Daily Black's life

di Nene_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il temporale delle stelle (c'è spazio per tutti?) ***
Capitolo 2: *** Prima notte di nozze ***
Capitolo 3: *** Black or... Red? ***



Capitolo 1
*** Il temporale delle stelle (c'è spazio per tutti?) ***


Il




- Il temporale delle Stelle ... c'è spazio per tutti? - 




1968, Villa Black




postimage    postimage  Pyxis (7) e Selene Black (4 anni)          

postimage Lyra Blackthorne in Black (40)

postimage  Antares Black (42)

Un lampo squarciò il buio della notte, seguito a breve distanza dal rumore di un tuono.
Tuttavia a differenza della moglie - che si era svegliata con un sussulto - Antares Black continuò placidamente a dormire, con il capo abbandonato sul cuscino.
O almeno continuò a farlo finchè Lyra non iniziò a muoversi, per districarsi dalle coperte e recuperare la vestaglia azzurro chiaro.
Fu a quel punto che l'uomo, nel sonno, allungò una mano verso la parte destra del letto, accorgendosi così dell'assenza della moglie.
 
Mentre un altro tuono rompeva il silenzio della notte, Antares si svegliò.

Per qualche secondo i suoi occhi azzurri, ancora opachi a causa del recente risveglio, analizzarono la stanza confusi, cercando di capire cosa avesse interrotto il loro sonno.
Poi si soffermarono sulla figura della donna, ormai completamente vestita e in procinto di alzarsi dal letto.

"Lyra?" Domandò a quel punto il Serpeverde, con voce impastata "Cosa stai facendo?"
"Il temporale" Spiegò brevemente la donna "Le bambine saranno spaventate."

"Ma non ci staremo mai tutti!" Brontolò lui in risposta, avendo già capito cosa la moglie avesse intenzione di fare.

Aveva appena finito di dirlo che un bussare timido alla porta giunse alle orecchie di entrambi, prima che Selene e Pyxis - le loro figlie più piccole - facessero capolino, tenendosi per mano e guardando speranzose verso la madre.

"No." Sbuffò Antares a bassa voce "Assolutamente no." Rimarcò il concetto, ottenendo però come unica risposta una gomitata da Lyra. "Non riusciremo più a dormire così! Non c'è abbastanza spazio! E rischierei di schiacciarle!" Continuò a borbottare all'orecchio della moglie, che  decise
però di ignorarlo.
"Mamma..." Iniziò Selene in un pigolio "C'è spazio per noi?"
"Venite qui." Disse infatti la donna, allargando le braccia in un chiaro gesto esplicito. "C'è sempre spazio per voi."

Un altro tuono, ancora più forte degli altri, squarciò l'aria attorno a loro, seguito da un fortissimo scroscio d'acqua.
Perciò, senza farselo ripetere due volte, entrambe le bambine si precipitarono verso il letto, rifugiandosi nell'abbraccio della madre, la quale, con un finto colpo di tosse, coprì il borbottio contrariato del marito.

Un'ora dopo Lyra era posizionata al centro del letto, con Selene a destra e Pyxis a sinistra. Tutte e tre profondamente addormentate.
Al contrario di Antares, ormai costretto in un angolino e che non osava muoversi per paura di schiacciare la figlia più piccola.

L'uomo, avendo ormai capito che quella notte non avrebbe avuto modo di riaddormentarsi, sospirò rassegnato.
Nonostante Selene e Pyxis fossero solo le ultime due della "nidiata", non era mai riuscito ad abituarsi alle incursioni notturne delle figlie.
E mai si sarebbe abituato.
Con un altro sospiro, spostò lo sguardo verso il ventre della moglie nel quale, ancora invisibile, stava iniziando a prendere forma Asterion.

Anche lui, una volta nato, si sarebbe comportato nello stesso modo.
E lo spazio nel letto si sarebbe ulteriormente ridotto.

Quasi come a confermare la sua teoria, Selene scelse proprio quel momento per muoversi nel sonno, finendo per dargli un calcio alla gamba.

Dopo aver sbuffato per l'ennesima volta, Antares decise di averne abbastanza: per quella sera avrebbe dormito nella stanza degli ospiti.
Ma, mentre si alzava, promise a se stesso che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe permesso ad un bambino di entrare in quel letto.

"Ma chi vuoi prendere in giro Anty?" Gli sembrò di sentire la voce derisoria di suo cugino Altair nella testa "Lo sai anche tu che questa è una grossissima bugia."



- * -



1984, Villa Black



postimageCassiopea Black (3)   postimage Antares Black (58)



Un tuono più forte rimbombò all'improvviso nella stanza e Antares Black si svegliò con un sussulto.
Borbottando maledizioni a mezza voce, l'uomo recuperò velocemente la vestaglia.
Poi si precipitò per il corridoio, verso la stanza della nipote.

Cassiopea era sempre stata terrorizzata dai temporali.

Appena arrivò nella camera, si rese conto di quanto le sue previsioni fossero corrette: la bambina era posizionata al centro dell'enorme letto, ben sveglia e con gli occhi sbarrati, mentre stringeva a sè il suo orsacchiotto preferito, aumentando un po' la presa ad ogni tuono.

"Cassy?" La chiamò l'uomo dolcemente, avvicinandosi pian piano per non spaventarla ulteriormente.

Non appena si accorse della sua presenza, la bambina si precipitò verso di lui, buttandogli le braccia al collo e nascondendo la testa nel suo petto. Tremava come una foglia.

Dopo aver controllato che la presa sul suo corpicino fosse salda, Antares la sollevò.
Poi percorse il corridoio a ritroso, tornando così nella sua stanza.

Era chiaro che Cassiopea avrebbe dormito con lui quella notte.

Mezz'ora dopo la bambina era ormai profondamente addormentata, rannicchiata sul suo petto.

E ad Antares, prima di addormentarsi a sua volta, sembrò quasi di sentirla, la voce divertita della moglie prenderlo in giro.
"Visto Antares? C'è spazio per tutti: basta volerlo."




- * -



2007, Villa Black - Levenvolde




postimage  Cassiopea Black in Levenvolde (26)

 postimage  postimage Lyra (5) e Darius Levenvolde (32)



Darius, nel sonno, allungò una mano verso la parte sinistra del letto, quella nella quale dormiva sempre la moglie.
Sentendola però vuota, l'uomo finì inevitabilmente per svegliarsi.

Sollevando la testa, individuò quasi subito la figura della donna: era ancora nel letto, ma con il busto alzato, in procinto di alzarsi.

"Stai bene?" Domandò con voce impastata dal sonno, prima che un lampo - seguito a brevissima distanza dal rombo di un tuono - illuminasse a giorno la stanza, accompagnato da un forte scroscio d'acqua.
A quel punto non ebbe più bisogno di una risposta: sapeva perfettamente quanto sua moglie Cassiopea malsopportasse i temporali.

Caratteristica che aveva trasmesso anche alla figlia.


"Ho capito" Borbottò ancora, vedendo la moglie rabbrividire in risposta "Vado a prendere Lyra." Comunicò facendo perno sulle braccia per sollevarsi. "Torno subito." La rassicurò chinandosi appena per baciarla.

Pochi minuti dopo, lui, la moglie e la bambina erano stesi tutti insieme nel lettone.
Lyra era posizionata al centro, rannicchiata tra le braccia della madre, la quale giocherellava con i suoi ricci mentre canticchiava a mezza voce una ninna nanna.

"Mamma?" Domandò ad un certo punto Lyra, con voce impastata dal sonno, accarezzando il ventre prominente di Cassiopea nel quale era racchiuso il fratellino "Ma quando nascerà Antares ci sarà ancora spazio per me?"

Per qualche secondo la sorpresa prese lo spazio del sonno nel volto di Cassiopea, che sgranò gli occhi, stupita per quella domanda.

"Lyra" Replicò alla fine, accarezzandole la testa "Quante stelle
ci sono nel cielo?"
"Infinite." Rispose la bambina confusa.
"Eppure ci stanno tutte." Continuò Cassiopea sorridendo "Nella nostra famiglia abbiamo tutti dei nomi di stelle per un motivo: si tratta di un augurio. L'amore che ci lega è come il cielo: per quanti potremo essere, ci sarà sempre spazio per tutti."


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Capitolo 2
*** Prima notte di nozze ***


Prima notte di nozze

- Prima notte di nozze -
 





1946, Villa Black



postimage Antares Black, 20 anni    


postimage Lyra Blackthorne in Black, 18 anni


Lyra Blackthorne - Lyra Black si corresse subito nella sua testa - avanzò quasi tremando verso la camera da letto che da quella notte avrebbe condiviso con suo marito Antares.
Respirando profondamente, quasi come per prendere altro tempo e rimandare l'inevitabile, osservò la sua immagine riflessa nell'enorme specchio che si trovava in mezzo al corridoio.

Finendo inevitabilmente per domandarsi se lui l'avrebbe apprezzata.

Sentiva le guance andarle a fuoco. Quella camicia da notte era troppo trasparente, troppo provocante. La metteva a disagio.
Aveva provato a spiegarlo a sua madre, nel momento in cui quest'ultima gliela aveva imposta. Ma la signora Blackthorne non aveva voluto sentir ragioni.

"Cosa vuoi che gliene importi, ad Antares, della tua camicia da notte? Tanto te la farà indossare sì e no i primi due minuti." Aveva ridacchiato maliziosa. "In fondo è a questo che serve, la prima notte di nozze." Aveva continuato, iniziando a spiegarle ciò che avrebbe dovuto fare lei la prima notte di nozze.

Al solo ricordo delle parole di sua madre, Lyra si sentì avampare di nuovo. E subito dopo iniziò a tremare.

Non sarebbe mai riuscita a raggiungere quella stanza sulle sue gambe, poco ma sicuro.

"E adesso va' da lui e vedi di regalarmi in fretta un nipotino."

"Lyra? Stai bene?"
Silenzioso come solo lui sapeva essere, Antares Black le era comparso alle spalle, sfiorandole appena la spalla destra con la mano e facendola sobbalzare.

"No... cioè sì... cioè... ar... arrivo... subito." Balbettò la ragazza, non sapendo bene neanche lei come interpretare le sue emozioni.

Antares Black le era sempre piaciuto, sin da quando ne aveva memoria. E la certezza che avrebbero finito per sposarsi era stata una prospettiva che l'aveva sempre rallegrata.
Ma in quel momento si sentiva solo una ragazzina di 18 anni, fresca di MAGO, senza alcuna esperienza in campo sessuale, che quella sera avrebbe dovuto condividere la prima di molte notti con suo marito.
E fu presa dal panico, realizzando di non sentirsi affatto pronta.

Amava Antares, ma non si sentiva affatto pronta.
O forse aveva sempre e solo pensato di amarlo.
Era tutto così confuso.

"Lyra respira." Sentì la voce di suo marito arrivare da qualche parte attorno a lei.

Riuscendo finalmente a calmarsi un po', si rese conto di non trovarsi più in mezzo al corridoio ma sopra al letto, con le braccia di Antares che la reggevano per aiutarla a respirare meglio.

"Ecco brava, così." Approvò lui, massaggiandole la schiena per cercare di scioglierle i muscoli irrigiditi "Calmati e respira. Non ho alcuna intenzione di consumare il matrimonio stanotte." La informò pacato.

"Co... cosa?" Domandò lei balbettando, mentre sentiva l'ossigeno affluirle nei polmoni con sempre meno fatica.

"Soprattutto se le premesse sono queste." Continuò Antares serafico. "Era per questo che ero venuto a cercarti."

"Ma... ma..." Provò a protestare debolmente lei, mentre le risuonavano in testa le parole sia di suo padre che di sua madre.

"Lascia perdere eventuali discorsi delle nostre famiglie." Riprese il discorso lui, quasi come se le avesse letto nel pensiero. "Io ho 20 anni e tu appena 18. L'avevo detto che potevamo - anzi dovevamo - aspettare. Hanno voluto fare di testa loro. Adesso facciamo di testa mia. Tanto siamo sposati no? Non possono più mettere becco nelle nostre questioni." Affermò deciso.
Sentendolo parlare in quel modo al plurale, Lyra abbozzò un sorriso, sentendosi immediatamente più rilassata, forse anche grazie al massaggio che suo marito continuava ad esercitarle sulla schiena.

Almeno finchè non le venne in mente un altro particolare. E si ritrovò a spostare lo sguardo su quello, tornando immediatamente ad irrigidirsi.
"Cosa diremo domattina, quando... quando sarà evidente che noi due non... non abbiamo... consumato?" Domandò indicando in imbarazzo con l'indice l'asciugamano candido che gli elfi avevano appoggiato dalla sua parte e che avrebbe dovuto raccogliere i residui della sua purezza.

"Tranquilla, ho pensato anche a questo. Dammi la mano." Rispose lui con un sorriso, porgendole la propria.
Non appena la ragazza lo fece, Antares le punse appena il dito con un ago - evocato magicamente - facendo così colare alcune gocce di sangue.
Poi le curò la ferita, depositandovi un bacio sopra.
"Ecco fatto. Così domani avranno ciò che vogliono." Commentò soddisfatto. "Adesso dormi Lyra. Domattina presto abbiamo la passaporta per la nostra luna di miele." Le ricordò. "Preferisci il lato destro o sinistro?"
"Ehm... destro direi." Rispose lei vagamente titubante, vedendo immediatamente Antares rotolare in risposta sulla parte sinistra del letto.

"Un'ultima cosa." Riprese il discorso lui, prima di spegnere la luce. "Ho pensato, sempre se sei d'accordo, che il primo anno di matrimonio potremmo passarlo a viaggiare. Per goderci un po' di quella vita che sarebbe giusto godersi alla nostra età. E prima che io cominci seriamente la carriera nel Winzengamont." Propose con gli occhi che brillavano. "Che ne dici? Avresti una qualche possibile meta in mente?"
A quella proposta, anche gli occhi di Lyra brillarono. Gliel'aveva detto tante volte che le sarebbe piaciuto vedere il mondo con i suoi occhi. E lui se n'era ricordato.
"Non mi dispiacerebbe la Russia. Ho sempre desiderato visitare San Pietroburgo. E anche... l'Italia. Sì, mi piacerebbe molto vedere Venezia." Ammise ormai rilassata e felice, sdraiandosi al suo fianco, completamente dimentica del panico che aveva dimorato in lei fino a poco prima "Ma, se sarà al tuo fianco, sarò felice di accompagnarti ovunque Antares."


Anche alla scoperta del mio corpo.


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Capitolo 3
*** Black or... Red? ***


3 - Red or Black?

Black or... Red?





1987, Villa Black



Antares Black quel pomeriggio tornò a casa esausto.

Nonostante avesse ormai raggiunto la soglia dei sessant'anni infatti, aveva continuato a prestare la sua attività di giudice del Winzengamont presso il Ministero della Magia Inglese, ritenendo di avere le energie adatte per proseguire tale compito ancora per un po' di tempo.

Non aveva però fatto i conti con sua nipote Cassiopea. Quella adorabile bambina che sembrava risucchiare tutte le energie che aveva a disposizione peggio di un dissennatore.


Forse, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, era venuto il momento per lui di appendere la tunica al chiodo e mettersi a fare al 100% il nonno.



Mentre era immerso in tali valutazioni, intento ad attraversare il corridoio d'ingresso dopo essersi smaterializzato dentro casa, notò con la coda dell'occhio la sua migliore elfa domestica, Bessy, rannicchiata in un angolo del corridoio, intenta a tormentarsi le mani e a dondolare sul posto.

"Bessy?" La chiamò perciò inarcando un sopracciglio "E' successo qualcosa?" Domandò allarmato, mentre il pensiero volava immediatamente a Cassiopea "Dov'è mia nipote?"
Dondolando la testa con aria sconsolata, l'elfa emise un sospiro affranto "Io non ha potuto evitarlo padrone." Gli comunicò terrorizzata "Bessy essere desolata per questa cosa, ma Bessy non potere evitare tutto ciò." Tentò di giustificarsi, ottenendo come unico risultato quello di aumentare la preoccupazione di Antares.
"Non hai potuto evitare cosa esattamente?" Domandò il giudice, ripetendo mentalmente a se stesso di cercare di restare calmo.


In fondo Bessy aveva reagito in quel modo anche quando Cassiopea, volendo mostrare al mondo per la prima volta la sua vena artistica, aveva passato l'intero pomeriggio a disegnare con i pennarelli sul muro del salotto.
Niente che un semplice incantesimo non riuscisse a sistemare.
Anzi, alla fine l'uomo aveva addirittura deciso di lasciare i disegni lì dove stavano: sua nipote era obiettivamente una pessima artista, tuttavia, ciò che rendeva quei disegni preziosi agli occhi di Antares, era proprio il fatto che li avesse realizzati lei.


"La padroncina... lei ha... chiamato i rossi!" Sbiascicò Bessy, lasciando Antares più confuso che mai. "E poi ha cambiato in rosso anche lei!" Continuò agitando le braccine.
"Perdonami Bessy, ma temo di non aver compreso." Commentò l'uomo lentamente.


Probabilmente l'elfa avrebbe aggiunto anche qualcos'altro, ma una voce allegra li interruppe entrambi.

Una voce che il giudice conosceva molto bene.



"NONNO!"

Beh, almeno così Antares aveva la certezza che Cassiopea stesse bene.

Peccato che, quando si voltò verso la fonte di provenienza della voce della nipote, faticò parecchio a riconoscerla.
E la frase sui 'rossi' di Bessy iniziò ad assumere significato.


Davanti a lui, infatti, non si trovava più la bambina che aveva cresciuto negli ultimi sette anni, ma una Cassiopea con una folta chioma rosso fiamma.

Non fece in tempo a chiedere nulla in merito però, perchè sua nipote gli saltò immediatamente in braccio - costringendolo ad acchiapparla al volo per non farla cadere - rivolgendogli poi un sorriso smagliante.
"Andiamo in salotto?" Gli domandò allegramente "Però così come sei non vai bene!" Aggiunse scrutandolo attentamente.

"Si può sapere cos'hai combinato in mezza giornata in cui sono stato via Cassy?" Domandò a quel punto Antares, inarcando un sopracciglio incuriosito "E in che senso 'non vado bene'?"
"Non vai bene perchè non hai i capelli rossi!" Replicò la bambina con tono ovvio "Li abbiamo tutti rossi di là!" Aggiunse incrociando le braccia "Quindi devi averli anche tu." Concluse il discorso, imponendogli la cosa come un ordine.

"Ehm... Cassy... chi sarebbero questi 'tutti'?" Chiese il giudice a quel punto, con una leggera nota di preoccupazione nella voce, rallentando contemporaneamente il passo.

Rivolgendogli un sorriso innocente - quello che di solito usava per scusarsi delle sue marachelle - Cassiopea gli rispose "Oggi mi stavo annoiando in casa da sola, quindi mi sono fatta accendere il camino da Bessy. Volevo chiedere a zia Berenike se lei e Miranda volevano venire qui a giocare con me, ma a casa loro c'erano anche zio Markus, Castor, Pollux, zia Cara, zio Edgar, Cecilia e Kleeia... così li ho invitati tutti!" Gli spiegò allegramente, mentre Antares arrestava letteralmente il passo davanti ai nomi di figlie e nipoti - ma soprattutto all'idea di ritrovarseli tutti quanti radunati nel suo salotto.

"Però poi, quando sono venuti qui, mi sono accorta che avevano tutti quanti i capelli rossi." Continuò a spiegare Cassiopea, senza rendersi effettivamente conto dell'effetto scatenato nel nonno con il suo discorso "Insomma, a parte io e zia Cara." Specificò "Perciò ho detto che li volevo rossi anche io, così zia Berenike ha tirato fuori la bacchetta e ce li ha cambiati!" Concluse soddisfatta, sfoggiando un sorriso enorme. "Ti piacciono?"


Per qualche secondo, Antares rimase imbambolato a fissarla, non riuscendo neanche a capire fino in fondo la domanda.
Il suo cervello si era fermato molto prima, alla lista infinita dei vari parenti che avrebbe trovato - tutti insieme per la prima volta - radunati nel suo salotto.

Poi si accorse che la bambina stava aspettando una risposta, arricciandosi nel frattempo le ciocche in attesa di un suo responso.
"Ma certo Cassy" Sospirò alla fine sconfitto, rimettendosi anche a camminare per raggiungere quella maledetta stanza - via il dente, via il dolore - "Tu sei sempre bellissima."



Dopo aver respirato a fondo, Antares entrò infine nel salotto, cercando di usare il corpo della bambina come scudo per evitare gli sguardi delle sue figlie, che inevitabilmente si catalizzarono su di lui.

Per qualche secondo l'atmosfera della stanza - fino a quel momento allegra e giocosa - cambiò.

Almeno finchè Cassiopea, ancora in braccio al giudice, che nel frattempo si era sistemato sull'unica poltrona libera, non decise di parlare di nuovo.
"Nonno, sei l'unico nella stanza che non ha i capelli rossi!" Gli fece notare "Perchè non te li cambi con la magia anche tu? Se non sai l'incantesimo fattelo dire dalla zia Berenike!" Si raccomandò. "Lei lo sa visto che li ha cambiati anche a me!"


"Hai ragione Cassy, sono l'unico nella stanza senza capelli rossi: non va bene." Proclamò Antares.

E davanti ad una Berenike e Cara alquanto spaesate, convintissime che l'uomo avrebbe approfittato della situazione per abbandonare la stanza, l'ex Serpeverde tirò fuori la bacchetta, puntandola contro i propri capelli.

"Rimedio subito."


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Ebbene sì, Cassiopea è riuscita anche in questo miracolo!

Alla prossima! (?)

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