Everyday is not the same

di Sunako_7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


Le birre erano poggiate sul bancone lucido, qualche goccia era colata giù dal fianco del bicchiere e sembravano catturare la luce morbida del locale. Anche i capelli biondi di Naruto spiccavano nel mare di colori soffusi, mentre quelli scuri di Sasuke si confondevano con le ombre circostanti. Era il loro appuntamento fisso vedersi almeno ogni paio di settimane, cercando di ricavare tempo nonostante gli impegni. Durante gli anni talvolta delle incomprensioni li avevano tenuti lontani, ma alla fine forse per la testardaggine di Naruto a non voler mollare, forse perché Sasuke non faceva nulla per chiudere davvero i rapporti, continuavano a trovarsi al bancone di quel bar a discutere e bere birra fino a tardi.
“Oggi sei più irrequieto del solito – osservò Sasuke – devo incollarti il sedere su quello sgabello?”
In effetti, incapace di stare immobile a lungo, Naruto si stava dimenando, rischiando persino di urtare i bicchieri coi suoi scatti o le ginocchiate che rifilava al bancone.
“Scusa è che sono felice – esclamò a voce alta, notando il cipiglio dell’amico farsi più pronunciato – domani è il mio anniversario con Itachi, ti rendi conto?”
Sasuke lo fissò a lungo, finendo di bere la terza birra con calma metodica, osservando i suoi movimenti privi di grazia, la faccia piena di briciole e sale per le patatine, nonché i capelli arruffati.
“No, non me ne rendo conto, affatto. Te l’ho già detto quando vi siete messi insieme, ma te lo ripeterò: Itachi deve aver preso una botta in testa e adesso ne porta ancora le conseguenze; oppure è troppo gentile per scaricarti dopo essere rinsavito”
“Sasuke! – urlò indignato –  Parli così perché sei geloso di me e hai un complesso del fratello maggiore, ma non preoccuparti: Itachi ti vuole sempre bene”
Una smorfia di disgusto si dipinse sulla faccia di Sasuke:
“Geloso di uno che ha l’intelligenza di un fagiolo e la grazia di un sacco di patate? Voi due siete proprio opposti più che anime gemelle”
Naruto per una volta non replicò, lo fissò in silenzio con un’espressione dolente che cancellava quella estatica di poco prima. Sasuke capì di aver esagerato così ordinò un giro di shot e, mentre gli allungava il bicchiere, disse:
“Quali che siano i motivi state comunque insieme; convivete addirittura”
Naruto non replicò e l’altro poteva immaginare le rotelle girare furiosamente nella sua testa; silenziosamente domandò perdono al fratello perché quando Naruto rifletteva troppo a lungo il risultato era un disastro garantito.

 

Itachi stava comodamente in poltrona con un libro in mano, segretamente adocchiava l’orologio presumendo quando Naruto sarebbe rientrato dalla sua serata. La porta sbattuta rumorosamente e dei passi pesanti lo annunciarono; sorrise pensando a come il fidanzato gli si sarebbe gettato addosso alla ricerca di un abbraccio.
“Tu stai con me solo per il mio corpo! Sei un perverso approfittatore!”
L’accusa e l’aria oltraggiata di Naruto che lo fissava dalla porta con ancora il cappotto addosso lo lasciarono senza parole e, solo allora, comprese l’enigmatico messaggio di scuse ricevuto dal fratello.

 

L’angolino oscuro: Questa raccolta partecipa alla bellissima iniziativa del Secret Santa indetta dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia e spero che a Helad possa aver apprezzato questa piccola raccolta. Ho cercato di metterci un po’ di pensare a Itachi e Naruto e a come potrebbero funzionare assieme, ci ho messo un po’ di umorismo che è il mio marchio di fabbrica ma ho tentato anche di esplorare altri lati della loro relazione. Spero che piaccia anche a qualcun altro, io mi sono divertita a immaginarli in queste situazioni, buon Natale!

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Capitolo 2
*** II ***


Dall’alto delle sue innumerevoli qualità – tutte autoproclamate – Naruto guardava il contenuto del pentolino con un’aria scettica.
“Che ci vorrà mai per fare una cioccolata? Sono un master col ramen, qui sarà la stessa cosa!”
Si era detto pochi minuti prima mentre apriva la bustina e la mescolava col latte fregandosene delle istruzioni: era solo una cioccolata calda, cosa poteva andare storto?
Peccato che dal pentolino lo fissasse il risultato della sua indiscussa abilità culinaria: blob semisolidi galleggiavano in un mare liquidino che, in teoria, avrebbe dovuto essere più denso nonché appetitoso.
“Sicuramente la confezione era fallata!”
Buttò giù nello scarico il mostro e si mise all’opera per il capolavoro culinario del secolo; roba da creare addirittura una rivista mensile per vedere la sua cioccolata calda campeggiare in prima pagina e far schizzare le vendite alle stelle.
Mentre la fantasia di Naruto viaggiava ad altezze stratosferiche, la realtà la riportò bruscamente a terra: altri blob in un mare liquidino che sicuramente non assomigliava alla cioccolata perfetta che aveva in mente e che Itachi riusciva sempre a preparare.
“Sei in cucina da mezz’ora, che stai combinando?”
Naruto si voltò di scatto dopo aver sussultato, sul viso aveva un’espressione colpevole difficilmente fraintendibile. Per la sorpresa persino la sua celebre boccaccia non riuscì a emettere alcun suono a parte una specie di mugolio soffocato mentre guardava il suo fidanzato, bellissimo anche col naso rosso e gli occhi lucidi per la febbre.
Itachi sospirò e avanzò nella cucina, col plaid attorno alle spalle per combattere il freddo. Solo la preoccupazione per Naruto, chiuso in cucina da un tempo sospettosamente lungo, lo avevano spinto ad abbandonare il caldo rifugio del letto. Osservò il contenuto del pentolino e poi la faccia del fidanzato che nel frattempo aveva ripreso il dono della parola e iniziato a blaterare.
“Non è cioccolata calda… cioè, ti pare che mi poteva venire in mente di prepararti qualcosa di buono da bere perché stai male? Pff, figurati! Quello è… quello è… concime. Sì, concime per la pianta grassa che ci ha regalato Sakura! È una ricetta sperimentale, ma tanto lo sai che a me esce sempre bene ogni cosa che faccio e…”
Gesticolava freneticamente, rendendosi conto che avrebbe fatto meglio a tacere, ma no! Lui mica riusciva a stare zitto o ammettere di aver fallito in qualcosa, specialmente qualcosa a cui teneva particolarmente.
Itachi si limitò ad aggrottare appena la fronte nel sentirlo sproloquiare, non tentando nemmeno di fermarlo: si divertiva troppo ogni volta. Prese invece una tazza pulita e vi versò il contenuto del pentolino, riuscendo a mantenere anche il plaid sulle spalle senza farlo scivolare.
“Ma che fai? Sei pazzo?”
“Sarà un’ottima cioccolata calda, grazie per il pensiero. Era giusto quello di cui avevo bisogno” rispose invece Itachi prendendone un sorso. Aveva il naso chiuso, quindi non avrebbe comunque sentito nessun sapore, ma lo sguardo pieno d’amore e affetto che gli rivolse Naruto lo scaldarono e lo fecero stare meglio di qualsiasi bevanda calda o medicina.

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Capitolo 3
*** III ***



Non senza una certa difficoltà Itachi aprì il portone del palazzo, riuscendo a girare le chiavi con le mani piene di buste. Natale era vicino e lui era riuscito finalmente a comprare tutti i regali, avrebbe potuto fare comodamente gli ordini on-line, ma in qualche modo gli sembrava freddo e informale; non gli si addiceva. Anche se esternamente sembrava distaccato e che gli importasse poco delle persone che lo circondavano, in realtà nutriva affetti profondi, la sua grande empatia lo costringeva a prendere delle distanze in modo da non rimanere ferito ogni volta. Non gli importava se il mondo lo giudicava uno spietato e freddo essere umano, a lui interessava che la sua famiglia e le altre persone più vicine conoscessero il suo animo.
Si infilò nell’ascensore per una volta vuoto e con la punta del mignolo premette il pulsante, non vedeva l’ora di posare tutte quelle buste che oramai gli avevano segato i palmi. In qualche modo riuscì ad aprire anche il portone di casa – l’opzione posa le buste a terra, apri e poi le riprendi non era contemplata dal suo sistema operativo Uchiha.
Entrò nell’appartamento con uno sbuffo di sollievo e non si premurò di non fare rumore dato che era certo di essere solo: Naruto a quell’ora era a lavoro.
Stava iniziando a sudare con ancora cappotto e sciarpa indosso, ma prima di tutto doveva nascondere i regali o quell’impiccione del suo fidanzato avrebbe passato tutto il tempo libero a tastarli, per cercare di indovinare cosa fossero.
Entrò in camera con l’intento di seppellirli in fondo all’armadio, spogliarsi, fare una doccia e poi rilassarsi sul divano, ma rimase impalato sulla soglia della stanza, mentre le dita perdevano la presa sui sacchetti che finirono a terra – decisamente molto poco Uchiha.
D’altra parte non capitava certo tutti i giorni di trovare Naruto nudo davanti allo specchio; nudo non era la definizione giusta dato che aveva un grosso fiocco rosso a coprirgli il pube che si intrecciava dietro le natiche.
“Che ci fai qui?! Dovevi essere ancora in giro! Questo… ah, cazzo! Ti sei rovinato il regalo di Natale, contento?”
Naruto aveva cercato di coprirsi in fretta con l’accappatoio lasciato sul letto, ma oramai il danno era fatto.
“Il mio regalo?” domandò perplesso Itachi, cercando di convincere con la sola forza di volontà a mandare un po’ più di sangue al cervello invece che altrove.
“Sì il tuo regalo! – borbottò Naruto guardando il pavimento – Questo mese sono un po’ al verde e così…”
Itachi non gli diede il tempo di finire e, a grandi falcate, entrò nella stanza. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò, spingendo il suo corpo seminudo contro il proprio ancora vestito.
“È un regalo bellissimo, questa è solo una prova generale, intesi?” lo rassicurò mentre iniziava a farsi scivolare di dosso cappotto e sciarpa, seguiti dal maglione e altri vestiti.
“Una prova generale… – disse Naruto pensieroso – ci sta!” rise, trovando finalmente lati positivi nell’essere al verde.

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Capitolo 4
*** IV ***



Naruto non era un tipo che si tirava indietro quando si trattava di uscire e passare un po’ di tempo in mezzo a gente, poco importava che fossero amici, colleghi, conoscenti o gente appena incontrata: si sarebbe sempre trovato bene e, soprattutto dopo un paio di birre, avrebbe gridato il suo amore per il mondo intero.
Sapeva perfettamente che invece Itachi non amava stare in mezzo alla folla, la sua serata ideale era più bicchiere di vino davanti al caminetto e un buon libro; in mancanza di caminetto si accontentava anche del termosifone. Per quel motivo non lo aveva invitato alla cena di Natale coi suoi colleghi, benché gli altri si fossero presentati coi propri partner.
All’inizio era stato triste nel sentire la sua assenza, ma dopo un drink e qualche risata la prospettiva di trovarlo a casa quando sarebbe tornato gli era sembrata la più bella del mondo. Sarebbe entrato in camera in silenzio e avrebbe visto solo la sua testa spuntare dalle coperte, si sarebbe messo al suo fianco e lo avrebbe stretto mentre ancora dormiva, beandosi della sua allergia per i pigiami, i suoi lunghi capelli scuri sarebbero stati sciolti sulla schiena e li avrebbe carezzati, scostandoli dall’orecchio per sussurrarvi dentro fantasie e parole appassionate.

 

“Shono a caaaaasa!”
Il grido venne accompagnato da rumori molesti che ricordarono a Itachi un elefante in corsa su un percorso a ostacoli. Si mise a sedere sul letto, accendendo la luce sul comodino e poco dopo vide Naruto sulla soglia con la sciarpa al posto della cintura, solo una scarpa indosso e l’aria di chi aveva fatto troppi brindisi.
“Sei impazzito? Sono le tre di mattina e…”
Naruto non gli diede modo di continuare perché caracollò fino al letto per sedersi al suo fianco, rischiando quasi di schiacciargli una mano, oltre che di portarsi dietro uno sgabello.
“Perché? – gli domandò con aria affranta – Dovevi essere… come si dice? Ah sì, addormentato, ecco, sì…”
Itachi era abituato alle stramberie del suo fidanzato e non era nemmeno la prima volta che lo vedeva ubriaco, ma quella volta era davvero senza parole, complice la sveglia nel cuore della notte. Si limitò a fissarlo e vedere una sua mano avvicinarsi, rischiando di cavargli un occhio, ma alla fine le sue dita si limitarono a stringergli una ciocca di capelli.
Naruto la guardava con intensità, come se dovesse tirare fuori segreti inconfessabili da dei poveri capelli e poi alzò di scatto la testa, anche se così rischiò di cadere nonostante fosse seduto.
“Saresti meraviglioso coi cosi… i boccoli! – esclamò con gli occhi accesi d’euforia – devo chiedere l’arricciacosi a Hinata, così saresti… saresti bellissimo!” concluse con un sorrisone e un singhiozzo.
Itachi non si scompose, si limitò a sfilare la ciocca dalla mano del fidanzato.
“Alle prossime feste vengo anch’io, va bene?”
Almeno così si sarebbe assicurato che non si ubriacasse troppo e non si facesse venire strane idee sui suoi preziosissimi capelli.

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Capitolo 5
*** V ***



L’aria era fredda, una candela stava lentamente morendo in un angolo del comodino, ma alle due persone presenti nella stanza sembrava non importare.
Erano nudi, con solo il piumone e la vicinanza a riscaldarli. Fare l’amore al buio era stata un’esperienza straniante sulle prime; la cecità li aveva resi impacciati, persino Itachi, solitamente sicuro di se stesso, si era riscoperto più cauto, come se fosse la prima volta che toccava il corpo nudo del compagno. Naruto naturalmente spigliato e privo di imbarazzi, era invece stato in silenzio e aveva tolto i vestiti all’altro con lentezza, senza la solita affrettata passione.
Entrambi avevano scoperto qualcosa di nuovo nell’altro e in se stessi quando a guidarli erano state solo le sensazioni tattili delle loro mani, i respiri affannati che scappavano dalle labbra aperte e il calore sprigionato dalla pelle.
C’era stato un bisogno di toccarsi, di raggiungersi in qualche punto più profondo dove non erano mai stati e che finora avevano solo intaccato, senza rendersi conto di quanto fosse profondo quel lago di cui avevano toccato solo le sponde.
Dopo non c’era stato bisogno di parole, Itachi si era seduto con la schiena contro la testiera e Naruto si era accomodato tra le sue gambe, racchiuso nel cerchio protettivo delle sue braccia e con un piumone ad avvolgerli. Avevano guardato il cielo fuori dalla finestra, notando quanto anch’esso sembrasse diverso senza più le luci artificiali della città. Si vedevano addirittura le stelle, qualche nuvola passeggera che di tanto in tanto copriva la luna che illuminava debolmente la stanza dopo che la candela si era definitivamente spenta.
All’improvviso il cielo si rischiarò di mille colori, i rumori delle esplosioni dei fuochi d’artificio riverberavano nell’aria arrivando fin dentro al petto, facendo tremolare lo stomaco e credere che il cuore potesse davvero muoversi e arrivare fino in gola, o risalire al cervello per meglio parlargli d’amore.
Naruto voltò la testa per guardare Itachi con la pelle dai mille colori che esplodevano fuori dalla finestra e pensò che il nuovo anno non poteva iniziare meglio di così, con un black-out e loro due insieme in quella stanza fredda e buia, perché insieme non c’era buio o difficoltà che potesse davvero fare paura.

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