One Doctor... Six Hearts... An Adventure Just di sognatrice errante 92 (/viewuser.php?uid=848501)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'impossibile ***
Capitolo 2: *** Quattro cavalieri ed un artista ***
Capitolo 3: *** Tu sei in pericolo ***
Capitolo 4: *** L'alba di un nuovo tramonto. ***
Capitolo 5: *** Verità dallo spazio lontano ***
Capitolo 6: *** Geronimo. ***
Capitolo 7: *** Non ci pensare nemmeno ***
Capitolo 8: *** Avevo bisogno di te. ***
Capitolo 9: *** Silenzio fra titani. ***
Capitolo 10: *** Nome in codice: Disastro. ***
Capitolo 11: *** Allacciate le cinture... Ci sono le cinture? ***
Capitolo 1 *** L'impossibile ***
LONDRA
2016
I
Rumori del traffico iniziarono a farsi strada nella sua testa. Si
rendeva
vagamente conto di essere seduto su una scomoda sedia, e di avere le
mani
legate. Si sentiva stordito, mentre cercava di rimettere insieme i
pezzi. Dove
si trovava?. Mentre riprendeva conoscenza il Dottore, cercava di
mettere ordine
nella sua testa, l’ultima cosa che ricordava era di essere
insieme a Bill su
Vixit20082, per un’escursione nei loro canyon di cristallo, e
poi avevano fatto
ritorno al TARDIS, “un viaggio stranamente
tranquillo” avevano detto ridendo,
ma dopo aver attraversato la porta del TARDIS, il buio lo avvolse.
Riaprendo
gli occhi si rese conto di essere in un’aula scolastica, era
notte e dalle
finestre riusciva a vedere le stelle. “Londra”
pensò, dopo aver analizzato la
loro posizione. Si guardò intorno. Era seduto al centro
della stanza, Solo una
luce tremolante ad illuminare ciò che lo circondava. I muri
bianchi, pieni di
dipinti di vecchi autori, una libreria in cui spiccavano i volumi di
Jane Austen,
il suo TARDIS in un angolo. Tutti i banchi erano sparsi lungo i muri,
solo la
cattedra era al suo posto, e seduta dietro di essa, dandogli le spalle,
una
ragazza. – Non so cosa stia succedendo, ma ti conviene dirmi
perché mi hai
portato qui prima di ritrovarti in grossi guai – le disse
fermo il Dottore, ma
lei non rispose, si limitò ad alzarsi per fissare la cartina
della Gran
Bretagna alle sue spalle. Quel silenzio lo fece irritare, ma mantenne
il
controllo.
-
Chi sei?. Dove siamo? - - Coal Hill School – rispose lei
finalmente, aveva un
tono calmo, non c’era traccia di ostilità nella
sua voce. La sua voce… perché
era così familiare?. – Perché mi hai
portato qui? Come hai…? - - Inibitore
neurale posizionato sulla porta del TARDIS – lo interruppe
lei rispondendo in
automatico alla sua domanda, - E’ entrato in funzione non
appena l’hai
oltrepassata – continuò lei, confondendolo del
tutto. – Come hai fatto a
posizionarlo. La porta era chiusa – disse sicuro, - Basta
schioccare le dita –
rispose lei con un pizzico di divertimento, che non fece altro che
farlo
irritare ancora di più. – Basta schioccare le MIE
dita – disse il Dottore quasi
infuriato – Non funziona con tutti -. La ragazza rimase in
silenzio per qualche
istante – Chiamiamola intesa Dottore. Il TARDIS si fida di me
– disse
finalmente con una strana dolcezza nella voce.
- Si fida di te? – riprese lui - Mi hai drogato e legato! - -
Tecnicamente
stordito e legato – rispose pronta la ragazza facendolo
irritare ancor di più.
– Senti questo gioco è durato abbastanza - -
Pensavo ti piacesse giocare
intelligentone, forse stai davvero invecchiando -. Non
l’aveva ancora vista in
faccia, gli aveva dato le spalle per tutto il tempo da quando aveva
ripreso
conoscenza, ma c’era qualcosa di familiare in lei.
L’aveva già vista, ne era
sicuro.
-
Chi sei posso saperlo? – chiese finalmente il Dottore.
– Domanda sbagliata –
rispose semplicemente la ragazza. – Cosa significa
“domanda sbagliata” ? – -
Altra domanda sbagliata – rispose pronta di nuovo.
– E quale sarebbe la domanda
giusta? - - Ora cominciamo a ragionare – disse, e finalmente
si voltò a
guardarlo, facendolo rimanere di sasso. La cameriera, la cameriera che
era
sparita con l’intera tavola calda il giorno in cui si era
ritrovato spaesato
nel mezzo di un deserto, la cameriera che aveva ascoltato la sua storia
su
Clara, la misteriosa ragazza che in teoria gli aveva dato assistenza in
America
quando si era risvegliato confuso, e di cui ancora non aveva scoperto
nulla.
Quei pensieri lo distrassero per qualche secondo, come lo distraevano
ormai da
mesi, fino a quando la misteriosa cameriera non iniziò ad
avvicinarsi a lui.
Mentre il Dottore la guardava venire verso di lui si
soffermò sui dettagli che
al loro primo incontro non aveva notato. Era giovane, ma intelligente
pensò
guardando i suoi occhi. Di statura piccola, i capelli corti le
arrivavano poco
sopra le spalle, una giacca di pelle nera a far contrasto con la sua
pelle
chiara.
Avrebbe
voluto dire tante cose, ma per la prima volta da che ne avesse memoria,
si
ritrovava senza parole, e nemmeno per lei sembrava essere diverso.
Rimasero
fermi, a guardarsi negli occhi, per momenti eterni, finché
un dettaglio alle
spalle della ragazza non distolse la sua attenzione da lei. -
Perché non si
sveglia? – disse indicando con un cenno della testa Bill,
stesa su una brandina
in fondo all’aula, - Sta bene non preoccuparti –
disse mentre posizionava una
sedia di fronte a lui, - Ma ho bisogno della tua piena concentrazione.
Così è
più facile – disse con un sorrisetto che lo
sorprese. – Chi sei? – chiese ancora
il Dottore, - E’ stato chiaro sin da quando sei sparita con
l’intera tavola
calda che non eri una semplice cameriera. Quindi chi sei? -. Non poteva
dirlo
con piena sicurezza, ma al Dottore parve di vedere qualcosa negli occhi
di
quella ragazza scattare quando porse quella domanda, qualcosa che
celava
tristezza, dolore. – Era un TARDIS vero?. Hai un TARDIS
– continuò lui – Sei… -
- Non pensarlo neanche – lo interruppe lei. – Non
ho niente da spartire con i
Signori del Tempo. Anzi la mia presenza qui non gli piacerà
per niente. Ma non
ho scelta -.
Lentamente
prese posto di fronte a lui, chiuse gli occhi per un momento.
– So che tutto
questo ti sembra assurdo. So che odi non sapere cosa sta succedendo. Ma
so
anche che hai percepito che qualcosa nell’universo si sta
muovendo, qualcosa di
pericoloso -. Non c’era stato un solo tentennamento nella sua
voce, parlava con
assoluta sicurezza. Lo conosceva, ma come?. La ragazza
riaprì gli occhi e
incrociò i suoi, - Posso spiegarti ogni cosa Dottore
– disse dolcemente – Ma
non posso farlo se tu non sblocchi la tua memoria -.
-
Cosa significa sbloccare la mia memoria? – disse di slancio,
- C’è qualcosa che
devi ricordare Dottore – disse la ragazza –
Qualcosa che hai dimenticato -.
Senza controllo una sonora risata invase il dottore, che si
abbandonò allo
schienale della sua sedia per qualche minuto prima di riprendere il
controllo
di se.
- Almeno ora so che hai detto la verità su una cosa
– disse il Dottore quando
riprese il controllo di se, - Se tu fossi un Signore del Tempo,
sapresti che la
nostra memoria è perfetta, non dimentichiamo mai nulla - -
Tranne quando non
avete scelta – rispose pronta la ragazza con voce,
pensò il dottore, rotta a
causa di un ricordo doloroso. Il tono della sua voce lo fece tornare
serio
all’istante; rivolse ancora lo sguardo a quella ragazza, non
riusciva ad
identificare ciò ce provava stando di fronte a lei, si
sentiva spaesato, anche
la prima volta che l’aveva vista aveva avuto un accenno di
quella sensazione,
ma perché?.
-
Va bene ascolta. Non abbiamo più molto tempo –
disse lei interrompendo il filo
dei suoi pensieri – Devi concentrarti -. La ragazza lo
incatenò con lo sguardo
e per quanto desiderasse farlo, il Dottore non riuscì a
distogliere il suo da
lei. – Dottore… - iniziò lei quasi
sussurrando – Guardami negli occhi. Cosa
vedi? -. – Cosa dovrei vedere? – chiese lui
innervosendosi, odiava non sapere
cosa stava succedendo, e in qualche modo sapeva che colei che si
trovava di
fronte non era una ragazza come le altre.
-
Concentrati Dottore. Guardami negli occhi. Cosa vedi? – Era
seria, aveva lo
sguardo fisso su di lui, era concentrata, era decisa. – Dimmi
cosa sta
succedendo – disse fermo il Dottore, ma lei non si mosse, non
batté ciglio. –
Cosa vedi? – disse ancora, questa volta più
lentamente. Voleva dire qualcosa,
ma c’era qualcosa in quegli occhi che bloccava i suoi
pensieri, qualcosa che
non gli permetteva di distogliere lo sguardo. Chi era quella ragazza?
Quella
domanda lo stava facendo impazzire.
-
Cosa vedi Dottore? – disse di nuovo, questa volta
più forte. C’era qualcosa che
scattava in lui ogni volta che lo ripeteva, qualcosa che era alla
distanza di
un battito ma che non riusciva ad afferrare, cosa stava succedendo?.
– Niente –
disse, con voce tremante, senza rendersene conto. – Non
è vero – disse ancora
lei – Concentrati. Dottore. Concentrati. Cosa vedi?-.
- Chi sei? – chiese lui quasi con rabbia, ma lei non si
scompose – Lo sai –
rispose ferma – Sai chi sono. Devi solo trovarmi. Trovami
Dottore -. – Cosa
significa tutto questo. DIMMELO – stava gridando, senza
volerlo, stava perdendo
il controllo. – CONCENTRATI – disse anche lei
gridando – GUARDAMI NEGLI OCCHI.
COSA VEDI? -. Ed in quel momento, un flash, solo un flash, lo
bloccò del tutto.
La
ragazza dovette rendersi conto che qualcosa in lui era scattato per
qualche
secondo, e gli si avvicinò di qualche centimetro tenendo
sempre gli occhi fissi
sui suoi. – Dottore… - disse lentamente
– Cosa vedi? -. Non sapeva come
rispondere, non lo sapeva, ma senza rendersene conto una parola
uscì dalle sue
labbra, - L’Impossibile – disse piano il Dottore
– Vedo l’Impossibile -. A
quelle parole la ragazza sorrise, mentre i suoi occhi, notò
il Dottore, si
riempirono di lacrime che cercava in ogni modo di controllare.
-
Cosa sta succedendo? – chiese ancora il Dottore, questa volta
in tono quasi
implorante, - Dimmelo -. La ragazza non rispose; lentamente
sollevò una mano e
la posò dolcemente sul suo volto. Quel tocco. Quel tocco
così gentile, così
dolce, così familiare, lo pietrificò del tutto.
Non sapeva come spiegarlo, ma
desiderava che durasse in eterno.
-
Non parlare - disse lei senza smettere di sorridere, senza smettere di
accarezzarlo, - Non fermarti – continuò
implorante. – Concentrati. Guardami
negli occhi. – continuò avvicinandosi a lui ancora
un po’, - Cosa vedi? -. E in
quel momento accadde. Si perse negli occhi scuri di quella ragazza, e
accadde.
Tutto velocemente, e prima di rendersene conto, sembrò che
entrambi i suoi
cuori ripartissero dopo una lunga pausa.
-
Clara Oswald – sussurrò il Dottore chiudendo gli
occhi, non voleva riaprirli.
Dietro quelle palpebre chiuse c’era un mondo intero da
riscoprire. Un mondo di
avventure passate, un mondo di abbracci, un mondo di sorrisi, un mondo
di
lacrime, un mondo che aveva dovuto lasciar andare, un mondo che nemmeno
sapeva
di rivolere indietro con ogni fibra del suo essere.
-
Clara… - sussurrò ancora, e questa volta una
carezza, la sua carezza, lo
riportò in quell’aula. Lentamente
riaprì gli occhi, quasi come se avesse paura
che fosse stato tutto un sogno, ma per una volta la realtà
era anche migliore,
perché lei era la. Clara Oswald era di fronte a lui, con un
sorriso rigato di
lacrime che le spiccava sul volto. Clara Oswald sempre loquace, che ora
non
emetteva un fiato, perché i suoi occhi parlavano per lei.
Clara Oswald a cui
aveva dovuto dire addio per ben due volte. Clara Oswald per la quale
aveva sfidato
il tempo e lo spazio. Clara Oswald a cui ora si rendeva conto di aver
spezzato
il cuore quel giorno nel deserto. Clara Oswald la ragazza impossibile.
Clara
Oswald, la sua Clara Oswald.
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Capitolo 2 *** Quattro cavalieri ed un artista ***
ROMA
1511
-
Non posso credere che abbiamo l’intero esercito papale alle
calcagna –
-
Sei tu che hai insistito per vedere la Cappella Sistina durante la sua
realizzazione, e che ha fatto uscire Michelangelo fuori di testa Pond
–
-
Hey non provarci è Rory che gli ha dato un pugno, e che ci
ha fatto scatenare
contro il papa perché se non ci avesse rinchiusi
Michelangelo non gli avrebbe
finito quel dannato affresco –
-
Quel pallone gonfiato ha provato a baciare mia moglie che dovevo fare?
–
-
Oh andiamo anche io ho baciato tua moglie –
-
Cosa? –
-
Tecnicamente non ero ancora tua moglie –
-
Non era la notte prima delle nozze? –
-
Cosa? –
-
Tesoro con il primo pugno ti sei quasi giocato una mano vuoi davvero
finire il
lavoro? -
-
PREDETELI -.
Mentre
le guardie capeggiate da Michelangelo li inseguivano tra i corridoi
sconfinati
della Cappella Sistina, il Dottore non poteva far a meno di sorridere.
Era
l’ennesima avventura folle insieme ad Amy e Rory e non si era
mai sentito così
vivo. – Dove abbiamo lasciato il TARDIS? – chiese
Amy mentre saettavano a
destra e sinistra, - In una stanza con delle colonne e dei quadri
– disse il
Dottore facendo bloccare i Pond di colpo e conquistandosi il loro
sguardo più
confuso – HANNO TUTTE DELLE COLONNE E DEI QUADRI –
facendolo sorridere ancora,
- Va bene d’accordo prendiamo la strada noiosa –
disse un po’ scocciato mentre
tirava fuori il cacciavite dal taschino della giacca e lo sollevava in
aria, -
Che stai facendo? – chiese Rory poco priva che venissero
circondati da una
dozzina di guardie armate fino ai denti, e da un artista che brandiva
pennelli
come fossero armi letali.
-
Spero gradirete una visita alle prigioni papali miei cari signori
– disse
Michelangelo con un sorrisetto compiaciuto che fece stizzire Rory
ancora di più,
Amy gli si avvicinò e si strinse al suo braccio, gesto che
lo calmava sempre in
situazioni del genere. – Guardie prendeteli – - Oh
credimi imbianchino, fossi
in te non perderei tempo a far cose di cui ti potresti pentire
– disse subito
il Dottor non appena le guardie iniziarono ad avanzare verso di loro, -
Vedi
loro saranno anche in tanti ma io ho quattro cavalieri che non vedono
l’ora di
scendere a divertirsi un po’ dalla mia parte, quindi eviterei
di darmi motivi
per convocarli se fossi in te.
Le
guardie si arrestarono all’istante sotto lo sguardo divertito
del Dottore che
non distoglieva gli occhi da Michelangelo che era a metà tra
lo sconcerto e la
rabbia. – Perché vi fermate? – disse ai
suoi uomini – Anche se questi cavalieri
fossero qui siete comunque in maggioranza numerica quindi prendeteli
– a quelle
parole il Dottore iniziò a ridere di gusto sotto gli occhi
confusi di tutti i
presenti, compresi quelli di Amy e Rory che non capivano quale folle
direzione
stesse prendendo. – Saranno anche in minoranza, ma i
cavalieri di cui parlo non
avranno problemi, anzi basteranno i loro cavalli volanti a farvi fuori
– disse
facendo sbiancare tutte le guardie che ritirarono le loro lance.
– Non vorrai
farmi credere di poter chiamare i Cavalieri dell’Apocalisse
ragazzino – disse
Michelangelo con finta sicurezza. A quel punto il Dottore smise di
sorridere e
assunse la sua espressione più seria, - Credevi davvero di
poter affrescare una
cappella terrena con le effigi degli angeli senza che venissimo a
controllare
il tuo operato sciocco mortale? – disse dando le spalle
all’artista e
voltandosi per fare ai Pond cenni per incalzarli a reggergli il gioco.
-
Cercare di baciare un angelo è già di per se un
grave torto – disse Amy
cogliendo la palla al balzo – Vuoi davvero finire
ulteriormente nei guai Miky?
– terminò Rory con aria soddisfatta. Michelangelo
non sapeva cosa rispondere la
sua faccia passava dalla paura all’incredulità, -
Meglio che fai ritirare i
tuoi soldati – disse il Dottore tornando a fissarlo con
sguardo serio – Se non
vuoi farmi arrabbiare si intende -. Michelangelo cercò di
rimare impassibile,
ma quando aprì bocca per ribattere la sua voce tremava
– Menzogne… solo e
soltanto sporche menzogne – disse spostando lo sguardo dal
Dottore, ad Amy, a
Rory.
-
Forse sarebbe il caso di dare a questo miscredente una piccola
dimostrazione –
Esordì Rory con una soddisfazione pacata nascosta nella
voce. Il Dottore gli
rivolse un sorrisetto complice – Direi che è
necessario. Chiamate i cavalieri –
disse e in quel momento Rory ed Amy iniziarono ad agitare le mani
strabuzzando
gli occhi, come riuscì il Dottore a controllare le risate
che gli scoppiavano
in gola non era mai riuscito a capirlo. – State
mentendo… Voi… mentite – disse
Michelangelo indietreggiando verso i suoi uomini che avevano riposto le
spade e
tremavano in attesa di qualche oscuro presagio. – Se davvero
stiamo mentendo
allora dimmi folle uomo, quello che senti arrivare cosa potrebbe
essere? –
disse il Dottore sorridendo ai Romani impauriti mentre i motori del
Tardis
rimbombavano sempre più forte tra le volte della cappella.
Nessuno di loro
emetteva un fiato, e nel momento in cui il vento iniziò ad
invadere il
corridoio i loro visi sbiancarono del tutto mentre si voltavano
dall’altra
parte e scappavano in tutte le direzioni tirandosi dietro il loro
artista che
era crollato sulle sue stesse gambe per la paura.
Il
Tardis apparve pochi istanti dopo la loro fuga tra le risate del trio
che a
stento tratteneva le lacrime. – Come sapevi che avrebbe
funzionato? – riuscì a
chiedere Amy mentre entravano e si accasciava sulle scale per
riprendere fiato,
- Le questioni divine hanno sempre fatto un grande effetto in questo
periodo –
disse il Dottore sistemandosi il cravattino – E’
sempre divertente vederli
scappare in preda al panico - - Che darei per una foto di
quell’idiota mentre
scappava – disse Rory scatenando una nuova ondata di risate.
-
D’accordo che ne dite di rilassarci un po’?
– esordì infine il Dottore – Potrei
portarvi su… - e si bloccò quando si
girò verso la consolle di comando e vide
una lettera che spiccava sul monitor; Amy dovette accorgersi che
qualcosa non
andava perché gli si avvicinò per controllare
cosa stesse accadendo, - Da
quando riceviamo posta nel Tardis? – chiese senza troppa
convinzione, il
Dottore fece un respiro profondo, - Da quando qualcosa
nell’Universo si muove
in modo strano direi – disse serio, e anche Rory si
avvicinò a loro mentre la
busta veniva aperta.
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Capitolo 3 *** Tu sei in pericolo ***
LONDRA
2016
-
Clara – ripeteva il Dottore senza controllo mentre la
stringeva a se e la sua
giacca si riempiva delle lacrime di lei. Non appena gli aveva liberato
i polsi
si erano mossi entrambi a rallentatore, quasi per la paura di vedersi
svanire
ancora, lentamente si erano alzati, avvicinati e senza aggiungere una
parola,
Clara Oswald gli aveva gettato le braccia al collo, aveva affondato il
viso
contro il suo petto, e si era lasciata andare alle lacrime come mai
prima di
allora. – Clara – non riusciva a smettere di
ripetere il suo nome, era come
tornare a cantare una canzone che aveva fatto parte del suo cuore per
tanto
tempo, ma che aveva dovuto lasciare per un po’. Il suo
abbraccio, era come lo
ricordava, così forte e caldo, rassicurante e dolce. Il suo
profumo così
familiare, il profumo della sua testardaggine, della sua gentilezza, di
quella
giacca di pelle.
Rimasero
così fermi, in silenzio, per anni, settimane, mesi; o forse
solo per qualche
secondo, chi poteva saperlo?, a chi poteva importare?, per la prima
volta da
che ne avesse memoria, il tempo era la cosa che considerava
più insignificante.
Lentamente Clara si allontanò di qualche centimetro da lui,
e sollevò il viso
per incrociare il suo sguardo, cosa che li fece sorridere entrambi per
qualche
istante, prima che la rabbia verso se stesso invadesse la mente del
Dottore. –
Come ho potuto… - - Non avevi scelta – lo
interruppe subito lei, intuendo la
sua domanda come faceva ogni volta che lo guardava negli occhi.
– Quanto… - - 5
anni, 3 settimane, 4 giorni e 16 ore – rispose pronta.
“Cinque anni” pensò
triste il Dottore in quel momento, “Cinque anni”
– Non dovevo… - - Si invece,
era la cosa giusta e lo sai – lo interruppe ancora una volta
facendolo
sorridere, - Tu stai… - - Tranquillo… ho imparato
dal migliore – e sorrise
anche lei, togliendogli ogni dubbio, - Clara Oswald smetterai mai di
sorprendermi? – Il sorriso di Clara si allargò
ancora – Perché mai dovrei Dottore?
– disse e si allungò per baciargli la guancia con
dolcezza. Il Dottore avrebbe
voluto continuare a farle domande in eterno, dove era stata, cosa aveva
fatto,
cosa aveva visto in tutti gli anni in cui erano stati distanti, ma
decise di
non farlo. Se Clara aveva infranto la loro bolla di sicurezza doveva
esserci un
motivo ben preciso, si fece serio - Clara che sta succedendo?
– chiese fermo, e
questa volta non avrebbe ammesso giri di parole. Clara sostenne il suo
sguardo
per qualche istante, poi riprese posto sulla sua sedia. –
Credimi Dottore… -
iniziò lei distogliendo lo sguardo – Se avessi
potuto tenerti fuori da tutto
questo… se avessi trovato un modo per farlo da sola
io… - incrociò di nuovo il
suoi sguardo con gli occhi pieni di preoccupazione. -
L’universo è in pericolo
Dottore – disse con un accenno di tremore nella voce, - Tu
sei in pericolo -.
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Capitolo 4 *** L'alba di un nuovo tramonto. ***
ORBITA
DELLA TERRA 2006
La
luce del sole iniziava a rischiarare lentamente i contorni del pianeta
sotto di
loro, mentre avanzava tutto diventava caldo e brillante. Quando i raggi
toccarono la Gran Bretagna Rose Tyler, seduta sulla soglia del Tardis
con le
gambe a penzoloni nello spazio aperto, sorrise e pensò a sua
madre che si
sarebbe svegliata da li a poche ore per iniziare una nuova giornata. Ma
anche in
quell’occasione, nonostante lo spettacolo stupendo e
incredibile che aveva di
fronte, la sua mente riusciva comunque a distrarsi, ed a concentrarsi
su altro.
Seduto
al suo fianco il Dottore osservava estasiato il pianeta Terra che
ricominciava
a risplendere. Il sorriso sempre stampato in volto e quei capelli
disordinati
che sventolavano con la lieve brezza. I suoi occhi mentre osservava
l’alba,
anche se assurdo, ricordavano uno di quei tramonti che vedi in riva al
mare,
così pieni di vita, ma che celano
l’immensità buia della notte.
Il
tocco leggero della mano di lui la ridestò da quella nebbia
di confusione, che
si creava ogni volta che si permetteva di fissarlo in quel modo, -
Assistere
contemporaneamente ad un’alba e ad un tramonto non riesce a
conquistarti Rose
Tyler? – disse divertito senza distogliere gli occhi dallo
spettacolo sotto di
loro. Rose non rispose, si limitò a sorridere senza smettere
di fissarlo, poi
lentamente adagiò la testa sulla sua spalla e rimase a
guardare insieme a lui
il sole che ricopriva l’intera Europa, - Delle volte penso
che i misteri
dell’universo siano tutti dentro la tua testa Rose -.
Rimasero fermi a godersi
lo spazio per ore, Rose amava quei momenti di pura
tranquillità; adorava i
viaggi, le avventura, i pericoli che ogni giorno vivevano insieme, ma
se avesse
avuto la possibilità di scegliere un momento in cui restare
bloccata per il
resto dei suoi giorni, avrebbe scelto uno di quelli in cui erano fermi,
in
silenzio, insieme, mano nella mano. Avrebbe passato la vita in un
momento del
genere ed era sicura che non le sarebbe servito altro per essere
felice, lui
sarebbe stato tutto quello che le serviva. – Dovresti sempre
godere di momenti
del genere – le sussurrò il Dottore infine
– Non si può mai sapere quanto
dureranno i momenti di pace – aggiunse in un tono
sommesso che
incuriosì Rose.
Un
trillo assordante proveniente dall’interno della cabina li
fece sussultare
entrambi prima che lei potesse chiedergli qualcosa a riguardo,
simultaneamente
fissarono prima nel Tardis e poi si guardarono seri e confusi.
– Chi può
essere? – chiese il Dottore, forse più a se stesso
che ha Rose. Lei ci pensò
per qualche istante – Forse è mia madre -, il
Dottore le regalò uno sguardo
ancora più incredulo – Tu hai dato questo numero a
tua madre? -, Rose assunse
un’aria di finta colpevolezza – Per le emergenze
– disse soffocando un sorriso.
– Tua madre che può assillarmi in continuazione
è la vera emergenza – rispose
lui prendendosi la testa tra le mani. Rose scoppiò a ridere,
era vero, sua
madre avrebbe usato quel numero senza misure.
-
Quante volte devo dirtelo Rose? – disse il Dottore
rimettendosi in piedi con
aria afflitta e incamminandosi per rispondere al telefono che
continuava a
suonare insistentemente senza nessun segno di resa – Lontani
dai Dalek, e
lontani da tua madre – finì sollevando la cornetta
e sbuffando ancora prima di
parlare - Jackie Tyler che bello sentire ancora… -
s’interruppe e Rose lo vide
accigliarsi e farsi serio. Scattò in piedi e si
avvicinò a lui, che era
immobile con il telefono all’orecchio senza proferire parola,
un senso di
panico iniziò ad invadere Rose, - Dottore che succede? -.
Lui non rispose, mise
giù il telefono e rimase in contemplazione per un tempo
sufficiente a far
allarmare Rose ancor di più – Dottore mia madre
sta bene? – chiese in fretta.
Il Dottore non rispose subito, si voltò verso di lei ma non
le rivolse lo
sguardo, era immerso nei suoi pensieri, avevo lo sguardo perso ed
enigmatico.
-
Non era tua madre – disse infine. – Chi era allora?
– chiese Rose quando il
silenzio del Dottore iniziò ad infastidirla. –
Qualcuno che ci ha dato un
appuntamento -.
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Capitolo 5 *** Verità dallo spazio lontano ***
LONDRA
2016
-
Non può essere vero Clara – Continuava a camminare
a grandi passi per la stanza
e non faceva altro che ripetere quelle cinque parole. Il Dottore aveva
ascoltato tutta la sua storia, l’aveva ascoltata ad occhi
sgranati per la
sorpresa, la paura e lo sgomento. Alla fine era saltato dalla sedia e
aveva
iniziato a camminare nervosamente con lo sguardo perso nel vuoto. Clara
non
aveva nemmeno provato a calmarlo, sapeva che quando era in quello
stato,
qualunque cosa avesse provato a dirgli non avrebbe cambiato il suo
stato
d’animo. Sapeva di dovergli dare il tempo di elaborare. Il
tempo di calmarsi.
Il tempo… l’unica cosa che forse non avevano.
-
Com’è potuta accadere una cosa del genere?
– il cambiamento nell’espressione
fece capire a Clara che finalmente era pronto a sostenere una
conversazione
sensata, anche se doveva ammettere che di sensato in tutta quella
situazione
c’era ben poco. Anche lei per prima stentava a credere a
tutto ciò che l’aveva
portata in quell’aula. Era corsa da un capo
all’altro dell’universo e aveva
visto con i suoi occhi la minaccia diventare realtà, eppure
mentre raccontava
al Dottore ciò che dopo tutti quegli anni l’aveva
ricondotta da lui, le
sembrava di ascoltare la sua stessa voce da lontano, perché
lo scenario che
stava presentando era decisamente tra i più orribili che
avesse mai potuto
provare ad immaginare, perché non poteva pensare
che…
-
Clara… - la sua voce la ridestò e si
ritrovò a guardarlo ancora negli occhi.
Quanto le erano mancati quegli occhi e l’universo che
celavano. Quanto le era
mancato il senso di sicurezza che le trasmettevano. Non erano cambiati
per
niente dall’ultima volta, lui non era cambiato, era sempre il
suo Dottore. Fece
un respiro profondo e si mise in piedi di fronte a lui.
-
Non so come sia potuto accadere Dottore – iniziò
sostenendo il suo sguardo, -
Non so come abbiano potuto fare una cosa del genere ma… -
chiuse gli occhi
trovando il coraggio di dirlo anche a se stessa, - E’ tutto
vero purtroppo e
dobbiamo fermarli perché se avranno successo, ci
sarà una reazione a catena
lunga di secoli che metterà a rischio l’intero
universo –
Il
Dottore le diede le spalle e rivolse lo sguardo alle stelle che si
scorgevano
dalla finestra. Clara restò immobile a guardarlo senza dire
una parola, forse
anche per il desiderio di fissare quell’immagine nella mente,
perché nonostante
tutto ancora non poteva credere di essere li con lui, ancora non poteva
credere
di essere tornata da lui, ancora non poteva credere di dover affrontare
quell’addio ancora una volta, perché questa era
l’unica cosa di cui era
assolutamente certa, in qualunque modo fosse finito il viaggio che
stavano per
intraprendere, alla fine avrebbe dovuto separarsi da lui ancora una
volta.
-
Non sai dirmi altro di lui? – le chiese il Dottore
continuando a fissare il
cielo – dell’uomo che ti ha contattata? -. Clara si
accostò a lui e volse il
suo sguardo alle stelle lontane, - No – rispose lei
semplicemente, - Non mi ha
detto il suo nome. Ne come facesse a sapere tutto, o cosa ci facesse su
Skaro.
E’ riuscito solo ad avvisarmi del pericolo che corri prima
che lo prendessero
di nuovo -.
“Salva il Dottore Clara… trova aiuto,
trova i
migliori e salva il Dottore… trova un modo per
salvarlo… Salvalo ragazza
impossibile… salva lui e l’universo… so
che puoi farlo”. Quelle parole
continuavano a ronzarle in testa da quando le aveva ascoltate.
Quell’uomo
misterioso era apparso sullo schermo del suo TARDIS
all’improvviso mentre si
godeva il viaggio verso il prossimo pianeta che avrebbe visitato.
E’ successo
tutto in fretta, e senza che lei potesse accorgersene
quell’uomo era comparso
nella sua vita riuscendo a raccontarle la più agghiacciante
delle verità prima
che fosse interrotto e portato via dai Dalek. Dopo era rimasta a
fissare lo
schermo vuoto per un tempo indefinito, ridestandosi solo quando nella
sua mente
era balenata la più insensata delle idee ed aveva fatto
rotta per Skaro senza
pensarci due volte, sperando con ogni fibra del suo corpo che
ciò che le era
stato detto fosse solo una menzogna. Ma quando era giunta a
destinazione era
stata testimone dell’impossibile e non aveva potuto fermarlo.
Era tornata al TARDIS
e aveva deciso, “Trova i migliori” le avevano
suggerito, e sapeva esattamente
chi chiamare.
-
I Dalek hanno trovato il modo di costruire un TARDIS – disse
finalmente il
Dottore a voce alta, - Com’è possibile? -. Clara
non rispose, gli prese la mano
e restarono in silenzio.
– Sei sicura che andranno a Gallifrey? – chiese
dopo un po’, - Vogliono
ucciderti prima che diventi un signore del tempo. Vogliono colpire il
bambino
prima che guardi nel vortice e si trasformi nel Dottore -. Lui
ispirò
profondamente e strinse la sua mano ancora di più.
-
Li fermeremo Dottore, te lo prometto -. A quelle parole il Dottore
abbassò la
testa e sorrise, prima di rivolgerle lo sguardo – Hai un
piano Clara Oswald? –
chiese con uno sguardo a metà tra sfida e orgoglio
– Ovviamente intelligentone
– rispose pronta lei con finta sicurezza, aveva una paura
incredibile, ma
doveva essere forte perché sapeva che anche il Dottore era
spaventato come
poche volte lo era stato in passato.
-
Bene allora. Da dove cominciamo – chiese lui sistemandosi la
giacca e dandole
coraggio.
- Per prima cosa una capatina a Stonehenge, abbiamo un appuntamento
importante
– disse Clara avviandosi verso il TARDIS in fondo alla stanza
mentre senza
controllo un sorriso le si affacciava in volto al pensiero di poterci
viaggiare
ancora. – Con chi? – chiese lui pieno di
curiosità, ma lei sicura che
affrontare quel discorso avrebbe significato dover affrontare una delle
sue
lezioni sulle leggi del tempo quindi si limitò a
sorridergli, – Lo vedrai –
disse poco prima di entrare. Il Dottore la seguì a ruota ma
si fermò sulla
soglia e si voltò per rivolgere lo sguardo alla ragazza che
ancora dormiva sulla
brandina all’altro capo della stanza. Clara dovette ammettere
a se stessa di
averla dimenticata per qualche istante.
Fece
un respiro profondo mentre lo osservava ferma accanto alla consolle di
comando,
- Questo sarà uno dei viaggi più pericolosi che
tu abbia mai fatto Dottore. Se
vuoi la sveglio ma devi esserne sicuro – gli disse. Clara si
concentrò su di
lui e lo vide perdersi in un mare di pensieri, l’unica cosa
che avrebbe voluto
fare, era tirare quella leva e partire finalmente insieme a lui, certo
verso un
pericolo mortale che avevano poche possibilità di fermare,
ma sarebbe stata con
lui. Scaccio dalla sua mente quella fortissima tentazione e
s’incamminò di
nuovo verso l’uscita per andare verso Bill e svegliarla,
quando il Dottore
varcò l’entrata chiudendosi la porta del TARDIS
alle spalle per poi regalarle
il più dolce dei sorrisi.
-
Andiamo a salvare l’universo ragazza impossibile –
le disse e le porse la mano
avvicinandosi a lei. Senza esitazioni, e senza aggiungere altro Clara
la
strinse e si fece guidare alla consolle, insieme avviarono i motori e
finalmente dopo tanto tempo, Clara Oswald poteva dire di essere a casa.
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Capitolo 6 *** Geronimo. ***
Vortice
del Tempo (TARDIS 2)
-
E’ una vera follia –
-
Lo hai ripetuto venti volte Amelia hai chiarito il punto –
-
E non smetterò di ripeterlo finchè non mi darai
retta testone –
Ma
ancora una volta lui non la stava ascoltando. Non la stava neanche
guardando, e
questo la faceva imbestialire. Amy lanciò uno sguardo
esasperato a Rory che
guardava da lontano il loro battibecco con le braccia incrociate e il
solito
sguardo pensieroso che riservava loro ogni volta che stavano per
imbarcarsi in
una nuova missione potenzialmente suicida. Amy sapeva esattamente cosa
stava
pensando suo marito, “inutile
provare a
parlarci sai com’è fatto”, ma
anche se era assolutamente d’accordo con quel
pensiero proprio non riusciva a lasciar perdere.
-
Dottore – Chiamò ancora Amy ma non ebbe risposta.
Si avvicinò e gli si parò
d’avanti costringendolo a guardarla in viso. –
Fermati un secondo e cerca di
riflettere sul perché tutto questo sembra non portare a
nulla di buono. -
Il
Dottore finalmente smise di armeggiare con la consolle del TARDIS e le
prestò
attenzione, Amy lo guardò attentamente, aveva quella luce
negli occhi. Quella
che era a metà tra impazienza e follia, quella che
prometteva sempre guai. –
Pond capisco cosa vuoi dire credimi -.
Amy
alzò le braccia al cielo esasperata – E allora mi
spieghi perché non ci
fermiamo? –
-
Amy... - - Insomma riceviamo una lettera in cui ci viene detto di
presentarci a
Stonehenge per impedire che tu venga ucciso da un qualche piano
malefico dei
Dalek, e ci precipitiamo senza pensare minimamente che potrebbe essere
una
trappola – lo interruppe lei parlando a raffica fino a quando
il Dottore non la
bloccò prendendola per le spalle, - Respira Amelia -.
Amy
lo incenerì con lo sguardo, cosa che lo faceva sempre
sorridere, sorriso che
non faceva altro che irritarla ancor di più. – Ti
prometto che andrà tutto bene
– le disse semplicemente il Dottore, - Devo forse ricordarti
che siamo usciti
vivi per miracolo da quel manicomio Dalek? – sentì
Rory al suo fianco – Amy ha
ragione Dottore – disse facendola rilassare per un secondo.
Il
Dottore diede loro le spalle – Qualcosa di terribile sta per
accadere – disse
lentamente con un tono che Amy non gli aveva mai sentito –
L’universo è in
fermento da settimane e non ne capisco il motivo -. Si voltò
ancora verso di
loro e Amy lo vide deciso e sicuro di se – Questa lettera.
Questo appuntamento
potrebbe darmi qualche risposta. Sento che è così
ma… - si avvicinò a loro e
respirò a fondo – Se voi davvero pensate che sia
sbagliato, se pensate di non
potermi dare fiducia. Allora cambierò rotta e
c’è ne andremo al carnevale di
Rio, perché non farei mai nulla che potesse mettervi in
pericolo -.
Amy
scambiò un’occhiata veloce con Rory che la
stringeva da dietro nell’esatto
momento in cui il TARDIS atterrò a destinazione. Non si
dissero nulla, ma non
ci fu bisogno di altro. – Va bene testone – disse
Amy sorridendo al Dottore –
Andiamo a caccia di guai -. Anche il Dottore sorrise e si
avviò alla porta con
loro, ma non appena l’aprirono per scoprire cosa li attendeva
i loro sorrisi
scomparvero, sostituiti all’istante dal totale stupore per
ciò che li
attendeva.
-
Beh questa davvero non me l’aspettavo – disse Amy
senza riuscire a distogliere
lo sguardo.
-
Geronimo – sussurrò il Dottore in risposta, senza
sapere cos’altro aggiungere
per spiegare ciò che vedeva.
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Capitolo 7 *** Non ci pensare nemmeno ***
VORTICE
DEL TEMPO (TARDIS 1)
Rose
camminava nervosamente, il Dottore, adagiato alla piccola balconata del
TARDIS,
la osservava mentre quella telefonata misteriosa tornava a farsi strada
nei
suoi pensieri.
“Dottore
devi ascoltami. Quello che
sto per dirti potrà sembrarti folle ma è tutto
vero. I Dalek hanno trovato il
modo di distruggerti. Se vuoi avere una minima speranza di fermarli
vieni a…”
-
Dottore – la voce di Rose lo ridestò. Non
l’aveva sentita nemmeno avvicinarsi a
lui, aveva il suo classico sguardo preoccupato, cercò di
sorriderle. – Pensi
davvero che andare a Stonehenge
sia una
buona idea? -.
Il
Dottore distolse – Non lo so Rose – disse
semplicemente – Non so cosa ci
attende. Ma sento che è giusto andare -. Rose si
affiancò a lui e restarono
insieme in silenzio per pochi istanti, - Qualcosa non va vero?
– chiese Rose
infine – C’è qualcosa che ti preoccupa
da qualche tempo e non dire che mi
sbaglio perché non puoi nascondermelo Dottore -.
Si
voltò verso di lei e le rivolse un sorriso – Non
cerco di nasconderti niente
Rose Tyler, e come potrei? – lei sorrise imbarazzata, adorava
vederla sorridere
in quel modo. – E’ vero – disse dopo un
po’ – Qualcosa si muove nell’universo
lo percepisco da un po’. E questa telefonata non mi fa certo
stare più
tranquillo –.
-
E allora perché stiamo andando a questo appuntamento?
– chiese Rose con pura
confusione. – Le persone che conoscono il numero del TARDIS
si contano sulle
dita di una mano… Beh si contavano, ora che lo hai dato a
tua madre
probabilmente tutta Londra può rintracciarmi –
Scoppiarono a ridere entrambi,
amava quei momenti con lei, anche quando il suo intero mondo sembrava
nel caos
più totale, con il sorriso di Rose poteva respirare di nuovo.
Il
TARDIS atterrò in quel preciso istante e Rose non perse un
secondo, si avviò
verso la porta, la spalancò e il Dottore si
preparò all’uragano che stava per
investirlo. – NON CI PENSARE NEMMENO E’ CHIARO?
– gli urlò contro lei dopo aver
sbattuto la porta per richiuderla, “lo
sapevo“ pensò subito lui mentre le si
avvicinava. – Rose ascolta… - - NO.
NIENTE “ROSE ASCOLTA” – lo interruppe lei
con una delle sue migliori imitazioni
– NON MI MOLLERAI A CASA MIA PER ANDARE AD UN POSSIBILE
APPUNTAMENTO VERSO LA
MORTE DA SOLO E’ CHIARO? – il suo tono di voce
continuava ad alzarsi, era
davvero imbestialita.
-
Non so cosa ci aspetta a Stonehenge, voglio solo che tu stia in un
posto sicuro
finché non capisco cosa sta succedendo. Per favore cerca di
capire Rose – disse
lui lentamente provando a farla ragionare, ma ovviamente ragionare con
lei era
quasi impossibile. – Non se ne parla Dottore, io vengo con
te. Non ammetto
discussioni a riguardo -.
Il
Dottore sbuffò esasperato, - Rose Tyler stammi a
sentire… - - Se è vero che
qualcosa sta per scatenarsi nell’universo pensi davvero che
esista un posto più
sicuro del tuo TARDIS nell’universo? – chiese in
modo assolutamente sincero, ed
era una domanda che non ammetteva repliche.
Lui
non rispose, andò verso la consolle di comando e
impostò nuove coordinate.
Giunsero a destinazione pochi istanti dopo. Il Dottore si
avvicinò di nuovo a
Rose, che gli rivolse uno sguardo sospettoso – Mi hai portata
ad Alcatraz stavolta?
-. Il Dottore provò a restare serio, ma scoppiò a
ridere pochi istanti dopo,
Rose era incredibile. – No siamo arrivati. Che dici andiamo a
vedere in che
guai ci stiamo cacciando stavolta? – le chiese retoricamente.
Rose
sorrise – Prova a fermarmi – disse e corse verso la
porta per spalancarla
ancora, ma questa volta invece delle urla, ci fu un silenzio di tomba
che
insospettì il Dottore che si affiancò a lei per
sbirciare all’esterno del TARDIS.
-
Forse dovevo davvero lasciarti ad Alcatraz Rose – disse pieno
di sgomento –
Questa cosa promette guai -.
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Capitolo 8 *** Avevo bisogno di te. ***
VORTICE
DEL TEMPO (TARDIS 3)
“Clara
Oswald non ho molto tempo e
spero che questa trasmissione arrivi da te. Quello che sto per dirti ti
sembrerà impossibile, e ovviamente non posso pretendere che
ti fidi delle
parole di uno sconosciuto, ma ti assicuro che è tutto vero.
I Dalek hanno
carpito i segreti dei
viaggi temporali. Sono riusciti in quello in cui tutte le altre razze
dell’universo hanno fallito per secoli, hanno costruito la
loro versione del
TARDIS e la useranno per sconfiggere colui che temono più di
chiunque altro, Il
Dottore. E lo faranno prima che egli compia il passo fondamentale,
guardare nel
vortice del tempo.
Tu sei
l’unica che può salvarlo Clara
Oswald. So che puoi farlo. Trova aiuto, i migliori che possano
aiutarti,
trovali e insieme evitate una reazione a catena così grande
che spaccherebbe
l’universo in due…”
Le
parole di quell’uomo risultavano quasi aliene nella mente del
Dottore mentre guardava
il messaggio che Clara aveva ricevuto e poi successivamente inviato al
suo
TARDIS mentre era privo di sensi.
Come
poteva ciò che stava descrivendo accadere davvero?. Come
avevano fatto i Dalek
a compiere quell’impresa?. Chi era quell’uomo?.
Quest’ultima domanda lo
logorava forse più delle altre. Lo aveva osservato
attentamente per tutto il
tempo, in lui percepiva qualcosa di familiare, ma era sicuro di non
conoscerlo,
anche se i suoi occhi celavano qualcosa che era sicuro di dover
riconoscere.
“Mi
hanno trovato…”
Disse
d’un tratto l’uomo misterioso,
scattò in piedi allarmato, mentre la porta alle sue spalle
si apriva al suono più
terrificante dell’universo
“Sterminare…
Sterminare… Sterminare”
I Dalek si
avvicinavano a lui, non
aveva scampo e lo sapeva. Impostò il messaggio per
l’invio istantaneo. Non
provò a scappare e mentre lo portavano via rivolse un ultimo
appello disperato.
“Salva
il Dottore Clara… trova aiuto,
trova i migliori e salva il Dottore… trova un modo per
salvarlo… Salvalo
ragazza impossibile… salva lui e
l’universo… so che puoi farlo”
Clara
al suo fianco guardava attenta lo schermo, attenta come al solito, lo
sguardo
concentrato e corrucciato. Respirava a fondo, era nervosa, forse
spaventata,
anche se non l’avrebbe mai ammesso a se stessa. –
Cosa ne pensi? – disse
voltandosi verso di lui, il Dottore incrociò il suo sguardo
– Non so cosa
pensare Clara -.
Si
avviò verso e scale e si sedette, lei lo raggiunse un
istante dopo e prese
posto al suo fianco. – Non mentiva Dottore – disse
Clara dopo qualche istante
di silenzio – Vorrei fosse tutta una grandissima bugia, ma
non lo è - - Lo so –
rispose lui quasi sussurrando – Vorrei solo sapere chi
è -.
-
Ha qualcosa di familiare non trovi? – disse Clara facendolo
sorridere. Quanto
era bello averla di nuovo lì, nel loro TARDIS. Quanto era
bello solcare di
nuovo l’universo insieme a lei, andare incontro a pericoli di
ogni sorta,
rischiare la vita, e vederla con quell’emozione negli occhi
che solo le
avventure che vivevano insieme potevano darle. Come aveva fatto a farne
a meno
per cinque lunghi anni? Finalmente quella fitta che l’aveva
oppresso senza
motivo sembrava sparita. - Troveremo una soluzione Clara. Non
preoccuparti –
lei sorrise – Chi ha detto che sono preoccupata? -.
Il
TARDIS atterrò in quel preciso istante, il Dottore le
rivolse un ultimo sorriso
e scattò in piedi per avviarsi alla porta. –
Finalmente mi dirai con chi
abbiamo appuntamento o il segreto deve continuare a… - si
bloccò non appena
vide cosa lo attendeva al di la della soglia. Si girò di
scattò per guardare
Clara negli occhi ma dal suo sguardò capì che era
in attesa di una sua
ramanzina.
-
CLARA OSWALD COME TI E’ VENUTO IN MENTE? – disse
sbattendo la porta e tornando
verso le scale. – COME HAI POTUTO CLARA TI RENDI CONTO DELLE
CONSEGUENZE CHE
QUESTO POTREBBE AVERE? -. Clara si alzò lentamente e si
avvicinò a lui –
Dottore ascolta…- - ANCHE TU VIAGGI CON UN TARDIS CLARA.
CONOSCI PERFETTAMENTE
I RISCHI. PENSAVO CHE TU VOLESSI SALVARE L’UNIVERSO NON FARLO
A PEZZI -.
Clara
incrociò il suo sguardo, non c’erano ne paura, ne
esitazione nei suoi occhi. –
Era necessario Dottore - - Clara… - - No ascoltami ti prego
– disse e lui non
poté fare a meno di assecondare quella richiesta.
– C’è la tua vita in gioco
Dottore. Avevo bisogno d’aiuto e non potevo chiamare
chiunque. Avevo bisogno di
te -.
-
Ma io sono qui -. Restarono entrambi in silenzio per qualche istante, -
E’ per
questo?... lo hai fatto perché temevi che io non…
che tu non saresti riuscita
a… - - NO! – lo interruppe lei decisa come non
mai. – Non ho dubitato per un
solo secondo che sarei riuscita a farti tornare da me. Non ho dubitato
un solo
secondo Dottore -.
La
semplicità e la forza con cui lo disse lo colpì
nel profondo, lo colpì al punto
tale da sentirsi quasi mancare la terra sotto i piedi. –
L’ho fatto perché non
possiamo riuscirci da soli. Non potevo chiedere ad altri e questa era
l’unica
soluzione -. Clara lo guardava con uno sguardo che gridava
comprensione, - E’
pericoloso lo sai vero? – le disse e lei sorrise –
Lo abbiamo già fatto. Ed
eravate in 13 quella volta lo abbiamo gestito - - E’ stato
solo per qualche
attimo Clara. Un contatto prolungato potrebbe portare alla
lunga… - -
Cercheremo di far presto allora – lo interruppe ancora sicura
di se facendolo
sorridere.
–
Chi hai chiamato esattamente? - chiese
dichiarando la resa infine. – Solo
quelli che conosco – disse lei semplicemente. Il Dottore
tirò un respiro
esasperato quando capì a chi si riferiva, - Solo la ragazza
impossibile può
pensare che gestire tre versioni di me possa essere una cosa semplice -.
Clara
sorrise e gli sfiorò la guancia con la mano –
Andrà bene sapientone promesso -.
Il Dottore si limitò a sorriderle – Ora andiamo
siamo in ritardo per colpa tua
– gli disse e insieme si avviarono all’uscita.
L’avventura più grande della
storia dell’universo stava ufficialmente per iniziare.
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Capitolo 9 *** Silenzio fra titani. ***
STONEHENGE
1600 a.C. (ORE 11.00)
Le
porte degli altri due TARDIS si aprirono simultaneamente alla loro.
Rory
fissava la scena a bocca aperta, non poteva credere a ciò
che si trovava
d’avanti.
Dal giorno in cui aveva iniziato a viaggiare con il Dottore insieme ad
Amy e
aveva conosciuto un pezzo della sua storia si era chiesto spesso che
uomo fosse
stato in passato e quali esperienze lo avessero reso l’uomo
che ogni giorno
faceva vivere loro avventure incredibili.
Ricordava
il giorno in cui Amy gli aveva raccontato del Dottore stropicciato
caduto giù
dal cielo, quando erano bambini. E ricordava la stessa storia
raccontata dal
Dottore, con dettagli diversi come la rigenerazione, avvenuta in
seguito ad
eventi che aveva preferito non raccontare.
Ora,
mentre insieme a lui si avviava verso dei pezzi viventi della sua
storia, quei
pensieri inondavano la sua mente. L’aria intorno a loro era
carica di
elettricità, Rory sentiva Amy al suo fianco guardarsi
intorno per cercare di
carpire anche il più piccolo indizio su ciò che
stava per accadere. E sentiva
il silenzio carico di domande che aleggiava intorno al Dottore che
camminava
qualche passo avanti a loro.
L’attenzione
di Rory si spostava lentamente da destra verso sinistra mentre
avanzavano. Il
loro Tardis era atterrato in mezzo agli altri due, e in quel momento
tutti gli
ospiti di quello che sembrava un contorto ricevimento stavano avanzando
al
centro delle pietre di Stonehenge.
Guardando a destra vedeva la prima coppia. C’era un uomo, un
Dottore ovviamente,
giovane e di bell’aspetto, i capelli spettinati dal vento,
l’aria cupa e
concentrata. Indossava un completo elegante blu con un cappotto lungo,
ma ai
piedi portava delle Converse Rosse, strano abbinamento pensò
Rory. Qualche
passo dietro di lui, camminava una ragazza dai capelli biondi, vestita
casual.
che osservava la scena con lo stesso sguardo preoccupato che in quel
momento
doveva avere lui. Alle loro spalle il Tardis con cui erano arrivati,
simile in
ogni aspetto a quello con cui era abituato a viaggiare, eppure con
alcune
sottili differenze, appena percepibili, che lo rendevano unico.
Lui
ed Amy si scambiarono uno sguardo complice per qualche secondo, poi si
concentrò su quello che avveniva alla sua sinistra. Anche da
quella parte
avanzavano in coppia, ma a differenza della ragazza sulla destra e di
lui ed
Amy, non a distanza di qualche passo l’uno
dall’altra ma spalla a spalla,
sicuri di se. L’uomo era più vecchio degli altri
due, non che il loro Dottore
fosse giovane, aveva più di mille anni, pensava. Ma
l’altro era visibilmente
vecchio, con le rughe, i capelli grigi e tutto il resto. Vestiva
elegante, una
giacca di velluto rossa, somigliava al suo professore di anatomia del
college.
La ragazza al suo fianco camminava sicura nella sua giacca di pelle da
motociclista con i capelli corti che ondeggiavano alla lieve brezza.
Aveva uno
sguardo che Rory non riusciva a decifrare, qualcosa che gli faceva
pensare che
quella ragazza avesse una storia fuori dal comune. Come il primo, anche
il
Tardis che troneggiava dietro di loro era la perfetta copia del loro,
ma come
gli altri due, era unico.
Prima
che Rory se ne rendesse conto, si ritrovò al centro con
tutti gli altri. I tre
Dottori, quanto era strano anche solo pensare “tre
Dottori”, si ritrovarono faccia
a faccia in cerchio.
Il silenzio era quasi tombale, si potevano percepire le scintille
invisibili
che volavano sopra di loro. Ognuno spostava lo sguardo
sull’altro. Ognuno
cercava quasi di affermare la sua superiorità. Ognuno
studiava ogni minimo movimento
dell’altro senza far trasparire nulla. Mentre alle loro
spalle Rory, Amy e le
altre due ragazze osservavano la scena quasi paralizzati.
Rory
strinse la mano di Amy, la mente affollata da miliardi di pensieri. La
lettera
che avevano ricevuto li aveva avvisati di un grande pericolo che stava
per
colpire il Dottore. Ma quando erano giunti all’appuntamento e
si erano trovati
di fronte altri due Tardis, e di conseguenza altre due versioni del
Dottore,
l’unica cosa sensata che era riuscita a farsi strada nella
mente di Rory era
stata “Siamo veramente… assolutamente…
indiscutibilmente… per cacciarci in
grossi guai”. Mentre stringeva la mano di sua moglie,
l’occhio cadeva sulle
ragazze ai suoi lati. Entrambe come loro due dovevano avere in testa
quesiti su
quesiti, ma a quanto pare gli unici che potevano fare un po’
di chiarezza,
erano impegnati in un muto scontro che aveva l’aria di essere
destinato a
durare per sempre.
-
Oh per l’amor del cielo. Uno di voi dica qualcosa prima che
dia di matto –
intervenne Amy dopo quasi 45 minuti di silenzio, strano che ci avesse
messo
così tanto ad esplodere pensò Rory, che sorrise
per la solita spontaneità di
sua moglie. I tre Dottori non si smossero e non batterono ciglio ma
l’aria si
alleggerì di un punto o due. Tanto
che
la ragazza con la giacca di pelle iniziò a sorridere e ad
avvicinarsi a loro.
-
Quei tre ne avranno ancora un po’ – disse nel
momento in cui li raggiunse –
Penso che nessuno di loro voglia fare la prima mossa -. Rivolse a lui
ed Amy un
sorriso gentile, che Amy ricambiò subito – Beh se
anche il tuo Dottore è un
testone come lo è il nostro, conviene mettersi comodi
– disse in tono di
sconforto facendo sorridere la ragazza.
-
Possiamo senza dubbio metterci comodi – la ragazza bionda si
avvicinò alle loro
spalle sorridendo sconfortata. – Che ne dite se preparo uno
spuntino? – esordì
Rory – sarà la situazione ma ho un certo
languorino -. Amy si accostò a lui e
lo prese a braccetto – Ottima idea tesoro – e gli
diede un bacio facendolo
arrossire.
-
Possiamo invitarvi ad un brunch? – disse lei rivolgendosi
alle altre che
annuirono sorridendo. – Bene allora andiamo al nostro Tardis
e preparo tutto – disse
Rory felice di poter fare qualcosa per distrarsi, e si avviò
insieme alle
ragazze. – A proposito io sono Amy – disse allegra
senza lasciare la presa al
braccio – E lui è Rory – lo
anticipò come al solito così lui si
limitò ad
accennare un saluto. – Rose. Piacere di conoscervi
– rispose allegra la
biondina. – Clara Oswald, piacere mio – disse
l’altra stringendo la mano a
Rose.
-
Una di voi per caso sa di preciso perché ci troviamo qui?
– chiese Rory quasi
implorante poco prima di entrare nel Tardis per andare in cucina.
– Credimi
Rory… - iniziò Clara rivolgendosi a tutti loro
– E’ meglio mettere qualcosa
sotto i denti prima di parlarne – disse e il suo tono mise
Rory in agitazione.
Diede
un ultimo sguardo ai Dottori che ancora si studiavano in lontananza. E
si avviò
in cucina per mettersi a lavoro.
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Capitolo 10 *** Nome in codice: Disastro. ***
STONEHENGE
1600 a.C. (ORE 16.00)
-
E’ in assoluto la storia più pazzesca che abbia
mai sentito – esordì Rose
-
Concordo! È pura follia – continuò Amy
seduta sulla sdraio al suo fianco.
Rory
in piedi dietro loro due non proferiva parola, si limitò a
mettere una mano
sulla spalla di Amy, come per darle sicurezza. Rose sorrise a quel
gesto, erano
così innamorati, si leggeva nei loro occhi. Anche se era
chiaro che Amy non
fosse proprio la novella sposina stucchevole che si ci aspetterebbe,
Rose
sapeva che era pazza di Rory. Lo capiva dal modo in cui si rilassava
quando lui
era al suo fianco, dai sorrisi che seguivano i baci, e da come lo
guardava
quando era sicura che lui fosse distratto. Le sarebbe piaciuto trovare
quel
tipo di amore un giorno, anche se, forse, quello che cercava era
impossibile da
trovare.
-
Anche raccontarla è assurdo posso assicurarvelo –
disse Clara interrompendo i
suoi pensieri. Rose lo aveva capito nel secondo esatto in cui
l’aveva vista
avanzare verso di loro che quella ragazza era fuori dal comune. Mentre
si
dedicavano al pranzo squisito a base di frittelle e salsicce che Rory
aveva
preparato per loro, Clara aveva raccontato loro di quando aveva
iniziato a
viaggiare col Dottore, di come le loro avventure l’avessero
ispirata, di come
si fosse sacrificata per salvare un amico, di come il Dottore
l’avesse salvata
e dopo purtroppo dimenticata, di come era partita con un TARDIS rubato
tutto
suo, dei viaggi che aveva fatto, delle persone che aveva aiutato
seguendo l’esempio
del Dottore, del pericolo di cui era stata avvisata, e delle decisioni
drastiche che aveva preso per salvare la vita del Dottore. Clara aveva
detto
loro che il Dottore l’aveva soprannominata, la ragazza
impossibile, un titolo
che le si addiceva, perché tutto quello che Rose aveva
ascoltato, le risultava
impossibile.
-
Quindi in pratica… - ricominciò Rose rivolta a
Clara – Se non riusciamo a
fermare i Dalek, il Dottore verrà cancellato dalla storia. E
visto che la sua
storia è lunga più di mille anni e ha influenzato
triliardi di vite, il tempo e
lo spazio potrebbero spaccarsi? –
Clara
le rivolse uno sguardo comprensivo – Per farla
breve… si esatto -. Rose scambiò
uno sguardo con Amy e poi si abbandonò sullo schienale della
sdraio – Che sarà
mai… - disse sbuffando e rivolse uno sguardo alle nuvole che
si muovevano nel
cielo come se fosse un giorno come tanti altri.
-
Perché loro? – chiese Rory dopo che ebbe finito di
mettere in ordine le idee –
potevi scegliere tra 13 reincarnazioni diverse. Perché
proprio loro -. Clara
distolse lo sguardo da loro e tutti insieme posarono gli occhi al
centro delle
pietre, dove avevano lasciato i Dottori, e dove ancora si trovavano.
– Perché
so per certo che loro tre insieme potrebbero muovere i cieli
– disse con una
convinzione così forte da far venire i brividi a Rose. Anche
lei sapeva di cosa
fosse capace il Dottore. Il suo Dottore. Sapeva che per salvare una
vita
avrebbe fatto qualunque cosa. Ma era anche il motivo per cui era
preoccupata,
stavolta la vita in gioco era la sua, toccava a lei salvarlo, e non
sapeva se
ne sarebbe stata in grado.
-
Muoverebbero i cieli certo. Ma sarà difficile se restano
impalati lì ancora un
po’ – disse Amy scattando in piedi e avviandosi
verso di loro con passo sicuro.
Rose si alzò nello stesso momento di Clara e insieme a Rory
le andarono dietro.
Adorava l’impulsività di Amy, in qualche modo le
dava sicurezza, ma era anche
sicura che sotto sotto avesse una dolcezza infinita.
Quando
li ebbero raggiunti restarono fermi per qualche secondo, per capire se
in
quelle ore che erano stati soli, avessero fatto qualcosa di diverso
dallo
starsene li in piedi a guardarsi. Quando fu chiaro a tutti che le cose
non
erano andate così, fu Amy ad avvicinarsi a loro per cambiare
le cose.
-
Ragazzi… so che giocare a chi distoglie prima lo sguardo
è divertente… quando
frequenti la prima media… ma dopo quattro ore direi che
potete considerarlo un
pareggio visto che abbiamo altri impegni, tipo quello di salvare i
vostri
sederi millenari… ovviamente se non avete di meglio da fare
si intende -.
Non
si mossero, e Rose vide una vena sulla fronte di Amy iniziare a pulsare
in modo
frenetico, non la conosceva bene, ma non poteva significare nulla di
buono. –
Rose… - Clara le fece solo uno sguardo d’intesa e
lei capì. Entrambe
raggiunsero Amy e ognuna di loro si mise di fronte al proprio Dottore
per
guardarlo negli occhi.
-
Dottore… - iniziò Rose lentamente cercando di
avere la sua attenzione, mentre
ascoltava Clara e Amy fare lo stesso alle sue spalle. –
Dottore ora basta –
disse ferma – Non so cosa stiate cercando di fare voi tre, ma
se non è un modo
per aiutarci in quest’impresa ti prego smettila -. Lo
sentì respirare a fondo,
ma non la guardava ancora. Lentamente avvicinò la mano alla
sua e la strinse –
Dottore… - la sua voce si trasformò in un
sussurrò – Sono già in preda al
panico, la tua vita è in pericolo, e non posso farcela da
sola. Ti prego
guardami -.
Di
colpo fu come separare dei magneti, il Dottore abbassò lo
sguardo su di lei e,
anche se non stava guardando, sapeva che anche gli altri due avevano
fatto lo
stesso per concentrarsi su Amy e Clara.
-
Che ti è preso zuccone me lo spieghi? – diceva Amy
al Dottore col cravattino.
-
Fortuna che dovevamo fare le cose in fretta – scherzava Clara
con quello più
anziano.
Il
suo Dottore invece si limitò a ricambiare la stretta e
sorriderle. Era quel
tipo di sorriso che conosceva bene, quello che riusciva a rassicurarla
anche
negli scenari peggiori. Il cuore le martellava nel petto, mille
pensieri
affollavano la sua mente.
-
Tranquilla Rose – disse dolcemente – facevamo il
punto della situazione. Tutto
qui -.
-
Si e lui ci stava spiegando la sua stessa esistenza senza svelare
troppo del
futuro. Tra l’altro… Bella storia sul serio
– disse il Dottore col cravattino
rivolto a quello anziano che gli sorrise – Inoltre spiegare
tutto a questi due
marmocchi è stato complicato – disse lui con
l’aria da professore.
-
Chi hai chiamato bamboccio scusa? - - COSA? – urlarono in
coro tutte e tre le
ragazze inchiodando i Dottori con lo sguardo. – FACEVATE
CONVERSAZIONE? –
continuò Amy – CI AVETE FATTO PREOCCUPARE PER
QUATTRO ORE DI ASSOLUTO SILENZIO.
E STAVATE FACENDO CONVERSAZIONE? -.
-
Più che conversazione cercavamo di capire come muoverci e
farlo mentalmente era
più semplice Amy – fu il Dottore col cravattino a
risponderle guadagnandosi uno
sguardo di fuoco da tutte e tre loro. – E cosa
c’era di così complicato da non
poterlo condividere con noi? – chiese Clara dopo qualche
secondo.
I
tre Dottori si scambiarono un’occhiata – Ad esempio
la possibilità di andare
senza di voi – disse lentamente il Dottore anziano. Rose vide
Clara sbiancare
totalmente mentre dava loro le spalle e si concentrava su di lui.
Anche
Rose rivolse al suo Dottore uno sguardo che implorava una spiegazione
– Sarà un
viaggio pericoloso. Coinvolgervi sarebbe… - - Cosa?
– lo interruppe Rose –
Pensi davvero che ti lascerei andare incontro ad un tale pericolo senza
essere
con te Dottore? – lui non rispose, il suo sguardo diceva
tutto ciò che aveva
bisogno di sentire.
Si
voltò verso gli altri – Non vi lasciamo da soli.
Non si discute – disse sicura
di se e Amy le sorrise decisa – Ha ragione. E poi senza di
noi non durereste
cinque secondi siete troppo testardi -. Clara non si mosse, lei e il
suo
Dottore sembravano aver intrapreso la stessa muta conversazione che
poco prima
avvolgeva i tre Dottori. – Non pensare mai più di
lasciarmi indietro è chiaro?.
Siamo insieme in questa storia, e non voglio più tornare
sull’argomento va
bene? – disse con un tono di voce che sorprese Rose, il suo
modo di parlargli
era così… era così simile a quello che
aveva il Dottore. Lui non rispose fece
un cenno per rassicurarla e poi entrambi tornarono a concentrarsi sugli
altri. -
Bene Dottore… - cominciò Rose rivolta al suo
Dottore – Cosa facciamo? -.
-
Beh direi… –
-
Penso che… -
-
Innanzi tutto dovremmo… -
Cominciarono
tutti e tre all’unisono, poi si bloccarono scambiandosi
sguardi assurdi. – Va
bene direi che per prima cosa urge trovarvi, diciamo, dei nomi in
codice per
evitare situazioni come queste nei momenti critici – disse
Rory che trovò
subito consenso generale.
-
Che ne dite di Bei Capelli, Cravattino, e Vecchietto? – disse
Amy sarcastica,
ma Rose vide soddisfazione negli occhi del suo Dottore, in fondo lui
adorava i
suoi capelli trasandati. – Carini ma credo ci serva qualcosa
di più semplice e
breve – disse Rory abbracciando teneramente Amy. –
Concordo. – disse il
loro Dottore con sguardo esasperato.
-
Perché non Dieci, Undici e Dodici? – disse
semplicemente Clara e i Dottori la
guardarono con curiosità – So che tecnicamente ci
sarebbe da considerare… - -
Mi piace! – la interruppe il Dottore col cravattino
sorridendo. – Anche a me –
disse il suo Dottore accostandosi a lei.
-
Va bene andata – disse Rose rivolgendosi al suo Dottore
– Dieci, Undici e
Dodici -. – Perfetto ora che siamo tutti d’accordo
– iniziò Dieci – E’ ora di
parlare di cose meno divertenti – continuò, e Rose
vide tutti gli altri
assumere un’espressione cupa, c’erano miliardi di
cose che potevano andare
storte, ma se i Dalek avessero avuto successo, le cose sarebbero
peggiorate
irreparabilmente. Era il momento di fare ciò che di solito
faceva il Dottore,
salvare l’universo.
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Capitolo 11 *** Allacciate le cinture... Ci sono le cinture? ***
STONEHENGE
1600 a.C. (ORE 17.30)
-
Dovremmo andare su Skaro e fermarli sul nascere – urlava
Dieci.
-
Dovremmo cercare di capire chi è il tizio che ci ha avvisati
– ribatteva Undici
-
Dovreste piantarla e starmi a sentire. Andremo su Gallifrey prima che
arrivino e
li aspetteremo al varco – disse Dodici per zittirli,
ovviamente senza
riuscirci.
Amy
se ne stava seduta su una delle grandi rocce che formavano Stonehenge,
la testa
che ciondolava da un lato all’altro, con lo sguardo perso
mentre ascoltava i
deliri dei tre Dottori che giocavano a chi aveva il cacciavite
più lungo da più
di un’ora. Avevano chiarito, anche se con qualche protesta,
che sarebbero
partiti tutti. Il problema era PARTIRE.
Nessuno
dei tre sembrava ascoltare ciò che dicevano gli altri.
Nessuno dei tre sembrava
voler fare un passo indietro. Nessuno dei tre diminuiva il tono delle
urla,
anzi sembravano farsi più assordanti minuto dopo minuto.
Amy
non apriva bocca da un po’, sapeva che se lo avesse fatto
sarebbe scoppiata e
non voleva ancora dar fuoco alle polveri, la situazione era
già
sufficientemente delicata anche se quei tre non sembravano rendersene
conto.
Anche Rose seduta al suo fianco aveva uno sguardo esasperato e si
teneva la
testa tra le mani mentre fissava attonita la scena. Clara invece, era
diversa,
e lo era in un modo che trasmetteva pura tranquillità ad
Amy. Non sapeva
esattamente cose le facesse provare quella sensazione. Se ne stava
ferma in
piedi con la schiena contro una roccia, e al contrario di loro non
fissava quei
tre testoni con sguardo annoiato o furioso, lei sorrideva. Era come se
non
volesse perdersi neanche un secondo di ciò che accadeva,
come se tutto ciò che
desiderava fosse finalmente d’avanti a lei. Era come se
guardasse… era come…
Amy
seguì il suo sguardo fino in fondo e si rese conto che,
Clara non prestava
attenzione a l’intero scenario. Clara guardava…
-
Perché non ci dividiamo allora, visto che con voi due
è impossibile ragionare –
La voce del suo Dottore la ridestò dai suoi pensieri.
– Non ne posso più –
sussurrò affondando il viso contro il petto di Rory, seduto
al suo fianco, che
iniziò ad accarezzarle la schiena per tranquillizzarla.
-
Bene allora ognuno per la sua strada e tanti saluti – disse a
quel punto Dieci,
dando le spalle agli altri avviandosi verso il suo TARDIS. –
Va bene, basta
così – Amy scattò in piedi senza
neanche rendersene conto – Voi tre, piantatela
– disse quando li raggiunse e li pietrificò con lo
sguardo.
-
Amelia ascolta… - - Sta zittò Dottore o giuro che
ti faccio tacere io – lo
interruppe lei seria a tal punto che lo video quasi sbiancare. Per
fortuna
anche gli altri seguirono il suo esempio. – Visto che a
quanto pare voi tre non
riuscite a comportarvi in modo maturo… - iniziò
mentre gli altri le si
affiancavano e i tre Dottori si scambiavano sguardi di sfida, - Credo
che
nessuno di voi tre debba prendere le redini, infatti lascerete il posto
ad uno
di noi -.
Cadde
il silenzio, tutti gli sguardi si posarono su lei, ma nonostante
sentisse la
pressione, rimase ferma nella sua posizione e non distolse lo sguardo
dai tre
Dottori. – Amy cosa stai… - - Tranquillo tesoro so
quello che faccio – disse a
Rory cercando di mantenere un tono autoritario quando in
realtà era in preda al
panico.
-
Voi tre insieme, dovreste essere la più grande speranza mai
esistita, ma non
riuscite nemmeno a conversare senza litigare come bambini. Quindi visto
che
oltre alla vostra vita, l’intero universo è in
pericolo, mi perdonerete se
penso che l’unica possibilità di salvezza non
debba finire in mano a tre
poppanti irresponsabili -.
-
Quindi pensi che la soluzione sia quella di dare il comando a te?
– chiese
Dieci in tono ironico, ma Amy sostenne il suo sguardo e sorrise
– Non a me… a
lei – disse indicando Clara alla sua destra che la
guardò come se fosse
impazzita – Amy che dici? –.
-
Lei ci ha portati qui. Ha messo in pericolo la sua sicurezza per
riunirci e,
visto che non lo avete chiesto, ha già provato a risolvere
il problema da sola
andando su Skaro e cercando di rintracciare l’uomo che
l’ha contattata –
Dodici
rivolse a Clara uno sguardo pieno di sorpresa – Non me ne
avevi parlato - -
Volevo parlarne a tutti ma siete stati un po’ impegnati -.
– Mentre voi tre
perdevate tempo, Clara ci ha raccontato l’intera storia
– continuò Amy sempre
più sicura della propria presa di posizione. Vide Dodici
scambiare uno sguardo
complice con Clara – Cosa non mi hai detto esattamente?
– chiese lentamente
avvicinandosi a lei.
Clara
sostenne il suo sguardo per qualche secondo, Amy vide una luce nei suoi
occhi
in quel momento, - Non si può atterrare su Skaro nei momenti
che precedono la
partenza del loro TARDIS – iniziò Clara rivolta a
tutti loro – Ci ho provato e
riprovato, ma si finisce per atterrare sempre un secondo dopo la loro
partenza
-.
I
tre Dottori si scambiarono sguardi perplessi, pieni di domande, o forse
pieni
di risposte che non erano pronti a condividere. – Forse hai
cablato male i
parametri – azzardò Undici con nessuna convinzione
nella voce, ma con invece la
lieve speranza che potesse essere quello il motivo. –
Clara… - la incitò Amy.
-
Credetemi ho provato ogni manovra, ogni stratagemma, anche ogni
imbroglio
possibile – continuò Clara in tono di sconforto
– Non possiamo fermarli, andando sul loro pianeta
– sentenziò sicura infine rivolgendo al suo
Dottore uno sguardo che dolcemente
le poggiò una mano sulla spalla per rassicurarla, prima di
rivolgersi agli
altri
-
Protezioni del vortice – disse Dieci dopo qualche istante di
silenzio tombale. –
Cosa sarebbero? – chiese Rose al suo Dottore –
Precauzioni speciali che
impediscono di fermare un viaggio temporale, sono come interferenze di
protezione per le macchine del tempo.
–
Ma come? – chiese Undici più a se stesso che agli
altri – Le protezioni del
vortice sono fra i più antichi segreti dei Signori del
tempo… - continuò
interdetto dal puzzle che si stava delineando sotto i suoi occhi
– Come possono
i Dalek aver appreso i nostri segreti più antichi e
custoditi?... come è
possibile? – chiese, ma quella risposta sembrava impossibile
da trovare.
-
E’ ora di muoversi – disse Rory fermo prendendo Amy
per le spalle – E sono d’accordo
con Amy; se Clara è d’accordo, dovrebbe essere lei
a guidare questo viaggio. -
Approvo anch’io - disse Rose mettendosi al loro fianco e
sfoggiando un sorriso
d’incoraggiamento per Clara.
-
Bene allora signorina Oswald… - iniziò Undici
all’improvviso spiazzandoli tutti
– Cosa vuoi fare? -. Clara lo guardò sorpresa
– Andiamo su Gallifrey, sono
riuscita ad intercettare le coordinate esatte di atterraggio nel mio
ultimo
tentativo di fermarli, e
combattiamo –
disse infine raccogliendo la sfida. Amy sorrise contenta, era la scelta
giusta
affidare a lei il comando, lo sentiva, e ne ebbe la conferma quando
nessuno dei
tre testoni disse ribatté al riguardo, anzi si scambiarono
sguardi d’intesa per
la prima volta. Clara rivolse a Amy lo stesso d’intesa come
ringraziamento muto
per aver sbloccato la situazione e poi guardò il suo Dottore
per avere un’iniezione
di coraggio.
-
Ai TARDIS dunque signori, si parte – disse Dieci sorridendo a
Rose e facendo
segno di avviarsi al loro TARDIS, ma Clara fece un passo avanti e lo
fermò – In
realtà veniamo tutti col tuo TARDIS – gli disse
guadagnandosi il suo sguardo
più sconcertato, - Come scusa? – chiese lui quasi
senza fiato e Clara gli
sorrise – Vedi sarà già un miracolo
tenere il stabile il tempo con voi tre che interagite,
direi che potremmo evitare tre versioni dello stesso TARDIS nello
stesso posto
visto che così eviteremmo anche di far saltare
l’universo -. – E perché proprio
il mio? – chiese Dieci quasi esasperato. –
Perché il tuo è quello che manca da
meno tempo su Gallifrey, avrà meno interferenze con voi tre
a bordo -.
Amy
scoppiò a ridere, tutto nell’espressione di Dieci
urlava contro l’idea
inimmaginabile di tutti loro nello stesso TARDIS, ma non poteva
obbiettare a
nulla che Clara aveva detto. Rose gli si avvicinò e gli
prese il braccio, lui
la guardò negli occhi, non si dissero nulla, ma Amy vide lo
sguardo del Dottore
addolcirsi lentamente. Rivolse a Rory un sorriso, senza un motivo vero
e
proprio, aveva solo bisogno di guardarlo negli occhi e lasciare che lui
appoggiasse le sua labbra sulla sua fronte. Amy chiuse gli occhi
perdendosi in
quell’istante perfetto di pura calma ed era sicura che anche
Rory stava facendo
lo stesso.
-
Andiamo! – disse Dieci infine e si avviò mano
nella mano con Rose. Dodici e
Clara lo seguirono mentre il loro Dottore si avvicinò a loro
con sguardo serio.
– Possiamo sempre andare a Rio… - disse. Amy si
staccò dolcemente da Rory e
sistemò il cravattino del suo Dottore, - Non se ne parla
testone – disse sorridendo,
il Dottore non rispose, l’abbracciò e si
avviò insieme a loro nel TARDIS che
quattordici anni prima, Amy aveva visto cadere dal cielo e gli aveva
cambiato
la vita.
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