Too young

di aly_inWonderland
(/viewuser.php?uid=990377)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Tutto ciò che ho scritto è completamente inventato da me e non è mia intenzione offendere o diffamare nessuno, non voglio insinuare nulla con questa fanfiction nè rovinare la vita di nessuno.

Uno stivaletto dorato smontò dalla limousine bianca che aveva appena parcheggiato davanti agli studi della BBC seguito subito da una gamba fasciata da dei pantaloni a zampa di elefante decorati da una stampa floreale sui colori del rosso e del rosa. Una mano smaltata di giallo si aggrappò alla portiera e presto le macchine fotografiche che circondavano il veicolo furono in grado di inquadrare l’intera figura del cantante britannico dai capelli ricci e gli occhi verdi, ospite per quella sera del suo amico di lunga data Nick Grimshaw. Subito i paparazzi gli furono addosso facendo a gara a chi gridava più forte non facendo altro che far aumentare il mal di testa della star del momento che tentava di ignorarli mentre veniva scortato dalla sua guardia del corpo all’interno dell’edificio nel quale avrebbe avuto un’intervista nel giro di dieci minuti. A fatica riuscì a raggiungere la porta girevole degli studi e, una volta oltrepassata, fu salvo. Tirò un respiro di sollievo quando le domande urlate dai paparazzi si infransero contro il vetro della porta e non potettero più raggiungere le orecchie dell’ex One Direction. Subito una signorina con un'alta coda di cavallo e un completo nero gli si avvicinò dando il benvenuto a lui e al suo manager. - Harry Styles, è un piacere conoscerla, sono Jennifer Kit. - si presentò porgendo la mano all’uomo che la strinse con un sorriso cortese. - Nick la aspetta nel suo studio. - lo informò - Ha bisogno di qualcosa? Un caffè? - chiese sempre educatamente. - No, grazie. Molto gentile - negò il riccio - Benissimo, allora se vuole seguirmi - disse la ragazza dopo essersi accertata che anche i suoi accompagnatori non gradissero niente e facendogli strada tra quei corridoi infiniti costellati da porte chiuse e tutte uguali. Harry si chiese come riuscisse a non perdere il senso dell’orientamento, lui si sarebbe sicuramente perso alla prima svolta, se non prima. Il suo manager gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla e - Stai bene oggi? - gli chiese. Harry annuì sorridendo leggermente. Certo, Jeffrey Azoff poteva risultare severo a volte ma il ragazzo sapeva che teneva a lui, non solo per una questione di soldi, e che sarebbe potuta andargli molto peggio. - Solo… vedi di non farti scappare cose compromettenti, ne abbiamo già parlato: tutto ha il suo tempo. - quasi lo supplicò l’amico. A quelle parole Harry si fece scappare una lieve risata che fece alzare gli occhi al cielo al maggiore. - Tranquillo Jeff, so quello che faccio.- quelle parole non fecero altro che agitare il procuratore perché no, Harry decisamente non sapeva ciò che faceva.

Si fermarono davanti ad una porta bianca e la signorina dalla coda di cavallo bussò leggermente prima di abbassare la maniglia ed entrare. - Harry! - esclamò entusiasta una voce maschile. - Nick - rispose al saluto il cantante andando ad abbracciare il presentatore televisivo e radiofonico. - Ti vedo in forma, come stai? - si informò quest’ultimo. - Il solito - si limitò a rispondere l’uomo dagli occhi verdi mentre l’amico stringeva la mano al suo manager. Successivamente Nick lo fece accomodare su una sedia nera abbastanza comoda per poi sedersi di fronte a lui e sistemare qualche foglio mentre continuava a conversare amabilmente con il suo ospite a microfoni spenti. - Della tua vita amorosa che mi dici? Chi sono state le tue ultime conquiste? - chiese. 

- Sei sicuro che non siamo in onda? - si informò l’intervistato prima di rispondere dopo aver ricevuto una risposta affermativa. - Nessuno di particolare comunque, avventure di una notte - si limitò a rispondere Harry - Spero ragazzi interessanti almeno - si premurò Grimshaw con un leggero ghigno ad incurvargli le labbra. - Certo che erano interessanti - ribattè offeso Styles con un ghigno - per chi mi hai preso? -.

Qualche minuto dopo cominciarono la vera e propria intervista che si svolse come tutte quelle che aveva tenuto prima, le solite domande noiose e prive di spessore oppure, al contrario, troppo private che il cantante tentava di aggirare e durante le quali Jeffrey si mordeva le unghie ansioso e spaventato dalla risposta che avrebbe potuto dare il suo cliente.  La parte finale fu quella più particolare dell’intervista. - Facciamo un gioco - propose il presentatore - io ti mostro la fotografia di qualcuno e tu, senza dirne il nome, mi dici cosa ne pensi, ok? - spiegò Nick sistemando qualche foglio stampato davanti a lui. - Qualsiasi cosa?- chiese Harry - Qualsiasi. - confermò l’altro e - nessuno saprà di chi stai parlando a parte me e te - disse con un ghigno. - Mi piace - affermò il riccio e così iniziò il gioco. La prima foto raffigurava Paul Higgins, la sua prima guardia del corpo. - Dovrebbero farlo santo - disse subito Harry - ha una pazienza infinita quell’uomo. Veramente non so come abbia fatto a non suicidarsi dopo i primi dieci minuti che ha avuto a che fare con noi. - continuò con un sorriso malinconico ad incurvargli le labbra rosse che, Grimshaw avrebbe potuto giurarci, erano ricoperte da uno strato di lucidalabbra trasparente. - E’ veramente gentile, disponibile e mi dispiace un po’ per come l’ho fatto esasperare. - concluse mentre Jeff allungava il collo per vedere di chi stesse parlando. - Resta là! - lo ammonì il presentatore puntandogli un dito contro. - l’identità degli interessati resta tra me e Harry - lo rimproverò il moro mentre il manager arretrava con le mani in alto. Il riccio parlò di altri due personaggi che, come prevedevano le regole, restarono anonimi al pubblico. - Sappi che mi hanno dato un’altra foto da mostrarti, ma visto che ti voglio bene e tanto so che non diresti la verità, anche se nessuno saprebbe l’identità di colui o colei di cui stai parlando, te ne scelgo un’altra. - disse il maggiore cominciando a smanettare con il suo cellulare per poi mostrargli una foto trovata su Internet sul momento di Liam Payne. - Un ragazzo fantastico, non c’è che dire. Mi hanno fatto rimanere sinceramente male alcune sue dichiarazioni ma mi rifiuto di crederci: troppe volte mi ha aiutato ad andare avanti a testa alta e mi ha fornito una spalla su cui piangere quando ne avevo bisogno per pensare che tutto ciò che ha detto sia vero. Non l’ho mai ringraziato come si deve ora che ci penso, spero di averne l’occasione in futuro. - disse senza esitazione. - Un fatto divertente su di lui? - chiese Nick. Il cantante si prese il mento tra le dita pensandoci su. - Mmm… che dire… una volta da ubriaco ci ha provato spudoratamente con me - decise di dire infine, tanto nessuno avrebbe mai saputo di chi stava parlando. Nick sgranò gli occhi scioccato - Credevo fosse etero - disse inarcando un sopracciglio perplesso. - Bhe, in fondo siamo tutti un po’ gay, no? Soprattutto con dell’alcool in corpo - rispose il cantante mettendo su un sorriso strafottente e ammiccando. - Alcuni più di altri - concluse il moro lanciando al riccio un’occhiata eloquente.

L’intervista si concluse con la canzone Two Ghosts e dopo aver scambiato gli ultimi saluti i microfoni vennero spenti di nuovo. - Chi c’era nella foto che non mi hai mostrato? - chiese curioso Harry prendendo in mano il foglio che l’amico gli stava passando. - Oh - sospirò triste il cantante ma, infondo, per nulla stupito dall’identità dell’uomo ritratto nella foto che teneva in mano. - Ho pensato che non ti andasse di parlarne… ho fatto male? - si premurò di chiedere l’intervistatore poggiando una mano sulla parte inferiore della schiena del riccio e massaggiandola con movimenti circolari. - No, hai fatto bene. Grazie… spero tu non finisca nei guai per averla cambiata. - L’altro fece un movimento con il polso come per dire 
figurati per così poco. - Chi c’era nella foto? - chiese curioso Jeff. L’uomo dagli occhi verdi gli mostrò la fotografia che il manager guardò velocemente prima di dire con un sorriso riconoscente - Sì, Nick. Decisamente grazie. -. Il presentatore aprì la porta facendo strada agli altri due.  Prima di uscire, Harry poggiò la foto di Louis Tomlinson sul banchetto accanto alla porta.

Fecero un giro diverso per tornare indietro poiché  il riccio aveva chiesto se fosse possibile prendere un caffè dato che la stanchezza cominciava a farsi sentire. Si fermarono davanti alle macchinette continuando a chiacchierare del più e del meno. Harry stava bene. Si sentiva a suo agio con il presentatore, era simpatico e spigliato e sapeva dare buoni consigli… ok forse era un po’ espansivo e allungava un po’ le mani ma sempre restando rispettoso nei suoi confronti e sapendo riconscere i limiti senza mai metterli alla prova. Rise a una sua battuta e due fossette gli bucarono le guance mentre gli occhi verdi si illuminarono di una luce nuova. - Dio Harry - si lamentò il maggiore appoggiandosi con un gomito alla macchinetta del caffè - se solo avessi qualche hanno in più! - il cantante si limitò ad alzare le spalle e sogghignare - Ti è andata male, mi dispiace -. Dopo ancora qualche scambio di battute passarono davanti ad una vetrata al cui interno si potevano vedere qualche microfono, casse e strumenti musicali e diverse persone che si aggiravano indaffarati al suo interno. Harry riconobbe la sala come quella in cui aveva cantato la canzone Juice di Lizzo. Gran bella cover si disse. Prima che potesse volgere lo sguardo altrove qualcosa attirò la sua attenzione… o meglio qualcuno. Il riccio si fermò di colpo, i suoi occhi sbarrati erano fissi su un punto nella sala. Nick lo guardò confuso ma seguendo lo sguardo dell’amico ci volle poco a capire cosa avesse scioccato tanto il riccio. - Cazzo - imprecò - Harry mi dispiace, non sapevo fosse qui… non me lo aveva detto nessuno, io… - 
- Tranquillo - lo interruppe l’altro con lo sguardo ancora fisso all’interno della sala, le iridi verdi ancora puntate sulla figura di Louis Tomlinson.  Non riusciva a staccarvi lo sguardo mentre ricordi su ricordi gli riaffioravano in mente. Erano due anni che non lo vedeva, due anni che non sentiva la sua voce, che non gli chiedeva come stesse. Si rese conto che per lui, quel ragazzo con cui era stato per quasi cinque anni, era ormai uno sconosciuto. Quelle labbra che più e più volte aveva baciato avrebbero potuto raccontare migliaia di storie di cui lui non era più il coprotagonista o che non aveva neppure mai sentito. Gli si strinse il cuore a quella rivelazione.  - Posso entrare? - chiese a Nick ignorando le scuse che quello gli stava porgendo e la sua espressione stupita alla sua richiesta. - Io… sì… credo di sì ma… sei sicuro? - Sì. Harry era sicuro. Non sapeva cosa stesse succedendo e perchè fosse così convinto di quella scelta, dopotutto quell’uomo gli aveva pur sempre spezzato il cuore e non sapeva perché volesse rivederlo… forse le sue fan avevano ragione: trovava davvero piacere nel dolore.
Alla risposta affermativa di Harry, Grimshaw aprì la porta della sala e fece entrare il riccio per poi seguirlo a ruota, indeciso se andare a chiamare Jeffrey o no. Alla fine decise che ciò che stava succedendo non era non era poi così importante da informare il manager di Harry, il presentatore sapeva di stare mentendo anche a se stesso ma non voleva chiamare Jeff e poi vivere con il senso di colpa di non aver lasciato ad Harry la possibilità di riappacificarsi con il suo ex… perché era quello che voleva fare giusto? Non aveva intenzione di fare scenate… Dio, aveva fatto un casino! 

Come si chiuse la porta alle spalle Louis attaccò con la prima nota della canzone e il presentatore televisivo avrebbe davvero voluto tirare una testata al muro non appena riconobbe le note di Too young. Il liscio cominciò a cantare con gli occhi chiusi e Nick sperò non li aprisse mai. La fortuna non era a suo favore, però, perché subito dopo i primi versi questo li aprì.
L’azzurro incontrò il verde.

ANGOLO AUTRICE
Salve a chiunque abbia letto questo piccolo capitolo di questa breve storia che sarà composta da altri due capitoli prima di giungere al termine. Vi ringrazio per aver scelto di leggere questa fanfiction e di non essere passati oltre, spero di non avervi deluso. Ci tengo a dire che con questa ff vorrei raccontare il mio personalissimo parere su quella che potrebbe essere stata la storia del rapporto tra Harry e Louis e di come si è evoluto nel corso degli anni. Naturalmente è tutto frutto della mia immaginazione e della mia mente malata che non ha altro da fare se non elaborare teorie su persone che non sanno neppure della mia esistenza (e forse è meglio così). Comunque fatemi sapere cosa pensate di questo primo capitolo lasciando una recensione se vi va, mi farebbe molto piacere sapere il vostro parere e nulla, ci vediamo domani con il prossimo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


We were too young
To know we had everything
Too young
I wish I could've seen it all along
I'm sorry that I hurt you, darling, no
We were too young

Gli occhi di Louis si sgranarono non appena il suo sguardo incontrò quelle iridi verdi, quegli smeraldi abbaglianti, nei quali non aveva avuto la possibilità di affogare per due anni. Era confuso: cosa ci faceva il riccio là? Perché nessuno la aveva informato e soprattutto perché ora era lì, con i fianchi appoggiati sullo spigolo di un tavolo e le braccia incrociate, con i ricci che gli ricadevano sulla fronte e un sopracciglio inarcato a fissarlo intensamente? Cosa voleva ottenere e stava cercando di fare? Sfidarlo? Litigare di nuovo? Il liscio sperava tanto di no perché il suo cuore non avrebbe retto ad un’altra sfuriata dalla persona che era stata, e in fondo rimarrà sempre, una delle più importanti della sua vita… se non la più importante. E con tutte queste domande e dubbi che gli intasavano la mente continuò a cantare le parole di quella canzone che, senza nemmeno farlo apposta, raccontavano la loro storia, i suoi errori e rimpianti e portavano con sè una richiesta di perdono.

I've been looking back a lot lately
My and you is all I've ever known
It's hard to think you could ever hate me
But everything's feeling different now

La notte prima di andare a dormire ci ripensava spesso a loro e alla loro passata relazione. Era bello pensare a come i due riuscissero ad intendersi con un solo sguardo, come dietro a ogni sorriso si nascondesse un mondo intero ed era così soddisfacente sapere di essere la causa di quelle fossette che bucavano le guance del più piccolo. Inevitabilmente, però, assieme ai ricordi più belli arrivavano anche quelli che avrebbe voluto lasciar marcire in un angolo della sua memoria. La loro non era stata una relazione facile e, dopo i primi tempi di puro amore le cose erano iniziate a peggiorare lentamente. Il male non lo vedi arrivare perché o si insinua lentamente nella tua vita fino a mascherarsi con quella che prima era stata la tua realtà o arriva all’improvviso tutto in una volta togliendoti il fiato e la terra sotto i piedi. In entrambi i casi non lo puoi prevedere. 

Bene impresse nella mente di Louis erano le lacrime, le grida, le liti, i pugni sbattuti contro la superficie innocente del tavolo, la gelosia. La loro, in fin dei conti, non era stata una relazione sana. Aveva fatto più male che bene e, anche se quello che provavano era un amore forte e potente non era bastato a proteggere i loro giovani cuori ma solo a prolungare la sofferenza distruggendoli fino all’ultimo. Loro erano stati reciprocamente la cosa migliore e peggiore che gli era mai capitata nella loro vita e ad aumentare il dolore era stata la sofferenza che entrambi sapevano di star provocando all’altro. Non era direttamente colpa loro ma del modo in cui non potevano essere loro, di come i loro contatti erano limitati e i loro sentimenti oscurati e impediti. In ogni caso faceva male. Sempre in quelle notti da cui si sarebbe svegliato da solo aveva pensato a come potesse sentirsi il riccio. Sapeva che non lo aveva dimenticato, ne era a conoscenza grazie ai testi delle canzoni che inevitabilmente ascoltava e nei quali trovava malinconia e affetto ma anche rammarico e odio. Quest’ultimo era quello che lo lasciava più perplesso perché lui non sarebbe mai riuscito ad odiare il riccio e non riusciva a capacitarsi del fatto che Harry potesse provare questo sentimento così forte e distruttivo per lui.

Oh, I can't believe I gave into the pressure
When they said a love like this would never last
So I cut you off 'cause I didn't know no better
Now I realize, yeah, I realize

Ed alla fine tutto quel dolore e quella sofferenza che era costretto ad affrontare ogni giorno, le parole che gli venivano dette ad ogni occasione disponibile, le occhiate sprezzanti e tutta quella pressione a cui veniva sottoposta a ogni intervista, concerto, colloquio lo avevano spezzato. Si era reso conto che, in fondo, il gioco non valeva la candela e che si stavano facendo solo del male a continuare quella relazione. E poi in fondo erano così giovani, l’amore, come tutti continuavano a dirgli, sarebbe finito da solo prima o poi, quindi perché prolungare ad oltranza qualcosa che era comunque destinato a finire? Così lo aveva mollato. 

Era un lunedì di settembre. Il cielo era azzurro e il Sole splendeva alto nel cielo. Ironico, vero? Una giornata così bella e piacevole sarebbe stata luogo di uno dei dolori più grandi che il cuore del ragazzo dai boccoli castani avrebbe dovuto sopportare.  Stavano registrando il loro nuovo album al tempo: Four. Erano tutti stressati e pieni di impegni da mantenere e quel lunedì era una delle poche giornate in cui non avevano nessun appuntamento a cui andare o riunioni a cui partecipare. Harry era seduto sul divano e faceva zapping per i canali TV mentre beveva una tazza di tè. I suoi capelli erano lasciati cadere sciolti attorno al viso e indossava dei semplici pantaloni della tuta neri con una classica t-shirt bianca. Louis lo stava guardando da un quarto d’ora appoggiato allo stipite della porta non avendo idea di cosa fare. 

Ne aveva parlato con Zayn, gli aveva chiesto quali fossero le parole più adatte da utilizzare, come introdurre l’argomento e la sua opinione a riguardo. L’unica cosa che ne aveva ricavato era stato un sospiro e una pacca sulla spalla. - Secondo me stai facendo una cazzata - gli aveva detto - ma se pensi che sia giusto io non sono nessuno per impedirtelo e se ritieni che tutta questa pressione sia troppa da sopportare va bene, non meritate di soffrire così. Non posso aiutarti comunque, sei tu quello che lo conosce meglio di tutti noi quindi tu e solo tu sai cosa è meglio dire e cosa no - aveva concluso. Già… facile a dirsi. Louis non aveva alba di come si facesse a spezzare il cuore di una persona senza farle troppo male… insomma era impossibile. Senza contare il fatto che lui stava male al solo pensiero di non poter più baciare quei petali che erano le labbra di Harry. In un impeto di coraggio, però, si avvicinò al divano dove era seduto il riccio e - Haz… - lo chiamò inginocchiandosi affianco a lui. Gli occhi verdi del suo ragazzo furono presto su di lui e questi si illuminarono subito alla sua vista mentre le sue labbra si aprirono in un sorriso. - Ehi amore - lo salutò Harry e il cuore di Louis mancò un battito a quel soprannome  e alla vista del suo amato. - Cosa hai fatto per tutto questo tempo? - gli chiese ancora il riccio allungando il collo per rubargli un bacio a fior di labbra ma, all’ultimo secondo, il liscio voltò il viso di lato facendo finire il bacio del più piccolo sulla sua guancia. Harry lo guardò confuso prima di chiedergli - Che succede? Perché ti sei scansato? - Louis si sedette sul divano e gli prese una mano tra le sue - Dobbiamo parlare - disse con tono serio e Harry sapeva che quella fase non preannunciava nulla di buono, ma rimase in silenzio aspettando che il suo ragazzo continuasse il discorso. Louis prese un respiro profondo prima di andare avanti. 

- Ci stiamo facendo solo del male - cominciò - io, te… tutto questo ci sta solo facendo soffrire e io non ne posso più di vedere il dolore nei tuoi occhi e sapere che è a causa mia e - il riccio lo interruppe - No, no ma cosa stai dicendo? Io non sto male per colpa tua ma per colpa di quegli stupidi uomini del management che non mi lasciano esprimere chi sono e non mi lasciano mostrare al mondo le mie emozioni, quello che provo per te. E’ solo grazie a te se riesco ad andare avanti e a non spezzarmi. - tentò di convincerlo il più piccolo. 
- Ma la maggior parte degli ostacoli che incontri sulla tua strada ti vengono imposti a causa mia, è per colpa mia che rischi si spezzarti e io non posso più vederti in lacrime dopo un concerto. - 
- Ma Louis - lo interruppe Harry con la voce tremante e le mani strette a pugno.
- No Harry ascoltami - continuò il liscio - sono più le volte che litighiamo che quelle in cui facciamo l’amore, non facciamo che gridarci contro e andarci addosso l’un l’altro. Un battibecco da nulla finisce quasi sempre in tragedia con me che sbatto la porta e tu che ti ritrovi a piangere tra le braccia di Liam - 
- Sei geloso di Liam? - chiese il minore sperando che magari fosse quella la causa scatenante della reazione esagerata di Louis.
- No, Harry, anzi sono contento che almeno in lui tu riesca a trovare un po’ di conforto. - ribattè il ragazzo dagli occhi blu con aria sconsolata.
- Quindi cosa? - sbottò improvvisamente Harry alzandosi e separando con uno strattone le loro mani che, dopo quella volta non sarebbero mai più tornate a stringersi. - Mi stai lasciando? - chiese aggressivamente. Louis abbassò il capo tristemente e gli occhi di Harry in quel momento si riempirono di lacrime. - No - disse - no, no, no, no dimmi che stai scherzando - continuò con la voce tremante.
- Mi dispiace - sussurrò il liscio con ancora lo sguardo basso.
- Guardami. - ordinò Harry con la voce rotta dal pianto imminente, ma la testa del compagno rimase fissa al pavimento. - Almeno abbi la decenza di guardarmi negli occhi mentre mi pianti, cazzo! - gridò allora Harry e a quelle parole Louis alzò sia lo sguardo che tutto il suo corpo avvicinandosi al più piccolo che stava ormai visibilmente tremando e dai cui occhi verdi uscivano copiose lacrime.
- E’ la soluzione migliore, ci facciamo solo male a vicenda - tentò di dire.
- No - lo interruppe Harry - tu mi fai del male se mi lasci - lo corresse. - Louis, io non posso vivere senza di te, ti prego. Troveremo una soluzione assieme, parleremo con tutti, faremo coming out, qualsiasi cosa ma io non posso perderti - singhiozzò Harry che non si sa come si era ritrovato a piangere tra le braccia del liscio il quale gli accarezzava la schiena con movimenti circolari per tranquillizzarlo mentre anche dai suoi occhi cominciavano a scendere silenziose lacrime salate.
- No Harry, non sarebbe la scelta giusta… e lo sai anche tu. - il riccio non rispose limitandosi a singhiozzare sul petto dell’altro. Dopo una quantità di tempo indefinita il minore di staccò e, dopo essere andato alla ricerca di un fazzoletto disse - Posso almeno avere un ultimo bacio? - chiese in un sussurro, e chi era Louis per negarglielo. Così si avvicinò lentamente a Harry mettendogli le mani sui fianchi mentre si alzava sulle punte per poggiare delicatamente le sue labbra su quelle del riccio. Il bacio fu lungo ma non passionale, era un bacio dolce con il quale i due rivissero tutta la loro storia e si trasmisero tutto l’amore che rimaneva ancora nei loro cuori. Fu un bacio bagnato non a causa della troppa saliva, ma a causa delle lacrime che continuavano a scendere dalle palpebre serrate dei due amanti. Quando si staccarono per la mancanza d’aria rimasero a lungo vicini, con i nasi che si sfioravano e gli occhi liquidi incatenati tra loro. Blu nel verde e verde nel blu. 

Quella notte Harry la passo tra le braccia forti di Liam in mezzo ad un mare di fazzoletti mentre, dall’altra parte della città, Louis trovava conforto nel freddo calore dell’alcool.

 

We were too young
To know we had everything
Too young
I wish I could've seen it all along
I'm sorry that I hurt you, darling, no

E Louis era veramente troppo giovane per capire che effettivamente il gioco sarebbe valso la candela, per sapere che anche se pieni di dolore quelli passati con Harry erano stati gli anni migliori della sua vita, gli anni più pieni, quelli durante i quali si era veramente sentito completo perché se aveva Harry al suo fianco aveva tutto. 

Lo realizzava in quel momento, mentre cantava quella canzone con gli occhi fissi sul ragazzo affianco a lui che lo guardava tristemente mentre ripercorreva i bei vecchi tempi: prima ancora che tutto andasse in frantumi. Ma ormai era troppo tardi. Aveva ragione Harry quando gli aveva detto che gli avrebbe fatto più male lasciandolo di quanto gliene avrebbe fatto restando assieme a lui e affrontando tutti quegli insulti mano nella mano. Perché quando stavano assieme, ogni notte, il cuore danneggiato dagli impedimenti del management del riccio tornava a battere più forte di prima grazie a quei baci proibiti che gli venivano donati. Quando Louis lo aveva lasciato, però, nulla aveva potuto rimettere insieme i pezzi del suo cuore. Ma questo il liscio non aveva potuto prevederlo.

 

 Face to face at the kitchen table
This is everything I've waited for
Now we can finally have a conversation
That I wish we could've had before

Ne avevano riparlato un anno dopo. Avevano sperato di chiarire, magari di ricominciare, di riprovarci. Erano seduti ai lati opposti del tavolo della cucina mentre tentavano di scrivere una canzone per il nuovo album. Dopo la rottura pian piano avevano ricominciato ad avere un rapporto, piccole conversazioni senza distogliere lo sguardo o sentirsi a disagio. Sembrava poco ma era un grande passo avanti. Avevano deciso di scrivere un’ultima canzone assieme per sigillare il loro passato e si erano riuniti a casa del liscio. Inevitabilmente erano finiti a parlare della loro relazione passata e non si sa come erano passati dal sorridersi e rincuorarsi a vicenda al gridarsi contro le peggio cose. 

Una conversazione che avrebbe dovuto portare alla pace perenne aveva invece portato ad una battaglia che era stata l’inizio di una guerra non ancora conclusa. Harry se ne era andato sbattendo la porta dietro di sè ma senza versare neppure una lacrima. Ne aveva abbastanza di soffrire per quell’uomo e da quella volta decise che non avrebbe più pianto per amore. Sul tavolo della cucina di Louis riposavano i fogli dimenticati sui quali era scritta la prima parte di quella canzone che, dopo un sacco di anni, sarebbe diventata Only the Brave.

 

It's been two years since I've seen your face
Tryna find some better words to say
Before I let this moment slip away
'Cause now I realize

Il riccio continuava a fissare intensamente Louis con un espressione seria, quasi arrabbiata, e le mani strette a pugno, le nocche bianche. Ma anche in quella occasione il liscio non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Erano due anni che non lo vedeva di persona e anche quella volta non era stata abbastanza per imprimersi a fuoco nella sua testa ogni particolare del suo ormai ex fidanzato. Harry era cambiato molto, era innegabile, eppure continuava a conservare quella eleganza tipica del suo atteggiamento, quello sguardo penetrante e quella capacità di farti cadere ai suoi piedi solo con un gesto. Gli era mancato, Dio se gli era mancato, ed anche se sapeva che probabilmente in quel momento stesse rischiando la vita, l’unica cosa che voleva fare era smettere di cantare e stringerlo tra le sue braccia. Non potendolo fare tentò di mettere tutto se stesso nelle parole che cantava, ci mise tutto il suo impegno nel far arrivare quella canzone dritta al cuore del riccio di scusarsi tramite quel testo così sentito e di fargli capire quanto ci tenesse ancora a lui. Si rese conto che quella era l’occasione migliore che aveva per far capire per un’ultima volta a Harry il suo punto di vista e l’avrebbe sfruttata al massimo, prima che anche quella opportunità gli venisse portata via. 

Vide Nick Grimshaw avvicinarsi al riccio e mettergli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo ma Harry si scostò bruscamente da lui facendo tirare un lieve sorriso a Louis che era sempre stato un po’ geloso del rapporto tra i due.

 

We were too young
To know we had everything
Too young
I wish I could've seen it all along
I'm sorry that I hurt you, darling, no
We were too young

 

La canzone terminò e prima che Louis potesse fare qualsiasi cosa Harry era già uscito dalla sala sbattendosi la porta alle spalle e correndo alla disperata ricerca d’aria. Louis guardò imbambolato per qualche secondo lo spazio vuoto che aveva lasciato la figura di Harry incapace di muovere alcun muscolo, ancora sotto stato si shock per quello che era appena successo. Nella stanza non volava una mosca, tutti erano in attesa di una sua mossa che non arrivava. Sembrarono passati secoli quando la voce esasperata di Nick Grimshaw disse - Hai intenzione di seguirlo o no? -. A quelle parole Louis si riscosse dal suo stato di stasi e si avvicinò a passo veloce alla porta pronto per varcarne la soglia, con gli occhi di tutti i presenti puntati sulla sua schiena. Stava per abbassare la maniglia e uscire dalla sala quando - Louis - lo chiamò nuovamente la voce del presentatore - Fallo soffrire di nuovo e… - lo ammonì senza però terminare la frase. Un secondo dopo Louis correva per i corridoi degli studi alla ricerca del riccio dagli occhi di smeraldo.

ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui con il secondo e penultimo capitolo di questa piccola fanfiction. Spero vi sia piaciuto e che vi abbia tenuto un po' di compagnia, se devo essere sincera mi ha fatto davvero male scrivere la scena della rottura ma si devono pur fare dei sacrifici. 
Lasciate una recensione se vi va e ci vediamo domani con l'ultimo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


Harry si trovava sulla terrazza accasciato per terra con la schiena e il capo appoggiati al muro e una sigaretta quasi finita tra le dita tremanti. Le palpebre erano serrate e le sue labbra soffiavano nuvole di fumo grigio. La mente era altrove, dispersa in antichi ricordi e pensieri profondi e la sua fronte si aggrottava nel vano tentativo di riordinare quella catasta di informazioni e emozioni che affollavano il suo cervello. La parola più frequente in quel momento nella testa del giovane era “Perché”. Un sacco di domande cominciavano con quella semplice parola ma solo poche, se non nessuna di quelle, trovavano una risposta. 

Perché aveva scritto quella canzone? 

Perché proprio quando Harry aveva davvero cominciato a dimenticarsi di lui, Louis rispuntava fuori come una talpa? 

Perché, dopo così tanti anni, vedere il liscio gli faceva ancora battere forte il cuore, gli incasinava il cervello e lo riduceva a trattenere le lacrime seduto sul pavimento di una terrazza?

Perché aveva deciso di entrare in quella fottuta sala sapendo che ne sarebbe uscito distrutto?

A malincuore, però, la risposta all’ultimo quesito la sapeva. Era una certezza e anche se con gli anni aveva tentato di reprimerla in quel momento si imprimeva nella testa del riccio più forte che mai. Era entrato in quella stanza perché voleva dargli una seconda possibilità. Non importava quante volte e quanto profondamente Louis lo avesse ferito, Harry avrebbe continuato a cercarlo nei volti degli altri, avrebbe continuato a sperare in un suo messaggio o una sua chiamata, avrebbe colto qualsiasi occasione per sistemare le cose con lui. Perché no, a Harry non era andato giù il modo in cui si erano lasciati l’ultima volta in cui si erano parlati, gli aveva detto cose terribili che non aveva mai davvero pensato in vita sua e, a distanza di anni, si pentiva ancora di averlo trattato in quel modo. 

Era il 28 marzo 2018, si trovava in un prestigioso hotel di Londra per… non si ricordava il motivo preciso, viaggiava così tanto e cambiava alloggio così spesso che ricordare tutti i suoi spostamenti e le motivazioni dietro a essi sarebbe stato impossibile. Ricordava solo che era sfinito e l’unica cosa che desiderava fare era un tuffo nell’acqua fredda della piscina dell’albergo. Camminava sulla moquette rossa dei corridoi diretto alla sua stanza per prendere il costume da bagno e l’asciugamano quando una minuta  figura maschile fece la comparsa nel suo campo visivo. I piedi di Harry fecero involontariamente dietro front e lui si appiattì contro il muro dell’angolo che aveva appena svoltato nel tentativo di diventare parte integrante di esso, inutile dire che non ci riuscì e, appena si rese conto di quanto fosse ridicolo in quella situazione decise di affrontare il nemico a testa alta. Si ricompose e svoltò nuovamente l’angolo ritrovandosi a pochi centimetri di distanza da Louis Tomlinson. Si guardarono per quella che era sembrata un’eternità e poi, finalmente il liscio pronunciò - Ciao -. Era imbarazzato, lo erano entrambi e si poteva vedere da lontano un miglio che nessuno dei due voleva rimanere in quella situazione a lungo. - Ciao - rispose in un sussurro Harry e, dopo ancora qualche secondo infinito si spostò verso destra per oltrepassare il liscio e raggiungere la sua tanto agognata camera, peccato che Louis fece lo stesso pensiero spostandosi dallo stesso lato di Harry impedendogli il passaggio. Compirono le stesse mosse ancora un paio di volte finché il più alto non bloccò per le spalle l’altre e lo scavalcò velocemente abbandonandolo lì, imbambolato e confuso, in quel triste corridoio. 

Harry tirò un sospiro di sollievo una volta buttatosi sul letto presupponendo che il pericolo fosse scampato… non sapeva quanto si sbagliava. Aveva in programma di rimanere chiuso nella sua suite per tutto il suo soggiorno in quell’albergo e di uscire solo per gli impegni a cui il suo lavoro lo obbligava a presentarsi, sfortunatamente il suo manager non era della stessa idea dato che alle sette di sera si presentò davanti alla sua porta bussando insistentemente e obbligandolo a presentarsi a cena nel giro di un quarto d’ora perché - Non ho intenzione di cenare da solo per colpa di una tua vecchia fiamma, non fare il bambino. -. Harry non fece il bambino, semplicemente si rifiutò di tenere una conversazione con Jeff per la prima mezz’ora della durata della cena e iniziando a parlargli solo una volta che il primo piatto fu servito. Si trovavano in una sala appartata nella quale, per il momento, c’erano solo loro, in modo da non dare spettacolo agli altri ospiti dell’hotel ed evitare situazioni imbarazzanti come richieste di foto o autografi. Ad un certo punto la mascella di Jeff cadde facendo così spalancare la sua bocca in una espressione stupita e, Harry constatò, quasi spaventata. - Non voltarti - gli ordinò e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Harry si girò repentino e, neanche lo avesse mai fatto, i suoi occhi verdi tornarono subito ad incastrarsi con quelli del suo manager e, se gli sguardi potessero uccidere, Jeff non avrebbe avuto nemmeno il tempo di chiedere perdono per tutti i suoi peccati. - Harry, ti prego - riuscì a pronunciare prima che il riccio si alzasse con una lentezza estenuante e si dirigesse verso l’uscita. Una voce lo fermò prima che varcasse la porta - Guarda che puoi restare a finire la cena eh… non ti mangio mica. -.  A quelle parole Harry si arrestò, e così fece anche il suo cuore, prima di rispondere, senza nemmeno voltarsi - Infatti stavo andando in bagno, il mondo non gira intorno a te. - 
- Immagino giri attorno a te, allora - ribattè Louis a bassa voce non sapendo se volesse che il riccio sentisse o no quella risposta che, inevitabilmente, sentì.
- Come, prego? - domandò infatti con un sorriso che di gentile non aveva proprio niente girandosi nella direzione del maggiore.
- Harry, per favore, siediti - lo supplicò Jeff indicandogli la sedia di fronte a lui. Harry con un sospiro tornò al suo posto deciso a lasciare perdere la faccenda ma al - Menomale che dovevi andare in bagno - di Louis scoppiò.
- Che cosa vuoi da me eh? Che cazzo ti ho fatto di male? - chiese arrabbiato alzandosi nuovamente e andando in contro al maggiore mentre il suo manager si prendeva la testa tra le mani. - Non so a cosa ti riferisci. - rispose con fare duro Louis.
- Perché continui a trattarmi di merda? Valgo così poco per te ormai? -
- Io non ti tratto di merda. - si difese il liscio - sei tu che te la prendi per cose da nulla, sei troppo sensibile - fece una pausa nella quale il riccio credette avesse finito di parlare ma - Lo sei sempre stato. - terminò con un ghigno, convinto di aver vinto la battaglia. Effettivamente quella l’aveva vinta: ciò che era rimasto del cuore di Harry si spezzò con un sonoro crack che portò inevitabilmente le mani di Harry a stringersi il petto, lì dove faceva più male. Louis aveva vinto la battaglia, non la guerra.
- Sai tu cosa invece sei sempre stato? Un fottuto egocentrico egoista, che pensa che tutto gli sia dovuto e che si crede il Dio del mondo. Ti senti invincibile solo perché qualcuno ride alle tue battute che, ti svelo un segreto, non fanno nemmeno ridere. Sei solo ridicolo, non divertente. - cominciò a elencare con una cattiveria che non credeva nemmeno di possedere mentre si avvicinava sempre più al liscio sovrastandolo in tutta la sua altezza e costringendolo ad arretrare - Non hai un briciolo di talento, hai fatto successo solo grazie al gruppo in cui ti hanno messo per bontà divina, hai avuto solo culo, e sei andato avanti insieme alla band solo perché c’ero io a trascinarti e a farmi in quattro perciò che tu non rimanessi indietro, grazie per la riconosceneza, a proposito. - Non pensava davvero ciò che diceva, per niente, una parte di lui gli diceva di fermarsi e che un giorno se ne sarebbe pentito ma un’altra parte, quella più ferita, gli gridava di colpirlo dove faceva più male e di toccare tutte le sue insicurezze e punti deboli. 
- E io ancora più stupido ad innamorarmi di uno come a te. Un casinista buono solo a fare nulla dalla mattina alla sera che non si rende conto di dover sgobbare anche lui nella vita. Dio, quanto potevo essere giovane e ingenuo ad innamorami di te! Sai me lo avevano detto che mi avresti spezzato il cuore, ma io non ci ho creduto e chi ne è rimasto futtuto sono stato io. Io che credevo che non mi avresti mai abbandonato, io che ti cercavo ogni secondo con lo sguardo, io che ti ho anche dato una cazzo di seconda possibilità per poi vederla buttare via come se fosse immondizia! - Louis aveva deciso di arrestare la sua camminata quando si era reso conto che andando avanti così sarebbe arrivato spalle al muro, erano fermi al centro della sala e Louis ascoltava impotente la sfuriata del riccio e si imponeva di non piangere davanti a quelle dolorose rivelazioni che lo colpivano come pugnali.
- Ti odio cazzo! Ti odio con tutto il mio cuore e se non ti avessi incontrato la mia vita sarebbe sicuramente stata migliore. Per colpa tua ho buttato via gli anni migliori della mia vita per inseguire un amore impossibile, a struggermi per farla funzionare con un idiota come te, ti odio! - stava urlando ormai quegli insulti che gli uscivano dalla bocca con una facilità assurda e metteva il cuore in ogni singola lettera che andava a comporre quella lama affilata che penetrava sempre più affondo nella ferita già aperta sul cuore di Louis. Era così gratificante vedere quanto male poteva fargli con delle semplici parole. Quando lasciò la sala con gli occhi scioccati di tutti puntati su di lui non sapeva quanto ci sarebbe stato male lui stesso per quella sfuriata, per quelle menzogne dette a causa della rabbia. In quel momento era solo felice per avercela avuta vinta.

Louis per Harry era ancora importante e no, non lo odiava: non lo aveva mai fatto e non avrebbe mai potuto. 
Non voleva che le sue labbra si piegassero in un sorriso triste e malinconico ogni volta che vedeva una foto del liscio o ascoltava una sua canzone. Non voleva che la sua mente portasse a galla momenti tristi e pensare con rimpianto alle giornate passate assieme. No. Lui voleva un bel ricordo di ciò che erano stati, voleva parlare sorridendo della loro passata relazione e non voleva portare rancore e odio verso una persona che per lui era stata il mondo. Ecco perché lo aveva cercato, per provare a riprendere un rapporto civile con il suo ex e magari… no. E magari niente.

Il suo piano era quello di entrare, ascoltare tutta la canzone e poi avvicinarglisi e salutarlo con un sorriso cordiale ma quando aveva sentito le note di quella canzone che parlava così spudoratamente di loro non ce l’aveva fatta a trattenersi. Harry aveva compreso anni addietro le motivazione per le quali Louis lo aveva mollato e, anche se faceva male, le aveva accettate ma non aveva mai condiviso il suo pensiero. Secondo il suo parere loro avrebbero dovuto lottare, andare avanti e impegnarsi ogni giorno di più per poter vivere il successivo fianco a fianco. 

Ma forse l’amore che il liscio provava per il riccio non era sufficiente come quest’ultimo aveva sempre pensato. La rabbia aveva preso il sopravvento mentre ascoltava le parole di quella canzone. Il problema non era stato la giovane età ma il fatto che il maggiore non lo avesse amato abbastanza. Non gliene faceva una colpa ma il fatto che Louis non lo ammettesse o non riuscisse neppure a vederlo lo mandava in bestia. 

Mentre quei pensieri accompagnati da veloci flashback della passata relazione si susseguivano veloci nella sua testa, la porta verde della terrazza venne spalancata e una testa castana ne fece capolino mentre un paio di occhi azzurri e profondi come il mare ispezionarono tutta la zona fermandosi sulla figura accasciata a terra che ora si stava tenendo la testa tra le mani mentre prendeva respiri forzatamente lenti. Louis le si avvicinò lentamente e si accovacciò al suo fianco, prese delicatamente un polso dell’uomo che gli stava accanto e spostò lentamente una mano smaltata dal volto di Harry aspettando di vedere il suoi occhi verdi lucidi di lacrime, lo sorprese il fatto che questi, al contrario, fossero perfettamente asciutti. Non che sperasse di vedere il minore piangere anzi, ma andiamo, cosa ti aspetteresti da qualcuno che sta tremando con le mani a coprirgli il volto e abbandonato a terra!

- Ciao - lo salutò con un sussurro e un sorriso tirato il liscio non appena i loro occhi si incontrarono. 
- Ehi - fu tutto ciò che rispose il più piccolo.
- Stai bene? - che domanda stupida, si rimproverò mentalmente subito dopo: era ovvio che non stesse bene. Infatti - No.- fu la risposta che ottenne. Harry allungò una mano per prendere un’altra sigaretta dal pacchetta e imprecò sottovoce quando si rese conto che erano finite. Louis notandolo mise una mano all’interno della sua giacca per poi afferrare una sigaretta e offrirla al riccio che la accettò con un sorriso. Mentre quest’ultimo aspirava la prima boccata di fumo socchiudendo gli occhi per godersela al meglio invitò l’altro a fare lo stesso, non gli era mai piaciuto fumare da solo. Louis tirò fuori un’altra sigaretta e mentre l’accendeva il riccio cominciò a parlare.
- Mi dispiace per come ci siamo lasciati -
- Lo pensi davvero ciò che hai detto quel giorno? - gli chiese il liscio.
- No! - si affrettò a dire Harry - Certo che no. Io… mi sono fatto prendere dalla rabbia non ho mai pensato tutte quelle cose che ti ho detto e mi dispiace, mi dispiace un sacco, non avrei mai voluto lasciarti così e - continuò ma venne interrotto dal liscio che lo guardò con gli occhi azzurri colmi di tristezza.
- Ti sei pentito di esserti innamorato di me? E’ stato davvero così brutto? - chiese lentamente quasi a non voler davvero ricevere una risposta.
-  No, Louis - lo rassicurò il riccio mettendogli una mano su una coscia - Innamorami di te è stata l’esperienza più bella della mia vita, come potrei mai pentirmene? - disse con un sorriso che colmò di serenità il cuore del maggiore.
- Quindi non mi odi? - chiese ancora il liscio con rinnovata speranza.
- No, Lou, non ti odio. - confermò Harry per poi chiedere dopo qualche minuto di silenzio - Tu invece lo pensi davvero ciò che dici nella canzone? -
- Certo che lo penso, non avrei mai voluto finisse in questo modo e - 
- Non intendevo quello - lo interruppe il più piccolo - ciò che dici nella canzone, che eravamo troppo giovani, è stato davvero quello per te il problema? - 
- Bhe sì, immagino. Tutta quella pressione a cui eravamo costantemente sottoposti era tosta da sostenere e poi eravamo così giovani che non riuscivamo a comprendere quanto ne sarebbe valsa la pena di struggersi così tanto per una relazione che tutti dicevano sarebbe crollata e - 
- Frena, frena, frena - lo riprese Harry - tu non riuscivi a comprendere che ne sarebbe valsa la pena, io sì. Io quella pressione la sostenevo, magari a volte cedevo e mi lasciavo prendere dal panico ma ho sempre saputo che tutta quella sofferenza sarebbe valsa qualcosa. Lo capivo ogni volta che mi guardavi, che mi stringevi tra le braccia, che mi baciavi… perché io ti amavo - disse tristemente.
- Pensi che io invece non lo facessi? - chiese con tono abbattuto Louis. - Tu per me eri come l’aria, sei stata la persona più importante della mia vita, la ragione della mia vita, e se solo mi fossi accorto prima dell’errore che stavo commettendo - si interruppe non appena sentì la risata amara di Harry che stava spegnendo il mozzicone di sigaretta sul pavimento - Perchè stai ridendo? Cosa c’è di divertente? - gli chiese offeso.
- Tu non mi amavi davvero, Louis. - lo disse senza cattiveria, rammarico o rabbia. Il suo tono era dolce, quasi una carezza, e leggermente divertito dal fatto che l’altro non ci fosse ancora arrivato. Quando vide che l’altro stava per controbattere continuò stroncandolo sul nascere. - Ci ho messo anch’io diverso tempo a capirlo, perché non riuscivo a capacitarmene, ma adesso, a distanza di anni, capisco che questa è l’unica verità. Nessuno ci ha mai impedito di stare insieme, Lou. E’ vero, non ci hanno reso la vita facile ma nessuno ci ha mai costretti a lasciarci: è stata una tua decisione. Non te ne faccio una colpa. - mise in chiaro - Ma se mi avessi amato davvero come dicevi, adesso saremmo ancora fidanzati, forse sposati… chissà. Se fosse dipeso da me ora sarebbe sicuramente così, sai perché? Perché io sarei stato disposto ad attraversare il fuoco tenendoti per mano, perché io ti amavo abbastanza da sopportare tutto. Tu… no. - disse poggiando delicatamente una mano sul volto di Louis e accarezzandogli uno zigomo con il pollice mentre i suoi occhi verdi si perdevano in quelli azzurri e liquidi di lacrime dell’altro.
- Se solo avessi saputo che mi saresti mancato così tanto - provò ancora il maggiore.
- No, Louis. - lo interruppe fermo il più piccolo. - Non c’entra niente questo. E’ stato un bene che tu abbia troncato il rapporto, anche se è stato il dolore più grande che io abbia mai dovuto sopportare, è stata la scelta giusta. - 
- Possiamo riprovarci - suggerì il liscio poggiando una mano sul collo dell’altro e avvicinando le loro labbra facendo così sfiorare i loro nasi. - Io non ce la faccio più senza di te. - sussurrò.  Ed Harry era così tentato di annullare quella distanza, lo avrebbe voluto così tanto ma come il liscio allungò il collo per unire finalmente le loro bocche dopo così tanti anni il riccio voltò il capo, come tanti anni addietro aveva fatto Louis, negandogli così il bacio tanto agognato. Le labbra del liscio si scontrarono con la guancia morbida di Harry e rimasero là in un bacio casto e delicato per qualche secondo prima di staccarsi per pronunciare la frase - Oppure no. -. 
Harry gli sorrise dolcemente e gli disse - Non ne vale più la pena neppure per me, ormai. Non voglio più soffrire per qualcuno che non può amarmi con tutto se stesso. -
Louis abbassò lo sguardo tristemente dicendo - Quindi immagino tornerà tutto come prima, continueremo ad ignorarci e a lanciarci frecciatine attraverso testi di canzoni romantiche e nostalgiche? -
- Oppure potremmo andare a prendere un caffè uno di questi giorni, raccontarci cosa abbiamo fatto in tutti questi anni in cui non ci siamo visti e riprendere i rapporti. Mi sembra che a entrambi manchi molto la presenza dell’altro. - suggerì Harry mettendo due dita sotto il mento di Louis e facendogli puntare i suoi occhi nei propri. Le labbra di Louis si incurvarono in un sorriso spontaneo, uno di quelli che non gli illuminavano il volto da troppo tempo. - Mi sembra una bellissima idea. - annuì contento. 
- Allora scrivimi per i dettagli. - concluse il riccio alzandosi e tendendo una mano all’amico per aiutarlo a fare altrettanto. Si diressero assieme con un sorriso stampato sul volto verso l’uscita degli studi dove li aspettavano preoccupati Nick e Jeff che confabulavano sottovoce. Si bloccarono non appena videro la coppia che sprizzava gioia da tutti i pori avvicinarsi a loro. Non seppero mai cosa i due si fossero detti su quella terrazza nè come si fossero chiariti, ma non importava molto, purché Harry fosse felice.

Il giorno dopo i social erano impazziti alla notizia dell’incontro in un bar di Londra dei due cantanti, Harry Styles e Louis Tomlinson, che non venivano avvistati insieme da anni. Giravano foto di loro seduti semplicemente davanti ad una tazza di tè a chiacchierare di solo loro sapevano cosa. C’era chi parlava di una relazione, chi di un incontro di lavoro e chi semplicemente di un’uscita tra amici di vecchia data. La verità è che nessuna di queste opzioni era quella esatta.  Quell’incontro era un simbolo di tregua che concludeva una guerra inutile andata avanti per troppo tempo. Quell’incontro metteva un punto alla loro relazione romantica ma non al loro amore. Perché anche se, come aveva detto Harry, non era stato abbastanza da sopportare tutte le sfide che gli erano state poste davanti, era comunque presente nei loro cuori, nei loro sguardi e nei piccoli gesti che compivano l’uno verso l’altro. Un tipo d’amore che superava l’amicizia ma non arrivava comunque a toccare il cielo.

ANGOLO AUTRICE
Eccoci arrivati all'ultimo capitolo di questa breve fanfiction. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta e, se vi va, fatemelo sapere con una recensione (ci terrei veramente tanto). Spero anche che la fine non vi abbia deluso, anche se credo che lo abbia fatto, ma non me la sentivo di rimmetterli insieme, non lo trovavo giusto. Sono combattuta sullo scrivere un epilogo o no quindi, magari, fatemi sapere cosa preferireste. 
Un saluto a tutti :-)

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3888170