Hell in Storybrooke

di Neko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti.

Sono tornata con una specie di seguito della mia prima ff su OUAT “The savior’s life”.

Buona lettura!!!

 

 

Capitolo 1

 

Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare.  Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.

Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore. Sentì improvvisamente tremare il terreno sotto di e diverse voragini  si aprirono, dentro le quali del magma incandescente, gorgogliava e illuminava l’ambiente circostante.

Si paralizzò allo scenario che videro i suoi occhi. Il cielo di un rosso intenso, tanto  da sembrare sangue e una cittadina totalmente rasa al suolo, dove, tra le macerie, poteva intravvedere oggetti di vita quotidiana come a indicarle che quella distruzione era avvenuta da poco. Vide delle figure nere uscire fuori dai detriti, che arrancando, avanzavano lentamente verso di lei. Sbucavano da ogni angolo e pian piano che si avvicinavano, poteva vedere i loro corpi martoriati e i loro volti sfigurati. Fece automaticamente diversi passi indietro per allontanarsi da quelle persone irriconoscibili, che tentavano di afferrarla, finchè, non inciampò in quello che riconobbe come il cartello stradale di Storybrooke.

 

 

Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia. Si guardò intorno spaesata per un primo momento e dovette cercare di calmare il suo battito cardiaco e il suo respiro affannoso, per riprendere pieno possesso di sé stessa. Quel sogno era talmente reale che le sembrava ancora di percepire il tocco di quelle persone. Si prese quasi un infarto quando effettivamente sentì il tocco di qualcuno. Sospirò di sollievo quando, facendo mente locale, si accorse che Killian, rigirandosi nel letto, aveva allungato il braccio per abbracciarla in vita. Fortunatamente non l’aveva svegliato, così evitando un interrogatorio su quanto sognato. Da quando avevano sconfitto l’oscurità ed era nata la loro bambina, non le era più successo di fare incubi di quella portata o di avere visioni.

Erano passati sei anni da quel giorno, sei anni che Emma poteva definire perfetti. Certo, non erano mancati i soliti problemi da sceriffo e familiari, le discussioni con Killian e gli incidenti magici della bambina, ma erano bazzecole se paragonate ai nemici che le capitava di affrontare in quanto salvatrice.

Portò una mano al petto, rendendosi conto che il cuore era tornato regolare, ma non i suoi nervi. Erano ancora a fior di pelle, tanto che quando sentì la porta scricchiolare, si mise in allerta.

“Mamma!”

Emma si tranquillizzò nuovamente quando sentì la vocina della sua bambina. La vide avvicinarsi al letto e strofinarsi gli occhi.

“Ho fatto un brutto sogno!” disse la piccola cercando l’abbraccio della madre, che non tardò ad arrivare. Emma la strinse a sé e le diede un bacio sulla testa.

Le fece spazio in mezzo a lei e Killian e le domandò cosa avesse sognato.

“Non me lo ricordo. Ma non mi piace la sensazione che mi ha lasciato. Ho paura a dormire da sola!” disse la piccola, guardando la madre con i suoi occhi uguali a quelli di Killian, che avevano il potere di sciogliere Emma.

Lei e Killian avevano concordato di non darle l’abitudine di farla dormire con loro, ma decise che per quella notte potevano fare uno strappo alla regola. Inoltre anche lei sentiva il bisogno di averla vicina, per cercare di dimenticare quanto appena visto in sogno.

 

Passò diverso tempo, ma Emma non riuscì a riprendere sonno. Quelle immagini continuavano a venirle in mente e appena provava a chiudere gli occhi, vedeva quelle mani allungarsi verso di lei per afferrarla.

Esasperata guardò la sveglia. Mancavano pochi minuti alle sei e sebbene mancasse ancora parecchio prima di recarsi al lavoro,  si alzò, facendo attenzione a non svegliare la piccola e Killian.

Scese le scale della sua abitazione e si recò in cucina. Vide che nel lavello vi erano ancora i piatti della sera precedente da fare. Era il turno di Killian di lavarli, ma la sera prima era tornato tardi, per una serata tra uomini con Robin e David e lei era troppo stanca per farli. Decise che non sarebbe morto nessuno se per una volta, i piatti si sarebbero lavati il giorno successivo.

Dato che doveva far passare il tempo, si mise a fare diverse faccende di casa, tra cui preparare il pranzo al sacco per Alice e la colazione per l’intera famiglia.

La tavola era apparecchiata  con tanto cibo pronto a soddisfare l’appetito di un esercito, ma Emma era talmente assorda dai suoi pensieri che non si accorse di aver esagerato. Ci pensò Killian, cingendole la vita da dietro a farglielo notare.

“Love, non ti sembra di aver esagerato? La colazione è importante per far cominciare bene la giornata ad un pirata, ma…troppo lo farà solo andare a fondo più facilmente!” disse dandole poi un casto bacio sulla guancia.

Emma solo allora si accorse di quanto aveva preparato e sospirando disse “Ero assorta nei miei pensieri!”

“Cosa ti preoccupa love?” chiese Killian.

“perché ci deve essere per forza qualcosa che mi preoccupa?” domandò  e Killian le indicò semplicemente la tavola per farle capire il perché lo pensasse .

Non voleva dirgli del sogno. Era probabile che fosse un caso isolato e parlarne avrebbe  fatto solo preoccupare l’uomo inutilmente.

“Stavo pensando al discorso fatto qualche sera fa!” disse  abbassando la testa. Era solo una mezza bugia, infondo anche quella faccenda la infastidiva.

Swan, come ti ho detto non basta prendere una decisione per farlo accadere…ci vuole il suo tempo. Ci stiamo provando da quasi un anno, è vero, ma se deve capitare, capiterà!”  disse Killian.

“Lo so, ma…” disse Emma, ma l’uomo le posò un dito sulla bocca e guardandola negli occhi le disse “Non pensarci troppo, quando meno te lo aspetti accadrà. Tanto ormai è tardi perché possa essere il regalo di Natale o compleanno di Alice!”

Emma annuì e sorrise facendo cadere lì l’argomento.

Dei passi veloci, fecero comprendere alla coppia che il piccolo terremoto che aveva riempito la loro vita, era sveglia. Killian si sentì abbracciare da dietro, mentre abbracciava Emma, e una piccola vocina disse “La mamma è mia, papà!”

“Ah si? E il papà di chi è?” chiese Killian, girandosi e prendendo in braccio la bambina, la quale mettendogli le braccia al collo rispose “Sei mio anche tu!” disse, strappando un sorriso sia a Emma che a Killian.

“Dimmi un po’ principessa, cosa ci facevi nel nostro letto?” Chiese l’uomo.

“Avevo paura a dormire da sola. Ho fatto un brutto sogno, di quelli brutti brutti!” disse la piccola, facendo una smorfia.

“Lo sai? Anch’io ho fatto un brutto sogno. Ho sognato che la balena di Pinocchio, aveva divorato la Jolly Roger. Fortunatamente mi sono svegliato, perché non avevo la più pallida idea di come riprendermela!” disse Killian, facendo ridere la bambina.

La vita di Emma era ormai invasa da quelle scenette di cui non si sarebbe mai stancata. Sorrise a vedere la complicità che c’era tra Killian e sua figlia, ma vedendoli così sereni, una brutta sensazione si impossessò di lei. Era talmente assorta nei suoi pensieri, che non si accorse della voce di Killian che la chiamava ripetutamente fino a quando l’uomo non le toccò il braccio.

“Love, il tuo parlofono sta suonando!”

Finalmente anche lei sentì la suoneria e sebbene non fece in tempo a rispondere, seppe dire dalla melodia, chi la stesse cercando.

 

Mezz’oretta dopo Emma accompagnò Alice a scuola. Erano quasi all’entrata quando la prima si sentì chiamare da una vocina.

Vide una bambina dai capelli castani tagliati a caschetto e dagli occhi marroni, della stessa età della figlia, correrle incontro e gettarsi tra le sue braccia.

Conosceva molto bene quella bambina, l’aveva praticamente vista nascere, sebbene non come sua madre aveva visto nascere Alice.

“Buongiorno Roni, sempre piena di energia, dove è tua madre?” le chiese la donna, prima di vedere anche lei.

“Regina!” la chiamò.

“Emma!” disse il sindaco di Storybrooke, seccata. “Lo sai? Il cellulare è fatto perchè si risponda, non per lasciarlo come soprammobile su di un comodino!”

“Scusa Regina, non ho fatto in tempo a rispondere e non ti ho richiamato per il semplice fatto che ci saremo viste poco dopo. Cosa c’era di tanto importante da non poter aspettare?” chiese la salvatrice.

“Non qui. Te ne parlerò quando saremo sole!” disse spostando il suo guardo su Roni, facendole comprendere che qualsiasi cosa volesse dirle, riguardava lei.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Lasciate le bimbe a scuola, Regina ed Emma si recarono nell’ufficio di quest’ultima. Emma si sedette di peso sulla sua sedia. Era esausta di prima mattina, non avendo dormito a causa di quello stupido sogno.

“Allora Regina, mi vuoi dire cosa succede? Perché tanti misteri?” Chiese la donna, vedendo il sindaco camminare nervosamente avanti e indietro per l’ufficio.

“Succede che ho passato una buona parte della mattinata a calmare Roni. Era terrorizzata e non smetteva di piangere. Non voleva staccarsi da me o da Robin. Non voleva andare a scuola e voleva che nemmeno Roland ci andasse!”

Emma la guardò confusa, primo perché non capiva cosa centrasse lei in tutto quello e secondo perché la bambina le era sembrata vispa come sempre.

Stava per chiederle ulteriori spiegazioni, ma Regina la precedette “Ha fatto un incubo e sebbene i bambini facciano spesso brutti sogni, questi non creano crisi di panico Emma. Ci deve essere qualcosa  sotto!”

Emma si mosse nervosamente sulla sedia. Non poteva essere una coincidenza che lei, sua figlia e Roni avessero avuto tutte e tre un sogno che le aveva spiazzate.

“Cosa ha sognato, te lo ha detto?” chiese Emma.

“Ha detto di aver visto tante macerie che appartenevano a una città, il cielo rosso sangue, corpi mutilati che cercavano di afferrarla e che questa città era…”

Storybrooke!” disse Emma, sbiancando improvvisamente.

Si alzò e si recò alla finestra dove osservando la cittadina, le sembrava quasi di vedere le immagini del sogno sovrapporsi alla realtà e istintivamente si abbracciò come a volersi proteggere.

A Regina non scappò questo sua atteggiamento e comprese che la donna sapeva qualcosa.

“Emma, cosa sai? Era una visione vero?” Chiese il sindaco, temendo la risposta.

“Io…io non lo so. Speravo fosse un brutto sogno, ci speravo veramente, ma…” sospirò e alzò lo sguardò sul sindaco. “Anche io e mia figlia abbiamo avuto un incubo sta notte. Alice non ricorda cosa ha visto, ma le emozioni provate l’hanno spaventata parecchio e io…ho visto le stesse cose che ha sognato Roni. È tutto il giorno che cerco di convincermi che non significhi niente!”

“Due salvatori che hanno lo stesso incubo nella stessa notte? Quante probabilità ci possono essere? Inoltre tua figlia non sarà una salvatrice, ma ha poteri simili hai tuoi, quindi possiede una particolare dote a percepire cose che solo tu e Roni siete in grado!” disse Regina preoccupata.

Emma scosse la testa e disse “Cerchiamo di non allarmarci prima del previsto!  Stiamo a vedere se questi sogni continuano o…” cominciò, ma il sindaco della cittadina la interruppe “O cosa Emma? Non voglio che mia figlia faccia altri di questi incubi. È una bambina non dovrebbe pensare a città distrutte, cadaveri o temere che qualcuno le faccia del male. Non voglio che Roni sia coinvolta in tutto questo!”.

“Se sta per succedere qualcosa della portata di quel sogno Regina…allora tutti quanti saremo coinvolti, non solo Roni!” disse Emma con uno sguardo serio.

“Ma lei più di altri. Se è qualcosa che ha a che fare con la magia di un salvatore, poco importa che abbia solo sei anni Emma!” disse Regina.

“Regina, sono io la salvatrice in carica, quindi se succederà qualcosa me ne occuperò io. Lei non dovrà fare, né affrontare niente, te lo prometto!”

Sebbene Regina si fidasse di Emma, non si tranquillizzò. Non avrebbe mai cessato di preoccuparsi dei suoi figli, soprattutto dato che Roni era destinata, sì a qualcosa di grandioso, ma anche di estremamente pericoloso.

 

Quella sera quando Emma tornò a casa, si sorprese di trovarla vuota e con la luce spenta.

Killian e sua figlia sarebbero dovuti rincasare un’ora prima rispetto a lei. Non si preoccupò però di quel ritardo. Era già successo in passato e sapeva esattamente quale era la motivazione della loro assenza. A volte Killian, dopo la scuola, portava Alice alla sua nave per passare un po’ di tempo insieme e soprattutto per insegnarle le basi della navigazione. Era sempre tutto un gioco soprattutto per la bambina, ma da quando aveva compiuto sei anni, l’uomo aveva iniziato a fare sul serio, sebbene cercava in tutti i modi di far divertire la piccola, in quanto aveva notato come spiegando le cose tramite il gioco, era più reattiva nell’apprendimento. A causa di tutto ciò, spesso Killian perdeva la nozione del tempo.

Emma decise allora di rilassarsi un attimo davanti alla televisione. Non voleva guardare niente di specifico, ma solo fare un po’ di zapping. Notò che non c’era molto da vedere, solo programmi stupidi e film che aveva già visto. Decise ad un certo punto di soffermarsi sul tg e come poteva immaginare, questo aveva solo notizie negative da raccontare. Rimase sorpresa nel sentire la brutalità di certi crimini. Aveva a che fare con criminali tutti i giorni, ladri e assassini, addirittura lei aveva ucciso Crudelia, o aveva assistito a omicidi, ma una volta ucciso un nemico finiva la storia, non ci si accaniva ulteriormente sulla vittima, che ormai non poteva più fare niente, cosa che spesso invece sentiva fare da criminali che fino al giorno prima si erano dimostrate persone per bene o tranquille. Aveva notato come nell’ultimo periodo il mondo sembrava impazzito. Anche a Storybrooke, vi erano più problemi e come se non bastasse tutto questo, a perseguitare un pianeta già abbastanza governato dalla cattiveria e dall’egoismo, ci si metteva anche madre natura con la sua ira a infierire, con terremoti, uragani, tempeste o eruzioni vulcaniche. Sembrava che tutto stesse cadendo a rotoli.

Decise che ne aveva abbastanza di sentire cose brutte per quella giornata. Spense la tv, ma nello stesso istante saltò la luce in tutta la casa.

Sbuffò e afferrando una torcia nel mobiletto vicino alla finestra, fece luce per recarsi al contatore della luce per riallacciare la corrente elettrica.

Qualcosa però non andava, la casa era buia più del solito. Avrebbe dovuto esserci almeno la luce che entrava dalla finestra, grazie ai lampioni stradali, invece sembrava che quella oscurità avvolgesse tutto sempre di più.

La luce della torcia sembrava fare fatica a penetrare quella oscurità e Emma cominciò a sentirsi invadere da dei brividi. Sentì una presenza accanto a lei e il fiato freddo di qualcuno sul collo che con un gemito sembrava dirle qualcosa. Si sentì paralizzata e quando si sentì afferrare un polso, reagì e colpì chiunque ci fosse con lei con un forte colpo dato col dorso della mano.

“Accidenti Swan!” disse una voce che conosceva benissimo.

Si guardò intorno e si ritrovò in mezzo al salotto col telecomando in mano. La luce era accesa. Guardò Killian che aveva una mano a coprirsi il volto dove era appena stato colpito.

“Cosa...cosa è successo?” chiese Emma confusa. Per quanto fosse buio era sicura di essersi allontanata dal salottino e di essersi recata nella cantina.

“Dovresti dirlo tu a me?” disse Killian. Era appena rientrato con la figlia e aveva visto Emma in piedi davanti al divano ferma immobile. Non sembrava ascoltare i richiami di Alice e temendo che ci fosse qualcosa che non andava, aveva mandato la bambina al piano di sopra con una scusa.

“Io…io…ho…” cominciò, per poi  portarsi una mano alla testa. Non voleva dirgli ancora del sogno o della visione appena avuta. Per quanto ne sapeva avrebbe potuto anche essersi addormentata davanti alla tv e tutto quello che le sembrava di aver appena vissuto, poteva essere un brutto scherzo del suo subconscio e lei non voleva preoccupare Killian, per quella che sperava vivamente, si sarebbe rivelata una sciocchezza.

“Sto bene, sono solo un po’ stanca. Credo di essermi addormentata improvvisamente e credo che non fossi del tutto lucida quando mi hai toccato e ho reagito di conseguenza. Scusami Killian!” disse la salvatrice accarezzandogli il punto colpito.

L’uomo l’osservò per qualche secondo, non sapendo se crederle o meno, decise per il momento di lasciar cadere l’argomento.

“Va tutto bene love!” disse stringendogli la mano ferma sulla sua guancia per poi continuare “Spero che tu non sia troppo stanca. Alice ha un sacco di cose da raccontarti!”

Emma sorrise a quelle parole. Sperava che sua figlia riuscisse a distrarla con la sua parlantina veloce e piena di allegria che si manifestava quando aveva trascorso una giornata piacevole, ma sebbene l’ora di cena si svolse piacevolmente, l’ora di andare a dormire presto si presentò.

 

Macerie e detriti erano tutti intorno a lei. I lamenti e gemiti di dolore erano sempre più forti e disperati man mano che si addentrava in quel luogo irriconoscibile. Il cielo sempre più rosso sangue e il tormento di coloro che si trovavano in quel luogo era sempre più palese.  Camminava in cerca di spiegazioni, in cerca di qualche segnale che le facesse capire dove si trovava. Sembrava un luogo appena raso al suolo da bombe, che oltre ad aver disintegrato tutto, avevano incendiato ogni cosa che aveva la possibilità di ardere. Si tappò il naso per cercare di tamponare quel fetido odore di carne bruciata e di carne in putrefazione che aleggiava intorno a lei, ma purtroppo, anche la fonte da cui proveniva quell’odore fu presto visibile. Si paralizzò di colpo quando vide corpi carbonizzati o dilaniati disseminati ovunque voltava lo sguardo e quello che riconobbe in quei corpi le tolse il fiato. Riusciva a riconoscere i proprietari di quei cadaveri. Conosceva ognuno di loro.

Granny, Archie!” disse in un sussurrò.

“Leroy, Whale!” disse voltando il capo alla sua destra.

“Belle, Tremotino, Gideon!” disse girandosi alla sua sinistra.

Fece diversi passi indietro, volendo scappare da quell’orrore, ma come se già tutto quello non fosse sufficiente, ogni corpo, al suo nome, sembrava riprendere vita e con il loro aspetto sfigurato, cominciarono ad avvicinarsi a lei, arrancando.

Si voltò per scappare, ma si bloccò di colpo, quando vide i corpi dei suoi genitori e del suo fratellino.

Non li chiamò. A quella vista le parole le morirono in gola, ma anche loro si alzarono e presero ad avvicinarsi con fare minaccioso verso di lei.

Neal con praticamente metà volto la guardò con rabbia e disse “è colpa tua!”

A quelle parole, corse e corse più veloce che poteva. Non sapeva nemmeno più dire se era un incubo o realtà.

Non seppe dire dove stesse andando. Lo scenario era pressochè lo stesso ovunque andasse, ma si bloccò quando a causa di una cassetta postale rimasta in piedi, comprese dove si trovasse.

Era una cassetta delle lettere normale, ma con tre impronte colorate. Una verde, una rosa e una gialla. Erano le impronte delle mani sue, di Killian e di Alice.

Si sentì mancare l’aria. Casa sua era distrutta.

Cominciò a chiamare sua figlia e suo marito nella speranza di trovare almeno loro sani e salvi, ma nessuna risposta giunse alle sue orecchie.

Si arrampicò sui detriti della casa e cominciò a scavare e a scavare, finchè un dolore acuto non la costrinse a togliere di scatto la mano.

Un profondo squarcio le si era aperto sul palmo della mano.

Abbassò lo sguardo per vedere cosa le avesse procurato quella ferita e urlò il nome di Killian quando vide il suo uncino insanguinato.

Prese nuovamente a scavare per togliere l’amore della sua vita da sotto le macerie, ma un rumore dietro le sue spalle la costrinse a girarsi e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.

Sua figlia era lì davanti a lei, ma il suo aspetto, tale e quale a quello degli altri, le fece perdere la speranza di trovarla ancora viva.

“No!” disse in un sussurro disperato.

“è colpa tua! È tutta colpa tua!” gridò la bambina con rabbia e odio, prima che un essere alato mostruoso si avventasse su di lei e, afferrandole per le spalle, la portasse via.

L’ultima cosa che sentì fu l’urlò disperato di sua figlia, prima di sentirsi scuotere da due forti mani.

“Emma, Emma! Swan!”

Alla terza chiamata Emma si mise di scatto a sedere. Era visibilmente agitata e ricoperta di sudore.

Il suo respiro era accelerato e non ancora del tutto lucida, cercò di allontanarsi dalla presa di Killian che cercava di tranquillizzarla.

L’uomo si era svegliato quando sentì Emma agitarsi durante il sonno. Aveva provato a svegliarla vedendo la sua inquietudine, ma dopo vari tentativi con la voce, vedendo che non riusciva a strapparla dai suoi incubi, Killian comprese che qualcosa non andava. Aveva notato già dalla mattina  precedente un certo senso di inquietudine in lei e si domandava se quanto stesse sognando potesse esserne la causa, perché era chiaro che qualsiasi cosa stesse vedendo, non era solo un normale incubo.

Prese a scuoterla gentilmente, poi più forte fin quando finalmente la donna si svegliò. Gli fu subito chiaro che nonostante si fosse destata, era comunque ancora mentalmente nel suo sogno, perché cercava di respingerlo con tutte le sue forze, spaventata, cosa che mai era accaduta. Al contrario, il suo tocco era sempre riuscita a calmarla.

Cercò di tenere una presa salda e le parlò, cercando di farle comprendere che si trovava al sicuro, che qualsiasi cosa stesse sognando era finita.

L’accarezzò il volto e le spostò i capelli e lentamente vide che la donna cominciava a comprendere dove si trovasse. Il suo sguardo si guardava frenetico intorno e quando finalmente si posarono su di lui, riuscì a sussurrare un “Killian!”

A sentir pronunciare il suo nome, l’uomo tirò un sospiro di sollievo, ma la preoccupazione tornò a rifarsi viva, quando vide la donna uscire con velocità dal letto e recarsi in bagno.

I conati di vomito seguirono subito dopo.

Killian tentò di raggiungerla, ma la porta della sua stanza si aprì e Alice comparve con due con occhi impauriti.

“Papà, ho fatto un brutto sogno, posso dormire con…” la bimba non fece in tempo a terminare la frase che Killian, non potendo in quel momento dare la sua attenzione alla piccola, rispose “Non ora Alice, torna a dormire nella tua stanza!”

“Ma…” provò la bambina non capendo cose stesse succedendo, ma Killian nuovamente con tono e sguardo severo le disse di andare.

Non obbiettò più e Killian potè vedere la figlia andare via.

Raggiunse la moglie nel bagno ancora piegata sul gabinetto, che ansimava e aspettava che il suo stomaco la smettesse di fare i capricci.

L’uomo stava quasi per inginocchiarsi accanto a lei e tirarle su i capelli, quando notò qualcosa che fino a quel momento non aveva visto a causa dell’assenza di una luce che non fosse quella data dall’esterno. Del sangue a terra e sulla tavoletta del water.

Cercò immediatamente la ferita dalla quale quel sangue proveniva e si spaventò quando afferrando la mano destra di Emma, vide uno squarcio su di essa.

“Come ti sei procurata questa ferita?” chiese Killian.

Emma che fino a quel momento non aveva fatto caso alla ferita, vedendola entrò nel panico.

Si ricordò ogni singolo dettaglio del sogno e anche degli odori e quest’ultimi le fecero nuovamente svuotare lo stomaco.

Killian era visibilmente preoccupato e non sapeva cosa fare per aiutare la moglie, ma non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci che sentì, qualcuno chiamare Emma e un pianto di una bambina che non era sua figlia.

Uscì dal bagno e accese la luce della camera da letto e si sorprese nel vedere Regina, in vestaglia da notte con Roni in braccio che, aggrappata al suo collo, piangeva disperatamente.

“Regina? Che diavolo sta succedendo?” chiese Killian.

“Devo immediatamente parlare con Emma!” disse Regina agitata e Killian vide in lei la stessa preoccupazione che aveva intravisto in lui, nello specchio del bagno.

“Non è il momento adatto!” disse Killian frettolosamente. Non poteva mandarla via, perché dalle condizioni in cui era arrivata insieme alla figlia, comprese immediatamente che ci fosse un collegamento con tutto quel delirio che si stava verificando.

“Regina, Roni!” disse Alice, entrando nella stanza e Killian non potè fare a meno di passarsi una mano sulla fronte.

“Ti avevo detto di tornare a dormire!” disse l’uomo rivolgendosi alla figlia.

La piccola scosse la testa e disse “Ho paura!”

Regina guardò Alice e vide, sebbene non ai stessi livelli di Roni, il terrore nei suoi occhi. La donna allora decise di prendere in mano la situazione, fece sedere Roni sul letto e accarezzandole il volto, le disse di calmarsi e di stare tranquilla, che lei non si sarebbe allontanata e che Alice le avrebbe tenuto compagnia.

Ad Alice però non sfuggirono le macchie di sangue che c’erano sul letto “perché c’è del sangue, papà?”

Regina, che  non l’aveva notato, con una magia lo fece subito sparire e dopo guardò Killian in cerca di una spiegazione.

“Non è niente. La mamma si è fatta un piccolo taglietto, ma passerà in fretta!” disse l’uomo per calmare la figlia, la quale si sedette accanto a Roni, spaesata da tutto quel trambusto.

Regina, una volta riuscita a calmare almeno in parte la figlia, si affacciò alla porta del bagno, dove vide Emma appoggiata alle mattonelle del bagno, cercando di immettere più ossigeno possibile all’interno dei polmoni.

Tremava e ansimava e sembrava non fare nemmeno caso alla sua presenza e quella del marito che le si era inginocchiato accanto chiamandola ripetutamente.

“Cosa le sta succedendo?” chiese Regina preoccupata.

“Non ne ho la più pallida idea. È andata in crisi subito dopo essersi svegliata, con una ferita alla mano che non riesco a spiegarmi quando se la sia fatta!”

Regina guardò l’entità della ferita. Era piuttosto profonda, ma con la sua magia, riuscì a risanarla come se non se la fosse mai fatta.

Questo però non sembrò smuovere Emma. Aveva la testa appoggiata sul petto di Killian, che nel frattempo l’aveva abbracciata, e continuava a guardare davanti a sé con uno sguardo perso. Tremava visibilmente.

“Emma, Emma mi senti?” chiese Regina.  Poggiandole una mano sulla spalla.

La donna annuì leggermente, ma continuava a non guardarla.

“Emma, qualsiasi cosa ti stia facendo questo, devi combatterla!” disse Regina, non nascondendo però la sua preoccupazione.

“Mamma!” disse una vocina dietro di loro, che fece voltare Emma verso di lei.

“Alice, torna di là!” disse Killian. L’uomo non voleva che sua figlia vedesse sua madre in quelle condizioni.

Regina si alzò e accompagnò la bimba nella stanza accanto dove c’era Roni che ancora singhiozzava. Non sapeva più cosa fare per consolarla e sperava di rivolgersi ad Emma per capire cosa le stesse capitando e invece ora non sapeva come aiutare né l’una, né l’altra.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Killian prese la sua amata in braccio e la condusse al piano di sotto. La fece accomodare su una sedia in cucina e si apprestò a preparare della cioccolata calda  per tutti. Sperava che la sua bevanda preferita avrebbe aiutato Emma a tornare pienamente in sé. Vedeva che aveva cominciato a reagire, soprattutto quando aveva sentito la voce della loro figlia, ma la vedeva spesso assentarsi con la testa e soprattutto la vedeva tremare. Non era il solito tremolio alla mano, ma qualcosa di più profondo.  Interamente il suo corpo tremava, sebbene vedesse Emma che cercava di non darlo troppo a vedere.

Quando la cioccolata fu pronta, Killian ne posò una grossa tazza davanti a Emma, la quale senza guardarlo l’afferrò e la tenne stretta con le mani, continuando a fissare il contenuto che emanava calore.

In quel momento giunsero al piano di sotto anche Regina e le due bambine. Roni teneva la mano di sua madre. Il suo pianto era cessato, ma non l’agitazione che l’aveva colta in quella notte assurda.

Non ci mise molto Killian a capire che qualsiasi cosa stesse succedendo, riguardava il salvatore. Si domandava solo cosa potesse essere di così spaventoso da mettere KO due esseri potenti con un solo sogno e soprattutto quanto Emma questa volta sarebbe stata messa alla prova.

Il silenzio intorno al tavolo calò per diversi minuti.

Roni beveva la sua bevanda, ma cercava continuamente il conforto della madre. Regina spostava il suo sguardo da sua figlia a Emma. Killian, con Alice assonnata seduta sulle sue gambe, osservava sua moglie, la quale continuava a guardare la stoviglia nelle mani.

La salvatrice sospirò e alzandosi, posò la tazza ormai vuota nel lavandino, per poi appoggiarsi al mobile, prima di girarsi e guardare i presenti adulti.

“Ho rifatto quel sogno!” disse, sebbene ottenne una reazione preoccupata soprattutto da Regina, la quale sapeva di che sogno stesse parlando.

“Di cosa si tratta esattamente?” chiese Killian, guardando la donna che ritardava a rispondere a causa della presenza della bambine.

“La distruzione di Storybrooke!” disse una vocina accanto a Regina, la quale ottenne l’attenzione di tutti i presenti.

“Cosa Hai detto?” chiese Killian a Roni, che guardava a terra e tirava su col naso “Io ho visto Storybrooke distrutta e tante persone molto brutte. Alcuni li ho riconosciuti, c’erano Granny, Archie e Leroy e soffrivano…stavano male e…poi…si avvicinavano. Volevano farmi del male e…ho provato a scappare, ma…”Disse Roni riprendendo a singhiozzare “Ma non riuscivo a muovermi e uno di loro mi ha afferrato e mi ha detto…”

“è colpa tua!” disse Emma abbracciandosi.

Roni annuì ed Emma sospirò e chiese “Come andava avanti il tuo sogno?.

“Mi sono svegliata. Non ho sognato altro!” disse la bambina.

“Perché di questa domanda Emma?” chiese Regina preoccupata.

“Volevo solo vedere quanto fossero simili i nostri incubi!” disse la donna.

“Tu hai sognato altro?” chiese Regina.

Emma annuì e Killian volle sapere cosa altro aveva visto. Quanto raccontato da Roni, sembrava abbastanza spaventoso da spaventare una bambina, ma non spiegava la reazione di Emma. Doveva aver visto qualcosa che l’aveva veramente scioccata, soprattutto dato che vedeva il suo tentativo di non far scappare quelle lacrime che minacciavano di sfuggire al suo controllo.

“Aspetta, sarà meglio rimettere le bambine a dormire. Non credo sia il caso che sentano altro!” disse Regina alzandosi dal suo posto, ma le bambine non sembravano della stessa idea della donna, soprattutto Roni, la quale era terrorizzata all’idea di tornare a dormire.

Ma entrambe le piccole erano molto stanche e sebbene la loro paura di rimettersi a lett0, il sonno ebbe la meglio su di loro.

Mentre attendevano che Regina tornasse al piano di sotto, Emma e Killian si erano spostati sul divano, dove la prima cercava sicurezza tra le braccia del marito.  L’uomo odiava vederla in quella condizione e detestava quando il sorriso veniva cancellato dal suo volto.

“Allora, cosa altro hai visto Emma?” chiese Regina,  scendendo le scale.

“Le bambine?” chiese Killian.

“Con un po’ di fatica, si sono riaddormentate. Spero solo che magari dormendo insieme si sentano più tranquille e facciano bei sogni!” disse la donna, sedendosi sulla poltroncina davanti al divano.

 Emma cominciò a raccontare parte del suo sogno e fino a quel momento, Killian e Regina poterono notare come effettivamente i sogni di lei e della bambina fossero simili, ma quello che preoccupava loro era il fatto che Emma non si fosse fermata. Aveva continuato a sognare e dallo stato della salvatrice, avrebbe potuto essere solo qualcosa di veramente orrendo.

Emma poteva leggere sul volto di Regina molta preoccupazione e cercando di rincuorarla almeno in parte, le disse “Puoi stare tranquilla Regina. Non ho visto nessuna della tua famiglia ferita o morta, per fortuna nemmeno Henry era presente!”

Regina fu un po’ infastidita dalla frase “Potrebbe anche farmi sentire un briciolo meglio, ma non pensare che non tenga a nessun altro. Emma, dal tuo stato posso immaginare benissimo cosa puoi aver visto e voglio bene a tutti!”

“Lo so, scusami!” disse Emma, abbassando il capo.

Regina sospirò e fece la fatidica domanda “La tua famiglia è stata coinvolta nel tuo sogno?”

Emma annuì.

“I miei genitori e mio fratello erano…erano anche loro degli zombie o qualsiasi cosa fossero. Hanno cercato di toccarmi e afferrarmi e…sono scappata. Più che per paura, perché non riuscivo a vederli in quello stato!” disse, sentendo la mano di Killian stringere la sua.

“Sono scappata fino a quando non sono arrivata davanti a un cumulo di macerie che non avrei mai riconosciuto se non fosse per le impronte sulla cassetta delle lettere.” disse la salvatrice, riprendendo a tremare.

Regina comprese subito di quale abitazione stesse parlando e vide Killian serrare duramente la mascella.

 “Ho iniziato a scavare, finchè …”si guardò la mano che poco prima era ferita e prese tra le sue mani l’uncino di Killian.

“…mi sono ferita con il tuo uncino Killian. Tu eri li sotto. Non ti ho visto, ma sapevo di aver perso anche te!”

Killian abbassò il capo  e strinse il pugno. Non gli interessava molto il fatto che sarebbe potuto morire, la sua preoccupazione era un’altra e infatti subito domandò “Alice?”

Emma non disse niente. Ma il suo sguardo valse più di mille parole.

Killian si alzò e nervosamente si passò le mani nei capelli “Che cosa può voler dire questo sogno? Si tratta davvero di una visione del futuro?”

“Purtroppo le possibilità che si tratti di un sogno dato da un’indigestione è molto scarsa” disse Regina incrociando le braccia.

Killian si passò una mano sul viso. Erano le tre del mattino e le poche ore di sonno stavano esaurendo tutti, ma non poteva fare caso alla stanchezza, vedendo Emma sul punto di rompersi di nuovo. Le si sedette accanto e, abbracciandola, le disse che sarebbe andato tutto bene. La donna nascose la testa nel suo petto e strinse la sua t-shirt bianca che indossava sempre per dormire.

“Non riesco a togliermi dalla mente il suo corpo Killian. Non posso sopportare di vedere la mia bambina in quelle condizioni, che mi guarda con odio dandomi la colpa della sua morte e del suo tormento. Non posso perderla…non posso perdere nessuno di voi!”

Killian l’abbraccio più forte e guardò Regina chiedendole con lo sguardo cosa potessero fare.

La donna non disse niente. Non sapeva nemmeno lei come agire, ma era evidente che bisognava capire cosa stesse accadendo e cosa minacciasse la città di cui lei stessa era la creatrice. Sparì in una nuvola di fumo e comparì  nell’appartamento di Gold e Belle. Più precisamente nella loro camera da letto. Era già la seconda volta quella notte che si intrufolava nelle camere altrui, senza permesso, ma a suo avviso per quella volta l’educazione poteva anche andare a quel paese. Chiamò Gold, il quale, insieme a Belle si mise di scatto a sedere sul letto, spaventato dall'improvviso interruzione di silenzio dato dalla notte.

“Come osi entrare in casa mia senza il mio permesso. Nella mia stanza per giunta!” chiese l’uomo alquanto seccato, subito dopo aver acceso l’abatjour sul comodino.

“Avresti preferito che comparissi di sotto urlando il tuo nome, svegliando così Gideon?” chiese Regina.

“Avrei preferito che non ti presentassi affatto. Qualsiasi cosa sia, può aspettare domani mattina!” precisò Gold.

“No, non può, se non vogliamo che entrambi le salvatrici vadano fuori di testa, Emma soprattutto!”

“Perché? Cosa sta succedendo?” chiese Belle preoccupata.

 

Emma era ancora tra le braccia di Killian. Sembrava essersi calmata, ma non sembrava volersi staccare da lui. Killian continuava a strofinarle la schiena e cercava di rassicurarla come poteva.

Erano passati una decina di minuti circa, prima che del fumo comparisse e facesse posto sia a Regina che a Gold. Killian avrebbe in genere protestato per la presenza dell’ex signore oscuro in casa sua, nonostante l’ascia di guerra era stata seppellita ormai da tempo ed entrambi avessero messo a tacere il loro desiderio di vendetta l’uno verso l’altro, ma quella situazione era particolare. Se poteva aiutare, anche Tremotino era il benvenuto.

“Non scherzavi quando dicevi che la salvatrice era a pezzi!” disse Gold “Regina, mi ha detto che stai facendo dei sogni particolari salvatrice. Purtroppo non avendo più poteri mi sarà difficile aiutarvi in modo esaustivo, ma vediamo se posso fare qualcosa. Cosa hai visto?”. Domandò.

Emma non aveva ancora alzato lo sguardo da quando era arrivato e non sembrava intenzionata a rispondere alla sua domanda. Killian la sentì cominciare a tremare a quella richiesta.

“Non mi sembra il caso di farle rivivere tutto!” disse l'uomo infastidito.

“Allora non posso aiutarvi, Regina puoi anche riportarmi a casa!” disse Gold senza battere ciglio.

“TI ho già detto tutto quanto quello che Emma e Roni hanno visto!” Disse la donna interpellata.

“Mi hai raccontato quanto lei ti ha raccontato e se lei ha omesso qualcosa, io non ho proprio niente su cui lavorare. Macerie e cadaveri, questo è chiaro, c’era qualcosa che non hai detto loro che può aiutarci a capire cosa ti vuole dire questo sogno o visione che sia?”

“Ti ho detto che non.. “ cominciò Killian, ma la voce di Emma, anche se era poco più di un sussurro, disse “Era un luogo infernale. C’era dolore, tanto dolore e tormento, sangue, disperazione, ruggiti, grida, odore nauseabondo e…mostri!”

La parola mostri attirò l’attenzione di Gold che chiese una maggiore descrizione di quegli esseri, che non tardò ad arrivare.

“Regina, focalizzati sul secondo libro in alto a destra del mio scaffale nel negozio. Quello che c’è dietro al bancone e fallo comparire qui per favore!” disse Gold, rivolgendosi al sindaco.

Regina fece proprio come le venne detto e nelle sue mani si materializzò un libro spesso, vecchio e polveroso. Gold non ci mise molto  a trovare quello che stava cercando.

“è questo il mostro che hai visto?” chiese l’uomo alla salvatrice, la quale annuì.

“Sai dirci qualcosa?” chiese Killian speranzoso.

“Questo è un demone chiamato arpia. Sono esseri alati metà donna e metà uccelli a guardia degli  inferi, non quello che abbiamo visitato quando siamo venuti a recuperarti, ma quello vero, quello dove una volta entrati non vi è più garanzia di salvezza. Un luogo di dolore e di tormento eterno, proprio come quello che mi pare di aver capito hai sognato tu Emma!” disse Tremotino.

“Questo però cosa ha a che fare con Storybrooke?” chiese Regina.

“E perché sia Emma che Roni si sentono dire che tutto quel dolore è causa loro?” chiese Killian “Cosa ha a che fare il salvatore in questa faccenda?”

“Mi ponete domande a cui io non ho risposta. Ma dato le scorse visioni mia cara e come hanno rischiato veramente di avverarsi, mi darei una mossa a capire cosa voglia dire e cercherei una soluzione!” disse Tremotino.

“Come? Facendo ricerche su cosa?” chiese la salvatrice.

“Dato che sogni cose infernali, io partirei su una ricerca sugli inferi e i miti che lo riguardano. Cerca di vedere cosa può avere in comune con quello che sogni. Io ho un paio di volumi che parlano dell’aldilà, non so se possono tornare utili, ma ve li impresto!” disse Gold

“Come mai tutta questa gentilezza?” chiese Killian sospettoso.

“Riguarda Storybrooke, quindi anche me e la mia famiglia. Le cose non sono cambiate in questi anni, la mia famiglia viene sempre prima di tutto e di tutti!” disse Gold.

“Da quanto ho visto tu e la tua famiglia, Gideon compreso, sarete colpiti in pieno!” disse Emma seria, cosa che fece sobbalzare l’ex signore oscuro, il quale aggiunse “Chiederò a Belle se nella sua biblioteca ha qualcosa a che possa tornarvi utile, ora se permettete, me ne ritorno a casa mia!” disse Tremotino girando i tacchi e uscendo dall’abitazione.

“Forse dovremo seguire il suo esempio e andare a riposare anche noi!” disse Killian.

“No, io cominciò subito le ricerche!” disse Emma, alzandosi in piedi, seguita dal marito.

“Love, lo so che sei sconvolta, ma…”

“Ma cosa? Non sei tu ad aver visto nostra figlia insanguinata ad essere portata via da quel demone e non ho nessuna intenzione di rivederla! Se vuoi andare a dormire vai pure, ma io rimarrò qui  a cercare di capirci qualcosa!” disse Emma alzando un po’ il tono della voce.

“Non risolverai niente se sei stremata. Prometto di svegliarti appena ti vedo agitare. Andiamo!” disse Killian, afferrando delicatamente un braccio alla donna, la quale si liberò immediatamente dalla sua presa per recarsi in cucina alquanto infastidita. Non aveva alcuna intenzione di rimettersi a dormire.

Regina si avvicinò a Killian e disse “Non devi costringerla. Non so cosa avrei fatto se fossi stata al suo posto e avessi visto mia figlia..“ Regina non terminò la frase, ma Killian non ebbe difficoltà a comprendere cosa volesse dire.

“Ti ricordo che Alice è anche mi figlia e anche io sono ansioso di capire cosa sta accadendo, ma non risolveremo niente se crolliamo tutti dalla stanchezza!” Disse Killian esasperato.

“Lo so. Ti do ragione, ma non credo che questo possa farle cambiare idea!” Disse Regina, prima di sentire il suono della caffettiera gorgogliare.

I due raggiunsero Emma in cucina, quando la  videro riempire un termos con il caffè appena fatto.

“Quale è il tuo piano Emma?” Chiese Regina.

“Non ho nessuna intenzione di aspettare Belle. Passerò la notte in biblioteca e cercherò di fare luce su sta faccenda!” detto questo, si volatilizzò in una nuvola di fumo.

Regina sospirò e rivolgendosi a Killian disse “ Vado anche io con lei, tu occupati delle bambine per favore!”

“Aspetta, se Roni dovesse fare atri brutti sogni, cosa devo fare per calmarla?” Chiese l’uomo.

“Se dovesse succedere chiamami e  puoi sempre provare a calmarla come faresti con tua figlia!” disse Regina prima di scomparire anch’essa.

“Accidenti!” disse Killian. Non gli piaceva essere messo in disparte soprattutto quando qualcosa minacciava la serenità della sua famiglia.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Regina si materializzò nella biblioteca e si sorprese di vedere che non vi era illuminazione. Vide però tra gli scaffali una luce e seguendola vide che essa era emanata dal potere di Emma, che aveva cominciato a buttare a terra con poca delicatezza i libri che non le servivano per il suo scopo.

Regina si avvicinò all’interruttore della luce e dell’antifurto e spostando determinati pulsanti in un certo ordine, disattivò  l’allarme e accese le luci.

“Cosi dovrebbe andare meglio, cosa ne dici?” disse Regina, dando un caldo sorriso alla salvatrice.

“Grazie!” Disse semplicemente Emma, prima di rimettersi alla ricerca di qualsiasi cosa potesse aiutarla.

Dopo quello che sembrò un’eternità, avevano trovato diversi libri che potevano fare al caso loro   e dividendoseli le due donne si misero a leggere.

Emma aveva già svuotato metà termos, mentre per Regina fu più complicato riuscire a stare sveglia. Fu solo la volontà di proteggere sua figlia da quegli incubi, preservare la serenità in Storybrooke e non perdete i suoi amici a non farla addormentare direttamente sui libri.

 

Il sole sorse finalmente sulla cittadina di Storybrooke e la porta di casa Swan e Jones si aprì. Snow fece lentamente il suo ingresso per annunciare il suo arrivo, non volendo disturbare sua figlia e suo genero, ma non sentendo risposta di alcun tipo alla sua chiamata, entrò. Fu stranita quando vide Killian addormentato in malo modo sul divano e, data l’ora, lo svegliò.

Snow, che ci fai qui?” chiese l’uomo ancora assonnato.

“Veramente sono io che lo chiedo a te. È tutta la mattina che cerco Emma e te al cellulare, senza alcun risultato! È successo qualcosa? Dove è Emma e la mia nipotina?”

Killian si passò le mani sul volto. Era rimasto seduto sul divano con il cellulare accanto nel caso sua moglie avesse bisogno, ma controllando, si accorse che il silenzioso era attivo e di fatto non sentì le chiamate di Snow.

“Stupido arnese!” disse Killian seccato, senza aver notato che Snow si era recata al piano di sopra in cerca della figlia.

La raggiunse e poté vedere lo sguardo preoccupato della donna quando, oltre a non trovare Emma, vide Roni dormire nella cameretta di Alice.

“Mi vuoi dire cosa sta succedendo? Perché Robi è qui e dove è Emma?” chiese Snow preoccupata.

Killian le raccontò a grandi linee quanto successo e Snow si arrabbiò “Perché non ci avete chiamato subito, vi avremo dato una mano e..” cominciò la donna, prima che Killian la interrompesse dicendo “Onestamente Snow non ci ho pensato. Al momento nella mia testa c’è solo il pensiero di Emma e di mia figlia e sto dando i numeri a rimanere qui fermo a fare niente!”

“Avrei potuto guardare le bambine e…!” cominciò Snow.

“Quanto successo sta notte ha scombussolato le piccole. È possibile che quando Roni si sveglierà, prenderà male l’assenza di sua madre e volevo evitare che anche Alice si ritrovasse spaesata!” disse Killian poco prima di sentire il campanello suonare.

Le visite non erano finite e infatti non solo Snow si fece vivo quella mattina, per fortuna di Killian anche Robin si presentò nella sua abitazione per avere notizie sia di Regina che di Roni.

Killian temeva una reazione da parte della figlia del suo amico, nonostante conoscesse tutti loro perfettamente, non ci sarebbe stato da meravigliarsi se la piccola fosse ancora sconvolta per la sera precedente.

Robin e Killian si recarono ognuno dal lato del letto dove dormiva la propria figlia. Alice si svegliò normalmente, come se il suo incubo non fosse mai avvenuto. Killian poteva immaginare che gli incubi che aveva la bambina, fossero gli stessi della madre, ma ringraziava la sua buona stella per il fatto che non se li ricordasse. Anche lui, infatti, come Regina, non voleva che certi pensieri turbassero la sua spensieratezza.

Roni invece ci mise qualche istante a fare mente locale e appena vide Robin, gli strinse le braccia al collo.  A quel punto Killian, con più serenità, grazie alla presenza di Snow e Robin, potè finalmente recarsi in bibblioteca e rendersi utile.

 

Regina stava davvero faticando a tenere gli occhi aperti e la lettura non aiutava di certo a tenerla sveglia. Quello che leggeva avevano a che fare con aldilà, ma erano tutte storielle che non tornavano minimamente utili alla loro causa.

Chiuse esasperata l’ennesimo libro, per poi posare il suo sguardo su Emma. La donna continuava a leggere, ma si vedeva lontano un miglio quanto la stanchezza cercava di avere la meglio su di lei.

Regina avrebbe voluto dirle qualcosa, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Vedeva che ad ogni minuto che passava, Emma si appoggiava sempre di più al braccio destro, piegato per sorreggere la testa, per non crollare direttamente con la faccia sul libro.

Però ad un certo punto qualcosa cambiò.

Emma si fece vigile, spostava il suo sguardo da destra verso sinistra spaventata e, improvvisamente, la vide alzarsi di scatto, facendo cadere a terra la sedia.

“Emma che succede?” chiesa Regina perplessa, ma nessuna risposta arrivò dalla salvatrice.

La donna aveva preso a respirare con affanno, segno evidente che stava andando nel panico. Il sindaco continuò a chiamarla, ma niente giunse alle orecchie di Emma.

La Salvatrice non sapeva dire se era sveglia o se si fosse improvvisamente addormentata. L’unica cosa certa era che di nuovo si ritrovava intrappolata in un sogno o visione. Stavolta però non vi erano macerie. Si trovava ancora in biblioteca. Tutto però aveva un aspetto spettrale per niente rassicurante e dei rantoli giungevano alle sue orecchie. Tutto era illuminato da una luce fioca è debole che a mala pena permetteva di intravedere gli ostacoli. Solo un libro era ben visibile e fece appena in tempo a leggere il titolo prima che questo scomparisse. Non seppe dire il perché, ma decise di incamminarsi tra gli scaffali. Voleva scoprire qualcosa di più su tutto quello che le stava accadendo e cosa minacciasse Storybrooke e la sua famiglia. La biblioteca non era molto grande, ma in quel preciso istante sembrava infinita. Un labirinto dal quale, una volta entrati, era impossibile uscire. Non era sola. Sentiva delle presenze intorno a lei. Sentiva i loro respiri e i loro sussurri. Sembravano volerle dire qualcosa, ma niente aveva un senso e forse proprio per questo sentiva la rabbia di quelle entità aumentare sempre di più. Cominciava ad avere veramente paura perché quel sentimento di rabbia si stava trasformando in odio, poi improvvisamente una mano uscita allo scaffale, buttando a terra i libri, le artigliò una spalla. Emma fece uno scatto veloce per liberarsi dalla presa, andando però a sbattere contro un altro essere dietro di lei. Vide il suo volto sfigurato e non era solo. Fece per girarsi per scappare, ma nuovamente l’unica cosa che veramente non avrebbe mai voluto vedere apparve dinanzi a lei.

“No, non di nuovo!” disse a occhi sbarrati, quando riconobbe di nuovo Alice, in condizioni peggiori dell’ultima volta. Non aveva niente della bella bambina allegra che, da quando era nata, aveva portato gioia nella sua famiglia e che la guardava con occhi pieni di amore e fiducia nei suoi confronti. Ora la sua bambina aveva poco di umano e i suoi occhi erano carichi di odio verso di lei.

“Alice cosa ti è successo?!” chiese tremante allungando una mano per sfiorarla, ma questa le passò attraverso.

“è colpa tua! Tutto questo è colpa tua! Tutti noi siamo morti per colpa tua!” disse la bambina appoggiata dagli altri esseri, che solo in quel momento riconobbe essere alcuni degli abitanti di Storybrooke.

Regina si trovava spiazzata. Vedeva Emma comportarsi come se stesse interagendo con qualcosa di invisibile. Aveva visto improvvisamente la sua giacca di pelle rossa strapparsi, come se degli artigli le avessero strappato le carni della spalla. Non era difficile da capire che stava avendo una visione, ma la cosa che la sorprendeva era come queste, sebbene non accadessero veramente, avevano la capacità di ferirla veramente. Stava per raggiungerla, sperando di riuscire a svegliarla, quando improvvisamente la vide rannicchiarsi urlando e subito dopo si sentì scaraventare via da una forte fonte di magia, che oltre a far volare lei, fece cadere molti scaffali della biblioteca.

“Regina!” urlò Killian arrivato giusto in tempo per vedere cosa stesse accadendo. “Stai bene?” le chiese aiutandola ad alzarsi.

“Diciamo di si! Dobbiamo svegliarla prima che si faccia male o ne faccia a qualcuno!” Disse il sindaco fissando Emma.

Killian corse immediatamente verso di lei, ma non riuscì a raggiungere la sua amata, che una barriera gli impedì il passaggio.

“Emma!” chiamò Killian battendo i pugni su quello scudo trasparente che avvolgeva sua moglie, la quale però sembrava non sentirla. Urlò e battè più forte che poteva. Doveva fare in modo che la sua voce giungesse alle orecchie di Emma, non avendo la minima idea di cosa in quel momento la donna stesse vedendo e percependo.

Regina lo affiancò. Non per urlare o battere sulla barriera, ma per far sentire alla sua amica la sua magia. Posò  le mani sulla barriera e lasciò che i suoi poteri avvolgessero il suo scudo, in modo tale che la donna potesse percepirla, dato che sembrava che le loro voci non riuscissero a raggiungerla.

La sua idea sembrò funzionare, anche se solo in parte. Vide Emma alzare la testa e guardarsi intorno, ma non sembrava vederla. Regina e Killian compresero che era ancora intrappolata nella sua visione, perché erano proprio lì davanti a lei.

“Regina!” disse Emma in un sussurro. Non vedeva più nessun corpo e soprattutto non vedeva più sua figlia, ma si trovava ancora in quella libreria oscura e solo la magia del sindaco riusciva a farle comprendere che quello che vedeva non era reale o almeno non ancora.

Poi le sembrò di sentire qualcosa e in quel momento avrebbe tanto voluto trovarsi tra le sue braccia.

Killian!” chiamò riconoscendo la voce, che da impercettibile, diventava sempre più forte, finchè finalmente la sua visuale tornò normale e la luce della libreria la costrinse a chiudere gli occhi essendosi ormai abituata a quella penombra angosciante.

Killian sentì un peso enorme andare via quando finalmente gli occhi di Emma entrarono in contatto con i suoi.

Emma si appoggiò alla libreria rimasta in piedi dietro di sé e, appoggiando la testa all’indietro, chiuse gli occhi, sospirando esausta.

La barriera venne meno e Killian finalmente potè raggiungerla e stringerla a sé.

“Stai bene Swan?” le chiese, accarezzandole i capelli sciolti e spettinati, dandole poi un bacio sulla testa.

Emma aveva la testa appoggiata al suo petto e annuì, sebbene non fosse vero. Quanto visto l’aveva scombussolata e messo un’ansia addosso che raramente nella sua vita aveva provato e due di queste volte erano, quando aveva scoperto di essere incinta di Henry e che avrebbe dovuto darlo via e quando Killian era morto a causa sua.

Strinse la presa sull’uomo e con voce tremante disse “Alice…sta bene? Ti prego dimmi che…”

“Sta bene Swan, è a casa con tua madre. Non le è accaduto niente!” disse l’uomo, comprendendo da quella richiesta, che la donna aveva nuovamente avuto una visione sulla loro bambina.

“Cosa sta succedendo qui?” domandò improvvisamente la voce di Gold, entrato in quel momento e venendo il caos nel negozio di sua moglie.

“State tutti bene?” chiese invece Belle, che con il suo animo buono si preoccupava sempre più per la salute dei suoi amici, piuttosto di un semplice luogo che poteva essere rimesso semplicemente a posto. Vide una Emma piuttosto sconvolta e un Killian che, tenendola stretta a sé cercava di tranquillizzata.

“Per ora!” disse Regina, per poi spostare il suo sguardo sulla salvatrice, mentre Killian l’aiutava ad alzarsi. Non gli passò inosservato il gemito di dolore che sfuggì dalle sue labbra e solo in quel momento il pirata, si accorse della profonda ferita alla spalla.

Swan, come diavolo ti sei procurata questa ferita?” chiese Killian preoccupato. Gli venne spontaneo pensare che in tutto quel trambusto si fosse ferita quando, a causa dei suoi poteri, aveva raso al suolo metà biblioteca, ma sapeva di mentire a stesso, perché niente che vi era in giro combaciava con la forma del taglio.

“Quella ferita è comparsa dal nulla. Almeno per i miei occhi!” disse Regina “Ma credo che per Emma sia stato qualcosa di fisico, anche se non reale!”

Emma annuì, ma non disse niente. Regina si avvicinò nuovamente alla donna per curarla per la seconda volta in meno di 24h.

Tremotino guardò la salvatrice preoccupato, per poi dire “Il fatto che tu rimanga veramente ferita durante una tua visione Emma, significa che la situazione è veramente grave!”

“Che cosa vuol dire? Spiegati meglio coccodrillo!” chiese Killian volendo sapere di più.

“Se fosse una premonizione di quanto sta per accadere, non rimarrebbe ferita perché il futuro può cambiare, ma il fatto che si faccia veramente male significa che quando vede sta già accadendo, che qualcosa è già qua!”

Emma spalancò gli occhi e si sentì mancare l’aria dai polmoni a quelle parole.

“No!” disse Emma spaventata “Non può essere…nessuno è morto, Storybrooke  è ancora intatta e…”

“Calmati love, andrà tutto bene!” disse Killian.

Emma si staccò da lui e con occhi disperati gli domandò “Come? Come può andare tutto bene?  Hai sentito cosa ha detto Gold? Qualsiasi cosa vogliano dire queste visioni è già cominciato e noi…”

“Non è il momento di arrendersi. Troveremo una soluzione come abbiamo sempre fatto!” disse Regina.

“Abbiamo cercato per tutta la notte senza trovare niente!” disse Emma, ricordando al sindaco di quanto fossero ben lontani dallo scoprire cosa stesse succedendo.

Belle si avvicinò alla salvatrice e poggiandole una mano sulla spalla le disse “Ti aiuteremo anche noi!” poi prima di continuare, si piegò per prendere un libro e aggiunse “Ci dovrà pur essere un libro che può tornarci utile!”.

Emma guardò il volume che la donna aveva in mano e sbiancò improvvisamente.

“Cosa succede?” chiese Killian, vedendo il suo cambio di espressione.

Emma indicò il libro tenuto in mano da Belle e disse loro “Quel libro era…era presente nella mia visione. Nonostante il buio, era visibilissimo, come illuminato!”

“Potrebbe essere un indizio che la tua visione vuole darti per risolvere questa situazione!” disse Regina, sperando di fare un passo avanti nelle loro ricerche.

Emma fece per prendere il volume dalle mani di Belle, ma Killian la fermò, dicendole “Lascia fare a me love. Tu vai a casa a riposare!”

“Ho detto che non voglio dormire!” ribadì Emma, ma l’uomo non mollò la presa “Non ti chiedo di dormire, ma di riposare. Rilassati un po’ senza pensare alle visioni e passa del tempo con nostra figlia. Si è spaventata la scorsa notte, sarebbe felice di appurare che stai bene con i propri occhi!”

Emma a quel punto cedette, sia per stanchezza che per voler stare con la figlia. Sapeva che non doveva essere stato facile per lei, soprattutto avendo sentito che  anche la bambina aveva fatto un brutto sogno e sebbene non se lo ricordasse, sapeva cosa poteva aver visto.

“Questo vale anche per te Regina. Vai da Roni e tu che puoi dormire…fallo. Non sappiamo ancora niente, ma sicuramente avremo bisogno di più forze possibili. Qui c’è ne occuperemo io, Belle e forse, per gentile concessione, il coccodrillo.

Regina accettò di buon grado e affiancando Emma, entrambe le donne si materializzarono nel soggiorno  di casa Jones-Swan.

Non ebbero quasi nemmeno il tempo di comparire che si ritrovarono entrambe circondate dalle braccia delle loro rispettive figlie.

Emma accarezzò il volto  della sua bambina, per poi abbassarsi al suo livello e abbracciarla come se non lo avesse mai fatto. Vedere sua figlia sana e in salute, era lo spettacolo più bello che potesse mai chiedere di vedere.

Regina tornò a casa sua con Roni e Robin, dove ci sarebbe stato anche Roland, tornato da scuola,  mentre Emma fece di tutto per non dormire, nonostante la stanchezza che provava. Non era tanto la mancanza di sonno il problema, ma lo stress psicologico che aveva provato in quei giorni. Le venne quasi in mente di andare a parlare con Archie. La prima volta che aveva avuto una visione si era rivolta a lui e l’aveva aiutata, anzi aveva trovato il coraggio, grazie alle sue parole, di fare un grande passo nella sua vita, chiedere a Killian di andare a vivere con lei. Aveva però l’impressione che quella volta non sarebbe servito. Non aveva tenuto nascosto la sua visione, quindi tutti cercavano di aiutarla a risolvere quella situazione, ma avere amici e parenti vicini, non le era d’aiuto, dato che questa volta non era lei quella in pericolo, ma tutti.

“Emma, vuoi che faccia qualcosa da mangiare?” chiese Snow, che aveva insistito per non lasciare sola la figlia.

La donna sorrise e scosse la testa. Non aveva il minimo appetito, sebbene fossero ormai le quattro del pomeriggio e avesse saltato sia la colazione che il pranzo “Potresti fare qualcosa per Alice, se ti va. È ora di merenda, vero?” chiese prima a Snow e successivamente alla bambina, spostandole una ciocca bionda ribelle che le era sfuggita da dietro le orecchie e che in quel momento le disturbava la visuale mentre faceva i compiti.  Sia lei che Roni avevano saltato la scuola quel giorno, ma essendo Snow un’insegnante della scuola che frequentavano le bambine, era riuscita a sapere cosa avessero fatto quel dì in classe.

La bambina però non era tanto contenta dell’idea e dopo poco tempo, chiuse il libro.
Emma alzò le sopracciglia “Hai già finito?”

La bambina annuì, ma la salvatrice si accorse subito della bugia e Alice si accorse dell’errore commesso, conoscendo la capacità della madre. Sbuffò e riaprì il compito dove l’aveva interrotto.

“Non lo so fare. Non mi piace la matematica!” si lamentò.

Emma sorrise e guardò le operazioni che stava facendo la bambina. Aveva iniziato la scuola da qualche mese e era alle prime addizioni e sottrazioni.

La salvatrice seduta al tavolo della cucina accanto alla bambina, si alzò e prese un pacchetto di caramelle preferite della piccola e successivamente  lesse su libro “cinque meno due meno una!”

Prese così cinque caramelle e le mise davanti alla piccola, che subito tentò di prenderne una. Emma la fermò e le chiese di contare quante caramelle ci fossero sul tavolo. La bambina si concentrò e con l’utilizzo della mano contò “Cinque!” disse.

Emma annuì “Brava, ora ne prendiamo due.         Una te la mangi tu…” disse mettendo una caramella in bocca alla piccola “…e una me la mangio io, quante ne rimangono?”

La bambina ci pensò un attimo e disse “Tre!”

Emma annuì “E se ne diamo una alla nonna?”  disse la salvatrice lanciando la caramella a Snow.

“Due!” disse sorridendo la bambina che scrisse subito il risultato “Così la matematica è più buona!”

Emma e Snow sorrisero, soprattutto quando la bambina disse di voler provare di nuovo “Allora 6 più due più 4 uguale?”  la bimba guardò la madre che le passò il pacchetto di caramelle e con attenzione iniziò a metterle in fila sul tavolo.

“Dodici!” disse la bambina.

“Brava amore!” disse Emma dandole un bacio sulla testa.

“E me le mangio tutte?” chiese la piccola speranzosa.
“Così ti verrà un gran mal di pancia!” disse Snow divertita, mettendole un pezzo di pane con tanta nutella sopra un piattino.

“Facciamo un’altra sottrazione!” disse Emma “Quanto fa dodici meno dodici?”

Alice ci pensò un attimo e disse “due!”

“No, tesoro, prova a contare di nuovo!” disse Snow.

“Si invece. Io, te e la mamma ci siamo mangiate tre caramelle, quindi è giusto che anche papà e la sorellina ne mangino una a testa, così dieci caramelle ritornano nel pacchetto, mentre due restano fuori!” disse la bambina, che venne guardata da Emma stranita, mentre Snow guardò Emma con una punta di speranza negli occhi.

“C’è qualcosa che non mi hai detto Emma?” chiese cercando di contenere la sua gioia.

“No, mamma, non sono incinta!” disse Emma sospirando. Non le aveva detto che lei e Killian stavano provando ad avere un altro figlio, soprattutto perché non voleva vedere la pietà negli occhi di nessuno, se non sarebbe riuscita a concepire.

“Oh allora perché…” cominciò Snow.

“Perché vuole una sorellina!” disse alzando le spalle.

“Ma io ce l’avrò!” disse Alice convinta.

“Adesso  non è il momento Alice, vedremo in futuro!” disse Emma a sua figlia, che però non sembrava contrariata.

 

“Ho trovato qualcosa!” disse Belle, attirando l’attenzione di Killian. Gold era andato a prendere Gideon a scuola, quindi a fare ricerche erano rimasti solo lei e il pirata.

“Che cosa dice quel libro?” chiese Killian.

“Parla di leggende che possono portare il mondo dell’aldilà a scatenarsi in questo mondo e di conseguenza anche in tutti gli altri, in quanto sono tutti collegati con il mondo reale. Tecnicamente il mondo reale è quello da cui sono stati creati tutti i nostri mondi, dato che siamo frutto della fantasia di uomini, che hanno tramandato la storia di ognuno di noi per secoli e secoli, tanto che queste storie hanno poi veramente preso vita in altri universi, raggiungibili solo grazie alla magia.

“Cosa vuol dire? Cosa dicono queste leggende?” chiese Killian.

“Che se a un certo punto l’equilibrio delle leggi naturali viene meno, si innesca a lungo andare una distorsione, che prevede conseguenze catastrofiche.  Forse proprio scenari infernali come quelli visti da Emma!”

 “Quindi quanto ha detto il coccodrillo sul fatto che è già reale sta indicare che…” cominciò Killian, con Belle che terminò la frase al posto suo “Che lo squilibrio è già in corso…qui, come in tutto il resto del mondo, ma essendo questa città l’unico posto dove esiste la magia, si manifesterà più probabilmente in maniera più visibile, mentre fuori da qui le cose che succedono  e succederanno, vengono associate a catastrofi naturali!”

“Cosa ha scatenato questo squilibrio? Domandò il pirata.

 

Emma era assorta nei suoi pensieri. Era riuscita, la sera prima a far tornare Snow a dormire al loft, convincendola che avrebbe dormito, sebbene non ne avesse nessuna intenzione. Ringraziò il fatto che sua madre non avesse la sua stessa abilità nel scovare le bugie. Alice era ancora addormentata. Mancava circa un’ora prima che dovesse prepararsi per la scuola. quando il cellulare squillò. Rispose quando vide sul display il nome di suo padre. Pensò che volesse sapere come stesse, dato che probabilmente sua madre aveva già raccontato lui quanto successo, ma diversamente da come credeva, David chiese il suo aiuto per una faccenda che riguardava il lavoro.

Voleva distrarsi e quindi accettò senza indugi e si recò sul posto che suo padre le aveva indicato, con la sua inseparabile auto, dopo aver svegliato Alice e portata da sua madre.

Non aveva ricevuto dettagli sulla faccenda che preoccupava David. Sapeva che vi era stato un un crollo di un pavimento, niente di più.

“Papà!” lo chiamò, uscendo dall’auto e chiudendo dietro di sé la portiera. “Cosa è successo?” chiese vedendo una grossa voragine in centro alla strada che portava verso il molo.

“Sono stato avvisato poco fa di un crollo della pavimentazione di questa strada, ma sembra che sia accaduto due notti fa, ma che nessuno si sia preso la briga di avvertirmi. Sembra che il pavimento si sia indebolito a causa dell’acqua piovana e abbia ceduto improvvisamente. Si pensava che nessuno fosse stato coinvolto, ma sembra che ci sbagliavamo!”

“Qualcuno è stato coinvolto? Chi? È vivo?” chiese Emma preoccupata.

“Non lo so. Si vede un’auto e il fatto che i fanali siano ancora accesi, mi fa pensare che qualcuno la stesse guidando. Ho chiamato un’ambulanza, ma essendo passato più di un giorno dall’avvenimento, non mi fa ben sperare. Ho pensato che con la magia sarebbe stato più facile recuperare la persona e curarla se è ancora viva!”

“Ho capito!” disse Emma, facendo poi ricorso ai suoi poteri e purtroppo l’intuizione di David era giusta. Vi era stata una vittima ed era troppo tardi per intervenire.

“Emma che succede?” chiese David alla figlia, sfiorandole il braccio, quando la vide non staccare mai gli occhi dal corpo. Era diventata pallida e dovette sorreggerla, temendo che svenisse da un momento all’altro.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Emma non poteva credere ai suoi occhi. La vittima di quell’incidente, non era un abitante che conosceva. L’aveva visto di sfuggita più volte, nel locale di Granny senza mai averci parlato, nemmeno in veste di sceriffo. Non fu tanto l’aspetto del cadavere a impressionarla, per quanto sfigurato poteva essere a causa dell’incidente, ma il fatto che avesse visto quell’uomo nella sua ultima visione. Quando si era liberata dalla presa alla spalla, si era scontrata con un essere irriconoscibile e solo in quel momento si rese conto che era proprio la vittima di fronte a lei. Sentì l’ansia salirle. Nei suoi sogni e visioni vedeva persone morte, che in realtà erano vive o almeno fino a quel momento, perché facendo un calcolo, al momento della sua visione quell’uomo era già morto. Quanto affermato da Gold era vero…quanto stava avvedendo era reale, se non tutto, in parte, ma presto avrebbe potuto trasformarsi in una realtà fin troppo tangibile.

Emma non riusciva a staccare gli occhi dal corpo di quell’uomo, anche una volta rinchiuso dentro il sacco nero, ma un movimento, notato con la coda dell’occhio, le fece spostare lo sguardo e lo vide. Quell’uomo era a pochi metri da tutti loro. Aveva assistito alla scena del recupero del suo corpo e ora fissava Emma con insistenza.

La donna non potè sopportare a lungo il suo sguardo e allontanandosi dal padre, corse via, ignorando i richiami di David.

 

Corse via, spaventata da quanto aveva appena scoperto. Si ritrovò a bussare a una porta bianca e aspettò impazientemente che qualcuno andasse ad aprire.

“Emma? Cosa ci fai…” cominciò a chiedere Robin, prima che la donna, senza invito entrò nella casa chiedendo di Regina.

“è di sopra ma…” provò nuovamente a dire l’uomo, ma venne nuovamente interrotto dalla salvatrice che a gran voce chiamò l’amica.

Robin era confuso. Vedeva l’agitazione della donna e non potè fare a meno di essere preoccupato, pensando a tutto quello che stava succedendo e a quanto Regina gli avesse detto.

L’interpellata si fece finalmente vedere, comparendo in cima alle scale. Cominciò a scendere piuttosto velocemente, capendo che la visita di Emma non era di cortesia.

“è tutto vero…sono qui o lo saranno o…” cominciò a farneticare Emma.

“Calmati!” disse Regina “Vieni a sederti e racconta. Cosa vuoi dire che è vero?”

“Quello che diceva Gold, che le mie e quelle di Roni non sono premonizioni di qualcosa che dovrà accadere o almeno non del tutto, qualcosa è già presente, ma non visibile se non quando dormiamo o nel mio caso quando cado in quello stato di trans dove la realtà che mi circonda  si trasforma!”

“Aspetta, non riesco a seguirti!” disse Regina “Che cosa è successo?”

“Due notti fa un abitante di Storybrooke è morto a causa di una voragine che si è aperta all’improvviso e…Regina quell’uomo era presente nella mia visione di oggi. Mi ha toccato, non è stato quello che mi ha ferito, ma ha potuto toccarmi, era tangibile, quando invece ho provato a toccare mia figlia, non ci sono riuscita! Non ne sono sicura, ma la differenza tra i due che mia figlia è ancora viva, mentre lui no!”

“Quindi mi stai dicendo, che le persone in grado di toccarti in queste tue visioni, sono persone che hanno già subito quel destino e le altre, sono quelle che prima o poi lo subiranno?”

“è una teoria, ma credo di si, inoltre la prima volta che ho avuto uno di quei sogni ho visto delle voragini aprirsi in tutta Storybrooke e anche se è un caso isolato,   quell’uomo è morto cadendo in una voragine. Non può essere una coincidenza!” disse Emma preoccupata.

“Ieri mattina  ho guardato il telegiornale e ha parlato di varie voragini che si sono aperte in varie parti del mondo, creando non pochi danni a persone e cose. La cosa strana è che sembra si siano aperte quasi in contemporanea!” disse Robin intervenendo nella conversazione.

Emma guardò a terra, mentre Regina guardò spaventata Robin, prima che una vocina dietro di loro disse “Allora i miei sogni si stanno avverando?”

Roni, dovresti essere sopra a prepararti per la scuola!” disse Regina alzandosi e recandosi verso la bambina. 

“Anche io ho visto le voragini, mamma…con tanta lava dentro e…” cominciò la bambina, che si stava facendo prendere dall’agitazione.

“Sono sicura che non è niente di cui ti devi preoccupare!” disse Regina, accarezzando la testa della figlia, ma la bambina non la guardava. Fissava un punto davanti a lei e indicando con il dito disse “Nemmeno di lui dobbiamo preoccuparci?”

Regina, Robin ed Emma voltarono il capo nella direzione indicata dalla bambina.

“Lui chi tesoro? Non c’è niente lì!” disse Robin, ma Regina, sebbene anch’essa non vedesse niente, aveva spostato lo sguardo su Emma, la quale era chiaro che vedeva anch’ella qualcosa.

“Emma, cosa c’è?” chiese il sindaco.

“è quell’uomo. È qui!” disse, un attimo prima che  sia la salvatrice, che la bambina videro Robin e Regina sparire.

 

Emma si alzò di scatto dal divano di Regina, quando tutto intorno cambiò. Si trovava ancora nella casa dell’amica, ma non vi erano più i suoi abitanti e la luce del giorno era sparita, lasciando un’atmosfera tetra, poco illuminata e rossiccia che ormai conosceva bene.

“Mamma!” disse la voce di Roni, che attirò l’attenzione di Emma, che non aveva notato la presenza della bambina.

Si avvicinò a lei appena comprese che era reale e non una sua versione  “zombie”.

Roni, sono qui!” disse abbassandosi alla sua altezza.

“Dove sono la mamma e il papà?” chiese spaventata “Questo è un sogno? Per questo quello è qui e i miei genitori non ci sono?” Chiese la piccola spaventata.

“No piccola, questo temo non sia un sogno, siamo entrambe sveglie e rinchiuse in una visione!” le spiegò Emma per poi continuare “Ora ascoltami bene tesoro. Anche se è una visione, è tutto molto reale e se ti dico di scappare, nasconderti o altro, mi devi obbedire, ok?”

La bambina non rispose, spaventata dalle parole di Emma.

“Lo so, fa paura, ma non permetterò che ti accada niente, va bene? E presto potrai riabbracciare la tua mamma!”

“Promesso?” chiese Roni speranzosa.

Emma esitò a risponderle, non sapendo nemmeno lei come si sarebbe svolta tutta la situazione, ma doveva mantenere la calma sua e soprattutto quella della bambina!”

“Promesso!” rispose Emma con un leggero sorriso.

Appena finì di parlare però le due videro apparire attorno a loro un notevole numero di persone, tutte in agonia e dalla visione poco piacevole. Roni si aggrappò ad Emma terrorizzata.

Emma anche era spaventata, ma doveva cercare di capire finalmente qualcosa di quanto stesse succedendo e soprattutto, non permettere che qualcosa accadesse alla bambina.

“Chi siete, cosa volete?” urlò Emma, tenendo stretta la piccola.

Quelle persone però non risposero. Continuavano a urlare di dolore ed ad avvicinarsi.

“è colpa tua!” disse una voce dietro le spalle di Emma. Era lui, la vittima della voragine.

“Cosa significa, cosa è colpa mia?” provò a chiedere Emma, ma vedeva che quelle persone continuavano ad avvicinarsi sempre di più e sentendo il loro odio, sapeva che non era una buona idea continuare a stare lì a fare domande. Afferrò la bambina e, ricorrendo ai suoi poteri, scomparvero in una nuvola di fumo bianco. Non seppe dire perché, probabilmente a causa della paura che le bloccava i poteri, ma non andarono molto lontano. Solo all’esterno della casa.

Roni, ti ricordi cosa ti ho detto?” chiese Emma guardando la bambina, la quale annuì.

“Corri!” disse prendendole la mano e cominciando a correre.

Fuori la situazione non era migliore. Anche lì vi erano varie persone sfigurate e arrabbiate con la salvatrice.

Emma continuò a correre con Roni o almeno ci provarono, in quanto l’intera Storybrooke era nuovamente rasa al suolo e cosparsa di macerie, che avrebbero potuto farle inciampare facilmente.

Vi erano anche quelle famose voragini, che avevano preso ad aprirsi in tutto il mondo, da dove usciva la lava e illuminava l’ambiente circostante.

Roni ed Emma riuscirono a seminare quegli esseri e si nascosero dietro ad un muro abbastanza alto da non essere viste.

“Voglio tornare a casa!” disse Roni.

“Lo so tesoro, lo so!” disse Emma stringendola a sé.

Rimasero lì nascoste per un po’ a riprendere fiato. La salvatrice cercò di trovare un modo per uscire da quella visione, ma non sapeva come. Le altre volte era stato sempre qualcuno a correre in suo aiuto. La prima volta Killian afferrandola per un braccio, la seconda Regina facendole sentire la sua magia. Quindi l’unica cosa che sapeva è che doveva attendere. Sperava solo che non passasse troppo tempo.

Emma di tanto in tanto allungava il collo dietro il muro per vedere se la via era libera. Non si sentiva al sicuro in quel luogo e voleva cercare un posto dove poter garantire loro la loro incolumità, finchè non si sarebbero svegliate.

Quelle persone erano ancora lì in giro che arrancavano, alcune di loro si picchiavano con violenza inaudita tra di loro per accaparrarsi qualcosa di cui dalla sua posizione non riusciva a capire, altri sembravano aver paura e sembravano cercare anche loro un posto dove nascondersi.

Emma era confusa, ma l’urlo di Roni la fece voltare e vide cinque persone, tra cui il solito uomo, avvicinarsi a loro. Emma si alzò immediatamente  alzando le mani per usare i suoi poteri per allontanarli, ma uno di loro, quello di colore e il più grosso di stazza, le piombò addosso facendola cadere malamente a terra.

Em…!” cominciò a urlare la piccola, prima che una donna la afferrasse e le mettesse una mano sulla bocca per impedirle di urlare.

Emma cercò di liberarsi dalla presa e minacciare quelle persone, ma anche a lei venne chiusa la bocca.

“State zitte!” le disse l’uomo di colore, prima di lasciarla andare e indicarle di guardare.

Emma sebbene avesse avuto l’istinto di riprendersi Roni e scappare, aveva la sensazione che sarebbe stato meglio fare come le era stato detto.

Spalancò gli occhi a quello che vide. Esseri mostruosi, con grosse corna, fauci e mani con artigli lunghi.

Si portò una mano alla spalla, riconoscendone la mano che l’aveva ferita nella precedente visione.

Quegli esseri erano alti almeno tre metri e muscolosi. Giravano per le strade e afferrarono quelle persone che non si erano nascoste perché intente a litigare. Ogni mostro ne afferrò uno e cominciò a torturarlo. Emma distorse lo sguardo non sopportando oltre. Guardò Roni, e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che la donna che aveva afferrato la bambina, le aveva coperto anche gli occhi. Vedeva che le stava parlando nell’orecchio, ma sebbene non sentisse cosa le stesse dicendo, vedendo che la bambina non si stava dimenando pensò che in qualche modo stesse cercando di tranquillizzarla.

Non sapeva dire se per gentilezza o perché spaventata dall’idea di essere catturata da quei demoni.

Appena la bambina fu libera, corse da Emma e l’abbracciò stretta “Perchè? Perché ci vogliono portare via?”

Emma sussultò “cosa?”

“Quella signora ha detto che se non stavo zitta, mi avrebbero portato via e non avrei più rivisto la mia mamma e il mio papà!” disse piangendo.

“Va tutto bene Roni, nessuno ti porterà via!” disse Emma guardando intorno a sé e vedendo che quelle cinque persone erano scomparse. Erano due donne e tre uomini: il tipo di Storybrooke, l’uomo di colore, la donna che aveva afferrato Roni e due ragazzi sui 14 anni.

 Emma decise che era il momento di andarsene, soprattutto dato che tutti gli altri esseri lì presenti, forse ancora nascosti, non erano ancora in giro.

 

La porta della biblioteca si spalancò, facendo sussultare sia Belle che Killian, ancora intenti a cercare di capire qualcosa su quanto stesse succedendo. “Roni ed Emma sono scomparse!” disse Regina in preda al panico.

“Cosa?!” Chiese Killian sgranando gli occhi.

“Le stiamo cercando da diverso tempo, ma nemmeno gli incantesimi di localizzazione funzionano, non sappiamo cosa fare!” disse Robin.

Killian corse verso la porta di entrata, dicendo “Avreste dovuto avvertirmi immediatamente!”  disse, per poi mettersi immediatamente alla ricerca della moglie.

 

Emma e Roni corsero senza fermarsi per diverso tempo, finchè la bambina disse di essere stanca.

Si erano recate nei boschi. Emma sperava che lontano dalla città quelle persone non fossero presenti. Fece sedere Roni su un tronco caduto a terra e si guardò intorno. Tutto era morto, non vi erano foglie sugli alberi, erba verde o fiori, neppure insetti o animali.

Emma si sedette accanto a Roni e si mise le mani in faccia.

“Siamo intrappolate qui, vero?” chiese la bambina.

Emma guardò la bambina senza sapere cosa rispondere.

“Mi hai promesso che saremo tornate presto a casa e se siamo ancora qui, vuol dire che non sai come fare per tornare indietro!” disse la bambina tristemente “Tu le promesse le hai sempre mantenute!”

“Mi dispiace piccola!” disse.  La bambina non rispose, ma si appoggiò a lei in cerca di conforto.

“Credo che dobbiamo solo aspettare che qualcuno ci soccorra e ci faccia uscire da qui. Sai, l’ultima volta è stata proprio tua madre a liberarmi!”

Roni la guardò “Tu sei già stata qui?”

“Si, due volte!” disse la donna.

“Non hai avuto paura?” chiese la piccola.

“Oh si tesoro, tanta!”  rispose Emma “è normale avere paura!”

“Anche per la salvatrice? Perché io ho tanta paura, eppure dovrei essere un’eroina. Io vorrei essere normale, come Henry! Mi ha spesso letto il suo libro e le tue vicende e…io non sarei mai in grado di affrontare quello che hai affrontato tu!”

Emma sussultò a quelle parole “Roni, essere un salvatore non è facile, ma non sarai mai da sola. Io non ho nessun merito per quello che ho fatto, lo devo grazie alla mia famiglia e i miei amici. Io ho solo scritto la parola fine alla storia, ma ogni ostacolo che mi si è presentato davanti, non avrei mai potuto affrontarlo con le mie sole forze. Sarei scappata e ho avuto anche la tentazione di farlo più volte e alcune volte l’ho fatto!”

Roni la guardò confusa sull’ultima frase.

“Tu sai perché Henry è tuo fratello nonostante sia mio figlio e non di Regina?”

“Si, perché per dare a Henry una vita migliore e compiere il suo destino, lo hai dato in adozione e la mamma lo ha preso con sé!” rispose la piccola.

“Io non la vedo in questo modo, che fosse destino o meno, io ho avuto paura di crescere Henry. Non ero pronta. Ero terrorizzata da una responsabilità tale, che l’ho dato via, convincendomi che fosse meglio per lui, ma in realtà sono scappata. È vero che poi le cose si sono risolte, ma non lo sapevo allora. Avevo paura ed ero sola. Henry era qualcosa di troppo grande per me e sono fuggita. E non solo quella volta, in tutta la mia vita sono scappata da tutto quello che mi spaventava, fino a che, all’età di 28 anni, Henry è venuto da me e solo allora ho cominciato a smettere di fuggire nonostante la paura, perché non ero sola, qualcuno credeva in me e in tutte le difficoltà che incontrerai nella vita, che siano a causa del tuo essere una salvatrice, o semplicemente quelle della vita quotidiana Roni…non sei sola. Hai i tuoi genitori, i tuoi  fratelli, hai me e la mia famiglia e tutta Storybrooke. Quindi è normale avere paura, ma l’importante è che non dimentichi che ci sarà sempre qualcuno ad aiutarti!”

“ok, ci proverò!” disse infine Roni.

 

Killian si trovava nella stanza di Alice e le rimboccava le coperte. Era appena tornato dalla sua ricerca infruttuosa della moglie e di Roni. Non sapevano dove sbattere la testa. Avevano provato qualsiasi sorta di incantesimo per giungere alle due, ma niente aveva funzionato.

Regina cominciava a dare di matto nel vedere che qualsiasi cosa provassero non portava a niente. Erano sparite per tutto il giorno e la sua mente stava cominciando a fare dei brutti pensieri. Robin aveva proposto un piccola pausa per permettere a tutti di riprendersi un momento.

Killian accettò, soprattutto per controllare che la figlia stesse bene.

Alice aveva compreso che qualcosa non andava. Non vedere quasi per niente entrambi i genitori nell’arco di un intera giornata, era un’occasione rara e  non le ci volle molto per capire che era successo qualcosa a sua madre, dato che, nonostante fosse l’ora di andare a dormire, non fosse lì a darle il bacio della buona notte. In più la presenza di Neal, di otto anni, che dormiva nella stanza con lei, le confermava che qualcosa non era giusto.

“Papà, dove è la mamma?” chiese infatti la piccola, dopo che Killian le diede un bacio sulla fronte.

L’uomo non sapeva esattamente cosa dire. Era ovvio che non voleva spaventare la figlia, ma sembrava che la bambina avesse in un certo senso ereditato l’abilità della madre, nello scoprire le bugie.

“La mamma è impegnata con il suo mestiere da salvatrice, tornerà presto, vedrai! Anzi, scommetto che domani mattina sarà qui con noi!” disse Killian dicendo in fin dei conti la verità, senza essere troppo preciso.

La bambina sembrò soddisfatta della risposta e si accoccolò più comodamente sotto le coperte.

Una volta sistemata la bambina, Killian affidò nuovamente la piccola alle cure di Snow, che avrebbe voluto partecipare alle ricerche della figlia, ma ponendo la sua totale fiducia in Killian, Regina e David, anch’esso impegnato nelle ricerche, abbracciò il suo ruolo di nonna.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Emma e Roni stavano ancora camminando nel bosco che fiancheggiava Storybrooke.  La prima sperava di trovare un rifugio più protetto, ma niente faceva al caso loro e la donna sapeva di non poter spingere la bambina troppo oltre. Si era accorta infatti di come la piccola trascinava i piedi e ogni tanto si fermava per qualche colpo di tosse.

Si arrese e, trovando un luogo dove gli alberi erano più numerosi, decise di fare un pausa, non volendo che Roni, nel caso stesse covando l’influenza, si aggravasse proprio in quel luogo dove lei non avrebbe potuto fare niente.

Si sedette a terra e invitò la bambina a fare lo stesso, facendole appoggiare la testa sulle sue gambe.

“Emma, ho sete e mi brucia la gola!” disse la piccola sdraiandosi vicino a lei.

La salvatrice le strofinò la schiena e le disse di non pensarci. Le propose di dormire, nella speranza che quei fastidi, nel sonno, si assopissero e che almeno lei riuscisse a recuperare un po’ di energie.

Durante il loro tragitto Emma aveva visto come tutto era morto e di come il letto del ruscello che costeggiava Storybroke fosse secco e non sapeva come soddisfare le necessità sue e della bambina. Più che la fame era la sete a preoccuparla. Meno bevevano e più rischiavano di disidratarsi. Oltre ad aver camminato a lungo, il calore emanato dalle varie voragini, nelle quali era presente la lava, rendeva quel luogo molto caldo, portando le due a sudare parecchio.

Aveva provato a usare la magia per far comparire cibo e acqua, ma subito questi o essiccavano o evaporavano.

Guardò Roni e vide che questa si era addormentata. Si sentì sollevata, almeno la piccola avrebbe potuto dimenticare per qualche istante il casino nel quale erano finite.

Appoggiò la testa all’indietro contro il tronco al quale era appoggiata e provò a chiudere gli occhi, senza però mai abbassare la guardia. Le sue orecchie erano aperte per percepire qualsiasi segnale di pericolo.

Però nonostante gli occhi chiusi, qualcosa attirò la sua attenzione. Una luce che aveva penetrato non solo l’oscurità di quel luogo, ma anche le sue palpebre.

Emma voltò il capo e quello che vide la sorprese. Poco più in là, pochi metri da dove si trovavano lei e Roni, era apparso un albero rigoglioso e verde. Con delicatezza appoggiò la bambina  a terra e controllando che non ci fosse nessuno  in giro, senza mai perdere Roni di vista, si avvicinò all’albero.

Era un albero di mele, bello e con frutti rossi pronti per essere mangiati.

Emma storse il naso. Le mele rosse non erano mai di buon auspicio, se poi metteva in conto che quell’albero fino a poco prima non c’era e che si trovava in un luogo dove niente cresceva, qualcosa non tornava.

Emma si avvicinò ancora indecisa sul da farsi.

La mela era un frutto ricco di acqua e sia lei che Roni necessitavano del prezioso elemento, ma era  ovvio che era una trappola, sebbene non sapeva dire da parte di chi e perché.

“Allontanati da quell’albero!” disse una voce alle sue spalle.

Emma si voltò di scatto e si mise in guardia “Di nuovo tu?” disse quando si ritrovò di fronte lo stesso personaggio di Storybrooke, morto due notti prima o quella prima ancora. Ormai la salvatrice aveva perso il senso del tempo.

“Quello è l’albero proibito del giardino dell’Eden. Se mangi i suoi frutti, sarai imprigionata qui per sempre. Non bisogna mai mangiare o bere niente che si trovi in questo posto. È un luogo che fa apparire quello di cui hai bisogno, ma è solo una trappola per tentarti e non lasciarti più andare” disse l’uomo.

Emma immediatamente chiese “e dove siamo esattamente?”

“Lo hai già inteso salvatrice…siamo all’inferno!” rispose un’altra voce appartenente alla donna che aveva precedentemente afferrato Roni, sbucata da dietro un albero a pochi passi da lei.

Istintivamente Emma volse il capo verso la bambina e lanciò un’onda di energia magica, verso le due persone che si stavano avvicinando alla piccola. Erano i due ragazzi visti precedentemente.

L’affiancò per controllare che non le fosse stato torto un capello e vedendo che la bambina dormiva ancora, minacciò i presenti, dicendo loro di stare loro lontano, se non volevano che facesse qualcosa di cui avrebbero potuto pentirsi.

“Non hai ancora capito niente, vero Emma? Qui non sei in grado di nuocere a nessuno. Siamo tutti morti e finiti nel luogo peggiore che possa esistere, come pensi che le tue minacce possano intimorirci?” disse infine un’altra persona avvicinandosi a loro. Era l’uomo di colore che l’aveva bloccata per evitare che dei demoni scovassero lei e Roni.

“Chi siete voi e come fate a conoscermi?” chiese la donna, mettendosi davanti alla bambina, senza abbassare la guardia.

“Ti conosciamo salvatrice. Come non potremmo? Sei tu la causa di tutto questo!” disse la donna.

“Cosa vuoi dire?”  chiese Emma sempre più confusa.

“Che il mondo dell’aldilà sta prendendo il sopravvento sul mondo dei vivi e dato che non è nella natura del paradiso nuocere ad altri, solo l’inferno sta cercando di estendere il suo territorio e piano piano, sta prendendo possesso del tuo mondo!”  rispose la donna.

“Non siamo a Storybrooke, ma invece sembra proprio di sì, perché secondo te? Perché presto o tardi, Storybrooke sarà ridotta in questo stato e tutti i suoi abitanti saranno diventati come noi. Questo è un’anticipazione del futuro. Quando questo arriverà, niente e nessuno potrà cambiare le cose. Il mondo reale e quelli delle fiabe, saranno per sempre dominati dalla sofferenza e dall’agonia!” disse la donna.

“E in che modo tutto questo sarebbe colpa mia?” chiese Emma confusa.

“Hai giocato troppe volte con l’equilibrio della natura. La prima volta? Quando hai curato Robin da morte certa a Camelot, senza poi pagare il prezzo della magia. Nessun altro è morto al posto suo!” disse la ragazza più giovane.

Killian! Hai voluto a tutti i costi salvarlo nonostante fosse morto e, giunto nell’aldilà, sei scesa nel mondo degli inferi e hai fatto sì che Ade si liberasse dalla sua prigionia impostagli da Zeus e a tua insaputa hai risvegliato forze che il dio degli inferi teneva a bada per l’equilibrio delle cose. Re Artù è durato poco a capo di questo regno prima che venisse lanciato nel fiume delle anime perse da dei ribelli!” disse l’uomo di colore.

Tremotino! Anch’egli era morto e tu l’hai riportato in vita e anche in questo caso non è mai stato pagato il prezzo della magia!” disse invece il ragazzo.

“Infine di nuovo Robin. Non lo hai riportato in vita, ma hai fatto sì che non venisse ucciso e lo hai trasportato in un altro tempo. Anche qui senza alcuna conseguenza. Non ti è sembrato strano?” chiese l’uomo di Storybrooke.

Emma abbassò la testa senza sapere cosa rispondere. In effetti qualche domandina se l’era posta, ma vedendo che tutto per anni si era svolto tranquillamente, non si era posta il problema. Pensava semplicemente che le cose si fossero sistemate da sole.

“Anche io sono morta per mano di Gideon e anche Killian sei anni fa, per non parlare di mia figlia quando non era ancora nata. Anche noi abbiamo portato a questo squilibrio?” chiese Emma.

“No, voi siete stati riportati in vita dalla luce, dalla magia del vero amore che può farlo senza che vi siano conseguenze. Infatti non abbiamo citato la morte di Henry, quando all’età di 28 anni giunsi a Storybrooke e lo risvegliasti con il bacio del vero amore. Lo squilibrio si è verificato quando un essere umano ha voluto  superare le leggi della natura per il suo torna conto e ora tutto il mondo sta pagando le conseguenze!”

Emma guardò l’uomo spaventata “Se è colpa mia perché prendersela con tutti e non solo con me?”

“Gli inferi hanno sempre voluto dominare il mondo e tu gli hai fornito l’occasione su di un piatto d’argento!” disse la donna.

“Prima mi avete fatto intendere che c’è ancora possibilità per impedire ciò che accada, come?” chiese la donna.

“Non sarà facile, soprattutto perché come vedi tutto è già iniziato. Come avrai notato, a differenza delle altre anime, noi siamo ancora lucidi e noi stessi. Siamo feriti si, perché abbiamo l’aspetto di quando siamo morti, ma non siamo ancora dannati, cosa che accadrà presto se non ci aiuti. Noi non dovremo trovarci qua. Non eravamo dei santi, ma nemmeno persone malvagie da meritarci questo ed è questa la motivazione per cui stiamo parlando con te. Ormai chi muore, è destinato a finire all’inferno, perché è già presente in tutti i mondi, solo non ancora percepibile da chi non ha poteri  che possono superare le barriere  tra i mondi, come la magia di un salvatore. Lo dimostra il fatto che tutti noi, morti da poco, proveniamo da terre diverse e siamo tutti qui. Io mi chiamo  Walter e vengo da Storybrooke come tu sai!”

“io sono Alvin e vengo da Oz!” disse l’uomo di colore.

“Io sono Sarah ed ero una dama di compagnia della regina bianca nel paese delle meraviglie!” disse la ragazza.

“Io sono Lucas, un ragazzo sperduto dell’isola che non c’è!” disse il ragazzo.

“Infine io sono Leuca, vengo dalla foresta incantata, abitavo nel regno che sarebbe dei tuoi genitori, se abitassero ancora lì!” disse infine la donna.

“Come vedi, persone diverse di regni diversi, morte all’incirca nello stesso momento, tutte giunte nel medesimo posto di dolore e ci affidiamo a te salvatrice. Salvaci e salva tutti!”

Emma non sapeva  cosa dire. Aveva mille domande e tutte le giravano nella testa, confondendola senza riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto.

Per sei anni si era illusa che il suo ruolo di salvatrice era terminato, che ormai avrebbe potuto vivere in pace…speranza ormai andata in frantumi.

“Emma!” si sentì dire dietro le spalle, mentre vedeva Roni avvicinarsi a lei e aggrapparsi alla sua gamba, impaurita da quegli esseri.

Poggiò una mano sulla sua testa per accarezzarla e assicurarla. Sperava che non si svegliasse, prima di aver chiarito la faccenda. Non voleva spaventare la bambina più di quanto non fosse e farle sapere che, se non riusciva nel suo ruolo, tutto quello che la circondava, sarebbe diventato reale.

Sospirò rassegnata.

“Come posso fermare tutto questo?” chiese Emma.

Walter fece per parlare, ma qualcosa accadde, che sorprese i presenti. Qualcosa si manifestò tra le cinque anime e le salvatrici.

All’inizio non era chiaro cosa fosse, ma quando questa prese corporeità, Emma si sentì mancare l’aria.

“Alice!” disse la donna con voce tremula.

L’interpellata aprì gli occhi a sentire il suo nome “Mamma?” disse correndole incontro.

“Come sei arrivata qui?” chiese la donna, abbracciando la figlia, sconsolata però all’idea che ora anche lei fosse intrappolata li dentro.

“Io? Io…bhe questo è un sogno…mi sono addormentata e basta!” disse la bambina per poi notare l’amica “Roni? Anche tu sei nel mio sogno?”

“Questo non è un sogno!” disse la bambina “Vero Emma?”

La donna non sapeva cosa rispondere. Sapeva che Alice risvegliandosi non si sarebbe ricordata di quel luogo e voleva che rimanesse cosi.

Poi sentì nuovamente Roni tossire “Emma, la gola mi fa veramente male, voglio andare a casa, voglio la mamma!” disse la piccola con gli occhi lucidi.

La donna si morse il labbro.

“Dovete muovervi a uscire di qui, l’aria in questo posto non è respirabile a lungo per i vivi!” disse Leuca, provando pena per la bambina.

Alice, invece, girandosi e vedendo le cinque anime, si spaventò e anche lei corse a nascondersi dietro la madre.

Emma guardò la donna spaventata e fissò nuovamente Roni che aveva preso nuovamente a tossire e solo in quell’istante, quando si concentrò sul suo respiro, fece caso che anche lei provava un certo fastidio alla gola, sebbene non ai livelli della piccola.

Rassegnata, si piegò all’altezza di Alice e disse “Adesso ascoltami bene tesoro. Questo per te è un sogno, ma per me e Roni è reale e siamo intrappolate qui con la mente, ma i nostri corpi sono a Storybrooke. Cerca di sforzarti di ricordarti questo sogno e chiedi a papà e Regina di trovarci e di aiutarci, prima che sia troppo tardi!”

La bambina la guardava spaventata e cominciò ad agitarsi e guardare lei e Roni “Troppo tardi?”

Emma si diede della stupida per le parole usate e spostando una ciocca bionda dal viso della figlia le disse dolcemente “Andrà tutto bene, stai tranquilla, ma riferisci quanto ti ho detto a papà. Noi ci vediamo presto. D’accordo?”

La bambina annuì.

“Brava amore, ora devi svegliarti!” disse Emma.

Alice la guardò e strinse gli occhi e quando li riaprì notò che era ancora lì insieme alla madre.

“Non ci riesco!” disse la bambina preoccupata.

Emma sospirò. Temeva che sarebbe accaduto. Se per scappare da un incubo, bastava volerlo, lo avrebbe fatto già mille volte. Doveva attendere che il sonno passasse o che qualcuno o qualcosa la svegliasse. Se era vero che la bambina si era addormentata, non essendo la tipa di fare sonnellini pomeridiani, significava che nel mondo reale erano più o meno le 22.30 di sera, forse più tardi se la bambina avesse preso a sognare parecchio dopo che il sonno l’avesse accolta.

“Non importa, quando sarà il momento ci riuscirai!” disse Emma, la quale successivamente chiese alle bambine di rimanere un attimo lì, in compagnia delle cinque anime, mentre lei faceva una cosa.

Le bambine guardarono i cinque tipi e avrebbero voluto protestare, ma quando videro Emma andare dietro a un albero, pensarono che avesse bisogno di andare in bagno.

Emma aveva bisogno un attimo di privacy, ma non perché la natura chiamava,  ma perché si dovette spogliare rimanendo in reggiseno, per qualche istante per togliersi la sua t-shirt, dopo di che si rimise la sua giacca di pelle, chiudendo la cerniera fino in cima, dato che le mancava un capo di abbigliamento e con la maglietta in mano tornò dalle bambine.

Tutti la guardarono confusi, ma alle anime fu chiaro appena la videro strappare la stoffa dell’indumento.

“Tenete, respirate con questo sul volto, così che meno aria tossica vi entri nei polmoni!”

Emma non sapeva quanto quel metodo potesse essere efficace se quella era proprio l’atmosfera di quel luogo, ma sperava che qualche cosa potesse fare.

La salvatrice si sedette nuovamente contro l’albero, questa volta stringendo a sé entrambe le bambine, ma non aveva dimenticato il discorso che aveva intrapreso con le cinque anime.

“Allora, di quanto abbiamo parlato prima, come posso porvi rimedio?” chiese la donna.

I cinque si guardarono e Sarah disse “Devi ristabilire l’equilibrio che si è spezzato fra il mondo reale e l’aldilà, chiudere la porta che ha sempre separato i due mondi!”

Emma stava per chiedere maggiori informazioni, quando però dai ruggiti si udirono nell’aria.

“Queste sono le arpie, correte!” disse Lucas correndo via spaventato insieme agli altri.

Emma si alzò immediatamente in piedi e afferrando le mani della bambine, iniziò a correre.

Non sapeva esattamente dove stesse andando, ma poco le importava, ora la cosa fondamentale era mettere al sicuro la bambine. La donna guardò sopra di lei, nel cielo rosso sangue e vide chiaramente una decina di arpie volare sulla sua testa e ne vide una in particolare buttarsi in picchiata verso di loro.

Emma si fermò e lasciando andare le mani delle piccole, che urlavano spaventate nel vedere quell’essere piombare su di loro, alzò le mani in cielo e caricò un colpo di magia, che andò a colpire in pieno quell’essere, che venne scaraventato via, ma questo scatenò l’ira delle altre arpie che cominciarono ad attaccare senza sosta.

Emma creò un incantesimo di protezione intorno alle bambine. Non sapeva se la sua magia poteva tenere lontani a lungo quei mostri, ma per il momento vedeva che almeno le bambine erano al sicuro da loro, in quanto la barriera le difendeva dagli attacchi diretti verso di loro ai quali Emma non poteva rimediare, ritrovandosi da sola, contro dieci esseri, resistenti, perché la prima arpia abbattuta, era ritornata alla carica.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Le bambine guardavano terrorizzate la scena davanti a loro. Erano al sicuro grazie al campo di forza creato da Emma, ma questo non valeva per la salvatrice, che già da diverso tempo, stava combattendo contro quelle arpie.

Vedevano che il numero era diminuito e che da dieci, ne erano rimaste solo tre. Il problema era che la donna era visibilmente stanca e il fatto che aveva cominciato ad avere l’affanno per lo sforzo fisico, l’aveva portata a immettere nei polmoni più aria malsana e a causa di ciò, a volte, vedevano come Emma nei pochi istanti di pausa, si portasse le mani al petto e tossisse.  Ma quei momenti di riposo erano veramente brevi e la donna vide nuovamente quegli esseri piombare su di lei. Si concentrò ancora una volta sulla sua magia e scagliò nuovamente via quegli esseri, prima di crollare inginocchio, tenendosi con le braccia per non colpire il terreno. Era stremata e non si accorse del pericolo, fin quando si sentì buttata violentemente a terra e un  forte dolore  al fianco.

“Mamma!” urlò Alice e fu proprio in quel momento la bambina scomparve.

 

“Calmati tesoro, ci sono qui io!” disse Snow, che era stata avvertita da Neal, che la sua nipotina aveva preso ad agitarsi nel sonno ed entrò in camera giusto in tempo, per vedere la bimba sedersi di scatto e chiamare la madre.

Alice si guardò intorno. La luce del mattino illuminava la stanza e comprese di non trovarsi più in quel posto infernale. Era nuovamente al sicuro nella sua casa, ma subito si ricordò di cosa le avesse chiesto la madre e correndo al piano di sotto, chiamò suo padre.

Lo chiamò ripetutamente e cominciò ad agitarsi quando non ricevette risposta. Snow, inseguendola, le afferrò dolcemente le spalle e cercò di calmarla.

“La mamma è in pericolo, ha bisogno di aiuto. È ferita e Roni è…devo avvertire papà!” disse la bambina spaventata per aver visto la madre venire ferita.

Snow sussultò a quelle parole. Non sospettò minimamente di un sogno che l’aveva semplicemente spaventata. La bambina ed Emma avevano una magia simile e questa aveva sicuramente fatto da collegamento e ora la piccola era l’unico mezzo che sua figlia aveva per chiedere aiuto.

Snow avvertì immediatamente David, il quale a sua volta, diede appuntamento a Killian e Regina davanti da Granny’s da lì a pochi  minuti.

Alice corse tra le braccia del padre appena lo vide e Killian cercò di confortarla, chiedendole però di raccontarle tutto.

 

Emma si tenne il fianco ferito dagli artigli di una arpia sbucata dal nulla che l’aveva atterrata senza il minimo sforzo. Non era una delle dieci bestie che aveva abbattuto e sebbene fossero tutte pressoché uguali, poteva dirlo dal colore delle piume, non tanto diverso, ma abbastanza da poterla differenziare dalle altre.

Riuscì a mandarla via  per qualche momento, giusto il tempo per accorgersi della scomparsa della figlia.

Vedeva lo sguardo spaventato di Roni e sapeva che non poteva cedere nonostante la stanchezza accumulata sia dal suo rifiuto di dormire sia dalla battaglia con quegli esseri. Però dentro di sé potè cominciare a sperare. Comprese che la sparizione della figlia, era dovuto al suo improvviso risveglio e sperava vivamente che la piccola si ricordasse del sogno. Era la loro unica speranza.

Si rimise in piedi e, tamponandosi la ferita con la giaccia di pelle e ignorando il dolore, si preparò ad affrontare l’arpia.

 

“Siamo arrivati, ma il bosco è un po’ troppo generico. Alice riesci a ricordarti qualche dettaglio in più che ci possa condurre da Roni ed Emma?” chiese Regina speranzosa, abbassandosi all’altezza della bambina.

La piccola scosse la testa per un attimo, poi si ricordò qualcosa.

“Mentre scappavamo da quei mostri, ricordo che abbiamo superato i due alberi che si abbracciano!” disse la piccola, scatenando gli sguardi confusi di Robin, Regina e David.

“So io dove si trovano. A nord di Storybrooke, non tanto lontano da qui!” disse Killian, per poi cominciare a correre facendo strada a tutti.

Ci misero una decina di minuti per arrivare all’albero, ma di Emma e Roni nessuna traccia.

“Qui non ci sono!” disse Regina guardandosi intorno, in cerca di qualche indizio che tornasse loro utile, cosa che non tardò ad arrivare, quando un bagliore luminoso attirò la loro attenzione.

“Che cos’era?” chiese Robin.

Regina sorrise “Magia bianca. È la magia di Emma!”

Ripresero tutti a correre  e finalmente poterono intravvedere le due salvatrici.

Regina vedendo Roni, cercò di correre immediatamente da lei, ma Robin, la spinse a terra quando un colpo di magia rischiò di colpirla.

“Emma!” urlò David, vedendo la figlia che veniva nuovamente scaraventata a terra da una forza invisibile.

Regina comprese che la stessa cosa che era successa in biblioteca, si stava ripetendo. Vi era qualcosa in quel momento con loro, qualcosa che non era percepibile ai loro occhi, ma tremendamente reale per Emma e Roni.

“Dobbiamo riuscire a svegliarle!” disse Killian, provando ad avvicinarsi ad Emma, fermato però da David.

“Cosa hai intenzione di fare? Emma sta usando la magia, senza  sapere che noi siamo qui. Potrebbe essere pericoloso!” disse David.

A Killian non era sfuggito il sangue sui pantaloni e di come sua moglie di teneva dolorante il fianco sinistro.

“Guarda tua figlia David. È ferita ed esausta e tu mi chiedi di stare attento?  Devo salvarla e sarei disposto a gettarmi nel fuoco se servisse a qualcosa!” disse Killian, cercando di liberarsi dalla presa del suocero.

“Ti do ragione, ma non è facendoti uccidere da lei che la potrai aiutare. Dobbiamo trovare un altro modo!” disse David spostando lo sguardo su Emma che in quel momento cercava appoggio da un albero, mentre un colpo di tosse la scosse e la fece gemere ancor di più per il dolore.

Regina vide Roni battere su un campo di forza che compariva solo quando i suoi pugni la colpivano e Regina comprese che quella era opera di Emma, che aveva cercato di mettere al sicuro la bambina.

Regina si avvicinò al campo di forza insieme a Robin e cercarono di svegliare la bambina. Il sindacò usò lo stesso metodo che aveva usato con Emma, cercando di far percepire la sua presenza con i suoi poteri.

Roni guardò alla sua destra spaventata, sentendo qualcosa di strano, quando improvvisamente cominciò a intravvedere la sagoma di sua madre e suo padre circondati dalla luce del giorno. Non erano nitidi, ma era sufficiente a farle comprendere che i soccorsi erano arrivati.

La bambina sorrise e chiamò Emma per dirle che stesse succedendo.

Regina si accorse che la bambina era in grado di vederla e la sentiva annunciare il loro arrivo ad Emma, ma l’espressione di Roni da felice, si trasformò in impaurita.

Regina vide il cambio di espressione della figlia e le domandò cosa stesse succedendo, ma l’unica cosa che sentì fu il nome di Emma pronunciato dalle labbra della piccola.

Le cose non si stavano mettendo bene, perché il sindaco potè chiaramente notare, il campo di forza che stava proteggendo la figlia cadere.

Emma era a terra ansimante, dopo aver colpito duramente un albero, incapace di trovare la forza di rialzarsi. La stanchezza era troppo e il dolore non le risparmiava nemmeno il più piccolo osso che aveva in corpo. L’oblio minacciava di prenderla e il suo corpo si era arreso. Non importava quanto la sua mente non volesse morire e perdere le tappe importanti che sua figlia avrebbe percorso. Una lacrima le scese dal viso, quando vide l’arpia abbattersi  per l’ennesima volta su di lei, questa volta per darle il colpo di grazia. Era convinta che ormai la sua ora fosse giunta, ma il destino aveva altro in mente per lei perché un’onda di magia bianca andò a colpire quel demone, salvandola.

Emma spalancò gli occhi, riconoscendo la magia. Era la sua, ma non essendo stata lei, solo una persona poteva averla soccorsa.

Roni!” disse in un sussurrò, riuscendo a malapena a voltare il capo per vedere la bambina correre verso di lei.

“Emma, la mamma e il papà sono qui. Possiamo andarcene!” disse Roni, guardando Regina, che l’aveva raggiunta e ora era li a fianco a lei.

“Non…non riesco a percepirla!” disse Emma in un sussurro, chiudendo gli occhi e gemendo.

“Tesoro, prendile la mano, fai tu da collegamento!” disse Regina incoraggiandola, quando Roni la guardò, non sapendo esattamente cosa fare.

La bimba seguì il suo consiglio e semplicemente le strinse la mano e tutto intorno a loro si trasformò e tornò normale.

“Regina!” disse Emma           quando vide la donna china su di lei. La donna, sorrise “Si e non sono sola!” disse per poi spostarsi, per permetterle di vedere la sua famiglia dirigersi verso di lei.

“Emma!” urlò Killian poco prima di inginocchiarsi accanto a lei “Devi smetterla di farmi preoccupare così!”

“Emma!” chiamò a sua volta David, seguendo l’esempio del pirata, tenendo la mano di Alice che più volte, aveva cercato di correre dalla madre, senza sapere se c’era ancora pericolo o meno.

“Mamma!” disse la piccola prendendo posto vicino al padre.

Emma le sorrise, ma presto la sua espressione si trasformò in una smorfia.

Gemette sentendosi a pezzi.

“Non ti sforzare love, hai già fatto abbastanza!” disse Killian sollevandola come una sposa, cercando di essere il più delicato possibile.

Emma appoggiò la testa al suo petto felice di essere nuovamente tra le sue braccia, ma un altro colpo di tosse scosse il suo corpo, facendola irrigidire per il dolore.

Non fu l’unica però a tossire.

Roni, tutto bene tesoro?” disse Regina preoccupata, quando vide la  bimba portarsi una mano alla gola e solo allora si rese conto che legata al collo aveva una stoffa strappata.

“l’ha fatta Emma, per proteggermi dall’aria cattiva!” disse la bambina, vedendo la domanda non  formulata negli occhi della madre.

Regina la guardò preoccupata.

 Emma sentendo le parole della bimba, spiegò “L’aria…non era respirabile per…i vivi! disse la salvatrice prima di ricominciare a tossire nuovamente e più a lungo.

“Dobbiamo portarvi subito in ospedale!” disse Regina teletrasportando tutti al pronto soccorso.

 

Passò diverso tempo, durante i quali Emma e Roni erano state ricoverate nella stessa stanza, avendo gli stessi sintomi. Regina aveva potuto curare le loro ferite, ma non equilibrare i loro parametri vitali.

Snow e Neal avevano raggiunto il resto della famiglia e ora aspettavano informazioni sulla salute delle due salvatrici.

Whale si presentò loro e disse “Tutto sommato stanno bene. Il livello di ossigeno era basso rispetto ai valori normali, ma i valori stanno tornando normali grazie all’ossigeno che gli stiamo fornendo. In più abbiamo riscontrato che entrambe erano disidratate e abbiamo provveduto a collegarle a una flebo per reidratarle, ma la domanda sorge spontanea…come hanno fatto a ridursi così? Non date da bere  a vostra figlia  e moglie?” chiese Whale a Regina e Killian.

“Vedi di fare poco lo spiritoso e dicci se si riprenderanno!” disse il pirata.

“Non mi sembra di aver parlato arabo, come ho detto stiamo fornendo loro le cure necessarie si riprenderanno presto. Una notte in osservazione  e staranno benone!” rispose Whale.

“Possiamo vederle?” chiese Snow.

Whale annuì e indicò loro la stanza.

Roni appena vide i genitori, provò a muoversi, ma subito la mascherina sul volto e la flebo del braccio, le ricordarono di dover stare ferma, ma presto ebbe quello che voleva, sentirsi protetta nelle braccia dei suoi genitori.

Emma giaceva sul letto, addormentata, anche lei con la flebo sul braccio e la maschera d’ossigeno per riequilibrare il livello di ossigeno nel sangue. Snow le si avvicinò guardando il volto della sua bambina che nonostante il sonno non sembrava in pace. Questo la turbò e vedendo l’espressione di Killian, poteva scommettere che quello che passava per la sua testa, stesse tormentando anche i pensieri del pirata.

“ Credi che sia di nuovo…” cominciò Snow.

“Non lo so” spero vivamente che questo per lei sia veramente un sonno ristoratore e non un nuovo viaggio negli inferi!” disse Killian stringendo la mano della salvatrice. Non aveva potuto salvarla prima e non sapeva come aiutarla in quel momento. Si sentiva inutile.

Regina osservò l’amica e sospirò prima di dedicare la sua attenzione alla figlia e vedendo che non era stanca, grazie a Emma che si era presa cura di lei. Le chiese di mettere al corrente tutti loro di quanto era successo.

Raccontò di come si erano ritrovati da un momento all’altro prima nella Storybrooke reale a quella che la piccola chiamava immaginaria, della loro fuga attraverso la città e poi attraverso il bosco e di come una volta che si era svegliata dal suo sonno, vide Emma parlare con cinque persone, le stesse che nel momento prima le avevano aggredite.

Non seppe però dire loro di cosa stessero parlando, ma aveva letto nel volto di Emma paura e colpa, la stessa espressione che lessero tutti un momento dopo, quando Emma si svegliò di colpo.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Mentre tutti erano ancora in ospedale, intenti ad ascoltare quanto successo da Roni, Killian, che teneva stretta la mano di Emma, vide la donna cominciare ad agitarsi e a mormorare nel sonno.

Tutti tacquero quando la voce della salvatrice divenne più forte, fino a quando di soprassalto si mise a sedere.

Gemette sentendosi a pezzi e si guardò intorno spaesata.

“Mamma!” disse Alice preoccupata, che seduta ai piedi del suo letto, le si avvicinò ulteriormente per abbracciala.

Killian invece accarezzò i capelli alla donna e le disse dolcemente “Va tutto bene Love, sei a casa!”.

La donna incrociò gli sguardi di tutti e realizzando che il colore dell’ambiente circostanze era normale e non tendente al rosso, tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere all’indietro, facendosi accogliere dai morbidi cuscini e ricambiando l’abbraccio della figlia.

Sentendo una presenza fastidiosa sul volto, fece per togliersi la mascherina, ma Snow afferrando la sua mano glielo impedì. “No tesoro, hai bisogno di ossigeno per recuperare da quanto hai passato!”

Emma la guardò e le domandò “Cosa è successo?” la sua voce era ovattata dalla maschera.

“Non ti ricordi? Ti sei addormentata poco prima che giungessimo in ospedale, prima di allora, da quanto ci ha detto Roni, stavi combattendo contro dei mostri!” le disse David e subito dopo Emma, spalancando gli occhi e mettendosi di nuovo a sedere, lasciando Alice, gridò “Roni? Dov’è? Lei…” non terminò la frase, che Regina le si avvicinò, allontanandosi momentaneamente dalla figlia, per rassicurare l’amica “Tranquilla, Roni sta bene. È proprio qui!” le disse il sindaco indicandogliela e facendo nuovamente rilassare Emma.

“Non ti sarò mai grata abbastanza per averla protetta Emma. Non so esattamente cosa sia successo o cosa avete affrontato, ma da quanto ha raccontato Roni, hai fatto molto per lei, grazie!” disse Regina afferrandole la mano e stringendogliela.

“Si, grazie infinite!” aggiunse Robin.

Emma scosse la testa “Avreste fatto lo stesso se al mio posto ci foste stati voi e al posto di Roni, Alice!” disse con un sorriso, che si spense successivamente.

“Emma, cosa c’è?” chiese Killian notando il suo cambio di espressione.

Emma scosse la testa e disse “Niente!”

“Ti conosco Swan…non hai la faccia da niente!” insistente il pirata, il quale ricevette in risposta “Sono solo stanca!” disse per poi guardare sua figlia, cosa che fece comprendere ai presenti perché in quel momento stesse tenendo per sé quello che avrebbe voluto dire.

Allontanare Alice non sarebbe stato difficile e nemmeno Neal, ma Roni era costretta a letto e qualsiasi cosa volesse dire loro, la salvatrice avrebbe dovuto tenerselo ancora un po’ per sé.

 

Rimase sorpreso a quello che si ritrovò davanti agli occhi di punto in bianco. Sapeva di trovarsi in ospedale, fino a un momento prima, poi come per magia si ritrovò catapultato in un luogo di cui aveva sentito parlare diverse volte in quell’ultimo periodo. A una prima occhiata non riusciva a comprendere che posto fosse quello, ma memore dai racconti  ascoltati, sapeva di trovarsi a Storybrooke. Quella atmosfera rossa e tetra, le macerie e il senso di disperazione che sentiva penetrargli dentro le ossa e la rabbia e la paura di quelle che avrebbero dovuto essere persone, erano una cosa che la sua immaginazione durante i racconti, non sarebbe mai riuscita a cogliere.

Era cosciente del fatto che era un sogno o per meglio dire un incubo, ma questo non riusciva a tranquillizzarlo. Come poteva, se quello era il loro futuro?

Cercò di orientarsi per capire dove si trovasse e dovette ammettere che era un impresa quasi impossibile, ma da uomo di mare, abituato ad orientarsi con solo le stelle a sua disposizione, anche il minimo punto di riferimento riuscì a fargli comprendere dove si trovasse. Vide un semplice ferma carte a terra, d’argento e a forma di cigno. Lo riconobbe subito. Glielo aveva regalato lui ad Emma, qualche anno prima. Lo aveva preso solo perché rappresentava l’animale con cui la sua amata si era sempre identificata, per poi scoprire solo successivamente quale fosse l’utilità di quell’oggetto e la salvatrice seppe subito che il suo posto era nell’ufficio dello sceriffo.

Una volta orientatosi sapeva subito quale era la sua destinazione. Corse immediatamente verso la sua abitazione, schivando le persone che cercavano di  afferrarlo. Li schivava, li evitava e se proprio erano di intralcio, con un calcio li spingeva a terra. Non si sarebbe fatto fermare, nemmeno da quelli che riconobbe come gli abitati di Storybrooke, ma notò subito che questi, quando cercavano di afferrarlo o  lui provava a colpirli, non erano tangibili. Giunse finalmente a destinazione e dovette assistere al fatto che Emma non mentisse quando aveva detto lui che la loro casa era distrutta e che solo la cassetta delle lettere era rimasta in piedi.

Cominciò a chiamare Emma e Alice, mentre si arrampicava sulle macerie. Temeva di vedere una mano spuntare fuori da dei pezzi di intonaco o da assi di legno, scavò, ma quello che riuscì a trovare fu il suo uncino. Ma la sua mente non ebbe il tempo di formulare un pensiero concreto su quel ritrovamento, perché sentì una voce.

Killian!” l’uomo si sentì in parte sollevato quando vide Emma dietro di lui che lo guardava incredula.

Emma lo abbracciò immediatamente quando giunse davanti a lei, ma presto il terrore si impossessò della salvatrice.

“Aspetta, io ti ho toccato…” disse facendosi prendere dal panico “Questo vuol dire che…che sei morto…solo i morti…possono…essere toccati e…” cominciò Emma agitata, ma Killian afferrandole la mano e accarezzandole il volto con il gancio la fermò, prima che la sua amata venisse colta da un attacco di cuore.

“Ehi, Ehi Swan…tranquilla. Sono vivo. Non mi è successo niente, sto…beh credo di stare sognano anche io!” disse Killian.

Emma sussultò “Come? come è possibile che tu…?” cominciò la salvatrice, prima di abbassare lo sguardo e guardare le loro mani giunte. In quel momento comprese “Devo essermi addormentata stringendoti la mano e quando ti sei addormentato anche tu, non volendo ho trascinato anche te quaggiù. Mi dispiace!”

Killian scosse la testa “Sono contento di questo!” disse confondendo Emma.

“Sei contento di essere all’inferno?” chiese la donna incredula.

“No, ma sono contento che questa volta non sei da sola ad affrontare tutto questo. Cioè l’ultima volta eri con Roni, ma…voglio essere io a starti accanto!”

Emma sorrise a quelle parole e doveva ammettere che averlo vicino a sé, le faceva temere quel luogo meno del solito, ma una cosa nemmeno la sua presenza avrebbe potuto renderla più facile.

“è colpa tua!” disse infatti una voce che i due non poterono non riconoscere.

Emma evitò di girarsi sapendo quale spettacolo si sarebbe ritrovata davanti, ma Killian non ebbe la sua stessa prontezza e automaticamente guardò quella che era la sua bambina.

Si sentì il fiato morirgli in gola a quella vista e in quel momento comprese cosa aveva preso ad Emma un paio di notti prima, dove aveva avuto quella crisi di panico che l’aveva portata a sentirsi male.

Anche lui in quel momento aveva voglia di rimettere e un terrore l’assalì al solo pensare a cosa potesse essere accaduto alla sua principessa per ridurla in quel modo.

Sentì il tocco di sua moglie sul viso che lo costrinse a guardarla.

“Non osservarla. Dobbiamo ricordare che per ora questo è ancora un sogno. Lei è a casa e sta bene!” disse Emma, prima di sentire la terra tremare. Questa volta però non era un terremoto, ma era semplicemente il tremolio che stava ad indicare che qualcosa di grosso si stava per avvicinare.

Infatti sia la salvatrice che il pirata, poterono vedere come degli alberi morti, poco lontano da loro, cadevano a terra con una facilità estrema, prima di rivelare un demone mostruoso che li aveva puntati.

Rimasero tutti e due bloccati. Emma aveva visto dei mostri, ma mai erano stati così grandi e poteva percepire l’odio profondo che quell’essere emanava. Non le passarono inosservati nemmeno i corpi che teneva in mano, che urlavano e cercavano disperatamente di liberarsi dalla sua morsa.

 

“No!” urlò Roni svegliandisi di colpo.

“Ehi, ehi, tranquilla, la mamma è qui tesoro!”   disse Regina, alzandosi di scatto dalla sedia d’ospedale accanto al letto della figlia, quando la sentì urlare.

Le strofinò la schiena e le baciò la testa. Sapeva cosa era successo. Quel sogno…di nuovo.

“Mamma!” disse la bambina prima di abbracciare forte la madre.

“Sei al sicuro ora…era solo un brutto sogno!” le disse, sebbene sapeva che non era così e anche la bambina aveva capito che c’era qualcosa sotto dopo la sua esperienza negli inferi.

“Ero di nuovo lì…sono scappata dalle persone brutte e poi…poi è apparso un morso che mangiava quelle persone!”  disse spaventata.

“Non ti fatto del male vero?” chiese Regina preoccupata ispezionando il corpo della figlia.

“No. Non mi ha visto, ma…ma ho avuto tanta paura!” disse la piccola stringendosi ancora di più a sua madre, la quale le accarezzava la testa. Regina si sentiva in colpa. Una madre avrebbe dovuto proteggere la figlia, ma lei non sapeva come fare per proteggerla da quei sogni e visioni.

 

Killian, corri!” disse la salvatrice, cominciando immediatamente a scappare tenendo la mano del marito.

I demoni di quel luogo erano reali e non come molte persone che erano solo la proiezione di quello che avrebbero potuto essere un giorno, quindi, come in precedenza era stata ferita, quell’essere aveva  la capacità di fare loro molto di più, anche se ignorava se anche per Killian esisteva quella eventualità. Alice non si era mai svegliata con qualche taglio o ferita, cosa che poteva significare solo due cose: o lei non poteva rimanere ferita durante quei sogni o semplicemente non le era capitato di farsi male.

Sperava vivamente che fosse la prima opzione sia per lei che per Killian.

Riuscirono a nascondersi dietro a degli alberi, ma sentivano che quell’essere era ancora lì presente e che si stava avvicinando.

Killian, quell’essere cerca me. Tu scappa, io cerco di distrarlo e…” cominciò Emma.

“No! Non ci penso minimamente a lasciarti da sola ad affrontare quell’essere. Non permetterò che tu rimanga ferita di nuovo o…o peggio!” disse Killian guardando in modo serio la donna.

“E io non voglio che questo accade a te.  Cercano me, tutti qui dentro cercano  me. Lo hanno sempre fatto! Sono io la causa di quello che sta accadendo. È colpa mia e non deve pagare nessun altro per i miei errori!” disse con le lacrime agli occhi.

“Di cosa stai parlando? Dello squilibrio tra il mondo reale e quello dell’aldilà?” chiese l’uomo.

Emma rimase sorpresa a quelle parole.

“Tu come lo sai? Non l’ho ancora detto a nessuno e…”

“Belle ha trovato la risposta a quello che sta succedendo nei suoi libri!” disse Killian con un sorriso, poco prima che gli alberi, dietro i quali erano nascosti, venissero sradicati.

Si ritrovarono senza copertura e tutto accadde in un attimo. Killian si mise in mezzo a Emma e quel demone e la salvatrice non ebbe nemmeno il tempo di richiamare la sua magia, che in batter d’occhio, quell’essere afferrò Killian e lo divorò.

 

Killian si svegliò di soprassalto e cadde addirittura dalla sedia talmente fu forte il suo sobbalzo. Regina lo guardò confusa, mentre cullava Roni nel tentativo di farla addormentare di nuovo, con scarsi risultati dopo l’urlo lanciato dall’uomo. Ma non fu l’unico ad urlare. Emma chiamava Killian con l’unica differenza che lei era ancora addormentata. Cominciò ad agitarsi nel letto e a respirare con affanno. Killian provò a svegliarla e a scuoterla inutilmente.

“Cosa le sta succedendo?” domandò Regina avvicinandosi al letto.

“quel dannato sogno! È di nuovo in quel luogo e ha appena visto mentre venivo divorato da un grosso demone!” disse Killian.

Roni sussultò comprendendo che il demone di cui parlava Killian era lo stesso che aveva visto lei. Emma continuava ad urlare e a chiamare Killian, tanto che le sue urla furono sentite in tutto il reparto. Whale, che aveva il turno di notte, si precipitò nella stanza della salvatrice. Prese una siringa, ma prima  che potesse iniettare qualcosa Regina lo fermò.

“cosa è quello?” domandò la donna.

“Del sedativo per calmarla!” rispose il medico.

“No, stiamo cercando di svegliarla, non di farla dormire ancora di più!” disse Regina.

Le luci dell’ospedale cominciarono a oscillare e Whale aggiunse, “vi devo ricordate cosa è in grado di fare se la sua magia va fuori controllo?” disse, provando ad avvicinarsi di nuovo, sta volta però fu Killian a fermarlo “tu non toccherai mia moglie con quell’arnese   e se provi solo ad avvicinarti io..” Killian non fece in tempo a finire la frase che si sentirono diversi scoppi. Erano le luci del reparto che esplodevano poco prima che la luce saltasse e venisse attivata la luce di emergenza.

“Grandioso. Volevo evitare proprio questo. Emma non è l’unica paziente di questo ospedale e ci sono pazienti che hanno bisogno di corrente che alimentano le macchine per vivere!”

“Allora cosa stai aspettando? Vai ad riallacciare la luce. A Emma ci pensiamo noi!” disse Regina scocciata.

Fortunatamente Emma si destò subito dopo l’uscita di un Whale piuttosto contrariato, ma capirono subito che per la salvatrice non tutto era finito. Le luci di emergenza nelle stanze erano fioche e di un colore rossastro che a malapena permettevano vedere le cose intorno, questo perché la maggior parte dell’energia di riserva era spesa per le apparecchiature fondamentali dell’ospedale, le quali non potevano permettersi di rimanere senza corrente. Per Emma fu solo come spostarsi da un posto all’altro . La sua testa era ancora annebbiata e confusa e  quella luce non l’aiutava a comprendere che finalmente l’incubo era finito.

Vide due figure vicino a lei che cercavano di trattenerla senza capite chi fossero realmente.

Sentendosi minacciata, provò a liberarsi mordendo il braccio di una delle due persone la quale istintivamente mollo la presa ed Emma ne approfittò per spingerla via e aprirsi una via di fuga. Saltò giù dal letto, non aveva più la mascherina d’ossigeno o la flebo, secondo Whale non erano più necessarie, e almeno da quel lato non ebbe impedimenti a muoversi. Provò a scappare, ma fece pochi passi prima che qualcuno altro l’afferrasse con forza. Emma provò a dimenarsi nuovamente, ma quella presa aumentava sempre di più.

“Lasciami, devo andare, Killian…lui è..lui è ..” la disperazione si impossessò di lei, tanto da lasciarla senza forze e sebbene volesse liberarsi da quella presa, si lasciò andare e lentamente si accasciò a terra.

“Va tutto bene Swan, sono qui!”

In quel momento tornò la luce anche se non forte come al solito, essendo alcune lampadine saltate, ma sufficiente per differenziare il mondo reale con quello degli inferi.

Emma era ancora a terra con Killian che la cingeva da dietro e le accarezza a i capelli. Le sussurrò  parole di conforto aiutandola a tornare totalmente con la mente  da lui. La salvatrice ci mise qualche istante, ma finalmente comprese di trovarsi in ospedale e che quella stretta che l’aveva spaventata fino a un momento prima, altro non era  che l’abbraccio amorevole del suo pirata. Si liberò gentilmente dalla presa per potersi girare e guardare l’uomo “Killian, sei… sei davvero tu!” l’uomo annuì.

“Ti ho visto mentre  quel demone ti..” la donna non riuscì a terminare la frase.

“La pelle di un pirata è indigesta da mandate giù Swan!” disse l’uomo cercando di alleggerire la tensione, cosa che non funzionò. Infatti Emma gli si buttò al petto e pianse tutte le sue lacrime per il dolore provato per averlo perduto per l’ennesima  volta.

sssh! Va tutto bene, era solo un incubo!” disse Killian, cullandola.

“Per quanto ne sapevamo avrebbe potuto esserne reale. Saresti potuto morire e giunto in quel luogo orribile, proprio come preannunciano questi dannati sogni!” disse Emma tra i singhiozzi.

“Ma non è accaduto, questo è l’importante!” disse Killian baciandole la testa.

Erano ancora entrambi seduti a terra quando Whale rientrò “oh vedo che siete riusciti a svegliarla prima che facesse saltare in aria  ospedale. Tenete!” disse a Killian e Regina porgendo al primo una pila di fogli.

“Cosa sono?” chiese il pirata infastidito dal poco tatto dell’uomo.

“Fogli di dimissioni. Entrambe le salvatrici hanno recuperato e non c’è più bisogno che stiano in ospedale!” spiegò Whale.

“Sono le tre di notte, cosa ne è della notte in osservazione?” disse Regina, tenendo il braccio dolorante che non aveva ancora provveduto a curarsi.

“Vorrei evitare altri incidenti come quelli di prima. Visto che la salvatrice non è in grado di controllarsi!” insistette Whale.

Killian lasciò andare Emma e alzandosi di fretta, diede un pugno sul naso all’uomo,  per poi afferrare e firmare i documenti necessari per il rilascio.

 “Tieni! E sai dove te li puoi mettere questi? Puoi metterteli direttamente…” disse Killian fermandosi a metà frase solo grazie alla presenza di Roni, e non avrebbe dovuto imparare così presto certi linguaggi coloriti.

Anche Regina firmò i documenti di rilascio e vestendo la bambina, lasciò l’ospedale insieme ad Emma e Killian.

Alice era andata a dormire dai nonni e per quella sera la coppia avrebbe avuto la casa tutta per sé. Fosse stato un momento diverso ne avrebbero approfittato, ma entrambi erano abbastanza scossi dalla notte appena avuta.

Killian cercava di essere normale per Emma, ma la donna poteva vedere dal suo sguardo che l’uomo era preoccupato e sapeva esattamente cosa lo tormentasse e ne ebbe conferma quando lo trovò nella camera della loro bambina.

Era seduto sul letto e aveva in mano uno dei suoi peluche preferiti.

Emma sospirò e si sedette accanto a lui, stringendogli l’uncino.

Ci fu silenzio per un lungo periodo, poi Killian parlò “Sai, non so come riesci a sopportare quei sogni, Swan!”.

Emma fece una smorfia che doveva assomigliare a un sorriso “Sopportarli? Non direi proprio. Nemmeno questa notte sono riuscita a gestire le mie emozioni!”

“Cavolo Emma, al tuo posto io avrei dato di matto. Adesso sono qui seduto sul letto di nostra figlia, ma vorrei gridare, colpire qualcosa e strapparmi gli occhi pur di dimenticare quella visone di nostra figlia e l’ho vista solo per cinque secondi. Mentre tu la rivedi ogni volta che chiudi gli occhi!”

Emma si morse il labbro. Al solo pensiero di sua figlia in quel posto si sentiva mancare il respiro e le parole che voleva dire per consolare il marito, le morirono in gola.

Killian se ne accorse e abbassò la testa, allungando però il braccio, per poterle cingere le spalle e permettendole di poggiare la sua testa sul suo petto.

Passò altro tempo mentre Emma cercava di rilassarsi tra e braccia di Killian, mentre lui le sfiorava i capelli.

“Sai in tutto questo, qualcosa di divertente c’è stato!” disse l’uomo, che si beccò un’occhiata stranita dalla salvatrice.

“Il fatto che tu abbia morso Regina!” disse Killian sorridendo.

Emma spalancò gli occhi a quella rivelazione, non ricordandosi minimamente di aver fatto una cosa del genere.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Quella notte fu interminabile per Emma.

Il sonno era tanto e gli occhi imploravano le palpebre di chiudersi per un tempo abbastanza lungo da permettere loro di riposare. La salvatrice però non era della stessa idea del suo organo visivo e fece di tutto pur di non cadere addormentata. Erano sdraiati lì, sul letto della loro bambina, dove Killian aveva ceduto alla stanchezza infine, nonostante il suo tentativo di rimanere a fare compagnia alla sua amata, perché sapeva che lei non lo avrebbe seguito nel mondo dei sogni.

Il suo poco riposo lo preoccupava, ma allo stesso tempo non poteva darle torto, se ogni volta che chiudeva gli occhi finiva in quel luogo.   Una volta gli era bastato per spaventarlo parecchio. Poche volte nella sua vita era stato colto da quell’angoscia e tutte le volte avevano a che fare con la salute di Emma e del frutto del loro amore. Erano loro il suo punto debole e chiunque lo conoscesse, lo poteva dire con certezza. Potevano catturarlo, torturarlo e picchiarlo per giorni, ma niente sarebbe stato altrettanto doloroso come perdere Emma e Alice, la sua famiglia, il suo riscatto per una vita passata a compiere atti malvagi verso le persone ogni volta che gli girava male e una di queste volte proprio sul nonno della sua amata.

Ma Emma lo aveva perdonato e così anche i suoi genitori, David soprattutto e lui non poteva che essere grato per questa chance che gli avevano dato sia loro che il destino.

Si girò in quel piccolo letto, che non riusciva a coglierlo tutto per la sua statura e allungò il braccio per abbracciare Emma.

Aprì gli occhi quando si accorse che la donna non era lì con lui. Sospirò e si  mise a sedere. Allungò la mano verso la lampada sul comodino accanto al letto e accendendola, chiamò il nome di Emma.

Vide che non era più nella stanza e decide di alzarsi per controllare che stesse bene.

Guardò nella loro stanza, in bagno e nella camera che una volta era di Henry, la quale speravano che un giorno sarebbe appartenuta a un nuovo membro della famiglia.

Niente.

Emma non si trovava nemmeno lì.

Scese le scale e guardò in cucina e in soggiorno, ma della salvatrice nemmeno l’ombra.

Cominciò a preoccuparsi fin quando un rumore non provenne dal piano di sopra. Era molto attutito, cosa che gli fece comprendere che Emma poteva trovarsi in soffitta.

Avrebbe dovuto pensarci subito. Non era un luogo della casa che frequentavano spesso, ma quando era nervosa, la sua amata non riusciva a stare con le mani in mano e cercava sempre qualcosa da fare e in genere, se la casa era già in ordine, Emma ripiegava per il ripulire la soffitta, dove il disordine non cessava mai di esistere e le ragnatele si moltiplicavano a batter d’occhio.

Aprì la porta della stanza e non potè fare a meno di sorridere alla scena che gli si presentò.

Emma era su uno sgabello che si guardava in giro piuttosto spaventata. Solo una cosa poteva spaventare la donna in quel modo.

“Dov’è il nemico questa volta?” chiese Killian prendendola in giro e capendo da chi Alice avesse preso la sua paura.

“è qui in giro nascosto da qualche parte ed è anche bello grande!” disse Emma cercando in ogni luogo dove la sua vista poteva arrivare.

“Non capirò mai come tu, con i poteri che hai, possa farti intimorire da un ragnetto!” disse Killian scuotendo la testa.

“Prova tu a farti quasi divorare da un ragno gigante, poi vediamo se quei ragnetti ti staranno ancora tanto simpatici e  per sottolineare il mio punto, questo ragno è quasi grosso come quello che Gideon ha tirato fuori da quel libro!” disse Emma.

Killian rise “Dalla descrizione che mi hai fatto  quel ragno dovrebbe essere grande quanto quello che si vede in…sai quel film dove c’è il ragazzino magico con la cicatrice!”

“Harry potter!” disse Emma, sorprendendosi di come Killian non avesse ancora imparato il titolo di quel film dato tutte le volte che Alice lo aveva voluto vedere…tutti e sette i film.

“Si, quello e dubito che un ragno di tali dimensione potrebbe entrare qui dentro!” preciso Killian.

“è solo un po’ più piccolo!” disse Emma sbuffando e osservando Killian che si era piegato per prendere qualcosa tra due scatoloni.

“Mi sembra decisamente molto più piccolo!” disse l’uomo tirando un ragno bello grosso, che ora gli stava tranquillamente sulla mano “Ha più paura lui di te, di quanto tu ne abbia di lui!”

“Smettila con le frasi fatte e portalo fuori da qui!” disse Emma seccata, per poi scendere dallo sgabello, mantenendo sempre una certa distanza dal marito e dal suo nuovo amichetto.

Mentre Killian si sbarazzava  dell’ospite indesiderato, Emma andò al tavolo della cucina e ci poggiò sopra una scatola.

Cominciò a tirare fuori diversi libri, tre in totale, di cui solo  un terzo della pagine era stato utilizzato.

Aprì il primo e sorrise sfogliandolo. Era l’album di fotografie di Henry. Lo sfogliò lentamente e si soffermò su alcune foto che non erano state scattate da lei, ma da Regina, che facendone dei doppioni, le aveva regalato. Era Henry nelle sue varie fasi di crescita, quelle fasi che si era persa. Sospirò mentre lo sfogliava. Le mancava il ragazzo, ma sapeva che ormai era giunto per lui il momento di trovare la sua strada. Sapeva che stava bene perché si mantenevano in contatto e sapeva che la sua ricerca di avventura nella foresta incantata andava alla grande. Ora che ci pensava però quella settimana il suo messaggio era in ritardo. Qualche volta capitava che tardasse un po’, ma nella sua testa cominciò a passarle l’idea che qualcosa potesse essergli successo, dopo tutto quello che preannunciavano i suoi incubi. L’unica cosa positiva era che non gli era mai successo di vederlo negli inferi. Si aggrappò alla speranza che quello fosse un buon segno.

Killian nel frattempo, si era seduto accanto a lei e anch’egli ammirava le fotografie. Di tanto in tanto osservava il volto di Emma. Sembrava quasi inespressivo, ma l’uomo poteva vedere come il suo cervello era al lavoro.

“Cosa sta passando per la tua testolina love?” chiese l’uomo.

Emma sospirò e aggiunse “Sto pensando a tutta sta faccenda. E se non ce la facessi a risolvere questo casino? Avrò anche dato inizio allo squilibrio tra le forze che equilibrano il mondo o le varie realtà o qualsiasi cosa sono andata a intaccare, ma cosa ne posso io contro qualcosa come l’inferno? Salvatrice o meno, sono solo una persona. Avrò anche grandi poteri, ma sembra che riesca ad usarli solo per complicare le cose in modo irreparabile!”

“Sono sicuro che si sistemerà tutto. Ce la farai e come al solito non sarai sola!” disse Killian provando ad accarezzarle la guancia, ma lei si alzò dalla sedia nervosamente e si abbracciò. Cominciò a fare avanti e indietro per il salotto e dopo un po’ chiese “Come puoi esserne così sicuro? Hai visto anche tu contro cosa abbiamo a che fare e…” cominciò Emma, venendo fermato dal pirata.

“Lo posso dire con certezza perché ho speranza. Speranza e fiducia in te, nel nostro amore e nei nostri legami affettivi che abbiamo instaurato in questi anni!”

Emma lo guardò negli occhi senza parlare.

“Anche l’ultimo nemico ci sembrava impossibile da fermare, ma alla fine si è risolto tutto!”  aggiunse Killian.

“Solo perché quell’entità di luce è intervenuta. Io non sarei stata in grado di sconfiggere l’oscurità e nemmeno adesso ho le capacità di affrontare quei demoni o chiunque dovrei affrontare per risolvere sta situazione. Ho affrontato delle arpie, che da quanto scritto sui libri  sono solo delle guardiane degli inferi e mi hanno quasi uccisa. Ma affrontare mostri come quello che  ti ha divorato come…come è possibile sconfiggere una cosa del genere?”

“Sono sicuro che…” cominciò Killian.

“No, non finire la frase. Lo so che lo dici perché vuoi darmi fiducia e ti faccio ragionare su di una cosa. Chiunque si trovi agli inferi è già morto…come si può sconfiggere qualcuno che non può morire?”

“Non puoi!” disse una voce dietro le spalle di Emma, che la fece voltare di scatto.

 

Killian non ebbe il tempo di trovare una risposta che vide la sua amata crollare per terra dal nulla, senza che ci fossero stati segni di un’improvvisa perdita di sensi.

La raggiunse immediatamente, per svegliarla e controllare che non avesse battuto la testa, in quanto non aveva avuto i riflessi pronti per afferrarla prima che cadesse. Ringraziò il fatto che avesse schivato il tavolino di vetro, che si trovava davanti al divano.

La chiamò ripetutamente e più volte e provò a rianimala con i sali e alzandogli le gambe, come aveva imparato a fare grazie a Emma, durante una perlustrazione per le città di Storybrooke, dove dovettero soccorrere un uomo che ebbe un improvviso calo di pressione.

Killian sperò vivamente che quel metodo funzionasse, ma vedendo i scarsi risultati, chiamò aiuto.

 

Emma si trovava di nuovo in un ambiente poco piacevole, ma poteva dirlo con certezza, non si trovava a Storybroke. Sebbene il posto non fosse per niente come se lo ricordava, cioè ricco di vegetazione e di magia che sempre era appartenuta a quella terra, una cosa aveva in comune con quello che ricordava, quel posto le metteva i brividi proprio come la prima volta che ci mise piedi. Nonostante i racconti, la sua permanenza era stata tutt’altro che piacevole, una continua lotta per la sopravvivenza, non solo per lei, ma per i suoi famigliari e soprattutto per Henry. Lo aveva quasi perso un quel luogo, un luogo dove la sensazione di essere solamente un orfana tornava a galla.

L’atmosfera era sempre rossastra col cielo che più lo guardava, più sembrava sangue.  Con nuvole nere come la pece che si muovevano a una velocità poco normale.

Emma, stranita, osservò meglio e comprese. Non erano nuvole, erano ombre o per essere più preciso anime.  Si nascose dietro a un tronco marcio. Per esperienza sapeva che non c’era da scherzare con quegli esseri e mentre li teneva d’occhio, cercava di capire come fosse arrivata lì. Stava parlando con Killian fino a un secondo prima, quindi non stava dormendo e una visione non poteva essere. Seguendo la logica delle altre visioni, avrebbe dovuto trovarsi nel salotto di casa sua, sebbene non sarebbe stato così accogliente come nella realtà. Un particolare però le tornò in mente solo in quell’attimo.

“Ehi, ragazzo ehm…Lucas vero?!” disse sussurrando, ma non ricevette nessuna risposta e quindi riprovò “Lucas!” disse un po’ più forte e fu in quel momento che l’interpellato sbucò da dietro le sue spalle facendola spaventare “Non parlare a voce alta, se quelli ti sentono non sarà divertente!” disse il ragazzo, prima di farle cenno di seguirla.

Il bimbo sperduto condusse la salvatrice in una grotta difficile da trovare se non si sapeva dove cercare. Si sedettero al suo interno e Emma osservò l’ambiente circostante e notò che non era una semplice grotta.

“Perché mi trovo a Neverland, invece che a Storybrooke? Sono sempre apparsa nella mia città e pensavo che fosse perché realtà e aldilà si stanno sovrapponendo e invece..”

“in genere è così quando si tratta di visione, quando invece sono sogni, finisci nella terra di origine di chi ti chiama, questa volta ti ho cercato io ed essendo questa casa mia, sei comparsa qui!”

“Questa quindi è casa tua?” chiese Emma.

“Si,  come ti ho detto sono un bimbo sperduto!” disse il ragazzo.

“No, non mi riferivo all’isola, ma a questa grotta. Ci sono gli elementi che servono per sopravvivere e mi domando perché non sei rimasto all’accampamento con i ragazzi che non sono voluti venire a Storybrooke con noi!”

“Io non ero presente quando avete fatto quella proposta. Me n’ero già andato quando mi sono ribellato a Peter Pan nel suo continuo cercare il credente, continuando a rapire bambini nella speranza di trovare quello giusto. Io sono uno di loro e quindi…lo odiato per avermi strappato alla mia famiglia, senza lasciarmi la possibilità di andare. Non so quale era il suo criterio, ma solo pochi fortunati potevano tornare indietro. Io ho cercato di ostacolarlo come potevo, ma sono sempre stato da solo contro tutti e infine, i bambini sperduti che gli sono rimasti leali anche dopo la sua sparizione, mi hanno ucciso. E ora, anche senza Peter Pan, l’ombra continua a governare su queste terre e se non è la sua, è quella dell’isola!”

“Dell’isola?” chiese Emma confusa.

“Si, l’isola che non c’è ha una sua vita, non è mai stata una semplice terra in un posto sperduto e disabitata. Inizialmente era una terra buona dove la sua ombra prendeva i bambini per farli giocare durante il sonno, poi l’arrivo di Peter Pan ha trasformato tutto. Il suo egoismo ha cambiato l’isola, che si era sempre nutrita dei sogni e speranza dei bambini e con quel sentimento negativo, questa terra è diventata quella che conosci. Selvaggia e piena di pericoli e continua ad essere abitata da persone che non hanno nel cuore sentimenti positivi. I bambini sperduti sono arrabbiati per la solitudine che provano, gli indiani sono desiderosi di vendetta contro i pirati che stanno sterminando la loro gente e i pirati di per sé non sono persone da un buon cuore!”

“Quindi in poche parole questa isola si nutre dei sentimenti negativi dei suoi abitanti, non potendo più tornare a essere un luogo di speranza  come lo era in principio?” chiese Emma.

Il ragazzo annuì.

“Non che la storia di Neverland non mi interessi, ma cosa ha a che fare tutto questo con me? Non dirmi che anche questo è colpa mia? Quando Peter Pan è arrivato su quest’isola io non ero nata!”.

Lucas scosse la testa “No, non è colpa tua, ti ho solo voluto raccontare la storia di quest’isola perché…perché ci dovrai tornare. Da sola o con i tuoi amici, ma presto i tuoi piedi toccheranno nuovamente queste terre e non attraverso sogni o visioni ed Emma…dovrai stare molto attenta. Quest’isola cambia le persone e non dovrai farlo accadere?” disse Lucas confondendo Emma.

“Cosa vuoi dire? Io non ho alcuna intenzione di tornare qui, perché dovrei fare una cosa…” cominciò la donna, ma il ragazzo lo fermò “Perché è una delle cose che dovrai fare per risolvere il casino che tu stessa hai dato vita, non importa se consapevole o meno!”

“Cosa intendi dire?” domandò Emma perplessa “E sii chiaro!”

“Gli inferi stanno prendendo il sopravvento sul mondo reale perché l’equilibrio è stato intaccato e tu dovrai ripristinare questo equilibrio!”

“e come?”

“Dovrai ripristinare l’ordine tra le terre esistenti e il mondo dell’aldilà con una magia molto potente e avrai bisogno di ogni elemento che caratterizza queste terre per poterlo fare. Hai presente la magia compiuta per riunificare le lame di escalibur? Hai avuto bisogno della scintilla del Dark one per poter compiere una tale impresa e questa volta dovrai impossessarti della scintilla di ogni terra e riunificarle!”

“E queste scintille come  me le procuro?” domandò Emma.

“Le dovrai creare. una volta compreso di cosa hai bisogno, non sarà difficile procurarsi gli ingredienti di per sé, ma…” Lucas cominciò a spiegare, quando una voce che Emma conosceva la distolse dalla conversazione.

“Questa è Roni!” disse infatti la salvatrice, correndo fuori.

Chiamò la bambina ripetutamente senza riuscire però a comprendere dove si trovasse.

“Come è possibile che sia qui? Io ho chiamato te, non lei!” disse Lucas confuso.

“Hai chiamato me o la salvatrice?” chiese Emma preoccupata.

“Ci possiamo mettere in contatto con te in modo permanente solo collegandoci ai tuoi poteri. Se usassimo il tuo nome, sarebbe solo un sogno che potresti dimenticare e sarebbe tutto inutile!” spiegò Lucas.

Emma sospirò cominciando a capire perché anche le bambine facessero quei sogni.

L’urlo di Roni riecheggiò nuovamente nella foresta e Emma seguendo il suono, riuscì a trovarla.

Le ombre la stavano portando via.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Nel pieno della notte il telefono a casa Charming suonò. Snow e David sussultarono e il secondo si lamentò di chi potesse chiamare a quell’ora, ma si affrettò a rispondere pensando al fatto che una chiamata a quell’ora poteva indicare solo una cosa. Qualcosa era successo.

Dall’altro capo del telefono infatti vi era Killian, che, allarmato, chiedeva il loro aiuto. Svegliarono Alice e Neal e subito  i Charmings si recarono a casa Swan-jones.

“Papà!” urlò la bambina abbracciando l’uomo, ma appena vide la madre sdraiata sul divano domandò “Perché la mamma dorme qui e non nel suo letto? Avete litigato?” chiese la bambina, ricordandosi di quando Killian si ritrovava sbattuto sul divano quando i suoi genitori litigavano.

Killian, cosa è successo?” chiese Snow, avvicinandosi la figlia e tastandole la fronte per assicurarsi che non avesse la febbre. Vedeva la smorfia sul suo volto e una domanda le sorse spontanea “Perché si trova qui? Non dovrebbe essere in ospedale?”

“Il dottor Frankestain ci ha letteralmente buttati fuori e non mi sembrava il caso di riportarla lì, con il rischio che non la curasse a dovere!” disse Killian “è svenuta all’improvviso. Eravamo qui che stavamo parlando e poi è caduta. Non ci sono stati segnali che mi hanno anticipato un suo malore e…non lo so, non sono bravo in questi cose, ma i soliti metodi per far rinvenire qualcuno non funzionano, forse sbaglio qualcosa!”

“Ora capisco!” disse David, abbassandosi all’altezza della nipote e chiedendole “Tesoro, puoi con i tuoi poteri controllare che la mamma non sia ferita?”

Alice guardò il nonno confuso e poi il padre “La mamma sta male? Whale non l’ha guarita?”

Killian serrò la mascella nel vedere il suo sguardo impaurito. Non voleva far preoccupare la figlia e cercò un modo per farla sentire meglio “vogliamo solo essere sicuri che Whale l’abbia curata a dovere. Sai la magia è più efficace della medicina. è solo una precauzione. Ti senti di farlo?”

La bambina non ci pensò nemmeno un attimo. Non era praticissima con gli incantesimi di guarigione, ma qualche volta era riuscita a nascondere ai suoi genitori di essersi sbucciata le ginocchia dopo che le avevano ripetutamente detto di non correre, curandosi autonomamente. Si avvicinò al corpo immobile della madre, ma Snow la fermò.

Durante la sua fuga dalla regina cattiva, aveva avuto a che fare con il popolo, che l’aveva aiutata a nascondersi e alcuni di loro, le avevano insegnato qualche base sulla medicina e su come riconoscere certe malattie attraverso i sintomi e poteva affermarlo con certezza “Credo non ci sia da preoccuparsi. Sta solo dormendo!”

Killian aggrottò le sopracciglia “Non c’è da preoccuparsi? La gente non si addormenta così di botto mentre è intento a fare qualcosa. Neanche i colpi di sonno sono così  improvvisi. Quindi se sta davvero dormento, vuol dire che c’è nuovamente di mezzo il solito sogno, il che spiegherebbe perché si fa fatica a svegliarla, ma il modo in cui si è addormentata è…”

“Sono giorni che non dorme come si deve, forse il suo modo di addormentarsi non è poi così assurdo!” disse Snow non credendoci poi più di tanto.

“Se l’avessi vista cadere non lo diresti!” disse Killian convinto e quando vide Emma cominciare ad ansimare  e agitarsi, riconoscendone i sintomi, aggiunse “L’incubo ha inizio!” disse Killian,.

 

Emma era terrorizzata a quanto gli si presentò ai suoi occhi. Roni era stata appena afferrata da quelle ombre. Ebbe la tentazione di usare la sua magia per colpire le ombre, ma temeva di colpire Roni.

La vide alzarsi sempre di più in alto e la salvatrice si rivolse a Lucas “Questa è opera tua. Tu hai chiamato la salvatrice in questo luogo e con me è stata trascinata anche lei. Devi farci svegliare!”

“Non posso, questo non dipende da me. Ma se anche quella bambina è una salvatrice è meglio che tu riesca a salvarla prima che sia troppo tardi!” disse Lucas preoccupato, non staccando gli occhi da quelle ombre che via via, si allontanavano sempre di più.

Emma si rassegnò. Nel bene o nel male la sua magia, anche colpendo Roni, sarebbe stato meno doloroso di qualsiasi cose quegli esseri avrebbero fatto alla bambina. Si concentrò e dopo alcuni tentativi andati male, colpì l’ombra che aveva afferrato la bambina. Ci fu un gridò da parte di quell’essere, seguito da quello di Roni, che precipitò nel vuoto.

Emma urlò “Roni svegliati!”

 

Snow e Killian si trovavano nella stanza di Alice, mentre tentarono di rimettere a dormire i propri figli.

Neal era confuso da tutto quel trambusto. Non capiva il perché di quel continua andare e venire da casa sua a quella di sua sorella e aveva cominciato a porre un sacco di domande. Neve rimaneva sempre sul vago, non volendo allarmare il figlio, proprio come Killian non voleva allarmare Alice. La differenza tra Neal e la sua nipotina era che il primo non avendo a che fare con i sogni direttamente, credeva in qualunque cosa gli si raccontasse, mentre Alice era più difficile da convincere che le cose andavano bene. Snow intonò una ninna nanna, mentre Killian accarezzava i capelli della figlia, mentre la osservava scivolare nel sonno e sorrise nel vedere quanto la sua bambina fosse somigliante a Emma. Aveva la sua stessa espressione quando dormiva…certo, quando la sua amata non era perseguitata da incubi.

Ci volle un po’ ma finalmente entrambi i bambini caddero addormentati e Killian e Snow poterono chiudersi la porta alle spalle.

Sospirarono, prima di allarmarsi nel sentire l’urlo di Emma.

Corsero subito nella stanza, dove videro David gridare il nome della figlia, ma di lei non vi era traccia.

 

Regina e Robin e anche Roland, si precipitarono nella stanza di Roni quando la sentirono urlare.

Regina le fu subito accanto e l’abbracciò stretta a sé, mentre Robin le si sedette accanto.

“Cosa è successo?” chiese Roland vedendo la sua sorellina spaventata per l’ennesima volta.

“Ha solo avuto un incubo!” disse Regina, baciando la testa alla bambina.

“Si, certo! Non sono mica stupido. Ho capito che sta succedendo qualcosa di strano. Qualcuno sarebbe così cortese da spiegare anche a me?” chiese Roland, che ormai adolescente, non amava essere tenuto all’oscuro non considerandosi più un bambino. Ma il ragazzo non ebbe alcuna risposta, che una voce al piano di sotto attirò l’attenzione di tutti.

Roni!” chiamò Emma, comparendo poco dopo nella stanza della piccola.

Vide la bambina tra le braccia dell’amica e subito appoggiò la schiena contro la parete e si lasciò scivolare a terra, sentendo un enorme peso levarsi di dosso. La bambina si era svegliata in tempo…era salva.

Roni però continuava a piangere e non poteva darle torto. Regina continuava a strofinare la schiena della bambina cercando di calmarla, ma volle assolutamente scoprire cosa fosse successo. Che ci fosse di mezzo un altro incubo era palese, ma doveva essere successo qualcosa di veramente grave se Emma era apparsa a casa sua terrorizzata che  a Roni fosse successo qualcosa.

“Cosa diavolo è successo?” disse lasciando la bambina tra le braccia di Robin, con Roland,  che provava a consolare la sorella.

Emma era ancora seduta a terra. Si sentì esausta una volta che l’adrenalina che l’aveva riempito le vene, svanì.

Si portò le mani alla testa e disse “C’è mancato poco…davvero poco e io…non sono…”

“Cosa? Emma mi stai spaventando?” disse Regina. Quel c’è mancato poco, non era per niente rassicurante.

“Mamma!” la chiamò Roland, facendo voltare la donna e mostrandole il braccio della figlia.

Vi era una grossa scottatura che sembrava molto dolorosa.

“Come diavolo se l’è procurata?” domandò Robin, facendo alzare lo sguardo a Emma, che sbiancò alla ferita della bambina.

Regina sentì il cuore perdere un battito, ma cercò di mantenere la calma per curare la ferita della sua bambina.

“Va meglio tesoro?” chiese la donna, dandole un bacio sulla fronte.

Roni annuì.

“Voglio delle spiegazioni Emma, cosa è successo questa volta?” disse Regina arrabbiata.

La salvatrice sapeva che la rabbia non era verso di lei, ma verso quella situazione che causava dolore a sua figlia.

“Eravamo a Neverland questa volta, nella sua versione infernale e delle ombre l’hanno catturata. Io non sapevo che Roni fosse presente e quando l’ho scoperto era troppo tardi ed era già stata catturata da delle ombre e…ho dovuto usare i miei poteri per cercare di salvarla. Però non ho calcolato i rischi e lei è precipitata nel vuoto!” disse Emma sentendosi mancare l’aria dai polmoni “Se non si fosse svegliata in tempo…lei ora…lei sarebbe…” non riuscì a terminare la frase che si portò le mani alla testa. Regina si sentì improvvisamente debole e dovette sedersi sul letto per riuscire a digerire quelle parole. Non importava  che Roni fosse a casa sana e salva, la sola idea di perderla le faceva stringere lo stomaco. Ora capiva cosa avesse provato Emma quando aveva visto sua figlia morta nei suoi incubi.

“Quella bruciatura? Gliel’hanno fatta quelle ombre?” chiese, stringendo i pugni.

Emma scosse la testa e Regina si sorprese, convinta che la risposta fosse affermativa.

“Chi allora?” chiese  spaventata che qualcos’altro si fosse avvicinata a sua figlia.

Emma la guardò con occhi colpevoli e Regina in quel momento comprese.

La donna non sopportò oltre quella tensione che sentiva crescere dentro di sé e uscì dalla stanza.

“Regina!” la chiamò Robin preoccupato, ma non voleva nemmeno lasciare Roni che si era aggrappata forte a lui.

Emma si morse il labbro e alzandosi seguì la donna, al piano di sotto e la trovò in cucina che si stava riempiendo un bicchiere con qualcosa di forte.

 “Regina io…mi dispiace!” disse Emma abbassando la testa.

Il sindaco inghiottì il liquore che si era versata e poi, tenendo il bicchiere in mano disse “Accidenti Emma, non ce l’ho con te per aver ferito mia figlia!”

Emma alzò lo sguardo perplessa.

“Davvero pensavi che mi sarei arrabbiata, perché nel tentativo di liberarla, hai colpito anche lei? Era solo una scottatura che è guarita subito e…”

“Avrei potuto colpirla in pieno e non sarebbe stata una semplice scottatura!” disse Emma.

“Se ti vuoi colpevolizzare, fai pure, ma non sarò io a fartene una colpa. Certo non sono felice che mia figlia sia tornata da un sogno ferita, ma se l’eventualità erano peggiori allora…” Sospirò “No Emma, non ce l’ho con te, ma con me stessa. Sono sua madre e non riesco a proteggere mia figlia!” disse alzando la voce e lanciando il  bicchiere di vetro nel lavandino e mandandolo in frantumi.

Emma sussultò prima di dire “Regina, è qualcosa a cui tu non puoi…”.

“Cosa? Non posso porre rimedio? Chiunque altra madre, quando suo figlio è in pericolo sa come proteggerlo. Tu non sapevi come prenderti cura di Henry e lo hai dato in adozione, i tuoi genitori ti hanno mandato  in questo mondo per proteggerti e…” cominciò Regina.

“Per quanto i genitori possano voler proteggere i propri figli, mandarli nell’ignoto non è sempre la decisione migliore!”

Regina la guardò stranita “Cosa vuoi dire con questo? Hai voluto proteggere Henry e l’hai dato in adozione e anche se non sapevi a chi sarebbe andato e io non sono stata un esempio di bontà nei primi anni della sua vita, non è poi andata così male…” Emma la interruppe “Non ho mai dubitato che tu sia stata la scelta migliore per Henry, con me non sarebbe mai stato il ragazzo che è adesso!”

Regina la fissò stranita e notò che Emma scappava al suo sguardo “Ti riferisci ai tuoi genitori e al fatto che ti hanno messo nella teca, senza sapere dove saresti finita? Non ti hanno protetto come pensavano di fare? È questo che stai dicendo?”.

 Emma scrollò le spalle, ma non aggiunse nient’altro.

“Volevano proteggermi da me e dal sortilegio!” disse Regina confusa.

“Ho capito il perché della loro scelta, ma…quello che voglio farti solo capire, che anche se i genitori vogliono proteggere i loro figli, non sempre ci riescono. Spesso non sanno nemmeno cosa fare, proprio come te in questo momento e a volte peggiorano solo la situazione!” disse Emma nervosamente.

“Stai parlando di te? Cioè la scelta dei tuoi genitori di mandarti qui, è stata una pessima idea?” chiese Regina sospettosa “Cosa hai dovuto passare nella tua infanzia? Non ti stai riferendo solo al tuo status di orfana vero?”

Emma scappò dallo sguardo di Regina e nervosamente disse “Sto parlando in generale. Che non hai colpa se non riesci a proteggere tua figlia da qualcosa di ignoto!” disse Emma abbracciandosi nervosamente.

“Perché se ne avessi, allora tu non avresti potuto perdonare i tuoi genitori per averti abbandonato! Qualcuno ti ha fatto del male quando eri bambina?” disse Regina spaventata all’idea di aver condannato la sua amica a qualcosa del genere, anche se indirettamente. Non era stata sua l’idea di abbandonarla, ma ne era stata la causa. Sapeva che aveva avuto una vita difficile in quanto orfana, ma mai si era soffermata su cosa realmente avesse potuto passare. Emma non aveva mai parlato della sua infanzia e ora cominciava a pensare che nascondesse qualcosa di serio.

Emma fece esplodere la luce della cucina e arrabbiata disse “Smettila, qui non stiamo parlando di me e della mia infanzia chiaro!”

Regina sussultò a quella sfuriata e comprese che non era il caso di parlare oltre di quell’argomento “Comunque sia, io voglio fare di più. Non mi basta consolarla e curarla una volta che si sveglia. Voglio prendere il suo posto in questi sogni ed evitare che ci finisca lei!”

Emma si rilassò vedendo che l’amica aveva cambiato il centro dell’attenzione.

“e come vuoi fare? Diventare tu la salvatrice al posto suo?”

Regina sgranò gli occhi e disse “Non sarebbe una cattiva idea!”

 

 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Emma tornò a casa comparendo in una nuvola di fumo. Aveva avvertito Killian del fatto che si fosse recata da Regina, anche se si era beccata una sfuriata per non averlo informato subito, lasciandogli il tempo di preoccuparsi da morire, dato che l’unica cosa che sapeva della sua amata, era  di averla sentita urlare e che poi era sparita.

Killian l’abbracciò immediatamente quando Emma fu davanti a lei. La strinse forte, tanto che la salvatrice pensò che non la lasciasse più andare e sinceramente quella idea non le dispiaceva affatto. Si sentiva sicura tra le sue braccia, sentimento che ormai non provava da tempo a causa di quanto vedevano i suoi occhi ogni volta che provava a chiuderli o anche quando la realtà decideva di cambiare trascinandola nel suo mondo di terrore.

“Accidenti Emma, ci hai fatto spaventare!” disse Snow, abbracciando anch’essa la figlia, appena le fu possibile, seguita successivamente da David.

“Alice e Neal?” chiese Emma, vedendo i genitori a casa sua.

“Di sopra a dormire!” rispose David.

“Ora Swan, ci vuoi raccontare cosa è successo? Sei svenuta così all’improvviso e ancora non riesco a trovare una spiegazione!” disse Killian esasperato.

“Si, hai ragione. Roni più o meno vi ha già raccontato della nostra esperienza negli inferi e vi ha parlato di cinque persone che in un modo tutto loro ci hanno aiutato!” disse Emma e vedendo che i presenti annuivano continuò “Bhe uno di loro aveva bisogno di contattarmi e da quanto mi ha spiegato durante il nostro tour a Neverland, mi ha addormentato per spiegarmi cosa fare per risolvere questa situazione una volta per tutti.

“Cioè cosa?” chiese Killian curioso, sperando vivamente che non si trattasse, per una volta, di qualcosa di impossibile.

“incontriamoci domani nell’ufficio di Regina. Chiamiamo anche Gold e vi racconterò tutto e verrete a sapere anche della pazza idea del nostro caro sindaco.

 

La mattina seguente, Emma andò a svegliare Alice e Neal. I suoi genitori erano ritornati alla loro abitazione, ma non volendo svegliare per l’ennesima il bambino e con la figlia, avevano concordato di lasciarlo riposare a casa sua.

Emma diede un baciò sulla fronte al suo fratellino e alla sua bambina, ma i due non sembravano  volersi alzare. Non poteva dar loro torto, infondo il loro sonno era stato disturbato durante la notte e immaginava che i due bambini avessero ancora bisogno di riposo, ma loro dovevano andare a scuola e lei, Killian e i Charming avevano un appuntamento in mattinata.

Emma riprovò nuovamente a svegliarli dolcemente, ma entrambi continuavano a rimanere nel mondo dei sogni, rannicchiandosi sempre di più all’interno delle coperte a ogni richiamo.

Killian dopo essersi lavato, passò davanti alla camera dei bambini e vedendo la situazione disse “Permetti love?”

L’uomo entrò in camera avvicinandosi alle tende che coprivano la luce del sole. Le aprì completamente, rendendo la stanza improvvisamente troppo luminosa “Avanti ciurma, è ora di issare le vele e levare l’ancora!” disse a voce alta con tono divertito.

Neal si mise con il sedere in aria e la testa sotto il cuscino, cercando ancora una volta di tornare a dormire, ma Kilian lo scoprì completamente, gli rubò il cuscino e gli diede una leggera pacca sul sedere, facendo sbuffare il bambino “Avanti mozzo o devo vedere questa tua insubordinazione come un ammutinamento?” chiese il pirata al ragazzino, che imbronciato si mise a sedere, rassegnato all’idea  di doversi alzare.

“Non sono un mozzo, io sono il capitano!” disse Neal.

“No quello è il mio papà!” disse Alice, aggrappata al collo di Emma, volendo le sue coccole mattutine.

Emma sorrise a quella sveglia e guardò Killian divertita.

“Avanti vuoi due, ora vestitevi e scendete a fare colazione. Il capitano qui, vi da cinque minuti, prima di preparare la passerella e gettarvi in pasto ai pesci!” disse Emma continuando la recita del marito.

Uscì dalla stanza, anticipata da Alice, che correva verso il bagno facendo a gara con Neal, il quale, essendo più grande, la superò, chiudendole la porta in faccia.

La bambina cominciò a bussare alla porta imbronciata e ordinando allo zio di uscire perché doveva andarci lei, improvvisamente anche con una certa urgenza. Emma la raggiunse e spingendola leggermente verso la camera da letto le disse di usare, per quella mattina il bagno che usavano lei e Killian.

La salvatrice scese in cucina, dove Killian l’aveva anticipata, e si lasciò cadere su una sedia esausta.

“Tieni love, una bella colazione, ti darà la forza per affrontare questa giornata!” disse Killian porgendole un pezzo di torta alle fragole con panna.

Emma sospirò “Non basterà un pezzo di torta. Mi servirebbe una dormita di un mese come minimo!” disse assaggiando la torta “Dove l’hai presa?”

“Non posso averla fatta io?” chiese Killian alzando il sopracciglio.

“No, viene come minimo viene da Granny!” disse Emma, mangiandone un altro boccone.

“Colpito e affondato!” disse sorridendo Killian, mentre si versava una bella dose di caffè nella sua tazza, tempestivamente rubatagli da Emma.

Killian scosse la testa e cominciò a mangiare la sua fetta biscottata con marmellata, mentre aspettavano che i bambini scendessero a fare colazione, cosa che non tardò a succedere.

Sia Alice che Neal ebbero la loro fetta di torta, ma un particolare non sfuggi alla bambina, che con aria preoccupata disse ad Emma.

“Mamma, il caffè non fa bene alla mia sorellina!” disse la bimba seria.

Emma la guardò stranita e poi guardò Killian, che la guardava confusa.

La donna sospirò, mise giù la tazza e spostando i capelli dal voto della figlia, disse “Tesoro, te l’ho  già detto, non aspetto nessuna sorellina!”

“Ma mamma io lo so…” cominciò la piccola, ma Killian la interruppe “Solo perché desideri tanto una sorellina, non è così che succede. Ci vuole pazienza per queste cose!”

“sono mesi che aspetto e…” tentò di nuovo Alice, venendo interrotta sta volta da Emma.

“Ti ricordi quando hai visto Ashley, circa un anno fa, e mi hai chiesto, se anche la tua pancia sarebbe diventata così grande se avessi continuato a mangiare dolci e io ti dissi, che dentro la sua pancia c’era un bambino?”.

La piccola annuì.

“La mia pancia assomiglia a quella di Ella?” domandò Emma.

“No  però…” cominciò la bambina per poi interrompersi da sola, incrociare le braccia e sbuffare.

Killian sorrise e alzandosi da tavola disse “Forza ciurma, è ora di andare!”

 

Dopo che chi di dovere era andato a scuola, tutti si ritrovarono nell’ufficio del sindaco come stabilito.

I primi ad arrivare furono Snow e David. Regina si trovava lì da un pezzo e quando li vide entrare dalla porta, non staccò loro di dosso gli occhi.

“Cosa c’è? Ho qualcosa in faccia per caso?” chiese Snow, guardando poi David, il quale, scuotendo la testa, non confermò la sua ipotesi.

“Emma…” cominciò “…Emma vi ha mai raccontato qualcosa del suo passato?” domandò Regina, sorprendendo i due reali.

“No, è sempre stata schiva e misteriosa su questo, perché?” chiese  Snow.

“Abbiamo provato ogni tanto a farla aprire, ma…sembra che su questo punto i suoi muri non vogliono cedere!” disse David.

“E un tale comportamento non vi ha mai fatto venire il dubbio che nella infanzia di Emma possa esserci stato qualcosa che possa averla traumatizzata a tal punto da non volerlo raccontare?” disse Regina.

Snow sussultò “Cosa vuoi dire? Sappiamo che ha avuto una infanzia difficile e solitaria perché non ha mai trovato qualcuno disposta ad adottarla in modo definitivo. È passata da una casa famiglia all’altra, senza mai conoscere l’amore di una famiglia!”.

“Si passa da una casa famiglia all’altra dopo che sei stata affidata a una famiglia che poi ha preso la decisione di rimandarti indietro. Non avrebbe cambiato così tante case famiglia altrimenti. Il che mi fa pensare che Emma abbia viaggiato parecchio e che sia passata di casa in casa come se fosse una semplice valigia che non disfi perché tanto dovrà essere spostata di nuovo!”  disse Regina.

“Questa sinceramente a me sembra già una ragione plausibile per non raccontarci niente. Non vuole farci sentire in colpa per averla abbandonata!” disse David.

“Forse, ma ho come il presentimento che queste famiglie  in cui è stata sballottolata a destra e a manca, non siano state tutte…diciamo gentili!” disse Regina, senza dire espressamente quello che pensava.

“Pensi che sia stata maltrattata?” chiese Snow spaventata all’idea. Per quanto avesse potuto immaginarsi la vita della sua bambina, mai aveva veramente pensato a una eventualità del genere. Soprattutto perché non poteva immaginare che qualcuno potesse fare del male a una bambina.

Regina stava quasi per rispondere, ma la porta si aprì nuovamente, rivelando Emma, Killian, Robin, Gold e Belle.

Erano tutti presenti e ormai riunione poteva iniziare.

“Bene salvatrice, di cosa ci volevi informare?” chiese Gold, sedendosi in una delle sedie a disposizione nell’ufficio di Regina. Quest’ultima ed Emma erano in piedi, appoggiate alla scrivania del sindaco.

“Sta notte sono di nuovo tornata là, negli inferi e questa volta una delle anime li intrappolate, ha provato a informarmi su come sistemare la situazione!” cominciò Emma “Bisogna ripristinare l’equilibrio che è venuto a mancare, tra i vari mondi e l’aldilà!”

“Questo squilibrio come è venuto a mancare?” chiese David curioso.

“Giocando con la vita e la morte. Più volte abbiamo imbrogliato la morte, senza che ne avessimo il diritto e…questa è la conseguenza. L’aldilà, più precisamente gli inferi, stanno prendendo possesso di tutti i reami!” disse Emma

“Quindi quando quelle anime che vedi nei sogni accusano la salvatrice per quello che sta succedendo, significa che si riferiscono…” cominciò Robin.

“…a me, si! Quando ho evitato che tu morissi a Camelot, ho giocato con forze che dovevo lasciare stare e non mi sono fermata lì. C’è stato Killian, Gold, mia figlia e il prezzo  non è mai stato pagato!” concluse Emma.

“Ora invece il resoconto è arrivato, con tanto di interessi!” disse David.

“E cosa bisogna fare per evitare di finire tutti all’inferno, love?” chiese Killian.

“Lucas, l’anima che mi ha parlato, non è riuscito a raccontarmi tutto, ma ha parlato delle scintille, come quella del Dark one. Ha detto che ogni terra ha una scintilla che la rappresenta e che saranno indispensabili per fermare il processo!” Spiegò Emma “Ma mi ha anche fatto intendere che non è qualcosa di già esistente, ma che bisogna crearle!”

“Tutto qui?” chiese Regina, guardando la donna che annuì.

“Io credo di sapere cosa volesse dire!” disse Belle e poi rivolgendosi a Emma disse “Quel libro che ti è stato indicato dalla visione, parla di qualcosa del genere. Sono solo miti, ma ogni mito ha un fondo di verità!”

“Belle, che cosa ci sai dire?” chiese Snow, speranzosa che la donna avesse la soluzione, spesso infatti grazie a lei avevano trovato la soluzione ai loro problemi.

“La scintilla rappresenta il cuore di un qualcosa!” disse Belle.

“Come la scintilla del Dark one rappresenta l’oscurità!” disse Emma.

“Esatto e per creare questa scintilla, si necessità di alcuni elementi, oggetti che rappresentino, in questo caso, la terra che la scintilla deve rappresentare!” disse Belle.

“Quindi per  creare la scintilla di questo mondo, avremo bisogno di…Acqua, fuoco, elettricità, terra e aria?” chiese David.

Belle annuì.

“Anche le altre terre hanno questi elementi, perché dovrebbero rappresentare solo il mondo senza magia?” chiese Killian.

“Perché il mondo senza magia è il mondo principale. Senza questa terra noi non esisteremmo. Con l’invenzione delle nostre storie e la loro diffusione nel mondo, le nostre terre e storie hanno realmente preso vita, ma se si chiede a chiunque di pensare  a cosa gli fa venire in mente  una storia o una determinata terra dove è ambientata una storia, non diranno mai, acqua, fuoco e tutto il resto. Ad esempio, se dico Oz, cosa vi fa venire in mente?” chiese Gold.

“Non saprei!” disse Snow.

“Nemmeno io!” disse David.

Robin scosse la testa, così come anche Belle.

“Gli smerarli, i mattoni gialli, il tornato e le scarpette rosse!” disse Emma.

“Ben fatto salvatrice, sapevo che non mi avresti deluso!” disse Gold.

“Saremo personaggi delle fiabe, ma non conosciamo ogni storia e ogni terra. Conosciamo le nostre e sono già abbastanza incasinate senza metterci anche quelle degli altri!” disse Regina.

“Su questo può appunto venirci incontro la salvatrice, in quanto, essendo cresciuta nel mondo senza magia, per lei queste fiabe per lungo tempo non sono state altro che fiabe e quindi ne conosce i simboli!” disse Gold.

“Resta da chiarire quindi, quante sono le scintille da creare, quali elementi cercare per ogni terra, come crearle e cosa farne!” disse Emma.

“Di terre ce ne sono un’infinità. La foresta incantata, Arendelle, Camelot, la terra dei giganti e chissà quante altre!” disse Killian.

“Credo che per terre ci possiamo riferire ai mondi, non i luoghi dove si svolgono le storie. Per foresta incantata intendiamo il mondo da cui proveniamo noi, di cui  anche Arendelle, la terra dei giganti e Camelot ne fanno parte. La foresta incantata, la terra senza magia e Neverland ad esempio sono tre mondi separati e per accedervi si ha bisogno di un portare. Non ci si può giungere con giorni di cammina” disse Belle.

“Secondo questa teoria allora, abbiamo già tre scintille da fare!” disse David.

“Quattro con Oz!” disse Regina.

“Io credo che ci manchi una sola terra.!” disse Belle.

“Credi? Dobbiamo esserne sicuri!” disse Killian.

Belle si avvicinò alla scrivania di Regina, prese un pezzo di carta e disegnò una stella a cinque punte “Guardate! Sul libro c’è questa illustrazione. Una stella. Putroppo questa parte è in una lingua sconosciuta che sto cercando di tradurre, ma dal contesto credo proprio di aver capito cosa dica. Le cinque punte indicano i cinque mondi esistenti e il centro della stella è l’aldilà, un mondo o realtà a cui tutti siamo collegati. Quando si muore, indipendentemente se siamo reale o personaggi di fantasia, tutti finiamo lì. Quindi in poche parole, i mondi principali sono cinque.

Non ci resta che scoprire quale sia il quinto.

“il mondo delle storie non raccontare. Vi si accede attraverso un portale!” disse Snow.

“Potrebbe essere!” disse Belle.

“No, non credo!” disse Emma “Se ho capito una cosa, è il fatto che il mondo delle fiabe è diventato reale grazie alla credenza del mondo senza magia, se hanno qualcosa in comunque queste terre è il fatto che la gente di qui ci crede o comunque ne conosce l’esistenza anche se attraverso una storia. Il mondo delle storie non raccontate non corrisponde a questa descrizione, essendo storie mai raccontate, le persone di questo mondo ne ignorano l’esistenza. Tutto parte da questo mondo, mentre la terra delle storie non raccontate nasce grazie alle persona del  nostro mondo che volevano fuggire dalle loro storie. Per fare una analogia, se fossimo tutti delle componenti del desktop di un computer, il mondo delle storie raccontate sarebbe il cestino dei mondi…chiamiamoli di fantasia, perché chi ci si rifugia elimina la propria esistenza!”

“Sono d’accordo con la salvatrice su questo punto, ma rimane il problema che ci rimane sempre una terra da individuare!” disse Gold

Belle si alzò in piedi e determinata disse “Provvederò a tradurre il pezzo mancante del libro. Appena so qualcosa vi informo!” disse la donna uscendo dalla stanza per mettersi al lavoro.

Snow e David guardavano Emma con il sorriso sulle labbra. La donna se ne accorse e stranita domandò loro.

“Perché mi guardate così?”

“Parlando della foresta incantata hai detto, la nostra terra!”  disse Snow.

“è la prima volta che ti consideri un personaggio effettivo delle fiabe!” disse David.

Emma li guardò perplessi “Bhe…si…cioè, non ciò fatto caso in realtà!” alzò le spalle “Ci sono dentro fino al collo, ci ho fatto l’abitudine ormai!” disse sorridendo.

“Ehm, scusate, possiamo continuare la nostra riunione?” chiese Regina.

Snow la guardò confusa e chiese “Finchè non sappiamo qualcosa da Belle, non possiamo procedere oltre, di cosa dobbiamo parlare?”

Emma affiancò Regina e annuì per darle coraggio “Mi prenderete per una pazza, ma…voglio diventare la salvatrice!”

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

“Probabilmente mi prenderete per una pazza, ma…voglio diventare la salvatrice!” disse Regina, facendo cadere il silenzio in sala.

Tutti la guardavano straniti, tranne Emma, che sapeva cosa volesse la donna.

“Tu vuoi diventare la salvatrice?” chiese Snow.

“Questa è bella!” disse Killian.

“Ti rendi conto che il tuo, è un desiderio assurdo vero?” chiese David.

“Tesoro è impossibile. È un dono di nascita, non lo si può diventare solo perché lo si vuole!” disse Robin.

Emma con un gesto della mano fece tacere tutti e disse “Regina si è espressa male. Non vuole diventare la salvatrice nel vero senso della parola, perché è ovvio che è impossibile.  Vuole acquisirne i poteri momentaneamente per impedire che Roni torni negli inferi, sia che accada attraverso i sogni, che tramite visioni!” disse Emma.

“Quindi stai parlando di uno scambio di poteri?” chiese Gold.

Emma annuì “A quanto sembra solo la magia di un salvatore è abbastanza potente per vedere il cambiamento che sta avvenendo ed è impossibile sottrarsi. Anche quando le anime che ci stanno aiutando, vogliono mandare messaggi a me, vengono recapitati anche a Roni!”.

“Sta notte c’è mancato poco che perdessi mia figlia e non posso permettere che questo accada. Non voglio che corra pericoli e voi dovreste capire quello che provo, dato che qui dentro siamo tutti genitori!” disse Regina determinata.

“Ti capiamo Regina, ma…è fattibile una cosa di questo genere?” chiese Snow perplessa.

“Non lo so, per questo volevo chiedere a Gold!” disse Regina, riferendosi poi all’uomo “Tu sei stato l’oscuro per secoli, ne sai qualcosa?”

Gold sospirò “Esiste un incantesimo per scambiare i poteri, ma entrambe le parti devono volerlo e ovviamente devono essere tutti e due degli esseri magici, ma…”

“Ma?” chiese Regina.

“Ma non è mai stato provato con un essere potente come un salvatore!” disse Gold.

“Possiamo provare, tanto è un incantesimo momentaneo giusto?” disse Regina.

“La durata dipende dalle parti, ma ogni corpo è adatto a un tipo di magia, potrebbe non sopportare l’altro tipo a lungo! Te la senti?” chiese Gold, ricevendo una risposta affermativa da Regina.

 

Vedendo la determinazione di Regina, Gold acconsenti di aiutarle, potendo comprendere anch’egli, cosa volesse dire preoccuparsi del proprio figlio e volerlo proteggere da ogni solta di male.

Andarono al negozio dove Gold, anche se non aveva più poteri, volendo poteva praticare la magia, tramite pozioni.

I presenti dovettero aspettare diverso tempo, mentre il proprietario, nel retro, cercava il libro che parlava della magia che interessava loro.

“Ecco qua!” disse Gold poggiando il tomo sul bancone. Come ricordavo, l’incantesimo non è difficile in sé. Bisogna unire le mani, ripetere questa formula e soprattutto voler donare il proprio potere all’altro!” disse Gold.

“Che razza di lingua è?” chiese Emma dando un’occhiata al libro “Perché gli incantesimi sono sempre in lingue assurde?”

“Basta che ripeti quello che ti dico e non avrai problemi salvatrice!” affermò Gold.

Emma guardò Regina e le chiese “Sei sicura di voler provare?”

“Sicurissima!” rispose l’interpellata.

“Allora, facciamolo!” disse Emma prendendo le mani dell’amica e chiudendo gli occhi per concentrarsi. Regina fece lo stesso e ripetendo la formula dettatagli da Tremotino, l’incantesimo ebbe inizio.

Ci fu un turbinio di luci, bianca intorno ad Emma e viola intorno a Regina, ma sebbene nessuno avesse mai visto quella magia, tutti poterono notare che qualcosa non andava. La magia di Regina volteggiava sopra di lei, mentre quella di Emma, rimaneva intorno alla donna, finchè, con uno lampo, scomparve per tornare all’interno della salvatrice, mentre i poteri di Regina, rimanendo per un momento a volteggiare, non avendo posto dove andare, tornarono all’interno della sua proprietaria.

Emma strinse gli occhi e si portò una mano sulla fronte.

“Stai bene?” chiese Killian affiancandola.

“Regina?” chiese Robin alla donna, vedendola pressoché nelle stesse condizioni della salvatrice.

“Sono solo un po’ stordita. Cosa è successo? Ha funzionato, non mi sento diversa!” disse il sindaco.

“Questo perché l’incantesimo non ha avuto successo!” disse Gold “E sembra che la colpa sia della salvatrice!”

Emma lo guardò seccata “Certo, la colpa di tutto è sempre mia!”

“Perché sarebbe colpa di mia figlia?” Chiese David.

“Perché come avete visto, la magia di Regina era pronta a spostarsi, quella di Emma non ha voluto abbandonare il suo corpo!” disse Gold.

“E quale potrebbe essere la ragione?” chiese Emma.

“Forse non volevi darle i tuoi poteri love!” disse Killian “è plausibile?”

“Perché non avrei voluto?” chiese Emma.

“Sei incinta?” chiese Gold.

“Cosa?” chiese Emma sorpresa.

“Quel lampo era uno scudo di protezione, lo stesso scudo che si veniva a creare quando eri in attesa di Alice. Spiegherebbe perché la magia non ha funzionato. Tu vuoi aiutare Regina, ma non sai che effetto posso avere i suoi poteri sul bambino!” disse Gold.

“Questo è assurdo. Regina, riproviamo!” disse la salvatrice e appoggiando l’amica, Regina acconsentì.

Niente cambiò, lo schema che si ripeté fu lo stesso. I poteri di Emma non volevano abbandonarla.

Tutti la guardarono, chi straniti, chi curiosi, chi con le stelle negli occhi.

Emma si sentì osservata e disse “Allora mettiamo le cose in chiaro. No, non sono incinta. Io e Killian abbiamo provato ad avere altri figli? Si, sono mesi che ci proviamo, ma ho fatto mille test di gravidanza e sono stati tutti negativi. Sembra che non riesca a rimanere incinta d’accordo?” disse Emma infastidita, dato che quello era un argomento che le creava disagio, ma anche sofferenza, in quanto davvero desiderava un altro figlio.

“Emma, i test non sono infallibili, possono averti dato un risultato sbagliato!” disse Snow.

Regina vide e riconobbe l’atteggiamento dell’amica, si stava chiudendo a riccio e cominciò col dire “Sentite, forse è meglio…” non terminò la frase che Emma tirò fuori il cellulare e compose un numero. Mise il vivavoce, in modo tale che tutti potessero sentire.

“Emma cosa stai…” cominciò David.

“Ora avremo la conferma!” disse Emma determinata a far valere la sua ipotesi.

“Pronto?” disse la voce dall’altro capo del telefono.

Whale, sono Emma!”

“Oh, Emma…senti mi dispiace per l’altra sera, ma dovevo pensare agli altri pazienti e…” cominciò Whale.

“Non ti ho chiamato per questo motivo. Come di routine, quando qualcuno arriva in ospedale fai delle analisi del sangue dico bene?” domandò la donna in modo sbrigativo, mentre si sentiva ancora gli occhi puntati addosso.

“Esatto, è la prassi!” rispose Whale.

“Hai fatto anche le mie quindi!” disse Emma.

“Si, come appena detto è la prassi!”

“Hai già i risultati?” chiese la salvatrice, non sapendo bene cosa sperare. Da una parte sperava che avessero ragione gli altri e far avverare il desiderio suo e di Killian di diventare di nuovo genitori, ma con tutto quello che stava accadendo, sapeva di non poter sopportare un’altra gravidanza in un altro momento disperato.

“Si, li ho guardati stamattina,  è tutto in regola, i tuoi valori sono tutti nella norma, bhe tranne quelli dell’ossigeno e dei liquidi nel sangue, ma perché abbiamo prelevato il sangue prima che intervenissimo e...!” cominciò Whale.

“Ti faccio una domanda precisa e voglio una risposta chiara in modo tale che nessuna possa anche solo intendere male. Sono incinta?” chiese Emma.

“ehm…come ho appena detto i tuoi valori sono…”

“Si o no!” chiese Emma esasperata.

“No, Emma. No. Non c’è niente che indichi che tu sia in dolce attesa!” disse Whale.

“Ok, ti ringrazio e scusa il disturbo!” disse Emma, chiudendo la conversazione. Si rimise il cellulare in tasca e guardando i presenti disse “Ora siete soddisfatti? Qualcuno vuole obbiettare un parere medico?”

Nessuno rispose ed Emma seccata, se ne andò in malo modo.

 

Camminò e camminò per diverso tempo, fino a ritrovarsi al molo, vicino  alla Jolly Roger. Decise di salirci e si mise a prendere un po’ di aria marina sul ponte della nave. In quel momento avrebbe voluto andare per mare, anche se solo per pochi minuti. Le piaceva quella sensazione di libertà dove non vi erano pensieri e i titoli non significavano niente. Lei in mare aperto diventava Emma. La salvatrice non esisteva.

Sospirò tristemente e  nemmeno lei sapeva spiegarsi il perché di quella sensazione di ansia che provava nel cuore. Non era per la catastrofe imminente, era per la conversazione appena avuta. Scoprire…o meglio confermare che non era incinta le era pesato molto più di quanto avrebbe creduto. La gravidanza con Alice era stata un incubo con il costante rischio di perderla, la gravidanza con Henry, per quanto fosse andata bene, non se l’era goduta, sapendo di non potersi affezionare al figlio e la sola idea di vivere un'altra gravidanza in contemporanea a una nuova minaccia, le accapponava la pelle, però quel no, alla sua domanda a Whale, l’aveva colpita nel profondo, forse perché temeva di aver perso la sua occasione. Chi poteva garantirle che sarebbe tornata viva dalla sua nuova impresa, o Killian o chiunque altro, perché già sapeva che non l’avrebbero lasciata andare da sola e nel caso davvero qualcuno ci avrebbe rimesso la vita, questa volta, avrebbero dovuto lasciare i loro sentimenti da parte e, se ci fosse qualche scappatoia, non avrebbero potuto riportare in vita nessuno. O meglio avrebbero potuto, ma rischiando di incasinare maggiormente la situazione e finire infine di morire tutti.

 

La brezza marina era fresca, ma persa nei suoi pensieri, non sentì i brividi che avevano cominciato a scuoterle il corpo e nemmeno i passi di qualcuno dietro di lei che le si avvicinava. Sussultò quando sentì qualcosa venire poggiato sulle sue spalle.

Killian!” disse, girando la testa verso di lui, quando comprese che l’uomo che amava gli aveva ceduto la sua giacca di pelle per coprila.

Il pirata le si sedette accanto e le domandò “Tutto bene love?”

Emma annuì, ma non lo guardò.

“Devo ripetere la domanda, sperando nella tua sincerità?” domandò l’uomo, dato che ormai non riusciva più a ingannarlo. La conosceva troppo bene.

“Se è per la questione gravidanza amore…non è un problema, c’è ancora tempo e…” cominciò Killian, che venne messo a tacere dalla donna che lo guardava infastidita “Smettila di dire che c’è tempo per quello e vorrei che tutti la smettessero di insinuare che sono incinta. Non lo sono e probabilmente non lo sarò mai ok? C’è questa minaccia che è ancora più insidiosa delle altre e chi ci garantisce che torneremo indietro, che riusciremo a fermarla o che entrambi torneremo a Storybrooke da nostra figlia?”

Killian fece per rispondere, ma Emma lo precedette di nuovo “E non cominciare con i tuoi discorsi sulla speranza. Al momento la mia speranza è andata al diavolo!”

Killian sospirò “Hai ragione. Avere speranza è importante, ma non sempre basta per risolvere la situazione. Le cose potrebbero andare male, parecchio male, ma anche bene in definitiva e dobbiamo semplicemente impegnarci tutti quanti, affinché questa ultima ipotesi sia quella che si avveri. Concentriamoci su un problema alla volta. Pensiamo a risolvere questa minaccia e poi…chi lo sa, un nuovo bambino potrà essere la ricompensa di aver salvato il mondo!” disse Killian sorridendole.

“E se per caso non riuscissi a rimanere incinta?” chiese Emma preoccupata.

Killian non perse il sorriso e spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio le disse “Mi hai già donato Alice, nonostante non pensassi di meritarmi tutto questo ed è una bellissima bambina, tale e quale a sua madre, cosa posso volere di più dalla vita. In più abbiamo anche Henry e direi che la nostra famiglia, anche se non riuscissimo ad avere un altro membro nella ciurma, è già al completo Swan. Su questo punto non devi preoccuparti. Il destino si compie sempre e se il fato vorrà donarci un altro figlio va bene, se non vorrà va bene comunque. Abbiamo già tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere felici…minacce a parte!”

Emma fece un leggero sorriso, prima di stringersi maggiormente la giacca di Killian addosso e appoggiarsi su di lui per cercare un po’ di calore.

“So che hai ragione, ma…non riesco a fare a meno di aver i nervi a fior di pelle. Mi sento nervosa per tutto e tutto mi infastidisce, anche pensare positivo!” disse la donna.

“Perché sei stanca love! Dovresti riposare un po’!” disse Killian.

“Ho paura di chiudere gli occhi Killian. Non voglio rivederla!” disse la salvatrice senza specificare il nome, sapendo che il marito avrebbe bene inteso di chi stesse parlando.

Killian le baciò la testa e le disse “Lo so love, ma…non puoi continuare così e ingozzarti di caffè. Devi riposare, prometto che ti starò accanto e appena vedo che c’è qualcosa che non va, ti sveglierò!”

Emma era ancora dubbiosa, in quanto più volte era capitato che non riuscissero a svegliarla, ma decise di riprovare. Il suo corpo ne aveva bisogno, dopo giorni che non riusciva a dormire decentemente, ma solo per poche ore a notte, alcune delle quali perché addormentata forzatamente da anime che dovevano parlarle.

“D’accordo, ma…qualsiasi cosa, non darmi la mano. non voglio portarti lì con me. Voglio saperti al sicuro Killian!” disse Emma. Sentì l’uomo risponderle, ma la sua voce era lontana e diventava sempre più bassa fino a tacere e le braccia intorno a lei, che la facevano sentire al sicuro, scomparvero. Non si era addormentata, ne era certa e solo una cosa poteva essere. Non era lei a essere andata negli inferi attraverso il sonno, ma furono  gli inferi ad andare da lei e intrappolarla in una visione.

Spalancò gli occhi e guardandosi intorno disse “No, non di nuovo!”

 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Killian abbracciò stretta Emma per permetterle di dormire, ma subito notò qualcosa che non andava. Non era pensabile che si fosse già addormentata e di fatto, la donna si tolse dal suo abbraccio e cominciò a guardarsi intorno.

“No, non di nuovo!” la sentì affermare.

La chiamò e le passò una mano davanti agli occhi e dalla non reazione di lei, capì immediatamente. Era nuovamente intrappolata in una visione.

 

Emma si trovava sul ponte della nave, nello stesso punto in cui sedeva con Killian, ma dell’uomo nemmeno l’ombra. Provò a chiamarlo, ma non vi fu risposta. Si sentì sollevata del fatto che non fosse magicamente di nuovo con lei, ma il suo sollievo durò un solo istante, quando si accorse del fumo che si sprigionava verso l’alto. Si domandò da dove venisse e da dove proveniva quello strano bagliore rosso che illuminava tutto l’ambiente circostante e quel caldo che improvvisamente la faceva soffocare.

Si affacciò dal parapetto della nave e rimase scioccata da quello che vide. Il mare, le belle acque cristalline erano scomparse, lasciando il posto a un mare di lava.  Tutto l’oceano che circondava Storybrooke, in quel momento non era altro che un’immensa distesa di lava che bruciava tutto  ciò che entrava in suo contatto, compresa la Jolly Roger. Quando vide una fiamma immensa alzarsi in aria proprio accanto a lei, si scostò velocemente per evitare di rimanere scottata, ma  lo scatto veloce, le fece perdere la presa sulla giacca nera di Killian, semplicemente appoggiata sulle spalle.

 

Killian provò più volte a chiamare Emma, inutilmente  e ne seguì gli spostamenti, parlandole e dicendole che lui era lì accanto a lei.  Si sporse anch’egli dal parapetto, cercando di capire cosa avesse attirato l’attenzione della sua amata, ma vide solamente le acque del mare, niente che potesse spiegare l’espressione di terrore della salvatrice. Qualcosa di inspiegabile però accadde immediatamente dopo, quando con uno scatto, Emma si allontanò dal parabrezza, facendo cadere la sua giacca di pelle in mare.

Sussultò a quello che vide. La sua bella giacca di pelle, appena entrò in contatto con l’acqua, prese fuoco e si incendiò, bruciandola completamente in pochi istanti. Era una cosa a cui non poteva crede. Vedeva i pesci nuotare al di sotto e non poteva nemmeno ipotizzare qualche sorta di teoria stramba per cui l’acqua avesse la capacità di incendiare qualcosa, soprattutto con esseri viventi che continuavano ad abitarla senza nessun problema.

Qualsiasi cosa fosse, stava avvenendo  nella visione di Emma e si stava realizzando, anche se in minima parte, anche davanti agli occhi di un essere senza poteri.

Vide la donna cercare di scappare sempre più a prua, fino a raggiungere l’estremità della nave. Killian non seppe dire se era per la presenza di qualche mostro che la minacciava o meno, ma poteva vedere, come la sua amata aveva preso a sudare  e di come cercasse un modo per scappare.

Provò ancora a chiamarla, ma presto un'altra cosa senza spiegazione accadde. La sua nave, la sua amata jolly Roger, sua compagna di mille avventure, prese fuoco dal nulla. Killian affiancò Emma in quanto le loro possibilità di scampo erano praticamente nulle. Killian fu tentato di buttarsi in mare, ma il fatto che la sua giacca avesse preso fuoco a contatto con le acque, lo fermò. Per lui era semplice acqua salata, ma era evidente che nella visione della donna fosse qualcos’altro, qualcosa che avrebbe potuto ucciderla, anche se era solo una visione, perché anche se fisicamente era lì, con la mente era altrove, ma con la morte della mente, anche il corpo cessava di vivere e di certo non voleva essere lui la causa della dipartita di sua moglie. Cercò anch’egli un modo per scappare e lo trovò quando, facendo un passo indietro, andò a urtare un barile. Era una riserva d’acqua e avrebbe potuto aiutare lui ed Emma ad attraversare il fuoco, senza rimanere bruciati vivi.

Si immerse nel barile, bagnandosi dalla testa ai piedi e con l’acqua che non era uscita dai bordi, la versò tutta addosso alla salvatrice, bagnandola dalla testa ai piedi.

Buttò il barile nel fuoco e afferrando Emma, cercò di trascinarla via.

 

Emma sapeva di essere in trappola. Con la lava sotto i suoi piedi e la nave che stava bruciando, sapeva di avere solo pochi istanti di vita, in quanto non vi era alcuna possibilità di fuga. Vedeva il molo dal lato opposto rispetto a dove si trovava lei, ma non sapeva come raggiungerlo. La sua magia non funzionava. In quel luogo i poteri funzionavano in modo diverso e ancora non aveva bene inteso come utilizzarli. Infatti, solo poche volte era riuscita a ricorrere ai suoi poteri e non sempre nel modo corretto. Aveva usato il teletrasporto una volta, ma si era mossa solo di pochi metri. Si sforzò per concentrarsi su di un posto dove voleva materializzarsi, poco le importava se ci sarebbe arrivata o meno. Bastava muoversi di una ventina di metri o forse poco più per giungere in salvo…o almeno in salvo dal fuoco.

Chiuse gli occhi e si concentrò un istante prima di sentirsi cadere addosso dell’acqua che la bagnò dalla testa ai piedi. Spalancò gli occhi e non ebbe nemmeno il tempo di cercare una spiegazione, che si sentì afferrare saldamente da  due forti braccia, che sembravano non voler mollare la presa.

Non riusciva a vedere il suo aggressore in faccia, ma dalle mani artigliate e mostruose e dai rantoli che mandava nel suo respirare, non era difficile capire che non era un amico.

Subito provò a dimenarsi con forza. Non sapeva cosa fosse meglio, morire per mano di quell’essere o morire bruciata viva. Forse la prima scelta sarebbe potuta essere stata più rapita, se quel mostro avesse avuto pietà di lei e l’avesse uccisa rapidamente, ma nel caso si volesse divertire nel vedere la sua sofferenza, allora il fuoco sarebbe stato pìù veloce.

Nonostante quei pensieri, non potè scegliere di che morte morire, il mostro la sollevò da terra e la portò via. Chiuse gli occhi spaventata, poteva sentire il calore delle fiamme sfiorarle la pelle mentre quell’essere la trascinava via, poi ad un tratto il calore ustionante scomparve. Il caldo era ancora presente e anche parecchio, ma non così tanto da farle venire la voglia di urlare. Riaprì gli occhi e comprese di trovarsi sul molo. Era ancora prigioniera di quell’essere e sebbene l’avesse appena portata in salvo, non volle fidarsi e continuò a dimenarsi con forza. Sentì la presa  cedere e lei, approfittando del momento, si girò e diede un calcio nelle parti basse di quel demone, che gemette di dolore. Questo però scatenò anche l’ira di quell’essere, che con rabbia, si avventò sulla salvatrice, buttandola a terra e con forza la tenne giù. Ringhiava rabbiosamente e per vendicarsi del torto subito, le morse  brutalmente il braccio con cui la donna cercava disperatamente di liberarsi. Emma strinse i denti dal dolore, attendendo il momento in cui le avrebbe fatto di peggio, desiderando che  quell’essere la lasciasse morire nel fuoco. Voltò il capo di lato non volendo più guardare in volto il mostro che l’avrebbe uccisa, ma quello che videro i suoi occhi, fu peggio.

Era di nuovo lì davanti a lei, questa volta ancora più mal ridotta delle altre volte e la osservava. Il suo volto era inespressivo. Non vi era odio nel suo sguardo questa volta, ma nemmeno una emozione era visibile nei suoi occhi, che continuavano ad essere azzurri come quelli di Killian, l’unica cosa di umano che le era rimasto. Era come se quell’ambiente avesse completamente annullato la bambina che era.

Allungò un braccio verso la sua direzione, nonostante il suo aspetto avrebbe voluto accarezzarla e dirle per l’ultima volta che l’amava, ma la sua visuale cominciò a scurirsi e i suoi sensi ad affievolirsi, finchè il buio si impossessò di lei.

 

Killian cercò di ignorare il dolore alle parti bassi, dove Emma, non riconoscendolo, l’aveva colpito. Il dolore dell’impatto fu tanto, da non riuscire ad aiutare la donna, quando vide che c’era qualcosa che non andava. Vedeva che continuava a dimenarsi, finchè non vide sul suo volto, un’espressione che le aveva visto più volte sul volto. Un urlo trattenuto si poteva benissimo leggere nei suoi lineamenti.

Fu allora che, avvicinandosi, vide del sangue uscire dal suo braccio, nonostante la giacca rossa, era ben visibile, soprattutto sul pavimento del molo.

“Emma!” urlò spaventato per l’ennesima ferita comparsa dal nulla.

La raggiunse immediatamente e cercò di svegliarla, ma i suoi tentativi furono inutili e la vide allungare il braccio verso la sua destra, come se volesse raggiungere qualcosa o qualcuno, dopo di chè la vide perdere i sensi.

Il panico si impossessò di lui, quando vedeva il sangue continuare a fuori uscire dal braccio.  Con l’aiuto del gancio, le strappò la manica per vedere l’entità della ferita. Dovette ripulire alla meglio il sangue per capire qualcosa e notare infine un enorme morso sull’intero avambraccio. Un morso che non riusciva a ricondurre a nessun animale che conosceva. Doveva essere qualcosa di diverso e Killian era sicuro che fosse opera di un demone tipo quello che aveva divorato lui, solo di misure decisamente più piccole.

Vide un’altra cosa che non gli piacque affatto. Un alone viola intorno a ogni buco provocatogli dal dente.

“No, Emma!” gridò l’uomo, prima di prendere in braccio il suo corpo inerme.

 

Regina,Robin e i Charmings erano ancora nello shop di Gold a discutere, cercando di capire perché l’incantesimo di scambio dei poteri non aveva funzionato, ma nemmeno l’ex signore oscuro riusciva a risolvere questo enigma. Se la salvatrice non era in dolce attesa, solo una cosa poteva voler dire. L’incantesimo non si poteva fare.

La porta del negozio si aprì con forza, tanto che alcuni oggetti, situati dietro l’uscio caddero a terra, rompendosi. Tremotino non ebbe nemmeno il tempo di insultare il pirata che l’uomo chiese aiuto.

Non aveva pensato un solo secondo di portare Emma in ospedale, la magia di Regina sarebbe stata più rapida e indolore, proprio come era successo le altre volte in cui Emma era stata ferita nei suoi viaggi agli inferi.

Snow e David circondarono subito Killian, allarmati dal corpo privo di sensi della figlia e quando  il pirata la posò sul letto che c’era nel retro del negozio, subito furono sulla loro bambina.

Regina li spinse da parte, cercando di far respirare la donna, dopo di chè provò a curarla.

“Che succede Regina, perché non ci riesci?” chiese Killian allarmato, quando vide che la magia della donna non aveva effetto.

“Non lo so!” disse Regina confusa, osservando il volto contorto dal dolore della salvatrice.

“Cosa è successo?” chiese invece Gold.

“eravamo sulla Jolly roger quando…quando deve essere stata imprigionata in un'altra visione e…poi non so spiegarmi come, ma ciò che cadeva in mare, diventava cenere e la mia nave ha preso fuoco. Sono riuscito a trarre in salvo tutti e due, ma lei era come se stesse combattendo contro qualcuno anche quando l’ho lasciata andare. All’inizio pensavo si dimenasse perché sentendo la mia presa, nella sua visione venivo rappresentato in qualche altra forma che l’ha spaventata, ma anche dopo, ha continuato a dimenarsi, come se ci fosse davvero qualcuno e poi, è apparso quel morso!” disse Killian in fretta e furia.

“Le cose si mettono male. Se la tua nave ha preso fuoco nella sua visione e anche nella realtà, significa che le cose si stanno realizzando anche per chi non ha poteri. Ci è rimasto poco tempo prima che tutto sia perduto!” disse Gold preoccupato.

“Non mi interessa di questo ora, perché Emma non guarisce?” chiese Killian.

“Per lo stesso motivo. Tutto sta diventando molto più reale, tanto che nemmeno la magia può curare qualcosa inflitto da qualcuno più forte della magia comune. La ferita della salvatrice è infetta e se non si trova un modo per curarla, finirà anche lei agli inferi e presto o tardi anche noi con lei!” disse nuovamente Gold.

“Ci deve essere un modo per curarla. Non possiamo arrenderci!” disse Snow.

“Mia moglie ha ragione. Ne abbiamo affrontate di situazioni critiche e ce l’abbiamo fatta!” disse David.

“Mi  dispiace, ma il vostro ottimismo al momento non serve a risolvere la situazione e vi faccio notare, che qualsiasi cosa affrontata fino ad ora, non è niente rispetto agli inferi su questa terra!” disse Gold.

“L’oscurità di sei anni fa? Vuoi farmi credere che non era una situazione disperata?” chiese Robin che fino a quel momento era stato zitto.

“No, ce la siamo cavati per un pelo anche in quel contesto, hai ragione, ma…secondo te da dove viene l’oscurità? Probabilmente quello era solo un anticipo di quello che sta venendo ora!” disse Gold.

“Questo significa che proprio come allora, la luce è l’unica cosa che può porre rimedio a tutto questo! Quindi Emma può essere salvata solo dal potere di un salvatore!” disse Regina preoccupata per quello che avrebbe potuto significare.

“è molto probabile!” disse Gold “Dopo tutto solo loro possono evitare la catastrofe e questi sogni e visioni lo confermano!”

“Ma se queste visioni vogliono metterci all’erta contro questo nemico, perché cercare di uccidere Emma e Roni?” chiese Snow confusa.

“Non avete ancora capito? Questi sogni e visioni non sono un avvertimento di ciò che accadrà. Sta già accadendo, ma solo loro possono vederlo e viverlo al momento e prendendo la palla al balzo, chi ha da guadagnarci con questo squilibrio, fa l’unica cosa che farebbe chiunque non vuole vedere i suoi piani andare in fumo!” disse Gold.

“Uccidere chi può fermare tutto!” disse David, spostando il suo sguardo su Emma che aveva preso ad agitarsi.

“Proprio così! Roni ed Emma sono in costante pericolo e noi purtroppo dipendiamo da loro!” disse Gold, poco contento della cosa, volendo aiutare sé stesso con le proprie mani.

“David, sta bruciando!” disse Snow accarezzando la fronte della figlia, che era diventata pallida come un lenzuolo, mentre le sue guance erano rosse per la temperatura alta.

“Mamma!”  disse una vocina dietro di loro, che li fece voltare tutti.

Alice e Roni erano lì, apparse dal nulla grazie ai loro poteri.

Robin si mise davanti a loro, per impedire soprattutto ad Alice di vedere sua madre.

“Cosa ci fate qui? Dovreste essere a scuola!”

“La mia sorellina e la mia mamma stanno male e solo Roni può curarla!” disse la bambina spaventata.

“Come fai a sapere…” cominciò Robin, ma Regina lo interruppe e avvicinandosi alla sua bambina e abbassandosi alla sua altezza, le prese le mani e le disse “Roni, dovrai fare una cosa molto difficile tesoro, ma so che puoi farcela!” ci fu un attimo di paura, per permettere a Regina di capire le emozioni della bambina, poi continuò “Devi curare Emma con i tuoi poteri!” le spiegò Regina e subito la donna potè leggere sul viso della bambina la paura di sbagliare.

Regina si odiava per la grande responsabilità che le stava dando, ma odiava ammetterlo, era la loro unica possibilità.

Regina prese per mano Roni e la condusse verso Emma, che in preda a degli incubi, si dimenava e gemeva.

Killian aveva preso in braccio la figlia, vedendola visibilmente spaventata e con le mani sulle orecchie come a voler coprire i gemiti della madre.

La cullava e le sussurrava che tutto sarebbe andato bene, ma non fermarono le lacrime che cominciarono a scendere sul suo viso.

“Stanno male papà, dobbiamo aiutarle!” disse la piccola, aggrappandosi al suo collo.

“La mamma è forte, andrà tutto bene, vedrai!” le disse dolcemente, non staccando però gli occhi da Emma.

Roni si ritrasse quando le venne mostrata la ferita della salvatrice, che era molto peggio di come era precedentemente. Sembrava che l’infezione si stesse espandendo velocemente. Non c’era tempo da perdere.

Regina spiegò alla bambina come doveva fare e Roni provò a seguire le sue istruzioni. Il suo visino si contorse per la concentrazione e le sue mani ad un certo punto si illuminarono. Tutti erano in attesa trepidante di vedere che finalmente la magia della bambina aveva effetto, ma presto capirono che le loro speranze furono vane.

Roni abbasso le mani e cominciò a piangere.

“Mi dispiace, non riesco!” Regina l’abbracciò e le disse che non faceva niente, ma Roni aveva capito la situazione e disse “Non è vero. È colpa mia se Emma morirà, non sono capace di usare i miei poteri!”

Fu in questo istante che Snow intervenne, facendole comprendere con non era minimamente colpa sua.

Vedendo che la mamma di Emma non era arrabbiata con lei per il suo fallimento, si calmò un po’.

“Perché non provate voi due a scambiare i poteri!” disse Gold a Regina, facendola sussultare.

“No, non sappiamo quali effetti possa avere quell’incantesimo. Non metterò mia figlia in pericolo!” disse la donna.

“Non mi pare che ti sia posta il problema prima. Con la salvatrice eri disposta a rischiare!” disse Gold.

“Perché è stata Emma stessa a voler provare, non l’avrei minimamente costretta a fare niente del genere!” disse Regina, arrabbiandosi per l’accusa.

Gold però sorvolò sul pensiero della donna e disse cosa avrebbe fatto quell’incantesimo a Roni.

Roni guardò Emma, guardò la sua amica Alice e poi sua madre “Mamma, voglio provare. Voglio aiutare Emma!”

Tutti erano in attesa della risposta della donna, ma Regina era ancora titubante e, vedendo questo, Gold scosse la testa.

“è inutile Regina. Se non sei convinta anche tu, l’incantesimo non avrà effetto!” disse Gold.

Regina guardò tutti i presenti, compresa Emma. Le si strinse il cuore a vederla in quelle condizioni, ma fu lo sguardo supplichevole di Alice a convincerla.

“D’accordo, facciamo l’incantesimo!”

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

“D’accordo, facciamo l’incantesimo!” disse Regina.

Aveva paura, ma doveva tentare e soprattutto avere fiducia in sua figlia. Quella bambina di sei anni, quel miracolo che non credeva che sarebbe mai stato possibile, era riuscita a sorprenderla. Si domandava come e dove trovava il coraggio di affrontare un qualcosa, che spaventava anche gli adulti.

Forse era la sua natura di salvatrice o semplicemente il suo buon cuore.

Regina si inginocchiò e afferrò le mani della bimba e attuarono quell’incantesimo, che si era dimostrato nullo fino a un momento prima.

Tutti notarono la differenza rispetto a prima. Questa volta i poteri della magia di luce, lasciarono il corpo del proprietario e dopo aver intrapreso una danza con la magia di Regina, ogni magia, entrò nel corpo “sbagliato”.

L’incantesimo era riuscito.

“Vi sentite bene?” chiese Robin preoccupato. Ricevette una risposta affermativa da Roni, la quale non sentiva una grande differenza. Avvertiva una magia diversa circolarle in corpo, ma non era fastidioso, era invece piacevole. Non aveva dubbi che quei poteri fossero di sua madre. Sentiva lo stesso calore di quando sua madre l’abbracciava.

Regina invece era ancora a terra e si guardava le mani. La magia scoppiettava, proprio come quando Emma ne perdeva il controllo.

Sentiva un’energia incredibile, troppa da sopportare. Si sentiva come se stesse per scoppiare e giunse le mani spaventata dall’idea di fare del male a qualcuno.

Robin l’affianco subito, ma appena la toccò, una bagliore di luce lo sbalzò a terra.

“Robin!” sussurrò tremante, cercando di respirare per mantenere il controllo di quella magia.

“Va tutto bene!” disse subito Robin “Non mi sono fatto niente!”

Prese a respirare più velocemente. Sentiva che non avrebbe resistito ancora a lungo prima che un’altra ondata di magia sarebbe uscita fuori dal suo corpo.

“Devi sbrigarti Regina. È una magia instabile, ma puoi ancora farcela!” disse Gold.

Regina  non lo stava ascoltando. Aveva troppa paura di cosa avrebbe potuto fare quel potere. Doveva curare Emma, ma temeva di ucciderla.

“Ti prego Regina, so che puoi farcela!” disse Killian disperato “Solo tu puoi aiutare Emma!”

Regina scosse la testa stringendo ancora di più le mani, portandosele al petto. Ci furono parole di incoraggiamento da parte di tutti, ma solo una voce riuscì a persuaderla. Era debole e aveva pronunciato semplicemente il suo nome, ma il dolore intriso in quell’unica parola, la distrassero a tal punto da dimenticarsi della pericolosità della magia.

Emma si era svegliata e anche se aveva la testa annebbiata dal dolore al braccio e dalla febbre, comprese cosa stesse succedendo e lei voleva solo che quel dolore cessasse.

“Re-gi-na!” disse, quando riuscì a trovare la forza di pronunciare quel nome e cercò di mantenere gli occhi aperti per guardare l’amica, cosa che le riuscì solo per poco, prima di riperdere i sensi.

Le stava chiedendo aiuto. Regina poteva benissimo leggerlo nei suoi occhi ancora più verdi circondati da quell’alone bianco che caratterizzava il suo volto.

La donna si alzò in piedi, in un momento in cui sentiva di potercela fare e si avvicinò al letto della sua migliore amica, posandole le mani sul suo braccio.

Provò a concentrarsi e a curarla come avrebbe fatto con i suoi poteri, ma non ci fu alcun risultato.

Prese un respiro profondo e si concentrò su quello che la magia bianca significava: amore.

Pensò al bene che provava verso la sua famiglia, ai suoi amici e a Emma. Sentì il suo desiderio di salvare tutti e in quel momento tutto dipendeva da lei.

La magia prese a uscire dalle sue mani ed avvolse la salvatrice. Ci volle un po’ di tempo, ma l’infezione cominciò a sparire, ma non riuscì a far durare la magia abbastanza a lungo da riuscire a curare la salvatrice completamente.

Emma cominciò a muoversi e questa volta i suoi occhi erano più vigili. Si sentiva ancora stordita e aveva ancora dolore al braccio, ma non si sentiva morire come pochi istanti prima. Provò a tirarsi su, ma la stanchezza che provava era troppa e si lasciò cadere sul cuscino.

“Posso avere un po’ d’acqua?” chiese con voce bassa.

Gold sorrise e annuì lievemente e si allontanò un istante.

Snow abbracciò Regina “Ce l’hai fatta, l’hai curata!”

“Non avevo dubbi che ci saresti riuscita!” disse Robin sorridendo.

Killian lasciò Alice a terra per permetterle di andare dalla madre e abbracciarla stretta stretta, mentre lui afferrò il bicchiere portato da Gold, per aiutare Emma a bere.

La tirò leggermente su in modo da non strozzarsi e gli portò alla bocca il bicchiere il prezioso liquido.

“Quante volte te lo devo dire di smetterla di farmi prendere questi infarti?” chiese Killian sorridendole, ma Emma poteva vedere che non era un vero sorriso.  Era uno di circostanza per rassicurarla, ma il suo volto era ancora intriso di preoccupazione e paura.

“Ora riposa un po’ love. Mi prenderò io cura di te!” disse spazzolandole i capelli attaccati al viso a causa del sudore.

La donna non se lo fece ripetere due volte e si addormentò.

 

Si ritrovò in un posto tetro e raso al suolo.

Non poteva crederci di esserci finita veramente. Quella era Storybrooke.

Non vi era niente altro che macerie, tutto il resto, anche se inquietante era silenzio.

Un silenzio quasi assordante, ma non così spaventoso come si sarebbe immaginata.

Camminò per le strade disseminate di pietre e oggetti vari, ma non vide niente altro.

Cominciava a essere confusa. Se quello era il posto dove Emma e Roni finivano sempre quando si addormentavano, dove erano i cadaveri e i demoni. Non che impazzisse all’idea di vederli, ma se tutto era così non capiva di cosa dovessero avere paura, o meglio non capiva Emma di cosa avesse tanta paura. Però qualcosa doveva essere presente, se non niente spiegava quanto stesse succedendo alle due salvatrici.

Ad un tratto un forte ruggito si alzò nell’aria, talmente forte e spettrale, che cominciò a sentire quei brividi che si aspettava di sentire.

Poi la terra cominciò a tremare. Voragini si aprirono lungo la strada, uno sotto ai suoi piedi e ci sarebbe finita dentro, se una presa salda  non l’avesse fatta spostare.

Si liberò dalla presa spaventata, rilassandosi quando riconobbe la figura che l’aveva appena salvata.

“Emma!” disse stupita, non sapendo nemmeno il perché. Avrebbe dovuto immaginare che ci avrebbe trovato pure lei.

“Benvenuta nei miei incubi!” disse la donna, prima di farle cenno di seguirla.

Andarono nel bosco, luogo che la salvatrice aveva appreso essere il più sicuro, sebbene non privo di pericoli.

“Quindi è questo quello che Roni sogna?” chiese Regina.

Emma annuì “Si, ma di solito è meno tranquillo. Non ho visto demoni o cadaveri e…non so spiegarmi la motivazione, ma…spero continui così!” disse la salvatrice, per poi portarsi una mano al braccio ancora ferito e facendo una smorfia.

“Scusa, non sono riuscita a curarti a dovere!” disse Regina.

Emma scosse la testa “Va bene, mi hai salvato e ti sarò grata in eterno. Questo guarirà o mi curerò una volta che sarò di nuovo me stessa!” disse, per poi sedersi a terra, appoggiandosi a un albero, esausta.

“Stai bene?” chiese Regina inginocchiandosi e poggiando una mano sul suo ginocchio.

“Si, credo solo di avere ancora un po’ di febbre!” disse Emma sincera, chiudendo gli occhi e poi rivolgendo l’attenzione al sindacò, disse “come ti senti con i poteri di un salvatore in corpo?” le domandò, notando che le sue mani di tanto in tanto scintillavano.

“Devo essere sincera, non so come tu e Roni facciate a sopportare una tale potenza, mi sento esplodere!” disse sincera il sindaco.

“Questione di abitudine. L’ha detto Gold che ogni corpo è fatto per adattarsi a un tipo specifico di magia. Il tuo non è predisposto per la magia di un salvatore!”

“Vero, ma il mio scopo lo ottenuto. Ho evitato che Roni finisse di nuovo qui!” disse Regina.

“Strano però, non mi sembra che fosse ancora sera. Io so di essermi addormentata a causa del mio stato, ma tu…perché ti sei addormentata?”

Regina sussultò, non ricordava che fosse successo “In realtà, l’ultima cosa che ricordò è che eravamo tutti da Tremotino al tuo capezzale e poi, eccomi qui!” disse, prima di sussultare quando un nuovo ruggito si innalzò nell’aria, questa volta seguito da delle urla di terrore, sebbene in lontananza.

“Ok, comincio a capire perché tu sia spaventata da questo luogo. Se mi terrorizzano i soli suoni, figuriamoci chi li emette!” disse Regina  abbracciandosi, per cercare di calmare i brividi che sentiva percorrerle il corpo.

Emma sorrise, ma non era un sorriso divertito, ma dispiaciuto.

“Come si esce di qui?” chiese il sindaco.

“Bisogna aspettare che ci si svegli naturalmente o che qualcosa ci spaventi a tal punto da farci svegliare e purtroppo, non ho mai sperimentato la prima ipotesi.

“Quindi dobbiamo stare qui, finchè qualcosa non terrorizzi a morte?”

Emma annuì.

“Emma!”  disse una voce che attirò l’attenzione delle due donne. Regina si alzò in piedi di scatto quando vide cinque anime, avvicinarsi a loro, non piacevoli da guardare.

Emma, seguì il suo esempio, ma non per difendersi, ma per calmare la donna.
“Tranquilla, direi che forse sono le  uniche persone di cui possiamo fidarci in questo luogo!” disse Emma, facendo ricordare all’amica, quanto detto da Roni, su persone che le avevano in qualche modo aiutate.

“Loro sono Walter, Lucas, Leuca, Sarah e Alvin! Siamo diventati praticamente compagni di avventura. Me li ritrovo spesso nei miei sogni!” disse Emma.

Le cinque anime però non sembravano interessate al nuovo arrivo.

“Il tempo sta per scadere salvatrice. Ti devi muovere!” disse Alvin serio.

Bhe…sarò felice di muovermi quando mi sveglierò, non mi sentirò uno schifo e…cosa non meno importante, sarete stati chiari una volta per tutte. Quali sono queste cinque terre di cui necessitiamo delle scintille. Noi siamo arrivati a capirne quattro, qual è la quinta?” chiese Emma.

“Ce l’hai davanti ai tuoi occhi!” disse Sarah semplicemente.

“Che cosa vorrebbe significare questo? e quali sono gli elementi che dobbiamo recuperare?” provò Regina, ma non ottenne risposta, al contrario, vide le anime scomparire, un attimo dopo essersi guardati terrorizzati.

Emma si guardava spaventata. Riconosceva il suono che si era alzato nell’aria. Battito di ali.

 Regina invece guardava la donna e poi attorno a sé senza però vedere niente “Da dove proviene questo suono? Io non vedo niente!” disse il sindaco.

“Questo perché non stai guardando nella giusta direzione!” disse Emma indicandole il cielo.

Regina vide in quel momento uno stormo di uccelli che ruotavano in cerchio.

“Sono scappati per un mucchio di corvi?” chiese Regina, speranzosa che quelli fossero veramente quello che diceva di essere, ma lo vedeva lontano un miglio che la grandezza non corrispondeva. Guardo Emma, cercando di mantenere la calma, cosa che non riuscì tanto bene quando la salvatrice, le disse di correre e non fermarsi per nessuna ragione.

Le due donne presero a correre, stando attente a non inciampare. Sapevano infatti che se fossero cadute, difficilmente sarebbero scappate da un destino terribile.

“Quelle sono arpie?” chiese Regina, che era riuscita a lanciare un’occhiata dietro di lei.

“Si!” disse Emma ansimando per la corsa.

“Perché stiamo correndo e non le affrontiamo?” chiese Regina.

“Perché l’ultima volta sono a malapena sopravvissuta a un attacco di quei mostri ed erano solo in dieci, ora c’è uno stormo intero e, fidati due salvatrici non basteranno!”

“Staremo a vedere!” disse Regina, non ascoltando Emma e fermandosi,  aspettando che il maggior numero di quegli uccellacci si avvicinassero a lei.

“Regina!” gridò Emma, stupita da una tale avventatezza dell’amica, ma rimase ancora più sorpresa dopo.

Regina stese le mani avanti, ancora scoppiettanti di magia e abbandonandosi a quella energia che le chiedeva di scatenarsi da lei e che fino a quel momento aveva trattenuto, sprigiono un enorme onda di energia bianca che atterrarono molte arpie, mentre le altre, intimorite, batterono in ritirata.

Emma era incredula e senza parole e con rabbia, si avvicinò a Regina.

Bhe Emma, è stato più facile di quanto credevi!” disse la donna sorpresa anche di se stessa e si guardò le mani e vide che la magia in eccesso era sparita, in quel momento si sentiva quasi bene.

“Regina, hai idea di quello che hai fatto? Quello che facciamo qua, si ripercuote anche nella realtà la maggior parte delle volte e non sai se…” non terminò la frase che sentirono qualcos’altro, qualcosa che ad Emma fece accapponare la pelle e attirato dalla magia di luce.

“Questo che cosa è?” chiese Regina, non afferrando le parole di Emma.

“Qualcosa che non possiamo affrontare! Regina, ti ricordo che ora sei una salvatrice e puoi morire. Non tentare più la fortuna, ma corri e basta!”

Regina annuì e lei ed Emma si girarono per cominciare nuovamente a scappare, ma purtroppo per loro si ritrovarono circondate da anime arrabbiate e da demoni di qualunque genere.

Regina ora era davvero spaventata e in pochi istanti, lo fu ancora di più quando un demone gigantesco, comparve facendosi strada nella foresta, abbattendo gli alberi. Era lo stesso che aveva divorato Killian qualche sogno precedente di Emma.

La salvatrice non sapeva come tirarsi fuori da quella situazione e Regina non era da meno. Non sentiva più la magia in sé, forse troppo spaventata.

“Adesso sarebbe fantastico potersi svegliare!” disse Emma, prima di vedersi arrivare addosso diversi demoni. Due erano proprio prossimi a fiondarsi su di loro e la salvatrice, alzando le mani al cielo, creò uno scudo di protezione.

“Cosa facciamo adesso?” chiese Regina, vedendo demoni e anime scontrarsi contro la barriera, cercando di scavarsi un buco per entrare.

Emma non rispose, troppo concentrata nel mantenere attiva la barriera, l’unica magia che rispondeva esattamente come lei voleva e non in maniera più debole del solito.

Un altro demone si scontrò ferocemente contro la barriera, venendo poi scaraventato lontano, ma quello che non avevano calcolato era la potenza del mostro gigantesco che in quel momento si stava preparando a colpire lo scudo con un pugno. Regina ed Emma videro il pugno piombare loro addosso dall’alto, finchè lo scudo non si frantumò e schiacciò le due donne.

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

Regina ed Emma si svegliarono di colpo, spaventate ed ansimanti.

“Va tutto bene love, sei al sicuro!” disse la voce di Killian, accarezzando la schiena si Emma.

“Regina!” chiese immediatamente la donna, ma fu la diretta interessata a risponderle.

“Sono qui!” disse con una mano sul petto, come a impedirle di fuori uscire dallo sterno.

Emma tirò un sospiro di sollievo, per poi stringersi a Killian e dare la mano alla figlia che la guardava preoccupata.

“Di nuovo sogni poco piacevoli Swan!” chiese l’uomo, ma la donna non rispose, si limitò ad annuire chiudendo gli occhi, cercando di allontanare quel battere martellante che aveva in testa. In quel momento sentì una mano posarsi sulla sua fronte e non ebbe nessun dubbio, era la mano di sua madre, la quale le diede conferma dicendo “è ancora un po’ calda. Sarà meglio metterle ancora un palmo freddo sulla fronte.

Emma borbottò “No, sto bene!”

“Ci penso io!” disse David ignorando completamente la figlia, che sospirò rassegnata all’iperprotettività dei suoi genitori.

“Tu stai bene tesoro?” chiese Robin che teneva stretta Regina, la quale accolse tra le braccia anche Roni, quando vide finalmente sua madre sveglia.

“Ti sei addormentata di colpo e sei caduta. Mi hai fatto paura mamma!” disse la piccola. Regina guardò Robin confusa.

“Qualcuno mi spiega cosa è successo e perché mi ritrovo sdraiata in un letto che non mi appartiene?” chiese la donna, riferendosi al fatto che ora era sdraiata sul letto matrimoniale di Emma e Killian. Un lato era utilizzato da lei e la sua famiglia, l’altro lato da Emma e la sua di famiglia.

“Sei svenuta tesoro. Qualche istante dopo aver curato Emma, ti sei accasciata a terra improvvisamente!” le spiegò Robin.

Regina si portò una mano alla testa, cercando di ricordare anche il minimo sintomo che indicava un suo svenimento imminente, ma niente l’aveva avvisata. Era accaduto e basta.

“è stata la magia di luce. Utilizzarla stanca molto e se non ci sei abituato ti può drenare completamente delle tue forze!” disse Emma, sospirando di sollievo quando David le posò il panno freddo sulla fronte.

“E perché ci troviamo tutti qui?” chiese Regina. Avrebbe capito se dopo un suo mancamento, Robin l’avesse condotta a casa loro per riposare, ma non si spiegava il perché di quella scelta.

“è il primo posto che mi è venuto in mente!” disse Alice alzando le spalle.

Regina e Emma guardarono la bambina confusi.

“Diciamo che dobbiamo stare lontani da Gold per un bel po’ di tempo o questa volta ci uccide tutti!” disse David “Nemmeno scendendo a patti l’avremmo vinta contro di lui questa volta”

“E meno male che non è più il signore oscuro, altrimenti ce l’avrebbe già fatta pagare!” disse Snow.

“Fosse stato ancora il dark one, sarebbe intervenuto ancora prima che casa sua venisse rasa al suolo!” disse Robin.

“Come?” dissero all’unisono Regina ed Emma.

“Qualcuno si è fatto male?” chiese Emma.

“No, love, per fortuna Alice è intervenuta un secondo prima che tutto esplodesse e ci ha teletrasportati tutti qui!” disse Killian, accarezzando la testa alla bambina, felice di cosa fosse riuscita a fare. Da poco aveva cominciato a controllare la magia senza che facesse pasticci per sbaglio e si sentiva proprio orgogliosa di sé stessa. Lo stesso orgoglio che poteva leggere negli occhi dei suoi genitori e dei nonni.

“Come è potuto succede?” chiese Regina confusa.

“Ricordi che ti ho detto che usare la magia nel sogno poteva manifestarsi anche nella realtà?” chiese Emma.

Regina sussultò “Vuoi dire che sono stata io? Ma era un sogno, non una visione e…” la donna non sapeva cosa dire, era sconvolta a quella rivelazione, soprattutto perché aveva quasi ucciso tutti e sebbene nessuno gliene faceva una colpa,  non riusciva a pensare che le cose avrebbero potuto andare molto  male.

“Mentre eravamo negli inferi, un nostro conoscente ci ha detto di muoverci, che presto…” cominciò Emma, ma Killian continuò la frase “…presto gli inferi si scateneranno qui? Si love, lo sappiamo, sta già succedendo!”

“Cosa vuoi dire?” domandò la salvatrice.

 

Emma, nonostante i suoi genitori e il marito che le chiedevano di riposare, volle a tutti i costi capire cosa volesse dire Killian con quella frase.

Ora si trovava al molo, senza parole, per quello che vedevano i suoi occhi. La Jolly Roger, per metà affondata e bruciata. Non era colata a picco solo perché l’acqua del mare al molo non era tanto profonda da inghiottire una nave.

Si portò le mani alla bocca e guardò Killian dispiaciuta. Vedeva l’uomo serrare la mandibola, ma al pensare che se quella parte del sogno di Emma non si fosse manifestata, la donna sarebbe potuta morire bruciata o soffocata dal fumo, allora, sebbene la Jolly Roger rappresentava molto per il pirata, non importava.

Aveva già rinunciato alla sua nave per amore di Emma e le cose non erano cambiate e non sarebbero mai cambiate.

“Credevo che avessimo più tempo!” disse Emma, non riuscendo a staccare gli occhi dalla nave.

“A quanto pare non molto love!” disse Killian, posando una mano sulla spalla della donna.

“Qui dobbiamo ideare un piano!” disse David.

“Non c’è nessun piano da ideare! Devo fermare tutto questo e ovviamente non posso se resto a Storybrooke!” disse Emma.

“Certo Emma, ma non si può partire così, bisogna organizzarsi. Intanto dobbiamo definire bene le cinque terre, capire cosa cercare e infine decidere come andare!” disse Snow.

Emma fece una faccia rassegnata e anche se sapeva come sarebbe andata quella discussione, disse “Dobbiamo?”

“Non penserai di andare da sola?!” disse David.

Emma alzò gli occhi al cielo, mentre Killian sorrise.

 

La sera stessa si riunirono tutti da Granny, ma a causa dell’incidente avvenuto quella mattina, Gold non volle più sapere di presenziare e aiutare la salvatrice.

Il negozio era tornato al suo splendore originale, solo grazie a magie e pozioni che in qualche modo Tremotino poteva ancora, se non tramite i suoi poteri, utilizzare.

Fecero tutti il punto della situazione, chiarirono bene quale fossero le cinque terre da visitare, ma ce n’era sempre una mancante.

Fu Belle, unendosi più tardi al gruppo a dire loro quale fosse e cosa avesse scoperto nelle sue ricerche.

“è il paese delle meraviglie!” disse semplicemente e in quel momento ad Emma tornarono in mente le parole che Sarah le aveva detto durante il suo ultimo viaggio negli inferi quando le aveva chiesto quale era la quinta terra.

Ricordava di averle chiesto quale fosse la quinta terra e la ragazza le aveva semplicemente risposto che ce l’aveva sotto il naso.

In quel momento non comprese, ma ripensando a tutte le provenienze delle cinque anime, ognuna di esse rappresentava una delle cinque terre da cui dovevano prelevare gli elementi per creare le scintille e Sarah, rappresentava proprio il paese delle meraviglie.

“Ora abbiamo tutte le terre, direi di partire il prima possibile!”

Tutti annuirono, ma un problema che avevano rimandato il più possibile venne tirato a galla.

A chi lasciare i bambini.

Belle non aveva intenzione di unirsi al gruppo, né Tremotino glielo avrebbe permesso, ma non voleva rischiare di partire e nel caso non fossero riusciti a salvare la situazione, non dire addio a Gideon e suo marito, perché sapeva già che Gold nemmeno con i poteri, non avrebbe lasciato la sua famiglia in un contesto di pericolo.

“Robin, voglio che tu rimanga qui con Roland e se per Snow e David va bene, potresti occuparti anche di  Neal!” disse Regina.

Robin voleva protestare, in quanto non voleva che Regina partisse da sola, ma si rendeva conto che anche negli anni passati, più che di aiuto, era stato un peso. Inoltre se serviva un arciere in gamba, avevano Snow.

“Si, d’accordo, ma cosa mi dici di Roni e Alice?” chiese Robin preoccupato.

Emma sospirò, con loro la situazione era più complicata.

Snow  disse “Potresti occuparti anche di loro? So che gestire quattro ragazzi non è semplice, ma…!”

Regina non le permise di terminare la frase che disse “Sarei d’accordo, ma…questo vorrebbe dire che non posso prendere i suoi poteri e lei continuerà ad andare negli inferi da sola, senza che qualcuno possa proteggerla!”

“Potresti prenderle i poteri prima di partire e…” cominciò David.

“Hai visto cosa è successo prima? Non riesco a controllare a lungo tutto quel potere. Non potrei reggerlo dentro di me per chissà quanti giorni e appena io abbia il solo minimo dubbio di volere quel potere o Roni li rivuole indietro per qualsiasi ragione, l’incantesimo si romperebbe e lei sarebbe in balia dei suoi sogni o visioni.

“Anche Alice corre dei rischi. È vero, fino ad ora non le è successo niente nei sogni e solo una volta le è capitato di ricordarsi quanto visto, ma…le mie visioni continuano a mostrarmi il suo futuro e non vorrei che le capitasse qualcosa proprio mentre io e Killian siamo via!” disse Emma spaventata all’idea di non poter proteggere la figlia.

“Emma, è probabile che andremo incontro a molti pericoli. Dubito che si tratterà di una semplice visita in altri regni. Chissà quali ostacoli potremo incontrare lungo il cammino. Alice dovrebbe essere più al sicuro qui!” disse David.

“Dovrebbe? Non è abbastanza papà. Quanto sta succedendo sta coinvolgendo tutti i regni e chi è dotato di poteri se ne sta accorgendo più di chiunque altro e Roni e Alice ancora di più e no…non voglio correre il rischio. Con noi saranno più al sicuro. Non vorrei, ma le porteremo con noi!”

Regina annuì, essendo dello stesso pensiero di Emma. Anche lei preferiva avere la sua bambina sott’occhio sempre, anche quando dormiva.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

Alice e Roni vennero a conoscenza della loro imminente partenza, una volta rientrate a casa.

In genere le bambine facevano il tempo pieno, ma per quella occasione, furono ritirate da scuola all’ora di pranzo.

Vennero messe al corrente dei possibili pericoli e che dovevano dare ascolto agli adulti e soprattutto rimanere tutti uniti per garantire a tutti quanti, maggiori possibilità di tornare a casa sani e salvi.

Bambine o meno, non vennero usati mezzi termini. C’era in gioco la vita di tutti, ma questo le piccole sembravano averlo già compreso, grazie a quanto erano state esposte nei giorni passati.

Al di là dei pericoli che incutevano un po’ di timore alla bambine, in loro vi era anche quella sorta di curiosità che nasceva dentro di loro all’idea di visitare terre di cui avevano sempre e solo sentito parlare.

Tutte e due, con l’aiuto delle rispettive madri, prepararono uno zainetto, con dentro quello che sarebbe potuto servire loro.

La partenza era prevista il giorno stesso, subito dopo pranzo e la prima destinazione era già stata decisa: L’isola che non c’è.

 

“L’unico mezzo che conosco per giungere all’isola che non c’è, è la Jolly Roger!” disse Killian, frustrato al pensiero della fine che aveva fatto la sua nave.

“Emma sa aprire i portali, può condurci direttamente li!” disse David, ma sua figlia disse subito “So aprire i portali per la foresta incantata e…in realtà sono passati sei anni dall’ultima volta che l’ho fatto e non mi sono mai allenata ad aprirli, quindi per quanto ne so, posso riuscirci o meno. Non ho le garanzie di assicurare la giusta destinazione!”

“Fagioli magici ne abbiamo?” chiese Snow.

“No, sono spariti dalla circolazione ormai. Ho provato a cercarne qualcuno, ma sembra che le poche piante che avevamo piantato a Storybrooke, siano seccate. Non so se per il clima a cui le piante non si riescono ad adattare completamente o se anche questo è causa degli inferi che avanzano!” Disse Regina.

“Non mi stupirei se la seconda opzione fosse quella corretta. Il male farà di tutto per ostacolarci!” disse Emma, sospirando “Killian, se ripariamo la Jolly Roger e provassi ad aprire un portale, anche se non riuscissi proprio a condurvi sull’isola, la tua nave ci può condurre là, giusto?”

“Certo love, una volta imparata la strada per quella maledetta isola, non la si scorda più!” disse Killian.

“Bene allora, occupiamoci della nostra amata nave, capitano!” disse Emma sorridendo.

Aveva pensato da subito di riparare la Jolly Roger,  ma aveva voluto aspettare di sentirsi meglio. Non avrebbe voluto rischiare di ripararla male e di lasciare qualche falla che avrebbe condotto loro ad affondare appena toccate le acque.

 

Una volta al porto, con tutto quello che necessitavano, Emma si concentrò ed estendendo le mani in avanti, si concentrò per ridare alla nave il suo antico splendore.

Anche Alice, Roni e Regina contribuirono con i loro poteri, ognuno occupandosi di un pezzo della nave e sebbene Emma e Regina avessero fatto il lavoro esterno per garantire un viaggio sicuro, diedero alle bambine il compito di arredare le cabine.

“Tutto fatto mamma!” disse Alice, contenta del lavoro svolto.

“Si, le stanze sono bellissime!” disse Roni saltellando.

Gli adulti si guardarono un po’ spaventati, temendo di ritrovare ogni cabina, tinta di rosa o lilla, con peluche e bambole sparsi ovunque.

Killian andò immediatamente a controllare, spaventato all’idea, ma anche fosse stato così, avrebbe fatto i suoi complimenti alle bambine, fingendo che l’arredamento tipico femminile e da bambine gli sarebbe piaciuto.

Fu sorpreso e sollevato quando vide, che l’unica cabina ad avere un aspetto troppo rosa, era quella destinata alle due bambine. Mentre la sua cabina e quella di Emma, era come in origine e la camera di Regina e quella dei charming, ricordava a grandi linee l’arredamento che avevano le loro stanze nelle loro rispettive case.

“è tutto perfetto!” disse Killian riunendosi al gruppo “Grazie bambine!”

“Falle? Hai controllato che non vi sia qualche asse montata male?” chiese Regina, infondo non sapeva esattamente come era strutturata una nave, ma poteva stare tranquilla da un lato, perché Emma conosceva la nave da cima a fondo, quasi come Killian.

“Ho controllato anche quello, è sembra apposto. Direi di caricare le scorte in cambusa e di partire!” disse killian facendosi aiutare da David.

Fu il momento per Regina di salutare il marito e suo figlio. Roland la abbracciò forte e disse loro di stare attenti e promise a sua madre che si sarebbe preso cura di suo padre, impedendogli di finire nei guai.

Regina rise a quella promessa, in quanto sapeva che il ruolo sarebbe stato inverso, in quanto, era Roland, dato l’età, a cacciarsi spesso nei guai.

Snow, David e Emma, abbracciarono Neal,  chiedendogli di fare il bravo.

“Vi prego, posso venire anche io? Perché Alice si e io no? Farò il bravo. Non ho poteri, ma papà mi sta insegnando a usare la spada e…” disse Neal, poco contento della scelta dei genitori.

“No Neal, è pericoloso. Saremo più tranquilli se stai qui!” gli disse David.

“Ma non è giusto io…” cominciò a protestare il bambino, ma Robin sapeva come calmarlo “Vedrai Neal, io e te ci divertiremo e ti insegnerò a tirare con l’arco!”

Il bambino sembrò contento della proposta e  dimenticò subito il suo intento di seguire i genitori.

Snow avrebbe voluto dire qualcosa, in quanto voleva insegnargli lui a tirare con l’arco, ma doveva ammettere che l’idea di Robin era stata vincente e lei si sarebbe occupata di migliorare la sua mira una volta tornati a casa.

 

Tutto era pronto per la partenza. Ora non restava che  prendere il largo e aprire un portale. Emma si mise a prua della nave quando fu il momento e si concentrò. Snow e David si tenevano al parapetto, tenendo tra di loro la loro nipotina e Regina fece lo stesso con Roni.

Killian invece si sistemò al timone, confidando nei poteri di Regina, per  levare l’ancora e ammainare le vele.

Emma aprì gli occhi quando si sentì pronta e le sue mani si illuminarono di bianco.

Il mare sotto di loro cominciò ad agitarsi e un vortice cominciò ad aprirsi sotto di loro, prima piccolo, poi sempre più grande.

“Regina, ammaina le vele. Diamo un po’ di slanci0 a questo gioiellino!” disse Killian, girando il timone verso babordo, dove il vortice si stava aprendo.

“Tenetevi forte!” urlò il capitano della nave, quando a tutta velocità si buttò dentro il vortice.

Tutti chiusero gli occhi e quando li riaprirono, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Emma guardò Killian e quando vide l’uomo sorriderle, capì di aver aperto il portale giusto.

“Non potevi condurci più vicino di così love!” disse Killian, vedendo in lontananza una piccola terra sorgere dalle acque.

“Papà, stiamo volando!” disse Alice stupita, in quanto non aveva mai visto la nave del padre solcare i cieli, ma solo le acque.

“Lo so tesoro! Questa è l’unica nave in grado di farlo!”

“è fantastico!” disse Roni. “Possiamo farlo più spesso?” chiese a Regina, la quale accarezzandole la testa le disse “Magari in contesti più calmi, vero capitano?”

“Sicuro!” disse Killian calando piano piano, la nave sempre più verso il mare.

“Non puoi calare la nave una volta giunti alle coste dell’isola? Vorrei evitare di incontrare le sirene e soprattutto che mia figlia ci rimetta quasi la vita per impedirci di litigare!” disse David.

“Non possiamo papà. Abbiamo appurato che uno degli ingredienti che ci servono,  è una squama di sirena. Dovremo catturarne un’altra, evitando però di trasformarla in pietra questa volta!” disse Emma,  guardando Regina.

“Ehi, quella sirena se l’è cercata!” disse il sindaco in sua difesa.

Lo scafo della nave toccò presto l’acqua e per precauzione le bambine furono mandate sotto coperta, con l’ordine di non uscire fuori per nessuna ragione al mondo.

L’isola  che non c’è si avvicinava sempre di più, ma niente sembrava voler indicare l’arrivo delle sirene.

Killian era un po’ sorpreso. Le sirene erano aggressive e cercavano di affondare più navi possibili e quello strano silenzio gli sembrava innaturale.

“Qualcosa non va?” disse infatti Killian.

“Cosa?” chiese Emma preoccupata.

“Le sirene non si sono ancora fatte vive. In genere sarei contento di questa faccenda, in quanto mi hanno creato parecchi problemi in passato, ma mi inquieta questo loro non manifestarsi!” disse Killian.

“Vuoi dire che potrebbe essere successo loro qualcosa e per qualche ragione sono andate via?” chiese Regina “Se così fosse come faremo a procurarci una squama di sirena!”

“Aspettate, non sentite qualcosa?” chiese David “è molto basso a mala pena riesco a percepirlo!”

Tutti tacquero per un instante e cercarono di concentrarsi per sentire quello che David aveva sentito. Non udirono altro che le onde del mare inizialmente, ma successivamente, Killian soprattutto, riuscì a percepire una debole melodia.

Killian sorrise “Non sono scomparse, semplicemente non riusciamo ad udirle! Quello che a malapena percepiamo è il loro canto. Un loro modo per attirare i marinai a sé, per poi sorprenderli e affondarli senza pietà conducendoli verso il fondo del mare e annegarli!”

“Devono essere molto lontane per percepirle così debolmente!” disse Emma “Dovremo avvicinarci a loro per prendere quello che ci serve!”

“No, non credo sia necessario. In realtà credo siano molto vicine!” disse Killian.

“Ma se a malapena si sentono. Mi chiedo, infatti, come abbia fatto David a sentirle. Ho dovuto concentrarmi per udire una lieve melodia e adesso nemmeno la percepisco!” disse Regina.

“Questo perché sei una donna. Le sirene sono interessate solamente agli uomini per questo, tu, Emma e Snow faticate molto a sentirle!” spiegò Killian.

“Ma anche tu e mio padre le percepite lievemente!” gli disse Emma.

“Le percepiamo di sicuro più di voi, ma non così tanto da rimanere attratti dal loro canto, ma questo non significa che non sono vicini. Semplicemente io e David abbiamo trovato qualcosa che ci protegge dal loro infido incantesimo!” disse Killian.

“Cioè?” chiese David.

“Il vero amore. Esso può ridare la vita e fare cose altrimenti impossibili e ci protegge da incantesimi che ci potrebbero portare al tradimento della nostra anima gemella!” disse Killian.

“Allora come faremo a…” cominciò Emma, ma venne subito fermata dall’uomo.

“Da loro il tempo di comprendere che non hanno potere su di noi, le farà arrabbiare e verranno a noi! Esattamente come l’altra volta!”

“L’altra volta non hanno cantato però?” disse Regina “Perché? strategia diversa?”.

“No, usano sempre lo stesso modo, ma se guardi  le persone di allora, erano le stesse di adesso e anche se io ed Emma non sapevamo di essere destinati a stare insieme, il vero amore ci ha protetto lo stesso!” disse Killian.

“e Gold? C’era anche lui!” disse Snow.

“Lui era il signore oscuro, un incantesimo del genere su di lui non avrebbe mai funzionato!” disse Killian.

Un rumore di passi attirò l’attenzione di tutti prima che una vocina si fece sentire “Mamma, papà, noi ci stiamo annoiando di sotto! Venite a giocare con noi?”

“Tornate subito di sotto bambine!” disse Regina in modo severo, per sperare di evitare quello che subito successe  appena dopo terminata la frase.

Accadde tutto in modo talmente veloce che nessuno potè fare niente per impedirlo.

Qualcosa uscì dal mare e si buttò sul ponte della nave dietro ad Alice. La bambina e i suoi genitori non fecero in tempo nemmeno a vedere l’essere che era apparso, che questo scomparve in acqua, portandosi dietro la bambina.

“Alice!” urlò Emma affacciandosi al parapetto, prima di sentire un altro tuffo, che si rivelò essere Killian, gettatosi in acqua per soccorrere la figlia.

Regina spinse subito Roni sotto coperta e raggiunse Snow che cercava di trattenere Emma dal gettarsi in acqua anch’essa.

La salvatrice  era arrabbiata con le due donne. Non capiva come potevano chiederle di non provare a raggiungere sua figlia.

“Aiutali con la magia!” disse Regina.

“Non vedo niente, come posso aiutarli?” disse Emma in preda al panico con le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi.

“Sei connessa ad Alice, puoi sentirla, puoi fare in modo che tuo marito la veda nelle profondità del mare.

Emma chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì improvvisamente un battito accellerato e comprese che era quello della sua bambina. Immediatamente creò una bolla d’aria intorno alla sua bocca e fece sì che la piccola si illuminasse per permettere a Killian di trovarla.

L’uomo però era tornato a galla per riprendere fiato.

Killian, segui la luce!” disse Emma, stringendo con forza il parapetto.

L’uomo non se lo fece ripetere due volte e subito si rituffò in acqua, questa volta con una bolla d’aria, anch’esso intorno alla bocca. Emma infatti sapeva che non avrebbe mai potuto raggiungere la bambina, in quanto la sua luce si affievoliva sempre più, man mano che andava nelle profondità, tanto che Emma dovette assicurarsi di un altro dettaglio e proteggere la sua famiglia da un’ulteriore insidia: la pressione marina.

Killian nuotava il più veloce possibile, ma le sirene erano più veloci di lui. Decise a questo punto di non combattere più contro le sirene che cercavano di afferrarlo, ma si fece catturare e una volta preso, si fece trasportare verso il fondale, più velocemente.

Erano a una profondità tale che senza la luce di Emma che veniva sprigionata da Alice, avrebbe fatto una certa fatica a intravvedere le sagome delle sirene. Non le vedeva alla perfezione a causa dell’assenza di occhialini o maschere subacquee, ma dal loro atteggiamento, poteva comprendere che qualcosa le scombussolava e sapeva cosa. Il fatto che sia lui che la bambina, erano ancora in vita.

Una volta fermi sul fondo del mare, killian potè distinguere dalla forma e dal colore, i vecchi scheletri degli uomini che purtroppo avevano ceduto al potere di quei mostri. Che fosse o  meno immune dall’annegamento o dalla pressione marina, c’erano altri modi in cui lui e sua figlia potevano andare a far compagnia a quei corpi e quindi con uno strattone, si liberò dalla presa delle sirene che lo tenevano prigioniero e con l’aiuto del suo uncino e della sua spada, riuscì a ferirle, prima di dirigersi verso Alice. La bambina era pietrificata dalla paura. Ella aveva la magia e avrebbe potuto fare qualcosa, ma sapeva che,  come sua madre, quando era terrorizzata, non riusciva a fare ricorso ai suoi poteri.

Riuscì ad allontanare le sirene attorno a lei e  spingendola, la spronò a nuotare verso la superficie.

Killian era proprio dietro di lei, ma le sirene tornarono all’attacco e per permettere almeno alla bambina di trarsi in salvo, si fermò ad affrontare quelle spietate creature, che non avrebbero avuto pietà nemmeno  di una bambina.

Emma era in preda al panico. Continuava a fissare la superficie dell’acqua nella speranza di vedere sia Alice che Killian tornare a galla. Ci stavano impiegando un sacco di tempo e senza l’utilizzo della magia, sapeva che non ci sarebbe stato niente da fare. Mai come allora era stata contenta di possedere dei poteri magici.

Vide che la luce che avvolgeva Alice, si faceva sempre più forte, finchè finalmente la vide spuntare chiamandola.

Emma immediatamente si tuffò per afferrarla.

“Tranquilla, sei al sicuro adesso!” disse, guardandosi però intorno, cercando Killian non ancora uscito.

David lanciò loro una corda che Emma afferrò per trarre in salvo la bambina.

Snow immediatamente abbracciò la piccola e le avvolse una coperta per non farle prendere freddo, mentre Emma ancora una volta si affacciò per cercare Killian. Regina dovette nuovamente fermarla, sapendo che non ci avrebbe pensato due volte a tuffarsi in soccorso del marito, ma quello che videro da li a poco, fece accapponare la pelle alle due donne.

Sangue.

Molto sangue stava macchiando quelle acque azzurre e con  una voce piena di terrore Emma urlò il nome di Killian.

David deglutì a fatica, temendo anche lui per la vita del suo genero.

Si sentì poi una lunga boccata d’aria e la testa di Killian fu ben visibile.

Killian!” disse Emma con quella poca voce che riusciva ad emettere a causa dello spavento preso e  svuotata da ogni energia, cadde sulle ginocchia.

David aiutò l’uomo a salire a bordo, felice di constatare che a parte qualche taglio, egli stava bene, quel sangue non apparteneva a lui.

“Ci penseranno due volte la prossima volta ad attaccarci!” disse Killian, prima di guardare la sua bambina, ancora spaventata tra le braccia di sua nonna.

Killian le si avvicinò e la bambina gli gettò le braccia al collo e cominciò a piangere a dirotto, sfogando tutta la paura che aveva provato. Mentre la cullava, guardò Emma, che nemmeno le si era avvicinata.

La vide appoggiata al parapetto con la testa poggiata sulle ginocchia e immobile, con Regina che le strofinava la schiena, mentre lo guardava con aria preoccupata.

Killian sospirò e prese la bambina in braccio e la portò sotto coperta per farla cambiare e riposare.

La  portò nella sua stanza dove c’era una Roni spaventata, che appena li vide entrare, si mise in piedi avvicinandosi a loro, quasi facendo inciampare Killian.

“Sta bene? Quelle brutte sirene le hanno fatto del male?” chiese Roni, vedendo l’amica che a malincuore lasciava la presa del padre.

“Starà bene. Deve solo riposarsi e dimenticare questa brutta avventura!” disse Killian poggiandola a terra e prendendo dei vestiti asciutti dal suo zainetto.

“devi cambiarti questi vestiti prima di prenderti un raffreddore!” disse, vedendo la bambina annuire.

 

Sul ponte Snow si era inginocchiata accanto a Emma che fino a quel momento, dopo il salvataggio di Killian, non aveva dato segni di emozioni. Sembrava come se si fosse incantata. Se prima era con la testa appoggiata alle sue ginocchia, ora fissava da diverso tempo la stessa asse di legno del ponte.

“Emma, stai bene?” chiese Snow, domanda che infastidì parecchio Regina.

“Ti sembra che stia bene?” le disse infatti.

Snow sospirò “Lo so che non sta bene, ma volevo farla reagire, non può restare così. Killian e Alice stanno bene e…” non terminò la frase che Emma, si alzò di scatto e se n’è andò, sparendo sotto coperta.

“Ecco, ha reagito!” disse Regina sbuffando e appoggiandosi al parapetto. Quell’avventura era veramente iniziata col piede sbagliato.

 

Killian finì di sistemare la figlia e di asciugarle i capelli “Ecco qua, ora sei apposto. Riposa un po’ tesoro!”

“Non ho sonno!” disse la bambina “Solo un po’ spaventata!”

“Allora rimani qui tranquilla con Roni. Giocate, disegnate, ma niente colpi di testa!” disse Killian.

“Colpi di testa?” chiese Roni, non comprendendone il significato “Cioè non fate pazzie come quella di prima. Vi avevamo detto di non venire di sopra. Questa volta vi è andata bene, ma credo che vi sia chiaro che avrebbe potuto finire veramente male!” disse con tono serio.

Alice e Roni annuirono.

“Mi dispiace, non volevamo, ma…ci stavamo annoiando!” disse Roni.

“Meglio annoiate che morte!” disse Killian, facendo sussultare le bambine.

“Staremo qui. Promesso!” disse Alice per poi alzare lo sguardo verso la porta, dove Emma la stava guardando.

Killian seguì la direzione dello sguardo di sua figlia e anche lui vide la sua amata, che dopo averlo guardato negli occhi per qualche secondo se ne andò.

“La mamma è arrabbiata con me, vero?” chiese Alice triste.

“No tesoro, non è arrabbiata. È solo molto spaventata. Ha avuto molta paura di perderti!” disse Killian spostandole una ciocca leggermente umida dietro le orecchie. “Vedrai che appena farà mente locale che stai bene…stiamo bene, tornerà quella di prima, ok?”

“Ma forse, se vado da lei e le chiedo scusa e le do un grande abbraccio, si sentirà meglio e…” cominciò Alice, ma suo padre la interruppe.

“No Alice, lascia fare a me. Penso io a tua madre!”

Alice abbassò la testa e non obbiettò oltre.

 

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

Killian chiuse la porta della stanza delle bambine dietro di sé per poi dirigersi verso la sua cabina e quella di sua moglie.

La trovò di schiena, seduta dalla sua parte del letto. Fece il giro e le sfiorò la spalla sinistra, ma subito ella si scostò dal suo tocco.

Killian sospirò. Ora non solo i muri di Emma erano tornati, ma si erano anche innalzati di parecchio, in quanto stava cercando di allontanarlo.

Si mise a terra in ginocchio davanti a lei e prima che potesse afferrarle le mani posate sulle sue gambe, questa le ritrasse. L’uomo però non demorse e nonostante la battaglia di Emma, riuscì ad afferrarle le mani e a dirle di calmarsi.

Lo disse in un modo un po’ troppo brusco e se ne rese conto solo quando vide Emma guardarlo per la prima volta da quando le si era avvicinato.

Vedeva i suoi occhi  lucidi e il suo respiro affannoso nel tentativo di trattenere le lacrime.

“Va tutto bene love, stiamo bene…entrambi! Siamo vivi, Alice è viva!”

Emma a quel punto scoppiò a piangere e Killian finalmente potè abbracciare la moglie, senza che questa scappasse dal suo tocco. I singhiozzi presero a scuotere il suo corpo e il pirata prese a cullarla dolcemente senza però dire niente. la lasciò sfogare tutto il tempo necessario.

“Abbiamo sbagliato. Non dovevamo portarla con noi!” disse Emma “Dobbiamo riportarla a Storybrooke e…”

“Ormai siamo arrivati Emma, sarebbe un azzardo tornare indietro. Inoltre siamo stati in grado di proteggerla, a Storybrooke non potremo se succederà qualcosa del genere!” le ricordò Killian.

“A Storybrooke non ci saranno sirene a minacciare la sua vita!” disse Emma, tirandosi su e guardando Killian negli occhi.

“No, ma ci potrebbe essere qualcos’altro. Nessuno ormai è più al sicuro e l’abbiamo visto da cosa è successo alla Jolly Roger.

Te la senti di lasciarla a Storybrooke senza averla costantemente sotto controllo?”

Emma scosse la testa “L’abbiamo quasi persa Killian. Oggi poteva essere il giorno in cui la nostra bambina diventava quell’essere che ho sempre visto nei miei sogni e…”

“Non è successo love e faremo in modo che non succeda mai! Lo prometto!” disse Killian, baciando la sommità della testa della donna, prima di frugare nella tasca del pantalone.

“Guarda cosa ho preso? Un souvenir dalle profondità marine” disse, mostrando alla sua amata, una piccola cosa azzurra con qualche riflesso arcobaleno quando colpita dalla luce.

“Una squama di sirena?” disse Emma sorridendo.

“Visto che c’ero, ne ho approfittato!” disse Killian prima di sentire le labbra di Emma sulle sue.

Era un bacio casto, ma pieno di amore e lui poteva sentire il suo cuore sciogliersi.

“Grazie Killian…per tutto, grazie per la squama, per aver salvato nostra figlia e per essere tornato da me. Grazie!” disse Emma.

“Quando vuoi love!” rispose, strappando un sorriso alla sua amata.

 

La notte calò sulla Jolly Roger. Tutti decisero che dopo quanto successo, le bambine necessitavano di riposare e una volta attraccato nei pressi dell’isola, rimandarono le ricerche degli altri elementi al giorno dopo.

Killian rimase di guardia sul ponte della nave, aspettando l’ora in cui David gli avrebbe dato il cambio. Snow si era addormentata nel letto accanto a suo marito, mentre Regina aveva difficoltà ad addormentarsi. Per lei era meglio così dato che, per permettere a Roni di avere sonni tranquilli, aveva nuovamente fatto scambio di poteri con la piccola. Ogni volta si domandava come Emma e sua figlia potessero sopportare una tale quantità di magia. Lei si sentiva esplodere e credere all’idea che ogni corpo si adatta alla propria magia, le sembrava impossibile. Troppo potere per un corpo fatto di sola carne.

Stancamente si sedette sul suo letto e appoggiò le mani indietro, dalle quali un secondo dopo, scaturì del fumo insieme a odore di bruciato. Regina allarmata si alzò immediatamente in piedi e vide impronte nere delle sue sul copriletto bianco.

Non sapeva di che materiale fossero le lenzuola, ma ringraziava il fatto che non si incendiassero alla minima scintilla o la Jolly Roger avrebbe nuovamente preso fuoco.

Vedeva le sue mani sprigionare scintille di magia e più cercava di fermarle, più le sembravano aumentare.

Stava cominciando ad entrare nel panico, cosa che sapeva avrebbe peggiorato la situazione. decise allora di cercare Emma, sperando che la potesse aiutare a controllare quei poteri. I ruoli si erano invertiti. Da maestra era diventata allieva e la sua allieva le avrebbe fatto da maestra.  Non sapeva se si fosse abbandonata alle braccia di Morfeo, ma dato quello che l’aspettava se avesse chiuso gli occhi, non credeva fosse possibile.

Bussò alla cabina del capitano più volte, ma non udì una risposta.

Aprì leggermente la porta e la luce emanata dai lampadari lungo il corridoio, alimentati magicamente a elettricità, le permisero di vedere all’interno della stanza. Il letto di Killian ed Emma vuoto.

Pensò immediatamente che Emma avesse voluto  tenere compagnia al marito e, decisa, si diresse sul ponte. Durante il tragitto però, passò davanti alla camera delle bambine. Dove qualcosa attirò la sua attenzione.

La porta era stata volutamente lasciata aperta, per poter sentire le bambine se fosse successo qualcosa, e vide una sagoma accanto a uno dei due letti.

Non era visibilissima, ma la riconobbe subito. Era Emma.

Entrò anch’essa nella stanza e potè notare i tratti sofferenti sul volto della salvatrice che si era appisolata seduta su una sedia di legno, piegata in avanti, poggiando la testa sulle braccia, a loro volta poggiate sul materasso del letto di Alice.

Poteva immaginare quali pensieri potessero turbare il suo sonno. Non pensò minimamente all’inferno, perché l’avventura vissuta quel giorno, per una madre poteva essere così shoccante da cancellare tutto il resto.

Lo sapeva, perché anche la sua mente le faceva brutti scherzi, pensando a cosa avesse fatto se al posto di Alice ci fosse stata Roni. In più la bambina se l’era cavata quel dì, ma quante volte avrebbe rischiato di perderla durante quell’impresa?

 Lei non sapeva se sarebbe stata in grado di proteggerla, se tutti loro sarebbero stati in grado di proteggere coloro che andavano protette più di chiunque altro, perché era sicura che per tutti, la vita delle bambine era più preziosa di tutte le loro. Solo quella di Emma era più importante anche della vita delle bambine stesse, ma solo perché aveva il compito di salvare tutte le terre e anche se bambine, la vita di due persone, non poteva essere messa davanti a quella di miliardi di persone.

Questo era chiaro a tutti loro, tranne che per Emma. Per questa ragione sia lei che Snow, avevano impedito alla salvatrice di buttarsi in acqua per salvare Alice.

Si era odiata per averla trattenuta, ma sapeva che non potevano rischiare. Tutto era nelle mani di Killian e come non poteva essere altrimenti, era riuscito a trarla in salvo.

Come diceva sempre, era bravo a sopravvivere e in genere se se la cavava lui, anche le persone che gli stavano accanto sopravvivevano alle insidie.

Sperava che questa sua capacità sarebbe potuto tornare utile a tutti loro.

Regina sobbalzò quando un’altra scintilla le sfuggì dalle mani, questa volta più forte, tanto da distrarla dai suoi pensieri.

Sospirò e poggiando il dorso della mano sulla spalla di Emma, per evitare che la magia entrasse in contatto con  i vestiti della donna, la svegliò.

La salvatrice si mise di scatto a sedere, chiamando la figlia a gran voce. Regina la tranquillizzò subito, successivamente controllò che quello scatto non avesse svegliato le bambine. In certi momenti il sonno pesante delle piccole capitava a fagiolo.

“Regina!” disse Emma.

“Tutto bene?” chiese la donna, che ricevette una risposta affermativa, datagli con un cenno del capo.

“Facciamo finta di crederti!”  disse Regina, spostando il suo sguardo, su Alice e poi su Roni.

“Ho rischiato di perderla oggi. Di perderli entrambi Regina. Non posso permettere che ciò accada!” disse Emma non staccando gli occhi dalla figlia e accarezzandole dolcemente i capelli.

“E non accadrà. Riesci sempre a cavartela anche in situazioni impossibili!” disse Regina

Emma annuì, ma non era tanto convita di questa cosa. Sospirò e disse “L’amore!”

“Cosa?” chiese Regina sorpresa da quella parola, che non centrava niente con il discorso che stavano facendo.

“Concentrati sull’amore che provi verso Roni. Concentrati sul motivo per cui lo stai facendo e la magia dovrebbe acquietarsi!” disse Emma, indicandole la mano.

“Presumo che sia per questa ragione che mi hai svegliato. Ti senti sopraffatta dalla magia di luce. L’amore è la chiave e dato che per te non sarà mai una cosa normale, ogni volta che senti il potere sfuggire al tuo controllo concentrati sulle persone che ami e all’amore che le persone hanno verso di te. Quando ho perso il controllo dei miei  poteri anni fa, è stata Elsa a ricordarmelo. Io scappavo perché avevo paura di fare del male, ma lei mi ha mostrato come l’amore della mia famiglia e dei miei amici, mi poteva aiutare a gestire questo potere impazzito. Per me e Roni e talmente normale ormai, che non ci pensiamo, ma noi siamo nati dal vero amore, ma per te e chiunque altro avere questo potere sarà sempre una cosa strana, se non stravolgente. È importante che non cedi mai ai sentimenti negativi quando hai questi poteri. Potrebbe diventare molto pericoloso, Regina!”

“Mi stai dicendo questo perché temi che possa per qualche ragione dare di matto? Non sono più la persona di una volta!” le disse Regina.

Emma scosse la testa e gli indicò di guardare dietro di sé.

In un angolo della stanza c’era qualcuno e la salvatrice lo riconobbe subito.

“Lucas!”

Regina sussultò “Il ragazzo che proviene da questa isola?”

Lucas fece un passo in avanti e guardò Emma “Ricorda quello che ti ho detto salvatrice. L’isola cambia le persone!”

Regina allora capì le parole di Emma. Quello che le aveva detto non era riferita alla sua tendenza di cedere al male, che l’aveva caratterizzata in passato, ma al fatto che quell’isola in sé era il male e poteva giocare brutti scherzi a chiunque di loro.

“Hai qualche consiglio da darci per prendere gli altri elementi?” chiese Regina.

Lucas la guardò “Le ombre…state attenti alle ombre!”

“Ok, ma dobbiamo affrontarli per prenderne una. Fa parte di uno degli elementi che dovremo prendere!” gli rispose Regina.

“Stai attenta Emma!” disse Lucas, ignorando regina e fissando la salvatrice.

Emma sussultò, le sembrò quasi che l’avvertimento era principalmente per lei.

 “Se n’è andato!” disse Regina confusa quando lo vide scomparire “è venuto solo per dirci di stare attenti? Pensava che saremo venuti qui belli tranquilli, senza aspettarci il ben che minimo pericolo?” disse sorpresa, ma poi guardò Emma.

“Emma, cosa ti succede?” chiese la donna vedendo il suo turbamento.

“Niente è che…ho solo un brutto, bruttissimo presentimento!”

 

La mattina arrivò e dopo aver fatto colazione, tutti erano pronti per la loro avventura. Dovevano riuscire a trovare un’ombra, la polvere di fata e una piuma del popolo indiano. Serviva anche un pezzo della Jolly Roger, anche se i pirati erano scomparsi da parecchio tempo dall’isola, in tutto il mondo i  corsari facevano ancora parte della storia di Peter Pan, ma quello non era un problema…finchè ne serviva solo un pezzo.

La vegetazione era diversa da come tutti se la ricordavano e Killian soprattutto vedeva che l’isola non se la stava passando bene. Meno ricca e rigogliosa. Molti alberi erano morti, alcuni si stavano ingiallendo. Solo alcuni erano ancora belli verdi  e rigogliosi.

“L’isola sta soffrendo!” disse Killian a quello spettacolo.

“Sembra quasi che ti dispiaccia!” disse David.

“è sta casa mia per parecchi anni e anche se è stata per lo più inospitale, un po’ mi ci sono affezionato. Infondo, tralasciando i pericoli dovuti ai suoi abitanti, è una bella terra!” rispose Killian.

“è colpa di Peter Pan se sta morendo!” disse Emma.

“Peter Pan è morto amore!” gli ricordò Killian.

“Si, ma…da quando è arrivato lui su questa terra, l’isola ha cominciato a nutrirsi di sentimenti negativi e…”

“…è non si possono di certo considerare del fertilizzante per la terra” continuò Snow “Come gli esseri umani, anche la vegetazione appassisce alla cattiveria. C’è un modo per salvare questa terra?” chiese infine.

“Concentriamoci su una cosa per volta. Pensiamo a salvare il mondo. Direi che la vita di questa isola, sia il minimo dei nostri problemi!” disse Regina.

“Non ti importa niente delle persone che ci vivono?” chiese Snow contrariata.

“Quali persone? Non ci sono fate, i bambini sperduti li abbiamo riportati indietro con noi, i pirati non ci sono più e gli indiani, dai racconti di Killian non mi sembra che fossero così numerosi. Probabilmente in questi anni, quast’isola è diventata disabitata!” disse Regina, cercando di far valere il suo punto.

“No, non credo sia così!” disse Emma, attirando l’attenzione su di sé. “Cioè sui pirati probabilmente hai ragione, ma qualche indiano potrebbe essere ancora in giro, tipo Giglio tigrato e i bambini sperduti  ci sono ancora. Lucas è morto da poco ed è morto su questa isola ed è stato ucciso dai suoi compagni!” disse Emma.

Regina sussultò all’idea di bambini, che avevano potuto compiere un tale gesto verso un loro compagno.

“Ma che cosa è questa  isola?” Disse inorridita.

Emma annuì d’accordo con la donna, prese la mano di Alice e fece qualche passo in avanti per addentrarsi nella foresta, ma appena i suoi piedi lasciarono le bianche sabbie della spiaggia, la salvatrice sentì qualcosa, qualcosa che la fece rabbrividire e fermare di colpo.

“Mamma, stai bene?” chiese Alice, per non ricevere risposta.

“Emma?” chiese David poggiando una mano sulla spalla della figlia, notando l’estraniamento della donna.

Ella sussultò e tornò in sé “Si, tutto bene. Muoviamoci a prendere quello che ci serve e andiamocene da qui!” disse, raggiungendo Killian, che aveva preso il posto in prima fila, sapendo dove recarsi.

Camminarono per diverso tempo ed Emma si sentiva sempre più irrequieta, tanto che, guardandosi intorno aveva rischiato di inciampare.

Snow, l’afferrò quando per l’ennesima volta, non evitò una radice rialzata.

“Emma, fai attenzione!”  le disse la madre.

La donna sospirò e non cercò di nascondere il suo disagio.

“Cosa ti succede?” chiese Snow preoccupata per la figlia.

Emma scosse la testa e si allontanò da lei.

 “Che cosa ha la mamma, nonna?” chiese Alice confusa, tirando la manica della donna.

“Non lo so tesoro!” rispose Snow sinceramente e guardando Emma preoccupata.

Finalmente dopo diverso tempo giunsero a quello che era l’albero che produceva la polvere di fata.

Sussultarono quando lo videro. Era morto e di sicuro non avrebbero trovato quello che faceva al caso loro.

“Non si può trovare da nessuna altra parte la polvere di fata?” chiese Regina.

“In assenza di fate? No. Solo su quest’albero. Era già rara trovarla quando era un albero in piena fioritura, ora non so quante probabilità abbiamo di trovarla!” disse Killian abbassando la testa.

La questione era grave. Niente polvere di fata, niente speranza di salvare le terre conosciute.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Tutti gli eroi si trovarono spiazzati davanti a quella scoperta.

Non avevano minimamente preso in considerazione di non trovare alcuni degli ingredienti che serviva loro per risistemare l’ordine delle cose.

Avevano pensato di poter fallire la missione condannando il mondo per altri motivi, ma pensavano che la causa sarebbe stata loro morte, e non qualcosa a cui loro non potevano porre rimedio sin dall’inizio.

Killian strinse il pugno e poi successivamente colpì l’albero nervosamente.

Emma lo guardò. Conosceva il marito e sapeva che quel nervosismo che provava, non era solo dovuto all’assenza della polvere di fata. Lo aveva intuito dal suo modo di camminare e di serrare la mandibola, era già infastidito dall’inizio del viaggio, esattamente da quando lei stessa aveva cominciato a sentirsi inquieta e sapeva che al cento per cento, quello che disturbava lei, disturbava Killian. Loro due soltanto e sapeva esattamente perché.

Gli si avvicinò e gli afferrò la mano ancora appoggiata al tronco quasi marcio dell’albero.

Killian la guardò e le diede un leggero sorriso. Non voleva preoccuparla più del dovuto, perché proprio come Emma, anche lui aveva capito cosa poteva infastidire la sua amata.

“Grande e ora come ci procuriamo uno dei preziosissimi elementi che servono per salvare i nostri mondi?” chiese Regina guardando l’albero, prima di sentire la stretta di Roni farsi più salda.

“Moriremo tutti e andremo in quel brutto posto allora?” chiese la bambina quando la madre abbassò il capo su di lei.

Regina si abbassò al suo livello e accarezzandole la guancia le disse “No amore. Ora siamo solo un po’ spiazzati perché andavamo a colpo sicuro, ma un modo per trovare quello che ci manca lo troveremo. Sarà solo un po’ più difficile! Nessuno andrà laggiù!”

“Promesso?” chiese Roni.

“Promesso tesoro!” disse Regina guardando la figlia negli occhi, ma si era dimenticata di un piccolo dettaglio, che non tardò a far sentire la sua vocina.

“Perché dici le bugie zia Regina?” chiese infatti Alice.

L’interpellata si morse il labbro. Voleva solo tranquillizzare le bambine, ma si era dimenticata del potere che Alice aveva acquisito dalla madre. Si ritrovò spiazzata e a quel punto Emma fece per intervenire, ma Snow l’anticipò.

“Regina non voleva dire bugie. Promettere che non accadrà niente è quello che tutti noi vorremmo fare. Vorremmo salvare tutti e faremo di tutto purchè succeda. È vero, fare promesse che non sappiamo se siamo in grado di mantenere non è giusto, ma voglio che voi capiate, che lo facciamo solo perché vogliamo farvi sentire al sicuro, non perché vogliamo mentirvi, capito?” disse Snow, guardando la nipotina, che annuì, seguita da Roni.

Emma e Killian sorrisero, mentre si tenevano per mano, ma presto dovettero separarsi di colpo, quando una freccia rischiò di colpirli. I due si buttarono a terra, prima che la salvatrice alzasse una barriera per proteggere tutti loro contro altre frecce che si susseguirono.

“Abbiamo la certezza che qualche indiano è rimasto!” disse Regina stringendo Roni a sé.

“Già, ma perché ci attaccano? Non siamo una minaccia per loro!” disse Snow.

“Ma siamo degli invasori!” disse David, cercando di capire dove fosse nascosto il “nemico”, perché ovunque fosse, era ben nascosto.

“Giglio Tigrato. Se ci sei, fermali. Non vogliamo fare del male a nessuno!”  urlò Killian, alzandosi in piedi per farsi riconoscere.

Le frecce si fermarono e dalla boscaglia, uscì colei che era quasi diventata una compagna di falò di Killian anni addietro.

“Uncino? Cosa ci fai qui?” chiese Giglio tigrato, avvicinandosi a loro, seguita da un paio di indiani, grandi e grossi, a guardia della sua persona.

“Siamo nei casini e ci serve il vostro aiuto…o almeno in parte!” disse Killian.

Emma abbassò lo scudo, quando il suo amato le fece cenno con il capo.

“Tu sei la salvatrice!” disse Giglio tigrato, per poi notare le altre persone intorno e una bambina che aveva chiaramente ereditato le caratteristiche dei propri genitori “Non scherzavi quando dicevi di amare la salvatrice, Uncino!”

“Emma, chiamami Emma!” disse la donna.

“Bene Emma, l’ultima volta che ho vista, anche se di sfuggita, mi hai salvato dai bambini sperduti e da una morte poco piacevole, quindi ora ricambierò il favore. Seguitemi al  nostro accampamento.

Il viaggio durò metà mattinata e finalmente diverse capanne comparirono davanti ai loro occhi.

“Non siete rimasti in molti!” disse Killian.

“No, l’isola sta diventando sempre più inospitale e cattiva e ovviamente la mia gente si sta decimando. Mi dispiace dirlo, ma non credo che ci sarà un’altra generazione di indiani. Siamo condannati all’estinzione!” disse la donna indiana dispiaciuta “Ma da quanto ci avete raccontato lungo il cammino, poco importa, siamo tutti condannati se non riuscite a rimettere le cose a posto!”

“Esatto!” disse Killian.

“Uno degli ingredienti che ci servono è una piuma degli indiani. Ne avete tante, ce ne potete dare una?” chiese Roni fiduciosa “Per favore!”

Giglio tigrato guardò la piccola, poi spostò lo sguardo su Emma “è questo l’aiuto che volevate? Una semplice piuma? Noi usiamo le piume degli uccelli che mangiamo, ve ne possiamo dare quante ne volete!” disse la donna.

“Non credo però che sia così semplice!” Disse Snow.

“Mia moglie ha ragione. Gli altri elementi sono qualcosa di specifico. L’ombra dell’isola, la polvere di fata, la squama di una sirena, un pezzo della Jolly Roger, non credo che ci basti una semplice piuma di uccello che voi avreste potuto usare!” disse David.

“Credo che mio padre abbia ragione. Credo che servi una piuma che sia rappresentativa del vostro popolo. Non so, avete una piuma che per voi è importante?” chiese Emma.

Gli indiani tacquero e si guardarono. Uno di loro minaccioso si fece avanti e tirò fuori un pugnale “Voi volete privarci del tesoro più prezioso che abbiamo? Non ve lo daremo mai!”

Alice si nascose dietro le gambe di Killian, avendo paura di quell’uomo. Roni non era da meno e cercò rifugio da Regina, la quale non potendo permettere a nessuno di minacciare la sua bambina, affrontò l’uomo.

“Abbassa quel coltello pelle rossa, se non vuoi diventare un viso pallido. Nessuno vuole prendere niente a nessuno, vogliamo solo salvare il fondo schiena  a tutti quanti. Vedi cosa per te è più importante, la vita di miliardi di persone, compreso il tuo popolo o una stupida piuma!”

“Regina!” la rimproverò Snow.

“Cosa? Stanno mettendo la loro vita davanti a un oggetto che…”

“Ok, ti do ragione su quello, ma se hanno reagito così, non credi che chiamarla stupida piuma sia come dirgli di accoltellarci seduta stante?” chiese Snow.

Regina sbuffò, ma non potè trattenere un sorriso, quando vide che aveva colpito nel segno, perché gli indiani avevano abbassato le armi.

“La piuma di cui parlate per il nostro popolo è preziosa, ma Regina ha ragione. Non ha molta importanza. Cioè se devo decidere tra salvare il mio popolo o una piuma secolare che è passata da generazioni da un capo villaggio all’altro, allora non c’è storia!” disse Giglio tigrato, portandosi una mano alla treccia, dove delle piume erano legate ad un fermaglio, che le teneva ferma l’acconciatura.

Prese la piuma e la fissò un ultima volta prima di darla a Killian.

Era una piuma variopinta, con molti colori. Una piuma di un animale che Killian, nel suo periodo vissuto all’isola, non aveva mai visto.

“Questa è una piuma che proviene da una fenice che ha abitato l’isola all’inizio della sua nascita. Si dice che le fenici rinascono sempre dalle loro ceneri, ma per permettere ai miei antenati di vivere su questa isola, terra inospitale un tempo, questo magnifico uccello, abbia sparso le sue ceneri su tutta l’area, rendendola fertile e lasciando la sua custodia ai nostri antenati. Divenne così il cimelio di ogni capo tribù e simbolo degli indiani dell’isola che non c’è!” disse Giglio tigrato, per poi continuare “Sono convinta che quella fenice non vorrebbe che il nostro popolo sparisse e non credo che se la prenderà a male se la diamo via per una buona causa!”

“Io mi chiedo quale sia la vera storia di quest’isola a questo punto!” disse David confuso.

“Non credo che qualcuno lo sappia.  Ce ne sono talmente tante!” disse Giglio tigrato abbozzando un sorriso.

“Aspetta, vi ringraziamo per la vostra generosità, ma…non ci serve a niente questa piuma se non troviamo la polvere di fata!” disse Emma.

L’indiana si fece seria “La polvere di fata? È ormai impossibile da trovare!”

Tutti la guardarono spaventata e la donna sospirò “In realtà, c’è ancora un posto dove è possibile trovarla…nella terra delle ombre, all’estremita settentrionale dell’isola.”

“Si, io e Killian ci siamo stati!” disse Emma.

“L’isola che non c’è non è più quella che conoscete. Ora le ombre sono diventate più pericolose e infime!” disse loro, Giglio tigrato.

“Ci serve anche l’ombra dell’isola, dovremo andarci prima o poi. Quindi se è presente anche la polvere, prenderemo due piccioni con una fava!” disse Regina.

Gli indiani li guardarono come se fossero usciti di senno.

“Siete dei pazzi o suicidi. Nessuno che si sia mai addentrato in quel luogo, ne è uscito vivo. È diventato un ombra lui stesso!” disse Giglio tigrato. “Lo ripeto, quest’isola è cambiata, Non ci sono più bimbi sperduti disperati che sentono nostalgia di casa. Sono diventati cattivi. Provano un odio verso coloro che li hanno abbandonati, che non provano pietà nemmeno fra di loro. Se qualcuno osa troppo, si uccidono. Noi indiani li temiamo e non osiamo mai avvicinarci ai loro territori e questo perché sono sotto il potere delle ombre. Giocano con ogni sentimento negativo, anche il minimo. Se cadete nelle loro mani, non c’è niente che vi può salvare!”

Snow guardò le bambine, visibilmente spaventate “Ora basta, stai spaventando le bambine!”

“Devono avere paura e anche voi!” disse infine l’indiana.

 

Tutti si misero a mangiare quello che gli indiani offrirono loro, ma fecero fatica  a mettere qualcosa nei loro stomaci.

Emma posò il suo piatto e alzandosi dal tronco usato come una sorta di panchina, disse “Io devo provarci comunque. Devo affrontare e catturare quell’ombra. Voi potete rimanere qui e…” la donna non terminò la frase che Killian, alzandosi, la interruppe “No Swan. Non ti lascio andare da sola!”

Killian, se mi succede qualcosa, Alice deve almeno avere un genitore. Io e te sappiamo cosa vuol dire crescere senza genitori. Non possiamo che anche nostra figlia conosca questo dolore!”

Snow e David abbassarono la testa.

“Emma nemmeno noi possiamo lasciarti andare da sola. Siamo i tuoi genitori e…” cominciò David.

“Non mi interessa. È colpa mia se ci troviamo in questo casino e non permetterò che diventiate delle ombre. Se fallisco che almeno possiate vivere il tempo che vi rimane e…magari riuscirete a trovare un altro modo per rimediare ai miei sbagli, ma se andiamo tutti insieme e moriamo tutti insieme allora…che senso ha?” disse Emma, visibilmente spaventata da quello che doveva affrontare e dalle conseguenze che poteva avere tutta quella faccenda.

“Emma, tu e Uncino fra tutti, siete quelli più a rischio se veramente siete cresciuti senza genitori, ovviamente se questi vi hanno abbandonato. So di sicuro che Uncino è stato abbandonato dal padre, ma non è difficile riconoscere gli occhi di chi ha provato quella sofferenza. Gli occhi sono in grado di raccontare molte cose è anche se si è trovati la propria felicità, il segno rimane e vedo nei tuoi occhi, quello che ho visto per secoli negli occhi dei bambini sperduti. Anche tu sei stata abbandonata!” disse Giglio tigrato con certezza.

“Si è vero, l’abbiamo abbandonata, ma non perché non la volevamo, ma perché siamo stati costretti …” cominciò Snow.

“Non importa!” disse l’indiana e facendosi seria chiese a Emma di rispondere sinceramente.

Killian mi ha detto che da quando siete sbarcati sente delle voci e che probabilmente le senti anche tu, è vero?” chiese Giglio.

“Quali voci? Emma, di cosa sta parlando?” chiese Regina, preoccupata da quello sviluppo.

“Si, è vero!” disse la salvatrice, ignorando Regina.

“Tante o una?”

“Tante!” disse Emma, non capendo che rilevanza potesse avere  il numero di voci che sentiva.

“Ora un’altra domanda, hai mai odiato i tuoi genitori per averti abbandonata?” domandò Giglio, nonostante potesse capire il disagio che il corpo di Emma le manifestava.

Emma titubò un attimo, poi rispose “No, sono stata molto arrabbiata, ma…”

“Emma, non puoi mentirmi. Non importa quello che mi racconti e che racconti ai tuoi genitori. Il sentire le voci, vuol dire che hai odiato i tuoi genitori e questa isola porta a galla sentimenti che non si provano più o che sono assopiti!”

Emma si morse il labbro, ma non ebbe il coraggio di guardare i suoi genitori, sapeva che avrebbe trovato le lacrime sul volto di sua madre.

“Altra domanda…” continuò l’indiana.

“Per favore basta…” chiese Emma, non volendo ferire i suoi genitori ulteriormente.

“Di chi sono queste voci?” insistette Giglio tigrato.

Emma non rispose e l’indiana si rivolse a Killian, facendogli la stessa domanda.

“Dell’uomo a cui sono stato venduto insieme a mio fratello!” disse Killian.

“Senti solo quella?”

“Si!” disse il pirata.

Giglio tigrato guardò Emma dispiaciuta “Emma, la tua situazione è anche peggio di quella di Killian. Le voci sono mutate, non sono più le voci dei bambini disperati che chiamano la loro mamma o il loro papà, ma sono di coloro che maltrattano i bambini abbandonati e il fatto che tu ne senta tante e non solo una, vuol dire che hai avuto parecchie persone che ti hanno trattato male intorno e questo è solo un invito a nozze per le ombre!”

Emma si abbracciò in estremo disagio e non voleva più sentire altro. Non voleva che Giglio dicesse altro. Aveva sempre cercato di nascondere il suo passato e voleva che continuasse a rimanere un segreto. Tutti poterono vedere i suoi muri venire ricostruiti prima che si allontanasse, ignorando i richiami di Snow e David.

Regina fissò Emma andare via e fu in quel momento che notò qualcosa di strano a cui nessuno sembrò farci caso. Guardò a terra intorno a lei per essene sicura e subito dopo domando a  Giglio tigrato “Come agiscono queste ombre? Come catturano la loro vittima?”

“Da quanto abbiamo capito, la vittima viene tormentata con queste voci, tanto da far scaturire nuovamente quell’odio verso i genitori. Una volta che ci sono riusciti, si impadroniscono dell’ombra della loro vittima, per aver totale controllo su di loro. Una volta che si sono impossessati dell’ombra non ha più scampo. Verrà consumata finchè la vittima si unirà a loro di sua spontanea volontà. Tutti i bambini sperduti sono caduti nella loro trappola e se vi capiterà di incontralli, quelli che non hanno ancora ceduti, potrete notare che non hanno l’ombra. È solo questione di tempo prima che si perdano per sempre.

Regina sbiancò e tutti poterono notare il suo pallore.

“Regina, cosa succede?” chiese Killian preoccupato.

“Emma, non ha più la sua ombra!”

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

 

“Emma…è senza ombra!” disse Regina, mettendo tutti a conoscenza di quanto aveva notato. Non poteva essere una svista. Le loro ombre erano ben pronunciate e allungate e quella di Emma non era presente.

Tutti si sentirono come se avessero appena ricevuto un forte pugno nello stomaco. Le bambine che sentivano l’ansia che era quasi palpabile nell’aria, guardavano spaesate gli adulti. Alice soprattutto e senza nemmeno pensare, si mise a correre verso la foresta.

Killian la inseguì immediatamente e la fermò dal suo intento.

“Cosa pensi di fare?” le chiese arrabbiato. Ci mancava solo che si perdesse nella foresta e capitasse qualcosa pure a lei.

La bambina cercò di liberarsi dalla stretta e disse “Voglio andare dalla mamma!” disse con le lacrime agli occhi “è in pericolo vero?”

Killian sospirò “Ho paura di sì, ma non possiamo fare colpi di testa, love. Ci manca solo che pure tu finisca nei pasticci!”

“Io voglio aiutare la mamma!” disse la piccola convinta.

“Lo so tesoro e l’aiuterai, ma ora lascia fare a noi grandi. Rimani qui con Giglio tigrato e io ti riporterò presto la mamma indietro!”

 

Emma si allontanò dall’accampamento sentendosi invadere da un’ansia che le toglieva quasi il respiro. Giglio tigrato aveva ragione. Da quando si era inoltrata nella foresta, si sentiva come la prima volta che aveva messo piede su quell’isola. Si sentiva un’orfana e nemmeno il sapere che i suoi genitori l’amavano e tutti i bei momenti trascorsi come una famiglia, l’aiutavano a mandare via quella sensazione. L’unica cosa che le veniva in mente era la sua infanzia infelice. Ricordava il suo desiderio che i suoi genitori la venissero a salvare dalla solitudine che provava e da quelle persone che non avevano pietà della bambina spaventata che era. In più si mettevano quelle voci. Riusciva a riconoscerle tutte. Ricordava i volti e i nomi di ognuno di loro. Tutti avevano rappresentato i suoi incubi peggiori in varie fasi della sua vita. Uno in particolare. La sua voce era la più forte ed era proprio quella che l’aveva fatta vacillare e riprovare quell’odio che aveva provato verso i suoi genitori. Adorava suo madre e suo padre e comprendeva il motivo per cui avevano dovuto fare la dura scelta di abbandonarla e si vergognava di essere riuscita a provare nuovamente quei sentimenti per loro.  Ma in quel momento non riusciva a fare a meno di pensare, che se la volevano tenere, avrebbero dovuto combattere e fare di tutto pur di non darla via.

“Questo perché i tuoi genitori non ti hanno mai voluta. Chi mai vorrebbe un essere insignificante come te!” quella voce, la più forte, si fece risentire, ma questa volta era talmente chiara e limpida che Emma istintivamente si girò verso la direzione dalla quale l’aveva sentita provenire.

 “T-tu…c-come…non puoi trovarti qui!” disse Emma con la voce che tremava.

L’uomo rise, una risata che rimbombò nella foresta, tanto che anche Killian e gli altri poterono sentirla, seguita poi dall’urlo di Emma.

Seguirono la direzione della voce e giunsero dove poterono riconoscere tracce di una battaglia. Emma si trovava lì fino a pochi istanti prima. Killian prese a seguire le tracce, le quali ad un certo punto si interrompevano. Si guardò a destra e a sinistra, cercò di ritrovare la strada, ma di  Emma nessuna traccia.

Nessuno si diede per vinto  e continuarono le ricerche.

Cercarono per ore, tanto che il sole tramontò. Tornarono all’accampamento, non per sospendere le ricerche, ma perché volevano spingersi oltre il territorio perlustrato e necessitavano di rifornimenti.

Alice rimase delusa nel non vedere ritornare la madre e si ribellò quando Killian le disse che lei e Roni, avrebbero dovuto rimanere nuovamente all’accampamento indiano.

Regina fece nuovamente cambio di poteri, così che la figlia potesse dormire…almeno lei. Era già da un paio di giorni che non dormiva, questo perché aveva sempre concesso a sua figlia di riposare, senza però poi recuperare le ore di sonno durante il giorno. Il suo fisico cominciava a risentirle e infatti la sua velocità nella camminata era rallentata. Snow se ne accorse, ma non potè fare niente per aiutarla. Sapeva che non sarebbe mai tornata indietro all’accampamento  a riposare e anche se l’avesse fatto, non vi era la garanzia che non facesse uno dei soliti sogni.

Regina si poggiò a un albero per riprendere fiato. Killian continuò imperterrito. Fu David a obbligarlo a fermarlo.

“Che fai? Più aspettiamo, più Emma rischia di essere persa per sempre!” disse l’uomo disperato.

“Lo so, ma non lasciamo nessuno indietro!” disse David determinato, facendogli notare che la stanchezza si cominciava a sentire.

Fu in quel momento che udirono dei rami rompersi sotto i passi di qualcuno.

Tutti si prepararono ad attaccare e i nuovi arrivati, urlarono quando si videro le armi puntate addosso.

Regina, ritrovata improvvisamente la sua energia, disse con tono piuttosto seccato “Che diavolo ci fate voi due qui!”

“Vogliamo aiutarvi!” disse Roni.

“No, voi non dovete fare niente e…” cominciò Regina, ma Alice arrabbiata disse “Io voglio aiutare la mia mamma e la mia sorellina e niente di quello che dite potrà farmi cambiare idea. Vado anche da sola se devo, non ho paura!” disse Alice determinata.

“Sei proprio figlia di tua madre!” disse David tra l’esasperato e l’orgoglioso. “che facciamo?”

Killian si appoggiò all’albero, sopraffatto dall’emozioni che lo invadevano. La voce che lo tormentava, Emma che rischiava di perdersi e sua figlia che voleva giocare a fare l’eroina, rischiando più del dovuto la sua vita.

“Siamo in marcia da ore e ritornare indietro potrebbe condannare Emma per sempre e…inoltre sono riuscite a scappare una volta, potrebbero farlo di nuovo” disse Snow.

“D’accordo, verranno con noi!” disse Killian, portandosi una mano alla testa.

“Stai bene?” chiese David, poggiando una mano sulla spalla dell’uomo.

“No, non sto bene. Emma è chissà dove, noi siamo nei guai fino al collo e quella cavolo di voce comincia a darmi sui nervi!” disse Killian.

“Cerca di rilassarti  o finirai come Emma!” disse David preoccupato.

“Almeno riuscirei a trovarla!” disse il pirata esasperato.

“Come mai Emma ha ceduto all’ombra, mentre tu riesci a resistergli?” chiese Snow.

“Io ed Emma abbiamo in comune il fatto di essere cresciuti come orfani, ma c’è una differenza sostanziale tra la mia infanzia e la sua. Io sono stato abbandonato soltanto da mio padre. Mia madre è morta quando ero piccolo, ma ho solo ricordi positivi di lei e anche se ero stato venduto a un uomo che non gliene infischiava niente del fatto che ero un bambino, io avevo Liam,  avevo qualcuno che mi amava vicino. Emma invece non ha mai saputo chi eravate e che l’amavate!” fece una leggera pausa prima di proseguire “L’ho capito da quando vi ho conosciuto. L’amore è la forza più forte che esista e se non c’è…cosa rimane, cosa si diventa? Guardate me. Quando ho perso le persone che amavo, sono diventato il pirata di cui tutti temevano il nome e sono tornato ad essere una persona ragionevole, conoscendo Emma. Tutto ruota intorno all’amore!”

“E una cosa è chiara. Emma non ne ha ricevuto molto durante la sua infanzia!” disse infine Regina, abbassando la testa.

 

Passò la notte e di Emma ancora nessuna traccia. Ad un certo punto si fermarono  a riposare chi gli occhi, chi solamente i piedi.

Regina cercò di rimanere sveglia, ma infine il sonno la colse tra le sue braccia.

Non ci mise molto a riconoscere la tipica atmosfera infernale. Si diede dei pizzicotti per svegliarsi, ma non servirono a niente. Si mise a sedere. Il posto era apparentemente tranquillo e aveva paura di mettersi in marcia. Avrebbe potuto finire nel posto sbagliato e voleva evitare di ritrovarsi in condizioni nelle quali si sarebbe trovata costretta a usare la magia, con la possibilità di ferire qualcuno nel mondo reale.

“Vi avevo avvertito. L’isola cambia le persone!” disse una voce alle sue spalle.

Regina sussultò, prima di fare mente locale “Ciao Lucas!”

Il ragazzo gli si mise davanti con aria piuttosto infastidita “Ciao? Tu mi dici ciao? Ci avete condannato tutti. La nostra unica speranza è prigioniera delle ombre e tu mi dici ciao?” chiese il ragazzo.

“Non tutto è ancora perduto. Stiamo cercando Emma e riusciremo a…” cominciò Regina.

“Cosa? Riuscirete a salvarla? Mai nessuno è sopravvissuto alle ombre e la salvatrice non sarà da meno!”

“Emma è diversa. Lotterà contro questo male. Inoltre ognuno di noi si rifiuta di pensare che non ci sia un modo per salvarla e lo troveremo!” disse Regina determinata.

“Certo che ci sarebbe, ma è una cosa impossibile!” disse Lucas.

“Dimmi cos’è?” disse Regina determinata.

 

Regina si mise di scatto a sedere, quando sentì Roni, chiamarla spaventata.

Vide che tutti erano circondati da ragazzini armati fino ai denti.

Anche le bambine erano prigioniere, anche se separati dagli adulti.

Si domandava come non si fosse svegliata nonostante il trambusto che sicuramente c’era stato, ma poi si ricordò che quando si finisce negli inferi anche solo in sogno, non basta un po’ di rumore perché ci si svegli.

Studiò la situazione intorno a sé. Killian era con la sua spada sfoderata, ma lo vedeva titubante e sapeva il perché. Con Alice e Roni separate da loro, erano un bersaglio facile. Snow e David erano dello stesso pensiero, perché sia la prima che il secondo, avevano buttato a terra le loro armi e alzato le mani.

Solo lei poteva riuscire a liberare tutti con i poteri della salvatrice, il problema rimaneva il controllo della magia di luce. Non sapeva se era in grado di lanciare qualche sorta di magia, che andasse a colpire solo i bimbi sperduti, senza colpire nessun altro.

Uno dei ragazzi, quello più alto e minaccioso, ordinò agli altri di portare loro all’accampamento, dove il loro capo avrebbe deciso cosa fare.

L’accampamento era quello che si poteva trovare in un campeggio in mezzo alla foresta, con un falò grande che riscaldava l’ambiente circostante e soprattutto cuoceva, quello che sarebbe stata la loro cena o colazione, dato la notte inoltrata.

“Inginocchiatevi!” disse il bimbo sperduto, spingendo Killian a terra, seguiti poi dai Charming e da Regina.

Roni e Alice vennero condotte invece una tenda fatta di pelli di animali, davanti alla quale, si misero due altri bambini a fare da guardia.

Regina sperava che essendo delle bambine, non corressero rischi o almeno non corressero rischi di venire uccise. Poteva immaginare che il loro intento era di renderle parte del gruppo, perché proprio in gruppo erano più forti e solo per quel motivo se non si erano ancora ribellati. Erano in netto svataggio.

“Sentite, se abbiamo invaso le vostre terre, ci dispiace. Non vogliamo farvi del male, stiamo solo cercando nostra figlia e…” cominciò Snow, la quale venne messa a tacere, venendo afferrata dai capelli dietro la testa “Qualcuno ti ha chiesto di parlare?”

“Nessun passo falso. Sono ragazzini, ma sono spietati!” disse Killian, guardando duramente il ragazzo, che aveva appena lasciato Snow libera.

Egli si diresse verso di lui e gli diede uno schiaffo sul volto, che lo fece voltare “Non posso darti torto su questo pirata, ma nessuno ti ha chiesto di parlare! E il prossimo che lo fa…bhe vedete quegli scheletri appesi a quei rami?” disse il ragazzo, facendo alzare la testa ai prigionieri.

Poterono notare un paio di scheletri, alcuni erano puliti come se giacessero li da diverso tempo, un altro era ancora abbastanza fresco e lo si poteva affermare dall’odore che ad ondate a volte si sentiva e dalla quantità di carne ancora attaccata alle ossa.

“Vedete quello lì? Era uno di noi e non un adulto insignificante come voi. Quindi se siamo arrivati ad uccidere uno della famiglia, come pensate di salvarvi?” chiese il bimbo sperduto.

Regina sussultò, temendo di conoscere il proprietario di quel corpo. L’aspetto ormai era diverso, ma il vestiario ero lo stesso. Quello era Lucas.

“Non preoccupatevi, per ora non vi ucciderò, ma mi voglio proprio divertire!” disse il ragazzo tirando fuori un pugnale e avvicinandosi a Killian.

“Tu, l’ultima volta ci sei sfuggito, direi che comincerò da te!” disse, prima che qualcuno gli afferrasse il polso e lo stritolasse duramente facendogli perdere la presa sull’arma.

“Non mi sembra questo il modo di dare il benvenuto ai nostri prigionieri!” disse una voce, che fece sobbalzare Regina, Killian e i Charmings quando compresero chi fosse.

Era una ragazzina sui tredici, quattordici anni, capelli lunghi, biondi e ondulati e due occhi verdi capaci da incantare chiunque.

“Emma!” dissero Killian, Regina, Snow e David increduli.

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

 

“Emma!”

L’interpellata si avvicinò ai prigionieri.

“Cosa ti è successo?” chiese Snow osservando la sua bambina.

Aveva visto Emma a quell’età solo per pochi secondi in un video di tanti anni prima e per giunta di bassa qualità, ma il suo pensiero che sua figlia fosse bellissima, non cambiò. Anzi, potendola vedere davanti ai suoi occhi, poteva affermarlo ancora di più, ma non poteva gioire del fatto che avesse avuto la possibilità di incontrarla, perché la situazione in cui si trovavano faceva schifo.

“è evidente! È tutta opera dell’ombra dell’isola!” disse Killian, serrando la mascella nervosamente.

“Io credo che l’abbia riportata al periodo in cui lei vi ha odiato!” disse Regina, rivolgendosi a Snow.

“Guardate a terra, non ha l’ombra, proprio come dicevi Regina!” disse David.

Nonostante il grande falò, nessuna ombra era proiettata a terra né quella di Emma, né quella degli altri bambini.

Regina si domandò come fossero caratterialmente quei bambini in condizioni normali. Magari alcuni di loro erano bambini dolcissimi a cui semplicemente mancavano i genitori, altri invece poco si distaccavano da come erano in quel momento, probabilmente troppo arrabbiati col mondo intero, proprio come Emma in quel momento.

I suoi occhi dicevano tutto. Era arrabbiata, carica di risentimento e sfiduciata verso la vita.

“Emma, ascoltami bene. Qualsiasi cosa sia successo nella tua infanzia, devi convincerti che i tuoi genitori ti vogliono bene!” provò Regina, non molto convinta che una semplice chiacchierata potesse risolvere la situazione.

Emma fulminò la donna con lo sguardo “Cosa ne sai tu dei miei genitori? Mi hanno abbandonata sul ciglio della strada. Non si sono presi nemmeno la briga di lasciarmi in un ospedale. Avrei potuto morire congelata o di fame per quanto ne so, se quel bambino non mi avesse salvato. Quindi ora prova a ripetermi che i miei genitori mi vogliono bene e ti azzittisco io!” disse con cattiveria.

“è così Emma e ci dispiace tanto per quello che hai passato e vedrai che…” cominciò David.

“e tu cosa ne sai tu del mio passato? Non mi conosci nemmeno, cosa te ne importa?” disse la salvatrice, facendo sussultare i presenti.

“Non sai chi siamo?” chiese Snow spaventata.

“Non so nemmeno perché ci stupiamo. A quella età Emma non ci aveva ancora conosciuti. Se lo scopo dell’ombra è quella di metterla contro di noi, le avrà cancellato i ricordi, facendole ricordare solo i brutti sentimenti che avrà provato nella sua infanzia!” disse killian, stringendo l’unico pugno che aveva.

“Adesso tacete! Non so se ve ne rendete conto, ma siete in una bruttissima situazione!” disse  il ragazzino sperduto che poco prima faceva lo spavaldo.

“Si, lo sappiamo, ci avete già mostrato il nostro prossimo futuro!” disse Regina, indicando gli alberi dove vi erano alcuni cadaveri.

“Quella è solo la tomba, ma prima di arrivare a quel punto ce n’è di strada in mezzo da fare!” disse il ragazzino divertito “E lo farà proprio lei! Vero ragazzina?” disse indicando la nuova arrivata, con disprezzo. Non vi erano femmine tra i bimbi sperduti e nessuno di loro era contento  della sua aggiunta.

“Emma, tu non puoi volere questo!” disse David “Tu hai un cuore buono, non hai niente di cattivo in te. È quell’ombra che ti sta facendo questo e…”

“Voi non avete idea di quello che ho fatto. Se lo sapeste non la pensereste così!” disse Emma, guardando a terra.

“Emma non so cosa ti sia successo, ma sono sicura che non hai fatto niente di male e…” cominciò David, ma Emma urlando disse “Ho rubato ogni volta che avevo fame, ho rubato principalmente ad anziani e bambini perché erano i più facili da raggirare. Ho finto di stare male, solo per non passare una notte all’agghiaccio e avere un pasto caldo, quando scappavo da qualche casa famiglia, rubando sicuramente il posto a qualcuno che di sicuro aveva bisogno di cure mediche. Sapevo che era sbagliato, ma l’ho fatto comunque. Non mi importava degli altri, mi importava solo di me stessa e…”

“Quando si cerca di sopravvivere si fanno molte cose che in genere non si farebbero e…” Cominciò Snow, venendo interrotta ancora una volta sempre da Emma che con titubanza disse “Ho ucciso un uomo!”

Regina, Killian e i Charming si paralizzarono a quelle parole, perché era evidente che non si riferiva a Crudelia.

“Vedo che avete perso la parola!” disse Emma, sorridendo tristemente “Adesso non vedete più del buono in me, vero?”.

“Ci deve essere una spiegazione! Non puoi semplicemente aver ucciso un uomo perché ti andava di farlo!” disse Snow.

“Si, invece. Ho odiato quell’uomo ogni giorno della  mia vita e odio i miei genitori, chiunque essi siano, per avermi fatto vivere quello che ho vissuto! Beh  non  so nemmeno perché vi sto raccontando tutte ste cose. Non vi conosco e poi siete solo frutto del mio sogno” disse Emma seccata.

Tutti sussultarono a quelle parole, perché sapevano che era tutto reale, ma la Emma di allora, non credeva alla magia e quindi non poteva comprendere come fosse finita in quel luogo. Qualcuno che non credeva alla magia, che finiva per ritrovarsi assieme ai bimbi sperduti dell’isola che non c’è, non poteva far altro che credere che tutto quello che stava vivendo, fosse un sogno.

Regina però non volle renderle chiaro che tutto era reale, un altro punto le interessava maggiormente e infatti chiese “Cosa ti ha fatto quell’uomo?”

“Cosa?” chiese Emma stupita.

“Cosa ti ha fatto?” chiese nuovamente.

Emma fece un passo indietro e  sembrò diventare estremamente interessata alle sue scarpe.

In quel momento si sentirono dei passi e si vide una figura uscire da dietro un albero.

Era un uomo sui quarant’anni, molto alto e robusto. I suoi occhi erano completamente neri, cosa che fece comprendere ai presenti, che non era un essere umano, ma solo la rappresentazione di uno.

“Cosa ho fatto? Mi sono presa cura di lei, dandole una casa e del cibo caldo da mettere nello stomaco!” disse l’uomo, poggiando una mano sulla spalla della ragazza.

Sul volto di Emma potevano leggere la paura che aveva verso quell’individuo, nonostante credesse che tutto quello fosse un sogno.

Gli altri ragazzi, che avevano ben chiaro chi fosse, temendo per la loro incolumità, uno ad uno, scomparvero nella foresta. Rimasero solo Killian, Regina, Emma, i Charming e le due bambine.

Sia Alice che Roni, si erano già liberate dalla presa dei due bambini sperduti che le tenevano in pugno, utilizzando la magia, facendo scontare le loro teste, in modo tale che perdettero i sensi.

Si ritennero fortunate del fatto che non sapessero che entrambe avessero la magia. Una volta libere però non uscirono allo scoperto. Sapevano di essere circondate e che i loro genitori erano prigionieri, quindi rimasero ad ascoltare e, attraverso uno spiraglio, a guardare la scena.

Quando videro scappare tutti via, capirono che le cose si stavano mettendo male e Roni, ricorrendo ai poteri della madre, facendo piano, allentò le corde in modo da liberare gli adulti, nel caso avessero dovuto difendersi.

Quell’uomo infatti, non era per niente rassicurante e lo capirono soprattutto dall’atteggiamento di quella che compresero essere Emma, nonostante  fossero confuse nel vedere la donna in quelle fattezze.

Regina sentì le corde sciogliersi e spostando lo sguardo verso la capanna dove erano le bimbe, notò Roni sbucare leggermente dalla porta che muoveva la mano.

La donna sorrise leggermente, spostando nuovamente l’attenzione su quello che stava succedendo.

L’uomo strinse la presa sulla spalla di Emma, la quale fece una smorfia di dolore, ma non si mosse, spaventata dall’uomo.

“Ho speso i miei soldi per garantirle sicurezza e istruzione e lei mi ha sempre ringraziato con poca obbedienza e insolenza. Ma ho sempre saputo metterla in riga, vero Emma?”

“Per favore, lasciami. Mi stai facendo male!” disse Emma con voce tremante.

“Mi hai ucciso, questo non è niente a quello che tu hai fatto a me!” disse l’uomo, per poi darle uno schiaffo sul volto, che la fece cadere a terra e ferendole il labbro.

Emma cercò di allontanarsi dall’uomo, o per meglio dire dall’ombra che voleva farle rivivere i momenti passati con quell’uomo, che la maltrattava ogni volta che gli andava a genio.

Presto si ritrovò con le spalle contro un albero, cercando di coprire la testa, per proteggerla dalle percosse che sapeva sarebbero venute.

Avrebbe voluto difendersi almeno nel sogno, ma non ci riusciva. Quell’uomo era sempre riuscita a terrorizzarla.

L’ombra stava avanzando, ma si ritrovò impossibilitato a muoversi. “Cosa mi sta succedendo?” chiese.

Emma alzò il capo e vide una delle donne con le mani alzate e luminose, indirizzate verso l’uomo.

La ragazza sussultò nel vedere la magia, cosa che la convinse ancora di più che tutto quello fosse solo frutto della fantasia. Più volte aveva infatti desiderato dei poteri magici per difendersi da coloro che volevano farle del male, ma sapeva che erano desideri assursi, ma nei sogni tutto era possibile e cominciò a sperare che il suo subconscio, stava cercando di proteggerla in qualche modo, donando dei poteri, se non a lei, a quell’estranea.

Regina si era alzata in piedi, insieme a tutti gli altri ed era ricorsa ai poteri della salvatrice per fermare l’ombra. Sentiva però una forte resistenza e sapeva che non sarebbe riuscita a trattenerlo a lungo.

 Killian con rabbia si scaravento verso l’ombra urlandogli che non avrebbe  mai più torto un capello ad Emma, ma quando cercò di colpirlo, gli passò attraverso.

L’ombra di mise a ridere e disse “Credete davvero di riuscire a fermarmi? Non sono tangibile a meno che non sia io a volerlo e la vostra magia non sarà in grado di fermarmi. Solo quella della salvatrice sarebbe in grado, ma in queste condizioni, non saprà fare niente. Che abbia o meno i poteri, non è la salvatrice che conoscete. È debole. è solo una creatura inutile che nemmeno voi due, i suoi genitori avete voluto!” disse e queste parole non scapparono alle orecchie di Emma, che spalancò gli occhi e osservò sia Snow che David.

“Voi siete…” disse Emma con voce tremante. Aveva spesso sognato i suoi genitori da piccola, ma non aveva mai attribuito loro un volto, ora invece vedeva tutti, occhi, naso, bocca e si domandò se veramente quelli potessero essere i volti dei suoi genitori. Si domandò anche il perché il suo sogno glieli stesse mostrando. Forse per far vedere loro che figlia debole e smidollata che avevano. Non in grado di proteggersi dai soprusi di quell’uomo.

“Oh, è vero, tu non lo sai. Si, loro sono la causa delle tue sofferenze. Per colpa loro sei passata da famiglia a famiglia, dove venivi solo usata per avere soldi in più, senza che questi venissero spesi per le tue  necessità, finchè non sei arrivata nella mia casa, dove ho sempre usato i bambini come schiavi per le mie comodità, faccende domestiche e per racimolare altri soldi in giro per la città. E se non ero soddisfatto…bhe, credo che ti ricordi le mie punizioni, vero Emma!”

La ragazzina sussultò e abbassò la testa.

“Bastardo, cosa hai fatto a nostra figlia?” disse Snow ,prendendo l’arco e puntandoglielo addosso.

Snow calmati. Ricorda che non possiamo fargli niente!” disse David.

“Ha ferito la nostra bambina David, lui ha…” disse Snow con le lacrime che cominciavano a scenderle sulle guance.

“Si lo so, ma ricordati che non è veramente lui. È solo l’ombra che sta facendo rivivere ad Emma uno dei momenti più brutti della sua vita!” gli ricordò David, facendo abbassare l’arma alla  moglie.

“Comunque…ora pagherete per il vostro affronto. Nessuno si mette contro di me!” disse facendo un cenno alla sua destra, poco prima che si sentissero le urla delle bambine. Tutti si girarono verso la direzione delle urla e poterono così vedere sia Alice che Roni con le mani dietro la schiena, spinte da delle ombre senza nessun vero e proprio aspetto.

“C-che intenzioni hai?” chiese Killian spaventato.

“Oh, niente di che…le eliminerò semplicemente! Dite ciao ciao bambine!”

“Mamma!” urlò Roni, quando sentì la presa dell’ombra farsi più stretta.

“Papà, mamma!” urlò invece Alice spaventata.

“Aspetta!” disse Emma alzandosi in piedi, sebbene non sapesse perché lo stesse facendo.

“come scusa?” chiese l’ombra sorpresa dall’opposizione di Emma, cosa che leggendo nei suoi pensieri non aveva mai fatto, tranne che una volta.

“Sei arrabbiato con me e quindi è giusto che sia io a pagare, quelle bambine non hanno fatto niente di male!” disse Emma, guardandolo negli occhi, anche se solo per una frazione di secondo.

“Oh puoi stare sicura che arriverà anche il tuo momento Emma, ma ora…” disse l’ombra, avvicinandosi alle bambine, rendendo nulli, tutti i tentativi di Killian, Regina e i Charmings di proteggere le due bambine.

Killian cadde a terra in malo modo sopra il braccio sinistro, ferendosi la gamba  con l’uncino, ma non sentì dolore. L’adrenalina che aveva in corpo non gli faceva sentire niente, solo il dolore della possibile perdita della figlia e di Emma.

Swan, ritorna in te!” urlò Killian.

Emma sussultò. Non capiva il perché quell’uomo  le chiedesse di tornare in , né perché si rivolgesse a lei per difendere le bambine, ma sentì che era compito suo e si mise in mezzo tra l’uomo e le due bambine a braccia aperte.

L’ombra si arrabbiò a quell’ennesimo tentativo della ragazza di mettersi in mezzo. “Questa volta ti insegnerò a stare al tuo posto signorina. Porterò a termine quello che ti stavo per fare prima che tu mi uccidessi e lo farò qui di fronte a tutti!” disse l’uomo, chiamando a sé altre ombre che ebbero il compito di tenere fermi tutti i presenti.

Emma cominciò a tremare. Voleva scappare da quell’incubo e risvegliarsi ovunque si fosse addormentata, dopo la sua fuga da chiunque la stesse cercando nel caso avessero incolpato lei dell’omicidio di quell’uomo.

Quello che stava vivendo era la causa di quanto aveva compiuto. Il fantasma del suo padre adottivo la stava perseguitando. Ne era convinta perché era tutto troppo reale. I colpi li aveva sentiti davvero e il labbro ferito pulsava per il dolore.

Per questo tremava. Aveva voluto salvare quelle bambine nonostante fosse solo un sogno e ora doveva pagare le conseguenze del suo gesto eroico, perché sogno o non sogno, avrebbe sentito tutto.

Urlò, quando si sentì afferrata per un braccio e sbattere contro un albero.

Sentiva le urla di quegli estranei gridare il suo nome e dirle di combattere, ma lei non sapeva come. Non aveva la forza di opporsi a quel mostro.

A tutti era chiaro cosa avesse intenzione di farle quell’uomo, era chiaro dall’atteggiamento di quell’essere.

David che non poteva permettere che niente del genere potesse accadere alla propria figlia, provò a dimenarsi dalla presa dell’ombra, la quale lo rimise in riga, dandogli un sonoro calcio nello stomaco.

“David!” urlò Snow guardando il marito. Cercò di strattonarsi anche lei, ma inutilmente “Killian per favore, salvala!” gli chiese disperata, ma sapeva che anche l’uomo era nelle loro stesse condizioni.

Regina cercava di concentrarsi sui poteri, ma era proprio come succedeva ad Emma, era spaventata e dalle mani uscivano solo qualche bagliore. “Rivoglio i miei poteri!” urlò.

L’incantesimo di scambio dei poteri si spezzò, ma appena si liberò dall’ombra che la teneva prigioniera, altre ombre corsero a dare man forte alle altre.

Emma intanto cercava di dimenarsi, tanto che l’uomo, non riuscendo a tenerla ferma, le diede un forte colpo sul volto, che la fece cadere a terra stordita, tanto da non riuscire più ad opporre resistenza.

Vedeva sfocato e quell’ombra che le si avvicinava sempre di più poi una luce abbagliante l’accecò, prima che tutto divenne buio.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

Una luce.

Una luce calda e abbagliante accecò tutti i presenti, ma se Regina, Killian e i Charmings dovettero solo ripararsi gli occhi per proteggersi, non fu lo stesso per le ombre che li circondavano, perché questi, con una fonte luminosa così estesa, si dissolsero, lasciando liberi i loro prigionieri.

Killian cercò comunque di comprendere cosa stesse accadendo. Pensò che quel potere fosse scatenato da Emma, che la sua amata, svegliandosi, si fosse ricordata chi era e immediatamente avesse fatto ricorso ai suoi poteri per salvare loro e se stessa da quelle ombre. Si sorprese quando vide che la luce non proveniva verso di lei, ma verso qualcuno che si trovava alla sua sinistra. Aveva già visto quella luce e provato quella sensazione, sebbene fosse stato sei anni prima. Era più debole allora, ma il calore che sentiva dentro di sé, era lo stesso.

Era Alice a sprigionare quella luce. Stava cercando di salvare la madre, proprio come aveva fatto quando era in fasce. Con la sua magia l’aveva risvegliata dal coma in cui era accaduta a causa della sua paura di affrontare la realtà.

La luce poi ad un tratto si affievolì e tutto tornò a essere normale e solo la luce del fuoco tornò a illuminare l’ambiente circostante.

Alice cadde a terra e venne subito soccorsa da Killian che volle immediatamente accertarsi delle condizioni della figlia.

Sembrava stesse semplicemente dormendo e non era difficile comprendere il perché. Utilizzando quella quantità di magia, aveva sottoposto il suo corpicino a troppa fatica e ora chiedeva di riposare.

Spostò poi lo sguardo verso Emma e vide che anche l’ombra dell’isola, quella che più avevano da temere, era sparita, ma sapeva che si era solo ritirata, in quanto le ombre fuggono alla luce. Sapeva che purtroppo non era bastato il potere della figlia per sconfiggere quell’ombra e da una parte doveva ammettere che era stata una fortuna, in quanto quell’ombra era uno degli elementi che serviva loro e dovevano catturarla, non eliminarla.

“Emma, Emma!” gridò Snow, mentre correva dalla figlia, ancora a terra e priva di sensi.

La chiamarono più volte, ma ella non rispose.

“Propongo di portare Emma e Alice all’accampamento indiano. Restare qui è pericoloso. I bambini sperduti potrebbero tornare da un momento all’altro e anche quell’ombra!” disse Regina e  David, trovandosi d’accordo, si chinò per prendere in braccio la figlia. Killian fece lo stesso con Alice.

“Regina ha ragione, muoviamoci!” disse David facendo strada.

Killian rimaneva sempre più indietro man mano che andavano avanti e Snow si insospettì. Non era da lui, soprattutto dato che conoscendo l’isola, aveva sempre voluto  guidare il gruppo per non sottoporti a pericoli ulteriori a quelli che avrebbero incontrato.

Lo osservò e subito si accorse che l’uomo zoppicava.

Killian, ma tu sei ferito!” disse la donna preoccupata, facendo voltare tutti i presenti.

“Non è niente, sto bene. È solo un graffio, guarirà!” disse il pirata, ma sapeva che non era un graffio. Infatti il suo uncino era bell’affilato, in quanto non voleva trovarsi impreparato ad affrontare quell’avventura e la sua gamba era stata la prima ad assaggiare quanto potesse essere tagliente l’arma che ormai era diventata parte di sé.

“Fammi vedere!” disse Snow, avvicinando la fiaccola che aveva preparato prima di rimettersi in marcia e sussultò quando vide i pantaloni macchiati di sangue.

“Bisogna disinfettare la ferita e…” cominciò la donna.

“No, prima portiamo Emma e Alice all’accampamento, poi pensiamo alla mia gamba!” disse Killian.

“La ferita potrebbe infettarsi e diventeresti solo un peso per questa missione. È questo che vuoi o vuoi continuare a restare accanto a tua moglie e tua figlia?” chiese David, poco prima che Regina intervenisse “Quante storie per una ferita, ci penso io!” disse e di fatto, da li a poco, la ferita di Killian guarì, facendo tornare l’uomo come nuovo.

“Mettiamo in chiaro una cosa, finchè qualcuno si ferisce con armi fa taglio o di fuoco, che comunque non sono stati avvelenati, basta dirmelo e ci penserò io a curarlo. Se le ferite sono di altra natura…bhe non lo si tenga nascosto. Non si potrà curare con la magia, ma almeno cercheremo una cura. Non serve a niente fare gli eroi. Ogni elemento della squadra è prezioso, evitiamo di perderne qualcuno per strada, per cose che si possono facilmente risolvere. Intesi?” disse Regina seria, ricevendo una risposta affermativa da tutti.

Giglio tigrato corse loro incontro quando li vide tornare. Era tardi, ma la donna non riusciva a prendere sonno, non dopo tutto quello che aveva appreso sull’imminente fine del loro mondo e non solo.

Domandò cosa fosse successo e si sorprese nello scoprire che la ragazza che portava in braccio Killian fosse la salvatrice. Mai era successo che un ombra ringiovanisse una persona per il suo scopo di sottometterla.

Emma e Alice vennero sistemate su dei giacigli ricavati con pelli e coperte varie e lasciate riposare.

Roni volle rimanere dentro la tenda. Non era stanca, ma si sentiva più tranquilla a rimanere lì dentro. Aveva paura di vedere di nuovo le ombre e si rattristò a questo pensiero. L’ombra aveva detto che solo il potere della salvatrice poteva sconfiggerlo e lei sapeva immediatamente che non si riferiva a lei. Non aveva un potere tale, forse lo avrebbe avuto un giorno, ma lei non voleva. Aveva paura e se avesse potuto avrebbe fatto scambio di poteri con la madre per sempre.

Gli adulti uscirono dalla tenda, rimanendo comunque nei dintorni. Anche all’accampamento c’era un falò acceso. Non temevano l’arrivo dei bambini sperduti. S apevano dove si trovavano, ma essi non attaccavano mai. Il fuoco serviva per tenere lontano gli animali selvaggi e anche da faro per  gli indiani andati a caccia in piena notte.

Si sedettero li intorno a discutere.

Snow era sconvolta da quanto appreso e non si unì alla conversazione. Stette solo li seduta in mezzo a loro, senza partecipare.

David le stringeva la mano, capendo cosa stesse provando, ma non poteva isolarsi anch’egli. Dovevano discutere su come aiutare Emma.

“Giglio tigrato, tu hai detto che non c’è speranza di riportare indietro una persona catturata dall’ombra, ma ci deve essere un modo!” disse David.

“No, non c’è o almeno mai nessuno è riuscito a liberarsi dal suo controllo!” disse l’indiana.

“Ma Emma non era sotto il suo controllo. Non faceva quello che le veniva ordinato, era più che altro terrorizzata dall’uomo nel quale l’ombra si era trasformato!” disse  David.

“Per controllo non si intende per forza che una persona controlli la mente della sua vittima e questo compie azioni senza che non possa evitarlo. Non sempre è come prendere un cuore, sussurrarci dentro un ordine, che il proprietario esegue come una marionetta. Si può avere il controllo su di una persona anche solo con la paura. Credetemi, lo so bene! Terrorizza una persona fino al punto limite e questo farà di tutto pur di sopravvivere. Credo che proprio a questo stesse tentando l’ombra prima che Alice intervenisse!”

Snow singhiozzò in quel momento e si portò le mani al volto “Non posso credere che Emma abbia passato tutto questo, siamo..siamo dei pessimi genitori. Non dovevamo metterla nella teca. Oh David, cosa abbiamo fatto?”

David si morse il labbro, niente di quello che avrebbe potuto dire, avrebbe fatto sentire meglio Snow, né tanto meno se stesso.

Regina abbassò il capo sentendosi colpevole. Non aveva mai chiesto scusa ad Emma di averla condannata a una un’infanzia difficile, anche se non sapeva fino a che punto.

“Emma non vi incolpa della vostra scelta, se lo facesse non sarebbe rimasta a Storybrooke e non terrebbe a voi. Ha chiaro perché l’avete abbandonata e sa che quanto le è successo non è stata colpa vostra, voi non potevate minimamente immaginare cosa sarebbe potuto accadere. Vi siete affidati alla speranza che tutto sarebbe andato bene!” disse Killian.

“E infatti è andato tutto tranne che bene!” disse Snow, stringendo i pugni.

“Questo perché nel mondo senza magia, la speranza non è così forte come nel nostro mondo. Da noi è qualcosa di magico, in quella terra invece, è solo qualcosa a cui aggrapparsi per non soccombere alla disperazione, ma non sempre basta. Riteniamoci sosollevati che sia quando Emma era veramente una ragazzina, sia oggi…le cose non siano andate oltre!”

“Non possiamo saperlo con certezza!” disse David, rabbrividendo all’idea di una tale eventualità.

“Lo so che Emma non ha mai voluto parlare del suo passato e anche con me è sempre stata restia, ma sapendo che fine facevano molte ragazzine abbandonate nella foresta incantata e non sapendo bene come funzionava nel mondo senza magia, glielo chiesto direttamente e senza mezzi termini. Non ho l’abilità di Emma nel capire se qualcuno mente, ma la conosco e so che è stata sincera. Potete stare tranquilli, almeno su quel punto, ma ciò non toglie che tutto il resto che ha passato, i vari maltrattamenti, non le siano scivolate addosso facilmente. Se non vuole parlare della sua infanzia, è perché non vuole farvi sentire in colpa!” disse Killian.

 “Ragazzi purtroppo il passato di Emma è la chiave. È solo attraverso quello che l’ombra è riuscita a soggiogarla, ma forse qualche speranza c’è!” disse Giglio tigrato.

“Cosa vuoi dire?” chiese David “Prima hai detto che…”

“Lo so cosa ho detto, ma non è mai successo che l’ombra trasformasse qualcuno in bambino per renderlo vulnerabile. È vero che la maggior parte delle sue vittime sono già bambini, ma si è impadronito anche di molti indiani nel corso degli anni e nessuno è ringiovanito. Questo significa solo che lui teme Emma. Teme la Emma adulta, perché ha qualcosa che gli avrebbe impedito di prendere possesso della sua ombra in modo definitivo. L’ha fatta vacillare e in quel momento di debolezza le ha rubato l’ombra e poco dopo l’ha dovuta trasformare in una ragazzina, perché altrimenti le sarebbe scappata. È l’unica spiegazione!” disse l’indiana.

“L’unica cosa che teme quell’ombra sono i poteri di Emma, poteri di luce, forti grazie all’amore!” disse Regina per poi rivolgersi ai Charming “Come vedere, Emma sa di essere amata, per questo ha un potere tale che anche l’ombra dell’isola che per secoli ha sparso terrore su questa terra, teme!”

“Ma questo come ci aiuta a farla tornare quella di prima?” chiese Snow.

“Facendole capire quanto è amata di nuovo!” disse David.

“Non credo che funzionerà. Ho parlato con Lucas, il ragazzino sperduto morto. Ha detto che l’unico modo per liberarsi dell’ombra è uccidere la causa di tanto odio. In poche parole… i genitori!” disse Regina.

Snow e David sussultarono.

Killian si alzò in piedi “No, Lucas ha mentito…o forse crede che le cose stiano così, ma…so che non è così. È la cosa più sbagliata da fare. Uccidere i propri genitori è cedere alla vendetta, è ultimo passo per trasformarsi in un ombra e diventare parte del suo esercito. La maggior parte dei bambini sperduti, fanno parte del suo esercito, ma come umani in carne ed ossa perché essendo ragazzini vecchi di secoli, non hanno la possibilità di unirsi a lei in quelle vesti e così li utilizza in altro modo. La cosa che gli importa non è quale forma ha il suo esercito, ma che sparga terrore!”

“Allora non c’è altro modo?” chiese Snow.

“Si, un modo c’è. è pericoloso, ma la nostra missione ci permette di prendere due piccioni con una fava!” disse Killian sorridendo.

“Vuoi dire anche a noi cosa hai in mente o tiriamo a indovinare?” chiese Regina.

“Dovremo recuperare l’ombra di Emma!”

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

“Dobbiamo recuperare l’ombra di Emma!” disse Killian.

Nessuno obbiettò. Nemmeno Giglio tigrato che considerava quella idea un vero suicidio. La salvatrice era la loro unica speranza di poter vivere, quindi lei avrebbe aiutato, anche se solo accompagnando l’intera “ciurma” nel covo delle ombre.

Snow e Regina tornarono nella tenda. La prima si sistemò accanto ad Emma, osservandola e spazzolandole i capelli, mentre Regina, con Roni abbracciata a lei, guardava la scena, soprattutto il volto di Emma. Il suo viso non era pacifico, come avrebbe dovuto essere quello di una ragazzina di  quella età.

Si perse nei suoi pensieri per diverso tempo, fu Snow a destarla “Regina, stai piangendo!”

La donna sussultò a quella affermazione. Non si era accorta di essersi lasciata dominare dai suoi sentimenti.

Regina si asciugò in fretta le lacrime e sorrise tristemente a Snow “Non è niente!”

Snow non aggiunse altro e tornò a guardare sua figlia, ma non le sfuggì il tentativo di Regina di bloccare altre lacrime che minacciavano di uscire.

Ci fu un lungo silenzio, fin quando il sindaco di Storybrooke disse “Mi dispiace!”. Il suo tono era basso, ma Snow la udì comunque e immaginò anche a cosa si riferisse.

“Regina non  devi…” disse Snow, ma la sua matrigna aggiunse “Si che devo. Non vi ho mai detto che mi dispiace, che mi pento davvero di quanto vi ho fatto e…non riesco a capire come avete potuto perdonarmi e come ancora adesso mi rivolgiate la parola. Come può Emma essermi mia amica dopo quello che le ho fatto passare?”

“Basta Regina. Non serve a niente tutto questo. Ti abbiamo perdonato anni fa per quanto successo e…la colpa di tutto in primis è mia. Io ho detto a David di mettere Emma nella teca. Potevamo scegliere di tenerla con noi anche nella maledizione e invece ho optato di mandarla via. Se l’avessi fatto, forse adesso saremo ancora imprigionati nella maledizione, Emma ancora una neonata, o magari la maledizione in qualche modo si sarebbe spezzata e ora io e David avremo la possibilità di crescere nostra figlia come avremmo voluto, circondata dall’amore. Non possiamo saperlo. Le cose sono andate come il destino ha deciso di fare!”

“Lo hai fatto per paura di me. Che tu lo voglia ammettere o meno è stata colpa mia. La volevi proteggere da me. Volevi proteggere tutti da me, per una stupida vendetta che…anche se avessi vinto, io non mi avrebbe ricavato nessuna soddisfazione e…”

“Non serve a nulla fare il gioco del “mia culpa!” disse la voce di Killian, entrato nella tenda e lanciando un’occhiata sia ad Emma che ad Alice. Sorrise nel vedere la seconda scomposta nel suo giaciglio. Era segno che stava bene e che stava riposando tranquillamente, mentre Emma era a pancia in su con le braccia lunghe distese lungo i fianchi e con il volto poco rilassato. Accarezzò la testa della figlia, prima di recarsi accanto ad Emma, prendendo posto a terra, dall’altro lato non occupato da Snow.

“Per come la vedo io, il passato è passato. I nostri errori ci tormenteranno sempre, ma possiamo essere persone migliori e Regina, tu sei decisamente una persona migliore o ora non ti sentiresti in colpa per una cosa accaduta, indirettamente per delle tue scelte, ma che non hai propriamente voluto. E la stessa cosa vale per te Snow. Ora direi di concentrarci su come salvare Emma e farla tornare quella di sempre!”

“Pensi davvero che recuperare la sua ombra basti?” chiese Snow, spaventata all’idea che non sarebbe stato sufficiente.

“Non sono sicuro di niente. come ha detto Giglio tigrato, non è mai successa una cosa simile. Inoltre l’isola è più potente di quando ci vivevo io!”

“Più potente? Ma ci ha quasi sconfitto prima e noi come possiamo fermarla?” chiese Roni spaventata.

“Un modo lo troveremo tesoro!” disse Regina, accarezzando la testa della bambina, la quale si allontanò dalla madre e disse “No, non è vero. Ho sentito quello che ha detto l’ombra. L’unica cosa che la può sconfiggere è la salvatrice e se Emma non può combatterla, tocca a me e io non voglio. Voglio tornare a casa. Voglio tornare da papà. Non voglio affrontare quella brutta cosa. Io non sono forte come Emma, né voglio esserlo. Perché sono io la salvatrice, perché devo avere io questi poteri?” disse la bambina ormai in lacrime.

A Regina le si strinse il cuore. Era ovvio che una bambina di sei anni avesse paura, anzi, si era meravigliata del coraggio che avevano avuto le piccole fino a quel momento. Regina si inginocchiò davanti alla figlia e asciugandogli le lacrime le disse “Tu hai questi poteri perché mamma e papà si amano tanto e dal loro amore sei nata tu, una bellissima bambina, dal cuore grande e capace di cose straordinarie con e soprattutto senza magia. I tuoi poteri non sono un fardello, ma un dono e questo lo capirai crescendo e arriverà il giorno in cui sarai felice di possederli e…”

“Non mi interessa se sono un dono o meno. Io non li voglio. Non li voglio!!!” urlò la bambina e in quell’istante un lampo di luce accecò tutti i presenti nella tenda, richiamando a sé anche l’attenzione di chi si trovava all’esterno.

“Cosa è successo? Cosa era quella luce?” disse David entrando nella tenda.

Tutti si guardarono confusi, finchè Roni disse “Non la sento più! Non sento più la mia magia!” disse guardando la madre felice, la quale la guardava stupita.

“Cosa vuoi dire?” chiese infatti la donna.

“Non so come descriverlo, ma è una sensazione strana. Prima sentivo qualcosa in più, sia che fossero i miei o i tuoi poteri mamma, ma ora non sento niente. è come se ci fosse silenzio!” disse Roni.

“ha perso i poteri? Può succedere solo perché lo si desidera?” chiese Snow.

“Sull’isola che non c’è? certo. Soprattutto dato che quello che ha chiesto è un qualcosa che avrebbe potuto mettere in pericolo l’esistenza dell’isola stessa. quindi perché non concederle questo suo desiderio se può  tornare utile anche all’ombra?” disse Killian.

“Tesoro, sei sicura della tua scelta. Se te ne penti potresti non riavere mai più la tua magia!” disse Regina.

“Se significa che non devo più andare agli inferi e vedere quelle brutte cose e non devo affrontare ombre pazze e che ci voglio fare male, si che sono sicura!” disse Roni, sciugandosi le ultime lacrime, sentendosi più tranquilla.

Regina non era convinta che la bambina avesse fatto la scelta giusta. Certo, da una parte era sollevata che non fosse più una salvatrice, con la costante minaccia di morte di qualche pazzo psicopatico, ma allo stesso tempo, sapeva che privarsi di qualcosa che era nella propria natura, non era quasi mai una buona scelta.

Sperava solo che non si sarebbero state conseguenze.

“D’accordo tesoro, se sei sicura. Direi, dato che tecnicamente tutti adesso possiamo, di approfittiamone per riposare un po’!” propose Regina.

Killian andò a dormire fuori dalla tenda. Era abituato a dormire con un occhio chiuso e l’altro aperto e così facendo, poteva restare in una sorte di dormi veglia e fare da guardia.

David non volle essere da meno, ma presto il pirata si accorse, di come il principe azzurro, fosse crollato nel mondo dei sogni.

Snow, rimase sveglia ancora per diverso tempo, prima di decidere di riposare. Dovevano essere tutti in forza per quello che avrebbero dovuto affrontare il giorno seguente.

Tutto intorno era silenzioso intorno e dentro all’accampamento, ma qualcuno lentamente si stava destando.

Emma aprì gli occhi e si guardò attorno confusa. La pelle della tenda permetteva alla luce del falò di penetrare nella tenda, in modo tale che non fosse totalmente buio. La salvatrice, mettendosi a sedere, riconobbe le persone del suo sogno o meglio dire quello che credeva essere un sogno. Non era stupida e sebbene faticasse a credere nella magia, non poteva negare tutto quello che era successo e che vedeva intorno a lei.  Tutto era troppo reale. Le cose che toccava e la sensazione che gli dava, gli odori che percepiva. Tutto era troppo reale perché si trattasse di un sogno. Certo non riusciva a spiegarsi come fosse finità in quel luogo, ma non poteva più negarlo.  Si sentì prendere dal panico ricordando quanto le stava per succedere. Ricordava il suo padre adottivo dirigersi verso di lei, poi una luce abbagliante, poi più nulla.

Era stata salvata appena in tempo e questo lei lo sapeva. Quella luce era qualcosa di piacevole e calda e di sicuro era intervenuta per aiutarla.  Un movimento alla sua sinistra la fece voltare e,osservando la donna che era accanto a lei, riconobbe quella che avrebbe dovuto essere sua madre.

Sentì la rabbia crescerle dentro.  Quella donna l’aveva abbandonata e per colpa sua aveva vissuto una vita orribile e ora se ne stava tranquilla a dormire al suo fianco come se niente fosse.

Non riusciva ad accettare questa cosa e facendo piano, ad allonarsi.

La rabbia nei suoi confronti era tale che non voleva più avere niente a che fare con lei. Troppe erano le volte in cui aveva sperato che i suoi genitori la portassero via…troppi anni erano passati perché potesse credere che alle persone che l’avevano messa al mondo, importasse qualcosa di lei.

Uscì dalla tenda e vide due uomini dormire poco lontano.  Ricordava entrambi. Il primo aveva cercato di salvarla, il secondo era  l’uomo che gli era stato indicato come suo padre dal suo padre adottivo.

Non sapeva perché avesse creduto alle sue parole, ma sentiva dentro al cuore che era tutto vero.

Fece qualche passo in avanti, cercando di non calpestare i ramoscelli che avrebbero di sicuro fatto rumore, facendola scoprire, e dopo poco riuscì a superare i due uomini di guardia, prima di provare a inoltrarsi nel bosco.

Non sapeva cosa stesse facendo. Non conosceva quel luogo, né sapeva come andarsene, ma sapeva che voleva allontanarsi dei suoi genitori. Non avrebbe mai permesso loro di rivendicare alcun diritto che pensavano ancora di avere su di lei. L’avevano perso quando l’avevano abbandonata sul ciglio della strada.

Improvvisamente si sentì afferrare per un braccio.

“Dove pensi di andare Swan!”

Emma si spaventò. Non aveva percepito alcun rumore e non riusciva a  capire come l’uomo con  l’uncino, fosse riuscito ad avvicinarsi così tanto a lei.

“So cosa stai pensando. Sono vissuto qui per secoli, so come muovermi senza farmi notare e ora ti rifaccio la stessa domanda. Dove credi di andare?” chiese Killian, forse più duramente di quanto avesse voluto.

Si era svegliato per un rumore di passi, sebbene leggero, ed era pronto per dare battaglia a chiunque si fosse avvicinato alla sua famiglia. Gli era rimasta dentro la carica con cui si era preparato ad affrontare il pericolo e gli era uscito il tono sbagliato.

“Non sono affari che ti riguardano. Ora lasciami andare!” disse Emma ad alta voce e  cercando di liberarsi.

Quelle urla svegliarono anche gli altri nel capo.

“Cosa succede?” disse David con la spada in mano, cosa che istintivamente fece fare un passo indietro ad Emma.

“Emma stava scappando!” disse Killian.

“Cosa? Emma, perché?” chiese David, rinfoderando la spada.

Emma si stupì di quella domanda e proprio in quel momento anche Regina e Snow arrivarono.

“Ma bene, qualcun altro si vuole unire al gruppo?” chiese Emma scocciata.

“Emma, tesoro, cosa succede?” chiese Snow, provando ad avvicinarsi.

La salvatrice fece nuovamente un passo indietro, per quando poteva, con il braccio imprigionato nelle presa di Killian.

“Statemi lontano! Tutti quanti, soprattutto voi due!” disse, guardando con rabbia Snow e David.

“Tesoro, noi siamo…” cominciò a dire Snow, ma venne interrotta da Emma.

“So chi siete. C’ero anche io quando mi è stata rivelata la vostra identità e non mi interessa. Anzi mi domando cosa diavolo ci fate qui e cosa volete da me?” disse Emma infastidita.

“Noi vogliamo solo proteggerti e…” cominciò David.

“Ah, proteggermi? A chi lo volete farlo a bere. Non volevate proteggermi quando mi avete abbandonato. Vedendo il vostro giovane aspetto, immagino che sono stata solo un errore e che avrei rovinato la vostra vita di divertimento vero? Mi dispiace di aver provato a rovinare i vostri piani e mi dispiace di essere nata!” disse Emma, cercando ancora una volta di liberarsi da Killian.

“Lasciami andare, ho detto!” disse nuovamente la salvatrice.

Killian le lasciò il braccio, pronto ad afferrarla, se avesse provato a scappare di nuovo.

“Non devi dire così Emma. Tu non conosci la storia. Noi non avremmo voluto abbandonarti. Noi ti abbiamo amato da primo istante che abbiamo saputo di aspettarti e”… cominciò Snow.

“Si, certo. Non sono mica stupida.  Se mi volevate mi avreste tenuta, quindi per favore, non prendetemi in giro. Mi fate incavolare ancora di più!” disse Emma “Ora scusate, ma non c’è niente che mi trattiene qui e quindi me ne tornerei alla mia stupenda e meravigliosa vita che mi avete donato!” disse facendo un passo, ma Killian le sbarrò la strada.

Swan, non siamo nel mondo a cui pensi di appartenere e comunque quella non è più la tua vita. Tu ora sei una donna, sposata e madre di una bellissima bambina, che sta dormendo nella tenda.  Hai questo aspetto solo per colpa della magia di questa isola e faremo di tutto per farti tornare normale. Te lo prometto!”

“Ma siete tutti drogati? Guardatemi, ho solo quattordici anni e non so chi sia questa Emma di cui parliate, ma state sicuramente sbagliando persona!” disse la ragazza osservandoli come pazzi. Si girò nuovamente per andarsene, ma improvvisamente non riuscì più a muoversi.

Regina si avvicinò ad Emma, facendole capire che, qualsiasi cosa le impedisse di muoversi, era colpa di quella donna.

“Tu non credevi alla magia, vero? Eppure ora ti ritrovi sull’isola che non c’è, in un accampamento indiano, dopo essere stata all’accampamento dei bambini sperduti e ora bloccata da un incantesimo. Dimmi perché allora non puoi credere che questo non sia il tuo vero aspetto? Ti è tanto difficile pensare che tu possa meritare di meglio e che ora la tua vita è…si incasinata e assurda a volte,  ma ci sono molte persone che ti amano, tra cui i tuoi genitori?”

“Nessuno mi ha mai voluto, perché dovrebbe essere diverso in futuro. Tanto da avere una famiglia? Se loro non mi hanno voluto prima, perché dovrebbero adesso?” chiese Emma.

Regina soprirò “Ti racconterò tutto, ma prima devi realmente credere a quello che ti sta succedendo. Vieni con e me!” disse Regina , portando Emma vicino al fuoco.

“Guarda a terra e dimmi cosa vedi?” chiese il sindaco.

Emma alzò le spalle non capendo, poi ad un tratto notò qualcosa di assurdo “Perché io non ho l’ombra allungata come la tua?”

“Questo è la causa del tuo essere tornata a essere una ragazza!” disse Regina “Ora ti racconterò il resto, se mi vorrai ascoltare!”

Emma la guardò dubbiosa, ma vedeva sincerità nei suoi occhi “D’accordo, ma non voglio che si siano anche loro!” disse la ragazza, indicando i suoi genitori.

Snow e David ci rimasero male, ma diedero lei il suo spazio.

Killian si unì a Regina, per raccontarle parti della vita di Emma che lei non conosceva ed la ragazza, ad un certo punto si ritrovò ad ascoltare con interesse, tanto da dimenticare che quello che sentivano le sue orecchie non era una storia.

“Io…faccio fatica a credere a tutto questo. Figlia di Snowhite e Charming, Moglie di capitano uncino come marito, due figli, magia di luce ...è così…è una bella storia, ma…” cominciò Emma.

“Prova a fare una magia!” disse Killian.

“Cosa?” chiese Emma confusa.

“Se stiamo mentendo, tu non dovresti avere nessun potere e non puoi essere la salvatrice. Se ci riesci invece dovrai cominciare a credere che tutto questo sia reale per te, che questa ormai è la tua vita!” disse nuovamente l’uomo “Fammi sparire l’uncino. Ti diverti spesso con Alice a farmelo sparire, fino a farmi diventare matto per cercarlo!”

Emma lo guardò dubbiosa e disse “Non riuscirò mai a far sparire quel coso, io non ho magia, ve l’ho detto!” disse la ragazza, puntando il dito verso il metallo ricurvo di Killian, che sparì e comparve appeso al dito di Emma.

La ragazza spalancò gli occhi “Sei…sei stata tu!” disse a Regina.

“No, io non centro. Se non mi credi, fai apparire qualcosa che vuoi tu senza dirmelo, in modo tale che non possa sapere cosa fare apparire!”

Emma annuì e chiuse gli occhi. Si concentrò e improvvisamente sentì tra le sue mani, una sensazione di morbido e cominciò ad accarezzare.

Aprì gli occhi e vide la sua copertina apparsa tra le sue mani.

“Wow, ci sono riuscita!” Disse Emma sorpresa e contenta “Ho la magia?”

Killian sorrise, sorpreso di vedere come la giovane Emma sembrasse più entusiasta di avere i poteri della sua se stessa adulta. Poteva immaginare perché. Nessuno poteva farle più del male se poteva proteggerla, sebbene non sapesse che nel mondo reale la magia non funzionava.

“Ok, devo darvi atto che forse non stiate mentendo, cioè lo vedo che non mi state raccontando bugie, ma posso essere ancora scettica, nonostante quello che vedo?” chiese la ragazza “Non sono cose che si vedono ogni giorno!”

“è stato più facile convincere te a credere nella magia che la te stessa adulta. Non so se essere sorpresa o  ammettere che infondo per te sono passati 14 anni e non 28” disse Regina soddisfatta per poi aggiungere “Sei d’accordo nel recuperare la tua ombra e tornare quello che sei in realtà?”

“Per tornare a una vita che non fa totalmente schifo?” chiese Emma, per poi alzarsi in piedi. “Quando partiamo?”

 

 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

Emma non sapeva perché avesse preso quella decisione di partire per cercare la sua ombra. Si, considerava non tanto normale, andarsene in giro senza la propria ombra proiettata a terra e se qualcuno nel mondo reale se ne fosse accorto, probabilmente l’avrebbero rinchiusa per studiarla o per mostrarla al pubblico come fenomeno da baraccone per diventare ricco sfondato, mentre a lei sarebbero solo toccate prigioni e umiliazione. Ma sapeva che non era proprio questa la ragione per cui aveva voluto credere alle parole di Regina. Voleva credere che anche per lei ci sarebbe stato qualcosa di migliore in futuro.

Da una parte si credeva un’illusa, che non poteva meritarsi niente del genere, ma era anche vero che non aveva niente da perdere. Male che andava tornava alla sua patetica vita.

Non rischiava niente a provarci, di delusioni nella vita ne aveva ricevute parecchie, una in più non avrebbe fatto molta differenza.

Aspettarono l’alba per mettersi in marcia.

Emma si svegliò alla voce di una bambina che gridava felice.

Si alzò e aprendo la tela della tenda, notò che tutti erano svegli e, dall’odore che sentiva, si stavano preparando per fare colazione. Vide la bambina bionda che urlava spensierata. Era in braccio all’uomo con l’uncino,  che la teneva sollevata da terra, mentre la bambina stendeva le braccia, fingendo di volare.

Aveva visto più volte i bambini nei vari parchi che aveva girato nella sua breve vita, fare quel gioco. Giocavano all’aeroplanino o qualunque si chiamasse quel gioco.

La bambina diceva al padre di farlo di nuovo. Venne accontentata più v, finchè non venne posata a terra, per dare la possibilità anche alla bambina mora di giocare.

“Più in alto, più in alto!” gridò Roni, ma Regina intervenne “Non fatelo stancare troppo voi due e venite a fare colazione!”

Emma sorrise a quella scenetta. Era un momento famigliare piacevole a cui, come al solito non ne faceva parte.

“Vado a svegliare Emma!” disse la donna che diceva di essere sua madre, ma la ragazza, non volendo ritrovarsi da sola con lei, uscì dalla tenda e mostrò la sua presenza.

“Sono sveglia!”

“Mamma!” urlò Alice, correndole incontro e abbracciandola ai fianchi.

Emma si ritrovò spaesata a quell’abbraccio e guardò Regina e Killian per chiederle cosa fare. I due sorrisero sotto i baffi.

Alice la guardò e le toccò la pancia, cosa che Emma non gradì tanto. Bambina o meno, non amava il contatto fisico con le altre persone.

“Sono contenta che tu e la mia sorellina stiate bene!” disse felice.

Emma spalancò gli occhi terrorizzata e guardò Killian. “Non mi hai detto che ero pure incinta!”

Killian alzò le spalle “Lo sei solo per lei. E non sappiamo perché, ma hai fatto i controlli e non risulta nessun bambino in arrivo!”

Emma tirò un sospiro di sollievo e Killian dovette ricordarsi che era la Emma di 14 anni a essere sollevata, non la sua Emma.

Alice la prese per la mano e la tirò verso il cibo “Guarda quante cose abbiamo preparato io e Roni. Abbiamo aiutato, Regina, papà e i nonni a fare tutto!”

“Oh…ehm…bravissima…ehm…”

“Alice!” disse Killian, intervenendo in aiuto di Emma.

“Non ti ricordi di me?” chiese la bambina  confusa. Snow si abbassò all’altezza della nipotina dicendole “La tua mamma è tonata all’età di 14 anni e a quell’epoca non conosceva nessuno di noi, tesoro. Non si è dimenticata di te o di noi, semplicemente non ci ha ancora incontrati. Vero Emma?” chiese Snow guardando sua figlia, la quale evitò il contatto visivo e andò a prendersi qualcosa per colazione.

“Vuoi qualcosa in particolare?” chiese David, che stava arrostendo alcuni pezzi di carne.

“Faccio da sola!” disse, in modo poco gentile, prendendo uno spiedino ben abbrustolito e cominciandolo a mangiare.

Snow e David si scambiarono uno sguardo triste. Sarebbe stato difficile acquistare la fiducia di Emma.

Quando tutto il gruppo fu pronto, partirono per l’ennesima avventura, guidati da Giglio tigrato.

Le bambine vennero lasciate al campo, sebbene con qualche protesta da parte di Alice. Roni invece non fece storie per quanto riguardava la sua permanenza al campo. Non voleva assolutamente avere  niente a che fare con quell’ombra, ma fece di tutto per impedire a Regina di andare. Si aggrappò a lei e le chiede di restare. Non voleva che le succedesse qualcosa.

Regina gli si spezzò il cuore a vedere Roni così spaventata. Avrebbe voluto Robin al suo fianco in quel momento, perché la figlia era inconsolabile.

Regina si vide costretta a prendere una pesante decisione. Mise a dormire la bambina con la magia, in modo tale che non stesse in ansia per tutta la durata della sua assenza.

 

Mentre camminavano nella foresta, Regina era pensierosa, fu Emma a destarla dai suoi pensieri “Se questa foresta è così pericolosa, perché avete portato delle bambine?”

“Non era tanto sicuro lasciarle a casa e ci sentivamo più tranquilli ad averle sotto occhio e…quello che è successo ieri sera ad averla spaventata parecchio e…non abbiamo tenuto conto che qualcosa potesse spaventare così tanto le bambine. Si sono sempre dimostrate coraggiose, tanto che ci siamo dimenticate che hanno solo 6 anni!”

Emma a quelle parole si fermò di botto e tutti la guardarono straniti “Si è spaventata per quello che ha visto ieri sera? Quindi è colpa mia se ora lei e…”

“No, Emma no! Tu non c’entri niente per quello che è successo ieri o in passato e…” cominciò Snow, cercando di posare una mano sulla spalla della figlia, ma ella si allontanò.

“Si, hai ragione. Non è colpa mia, ma vostra!  Voi siete la causa di tutto. Io mi ci sono solo trovata in mezzo senza mezzi per difendermi!” disse Emma, guardando Snow e David con rabbia e allontanandosi.

Killian sospirò per la situazione in cui si trovava.

Vide Emma allontanarsi e la raggiunse chiamandola “Emma, aspetta!”

“Che vuoi?” chiese la ragazza.

“Non fare così. Lo so che sei arrabbiata ora perché quello che è successo è così fresco nella tua mente, ma ricorda che sono passati anni e tu e i tuoi genitori adesso avete un bel legame e…”

“Cosa? Fai la carina, chiamali mamma e papà, voi loro bene e altre cose smielate?” chiese Emma “Sai cosa vuol dire essere abbandonati e sentirsi soli in ogni momento della propria vita? A essere considerato come spazzatura da chiunque? Io non potrò mai perdonare quelle persone e dico mai!” disse urlando e Snow , che aveva provato a cercare di nuovo di parlare con la figlia, aveva ascoltato. Killian serrò la mascella quando la vide con la coda dell’occhio. Sapeva che la donna capiva la situazione, ma questo non voleva dire che le parole non la potevano ferire.

“Si, so cosa vuol dire Emma. Anche io sono stato abbandonato  e mi sono sentito spesso solo e inutile, ma…” fece una pausa “Ascolta non so cosa ire per farti sentire meglio o risolvere questa situazione, l’unica cosa che si può fare è recuperare la tua ombra e farti recuperare i ricordi, ma almeno cerca di comportarti meno duramente. Non sono le persone che tu credi. Da loro, se puoi, una possibilità!”

Emma guardò Killian negli occhi, ma non rispose, anzì lo superò  e si rimise in marcia, cosa che faceva capire all’uomo, che non era sua intenzione provarci.

Camminarono ancora per diverso tempo. Tutti erano persi nei propri pensieri, fino a quando GiglioTigrato disse loro che erano arrivati.

Si trovarono ai piedi di un burrone, tanto profondo dove non si vedeva la fine, tanto profondo che la luce non andava oltre a un centinaio di metri. Nemmeno a mezzo giorno la luce colpiva il fondale. Quello era il regno delle ombre e la luce  non era la ben venuta.

“Ho mantenuto la mia promessa, vi ho condotto al covo del nemico. Mi raccomando. Tornate tutti sani e salvi!” disse l’Indiana, prima di ricevere dei cenni positivi di capo e andarsene.

“Questo non è lo stesso luogo dove abbiamo catturato l’ombra di Peter Pan!” disse David.

“Come ho detto, le cose sono cambiate. Ora le ombre dimorano qui. Ce ne stanno molte di più!” disse Giglio Tigrato seria.

“Dobbiamo scendere lì sotto?” chiese Emma, facendo un passo indietro, impaurita.

David le mise una mano sulla spalle e disse “Non ti preoccupare. Non permetterò a nessuno di farti del male!”

Emma si allontanò e disse acida “Troppo tardi!”

Regina afferrò Emma per un braccio e disse in modo esasperata “Ascolta. Lo so che ce l’hai con i tuoi genitori, che  non vorresti averli qui e che sei arrabbiata con tutto il mondo, ma così non sei di aiuto. Stiamo facendo questo sia per te, che per il mondo intero e dobbiamo collaborare. Mettere da parte tutti i rancori che proviamo gli uni verso gli altri e aiutarci a vicenda. Questo non è un gioco Emma. Qui c’è in gioco la nostra vita!”

Emma abbassò lo sguardo. Mettere da parte i sentimenti che provava verso i suoi genitori, sarebbe stato davvero difficile.

“Ora la domanda più importante. Come ci arriviamo laggiù?” chiese Snow, cercando di ricordare a se stessa, perché Emma fosse così acida nei loro confronti e non lasciarsi prendere dall’emotività.

“Direi di là!” disse Killian, facendo notare che delle scale erano scavate nella roccia e andavano sempre più in fondo, anch’esse senza che si potesse vedere il fondo e soprattutto, strette e senza un parapetto, che impedisse loro di cadere nel vuoto, in caso si inciampasse.

“Tenete, queste immagino ci serviranno!” disse il pirata, dando ad ognuno di loro una torcia che a tempo debito, avrebbero acceso.

Emma si guardava intorno intimorita. Sebbene fino a quel momento, non avesse notato niente di strano, sentiva che qualcosa di cattivo veniva sprigionato da quel luogo. Era palpabile e quella sensazione non le sembrò nemmeno così nuova.

“Sembra quasi di essere in uno dei sogni che fanno Emma e Roni!” disse Regina “è meno forte, ma si riesce a percepire la malvagità di questo luogo!”

“Se mettiamo la cattiveria che regna su questa isola e gli inferi che cercano sempre più di impadronirsi di questo luogo, non mi sembra strano che si possa sentire!” disse Killian.

“Quindi Emma, ogni volta che chiude gli occhi avverte questa sensazione?” chiese Snow preoccupata.

“Fosse solo quello!” disse Regina.

Emma guardo i presenti i modo strano, non sapendo a cosa si riferissero.

Improvvisamente dei lamenti si innalzarono nell’aria ed Emma si bloccò  di nuovo e cominciò a respirare affannosamente.

Snow, accorgendosene, le prese le mani.

Istintivamente Emma provò ad allontanarsi, ma ricordando le parole di Regina, decise di non agire di impulso e guardò Snow.

“Prendi dei respiri profondi Emma. Lo so, sei spaventata, ma andrà tutto bene. Devi avere speranza!”

“Non ha mai funzionato la speranza con me!” disse la ragazza spaventata.

“Funzionerà questa volta, te lo prometto. Guarda, lo vedi questo?” chiese Snow, mostrandole un oggetto.

“Un guscio di cocco, bucato?”

“Si, cioè no. Questo è una trappola per l’ombra, la useremo due volte, una per catturare la tua ombra e l’altra per catturare l’ombra dell’isola e io voglio affidarla a te!” disse Snow.

“A me? Perché?” chiese Emma confusa “Se quello che dici è vero, questo coso dovrebbe salvarci la vita e tu affidi una cosa così preziosa a me?”

“Si, mi fido di te Emma!” disse Snow, accarezzandole i capelli.

La ragazza sussultò a quelle parole e provò una sensazione nuova dentro al suo cuore di ragazza. Nessuno aveva mai avuto così tanto apprezzamento e fiducia verso di lei.

Killian sorrise a leggere negli occhi della sua amata, una piccola luce di speranza.

“Accendiamo le torce e mi raccomando, state attente e rimaniamo uniti!” disse il pirata, tirando fuori un accendino. “Le ombre ci vedranno subito  e quindi una volta accese, cerchiamo di giungere a terra il più velocemente possibile!”

“Potremmo non essere così veloci  se il fondo è ancora molto lontano!” disse David.

“Se si vede, ci penso io a teletrasportare tutti!” disse Regina, ma la sua speranza di vedere  il fondale  andò in frantumi subito.

Il loro tragitto era ancora lungo e le ombre si erano accorti della loro presenza.

 

“Correte!” disse Killian, aprendo la strada e colpendo le ombre con il fuoco per allontanarle. Gli altri lo imitarono, in quanto la luce, anche se fioca, riusciva a intimorire un po’ le diverse ombre.

Riuscirono a scendere di parecchio, ma la scalinata non era ancora finita.

Killian si vide arrivare addosso numerose ombre e non riuscendo a difendersi, queste lo spinsero giù nel precipizio.

L’uomo pensò di morire in quell’istante, ma si sorprese quando non si sentì schiantare a terra. per quanto profondo potesse essere quel luogo, non poteva stare ancora precipitando. Non sentiva nemmeno il vento  sfiorarlo. Era sicuro. Era fermo.

Alzò lo sguardo e diversi metri di altezza, vide gli altri, ma quello che lo colpì fu  Emma. Era inginocchiata a terra, con la mano distesa verso di lui e illuminata. Lo aveva salvato e dalla sua espressione poteva capire che lei stessa non sapeva come avesse fatto.

Nel frattempo gli altri erano impegnati a cacciare le ombre, ma Emma si rendeva conto che non poteva stare così a lungo e non sapeva nemmeno come fare a riportare Killian sulle scale.

Regina in un momento di libertà decise di intervenire.

Lanciò una palla di fuoco nel  vuoto e aspettò che toccò terra. Sorrise nel vedere che non mancava tantissimo.

La sua magia l’aveva aiutata a fare mente locale su dove concentrare la sua mente, prima di teletrasportare tutti a terra.

Una volta al “sicuro”, Emma potè rilassarsi e guardò le sue mani, menre Killian si butto a terra, tirando un sospiro di sollievo “Grazie love. Sarebbe stata una morte poco onorevole per un pirata!”

“Io…io non so come sia stata in grado di fare una cosa del genere. Ho agito di istinto e non mi spiego come…” cominciò Emma, interrotta da David “è il vero amore. Potrai essere tornata ragazzina, con i tuoi ricordi di allora, ma…il tuo cuore è quello di sempre è infondo al cuore sai di amare Killian con tutta te stessa ed è stato questo amore a spingerti a salvarlo!”

Emma guardò David e poi Killian. Si sentiva confusa. Lei non sentiva questo amore di cui suo padre stava parlando, ma non potè rifletterci a lungo perché era evidente che si trovavano in una brutta situazione.

Erano circondati da ombre, grandi e piccole e nessuno sembrava voler instaurare un rapporto di amicizia con loro. Tutti avevano intenzioni negative verso di loro.

“Ho come l’impressione che essere venuti qui non sia stata una buona idea!” disse David, preoccupato per la situazione.

“Buona o meno, dovevamo!” disse Killian, rimettendosi in piedi “Abbiamo una missione da compiere!”

“Come facciamo senza morire?” chiese Emma, spaventata.

Regina chiuse gli occhi e si concentrò.

David, Snow, Killian ed Emma si spaventarono quando videro le loro torce ingrandirsi, moltiplicarsi e prendere il volo. Queste poi a tutta velocità vennero disseminate un po’ ovunque e la scarsissima luce che poneva a favore del gruppo, ora era decisamente maggiore. Le ombre che evidentemente non uscivano mai da quel luogo oscuro, scapparono a tanta luce, sebbene fioca che sprigionava il fuoco. Rimasero solo le ombre che uscivano alla luce del sole e che erano, purtroppo per loro, anche le più resistenti.

“Sono decisamente diminuite, ma non per questo sarà più facile!” disse Killian.

“Più di questo non posso fare Uncino. Accontentati! Ora troviamo queste ombre e andiamocene!” disse Regina.

“Come facciamo a trovare la mia fra tutte queste? E se la mia fosse una di quelle scappate?” chiese Emma perplessa, per poi urlare, quando si sentì afferrare al piede. Cadde a terra e venne trascinata a terra per diversi metri, prima che una spada tagliasse l’ombra che l’aveva presa.

“Emma, stai bene?” chiese David affiancandola.

Emma annuì e afferrò la mano dell’uomo, per rialzarsi quando questo gliela pose.

“Dobbiamo trovare l’ombra dell’isola. Scommetto che la sua ombra e con lei. Dove sarà?” chiese Snow guardandosi attorno e abbassandosi quando un’altra ombra prese l’iniziativa e attaccò il gruppo.

Regina  si concentrò di nuovo e questa volta, come se fosse un lanciafiamme, dalle sue mani, sparò del fuoco per diversi minuti, avanzando in modo tale da fare strada al gruppo, sperando di trovare qualche indizio su dove trovare l’ombra dell’isola.

“Regina!” urlò Snow, affiancando la sua matrigna, quando la vide cadere sulle ginocchia con l’affanno. “Sto bene, ho solo usato troppa magia tutta insieme.

“Cosa facciamo? Non abbiamo trovato niente e…” cominciò Emma, che venne interrotta da una vocina.

“C’è qualcuno?!”

Tutti si girarono verso la direzione della voce.

Una bambina sugli otto ann, spuntò fuori da dietro una roccia, coprendosi gli occhi, fastidita dalla luce. Era bionda e aveva due lunghe trecce disordinate. Era tutta sporca e i suoi vestiti rovinati in vari punti.

“Tu chi sei piccola? Cosa ci fai qui?” chiese Snow, intenerita dall’aspetto della bambina, che li guardava impauriti.

David afferrò la moglie per un braccio, impedendole di avvicinarsi.

“Attenta, potrebbe essere un trucco. Un’altra ombra che ha preso le sembianze di una bambina per ingannarci!” disse David.

“Io non sono un’ombra! Sono una bambina in carne ed ossa!” disse la bambina.

“Non mi convinci. Come può una bambina della tua età, arrivare quaggiù senza vedere niente e sopravvivere?” chiese Killian dubbioso.

“Sono una bambina sperduta. Sono giunta qui da qualche settimana per colpa di quell’ombra, ma i bambini sperduti non mi hanno accolto tra di loro. Sono tutti maschi e non vogliono femmine tra loro e sono scappata nei boschi. Sono riuscita a sopravvivere con l’acqua del torrente e mangiando insetti e bacche, ma mi hanno trovato e senza sapere che luogo fosse mi sono nascosta qui sotto. Ho visto che i bambini avevano paura  e  mi sono inoltrata fino in fondo tastando il muro.

Avevo talmente paura di quei bambini armati fino ai denti, che il buio non era un problema. Ma non ho pensato alle conseguenze, giunta qui sotto non ho più trovato le scale e sono qui da allora.

“cioè da quanto?” chiese David ancora scettico.

“Un paio di giorni! Ho tanta fame, avete qualcosa da mangiare per favore?” chiese la bambina. Regina non se lo fece ripetere due volte e tirò fuori del cibo che si erano preparati prima di partire. La bambina lo afferrò e lo divorò in pochi secondi.

“Ok, tu verrai con noi, ma prima dobbiamo fare una cosa!” disse Regina e la bambina annuì.

“Cosa dovete fare? Magari posso aiutarvi. Non sono qui da tantissimo, ma magari qualcosa la so!” disse la bambina, pulendosi il viso con la manica della maglia.

“Stiamo cercando l’ombra dell’isola. Sai dove trovarla?” chiese Snow.

“Se le date quello che cerca, verrà lei. Però non è consigliabile cercarla. Le ombre che avete affrontato prima, sono niente confronto a lei!” disse la bambina spaventata. Le ombre prendono solo il loro comando, non sono cattive di natura. Lo sono solo le ombre che appartengono a uomini cattivi, che sono anche le ombre che non scappano alla luce, perché sono più forti, le altre ombre sono solo vittime!”

“D’accordo, questo vuol dire che deve essere Emma a chiamarla!” disse Regina guardando la ragazza, la quale spalancò gli occhi.

“Che cosa? Dobbiamo farle sapere che sono qui? Pensavo che l’avremmo colta di sorpresa, senza doverla affrontare e…no…no…no. Io non voglio averci più niente a che fare. Io…non posso…non voglio…” cominciò Emma, iniziando a tremare. Si sentiva mancare l’aria  e le gambe deboli, infatti poco dopo cadde in ginocchio.

Killian le si inginocchiò davanti “Emma, quando hai accettato divenire con noi, non puoi aver pensato che tutto sarebbe stato così semplice e che giunti qui, l’avremmo catturata senza combattere. Io so che puoi farlo. Hai sempre combattuto per quello in cui credi e…”

“Io non sono la tua Emma. E smettetela di parlarmi come se fossi lei. Non lo sono. Per favore, voglio solo andare a…”Si fermò non potendo dire a casa. Non ne aveva una e quindi si corresse “Via da qui!”

Snow e David fecero spostare Killian e le si misero davanti “Guardami Emma” Emma non rispose e continuò a guardare a terra “Guardami!” disse nuovamente Snow, afferrandole delicatamente il mento e alzando leggermente la testa in modo tale che potesse  guardarla negli occhi.

“lo so, al momento non sei la Emma che conosciamo, ma questo non fa differenza. Tu sei una ragazza speciale, con tanta forza e coraggio, con così tanta voglia di vivere. Sei una persona meravigliosa e noi siamo così fieri di te!”

“Non mi avete voluto e non mi avete visto crescere, come fai a dire queste cosa di me?” chiese Emma con le lacrime agli occhi.

“Emma ti abbiamo voluto, ma abbiamo fatto il possibile per darti una vita migliore. Ci dispiace che non sia stato così, ci odiamo per quello che ti abbiamo fatto passare e non hai idea di quanto vorrei essere giunta a te prima. Avevamo così tanti progetti per te. Avrei voluto insegnarti a camminare, a tirare con l’arco. Tuo padre ti avrebbe insegnato a usare la spade e avresti imparato a ballare appoggiandoti ai suoi piedi, ma niente di tutto questo ci è stato possibile. Volevamo donarti tanto, ma l’unica cosa che ti abbiamo donato è il nostro amore ed è quello che continueremo a donarti ogni giorno della nostra vita, se tu ce ne darai la possibilità. Abbiamo passato così tanto tempo insieme e abbiamo imparato a conoscere il tuo cuore e una persona con un cuore grande come il tuo, non può essere debole, inutile o  spazzatura. Tu non lo sei Emma. Non dare retta a tutte le persone che te l’hanno detto o ti hanno fatto sentire come tale, perché non è assolutamente vero. Guarda Regina, guarda Killian, conosci i loro personaggi, anche se in una versione differente della storia, ma sai che erano personaggi cattivi e guardali ora. Regina che voleva uccidermi è diventata una grande amica e Killian che è stato uno spietato assassino, ora è un uomo con dei buoni valori, che combatte per la giustizia. È questo lo hai reso possibile tu Emma. Anche io e tuo padre, siamo persone migliori grazie a te e non avresti potuto farlo se non fossi speciale!”

“Tua madre ha ragione. Lo so che ora tutto questo ti sembra assurdo, ma tu puoi fare tutto. Non sei sola. Hai paura, è comprensibilissimo. Anche noi abbiamo paura. Tutto questo è più grande di noi se presi singolarmente, ma tutti insieme siamo una squadra e nessuno può sconfiggerci se siamo insieme e puoi stare certa che io e tua madre ci faremmo uccidere piuttosto che permettere a qualcuno di farti del male. Perché tu sei la nostra bambina. Sei la cosa più bella che avremo potuto fare e ti amiamo!”

Emma a quelle parole scoppiò a piangere. Nessuno le aveva parlato in quel modo. Il suo corpo venne scosso da singhiozzi e Snow l’abbracciò stretta stretta a , contenta di vedere che la sua bambina, questa volta non scappasse da lei. David si unì all’abbracciò e baciò la testa di Emma.

Le ombre erano quasi in provinto di tornare e sembravano più arrabbiate di prima.

 Regina spinse dietro di sé la bambina, mentre Killian si mise in allerta. Non voleva che quel momento speciale per Emma venisse interrotto e avrebbe affrontato mari e monti pur di fermarli, ma questo non si verificò mai, perché una forte luce si sprigionò.

Emma si sentì invadere da una sensazione nuova, o meglio nuova per la sua età da quattordicenne. Sentiva il suo cuore straboccare di amore. Un amore talmente puro che la fece “esplodere”.

Il suo corpo si illuminò e una forte luce inondò tutto. Fu talmente potente che anche gli indiani al loro accampamento e i bimbi sperduti, dovettero coprirsi gli occhi.

Tutte le ombre presenti nel covo, scomparvero e non sembravano voler tornare quando  la luce si spense.

Il corpo di Emma sembrò calmarsi  e le lacrime cominciarono a cessare di cadere.

“Stai bene tesoro?” chiese Snow.

Emma chiuse gli occhi per un secondo. Si sentiva stordita e la testa le girava.

David si accorse del suo disagio e disse “Poggia la schiena a questa roccia  e bevi un po’ d’acqua!”

 Le disse passandole la borraccia.

“Cosa è successo? Perché mi sembra di essermi bevuta una cassa piena di birra?” chiese Emma sempre a occhi chiusi.

“Succede quando usi così tanto potere. Mi sorprende che non sei stesa a terra priva di sensi!” Disse Regina, prima che  un urlò terrificante si alzasse nell’aria.

“Come hai osato liberare tutte le mie ombre? Te la farò pagare salvatrice!”

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

La luce sprigionata da Emma era talmente potente da  liberare le ombre prigioniere. Guardando in alto, grazie alla luce delle varie fiaccole, si potevano vedere come queste ombre, volteggiassero tra di loro, simulando quasi una danza.

Potevano essere paragonate  a un insieme di uccelli che volando, formavano uno stormo che nel cielo, muovendosi, formavano disegni. Era  spettacolare da vedere, se non si considerava cosa fosse tutto quello che si stava verificando. Successivamente una ad una queste ombre sparirono, tornando, molto probabilmente, dai loro proprietari, se questi ancora in vita, altrimenti si disintegravano, cessando di essere una minaccia.

Tutto questo però non piacque al capo delle ombre, l’ombra dell’isola, che con un grido si fece vivo.

Emma dalla sua posizione a terra, con la schiena poggiata a una roccia, sussultò quando la vide. Indossava ancora le vesti del suo padre adottivo e teneva in mano la sua ombra, tenendola per quello che era un braccio.

Si portò una mano al polso quando sentì  come se qualcuno glielo stringesse. Gemette quando la presa divenne sempre più salda.

Killian se ne accorse  e guardando la ragazza e poi la sua ombra, fece due più due. Serrò la mascella. Non poteva sopportare che venisse fatto del male alla sua amata, ma attaccare  l’avversario con un uncino o una spada non sarebbe servito a niente.

Si avvicinò a Regina e le sussurrò all’orecchio.

La donna annuì e cominciò a insultare l’ombra dell’isola, che nel mentre aveva gridato al gruppo insulti e minacce di vario genere.

Snow e David, guardano Killian, compresero quello che aveva in mente e aiutarono Regina a distrarre l’ombra.

Killian si era nascosto dietro a delle rocce, avvicinandosi ad Emma, gattonando, in modo tale che l’ombra nemica non potesse vederlo. Sapeva che lei era a conoscenza della sua presenza. Era assurdo pensare che non sapesse chi calpestava il suolo della sua isola, ma sperava che  gli altri fossero abbastanza abili da distrarla. Aveva detto a Regina di fare il possibile, anche di usare la magia, ma la donna al momento si era limitata alle parole.

 Non sapeva se era un modo per riacquistare  ancora un po’ di forza, dopo la quantità di magia che aveva utilizzata, o se perché temeva che passare direttamente alle maniere forti, avrebbe scatenato un pandemonio e lui avrebbe avuto maggiori difficoltà a portare a termine il suo piano.

 Killian arrivò dietro la roccia sulla quale era poggiata Emma. La ragazza teneva gli occhi chiusi, cercando di tenere la bocca chiusa, mentre sentiva la presa dell’ombra farsi sempre più salda. Non voleva darle la soddisfazione di sentirla nel dolore.

Non si accorse di Killian che le stava frugando nella borsa, dentro la quale aveva nascosto l’arma per imprigionare l’ombra.

L’uomo riuscì a prendere la loro unica speranza di salvezza e tirò fuori dal taschino della giacca un accendino.

Fece per accenderlo, ma un gemito di Emma, lo fece desistere. La guardò e spalancò gli occhi quando la vide tenersi la gola, cercando di respirare.

“Se non vuoi che le spezzi il collo, ti conviene lasciare tutto e allontanarti da lì!” Killian lasciò andare tutto e alzò le mani. “Credevi davvero che non mi sarei insospettito nel non vederti più Uncino? Avevo intuito immediatamente cosa volessi fare,  ma volevo divertirmi e farvi credere che  avevate una speranza di sconfiggermi!”

“Lascia andare Emma!” disse Killian con odio, cosa che però fece sorridere l’ombra, che non volle più mantenere l’aspetto umano, tornando così a vestire la sua vera forma. Non aveva bisogno di torturare Emma, era già in mano sua e gli bastava un semplice gesto con la mano , per eliminarla.

L’ombra era molto grande e molto più densa di una normale ombra. Lo potevano dire paragonandola all’ombra di Emma. Se la seconda non era nera, ma grigia trasparente, che andava a scurire le superfici con cui entrava in contatto, prendendo però il loro colore, l’ombra dell’isola era nera, un nero ancora più scuro delle tenebre che avvolgevano quel posto.

Snow agì di impulso, vedendo che l’ombra non era intenzionata a lasciare la figlia. Afferrò il suo arco e scoccò più frecce verso l’ombra cercando di colpire, i punti che in genere si erano dimostrati essere il punto debole dei nemici che aveva affrontato. L’ombra si mise a ridere, quando vide la faccia sconfitta di Snow, che si lasciò cadere a terra.

David anche cercò di compiere un gesto disperato e si lanciò contro il nemico, cercando di tagliare il braccio, ma proprio un attimo primo di sferrare il colpo si fermò. L’ombra di Emma gli era stata posta davanti.

Vedendo che quanto veniva fatta alla sua ombra, si ripercuoteva su Emma, David dovette  frenare la sua rabbia, e bloccarsi prima di tagliare l’ombra della figlia.

Sembrava assurdo pensare che un ombra poteva essere tagliata o uccisa, ma tecnicamente non si poteva nemmeno far loro del male eppure era proprio quello che stava succedendo. Doveva essere quell’ombra. La magia che apparteneva all’isola, apparteneva anche a lei, quindi poteva essere in grado di fare qualcosa del genere.

Killian e i Charming non sapevano cosa fare e Regina era nella loro situazione, ma provò comunque.  Lanciò una palla di fuoco verso il nemico, il quale nuovamente provò a proteggersi con l’ombra di Emma.

Quella palla di fuoco però, non era stata creata per uccidere, ma per fare male e di fatto  Emma urlò quando la sua ombra venne colpita, ma allo stesso tempo, non essendo corporea , permise alla magia di trapassarla e andare a colpire l’ombra nemica, la quale, bruciandosi, lasciò andare  Emma, la quale potè finalmente respirare liberamente.

L’ombra della ragazza approfittò del momento di libertà per scappare e ricongiungersi alla sua proprietaria.

“No! Me la pagherete!” urlò l’ombra dell’isola quando vide, la sua preda scappare e quindi anche l’unico mezzo di avere potere verso l’essere che avrebbe potuto sconfiggerla in modo definitivo, ignorando il fatto che nessuno di loro aveva intenzione di eliminarla.

“Emma, Swan stai bene?” chiese Killian, affiancando la usa amata. Quando l’ombra si riunì a lei, la ragazza aveva perso i sensi e una volta che la magia, che aveva preso a turbinare intorno a lei  scomparve, poterono vedere che ella era ritornata la donna di sempre.

Killian!” disse in un sussurrò, riaprendo gli occhi.

L’interpellato l’abbracciò immediatamente. Le era mancata terribilmente. Emma ricambiò l’abbraccio. Non era confusa su quanto era successo. Ricordava tutto e sapeva di dover ancora affrontare quell’ombra.

Si rimise immediatamente in piedi e cercò di afferrare la noce di cocco e l’accendino. Sussultò quando non li trovò più. Non erano nemmeno nei  dintorni.

“Dov’è la noce?” chiese Emma terrorizzata.

Tutti cercarono tracce dello strumento, ma nemmeno loro poterono vederla e sebbene tutti cercassero di mantenere la calma, i loro cuori battevano all’impazzata.

Le scelte che rimanevano loro erano, sconfiggere in modo definitivo l’ombra o morire. Non c’era molta differenza tra le due. Solo una:  morire subito, morire fra qualche giorno. Tutto comunque portava alla morte loro e di tutto il creato.

L’ombra scoppiò a ridere, divertita dalla paura che sentiva provenire dal gruppo, ma ad un tratto si acquietò. Cominciò a sentirsi strana, come se le mancasse l’aria, nonostante non ne avesse bisogno per sopravvivere.

Tutti si accorsero che qualcosa non andava, ma nessuno sapeva spiegarsi cosa stesse accadendo.

L’ombra dell’isola cominciò ad urlare disperata e videro che questa veniva risucchiata da qualcosa.

Tutti si voltarono quando videro la bimba sperduta, uscire da dietro una roccia, con in mano la noce di cocco accesa e aperta, in modo tale da imprigionare l’ombra.

Con un ultimo grido disperato, il nemico venne rinchiusa nella noce, ma la piccola faceva fatica a contenerla. David corse in suo aiuto e mettendo intorno una corda ben legata, impedì la liberazione di un nemico che si era dimostrato così insidioso.

Tutto sembrava finito e niente e nessuno, loro a parte, sembrava più risiedere in quel luogo.

I presenti guardarono la bambina increduli.

Dovevano ammettere che si erano dimenticati di lei, ma dovettero ringraziare la sua presenza, perché come loro non se l’erano ricordata, nemmeno l’ombra l’aveva calcolata, così la piccola aveva potuto approfittare della situazione e salvare la giornata a tutti.

Snow  corse immediatamente da Emma e l’abbracciò stretta. “Oh Emma, sono così felice di vedere che stai bene e che sei tu e che…”

“Si, mamma…sono contenta anche io. Mi dispiace di aver detto che vi odio. Non è vero… non più almeno!” disse la donna, sorridendo tristemente.

Aveva sempre cercato di mantenere il suo passato nascosto e ora una porzione della sua infanzia era venuta a galla. Sperava solamente che sua madre e suo padre non le facessero l’interrogatorio, ma si sarebbero scordati presto dell’argomento.

Tornarono in superficie ed Emma si accorse  finalmente di sentirsi a pezzi e soprattutto della bruciatura al petto creatagli dalla magia di Regina. L’adrenalina in corpo era riuscita a nascondere il dolore fino a quel momento e per far cessare quella sensazione, ricorse ai propri poteri per potersi curare.

 Era bello constatare che aveva pieno controllo della sua magia, diversamente da quando era solo una ragazzina, che non aveva la minima idea di come fare le cose, ma agiva di istinto.

Ad un tratto però i suoi pensieri si interruppero, perché qualcosa di importante  le tornò in mente.

“Devo ritornare giù!” disse Emma.

“Cosa?” chiesero tutti all’unisono.

“Non è pericoloso. Non c’è più niente da temere la sotto, ma ci siamo dimenticati di prendere una cosa importate!” disse Emma, poco contenta di dover rifare tutte quelle scale. Poteva usare la magia, ma il buio rendeva l’atterraggio poco sicuro.

David cominciò a frugare nella borsa e tirò fuori una boccetta di vetro con dentro una polverina rosa che luccicava. “Per caso ti riferisci a questa?” chiese l’uomo.

“La polvere di fata. David, dove l’hai presa?” chiese Snow confusa.

“Quando la bambina sperduta ha intrappolato l’ombra dell’isola e sono andata ad aiutarla, ho visto questa boccetta per terra. deve essere caduta all’ombra e dato che ci serviva e nessuno era in giro per reclamarne la proprietà, l’ho presa!” disse David  alzando le spalle.

Emma tirò un respiro di sollievo all’idea di non dover scendere nuovamente in quel luogo.  Sicuro o meno, non era stata una bella esperienza e ora non vedeva l’ora di andarsene da quella maledetta isola.

Regina si avvicinò alla bambina e le accarezzò la testa “Direi di tornare all’accampamento, ma prima dobbiamo decidere cosa fare con lei!”.

 “Restare su questa isola è pericoloso. I bambini sperduti non l’accetteranno mai!” disse Killian, conoscendo il genere di gerarchia che si veniva a creare tra i ragazzini. Anche se non l’avrebbero uccisa, sarebbe diventata una sorta di schiava o qualcosa del genere. Avevano imparato da Peter Pan questa idea sul fatto che le femmine non erano niente.

 Per anni aveva tenuto Wendy prigioniera, liberandola solo quando tornava lui utile.

“Lasciarla dagli indiani?” disse Snow.

“Non accetteranno mai qualcuno che non è  originaria della loro tribù. Per qualche giorno ti ospitano tranquillamente, ma non riuscirà mai a fare parte del gruppo. La soluzione sarebbero le fate, ma non ce n’è più!” disse Killian sospirano. Era un problema.

“Portatemi con voi!” disse la bambina, sicura di quanto affermasse.

Tutti la guardarono sorpresi di questa sua richiesta.

“Non possiamo tesoro. È pericoloso dove stiamo andando!” disse Snow.

La bambina alzò le spalle “Non meno pericoloso di rimanere qui, almeno non sarò sola!” disse la piccola guardando Emma, la quale venne colpita da quelle parole.

Andare con loro era pericoloso, ma rimanere sull’isola sarebbe stato peggio. Non bastava la minaccia di morte da parte dei bambini sperduti, ci si metteva anche la solitudine.

Non sapevano come sarebbero andate le cose, ora che l’ombra padrona dell’isola era stata imprigionata. Forse le cose sarebbero cambiate in meglio, ma forse non sarebbero cambiate affatto.

“D’accordo, verrai con noi!” disse Emma, sorprendendo i suoi genitori, ma non Killian, che aveva già capito cosa le passasse per le testa, guardandola negli occhi.

La salvatrice si avvicinò alla piccola e guardandola negli occhi, le domandò “Come ti chiami?”

Chloe, mi chiamo Chloe!”

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 

 

 

Chloe, mi chiamo Chloe!”

Emma sorrise alla bambina prima di prenderle la mano e incamminarsi verso l’accampamento.

Killian l’affiancò e la salvatrice afferrò il suo uncino, camminando così mano nella mano.

Quando arrivarono all’accampamento, Giglio Tigrato si sentì sollevata nel vedere che tutti stavano bene e volle sapere qualche dettaglio dell’avventura appena vissuta.

Ci pensarono David e Snow a metterla al corrente di quanto accaduto. Regina si precipitò immediatamente nella tenda, dove la sua bambina era ancora sotto un incantesimo del sonno, lo stesso che aveva usato su Emma anni addietro, quando non riuscendo a rimanere calma, si vide costretta ad addormentarla, per la sua salute e quella di Alice, quando ancora era nel suo grembo.

Alice subito saltò al collo di Emma, quando la vide entrare subito dopo Regina.

“Mamma, sei tornata te stessa! Ti ricordi di me ora vero?”

Emma l’abbracciò stretta e la baciò sulla guancia “Non so nemmeno come abbia potuto dimenticarti. Mi dispiace tanto!” le disse, prendendole il volto con le mani e sentendosi in colpa.

La piccola alzò le spalle “Bhe non mi conoscevi ancora quando eri piccola. È normale che non ti ricordassi di me!”

Emma le sorrise e se l’abbracciò ancora per un po’ mentre guardavano Regina svegliare Roni.

La piccola non prese bene il fatto di essere stata messa a dormire, mentre sua madre se ne andava in una missione suicida.

Regina cercò di calmarla, mentre la piccola cercava di scappare da lei.

Emma, Killian e le bambine quando avevano visto che le cose si stavano mettendo male, avevano deciso di uscire per lasciare un po’ di privacy alle due.

Regina continuò nel suo intento di calmare la piccola e farle capire la situazione “Tesoro, ho dovuto farlo. Eri troppo agitata e dovevo andare!”

“No, non dovevi. Tu dovevi restare con me. Quell’ombra avrebbe potuto portarti via da me. Ho visto che voleva fare del male ad Emma.  Potevi morire e andare laggiù, in quel posto orrendo con quei mostri per sempre e diventare una di quelle persone  brutte e io non ti avrei mai più rivista! È tutta colpa di Emma, tu non centri niente!” disse la bambina con le lacrime agli occhi.

Regina cercò in tutti i modi di consolare la bambina, ma la piccola era talmente arrabbiata, che aveva cominciato anche a scalciare.

Regina si morse il labbro. Non aveva mai visto sua figlia agire in quel modo e in quel momento ringraziava che non avesse i poteri. Non sapeva cosa avrebbe potuto agire la sua magia, con la sua bimba in quelle condizioni.

Regina l’afferrò da dietro, in modo tale da non essere colpita dai piedi e da imprigionarla e abbracciarla allo stesso tempo. La lasciò agitare e piangere finchè ne sentiva il bisogno, senza però che rischiasse di farsi del male.

Una volta calmata, la cullò un po’ e le posò un bacio sulla testa.

“Va meglio tesoro?” le chiese quando prese semplicemente a singhiozzare.

“No. Sei cattiva, ti odio, vattene via!” disse la bambina trovando nuovamente un po’ di energia per cercare di allontanare la madre, ma questa volta Regina, non fu gentile, tanto che Roni rimase stupita dal gesto di sua madre. Infatti a quelle parole la donna si arrabbiò. L’afferrò bruscamente per le spalle, senza stringere troppo. La sua intenzione non era quella di farle del male, ma di farle capire che doveva prestarle molta attenzione.

“Ora ascoltami bene Roni. Capisco che tu possa avere paura e che senta il bisogno di sfogarti, ma mai e poi mai devi dirmi una cosa del genere. Sono parole bruttissime da dire e le persone non riescono a passarci sopra come niente fosse. Capito? Ti ho parlato molte volte del mio passato e del mio rapporto con mia madre. Io ho odiato mia madre. L’ho odiata con tutta me stessa e sai come è finita tra di noi! Sai anche io cosa ho fatto per odio. Quindi non osare mai più dire a me o a tuo padre una cosa del genere. Nemmeno quando sei tanto arrabbiata. L’odio è il sentimento più brutto che tu possa mai provare e ti porta a compiere cose ignobili e a desiderare che la persona che odi sia morta. Ora so che non è questo il tuo desiderio, ma non voglio mai più sentirti affermare una cosa del genere!” disse Regina con le lacrime agli occhi.

La bambina la guardava con occhi spalancati.

“Prima di partire, avevamo spiegato a te ed Alice a cosa si poteva andare incontro. Qualcuno di noi potrebbe anche non tornare mai più a casa, ma lo dobbiamo fare perché è nostro compito salvare il mondo! Non di Emma e basta. La causa di tutto questo può essere della sua magia, ma lei ha infranto le regole a sua insaputa solo per accontentare i suoi amici.  Vuoi sapere cosa ha fatto la prima volta che ha infranto le leggi della natura che ci ha portato a questo?”

La bambina annuì “Ha salvato la vita a tuo padre!”

Roni sussultò “Esatto. Robin era ormai morto. Io non ho potuto salvarlo e solo Emma poteva e l’ho implorata di farlo. Quindi non posso tirarmi indietro, né darle la colpa di niente. Non posso lasciarla da sola dopo quello che ha fatto. L’ho ha fatto per me e se non fosse per lei, io non avrei mai avuto te. Quindi si, potrei anche morire in questo viaggio, ma non posso tirarmi indietro. Lei ha bisogno di aiuto, Killian, Snow, David, io…tutti abbiamo bisogno di aiuto. Siamo una famiglia e come tale ci aiutiamo a vicenda!”

“Emma mi ha detto una cosa simile quando eravamo negli inferi. Mi ha detto che non devo avere paura di essere la salvatrice, perché avrò sempre qualcuno ad aiutarmi. È la stessa cosa che mi stai dicendo tu?” chiese la piccola.

Regina annuì sorridendole.

“Io ho avuto paura. Paura di morire, mamma. Non volevo che toccasse a me affrontare quell’ombra. Mi faceva tanta paura e ho avuto tanta paura anche per te e…”

“Lo so piccola, lo so. Anche noi abbiamo paura, ma dobbiamo farlo per garantire il futuro a te e a Roland e a tutti i bambini del mondo. Ora se vuoi che me ne vada, ti lascerò sola in questa tenda a riflettere su quanto ti ho detto, ma appena vuoi, io sarò la fuori ad aspettarti!” disse Regina alzandosi in piedi. Provò a fare qualche passo, ma si sentì cingere la vita da dietro.

Roni l’aveva abbracciata e non sembrava intenzionata a lasciarla andare. Regina la prese in braccio e con la testa della bambina poggiata nell’incavo del suo collo, raggiunse gli altri.

Snow sorrise  a Regina. Dalla tenda era facile sentire la conversazione e tutti l’avevano sentita, nonostante ognuno cercava di fare qualcos’altro per non intromettersi.

Regina scosse la testa quando comprese che tutti avevano sentito.

La donna provò a mettere a terra la bambina, in modo tale che potesse andare a giocare con Alice e Chloe, che  sembravano già diventate amiche, ma Roni non sembrò intenzionata a lasciarla andare. Andò allora a sedersi su di un tronco vicino al fuoco insieme agli altri..

“Tutto bene?” le chiese Emma, posandole la mano sulla spalla e accarezzando la testa di Roni. Regina annuì per poi dire “Bene, ora che abbiamo tutto il necessario, come si procede?”

Killian dispose davanti a se tutti gli elementi “Allora, abbiamo la polvere di fata, la piuma sacra indiana, la squama di sirena, un pezzo di legno appartenente alla Jolly Roger e infine quella stramaledettissima ombra!”

“Dovremmo provvedere subito a creare la scintilla?” chiese David.

“Forse è meglio. Eviteremo di perdere uno degli elementi durante il viaggio, oltre al fatto che non voglio portarmi dietro quell’ombra col rischio che faccia di nuovo del male a nostra figlia!” disse Snow, guardando Emma, la quale abbassò lo sguardo. Sperava che la storia fosse chiusa, ma sapeva che i suoi, sua madre soprattutto, non avrebbero lasciato cadere l’argomento.

“Sai come fare love?” chiese Killian.

Emma alzò le spalle “Me lo dirà Lucas, vero?” disse la donna guardando dentro il fuoco, dentro al quale il fantasma aveva deciso di apparire per fare più scena, sebbene solo lei potesse vederlo.

Tutti i presenti guardarono nella sua stessa direzione, ma di fatto videro solo fuoco.

Emma cominciò a parlare con il fantasma del ragazzo sperduto, memorizzando la procedura per creare la scintilla, schema che avrebbe dovuto  ripetere per le prossime volte.

La salvatrice chiuse gli occhi e si concentrò. Non  mosse un muscolo, ma si poterono vedere i vari elementi illuminarsi e  sollevarsi da terra. Essi presero a volteggiare intorno al fuoco, prima tranquillamente, poi sempre più forte, tanto da creare un tornado.

Killian corse dalle bambine per metterle al sicuro, con Regina che seguì il suo esempio portandosi dietro Roni. Anche i Charmings si allontanarono per non essere coinvolti  nella magia della figlia e per tenere lontani anche gli indiani curiosi che si avvicinavano per capire cosa stesse succedendo. Emma rimaneva seduta immobile, mentre il vento si alzava sempre di più. Il fuoco del falò si spense, come una candelina  di compleanno sulla quale si soffiava esprimendo un desiderio.

Poi la noce di cocco si aprì facendo volare via le due metà e liberando l’ombra, che comunque rimaneva prigioniera nella magia della salvatrice. Lentamente gli oggetti rallentarono fino e si avvicinarono gli uni agli altri fino a congiungersi con uno scoppio di luce.

Tutti si coprirono gli occhi e quando poterono riaprirli, videro una sfera verde volteggiare in aria e che lentamente scese su di Emma, che l’afferrò con la mano destra, chiudendo poi il palmo.

“Emma, ce l’hai fatta!” disse Snow felice e avvicinandosi alla figlia, la quale sorrise e annuì.

“Tutto bene love?” chiese Killian, il quale si preoccupava sempre quando usava la sia magia in maniera eccessiva.

“Sto benone. Ho solo una gran fame!” disse la donna, facendo sorridere i presenti.

“Anche io!” dissero all’unisono Chloe, Alice e Roni.

 

Tutti appoggiarono l’idea di riempirsi gli stomaci, dopo di che tutti decisero di organizzarsi per la partenza, sebbene avrebbero aspettato il giorno successivo per levare l’ancora.

Erano tutti nella tenda, sempre con Killian e David che presero posto al di fuori per fare la guardia.

Le bambine giocavano e saltellavano allegramente. Si sentivano più tranquille al pensiero che la prima avventura era finita bene. Roni era contenta di quale sarebbe stata la prossima destinazione. Non vedeva l’ora di andarci.

“Sarò sincera, non so cosa pensare sulla rinuncia di Roni dei suoi poteri. Dovrei sentirmi più tranquilla, me se fosse stato un errore? Ma forse è meglio così, potrà vivere una vita tranquilla!” disse Regina, guardando sua figlia che giocava allegramente, come se tutta la paura che aveva provato, non l’avesse scalfita minimamente.

“Io non credo che se ne siano andati. Sono semplicemente addormentati!” disse Emma.

“Sei sicura di quello che affermi tesoro?” chiese Snow.

“Ricordate quando ho perso i poteri baciando Killian, quando Zelena ha provato ad affogarlo? Bhe poco dopo li riavevo di nuovo e questo perché nessuno può privare un salvatore dei suoi poteri, se non le forbici che ci separano dal nostro destino!” disse Emma.

“Allora come spieghi che non avverta più la magia?” chiese Regina confusa.

“Credo che sia stata la magia stessa ad accontentare la bambina, nascondendosi dentro di lei. Un po’ come quando vivevo nel mondo senza magia. Io non avvertivo nessun potere, ma ce l’avevo. Deve essere qualcosa di simile. È dormiente. Diciamo che Roni ha fatto una magia su se stessa e se ne avrà bisogno, al momento giusto l’annullerà, proprio come è successo a me!” disse Emma.

“Si, credo che la tua teoria sia giusta!” disse Regina, in parte rincuorata.

Snow, chiuso l’argomento disse “Emma, volevo parlare di quanto…”

Emma sapeva cosa stesse per chiederle sua madre, ma ringraziò il diversivo che si venne a creare, per non parlare del suo passato. Infatti prima che Snow potesse finire, si sentì un lamento.

Chloe era a terra con una smorfia di dolore e si teneva il piede.

“Cosa è successo?” chiese Regina.

“Non abbiamo fatto niente. stavamo saltando e poi è caduta, noi non centriamo!” disse Roni  in sua difesa.

“Non è niente, sono caduta!” disse Chloe, con un sorriso “Succede!” disse alzando le spalle.

Emma le si avvicinò e disse “Ti stai tenendo il piede. Forse hai preso una storta!”

“No, no, davvero, non è niente! passerà in fretta!” disse la bambina.

“è meglio comunque darti un’occhiata e perché no, darti dei vestiti migliori!” disse la salvatrice, facendo apparire degli abiti nuovi e scarpe nuove.

“Va bene per gli abiti, ma mi tengo le mie scarpe!” disse la bambina determinata.

“Come preferisci, sembrano ancora buone, ma controlliamo comunque il piede piccola!” disse Emma prendendo la scarpa e sfilandogliela.

“No, non lo fare!” disse la piccola, sperando che le venisse dato ascolto.

Emma sussultò a quello che vide e così fecero Snow e Regina.

“Non hai il piede!” disse Alice indicandogli l’arto.

“Alice, non è carino da dire!” la rimproverò Snow.

“Tutti quanti dicono a papà che non ha la mano e nessuno lo rimprovera!” disse la bambina incrociando le braccia.

“Non è vero che mi manca il piede, mi manca solo la parte finale. Sono nata con una malformazione e non ho le dita dei piedi e allora? Questo non vuol dire che sono stramba e che non possa venire con voi! Non lasciatemi qui per favore!” disse la piccola con le lacrime agli occhi.

Emma sorrise e diede una carezza alla bambina  “Nessuno ti lascerà qui, non preoccuparti!” disse la donna per poi osservare la scarpa “La scarpa è stata fatta apposta per non farti zoppicare, vedo. C’è una protesi che ti aiuta con l’equilibrio vero?”

“Si, così non ho problemi a camminare, ma comunque a volte  se mi sforzo troppo fa un po’ male, ma non è un vero e proprio problema!” disse la bambina.

“I tuoi genitori ti hanno abbandonato per questo per caso?” chiese Emma, guardando la bambina negli occhi. “Molti bambini vengono abbandonati perché agli occhi dei loro genitori non sono perfetti per qualche difetto fisico. È il tuo caso?”

La bambina scosse la testa “No, i miei genitori o meglio il mio papà mi voleva bene, anche se non me lo ricordo tantissimo, mia mamma è morta dandomi alla luce!”

Emma la guardò negli occhi e vide che la piccola diceva la verità. Si sentì sollevata nel sentire che non le era toccata la sorte di molti bambini di quell’isola. Anche se non li aveva più, sapere che almeno i suoi genitori l’avevano voluta, era un conforto che i bambini abbandonati non potevano sognare.

La bambina infine si cambiò, e con lei anche Alice e Roni, e tutti si misero a dormire, ma non per tutti fu una notte di riposo.

Emma non aveva paura di chiudere gli occhi. Quel pomeriggio Lucas, l’aveva avvisata che lui e le altre anime l’avrebbero protetta dagli incubi durante il sonno. Fino a quel momento lo avevano permesso, sia perché la salvatrice doveva capire la gravità della situazione, sia perchè dovevano ancora ben capire come fare. Non era una cosa facile e infatti non promisero niente sulle visioni, ma almeno la notte avrebbe potuto riposare e con lei anche Roni.

Però le cinque anime, non potevano proteggerla dai suoi demoni interiori e infatti da li a poco Emma, venne perseguitata dall’incubo che quell’avventura gli aveva riportato alla mente.

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

 

Si ritrovò in una casa che conosceva bene. Mai e poi mai si sarebbe scordata di quella catapecchia in cui aveva vissuto con  quell’uomo. Il suo padre adottivo, come amavano chiamarli gli assistenti sociali, che mai si assicuravano che le famiglie nelle quali venivano spediti i bambini, fossero composte da persone amorevoli. A pagare le conseguenze di questa loro negligenza però, erano sempre i bambini. Mai avrebbe scordato quella sera terribile che l’aveva resa un’assassina.

Un segreto che aveva promesso a se stessa di non rivelare mai a nessuno. Mai. Poi non sapeva come, era riuscita a reprimere il ricordo. Si dice che spesso la memoria cancelli gli eventi traumatici, ma quell’avventura le aveva fatto tornare tutto alla memoria, in una maniera così nitida che le sembrava di avere appena vissuto quella orribile esperienza.

Emma sapeva di trovarsi in un sogno e sapeva anche di non avere più quattordici anni, ma ritrovandosi circondata dallo stesso ambiente,  la faceva sentire allo stesso modo di allora. Spaventata, perché lei sapeva che tipo di persona era il suo padre adottivo.

Sentì dei forti colpi alla sua porta. L’aveva chiusa a chiave per tenere lontano il padre adottivo, ma stava avendo l’effetto di farlo arrabbiare di più.

I  colpi divennero più forti, facendole capire che ora stava prendendo la porta a spallate e questa ci avrebbe messo poco a rompersi. Emma sapeva cosa sarebbe successo da li a poco.

Il suo respiro cominciò a mancarle, a causa di un attacco di panico.

 

Snow e Regina vennero svegliate da dei lamenti e dall’agitazione di Emma.

Provarono a svegliarla in diversi modi. Scuotendola, dandole dei leggeri colpetti, con la magia, ma niente. non si voleva svegliare.

Lo fece da sola qualche minuto dopo, sebbene entrambe le donne potevano vedere che non fosse ancora del tutto lucida.

Si mise di scatto a sedere e inizialmente non comprese dove si trovasse.

Si spaventò quando sentì il tocco di qualcuno e si sposto all’indietro spaventata.

“Non mi toccare!” urlò, con i capelli spettinati che le venivano davanti.

Quell’urlo svegliò anche le bambine, che la guardavano spaventate.

Regina andò a tranquillizzarle bambine e divise la tenda a metà con un muro invisibile, in modo tale da insonorizzare la parte delle piccole creando anche un immagine tranquillizzante, che aiutasse nuovamente le bambine a riposare.

Nel frattempo Snow cercava di calmare Emma, la quale continuava ad allontanarla.

“Non mi toccare, lasciami andare!”  Disse nuovamente agitata.

Fu subito chiaro alle donne che non stava parlando con Snow, ma con qualcuno del suo sogno e purtroppo riuscivano a immaginare chi potesse essere.

Snow si morse il labbro, ma poi in modo deciso diede uno schiaffo alla figlia, la quale rimase scombussolata per qualche istante, poi portandosi una mano alla guancia, si guardò nuovamente intorno. I tratti del suo incubo erano completamente spariti. Non vedeva più quelle pareti e non sentiva più il tocco rude, di quelle mani callose e screpolate del “padre”.

“Mamma!” disse in un sussurro, guardandola dispiaciuta e cercando di trattenere le lacrime.

“Si, sono io tesoro. Va tutto bene, sei al sicuro!” le disse Snow, accarezzandole il volto.

Emma annuì, ma non amava farsi vedere il quelle condizioni da sua madre, né da nessun altro che non fosse Killian e per questa ragione, si alzò dicendo “Ho bisogno di prendere una boccata d’aria!”

“Emma, aspetta!” disse Snow, non tanto vogliosa di lasciare la figlia da sola, sconvolta.

Non che temesse che facesse qualche cavolata, ma voleva essere presente per lei una volta tanto.

Regina le seguì, ma mantenne le distanze. Quello era un momento madre e figlia e tenne lontano anche Killian e David, che erano stati svegliati dal trambsuto.

Emma si andò a sedere vicino al fuoco. L’aria era fresca e il tempore del fuoco era piuttosto piacevole. Guardava al suo interno ma la sua mente era altrove.

Sussultò quando sentì  nuovamente un tocco, ma questa volta comprese quasi subito che il tocco era gentile e che apparteneva a sua madre.

“Hai voglia di raccontarmi di questo sogno?” chiese Snow, ma Emma stette in silenzio.

“Emma, sono tua madre solamente da pochissimi anni se paragonati alla tua intera esistenza e non ci sono stata quando avevi più bisogno di me e voglio essere almeno presente ora. Se il tuo passato ti perseguita, voglio esserti di aiuto e…”

“Lo so…lo so che vuoi aiutarmi, ma con tutta sincerità mamma, non so come tu possa farlo!” disse Emma non guardandola negli occhi, ma fissando le sue mani. “Immagino che tu abbia sognato quell’uomo. Quello che avrebbe dovuto essere tuo padre e donarti amore incondizionato e che invece ha lasciato una macchia indelebile nella tua mente e nel tuo cuore!” affermò Snow e vedendo Emma che non la contraddiceva, fu solo una conferma alle sue parole.

“Vorrei poter cancellare tutto il tuo dolore, ma non posso e mi dispiace tanto e mi dispiace tanto che tu abbia dovuto passare attraverso cose orrende, ma…non importa quello che è successo, tu sei una persona fantastica e io e tuo padre ti ameremo sempre e…”

Emma sorrise “lo so mamma, lo so…me lo hai ripetuto talmente tante volte, che ormai non posso più non crederci e che…il mio cervello aveva dimenticato quanto successo all’epoca, cioè avevo dei ricordi, ma erano assopiti, come se non fossero veramente miei. Credo che fosse il modo in cui la mente mi abbia protetta, ma ora…quell’ombra ha fatto tornare tutto a galla e…anche i sentimenti che ho provato per te e papà e…”

“Ti senti in colpa!” disse Snow.

Emma annuì “Si e mi sento in colpa. Avevo dimenticato quanto vi ho detestati. Anche dopo aver capito chi foste e perché mi avevate abbandonato. Poi quando ho cominciato ad abituarmi all’idea che qualcuno potesse veramente amarmi per chi sono e non per opportunità o solo per finta, quei sentimenti sono scomparsi, fino a pochi giorni fa, dove tutto è tornato a galla. Quando avevo l’aspetto di una ragazzina e non ricordavo chi fossi da adulta, vi ho odiato con tutta me stessa. Ho sempre sperato che un giorno cambiaste idea e veniste a cercarmi, ma mai come quella volta ho desiderato che mi salvaste. Speravo che da un momento all’altro la porta di casa venisse spalancata e che mi portaste via dalle grinfie di quell’uomo. Quella porta invece è rimasta chiusa. Non mi avete salvato e vi ho odiato come non mai. Per questo vi ho allontanato. Non siete mai venuti a salvarmi ogni volta che ne avevo bisogno e dopo quel giorno, ho smesso di sperare e mi sono rassegnata. Non mi avevate voluto e io non volevo più voi. Volevo farvela pagare e per questo vi ho allontanato, ma allo stesso tempo avevo così bisogno di credere che quanto mi dicessero Killian e Regina sulla mia vita di adesso, che mi sono aggrappata all’idea che potessi essere felice, ma mi piaceva l’idea di avere finalmente una famiglia…la mia famiglia, che non includeva né te, né papà. Non volevo niente a che fare con voi e una parte di me, voleva tornare grande solo perché così voi non potevate  reclamare alcun diritto su di me!”

Snow si morse il labbro. Quelle parole erano dolorose, ma comprendeva “Emma, non devi preoccuparti dei tuoi sentimenti. Io e tuo padre capiamo il motivo del tuo comportamento!”.

“Ho letto il dolore nei vostri occhi quando vi ho allontanato. Vi ho ferito e io ero contenta di esserci riuscita e avrei voluto farvi molto di più per quello che ho dovuto passare con quell’uomo e per avermi fatto trovare in una situazione che mi ha costretto ad uccidere una persona!” disse Emma guardandosi le mani nuovamente. Avendo rivissuto quel momento poco prima durante il sonno.

Snow aveva ormai le lacrime agli occhi “Lo hai fatto per legittima difesa Emma!”

“questo non aiuta a stare meglio. Non mi ha fatto stare meglio questa ragione quando ho ucciso Crudelia per salvare Henry. Qualunque sia la motivazione, ho sempre spezzato delle vite!”

“Quell’uomo ti avrebbe ucciso molto probabilmente!” disse Snow “Dovevi fare qualcosa!”

“Questo non cambia come mi sento. Sono arrabbiata  con te e papà per avermi abbandonata e con Regina per aver causato la maledizione che vi ha portato ad abbandonarmi. E sono ancora più arrabbiata con me stessa di questi pensieri perché senza tutto questo non avrei avuto Henry, non avrei conosciuto Killian e non avrei Alice. Cosa c’è di sbagliato in me? Perché nonostante tutto quello che ho, non riesco a esserne mai felice a pieno?” disse Emma scoppiando poi a piangere, dopo tutti i tentativi di controllare i suoi sentimenti.

Improvvisamente si sentì cingere da forti braccia alle quali lei si aggrappò fortemente.

“Non c’è niente di sbagliato in te Emma. Non è sbagliato quello che provi. È normale desiderare crescere con l’amore di una famiglia. Questa sarà sempre una cosa che ti mancherà e non devi sentirti in colpa se desideri aver avuto qualcosa di meglio, anche se avrebbe potuto portare a una vita diversa. Killian capisce e anche Henry non ti farebbe una colpa. Tutti vogliamo il meglio per te Emma e te lo ripeteremo fino alla nausea. E se hai voglia di arrabbiarti con me e tua madre, fallo. Urla, scalpita, se ne senti il bisogno gridaci il tuo risentimento verso di noi. Saremo qui ad ascoltarti, tesoro!”

Emma prese a piangere più forte nell’incavo del collo del padre.

David le accarezzava la schiena, mentre Emma esternava tutto il suo dolore sulla sua maglia. Le dava dei leggeri baci sulla testa, mentre Snow le lisciava i capelli, mentre le sussurrava delle parole dolci. Ad un certo punto Snow prese a cantare una canzoncina che Emma riconobbe subito. Era la canzone che cantava sua madre a suo fratello di tanto in tanto e la prima volta che l’aveva sentita, le disse che quella era la canzone che le cantava sua madre quando era una bambina per farla addormentare e che avrebbe tanto voluto cantare a lei una volta nata. Snow non aveva mai potuto cantargliela ed Emma non aveva mai avuto occasione di sentirla, non per se stessa almeno.

In quel momento le sembrava di essere una bambina di cinque anni, che cercava conforto dai suoi genitori e provò una sensazione bellissima che non aveva mai sentito. Un senso di sicurezza non paragonabile a niente altro.

Si sentiva al sicuro tra le braccia di Killian, ma era una cosa diversa, perché lui riusciva a infonderle coraggio, a farle passare la paura, ma qualunque fosse il motivo per cui sentisse il bisogno dell’abbraccio di Killian, era qualcosa che doveva risolvere lei. Tra i suoi genitori, invece, era come se non doveva preoccuparsi di nulla perché in quanto figlia, avrebbero pensato loro a risolvere qualsiasi problema. Si domandò se anche Alice si sentisse in quel modo, quando lei e Killian la coccolavano e la mettevano a dormire.

Lo sperava vivamente e sperò che fosse la stessa cosa che Henry aveva provato da bambino, anche se non grazie a lei.

 

David sorrise a Snow. Aveva sempre sperato di vivere un momento del genere con la sua bambina. Di rassicurarla e di prendere sulle sue spalle quello che la preoccupava. Sapeva che non era proprio così, non poteva cancellare quanto aveva passato, ma per quella sera, lei non doveva preoccuparsi di quello che provava.

Snow si sentiva allo stesso modo. Provava una gioia nel cuore nel sentire Emma aprirsi così tanto a loro e nell’aver cercato il loro amore e di averlo accettato senza muri che la proteggessero ancora. Guardava la sua bambina tra le braccia del padre, mentre ancora le spazzolava i capelli e sorrise a David felice, quando vide che si era addormentata.

Entrambi avevano paura di muoversi. Non volevano che quel momento svanisse, ma allo stesso tempo non volevano che l’indomani Emma si svegliasse con un mal di schiena assurdo.

Snow si alzò a malincuore e David, con molta cautela fece lo stesso, mentre la prendeva in braccio in stile sposa.

Killian fece un passo avanti per aiutare il suocero, ma Snow con un segno della mano e della testa, gli fece comprendere che tutto era sotto controllo.

Il pirata annuì e sorrise. Sapendo che Emma aveva sempre desiderato un momento del genere. Cosa che lui, anche se secoli prima e proprio in giovane età, aveva ricevuto.

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

 

 

David uscì dalla tenda appena il sole si fece abbastanza alto nel cielo, da disturbare il suo sonno.

Uscì dalla tenda e vide che Killian dormiva ancora. Decise di non disturbarlo. Di certo stare di guardia, dormicchiando si e no tutta la notte, di certo non lo aveva fatto riposare bene.

Lui si sentiva sereno, non tanto per aver dormito diverse ore di fila, ma per la sensazione di aver potuto stringere sua figlia tra le braccia e coccolarsela per così tanto tempo. Emma era più una persona da un bacio sulla testa e un abbraccio veloce e via. Al di là del modo in cui era cresciuta, Emma era anche una donna adulta e certe smancerie, in genere si riservavano ai bambini, ben più predisposti ad accettare le coccole dei genitori, se poi si metteva in conto che avessero la stessa età, la cosa sembrava parecchio strana. Per questo si era goduto fin quando ha potuto la sera successiva, quando Emma era solo la sua bambina bisognosa di lui.

Vide con la coda dell’occhio un indiano che gli si avvicinava. Egli portava con un paio di cestini con della frutta e un po’ d’acqua per permettere loro di fare colazione prima di ripartire.

Snow si sveglio poco dopo, ma diversamente da suo marito, non si alzò. Rimase sdraiata accanto ad Emma. Era di spalle e non poteva vedere il suo volto, ma non si era agitata più durante la notte, quindi poteva presumere che avesse dormito tranquilla, dopo tanto tempo che non riusciva più a riposare tranquillamente.

Passò un po’ di tempo e uno per uno, tutti si destarono dal loro sonno.

Mancavano solo Killian e Emma e le bambine, ma queste ultime, non fecero aspettare molto la loro presenza, soprattutto perché la natura le chiamava a gran voce.

“Mamma, devo andare in bagno!” disse infatti Roni, seguita poi da Alice.  Snow e Regina le presero per mano, ma la prima si fermò e guardò Chloe “Tu necessiti di andare in bagno?”

La bambina annuì, ma aggiunse “Si, ma io sono grande, non ho bisogno di aiuto!”

Regina sorrise e aggiunse “Non si tratta di aiuto, ma di sicurezza, anche se andate semplicemente dietro a un albero nei dintorni, può comunque succedere qualcosa!”

 “è vero!” disse Chloe, seguendole.

Killian si stiracchiò prima di alzarsi. Vide che tutti erano presenti, tranne  Emma.

Ci pensò lui a svegliare la sua bella addormentata, coccolandosela un po’ dato che negli ultimi giorni aveva dovuto mantenere le distanze.

“Ehi love, è ora di svegliarsi!” disse Killian, ma in risposta Emma si girò dall’altro lato.

L’uomo sorrise divertito e guardandosi intorno, vide una piccola piuma  per terra. L’afferrò e cominciò a fare il solletico ad Emma al naso.

All’inizio la donna storse il naso, poi  cercò di allontanare quell’oggetto di fastidio, che dal naso si spostò al viso e poi al collo.

Emma si lamentò infastidita, dicendo “uhm smettila Killian!” disse con voce ancora impastata dal sonno.

“Se mi rispondi, vuol dire che sei sveglia. Non credi che sia ora di farmi vedere i tuoi bellissimi occhi?”chiese Killian.

“No! I miei occhi stanno bene dietro al buio delle palpebre! Ora via!” disse, per portarsi poi alla testa un cuscino improvvisato.

“posso stare qui accanto a te?” chiese Killian.

“Per dormire, si! Per svegliarmi, no!” disse Emma.

Killian si sdraiò accanto a lei, ma non aveva alcuna intenzione di farla dormire. Le accarezzò il fianco, le fece il solletico e cominciò a baciarle il collo.

Emma sbuffò e si mise a sedere rassegnata “Killian, ti sembra il caso? Se mia madre entra in casa nostra, nonostante sia proprietà privata e ci sia una porta, pensi che una tenda  possa fermarla? Per non parlare delle bambine. Se entrassero loro?”

“Non entreranno!” le disse Killian riprendendo a baciarla.

“Se entra mio padre?” disse Emma.

Killian la guardò “Ok, mi hai convinto! Sono ancora giovane per morire!” disse divertito.

“Hai trecento anni!” gli ricordò Emma.

“Ma non li dimostro. Sono sempre di bell’aspetto!” disse Killian facendole l’occhiolino.

Emma lo colpì col cuscino prima di sorridergli e seguirlo fuori dalla tenda.

“Era ora che voi due vi uniste a noi!” disse Regina.

“Come mai ci hai messo tanto a svegliarla? Che stavate facendo?” chiese David con le braccia conserte, rivolgendosi a Killian.

“Vuoi davvero sapere cosa fanno marito e moglie quando si ritrovano da soli?” chiese il pirata, beccandosi una gomitata da Emma.

“Non facevamo proprio niente. semplicemente avrei dormito ancora un po’!” disse la salvatrice. Snow sorrise dolcemente la figlia, la quale rispose allo stesso modo, prima di distogliere lo sguardo, sentendosi imbarazzata.

“Purtroppo per noi abbiamo ancora una missione da compiere. Quindi direi di muoverci a mangiare qualcosa che poi si parte!” disse Regina con tono finto autoritario.

“Si capitano!” disse Killian prendendola in giro.

 

Dopo aver ringraziato gli indiani della loro ospitalità, tutti si recarono nuovamente alla Jolly Roger. Tutti si sentirono sollevati quando misero piede sulla nave, stando a significare che finalmente si lasciavano dietro le spalle quella maledetta isola.

Appena la nave prese un po’ il largo, Emma ripeté  lo schema della loro partenza. Decisa la destinazione, con l’aiuto di un oggetto fornitogli da Regina, aprì un portale in mezzo al mare e Killian guidò la nave al suo interno.

Durante il viaggio Emma si isolò a prua e si perse nei suoi pensieri, finchè Regina non li interruppe.

“Emma, stavo pensando una cosa!” disse la donna.

La salvatrice alzò un sopracciglio curiosa e chiese “Di cosa si tratta?”
“Dell’uccisione del tuo padre adottivo!”

Emma abbassò lo sguardo e cercò di cambiare argomento “Regina, non ne voglio parl…”

“Non credo che tu l’abbia fatto!” disse il sindaco, interrompendola.

“Come? Tu non c’eri e non hai visto come…” cominciò Emma, prima di venire interrotta di nuovo.

“è qualcosa che ha detto Luce sei anni fa! Ti ricordi quella faccenda che dovevi essere eliminata perché non avevi oscurità nel tuo cuore? Bhe ci ha elencato i motivi per cui non si era ancora creato la necessità di eliminarti!”

“perché non c’era ancora nessun altro salvatore che potesse sostituirmi!” Disse Emma, ricordando quanto le era stato raccontato.

“Si, ma anche per alcuni crimini che avevi commesso  prima di arrivare a Storybrooke e dopo. Ha  nominato i furti, l’uccisione di Crudelia e il tuo essere diventata il dark one. Non ha nominato altre uccisioni, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui avresti dovuto eliminare Killian!”

Una piccola speranza si accese nel cuore di Emma.

“Tu sei sicura di averlo ucciso?” chiese Regina.

“L’ho colpito forte alla testa con un vaso e ho visto del sangue che gli colava dalla testa. Era a terra senza muoversi!” disse Emma.

“Ma hai controllato il suo polso, lo hanno dichiarato morto, sei stati accusata e ricercata?” chiese Regina.

Emma scosse la testa “Questo spiegherebbe il perché Luce non lo abbia citato. Hai colpito quell’uomo, magari lo hai ferito gravemente, ma non lo hai ucciso. Quindi è ancora possibile che quel bastardo sia ancora la fuori a fare la bella vita a discapito di altri!”

“Lo pensi davvero?” chiese Emma speranzosa.

Bhe è una teoria, ma spiegherebbe il casino di sei anni fa. Non si sarebbe dovuto arrivare a tanto altrimenti!” disse Regina.

“Si, ma…alla fine Killian è scampato alla morte solo perché ho provato un sentimento di odio nei tuoi confronti. Allora perché l’odio che ho provato verso i miei genitori non bastava?” chiese confusa.

“A questo domanda ti posso solo rispondere con una teoria. Odiavi qualcuno che non conoscevi. L’odio è spesso legato alla vendetta. Odiando me, avresti potuto farmela pagare in qualsiasi  momento, perché quel sentimento era verso una persona in carne ed ossa. L’odio che provavi verso i tuoi genitori era verso qualcuno che esisteva, ma non sapevi chi fossero. O forse perché hai preso in considerazione che fossero morti e non potevi odiarli nel vero senso della parola in quanto non propriamente colpa loro se eri orfana!”

“No, mai pensata di essere orfana per quel motivo. Se i miei fossero morti probabilmente non mi avrebbero trovato su un ciglio della strada!” disse Emma.

Bhe comunque sia, rimanendo alla prima teoria avresti potuto incontrare i tuoi genitori, conoscerli ed amarli senza sapere chi fossero in realtà, come alla fine poi è successo. Hai amato Mary margaret e quando hai scoperto che era tua madre, si magari c’era risentimento, ma non odio. Quindi il tuo odio era solo…solo un sentimento senza sfogo, diverso dall’odio che ho provato io verso tua madre. E a proposito di questo io volevo…se ce l’hai con me per la maledizione e a quello che hai dovuto passare, capisco. Puoi sbraitare anche verso di me se vuoi!”

Emma sospirò, comprendendo che la donna aveva sentito il suo sfogo della sera prima.

“Regina…so di aver detto di essere arrabbiata con te ed… si, se penso al mio passato mi sento così, ma ti considero comunque una mia grande amica. Sei cambiata. Non sei più quella persona e…” cominciò Emma.

“No Emma, non ti devi giustificare. Mi sono sempre chiesta come mai non te la fossi mai presa con me e va bene. Hai tutte le ragioni. Sappi solo che mi dispiace!”

Emma sorrise “Si, lo so!”

 

Finalmente la nave attraccò in quello che sembrava quasi un mare, invece si trattava solo di un lago molto grande.

Il posto sembrava tranquillo e anche non male. in lontananza si poteva vedere quella che tutti poterono ipotizzare essere la città di smeraldo.

Appena messo piede a terra, però tutti si stupirono.

“Guardate, le acque si sono prosciugate!” disse Snow.

“Direi che sarà un po’ complicato ripartire alla fine di tutto!” disse Killian.

“Non credo sia un vero e proprio problema. Da quanto ne so le acque compaiono e scompaiono a piacimento. Non si spiegherebbe la presenza di tutte queste barche e della presenza di questo piccolo molo. Probabilmente è un luogo di pesca ed essendo un luogo magico…boh vallo a capire perché si comporta così!” disse Regina.

“Bene, direi di cominciare a dare un’occhiata in giro per vedere se troviamo gli elementi che ci servono!” disse Snow.

“Cosa ci serve nonna?” chiese Alice curiosa.

“Un mattone giallo, le scarpette rosse e uno smeraldo!” rispose la donna.

“Non sembra così difficile questa volta. I cattivi di Oz sono stati tutti sconfitti, vero mamma?” chiese Roni.

“Si, in teoria!” disse Regina.

“Guardate, è quello che credo?” chiese Emma indicando qualcosa.

“Cosa love?” chiese Killian

“Quell’albero…sembra…” disse la donna per poi avvicinarsi all’arbusto “Quando ero bambina, ho visto un film. Si intitolava “Nel fantastico mondo di Oz”. Era un po’ inquietante, ma lo amavo e mi piaceva il fatto che nel mondo di Oz vi erano alberi, che invece di frutta, producevano cestini della merenda!” disse, afferrando quello che sembrava un contenitore.

“Davvero qui c’è un albero che produce qualcosa del genere?” chiese David stupito.

“Le acque di un lago compaiono e scompaiono e ti stupisci di una cosa del genere amico?” chiese Killian, non nascondendo però il suo interesse verso la cosa bizzarra.

“Ogni mondo ha la sua stranezza. Mi sono sempre chiesta come fosse il cibo al loro interno!” disse Emma aprendo un contenitore.

“Questo è vuoto!” disse  Snow.

“Anche questo!” disse Regina “Peccato, se davvero erano cestini per la merenda, ci avrebbero fatto comodo. Avremo potuto evitare di usare le nostre scorte o spendere soldi al mercato di questo posto!”

“Non sarà ancora stagione!” disse Emma, alzando le spalle “Pazienza. Direi di dirigerci verso la città. Se il film racconta il vero allora, in giro dovrebbe esserci il sentiero di mattoni gialli, che dovrebbe condurci alla città, così almeno un materiale lo avremmo trovato!” disse Emma.

“Pensate che possa essere così facile? Dopo tutto quello che abbiamo passato a Neverland, mi aspetterei qualcosa di più complicato!” disse David scettico.

“David, non fare il guastafeste. Perché una volta tanto non può andare tutto bene?” disse Snow camminando, prima di andare a sbattere contro la schiena di Regina, che si era fermata di colpo.

“Perché ci troviamo in una situazione disperata?” disse, non staccando gli occhi davanti a sé, cosa che fecero tutti.

Si guardarono indietro e poi di nuovo davanti ed era chiaro che qualcosa non andava, soprattutto perché la presenza nella storia di mattoni gialli, verdi smeraldi e scarpette rosse, voleva dire che quel mondo era colorato.

“Perché è tutto in bianco e nero?” chiese Chloe stranita.

“Questa è una bella domanda!” disse Emma portando Alice e Chloe dietro di sé e avanzando con cautela.

“Love, se gli ingredienti che ci servono sono colorati, pensi che in bianco e nero, possano essere comunque efficaci?” chiese Killian.

“Non lo so, ma se sono abbinati a un colore, un motivo ci sarà. E poi, chi ti dice che invece di un mattone giallo prendiamo un mattone rosso, delle scarpette viola o un rubino?” disse Emma scocciata per quell’imprevisto.

“Prima di farci prendere dall’esasperazione, direi di andare a farci un giro e magari chiedere informazioni e perché no…non mi dispiacerebbe andare a trovare mia sorella!” disse Regina, prima di aprire la strada e inoltrarsi in quel mondo che non poteva affermare di conoscere.

 

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


Capitolo 28

 

 

 

Il cammino verso la città di Smeraldo fu tranquillo. Troppo a dire il vero. Non vi erano suoni nell’aria. Di per una foresta era un posto tranquillo, se non vi era il rischio di fare brutti incontri con persone poco rassicuranti, ma non vi era rumore di alcun genere, cosa alquanto strana. Se non fosse per i loro passi, l’unica cosa che riempiva quel silenzio, tutti avrebbero pensato di essere diventati sordi. Qualunque cosa ci fosse di sbagliato, la causa era la mancanza di colore, perché fin dove tutto era normale, anche il rumore era presente.

Si dice che il colore trasmette emozioni e doveva essere così, perché anche le bambine, che trovavano sempre un modo per giocare anche quando c’era da stare all’erta, rimanevano tranquille. Alice afferrava strettamente l’uncino di Killian, Roni  stringeva la mano di Regina e Chloe camminava affianco ad Emma, guardinga.

Tutto era troppo strano.

“Mi domando perché Zelena non mi abbia detto niente!” disse Regina.

“Forse non voleva che ti preoccupassi!” disse Snow.

“O forse pensa di potersela cavare da sola, ora che ha riottenuto i suoi poteri!” disse Regina infastidita.

Bhe abbiamo l’occasione di chiederglielo. Dobbiamo solo andare da lei!” disse Emma , facendo qualche passo in avanti rispetto al gruppo, per poi fermarsi e chiedere all’amica.

“Ehm…dove abita esattamente tua sorella?”

Regina alzò le spalle “Mi ha detto che  sarebbe andata ad abitare in città, dove la vita sarebbe stata più comoda, permettendo così a Robin, di andare a scuola o agiocare con gli amici, senza che dovesse preoccuparsi che le accadesse qualcosa. Oz non è propriamente una terra tranquilla anche quando c’è la pace!”

“Si, ricordo che ci sono parecchie cose bizzarre, per quanto i film possano raccontare la verità!” disse Emma.

Alice, che era in coda al gruppo insieme al padre, guardandosi intorno, si girò casualmente di dietro e urlò spaventata abbracciando suo padre.

Tutti si girarono allarmati e si misero in posizione di attacco, quando videro un grosso lupo camminare verso di loro.

Killian  spinse indietro Alice, la quale corse tra le braccia della madre, e sfoderò la sua spada.

“Aspetta!” gridò Snow, quando il pirata fu in procinto di sferrare il colpo.

“Io conosco quel lupo. Red?” disse Snow, guardando attentamente l’animale negli occhi. Erano grigi, come il suo pelo. Era un lupo, quindi con pochi colori di suo, ma era evidente che anche l’animale era vittima del sortilegio che aveva colpito quel luogo.

Il lupo non disse niente, ma si giro e lentamente cominciò a camminare.

“Sicura che sia Red? Ok, non ha il mantello per ritrasformarla in umana, ma non ti ha nemmeno fatto le feste!” disse David scettico.

“Si, ne sono sicura, seguiamola!” disse Snow andandole dietro.

Camminarono per un po’ inoltrandosi nella foresta, allontanandosi da quello che doveva essere il sentiero dei mattoni gialli, fino a giungere a una casetta di legno, piuttosto malridotta, ma comunque ancora immersa nel colore del bosco.

Il lupo spinse la porta e con cautela Snow si fece avanti chiedendo il permesso di entrare.

Snow?” disse una voce di donna.

Zelena?” disse Regina, seguendo la sua figliastra all’interno dell’abitazione.

“Regina?” disse Zelena incredula “Cosa ci fate qui?”

“Zia!” disse Robin, correndo ad abbracciare la donna, che ricambio.

Era bello rivedersi tutti quanti.

“Vedo che c’è anche Doroty!” disse Emma.

“Salve ragazzi, felice di vedervi anche se non ci conosciamo nel vero senso della parola!”

Regina guardò sua sorella preoccupata e le chiese “Cosa sta succedendo qui? Perché è tutto così strano? È tu cosa ci fai qui?”

“Sarà meglio parlarne davanti a un po’ di the caldo!” disse Zelena, sospirando e perdendo il sorriso che era nato dal rivedere sua sorella, la sua nipotina e i suoi amici.

Tutti si sedettero, chi al tavolo, chi sui letti.

Si guardarono intorno e videro che le condizioni di quella capanna erano abbastanza precarie.

“Perché non hai sistemato questo luogo?” chiese Regina.

“E perché Red non torna donna?” chiese invece David.

“Una domanda per volta. Vi racconteremo tutto…” cominciò Zelena.

“Ha a che fare con l’assenza di colore?” chiese Roni curiosa,  per la storia che stava per essere narrata.

Zelena annuì, facendo sedere la nipotina in braccio, mentre Robin si sedette sulle gambe di Regina.

Alice cercò di sedersi in braccio ad Emma, ma la donna le sussurrò dolcemente  nell’orecchio di sedersi vicino a Chloe sul letto. Non le sembrava giusto che tutte le bambine potessero cercare le coccole dei loro genitori, mentre l a nuova arrivata doveva stare solo a vedere la felicità altrui. Sapeva cosa si provava e se poteva evitare che Chloe si sentisse così, lo avrebbe fatto.

Alice non fece storie, anzì fu ben felice di andare vicino alla sua nuova amica.

“Un mese fa circa è arrivato ad Oz un uomo che ha reclamato il suo diritto al  trono, disse di essere il fratello del padre della nostra attuale regina Ozma. Essendo il primo in successione in quanto membro maschio delle stirpe reale Ozma ha potuto opporsi poco. Le leggi qui ad Oz sono ancora molto antiquate per quanto riguarda la successione al trono. Le donna possono governare solo in mancanza di eredi maschi!”

“E si è fatto vivo dopo tutto questo tempo?” chiese David.

“Il fratello del re non era una persona buona e vedendolo come una minaccia per il suo paese, il re ha esiliato suo fratello oltre il deserto della morte, dentro a una montagna dove una volta governava il re degli gnomi. Vi era un accordo tra la città di smeraldo e il regno degli gnomi. Per ottenere i smeraldi di nascosto, i bracconieri di questo mondo mandati dal fratello del re, cacciavano gli gnomi a difesa degli smeraldi e questo era dovuto al fatto che il fratello del re era avido e voleva sempre più smeraldi per diventare ricco sfondato a discapito di tutti e di tutto. Venendo a sapere questa cosa, il re l’ha fatto catturare e lo ha consegnato al re degli gnomi in segno di pace e con la promessa che nessuno gnomo avrebbe più sofferto per l’avidità umana e loro in cambio avrebbero consegnato noi, gli smeraldi che per loro erano uno scarto, ma per noi no, in quanto poi davamo loro varie forme e i difetti non si sarebbero visti!” Disse Zelena.

“Ma il re di Oz non era lo spaventa passeri?” chiese Emma stranita.

Zelena  disse “Lo fu solo per un breve periodo quando il re si ammalò e morì e Ozma era ancora troppo piccola per salire al trono. Non era il re nel vero senso della parola, ne faceva solo le vedi finchè la vera erede al trono non sarebbe stata pronta!” disse Zelena.

“Che corrisponde più o meno al periodo in cui sono venuta io qui la prima volta!” disse Dorothy.

“Io conoscevo una storia diversa, ma se Biancaneve non è la timida e indifesa principessa delle Disney, non vedo perché dovrei sorprendermi se anche qui le cose non corrispondono!” disse Emma alzando le spalle.

“Si, ma questo come spiega…” Cominciò Snow, venendo interrotta da Doroty “Ci stiamo arrivando. Quando ho ucciso il re degli gnomi, ho probabilmente indebolito la prigione in cui risiedeva il fratello del re e anche se ci è voluto un po’ è riuscito a liberarsi e tornare qui a riprendersi quello che gli spettava di diritto. Ma giunto nella città di smeraldo, storse il naso. La città originariamente è quasi completamente verde, circondata da prati magnifici e foreste rigogliose e rimanendo anni rinchiuso dentro a una prigione di smeraldo costruita appositamente dagli gnomi, ha sviluppato un odio totale per questo colore, tanto da desiderare che i colori non esistessero, così ha fatto un incantesimo, che piano piano sta cancellando il colore in questo  mondo.

“Qui però il colore c’è ancora!” disse Killian “Se escludiamo il lupo!”

“Si, perché qui l’incantesimo non è ancora giunto, Per questo siamo tornati nella capanna dove ho vissuto fa bambina. Perdere il colore, significa anche perdere se stessi. Ma non ci vorrà molto prima che succeda. Prima mi hai chiesto perché Red non torna umana. Lei si trovava sulla piazza vicino all’abitazione del re quando è stato lanciato questo incantesimo ed è stata colpita in pieno. Lei è cappuccetto rosso, senza il suo mantello non è più quel personaggio e, perdendo di colore, ha perso anche le sue proprietà magiche che la trasforma in essere umana!” disse Dorothy, accarezzando la testa di Red.

“Per questo è triste?” chiese Alice.

Zelena scosse la testa “Il colore è emozione, ogni colore ha un significato, un mondo senza colori è triste e privo di qualunque forma di felicità o entusiasmo per la vita. Chiunque viene colpito, perde la voglia di vivere. Se andaste alla città di smeraldo, i pochi abitanti che riuscireste a vedere, sembrano degli automi , che vivono senza uno scopo!”

Dorothy colpi un pugno sul tavolo “è tutta colpa mia. Se non fossi andata dal re degli gnomi e non avessi portato con me la mia gallina. Non avrebbe ingogliato l’uovo che per lui era veleno e…a quest’ora non ci saremo ritrovati  a questo punto!”

“Ma se non lo facevi, la città di smeraldo sarebbe trasformata in pietra e a governare ci sarebbe la principessa Mondy e Ozma sarebbe ancora prigioniera nello specchio!” disse Emma.

Dorothy la guardò stranita.

Emma colse il suo sguardo e alzò gli occhi al cielo. “Ok, anche questo non è accaduto! Quindi perché saresti andato dal re degli gnomi se la tua intenzione non era quella di aiutare a ristabilire l’ordine nella città di smerando?”

“Per curiosità. Volevo vedere da dove arrivavano gli smeraldi, ma nel mentre la mia gallina che non faceva più uova, ne ha fatto una davanti al re degli gnomi e quando mi ha chiesto cosa era, bhe gli ho risposto che da noi si mangiava e incuriosito volle provarlo. Né io, né lui sapevamo che era veleno per lui. Per questo non sono stata ritenuta responsabile, perché tutti i presenti hanno visto che è stato un incidente ed effettivamente nessuno sapeva che fosse proprio l’uovo il punto debole degli gnomi!”

“Ok, mi piace di più la versione del film!” disse Emma.

“Se nessuno ti ha reso colpevole di quanto accaduto tempo fa, nessuno lo farà adesso!” disse David.

“Lo faccio io.  è ha causa della morte del re degli gnomi che la prigione ha perso i suoi poteri e si è aperta!” disse Dorothy.

“Non è colpa sua. La storia è un po’ più complicata”” disse una voce alle spalle di Emma, che solo lei potè sentire.

La donna si girò verso la sua direzione e disse “Alvin? Come mai sei qui? Che fine ha fatto Lucas?”

“Lucas ha finito il suo compito. Oz è la mia terra!” disse l’anima.

“Emma, con chi stai parlando?” chiese Snow, mettendo una mano sulla spalla della figlia, vedendo il suo comportamento strano.

La donna non sentì il tocco di sua madre e non sentendo più alcuna voce, si guardò intorno dicendo “Dove sono finiti tutti?” chiese all’anima comparsa all’interno della capanna.

“Sei in una visione cara!” disse Alvin.

Emma spalancò gli occhi e si alzò di scatto, facendo cadere a terra la sedia.

Tutti si alzarono  preoccupati alla reazione di Emma, perché la maggior parte di loro sapeva cosa stava per succedere.

“è forse impazzita?” chiese Dorothy guardano Emma, parlare  da sola, per poi uscire di corsa fuori dalla capanna.

“Emma!” urlò Killian seguendola.

Zelena guardò Regina con occhi straniti e la seconda rispose alla sua domanda non espressa “è la ragione per cui siamo venuti qui. Emma ha delle visioni che preannunciano la fine di tutti i mondi e stiamo cercando di porre rimedio. Solo che quando ha le visioni, può essere pericoloso sia per lei, che per noi!” spiegò Regina, per poi seguire tutti fuori dalla capanna.

Emma correva nella foresta e Alvin le domandò “Perché stai scappando?”

“Mi domandi perché? non ti sei forse accorto che siamo negli inferi? Ti devo forse ricordare quante volte ci ho quasi rimesso la pelle qua sotto?” disse Emma spaventata.

“Non era questa la mia domanda. So perché stai scappando, perché hai paura, nel caso venissi attaccata e volessi difenderti, potresti ferire le persone a cui vuoi bene, ma non ti sei posta una domandati hanno seguito?” disse Alvin logico.

Emma si guardò intorno e non vide nessuno. Allora fece una cosa di cui si pentì subito dopo. Urlò ai suoi cari di stare lontano da lei, nel caso l’avessero seguita. Non seppe dire se l’avessero sentita, ma qualcun altro lo fece, perché improvvisamente si vide due demoni avvicinarsi, attirati dalle sue grida.

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Emma si ritrovò due demoni davanti, attirati dalle sue urla.

La salvatrice fece qualche passo indietro, cadendo però a terra a causa di un sasso che le fece inciampare.

Chiuse gli occhi per la botta e quando li riaprì, vide che i mostri erano aumentati. Li vide sempre più vicino a lei.

Si rialzò in piedi immediatamente e mise le mani in avanti e cominciò a richiamare la magia, ma non ebbe il coraggio di far partire nessun colpo.

“Cosa stai aspettando?” chiese Alvin quando vide la sua titubanza.

“Non posso! Se le persone che amo fossero nei dintorni cercando di aiutarmi, farei loro del male!”

“Dovrai correre il rischio, se vuoi salva la pelle. Hai preso in considerazione l’ipotesi che non ci siano? Hai intenzione di farti ammazzare?”

Emma fu piuttosto infastidita dal commento dell’anima. Le stava praticamente dicendo di fregarsene se ci fossero i suoi cari li intorno. Di usare anche una magia che avrebbe fatto loro molto più che male solo per salvarsi la vita, ma lei  non lo avrebbe mai permesso. Avrebbe affrontato quei mostri se necessario.

 

Killian e David, seguiti da tutti gli altri, corsero da Emma. La videro spaventata,  mentre indietreggiava.

Le parlarono con calma, sperando che qualcosa potesse giungere alle sue orecchie, ma videro dal suo sguardo che la cosa non funzionava. Si fermarono di colpo, facendo cenno a tutti gli altri di arrestarsi, quando la videro alzare le mani. Sapevano cosa voleva dire. Emma stava per usare i suoi poteri. Killian fece cenno a David, il quale comprese cosa volesse fare.

David si mosse lentamente, mentre Killian con la stessa delicatezza, si staccava dal gruppo, cercando di non farsi notare da Emma.

Snow affiancò il marito e anche lei prese a parlare alla figlia. I due fecero altri passi avanti, ma andarono a sbattere contro qualcosa.

“Ho creato uno scudo intorno a noi. Probabilmente Emma ora ci vede solo come nemici che la voglio aggredire e non sappiamo se userà o meno la magia!” disse Regina.

“A me sembra piuttosto restia!” disse Zelena.

“Perché sa che usando la magia potrebbe colpire anche noi. La sua visione è bloccata, ma quello che fa negli inferi, si catapulta nella realtà. Il problema è che con la paura di colpire anche noi, è capace di non difendersi in caso di bisogno!” disse Regina.

“Non sarebbe allora il caso di allontanarci così può agire senza problemi?” chiese Dorothy.

“Lei non lo saprebbe comunque!” disse Roni, nascosta dietro le gambe di Zelena insieme a Robin, sapendo cosa stesse succedendo.

“Per sicurezza Dorothy, ti chiederei di portare le bambine al sicuro. Noi aspettiamo di vedere cosa farà Killian!” disse Snow “Lui potrebbe riuscire a svegliarla!”

 

Emma era faceva tanti passi indietro quanti quei mostri ne facevano verso di lei. Sapeva che di questo passo non avrebbe risolto niente. Avrebbe dovuto o affrontarli o scappare.

Senza nessun dubbio optò per la seconda opzione. Si girò pronta a correre, ma si scontrò contro qualcosa o qualcuno. Nonostante il colpo, non ebbe il tempo di cadere a terra, perché si sentì stringere in vita da due forti mani.

Emma si sentì sollevare da terra mentre la presa era sempre più forte e il respiro cominciò a mancarle. L’essere che l’aveva catturata era probabilmente una delle creature più brutte che avesse incontrato lì sotto, ma la cosa che la spaventò, oltre al sentire la presa su di sé diventare sempre più forte, furono i suoi occhi. Rossi come il sangue, ma in grado di specchiare il suo riflesso. Poteva vedere la sua immagine mentre cercava di stritolarla.

Non era successo quando anni addietro si era ritrovata davanti un orco, ma ora avrebbe visto nei suoi occhi, la sua vita scivolare via. La cosa peggiore era che, anche se l’avesse uccisa, non si sarebbe liberata di loro, ma sarebbe finita in quel posto in modo definitivo.

Nonostante sentisse l’aria mancarle sempre più, non volle arrendersi.

Cominciò a scalciare e a richiamare a sé la sua magia. Voleva evitarlo, ma era l’unico modo per sopravvivere. Sperava solamente che chiunque dei suoi cari, fosse abbastanza lontano, per non essere colpito.

 

 Killian aveva afferrato da dietro Emma e le stava parlando per riportarla da lui. L’aveva girata per fissarla negli occhi,  ma leggeva nei suoi solo paura e da come il suo corpo si irrigidiva e cercava di respirare, comprese che doveva fare presto. Improvvisamente Emma cominciò a lottare per liberarsi dalla sua presa e non volendo lasciarla andare, cercò di tenerla ancora di più chiamandola, finchè non venne colpito alle parti basse, che lo fecero mollare la presa prima di venir colpito dalla sua magia e scaraventato contro un albero.

 Il colpo gli fece scappare tutta l’aria dai polmoni, ma nonostante il dolore in tutto il corpo, si rimise in piedi subito. Non l’avrebbe abbandonata e provò di nuovo ad avvicinarsi.

 

Emma era riuscita a liberarsi dal demone, ma ora si rendeva conto che la fuga non era più un opzione possibile. Era circondata e il mostro che aveva attaccato, ora era più incavolato di prima.  Emma sapeva di non aver scampo e decise nuovamente di ricorrere ai suoi poteri. Sapeva che usarla tutta in una volta per sbarazzarsi di ogni demone, sarebbe potuto essere pericoloso, ma le venne in mente qualcosa che avrebbe potuto aiutarla, senza ferire i suoi cari, a meno che questi non si fossero messi volontariamente in mezzo alla sua strada.

Sapeva però che avrebbero mantenuto le distanze e concentro la sua magia alla mano destra e questa addensandosi sempre più e allungandosi, prese la forma di una spada, finchè non divenne un’arma vera e propria.

La impugnò fortemente e si preparò ad attaccare.

 

David sorrise vedendo sua figlia combattere con la spada. Sapeva che l’abilità con quell’arma non era propriamente merito sua, perché Emma aveva imparato da sola a maneggiarla dato che ne aveva bisogno. Lui e Killian l’avevano aiutata a migliorarsi, ma una cosa era certa, aveva la lotta con la spada nel sangue. Tutti loro si allontanarono per evitare di finire accidentalmente nella mira di Emma, soprattutto Killian che le era pericolosamente vicino.

In qualche modo tutti cercavano di farle sentire la loro presenza, per darle un aggancio alla realtà per farla uscire dalla visione, ma l’urlo delle bambine, che non si erano ancora allontanate abbastanza, distrasse tutti dal loro intento.

Dorothy  e le bambine si erano fermate, quando davanti a loro videro degli esseri minacciosi comparire.

Zelena l’affiancò immediatamente e spinse le bambine dietro di sé.

“State molto attenti. Questi esseri sono molto pericolosi!” disse la strega dell’ovest.

“Cosa sono?” disse Regina guardando quelle creature.

“Si chiamano rotanti perché al posto delle mani e piedi hanno delle ruote e…” Zelena non fece in tempo a finire di parlare, che questi aumentarono di numero e mettendosi in piedi, sostituirono le loro ruote delle mani, in  spade affilate.

“…e possono trasformarsi in spadaccini pericolosi!” disse infine Zelena, sebbene ormai fosse ovvio.

“Hanno un punto debole?” chiese Snow, impugnando l’arco e prendendo una freccia dalla feretra.

“Non sono veramente umani, si muovono perché hanno un cuore che batte dentro di loro, datogli dal suo creatore, il re. A ogni rotante corrisponde una vittima innocente che è stato colpito dall’incantesimo del re!” disse Zelena.

“Quindi colpirli al cuore li eliminerebbe?” chiese David.

“Si, ma non solo loro!” disse Dorothy.

“Anche coloro a cui è stato estirpato il cuore!” disse Regina, essendo esperta di come funzionavano i cuori, avendone raccolti molti nella sua carriera da regina cattiva. “Dobbiamo trovare un modo per fermarli senza ucciderli!” disse Regina “Dobbiamo immobilizzarli ed estrarre i loro cuori, poi penseremo a restituirli ai loro proprietari!” disse Regina determinata. Erano in molti, ma pensava di poterci riuscire. “Alice, ascoltami bene, ora sei l’unica che può proteggere le altre. Alza uno scudo magico e tienilo alzato finchè non lo dico io. Chiaro?”

La bambina annuì e fece quello che le era stato detto, difendendo le altre bambine.

Killian si era messo in protezione di Emma, la quale continuava la sua battaglia contro i demoni, ma non avrebbe potuto difendersi contro i rotanti.

Zelena usò i suoi poteri per bloccare i rotanti che le si avvicinavano, per poi estirpare il loro cuore. Non si stava però dimostrando un compito facile per lei. Oz si stava indebolendo e con lui anche i suoi poteri. I nemici infatti ponevano resistenza ai incantesimi e mentre stava per estirpare un altro cuore, un rotante si liberò e la colpì ad al ventre con la spada.

“Mamma!” urlò Robin vedendo sua madre cadere a terra, provò a correre verso di lei, ma lo scudo di Alice, la bloccò e quest’ultima si rifiutò di abbassarlo, ricordando cosa le aveva ordinato Regina.

Il sindaco si fermò immediatamente all’urlo della nipote e quando vide quanto stava succedendo, corse da sua sorella.

La ferita era grave e Zelena stava sanguinando copiosamente. Regina ricorse subito ai suoi  poteri per aiutare la sorella, ma non riusciva a compiere in modo corretto la magia di guarigione se ogni volta che provava a curarla, doveva interrompere per allontanare qualche rotante.

David nel frattempo faceva del suo meglio per tenerli lontani e Snow li imprigionava agli alberi con le sue frecce colpendoli alle maniche dei pantaloni e delle braccia, mancando di proposito il loro cuore.

Dorothy aiutava a suo modo, con una spada strappata dal braccio di un rotante sconfitto, ma la sua scarsa capacità nel combattimento, non le tornò di aiuto e presto venne disarmata.

Killian continuava a tenere lontani più rotanti possibili, ma era da solo, mentre Emma non aveva solo un fianco da proteggere, infatti alcuni di loro riuscirono ad eludere la sua sorveglianza ed Emma, a sua insaputa, si ritrovò a combattere oltre che con i demoni, anche con i rotanti, i quali solo accidentalmente venivano colpiti dalla salvatrice.

 

Emma cominciava a sentire le braccia pesanti, cercando di allontanare quei mostri, ma era tutto inutile. Poteva ferirli e allontanarli per l’eternità, ma questi, non potendo essere realmente sconfitti, continuavano a rialzarsi e ad attaccarla.

Era stanca ormai e anche se fino a quel momento era riuscita ancora a tenere loro testa, qualcosa non le sembrò corretto.

Sentiva degli squarci aprire la sua pelle, sulle gambe o sulle braccia, senza che i demoni fossero riusciti ad avvicinarsi a tal punto da riuscire a ferirla.

Cadde in ginocchio all’ennesima ferita inflitta, era superficiale, ma tutte insieme e non sapendo da cosa  erano causate quei tagli, non riusciva a combattere  adeguatamente. Provò a rialzarsi nuovamente per colpire un demone che si stava avvicinando troppo, ma ad un tratto urlò quando uno dolore atroce le scoppiò al fianco destro. Una ferita al fianco, che le fece perdere l’equilibrio che aveva provato a recuperare e si ritrovò nuovamente a terra, premendosi la ferita e vedendo la sua mano ricoperta di sangue.

Fu allora che comprese cosa le stesse succedendo. Qualcosa la stava attaccando nella realtà e lei non poteva difendersi contemporaneamente nemici degli inferi e nemici reali.

Poi sentì qualcosa, voci, diverse voci. Sentì il suo nome seguito da un urlò di dolore.

Killian!” disse, riconoscendo l’ultima voce. Stava decisamente succedendo qualcosa di brutto.

Doveva riuscire a liberarsi da quella visione e salvare le persone che amava.

Venne scaraventata a terra da un calcio datogli dal demone che non era riuscita a scacciare precedentemente, che andò a colpire maggiormente la ferita e la fece gemere di dolore. Si rannicchiò e si creò uno scudo intorno per evitare gli attacchi di qualunque nemico, almeno il tempo per riuscire a capire come ritornare alla realtà.

Nel frattempo le urla continuavano e lentamente riuscì a collegarle tutte. Sentì suo padre urlare, sentì sua madre chiamare il nome di David, udì Regina dire a Zelena di resistere le grida delle bambine e Killian che continuava a chiamarla.

Sentì dentro di sé un forte desiderio di proteggere le persone che amava. Sentiva un amore profondo e la voglia estrema di aiutare i suoi cari.

Il suo corpo si fece improvvisamente leggero, mentre sentiva la sua magia incanalata uscire di colpo da lei. Era come quando  si scatenava la magia del vero amore. Forte e veloce si espandeva tutto intorno a sé colpendo tutti e tutto.

 

Tutti erano ormai in estrema difficoltà. Regina avrebbe ancora potuto fare qualcosa, ma non voleva abbandonare la sorella. non poteva lasciarla morire, non davanti ai suoi occhi e soprattutto non davanti agli occhi della figlia, ma si rendeva conto che di quel passo, non solo lei avrebbe perso la vita.

Si alzò in piedi, chiedendo perdono alla sorella, che le fece un sorriso debole, come a chiederle di fare quello che doveva per salvare tutti quanti e Robin.

Regina si morse il labbro e scatenò diverse palle di fuoco, che andò a scagliare contro i rotanti che stavano addosso a Killian, David, Dorothy e Snow. Le bambine erano al sicuro finchè Alice avrebbe retto alla pressione e almeno poteva stare tranquilla per quanto riguardava le piccole, ma ogni volta che stendeva a terra un rotante, ce n’erano altri che si facevano avanti. Se non veniva estirpato loro il cuore, era come i demoni che doveva affrontare Emma, erano impossibili da battere.

Cercò un modo per estirpare più cuori possibili  contemporaneamente, ma non ebbe il tempo, che sentì della magia nell’aria farsi sempre più forte.

Si girò verso Emma, perché era chiaro da chi provenisse e poi vide la magia della salvatrice esplodere.

Si coprì gli occhi e cercò di proteggersi con le braccia aspettando il colpo, che però non arrivò. Si sentì attraversare dalla magia, senza che però questa la ferisse, diversamente dai rotanti, che caddero tutti a terra con i  cuori estirpati e galleggianti sopra di loro.

Zelena, si mise a sedere, non sentendo più alcun dolore e David, Dhorothy e Snow, poterono tirare un sospiro di sollievo, prima di girarsi verso  colei che li aveva salvati.

Emma era in piedi e li guardava. Aveva un po’ di affanno e si guardava intorno per comprendere quanto fosse successo e chi fossero quegli esseri stesi a terra.

Swan, stai bene?” chiese Killian, stringendola a sé.

“Sto bene Killian, solo un po’ a pezzi!” disse la salvatrice.

“Sei ferita?” chiese Snow avvicinandosi alla figlia “Abbiamo provato a tenere lontani quei cosi da te, ma…”

Emma in quel momento si ricordò della ferita al fianco e si toccò in quel punto.

Killian notò il sangue impregnare i suoi vestiti e si spaventò “Emma, stai sanguinando!”

Emma lo guardò stranita e disse “No, o almeno non più. Devo essermi curata e…”

“Non hai curato solo te stessa!” disse Regina, aiutando Zelena a rialzarsi in piedi, dopo che Robin l’aveva abbracciata forte forte, felice che non le fosse accaduto niente.

“Hai curato anche me! Ti ringrazio Emma!”

La donna guardò tutti con aria confusa e infine disse “Qualcuno potrebbe gentilmente spiegarmi cosa sta succedendo?

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

 

 

Emma venne messa al corrente di quanto fosse successo.

Non si meravigliò nello scoprire l’esistenza dei rotanti, anche se non ricordava il particolare che fossero dei abili spadaccini. Nel film “Ritorno ad Oz” erano creature fastidiose e pericolose per una bambina indifesa, ma non per esseri dotati di poteri magici come la maggior parte di loro. Ma il particolare che la inquietava era il fatto che il re impostore di Oz, aveva utilizzato i cuori degli abitanti del regno per dare loro vita.

“Ascoltate, mentre mi trovavo negli inferi, una delle solite anime che mi ha guidato fino ad ora e che proviene da questo regno, mi ha raccontato la sua versione della storia e dato che loro possono vedere molto più di quanto possiamo noi, c’è un nuovo fatto che, non ci cambierà la vita, ma Dorothy, potrà aiutarti a non farti sentire in colpa!” disse Emma, rivolgendosi a tutti i presenti, successivamente a Dorothy che prestò lei attenzione.

“Il fratello del Re di Oz non si è liberato a causa della morte del re degli gnomi, ma è stato liberato dagli inferi, per ostacolarci nella nostra missione. Inoltre il suo continuo cercare di rubare gli smeraldi era perché ne cercava uno in particolare. Uno smeraldo potente che lo avrebbe reso l’uomo più potente di Oz, tanto potente da potersi proclamare un dio!” spiegò Emma.

“Tutti gli smeraldi hanno in sé un po’ di potere, ma in minima parte, tanto che al massimo puoi far comparire qualcosa di piccola dimensione una volta sola, poi diventa una semplice pietra dal bel colore verde, ma ho sentito parlare di alcuni smeraldi con più poteri. Il mio ciondolo ne è un esempio, ma ci sono smeraldi ben più potenti, come quello che alimenta la città di smeraldo e se qualcuno con cattive intenzioni dovese trovarne uno simile…sarebbe un bel problema!” disse Zelena.

“Quindi possiamo dedurre che ha trovato quello che cercava e ora vuole dominare Oz con la forza!” disse Snow “Ma perché strappare i cuori alle persone ed eliminare il colore? Mi sembra un’assurdità che lo abbia eliminato solo perché anni in una prigione verde lo hanno portato ad odiare il colore.

“Se si crede un dio penserà di poter controllare chiunque a suo piacere e come sappiamo il cuore è il mezzo più semplice per raggiungere questo scopo!” disse Regina.

“E se poi gli servono per animare burattini come quelli che ci hanno attaccato…tutto è chiaro!”

“Si, ma Alvin mi ha accennato anche a qualcos’altro mentre cercavo di non farmi ammazzare!” disse Emma. “I cuori hanno anche il compito di renderlo più potente. Perché anche lo smeraldo più potente sarà comunque più debole rispetto alla magia di qualche altro reame.

Zelena ha un potere molto forte. Il suo potere si equivale al mio!” disse Regina.

“Io non sono realmente di queste terre e ho poteri miei dalla nascita, oltre al fatto che siamo sorelle e quindi abbiamo le stesse potenzialità. Lo smeraldo mi aiuta solo a incanalare meglio le mie capacità, dato che da ragazza, ogni tanto perdevo il controllo dei miei poteri!” spiegò Zelena “Quindi Emma non ha tutti i torti. I cuori hanno un grande potere  e ad Oz ne si ha un grande rispetto. Questo ovviamente se non lo si vuole usare per scopi personali!”

 “Mia sorella ha ragione! Il cuore è il centro di tutto. Permette la vita. Possiamo definire il  cuore di ogni essere umano è magico!” disse Regina.

“Spiegati meglio Regina!” disse Snow.

“Come ha detto Emma, più cuori raccoglie il re, più può ottenere potere, perché come ho appena detto è vita. Pensateci. Se si vuole uccidere qualcuno o ferirlo profondamente, dove lo si colpisce? Dritto al cuore, perché è un organo potentissimo. Tu Snow, hai diviso il tuo cuore con David e lui è tornato a vivere. Riflettete! L’uso della magia della salvatrice, l’essere che è sempre stato definito come uno dei più potenti conosciuti, trae la sua potenza dall’ amore e l’amore da dove nasce? Dal cuore. Perché esistono così tanti modi di dire che contengono la parola cuore? Tenere il cuore in mano, donare il proprio cuore, metterci il cuore,  avere una stretta al cuore, togliersi un peso dal cuore, essere il cuore della festa ecc.? Perché il cuore è tutto. È magia!”

“Ma se fosse così tutti quanti avrebbero dei poteri!” disse Dorothy.

“è così, ma non tutti i poteri sono come quelli che possediamo io, Emma o mia sorella” disse Zelena “Ci sono vari poteri, alcuni vengono definite più abilità nel fare qualcosa, ma che comunque rendono speciali ognuno di noi. Inoltre coloro che possiedono una magia più come la nostra, se non si manifesta di suo, come è successo per me, bisogna allenarla e soprattutto crederci. Vi ricordate quando Henry ha provato a distruggere la magia a New York?”

Tutti annuirono “Per riportarci indietro avete chiesto a persone appartenenti al mondo senza magia di esprimere un desiderio. Per un attimo ci hanno creduto è hanno usato la loro magia inconsapevolmente per far sì che quel portale si aprisse, non sono di certo state delle monetine ad aprire il portale!” disse Zelena.

“Mia sorella ha ragione e ho anche una teoria per quanto riguarda il sortilegio che sta cancellando il colore ad Oz. Le spiegazioni possono essere due o entrambe. A noi servono oggetti colorati, mattoni gialli, smeraldo che ha la caratteristica di essere verde e le scarpette rosse di Dorothy, quindi  questo sortilegio ci complica la vita e la seconda è che controllare un cuore che non ha sentimenti, essendo il colore trasmettitore di emozione, è più facile!” Disse Regina.

“Più facile? Non mi sembra che tu, Gold o chi altro, abbia mai avuto difficoltà a controllare qualcuno a cui avete estratto il cuore!” disse David.

“Vero, ma il cuore in questione era uno…non centinaia!” disse Regina.

“Quindi in poche parole più cuori riusciamo a togliere dalle grinfie del fratello del re, più questo si indebolisce?” disse Emma.

“Dovrebbe!” disse Regina.

“Direi allora di cominciare a sottrargli i cuori che ha dato a questi rotanti per farli vivere!” disse Emma, avvicinandosi a un cuore e prendendolo in mano. Si concentrò e lo rese di nuovo normale, con tanto di colore.

“Non credo che questi cuori gli diano chissà quali poteri, ma può essere un inizio!” disse Regina,  per poi compiere lo stesso gesto della salvatrice.

 

Tutti i cuori vennero ritrasformati, rimaneva solo da restituirli ai loro padroni, cosa che non si sarebbe rivelata facile, essendo Oz altamente popolata.

Ma il gruppo sapeva che non potevano rimanere fermi ad aspettare un miracolo. Dovevano cominciare a muoversi e andare incontro al pericolo se volevano ottenere qualcosa. L’obbiettivo primario era far tornare il colore o gli elementi di cui avevano bisogno non avrebbero funzionato.  Le scarpette rosse di Dorothy erano diventate grigie in quanto le indossava Ruby quando fu colpita dall’incantesimo. I mattoni gialli, avevano perso anch’essi il loro colore caratteristico e lo smeraldo che serviva loro, nonostante non sapessero ancora quale fosse e dove trovarlo, aveva poche probabilità di essersi salvato dal sortilegio del re.

Non sapevano bene come agire, ma decisero che dopo le avventure di quella giornata, ci avrebbero pensato il giorno dopo. Le bambine erano visibilmente stanche, ma avevano ancora voglia di giocare tra di loro, nonostante le richieste dei genitori di mettersi a dormire. La capanna di emergenza usata da Zelena e Dorothy in quel periodo era piccola, ma con la magia riuscirono a sistemarsi in modo piuttosto decente. Vennero stabiliti anche lì dei turni di guardia, per assicurarsi che niente li sorprendesse durante il sonno, ma Emma non sembrava tanto interessata a sapere quando fosse il suo turno, in quanto fu la prima ad addormentarsi. Si era appoggiata alla spalla di Killian, mente discutevano sul da farsi, ma le sue palpebre si chiusero contro la sua volontà. Morfeo la stava chiamando e non riuscì a sottrarsi a quella piacevole chiamata. Potè farlo tranquillamente, perché Zelena, dopo aver saputo cosa stessero passando Emma e la sua nipotina, aveva creato dei talismani di protezione contro tutto ciò che riguardava gli inferi, tecnicamente, oltre alla protezione delle anime dai sogni, aveva anche la protezione di quel talismano, che erano una protezione in più anche per quanto riguardava le visioni.

Emma inizialmente era scettica, non credendo che un semplice ciondolo potesse proteggerla da qualcosa di così potente, ma Zelena poteva creare qualcosa di così forte, in quando era stato proprio Ade, il dio degli inferi a insegnarle qualche trucchetto. Si amavano e Ade sapendo che gli inferi non erano un posto sicurissimo, le aveva detto come proteggersi da brutti incontri e ora quell’insegnamento era tornato lei utile.

“La mamma dorme, papà!” disse Alice, sbadigliando subito dopo “Deve essere tanto stanca!”

Killian sorrise “Si, si è stancata molto oggi!” disse osservando la moglie e sostandole una ciocca di capelli davanti al viso.

“Anche la mia sorellina è stanca!” aggiunse la bambina.

Killian la guardò un po’ confuso. Non sapendo se si riferisse alla sua sorellina immaginaria o a Chloe. Non ne aveva ancora parlato con Emma, ma vedendo come la bambina andasse d’accordo con sua figlia e sapendo che la piccola non aveva una famiglia, gli era passato per la mente di adottarla e dare anche a lei un posto da chiamare casa.

Non poteva averne la certezza, ma secondo lui anche per la testa di Emma poteva frullare un’idea del genere.

Killian la sistemò nel letto a lei destinata e provò nuovamente a mettere a nanna anche la figlia, ma la bimba non volle andare nel suo letto. Infatti, scappando dal padre che provò ad afferrarla, si andò a nascondere sotto le coperte accanto ad Emma, la quale non si svegliò per il movimento, ma automaticamente avvolse il braccio intorno alla figlia.

Killian si intenerì alla scena. Non avevano tempo per coccole e momenti in famiglia ultimamente e non potè chiedere ad Alice di lasciare riposare sua madre comodamente. Emma stessa l’avrebbe voluta accanto a lei.

 

Tutti, tranne Dorothy e Ruby e Robin, convinta con molta difficoltà, in quanto alle altre sue amiche era stato concesso loro di andare all’avventura con o propri genitori, si recarono alla città di smeraldo.

Tutti rimasero sorpresi a quanto videro, tutti tranne Zelena.  La città era senza il ben che minimo colore, nemmeno uno pallido, ma non era tanto l’assenza di colore a turbare il gruppo, bensi le varie persone che viaggiavano in giro per la città come automi e con estrema lentezza. Non sembravano fare caso a niente e non sembravano nemmeno intenzionati a fare qualcosa. Erano lì che vagavano senza meta.

“Questo è quello che succede quando a un essere umano viene strappato il cuore dopo essere stato anche colpito dalla maledizione?” chiese Snow.

“Si, è come se fossero morti, ma possono ancora camminare. Un destino orribile a mio parere!” disse Zelena. “Almeno Ruby ha ancora il cuore!”

Bhe ridiamo un po’ di vitalità almeno alle persone di cui abbiamo il cuore!” disse Emma, prendendo la borsa, dentro la quale vi erano come minimo una ventina di cuori rossi e pulsanti. Non ebbero problemi a trovare i loro proprietari, ci volle solo tempo. I cuori stessi  funzionavano come guida per trovare i loro padroni.

“Sembra una vivre card di One piece!” disse Emma, mentre seguiva il cuore che le indicava la strada.

“Una che?” chiese Snow e Emma guardandola le diede un sorriso malinconico e disse “Henry avrebbe capito!”

Non appena i cuori tornavano al loro posto, anche il colore tornava nei loro proprietari.  C’era qualcosa che non andava però e tutti poterono notarlo subito.

Nonostante fossero tornati nel loro aspetto normale, avevano uno sguardo minaccioso, qualcosa che non rassicurò minimamente l’intero gruppo. Cercando di capire cosa non andasse in quelle persone quando si ritrovarono completamente circondati.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


 

Capitolo 31

 

 

Qualcosa di strano stava succedendo.

Alice e Chloe si andarono a nascondere dietro, rispettivamente a Killian ed Emma.

Erano tutti circondati da persone che in condizioni normali non dovevano temere, in quanto civili e probabilmente persone dal cuore buono, ma non era difficile capire cosa c’era sotto.

“Qualcosa deve aver interferito con la nostra magia di guarigione!” disse Regina “E ora si sta ritorcendo contro di noi!”

“Deve essere la magia del re. Avrà previsto le nostre mosse!” disse Zelena.

“Quindi ora che si fa?” chiese David  tenendo d’occhio ogni singola persona.

“Ci difendiamo!” disse Killian “Sono pur sempre persone che non sanno combattere, non dovremo avere molte difficoltà!”

“Noi non faremo del male a persone che non possono difendersi. Non sarebbe un duello ad armi pari!” disse Snow.

“Quindi restiamo fermi, permettendo a quel pazzoide che si crede un dio, di giocare con noi come se fossimo delle bambole?” chiese Killian.

“Sono d’accordo con mia moglie. Non mi abbasserò al livello del nostro nemico, attaccando innocenti!” disse David rinfoderando la sua spada.

“Sono d’accordo con te mamma, ma qui non stiamo parlando di ucciderli, solo di difenderci. Ricordati che ci sono le bambine e che anche loro sono innocenti!” disse Emma un attimo prima che qualcuno l’attaccasse alle spalle. Abilmente  riuscì a scrollarselo di dosso, non dando nemmeno il tempo a Killian di capire cosa stesse succedendo e quindi intervenire in suo soccorso.

Qualcosa però era sbagliato. La salvatrice sentiva in lei qualcosa che non andava. Si sentiva indebolita.

“Emma, tutto bene?” chiese Killian, vedendo la sua espressione confusa.

“No!” disse solamente, poi alzà il polso è tutti poterono notare un oggetto a loro famigliare.

“Quello è il bracciale che blocca i poteri!” disse Regina preoccupata “Deve avertelo messo quell’uomo quando ti ha assalito!”

“Cosa state aspettando? Toglieteglielo!” disse Snow.

Regina provò con la sua magia e lo stesso fece Zelena, la quale disse “Respinge la nostra magia!”

 Emma si stringeva dolorosamente il polso, mentre una smorfia le passò sul volto.

“Cosa c’è love? Il bracciale ti sta ferendo?” chiese Killian vedendo il suo sguardo.

Emma scosse la testa, nascondendo però che aveva sentito qualcosa di strano, quando Zelena e Regina avevano usato la magia sul bracciale.

Anche Killian ci provò, sebbene non pensò nemmeno un secondo di poterci riuscire “se l’intento è quello di impedire ad Emma di usare i suoi poteri, dubito che qualcuno di noi possa fare qualcosa al riguardo!” affermò il pirata, prima che David, facesse notare a tutti lo strano comportamento dgli abitanti della città di smeraldo. Era già strano il fatto che, nonostante li avessero circondati, erano rimasti lì fermi a guardare, ma ora qualcosa faceva presagire a tutti che le cose si stavano mettendo male.

“Papà, ho paura! Non mi piacciono quelle persone!” disse Alice cercando la protezione del padre. Roni cercò a sua volta la madre, mentre Chloe rimase ferma ad osservare.

Emma cercò con lo sguardo la bambina, pensando che anche lei cercasse qualcuno a cui aggrapparsi, ma la trovò intenta  a cercare qualcosa  nei dintorni.

La salvatrice si guardò intorno, per cercare di capire lo strano comportamento di Chloe, ma ad una prima occhiata non vide nulla ed ad un certo punto, dovette riportare la sua attenzione agli abitanti della città, i quali tutti, uno ad uno, avevano tirato fuori un’arma puntandosela succesivamente al collo.

Tutti rimasero spiazzati a quel comportamento. Sarebbe stato più logico se quelle armi fossero state puntate contro di loro.

Ma tutto divenne chiaro qualche istante dopo, dove da dietro a varie colonne, statue, muri, qualsiasi posto dove qualcuno poteva nascondersi, uscirono degli uomini ricoperti di un’armatura nera, adornata con dei smeraldi che non avevano perso il loro colore. Erano tutti di statura elevata, probabilmente scelti apposta per incutere timore. Anche loro non attaccarono. Si avvicinarono, ma rimasero dietro agli abitanti, come se aspettassero un ordine, un ordine che non tardò ad arrivare.

Una voce echeggiò nell’aria dicendo “Benvenuti nella città di smeraldo miei cari visitatori e soprattutto a te, mia cara salvatrice. Mi presento, sono il sovrano di questo mondo.  Spero che la mia accoglienza vi sia gradita, ma  permettetevi un ultimo spettacolo!” disse la voce, prima che tutti gli abitanti della città premettero ancora di più la lama delle loro armi sul collo, tanto che su alcuni si potè vedere un rivolo di sangue uscire dalle loro gole.

Killian, Regina e Snow, coprirono immediatamente gli occhi alle bambine, mentre Emma urlò “Fermo. È me che vuoi quindi veditela con me, piuttosto che con questa povera gente. Cosa vuoi?”

Gli abitanti si fermarono, ma non posarono le loro armi.

“Sono felice che tu l’abbia chiesto. Come hai appena detto voglio te e tutta la tua combricola di eroi o vedrai tutte quelle persone uccidersi e la colpa sarà solo tua!” disse la voce, per poi ridere malignamente.

“Puoi scordartelo!” disse Killian. Non voleva mettere quelle persone in pericolo, ma non voleva che né Emma, né le bambine corressero il minimo pericolo. O dato la natura del loro viaggio, che corressero il minor numero di pericoli e non prevedeva nulla di buono dalle parole di quell’uomo.

“D’accordo” disse però Emma, facendo tacere Killian. “Puoi avere me, ma gli altri no! Sono io che costituisco una minaccia per te e per gli inferi, quindi loro non ti servono!” disse la salvatrice.

“Oh certo che mi servono, come credi che possa piegare la salvatrice senza qualcuno da usare per farla soffrire!” disse divertito.

Emma provò a usare la magia nonostante il braccialetto, ma improvvisamente si sentì invadere il corpo da una scossa elettrica, che cogliendola impreparata, la fece urlare e cadere sulle ginocchia, mentre si stringeva saldamente il polso dove vi era il bracciale.

“Mamma!” gridò Alice, avvicinandosi alla donna “Stai bene?”

Emma fece qualche respiro profondo e sorrise lievemente alla bambina, cercando di tranquillizzarla.

“Ah mi sono dimenticato di dirvi che ogni volta che qualcuno di voi esseri con la magia, proverà ad usare i suoi poteri, bhe sarà Emma a pagarne le conseguenze. In poche parole, ogni cosa che farete qualcosa che non mi piace, qualcuno pagherà. Che sia la salvatrice o gli abitanti della città…sta voi scegliere.

Emma ancora a terra strinse i pugni, non sapendo cosa fare. Non voleva arrendersi, ma nemmeno mettere in pericolo tutta la sua famiglia.

“Non preoccuparti Emma. Ce la siamo sempre cavata. Riusciremo anche questa volta!” disse David, aiutando la figlia ad alzarsi.

“Vedo che a voi l’ottimismo non manca mai!” disse Regina, anch’essa affianco della salvatrice.

“Cosa vogliamo fare?” chiese Regina anche lei impreparata su come affrontare la situazione.

Emma non disse niente. pensava e ripensava sperando che un colpo di genio le venisse per trarre tutti loro fuori da quel casino.

“Regina, usa la tua magia per teletrasportare tutti via da qui! Non voglio che vi prenda, né tanto meno le bambine!”

“Se uso la magia, sarai tu a pagarne le conseguenze!” disse Regina “Ne sei sicura?”

“No, non lasceremo Emma da sola!” disse David determinato.

“Papà, le bambine prima di tutto!” disse Emma, ma David non fu d’accordo “No Emma, capisco quello che provi e ti darei ragione se ci trovassimo in qualsiasi altro contesto, ma non in questo. Tu sei l’unica speranza per il futuro di tutti noi!”

“Non per questo vuol dire che posso mettere in pericolo la vita degli altri per salvaguardare la mia. Io me la caverò in qualche modo, ma sarei più tranquilla se sapessi che voi siete al sicuro. In caso contrario saremmo tutti in pericolo…quale vantaggio possiamo avere?”

“Emma su questo ha ragione!” disse Regina.

Essia, ma io rimarrò con lei!” disse David

“No, papà, tu devi andare e…spiegare a Killian la mia decisione e…devi rimanere con la mamma e…” Emma sospirò e decise che fosse inutile cercare di convincere il padre e si appellò alla sua migliore amica “Regina, per favore!”

La donna fu titubante ancora per qualche istante, ma decise di fare come la salvatrice le domandò.

Fece un gesto della mano e mentre una nuvola scura ricoprì tutti, tranne che Emma, tutti poterono udire l’urlo di dolore della salvatrice.

Riaprirono gli occhi confusi da quanto successo e ancora di più perché si ritrovarono dentro a una prigione circolare.  Ognuno in una cella separata, tranne per le bambine che furono messe insieme.

“Cosa diavolo è successo?” chiese  Regina, confusa.

“Ti avevo detto di non usare il teletrasporto!” disse David  scuotendo le sbarre della sua prigione.

“Dove è Emma?” disse Killian guardando nelle celle accanto, non trovandone traccia.

“David, cosa è successo?” chiese Snow, la quale insieme agli altri, ascoltò la spiegazione.

“Deve aver preceduto le nostre mosse e manipolato la nostra magia!” disse Regina.

“Non dovevi ascoltarla! Ora chissà cosa le sta facendo quel farabutto e…” cominciò Killian, arrabbiato verso Regina.

“Me l’ha chiesto Emma per salvarvi tutti e mettere al sicure le bambine. Ci abbiamo provato almeno. Cosa credi, che se fossimo rimasti tutti lì saremo allegri e felici davanti a una tazza fi te? No, ci ritroveremmo comunque qui!” disse Regina seccata.

“Sarebbe diverso solo la modalità in cui saremmo stati rinchiusi e forse questo modo è stato il male minore, perché non so cosa pensi tu pirata, ma…quegli uomini con le corazze di nero, non credo che sarebbero stati tanto delicati e immagino che tu non voglia che quegli esseri mettano le mani su tua figlia!”

“Emma però non ha avuto questo privilegio e io non sono accanto a lei per difenderla!” disse Killian frustrato.

“Ma la mamma starà bene vero?” chiese Alice a Snow, dato che le loro celle erano comunicanti e le sbarre permettevano loro di stringersi la mano.

“Andrà tutto bene tesoro, vedrai!” disse Snow poco prima di sentire dei forti colpi.

Alzò lo sguardo su Killian e lo vide prendere a calci ripetutamente la porta della sua cella, nel tentativo di  aprirla. Provò più volte cercando di metterci sempre più forza e nella foga del momento, nel pieno desiderio di volersi liberare e andare a cercare Emma, diede una forte spallata alla porta con il solo risultato di prendersi una bella botta e cadere a terra dolorante.

Killian è inutile. Un essere umano non può riuscire ad aprire queste prigioni. Chissà quale incantesimo avranno su di loro. Cerca di rimanere intanto, potresti servire più avanti!” disse Zelena.

In quel momento la porta principale della prigione si aprì e due soldati con l’armatura nera, trascinarono qualcuno con loro, qualcuno che a stento riusciva a tenersi in piedi.

“Emma!” urlarono all’unisono  Killian, David, Snow e Regina.

La salvatrice venne gettata a terra in una cella vuota e subito rinchiusa dentro, dopo di chè quei soldati se ne andarono.

“Emma, Emma, rispondimi love!” disse Killian preoccupazione, quando la vide poggiarsi al muro, con gli occhi ben serrati e mordendosi il labbro.

“Emma, mi senti?” chiese Regina, che affiancava la sua cella. La donna fece solo un piccolo cenno, per far capire loro che li sentiva, ma non riusciva a trovare la forza di parlare. Sentiva il suo corpo dolorante, da quando una forte scossa elettrica le aveva attraversato il corpo.

Un rumore di passì potè essere udito e tutti si misero all’erta, mentre le bambine si avvicinavano per quanto possibile alle persone che avevano accanto. Nel caso di Alice e Chloe, Snow e Roni cercò sua zia Zelena, che affiancava, oltre che la nipotina, sua sorella Regina.

David affiancava la cella di Emma oltre che un muro, Proprio come Killian che dalla parte sinistra affiancava la cella di Snow. Tutti si potevano vedere, ma Killian aveva Emma quasi di fronte a sé. Era così vicino alla sua amata, ma allo stesso tempo, così lontana.

I passi si fermarono e la porta della prigione si aprì.

 Un uomo vestito con abiti pregiati, con uno smeraldo al collo, entrò nella stanza con un aria di sufficienza.

“Chi diavolo sei tu?” disse Killian con disprezzo e rabbia.

“A giudicare dagli abiti che indossa, direi il re impostore!” disse Zelena, prima di sentirsi mancare il fiato a causa di una forte morse alla gola.

“Zia!” gridò Roni spaventata.

“Hai indovinato mia cara perfida strega, ma sappi che la tua perfidia non è nemmeno paragonabile alla mia!” disse il re, lasciando la presa quando vide le labbra di Zelena diventare cianotiche.

Regina guardò sua sorella e fu sollevata nel vedere che quell’essere non era andato avanti. La donna respirava con affanno e si stringeva la gola, ma era viva.

“Cosa hai fatto ad Emma, bastardo?” disse Killian stringendo le sbarre della prigione.

“Io? Io non ho fatto niente! Siete stati voi a ridurla così…o per essere più precisi, Regina!” disse divertito l’uomo “Vi avevo avvertito dell’effetto che avrebbe avuto usare i poteri contro  il mio volere, quindi biasimate voi stessi!”

“Te la farò pagare!” disse Killian irato.

“Ma davvero?” disse il re, facendo un gesto della mano e aprendo la sua cella “Vediamo cosa sai fare!”

Killian non si fece scappare l’occasione e sferrando il suo uncino, provò a colpire l’uomo, ma non riuscì a scalfirlo, perché la magia in possesso di quell’uomo, datogli dallo smeraldo che aveva al collo, lo proteggeva. Non era difficile per i presenti capire che sbarazzandosi di quel ninnolo, avrebbero sconfitto quell’uomo.

“Vedo che hai coraggio da vendere, vediamo ora come ti comporterai!” disse il re impostore quando decise di ordinare a Killian qualcosa di umiliante.

“Ora sudicio pirata, ti ordino di inchinarti al mio cospetto!” disse il re.

“Mai!” disse immediatamente Killian con disprezzo.

Il re rise divertito “Speravo proprio che lo dicessi. Non sarebbe stato divertente altrimenti!”  fece un gesto della mano e la porta della cella delle bambine si aprì. Alice che teneva sua nonna per mano, si sentì sollevare e inutili furono i suoi tentativi di aggrapparsi alle sbarre della prigione, la forza che la trainava era più forte di lei.

“Alice!” gridarono all’unisono Emma e Killian.

Emma si avvicinò alle sbarre, ignorando il dolore che provava e provò a scuoterle inutilmente, prima di provare nuovamente a usare la magia per aiutare la figlia, ma il risultato su solo quello di trovarsi nuovamente a terra cercando di respirare.

Regina che era più vicina a lei in quanto la porta della cella della salvatrice era attaccata alla sua, cercò di accertarsi delle sue condizioni. Lo vedeva dallo sguardo di Emma che in quel momento il dolore di non riuscire ad aiutare sua figlia era più forte di quelle scariche che le attraversavano il corpo ogni volta che lei o qualcun altro provava a usare la magia

La bambina galleggiava a mezz’aria, con l’impossibilità di muoversi e Killian con rabbia guardò il re.

“Lasciala immediatamente andare!”  disse minaccioso.

“Altrimenti? Non puoi nuocermi, ma io posso ferire tua figlia, te, tua moglie i tuoi amici. Non mi credi?”  chiese Il re, stringendo lievemente la mano, con la quale teneva sollevata la piccola Alice.

La bimba cominciò a piagnucolare e a chiamare il padre, quando sentì una morsa su se stessa farsi sempre più forte.

“Fermati!” urlò Killian disperato.

“Se vuoi che mi fermi, dovrai inchinarti a me!” disse il re divertito.

Killian strinse i pugni, ma la sua dignità non era importante come la vita di sua figlia e si inchinò davanti a lui.

“Bene e ora, baciami gli stivali oppure puoi dire addio a tua figlia!” disse ridendo malignamente.

Tutti i presenti se avessero potuto, avrebbero ucciso il re all’istante, ma non potendo fare niente, stettero inermi a guardare Killian che si umiliava, ma per loro quello non era umiliazione. Era coraggio e amore verso la sua creatura. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo. Soddisfatto il re, lasciò la bambina rinchiudendola nuovamente nella cella. La cosa che sembrò strano a tutti fu la nuova cella in cui Killian fu imprigionato…nella cella di Emma.

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


 

 

Capitolo 32

 

Killian si ritrovò rinchiuso nella stessa cella di Emma. Per un attimo pensò ad un errore del loro nemico, ma quando egli lo fissò e disse ai sue di godersi il loro tempo insieme, comprese che era una cosa voluta. Una volta che il re se ne fu andato, controllò che sua figlia stesse bene, prima di andare da Emma, ancora ansimante, e stringerla forte a sé. Quello che accadde dopo lo sorprese, Emma si lamentò e lo spinse via.

“Emma, cosa succede? Stai male?” Killian pensò che non conoscendo l’entità del danno che l’incantesimo posto su Emma le aveva recato, abbracciandola, l’aveva ferità ancora di più.

Emma ora era appoggiata al muro e lo guardava dispiaciuta, per essersi allontanata da lui in quel modo. Stette ferma però quando lo vide nuovamente avvicinarsi. Aveva bisogno di lui, del suo conforto, perché in quel momento si sentiva uno schifo, di certo non la salvatrice.

Killian le si sedette accanto e le diede un bacio sulla testa, la sua sorpresa fu grande quando anche quel lieve contatto, provocò una scarica nella donna.

Killian, Emma…mi dispiace quello che sto per chiedervi, ma voglio capire una cosa. Datevi semplicemente la mano, senza stringerle, toccatevele a malapena!” Disse Regina, che non era affatto contenta di quello che avevano visto i suoi occhi.

Emma, guardò Regina. Aveva capito dove voleva andare a parare la donna, ma sperava vivamente che si sbagliasse. Prese un respiro profondo e toccò lievemente la mano di Killian e quello che temeva, si avverò.

Un’altra scossa le percorse il corpo e dovette nuovamente scappare da quello che suo marito rappresentava, il suo rifugio sicuro.

“Che diavolo sta succedendo?” chiese David.

“Non vi è sembrato strano che quel bastardo, ha fatto il piacere di mettere Emma e Killian insieme? Ci doveva essere qualcosa sotto ed ecco cosa!” disse Regina.

Ciòè che si sta divertendo ad accanirsi su mia figlia? Ogni volta che Killian tocca Emma, la ferisce? Non può un essere umano essere così perfido!” disse Snow, che al posto di Emma si sarebbe sentita morire, sapendo di non poter più toccare il suo vero amore.

Killian strinse i pugno e si allontanò da Emma, andando a sedersi nell’angolo opposto a quello di lei. Mentre lei si trovava nell’angolo della prigione che combaciava con suo padre, il quale , come meglio poteva, cercò attraverso delle carezze di infondere un po’ di coraggio alla figlia, che sentendosi vulnerabile, non riuscì a trattenere le lacrime.

“Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui!” disse Snow, lasciando la mano di Alice e alzandosi in piedi per andare a scuotere le sbarre della prigione.

“Tutte le idee sono ben accette, se ve ne vengono!” disse Zelena. “Senza magia purtroppo non possiamo scappare. Dovremo probabilmente aspettare un momento propizio, sempre ammesso che ce ne siano!” disse la strega frustrata.

“Io voglio andare via però!” disse Roni abbracciandosi le ginocchia “Non mi piace qui!”

“Neanche a me!” disse Alice.

“Lo so piccole, lo so. Vedrete che un modo lo troveremo!” disse Snow.

“Si, ne sono convinta anche io!” disse Chloe.

“Tu sembri abbastanza tranquilla. Sicura di avere solo otto anni?” chiese Zelena, vedendo che la bambina non aveva un atteggiamento tanto spiegabile. Si sarebbe aspettata una reazione come la sua nipotina e la figlia della salvatrice, che nonostante avessero dei poteri, avevano comunque capito che la situazione era grave e giustamente avevano paura, lei invece sembrava fin troppo tranquilla.

“cosa? Dovrei mettermi a piangere? E allora, cosa si risolverebbe? è un atteggiamento che non ci farà uscire da qui. Dov’è la positività che avevate sull’sola che non c’è? Avete affrontato uno dei nemici più insidiosi al mondo e ora vi fare prendere in giro da un essere umano che sa fare qualche abracadabra?” chiese Chloe tristemente “Mi avete tirato fuori dalle tenebre più profonde e strappata a delle ombre cattive. Quindi si, non piango  e non ho paura perché se siete riusciti a fare quello, saprete anche tirarci fuori da qui!” disse la bimba convinta.

Chloe ha ragione! Anch’io sono convinta che ci salveremo!” disse la piccola Alice, appoggiata poi da Roni.

I grandi si guardavano sorpresi.

“Stanno dimostrando più maturità loro di noi e Snow, se ci arrendiamo non…” cominciò David, venendo interrotto subito dalla moglie “Chi ha parlato di arrendersi? Non ci penso nemmeno! Sono d’accordo con le bambine e ora, se volete scusarmi..”Disse Snow, prendendo una forcina di Alice che aveva in tasca per aprire la serratura.

“Se è magica, non credo basterà una forcina a…” cominciò Killian, prima di tacere quando vide la porta della cella aprirsi.

“A volte la gente prende grandi precauzione verso minacce maggiori e trascura le cose più piccole!” disse Snow, recandosi alla gabbia di David e aprirla, in modo tale che potesse aiutarlo nell’apertura delle celle.

“Si è protetto dalla nostra magia in più modi e ha trascurato il fatto che siete una famiglia di ladri!” disse Regina divertita.

“Io non sono mai stato un ladro, ma Emma e mia moglie sono delle bravi insegnanti. Come sceriffo, in passato mi è tornato parecchio utile saper aprire le porte con questo metodo!” disse David, uscendo dalla cella e abbracciando sua moglie.

“Vi dispiacerebbe rimandare le smancerie a più tardi?” chiese Killian ai suoi suoceri, in modo tale che si muovessero nel liberarli. Non potevano sapere quando le guardie o il re stesso, sarebbero tornati.

Quando vide David avvicinarsi alla sua cella, Killian ebbe l’impulso di andare da Emma per aiutarla ad alzarsi, ma Regina lo fermò dal suo intento, ricordandogli quali potevano essere le conseguenze di un bel gesto verso la sua amata.

Killian serrò la mandibola frustrato da quel fardello che gli era stato imposto e si mise da parte, lasciando spazio a David, che si occupò di sorreggere la figlia.

Quando tutti furono liberati, le bambine comprese, Alice corse dalla madre, la quale con un braccio si teneva al collo del padre e con l’altra abbracciò la piccola.

Nel mentre Zelena controllò la situazione dallo spioncino della prigione e quello che vide purtroppo non era inaspettato. Fuori dalla prigione vi erano delle guardie. Erano quattro e senza la magia loro potevano fare ben poco per scappare, tenendo conto che quelli erano anch’essi armati e non avevano bambini da tenere al sicuro. Inoltre poteva immaginare che l’armatura che indossavano fosse difficile da scalfire. Si vide costretta a ricorrere ai suoi poteri e chiedendo scusa ad Emma in anticipo, schioccò le dita. In contemporanea con il suo gesto la salvatrice, lasciò la figlia per trovare pieno appoggio sul padre, che la sorresse per impedirle di cadere, quando un’altra scossa la colpì.

Killian si arrabbiò vedendo sua moglie nel dolore e afferrando con forza il braccio di Zelena le disse “Cosa diavolo ti è saltato in mente?”

Regina, non apprezzò il gesto di Killian, nonostante potesse comprenderlo e andò in difesa di sua sorella “Stai calmo e usa il cervello una volta ogni tanto capitan mascara. Mia sorella non voleva fare del male ad Emma, ma qui siamo fritti senza un po’ di magia!”

Killian lasciò la presa e guardò Regina con rabbia. Lo sapeva, ma non poteva sopportare lo sguardo di dolore che vedeva negli occhi di Emma.

“Va bene così Killian. Sta volta non ha fatto molto male!” disse Emma, cercando di rassicurare l’uomo.

“Ho provato a usare un incantesimo debole, sperando che duri abbastanza a lungo da permetterci di scappare!” disse Zelena, dispiaciuta.

“Se dovete usare la magia per tirarci fuori da qui, fatelo. Io starò bene!” disse con voce tremante, sebbene avesse provato a nasconderla per non preoccupare gli altri.

Regina guardò Emma addolorata. Non voleva infliggere sofferenza alla sua amica, ma dubitava seriamente che non si sarebbe mai verificata la necessità di usare la magia.

Cominciarono a percorrere le segrete di quello che potevano immaginare fosse la dimora reale. Fecero molta attenzione e quando potevano aggiravano le guardie per evitare di usare la magia, ma questo non fu sempre possibile. Emma intanto stringeva i denti, sperando che quella agonia finisse in fretta.

Arrivarono un punto in cui rimasero bloccati. Un bivio si presentò loro. Oltre a non conoscere quale fosse la strada giusta da prendere, a colpo d’occhio, vi erano numerose guardie da entrambe le parti.

“Dove andiamo ora?” chiese Roni, vedendo gli sguardi preoccupati degli adulti.

“Destra, andiamo a destra!” disse Chloe.

“Non possiamo limitarci a sparare a caso una direzione!” disse Zelena.

Chloe  sbuffò e guardò Emma, che osservava la bambina. Vedeva da suo sguardo che la piccola era sicura di quanto affermasse.

“Andiamo a destra!” disse la salvatrice “Non possiamo vedere cosa c’è oltre queste quelle poche guardie che riusciamo a scorgere, quindi una direzione vale l’altra. Andiamo a destra!”

Tutti annuirono non potendo dare torto ad Emma, la quale all’ennesimo incantesimo del sonno, sentì le gambe cedere e cadde a terra, in quanto David non era pronto ad afferrarla in tempo.

“Emma!” dissero tutti all’unisono.

David non perse tempo, si caricò la figlia sulle spalle e prese nuovamente a camminare verso quello che speravano fosse la loro salvezza.

Davanti ai loro occhi comparve il portone della dimora. Non poteva essere che l’dato le finestre che davano verso quella che Zelena definì essere la piazza della città.

Erano quasi in salvo, ma non calcolarono un’ultima cosa. Aperto il portone si ritrovarono davanti un notevole numero di guardie e il re stesso ad aspettarli.

 “State tutti dietro di me!” Disse Regina, ponendosi a protezione di tutti quanti.

“Regina sta attenta!” Disse Snow.

“Mamma!” Disse spaventata la piccola Roni, trattenuta da Zelena che le impedì di correre dalla donna.

“ Va tutto bene Roni, tranquilla!” Disse il sindaco, senza però guardare la piccola. Il suo sguardo era fisso sul loro nemico che avanzava  sempre più.

“Credevate davvero che sareste riusciti a fuggire? Questa è la mia terra, niente succede senza che io lo sappia! Mi dispiace solo che non abbiate scelto la strada di sinistra, vi aspettava una bella sorpresa, una sorpresa davvero particolare. Non tutti avrebbero retto il colpo, ma ahime…avete scelto destra, quindi dovrò rimediare con le mie stesse mani!” disse il re minaccioso. Regina non si fece intimorire, ma presto un forte dolore la invase tutti il corpo e si ritrovò in ginocchio.

“ mamma!” urlò Roni, fuggendo dalle braccia di Zelena e correndo dalla madre.

“Regina, stai bene?” chiese Emma, che era stata messa a terra, una volta che si furono fermati.

“si!” disse con voce poco credibile, ma cercando comunque di rimettersi in piedi, ma appena ci riuscì ecco che nuovamente sentì il dolore arrivare.

“fermo, basta!” disse Emma arrabbiata al re e raggiungendo Regina. Sapeva cosa provava la sua amica, era quello che sentiva lei e non poteva sopportare che qualcun altro  patisse quello che aveva pativa lei.

“Hai ancora voglia di combattere salvatrice?” chiese il re un po’ sorpreso.

“ Non sarà qualche scossa a fermarmi!” disse Emma determinata.

“Emma sta attenta!” disse Killian quando vide avanzare la moglie e afferrandole istintivamente per il braccio per impedirle di fare qualche stupidata.

Emma però a quel contatto urlò e si piegò in due. L’uomo spaventato si ritirasse.

Il re scoppiò a ridere a quella scena, cosa che scatenò l’ira di tutti.

“Mi avete dato un’idea!” disse l’uomo teletrasportandosi dietro a Killian.

Il pirata non ebbe tempo di reagire, che il nemico gli infilò una mano nel petto per poi estirpargli il cuore.

A quella scena la piccola Alice alzò le mani per aiutare i genitori, ma Snow, vendendola, la fermò ricordandole cosa comportava usare la magia.  Si era capito ormai che la potenza delle scosse percepite da Emma erano proporzionate alla potenza della magia, e dubitava che la bambina ci sarebbe andata piano, nel tentativo di aiutare i suoi genitori.

Il re guardava con soddisfazione il cuore del pirata pulsante nelle sue mani e sussurrandogli un ordine, Killian afferrò bruscamente Emma per rimetterla in piedi, cosa che però ebbe l’effetto contrario, in quanto l’ennesima scossa le fece cadere a terra in ginocchio, cercando di calmare il dolore che non smetteva, in quanto Killian continuava a tenere la sua presa salda su di lei.

killian lasciala!” Urlò David quando vide gli sforzi della figlia di non urlare per non dare soddisfazione al re..

“ Non ci riesco!” disse Killian lottando con tutto se stesso per non obbedire a quell’ordine. Il suo corpo tremava visibilmente, ma per quanto lo desiderasse, la sua mano  rimaneva stretta attorno al braccio di Emma. Se avesse potuto impugnare la sua spada con l’uncino, si sarebbe tagliato la mano, pur di salvare la sua amata.

“puoi lasciarla andate!” ordinò il re, liberando Emma da quella tortura, la quale si rannicchiò su se stessa, cercando di respirare.

Regina si recò dalla sua amica, per aiutarla a rialzarsi, ma da quanto aveva provato lei pochi istanti prima, capiva perché Emma le chiedesse di lasciarla riposare un attimo. Non potevano indugiare e soccombere ai sopprusi di un bullo, ma erano davvero alla loro mercè.

“Ascoltatemi bene, ogni volta che qualcuno di voi osa disobbedirmi…” non terminò la frase, che mise in pratica direttamente la minaccia. Ordinando nuovamente a Killian di ferire Emma.

“perché ti accanisci così contro di noi, per il potere? Non ti porterà a nulla, solo sofferenza e solitudine!” disse Snow non potendo più vedere sua figlia in quelle condizioni e lo stesso valeva per Killian che si vedeva costretto a ferire la moglie contro la sua volontà.

“sono stato rinchiuso per anni in una cella in totale solitudine. Non mi spaventa, ma allo stesso tempo non ho avuto niente, in quel periodo e ora voglio tutto, tutto quello che mi spetta a partire dal trono che è mio do diritto!”.

Regina non poteva usare la magia, ma in uno scatto che nemmeno lei sapeva dire da dove venisse, afferrò la spada di Killian e si avventò sul re, il quale per schivare il fendente, lasciò andare il cuore di Killian.

Il cuore venne raccolto da Chloe che libera dalla presa degli adulti, riuscì abilmente a evitare il combattimento e a recuperare il cuore del pirata.

Lo strinse a sé e lo nascose, temendo che potesse essere nuovamente ripreso da quell’uomo cattivo.

Il re non amò particolarmente il gesto di Regina e richiamando a sé i suoi poteri e con un forte colpo scaraventò Regina contro un muro.

L’ultima cosa che tutti poterono vedere fu un bagliore di luce.

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33

 

Un bagliore di luce ricoprì tutto.

Le guardie ferme ad aspettare gli ordini del re, si sgretolarono, rivelando ai presenti, che questi erano soltanto altri burattini e non esseri umani. Di fatto per ogni guardia, un cuore volteggiava sopra di esso e riprese anche il suo colore naturale.

Era magia, una magia di luce molto potente. Snow lasciò la nipotina per correre dalla figlia, temendo che quel potere le si stesse rivoltandosi contro.

Tutti compresero subito da chi provenisse la magia. Era uno di loro e per questo si temette per le sorti di Emma. La donna però era a terra priva di sensi, dall’ultima scarica ricevuta da Killian e Snow, non riusciva a dire se in quel momento ci fossero o meno ripercussioni sul suo corpo.

“Cosa diavolo sta succedendo?” urlò il re quando vide tutto quello che aveva costruito  andare in frantumi, perché non solo le sue guardie si erano sgretolate, ma vide chiaramente il suo smeraldo essere strappato dal suo collo.

Quando la luce si dissipò, tutti quelli ancora svegli lanciarono uno sguardo sorpreso a Roni, la quale teneva in mano lo smeraldo del re e con affanno lo stringeva tra le mani.

“Tu! Tu piccola mocciosa, non avevi poteri! Non ho sentito niente provenire da te, come…come è possibile?” chiese spaventato, che non avendo avvertito magia provenire da Roni, non aveva condannato la sua magia alla stessa sorte di quella di sua madre, Zelena, Emma e Alice.

“Mai giudicare una persona dal proprio aspetto!” disse Killian, avvicinandosi a lui e dandogli un calcio in faccia, facendogli perdere i sensi, poi recuperando la spada presa e persa da Regina, si preparò a dargli il colpo finale, ma si sentì afferrare il braccio e piuttosto scocciato guardò David, l’artefice del gesto.

“Lasciami. Deve pagare per quello che ha fatto a Emma e…” cominciò Killian.

“E cosa Killian? Tu mi hai fermato tempo fa nell’uccidere Re George e commettere una sciocchezza di cui mi sarei pentito per il resto della vita. Ora io fermo te. Non tornare l’uomo che eri. Fallo per Emma e per tua figlia. Lo capisco, la rabbia è tanta, ma non risolverai niente con questo gesto. Non scendere al suo livello Killian! Sei un eroe ormai!”

Killian guardò David, poi spostò lo guardo su sua figlia che lo guardava con occhi spaventati e si vergognò di sé stesso per aver pensato di compiere un omicidio davanti alla propria bambina. La piccola sapeva che era stato un uomo cattivo in passato, prima di conoscere Emma. Non gli avevano nascosto le loro storie, ma un conto era sentirlo dire, un altro era vederlo con i propri occhi e lui non voleva che sua figlia conoscesse l’uomo che era stato. “No, non posso!” disse Killian gettando la spada a terra!”

“Questo però non vuol dire che non dovrà essere punito!” disse Zelena, che con un gesto di magia lo rinchiuse nella cella della dimora.

Zelena!” la rimproverò Snow. Anche priva di sensi, toccando la figlia, aveva sentito la scossa invadere il corpo di sua figlia, tanto che anche lei lo percepì.

“Mi dispiace! Pensavo che una volta sconfitto questo bastardo, l’incantesimo si sarebbe annullato!” disse Zelena colpevole.

“E dobbiamo fare in fretta a sciogliere questo incantesimo, perché Regina ha bisogno di cure…a meno che…” cominciò David, ma la sua idea si stava già compiendo, perché Roni era andata a curare la madre, dalla brutta ferita alla testa che la botta contro il muro, aveva provocato.

Regina quando si svegliò fu confusa da quello che vide intorno. Era chiaro che avevano vinto, ma non sapeva come.

“è stata Roni. Quando il re impostore ti ha colpito, qualcosa è scattato in lei e quei poteri che credeva essere andati perduti, sono tornati giusto in tempo per salvarci tutti. Non poteva essere altrimenti, infondo è mia nipote!” disse Zelena orgogliosa, allungando una mano per aiutare Regina ad alzarsi.

“Sono stata brava mamma?” chiese Roni.

“Brava? Sei stata grandissima tesoro!” disse Regina spupazzandosi la bambina, che accettò volentieri le coccole della mamma.

“Ok, per l’ennesima volta, possiamo rimandare le smancerie a un’altra volta. Qui la questione non è ancora finita!” disse Killian, vedendo che Emma era ancora a terra priva di sensi, nonostante David, con l’aiuto di Snow, l’avesse presa in braccio.

“Come ci liberiamo dall’incantesimo? “chiese Killian non potendo più sopportare l’idea di non poter stare vicino alla moglie.

“Bisogna rilasciare il potere dello smeraldo!” disse una voce femminile all’interno della dimora, ma non visibile.

“Chi ha parlato?” chiese Regina guardinga.

“Il mio nome è Ozma e sono…”

“La vera Regina di Oz!” terminò Zelena.

“ E come dovremo fare?” chiese Snow “A parte la bambina, non possiamo usare la magia e qui l’unica che conosce la magia di Oz è Zelena!”

“Ci posso pensare io, ma prima dovrete liberarmi!” chiese la donna.

“Dicci dove sei e ti aiuteremo!” disse Killian, speranzoso di risolvere veramente quella situazione.

“Sono rinchiusa all’interno dello specchio. Basta che qualcuno mi afferri la mano e mi faccia uscire. Se andate in quella stanza che vedete alle vostre spalle, c’è un enorme salone pieno di specchi e li potrete vedermi!” disse la sovrana di Oz.

Tutti si recarono dove indicato e rimasero sorpresi nel vedere una stanza praticamente fatta di specchi che la rendeva, almeno otticamente, più grande. Quasi infinita.

“Wow, in questa stanza bisogna stare attenti. A ogni movimento sbagliato sono sette anni di disgrazia!” disse Zelena.

“Sono qui!” disse la voce, facendo voltare tutti. La sovrana era una donna sulla trentina, bionda con dei riccioli bellissimi, vestita quasi totalmente di bianco, con qualche punta di verde spuntare qua e là, grazie ai gioielli che indossava.

Regina si avvicinò allo specchio e pose la sua mano su quella di Ozma e si sorprese quando sentì le dita della donna incastrarsi con le sue. Il sindacò tirò verso di lei e la sovrana uscì completamente dallo specchio.

La donna sorrise loro e tutti poterono percepire vibrazioni positive venire da lei, cosa che spinse loro a potersi fidare della persona.

La donna si rivolse a Roni e le chiese gentilmente lo smeraldo, che una volta in mano sua, sprigionò un gioco di luci verde che diede magicamente a tutti e tutto il suo colore originale, i cuori rinchiusi ancora in qualche fantoccio del re e ancora desaturato, riprese il suo aspetto normale e ritornò dal suo proprietario originale.

Tutto tornò alla normalità, anche se gli eroi poterono solo accorgersi del colore ritornato all’interno della dimora, colpita anch’essa dal sortilegio.

“Ora tutti gli incantesimi sono stati debellati? Posso tornare a toccare mia moglie senza ferirla?” chiese Killian speranzoso.

“Si, tutto è tornato come deve essere e presto gli abitanti di Oz dimenticheranno questa brutta avventura e il nostro regno tornerà quello di sempre!” disse Ozma contenta.

“Ma tuo zio è sempre vivo, potrebbe nuovamente liberarsi vostra maestà!” disse Zelena.

“Lui riceverà la sua giusta punizione. Lo esilierò in mezzo al deserto della morte, dove nessuno potrà raggiungerlo.

“Emma!” disse David, vedendo che sua figlia, ancora in braccio a lui, stava riprendendo i sensi.

“Love, come ti senti?” chiese Killian avvicinandosi.

Emma si sentiva stordita e non riuscì a connettere nonostante fosse sveglia e nessuno la costrinse a spingere troppo oltre. Le diedero il tempo di cui aveva bisogno per riprendersi.

“Venite, vi preparerò qualcosa per aiutarvi a ristabilirvi. Mi sembra che la salvatrice abbia bisogno di qualcosa che la tiri su o non potrà salvarci tutti!” disse Ozma, guidando tutti verso la sala da pranzo.

“Tu sai chi è?” chiese Snow sorpresa.

La donna annuì “Si, è da un po’ che ho percepito uno squilibrio in questo regno e ho indagato in quanto regina. Diciamo che ho fatto i compiti e anche grazie ad Alvin, che era un mio fedele servitore, ucciso da mio zio, mi ha aiutato a capire cosa stesse succedendo.

Ozma sorrise a qualcuno affianco a lei, qualcuno che solo Roni riusciva a vedere e Emma, che aveva aperto un occhi per guardarlo, nonostante non trovasse ancora la forza di fare niente, se non stare appollaiata tra le braccia del padre.

Però quel benessere che provava, venne interrotto quando David, la fece accomodare su una sedia e dovette poggiare la testa sul tavolo  per cercare di rilassarsi. Nonostante tutto fosse finito, si sentiva ancora tesa, come se le varie scosse le avessero irrigidito i muscoli.

“Tutto bene love?” chiese Killian, accarezzandole la testa, ma a quel contatto Emma, istintivamente si spostò, quasi cadendo dalla sedia.

Killian si allontanò da lei, deluso dal rifiuto, ma anche comprensivo nel lasciarle i suoi spazi. Andò a sedersi davanti a lei, per controllarla e assicurarsi che tutto era ok.

Emma però non ebbe il coraggio di guardarlo mai negli occhi, nemmeno una volta durante tutto il loro rifocillarsi.

“Scusate? Non dimenticate qualcosa?” chiese Chloe, tirando fuori un cuore pulsante.

“Il cuore di papà!” disse Alice vedendolo.

“Come hai potuto dimenticarlo?” chiese David, guardando Killian.

“Ho altro per la testa al momento!” disse, lanciando un’occhiata a Emma, che lentamente mangiava quello che rimaneva del suo pasto.

Regina lo colse di sorpresa quando gli risistemò il cuore nel petto, ma ora il rifiuto di Emma che aveva avuto prima, lo feriva maggiormente.

La regina Ozma si alzò da tavola quando vide che tutti avevano finito di mangiare e disse “Bene, ora credo che voi dobbiate completare la vostra missione!”.

“Si, credo che sarebbe meglio procedere, che ne dici Emma, te la senti?”chiese Snow, seduta accanto alla figlia, accarezzandole la schiena.

Emma annuì, ma tutti potevano vedere che  non era quello che veramente voleva dire.

“Io vi procurerò lo smeraldo di cui avete bisogno. Deve essere un simbolo di Oz e so dove prenderlo. Non ci vorrà molto! Con permesso!” disse per poi allontanarsi dal gruppo.

“Mentre aspettiamo prepariamo gli altri due ingredienti!” disse Regina facendo comparire il mattone giallo nella sua mano, che avevano preso in precedenza, per risparmiare tempo. Emma sussultò quando vide la donna usare la magia, cosa che non passò inosservata ai presenti e nemmeno la volta successiva, quando Zelena fece comparire  Dorothy, Red e sua figlia nella sala da pranzo.

“Mamma!” disse  felice Robin abbracciandola, mentre Red tornata finalmente se stessa, fu ben felice di poter rivedere la sua migliore amica.

“Tenete, vi servono queste vero?” disse cappuccetto rosso, togliendosi le scarpette rosse di Dorothy “Sarà un peccato non poterle più usare, ma credo che servano per qualcosa decisamente molto più importante!”

Regina prese i due elementi e li posizionò sul tavolo, aspettando che arrivasse anche l’ultimo elemento. Lo smeraldo che sarebbe servito loro non tardò ad arrivare. Ozma spiegò loro che era un frammento dello smeraldo che alimentava la città e che offriva a tutti loro, l’energia per poter vivere al meglio la vita tecnologica in forte sviluppo nella terra di Oz.

Emma rimase in disparte per tutto il tempo, con Killian che continuava a fissarla, tanto che sentiva il suo cranio scoppiarle, ma non gli diede attenzione, al massimo concedeva solo dei lievi sorrisi ad Alice e Chloe quando la cercavano, ma per il resto il suo volto rimaneva cupo.

Erano a un passo dal completare anche quella missione e vedendo l’atteggiamento della salvatrice, tutti potevano comprendere che vi era qualcosa che turbava la donna.

“Tesoro, tutto bene?” chiese Snow avvicinandosi e posandole una mano sulla spalla.

Emma annuì e disse solo “Facciamola finita!”, poi si avvicinò al tavolo dove erano stati posti i vari oggetti. Posò le mani sopra di essi e chiuse gli occhi.

Tutti rimasero in attesa di vedere la magia compiersi nuovamente, ma dopo un paio di minuti non accadde niente.  videro solo Emma cominciare a respirare pesantemente e le sue mani tremare.

Killian stanco di non fare niente, provò nuovamente ad avvicinarsi e le prese una mano chiedendole se stava bene. Emma strappò via la mano da quella di Killian e abbassò lo sguardo quando vide il volto ferito del suo amato. Scosse la testa e prima di scappare via dalla dimora disse “Non posso…io…non posso farlo…!”

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Capitolo 34

 

Sorprendendo tutti, Emma lasciò la dimora reale di corsa.

Inutili furono i tentativi di Killian e dei suoi genitori di chiamarla e inseguirla, perché Regina, usando la magia, li fermò.

“Perché l’hai fatto?” chiese Killian arrabbiato.

“Perché è sopraffatta da quello che ha passato e non ha bisogno di avere al suo fianco la persona che le crea il disagio che l’ha fatta andare via!” disse Regina con tono serio.

Killian la guardò  confuso “Sarei io a crearle disagio?”

“Non l’hai visto il suo atteggiamento nell’ultima ora?!” chiese Regina, sorprendendosi di come a volte gli uomini potessero essere ciechi.

“Si, ma…non lo capisco non…insomma, illuminami!” disse Killian frustrato, non potendo essere là fuori a consolare sua moglie, quando aveva solo voglia di stringerla tra le braccia.

Regina sospirò “Emma è stata torturata con delle scosse ogni volta che si usava la magia o quando veniva toccata da te. È un gesto inconscio, il suo cervello collega le due cose a un senso di dolore, che ovviamente lei non vuole provare. Non è un rifiuto verso di te, ma verso il dolore fisico provato. Questo la spinge a essere tesa ogni volta che si ripresenta la situazione che fino a poco tempo fa, la portava ad avvertire quell’agonia. Il tuo tocco  e la magia sono al momento due cose che non riesce a sopportare. Non mi sorprende se non è riuscita  a creare la scintilla della terra di Oz!”

“E come possiamo aiutarla in questo?” chiese David preoccupato per la figlia.

“In genere ci vuole tempo, cosa che noi non abbiamo!” disse Snow tristemente.

“Al diavolo!” disse Killian seguendo Emma, nonostante l’avvertimento di Regina e i richiami degli altri.

Killian guardò nella piazza dove vi erano gli abitanti che, ancora confusi, parlavano tra di loro per capire cosa fosse successo. Non vide Emma da nessuna parte, ma non si arrese e domandò a qualche abitante se per caso l’avesse vista e qualcuno di loro ebbe la cortesia di aiutarlo.

“Io ho visto una donna bionda vestita in modo strano. Correva da quella parte verso il fiume!” disse una donna, che gli indicò la via.

Killian si mise a correre e dopo poco trovò Emma proprio dove gli era stato indicato.

La donna era seduta su un grosso masso e dava le spalle a Killian. L’uomo fu sicuro che non si fosse accorto del suo arrivo, anche perché il rumore delle acque nascondeva qualsiasi rumore di passi.

“Emma!” la chiamò con cautela, cosa che però fece lo stesso alzare di scatto la donna, tanto da farla quasi cadere nel fiume.

“Attenta!” disse Killian cercando di resistere nell’andare ad afferrarla.

Killian per favore, va via. Ho bisogno di…non posso parlare con te ora. Non dopo…” cominciò Emma, ma l’uomo la interruppe “Lo so cosa stai passando Swan. So che hai paura del mio tocco e di usare la magia, per colpa di quello che ti ha fatto quel bastardo e…rispetto il tuo bisogno di mantenere le distanze!”

“No, non è vero. Lo vedo nel tuo sguardo che ogni volta che ti allontano per te è come ricevere un pugnale nel cuore e…mi fa  male pensare di infliggerti quel dolore, ma…mi dispiace Killian, non ci riesco. Vorrei abbracciarti, vorrei sentire di nuovo le tue braccia intorno a me che mi danno forza, ma ho paura. E la magia…serve la magia per andare avanti in questa missione e io non riesco nemmeno a pensare di far apparire un misero fiore, figuriamoci a creare una scintilla. Come possiamo proseguire? Sono stata inutile in questa missione e voi siete stati presi di mira per colpa mia. Le bambine…oh le bambine hanno vissuto cose che non dovrebbero nemmeno pensare alla loro età e io…mi sento così…mi sento uno schifo. Non avrei dovuto permettere di portarle con noi, ne voi dovevate venire con me!” disse Emma cercando di trattenere le lacrime.

“Love, ti prego non ricominciare. Sai perché non sei venuta da sola e sai che da sola non avresti potuto fare molto perché, se stando con voi ho imparato qualcosa, è che l’unione fa la forza. La bambine…si forse è stata una pazzia portarle con noi, ma…tieni conto che sono state proprio loro a tirarci fuori dai guai, sia a Neverland, sia qui. Forse proprio perché così piccole nessuno le teme e immagina la loro potenza e intelligenza. E per tutto il resto, sono sicuro che tutto si risolverà. Non potrai fare a meno della tua magia a lungo, è parte di te e…non credo che resisterai molto tempo senza le mie attenzioni, soprattutto se vogliamo mettere prima o poi in cantiere un altro figlio!” disse Killian facendole l’occhiolino, cosa che le strappò un sorriso. “Vogliamo ritornare dagli altri love? Sono tutti preoccupati!” disse nuovamente il pirata allungandole la mano. Emma guardò prima la mano e poi i suoi occhi azzurri.

Ops, scusa, l’abitudine. Prima le signore!” disse Killian spostandosi, per far passare la sua amata.

Quando i due giunsero in piazza, non fecero in tempo ad arrivare alla dimora reale, in quanto tutti erano lì ad aspettarli.

Appena vide sua madre, Alice le si fiondò addosso e la salvatrice la prese in braccio, nonostante ormai cominciasse a farsi pesante e se la spupazzò un po’.

Snow e David la raggiunsero con uno sguardo preoccupato e le domandarono se stesse bene.

Emma diede loro un lieve sorriso e disse sinceramente “Non proprio!”

I charmings sospirarono, ma furono felici di vedere che per una volta , la figlia non fingesse per non farli preoccupare.

Fu poi il turno di Regina di avvicinarla e le disse “Emma, non sei costretta a creare la scintilla ora se non te la senti. Possiamo portare con noi gli elementi e quando ti sentirai pronta potrai provvedere. Nessuno ti fa pressioni!”

Emma le sorrise riconoscente, ma poi si fece nuovamente seria e dopo aver fatto scendere la sua bambina rispose “Grazie Regina, ma posso anche rimandare la creazione della scintilla, ma se ci mettiamo in marcia, come posso aprire il portale per la prossima terra?” chiese Emma.

Questo era un problema a cui tutti gli altri avevano già pensato, ma non riuscirono a trovare una soluzione a questo dilemma, in quanto su Oz non vi era qualcosa pari ai fagioli magici.

“Se usassimo le scarpette di Dorothy? Anche con quelle si dovrebbe essere in grado di viaggiare attraverso i portali no?” chiese Alice, ma venne subito smentita da Regina.

“Non piccola, non si può. Cioè la tua soluzione sarebbe esatta se fosse un altro reame, ma il paese delle meraviglie ha leggi tutte sue e si può raggiungere solo attraverso un portale molto potente o attraverso uno specchio.

“Quindi nemmeno io vi posso tornare utile!” disse Zelena, che aveva aperto diversi portali in passato “Nonostante sia riuscita a creare un portale per viaggiare nel tempo, non posso essere in grado di raggiungere quella terra?”

“No, sempre per lo stesso motivo. Quel regno ha regole tutte sue!” rispose nuovamente Regina.

“Io avrei una proposta. Di metterci a navigare, anche se ci prendessimo un paio di giorni di tranquillità, il mondo non finirà subito. Abbiamo così il tempo per rilassarci tutti quanti e chissà il mare aiuta a schiarirsi le idee e potremo trovare una soluzione!” disse Killian, facendo uscire tutto il suo spirito piratesco.

“Stare fermi qua sarebbe inutile, io ci sto!” disse David, sapendo anche quanto Emma amasse navigare sulla Jolly Roger, sperava che un viaggetto rilassante potesse aiutarla a riprendersi.

Quindi fu deciso. Zelena e Robin rimasero nella loro terra, così come Dorothy e Ruby, ma si promisero di rivedersi, quando il pericolo della fine del mondo sarebbe stato scongiurato per festeggiare.

La Jolly Roger era proprio dove l’avevano lasciata, ma era immersa in acque azzurre e limpide, segno che era il momento adatto per salpare.

Grazie alla regina di Oz, ebbero in dono provviste a sufficienza per un mese, per un numero sproporzionato di persone, era il suo ringraziamento per averli salvati.

Il tempo non poteva essere dei migliori e il vento forte abbastanza da spingerli lontani dalla terra di Oz in poco tempo.

Le bambine si rincorrevano sul ponte, mentre gli adulti, chi più chi meno, si dava da fare per preparare la cena. Solo Killian era esente da quel compito, in quanto doveva pilotare la nave.

Mentre preparavano la tavola Snow chiese ad Emma “Per questa notte hai già pensato cosa fare?”

“Cosa?” chiese Emma  non capendo la risposta.

“Il tuo problema è che non riesci a stare vicino a Killian e voi condividete il letto!”

Emma abbassò lo sguardo, ma non rispose.

“Se vuoi posso chiedere a tuo padre di andare a dormire con Killian.

Emma guardò la madre stranita e aggiunse “Sono io che ho problemi con Killian e non è giusto che qualcuno paghi per le mie paue, avete già pagato abbastanza  mi sembra.

“Per me non è un problema. Sarò ben felice di separare mia figlia dalle mani di quel pirata!” disse David, sentendo la conversazione.

“Abbiamo una figlia papà!” disse Emma alzando gli occhi.

“Un attimo di distrazione, ma starò più attento d’ora in poi!” disse David.

“Parla quello che non vede l’ora di essere nonno di nuovo!” disse Snow, non accorgendosi che andare a toccare quel tasto, fece nuovamente intristire sua figlia.

“Oh Emma scusami, io…io sono una vera idiota. Non volevo…”

“Va tutto bene mamma!” disse la donna, per poggiare l’ultima stoviglia sul tavolo e recarsi sul ponte.

Il sole ormai toccava il mare, colorando tutto di rosso. Era un bellissimo spettacolo, cosa che rese Emma ancora più triste. Quei tramonti li guardava sempre tra le braccia di Killian, che ora era lì così vicino, ma lontano, che la guardava. Era sicura che la stesse osservando anche se era bravo a distogliere lo sguardo ancora prima che lei riuscisse a catturarlo.

Sentì dei passi dietro di lei e vide Alice, Chloe e Roni che correvano verso di lei, seguite da Regina.

Alice aveva le mani giunte e disse alla madre appena le fu vicina “Mamma, guarda! Guarda cosa mi ha insegnato Regina!”

Alice aprì leggermente le mani e il sindaco potè benissimo vedere Emma diventare tesa, per poi rilassarsi, quando vide che la bambina voleva fargli vedere un origami a forma di cigno e non fare una magia.

“è bellissima tesoro!” disse Emma, abbassandosi all’altezza della piccola.
“L’ho fatta per te. Il tuo cognome vuol dire cigno e quindi ho pensato che era adatto come animale da fare!” disse Alice felice.

“Grazie amore, la terrò con cura!” disse Emma, prendendola tra le mani.

“Io invece ho fatto un coniglio!” disse Chloe facendoglielo “Un coniglio bianco!”.

“per forza, c’erano solo fogli bianchi!” disse Roni.

“Non è vero, volevo farlo bianco a priori, perché stiamo andando nel paese delle meraviglie e ci si arriva seguendo il coniglio bianco!” disse Chloe.

Emma sorrise e poi chiese a Roni “tu invece cosa hai fatto?”

“Io ho fatto una ranocchia! Salta se premi sul sederino! Tieni, ho fatto la ranocchia, perché devi ritrovare il tuo principe e potrai farlo solo baciandolo!” disse Roni felice,  quando Emma prese il suo regalo.

Le bambine soddisfatte corsero nuovamente via, sotto coperta, lasciando Emma e Regina sul ponte.

La prima ancora inginocchiata a terra per stare all’altezza delle bimbe, si lasciò cadere e si appoggiò al parapetto della nave, tirando un sospiro.

“Anche solo l’idea che qualcuno usi la magia ti fa irrigidire, vedo! La situazione è peggio di quello che credevo!” disse Regina preoccupata.

Emma sbuffò.

“Eppure ora non ti sei irrigidita!” disse il sindaco.

“Cosa?” chiese Emma guardando dal basso verso l’alto l’amica.

bhe, ho appena fatto una magia e non hai sentito niente!” disse Regina, per poi far comparire la mano che aveva dietro la schiena, sulla quale fluttuava una palla di fuoco.

Emma quando la vide si alzò di scatto e cominciò ad ansimare, quasi come se un attacco di panico fosse pronto a manifestarsi.

Regina spense subito la palla di fuoco e tocco la spalla ad Emma.

“Tranquilla lo spenta. Cerca di calmarti e respira!” le disse Regina, la quale quando la vide calmarsi, disse “Mi dispiace, pensavo che mostrandoti che quando qualcuno usava la magia non sentissi nessuna scossa avrebbe potuto aiutarti!” disse la donna.

Bhe come vedi non è così!” disse Emma seccata, per poi andarsene anche lei sotto coperta.

Regina sospirò e sussultò quando Killian le comparve alle spalle.

“Te l’avevo detto che non avrebbe funzionato. Quando si sentirà pronta, affronterà questa paura!” disse Killian.

“Sperando che non riprenda la sua abitudine a scappare quando qualcosa la spaventa!” disse Regina.

“Non è più quella persona ormai. Ci vuole solo un po’ di tempo. Lo so!” disse Killian fiducioso.

“Spero solo che questo tempo non sia troppo lungo o per noi è finita!” disse infine Regina, andandosene pure lei e lasciando Killian da solo a guardare l’ultimo pezzettino di sole, sparire nelle acque scure del mare.

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Capitolo 35

 

Emma non si unì alla cena con gli altri. Preferì starsene in disparte rannicchiata nel letto dei suoi genitori, in quanto non avrebbe dormito con Killian, nel buio più totale.

Sentiva le urla felici delle bambine e il chiacchiericcio degli altri, durante la cena, ma lei non provava questo desiderio di unirsi a loro. Si vergognava di questa sua debolezza, che a causa di questa sua nuova paura, non potevano continuare il loro viaggio per il salvataggio del mondo.

Odiava quando si trovava in queste situazioni di stallo e odiava ancora di più quando coinvolte c’erano altre persone.

Strinse i pugni più che poteva e prese una decisione. Si mise a sedere sul letto a gambe incrociate e poggiando le mani sulle gambe prese dei respiri profondi e si concentrò aprendo e chiudendo i palmi delle mani ripetutamente.

Cercò la magia dentro di sé e appena ne sentì un pizzico, si bloccò e le sue mani presero a tremare.

Ci provò e riprovò, ma il risultato fu pressochè lo stesso, solo che ora il tremore era più forte e un attacco di panico la colse. Aveva preso infatti a iperventilare e la testa cominciava ad annebbiarsi. Riuscì a riprendere un po’ padronanza di sé stessa, quando si sentì scuotere per le spalle e cercò di concentrarsi per capire chi fosse.

Mam-ma!” disse leggermente.

“Va tutto bene Emma, sono qui. Rilassati e respira per me ok?” disse Snow, afferrandole la mano, che la salvatrice strinse forte come per avere un appiglio alla realtà, mentre cercava di respirare normalmente e cacciare via quel senso di stordimento che respirare con velocità, le aveva portato.

“Cosa succede?” chiese David, raggiungendo le due donne nella stanza, quando aveva sentito Snow urlare il nome di Emma.

Non era stato piacevole per la donna, trovare sua figlia in quello stato di agitazione.

“Ha avuto un attacco di panico, non so quale sia stata la causa!” disse Snow, mentre accarezzava i capelli della figlia.

“Ho…ho provato a… usare…la magia!” disse Emma tra un respiro e l’altro.

Regina e Killian si guardarono preoccupati, poi il secondo se ne andò.

Killian!” sussurrò Emma, quando lo vide andare via, poi le lacrime cominciarono a scendere copiose e Snow non potè più resistere nell’abbracciare sua figlia. Fece uscire tutti dalla stanza e si concentrò su di lei.

“Calmati Emma, Sssssh, va tutto bene!” disse Snow, accarezzando la schiena della figlia.

Killian deve odiarmi!” disse Emma fra i singhiozzi.

“Non devi pensare a una cosa del genere. Killian ti adora e tu lo sai!” disse la donna con convinzione.

“Come può amarmi se non faccio altro che allontanarlo. Non riesco a stare vicino a lui senza sentirmi male. Se è vero che l’amore è più forte di tutto, perché allora il nostro amore non mi consente di superare questo problema. Cosa c’è di sbagliato in me?” disse Emma, guardando la madre con  gli occhi rossi.

“Non c’è niente di sbagliato in te Emma, anzi sei una persona normalissima, che è rimasta traumatizzata da una brutta esperienza. Avresti qualcosa che non va se non venissi scalfita da niente. Non saresti umana e tu sei la persona più perfetta che mai potrebbe esistere al mondo!” disse Snow, afferrandole il viso con dolcezza.

“Lo dici solo perché sei mia madre. Io penso la stessa cosa di Henry e Alice!” disse Emma accennando un sorriso.

“Solo perché ogni madre vede il proprio bambino perfetto, non significa che non dico la verità. Stai solo attraversando un momento difficile, ma sono sicura che lo passerai. Hai solo bisogno di tempo e di riposo adesso!” disse Snow, facendola sdraiare e coprendola poi con la coperta. Le diede un bacio sulla fronte e le augurò la buona notte.

Killian sentiva la necessità di bere qualcosa, ma era tardi per le bambine ed era ora di metterle a letto. Regina si era proposto di farlo lei, ma il pirata non voleva rischiare di perdere contatti pure con la figlia, sebbene fosse stato solo  per quella sera.

Alice in genere obbiettava quando bisognava andare a dormire, dicendo che non era stanca o che ormai fosse grande, ma quella sera non lo fece. Quando suo padre la chiamò, insieme a Chloe  risposero alla sua chiamata. Alice gli prese la mano e andarono nella loro cameretta, dove era stato aggiunto un altro lettino per la nuova arrivata. Killian rimboccò le coperte a tutte e due, ma quando si alzò per andarsene, Alice lo trattenne “La mamma starà bene vero? E anche tu? Sei tanto triste papà!”

Killian accennò un piccolo sorriso e le diede un bacio sulla testa “Hai ragione piccola, sono triste perché il papà non sa come aiutare la mamma!”

“Mi avete sempre detto che il bacio del vero amore, può risolvere qualsiasi cosa. Non puoi baciarla?” chiese la piccola.

“No, piccolo Swan, non è così semplice questa volta. Il re cattivo ha fatto qualcosa alla mamma che non mi permette di starle vicino!” cercò di spiegare il pirata.

“Io sono sicura che si risolverà tutto e anche questa brutta avventura, diventerà un giorno qualcosa su cui riderci sopra!” intervenne Chloe.

Killian alzò le sopracciglia, poi sorrise “Hai ragione Chloe. Non dobbiamo perdere la speranza, tutto si sistemerà. A suo tempo, ma tutto andrà bene!”

“Io sono convinta che accadrà anche presto! Emma non è il tipo che si arrende e nemmeno tu!” disse nuovamente la bambina.

Chloe ha ragione!” disse questa volta Alice.

“E poi Emma non deve essere triste, altrimenti anche la sorellina di Alice lo sarà!” disse Chloe sorprendendo Killian.

“Non dirmi che anche tu pensi che Emma sia incinta?” chiese il pirata.

“Me la detto lei! Io non ho ragione per mettere in dubbio la cosa!” disse Chloe alzando le spalle.

“Se fosse di due, tre mesi, ti darei ragione, ma tecnicamente dall’ultima volta che…bhe da quando la sorellina hs cominciato ad abitare nella pancia della mamma, qualcosa si dovrebbe già vedere…se non molto. Sono passati diversi mesi da quando è spuntata questa ipotetica sorellina Chloe!” disse, per poi rivolgersi ad Alice “Quando aspettava te piccolo Swan, la mamma aveva un bel pancione su cui io potevo appoggiarmi e parlarti, quindi no, Emma ed io non aspettiamo un altro bambino!” disse Killian alle bambine.

Alice mise il broncio e incrociò le braccia.

“Non fare così, non è ancora il momento, ma un giorno potresti davvero avere una sorellina o fratellino e se non biologico, anche adottato. Perché no?”

Alice si mise a sedere sul letto e domandò “Adottiamo Chloe?”

Killian sorrise “Io e la mamma non ne abbiamo ancora parlato, ma ammetto che mi è sfiorata l’idea!”

Alice e Chloe si guardarono, poi tappandosi la bocca con la mano, cercarono di trattenere le risate.

Killian si stupì “Lo trovate divertente?”

Alice scosse la testa e sia lei che Chloe uscirono dai loro letti per abbracciarlo.

“Ora basta con le smancerie e a nanna su!” disse il pirata, rimboccando nuovamente le  bambine e sorridendo a Regina che stava mettendo a dormire Roni, prima di uscire.

Si recò verso la cucina  dove David lo aspettava seduto al tavolo, con un bicchierino di rum appena versato.

Killian si sedette, ma non afferrò la sua bevanda preferita.

David ne bevve un sorso e si sorprese quando Killian non seguì il suo esempio.

“Pensavo avessi bisogno di  bere un po’!” disse il principe.

“Credimi amico, dopo aver visto Emma in quelle condizioni, era proprio quello di cui avevo bisogno!” rispose Killian.

“Ma?” domandò David curioso.

“Le bambine!” Killian sorrise “Le bambine sono fantastiche, hanno una capacità di dimostrare una totale fiducia in noi che per loro è inimmaginabile che qualcosa possa andare storto. Per loro le cose si risolveranno anche questa volta  e voglio seguire il loro esempio e…e avere fiducia!”

“Mi piace questo tuo modo di parlare, Killian. Un brindisi?” chiese David alzando il suo bicchiere e Killian, alzando il suo, rispose “Certo amico!”

 

La sera calò e tutti andarono a riposare, tutti tranne Killian, che prima di gettare l’ancora per fermare la nave, in modo da non perdere la rotta, decise di proseguire ancora per un po’.

Dopo circa un’oretta, sentì uno strano rumore. Cercò di capire da dove provenisse e si allontanò dal timone. Ad un tratto però si fermò quando senti una voce chiamarlo.

Killian!”

Non fece in tempo a girarsi che ebbe l’ordine di non farlo.

“Non girarti per favore!”

“D’accordo love.  Come mai non dormi? È tardi e dovresti riposare!” disse Killian, rispettando il desiderio di Emma a non girarsi. Si domandò perché, poi sentì la donna che amava, catapultarsi contro di lui e abbracciarlo da dietro. Quel gesto lo sorprese, ma sentì subito la lotta di Emma nel cercare di non lasciarlo.

Le sue mani erano giunte sul suo petto e si stringevano saldamente come per impedirsi di scappare e sentì chiaramente il suo corpo tremare.

Il pirata stette fermo, non sapendo esattamente cosa, se girarsi e abbracciarla lui stesso o aspettare che fosse Emma a dirgli di farlo.

Il tremore  era ancora forte e lui decise almeno di afferrarle le mani. La sentì irrigidirsi nuovamente, ma lui non la lasciò andare. Non questa volta e disse “Puoi farcela love. Lo so. Io credo in te. Le bambine credono in te, i tuoi genitori, Regina…dovresti crederci anche tu!”

Emma continuava a tremare, ma continuava a non lasciarlo andare. Cercava in tutti i modi di vincere questo suo meccanismo di difesa che il suo cervello aveva creato, ma  nessuno dei due avrebbe mai pensato che potesse essere così difficile.

Passarono i minuti e lentamente il corpo di Emma si fece più stabile, fino a fermarsi completamente. Non lasciò però andare Killian, troppa paura che i suoi muscoli avessero smesso di tremare, perché troppo tempo in quella posizione, si fossero atrofizzati.

Ma Killian non sentendola più tremare, si girò e l’abbracciò, baciandole più volte la testa, mentre la donna posò il capo sul suo petto.

“Non sai quanto mi è mancato stringerti Swan!” disse Killian, sentendo il suo cuore scoppiare di gioia.

“Mi dispiace!” disse la donna, stringendolo di più.

“Vacci piano o soffocherai il  tuo bel maritino!” disse l’uomo, per poi alzarle il viso e baciarla sul naso “Non dispiacerti di nulla. Non è colpa tua e la cosa più importante è che sia tutto finito!”

Emma scosse la testa “No, non è finita. Devo ancora riuscire ad affrontare questa paura. Non riesco ad usare la magia!”

“Ci riuscirai, una cosa per volta!” disse Killian incoraggiandola, per poi sorridere quando la vide sbadigliare. “Forse è ora di andare a dormire, love!”

“Si, però non possiamo stare insieme!” disse Emma, staccandosi dal suo pirata.

Killian rimase a bocca aperta, confuso. Emma sorrise “Mio padre sta dormendo nel nostro letto ricordi?”

“Io non ho problemi a buttarlo giù dal letto e cacciarlo via!” disse Killian scherzando.

“Io invece non voglio svegliarlo dopo avermi ceduto il suo posto accanto a mia madre!”  disse Emma.

“Io ho un’idea. Dormiamo sul ponte e guardiamo poi il sorgere del sole insieme. Non sarebbe la prima volta!” disse Killian.

Emma sorrise e si allontanò dall’uomo per recarsi sotto coperta “Prendo le coperte, tu aspettami qui!”

E come facevano spesso prima della nascita di Alice, i due si addormentarono sotto un cielo di stelle che vegliava sul loro sonno.

 

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Capitolo 36
*** capitolo 36 ***


Capitolo 36

 

 

David fu il primo a svegliarsi quella mattina e fu sorpreso di non trovare Killian nel letto. Sapeva che voleva navigare ancora un po’prima di riposarsi e si preoccupò sul fatto che l’uomo, alla fine, avesse semplicemente continuato nel suo piano iniziale, trascurando il sonno.

David non l’avrebbe mai ammesso, ma si preoccupava della salute dell’uomo e non solo perché era il marito di sua figlia, ma anche perché ormai, quel pirata di cui non si fidava minimamente, era diventato il suo più grande amico.

Andò nella cucina delle nave e con un fornellino da campeggio e una piccola caffettiera, preparò un caffè per lui e per il pirata.

Si recò su ponte, ma rimase sorpreso di non trovarlo al timone e ancora di più quando vide che l’ancora era stata gettata.

Guardò di  nuovo dove c’era il timone, essendo su un piano rialzato, e gli sembrò di scorgere qualcosa muoversi.

Pensò che l’uomo si fosse addormentato sul legno duro e scomodo della nave.

Si sorprese a quanto vide.

Killian e sua figlia, dormivano pacificamente l’uno abbracciato all’altro.

David si domandò come ci fossero finiti a dormire in quel modo, ma fu contenta di vedere che sua figlia aveva superato la sua paura di essere anche solo sfiorata dal l’uomo che amava.

Era indeciso se svegliarli o lasciarli così ancora un po’. Decise per la seconda e quel caffè destinato a Killian, andò a sua moglie.

Snow si stiracchiò nel letto quando sentì la porta aprirsi.  Pensò che si trattasse di Emma, ma sorrise quando vide il suo maritino, con una tazza di caffè e una brioche in mano.

“Colazione a letto? Se ci fosse stata Emma sarebbe stato un po’ strano, non credi?” chiese la donna.

“Se ci fosse stata Emma, non te l’avrei portata!” rispose lui.

“A proposito, dove è finita? Ieri sera era molto agitata e…” disse Snow sedendosi di scatto, ricordandosi le condizioni di sua figlia.

“Non ti preoccupare. Emma sta bene. Dorme!”

Snow guardò David stranita e quest’ultimo sorrise.

“L’ho trovata addormentata abbracciata a Killian sul ponte!”

Snow saltò dal letto, tanto che fece versare il caffè sulla maglietta di David dalla felicità.

“Dici davvero? È fantastico!” disse Snow, abbracciando il marito e dirigendosi sul ponte per controllare che fosse tutto reale, lasciando David da solo a guardare la maglietta. Scosse la testa e divertito disse “Sembra proprio che questo caffè non fosse destinato a essere bevuto da nessuno.

Snow quasi travolse Regina che stava uscendo dalla sua cabina e il sindaco, vedendola correre, la seguì pensando ad un’emergenza, dato che non aveva visto lo sguardo felice della figliastra.

Snow si fermò e sentì Regina alle spalle chiederle “Che sta succedendo?”

“Guarda tu stessa!” disse Snow, indicando sua figlia e genero.

Regina sorrise “A quanto pare il pirata aveva ragione. Bastava solcare i mari a caso per far risolvere la situazione. Però ora è meglio andarcene, se si svegliano e ci vedono fissarli, potrebbero essere imbarazzati!”
“è un po’ tardi Regina, non credi? È un po’ difficile non sentire i vostri passi su una nave vecchia che ha praticamente un’asse che scricchiola e l’altra pure!” disse Killia sollevandosi un po’, senza svegliare Emma.

“Come è successo?” chiese Snow.

“Cosa importa, è successo. È questo quello che conta!” disse Regina.

“è tutto merito di Emma!” disse Killian, prima di sentire sua moglie muoversi per cercare il suo calore. “Forse è meglio portarla a dormire in un letto un po’ più comodo!”

Emma fece una smorfia “Con tutte ste chiacchiere è impossibile dormire!” disse la donna, per poi aprire gli occhi e mettersi seduta.

“Buongiorno love!” disse Killian, abbracciando la moglie da dietro.

“Giorno!” rispose Emma, baciandolo.

Snow li guardava felice, mentre Regina si voltò dall’altra parte e quando sentì dal rumore che il bacio era diventato più passionale, disse “La vostra camera è libera se avete piani di proseguire!”

Emma e Killian risero e si misero in piedi.

“No, al momento ho fame, ma di cibo!” disse Emma, prima di recarsi al piano di sotto, non lasciando mai andare la mano di Killian che la seguì con felicità.

Fecero colazione e prepararono anche quella per le bambine, poi dirigendosi nella loro camerette, le svegliarono dolcemente. Emma diede un bacio sulla fronte di Alice e Killian accarezzò i capelli di Chloe.

“Buongiorno signorine, sarebbe ora di alzarsi! C’è una nuova avventura che ci aspetta!” disse Killian.

Chloe si alzò senza fatica, diversamente da Alice, che volle salire sulle gambe della madre e poggiando la testa sul suo petto, chiuse di nuovo gli occhi, mentre Emma la coccolava un po’.

Emma la portò in cucina in quel modo, mentre Killian, dato che Chloe non aveva avuto problemi ad alzarsi, svegliò anche Roni, cosa che cercò in lui, le stesse coccole che voleva Alice.

Regina sorrise quando entrando nella stanza, con l’intento di svegliare Roni, la trovò in braccio a Killian.

“Credo che gli manchi Robin!” disse Killian sorridendo.

“Si, credo anche io. Grazie Killian per darle il conforto che cerca!” disse Regina sorridendo grata all’uomo, per poi accarezzare la testa alla figlia.

“Figurati, l’ho vista crescere è una sorta di figlia pure lei!” disse poi mettendola a sedere, facendo attenzione che fosse ben conscia di dove si trovasse, per evitare che cadesse dalla sedia.

Mentre le piccole mangiavano, gli adulti si recarono nuovamente sul ponte, dove David diede una mano a Killian a sollevare l’ancora.

Regina intanto si rivolse ad Emma “Hai superato le tue paura anche con la magia?”, ma non aspettò che ella rispondesse, lo vide dal suo cambio di espressione, che doveva ancora affrontare quel lato della sua paura.

“Credo che non sia un problema, so come arrivare nel paese delle meraviglie!” disse Killian, sorprendendo tutti.

“Come?” chiese Snow.

“Dal mare si possono raggiungere vari reami e perché il paese delle meraviglia dovrebbe essere diverso, se abbiamo i mezzi giusti?” chiese Killian.

“E quali sarebbero questi mezzi giusti?” chiese Regina.

Killian sorrise “La protagonista della storia!”

“Alice?” chiese Emma confusa, poi comprese “Tu parli della nostra Alice?”

Killian alzò le spalle.

“Anche tua madre si chiamava Alice, ti risulta che sia mai andare in quel regno?” chiese Emma.

“Non che io sappia e di certo non tutte le  donne che portano questo nome ci finiscono, ma Alice è nostra figlia. Ognuno di noi è veramente un personaggio delle fiabe, uno dei più conosciuti intendo, perché non dovrebbe esserlo anche nostra figlia?”

“Henry non è un personaggio delle fiabe!” gli ricordò Emma.

“Lui è addirittura l’autore, direi che ha un ruolo importate, oltre al fatto di aver riunito la salvatrice con i suoi genitori!”

“Allora cosa mi dici di Roni?” chiese Regina.

“è una salvatrice. Non sarà conosciuta nel mondo reale come te, me e i Charmings, ma cavolo i salvatori hanno un ruolo molto importante nel nostro mondo. Quindi mi risulta difficile pensare che Alice sia solo  una bambina anonima con grandi poteri. Anche lei avrà un suo ruolo fondamentale nel nostro pazzo mondo!”

“Lo sapevo che non dovevo chiamarla Alice!” disse Emma portandosi una mano sulla fronte “E come pensi che possa aiutarci a giungere a destinazione?”

“Semplice, ho fatto scegliere a lei la rotta e se guardi con attenzione love, potrai scorgere una terra in lontananza, tra quella nebbia mattutina!” disse il pirata.

“E tu credi davvero che una bambina abbia potuto trovare la strada per il reame, indicando una indicazione a caso?” chiese Regina.

“Stiamo parlando di mia figlia,  ha la navigazione nel sangue. Scherzi a parte, perché non provare. Magari il mio intuito è giusto!” disse Killian alzando le spalle.

“Io sono d’accordo. Proviamoci, male che vada ci facciamo un pic-nin sulla spiaggia!” disse David appoggiando Killian.

 

Verso l’ora di pranzo la Jolly roger, venne ormeggiata vicino alla costa e Killian fece calare una scialuppa, per portare tutti loro a terra.

Le bambine, appena messo piede a terra, cominciarono a correre felici, perché quell’isola era bellissima.

Aveva spiagge fatte con sabbia rosata e finito il litorale, dell’erba fitta e morbida si estendeva fino a dove i loro occhi potevano giungere e molti fiori e piante, andavano a completare il tutto. Non c’era molto altro, solo una piccola boscaglia, ma a prima vista il gruppo poteva affermare che l’isola fosse grande solo pochi chilometri.

“è troppo piccola perché possa essere il paese delle meraviglie!” Disse Regina “L’ho detto che per giungere in quella terra serve  un portale creato da Emma o uno specchio magico. E non abbiamo nessuno dei due al momento!”

Emma guardò a terra, poi sollevò le mano per guardarsele, prima di stringere i pugni saldamenti.

Killian ha voluto provare e in assenza di altre idee, perché non avremmo dovuto tentare? Ma dato che siamo qui, facciamo questo pic nic. Permetterà alle bambine di svagarsi un po’ e anche noi!” disse Snow, prendendo dalla scialuppa un cestino con un sacco di manicaretti al suo interno.

Venne stesa una coperta a terra e il pranzo ebbe inizio. Quando tutti ebbero finito di mangiare, I due uomini si misero a sonnecchiare sotto qualche palma, mentre le tre donne, chiacchieravano tra di loro e tenevano d’occhio le bambine.

Bastò però un attimo di distrazione, che tutte e tre le piccole, scomparvero dalla loro visuale.

Emma si alzò in piedi immediatamente “Dove sono le bambine?”

“Erano qui fino a un momento fa!” disse Regina guardandosi intorno “Roni, dove sei?” urlò la donna, richiamando l’attenzione di David e Killian che le raggiunsero.

“Cosa succede?” chiese il secondo.

“Le bambine, sono sparite!” disse Emma, prima di cominciare a correre, mentre Regina provava con un incantesimo di locazione, che però non funzionò.

“Perché non funziona Regina?” chiese Snow spaventata.

“Non lo so, ci deve essere qualcosa che interferisce con la mia magia!”

“Vorrà dire che le cercheremo nella vecchia maniera!” disse Killian, prima di correre e raggiungere la moglie, che stava guardando nella boscaglia.

“Questo posto non è tanto grande, dove possono essere finite?” chiese Emma “Deve esserci qualcosa su questa isola, qualcosa che…” disse la donna,  prima che Killian l’afferrasse per le spalle “Swan, le troveremo!”

“Mamma!” urlò Roni in lontananza.

“Visto?” disse Killian, sorridendo alla moglie per poi avvicinarsi a Roni e guardandosi intorno alla ricerca di sua figlia e di Chloe.

Regina raggiunse Roni e la rimproverò per essersi allontanata, ma non ci mise molto a notare l’assenza delle altre due bambine.

Roni, dove sono Chloe e Alice?” chiese Regina, mentre venne raggiunta da Charming e da Emma.

“Stavamo rincorrendo un coniglietto bianco, quando si è infilato in una tana. Alice ha voluto prenderlo a tutti i costi e…una buca si è aperta sotto di lei, inghiottendola!” disse spaventata la bambina.

“Coniglio bianco? Buca?” disse Regina, per essere sicura di aver sentito bene, poi rivolgendosi agli altri disse “Vi ricorda qualcosa? Credo che il nostro caro pirata avesse ragione!”

“Non mi importa se ho ragione ho meno. Ritroviamo mia figlia!” disse Killian per poi chiedere a Roni di condure tutti loro sul posto dove avevano trovato la buca.

Chloe corse incontro loro, quando li vide.

La buca era grande tanto da permettere a una persona adulta di entrarci, ma era ben chiaro che il fondo non fosse visibile.

“è caduta lì dentro? Una bambina non può essere…” cominciò David interrotto subito dalla figlia. “No, non pensare nemmeno quello che stai per dire!” disse Emma. Si tratta della storia di Alice no? Quindi mia figlia sta bene e ho intenzione di raggiungerla immediatamente!” disse, per poi buttarsi dentro la buca senza indugio e senza aspettare nemmeno che Killian dicesse qualcosa.

“Accidenti Swan, sempre avventata!” disse l’uomo ad altra voce, per poi seguirla immediatamente.

“Ma nessuno pensa che sia meglio ideare un piano prima di buttarsi dentro a un buco tanto profondo da non vedere il fondo?” chiese Regina.

“Dove è il tuo spirito di avventura Regina?” chiese Snow, per poi seguire la figlia e il genero.

David alzò le spalle e si buttò dentro anche lui.

“Tu che fai? Non vieni?” chiese Chloe sorridendo alla donna, prima di saltare.

“Andiamo mamma?” chiese Roni, afferrandole la mano.

Regina annuì poco convinta, ma doveva raggiungere gli altri e si lanciò con la figlia, sperando di non trovare l’atterraggio morbido a causa dei corpi dei suoi amici.

Regina strinse a sé Roni, sentendo lo stomaco risalire in superficie attraverso le vie respiratorie.

Voleva usare la magia per rallentare la salita, ma come poco prima, questi non ebbero alcun affetto. Strinse maggiormente Roni e chiuse gli occhi, sperando in Emma o qualcosa che fermasse la loro corsa verso una pessima fine. Ad un tratto si accorse di non sentire più il vento sul viso e fu in quel momento che capì di essersi fermata.

Aprì gli occhi e si guardò intorno. Erano tutti presenti ed Emma stringeva la piccola Alice, che conoscendo la storia, non aveva sentito la necessità di mangiare e bere niente di quello che c’era sul famoso tavolino presente in quella piccola stanzetta dove si trovavano tutti  e soprattutto non sentì l’esigenza di attraversare la porta che li avrebbe condotti finalmente nel regno del paese delle meraviglie.

Regina si alzò in piedi e disse “Sono contenta di vedere che qualcosa è veramente come ne parlano i libri. Visto che le nostre storie sono alquanto diverse rispetto alle originali, non sapevo cosa aspettarmi!” disse la donna.

“Che facciamo allora? Tornare su è impossibile!” disse Snow.

“Che senso avrebbe tornare su, se dobbiamo andare in questo regno. Mi sembra ovvio cosa faremo. Passeremo attraverso quella porta!” disse killian, afferrando la bottiglietta con sopra scritto “Drink me”. Ne bevve un sorso, prima di passarlo agli altri e in men che non si dica, tutti si rimpicciolirono e varcarono la soglia del paese delle meraviglie.

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Capitolo 37

 

Una volta varcata la soglia del paese delle meraviglie, tutti rimasero affascinati dalla bellezza del posto. Prati e alberi ovunque, con tantissimi fiori che emanavano nell’aria un profumo rilassante.  Una leggera brezza fresca accarezzava i volti di ognuno di loro e il cinguettio degli uccellini era piacevole da udire.

“Questo posto è meraviglioso!” disse Snow guardandosi intorno.

Tutti concordarono con lei.

“Guarda mamma, quelli sono i miei fiori preferiti e sono ovunque!” disse Alice correndo a coglierne qualcuno e odorarne il profumo. Roni e Chloe si unirono a lei e la seconda disse “Sai? Anche per me le margherite sono il mio fiore preferito, ma io prediligo quelle bianche e piccine, quelle comuni che si trovano in qualsiasi prato!”

“Ma no, sono più belle le margherite grosse e colorate. Quelle fucsia e quelle rosse sono meravigliose. Non le vedi?” disse Alice allungando il mazzolino che aveva raccolto verso Chloe “Si sono belle, ma sono più belle quelle normali!”

“Io preferisco i girasoli. Seguono sempre il sole!” disse Roni. “Peccato che qui non se ne vedono!” disse la bimba per poi, correre dalla madre e donarle un mazzo di fiori. Lo stesso fecero Chloe e  Alice, solo che le due le regalarono oltre che a Emma e Snow, anche a David e Killian.

“Anche se siete dei maschi ecco a voi i fiori, così non potete dire che preferiamo la mamma e la nonna!” disse Alice divertita, dato che quando le scappava di dare qualche bacino in più a Emma, Killian faceva il finto offeso e l’accusava di voler più bene alla mamma e lei per rimediare, andava a riempire di coccole anche il pirata.

“Sono bellissime tesoro!” disse David accarezzandole la testa.

“Mi domando quali problemi troveremo qui!” disse Regina, non nascondendo la sua preoccupazione.

“Preferisco pensare che in un posto così bello non ci siano pericoli!” disse Snow, socchiudendo gli occhi, ma proprio in quel momento, il cielo di un azzurro intenso, cambiò colore a causa di nuvole nere che lo ricoprirono e tutto tacque, ogni cosa che poteva, si nascondeva dagli uccellini ai fiori che si richiudevano su se stessi.

Tutto si oscurò e sembrò quasi cadere la notte.

Le bambine si aggrapparono ai genitori, i quali sussultarono quando udirono una voce dietro di loro.

“Nascondetevi!”

Il gruppo cercò il proprietario della voce, ma non videro nessuno, fin quando rifacendosi sentire, il muso di un gatto nero dagli occhi azzurri non apparve ad un metro e mezzo da terra. Nessuno si stupì di vedere solo la testa di un gatto. Era chiaro a tutti loro che si trattava dello stregatto, ma quello che non tornava, era il perché quel gatto che era sempre rappresentato come burlone, ora era così spaventato. Nessuno di loro aveva un eccessiva conoscenza del linguaggio del corpo felino, ma orecchie indietro e pupille dilatate erano chiaro segno di paura.

“Dovete nascondervi prima che sia troppo tardi!” disse nuovamente, per poi chiedere loro di seguirlo.

Senza domande fecero cosa era stato chiesto loro e si nascosero all’interno di un albero, il quale piccolo all’esterno, sembrava molto grande al suo interno.

“Cosa è questo posto!” chiese Emma, cercando di capire qualcosa di quel mondo così assurdo.

“è un nascondiglio, mi sembra ovvio!” rispose il gatto.

“Da chi ci stiamo nascondendo?” chiese Regina.

“Dalla sovrana oscura!” disse il gatto “brutta, brutta persona. Vi conviene non sfidarla, fareste una brutta fine!” disse il gatto.

“Non abbiamo intenzione di sfidare nessuno, ma non possiamo andarcene da qui senza degli oggetti che ci servono per completare la nostra missione!” disse Snow “Tu puoi aiutarci?”

“Cosa vi serve?” chiese il gatto.

“ Una carta da gioco della regina di cuori, il cappello del cappellaio matto, una tazza di thè, delle rose rosse e l’orologio del coniglio bianco!”

Lo stregatto si mise a ridere “State scherzando vero? Alcuni di questi oggetti non li troverete mai qui. Quello che state cercando fanno parte del mondo di un'altra Alice. Una che è venuta qua secoli orsono. Ogni Alice che giunge qua, crea un mondo diverso!”

“Cosa? Quindi vuoi dire che questo paese delle meraviglie, è un mondo è creato da mia figlia?” chiese Emma sorpresa di come si stava mettendo la situazione.

“Si, questo mondo è creato dalle cose che piacciono e spaventano di più vostra figlia e no, non avete sbagliato paese delle meraviglie, semplicemente quel paese di cui parlate è scomparso. Quindi niente regina cuori, niente cappellaio matto, rose rosse o carte da gioco!” disse lo stregatto.

“Come è possibile, abbiamo bisogno di quegli ingredienti!” disse Regina.

“Emma ci servono proprio quei elementi? Magari ora che la storia è cambiata, basterà prendere quelli significativi per questo reame!” disse Snow.

“No, non credo sia così. Ci servono gli elementi che sono significativi per ogni fiaba che tutto il mondo conosce, se ne prendessimo degli altri e chiedessimo a chiunque di indovinare la fiaba in base agli oggetti che vede, non arriverebbe mai alla storia originale di Alice nel paese delle meraviglie”! disse Emma.

“Allora che si fa?” chiese David.

“Io credo che quel problema possiamo anche rimandarlo a più tardi!” disse Regina, guardando da un piccolo spioncino presente nel tronco dell’albero dentro il quale si stavano nascondendo.

“Abbiamo un problema molto più grosso!” disse Regina, spostandosi per far vedere poi ad Emma quanto vedeva. Emma sbiancò a quello che vide e lo stesso Killian.

“Cosa succede?” chiese Snow preoccupata dal volto di tutti.

Tutti videro quello che vide Regina e tutti rimasero a bocca aperta.

“Non è possibile!” disse Emma, la più sorpresa di tutti.

“Quella che vedete è la nuova Regina di questo reame e fatevelo dire ragazzi, ma sento la mancanza della regina di cuori o di Cora, sebbene non fosse davvero la sovrana di questo mondo, non legalmente almeno!” disse lo stregatto.

“Mamma, ho paura!” disse Alice, stringendosi a Emma.

“Come può essere possibile una cosa del genere? Io sono qui!” disse la salvatrice.

“Come ho detto, questo mondo è creato da vostra figlia. Dovreste chiederlo a lei!”

Tutti guardarono Alice, la quale guardava tutti spaesata.

“Questo è ridicolo. Anche se fosse lei a crearlo, lo deve fare in modo non cosciente!” disse Emma convinta, anche se doveva ammetterlo, il fatto che ci fosse la sua versione cattiva, la preoccupava molto.

Tutti quanti uscirono quando videro che il pericolo era scampato. Non seppero dire a cosa sarebbero andati incontro, se avessero avuto a che fare con Emma dark one, perché in fin dei conti, mai la salvatrice aveva ceduto veramente al suo lato oscuro e dai racconti dello stregatto, sembrava che nel mondo di Alice, Emma avesse davvero ceduto all’oscurità.

“Conviene andarcene via presto da qui!” disse Regina, preoccupata.

“Come la mettiamo con gli oggetti che ci servono?” Chiese Snow.

“Se davvero ogni mondo è a sé, allora come possiamo sperare di recuperare quello che ci serve?” chiese David.

“Intanto prendiamo quello che possiamo. Per il resto ci penseremo poi!” disse Killian.

“Tecnicamente possiamo prendere solo l’orologio del coniglio!” disse Regina.

“Abbiamo anche il cappello. Jefferson è ancora a Storybrooke e potrebbe averne ancora qualcuno!” disse Snow.

“Oppure usare quello che ha condotto te ed Emma alla foresta incantata!” disse Regina “So dove recuperarlo!”

“Bene, due elementi sono reperibili. Anche se non è detto che sia facile recuperarli. Come acciuffiamo quel coniglio?” chiese Killian.

“Con una carota? I conigli amano le carote!” disse Roni logicamente.

“è più facile se glielo chiedo io!” disse lo stregatto  “Voi potete curiosare in giro, magari qualche elemento della vecchia Alice è rimasto!” fece per andarsene, ma la voce di Emma, che fino a quell’istante era rimasta pensierosa disse “Aspetta. Se il paese delle meraviglie cambia, come spieghi la tua presenza e quella del coniglio bianco?”

“Oh è semplice, noi siamo elementi fissi della fiaba, in quanto rappresentiamo, il portale di entrata e la coscienza della persona! Bye!” disse il gatto scomparendo.

“Cosa avrà voluto dire?” chiese Emma.
Bhe, siamo giunti fino a qui inseguendo il coniglio bianco. Forse è suo il compito di guidare ogni Alice in questo mondo e lo stregatto, sembra saperne molto su questo posto!” disse Snow.

“Bene, direi di fare come ci ha detto lo stregatto. Visitiamo questo reame. Magari davvero troveremo qualcosa che possa tornarci utili!” disse Regina.

Camminarono per molto tempo e ogni prato fiorito che vedevano, era sempre pieno di margherite. Non vi era traccia di una rosa rossa o bianca nemmeno a pagarla.

I paesaggi però erano meravigliosi. Vi era un lago cristallino con un sacco di pesci, che Killian riconobbe subito. Nella foresta vicino a Storybrooke, vi era un posto isolato, dove un lago ricco di vita bagnava quelle terre. Ci aveva portato Alice diverse volte per insegnarle a pescare e soprattutto, per migliorare lui stesso, in quanto capitano pirata, sapeva portare la sua adorata Jolly Roger anche attraverso le tempeste più pericolose, ma non aveva quasi  mai provveduto a procurarsi il cibo con la pesca, in quanto aveva una miriade di mozzi che lo facevano per lui.

Erano momenti pacifici che avevano trovato dimora volentieri nel suo cuore e che donava lui serenità, stesso sentimento che sentiva provvenire da quel luogo che era presente nel paese delle meraviglie ed era contento di constatare che anche per la figlia, quelli erano dei bei momenti.

Vi era una spiaggia normale , come quella che si poteva trovare a Storybrooke e li vicino vi si trovava anche il castello con cui i bambini potevano giocare e che Regina aveva preveduto a ricostruire dopo aver distrutto quello che piaceva ad Henry, solo per togliergli un posto prezioso che aveva creato un legame con Emma.

Emma sorrise, la portava spesso a giocare lì, raccontandogli di come Henry provava in tutti i modi a convincerla a credere nella magia. Per lei era un posto speciale e voleva creare dei bei momenti con lei in quel luogo, come aveva fatto con Henry.

Altri posti e altri ricordi erano visibili in quel luogo e anche posti assurdi che potevano scaturire solo dalla mente di una bambina, ma niente che facesse loro sperare di trovare qualche elemento della storia originale di Alice nel paese delle meraviglie.

Ad un tratto quella bellezza sparì lasciando il posto a una landa desolata grigia senza alcun segno di vegetazione.

Vi era un dirupo molto profondo dove in mezzo, su un’altura sorgeva un castello nero perennemente sormontato da nubi nere cariche di pioggia, collegate all’altra parte del dirupo, da un ponte di legno.

“Tiro a indovinare? Li abita Emma!” disse Regina.

“Non sarebbe meglio allontanarci da qui?”chiese Snow, ma prima che qualcuno potesse anche solo pensare di annuire alla richiesta di Snow, sentirono l’urlo di Alice.

Tutti si girarono al suo grido di aiuto e rimasero nuovamente scioccati da quello che videro.

“No!” disse Emma paralizzata.

“Questo deve essere uno scherzo!” disse Killian in quanto davanti a loro era comparso la versione Dark di Killian.

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Capitolo 38

 

 

Nessuno poteva credere ai propri occhi. Poco prima avevano visto Emma in versione dark one e in quel momento vi era Killian. Non sapevano chi temere di più fra tutti e due, ma in quel momento un’altra cosa era più importante. Alice era nelle mani dell’uomo.

La piccola cercava di liberarsi, ma Dark Killian aumentò la sua presa sul braccio della bambina per impedirle di muoversi troppo.

“Lascia immediatamente andare mia figlia!” disse Killian minaccioso, cosa che però scaturì una risata nel dark Killian il quale disse “è strano vedere un altro me stesso. Provo quasi disgusto a guardarti. Un eroe!”

“Papà!” gridò la Alice, allungando il braccio, cercando il suo aiuto, ma il Dark Killian non fu contento e gridò alla piccola “Taci mocciosa. Sono io tuo padre e non quella mia patetica imitazione!”

“Sei tu la patetica imitazione. Sei solo un invenzione di questo mondo, non sei reale!” disse Emma, affiancando il marito.

Dark Killian sorrise “Vedo che una cosa è sempre uguale anche nelle nostre versioni positive…vero Swan?” disse l’uomo parlando apparentemente a nessuno, ma in quell’istante, in una nuvola nera, apparve la Dark Emma che guardò storto l’uomo, prima che egli continuasse dicendo,  “Sei sempre in mezzo ai piedi!” disse, facendo alzare gli occhi al cielo alla Dark Emma.

“Lasciate immediatamente andare mia figlia!” disse Emma, fronteggiando la se stessa cattiva.

“O cosa? Ci  colpisci con la tua magia? Oh peccato che non riesci ad usarla” disse il Dark Killian, facendo sussultare Emma.

“Immagino che ti stia chiedendo come faccio a saperlo!” disse la Dark Killian.

“Non è poi difficile da capire. Siete frutto della mente di mia nipote e quello che sa lei, sapete voi!” disse Snow, impugnando il suo arco.

Bhe forse non siete così stupidi come credevo e…no non vi credo stupidi perché Alice lo pensa. Saremo anche rappresentazioni del suo subconscio, ma…abbiamo una mente nostra!” disse Dark Killian divertito.

“Non è vostra figlia!” disse Snow, scoccando la freccia verso la dark Emma, la quale però ricorrendo alla magia, invertì la direzione della freccia colpendo Snow alla spalla.

Snow!” urlò David soccorrendo la moglie, quando la vide cadere a terra per il colpo subito.

“Mamma!” disse Emma, girandosi verso di lei.

“Sto bene, sto bene. È solo un graffio, non pensate a me!” disse la donna, non riuscendo però a nascondere le smorfie di dolore.

Bhe siete davvero noiosi. Dato che ho quello che stavo cercando me ne andrei!” disse il Dark Killian, ma Dark Emma afferrò il braccio di Alice e disse “ E chi ti dice che sia disposta a lasciartela?”

Dark Killian sorrise “Lo dico io!” disse prima di allontanare la donna con un colpo di magia e sparire subito dopo.

Dark Emma strinse i pugni e urlò all’aria “Non finisce qui!” disse per poi sparire.

 “No!” urlò Killian disperato e prendendo a correre verso il castello dove si pensava abitasse almeno uno dei due. Era ormai evidente che i due non andavano d’amore e d’accordo, quindi probabilmente ognuno aveva una dimora diversa.

Emma si avvicinò a sua madre per controllare le sue condizioni, mentre Regina provò nuovamente a usare i suoi poteri inutilmente per guarire la figliastra.

“Emma, non preoccuparti per me. Vai…devi andare. Alice ha bisogno di te!” Disse Snow, non volendo rallentare la figlia.

Emma annuì. Non doveva farselo sentire due volte e  più veloce che potè, raggiunse Killian senza lasciare il tempo agli altri, di organizzarsi per poterli seguire in questa avventura.

Il castello era a proprio davanti ai loro occhi e i due coniugi non ci impiegarono molto a raggiungerlo o almeno a raggiungere il ponte che li avrebbe condotti alla costruzione.

Il ponte fatto di legno e corde, eretto sopra un precipizio, non era per niente rassicurante. Sembrava sul punto di cedere, ma i due non indugiarono. C’era troppo in ballo.

Killian fece strada, ma prima che potesse poggiare un piede su un’asse di legno, l’uomo si sentì trattenere dalla moglie.

Killian sta attento. Non posso usare la magia, sia perché sono ancora bloccata, sia perché in questo regno sembra non funzionare. Se cadi non posso salvarti!”

“Tranquilla love. Farò attenzione!” disse Killian e lentamente andò avanti, riuscendo ad evitare le assi di legno che avrebbero ceduto al solo appoggiarsi.

L’uomo ogni tanto si fermava e lanciava un’occhiata alle sue spalle per controllare Emma. Ella  era sempre stata dietro di lui come fosse la sua ombra, ma in quel momento la vide distante e assente. La osservò e nella sua immobilità, comprese subito quanto stava succedendo.

Tornò indietro da lei il più veloce che poteva e afferrandola per le spalle la scosse dicendole “Emma, svegliati. Non è il momento, né il luogo per andartene in giro per gli inferi!”

Infatti la donna mentre cercava di mettere i piedi nelle stesse assi che aveva usato Killian, si ritrovò davanti Sarah, la ragazza che aveva conosciuto negli inferi e che sapeva provenire da quella terra.

“Non ora!” disse Emma in un sussurro, ma le sue speranze furono vane, in quanto il mondo circostante lasciò il posto a quello tetro del mondo infernale.

“No, no, no! Ho indosso il medaglione che mi ha fatto Zelina per impedirmi di avere altre visioni, perché sono…”

“Perché qui un certo livello di magia non funziona!” disse la ragazza.

“Cosa significa?” chiese Emma, cercando di muoversi il meno possibile. Sapeva che anche se le sembrava di poggiare i piedi su di un terreno esteso, in realtà si trovava ancora su un ponte pericolante e qualsiasi sua mossa, sarebbe stata rischiosa e sperava anche che niente sarebbe apparso per indurla a scappare.

“Perché mi hai condotto qui? Perché ora?” chiese la salvatrice.

“Il momento non lo scelgo io. È da quando sei arrivata qui che cerco di contattarti, ma inutilmente. A quanto pare la mia capacità di mettermi in contatto con te, diminuisce più gli inferi diventato più presenti nei vari reami!” disse Sarah.

“D’accordo, dimmi quello che devi dirmi e lasciami andare, prima che la visione peggiori!” disse Emma.

Sarah sospirò, ma comprendeva il timore della donna “ho fatto fatica a mettermi in contatto con te e non so se riuscirò a rimandarti indietro e…”  rispose Sarah.

“Tu provaci!” tagliò corto Emma.

 

Killian non sapeva come fare a svegliare Emma. Sperava che il ciondolo donatogli da Zelena l’avrebbe protetta, ma evidentemente non fu così. Si trovavano in una situazione alquanto pericolosa e Killian fu quasi tentato di prendere la moglie in braccio e di portarla lui stesso dall’altra parte. Ma sarebbe stato pericoloso. Andando avanti per primo, poteva tastare il terreno e se un asse fosse stata danneggiata e avrebbe ceduto sotto il suo peso, lui prontamente  sarebbe riuscito a salvarsi dalla caduta, ma con Emma in braccio, avrebbe solo garantito la loro morte.

Cercò di riflettere e trovare una soluzione, mentre sentiva Emma che parlava a qualcuno. Sapeva che non si trattava di un demone o sarebbe scappata e la sua espressione sarebbe stata più spaventata. Optò per uno dei fantasmi che fino a quel momento l’avevano in qualche modo guidata.

Non seppe però cosa successe ad un tratto. Emma fece dei passi indietro e quello che temeva accadde. La donna poggiò i piedi su delle assi marci e cadde nel vuoto.

Killian subito si precipitò ad afferrarla, ma ora si trovava in bilico. Cercava di non perdere la presa su Emma, la quale pesava su di lui a peso morto, in quanto non si era accorta di quanto stesse succedendo e quindi non lo stava aiutando a tirarla su. Inoltre doveva cercare di stare attento a non spostare troppo il peso, perché anche le assi che si mostravano più stabili, avrebbero potuto cedere da un momento all’altro.

Cercò di tirarla su, ma fu un compito alquanto difficile in quelle condizioni, ma una voce che lo chiamava, gli diede speranza.

“Regina, stai attenta!” gridò Killian, quando la vide correre verso il ponte.

La donna comprese, anche dall’aspetto del ponte, che era un avvertimento per non cadere anche lei.

Fece attenzione e seguendo le istruzioni di Killian, poggiò i piedi sulle assi già testate.

“Cosa è successo?” chiese la donna, afferrando anch’ella il braccio di Emma e aiutare Killian a tirarla su. Non fu facile nemmeno in quel modo, nemmeno quando la donna riuscì ad afferrare l’altro braccio di Emma, in quanto non era abituata a sollevare pesi di tale portata. Ricorreva sempre alla magia quando doveva sollevare cose piuttosto pesanti, ma proprio in quel momento Emma sembrò uscire dalla sua visione.

 Guardò in basso e vedendo il vuoto sotto di sé si agitò, ma quando sentì la voce di Killian chiamarla e dirle di calmarsi, guardò sopra di sé per vedere suo marito e la sua amica, cercare di impedirle di cadere. Una volta che i due la tirarono abbastanza su da poterle dare maggiore stabilità, si aggrappò a delle corde per aiutare gli altri a metterla in sicurezza.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo e Killian disse “meno male che dovevo essere io quello attento!”

Emma sorrise leggermente “Non pensavo che una visione avrebbe potuto colpirmi proprio ora. Non con questo!” disse, indicando il medaglione.

“Sembra che qui nessun tipo di magia funzioni!” disse Regina.

“Ma come è possibile. Questa terra è magica!” rispose Emma.

“Non lo so love, ma direi di discuterne una volta giunti dall’altra parte!”

Una volta giunti al sicuro. Emma si sedette a terra e quasi le venne la tentazione di baciare il terreno, dopo aver avuto la brutta esperienza di sentire il vuoto sotto di sé. Ormai era evidente. Con i ponti di legno lei non aveva un buon rapporto. Anche quando erano in buono stato, ci pensava qualcun altro a distruggerli per aiutarla a sviluppare i suoi poteri.

“Ora love, cosa è successo durante il tuo viaggetto agli inferi?” chiese Killian.

Ma Regina allarmata chiese subito “Roni era con te?”

Emma scosse la testa “me ne sono accertata e Sarah mi ha riferito che ha cercato di mettersi in contatto solo con me!”

Regina tirò un sospiro di sollievo.

“Ti ha detto qualcosa che ci può tornare utile?” chiese Killian.

“Un terremoto ci ha colte alla sprovvista, cosa che presumo mi abbia spinto a muovermi e mi abbia fatto cadere dal ponti, e quindi non siamo riuscite a parlare molto. Ho la netta sensazione che non sia riuscita a dirmi tutto quello che voleva. L’unica cosa che ha fatto in tempo a riferirmi è stato il fatto che la chiave di tutto è nostra figli!” disse Emma guardando Killian,

“In che senso Alice è la chiave di tutto?” chiese l’uomo, ma Emma scosse la testa.

Bhe qualunque cosa sia, dobbiamo scoprirlo e in fretta!”

 

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Capitolo 39

 

Prima di riprendere il loro cammino, Emma si assicurò che sua madre stesse bene.

Di comune accordo, lei  e i Charmings avevano deciso che Regina sarebbe andata a dare una mano a Emma e Killian, mentre i due principi avrebbero badato alle bambine e soprattutto David avrebbe tenuto buono Snow, che nonostante la ferita, sembrava intenzionata a ricongiungersi con la figlia per starle vicino.

Raggiunsero il castello. Non sapevano esattamente se entrare dalla porta principale o da un entrata secondaria. Avrebbero optato per la seconda opzione, ma non vedevano altre entrate e il portone principale era privo di guardie.

“Avranno tutti talmente paura dei vostri alter ego, che non servono guardie per tenere a bada malintenzionati. Nessuno sano di mente entrerebbe qua dentro!” disse Regina.

“Il che la dice lunga sul nostro stato mentale. Perché anche se non ci fosse nostra figlia la dentro, probabilmente saremmo nella medesima situazione!” disse Killian.

Emma afferrò la maniglia del portone e l’aprì leggermente per dare un’occhiata, all’interno del castello, senza che nessuno potesse accorgersi di loro.

“Possiamo procedere. Non c’è anima viva nemmeno dentro!” disse la salvatrice “Il che non so se sentirmi sollevata o meno!”

“Prima di entrare, vogliamo fare un piano? Parliamo delle vostre versioni come dark one. Vi devo per caso ricordare come eravate? Soprattutto Killian? Con Emma bene o male si poteva ragionare, ma tu mio caro pirata, eri spietato con tutti, anche con Emma e da quanto ho visto, non mi sembra che il Dark Killian abbia una buona considerazione della Dark Emma!” disse Regina.

“Hai ragione Regina, ma non si può creare un piano quando  non sai un accidente né del nemico, né del luogo in cui ci troviamo!”

“Il nemico lo conosciamo!” disse Killian.

“No Killian, non è così. Siamo nella mente di Alice e lei non ci ha mai conosciuti in quel modo. Probabilmente  quelli sono come lei ci ha immaginati in base ai racconti di Henry. Quindi possiamo essere meglio di come crediamo, ma addirittura peggio. Inoltre entrambi potrebbero avere poteri. I miei li conosce quindi è probabile che la Dark Emma, abbia la stessa mia magia, ma non sappiamo a che livelli si sia immaginata quelli di Dark Killian!”

“La dark Emma prima è stata respinta da lui facilmente!” disse Regina.

“Potrebbe anche essere che semplicemente non si aspettasse di essere colpita! Comunque sia, non sappiamo niente. Il piano quindi è questo. Entriamo, troviamo nostra figlia, sconfiggiamo i nostri alter ego e ce ne andiamo!” disse Killian per poi entrare.

“Avventato come sempre!” disse Regina scuotendo la testa.

“Sarà, ma sono d’accordo!” disse Emma seguendolo.

Entrando videro, che tutto era nero. Tendaggi, mattoni, decorazioni, nemmeno il minimo cenno di colore, escluse le pietre preziose che decoravano monili e specchi.

Infondo a quella che era ovviamente la sala dei ricevimenti, vi erano due troni. Uno più semplice e squadrato, l’altro più armonioso e con dorme arrotondati. Erano pieni di polvere, tanto che faceva presagire che nessuno ci si sedette sopra da molto tempo.

Successivamente percorsero un lungo corridoio dove vi erano le varie porte delle stanze. Erano tutte poco arredate, e fortunatamente nemmeno i padroni erano presenti. Sembrava che nessuno vivesse in quel castello, data la calma che aleggiava in quelle mura. Niente guardie, niente servitori, nemmeno topi o scarafaggi sembravano essere presenti in quel luogo. Trovarono due stanze simili e per la presenza del letto a baldacchino era possibile intuire che una apparteneva a Killian e una d Emma versione dark.

“Cominciavo a pensare che ci siamo sbagliati nel credere che qui abitasse solo uno di loro. È evidente che entrambi abitano nel castello!” disse Regina.

 “è sempre la mente di nostra figlia che ha creato tutto questo e ci ha sempre visto insieme e probabilmente non riesce a immaginare  noi due separati neanche in altri contesti!”  disse Killian.

“Ma ci immagina come due separati in casa!” disse Emma.

“questo perché quando litighiamo mi mandi a dormire sul divano love!” disse Killian sorridendo “A quanto pare non mi crede quando le dico che dormo lì perchè ho mal di schiena!”

“Non è stupida Killian. Ci sente litigare!” disse Emma camminando verso un’altra stanza.

“Il fatto che ci siano entrambi potrebbe essere un problema, ma almeno siamo sicuri che Alice si trovi qui!”

Bhe non tanto sicuri. Possono averla condotta in qualsiasi altra parte del reame. Un reame che non conosciamo!” disse Regina.

“è qui. Ne sono sicuro!” disse Killian.

“Come fai a esserne sicuro?” chiese il sindaco.

“Sono suo padre, le sento certe cose!” disse Killian. Prima di fermarsi davanti a un portone e dopo un cenno di Emma, aprila insieme a lei.

Era la sala da pranzo. Con un lungo tavolo in mogano al suo interno e alla fine di esso a capotavola, vi era lei. Emma Dark che  mangiava.

Regina, Killian ed Emma cercarono di nascondersi, ma con un gesto della mano, la Emma Dark li fece entrare “Prego accomodatevi. Gradite qualcosa?”

“Si, nostra figlia!” disse Killian.

“Mi dispiace, ma non credo che sia nel menù!” disse la donna, alzandosi e raggiungendoli dall’altro capo del tavolo “ è da un po’ che gironzolate per il mio castello e fatevelo dire…non è aprendo tutte le porte che trovate, che riuscirete a trovarla!”

“Allora dicci dove è?” disse Regina guardandola storto.

“Perché dovrei?” chiese la dark Emma.

“Perché sai quanto è pericoloso il mio me stesso cattivo e di sicuro non vorrai che capiti qualcosa a tua figlia!” disse Killian.

“Non è mia figlia!” disse la dark Emma, sorprendendo tutti “Non dicevate che era la vostra bambina? Perché ora, magicamente dovrebbe essere diventata la mia? Killian cerca solo un erede da addestrare al male, da succedergli al trono!”

“E non potevate metterlo in cantiere voi due?” chiese Regina.

La dark Emma si avvicinò a Regina e le chiese “Dimmi, cosa di quello che hai visto o come mi ha trattata, ti fa pensare che io gli possa interessare?”

“Perché siete Emma e Killian?” rispose Regina.

“Aspetta, credo che Alice si sia ispirata ai nemici di questo reame al me e Killian di allora in tutto e per tutto. Non riesce a vederci separati nel vivere, ma dai racconti mi sembra che fosse chiaro che all’epoca io e Killian non ci intendevamo!” disse Emma.

“Io odiavo Emma per avermi costretto a diventare l’oscuro!” disse Killian abbassando il capo.

“Si, ma il tuo amore per lei alla fine è uscito fuori e tu Emma, lo hai sempre amato!” disse Regina.

“Vero, ma forse c’è una ragione particolare che spinge Alice a vederci in questo modo. Dobbiamo trovarla e scoprirlo!” disse Emma per poi rivolgersi a sé stessa.

“Dicci dove si trovano Killian e Alice!”

“Mai!” disse la dark Emma, prima di scagliare una forte energia verso la salvatrice, che venne scaraventata contro il muro.

Killian le fu subito accanto “Piano love, hai preso una bella botta!”.

“Sto bene!” disse la donna rialzandosi e afferrando la spada al fianco di Killian, fronteggiò nuovamente la dark Emma.

“Preferirei evitare di combatterti, quindi dimmi dove si trovano!” disse Emma determinata.

La dark Emma sorrise  e fece comparire una spada, del tutto simile ad Escalibur.

“Sconfiggimi prima. Un duello leale. Non userò la magia!” disse la dark Emma, prima di attaccare.

Emma parò facilmente il suo attacco, spingendola successivamente indietro, per poi attaccarla. La Emma dark non era da meno in bravura nell’arte della spada ed era ben evidente ai presenti, come il loro stile di combattimento era identico, ma c’era un ma, è solo a Killian fu evidente la differenza tra le due donne.

“Vincerà chi si stancherà prima!” disse Regina, ma si sorprese nel vedere Killian sorridere.

“Non mi preoccuperei sull’esito dell’incontro. Io ed Emma ci siamo allenati parecchio e si sta solo riscaldando. Sta studiando il suo avversario, che diversamente da lei, sembra già usare le tecniche che conosce!”

“Poi dire tutto questo solo vedendole combattere?” chiese Regina.

“Si, ma anche il modo di respirare mi aiuta a capire chi è in vantaggio!” disse Killian, osservando come Emma, con una girando su sé stessa, riuscì a schivare un fendente proveniente dall’altro.

“Emma respira con il naso, dark Emma ha appena iniziato a respirare con la bocca. Questo ci dice che comincia a essere stanca e inoltre, Alice ha visto Emma combattere diverse volte, ma fino a un paio di anni fa, nel frattempo Emma è migliorata e se questa la mente della mia bambina, che non sa usare la spada, si crea su ricordi di quanto ha visto e sentito. Quindi per forza di cosa Emma è più abile!”

Emma proprio in quell’istante, con un gioco di spade, riuscì a disarmare la sua avversaria e metterla con le spalle al muro.

“Ho vinto. Ora rispetta l’accordo!” disse la salvatrice, ma vedendo la dark Emma titubante, lasciò libera la donna e le disse “Ho capito perché non vuoi dircelo. Alice sa che anche da dark one, non avrei mai fatto vittime inutili e una bambina lo è, quindi credo che anche tu non voglia che gli accada qualcosa di male. Non vuoi dircelo perché faresti di tutto per Killian, speri che aiutandolo possa finalmente dimostrati un po’ di affetto, ma lo sai benissimo che niente di quello che farai gli farà cambiare idea!” disse Emma, rattristata dalle sue parole. Si ricordava come si sentiva quando Killian la trattava male, troppo accecato dal potere oscuro e sperava che facendole provare quel sentimento e facendole capire che in quel modo si faceva solo del male, ella avrebbe ceduto.

“Prendete quella torcia in alto a destra!” disse infatti la dark Emma.

Killian si affrettò a prendere quanto indicato “Fatto e ora?” chiese l’uomo, ma la risposta non arrivò a parole. Infatti, il lungo tavolo si abbassò e venne risucchiato dal pavimento, mentre si apriva, lasciando intravvedere una scala che conduceva ad un nascondiglio sotterraneo.

“Li troverete là sotto!” disse la dark Emma, la quale ricevette un grazie dagli eroi, ma ancora la donna sorrise quando li vide sparire di sotto.

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Capitolo 40

 

Killian, Emma e Regina percorsero la lunga scala che conduceva ai sotterranei.

Il pirata apriva la fila per fare luce, tenendo la torcia precedentemente presa, ma dovette  fermarsi ad un certo punto. La scala finiva con un muro e bisognava svoltare a sinistra per continuare, cosa che permise loro di dare un’occhiata prima di uscire allo scoperto.

Nella stanza che raggiunsero c’era luce elettrica e per questo motivo, sentendo delle voci, Killian provvide a spegnere la torcia, per non far capire che  degli intrusi si erano intrufolati nel covo segreto del suo alter ego.

La stanza non era molto grande. Poteva essere pressochè grande quanto il salone di casa Swna Jones, solo che era tutto  nero, come il resto della casa. Vi erano anche qui poche cose, un misero letto e poche cose necessarie per far vivere una persona. Non vi volle molto ai tre a capire che quella stanza segregata nelle profondità del castello, sarebbe stata la stanza di Alice.

Potevano vedere chiaramente Killian di spalle e Alice con le spalle al muro che cercava di farsi sempre più piccola.

“Allora mocciosa, hai ancora intenzione di continuare a lungo con questi capricci? Cosa credi che mi possa commuovere e farti tante coccole come farebbe il tuo stupido paparino? Qui hai solo due scelte. O mi obbedisci o passerai la tua intera vita qui dentro finchè non ti deciderai a darmi retta!”

“Io non voglio diventare cattiva! Voglio la mia mamma e il mio papà!” disse la bambina spaventata, ma determinata allo stesso tempo.

Il Dark Killian si spazientì e alzò il braccio per colpira, ma Killian gli fu subito addosso per fermare il suo gesto che avrebbe ferito una delle persone che amava di più al mondo e lui non poteva permetterlo.

“Papà!” urla la piccola Alice “Mamma!” disse poi vedendo Emma correrle incontro e abbracciarla.

“Stai bene amore?” chiese la donna.

“Ho avuto tanta paura! Non mi piace questo papà e nemmeno l’altra mamma. Voglio tornare a casa!” disse la piccola stringendo di più la presa al collo della madre.

“Adesso sei al sicuro!” disse Emma poggiandola giù.

“Ne sei proprio sicura?” chiese dark Killian, che nel momento in cui Emma si era distratta con la piccola Alice, aveva approfittato per catturare Regina e Killian per i suoi scopi. I due erano intrappolati in due bolle fluttuanti e per quanto potessero urlare, niente poteva essere avvertito dall’orecchio umano. In più all’interno della bolla era evidente che della magia oscura stava volteggiando intorno a loro che essi lottavano con tutti sé stessi per non essere sopraffatti dalla magia e rimanere svegli. A Regina sembrò di rivivere il momento in cui anni addietro, l’oscurità aveva provato a prendere possesso del suo corpo, prima che Emma venisse in suo soccorso.

“Davvero pensavate di venire qua  senza poteri e affrontarmi? Cos’è? Desiderio di morte?”

Emma si alzò in piedi arrabbiata e spinse Alice dietro di sé “No, desiderio di proteggere le persone che ami, cosa che tu non sai cosa significa!” disse, per poi  stendere la mano e usare la sua magia, ma niente accadde.

Dark Killian scoppiò a ridere, mentre Emma si prese il polso e guardò la sua mano tremare.

“vedo che la tua paura nell’uso della magia non è ancora scomparso, ma se ti può far stare meglio, anche se fossi stata in grado di usare la magia, qui non avrebbe funzionato. Siete spacciati. Alice sarà mia è sarà la prossima regina di questo mondo una volta eliminata l’altra Emma e io avrò pieno controllo di questo regno e chissà…magari anche di altri!”

“E tu pensi di poter  fare il lavaggio al cervello a mia figlia? È stata cresciuta con dei valori che non sono i tuoi!” disse sicura di sé Emma e ora lascia andare Killian e Regina.

“Mia cara salvatrice. Ha solo 6 anni. Ho tutto il tempo di crescerla con dei cattivi principi  e cancellare dal suo cuore tutte le cose mielose che le avete insegnato.

Emma sentì la bambina stringere la presa sulla sua maglia.

“Dovrai passare sul mio cadavere e non importa cosa farai, io ti sconfiggerò!”

Disse Emma determinata.

“Voglio proprio vedere come farai!” Disse Killian prima di scoppiare a ridere, ma presto la sua risata  gli morì in gola. Si sentì ad un tratto debole e un forte dolore gli attraversò tutto il colpo, partendo dal suo stomaco. Non volendo rilasciò la magia che teneva prigionieri Killian e Regina e si guardò l’addome. Una spada spuntava fuori da diversi centimetri e la riconobbe al volo. “Excalibur!” disse sorpreso, prima di voltarsi e guardare chi aveva osato  attaccarlo alle spalle. “Tu, avevi detto che Excalibur non era disponibile in questo regno!”

“Non era disponibile per te!” disse la dark Emma, spingendo ulteriormente la spada nelle sue carni “Sapevo del tuo piano per farmi fuori. Pensavi veramente che mi sarei fatta eliminare da te  come se niente fossi? Ho cercato in tutti i modi di farti accorgere di me, ma niente, mi hai sempre trattato come spazzatura ed Emma ha ragione. Non ne vale la pena.  Mi odiano tutti e allora perché provare a piacere. Meglio seguire il percorso dell’odio e smetterla di rimanere delusi in continuazione e detto questo. Ti dico addio!”

“No, ferma possiamo trovare un accordo e…” cominciò a dire Dark Killian, ma la dark Emma, con estrema velocità estrasse la spada dal suo addome, per pugnalarlo direttamente al cuore.

Tutti erano rimasti scioccati nel vedere  come la situazione si era capovolta. Erano convinti che fosse il dark Killian da temere, come era successo nella realtà, ma quella Emma li aveva sorpresi e tutti volevano capire il perché.

“Cosa diavolo c’è nella mente di vostra figlia?” chiese Regina sconvolta da quanto aveva visto. “Come la mente di una bambina può architettare tutto questo?”

Killian si rimise in piedi e prese posto davanti Emma e Alice per proteggerle.

Regina fece lo stesso, ma non aveva la più pallida idea di come uscire da quella situazione.

La dark Emma scoppiò a ridere e disse “non avete idea di come di si sente bene. Libera da tutti gli obblighi e dolore che l’amore può portare!”.

La donna fece diversi passi avanti e Killian istintivamente spinse tutti indietro “Ora hai avuto la tua vendetta verso di me o meglio dell’altro me, hai ottenuto quello che vuoi, quindi lasciaci andare!” disse Killian.

“Uhm…quanto mi dispiace, ma…in effetti non mi dispiace affatto. No. Non ho nessuna intenzione di  liberarvi. Volevo eliminare Killian da tempo. Ma non riuscivo ad avvicinarmi mai senza che lui mi sentisse. Voi siete stati perfetti nel distrarlo e permettermi di pugnalarlo alla schiena, ma su una cosa aveva ragione!” disse la dark Emma, spostando lo sguardo sulla bambina “Vostra figlia è preziosa per noi e non posso lasciarmela sfuggire. Con la sua mente da bambina in costante evoluzione, potrebbe cambiare questo mondo in qualsiasi istante e non posso permetterlo. Ma non preoccupatevi. Avrò grande cura di lei, dopo avervi eliminato!” disse  lanciandò verso di loro un raggio di magia, che Emma sapeva avrebbe eliminato loro all’istante. Erano i suoi poteri che stava usando e sapeva che non avevano scampo, ma senza nemmeno rendersene conto, lei rispose con la stessa arma.

Due raggi di magia, nera e bianca si scontrarono e Killian afferrò immediatamente Alice in braccio per allontanarla dalla battaglia quanto più poteva, essendo in una stanza non di grandi dimensioni. Regina disse loro che sarebbero stati più al sicuro sulle scale dove il muro poteva proteggerli da residui di magia che venivano scaraventati durante la lotta tra le due donne.

Alice stringeva forte suo padre per paura e la testa era poggiata sul suo petto, non volendo vedere la battaglia che si stava svolgendo tra sua madre e la dark Emma. Aveva paura che quella situazione sarebbe finita in tragedia e sapeva che se fosse successo sarebbe stata solo colpa sua.

Killian cercava di rassicurarla, ma cercava di seguire la battaglia che vi era tra le due Emma. Questa volta non poteva dire chi fosse in vantaggio, come era capitato con il combattimento di spade e sapeva la ragione. Alice conosceva i poteri di sua madre, quindi a cuor di logica, le due donne avevano la stessa potenza. Qui non sarebbe stato come sempre, cioè il bene che vince contro il male, non essendo la Dark Emma, la vera Emma oscura. La bambina si immaginava semplicemente sua madre con il look oscuro che aveva visto nel libro e cattiva, non conosceva veramente i punti deboli dell’essere cattivo. Quindi era semplicemente una lotta tra due Emma alla stessa potenza e lo si poteva dire dal fatto che usavano le stesse tecniche e la stessa potenza nel medesimo istante. Sembravano una mente sola e nemmeno la resistenza avrebbe fatto la differenza.

Poi uno scoppio fece tremare il castello e qualche pietrolina cominciò a cadere giù dal soffitto.

Le due Emma si erano fermate per studiarsi, ma era chiaro che entrambe cominciarono a sentire la fatica dell’utilizzo della magia.

La dark Emma sorrise “Devo ammettere che la me stessa di un altro mondo è davvero forte ed è davvero divertente combattere contro di te, ma non ti dispiacerà se chiudiamo in fretta!” disse, per poi lanciare sfere di energa che Emma riuscì a parare e a schivare con agilità. La salvatrice rispose al fuoco e la dark Emma si difese esattamente come aveva appena fatto Emma.

“Dobbiamo fare qualcosa. Di questo passo nessuna delle due vincerà. Smetteranno quando non avranno nemmeno più un briciolo di energia in corpo!” disse Regina preoccupata.

Killian lo sapeva, ma non aveva idea di come aiutare sua moglie. Era il mondo di sua figlia, non poteva controllarlo. Killian fissò la sua bambina e pensò alla frase che Emma disse prima di entrare nel castello. La chiave è Alice.

Pensò a cosa volesse dire quella frase , finchè non comprese.

“Ma certo!” disse Killian con un sorriso, sorprendendo Regina “La soluzione è sotto i nostri occhi!”

 

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


 

 

Capitolo 41

 

“La soluzione è sotto i nostri occhi!” disse Killian, mentre Regina lo guardava confusa.

“ti dispiacerebbe mettere al corrente anche me?!” chiese la donna, prima di spostarsi per un pelo, quando un'altra pietra del muro si staccò e rischiò di caderle addosso.

“La soluzione è Alice!” disse Killian.

Regina sbuffò “Si, ho sentito quello che il fantasma ha riferito ad Emma, ma di per sé cosa vorrebbe significare che la chiave è tua figlia?”

“Devo combattere contro la mamma cattiva?” chiese la piccola spaventata.

Killian si inginocchiò davanti a lei e le accarezzò la guancia “No, certo che no, tesoro. Ma tu puoi aiutare la tua mamma a evitare che si faccia molto male. Vuoi?”

Alice annuì “Ma come?”

“Esatto pirata, come?” chiese Regina, spazientita, non nascondendo che quella situazione non fosse molto di suo gradimento.

“Questo mondo lo hai creato tu, quindi puoi cambiare le cose!” disse Killian.

“Ho già provato a desiderare che la mamma e il papà cattivi sparissero, ma non è successo niente. Forse non è vero che questo mondo l’ho creato io!” disse Alice abbassando la testa.

“Si, si invece. Pensaci amore. Tutte le cose che abbiamo visto, sono cose che fanno parte di te, delle tue esperienze, delle cose che ti piacciono. Le margherite sono i tuoi fiori preferiti, il lago che abbiamo visto è il luogo dove ogni tanto io e te soli,  andiamo a pescare, il castello sulla spiaggia di Storybrooke, dove la mamma ti porta a giocare, sono tutti luoghi ricreati in questo reame, perché sono legati a te in qualche modo!” disse Killian.

“Si, ma le vostre controparti cattive in che modo influenzano Alice? Non vi ha mai conosciuto in  quelle vesti se non attraverso delle storie!” disse Regina.

“Lo so, ma ci deve essere un collegamento!” disse Killian. “se ha preso spunto dai nostri racconti per creare un cattivo, sostitutivo alla regina di cuore, un motivo del perché ha scelto noi due ci deve essere. Perché non il coccodrillo, la fata nera o Peter Pan?!”

“Tesoro, ascoltami bene. Hai paura che mamma e papà possano diventare cattivi e farti del male?” chiese Regina.

Alice scosse la testa “No, loro mi vogliono bene, non lo farebbero mai!”

“Allora perché introdurli in questo reame?” chiese la donna.

Alice alzò le spalle. Regina  sospirò. Se era una cosa inconscia, come potevano trovare risposte in una bambina di sei anni.

Killian cercò di riflettere, lanciando uno sguardo a Emma di tanto in tanto. Vedeva che la donna cominciava a risentire del troppo uso della magia, ma come lei anche la Dark Emma.

“Ok, proviamo così. Quando Henry ti racconta la storia di Peter Pan, o di Elsa e Anna, o del coccodrillo, cosa provi?” chiese l’uomo.

La bambina ci pensò su “Meraviglia! Sono delle belle storie e tu e la mamma siete fortissimi, voglio essere anche io così coraggiosa!” disse la piccola, aggrappandosi a Killian, quando un forte scossone causato dallo scontro tra la magia nera e quella bianca, fece tremare la terra.

“Bene piccolina, ora prova a pensare attentamente. Provi la stessa cosa quando Henry ti racconta la nostra storia come signori oscuri?”

La bambina abbassò lo sguardo e scosse la testa “Non mi piace quella storia!”

“Perché no, tesoro?” chiese Regina.

“perché…perché tu e la mamma non siete voi!” disse la bambina guardando il padre.

“Riesci a spiegarti meglio?” chiese Killian.

“Tu e la mamma vi amate tanto. Fra di voi esiste il vero amore, che dovrebbe essere il bene più forte al mondo, ma l’oscurità vi ha divisi, si è impossessato di voi e siete diventate delle brutte persone. Tu odiavi tanto la mamma e la mamma ha fatto cose brutte ad Henry prendendo il cuore a Violet e provando a uccidere zia Zelena e mi fa paura questa cosa!”

“Perché?” chiese Killian.

“Perché nonostante l’amore che provavate l’uno verso l’altro, siete diventati cattivi. L’amore non vi ha protetto e allora come può proteggere me dal diventare cattiva?” disse la bambina sorprendendo gli adulti.

“Hai paura di fare gli stessi nostri sbagli?” chiese Killian.

“Dite sempre che vi somiglio. Che ho preso da tutti e due, quindi se voi avete ceduto all’oscurità, io come posso non cedere? Inoltre voi due vi siete salvati grazie al vero amore, ma io non ho un vero amore, quindi come posso salvarmi dal fare del male alle persone che amo? Dal fare del male a te, mamma, Henry, Regina, Robin, nonno e nonna e alla mia sorellina? Se mai diventassi cattiva, lo sarei e basta, non ci sarebbe speranza per me. Inoltre con i miei poteri, sarebbe anche difficile fermarmi e io non voglio questo!” disse la bambina impaurita.

“Oh tesoro, questo non succederà mai! Non puoi diventare cattiva!” disse Regina.

“Come puoi dirlo se…”cominciò la bambina, venendo interrotta da Killian.

“Come hai detto tu, ci assomigli. E se dovesse succede, cosa che non è detto, riuscirai a combattere l’oscurità anche tu, inoltre ci saremo noi. Non è il vero amore che c’è fra due coniugi come me e la mamma, ma non c’è amore più vero di quello che esiste tra genitori e figli. Quindi l’amore salverà anche te!”

“Lo pensi davvero?” Chiese la bambina, speranzosa.

“Questo Killian non spiega la presenza dei darlk Emma e Killian. Se la sua paura è quella di diventare cattiva, dovrebbe esserci  un'altra Alice.

“Io non lo sono mai diventata e non riesco a immaginarmici così, ma la mamma e il papà, grazie alle illustrazioni li ho ben presenti, quindi credo che… ho rappresentato loro due perché come ho detto prima, assomiglio a loro!” disse la bambina.

“Altra domanda. Cosa ti ha spinto a far uccidere il dark Killian alla dark Emma?” chiese Killian alla piccola.

“Io veramente non lo volevo! Volevo che sparissero tutti e due, ma fra i due, il papà cattivo è quello che mi faceva più paura!”

“Perché era più cattivo e ha fatto del  male alla mamma!” disse Killian, che non ricevette una risposta dalla bambina, la quale non sapeva che con il suo subconscio aveva un tale controllo di quel reame.

Killian sorrise.

“Lo trovi divertente, ti ha ucciso in fin dei conti, anche se  non eri propriamente tu!” disse Regina stranita.

“Ha protetto sua madre, non potrei esserne più orgoglioso, anche se non era la vera Emma.

“Si ma ora Emma è diventata peggio di Killian dark e vuole impossessarsi di tua figlia e volgerla al male!”

“Certo, la paura ci impedisce di fare molte cose è spesso ha la meglio su di noi ed è quello che sta cercando di fare il suo subconscio. La sua paura di diventare cattiva, in questo mondo sta cercando proprio di renderla tale e forse ci riuscirebbe anche se restasse qui!” disse Killian.

“Lo dico e lo ripeto, odio il paese delle meraviglie!” Disse Regina prima di sussultare per un altro tremore del castello.

“Dobbiamo muoverci, qui il castello sta cadendo a pezzi!” disse Regina.

“Ascoltami tesoro. Devi avere fiducia in me. Sei la bambina più buona che esiste al mondo e sei nata non solo dal vero amore, da dalla figlia del vero amore. C’è così tanto amore nel tuo cuore, che le tenebre avranno difficoltà a farsi spazio e né io, né la mamma lo permetteremo.

“Nemmeno io tesoro! Hai tanti amici che ti proteggeranno e non devi temere che l’oscurità si impossesserà di te, inoltre una cosa è importante perché il male vinca!” disse Regina.

“Che cosa?” chiese curiosa la bambina.

“Lo devi volere. Tu sai la mia storia e sai che sono stata cattiva. Ho avuto la possibilità di redimermi, ma non ho voluto. Non è l’oscurità che si è impossessata di me, sono stata io a sceglierla perché era più facile.

“Stessa cosa io. Quando ero un pirata cattivo, lo sono diventato perché ho voluto, perché essere cattivi è molto più facile che essere buoni. Tua madre non ha mai ceduto all’oscurità, perché lei agiva con amore, sebbene con gli strumenti sbagliati e anche se lei è inciampata qualche volta, si è sempre tirata su, perché non ha voluto cedere, quindi la domanda è semplice. Tu vuoi diventare cattiva?” chiese Killian.

La bimba scosse freneticamente la testa.

“Allora se questo tuo desiderio è forte, vincerai. Come ora, se il tuo desiderio di salvare la mamma è forte, riuscirai ad aiutarla!”

La bambina guardò Killian, poi Regina. Poi guardò sua madre, sia la vera che quella oscura, e le vide cadere in ginocchio, mentre con le mani continuavano a sprigionare i loro poteri.

Si sedette su uno scalino e chiuse gli occhi per concentrarsi.

La piccola venne circondata da un alone luminoso e Killian vide la dark Emma, scomparire.

“Ce l’hai fatta piccola!” disse Killian prendendo la bambina in braccio e dandole un grosso bacio sulla guancia. Poi posò Alice a terra e andò in aiuto di Emma, per sorreggerla.

“Cosa è successo?” chiese la donna confusa, quando vide sparire la sua cattiva se stessa.

“dovrai ringraziare tua figlia. Come ha detto Sarah, era lei la chiave!” disse Killian, non facendo capire niente ad Emma. “Ti spiegherò più tardi!”

Una forte scossa di terremoto fece tremare tutto e mise in allarme i presenti.

“E ora cosa sta succedendo?” chiese Killian avvicinandosi alle scale.

“Mi sembra ovvio. Se le cose nella mente di tua figlia sono cambiate, cambierà anche in questo mondo. Questo castello probabilmente scomparirà a breve, andiamocene da qui!” disse Regina, afferrando la mano di Alice, mentre Killian aiutava Emma a correre.

Mentre il castello crollava letteralmente a pezzi ed Emma, ricorreva a uno scudo per evitare che tutti loro venissero schiacciati dai detriti, i quattro si persero all’interno delle mura, non sapendo più trovare l’entrata da dove avevano fatto il loro ingresso in quella struttura.

“Per di là, vedo la luce del sole!” disse Regina, riprendendo a correre.

Non era l’entrata principale, ma il giardino reale. Era deserto e spoglio, ma qualcosa attirò l’attenzione di Emma mentre correvano. Si fermò di scatto, facendo quasi cadere Killian.

“Love dobbiamo andare, qui sta sparendo tutti!” l’uomo raggiungendo la donna che si era allontanata.

“Che diavolo state facendo? Non c’è tempo!” disse Regina, mentre vedeva il castello scomparire!”

Emma si inginocchiò a terra e raccolse qualcosa che Killian potè vedere un istante dopo.

“Quella è una rosa rossa, ma come…”chiese Killian.

“è il fiore preferito della mamma !” disse semplicemente Alice, facendo comprendere che quella rosa, in qualche modo, era stata piazzata li da lei e che rappresentava la speranza della dark Emma di fare breccia nel cuore del dark Killian, prima di cedere completamente all’oscurità.

“Bene, contenta del ritrovamento, ma andiamo!” disse Regina.

Giunsero presto al ponte, che oscillava per gli scossoni del terreno e tutti si fermarono, ma Emma urlò loro “Andate!”

“sei forse impazzita, non ci reggerà mai!” disse Regina.

“Ti devo ricordare cosa ho fatto quando mi buttato giù dal ponte per imparare usare la magia?” chiese Emma esaspetata.

Detto questo, Regina non ebbe più niente da obbiettare e fece quello che la salvatrice le disse.

Il ponte non crollò, nonostante i tremori, ma finalmente tutto cessò quando arrivarono dall’altra parte.

Tutti si sedettero a terra per riposarsi, fin quando non sentirono le voci dei Charming chiamarli.

“State tutti bene? Qualcuno è ferito?” chiese Snow, che correva, tenendo un panno sulla spalla ferita.

Emma si alzò in piedi e la raggiunse. Snow l’abbraccio e non si accorse nemmeno dei poteri della figlia che la guarivano.

“Direi che l’unica a essere ferita sei tu…o almeno lo eri!” disse Emma sorridendo.

Snow  e David guardarono la spalla della prima e rimasero a bocca aperta.

“Sei stata tu? Ma…ma come?” chiese Snow.

“A quanto pare ho superato il blocco!” disse Emma alzando le spalle.

“Nonna, nonno!” disse Alice, abbracciandoli.

“Però non mi spiego una cosa. I miei poteri ancora non funzionano, come mai la tua magia si?” chiese Regina.

“Perché sono la salvatrice forse?” disse Emma, sapendone tanto quanto lei.

“Io lo so perché!” disse Chloe “Funzionano solo i poteri che sono più forti di quelli di Alice!”

Roni, che aveva abbracciato la madre appena la vide, la lasciò e fece una magia facendo crescere un girasole “è vero. Anche i  miei funzionano!”

“E tu come sai queste cose?” chiese Killian confusi.

Chloe sussultò alla domanda, ma sorridendo imbarazzata disse “Bhe non ci vuole un genio per capire certe cose. Una magia più debole non può sconfiggere una più forte, no?”

Snow e David alzarono le spalle, accettando la spiegazione.

“Eccovi qui!” siete sopravvissuti, fantastico.

Disse una voce.

“è lo stregatto!” disse Roni, prima che esso comparisse, o almeno il suo corpo.

“Ho una sorpresa per voi. Guardate cosa ho trovato tra le cianfrusaglie che ogni tanto mi piace collezionare nei vari reami?!” disse porgendo loro una, tazza.

“Emma la prese e disse “è una tazza da thè del cappellaio matto?”

Il gatto non potendo annuire, fece un pollice in su.

“Guarda al suo interno love!” disse Killian, afferrando una carta fa gioco.

“Credo che per voi sia giunto il momento di tornare nel vostro mondo. Vi farò scortare dal coniglio bianco.

Il coniglio arrivò da loro urlando che erano in ritardo e che dovevano muoversi. Dovettero camminare in fretta perché il coniglio non sembrava tanto intenzionato ad aspettarli e una volta che giunsero alla porta disse loro.

“Eccovi a destinazione!”

“Grazie coniglio bianco!” disse Alice salutandolo con la mano.

“Si grazie e buona fortuna con quello che devi fare!” disse Emma.

“Ehm non devo fare niente!”disse semplicemente il coniglio.

“Allora perché cavolo ci hai fatto correre?” chiese Killian.

Bhe è  il mio personaggio che mi dice di essere così, prenditela con l’autore della prima storia. E a proposito…tenete!” disse il coniglio allungando un orologio.

“Questo è l’orologio che il cappellaio matto ha cosparso con marmellata, credo che sia più simbolico per la storia dell’altra Alice, di quanto lo possa essere un qualsiasi altro mio orologio. Ci tengo tanto quindi ve lo affido con la promessa che salverete i mondi!” disse il coniglio.

“Ci puoi scommettere. La mia mamma è fortissima!” disse Alice prendendo l’orologio.

“Bene ora, andate, andate, andate!” non fecero nemmeno in tempo a girarsi verso la porta, che si ritrovarono in riva al mare, vicino la Jolly Roger.

“Ma come, niente scalinata? Dopo essere caduti nelle viscere della terra, mi aspettavo una scala di cui non si vedeva la fine.

Bhe direi che è meglio così!” disse Snow, seguendo Killian che si stava dirigendo verso la nave.

Una volta sul ponte il pirata era pronto a spiegare le vele, ma Emma fermò tutti.

“Cosa succede?” chiese Regina, sperando che non ci fossero nuove brutte notizie.

“Dato che non ho più paura di usare i miei poteri, direi di creare anche la scintilla del regno di Oz!” disse Emma.

“Mi sembra un’ottima idea!” disse Regina.

Come per la prima scintilla, ci fu un turbinio di luci che rendeva lo spettacolo meraviglioso e una volta che la scintilla fu completata, poterono constatare che questa fosse verde.

“Bene, anche questa avventura è compiuta. Pronti per la prossima terra?” chiese Killian.

“Ci puoi scommettere!” disse Emma sorridendo al marito che aggiunse “Bene, David, leva l’ancora. La foresta incantata ci aspetta!”

 

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


 

 

Capitolo 42

 

La Jolly Roger era nuovamente salpata per la loro prossima avventura ed Emma era in testa alla nave, che cercava di concentrarsi per prepararsi ad aprire il portale che li avrebbe condotti nella foresta incantata.

Killian al timone della nave la osservava e si aspettava di vedere il portale aprirsi da un momento all’altro, ma si sorprese quando  vide che niente compariva in mezzo alle acque del mare.

Emma si alzò in piedi in allerta, per poi rilassarsi, ma iniziando a parlare da sola.

“Emma, che succede love?” chiese Killian, ma la donna non rispose.

“Per favore, ditemi che non è nuovamente intrappolata in una visione.!” Disse Killian esasperato.

I Charmings si avvicinarono preoccupati per la figlia, ma Roni tranquillizzò tutti dicendo loro “Non è in una visione. C’è Leuca!”

“Chi sarebbe questa Leuca? Un altro dei vostri amici fantasmi?” chiese Snow alla bambina, la quale annuì “Si, quella che viene dalla foresta incantata! Forse vuole aiutarci in qualche modo!”

Tutti sperarono vivamente che fosse così, ma dal volto accigliato di Emma, tutti poterono comprendere che quanto il fantasma aveva da dire, non era qualcosa di positivo.

Emma si girò verso di loro che Leuca se ne fu andata.

“Tesoro, cosa succede?” chiese David avvicinandosi alla figlia e sfiorandole il braccio.

“Dobbiamo brigarci. Abbiamo poco tempo!” disse la donna e senza aggiungere altro, tornò a concentrarsi per svolgere il suo ruolo. Ci vollero un paio di minuti, ma finalmente qualcosa cominciò a formasi nell’acqua e Killian poté indirizzare la nave verso il vortice che divideva le acque marine, buttandosi direttamente al suo interno.

Purtroppo però, si accorsero troppo tardi che quel portale era diverso dal solito. Non vi era un vortice colorato che faceva loro intendere che stessero viaggiando verso un’altra terra. Non vi era niente. Tutto era buio, nero come la pece, spezzato solamente ogni tanto da bagliori rossi come il sangue, poi un forte scossone sorprese tutti, i quali non vedendo cosa stesse succedendo, non riuscirono ad aggrapparsi a niente e vennero scaraventati via dalla Jolly. L’unico a rimanere a bordo, fu Killian, che pilotando la nave, era riuscito a tenersi ben stretto al timone.

 

Fu un forte dolore alla testa a svegliarla dal suo sonno. Aprì gli occhi e in un primo momento non si ricordò cosa fosse successo, poi come in un lampo, tutto tornò alla mente. Si mise di scatto a sedere e si guardò intorno.

Sussultò a quanto vide.

Vide una terra desolata, con alberi abbattuti o morti, il cielo era rosso sangue e le nuvole in lontananza di un nero, più nero della mancanza di luce, che quando si colpivano a vicenda, creavano un frastuono che faceva tremare la terra.

Avrebbe giurato di essersi  nuovamente ritrovata in una visione, ma ricordando quanto le aveva detto Leuca, temeva che non fosse così. Che quello che la circondava fosse la fine che aveva fatto la foresta incantata. Sperava vivamente che il fantasma le avesse raccontato una cosa falsa o che quella fosse veramente una visione, perché altrimenti poteva significare solo una cosa.

Killian, Alice…” cominciò a chiamare, non trovando nessuno nei paraggi.

“Mamma, papà!” continuò.

“Regina, Chloe, Roni, se mi sentite, rispondetemi!” disse ancora.

Nessuna risposta giunse alle sue orecchie e cominciò a farsi prendere dal panico.

Cominciò a correre in una direzione non  del tutto precisa, non sapendo esattamente dove andare.

Se si trovava davvero nella foresta incantata, avrebbe dovuto cercare il castello dei suoi genitori. Era sicura che tutti si sarebbero diretti lì , pensando come un luogo ovvio di incontro nel caso di una loro accidentale separazione. Fermò di colpo la sua corsa, quando si ricordò che le bambine, non sapevano dove fosse il castello. Al diavolo, non lo sapeva nemmeno lei. Era sempre stata condotta, in quanto del tutto ignara di quella terra. Non si era mai del tutto sentita parte di quel mondo, quindi non si era mai presa veramente la briga di conoscere la sua terra di origine.

Emma cominciò a temere per sua figlia, ma sperava che si trovasse con qualcuno.

Regina era vicino alle bambine quando entrarono in quello strano vortice, quindi vi erano buone probabilità che  fossero finite con lei.

Si aggrappò a quella speranza, non potendo fare nient’altro e cercò qualche indizio per capire da che parte dirigersi per raggiungere il castello dei suoi genitori o per l’esattezza, al castello di suo figlio.

Una nuova preoccupazione si aggiunse alle altre che aveva. Henry. Suo figlio aveva deciso di andare a vivere nella foresta incantata, sentendo il mondo reale troppo stretto. In quanto erede aveva ereditato il regno dei suoi genitori e da quanto ne sapeva, come sovrano stava facendo un buon lavoro. Lo aveva sentito un paio di settimane prima…o almeno credeva. Facendo un rapido calcolo dovevano essere passati con l’esattezza 15 giorni e si domandava se in così poco tempo, la foresta incantata poteva ridursi in quel modo, venendo completamente inglobata da quello che lei sapeva essere il mondo degli inferi.

Il paese delle meraviglie, sembrava normalissimo e anche Oz, a parte qualche pazzoide assetato di potere.

Qualcosa non tornava.

Continuò a camminare per quello che le sembravano ore. I piedi erano diventati quasi insensibili e ad un certo punto, inciampò cadendo a terra sfinita.

Si sdraiò a pancia all’aria e osservò il cielo. Era rosso sangue e poteva vedere diversi uccelli neri volare in alto a cerchio.

Sembravano avvoltoi dal modo di comportarsi e quando li vide scendere in picchiata verso di lei, cercò di spostarsi. Si spostò solo di un metro, ma si sentì sollevata nel vedere che non puntavano a lei, ma su colui che l’aveva fatta inciampare.

Si sentì morire il fiato in gola, quando si accorse, che era caduta a causa di una gamba di un cadavere in putrefazione. Quel posto era talmente puzzolente, che non aveva fatto caso a quel corpo. Inoltre i mille pensieri che aveva per la testa, di sicuro non l’avevano aiutata a concentrarsi su dove stesse mettendo i piedi.

Cercò di allontanarsi, quando un rivolo di fumo oltre agli alberi, attirò la sua attenzione.

Sperando di trovare qualcuno, ritrovò in sé un po’ di energia e prese a correre verso quel fumo.

Si ritrovò a pensare con tutta se stessa, che vi fosse un fuoco acceso per cucinare, piuttosto che qualche incendio in procinto di estinguersi o qualche  crepa nel terreno, dalla quale fuori usciva fumo prodotto dal fuoco della terra.

Sorrise quando vide quattro persone, intente a cuocere un cinghiale.

Si diresse verso di loro chiamandoli, ma questi subito si misero in guardia, puntandole delle armi contro.

Alzò le mani in segno di resa e disse a quelli che dagli abiti potevano essere contadini, che non voleva far loro del male.

“Sei qui per il nostro cibo, ma non ti permetteremo di prenderlo!” disse un uomo, facendo un passo in avanti verso di lei.

“No, non voglio il vostro cibo. Voglio solo un’indicazione. Dove si trova il castello dei charmings?” chiese Emma.

Tutti la guardarono stranita.

“Stai scherzando? Ma dove vivi? È la prima cosa che è stato distrutto da quando sono arrivati quei demoni. Questa è la fine della nostra terra. Siamo stati puniti per qualcosa!” disse una donna di mezza età.

“Il castello è andato distrutto? E Henry…cioè il principe Henry, sapete dirmi dove si trova e se sta bene?”

Tutti scossero la testa “Non sappiamo cosa sia successo al nostro sovrano. Probabilmente è perito con la sua famiglia sotto le macerie!”

Emma sentì il suo cuore perdere un battito.

“Da che parte si trova il castello?” chiese nuovamente Emma.

“Non hai sentito quello che ti abbiamo detto? Il castello…” cominciò nuovamente la donna.

“Ditemelo!” ordinò Emma e in quell’istante il fuoco si ingigantì, tanto che due delle persone che erano rimaste vicino al  caldo elemento, dovettero buttarsi a terra, per non venire incendiati.

“Da quella parte a circa un giorno di cammino. Ma  se ci tieni alla pelle, non andare. Lungo la strada vi sono diversi mostri!”.

Emma ignorò il suo consiglio e ringraziando si incamminò.

Cominciava a sentire la necessità di bere e quel caldo innaturale del luogo di certo non aiutava. Sapeva che gli mancava come minimo ancora mezza giornata di cammino, ma ringraziò il fatto di non aver fatto brutti incontri ravvicinati fino a quel punto. Ogni volta infatti che sentiva o vedeva in lontananza qualcosa di sospetto, si nascondeva contro vento, in modo che nessuno potesse percepire il suo odore.

Ma ad un certo punto non potè più tirarsi indietro, quando vide in una radura senza alberi qualcuno scappare. Non riusciva a vedere chi fossero a causa della lontananza, ma poteva vedere dalla corporatura, che si trattava di un gruppo di persone e in mezzo a loro vi era anche qualche bambino.

Voleva giungere al più presto al castello, ma non poteva tirarsi indietro dal salvare quelle persone. Vedeva le persone correre, ma non vedeva da cosa scappassero, finché dal cuore della foresta vide uscire una decina di demoni.

Emma corse verso di loro, mandando avanti però la sua magia, facendo aprire delle voragini al momento giusto, facendovi cadere qualche demone al suo interno. Non tutti però caddero in questo tranello, funzionò infatti con un paio di loro, gli altri continuarono la loro corsa verso quelle persone, mentre altri, l’adocchiarono e si diressero verso di lei.

“Emma!” disse una voce che veniva dal gruppo.

La salvatrice lanciò un’occhiata verso la folla, cercando però di non perdere di vista nemmeno un demone. Potè sentirsi sollevata, almeno in una piccola parte, perché riconobbe sua madre.

Ora sapeva che almeno una persona a cui teneva stava bene.

“Mamma, allontana queste persone, mi occupo io di loro!” disse la salvatrice.

Snow non voleva lasciarla in balia di quei demoni, ma in quanto ex sovrana di quelle terre, si sentiva in  dovere di aiutare il suo popolo.

Emma si rilassò nel vedere che sua madre le diede retta. Avrebbe giurato che avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla.

Si ritrovò con sette dei demoni che vi erano inizialmente, ma doveva ritenersi fortunata, che non fossero quegli enormi bestioni che aveva incontrato in passato e soprattutto doveva ringraziare il fatto che, nonostante gli inferi avevano invaso quelle terre, non avevano ancora il dominio assoluto, in quanto i suoi poteri sembravano funzionare alla perfezione.

I suoi colpi andavano a segno senza problemi, l’unico problema era dato dalla loro resistenza, in quanto quegli esseri continuavano a rialzarsi.

Le venne in mente una soluzione, ma prima che potesse metterla in atto,  vide un paio di frecce conficcarsi negli occhi di un bestione, che cadde a terra dolorante.

“Emma!” disse Snow raggiungendola.

La salvatrice scosse la testa “Mi sembrava strano che te ne fossi andata senza porre resistenza!”

“Non lascerò mia figlia in mano di quegli esseri!” disse Snow, scoccando un'altra freccia, ma questa volta venne afferrata al volo e spezza come un misero ramoscello.

“Mamma, stai indietro. Ho un’idea. Vogliono me giusto? E allora perchè non consegnarmi a loro?” disse Emma sorridendo.

“Cosa? Emma sei forse impazzita?” chiese Snow, prima di vedere sua figlia attuare la magia e vedere quei demoni assumere la stessa forma della salvatrice.

I demoni confusi e non tanto intelligenti, si guardarono l’un l’altro, vedendo in loro altre salvatrici e  non sapendo più chi era chi, cominciarono a combattere tra di loro.

Emma si affrettò ad afferrare sua madre e a teletrasportarsi lontano, in  modo tale, che non comprendessero chi fosse la vera salvatrice.

“Oh Emma!” disse Snow, abbracciando la figlia, appena si materializzarono nello stesso luogo Snow  aveva condotto il suo popolo. Era in un campo verde vicino a un fiumiciattolo, uno dei pochi luoghi che ancora avevano mantenuto il loro aspetto originale.

“Stai bene? Dove sono gli altri?” chiese Emma, ricambiando l’abbraccio.

“Io sto bene. Queste persone mi hanno soccorso, ma…tuo padre non era con me e…” in quel momento Snow realizzò  pienamente la seconda domanda “Sei sola?”

Emma scosse la testa “Mi sono svegliata ed ero sola. Non so dove siano Killian e Alice e…ho paura che…”

“No, non terminare la frase. Staranno bene. Staranno tutti bene. Ne sono sicura!” disse Snow.

“Ma…Henry…il castello è…” disse la salvatrice.

“Lo so. Sono stata informata, ma sai meglio di me che Henry è un uomo in gamba, d'altronde ha preso da me!” disse Snow, facendo sorridere Emma.

Emma strinse nuovamente sua madre, poi determinata disse lei di partire nuovamente verso il castello.

Fece pochi passi che si sentì invadere da delle vertigini e senza nemmeno accorgersene, si ritrovò in ginocchio con sua madre che la chiamava preoccupata.

Emma però non riusciva a sentire la voce della madre e vedeva dei puntini comparire nel suo campo visivo.

Sapeva che da li a poco avrebbe perso i sensi e niente valeva la sua volontà di non cedere.

Sentì poi qualcosa di fresco sulle labbra e del liquido scenderle per la gola. Inghiottì istintivamente e subito si impossessò di quella che, una volta tornata un po’ in sé, riconobbe come una borraccia e ne bevve avidamente il contenuto.

Cominciò a vedere i pallini neri sparire e il suo udito, sembrava migliorare e i rumori circostanti tornarono lentamente.

Diede la borraccia a sua madre, la quale le stava strofinando la schiena. Poi vide una donna, una del gruppo aiutato da Snow, avvicinarsi a lei e porgerle qualcosa.

Era un pezzo di pane con un po’ di formaggio. Emma lo accettò volentieri.

“Ti senti meglio ora tesoro?” chiese Snow.

Emma annuì.

“Credo che tu fossi un po’ disidratata. Con questo caldo e niente acqua, non mi stupirei!” disse la donna.

“Si, lo credo anche io. Grazie!” disse l’ultima parola per quelle persone che la avevano dato cibo e acqua. Doveva ammettere che i suoi sensi stavano tornando alla normalità, ma nonostante questo, sua madre le propose di riposarsi, ma lei fu irremovibile, più di quanto potesse esserlo Snow. Voleva trovare suo figlio e tutta la sua famiglia il prima possibile.

“Mamma, sai dove si trova il castello? Riesci raffigurarti la strada da fare per giungere li?” chiese Emma.

“Certo, come potrei non…”cominciò Snow, prima di sentirsi afferrare il braccio e dire “Allora concentrati sulla strada e andiamo!” disse Emma, concentrandosi e in un batter d’occhio, si ritrovarono davanti a un cumulo di macerie.

“No!” disse Emma “Se Henry si trovava al castello quando e…”

“Emma, te lo già detto, Henry starà bene e anche…” Snow non riuscì a terminare la frase che un grosso ruggito fece tremare la terra.

Emma e sua madre corsero subito a nascondersi fra delle macerie, prima di vedere un demone enorme camminare nei pressi del castello e quello che videro i loro occhi le lasciò senza parole.

Appesò al collo come una collana vi erano dei corpo senza vita di quelli che Snow, poteva riconoscere come il suo popolo dai vestiti che portavano.

Strinse i pugno mentre una grande rabbia si impossessò di lei.

Impugnò il suo arco, ma prima ancora che Emma potesse impedirle di fare qualche sciocchezza, le due donne, si sentirono afferrare da dietro, con una mano che tappo loro la bocca prima di essere portate via.

 

 

 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Capitolo 43

 

Emma e Snow si sentirono improvvisamente afferrare dietro le spalle e, con una mano sulla bocca, vennero trascinate dalle macerie a un nascondiglio segreto, buio, illuminato solo da qualche torcia.

Cercarono di ribellarsi a quella presa, ma nonostante non sapessero chi le avesse afferrate, avevano inteso che il loro scopo era quello di allontanarle dal pericolo dei demoni incombenti.

Si domandavano però se questi rapitori avessero buone o cattive intenzioni. Per quanto ne sapevano, potevano trattarsi di altri demoni, che le aveva portate via, affinchè non venissero trovate dagli altri. Sperarono però che fosse qualche anima buona, intervenuta per salvare loro la vita.

Mille cose passarono loro per la testa, ma Emma, qualunque il rapitore che l’aveva sorpresa alle spalle, con un rapido scatto si libero, afferrò il braccio dello sconosciuto e  con una mossa di difesa personale, lo atterrò e bloccò, mettendosi un piede sul petto.

Snow si sentì liberare subito dopo e la voce del suo rapitore si fece sentire.

“Emma calmati! Siamo noi!”

“David?” disse Snow riconoscendo il marito dalla poca luce che veniva proiettata dalle fiaccole appese sul muro.

Emma sussultò quando vide suo padre, temendo di aver appena atterrato Killian, ma si sorprese ulteriormente a quello che videro i suoi occhi. un grosso peso le sembrò sparire dal cuore.

“Sempre pronta alla battaglia eh…mamma?”

Emma guardò l’uomo davanti a sé ancora un secondo, poi lo abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo “Herny! Grazie al cielo stai bene…ho temuto che tu…”

“Sto bene mamma, tranquilla!” disse Henry, ricambiando l’abbraccio.

Emma si staccò dall’abbraccio, ma afferrò il viso di Henry per ammirarlo ancora un po’. Fu David a svegliarla dall’ammirare il figlio  che non vedeva da tempo.

“Papà, stai bene? Gli altri?” chiese Emma speranzosa.

Il sorriso di Davidi morì e scosse la testa “Non sono qua Emma. Mi sono svegliato da solo vicino al nostro castello e ho pensato che poteva essere un punto di ritrovo, ma quando son giunto qua, ho visto le macerie e ho temuto il peggio. Non so cosa avrei fatto se Henry non mi avesse trovato. Qui intorno è pieno di demoni.

“A proposito mamma, nonno mi ha raccontato tutto quello che sta succedendo. Voglio aiutarvi.Ho qualche idea su quali possono essere gli oggetti che rappresentano la foresta incantata e farò di tutto per darvi una mano!”

Emma sorrise, ma presto si rese conto di qualcosa di storto.

“Dove sono Lucy e tua moglie?” chiese preoccupata.

“Loro stanno bene. Con l’aiuto di alcune fate le ho mandate dove ancora tutto questo non è giunto. Io non ho potuto seguirle. Non potevo abbandonare il popolo!” disse Henry, prima di ricevere una pacca sulla spalla da suo nonno “Questo è mio nipote. Ha preso tutto da me!”

Emma sorrise “Mamma ha detto la stessa cosa  prima!” poi si fece seria. “Non posso restare qui, devo andare a cercare Alice e Killian e…”

Henry la fermò “Mamma aspetta, è pericoloso e non…”.

“Non mi importa se è pericoloso Henry. Non posso abbandonare la mia famiglia e…sei sposato e hai una figlia. Dovresti capire che non posso stare ferma qui!”

“Lo so mamma e non volevo dire che devi stare qui ferma a guardare le pareti, ma di organizzarci. Se dobbiamo uscire per cercare la mia sorellina, approfittiamone anche per procurarci quello che ci serve. Quindi propongo, prima di partire, di fare  rifornimenti di cibo e di acqua. Poi possiamo dare via alla missione salviamo i regni!”

Emma sorrise dolcemente nel sentire dare un nome alla missione. Le faceva ricordare i bei tempi passati. I suoi ricordi vennero interrotti quando vide qualcuno avvicinarsi a Henry. Lo avrebbe attaccato se l’ombra che si stava muovendo non avesse chiamato suo figlio con fare rispettoso, da farle intendere da che parte fosse chiunque si stesse avvicinando.

“Maestà, abbiamo avvistato qualcun altro fuori dal castello!”.

l’uomo  giunse dalla profondità del nascondiglio sotterraneo, che fece intendere alle nuove arrivate, che vi erano altre persone al suo interno e fu proprio lì che Henry le condusse.

Vi era una camera molto grande, dove decine e decine di persone erano sparpagliate in giro, su dei giacigli costruiti con mezzi di fortuna.

Henry si avvicinò a quello che Emma comprese essere un telescopio, che permetteva lui di controllare la situazione all’esterno. Probabilmente era così che suo figlio le aveva trovate.

Vide henry sorridere a quello che vide e corse fuori, seguito subito da tutta la famiglia. Sul volto di Emma apparve un sorriso quando vide la sua bambina. Stava per chiamarla, ma Henry le fece cenno di fare piano. Un passo falso e i demoni avrebbero trovato il loro nascondiglio e sarebbero stati tutti quanti in pericolo.

“Sono lontane perché possiamo condurle all’interno come avete fatto con noi. Se non possiamo chiamarle, come le avvertiamo? Anche se le avvertissimo con un segno, non è detto che le bambine non si mettano ad urlare per la felicità.” Disse Snow.                                        

“So io come fare! Henry hai un a penna e un foglio di carta?” chiese Emma.

 “Eh, veramente no! A cosa ti servono?” chiese l’uomo.

“Voglio scrivere un bigliettino a Regina e con la magia farglielo volare lentamente vicino!” disse Emma.

Herny sorrise divertito.

“perché sorridi?”

“Emma tesoro, se con la magia puoi far volare un fogliettino fino a Regina, puoi anche far apparire carta e penna!” disse Snow divertita.

Emma la guardò perplessa, poi alzando gli occhi al cielo per non averci pensato, fece la magia.

Regina si guardava attorno spaventata. Vedere tutte quelle maceri, non la rassicurava sulle condizione di suo figlio, della sua consorte e della sua nipotina. Pensare che si trovassero tutti la sotto, le fece accapponare la pelle.

“Mamma,  Henry non era a casa quando è venuto giù il castello vero?” chiese Roni, pensando la stessa cosa negativa della madre.

“Mio fratello non di fa sorprendere da un castello ce viene giù. È più forte di così!” disse Alice “Almeno spero!” disse, per poi voltarsi e vedere qualcosa avvicinarsi.

“Regina, cos’è?” chiese la bambina.

La donna vide un pezzo di carta volteggiare verso di lei. Lo prese e lo lesse.

Alzò lo sguardo immediatamente alla ricerca di qualcosa e quando lo vide sorrise.

“Cosa c’è scritto mamma?” chiese Roni.

“Venite con me, ma fate silenzio, i demoni non devono sentirci, intesi?”.

Roni, Chloe e Alice annuirono, ma non ci misero molto a vedere quanto aveva visto Regina. Ad Alice scappò uno squittio prima di tapparsi la bocca e guardare Regina come a volersi scusare.

La donna la incitò a continuare e quando finalmente fu a portata di Emma, la bambina le saltò letteralmente addosso.

Regina invece corse da suo figli “Henry!” disse una volta al sicuro. Lo abbracciò e lo ammirò esattamente come aveva fatto Emma poco prima.

“Henry!” ci fu un urlò all’unisono fa parte di  Roni, Alice e Chloe.

Le tre bambine gli furono addosso ed Henry fu felice di stringerle a sé, anche la terza bambina che non conosceva.

Regina ed Emma si guardarono confuse al comportamento di Chloe.

“Tu chi sei? Non mi sembra di conoscerti!” disse Henry guardando Chloe.

Chloe abbassò lo sguardo “Oh bhe, Alice e Roni mi hanno parlato molto di te e…dato che Emma e Killian mi vogliono adottare, sei mio fratello anche  tu no?!”

Henry sbatte le palpebre curioso e guardando Emma, chiese “C’è qualcosa che mi devi dire?”

“è una lunga storia e si, Killian ed io pensavamo di adottare Chloe!” disse Emma, alzando le spalle.

“Oh, ma è …è fantastico. Piacere di conoscerti!” disse Henry stringendo la mano alla bambina, poi guardando Emma disse “Mi avevi accennato al fatto che tu è Killian volevate allargare la famiglia, ma pensavo che avreste provato in maniera tradizionale e…” Henry non terminò la frase, che alle spalle della sua madre biologica, vide sua madre, fargli segno adottiva di tagliare corto con l’argomento e dalla faccia di Emma, potè comprendere che sua madre e Killian avevano avuto qualche problema nel concepire.

“Ma è meraviglioso, donare una famiglia a chi  non c’è l’ha, è un gesto magnifico e io sono contento di avere una nuova sorellina!” disse Henry cercando di cambiare discorso.

Emma sorrise, ma facendosi seria disse “Manca ancora Killian e lui non ha poteri per difendersi!”

Killian è sopravvissuto a cose peggiori, non mi preoccuperei per lui!” disse  David.

Bhe io si! Vado a cercarlo!” disse Emma prima di girarsi su sé stessa, ma il movimento rapido, la fece gemere di dolore.

“Emma?” chiese Snow, avvicinandosi a lei quando la vide appoggiarsi al muro. Cosa c’è che non va?”

Emma scosse la testa “Niente!”

“Non mentire mamma!” disse Henry.

“Ho avuto una fitta alla schiena. Devo aver fatto un movimento sbagliato. ecco tutto! La fitta mi ha colta di sprovvista e a volte può capitare! Non dovete pensare che a ogni mio gemito, io stia morendo!” disse Emma infastidita.

“Scusa tanto Emma, ma prima stavi quasi per svenire a causa della disidratazione, mi preoccupo eccome. Non è una cosa con cui si scherza e l’assenza di acqua può provocare crampi ai muscoli, quindi magari il tuo corpo non ha ancora recuperato e hai bisogno di riposa…” disse Snow.

“Non continuare ti prego. Berrò tutta l’acqua del mondo se dovesse essere necessario, ma io andrò a cercare Killian.

“D’accordo, ma facciamo come ha detto Henry, procuriamoci delle scorte di cibo, acqua e armi!” disse Snow, non volendo lottare con la figlia, sapendo che era una causa persa. Ma non poteva darle torto, avrebbe fatto la stessa medesima cosa al posto suo.

“Proporrei di lasciare le bambine qui sotto. Sono al sicuro qui!” disse David.

“Ok, sono d’accordo anche io!” disse Regina, mettendo a tacere qualsiasi tentativo di replica di Roni a quell’affermazione e anche Alice potè fare poco. Sua madre sembrava essere d’accordo. Restia a lasciarla, ma sapeva che la bambina sarebbe stata più al sicuro lì, che con loro in superficie.

“Però sarei più tranquilla se qualcuno rimanesse qui!” disse Emma.

“Rimarrò io!” disse Snow “In effetti , non sono molto utile là fuori. Le mie frecce non hanno fatto molto!” disse la donna “Inoltre in assenza di Henry, qualcuno dovrà pur occuparsi della gente qui sotto e in quanto ex regina di queste terre, mi sento responsabile!”

“Se Snow rimane, rimango anche io!” disse David convinto.

Emma annuì, così come anche Regina ed Henry. Si sentivano tutti più tranquilli a lasciare la bambine a loro.

Erano quasi tutti pronti ad andare, ma prima di poter mettere piede fuori, Regina venne fermata dalle bambine.

“Regina, possiamo parlarti un attimo?” chiese Chloe.

“Certo, dimmi!” disse Regina.

“In privato!” disse Alice.

Emma sentì la richiesta di sua figlia e fu sopresa.

Regina  era confusa tanto quanto Emma, si girò verso di lei e con un cenno della testa disse “ Vi raggiungo subito.

 

Il viaggio iniziò in silenzio per non destare l’attenzione dei demoni, ma appena giunti in un punto che sembrava apparentemente sicuro Emma domandò “Cosa ti hanno detto le bambine?”

Regina sussultò alla domanda, nonostante si aspettasse che prima o poi la salvatrice avrebbe tirato fuori l’argomento.

“Niente di importante. Roni voleva dirmi una cosa, ma si vergognava e Alice e Chloe hanno fatto da intermediari.

“Ah va bene!” disse Emma, non staccando gli occhi da Regina.

“Cosa c’è?” chiese infatti il sindaco sentendosi osservata.

“Ti devo ricordare con chi stai parlando? Riesco a vedere che mi stai mentendo, inoltre mi  stai appiccicata come se dovesse succedermi qualcosa! Te lo chiedo un’altra volta. Cosa ti hanno detto le bambine?”

Regina sospirò “è vero. Ti ho detto una bugia, ma è un segreto. Le bambine vogliono che questa cosa rimanga fra me e loro e non ho alcuna intenzione di infrangere questo segreto. Mi dispiace!”

Emma sembrava delusa dalla risposta. Non perché Regina non voleva cosa si erano dette, ma la feriva il fatto che Alice non fosse andata da lei. Aveva un segreto con lei e non vi erano mai stai misteri fra loro due.

Regina sembrò capire cosa passasse per la testa della salvatrice e aggiunse “non è come credi. C’è un motivo per cui Alice non ti ha voluto dire niente. Diciamo che è una sorpresa e non voleva rovinartela, ma ha anche bisogno del mio aiuto!”

Emma vide che questa volta non era una bugia e si accontentò, anche se non riusciva a capire perché le bambine volessero farle una sopresa proprio in quell’istante.

Regina riprese a parlare, cambiando però il discorso “Emma, mi sai spiegare come mai gli inferi si sono impossessati così  in fretta della foresta incantata? Siamo partiti solo da pochi giorni e gli altri paesi stavano bene, come mai qui è diverso?”

“Non lo so. Il fatto che in una decina di giorni o giù di li sia successo tutto questo, mi fa pensare che il tempo sia agli sgoccioli!” rispose Emma.

“Una decina di giorni? Mamme volete scherzare? La situazione qui è così da un paio di mesi non da giorni!”

Emma e Regina sussultarono “Come scusa?”

“è così, quando siete partite da Storybrooke?” chiese Henry.

“Fine ottobe!” disse Regina.

“Siamo a fine marzo mamma!” disse l’uomo, sorprendendo le due donne.

“In alcuni reami il tempo passa in modo diverso, ma…il tempo a Oz dovrebbe essere uguale. A meno che…” incominciò Regina

“Il paese delle meraviglie. Lì  il tempo non esiste. Chissà quanto tempo siamo stati in quel mondo. A noi  è sembrato a malapena un giorno, ma in realtà è passato tantissimo tempo!”

“Quindi anche Storybrooke sarà in queste condizioni!” disse Regina.

“Tranquilla, Robin e Roland staranno bene!” disse Emma.

“Mamme, a mezza giornata di cammino dovrebbe esserci la pianta di fagioli. Se abbiamo la fortuna di non incontrare nessuno e continuami di questo passo, potremo essere lì in tre ore.

“Cosa stiamo aspettando? Muoviamoci!” disse Emma. Per poi passare in testa seguita da Regina ed Henry.

 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Capitolo 44

 

Avevano tutti il fiatone dopo la lunga corsa fatta per evitare di essere acciuffati da dei demoni. Dovettero ringraziare qualcuno al di sopra di loro se erano ancora vivi. O almeno così credevano. Emma, Regina ed Henry giunsero ad un bivio della foresta, dove le strade erano molto differenti tra loro. Tutte e due spettrali, ma una sembrava silenziosa e tranquilla, mentre dall’altra si sentivano provenire dei ruggiti e si poteva intuire che vi era qualcosa al suo interno. Senza pensarci due volte, scelsero la strada più tranquilla, senza mai però abbassare la guardia. Furono sorpresi nel constatare che veramente in quella strada non vi era niente…o almeno così sembrava fino alla sua fine.

Senza accorgersene i tre, si ritrovarono di fatto circondati in un battibaleno da numerosi demoni rosso scuro, muscolosi, con corna lunghe un metro e con degli artigli che avrebbero infilzato chiunque come uno spiedino.

Avevano capito che negli inferi vi erano varie specie di mostri, dai più stupidi ai più arguti, dai predatori normali a quelli che ideavano trucchi per non far sospettare minimamente alla loro preda che si stavano dirigendo direttamente tra le loro fauci ed erano questi ultimi che avevano incontrato.

Emma, Regina ed Henry videro che non solo loro erano cascati nella loro trappola. Vi erano infatti numerosi resti di persone e animali e stavano vedendo la fine che presto avrebbero fatto anche loro, se non avessero ideato presto un piano. Quella calma che avevano incontrato lungo la strada era solo un’esca per dei topolini come loro. Chiunque infatti avrebbe scelto la strada meno pericolosa per giungere a destinazione e i demoni lo sapevano. Dovevano avere e una certa influenza sugli altri mostri, se le strade da loro percorsa non era invasa da altri nemici. Infondo non sembravano comportarsi in modo tanto diversi dagli animali, anche loro si stavano dimostrando territoriali e con una loro zona di caccia e quello era il loro metodo per acciuffare le loro prede. Un po’come il ragno tesse la sua tela e aspetta che siano gli insetti a volarci dentro, Emma e co. erano appena rimasti intrappolati nella loro “ragnatela, perché cercare di scappare era impossibile. Qui demoni non avevano lasciato loro possibilità di scampo.

“Mi sembrava troppo bello per essere vero!” disse Emma, mettendosi in allerta.

“Si anche a me. Mi domando come riusciremo a tirarci fuori di qui! Qualcuno ha qualche idea?” chiese Regina.

“Prima di tutto dobbiamo pensare positivo, secondo combattiamo!” disse Henry, sfoderando la sua spada.

“Vorrei avere anche io il tuo ottimismo Henry!” disse Emma, vedendo che un demone aveva fatto un balzo alto diversi metri, proprio verso di loro.

La salvatrice subito alzò le mani e chiuse gli occhi e richiamò a sé la sua magia.

Il demone ancora in volo caricò un pugno e con potenza lo sbattè contro la barriera magica che Emma aveva eretto.

Fece non poca fatica a reggere il colpo, ma si soprese quando vide che riuscì a resistere alla sua potenza.

“Wow, mamma sei stata fantastica!” disse Henry, vedendo la difesa di Emma.

“Direi che a furia di contrastare sti mostri, sto sviluppando una certa resistenza!” disse Emma, piuttosto orgogliosa di sé stessa.

“vi dispiace concentrarvi qui? Non so se lo avete notato, ma non siamo in una bella situazione!” disse Regina.

Un altro demone imitò il primo, ma questa volta dalla parte del sindaco e sebbene cercò di imitare le gesta di Emma, non ebbe lo stesso risultato. Infatti il colpo ruppe la barriera e Regina fini a terra. Emma intervenne subito in difesa dell’amica. Scagliò un colpo di energia che fece volare il demone per decina di metri.

“Tutto bene mamma?” Chiese Henry aiutando Regina ad alzarsi.

“Si, solo ferita nell’orgoglio al momento!”

“Ragazzi, credo che gli altri non abbiano gradito l’aggressione al loro amichetto!” disse Emma, vedendo che tutti i demoni erano partiti all’attacco in simultanea.

Regina ed Emma si spalleggiarono come ormai avevano imparato a fare negli anni e ricorrendo ai loro poteri,  cercarono di resistere agli attacchi nemici. Henry non fu da meno. Non aveva poteri magici, ma aveva sviluppato una grande tecnica nella spada e l’agilità non gli mancava e schivando gli attacchi con vari fendenti.  colpiva il nemico. Il problema era che  questi rimanevano a terra  solo per poco tempo.

“Ma questi non muoiono mai!” disse Henry, colpendo un altro nemico.

“Sono già morti tesoro!” disse Regina, vedendo un altro demone  attaccare.

“Ora mi avete stufato!” disse la donna, caricando un altro colpo e colpendo il mostro dritto in faccia, facendolo cadere a terra dolorante e non rialzandosi poi così in fretta.

“Il loro punto debole è la faccia!” disse Regina.

Cominciò così una dura lotta a centrare il viso dei nemici. Per Emma ed Henry sarebbe stato quasi come giocare ad un video gioco se non ci fossero state le loro vite in gioco.

Cominciavano tutti a essere stanchi e lo si poteva vedere da come spesse volte mancavano il nemico ed Emma comprese che doveva fare qualcosa per uscire al più presto da quella situazione. Fino a quel momento non erano stati colpiti, anzì erano riusciti a difendersi piuttosto bene, ma sarebbe bastato un solo colpo andato a segno e sarebbe stata la fine. Di certo loro non avevano la stessa resistenza agli urti di quei demoni.

“Emma, qui la situazione si sta facendo grave. Siamo sfiniti e non riusciamo a liberarci di questi mostri abbastanza a lungo per scappare. Colpirli in faccia non è sufficiente se non colpiti tutti simultaneamente. Non so ancora quanto potremo reggere!” disse Regina.

“Dovranno pur avere un altro punto debole, qualcosa che li sfinisca una volte per tutti!” disse Emma.

bhe non so se quello che si è sempre pensato sia corretto, ma  qui sotto c’è poca luce… potrebbe funzionare!” disse Henry poco chiaramente.

“Spiegati…meglio…Henry!” disse Emma tra un attacco magico e l’altro.

“la solita storia tra male e bene,  cattivo e buono, sbagliato e giusto e ombra e …”

“Luce!” disse Emma “Ma certo. Henry sei un genio! La luce  è il loro punto debole! Il male è allergico alla luce simbolo di bontà. Come ho fatto a non pensarci prima. Regina, Henry riuscite a tenerli a bada  per un po’, mi devo concentrare!”  chiese Emma, chiudendo gli occhi.

“Cosa hai intenzione di fare?” chiese Regina preoccupata “Niente colpi di testa. L’ho promesso alla bambine!”

Regina ed Henry fecero quello che Emma aveva chiesto loro. La protessero il più a lungo possibile finché qualcosa li fermò e con loro anche i demoni si quietarono.

Il corpo di Emma cominciò a brillare, sempre di più, una luce talmente forte che solo una volta l’avevano vista sprigionare dal suo corpo.

“è la stessa luce che ha sprigionato quando è stata trafitta da Gideon!” disse Henry coprendosi gli occhi, così come Regina, sebbene servì a poco perché quando Emma fece scoppiare quella luce, nemmeno le palpebre e le mani sugli occhi riuscivano a mantenere il buio.

Si sentirono delle urla mostruose e solo per questo Emma comprese che stesse funzionando, ma sentiva anche che la sua energia cominciava  a venirle meno, ma volle tentare un'altra cosa. Non ci aveva pensato prima perché non aveva mai provato a fare una cosa del genere prima. si era teletrasportata sempre e solo pensando a un luogo che conosceva e solo da signora oscura solo pensando un luogo anche se non sapeva dove si trovasse, ma decise di provare a pensare a lui, di pensare direttamente a Killian. Di utilizzare il loro legame per trovarlo e per questo si concentrò ulteriormente, fino a sentirsi pronta per teletrasportarsi nella spazio  includendo anche Regina e Henry.

Quella luce che li avvolse si spense e Regina ed Henry si trovarono un attimo spaesati, ma il secondo si riprese in fretta quando vide la sua madre biologica ondeggiare e subito dopo rischiare di crollare a terra. Riuscì ad afferrarla in tempo e subito Regina le fu accanto.

“Mamma, cosa ti succede?” chiese Henry scuotendola per svegliarla. Invano.

“Che cosa hai combinato Emma?” disse il sindaco spostando una ciocca dal viso della salvatrice. Scosse la testa “Non riesci mai a stare tranquilla, devi sempre fare la spericolata!”

“Cosa è successo mamma?” chiese Henry a Regina.

“non le è bastato stordire i nemici, ha usato la magia per portarci a destinazione!” disse Regina, indicando la pianta di fagioli che si estendeva in tutta la sua imponenza.

“La pianta di fagioli. Ma se poteva portarci qui fin da subito, perché non lo ha fatto prima?” chiese Henry logicamente, in quanto avrebbero risparmiato un sacco di strada e soprattutto guai.

bhe il nostro intento non è solo quello di recuperare gli elementi simbolici di questa terra, ma anche di trovare Killian e se ci spostiamo così, di sicuro non lo troveremo mai, a meno che non si trovi, guarda caso, proprio in uno di questi luoghi.

“Ok, ma ora che facciamo? Dobbiamo salire sopra quella pianta e la mamma non sembra volersi svegliare!” disse Henry.

“meglio lasciarla riposare, ne ha veramente bisogno!” disse Regina sospirando “ma perché le bambine mi hanno voluto rivelare il loro segreto?” disse la donna esasperata.

“Che segreto?” chiese Henry curioso.

“Uhm niente di cui tu ti debba preoccupare. Basto io! Allora facciamo una cosa. Qui sembra che gli inferi non siano ancora arrivati, quindi dovreste essere abbastanza al sicuro. Tu occupati di tua madre, mentre io mi faccio un viaggetto lassù!” disse Regina.

“No mamma, vado io. Potrebbe essere pericoloso e…” cominciò Henry.

“Appunto per questo tu rimarrai qui. Io ho la magia e posso usarla sia per salire lassù, sia per difendermi nel caso ci sia qualche nemico. Cosa che spero non ci sia dato che non dovrebbero più esserci giganti!” disse Regina.

“In teoria non ci sono nemmeno fagioli eppure ci siamo diretti qui!” disse Henry.

“Dove è il tuo ottimismo? Troverò qualcosa. Anche solo un seme andrà bene!” disse Regina convinta.

“Mamma, per favore, lascia andare me…ti prometto che starò attento e…”Henry provò ad insistere, ma Regna lo interruppe “Henry, adulto o meno sono ancora tua madre e comando io, intesi?”

Henry alzò gli occhi al cielo  e sbuffò “D’accordo. Cercherò un luogo riparato nei d’intorni. Fai attenzione, mi raccomando!”

Regina annuì e facendo ricorso ai suoi poteri, cominciò la scalata.

Quando arrivò in cima, si sorprese di trovare terra in cielo. Non era mai salita li sopra e pensava di trovare un castello tra le nuvole o qualcosa del genere come spesso le favole raccontavano, ma non aveva tempo per lo stupore, si armò di determinazione si incamminò in quel castello che la faceva sentire piccola come una formica, dato le dimensioni imponenti.

Non si pose nemmeno il problema di come entrare al suo interno, dato che la porta in legno, logorata dal tempo, nonostante fosse chiusa, permetteva il passaggio a piccoli animali dalle sue crepe e in questo caso a lei.

Non sentiva rumori al suo interno, cosa che le fece pensare che non vi fosse nessuno, ma le  fiaccole accese a illuminare l’interno del castello, non le fecero sperare troppo in questa sua idea. Qualcuno avrebbe dovuto pur accenderle.

Arrivò in quello che era il salone. Era parecchio malandato e con pochi mobili al suo interno. Vi era un tavolo con delle sedie, qualche scaffale con diverse assi penzolanti e qualche cianfrusaglia qua e là rannicchiato negli angoli.

“Dove posso guardare per cercare qualche fagiolo?” si domandò Regina, prima di cadere a terra a causa di una scossa di terremoto.

La donna comprese subito che non poteva trattarsi di un sisma, terra o meno, si trovavano in cielo, quindi l’unica cosa che poteva aver provocato quello smottamento, era il camminare di un essere gigante.

Di fatto, dovette aggrapparsi a un oggetto a terra, per non cadere ogni volta che quell’essere calpestava il terreno.

Finalmnte il gigante si fece vivo e Regina fece una smorfia. Era proprio mostruoso, non era semplicemente un essere umano troppo cresciuto. Sembrava più un troll gigante che un gigante e basta. Era pelato, e con la gobba, i denti storti e un naso grosso e pronunciato con porri che lo contornavano. Inoltre aveva un occhio solo funzionante. La cosa strana sembrava che l’altro occhio fosse stato ferito di recente, vedendo la benda che lo contornava con del sangue sopra.

Regina cercò di spostarsi in un'altra stanza per continuare la sua ricerca, sarebbe stato più sicuro per lei, in quanto sembrava che il gigante stesse per mettersi a tavola, ma prima di fare un solo passo, notò qualcosa che le fece accapponare la pelle.

Il gigante aveva in mano qualcosa, un filo teso che reggeva qualcosa alla sua estremità. Era un essere umano appeso per le braccia, che ancora cercava di scappare, perché aveva ben inteso che sarebbe presto finito nelle fauci di quell’essere.

Solo una parola uscì dalle labbra di Regina “Killian!”

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Capitolo 45

 

Killian cominciava a non avere più forze, non che quella che aveva usato fino a quel momento per liberarsi, fosse servita a qualcosa per scappare da quella bruttissima situazione.

Si era risvegliato da solo nella foresta incantata e subito gli fu palese che qualcosa non andava. Era tutto simile al luogo che aveva sognato, toccando la mano di Emma tempo addietro. Non ci mise molto a capire che gli inferi avevano invaso la  sua terra natia.

Si mise immediatamente alla ricerca di Emma e sua figlia, fu il suo primo pensiero, sebbene doveva ammettere che, essendo l’unico in famiglia privo di poteri magici, era lui quello maggiormente in pericolo, ma aveva constatato cosa poteva trovarsi in quei luoghi e per niente al mondo voleva che la sua bambina si trovasse davanti a qualche mostro pronto a mangiarsela, proprio come stava succedendo a lui.

Si trovava in quel guaio per puro caso. Mentre cercava la direzione per il castello di Henry, pensandolo a come un punto di ritrovo, si imbatté nella pianta dei fagioli sulla quale aveva vissuto uno dei suoi primi momenti insieme ad Emma e lui sapeva bene cosa voleva significare. Uno degli elementi che servivano loro per poter creare la scintilla di quella terra necessaria per salvare il mondo, si trovava alla sua estremità, o almeno ci sperava dato che sapeva che non vi erano più i giganti ad occuparsi della crescita dei legumi magici. Volle tentare la fortuna, sperando di trovarne uno sotto a un mobile perso per caso, così intraprese la lunga scalata.

Si trovò impreparato quando si ritrovò un gigante davanti. Credeva che non ce ne fossero altri, ma non si spaventò. Anzì provò un approccio amichevole, dato che con l’ultimo aveva funzionato. Emma aveva risparmiato il gigante che aveva cercato di ucciderli e lui aveva ricambiato il favore e ora viveva a tranquillamente a Storybrooke. Gli era addirittura capitato di bere dell’alcol insieme in qualche serata.

Killian non fece poca fatica a farsi notare. Quel bestione sembrava proprio non volersi accorgere di lui. Dovette lanciargli un pezzetto di mattone che si era staccato da una parete per farsi notare. Il gigante lo prese in mano e cominciò ad osservarlo incuriosito, come a voler capire che  tipo di insetto fosse. A Killian non fu strano il fatto che lo studiasse in quel modo. Per quanto ne sapesse, poteva benissimo non aver mai visto un essere umano e per questo con tranquillità provò a parlargli e a spiegargli la situazione.

Il gigante però non sembrava ascoltarlo, anzì tirò fuori la lingua e lo leccò dalla testa ai piedi.

Killian poteva affermare di non aver mai provato niente di così disgustoso. Oltre a essere la sua bava densa e appiccicaticcia, il suo odore era tra i più nauseabondi mai provati fino a quel momento.

“Fame!” disse il gigante.

“Ehi amico, guarda che non sono il tuo spuntino!” disse Killian, non prevedendo niente di buono.

“Tanta fame!” aggiunse il gigante, prima di avvicinare la mano che teneva Killian alla bocca spalancata. Killian comprendendo dove quell’essere voleva andare a parare, sfoderò la sua spada  e con un salto gli incise l’occhio.

Il gigante urlò di dolore e fece cadere killian, il quale aggrappandosi ai brandelli dei suoi vestiti logori, evitò di schiantarsi a terra, ma non fece in tempo a scappare, che il gigante, con la mano che non usava per fermare l’emorragia all’occhio, lo imprigionò sotto a un bicchiere di vetro.

Killian provò più volte a rovesciare il bicchiere. Con calci e spallate, ma questo non sembrava cadere e ora si ritrovava nuovamente a un passo dall’essere inghiottito.

Lo vide addirittura preparare un primo piatto con cui accompagnarlo e rimase sorpreso nel vedere cosa c’era nel piatto, ma non poteva gioire, doveva prima di tutto trovare un modo per scappare.

Tutto successe in un attimo. Vide qualcosa colpire il gigante al secondo occhio e nuovamente si ritrovò a precipitare nel vuoto, senza però avere niente a cui aggrapparsi.

Fortuna volle che il primo piatto fosse sotto di lui, così il suo atterraggio venne attutito.

Nonostante fosse solo un piatto di minestra, doveva ammettere che era molto profondo e data la consistenza e gli ostacoli vari composti dalla verdura, arrivare a bordo piatto non fu tanto semplice.

“Muoviti Hook, dobbiamo andarcene da qui!” disse il suo salvatore.

“Regina? Che ci fai qui?” chiese Killian sorpreso di ritrovarsela davanti.

“Ti salvo il fondoschiena, quando dovrei pensare a salvare quello di tutti noi!” disse Regina, cercando di non perdere mai d’occhio le movenze del gigante. Sapeva infatti che prima o poi si sarebbe scatenato ed accadde proprio questo. Il tavolo venne rovesciato, quando l’essere gigante si alzò di scatto e sia Killian che Regina, volarono come dei miseri insettini, in balia del loro predatore, ma grazie ai riflessi della seconda, si salvarono. Regina infatti usò la magia per farli cadere a terra delicatamente.

“Ok. Non ci vede, ma potrebbe farci molto male comunque se ci lancia accidentalmente qualcosa contro. Andiamo!” disse il sindaco.

Regina fece per correre via, ma Killian l’afferrò e la tirò sotto alla credenza pericolante, dove sarebbero stati al sicuro, finchè il gigante non ci si sarebbe scagliato contro.

“Dobbiamo recuperare i fagioli magici!” disse Killian.

“Si, è per questo che sono qui, ma non ne ho visto l’ombra!” disse Regina.

Bhe io si e stavo per finire insieme a loro nello stomaco di quel brutto troll là!” disse Killian.

Regina fu stupita dal commento del pirata, ma comprese quello che voleva dire e curiosa, guardò la minestra rovesciata a terra. Vide oltre a broccoli, carote e patate, dei fagioli. Non sembravano avere niente di strano, ma poco prima di distogliere lo sguardo, vide il luccichio di uno di loro.

“Quelli sono…” cominciò Regina.

“Esatto…sono fagioli magici. Non sapevo si potessero mangiare!” disse Killian.

“Sono più proteici dei fagioli normali, il problema è che una volta cotti perdono le loro proprietà magiche, quindi quei fagioli lì, non servono al nostro scopo!”

“Può darsi, ma dubito che li compri al supermercato. Deve coltivarli. Era il lavoro dei giganti in fin dei conti. Quel bestione deve aver preso in eredità l’impresa di famiglia!” disse Killian, incamminandosi.

“Dove stai andando ora?” chiese Regina.

“A cercare il suo giardino botanico!” disse Killian cominciando a correre verso una porta abbastanza vicina a loro, o almeno lo sarebbe stata se fossero stati di grandezza normale per quei luoghi.

Killian per poco non venne schiacciato da un vaso di terra cotta, lanciato a caso dal gigante ancora intento a dimenarsi per il fatto di essere stato accecato. Regina e Killian arrivarono fortunatamente incolumi alla porta, ma prima che questi potessero cambiare stanza il gigante urlò “Chi è stato? Chi è stato a farmi questo?”

“Nessuno!” disse Killian per poi attraversare la porta attraverso l’ennesima apertura nel legno.

Una volta nella stanza Regina guardò Killian stupita.

“Cosa?” chiese il pirata.

“Davvero? Nessuno?” chiese Regina.

“Gigante accecato…non ho resistito!” disse Killian divertito.

“Mi domando quando mai ti sei messo a leggere l’iliade!” disse Regina.

“Iliade? Ma no. Ho guardato un film su Ulisse qualche tempo fa insieme ad Emma!” disse Killian tornando serio “Regina, sai qualcosa di Emma e Alice e Chloe?”

Regina annuì “Tua figlia e Chloe stanno bene. Sono rimaste al castello con i charming. Emma e giù che ti aspetta insieme ad Henry!”

“Henry? C’è anche lui? Sta bene? E perché Emma ed Henry ti hanno lasciato sola in questa impresa?” chiese Killian stranito.

“Henry sta bene e…sono venuta io perché Emma non è potuta venire! Ma sta bene! Più o meno!” disse Regina.

“Cosa significa più o meno?” chiese Killian cominciandosi ad agitare, ma tirò un sospiro di sollievo quando Regina gli raccontò, il troppo uso di magia della sua amata  e delle conseguenze.

“D’accordo. Muoviamoci a trovare questi fagioli. Voglio andare da Emma il prima possibile!” disse Killian incamminandosi, ma fece un solo passo prima di rendersi conto che avevano già trovato quello che volevano. Senza farlo apposta erano finiti nel piccolo orto dove quel gigante coltivava i fagioli. Ce n’erano a migliaia, ma prima ancora di gioire della loro missione riuscita, killian dovette girarsi quando sentì l’urlo di Regina.

La vide fare dei passi indietro, mentre un ragno gigante gli si avvicinava lentamente.

Killian subito l’affiancò e disse di non temere.

“come faccio a stare tranquilla con un ragno gigante che avanza verso di me?” chiese Regina.

“I ragni in genere non sono predatori che vanno a caccia, aspettano che la sua tela imprigioni il mal capitato. In questo consiste la loro tecnica di caccia. Probabilmente questo ragno sta solo cercando di tornare a casa sua!” disse Killian non spaventato, nonostante fosse davvero molto, molto grande.

Il ragno infatti si avvicinò loro, ma li oltrepassò, non degnandoli nemmeno di uno sguardo.

Regina tirò un sospirò di sollievo.

“Sai, avrei voluto vederci Emma al tuo posto. Quando era incinta di Alice, ha quasi dato di matto per un ragnetto molto più piccolo!” disse Killian divertito.

Regina alzò gli occhi al cielo e disse “Muoviamoci e prendiamo sto benedetto fagiolo!”

Questa volta riuscirono nell’impresa, ma non con poca fatica.  Ora si rendevano conto che fatica doveva fare una formica per muoversi  in un semplice campo di erba. Ogni singola cosa era un ostacolo. L’uncino di Killian tornava utile per tagliare fili d’erba o steli di fiori appassiti che impedivano il loro passaggio, senza contare la numerosa fauna che abitava quel giardino che, anche se li ignoravano, non era bella a vedersi essendo per lo più scarafaggi.

Ma alla fine un insetto in particolare li adocchiò e minaccioso si avvicinò loro. Questa volta si trovarono davanti una mantide religiosa.

“Io ora mi preoccuperei!” disse Killian.

“perché? A meno che non sei suo marito, non devi temere! Non mi risulta che le mantide siano pericolose per gli umani!”  disse Regina.

“Per gli esseri umano che non sono grandi quanto le sue prede e quella ci ha già puntato!” disse Killian.

“Ce n’è un'altra!” disse Regina, vedendone avvicinarsi un’altra con i due denti davanti al muso che si muovevano freneticamente.

“Ho un piano!” disse Killian.

“Quale?” chiese Regina.

“Non so tu, ma io sono stufo di essere a un passo dal diventare cibo per qualcuno. Quindi proporrei di svignarcela!” disse Killian.

“Questo sarebbe il tuo piano?” chiese Regina esasperata.

“Ne hai uno migliore? Su fai un abracadabra e portaci via da qui!”  disse Killian.

Regina alzò gli occhi al cielo e con un gesto della mano e pensando al luogo dove voleva andare, trasportò tutti e due via da quel luogo, giusto un attimo prima dell’assalto dei due insetti che si scontrarono tra di loro.

Entrambi si ritrovarono ai piedi della pianta di fagioli, ma subito Killian notò l’assenza di Emma ed Henry.

“dove sono Henry ed Emma?” chiese Killian guardandosi intorno.

“Lo scopriremo subito!” disse Regina facendo uso della magia di locazione per trovare suo figlio. Si era portata con sé un bottone del vestito di Henry apposta pe utilizzarlo in quel frangente.

“Emma!” urlò Killian quando li avvistò. Henry si alzò in piedi, lasciando sua madre dormire a terra. Non aveva provato a svegliarla. Quando sarebbe stata pronta. Lo avrebbe fatto da sola.

Killian, che bello rivederti, non credevamo di trovarti qui!” disse Henry, per poi abbracciare l’uomo che per anni gli aveva fatto da padre.

“Per fortuna la buona sorte gira ancora dalle mie parti. Sarei stato spacciato senza tua madre!” disse il pirata ricambiando l’abbraccio, per poi controllare sua moglie.

Respirava in modo regolare e sembrava semplicemente dormire. Killian potè tirare un sospiro di sollievo.

“Come è andata?” chiese Henry vedendo sua madre con un aria sorridente.

“Giudica tu!” disse Regina, mostrandogli un fagiolo.

“Ma è fantastico. Chissà che avventura avete vissuto…ma cosa ci faceva Killian lassù?” chiese Hnery curioso.

“Lasciamo perdere. Più che un’avventura, è stata una barzelletta!” disse Regina scuotendo la testa. “Proporrei di recarci al lago  Nostos visto che siamo sulla strada!”

Killian si morse il labbro “Il lago è prosciugato. Non troveremo mai quello che cerchiamo in quel luogo.

“Io direi di tentare. Neanche qui pensavamo di trovare i fagioli. Io credo che troveremo quello che cerchiamo!” disse Henry convinto.

“E sono sicura che tu abbia ragione!” disse Regina, poggiando la mano sulla spalla del figlio.

Killian guardò Emma, per poi raccoglierla tra le sue braccia “D’accordo. Emma si fiderebbe del tuo intuito e io non voglio essere da meno!”

Disse Killian.

“Bene, andiamo!” disse Regina aprendo la strada.

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Capitolo 46

 

Ci volle più tempo del previsto, prima di arrivare solo a metà percorso. Il lago Nostos non era particolarmente distante dalla pianta di fagioli. Ci voleva al massimo mezza giornata di cammino in condizioni normali, ma Killian, Regina ed Henry  non avevano avuto vita facile e i tempi si erano prolungati.

La foresta incantata come la ricordavano loro, sembrava sparire ogni minuto di più. Il pericolo era ovunque, ma per fortuna di Killian, dopo tanti anni sull’isola che non c’è, i suoi sensi si erano abituati a scorgere il pericolo prima che questi lo sorprendessero e grazie a questa abilità, riuscì a mettere in salvo lui e gli altri prima che qualche demone facesse loro la pelle.

Di tanto in tanto si fermavano anche a riprendere fiato, per permettere al pirata di riposare le braccia, dato che non sembrava minimamente intenzionato a lasciare Emma un secondo, nemmeno per affidarla ad Henry.

Spesso abbassava lo sguardo per vedere segni di risveglio provenire dalla sua amata, ma solo una volta la vide aprire gli occhi. Si fermò di colpo quando vide i suoi occhi fissarlo, ma poteva dire che Emma non era del tutto vigile. Poteva affermare che in qualche modo la donna fosse ancora intontita da non capire cosa stesse succedendo, ma era sicuro che lo avesse riconosciuto, perché chiuse nuovamente gli occhi e si riaddormentò con un leggero sorriso sulle labbra. Questo era quasi impossibile da vedere per chiunque, ma non per lui. Ormai conosceva Emma talmente bene che poteva scorgere ogni minuscola deformazione del suo viso e ora il suo volto sembrava più sereno rispetto a poco prima.

Camminarono finchè non giunse la sera.

A quel punto neanche i sensi di Killian potevano aiutarli più di tanto dato che nessuno di loro poteva vedere al buio.

Trovarono un’insenatura in una roccia, che fungeva da piccola grotta, tanto che non potevano essere sorpresi alle spalle, ma potevano scorgere eventuali pericoli venire da fuori. Killian appoggiò a terra Emma, coprendola poi con la sua giacca. Non era saggio accendere un fuoco, ma in effetti non vi era più quella escursione termica tipica della foresta e tutto sommato, riuscirono tutti a stare al caldo. Solo una luce creata dalla magia di Regina illuminava l’ambiente, ma aveva fatto in modo tale che solo loro potessero vederla.

Regina cominciò a temere che tutto fosse perduto. Era tutto così diverso e spaventoso e non sapeva più nemmeno se il lago di Nostos potesse esistere ancora. Venne destata dai suoi pensieri negativi dalla voce di Killian, che aveva preso a guardare Emma preoccupato.

La donna infatti non dormiva mai per così tanto tempo, nemmeno nei week end quando aveva la possibilità di poltrire fino a tardi.

“Cosa diavolo è successo per svuotarla così dalle sue energie?” chiese Killian, guardando Regina e Henry.

Regina spostò il suo sguardo sulla donna e sospirò “Come al solito ha usato troppa magia per salvarci!”.

“Non è mai successo che venisse messa ko così a lungo. Sta dormendo da un giorno praticamente!” disse Killian.

“Credo abbia usato un potere molto più forte del solito. Hai presente quello che sprigionato durante la lotta contro Gideon? Li era addirittura morta, riteniamoci fortunati se dorme!” disse Henry.

“Si, ma in quel frangente era stata anche trafitta da una spada in pieno ventre!” tenne a precisare Killian.

“Era simile al potere che sprigionò Luce il giorno della nascita di Alice. Non era la stessa potenza, ma era un potere simile e dopo è stata in coma per parecchio tempo. Anche se pure in quel caso c’erano altre circostanze che spiegavano il suo stato, ma comunque sia, deve aver svuotato il suo corpo da energia…se poi teniamo conto pure delle sue condizioni, è normale che riposi!” disse Regina, per poi rendersi conto delle sue parole.

“Condizioni?” chiese Killian confuso.

Regina alzò le spalle cercando di minimizzare quanto avesse detto “Da quando è incominciato sto casino, Emma è quella che è stata messa maggiormente alla prova, tra visioni, visite all’inferno, l’isola che non c’è. Abbiamo inoltre dormito tutti male e con il peso sulle spalle della fine del mondo. Con queste circostanze, puoi biasimarla se dorme un po’ di più?” chiese Regina.

Killian scosse la testa “No, ma non starò tranquillo finchè non avrò la certezza che stia bene!”

Proprio in quel momento si sentì un gemito di Emma e dalla sua bocca, con un poco più di un sussurrò uscì fuori il nome di Killian.

L’uomo le accarezzò la testa dicendole che era lì accanto a lui e in quel momento la salvatrice aprì gli occhi e lo guardò, questa volta più lucida e si ricordò tutto quanto.

Si mise di scatto a sedere e abbracciò l’uomo “Killian…stai bene!”

L’uomo ricambiò l’abbraccio e sorridendo disse “Ne dubitavi Swan?”

Emma allentò l’abbraccio e si guardò intorno confusa. Poi guardando Regina e suo figlio domandò “cosa è successo?”

Le venne spiegato la loro avventura sulla pianta di fagioli e come erano giunti fino a lì.

“Grazie Regina per aver salvato Killian!” disse Emma con gratitudine, prima di afferrare un borraccia d’acqua dalla donna. Aveva sete, ma oltre a questo aveva promesso a sua madre di tenersi idratata, per evitare di svenire nuovamente.

“Figurati, ma la prossima volta il tuo amata pirata, farà bene a stare attento a dove finisce, perché non ci sarò sempre io a tirarlo fuori dai guai!” Disse Regina.

“La stessa cosa vale per te maestà, perché nemmeno questo affascinante pirata potrebbe essere nei paraggi, quando non avrai la situazione sotto controllo!” disse Killian punzecchiandola.

“Ma io non ho bisogno del tuo aiuto  capitan eyeliner! So benissimo cavarmela da sola!” rispose Regina.

“Diciamo che tutti hanno bisogno di qualcuno per andare avanti in questa avventura, prima che delle semplici prese in giro, diventino un motivo di discussione!” disse Henry.

“Concordo con Henry!” disse Emma, per poi aggiungere “Dato che ho fatto la bella addormentata fino ad ora, consiglierei a voi di dormire, io sto di guardia!”

“Io accetto volentieri la tua proposta Emma. Buona notte!” disse Regina, sdraiandosi a terra come meglio poteva.

“Se non ti dispiace seguirei l’esempio della mamma, mamma!” disse Henry chiudendo gli occhi, rimanendo seduto.

Mentre Killian fu più difficile da convincere, non volendo lasciare Emma sola, ma alla fine la stanchezza cedette e si addormentò sulle gambe.

Furono dei tremori della terra che destarono tutti di colpo.

“Che succede?” chiese Henry, ma Emma prontamente fece cenno di tacere a tutti quanti. Era da un po’ che aveva notato dei strani movimenti fuori dal loro nascondiglio e man mano che passava il tempo vedeva sempre più demoni  arrivare in quella zona. Era ancora notte fonda quando cominciarono ad arrivare, quindi per loro era pericoloso provare a scappare, soprattutto perché non sapeva quanti mostri ancora potevano arrivare. Poi ad un certo punto li vide dividersi e schierarsi, come se fossero in un campo di battaglia e poi dopo ore, cominciò il caos.

Furono i passi pesanti dei vari demoni che lottavano tra di loro a generare quelle vibrazioni del terreno.

La mattina cominciava a cacciare via la notte e nonostante la luce del giorno non fosse esattamente la stessa dei giorni normali, si riusciva a vedere bene, ma era difficile uscire e continuare il viaggio con tutti quei nemici intorno a loro.

“Non sappiamo per quanto tempo hanno intenzione di andare avanti, né se una volta smesso di combattere tra di loro se ne andranno. Come ci muoviamo?” chiese Regina bisbigliando.

“io proporrei di andare!” disse Henry, il quale ricevette gli sguardi confusi di tutti “No, non sono pazzo. Pensateci! Sono impegnati ad ammazzarci a vicenda, non  faranno caso a noi!” disse l’uomo.

“Potresti avere ragione ragazzo, ma…non sappiamo il perché di questa lotta. Da quello che ho capito, questi mostri sono come animali. Lottano per il territorio o per dimostrare il loro valore, ma se notano qualcos’altro che li infastidisce, potrebbero abbandonare ciò che sanno facendo per attaccarci!” disse Killian.

“Dimenticate che abbiamo la magia? Usiamola a nostro vantaggio!” disse Emma.

“E metterti di nuovo fuori gioco, abbagliandoli?” chiese Regina “O usando campi protettivi per difenderci dai loro attacchi?”.

“Regina ha ragione love. Se usare la magia contro di loro in questo modo ti affatica tanto, meglio evitare dato che non abbiamo più tanto tempo!” disse Killian.

“Non userò la stessa magia che ho usato precedentemente. Ma qualcosa di più semplice. Sta volta non siamo attaccati e quindi non dobbiamo difenderci, dobbiamo solo evitare di farci vedere!” disse Emma.

“E pensi di usare il mantello dell’invisibilità di Harry Potter o l’elmo invisibile di Ade?” chiese Henry.

“Esatto! Ma  senza l’utilizzo dell’oggetto. Userò un campo di forza che ci nasconda ai loro occhi finchè saremo al suo interno. Non è una magia difficile e se corriamo dovremo allontanarci abbastanza in fretta da questo scenario di guerra. Mi è venuta in mente dall’idea dalla tua luce Regina. C’è ma nessuno, a parte noi, la vede!” disse Emma.

“Potrebbe funzionare!” disse Regina convinta.

“Allora d’accordo love, facci strada!” disse Killian.

 

I demoni continuavano a lottare tra di loro, ma uno appena finito a terra notò qualcosa di strano. Dei massi cadere a terra per svelare un’insenatura dietro di essi. Strinse gli occhi per vedere chi o cosa muovesse gli oggetti, ma non vedendo bene da quella lontananza, schivò alcuni attacchi dei suoi simili, per andare a controllare da vicino.

Killian fermati!” disse Henry, mentre spostava un masso. Tutti si irrigidirono quando videro un mostro correre verso di loro.

Emma era confusa, era convinta di aver attivato la magia, ma cominciò a pensare che questa non fosse funzionale come avrebbe dovuto. Non era infatti la prima volta che la sua magia faceva cilecca negli inferi.

Quando il mostro di fermò e inserì nell’insenatura, la sua enorme testa piena di bubboni, di un colore marrone giallastro e con i denti canini inferiori che erano alti la metà di Killian, Regina si preparò a lanciare un attacco, ma Killian la fermò afferrandole il braccio. Non disse niente, ma con la testa scosse la testa.

Regina fu confusa, ma poi quando vide il suo enorme occhio fissarla, ma allo stesso tempo non guardarla, comprese che non li vedeva e che un attacco avrebbe potuto mandare all’aria il loro piano ed essendo in trappola, sarebbero di sicuro morti.

Tutti si tapparono bocca e naso, per impedire che quell’essere sentisse i loro respiro e per bloccare il suo alito nauseabondo, che li stava per far rimettere.

Finalmente il demone non trovando niente si allontanò e tornò alla battaglia e tutti poterono tirare un sospiro di sollievo.

“Avevi ragione Killian. Avrà visto i massi muoversi ed è venuto a controllare. Un po’ come un gatto lascia il gioco, quando vede una mosca volare!” disse Henry.

Killian sorrise compiaciuto.

“Gongolerai un’altra volta, ora andiamo!” disse Regina.

Emma aprì la strada e cominciarono ad allontanarsi, ma il sindaco di Storybrooke notò qualcosa durante il percorso e si fermò di colpo, uscendo dalla barriera invisibile creata da Emma.

Henry si fermò anch’egli quando vide sua madre bloccarsi e chiamò sua madre biologica e Killian per avvertirli del pericolo.

Regina era ora visibile e stava correndo verso una roccia muschiata, non sapevano perchè, poi si chinò a raccogliere qualcosa, e nessuno di loro riuscì a pensare a cosa avesse potuto trovare da rischiare così stupidamente la vita.

Però le cose cominciarono a mettersi male, quando venne notata da un gruppo di demoni.

“Mamma!” Henry gridò per avvisarla, venendo fermato da Killian dal suo intento di correre da lei.

Regina li vide e prese a correre più veloce che poteva per raggiungere il gruppo e quando ci riuscì, i demoni si fermarono confusi, vedendola scomparire all’improvviso.

Non ci misero molto a comprendere che c’era di mezzo la magia e cominciarono a colpire qualsiasi cosa, nella speranza di prendere la donna, senza sapere che  quell’attimo di confusione, aveva permesso alla loro preda e alle altre di cui non sapevano l’esistenza, di scappare.

Quando furono tutti relativamente al sicuro.

Emma abbassò la barriera e arrabbiata cominciò a gridare a Regina. “Cosa diavolo ti è saltato in mente? Avresti potuto morire?”

“Fammi spiegare e…” Regina non riuscì a continuare che nuovamente la salvatrice l’aggredì “Qualsiasi cosa tu abbia perso e ritrovato, non valeva la tua vita, sei stata imprudente e…”sta volta fu lei a non terminare la frase, quando Regina tirò fuori quello che era andata a recuperare.

Era un piccolo fiore rosso-rosa ben conosciuto nella foresta incantata e che era anche piuttosto difficile da trovare.

“Ma questo è un fiore dai petali fatati!” disse Henry sorpreso “Quello che volevamo usare per svegliare i nonni e che alla fine hai usato tu mamma, per trovare Killian  all’isola che non c’è quando è stato esiliato da Gideon!”

Emma guardò il fiore, poi Regina.

“questo è un altro elemento che simboleggia la foresta incantata!” disse Emma.

“Lo so, non me lo devi dire! Mentre scappavamo l’ho visto e dato la rarità del fiore e della vegetazione ultimamente, ne ho approfittato!” disse Regina.

“Sei stata grande. Lo devo ammettere!” disse Killian.

Bhe…non esserne tanto sorpreso!” disse Regina, mettendo via il fiore.

Emma sospirò “Scusa Regina per averti aggredito, ma…la prossima volta avverti. Ci hai fatto spaventare da morire!”

“la prossima volta avviserò!” disse Regina annuendo “Ma spero che non ci sia una prossima volta.

 

Finalmente giunsero in prossimità del lago Nostos senza nessun altro intoppo e pregarono perché non ce ne fossero più, ma Killian, che aveva anticipato tutti, arrivò per primo alle sponde del lago urlò “Abbiamo un problema!”

Quando tutti lo raggiunsero poterono vedere a cosa si riferisse.

“Come è possibile? Il lago è pieno!” disse Henry.

“Si, ma non mi farei esattamente un bel bagno in quelle acque…soprattutto se non voglio sciogliermi e diventare poltiglia!” disse Killian.

Infatti non era difficile capire che quelle acque non erano amichevoli. Bollivano ed emettevano fumo.

“L’acqua sta bollendo, come è possibile?” chiese Regina.

“Potrebbe esserci un vulcano sotto il livello dell’acqua. Infondo abbiamo incontrato parecchi crateri venendo qui, ciò potrebbe implicare che l’acqua oltre a essere bollenti, sia anche acida!” disse Emma.

“E noi ne stiamo respirando i fumi!” disse Henry, prendendo dalla sua borsa una camicia che si era portato di riserva e strappandola,  diede a tutti un pezzo in modo tale da potersi coprire il volto.

“quello che non mi spiego, al di là delle condizioni dell’acqua, come è possibile che sia pieno?” chiese Regina “Era prosciugato!”

“è un lago magico, forse in nostra assenza si è riempito di nuovo!” disse Killian.

“Non ne ho sentito parlare e credo che la voce si sarebbe sparsa nel regno!” disse Henry. È più probabile che si sia riempito grazie alla pioggia caduta nell’ultimo periodo prima che avvenisse il cambiamento. Abbiamo avuto parecchi problemi. inondazioni in vari villaggi e frane che hanno interrotto le vie di comunicazioni, tanta acqua è venuta giù!” spiegò Henry.

“Questo significa che anche se l’acqua fosse apposto, non sarebbe acqua magica!” disse Regina.

“Come ha detto Killian questo è un lago magico. E se fosse il terreno a essere magico e a rendere l’acqua speciale e non l’acqua a essere magica di sua natura?” disse Emma.

“Emma se fosse così, chiunque avrebbe preso la terra di questo lago, ci avrebbe messo l’acqua dentro per renderla magica e curarsi o per farci i soldi!” disse il sindaco.

“Perché?…tu credi che sia l’acqua a essere magica. Magari nessun altro è giunta alla stessa conclusione!” disse Emma “E poi la mia era solo una supposizione. Sto cercando di non vedere le cose come sembrano!”

“Potrebbe essere, ma come testiamo questa teoria?” chiese Henry “Dovremo mettere le mani in quelle acque per arrivare a prender della terra!”

“Forse non tutto il terreno che ci interessa è stato ricoperto da questa acqua andata a male. Direi di tentare!” disse Killian, avvicinandosi alla riva del lago, facendo ben attenzione a non toccare il liquido. Ma prima che potesse prenderne un po’, qualcosa uscì dal lago per aggredirlo e schizzando l’acqua, colpì Killian sulla mano buona.

L’uomo urlò mentre si gettava a terra per il dolore dell’acido che gli bruciava l’arto, mentre Emma correva al suo fianco per vedere cosa fosse successo.

Killian, stai bene?”

L’interpellato aveva il volto contratto dal dolore e disse “No, qualcosa è uscito dal la lago e…brucia come l’inferno!” disse l’uomo, strofinandosi la mano sulla giacca per eliminare i residui di acqua.

Altre creature cominciarono ad uscire ed Emma e Killian riuscirono ad allontanarsi prima di essere colpiti da altre goccie.

“Come diavolo fanno quelle creature a vivere li dentro. Non posso credere che solo perché sono creature infernali, possono tranquillamente nuotare all’interno di quelle acque!” disse Killian.

“Sembrano piragna…con zampe, piragna anfibi direi,  il che li rende particolarmente pericolosi! ” disse Henry.

Quegli esseri cominciarono a saltare verso di loro e quelli in acqua spruzzavano getti di liquido bollente, come se sapessero che il loro habitat per loro era un’arma da temere.

Regina utilizzò i suoi poteri per spedire indietro quegli animaletti, ma sembravano essere resistenti a qualunque colpo magico e la cosa non sorprese i presenti. Per sopravvivere in quelle condizioni, dovevano aver sviluppato una resistenza incredibile.

“deve esserci qualcosa qui che può tornare utile alla nostra missione!”disse Regina “La maggior parte delle volte in cui siamo stati attaccati non è stata una coincidenza, ma era un modo per impedire ad Emma di salvare il mondo!” disse Regina, abbinando subito dopo il suo potere con quello della salvatrice per allontanare ancora mostriciattoli, ma cacciati alcuni, il doppio sembravano spuntare fuori.

Killian ed Henry usavano le loro rispettive lame per abbatterli e poterono notare che se tagliati, questi esseri si fermavano.

“Qualunque cosa siano sti cosi, non sono immuni alle armi da taglio!”

Regina ed Emma furono ad un tratto felici di essersi portate delle armi con loro per qualsiasi evenienza, ma era comunque difficile centrare quegli esseri al momento giusto, oltre al fatto che erano molto numerosi.

Emma alzò  una barriera avvolgendo tutti, per consentire un time out e discutere tra loro “Direi di ritirarci e pensare ad un piano di attacco. Se è vero quello che dice Regina e qui c’è veramente quello che cerchiamo, non otterremo niente in questo modo!”.

Tutti annuirono e corsero lontano dal lago e una volta che giunsero in una piccola boscaglia ormai morta, sentirono Henry urlare di dolore.

“Henry!” dissero all’unisono sia Emma che Regina, per poi comprendere cosa fosse successo, quando l’uomo cadde a terra tenendosi la gamba. Un piragna infernale li aveva seguiti e quando abbassarono la guardia, aveva attaccato il mal capitato Henry.

Killian con il suo uncino, infilzò la bestiola che per il trauma aprì la bocca, lasciando la gamba e cadendo a terra.

Regina vedendo ancora il pesce muoversi, per la rabbia di aver ferito il figlio, gli diede una pedata e con quel colpo, qualcosa uscì dalla bocca dell’animale.

Emma ricorse subito ai suoi poteri per curare il figlio, ma non gli passò inosservato quanto sputato dall’essere.

“Che cos’è?” chiese curiosa.

Regina raccolse l’oggetto misterioso e lo osservò “è…è un sasso, lo avrà mangiato per sbaglio!” disse la donna pronta a lanciarlo via.

“Aspetta, se quel sasso proviene dal lago e ogni schifosissimo pesce ne ha ingerito uno, ecco spiegato come fanno a vivere in quelle acque senza sciogliersi!” disse Killian.

“Ma certo. È un sasso magico e di per sé, è resistente alla magia. Spiegherebbe perché erano facili da eliminare con le armi, ma non con la magia. Abbiamo la soluzione!” disse Henry alzandosi in piedi.

“Aspetta a cantare vittoria Henry e se non fosse così?” chiese Emma poco convinta.

“Andiamo love, dove è finito il tuo spirito ottimistico. Sei stata tu a dire che era il terreno magico e non l’acqua!” disse Killian.

“Si, ma mi sembra di aver anche detto che era una supposizione. Inoltre non sappiamo se quel sasso proviene veramente dal lago!” disse Emma.

“l’unico modo per scoprirlo è provarlo!” disse Regina, tirando fuori la borraccia.

“è la nostra ultima fonte di  acqua, non possiamo sprecarla così!” disse Emma.

“Non ci basterebbe comunque se le cose ci andassero male e noi dovremmo trovare un’altra soluzione, quindi perché non tentare?” chiese Regina.

Emma si arrese e annuì e osservò la sua amica, mettere il sasso dentro alla borraccia.

“Ecco, ora dobbiamo solo trovare il modo per capire se funziona!” disse Regina.

“So io come!” disse Emma, afferrando la borraccia e prendendo la mano ferita di Killian.

“Vediamo se riusciamo a evitare di metterti un secondo uncino!” disse Emma divertita, sapendo che lo avrebbe curato lei, nel caso l’acqua non avesse funzionato.

“Non è divertente Swan, prendere in giro un malato!” disse Killian con un finto broncio.

L’acqua gli si posò sulle bruciature e da li a poco, per la gioia di tutti, queste guarirono.

Emma tirò un sospiro di sollievo e sedendosi a terra cominciò con una mano a massaggiarsi la schiena, cosa che non sfuggì a Regina, ma purtroppo l’ingrato compito di ricordare loro che non era finita toccò a lei. “Adesso manca l’ultimo ingrediente...il più difficile da reecuperare: la scintilla di un dark one!”

 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Capitolo 47

 

 

Regina aveva ragione. Per concludere la loro missione nella foresta incantata, mancava solo un elemento, ma tutti sapevano che era il più infimo da trovare, sempre se era ancora reperibile da qualche parte.

Probabilmente la pericolosità nel trovare la scintilla oscura, ciò che mancava di quella terra, era uguale, se non peggio, a quella per catturare l’ombra dell’isola che non c’è.

 “Come facciamo a procurarci questa scintilla, se per il momento non esiste un dark one?” chiese Henry, sollevando una domanda intelligente.

“Abbiamo la certezza che il suo potere è ancora in giro. Emma ha sconfitto il dark one, ma non la sua oscurità. Ora sarà in giro ad attendere la sua prossima vittima da possedere!” disse Regina.

“E come pensi di trovare questo potere e soprattutto qualcuno disposto ad accettare un tale fardello?” chiese Killian.

“Io non credo sia un problema trovare qualcuno che voglia possedere un tale  potere, solo trovare quella magia oscura sarà complicato. Soprattutto perché non possiamo percepirla essendo la foresta incantata impregnata di negatività!” disse Regina.

“Anche se la trovassimo mamma, saresti davvero disposta a condannare qualcuno a un tale destino?” chiese Henry.

“Si Henry. Qui la vita di miliardi di persone sono in gioco. Una è sacrificabile. Dovessi essere io stessa!” disse Regina, sebbene non voleva minimamente ottenere un tale potere. Aveva avuto già la possibilità di entrare in contatto con l’oscurità e mai avrebbe augurato a qualcuno quel fato. Era come sentire il fuoco nelle vene e non riusciva a respirare mentre quella magia cercava di prendere possesso del suo essere. Non poteva nemmeno immaginare quello che avevano provato Emma e Killian a essere posseduti da quella magia così a lungo. Gold non gli faceva alcuna pena invece…lui quel potere lo cercava…lo amava, di certo per lui non si era mai rivelato una tortura. Nonostante lo avesse portato più volte a distruggere la sua famiglia, lui aveva continuato a bramare quel potere.

“No Regina. Non si dovrà arrivare a tanto!” disse Emma, prima di gemere.

Tutti se ne accorsero e Killian le fu accanto “Swan, tutto bene? Sei ferita?”

 Chiese l’uomo preoccupato.

“No, sto bene Killian. Ho solo queste fitte alla schiena…passeranno!” disse la salvatrice abbozzando un sorriso.

Regina la osservò preoccupata, poi disse “Direi di tornare al castello e da li escogitare un piano. Non abbiamo più cibo, né acqua, non potremo proseguire da qui!” disse Regina, per poi con un gesto della mano, trasferire tutti al castello.

Rimase sorpresa quando vide che non si era trasportata all’interno della struttura crollata, ma nei pressi.

Era sicura di aver pensato a sua figlia e di aver visualizzato nella mente il luogo dove volesse comparire e per un attimo non comprese dove avesse sbagliato. Sapeva che poteva esserci l’eventualità che i poteri potessero fare cilecca, era già successo, ma non era quello il motivo e guardandosi attorn0 potè giungere alla conclusione dell’enigma.

Intorno  a quello che restava del castello, vi erano numerosi demoni e cadaveri degli abitanti uccisi che avevano scoperto che sotto quelle macerie, c’era qualcuno vivo.

Si vedevano infatti molti di loro battere su quella che era, senza ombra di dubbio, una barriera magica.

“Le bambine hanno alzato una barriera magica che non riesco ad oltrepassare!” disse Regina stringendo i pugni “Dobbiamo raggiungerle prima che cedano e quegli esseri le raggiungano!”

“Come pensi di fare? Sono tanti e la mamma sembra piuttosto fuori combattimento!” disse Henry, indicando Emma.

La donna era in ginocchio, mentre si poggiava con la mano alla corteccia dell’albero e stringeva la presa per il dolore che in quel momento le stava attanagliando il corpo.

“Love, cosa ti succede?” chiese Killian sorreggendola “Questo mal di schiena non è normale, sicuri che non  si sia fatta male o sia stata colpita da qualche incantesimo?” chiese il pirata preoccupato.

“No, niente del genere, non quando era con noi almeno. Forse è successo in qualche altro viaggio e gli effetti si stanno verificando ora!” disse Henry, non sapendo come gestire la situazione. Regina da sola non poteva sperare di abbattere tutti quei nemici. Erano un esercito contro solo quattro di loro.

Regina pensava la medesima cosa e spostava lo sguardo dalla salvatrice al castello.

“Forse è questo posto. Ogni volta che ha a che fare con gli inferi, rimane ferita e…” cominciò Killian, ma Regina lo interruppe “Qualsiasi cosa sia, non possiamo scoprirlo rimanendo qui a perderci in chiacchiere!” disse per poi avvicinarsi a Emma. Le si inginocchiò accanto e cominciò s strofinarle la schiena, aiutandola un po’ con il dolore che provava.

Lentamente la fitta passò e la salvatrice potè  finalmente riprendere fiato.

“Emma, abbiamo bisogno del tuo aiuto. So che stai male, ma so anche che puoi farcela. Tu puoi oltrepassare la barriera che le bambine hanno eretto. Riesci a portarci dentro? Abbiamo poco tempo e dobbiamo ancora trovare la scintilla dell’oscurità e tornare subito a Storybrooke!” disse Regina con voce preoccupata.

Emma la guardò negli occhi mentre cercava ancora di riprendere fiato. Annuì e poi chiuse gli occhi per concentrarsi.

Ci vollero un paio di minuti, ma finalmente l’ambiente intorno a loro cambiò e si ritrovarono all’interno delle segrete del castello, dove si poteva vedere di tanto in tanto della polvere cadere dal soffitto, come a voler indicare che il posto avrebbe retto ancora poco ai colpi dei demoni.

Regina corse vicino alle bambine che si trovavano al centro della stanza con le mani alzate. Era chiaro che stavano per cedere dalle smorfie sui loro visi. Non potevano reggere un tale peso e improvvisamente le piccole spalancarono gli occhi quando sentirono la pressione alleggerirsi.

“Mamma/Regina!” urlarono Alice e Roni in contemporanea, felici di rivedere la donna sana e salva.

“Riposatevi bambine, ora ci penso io!” detto questo, Alice si guardò intorno in cerca di qualcuno. Il ritorno di Regina poteva significare anche il ritorno dei suoi genitori.

La piccola  li vide poco distanti, vide Killian tenere Emma, mentre i suoi nonni la circondavano con aria preoccupata.

“Mamma!” urlò Alice, correndo da lei. L’abbracciò e Emma ricambiò  cullandosela un po’, poi disse “Sei stata bravissima. Hai protetto queste persone.  Lo stesso vale per te Roni!” disse alla piccola, che la guardava poco distante, la quale arrossì.

“Dov’è Chloe?” chiese Killian, mentre accarezzava la testa della figlia.

“Sono qui!” disse Chloe che era poco dietro a Snow, cercando di vedere cosa stava succedendo e quando vide Emma seduta a terra non in piena forma, con aria preoccupata le chiese “Stai male? Quei mostri ti hanno fatto male?”

Anche Snow e David volevano sapere cosa fosse successo, se fosse ferita o altro.

“Sto bene!” disse Emma, volendo tranquillizzarli, ma poco serviva.

“è da un po’ che soffre di mal di schiena  e non capiamo a cosa è dovuto. Non le è successo niente che lo spieghi!” disse Henry confuso “Mi sembra esagerato per uno strappo muscolare.

“ha avuto mal di schiena anche prima che partiste!” disse Snow.

“Quindi hai questi dolori da quando siamo giunti in questa terra love?” chiese Killian, ricevendo una risposta affermativa della moglie.

“Allora è per forza di cose questo posto, sarà questa energia negativa. Dobbiamo andarcene da qui e tornare a Storybrooke!” disse l’uomo.

David speranzoso chiese “allora avete trovato tutto quello che ci serve?

“No, ci manca solo un elemento, ma…” Killian sospirò “ è la scintilla oscura e con questo credo di aver detto tutto!” disse, poco prima di sentirsi stringere la mano e vedere Emma che si raggomitolava su sé stessa.

“Emma!” disse Killian, chiamandola preoccupato.

“Dobbiamo portarla in ospedale!” disse Alice vedendola nel dolore.

“Non possiamo ancora andarcene tesoro. Abbiamo ancora una cosa da fare e…” cominciò Snow, cercando di rassicurare la nipotina, ma Emma con voce tremante disse “No…abbiamo finito…”

“Love, senza la scintilla non possiamo…” cominciò Killian, sebbene fosse il primo a voler mandare all’aria tutto e portare al sicuro sua moglie.

“Io so dove si trova la scintilla…è a Storybrooke!” disse Emma, rilassandosi quando sentì il dolore scemare.

“Cosa? Mamma, di cosa stai parlando?” chiese Henry confuso.

“La scintilla del primo oscuro…di Nimue…quando ero una dark one…l’ho conservata e…”non terminò la frase, che Killian si alzò in piedi ed con voce adirata disse “Tu cosa? Hai conservato la scintilla oscura? Hai davvero tenuto una cosa così pericolosa?” chiese Killian infastidito.

Emma abbassò lo sguardo e annuì.

“E quando avevi intenzione di dirmelo…oh aspetta. Non lo avresti fatto se non fosse servito per questo  scopo. Come non mi hai detto che sentivi ancora il pugnare del signore oscuro e mi hai nascosto la presenza in casa nostra della chiave della cripta del signore oscuro fin quando non è servito!” disse Killian alterandosi “è questa la fiducia che hai in me? Avevamo giurato di non nasconderci niente, ma tu continui a farlo e…” Killian non terminò la frase che le diede le spalle e diede un forte calcio a un secchio, rovesciando l’acqua al suo interno.

Killian io…” cominciò Emma, ma venne zittita dal pirata “No, non mi parlare Swan….non lo fai quando devi? Allora non dirmi niente!”

David in una situazione normale avrebbe ucciso il pirata per aver trattato la figlia in quel modo, ma non poteva dargli torto “Aspetta, non hai usato la scintilla per unire excalibur?”

“Si, ma non ricordo come ragionavo quando ero la dark one, ricordo solo che ho deciso di non usarla tutta, nel caso mi fosse servito e...” Emma sospirò e guardò Killian che ancora le dava le spalle.

Si alzò in piedi, dato che aveva un momento di pausa da quelle strane fitte, si sentiva sicura di poterlo fare. Poggiò una mano sulla spalla di Killian che la respinse “Non ti ho detto niente perché, me ne sono sbarazzata. Quindi credevo che non avesse più importanza!”.

“quindi che fine ha fatto?” chiese Henry.

“Avevo fretta di sbarazzarmene, ma sapevo che quella scintilla poteva essere pericolosa nelle mani di qualsiasi persona ignara di cosa fosse, così l’ho data all’unica persona che conosceva il suo potere!”

“Al coccodrillo?, l’hai data a Gold?” chiese Killian con lo stesso di tono usato poco prima.

“Ho avuto paura di tenere quella cosa è l’ho data via il prima possibile…ti sembra tanto strano? C’è un motivo per cui non ti ho detto niente. Tu non c’eri più ed era colpa mia e di quella scintilla. Sei stato ferito da excalibur perché Artu la voleva e per questo sei morto!”

“Sono poi tornato in vita, potevi dirmelo?” disse Killian seccato.

“A quale scopo? Cosa avresti fatto eh? Una volta tornato quello che volevo era buttarmi tutto alle spalle, poi e arrivata la regina cattiva, poi  la fata nera che sinceramente la scintilla mi è proprio passata di mente!” disse Emma esasperata per la situazione. Odiava quando Killian ce l’aveva con lei, soprattutto per una cosa che aveva completamente scordato dato il trambusto di quel momento.

“Qualunque sia la motivazione del suo gesto pirata, direi che possiamo perdonarla dato che ci serve!” disse Regina, per poi fare una smorfia, quando sentì un forte colpo sulla barriera da lei alzata.

“E secondo te il coccodrillo ce la concederà senza chiedere qualcosa in cambio?” chiese Killian.

“Deve se vuole mettere in salvo la sua famiglia!” disse Henry.

“E una volta tornati a Storybrooke potremo procurarci anche il cappello del  cappellaio matto, così avremo quattro delle cinque scintille che ci servono!” disse Snow.

“E la quinta scintilla, quella riguardante il mondo reale non dovrebbe essere un problema!” disse David.

“Ok, muoviamoci e andiamocene da qui!” disse Killian, che sebbene seccato, non aveva scordato che Emma aveva bisogno di essere controllata.

“Te la senti ad aprire un portale per Storybrooke Emma?” chiese Snow, accarezzando la schiena della figlia.

“Si, mi sento bene adesso…qualunque cosa sia, mi concede fortunatamente delle pause, ma una volta che noi ce ne saremo andati, cosa ne sarà della gente qui  sotto? Non possiamo lasciarla in balia di quei demoni!” disse la salvatrice.

“Portateli con voi!” disse Henry.

Tutti si girarono a guardarlo confusi. Non per quanto affermato, ma per il modo in cui l’aveva detto.

“Henry, perché stai parlando come se tu non fossi incluso?” chiese Regina, guardando il figlio, ma senza perdere la concentrazione.

“Io non verrò, mamma!” disse Henry.

“Henry…” cominciò Emma, ma il figlio alzò una mano per metterla a tacere.

“Mia moglie e mia figlia sono qui, una volta che sarete partiti, le raggiungerò. Non posso abbandonarle!”

Emma sorrise tristemente. Aveva ragione e abbracciò suo figlio. “Una volta che questa storia è finitatu, tua moglie e la mia nipotina, dovrete venire a trovarci. Lucy non viene da molto tempo a trovarci. Chissà quanto è cresciuta!”

Henry stava per parlare, ma Emma continuò “La voglio vedere di persona, non solo dalle foto!”

Henry sorrise “D’accordo mamma!”

“Ti abbraccerei anche io se potessi, ma…” disse Regina, prima di sentirsi stringere da dietro dal figlio.

“Ti abbraccio io allora! Stammi bene mamma, occupati dei  miei fratelli e salutami Robin!” disse Henry.

“Henry…ti prego vieni con noi!” dissero all’unisono Roni e Alice abbracciando il fratello.

“Non posso piccole, ma verrò a trovarvi presto, ok?” le bambine annuirono “E verrò a trovare anche te Chloe, siamo fratelli ora, giusto?” disse l’uomo facendole l’occhiolino.

“si!” disse la bambina sorridendo.

Salutò anche i suoi nonni, dopo di che Emma fece quello che doveva fare. Aprì un portare e dall’altro lato si poteva intravvedere il campanile di Storybrooke.

“Mi raccomando Henry, stai attento!” disse Emma, per poi lasciare il compito a Regina, di  mandarlo fuori da quel luogo prima che crollasse tutto, dopo, che avendo lasciato cadere la barriera, i demoni avevano campo libero per quel luogo. Tutti erano pronti a varcare il confine che li avrebbe salvati da una morte certa.

 Storybrooke li stava aspettando.

 

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