La luna e l'oscurità

di Nimiunee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un amore diverso ***
Capitolo 2: *** Tutto ha inizio! ***
Capitolo 3: *** Luoghi inesplorati ***
Capitolo 4: *** L'ultima casa accogliente ***
Capitolo 5: *** Fin giù nell'oscurità. ***
Capitolo 6: *** Attimi di pace ***
Capitolo 7: *** Ery Galen ***
Capitolo 8: *** Ricordi: 1°parte. ***
Capitolo 9: *** Ricordi 2° parte ***
Capitolo 10: *** Dubbi ***



Capitolo 1
*** Un amore diverso ***


 

Capitolo I:    L'inizio di una storia

“Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l'amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce, forse, più forte di prima.”.


Nella terra di mezzo, in un boschetto vicino alla città di Dale, c'era un piccola casa dove vivevano due persone completamente diversi; Li univa il sentimento più forte e indistruttibile al mondo: l'amore.
La prima volta che il nano Uthen vide l'elfa Calien fu in una notte d'inverno; Era come vedere la luce nella completa oscurità. Intorno a loro, la neve scendeva lentamente e delicatamente toccava il terreno ormai privo di qualsiasi foglia d'autunno, il cielo era illuminato dalle prime stelle della notte e lei, con il suo incantevole vestito bianco, camminava leggiadra tra la neve e i fiocchi che si adagiavano lungo la sua lunga chioma scura. Ogni cosa intorno a loro prendeva vita, come le prime luci dell'alba che illuminavano il paesaggio lasciando andar via la tetra notte.
All'inizio, non riuscivano ad accettare i loro sentimenti che pian piano diventavano sempre più forti; Lui era un nano proveniente dalla stirpe di Thràr, caratterizzata da un insolita barba lunga di colore rossa, con un viso rude ma con occhi dolci e gentili, lei era un elfa appartenente alla dinastia degli Avari o Moriquendi (elfi della notte): la sua lunga chioma corvino era diversa da qualsiasi altro elfo e i suoi occhi, coloro verde chiaro, richiamavano la prima erba verde che germoglia dopo l'inverno.

“Siamo troppo diversi” dissero insieme, ripensando, in modo divertente, alla loro differenza di altezza e dai diversi mondi in cui appartenevano.

“Non tutti gli essere umani sono uguali, ciò nonostante accentano le loro differenze.. perchè deve essere diverso per noi? Perchè io ho le orecchie a punta e tu no?” disse Calien con voce delicata.

 

Si guardarono negli occhi e risero insieme.

 

"Guarda, se mi abbasso e mi inginocchio, sono uguale a te! non c'è nulla di diverso tra noi!”.

Uthen incominciò a pensare alle sue parole e capì che dopo tutto, aveva ragione; Pieno di emozioni, si lasciò andare come non aveva mai fatto prima. Accetto il suo amore e accettò di amare lei, il quale era disposta a rinunciare alla sua immortalità per lui.

Ma tornare a casa era impossibile, nessuno avrebbe mai capito le loro decisioni; Quindi, decisero di vivere li, dove si erano incontrati la prima volta, anni fa.

Uthen, costruì una piccola dimora di legno e pietra adatta a loro; E poco tempo dopo, furono benedetti dalla nascita di una bellissima bambina; Finalmente la loro vita era completa.

 

La chiamarono Isil.

Ci volle un po' di tempo per capire che aspetto avrebbe potuto avere, ma l'avrebbero amata per ciò che era veramente.

 

Dopo un po di anni Isil crebbe, assomigliando molto alla madre; Era una mezzelfa di una bellezza surreale! L'unica differenza era negli occhi, un blu notte cosi intenso che poteva essere paragonato all'oscurità stessa. Era poco più alta del padre ma aveva un fisico asciutto, agile e forte, proprio come il suo.

 

La vita trascorreva felice e con una calma apparente che, di li a poco, si sarebbe trasformata in tragedia.

 

“Preparatevi, dobbiamo andarcene! Portate ciò che è necessario.” disse Uthen

“Cosa succede? Non avevi detto che gli orchi si erano allontanati?!”

“ Avranno sentito qualche odore o suono e sono ritornati, dobbiamo proteggere nostra figlia, Calien!”.

"La porteremo nella città di Dale.. li ci sono delle guardie, che potranno proteggerci”.

Il tempo di dire quelle ultime parole che un gruppo di orchi, corse verso la loro casa puntando le loro armi.

Uthen prese velocemente in braccio Isil e la nascose sotto il suo cappotto ed con la moglie, corse nel fitto della foresta.

Gli orchi non davano loro tregua! L'inseguivano e scoccavano frecce con l'obiettivo di ucciderli; Stremati, si nascosero dentro ad un incavo di un grande albero e presero la decisione più difficile al mondo.

“Calien, gli orchi non hanno visto Isil.. dobbiamo lasciarla qui nascosta cosi loro inseguiranno noi”

“ Come farà da sola?” disse lei.

“Conosce la strada per Dale, se portiamo gli orchi abbastanza lontano lei riuscirà ad arrivarci”.

 

Calien acconsentì e si girò verso la sua adorata figlia.

“Isil... mia preziosa luna.. ora devi fare una cosa per me! capito?”

“Si, mamma!" rispose Isil con voce delicata e tremante.

“Devi correre... correre il più velocemente possibile e non devi mai voltarti.. neanche se non ci vedi ritornare, capito?”.

“Si, madre”.

“Calien, ora dobbiamo andare! rivolgendosi alla figlia".

“Tu rimani nascosta fino a quando non ti senti sicura di dover uscire. Ricordati sempre a chi appartieni e non dimenticarlo mai!” disse appoggiando delicatamente la sua fronte su quella della figlia.

 

All'improvviso il gruppo di orchi comparve poco lontano e i genitori di Isil presero a correre. Lei era certa che non li avrebbe più rivisti e studiò ogni linea del loro viso per imprimerli nella sua mente, quando incominciarono a correre lontana da lei.

Successivamente vide che la strada era libera e si mise a correre il più velocemente possibile. Tutta quella situazione la rese debole ma continuò a correre, fino a mancarle l'aria dal petto.

 

Da lontano, sentì delle urla e poi il silenzio più totale.

“Cosa sarà successo?” pensò.

Aspettò pochi secondi prima di riprendere a correre ma all'improvviso un orco comparve dalla foresta, minacciandola. Lei non sapeva cosa fare e si rimise a correre ma l'orco la raggiunse, buttandola a terra; La stava quasi per uccidere ma una spada venne conficcata nella testa di quell'essere, uccidendolo.

Tutto successe in modo rapido, senza dagli possibilità di metabolizzare tutto ciò che gli era accaduto. Non riuscì a capire come fosse possibile ma prima di svenire vide un ragazzo correre verso di lei, con aria preoccupata.

L'unica cosa che riusci a vedere, di quella figura misteriosa prima di perdere i sensi, furono i suoi occhi chiari e i capelli lunghi e scuri.









Nota dell'autore:

Salve, il mio nome è Nimiune e questa è la prima storia che pubblico.

Premetto che non sono una scrittrice provetto ma ho sempre amato scrivere ma non ho avuto mai i coraggio di far leggere i miei racconti; sono una vera fan de Signore degli anelli e del Lo hobbit ed ho sempre immaginato una storia d'amore tra un ipotetico personaggio e uno inventato da me.

Da li è iniziata la mia idea e speriamo, grazie a voi, possa continuare.

Spero che vi piaccia il primo capitolo del racconto, potrei esserne solo felice.

Che la casa di Durin vi protegga sempre.

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Capitolo 2
*** Tutto ha inizio! ***


Capitolo 1: Tutto ha inizio.
 
Isil si risvegliò improvvisamente, agitata a causa di un brutto sogno; L'odore di cenere invadeva le sue narici e i raggi del sole illuminavano la sua stanza, obbligandola a nascondensi tra le morbide coperte di seta.

“Non è possibile, neanche i ricordi mi lasciano dormire.." disse alzandosi lentamente dal letto, stropicciandosi gli occhi.

Con la mano tastò la parte di materasso accanto a se trovandola vuota e fredda, pensò, di essere da sola. Fece per alzarsi, ma una voce roca e profonda interruppe i suoi pensieri.

“Dovresti riposare... hai lavorato per giorni nel villaggio degli uomini”.

Isil si girò di scatto, spaventandosi.

“Thorin! mi hai messo paura.. quando sei ritornato!?”.

“Da un pò" rispose lui appoggiandosi sull'uscio “Ti guardavo dormire e non volevo disturbarti.. ti ho visto molto agitata!” alzando il dito, indicò, il coltello conficcato nella sedia vicino a letto.

Il suo viso divenne pressoché rosso dalla vergogna, stranita dal non ricordarselo.

“Devo stare attento quando dormo con te, Isil” ammise con tono divertito “I soliti incubi?" domandò entrando nella stanza con passo lento e fiero.
“Quelli, ormai, non mi lasceranno mai più andare.. li porterò sempre con me, per tutta la vita.. tu invece? dormire non fa per te?”
“Ormai l'insonnia la porterò con me per tutta la vita” rispose avvicinandosi e sedendosi accanto a lei "Sai che non corri più nessun pericolo.. ormai il passato è passato!".
"Certi ricordi non svaniscono, Thorin.. sopratutto adesso che hai deciso..".
"Faccio ciò che deve essere fatto..!.
"Lo so..".
"Ci riusciremo! fidati di me!".

Isil lo guardò, cercando di donargli il sorriso più sincero che potesse fare nascondendo le sue ansie.

Thorin le prese la mano e quando Isil l'afferrò, insieme si avviarono alla riunione che avevano organizzato con il resto del gruppo.

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Isil, ritrovandosi seduta a tavola ed ascoltando le parole di Thorin, ripensò a tutto quello che era successo prima e dopo che Erebor fù sottratta dal drago Smaug.
Thorin, aveva cercato di convincere il padre Thràin a portarla con se alla montagna solitaria. All'inizio Thràin era molto restio per ciò che aveva deciso il figlio, dopo aver visto che Isil era diversa da loro e  l'interesse del figlio, verso di lei, era quasi inaspettato; Alla fine accettò di prenderla con se per crescerla come una figlia, insieme a Dis. Lei era molto umile e non si lasciava mai viziare da Thràin, il quale si era molto affezionato a lei, nel corso del tempo. Solo dopo che si sentì pronta, Thorin le insegnò ad usare le armi per renderla più sicura di sé, divennendo, dopo molti anni, abile nel combattimento.

Thorin era l'unico a riuscir tenergli testa.

Durante gli inverni gelidi e le torridi estati, Isil, capì che si stava pian piano innamorando profondamente di lui, ma tenne tutto celato perchè  sapeva che una come lei, diversa e soprattutto senza nessun titolo, non poteva provare un sentimento simile per un futuro re. Quando Smaug colpì la montagna solitaria e Thorin vide Isil in pericolo, capì solo alla fine che lei che era tutto il suo mondo e mai avrebbe rischiato di perderla. Da quel giorno, furono inseparabili: insieme si aiutavano a far sopravvivere il loro popolo che, nel frattempo, si era spostato nei monti azzurri, in cerca di una nuova casa.

Ed alla fine erano qui, intorno ad un tavolo a parlare di un'impresa quasi folle; Conquistare la loro terra natia, conquistare Erebor!

“Le profezie sono state rivelate è giunto il momento e Gandalf è con noi!” disse Balin.
“Un drago occupa quel castello, come faremo ad ucciderlo o anche solo sfiorarlo?” domandò Thorin, camminando su e giù per tutta la stanza.

Gandalf, lo stregone grigio, rifletteva in silenzio fumando la sua lunga pipa con aria assente.

“Un modo lo troveremo, datemi del tempo, devo trovare solo uno scassinatore” rispose improvvisamente alzandosi senza dare nessun'altra risposta.

Avviandosi verso la porta, salutò Isil in lingua elfica facendole un enorme sorriso che scaldò il cuore di lei, capendo il significato di quelle parole.

Lei era molto affezionata a Gandalf, quando lo incontrò la prima volta lui notò subito che era diversa e le sue piccole orecchie elfiche non lasciavano alcun dubbio; L'aiutò a studiare la lingua elfica ed lei ne era grata di questo, perché, le faceva ricordare la madre.

'I ricordi tengono unito ciò che il destino ha diviso' questo era il suo motto; Le dava la possibilità di non dimenticare mai e di combattere per sopravvivere.

Quando Galdalf si ritirò Isil, con aria pensierosa, si avviò nelle sue stanze e Thorin notò subito qualcosa di strano in lei.

Quando arrivò nelle sue stanze, Thorin, la vide sistemare i suoi coltelli nelle fodere, con aria agitata.

“Cosa ti turba mia regina?”
“Non sono una regina, lo sai.. non è un titolo adatto a me e poi non ho niente.. sono solo.. preoccupata”
"Perché?".
"Lo sai il perchè.."
"Voglio sentirlo da te..".

Isil si girò di scatto laciandogli un occhiattaccia.

“Un drago sorveglia quelle stanze e brama quell'oro, io non voglio rischiare di perderti di nuovo.. devi lasciarmi venire con te perché, sospetto, che tu voglia lasciarmi qui vero?”.

Thorin fece un mezzo sorriso camminando a testa bassa verso di lei.

“Come hai fatto a capirlo? Sai cosa provo per te, non voglio che ti succeda niente.”
“Smettila!" disse gettando la sua spada sul letto "Lo sai benissimo che so difendermi da sola e sai che, se mi lasciassi qui, riuscirei a trovarti”.
“Questo è anche vero!” affermò lui.

Sapeva che era testarda e difficilmente sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.

“D'accordo ma ad una sola condizione!” chiese Thorin avviciandosi a lei per afferarle le braccia.
“Quale?” chiese guardandolo con faro circospetto.
“Un dono solo mio e tuo”.

Isil incominciò a pensare a cosa potesse riferirsi.

'Non abbiamo mai avuto la possibilità di dichiarare il nostro amore al regno di Erebor e Thorin ha sempre aspettato di poter conquistare la montagna solitaria prima di poterlo fare' pensò lei.

Quando ella ritornò alla realtà, lasciò la mano di Thorin e corse dal fabbro più vicino. Thorin non gli insegnò solo ad ipugnare una spada ma anche come fondere ed lavorare ogni metallo e lega; d'altronde era pur sempre di stirpe nanica.

 Poco tempo dopo, fece ritorno con in mano una collana e un anello d'argento; una per lei e una per il suo amato. Thorin ne era felice, lui era quel tipo di nano forte e duro che non mostrava nessuna emozione a parte la lealtà e il coraggio ma con Isil no; Con lei, era estremamente dolce e l'amava veramente, anche se non glielo aveva mai detto.

Quando vide quel bellissimo anello lo indossò ed, avvicinando la sua mano sulla sua calda guancia, la accarezzò delicatamente.

“Riesci sempre a soprendermi.. ogni cosa che tua fai e sempre qualcosa di unico! sei la mia luna, Isil”.
Lei ribattè toccandogli la mano “Tu la mia oscurità”.
Ad un isolo dissero "E insieme, ci completiamo a vicenda”.


§§§§§ 


Il giorno seguente, Thorin partì per andare parlare della missione ai suoi parenti e Isil restò con il resto del gruppo per organizzare il viaggio. Era visibilmente preoccupata perchè, ormai, tutti loro erano diventati la sua famiglia, la prima dopo tanto tempo. Tendeva a stare in silenzio perché ogni sua emozione era amplificata come se qualcosa di brutto stesse arrivando e spazzasse via tutto quello che aveva costruito con il tempo.
Thorin era tutto ciò che aveva e preferiva perdere la sua vita pur  di non vederlo morire. Dopotutto aveva ormai rinunciato alla sua immortalità da molto tempo, per l'unico amore della sua vita.
Thorin glielo diceva sempre: Lei era la luna che illuminava la sua oscurità e piano piano si rese conto che ciò che diceva, era vero.
Tutto intorno a lei stava cambiando, anche preparare il viaggio stava risultando difficile. Si era occupata di affilare e foderare le armi; Era l'unico modo per rilassarsi e distrarre il suo pensiero da eventi catastrofici che li stavano aspettando da li a poco.

“Cosa c'è che non va, ammazza troll?” domandò Kili appoggiandosi, il braccio, all'angolo della porta con il suo bel sorriso da nano non ancora abbastanza adulto.

Kili era quel tipo di persona che riusciva a fiutare ogni dubbio da lontano e si preoccupava sempre che tutti stessero bene, un pò come faceva Fili, ma con meno battute comiche.

“Ohh.. questo nomignolo mi si addice particolarmente!” disse lei sorridendo “Non ho nulla sono solo concentrata sulla missione” rispose inserendo un cortello nello stivale.
“E sembri abbastanza agguerrita” la guardò divertito.
“Tu e tuo fratello non eravate ancora nati quando tutto è successo .. dopo quel attacco dei goblin, a Moria, sono diventata più prudente.. un coltello in più o in meno fa la differenza tra la vita e la morte”.
“Suvvia!! non essere cosi negativa, andrà tutto bene e solo un semplice e piccolo drago sputafuoco ...” a quella risposta Isil prese un cuscino e lo tirò verso Kili sorridendo con gusto, finalmente.
“Ohh!! finalmente! è cosi che ti voglio” disse sorridendo.

Lei si rasserenò ma il dubbio non la lasciava mai.

“Siamo pronti!” riferì Balin rivolgendosi a loro, interropendo quel momento “Ma a metà strada dovremmo dividerci, nessuno deve sapere della nostra impresa e sé ci riusciamo, dobbiamo viaggiare non visti. Il piano è recarci da un hobbit che vive nella contea, vicino a Hobbitville”.
“UN HOBBIT?? COSA DOVREMMO FARCI CON UN HOBBIT? DARLO IN PASTO AL DRAGO?" intervenne con voce alta Dwalin, entrando anche egli nella stanza di Isil ed  stringendo la sua ascia da guerra”.
"Sapete io qui ci dormo.." disse Isil con tono stizzito.
"Voi donne e i vostri spazi.." disse Dwalin roteando gli occhi "Balin,, non hai risposto alla mia domanda!".
“Sono gli ordini di Gandalf e Thorin! " intervenne, con voce ferma, Isil, fulminandolo con lo sguardo.

Dwalin, dopo quella risposta non disse più nulla e dopo aver borbottato qualcosa a bassa voce, uscì fuori dalla stanza facendo un gran rumore con gli stivali.

“Forza, partiamo la strada è lunga” proruppero Fili e Kili “Abbiamo una riunione che ci attende e una cena deliziosa”.

Kili afferrò il braccio di Isil e, insieme, presero a camminare ignari del proprio destino.

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Capitolo 3
*** Luoghi inesplorati ***


Capitolo 3:  Luoghi inesplorati.
 

 Erano passati alcuni giorni da quando Isil si staccò dal gruppo di Thorin; Gli piaceva viaggiare da sola e la sua abilità innata, di nascondersi dagli occhi indiscreti, gli dava la possibilità di ammirare, in tranquillità, quei luoghi che non aveva mai visitato. Raramente si avvicinava ai villaggi dell'uomo, solo nei momenti in cui il cibo scarseggiava; Non voleva che altri sapessero della loro impresa, certa che li avrebbero ostacolati in qualsiasi modo.

Arrivando vicino alla contea, nel tardo pomeriggio, in cuor suo sentiva che gli hobbit non avrebbero reagito molto bene alla sua presenza, quindi preferì aspettare la buia notte per poter riprendere il suo cammino e trovare la casa del misterioso Bilbo Baggins, che tanto cercava.

'Gandalf, lascerà un segno nella porta del lo hobbit, cosi, saprete in quale casa vi rincontrerete.. Non vorrei andare ma abbiamo più bisogno di più spade possibili.. promettimi di stare attenta' si ripeté fra se ripensando alle ultime parole che le disse Thorin, prima di lasciarla.

Si fermò vicino ad un fiumiciattolo, per  poter riprendere le forze; Armandosi di arco e frecce, andò a cacciare per soddisfare l'impellente bisogno di cibo.

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“Non mi ero accorta di non aver mangiato da parecchi mesi” disse Isil ridacchiando, gustando il coniglio appena catturato e riscaldandosi vicino al fuoco.

“Avevo dimenticato cosa si provava mangiare da sola” Isil ripensava a quanto la famiglia di Thorin si era affezzionata a lei. Prima della morte dei suoi genitori non conosceva la montagna solitaria ne Erebor; I suoi genitori cercarono in tutti i modi di tenerla lontano da un mondo troppo violento ma, da quando Thrain la prese sotto la sua protezione, il significato di famiglia numerosa divenne ormai un abitudine per lei fino a farle nascere un senso di nostalgia, rendendola malinconica.

All'improvviso un rumore tra la selva la riportò alla realtà; Spense velocemente il fuoco, con i piedi, e si nascose tra l'erba alta della prateria.

Camminando lentamente, vide una torcia sorretta da due piccole figure; Avvicinandosi, notò subito che il loro tono di voce era simile a quello di Fili e Kili, che stavano riposando e discutendo.

Saltò fuori, salendo sopra una roccia poco più alta di loro.

“Se parlate a voce cosi alta, sarete facili prede e non ci vorrà molto scovarmi e farvi prigionieri!” disse Isil con un sorriso furbo.

Sentendo quella voce si girarono di scatto, impugnado le loro armi.

“M-ma come!! Sei già arrivata??? E noi che credevamo di essere i primi!!! Grazie di aver rovinato le nostre speranze!” affermò Kili tristemente.
“Bene!! grazie Isil di non essere un gruppo di orchi che poteva ucciderci o peggio ancora torturarci!” disse rimproverandolo.
"Scusaci.. e che Kili aveva scommesso con Oin.."
“Capisco.. bhe alzatevi forza! mettiamoci in marcia, dobbiamo trovare la casa del lo hobbit!”.

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Quando, finalmente, arrivarono all'interno della contea, Isil ne fù immediatamente rapita: era un luogo davvero incantevole, ogni casa era piccina e con un bel giardino ricco di fiori, le lucciole danzavano intorno agli alberi alti e pieni di foglie. Le torce, posizionate lungo i sentieri, illuminavano ogni sfumatura di quel luogo incantato e nonostante tutta quella luce, si riuscivano a vedere le brillanti stelle.

Gli orti erano pieni di alberi da frutta e verdura ed tutto intorno ad esso aleggiava un'aria di tranquillità, quasi soffocante; Non era preparata a tutto questo. I suoi occhi si illuminavano alla vista di quel piccolo villaggio, che non sapeva nemmeno l'esistenza.
Avrebbe incominciato a correre a piedi nudi tra quelle colline e distendersi sull'erba morbida, ma caccio via quel magnifico pensiero dalla sua testa ed, a malincuore, si accontentò di poterla ammirare fugacemente. 

 “Tutto emana odore di casa!” disse inconsciamente a voce bassa, camminando tra quei piccoli sentieri.

Girando e osservando, finalmente, trovarono il segno che tanto cercavano.

“Guardate e li!" indicò Isil la grande porta rotonda color verde.
"Dovremmo bussare!” affermò Kili, guardando il fratello Kili.

A turno si guardarono per capire chi avrebbe fatto il primo passo ma alla fine Fili pose fine a quella situazione, imbarazzante.

Bussò...

 Al suo interno si sentì una voce visibilmente contrariata; La grande porta si aprì e videro un giovane Hobbit con uno sguardo enigmatico.

“V-Voi.. chi siete?” domandò Bilbo.
“Fili e Kili al vostro sevizio!”.

Isil adorava il loro modo di pronunciare le frasi insieme.

"Lei deve essere il signor Boggins!" Affermò Kili, sorridendo.
 “Ohh!! no.. no.. no.. non vogliamo altri nani in casa mia, non c'è niente qui!”
“Come? È stata annullata? Non ci hanno avvertito!” chiese Fili alzando la voce, evitando che Bilbo chiudesse la porta.

Isil, spazientita, terminò quel momento.

“Che ne dite di entrare?”.

Bilbo sentì una voce femminile che sovrasto quella dei due nani. Era la prima volta che vedeva un'elfa in carne ed ossa entare in casa sua e non sapeva cosa dire o pensare, balbettando incessantemente.

“Salve, sono Isil.. Gandalf ci ha detto di recarci qui” entrò nella casa facendo un mezzo sorriso al lo hobbit; Si tolse il cappotto, appoggiò le sue armi e andò a sedersi vicino al tavolo con aria soddisfatta.

Poco tempo dopo arrivarono il resto della compagnia, accompagnati da Gandalf.
Solo un nano mancava all'appello.
Dopo una cena abbondante, ornata di risate e canti, qualcuno bussò rumorosamente alla porta.
Isil si alzò  di scatto, andando ad aprire.

“Sei in ritardo, Thorin!”.

“Ho perso la strada tre volte prima di poter trovare questa casa”  disse sorridendo timidamente, osservando la  piccola casa e colui che l'occupava.

Gandalf presentò Bilbo come scassinatore della  loro compagnia ma il suo interrogatorio, non andò nel modo migliore, scatenando il sottile filo d'incertezza di Thorin ma Isil sapeva che sarebbe riuscito ad aiutarli in modi in cui, ancora, non poteva ancora immaginarsi.
Durante la notte il sonno di Isil veniva disturbato dal forte russar di alcuni nani; Infreddolita, si avvicinò al camino, sedendosi  vicino al fuoco per riscaldarsi. Thorin, vedendola da lontano, si alzo dalla poltrona e l'avvolse con il suo cappotto sedendosi accanto a lei.

“Cosa pensi del mezzuomo?”
“Ogni persona, nei momenti di difficoltà, riesce a far uscire la sua forza interiore.. non credi? E poi sono sicura che sarà utile alla causa.. prova a fidarti di lui”.
“Lo sai che mi è difficile farlo”.

Rimasero in silenzio ad osservare il fuoco che scoppiettava.

Thorin, alzando delicatamente la sua mano, la porse vicino al mento di lei e le girò il viso; Erano giorni che non la vedeva e necessitava immergersi nei suoi occhi.
Ogni volta che lui la guardava il suo cuore si riempiva di un sentimento più profondo dell'amore; Non ha mai amato cosi tanto una persona e gli veniva difficile dirlo apertamente. Solo in alcuni occasioni riuscì a dire ciò che provava, non in modo molto chiaro, ma lei lo accettava cosi com'era.
Lo rendeva orgoglioso in ogni momento e gli mancava poter dormire abbracciato a lei proteggendola con il suo corpo.
Il viso di Thorin divenne rosso a causa dei suoi pensieri ma non riusciva far a meno di quello che provava.
Isil alzò il viso ed incrociando il suo sguardo, riuscì a capire cosa stava pensando.

“Alla fine sono qui... lo so che mi ami ma vorrei che finalmente che tu me lo dicessi” ammise accarezzandogli la folta barba e appoggiando la fronte contro le sue labbra.
Cullata dal suo abbraccio, finalmente riusci ad addormentarsi sognando la sua amata casa.


§§§§§


Alle prime luci dell'alba, silenziosamente, prepararono le provviste iniziando ad avviarsi lungo i sentieri del bosco; Fortunatamente l'avere dei pony rendeva il viaggio più semplice e meno faticoso.
Quando il sole incominciò ad illuminare la contea, tutto intorno a essa, si trasformò. La rugiada del mattino faceva brillare l'erba come se fosse ornata da piccole pietre preziose lasciate lì per ammaliate gli sguardi dei viandanti; La foschia proteggeva il loro cammino e Isil si sentì immediatamente al sicuro, grazie a essa. Cercava di memorizzare ogni particolare di quel incantevole, ignara se sarebbe mai ritornata li, ma dentro di se provava la sensazione di star lasciando qualcosa di importante e per la prima volta si sentì fuori posto.

Il forte grido di Bilbo fece cessare i suoi pensieri.

“Ehi!! Ehi!! vengo con voi! ho firmato il contratto” disse Bilbo con un gran fiatone. Balin controllò se fosse tutto a posto e Thorin gli diede un pony.
 “Non ne ho bisogno, camminerò a piedi!”.

“Avanti mastrobaggins.. non può camminare da qui fino a Erebor a piedi.. prendi il cavallo, ogni cavaliere ne ha uno e tu non sei da meno”.
Isil notò subito il disagio di Bilbo e, sorridendogli, gli fu inevitabile non accettare.

Il cammino fù tranquillo anche se una leggera pioggia li colpì facendoli raffreddare. Alle prime luci del tramonto, riuscirono a trovare un luogo adatto per accamparsi, protetti da una parete rocciosa.

“Ci vorrebbe un bel stufato” disse Bombur, aiutando Bofur ad accendere il fuoco.

Poco più lontano, Isil stava sistemando i cavalli e scendendo le coperte; Un grido interruppe il silenzio e Isil, sempre in allerta, sguainò la sua spada.

“Cosa è stato?!” domandò Bilbo con tono impaurito.

Kili, vedendolo nervoso, prese a dire “Sono orchi!” ridendo di nascosto e aumentando le paure del lo hobbit.

“Ti sembra divertente?!” disse Thorin con tono di rimprovero, allontandosi dal chiarore del fuoco.
“Era solo uno scherzo zio, non volevo fare nulla di male”.
“Tranquillo ragazzo” intervenne Balin “Lui, ha più motivi di tutti per odiare gli orchi”.

Avvolto nell'oscurità, lui ricordava quello che era successo anni addietro.

Gli orchi e i goblin, arrivarono per primi ad occupare Moria; Thron volle riconquistarla e schierò le sue truppe.

'Isil, tu non puoi venire, non posso assicurare la tua incolumità e non voglio che tu succeda qualcosa di cui io possa pentirmi' disse Thrain cercando di persuaderla, ma non ci riuscì.
'Non posso rimanere qui quando la mia famiglia va in guerra! io verrò con voi!'

Durante lo scontro Thron venne decapitato da Azog il profanatore, successivamente puntò su Thrain e su Thorin, intenzionato ad eliminare, definitivamente, tutti i re sotto la montagna. Il padre Thrain andò contrò di lui e quando Thorin non lo vide ritornare, marciò contro il suo nemico; Più volte, Azog, lo mise in difficoltà, distruggendogli lo scudo e la sua spada. Isil, vedendo quella scena, fece di tutto per avvicinarsi a lui, uccidendo tutti gli orchi che le sbarravano la strada ma, quando un goblin la spinse a terra minacciandola con il sua mazza chiodata, si sentì inerme di fronte ad un forza superiore alla sua. Armata di coraggio, velocemente, estrasse il suo coltello tagliando la gola di quell'essere e, con un calcio, lo spinse via; Quando cercò di rialzarsi, un'altro goblin con la sua spada, le fece una profonda ferita sul suo braccio destro.
 Un grido agghiacciante incombeva tra le schiere di orchi e nani. Sentendo quell'urlo e vedendo la testa di Thron mozzata in Thorin si scatenò una rabbia incontenibile: afferò un grosso ramo di quercia, che utilizzò come scudo, raccolse una spada e si scontro con Azog. Stanco e ormai soprafatto dal dolore, Thorin venne più volte colpito dall'orco pallido padroneggiando sopra la sua figura. Per lui, ormai, ogni speranza era svanita con la morte di suo nonno ma rivedere il corpo di Isil disteso a terra gli fece ricordare quanto può essere forte la casata dei Durin. Con un unico fendente tagliò il braccio ad Azog il quale sconfitto, ritornò nelle oscure grotte per morire a causa delle ferite. Thorin, insieme agli ultimi superstiti, uccise gli ultimi goblin che ancora resistevano e spianandosi la strada corse verso di lei. Fu in quel momento che si scambiarono il loro primo bacio.'


Ripensando a quei avvenimenti, una lacrima scese sulla guancia di Isil ed stato in quel momento che aveva promesso, a sé stessa, che lo avrebbe sempre protetto; Lui, era l'unico re della montagna solitaria, l'unico che aveva il suo cuore.

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Di buon mattino, il picchiettar forte della pioggia interruppe il sonno della piccola compagnia, rendendo impossibile il continuar del viaggio. Come da sua abitudine, Isil si allenava aspettando che il tempo uggioso sparisse. Era molto abile con le spade e Fili accettò di esercitarsi con lei nonostante Balin lo avesse intimato di non farlo perchè era troppo pericolosa, per lui. 
Il giovane nano biondo non si intimorì ed, prendendola come una facile sfida, imbracciò la sua spada e diede il meglio di se. Raramente, riusciva a controbattere gli attacchi di Isil ma grazie alla sua velocità, riuscì a metterla in difficoltà in un paio di occasioni ma per lui non era ancora abbastanza.

“Non è giusto zietta.. non dai nessuna possibilità di buttarti a terra!” disse Fili.
“Chiamami un'altra volta zietta e vedrai come ti darò in pasto a qualche orco affamato!!" lo disse dandogli una gomitata sullo stomaco  "Se vuoi vincere facilmente, principino, vai da tuo zio Thorin... forse avrà molta più clemenza” lo avvertì abbassandosi e dandogli un calcio e facendolo cadere a terra.
“Non ci riuscirai figliolo.. è stata allenata da un re!” disse Balin girandosi verso Thorin che guardava la scena con aria divertita, fumando la sua pipa.
"Vacci piano, Isil.. è pur sempre un giovane nano.. ha ancora tempo per imparare..".

Isil fece finta di non ascoltare aumentando la dose.

"Un giorno sarà re deve imparare!" disse con un gran fiatone.
"Su avanti.. adesso basta! risparmiate le forze e venite a mangiare! La pioggia sta passando e fra poco riparteremo.." avvisò Thorin.

Fili e Isil ubbidirono senza contestare.

Dopo una fugare colazione animata dal litigio tra Thorin e Gandalf, dove quest'ultimo decise di lasciare la compagnia, dovettero proseguire il viaggio prima che qualchè orco di accorga della loro presenza.
Un inusuale silenzio cadde tra le file della compagnia, sicuramente animato dal pensiero se Gandalf avesse fatto ritorno o meno ma ciò che colpì Isil fu lo sguardo assente di Bilbo e la sua ansia che sfogava stringendo le briglie della piccola Mirtol. 

“Ritornerà Bilbo, non devi preoccuparti” disse Isil cavalcando vicino a lui.
“Come facevi a sapere a cosa stavo pensando?”
“I tuoi occhi.. ti ingannano e poi ho tirato ad indovinare” mentì lei.
“Posso farti una domanda?”
“Chiedi pure.”
“Tu non sei solo un elfa vero?”.
Pensierosa rispose “No, non lo sono.. mio padre era un nano e mia madre un elfa, sono morti quando ero piccola e Thrain mi prese con se”.
“AHHH! Ora ho capito!" disse facendo un lungo sospiro "Ecco perchè sei cosi bassa!!” disse lui ridacchiando.
“Ehyyyy! sono alta quanto te!! però si, hai ragione... a quanto mi ha spiegato Balin è raro vedere un'elfa della mia statura ma sono nata così e lo rimarrò per sempre”.
"Sai.. non è un male accettarsi per quello che si è!".

Isil non rispose a quella affermazione, limitandosi a guardarlo attentamente con aria interrogativa; Dopo un po' si allontanò da lui sorridendo incosciamente.
La giornata proseguì tranquilla e, fermandosi in un angolo nascosto della foresta, speravano che Gandalf facesse ritorno da lì a poco.
Dopo che Bombur e Bifur finironò di prepar qualcosa di caldo, Bilbo si offrì nel portar da mangiare ai giovani Fili e Kili, impegnati ad osservare i cavalli. Quando arrivò vicino a loro li vide guardare, con aria preoccupata, l'oscura foresta.

"Cosa è successo?"
"Bhe.. noi abbiamo il compito di badare ai pony.. ma ne mancano due.." finì di dire Fili. 

Pochi secondi dopo due orchi passarono davanti a loro e Bilbo riconobbe subito la sua Mirtol.

"Ehm.. avverti gli altri! noi li seguiremo.. fai veloce non voglio essere la loro cena!" lo avvertì Kili.
"O-ok.." rispose Bilbo con aria confusa e spaventata.

Corse velocemente verso l'accampamento arrivandoci con un gran fiatone.

"Bilbo..." lo richiamò Bifur.
“D-due pony sono stati rapiti!”
“RAPITI?? E DA CHI?” chiese Dwalin con voce alta.
“Da due troll, Fili e Kili mi hanno detto di avvertirvi... l-loro sono già andati a cercarli”.

Thorin vide subito Isil prendere le sue armi e la fermò immediatamente.

“Isil stai qui con Bilbo e aspettate il nostro ritorno” impose Thorin con tono autoritario.
"Ma.."
"Non è il momento di discutere.. non adesso.. non seguirmi e stai con Bilbo." ordinò nuovameante andandosene via.

Era, ormai, passato un po' di tempo da quando Thorin si incamminò in cerca dei suoi nipoti e non vedendoli ritornare, Isil si tolse il cappotto pesante e prese, con se, la cintura con la spada e i suoi coltelli.

“Non posso stare qui ad aspettare senza far niente..devo andare.. Bilbo! tu rimani qui, sarai al sicuro.”.

Bilbo la osservava con farò circospetto e lei lo notò subito.

“Cosa c'è?”
“Mi domandavo il perchè, una donna come te, di animo buono, debba brandire una spada!”

Lei alzò il viso e si girò verso di lui sorridendogli.

“Il mio compito è proteggere le persone che amo, questo comporta far il più possibile pur di farle sopravvivere..”.

Quella risposta lo schernì, facendolo pensare molto.

“Ti accompagno Isil!”
"No, Bilbo.. è pericoloso.."
"Non voglio rimanere qui e vederti rischiare la tua vita..anche io voglio fare la mia parte! " ammise Bilbo con voce coraggiosa.

Isil si stupì di quelle parole e capì subito che erano prive di qualsiasi traccia di paura; Gli sorrise dolcemente e insieme si avviarono nel folto della boscaglia.

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Capitolo 4
*** L'ultima casa accogliente ***


Capitolo 4: Una casa accogliente

 

Quando Bilbo e Isil decisero di introdursi nel bosco, in cerca dei loro compagni, non consideravano l'idea che l'oscurità non avrebbe reso facile la ricerca di traccie del loro passaggio. Un forte odore di legna bruciata si diffuse intorno a loro, attirando l'attenzione di Isil; Non capendo da dove provenisse, instintivamente alzò il viso verso il cielo notando che una nuvola di fumo comparve di fronte ai loro occhi, inalzandosi da un punto sconosciuto.

“Avranno accesso un fuoco, dobbiamo sbrigarci!” riferì Isil a Bilbo camminado tra l'erba alta.

Corserò il più possibile senza far nessun rumore; Quando si fermarono videro tre grandi troll, intenti a cucinare i loro amici..

“Cosa facciamo?” domandò Bilbo..

“Non lo so! Dobbiamo cercare di liberarne qualcuno!”

 

Improvvisamente un troll incominciò ad annusare per aria..

“C'è un odore diverso qui.. quasi disgustoso..” disse uno dei troll iniziando a cercare tra i cespugli, freneticamente. Isil non ebbe il tempo di separarsi da Bilbo che vene presa e sollevata.

“OHHH un'altro nano.. ecco cosa era!!!!”

“LASCIALA ANDARE O TI SQUARCIO QUEL LURIDO CORPO!!” gridò Thorin, poco sopreso nel vederla li.

“Sono una donna stupido troll delle caverne”.

Bilbo per un momento pensò di rimanere nascosto ma non poteva lasciarla nelle grinfie di quell'essere; Si armò di coraggio e uscì fuori dal suo nascondiglio.

“Ti consiglio di lasciarla andare.. è-è piena di vermi... tutti sono pieni di vermi.. disgustosi e grandi quanto una mano!” tergiverso Bilbo “Non vorrai stare male o addirittura morire a causa di infezione!! io non rischierei..”.

Tutti incominciarono a dire che non era vero ma con uno sguardo Isil e un avvertimento di Thorin, li ripresero. Uscì la spada e accoltello il troll, cadendo a terra poco lontano da lui

“Non voglio contagiare nessuno.. è già successo!” disse con aria preoccupata.

“Sono tutti infettati??? E allora cosa dovremmo farci con questi? liberarli?!”

Bilbo vide la figura di Gandalf correre tra la parete rocciosa e continuò ad perdere tempo “Bhe... non sarebbe una brutta idea!”

“Tu, tenti di ingannarci, lo so!!” accuso un'altro troll, chiamandolo furetto!

 

Una voce alta e solenne fece sollevare le loro teste.

"L'alba vi prenderà!” Gandalf, con un colpo del suo bastone, ruppe un grosso masso dando possibilità ai raggi solari di raggiungere gli orchi tramutandoli in pietra.

Grazie a Bilbo e Gandalf i nani furono salvi. Thorin fu in disaccordo ma senza di lui, sarebbero finiti cotti e mangiati prima che Galdalf potesse intervenire. Seguirono le traccie di troll fino a trovar una caverna piena dei loro bottini; al suo interno trovarono innumerevoli oggetti tra cui delle spade elfiche.

Gandalf ne prese una per se come Thorin e ne recuperò una a Bilbo spiegandogli che si illuminava in presenza di orchi e goblin.

 

Ritornarono nella foresta per riprendere il viaggio ma furono obbligati a proseguire a piedi perché i pony erano fuggiti a causa di tutto quel trambusto.

Durante il cammino Bofur si avvicinò a Bilbo vedendolo pensieroso.

"Dovresti imparare ad usarla non credi??” il quale osservava la piccola spada che gli diede Gandalf..“abbiamo un'ottima insegnate qui” neanche il tempo di rispondergli che una slitta, trainata da dei conigli, fece irruzione in mezzo a loro.

“Radagast! Mio caro amico! Cosa ci fai qui?” chiese Gandalf sorpreso.

“Il Bosco Fronzuto è malato Gandalf.. e c'è un ombra ad est, un negromante..”

Un ululato si innalzò nel cielo; due mannari corsero verso di loro per attaccarli ma vennero uccisi da Dwalin e Isil

“Un gruppo di lupi e qui vicino dobbiamo andarcene ORA!” incitò lei togliendo la sua spada dal petto del lupo.

“Li depisto io cosi avete il tempo per allontanarvi” intervenne Radagast.

 

Quando videro che i mannari incominciarono ad inseguire lo stregone, i nani presero a correre ma un gruppo si staccò e li vide.

“Dobbiamo trovare un nascondiglio!” disse Gandalf correndo “Qui dentro!! su forza!!”

Entrarono all'interno di un passaggio nascosto, con alte pareti di roccia e una via molto stretta; erano obbligati a camminare a fila indiana senza sapere dove avrebbe portato quella strettoia.

Un canto lontano archeggiava tra quelle parenti e finalmente riuscirono a trovare la sua fine, senza aspettarsi di trovarsi davanti a Gran Burrone.

Thorin ne fu contrariato non volle in nessun modo recarsi dal re Elrond, ricordando il torto, che fecerò, gli elfi al popolo di Durin, ma Gandalf gli fece capire che, lui, era l'unico a poter leggere la mappa e trovare la porta segreta che li avrebbe condotti dentro la montagna.

Si fece convincere e si avviarono.

Dopo un burrascoso incontro, il re Elrond, invitò i nani a rifucilarsi e riposare offrendo ad Isil una stanza e un letto comodo dove poter riposare.

Isil guardò la camera osservandola attentamente: il letto era morbido e di seta, le finestre erano grandi ornate da delle leggere tende di lino, il venticello accarezzava il suo viso e tutto intorno profumava di gelsomino.

“Qui il male ancora non è arrivato e spero che non arrivi mai” disse guardando fuori dalla finestra appoggiando la guancia contro il freddo legno.

Una voce calda e armoniosa entrò nella stanza in cui si era stabilità facendola spaventare.

“Dovresti cambiarti! laveremo noi i tuoi vestiti, non devi preoccuparti”

“E c-cosa dovrei indossare?!” domandò Isil timidamente.

“Ci sono tanti bei vestiti qui.. cercane uno che ti si addice" rispose con un sorriso dolce

Lei non era abituata a tanta dolcezza e non vedeva un elfo da tanto tempo quindi non sapeva come comportarsi di fronte a lei.

Alla fine riuscì a trovare un bellissimo vestito color turchese chiaro con le spalline leggermente abbassate che scoprivano la parte superiore delle spalle e del petto, adatto alla sua altezza. L'elfa l'aiutò con i suoi lunghi capelli, portandoli indietro e legandoli con una spilla argentea, facendole risaltare i suoi lineamenti.

“Ecco! adesso sei pronta, puoi recarti a cena”.

 

Era visibilmente agitata perché non aveva mai visto un vestito cosi tanto bello e non si sentiva all'altezza di doverlo indossare.

'Cosa penseranno quando mi vedranno cosi?' pensò.

“Mi vergognerò da morire, ne sono certa!”.

Riuscì, finalmente, a trovare la terrazza dove venne allestita la cena.

Quando scese gli scalini, con passo incerto, tutti i nani si girarono verso di lei.

Thorin si alzò di scatto, con uno sguardo stupito!

Ogni persona presente li, si girò a guardarla e si erano meravigliati di come potesse cambiare, una persona, con un vestito cosi tanto semplice.

'Questa è la Isil che conosco.. una bellissima dama proveniente da un'altro mondo, arrivata qui per riempire, con il suo amore e la sua bellezza, la mia esistenza' pensava Thorin continuando a guardarla.

Lui scese gli scalini lentamente allungando, visibilmente, il passo fino ad arrivare di fronte a lei; guardandola negli occhi gli allungò la mano per aiutarla a scendere.

 

“Mia regina!” disse Thorin con voce rauca.

 

Elrond e Gandalf li guardarono sorridendo.

 

Lei fece un largo sorriso, prese la sua mano e insieme si avviarono al tavolo di re Elrond.

“Loro mangiano solo verdura, neanche un filo di carne!” la battuta di Thorin la fece ridere ma dovette ricomporsi quando arrivò al tavolo.

 

La cena andò pressoché tranquilla e Isil decise di voler visitare quel luogo prima della riunione, in cui, fu gentilmente invitata.

Gran Burrone era diversa dai racconti di Thrain; il canto degli elfi aleggiava per tutto il palazzo, i fiori e la fitta vegetazione, ornavano quel paesaggio e il suono della cascata risuonava per tutta la valle. Trovò un luogo appartato e si levò le scarpe per poter riprovare, finalmente, la sensazione di camminare a piedi nudi sull'erba, che le mancava terribilmente.

 

“Mi sembri felice, mia regina” disse Thorin scendendo gli scalini guardandola.

“Lo sono in effetti, è un luogo magico!”.

“ Erebor no? Vorresti rimanere qui?” chiese avvicinandosi a lei studiando ogni suo minimo movimento.

“La mia casa sei tu.. niente avrebbe senso senza di te, mio re” rispose inchinandosi.

"Non devi farlo! Tu sei la mia regina, la mia sposa."

Lei sorrise e ogni volta che lo faceva, Thorin capiva che anche per lui era cosi: lei era la sua casa, la sua famiglia. Si avvicinò a lei vedendo la collana d'oro che aveva forgiato per lui intorno al suo collo ed incominciò ad accarezzarla delicatamente.

“Questo abito ti dona! quando ti ho vista non riuscivo a credere che eri tu! Ormai i miei occhi si sono abituati a vedere corazze e armi, dimenticando quanto fosse bello vederti vestita da regina”

“Tu credi che io possa essere pronta?”

“Se non lo sei aspetteremo.. ma io ti sposerò lo stesso! questo non cambierà mai!”

A quelle parole Isil non riuscì a trattenere le lacrime dalla gioia; era veramente felice!! si avvicinò lentamente a lui e si scambiarono un lungo bacio, abbracciandosi.

La riunione incominciò e la testardaggine nanina non fece tardi a mostrarsi ma alla fine re Elrond riuscì a leggere il messaggio celato, rafforzano l'idea di non intervenire sul il dì di Durin e la conquista di Erebor ma Thorin non volle, in nessun modo, rinuciar alla sua missione.

Quando la riunione finì, il viso di Thorin era visibilmente preoccupato; brutti pensieri si erano introdotti nella sua mente.

Lui l'accompagnò Isil nella sua stanza.

“Resta qui stanotte.. non andare, rimani a farmi compagnia.” gli chiese lei tenendogli la mano.

Thorin, acconsentì con un cenno.

 

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Il giorno dopo, Isil, riprese a visitare il luogo; gli altri nani erano impegnati a divertirsi e fare il bagno ed lei preferì trovarsi un'altro posto per potersi rilassare. Trovò una piccola sorgente di acqua calda e vi si immerse.

“Ci voleva proprio!! viaggiando con degli uomini non si ha nessun vantaggio." disse ripensando alla notte scorsa.

Thorin le promise di sposarla tante volte ma tra quelle lenzuola ripeté la sua promessa abbracciandola, baciandola e proteggendola con il suo corpo.

Lui era la sua roccia, l'uomo della sua vita.

“Ha tanti modi per dirmi che mi ama, ma sentirò mai quelle parole?" si chiese immergendosi sotto l'acqua.

Rivestendosi vide la lunga ferita sul braccio e di come, stanotte, Thorin, baciandola diminuì la sua sofferenza; era davvero dispiaciuto per quello che le era successo e non sapeva come rimendiare ai suoi errori.

Si ricompose e si avviò per la cena.

Tutti gli altri non riuscirono a mangiare il cibo “verde”, come lo chiamava Ori, che offriva re Elrond; quindi decidero di accendere un fuoco per cucinarsi della carne con delle gustosissime salsicce.

“Cibo vero, finalmente!” ammise Fili felice, portando un piatto a Isil.

“Come è andato il bagno di stamattina?” chiese Kili con aria divertita.

“Ma insomma!!! non posso fare un bagno in pace?! sto sempre con voi ed una donna ha pur bisogno della sua intimità!” rispose arrossendo.

“AHAHAHAH Una donna maschiaccio?” risposte Bofur facendo ridere tutti i nani tra cui Isil.

 

“All'alba c'è ne andremo, qui non approvano la nostra missione” Interruppe Thor in, cessano le loro risate.

“Riposatevi, partiremo presto.. Gandalf ci ha detto di avviarci nelle montagne nebbiose”.

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Capitolo 5
*** Fin giù nell'oscurità. ***


Capitolo 5: Oscure rivelazioni.


“Fate presto! Dobbiamo lasciare gran burrone il più velocemente possibile” incitò Balin.

“Prendete solo ciò che serve.. per il cibo andremo a caccia, cosi viaggeremo leggeri” disse Isil.

“Si!! ammazza troll!” Rispose Fili con faro divertito.

“Non ti è bastata la lezione dell'altro giorno?”.

“Cosi ferisci il mio cuore, Isil! Ti ho lasciato vincere semplicemente per renderti felice!”

“Si come no! Vivi di speranze vero?”

“Almeno io ci provo!” ammise Fili sorridendo, sorriso che lei ricambio.
 

“Allora ci sbrighiamo?” disse Thorin rimproverando il nipote.

“Si zio.. siamo quasi pronti!” rivolgendosi a Isil “oggi non sarà una gran giornata!”

“Non ci fare caso è solo nervoso.. su forza finiamo di prepararci!”.


Thorin si mise in disparte, aspettando che il gruppo fosse stato pronto a ripartire; Balin ne approfittò e si avvicino a lui, con le mani giunte dietro la schiena.

“Io non credo che il sentiero di quelle montagne sia una grande idea, ragazzo! Non sono luoghi sicuri e non possiamo metterci in pericolo” .

“Anche io le temo, ma non abbiamo altra alternativa” disse lui appoggiando la sua mano nella spalla di Balin “Non hai nessun motivo di preoccuparti!”

“Lo spero, caro ragazzo! Io confido in te!”

“E io nella nostra compagnia, Balin!”.
 

Quando furono pronti, cercarono in tutti i modi di passare per Gran Burrone senza farsi vedere dagli elfi e dopo molte ore, giunsero alle pendici della montagna, notando nuvole nere avvicinarsi a essa.


“Dovremmo aspettare che passi la tempesta zio... quelle nuvole non presagiscono nulla di buono!” disse Kili con voce preoccupata, tentando di persuaderlo.

“Non possiamo fermarci!! e sai cosa significa questo Kili?”

“No, zio..!” cercando di evitare la dura verità.

“Che che affronteremo la tempesta, nipote!” rispose lui con tono gelido e divertito.


La strada era stretta e ripida, la forte pioggia picchiettava violentemente su di loro, rallentandoli e rischiando, più volte, di farli cadere giù.


L'urlo di Thorin fece fermare la compagnia “FERMIII!! ASPETTATE!!!” disse incominciando ad osservare, più attentamente, quelle infide montagne.

“DOBBIAMO TROVARE UN RIPAROO!!! FORZA!!” ebbe la sensazione che qualcosa di pericoloso stesse arrivando.


Il silenzio venne spezzato da un grosso masso che colpì la parete rocciosa, frantumandosi sopra di loro; credevano che un fulmine avesse colpito la montagna, ma non erano pronti a ciò che si presento davanti ai loro occhi.

“UNA BATTAGLIA FRA MONTAGNE!!!” gridò Balin sconcertato. Tutti si girarono, sbilanciandosi, incuriositi da quell'avvenimento.

“Le antiche leggende SONO VERE!! GIGANTI DI PIETRAAA!!!” affermò, gridando, Bofur stupito.

Molti massi furono lanciati finché, uno di essi, non colpì la gamba di uno dei giganti, spezzandola.

Thorin spinse, dietro di se, Isil gridando “METTETEVI A RIPAROOOO!! APPOGGIATEVI ALLA PARETE!!”, tenendo stretta la mano di lei.

La roccia, a causa dell'impatto violento, si spezzo staccando metà del gruppo, il quale, dopo vari oscillamenti, si scontrò in un'altra parete, poco più lontano da loro; pensavano che non c'è l'avrebbero fatta ma, alla fine, furono sani e salvi e Thorin fu sollevato, nel rivedere Fili e Kili vivi e con aria divertita.
 

La battaglia, finalmente, cessò ma un'altro problema affliggeva la compagnia.
 

“Dov'è Bilbo?” chiese Bofur, alzandosi e cercandolo.

“DORI!!! DOVEVI PORTARLO TU.. LO HAI LASCIATO ANDARE" domandò, nervoso, Thorin.

“No! Era qui con me! Non so come possa essere scomparso!” rispose lui.

'Oh.. Noo!! Sarà caduto!!!' pensò Isil.

A causa dell'impatto Bilbo rimase appeso al bordo della roccia; cercò di risalire ma non vi riusciva.

“ Sono qui!!!” la sua voce era bassa e mala pena si sentiva a causa dei tuoni.
 

Bofur vide le sue mani reggersi tra il bordo della roccia e subito tese la sua mano per tirarlo su. Nessuno vi riuscì nonostante Dwalin cercò di afferrare la sua mano; Stava per lasciar la presa ma Thorin si calò velocemente e Isil lo seguì, aiutando Bilbo a risalire.

Thorin, contrariato, lo rimproverò con parole pesanti, ma Isil intervenne immediatamente, con tono arrabbiato.

“Ognuno di noi ha il diritto di essere qui! Anche Bilbo Baggins! Non c'è bisogno di attaccarlo cosi!!” di fronte a quella reazione lo sguardo di Thorin divenne incredulo “Adesso cerchiamo un riparo!” disse passando avanti a lui senza guardarlo ma, in un impetto di gelosia, lui le afferrò bruscamente il braccio.

“ Da quanto ti sei affezionata a lo hobbit?” i suoi occhi divennero cupi e la sua voce bassa ma con tono freddo.

Lei non gli rispose, lo guardò con faro rabbioso e si scrollò dalla sua presa avviandosi in cerca di riparo; Thorin rimase dietro, con la gelosia che gli scorreva tra le vene.
 

Trovarono una piccola caverna e vi entrarono; i nani chiesero se era possibile accendere un fuoco ma Thorin lo negò, evitando altri brutti incontri.


Isil si offrì di fare il primo turno di guardia, in modo da poter rimanere fuori dalla caverna, lontana dall'egoismo di Thorin; era arrabbiata con lui e non avrebbe, di certo, creato discussioni, di fronte alla compagnia.

Quei luoghi freddi diedero la possibilità di calmare la rabbia Thorin, facendogli capire di aver esagerato nei confronti di lei e di aver reagito da vero sciocco con Bilbo.


Dopo un paio di ore, Thorin uscì fuori dalla caverna con sguardo dispiaciuto, incrociandolo con quello arrabbiato di Isil.

“Ti do il cambiò...” in quel momento, non riusciva a trovare le parole giuste per farsi perdonare.

“Non c'è ne bisogno, non sono stanca.. preferisco stare qui!” lei odiava quando si creavano distanze, insormontabili, tra di loro; le sue parole sapevano ferire e questo lei non lo accettava.

“Io ero come lui una volta... tu e Thrain mi avete sempre protetta perchè io ero debole...”

“Ma sapevi di essere forte, solo con il tempo lo hai capito. Ti sei sempre sforzata di superare le tue insicurezze per non provare più paura” intervenne Thorin.

“Sii.. e mi nascondevo sotto il tuo letto quando i ragni entravano nella mia stanza!!” ripensando a quei momenti la voce di Isil divenne roca e prese a stingere l'elsa, della sua spada, per poter contenere le sue emozioni.

“È vero! E ti cercavo per tutto il palazzo.. anche sé sapevo, sempre, dov'eri.." disse avvicinandosi a lei sussurrandogli quelle dolci parole vicino al suo orecchio.

“Non è questo il punto Thorin!!” disse allontanandosi, di scatto, da lui “Io capisco che per te sia difficile fidarti di qualcuno, ma dovresti concedere il beneficio del dubbio!! c'è più di quel che vedi in Bilbo!”
 

Dopo un attimo di silenzio, la voce di Isil divenne più calma.
 

“Se tu credi che lui non merita di essere qui, allora, neanche io dovrei esserci! Tu pensi che tutto dipenda da te, anche le nostre vite ma non è cosi... non riesci a capire che noi siamo qui per non farti portare, da solo, il peso di questo fardello, ma tu non vuoi!!! Sei egoista.. e lo sei anche con la tua famiglia!”.

“Io egoista??” Il tono di lui divenne più alto “Lo vedi anche tu ISIL!! Non è pronto per affrontare le terre selvagge!! è sempre stato abituato, a stare, comodo nella sua dolce e calda casa!! Sei tu l'egoista che gli fai credere di esser capace di sopravvivere a tutto.. ma il suo posto non è qui!”.

“Sta a te dirlo?? almeno, lui, ti ha dimostrato lealtà!! Tu invece?? a chi devi la tua??”.

Lui rimase in silenzio, guardandola come se non capisse cosa stava dicendo.

“Come immaginavo.. l'orgoglio sarà la tua rovina!” affermò lei rientrando nella caverna.

Per la prima volta, Thorin, non sapeva come rispondergli e quindi la lasciò andare; lei era testarda ma incominciò a pensare che, forse, aveva ragione.


Bilbo sentì tutto e fu intenzionato a lasciare la compagnia per non creare altri problemi ma venne fermato, da Bofur, alla vista della sua spada che diventava blu.

Thorin ascoltò tutta la conversazione tra Bilbo e Bofur ma, allarmato dal fatto che quella spada diventasse blu in presenza di orchi e goblin, svegliò improvvisamente tutta la compagnia alla comparsa di uno squarcio che si formò sotto i loro piedi, facendoli sprofondare nell'oscurità.

Un gruppo di goblin li vide e li catturò, portandoli al cospetto del grande goblin, privandoli delle proprie armi.


Il grande goblin studiò attentamente i loro “ospiti”, sapendo già chi erano.

“Bene.. Bene.. Bene.. guarda chi c'è qui...! Thorin... re sotto la montagna.... OHHH... ma guarda!!! tu una montagna non c'è l'hai e quindi... non sei NESSUNO...!” ribadì il grande goblin.

“Ma conosco qualcuno che pagherebbe per la tua testa... MMMM... l'impavido Azog ad esempio...”

“Azog è morto da tempo!! rispose con freddezza Thorin.

“Non è cosi e gli dirò che ho trovato il suo premio!!” incaricando ad un messaggero di riferire la notizia.

 

Nel mentre, uno dei goblin, ispezionando le armi dei prigionieri, riuscì a trovare la fendiorchi; alla vista di quel oggetto, ogni goblin iniziò a frustare e saltare sopra di loro.

L'arrivo di Gandalf, fermò quell'attacco.

“IMBRACCIATE LE ARMI!!!! COMBATTETEEEE!!


Isil, uscì il suo coltello dallo stivale e lo tirò a Thorin, uccidendo il goblin sopra di lui; corse verso la sua spada e ne tirò una a lei.

“Ora si che ci divertiamo!!” disse lei, roteando la spada.

Thorin, dietro di lei, gli proteggeva le spalle.

Durante il combattimento, Isil uccideva con facilità ogni orco che si avvicinava a lei. All'improvviso con la coda dell'occhio, vide tre orchi che stavano correndo verso di loro

“ABBASSA LA TESTA, THORIN!!” con un solo colpo di spada, li decapito tutti e tre, setendosi soddisfatta di se stessa.

“GRAZIEE!” disse sorpreso.

“Bhe di nulla” rispose lei sorridendo “Nonostante tutto, siamo tutti insieme per proteggerci!”.
Thorin ne fu felice di sentire quelle parole e voleva rispondergli ma non ebbe la possibilità alla vista di altri goblin che si avvicinarono a loro.

Lo scontro si animò, ogni attacco fu cruciale per i loro nemici. Finalmente, riuscirono ad aprirsi un varco, avviandosi verso i ponti di legno; con un lungo tronco, che afferrò Dwalin, si spianavano la via, dietro Fili e Isil attaccavano chiunque li inseguiva.

“Sei migliorato??” domando lei saltando sopra un goblin e tagliandogli la gola.

“Può darsi!” Rispose Fili ridacchiando e adoperando una delle due lame gemelle. Ogni nano aiutava come più poteva, combattendo valorosamente, senza risparmiarsi.


Ad un certo punto, il grande goblin sbucò davanti a Gandalf.

“Pensavi di potermi sfuggire EHH?”.


Abilmente, Gandalf, lo colpì nell'occhio con il suo bastone, ferì la sua pancia e tagliò la sua gola, uccidendolo ma a causa del suo peso, un pezzo del ponte cedette, scivolando verso il basso fino ad arrivare al suo suolo, riducendosi in mille pezzi.

Pian piano si rialzarono ma non erano ancora salvi; un gruppo di goblin scendeva la ripida montagna in grande velocità.

“L'UNICA COSA CHE CI PUÒ SALVARE È LA LUCE DEL SOLE!!!! incoraggiò lo stregone.


Corsero fino all'apertura della montagna uscendo, finalmente, da quell'inferno.

Ricontando tutti i componenti, Gandalf notò che Bilbo non c'era e domando cosa gli fosse successo!

“Te lo dico subito cosa è successo.... c'è che mastrobaggins.. ha visto la sua occasione ed è fuggito!!” il tono di Thorin era abbastanza pesante.

Isil non voleva credergli “Si sarà solo perso, lui... lui ritornerà ne sono certa; io mi fido del nostro scassahobbit!” insistette.
 

“Ma io non sono fuggito, sono ancora qui!” Bilbo apparve dal nulla e lei ne fu felice di rivederlo.


Thorin non riusciva a capire, di come, fosse riuscito a sfuggire ai goblin... ma una domanda più importante attendeva risposta.

“Perchè sei tornato?” domandò incuriosito.

“So cosa pensi su di me.. mi rendo conto e capisco i motivi che ti portano a non fidarti.. ma io ho una casa e voi no.. quindi voglio aiutarvi a riconquistarla”. Con semplici parole, Bilbo riuscì a far convincere la compagnia, celando un oscuro segreto.

 

Un ululato da lontano non presagi nulla di buono.

“SCAPPATEEEEE!! incitò, di nuovo, Gandalf.


Thorin prese per mano di Isil e incominciarono a correre; feroci lupi mannari li stavano cercando e percorrendo la foresta, si ritrovarono in un vicolo cieco. Tre alberi erano vicino allo strapiombo ed non ebbero altra scelta che salirvici ma vennero circondati dagli orchi e dai lupi, lasciandoli senza via d'uscita.

 

Un ombra che stazionava nelle tenebre, uscì con aria di sfida: Azog, il profanatore era ancora vivo!!!!

 

Thorin, non credeva ai suoi occhi, pensava di aver ucciso quell'essere ma era li! di fronte a lui minacciando, ancora una volta, la sua vita, quella della sua compagnia e della sua dinastia. L'orco pallido scagliò i suoi lupi che, con i loro artigli, frantumarono la corteccia degli alberi abbattendoli uno ad uno. Alcuni nani furono obbligati a saltare da un ramo all'altro per salvarsi. L'ultimo albero, in piedi, si stava quasi per spezzare ma pigne infuocate, create da Gandalf, vennero lanciate contro i lupi, per allontanarli.
Alla fine l'albero si spezzo definitivamente, ma senza cadere. Molti nani, a causa dell'impatto, rimasero appesi fra i rami; altri scivolarono, ma furono prontamente afferrati dai loro compagni.

Thorin, sopraffatto dalla rabbia, salì sulla radice e avanzò, verso Azog, per battersi con lui.

“THORIN!!!! NOOOO!!!” gridò Isil, arrampicandosi tra i rami per poterlo raggiungere inseguita da Bilbo.

 

Azog lo colpì più volte fino allo sfinimento, determinato a distruggerlo.

 

Alla vista di quell'orrore, il coraggio crebbe nei cuori di ogni singolo nano, determinati ad aiutare il loro re.

Azog scagliò il suo lupo bianco contro Thorin che lo afferrò tra le sue fauci ferendolo con i suoi denti. Thorin, lo colpì con la spada e il lupo lanciò il suo corpo vicino al burrone. Bilbo, spaventato per le sorti di Thorin, si porse davanti al lupo cercando di allontanare gli altri orchi brandendo la sua spada. Loro attaccarono ugualmente ma con forza Bibbo brandì la sua spada difendendo il re sotto la montagna ormai svenuto; il nemico stava quasi per annientarli ma grandi aquile vennero in loro aiuto, scagliando e ferendo gli orchi.


Thorin, venne soccorso da una delle aquile e portato via da li. Isil cercò di raggiungerlo ma fu presa da una delle aquile e laciata in groppa ad un'altra; anche gli altri nani furono afferrati e allontanati, dandogli la possibilità di fuggire.

Thorin non acquisi conoscenza per tutto il tempo del volo e Isil, che lo osservava da lontano, sperava in un suo risveglio.

Volarono per molte miglia fino ad arrivare in un'altura chiamata Carroccia; Finalmente giù, Isil corse verso di lui con il senso di colpa che affliggeva il suo cuore e la sua anima.

 

La paura si diffuse in tutti loro, in quel tragico momento.


“THORIN!! TI PREGO SVEGLIATI!!” disse Isil scuotendo il suo corpo inerme, disteso a terra “GANDALF, DEVI AIUTARLO!! TI PREGO!!” Isil, incominciò a piangere appoggiando la fronte in quella di lui, accarezzandogli il viso “Lui non può.. Gandalf!! Lui non può lasciarmi! Non sa che sono dispiaciuta per quello che gli ho detto.. ha tanti difetti ma è sempre stato leale, buono, gentile e coraggioso. Ha ancora tante cose da fare... Erebor lo aspetta! Aspetta il suo re!” lei si girò verso Gandalf con occhi determinati, rossi e pieni di lacrime “Devi aiutarlo!”.

Egli si abbassò verso di lui pronunciando delle parole in una lingua a lei sconosciuta.

Finalmente gli occhi di Thorin si riaprirono, lentamente.

“Per tutti i Durin!!” affermò lei piangendo e abbracciandolo con forza “Perdonami!! perdonami per tutto ciò che ti ho detto! Non volevo arrabbiarmi con te!! non era mia intenzione!”.

Thorin si lasciò cullare dal suo abbraccio felice di essere ancora vivo

“Anche io ho commesso i miei errori, Isil.. e li ho compresi quella sera.. avevi ragione e il mio orgoglio mi impediva di dirtelo” ammise sorridendogli e ricambiando il suo affetto, stringendola più forte a sé.

 

Alzandosi, prese a cercare il mezzuomo vedendo i volti sollevati della compagnia, felici che fosse salvo; Successivamente il suoi occhi si incrociarono con quelli di Bilbo.

“Tu.. cosa credevi di fare?? ti sei fatto quasi uccidere!!!! Non ti avevo detto che saresti stato un peso?? che non saresti sopravvissuto alle terre selvagge? che non c'era posto qui per te tra noi??” infierì con voce roca.

Lo sguardo di Bilbo fu rammaricato a causa di quelle parole ma quello di Thorin si addolcì quasi subito dopo.

“Non mi sono mai sbagliato cosi tanto in vita mia!!” ammise felicemente, abbracciandolo.
Isil lo fece pure “Sapevo che c'è l'avresti fatta!!! Grazie!!”

“Tu contavi su di me fin dall'inizio” disse soddisfatto “Non volevo deluderti e non volevo deludere te, Thorin”.

“È sarà sempre cosi, mio caro amico!” disse Isil.

“Non vorrei interrompere questi attimi felici, ma guardate dietro di voi!!” interrupe Balin.

Thorin si stupì nel vedere la montagna solitaria; gli sembrava cosi vicina da poterla toccarla con un dito

.

"Casa nostra.." disse avvicinando a se Isil.

"Guardate un corvo" disse Ori.

.

"Quello mio caro amico e un torvo.." riferì Gandalf.

"Non fa niente.. lo prenderemo come buono auspicio.." ribadi Thorin sorridendo verso Bilbo.

"Hai ragione.. credo che il peggio sia ormai passato" disse sensa immaginarsi i pericoli che dovevano ancora affrontare prima di giungere fino alle pendici di Erebor.

 

                                                                                                       

 

Nota dell'autore: Salve a tutti, oggi ho pubblicato un nuovo capitolo.. Qui riuscirete a vedere lati di Isil ancora a voi sconosciuti ma spero che vi piacerà il suo essere sincera e diretta.
Ho cercato di rispettare la storia originale ma alcune parti le omesse ma spero che vi piaccia lo stesso ed pubblicherò ogni tre settimane.. per cause di forse maggiore ( la mia ignoranza con la punteggiatura xD e il mio continuo cercar un lavoro) ma sto facendo il più possibile per farvi piacere questa storia un pò diversa.
Nonostante tutto ne sarò fiera perchè so quanto ci sto dedicando per renderla bella ai vostri occhi.

Grazie a chi solo la leggerà o per chi mi lascerà una piccola recensione!

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Attimi di pace ***


Capitolo sesto: Attimi di riposo.

Durante il viaggio, Gandalf affidò a Bilbo l'incarico di controllare il territorio, qualora, i nemici si fossero avvicinati troppo a loro; d'altronde, gli hobbit erano molto agili nel salire le rocce e camminare, senza farsi ne vedere ne sentire.
Inizialmente, vide gli orchi, che li inseguivano, poco lontani da loro ma un altro essere, alimentò le sue preoccupazioni.

“Quale forma ha assunto?” domando Gandalf al suo ritorno.

“Q-q-quella di un orso.. ma molto.. molto più grande!”

“Cosa ci sta inseguendo?” chiese Thorin preoccupato; un gruppo di orchi li stavano cercando e non poteva contrastare un altro nemico, in quel momento.

“C'è una casa qui vicino.. ci rifugeremo lì, ma non è ne di amico né di nemico!” ribadì lo stregone.

“È in atto una caccia ai nani di Erebor.. non abbiamo altra scelta che rischiare!” intervenne Isil “Dobbiamo andare, non abbiamo più molto tempo”.

L'alba non tardo ad arrivare; il loro passo aumentò quando la figura, dell'orso, apparve alle loro spalle.

“CORRETE PIÙ VELOCI!!! CI STA RAGGIUNGENDO!! DOBBIAMO ENTRARE NELLA CASA, LI SAREMO A SICURO!! comandò Gandalf.
Arrivando al suo interno, i nani presero a spingere il grande portone, la belva tentò di entrare ma, insieme, riuscirono a chiuderlo, fissandolo con una trave.

Furono salvi e Gandalf consigliò, ai membri, di riposare e riprendere le forze.

Tutti si radunarono nel fienile, evitando di dormire separati, ma Isil preferì spostarsi in una stanza isolata in modo da poter pensare, con calma, tutto ciò che era successo alla Carroccia; accese il fuoco e preparò un giaciglio.

Dopo un pò, Thorin aprì la porta della stanza per entrarvici.

“Lo so che vorresti rimanere da sola, ma ho bisogno di parlarti” chiudendola dietro di sé “So perfettamente cosa stai provando in questo momento!!”.

“Credevo di avverti perso, Thorin.. il mio cuore si era fermato alla vista del tuo corpo inerme.. cosa avrei fatto senza di te? come avrei potuto sopravvivere, in questa era, senza averti accanto? C-cosa..”.

Lui la zittì “Sono qui adesso! La tua voce mi ha condotto da te ed ora non c'è più nessun motivo di soffrire!”.

Il forte dolore che provava la fece piangere, inginocchiandosi, a terra, davanti a lui. Era la prima volta che non riusciva a trattenere le lacrime; La paura avvolse la sua anima e il suo cuore. Anche egli si inginocchio baciandogli il viso; i suoi occhi divennero rossi, vedendola in quello stato.

“Odio vederti soffrire, Isil.. rende debole ogni mia certezza!” ammise lui con voce roca e profonda.

“È questo ciò che provo Thorin, non posso farci niente! sei tutto il mio mondo.. se muori tu sarà cosi anche per me!”. 

“Tu pensi che non sia cosi anche per me?”.

Alzò lo sguardo stupita da quella risposta, le parole in quel momento erano inutili.
Lei gli prese il viso e incominciò a baciarlo delicatamente dalle guance fino alla fronte; poi lo guardò negli occhi, di quel color ghiaccio che amava tanto, e posò un leggero bacio sulle sue labbra, che venne timidamente ricambiato. 
La paura e l'incertezza, che provavano in quel momento, scomparvero, trasformandosi in passione.

Quando Isil si risvegliò, il fuoco illuminava pressoché la stanza.

La sua testa era appoggiata sul petto di Thorin ed una coperta, avvolgeva i loro corpi; la sua pelle emanava calore e il suo cuore batteva velocemente. 

“Brutti sogni?” domandò Thorin accarezzandogli la nuda schiena.

“Mmm.. questa volta no!” rispose baciandogli il petto “Posso farti una domanda?” chiese lei.
Con un cenno lui rispose di si.

“Quando hai capito di esserti innamorato di me?”
Sospirò..

“In verità, mio padre riuscì a capirlo prima di me.. cercò in tutti i modi per farmi capire ciò che provavo, ma non ero ancora pronto ad ammetterlo; molte responsabilità erano sopra le mie spalle e nonostante tutto, in qualsiasi momento, avevo paura di perderti”.

“Ma la paura di amare non è già amore?” rispose lei appoggiando il mento nel petto di lui.

“Si.. ma ero un ragazzo leale e responsabile ma anche confuso e impreparato, in certe cose”.
Stringendola a sé, la fece appoggiare la testa sulla morbida paglia, portandosi sopra di lei “Ma ora, non lo sono più! So qual'è il mio posto..ed è accanto a te a Erebor!! È questo il nostro destino, mia regina!”.

“Ricordati che un drago sputafuoco, dimora al suo interno!” disse lei afferrando le sue muscolose braccia, piene di piccole cicatrici “Non sarà semplice entrarvici e ritrovarvi l'arkengemma!”.

“Se staremo tutti insieme, riusciremo ad ucciderlo e poi io confido in Bilbo!” baciando il collo di lei.

“Mi soprendi! Hai cambiato idea su di lui?”.

“La mia regina mi ha fatto capire che dovevo provare a fidarmi di lui.. ed ora lo sto facendo e non mi pento di questa mia decisione!” disse con voce profonda avvicinando la sua bocca nell'orecchio di lei.

“Grazie a lui, potrò riappropriarmi delle mie stanze, del mio letto e tu sopra di lui!” Rispose facendo un mezzo sorriso.
Isil non ebbe il tempo di rispondergli che Thorin la baciò con foga, lasciandosi abbandonare dal tepore delle sue labbra. 

----

“Un mutaforma??! Mi stai dicendo che quell'essere che ci inseguiva era un essere umano con le sembianze da orso??" 
La voce di Isil archeggiava per tutta la fattoria.

"Bhe! non mi stupirei più di tanto.. conoscendo il mondo in cui viviamo, non credi?” Gandalf sapeva come far sparire ogni traccia di dubbio “Si chiama Beorn, è l'ultimo della sua specie.. fuggi dagli orchi e si stabilì qui, per poter iniziare una nuova vita”.

“Lo invidio!! all'inizio vedevo Erebor lì davanti a me.. ma ora mi sembra sempre più lontana!! Ho paura.. ho paura di perdere, di nuovo, la mia famiglia, di perdere lui e non so dove trovare la forza per affrontare tutto ciò che verrà dopo; se non era per Bilbo...” le mani di Isil incominciarono a tremare “Io non ho la sicurezza che, lui, non soccomberà nella stessa malattia del nonno e del padre, Gandalf.. è l'oro ciò che brama e il potere collegato ad esso; ho bisogno dei tuoi consigli.. la mia speranza si sta affievolendo ed ogni mia certezza sta vacillando”.

“Non posso renderti facile il cammino ma posso dire, che riuscirai a trovare la forza che tanto cerchi; quando meno te lo aspetti, arriverà!” sorridendo dolcemente “Sta a te condurlo nella giusta via.. ti darà ascolto, lo ha sempre fatto in un modo o nell'altro”.

“Lo spero, Gandalf!”.

“A tal proposito, i tuoi incubi sono diminuiti?”.

“No, fuoco e stanze piene di oro invadono i miei sogni, ma questi sono eventi passati Gandalf... non hanno alcun senso, adesso!”

Mille pensieri attraversarono la mente di Gandalf ma capii, che i suoi sogni, non presagirono nulla di buono.

“È dov'è il nostro futuro re, stamattina? Non l'ho ancora visto!” cercando di cambiar discorso.

“Sta riposando, gli porterò qualcosa da mangiare avrà sicuramente fame” disse lei sorridendo.

“Lui è molto affezionato a te.. non metterebbe, mai, la tua vita in pericolo, Isil”.

“Lo so!” disse lei rientrando nella casa.

Gandalf, riaccese la sua pipa... facendo una grande nuvola di fumo.

“Bilbo Baggins! Perchè stai lì dietro ad origliare??”.
Bilbo uscì da dietro l'aiuola, imbarazzo.

“N-non volevo disturbarvi!”.

“Vieni.. avvicinati! Non ho avuto molta possibilità di parlare con te, mio caro amico.. cosa ne pensi di questa avventura?

“Mmm.. bhe non saprei.. ehmm.. io non lo so, Gandalf! So solo che voglio aiutarli”.

“Apprezzerò sempre la bontà d'animo degli hobbit, mi stupisce in ogni era!” alzandosi prese a camminare, canticchiando un motivetto a lui sconosciuto.
Bilbo lo guardò allontanarsi, sorridendo.

Rientrando nella stanza, Isil vide Thorin dormire profondamente; finalmente, dopo tanto tempo, riposava serenamente.
Con la mano gli accarezzò, delicatamente, il viso e suoi lunghi capelli neri, dove vi si formarono delle piccole ciocche bianche, stando attenta a non svegliarlo.

“Ti amo Thorin!” la sua voce tremava al solo pronunciare quelle parole.

Quando cercò di ritrarre la sua mano, lui l'afferrò baciandola “Il più bel risveglio che possa ricevere un re” disse guardandola con amore

“Distenditi accanto a me, te ne prego!” lei fu stranizzata da quella richiesta ma acconsentì.

“Cosa ti turba mio re?”

“Che la missione non vada a buon fine! Se ti succedesse qualcosa di brutto, non potrei mai perdonarmelo!!”.

“Thorin, Erebor è anche la mia casa! Voglio riconquistarla e insieme ci riusciremo! Fili e Kili non aspettano altro.. fin da piccoli hanno sempre ascoltato le tue storie con la speranza di poterla vedere, un giorno, con i loro occhi e anche il nostro popolo vuole questo; Lo abbiamo promesso!”.

Un attimo di silenzio li circondò.

“Isil... potresti considerar l'idea di non venire e stare al sicuro?”.
Lei lo guardò con disapprovazione “No, non posso.. devo essere li quando riusciremo ad entrare nella montagna!”.

Thorin sospirò rassegnato.

“Va bene, allora manterremo la nostra promessa.. mia regina!”.

“Adesso mangia, sei debole e devi rimetterti in forze!” disse lei alzandosi su e prendendo, con le mani, una fetta di pane con il burro.
Lui la mangiò, avvicinando la bocca alle sue dita e con sguardo profondo la guardò, facendola diventare rossa dall'imbarazzo; Appoggiando la sua mano nella guancia, si portò in avanti, la baciò facendola distendere lentamente.

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Dopo il pranzo, Isil, si prestò a ripulire le armi dal sangue degli orchi e dei goblin; Beorn, seduto dall'altra parte del tavolo, l'osservava incuriosito.

“Tu sei diversa da loro, che ci fai qui?” domandò con voce profonda.

“Cucino e lavo!” rispose lei “Sono la loro balia”.

“Mmmm.. ma almeno sai usare quei taglia carte che hai in mano?”. Disse riferendosi ai suoi coltelli.

“Tu che pensi? che essendo una donna, non ne sia capace?”.

“Provamelo e ti saprò dire sé sia vero o meno!”.

Isil, ne prese uno e cercò un bersaglio; quando lo trovo, abilmente lo tiro conficcandolo nel muro di legno, vicino all'orecchio di Kili e Beorn fu stupito della sua mira.

“EHIII!! Ma che ti prende? Che cosa volevi fare?!” domandò, Kili, innervosito e alzandosi rapidamente in piedi.

“Nulla! Solo una prova! Volevo tagliarti i capelli ma, ahimè, ho mancato il bersaglio” rispose lei sorridendo.

“AHH..SII? Vieni qua furbacchiona e vediamo chi è il bersaglio!!” disse incominciando a correre verso di lei, vedendola scappare, ridendo.

“Ahahahah!! Ci voleva un po' di allegria, qui!!” ammise Balin guardandoli divertire.

In tarda serata, dopo un abbondante cena, ogni nano decise di rilassarsi come più poteva: chi continuava a mangiare come Bofur, chi, invece, stava tranquillamente seduto vicino al fuoco o immerso nell'ombra, a fumare l'erba pipa.

Isil, dopo un bel bagno caldo, decise di fare una passeggiata, rassicurata dal fatto che il loro anfitrione proteggeva la fattoria, lasciò le sue armi a Dwalin e si avviò verso il prato.
La luna piena illuminava il luogo e fu facile camminare senza una torcia di fuoco; Ormai l'erba verde scomparve lasciando posto a quella secca. 

“Da quando abbiamo iniziato questo viaggio, sembra che la natura stia cambiando con noi.. ma non so se esserne felice o meno” ammise togliendosi il grande cappotto e sciogliendo i suoi lunghi capelli, incominciando a volteggiare; Il suono della natura era la sua melodia e sorrideva! sorrideva perchè era felice di essere lì, nella pace più assoluta.

Thorin, seduto vicino al fuoco ad intagliare un pezzo di legno, l'osservava, pronto ad intervenire per qualsiasi evenienza.
Non era la prima volta che la vedeva ballare ed era contento quando lo faceva; tanti fa, dopo esser stati rimproverati da Thrain, perchè correvano per tutto il palazzo, Isil decise di voler uscire per poter vedere le stelle che brillavano su nel cielo.
Quando furono fuori, lei, prese a ballare nell'erba alta con la sua pelle che era illuminata dal chiarore della luna.

“È cosi bello qui, Thorin!” disse sorridendo.

“Si, è vero!” rispose lui facendogli un mezzo sorriso e tenendo giunte le mani davanti a sé.

Avvicinandosi a lui, fece un inchino e prese le sue mani calde.

"Sei cosi rigido!! forza, balla con me!”.

“Lo sai che non ne sono capace!”

“Ballare è come usare un arma.. ci vuole allenamento e fiducia, ricordi?” disse appoggiando il suo braccio sul fianco sinistro e stringendogli la mano destra; incominciarono a muoversi, insieme, lentamente, guardandosi negli occhi.

“Chi ti ha insegnato a ballare?”

“Tua sorella Dis!! è sempre molto gentile con me!”

“Ti vuole bene, lo sai”!

“E io ne voglio a lei”.

Staccandosi, giunsero le mani e presero a girare.

“Prima o dopo dovevi imparare! sopratutto per quando diventerai re e sceglierai.. la tua r-regina..”dopo quella fra, nel viso di Isil, scomparve ogni traccia di felicità e pian piano si rabbuio.

Si staccò improvvisamente da lui dandogli le spalle “Ritorniamo.. si staranno, sicuramente, preoccupando!” disse vedendola camminare verso il palazzo, con passo veloce.

I ricordi riaffiorarono nella mente di Thorin come una terribile tempesta; gli dispiaceva di non aver potuto ricambiare, prima, i suoi sentimenti ma non intendeva più frenarsi nel farlo! era determinato a renderla felice ad ogni costo.

All'improvviso vide Fili e Kili raggiungerla per poter ballare con lei; Bofur prese a suonare, il suo clarinetto, un motivetto allegro accompagnato dalla viola di Dwalin.

“Sei fortunato, mio caro ragazzo!” disse Balin “ È l'unica a riuscire a vedere la luce anche nella profonda oscurità!”.

“Spera solo, che questa luce, illumini sempre il nostro cammino.. senza mai affievolirsi!” rispose lui con sguardo fiero.

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Capitolo 7
*** Ery Galen ***


Capitolo settimo: Ery Galen

 

“Tuttavia dietro l'angolo ci può aspettare, una strada nuova o un cancello da varcare”.

Il mattino seguente, di comune accordo, Thorin e Gandalf decisero di avviarsi verso Ery Galen, considerata la via elfica più sicura; Beorn offrì i suoi pony, con la promessa, che li avrebbero liberati quando sarebbero arrivati di fronte a bosco atro.

Il viaggio fu tranquillo e vi arrivarono nel tardo pomeriggio. Il bosco atro era una ricca foresta di alberi sempre verdi con una vegetazione fitta e rigogliosa, ma Gandalf notò che il bosco era totalmente diverso da come lo conosceva; qualcosa di maligno dimorava al suo interno e si raccomando di non bere nei suoi fiumi e di non smarrire mai il sentiero o non sarebbero più riusciti ad uscirvene.

Domande attendevano risposte e Gandalf dovette allontanarsi, momentaneamente, dalla compagnia con la promessa di rincontrarsi sulla soglia della montagna solitaria.

Più si avventurarono nel bosco e più il senso di oppressione e confusione influiva nella compagnia; l'aria stessa era pesante e strani rumori provenivano dalla fitta vegetazione.

“Non perdiamo il sentiero!!” raccomandò Balin.

Sentivano che qualcosa non andava, ma erano troppo sopraffatti dal senso di confusione per poter reagire.

Passarono la notte tra gli grandi alberi silenziosi, alternando turni di guardia. Il freddo calò tempestivamente e Isil, difficilmente, riusciva a riposare: i suoi piedi erano totalmente gelati e il suo cappotto leggero non la riscaldava in nessun modo quindi si rialzò e saltando sopra i nani, andò verso Thorin.

“Ho freddo.. posso dormire con te?”

Lui aprì gli occhi guardando il fogliame degli alberi, con un cenno la fece accomodare accanto a se, riscaldandola con il suo corpo.

“Come riusciremo ad uscire da qui?”

“Un modo lo troveremo.. domani mattina, di buon ora, riproveremo a cercare il sentiero.. ora dobbiamo riposare, domani sarà una dura giornata!”

Il giorno dopo, il senso di confusione aumentava sempre più, provocando delle allucinazioni nella compagnia; durante il cammino, Fili notò che aveva visto gli stessi alberi poco prima.

“Non può essere! Ci siamo già passati da qui!” disse Fili.

“Non può essere.. stiamo girando intorno!! dobbiamo ritrovare immediatamente il sentiero!!” ordinò Thorin.

“Dobbiamo vedere dov'è il sole! Salirò su un albero, cosi potrò darvi le giuste indicazioni!” disse Bilbo scalando un enorme albero.

Da lontano, Isil vide degli esseri dirigersi verso di loro; non ebbe il tempo di avvertirli il gruppo che venne attaccato e imprigionato da dei grossi ragni.

Bilbo fu l'unico a salvarsi ed aspettò il momento giusto, per intervenire, con la sua spada, tagliò i bozzoli dove li avevano rinchiusi liberandosi dalle ragnatele; I ragni, che li sentirono, li attaccarono ma un gruppo di elfi intervenne per sterminarli.

Quando ucciderò l'ultimo ragno, Legolas, ordinò ai suoi soldati di sequestrare ogni arma, che i nani, avevano con se; successivamente, vennero condotti nel regno di Thranduil, padre di Legolas.

Isil vide, durante il cammino, che qualcosa di strano incombeva nel bosco: un velo di oscurità circondava la natura verde, nessun albero si muoveva ed aveva la continua sensazione di esser osservata da un'ombra oscura; più volte gli capitò di fermarsi per capire cosa era, ma veniva puntualmente spinta da una delle guardie reali.

“Vacci piano con lei o ti farò vedere cosa sa fare un nano anche senza le sue armi, spilungone!”.

“Tranquillo Thorin.. sto bene..” si avvicinò a lui bisbigliando “Qui c'è qualcosa che non va.. qualcuno ci osserva!”.

“Ne sei sicura?”

“Si!” concentrando il suo sguardo altrove.

Thorin si insospettì, pensava che un gruppo di orchi si fosse avventurato nel bosco per tendergli un imboscata, ma in quel momento non potè considerare l'idea di fuggire, sopratutto senza le loro armi.

Vennero condotti davanti ad un enorme portone che si apri al comando di Legolas; tutti furono rinchiusi nelle celle sotterranee tranne Thorin, che venne richiamato al cospetto di re Thranduil.

Ritornò, pochi minuti dopo, con aria di disapprovazione e rabbia.

“Voleva fare un accordo.. il loro aiuto per ciò che gli abbiamo privato anni orsono, ma io non ho accettato.. per quello che ha sofferto il mio popolo a causa sua.”

Un lungo silenzio aleggiava tra le celle il quale vennee interrotto da Balin.

“Bene ragazzo.. dunque.. siamo arrivati alla fine del viaggio!”.

“No!! Abbiamo ancora un'altra possibilità! il mezzuomo!” disse Thorin afferrando, con le mani, le fredde sbarre della cella.

“Come farà ad arrivare qui? È impossibile!” domando Isil, rinchiusa nella cella di fronte.

“Ci riuscirà, ne sono convinto!”.

“Bene... grazie per la fiducia che mi stai donando mio caro Thorin” disse Bilbo sbucando, di nuovo, all'improvviso.

“Mastrobaggins, come fai ad apparire cosi dal nulla?” domandò Kili sorpreso.

“Anche io ho i miei segreti.. mio giovane amico!” sorrise “Ascoltatemi, so come uscire da qui ma mi dovete seguire senza far rumore”.

Difficilmente la compagnia ascoltava Bilbo ma, in quella occasione, fu inevitabile.

“Guidaci!” acconsenti Thorin liberando Isil.

Raggiungendo le cantine videro delle botti, vuote, accuratamente sistemate una sopra l'altra.

“ Ecco qui! Entrerete qui dentro!” disse Bilbo, indicando le botti., sorridendo.

“STAI SCHERZANDO VERO!! COME FAREMO AD USCIRE DA QUI, CON QUESTE COSE?!” chiese Dwalin arrabbiato.

Ma il suo sorriso scomparve immediatamente “Voi fate ciò che vi dico se vi è cara la vostra libertà!”.

Thorin non era molto d'accordo del suo piano ma alla fine dovette cedere, non avendo altre via di fuga “Entrate nelle botti!”.

Senza discutere lo fecero; quando Bilbo li vide tutti all'interno delle botti, azionò una leva facendole scivolare nel fiume, sottostante.

All'uscita dal castello Legolas diede l'allarme, avviandosi a riprendersi i prigionieri ma il suono di un'altro corno presagi un imboscata degli orchi.

“ISIL!! AVEVI RAGIONE!” gridò Thorin.

“ODIO AVERE RAGIONE!!”

 

Il fiume agitato, sballottava le botti in ogni lato; gli orchi scoccavo le loro frecce ma la forte corrente dava la possibilità ai nani di schivarle, proteggendosi con il legno delle botti, ma quando gli orchi incominciarono a saltare sopra di loro, gli elfi, intervennero, contrattaccandoli e uccidendoli. Un orco saltando sopra a Dwalin, che con un colpo di testa lo gettò in acqua, gli diede la possibilità di prendersi la sua ascia che venne usata, a turno, da tutti loro.

Quando Isil si accorse che il nemico stava aumentando velocemente di numero, uscì fuori dalla sua botte e saltando nella sfonda del fiume ruppe il collo ad un orco, sflilandogli arco e frecce.. Thorin da lontano gli gridava di non farlo e di stare attenta ma lei già sapeva cosa faceva.

Lei non era solo brava con le spade, ma era anche un abile arciera; Balin, osservando lei e l'elfo biondo, non notò nulla di diverso tra loro, erano entrambi incredibilmente bravi ed agili.

Quando le guardie li videro arrivare da lontano, di fronte al ponte, sbarrarono l'unico passaggio per poter scappare da li, facendo scontrare le botti nel cancello chiuso.

“NOOOO!!” Thorin vide ogni speranza sfumarsi davanti ai suoi ocvhi ma non si arrese “DOBBIAMO TROVARE IL MODO PER APRIRLO!”.

Kili notò, da lontano, la leva del cancello ed uscendo fuori dalla sua botte risalì gli scalini ma gli orchi lo bloccarono; Fili richiamò il fratello lanciandogli un bastone chiodato e con esso incominciò a colpirli facendoli cadere in acqua, ma uno di quei esseri gli scagliò una freccia avvelenata facendolo gridare.

Isil, sentendo il grido Kili, si girò di scatto senza accorgersi che un orco la stava attaccando ma Legolas intervenne immediatamente; Thorin notò subito quel gesto e ne fu davvero sopreso, perché non se lo aspettava. Nel frattempo Isil incominciò a saltare per le rocce, raggiungendo gli orchi che avevano circondato Kili.

“AZIONA LA LEVAA!! CI PENSO IO A LORO! FAI VELOCEEE!”

Kili non se lo fece ripetere due volte e cercò, con difficoltà, di raggiungerla.

Quando l'azionò, il cancello si aprì ma quando Kili si accasciò, a terra, a causa del forte veleno, intriso nella freccia, tese a rotolare verso la botte ed entrandoci la freccia spezzo, provocandogli una fitta insopportabile nella coscia.

“ISIL... VELOCE!! SALTA NELLA BOTTE!!!” gridò Thorin preoccupato.

Girandosi, vide che le botti che stavano scendendo giù per la cascata; sentì Thorin chiamare il suo nome ma gli orchi non gli davano nessuna tregua. Quando Legolas si avvicinò al cancello, Thorin afferrò l'ascia lanciandola ad un orco dietro di lui, ripagandolo di aver aiutato la sua amata. L'elfo biondo si avvicinò a Isil che si arrampico sopra il ponticello; non era certa se la lasciava libera o no meno ma notando che lui non fece nulla per fermarla, saltò nell'ultima botte rimasta con un sorriso di ringraziamento.

Poco più lontano i nani trovarono la riva e vi fermarono lì; Kili uscì fuori dalla botte con fatica, ed aiutato dal fratello, venne disteso a terra e visitato; Thorin, dopo essersi assicurato che il nipote era in grado di camminare, lo lasciò riposare ancora un po tornando a osservare il fiume.

“Balin! non la vedo arrivare.. non abbiamo più molto tempo..” disse Thorin camminando su e giù.

“Tranquillo ragazzo.. lo vista saltare!”

“E se non era lei? Io non lascerò nelle loro grinfie Balin!! andrò a riprendermela!”

“ E io verrò con te, figliolo! Ma aspettiamo che scorri la corrente e vediamo se arriva!”.

Lui acconsentì, senza staccare i suoi occhi da quelle acque.

Stavano per quasi perdere ogni speranza e Balin era già pronto a ritornare nel bosco atro, ma una piccola botte sbucò dal fiume. Thorin si alzò velocemente chiamando il suo nome; non ottenendo riposta, si immerse nell'acqua raggiungendola e vi guardò dentro.

“Ti sei preoccupato?” Thorin scorse un enorme sorriso che non spariva neanche nelle difficoltà.

“Isil, mi hai fatto spaventare!” rispose con gli occhi rossi, allungando la sua mano per aiutarla ad uscire.

L'abbraccio forte lasciandola senza fiato, ma a lui non gli importava! era li, tra le sue braccia e nient'altro aveva importanza, in quel momento.

Lasciando l'abbraccio di Thorin si avvicino alla riva e Fili l'accolse a braccia aperte.

“Ma sei fatta di ferro, zietta?” domandò lui sorridendo, nascondendogli il dolore che provava.

“Non mi sento cosi vecchia da essere chiamata zia.. dov'è Kili?”

“Isil, non devi preocc..” non lo lasciò finire la frase che capii che era grave e raggiunse Kili che era disteso a terra.

“Kili!! come ti senti?”

“Come se mille troll mi avessero schiacciato!”.

“Il tuo senso dell'umorismo non vacilla mai ehh...”

“Ancora non lo hai capito! Lo faccio per te ammazzatroll!”.

Lei controllò la ferita, assicurandosi che fosse pulita e medicata bene; Kili soffocò una smorfia di dolore e il suo corpo incominciò a scottare.

“Isil..” la richiamò Thorin, facendogli odorare la punta della freccia.

“Qualche sostanza velenosa.. ma ignoro le sue origini..”.

“Posso camminare zio, tranquillo”.

Lui gli appoggiò la mano nella fronte, rassicurandolo “Non ti agitare.. riposa e risparmia le tue forze.. fra poco dobbiamo avviarci!”.

Aiutò Isil a rialzarsi portandola distante dal nipote.

“Cosa facciamo?”.

“Thorin, dobbiamo portarlo a Dale.. è grave!!”

“Hai qualche altro coltello?”.

“Si...ma pochi!”

Un rumore dietro le spalle di Dwalin, fece scattare in allerta la compagnia; velocemente Isil tese il suo arco mirando ad un umano arciere.

Dwalin e Kili cercarono di attaccare ma furono privati delle loro armi da due frecce che aveva scoccato lo sconosciuto.

“Fatelo di nuovo e vi ucciderò..” disse lui puntando l'arco su Ori “ Parlo anche per te elfa!”.

“Vuoi tentare la sorte umano?” domandò Isil fissandolo in cerca di un movimento brusco.

“Non siamo qui per crearvi problemi.. quindi che ne dite di abbassare le armi?” intervenne Balin per calmare gli animi, ma Isil non intendeva fidarsi di quell'umano.

“Isil per favore abbassa l'arco!” Bilbo cercò di convincerla.

“Isil..” Thorin si avvicinò lei con tono brusco.

Tentennò ma alla fine lo fece “A quanto pare la sorte è dalla tua parte..”.

Balin vide la barca dello sconosciuto e ne approfittò immediatamente “Sei di ponte lagolungo? È tua quella chiatta? È possibile noleggiarla?”.

Dwalin intervenne spazientito “Avanti.. basta!”.

“Perchè tanta fretta?” chiese lo sconosciuto.

“Perchè ti interessa?” ribatte Dwalin.

“Ci occorrono cibo, armi.. puoi aiutarci?” domandò Thorin avanzando verso di lui.

“Un nostro compagno è ferito ed ha bisogno di cure!” Isil cercò di persuaderlo.

“Il sovraintendente ha emanato delle regole!”

“Ci sarà un modo per entrare!” chiese Balin.

“Ma per quello ci vorrebbe un contrabbandiere..”.

“E per quello pagheremo il doppio..!” concluse Balin.

Lo sconosciuto accetto facendoli salire nella sua barca; Isil aiutò Kili a camminare appoggiando il suo braccio nella spalla.

“C'è la faccio, Isil..”

“Orsù!! fatti coccolare una volta ogni tanto, nipotino!” lo sguardo di lei si rallegro vedendo quello di Kili diventare rosso dall'imbarazzo.

Attraversando il fiume una fitta nebbia calò, celando il loro passaggio.

Bilbo si informò sul conto del barchiere e scoprì che si chiamava Bard; nel frattempo Balin chiese ognuno di loro i soldi per poterlo pagare. Pian piano la nebbia, si dissolse volgendo il loro sguardo verso le montagne e ciò che videro li fece rialzare stupiti; il loro cuori furono sollevati nel rivedere la loro amata montagna solitaria.

Isil appoggiò la testa sulla spalla di Thorin, ammirando quei luoghi in cui era cresciuta.

“Siamo a casa!” rispose lui con un enorme sorriso.

“I soldi su forza.. se apprezzate ciò che vi dico, rientrerete nelle botti!”.

L'attesa era straziante ma un carico di pesci avvolse i loro corpi.

“Ci siamo.. stiamo arrivando alla barriera del pedaggio.. ora fate silenzio e non muovetevi” informò Bard.

“Come se fosse possibile!” replico Dwalin con tono aspro.

 

Dopo alcuni problemi, arrivarono al villaggio; seguirono Bard fino a casa sua ma essendo sorvegliata furono obbligati a passare per le fognature; A loro mal grado, uscirono dal gabinetto salendo e percorrendo degli scalini videro una delle figlie femmine di Bard incuriosita da Isil.

“Pa.. che ci fa un elfa qui? e i nani?”.

“Aiutatela.. dategli una coperta e dei vestiti asciutti agli altri ci penserò io!” disse Bard rientrando in una stanza con il figlio, uscendovi con degli indumenti asciutti.

Thorin adagiò la sua coperta sulle spalle di Isil e guardando fuori vide una lancia del vento nanica.

“Sembra che tu abbia visto un fantasma!” disse Bilbo.

“È cosi.. l'ultima volta che abbiamo visto quell'arma fu quando arrivò il drago.. Gilian adoperò una freccia nera contro di lui ma la pelle di un drago è spessa” rispose Balin.

“Se la mira degli uomini fosse andata a segno, molte cose sarebbero cambiate” ammise Thorin.

Il figlio di Bard intervenne alzando leggermente la sua voce “Allora saprai che Gilian, con quel colpo, allentò in una delle squame facendola cadere!!”.

Nessuno, dei presenti, gli credette a parte Bilbo.

Isil, udendo quel racconto incominciò ad avere paura, non poteva immaginare come sarebbe andata a finire e sperava, in cuor suo, che Gandalf ritornasse il prima possibile. La profezia si stava compiendo e momenti oscuri li stavano aspettando, incapaci di poterli cambiare.

Bard se ne andò di fretta e furia e Thorin ne approfittò per convincere la compagnia di recuperare le armi necessarie nell'armeria; A notte inoltrata, vi si intrufolarono ma al dolore della ferita, Kili lasciò cadere le armi e di pesò si accasciò a terra cadendo dalle scale, facendosi scoprire.

Furono portati davanti al sovraintendente; Bard li raggiunse, cercando di annullare qualsiasi impresa che avevano progettato i nani di Erebor e il re sotto la montagna.

L'animo di Thorin divenne impaziente, il suo unico obiettivo era ritrovare l'arkengemma e riunire gli eserciti ma Bard lo ostacolava con le sue parole.

“Sono l'unico ad avere del buon senso qui?” domandò Bard guardando la popolazione e Thorin.

“Io.. sono l'unico ad aver il diritto ad entrare in quella montagna... VOLETE VEDERE LA PROFEZIA REALIZZATA?” gridò verso la folla “Vuoi condividere la grande ricchezza del nostro popolo?” chiese girandosi verso il sovraintendente “Cosa rispondi?”

Il silenzio cadde nel villaggio per pochi lunghissimi secondi.

“Io rispondo... BEVENUTO, BEVENUTO E TRE VOLTE BEVENUTO, RE SOTTO LA MONTAGNA” rispose lui.

Grida e applausi di felicità esplosero in quel momento.

Thorin si avvicinò a Isil stringendogli la mano “Ci siamo quasi!!”.

“Thorin forse dovremmo aspettare che arrivi Gandalf..”

“Non c'è di bisogno.. ci riusciremo da soli!”.

Gli occhi di Thorin si trasformarono divenendo avidi e intensi; diversi da quelli che conosceva e amava.

Lei sapeva che stava arrivando il momento di affrontare il drago Smaug ma una domanda assillava i suoi pensieri: come sarebbe riuscita ad affrontare ciò che comportava, rientrare in quelle mura? Come sarebbe riuscità a non far perdere la giusta via a Thorin?.

I pensieri divennero timore e tutto ciò che professava di non affrontare stava arrivando come un uragano improvviso intenzionato a sterminare, tutto, al suo passaggio.

 

 

 

Nota dell'autrice:

Salve a tutti!! grazie per le visualizzazioni ma vorrei tanto sapere se vi piaccia o meno il mio racconto!
Ultimamente sono impegna su un'altra storia, che ha per titolo “Ciò che ci lega” ed è ambientato sulla serie di The walking Dead (amo da morire gli zombie xD); Se volete, andatelo a leggere!! ne sarei contenta anche se non scrivete una recensione ( ma sarebbe gradita perchè ammetto di non saper scrivere bene e vorrei migliorare...).
Mmmm a parte questo.. non ho aspettato le tre settimane perchè, già so, che sarò impegnata!! quindi non so rispetterò i tempi di pubblicazione però spero di si.. perchè sto dedicando anima e corpo nelle mie storie ed è difficile scrivere in due ambientazioni diverse ( ma io collego gli zombie ai troll e goblin e sono apposto).

Comunque.. spero che vi piaccia e buona lettura.

 

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Capitolo 8
*** Ricordi: 1°parte. ***


Capitolo ottavo: Ricordi 1° parte.
 

Un'altra giornata tranquilla era iniziata a Erebor; come sempre i nani lavoravano nelle miniere per estrarre i metalli prezioni per commerciarli con la città di Dale e in tutta la terra di mezzo, come hanno sempre fatto per tante ere. Thrain, tutte le mattine, controllava che tutto andasse bene ma avvicinandosi sulla grande balconata, dove vegliava tutto il suo regno, notò un gruppo di orchi percorrere in grande velocità la foresta sottostante alla montagna solitaria; avvisò immdiatamente il figlio Thorin per controllare il perchè si fossero avvicinati cosi tanto al loro regno.

Con una schiera di guardie, Thorin ispezionò la foresta cercando di trovare qualche traccia del loro passaggio; Dei richiami lontani attirarono la loro attenzione, adrentradosi nel fitto del bosco nascondendosi il più possibile dai loro sguardi.
Quando li trovarono, li videro inseguire un nano ed una elfa, minacciandoli con le loro armi e con le loro freccie. D'istinto, Thorin uscì dal suo nascondiglio intenzionato ad aiutarli accorgendosi, solo successivamente, che il gruppo di orchi era più numeroso di quanto pensasse ma questo non lo scoraggio n caricare contro di loro e di ucciderne il più possibile.
Vedere i corpi di quelle povere anime riversati a terra gli fece capire che era ormai troppo tardi loro; Quando si avvicinò al nano notò subito che ancora respirava e immediatamente si inginocchiò davanti a esso, stringendogli la mano.

"Perché vi stavano inseguendo?"

"Hanno trovato la nostra casa..." il respiro del nano andava via via diminuendo come la sua voce "Mia figlia... mia figlia è sola nei boschi.. ti prego aiutala" finì di dire prima di chiuedere gli occhi per non più riaprirli.
 
Thorin, dispiaciuto, presse la spada che era abbandonata accanto a lui, la ripulì dal sangue e l'adagiò sopra il suo petto, contemplando la sua morte sentendosi, in dovere, di rispettar la sua richiesta, in segno d'onore. Andò in cerca della bambina senza sapere che aspetto avesse; segui delle piccole traccie che aveva trovato nel terriccio bagnato. In fondo al bosco vide un orco che stava cercando qualcosa,  spazientito di non trovarla.

Quando l'orco uscì dal bosco, lui fece lo stesso posando il sguardo su una chioma color corvino che correva, lontano da lui.

'Non è una bambina.. ma una ragazza' pensò Thorin sentendo, dentro di se, il cuore che batteva velocemente.

Per lui, era la più bella creatura che i suoi occhi avessero mai visto, in tutta la sua vita; non riusciva a definire le sensazioni che provava in quel momento: amore, eccitazione.. nessuna parola risultava appropriata.. invidia unita alla gelosia, impazzienza e infine desiderio. Non si ritrovò mai nella situazione di dover salvare qualcuno che desiderava cosi tanto ardentemente.
Quando vide che l'orco stava per raggiungerla, da un momento all'altro, un moto di rabbia nacque in lui; afferrò la sua spada e corse verso quell'essere conficcandogliela dritto in testa facendo accasciare il corpo sopra a quello della ragazza, che era appena svenuta.
Postò velocemente quel lurido corpo sopra di lei ed inginocchianosi cerco di sollevarle, delicatamente, la testa vicino al suo petto, ammirando le sue piccole orecchie elfice coperte dai suoi lunghi capelli scuri e morbidi come la seta ed accarezzando la pelle candida come la neve che profumava di gelsomino.

Thrain e le guardie lo raggiunserò poco dopo.

"Figlio! cosa è successo? è morta anche lei?" domandò con tono affanoso.
"No.. è solo svenuta..padre non possiamo lasciarla qui! gli orchi la uccideranno!".
"Cosa dovremmo fare?".
"La porteremo con noi a Erebor padre..".
"Thorin.. non saprei.. guardala è diversa da qualsiasi altra razza, non credo che sia una buona idea" disse Thrain dispiaciuto.
"È pur sempre di stirpe nanica e io non la lascerò qui da sola.. a costo di starle vicino, finchè tu non accetterai di portarla con noi!" lo sguardo di Thorin assunse un'aria seria, intensa e decisa.

Il padre osservò la giovane ragazza pensando che era una scelta sbagliata ma aveva sempre desiderato un'altra figlia oltre la sua dolce Dis.

"Figliolo.. va bene! ci prenderemo cura noi di lei".

Thorin fu felice che il padre prese la scelta più giusta; Thrain ordinò alle guardie di prendere il suo corpo ma Thorin si rifiutò che qualcun'altro potesse toccarla.

"La porterò io!" disse prendendola in braccio avvicinandola, il più possibile, al suo viso lasciandosi riscaldare dal suo calore.

----

Nella mente di Isil tutto era confuso: il vedere i suoi genitori agitati, scappare dagli orchi e il non rivederli più scatenarono, in Isil, una serie di incubi che scombussolarono il suo sonno.
Era passata quasi metà giornata quando si risvegliò sopra ad un comodo letto di seta con la fronte madida di sudore; All'inizio pensava di essere tornata a casa sua con i suoi genitori, quindi, incominciò a chiamarli come se fosse l'azione più naturale possibile ma notò subito che nessuno rispondeva al suo richiamo; aprì velocemente gli occhi, accorgendosi di non essere nella propria casa e nella sua stanza.

Una ragazza entrò nella stanza correndo con aria preoccupata.
.
"Tranquilla!! non voglio farti del male.. mi chiamo Dis e sono qui per aiutarti!".

Isil non conosceva il suo volto, non l'aveva mai vista e per paura scatto via dal letto allontanandosi da lei.

"Fidati di me! mio padre e mio fratello ti hanno trovato in mezzo ai boschi e ti hanno salvata.. un orco stava per ucciderti".

Isil ricordò che tutti i sogni, che aveva fatto, non erano solo pura immaginazione ma una crudele realtà che aveva affrontato.

"I miei genitori sono qui??" domandò con un sorriso pieno di speranza.

Dis scosse la testa abbassando il suo sguardo.

Isil fu colpità dalla verità in modo violento; cercava di trattenere le lacrime ma la tristezza l'avvolse completamente.

"Mi dispiace per la tua perdita.. non mi hai detto ancora il tuo nome.."
"Mi chiamo Isil.." le disse a voce bassa.
"Piacere di far la tua conoscenza piccola luna.. vieni con me, devi mangiare e riprendere le forze! dopo, ti porterò a conoscere la mia famiglia" disse Dis allungandogli la mano.

Isil, osservava la sua mano incapace di comprende se fidarsi o meno, d'altronde, erano dei sconosciuti per lei e gli parve inverosimile la situazione in  cui si trovava; Ormai non aveva più niente da perdere e lo sguardo dolce di Dis, la convinse ad accettare la sua offerta di aiuto e insieme si avviarono fuori dalla stanza mano nella mano, come due sorelle.
Isil era nata e cresciuta in mezzo alla natura e non avevavo mai visto un palazzo cosi grande con i suoi occhi; si sentì una piccola formica in un immenso mondo a lei sconosciuto; Le grandi stanze erano state scavate per creavici ambienti abitabili per chi viveva li, le grandi miniere arrivarono fin giù in profondità ed erano ricche di minerali scintillanti.
Dis la condusse nelle cucine facendola mangiare abbondantemente ma il disagio, in Isil, aumentava sempre di più ad ogni secondo che passava tra quelle mura; non era abituata a stare in mezzo a tante persone e questo, per lei, era qualcosa di difficile d'affrontare.

"Non hai fame?" chiese Dis.
"Non è questo.. è la prima volta che entro in un palazzo, la prima volta che vedo tanta gente.. eravamano solo io e i miei genitori e adesso tutto è scomparso come una nuvola di fumo che si dissolve nell'aria tetra..".
"Oh.. Isil" Dis si avvicinò a lei accarezzandole delicatamente il viso.

Ascoltami.. chi amiamo non va mai via! rimarrà sempre qui dentro, nel nostro cuore per proteggerci!" intervenne appoggiando la mano sul suo petto per rassicurarla.

La sofferenza di Isil non voleva deciderci di cessare ma fu felice delle parole, che Dis, stese per lei, in ricordo dei suoi genitori.

"Forza, andiamo! c'è una persona che non vede l'ora di vederti".

Insieme, si spostarono dalle cucine avviandosi verso la sala grande del trono; Throin era seduto su di esso con al accanto il figlio Thrain che vide, Dis, percorrere la grande navata quasi correndo.

"Nonno! padre! si è svegliata!".
"Falla venire avanti, mia cara!" chiese Thrain con un cenno della mano e felice nel rivederla; Quando furono davanti al re, Isil si nascose dietro Dis, a causa della sua timidezza.
"Non avere paura!" nonostante le parole le Dis, Isil si sentì intimorita dallo sguardo di Throin ma sapeva che doveva rigraziarli per il loro aiuto.
"Grazie per avermi salvato.. e mi dispiace di avervi recato tanto disturbo.." finì di dire chinandosi, con lo guardo basso, sul pavimento rimanendo dietro Dis.

Dis le afferò il braccio quasi con timore "Non c'è di bisogno, Isil.." disse aiutandola a sollevarsi "A proposito! padre.. dov'è mio fratello! mi aveva detto di portala qui quando si sarebbe svegliata.. ma lui non c'è.." domandò Dis con tono pacato.
"Sono qui!" Thorin uscì fuori dall'ombra incrociando lo sguardo con Isil, il quale vide un giovane nano con una barba lunga e nera ed occhi chiari come il ghiaccio.

Tutto in lui la rapì e tutto ciò che li circondava si annullo: il tempo, le ere passate non esistevano più. Lentamente, lei, si scostò da Dis camminando verso di lui come se una forza invisibile l'ttirava ad avvicinarsi per immergendosi nei suoi occhi chiari come l'alba e oscuri e prenetranti come il tramonto.
Dentro di lei, qualcosa di diverso e sconosciuto, stava nascendo, qualcosa di antico come la vita stessa.
Thorin fece un inchino e senza staccare il suo sguardo da lei si presentò in modo cosi regale che Isil si sentì impacciata e fuori luogo; rimasero li a guardarsi in un lasso di tempo che parve infinito.

Thorin fu il primo a interrompere quel silenzio carico di magia.

"Sono lieto che ti sia ripresa.. ero davvero preoccupato!"l le riferi con un mezzo sorriso che illuminava ogni angolo del suo viso.
"Chiedo venia per le sue preoccupazioni..".
"Non darmi del lei.. e poi per me è stato un piacere, non riuscivo a far altrimenti".

Thorin, ormai, si era perso nei suoi meravigliosi occhi blu come la notte e dentro di lui crebbe un'inaspettato fremito che difficilmente riusciva a placare; Spaventato da questa improvvisa reazione si girò bruscamente, verso il padre, cessando ogni contatto visivo con lei.

"Vado a controllare i cancelli, padre.." e se andò annullando la forte energia che si formò intorno a loro.

Dis, stupida dal quel comportamento, si avvicinò a Isil prendendole la mano.

"Hai scatenato qualcosa in mio fratello.. è la prima volta che fa cosi..".
"Allora.. perchè se ne andato via?" domandò Isil guardando Thorin camminare velocemente lontano a lei.

Dis non seppe rispondere alla sua domanda, lasciandola interdetta.

Poco più lontano, Thorin, scontro le sue mani nella fredda parete rocciosa "Cosa mi è preso?? il mio cuore batte cosi forte dal primo momento che i miei occhi si posarono su di lei.. ma mi domando il perchè stia successo solo adesso..?" si chiese serrando i pugni e combattendo contro qualsiasi emozione che non aveva mai provato per nessun'altra in tutta la terra di mezzo.


§§§§§


Passarono molti mesi prima che Isil riuscì ad abituarsi alla frenetica vita di Erebor senzaallontanarla da un pensiero fiso che dimorava nella sua mente.

'Perchè Thorin e cosi distaccato nei miei confronti?? cosa ho fatto per recarvi cosi tanto disturbo??'.

Non c'era giorno in cui non ripensava a quel momento con tristezza; si ripeteva sempre le stesse domande fino allo sfinimento, intenta a capire il perché Thorin tendesse ad allontanarla. Un giorno, girando tra le mura del palazzo incuriosita da ogni suo aspetto, arrivò in un luogo che ancora non aveva mai visto, almeno no di presenza; sapeva che giù in profondità tra le varie grotte vi stava un armeria ma si spaventava ad andarci per paura di scatenare l'ira di Thrain, il quale, era molto protettivo nei suoi confronti.
Arrivò incosciamente in quel luogo, come se un forza nascosta l'avesse trascinata li.
Osservò ogni spada che era li dentro, alcune erano diverse tra loro ma solo una attirò la sua attenzione più delle altre.
Era argentea con dei leggeri lineamenti disegnati nella spada e con l'elsa arricchita da piccole pietre di color nero; Toccò la fredda e lucida lama notando che era abbastanza affilata ed sollevandola si rese conto che non era cosi tanto pensante di come se lo immaginava.

"È la prima volta che ne vedi una?" Thorin comparve all'improvviso dalle tenebre ma Isil non si spaventò più di tanto che perchè sentiva dentro di se di non essere sola.
"No.. mio padre ne aveva una.. è leggera, di che materiale è fatta?".
"Ferro.. tanto ferro..".

Isil strabuzzò gli occhi di fronte a quella rivelazione.

"Come è possibile?? dovrei alzarla con difficoltà..".
"Non saprei.. spiegamelo tu.." disse lui avvicinandosi a lei setendo il buon profumo della sua pelle e dei suoi capelli "Vorresti imparare ad usarla?".

Isil vide Thorin accanto a se con le mani giunte e aria fiera.

"Non credi che una donna come me non sia adatta a maneggiare una lama cosi tanto pericolosa?" chiese girando il volto verso di lui.
"Ogni persona può imparare con allenamento e fiducia in se stessi" risposte sposandosi davanti a lei.
"Mi insegneresti?"
"Perchè?".
"Per non avere più paura!" rispose Isil con tono deciso.

"Allora lo farò!" disse afferrando le mani di lei che tenevano, ancora stretta, l'elsa della spada. In quel momento il cuore di Isil incominciò a batter forte in petto fino a soffocarla ma aveva bisogno delle risposte da lui.
"Perchè ho l'impressione di conoscerti da tempo? è strano.. non ti ho mai visto ma non riesco ad allontanare il tuo viso dalla mia testa e dal mio cuore.. ma penso che questo sia solo per me.." ammise con tono triste, staccando la mano da quella di Thorin e riporendo la spada sul tavolo.
"Cosa ti fa credere che sia cosi?".
"Lo sento dentro di me.. e poi perchè mi hai sempre evitata per mesi! non hai nemmeno mangiato con la tua famiglia!.
"È complicato..".
"No, non lo è.. semplicemente non è lo stesso per te..".
"Tu non mi conosci ed ho altro a cui pensare" disse con tono secco "Fatti trovare qui domani mattina alle prime luci dell'alba.. abbiamo molto da lavorare." finì di dire lasciandola sola con la delusione apparsa nel suo volto.

Da quel momento, tanti anni passarono: inverni gelidi ed estati torbide cambiarono Thorin ma non Isil. Per Thorin era come vederla per la prima: bella e fiera, una forza della natura che difficilmente poteva essere placata.
L'immortalità elfica era ereditaria come la sua forza e le sue abilità in battaglia. Più volte Balin, gli spiegò che, dopo la maggiore età, il suo aspetto non sarebbe più cambiato, solo nei suoi occhi aleggiava la saggezza tipica della sua razza come la sua testardaggine; Un mix letale per una giovane ragazza come lei che sapeva di dover scegliere, un giorno, tra l'essere immortale o mortale
.
Divenne davvero forte e per Thorin fu motivo di orgoglio; se lo aspettava ma no fino a tenegli testa cosi facilmente.

Le loro vite erano un susseguirsi di allenamenti, pattugliamenti e lunghe passeggiate nei boschi, ma anche nei momenti più belli, il nemico, non cessa mai di riemmergere e distruggere una pace a lungo conquistata.

Da prima un forte vento infrasse il silenzio ndella foresta, poi l'urlar della gente di Dale preoccupò Thorin fino a dar l'allarme in tutto il palazzo.

Isil lo sentì gridare fino dalla sala del trono.

"IL DRAGOOOOO!!".

Un drago sputafuoco del nord si stava dirigendo verso Erebor dopo aver aver distruggo la piccola città di Dale. Thorin quando schierò i guerrieri, Isil raggruppo tutte le donne con i loro bambini per farli sfuggire da quella terribile orda di dolore.

"Dis... sono tutti fuori?" chiese Isil con agitazione.
"Spero di si.. andiamo..".
"Aspetta.." Isil tese le sue orecchie attirate da un pianto lonano.
"C'è qualcuno intrappolato.."
"Ma Isil..".
"Vai.. ci vediamo fuori!"
"Isil..".
"Ho detto vai.." le ordinò con sguardo torvo.

Dis uscì dal castello spinta da Isil che si avventurò tra le fiamme e il fumo. Ispezionò ogni angolo di quelle, ormai fatiscenti mura, stando attenta a non farsi scoprire dal drago; Finalmente riuscì a trovar i due bambini che si erano nascosti sotto ad un tavolo, si avvicinò a essi con cautela senza farli spaventare.

"State bene?"
"Si.. ma il mio fratellino si è fatto male alla caviglia.." risposte la piccola bambina con le lacrime agli occhi.
"Forza, salite sulle mie spalle.. dobbiamo sbrigarci!".

I due bimbi non se lo fecero ripetere due volte e Isil incominciò a correre il più velocemente possibile verso l'uscita.
Thorin nel fratempo cercava Isil tra la sua gente, ignorando che fosse ancora all'interno del palazzo. All'improvviso vide Dis che guardava Erebor con aria terrorizzata e preoccupata.

"Sorella.. sono contento che sei salva! dov'è Isil?".
"Thorin.. ha sentito delle urla all'interno di Erebor ed..".
"No.." gli occhi di Thorin si incupirono ed in un attimo stava per dirigersi verso Erebor ma venne fermato dal padre e da Balin.
"Figliolo.. non puoi andare!".
"Padre! lei è via e io devo andarla a cercare.."
"Figliolo ti capisco.. so ciò che provi ed è amore ma non puoi mettere in pericolo la tua stessa vita..".
"Amore?!" chiese Thorin con tono stranito.
"Si.. sono questi i sentimenti che provavi e non riuscivi a spiegarti in questi anni..!".

Thorin riflette per qualche momento vedendo la sua casa avvolta tra le fiamme e in quel momento capì.

"Se questo è amore, padre.. allora devo combattere per esso.." rispose lui ingnorando il richiamo del padre.

Corse fino ad arrivare alla grande entrata del palazzo con il timore che lei non fosse sopravvissuta ma dinanzi a se, in lontananza, apparve una esile figura che camminava con difficoltà.
Quando la vide uscire dal quell'inferno di fuoco il suo viso si illuminò dalla gioia; corse verso di lei con aria scioccata notando che aveva aiutato due bambini, portandoli in braccio per  salvarli.
La madre dei bimbi si diresse verso di lei con le lacrime agli occhi felice di vedere in suoi figli sani e salvi.

"Vi ringrazio, principessa!".

Lei fece un cenno e salutando i piccoli eroi raggiunse Thorin, che la guardava ancora scioccato per il suo coraggio; fu più forte di lei saltagli addosso e stringerlo forte a sè.

"Sei viva.." disse accarezzandogli la nuca.
"Mi sembri stupito.. neanche un drago riuscirà ad uccidermi!".
"C-credevo di averti persa.." ammise sciogliendo l'abbraccio.
"Adesso sono qui.." disse intrecciando le dita con quelle di Thorin.

----

Quando smaug occupò Erebor, il re Throin fuù obbligato a spingere il suo popolo nelle terre selvagge; Nessun aiutò venne dagli elfi, all'alimentando l'odio di Thorin.
Non riuscendo a trovare un posto dove poter ricominciare una nuova vita, Thrain decise di riprendersi l'antico regno di Moria, intrattenendo una guerra con gli orchi e i goblin.
La battaglia fu vinta ma a quale prezzo? Il sangue porta porta sangue e Thorin stava rischiando di perdere di nuovo Isil, per colpa di un un goblin e la sua lama avvelenata.


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Capitolo 9
*** Ricordi 2° parte ***


Capitolo nono: Ricordi 2°parte
 

Quando Isil si accasciò lentamente a terra, l'unica cosa che riuscì a vedere fù un cielo colmo di nuvole nere e minacciose. La guerra, il nemico e gli stessi nani sparirono dalla sua vista, neutralizzando qualsiasi rumore intornò a se.

I muscoli intorpiditi, erano scossi da un forte tremito e un dolore lancinante si espandeva in tutto il suo corpo, immobilizzandola.  Nella sua testa, pensò che tutto era finito e anche la sua vita; D'altronde, aveva compiuto il suo unico dovere: proteggere Thorin.

Uno scambio equo il suo: la sua vita per quella di un re; L'unica persona che abbia mai amato veramente, in tutta la sua vita.

I suoi occhi diventarono sempre più pesanti quando si accorse che Thorin la raggiunge, inginocchiandosi accanto a se. Una pozza di sangue rosso cremisi, si formò sotto il suo corpo privandole, pian piano, delle ultime forze che le rimanevano. 

Con un toccò leggero si sentì accarezzare le guancie, ormai private del loro colorito roseo, da due mani calde e grandi; Una delicatezza quasi inosuale per un nano di Erebor, abituato a maneggiare il ferro, con enorme forza.

"È FERITAAA!!" gridò Thorin verso i suoi compagni, strappando un lembo di stoffa e fasciadole accuratamente la ferita "Non ti addormentare, rimani cosciente.. Isil.. ti prego.." disse chinandosi verso il suo viso.

Thorin, affranto, appoggiò la fronte su quella di lei ed, afferrandole il viso con entrambi le mani, chiuse gli occhi.

"Dovevo starti vicino.. sè lo avessi fatto non ti sarebbe successo niente..!" disse accarezzandole gli zigomi con le punte delle dita, scostandole alcune ciocche, di capelli, dal viso madido di sudore "È colpa mia.. dovevo starti vicino.." ripetè a voce bassa. 

Lei aprì gli occhi cercando, con tutte le sue forze, di non lasciarsi sconfiggere dal dolore che stava provando.

"L'importante e che tu sia vivo.. il nostro popolo è perso senza di te.. era la scelta più ovvia.."

"Come puoi dirlo.."

"Perchè la mia vita non conta.."

Udendo quelle parole, Thorin si staccò dalla fronte di lei ed, incrociando le sue iridi blu con quelle di lei, la guardò in modo serio. Fù in quel momento che le frasi del padre ebbero un senso: ogni dubbio e tirtubanza, si dissolse al suono di quelle parole che lo colpirono come una lama infuocata.

'Lei si sbaglia' pensò Thorin.

Per lui, Isil, non era solo una semplice combattente o un orfana recuperata per buon senso; Era molto, molto di più. 
Fin da quando Smaug si impossesso di Erebor Thorin cercò, in tutti i modi, di aprirsi una piccola via che portasse nel suo cuore e sapeva che non sarebbe mai riuscito a vivere senza la sua Isil, accanto; Era talmente abituato ad averla vicina che non si era mai immaginato una vita diversa da quella che aveva.

'Una vita, senza di lei, non vale la pena di essere vissuta' pensava sprofondando ne suoi occhi blu notte.

"Conta per me!" ammise appoggiando le sue labbra contro lei sue, assaporandole lentamente.

'Era come pensavo.. è come sentire il sole caldo sulla pelle, brucia ma riscalda ogni parte del mio corpo' pensò poco prima di vederla svenire tra le sue braccia.


§§§§


Erano passati alcuni giorni da quando Thorin portò Isil nella casa di Bofur. Il forte nano, cercò in  tutti i modi di guarirla con infusi e erbe mediche ma una forte febbre insisteva su di lei; Bofur, dopo attente ricerche, scoprì che la lama era impregnata da un veleno creato dai goblin per torturare i loro nemici; Fortunatamente non era nulla di letale ma provocava allucinazioni e incubi.

Albe gelide e tramonti oscuri passavano  davanti agli occhi di Thorin come se il tempo, invece di rallentare, aumentasse di velocità ad ogni secondo che passava a guardarla inerme. Le sue grida disperate, che accompagnavano i suoi incubi, lo portarono a sentirti in colpa per quello che gli stava capitando; Più udiva i nomi dei suoi genitori, più la vedeva soffrire e più si sentiva, il mondo, cadergli addosso.
Ogni attimo vedeva la speranza di un suo risveglio, sciogliersi come la neve al sole; Ormai rassegnato, si stava preparando alla cosa peggiore che potesse mai affrontare.
Aveva perso tutto: la sua casa, la sua famiglia, antichi legami spezzati e gettati nell'oblio; Non poteva perdere anche lei, non poteva perdere l'unica persona che c'è stata, nonostante il suo carattere, e lo ha amato fin dal primo giorno che i loro destini si erano legati.

Un nano quando ama veramente è per tutta la vita' pensò Thorin accarezzandole le dita fredde; Il suo errore era di averla amata troppo tardi e si malediva per non averlo fatto prima, donandole tutto se stesso.

-----

Era un tardo pomeriggio, quando Balin entrò nella stanza, scorgendo Thorin seduto su una sedia.

"Come sta?" chiese Balin.

"Ha dormito.. niente incubi ma il suo corpo scotta ancora.." riferì prendendo un panno bagnato per appoggiarlo sulla fronte di lei.

"Almeno quelli..".

"Riuscirà mai a guarire? me lo domandò ogni singolo secondo e maledico me stesso per non avergli evitato tutto questo.. ha già sofferto abbastanza..".

"Thorin.. mio caro ragazzo, hai fatto il possibile! lei è forte e lo vedi anche tu.. sta combattendo.. dagli forza di cui ha bisogno!" gli disse stringendogli la spalla "La febbre scenderà..".

Con un cenno, forzato, Thorin disse si. 

"Dis?" chiese a bassa voce.

"Capisce cosa stai affrontando e anche egli è preoccupata.. ha perso un padre e un nonno.. prega i Durin per la vita di Isil".

"Digli che va tutto bene.. non voglio che stia male.. ci basto io..".

"Mi prenderò cura io di lei.. " disse avvicinandodi alla porta "Tu riposa.. sono giorni ormai che non lo fai.." finì di dire Balin lasciando la stanza con l'animo un pò più leggero.

Thorin si avvicinò sul letto e, distendendosi accanto a lei, la strinse a se.

"Ritorna da me Isil.." disse immergendo il viso nei suoi capelli "Ho bisogno che tu ritorna da me.." finì dire prima di addormentarsi profondamente.


§§§§§


Aprendo gli occhi, inizialmente Isil non  si accorse di dove era; L'unica cosa che percepì fu che, i suoi muscoli, erano pesanti quanto un macigno ed erano terribilmente doloranti.
Sentiva mille spine conficcarsi in ogni parte della sua pelle e un vuoto totale affliggeva la sua mente, annebbiandola.
Un folta barba solleticava il suo collo: morbida e profumata ed, lei, riconobbe subito quel odore tanto familiare.

'Thorin..' pensò cercando di guardarlo.

Dormiva accanto a se e, per lei, era la persona più bella che i suoi occhi abbiamo mai visto; Il suo re era vivo e non l'aveva mai abbandonata. Cercò di alzare la mano per potergli accarezzare il viso eliminando ogni distanza fra loro ripensando che, in tutti i suoi incubi, Thorin era li per illuminarle il suo cammino e riportarla fuori dal quel buco nero, dove fù imprigionata.
Era la luce della sua vita e si sentiva felice nel rivederlo sano e salvo.

Pian piano, a voce bassa, chiamò il suo nome come se cantasse una dolce melodia.

"Thorin.. Thorin.."

Anche egli si svegliò dal suo sonno ricercando, con lo sguardo, chi lo avesse svegliato; Poco dopo, si sentì toccare il dorso delle mani e guardandole vi ritrovò quelle di Isil.
Di scatto, si voltò verso di lei con sguardo meravigliato.

"Neanche un goblin e riuscito ad uccidermi" gli riferì facendogli un largo sorriso.

Thorin, inizialmente scosso, non seppe cosa dire; Ci vollero alcuni secondi prima di capire che non era solo un sogno e che la sua Isil era ritornata.

"PER TUTTI I DURIN!!!" gridò a squarcia gola sollevandosi dal letto.

"Sai.. mi sto quasi pentendo.." disse con scherzoso, toccandosi le orecchie.

"Non pensarci nemmeno!" Thorin l'abbracciò e Isil si sentì stupita di quel contatto "Non ho più nessuna intenzione di lasciarti andare" ammise a voce bassa.

Isil era scossa dal tutta quella situazione: Thorin non si era mai spinto cosi tanto con le parole e con i gesti ma invece era li, ad esprimere tutto ciò che provava come se fosse la cosa più normale che potesse esistere in questo pazzo mondo.

"Thorin.. cosa è successo?"

"Non ti ricordi?" domandò corrugando la sua larga fronte.

"Mi ricordo di vostro nonno e di Azog.."

"E poi.."

"Nulla.. non ricordo nemmeno come io sia arrivata qui..".

Thorin, ripensò al loro baciò e si senti afflitto nel sapere che, lei, non ne avesse un vago ricordo.

"Thorin.." lo richiamò accarezzandogli la guancia.

"Hmm.."

"Cosa è successo?".

"Un goblin ti ha ferito con una lama avvelenata.. Bofur ha fatto il possibile per aiutarti ma quel veleno era sconosciuto per noi e non sapevamo cosa fare quando il tuo corpo iniziava a bruciare e, durante la notte, gridavi scossa dagli incubi e dalle allucinazioni che perseguitavano il tuo sonno" disse alzandosi dal letto per prendergli un bicchiere di acqua.

"E poi.."

"Ti ho portato qui.. sui monti azzuri" mentì "Non potevo lasciarti morire dopo quello che hai fatto per me.." aggiunse porgendogli l'acqua.

"Sei rimasto qui tutto questo tempo?"

"Si.."

"Perchè lo hai fatto? hai un popolo da guidare! non hai nessun dovere verso di me.. lo sai, la mia vita non può essere paragonata a quella di un re.."

"È LA SECONDA VOLTA CHE LO DICI!" gridò scontrando le mani sul tavolo.

Quella reazione la colse impreparata.

"Quando capirai che non è cosi e che ti sbagli.." ammise avvicinandosi alla porta spazientito.

"M-mi dispiace.." aggiunse Isil con tono triste.

"Hai ragione.. io non ho nessun dovere verso di te.. ma ho un dovere verso il mio cuore.." finì di dire lasciandola da sola con mille dubbi che affollavano la sua testa.

'Che cosa voleva dire con quelle..' pensò Isil volgendo il suo sguardo sulle montagne.


§§§§§§ 


Ci vollerò alcuni giorni prima che le forze di  Isil, ritornassero; Thorin la obbligava a rimaner nel letto per riposare lasciandola, occasionalmente, avvicinarsi alla finestra; Nonostante i muscoli doloranti, lei non si faceva sconfiggere dal dolore ed era intenzionata a rimettersi il prima possibile per aiutare il popolo di Durin.
Finalmente dopo varie discussioni, Thorin, la lasciò uscire di casa e ciò che vi ritrovò soprese anche lei: ogni nano che conosceva era li, ad acclamarla ed rigraziarla; Inizialmente non riusciva a ricordare il perchè lo stessero facendo ma alla fine capì.

"Sono tutti qui per te.. erano preoccupati ed hanno contribuito ad aiutarti!" disse Thorin avvicinandola a sè.

"M-ma io non ho fatto niente.. non mi merito questo..!".

"E INVECE SI!" gridò Dis correndo verso di lei per abbracciarla "Hai fatto qualcosa di più prezioso!! hai salvato il mio amato fratello e non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per avvergli fatto trovare la forza!" disse Dis abbracciandola più forte.

"Dis.. non riesco a respirare.." le disse sorridendo.

"Avanti un pò di affetto non può farti del male!"

"Hai ragione!" ammise ricambiando il gesto sua volta.

------

Passeggiando tra le verdi colline, Thorin e Isil si fermarono in un prato ricco di erba verde, pieno di margherite gialle e bianche. Thorin aiutò Isil a sedersi su una roccia, portandosi poco più avanti di lei e, dandogli le spalle,  guardava il cielo ricco di mille sfumature.
Mille emozioni percorrevano il corpo di Thorin rendendolo ansioso: era la prima volta che si sentiva in quel modo e si era ripromesso, a se stesso, che avrebbe fatto di tutto pur di stare accanto a lei, anche di andare contro al suo carattere rude e chiuso.

Tutto per una mezz'elfa che aveva rapito ogni fibra della sua anima; Spinto da questo coraggio, incominciò a parlarle trapelando quell'emozione che cercava di nascondere.

"Isil.." la richiamò con voce tremante.

"Hm.." rispose debolmente.

"Devo dirti una cosa.. per favore ascoltami..".

L'ansia l'avvolgeva per paura che ci fosse qualcosa che non andava; Alla fine erano riusciti in ciò che volevano, nonostante le perdite erano ancora li ed il resto era passato.

"C'è una cosa che non ti ho detto.. dopo quello che è successo a Moria e poco prima di svenire, io ti ho baciato e da li ho capito tante cose.. Isil.. vederti in quello stato e l'ansia nell'aspettare, che tu ti risvegliarsi, mi rendeva immensamente triste. Il pensare una vita senza te mi faceva impazzire" Thorin si girò camminando lentamente verso di lei.

"Ho avuto paura.. paura di non poterti vivere ogni singolo giorno della mia vita" si inginocchiò davanti a lei prendendole delicatamente le sue piccole mani.

"Non sono mai stato quel tipo di nano dolce e affettuoso ma su una cosa sono certo.. tu sei la mia aria, la mia esistenza, il mio mondo e voglio che tu divida il tempo, che ci resta, con me e per sempre".

"Thorin.." lo richiamò Isil emozionata.

"Isil.. ti chiedo, con l'anima e il cuore, di essere mia moglie e la regina della mia vita" finì di dire tutto ad un fiato.

Udendo quelle parole, Isil non riuscì più a trattener le lacrime; Ogni emozione si stava concentrando in quell'attimo e lei si sentì, finalmente, immesamente felice. Ormai, erano anni che aveva rinunciato ai suoi sentimenti, per lui, ma l'aver aspettato ha ripagato ogni desiderio, espresso alle chiare stelle notturne.

"Certo che lo voglio!! non aspettavo altro, Thorin!" gli disse sorridendo.

Colmò di felicità, la sollevò, facendola girare tra i petali di fiori che volavano trasportati dal soffice vento caldo, accompagnati dal suono delle loro risate.

Nota dell'autrice: Salve di nuovo! finalmente ho pubblicato il nuovo capitolo e che spero che sia di vostro gradimento. Il racconto è di pochi capitoli perchè il prossimo sarà più massiccio e profondo. Gazie per chi leggera la mia storia e per chi lascerà anche solo una visualizzazione in più. Arrivederciii!!

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Capitolo 10
*** Dubbi ***


Capitolo Ottavo: Dubbi.

 
I sogni son desideri, i desideri sono ossessioni e le ossessioni conducono a finali terribili. 
 
Tutto ciò che Thorin desiderava era, che i suoi sogni, allungo rintanati dentro di se, si trasformassero in pura e candida realtà cacciando le tenebre che divorarono la sua mente.
Il  rivedere i propri cari a Erebor, trascorrere le semplici giornate tra quelle mura che lo avevano sempre protetto per tanto tempo, l'incontro con Isil ed l'innamorarsene sopra ogni limite; Il suo passato distrutto dalle fiamme del potente e possente Smaug. Dopo la morte di Thròn, la perdita di Thràin, la solitudine e l'ignoto scavarono, in lui, una fossa ben più profonda della montagna stessa, oscura e infinita.
In ogni dove, cercava un minimo di conforto e solo in una persona riusciva a trovarvene: colei che non lo aveva mai abbandonato, nonostante la sua insana tenacia di riprendersi ciò che era suo di diritto, al costo di risvegliare la mostruosa creatura ormai assopita da più di 60 anni.
Era certo di far la cosa giusta sia per se che per il suo popolo che aveva subbito la sofferenza di una casa strappata dalle loro forti mani.
Infine, dopo mesi nel vagar nelle terre selvagge, si ritrovò li, disteso sul pavimento della casa di Bard a ripensare a ciò che poteva recuperare ed a ciò che avrebbe potuto perdere; Come se ogni sua prospettiva scivolasse dalle sue mani come le gelide acque di un fiume d'inverno, lasciandolo pietrificato ed inerme nel suo dolore. 
La sua montagna solitaria era poco distante da lui ma cosi lontana dal suo cuore che anche egli, scalpitava nell'essere raggiunta e rivivere, solo per un attimo, la felicità di un tempo.
Ma allora perchè, dentro di se, provava la strana sensazione di non essere nel posto giusto? aveva fatto tutto il necessario per essere il pilastro della sua compagnia ed adesso, anche per lui, le insicurezze stavano incominciando a vacillare.
Stava per rischiare di rientrare nella sua sfera di oscurità ma, l'udir i passi pesanti di Balin, interruppero i suoi nefasti pensieri, riportandolo nella crudele realtà.
Entrò nella stanza tenendo da una mano un boccale di vino caldo e nell'altra del pane appena sfornato notando, immediatamente, lo sguardo rammaricato e cupo del suo re.

"Incubi, figliolo?"chiese porgendogli la calda bevanda.
"Non proprio.." rispose Thorin dopo aver bevuto un sorso di quel dolce nettare "Lei.. dov'è?" domandò avvicinando la sua pipa tra le labbra tinte di rosso scuro.
"È uscita di buon ora con le figlie di Bard.. le sta aiutando a lavar i nostri indumenti.." rispose accendendo la pipa di Thorin "Stamattina stentavo a riconoscerla..".

Thorin lo guardò fisso non sapendo cosa volesse dire.

"Balin.." lo richiamò con voce pesante, gettando una lunga nuvola di fumo.
"Bhe.. i suoi vestiti erano completamente fradici e non poteva di certo uscire senza di essi.. quindi la figlia più grande di Bard, Sigrid, gli ha donato un suo vestito..".
"Vestito?".
"Si, di color bordeaux! neanche tu riusciresti a riconoscerla!".

Lo sguardo di Thorin divenne più cubo, il senso di protezione divenne sempre più forte fino a scatenar una incontrollabile gelosia.
Con un unico movimento, si alzò ed, appoggiando il boccale sul tavolo, si tolse il pesante cappotto rimanendo con una leggera veste bianca; Il calore che emanava il suo corpo, stava diventando insopportabile e, se non avesse sfogato tutta la sua gelosia, sarebbe finito a combinar solo dei danni. 
Prese la sua spada, la ripose della sua fodera ed si avvicinandosi, alla porta, prese una boccata d'aria lontano dal suo consigliere più fidato per non far trapelare tutto ciò che stava provando.

-----

'Isil con un vestito.. mi bastava questa notizia per capovolgere totalmente il mio umore.. ed il fatto che l'abbiano vista tutto ponte lago lungo, peggiora ulteriormente la mia gelosia. Volevo solo un pò di pace prima di ripartire per Erebor.. preparare le armi gli scudi e tutto il necessario per far si che la nostra missione vada a buon fine ma l'unico mio pensiero fisso, per adesso, è su Isil ed su chi la puntata con il suo sguardo. La mia mente è di nuovo in confusione e solo i miei piedi guidano il mio corpo, portandomi nel luogo che mi rende più tranquillo e fa sfogare le mie ansie. Cammino senza sosta sulla neve che ricopre le assi di legno dei ponti sospesi, sono osservato da quei uomini che sanno la mia storia e giudicano il mio futuro; Mi sento trafitto dai loro sguardi e vorrei solo passare inosservato ma, ormai, il danno è fatto e le mie azioni sono, oramai, alla luce del sole. Il mio cammino diventa più veloce, cercando il posto più adatto a me. La mia veste leggera attira, a sé, il freddo pungente e la mia pelle, sparsa di sudore, freme per ogni colpo di vento che riceve; La mia fortuna è di aver indossato dei pantaloni in pelle che tenevano caldo, quel poco che bastava, il mio corpo. Finalmente trovo il luogo che tanto cercavo e, con irruenza, vi entro portandomi vicino alla fornace il quale illuminava una lastra di freddo ferro, che giaceva sopra una tavola fatta di pietra. La stavo per accarezzare ma, una voce, mi scaraventò fuori dal mio involucro, obbligandomi a ritornar padrone di me stesso.'

"Il re.. nella mia umile dimora.. perchè?" chiese il vecchio fabbro ritornando a martellar, incessantemente, su quel grosso macigno.
"L'odore del ferro caldo mi ha attirato.." rispose guardandosi intorno.
"O è la paura che ti ha condotto qui?".

Thorin alzò lo sguardo, guardando il vecchio con arriva sorpresa.

"Io non ho paura.." disse con voce pesante.
"Ne sono certo ma ricorda: ogni uomo ha paura."
"Io no. la mia forza nasce dal ferro e cresce nelle mie mani.."
"Bhe qui c'è ne in abbondanza, se vuoi..".
"Puoi lasciarmi da solo?".
"Fa si che nulla delle miei cose non sparisca.. e andrò a fare una lunga passeggiata."
"Hai la mia parola".
"Spero che sia valida" disse il fabbro ripulendosi le mani "So chi sei e non mi fermerò nel riavere ciò che è mio, intesi?".

Thorin non rispose, limitandosi a far solo un cenno con il capo.
Quando vide il vecchio andar via, si tolse la leggera veste e ravvivò la fiamma della fucina ed,  impugnando il pezzo di ferro, lo infilò tra i carboni ardenti aspettando il momento giusto per lavorarlo. 

§§§§§

Isil, camminava tra le fredde acque del fiume assaporando ogni singolo suono della foresta che conosceva ormai da tempo.

"Isil.." la richiamò Sigrid osservandola attentamente.
"Mhm?".
"Tu.. conosci questi luoghi?" chiese la giovane fanciulla timidamente.
"Si.. sono cresciuta tra questi alberi! io appartengo a loro come essi appartengono a me!".
"Ma tu sei una principessa!" affermò la piccola Tilda stringendo la sua bambola di pezza.
"Non ho mai ricoperto quel luogo.. ero solo un soldato che difendeva la sua gente."
"Come è possibile che una dama, come te, possa uccidere e torturare i suoi nemici? non voglio crederci.." disse Sidrid strizzando i panni bagnati.
"AHAHAH!" Isil incominciò a ridere sonoramente.
"Cosa ho detto di cosi divertente?".
"Una ragazzina come te, come può chiedere queste cose?" chiese Isil asciugandosi una lacrima che scivolava tra le sue rosee guance.
"Allora è successo?" domandò Tilda scendendo dalla roccia in cui era seduta, guardandola con tanta innocenza che la schernì "Non dire bugie..".

Isil non sapeva come risponderle e guardò Sigrid per capir cosa fare il quale, la stessa, fece delle leggere spallucce e tornò a stendere i panni tra i bassi rami di un albero.
Non voleva che sapesse la verità ma una bugia l'avrebbe sicuramente allontanata da lei e non voleva questo. Si avvicinò alla piccola figlia di Bard, inginocchiandosi delicatamente nel verde prato ricco di rugiada.

"Non voglio che tu pensi che io sia una cattiva persona.. ho delle persone da proteggere e non posso permettermi di metterle in pericolo.. questo lo capisci vero?".
"Si ma perchè?" chiese con voce triste.
"Non c'è un perchè.. è il nostro mondo.. ma tu sei fortunata! il tuo papà non permetterà mai che ti succeda qualcosa di brutto!".
"È il tuo papà perchè lo ha permesso?".

Il corpo e la mente di Isil si pietrificò istantaneamente di fronte a quella domanda. I suoi muscoli di immobilizzarono ed i pensieri smisero di fluire nella sua mente.

"TILDA!" la richiamò la sorella con tono alto "Quante volte ti ho detto che non devi dire tutto ciò che pensi?" disse afferrandole bruscamente il braccio.

Isil la bloccò toccandogli dolcemente la mano tremante.

"Mi dispiace cosi tanto, Isil.. è una bambina non sa.." Isil la interrupe incominciandò a camminare verso la cittadella.
"ISIL!!" la richiamò Tilda vedendola allontanarsi e sparire tra i folti alberi.

------

Camminò per un tempo che le parve infinito, si sorprese per l'intenso effetto che le fece quella frase; Sicuramente se non se l'aspettava ma, nonostante tutto, si sentì colpita in modo cosi violento, che dovette scappare il più velocemente possibile.
Lei non incolpava i suoi genitori per la sorte che gli era capitata, sapeva l'amore che provavano nei suoi confronti, sopratutto il suo amato padre, facendo sempre di tutto per renderla felice e al sicuro da ogni crudeltà; Se non fosse stato per lui, Thorin non l'avrebbe mai salvata. 
Egoisticamente capì che, senza il sacrificio dei suoi genitori, non avrebbe mai vissuto e non avrebbe mai incontrato l'amore ma, avrebbe fatto di tutto pur di rivederli per un'ultima volta. 
Continuava a camminare come se il suo corpo fosse diventato il padrone delle sue volontà. Il rientrar nella cittadella non la rassicurò, completamente.
Sentiva gli sguardi pesanti di ogni singolo umano che incontrava nel suo cammino e per la prima volta voleva essere invisibile per poter crogiolarsi nelle sue sofferenze.
Stringeva il vestito donatovi gentilmente da Tilda, per reprimere ogni emozione che provava ma, questo, non bastava; Aveva bisogno di più per sentirti meglio.
Un martellar incessante attirò la sua attenzione; Era lontano da lei ma riusciva ad udirlo vividamente.

Ricco di angoscia e frustrazione cercava, come lei, di trovar qualcosa che annullasse tutto quel dolore che provava.

Entrò nelle stradelle di ponte lago lungo cercando quel suono che tanto la colpiva. Il forte odore di legna bruciata solleticava il suo delicato naso come se la invitasse a seguirlo senza se e senza ma.
Pian piano si stava avvicinando, sempre di più, al forte suono che richiamava la sua enorme curiosità, fino a portala di fronte ad una vecchia casa fatiscente; Girò le sue mura in cerca di una porta per entrarvici, ma un enorme insegna attirò la sua attenzione.

'Ma questo è un fabbro' disse dentro di sè guardando il grande portone di legno logorato dal tempo. 

Con passo timoroso, vi entrò osservando tutte le spade e gli scudi appesi sui muri di fianco a sè. Più si adentrava, più aumentava quel suono, cosi pensante che gli parve quasi conoscente. 
Si nascose dietro ad una grande colonna di mattoni, provando a far il meno rumor possibile; non voleva esser scoperta o addirittura incriminata per qualcosa che non aveva fatto.
Dopo essersi presa di coraggio, si sporse leggermente per vedere l'uomo misterioso che si accaniva sui quei ferri roventi; Ci volle un pò di tempo, prima che gli occhi si abituassero al folgorante fuoco che illuminava la piccola stanza.
Ella non credeva ai suoi occhi.
La folta chioma corvino, accarezzava la sua pelle madida di sudore, ogni suo muscolo si contraeva allo sforzo che faceva per lavorar il ferro ardente; Il suo petto brillava di fronte alla fiamma del fuoco ardente imprigionandolo in un mondo sconosciuto e impenetrabile. Le sue forti mani, stringevano le pinze, con cosi tanta violenza, da far apparire grandi vene che pulsavano al ritmo del suo martellar.
Ogni volta che Isil lo vedeva in quello stato, in cuor suo si riapriva una ferita che peggiorava giorno dopo giorno. Non era la prima volta che si comportava in quel modo ma solo in queste occasioni riusciva a sbollentare ogni sua rabbia e incertezza, per timore di dover prendersela con chi gli è vicino.
Uscì dal suo nascondiglio con passo felpano, osservandolo con una tristezza tale da  far cedere anche le sue gambe.
Di solito aveva sempre il modo per tranquillizzar le ombre che oscuravano la vista di Thorin ma, stavolta, non sapeva come comportarsi; Era tutto diverso, più complicato e troppo difficile per lasciar stare quei malesseri interiori che causavano, in Thorin, preoccupazioni che lo avvolgevano in una stretta troppo pericolosa.

Isil appoggiò delicatamente la sua mano sulla schiena nuda e sudata di Thorin, sentendone l'enorme calore che emanava; Thorin non si sottrasse a quel tocco ma nemmeno si voltò per guardarla, si limitò ad appoggiar gli attrezzi sul bancone.
In silenzio serrò i pugni sul tavolo piegando la testa verso di esso, lasciando che i suoi lunghi capelli, scivolassero lungo il suo petto.

"Sono un visionario.." disse dopo un lungo momento di silenzio "Un visionario che sta costringendo la sua famiglia a partecipar ad una missione suicida..".
"Ogni singolo nano ha accettato di aiutarti per un bene comune.. Thorin, non puoi essere più fiero di loro.. perchè non riesci a vederlo..".
"Vedere cosa Isil?? per poco Kili stava morire e lo avrei lasciato andare senza far nulla"
"Non è vero.. sono le tue ansie che parlano per te.."
"NO! QUESTO, SONO IO!" gridò Thorin colpendo violentemente il pugno sul duro legno "Desideravo solo riavere la mia casa, riprendere il mio dominio e la mia montagna ma ho trovato solo un mare di sofferenza.. ho fatto soffrire te e per questo non mi perdonerò mai!"
"Io sto bene.. sono qui accanto a te e sono felice"
"Come puoi esserlo? sono il fautore delle tue disgrazie".
"No, sei l'uomo che mi ha ricordato quell' amore che avevo dimenticato ormai da tempo"
"Isil.."
"NO! ADESSO TU MI ASCOLTI!" gli ordinò Isil afferrando il braccio di Thorin e girando il suo corpo con un unico movimento, sorprendendolo della sua enorme forza.
"Non fare il fifone! tutto ciò che abbiamo fatto è stato per ciò che era giusto! siamo nel posto giusto, semplicemente sarà difficile ma non impossibile uccidere un drago!".
"Sembri Kili in questo momento.."
"Thorin.." lo richiamò con dolcezza "Io ti seguirò, ovunque tu voglia andare avrai me accanto a prescindere da tutto.. io non ti lascerò mai!" disse tutto ad un fiato "Io sono qui grazie a te.. è merito tuo se sono sopravvissuta, la mia vita e nelle sue mani ed è legata a te per l'eternità, non può essere diversamente.. sei tutta la mia esistenza".

Thorin non credeva a ciò che aveva appena sentito, pensava che, tutto ciò, era solo un sogno ma, quando, Isil incominciò ad accarezzargli dolcemente la barba, capì  che lei era la sua realtà.
La prese dai fianchi e la fece sedere sul tavolo, delicatamente gli scostò i capelli dal collo, osservando la sua chiara pelle; Con faro attento, gli allento i lacci del corsetto liberando le sue spalle, accarezzandole con le punte delle sue dita.
Avvicinò le sue labbra al suo petto, tracciando una scia umida di baci che arrivarono fino al suo orecchio.

"Sono io che ti seguirò ovunque tu andrai se continuerai a vestirti cosi!" disse continuandola a baciare fino ad incrociare il suo sguardo "Fa si che la porta sia chiusa" finì dire continuando a slacciare i lacci del suo vestito, facendole un mezzo sorriso.

Per paura che qualcuno li vedesse, Isil cercò di fermarlo ma con dolce irruenza si impadronì delle sue labbra, lasciandosi accarezzare dalle sue possenti mani.

§§§§§ 

Il sole era ormai tramontato quando Thorin e Isil uscirono dalla casa del fabbro, erano di umore felice e non smettevano di ridere e sopratutto, Thorin, non smetteva di guardarla intensamente.

"Sai Isil.." 
"Mmm?" chiese lei abbracciandolo.
"Dovremmo tornare li dentro.."
"Thorin! ma non ti stanchi mai?".
"Ti desidero, puoi darmi colpa di questo?" Thorin la strinse più a se accarezzandole la guancia "È stato bellissimo..".
"No.. ma siamo invitati ad un banchetto e tu devi riposare.."
"Non sono stanco.."

Isil gli sorrise aggiustandosi gli ultimi lacci del corpetto sotto lo sguardo attento di Thorin.

"È stato eccezionale.. se il ferro di fa tutto questo effetto ti farò costruire una fucina nella camera da letto".
"Sei tu che mi fai questo effetto!".

Isil gli sorrise baciandogli delicatamente le labbra.

"Devi riposare"
"Troppo esercizio vero?"
"THORIN!" lo richiamò Isil con tono divertente, dandogli una legger pacca sul braccio.

-----

Ogni nano si stava preparando per il gran bacchetto che avevano preparato per loro; C'era un via vai frenetico in casa di Bard e nessuno riusciva a trattener l'enorme appetito che li divorava. 
Quando Isil e Thorin tornarono indietro, Balin si accorse immediatamente che il re era più tranquillo ed, con un enorme sorriso, lo accolse dentro casa. Prevedendo la confusione che ci sarebbe creata, Isil accompagnò Thorin in un'altra stanza per far si che riposasse.
Quando anche egli fu pronta lo raggiunse ritrovandolo a dormire seduto a terra, in un angolo, con le spalle contro il muro e con il braccio appoggiato su una gamba.
Lei adorava guardarlo: eri cosi sereno che le parse un peccato rovinar il suo ristoro ma, tutti, stavano aspettando lui e quindi decise di risvegliarlo.

Si avvicinò e dolcemente gli mosse il braccio.

"Mio re, è ora di svegliarsi.." gli disse con tono basso.

Un piccolo lamento uscì dal suo petto e per lei gli fu spontaneo sorridere dopo quel gesto.

"Thorin.." lo richiamò accarezzandogli la guancia "Ci aspettano!".
"Stavo sognando.." ammise con delusione
"Cosa?".

Thorin aprì gli occhi, vedendo Isil vestita con un lungo vestito color turchese chiaro, lo stesso che aveva indossato alla cena di re Elrond, i capelli raccolti in una lunga treccia che cadeva lungo il suo petto.
Non smetteva mai di ammirarla, per lui era la visione più bella della sua vita e gli mancò un battito per la sua bellezza, che lo disarmava.

"La più bella creatura che potesse esistere in questo mondo caotico".
"Dirò a Dis che l'hai pensata!" disse sorridendogli "Grazie per il tuo complimento ma ci sono tante donne più belle di me".
"Ti sbagli.. nessuna e come te!" gli rispose Thorin con voce rauca.

Lei divenne rossa dall'imbarazzo e impacciatamente allungò la sua mano per aiutar Thorin ad rialzarsi; Lui l'afferrò con decisione e, sollevandosi, la guardò fisso negli occhi per poi baciarle la fronte.

§§§§

Musiche e balli animavano l'anima di ponte lago lungo; Tutti erano convinti che dodici nani, potessero riportare all'antico splendore una cittadina ormai morta senza immaginare a cosa stessero andando incontro.
In Isil, si tramutò un ansia cosi forte da obbligarla ad allontanarsi dalla festa, poggiando la mano sulla sua bocca; Si rifugiò dietro una casa e sfogò ogni suo malessere interiore.
Bilbo la inseguì preoccupato per la salute della sua amica, aspettando in angolo paziente.

Isil si accorse di lui quando si allontanò dalla casa.

"Cosa ti succede, Isil?" chiese con tono preoccupato.
"Oh.. Bilbo nulla di allarmante! non mi sento molto bene.. sarà stato il cibo..".
"Ma stasera non hai mangiato nemmeno un boccone.. ed, a pensarci bene, non hai avuto molto appetito in questi giorni, sei sicura di stare bene?" domandò di nuovo avvicinandosi a lei.
"Si, mio caro hobbit! va tutto bene sono solo preoccupata per domani.. tu non hai paura?.
"Da morire! ma una persona mi ha insegnato che il coraggio può nascere anche nei momenti di pericolo e, io, mi fidò di ciò che dice".
Isil lo abbracciò stretto a sè ricordandogli che ci sarebbe stata sempre per lui.
"Su forza Bilbo! anche noi siamo gli ospiti d'onore! e poi, tu mi devi un ballo!".
"C-con molto piacere!" disse lui imbarazzato.

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Il mattino seguente, fu veramente difficile per tutti ricomporsi a causa dei lunghi festeggiamenti; Alzandosi dal pavimento, Thorin vide Isil accanto sè che dormiva profondamente.
Incominciò ad accarezzarle il viso fino ad arrivare alla cicatrice che macchiava il suo braccio. Nonostante le difficoltà, tutto ciò che voleva era questo: essere felice con lei.
Pian piano notò, tutti i membri della compagnia, svegliarsi e prepararsi al gran giorno.

Avviandosi verso la barca notarono subito delle armi, vicino ad essa consegnate dagli abitanti di ponte lago lungo; Isil si avvicinò a Kili, toccandogli la fronte.

"Come ti senti, nipotino?" domandò sorridendo.
"Sai che non mi piace essere chiamato cosi, ammazza troll.. ma sto bene solo un pò affievolito.. andrà tutto bene vero?".
"Ovvio che andrà tutto bene! è una promessa e tu sai che io rispetto sempre le mie promesse! ti fidi di me?".
"Sempre!" si afferrarono le mani stringendole forti.
"Ehi!! anche io voglio partecipare!" chiese Fili con il più bel sorriso che potesse fare, abbracciandoli con forza.
"Vieni, mia cara! Siete tutti pronti per rivedere la vostra casa?".
"Manca Bofur!" li avverti Goin.
"Vorrà dire che lo lasceremo li!" disse Thorin che ad un tratto vide Kili salire sulla barca "Nipote.. tu rimarrai qui..".
"Ma zio! è una vita che aspetto di vedere Erebor con i miei occhi!".
"È vero zio.. non puoi negaglielo!" intervenne Fili spostandosi davanti al fratello.
"Kili.. sei debole e noi dobbiamo scalare la montagna il più velocemente possibile per aprire la porta nascosta e non puoi contrastare un drago in queste condizioni.. devi riprendere le forze".

Isil scese dalla barca avvicinandosi a Kili, afferrando il suo viso, appoggiando la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi; Lui appoggiò le mani sulle sue, imitando il suo gesto.

"Mio dolce Kili.. ascolta tuo zio! quando entreremo a Erebor, tu sarai con noi.. anche sè rimani qui, la nostre anime sono legate! combatterò anche per te e mi sentirei più tranquilla sapendoti qui al sicuro.." disse lasciando il suo arco e le frecce.
"Queste servono a te!" disse Kili con voce roca.
"Ho la mia spada!".
"Non cambierai mai.. sarai sempre un ammazza troll!".
"E tu sarai sempre il mio nipotino!".
"Prenditi cura di mio fratello.. è uno spericolato.." 
"Oh.. davvero? lo spericolato non ti lascerà qui da solo!" li interruppe Fili facendogli un mezzo sorriso, saltando dalla barca.
"Fili!" lo richiamò Thorin inseguendolo "Un giorno prenderai il mio posto.. è il tuo dovere essere presente alla riconquista di Erebor.." disse afferrandogli il braccio.

Fili lo guardò con sguardo severo, liberandosi bruscamente dalla sua presa.

"Il mio dovere è rimanere accanto a mio fratello..".

Thorin stava per rispondergli ma Isil lo fermò in tempo.

"Thorin.. lascia che faccia le sue scelte.." finì di dire Isil accarezzando la guancia di Kili.

 Thorin a malincuore accettò la sua decisione; Allontanandosi da lui salì sulla barca che li avrebbe condotti alle pendici della montagna solitaria.

La barca si allontanava da monte lago lungo lentamente e, sia Isil che Kili, si guardavano incessantemente promettendosi, con lo sguardo, di rivedersi ancora una volta.





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