall'emozione, si precipitò verso North, trillando allegra
"Cassy, ma non vedi anche tu la perfezione della cosa?" Prese
delicatamente il volto di North tra le mani e la scrutò
attentamente. "Lei è... la terza castana!
Abbiamo due trii adesso! Le rosse e le brune!" Poi, senza aspettare
risposta, abbracciò la ragazza, che non se l'aspettava
minimamente. "Benvenuta nella cuginanza!"
Cassiopea non potè far altro che scoppiare a ridere.
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1 Agosto 2000, ala sperduta di Villa Black, ore 17
Giunto davanti alla camera che gli era stata assegnata, Corey lanciò una imprecazione.
Okay, aveva tradito Cassy e aveva sbagliato. Era il primo ad ammetterlo.
Ma la sua ex ragazza aveva forse l'intenzione di rendergli tutto il mese di permanenza in quella casa un inferno?
Prima l'aveva fatto attaccare dal suo lupo e adesso... possibile che
con tutti i ragazzi che erano presenti alla Villa, lui fosse finito in
camera proprio con quello che sopportava di meno? Possibile che fosse
stato messo in camera con quel cappellone di Steven Abbott?
Sospirando e preparandosi mentalmente ad affrontare l'inevitabile, il
Serpeverde aprì la porta e - come da programma - vide l'ex
Corvonero sdraiato sul letto con una chitarra in mano, intento a
strimpellare note a caso - alquanto fastidiose -, mentre la sua gatta,
Rose, era accovacciata... sul suo letto.
"Sciò!" Borbottò scorbutico avvicinandosi, ricevendo
subito in cambio un'occhiataccia dall'altro ragazzo. "Un po' di
gentilezza Marshall non fa mai male sai?"
Corey dovette mordersi la lingua a sangue per non rispondere subito in
malo modo. Ci mancava solo che terminasse la giornata - già
pessima - con una rissa. "Abbott tienilo bene a mente: ognuno con le
proprie cose nella propria metà stanza. Se strasbordi gli do
fuoco, chiaro?"
Sarebbe stato un mese molto lungo.
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Aidan aveva la mano sulla maniglia della porta di quella che sarebbe
diventata la sua stanza per tutto il mese successivo, quando
sentì dei passi rimbombare per il corridoio.
Distrattamente si voltò per vedere chi stava sopraggiungendo...
e la risposta non gli piacque per niente: era Hitoshi con la
figlioletta in braccio.
Se non fosse stato per la presenza della piccola, il ragazzo avrebbe
mollato subito valige e tutto e avrebbe iniziato a picchiare
selvaggiamente l'altro ragazzo. Ma la presenza di quella bambina lo
fermava.
Questo non gli impedì però di arpionare la maniglia con
tutta la forza che aveva - fino a farsi diventare le nocche bianche - e
di gettare uno sguardo pieno d'odio al Malfoy, che si arrestò
per il corridoio.
"Nott" Lo salutò secco, aumentando inconsciamente la presa sulla figlia, che iniziò ad agitarsi.
"Malfoy" Ricambiò lui con tono ancora più rancoroso.
Si scambiarono uno sguardo pieno d'odio e nessuno dei due sembrava
minimamente intenzionato a rompere quel silenzio pieno di tensione che
si era venuto a creare.
A farlo però, ci pensò Hoshi. Un po' a causa della
stretta troppo vigorosa del padre sul suo piccolo corpicino e un po' a
causa della tensione che aveva percepito nell'aria - e che l'aveva
spaventata - scelse proprio quel momento per scoppiare a piangere.
Il pianto riscosse i due uomini ed entrambi la fissarono preoccupati.
E Hitoshi approfittò della situazione per allontanarsi da
lì, con la scusa di camminare avanti e indietro per cullarla.
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1 Agosto 2000, Villa Black, Sala da pranzo, ore 19.30
Mintaka
raggiunse la sala da pranzo, dove Antares aveva comunicato che si
sarebbe svolta la cena, e non si sorprese nel vedere Kleeia, già
accomodata a tavola, girarsi nella sua direzione e fargli un cenno
esplicito con la testa.
Doveva andare a sedersi accanto a lei.
Con un leggero ghigno, il ragazzo attraversò così
la stanza, accomodandosi accanto alla sua vecchia compagna di casa.
"Mi hai tenuto il posto cara? Avevi paura che mi potessi sentire solo?" Domandò ironico.
Chiunque avesse sentito quella domanda uscire dalla sua bocca, avrebbe
potuto pensare male di lui. Ma non Kleeia Vega Prewett. Si conoscevano
troppo bene.
Erano usciti insieme per qualche mese - in quelli che ad entrambi
sembravano secoli prima - ma avevano capito subito che si trattava di
una semplice cotta adolescenziale. Così avevano chiuso la storia
alla velocità della luce, scoprendo di funzionare invece sin
troppo bene come amici.
"E' un modo come un altro per essere sicura di chi ho di fianco. Certi
soggetti non li reggerei proprio." Fu la risposta tranquilla della
ragazza. "Carne ai ferri?" Domandò poi sollevando il vassoio che
le era comparso magicamente davanti. La cena era appena iniziata.
Mintaka si girò appena verso il ragazzo in questione, l'ex di
Kleeia, che in quel momento si stava servendo una porzione di pasticcio
di carne. Poi si sporse verso di lei, per sussurrarle all'orecchio
"Peccato che non fossi più a scuola, quando ti ha fatta soffrire
in quel modo. Gli avrei spaccato il suo bel faccino a suon di pugni."
Commentò sentendola ridacchiare incerta. Le faceva ancora male
parlarne apertamente. Anche con lui. "In ogni caso... se vuoi farlo
ingelosire, io ci sto." Concluse facendola scoppiare a ridere.
"Non saremmo per niente credibili." Gli rispose lei.
A quelle parole, il ragazzo innarcò un sopracciglio. "E chi l'ha
detto che debba essere per forza io? Ho un paio di amici qui... ci
metterei pochi secondi a convincerli... o a costringerli."
"Grazie. Ci penserò." Concluse il discorso Kleeia, alzando un calice di vino bianco.
"Cin cin."
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"Mira?"
Sentendosi chiamare, la ragazza girò la testa verso Cecilia. "Sì?"
Sua cugina le indicò con un leggero cenno della testa Cassiopea, seduta di fianco al nonno e a...
"Dici che Corey abbia talmente tanto traumatizzato Cassy da farle
preferire di colpo i mori?" Chiese l'ex Grifondoro in un sussurro,
riferendosi a Darius Levenvolde, che in quel momento era seduto accanto
alla padrona di casa.
Erano totalmente immersi in una fitta conversazione e non sembravano prestare attenzione a nient'altro.
Miranda osservò per un attimo la scena, incuriosita. Poi - anche
se non avrebbe dovuto farlo - si sporse leggermente per cercare di
leggere il labiale della cugina. E da lì capì tutto,
mentre un sorriso le increspava le labbra. "Naaa." Commentò
divertita. "Cos'è che Cassy adora, oltre ai biondi con gli occhi
chiari?" Domandò con finto tono misterioso all'indirizzo della
Tassorosso.
"La torta al cioccolato?" Tentò Cecilia.
"Impegnati di più."
"I frutti di bosco appena raccolti?" Provò di nuovo l'altra. Dove voleva andare a parare Miranda?
La diretta interessata sbuffò roteando gli occhi al cielo,
mentre ascoltava la cugina aumentare man mano la lista con cose sempre
più improbabili. "Le lingue." Spiegò alla fine
interrompendola.
"Eh?" Fu l'escalmazione di Sil. Per poi capire cosa la prima intendesse esattamente. "Ah!"
Non era un mistero che Cassiopea stesse portando avanti studi
specialistici per lavorare al Dipartimento della Cooperazione Magica
Internazionale.
"Stanno conversando in russo al momento. E lo sai che quando parla una
lingua diversa dall'Inglese Cassy non si rende conto più di
nient'altro." Spiegò ancora Miranda. "E poi, se non sbaglio, il
padre di Darius è il Primo Ministro della Magia Russo."
Cecilia, a quell'ultima frase, sgranò gli occhi. "Mira!" La
richiamò incredula "Conosciamo bene Cassy e lo sai che non
farebbe mai una cosa simile!"
L'altra, portando il calice alle labbra, inclinò leggermente la testa. "Lei sicuramente no, ma Antares sì."
"In ogni caso devi spiegarmi come fai a leggere il labiale così
bene." Borbottò Cecilia, scuotendo la testa divertita.
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Darius non aveva la minima idea di come avesse fatto a finire seduto accanto alla padrona di casa, eppure era successo.
Con la coda dell'occhio, gettò un'occhiata prima a lei - che in
quel momento si stava servendo nel piatto una dose abbondandante di
pasta alla carbonara - e poi a suo nonno, che invece non aveva ancora
toccato cibo, ma che in compenso si stava versando il terzo bicchiere
di vino rosso della serata.
Cassiopea sembrò notare la stessa identica cosa, perchè
senza chiedere nulla afferrò il piatto di Antares e
iniziò a riempirlo di ogni minima pietanza che le capitava a
tiro. Terminata l'opera, fece planare il piatto davanti al vecchio
lanciandogli un'occhiataccia. Il segnale era chiaro. 'Mangia da solo o
ti imbocco a forza'.
Con massima sorpresa di Darius, il padrone di casa si limitò a
roteare gli occhi, per poi cominciare a mangiare tutto ciò che
la nipote gli aveva propinato.
"Bell'anello." Lo riscosse proprio la voce di Cassiopea, riferendosi a
quello che portava al dito con lo stemma dei Black. "Lo porti sempre
oppure è stato tirato fuori solo per far colpo in questa casa?"
Glielo aveva domandato direttamente in russo.
Sia la domanda sia la lingua in cui era stata posta fecero spalancare
la bocca a Darius. Se non avesse saputo che la ragazza era inglese,
l'avrebbe potuta scambiare tranquillamente per una sua connazionale.
Non aveva percepito la minima flessione o il minimo accento.
"Lo porto sempre, è il ricordo di mio nonno materno." Decise di
rispondere dopo un breve ragionamento. Tanto valeva optare per la
verità. Poi che lei gli credesse o meno era tutta un'altra
questione.
La ragazza non sembrò voler sapere altro, perchè si
limitò a commentare con "Bene, allora non ti dispiacerà
passarmi il vassoio con le tartine. Non ci arrivo."
Spiazzato per il repentino cambio di argomento, il russo voltò
la testa, prima di individuare l'oggetto richiesto. E allungare le
braccia per prenderlo e passarglielo, notando divertito l'enorme
quantità di cibo che la ragazza continuava ad accumulare nel
piatto. Sicuramente Cassiopea Black non era una che si faceva problemi
a mangiare. Anche se non capiva come potesse essere comunque
così magra.
"Adesso passi questo a Gilly, per favore?" Gli chiese nuovamente
Cassiopea, depositandogli tra le mani un altro vassoio. "E' la ragazza
che mi somiglia seduta tre posti più in là. Li adora!"
Dopo aver eseguito quanto richiesto, Darius si girò verso la
Corvonero, che era intenta a tagliare della carne. "Posso chiederti...
come fai a sapere così bene il russo?" Domandò curioso.
"Non si nota minimamente il tuo accento inglese."
Per un attimo, vide gli occhi azzurro-grigi della ragazza brillare, poi
il suo volto tornò impassibile. "Questa domanda fa l'accoppiata
con l'anello?" Gli domandò infatti scettica. Però senza
aspettare la risposta, spiegò, addolcendo immediatamente il tono
"In ogni caso, lo studio da quando avevo sette anni con un istruttore
privato."
Da lì si lanciarono entrambi in una lunga discussione sulle differenze tra la cultura inglese e quella russa.
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Miquel fece scorrere lo sguardo su tutto il tavolo, incuriosito un po' da tutto e tutti.
La tavolata - disposta a ferro di cavallo - era composta
perlopiù da persone che già si conoscevano tra loro, come
gli suggeriva il fatto che quasi nessuno in quel momento fosse in
silenzio. Erano tutti intenti a chiaccherare del più e del meno,
chi in modo più sciolto - evidentemente l'alchool aveva
già iniziato a sciogliere la lingua a qualcuno - chi in maniera
più composta e rigida.
Lo spagnolo si divertì ad osservare per un bel po' i vari
ragazzi, cercando di carpire quanto più possibile del loro
carattere dai semplici gesti che stavano compiendo in quel momento.
Anche da un contesto come quello - una semplice cena - Miquel poteva
davvero capire molto sui ragazzi che avrebbe dovuto affrontare nel mese
successivo: era molto bravo a psicanalizzare le persone ed era
perfettamente in grado di intuire il carattere del soggetto che gli
stava di fronte anche solo da come spostava il piatto.
Inizialmente non aveva voluto partecipare a quella competizione, era
stata sua madre a convincerlo, eppure quella sera, vedendo i ragazzi
seduti al tavolo, per la prima volta la voglia di partecipare
attivamente si destò in lui.
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Aster Evans appoggiò nel piatto forchetta e coltello, mentre tutta la sala si faceva di colpo silenziosa.
Antares Black si era appena alzato in piedi, attirando su di sè
l'attenzione dell'intera tavolata. "Benvenuti a tutti nella mia dimora.
Non mi dilungherò in inutili discorsi: sapete già il
motivo per il quale siete radunati in questo luogo. Davanti ad ognuno
di voi si trova un sacchetto di pelle contenente mille galeoni." Appena
finì di dirlo, i sacchetti comparvero magicamente davanti a
tutti i presenti, comprese le ragazze. "Sono vostri: è il mio
regalo di benvenuto. Utilizzateli come meglio credete."
Aster si unì al brusio di sopresa che si sollevò, ma con un gesto della mano, l'uomo fece tacere di nuovo tutti.
"Adesso vi spiegherò poche regole fondamentali: questa casa sarà la vostra per il prossimo mese pertanto, per tutto questo periodo, dovrete comportarvi tra voi come se foste fratelli. Nelle nostre vene scorre lo stesso sangue: il sangue dei Black. Pertanto non voglio gelosie, risse o insane competizioni. Non saranno tollerate. Le uniche competizioni alle quali dovrete partecipare le affronterete in maniera leale
sotto la mia supervisione. Ebbene sì, molti di voi l'avevano
già capito, ma lo specifico: affronterete delle prove per
dimostrarmi il vostro valore, per dimostrarvi degni del cognome che
potrei assegnarvi."
Fece una piccola pausa, mentre un silenzio carico di tensione iniziò ad espandersi per la stanza. Stava forse per dire in che cosa avrebbe consistito la prima prova?
Ma le speranze vennero disattese subito.
"Spero che le regole siano chiare. Detto ciò, mi ritiro.
Passate la serata come meglio credete, ma non fate troppo rumore. Se
avete bisogno di qualcosa, gli elfi domestici sono a vostra
disposizione."
Concluso il discorso, si piegò per sfiorare la testa della nipote con un bacio e poi se ne andò.
Aster, quando fu davvero sicuro che il vecchio fosse uscito dalla
stanza, allungò la mano destra per prendere il sacchetto
posizionato davanti a lui, come la maggior parte dei ragazzi che
sedevano intorno. Poi ne guardò il contenuto, leggermente
incredulo.
Mille galeoni? Il vecchio aveva davvero consegnato senza battere ciglio ad ognuno di loro mille galeoni?
Con uno sguardo veloce cercò di contare quante persone si
trovassero nella stanza in quel momento. Totalizzandone almeno una
ventina.
A quanto Merlino ammontava il
patrimonio dei Black, se il vecchio si era di colpo privato di
più di ventimila galeoni distribuendoli come se fossero pezzi di
pane?
Sicuramente quei soldi sarebbero subito confluiti nell'impresa che
aveva costruito in quegli anni con le sue sole forze. Ma a quel punto,
la sua voglia di partecipare aumentò a dismisura.
Doveva vincere.
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Angoluccio degli animali (ho messo solo quelli "diversi")
Cat (Cassiopea) Moonlit (Mintaka)
Brutus (Miranda) Ares (Miquel)
King (Nihal) Newton (North)
Hector (Aidan)
Ciaooo! Allora cosa ne pensate?
Come avete visto ho citato un personaggio che mi era arrivato ma che ho
preferito non inserire nella storia per non impazzire. Ogni tanto
qualcuno di questi potrebbe fare una comparsata. ;)
Come promesso parto con le domande per i vostri OC (risposte per MP: CHI NON RISPONDE NON COMPARE!):
- per i maschietti:
1) come reagiscono di fronte all'ignoto?
2) il vostro OC preferisce
lavorare da solo o in gruppo? e nel caso in cui tutti quelli attorno
lavorino nel modo opposto (es lui da solo e tutti gli altri in gruppo)
continuerebbe con la sua idea iniziale oppure si adatterebbe agli altri
(ad es cercando di introdursi in un altro gruppo già formato)?
- per le femminucce: fino a
che punto le vostre OC sono disposte a seguire le sfide? (Ad es: se una
di queste si dovesse tenere a mezzogiorno, sotto al sole cocente, e la
vostra OC avesse la possibilità di rilassarsi a bordo piscina,
cosa farebbe? Oppure se una sfida si tenesse in piena notte,
preferirebbe assistere per divertirsi alle spalle di quei poveretti
oppure restare a dormire? ... )
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Capitolo 4 *** 3 - La prima prova ***
4 - Prima prova
Sera 1 Agosto 2000, Campagna Londinese, Villa Black
Antares si era ritirato da un pezzo e tutti i presenti nella sala stavano tranquillamente chiacchierando tra loro.
North
si stava allungando verso il piatto davanti a lei, che continuava a
riempirsi di biscotti alquanto invitanti, quando percepì una
mano appoggiarsi leggera sulla sua spalla.
"Ehy!"
Voltandosi, l'americana si rese conto che la proprietaria della voce
non era altro che quella che lei - nella sua testa - aveva
soprannominato 'la cugina bruna non padrona di casa'. Sicuramente un
nome troppo lungo. Ma ricordarli tutti le risultava alquanto difficile.
E sapeva già di partenza che avrebbe avuto un mucchio di
problemi a distinguere le tre ragazze rosse.
"Ehy!" La salutò quindi di rimando non sapendo bene cos'altro dire.
"Gilly" Le suggerì la ragazza con un sorriso. Come aveva fatto a capirlo?
A quanto pareva, era dotata di un forte intuito... "Vuoi fare un giro
per la casa? Non è mia, ma la conosco come le mie tasche."
... oppure era un'abile legimens.
"Volentieri." Rispose alla fine sorridendo.
"Puoi anche portarti dietro il piatto se vuoi." Commentò Gillian facendole l'occhiolino.
Sì, era decisamente una legimens.
Così Gilly se la trascinò dietro per buona parte
della casa e North, dopo circa mezz'ora, aveva una nuova certezza: non
sarebbe mai riuscita ad orientarsi lì dentro.
Villa Black non era una normale abitazione. Era una reggia.
Strutturata in un dedalo infinito di corridoi, scale, scalinate, stanze
principali, secondarie e dimenticate da tutti, salotti, salottini e
chissà che altro.
Davvero sua madre era cresciuta lì dentro da piccola? Quel posto trasudava ricchezza e regalità da tutti i pori, ma una ricchezza colta e fine, non aggressiva. Era una ricchezza che faceva presupporre eleganza.
E North aveva occhio per certe cose.
Quasi si vergognò, ripensando a cosa aveva infilato lei in
valigia. Di sicuro abiti non adatti minimamente a quel contesto. Soprattutto il suo pigiama.
Il pensiero la attraversò come un fulmine quando Gillian, con un
sorriso che andava da un orecchio all'altro, le comunicò che la
stava portando nella sua camera da letto. Cioè non la sua.
Quella di Cassy. Che avrebbero condiviso tutte e tre. Tanto per creare
veramente quello che Cecilia, accogliendola, aveva soprannominato "il
trio delle castane".
Nel momento in cui misero finalmente piede nella suddetta camera - il
primo pensiero di North fu che in quella stanza ci sarebbe potuta
entrare comodamente non solo casa sua, ma anche il cortile adiacente e
pure il negozio che aveva con suo fratello e probabilmente sarebbe
avanzato anche dello spazio - trovarono la stanza già occupata.
"Ah ecco dove eravate!" Le accolse Miranda, comodamente seduta su una
pila di cuscini. "Credevamo vi avesse inghiottito la casa!"
Cecilia invece fece appena un cenno di saluto. Era troppo impegnata a giocare con...
"Newton!" Esclamò North, richiamando così il suo cane,
che però la ignorò, troppo concentrato sulla rossa che in
quel momento gli stava sventolando davanti agli occhi una palla, senza
però mai lanciargliela. "Questo cane è adorabile!" Fu il
suo unico commento.
"Le stavo facendo fare il giro panoramico della casa." Si
giustificò Gilly, sedendosi su un altro cuscino e invitando
l'altra ragazza a fare altrettanto.
"E ti fermi proprio alla parte più bella? Così mi
deludi!" Saltò su Kleeia, scattando in piedi e afferrando la
mano di North, che si era appena accomodata. "Arg! Possibile che debba
fare tutto io?" Chiese roteando gli occhi al cielo, parlando con finto
tono sconcertato. "Avanti North! La parte migliore della casa ti
aspetta!" Cercò di invogliarla per convincerla a rialzarsi in
piedi. E scoppiando a ridere di fronte all'espressione sorpresa della
ragazza.
Cos'altro c'era da vedere ancora?
"Ti prometto che ne varrà la pena."
La cugina americana si rialzò così in piedi, vendendo trascinata verso la parete della stanza.
"Sembra una semplice parete." Iniziò a spiegare Kleeia "In
realtà ha una porta nascosta che si attiva se bussi tre volte
sopra in un certo punto... così." E bussò per tre volte,
facendo materializzare un arco che spalancò la panoramica su
un'altra stanza, appena leggermente più piccola di quella in cui
loro si trovavano. "Questa è la stanza mia, di Sil e Mira."
Spiegò con un sorrisetto. "Ma non te la faccio vedere
perchè è quasi identica a questa. No, la parte più
interessante è ancora in camera di Cassy."
Le afferrò così delicatamente un polso e la trascinò
dall'altra parte della stanza, verso una porta finestra che dava su un
terrazzo enorme. "La camera è rivolta ad est, perciò si
può vedere l'alba: tutte le terre fino al fiume appartengono ad
Antares." Spiegò indicandogliele con un cenno della mano. "Ma
credo che la cosa più divertente la vedrai sotto di te."
Aggiunse ridacchiando.
North abbassò così lo sguardo, vedendo di colpo la sua
immagine riflessa nell'acqua. Una parte del terrazzo si estendeva
proprio sopra alla piscina. "Così, se ti viene voglia di farti
un bagno puoi metterti il costume e tuffarti direttamente. E'
utilissimo quando fa davvero caldo. Tanto c'è la scaletta per
risalire." Concluse indicandogliela con un cenno della testa.
Quando rientrarono trovarono Cecilia intenta a giocare ancora con
Newton - al quale nel frattempo si era aggiunta anche Cat - e Gilly,
tra le cui mani era comparsa una bambina, intenta a
chiacchierare con Miranda. Nella stanza era comparsa anche Cassiopea,
che aveva chiuso la porta dietro di lei e le stava puntando la
bacchetta contro, borbottando incantesimi a mezza voce.
"Cassy, tutto bene? Adesso che sono arrivate anche le altre ci vuoi
dire cosa ti ha fatto quella porta?" Domandò curiosa Mira.
"Non mi ha fatto proprio nulla. Ma ci tenevo ad insonorizzare la stanza prima di andare a dormire." Fu la risposta.
"Insonorizzare? Perchè?"
"Perchè mio nonno farà partire la prova alle tre di
mattina. E ci tengo a dormire tranquilla." Fu la risposta semi
scocciata della Corvonero. "Mi raccomando però! Massimo riserbo.
Chi di voi vorrà assistere il ritrovo è nel salotto verde
- lo capireste comunque, visto che il percorso è indicato da
segnali luminosi - ma a chi di voi non interessa - come a me -
potrà continuare a dormire tranquillamente e senza traumi. Non
ho idea di come li sveglierà e non voglio neanche scoprirlo."
Concluse la ragazza con una smorfia che le fece ridere tutte.
Dopo di che passarono il resto della serata a cercare di convincerla a
confessare in cosa consistette la prova, senza però cavare un
ragno da un buco. "Se siete tanto curiose, recatevi là alle tre
di notte."
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Aidan venne svegliato di colpo da un profondissimo gong, che fece tremare le pareti della sua stanza.
"Che ca...?" Iniziò a borbottare, preso alla sprovvista.
Sentì una forte imprecazione venire lanciata da qualche parte
accanto a lui in russo e tre secondi dopo un fascio di luce lo
investì in pieno: il ragazzo si ritrovò così a
fissare confuso il volto di Darius, che condivideva la stanza con lui.
Era stato il russo ad accendere la luce - o meglio la bacchetta - subito dopo essere stato svegliato dallo stesso rumore.
Entrambi si fissarono per un attimo, con ancora il cuore martellante -
essere svegliati di colpo in piena notte non era la miglior condizione
auspicabile per nessuno - poi Aidan si decise a prendere a sua volta in
mano la bacchetta e, insieme a Darius, lanciò un
incantesimo che riuscì ad illuminare a giorno la stanza.
Questo segnalò loro la presenza di una busta - che quando erano
andati a dormire non c'era - attaccata alla porta e indirizzata a loro.
Un secondo gong interruppe i loro ragionamenti e i due, dopo essersi
fissati per un attimo perplessi, decisero che era il caso di alzarsi,
trasfigurare gli abiti - non potevano certo girare per Villa Black in
pigiama o peggio ancora in boxer - e cercare di capire se il contenuto
della busta potesse aiutarli in quella strana situazione.
Mentre agivano, un terzo gong risuonò di nuovo per la casa e
Darius decise di aprire la porta, affacciandosi nel corridoio. Non era
l'unico ad aver pensato di agire in quel modo: vide infatti alcuni
volti che aveva intravisto durante la giornata fare altrettanto.
Sul pavimento erano comparse delle frecce luminose che conducevano in un'unica direzione.
Un quarto gong, ancora più potente, lo convinse a rientrare in
camera e spostare lo sguardo sulla busta, che Aidan aveva in mano.
"C'è scritto solo di seguire le frecce e che il resto ci
sarà spiegato una volta arrivati." Spiegò il ragazzo. "E
questo è tuo." Continuò allungandogli un foglio... bianco.
Un quinto gong e un leggero vociare per il corridoio li spinse ad uscire a loro volta per unirsi agli altri.
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Miquel
osservò il suo compagno di stanza, Nihal, venire raggiunto dalla
sorella che, senza neanche chiedere, gli balzò addosso.
Evidentemente il ragazzo doveva o essere estremamente abituato a quelle
dimostrazioni d'affetto oppure avere riflessi pronti, perchè la
afferrò al volo senza emettere un suono.
Miquel si ritrovò a pensare che probabilmente lui non sarebbe
stato capace di fare altrettanto. Ma in effetti non lo correva
proprio quel rischio. Chi gli aveva mai dimostrato davvero affetto durante quei primi vent'anni di vita?
Continuò così ad osservare la scena per un po', sempre
più divertito man mano che determinati dettagli gli saltavano
all'occhio.
North era avvolta in un pigiama strano, con il cappuccio. Ma non era
troppo caldo per avere un pigiama simile? E appena Nihal la
rimise a terra, notò un'altra cosa.
Non era un vero pigiama... sembrava quasi un costume... da canguro.
E la cosa acquistò ancora più verosimiglianza quando la
ragazza, dopo aver mollato una pacca sulla spalla del fratello ed
essersi raccomandata di non assumere troppa caffeina, aveva iniziato a
risalire le scale saltellando, seguendo il percorso inverso.
"Ma come? Non vieni ad assistere alla prova?" Le domandò a bruciapelo Nihal.
North si girò appena un attimo, mentre un sorrisino si
affacciava sul suo volto. "Ti avevo detto che potevo venire qui anche
senza di te. Mi hai voluto seguire comunque. Quindi adesso sono affari
tuoi. Ti voglio bene ma torno a dormire. Sono con te nello spirito
fratello!"
Miquel non avrebbe voluto dimostrare di avere seguito la scena fino a
quel momento. Però non potè fare a meno di scoppiare a
ridere. Che tipa strana!
Il suono della risata dello spagnolo sembrò risvegliare Nihal, che si girò così nuovamente verso di lui.
"Ci conviene andare non trovi?" Lo invitò Miquel.
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Mintaka lanciò uno sguardo veloce al suo compagno di stanza -
Aster - poi uscì nel corridoio, seguito a breve distanza dal
Serpeverde.
Non erano mai stati amici, ma neanche nemici. Si erano semplicemente sempre ignorati a vicenda.
Ma almeno il Corvonero apprezzava il fatto che il ragazzo fosse di poche parole.
A parte i brevi convenevoli che si erano scambiati prima di andare a
dormire, nessuno aveva dimostrato l'intenzione di approfondire il
rapporto con l'altro, anche solo con l'intenzione di fare due
chiacchiere.
Erano due persone calcolatrici e silenziose e andava benissimo così.
Ognuno avrebbe fatto la sua gara, senza provare a disturbare o
interferire con le azioni dell'altro. E il fatto che dividessero la
stessa stanza non cambiava assolutamente nulla.
Semplicemente, in quel momento, Mintaka era contento di essersi trovato
in stanza con lui e non con qualcun altro, che probabilmente avrebbe
peggiorato quella situazione imprevista con urla sorprese e isteriche.
Aster invece si era limitato a borbottare qualcosa di confuso - forse una maledizione - e ad accendere la luce.
Poi, dopo un secondo di silenzio, si erano entrambi diretti verso il corridoio.
E così furono i primi, forse anche grazie alla profonda
conoscenza che Mintaka aveva della casa, a raggiungere il luogo di
incontro.
Dove Antares Black, vestito di tutto punto, li stava aspettando. E
dietro di loro si trovavano anche Miranda, Gillian e Kleeia, tutte e
tre gonfie di sonno, avvolte da vestaglie e con una tazza di
caffè in mano.
Senza dire nulla, Kleeia allungò un'altra tazza a Mintaka, che le sorrise riconoscente.
"Mi sa che ne serviranno molte di quelle. Ci scommetto che sarà una lunga notte."
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Hitoshi non fu mai così tanto grato a qualcuno in vita sua.
Cassiopea era venuta da lui, subito dopo cena, proponendo di badare lei
stessa alla piccola per quella notte. Probabilmente - anzi Hitoshi ne
era ormai certo - aveva saputo della cosa con largo anticipo dal nonno
e questo l'aveva spinta a prendere la bambina sotto la sua custodia,
per evitare che venisse svegliata in quel modo assurdo in piena notte.
Hitoshi conosceva abbastanza bene Cassiopea Black - nonostante la
differenza d'età le loro famiglie erano imparentate in un numero
infinito di modi - e c'era una cosa che sapeva molto bene di lei:
odiava essere svegliata. Perciò era certo che, ovunque le due
fossero, di sicuro sua figlia in quel momento stava dormendo
tranquilla. A differenza sua, che invece aveva gli occhi non ancora del
tutto aperti, mezzo rincoglionito dal sonno.
Gettò un'occhiata all'orologio da polso che si era infilato in
fretta e furia e con enorme sconcerto si accorse che segnava le tre di
mattina. "Le tre di mattina? Ma che razza di orario è?"
Borbottò a mezza voce.
"Qui sono le tre di mattina, da un'altra parte del mondo, per esempio a Sidney, è l'ora di pranzo." Sibilò una voce nota dietro di lui.
Hitoshi si voltò lentamente in quella direzione, solo per
accorgersi di avere appena ricevuto il primo richiamo ufficiale della
"competizione". Era stato infatti Antares a rispondergli. Si
trovava alle sue spalle - come diamine ci era finito lì? -
vestito di tutto punto e con le braccia incrociate.
"In ogni caso ti ringrazio Malfoy. Con la tua domanda hai aperto le
porte alle mie spiegazioni. Perchè immagino che tutti vi stiate
chiedendo cosa io voglia da voi a quest'ora." Disse esibendo un
sorrisetto sarcastico. "Ebbene, come ha giustamente fatto notare il
signor Malfoy, qui a Londra sono le tre di notte, ma ciò non
significa che ci sia lo stesso orario anche in altre parti del mondo. A
Shanghai, in questo momento, sono le dieci di mattina e a Seattle le
sette di sera."
"Ma si è imparato il fuso orario a memoria?" Domandò Nihal a mezza voce, mentre un ragazzo al suo fianco borbottava "Shhh!"
"Un vero uomo d'affari non-ha-orari." Sibilò il vecchio
lanciando un'occhiataccia nella loro direzione. "Per questo motivo ecco
in cosa consisterà la vostra prova: proprio a Shanghai, in questo
momento, è stata attivata un'offerta molto interessante la
quale, se sfruttata nel modo corretto, potrebbe agevolare un affare che
sto seguendo da tempo. E ve ne occuperete voi.
In fondo, questa sarà la vostra routine, se vi nominerò
miei eredi." Ignorando il brusio che aveva appena creato con
le ultime due dichiarazioni, agitò la bacchetta verso il
tavolo, facendo comparire una pila ordinata di fogli. "In ognuno di
essi è presente un riassunto dettagliato di tutto ciò che
vi serve, più una base contrattuale standard per l'acquisto - se
mai riusciste ad ottenere tale risultato - che potrete ovviamente
integrare e modificare. I miei consulenti legali" e qui fece un
cenno con la testa verso un gruppo di persone che si trovavano in fondo
alla stanza e che nessuno aveva notato fino a quel momento "sono a
vostra disposizione per qualsiasi dubbio. Trattandosi della prima
prova, vi concedo di decidere se lavorare soli o in gruppo. Io,
invece, ritorno a dormire. Buon lavoro." E uscì dalla stanza.
Corey seguì con gli occhi leggermente sgranati l'uscita del vecchio dal salotto.
Loro li metteva a lavorare e lui se ne andava a dormire? Ma che cavolo...
Un leggero vociare lo fece tornare alla realtà, così si
voltò di nuovo versi i suoi compagni di avventura. Alcuni
avevano già iniziato a parlottare tra loro, iniziando a comporre
dei gruppi e a dividersi i compiti per quella sfida, altri sembravano
incerti su come agire e altri ancora avevano iniziato a lavorare in
piena autonomia.
Di sicuro lui avrebbe fatto parte dell'ultimo gruppo. Non era nella sua
indole lavorare in gruppo. Se avesse avuto l'idea vincente, non avrebbe
voluto condividere il merito con altri. Se invece avesse avuto quella
perdente... beh, quella non era un'ipotesi contemplata.
Lui era bravo in tutto.
Si diresse così verso il tavolo, per prendere in mano i fogli
contenenti tutte le informazioni necessarie e iniziò ad
analizzarne ogni singolo dettaglio.
Avrebbe vinto quella sfida, così come tutte quelle successive. E avrebbe anche riconquistato Cassiopea.
Anzi, forse se si fosse verificata la seconda ipotesi non avrebbe neanche avuto bisogno di realizzare la prima.
Ma intanto doveva concentrarsi su quel momento.
Fu così che iniziò ad elaborare la propria strategia.
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Ed eccomi quii!
Che ve ne pare di questo capitolo?
Per il prossimo invece ecco la domande (risposte obbligatorie da mandare per MP entro la fine di questa settimana):
- per i cari ragazzuoli: qual è la cosa / persona per la quale il vostro OC rinuncerebbe alla competizione?
Per le femminucce invece: qual è il personaggio maschile che -
fino ad ora - vi ha interessato di più? (Non è una
domanda volta a formare le coppie, quindi rispondete tranquille!)
A presto! ;)
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Capitolo 5 *** 4 - Cin cin! ***
5 - Cin cin!
Dedico il capitolo a Signorina Granger, la "Signora delle Interattive" visto che è il suo compleanno! ;)
*Nene inizia a dirigere il coretto di "TANTI AUGURI A TEEE!" *
- CIN CIN! -
2 Agosto 2000 ore 15, Campagna Londinese, Villa Black, Sala dei Gigli
Antares
fece vagare lo sguardo per la lunga tavolata rettangolare che aveva
fatto disporre e non riuscì a trattenere un leggero sorrisetto
impertinente.
I ragazzi, nonostante le ore di sonno che avevano recuperato nella
mattinata, non sembravano ancora del tutto ripresisi dalla notte
precedente, benchè cercassero di sfoggiare la loro miglior
faccia di bronzo. Ma lui era Antares Black, di certo non si sarebbe
fatto fregare con così poco. Il vecchio si augurò
mentalmente che almeno uno di loro riuscisse ad arrivare fino alla
fine: servivano nervi d'acciaio per essere un vero Black. Non poteva
lasciare il cognome a chiunque.
"Dunque" iniziò a parlare, catalizzando immediatamente
l'attenzione su di sè "il motivo per il quale vi ho fatto
radunare in codesta Sala è questo: nel corso della mattinata, che avete trascorso dormendo"
in risposta alla frecciatina vide diverse facce sconcertate, ma nessuno
osò obiettare "ho analizzato il lavoro svolto da ognuno di voi.
Sono davvero colpito ragazzi, alcuni potrebbero già ora essere
ottimi uomini d'affari. In particolare però, la mia attenzione
è stata attirata da tre contratti conclusi: quelli del Signor
Moliner, Jackson ed Evans, i quali - usando un'espressione babbana - si
sono aggiudicati il podio di questa partita." I tre nominati alzarono
lo sguardo stupefatti mentre l'anziano mago schioccava le dita, facendo
comparire davanti ad ognuno dei ragazzi - e davanti a se stesso - un
piccolo bicchierino. "E tra loro, il migliore in assoluto è
stato..." Antares fece una piccola pausa, tanto per aumentare la
tensione "Miquel Narciso Moliner."
A quelle parole, tutti si girarono verso lo spagnolo, che si trovava circa a metà tavolo.
"Come ho detto ieri sera" riprese la parola l'anziano Black prendendo
in mano il bicchierino di vetro e sollevandolo "ci tengo ad avere una
competizione onesta. Per questo motivo, siete tutti invitati a brindare
in onore del vincitore della prima prova."
Seguendo il suo esempio, tutti i ragazzi presero tra le mani il
bicchierino e, dopo averli allungati in direzione del vincitore,
brindarono alla sua salute.
Pochi minuti dopo aver trangugiato il contenuto del bicchiere, si accasciarono sul tavolo svenuti.
Antares scoppiò a ridere. Ecco un'altra cosa che avrebbe
dovuto insegnare loro in quel mese: mai abbassare la guardia, nemmeno
dove pensi di essere al sicuro.
La seconda prova era appena iniziata.
----------------------------------------------------------------------------------------
Terminato il brindisi, appoggiò il bicchierino sul tavolo, seguito da tutti gli altri.
Quel drink aveva un sapore stranissimo.
"Molto bene ragazzi, avete il resto della giornata libero." Disse
Antares "Potete trascorrerla come meglio credete. A cena vi
fornirò un po' di informazioni sulla seconda prova. Potete
andare." Li congedò prima di alzarsi in piedi.
"Vuol dire che ci ha radunati qui solo per brindare a Miquel?" Si
lasciò sfuggire il ragazzo, guadagnandosi un'occhiata strana
da parte del vecchio.
"Naturalmente." Fu la risposta "Come ho detto, ci tengo ad avere una
competizione pulita e questo significa anche festeggiare i
vincitori: siete avversari, non nemici." Dopo una breve pausa, lo
invitò con un cenno della testa a seguirlo nel corridoio. "Vai
nel mio studio, ragazzo. L'elfo mi ha detto che c'è una persona
che ti cerca via camino. Là potrete avere una conversazione con
la giusta privacy."
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, come a voler fare ulteriori
domande, ma prima che avesse il tempo di formularle, Antares era
già sparito per il corridoio. Così non gli rimase altro
da fare che dirigersi nel luogo indicato.
Chi è che lo stava cercando?
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Quando North entrò nella Sala dei Gigli quel pomeriggio, per poco non accusò un infarto.
Suo fratello, così come tutti gli altri ragazzi della competizione, era accasciato sul tavolo, privo di sensi.
Invece Antares Black era ben sveglio, seduto a capotavola e intento a
sorseggiare qualcosa da una grande tazza. "Si rilassi signorina
Jackson. Suo fratello sta solo dormendo. Così come anche tutti gli
altri." Commentò l'uomo con tono pacato, mentre nella stanza entravano
anche Cassiopea e Gillian. Cecilia, Kleeia e Miranda avevano preferito
godersi il pomeriggio in piscina.
Cassy lasciò scorrere lo
sguardo sulla tavolata, ma il suo volto non dimostrò alcuna emozione. O
le nascondeva bene oppure era stata debitamente informata, come era
stato fatto anche per la prima prova.
Invece Gilly ebbe una reazione molto simile a quella di North, anche se
le parole del nonno riecheggiavano già nella sua testa.
"Perchè ci hai chiamato qui?" Domandò quindi, con un
tono leggermente aspro. "Per farci vedere i ragazzi dormienti?"
"In realtà pensavo che vi sareste potute divertire." Fu la risposta di
Antares. Davanti allo sguardo scettico delle ragazze, l'uomo puntò un
dito verso l'estremità del tavolo "Vedete quelle fiale colorate? Vi
servono per raggiungerli."
"Vuoi far addormentare anche noi?" Chiese incredula Gillian.
"Credo tu mi abbia frainteso, cara nipote." Rispose lui "Al momento
tutti i ragazzi sono intrappolati dentro al loro inconscio, per fornirmi una risposta. Esiste qualcuno o qualcosa che li farebbe rinunciare alla competizione?Questi
ragazzi ce l'hanno un cuore? Oppure puntano solo ai miei soldi? In
questo momento tutto
ciò che stanno vivendo scorre nella mia mente, ma se avete una
curiosità per un ragazzo in particolare, potete accedere anche
voi alla sua prova e vedere cosa succede. Immagino possa essere
divertente. No?"
Di sicuro per lui lo era parecchio.
La prima ad interrompere gli indugi fu North.
Certo, il fatto
che il fratello fosse a pochi passi da lei, completamente incosciente,
non era una cosa che la lasciava indifferente, ma le era bastato poco
per inquadrare Antares. Sicuramente quel tipo di prova era più che
plausibile da uno come lui. E poi, analizzando la cosa a mente fredda,
era altamente improbabile che il vecchio si volesse macchiare di una decina di omicidi.
Non aveva bisogno di vedere la prova di Nihal per
sapere per che cosa lui avrebbe sicuramente rinunciato, ma
ero molto curiosa di assistere alle prove degli altri. In quel giorno e
mezzo che aveva passato alla Villa, la sua attenzione era stata
attirata per motivi diversi da molti dei partecipanti. In fondo, per
lei erano dei completi sconosciuti e North era molto curiosa di natura.
Ma in particolare l'aveva attirata lo sguardo di uno dei ragazzi,
lo stesso che condivideva la stanza con suo fratello. Miquel.
L'aveva visto la sera prima guardarla mentre abbracciava Nihal: si
vedeva lontano un miglio che probabilmente lui di gesti del genere non
ne aveva quasi mai ricevuti. E per North la cosa era inconcepibile: non
aveva mai conosciuto la famiglia materna, ma in compenso quella paterna
era infinita. Suo padre era legatissimo non solo ai suoi fratelli, ma
anche ai suoi innumerevoli cugini, indipendentemente dal loro grado.
Perciò loro due erano cresciuti circondati da un affetto infinito:
tanto ne avevano ricevuto, tanto ne avevano dato e tanto ne erano
disposti a dare.
Quindi North era molto curiosa: un ragazzo che
era cresciuto quasi senza affetto, avrebbe avuto qualcuno per il quale
rinunciare?
La seconda a scegliere fu Cassiopea.
Conosceva
già più o meno bene quasi tutti i ragazzi presenti a quel tavolo.
Avevano frequentato Hogwarts, avevano pochi anni di differenza e
provenivano tutti da famiglie purosangue. Un circolo chiuso e sempre
più piccolo. Perciò sapeva già a grandi linee cosa avrebbe potuto
aspettarla se uno di loro fosse diventato suo "fratello".
Le
uniche incognite erano quattro: suo cugino Nihal, i due ragazzi di
Durmstrang e quello spagnolo. E lei voleva partire proprio dal cugino
che non aveva mai conosciuto.
Vedendo che sia North che Cassy avevano già ingoiato le loro
fialette, Gilly decise di non perdere altro tempo. Soprattutto
perchè non ne poteva più di vedere il sorrisetto
strafottente di suo nonno, rivolto nella sua direzione.
Non sarebbe stata l'unica delle tre a non decidere.
Non la allettava particolarmente l'idea di andare a spiare nella
privacy di quei ragazzi, perchè era convinta che molti
situazioni che stavano vivendo in quel momento fossero estremamente
personali. Così optò per l'unica scelta per lei
plausibile, dove aveva già una mezza idea di quello che avrebbe
potuto vedere.
Fu così che, dopo aver trangugiato il contenuto della fialetta, sussurrò a mezza voce il nome di Mintaka.
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Aidan non ebbe neanche bisogno di inginocchiarsi davanti alle fiamme per riconoscere suo cognato Francois.
Aveva uno sguardo preoccupato.
"Fran..." Lo chiamò, mettendosi alla sua altezza "Che cos'hai?
E' successo qualcosa a Cornelia?" Solo il pensiero che potesse essere
accaduto qualcosa alla sua sorellina gli mozzava il respiro.
"Lo so che sei nel bel mezzo di una competizione e disturbarti è
l'ultima cosa che voglio!" Iniziò l'uomo titubante "Tua sorella
non voleva neanche che te lo dicessi ma... la gravidanza che sta
portando avanti sta subendo delle complicazioni... e va sempre peggio."
A quelle parole il giovane Nott dovette sedersi sul pavimento per evitare di cadere.
"Nelia fa fatica a dormire e a mangiare e rischia di perdere il
bambino, oppure di rimetterci lei." Continuò a spiegare l'altro
con tono grave.
Aidan, con un gemito, si era nascosto il volto tra le mani. "Non può accadere di nuovo..." Trovò appena la forza di sussurrare.
In quel momento, il mondo avrebbe potuto anche sgretolarsi sotto ai suoi piedi e non se ne sarebbe minimamente accorto.
"So che se lasci la competizione non avrai più quella
possibilità alla quale tieni tanto..." Continuò l'uomo di
fronte a lui, addolcendo il tono "... ma so anche che in questo momento
lei ha bisogno di te più che mai."
Il ragazzo, a quelle parole, alzò di nuovo lo sguardo verso suo cognato, con gli occhi pieni di lacrime trattenute.
Non aveva bisogno di pensare a cosa fare.
Così come non poteva permettere che succedesse di nuovo.
"Non dirlo. Non dirlo neanche per scherzo. Mia sorella vale più
di qualsiasi altra cosa o persona. Vado a comunicare ad Antares che mi
ritiro dalla competizione. Tra neanche un'ora sarò da voi."
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Darius avanzò con passo deciso fino al fuoco.
Gli era bastato scorgere tra le fiamme la figura di sua sorella Meissa per accelerare il passo.
"Ehy!" Domandò preoccupato "E' successo qualcosa?"
La ragazza, per tutta risposta, gli lanciò un'occhiata di fuoco. Ma non disse assolutamente nulla.
"Mei" Tentò di nuovo lui con il tono più dolce che
riuscì a produrre - non sapeva il perchè, ma a quanto
pare sua sorella era molto arrabbiata con lui "Cosa c'è?"
Uno sguardo furioso e la russa aprì la bocca, solo per
vomitargli addosso quelle parole con il tono più scontroso che
il fratello le avesse mai sentito "C'è che mi hai abbandonata
Darius!"
"Come?" Domandò lui sconcertato.
"Non ti sei mai sentito parte della nostra famiglia... e questo lo
capisco. Maledizione se lo capisco! Nessuno può capirti meglio
di me! Nostro padre ha passato tutta la sua vita a nascondermi, a far
finta di non avere una figlia, solo perchè sono una
magonò. Il primo Ministro Russo che ha una figlia non in grado
di produrre magie! Sia mai che la vergogna caschi sul casato dei
Levenvolde! E' stato felice quando mi sono tolta dai piedi, sposandomi a neanche diciotto anni! " Continuò a sbraitare "Ma almeno ero convinta che tu, l'unico fratello che mi abbia mai dimostrato un po' di affetto,
avresti potuto dare un altro significato al nostro cognome. Invece
cos'ho scoperto? Che sei fuggito in Inghilterra per provare ad entrare
in un'altra famiglia, per farti adottare da qualcun altro! Tu vuoi
diventare un Black! E vuoi privarmi dell'unico vero fratello che ho!"
Lo accusò urlando con le lacrime agli occhi. "Tu non puoi farmi
questo!"
Darius rimase sconcertato da quel discorso. Sua sorella aveva frainteso
tutto! "Mei..." Provò a spiegarsi, ragionando sulle parole che
stava per usare "Non è così che stanno le cose! Io non ti
abbandonerò mai, MAI! Sei mia sorella e tengo a te più di
qualsiasi altra cosa al mondo. E lo sai. Lo so che lo sai. Volevo solo provare a..."
"Provare cosa?" Lo interruppe però bruscamente lei "Vorresti
provare a vedere come ci si sente con una famiglia alle spalle? Credi
davvero che questo Antares - se mai deciderà di adottare te - di
colpo diventerà il padre che non hai mai avuto? O ti darà
una famiglia sulla quale contare? Chi te lo garantisce? IO sono la tua
famiglia! Su di me potrai SEMPRE contare! Tutti gli altri sono solo
estranei!"
Darius sospirò mentre la guardava negli occhi. E vide un'espressione parecchio determinata sul volto della sorella. Aveva ragione.
Aveva iniziato quella competizione alla ricerca di tutte quelle cose,
ma sua sorella era l'unica persona che contava davvero per lui. "Lo
stavo facendo anche per te Meissa." Si limitò a commentare alla
fine "Se mai avessi vinto ti avrei chiamato in Inghilterra con me.
Ci saremmo potuti lasciare ogni cosa alle spalle e riniziare da capo.
Ma se desideri che io rinunci alla competizione, allora lo farò.
Entro stasera sarò di nuovo a casa, da te."
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Mintaka guardò perplesso la testa di Albert Rosier sbucare dal camino.
"Padre" Lo salutò ironicamente.
"Figlio" Fu la risposta dell'uomo.
Per qualche secondo la conversazione si arenò, finchè il
ragazzo decise di averne avuto abbastanza. "Dunque? Che cos'è
successo di così grave da farti lasciare il tuo prezioso lavoro
al Ministero per venire a chiaccherare con me?" Domandò
gelidamente. "Sempre se di chiaccherata si può parlare."
L'uomo rimase in silenzio per qualche altro secondo, prima di formulare
"Mintaka, devi lasciare la competizione e venire a casa."
L'ex Corvonero a quelle parole si accigliò. "Non avevamo
già discusso in merito alla questione? Tu non volevi che io
partecipassi, mia madre sì. E sono qui. Dunque per quale ragione
dovrei cambiare idea adesso?"
Vide suo padre sospirare stancamente. Era vero, avevano litigato per
due intere settimane sulla questione e ognuno era rimasto sulle proprie
opinioni. Ma "Le carte in tavola sono cambiate Mintaka. Adesso tu devi
tornare a casa."
"Questo lo hai già detto." Rispose il ragazzo. "Ma visto che la
cosa non mi giunge nuova, credo che me ne andrò." Concluse prima
di voltare le spalle e incamminarsi verso la porta.
"Si tratta di tua nonna." Risuonò a quel punto la voce di suo padre.
Mintaka, a quelle parole, ruotò su se stesso e si fermò a
fissare il padre incredulo. "Non ci credo! Stai usando mia nonna per
farmi cambiare idea? Lo sai che lei è d'accordo con me sulla
competizione, vero? E adesso tu mi vuoi far credere che..."
"E' stata ricoverata al San Mungo neanche un'ora fa." Lo bloccò
però l'uomo. "Ha avuto un attacco di cuore, un infarto, ed
è stata ricoverata d'urgenza."
Il Corvonero, a quelle parole, sentì la terra mancargli sotto i
piedi. Si avvicinò al padre puntandogli la bacchetta contro. "Se
scopro che la nonna sta bene e che questo è solo un tuo trucco
per farmi tornare a casa... io ti..."
"Purtroppo è la verità."
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"Mamma!" Esclamò Aster sorpreso. "Cosa ci fai qui?"
Gli bastò avvicinarsi per vedere l'espressione tesa e preoccupata della donna.
"Cosa c'è? E' successo qualcosa?" Continuò con tono leggermente più preoccupato.
Dorea Evans sbattè le palpebre per cercare di mantenere
un'espressione fredda e distaccata, ma non riuscì completamente
nel suo intento. "Si tratta di Dubhe. Ha avuto un grosso incidente e..."
"Cosa?" La interruppe lui. "Cos'è successo? E come sta? Dov'è?"
Non era mai andato troppo d'accordo con lei, ma era pur sempre la sua sorellina.
"Ha avuto un incidente mentre volava... ha perso l'equilibrio e... E'
stata ricoverata d'urgenza al San Mungo, ma non sappiamo ancora quali
sono le sue condizioni..." Spiegò la donna singhiozzando. Non
riusciva a restare tranquilla quando si trattava di sua figlia. "Aster,
ti prego! So che tu e tua sorella non avete mai avuto un rapporto
idilliaco e... che... tra noi non c'è mai stato un rapporto
ottimale ma... per favore! Torna a casa e stacci vicino! Dobbiamo
restare uniti in questo frangente! Per favore Aster!"
Il Serpeverde trattenne al pelo un moto di rabbia.
Sua sorella evidentemente aveva il radar per rovinargli la vita: appena
lui trovava qualcosa che lo rendeva felice, eccola che arrivava a
rovinargli tutto. Aveva iniziato con la sua nascita e sembrava non
ancora intenzionata a smettere.
Ma era pur sempre sua sorella. Sangue del suo sangue.
Non aveva altre opzioni.
Doveva tornare a casa.
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"Jacques!"
Miquel non poteva decisamente credere ai suoi occhi. Cosa ci faceva il
suo migliore amico nel camino dello studio di Antares? Il vecchio non
aveva paura di infettarsi, facendolo usare ad un nato babbano?
"Ciao Miquel!" Lo salutò lui con un sorriso tirato. "Come va la competizione?"
Lo spagnolo capì che quella era solo una domanda di circostanza.
Se Jacques Tourette lo aveva contattato, non era di certo per parlare
di questioni mondane. Altrimenti avrebbe potuto scrivergli una lettera.
Doveva per forza essere successo qualcosa.
"Jacques lascia stare la competizione e dimmi cos'hai per favore. Non
farmi preoccupare per niente." Arrivò dritto al punto.
Per un attimo, vide gli occhi del ragazzo spegnersi. "Non perdi proprio tempo eh?"
"Lo sai che non mi piace farlo." Replicò lui.
Vide l'altro ragazzo sospirare e dondolare su se stesso prima di
convincersi a parlare "Mi dispiace chiedertelo Miquel, ho veramente
vagliato tutte le ipotesi alternative prima di rivolgermi a te. Ma non
so cosa fare, non so davvero cosa fare." Disse con tono disperato.
Miquel si avvicinò di più alle fiamme, fino ad
inginocchiarsi all'altezza del volto dell'amico. "Lo sai che su di me
puoi contare sempre. Sono anche a Londra adesso, quindi molto
più vicino a te di quanto non lo fossi quando ero in Spagna. Di
cos'hai bisogno?"
Vide il ragazzo stringere gli occhi, come se facesse fatica a
confessare qualcosa. "Ho appena scoperto di avere una malattia molto
rara per i maghi e..."
Ma lo spagnolo non lo lasciò finire. "Ok. Dammi il tempo di
comunicare ad Antares che rinuncio alla competizione. Poi vengo a casa
tua e mi racconti tutto. Dovessi usare anche fino all'ultimo zellino in
mio possesso ti farò curare dai migliori specialisti esistenti e
troveremo un modo. Io la mente e tu il braccio ricordi? E non provare a
protestare." Concluse vedendo che il suo amico aveva già provato
ad aprire bocca per contestarlo.
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Ad
Hitoshi quasi venne un colpo quando rientrò nella sua camera.
Suo fratello Keshi era lì, mentre teneva in braccio la piccola
Hoshi.
"E tu cosa ci fai qui?" Domandò più bruscamente di quanto
avrebbe voluto. Era sempre felice di vedere suo fratello, ma di certo
non si aspettava la sua presenza in quel posto.
"Sono venuto a portarti via da qui." Fu la risposta secca.
"Come scusa?" Domandò l'altro perplesso.
"Toshi..." Iniziò l'altro "Io, tu e la bambina ce ne dobbiamo
andare da qui. Il più in fretta e il più lontano
possibile."
"Ma perchè?" Chiese lui aggrottando le sopracciglia. Era disposto
a tutto per sua figlia e suo fratello, ma non vedeva il motivo di
quella fuga improvvisa.
"Ascolta..." Cominciò l'altro, sistemando meglio la bambina tra
le braccia "Sono riuscito a sorpassare la guardia di zio Lucius e ad
arrivare qui. Lui sa che tu e la bambina resterete qua per un mese,
perchè ti ha costretto lui a partecipare. Potrebbe anche venire
a cercarti qui, ma non si azzarderà mai a farti qualcosa,
finchè starai sotto la protezione di Antares. Io nel frattempo
ne approfitterò per far perdere le mie tracce e mi farò
sentire più avanti, quando avrò trovato un posto dove
potremo vivere in tranquillità."
Hitoshi avanzò verso il fratello e gli appoggiò una mano
sulla spalla. "Perchè tutta questa fretta all'improvviso?"
Keshi lo guardò tentennante. "Non hai visto chi c'è, qui alla Villa?" Domandò alla fine. "Aidan Nott."
"Come avrei potuto non notarlo?" Chiese ironicamente il maggiore "Ci siamo scontrati subito il primo giorno."
"E allora ancora non ti è chiaro?" Domandò l'altro. "Se
durante la prova dovesse accaderti un incidente... non ci sarebbe
più nessuno a proteggere la piccola. Negherebbero a me la
custodia, perchè agli occhi di tutti sono gay, quindi
incapace di occuparmene. E Hoshi finirebbe nelle mani di Lucius oppure
in quelle dei Nott. E tutti cercherebbero di controllare la sua vita!
Per questo motivo dobbiamo andarcene subito."
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"Ciao Corey."
Il ragazzo era appena entrato in camera e non aveva notato subito la
figura di Cassiopea, che in quel momento era seduta a gambe
incrociate sul suo letto.
Il Serpeverde rimase spiazzato dalla cosa. Tutto il giorno prima lei lo
aveva ignorato e adesso non solo lo salutava ma andava addirittura in
camera sua?
"Cassy!" Esclamò sorpreso. "Che... che cosa ci fai qui?"
"Ho bisogno del tuo aiuto." Fu la risposta.
Corey inclinò la testa, perplesso. "Aiuto? Per cosa?"
Cassiopea si guardò intorno, spaventata. Poi, dopo aver puntato
la bacchetta alla porta e averla sia chiusa che insonorizzata,
abbassò la voce ad un sussurro. Il ragazzo dovette avvicinarsi a
lei parecchio per riuscire a sentire. "Devo scappare da questa casa e
da... mio nonno. Tu sei l'ultima persona alla quale lui si aspetta che
io possa rivolgermi, perciò sto chiedendo a te."
"Vuoi scappare da Antares?" Domandò incredulo. "Perchè? Credevo fossi legata a tuo nonno!"
Il viso della ragazza assunse un'espressione sofferente. "Ed è
così ma... ultimamente è come impazzito. Lui non vuole
trovare un erede per i Black con questa competizione, vuole trovarmi un
marito! Chi vincerà la competizione vincerà anche me! E
io non voglio essere un premio assegnato!" Spiegò tutto d'un
fiato con voce agitata. Corey, che la conosceva bene, sapeva che era ad
un passo dalle lacrime. "Voglio decidere da sola come vivere, di chi
innamorarmi, con chi litigare. E' la MIA vita!"
Il Serpeverde assunse un'espressione meditabonda mentre si appoggiava
alla porta. "Sei sicura di ciò che stai dicendo? Tuo nonno ci
tiene parecchio a te, non so se sarebbe in grado di costringerti
davvero ad un matrimonio combinato."
La ragazza balzò in piedi di scatto, infuriata. "Credi che potrei mai scherzare su una cosa simile?"
E lui alzò le mani in segno di resa. "Ok, ok, scusa." Disse in
tono arrendevole. Non aveva voglia di litigare con lei di nuovo. Lo
avevano già fatto abbastanza, in passato. Nonostante la
situazione, gli scappò un sorrisetto. Certo, aveva fatto quello
che aveva fatto, però lei era andata da lui alla fine. Questo significava che un minimo di fiducia in lui ancora la riponeva, no?
Evidentemente la ragazza intuì il filo logico dei suoi pensieri
perchè gli sibilò un irato "Non ho detto che mi fido. Ma
sei l'ultima persona alla quale mio nonno si aspetterebbe che io chieda
aiuto."
"Sì, lo so. Questo l'hai già detto." Sbuffò lui
incrociando gli occhi azzurro-grigi della ragazza. E rimanendone,
ancora una volta, incantato. Per un attimo vagliò un'ipotesi alternativa.
Sicuramente Cassy conosceva ogni minima prova alla quale sarebbero
stati sottoposti. Poteva provare a farsele dire in anticipo, in modo da
vincere. Era sicuro che lei provasse ancora qualcosa per lui. E quel
sentimento avrebbe potuto essere ricostruito.
Ma poi, si decise a scartare completamente quella ipotesi. Lei lo
avrebbe odiato se avesse anche solo sospettato di essere manovrata in
quel modo.
Già lui aveva spezzato quel rapporto una volta, non lo avrebbe fatto di nuovo.
"D'accordo Cassy. Dimmi cosa posso fare per aiutarti.
Sarà un suicidio mettersi contro Antares, ma se questo serve per
riconquistare la tua fiducia lo farò." Si sporse per
accarezzarle il viso e la vide aprire la bocca.
"Molto bene. Allora, come prima cosa, svegliati."
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Nihal rimase spiazzato quando rientrando in camera vide North trafficare tra le sue cose.
"Ehm... honey... che stai facendo?" Domandò confuso.
"Ti sto facendo le valige." Comunicò lei, continuando a tirare
fuori magliette e pantaloni dall'armadio, piegandoli e mettendoli
dentro al bagaglio del fratello. "Non si vede?" Continuò ironica.
Il ragazzo inclinò leggermente la testa, incrociando le braccia
al petto. "E perchè lo staresti facendo? Non mi vuoi più
qui con te? Sono io che sono stato svegliato alle tre di mattina, non
tu!" La prese in giro.
"Spiritoso!" Fu la risposta sarcastica "No... stamattina - mentre tu
dormivi della grossa - sono stata contattata da papà. A quanto
pare le condizioni di zio Albert sono peggiorate all'improvviso. Mi chiedo perchè non ho pensato a lui, prima di prendere la decisione avventata di venire fin qui, accidenti!"
L'ultima frase sembrava quasi più rivolta a se stessa che non a
lui "Quindi non possiamo più rimanere qui, dobbiamo tornare a
casa entrambi."
Ovviamente non ci fu bisogno di dire altro, per convincerlo.
Nihal avanzò di qualche passo, bloccando l'andirivieni della
sorella. Le prese gli abiti che aveva tra le mani, appoggiandoli sul
letto e liberandole così le braccia. Poi la abbracciò.
"Andrà tutto bene e arriveremo in tempo. Lo sai che sono venuto
fin qui solo per seguire te e che della competizione non mi interessa
assolutamente nulla. Vai a preparare le tue valige. Che ne dici,
sfruttiamo il nonnino per vedere se ha qualche conoscenza al Ministero
che ci rilasci velocemente una passaporta?" Domandò per
alleggerire l'atmosfera.
E infatti la sentì ridacchiare, prima di rispondergli "Le mie
sono già pronte. Però la passaporta potrebbe essere
un'idea."
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Miranda e Cecilia, avvolte entrambe completamente da enormi parei e in
parte gocciolanti, entrarono nella stanza proprio mentre i ragazzi
stavano riprendendo pian piano i sensi.
Entrambe non ci misero molto per mettere a fuoco i volti dei ragazzi:
alcuni avevano facce sconvolte, altri addolorate e altri ancora
spaventate, ma alcuni invece sembravano solo scocciati.
"Ma che è successo qui dentro?" Chiese perplessa Cecilia avvicinandosi a Cassy.
"Infatti, che cos'ha tirato fuori dal cilindro il vecchio? Sono sconvolti!" Fu il commento di Miranda.
"Loro hanno..." Iniziò a spiegare Cassiopea.
Ma non riuscì a dirle altro. Antares si era alzato in piedi e
con un colpo di tosse aveva attirato l'attenzione su di sè.
"Ve lo dico dopo."
"Sappiate che tutti i vostri parenti o amici stanno bene, ma se volete
contattarli per accertarvene di persona i camini di Villa Black sono a
vostra disposizione." Proclamò l'uomo. "Questa non era altro che
la seconda prova. Sapete perfettamente come avete agito, così
come lo so anch'io. Chiunque abbia preferito rimanere qui piuttosto che
recarsi ad aiutare la persona in difficoltà, può
fare le valige e abbandonare la Villa. Non mi serve a nulla un erede
che non tenga minimamente alla propria famiglia. Per oggi è
tutto. Ci vediamo a cena."
Con poche falcate raggiunse la porta, la aprì e fece segno con
la testa alle nipoti di precederlo. Poi se la chiuse alle spalle.
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Et voilà!
Che ne dite?
Domanduzze del capitolo:
1) secondo voi qual è stata
la prova "migliore"? (E non rispondete con "quella del mio OC": mi
dovete dare una breve spiegazione)
2) che ruolo di Quidditch ricoprivano i vostri OC a scuola?
3) i vostri OC (maschi) se la cavano di più con la "forza bruta" o con la logica? (o magari con un mix di entrambe)?
Ci si vede! ;)
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Capitolo 6 *** 5 - Un normale sabato ***
6 - Un normale sabato
Prima di cominciare, piccola nota di servizio: il personaggio di Kleeia Prewett non farà più parte della storia perchè l'autrice è scomparsa.
Come ho detto, per andare avanti ancora più che le recensioni, mi servono le risposte alle domande che vi faccio:
se non riuscite a mandarle avendo avuto un mese di tempo a
disposizione... beh non sarò io a corrervi dietro. Lei è
solo la prima, ma in lista ci sono già altri 2 personaggi.
Vi avevo avvisato.
Detto ciò, ringraziate
il ragazzo al quale sto ormai sequestrando il computer almeno una volta
ogni due giorni nell'albergo (Signorina Granger sa di cosa sto
parlando) perchè cedendomelo sono riuscita a scrivere questo
mini capitoletto. XD
A chi è rimasto, buona lettura!
- UN NORMALE SABATO -
Sabato 5 Agosto 2000
Dopo averli strapazzati per tutta la settimana, Antares aveva concesso ai ragazzi un weekend di tregua.
Per quel motivo, in quell'afoso sabato, erano tutti sparpagliati in
giro per la Villa e il cortile circostante, alla ricerca di una
frescura che sembrava non voler essere trovata da nessuna parte.
"QUELLO-E'-IL-MIO-POSTO."
Chiunque fosse entrato quella mattina nella grande sala per la
colazione, avrebbe potuto pensare che uno dei cani presenti nella casa
fosse nervoso. Invece, ad emettere un suono così simile ad un
ringhio, era Cecilia. E il "malcapitato" che doveva subirlo era Aster.
Che i due non si sopportassero era noto già dai tempi della
scuola, perciò nessuno degli ex allievi di Hogwarts si sorprese
più di tanto. Ma per tutti gli altri, la cosa era una situazione
del tutto nuova. Che si preannunciava essere alquanto divertente.
Fu per quel motivo che Corey, felice per una volta di non essere lui il
bersaglio, girò la sedia in maniera plateale nella loro
direzione, intenzionato a godersi la scenetta. C'era sempre da
divertirsi un mondo, quando Cecilia Weiss aveva a che fare con Aster
Evans. E lui non aveva la minima intenzione di perdersi lo spettacolo.
"Hai finito di ringhiare Ceci?" La canzonò l'imprenditore. "A forza di passare troppo tempo con gli animali, stai diventando come loro."
"NON-MI-CHIAMARE-CECI." Fu la risposta. "E togliti subito di lì!"
"Come vuoi... Ceci." Rispose lui prima di alzarsi e lasciarle la sedia con un inchino ironico. "Prego."
Ma l'ex tassorosso non si mosse di un millimetro, rimanendo in piedi
esattamente nello stesso posto. Nomignolo detestabile a parte, Aster si era arreso troppo facilmente.
C'era di sicuro qualcosa sotto. Per quel motivo la ragazza
assottigliò pericolosamente gli occhi. "Qual è
l'inganno?"
Il ragazzo, per tutta risposta, assunse un'espressione innocente.
"Nessun inganno. Una ragazza mi ha chiesto la sedia e io la cedo, da
bravo gentiluomo quale sono."
"Non venirmi a dire che mi stai facendo un favore!" Lo minacciò
lei puntandogli un dito contro. "Tu non mi stai cedendo un bel niente!
Quella sedia è mia!" Protestò, facendo però solo
allargare il ghigno al ragazzo.
"Ma davvero? Non mi sembra di vedere il tuo nome scritto da nessuna
parte." Le rispose lui, scrutando con finta aria indagatrice la sedia.
"Ok, se non vuoi sederti tu lo faccio io." Concluse prima di sedersi
nuovamente sul mobile conteso.
E venire innaffiato tre secondi dopo con la caraffa contenente succo di
frutta, cosa che lo fece alzare di scatto. "Ma che caz..."
Cecilia, gongolante, ne approfittò per impossessarsi della sedia
"Zitto Evans, non vorrai mica fare figuracce vero? Lo dovresti
sapere che mio nonno odia le imprecazioni e le parolacce."
"Quanto amore che c'è nell'aria stamattina." Commentò
ironicamente Gilly aggiungendo dello zucchero al suo caffè.
"Ma fanno sempre così?" Domandò perplesso Nihal, che era
seduto di fronte a lei. Come tutti i presenti aveva assistito alla
scena, in parte divertito e in parte preoccupato. Alla fine, l'unico
che ci aveva rimesso era stato il succo di frutta, ma per un attimo
aveva temuto un finale peggiore di un Aster che se n'era andato via
borbottando maledizioni contro una certa rossa.
"Oh no, oggi sono calmi. Di solito fanno molto peggio." Gli rispose con un mezzo sorriso l'ex Corvonero.
A quella affermazione, il ragazzo strabuzzò gli occhi. "Neanche
io e North arriviamo a quei livelli. E tu dici che oggi sono calmi..."
Gillian dovette coprirsi la bocca con la mano per non scoppiare a
ridere. "Tu non hai frequentato Hogwarts, non lo puoi sapere. Quando
Cecilia era al quinto anno, Aster le ha fatto evanescere un tema sul
quale lei aveva lavorato per un'intera settimana. E lei, per ripicca,
appena ha potuto, gli ha fatto esplodere il calderone. Tutto il
contenuto gli è schizzato addosso e corre voce che quando lo
portarono in infermeria le pustole gli erano esplose anche..." E qui la
ragazza si fermò di botto, diventando rossa come un peperone.
Nihal commentò il tutto con un lungo fischio.
Dopo un attimo di imbarazzo, Gillian interruppe il silenzio borbottando
un "Vado a cercare Cassy." e alzandosi in piedi di scatto, prima di
dirigersi a passi veloci verso l'esterno della villa.
Come si aspettava, sua cugina era seduta a bordo piscina, in costume da bagno, immersa con le gambe dentro l'acqua. Stava chiacchierando con Miranda, la cui testa sbucava appena dalla superficie della vasca.
"Ehy! Di cosa state parlando di bello?" Si unì alla conversazione.
"Di Kleeia." Rispose la rossa. "Siamo contente che abbia trovato quel
lavoro negli Stati Uniti, ovviamente, ma non sarà altrettanto
divertente senza di lei."
"Almeno il suo ex è stato sbattuto fuori casa dal nonno prima
che lei se ne andasse." Commentò Cassy con un sorriso enorme.
"Può comunque ritenersi soddisfatta. Quanto mi piacerebbe che
succedesse la stessa cosa anche... a qualcun altro." Sospirò con aria sognante, facendole ridacchiare entrambe.
"Ma non puoi semplicemente chiedere a tuo nonno di buttare Corey fuori
dalla competizione?" Chiese Miranda. "Sono sicura che per te lo
farebbe. Voglio dire... e se vincesse lui? Ti immagini ad averlo per
"fratello"?" Commentò con aria schifata. "Oddio! Diventerebbe
pure mio cugino! Ma bleah!"
Cassiopea a quelle parole sospirò. Ci aveva pensato a quella
eventualità. Eccome se ci aveva pensato! Però non le
sembrava comunque moralmente giusto. Suo nonno aveva aperto la
competizione con quelle regole e anche Corey, per quanto lei lo
detestasse, aveva i requisiti giusti per partecipare. "Lo so ragazze...
ma per ora preferisco non immischiarmi. In fondo, per adesso, è
in vantaggio Miquel. Se Corey dovesse iniziare a vincere troppo spesso
mi porrò il problema, ma per adesso... voglio solo godermi la
piscina." Affermato ciò, si chiuse il naso con le dita e si
tuffò nell'acqua, schizzando completamente Gillian. Pochi
secondi dopo, la sua testa emerse qualche metro più avanti e la
ragazza iniziò ad attraversare la piscina a nuoto.
Fu così che non vide arrivare Hitoshi con la piccola figlia in
braccio, che venne immediatamente presa in ostaggio dalle due ragazze,
mentre il padre si accomodava con un sorriso su una sedia lì
vicino.
Gillian in particolare iniziò subito a fare delle smorfie alla bambina, che ridacchiava divertita.
Inutile dire che la piccola Hoshi era stata adottata un po' da tutti i
presenti alla villa - escluso Antares - ed era ormai diventata la
mascotte di quella competizione. Non c'era ragazzo o ragazza che non
l'avesse presa in braccio almeno una volta e avesse tentato di
strapparle un sorriso facendo qualcosa di buffo.
E lei godeva pienamente di tutte quelle attenzioni, ricevendo molte
più coccole di quante ne aveva ricevute nel suo primo anno di
vita a Malfoy Manor.
Ed era proprio a questo che pensava il padre, mentre guardava le due
cugine contendersi le attenzioni della bambina. Da un lato era
piuttosto contento che sua figlia fosse - di fatto - diventata la nuova
principessa della casa. Ma dall'altra gli risuonavano continuamente
nella testa le parole di suo zio "Una bambina può essere un
ottimo strumento per conquistare una giovane donna." Possibile che la
prospettiva auspicata da Lucius si avverasse? Nel caso però, non
voleva assolutamente che succedesse nuovamente quello che era successo
alla madre della bambina, Cassandra Nott.
Era talmente immerso nei suoi pensieri, che non si accorse subito del
fatto che nel frattempo Hoshi era finita in braccio ad una terza
persona, North.
L'americana, infischiandosene altamente del buon costume, era uscita
nel cortile in pigiama - quello da canguro - aveva sistemato la bambina
dentro al marsupio e, prima che chiunque potesse provare a fermarla,
aveva iniziato a saltellare per il cortile proprio come l'animale
che imitava, tra le risate sempre più allegre della bambina.
Hitoshi si alzò in piedi di scatto per rincorrerla: vedeva sua
figlia ridere ma al contempo si chiedeva quanto tutto ciò
potesse essere salutare per una bambina di un anno.
E poi, non faceva caldo quel costume?
Quasi come per rispondere ai suoi pensieri, sentì
qualcuno prenderlo per un braccio e fermarlo. Era Nihal. "So che mia
sorella potrà sembrare eccentrica, ma abbiamo una decina di
nipoti tra i sei mesi e i sei anni, a casa, e spesso e volentieri se ne
occupa lei. Tua figlia è in buone mani. E il pigiama ha un
incantesimo contro il caldo." Spiegò tutto d'un fiato con un
sorriso gentile.
Hitoshi a quelle parole si tranquillizzò un po', girandosi
nuovamente verso le due, che continuavano a saltellare e a ridere. In fondo era bello vedere la sua piccola così allegra e spensierata.
I due "canguri" venivano osservati con interesse anche da altri due
ragazzi, che guardavano la scena con curiosità appoggiati alla
porta finestra che dava sul cortile.
"Non ha saputo badare a Cassandra e adesso non sa badare neanche alla
bambina." Osservò Aidan con astio, gettando occhiate di fuoco in
direzione di Hitoshi.
"A me sembra che Hoshi si stia divertendo." Provò a farlo
ragionare Darius, portandosi una tazza di the freddo alle labbra. Tutto
quel caldo lo assetava in continuazione. Fosse stato per lui, si
sarebbe direttamente trasportato la ghiacciaia dietro. "Non potrai
avercela con lui per sempre Aid... dovremo passare insieme tutto il
mese e non sono neanche passati i primi cinque giorni." Cercò di
spiegare, di fronte al sopracciglio innarcato dell'altro.
"Stai dalla sua parte adesso?" Chiese l'altro con tono seccato.
"Non ho detto questo." Spiegò il russo con tono pacato. "Dico solo che..."
"Qualsiasi cosa tu stia per dire, ti consiglio di pensarci venti volte
prima di pronunciarla." Risuonò una voce dietro di loro, in un
russo perfetto. Si voltarono così entrambi un po' sorpresi verso
Miquel, comparso in quel momento dietro di loro con un frappè
tra le mani. "In questa casa hanno le orecchie anche i muri."
Consigliò loro prima di sorpassarli.
"Ehy aspetta!" Lo richiamò sorpreso Aidan, allungando un braccio per fermarlo. "Anche tu sai il russo?"
Miquel si voltò appena prima di stringersi le spalle. "Studio
etologia a San Pietroburgo da anni. Il russo l'ho dovuto imparare per
forza." Spiegò con tono noncurante. "E' per quello che dico di
fare attenzione a quello che dite. Non si sa mai chi potrebbe capire...
e chi no." Dopo quel breve consiglio disinteressato, sparì su
per le scale così come era comparso, salutandoli con un cenno
della mano.
E lasciandoli a riflettere sulle sue parole.
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Capitolo 7 *** 6 - Il labirinto ***
7 - Il labirinto
Chiedo scusa per il ritardo con cui pubblico, io stessa pensavo di
riuscire a fare prima. A mia discolpa posso dire solo che sto scrivendo
la tesi e questa si sta rivelando essere un enorme buco nero che sta
assorbendo tutte le mie energie (pregate per me!).
Scusatemi anche per la presenza di eventuali errori: l'ho scritto presa dall'ispirazione verso le 2 di notte (nel caso non fatevi problemi a segnalarmeli che provvederò a correggere!).
Detto ciò: buona lettura!
- IL LABIRINTO -
Lunedì 7 Agosto 2000
Antares Black era un uomo che aveva vissuto moltissime esperienze nella sua vita.
Era sopravvissuto a due guerre, era stato sposato, aveva cresciuto
sette figlie. Stava affrontando a testa alta una malattia mortale,
intenzionato a non mostrare segni di cedimento fino alla fine.
Ma di sicuro non era preparato all'incontro che avvenne quella mattina.
Non era assolutamente pronto a quello.
Stava attraversando uno degli innumerevoli corridoi della villa, quando
una figura saltellante e pelosa attirò la sua attenzione. Una
figura che emetteva stranissimi suoni.
Per un breve attimo pensò di avere le allucinazioni. Poi
pensò che forse Cassiopea gli avesse fatto uno scherzo, facendo
arrivare un canguro dall'Australia.
Ma, alla fine, si rese conto che l'essere saltellante non era altro che sua nipote - davvero?
- North, rinchiusa dentro ad un costume da canguro, con la piccola
Hoshi dentro al marsupio che rideva - ecco cos'erano quegli strani
suoni.
Spiazzato di fronte a tale visione, rimase per qualche secondo immobile
ad osservare entrambe, mentre l'americana lo fissava di rimando con un
sorrisetto, continuando a saltellare sul posto.
Quello scambio di sguardi venne interrotto dall'ex studentessa di
Ilvermony "Scusa nonno, mi fai passare? Stai bloccando il corridoio
così!"
Nonno.
Nonno.
Quella completa estranea l'aveva appena chiamato nonno con una naturalezza disarmante.
Senza pensare troppo a quello che stava facendo, spiazzato dalla
situazione, Antares fece un passo di lato per lasciar passare la
ragazza. Che lo sorpassò con due lunghi balzi. "Grazie!"
L'uomo girò il collo per seguirla con lo sguardo finchè la ragazza non scomparve dietro ad una curva.
Quella era davvero la figlia di sua
figlia Pixis? Era davvero una mezza Black? Era davvero la sorella di
uno dei ragazzi che si stava piazzando meglio in quella gara?
Che strano soggetto!
Riscuotendosi dai suoi pensieri, Antares tornò con la mente al presente.
Avrebbe pensato alle stranezze di North Jackson in un'altro momento.
Doveva raggiungere i ragazzi per la prima prova della nuova settimana.
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Mintaka fu il primo ad arrivare nel luogo previsto quella mattina.
E non potè fare a meno di fissare perplesso per qualche minuto
l'angolo dell'enorme siepe che si stagliava di fronte a lui.
Il vecchio voleva farli per caso perdere dentro al labirinto?
Con un sopracciglio leggermente sollevato, si voltò verso gli
altri ragazzi, che pian piano stavano raggiungendo a loro volta il
punto d'incontro, seguendo la sua scia.
E non si sorprese per niente quando, una volta radunati tutti
lì, Antares fece la sua comparsa all'improvviso, quasi come se
fosse stato sputato fuori dalla terra stessa. Ormai lo sapeva che al
vecchio Black piaceva stare al centro dell'attenzione.
Probabilmente, oltre che per trovare
un degno erede, stava sfruttando quel mese come palcoscenico personale.
Dove loro avevano solo il ruolo di semplici comparse.
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"Voglio morire." Borbottò Cassy arrotolandosi sotto al lenzuolo.
A quella affermazione, Gilly scoppiò a ridere. "Eddai, non fare
la tragica!" Cercò di convincerla tirando giù il lenzuolo
e scoprendole così il volto.
Per tutta risposta però, Cassiopea nascose la testa sotto al cuscino, borbottando qualcosa sulle cugine insensibili.
"Come fai a dire che non ti capisco?" Le chiese Gillian sedendosi sul
bordo del letto e accarezzandole i capelli castani. "Andiamo Cassy, non
è mai morto nessuno!"
"Chi è morto?" Si unì a loro una terza voce.
"Nessuno ovviamente. Tua
cugina è convinta di stare per morire, in realtà ha solo
il problema che ha ogni donna una volta al mese." Spiegò l'ex
Corvonero a Cecilia con tono ironico.
"Oh povera stella! Ha male al pancino" La derise a quel punto l'ex
tassorosso con tono zuccheroso. "E comunque... è mia cugina
quanto tua!"
"Guardate che sono qui e vi sento!" Esclamò piccata Cassy "E non ho mai detto che sto per morire, ma che voglio morire." Specificò "C'è una bella differenza."
"Allora, visto che vuoi morire, la cesta di frutti di bosco appena
raccolti che ha portato l'elfo domestico ce la possiamo dividere noi
immagino. Tanto a te non serve!" Commentò Cecilia facendo un
occhiolino di nascosto a Gilly e iniziando a contare mentalmente,
mentre quest'ultima cercava di soffocare con la mano - senza troppo
successo - la risata spontanea che le stava nascendo nel petto.
Si conoscevano troppo bene.
Uno... vide Cassiopea irrigidirsi
Due... la suddetta alzò la testa di scatto dal cuscino
Tre... si girò verso di
lei strabuzzando gli occhi e fulminandola con lo sguardo, essendosi
resa pienamente conto delle parole della rossa
Quattro ... "Tocca i miei frutti di bosco e la morta diventi tu." Minacciò a denti stretti.
Sia Gillian che Cecilia scoppiarono contemporaneamente a ridere. Quando si trattava di certe cose, Cassiopea Black diventava sin troppo prevedibile.
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"Non dovrete
trovare l'uscita dal labirinto, il percorso da seguire è
già segnato." Stava spiegando Antares con voce pacata. "La
vostra sfida consisterà nel superarlo."
Aster a quelle parole strizzò gli occhi. Cosa intendeva il
vecchio con 'superarlo'? Dalle facce perplesse dei ragazzi intorno a
lui, non era l'unico a domandarselo.
Quasi come per rispondere a quelle domande inespresse, Antares
riprese la parola dopo l'attimo di silenzio che aveva fatto calare. "Mi
spiego meglio. All'interno troverete otto prove da
superare alternativamente con la logica, la forza o la magia. Dovrete
valutare molto bene ogni volta quale usare per ogni prova,
perchè non potrete usare lo stesso strumento consecutivamente e,
soprattutto, non potrete essere voi ad affrontare due prove consecutive di fila."
Aster, davanti a quest'ultima frase, mosse inconsapevolmente qualche
passo in avanti per avvicinarsi all'uomo. Era sicuro di non aver capito
bene. "Come faccio a non affrontare due prove di fila se devo superarle
tutte?" Si lasciò scappare, incredulo.
"Questo me lo chiedi perchè non hai ancora ascoltato l'ultima
regola. Affronterete il labirinto a coppie. Perciò nelle sfide
vi alternerete."
Oh no! Si ritrovò a pensare Aidan. Ci scommetto che non le ha formate seguendo le nostre simpatie.
"E le coppie le ho già decise io." Completò Antares con
un sorrisetto, quasi come per confermare il pensiero che aveva appena
attraversato la mente del ragazzo. "Nott, Malfoy: voi siete la prima alla quale ho pensato."
E te pareva.
"Lo sapevo."
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Darius e Miquel furono i primi ad entrare nel labirinto.
Come aveva spiegato Antares, entrare per primi o per ultimi non sarebbe
stato un gran vantaggio, visto che nessuna delle coppie avrebbe saputo
fino al giorno dopo chi se la sarebbe cavata meglio: soltanto il
vecchio Black sarebbe venuto a conoscenza sin da subito in quanto tempo
ognuno di loro avrebbe impiegato per completare ogni singola prova e
quanto ci avrebbe impiegato complessivamente la squadra -
perchè sia Darius che Miquel si rifiutavano di parlare di loro
due come di una coppia - per arrivare fino in fondo.
In ogni caso Antares non gliela aveva raccontata esattamente giusta. Il
percorso che dovevano affrontare dentro al labirinto era sì
segnato... ma all'interno di una mappa che aveva consegnato loro prima
di farli entrare.
E la mappa non rappresentava soltanto il labirinto: all'interno vi era
presente tutto l'ampio terreno dei Black dove sorgeva la Villa, la
Piscina, la Dependance e tutto ciò che era presente fino al
fiume.
Non gli restava altro da fare che capire dove si trovassero, orientarsi
e poi cercare di comprendere dove li voleva condurre il vecchio tramite
quelle prove. Ovviamente cercando di collaborare il più
possibile.
In fondo si erano cacciati loro in quella situazione.
"Allora... noi siamo... qui?" Chiese Darius a Miquel con tono dubbioso,
indicando un punto della mappa dove era presente un'enorme x colore blu
cobalto.
"E immagino che dobbiamo recarci in questo punto." Concordò
Miquel indicando a sua volta una croce rossa che si trovava nella
direzione opposta. "Il problema adesso è: come ci arriviamo fin
lì? Tu conosci questo posto per caso?"
Ma la risposta che arrivò dal russo non fu molto incoraggiante. "Non ci sono mai stato prima in vita mia."
"Perfetto."
Dopo qualche minuto di silenzio - e di riflessioni - Miquel alzò
la testa, mentre un'idea gli attraversava la mente. "Ha detto che ogni
prova dobbiamo superarla scegliendo se agire con la magia, la logica o
la forza. Forse questo è il turno della magia."
Darius a quelle parole inclinò leggermente la testa, mentre
ragionava sul discorso portato avanti dallo spagnolo. In effetti la
cosa aveva un senso. Ma che magia avrebbero potuto utilizzare per
trovare il percorso?
E dopo qualche altro secondo di riflessione, la soluzione comparve nella sua limpidezza ad entrambi.
Un incantesimo di localizzazione.
"Beh Miquel, a te l'onore. In fondo l'idea è arrivata a
te per primo. Il che significa che la prossima prova dovrò
superarla io."
"D'accordo." Acconsentì il ragazzo estraendo la bacchetta e
puntandola contro il foglio, mentre nella sua mente pensava con
intensità all'incantesimo corretto.
Appena il fascio di luce colpì la mappa, questa si alzò
dolcemente in aria, planando sulle loro teste e iniziando a volare
lentamente, ondeggiando lungo una delle strade del labirinto.
Entrambi si affrettarono così a seguirla.
Ma, dopo aver sorpassato un bivio, la mappa perse improvvisamente quota finchè non cadde per terra.
Aveva esaurito il suo compito.
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Corey
e Nihal si avvicinarono alla mappa appena caduta a terra, notando che
era diventata notevolmente più piccola rispetto a quella che
avevano tenuto in mano loro fino a poco tempo prima.
Ed effettivamente non era neanche più una mappa.
I disegni in scala della proprietà dei Black, il fiume, le croci colorate... era tutto sparito.
Ogni minimo indizio - o possibile percorso - contenuto all'interno di
quel foglio era scomparso nel momento in cui era caduto a terra. Quello che avevano tra le mani era ormai un semplice foglietto bianco.
Corey, che di natura era abbastanza irruento e non ci metteva molto ad
arrabbiarsi, preso da un momento di stizza, fece per appallottolarlo e
gettarlo lontano da lui, considerandolo ormai inutile.
Ma Nihal, intuendo la sua volontà, lo fermò con un gesto secco. "No, aspetta."
Capendo subito dopo di averci visto giusto.
"Ehy guarda!" Esclamò infatti continuando ad
osservare il foglio e attirando così l'attenzione dell'inglese
"Il foglio sta cambiando."
Ed era vero. Lunghe linee sottili di inchiostro nero avevano iniziato a
comparire sulla pergamena, formando parole e frasi sempre più
articolate. Finchè davanti agli occhi dei due ragazzi non prese
forma un vero e proprio indovinello.
Indovina indovinello
non è questo e non è quello
è un bugiardo, ve lo giuro
mente sempre, son sicuro
se il suo nome dicesse il vero
oramai sarebbe in cielo
ma se manca una sua dose
sembran stupide le cose...
Sia
Corey che Nihal lessero e rilessero più volte quelle poche
righe, prima più velocemente poi sempre più lentamente,
cercando di analizzare ogni singola frase, ma la soluzione rimase per
un bel po' lontana dalle loro menti.
"Uno che è bugiardo... chi o cosa è bugiardo di solito?" Domandò Nihal pensando ad alta voce.
Dopo qualche altro secondo di silenzio, Corey scosse la testa "Secondo
me non bisogna concentrarsi su quella parte: è sicuramente stata
messa lì per sviare la nostra attenzione." Cercò di
ragionare "A mio parere la soluzione va trovata nel pezzo successivo:
'se il suo nome dicesse il vero, oramai sarebbe in cielo'."
Ripetè la parte della filastrocca che secondo lui conteneva la
soluzione.
"Ma se manca una sua dose sembran stupide le cose." Ripetè
nuovamente Nihal, leggendo per l'ennesima volta la parte finale della
filastrocca.
"Ok, ragioniamo: cos'è che se dicesse la verità salirebbe
fino in cielo ma che se manca rende le cose stupide?" Tentò di
nuovo Corey cercando un nuovo significato estrinseco all'interno dei
versi della filastrocca.
Se fosse sincero, ormai sarebbe salito in cielo... quindi significa che non può salire... ma quindi sale o non sale?
Sale...
E all'improvviso a Corey la soluzione fu talmente chiara che dovette
trattenersi per non scoppiare a ridere per non esserci arrivato prima.
"Ma certo! E' il sale!" Esclamò trionfante, fiero di esserci arrivato prima di Nihal.
In fondo, non a caso il Cappello era stato indeciso fino all'ultimo se
assegnarlo ai Serpeverde o ai Corvonero. Ad Hogwarts non ne aveva mai
sbagliato uno degli indovinelli proposti dal corvo, quando si era
andato ad intrufolare più volte nella Torre dei Corvonero.
E non avrebbe di certo iniziato a farlo durante quella competizione.
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Alla parola 'sale', il foglio era sparito e una boccetta contente la suddetta spezia era comparsa nel bel mezzo del labirinto.
Non aspettandoselo, Hitoshi non riuscì ad afferrarla in tempo,
perciò il contenitore cadde a terra e si rovesciò,
spargendo il contenuto un po' ovunque.
"Ecco lo sapevo! Non sai tenere neanche una misera boccetta in mano!"
Lo attaccò subito Aidan. "Figurarsi se sei capace di fare altro!"
In risposta Malfoy lo fulminò con lo sguardo. "Mi hai forse
scambiato per un indovino? Ma la pianti di sparare stronzate?"
"UNA sola cosa dovevi fare, UNA! E non sei riuscito a fare neanche
quella!" Contrattaccò subito Nott, alzando progressivamente il
tono della voce.
Nelle sue parole era sottinteso un significato molto più
profondo, che fece scattare Hitoshi verso di lui con il pugno alzato.
"Lo sai benissimo che non è stata colpa mia!"
Ovviamente la boccetta era soltanto l'ennesimo pretesto per litigare. Ma avrebbero potuto farlo anche per qualsiasi altra cosa.
Uno sbuffo parecchio scocciato però li interruppe. "Bambini,
avete finito di litigare per la proprietà sul ciuccio?" Si
intromise Aster alzando gli occhi al cielo ed evitando così per
l'ennesima volta che tra i due scoppiasse la rissa.
Mentalmente, l'ex Serpeverde maledisse Antares in almeno cinque lingue
diverse. Ma perchè con tutti i ragazzi presenti nella Villa, il
vecchio aveva scelto proprio lui per fare da baby sitter a quei due?
"Siete in numero dispari, quindi una
coppia diventerà un trio. Evans tu andrai con Malfoy e Nott."
Gli aveva comunicato in maniera secca circa mezz'ora prima. Senza
lasciargli possibilità di replica.
Aster in un primo momento aveva pensato che la cosa si sarebbe potuta
rivelare divertente. Ma dopo neanche cinque minuti aveva iniziato a
rimpiangere di non aver neanche tentato di chiedere al vecchio la
possibilità di completare il percorso da solo.
Quei due litigavano praticamente per ogni minima cosa, facendo così perdere al gruppo moltissimo tempo prezioso.
E per un breve attimo, Aster si chiese se la prova di forza che doveva
affrontare non fosse semplicemente mollare una botta in testa ad
entrambi e trascinarli di peso fino alla fine del labirinto.
"Parli proprio tu che litighi con Cecilia anche per definire il ghiaccio come freddo?" Fu la risposta piccata di Hitoshi.
Cercando di ignorare la provocazione, l'ex Serpeverde si
concentrò su altro. "Nel caso non ve ne foste accorti, siamo a
metà della gare dentro ad un labirinto. Avrete tempo per
litigare in un altro momento. Adesso, se non vi dispiace, io preferirei
seguire il percorso tracciato dai chicchi di sale mentre voi due
perdevate tempo." Spiegò indicandoglielo: nessuno degli altri
due, troppo presi com'erano dallo scontro verbale, l'aveva notato. "Ma
se volete restare qui a darvele di santa ragione... prego, fate pure."
Concluse sorpassandoli e incrociando le braccia con aria indignata.
Hitoshi, a quelle parole, si girò con aria di superiorità
verso Aidan. "Visto? Non sono io che non ho una presa ferma: quella
boccetta doveva cadere. Muovi le tue accuse a qualcun altro."
"La boccetta evidentemente doveva cadere, ma Cassandra non doveva morire." Sibilò in risposta l'altro.
"Avete finito voi due? Ci rimane ancora la prova di forza!" Li
raggiunse la voce di Aster, interrompendo così sul nascere
l'ennesima lite.
----------------------------------------------------------------------------------------
<
Forse quella era una delle stanza più vuote della casa, eppure era una delle preferite di Miranda.
Ed era per quel motivo che da più di mezz'ora la ragazza era
seduta a gambe incrociate sul pavimento, intenta a scrutarne ogni
singolo angolo, esattamente come aveva fatto anche da bambina la prima
volta che era arrivata per caso lì dentro.
Se lo ricordava bene quel giorno: la madre, in uno dei rari momenti in
cui aveva deciso di andare a trovare suo padre, se l'era trascinata con
sè, ritenendo che in casa ci fosse anche Cassiopea e che
quindi le due cugine potessero passare un pomeriggio giocando in
compagnia.
Purtroppo per entrambe, Cassy non era presente. E così Miranda,
dopo una mezz'ora che sembrava non trascorrere mai, aveva approfittato
di un attimo di distrazione della madre per svignarsela.
Peccato che, senza Cassiopea al suo fianco, quel posto le fosse
sembrato in breve tempo completamente sconosciuto e ostile. E l'ex
Grifondoro si era persa nei meandri della casa in poco meno di venti
minuti.
In generale Miranda Fawley non aveva mai nutrito un grosso interesse
per l'arte e la storia, materie considerate da lei come troppo
teoriche. Si era sempre definita una ragazza pratica.
Eppure quella stanza, ora come allora, riusciva ad attrarla in una
maniera inspiegabile. Si sarebbe volentieri anche sdraiata sul
pavimento per osservare il soffitto, dipinto con una raffinatezza
incredibile e sarebbe rimasta volentieri a scrutarlo per ore intere.
I suoi pensieri vennero però interrotti da Cassiopea, che
l'aveva silenziosamente raggiunta e si era accomodata al suo fianco.
"Posso?"
La rossa si strinse le spalle "E' pur sempre casa tua."
"Sì, ma non voglio disturbarti."
Miranda girò leggermente il collo per rivolgerle un sorriso. "Tu
non disturbi mai... ma come mai sei qui?" Domandò alla fine.
"Ti stavo cercando" Fu la semplice risposta "Anche se in realtà
lo sapevo benissimo che ti avrei trovata qui. E poi... questa è
anche una delle mie stanze preferite."
Qualche secondo di silenzio, poi l'ex Grifondoro pose una domanda che
le frullava in testa da parecchio tempo, ma che non aveva mai trovato
il coraggio di porle. "Cassy... ma tu non hai paura di dover rinunciare
a tutto questo?"
Se non l'avesse conosciuta così bene, Miranda non avrebbe mai
potuto riconoscere il lieve irrigidimento subito dalla schiena della
cugina a quelle parole. Agli occhi di chiunque altro sarebbe rimasta la
solita ed impassibile Cassiopea Black. "Cosa intendi?"
"Con questa gara tuo nonno avrà un erede maschio e sarei pronta
a scommettere che alcuni di loro stiano partecipando solo per avere i
tuoi soldi, le tue ricchezze e... questa casa." Cominciò a
spiegare la rossa, cercando di raccogliere i pensieri in maniera
coerente e centellinando ogni singola parola per cercare di far capire
fino in fondo il suo pensiero "Adesso Antares è vivo e gode di
ottima salute, finchè c'è lui nessuno si azzarderà
a toccarti. Ma quando lui verrà a mancare? Indipendentemente da
chi verrà scelto come erede maschio, ci sono troppe famiglie
imparentate con i Black che cercheranno di sfruttare il fatto che non
sei veramente sua figlia pur di appropriarsi di tutto questo o anche
solo di una parte. Ha avuto sei figlie, credi che nessuna delle nostre
zie cercherà di reclamare ciò che, secondo la legge, gli
spetterebbe di diritto? Oppure..."
Avrebbe continuato così all'infinito, ma Cassy la interruppe.
"Credi che non siano ipotesi già valutate da entrambi? Se tutto
ciò che dici si dovesse avverare, sarò pronta ad agire di
conseguenza. Non ti devi preoccupare di questo Mira. E' tutto sotto
controllo."
Miranda preferì annuire e non ribattere a quelle parole.
Ma aveva notato un'ombra attraversare gli occhi della cugina quando aveva nominato Antares.
C'era qualcosa che Cassiopea le nascondeva.
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Ehilà! :)
cosa ne pensate?
DOMANDA DEL CAPITOLO:
vorrei iniziare a formare le coppie di questa fan fiction, quindi
c'è qualcuno che vi ha colpito e che pensate potrebbe essere
adatto al vostro OC?
Mandatemi PER MP il NOME del vostro personaggio e almeno 2 ALTERNATIVE
es --> Cassiopea Black : Pinco Panco e Panco Pinco (no
niente spoiler u.u in merito posso solo dire che ce ne sono ben tre che
le potrebbero interessare... vediamo se sarà ricambiata! XD)
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Capitolo 8 *** 7 - Di tazze mancanti e svolte inattese ***
7
Prima
di lasciarvi alla lettura vi ricordo che io NON METTO TUTTE LE
PROVE alle quali sono sottoposti i ragazzi: considerate che ce
n'è una al giorno e questa è la seconda settimana di
competizione. Il primo weekend è stato dato da Antares come
pausa, quindi quella di questo capitolo sarà la 7^.
- Di Tazze Mancanti e svolte inattese -
Martedì 8 Agosto 2000
Gillian Greengrass era sempre stata, nel bene e nel male, la cugina preferita di Cassiopea Black.
Non che Cassy non volesse bene alle altre, ma tra loro due il rapporto era sempre stato speciale.
Si erano legate l'una all'altra sin da piccole, nei pomeriggi infiniti
passati insieme tra Villa Black e Villa Greengrass. E molto spesso,
complice anche la loro somiglianza fisica, quando Hydra le portava in
giro riceveva numerosi complimenti per le sue "splendide figlie".
Col tempo questa somiglianza si era ridotta, soprattutto quando
Cassiopea aveva iniziato ad allungarsi sempre di più, arrivando
a superare la cugina di una ventina di centimetri.
Ma il loro rapporto era rimasto invariato.
E, inevitabilmente, questo aveva finito per riflettersi anche nelle dinamiche familiari.
Quando Cassiopea aveva compiuto dieci anni, ad esempio, un
imbarazzatissimo Antares si era presentato dalla signora Greengrass per
chiederle, in cambio di un centinaio di galeoni, di essere lei a
spiegare a Cassiopea la questione "delle api, dei fiori e di tutti i
derivati". E di fronte al sopracciglio innarcato della donna, la
domanda spontanea dell'uomo era stata se per caso ne voleva di
più - in fondo, per Antares Black, ogni problema si poteva
risolvere con il denaro -. Il sacchetto era stato rispedito al
mittente, ma l'episodio era stato raccontato qualche anno dopo ad
entrambe le ragazze e ancora veniva usato da tutte e tre per farsi
quattro risate.
Ma quello stesso episodio era anche la causa della insofferenza di
Gillian di quella mattina, esattamente come succedeva da anni.
Il giorno peggiore per Cassiopea in quel determinato 'periodo del mese' era sicuramente il secondo.
E se il giorno prima la padrona di casa si era limitata a rannicchiarsi
sul letto dichiarando di voler morire, quel giorno la Greengrass aveva
la consapevolezza che sarebbe stata usata dalla Black
come antistress personale.
Fino a quel momento però, Cassiopea non aveva dato segni di
voler rispettare quel rituale protrattosi nel tempo per anni e anni.
Anzi, sembrava decisamente tranquilla. Sin troppo per i suoi standard.
E Gillian pregava silenziosamente tutti gli dei conosciuti e non che
quello stato durasse. Ciò che non aveva tenuto minimamente in
considerazione però, era l'esistenza di due leggi inalienabili:
quella della sfiga universale e quella di Murphy.
Forse Gillian Grengrass avrebbe dovuto prestare più attenzione alle lezioni della Cooman e ai segnali.
Ma, purtroppo per lei, non fece nessuna delle due cose.
Il primo, che aveva volutamente ignorato, era stato dato dal fatto che,
al suo risveglio, Cassiopea non aveva trovato pronta sul comodino la
sua solita tazza di more.
Davanti a tale mancanza, la ragazza si era semplicemente chiusa in un
religioso silenzio. Almeno non si era messa a sbraitare come avrebbe
fatto di solito.
Il secondo segnale si era presentato nell'anticamera della sala da
pranzo, dove le due avevano trovato Aster e Cecilia impegnati a
litigare per l'ennesima cavolata, con un divertito Corey intento ad
osservarli e a mangiarsi una scatola di biscotti al cioccolato come se
fossero pop corn.
Anche qui, davanti ad una Gilly sempre più scioccata, Cassiopea si era limitata a borbottare un "Riducete il tono o mi farete scoppiare la testa",
prima di sottrarre la scatola di biscotti all'ex fidanzato - che non
aveva osato replicare - e andarsene verso la sala da pranzo.
Il terzo fattore in gioco era stato introdotto da Antares, che aveva annunciato i vincitori della prova del giorno prima.
La sfida era stata vinta dalla squadra formata da Darius e Miquel ma, a
sorpresa, c'era stato un terzo vincitore su base personale, Corey, che
era stato quello che aveva impiegato individualmente meno tempo in
assoluto per superare tutte le sue prove.
A parte una presa molto più salda del solito sulla tazza - che
le aveva fatto diventare le nocche bianche - e le labbra strette,
Gillian non riuscì a captare ulteriori segnali del
nervosismo di Cassiopea.
Ma capì che quella pace mattutina non sarebbe potuta durare
oltre quando Antares completò la lista che annunciava i vari
piazzamenti: come c'era da aspettarsi Aidan e Hitoshi, avendo speso
più tempo a litigare tra loro che non a cercare di superare le
prove, si erano classificati ultimi.
E, appena il vecchio Black era uscito dalla stanza, avevano iniziato a rinfacciarsi l'un l'altro quel pessimo piazzamento, discutendo sempre più forte.
E fu a quel punto che Cassiopea si alzò in piedi.
"ADESSO BASTA!"
Urlò tirando
indietro la sedia e sfregandola pesantemente sul pavimento, provocando
uno stridio alquanto spiacevole che fece voltare verso di lei tutti i
presenti.
"VEDIAMO DI RISOLVERE QUESTA STORIA UNA VOLTA PER TUTTE! NON HO ALCUNA
INTENZIONE DI VIVERE ALTRI VENTI GIORNI CON VOI DUE CHE VI ACCUSATE A
VICENDA DI AVERE CREATO IL CALDO AD AGOSTO! SEGUITEMI E NIENTE
REPLICHE."
Aveva esclamato prima di dirigersi a passo di marcia verso i due
ragazzi, afferrarli entrambi per la camicia e iniziare a trascinarli
fuori dalla Sala da Pranzo davanti allo sguardo strabuzzato di tutti
coloro che si trovavano lì.
"Adesso li ammazza!" Si ritrovò a pensare Gillian nascondendo il volto tra le mani.
Forse sarebbe stato meglio se Cassiopea l'avesse usata sin da subito come antistress, come aveva sempre fatto.
Non aveva assolutamente voglia di andarla a trovare ad Azkaban.
-*-*-*-
Aidan Nott non aveva camminato così tanto in vita sua. Si era perso. Da solo non sarebbe mai riuscito a tornare indietro.
Dopo che Cassiopea Black lo aveva afferrato per la camicia e trascinato
fuori dalla stanza, nessuno dei tre aveva più detto una parola.
In compenso il fiato gli era servito per seguirla in un intricato
dedalo di scale, corridoi, stanze e passaggi più o meno larghi.
"Dove stiamo andando esattamente?" Si era azzardato a chiedere Hitoshi
dopo dieci minuti di orologio, ricevendo solo un secco "Zitto e
cammina" in risposta.
Lui, un Malfoy di 25 anni e padre di famiglia, silenziato da una ragazzina di 18!
Per la prima volta, i due ragazzi si lanciarono uno sguardo di
reciproca comprensione che significava semplicemente "Donne: chi le
capisce?", prima di rendersi conto di ciò che avevano appena
fatto.
Quasi come se avesse gli occhi dietro alla testa, la padrona di casa sbuffò.
La sua idea iniziale era stata di portarli in una stanza lontano dagli
altri e costringerli a trovare un punto d'incontro, ma poi si era
accorta che se avesse fatto ciò subito avrebbe finito per
ucciderli sul serio, presa troppo com'era dalla rabbia - la questione
che Corey fosse riuscito finalmente a vincere una prova l'aveva fatta
agitare molto di più di quanto si sarebbe aspettata.
Per quel motivo aveva preferito vagare per un bel po' per la Villa senza una meta precisa, in attesa di sbollire.
Non aveva alcuna intenzione di finire
ad Azkaban per colpa di due idioti. Non che suo nonno lo avrebbe
permesso, ovvio. Ma meglio non rischiare.
Quando riuscì finalmente a riacquistare lucidità,
aprì una porta a caso di una delle varie stanze e li spinse
dentro senza tante cerimonie, accorgendosi solo dopo che erano finiti
in una stanza dal gusto orientale piena di tappeti.
"Bene, siamo arrivati. Accomodatevi dove più vi aggrada." Disse accoccolandosi a gambe incrociate su un tappeto persiano.
Seguendo il suo esempio, entrambi i ragazzi si sedettero - ovviamente il più distante possibile l'uno dall'altro.
Cosa che fece sbuffare nuovamente Cassiopea.
"Nessuno ve l'ha mai detto che siete ridicoli?"
Sbottò all'improvviso osservandoli entrambi intensamente e
incrociando le braccia al petto. "State litigando da circa un anno per
una cosa che non ha senso." Affermò.
"E quindi tu ti sei autonomamente eletta nostra mediatrice?" Chiese
Hitoshi con tono ironico "Non vedo come la cosa potrebbe interessarti,
visto che si tratta di un fatto privato."
"Per quanto mi scocci ammetterlo, il ragionamento di Malfoy non fa una
piega." Concordò suo malgrado Aidan "Si tratta di un fatto
privato."
"Wow abbiamo già fatto dei passi avanti! Dal litigare per ogni
minima cosa al concordare per ben due volte in dieci minuti." Li prese
in giro lei. "E comunque... sarà anche un vostro fatto privato,
visto che Cassandra era la moglie di uno e la cugina dell'altro,
ma resta il fatto che siete a casa MIA. E se litigate ogni giorno
urtandomi il sistema nervoso diventa anche un MIO problema."
Replicò incrociando le braccia. "E poi sbaglio o è stato
mio nonno a dire di non volere risse, gelosie o insane competizioni
mentre siete qua? Se volete fare a pugni prego, accomodatevi, ma in tal
caso andrò immediatamente a riferirglielo e credo che nessuno di
voi due voglia essere buttato fuori dalla gara." Li minacciò
senza mezzi termini "Non so le ragioni che spingono te, Aidan, a
partecipare, perchè non ti conosco perciò non posso
sapere quanto la tua motivazione sia profonda" Disse scrutando il
giovane Nott negli occhi "ma sono sicura invece che tuo zio Lucius non
sarà molto felice alla notizia della tua squalifica, Hitoshi."
Concluse spostando lo sguardo verso il giovane Malfoy "Perciò sicuri di non volerci neanche provare a trovare un punto d'incontro?"
-----------------------------------
Miquel,
con un leggerissimo sorriso che non dimostrava in pieno tutta la sua
reale soddisfazione, iniziò a spalmarsi una dose abbondante
di marmellata sul toast. In fondo se la meritava tutta.
Aveva vinto la sesta prova di fila e questo gli forniva un
considerevole vantaggio su tutti gli altri. Poteva ritenersi davvero
soddisfatto.
E pensare che inizialmente neanche voleva partecipare alla competizione!
Quel pensiero lo condusse inevitabilmente ad un altro: sua madre, dopo
averlo lasciato davanti alla Villa, era stata ospitata da Antares
stesso in un'altra casa, sempre a Londra. "Se un Black ha bisogno di
aiuto o ospitalità, lo troverà sempre in un altro Black."
Però lui non aveva idea di come se la stesse cavando. Non le
aveva mai scritto in quei giorni. E di sicuro non per mancanza di
tempo. A parte quello occupato dalle prove, tutto il resto potevano
passarlo come meglio credevano.
Perciò ne avevano parecchio di tempo libero.
Stava rimuginando proprio sui pro e sui contro dello scrivere una
lettera alla madre - e alla sua famiglia in generale - quando la sua
attenzione venne attirata da una figura ormai familiare.
"Ma non se lo toglie mai quel costume?"
Si ritrovò a pensare divertito mentre vedeva North Jackson
entrare nella sala da pranzo saltellando con l'immancabile pigiama da
canguro addosso e la solita Hoshi dentro al marsupio.
La ragazza si diresse verso il fratello, gli rubò il cornetto al
cioccolato che stava per addentare e, sempre saltellando sul posto, lo
divorò in due secondi.
Lasciando il povero Nihal con la mano sospesa a mezz'aria e un'aria rassegnata sul volto.
Miquel non fu l'unico a scoppiare a ridere. Anche Gillian, grazie a
quella situazione assurda, si riscosse dallo stato di trance provocato
dall'uscita di Cassiopea.
E la sua risata cristallina invase la stanza.
Almeno finchè North, con tono del tutto innocente,
domandò "Ma dov'è Hitoshi? Devo restituirgli la figlia!
... Ehy perchè quelle facce?"
-*-*-*-
Mintaka,
con un sorrisetto alquanto divertito, si avvicinò a Darius e gli
battè una mano sulla spalla per farsi notare.
Il russo aveva continuato a fissare in trance la porta dalla quale
Cassiopea, Aidan e Hitoshi erano scomparsi ormai più di mezz'ora
prima, tant'è che non aveva neanche fatto molto caso a quello
che lo circondava... o a quello che aveva mangiato fino a quel momento.
E chi se lo aspettava un caratterino simile dalla padrona di casa?
Di sicuro Cassiopea Black non era una ragazza da sottovalutare.
Già era rimasto spiazzato da lei la prima sera, a cena, ma
più si andava avanti più la figura di quella ragazza lo
intrigava.
Darius di mestiere faceva l'Auror e spesso si ritrovava a dover valutare una persona a colpo d'occhio.
Difficilmente si sbagliava sulla personalità e le
caratteristiche peculiari di qualcuno. E ancora meno facilmente si
faceva sorprendere.
Eppure quella ragazza era riuscita a spiazzarlo su tutti i fronti.
Richiamato alla realtà dalla mano di Mintaka sulla sua spalla,
il russo alzò lo sguardo. Trovandosi a fissare due occhi azzurri
divertiti.
"Ha un bel caratterino eh?" Esclamò l'ex Corvonero con l'aria di chi la sa lunga.
"Già..." Si ritrovò suo malgrado a dover ammettere il moro.
"Tranquillo, il tuo amico Aidan tornerà vivo in tempo per la
prossima prova. Dubito che il signor Black voglia trovarsi due cadaveri
per casa così presto." Cercò di rassicurarlo prendendo
una sedia e accomodandosi accanto a lui.
"Apprezzo la tua voglia di rassicurarmi, ma dubito che tu sia venuto
qui solo per questo." Rispose Darius con no chalance, cercando di
tornare ad essere il solito ragazzo imprescrutabile che lavorava al
Dipartimento Auror.
Era rimasto in trance anche troppo.
"In effetti no." Ammise Mintaka senza abbandonare il suo solito
sorrisetto. "Visto che la prova non si terrà prima di oggi
pomeriggio, Corey Marshall ha proposto di fare una partita a Quidditch
per ingannare il tempo. Sei dei nostri?"
"Se mi proponete una partita a Quidditch non posso proprio rifiutare."
-*-*-*-
"Sil...
la prossima volta - e non te lo chiedo come favore ma te lo ordino -
LASCIA-LA-TAZZA-AL-SUO-POSTO." Sibilò Miranda a denti stretti,
mentre Cecilia ridacchiava sotto ai baffi. "Ci manca solo che Cassiopea
venga accusata di omicidio. Lo sai quant'è suscettibile certi
giorni."
"Sì mamma." Fu la risposta ironica della ragazza ripresa.
"Cecilia... guarda che sono seria." Affermò la prima, gettandole un'occhiataccia.
Ma un sorrisetto divertito fece capolino sul suo volto, annullando così l'effetto della minaccia.
"Eddai... non dire che le conseguenze non sono state divertenti."
Provò a convincerla l'ex Tassorosso. Vedendo però il
sorrisetto spegnersi dal volto della cugina.
"E' già passata un'ora e non sono ancora tornati!" Protestò infatti Miranda.
"Ma non l'ho fatto con cattiveria!" Cercò di difendersi a quel
punto "Volevo solo farle uno scherzetto innocente... non pensavo avesse
questi risvolti."
Davanti allo sguardo assottigliato della cugina, che continuava a
scrutarla con diffidenza, tirò fuori dal cilindro la sua ultima
scusa. "E poi è anche colpa di Aster!"
L'ex Grifondoro a quel punto roteò gli occhi esasperata. "E te
pareva che Evans non c'entrasse da qualche parte... Quindi dimmi: cosa
c'entra questa volta il caro Serpeverde?"
"Volevo restituirle la tazza subito." Iniziò a spiegare Cecilia "Ma poi l'ho incrociato e..."
"E vi siete messi a litigare come al solito, così ti sei
scordata dei tuoi buoni propositi." Completò Miranda al suo
posto, roteando nuovamente gli occhi.
L'aria colpevole sul volto dell'ex Tassorosso bastò come conferma.
"Non ti sto neanche a chiedere il motivo del vostro litigio perchè tanto lo so che non te lo ricordi."
In fondo i due erano capaci di litigare veramente per qualsiasi cosa.
Il momento di silenzio tra le due venne interrotto proprio dal suddetto
ragazzo, che si presentò al loro tavolo con una scopa
sottobraccio. Puntando ovviamente lo sguardo su Cecilia.
"Weiss ho una cosa da proporti." Disse senza troppi preamboli.
La rossa si voltò molto lentamente. "Se si tratta di romperti il
manico in testa non devi neanche chiedere. Sono sempre pronta per
quello."
Aster, a quelle parole, sorrise divertito. "No, direi che alla mia scopa ci tengo. Al massimo posso farti fare un giretto sopra, se proprio insisti. In realtà volevo proporti una tregua."
"Una tregua?" Cecilia non fu l'unica a porre quella domanda. Anche Miranda lo fece.
Per premersi subito dopo una mano sulla bocca appena entrambi si girarono verso di lei.
"Ok, vado a farmi un giretto." Commentò alzandosi e intuendo l'antifona.
"Che tipo di tregua?" Domandò l'altra innarcando un
sopracciglio, appena la cugina si fu allontanata abbastanza da non
essere più a portata di orecchi. Ma anzichè farlo
rispondere, aggiunse subito dopo "Fammi indovinare... hai visto come
Cassiopea ha reagito ai continui litigi di Aidan e Hitoshi e hai paura
di finirci in mezzo anche tu. In fondo... lo sanno tutti che lei ha un
forte ascendente su suo nonno."
"Ma veramente..." Provò a contestarla lui.
"Il problema Evans..." Continuò lei interrompendolo "E' che sei tu quello che rischia di essere buttato fuori, non io. Quindi niente tregua. Ci vediamo." Concluse battendogli una mano sulla spalla e allontanandosi.
------------------
Heilà!
Secondo voi c'è riuscita Cassiopea a fargli trovare un punto d'incontro? Oppure nel frattempo li avrà uccisi? :P
Domande della settimana:
1) mi dite le date di compleanno dei vostri OC?
2) per i maschietti: come se la cava il vostro OC in pozioni?
Alla prossima!
Ciaoo! ;)
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Capitolo 9 *** 8 - La pozione ***
9
Prima di lasciarvi al capitolo: io capisco che sia riniziata la scuola
e che ognuno abbia i suoi impegni, però se dico
dall'inizio che oltre alle recensioni per costruire un capitolo mi
servono le risposte alle domande, voi dovete mandarmele senza che io vi corra dietro.
Alcuni di voi le risposte non me le hanno mandate, nonostante siano
passate più delle due settimane previste, quindi qualcuno non
comparirà.
- La pozione -
Giovedì 10 Agosto 2000
"Per come la vedo io" Disse Cassiopea
sistemandosi meglio sul tappeto "il punto d'incontro è molto
semplice da trovare. E ce l'avete davanti. Tu dovresti farlo per tua
figlia, Hitoshi." Spiegò puntando lo sguardo su Malfoy "E tu per
tua nipote, Aidan." Continuò spostando lo sguardo su Nott.
"Cassandra è morta di parto, è stata una disgrazia. E
anche se non fosse così, non è di certo recriminandovi la
cosa a vicenda che la farete tornare in vita: lei è morta.
Adesso dovete solo decidere se continuare con questo litigio assurdo
oppure se mettere da parte le divergenze e fare qualcosa di buono per
la bambina. Sta già crescendo senza una madre, davvero volete
anche farla crescere in mezzo ad un litigio tra famiglie ugualmente
importanti e influenti? Perchè se è così, vi
faccio notare che sarà lei l'unica vera vittima della
situazione. Si può crescere senza una madre - parlo per
esperienza diretta - ma non si può crescere senza una famiglia."
Hitoshi ci aveva messo due giorni per rimuginare sull'intero discorso
di Cassiopea e, suo malgrado, si era ritrovato d'accordo.
Per quel motivo quella mattina, nonostante volesse essere in qualsiasi
altro luogo tranne che lì, si ritrovò a bussare a quella
porta con sua figlia in braccio.
Ad aprirgli fu un assonnato Darius, che lo guardò con aria
interrogativa. In fondo, l'ultima prova si era proprio tenuta a notte
fonda. "Hai sbagliato stanza per caso?"
"Veramente... cercavo Aidan."
Le ultime due parole il ragazzo le sussurrò, vedendo gli occhi
di Darius sgranarsi per la sorpresa in risposta. Probabilmente il russo
stava per avere un infarto. "Come hai detto scusa?" Domandò
infatti incredulo.
"Per favore non me lo far ripetere!" Replicò Hitoshi, che stava
già iniziando a pentirsi di quel moto di coraggio che aveva
avuto di prima mattina.
Sempre più perplesso, Darius si girò verso l'interno
della stanza per chiamare l'amico, che comparve poco dopo con i capelli
completamente arruffati. Esattamente come il russo, anche lui
spalancò gli occhi per la sorpresa vedendo chi c'era alla porta.
Ma non ebbe modo di dire nulla, perchè Hitoshi gli cacciò
in braccio la figlia.
"Ecco, prendila e instaura quel rapporto zio-nipote che non avete
ancora avuto modo di creare. Io vado. Ho già respirato anche
troppo la tua aria."
Senza dare il tempo ai due ragazzi di capire fino in fondo la situazione, Malfoy si dileguò.
Era appena sparito in fondo al corridoio quando la bambina scoppiò a piangere.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Mintaka si avviò sbadigliando verso il tavolo della colazione,
chiedendosi mentalmente dove cavolo fossero finiti tutti. In effetti
l'unica presente nella Sala era Miranda.
"Buongiorno!" La salutò con un mezzo sorriso mentre si sedeva al
suo fianco. Era troppo stanco per riuscire ad articolare altro.
La rossa invece gli sembrava fresca come una rosa.
"Fammi indovinare... prova impegnativa ieri sera?" Domandò infatti lei alquanto divertita.
"Non sa-a-a-i quanto." Rispose lui soffocando uno sbadiglio. "Abbiamo finito alle quattro."
"E allora perchè non sei rimasto a letto?" Lo prese in giro la ragazza.
"Perchè ormai ho il mio ora-a-a-rio di risveglio. E se lo perdo
mi incasino la giornata." Spiegò Mintaka mentre cercava di
tenere anche solo gli occhi aperti.
"Io fossi in te farei colazione e poi tornerei a nanna. Se no rischi di
non arrivare a fine mese per mancanza di sonno." Insistette Miranda,
prima di rendersi conto di parlare al vuoto.
Mintaka si era appena addormentato.
"Oppure puoi sempre farti un sonnellino sul tavolo della sala da
pranzo." Continuò la ragazza sempre più divertita, mentre
trasfigurava la sedia del ragazzo in una poltrona per farlo stare
più comodo.
Però doveva ammettere che Mintaka Rosier addormentato era davvero carino.
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"Lei sta scherzando vero?" Non riuscì a trattenersi Corey dal
domandare, prima che un'occhiataccia di Antares lo gelasse sul posto.
"E invece ha capito benissimo Signor Marshall. Le mie dispense non si toccano."
L'ex Serpeverde strabuzzò gli occhi, prima di domandare "E allora come faremo per procurarci gli ingredienti?"
In effetti, quando quel pomeriggio il vecchio Black li aveva radunati
nel cortile e aveva spiegato che la prova consisteva "semplicemente"
nel realizzare l'intruglio confondente, aveva tirato un sospiro di
sollievo. Era una pozione tutto sommato facile, che si imparava a
preparare al quarto anno. E lui era sempre andato bene in pozioni. La
prova era facile.
Appunto. Troppo facile.
Avrebbe dovuto immaginare da subito che ci sarebbe stato un trabocchetto sotto.
"C'è un bosco che circonda tutta la zona circostante. E dentro
ad un bosco si trovano notoriamente tutti gli ingredienti che vi
serviranno per questa pozione." Rispose Antares con un ghigno. "Il
primo che finisce vince... e se proverete a barare lo saprò.
Buona fortuna."
Corey sbuffò rassegnato. Un conto era preparare pozioni. Un altro era trovare gli ingredienti.
Era sempre stato pessimo in erbologia.
Il vecchio l'aveva fatto di sicuro apposta!
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Di solito a Nihal Jackson non piaceva vantarsi o mettersi in mostra.
Però quella volta era sicuro di avere la vittoria in tasca.
Insieme alla sorella aveva un negozio di antiquariato e spesso e
volentieri, girando per il mondo, si era ritrovato a dover realizzare
pozioni di diverso tipo con ingredienti recuperati sul momento.
Se gli ingredienti che servivano per la pozione si trovavano tutti
all'interno del bosco, allora lui era perfettamente in grado di
trovarli e realizzare la pozione molto velocemente.
Senza neanche stare ad osservare quello che facevano gli altri,
evocò un foglio di pergamena e una piuma, con le quali fece una
veloce lista degli ingredienti che gli servivano.
Poi si addentrò nel bosco per cercarli.
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"CASSIOPEA LYRA BLACK!"
Davanti al suo nome completo strillato in quel modo, la suddetta
ragazza fece un salto sorpreso, lasciando così cadere a terra il
binocolo che teneva stretto tra le mani.
Gillian, a quella reazione, ridacchiò divertita. Poi si
avvicinò alla cugina, che era in piedi accanto alla ringhiera
del balcone della camera.
"Che stavi facendo, esattamente? O forse dovrei dire... cosa stavi contemplando?"
Cassy, dopo aver raccolto il binocolo da terra e averlo aggiustato con
un colpo di bacchetta, glielo passò sbuffando. "Sto osservando i
ragazzi ovviamente!"
"Eh?" Domandò sorpresa l'altra.
Di sicuro da lei non si aspettava un'ammissione detta così candidamente!
La Black scoppiò a ridere e spostò la testa della
Greengrass nella giusta direzione, mentre quest'ultima inforcava a sua
volta il binocolo per osservare.
"Beh... a parte il fatto che alcuni sono dei gran bei ragazzi e gli occhi li ho anche io... tu non li trovi comici?
Oggi sembrano un branco di cani impazziti! Neanche la mia quando faccio
finta di lanciarle la pallina e poi me la tengo in mano fa
così!" Spiegò Cassy alquanto divertita.
Gilly ci mise qualche secondo prima di capire il senso delle sue parole. Poi scoppiò a ridere a sua volta.
In effetti i ragazzi stavano girando - anzi per meglio dire correndo -
dentro al bosco, ognuno per conto suo. Come tante trottole impazzite.
"Ma che cavolo...? Ok... cosa ha escogitato Antares oggi?" Si
ritrovò a chiedere divertita, prima di venire colpita da una
illuminazione divina. "Anzi no... aspetta!" Per quanto la situazione fosse comica, non poteva ignorarne di certo un'altra! "Cassy... chi è che ti piace di loro esattamente?" Domandò a bruciapelo.
"A me? Nessuno!" Rispose velocemente l'altra.
Troppo velocemente.
"Cassy..." La ammonì Gillian sempre più divertita.
Allora ci aveva visto giusto!
Ma l'arrivo provvidenziale dell'elfo con un vassoio in mano
salvò Cassiopea dal dover fornire ulteriori spiegazioni. "Uhhh!
E' arrivata la merenda! Ne vuoi un po'?" Svicolò infatti.
"Ehm... cosa sarebbe esattamente?" Si arrese temporaneamente Gilly.
Ma se pensa di sfuggirmi si sbaglia!
"Granita al cioccolato!" Fu la risposta felice della ragazza, piazzandole un cucchiaino sotto al naso.
Gillian osservò per qualche secondo la miscela marroncina, prima
di domandare perplessa "Come quella che ha usato zio Altair per
conquistare zia Lizzy?" *
"Esattamente. Allora... vuoi assaggiare o no?"
"Al cioccolato non si dice mai di..." Gillian non riuscì a
finire la frase, perchè Cassiopea, con un movimento fulmineo e
approfittando della bocca aperta della cugina le infilò il
cucchiaino pieno di granita in bocca.
Dopo aver deglutito, Gillian si ritrovò ad ammettere "Ok, al suo
posto sarei stata conquistata anch'io... ma tu non puoi distrarmi
così, non è valido!" Protestò agitando le braccia "Quindi dimmi... chi è che ti piace di loro?" Concluse puntandole l'indice contro.
"Assolutamente nessuno. E poi... parli proprio tu Gilly?"
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Cecilia si diresse con passo veloce verso la sala da pranzo.
Non sapeva il perchè, ma si era svegliata all'improvviso
con una gran fame. Anzi, non era neanche fame... aveva un vero e
proprio buco allo stomaco.
Sapeva molto bene che quello non era l'orario di cena - era già
più di mezzanotte passata - ma conosceva la casa perfettamente perciò
sapeva che il quadro che si trovava a metà della
stanza era in realtà una porta che conduceva alle cucine.
Fu così che giunse nel regno degli elfi domestici.
Aveva l'intenzione di chiedere loro più o meno l'equivalente di
un bue arrosto... peccato che quello che vide le fece dimenticare per
un attimo anche la fame.
Aster era seduto vicino ad un piccolo tavolo, intento a chiacchierare con North - avvolta nel solito pigiama.
Cecilia rimase immobile a fissarli per qualche secondo prima di riprendersi e segnalare la sua presenza schiarendosi la gola.
Sua cugina si girò verso di lei sorridendo, invece l'espressione
di Aster si modificò immediatamente. Da rilassato
strabuzzò gli occhi, prima di riprendersi e rivolgerle un
sorrisetto strafottente. "Weiss... a cosa dobbiamo la sua regale
presenza qui?"
"Indovina Evans! In fondo lo sanno tutti che in cucina si viene per dormire!" Rispose lei più acidamente del solito.
"Beh... Mintaka si è addormentato in salotto stamattina, quindi
tutto è possibile." Commentò lui, non intenzionato
minimamente a dargliela vinta.
"Io mi dileguo." Sussurrò North intuendo immediatamente la mal parata.
"Tu resti ferma qui." Le ringhiò Cecilia in risposta, riuscendo
non si sa bene come a sentirla comunque. "Tra l'altro... perchè
sei qui?" Le domandò poi incuriosita, notando solo in quel
momento che la bruna aveva tra le mani una tazza contenente latte e
cereali.
"Non sono ancora abituata al fuso orario. Quindi mi viene fame quando
dovrei dormire e sonno quando dovrei essere sveglia." Spiegò la
diretta interessata in tono pacato, sperando così di smorzare i
toni della conversazione.
"Non credo ti debba delle spiegazioni." Si intromise però Aster.
"Non sto parlando con te." Esclamò Cecilia arrabbiata.
"Ok... io vado." Esclamò North alzandosi in piedi e mollando sia
ciotola che cucchiaino sul tavolo. "Grazie per il cibo John!" Aggiunse
rivolgendosi all'elfo domestico, che le rivolse un inchino. Poi, prima
che uno dei due potesse fare qualcosa per fermarla, se la diede a gambe.
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* per chi non dovesse riconoscere la citazione, mi riferisco alla storia History di Signorina Granger XD
Domanda della settimana:
con i mille galeoni che Antares ha distribuito nel primo capitolo i vostri OC cosa ci hanno fatto?
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Capitolo 10 *** 9 a - Conseguenze inattese ***
10 - Quando un Malfoy ci mette lo zampino
Vi avviso che:
1) questo sarà un capitolo un po' movimentato
2) Cassiopea sarà presente in più scene
3) chi crede nella redenzione di Lucius Malfoy è meglio che non legga
Buona lettura! ;)
Conseguenze inattese - Parte 1
Sabato 12 Agosto 2000
Corey osservò per qualche secondo Cassiopea da lontano, indeciso sul da farsi.
Da un lato voleva andare da lei e parlarle, ma dall'altra non era affatto sicuro di come la ragazza avrebbe reagito.
Facendosi coraggio e ripetendosi mentalmente che al massimo lei avrebbe
solo potuto mandarlo a quel paese, mosse qualche passo nella sua
direzione.
E se stesse dormendo?
L'ex Serpeverde si fermò, interdetto da quel pensiero.
In fondo la Black era stesa sul lettino a bordo piscina, intenta ad
abbronzarsi. E portava gli occhiali da sole, quindi lui non poteva
sapere da cosa quell'immobilismo fosse dettato.
Oh al diavolo! Pensò alla fine, mandando alle ortiche ogni premura e raggiungendola.
La ragazza non diede segno di averlo visto.
Ma forse lo stava solamente ignorando. Non sarebbe stata di certo la prima volta.
"Cassy?" Provò a chiamarla piano. Ma non ricevette alcuna risposta.
"Cassy?" Riprovò appena più forte.
La ragazza fece un gesto stizzito con la mano, come per voler cacciare
una mosca fastidiosa. "Con la tua ombra stai rovinando la mia
abbronzatura." Fu la risposta secca.
"Oh scusa." Commentò lui spostandosi in un punto dove non l'avrebbe coperta. "Possiamo parlare per favore?"
"Tu puoi parlare - purtroppo non posso impedirtelo - ma non è detto che ti ascolterò." Tanto lo sapeva già cosa voleva.
"Intendevo in privato." Provò ancora lui.
"Non rinuncerò neanche ad un minuto della mia abbronzatura per te." Rispose lei beffarda.
Corey si era aspettato una risposta del genere, ma provò comunque. Ci teneva.
"D'accordo." Si arrese. Avrebbe provato a parlarle lì.
Era meglio non calcare troppo la
mano. Non finchè sembrava essere comunque presente un minimo di
apertura da parte della ragazza.
"Beh ecco..." Iniziò titubante.
Gli costava un bel po' ammettere
ciò che stava per dire ad alta voce. Perchè avrebbe
significato mettere da parte l'orgoglio. Soprattutto in un luogo dove
avrebbe potuto sentirlo chiunque.
"Volevo chiederti scusa per quello che ho fatto. Lo ammetto senza
problemi: è stata una cazzata. Una grossissima stronzata. Non ho
scuse, lo so. Ma io..."
"Corey..." Lo interruppe però lei.
"No, aspetta, per favore. Fammi finire." Cercò nuovamente di riprendere il discorso lui.
"No, zitto." Ripetè Cassiopea alzando leggermente la testa.
"Ma..."
"Sssh." Lo riprese di nuovo lei alzandosi di scatto e recuperando la bacchetta dal tavolino accanto a lei. "Non lo senti anche tu?" Aggiunse in un sussurro guardandosi attorno mentre la sua espressione si modificava.
Velocemente, appellò il vestito e se lo rinfilò, poi,
mentre Corey iniziava a sentire a sua volta ciò che aveva
attirato l'attenzione della ragazza - degli strani rumori provenienti
dall'interno della casa - Cassy si precipitò sulla loro scia,
raggiungendo così in poco tempo una delle tante stanze dove,
oltre ai rumori, si erano aggiunte anche delle urla.
Al ragazzo non rimase altro da fare che seguirla. Mentre dentro di
sè imprecava pesantemente. Lui trovava il coraggio e la
situazione per parlarle e qualcosa - qualunque cosa fosse - gli
scombinava i piani.
Fantastico, davvero fantastico!
Possibile che quei rumori fossero un'altra prova del vecchio?
Eppure Cassiopea sembrava sorpresa e incerta quanto lui. Quando invece
non aveva mai fatto una piega neanche davanti alle situazioni
più assurde.
Che non fosse stata informata neanche lei?
No... era impossibile.
Quando entrambi raggiunsero la Sala dei Fiori, Corey imprecò nuovamente.
La situazione davanti alla quale si trovarono era sospesa a mezz'aria.
Lucius Malfoy, rosso come un pomodoro maturo, aveva la bacchetta
spianata contro Antares Black, che gliela puntava addosso a sua volta.
Era chiaro che avevano passato gli ultimi minuti ad urlarsi addosso a
vicenda: si guardavano entrambi in cagnesco, mentre alcuni dei ragazzi
presenti nella Villa facevano capolino da altre porte.
Ma l'attenzione di Marshall tornò ben presto a concentrarsi
sulla ragazza che si trovava al suo fianco, soprattutto quando questa
esclamò spaventata "Nonno!" attirando così su di lei gli
sguardi dei due uomini. Soprattutto quello di Lucius. Che era
evidentemente furibondo.
"TU! STUPIDA RAGAZZINA! COME HAI OSATO..." Iniziò puntandole la bacchetta addosso.
"NON OSERAI MINACCIARCI IN CASA NOSTRA!" Lo interruppe però Antares urlando a sua volta.
Il resto avvenne così velocemente che neanche i presenti riuscirono a capire tutto ciò che accadde.
"Ma che ca...?"
Cassiopea si ritrovò a terra - non capì mai se per un
incantesimo che l'aveva sfiorata oppure se l'avesse buttata Corey
proprio per evitarle l'impatto - ma anche Lucius venne schiantato sul
pavimento.
Antares invece si reggeva alla parete con il fiatone.
E a metà stanza, con la bacchetta spianata puntata verso Lucius, c'era Darius. Era stato lui a schiantarlo.
"Stai bene?"
Cassiopea neanche sentì la domanda: tutta la sua attenzione era
concentrata sul nonno, che continuava a restare attaccato alla parete,
bianco come un lenzuolo.
Velocemente si alzò in piedi, lo raggiunse, gli cinse la vita e
- tra lo sconcerto e il silenzio generale - si allontanò con lui.
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"Beh,
direi che con quello che è successo oggi, ogni prova escogitata
dal vecchio è saltata." Esordì Mintaka, avvicinandosi al
tavolo dove Aster, Miquel e Nihal stavano parlano a bassa voce.
"Hai saputo qualcosa di preciso?" Domandò Nihal catalizzando l'attenzione sull'ex Corvonero.
"Da quello che dicono gli elfi domestici, dopo che Cassiopea l'ha
accompagnato in camera non ne è più uscito. E a quanto
pare neanche lei." Spiegò brevemente il ragazzo.
"Non è che ha avuto un infarto?" Ipotizzò Miquel. "Con quello che è successo oggi non mi sorprenderebbe."
"E' possibile." Concordò Aster "Era bianco come un lenzuolo subito dopo... la cosa."
L'ex Serpeverde non era mai stato a corto di parole. Ma quella
situazione improvvisa l'aveva lasciato spiazzato. Come aveva lasciato
sconcertato chiunque tra i presenti nella Villa. Perciò non
sapeva come classificarla. Certo, chiunque appartenente ad una famiglia
purosangue inglese aveva capito cosa avesse scatenato il putiferio.
Ma dal capirlo al giustificarlo ce ne voleva.
"Comunque stiano le cose sembra proprio che non abbia voglia - o la
possibilità - di uscire da lì per il resto della
giornata." Si riappropriò della parola Mintaka. "Quindi non
abbiamo ufficialmente nulla da fare."
"Allora, se non abbiamo niente da fare, perchè qualcuno di voi
non mi spiega la situazione?" Domandò a quel punto Miquel. Dopo
aver lanciato uno sguardo a Nihal si corresse. "Anzi... ci spiega.
Perchè sembra che voi inglesi siate parecchio informati al
riguardo... ma io e Nihal siamo un po' fuori dai giochi."
Aster, dopo essersi scambiato uno sguardo con Mintaka, annuì.
"Mettetevi comodi ragazzi." Consigliò loro. "E' una storia un
po' lunga."
"Beh, a quanto pare abbiamo tempo."
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Aidan, sentendo bussare alla porta della camera, agguantò la bacchetta e aprì appena uno spiraglio.
Con quello che era successo la prudenza non era mai troppa.
Con sorpresa, si accorse che sulla soglia c'era Cassiopea.
La ragazza guardava verso il basso e sembrava avere un'aria abbastanza desolata.
"Cassy!" Esclamò.
Da quando si trovavano lì, mai una volta la padrona di casa si era presentata sulla loro soglia.
"Disturbo?" Chiese lei, alzando leggermente lo sguardo.
Aidan a quella domanda spalancò del tutto la porta. "No, certo
che no. Ehm... vuoi entrare?" Domandò in imbarazzo.
"C'è anche Darius?" Chiese ancora l'ex Corvonero.
"Sì, è in terrazzo." Rispose lui con una punta di
delusione. Per un attimo aveva pensato che la ragazza fosse andata
lì per lui... in fondo con quello che era appena successo ce ne sarebbero state tutte le ragioni.
"Ok... ma resto solo cinque minuti." Concluse la ragazza entrando.
Nel frattempo, avendo sentito pronunciare il suo nome, il russo fece
capolino dalla porta finestra. "Ehy Cassy... tutto bene te e il nonno?"
Domandò non appena la riconobbe.
Non riuscì a chiedere altro perchè Cassiopea
avanzò nella sua direzione e si alzò in punta di piedi
per allacciargli le braccia al collo e dargli un bacio sulla guancia,
lasciandolo spiazzato. "Grazie per quello che hai fatto oggi. Se non
fossi intervenuto così tempestivamente... non lo so come sarebbe
finita."
"Non ho fatto nulla di che..." Cercò di minimizzare lui "Alla
fine dei conti sono un Auror... ho l'obbligo di intervenire in questi
casi." Si giustificò.
"E Aidan..." Continuò lei dopo essersi staccata da Darius ed
essersi girata verso l'altro ragazzo "Devo chiederti scusa. Se io non
avessi fatto quella piazzata l'altro giorno..."
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North, davanti ad un piatto pieno di biscotti appena sfornati che le
venne posto davanti, alzò lo sguardo da cucciolo abbandonato che
aveva assunto. "Stai cercando di tirarmi su il morale con dei
biscotti?" Domandò.
"Funziona?" Chiese Miranda curiosa.
"Dipende da quanto sono buoni." Fu la risposta. "E funzionerebbe un po'
di più se qualcuno mi spiegasse la situazione... perchè
non è che ci abbia capito molto. Forse, con un motivo valido, me
ne farei una ragione un po' più in fretta."
La Fawley, dopo essersi scambiata uno sguardo con Cecilia,
sospirò per un attimo, prima di accomodarsi meglio sul
pavimento. "Credo che il modo migliore per farti capire sia raccontarti
la storia dall'inizio: come avrai notato, tra Aidan e Hitoshi non corre
buon sangue."
North annuì. "Sarebbe stato impossibile non accorgersene! Ma questo cosa c'entra con ciò che è successo oggi?"
"Adesso ci arrivo." Riprese il discorso Miranda "Hitoshi, un Malfoy, ha
sposato Cassandra, una Nott. Nessuno dei due voleva davvero il
matrimonio, ma quando le famiglie decidono tu non hai molto diritto di
parola. Devi adeguarti e basta."
"Ma è un'usanza da Medioevo!" Protestò North.
"Benvenuta in Inghilterra mia cara!" Ironizzò Cecilia. "In ogni
caso, qualche anno dopo il matrimonio, Cassandra è morta dando
alla luce Hoshi. E qua partono le malelingue: secondo alcuni -
soprattutto i Nott - i Malfoy avrebbero potuto fare di più per
tutelare la gravidanza della ragazza e in realtà la morte
sarebbe avvenuta perchè così Lucius avrebbe potuto
mettere le mani sulla dote e sull'eredità della bambina. I
Malfoy invece si difendono dicendo di aver fatto tutto il possibile per
lei e che quello è stato un parto difficoltoso... e che sono i
Nott a volersi appropriare dell'eredità della bambina
ottenendone l'affidamento. Quindi le malelingue sarebbero parte di un
piano dei Nott per screditarli. Insomma, sostanzialmente si tratta di una vera e propria guerra tra famiglie purosangue."
North prese un biscotto e iniziò a sgranocchiarlo. "Ma... non c'è un referto del medico da analizzare o...?"
Miranda però interruppe la domanda sul nascere scuotendo la
testa. "Come hai detto tu, qua siamo nel medioevo per certe cose. Il
parto è avvenuto in casa, perciò gli unici testimoni sono
gli stessi Malfoy... o al massimo i loro elfi domestici, che non
diranno mai nulla contro i loro padroni... sempre se c'è qualcosa da dire al riguardo."
North sgranò ancora una volta gli occhi. "Dopo la reazione di
oggi mi sembra proprio che ce l'abbia, qualcosa da nascondere."
Commentò.
Per lei che era nata e cresciuta negli Stati Uniti, certe cose erano davvero difficili da capire.
Matrimoni combinati, parti in casa... era davvero finita nel Medioevo!
Iniziava a capire sua madre e la sua volontà di fuggire da tutto
quello!
"Non è detto." La contraddisse però Cecilia "Lucius Malfoy è... particolare.
Se gli colpisci l'orgoglio è capace di scattare come una molla e
avere una reazione spropositata anche per una minima cosa. E lui e Antares avevano appena litigato."
"Io continuo a non capire." Insistette però North "Perchè
poi dovrebbe essere questo Lucius oppure i Nott ad appropriarsi
dell'eredità di Hoshi? Non avrà una madre, ma ha pur
sempre un padre. E' lui che deve badare e decidere per lei!" Provò ancora. "E Hitoshi ha 25 anni!"
Per tutta risposta, Miranda sorrise amara. "North, mi sono affezionata
a te in pochissimo tempo, ma lasciatelo dire: sei un'ingenua.
Probabilmente proprio perchè sei cresciuta in un mondo con
regole completamente diverse. Con quello che hai appena sentito e
quello che hai visto oggi pomeriggio, davvero sei ancora convinta che
Hitoshi abbia una qualche possibilità di fare ciò che
vuole? O che questa possibilità ce l'abbia per sua figlia? La
società dei purosangue è composta da belve. Ed è il capofamiglia a comandare."
La ragazza americana iniziò a sgranocchiare un altro biscotto.
In effetti, con quello che aveva visto quel giorno, la domanda avrebbe anche potuto non porla.
"Per concluderti la storia comunque" Riprese la parola Cecilia "Lucius Malfoy è venuto a sapere del 'riavvicinamento' tra Aidan e Hitoshi per
opera di Cassy, perciò ha scritto ad Antares per chiedergli di
fermare subito la cosa. Il nonno, che se gli ordini di fare una cosa fa
l'esatto opposto - e che ovviamente non farebbe mai nulla contro
Cassiopea - gli ha risposto nel suo solito modo - ormai dovresti avere
capito com'è fatto - facendolo solo arrabbiare di più. E'
per quel motivo che Malfoy si è presentato qui. Che
suo nipote gareggi contro Nott gli va bene, ma che si metta a
fraternizzare con quello che considera il nemico no. Soprattutto se
questo nemico lo accusa dell'omicidio di una purosangue da un anno."
"E per eliminare questo 'pericolo' ha cercato di fare fuori altri
due purosangue davanti a una dozzina di testimoni?"
Commentò incredula North. "Furbo il signore!"
"Come ti abbiamo già detto era arrabbiato, perciò
probabilmente la situazione gli è sfuggita di mano." Rispose
Miranda con un sorrisetto ironico. "Ma nessuno ha mai detto che Lucius Malfoy sia intelligente."
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"Ehy! Eri qua alla fine! Ti ho cercato per mezza casa."
Cassiopea alzò lo sguardo. Gillian era davanti a lei, con in mano una tazza di the appena fatto.
"Ho dovuto parlare con gli Auror e poi... sistemare delle cose. Sono appena arrivata qui." Spiegò.
"Come sta il nonno?" Chiese la Greengrass sedendole accanto e porgendogliela.
"Sconvolto." Fu la risposta laconica.
"Mai in vita mia avrei pensato di vederlo sconvolto." Provò a scherzare Gilly per alleggerire l'atmosfera.
"Mai in vita mia avrei pensato che qualcuno potesse attaccarci in casa
nostra. E per qualcosa di buono che ho provato a fare." Rispose
Cassiopea dopo aver bevuto un sorso. "E' stata una cosa completamente senza senso!"
"E la parte peggiore è che probabilmente riuscirà a
cavarsela anche questa volta. Il Dio Denaro è il più
potente che esiste." Commentò Gillian amaramente.
"Anche con venti testimoni oculari pronti ad accusarlo tra cui un
Auror?" Chiese incredula Cassiopea. "Ci ha aggredito per una
stronzata!"
"Sì, ma tutti i testimoni presenti vorrebbero ottenere qualcosa
da tuo nonno. Non sarebbe difficile convincere una giuria che hanno
testimoniato il falso solo per entrare nelle grazie di Antares." La
fece ragionare Gilly. "Se penso che mia cugina Astoria sta per sposare
suo figlio mi vengono i brividi."
Cassy sbuffò scocciata. "Maledizione al Dio Denaro! E
maledizione a questa stupida gara! Non avrei mai dovuto dare il mio
consenso."
Per qualche secondo entrambe rimasero in silenzio.
"Ma a parte lo sconvolgimento... tu stai bene, vero?" Domandò Gillian alla fine.
"Sì, tranquilla."
"E il nonno?"
Un breve silenzio scese tra di loro, prima che Cassiopea affermasse "Sta bene anche lui."
Ma qualcosa nel tono usato dalla ragazza fece dubitare Gillian di quanto appena affermato.
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Giuro che non so come questo capitolo mi sia uscito.
Ero partita con un'idea
completamente diversa, ma poi questa storia ha preso il sopravvento. Se
è troppo surreale ditelo senza problemi.
Domanda della settimana: come se la cavano i vostri OC con lo shopping e con la moda?
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Capitolo 11 *** 9 bis - Il vero inizio dei giochi ***
11
Allora...
diciamo che qua si entra nel vivo della storia e i ragazzi si
dimostreranno per la prima volta come quello che sono davvero: i
rampolli di famiglie purosangue, sempre pronti ad intrighi, tradimenti
e complotti.
Se la cosa diventa troppo complicata o se la renderò male ditemelo senza problemi ;)
- Il vero inizio dei giochi -
Sabato 12 Agosto 2000, Sera, Studio privato di Antares Black
"Non lo voglio più qui!" Strillò Cassiopea, ormai
completamente fuori di sè per la rabbia. "Finchè
sarà presente sarà un pericolo per tutti! Con quel
maledetto annuncio hai portato le serpi in casa nostra!"
Suo nonno si limitò a fissarla impassibile, ormai abituato agli
scatti d'ira della nipote. Erano rari, ma quando arrivavano si
dimostravano alquanto violenti, anche se sempre brevi.
Tuttavia quello durava ormai da un bel po'. E Antares iniziava a
pensare che forse, almeno quella volta, non sarebbe stato affatto
semplice convincere la ragazza a fare ciò che lui aveva in mente.
La stava forse iniziando ad allontanare da sè, come aveva fatto nel tempo con tutte le sue figlie? Mentre la fissava, apparentemente imperturbabile, inviò una preghiera agli dei perchè ciò non accadesse.
"Se dovessi buttare fuori dalla competizione Hitoshi Malfoy,
dovrei fare la medesima cosa anche con Aidan Nott." Provò a
spiegare "E con che motivazione potrei giustificare questo gesto?"
"Non mi sembra che un Nott sia arrivato in casa sguainando la bacchetta
e attaccandoci, a differenza di Lucius Malfoy!" Replicò
Cassiopea "Quindi non vedo perchè dovresti buttare fuori Aidan!"
"Perchè quelle due famiglie si stanno facendo la guerra Cassy!"
Sbottò l'uomo "E ciò significa che se buttassi fuori un
Malfoy e tenessi in casa un Nott, tutti penserebbero che i Black si
sono schierati!"
"Dopo che Malfoy ha cercato di uccidermi?" Domandò incredula
l'ex Corvonero. "Ti darebbero solo ragione se tu lo buttassi fuori! O
vuoi per caso dirmi che in tribunale la nostra parola varrebbe meno
della loro?"
Antares strinse i pugni sulla scrivania per qualche secondo prima di rispondere.
Cosa che, almeno per un attimo, fece temere alla ragazza che suo nonno
stesse per avere un infarto. Ma quando l'uomo riaprì gli occhi e
riprese a parlare con tono di voce neutro, Cassiopea capì che
fortunatamente la sua ipotesi era completamente sbagliata. "La nostra
parola vale quanto la loro. Ma questo significherebbe iniziare un'altra
faida e, considerate le mie condizioni di salute, non so per quanto
tempo riuscirei a reggerla. E tu potresti ritrovarti a combattere da
sola, in un futuro molto prossimo. Il che ci riporta al motivo iniziale
della competizione. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti in questa situazione. O quando me ne sarà andato ti ritroverai davvero nella fossa dei leoni."
Fu la volta di Cassiopea di stringere i pugni. "Qualcuno come un marito?" Domandò infatti con un filo di voce.
"Oppure qualcuno come un fratello." Le rispose lui, quasi sentendosi in colpa.
"Dato quello che vuoi creare per la prossima prova non mi sembra proprio." Fu il commento freddo della ragazza.
"Farò in modo che non sia tu al centro della questione." Le promise Antares.
"Peccato che io ci sia già. In ogni caso, se è questo che
davvero vuoi, inizierò a guardarmi attorno." Concluse piegando
il capo quasi in segno di referenza. "Ma questo non significa che mi piegherò per forza al tuo volere."
Antares la guardò uscire dalla studio pensieroso: sapeva
ovviamente che se Cassiopea avesse rifiutato di fare qualcosa, lui non
avrebbe mai avuto il coraggio di imporgliela, ma quell'imprevisto con
Lucius l'aveva spaventato più del dovuto, spingendolo ad
ammettere il reale motivo per cui aveva iniziato la competizione.
Tuttavia aveva visto negli occhi di sua nipote una strana luce, che
significava una cosa sola: non si sarebbe mai lasciata guidare dagli
eventi e probabilmente aveva già iniziato da tempo anche lei a
pianificare qualcosa.
E se da una parte ciò lo lasciava interdetto,
perchè avrebbe significato avere a che fare con altri elementi
in gioco sconosciuti, dall'altra la situazione non poteva che
intrigarlo.
Sua nipote era davvero una Black, dopotutto.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Corey
era appollaiato su una rientranza del tetto della Villa - intento a
fumare - quando avvertì il rumore di passi in avvicinamento.
In un primo momento ignorò la cosa, intenzionato a godersi quel
breve momento di relax - i fatti avvenuti quel giorno a Villa Black lo
avevano abbastanza sconvolto - ma poi riconobbe la camminata e non
potè fare a meno di drizzare le orecchie.
"Ciao Cassy." La salutò mentre la testa della ragazza emergeva dal buio. "Come sta Antares?"
La Corvonero bloccò per qualche secondo la camminata, poi
puntò il fascio di luce proveniente dalla bacchetta su di lui.
"Mi ero scordata che questo era il tuo posto preferito per fumare."
Borbottò a mezza voce, incerta se fare dietro front e andarsene
oppure se rimanere comunque lì.
Dopo quella giornata, non era di sicuro Corey il pericolo.
"Me ne dai una?" Chiese alla fine, dopo un breve minuto di
ragionamento, rimanendo però in piedi e appoggiandosi alla
balaustra.
"Scordatelo." Replicò subito lui in automatico. "Fumare fa male."
"Sei proprio un ipocrita." Sbuffò lei "Allora me ne torno
giù..." Continuò girandosi e facendo per ritornare sui
suoi passi "E dire che stamattina - prima che venissimo interrotti - sembravi disposto a tutto, pur di parlarmi." Concluse.
Corey alzò gli occhi al cielo, si morse la lingua e
iniziò a contare mentalmente. Ma non riuscì ad arrivare
al tre. "E va bene! Tieni!" Quasi urlò l'ultima parola per essere sicuro che lei lo sentisse.
Cassiopea a quel punto si girò con un sorrisetto compiaciuto, accettando la sigaretta e andando a sedersi accanto a lui.
Con quella storia del tradimento era
sin troppo facile manovrarlo. E la cosa, in fin dei conti, si sarebbe
anche potuta rivelare piuttosto utile.
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"Ma
di colpo la nostra camera è diventata un punto di ritrovo?"
Domandò a mezza voce Darius all'indirizzo di Aidan, che gli
rivolse una fredda scrollata di spalle in risposta. Era da quando
Cassiopea se n'era andata - ovvero dopo aver abbracciato e baciato
Darius - che si comportava così.
Il russo sapeva bene che quel comportamento era dettato prevalentemente
dalla gelosia, così come sapeva bene quanto Aidan potesse
diventare permaloso, ma non poteva farci nulla. Così, dopo due o
tre tentativi di portare avanti una conversazione miseramente falliti,
si era limitato ad ignorarlo, mettendosi a leggere un libro che si era
portato da casa.
Peccato che a quanto pare il fato non volesse lasciarlo in pace.
Era la seconda volta nell'arco di qualche ora che venivano a bussare
alla porta. E quella volta dubitava fortemente si trattasse di
Cassiopea Black.
Infatti alla porta c'era Hitoshi.
"Malfoy!" Esclamò sorpreso, mentre usava la porta come scudo per
non far vedere di stare puntando la bacchetta verso di lui.
"Levenvolde." Fu la risposta secca dell'inglese. "Per caso sai dirmi se
nella stanza è presente anche Nott? Oppure dove posso
eventualmente trovarlo?"
Prima che Darius riuscisse a rispondere qualsiasi cosa, vide con la
coda dell'occhio Aidan avvicinarsi con la bacchetta in mano."Sono qui."
Commentò spalancando la porta del tutto. "Vuoi completare il
lavoro di tuo zio per caso?" Domandò a bruciapelo.
Ma Hitoshi scosse la testa. "No, ma vorrei parlarti in privato." Fu la replica con tono serio e deciso.
"Vado a farmi un giro." Commentò Darius sorpassandoli e dirigendosi verso le scale.
Quando furono soli dentro alla stanza, Hitoshi arrivò subito al
dunque, senza giri di parole, con aria risoluta. "Mio zio Lucius si
è ripreso Hoshi a casa ma io non voglio che lei stia in
quell'ambiente malsano. Voglio riaverla e voglio essere io a decidere
per lei, a farle da padre al cento per cento. Così come voglio
staccarmi definitivamente da lui. E se questo significherà allearsi con i Nott, allora sono disposto a farlo. Ti interessa?"
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
North, con in mano un plico piuttosto voluminoso di fogli, bussò alla porta della camera del fratello.
Erano arrivate un po' di lettere da casa e voleva leggerle insieme a lui, per quel motivo era andata a cercarlo.
Mentre batteva il pugno sulla struttura lignea, abbassò
distrattamente lo sguardo su una delle buste - quella inviata dai
genitori - e per quel motivo non si accorse subito che non stava
più bussando sulla porta, ma sulla faccia di Miquel, che nel
frattempo le aveva aperto.
Fu un "Ahi!" del ragazzo a riportarla alla realtà.
Quando si rese conto della gaffe, arrossì furiosamente,
iniziando a balbettare scuse su scuse. "Cercavo mio fratello!"
Riuscì a dire alla fine, ripetendo subito dopo il centesimo
"Scusa!"
Con sua sorpresa, Miquel le rivolse un sorriso - anche se continuava a tenersi il naso - "Tranquilla, niente di grave. In fondo può capitare a tutti di scambiare un naso per una porta." L'ultima frase la disse in tono volutamente ironico, ma non sembrava arrabbiato. "In ogni caso tuo fratello non è qui."
North iniziò a dondolarsi sui piedi in imbarazzo. "Se ti
abbraccio passa più in fretta?" Domandò ancora
dispiaciuta. Poi, senza aspettare una risposta, lo fece.
Lasciando Miquel completamente spiazzato. Non era di certo abituato ai gesti di affetto. E riceverne uno in quella circostanza lo lasciò senza parole.
Però non era neanche così male...
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Aster rientrò in camera e trovò il letto accanto al suo completamente pieno di vestiti.
"Ehy! Non mi dire che quello
che ha fatto Lucius Malfoy ti ha sconvolto talmente tanto da rinunciare
alla competizione!" Ghignò sarcastico all'indirizzo di Mintaka,
il cui volto era affondato nel baule.
Non udendo risposta, l'ex Serpeverde si avvicinò al compagno di
stanza, notando che il suo corpo era scosso da un leggero tremolio.
Perplesso da quella situazione - aveva sempre visto Mintaka come un
ragazzo impassibile e imperscrutabile - si piegò sul pavimento
accanto al ragazzo, iniziando a dubitare che il tutto fosse dovuto a
quanto accaduto solo quella mattina.
"Mintaka?" Domandò incerto, quasi in un sussurro.
Non ricevendo segni di reazione da parte del ragazzo e continuando a
notare quello strano tremolio, Aster si chiese se la situazione non
fosse dovuta ad un qualche fattore esterno. Mintaka Rosier di certo non
era il tipo da farsi intimidire da uno come Lucius Malfoy. E non era
neanche imparentato troppo da vicino con una delle due famiglie.
Quindi doveva per forza trattarsi di qualcos'altro.
Non c'era altra spiegazione.
"Vattene."
Nonostante il tono di voce bassissimo, Aster riuscì a percepire benissimo il tono imperioso usato dal ragazzo.
"Ma stai bene almeno? Devo chiamare un elfo?" Domandò comunque
con una nota di preoccupazione nella voce. Loro due non erano di certo
amici, ma si conoscevano.
"Sto bene." Fu la secca risposta.
"Ok, come vuoi. Vado a farmi un giro allora." Si arrese Aster prima di dirigersi verso la porta e sparire dietro ad essa.
Quando se ne fu andato, Mintaka alzò la testa: l'aveva infilata
nel baule in tutta fretta dopo aver riconosciuto i passi del Serpeverde
per non dimostrare di stare piangendo.
Sospirando, rilesse la lettera che gli era arrivata da casa: sua nonna,
la donna alla quale teneva di più al mondo, era stata ricoverata
in ospedale d'urgenza. Non si sapeva quanti giorni le rimanessero da
vivere. E lui voleva starle accanto.
Per quello stava per abbandonare la prova, nonostante fosse conscio del fatto che Antares non l'avrebbe più ammesso.
La sua vera nonna era molto più importante di un futuro possibile finto padre.
Quando Aster tornò dalla sua passeggiata, trovò la stanza vuota e capì.
E non potè fare a meno di pensare che questo avrebbe comunque significato un avversario in meno.
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"Ehy! Ma dove eri finita?" Domandò Gillian quando vide Cassiopea rientrare finalmente in camera.
Anche Cecilia e Miranda si girarono di scatto verso la cugina, sentendo le parole di Gilly.
"Diciamo che ho avuto un po' da fare." Spiegò la Black mentre si
piegava sulle ginocchia per fare le coccole ad Argo, il cucciolo di
bovaro del bernese appena acquistato dalla Greengrass, che si era
precipitato verso di lei appena l'aveva riconosciuta.
"Da fare... cosa esattamente?" Provò a riprendere il discorso
Cecilia, mentre si metteva in ascolto - alle sue spalle avvertì
Gillian borbottare "Traditore" all'indirizzo del cane - "Per quello che
è successo oggi?"
"Sì e no." Fu la replica che le lasciò ancora di più sulle spine.
Era chiaro che Cassiopea voleva comunicare loro qualcosa, ma che stava scegliendo accuratamente le parole giuste per farlo.
"Allora?" La incalzò Miranda "Lo sai che quando fai così ci preoccupi."
La Black perse qualche minuto ancora accarezzando il muso del cucciolo,
poi, con una leggera pacca, lo spinse di nuovo verso Gillian. "Diciamo
che mio nonno vuol fare una cosa ma io non sono per niente d'accordo."
Iniziò lentamente a spiegare. "Avrei una idea alternativa -
molto alternativa - ma non posso portarla avanti se non sono sicura di
avere tutto l'aiuto possibile. Anzi... se non sono sicura di avere il
vostro appoggio."
"Uuuuuh! Si complotta!" Esclamò Miranda battendo allegramente le
mani. "Chi devo sedurre? Ho già puntato un paio di ragazzi
niente male che..."
"Mira! Ma ti sembra il momento?" La riprese invece Cecilia, mentre Gillian scoppiava a ridere.
"Diciamo che quello sarebbe il piano di riserva, Mira." Fu invece la
risposta di Cassy, facendo così voltare le cugine di scatto
verso di lei con un'espressione di pura sorpresa dipinta in volto.
"Come scusa?" Esclamarono in coro sia Gilly che Sil.
"Beh io ci sto anche se fosse il piano iniziale!" Rispose invece
allegramente Miranda, alzando la mano come per votare. Davanti allo
sguardo sempre più perplesso delle sue cugine, si
giustificò con un "Beh, ma solo io ho avuto modo di apprezzare
la bellezza che abbiamo in casa?" Poi, senza aspettare la risposta, si
girò verso Cassy "Allora... a chi devo somministrare un filtro
d'amore?"
Ma l'ex Corvonero scosse la testa mentre un sorrisetto le increspava le
labbra. "Lo so che i filtri che hai somministrato ad Hogwarts ad alcuni
ragazzi sono ormai leggenda, ma come ho detto, quello sarà solo
il piano di riserva. Io avrei in mente tutt'altro." Commentò.
"Se non si tratta di sedurre qualcuno, lo sai molto bene che io ti appoggerò sempre." Fu il commento di Gillian.
"E anche io!" Commentò Cecilia, tirando una leggera gomitata a
Miranda, che guardandosi attorno domandò "Ma North? Coinvolgiamo
anche lei? O non ti fidi ancora abbastanza?"
Cassiopea sorrise, visibilmente più rilassata. Quel sostegno era
esattamente ciò che le serviva. "Oh sì, North sarà
coinvolta in prima persona. Questo perchè... voglio che sia Nihal a vincere la competizione."
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E continuiamo a disseminare vittime! Come avete capito Mintaka Rosier non farà più parte della storia.
Domanda della settimana: come se la cavano i vostri OC con gli intrighi? E fino a che punto sono disposti a spingersi per ottenere quello che vogliono?
ps: per chi
ha provato ad iscriversi anche nell'altra mia interattiva sui Grimm
comunico che ho pubblicato la selezione degli OC ;)
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Capitolo 12 *** 10 - Di notti insonni e dubbi inespressi ***
11 - ...
Lo so, sono abbastanza in anticipo, ma avevo questa cosa in testa e l'ho buttata giù subito.
Chiedo anche scusa se non sono comparsi tutti i personaggi, ma avevo bisogno di concentrarmi di più su alcuni.
- Di notti insonni e dubbi inespressi -
Sabato 12 Agosto 2000, Notte
Aidan non riusciva a trovare pace quella notte.
Continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, cercando la posizione per
lui più comoda. Era come se il suo materasso di
morbide piume fosse stato di colpo sostituito con sacchi pieni di sassi.
Ma il problema non era il letto - o il materasso - , si ritrovò a pensare, continuando ad agitarsi. Il problema era lui.
Era strano quanto in neanche una giornata le cose fossero così tanto cambiate, all'interno di Villa Black.
Era passata solo mezza giornata di fatto, ma secoli e secoli a livello mentale.
Sospirando, rotolò nuovamente con il corpo, finendo per girarsi
verso la direzione nella quale - nel buio della notte - era nascosta la
figura di Darius.
A differenza sua, il russo si era addormentato subito - Aidan ne percepiva il respiro tranquillo.
E d'altra parte, che ragioni poteva avere lui per restare sveglio?
Di fatto, Darius aveva appena salvato la vita al padrone di casa e a
sua nipote, mettendosi sicuramente in una posizione di vantaggio
rispetto agli altri. E facendosi anche grande agli occhi di Cassiopea.
In fondo, non era un mistero che quello fosse solo l'ultimo di una serie di situazioni che aveva portato i due ad avvicinarsi.
Già la prima sera, a cena, avevano chiacchierato a lungo. E ad
Aidan non erano sfuggiti gesti e sguardi che i
ragazzi si erano scambiati in quei giorni trascorsi alla Villa.
Forse era stato solo lui ad averli notati?
Oppure - ancora peggio - si era immaginato tutto?
Comunque stessero le cose, Cassiopea - a parte per la storia di Hoshi - non sembrava essere minimamente interessata a lui, Aidan.
Hoshi... ecco il secondo problema che non lo faceva dormire.
Una povera bambina innocente finita prima in quella assurda faida tra famiglie... e adesso anche tra le mani di Lucius Malfoy.
Era lei la vera vittima della situazione.
Se Hitoshi era arrivato quel pomeriggio a chiedere il suo aiuto,
l'aiuto di un Nott, allora la situazione era davvero insostenibile.
Non gli aveva dato una risposta, sul momento. Era rimasto troppo
sorpreso da quella proposta inaspettata. E così era rimasto
immobile a fissarlo, riuscendo solo a farfugliare che ci avrebbe
pensato sopra.
Ma più ci pensava più si convinceva.
Hitoshi gli aveva chiesto aiuto, passando di fatto anche sopra al nome
della sua famiglia pur di ottenerlo. Questo dimostrava quanto ci
tenesse all'intera questione. Quanto ci tenesse a sua figlia.
E lui, quanto ci teneva alla figlia di sua cugina? Alla figlia di Cassandra Nott?
Almeno su questo punto, il ragazzo aveva pochissimi dubbi.
Sospirando, Aidan si girò per l'ennesima volta nel letto,
prendendo la sua decisione definitiva: la mattina dopo sarebbe andato
da Hitoshi per cercare di capire quanto la proposta del ragazzo fosse
seria.
E se lo avesse trovato davvero convinto, gli avrebbe offerto il suo aiuto.
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"Shhh!
North sta dormendo!" Disse in un sussurro Cassiopea, abbassando ancora
di più il tono della voce e gettando un'occhiata alla cugina,
che fortunatamente non sembrò minimamente disturbata dalle loro
chiacchiere: North in quel momento era pancia all'aria e con le braccia
allungate sul cuscino, placidamente addormentata.
Nonostante fosse piena notte, i raggi della luna rischiaravano la stanza, illuminandola debolmente.
"Ma quindi ti ha detto chiaramente che uno di loro dovrà
diventare tuo marito? E' per quello che non riesci a dormire?"
Domandò Gillian, quando entrambe si furono accertate che North
stesse effettivamente dormendo.
"Non esattamente." La corresse Cassy "Ha parlato di 'fratello'... ma
è palese che ci spera. Però non so se messo alle strette
sarebbe davvero capace di farlo." Continuò poi, cambiando
posizione e raccogliendo le ginocchia al petto.
"Io non credo sai?" Cercò di incoraggiarla l'altra, appoggiandole una mano sulla spalla. "E lo sai perchè? Se avesse voluto veramente importi qualcuno, ti avrebbe fatto trovare un contratto di matrimonio firmato.
E allora non ci sarebbe stato nulla da fare. Ma non ha mai imposto
niente neanche alle nostre madri. Nonostante le litigate e tutto
ciò che hanno passato, ha sempre lasciato loro libertà di
scelta. E questo lo ha riconosciuto anche mamma. Se non lo ha
fatto con loro, a maggior ragione non lo farà con te." Concluse
Gillian convinta.
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13 Agosto 2000
Aster Evans era un ragazzo abituato a controllare le proprie emozioni.
Fiero e impassibile, faceva trapelare pochissimo di quello che
realmente pensava. Difficilmente qualcosa avrebbe potuto sorprenderlo.
Eppure, quella mattina, rischiò di strozzarsi con il caffè-latte.
Cecilia, con un sorriso molto strano - e a detta del ragazzo anche
parecchio inquietante - si era avvicinata a lui per colazione. Aveva
preso un piatto, lo aveva riempito di ogni genere di dolce presente sul
tavolo e poi aveva iniziato a mangiare accanto a lui in silenzio,
gettandogli però di tanto in tanto delle strane occhiate.
Considerato che il tavolo era pieno di posti vuoti - e che di solito i
due tendevano a sedersi l'uno il più lontano possibile
dall'altro - qualche campanello di allarme aveva già iniziato a
suonare nella testa del ragazzo. Tuttavia Cecilia sembrava intenzionata
a rimanere ancora in silenzio, perciò Aster decise di fare
altrettanto.
Anche se diventava sempre più difficile fare finta di nulla:
ormai non era solo Cecilia a gettargli delle occhiate di tanto in
tanto. Anche i pochi presenti in Sala li osservavano, incuriositi
quanto lui da quello strano quanto assai raro spettacolo.
Quando la situazione divenne insostenibile, il Serpeverde si decise ad
alzare un sopracciglio con aria scettica. "Sì?" Domandò
perplesso. In fondo avere a che fare con lei era più o meno come maneggiare una bomba ad orologeria. "Ho per caso qualcosa che non va?"
"Wow, per una volta nella vita hai posto la domanda giusta!"
Esclamò lei. "Stiamo facendo progressi... sono commossa!"
Aggiunse con finto tono lacrimoso, portandosi una mano all'altezza del
cuore.
"Sicura che quello che hai messo nel caffè fosse zucchero?" Domandò a quel punto Aster.
Il sorriso si allargò sul volto di Cecilia. "Divertente Evans,
davvero divertente." Replicò sarcastica. "In ogni caso tranquillo: era solo un piccolo test!"
"Un test?" Chiese dubbioso il Serpeverde, iniziando a domandarsi dove li avrebbe condotti quella conversazione assurda. "Cioè?"
"Per vedere fino a che punto siamo in grado di rimanere vicini senza esplodere." Spiegò lei divertita.
Ma che cosa si era fumata quella mattina?
"Non me l'avevi chiesta tu la tregua giusto qualche giorno fa, Evans? Perchè sai, stavo pensando di concedertela..."
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Che diamine ci faceva sua nipote lì?
Non si era mai interessata a nessuna delle sfide che aveva portato avanti fino a quel momento!
Antares rimase per qualche secondo immobile ad osservarla, trovandola all'improvviso estremamente fuori posto.
La ragazza, dal canto suo, non fece una piega all'ingresso del nonno.
Anzi, continuò a limarsi con no chalance le unghie, mentre
rimaneva seduta sopra al tavolo - posizionato a metà della
stanza - con le gambe a penzoloni.
Stranito dalla situazione, l'uomo scosse la testa.
Se sua nipote voleva assistere, ne aveva tutti i diritti. E lui per primo glielo aveva chiesto dall'inizio.
Per quello fece finta di nulla,
attirando con un colpo di tosse l'attenzione dei ragazzi. "Nonostante
la pausa inaspettata che avete avuto ieri, la gara non è
conclusa. E a questo giro, ho pensato ad una prova un po' particolare."
"Perchè, fino ad adesso sono state normali?" Gli giunse alle orecchie il borbottio di Nihal, che decise però di ignorare.
"Dico così perchè durerà più giorni. Una
settimana, in effetti." Continuò, divertito dalle loro reazioni
sorprese.
Che razza di prova aveva escogitato se doveva durare così tanto?
Ridendo sotto ai baffi, l'uomo proseguì nella spiegazione. "Il
21 agosto è il compleanno di mia nipote. Perciò si
terrà una festa in suo onore, qui alla Villa."
Antares fece una pausa, vedendo il panico impossessarsi del viso di alcuni di loro.
Stava forse dicendo loro che dovevano fare da camerieri?
Altri invece si girarono verso Cassiopea che, ignorandoli, iniziò ad applicarsi lo smalto.
Schiarendosi la gola per attirare nuovamente gli sguardi curiosi su di sè, Antares riprese a parlare. "Questa circostanza mi ha offerto uno spunto interessante: un vero uomo d'affari, dovrebbe sapersi dividere perfettamente tra affari e famiglia.
In feste del genere, dovreste essere in grado di dare alla vostra dama
tutte le attenzioni di cui necessita e, al contempo, essere sicuri che
i vostri ospiti ricevano esattamente ciò che da voi si
aspettano. Quell'uomo con cui dovete concludere un contratto
avrà abbastanza scotch nel suo bicchiere? La moglie del vostro
socio sarà contenta dell'omaggio di inizio serata? La vostra
compagna si sentirà abbastanza al centro della
vostra attenzione da non doversi pentire di aver scelto voi,
oltre che orgogliosa di ciò che state facendo? Se la risposta a
fine serata sarà 'sì' per tutte queste domande, allora
avrete vinto la prova." Spiegò con un sorrisetto. "Avete una settimana per pensare a tutto questo... e ovviamente per invitare una delle ragazze qui presenti alla serata. Vi ho dato mille galeoni: è venuto il momento di usarli!"
Esclamò studiando attentamente le loro reazioni. "Ah... invitare
la propria sorella non è valido!" Concluse girando le spalle e
preparandosi ad abbandonare la stanza.
O almeno lo avrebbe fatto, se la voce di Cassiopea non lo avesse bloccato sul posto.
"Quello che mio nonno ha detto è più che corretto e
sarà divertente vedervi all'opera." Affermò distogliendo
finalmente lo sguardo dalla sua mano destra. "Ma visto che non voglio diventare un trofeo da conquistare,
vi elimino subito la possibilità di future litigate tra voi
su chi debba accompagnarmi e chi no." Affermò con tono che non
ammetteva repliche. "Darius, vuoi avere tu l'onore di farmi da cavaliere?"
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"Ok,
partiamo dai quattro cugini." Disse Miranda, facendo scorrere la mano
verso l'alto dell'albero genealogico. "Cignus, Orion, Altair e il
nonnino." Continuò indicandoli.
Cecilia, al suo fianco, annuì velocemente, mentre segnava ogni
nome sul foglio di pergamena che teneva tra le mani. Quando finì
di scriverli tutti e quattro fece un segno d'assenso alla cugina. "Vai
pure, sono pronta."
"Cignus e Druella hanno avuto tre figlie" Iniziò a leggere l'ex
Grifondoro "Bellatrix, morta in guerra, non ha avuto eredi. Quindi
direi di scartarla. Andromeda è stata diseredata. Scartata anche
lei. Narcissa..."
"Scartata!" La interruppe Cecilia. Davanti all'occhiataccia che Miranda
le rivolse - odiava essere interrotta - l'ex tassa fece spallucce. "Ha sposato Lucius Malfoy!" Si giustificò "Se Cassy vede il nome nella lista ci uccide!"
Un attimo di silenzio calò tra le due.
"Ok, scartata anche lei." Concordò alla fine Miranda. "Andiamo avanti... Orion e Walburga..."
"Entrambi i figli sono morti senza generare eredi. L'intera
eredità l'ha ricevuta Harry Potter. Vai oltre." La interruppe di
nuovo Cecilia, senza riuscire a trattenere un sorrisetto.
"Ma la finisci di parlarmi sopra? Se no vieni tu ad analizzarlo l'albero genealogico!" Rispose piccata Miranda.
Voleva davvero bene a Cecilia. Ma in certe situazioni le veniva proprio da dare ragione a Evans!
"Ok, hai ragione, chiedo venia! Continua pure!" Rispose allegra l'altra.
"Altair Black" Continuò Miranda gettandole un'occhiata truce.
"Ha avuto tre figli: Elnath, Electra e Eltanin. E Elnath... ha avuto
solo figlie femmine... ma che strano!"
Commentò sarcastica, facendo scorrere il dito sui ramoscelli
dell'albero e dettando i vari nomi che si snodavano dalle foto di
Altair ed Elizabeth Black.
"Segnati!" Esclamò divertita Cecilia quando ebbe finito di
scrivere tutto. "Antares non abbiamo bisogno di controllarlo no? Tanto
lo sappiamo che ne ha avute sei: Hydra, Berenike, Pixis, Cara, Libra e
Selene. E tra di noi ci conosciamo tutti."
"A meno che Selene non ci abbia riservato delle sorprese in questi anni..." Commentò Miranda pensierosa.
"Beh... in ogni caso non tocca a noi scoprirlo." Replicò Cecilia
"Torniamo all'albero... Nonna Lyra aveva dei fratelli che tu sappia? In
fondo sua madre era una Black anche lei, no?"
"Controllo subito!"
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"Oh
avanti! Non è la fine del mondo!" Affermò North allegra,
appoggiando gli indici sulle guance del fratello e tirandogliele su a
forza. "Quindi credi in te stesso e sorridi!"
Solo per far contenta la sorella, alla fine il volto di Nihal si
aprì in un leggero sorriso. "Lo so che non è la fine del
mondo. Ma ci ha vietato categoricamente di invitare la propria sorella.
E io sono un totale imbranato in queste situazioni!" Si lamentò,
prima che un'idea lo colpisse all'improvviso. "Ehy! Ma secondo te, se quella sera faccio finta di non esistere e non mi presento proprio qualcuno lo noterà?" Chiese illuminandosi.
North, roteando gli occhi al cielo, gli mollò una sberla sulla
spalla. "Scordatelo! Sei un bel ragazzo e hai un cuore d'oro! Chi
è che non ti vorrebbe come cavaliere?" Provò a farlo
reagire.
"Ma io non sono venuto qui per partecipare alle serate di gala! Non so
neanche riconoscere le posate!" Si lamentò nuovamente lui,
sprofondando la testa tra le mani. "Ti immagini la figuraccia se
confondo la forchetta per la pasta con quella da dolce?"
"La stessa cosa che possono pensare di me vedendomi saltellare in giro
con il pigiama da canguro!" Fu la risposta divertita di North. "E se ti
fa sentire meglio posso sempre presentarmi così alla festa!
Almeno l'attenzione sarà concentrata su di me!"
L'immagine della sorella - saltellante in costume da canguro nel bel
mezzo del gala - strappò la prima vera risata a Nihal. "Lo faresti davvero?" Chiese con una nota quasi speranzosa nella voce.
"No, ovvio che no... però, se mi ascolti, avrei per te una soluzione alternativa." Commentò allegra.
"Cioè?" Domandò lui. "Ignorare l'ordine del vecchio e venire comunque con me alla festa?" Chiese speranzoso.
"No... invitare Gilly." Davanti agli occhi strabuzzati del fratello, North roteò gli occhi. "Oh andiamo!
Le piaci da quando hai messo piede qui! Sarà solo felice di
darti una mano! E poi... anche a te lei piace!" Continuò
puntandogli il dito contro "Puoi negarlo a te stesso, ma non a me!"
"Ma è mia cugina!" Provò a protestare debolmente lui.
"Ma qui siamo in Inghilterra! E' tutto diverso!
E comunque... non hai negato!" Replicò lei facendogli la
linguaccia e puntandogli un dito accusatore contro. "Facciamo
così: tu la inviti - seguendo espressamente le mie indicazioni -
e se lei dice di no - ma non lo farà - ci presentiamo al ballo
insieme. E io mi metterò anche il pigiama. Ci stai?" Concluse
porgendo la mano destra al fratello, che scoppiò inevitabilmente
a ridere.
"Ci sto!"
Voleva proprio vederla sua sorella
con il costume da canguro in mezzo all'alta società inglese!
Perchè di sicuro Gillian non avrebbe mai accettato il suo invito.
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Darius sbuffò contrariato.
Era da quando Cassiopea gli aveva chiesto quella mattina di accompagnarlo alla festa che riceveva occhiatacce ovunque andasse.
Ma che colpa ne aveva lui se la padrona di casa glielo aveva chiesto?
Non che si lamentasse della situazione: più il tempo passava, più quella ragazza lo intrigava.
Non solo da quando era presente alla Villa, no! Aveva posato gli occhi
su di lei anni prima, durante una delle tante feste purosangue alla quale aveva partecipato. Ma avevano
pur sempre sei anni di differenza e lei era troppo giovane, all'epoca,
per poter pensare anche solo di avvicinarla. Per questo si era limitato
ad osservarla da lontano.
Ma erano passati degli anni da allora e anche le circostanze erano cambiate. E
sapere che lei aveva visto qualcosa in lui in più rispetto a
quello che aveva visto in altri ragazzi gli faceva indubbiamente
piacere.
Per quel motivo, in un primo momento, le aveva risposto di getto in maniera affermativa.
Ma più passava il tempo, più si chiedeva inquieto se la sua fosse stata una mossa giusta.
L'ultima cosa che voleva era sembrare un approfittatore. Perchè non lo era. Non lo era per niente.
Ci teneva a vincere quella sfida, certo. Ma voleva anche farlo in modo corretto.
E il fatto che lei gli avesse fornito quell'occasione su un piatto
d'argento lo lasciava molto perplesso. Gli era anche venuto il dubbio
che in realtà quella fosse solo l'ennesima prova di Antares.
Se le cose stavano davvero così, allora lui aveva davvero toppato alla grande.
Sospirando, si diresse verso le scale, prendendo la direzione per la camera di Cassiopea.
Era disposto a molto per vincere quella competizione, ma la cosa non doveva andare oltre suoi determinati principi morali.
Per quel motivo, cinque minuti dopo stava bussando alla porta della ragazza.
Voleva parlarle e sapere il perchè, fra tutti, avesse scelto proprio lui.
Ed era anche pronto a rinunciare al suo ruolo di accompagnatore, se quel gesto fosse servito a dimostrare la sua buona fede.
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Le domande di questa settimana sono:
- (da) chi vorrà (vorrebbe farsi) invitare alla festa il vostro OC?
- cosa farà per conquistare il sì della sospirata fanciulla?
- quale dei vostri OC cercherà di far cambiare idea a Cassiopea (e come)?
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Capitolo 13 *** 11 - Inviti e buchi neri ***
12
- Inviti e buchi neri -
Domenica 13 Agosto 2000
Corey uscì dalla stanza sbuffando come una ciminiera e sbattendo la porta.
Se avesse sentito un'altra volta la data '21 agosto' associata al nome di Cassiopea, non avrebbe risposto di se stesso.
Da quando Antares aveva fatto l'annuncio - e Cassy invitato Darius - a Villa Black si era scatenato il putiferio.
Tutti i ragazzi presenti aveva iniziato ad agitarsi: chi voleva cercare
di far cambiare idea a Cassiopea, chi si chiedeva quale tra le altre
ragazze avrebbe accettato un invito, chi aveva iniziato a pensare a
come comportarsi durante la festa.
A detta di Corey, potevano anche essere tutti quanti paragonati a delle oche isteriche.
Questo perchè nessuno aveva pensato ad un'altra questione. Una questione davvero fondamentale.
In effetti, troppo preso dalla frenesia del momento, non ci aveva
pensato neanche lui inizialmente. Aveva troppa rabbia in corpo:
l'invito che Cassiopea aveva rivolto a Darius gli aveva fatto salire il
sangue al cervello.
Ma poi, ragionandoci a mente lucida, ma soprattutto sentendo ripetere sempre le stesse cose, si era accorto di quel particolare, quella piccola cosa che non tornava. Che non tornava affatto.
E poi, non ne poteva più di sentir parlare sempre delle stesse cose.
Così, ignorando le risatine di alcuni - ormai il motivo per cui
lui e Cassiopea si erano lasciati era diventato di dominio pubblico
probabilmente - si era allontanato dalla stanza sbattendo la porta.
Che pensassero di lui quello che preferivano! Non gliene fregava assolutamente niente!
A passo svelto si diresse verso la Sala dell'Albero, chiamata
così perchè contenente l'albero genealogico dei Black.
Con un cenno della testa, salutò le altre due persone presenti nella stanza, Cecilia e Miranda.
Entrambe le cugine però lo ignorarono: in quel momento erano
troppo impegnate a discutere tra loro a mezza voce. Di cosa, a Corey
però non interessava minimamente.
Perciò, ignorandole a sua volta, rivolse l'attenzione a tutt'altro: l'albero.
Con la punta del pollice destro, sfiorò distrattamente il
proprio ritratto. Poi spostò la mano un po' più in
là, dove si trovava quello di Cassiopea.
Alla fine arrivò alla persona che stava cercando. E una smorfia di disappunto si dipinse sul suo volto.
Ricordava bene allora. Ma come avrebbe potuto girare la cosa a proprio vantaggio?
- * -
"Ti ho messo nei guai vero?"
Quella fu la prima cosa che chiese Cassiopea a Darius, quando lui andò a bussarle alla porta.
"Il fatto è che..." Proseguì lei, non dando così
al ragazzo il tempo di risponderle "... non avevo voglia di essere
contesa come un oggetto. E, non so, da quel poco che ho visto, non
credo che con te finirà così. Ma se non vuoi
accompagnarmi, se non te la senti, allora sei libero di rinunciare."
Spiegò tutto d'un fiato, mentre sperava che lui negasse.
"No!" Esclamò infatti subito lui "Cioè... ovviamente mi
piacerebbe davvero tanto poterti accompagnare... ma... così non
mi sembrava... corretto ecco." Cercò di spiegare. "Voglio
dire... perchè proprio io fra tutti? E poi... beh... mi sarebbe
piaciuto chiedertelo, anzichè... così." Concluse
faticosamente, mentre sentiva i palmi delle mani che iniziavano a
sudargli.
Ma perchè era più facile superare l'addestramento all'Accademia che non parlare con una ragazza?
Cassiopea, davanti a quel discorso leggermente sconclusionato, sorrise
intenerita. Darius, anche se aveva sei anni in più di lei, era
in difficoltà. Per quello decise di andargli in aiuto.
'Se accetta ancora di accompagnarmi dopo questa, allora ho fatto la scelta migliore possibile.' Ragionò prima di dirgli "In effetti credo di doverti delle scuse."
"In che senso?" Indagò lui, leggermente sorpreso.
"Una delle prove di questa settimana consiste anche nel
'corteggiamento', se così si può dire. E avendotelo
chiesto io... beh, non credo che tu abbia molte probabilità di
vittoria." Spiegò imbarazzata. "Quindi hai tutti i diritti di
tirarti indietro, non te ne farò una colpa." Concluse con tono
mesto.
Inaspettatamente, Darius sorrise divertito. "Allora direi che la
partita si fa davvero interessante. Perchè non ho alcuna
intenzione di tirarmi indietro."
Il sorriso con cui Cassiopea rispose a quella affermazione fu per lui
la vera vittoria. Ma se la prova consisteva anche nel corteggiamento,
aveva giusto un paio di ideuzze in testa da attuare.
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Lunedì 14 Agosto 2000
"Ehy! Non è valido quello che stai facendo!"
Strillò North puntando il dito contro suo fratello, che in
risposta sorrise divertito.
"E che cos'è che starei facendo?" Domandò lui con tono
vago. "Questo?" Chiese poi, agguantando sua sorella per la vita e
rovesciandole addosso un'intera scodella di farina.
Una nuvola bianca si alzò per aria, imbrattando completamente
sia i capelli che la maglia di North, la quale iniziò a
protestare sempre più forte.
Davanti alle maledizioni - miste ad imprecazioni - che sua sorella
stava tirando nei suoi confronti, Nihal scoppiò a ridere. Forse
fu per quello che non vide in tempo il grosso quantitativo di
marmellata che la ragazza, con un guizzo della bacchetta, aveva fatto
uscire dal vaso e fatto spiaccicare a tutta velocità sulla sua
faccia.
L'americano rimase immobile per qualche secondo.
Poi, con molta no chalance, si passò un dito sulla guancia
destra - dove buona parte della marmellata si era accumulata - e si
portò il tutto alla bocca.
Spostò lo sguardo sulla sorella - che lo fissava immobile - poi
chiuse gli occhi, assumendo un'aria meditabonda, quasi come se
dovesse valutare una questione di vitale importanza.
"Niente da fare sorellina: anche con tutto l'impegno, non sarai mai brava quanto me in cucina!"
- * -
Se qualcuno avesse scommesso solo due
settimane prima che quella scena si sarebbe presentata, probabilmente
Hitoshi - oltre che ridergli in faccia - avrebbe suggerito a quel
qualcuno di cambiare spacciatore.
Eppure, a due settimane di distanza non solo quell'ipotesi si stava verificando, ma era stato lui stesso a volerla.
Un Malfoy e un Nott si sarebbero trovati all'interno della stessa
stanza, pronti a parlarsi faccia a faccia, con nessuno presente a
dividerli e per loro totale volontà.
"Darius non c'è, quindi direi che possiamo parlare
tranquillamente." Comunicò Aidan, facendogli contemporaneamente
cenno di accomodarsi.
Due settimane prima, Aidan
considerava Darius come un punto fermo in quel soggiorno a Villa Black.
E Malfoy il nemico da sconfiggere.
"Hai ragionato sulla mia proposta?" Domandò Hitoshi, andando direttamente al nocciolo della questione.
Due settimane dopo, il nemico era diventato un possibile alleato. E l'amico di una vita un rivale.
"Sì ci ho ragionato. E ho preso una decisione: voglio aiutarti."
Chissà quante altre cose sarebbero potute cambiare, in quel mese ormai trascorso per metà.
"Cos'hai in mente, di preciso?"
- * -
"Secondo te che fine hanno fatto?" Domandò Gillian con una nota di preoccupazione nella voce.
"L'ho sempre detto io che è troppo grande!" Le fece eco Cecilia, guardando nella stessa direzione della bruna.
"Dici che dobbiamo spedire una squadra di soccorso?" Continuò l'ex Corvonero, sporgendosi appena.
"Che? Tu davvero vorresti avere il peso sulla coscienza di aver mandato
dei poveretti lì dentro? Rischierebbero di perdersi!"
Commentò la Tassorosso. "L'unica cosa che possiamo fare è
aspettare." Concluse con aria rassegnata, sedendosi sul pavimento.
Dopo pochi secondi di indecisione, Gillian la imitò con un
sospiro. "Chi è che ha avuto la geniale idea comunque?"
Domandò sarcastica.
"Secondo te? Tu ed io siamo qua... chi ci rimane?" Replicò la rossa.
La bruna appoggiò la testa contro la parete della camera, senza neanche rispondere.
Aveva una gran voglia di prendere a testate il muro.
La domanda era chiaramente retorica, così come la risposta. Miranda.
"Dici che se le chiudiamo a chiave e diciamo
semplicemente che ci eravamo scordate della loro esistenza ci
crederanno?" Domandò dopo un po' Cecilia, mentre un sorrisino
iniziava ad affiorarle sulle labbra.
Gillian, a quelle parole, scosse però la testa. "Secondo me
neanche se ne accorgerebbero. Sarebbero capacissime di risbucare a
marzo ed essere convinte di essere ancora ad agosto."
"Io l'ho sempre detto che quel... coso... è solo un enorme buco nero!"
Gillian stava per scoppiare a ridere, ma due urla identiche di
giubilo la sovrastarono e Miranda e Cassiopea - con in mano diversi
abiti da cerimonia - risbucarono dall'armadio, dopo solo due ore passate all'interno.
- * -
Per Corey quella era davvero una pessima giornata.
Tuttavia, davanti a quello spettacolo, non riuscì proprio a trattenersi.
Scoppiò così a ridere davanti ad Aster, che lo fissava di rimando con sguardo omicida.
"Si può sapere come diamine hai
fatto?" Chiese gongolante. Davanti all'occhiataccia che l'ex
compagno di casa gli rivolse, aggiunse in fretta "Anzi, no, non
dirmelo. Posso immaginarlo benissimo da solo!" Affermò
continuando a ridacchiare.
"Tante grazie per la solidarietà!" Borbottò l'altro,
scontroso, incrociando le braccia al petto. La sua intenzione era
risultare minaccioso... ma l'effetto ottenuto fu solo quello
di aumentare l'ilarità di Corey.
E come faceva a non ridere in una situazione simile?
"Ma, se non ricordo male, voi due avevate stabilito una tregua!" Esclamò dopo un po'.
"Evidentemente, Cecilia ha una concezione un po' strana di tregua." Rispose piccato Aster.
"Ehi! Che sta succedendo qui?" Li interruppe la voce di Miquel, entrato
in quel momento nella stanza. Prima di interrompersi emettendo un "Oh!"
sorpreso.
"Il nostro Evans ha invitato Cecilia al ballo... e il risultato lo vedi
sulla sua guancia." Spiegò canzonatorio Corey, indicando con
l'indice la cinquina stampata sulla faccia dell'altro Serpeverde.
"Io NON HO INVITATO CECILIA al ballo!" Ringhiò Aster. "La discussione che abbiamo avuto riguardava tutt'altro."
"Ah no?" Ribattè Miquel con un sorrissetto divertito. "E dire che siete una coppia così adorabile!"
Evans si limitò a fissarlo con un sopracciglio innarcato. "Ma che stai dicendo? Io e Cecilia... adorabili?" Domandò calcando il tono disgustato sull'ultima parola.
"Ma certo! Io vi vedo benissimo insieme, tra qualche anno, con quattro
o cinque figli!" Lo prese in giro Corey continuando a ridacchiare "E
lei che ti aspetta sulla soglia di casa con la bacchetta sguainata se
tardi anche solo di cinque minuti."
"Non ho alcuna intenzione di morire giovane." Borbottò Aster contrariato.
"Ah beh... allora, se non l'hai invitata e non hai neanche intenzione
di farlo, immagino che non ti darà fastidio sapere che qualcun
altro sta pensando di invitarla sul serio." Fu il commento serafico di
Miquel.
Il Serpeverde a quelle parole sgranò gli occhi. "E chi sarebbe costui?"
"Non avevi detto che non ti interessava?"
"Infatti non mi interessa... però voglio andare a fare le condoglianze a quel poveretto!"
- * -
"Vai!" North, per dare maggiore risalto alle sue parole, diede
una leggera spinta al fratello, che continuava però ad indugiare
sulla porta. Aveva il pugno alzato da cinque minuti, ma non aveva
ancora abbassato la mano per bussare.
"Ma..." Provò a ribattere lui.
"Non mi avrai mica fatto passare l'intera mattinata in cucina per
niente, vero?" Domandò North assottigliando pericolosamente gli
occhi e guardando in cagnesco Nihal, che fece spaventato un passo
indietro.
"Ehy! Sono io che ho cucinato!" Provò comunque a protestare "Tu mangiavi solo le cose man mano che uscivano dal forno!"
"Io sono l'assaggiatrice ufficiale." Affermò però North
puntandogli un dito contro. "Se non ti uscivano bene avevo il
sacrosanto diritto di dirtelo!"
Davanti al sopracciglio innarcato del fratello, che non si era affatto
lasciato convincere da quella frase, aggiunse "Ti immagini che
figuraccia se qualcosa fosse venuto cotto male? ... In ogni caso ho
capito! Come al solito tocca fare tutto a noi donne!" Concluse bussando
lei stessa alla porta, non lasciando così al fratello il tempo
di ribattere in alcun modo.
"North! Da quand'è che bussi per entrare in camera tua? Stavamo
giusto pensando di venire a cercarti!" La accolse una Miranda
alquanto eccitata "Ah! Ma c'è anche Nihal! Entrate!
Entrate!"
Senza dare ai due il tempo di una risposta, la rossa li prese sotto braccio, trascinandoli dentro la camera.
North stava per chiedere il motivo per cui la stavano cercando, quando
qualcos'altro attirò la sua attenzione. "Ehm... è appena
scoppiata una bomba per caso?" Domandò perplessa.
Nonostante la camera di Cassy fosse enorme, non c'era un solo angolo vuoto.
Letti, sedie, scrivania e tavolini: non c'era un centimetro della stanza che non fosse occupato da almeno un vestito. E la maggioranza di essi galleggiava pigramente a mezz'aria.
"Credetemi... se fosse scoppiata una bomba ci sarebbe più
ordine." Risuonò dietro di loro la voce rassegnata di Gillian,
che fece quasi prendere un infarto a Nihal. "Purtroppo per noi, questo
è il risultato ottenuto dall'unione di Cassiopea e
Miranda con un enorme buco nero chiamato armadio." Concluse
scuotendo la testa sconsolata. "E' da quattro ore che vanno avanti con
questa storia. Non so cosa darei per una pausa!"
Non ci fu bisogno della gomitata che North tirò al fratello per invitarlo a cogliere la palla al balzo.
"Se vanno avanti da quattro ore immagino che non se la prenderanno se
ti rubo per cinque minuti! Devo giusto chiederti una cosa!"
Buttò fuori tutto d'un fiato.
"Solo cinque minuti? Anche tutta un'ora! Andiamo!" Rispose
Gillian, fiondandosi immediatamente fuori dalla stanza e trascinandosi
dietro il ragazzo, come temendo che quest'ultimo potesse cambiare idea.
"Il parco va bene?"
Quando furono entrambi spariti oltre la porta, Miranda, con uno
scintillio pericoloso negli occhi, si voltò verso North, che la
fissò di rimando con un'aria incerta.
"Adesso che abbiamo sistemato Gillian, veniamo a te." Iniziò battendo le mani allegramente.
"Eh?" Domandò l'americana spaesata.
"Qual è la tua stilista preferita?" Le domandò Miranda. "Perchè ne hai una, vero?"
"Ehm..." Fu la risposta alquanto esaustiva di North.
"Insomma... quando partecipi ai gala cosa indossi di solito?" Insistette ancora la rossa.
L'altra la fissò incerta.
Se le
avesse risposto che non aveva mai partecipato ad un gala in vita sua,
Miranda l'avrebbe presa bene oppure avrebbe avuto un infarto?
Analizzando il modo in cui tendeva il collo verso di lei in attesa di una risposta, era un'ipotesi da non scartare.
Vedendo che sua cugina non rispondeva, l'ex Grifondoro intuì la
verità. "Ok, non c'è problema! Troveremo un vestito anche
per te, non temere!" Annunciò con solennità, come se si
trattasse di una questione di vitale importanza. "E quando le mascelle
di tutti si slogheranno al tuo passaggio, saprai sicuramente chi
ringraziare!"
North, davanti all'entusiasmo di Miranda, preferì non ribattere.
Non le sembrava il caso di smorzare in quel modo il suo entusiasmo.
Ma una vocina dentro di lei le diceva che le uniche cose che si sarebbero slogate, quella sera, sarebbero state le sue caviglie.
- * -
Villa Black, 1968
"Ant"
Ancora di più del suo nomignolo appena sussurrato, ciò
che fece alzare gli occhi dal documento ad Antares fu il tono dolce
usato dalla donna.
Avendo capito di avere l'attenzione del marito, Lyra avanzò in punta di piedi nello studio.
L'uomo, con un sospiro, abbandonò il foglio sulla scrivania.
Poi tirò indietro la sedia, permettendo così alla
donna di sederglisi in braccio. Infine, dopo averla stretta in vita,
appoggiò il mento sulla sua spalla, aspirandone il leggero
profumo.
Nonostante gli anni passati dal giorno del loro matrimonio, Lyra Black - nata Blackthorne - era ancora una bellissima donna. Le sei gravidanze avevano solo avuto l'effetto di ammorbidire le sue curve, senza appesantirla. Non
si era mai lasciata andare, diventando la tipica casalinga purosangue
dedita solo ai figli. Era sempre rimasta accanto al marito. Sapendo
perfettamente riconoscere quando era il momento giusto per restare in
disparte e quando, invece, per agire.
Esattamente come stava per fare.
"E' tutto il giorno
che sei su quei fascicoli, perchè non ti prendi una pausa?"
Domandò, accarezzandogli dolcemente la testa.
"Lo sai che il lavoro che faccio..." Provò a giustificarsi lui.
"Il Winzengamont potrà fare a meno di te per un'ora." Lo
interruppe però lei, depositandogli un dito sulle labbra per
interromperlo. "Le tue figlie no." Continuò in un sussurro,
prima di sporgersi per dargli un leggero bacio. "E neanch'io." Concluse
cercando nuovamente di alzarsi.
Antares però, sorridendo ironico, glielo
impedì, stringendola un po' di più in vita. "Dove
pensi di scappare, esattamente?" Domandò attirandola nuovamente
verso di sè. "E soprattutto: quello lo chiami bacio?"
Lyra, davanti a quelle finte
accuse, ridacchiò divertita. Poi si girò per baciarlo di
nuovo. Prima di bloccare il volto a due centimetri da quello del
marito. "Sono pronta ad accontentarla, signor Black. Ma prima..."
Iniziò sventolandogli davanti al naso il fascicolo che fino a pochi minuti prima l'uomo aveva tra le mani e allontanando da lui progressivamente.
Il messaggio era chiaro.
Antares roteò gli occhi, in un finto gesto scocciato. Ma lo sapevano entrambi che si trattava di una recita.
"E va bene!" Esclamò dopo una breve lotta di sguardi. "Il
Winzengamont farà a meno di me per qualche ora." Si arrese alla
fine.
Lyra gli circondò il collo con le braccia, dandogli finalmente
il bacio tanto agognato. "Bravissimo. Vedi che anche i Serpeverde sono
intelligenti?" Poi si spostò di qualche centimetro, posizionando
le labbra a pochi millimetri dall'orecchio del marito per sussurrargli.
"E per premiarti, stasera, possiamo provarci di nuovo. Sento che questa
è la volta buona, per il maschio."
Un leggero bussare alla porta dello studio distrasse Antares dai suoi ricordi.
Per un breve e folle attimo, pensò si trattasse proprio di Lyra.
Ma poi, quando - dopo un neutro "Avanti!" - la porta si aprì, fu Darius ad entrare.
"E' per caso un brutto momento, signore?" Domandò titubante,
vedendo l'uomo passarsi ripetutamente la mano sulla fronte.
"No, no." Si affrettò a negare Antares. "Entri pure Levenvolde.
Si accomodi." Lo invitò facendogli un cenno con la mano e
osservandolo mentre si sedeva elegantemente su una delle sedie. "Vuole
qualcosa da bere?" Domandò poi, aprendo la bocca per convocare
l'elfo domestico.
Davanti al "No, la ringrazio." di Darius, cambiò idea anche lui. Perciò si limitò a borbottare "Mi dica."
Vide il ragazzo stringere leggermente il bracciolo di legno, ma la voce
con cui fece la sua richiesta fu limpida e senza incertezze. "Volevo
chiederle il permesso per corteggiare sua nipote." Disse tutto d'un
fiato. Davanti al silenzio dell'uomo, Darius si sentì in dovere
di specificare. "Cassiopea."
"Lei è uno che va subito dritto al punto, eh?" Commentò Antares, rimanendo impassibile. "Apprezzo il suo gesto, ma la mia risposta è no."
Si prese qualche secondo solo per gustarsi l'espressione del ragazzo,
che aveva leggermente sgranato gli occhi. Poi un leggero sorrisetto
ironico gli increspò le labbra. "Non è il mio permesso
che le serve. E' mia nipote che deve decidere." Spiegò serafico,
mentre notava come, alle sue parole, la respirazione di Darius stesse
tornando a regolarizzarsi pian piano.
"C'è altro?" Domandò alla fine, vedendo che il russo continuava a restare immobile sulla sedia.
"In effetti sì." Fu la risposta. "Domani
è Ferragosto. E, non essendo previste prove, vorrei portare
Cassiopea in un posto... possiamo allontanarci dalla Villa?" Domandò incerto.
Avrebbe voluto rispondere di no anche a quello ma, suo malgrado, Antares si ritrovò ad annuire.
"La ringrazio."
Darius stava per uscire dalla porta, quando la voce dell'uomo lo
richiamò. "Spezzale anche solo un capello per sbaglio e neanche
la Russia di tuo padre sarà un luogo abbastanza sicuro dove
nascondersi. Sono stato chiaro?"
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Antares è nato nel 1926, Lyra due anni dopo (1928). Quindi nell'ultima scena lui ha 40 anni e lei 38.
Eccomi qua di nuovo!
Che ne dite?
1) questa settimana chiedo (A
TUTTI!) di iniziare a pensare ai vestiti che i nostri cari OC
sfoggeranno al ballo (per le donne so che ci sarà più
scelta, ma inviterei chi ha un OC maschio a non pensare solo
all'esistenza dello smoking nero... esistono anche i colori più
chiari, oltre che il blu e il grigio! :P )
2)
preferite che faccia più capitoli di passaggio prima di arrivare
al ballo oppure preferite se ci arrivo quasi subito? Via al televoto! :P
3)
come avrete capito, il prossimo capitolo sarà ambientato il 15
agosto (Ferragosto): cosa vorreste far fare ai vostri OC?
(anche se molti non lo sanno si tratta di una festa di origine pagana,
quindi... si festeggia! Le uniche che possono non rispondere sono
FuriaBianca e Forever Night)
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Capitolo 14 *** 12 - Ferragosto ***
13
Mi
pare giusto fare una piccola precisazione: so che molti di voi
considerano Ferragosto come una festività Cristiana, in
realtà le sue origini sono molto più antiche (18 a.C.):
la festa venne istituita dall'Imperatore Augusto (Feriae Augusti).
Tale
giorno era dedicato al riposo dalle fatiche compiute nelle settimane
precedenti e in generale come festività di tutte le
divinità minori celebrate nel mese di Agosto.
Secondo
la mia visione, i maghi sono pagani, perciò immagino che questa
festa sia celebrata anche da loro. Quindi Antares ha dato "il giorno
libero" ai ragazzi.
- Ferragosto -
Martedì 15 Agosto 2000
"Si pronuncia 'siniy', come se avesse due 'i' ti dico!" Ripetè per la quarta volta Cassiopea.
"E invece no! La doppia devi calcarla sulla 'n', come se ce ne
fossero due! La pronuncia è 'sinni'!" Le rispose a tono Miranda,
puntandole il dito contro.
"Siniy" Scandì la bruna, incrociando le braccia al petto.
"S-i-n-n-i!" Ripetè invece la rossa testardamente.
"Io non le conosco."
Sospirò rassegnata Cecilia, mentre North faceva vagare la testa
da una cugina all'altra, come se stesse seguendo una partita di ping
pong.
"Io non ho ancora capito di cosa stanno discutendo." Fu la replica. "Non stavano guardando i vestiti, fino a due minuti fa?"
Cecilia scosse la testa divertita. "In teoria sì, ma Cassiopea
si è messa in testa che la sera della festa deve parlare solo
Russo - visto che sarà presente anche il padre di Darius - e si
sta esercitando." Commentò sospirando "E Miranda vuole
dimostrare di essere all'altezza della situazione."
"Ma in quanti sanno il Russo qua dentro?" Domandò North
meditabonda. "Sembra quasi di essere al consolato di San Pietroburgo
anzichè a Londra!" Esclamò.
Cecilia fece un rapido calcolo mentale, prima di fornirle la risposta.
"Beh, direi cinque!" Spiegò dopo averli segnati con le dita.
"Darius è madre lingua, Aidan ha studiato a Durmstrang, Miquel
sta studiando etologia lì e infine Cassy e Mira lo studiano per
motivi pratici, visto che lavoreranno entrambe all'Ufficio per la
Cooperazione Magica Internazionale... sì, direi che non
c'è nessun altro." Concluse "Salvo sorprese, ovviamente."
"A proposito di Darius... Cassy non doveva
uscire con lui oggi?" Si ricordò all'improvviso North.
"Perchè non lo chiedono a lui se hanno un dubbio di pronuncia?"
"Giusta osservazione!" Esclamò la voce di Cassiopea alle
sue spalle, facendole così prendere un infarto. "Mi ha detto che
viene a prendermi tra pochi minuti. Così ne approfitto per
chiederglielo! Preparati alla sconfitta Miranda!"
Disse facendo una linguaccia alla cugina, che le rispose con
altrettanta maturità. "Ma voi invece che farete oggi?"
Domandò poi curiosa, voltandosi nuovamente verso di loro.
"North viene con me a Diagon Alley a vedere
altri possibili abiti!" Le rispose proprio Miranda, avvicinandosi
allegramente al gruppo.
"Ma glielo hai chiesto almeno?" La prese in giro Cecilia, notando l'espressione sorpresa della diretta interessata.
"Vuoi unirti Sil?" Le chiese l'ex Grifondoro, ignorandone il commento sarcastico.
La risposta - molto poco opportuna - della rossa venne soffocata dal bussare alla porta.
Darius era arrivato.
"Io vado!" Trillò allegramente Cassy,
precipitandosi verso la porta. "In ogni caso, se siete in giro e i
soldi non vi dovessero bastare, fate segnare sul conto dei Black.
Gliel'ho chiesto stamattina e nonno ha detto che non ci sono problemi."
Concluse prima di aprire e sorridere al ragazzo. "Eccomi!"
Esclamò felice "Prima di andare però... come si pronuncia
'azzurro' in russo?" Gli chiese a bruciapelo.
Darius la guardò interrogativo per un istante, prima di rispondere "Sinyi... ehm, perchè?"
"Evviva! Visto che avevo ragione?" Con una linguaccia in direzione di
Miranda, Cassiopea si dileguò, trascinandosi dietro il ragazzo e
non permettendo a nessuna di loro di replicare.
Quando fu sparita oltre la porta, North si
girò verso le altre due ragazze con gli occhi sgranati,
realizzando cosa effettivamente Cassiopea avesse detto prima di
andarsene. "Come sarebbe a dire se non ci bastano i soldi? Ma...
ma se Antares ci ha regalato 1000 galeoni appena due settimane fa!
Quanto costa un vestito a Diagon Alley?" Domandò incredula.
Davanti a quella domanda innocente, Miranda e Cecilia si
scambiarono uno sguardo. Prima di distoglierlo in fretta l'una
dall'altra per non scoppiare a ridere.
"Mostraglielo Mira!" Ridacchiò Sil.
Con un sorrisetto divertito, l'ex Grifondoro si alzò di
nuovo in piedi, puntando decisa verso un angolo della stanza, dove
galleggiava un vestito ancora incellophanato. Delicatamente lo estrasse dalla pellicola. "Lo sai quanto è costato questo?"
North, ignorando la battuta sarcastica di Cecilia "Un rene",
osservò il vestito. Era bianco e - almeno a prima vista - molto
semplice, con disegni realistici di farfalle colorate.
"Cinquemila galeoni." Continuò Miranda.
North fissò entrambe a bocca aperta, mentre il suo sguardo
tornava a puntare sul vestito. Non le sembrava avere nulla di troppo
particolare che potesse giustificare una tale spesa. "State scherzando
vero?" Domandò con un filo di voce. "Quella è la somma
che ho dovuto dare come caparra per il mio negozio!"
"E Cassy l'ha indossato una sola volta per un matrimonio di un'amica.
Non credo lo indosserà ancora." Spiegò Cecilia. "Quasi
quasi le chiedo se me lo regala!" Ragionò meditabonda.
"Dubito lo farà! Ti ricordi che lo ha voluto a tutti i costi perchè se ti muovi in un certo modo le farfalle prendono vita e iniziano a svolazzarti intorno?" Le ricordò Miranda.
"Ma è proprio per questo che lo voglio!"
- * -
Gillian si pulì elegantemente le
labbra, sulle quali erano rimaste alcune briciole di torta. "Wow!
Davvero buona!" Esclamò entusiasta, facendo così
sorridere Nihal.
Il giorno prima era andato da lei armato con le migliori intenzioni, ma poi - per un motivo o per l'altro - si era bloccato.
Era riuscito ad invitarla, quello sì.
Ma non al ballo, come avrebbe voluto fare inizialmente.
Le aveva mostrato alcune delle cose che aveva cucinato insieme a North
per rompere il ghiaccio e poi aveva formulato un invito che - se ci
ripensava - gli faceva venire voglia di sotterrarsi da solo.
Il
risultato era stato che lei aveva capito male, scambiando le sue
intenzioni per un invito a pranzo per la giornata di Ferragosto.
North aveva riso fino alle lacrime, quando
glielo aveva raccontato. Prima di dargli una pacca consolatoria sulla
spalla dicendo "Beh, almeno, durante la giornata di domani, avrai modo
di rimediare. E poi ti ha detto di sì! Vedrai che farà lo stesso anche per il 21!"
Non gli rimaneva da fare altro che chiederglielo.
E allora perchè continuava ad aprire la bocca e a bloccarsi?
Nihal guardò Gilly, che in quel
momento era impegnata a passare un pezzettino del pranzo ad Argo e si
schiarì la gola.
'Smettila di perdere tempo e chiediglielo!' Risuonò una vocina nella sua testa che risuonò molto simile a quella di sua sorella.
"Sai? Ci scommetto che neanche alla festa del
21 faranno una torta così buona! Ma l'hai davvero fatta tu?"
Introdusse il discorso - quasi come se gli avesse letto nel pensiero -
Gillian.
"Sì, perchè? Dubiti delle mie capacità per caso?"
Chiese in tono scherzoso lui. Ma prima che lei potesse rispondere,
continuò velocemente "A proposito del 21... ti va di andare al
ballo con me?"
Le labbra della ragazza si piegarono in un sorriso trionfante. "Mi
chiedevo quanto ci avresti messo per chiedermelo. Sì! Certo che
sì!" Esclamò prima di buttargli le braccia al collo.
- * -
North si era ormai rassegnata a dover uscire
dalla Villa per passare l'intera giornata con Miranda per un
costosissimo giro di shopping a Diagon Alley, quando una voce a lei
nota le diede una piccola speranza di salvezza.
Miquel, comparso in mezzo al corridoio, stava chiamando proprio lei.
In effetti in quell'ultimo periodo le aveva
rivolto la parola sempre più spesso, approfittando delle
occasioni che si presentavano quando la incrociava nella Villa. Quindi
la ragazza non si sorprese più di tanto. E in poco tempo si
ritrovò a rispondere al saluto.
D'altra parte doveva pur sempre aspettare che Miranda uscisse dalla camera - anche se sua cugina sembrava essersi dileguata all'improvviso.
"Come va?" Le domandò il ragazzo con un sorriso timido, tanto per rompere il ghiaccio.
'Male, malissimo. Non ho vie di scampo da mia cugina! Salvami tu, ti prego!' Si ritrovò a pensare North, prima di rispondere invece con un debole "Tutto bene... tu?"
Purtroppo per lei, Miquel non era un legimens.
O forse era solo troppo immerso in qualcosa che gli dava da pensare.
"Anche io." Rispose infatti, cercando di nascondere l'imbarazzo con un
sorriso. "E come passerai la giornata di Ferragosto?" Domandò
giusto per non far cadere la conversazione.
"A quanto pare con mia cugina a fare compere." Sospirò North appoggiandosi al muro, facendolo così ridacchiare.
"Non mi sembri molto entusiasta..." Commentò infatti lui "E dire
che di solito a voi ragazze piacciono queste cose. Non vuoi... farti bella per il tuo cavaliere?" L'ultima parte della domanda la espresse a voce bassissima, quasi come se avesse paura di dirlo.
"Veramente per adesso non ce l'ho." Rispose però l'americana
roteando gli occhi. "E poi non lo so... credo che inciamperò
subito se indosserò dei tacchi anche solo di qualche centimetro.
Lo so già che farò una qualche figuraccia."
Continuò immaginandosi la scena e nascondendo il volto con le
mani, arrossendo per l'imbarazzo.
E non notando così l'evidente disagio di Miquel davanti a quel discorso.
Lo spagnolo iniziò a dondolarsi sul
posto, spostandosi da un piedo all'altro, in una lotta silenziosa con
se stesso.
"E se promettessi di sostenerti tutta sera in
modo da non farti cadere mai, ci verresti al ballo con me?"
Domandò tutto d'un fiato, diventando dello stesso colore di un
pomodoro maturo.
North, udendo quelle parole, scoprì il
volto di colpo. Poi lo fissò incerta per qualche secondo. "Stai
dicendo sul serio?" Domandò dubbiosa.
Miquel, con la gola improvvisamente secca,
riuscì soltanto ad annuire, temendo che la ragazza potesse
rifiutarlo. Invece North gli saltò addosso per abbracciarlo.
"Però mi devi tenere stretta davvero eh!"
- * -
Hitoshi, appena materializzatosi al confine di Malfoy Manor, si prese un attimo per guardarsi intorno.
Sapeva di essere atteso dai suoi zii e anche che quello era l'unico
modo che aveva a disposizione per poter rivedere sia il fratello che la
figlia. Cosa che non vedeva l'ora di fare.
Ma al contempo entrare in quella casa avrebbe anche significato
rivedere suo zio Lucius. E sorbirsi le sue lamentele riguardo il
pessimo piazzamento nella gara di Antares.
Peccato che uno di quei motivi fosse proprio la volontà di
Hitoshi di non vincere. Sapeva molto bene che una sua eventuale
vittoria non avrebbe agevolato lui ma sarebbe andata solo ed unicamente
a beneficio di Lucius.
Anche con un cognome diverso avrebbe avuto modo di tenerlo sotto al suo gioco.
Su questo Hitoshi non aveva alcun dubbio.
Ma alla fine la voglia di rivedere la figlia - Hoshi gli era mancata
come l'aria e lui non vedeva l'ora di poterla riabbracciare - prevalse.
E Hitoshi trovò il coraggio di varcare quella porta.
In fondo, se il piano che stava progettando con Aidan fosse andato a
buon fine, suo zio avrebbe smesso ben presto di fare il prepotente con
lui e la piccola. Doveva solo stringere i denti e sopportare.
Ancora per un po'.
- * -
"Ehy... ma dov'è Darius?" Domandò Corey guardandosi
attorno. "E dove sono Hitoshi, Aster e Nihal?" Si corresse subito dopo,
notando la gaffe appena fatta.
Quel giorno aveva approfittato della giornata
di festa per andare a trovare sua cugina Minerva, che possedeva una
casa sulle coste inglesi. E dal momento che l'abitazione era spaziosa e
sua cugina molto ospitale, aveva girato l'invito a tutti i ragazzi
presenti nella Villa.
Il punto d'incontro per coloro che volevano partecipare era stato
fissato nel cortile principale di Villa Black - poi da lì si
sarebbero smaterializzati. Ma all' "appuntamento" si erano presentati
solo Aidan e Miquel.
Mancavano perciò anche molti altri ragazzi, ma Corey aveva
notato solo l'assenza di quello che ormai considerava come il suo
rivale per eccellenza, ovviamente.
"Darius è con Cassiopea." Gli rispose
Aidan con un tono abbastanza rigido, che fece capire a Corey molto
più di quanto avrebbe dovuto. "Hitoshi immagino sia con sua
figlia." Continuò scrollando le spalle con noncuranza. "Nihal
invece è con Gilly." Continuò con tono neutro "Li ho
intravisti mentre venivo qui. Aster non ne ho idea." Concluse poi.
"Hai detto che Nihal è con Gilly?" Domandò a quel punto Corey strabuzzando gli occhi e trovando l'argomento improvvisamente interessante.
"Perchè, hai per caso cambiato cugina alla quale mirare?" Si lasciò sfuggire Miquel ironicamente.
Commento che venne però ignorato da Corey, che ormai stava prestando tutta la sua attenzione su Aidan.
"Sì, li ho visti che si allontanavano
per il cortile con un cestino da pic - nic... perchè?"
Domandò Nott agrottando le sopraciglia, sorpreso anche lui dalla
piega che stava assumendo la conversazione.
"Niente niente. Ero solo
curioso. Beh... vogliamo andare? Mia cugina odia i ritardi."
Tagliò il discorso Corey, porgendo il braccio ai ragazzi per
guidarli verso la meta prevista.
Miquel ed Aidan si scambiarono uno sguardo perplesso. Ma nessuno dei due osò indagare più a fondo.
Era pur sempre Ferragosto.
Ed entrambi ci tenevano a passare la giornata in tranquillità.
Lontano da Villa Black, da Antares e - soprattutto - dalle sfide.
Niente di più sbagliato.
- * -
"Dove mi porti?" Domandò Cassiopea.
"Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe?" Replicò Darius porgendole il braccio.
Dopo un attimo di esitazione, la ragazza lo afferrò. E il classico turbinio della smaterializzazione avvolse entrambi.
Quando riaprì gli occhi, l'ex Corvonero si ritrovò in un posto a lei familiare. E sorrise felice.
Si trovavano vicino
ad una pista da pattinaggio, in un palazzo completamente vuoto, ad
eccezione di un elfo domestico che li stava aspettando servizievole in
un angolo e che li accolse con un profondo inchino.
"L'ho prenotata per tutto il giorno, quindi siamo solo noi." Spiegò Darius "Ti piace?"
"Dopo il quidditch è il mio sport preferito." Rispose Cassy al
settimo cielo, prima di girarsi verso di lui con un sorriso ironico.
"Ma questo tu lo sapevi già immagino." Concluse facendogli una
linguaggia.
Il ragazzo assunse una finta aria meditabonda. "Mah, chi lo sa! Diciamo
che ho tirato ad indovinare... Visto che ami la Russia e questo
è lo sport nazionale..."
Rivolgendogli l'ennesimo sorriso della giornata, Cassiopea si diresse verso l'elfo per farsi consegnare i pattini.
Dieci minuti dopo, sia lei che Darius erano in pista.
- * -
"Allora, riproviamo: se devi mangiare la pasta, quale forchetta usi?" Chiese Gillian pazientemente.
Nihal osservò intensamente le diverse posate posizionate di
fronte a lui, quasi come sperando che una di loro tirasse fuori dal
nulla un cartello con le indicazioni. Cosa che ovviamente non successe.
"Questa?" Domandò alla fine, indicandone una parecchio titubante. Non ne era per niente certo.
"Bravo!" Esclamò però la ragazza sorridendo.
"Davvero?" Chiese di rimando lui, sorpreso per aver finalmente indovinato.
Al decimo tentativo, ma ce l'aveva fatta.
"Sì, questa volta hai davvero
indovinato." Disse Gilly "Vedrai che il 21 saprai tutto alla
perfezione." Lo incoraggiò allegra.
Nihal tirò un sospiro di sollievo per essere finalmente riuscito ad indovinare.
Dopo che Gillian aveva accettato il suo
invito, aveva trovato il coraggio di confessarle anche che lui non
aveva la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto fare - o come
si sarebbe dovuto comportare - al Gala e che probabilmente avrebbe
fatto un'enorme confusione con tutto, a partire dalle posate.
La ragazza era scoppiata a ridere e poi aveva fatto comparire tutte le
posate del galateo, iniziando a spiegargli pazientemente ogni minina
funzione ed uso.
In fondo, per lei, che lui non conoscesse
quelle cose era una questione minima. Per quello ci sarebbe stato
tempo. Ciò che le interessava in un ragazzo - e in quel caso in
Nihal era ben altro.
In fondo, oltre che bello e gentile, quando le sarebbe mai ricapitato un ragazzo in grado di cucinare?
- * -
"Signore! Il signore ha ordinato a Ninny di dare la medicina al signore
e Ninny deve obbedire." Ripetè per l'ennesima volta l'elfa
domestica, avanzando di qualche passo verso Antares.
Ma l'uomo, dopo aver pronunciato un secco "No!" si rifugiò dietro alla scrivania, usando la sedia come scudo.
"Il signore ha detto che si sarebbe potuto ribellare, ma Ninny deve
comunque obbedire." Pronunciò di nuovo l'elfa, provando comunque
a raggiungere il suo padrone.
La scena venne interrotta da Cassiopea, che entrò nella stanza senza bussare.
La ragazza lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo per lo
studio, prima che un sorriso divertito facesse capolino sul suo
volto.
Vedere suo nonno cercare di difendersi da un
elfo domestico, che eseguiva solo gli ordini che lui stesso aveva dato,
aveva sempre un che di esilerante. E Antares, quando doveva prendere le
medicine, diventava peggio di un bambino di cinque anni.
"Avanti nonno, non avrai mica paura di Ninny
vero?" Lo provocò ironica. "Sta solo facendo il suo lavoro. E
poi lo sai anche tu che devi prenderla..."
"Sono Antares Black, nessuno può ordinarmi cosa devo o non devo fare!" Replicò l'uomo piccato.
"In questi casi sei peggio di zio Altair." Sbuffò Cassiopea
roteando gli occhi. "Ninny, passami la medicina. Ci penso io, grazie."
Ordinò poi all'elfa, che si affrettò ad obbedire e a
smaterializzarsi.
"E poi tu cosa ci fai qui?" Domandò Antares "Non eri con Darius?"
"Siamo ritornati giusto dieci minuti fa." Rispose lei, iniziando ad
avanzare verso di lui. "Adesso appoggia la sedia a terra e siediti."
"Io non lo prendo quel veleno!"
L'ex Corvonero lo guardò con un misto
di divertimento e tristezza. "E invece lo prenderai. O qualcuno
potrebbe capire molto in fretta cos'hai. E tu non vuoi questo, vero nonno?" Cercò di convincerlo.
"Cosa intendi? C'è qualcuno che sa?" Domandò a quel punto lui, iniziando finalmente ad abbassare la sedia.
"Non esattamente... ma Darius oggi mi ha
riferito che nella conversazione che avete avuto l'altro giorno mi hai
chiamato parecchie volte... Lyra."
Spiegò Cassy, avendo ormai la certezza di averlo in pugno.
"Credo di averlo convinto che si è trattato di un lapsus
- è pur sempre il mio secondo nome - ma se tu per primo non
vuoi curarti, queste cose accadranno sempre più spesso."
Per qualche secondo il silenzio regnò nella stanza. Poi...
"E va bene. Dammi la dose di veleno."
- * -
Darius, dopo aver lasciato una euforica Cassy davanti alla porta dello studio del nonno, si diresse verso la sua stanza.
Era contento.
L'appuntamento - perchè lui lo considerava un appuntamento a
tutti gli effetti quello che aveva appena avuto con Cassiopea -
era andato bene e aveva visto la ragazza completamente a proprio
agio, oltre che felice.
Di certo però, non si aspettava che ad aspettarlo davanti alla porta ci fosse Corey Marshall.
Il russo sentì i muscoli delle spalle irrigidirsi per quella presenza inopportuna.
Aveva avuto modo di parlare con Cassy durante quella giornata. E aveva
capito molte più cose di lei in quelle poche ore di quanto non
ne avesse capite in due settimane di permanenza alla Villa.
E tra quelle che aveva capito, c'era anche stato il motivo della
rottura della ragazza con il Serpeverde che ora aveva di fronte.
E che si era appoggiato alla porta della Camera proprio per impedirgli il passaggio.
"Era ora! E' da un pezzo che ti aspetto." Lo accolse Corey sarcastico.
"Per un attimo ho temuto che sareste rimasti anche fuori a dormire."
"Anche se fosse stato così, dubito sarebbe stato un tuo problema." Fu la fredda risposta di Darius.
Il biondo, a quelle parole, sorrise. "Infatti credo che sarebbe un tuo
problema." Replicò ironico "Visto che neanche la conosci, a
differenza mia. Cassiopea è subdola, per quanto tu la possa
ritenere un'innocentina adorabile."
"Ho come l'impressione che la gelosia ti faccia straparlare."
Commentò il russo. "Posso accedere alla mia camera o devo
restare ad ascoltare il tuo blaterare senza senso?"
"Visto che pensi di conoscerla, dimmi una cosa, uomo del freddo nord: quand'è il compleanno di Cassiopea? " Sbottò a quel punto Corey, bloccandogli nuovamente la strada.
"Che cosa c'entra il suo compleanno?"
"C'entra perchè Cassiopea non compie gli anni il 21 agosto. Il 21 è il compleanno di Gillian. Se
non mi credi, controlla pure sull'albero genealogico dei Black! Ma se
non ti ha detto la verità neanche su quello - dopo la romantica giornata che avete passato insieme - su cos'altro potrebbe averti mentito? Te l'ho detto Darius... tu non la conosci come la conosco io."
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Ups! Le cose si complicano! (E quando mai non lo fanno?)
Chi non mi ha ancora mandato i vestiti si affretti (per le ragazze mi mancano quelli di North e Cecilia!)
Alla prossima! ;)
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Capitolo 15 *** 13 - Prepararsi a... ***
14 - Prepararsi a...
Prima di lasciarvi al capitolo vi informo che il personaggio di Aster Evans non farà più parte della storia.
Mi dispiace per i fan della coppia Aster/Cecilia, ma questa è la dura legge delle interattive.
- Prepararsi a... -
Agosto 2000
Elizabeth Black*, nata Abbott, aveva ormai una routine giornaliera consolidata.
E anche quel giorno aveva tutte le intenzioni di rispettarla.
Suo marito Altair non c'era e nessuno tra figli e nipoti aveva parlato
di un possibile passaggio alla Villa, perciò l'intenzione della
donna era dirigersi nella stanza più fresca della casa per
leggere il libro acquistato a Diagon Alley il giorno prima.
A metà del corridoio però, avvertì degli strani
rumori provenire proprio dalla sua meta. Circospetta, estrasse la
bacchetta e avanzò per quei pochi passi che la distanziavano
dalla stanza, aprendo la porta il più lentamente e
silenziosamente possibile.
Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe sempre
potuto minacciare l'eventuale aggressore, ricordandogli come il marito
fosse stato, a suo tempo, uno degli Auror migliori del Ministero.
Di sicuro non si sarebbe mai aspettata di assistere a quella scena.
Per qualche secondo si limitò a fissare Altair con un sopracciglio innarcato, sorpresa di trovarlo in casa.
Poi la sua attenzione si spostò sulla figura che l'uomo teneva
tra le braccia. Beh, almeno quest'ultima spiegava da dove provenissero
i rumori che aveva sentito.
Nel frattempo suo marito aveva alzato lo sguardo, incrociando
così gli occhi di Elizabeth. E con un mezzo sorriso si strinse
le spalle, come a voler indicare che non sapeva neanche lui come aveva
fatto a finire in quella situazione. "Abbott, io la bacchetta la
metterei via, prima di cavare un occhio a qualcuno per sbaglio." La
provocò comunque scherzosamente. "Ti posso assicurare che non ci
sono pericoli nella stanza."
Lizzy avrebbe voluto rispondere in modo
ironico come sempre, ma la voce dell'uomo aveva fatto girare la testa
di scatto alla ragazza, che si trovava ancora tra le braccia di Altair,
e che la salutò con un lacrimoso "Ciao, zia Lizzy."
"Cassy." Ricambiò la donna avvicinandosi per accomodarsi sul
divano "Vorrei dire che è un piacere vederti, ma a quanto sembra
le cose non stanno così." Disse Lizzy evocando un fazzoletto che
passò alla Corvonero "Posso sapere cosa ti ha spinto a piangere
disperata tra le braccia di mio marito, visto che di tutta la famiglia
forse è quello che sa consolare di meno?"
"Che vuoi farci Abbott? Anche passati i settant'anni rimango pur sempre un uomo affascinante!" Si pavoneggiò Altair.
"Black, a meno che tu non voglia spiegarmi per quale motivo sei a casa e non in giro come mi avevi detto... taci." Controbattè Elizabeth fulminandolo.
"Ehy! Io ero al Ministero.
Poi lei è sbucata dal nulla e mi è saltata addosso. O la
facevo piangere nel bel mezzo del quarto livello oppure mi
smaterializzavo a casa. Ho preferito la seconda opzione." Si
giustificò lui. "Ed è successo cinque minuti fa, quindi
non ho avuto il tempo di avvisarti."
"Il che ci riporta al motivo iniziale." Si
limitò a ribattere Lizzy roteando gli occhi. Non aveva mai
capito come fosse possibile, ma suo marito cadeva sempre in piedi,
riuscendo a trovare una giustificazione a tutto. "Che cosa è
successo, Cassy?" Domandò addolcendo il tono.
Sprofondando la faccia nel fazzoletto che la
donna le aveva porto, ma rimanendo comunque ancorata ad Altair,
Cassiopea Black, tra un singhiozzo e l'altro articolò "Si tratta di mio nonno."
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21 agosto 2000
"Ferma!"
"Ma io..."
"Immobile! Non devi muovere neanche un muscolo."
"Posso almeno respirare?"
"No!"
Davanti al tono fermo usato da Gillian, North
non osò controbattere, finendo per trattenere davvero il
respiro. Almeno finchè il suo volto non raggiunse una
colorazione rossa preoccupante.
"North? Guarda che stavo scherzando! E' ovvio che puoi respirare!" Si ritrovò ad affermare velocemente Gillian.
L'americana, a quelle parole, emise un sospiro di sollievo, ricominciando ad incamerare aria.
"L'importante è che stai ferma." Continuò sua cugina con
allegria, iniziando ad applicarle un ombretto grigio chiaro. "Se no
rischio di farti una linea storta."
"Ehilà! Come va?" Chiese Cassy,
trotterellando verso di loro. Aveva le scarpe nella mano destra e il
vestito galleggiava pigro sopra la sua testa, mentre si dirigeva verso
di loro con addosso una sola sottoveste e a piedi nudi.
"Ho quasi fatto." Le rispose Gillian, stendendo l'ultimo velo di trucco
sul volto di North. "Quando avrò finito non ti
riconoscerà neanche tuo fratello." Concluse rivolgendosi
all'americana. "Dopo vuoi essere truccata anche tu Cassy?"
"E' ovvio!" Fu la risposta allegra "Se tu non dovessi trovare lavoro in
futuro, ti assumerò come mia truccatrice personale. Sei troppo
brava!"
"Scusate... adesso mi posso muovere?"
- * -
"Le scarpe! Non trovo più le scarpe!"
L'urlo di Miranda aveva raggiunto una tale quantità elevata di
decibel, che Cecilia, prima di roteare gli occhi sbuffando, si
portò le mani alle orecchie. "Hai provato a guardare sotto al
letto?" Si limitò a domandare a denti stretti.
"Ho già il vestito addosso! Non posso sporcarlo!" Osservò
Mira, portandosi una mano all'altezza del cuore, quasi come se
l'affermazione di sua cugina l'avesse mortalmente ferita.
"Allora appellale! Sei una strega no? Oppure hai paura anche di sudare?" La prese in giro ridacchiando Sil.
"Con questo caldo suderei anche se fossi nuda!" Le rispose l'ex Grifondoro, prima di estrarre la bacchetta "Accio sca..."
Ma non riuscì mai a finire la frase, perchè Cecilia, con uno scatto felino, le tappò la bocca.
Davanti allo sguardo interrogativo di Miranda, la Tassorosso
esclamò "Sei forse impazzita? Se le appelli in questo modo
finiremo per essere sommersa da TUTTE le scarpe che hai nell'armadio...
e io non ci tengo ad essere attaccata da un branco di tacchi a spillo
assatanato!"
"Cugina di poca fede!" Sbuffò la
Grifondoro "Non solo non confidi nelle mie capacità, ma con la
tua manata mi hai pure rovinato tutto il trucco che sono riuscita a
fare in tre ore!" Esclamò contrariata, gettando un'occhiata allo
specchio, prima di appellare le scarpe giuste che schizzarono fuori
proprio da sotto il letto.
"Ma se ti ho tirato via appena un po' di rossetto!"
- * -
"E così stasera tu accompagni mia sorella, giusto?"
Davanti alla domanda di Nihal, Miquel si fece piccolo piccolo. Non
sapeva il perchè, ma gli sembrava che il tono del ragazzo fosse
leggermente minaccioso.
"Ehm... sì." Si ritrovò a confermare alla fine,
voltandosi verso il suo interlocutore e lasciando perdere il nodo che
stava cercando di fare da cinque minuti alla cravatta.
"Siamo stati in camera insieme dall'inizio di questa competizione e non
mi sembri un cattivo ragazzo." Continuò Nihal "Ma se stasera
vedo qualcosa che non mi piace... beh, come ho detto prima siamo in camera insieme."
Davanti all'ultima frase Miquel non ebbe più dubbi: il tono di Nihal era davvero minaccioso.
Fu per questo che, quando l'americano avanzò verso di lui, lo
spagnolo fece automaticamente un passo indietro. Così come
trattenne quasi il fiato quando il ragazzo raggiunse con la mano il suo
collo.
Prima di rendersi conto che Nihal gli aveva semplicemente fatto il nodo alla cravatta che a lui non veniva da cinque minuti.
"Ci siamo capiti, vero Moliner?"
- * -
Hitoshi continuava a fare avanti e indietro per la stanza, incapace di restare fermo troppo a lungo.
Quella sera era quasi sicuro che alla festa sarebbe stato presente suo
zio Lucius e, anche se non era avvezzo a comportamenti del genere, si
era piegato a scrivergli per chiedergli di portare anche Hoshi e di
permettere anche a suo fratello di venire alla festa. Ma più che
a lui, sperava nel buon cuore di sua zia Narcissa.
Non vedeva sua figlia da troppo tempo e gli mancava come l'aria. E ovviamente gli mancava anche suo fratello.
Per quello si era preparato lentamente, cercando così di
ingannare il tempo. Che però, traditore, sembrava volersi fare
beffe di lui scorrendo ancora più lentamente. I secondi sembravano minuti e i minuti ore.
Quando una dose di tempo ragguardevole fu passata, Hitoshi decise che
non aveva più senso rimanere ancora in quella stanza - ormai per
lui soffocante - e si diresse verso la stanza di Miranda. Tanto doveva
andare con lei alla festa.
Quindi tantovaleva passare il tempo compiendo un gesto carino, come ad
esempio farsi trovare già pronto davanti alla sua porta, come
ogni buon accompagnatore che si rispetti.
Intanto però il tempo continuava a trascorrere troppo lentamente.
- * -
Corey, con un gesto di stizza, si tolse la decima camicia
nell'arco di cinque minuti, trovando anche in quella qualcosa di
inappropriato per la serata.
Anche se, pensandoci meglio, probabilmente nulla sarebbe stato
appropriato per lui, quella sera. E la colpa non era di certo della
camicia.
Il piccolo show messo su circa una settimana prima con Darius non era servito a nulla.
A quanto ne sapeva lui, Darius non era neanche andato a controllare la
veridicità di quanto da lui detto sul compleanno. Oppure, se
l'aveva fatto, ciò non aveva avuto ripercussioni nel suo
rapporto con Cassy.
E lui non aveva la minima voglia di assistere, durante la serata, al trionfo dell'avversario.
Perchè sarebbe stato Darius a passare tutta la serata con la ragazza.
Sarebbe stato lui a stringerla, farla ballare, ridere.
A baciarla.
Davanti a quest'ultima immagine, la rabbia si scatenò in lui
e un fiotto di magia involontaria mandò in frantumi la
lampada che si trovava sul comò. Ciò allarmè Rose,
la gatta del suo compagno di stanza, che soffiò contro di lui
irritata, rizzando il pelo.
"Fantastico, davvero fantastico. Ci mancava solo far arrabbiare il gatto." Si ritrovò a borbottare.
Per fortuna che a quella serata avrebbe partecipato anche sua cugina
Minerva. L'unica nota positiva in quella serata che si preannunciava
essere davvero di merda.
- * -
"Allora, cosa le regalerai stasera?"
Alla domanda di Aidan, il russo voltò appena la testa. "A chi?"
Domandò sovrappensiero. In quel momento tutta la sua attenzione
era concentrata sulla cravatta che stava annodando al collo.
"Come a chi?" Domandò Nott innarcando un sopracciglio. "Alla tua
accompagnatrice ovviamente! Chi altro? Non è il suo compleanno?"
Darius rimase per qualche secondo in silenzio, combattuto. Aveva capito
che quella conversazione portata avanti da Aidan era un modo per
cercare di tornare ad essere come prima. Perchè la loro era
un'amicizia che durava da troppo tempo per permettere ad una relazione
non ancora nata di rovinarla.
Ma allo stesso tempo... avrebbe dovuto dirglielo?
"Ehm... in realtà non le regalerò nulla. Semplicemente
perchè oggi non è il compleanno di Cassiopea." Rispose
alla fine. Con la coda dell'occhio, vide le mani di Aidan bloccarsi a
mezz'aria.
"Come sarebbe a dire che non è il suo compleanno? E per chi è allora la festa?"
"Il compleanno..." Iniziò Darius lentamente "...è di
Gillian. Credo fosse lo scopo di Antares sai?" Continuò
ragionando "Ha sempre detto che era il ballo per il compleanno di sua
nipote e tutti abbiamo dato per scontato fosse quello di Cassy. Ma lui
di nipoti ne ha tante. E non ha mai detto a quale si riferiva."
"Ma... che senso ha?" Continuò Aidan, lasciando perdere
completamente il vestiario e rivolgendo tutta la sua attenzione al
compagno di stanza.
"Antares vuole metterci alla prova in tanti campi. Immagino che
controllare una data sul calendario sia uno di questi." Spiegò
Darius.
"Se così è, allora direi che ho fallito completamente."
"Se ti può consolare, ho fallito anche io."
Prima di spiegare il significato sibillino di quest'ultima frase,
Darius, avendo finito di annodarsi la cravatta, uscì velocemente
dalla stanza.
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* Benchè Altair ed Antares Black siano miei OC, le loro "avventure giovanili" sono state descritte in History e Magisterium,
due storie di Signorina Granger. Il personaggio di Elizabeth Abbott si
trova sempre in queste storie, ma è una OC di Cecilia Black.
Entrambe le autrici mi hanno dato la loro benedizione.
Scusate
se il capitolo è corto, ma in questo periodo ho avuto pochissimo
tempo per scrivere, però non volevo saltare l'appuntamento. Il
prossimo capitolo, già scritto per metà (il ballo!),
sarà molto più lungo e dettagliato.
Domanda della settimana: quale coppia volete che diventi CANON per prima? (risposte per MP entro il 17/12!)
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Capitolo 16 *** 13 bis - ... il ballo ***
13 bis
Ehilà! :) Sono in anticipo ma sono di nuovo qui!
Allura... vi informo di un po' di cose.
Innanzitutto
siamo molto oltre la metà della storia: in tutto dura un mese e
siamo già al 21 agosto (dovrei chiuderla usando nemmeno altri 10
capitoli). Quindi sarei tentata di non aprire di nuovo le iscrizioni ma
di arrivare in fondo con i personaggi che avrò a disposizione
(fossero anche solo 2).
Per
quanto riguarda invece il capitolo: troverete non solo i soliti
personaggi ma anche altri (alcuni già incontrati, altri appena
accennati e altri ancora che avevo eliminato). La ragione è
semplice: ho scritto metà delle scene di questo ballo tempo fa,
prima di sapere chi sarebbe rimasto e chi no e non avevo voglia di
riscriverle. Ma non significa che farò rientrare i personaggi
nella storia.
Buona lettura!
- Il ballo -
21 Agosto 2000
"Sei sicuro di non
voler andare a sedere là?" Domandò Cassiopea a Darius,
vedendo come il ragazzo puntasse verso un tavolo completamente diverso
rispetto a quello dove era seduta la sua famiglia.
"Sicurissimo." Rispose lui deciso, analizzando con gli occhi la sala alla ricerca di due posti a loro congeniali.
Cassiopea stava per
commentare qualcosa, ma poi le venne in mente la seconda prova. E
ciò che aveva visto nella mente del ragazzo. Per quello decise
di non insistere oltre. Nonostante non fosse passato neanche un mese,
le sembravano trascorsi secoli da quella giornata.
"In tal caso, ti
dispiace se andiamo a sederci accanto a mio nonno, nella tavolata
principale?" Domandò a bassa voce, mordendosi leggermente un
labbro.
Darius a quella proposta si fermò, puntando gli occhi verso i
posti appena proposti. "Non dovrebbero starci Gillian e Nihal
lì, visto che è il compleanno di lei?" Chiese incerto.
"Quello è ovvio, ma la tavolata è molto grande." Rispose
la Corvonero. Stava per aggiungere qualcos'altro, ma il russo la
bloccò.
"Ok, vada per quei posti."
- * -
'La terza.'
Gillian non aveva neanche mosso le labbra,
eppure Nihal era sicurissimo di avere appena sentito la voce della
ragazza suggerirgli di usare la terza forchetta, anzichè quella
che stava per afferrare.
Per quel motivo spostò leggermente le dita della mano, pronto ad accogliere il suggerimento.
Appena avevano messo piede nella Sala delle
Feste, erano stati entrambi accolti da svariati elfi domestici, che si
erano affrettatti a segnalare loro il posto dove avrebbero dovuto
cenare quella sera. Ovvero quello d'onore, al centro tavola accanto ad
Antares.
E se da una parte Nihal capiva molto bene il
perchè di quella postazione - era il compleanno di Gillian,
quindi era giusto che fosse lei al centro dell'attenzione - dall'altra
iniziava quasi a rimpiangere di averla invitata proprio per quella
occasione.
Come suo accompagnatore, si era ritrovato da subito al centro dell'attenzione.
E, agitato com'era, rischiava di sbagliare l'uso delle posate ogni tre
per due, nonostante le avesse meticolosamente imparate a memoria nella
settimana appena passata.
Inoltre, ad agitarlo ancora di più, erano state delle chiacchIere che aveva captato tra gli invitati.
Inizialmente incuriositi dalla sua presenza, visto che nessuno
nell'alta società inglese sapeva della sua esistenza, avevano
scoperto in breve tempo che lui era uno degli eredi diretti di Antares,
il figlio di Pixys, il nipote ricomparso dopo tanto tempo.
E avevano iniziato a sparlare della coppia che formava con Gillian.
Sono cugini di primo grado. Non ci sarebbe niente di male nel loro matrimonio... però...
E' chiaro che il vecchio non è estraneo alla vicenda, vuole ricongiungere i rami della famiglia, ecco cosa vuole fare.
Altro che gara, quello vuole tenere tutto in famiglia.
Ma allora perchè non ha usato Cassiopea?
Nihal si sentiva soffocato da tutti quei discorsi.
Potevano dire ciò che volevano, ma lui non era andato di certo lì per appropriarsi dell'eredità!
Sua sorella aveva visto nella gara una scusa per conoscere la famiglia
materna, della quale sapeva pochissimo. E lui l'aveva seguita solo per
aiutarla e proteggerla.
Dei soldi non gli era mai importato nulla. E mai gliene sarebbe importato.
E aveva anche avuto un bel po' di paranoie, prima di riuscire a formulare l'invito a sua cugina.
"Nihal? Tutto bene?" Domandò ad un
certo punto Gillian, sfiorandogli con una mano la spalla e
sorridendogli, distogliendolo così dai suoi pensieri.
Davanti a quel sorriso, Nihal si rese conto all'improvviso di una cosa: non gliene fregava assolutamente nulla di quello che tutti i presenti nella stanza potevano pensare di lui.
"Sì, tutto bene." Disse prendendo la mano di Gilly per portarsela alle labbra, sfiorandola con un bacio delicato.
Purchè lei continuasse a sorridere. Esattamente come in quel momento.
- * -
Miranda osservò Gillian e Nihal aprire le danze, come da prassi,
e venire raggiunti poco dopo sulla pista da Cassy e Antares.
Avrebbe tanto voluto andare a ballare subito anche lei, ma non era sicura che Hitoshi fosse d'accordo.
Da quando erano entrati nella stanza, il ragazzo aveva analizzato
immediatamente ogni angolo della sala finchè non aveva trovato
lo spazio occupato dai Malfoy. Poi aveva passato tutto il tempo con la
figlia.
Certo, non aveva
neanche mai fatto mancare la sua presenza alla propria accompagnatrice,
ricoprendo Miranda di tante piccole attenzioni che la ragazza aveva
sicuramente apprezzato, ma non era sicura che Hitoshi fosse addirittura
disposto a perdere minuti preziosi di tempo che poteva spendere in
compagnia della figlia per far ballare lei.
E questo la Grifondoro lo capiva.
Per quel motivo si sorprese quando il ragazzo comparve al suo fianco porgendole il braccio e invitandola a ballare.
Davanti a quel gesto, un enorme sorriso comparve sul volto della
Fawley. "Devo essere onesta. Non credevo lo avresti fatto."
Commentò felice, mentre appoggiava una mano su quella del
ragazzo ed entrambi iniziavano a volteggiare seguendo il ritmo della
musica.
"E' ovvio che l'avrei fatto." Replicò lui "Che cavaliere sarei altrimenti?"
"E tua figlia?" Chiese curiosa Miranda, facendo vagare lo sguardo nella
Sala, alla ricerca di quello scricciolo di un anno. "Dove l'hai
lasciata?"
"Si è offerta di tenerla Cecilia." Rispose Hitoshi, sfiorando il
volto della ragazza per condurla nella direzione dove si trovava la
cugina. "Chissà perchè." Aggiunse ironico.
"Già,
chissà come mai." Replicò la rossa, a sua volta ironica.
Aveva incrociato lo sguardo di Sil. E aveva captato l'ombra di un
occhiolino.
- * -
Darius, sentendo le note di chiusura della prima melodia, decise
ad alzarsi in piedi e a raggiungere la pista, esattamente nel punto
dove aveva visto sparire, inghiottiti dalla folla, Cassiopea e Antares.
Quando li raggiunse, sfiorò la spalla dell'uomo schiarendosi la voce e facendosi coraggio. In fondo l'aveva già fatto. "Scusi signore, posso chiederle di cedermi la dama?"
Antares lo fissò per qualche secondo. Poi passò la mano
di Cassy - che ancora teneva tra le sue - su quella di Darius.
"Divertitevi." Concluse con un mezzo sorriso, prima di allontanarsi.
La seconda melodia iniziò.
"Posso?" Chiese lui, prima di appoggiarle delicatamente una mano sul
fianco destro, dopo aver ricevuto un breve cenno di assenso dalla
ragazza.
"Te l'ho già detto che sei molto bella stasera?" Domandò lui di getto, mentre volteggiavano.
"Adulatore." Rispose divertita lei, arrossendo appena.
"Ma è la verità." Ribattè il russo "Mi piaci davvero molto Cassy. E stasera ti avrei invitato in ogni caso:
indipendentemente dal compleanno, dalla prova o da qualsiasi altra
cosa. Vorrei davvero provare ad avere una relazione con te."
- * -
"Allora, mi inviti a ballare oppure continuerai a tenere il muso a lungo?"
Corey a malapena sentì la domanda che Minerva gli fece.
Così come non aveva quasi fatto caso a nulla nel corso della
serata.
Aveva speso tutto il tempo a fissare Cassiopea e Darius, mentre qualcosa nel suo stomaco ribolliva sempre più forte.
A nulla erano serviti i tentativi di sua cugina di distrarlo dal
suo obiettivo. Continuava a guardarli parlare, ridere, scherzare e - da
qualche minuto - ballare.
Quando la prima melodia era giunta al termine, aveva anche avuto
l'istinto di alzarsi per andare a chiedere a Cassy di ballare con lui
nella danza successiva, ma quella piccolissima briciola di amor proprio
che ancora aveva glielo aveva impedito.
Di sicuro lei avrebbe detto di no, facendogli fare una figuraccia pessima davanti a tutti.
Così era rimasto semplicemente lì, in un angolo, lontano da tutto e tutti.
"Sei proprio un idiota." Aveva sbottato a quel punto Minerva, alzandosi in piedi.
"Dove vai?" Domandò a quel punto voltandosi verso di lei e
assottigliando lo sguardo. Era già abbastanza furente da solo,
non aveva bisogno che anche sua cugina si mettesse in mezzo.
"Ero qui per te, per darti supporto morale. Ma a differenza tua, non ho
intenzione di passare la serata ad osservare cosa fa una coppia."
Commentò secca "Ti do un consiglio spassionato Corey: lascia perdere.
L'hai fatta troppo grossa perchè lei possa perdonarti... e te lo
dico da donna. Neanche io ci passerei sopra, ad una cosa del genere.
Anzi, avrei reagito molto peggio. Te lo chiedo per l'ultima volta: vuoi
farmi ballare, così forse ti distrai, oppure no?"
Aveva detto tutto di getto, con tono furente, benchè la voce
continuasse ad essere bassa per evitare che qualcuno li sentisse.
"No, non ne ho voglia." Fu l'unica risposta che ottenne.
"Molto bene. Allora cuoci nel tuo brodo." Concluse lei, prima di girare
i tacchi e allontanarsi. "Ma mentre lo fai, poni una domanda a te
stesso: se ci tenevi davvero così tanto a lei, allora perchè l'hai tradita?"
- * -
La melodia da dolce e romantica passò ad una molto più allegra, fresca e frizzante, che North conosceva bene e che adorava.
La ragazza avrebbe davvero voluto ballare quella insieme a Miquel, ma
al contempo capì che con quelle scarpe non ne sarebbe stata
minimamente in grado.
Per quel motivo adocchiò la sedia più vicina alla pista e si buttò sopra.
"Ehy, che hai?" Le domandò lo spagnolo, vedendo come l'americana
si fosse prima precipitata sulla sedia e poi piegata su se stessa.
"Tutto bene?" Domandò preoccupato.
Magari aveva ingerito qualcosa durante la cena che le aveva fatto male?
Ma poi North alzò lo sguardo e gli sorrise, finendo di
slacciarsi le scarpe. "Tutto benissimo. Ma con queste non sarei mai
riuscita a tenere il ritmo di questo ballo." Spiegò alzandosi
nuovamente in piedi, completamente scalza. "Torniamo in pista?"
E Miquel scoppiò a ridere, prima di trascinarla con sè.
- * -
"Non ci credo!" Esclamò
Miranda, lasciandosi scivolare sulla sedia vuota accanto a Cecilia. "Tu
non hai idea di che cosa io abbia appena visto venendo in qua!"
Continuò divertita, non sapendo neanche lei se preoccuparsi
oppure mettersi a ridere.
"Illuminami." Fu la risposta della cugina, con un lieve sorriso sulle labbra.
Era convinta che niente di quanto appena visto da Mira potesse essere davvero così catastrofico. Ormai la conosceva.
"North è andata in pista a piedi nudi!"
Esclamò la Grifondoro "Ha delle scarpe che sono meravigliose e
balla senza!" Continuò, facendo così scoppiare a ridere
Cecilia.
"Beh speriamo che non faccia svenire Miquel oppure qualcun altro sulla
pista a causa dell'odore dei suoi piedi." Fu il commento divertito
della Tassorosso.
"Sil!" Protestò Miranda, tirandole una leggera gomitata, con
finta aria scandalizzata. Peccato che tutta la scena crollò come
un castello di carta, visto che scoppiò a ridere a sua volta.
"Beh ma è divertente! Ti immagini le facce schifate di tutti
quei nobili con la puzza sotto al naso appena se ne accorgeranno?"
Rispose Cecilia, aumentando solo l'ilarità di Miranda. "E se
quello che vuol fare Cassy andrà in porto... credo che queste
scene saranno sempre di più all'ordine del giorno."
"E' stata una fortuna che North e Nihal siano arrivati dagli Stati
Uniti." Concordò Miranda "C'era proprio bisogno di una ventata
d'aria fresca."
- * -
Aidan stava osservando Cassiopea e Darius ballare, quando una voce attirò la sua attenzione.
"Fossi in te lascerei perdere. Mi sembra che quella ragazza sia già troppo contesa."
"E questo me lo stai dicendo a beneficio di tuo cugino?" Domandò
Nott voltandosi e riconoscendo nella sua interlocutrice Minerva
Marshall.
"Forse sì o forse no. Avrai sempre il dubbio che sia
così." Controbattè scherzosamente lei "Ma non puoi negare
che questa mia constatazione non rispecchi la realtà."
"Forse sì o forse no." Ribattè a sua volta Aidan,
ripetendo le parole della ragazza e voltandosi nuovamente verso la
pista da ballo. Solo per pochi secondi, perchè si rivoltò
subito verso Minerva. "E quindi cosa dovrei fare, secondo te?"
Domandò poi, incuriosito da dove quella conversazione avrebbe
potuto portarli.
"Non ne ho idea. Ma di sicuro restando a guardare non succederà
nulla." Rispose la ragazza "Quindi ciò che devi capire è:
per te vale di più l'amicizia con lui oppure la
possibilità di conquistare lei?"
"E tu cosa ne sai del rapporto che c'è tra me e Darius?"
Domandò, neanche troppo sorpreso, il ragazzo. I circoli dei
purosangue erano troppo piccoli per impedire che le voci circolassero.
"Ops!" Esclamò la ragazza, portandosi una mano davanti alla
bocca, con finta aria stupita "Forse mi sono lasciata scappare troppo?"
"Sentiamo dunque: cos'altro sai?" Indagò Aidan. Non che sperasse
davvero di ottenere risposte. Ma quella conversazione lo stava
intrigando, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce.
"Uhm... niente di che... solo delle voci qua e là che ho sentito." Tergiversò lei, con sguardo furbo.
"Ossia?" Domandò ancora lui.
Vide il sorriso allargarsi sul volto della ragazza, prima che questa
rispondesse "Facciamo così: se mi inviti a ballare, ti
darò tutte le risposte. Ti prometto che sarò sincera."
Aidan le porse il braccio e la condusse in pista. "Partiamo dalla
prima: non dovresti ballare con tuo cugino anzichè con me?"
Minerva rise. "Sì, dovrei. Ma è in un angolo della Sala, a fare esattamente ciò che stavi facendo tu. L'idiota."
"Non è molto carino dare dell'idiota al ragazzo che ti sta facendo ballare, sai?"
"Ho detto che lo stavi facendo, non che lo sei. E questo cambia tutto."
- * -
"Sai che ero convinta non fossi in grado di ballare?"
Affermò Gilly quando, dopo una giravolta, tornò tra
le braccia di Nihal.
"Ma davvero?" Replicò lui divertito. "E come mai?"
"Perchè tutte queste cose sono collegate tra loro."
Spiegò lei "Nel senso che fanno parte del Gala: le posate, come
portare avanti la conversazione, il ballo..."
Nihal ridacchiò piano, prima di farle fare l'ennesima piroetta.
"Fortunatamente per te, almeno per quanto riguarda le regole del ballo,
mia madre me le ha insegnate tutte. Sia a me che a mia sorella. Ci ha
sempre tenuto molto." Spiegò non appena Gillian tornò
vicino a lui. E' stata una cosa che non mi è mai piaciuta"
Continuò a spiegare "Eppure, adesso, ho cambiato idea." Concluse
stringendola in vita e attirandola ancora di più a sè.
Gilly avrebbe voluto chiedergli il perchè, ma non fece in tempo.
Quando le labbra di Nihal si appoggiarono sulle sue, perse il senso della realtà.
"Buon compleanno Gillian"
- * -
Antares stava attraversando la Sala con passo deciso, intenzionato a raggiungere Lucius Malfoy per dirgliene quattro.
Cosa ci faceva quell'uomo lì? A quanto gli risultava nessuno l'aveva invitato alla festa.
Ma prima di riuscire a raggiungere il suo obiettivo, qualcuno afferrò la sua spalla.
Voltandosi, si accorse che il proprietario della mano era suo cugino
Altair. "Ant! E' da inizio serata che volevo salutarti! Perchè
non andiamo a fare un giretto? E' una serata così bella!
Così mi racconti come procedono le cose qui alla Villa. Immagino
che con tutti quei ragazzi, tu abbia parecchio da raccontare."
Senza dargli possibilità di replica, l'ex Auror lo pilotò verso uno degli ingressi del Salone da Ballo.
E Antares capì, sfortunatamente per lui, di non avere scampo.
"Accomodati pure."
Antares non dovette neanche rivolgergli l'invito - ironico - che suo
cugino si era già accomodato, con eleganza innata, su una delle
poltrone presenti nello studio, aveva appellato una bottiglia di Odgen
stravecchio e se n'era versato una dose generosa in un bicchierino
appena evocato. "Allora... morbo del drago eh?" Domandò dopo averlo mandato giù tutto d'un fiato. "E non negare. Cassy ci ha già detto tutto."
Un lungo silenzio seguì quella domanda.
Prima che il padrone di casa, messo con le spalle al muro, si ritrovasse ad affermare con un filo di voce. "Sì... Vai sempre dritto al punto tu?"
"Sono stato un Auror per quasi cinquant'anni. Ormai gli interrogatori
so come portarli avanti." Affermò Altair. "E prima che tu possa
dire o fare qualcosa contro tua nipote... sappi che ha fatto bene a dirmelo. Anzi... avrebbe dovuto farlo prima. Tu avresti dovuto dirmelo prima." Concluse puntandogli un dito contro.
"Cassy non aveva il diritto di dirtelo. Lo avrei fatto io, a tempo debito." Replicò Antares.
"Cioè quando saresti stato con un piede nella fossa?" Fu il
commento ironico di Altair. "Perchè ce l'hai già, nel
caso non te ne fossi accorto. Non cercare scuse... Anty." Il nomignolo lo disse con voce ironica, prima di tornare serio "Non l'avresti mai ammesso."
Davanti al silenzio di Antares, proseguì implacabile. "E
ringrazia anche che Cassy l'abbia detto davanti a me e non solo a mia
moglie. Perchè Elizabeth aveva una gran voglia di venire qua
subito e costringerti ad un ricovero forzato al San Mungo."
Il padrone di casa, davanti a quella affermazione, assottigliò gli occhi. "Perchè, tu no?"
"No." Replicò suo cugino. "Io sono più diplomatico."
"Tanto cosa sarebbe cambiato? Saperlo prima, dopo... un ricovero
forzato oppure prendere le medicine - alla parola medicine una smorfia
apparve sul volto di Antares, mentre Altair ridacchiava sotto ai baffi
- qua a casa? Il morbo del drago è incurabile, nel caso te lo fossi scordato."
"Il tuo discorso sarebbe valido se tu almeno le prendessi, le
medicine." Constatò l'altro Black "E sarebbe cambiato
perchè non avresti messo tutto il peso addosso ad una ragazzina
di neanche vent'anni, la cui unica preoccupazione fino all'anno scorso
era di che colore scegliere il vestito per il ballo!" Ribattè
Altair. "Non volevi neanche che ne parlasse con qualcuno della
famiglia!"
"Mi pare che l'abbia fatto comunque!" Commentò Antares,
profondamente irritato per quella ingerenza. "E per quanto ti possa
ricordare un'altra Cassy, lei non è la tua sorellina Altair!"
"Così come non è Lyra,
Antares!" Controbattè suo cugino "Quello che voglio farti capire
è che tu, volente o nolente, sei la sua unica famiglia. Sei
stato tu a crescerla. E, per lei, vederti deteriorare ogni giorno,
è più doloroso di quanto non sia disposta ad ammettere...
o a mostrati. Ma non significa che rimarrà sempre inflessibile."
"E quindi?" Domandò Antares "Hai per caso una soluzione
miracolosa in tasca per la malattia? Perchè in caso contrario
non mi sei di alcuna utilità."
Al contrario di quanto il padrone di casa si potesse aspettare, Altair gli rispose con un sorrisino. "Una soluzione ce l'ho. E non ti piacerà. Ma dovrai accettarla per forza: non hai scelta."
"Sarebbe?"
"Da domani mi trasferirò qui."
"Come prego?" Esclamò il padrone di casa sbigottito.
"Tranquillo, nessuno saprà il reale motivo. Siamo alle battute
finali della gara - mancano meno di dieci giorni - e se vuoi dare il nostro
cognome ad uno di quei ragazzi è giusto che anche io dica la
mia, no?" Replicò Altair, versandosi un'altra dose generosa del
drink.
"Tu sei pazzo. Oppure hai bevuto troppo."
"Detto da te, suona molto divertente. Ma, come ho detto prima, non hai
possibilità di replica. Certo, a meno che tu non voglia che la voce... trapeli." Continuò serafico l'altro, allungando le gambe sul tavolino.
"Mi stai minacciando, per caso?" Domandò Antares stringendo i pugni.
"Io lo considero solo come uno scambio di favori tra cugini. Ma vedi tu
come considerarlo." Replicò tranquillo l'ex Auror facendo
spallucce.
Dopo un breve silenzio, il padrone di casa capì di non avere
scampo. "C'è altro che mi vuoi dire?" Domandò alterato.
"In effetti sì" Ragionò Altair "La prossima volta che Lucius Malfoy attacca la mia figlioccia... dimmelo subito. Dici tanto di volerla proteggere, poi ti arriva un platinato
in casa e devono intervenire gli altri. E' chiaro che non sei
più padrone della situazione Antares. Così com'è
chiaro che dovrò andare a fare quattro chiacchere anche con lui."
Un sorrisetto ironico comparve a quel punto sul volto di Antares. "Allora non è vero che sai proprio tutto."
"Che intendi?"
"Non ho ovviamente nulla in contrario a farla pagare a Lucius
Malfoy per ciò che ha fatto. Ma se davvero vuoi farlo Altair...
ti conviene prima sapere cosa hanno ideato suo nipote Hitoshi e il
degno compare Nott. Allora... ti interessa?"
- * -
Cecilia Weiss si stava annoiando a morte.
Accettare di essere accompagnata al ballo da Adrian Powell le era
sembrata una buona idea all'inizio, ma - col senno di poi - si era
rivelata essere la cazzata più grossa della sua vita.
Per quanto si sforzasse di ricordare il motivo per cui aveva accettato
il suo invito al ballo, non le veniva in mente nulla. E più
passava il tempo, più la sensazione di avere sbagliato
tutto si faceva largo in lei.
Di quel ragazzo riusciva a vedere solo i difetti. Un damerino viziato
figlio di papà, completamente impomatato, che da ore non faceva
altro che vantarsi delle proprietà di suo padre.
Una noia mortale.
Con il ronzio indistinto della sua voce in sottofondo, Cecilia si versò l'ennesimo bicchiere di vino della serata.
Probabilmente era già brilla, ma non è che le importasse
molto. Aveva bisogno di una buona dose d'alchool per sopportare ancora
a lungo la presenza del suo accompagnatore.
Fu un vero sollievo, per lei, sentire Adrian interrompere il suo monologo.
O almeno lo fu finchè non vide la ragione per cui l'aveva fatto.
"Oh povera me! Di male in peggio!" Pensò tichettando nervosamente con le dita sul bordo del bicchiere.
Aster Evans si era appena seduto al loro tavolo e aveva chiesto al suo
accompagnatore se gli dispiacesse privarsi della dama per un ballo.
Beh, forse essere stuzzicata da Aster era sempre meglio che morire di noia fingendo di ascoltare Adrian.
Fu per quello che, prima che il ragazzo potesse rispondere qualcosa, Cecilia si alzò in piedi di scatto.
"No, sono sicura che non gli dispiacerà. Andiamo." Disse
appoggiandogli una mano sul braccio e trascinandolo a tutta
velocità lontano da lì.
Con sua sorpresa però, Aster non la condusse verso la pista da
ballo. Dopo essersi mischiati nella folla, la condusse con passo deciso
dalla parte opposta della Sala dei Banchetti fino ad un angolo
riparato.
"Non balliamo?" Domandò confusa lei.
"No, quella era una scusa per il tuo salvataggio." Rispose lui.
Davanti alla faccia sbalordita di Cecilia, Aster trattenne a stento una
risata. "Non mi dire che ti stavi divertendo. Si vedeva la tua faccia
che invocava pietà da qui."
"Io non invocavo pietà!" Fu la risposta della ragazza. "E' evidente che devi fare un controllo dall'oculista."
Il sorriso del Serpeverde per tutta risposta si allargò. "Ah
no?" Chiese avvicinando il suo volto pericolosamente a quello di lei.
"No" Rispose Cecilia facendo un passo indietro.
"E io che mi sono anche sforzato di pensare ad un piano di fuga per
te!" Commentò lui, visibilmente divertito. "Ma se
non serve, allora ti riaccompagno al tavolo." Concluse spingendola
appena per ricondurla al luogo di partenza.
Trovando però l'opposizione della ragazza, che non si mosse di
un millimetro. "Non esiste, Evans. Hai richiesto la mia presenza per un
ballo e un ballo avrai." Affermò afferrandolo e trascinandolo
sulla pista da ballo.
Aster non si lasciò di certo pregare.
"Però sono curiosa..." Gli chiese Cecilia poco dopo, mentre
entrambi volteggiavano e mentre il profumo del ragazzo iniziava ad
inebriarla "In cosa sarebbe consistito il tuo piano di fuga?"
Aster, davanti a quella domanda, sorrise sornione. "In una cosa tanto semplice quanto geniale."
"Ti dispiace illuminarmi?" Domandò lei, avvicinandosi di più a lui con la scusa di ascoltare la risposta.
"Avrei detto ad Adrian di averti perso di vista dopo averti lasciato andare in bagno."
"Allora che vuoi fare? Ti riaccompagno da Adrian? Oppure vai in bagno e casualmente ti perdo di vista?" Domandò Aster quando le ultime note si spensero, segnalando la fine della melodia.
Cecilia deglutì.
Di sicuro non aveva voglia di tornare da Adrian.
Così come non voleva neanche staccarsi dalla presa del Serpeverde. Si era trovata straordinariamente bene lì.
Molto più di quanto fosse disposta ad ammettere.
Vedendo che la ragazza tardava a rispondere, Aster capì.
D'altra parte i pensieri di Cecilia erano lo specchio dei suoi.
"Ho capito. Vada per la terza opzione allora." Esclamò.
"Terza opzione?"
Senza darle tempo di capire fino in fondo il significato delle sue
parole, il ragazzo la trascinò fuori dal salone da ballo.
E poi la baciò.
------------------------------------------------
Ecco a voi Minerva Marshall -->
Ed ecco i vestiti della serata!
Cassiopea Black
Gillian Greengrass
Miranda Fawley
North Jackson
Cecilia Weiss
Ci vediamo al prossimo capitolo! ;)
E se non ci risentiamo prima... BUON NATALE!
|
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Capitolo 17 *** 14 - Ricordi e risvegli ***
14 - Ricordi e risvegli
Ehilà! :)
Innanzitutto: BUON ANNO NUOVOOO! <3
Vi sono mancata? (secondo me no :P )
Il capitolo non mi entusiasma per
niente ed è solo di passaggio, ma diciamo che è il
preludio per i prossimi... in cui succederà di tutto e di
più.
Detto ciò, buona lettura!
- Ricordi e risvegli -
Hogwarts, 26 aprile 1943, Sotterranei dei Serpeverde
"Io non riesco a smuoverlo dal letto, prova a vedere se ci riesci tu!"
Una leggera spinta di Altair e Lyra si ritrovò di punto in bianco nella stanza del fidanzato.
Nonostante l'aria avesse iniziato a scaldarsi - era ormai primavera
inoltrata - il clima era ancora parecchio freddo nei sotterranei.
Forse era per quel motivo che Antares non compariva minimamente:
l'intero corpo era completamente immerso tra le coperte, compresa la
testa.
L'unico segno della presenza del ragazzo era la sua sagoma, oltre che l'alzarsi e abbassarsi ritmico della trapunta.
"Ant" Provò a chiamarlo Lyra quasi sussurrando.
Senza ottenere risposta.
"Ant" Provò di nuovo, appena un po' più forte, avvicinandosi al letto.
Nessuna risposta.
"Ant" Provò per la terza volta e ottenendo nuovamente silenzio.
Eppure alla ragazza sembrava quasi di averlo percepito, un leggero
movimento tra le coperte.
"Antares" Insistette per la quarta volta, sedendosi sul bordo del materasso.
Fu un attimo.
Tre secondi prima, la ragazza era seduta sul letto. E tre secondi dopo
aveva cacciato un urlo, respinta da una forza invisibile.
Almeno finchè...
"Lyra?"
Un Antares sconcertato emerse dalle coperte, abbagliandola con i suoi occhi azzurri.
"Oh per Merlino! Ero convinto fossi Altair o Rod! Scusami!"
Senza neanche avere il tempo di ribattere, Lyra si ritrovò
sdraiata sotto le coperte assieme a lui, trascinata dalle sue braccia
forti.
E Antares approfittò della situazione per sistemarsi meglio, usando la fidanzata come un cuscino.
"Comodo?" Riuscì solo a balbettare lei, sentendosi andare di colpo a fuoco.
"Molto, grazie." Rispose lui, chiudendo nuovamente gli occhi e
sistemando la testa sul petto della fidanzata."Adesso posso tornare a
dormire."
"Ehm... veramente abbiamo entrambi lezione." Provò a convincerlo
lei, iniziando a giocherellare con i capelli del ragazzo.
"No, non è vero." La contraddisse subito lui.
"Sì invece."
"No, non le abbiamo." Insistette Antares, divertito dalla situazione.
"Ant..." Sbuffò lei, con una nota di ammonimento.
"NO Lyra. Oggi è il MIO compleanno. Quindi niente lezioni."
Rimarcò il concetto il Serpeverde. "E tu non mi hai ancora fatto
gli auguri, tra l'altro."
Davanti a quella constatazione ovvia, la ragazza si difese "Non me ne hai dato il tempo!"
"Rimediamo subito allora!" Esclamò Antares prima di sporgersi
per baciarla, zittendo così tutte le proteste della fidanzata.
"Questo sì che è un risveglio di compleanno degno del suo
nome." Commentò soddisfatto quando si staccarono. "Dovremmo
farlo anche l'anno prossimo." Concluse risistemandosi nella posizione
iniziale.
"D'accordo. Ma adesso dobbiamo assolutamente andare." Si arrese Lyra cercando di alzarsi.
Ma il Serpeverde non era dello stesso parere. "No. E' il mio compleanno
e tu sei la mia fidanzata. Quindi oggi rimani qua anche tu."
"Ma non ho ancora fatto colazione!" Protestò lei.
"L'elfo domestico arriverà tra poco." Fu la risposta.
"Non ho voglia di perdere la lezione di trasfigurazione sugli
animaghi!" Provò ancora la ragazza, anche se con meno
convinzione.
"Ti spiego tutto io domani." Promise Antares.
Lyra aprì di nuovo bocca, ma il ragazzo la precedette "Inutile
che cerchi delle scuse: non ne troverai. Non ho voglia di alzarmi e non
ti lascerò andare: sto comodo così." Dichiarò
risoluto, aumentando la presa sulla sua vita, divertito dalla
situazione. "E poi... ho voglia di coccole. Chi meglio di te?"
Con l'ultima frase, la Corvonero capì che non ci sarebbe stato
verso di smuoverlo. Per quel motivo si limitò ad accomodarsi
meglio che potè sul letto, roteando gli occhi e accompagnando il
tutto con un leggero sbuffo, giusto per rimarcare la sua
contrarietà.
"E va bene!"
Probabilmente avrebbe ricevuto qualche ramanzina da alcuni insegnanti
ma, alla fine dei conti, la situazione non le dispiaceva poi
così tanto.
A patto che lui non la lasciasse mai davvero andare.
Notte tra il 21 e il 22 agosto 2000
Un leggero bussare alla porta distolse Antares dai suoi ricordi.
"Avanti."
Fu Cassiopea ad entrare nello studio, con il leggero fruscio dell'abito
ad accompagnarla. Continuava a tormentarsi le mani e sembrava molto
titubante. "Sei arrabbiato?" Domandò timorosa, a bassa voce,
fermandosi poco dopo la porta.
L'uomo, con un cenno della mano, la invitò a sedersi accanto a
lui sul divanetto. Quando la ragazza lo fece, le diede
la risposta.
"No."
La Corvonero sgranò leggeremente gli occhi, sorpresa per quella arrendevolezza. "Davvero?"
"Diciamo che... una strigliata fatta per bene mi serviva."
Commentò il vecchio. "Per capire le cose ho sempre preferito i
metodi di tua nonna. Ma quando non ci riusciva neanche lei, i sistemi
di Altair, benchè poco ortodossi, sono sempre stati efficaci."
Con la mano destra sollevò una boccetta di vetro vuota "Vedi? La
medicina l'ho già presa."
Un secondo di silenzio, poi Cassiopea gli buttò le braccia al collo.
"Com'è andata la festa di sotto?" Si informò Antares dopo
un po' "Dopo aver parlato con Altair non sono più sceso.
C'è ancora qualcuno?"
"Bella come tutte le feste organizzate dai Black. Gli invitati stanno
andando via poco a poco. Ma ci dovrebbe essere ancora qualcuno in
giro." Spiegò lei "Vuoi scendere per salutarli?"
"Magari tra qualche minuto." Rispose lui "Adesso voglio solo godermi mia nipote." Continuò stringendola in vita.
"A proposito: grazie per lo scambio." Disse Cassy, appoggiandogli la testa al petto.
"Te l'avevo promesso che non saresti stata tu, al centro
dell'attenzione." Ricordò lui, accarezzandole i capelli. "E
tanto per rimanere in argomento: cosa vuoi per il tuo, di compleanno? Mancano solo pochi giorni e non mi hai ancora detto nulla."
"Voglio passare l'intera giornata con te." Rispose Cassiopea tutto d'un fiato. "Non mi interessa dove o a fare cosa."
Antares, a quella richiesta insolita, sospirò "Credevo volessi passarla con qualcun altro la giornata. Io sono vecchio."
Ma lei scosse il capo "Per tutti gli altri avrò tempo... dopo."
"E la prova programmata per quel giorno?" Tentò ancora il Serpeverde, senza troppa convinzione.
"Falla fare ad Altair. Sono sicura che si divertirà a torturarli
un po'." Rispose Cassy facendo spallucce. "Per favoreee!"
Un breve silenzio seguì la richiesta, prima che Antares lo
interrompesse "E tu come fai a sapere che Altair...?" Iniziò a
chiedere prima di bloccarsi e scoppiare a ridere. "Merlino Cassy!
Saresti stata una splendida Serpeverde!"
Un sorrisino comparve anche sul volto della ragazza. "Ho imparato dal
migliore. E comunque il Cappello era davvero indeciso... gliel'ho
chiesto io, di mandarmi a Corvonero."
"Non me lo avevi mai detto." Commentò lui sorpreso "E come mai hai preferito quella, alla casa di Salazar?"
"Volevo rendere omaggio alle due donne delle quali porto il nome."
Spiegò Cassy "Ma se avessi saputo cosa sarebbe successo ad
Hogwarts il mio primo anno, gli avrei chiesto di mandarmi a
Serpeverde." Concluse rabbrividendo, ripensando agli episodi di tanti
anni prima.
"Qualche alunno pietrificato... che vuoi che sia? Quando ci sono andato
io una era stata proprio uccisa..." Ricordò lui, rabbrividendo a
sua volta. "Ma noi siamo purosangue. Non avevamo nulla da temere."
"Intendi Mirtilla? Infesta ancora il bagno delle ragazze sotto forma di fantasma." Sbuffò lei. "Ma adesso basta. Mi accontenterai per il compleanno?" Cambiò bruscamente discorso.
"Ecco la Serpe che ritorna sfacciata." La prese in giro lui "Sì
Cassy, ti accontenterò. Quando mai ti ho negato qualcosa, in
fondo?" Sospirò rassegnato "Adesso però torniamo di
sotto, prima che se ne vadano via proprio tutti. Non voglio che mi
considerino un padrone di casa pessimo!" Concluse alzandosi in piedi e
porgendole il braccio. "E nel caso non te l'abbia detto nessuno,
stasera sei meravigliosa... Anche se presumo che qualcuno l'abbia
già fatto."
----------------------------------------
22 agosto 2000, mattina
Cecilia non aveva voglia di aprire gli occhi quella mattina. Era avvolta in un fagotto meravigliosamente morbido.
Per quel motivo tenne ostinantamente gli occhi chiusi.
Almeno finchè le immagini della sera prima non le invasero la mente.
Il ballo.
La noia fatta persona che si era incarnata in Adrian Powell.
Aster che interveniva per toglierla dagli impicci.
Lui che la baciava.
E lei che non si tirava affatto indietro.
Cecilia spalancò gli occhi. E quello che vide le tolse il fiato per qualche secondo.
Era letto con Aster.
"Merlino santissimo!"
----------------------------------------
"Svegliati dormigliona!"
Cassy socchiuse appena le palpebre e strizzò gli occhi,
ottenendo così un'immagine confusa della cugina, che
continuava a girare allegramente per la stanza. "Gilly! Sono appena le
dieci!" Borbottò, cercando di girarsi dall'altra parte del
letto. "Voglio dormire."
"Dormirai un altro giorno cara." Le rispose però l'altra,
circumnavigando il letto per piazzarsi comunque di fronte al volto
della padrona di casa. "Adesso io e te dobbiamo... gossippare!"
"Dobbiamo cosa?" Domandò Cassy perplessa, inarcando un sopracciglio.
"Ah già, è vero! Per te il mondo babbano non esiste!" La
prese in giro Gillian, sottraendole il cuscino per impedirle di
nasconderci la testa sotto.
Cassy sbuffò irritata, ma l'altra continuò imperterrita
"Gossippare significa chiaccherare in merito a qualcosa o qualcuno. In
pratica dobbiamo scambiarci tutte le novità possibili di cui
siamo venute a conoscenza." Spiegò mentre si dirigeva
allegramente davanti al grande specchio per truccarsi.
"Ma io non ho novità da dirti!" Replicò Cassiopea,
nascondendo la testa sotto le braccia e rituffandosi nel letto "Viviamo
insieme da tre settimane, se avessi qualche novità la sapresti,
no?"
"Sicura?" Gillian non demorse. E mentre si applicava il lucidalabbra,
trillò allegra "Ah beh, allora parto io... magari ieri sera ti
sarà sfuggito ma... Nihal mi ha baciato!"
---------------------------------------
Miranda quella mattina si svegliò con un enorme mal di testa.
Forse la sera prima aveva esagerato un po' troppo con l'alchool.
Il primo pensiero fu di chiedere aiuto a Cecilia, ma cercando con lo
sguardo la cugina si accorse che suo il letto era completamente
intatto.
Chissà dov'era finita.
Una fitta lacinante alla testa la distolse subito da quel pensiero. E
la convinse che aveva proprio bisogno di qualcosa contro i postumi da
sbornia. Per quello, dopo aver appellato la propria vestaglia, si
diresse verso la cucina, intenzionata a chiedere al primo elfo
domestico disponibile un qualche rimedio.
"Ma padrone! Io dover..."
"No! Non esiste!"
"Ma..."
"Dei fornelli me ne occupo io! Sono sicuro che..."
Davanti a quella scena insolita, Miranda scoppiò a ridere, interrompendo così il siparietto a metà.
Nihal, con una padella in mano, si girò verso di lei,
così come l'elfo, che stava cercando di sottrargliela
attaccandosi al manico con tutte le sue forze.
"Che fai Jackson, rubi le pentole agli elfi domestici?" Lo prese in giro lei, ridendo sotto ai baffi.
"Io volevo solo scaldare due fette di pane!" Si lamentò lui sconsolato.
"Io scalda fette! Io!" Lo interruppe l'elfo. "Io l'ha fatto a sua madre e alla madre di sua madre!"
"Ma a quanto pare in questa casa non è possibile." Concluse Nihal scuotendo la testa scoraggiato.
Miranda scoppiò nuovamente a ridere. "Billy?" Chiese girandosi
verso l'elfo, che scattò immediatamente sull'attenti. "Mi prepari qualcosa contro il mal di testa post sbornia?"
L'elfo, udendo l'ordine, si affrettò ad inchinarsi con un
sorriso a trentadue denti "Subito padrona!" Esclamò mollando la
pentola e dimenticandosi immediatamente della battaglia che aveva
portato avanti fino a due secondi prima con il ragazzo. Dopo aver fatto
un altro inchino, si smaterializzò con un piccolo pop.
"Ecco, adesso puoi prepararti quello che vuoi." Concluse Miranda facendo l'occhiolino a Nihal. "Almeno finchè non ne arriverà un altro."
----------------------------------------
15 agosto 2000, Malfoy Manor
"Vi lascio soli,
così potrete passare un po' di tempo insieme." Comunicò
Narcissa Black in Malfoy, prima di chiudere la porta dietro di
sè per lasciare padre e figlia da soli nella stanza.
Quando Hitoshi ritenne che fosse passato abbastanza tempo - ovvero che
sua zia si fosse allontanata abbastanza - si diresse a sua volta verso
la porta. Poi, con una delicatezza estrema, la aprì, cercando di
non farla cigolare.
Infine - con il cuore che gli batteva a mille - si affacciò nel corridoio.
Non c'era nessuno.
Dopo essersi disilluso, lo attraversò a passo felpato, cercando di fare meno rumore possibile.
22 agosto 2000, Villa Black
Darius stava per abbassare la maniglia, quando due voci provenienti dall'interno della stanza lo bloccarono.
Riconoscendo quella di Hitoshi, non si sorprese neanche più di tanto.
Sapeva che non avrebbe dovuto mettersi ad ascoltare - di qualsiasi cosa
stessero confabulando non era affar suo - eppure il suo istinto da
Auror, insieme alla sua curiosità, ebbero la meglio.
Per quel motivo, dopo essersi accertato che nelle vicinanze non ci
fosse nessuno, si auto illuse, iniziando a cercare un modo per capire
di cosa stessero parlando.
Ovviamente la stanza era stata schermata, per quello ci mise un po' per
riuscire a sentirli chiaramente, tuttavia gli insegnamenti appresi
in Accademia gli vennero in aiuto e ben presto riuscì ad
ascoltare tutta la conversazione tra Aidan e Hitoshi.
Quando capì di aver sentito abbastanza, intervenne.
Mentre con una mano bussava e poi apriva la porta, con l'altra si puntò la bacchetta contro per tornare visibile.
E dopo essersi stampato un sorriso di circostanza sul viso,
parlò tranquillamente "Antares ha detto che ci vuole tutti
giù. Da ciò che ho capito, vuole comunicare il nome del
vincitore delle prove della settimana."
Così come era comparso, si dileguò nuovamente nel corridoio, ripensando alla conversazione che aveva sentito.
In effetti doveva ammettere che il loro era un buon piano - semplice ed
efficace - e nessuno più di Lucius Malfoy se lo meritava.
Il problema era un altro: se lui era riuscito ad ascoltare così facilmente il tutto, chi altri avrebbe potuto venirne a conoscenza?
----------------------------------------
North, con una ciotola piena di biscotti al cioccolato in mano, trotterellò lungo uno dei tanti corridoi della Villa.
Ormai, dopo tre settimane, aveva quasi iniziato ad orientarsi dentro a
quel labirinto. E per quel motivo aveva iniziato ad esplorarlo da sola,
senza dover chiedere di volta in volta l'aiuto ad una qualche sua
cugina.
Sentendo ad un certo una voce nota sorrise felice, dirigendosi verso quest'ultima.
Fu così che raggiunse Miquel e Corey, intenti in una conversazione sul Quidditch.
Appena la videro, lo spagnolo la salutò allegramente, invece il Serpeverde le rivolse una specie di smorfia.
"Mi dispiace dovervi interrompere, ma il nonno vi vuole tutti
giù." Comunicò lei, facendo strabuzzare gli occhi al
ragazzo inglese.
"Nonno?" Domandò infatti sorpreso. "Credevo che non si facesse chiamare così da nessuno... a parte Cassy ovviamente." Il nome della ragazza lo pronunciò con una smorfia.
"Beh, ma è mio nonno, visto che è il padre di mia madre." Si difese lei. "Come dovrei chiamarlo se no?"
Corey si limitò a fissarla incredulo, senza però darle una risposta.
Il momento venne interrotto da Miquel "Sono biscotti al cioccolato
quelli?" Domandò infatti, allungando la testa per guardare
dentro alla ciotola.
"Appena sfornati da mio fratello." Rispose lei felice, allungandogliela. "Ne vuoi?" Chiese offrendoglieli.
"Hai detto che li ha fatti tuo fratello?" Domandò sorpreso lo spagnolo, agguantandone un paio e assaggiandoli.
"Oh sì! Li saprei fare anche io, in realtà." Rispose lei
arrossendo "Ma lui è sicuramente più bravo. Però
non dirglielo che l'ho ammesso!"
"Piccioncini, capisco che abbiate bisogno di tubare. Ma non dovevamo raggiungere il vecchio?"
----------------------------------------
Aidan, seguendo Darius lungo il corridoio, entrò nella stanza,
trovandola già occupata da Antares - seduto su una comoda
poltrona a braccia incrociate - e un altro uomo che non aveva mai visto.
In particolare, notò come il secondo uomo sembrasse
profondamente divertito dalla situazione, a differenza del padrone di
casa, che sembrava più che altro scocciato.
In un angolino della stanza, erano invece presenti Gillian, Miranda e Cecilia, tutte e tre ridacchianti.
Poco dopo, la porta dietro di lui si riaprì, facendo entrare altre persone.
Alla fine, quando tutti furono presenti, Antares si schiarì la
gola. "Immagino che nessuno di voi si sorprenderà se annuncio
che il vincitore di tutte le prove della settimana è Nihal Jackson."
Annunciò piatto. "Ossia l'unico che si è preoccupato di
invitare la persona giusta alla festa." Continuò con un
sorrisetto. "Anche se devo ammettere che è stato parecchio
divertente assistere a come vi siate scannati a vicenda per cercare di
invitare... la nipote
sbagliata." Commentò, ormai palesemente divertito, calcando
notevolmente la voce sulla parola 'nipote'. Volgendo lo sguardo su
Nihal, un sorriso sincero comparve sul suo volto. "Complimenti ragazzo... a quanto pare sei in testa."
Al contrario di alcuni, che iniziarono a protestare per quella
decisione a loro parere ingiusta, Aidan rimase impassibile a quelle
parole. Dopo la chiaccherata avuta la sera prima con Darius, si era
aspettato una cosa del genere.
Per quello non prestò molta attenzione a ciò che stava accadendo in quella stanza.
Se si fosse guardato un po' attorno, forse avrebbe notato alcune cose.
Come ad esempio il luccichio di vittoria presente negli occhi delle
ragazze, o il minimo cenno d'assenso che si scambiarono silenziosamente
tra loro. Oppure come si fossero voltate tutte impercettibilmente verso
North, per accordarsi su come coinvolgerla nel loro piano.
La cosa che invece il ragazzo notò, fu un'altra: l'unica assente nella stanza era proprio Cassiopea.
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Domanda della settimana: chi volete che tra i vari OC scopra per primo la verità su Antares? (risposta entro il 10/01/2017)
Per chi avesse la curiosità, ecco come immagino Lyra Blackthorne da giovane -->
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Capitolo 18 *** 15 - Un sano pomeriggio di relax... o forse no! ***
15 - Un sano pomeriggio di relax... o forse no!
Ciao! :)
Questa volta il capitolo è molto più lungo e molto
più strutturato (scusate se ogni tanto non è così,
ma a volte ho poco tempo e anche la sparizione continua di personaggi
non ha aiutato).
In ogni caso, la bella notizia per voi (o forse no) è che mancano pochissimi capitoli alla fine!
Buona lettura e buon weekend ;)
- Un sano pomeriggio di relax... o forse no! -
28 agosto 1981
"Padrone"
Un elfo domestico si materializzò davanti ad Antares, nascondendo il visino nel profondo inchino. Stava tremando.
L'uomo lo degnò appena di uno sguardo, invitandolo però a parlare con un breve cenno.
"La padroncina..." Riuscì appena a sussurrare l'elfo prima di scoppiare in singhiozzi.
L'ex Serpeverde, captando quelle parole, mollò di colpo ogni
documento sulla scrivania, balzando in piedi e raggiungendo l'elfo, che
apparve ancora più terrorizzato da quello scatto repentino.
"Cos'è successo a mia figlia?"
Ma l'elfo sembrava aver perso di colpo l'uso della parola: continuava a
singhiozzare senza sosta, ondeggiando il corpicino avanti e indietro e
promettendo a se stesso di punirsi nel peggiore dei modi.
"Oh per Salazar!" Perse la pazienza Antares scuotendolo "Io non sono la
prozia Elladora che vi tagliava la testa! Dimmi solo cos'è
successo a Selene!"
Il tentativo di calmare l'elfo domestico non andò esattamente a
buon fine, ma tra le parole farfugliate l'uomo ne captò una
significativa "Andata."
Capendo che non avrebbe ottenuto nulla di più, Antares decise di smaterializzarsi direttamente al Manor.
E fu lì che trovò, all'interno di una culla, una bambina piccolissima. Intenta a sua volta a piangere.
L'uomo era paralizzato. Per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare.
Perchè stava piangendo?
Doveva forse prenderla in braccio? E se prendendola le avesse fatto male? Era così piccola!
Oppure aveva fame?
Oppure magari era... sporca?
Oh Merlino, aiutami tu!
Un crac dietro di lui gli segnalò l'arrivo dell'elfo domestico.
E probabilmente il rumore spaventò ancora di più la
neonata, poichè il pianto aumentò di intensità.
"Da quanto è nata?" Domandò all'elfo "Perchè nessuno mi ha avvisato? E dove diavolo è finita Selene?"
Ancora tremante e singhiozzante, finalmente l'elfo riuscì a fornirgli delle risposte.
"La signorina Selene... andata via... bambina... nata il 24 agosto...
lei volere così! Noi non doveva avvisare lei signore prima di
altri tre giorni, ma la bambina piangere disperata! Noi avere cambiata,
cullata e dato cibo, ma lei non smettere." Strillò l'elfo, cercando di superare con la propria voce il pianto della bambina "E noi non sapere più che fare."
Nonostante il pianto incessante della neonata e lo shock dovuto alla
situazione, Antares cercò di estraniarsi per un attimo.
Doveva affrontare una situazione per volta o ne sarebbe uscito pazzo.
Sua figlia era scappata di casa. Esattamente come tutte le altre. Avrebbe anche potuto farla cercare da qualcuno, ma restava il fatto che se n'era andata di sua volontà. Lasciandogli in eredità quel fagotto urlante.
Tantovaleva trovare un modo per farlo smettere di piangere. Altrimenti gli sarebbe scoppiata la testa.
Già, ma come avrebbe fatto? Lui non sapeva assolutamente nulla di bambini piccoli! Se n'era sempre occupata Lyra.
E lui non li aveva mai presi neanche in braccio: erano troppo piccoli, aveva paura di romperli.
Tutte le sue figlie erano già diventate madri, ma di sicuro non poteva chiedere aiuto a loro. Avrebbe significato sottolineare nuovamente il suo fallimento.
Lo avrebbero comunque scoperto, prima o poi, ma non voleva ritrovarsi
subito con le loro espressioni piene di risentimento e accusa in un
momento così delicato. Non sarebbe riuscito a reggerle.
Doveva chiedere aiuto a qualcuno che se ne intendesse, qualcuno di familiare ma che non avesse nulla contro di lui.
E la soluzione gli arrivò all'improvviso.
C'era una persona sulla quale aveva potuto sempre contare e che considerava come un fratello.
"Billy" Ordinò con voce imperiosa "Almeno tu smettila di piangere. E vai a cercare Altair ed Elizabeth Black. Portameli qui, anche a costo di trascinarli a forza."
Mezz'ora dopo la bambina, cullata tra le braccia di Elizabeth, aveva smesso di piangere.
"Come hai fatto?" Domandò Antares.
"Le ho trasmesso l'unica cosa di cui ha bisogno: calore umano. E adesso mettiti comodo, Anty: ti insegnerò un po' di cose sui neonati. Ne avrai bisogno."
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24 agosto 2000
Darius stava facendo tranquillamente colazione quella mattina,
quando la sua attenzione venne attirata da delle risatine soffocate.
Voltando leggermente lo sguardo, notò Miranda - con una mano
sulla bocca - che stava trattenendo a fatica le risate, mentre faceva
dei segni con la mano a qualcuno che lui non poteva ancora vedere e che
evidentemente si trovava oltre la porta.
La ragazza sembrò percepire il suo sguardo, perchè si voltò proprio verso di lui.
Poi gli rivolse un occhiolino, portandosi un dito sulle labbra per chiedergli silenziosamente di non fare rumore.
Inarcando un sopracciglio, Darius si limitò ad eseguire quella muta richiesta, anche se non ne capiva il motivo.
E poi si era incuriosito. Voleva capire cosa la ragazza stesse combinando.
"Avanti. Avanti. Leggermente a destra. Scalino, scalino, scalino. Ok,
ferma." Giunse alle sue orecchie la limpida voce di Gillian,
proveniente da oltre la parete.
"Girati a destra. Dritto. Avanti. Ancora avanti."
Gillian comparve nella Sala di spalle, gettando occhiate periodiche
dietro di lei e comunicando man mano la strada a Cassy, che fece la sua
comparsa in salotto in camicia da notte e ad occhi chiusi.
"Ahy!" Si lamentò la Black, dopo aver preso in pieno un mobile. "Gillian! Perchè non mi hai segnalato un ostacolo?" Borbottò contrariata.
"Perchè mi piacerebbe molto se tu aprissi gli occhi e ti
svegliassi, anzichè usarmi come un cane per ciechi!" Rispose sua
cugina sbuffando.
"Ma io non volevo neanche alzarmi! E' troppo faticoso aprire gli
occhi!" Si lamentò Cassy, continuando ad avanzare alla cieca. "Voglio dormire!"
"Dai che sei quasi arrivata!" La incitò Gillian. "Ancora avanti
di tre passi." Le comunicò. "Poi c'è la sedia."
"Ok."
Peccato che sulla sedia alla quale si stava riferendo Gilly, fosse occupata da Darius.
Ma che c...?
Il ragazzo riuscì a malapena a formulare quel pensiero.
Poi Cassy gli si sedette dritto in braccio.
Accorgendosene con qualche secondo di ritardo.
"Ehm... immagino che tu non sia una nuova poltrona." Commentò
con un filo di voce, arrossendo fino alla radice, dopo aver finalmente
spalancato gli occhi e aver realizzato la situazione.
"In effetti non lo sono." Commentò divertito lui. "Vedo che ti sei decisa ad aprire gli occhi però. Buongiorno!"
"Buongiorno!" Rispose la Corvonero, mentre dietro di loro Gillian e
Miranda se la davano a gambe. "Peso troppo per caso?" Domandò
ancora, cercando di alzarsi.
Ma Darius la trattenne, appoggiandole un braccio in vita. "No, certo che no. E a proposito: buon compleanno!"
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"Ah ah! Eccoti! Ti ho beccata!"
Davanti alla voce di Miranda, proveniente alle sue spalle, Cecilia capì di non avere scampo.
Per quel motivo si girò - molto lentamente - verso la voce di
quella che, fino a pochi giorni prima, era della sua cugina preferita.
Ma che in quel momento rappresentava solo una gran seccatura.
La Grifondoro aveva infatti la mano destra arpionata al fianco, mentre il dito sinistro era puntato minaccioso contro di lei.
"Io... ehm... io devo andare a fare colazione." Provò a
svicolare Cecilia, cercando di raggiungere la sala molto velocemente.
Peccato che Miranda fosse molto più alta di lei. E di conseguenza molto più veloce.
"Tu non andrai a fare colazione e soprattutto non entrerai in quella
stanza, adesso." La bloccò infatti, parandosi davanti alla porta.
"Mi vuoi far morire di fame per caso?" Provò a convincerla l'altra.
"Ovvio che no!" Le rispose Miranda "Per la tua colazione ho questi!" Le
spiegò poi, agitando un sacchetto contenente diversi pezzi di
torta. "Ma se li vuoi avere devi venire con me. Ho anche una caraffa di succo di zucca!"
"Faccio prima ad andare a fare colazione lì dentro."
Ribattè la Tassorosso, cercando nuovamente di entrare nella
stanza.
"Interrompendo così Cassiopea e Darius? Non credo proprio!" La
bloccò la Grifondoro, facendole sgranare gli occhi.
"Mi vuoi dire che stanno finalmente pomiciando?" Esclamò
infatti, cercando nuovamente di entrare nella stanza per assistere allo
spettacolo.
"Quando sono uscita io non ancora. Ma di sicuro non ne avranno la possibilità se li interrompi sul più bello." La bloccò nuovamente Miranda "E a proposito di pomiciare... tu mi stai nascondendo qualcosa, per caso?"
"Io? Assolutamente nulla." Rispose Cecilia, mettendo su la sua migliore faccia di bronzo e pregando che bastasse.
Ma ovviamente non bastò. Miranda la conosceva troppo bene per farsi fregare con così poco.
"Non dire assurdità! Mi stai evitando dal ballo! Ovvero da quando ti ho visto sgattaiolare via insieme ad un certo
ragazzo." Commentò infatti arpionandola per un braccio e
iniziando a trascinarla lungo il corridoio con una presa ferrea. "Ma
adesso non mi sfuggi! E voglio sapere tutto quanto. Andiamo!"
Cecilia ebbe la conferma di non avere via di fuga. Avrebbe dovuto vuotare il sacco.
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"Ci hai pensato? Hai deciso cosa fare alla fine?" Domandò North,
seduta sulla scrivania con le gambe a penzoloni e appoggiata con la
schiena alla parete.
Nihal alzò lo sguardo su di lei sospirando, incerto su cosa risponderle.
Era ovvio che ci aveva pensato.
Ma tra il pensare e l'accettare, c'era una bella differenza.
"Sì, ci ho pensato. Ma più che altro non mi è
piaciuto come abbiano agito alle spalle per farmi vincere. Anche se,
dopo aver vissuto nel loro mondo per tre settimane, in un certo senso
le capisco." Commentò ripensando al ballo e alle malelingue che
aveva sentito più volte nell'arco della serata. "Sarà
difficilissimo, per loro, fidarsi davvero totalmente di qualcuno."
North si strinse le spalle. "Non è piaciuto neanche a me. Ma
Gilly mi è sembrata sincera quando ha detto che,
indipendentemente dalla prova, tu le piaci sul serio. E lo sai che io
sono molto brava a capire se qualcuno mente."
"Quindi secondo te dovrei accettare oppure no?" Domandò Nihal
allungando le braccia e appoggiandoci la testa sopra sospirando. "Ormai
sono in vantaggio e difficilmente riuscirei a perdere, ma non mi sembra
giusto nei confronti degli altri."
"Ma se tu vincessi, aiuteresti la nostra famiglia. E, per noi, quella
è sempre stata al di sopra di tutto." Gli ricordò sua
sorella.
"Non lo so North... secondo me c'è sotto qualcosa di più grosso. Qualcosa che non ci hanno detto."
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"Io su quel trabiccolo non
ci salgo!" Esclamò Antares contrariato, guardando sua nipote con
sguardo di sfida. "Sarò anche vecchio e rincoglionito, ma non
così tanto!"
"Oh sì che lo farai!" Ribattè Cassiopea, incrociando le braccia al petto, intenzionata a non cedere per prima.
"No!" Si impuntò Antares.
"Sì invece!"
"No!"
"Sì!"
"No!"
"Che sta succedendo qui?" Domandò Cecilia ad Altair, dopo essere accorsa nel cortile, attirata dalle voci.
L'uomo, seduto su una comoda poltroncina appena evocata, le rivolse un
sorriso divertito. "Solo un vivace scambio di opinioni tra nonno e
nipote. Tutto nella norma." Commentò indicando con un cenno
della testa il vialetto di fronte a loro.
"Io non ci salgo su un...
altonobile!" Li raggiunse in quel momento la voce oltraggiata di
Antares. "E non capisco come possa chiamarsi così, visto che non
è ne alto nè, tantomeno, nobile!"
"Per l'ultima volta... A-U-T-O-M-O-B-I-L-E!" Sbuffò Cassiopea roteando gli occhi.
"Beh, rimane sempre un trabicolo pericolante babbano! E io non mi fido dei babbani!"
"Perchè non ti accomodi anche tu?" Propose Altair evocando
un'altra poltrona, invitando così la 'nipote' a sedersi accanto
a lui.
E a godere dello spettacolo.
E lei non si lasciò di certo pregare. "Molto volentieri."
"Stai dicendo che non ti fidi di me?
Secondo te userei qualcosa sapendo che non è sicuro?" Chiese
Cassiopea, profondamente irritata dalla ritrosia mostrata dal nonno.
"Non mi fido di tutto ciò che riguarda i babbani!" Le rispose piccato l'uomo "E comunque Cassy... tu non sai usarlo!"
"Sì invece! Ho preso la patente un anno fa!"
"Vuoi un po' di pop corn, Sil?" Domandò Altair passandole un sacchetto.
"Tu sai cosa sono i pop corn?"
Chiese Cecilia sgranando gli occhi, al contempo sia sorpresa che
divertita, afferrando ciò che l'uomo le aveva appena
offerto.
"Ovviamente." Rispose lui sorridendo sornione. "E' una delle invenzioni babbane che preferisco. Adoro la loro tradizione!"
"C'è una sottile differenza tra saper guidare e Confondere l'esaminatore per ottenere ciò che vuoi!"
"Io non ho Confuso proprio nessuno!"
"Ehm... di che tradizione stai parlando?" Domandò a quel
punto Cecilia leggermente confusa, iniziando a sgranocchiare il cibo.
"Oh beh, a quanto pare si trovano tutti periodicamente dentro ad una
enorme stanza con tante poltrone e mentre guardano un quadro che si
muove fanno a gara a chi mangia più pop corn, patatine e
simili!" Spiegò Altair. "Sono strani forte eh?"
"E quindi tu vai periodicamente al cinema?" Chiese divertita lei,
glissando sul fornire al parente una spiegazione sul reale scopo
dell'intrattenimento babbano.
"Mi conosci Sil: se c'è da mangiare io non posso esimermi!"
"Perchè dovrei salirci?"
"Perchè me l'hai promesso!"
"Ti avevo promesso di passare la giornata con te, non di usare questo... coso!"
"Uuuh! Antares sta per cedere!" Commentò Altair battendo le mani
entusiasta davanti al broncio messo su da Cassiopea. "Meno 3, 2, 1..."
"E va bene! Ma sarà la prima ed unica volta!"
Cassiopea, alle parole del nonno, lo abbracciò. Poi
trotterellò allegra verso la porta di dietro, la aprì e
abbassò del tutto il finestrino con la manopola. "Cat! Andiamo!
Si va a Londra!"
Senza farselo ripetere due volte, l'enorme lupa nera della ragazza
salì con un balzo sui sedili posteriori, affacciandosi con la
lingua di fuori dal finestrino non appena la ragazza ebbe chiuso la
portiera.
"E Cassiopea conquista il boccino d'oro! 150 a 0 per lei!"
Commentò Altair divertito, non appena la macchina venne messa in
moto.
Poi, visto che non c'era più alcuno spettacolo al quale
assistere, si alzò in piedi, offrendo a Cecilia una mano per
fare altrettanto. "E adesso inizia la parte divertente." Le comunicò con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Intendi più divertente di questo?"
Replicò la ragazza con una nota ironica. Difficilmente riusciva
ad immaginare qualcosa di meglio. Ma poi vide l'espressione presente
sul viso dello "zio" e cambiò idea "Perchè ho come
l'impressione che se tu avessi la mia età in questo momento
staresti saltellando?" Domandò seguendolo all'interno
dell'abitazione con un sorriso sulle labbra.
"Sei una ragazza molto saggia, mia cara. Chi credi che le
porterà avanti le sfide, oggi, in assenza di mio cugino?"
Davanti a quella constatazione, Cecilia buttò la testa all'indietro, scoppiando a ridere di gusto.
Fino a quel momento aveva visto Antares all'opera con i ragazzi. Ma Altair... aveva tutto un altro stile.
Qualcosa le diceva che si sarebbe divertita davvero un mondo quel giorno.
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"Secondo te ci riesce oppure no?" Domandò Hitoshi.
"La conosco... li conosco. E secondo me ce la fa." Rispose Corey.
"Secondo me non ci riesce! Dai! E' impossibile! Te lo vedi il vecchio Black a salire lì sopra?"
"Ovviamente no. Ma ce lo vedo molto bene a piegarsi al volere di sua nipote."
"Scommettiamo venti galeoni?"
"Ci sto!"
"Non ci posso credere! L'ha convinto sul serio!" Commentò
Hitoshi stralunato poco dopo, dopo aver assistito con i propri occhi ad
Antares Black che saliva sull'automobile e Cassiopea che si metteva
allegramente alla guida. "Assurdo!"
"Ma certo che l'ha convinto. Ci riesce sempre!" Rispose Corey divertito
e con una punta di orgoglio mista a nostalgia, osservando a sua volta
la macchina partire e acquistare velocità man mano. "E adesso
Malfoy... paga pegno!"
Entrambi i ragazzi erano affacciati da un balconcino del secondo piano e avevano assistito alla scena con estremo divertimento.
In fondo vedere due Black che usano un mezzo babbano non era uno spettacolo al quale poter assistere tutti i giorni.
"Giusto, immagino che questi siano tuoi." Rispose Hitoshi, passandogli un sacchetto pieno di monete.
"I venti galeoni conquistati più facilmente nella mia vita."
Commentò il Serpeverde soddisfatto, prendendo il sacchetto in
mano e riponendolo al sicuro in una tasca. "Quando vorrai scommettere
ancora, in futuro, sai dove trovarmi." Continuò seguendo con lo
sguardo Altair e Gillian che, sotto di loro, stavano rientrando in
casa.
Quando furono entrambi spariti dalla sua visuale, si accinse a fare la medesima cosa, seguito a breve distanza da Hitoshi.
"Ma quindi oggi non ci sono sfide?" Ragionò Malfoy poco dopo
mentre attraversavano un corridoio. "Se Antares è appena andato
via..."
Corey si strinse le spalle, sapendone quanto lui. "Immagino di no."
Considerò "Ma anche se ci fosse, cosa cambierebbe? Nihal ha un
vantaggio talmente ampio su tutti gli altri che dubito cambierebbe
qualcosa. In effetti, non so neanche quanto senso abbia continuare a stare qui..." L'ultima frase la disse in un sussurro, quasi come se avesse paura di ammetterlo ad alta voce.
E Hitoshi, immaginando benissimo a cosa fosse dovuta quell'ammissione,
preferì non infierire. "Allora immagino che oggi sarà una
giornata dedicata al relax..."
Aveva appena finito di dirlo che la voce fortemente amplificata di
Altair li raggiunse, invitando i contendenti a presentarsi entro dieci
minuti nel cortile.
"... oppure no."
"Chiedi e ti sarà dato."
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Aidan riarrotolò il foglio di pergamena che aveva tra le mani.
Quella mattina, con suo profondo sollievo, gli era arrivata una lettera dalla sorella.
Al contrario di quanto aveva visto neanche tre settimane prima nella
prova di Antares, Cornelia stava bene, la gravidanza procedeva nel
migliore dei modi e i coniugi non vedevano l'ora di poter stringere tra
le braccia il loro primogenito.
Perchè, a quanto pareva, sua sorella aspettava un maschio.
L'avevano scoperto da pochissimo e immediatamente la ragazza lo aveva avvisato.
Si chiamerà Arn, come il fratello che abbiamo perso. L'ho proposto a Francois e lui si è detto subito d'accordo. Aveva scritto Cornelia nella lettera.
Ed Aidan si era sentito felice quando l'aveva letto. Forse, per la
prima volta dopo tanto tempo, le cose avevano riniziato a scorrere nel
modo giusto.
Dopo la morte del fratello, ogni cosa era andata storta per i Nott.
La morte di Arn.
La loro madre che aveva smesso di parlare.
La morte di Cassandra.
La faida senza fine con i Malfoy.
Tutte le responsabilità familiari ricadute sulle sue spalle.
La sfida lanciata da Antares era
stata un modo come un altro per evadere dalla realtà, per
fuggire - anche se solo per un mese - da tutto quello.
Era partito con l'idea di conquistare Cassiopea Black, convinto che lei fosse la donna ideale per lui.
Idealizzata, stereotipata, non vera.
Forse l'aveva soltanto idealizzata troppo, mettendola su un piano
trascendentale, completamente al di fuori della realtà.
Per una sola volta, aveva preferito rifugiarsi nei sogni.
Eppure quel castello di carte si era pian piano disintegrato.
Cassiopea aveva dimostrato in più occasioni di non essere interessata a lui, se non come amico.
E un'altra scossa gli era arrivata con il discorso che Minerva Marshall gli aveva fatto al ballo.
Ma era stata la lettera della sorella a dargli il colpo di grazia.
La prova concreta che la vita, là fuori, stava continuando davvero, indipendentemente da ciò che faceva lui.
E una sorta di scossa elettrica l'aveva attraversato, calandolo all'improvviso di nuovo nella realtà.
Era una situazione stranissima.
Di punto in bianco si era reso conto
che quella gara non lo interessava più. Non per raggiungere gli
obiettivi che si era prefissato all'inizio, per lo meno.
Di colpo aveva solo voglia di fare le valige e partire per la
Francia, dove si trovava sua sorella. Per starle accanto nell'ultimo
periodo di gravidanza. E poter prendere in braccio il suo futuro nipote.
Ma prima di poterlo davvero fare, doveva salvarne un altro, di nipote. E mettere una volta per tutte la parola 'fine' alla faida con i Malfoy.
Aveva iniziato quell'avventura per ottenere qualcosa che non era evidentemente destinata a lui.
Ma, forse, ne avrebbe ottenuta un'altra, infinitamente più importante.
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"TUTTI I CONTENDENTI SI PRESENTINO NEL CORTILE DI FIANCO ALLA PISCINA ENTRO 10 MINUTI!"
Miquel, che stava ancora osservando sovrappensiero dalla finestra il
vialetto sul quale erano scomparsi Cassiopea e Antares, fece un balzo
sorpreso sentendo la voce soave, magicamente amplificata, di Altair
fare l'annuncio.
Per qualche secondo si guardò intorno, temendo quasi che l'uomo
potesse materializzarsi accanto a lui da un momento all'altro, poi,
vedendo che non c'erano pericoli all'orizzonte, scrollò la testa.
Avendo visto Antares andare via, si era convinto che quel pomeriggio
non avrebbero avuto prove, ma a quanto pareva si era sbagliato.
Chissà cosa sarebbe loro spettato quel giorno!
"Beh, non mi resta che scoprirlo." Borbottò a mezza voce a se stesso, incamminandosi lungo il corridoio.
"Se sopporti la mia compagnia dei essere per forza un tipo strano, ma
non pensavo al punto da parlare da solo!" Gli giunse una voce divertita
alle spalle che riconobbe come quella di North.
Immediatamente lo spagnolo si girò verso la ragazza. "Ehy,
ciao!" La salutò felice "Mi dispiace ma sono costretto a
dissentire: la tua compagnia non è per i tipi strani... è
un piacere!"
L'americana rispose con un ampio sorriso mentre si affiancava a lui
"Dici così perchè ancora non mi conosci ancora bene...
dovresti sentire mio fratello come parla di me!"
Sentendo nominare Nihal, la mente di Miquel non potè far altro
che ritornare alla sera del ballo e alle velate minacce del ragazzo. E
un brivido freddo lo scosse. "Potrà parlar male di te quanto
vuole, ma si vede che ti vuole molto bene e quanto in realtà
siete legati." Le rispose mentre North, come se fosse la cosa
più naturale del mondo, lo prendeva a braccetto.
La cosa lo lasciò per un attimo spiazzato, portandolo ad irrigidirsi leggermente.
Non era abituato a gesti del genere, che invece erano per lei evidentemente naturali.
Ma poi si rilassò.
In fondo l'aveva tenuta in piedi per tutto il tempo del ballo. Non poteva essere nulla di diverso.
"Vieni ad assistere alla prova, North? Secondo te cos'hanno escogitato oggi?"
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Mentre aspettava che anche tutti gli altri arrivassero nel cortile,
Darius continuava a lanciare occhiate fugaci a ciò che si
trovava alle spalle di Altair, cercando possibili indizi sulla prova.
Un'enorme sfera di vetro trasparente galleggiava infatti pigramente
dietro la schiena del vecchio Black, ma anche scrutandola
attentamente nessuno sarebbe riuscito a capire cosa esattamente
contenesse.
Altair aspettò che tutti arrivassero prima di spiegare i
meccanismi e le regole di quel nuovo rompicapo. "La sfida di oggi
consisterà nel saggiare sia la vostra prontezza di riflessi che
la vostra capacità magica." Iniziò a spiegare quando
tutti furono radunati davanti a lui. "Dentro alla sfera ci sono
tantissimi bigliettini contenenti diversi incantesimi: solo il nome,
non la formula. Li estrarrò a caso e voi avrete cinque secondi
per pensare alla formula e lanciarla. Chi non avrà pronunciato
l'incantesimo corretto al termine del tempo previsto, oltre ad essere
eliminato verrà anche... buttato dentro la piscina."
Spiegò con un sorrisetto, facendo scoppiare a ridere tutti. "Chi resiste più a lungo vince." Continuò quando l'ondata di risate fu terminata. "E ora mettetevi in fila. Chi vuol essere il primo?"
Dopo essersi scambiati brevi occhiate, i ragazzi si disposero in fila
indiana, desiderosi tutti di collocarsi il più indietro
possibile.
"Bene Darius. Visto che sei il primo..." Commentò Altair estraendo a caso un foglietto "Incantesimo per creare una corda da aggancio?"
"Carpe retractum." Rispose l'Auror immediatamente, evocandola.
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Aidan emerse sulla superficie sputando un po' d'acqua.
Quando Altair aveva detto che chi non avrebbe saputo rispondere avrebbe
fatto un tuffo in piscina, non gli aveva creduto e si era messo a
ridere insieme agli altri.
Ma poi si era accorto che l'ex Auror era stato sin troppo serio: la
prima vittima era stata Hitoshi - colpevole di non aver ricordato
l'incantesimo per ammorbidire gli oggetti - che era stato spedito senza
troppi problemi in acqua.
Strizzando gli occhi, Aidan rivolse lo sguardo ai ragazzi che ancora si
trovavano in fila, vedendo così Darius trasfigurare una roccia
in una scrivania.
Dal momento che i contendenti avevano comunque un'ottima conoscenza delle arti magiche, Altair, dopo una ventina di minuti,
aveva aggiunto una nuova regola: di punto in bianco li attaccava
lui stesso, alternando così i biglietti a degli schiantesimi
tirati a caso.
O forse non così a caso...
Aidan fece appena in tempo a chinare la testa e a rituffarsi in acqua,
prima che il corpo di Corey venisse buttato nella piscina,
schiantandosi a poca distanza dal luogo dove si era trovato lui fino a
pochi secondi prima.
Maledicendo l'incantesimo homosembiante che l'aveva tratto in
inganno, Aidan riemerse e con poche bracciate ritornò a bordo
piscina, uscendo finalmente dalla vasca.
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"Meno male che sei tornata!" Esclamò Gillian la sera, non appena
Cassy mise piede nella stanza. "Non sapevo più dove mettere i
regali che si stanno accumulando sul pavimento... per non parlare dei
mazzi di fiori!"
Cassiopea, a quelle parole, lanciò una occhiata distratta verso
il letto, davanti al quale - effettivamente - si stava accumulando un
numero non indifferente di pacchetti.
"Lo vedo!" Rispose sbuffando, avanzando nella camera e iniziando a dividerli con un gesto non curante della bacchetta. "Tutti gli anni la stessa storia."
"Non li apri?" Domandò Gilly, anche se ormai conosceva benissimo la risposta.
E infatti sua cugina si strinse le spalle con noncuranza, appellandone solo alcuni - tra cui quelli delle sue cugine.
"Lo sai che la maggioranza non mi interessa." Spiegò sedendosi
sul letto e iniziando a scartare proprio quello di Gillian "Se, come
ogni anno, vuoi aprirne qualcuno a caso e trovi qualcosa che ti piace,
appropriatene pure..." Disse piatta "Uuuh! Che carino questo braccialetto! Graziee!" Commentò poi alzandosi per abbracciare la cugina.
Rimasero entrambe a scartare altri pacchetti per un po', scambiandosi
chiacchiere di circostanza, almeno finchè Cassy non ne
potè più. "Avanti Gilly... sputa il rospo! Sei troppo silenziosa rispetto al solito... cosa c'è? Tutto bene con Nihal?"
E la Grengrass capì che, nonostante si fosse sforzata di
sembrare allegra e normale come al solito, loro due si conoscevano
troppo bene per riuscire a fregarsi l'un l'altra. "Nihal non c'entra." Rispose "Ecco... io... non vorrei rovinarti il compleanno ma..." Iniziò titubante, arrestandosi di colpo.
"Ma...?" La incitò Cassy "Il compleanno mi è stato rovinato 19 anni fa... dubito possa fare qualche differenza."
"Ecco..." Riprese Gilly titubante "Beh... ho notato un po' di cose strane e mi è venuto un dubbio... su Antares... Cassy lui sta davvero bene?"
Chiese in un sussurro, ripetendosi che se Cassiopea avrebbe confermato
non avrebbe mai più insistito. "Voglio dire... la
necessità improvvisa di trovarsi un erede e la conseguente gara,
i suoi lapsus sempre più frequenti dove confonde delle persone
con altre, è sempre più magro e sciupato, tu che passi
sempre più tempo con lui e sempre meno con chiunque altro, gli impedisci di usare la magia anche per le cose più elementari, sei sempre più tesa... e adesso è arrivato qui anche Altair!" Buttò fuori sempre più velocemente "Io... lo so che è assurdo ma... ho pensato al morbo del drago...
anche se spero tanto di sbagliarmi." Concluse, aspettandosi che sua
cugina smentisse, negasse o scoppiasse a ridere dandole della pazza.
Invece Cassiopea prima si irrigidì.
Poi scoppiò a piangere.
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Ed eccomi qua!
Gillian è stata la più votata, quindi mi è
sembrato giusto farglielo scoprire a lei per prima. Che ne pensate?
Alla prossima! ;)
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Capitolo 19 *** 16 a - Nodi che si sciolgono (pt. 1) ***
16
Ehilà!
Allura... ho deciso di dividere questo capitolo in 2 parti,
perchè le scene sono lunghe e intense e non vorrei mettere
troppa carne al fuoco.
E infatti c'è una effettiva divisione dei personaggi: alcuni
compaiono moltissimo in questo capitolo, così come altri
compariranno moltissimo nel prossimo.
Al contempo fornisco molte risposte che erano in ballo da tempo.
Buona lettura! ;)
- Nodi che si sciolgono pt. 1 -
25 agosto 2000, Villa Black
"Ti senti meglio stamattina?"
Cassiopea, a quella domanda, aprì leggermente gli occhi,
trovandosi così davanti agli occhi chiari di Gillian. "Ho un
gran mal di testa." Sbiascicò alla fine, con voce impastata.
"E' normale: ieri sera sembravi avere le Cascate del Niagara al posto
degli occhi. Non ti ho mai vista piangere così tanto."
Commentò Gillian, sedendosi sul materasso e accarezzandole i
capelli. "Mi dispiace di avertelo chiesto."
"Non è colpa tua... e prima o poi sarebbe saltato fuori
comunque." Ribattè Cassiopea tirando su col naso "Io lo ripeto
da mesi al nonno che almeno i familiari dovrebbero essere avvisati... ma è così testardo!"
"E' per quello che era andato a Cracovia, a inizio mese?" Indagò
la Grengrass "Se non sbaglio c'è un centro di cure sperimentali
lì..."
"Sì" Confermò la Black.
Rimasero
in silenzio per alcuni minuti, ognuna immersa nei propri pensieri,
almeno finchè Cassiopea non decise di romperlo. "Cos'ha pensato
ieri sera North, rientrando e vedendomi in lacrime? Ha intuito
qualcosa?"
"No"
La rassicurò Gillian "Almeno non che io sappia. Le ho detto che
quel giorno per te è più di tristezza che non di
allegria, cosa anche vera,
visto che ti viene da pensare a tua madre... e sembrava solo molto
dispiaciuta per te. E' andata a dormire nella camera delle rosse, in
modo da lasciarci un po' di privacy. Ti ha anche lasciato un regalo
sulla scrivania, se vuoi aprirlo."
"Dopo lo guardo... e le altre?"
"Miranda è rientrata in camera che stavi già dormendo da
un pezzo, Cecilia invece..." Iniziò a spiegare la Grengrass
mentre un sorrisetto malizioso le spuntava sulle labbra "...beh Cecilia sono un po' di notti che non dorme in camera sua... o forse che non dorme e basta."
Cassiopea, a quelle parole, sgranò gli occhi, tirandosi su di scatto "Ok... cosa mi sono persa?"
_ * _ * _ * _
Cecilia,
avanzando in punta di piedi, rientrò in quella che, almeno dal
punto di vista teorico, era ancora la sua camera da letto.
Peccato che quest'ultimo fosse già occupato da una North dormiente.
"Che? E io come faccio?" Si lamentò guardando storto sua cugina e al contempo stropicciandosi gli occhi.
"Buongiorno raggio di sole!"
La salutò Miranda, appena uscita dal bagno alle sue spalle "Vedo
che finalmente ti sei decisa ad apparire anche a noi comuni mortali!"
La prese in giro divertita.
"Perchè North sta dormendo... nel MIO letto?" Le domandò Cecilia indicandogliela con un cenno della testa.
"Perchè ultimamente lo utilizzi molto."
Fu la risposta sarcastica "Non lo sai che ciò che trascuri,
prima o poi diventa di altri?" Continuò attraversando la camera
e agitando la bacchetta per incantare alcuni prodotti che le servivano,
affinchè la seguissero automaticamente.
"Ma... ma è il mio letto!" Piagnucolò Cecilia "Io volevo un po' dormire!" Continuò a lamentarsi.
"Perchè? Stanotte non l'hai fatto?" Domandò Miranda con finto tono innocente.
"Mira!"
"Come non detto... si fa ma non si dice eh?
In ogni caso puoi usare il mio di letto, se proprio hai molto sonno."
Replicò la Grifondoro, posizionandosi davanti al grande specchio
della camera e iniziando a truccarsi.
"Non è questione di avere sonno! E' questione che quello
è il MIO letto!" Protestò l'altra, incrociando le braccia
al petto e mettendo su un broncio offeso.
"Shhh!" La riprese Miranda, indicandole con un cenno della testa North e invitandola con la mano ad abbassare il tono di voce.
Troppo tardi.
"Che succede?" Domandò l'americana con un filo di voce, aprendo un occhio e guardandosi attorno, assonnata e confusa.
"Succede che tua cugina vuole riavere il suo letto." Rispose Miranda divertita. "Evidentemente Evans non è gentiluomo..."
"Mira!" Protestò la tassorosso iniziando ad agitare le braccia.
"... e neanche bravo..." Continuò serafica la Fawley.
"Miranda ti avverto..." Ripetè Cecilia puntandole un dito contro con aria minacciosa.
"... altrimenti Sil non sarebbe così scorbutica di prima mattina!
Vado a fare colazione, ciao!" Concluse la grifondoro prima di darsela
velocemente a gambe, mentre la tassorosso tentava invano di correrle
dietro e North, con la tipica espressione di chi si è appena
svegliato, cercava di capirci qualcosa.
_ * _ * _ * _
Nihal
era accomodato su un divano, intento a leggere l'ultima lettera
arrivata da casa, quando la voce di Gillian lo distrasse. "Disturbo?"
Il ragazzo alzò lo sguardo e, dopo un secondo di indecisione, fece un segno di diniego con la testa. "Dimmi."
"Non qui." Replicò la Corvonero "Potresti seguirmi, per favore?"
"D'accordo." La accontentò lui, alzandosi in piedi e ripiegando la lettera per infilarla in tasca.
Con
sorpresa del ragazzo, Gillian lo condusse fuori dalla Villa e per tutto
il cortile, finchè non arrivarono in un posto che riconobbe
immediatamente: era la dependance che sua sorella aveva scambiato per
la Villa vera e propria quando erano arrivati per la prima volta
lì, quasi un mese prima.
Gli sembrava passato un secolo da quel giorno. Quante cose erano cambiate?
Ad attendere i due, in una saletta confortevolmente addobbata, c'era Cassiopea, che lo accolse con un sorriso tirato.
Nihal si arrestò sulla porta, fissando incerto le due cugine.
Era
da quando gli avevano comunicato la loro intenzione di farlo vincere -
e di come avessero agito affinchè ciò avvenisse - che non
sapeva più cosa pensare esattamente di loro.
Da
una parte capiva la loro titubanza nel rendere noto a lui i loro piani,
ma dall'altra temeva che l'interesse di Gillian nei suoi confronti non
fosse sincero.
Temeva di essere stato preso in giro per tutto il tempo dalla cugina. Anzi... dalle cugine.
Ma allo stesso tempo si sentiva troppo codardo per affrontare Gillian apertamente.
Per quello si limitò ad innarcare un sopracciglio, in attesa che una delle due parlasse per prima.
E la prima a farlo, fu Cassiopea. "Nihal... hai pensato... a ciò
che ti ho chiesto?" Domandò con voce titubante.
"E come potrei non averci pensato?" Rispose lui, a disagio. "In pratica
mi hai fatto giocare ad un tavolo dove le carte erano truccate... ma
me l'hai reso noto solo a gioco quasi finito."
"Mi dispiace, non avevo molta scelta." Rispose Cassy pacata. "Ma se hai
la pazienza di ascoltarmi ti dirò tutto quello che vuoi
sapere."
"E come faccio a sapere che quella che mi stai per dire è la verità?" Indagò Nihal diffidente.
Cassiopea sospirò pesantemente, scambiandosi un'occhiata con
Gillian, che le fece un debole sorriso di incoraggiamento, prima di
girare i tacchi e andarsene.
Quello era un discorso che dovevano affrontare da soli.
"Secondo
te, se non fosse vero, ti confiderei mai che l'unica ragione per cui
mio nonno vuole un erede maschio è che... ha il morbo del drago?"
Nihal stava per replicare qualcosa, ma la ragazza gli fece cenno di tacere con una mano.
"No, fammi finire. Lui non vuole che si sappia in giro, quindi dicendotelo sto tradendo la sua fiducia. Ma resta il fatto che... gli manca poco. Lui vuole un erede, io invece voglio qualcuno su cui poter contare... quando sarà il momento. E non credo proprio di potermi fidare di chiunque si trovi in questa casa. Ma di te, di te posso."
Nonostante il discorso, Cassiopea si permise un piccolo sorriso. Anche se amaro.
"Ho
insistito fino allo sfinimento con Antares di prendere uno qualsiasi
dei miei cugini, di nominarlo suo erede e concludere così la
cosa. Ma non ha mai voluto. E a quanto pare neanche loro: tu sei l'unico che si è presentato alla gara. Ironia della sorte: l'unico che si è presentato era proprio l'unico che non avrei mai voluto. In fondo, non ti conoscevo."
Confessò la ragazza con un sorriso amaro. "Così ho
iniziato ad osservarti. E ho avuto modo di cambiare idea. Sai quando mi sono convinta che eri proprio tu il ragazzo giusto? Quando hai affrontato la seconda prova. Quando hai ammesso - davanti a quella che pensavi fosse tua sorella - di essere venuto qua non
per l'eredità ma solo per seguire lei, che a sua volta era
venuta solo per conoscere la famiglia materna che non aveva mai
incontrato. Non volevi l'eredità, non volevi appropriarti di un
cognome prestigioso, non volevi la ricchezza o qualsiasi altra cosa
fosse legata al cognome Black. Volevi solo aiutare tua sorella a
realizzare un desiderio. Ecco perchè vorrei che fossi tu, a diventare l'erede dei Black." Concluse la Corvonero, guardandolo dritto negli occhi e assumendo un'espressione determinata.
"Un'ultima cosa... tutto il piano per farti vincere è stata solo ed unicamente una mia idea. Gillian non c'entra." La Corvonero fece un grosso respiro prima di riiniziare a parlare "Ho visto come eravate interessati l'uno all'altro e ho convinto mio nonno a fare il cambio per il compleanno. Se lei non avesse compiuto gli anni quel giorno, avrei trovato un altro modo.
Per favore, non dubitare di quello che lei prova per te. Se avessi una
sorella, sarebbe lei. E mi sentirei profondamente in colpa, se il
vostro rapporto dovesse incrinarsi a causa mia."
Nihal
non replicò nulla, troppo intento a cercare di dare un'ordine a
tutte le informazioni che aveva ricevuto nell'ultima mezz'ora.
Antares malato.
Cassiopea che voleva che lui vincesse la gara perchè a lui non interessava vincere.
Gillian che era davvero interessata a lui.
La testa iniziava leggermente a girargli.
E
Cassiopea sembrò capire molto bene il suo stato d'animo. "Adesso
ti lascio per... beh, per metabolizzare direi. Grazie per avermi
ascoltato fino alla fine." Affermò dirigendosi verso la porta e
appoggiando la mano sulla maniglia.
"Aspetta!" La richiamò però Nihal, seguendola con lo sguardo e facendo un passo in avanti per bloccarla.
"Sì?" Domandò lei girandosi verso di lui.
E le parole uscirono dalla bocca di Nihal quasi prima che il ragazzo potesse rendersene pienamente conto. "Accetto."
"Sei sicuro? Non vuoi del tempo per pensarci?" Ribattè la ragazza incerta.
"Sì, ne sono sicuro. Ma la prossima volta... niente inganni."
Il
sorriso di Cassiopea a quelle parole lo convinse di aver fatto la
scelta migliore. Era finalmente vero, reale e gioioso. Sincero.
"Grazie Nihal." Commentò tornando verso di lui per abbracciarlo "Non hai idea del peso mi stai togliendo."
_ * _ * _ * _
"Aaaah!
No, no, noooo!" L'urlo divertito di Miranda invase il cortile, prima
che il suo corpo, non più retto dalle spalle di Hitoshi, venisse
buttato completamente in acqua, schizzando ovunque.
"Vendetta!" Esclamò felice Cecilia, battendo il cinque ad Aidan,
che si trovava sotto di lei e che ricambiò entusiasta.
Era la terza volta di fila che riuscivano a buttarla in acqua.
Le due rosse erano salite sulle spalle dei ragazzi per ingaggiare una
battaglia all'ultimo sangue in piscina. Chi cadeva per prima perdeva.
E Cecilia, ricordandosi perfettamente l'affronto subito quella mattina in camera, aveva colto la palla al balzo per vendicarsi.
Al contrario di Miquel, che si era dichiarato da subito troppo gracile
per sostenere quel corpo a corpo, gli altri ragazzi si erano dimostrati
disponibili, finendo così per fare a turno per portarle sulle
spalle.
"Miranda e Hitoshi sono eliminati! North scegliti un compagno che tocca
a te!" Dichiarò Aidan con un sorriso vittorioso, dopo aver
raggiunto il bordo piscina con due bracciate.
"Sicuro di non voler neanche fare un tentativo?" Domandò a quel
punto la ragazza girandosi verso lo spagnolo, che però scosse la
testa in segno di diniego. "No, tranquilla. Queste cose non fanno per
me." Commentò sorridendo. "Non ho proprio il fisico."
"Allora... uhm..." Ragionò l'americana guardandosi attorno
meditabonda. Avrebbe tanto voluto poter sciegliere il fratello in
quella circostanza, ma sembrava che Nihal fosse sparito nel nulla.
"Guarda che è solo un giro in piscina, non devi mica sposarti!" La prese in giro Miranda, appena salita dalla scaletta.
"Io comunque ti propongo Corey." Le suggerì Cecilia con un sorrisetto, appoggiata con le braccia a bordo piscina.
"Perchè proprio io?"
Domandò lui, sorpreso che la rossa lo avesse considerato. Di
solito si limitava ad ignorarlo, definendolo - solo se obbligata a
parlare di lui - come 'quello là'.
"Così posso affogarti e farlo passare per un incidente." Rispose serafica lei, sfoggando un sorrisino innocente.
Il Serpeverde, a quella constatazione, non provò neanche a ribattere, limitandosi a roteare gli occhi.
"D'accordo allora." Affermò prima di buttarsi in piscina "Salta
su North." La invitò non appena riemerse con la testa
dell'acqua. "Adesso ti faccio vedere io."
Avevano iniziato il combattimento da pochi secondi, quando un'altra
figura li raggiunse a bordo piscina, sedendosi sulle gambe di Darius, a
sua volta accomodato su un lettino.
"Ehy! Dov'eri finita?" Domandò il ragazzo, stringendo appena la vita di Cassy.
"Sono la donna dai mille misteri." Rispose lei scherzando. "Però
uno vorrei risolverlo oggi." Continuò avvicinandosi al volto del
ragazzo.
"Ovvero?"
Aveva appena finito di chiederlo che le labbra della ragazza si posarono sulle sue.
Mentre la povera North faceva un volo in acqua.
Miranda, che si era sdraiata su un lettino a poca distanza, assistette alla scena da sotto gli occhiali da sole.
"Perchè tu e Darius non vi siete messi ancora insieme Cassy? Vi piacete da un secolo!"
"Perchè prima devo sistemare delle cose Mira. Prima devo fare quelle, poi potrò pensare all'amore."
E si permise di sorridere.
_ * _ * _ * _
Nihal scrutava con aria assente fuori dalla finestra, ripensando a tutto ciò che Cassiopea gli aveva detto.
Con quelle nuove consapevolezze, riusciva a capire molto di più tutti gli avvenimenti dell'ultimo mese.
Morbo del drago.
Il
ragazzo non aveva competenze mediche. Ma sua madre Pixis era una
medimaga. Perciò, almeno di riflesso, aveva una idea molto
precisa di cosa significasse quella malattia.
Si partiva con sintomi
apparentementi innocui, come tosse o raffreddore. Che portavano il mago
a sottovalutare la malattia. Per poi passare a situazioni più
gravi.
Attacchi d'asma, di panico, svenimenti. Tremolii in tutto il corpo.
Totale mancanza di forze all'improvviso, perdita di appetito.
Stanchezza e spossatezza costanti, di fronte alla necessità continua di periodi di riposo sempre più lunghi.
Confusione e vuoti di memoria.
In sostanza, puro decadimento. Sia fisico che mentale.
E non c'erano cure. Solo palliativi.
Possibile che fosse destinato a perdere il nonno che non aveva mai conosciuto ancora prima di conoscerlo veramente?
E adesso che lo sapeva, cosa avrebbe dovuto fare lui? Avrebbe dovuto avvisare sua madre? Dirlo a sua sorella?
Se la stessa situazione si fosse presentata a chiunque della famiglia
paterna, la risposta sarebbe stata "sicuramente sì".
Ma Antares era di tutt'altra pasta.
"Posso?"
La voce di Gillian, per la seconda volta nella giornata, lo distrasse
dai suoi pensieri. Molto più cupi di quelli che lo avevano
accompagnato durante la mattina.
"Vieni qui." Le rispose.
La ragazza, con aria titubante, avanzò verso di lui. Poi si sedette al suo fianco.
E Nihal, con un movimento fulmineo, la prese per la vita, trascinandola
sulle proprie gambe, ottenendo un urletto di sorpresa in risposta. Poi
le appoggiò la testa sulla spalla sinistra. "Cassy mi ha detto
tutto... Ho accettato."
La
Corvonero, passato l'attimo di sorpresa iniziale, cominciò ad
accarezzargli i capelli, sorridendo dolcemente "Le hai tolto un peso
notevole. Dovresti esserne fiero."
"Quanto è grave il nonno? A che stadio è la malattia?"
Domandò Nihal a bruciapelo, lasciandola spiazzata una seconda
volta.
Nonno. Nessuno a parte Cassy lo aveva mai chiamato così.
Era strano vedere quanto Nihal e
North, due perfetti sconosciuti per tutti fino ad un mese prima, lo
chiamassero con così tanta naturalezza in quel modo.
Lo avevano accolto nella loro famiglia in maniera automatica, come se lui ne avesse sempre fatto parte.
"Non
lo so." Ammise alla fine Gillian "Io l'ho scoperto solo ieri sera,
anche se nutrivo già dei dubbi. Solo Cassy saprebbe risponderti."
"Ma perchè non vuole che si sappia?" Domandò il ragazzo
sconcertato "Se mio nonno paterno fosse nelle stesse condizioni,
avremmo tutta la famiglia in allerta."
"Non hai visto abbastanza in questo mese per capire il perchè?"
Domandò la Corvonero retorica, sospirando pesantemente
"Probabilmente non lo saprebbe neanche Cassy, se non ci vivesse insieme
ogni giorno."
"Cosa posso fare per aiutarvi?"
Gillian gli accarezzò lentamente il viso, intenerita, poi si allungò per baciarlo. "E' proprio per questo che Cassy ti ha scelto."
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Il
prossimo capitolo arriverà molto prima di 2 settimane
(probabilmente entro pochi giorni). E indovinate quale altro mistero ho
lasciato in sospeso? XD
Ciaoo! ;)
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Capitolo 20 *** 16 bis - Nodi che si sciolgono (pt. 2) ***
16 bis - Nodi che si sciolgono
- Nodi che si sciolgono pt. 2 -
.
"La prossima volta che Lucius Malfoy attacca la mia figlioccia... dimmelo subito. Dici tanto di volerla proteggere, poi ti arriva un platinato in
casa e devono intervenire gli altri. E' chiaro che non sei più
padrone della situazione Antares. Così com'è chiaro che
dovrò andare a fare quattro chiacchere anche con lui."
Un sorrisetto ironico comparve a quel punto sul volto di Antares. "Allora non è vero che sai proprio tutto."
"Che intendi?"
"Non
ho ovviamente nulla in contrario a farla pagare a Lucius Malfoy
per ciò che ha fatto. Ma se davvero vuoi farlo Altair... ti
conviene prima sapere cosa hanno ideato suo nipote Hitoshi e il degno
compare Nott. Allora... ti interessa?"
(Capitolo 13 bis - ... il ballo)
25 agosto 2000, Ministero della Magia Inglese, Dipartimento Auror
Quando quella mattina Daniel
Harris alzò lo sguardo dal fascicolo per vedere chi aveva
bussato alla sua porta, per un attimo temette di avere le
allucinazioni.
Il suo vecchio maestro e mentore, Altair Black, si trovava di fronte a
lui, con il tipico sorrisetto strafottente dei suoi tempi migliori.
"Ge... generale Black!" Esclamò sorpreso, rischiando di
affogarsi a causa di un sorso troppo lungo di caffè. "Cosa ci fa
Lei qui, Signore?"
"Riposo Harris." Rispose l'uomo scherzando, avvicinandosi alla
scrivania e sedendosi su una poltrona. "Non lavoro più qui, puoi
rilassarti e darmi del tu: non sono più il tuo capo ormai."
"Sissignore! ... Ehm... volevo dire..."
Altair si lasciò andare in una risatina, coinvolgendo così il suo ex allievo.
Perfetto.
Era ancora in grado di esercitare tutto il suo ascendente su di lui.
E su una buona fetta del Dipartimento Auror.
Proprio quello che gli serviva.
21 agosto 2000, Villa Black, Studio di Antares
"Il piano dei due ragazzi è molto semplice, ma - a loro modo -
geniale. Hanno tenuto conto di strumenti e mezzi che io non avrei mai
preso in considerazione e forse proprio grazie a questo riusciranno nel
loro intento." Iniziò a spiegare Antares.
"Però a quanto pare hanno qualche problemino nel non farsi scoprire." Ironizzò Altair.
"Sono giovani, hanno ancora molto da imparare." Rispose Antares "Ma per fortuna, almeno in questo caso, potranno fare affidamento su qualcuno che ha un po' più di esperienza."
14 agosto 2000, Villa Black
Aidan, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nei dintorni - ne
umani, ne, tantomeno, elfi domestici - scivolò silenziosamente
nella stanza di Hitoshi.
Era della massima importanza che nessuno lo vedesse. Ma, soprattutto,
che nessuno si accorgesse di ciò che stava trasportando.
"Ecco qua. C'è tutto. Compreso ciò di cui avevamo parlato." Commentò, rivolto a Malfoy. Che annuì in risposta.
"E che Merlino ci protegga!"
15 agosto 2000, Malfoy Manor
Hitoshi, completamente disilluso, avanzò lungo i corridoi del
Manor, cercando di muoversi il più velocemente ma al contempo
anche il più silenziosamente possibile.
Quando riuscì ad arrivare in quella stanza, esultò mentalmente.
Doveva solo sperare che a suo zio Lucius non venisse in mente di fare un giretto lì proprio in quel momento.
Sospirando di sollievo quando la porta non emise il minimo cigolio, il ragazzo scivolò all'interno.
Dopo averlo appoggiato sul
pavimento, nell'angolo più buio e remoto della stanza,
tirò fuori la bacchetta e iniziò a cantinelare un
incantesimo dopo l'altro per nasconderlo alla vista, molto meglio di
quanto non fosse nascosto lui.
Suo zio non doveva assolutamente trovarlo.
25 agosto 2000, Ministero della Magia Inglese, Dipartimento Auror
Altair stava ciarlando allegramente da mezz'ora di tutto e di niente, fingendo davvero di interessarsi al suo ex allievo.
Per lui, che era un parlatore nato, intrattenere anche per ore una conversazione sul nulla era semplicissimo.
In pochissimo tempo era riuscito a farsi raccontare nel dettaglio cosa
fosse cambiato e cosa fosse rimasto uguale al Ministero dopo essere
andato in pensione.
Sempre mantenendo il pieno controllo della conversazione, ovviamente, e indirizzandola dove davvero gli premeva indirizzarla.
E fu quando la conversazione approdò sul versante Seconda Guerra Magica che l'uomo rizzò davvero le antenne.
"Immagino che qui in Dipartimento le cose trascorrano in modo
tranquillo, a soli tre anni di distanza, no?" Domandò con fare
casuale.
"Oh sì" Rispose Harris tranquillo "Ormai tutti gli ex
Mangiamorte sono stati arrestati e quei pochi rimasti in circolazione
sono tenuti sotto stretta sorveglianza. Oppure sono fuggiti molto
lontano. Insomma, sono dei reietti che non rappresentano più un
pericolo per nessuno."
21 agosto 2000, Villa Black, Studio di Antares
"Dopo la Guerra molte famiglie collegate in qualche modo al Signore
Oscuro hanno cercato di sbarazzarsi di tutti i manufatti magici di
magia oscura e, chi ha potuto, ha affermato di aver agito o
perchè costretto o perchè sotto Imperio." Continuò
Antares serafico, scatenando la reazione ironica di Altair.
"Maddai? Non l'avrei mai detto! Te lo devo ricordare che sono stato un Auror per cinquant'anni?"
"E io un Membro del Winzengamont." Replicò il padrone di casa tranquillo. "Lo so che le sai queste cose, visto che tu li catturavi e io li spedivo ad Azkaban. Prima di commentare, lasciami finire."
"Chiedo venia, milord."
"Beh, a quanto pare i Nott non li hanno buttati via tutti." Riprese il
discorso Antares "E il nostro caro Aidan, dopo averne recuperato uno,
lo ha dato ad Hitoshi. Per nasconderlo a casa di Lucius." Continuò vedendo lo sguardo del cugino illuminarsi.
"Lucius è un ex Mangiamorte, lasciato in libertà vigilata
solo perchè Narcissa ha aiutato Harry Potter durante la
battaglia finale. Ma se venisse ritrovato con un oggetto oscuro in
questo frangente..." Continuò infatti Altair al suo posto.
"Perderebbe non solo la libertà ma anche la potestà su tutto ciò che possiede... compresa la piccola Hoshi."
Completò Antares. "Narcissa però non deve essere toccata:
è una Black e, come tale, fa parte della famiglia."
25 agosto 2000, Ministero della Magia Inglese, Dipartimento Auror
"Daniel so che sei un bravo ragazzo. In fondo, ministerialmente parlando, ti ho cresciuto io. Per questo so di potermi fidare di te."
Disse Altair abbassando progressivamente il tono e assumendo un'aria
cospiratoria. "Lo farei io, se potessi, ma non essendo più un
Auror non ne ho la possibilità, purtroppo." Continuò
lanciando occhiate attorno a sè, quasi come se temesse che
qualcuno potesse interromperli.
Harris si fece attento ed, esattamente come previsto, puntò la
bacchetta alla porta per chiuderla, iniziando a lanciare tutt'attorno
incantesimi di protezione, per essere sicuro che nessun altro potesse
sentire quella conversazione. "Qualsiasi cosa le serva, Signore, di me si può fidare."
"Il fatto è che... si tratta di una vicenda piuttosto delicata..." Iniziò Altair con un filo di voce, molto titubante "Visto che è coinvolta anche la mia famiglia..."
"Di qualsiasi cosa si tratti, non uscirà da questa stanza." Lo rassicurò nuovamente l'altro.
Altair fece finta di sospirare per il sollievo.
In realtà dentro di sè stava esultando.
"Sono preoccupato per mia nipote Narcissa... Mi ha confidato che suo marito, a quanto pare, ha ripreso la... vecchia via. Lei non ne vuole più fare parte, non ha mai voluto farne parte... ma lui... lui è incorreggibile... e lei ha troppa paura per denunciarlo apertamente. In fondo, ci vive insieme."
21 agosto 2000, Villa Black, Studio di Antares
"Una cosa che però non capisco" Lo interruppe Altair "è
questa: per essere arrestati, i maghi non devono solo essere in
possesso dell'oggetto oscuro. Questo deve essere anche attivo e, soprattutto, funzionante.
Famiglie antiche, come ad esempio la nostra, sono piene di manufatti
oscuri. Probabilmente se noi due sgomberassimo la soffitta ne
troveremmo moltissimi. Eppure non abbiamo mai fatto parte delle schiere
di Lord Voldemort. Quindi dove vogliono andare a parare quei due?"
Davanti a quello scoglio apparentemente insommortabile, Antares rispose
però con un sorriso serafico. "E' per questo motivo che ti ho
detto all'inizio che sono stati geniali. Hanno pensato anche a questo
aspetto: a quanto pare, insieme a quell'oggetto, hanno inserito una
diavoleria babbana che lo fa attivare ripetutamente. In pratica, tempo
che gli Auror riusciranno a trovarlo, sarà stato attivato
talmente tante volte che Lucius avrà un biglietto di sola andata
per Azkaban."
"Ed ecco la seconda domanda della serata" Commentò Altair "Se hanno pensato già a tutto... noi due cosa dovremmo fare, esattamente?"
"Mettere una pezza alla loro unica pecca nel piano: vogliono far
partire le indagini tramite una denuncia anonima al Dipartimento."
Spiegò Antares storcendo le labbra "Come se uno come Lucius non fosse in grado di affossare una cosa del genere. No, non deve proprio venirne a conoscenza.
Serve qualcuno, dall'interno, che conosca tutti i meccanismi degli
Auror e che faccia scattare le indagini immediatamente al momento
propizio, senza che lui non ne sappia assolutamente nulla. Senza che
abbia il tempo di reagire. Esattamente come non ne ha avuto Cassy quando si è trovata la sua bacchetta puntata contro."
"E, guardacaso, io ho lavorato al Dipartimento per anni."
25 agosto 2000, Ministero della Magia Inglese, Dipartimento Auror
"Cosa dobbiamo cercare e dove?" Domandò a quel punto l'auror
Daniel Harris, intenzionato a non perdersi una parola del suo ex
mentore.
E Altair si permise di sorridere.
Era fatta.
"Nelle segrete di Malfoy Manor, dietro alla quarta colonna della navata
centrale, c'è una botola che si confonde con il pavimento.
Sollevata quella, vi ritroverete su una stanza di media grandezza.
Saranno presenti diversi incantesimi di occultamento che dovrete
spezzare. Ma troverete di sicuro tutto. E tu, caro Daniel, sarai ricordato come il primo Auror nella storia capace di incastrare Lucius Malfoy. A te, andrà il merito dell'operazione. E io avrò salvato mia nipote dalle grinfie di un uomo meschino e crudele."
Ciò che però Altair non specificò, fu a quale nipote si stesse davvero riferendo.
12 agosto 2000, Villa Black
Hitoshi non fece in tempo a bussare alla porta dello studio di Antares
che questa si aprì dall'interno, mentre la voce dell'uomo lo
invitava ad entrare.
Schiarendosi più volte la voce, in imbarazzo per ciò che
era appena accaduto, il ragazzo continuava a fissare il vecchio Black,
senza sapere bene cosa dire.
Come poteva giustificare il comportamento di suo zio, se lui per primo non lo condivideva per nulla?
Lucius Malfoy non aveva soltanto appena attaccato Cassiopea Black sotto
gli occhi di tutti, mettendo così in pericolo la ragazza.
Aveva anche appena sequestrato sua figlia.
La sua bambina.
Quell'esserino che, dopo la morte di Cassandra, lui aveva giurato di proteggere ad ogni costo.
"Cosa ti porta qui, Hitoshi?" Ruppe il silenzio Antares, vedendo che il ragazzo continuava a non proferir parola.
"Sono venuto a salutare e a ringraziare per l'ospitalità.
Immagino di dover fare le valige e andarmene immediatamente, visto... quello che è successo." Rispose il ragazzo.
In fondo suo zio aveva appena attaccato Cassiopea. Di sicuro il vecchio
non avrebbe più voluto vedere un Malfoy neanche col binocolo per
molto tempo. E ne avrebbe anche avuto tutte le ragioni.
O almeno, questo era ciò che pensava Hitoshi.
"Siediti ragazzo." Lo invitò Antares con tono pacato "Non ho
alcuna intenzione di cacciarti da questa casa, anche se mia nipote
vorrebbe il contrario."
Il giovane Malfoy, a quelle parole, sgranò gli occhi sorpreso "Da... davvero?"
"Fino a prova contraria, non sei stato tu a puntare la bacchetta contro
Cassiopea." Rispose l'uomo tranquillamente. "Non vedo perchè
dovrei prendermela con te, quando non c'entri assolutamente nulla."
Continuò con un sorriso bonario.
"Per vendetta magari?" Azzardò Hitoshi.
"Finirei per punire te, non Lucius." Replicò Antares "E il vero
responsabile se la caverebbe per l'ennesima volta. Tuo zio, in effetti,
se la cava sempre. Come succederà anche questa volta, alla fine dei conti." L'ultima frase la pronunciò a denti stretti.
"Non ha intenzione di denunciarlo?" Domandò a quel punto il
giovane Malfoy, completamente spiazzato da quella piega inaspettata.
"In fondo oggi ha agito di fronte a moltissimi testimoni!"
"Testimoni che stanno gareggiando per ottenere i miei soldi: chi mai ci
crederebbe?" Rispose Antares "Come ho detto, Lucius se l'è
sempre cavata, anche in situazioni peggiori di questa. La Prima Guerra
Magica? Agiva sotto Imperio. La Seconda? Sua moglie ha salvato la vita
ad Harry Potter... e lui ne ha beneficiato di riflesso. Se non è
andato ad Azkaban come Mangiamorte, dubito che lo incastreranno
per semplice aggressione. Mi dispiace Hitoshi. Se eri venuto qua per
andartene, ti dico che puoi restare. Ma se speravi in qualcosa per riavere tua figlia... non posso aiutarti."
21 agosto 2000, Villa Black, Studio di Antares
"E tu in tutto questo non c'entri nulla, vero Anty?"
"Io? Assolutamente niente."
12 agosto 2000, Villa Black
Non è andato ad Azkaban come Mangiamorte.
Non lo incastreranno per aggressione.
La fa sempre franca.
Riavere tua figlia.
Incastrarlo...
Mangiamorte.
Era da mezz'ora che Hitoshi guardava fuori dalla finestra della camera
senza vedere realmente ciò che stava succedendo in cortile.
Le parole di Antares continuavano a risonargli nella testa.
E un piano iniziava a delinearsi nella sua mente.
Dopo averci pensato un altro po', capì di non poter agire da
solo. E come rispondendo ad un ordine preciso, si alzò in piedi
per dirigersi nel corridoio, fino alla stanza di Aidan.
"Malfoy!" Lo accolse sorpreso Darius, avendo aperto lui la porta.
"Levenvolde." Rispose Hitoshi secco. Non era il russo che stava
cercando. "Per caso sai dirmi se nella stanza è presente anche
Nott? Oppure dove posso eventualmente trovarlo?"
Aveva appena finito di chiederlo, quando il soggetto in questione si
parò davanti a lui, con la bacchetta in mano. "Sono qui." Gli
rispose spalancando la porta che Darius aveva tenuto quasi del tutto
chiusa fino a pochi momenti prima "Vuoi completare il lavoro di tuo zio
, per caso?" Chiese sprezzente.
Hitoshi scosse la testa in segno di diniego. "No, ma vorrei parlarti in privato." Disse serio e deciso. Ne aveva davvero bisogno.
"Vado a farmi un giro." Commentò Darius, capendo di essere di troppo.
Quando furono soli dentro alla stanza, Hitoshi arrivò subito al
dunque, senza giri di parole, con aria risoluta. "Mio zio Lucius si
è ripreso Hoshi a casa, ma io non voglio che lei stia in
quell'ambiente malsano. Voglio riaverla e voglio essere io a decidere
per lei. Voglio farle da padre, al 100%. Così come voglio
staccarmi definitivamente da lui. E se questo significherà allearsi con i Nott, allora sono disposto a farlo. Ti interessa?"
26 agosto 2000, Malfoy Manor
"Lucius Malfoy, la dichiaro in arresto."
-------------------------------------------------------------
27 agosto 2000, Villa Black
"Hey ragazze!" Trillò Gillian allegramente, seduta al tavolo della colazione "Avete dato un'occhiata al giornale stamattina?"
"Non ancora, perchè?" Domandò Cecilia, distraendosi
così per un attimo, ovvero esattamente l'arco di tempo che
servì a Miranda per rubarle l'ultimo pezzo di torta da sotto al
naso. "Hey!" Strillò la Weiss non appena se ne accorse
"Ridammelo subito, ladra di torte!"
"Lucius Malfoy è stato arrestato." Continuò Gillian, ormai insensibile alle loro discussioni.
"COSA?"
-------------------------------------------------------------
Allora... io lo so che in mezzo a voi ci sono un po' di fan di Lucius Malfoy che credono fermamente nella sua redenzione.
Beh, io no.
E' un uomo subdolo e crudele, che crede di essere superiore agli altri
solo perchè purosangue. Fa il prepotente con i deboli e il
debole con i prepotenti e, a differenza di sua moglie (che nel settimo
libro ho amato alla follia), non c'è un singolo gesto in nessuno
dei 7 libri che mi sia piaciuto tra quelli che ha fatto.
Senza contare che per me tutta la sua personalità è perfettamente esplicata nel secondo libro, quando lascia il diario di Tom Riddle nelle mani di Ginny, scatenando così tutto il pandemonio che conosciamo.
Il fatto che sia stato arrestato (almeno in questa ff) per qualcosa che non ha commesso (una volta tanto)... beh... KARMA!
Ha fatto il gradasso con persone più furbe di lui... e queste persone si sono vendicate.
Se l'insieme non vi è piaciuto ditelo senza problemi. ;)
Ps:
chiedo scusa a Notaro per non aver fatto comparire minimamente Corey,
ma in questo capitolo mi sono concentrata quasi esclusivamente sul duo
Nott - Malfoy. Era da troppo che me lo portavo avanti. Nel prossimo
capitolo ci sarà un bel pezzo dedicato a lui, promesso!
.
Ps: per chi volesse, ho iniziato una nuova interattiva! |
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Capitolo 21 *** 17 - Di mosse e contromosse ***
17
- Di mosse e contromosse -
27 agosto 2000, Villa Black
Aidan per poco non si strozzò con la colazione quella mattina.
Stava addentando un pezzo di torta quando il gufo postino fece planare a poca distanza dal suo piatto La Gazzetta del Profeta.
Continuando a masticare, Nott prese in mano il giornale, guardando distrattamente la prima pagina.
Almeno finchè non si accorse che su di essa capeggiava la foto
di Lucius Malfoy. E che, a caratteri cubitali, veniva annunciata al
mondo magico la sua cattura.
Aidan dovette bere un lungo sorso di the per mandare giù quel boccone, che all'amprovviso gli era andato di traverso.
Con una certa urgenza, si precipitò sulle pagine che contenevano
l'articolo sull'arresto, leggendone velocemente il contenuto.
E ne rimase spiazzato.
Mentre lo faceva, iniziò a percepire attorno a sè le voci
dei suoi commensali, intenti a commentare la medesima notizia.
Certo, era a conoscenza della presenza dell'oggetto oscuro in casa di
Malfoy Senior, visto che era stato lui stesso a procurarlo, ma era
d'accordo con Hitoshi di far partire le indagini solo più
avanti, una volta finita la gara a Villa Black.
Quindi come avevano fatto gli Auror ad arrivare prima?
Cercando di non farsi notare, Aidan si girò leggermente
verso il giovane Malfoy, il cui volto era coperto dal giornale, intento
a leggere probabilmente la medesima notizia.
E nel farlo, il suo sguardo si scontrò per un attimo con gli
occhi azzurrissimi di Antares, l'unico nella stanza a non aver detto
neanche una parola sull'arresto di Lucius.
Per un attimo, al Nott sembrò quasi di vedere il vecchio fare un
piccolo cenno della testa nella sua direzione, come di
approvazione.
Ma fu talmente breve che pensò subito di esserselo sognato.
In fondo, cosa gli importava se gli Auror erano arrivati prima o dopo?
Lucius Malfoy era stato arrestato. E Hoshi sarebbe tornata dal padre.
Che in quel mese era diventato amico di Aidan Nott.
La faida poteva dirsi conclusa.
-*-*-*-
"Ecco, scivola un po' più in giù. Ancora un po'. Ecco, brava, l'hai raggiunto. Ferma così!" Disse Miquel.
Cassiopea, rossa per lo sforzo, digrignò i denti. "Ma è
scomodissima questa posizione!" Si lamentò. "Non posso proprio
allungarla la gamba destra?" Cercò di convincerlo.
"Scusa ma devi restare immobile, non dipende mica da me!" Le rispose il ragazzo. "E poi non è che io sia messo meglio. Ma se ti sposti crolliamo in due."
La Corvonero assunse un'espressione scocciata, ma non si mosse di un millimetro.
Almeno finchè la risata cristallina di Gillian non le fece perdere la poca pazienza che aveva ancora a disposizione.
"GILLIAN TI VUOI MUOVERE O FACCIAMO NOTTE? MI STA ANDANDO IN CANCRENA LA GAMBA!" Urlò ormai paonazza.
Soffocando le risate, sua cugina prese in mano il cartoncino. "E' che
siete in una posizione assu..." Iniziò a giustificarsi, prima
che un'occhiataccia di Cassy la incenerisse. "Ok ok... Miquel mano
destra sul blu!" Comunicò dopo aver fatto girare la freccia. "E
tanti auguri!" Aggiunse ridacchiando sotto ai baffi.
Mentre il ragazzo cercava di spostarsi per raggiungere la meta e al
contempo il modo per non far crollare Cassiopea, la porta dietro
di loro si aprì e una allegra North comparve sulla soglia.
Per un attimo sgranò gli occhi, stupita da quella insolita
situazione, poi si avvicinò ai ragazzi, capendo ogni cosa.
"Uuuh! Che bello! Si gioca a twister!"
"Vuoi aggregarti?" Domandò Gillian con un sorriso. "Miranda è stata eliminata giusto cinque minuti fa."
"Sììì!" Trillò allegramente l'interessata,
sedendosi per terra per togliersi le scarpe. "Non ci gioco da un
secolo!"
"Ok, allora accomodati!" Rispose Gilly, aspettando che North si finisse
di sistemare. "Piede destro sul giallo." Le comunicò appena
l'americana fu pronta.
-*-*-*-
"Toc toc, disturbo?"
A quel finto bussare alla porta, Hitoshi si girò con un sorriso verso Cecilia, in piedi sulla soglia della sua camera.
"Hey ciao!" La salutò frettolosamente, continuando a riempire la
valigia. "Cosa posso fare per te?" Domandò curioso.
"Antares mi ha spedito a recuperarvi per la prossima prova..." Rispose lei "... ma non mi sembra che tu sia della stessa idea."
Continuò gettando un'occhiata all'andirivieni del ragazzo nella
stanza, che continuava a sistemare abiti e simili all'interno della
valigia.
"No infatti." Rispose lui facendo spallucce. "Non affronterò la prossima prova. Sto facendo le valige per andarmene."
La rossa, davanti a quella informazione, rimase per un attimo in
silenzio. "E' a causa di ciò che è successo?"
Domandò alla fine vaga, non arrischiandosi però a fare il
nome di Lucius Malfoy.
Nonostante il periodo passato insieme, non aveva ancora capito quale
fosse il reale rapporto intecorrente tra Hitoshi e suo zio. E non
voleva fare possibili gaffe.
Hitoshi sorrise, apprezzando il tentativo della ragazza di lasciargli
uno spiraglio, nel caso in cui non avesse voluto affrontare la
questione. "Chiamiamo le cose con il loro nome Sil: mio zio è stato arrestato."
Iniziò a spiegare, piegandosi per spingere un oggetto che
proprio non ne voleva sapere di entrare nella valigia. " L'unico motivo
per cui ero qui era perchè lui voleva che io conquistassi Cassy,
oppure che vincessi le sfide, diventando così il nuovo erede di
Antares." Riuscendo finalmente a raggiungere il suo scopo, Hitoshi
alzò di nuovo lo sguardo. "Ancora meglio se fossi riuscito a
fare entrambe le cose insieme." Commentò sarcastico. "Ma dalla prigione non mi può obbligare ad ottenere qualcosa che non voglio."
"Quindi le tue prossime mosse quali saranno?" Non riuscì a trattenersi dal chiedere Cecilia incuriosita.
"Riabbracciare mia figlia. E cercare di ottenerne la custodia." Rispose
sicuro Hitoshi, chiudendo la valigia con uno schiocco secco. "Poi,
quando avrò fatto queste cose, chi lo sa? Potrei anche chiedere a tua cugina Miranda di uscire... dici che apprezzerebbe?"
"Sono sicura di sì." Rispose lei con un sorriso.
"Allora ci vediamo Cecilia." Dopo averle rivolto un ultimo cenno di
saluto, Malfoy si chinò per darle un bacio sulla guancia.
Poi si smaterializzò.
-*-*-*-
"Cassy? Piede destro sul blu." Comunicò Gillian dopo aver fatto girare la freccia per l'ennesima volta.
"Cassy quello è il piede sinistro!" Le fece notare Miquel quando la ragazza ebbe finito di spostarsi.
"Ah davvero? Questo vuol dire che sono stata eliminata? Accidenti!" Si lamentò lei rotolando fuori dalla pedana.
Gillian, davanti a quella situazione, innarcò un sopracciglio.
Non era da Cassy confondere la destra con la sinistra.
E neanche rinunciare ad una gara senza controbattere.
Ma capì immediatamente le intenzioni della bruna quando questa
le rivolse un veloce occhiolino e la freccia si spostò da sola.
Facendo finta di nulla, Gillian guardò dove l'indicatore si era andato a posare. "North, mano destra sul rosso."
L'americana eseguì quanto richiesto, trovandosi così con il volto a pochi millimetri dalle labbra di Miquel.
E mentre il ragazzo - in un impeto di coraggio e scordandosi
completamente di avere un pubblico - annullava le distanze, Cassiopea e
Gillian sgattaiolarono via, cercando di non farsi notare.
-*-*-*-
"Prova per testare le loro
capacità negli affari, per testare la loro logica, per
testare la loro conoscenza e versatilità nelle arti magiche, per
testare se hanno un cuore, se sono gentiluomini, se sono scaltri, furbi
ed intelligenti, se sanno pianificare a breve, medio e lungo termine,
se sanno fare più cose contemporaneamente, se sanno affrontare
gli imprevisti. E oggi gli stai facendo fare addirittura un torneo di scacchi. Beh,
di sicuro questo mese non ti sei annoiato." Commentò Altair con
un sorrisetto, mentre controllava alcuni fogli di pergamena,
dove Antares aveva annotato scrupolosamente ogni minimo dettaglio
riguardante i ragazzi con la sua tipica scrittura minuta, ordinata ed
elegante.
"Neanche loro." Commentò suo cugino ricambiando il sorriso, senza però aprire gli occhi.
Quando era arrivato nella stanza si era seduto sulla poltrona, appoggiandosi mollemente. Senza più alzarsi.
Da una parte non ne aveva la forza e dall'altra non aveva bisogno di sprecare energie inutili fingendo. Non con Altair almeno.
Forse Cassy non aveva neanche fatto così male a dirglielo.
L'Auror gli rivolse un'occhiata quasi compassionevole, iniziando a
rimettere a posto le carte nello stesso ordine in cui le aveva trovate.
"Sei ancora sicuro di voler procedere in questo modo?"
"Assolutamente." Rispose Antares sorridendo e socchiudendo le palpebre.
"Dovrei domandarlo io a te: sei certo di non volerti aggregare?"
Altair sospirò. Nonostante fossero passati due anni, quella
ferita faceva ancora male. "No Antares. Io l'ho avuto un figlio. Elnath
è morto da eroe, durante la Battaglia Finale." Commentò
con un sorriso amaro "Mi ha regalato due splendide nipoti. Sono loro le mie eredi. Ma anche se avessi avuto solo figlie femmine, la mia risposta non sarebbe cambiata." Concluse convinto.
"D'accordo."
"E poi, questa è una cosa tra te e Cassiopea." Riprese il discorso Altair. "Io non c'entro nulla."
"Giusta osservazione." Rispose Antares, sistemandosi meglio sulla poltrona.
"Quindi la vera domanda, Anty, è questa: che senso ha avuto la gara, se le hai fatto condurre i giochi dall'inizio?"
"Altair..." Gli rispose Antares aprendo nuovamente gli occhi e rivolgendogli un sorrisetto sarcastico "Ci conosciamo dalla nascita e mi fai ancora queste domande? Eppure dovresti conoscerle, le regole degli scacchi."
-*-*-*-
"Torre in B4" Borbottò Corey facendola avanzare e mangiando il cavallo di Nihal, che non battè minimamente ciglio.
"Alfiere in B4" Rispose l'americano tranquillamente, vendicando così immediatamente quella perdita.
Corey, di fronte a quella mossa scontata, sorrise, ragionando
già sulla mossa successiva che l'avrebbe probabilmente portato
alla vittoria. "Cavallo in A5." Esclamò giulivo.
"Pedone in G5" Replicò invece Nihal serafico, quasi ridendo sotto ai baffi.
Corey, prima di comunicare la mossa successiva, lo guardò di
sottecchi, non riuscendo a giustificare tutta la tranquillità
dell'avversario.
Stava vincendo lui, per Diana! Cosa aveva Nihal da sorridere tanto?
Lo stava facendo da inizio partita, quasi come se di tutto ciò non gli importasse nulla.
Come se avesse già vinto.
Eppure stava perdendo!
"Perchè qualcosa mi dice che mi stai facendo vincere apposta?"
Domandò perplesso prima di comunicare "Torre in B4."
Ancora una mossa e avrebbe messo sotto scacco il re.
La torre, eseguendo il comando, polverizzò l'alfiere di Nihal,
che però replicò tranquillamente "Credimi Corey. Non ti
sto facendo vincere. Pedone in H5."
"Ehy! Come sta andando qui?"
Domandò Miranda allegramente, comparendo in quel momento di
fianco a loro con un foglio di pergamena tra le mani, nel quale stava
segnando tutti i vari punteggi delle partite che si stavano tenendo
nella stanza. Distraendo così momentaneamente Corey.
"Tutto bene direi." Rispose lui, tornando a girarsi verso la scacchiera.
"Oh sì, lo vedo." Commentò la rossa con un sorrisetto sarcastico sulle labbra. "Infatti Nihal ti sta asfaltando."
"Come?" Domandò perplesso Corey, concentrandosi di nuovo sulla partita.
Fu solo quando il pedone di Nihal raggiunse la casella prevista,
trasformandosi in regina, che Corey capì di essere stato preso
in giro dall'inizio.
L'americano gli aveva lasciato credere di avere il controllo della
partita, quando invece aveva pianificato tutto dalla prima mossa.
Comprese le sue.
"Scacco matto Corey."
"Io l'ho detto che ti stava per asfaltare."
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Allura ragazzi, comunico ufficialmente che il prossimo capitolo sarà l'ultimo (poi ci sarà l'epilogo).
Quindi domanda delle domande: posso velocizzare un po' il ritmo degli aggiornamenti?
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Capitolo 22 *** 18 - Di passato e di futuro ***
18 -
- Di passato e di futuro -
27 agosto 2000, Villa Black
"Eddai! Non puoi non starci!" Sbottò Aidan "Se ci stavi
all'andata perchè non dovresti starci a-des-so?" Continuò
a sbraitare, cercando di infilare a forza nella valigia un oggetto che
proprio non ne voleva sapere di seguire il suo volere.
"Parli con gli oggetti? Siamo messi bene!" Commentò una voce divertita.
Il ragazzo, lasciando momentaneamente perdere la sua attivirà, tirò su la testa di scatto.
Trovandosi così di fronte a Minerva Marshall.
"Ehilà!" La salutò allegramente, lasciando del tutto
perdere la valigia e sentendosi di colpo in imbarazzo per il caos
sparso per la camera.
Nonostante il passaggio continuo degli elfi domestici, lui e Darius
messi insieme nella stessa stanza erano peggio di una bomba. E i
risultati si vedevano molto bene.
"Scusa il disordine!" Si affrettò ad aggiungere "Ma come vedi
sto facendo le valige e di sicuro non mi aspettavo una visita... tra
l'altro... cosa ci fai qui?"
Domandò sorpreso, rendendosi conto solo in quel momento della
effettiva presenza - non dovuta - della ragazza in quel posto.
"In realtà stavo cercando mio cugino." Rispose lei "Ma è
stato impossibile non sentire la tua voce che se la prendeva con la
valigia, dal corridoio." Commentò divertita. "In effetti
è uno spettacolo abbastanza divertente. Quindi ti prego, continua pure."
Per dare maggiore risalto alle sue parole, Minerva si appoggiò
con le braccia incrociate allo stipite della porta, con un sorriso
ironico sulle labbra.
E ad Aidan non rimase altro da fare che riprendere da dove si era
interrotto, sentendosi però sempre più in imbarazzo.
Soprattutto quando dovette recuperare alcuni calzini e un paio di boxer
da sotto il letto - come cavolo ci fossero finiti là sotto non
ne aveva proprio la minima idea.
"La stanza di Corey è tre porte più in là." Le
disse tanto per non restare in silenzio. "E se hai sentito me imprecare
per la valigia, sono convinto che sentirai benissimo anche la sua voce
imprecare contro la gatta del compagno di stanza. E' da quando è
arrivato che minaccia di farle fare una brutta fine." Commentò
divertito.
"Le tipiche minacce a vuoto di Corey." Rispose lei alzando gli occhi al
cielo. "Ma come mai sei in partenza?" Domandò poi incuriosita
"Non mi sembra che la gara sia finita."
"Per me lo è." Rispose lui, gettando alla rinfusa le ultime cose
e chiudendo velocemente la valigia. "Non ha più senso la mia
permanenza qui. Non ho mai puntato al patrimonio dei Black."
Spiegò con una stretta di spalle.
"Quindi hai rinunciato anche al cuore di Cassiopea?" Chiese Minerva.
"Non mi è mai appartenuto. E forse non è mai stato
ciò che volevo davvero, anche se me ne sono accorto solo da
poco." Rispose lui, puntando la bacchetta contro la gabbia di Hector
per pulirla.
"E cosa vuoi davvero? Sempre se non sono troppo indiscreta." Domandò la ragazza.
"Prendere la prima passaporta disponibile per la Francia e raggiungere
mia sorella. A breve partorirà: voglio esserci." Affermò
convinto, afferrando il manico della valigia e iniziando a dirigersi
verso la porta. "Ma se mi lasci il tuo indirizzo posso scriverti."
Aggiunse quando fu a poca distanza da lei.
Fu a quel punto che Minerva, come se le avesse dato il via libera, si
alzò in punta di piedi per dargli un delicato bacio a fior di
labbra.
"Fai buon viaggio Aidan."
_*_*_*_*_
"Che? Se ne sta andando anche Aidan adesso?"
Miranda, in punta di piedi in mezzo al corridoio - mezza nascosta
dietro alla colonna - avrebbe probabilmente aggiunto anche
qualcos'altro, ma Cecilia le tappò prontamente la mano con la
bocca.
"Shhh! Voglio ascoltare cosa dicono!" Le soffiò a mezza voce, vicinissima al suo orecchio.
"Uuuh! Si sono baciati!" Commentò dopo un po' Miranda,
sporgendosi quel tanto che bastava per avere una migliore visuale senza
però essere scoperta.
"Davvero? Fa vedere!" Commentò Cecilia sporgendosi a sua
volta... e venendo immediatamente presa indietro dalla Grifondoro.
"Non ora Sil! Sta venendo verso di noi! Vogliamo farci scoprire come due pivelline per caso?" Le soffiò la Fawley.
"Ma avevi detto che si stavano baciando!" Protestò la Weiss
agitando le braccia "Credevo ci avrebbero messo di più!"
"Ooh insomma! Ho usato un termine scorretto d'accordo?" Sbuffò
Miranda "E' stata lei a baciare lui!" Si spiegò meglio.
"COSA?" Strabuzzò gli occhi Cecilia "Beh, non si può negare che la Marshall sia intraprendente!" Commentò scuotendo divertita la chioma rosso fiamma.
"Shhh!"
Questa volta fu Miranda a tappare la bocca alla tassorosso.
-----------------------------------
28 agosto 2000, Villa Black (mattina)
Quella mattina, uscendo dalla sua camera, Corey pensò per un breve attimo di avere le allucinazioni.
In mezzo al corridoio infatti, a pochissima distanza da lui, si trovava Cassiopea.
Completamente scalza e avvolta in una maglietta molto più grande di lei, che la copriva fino alle ginocchia.
Il ragazzo, troppo preso ad osservarla, ci mise qualche secondo per realizzare che non si trovava in quel corridoio a caso: era appena uscita dalla stanza di Darius.
Come avvertendo il suo sguardo addosso, la Black scelse proprio quel momento per girarsi.
"Oh!" Esclamò leggermente sorpresa "Ehm... buongiorno?" Domandò dubbiosa.
Di sicuro per il Serpeverde non lo era.
"Non ho mai avuto chance vero?" Domandò lui di getto, quasi senza rendersene conto.
"Come?" Domandò Cassy spiazzata.
"Di riconquistarti." Specificò lui incrociando le braccia e
appoggiandosi leggermente al muro. "Avrei anche potuto vincere la gara
- forse - ma riconquistare te... le possibilità erano sotto
zero. Anche se non ho mai voluto davvero crederci... fino ad ora almeno." Concluse indicando con un cenno della testa l'abbigliamento della ragazza.
Cassiopea rimase per qualche secondo in silenzio, bloccata ancora con la mano sulla maniglia della porta.
"Io ti ho amato davvero Corey." Ammise alla fine con un sospiro "E sarei potuta passare sopra a tante cose. Ma non ad un tradimento. E' l'unica cosa che non riuscirei mai a perdonare. A nessuno.
Forse perchè quello più grande l'ho ricevuto proprio
appena nata." Spiegò senza mai abbassare lo sguardo, incrociando
a sua volta le mani al petto. "E tu lo sapevi molto bene."
Quel comportamento, forse più di tutto ciò che era
successo in quell'ultimo mese, fece capire a Corey che sì, era
davvero finita.
Non c'erano più speranze, per lui. Sempre se mai ce ne fossero state.
Lei era andata avanti.
E forse avrebbe fatto bene a provarci anche lui.
"Ho capito." Rispose staccandosi dal muro al quale si era
appoggiato e sospirando pesantemente "Allora credo che andrò a
fare le valige anche io. Non ha più senso rimanere qui, ormai."
Aveva quasi raggiunto la porta della sua camera, quando si voltò
di nuovo verso la sua ex ragazza "Ah Cassy!" La chiamò "Se mai
dovessi farti quello che ti ho fatto io... fammi un fischio che lo massacro."
_*_*_*_*_
Gillian, accoccolata in braccio a Nihal sul divano, seguì con lo sguardo l'uscita dalla casa di Corey.
"Questa non me l'aspettavo proprio."
Commentò con un sopracciglio innarcato non appena il Serpeverde
fu abbastanza lontano da non sentirla, girando il collo fin dove
possibile per seguirne la traiettoria.
"Neanch'io." Le rispose il ragazzo, altrettanto perplesso da dietro il
giornale che stava facendo finta di leggere. "Ma sto iniziando a
domandarmi se tutto ciò sia davvero una coincidenza."
"Che intendi?" Domandò Gillian tirandogli giù il giornale e sporgendosi verso di lui.
"Beh... se andiamo avanti così non è che me ne rimangano
molti di avversari con i quali potermi contendere... il 'titolo'."
Replicò lui mimando le virgolette con le dita. "Voglio dire...
Hitoshi ed Aidan se ne sono andati ieri, Corey oggi e altri ancora
prima." Iniziò ad elencare. "Chi potrebbe ancora puntare alla
vittoria?" Continuò meditabondo "Darius, Miquel, Aster... poi?"
"Darius puoi toglierlo dalla lista: ha rinunciato perchè gli
sembrava immorale gareggiare per ottenere il patrimonio della sua
ragazza. Rimane qua solo per stare con lei."
Lo aggiornò Gillian divertita "In quanto ad Aster invece... beh
credo che Cecilia lo abbia convinto a desistere." Ghignò con un
sorrisetto furbo sulle labbra. "Miquel infine..."
La Corvonero si interruppe un attimo, percependo il corpo del fidanzato
irrigidirsi sentendo quel nome... a Nihal non era ancora andata
giù la storia appena intrapresa dallo spagnolo con sua sorella.
"Beh, non è un problema visto il vantaggio mostruoso che hai." Concluse la Greengrass in fretta.
Vedendo però che Nihal continuava ad essere distratto, la Corvonero gli si avvicinò.
Poi lo baciò.
_*_*_*_*_
North stava leggendo un libro in tutta tranquillità, quando
qualcosa di colorato a destra attirò la sua attenzione.
"Ma cosa...?" Iniziò perplessa, inarcando un sopracciglio, visualizzando Miranda sventolarle davanti al naso un elegante
abito color rosso fuoco.
"Sì: è proprio il tuo
colore." Affermò quest'ultima senza spiegarle nulla. "Perfetto!
Davvero perfetto!" Continuò sporgendosi sulla poltrona per
abbracciarla.
"Eh?" Esclamò North con aria interrogativa, cercando di sfuggire all'abbraccio della cugina.
"E si intona perfettamente con i fuochi!" Esclamò Miranda battendo le mani felice.
"Ma di che cavolo stai parlando?"
Esplose a quel punto North, rendendosi conto solo in quel momento che
nel frattempo la Grifondoro aveva incantato un metro per prenderle
delle misure. "Fuochi?" Domandò ancora più confusa.
"Oh Merlino! Miranda io dubito che lei lo sappia!" Interruppe la scenetta la voce divertita di Cecilia. "E per Morgana, datti una calmata!"
L'espressione perplessa sfoggiata da North diede conferma di quanto appena affermato da Cecilia.
"Cos'è che dovrei sapere e che non so, ancora?"
Domandò a quel punto l'americana, ormai rassegnata ad incappare
nelle strane tradizioni dei Black ogni volta che si presentavano.
"Ma come? Non sai dei fuochi d'artificio di stasera?"
Chiese Miranda scandalizzata. "Sono la tradizione più bella!"
Continuò saltellando "E' per quello che ti stavo preparando
l'abito! Non vorrai mica presentarti con quello della volta scorsa, vero?"
Uno sguardo esasperato di Cecilia evidenziò a North come loro
due la pensassero al riguardo allo stesso modo. Entrambe avrebbero
volentieri fatto a meno dell'abito elegante in generale.
"Ehm... cosa si festeggia questa volta?" Domandò a quel punto l'americana, desiderosa di cambiare argomento.
"Ma come cosa si festeggia? Festeggiamo Cassy ovviamente!" Replicò Miranda con tono ovvio.
"Miranda, ti ho appena detto che North non lo può sapere!" Le ricordò la Tassorosso roteando gli occhi.
"Ma il compleanno di Cassy non è stato quattro giorni fa?" Chiese quasi contemporaneamente North.
"Sì, ma il 24 agosto è il giorno in cui è nata.
Antares l'ha trovata solo il 28. Perciò i veri festeggiamenti
saranno stasera." Spiegò Cecilia pazientemente.
"Ah! Ehm... Ok..." Replicò North mentre Miranda, con un sorriso
smagliante, le rimetteva sotto il naso il vestito prescelto "Io
però quell'abito non lo metto! Miranda no! E' troppo scollato!"
_*_*_*_*_
28 agosto 2000, Malfoy Manor
"Le proprietà dei vostri genitori, il conto alla Gringott, la
Villa di campagna di vostro padre e quella al mare portata in dote da
vostra madre" Elencò il magiavvocato Kennox scorrendo la lista
"Siete sicuri di volerli dividere equamente formando così due
nuclei familiari separati, distinti ed indipendenti?" Domandò
all'indirizzo di Hitoshi e Keshi, continuando al contempo a prendere
appunti su un foglio di pergamena.
"Assolutamente sicuri." Rispose Hitoshi "Io prenderò la villa di
campagna e mio fratello quella al mare. E alla Gringott vogliamo due
conti separati, ognuno con l'esatta metà quanto ci spetta di diritto
come unici eredi dei nostri genitori." Concluse.
"Molto bene." Replicò l'avvocato continuando a scrivere. "Altre questioni da risolvere?"
Proprio in quel momento, come per rispondere alla domanda, un leggero bussare alla porta li interruppe.
E nella stanza entrò Narcissa, con un piccolo sorriso sulle labbra e Hoshi tra le braccia.
"In effetti c'è
un'altra questione" Rispose Hitoshi avanzando verso la zia per prendere
in braccio la bambina e invitando la donna a sedersi "Riguarda mia
figlia: voglio che tutta la dote di sua madre Cassandra sia messa in un
fondo a parte, destinato solo a lei. Al quale potrà accedervi
quando avrà compiuto 17 anni. E che deciderà soltanto lei come utilizzare."
Quando l'avvocato terminò di scrivere, Hitoshi riprese la
parola. "Adesso, se non vi dispiace, ho un impegno urgente. Ci vediamo
domani signor Kennox." Concluse stringendogli la mano.
Poi si smaterializzò.
-----------------------
28 agosto 2000, Ministero della Magia, Atrium
"Signor Nott?"
Sentendosi chiamare, Aidan si voltò verso il funzionario del Ministero. "Mi dica."
"Lei ha la passaporta delle 15.20 con destinazione Parigi, giusto?"
Domandò l'uomo controllando un foglio dentro una cartelletta.
"Esatto." Rispose il ragazzo aggrottando le sopracciglia "C'è qualche problema forse?"
"La devo informare che, per motivi tecnici, gliel'abbiamo posticipata di mezz'ora." Lo informò l'uomo.
"Cosa? E per quale motivo?" Domandò Aidan sorpreso.
"Gliel'ho chiesto io." Rispose una voce alle sue spalle.
Fu così che Aidan Nott si voltò verso Hitoshi Malfoy.
"Credo che in quella mezz'ora tu debba salutare una persona."
Continuò il Grifondoro porgendogli Hoshi. "Avevamo detto basta
faide, giusto?"
Aidan, ancora leggermente spiazzato, allungò le braccia per
prendere la bambina, mentre un sorriso nasceva spontaneamente sulle sue
labbra.
"Ciao piccolina."
-----------------------
28 agosto 2000, Villa Black, sera
Mentre l'ennesimo fuoco d'artificio sibilava e poi esplodeva in aria
con un rumoroso botto, North si strinse a Miquel, appoggiandogli la
testa sul petto.
Tre secondi dopo si stavano baciando.
"Ti
vedo molto stanco... vuoi che ti riaccompagni in camera nonno?"
Sussurrò Cassy a bassa voce, avvicinandosi ad Antares - che si
trovava in un angolo in disparte della balconata - per appoggiargli
una mano sulla spalla con delicatezza.
"Non vuoi goderti i fuochi con Darius?" Replicò lui.
"L'ho fatto fino ad ora." Rispose la Corvonero. "Andiamo."
Antares non osò replicare.
Non ne aveva le forze.
"Fermo tu!" Esclamò
Gillian bloccando Nihal con un braccio, visto che quest'ultimo aveva
provato a fare qualche passo in direzione della sorella.
"Ma quanto sono carini!" Emerse la voce di Cecilia da un punto non molto
distante dai due. "Ci hanno messo un bel po', ma ne è valsa la
pena."
"Se avessimo usato subito il mio vestito ci avrebbero messo ancora
meno!" Esclamò Miranda, facendo scoppiare a ridere tutti.
"Sei sempre la solita Mira!"
"Sarebbe così strano se, almeno per una volta, fossi io a chiederti di raccontarmi una storia?"
Cassy, nell'atto di trasfigurare il vestito del nonno in un comodo
pigiama, bloccò l'azione del polso a metà, sorpresa.
"Quale vorresti?" Domandò alla fine "Il mago e il pentolone salterino? Baba Raba?"
"No" La interruppe Antares "Quelle le so a memoria. Vorrei qualcosa di tuo. Sei sempre stata brava ad inventarle."
Nihal, capendo di non avere chance
contro quella coalizione tutta al femminile, si limitò a sbuffare,
alzando gli occhi al cielo. "A quanto parò mi dovrò abituare all'idea
di averlo come cognato." Borbottò contrariato.
"Ecco bravo, inizia
ad abituarti." Commentò Gillian divertita battendogli una mano sulla
spalla con fare incoraggiante, prima di voltarsi per baciarlo a sua
volta. "In fondo non è mica una tragedia, no?"
Cassy, alla richiesta del nonno, si sedette sul bordo del letto.
Non le veniva in mente nulla in quel momento.
A meno che...
"C'era una volta un re." Iniziò a raccontare "E come tutti i re era ricco, bello, potente e famoso."
"Ci scommetto che era anche molto arrogante." Commentò divertito l'uomo, anche se a fatica.
"Aveva un regno, ma non aveva un erede." Continuò Cassy.
"Ce l'aveva, anche se non se ne rendeva conto." La contraddisse Antares con un filo di voce.
"Sì, hai ragione: era molto arrogante." Confermò la
Corvonero, con una risatina resa tremula dalle lacrime "Era convinto di
sapere sempre tutto. E non ascoltava mai i consigli di nessuno. Fu per
questo che decise, nonostante il parere contrario dei suoi fidati
consiglieri, di istituire una gara per trovare un erede."
"Ehy! Ma dov'è Cassy?"
Domandò Miranda guardandosi attorno, rendendosi improvvisamente
conto dell'assenza della cugina "Qui la festeggiamo tutti e lei non
c'è?"
Gillian, a quelle parole, si staccò lentamente dalle labbra di Nihal.
Vedendo riflesso negli occhi del ragazzo i suoi stessi timori.
Non mancava solo Cassy. Mancava anche Antares.
E loro due erano gli unici a sapere.
"Merlino! Non dirmi che..."
"Ragazzi, ma dove state andando?" Domandò Cecilia confusa.
Gillian fu la prima ad entrare nella camera di Antares.
Trovando Cassiopea rannicchiata, con le mani sul volto.
"Non sembra anche a te che stia dormendo, Gilly?"
-----------------------
*Nene si rannicchia cercando di evitare il lancio di pomodori*
ALT! STOP! FERMATE IL LANCIO PER UN ATTIMO CHE DEVO FARE UN ANNUNCIO.
Ehm ehm...
Il prossimo capitolo sarà l'epilogo.
Quindi domanda: le autrici scomparse ce la fanno a ricomparire così almeno faccio un finale con tutti i personaggi?
Mi dispiacerebbe chiudere con meno della metà di quelli con cui sono partita! (Signorina
hai proprio ragione: sarebbe una materia interessantissima da
analizzare "Perchè le scrittrici si iscrivono alle interattive e
poi si fanno di nebbia"... potrebbe anche diventare il prossimo best -
seller!)
*Prima che le autrici si rendano conto che ha smesso di parlare, Nene fugge*
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Capitolo 23 *** 19 - Epilogo ***
19
- Epilogo -
29 agosto 2000, Villa Black
Altair Black
"Mi hai fatto chiamare zio?"
Altair Black alzò gli occhi dal foglio per incontrare quelli così simili ai suoi e incredibilmente lucidi di Cassiopea.
"Sì cara. Ti chiederei di accomodarti, ma in fondo... dovresti
dirmelo tu, visto che questa è casa tua adesso." La accolse con
un sorriso tirato.
A quelle parole vide la ragazza vacillare e velocemente fece il giro
della scrivania, per paura che la Corvonero gli potesse svenire davanti
agli occhi.
Era pronto a scommettere tutti i suoi beni alla Gringott che Cassy non
avesse affatto dormito quella notte. E che non avesse toccato cibo fino
a quel momento. Ma era anche pronto a scommettere che non l'avrebbe mai
e poi mai vista versare neanche una lacrima in quel contesto.
"Siediti Cassy." La
invitò, mettendole una mano sulla spalla e pilotandola verso la
poltroncina. Sentì la ragazza seguire le sue indicazioni come
fosse una bambola di pezza.
Quando fu certo che la ragazza aveva raggiunto lo stato d'animo adatto
per ascoltarlo, Altair si sedette sulla scrivania, in un modo che - se
ne rese conto solo dall'occhiata che la Corvonero gli lanciò -
avrebbe dato sicuramente parecchio fastidio ad Antares. Tuttavia
Cassiopea non disse nulla al riguardo.
"Ti ho chiamato perchè tuo nonno mi ha nominato suo esecutore
testamentario." Spiegò alla fine con un sospiro, ottenendo come
risposta solo un brusco cenno di assenso. "E vorrei che tu li
leggessi prima che il tutto venga reso pubblico." Continuò
selezionando accuratamente le parole, certo che a quel punto la ragazza
avrebbe reagito.
"Li?" Domandò infatti lei alzando la testa di scatto.
"Antares ha scritto due testamenti." Confermò Altair
"Completamente diversi l'uno dall'altro. E mi ha ordinato di far
decidere a te quale dei due applicare." Spiegò. "Quando avrai fatto la tua scelta, l'altro si autodistruggerà... e sarà come se non fosse mai esistito."
15 ottobre 2002, Villa Black (2 anni dopo)
"Hai capito bene cosa devi fare tesoro?"
Domandò Miranda a Hoshi, appoggiandola per terra e mettendole
delicatamente tra le mani il cestino contenente i petali di rosa,
ottenendo in risposta un sorriso luminoso e un "Sì!" entusiasta
della bambina, che si girò verso la navata centrale con la mano
dentro al contenitore, già pronta a fare il suo dovere.
La Grifondoro dovette afferrarla quasi di peso per il vestito per impedirle di iniziare a disseminare i petali ovunque.
"Non adesso cara!" Esclamò ridacchiando per la sua impazienza "Tra un po'... il segnale te lo do io ok?"
Un altro entusiasta "Sì!" le suggerì che la bambina non
se l'era presa, perciò Miranda si piegò sulle ginocchia -
nonostante i tacchi ne era in grado perfettamente - per mettersi alla
sua altezza e prenderla in braccio, scoccandole un bacio sulla guancia.
"Brava la mia bimba bella!"
Poi, saltellando sui tacchi, si diresse verso Hitoshi che in quel
momento, ingessato nel suo completo blu scuro, stava chiacchierando in
un angolo all'ombra del cortile con Aidan. Entrambi gli uomini avevano
in mano un bicchiere contenente un liquido ambrato e del ghiaccio.
E immediatamente, non appena videro la ragazza con la bambina in braccio, fecero per andarle incontro sorridendo.
Non appena Miranda li raggiunse, Aidan allungò le braccia per
prenderla e la bambina, contenta per tutte quelle attenzioni, si
arrampicò allegramente sul petto dello zio, mentre di fianco a
loro Hitoshi allungava un braccio per stringere delicatamente la vita
di Miranda.
"Lancerò i petali!" Esclamò entusiasta Hoshi, agitando il cestino che ancora teneva in mano.
Fortunatamente Miranda l'aveva incantato appositamente per evitare di perderne il contenuto.
"Davvero?" Domandò Aidan facendo finta di non esserne a conoscenza.
"Sì!" Rispose lei gonfiando il petto, fiera del compito di vitale importanza che stava per assumere.
"Ma che brava!"
"Io vado a controllare come sono messe dentro." Si congedò dopo
un po' Miranda "Tranquilla tesoro, tornerò in tempo per darti il
segnale."
29 agosto 2000, Villa Black
"Ha scritto due testamenti?" Domandò Cassy incredula sgranando leggermente gli occhi.
"Vuoi leggerli?" Replicò Altair allungandole i due fogli ancora arrotolati e sigillati.
Senza perdere tempo Cassiopea se ne appropriò, iniziando a leggerli velocemente.
Terminata la lettura, fece qualche respiro profondo per cercare di calmarsi.
E Altair fece finta di guardare qualcosa fuori dalla finestra per permetterle di riprendersi.
15 ottobre 2002, Villa Black (2 anni dopo)
Nel preciso momento in cui
Miranda mise piede in quella stanza, capì che il segnale a Hoshi
avrebbe sicuramente dovuto attendere un bel po' di tempo.
Dire che il caos vi regnava sovrano era poco.
'Ma d'altra parte, con ben due spose, come avrebbe potuto essere altrimenti?' Si ritorvò a pensare sconcertata.
Gillian, che in quel momento avrebbe dovuto pensare solo a se stessa,
stava evidentemente sfogando il suo nervosismo facendo e disfacendo
convulsamente la pettinatura di Cassy, che a sua volta guardava
immobile lo specchio come in trance, con le pupille leggermente
dilatate.
North invece continuava a lisciarsi nervosamente l'abito da damigella,
borbottando qualcosa sul fatto che quelle scarpe l'avrebbero uccisa.
Cecilia era l'unica apparentemente tranquilla, ma tutti i suoi
tentativi di riportare all'ordine le altre erano andati a vuoto,
perciò si era limitata a sedersi su uno sgabello, arrendendosi
così alla volontà di quella agitata combriccola di cugine.
Vedendo Miranda però, un piccolo moto di speranza si fece strada in lei.
Per quello si alzò nuovamente in piedi, scambiandosi uno sguardo con la Grifondoro.
Il segnale era chiaro: da sole non ce la possiamo fare, qui servono rinforzi.
Fortunatamente, sapevano perfettamente dove andare a prenderli.
Anzi, prenderle.
29 agosto 2000, Villa Black
"Non era esattamente ciò che volevi?" Domandò Altair, quasi divertito dalla situazione.
"Quindi lui... sapeva tutto?" Replicò Cassy, ancora incredula.
"Pensavi davvero che saresti riuscita a fargli qualcosa sotto al naso?"
La prese in giro sorridendo l'uomo. "Era pur sempre Antares Black, per
Merlino!"
Cassy, per prendere tempo, rilesse ancora una volta il primo testamento.
Quello in cui Antares riconosceva e nominava lei, Cassiopea Black, come sua unica erede universale.
Poi spostò lo sguardo sul secondo testamento.
"Se davvero le cose stanno così... allora a cosa è
servita questa gara?" Domandò incredula facendo passare l'indice
sull'inchiostro asciutto che formava la scrittura inconfondibile di
Antares. "Non ha senso!"
"Sì che ne ha." La contraddisse però Altair.
Davanti allo sguardo perplesso della Corvonero, capì di doverle
fornire qualche spiegazione in più. "Cassy dimmi... come ti sentivi fino a qualche mese fa?
L'abbandono di tua madre che ha pesato su di te per tutta la vita, il
tradimento di Corey, la scoperta della malattia di tuo nonno..."
Iniziò ad elencare "Come ti sentivi?"
"Sola." Rispose lei di getto "Abbandonata, senza nessuno sul quale poter contare. Io..."
Cassy dovette stringere i pugni e le palpebre per non mettersi a piangere.
"E adesso invece?" Continuò ad indagare Altair.
Non ottenendo risposta - Cassy continuava a guardare in alto per
cercare di non piangere, cosa che sarebbe inevitabilmente successa se
avesse aperto bocca - l'ex Auror proseguì al suo posto.
"Hai scoperto di non esserlo. Hai tante persone che ti vogliono bene, molte di più di quelle che potevi immaginare. E non per i tuoi soldi.
Hai dei cugini che farebbero di tutto per te - compreso fare ricerche
sul nostro albero genealogico sotto al naso di Antares, sì ha
capito anche quello - " Commentò ridacchiando "e che puoi
considerare alla stregua di fratelli. Hai trovato un ragazzo che ti
ama. Tu, Cassy" continuò
puntandole il dito contro "hai contribuito a far concludere una faida
familiare senza senso: una bambina di un anno è stata
riassegnata a suo padre, come è giusto che sia, ha riavuto uno zio e forse otterrà anche una madre. Puoi ancora affermare che questa gara non ha avuto un senso?" Concluse sorridendo e porgendole un fazzoletto dentro al quale la ragazza tuffò immediatamente il viso.
15 ottobre 2002, Villa Black (2 anni dopo)
Pyxis Black in Jackson
"Agitato?"
Nihal, che stava cercando inutilmente di sistemarsi il cravattino da
dieci minuti buoni, si girò di scatto verso sua madre Pyxis, che
si stagliava sulla porta avvolta in un sontuoso abito da cerimonia.
"Giusto un po'... non riesco a fare il nodo!" Si lamentò con un piccolo gemito.
La donna, sorridendo, si chiuse la porta alle spalle, poi avanzò
verso il figlio, riuscendo in pochi secondi a fare ciò che a lui
non riusciva da parecchi minuti.
"Pensa solo a Gilly." Gli suggerì con un sorriso mentre iniziava
a sistemargli anche il vestito "Lascia fuori tutto il resto. E sorridi
un po'! E' il tuo matrimonio, non il tuo funerale!" Lo prese in giro
bonariamente. "E adesso abbracciami."
29 agosto 2000, Villa Black
"Sei sicura della tua decisione?" Domandò Altair "Non vuoi pensarci un attimo?"
"Assolutamente sicura." Affermò Cassy con decisione "Era
ciò che volevo fare sin dall'inizio, quindi non vedo
perchè dovrei cambiare idea proprio ora."
"Molto bene. Quindi vuoi che il testamento efficace sia il secondo."
"Sì." Confermò ancora una volta Cassy, senza esitazione. "Voglio che il testamento valido sia il secondo."
Non appena ebbe finito di dirlo, il primo, quello con il quale lei
veniva dichiarata come unica erede di Antares Black, prese fuoco.
15 ottobre 2002, Villa Black (2 anni dopo)
Cara Black in Weiss Libra Black in Prewett
"Mamma? Zia Libra?"
Le due donne, al richiamo di Cecilia, interruppero le chiacchiere per girarsi subito verso di lei.
"Fammi indovinare..." Iniziò Cara con un sorrisetto ironico.
"Le spose sono nel panico e vi serve un aiuto." Completò per lei Libra.
Ignorando l'espressione della ragazza, la minore delle sorelle Black
tirò fuori dalla borsetta un lucidalabbra e uno specchietto per
sistemarsi il trucco. Poi si apprestò a fare la medesima cosa
con la sorella.
"Ci vogliamo muovere o facciamo notte?" Domandò l'ex Tassorosso sbuffando.
Quando le due si considerarono in ordine, senza dire nulla a Cecilia,
partirono entrambe velocemente per attraversare il cortile.
"Beh, che stai aspettando Sil? Di sposarti tu?" Le gridò sua madre, ormai a distanza.
Scuotendo la testa e pensando che quelle due non sarebbero mai cambiate, la ragazza si apprestò a seguirle.
Hydra Black in Greengrass Berenike Black in Fawley
Quando Libra e Cara arrivarono nella stanza delle spose, trovarono una
situazione molto diversa da quella che aveva trovato Miranda entrando
solo pochi minuti prima.
Sia Gillian che Cassiopea erano molto più calme e rilassate,
abbracciate rispettivamente a Hydra e Berenike, che si stavano
prodigando per tranquillizzarle e rassicurarle.
"Però! Ce ne hai messo di tempo Sil!" La prese in giro Mira, che
assisteva alla scena in parte commossa e in parte divertita.
"Io ce ne avrei messo meno di sicuro" Replicò lei "Ma le signore
hanno pensato bene di rimettersi a fare il trucco." Spiegò con
una smorfia, facendo scoppiare a ridere tutte le donne presenti.
"Dite che è ancora una buona idea un matrimonio a quattro?" Domandò Gilly quando le risate si furono spente.
"Dico che ci sei dentro fino al collo tesoro." Le rispose Berenike.
"Probabilmente oggi avremo il cortile pieno di paparazzi, qualche
invitato avrà da ridire sulla cerimonia e qualcun altro su ogni
singola cosa che farete." Disse invece Hydra.
"Così non mi incoraggi di certo!" Sbottò Gillian incrociando le braccia al petto.
"Ma..." Continuò la donna, come se la figlia non l'avesse mai
interrotta "Tu dovrai ignorare tutto questo, facendoti un'unica
domanda: ne vale la pena affrontare queste cose per sposare l'uomo che
ti aspetta davanti all'altare? Se la risposta è sì,
allora tutto il resto non ha importanza."
Gillian che Cassy si scambiarono uno sguardo e un sorriso sincero spuntò sule loro labbra.
Sì, ne valeva la pena.
- * -
15 Agosto 2000
Io sottoscritto, Antares Augustus Black, nato in data 26 aprile 1926,
nel pieno delle mie facoltà mentali e alla presenza di due
testimoni, dispongo quanto segue:
- Riconosco come miei unici eredi universali i miei nipoti, Cassiopea Lyra Black e Nihal Jackson. Saranno pertanto i sopracitati a ricevere il mio intero patrimonio, diviso in parti uguali.
- Nihal Jackson sarà, dal momento della lettura di questo
testamento, adottato dalla mia persona e pertanto assumerà il
cognome Black.
-
Dal momento che le mie sei figlie naturali, Libra, Berenike, Cara,
Hydra, Pyxis e Selene Black hanno da tempo rinunciato alla loro eredità,
dispongo che nessuna di loro riceva alcunchè, tuttavia ciò non dovrà essere applicato anche ai loro figli.
Per ciascun nipote infatti, esclusi i due sopracitati Cassiopea e
Nihal, sarà attivato, dalla lettura di codesto testamento, un
fondo personale contenente 100 000 (centomila) galeoni, che ciascuno di
loro sarà libero di spendere come più preferisce.
L'unica cosa che spero è che, con tali risorse a disposizione,
ciascuno di loro possa riuscire a trovare la propria felicità.
In fede,
Antares Augustus Black
----------------------------------------
Ed eccomi qua, al tanto sospirato epilogo!
Di solito concludo le storie
con una raccolta di OS, ma non credo che questa volta lo farò.
Un po' perchè ho già iniziato l'altra, che
è il continuo di questa e un po' perchè con questa
storia mi avete davvero fatto esaurire. Avevo in mente una trama molto
più estesa e complicata ma ci ho dovuto rinunciare presto
purtroppo. Questo perchè sono partita con 14 autori iscritti e
sono arrivata alla fine con... 4!
Io capisco tutto ma provate voi a portare avanti una storia con meno di un terzo dei personaggi!
Detto ciò, ringrazio profondamente Shiory Lily Chiara, che nonostante non fosse iscritta mi ha sempre commentato.
Infine ringrazio i 9 che mi hanno messo questa storia tra le preferite
1 - aliceinazuma
2 - ElettraCalliope_Black
3 - forever_night7
4 - FuriaBianca
5 - helena lovegood
6 - lili95
7 - Slytherin2806
8 - soleluna2020
9 - Zoey Charlotte Baston
i 4 che me l'hanno messa tra le ricordate
e i 21 tra le seguite
|
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Capitolo 24 *** Sorpresa! ***
20
Sì, lo so, avevo detto niente OS.
Però non è giusto che per colpa di alcuni scomparsi ci rimettano tutti.
Per questo motivo ho scritto questa piccola sorpresa, che fa un po' da
ponte di collegamento con la mia nuova storia "Un omicidio per i Black".
Buona lettura ;)
- Sorpresa! -
Aidan Nott Hitoshi Malfoy
15 Settembre 2000, Francia, ospedale magico
Non ricordava l'ultima volta in cui si era messo a pregare.
Soprattutto con quell'intensità.
Eppure, in quel preciso momento, era l'unica cosa che riusciva a fare.
Sperare con tutte le sue forze che ogni cosa andasse per il meglio.
Pregare con tutto se stesso tutti gli dei possibili ed immaginabili che davvero le cose andassero in quel modo.
Quanto tempo era passato? Tre ore, forse quattro...
In ogni caso a lui parevano un'eternità.
Una porta si aprì alle sue spalle, ma Aidan neanche se ne accorse.
Non era quella, la porta che lui voleva si aprisse.
Quella che gli serviva era l'altra, nella direzione opposta, situata in fondo al corridoio.
Ma a quanto pareva quella porta era comunque destinata a lui.
D'altra parte in Francia non erano in molti a parlare inglese.
"Aid... come sta?"
Dietro al giovane Nott era appena comparso Hitoshi, con in mano due tazze di caffè bollente.
Una proprio per lui.
"Non lo so." Rispose tetro Aidan, vagamente sorpreso di trovarselo
davanti così all'improvviso. "E' da ore che è là
dentro... se succedesse qualcosa anche a lei io..." Riuscì
appena a sbiascicare sentendo un profondo dolore al petto all'idea che
Cornelia potesse fare la fine di Cassandra... o di Arn.
Con un gemito soffocato, nascose il volto tra le mani, mentre sentiva
Hitoshi appoggiargli una mano sulla spalla con fare incoraggiante.
"Dov'è Hoshi?" Domandò dopo un po', giusto per spezzare il silenzio teso che si era venuto a creare.
"E' con mio fratello." Rispose Malfoy con un piccolo sorriso. "L'ho
lasciata che stava giocando con il suo orsacchiotto preferito."
"Signor Nott?" Li interruppe una voce alle loro spalle.
"Sì?" Domandò lui girandosi di scatto, timoroso di sentire pessime notizie.
Ma il sorriso della donna era allegro. "Sua sorella vuole vederla... e anche suo nipote! Da questa parte prego."
Aidan neanche sentì la pacca sulla spalla che gli diede Hitoshi.
Era come se avesse messo di colpo le ali ai piedi.
In pochi secondi si ritrovò nella camera data in dotazione a sua
sorella la quale, insieme al marito Francois, lo guardava con un
sorriso radioso e un fagotto azzurro tra le mani.
Tremante di gioia, Aidan si avvicinò lentamente al letto,
guardando per la prima volta suo nipote Arn e dandogli una leggera
carezza sul piccolo testolino.
Un enorme sorriso fece capolino sul suo volto.
Ogni cosa era andata finalmente al suo posto.
------------------------------------------------
Altair Black Aaron Morgan
Settembre 2000, Inghilterra, Dipartimento Auror
"Nostalgia del lavoro Black?" Domandò Aaron Morgan, gettando
un'occhiata divertita all'uomo che gli aveva fatto da mentore alcuni
anni prima.
"Perchè dici così Morgan?" Chiese Altair, comodamente seduto su una sedia in mezzo all'ufficio.
"Perchè è la seconda volta che la tua presenza in questo
ufficio si fa sentire a poche settimane di distanza." Rispose l'Auror,
appoggiando una pila ordinata di cartelle sulla scrivania e ridendo
sotto ai baffi.
"Ho passato quasi cinquant'anni in questo posto." Rispose Black
serafico, guardandosi attorno come per memorizzare ancora una volta i
dettagli di quell'ufficio "Ogni tanto ne ho semplicemente nostalgia."
Aaron fece il giro della scrivania, si sedette e attirò la prima cartelletta verso di lui con un sospiro.
In teoria avrebbe dovuto leggerle tutta entro sera, in pratica non ne aveva affatto voglia.
"Lo sai che, se fosse per me, saresti ancora qua a fare il tuo lavoro."
Commentò alla fine, desideroso com'era di fare altro. "Ma
purtroppo hai un'età che non ti permette più di
svolgerlo."
"La vecchiaia fa parte della vita." Rispose tranquillo Altair "E la
preferisco di gran lunga alla sua alternativa." Commentò con un
sorrisetto. "Ma questo non significa che non possa venire ancora qua a
trovarvi giovinotto!" Concluse puntandogli un dito contro in maniera
scherzosa.
"Se vuoi analizzare tu questi fascicoli, te li cedo volentieri!"
Borbottò Aaron, indicando con un cenno della testa la catasta
che si era ormai venuta a creare sulla sua scrivania.
"Come mai sono così tanti?" Si interessò l'ex Serpeverde allungando il collo.
"Perchè siamo a corto di personale." Si lamentò Aaron con
un sospiro. "La Seconda Guerra Magica ha falciato il nostro ordine e,
nonostante ci sia il boom di domande, in pochi passano le selezioni.
Inoltre, anche chi le passa, necessita di tre anni di addestramento
prima di diventare operativo. Così a noi tocca non solo la
pratica ma anche la burocrazia. E' un gatto che si morde la coda!"
"Insomma, vi servirebbero degli Auror già addestrati."
Commentò Altair con no chalance, attirando una cartella verso di
lui e gettandole un'occhiata distratta.
"Quando inventeranno un incantesimo per crearli già pronti
avvisami." Ironizzò Aaron prima di bloccarsi di colpo, capendo
all'improvviso il perchè il suo vecchio maestro aveva intrapreso quel discorso con lui.
Una piccola "o" di comprensione si disegnò sulla sua bocca,
mentre il vecchio Auror sfoggiava un sorriso angelico in risposta.
E lui c'era pure cascato.
"Incantesimi di quel tipo non ne ho. Però la mia figlioccia si
è da poco fidanzata proprio con un Auror." Rispose infatti
Altair "Un vero peccato che lui lavori in Russia - dovendo fare continuamente avanti e indietro - quando c'è una tale carenza di personale qui in Inghilterra."
----------------------
10 Novembre 2002, Inghilterra, Villa Greengrass - Black
Cassiopea Black Gillian Greengrass
"Non stai mangiando i biscotti!" Esclamò Gillian sorpresa,
puntando il dito indice contro sua cugina. "Perchè non stai
mangiando i biscotti? Sono i tuoi preferiti!" Continuò
gesticolando "Nihal li ha fatti apposta perchè sapeva che
saresti venuta!" Continuò concitata. "Non hai cambiato gusti durante la luna di miele vero?" Concluse leggermente preoccupata.
"No, non ho cambiato gusti durante la luna di miele." Rispose Cassiopea
inarcando un sopracciglio, con la mano a mezz'aria che teneva ancora
tra le dita il biscotto incriminato. "E se aspetti giusto qualche
secondo mangerò il biscotto, visto che ci tieni così
tanto!" Commentò divertita portandoselo alla bocca. "Anche se
devo dire che questo ha davvero del comico... l'erede dei Black che si mette ad impastare biscotti!" Concluse ridacchiando, trascinando la Greengrass con sè.
Ma nonostante ciò che aveva appena detto, il suddetto biscotto non arrivò mai alla meta.
A metà percorso infatti, la mano di Cassiopea seguì la
traiettoria inversa e il dolciume venne rimesso nel piatto.
Fu perciò il turno di Gillian di inarcare il sopracciglio. "Ok,
cosa c'è che che non va?" Domandò diretta.
"Non c'è niente che non va Gilly." Rispose Cassy "Avrò
diritto anch'io ad un giorno all'anno in cui non ho voglia di mangiare
biscotti, no?"
"Cassy..." La ammonì la Greengrass.
"Davvero, è tutto ok." Ripetè però la Black scuotendo leggermente la testa.
"E io sono Morgana." Ribattè Gillian sarcastica.
"E dire che ero convinta di parlare con mia cugina! Accidenti..." Commentò Cassiopea provando nuovamente a svicolare.
"Cassiopea Lyra Black Levenvolde dimmi subito cosa c'è che non va!" Esclamò a quel punto Gillian perdendo la pazienza.
Per un po' il silenzio regnò sovrano nella stanza, mentre l'una guardava storta l'altra.
Poi, quando ormai Gillian aveva perso le speranze, arrivò la confessione di Cassiopea.
"E' che... sono incinta." Ammise con un sospiro. "E questa prospettiva mi terrorizza."
"E perc...?" Iniziò a chiedere Gilly prima di interrompersi bruscamente. "Oh."
Cassiopea era innamorata pazza di Darius.
Quindi di sicuro il problema non riguardava il loro rapporto di coppia.
E non era neanche di tipo economico.
Il problema era uno solo - e Gillian si diede della stupida per non esserci arrivata subito.
"Cassy: tu non sei tua madre." Affermò decisa, facendo il giro
del tavolo per avvicinarsi alla Black e abbracciarla. "Non
abbandoneresti mai tuo figlio."
"Ma non so neanche il perchè lei lo abbia fatto con me!" Si sfogò Cassy con voce acuta "E se...?"
"Tu non sei Selene."
Ripetè Gillian paziente "E fino a pochi mesi fa non vedevi l'ora
di sposarti per avere una famiglia tutta tua. Cosa sarebbe cambiato nel
frattempo?" Tentò di farla ragionare con calma.
"Non ho un modello da seguire!" Iniziò a sfogarsi Cassiopea
"Nessuno al quale chiedere che abbia già vissuto
quell'esperienza! Non posso essere una buona madre se non sono mai stata una figlia!" Continuò agitata "E se mi viene una crisi post partum? Molte madri commettono atti orribili per..."
"Darius lo sa?" Domandò la Greengrass interrompendola.
"No, non gliel'ho ancora detto." Scosse la testa Cassy.
"Allora parti dicendolo a lui." Le consigliò la Corvonero "Sono
sicura che ne sarà entusiasta. Così come sono sicura che
sarai un'ottima madre. E se dovessi avere qualche dubbio...
vorrà dire che andremo insieme
a chiedere consigli alla mia." Concluse con un sorriso, portandosi una
mano alla pancia e facendo sgranare gli occhi a Cassiopea. "Era per
quello che ti avevo chiamato."
"Oh Merlino!"
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Cecilia Weiss Miranda Fawley Hoshi Malfoy
2 marzo 2003, Inghilterra, Villa Malfoy
Cecilia, con un enorme peluche tra le mani, attraversò il
cortile ben curato della casa di Hitoshi, cercando di evitare le buche
che Charlie, il crup* appena preso dal ragazzo, aveva disseminato in giro.
Raggiunta la porta suonò al campanello e poi si mise pazientemente ad aspettare che qualcuno le venisse ad aprire.
Con sua sorpresa, dopo pochissimo tempo, fu la stessa Miranda a farlo.
Portandosi un dito sulle labbra per intimarle di non fare rumore, sua
cugina la introdusse nella casa, facendole anche fare un veloce giro
panoramico.
"Hoshi sta dormendo." Si giustificò la Fawley dopo un po',
quando giunsero in cucina. "E non voglio che si svegli: ci ha messo
molto ad addormentarsi perchè è stata male tutto il
weekend." Spiegò preoccupata.
"Oh poverina!" Si allarmò subito Cecilia "Che cos'ha?"
"Niente di grave..." La rassicurò subito Miranda "Secondo i
medimaghi è stato un semplice virus, ma non voglio ugualmente
che si stanchi."
"E io che volevo farle conoscere Mr. Bunny!" Esclamò sua cugina agitando il peluche che teneva ancora tra le mani.
"Se rimani per un po' puoi sempre consegnarglielo dopo." Provò a
rassicurarla la Grifondoro. "Vuoi un po' di the nel frattempo?"
"Al the non si dice mai di no." Rispose la tassorosso con un sorriso.
Stavano chiacchierando del più e del meno da circa un'oretta -
con frequenti interruzioni che consentivano a Miranda di andare a
controllare che Hoshi dormisse ancora - quando fu la stessa bambina ad
interrompere le loro chiacchiere, arrivando trasportata in braccio da un
elfo domestico.
"Mamma mi sento meglio... posso mangiare un biscotto al cioccolato?"
Forse il biscotto al cioccolato non era il massimo dopo un virus
intestinale, si ritrovò a pensare Cecilia divertita, ma in quel
momento sua cugina le avrebbe dato anche il permesso di distruggere
casa probabilmente.
Era la prima volta che Hoshi la chiamava mamma.
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Nihal Black North Jackson Perseus Black
5 Aprile 2005, Inghilterra, Villa Greengrass - Black
"Ehy fratellone mi avevi chiamato per caso? Quale sarebbe l'emerge...?"
Con la sua solita allegria, North entrò in cucina e, dopo
essersi guardata attorno spaesata per qualche secondo, scoppiò
fragorosamente a ridere, interrompendo così il discorso a
metà.
"Ma sei tu che dai da mangiare a lui o lui che ne da a te?"
Domandò quando riuscì finalmente a parlare, cercando di
reprimere i singhiozzi per il troppo ridere.
Suo fratello, con le maniche arrotolate della camicia, i capelli
scompigliati, le occhiaie e diversi schizzi di pappina per infanti
ovunque, provò a guardarla male. Ma l'effetto finale fu solo
ancora più comico.
Per quel motivo si arrese all'evidenza commentando semplicemente con un
"In realtà stiamo facendo adeguatamente a metà... Ma
Perseus si sente molto generoso oggi." Aggiunse ironicamente.
Sempre ridacchiando, North si avvicinò ad entrambi - fratello e
nipotino - evocando con la bacchetta uno strofinaccio che passò
a Nihal e subito dopo un tovagliolo col quale iniziò a pulire
Perseus.
"Dov'era Gilly mentre vostro figlio combinava questo capolavoro?"
Domandò divertita la Jackson, mentre finiva di detergere
delicatamente la pelle rosea del bambino.
"E' a letto a riposare." Rispose immediatamente Nihal. "Ultimamente
è sempre molto stanca. Per questo ti ho chiamato... dovrei
andare al lavoro, ma non voglio lasciarli da soli in casa."
"Sì non c'è problema resto io." Rispose immediatamente
North, ormai impegnata a fare le boccacce a suo nipote. "Tu vai pure."
Per un attimo Nihal si chiese se davvero sua sorella fosse così
poco preoccupata per la debilitazione fisica di sua cognata, ma poi si
rispose che probabilmente era solo troppo impegnata a intrattenere il
bambino. Perciò, mettendo da parte le sue preoccupazioni, si
smaterializzò.
Si era appena smaterializzato, quando nella stanza comparve Gillian in
vestaglia, con una fialetta in mano. "Se n'è andato?"
"Giusto cinque secondi fa." Rispose North sorridendo mentre si
impegnava a far mangiare Perseus, che aveva appena provato a dividere
il pasto anche con lei. "La casa è tutta tua." Le
comunicò con una strizzatina d'occhio.
Cinque minuti dopo, con un test di gravidanza positivo e di colore rosa, stavano entrambe festeggiando.
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* per chi non lo sapesse il crup è un cane magico: assomiglia ad un Jack Russel Terrier ma ha la coda biforcuta
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