Non è colpa mia se ti amo

di paige95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il crollo di ogni speranza ***
Capitolo 2: *** Strane emozioni ***
Capitolo 3: *** Poli opposti ***
Capitolo 4: *** Concediamoci un po' di tempo ***
Capitolo 5: *** Tempismo ***
Capitolo 6: *** Un'angolazione diversa ***
Capitolo 7: *** Inconvenienti...del tempo ***
Capitolo 8: *** Una sofferta dichiarazione ***
Capitolo 9: *** Una soluzione poco gradita ***
Capitolo 10: *** Io come te ***
Capitolo 11: *** Proviamo a fingere...ma i sentimenti sono reali ***
Capitolo 12: *** Vuoti di memoria...e dubbi ***
Capitolo 13: *** Un tempo tiranno ***
Capitolo 14: *** Prevedibili gelosie ***
Capitolo 15: *** Qualche piccolo dettaglio ***
Capitolo 16: *** Un malinconico risveglio ***



Capitolo 1
*** Il crollo di ogni speranza ***


Il crollo di ogni speranza
 
Hermione era rimasta particolarmente sconvolta davanti a quello che l’aveva trasformata in spettatrice inerme; quel bacio così inatteso tra Ron e Lavanda le aveva spezzato il cuore a metà; solo un pensiero le consentiva di reggersi ancora in piedi, altrimenti il dolore l’avrebbe definitivamente annientata: tecnicamente era stata lei a baciarlo, lui aveva solo assecondato quel gesto poco opportuno e aggraziato.
Ma alla fine chi voleva prendere in giro, quel ragazzo era totalmente coinvolto dalla Brown, non c’era angolo del castello in cui non li sorprendesse nelle loro esplicite effusioni; persino i suoi adorati libri non le consentivano più di far uscire per un momento dalla testa quelle scene così raccapriccianti.
Per lei non c’era davvero più speranza; forse in fondo era anche colpa sua, aveva atteso anni ed ora quella piccola fiammella che teneva vivo un grande sogno si stava spegnendo. Lei sarebbe sempre stata per Ron solo ed esclusivamente un’amica, non avrebbe nemmeno dovuto illudersi, fantasticando su una storia irrealizzabile.
Ma se era arrivata ad una conclusione così terribile, perché allora non smetteva di essere infuriata con quel ragazzo e provava ad essere felice per lui in quanto sua amica?
 
Era trascorsa una settimana e i due ragazzi non si degnavano più nemmeno di uno sguardo, o meglio Hermione cercava in tutti i modi di evitarlo; se non fosse che un bel giorno, in prossimità dei G.U.F.O, Ron fosse alla disperata ricerca di un aiuto per i tanto temuti esami.
Come al solito Hermione stava uscendo dalla Sala Comune ignorandolo, ma Ron nell’entrare le bloccò il passaggio.
“Ehy”
La ragazza indugiò ad alzare lo sguardo su di lui.
“Ehy” non riusciva a reggere il suo sguardo “Scusa, ma devo proprio andare”
Stava per passare a fianco di Ron, ma lui prontamente allungò un braccio per impedirglielo.
Hermione si agitò, l’ultima cosa che desiderava in quel momento era un confronto diretto con lui.
“Mi spieghi che hai in questi giorni. Appena io entro tu esci e viceversa”
Cercò frettolosamente di costruire una scusa.
“Ci sono gli esami, Ronald. Sono molto impegnata”
Il ragazzo era sospettoso.
“Tutti abbiamo gli esami, non solo tu”
Hermione si stava spazientendo, non riusciva più a sopportare quello sguardo indagatore su di sé, così si voltò di scatto verso di lui e lo fulminò.
“E allora mi spieghi cosa diavolo ci fai a parlare qui con me, invece di studiare?”
Gli scostò il braccio con violenza e oltrepassò la porta.
Il ragazzo rimase allibito dal suo comportamento “Quella è matta!”
 
Appena fuori dalla porta, Hermione si appoggiò contro il muro per prendere un respiro e risollevarsi da quell’incontro.
Ron però non aveva avuto l’opportunità di chiederle una cosa importante, che era poi il motivo per cui la stava cercando, così uscì nuovamente per correrle dietro e la trovò contro il muro.
“Hermione, ti volevo chiedere” ma si accorse dopo che la ragazza aveva gli occhi lucidi di lacrime “Perché piangi?”
Presa alla sprovvista, la ragazza, appena lo vide, si asciugò gli occhi con la manica dell’uniforme “N-non è niente” indugiò “Che volevi dirmi?”
Ron aveva mangiato la foglia e, vedendola in quello stato, iniziava a preoccuparsi di essere il colpevole.
“Hermione, se è per colpa mia, scusa”
“Come?” a quelle parole la ragazza rimase immobile, trattenendo il fiato
“Voglio dire, non volevo essere maleducato prima”
Un’ulteriore delusione attraversò gli occhi della strega.
“Tranquillo, non piango per quello” ma si affrettò a smentire “No, anzi, non piango proprio!”
“Ok”
Un attimo di imbarazzo tra i due. Poi Hermione riuscì a riacquistare il dono della parola, si ricompose e cercò di acquisire un po’ di lucidità e compostezza.
“Ronald, perché mi cercavi?”
“Ah giusto" ritornò presente all'improvviso "Ti volevo chiedere se mi davi una mano con i G.U.F.O” rise per la richiesta “Siamo amici, no?”
Un’affermazione che infastidì particolarmente la ragazza e la portò a rispondere con un tono malinconico.
“Sì, siamo amici” un mezzo sorriso si stampò sulla sua rosea e sottile bocca
“Allora, ci troviamo in biblioteca stasera?”
Hermione avrebbe tanto desiderato fosse un appuntamento e non di certo un incontro dedicato allo studio, ma quei pensieri poco innocenti la fecero arrossire.
“M-ma certo” abbassò gli occhi “Ora devo veramente andare. Harry mi sta aspettando a lezione e credo che anche Lavanda sia in pensiero. Quindi”
Al nome della sua ragazza Ron non fece proprio i salti di gioia, ma ricambiò l’affermazione con un cenno di assenso.
“A stasera”
Indugiò a risponderle.
“A stasera, Hermione. E grazie”
Ma lei si era già allontanata a passo celere.
 
A Ron rimase qualche dubbio sul repentino malumore di Hermione e non riusciva nemmeno a comprendere bene il loro allontanamento. E se i due eventi fossero collegati?
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti!!
Mi vengono un sacco di idee e le stendo prima di dimenticarle XD
Mi piaceva approfondire questo tema del sesto capitolo della saga, ovviamente mettendo in luce i sentimenti di Ron e Hermione.
Spero come sempre che possa piacervi, fatemi sapere! 😊
Se vi va, a presto con il prossimo capitolo 😊
Baci :3

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Capitolo 2
*** Strane emozioni ***


Strane emozioni
 
Non riusciva ancora lui a spiegarsi come fosse riuscito nell’impresa, ma i risultati erano chiari e soddisfacenti: per quella sera Lavanda lo avrebbe lasciato in pace. Doveva studiare e quella psicopatica non gli consentiva di concentrarsi per due ore di seguito, gli era continuamente avvinghiata, come se poi avesse potuto fuggire da qualche parte, i confini del castello erano ben delimitati.
Ron percorreva gli infiniti corridoi. Decise di non prendere alcuna scorciatoia per raggiungere la biblioteca, voleva assaporarsi quel raro momento di libertà e pace. A quell’ora pochi ragazzi ancora vagavano per Hogwarts, la maggior parte di essi si era già riunita nelle rispettive Sale Comuni.
Entrò in punta di pieni nel “grande regno della cultura”, come lo definiva Hermione, e non voleva di certo dissacrarlo con i suoi modi poco aggraziati, sempre a detta dell’amica.
La intravide da lontano nella penombra, intenta nella lettura di un libro. Una strana sensazione lo percorse. Non sembrava nemmeno lei, era più trasandata rispetto al solito, indossava solo la camicia con qualche bottone slacciato sul petto, la cravatta allentata, un bastoncino tra i capelli, i piedi appoggiati sulla struttura della sedia di fianco a lei e un grosso tomo sulle gambe, che le copriva praticamente tutta la gonna. Era talmente concentrata nella lettura di quel libro, che qualsiasi cosa fosse successa, lei non si sarebbe accorta di nulla. A Ron sfuggì un lieve sorriso a quella visione; ci ripensò, in fondo non era nemmeno così strana.
Le si avvicinò lentamente, senza fare movimenti bruschi e quando si trovò esattamente difronte a lei, diede due chiari colpi di tosse.
Hermione alzò lo sguardo di scatto.
“Ronald!”
Si ricompose, mettendo i piedi a terra e il grosso libro sulla scrivania.
“Hermione, hai” le indicò la camicia slacciata fin quasi all’inizio del decolté
La ragazza si guardò nel punto indicato e si affrettò ad allacciarsi, diventando all’improvviso rossa in volto.
“Ron, che guardi??”
“Scusa, non volevo essere indiscreto” anche lui si imbarazzò per il suo poco tatto “Solo che mi fa strano vederti così trasandata, tu non hai mai un capello fuori posto”
Si fissarono per un istante, poi Hermione fu la prima a parlare.
“Te l’ho detto, sono presa dagli esami. Ma ora basta parlare e studiamo”
Ron acconsentì e si sedette vicino a lei.
 
La ragazza non riusciva a capire come da una settimana non riuscisse nemmeno a stare un metro di distanza da lui senza imbarazzarsi, come se quei pensieri così perenni nella sua mente potessero essere ascoltati da chiunque. Quella vicinanza tra Ron e Lavanda aveva risvegliato in lei sentimenti assopito. Gli era veramente molto vicino, le loro braccia quasi si sfioravano e sicuramente la difficoltà di concentrarsi su una qualsiasi lezione era palpabile.
“D-da dove vuoi cominciare, Ronald?”
Lui non le rispondeva, così si voltò alla sua destra. La stava guardando. Una sorpresa negli occhi di Hermione.
Forse una mezza idea su dove avrebbe voluto cominciare l’aveva ben chiara nella mente.
“Perché mi fissi in quel modo? Ho ancora qualcosa fuori posto?”
“No, sei perfetta” si stupì persino lui delle parole che aveva appena pronunciato
Anche Hermione si era inaspettatamente incantata a guardarlo, ma subito dopo ruppe quel contatto visivo e ritornò con lo sguardo sul libro.
“Ron, così non andiamo da nessuna parte, dobbiamo concentrarci” il suo cuore batteva all’impazzata per quella magia che si era creata inusualmente intorno a loro
“Che vuoi dire?”
Non si era davvero accorto del modo in cui la guardava o faceva semplicemente fatica ad accettarlo?
“Non distrarmi, Ron”
E a quanto pareva, nemmeno Hermione si era accorta dello sguardo che le aveva riservato qualche attimo prima, forse anche lei faceva fatica a credere di potergli piacere?
“Come faccio a distrarti, se nemmeno un bolide lo farebbe?!” rise della sua stessa battuta, spostando la conversazione su un altro piano “Comunque mi piacerebbe partire da Pozioni, non ci capisco un accidente. E non sto nemmeno simpatico a Lumacorno, non ricorda nemmeno il mio nome, quindi direi di avere tutte le carte in regola per passare l’esame. Tu cosa dici, Hermione?”
Ora era la ragazza ad essere scoppiata a ridere. Ron invece era particolarmente sconsolato.
“Sono così divertenti le mie disgrazie?”
“No, scusa, Ron” tentò di ricomporsi, ma era difficile cessare le risa “è che mi sono accorta solo ora di quanto mi sei mancato in questa settimana”
Quando si accorse di quello che le era uscito dalla bocca, diventò seria all’improvviso.
“V-voglio dire, mi sono mancate le tue battute, ma chiaramente ora la tua non era una battuta, quindi” era al limite dell’imbarazzo “Che ne dici, studiamo?”
“Hermione, sicura di stare bene?” era perplesso
“Mai” deglutì, le si era azzerata la salivazione “M-mai stata meglio, grazie”
Ron ruppe nuovamente il silenzio.
“A proposito di questo, mi spieghi perché è una settimana che mi ignori?”
A quella domanda, Hermione fece sbadatamente scivolare il librone lungo il bordo del tavolo, minacciando di cadere. Ma Ron con un tocco di bacchetta lo riportò al sicuro.
“Wingardium Leviosa”
Il cuore della ragazza perse un altro colpo.
“Te l'ho insegnato io questo incantesimo, Ronald. Non usarlo per impressionarmi” rimase un momento a fissare il libro e poi si alzò “Credo che stasera non sia l’ideale per studiare”
Anche Ron si alzò e le si parò davanti per evitarle di fare un altro passo.
“Hermione, mi dici cosa ti prende? Sono cambiate tante cose tra noi in pochissimo tempo. Io non capisco, prima passavamo tutto il giorno insieme ad Harry e adesso ti vedo solo di sfuggita nei corridoi”
Le stava esplicitamente chiedendo spiegazioni per il suo repentino cambiamento, ma lei non se la sentiva di uscire allo scoperto, di manifestare i suoi sentimenti.
“Sono io il problema, Ron. Scusa”
Una risposta troppo frettolosa e poco esauriente, che portò il ragazzo a bloccare Hermione per un braccio.
“Eh no, mia cara, troppo facile addossarsi la colpa e scappare via. Ci ho riflettuto e questa situazione si è creata da quando mi sono fidanzato con Lavanda” cercava di scrutare le sue reazioni “C’entra per caso lei?”
“Non mi sta molto simpatica, Ronald, quindi è chiaro che se tu passi tutto il tempo con lei, lo togli a noi” si accorse dopo di essere stata ambigua nel parlare “V-voglio dire, alla nostra amicizia. Io, tu ed Harry”
“Quindi vorresti che la mollassi?” sembrava quasi che la volesse sottoporre ad una prova
“M-ma certo che no. Se tu sei felice con lei, io sono felice per te”
“Hermione?”
“Che c’è?”
“Non è che, per caso, e sottolineo per caso, sei un pochino gelosa?”
Quella domanda la lasciò davvero senza parole.
“I-io, gelosa? Di te?” la risposta la conosceva, ma non riusciva a riferirla
“Scusa, hai ragione, è un’assurdità, non so nemmeno come abbia fatto a venirmi in mente una simile idea”
“Sì, Ron, sono gelosa di te” gli rispose con una calma inquietante
Il ragazzo non riusciva a credere a quello che aveva appena udito “D-della nostra amicizia?”
“No” prese un profondo respiro chiudendo gli occhi per trovare il coraggio di proseguire, sapeva che probabilmente stava rompendo un equilibrio con quella rivelazione, ma a sua difesa poteva dire che non era stata lei ad iniziare quella conversazione, stava solo rispondendo ad una domanda che le era stata rivolta “Ron, io credo di”
“Tu credi di?” era sulle spine, gli sembrava di vivere in un’altra dimensione, ma non di certo la realtà
“Di volerti molto bene” non riusciva a pronunciare quella parola
Ron ne rimase deluso, si aspettava sicuramente un altro tipo di notizia.
“E allora di cosa sei gelosa?” non riusciva a far cadere la conversazione senza aver scoperto la verità e sospettava che non fosse quella che gli era stata detta
D’improvviso Hermione lo fissò negli occhi, i quali erano lucidi, ma cercava di non far scorrere le lacrime, trattenendole all’altezza delle pupille con uno sforzo. La sua vista era appannata, ma per fortuna la luce era debole e di tutto quel travaglio interiore Ron non si sarebbe di certo accorto.
“Sei felice con lei?”
Una domanda a cui lui non sapeva dare immediata riposta. Che volesse dire qualcosa?
“Hermione, perché lo chiedi?”
Rispondeva ad una domanda con un’altra per allontanare i sospetti.
Alla ragazza sfuggì un sorriso malinconico. In quel modo non ne sarebbero di certo usciti.
“Ron, la ami?”
Amore era una parola gigantesca, probabilmente se non l’avesse baciato lei, lui non si sarebbe nemmeno accorto della presenza di quella ragazza. Che fosse un ripiego per lui? Sì, ma un ripiego che sostituiva cosa? Cosa non poteva avere, ma desiderava tanto? Le sensazioni che aveva provato quando l’aveva vista in quella penombra facevano pensare solo ad un’unica cosa.
Pensò ad alta voce.
“No, non può essere”
“Non può essere cosa?”
La guardò e si portò d’istinto le mani alla bocca per la scoperta che aveva appena fatto.
“Ron, stai per vomitare?”
Hermione non capiva più quello che stava succedendo, ad un certo punto l’amico si era messo a fare il misterioso e ignorava la sua presenza.
“Scusami, sono mortificato, ma devo andare”
Prese come una furia i suoi libri e si avviò verso l’uscita sotto gli occhi esterrefatti di Hermione.
 
La ragazza rimase immobile. Troppe emozioni l’avevano attraversata nel giro di poco tempo. Ma si stava davvero per dichiarare? Ma cosa diavolo le era passato per la mente? Doveva contenersi e riacquistare quella razionalità che tante volte la contraddistingueva dalla folla, doveva farlo per se stessa, altrimenti davvero avrebbe rischiato l’esaurimento.
Si risedette al suo posto, evidentemente scossa e riaprì il libro che Ron aveva salvato dalla rovinosa caduta. Quel contatto la fece tremare. Come avrebbe fatto a guardarlo di nuovo negli occhi dopo la chimica che si era creata tra loro quella sera?
 
Ron proseguì titubante per il corridoio, ma stavolta, a differenza dell’andata, optò per il passaggio nei ritratti. In un secondo si ritrovò davanti alla Sala Comune e rapidamente entrò nel dormitorio. Richiuse frettolosamente la porta, come se avesse paura di essere seguito, forse da se stesso e dai suoi nuovi sentimenti? Ma erano poi davvero così nuovi quei sentimenti o era lui ad averli chiari solo in quel momento?
“Ron”
Una voce impastata dal sonno lo riscosse dai pensieri.
“Ma che stai facendo?”
“Niente, Harry. Torna a dormire”
Si avviò verso il suo letto e si sedette.
“Ma dove sei stato?”
Indugiò un momento a rispondere.
“Ero con Hermione” si affrettò a chiarire “M-mi stava aiutando a studiare” ma poi che giustificazione doveva dare? Era con un’amica, o no? Era confuso
“Ron, stai bene?”
“No, Harry. Proprio per niente” forse il suo migliore amico poteva aiutarlo a fare chiarezza in quel turbinio di sensazioni in cui era entrato involontariamente “Secondo te, c’è la possibilità che possa piacermi Hermione?”
“Come??” il ragazzo fu preso alla sprovvista “Ma non stai con Lavanda?”
“Sì, ma” una confusione massima nella sua mente “Credo di amare la mia migliore amica”
Gli faceva strano anche solo pensarlo, figuriamoci dirlo ad alta voce.
L’espressione di Harry replicava da sola a quella inaspettata affermazione.
 
Continua…

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Capitolo 3
*** Poli opposti ***


Poli opposti
 
Quella sera Hermione non riuscì proprio a chiudere occhio, pensava e ripensava alla strana reazione di Ron ed iniziò davvero ad essere preoccupata che potesse non sentirsi bene, magari si era preso l’influenza. Insomma, tutto le passava per la mente, tranne un possibile coinvolgimento sentimentale con lei.
L’alba bussò rapidamente ai vetri delle finestre, ma, nonostante la ragazza avesse trascorso una notte in bianco, non si sentiva per nulla stanca, anzi una strana adrenalina le percorreva il corpo. Forse ancora il pensiero di essere andata così vicina a rivelare i suoi sentimenti la metteva in agitazione?
Era presto per le lezioni e in realtà anche per studiare, ma lei aveva bisogno di sapere come stava Ron. Così si alzò lentamente dal letto, senza svegliare le sue compagne e si diresse verso la porta. Una voce alle spalle la richiamò indietro.
“Hermione, ma dove vai?”
Era Ginny, che aveva percepito il movimento dell’amica.
La ragazza non sapeva cosa risponderle, si sentiva scoperta in una situazione compromettente.
“N-non ho più sonno, mi siedo qui fuori un momento” sperava davvero di essere credibile, ma in fondo non avrebbe fatto veramente nulla di male, andava solo a sentire come stava un amico “Torna a dormire, Ginny” le sorrise e uscì senza darle la possibilità di replica
Ed ora come avrebbe fatto a bussare nel dormitorio maschile alle prime luci dell’alba senza svegliare tutti e destare alcun tipo di sospetto? Optò per un ingresso silenzioso.
“Alohomora”
Entrò in punta di piedi e nella penombra intravide che Ron stava riposando. Non sembrava stare male, era sereno. Più si avvicinava al letto più il suo viso si rivelava a lei: non lo aveva mai scrutato così attentamente, aveva una ciocca di capelli che minacciava di scendere su occhi verde smeraldo, i suoi muscoli erano rilassati, sembrava un bambino, pareva sicuramente molto più innocente che da sveglio.
Si sedette sul bordo del letto per ammirarlo meglio, ma a quel movimento il ragazzo aprì gli occhi all'improvviso, spaventandosi.
“Herm” ma lei gli posò prontamente una mano sulla bocca
“Sshh, Ron, così svegli tutti”
Si guardarono negli occhi, prima che Hermione ruppe quel contatto visivo e ritirò imbarazzata la mano.
“Ma cosa diamine ci fai qui?” abbassò la voce
“Ron, sei tu che sei corso via come una furia ieri sera. Ho pensato non stessi bene”
Ed ora cosa le raccontava? “Sto magnificamente, solo che” doveva inventare una scusa “Mi sono ricordato che avevo un appuntamento con Lavanda” forse la peggiore che potesse venirgli in mente, ma non riuscì a pensare a nulla di meglio
Hermione si rattristò a quella rivelazione.
“Ok” si alzò “Allora se stai bene, vado” gli fece un sorriso malinconico
Ron si affrettò a fermarla per un braccio, ma quando si accorse dell’impulsività del gesto, la lasciò imbarazzato “S-scusami”
La ragazza rimase un momento interdetta, ma poi riprese il cammino verso la porta. Era triste, Ron l’aveva lasciata in biblioteca per raggiungere la sua fidanzata. Ma dopotutto di cosa si meravigliava, era una settimana che le cose andavano in quel modo. Uscì senza indugi e si sedette davanti al camino, accomodandosi sul divano.
 
Era un cretino, semplicemente un cretino! Non riusciva a trovare una parola che riuscisse a definirsi meglio. Che razza di scusa era?! Non poteva rivelarle la confusione che c’era nel suo cuore, ma almeno poteva inventarle un appuntamento con Harry. Che c’entrava ora Lavanda? Ah già, giusto, era la sua ragazza. Perché tendeva a dimenticarselo? Era esattamente quella la confusione che non voleva ancora esplicitare alla sua amica. Ma sbagliava o Hermione c’era rimasta male a sentire il nome di Lavanda? Le aveva detto la sera prima di essere gelosa di lui o lo aveva sognato? Troppe domande in testa per continuare a riposare serenamente e l’unica persona che poteva aiutarlo a fare chiarezza era proprio la strega più brillante che lui conoscesse.
Si alzò e si diresse verso l’uscita. Quello che però non poteva aspettarsi era di trovarla seduta nella Sala Comune a riflettere. Le si avvicinò con timore e le si sedette accanto.
Hermione si voltò verso di lui, appena percepì quello spostamento d’aria. Rimase a guardarlo per infiniti secondi. Lui invece teneva lo sguardo rivolto al nulla difronte a sé, aveva un’espressione colpevole, doveva trovare le parole giuste.
Ma le intenzioni di Ron furono disilluse da una voce alle loro spalle.
“Ron! Ma che ci fai sveglio a quest’ora?”
La ragazza si sedette in mezzo a loro, lasciandoli senza parole. Iniziò ad abbracciare il fidanzato, provocando un certo disgusto ad Hermione.
Forse Lavanda era più perspicace di Ron, perché quella gelosia che da un po’ di tempo si era impossessata della sua amica, lei la notava molto bene e così decise vigliaccamente di stuzzicarla.
“Sai, è molto strano che il mio Ron si alzi così presto, fosse per lui passerebbe tutto il giorno a dormire”
“Lo so” Hermione le rispose con indifferenza, si alzò e si diresse verso il dormitorio
Ron si divincolò leggermente dalla stretta di Lavanda “Ci vediamo dopo le lezioni nella Sala Grande?”
“Credo che andrò in biblioteca” gli rispose senza nemmeno guardarlo e proseguì per la sua strada, lasciando l’amico nelle grinfie di quella ragazza
Rimase un minuto a riflettere sul comportamento dell’amica. Quelli erano chiari segni di gelosia, anche se onestamente gli faceva un certo effetto crederci.
“Lavanda, staccati un po’! Non scappo, anche se non mi stai appiccicata” le parlò seccato e la ragazza a quelle parole rimase un po’ male, si staccò da lui e senza proferire parola uscì dalla Sala Comune.
“Ecco, fantastico”
Ron era sconsolato, ogni minimo gesto che compiva era un errore; quella confusione, che aveva prima nel cuore che nella testa, lo faceva letteralmente delirare, probabilmente prima non avrebbe trovato il coraggio di rispondere con quel tono a Lavanda, quel pensiero lo avrebbe tenuto per sé.
 
Un periodo davvero pessimo per Hermione. Aveva appena scoperto che Lumacorno avrebbe organizzato una festa per Natale e lei avrebbe dovuto pensare a qualcuno da invitare. Ron e Lavanda non ci sarebbero stati, in una situazione normale avrebbe invitato il suo amico, in fondo le dispiaceva che lui non fosse dentro quel personalissimo e ristrettissimo club di pochi studenti eletti; si occorse però che, date le circostanze, era un’idea veramente stupida. Aveva solo una possibilità per presentarsi a quella dannata festa in compagnia di qualcuno, Cormac McLaggen, il quale ovviamente aveva accettato di buon grado, visto che le ronzava intorno già da un po’; la disgustava solo il pensiero di quel ragazzo, ma ormai si era rassegnata alla sua triste verità.
Svoltò l’angolo e come di consueto una sgradevole scenetta le si parò davanti agli occhi, rincarando la dose del suo malumore; tentò di ignorarla per il suo bene e di proseguire la sua strada.
Ron appena la vide si staccò rapidamente da Lavanda e le corse dietro.
“Hermione, aspetta” le bloccò la strada
“Che vuoi, Ron. Lasciami passare”
La afferrò con enfasi per le spalle, ma mollò subito dopo la presa: quel contatto fisico infastidiva entrambi da un po’ di tempo, o meglio provocava strane sensazioni.
“Ma vai con McLaggen alla festa di Lumacorno??” domanda scontata, la proferì giusto per sottolineare il suo disappunto
Le voci giravano velocemente, o meglio a Ron non erano passati inosservati i salti di gioia che quel ragazzo aveva fatto quando Hermione glielo aveva chiesto.
“E a te che importa?” una reazione insolita e una strana gelosia negli occhi dell'amico
“N-nulla” si era forse esposto un po’ troppo con quella domanda “Pensavo solo che ci saremmo andati insieme, visto che il professore mi ha lasciato fuori da quel dannato circolo”
La ragazza si rattristò a quelle parole.
“Non avrei mai potuto separarti dalla tua fidanzata” il suo tono aveva un pizzico di sarcasmo
Gli lanciò un ultimo malinconico sguardo, per poi proseguire il suo cammino.
Ron le urlò dietro “Non venire a piangere da me, se McLaggen ti importuna” era convinto che a lei non piacesse Cormac, sapeva che le sue attenzione la infastidivano
“Pensa a Lavanda, non a me, Ronald” gli rispose seccata, senza nemmeno voltarsi
 
Non sapevano come uscire da quell’incresciosa situazione, si sentivano stretti in una morsa. Quel loro allontanamento li faceva soffrire. Quella sensazione di attrazione, ma anche di imbarazzante repulsione, la sola cosa che li accomunava.
 
Continua…

Spazio dell’autrice
 
Buon ferragosto a tutti! 😊
A presto 😊
Vale

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Capitolo 4
*** Concediamoci un po' di tempo ***


Concediamoci un po’ di tempo
 
Hermione non aveva nessuna voglia di vestirsi elegante e farsi accompagnare da Cormac a quella festa; avrebbe volentieri finto qualunque tipo di male. Nemmeno il pensiero di provare a far ingelosire Ron la faceva stare meglio e stimolava la sua grinta.
Ed ora era lì, davanti allo specchio, con quell’abito, che in circostanze diverse avrebbe senz’altro gradito molto di più. Immaginò ingenuamente che ad accompagnarla fosse Ron, ma si riscosse quasi subito da quei pensieri, lei non era ingenua, anzi tutto il contrario, aveva i piedi ben saldi a terra. Chiuse l’anta dell’armadio con un colpo deciso, era rassegnata alla triste verità, ma si ripromise di tenere McLaggen a debita distanza, non gli avrebbe di certo permesso di fare pensieri poco innocenti su di lei.
 
La ragazza uscì velocemente dalla Sala Comune, come se la sua fretta avesse potuto accelerare quella penosa serata.
Purtroppo per lei, incontrò quella calamità a metà strada e ovviamente dovette rallentare il suo passo.
“Hermione!”
Alzò gli occhi al cielo, si chiese che cosa avesse potuto fare di male per meritarsi quel ragazzo.
“Sei bellissima, stasera”
Complimento non gradito.
“Grazie, Cormac” un sorriso malinconico solcò il suo viso
 
Fortunatamente il tragitto da soli fu breve, arrivarono quasi subito a destinazione. Ma anche lì la situazione non migliorò: McLaggen cercava in tutti i modi un contatto fisico, che Hermione però non poteva e non voleva concedergli; il ragazzo tentò di avvicinarsi a lei, provando in quel modo con discrezione a baciarla, ma lei per l’ennesima volta stava per fare un passo indietro. Con quel gesto la ragazza andò contro qualcosa, o meglio qualcuno; si voltò lentamente.
“Ron!” cercò di contenere quella piacevole sorpresa, ma fu particolarmente difficile, dato che la gioia si poteva leggere nei suoi occhi
Anche lui sembrava essersi incantato a guardarla.
L’amico alzò lo sguardo dalla ragazza e si rivolse a Cormac.
“Posso rubartela, vero?”
Ma non attese la risposta e la afferrò per un braccio senza alcun preavviso, trascinandola via.
“Ron, ma come sei entrato? Gazza fa la guardia” era contenta di vederlo, ma quel dettaglio le sfuggiva e la sua mente non poteva fare a meno di pensarci
“Ora non ti deve interessare. Vieni con me” continuava a tirarla dietro sé senza nemmeno voltarsi
Era serio. All’improvviso si fermò e si voltò verso di lei.
“Quasi dimenticavo” si stava chiaramente imbarazzando e il suo sguardo scrutava ogni angolo della figura che aveva davanti “Sei bellissima”
Finalmente il complimento tanto atteso era arrivato. Cercò di contenere quel sorriso di compiacimento.
“Sì, bè, questo vestito può ingannare” guardava il suo abito quasi con disappunto
Ron si affrettò a puntualizzare “Ma io non intendevo solo stasera”
Hermione alzò lentamente lo sguardo sul ragazzo, come se avesse paura di svegliarsi da un sogno.
“Ronald, non mi prendere in giro” lo rimproverò con un lieve tremore nella voce
Quella frase lo lasciò spiazzato, forse, conoscendola, avrebbe dovuto aspettarsi una considerazione del genere. Ma lui aveva un piano B: le posò una mano dietro la schiena e la attirò con decisione a sé.
“Ron, ma che fai?” si stava agitando e perdendo totalmente il controllo della situazione
Poi fece scivolare la sua mano sinistra in quella destra della ragazza.
Finalmente Hermione capì le sue intenzioni.
“Ma tu non sai ballare” lo guardava dritto negli occhi, supplicando di evitare quel dolce contatto fisico
“E infatti dovrai guidarmi tu” le regalò un nervoso sorriso
L’amica cercò di riprendere il controllo del proprio corpo, rompendo per un momento il contatto visivo, e gli prese la mano che le aveva appoggiato sulla schiena.
“Tanto per iniziare questa deve essere più in alto”
Ron non fu molto contento di quella puntualizzazione. La ragazza gli posò una mano sulla spalla, ma un pensiero in quel momento le attraversò la mente e la portò a staccarsi all’improvviso da lui.
“Ma che stiamo facendo? Tu sei fidanzato con Lavanda” una paura ingiustificata per la verità e una naturale propensione all'onestà
Lui tentò di avvicinarsi di nuovo “Non mi importa. Hermione”
Le prese nuovamente la mano con un proposito diverso stavolta e la ragazza seguì quel gesto con lo sguardo, poi di nuovo gli occhi diventarono il principale obiettivo di entrambi.
“Ti amo” uscì una voce profonda dalla sua bocca, quasi irriconoscibile
Non poteva averlo detto sul serio, non sapeva cosa rispondergli, ma, quando si decise finalmente a ricambiare quella confessione, non le usciva nemmeno una sillaba. Ma cosa stava succedendo?
Ron però non notò quell’attimo di panico e la baciò all’improvviso, immobilizzandola. Per tutta risposta Hermione, dopo un attimo di confusione, ricambiò con enfasi quel dolce contatto, gettò le braccia intorno al suo collo per assaporare meglio quel momento ed anche lui si affrettò ad avvolgerla. Riaprì lentamente gli occhi, ma lui non c’era più davanti a lei; fece vagare lo sguardo a destra e a sinistra, ma del ragazzo neanche l’ombra. Le rimase solo quella dolce sensazione sulle labbra.



Si svegliò.

Era stato solo un sogno. Un bellissimo e dolcissimo sogno. Voleva rivivere quel momento, era stato troppo bello. Una lacrima le scese lungo il viso. Era tutto così reale, poteva ancora percepire le labbra di Ron sulle sue, il viso in fiamme per l’imbarazzo, la sua mano appena sopra il suo fondoschiena e quel sussurro che le confessava tutto il suo amore. Com’era possibile che fosse solo una proiezione della sua mente?
Tentò invano di riprendere sonno, ma non c’era modo di recuperare il sogno da dove lo aveva interrotto. Che fosse stata una premonizione? Sarebbe stato davvero meraviglioso, ma quella eventualità non era possibile.
Si sedette sul letto. Rifletté, ma non le riusciva pensare da tanto il suo umore fosse pessimo; quel maledetto sogno aveva peggiorato lo stato in cui riversava, sentirlo così vicino, in una situazione così intima, con il pensiero di non poterlo più rivivere, o vivere sarebbe più corretto, in quel modo le frantumava il cuore.
Alzò lo sguardo dal pavimento sconsolata e lo posò involontariamente su un oggetto che si trovava sul comodino. Lo prese e lo adagiò sul palmo della mano, lo osservò incupendosi ulteriormente. Un pensiero inquietante attraversò la mente ‘No, non posso farlo’.
Rimase a contemplare quell’oggetto. Al momento non vedeva una strada migliore. Una nuova lacrima scivolò sulla sua morbida pelle.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Salve a tutti!
Ditemi, è riuscita la sorpresa? Perché non ne sono così sicura…
Ebbene sì, la nostra Hermione ha sognato, la sua mente le ha semplicemente mostrato il suo più grande desiderio 😊
So che il capitolo è breve, ma mi serviva per introdurre la svolta narrativa e ovviamente per lasciare un po’ di suspence 😉
Si accettano scommesse sull’oggetto misterioso! 😉
Vi ringrazio di seguirmi e un ringraziamento speciale a HarryPotter394 e Oxis <3
A presto 😊
Baci :3

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Capitolo 5
*** Tempismo ***


Tempismo
 
Tempo. Forse Ron aveva solo bisogno di un po’ di tempo per fare chiarezza nel suo cuore. Ma la soluzione era lasciare Lavanda? Qualcosa ci trovava sicuramente in quella ragazza, le piaceva per qualche ragione, solo che in quel momento gli sfuggiva.
Ma anche il tempo era traditore, gli stava scivolando dalle mani, Hermione era andata a quella benedetta festa con McLaggen e lui non era riuscito ad impedirlo; lei non gli dava modo di pensarlo, ma iniziava a credere che Cormac potesse aver fatto breccia nel cuore della ragazza e a quel punto davvero non avrebbe avuto più speranze.
Come faceva a guadagnare tempo, per avere la possibilità di spiegare a Hermione quanto tenesse a lei e non volesse perderla, se la ragazza nemmeno gli rivolgeva la parola?
Più pensava a lei e più si rendeva conto di averla sempre amata. Si sentì immensamente stupido ad aver complicato tutto, iniziando quell’assurda relazione con Lavanda, aveva solo contribuito ad allontanarla e non era sua intenzione.
Come faceva a conquistarla, sapeva di non essere alla sua altezza e forse era un tentativo destinato a fallire. Quindi doveva rimanere con Lavanda perché non poteva aspirare alla ragazza che realmente amava? Insomma, era un Grifondoro, lo spirito di avventura e di azzardo sarebbe dovuto essere nella sua indole. Ma al momento quel coraggio sembrava essersi sopito.
 
 
Tempo. Anche nella mente di Hermione vagava quella parola. Solo che i motivi erano diversi. Un piano lei lo aveva, ma era rischioso, avrebbe compromesso molto di più del necessario ed era davvero un comportamento da irresponsabile.
Non sapeva cosa fare. In gioco c’erano i suoi sentimenti, ma non solo, anche quelli di Ron e persino quelli di Lavanda, che, in altre circostanze, le sarebbe stata indifferente.
Giocherellava con il medaglione che aveva al collo nella speranza che la sua mente producesse un’idea migliore.
La Sala Grande era vuota, tutti gli studenti erano in biblioteca per gli ultimi giorni di studio matto e disperatissimo, invece lei, che era perfettamente in pari, non ne aveva bisogno e stava lì, in un angolo, a riflettere sull’estremo gesto che stava per compiere.
“Hermione”
Una voce la riscosse da quei tristi pensieri.
“Harry” gli sorrise
“Stai bene?” quell’atteggiamento così pensieroso lo faceva preoccupare “Non studi?”
“Ho terminato”
“Ah già, giusto. Tu hai la Giratempo per stare dietro a tutti gli impegni” notò l’oggetto fra le mani della ragazza “Invece noi, poveri studenti, che non abbiamo questo onore, dobbiamo studiare giorno e notte” teneva un tono di scherno e di rimprovero
Gli fece un debole sorriso, ma non perse quello sguardo pensieroso.
“Harry?”
Cercò di attirare l’attenzione dell’amico, che si era seduto difronte a lei e si era immerso nella lettura di un libro.
“Dimmi”
 Sentiva la necessità di parlarne con qualcuno, ma nello stesso tempo, temeva di essere giudicata: lei non era solita fare quel genere di pensieri.
“N-niente”
Ma il ragazzo non era del tutto convinto che Hermione stesse bene, continuava a giocare con quel medaglione con lo sguardo perso nel vuoto.
“Mi dici cos’hai? O devo dedurlo?” le sorrise
Con quella frase aveva attirato l’attenzione dell’amica.
“Che vuoi dire?”
Una paura attraversò gli occhi di Hermione.
“E dai, credo lo sappia tutto Hogwarts, non solo io” la ragazza continuava a non capire e lui dovette esplicitare “Tu e Ron”
Automaticamente diventò rossa in volto “E-e che c’entriamo?”
Era decisamente più perspicace di norma, ma il momento era particolarmente imbarazzante.
“Il vostro allontanamento ha avuto un tempismo sospetto, Hermione. E poi non puoi mentirmi, vi conosco meglio di chiunque altro”
Era stata smascherata, ma tanto era ovvio che Harry sapesse tutto, era sulla sua spalla che aveva pianto in quel terribile giorno che Ron si era fidanzato con Lavanda.
“E dimmi, Hermione, hai per caso un piano per far scollare quella ragazza da Ron? Perché non credo la sopporti più”
“Cosa??”
Era una rivelazione per lei. Ron non sopportava Lavanda?
Per la verità il piano l’aveva, ma era indecisa sulla sua meschinità. Quello che però era uscito dalla bocca di Harry non le era passato inosservato e poteva solo che portarla all’azione.
Si alzò rapidamente e si avviò lungo i corridoi, ignorando lo sguardo perplesso dell’amico.
 
Percorreva la strada lentamente, sempre sovrappensiero, prese per l’ennesima volta in mano la Giratempo che aveva al collo ‘Cosa modifico?’
Stava svoltando l’angolo, iniziando a girare indietro il tempo, quando qualcuno si scontrò con lei.
“Scus” ma quando capì chi era, si bloccò “Ron”
“Ciao, Hermione. Scusa, sono di fretta” si stava allontanando senza nemmeno degnarla di uno sguardo, ma si bloccò poco dopo e fece qualche passo indietro “Hai per caso visto Harry?”
“È nella Sala Grande”
“Grazie” fece scivolare lo sguardo sulle mani della ragazza “Che stavi facendo?”
Gli avrebbe tanto voluto rispondere ‘la cosa giusta’, ma poi per chi lo sarebbe stata?
“Le lezioni sono finite, Hermione e mi giocherei la bacchetta che hai già terminato di studiare”
Non poteva nemmeno avere uno straccio di segreto che lui già leggeva i suoi propositi.
“Mi hai stufata, Ronald” ricominciò ad armeggiare con la Giratempo
“No, aspetta, Hermione, non volevo offenderti”
Afferrò le mani della ragazza per fermarla, ma involontariamente sfiorò il medaglione. Con quel disperato gesto, furono riportati entrambi indietro nel tempo.
L’amica si accorse troppo tardi di essersi trascinata dietro Ron e non poteva nemmeno fermare quel processo inverso che si era ormai azionato.
Mille volti passarono loro accanto e mentre quel viavai procedeva intorno a loro, i due ragazzi rimasero in religioso silenzio.
Il tempo finalmente si arrestò, entrambi ritrassero le mani dalla Giratempo e si guardarono.
“Hermione, dove ci hai portati?”
“Al giorno più brutto della mia vita” glielo disse con rassegnazione e tristezza, un sentimento che lui non sapeva ancora spiegarsi
 
Continua…

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Capitolo 6
*** Un'angolazione diversa ***


Un’angolazione diversa
 
Il piano di Hermione si era notevolmente complicato. Ma se fosse stato un segno? Qualcuno le voleva dire che stava sbagliando? Forse non avrebbe nemmeno dovuto pensare ad un possibile futuro con Ron.
 
Reduce da quelle domande, la ragazza riprese in mano la Giratempo per cercare un modo di tornare nel presente, ma Ron la fermò.
 
“Hermione, mi vuoi spiegare, per favore?”
 
“In realtà, tu non dovresti nemmeno essere qui”
 
Il ragazzo la guardò perplesso.
 
“Cosa volevi modificare?”
 
Non gli rispose, si limitò a fissarlo in quegli occhi cristallini. Si voltò e si avviò verso la Sala Comune, forse un po’ troppo lentamente perché Ron la seguì in silenzio.
 
“Non sai nemmeno dove stiamo andando, perché mi accompagni?”
 
“Perché mi fido di te, Hermione. E so che se lo fai, qualsiasi cosa essa sia, è per una buona ragione” le sorrise “E poi, non credo di avere molta scelta, o sbaglio?”
 
Si fidava di lei! Si sentì una stupida, con quel gesto lo stava tradendo, stava complottando contro di lui, contro il suo migliore amico. Sì, perché loro erano amici e così sarebbe dovuto essere per sempre. Altro che complotti e pensieri poco innocenti, tutto questo non era nella sua indole, quindi cosa stava facendo lì?
 
Erano ormai vicini alla Sala Comune dei Grifondoro, quando grida e schiamazzi invasero l’aria.
 
“È la finale di Quidditch?” 
 
Hermione lo guardò di sfuggita con imbarazzo, ma non gli rispose, tanto in pochi istanti avrebbe intuito le sue intenzioni.
 
I due ragazzi entrarono senza dare nell’occhio. Quel dettaglio non sfuggì a loro, non potevano essere visti per alcuna ragione.
 
La ragazza si rese conto solo in quel momento di non aver preso in considerazione il fatto che rivivere quel momento le avrebbe potuto dare una nuova ondata di sofferenza.
 
“Ma quello sono io”
 
Hermione buttò a lui un occhio e pensò ironicamente ‘Una perspicacia disarmante’. Ora l’aveva notata Lavanda accanto a lui, avrebbe tanto voluto schiantarla o comunque fermarla in qualche maniera, di modo che ‘più di una vita venisse salvata’; ripensò inevitabilmente alle parole di Silente la prima volta che usò quell’aggeggio per fini che non fossero strettamente legati allo studio. Abbassò lo sguardo sul suo collo, sulla Giratempo e si rese conto che in quel modo avrebbe salvato egoisticamente solo ed esclusivamente la sua vita. Non si sentiva degna nemmeno di essere parte della sua Casa. Lacrime amare le scesero giù dalle pupille umide.
 
“Mi dispiace, Ron. Scusami tanto”
 
E scappò via, lasciando il ragazzo profondamente perplesso. Rimase solo davanti a quella scena e fece appena in tempo a nascondersi dietro alla porta, prima che Hermione in lacrime gli passasse davanti, seguita poco dopo da Harry.
 
Il ragazzo rimase un momento a riflettere. Era avvenuto tutto così velocemente. Ci mise un momento per realizzare il motivo per cui erano tornati proprio in quel momento. Ma non poteva essere che Hermione volesse modificare qualcosa in quel giorno. E poi cosa? La vittoria? Solo in quel momento Ron realizzò cosa l’amica volesse cambiare.
 
Uscì rapidamente dalla Sala Comune. La voleva trovare, parlare con lei. Dei singhiozzi attirarono la sua attenzione e più camminava, più diventavano nitidi.
 
Finalmente arrivò alla fonte di quello strazio, ma non trovò esattamente quello che aveva in mente. Hermione piangeva disperata sulla spalla di Harry. Non azzardò ipotesi, anche se era tutto tristemente chiaro.
 
“Non stavo piangendo”
 
Una voce alle spalle riscosse il ragazzo dai pensieri. La guardò stranito e lei sapeva già di non essere riuscita a dissipare i suoi dubbi.
 
“Ron, ti devo delle spiegazioni” prese un respiro “E delle scuse” non sarebbe stato semplice ammettere i propri sentimenti, cercava di non guardarlo negli occhi, ma lo sguardo di lui non accennava a scollarsi da Hermione
 
La interruppe.
 
“Piangevi per me?”
 
Le guance della ragazza divamparono, non si era mai sentita così tanto in imbarazzo.
 
“Mi hai tirato addosso quegli uccellini perché eri gelosa di me??”
 
C’era una grande incredulità nella voce di Ron.
 
“Allora ti ho fatta soffrire”
 
Uscì un sussurro dalla bocca del ragazzo, più un pensiero espresso ad alta voce per la verità.
 
A quelle parole la ragazza si voltò verso di lui sorpresa, ma Ron proseguì ignorando quell'espressione.
 
“Ti devo io delle scuse”
 
La ragazza non chiese esplicitamente spiegazioni, ma il suo sguardo era interrogativo.
 
“Non era mia intenzione farti del male. Sono stato un idiota!”
 
Alzò leggermente la voce e Hermione si ridestò a quella tonalità.
 
“Sshh, Ronald. Ci sentiranno”
 
Lo afferrò per l’uniforme con l’intenzione di cercare un posto in cui nascondersi.
 
Scelse un posto appartato. Chiunque fosse passato da quelle parti avrebbe avuto sicuramente pensieri poco limpidi su quello che stavano facendo.
 
Hermione però ignorava questo dettaglio, si voltò verso l’amico, o più che amico dato lo sviluppo dei fatti.
 
“Credo che qui possa”
 
Non riuscì a terminare la frase che si perse inaspettatamente nei suoi occhi. La sua mano ancora stringeva il lembo di stoffa e inavvertitamente gli sfiorò il petto.
 
Le sembrò di rivivere il suo meraviglioso sogno, ma, a differenza di quella notte, in quel momento stava vivendo la realtà, o almeno loro lo erano, a dispetto di tutto ciò che li circondava.
 
Ron la guardava estasiato, avrebbe tanto voluto avvicinarsi a lei per stamparle un grosso bacio sulle labbra, ma non si azzardò a muovere un muscolo. Non si era mai soffermato ad ammirarla con una tale intensità e fu proprio in quel momento che si accorse di quanto i suoi sentimenti verso quella ragazza fossero sinceri e profondi.
 
“Ronald”
 
Sussurrò il suo nome.

“Mh?”

Persino quella flebile voce incantò il ragazzo. 
 
“Dobbiamo trovare un modo di uscire da questo pasticcio”
 
“Perché?”
 
Il ragazzo si offese a quella considerazione. Non gradiva la sua vicinanza?
 
“Come perché?! Siamo tornati indietro di più di sette giorni. Dovremo aspettare che trascorrano per tornare al presente”
 
Ron era quasi felice di quella notizia.
 
“E che problema c’è? Così mi stacco un po’ Lavanda di dosso”
 
Si stupì persino lui della considerazione che gli era uscita dalla bocca e guardò d’istinto Hermione, la quale era anch’essa profondamente scossa.
 
“Oddio, Ron! Che ti ho fatto?!”
 
Era piacevole sentire quelle parole, ma se fosse stata la magia a confonderlo? Lei non se lo sarebbe mai perdonata e sicuro non avrebbe voluto iniziare una relazione fondata su falsi sentimenti.
 
Continua…
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Inconvenienti...del tempo ***


Inconvenienti…del tempo
 
Ron e Hermione camminavano per quegli immensi corridoi e scalinate, cercando di dare il meno possibile nell’occhio. Era sceso il silenzio tra loro, non avevano la più pallida idea di come affrontare quella complessa situazione. E poi c’era l’imbarazzo, una fortissima vergogna che faceva divampare il viso di entrambi.
 
Erano ormai chiari i sentimenti che provavano l’uno per l’altra. O forse non ancora? Per lo meno loro non li avevano esplicitati a parole, erano rimaste fittizie insinuazioni. Solo che a Ron non era passato inosservato quel piano architettato dalla ragazza e a lei non era sfuggita la poca voglia di lui di ritornare alla normalità, o per lo meno all’abitudine che li contraddistingueva da qualche giorno.
 
“Hermione”
 
Una voce la fece riemergere dai pensieri e si voltò d’impulso verso Ron.
 
“Dimmi. Che c’è?”
 
Anche lui fu riscosso all’improvviso.
 
“Io non ho detto nulla”
 
“Ron”
 
Ancora la stessa voce ed entrambi i ragazzi si voltarono alle loro spalle.
 
“Harry!”
 
Paura sul viso dei suoi amici, ma lui ignorò quella reazione, il particolare che lo insospettì fu un altro.
 
“Vi siete chiariti?”
 
“Come??”
 
Hermione si stava agitando, non sarebbe dovuto avvenire quell’incontro. Erano stati imprudenti ed ora dovevano uscirne silenziosamente, come se quella conversazione non fosse mai avvenuta.
 
“Vi ho lasciati poche ore fa e vi stavate lanciando i coltelli”
 
“Ah già, è vero” Ron sforzò un sorriso per essere più convincente possibile, dopodiché si girò verso la ragazza con sguardo serio “E infatti io con una saputella come lei non parlo. Figuriamoci se mi faccio consigliare da lei su chi devo o non devo frequentare. È lei che continua con questa storia di lasciare Lavanda”
 
Quelle parole ferirono inaspettatamente Hermione, anche se in fondo capì anche lei che era una messinscena.
 
“E tu cosa hai fatto quando Victor mi ha accompagnata al Ballo del Ceppo?! Non mi risulta che tu abbia avuto delle riserve su di lui”
 
Harry interruppe quel litigio.
 
“Ok, ragazzi, ho capito. Vi lascio alle vostre questioni”
 
Appena l’amico si fu allontanato, a Ron arrivò un violento ceffone sul braccio.
 
“Ahia, Hermione. Ma sei impazzita?!”
 
“No, tu sei impazzito, Ronald! Ma che ti inventi??”
 
“Ci stava per scoprire, ho detto la prima cosa che mi è passata per la mente!”
 
Stavano entrambi alzando la voce senza nemmeno accorgersene.
 
“Magari potevi dire qualcosa di più sensato”
 
“Magari la prossima volta puoi farti venire in mente tu qualcosa, visto che sei tanto brava”
 
Hermione non aveva alcuna voglia di ascoltarlo, nel suo cuore sapeva che le parole uscite dalle loro bocche davanti ad Harry erano sincere e questo la faceva sentire male. Lo guardò con sguardo truce e proseguì il suo cammino a passo spedito.

Ecco, erano punto e a capo e lui non voleva litigare nuovamente con lei, si era accorto di tenere troppo a quella ragazza per rischiare di perderla di nuovo. 
 
“Hermione, ferma!”
 
Alzò gli occhi al cielo, forse rassegnato che i loro caratteri non combaciassero alla perfezione, ma le corse dietro e la prese per un braccio facendola voltare verso lui.
 
“Ronald, lasciami!” cercava di divincolarsi per sciogliersi da quella stretta presa “Mi fai male!”
 
“No, non ti lascio andare stavolta”

La ragazza bloccò all’improvviso i suoi tentativi di liberarsi e lo fissò.
 
“Hai ragione, non ho avuto riserve su Krum e ti dirò di più, forse sono stato fin troppo gentile nei suoi confronti”
 
“Ma che stai dicendo?”
 
Quelle parole l’avevano sconvolta e dalla sua bocca uscì solo un sussurro, il cuore cominciò a sbattere violentemente contro il suo petto.
 
“Quello che ti ho appena detto” stava acquisendo un roseo colorito sulle guance “Ti prego, non farmelo ripetere” scollò per mezzo secondo lo sguardo dalla ragazza per posarlo su un punto impreciso dietro lei
 
Un leggero sorriso sfuggì a Hermione.
 
Ron osservò quella dolce reazione e senza scollare gli occhi dalla bocca di lei, si avvicinò lentamente alla ragazza.
 
Non fecero nemmeno in tempo a socchiudere le palpebre, che una voce li interruppe, rompendo quella magia.
 
“Ron!”
 
Si voltarono entrambi verso la fonte di quel suono e videro Lavanda sconvolta davanti a quella scena. La ragazza scappò via dopo qualche istante senza nemmeno avere la forza di replicare.
 
Ron lasciò il braccio ad Hermione. Paura e imbarazzo si delineò sul viso di entrambi.
 
“Credo che ora siamo in guai seri” il ragazzo chiuse gli occhi e contrasse i muscoli per accentuare la gravità della situazione
 
“Ronald!” si portò una mano sul viso per la disperazione “Ma cosa hai combinato?!”
 
A quella affermazione Ron spalancò gli occhi su di lei, persino la vergogna e il terrore erano spariti.
 
“Io?! Quindi sarebbe colpa mia??”
 
“E chi è che mi ha bloccata?? Chi è che ha tentato di”
 
Non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola.
 
“Di?”
 
Hermione cercò di cambiare argomento.
 
“Abbiamo combinato un disastro Ron, abbiamo modificato il passato e nel modo peggiore che potessimo”
 
“Come facciamo a rimediare?”
 
Sperò che lei avesse una soluzione a quel pasticcio, dal momento che aveva soluzioni per ogni cosa.
 
“Possiamo fare solo una cosa”
 
“Quale?”
 
La ragazza aveva un’espressione mortificata e sofferente.
 
“La devi riconquistare”
 
“Come??”
 
Non poteva aver capito male, non potevano esserci stati fraintendimenti, ma in cuor suo ci sperava ancora. 
 
“Devi fare in modo che Lavanda ti perdoni nel passato”
 
Ora anche lo sguardo di Ron aveva perso ogni barlume di serenità.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti!
Eccomi qui, anche se in ritardo, ma ci sono ;) 
Sorpresa! Pare proprio che quel breve viaggetto nel tempo si sia rivelato un’apocalisse per i poveri Ron e Hermione XD
A presto 😊
Baci
-Vale
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Una sofferta dichiarazione ***


Una sofferta dichiarazione
 
La situazione si era notevolmente complicata. Nemmeno negli incubi più oscuri Hermione si sarebbe aspettata di dover aiutare Ron a riconquistare Lavanda, ma non se la sentiva di lasciare nelle mani di un imbranato come lui il loro destino.
 
Anche per Ron non era semplice, dopotutto la prima volta non aveva avuto bisogno di conquistarla, era stata lei, di sua spontanea volontà, a buttarsi tra le sue braccia. Non aveva la più pallida idea di come riconquistare la fiducia di Lavanda, non era molto afferrato in quel genere cose e per giunta non aveva nemmeno molta voglia di sforzarsi in quell’impresa, avrebbe sicuramente preferito rivolgere quelle attenzioni a qualcun altro e quel qualcuno lo aveva proprio davanti a sé.
 
“Ron, perché mi guardi in quel modo?”
 
Si era imbarazzata e anche lui aveva velocemente discosto da lei lo guardo.
 
“N-niente” cercò di concentrarsi su quella assurda missione “Allora, cosa devo fare?”
 
“Ron, io non conosco Lavanda”

“Però sei una ragazza”
 
Il ragazzo si accorse solo dopo dello sguardo assassino di Hermione e cercò di rimediare.
 
“Voglio dire che tu sai quello che vorrebbe una ragazza”
 
“Sì, ho capito cosa vuoi dire”
 
Cercò di mantenere la calma, non era certo il momento di litigare. Si prese un istante per riflettere.
 
“Ti devi dichiarare, Ron”
 
Scandì quelle parole con sicurezza, ma le accompagnò inevitabilmente con un sofferto sospiro. Non c’era altra soluzione e stavolta la pugnalata se l’era inferta da sola. Triste consapevolezza.
 
“M-mi devo dichiarare a Lavanda?!” un velo di paura negli occhi del ragazzo “Ma, Hermione, io non ho mai fatto nulla di simile”
 
Lei non sapeva come aiutarlo, doveva per forza essere lui a parlarle.
 
“Ok” si prese infiniti attimi per pensare e poi all’improvviso si voltò verso di lui come illuminata “Fai una prova con me”
 
“Come, scusa?”
 
Si imbarazzò per quello che le era appena uscito dalla bocca.
 
“Fai finta che io sia Lavanda. Cosa mi diresti?”
 
Ma come faceva a fingere di avere davanti Lavanda? Ron indugiò, ma poi la guardò ed inevitabilmente si perse nel suo sguardo. Si accorse in quel momento di quanto fosse bella. Furono proprio gli occhi della ragazza difronte a sé ad ispirarlo.
 
“So di non essere perfetto, ma ti prego perdonami”
 
A quelle frasi così dirette, il cuore di Hermione perse un battito, ma cercò di non palesare quell’emozione che l’aveva travolta all’improvviso.
 
“Non era mia intenzione ferirti. Sono stato uno stupido, ma non credo di poter vivere senza di te" si bloccò, la salivazione si era totalmente azzerata, ma le parole fluirono comunque, come se avessero vita propria "Perché ti amo”
 
La ragazza smise di respirare ed anche Ron quando si accorse in cuore suo di aver diretto quelle parole ad Hermione, cercò di recuperare.
 
“L-Lavanda, mi perdoni?”
 
L’amica ricominciò a respirare e ruppe il contatto visivo.
 
“B-bravo, Ron. La riconquisterai sicuramente” gli fece un mezzo sorriso e tentò di trattenere le lacrime, quelle dolci parole non erano rivolte a lei, doveva farsene una ragione “Ah, a proposito, portale anche dei fiori. Sono certa che apprezzerà”
 
“Dei fiori? Ed io dove li trovo?”
 
“Prima di raggiungere la tua fidanzata, passa per la serra di erbologia, la professoressa Sprite coltiva una spropositata varietà di fiori”
 
“E cosa prendo? Rose?”
 
Hermione rifletté un attimo e rispose alla sua domanda con aria sognante.
 
“Camelie. Camelie bianche. Ne troverai tantissime” non riuscì a reggere lo sguardo di Ron su di sé, le sembrò inspiegabilmente un addio “Vado ad evitare che il te del passato vi disturbi”
 
“Hermione?”
 
Ma in realtà non sapeva nemmeno lui cosa dirle, tutto quello che aveva nel cuore lo aveva professato pochi attimi prima, senza però che lei ne fosse pienamente consapevole.
 
“Ron, devi andare prima che sia troppo tardi”
 
L’avrebbe abbracciata, ma allontanò quell’impulso, avviandosi alla ricerca di Lavanda.
 
Una lacrima solcò il viso di Hermione, ma lei l’asciugò velocemente e proseguì il suo cammino.
 
 
 
 
 
Evitando qualsiasi studente e professore, Ron riuscì a raggiungere il giardino e cercò i fiori che l’amica gli aveva consigliato. Fece vagare lo sguardo ovunque, quando finalmente la sua attenzione fu attirata da un vasetto, in cui vi erano due steli. Erano gli unici fiori nei paraggi, ma lui non riusciva a capire, la ragazza gli aveva chiaramente detto che ce ne sarebbero dovuti essere di più. Senza ulteriori indugi prese le camelie e se ne andò velocemente.
 
 
 
Vagò per tutto il castello, quando finalmente, dopo quasi venti minuti, riuscì a trovare la sua fidanzata.
 
“Lavanda!”
 
Lei quando lo vide si bloccò e lo fissò con diffidenza. Quello sguardo fece paura a Ron, che distinto appurò che non fosse armata di bacchetta.
 
Dopo essersi ripreso, si ricordò dei fiori che teneva tra le mani e li porse a lei.
 
“Per te”
 
Accompagnò il gesto con un timido sorriso, ma lei non li prese.
 
“Che vuoi, Ron?”
 
Era arrivato il momento tanto temuto, doveva dichiararsi.
 
“Ecco, io”
 
Non sarebbe dovuto essere difficile, eppure non riusciva a trovare le parole giuste. Perché gli occhi di Lavanda non gli ispiravano le stesse cose?
 
“Scusa”
 
Solo quello riuscì a riferirle e poi non era nemmeno tanto sincero.
 
Lavanda per tutta risposta riprese il suo cammino, lasciando Ron in mezzo al corridoio e mortificato per non essere riuscito nell’impresa.
 
 
 
 
 
Hermione aveva visto con sollievo che Ron ed Harry erano a lezione, quindi non sarebbero stati un ostacolo e nemmeno lei stessa visto che era in biblioteca a studiare. Era soddisfatta di quelle notizie, almeno avevano un problema in meno da risolvere. Sarebbe stato tutto nelle mani di Ron e sperò davvero che non fallisse.
 
Forse aveva sperato troppo presto, perché girato l’angolo si trovò davanti proprio l’amico e la sua espressione era tutto tranne che rassicurante.
 
“Ron. Allora, com’è andata?” si accorse dei fiori che aveva in mano
 
Anche il ragazzo fece scivolare lo sguardo sui fiori e li porse a lei.
 
“Credo, che Lavanda non abbia gradito. Però sono i tuoi fiori preferiti, vero?” le sorrise
 
“Oh, Ron. Ma che hai combinato??”
 
“Non ci sono riuscito, mi dispiace”
 
Prese i fiori dalle mani dell’amico rassegnata “Sì, sono i miei fiori preferiti. Ma come facevi a saperlo?”
 
“Di solito si regalano le rose alla propria fidanzata, a nessuno sarebbero mai venute in mente le camelie”
 
La ragazza si riscosse da quel dolce momento.
 
“Ron, devi riprovare”
 
“No, Hermione, non riesco a proferire una sola parola davanti a lei”
 
“Ma sei andato così bene con me”
 
Non le rispose, la risposta era scontata e il pensiero di essa lasciò entrambi senza fiato.
 
Continua…
 

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Capitolo 9
*** Una soluzione poco gradita ***


Una soluzione poco gradita
 
In quel momento persino la genialità di Hermione cominciò a scemare. Ron aveva miseramente fallito e lei era talmente in ansia per un possibile, ma molto probabile, epilogo negativo, che non si soffermò nemmeno sul motivo.
 
“Ron, ora siamo davvero in guai seri”
 
“Hermione, ti ho già chiesto scusa. Non so perché, ma non riesco a dirle che la amo”
 
In realtà la ragione gli era chiara. Lei lo guardò come stranita a quell’affermazione.
 
“E allora perché con me sei riuscito?”
 
Una domanda troppo diretta, lo aveva incastrato e non sapeva cosa rispondere.
 
“Perché” assunse un colorito che troppo spesso nelle ultime ore lo stava caratterizzando “Perché sapevo che eri tu” cercò di rispondergli ovvio, ma si accorse di essere stato troppo ambiguo “C-cioè, non avevo seriamente Lavanda davanti a me. Non è facile dire a qualcuno che si ama guardandolo negli occhi” l’ultima frase fu più un incerto sussurro
 
Ne rimase inspiegabilmente delusa.
 
“Allora se la ami devi solo trovare un altro modo per comunicarlo a lei” la sua posizione diventava sempre più scomoda “Non so, potresti scriverle una lettera”
 
Rise amaramente difronte a quella soluzione e poi i suoi sentimenti per Lavanda non erano nemmeno sinceri.
 
“La incenerirebbe, ne sono sicuro. È troppo arrabbiata” rimase un momento a riflettere “Ma devo proprio riconquistarla? Voglio dire, lasciamo le cose come stanno”
 
Quell’idea era molto allettante per Hermione, ma al momento c’era in gioco molto più dei loro sentimenti, avevano interferito con il tempo e questo poteva diventare molto pericoloso.
 
“Ron, non ti stai impegnando per nulla. Cioè, non dico che tu sia un tipo molto diligente in tutto quello che fai, però stavolta non vedo proprio un briciolo di intenzione”
 
Non sapeva cosa risponderle. Si sentiva come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata.
 
“Certo che mi sto impegnando!” quelle insinuazioni, se pur forse vere, lo fecero alterare “Visto che sei così brava, perché non lo fai tu?!”
 
 “E cosa dovrei fare??”
 
“E che ne so? Fingi di essere me”
 
Quella considerazione fece bloccare entrambi.
 
“Come?” Hermione fu illuminata, ma allo stesso tempo fu terribilmente spaventata dall’idea che si era palesata nella sua mente “C’è un solo modo di fingere di essere te”
 
Anche Ron pensò alla stessa identica soluzione e anche a lui non fu gradita.
 
“Aspetta, non mi avrai preso sul serio, vero? Non vorrai” non riusciva nemmeno a dirlo
 
“Io non trovo altro modo, visto che qualcuno non ha il coraggio di dichiararsi alla ragazza con cui si sbaciucchia da più di una settimana” c’era rabbia e ribrezzo nella sua voce
 
“Bè, forse perché” ma neanche quelle parole uscirono dalla sua bocca
 
“Forse perché? Dai dimmelo, credo almeno di avere il diritto di saperlo, dato quello che sto per fare”
 
“Hermione, non credo sia una buona idea” cercò di schivare la domanda, abbassò il tono della voce, cercando di essere il più comprensivo e persuasivo possibile
 
“Non è divertente nemmeno per me” prese un respiro “E a parte questo, non abbiamo mai provato la Pozione Polisucco con questi presupposti. Posso sbagliarmi, ma credo sia pericoloso”
 
A quelle parole Ron iniziò ad allarmarsi.
 
“Hermione, dai, troviamo un’altra soluzione. Ci deve essere un altro modo, una qualsiasi altra maniera. Va bene, provo a scriverle una lettera, anche un centinaio di parole sdolcinate, alla fine ne avrà talmente abbastanza che dovrà perdonarmi. Ma non voglio che tu rischi per colpa mia”
 
Gli aveva pronunciato quel discorso - più un monologo per la verità – tutto d’un fiato e quelle parole fecero sorridere la ragazza.
 
“Da quando ti importa così tanto di me, Ronald?” fu più una provocazione che una domanda
 
“Da sempre” glielo disse in modo scontato, con una certa foga come se aspettasse da anni di pronunciare quelle parole
 
Prima di rispondere Hermione rimase un minuto a scrutarlo, quasi con diffidenza.
 
“Sai, ho la vaga impressione che questo tuo slancio di affetto rimarrà nel passato, ma fa sempre piacere sentirsi considerati”
 
“Hermione, non farlo” la supplicava di non cacciarsi nei guai, per la prima volta non era così sicuro della riuscita di un piano della ragazza
 
Per tutta risposta gli mise il palmo della mano davanti agli occhi.
 
“Ronald, ho bisogno di un tuo capello” acquisì un tono autorevole e attese un momento “Dovrò prenderlo con la forza se non me lo darai di tua spontanea volontà”
 
“Hermione, ti prego, come pensi di convincerla?”
 
Forse insinuandole un po’ di insicurezza l’avrebbe dissuasa.
 
“L’hai detto tu, sono una ragazza e conosco quello che vorrebbe sentirsi dire”
 
Per la verità a Ron non andava nemmeno giù che la ragazza entrasse letteralmente nei suoi panni e si sarebbe sicuramente calata alla perfezione, dato che non c’era ragazza in quella scuola che lo conoscesse meglio.
 
“Ronald, non te lo ripeto più. Non credere che io sia al settimo cielo. Quindi vediamo di chiudere alla svelta questa storia e di non ripeterla più” rivolgeva a lui quelle parole, quando era pienamente consapevole del fatto che fosse solo colpa sua
 
“E se i noi del passato si fanno vedere? Peggioriamo una situazione già sufficientemente grave”
 
“A quello dovrai pensare tu, Ronald, io non posso fare tutto”
 
Aveva ancora fra le mani i fiori che Ron le aveva regalato. Diede loro uno sguardo malinconico e il ragazzo seguì quell’espressione rattristandosi a sua volta. Alla fine Hermione glieli porse.
 
“Tieni, Ron, è chiaro che i fiori con lei non funzionano, dovrò trovare altre argomentazioni”
 
Li prese a malincuore. Glieli aveva donati con il cuore.
 
“Ma ci vuole troppo per preparare la Pozione Polisucco, come credi di fare?”
 
Un sorrisetto malizioso si dipinse sul viso della ragazza.
 
“Ho intenzione di rubarla”
 
“E a chi??”
 
Ron era sempre più spaventato. Che ne era stato della corretta e saggia Hermione Granger?
 
Continua…

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Capitolo 10
*** Io come te ***


Io come te
 
La seguiva, cercando di tenere il suo passo, in un ultimo disperato tentativo di dissuasione.
 
Hermione si stava avviando verso le scorte delle pozioni per buttarsi alla disperata ricerca della Pozione Polisucco.
 
Ron capì ben presto le intenzioni dell’amica.
 
“Non puoi rubare una pozione a Lumacorno. Ti espelleranno!”
 
L’aveva presa per la manica dell’uniforme per bloccare ulteriori incoscienti passi.
 
“Ronald, così non mi aiuti. Ho paura anch’io!”
 
 
 
 
Arrivarono incerti e spaventati a destinazione.
 
“Ron, resta fuori e dimmi se arriva qualcuno”
 
Si era sempre fidato dei piani dell’amica, ma stavolta non poteva consentirle un gesto così avventato e azzardato.
 
“No, Hermione, mi dispiace, ma non posso lasciartelo fare”
 
Le si era parato davanti, impedendole l’accesso alla stanza.
 
Alla ragazza però non sfuggì quella strana e improvvisa apprensione e un mezzo sorriso le si dipinse sul volto.
 
“Ron, apprezzo veramente tanto, ma non ci sono soluzioni migliori. Inoltre è il caso di sbrigarsi, più ritardiamo l’inevitabile e più rischiamo di essere scoperti”
 
Non replicava, ma la guardava preoccupato. Non poteva rischiare di perderla prima di averle rivelato i suoi sentimenti.
 
“Prima però ti devo dire una cosa”
 
Indugiò e la ragazza cercò di incitarlo a parlare, il tempo a loro disposizione era davvero limitato.
 
“Non puoi dirmela dopo?”
 
Di certo la ragazza non si sarebbe mai aspettata di sentirsi dire le parole che vagavano nella mente dell’amico.
 
“No, non credo di poter più aspettare”
 
E forse in cuor suo aveva atteso anche troppo.
 
“Ron, mi stai spaventando più di quanto non lo sia già”
 
“Scusa, hai ragione”
 
Era sconsolato e indugiava.
 
“Ehy. Mi dici che hai?”
 
Hermione si stava davvero preoccupando che potesse essere qualcosa di grave.
 
Il ragazzo prese un respiro e cercò di tenere gli occhi alti per riuscire a guardarla, ma gli era particolarmente difficile in quel momento.
 
“Per la verità, è da un po’ che devo dirtelo”
 
“Ok, Ron, respira e calmati. Non sto andando al patibolo. Me lo dirai quando avremo sistemato questa storia”
 
Fece per passare, ma lui la bloccò nuovamente.
 
“No, Hermione! Non posso più aspettare” cercava un coraggio che in quel momento gli era precluso “I-io credo di”
 
“Tu credi di?”
 
Anche a lei il cuore iniziava a perdere battiti per l’intensità con cui le aveva pronunciato quelle parole.
 
“I-insomma penso che tu”
 
Si era inaspettatamente perso nei suoi occhi.
 
“Che tu possa farcela”
 
Ruppe velocemente quel contatto visivo e si scostò improvvisamente per lasciarla passare. Non riusciva a dichiararsi a lei, l’ultima volta che aveva tentato di baciarla avevano combinato quel casino, quindi non era davvero il caso di confessarle i suoi sentimenti in un clima così teso.
 
Hermione lo guardò perplessa, aveva sperato in qualcosa che ora sapeva non sarebbe mai accaduto. Gli sorrise rassegnata.
 
“Grazie per la fiducia, Ronald”
 
Entrò e cercò quella dannata pozione. Avrebbe potuto evocarla con un semplice incantesimo, ma lei stessa indugiava in quel piano.
 
Purtroppo per lei la individuò velocemente, senza nemmeno dover ricorrere alla magia. L’ultima volta che aveva bevuto quella pozione si era trasformata in un gatto e quell’esperienza le aveva provocato una piccola fobia per quel genere di incantesimi. Ma stavolta sarebbe andata a colpo sicuro, non avrebbe assunto le sembianze del soggetto sbagliato. E forse anche quella eventualità iniziava a spaventarla a morte. E se davvero qualcosa non fosse funzionato? Doveva trasformarsi in un ragazzo, ma la sua personalità non sarebbe cambiata e insieme ad essa anche la voce sarebbe rimasta identica. Cercò di esaminare le caratteristiche di Ron, ma da imitare era davvero difficile. Non sapeva nemmeno le conseguenze che avrebbe avuto su di sé e forse era l’aspetto che avrebbe dovuto spaventarla di più.
 
Allontanò quei pensieri e uscì dalla stanza. Ron si soffermò sull’ampollina che la ragazza teneva tra le mani.
 
“Ronald, credo di avere bisogno dei tuoi vestiti”
 
Le guance del ragazzo si arrossarono.
 
“M-mi devo spogliare?”
 
L’amica alzò gli occhi al cielo per il fraintendimento.
 
“Ma sei cretino?? Dobbiamo passare per il dormitorio”
 
“C-certo. Lo avevo capito”
 
Hermione trattenne un sorriso, di certo non sarebbe riuscita a replicare quel suo lato ingenuo.
 
 
 
 
L’orario consentì ai due ragazzi di entrare e uscire dalla Sala Comune senza incontrare anima viva.
 
Una volta recuperati abiti più consoni per quell’impresa, si diressero verso lo stesso bagno che aveva fatto da sfondo alla prima volta in cui avevano ricorso a quella pozione.
 
Non ci fu nemmeno bisogno di richiedere a Ron quel capello. I loro sguardi parlavano da soli. Ma gli occhi del ragazzo tentarono un ultimo disperato tentativo di dissuasione.
 
“Ronald, ti prego”
 
Il ragazzo acconsentì a malincuore e aggiunse a quella poltiglia l’ultimo ingrediente.
 
“Ok, Ron, ora vai ad assicurarti che nessuno interferisca tra me e Lavanda”
 
Tentò di liquidarlo velocemente, non voleva che fosse presente quando si sarebbe trasformata.
 
L’amico acconsentì silenziosamente e si voltò con l’intenzione di andarsene, ma lei lo trattenne per un braccio costringendolo a voltarsi nuovamente verso di lei.
 
“Ron, se dovesse succedermi qualcosa”
 
“Hermione, non ti accadrà niente”
 
Solo l’idea di quella eventualità lo faceva tremare.
 
“No, Ron, ascoltami. Non sentirti in colpa, la responsabilità è mia, non avrei mai dovuto nemmeno pensare di tornare indietro nel tempo”
 
Il ragazzo aveva solo potuto immaginare il motivo che l’aveva spinta ad un simile gesto, ma i sensi di colpa li sentiva eccome, dopotutto era stato lui a fidanzarsi con una ragazza per cui non provava assolutamente niente.
 
“Hermione, appena torno nel presente - perché noi torneremo indietro - mollo Lavanda”
 
Le fece un’implicita promessa, ma quelle parole uscirono più dal cuore che dalla testa.
 
La lasciò senza fiato e non seppe nemmeno comunicargli la gioia che le aveva regalato.
 
Gli lasciò dolcemente il braccio e lui riprese il suo cammino.
 
Quando il ragazzo scomparve dalla sua vista, prese un respiro profondo ed ingurgitò velocemente la pozione. Un momento di attesa, in cui trattenne il respiro, ma pochi istanti dopo iniziò la sua dolorosa trasformazione. Quando percepì che quel processo fosse finito, si specchiò con reticenza.
 
“Wow”
 
Era diventata in tutto e per tutto Ronald Weasley. Si stupì, anche se gli effetti di quella pozione li conosceva molto bene.
 
“Ho ancora la mia voce. Devo cercare di renderla più profonda con Lavanda”
 
Si allontanò dallo specchio, aveva visto a sufficienza. Si sentì decisamente strana, ma non aveva tempo di abituarsi alla sua nuova identità, doveva sbrigarsi, perché aveva a disposizione solo un’ora di tempo per convincere Lavanda a perdonarla, o meglio a perdonare Ron.
 
Continua…
 
 

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Capitolo 11
*** Proviamo a fingere...ma i sentimenti sono reali ***


Proviamo a fingere…ma i sentimenti sono reali
 
Vagò per il castello in cerca di Lavanda. Alcuni luoghi al momento le erano preclusi, non poteva di certo entrare nel dormitorio femminile.
 
Provò a evitare qualunque incontro che potesse crearle problemi, ma i suoi tentativi furono vani.
 
“Ron”
 
La voce l’aveva riconosciuta, prese un respiro e si girò verso il suo interlocutore.
 
“H-Harry”
 
Il ragazzo la guardò sospettoso.
 
“Che hai alla voce?”
 
‘Diamine, la voce!’ a Hermione, presa dal panico, era sfuggito quell’importante dettaglio
 
Si schiarì la gola “Credo di essermi preso l’influenza”
 
L’amico rimase alquanto perplesso.
 
“Due minuti fa stavi benissimo”
 
“Magari me l’ha attaccata Lavanda. Non mi si scolla mai di dosso”
 
Impiegò inconsapevolmente un tono irritato, che per fortuna Harry ignorò.
 
“Ron, non so per quale ragione tu ti sia fidanzato con Lavanda, ma non credo sia quello che vuoi”
 
“Come??”
 
Hermione si era totalmente dimenticata di recitare la sua parte.
 
“E dai, Ron, non è così difficile intuire che ti piace Hermione”
 
Il cuore della ragazza perse parecchi battiti, prima di riuscire a realizzare quello che le era stato appena detto.
 
“Ehy, amico, non è così grave, non fare quella faccia. Certo, ora sarà più difficile liberarsi di Lavanda” attese una reazione che non arrivò “Hai almeno chiarito con Hermione o siete ancora in lite?”
 
“P-più o meno”
 
Harry era sempre meno convinto dello strano comportamento del suo interlocutore.
 
“Anche lei è rimasta piuttosto male da questa storia, quindi vedi di parlarle e di chiudere subito con Lavanda”
 
Detto ciò, se ne andò, lasciandola in mezzo al corridoio, sola e palesemente sconvolta.
 
‘Ron è innamorato di me?? Ed io come faccio a far tornare insieme lui e Lavanda dopo questa notizia?! Ma se fosse vero me lo avrebbe detto, o no? Hermione, calma, non è il momento di farsi prendere dal panico e di avere dubbi. È l’unico modo per tornare indietro. Ora che ci penso, prima mi ha detto che voleva mollarla. Bè ovvio, lo sta assillando. E se non fosse solo per quello?’
 
I numerosi e controversi pensieri della ragazza furono interrotti da Lavanda, che presa dai sensi di colpa per aver rifiutato il suo fidanzato, si era lanciata alla sua disperata ricerca.
 
“Ron, finalmente ti ho trovato”
 
“Lavanda”
 
La ragazza si avvicinava ‘minacciosamente’, ma Hermione d’istinto indietreggiò prudentemente.
 
“Perché ti allontani?”
 
“P-perché non mi sento molto bene e non vorrei attaccarti qualcosa”
 
Lavanda rimase perplessa, temeva che la volesse rifiutare. Ma sentendo la sua voce, finì con il crederci.
 
“Ron, ti piace la Granger?”
 
Non sapeva cosa risponderle, probabilmente, a detta di Harry, lui avrebbe confermato e anche lei avrebbe tanto voluto che fosse vero.
 
“Assolutamente no, Lavanda. Come potrebbe piacermi una ragazza così ottusa?!” le sorrise per essere più convincente possibile “Allora, mi perdoni, vero?”
 
“Certo che ti perdono, Ron”
 
Si stava avvicinando, con un intento poco innocente.
 
“Lavanda, continuo a non sentirmi bene. Che ne dici, rimandiamo?”
 
E detto ciò si avviò verso un posto più appartato. Sentiva che gli effetti della pozione cominciavano a svanire.
 
Nel tragitto si soffermò sulle sue mani e notò che stavano inesorabilmente tornando normali. La sua corsa fu presto interrotta, si scontrò con qualcuno. Impiegò un momento ad alzare lo sguardo. Temeva di trovarsi davanti la persona sbagliata ed era un’eventualità alquanto probabile.
 
“Ron?”
 
Davanti a lei c’era l’amico, ma non sapeva se fosse quello giusto.
 
“Hermione, stai tornando in te”
 
La ragazza tirò un sospiro di sollievo a quella considerazione.
 
“Sei riuscita? Lavanda mi ha perdonato?”
 
“Sì, anzi, mi si stava lanciando addosso”
 
Ron non sapeva se essere felice oppure no all’udire quelle notizie.
 
“Non hai dovuto faticare molto allora”
 
“Quella ragazza ti ama davvero, Ron. Io non ho fatto proprio nulla, ti avrebbe perdonato comunque”
 
Ripensò alle parole di Harry, ma il suo buon cuore la fece arrivare ad una triste conclusione.
 
“Non lasciarla quando torniamo nel presente”
 
“Cosa??” quella richiesta fece male al ragazzo, gli diede l’apparente certezza di non essere ricambiato “Ma, Hermione, io non sono innamorato di lei!”
 
“E di chi allora?”
 
Quella domanda le uscì spontanea senza che lei potesse frenare la lingua. Era chiaramente esasperata da quella situazione.
 
Ron le stava per rispondere, era intenzionato ad essere sincero con lei, peccato che la ragazza difronte a lui stesse inesorabilmente scomparendo.
 
“Hermione”
 
Sussurrò il suo nome con paura e sorpresa.
 
“Che c’è?”
 
Lui la indicò e lei d’istinto si guardò. Poi alzò terrorizzata lo sguardo sull’amico e la stessa cosa stava accadendo a lui.
 
“Anche tu”
 
In un attimo diventò tutto nero difronte a loro e, senza che se ne accorgessero, si ritrovarono ognuno nel proprio letto.
 
Hermione non riusciva a capire. Aveva sognato ancora? No, stavolta non era un sogno, indossava ancora i vestiti dell'amico e al suo collo vi era il medaglione. Ma allora cos’era successo? Gli effetti della Giratempo erano svaniti? Più probabile, ma non aveva comunque senso. Forse riportando il passato alla normalità erano riusciti a ritornare indietro. Non aveva risposta per quelle domande, ma aveva davvero paura a uscire dal dormitorio e scoprire cosa fosse realmente accaduto.
 
Continua…

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Capitolo 12
*** Vuoti di memoria...e dubbi ***


Vuoti di memoria…e dubbi
 
Hermione dovette trovare davvero tanto coraggio e uscire dal dormitorio, il dubbio di quello che potesse essere successo la stava logorando dentro.
 
Prima si cambiò e ripose accuratamente la Giratempo nel cassetto del suo comodino. Probabilmente dopo quell’ultima avventura non sarebbe tornata ad usarla molto presto.
 
Desiderava incontrare l’amico per restituirgli i vestiti e per appurare che stesse bene.
 
Lo intravide in lontananza sulle scale e d’istinto gli sorrise, correndogli incontro - più un passo veloce, per la verità, per non dare troppo nell'occhio - .
 
“Ron. Come stai?”
 
Il ragazzo la guardò interdetto e lei non riuscì a capire quella sua reazione, così provò a proseguire.
 
“Secondo te, cos’è successo?” lo fissava negli occhi “Non trovi sia strano?”
 
“Hermione, ma di cosa accidenti stai parlando?” la guardava con diffidenza “E questi vestiti di chi sono?”
 
La ragazza rimase talmente sorpresa della reazione dell’amico che ci mise un po’ a ritornare lucida e rispondergli. Ma ora come faceva a dirgli che erano suoi?
 
“T-tuoi, Ron”
 
Magari quel dettaglio avrebbe potuto fargli tornare la memoria.
 
“E tu cosa ci fai con i miei vestiti??” si imbarazzò nel formulare la domanda, forse un pensiero poco innocente gli era passato per la mente
 
Hermione non sapeva cosa ribattere. Per quale altro motivo avrebbe dovuto avere i suoi abiti se non per spacciarsi per lui con la Pozione Polisucco?
 
Quella titubanza fece insospettire Ron.
 
“Hermione, c’è qualcosa che non mi vuoi dire?”
 
“P-perché?”
 
Anche lei iniziava a diventare rossa in volto.
 
“Perché non è così abituale che tu giri per Hogwarts con i miei vestiti”
 
La ragazza prese un respiro, doveva essere chiara se voleva avere delle risposte.
 
“Ron, credo tu abbia perso la memoria e non ricordi”
 
La interruppe.
 
“Oh no, aspetta, vuoi dirmi che io e te” sgranò gli occhi al solo pensiero di quell’eventualità
 
“Ma che hai capito?”
 
Lui però non accennava a calmarsi.
 
“Qualsiasi cosa io abbia fatto, mi dispiace, non era mia intenzione, non lo ricordo nemmeno. C-credo sia stato un errore, anche perché io sto con Lavanda”
 
E detto ciò se ne andò a testa bassa e con un profondo imbarazzo, lasciando l’amica nel bel mezzo delle scale.
 
‘Ma cosa diamine gli è preso?! Non ricorda e per giunta pensa che io e lui siamo stati insieme?? Assurdo!’
 
Ma non poteva lasciar cadere in quel modo la conversazione, doveva assolutamente chiarire con lui.
 
Si avviò nella direzione in cui lo aveva visto sparire ed entrò nella Sala Grande, dove lo trovò da solo seduto davanti ad un libro. Per fortuna di Lavanda non vi era nemmeno l’ombra e nemmeno di Harry, così avrebbero potuto parlare tranquillamente.
 
Si avvicinò a lui e una considerazione le venne spontanea.
 
“Da quando studi, Ronald?"
 
Il ragazzo alzò la testa spaventato alla sola idea che lei lo avesse raggiunto. Seguì con terrore e diffidenza i movimenti che la ragazza faceva nel sedersi difronte a lui.
 
Hermione appoggiò quei vestiti tanto temuti sul tavolo.
 
“Ron, questi sono i tuoi vestiti, ma non li ho per il motivo che pensi”
 
Anche lei si stava imbarazzando a trattare quei discorsi.
 
Il ragazzo faceva vagare lo sguardo dai vestiti alla ragazza in modo compulsivo.
 
“Ohi, Ron, calmati, ti sto dicendo che tra noi non è successo nulla”
 
‘E poi se anche fosse?’ si rese conto dopo che quello era un pensiero poco consono, dato che Ron era spaventato alla sola idea di loro due insieme
 
“E-e allora quelli come fai ad averli tu?”
 
Hermione sospirò, si stava spazientendo, troppi guai in pochissimo tempo le erano piombati addosso e si riteneva pure responsabile. Iniziava a maledire il giorno in cui le era stato concesso il privilegio di usufruire dei vantaggi della Giratempo.
 
“Siamo tornati indietro nel tempo, Ronald” attese una reazione che non arrivò “Ed io ho dovuto usare la Pozione Polisucco per fingere di essere te e sistemare il casino che avevamo creato”
 
Cercò di riassumere quel viaggio oltre tempo.
 
Ron rifletté un momento “E cosa abbiamo combinato?”
 
“Mi credi??”
 
Non era così sicura di essere stata convincente.
 
“Non hai motivo di mentirmi, o sbaglio? E poi perché non dovrei fidarmi di te?!”
 
Tutta quella fiducia risposta in lei, le fece sfuggire un sorriso, ma restava comunque il problema il raccontargli del loro bacio mancato. Non riusciva a trovare il coraggio di dirgli che le loro labbra si erano quasi sfiorate e che Lavanda li aveva visti, non era in grado di trovare le parole giuste e formulare un pensiero di senso compiuto.
 
“Nulla di grave, Ron” gli rivolse un sorriso poco convinto “Ti lascio studiare in santa pace”
 
“Ma, Hermione”
 
La ragazza si alzò e si avviò velocemente verso il corridoio. Si fermò appena fuori dalla Sala, era profondamente delusa che il suo amico non ricordasse quello che avevano vissuto insieme, quelle piccole attenzioni che le erano state rivolte. Non riusciva ancora a capire come solo a lui fosse stata cancellata la memoria, probabilmente la Giratempo custodiva ancora dei segreti per lei e sicuramente non sarebbero stati tali per molto tempo.
 
 
 
Continua…

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Capitolo 13
*** Un tempo tiranno ***


Un tempo tiranno
 
Hermione non conosceva altri posti che potessero rispondere alle sue domande meglio della biblioteca di Hogwarts. Eppure per la prima volta nella sua vita temeva quei libri. Li aveva sempre visti come un’ancora di salvezza nelle situazioni più disperate, mentre in quel caso la spaventava conoscere le conseguenze di quell’amnesia. Oppure semplicemente era dispiaciuta per il fatto che Ron non ricordasse il loro avvicinamento.
 
Si imbarazzò a quei pensieri e tornò sul libro aperto davanti a sé. Un paragrafo in particolare attirò la sua attenzione.
 
Effetti collaterali
 
Da quando la Giratempo aveva questo genere di problemi? Nessuno ne aveva mai parlato a lei e dava per scontato che l’unico problema fosse non farsi scoprire dai sé del passato. Ma a quanto sembrava la situazione era alquanto più complessa.
 
Il paragrafo elencava diverse situazioni in cui poteva essere necessario tornare indietro nel tempo.
 
La ragazza fece scorrere velocemente i sotto paragrafi, quando finalmente arrivò a quello che faceva al caso suo.
 
Sentimenti contrastanti
 
In quel loro breve viaggio i sentimenti erano sicuramente stati i protagonisti, ma non riusciva ancora a capire come questo avesse potuto influire sulla mente dell’amico. Così proseguì silenziosamente nella lettura.
 
|Nei casi in cui il mago sia sentimentalmente confuso, l’uso della Giratempo viene altamente sconsigliato, se nella sfera d’azione sono presenti tutti i soggetti convolti. Vi è il rischio di amnesia a breve o lungo termine per quanto riguarda gli eventi avvenuti durante il salto temporale|
 
Hermione non riuscì a decifrare subito quelle parole. Si parlava di confusione in quello scritto: quindi significava che Ron era confuso?
 
Si paralizzò quando le affiorarono alla mente le parole di Harry; l’amico le aveva rivelato involontariamente i sentimenti di Ron, credendo che davanti a lui ci fosse effettivamente il suo migliore amico e non Hermione che si faceva passare per lui.
 
“E dai, Ron, non è così difficile intuire che ti piace Hermione”
 
Ma la mente della ragazza faceva una certa fatica a prendere seriamente in considerazione quell’eventualità, non poteva di certo essere vero, Harry doveva aver inteso male.
 
Rileggeva quelle poche righe di testo per riuscire a trovare una spiegazione più plausibile, ma arrivava sempre alla stessa conclusione: Ron aveva perso la memoria perché stava con Lavanda, ma nel suo cuore era innamorato di lei.
 
“Hermione”
 
Una voce la riscosse dai pensieri e chiuse d’istinto il libro, imbarazzandosi.
 
“Harry”
 
Al ragazzo insospettì l’atteggiamento dell’amica.
 
“Non avevi finito di studiare?” la risposta gli sembrava scontata e lesse il titolo del libro che la ragazza si era affrettata a chiudere "‘Misteri e Segreti del Tempo’? Non l’ho mai visto questo libro. Che esame stai preparando?”
 
“N-nessuno. Lo stavo leggendo per curiosità”
 
Si alzò e lo ripose, con l’intenzione di congedarsi il prima possibile.
 
“Hermione, stai bene?”
 
Lei gli rivolse un mezzo sorriso, prima di uscire dalla biblioteca, lasciando Harry perplesso per la seconda volta nel giro di una manciata di ore.
 
 
 
 
Le parole che aveva letto la stavano agitando. Se fosse stato vero che quell’amnesia era dovuta ad una confusione sentimentale, lei come avrebbe fatto ad annullare quegli effetti collaterali? E poi era davvero quello che voleva? Non lo avrebbe confuso ulteriormente?
 
In quel momento quella confusa stava diventando lei, ma solo nella mente, perché il suo cuore non era mai stato più sicuro dell’amore che provava per quel ragazzo.
 
Passeggiava per i corridoi con l’intenzione di tornare nella Sala Comune, quando si imbatté in McLaggen. D’istinto si bloccò e cercò una via d’uscita, ma ormai lui l’aveva vista e la sua educazione le consigliò di salutarlo cordialmente.
 
“Ciao, Cormac”
 
“Ciao, Hermione”
 
Non faceva altro che squadrarla quando era davanti a lui. Quell’atteggiamento la metteva notevolmente in soggezione.
 
“Come stai?”
 
Insomma, si vedevano praticamente tutti i giorni, non poteva essere cambiato poi molto. Solo un viaggetto indietro di una settimana dopotutto, ma questo non poteva cerco confessarlo a lui.
 
“Tutto bene, grazie” gli sorrise “Se mi vuoi scusare, dovrei”
 
La fissò imbarazzato negli occhi e si scostò leggermente per farla passare.
 
“Certo, Hermione. Ci si vede”
 
Stava per avviarsi, quando un pensiero le attraversò la mente: lei aveva avuto la certezza dei suoi sentimenti nel momento in cui Ron si era fidanzato con Lavanda. E se la gelosia avesse stimolato anche i ricordi di Ron, mettendo ordine nel suo cuore? Perché alla fine il problema doveva proprio essere quello, stava con Lavanda, ma gli piaceva un’altra ragazza e questo più volte aveva cercato di farlo capire a Hermione.
 
Si faceva schifo da sola a pensare ad un piano così viscido, però alla fine faceva felici tutti e valeva la pena fare un tentativo.
 
Si voltò nuovamente. Era ancora poco convinta.
 
“Cormac!”
 
Il ragazzo, sentendo il suo nome, ritornò velocemente indietro, sorpreso, ma palesemente contento di quell’avvenimento così straordinario.
 
“M-mi hai chiamato? Dimmi”
 
Era talmente assurdo e contro la sua natura che non riusciva nemmeno a pronunciare quelle parole.
 
“Sei libero stasera?”
 
McLaggen la guardò stupito. Credette di sognare. Hermione Granger stava dando appuntamento a lui? Per quella sera stessa?
 
“C-certo, Hermione”
 
La ragazza in cuor suo sperava rifiutasse, non voleva di certo replicare l’incubo del suo sogno, dove Cormac faceva di tutto per metterle le mani addosso. Ma infondo era per aiutare Ron e anche per aiutare se stessa. Forse un po’ meno il ragazzo che in quel momento era difronte a lei, visto che lo avrebbe terribilmente deluso.
 
“Bene. Allora ci troviamo in Sala Comune dopo cena?”
 
Era sicura che a quell’ora Ron li avrebbe visti.
 
“Ok” la guardò con soddisfazione e trasporto “A più tardi allora”
 
Stavolta fu lui a girare i tacchi per primo.
 
Si sentì davvero una pessima persona ad imbrogliarlo in un modo così viscido, ma non aveva altre soluzioni e decisamente in quell'occasione non si riconosceva neppure lei.
 


Continua…

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Capitolo 14
*** Prevedibili gelosie ***


Prevedibili gelosie
 
Quella sera tanto aspettata, ma allo stesso tempo tanto temuta, era arrivata.
 
Hermione continuava ad essere poco convinta del suo piano, ma ormai non poteva tirarsi indietro e poteva solo pregare che fosse la scelta giusta.
 
Aveva davanti a lei McLaggen, ma non riuscì a prestargli molta attenzione, la mente della ragazza viaggiava per altri mondi, o meglio su altre persone.
 
“Hermione?”
 
La voce di Cormac la riportò alla realtà.
 
“Dimmi”
 
Quel ragazzo non poteva essere stato più fortunato di così. Fino a qualche ora prima non avrebbe di certo sperato che la ruota avrebbe potuto iniziare a girare in suo favore. Ma un flash lo disattese nelle sue intenzioni.
 
“Mi sono scordato un libro in aula” era davvero dispiaciuto per dover interrompere quel momento così bello “Mi aspetti?” aveva decisamente paura di non trovarla più al suo ritorno
 
“Ma certo, Cormac, non mi muovo”
 
Gli sorrise ed era quasi sollevata per quell’imprevisto.
 
McLaggen uscì dalla Sala Comune passando accanto a Ron, che era appena entrato e aveva notato l’insolita vicinanza tra l’amica e quel ragazzo. Istintivamente si mise a fissare sovrappensiero Hermione e quando lei se ne accorse cercò di sviare quello sguardo in preda all’imbarazzo.
 
Hermione si alzò con l’intenzione di entrare nel dormitorio, non riusciva a reggere lo sguardo dell’amico su di sé. In sostanza, non riusciva in quel suo assurdo piano senza avere la percezione che fosse un errore.
 
Ron la fermò inaspettatamente per un braccio. Lei tardò a girarsi verso di lui, prima voleva calmarsi ed evitare che si notasse il rossore sul suo viso, che percepiva stesse andando letteralmente in fiamme.
 
“Hermione, da quando ti vedi con Cormac?”
 
“D-da stasera”
 
Lui rimase interdetto e profondamente sorpreso. Non pensava di ricevere una conferma, sperava di aver inteso male.
 
“E perché non me lo hai detto?”
 
A quella domanda Hermione non seppe più controllarsi. Si liberò dalla presa dell’amico ed iniziò ad inveirgli contro. Un atteggiamento dovuto sicuramente dal nervosismo accumulato in quel momento.
 
“Non mi risulta che ti sia preso il disturbo di parlarmi di te e Lavanda!” cercò di calmarsi senza scollare gli occhi infuriati da lui “E poi a te che importa? Io esco con chi voglio”
 
Non c’era studente che non si fosse girato verso di lei con un'espressione sorpresa e persino sul viso di Ron si era delineata quella stessa espressione.
 
La ragazza si guardò intorno ancora più imbarazzata, rendendosi conto di avere esagerato, così abbassò il tono della voce.
 
“Non dirmi che sei geloso, Ronald”
 
Provò a provocarlo, riacquistando il dominio di sé e proseguendo nella sua idea originaria.
 
“Ma assolutamente no!” iniziò anche lui ad imbarazzarsi “Sei tu a lamentarti della presenza di McLaggen. Dici che ti infastidisce quando ci prova con te, quindi mi sembra strano che ti butti tra le sue braccia di tua spontanea volontà. Ma se sei contenta tu, a me va bene”
 
“No che non sono contenta, Ron!”
 
Non era riuscita a frenare la lingua, quelle parole erano uscite dalla sua bocca come un fiume in piena. Si portò una mano davanti alla bocca spaventata, ma ormai il danno era stato fatto.
 
“Come??”
 
Ron credeva di aver capito male.
 
“N-non sono contenta, perché è parecchio appiccicoso” fece un mezzo sorriso per essere più credibile possibile “Ma tu puoi capirmi, no?”
 
Lui era sempre più interdetto.
 
“Hermione, ti ha fatto del male?”
 
A quella domanda lo guardò sorpresa. Aveva dato davvero quell’impressione?
 
“No, Ron”
 
“Ne sei proprio sicura? Perché gli faccio rimpiangere di essere nato”
 
Alla ragazza sfuggì un sorriso. L’amico era all’improvviso diventato particolarmente determinato a dare una lezione a McLaggen e questo suo stato d’ira era scattato alla sola idea che quel ragazzo le avesse potuto fare del male.
 
“Grazie, Ronald, ma non è necessario arrivare a tanto”
 
“Bè, comunque, se ti avesse fatto del male, me lo diresti vero?”
 
Però Hermione in quel momento aveva la percezione di sentire più suo padre che il ragazzo di cui lei era innamorata.
 
“Certo, Ron”
 
In quel modo non gli avrebbe di certo fatto recuperare la memoria.
 
“Ron, sei pronto per gli esami?” gli sorrise “Perché se sei indietro, potrei prestarti la Giratempo”
 
Un altro disperato tentativo
 
Attese una sua reazione, ma lui la fissò stranito.
 
“La Giratempo?”
 
“Sì. Pensaci, io intanto vado a recuperare Cormac. Deve essersi perso da qualche parte nel castello”
 
Proferì quelle parole con serenità e naturalezza. Le aveva fatto piacere che Ron si fosse preoccupato per lei, quindi il suo umore non poteva che essere alto, anche se le sue intenzioni erano ben lontane dalla realizzazione.
 
Si stava allontanando con la speranza di essere richiamata indietro. Quando vide che il suo cammino non veniva interrotto, si voltò lei.
 
“Ron, sai che oggi ho letto che la Giratempo può avere degli effetti collaterali? Sorprendente, vero?” fece una pausa “Tu non sei confuso sentimentalmente, giusto?” gli sorrise per far sembrare quella una semplice curiosità e quasi una battuta “Altrimenti te la sconsiglierei caldamente”
 
Non attese la reazione e uscì dalla Sala Comune.
 
Ad un certo punto della conversazione il ragazzo aveva perso il filo del discorso e non riuscì nemmeno a comprendere tutti quei riferimenti alla Giratempo. L’unica cosa ad essere certa era la gelosia che si stava risvegliando nel suo cuore.
 
 
Continua…

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Capitolo 15
*** Qualche piccolo dettaglio ***


Qualche piccolo dettaglio
 
Ron non riusciva davvero a capire cosa fosse preso all’amica. Aveva iniziato a frequentare Cormac McLaggen da un giorno all’altro, senza dare il minino segno di interesse verso quel ragazzo.
 
Questo per lui era davvero troppo. Poteva anche sopportare che lei non gli rivolgesse la parola, ma non le avrebbe di certo più permesso di frequentare un altro sotto il suo naso.
 
Hermione era strana ultimamente, parlava di cose che lui non riusciva a comprendere. Voleva trovarla e chiarire una volta per tutte. E dichiararsi? Forse, o forse no. Insomma, un modo per riuscire a farle lasciare McLaggen doveva pur trovarlo. L’avrebbe baciata se necessario? Probabile, non che non ne avesse una gran voglia, ma non sapeva se fosse consono. Ma dopotutto al diavolo Lavanda e maledetto quel giorno che si era messo con lei. E infondo maledetto lui per non aver capito prima i suoi sentimenti.
 
Aveva trovato la giusta carica e il coraggio per parlarle con il cuore in mano.
 
Non sapeva però dove fosse Hermione, era un periodo che non gli era concesso conoscere ogni spostamento della ragazza. La sfortuna o la fortuna volle che si imbatté proprio in Cormac. Forse lui aveva qualche informazione in più.
 
Dovette davvero fare uno sforzo enorme per riuscire a non Schiantarlo.
 
“McLaggen, hai per caso visto Hermione?”
 
“E a te che importa, Weasley?”
 
Desiderava chiudere velocemente quella conversazione, ma quell’ottuso ragazzo non rendeva l’impresa facile.
 
“Cormac, non voglio litigare, dimmi solo dov’è Hermione. Devo parlarle”
 
“E farla soffrire ancora?”
 
“Immagino che non siano affari tuoi, quindi” rifletté successivamente sulle sue parole “Aspetta, come?”
 
McLaggen alzò gli occhi al soffitto, infastidito dalla poca perspicacia dell’altro.
 
“Possibile che non te ne sia accorto? Problemi tuoi, Weasley, perché ora Hermione è già impegnata e puoi contarci che lo sarà per molto tempo”
 
Ron si stava stufando e aveva putato la bacchetta contro il suo rivale. Era al limite della pazienza.
 
“Ascoltami bene, mi sto veramente stancando di te e delle tue insinuazioni. Dimmi dov’è Hermione o puoi stare certo che tornerà single senza nemmeno accorgersene”
 
Cormac non fece in tempo a difendersi, che alle spalle di Ron una voce lo distrasse.
 
“Ma cosa diavolo fate voi due?”
 
Ron si girò d’istinto, con ancora la bacchetta alzata.
 
“Vuoi per caso Schiantare anche me?”
 
Il ragazzo ripose l’arma velocemente.
 
“Hermione, ti stavo cercando, d-dovrei parlarti”
 
Il coraggio era un po’ scemato, ma, ora che l’aveva finalmente davanti, non poteva certo tirarsi indietro.
 
La ragazza notò l’incertezza di Ron e si rivolse a McLaggen.
 
“Cormac, ci dai un momento?”
 
La guardò sbigottito, ma non osò ribattere e si allontanò, fulminando entrambi.
 
Hermione si accertò di essere rimasta solo con l’amico, prima di rivolgersi a lui.
 
“Allora, mi dici che hai?”
 
Lui non riusciva a scollare gli occhi dal viso della ragazza. Non fiatò, ma continuò a guardarla.
 
“Ron”
 
L’amica sussurrò il suo nome con la speranza di riportarlo alla realtà.
 
“Hermione, ti ho già detto che hai degli occhi bellissimi?”
 
Lei credette di aver capito male, ma quando vide che il ragazzo sembrava come ipnotizzato, iniziò a preoccuparsi. Pensò subito agli effetti della Giratempo e temette di avergli fatto ancora più male rispetto a quanto dichiarato da quel libro.
 
“No, Ron, non mi hai mai detto una cosa simile in tutta la tua vita”
 
Ma lui continuava a guardarla incantato e lei iniziò ad imbarazzarsi seriamente.
 
“Ron”
 
Gli passò una mano davanti al viso per discostare il suo sguardo. Lui iniziò a sbattere gli occhi, ma continuava a non reagire.
 
“Ron, ti prego, mi stai facendo preoccupare”
 
Il ragazzo finalmente reagì a quelle parole, ma non nel modo in cui lei si sarebbe mai aspettata. Il viso del giovane si stava avvicinando a quello di Hermione.
 
“Ron”
 
Tentò di richiamarlo un’ultima volta, ma in realtà quel rimprovero era rivolto a lei stessa. La sua mente le diceva di scostarsi, ma il suo corpo non muoveva un solo muscolo per liberarsi da quell’incresciosa situazione.
 
“Hermione, non credo di sentirmi molto bene”
 
Sussurrò a lei appena prima che le loro labbra si unissero, bloccando le sue intenzioni. Lei stava per chiudere gli occhi, ma quella frase la richiamò da quel gesto.
 
Lo vedeva instabile come se stesse per svenire. Lo prese d’istinto per le spalle.
 
“Ron, è colpa mia”
 
Lui non indietreggiò da lei. Rimasero con quell’ennesimo bacio in sospeso.
 
Il ragazzo non riusciva a capire le parole dell’amica, sentiva solo un forte capogiro e martelli nella testa.
 
“Scusami, ti prego”
 
Lei continuava ad essere dispiaciuta.
 
“Hermione, sto troppo male per comprendere quello che vuoi dirmi”
 
Fu lei ad allontanarsi per prima da lui, senza però smettere di reggerlo. Aveva davvero l’aria di cadere da un momento all’altro.
 
Lui la invitava ad essere più comprensiva, ma lei conosceva davvero pochi modi per accogliere la richiesta di Ron.
 
“Cormac non significa nulla”
 
Le stava venendo da piangere. Ma lo stato di Ron stava peggiorando, quindi tentò di trattenere le lacrime.
 
“Ron, devi andare in infermeria”
 
“N-no, prima devo dirti una cosa” chiuse gli occhi per contenere il dolore “Nemmeno Lavanda significa qualcosa per me”
 
Ma come faceva a trattenere le lacrime dopo quella rivelazione?
 
“Ron, è colpa mia se stai male, mi dispiace”
 
“Se ti riferisci a McLaggen”
 
Avrebbe avuto voglia di scherzare anche in punto di morte e quella considerazione fece sfuggire un sorriso ad entrambi.
 
Il ragazzo teneva gli occhi socchiusi, persino la luce iniziava a dargli fastidio. Ma riuscì comunque ad intravederla.
 
“Forse non ti ho nemmeno detto che anche il tuo sorriso è bellissimo”
 
Paradossalmente si rese conto di essere sul precipizio e non era così sicuro di avere altre occasioni per far sapere alla ragazza difronte a sé quello che realmente pensava.
 
Proferì quelle ultime parole prima di chiudere totalmente gli occhi. Hermione sentì sulle braccia il peso di Ron aumentare e non riuscì a reggerlo. Si accasciò sulla spalla di lei.
 
"Ron!"

La ragazza non osò muoversi per paura di farlo cadere.
 
Cercò la bacchetta e pensò a qualche incantesimo per aiutarlo.
 
“Wingardium Leviosa”
 
Lo fece levitare per accostarlo delicatamente alla parete di lato a loro. A quel punto, la ragazza non perse tempo, si lanciò a suoi piedi ed iniziò a schiaffeggiarlo per rianimarlo.
 
“Ron, per l’amor del cielo!”
 
Si stava davvero spaventando e si affrettò a sentire il battito del polso, ma per fortuna quello era presente e il cuore pulsava regolarmente. Tutti i parametri vitali erano presenti.
 
Hermione non riuscì più a trattenere le lacrime.
 
“Ron, ti prego, svegliati”
 
Soffocò d’istinto i singhiozzi sulla spalla dell’amico.
 
“Per favore, non posso pensare che tu stia male per colpa mia”
 
Sussurrava nell’orecchio del ragazzo e un fiume di lacrime stava inumidendo il collo della sua camicia.
 
“Hermione, finiscila di piangere”
 
Una flebile voce fece aprire gli occhi alla ragazza e cessò suppliche e singhiozzi.
 
“Ron”
 
Si alzò dalla spalla dell’amico per guardarlo negli occhi e un grande sorriso si dipinse sul volto di lei.
 
Hermione d’impulso, senza nemmeno pensare, stampò un grosso bacio sulle labbra del ragazzo. Ron rimase immobile.
 
Lei si staccò imbarazzata e spaventata, portandosi una mano davanti alla bocca.
 
“Miseriaccia, Hermione! Dovevo rischiare di morire per avere un tuo bacio?!”
 
In quel momento la ragazza era talmente provata che non riuscì nemmeno a comprendere pienamente quelle parole.
 
“Ti prego, dimmi che ricordi”
 
“Come abbiamo fatto a tornare indietro dal passato? Questa parte mi sfugge, Hermione”
 
L’amica - sì, bè, ora diventa complesso definirla tale - ricominciò a respirare e sorrise, davvero felice che quell’incubo fosse finalmente finito. E Cormac vi era compreso.
 
 
Continua…
 

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Capitolo 16
*** Un malinconico risveglio ***


Un malinconico risveglio
 
Un bacio. Un semplice bacio. Ma loro non si erano mai soffermati su quanto un contatto, in apparenza banale, potesse diventare un pensiero fisso, una sensazione così magnificamente unica, che potesse percorrere solo le menti e i corpi di due ferventi innamorati.
 
Però come avrebbero fatto a parlarsi di nuovo dopo l’esperienza che avevano vissuto e le effusioni che si erano quasi o scambiati, insomma poco importava se i baci mancati fossero stati un paio, alla fine ciò che contava era che le loro labbra si fossero realmente sfiorate in un’unica vera magica unione.
 
Ron finalmente ricordava ogni singolo dettaglio del loro viaggio nel tempo. Ma un particolare ancora sfuggiva al ragazzo: perché non aveva ancora lasciato Lavanda? Forse però l’ora era tarda per affrontare un simile discorso, avrebbe aspettato l’indomani e in quel momento le avrebbe rivelato i suoi veri sentimenti, che non erano rivolti a lei, ma ad Hermione. Avrebbe sicuramente usato tanto tatto - dopotutto Lavanda era rinomata per i suoi attacchi di ira - ma sarebbe stato estremamente sincero. Se lo ripromise: basta ripensamenti e sentimenti repressi, era davvero deciso a chiudere per sempre con la sua fidanzata e stare con la ragazza, a cui, probabilmente, avrebbe dovuto rivelare fin da subito i suoi sentimenti.
 
Il giovane dai capelli scarlatti percorreva i corridoi di Hogwarts con una nuova energia nelle vene, quella insopportabile - o adorabile – spocchiosa gli aveva donato, senza esserne pienamente cosciente, una nuova ragione di vita.
 
E alla stessa ora e per gli stessi corridoi, anche una giovane bruna stava rientrando in Sala Comune per concludere una lunga giornata di esami. Era estenuata, ma anche nella sua mente era presente sempre e solo un pensiero, un incontro, una vicinanza inusuale, che aveva suggellato un legame d’amicizia – che forse in fondo non era mai stato tale – trasformandolo in un potente amore, una passione assopita e un’attrazione, tutt’altro che fatale.
 
L’aveva conquistata, lui non sapeva ancora capire come, dato che ogni attenzione che gli veniva riservata era di puro disinteresse a livello sentimentale.
 
L’aveva conquistato, lei, ragazza razionale e dalle alte doti intellettive, non riusciva a capirne logicamente il modo, ma lui dava l'impressione di essere pronto ad impegnarsi con lei.
 
Percorrevano lo stesso corridoio infondo, ma da due lati opposti del castello. Era la metafora della loro storia? Erano totalmente diversi, ma così fortemente destinati ad uno stesso fato, che, volente o nolente, li avrebbe uniti per sempre, avrebbe intrecciato le loro vite in un gomitolo della stessa matassa, per non sgrovigliarne più i fili.
 
Quella sera avevano la medesima destinazione: la Sala Comune dei Grifondoro. Ma anche nel cuore una bussola puntava nella stessa direzione: ad Est, il punto dove il loro Sole sorgeva.  
 
Un passo sostenuto e una gran voglia di vedersi, e forse abbracciarsi, caratterizzava i due giovani. Avevano una infinita brama di perdersi l’uno tra le braccia dell’altra. Si sarebbero corsi incontro a braccia aperte o il contegno e la riservatezza avrebbero frenato quell’istinto in Hermione? O quell’istinto avrebbe risvegliato il contegno e la riservatezza in Ron?
 
Era amore? Ne erano certi? E allora perché non se l’erano ancora detti, guardandosi negli occhi? Magari sussurrandolo, per non rendere partecipi muri e quadri del profondo sentimento che stava scoppiando loro nel cuore.
 
E se quel bacio non fosse significato nulla per loro? Insomma, da quel momento non ne avevano ancora apertamente parlato. E se Ron non avesse alcuna intenzione di lasciare Lavanda? E se Hermione, presa da un attimo di follia e di apprensione, si fosse buttata tra le braccia dell’amico solo per sciogliere una tensione accumulata?
 
Erano vicini. Così dannatamente prossimi a raggiungere l’incrocio del loro cuore. Il luogo dove si sarebbero incontrati di nuovo. Ma stavolta era diverso, più simile ad un primo incontro, che ad un ennesimo appuntamento tra vecchi amici e compagni d’avventura. Un appuntamento che però loro non si erano dati, si sarebbero incontrati alla stessa ora e nello stesso luogo per una imbarazzante combinazione di astri e costellazioni.
 
Pochi passi ancora li dividevano, un angolo e si sarebbero trovati difronte alla Signora Grassa. Svoltarono contemporaneamente con dubbi e certezze nella mente e nel cuore.
 
E si videro.
 
Non parlarono subito, si scrutarono nei dettagli. Quegli stessi dettagli che forse non avevano mai osato notare, per paura di violare un codice. Il codice dell’amicizia. Ma ora quello stesso codice era stato spezzato e in quella sporca impresa ci aveva messo lo zampino un casto bacio.
 
Si imbarazzarono, quando notarono gli sguardi che trafiggevano vicendevolmente i loro corpi. Scrutarono le mura, distogliendo gli occhi dalla figura difronte a loro.
 
“Ciao, Ronald”
 
La ragazza ruppe il ghiaccio.
 
“Ciao, Hermione”
 
Ma subito dopo un grande sorriso si dipinse sul volto di entrambi contemporaneamente.
 
“Che dici, entriamo?”
 
Propose il ragazzo, una volta che la tensione fosse in apparenza sciolta. Lui si stava avviando, ma un presentimento della bruna bloccò quelle intenzioni.
 
“No, aspetta, prima devo dirti una cosa”
 
“Dimmi”
 
“Ti amo, Ronald Weasley”
 
Si commosse inaspettatamente a quelle parole, lui, che di duro non aveva proprio niente, si sciolse davanti alla dichiarazione della ragazza.
 
“Ti amo, Hermione Granger”
 
Le orecchie della ragazza udirono una dolce armonia.
 
Nessun testimone di quel vicendevole scambio di promesse d’amore. Solo loro e il battito del loro cuore.
 
Entrarono nella Sala Comune, ma essa era talmente affollata, che non fu concessa loro nemmeno una carezza o parole poco misurate.
 
Entrarono presto nei dormitori, dopo essersi scambiati la buonanotte.
 
Ma la notte si sa non sempre porta consiglio.
 
 
 
L’alba, tanto attesa da Hermione, arrivò. Sapeva già che sarebbe stata una magnifica giornata. Si levò velocemente con un sorriso sulle labbra. Indossò velocemente la sua uniforme. Si specchiò, ma si vide troppo formale, insomma dopotutto Ron avrebbe potuto gradire qualche bottone - un paio, non di più - slacciato sul petto, quella cravatta allentata per rendere visibile il collo nudo e quella candida camicia libera sulle onde della gonna.
 
La voce di Ginny la fece sobbalzare e le spense per un istante quel sorrisetto angelico stampato in volto.
 
“Hermione, chi ti ha fatto perdere la testa?”
 
Si scambiarono un’occhiata dallo specchio. Ma cosa le diceva a fare che era suo fratello ad averla completamente incantata?
 
“Era ora, Hermione!”
 
“Già”
 
Qualcuno bussò con veemenza alla porta, rompendo quel magico momento.
 
“Ragazze, sono Harry, vi prego, apritemi, un’urgenza”
 
Aveva il fiato corto e un velo di terrore nella voce.
 
Hermione si fiondò sulla soglia e la spalancò, senza nemmeno pensarci.
 
“Ron, è stato avvelenato, è in infermeria”
 
Lo oltrepassò e corse, corse come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, corse fino a perdere il fiato. Harry non aveva nemmeno fatto in tempo ad informarla che il pericolo era scampato, che l’amico si sarebbe presto ripreso. Perché lei aveva più urgenza di vedere che di sapere. La stessa urgenza che ebbero le sue lacrime di scendere e di inondare quegli stessi corridoi percorsi qualche ora prima con spensieratezza e gioia.
 
Corse fino a che le gambe le fecero male, finché il sudore le imperlò la fronte e ringraziò la sua vanità per averle suggerito di sbottonare la camicetta e allentare la cravatta.
 
Arrivò, non seppe ancora come, ma lei raggiunse l’infermeria viva, nessun infarto a metà strada la colse di sorpresa.

E lo vide: giaceva privo di sensi, tra quelle candide lenzuola. Si avvicinò a lui, sfiorò le sue lunghe dita e sussurrò.
 
“Ron, sono qui”
 
Si sedette sfinita sulla sedia accanto a lui e pregò che lui aprisse gli occhi in quell’istante. Desiderava con tutta se stessa rivedere quegli occhi cristallini, li amava almeno tanto quanto amava lui. E continuava a ripetere con un fil di voce tra le labbra.
 
“Sono qui”
 
Quelle stesse labbra che presto o tardi lui avrebbe dovuto riassaporare, perché la loro storia era appena iniziata e nessun veleno avrebbe potuto interromperla e strapparle l’amato dalle braccia.
 
E poi, in tutto quel tormento, arrivò lei, l’inizio di ogni sua disgrazia, l’ultima persona che avrebbe voluto dover vedere in un momento simile.
 
“Lui dov’è? Dov’è il mio Ron-Ron?” si avventò sulle sbarre del letto, senza il minimo ritegno del luogo in cui si ritrovasse “Ditemi, ha chiesto di me?”
 
L’ansia di Lavanda si trasformò in rabbia, quando vide che accanto al suo fidanzato, vi era Hermione.
 
“Che ci fa lei qui?”
 
Hermione non ci vide più, si alzò di scatto e le inveì contro.
 
“Potrei farti la stessa domanda”
 
L’altra ribatté con prontezza.
 
“Si dà il caso che io sia la sua ragazza”
 
“Ed io la sua” cosa? Cos’era? Non ne avevano mai discusso, per lo meno non ancora “A-amica”
 
Ecco cos’era per lui, era solo un’amica, una confidente e niente di più. Quel ti amo che si era scambiati cosa poteva valere, se Ron non era ancora riuscito a lasciare Lavanda e a raccontarle la verità.
 
Poi una voce, un confuso sussurro attirò l’attenzione di tutti i presenti.
 
“Her”
 
La ragazza accanto a lui si concentrò per cogliere quello che lui volesse pronunciare.
 
“Hermione”
 
Stava sognando lei? Ma non le importò poi molto il motivo per il quale, in quello stato comatoso, Ron l’avesse chiamata. Lei si risedette, prendendo la sua mano tra le sue e stette lì accanto, con un sorriso soddisfatto sulle labbra a contemplare il suo innamorato.

​E stavolta fu Lavanda a scappare via, in preda alla disperazione e con le lacrime agli occhi.
 
 
 
 
Passarono un paio di giorni, Ron si riprese completamente fisicamente, ma qualcosa tornò a non funzionare nella sua mente ed Hermione se ne accorse subito: mai un accenno a loro, mai un gesto carino, mai un ti amo. Aveva di nuovo perso la memoria? Ma stavolta non era colpa della Giratempo - lei non avrebbe più potuto consultare libri o provare con disperati baci a fargli riaffiorare i ricordi - ma del destino, di un fato crudele, che, così come li aveva uniti, tornò a dividerli inesorabilmente.
 
L’unico aspetto positivo era il ritorno alla normalità. Erano tornati ad essere il Trio. Harry, Ron e Hermione, da buoni amici, trascorrevano i pomeriggi insieme e insieme risolvevano problemi. La bruna era tornata ad essere per il rosso una confidente, una compagna d’avventura e di studi. Le battute di Ron tornarono ad essere per Hermione l’unico modo per sentirlo accanto a sé.

Di Lavanda nemmeno più l’ombra nella vita del ragazzo.
 
E i sentimenti? Quelli rimasero immutati da entrambe le parti.
 
 
Fine.
 
Spazio dell’autrice
 
Ed eccoci arrivati alla fine.
Spero che il finale vi si piaciuto. Vi ha sorpreso? Deluso?
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito, perché i vostri pareri mi hanno motivata a fare sempre meglio (e spero ovviamente di esserci riuscita) <3 Ringrazio di cuore coloro che hanno inserito la storia nelle preferite, ricordate e seguite <3
Un ringraziamento speciale alla dedicataria HarryPotter394 che mi ha sempre supportata <3
E che dire, mi manca già non scrivere più questa storia, ma per ogni inizio c’è sempre una fine, quindi alla prossima FF 😊
Baci :3
-Vale

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