Dolenti Note

di torigingerfox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao, Sconosciuto. ***
Capitolo 2: *** Non Un Grifondoro ***
Capitolo 3: *** Incontri e indizi ***
Capitolo 4: *** Mancato recapito ***
Capitolo 5: *** Con Me Non Si Scherza ***



Capitolo 1
*** Ciao, Sconosciuto. ***


Se Draco Malfoy avesse mai visto una pistola, o avesse saputo come funziona, concetto a lui alieno, avrebbe tranquillamente dichiarato a gran voce, seduto in piedi sul banco, battendosi addirittura le mani sul petto, che avrebbe preferito spararsi un colpo al ginocchio piuttosto che stare un altro singolo minuto in classe.

Ahimè, Draco Malfoy, non aveva mai sentito il detto Babbano ‘piuttosto mi sparo un colpo’, e si limitava a tamburellare le dita in modo quasi ossessivo sul banco per passare il tempo. Cambiava ritmo, in un tap taptaptaptap taptap quasi ipnotico, immaginando di suonare una delle canzoni delle Sorelle Stravagarie.

 

Storia della Magia era in assoluto la materia più noiosa insegnata ad Hogwarts, e il fatto che ad insegnarla fosse un fantasma talmente abitudinario da non essersi nemmeno accorto di essere morto sicuramente non aiutava a renderla interessante.

 

Ciononostante, il Professor Rüf, in un atto del tutto fuori dall’ordinario, interruppe il suo monotono resoconto della Trentordicesima Rivolta dei Goblin, si schiarì la gola e disse “Signor Malfoy, è una lezione di Storia della Magia, non di musica corale. La invito a sedersi composto e a smettere di tamburellare sul banco. Meno 5 punti a Serpeverde.”

 

Draco si morse la lingua, per evitare di rispondere all’ectoplasma, peggiorando la sua già precaria situazione. Sentì alcuni suoi compagni mormorare e lamentarsi, ma bastò un suo sguardo inceneritore a zittirli immediatamente. Ogni studente di Serpeverde che si rispettasse sapeva perfettamente che Draco Malfoy era praticamente intoccabile. Incoronato Principe di Serpeverde a furor di popolo, era rispettato e temuto da tutti, sia per la grande influenza della sua famiglia, sia per il suo carattere a tratti spigoloso.

 

Non appena il professore ricominciò con la sua cantilena, Draco iniziò a tamburellare sotto la sedia, facendo attenzione a non farsi vedere. Fu in quel momento che sentì con la punta delle dita qualcosa appiccicato sulla seduta. Smise immediatamente di tamburellare, per tastare meglio e capire di cosa si trattasse. Sembrava quasi che qualcuno avesse piegato e attaccato un pezzo di pergamena. Draco, spinto dalla curiosità, tirò finchè non senti il pezzo di carta staccarsi. Cercando di non farsi notare, nascose il biglietto sotto il banco, e lo aprì.

 

Probabilmente nessuno troverà mai queste poche righe, ma in caso tu invece stia leggendo, ciao sconosciuto/a!

Anche tu non ne puoi più delle rivolte dei Goblin, vero?

Non so perchè sto facendo una cosa talmente sciocca come lasciare un biglietto anonimo, ma oggi la lezione è ancora più noiosa del solito, e non riesco a seguire la cantilena del Professor Ruf senza rischiare di addormentarmi sul banco, il che sarebbe del tutto inappropriato, quindi invece di prendere appunti...eccomi qui.

Sono troppi anni che diligentemente studio come Ulk il Puzzone abbia fatto perdere i gangheri al capo del clan rivale, Birx l’Unticcio, e di come fiumi di sangue siano stati conseguentemente versati, e molto onestamente non ne posso più.

È quasi liberatorio scriverlo: non ne posso più di Storia della Magia! Ha!

In ogni caso...non ti dirò chi sono, ma posso dirti che sono una ragazza (se non si fosse capito dalla calligrafia), e come avrai dedotto non sono qui da poco. Non mi va di rivelare la mia identità...un po’ perchè non ho idea di chi tu sia, un po’ perché l’anonimato rende tutta questa follia del bigliettino ancora più avventurosa. Ti definiresti un tipo avventuroso, sconosciuto/a?

Comunque, posso almeno dirti che sono una studentessa...dal quinto anno in su. Non siamo poi molte, e dirti in che Casa o anno sono, vorrebbe dire rivelarti la mia identità!

Ma tornando a noi...sembra incredibile sia passato così tanto tempo da quando ho iniziato il mio percorso qui. Mi sembra ieri...lo Smistamento...eppure ne sono successe di cotte e di crude! Tutto sta cambiando...non trovi? Dopo...il Torneo Tremaghi...la guerra è diventata una minaccia sempre più presente. Sempre più reale. Incombe sopra le teste di tutti, che uno voglia ammetterlo o meno. E ci sono un sacco di persone che preferiscono fare finta di niente. Sei una di quelle persone, sconosciuto/a? O anche tu ti preoccupi di cosa ci riserva il futuro?

Se ti va, rispondimi e appiccica la pergamena sotto la sedia. Ho sempre sognato un amico di penna…

Ciao sconosciuto/a!

 

Draco lesse e rilesse il messaggio. Era stato scritto da una delle ragazze tra il quinto e il settimo anno, magari anche da una delle sue compagne di Serpeverde.

Si guardò furtivamente intorno, sicuramente se fosse stata una Serpeverde, l’avrebbe sorpresa a fissarlo con interesse, no?

Pansy si stava limando le unghie sotto il banco, Daphne prendeva diligentemente appunti e Millicent aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Draco fece un veloce calcolo. Le ragazze del sesto anno non erano molte, e almeno di vista le conosceva tutte. Su due piedi gli venivano in mente una ventina di nomi, senza però contare la miriade di studentesse del quinto e settimo anno che non conosceva. Era praticamente impossibile scoprire chi fosse la ragazza misteriosa andando per esclusione. La curiosità lo spinse a fantasticare su chi fosse quell’anima affine, che non solo moriva di noia durante Storia della Magia, ma che aveva paura della guerra, e che era stufa di far finta che non sarebbe successo nulla di male. Draco purtroppo, sapeva fin troppo bene che il male era all’opera. Ne aveva un orrendo promemoria marchiato a fuoco sulla pelle, addirittura.

 

Più tardi, steso sul suo letto, non sarebbe stato in grado di spiegarsi cosa l'avesse spinto a rispondere, ma in quel momento prese una decisione su due piedi, srotolò una pergamena e iniziò a scrivere.

 

Ciao Sconosciuta...

 

A/N Ciao a tutti! È la mia prima storia multi-capitolo in italiano, era un sacco che volevo cimentarmi con il trope “amici di penna” e invece di scrivere in inglese come sempre, ho provato con l’italiano. Perdonatemi se ogni tanto faccio confusione con i nomi, ma devo continuamente cercare la versione italiana dei personaggi, e potrebbe capitare che io mi faccia scappare qualche nome inglese. In caso segnalatemelo pure, provvederò a sistemare il testo! Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, grazie!



 

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Capitolo 2
*** Non Un Grifondoro ***


«Seriamente, Ron...tentare di mangiare con la bocca chiusa non ha mai ucciso nessuno!», esclamò Hermione alzando le mani al cielo.

 

Come unica risposta Ron emise un grugnito. Un suono gutturale che avrebbe potuto significare sia “fatti gli affari tuoi” che “sono le otto di mattina, non sono pronto per una discussione”. Harry, dal canto suo, stava sorseggiando il suo tè mattutino mentre leggeva la Gazzetta del Profeta. «Che enorme marea di stronzate!», sbottò chiudendo il giornale e lanciandolo due posti più in là.

 

«Harry!»

 

«Cosa? È vero! Voldemort è tornato, siamo sull’orlo del baratro...e nessuno dice niente! Si stanno comportando come una marea di struzzi. Come se infilare la testa sotto la sabbia servisse a qualcosa!»

 

Hermione non poteva dar torto al suo migliore amico. Il Ministero stava gestendo il ritorno di Tu-Sai-Chi in maniera del tutto insoddisfacente. La strega cercava di darsi rassicurazioni, ripetendosi che sicuramente il nuovo Ministro aveva un piano, ma condivideva la frustrazione di Harry al riguardo, e temeva che nessuno sapesse in realtà cosa fare.

 

Nel frattempo, Ron aveva deciso che otto pancakes, due porzioni di uova strapazzate e pancetta, e qualcosa come tre litri di succo di zucca erano sufficienti per poter affrontare la mattinata senza svenire dalla fame, e si allungò per recuperare il giornale che Harry aveva lanciato poco prima.

 

«Guardate il vecchio Lucius, la divisa da carcerato gli dona particolarmente!» , disse sorridendo. «Malfoy non è più così tronfio, ora che paparino è finito ad Azkaban, eh?»

 

Istintivamente, Hermione si girò verso il tavolo di Serpeverde. Draco Malfoy non stava tenendo banco, come al suo solito. Era invece chino su una pergamena e scriveva furiosamente. Hermione trovò la cosa piuttosto strana. Solitamente il biondo Serpeverde era uno studente modello. Non quanto lei, ma pur sempre tra i primi della classe. Non era da lui ridursi all’ultimo momento per consegnare un compito, per quel poco che Hermione ne sapesse di Malfoy a livello accademico.

Per la prima volta, guardandolo si rese conto di quanto fosse dimagrito. Sicuramente l’assenza del padre, e il circo mediatico a cui erano stati sottoposti i Malfoy, aveva contribuito in qualche modo a fargli perdere quell’aria da principe dei ricchi che l’aveva caratterizzato per i primi cinque anni di scuola. Per quanto Hermione non sopportasse il compagno, una parte di lei provava pena per lui e la madre.

 

«Ben gli sta», rispose Harry.  «Scommetto che ora sta gestendo gli affari di famiglia al posto di Lucius.»

 

Ron, fortunatamente non alimentò le teorie di Harry. «Nah, Malfoy ha solo sedici anni. Che se ne farebbe Tu-Sai-Chi di un Furetto-Mangiamorte che non ha ancora finito Hogwarts?»

 

Hermione non poté che stupirsi della risposta dell’amico. Solitamente Ron partiva in quarta, ed era Harry a riportarlo con i piedi per terra, non il contrario.

 

«Ti dico che ha preso il posto del padre! Vi ho detto cosa ho sentito sul treno, no?!»

 

Hermione appoggiò la mano sopra quella di Harry. «Hai sentito un ragazzino con il padre ad Azkaban, che si faceva grosso con gli amici pur di non perdere il suo status. Non abbiamo prove certe del fatto che sia un Mangiamorte, e francamente sono d’accordo con Ron: cosa se ne farebbe Voi-Sapete-Chi di Draco Malfoy?»

 

«Non lo so», rispose Harry bofonchiando, «ma intendo scoprirlo.»

 

Hermione alzò gli occhi al cielo, e si chinò per prendere la tracolla. «Su, andiamo. Mancano dieci minuti all’inizio delle lezioni.»

 

«Che abbiamo stamattina?», chiese Ron alzandosi.

 

«Ron, la scuola è iniziata da un mese e mezzo. Come fai a non aver ancora imparato l’orario?», rispose la strega.

 

«Perchè dovrei, quando ci sei tu che lo fai al posto mio, e così bene...oserei aggiungere? No, Harry?»

 

I due maghi si scambiarono un cenno di intesa. «Già Hermione, tu sei meglio di un’agenda. Come faremmo senza di te?»

 

«Su, sputate il rospo. Che compito dovete copiare?»

 

Ron si battè sul petto e iniziò a proclamare le sue buone intenzioni a gran voce, suscitando l’interesse e le risate dei Tassorosso seduti li vicino. «Tu mi offendi, strega! I miei complimenti sono sinc―»

 

«Ron…», interruppe lei a metà tra il divertito e l’imbarazzato.

 

«Trasfigurazione! Ti prego facci copiare Trasfigurazione, o la McGranitt ci fa secchi!», implorò lui a quel punto.

 

«Solo per questa volta», ammonì lei frugando nella tracolla, e consegnando la pergamena a Harry e Ron. «Potete copiarlo durante Storia della Magia, ma vedete di cambiare le parole, la McGranitt non è nata ieri!»

 

Ron la rassicurò e si affrettò a far sparire la pergamena dentro la sua borsa, quasi avesse paura che Hermione potesse avere dei ripensamenti.

 

Una volta in classe, i due maghi si fiondarono in ultima fila, mentre Hermione prese il suo solito posto in prima fila, contro il muro. Storia della Magia era l’unica materia per cui l’entusiasmo e la sete di conoscenza erano andati affievolendosi negli anni. Ovviamente, Hermione leggeva tutti i libri indicati nel curriculum, ma anche lei faceva fatica a mantenere l’attenzione fissa sul professore per due ore di fila.

 

Quando il Professor Rüf fluttuò al suo posto in cattedra, la classe si zittì. Molti studenti approfittavano delle due ore di lezione per dormire sonoramente o, come nel caso di Harry e Ron, per mettersi in pari con i compiti da consegnare le ore successive.

 

Hermione prendeva gli appunti strettamente necessari, ma si trovava spesso a fantasticare guardando fuori dalla finestra. Quel giorno, prima di prendere appunti, aveva deciso di controllare se qualcuno avesse trovato il suo bigliettino sotto la sedia

 

Un mese prima aveva lasciato una pergamena anonima, in un momento in cui si sentiva particolarmente avventurosa, sapendo perfettamente che le possibilità che qualcuno la trovasse erano infinitesimamente basse. Ogni settimana aveva controllato che ci fosse ancora, e l’aveva aperta per vedere se qualcuno avesse risposto. Col passare delle lezioni, si sentiva sempre più sciocca a sperare di trovare una risposta, ma non era ancora riuscita ad abbandonare la speranza.

 

Tastando sotto la sedia, sentì che il pezzo di pergamena ripiegato era ancora al suo posto, ma decise comunque di controllare.

 

Ciao Sconosciuta,

 

Hermione strabuzzò gli occhi, qualcuno aveva risposto! Si guardò intorno, ma nessuno le stava prestando la minima attenzione, quindi appiattì il foglio sul banco e iniziò a leggere.

 

Mi sembra folle rispondere a un bigliettino lasciato chissà quando, ma eccomi.

Hai indovinato, sono colpevole! Neanche io sopporto le Rivolte dei Goblin.

In realtà nemmeno i Goblin mi stanno particolarmente simpatici. Ogni volta che mi capita di andare alla Gringott li vedo guardarmi torvi e imbronciati e non posso fare a meno di chiedermi se sia uno sguardo riservato a me, o se odino tutti a prescindere.

Ti dirò, ho trovato il tuo biglietto per puro caso, un posto particolare per lasciare una missiva sperando di trovare un amico di penna, non trovi?

È giusto che tu sappia che ho passato gli ultimi giorni a guardarmi intorno, chiedendomi chi sia la misteriosa autrice della lettera che mi porto dietro. Diciamo che non c’è rischio che tu venga scoperta, siete troppe per tirare a indovinare! Magari un indizio…? Non dirmi la tua Casa se non te la senti, ma mi piacerebbe sapere che anno frequenti. Anche io sono uno studente tra il quinto e il settimo anno, e per dimostrarti la mia buona fede, ti lascio un indizio: non sono un Grifondoro.

Il che ci porta al punto successivo; per rispondere onestamente alla tua domanda no, non sono assolutamente una persona avventurosa. Penso di essere una delle persone meno avventurose della scuola, a dire il vero. Mi piace calcolare rischi e benefici prima di espormi, e se non consideriamo il Quidditch, non mi sento di aver mai fatto follie nella mia vita.

Credo sia la prima volta in cui ammetto liberamente di essere più coniglio che leone, Sconosciuta.

Hai ragione, l’anonimato è liberatorio.

Per quanto riguarda la guerra...tutto è già cambiato, e solo i ciechi o le persone con secondi fini non lo ammetterebbero.

Fa paura, tutta questa incertezza...ci costringe a diventare grandi prima del tempo.

A volte, guardando i miei compagni di Casa, mi sembra di essere uno dei pochi a domandarsi cosa ci riserva il futuro, e il pensiero mi fa diventare matto!

Intorno a me vedo tante persone che preferiscono negare l’evidenza piuttosto che affrontare la realtà. Sarà paura? O semplicemente, gli va bene che le cose siano così? Io, più che altro, ho paura. Non potrei mai ammetterlo, ma è la verità. L’istinto mi dice di nascondermi in qualche villaggio sperduto, sperando che tutto passi in fretta, ma la mia famiglia non lo permetterebbe mai.

Quindi, sempre per risponderti, mi preoccupo eccome, ma mio malgrado mi trovo a dover far finta che vada tutto bene.

Forse sarà proprio questo a uccidermi, forse no. Non so nulla, e quest’anno per ora è stato un assoluto disastro. Non tanto per la scuola, anche se ho un miliardo di pensieri per la testa riesco a star dietro allo studio...per ora. Più che altro, ho una situazione familiare piuttosto delicata. Presente quei padri che non riconoscono mai i meriti dei figli e si ostinano solo a vederne i fallimenti? Ecco, il mio è peggio.

Scusami, Sconosciuta...ti ho vomitato addosso i miei problemi senza preoccuparmi del fatto che forse non avessi voglia di sentirli.

Ciononostante, spero di trovare una tua risposta ad allietare la mia prossima lezione di Storia della Magia. Dimmi qualcosa di te, sono curioso.

 

A presto, spero.

Non Un Grifondoro

 

Hermione era al settimo cielo. Non avrebbe potuto chiedere di meglio! Il suo interlocutore sembrava un ragazzo piuttosto intelligente, con cui instaurare un bel rapporto epistolare.

Forse un Corvonero? Diceva di amare lo studio...

La curiosità la stava quasi mangiando viva, ma non avrebbe ceduto alla tentazione, perdendo la libertà garantita dall’anonimato.

Aveva apprezzato la buona fede e l’indizio, l’aveva aiutata ad escludere di trovarsi inconsapevolmente a parlare con qualcuno come...Cormac McLaggen. Piuttosto mille rivolte dei Goblin!

La strega sapeva già perfettamente che il misterioso interlocutore non poteva essere un Grifondoro del sesto anno, visto che nessuno si sedeva mai al suo posto durante la lezione e non avrebbe potuto trovare la pergamena. Poter escludere che si trattasse di un suo compagno di Casa del quinto o settimo anno però, inspiegabilmente la faceva sentire meglio.

 

Mancava quasi un’ora alla fine della lezione, giusto il tempo per scrivere una risposta.

 

Ciao Sconosciuto-Non-Grifondoro...

 

Nota: Ed eccoci alla fine del secondo capitolo! Up next...un altro po’ di Draco! :) se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate fino a qui!

 

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Capitolo 3
*** Incontri e indizi ***


Draco aveva appena finito l’ultima lezione della settimana, doppi Incantesimi, e si stava dirigendo verso la sala comune. Camminava senza prestare attenzione a ciò che lo circondava, perso com’era nei suoi pensieri.

Aveva lasciato il suo biglietto sotto la sedia lo scorso mercoledì pomeriggio poco prima che la lezione di Storia della Magia terminasse, e si stava chiedendo se la sua amica di penna l’avesse già letto o meno.

Chissà come avrebbe preso le sue rivelazioni? Non se l’era sentita di scrivere che era un Serpeverde. Era praticamente certo che nessuna Serpeverde avrebbe mai lasciato un biglietto anonimo, e le altre Case non amavano particolarmente lui e i suoi compagni. Draco era ben cosciente di essere spesso arrogante e pieno di sé, ma non era certo un illuso. La nomea di Serpeverde non era delle migliori, e se la sua interlocutrice avesse scoperto la sua vera identità si sarebbe Smaterializzata davanti ai suoi occhi.

 

Chi mai avrebbe voluto frequentare Draco Malfoy, figlio di un Mangiamorte caduto in disgrazia? Esclusi i suoi compagni, il resto della scuola lo evitava come se fosse ricoperto di pus di Bubotubero.

 

Anche la misteriosa Sconosciuta avrebbe sicuramente smesso di scrivergli, se avesse scoperto che il suo amico di penna era il glaciale e famigerato Draco Malfoy.

 

Il mago era ancora perso nei meandri dei suoi pensieri quando, girato l’angolo―

 

«Ooommmpff!»

 

―si scontrò con qualcuno, finendo gambe all’aria. Che posa poco dignitosa per l’erede Malfoy. Draco si affrettò a ricomporsi e saltò su prima che qualcuno potesse vederlo, poi si girò per aiutare il malcapitato a fianco a sé.

 

«Granger?!»

 

La strega sbuffò, prima di alzarsi raccolse due libri che le erano scivolati nella caduta, poi si girò a guardarlo. «Le tue doti deduttive sono sorprendenti, Malfoy.»

 

Draco, che apprezzava il sarcasmo solo quando era lui a dispensarlo, da che era semplicemente stupito di vederla senza le sue guardie del corpo, si mise subito sulla difensiva.

«Cosa posso dirti? Dopo sei anni mi stupisco ancora che ti facciano entrare...»

 

Granger diventò paonazza, ma al contrario di quel buffone di Weasley, riuscì a mantenere un certo decoro. «Vedi, Malfoy...è questione di abbassare le proprie aspettative.»

 

Draco si chiedeva dove la Grifondoro volesse andare a parare. «Ovvero, Granger?», le chiese alzando un sopracciglio.

 

«Semplice, io non mi aspetto che tu abbia imparato a camminare ed evitare gli ostacoli allo stesso tempo. Così come non mi aspetto che tu la smetta con il tuo bigottismo insensato e gli insulti gratuiti. Dovresti provarci, è facile...e si rischiano meno delusioni.»

 

Se Draco non fosse stato in mezzo a un corridoio e non avesse rischiato di essere scoperto da qualche professore, con ogni probabilità le avrebbe scagliato una maledizione. C’era qualcosa in quella strega che lo mandava completamente fuori dai gangheri. L’atteggiamento da so tutto io, l’aria di superiorità e l’innata capacità di ridicolizzarlo e renderlo vulnerabile.

 

«Fai pure la splendida, Granger. Vediamo dove ti porterà questo atteggiamento...»

 

La strega impugnò la bacchetta, e Draco per un momento pensò che gli avrebbe lanciato un incantesimo. Ma il momento di rabbia passò, e Granger abbassò la bacchetta. Non era una persona violenta, senza contare lo schiaffo da capogiro che gli aveva assestato durante il terzo anno. E Draco, dal canto suo, preferiva sempre far finta che non fosse successo, ovviamente.

 

«Se pensi di intimidirmi con le tue minacce vuote hai proprio sbagliato a capire, Malfoy. Sappiamo tutti che quando il gioco si fa duro, preferisci correre da paparino piuttosto che affrontare i problemi.»

 

«Come osi parlare di mio padre? Dovresti sciacquarti la bocca prima di pronunciare il suo nome!», tuonò Draco.

 

Fortunatamente per entrambi, Theodore Nott scelse proprio quel momento per girare l’angolo.

 

«Draco! Sei ancora qui? Io avevo dime―», quando vide Granger in mezzo al corridoio, gli occhi che lanciavano saette e le braccia incrociate, si bloccò.

 

«Oh, ehm...salve Hermione», disse lanciando un’occhiata preoccupata all’amico, che lo stava fissando con la bocca spalancata.

 

Draco era sicuro di essersi perso qualcosa. Theo era suo amico da un’eternità, da ben prima che Tiger e Goyle iniziassero a seguirlo ovunque, abitudine che fortunatamente avevano perso da qualche settimana, e Draco mai aveva sospettato che il taciturno Serpeverde potesse essere in rapporti civili con Granger.

 

«Theodore», rispose la strega con un cenno del capo. «Ci vediamo mercoledì, arrivederci.», e si congedò prima che Draco potesse anche solo aprire bocca.

 

Il biondo si voltò verso l’amico, «Mercoledì? Ma cosa va farneticando?»

 

Theo alzò gli occhi al cielo, «Siamo solo compagni di banco durante Aritmanzia, Draco. La Professoressa Vector ci tiene a mischiare gli studenti di tutte le Case, così da...com’è che l’ha definito? Ah, sì...così da promuovere la cooperazione e l’unità

 

«Ah, e tu sei capitato con Granger? Poveretto.»

 

«Poteva andarmi peggio, amico. È una strega intelligente, e sa il fatto suo.»

 

Draco non credeva alle sue orecchie. «Se tuo padre potesse sentirti ti scuoierebbe vivo, Theo. Io starei attento al posto tuo.»

 

Il mago fece spallucce, «Fortunatamente è chiuso in una cella ad Azkaban ben lontano da qui, e non può sentire proprio un fico secco.»

 

Draco in quel momento provò un’enorme invidia per Theo, che poteva permettersi di fregarsene della volontà e delle affiliazioni del padre. Non poteva fare a meno di essere leggermente risentito con l’amico, a cui era concesso il lusso del libero arbitrio.

 

«Cos’è, ora smetterai di parlarmi solo perchè non penso che i Nati-Babbani siano spazzatura?», chiese allora Theo, interpretando male il suo silenzio.

 

«Pfff, se non ho smesso di parlarti quella volta il cui hai deciso che il rosa era il tuo colore preferito e sei andato in giro per una settimana con un mantello color zucchero filato, puoi stare tranquillo che non succederà certo adesso.»

 

Theo sorrise, rassicurato dalle parole del compagno. «Ottimo. Per la cronaca non era color zucchero filato, era un fantastico rosa fenicottero. Comunque, non posso certo sperare che tu capisca. Il tuo guardaroba scoppia di vitalità. Nero corvino, nero mezzanotte, nero fuligg―»

 

«Hai reso l’idea, Theodore. Grazie. Ora, se vuoi scusarmi, devo andare a recuperare il mio libro di Storia della Magia, l’ho dimenticato in classe mercoledì.»

 

L’amico lo salutò e si diresse verso i sotterranei, mentre Draco corse come un pazzo verso la classe del Professor Rüf. Se avesse trovato il bigliettino, avrebbe potuto escludere un sacco di ragazze dalla lista. Per la precisione tutte quelle che frequentavano Storia della Magia tra lunedì mattina e mercoledì mattina.

 

Draco aprì la porta dell’aula, ormai vuota, e facendo attenzione a non esser visto scivolò nella stanza. Il banco era il primo sulla sinistra. Draco si chinò e tastò sotto la sedia, staccò il bigliettino e lo aprì con dita tremanti. Era assurdo come l’unica cosa bella, l’unica cosa degna di nota di quel terribile anno fossero le poche righe di una sconosciuta. Draco aprì la pergamena e riconobbe all’istante la calligrafia precisa e pulita della misteriosa amica. Con un colpo di bacchetta chiuse la porta a chiave, e si sedette a leggere.

 

Ciao Sconosciuto-Non-Grifondoro,

Penso sia il caso di trovarci dei soprannomi, o l’introduzione della lettera finirà per occupare una riga intera. Che ne dici?

In ogni caso, per quanto trovi gli Elfi Domestici piuttosto carini, neanche io riesco a farmi andare a genio i Goblin. Dicono che siano creature piuttosto maliziose, e che mai si dovrebbero far patti con loro. Fortunatamente, ci ho avuto a che fare solo alla Gringott.

Per quanto riguarda il primo bigliettino, in tutta sincerità è stata una decisione presa su due piedi, non mi aspettavo che qualcuno lo trovasse.

Vuoi un indizio quindi? Ok, tanto vale la pena dirlo subito, visti i tempi che corrono.

Non sono una Purosangue.

Se non troverò una tua risposta, immagino che vorrà dire che sei una di quelle persone a cui importa di più la supremazia del sangue piuttosto che l’essenza delle persone, e se così fosse penso che non avremmo niente da dirci e che sia meglio finirla qui.

Ovviamente il mio è un doppio indizio, perchè non essendo Purosangue, non sono nemmeno una Serpeverde, quindi ricordati della mia magnanimità quando nella prossima lettera mi lascerai qualche nuovo indizio su di te (perchè ci sarà una prossima lettera, vero? Mi rifiuto di pensare che una persona che scrive lettere così profonde si lasci intimidire da qualche antenato Babbano).

Tornando alla mia non-serpeverdosità, il Cappello Parlante in realtà mi aveva detto che alcuni miei tratti avrebbero reso fiero Salazar Serpeverde stesso, ma che non mi sarei mai sentita veramente a casa nel covo dei serpenti.

Io personalmente non ho nulla contro le altre Case, anzi trovo tutto il sistema di divisione una cosa piuttosto stupida, che non fa altro che alimentare le divisioni e l’astio.

Mia madre mi dice sempre che la paura nasce dall’ignoranza, e che se non si conosce qualcosa, e lo si etichetta come diverso a priori, non si smetterà mai di averne paura.

Credo che sia il problema di moltissime persone, la paura del diverso. Se invece di erigere muri e fare di tutto per evidenziare cosa ci rende diversi, cercassimo tutti di concentrarci su ciò che abbiamo in comune, il mondo girerebbe per il verso giusto.

Il mio migliore amico è cresciuto con i Babbani, e l’hanno sempre odiato perchè ne avevano paura. Non hanno mai cercato di comprenderlo, di trovare un punto d’incontro. E il mondo magico non è tanto diverso. I Purosangue hanno tanta paura dei Nati-Babbani, quanto i Babbani ne hanno dei maghi. È un cane che si morde la coda, e se nessuno dice niente, se nessuno fa un passo avanti e dimostra che sono tutte fandonie...temo che finirà male per tutti.

Mi dispiace che il rapporto con tuo padre sia difficile. Io non passo molto tempo con i miei genitori, ma so che mi supportano e che saranno orgogliosi di me qualsiasi strada io intraprenda. Hai mai provato a parlargli? A fargli capire quanto sia importante per te che lui ti accetti per quello che sei?

Tornando a noi...quindi, vuoi sapere qualcosa di me. È difficile raccontarsi alle persone senza svelare troppi particolari, però posso provarci.

Il mio colore preferito è il blu, e dopo sei anni uno dei miei migliori amici non l’ha ancora capito e si ostina a regalarmi piume, inchiostri e vestiti in mille sfumature di rosso.

Non mi piace per niente il Quidditch, ma non mi sono mai persa una partita. Un sacco di miei compagni giocano per la squadra della nostra Casa e si offenderebbero se non andassi a vederli giocare. Nonostante non sia una fan dello sport, devo ammettere che la Coppa del Mondo di Quidditch mi aveva lasciata senza fiato―se non contiamo il disastro che è successo dopo la partita, ovviamente. Tu c’eri quella sera? Se sì, cosa ti ricordi meglio?

Caro Sconosciuto, spero di leggerti presto.

Nel frattempo...un abbraccio.

 

Draco aveva il cuore che batteva all’impazzata. Come poteva questa sconosciuta, questa non Purosangue misteriosa, suscitargli certe sensazioni? Come riusciva a parlare direttamente al suo cuore bypassando tutti i preconcetti che gli affollavano la testa?

 

Se suo padre avesse saputo che Draco stava intrattenendo una relazione epistolare con una strega inadeguata l’avrebbe sicuramente pelato vivo. Se l’attuale e innominabile inquilino di casa sua avesse mai scoperto un tale atto di sfida, l’avrebbe fatta pagare a tutta la sua famiglia, e Draco mai come in quel momento fu grato delle sue doti innate di Occlumanzia.

 

Una parte della sua testa gli gridava di gettare il pezzo di pergamena e dimenticarsi di quella pazzia, di tutte le cose pericolose scritte nella lettera. Ma Draco era stufo di ascoltare sempre la sua testa e mai la sua pancia. Voleva essere libero come Theo, e fregarsene del giudizio del padre.

Non poteva certo opporsi al suo volere, ma poteva rispondere a questa misteriosa ragazza, dimostrando a lei, e a sé stesso, che Draco Malfoy era più che un semplice ragazzino borioso, bigotto e viziato.

 

Senza ulteriori indugi, Draco frugò nella tracolla ed estrasse pergamena e inchiostro.

 

Cara Sconosciuta…


Nota: Come avrete notato, non sarà così semplice conciliare il rapporto che i nostri protagonisti creeranno nelle lettere, con i preconcetti e l’astio che provano l’uno verso l’altra. In tutte le mie storie cerco sempre di essere realista, e dare pregi e difetti a tutti i personaggi. Non mi piace che Hermione non abbia difetti, che venga descritta come la perfezione incarnata. In fondo, ci ha dato più volte dimostrazione che anche lei ha i suoi momenti...se chiudere Rita Skeeter in un barattolo o confondere Cormac McLaggen durante le selezioni di Quidditch di Grifondoro ne sono un’indicazione. Che dire? Spero che vi piaccia...d’ora in poi cercherò di intrecciare vita reale e scambi epistolari sempre di più. Ovviamente non poteva mancare Theo, il mio side character preferito. Mi sono innamorata di lui leggendo The Bracelet di Akashathekitty, una mia cara amica e una grandissima autrice del fandom Dramione inglese. A presto, come sempre mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!

 

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Capitolo 4
*** Mancato recapito ***


Hermione non poteva credere alla propria sfortuna. Di tutte le persone con cui avrebbe potuto scontrarsi, Draco Malfoy era la sua ultima, ultimissima scelta.

Se Theodore Nott non si fosse presentato, la strega avrebbe probabilmente fatto qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi amaramente. Come far crescere un paio di orrende antenne verdi sulla pettinatissima, impeccabile testa del borioso Serpeverde.

 

Malfoy era esattamente ciò che c’era di sbagliato nella comunità magica. Ciò di cui aveva parlato al suo sconosciuto nella lettera. Una persona talmente impaurita dal diverso e da ciò che non conosceva, da odiarli a prescindere. Molte volte Hermione si era chiesta se fosse un’arma di difesa, se il biondo pensasse che attaccare fosse il modo migliore per non essere attaccato.

La strega spesso si ripeteva che crescere immerso, imbevuto e inabissato nella più becera dimostrazione di bigottismo non aveva certo permesso al mago di sviluppare sentimenti diversi dall’odio e dalla paura, ma ogni volta che, invece, si trovava a confrontarsi con Theodore non poteva fare a meno di apprezzare come lui fosse totalmente libero da preconcetti nei suoi confronti, pur essendo un Purosangue proprio come Malfoy.

Perchè Malfoy non poteva almeno tentare di estenderle la stessa cortesia che le dimostrava Theo?

Invece no, il suo atteggiamento non era mai cambiato. L’aveva sempre schernita e denigrata, il che la portava a pensare che il biondo forse credesse davvero a tutte le fandonie propinategli dal padre. Che peccato, essere così giovane, e così chiuso al cambiamento.

 

La strega continuò la scalata verso la torre di Grifondoro, mettendo da parte ogni pensiero sui Serpeverde. Quella mattina aveva lasciato l’ennesima lettera al suo amico di penna, e il cuore le batteva ancora all’impazzata al pensiero di cosa cosa aveva rivelato.

 

Si era esposta, ora era vulnerabile. Da un lato non aveva saputo resistere, e aveva messo le cose in chiaro riguardo il suo status, dall’altro aveva (in pieno stile Grifondoro) fatto un salto nel buio. E se l’interlocutore misterioso fosse stato un bigotto come Malfoy?

 

Ripensando alle lettere ricevute fino a quel momento, Hermione si disse che era impossibile. Che uno come Draco Malfoy non avrebbe mai ammesso di avere paura della guerra. Lui e i suoi non vedevano l’ora di liberarsi di tutti i Nati-Babbani, figuriamoci se avesse mai potuto augurarsi qualcosa di diverso dall’ascesa di un dittatore psicopatico come Colui Che Non Deve Essere Nominato. Hermione sospirò, rinunciando a capire cosa avesse per la testa il mago e raggiunse i suoi amici nella sala comune.

 

Quella sera, a cena, Harry e Ron non facevano altro che parlare di Quidditch, e Hermione si trovò a guardarsi intorno, annoiata a morte. Con ogni probabilità il suo interlocutore era seduto nella Sala Grande in quel momento. Il pensiero le fece salire un nodo in gola.

 

Hermione si girò verso il tavolo dei Tassorosso. Non conosceva molti studenti maschi tra il quinto e il settimo anno, e di primo acchito nessuno le dava l’idea di poter essere il suo misterioso interlocutore. Osservò quindi i suoi compagni del sesto anno. Era stata più volte compagna di banco di Justin e Ernie durante Erbologia e non le sembrava che la loro calligrafia corrispondesse a quella dello sconosciuto.

 

Hermione si girò quindi verso i Corvonero. Michael Corner, Terry Boot, Anthony Goldstein, Marcus Belby, Moral McDougal, erano alcuni degli studenti che conosceva, almeno di vista. Chiacchieravano tutti allegramente con i propri compagni di Casa, sorseggiando succo di zucca. Non li conosceva abbastanza da poterli escludere dalla lista di potenziali interlocutori, ma era quasi certa che tutti fossero abbastanza intelligenti e svegli da poter sostenere una relazione epistolare anonima. Beh, eccetto McDougal. Era un Purosangue e spesso lo vedeva chiacchierare con i Serpeverde, e in ogni caso non le sembrava affatto il tipo da rapporti epistolari misteriosi con sconosciute.

 

Dopo Corvonero non le rimaneva che perlustrare il tavolo dei Serpeverde, per quanto segretamente la ritenesse una cosa inutile.

Forse l’unico Serpeverde che avrebbe mai potuto rispondere a un biglietto anonimo era proprio Theodore Nott, che in quel momento era seduto di fianco a Malfoy, e stava ridendo di gusto a una battuta dell’amico.

Hermione, fino a quel momento, non si era mai concessa di osservare attentamente il suo compagno di Aritmanzia. Era un ragazzo alto e piuttosto magro, con i capelli mossi di un  caldo marrone scuro, e degli occhi azzurri come un lago di montagna. Ogni tanto portava gli occhiali mentre studiava in Biblioteca. Hermione decise di dare un’occhiata alla sua calligrafia il mercoledì successivo durante la lezione.

Di fianco a Theodore era seduto Blaise Zabini. Riccioli scurissimi, tagliati così corti da sembrare dipinti, occhi verde chiaro e pelle scura come il caramello. Hermione dubitava potesse essere il suo misterioso amico di penna, anche se la sua famiglia era notoriamente neutrale e non si sentiva di escluderlo a priori.

La strega depennò senza pensarci Tiger e Goyle dalla sua lista di potenziali sconosciuti. I due non sarebbero stati in grado di scrivere il proprio nome in corsivo, figuriamoci un’intera lettera anonima.

 

Hermione tornò a fissare Theodore, incrociando inavvertitamente lo sguardo con Malfoy. Il mago le lanciò uno sguardo inceneritore, e si girò a dire qualcosa a Pansy Parkinson, che rise sguaiatamente e si appoggiò alla spalla del compagno.

 

«--erra chiama Hermione?», disse Harry agitandole una mano di fronte al naso.

 

«Possibile che ogni volta che si parla di Quidditch inizi a pensare ai fatti tuoi e ci ignori completamente?», chiese Ron alzando gli occhi al cielo bonariamente.

 

«Deve avere a che fare col fatto che non capisco niente di finte, tuffi, pluffe e simili», rispose Hermione cercando di nascondere l’imbarazzo, e segretamente sollevata dal fatto che nessuno dei due l’aveva colta in flagrante, mentre guardava i Serpeverde.

 

«Pfff, Hermione!», disse Harry sorridendo. «Sappiamo entrambi che se volessi capirne non avresti la minima difficoltà a farlo. Hai sviluppato un inspiegabile rifiuto verso lo sport preferito dei maghi, tutto qui!»

 

«Penso che sia legato al fatto che ogni volta che giocate qualcuno rischia la vita.»

 

Harry e Ron la presero in giro per la sua melodrammatica visione del Quidditch, a poco dopo i tre si alzarono da tavola e tornarono nella Sala Comune.

 

La mattina seguente Hermione si svegliò di buon’ora, determinata a controllare se il suo misterioso amico le avesse risposto. Aveva lasciato il bigliettino solo la mattina prima, ma era talmente agitata da sperare di trovare una risposta nonostante fosse impossibile che avesse avuto lezione dopo di lei. Da quanto ne sapeva, nessuno frequentava Storia della Magia al venerdì pomeriggio, e i Grifondoro del Sesto Anno erano gli ultimi a sedersi tra i banchi ogni settimana.

La strega, però, non poteva fare a meno di sperare con tutta se stessa che lo sconosciuto si fosse intrufolato in classe dopo le lezioni per leggere la sua lettera, e che le avesse risposto di non preoccuparsi, che essere Purosangue era sopravvalutato, che non l’avrebbe considerata diversamente perchè lei non lo era, o addirittura che anche lui aveva antenati Babbani, o che come lei era nato da genitori Babbani.

 

Entrò nella classe di Storia della Magia con circospezione e si avvicinò al banco, tastò sotto la sedia e...nulla.

 

Non c’era nulla.

 

Il suo bigliettino era scomparso, e nessuna risposta l’aveva sostituito. Si alzò di scatto, con il cuore in gola e gli occhi lucidi. Sapeva che potevano esserci mille valide spiegazioni per l’assenza di una risposta, ma in quel momento si sentì rifiutata. Irrazionalmente, sentiva che una sua caratteristica così intrinseca, e altrettanto indipendente dalla sua volontà, come lo stato del suo sangue, era bastato a giudicarla.

 

Hermione iniziò a vagare per l’aula, e si appoggiò alla cattedra, quando la porta si aprì, facendola trasalire.

 

«Granger?? Cosa diavolo ci fai qui?»

 

Oh perfetto. Proprio quello che le serviva, un po’ di Draco Malfoy per continuare bene il suo sabato mattina.

 

«Non sono affaracci tuoi, Malfoy. Lasciami stare!»

 

Il mago la osservò attentamente, e doveva aver notato i suoi occhi lucidi, perchè con un sorrisetto beffardo le disse «Beh, che c’è, sei venuta a nasconderti? Hai scoperto che nemmeno Weasley ti vuole? Che peccato. Eppure cervellona come sei dovresti averlo capito...persino una come te merita di meglio di uno zotico del genere»

 

Hermione era troppo presa dall’angoscia e dal senso di rifiuto, e non riuscì a controllarsi. Due grossi lacrimoni le scivolarono lungo le guance. «Sei il solito stronzo incivile, Malfoy!»

 

La strega si precipitò verso la porta dell’aula, sbattendo inavvertitamente sulla spalla sinistra di uno stupitissimo Draco Malfoy (che nei loro sei anni di scuola non l’aveva mai sentita usare un linguaggio tanto colorito) e facendogli cadere penna e pergamene di mano.

 

Ben gli sta!, pensò Hermione correndo verso l’uscita.

 

Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di prendere un po’ d’aria e stare sola. Aveva bisogno di calmarsi e trovare una spiegazione logica per il fatto che il suo amico di penna avesse letto la lettera senza lasciarle nulla in risposta.

 

Forse qualcuno l’aveva interrotto? O non aveva ancora finito di scriverle e prima o poi il tanto agognato bigliettino sarebbe comparso? Se Hermione fosse riuscita a mantenere la lucidità forse non si sarebbe fatta prendere dallo sconforto, ma la sua paura più grande, essere rifiutata per le sue radici, stava prendendo drammaticamente forma e nessun pensiero logico l’avrebbe aiutata a calmare i battiti galoppanti del suo cuore, o il respiro affannoso.

 

Come se non bastasse Malfoy l’aveva vista piangere! Entro l’ora di pranzo tutta la scuola l’avrebbe saputo, e lei avrebbe dovuto trovare una scusa da propinare a Harry e Ron sul perchè era a sola nell’aula di Storia della Magia a piangere.

Odiava mentire ai propri amici, ma non si sentiva pronta a condividere il vero motivo della sua angoscia. Sicuramente i due maghi l’avrebbero presa in giro, o addirittura avrebbero insistito che la smettesse di scambiarsi lettere anonime con uno sconosciuto, facendo la parte dei fratelli maggiori preoccupati per lei.

 

Hermione si sedette in riva al lago e appoggiò la testa tra le mani, cercando di calmare il turbine di pensieri ed emozioni che si era impadronito di lei.

Dopo più di un’ora ferma al freddo, si rassegnò al fatto che a pranzo sarebbe stata lo zimbello di tutti, e si diresse verso la Sala Grande.

 

A/N: Scusate per l’attesa! Durante le vacanze di natale sono stata via, e sono tornata operativa solo dopo il 7 gennaio. D’ora in poi i nuovi capitoli torneranno ad essere pubblicati con regolarità! Spero che vi piaccia come la storia sta prendendo forma. Il prossimo capitolo riprenderà dal nostro amato Draco, lasciato da solo a bocca aperta sulla soglia dell’aula di Storia della Magia….

 

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Capitolo 5
*** Con Me Non Si Scherza ***


Nella sua vita, a Draco Malfoy difficilmente era capitato di restare senza parole. Era sempre stato uno di quei maghi con la risposta pronta, sempre in grado di cadere in piedi, per giunta con una certa proverbiale eleganza. Quel giorno, però, Granger e il suo linguaggio tutt’altro che oxfordiano, l’avevano lasciato lì a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
Raramente la strega perdeva il controllo, abituata com’era a fare da tata a quei due buoni a nulla di Potter e Weasley. Draco pensò che, evidentemente, doveva proprio andarle straordinariamente di traverso, visto che negli anni era stato l’unico a farle perdere il controllo. Segretamente, ne andava fiero. Riuscire a suscitare in lei quelle reazioni era una metaforica tacca sulla cintura.

Sospirando, il mago si chinò a raccogliere le pergamene e le piume d’oca, sperando con tutto sé stesso che quella spina nel fianco di una Grifondoro non si fosse accorta della lettera che si era fatto scivolare dalle mani.
Il pomeriggio precedente aveva preferito prendersi del tempo, per scrivere una risposta degna della sua misteriosa compagna, visto gli argomenti delicati. Purtroppo, quando aveva cercato di sgusciare nell’aula di Storia della Magia per attaccare la lettera sotto la sedia, Pansy gli si era incollata addosso come un francobollo, rendendogli impossibile qualsivoglia tipo di operazione sotto copertura.
 
Una volta assicuratosi che tutto fosse in ordine e che la missiva fosse al sicuro sotto la solita sedia, il mago uscì dall’aula con aria guardinga e si diresse verso la Sala Grande per il pranzo. Come minimo Granger gli avrebbe aizzato contro quei due cervelli defunti che si ostinava a chiamare amici, quindi si preparò al peggio. Quando Harry Potter era coinvolto, chissà come Draco aveva sempre la peggio.
 
Varcando la soglia della Sala Grande, Draco non poté fare a meno di lanciare uno sguardo circospetto al tavolo dei Grifondoro. Granger, notò, era seduta al suo solito posto ─Draco scelse di ignorare il perché sapesse quale fosse il posto prediletto dalla strega. L’essere riuscito ad arrivare indenne al suo posto, senza maledizioni scagliategli contro dai due bambocci seduti di fronte a lei, gli fece dedurre che la strega avesse tenuto il loro scontro nascosto ai compagni. La cosa lo sorprese. In fondo, era stato lui a provocarla fino alle lacrime.
 
«Se non ti conoscessi così bene, direi che stai fissando una certa strega seduta al tavolo dei Grifondoro», gli sussurrò Theo facendolo trasalire.
 
«Sei completamente fuori di testa, Theo?!» rispose Draco, affrettandosi a smentire l’amico.
 
Forse Theodore non si rendeva conto che non era saggio mettere in giro certe (false, completamente infondate, assurdissime) voci coi tempi che correvano. Era pur vero che l’amico non condivideva casa propria con il principe delle fottutissime tenebre, e che la sua percezione del pericolo era tarata su altri livelli, però avrebbe dovuto conoscere la situazione di Draco.
 
«Per le palle di Merlino, Draco! Non si può neanche scherzare ormai?»
 
«Certo, scherza pure. Anzi, già che ci sei scherza a voce un po’ più alta, Theodore. Così la prossima volta queste simpatiche battute potrai venire a farle sulla mia tomba!»

L’amico alzò gli occhi al cielo. «Dimmi, Draco. Chi esattamente potrebbe mai sentirmi mentre ti sussurro all’orecchio? Ma soprattutto, chi mi prenderebbe sul serio?»

«Non mi interessa, smettila e basta! Come se uno come me potesse mai mettersi a fissare una come lei».

Theo scosse la testa in evidente disaccordo. «Non buttarti giù così, Draco. Magari una come lei darebbe una possibilità persino a uno come te».

Draco era famoso per molte cose, ma indubbiamente non per il suo stare allo scherzo. Dall’altro della sua estrema permalosità decise che l’amico non meritava risposta alcuna, e se ne andò, lasciandolo solo al tavolo.
Il mago si mise a marciare verso la Biblioteca, rimuginando su quanto aveva detto Theo. Tutti pensavano che odiasse Granger per le sue origini. In realtà non la sopportava per ben altri motivi.

Non la sopportava perché era in grado di farlo sentire più stupido di un Troll, e perché sprecava il suo tempo con Potter e Weasley. Non la sopportava perché sfruttava un decimo del suo talento potenziale ─sì, Draco ne riconosceva l’indubbio talento. Dopo tutto, era invidioso, non cieco.

Chissà cosa avrebbe pensato di lui la sua misteriosa amica di penna, se avesse sentito come parlava della Granger. Probabilmente l’avrebbe etichettato come un bigotto, e l’avrebbe scaricato in un istante.

Draco si rendeva perfettamente conto di come la sua immagine pubblica non riflettesse minimamente quella privata. Spesso il mago si sentiva come un iceberg. Solo la punta visibile, e un intero mondo sommerso. I suoi pensieri, le sue credenze, erano inconciliabili col ruolo che, suo malgrado doveva ricoprire. Questo dover continuamente fingere, questa maschera metaforica che era costretto a portare, gli pesava più di ogni altra cosa.

Il mago aveva cercato di essere il più sincero possibile nella sua ultima lettera, senza però esporsi eccessivamente. Stava giocando col fuoco, e se ne rendeva assolutamente conto. Avrebbe dovuto stare molto più attento, e coprire le sue tracce in modo da non rischiare di essere smascherato.

Mentre era seduto a capo chino al tavolo più recondito della Biblioteca, intento a studiare Trasfigurazione, senti qualcuno sedersi al suo fianco.

Senza neanche alzare lo sguardo bisbigliò «Vattene, Theo» prima che l’amico ricominciasse a vaneggiare.

«Vengo in pace, o biondo amico mio!»

Niente, Theo era troppo un buffone perché Draco potesse tenergli il muso. «Perché ho come l’impressione che tu sia venuto a mendicare i compiti di Pozioni?»

«Perché sei estremamente perspicace, nonché intuitivo».

«Sai invece cosa sei tu?», rispose Draco sogghignando.

«Illuminami»

«Estremamente paraculo, nonché opportunista»

Theo si mise la mano sulla fronte, fingendo disperazione. «Tu mi ferisci! Non sono opportunista, sono semplicemente un cane in Pozioni. Ti offrirei in cambio i miei compiti, se tu ne avessi bisogno».

«Peccato che io sia più intelligente di te», disse il mago porgendogli la pergamena. «Tieni, sanguisuga. Ricordati di ridarmelo entro giovedì, ho Pozioni al venerdì mattina e non voglio arrivare senza un compito che in realtà ho fatto. Hai cinque giorni di tempo per riscriverlo cambiando le parole, puoi farcela!».

«Agli ordini capo», rispose Theo infilando la pergamena nella sua cartella e alzandosi per andare.

«Non arrivare all’ultimo come al tuo solito, Theo. E non restituirmela tutta spiegazzata!»

«Precisino rompiballe»

«Oi! Ridammi quel compito!»

In tutta risposta, Theodore scappò verso l’uscita ridendo.

Draco continuò a studiare Trasfigurazione, scuotendo la testa. Chissà cosa avrebbe pensato di lui la sua amica di penna, una volta letta la sua risposta. Aveva il terrore di essersi esposto troppo, di aver messo a nudo i propri sentimenti. Ormai era troppo tardi per cambiare idea, non aveva il coraggio di tornare nell’aula di Storia della Magia per la seconda volta in un giorno, col rischio di essere beccato.

Si sentiva vulnerabile, ma nel migliore dei modi. Voleva che la misteriosa sconosciuta lo vedesse per quello che era.

Draco Malfoy aveva un disperato bisogno di non essere il cattivo della storia, per una volta in vita sua.

Nota: Ciao a tutti, so che è passata un'eternita dall'ultimo update, ma diciamo che il mondo nel frattempo è andato a rotoli, e ho avuto un po' di cose che mi hanno tenuta occupata nella vita reale. Spero che questo capitolo vi piaccia, non ho nessuna intenzione di abbandonare questa storia, e farò del mio meglio per riprendere a pubblicare capitoli con una certa regolarità! Fatemi sapere cosa ne pensate!
 

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