Seconda parte
Il
pranzo sul patio di Davilla Estate fu delizioso e rilassante, con i domestici
che servivano delicate vivande e poi sparivano silenziosamente. Elijah non fece
più parola di Mystic Falls e pensò solo a godersi quella giornata speciale con Tristan,
mettendo da parte almeno per qualche ora ogni pensiero negativo e
preoccupazione.
Dopo
aver mangiato, i due esplorarono le bellezze del giardino per poi entrare ad
ammirare le stanze, che erano state ricostruite esattamente com’erano, sontuose
ed eleganti.
Elijah
e Tristan non andarono a vedere la camera da letto, che sarebbe stata
ampiamente sfruttata quella notte, ma dedicarono la loro attenzione agli altri
saloni e stanze della villa.
“Stavo
pensando” disse ad un certo punto Elijah, mentre si trovavano nel salone dove,
anni prima, si erano rivisti e sfidati verbalmente, “che la ricostruzione di
Davilla Estate non significa solo il ritorno della Strix a New Orleans. Tu che
ne pensi, Tristan?”
Il
giovane Conte trasalì, non sapeva a cosa volesse riferirsi il suo Sire.
“Ho
riflettuto su ciò che hai detto stamani, al fatto che io ho lottato contro la
mia discendenza invece di accoglierla. D’ora in poi voglio che sia tutto
diverso e voglio che il rinnovamento del nostro legame sia pari al rinnovamento
della Strix e di questa dimora.”
“Lo
pensi davvero?” domandò Tristan, incredulo. Gli sembrava impossibile che Elijah
avesse dato voce ai suoi stessi desideri… quando mai era accaduto prima?
Veramente si trattava di un nuovo inizio anche
per loro?
“Certo
che lo penso ed è così che voglio che sia” affermò il vampiro Originale,
chinandosi a sfiorare le labbra del compagno con un bacio. “Per questo tu sarai
a tutti gli effetti il mio compagno anche di fronte alla mia famiglia e proprio
così ti presenterò a tutti quando ci recheremo a Mystic Falls. Un tempo mi
sarei limitato ad accorrere in soccorso di Hope senza badare alle tue reazioni,
ma adesso ti voglio al mio fianco per eliminare la minaccia che incombe sui
miei cari perché la cosa riguarda anche te. Tu sei parte della famiglia.”
Tristan
fremeva per l’emozione, ma non voleva in alcun modo mostrare a Elijah quanto le
sue parole lo avessero colpito.
“E
dovrei essere onorato per questa tua decisione? Io non ho bisogno di essere un
Mikaelson, io sono un De Martel!” ribatté, ostentando un’aria altezzosa che non
ingannò il suo Sire.
“Tu
hai sempre desiderato far parte della mia vita e della mia famiglia e non
saranno queste tue smorfiette capricciose a imbrogliarmi” sorrise Elijah,
catturando la bocca del suo giovane amante in un bacio questa volta più lungo e
profondo.
Ma
non era finita lì.
“E,
a proposito di desideri realizzati, vorrei che tu mi seguissi in una stanza”
disse poi.
“Il
mio programma prevedeva di raggiungere la camera da letto questa sera” obiettò
Tristan.
“Beh,
il tuo programma dovrebbe subire una revisione completa se solo avessi
intenzione di fare l’amore con te adesso” replicò Elijah, divertito, “ma non
era quella la stanza dove volevo portarti. Seguimi e scoprirai di che cosa sto
parlando.”
Il
vampiro Originale si incamminò lungo un corridoio e Tristan, curioso suo
malgrado, lo seguì. I due scesero nel seminterrato della villa e il Conte De
Martel si guardò intorno sorpreso.
“Non
ho richiesto lavori particolari per questa parte della casa” disse.
“Tu
no, infatti questa è una stanza della quale mi sono occupato personalmente,
d’accordo con gli architetti” spiegò Elijah.
Aprì
una porta e davanti allo sguardo allibito di Tristan si offrì una grande e
bellissima palestra per gli addestramenti, completa di ogni attrezzo per
allenarsi. Era una versione riveduta e corretta della palestra di Marcel e
Tristan non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Ma
questa… non c’era una stanza per l’addestramento nella vecchia Davilla Estate”
mormorò, non sapendo bene che altro dire.
“Infatti,
era una mancanza che ho ritenuto giusto colmare” rispose Elijah. Si tolse la
giacca, la depose ripiegata su una sedia e iniziò a sbottonarsi la camicia.
“Cosa
stai facendo?”
“Non
quello che speri tu, Milord. Ho pensato che, visto che abbiamo una palestra
tutta per noi, tanto vale inaugurarla subito. Sei abile con le armi, ma credo
che ti manchi un po’ di allenamento nel combattimento corpo a corpo. Allora,
sei pronto?”
Elijah
aveva pronunciato quelle parole in tono leggero, ma sapeva benissimo cosa
questo significasse per Tristan… e anche per lui.
Loro
due non si erano mai allenati insieme. Sarebbe stato suo dovere addestrarlo,
come suo Sire e Creatore, ma mille anni prima aveva avuto troppa fretta di
fuggire con la sua famiglia e, dopo quel primo abbandono, non c’erano state
altre occasioni del genere.
Sapeva
che Tristan aveva sempre sofferto per quella mancanza, lo aveva sentito ancora
più profondamente quando era entrato nella sua mente ed era venuto a conoscenza
del sogno nel quale si era immerso durante i terribili mesi di prigionia nelle
segrete di villa Mikaelson. Lui non era mai stato un vero maestro per Tristan,
non si era comportato come avrebbe dovuto fare, come suo Creatore. Perfino
Niklaus era stato in grado di prendersi cura di Marcel, lo aveva salvato quando
era un ragazzino, lo aveva educato, addestrato, gli era stato accanto…
nonostante i suoi difetti e il suo carattere violento e vendicativo era
comunque stato un Sire attento e premuroso per la sua creatura. Lui, invece,
aveva abbandonato Tristan…
Elijah
sapeva che non avrebbe mai potuto restituire a Tristan quello che gli aveva
tolto mille anni prima, non avrebbe potuto essere per lui la guida e il mentore
che avrebbe desiderato, ma poteva comunque addestrarsi con lui adesso, lì,
nella sala di allenamento che aveva appositamente fatto costruire a Davilla
Estate. Poteva fare in modo che, anche sotto quell’aspetto, il nuovo quartier
generale della Strix rappresentasse l’inizio di qualcosa di bello e grande per
loro.
Tristan
fissò Elijah a torso nudo e poi, lentamente, iniziò anche lui a spogliarsi per
il combattimento, cercando di non mostrare quanto questo inaspettato dono del
suo Sire lo rendesse felice.
“Non
mi conosci così bene, non sai quanto posso essere pericoloso… ma adesso te lo
dimostrerò, Monsieur Mikaelson!”
replicò, con un sorrisetto.
Iniziarono
a combattere, girandosi attorno come due fiere, tra assalti, finte e colpi
improvvisi. Elijah era più forte fisicamente, ma Tristan era fulmineo e letale,
non sarebbe stato facile indovinare il vincitore tra i due. Elijah sferrò un
colpo, ma Tristan lo neutralizzò, poi fu la volta del Conte di attaccare, per
essere fermato da Elijah… Il tempo trascorreva e i due non se ne accorgevano
neppure, dimentichi di tutto il resto, della cena a lume di candela, delle
altre stanze ancora da visitare; tutti i loro sensi erano tesi in quel
combattimento e una strana sensazione di calore li pervadeva. Era come se, ad
ogni mossa, ad ogni finta, scomparissero anni e secoli di rancori, ripicche, di
ciò che poteva essere e non era stato. Era come se quell’addestramento li
riportasse indietro di mille anni, nella sala d’armi del castello di Marsiglia;
come se fossero ritornati, anche se solo per qualche ora, il Creatore che
allenava la sua creatura.
Tristan
cercò di affondare un colpo più violento, ma Elijah riuscì a bloccargli il
braccio e poi lo imprigionò, lo strinse tra le sue braccia, si buttò a terra
insieme a lui.
“Questo
non è leale” tentò di protestare Tristan, “è così che vuoi insegnarmi, nobile Elijah? Forse sono io che dovrei
insegnare qualche mossa a te!”
Ma
il combattimento era terminato e adesso si stava trasformando in qualcosa di
diverso. Elijah si distese sopra Tristan, iniziando a sfilargli i pantaloni per
poi denudarsi. I loro corpi sudati per l’addestramento si avvinghiarono, le
mani di Elijah percorsero la pelle vellutata e umida di sudore del giovane
Conte, le loro bocche si unirono in un bacio profondo, famelico, intenso. Elijah
desiderava soltanto inebriarsi del sapore di Tristan, divorare la sua bocca
calda e morbida, le sue labbra piene. Lo baciò fino a restare senza fiato
mentre lo accarezzava ovunque, in modo sempre più indecente, poi si seppellì
dentro di lui, annegò nel suo corpo, si perse nelle sue carni. Il combattimento
era diventato uno stordimento dei sensi mentre entrambi si muovevano,
ansimavano, gemevano e la lotta d’amore proseguiva ancora e ancora e ancora. Dimentichi
del tempo e dello spazio, Elijah e Tristan lasciarono che i loro corpi si
unissero, si cercassero, si dessero piacere per lunghissime ore e solo alla
fine, storditi e sfiniti, si arresero al vortice dell’estasi più intensa.
Erano
ancora distesi sul pavimento, ansanti. Elijah baciò Tristan sui capelli
scarmigliati, sulla fronte, sulle guance rotonde, poi si alzò pian piano,
tenendolo tra le braccia e sollevandolo con sé. Non era finita, non voleva che
fosse finita. Sempre tenendolo in braccio, prese la sua giacca e lo coprì con essa,
poi uscì dalla stanza degli addestramenti per risalire nelle sale della villa;
si incamminò per lo scalone che portava ai piani superiori, stringendo tra le
braccia il suo piccolo Conte, ed entrò con lui in un lussuoso bagno. Lasciò
cadere a terra la giacca, l’unico indumento che ancora li copriva, e portò
Tristan con sé sotto la doccia, sotto un getto caldo e benefico che rilassava i
muscoli e accarezzava la pelle, ripulendoli dal sudore.
Si
lavò e lavò anche Tristan, poi riprese a baciarlo, sul collo, sulle spalle, sul
volto, fino ad arrivare nuovamente alle labbra soffici. Senza staccare la bocca
dalla sua, spinse Tristan contro la parete della doccia e di nuovo si perse
dentro il suo corpo, lentamente e languidamente. Questa volta non ci fu fretta,
nessun ardore animalesco ma solo la volontà di fondersi totalmente con Tristan,
cancellando ogni confine tra i loro corpi, diventando un solo essere mentre la
sera si trasformava in notte e Davilla Estate vegliava sui due amanti.
Più
tardi, forse, Elijah e Tristan si sarebbero rammentati della cena a lume di
candela e della stanza da letto che li attendevano e ne avrebbero usufruito con
immenso piacere. Ma in quel momento nient’altro esisteva: soltanto loro, il
loro amore e la consapevolezza che stava avendo inizio qualcosa di nuovo e di
speciale, diverso da tutto ciò che c’era stato prima e da tutto ciò che avrebbe
potuto essere.
Un
nuovo inizio a Davilla Estate.
FINE