Chateau Lafite Monteil

di Vespertilio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chateau Lafite Monteil- capitolo I ***
Capitolo 2: *** Chateau Lafite Monteil- capitolo II ***
Capitolo 3: *** Chateau Lafite Monteil- capitolo III ***
Capitolo 4: *** Chateau Lafite Monteil- capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Chateau Lafite Monteil- capitolo I ***


Chateau Lafite Monteil 
⊱ ──────ஓ๑ capitolo I ๑ஓ ────── ⊰




Il tintinnio di un mazzo di chiavi faceva eco vibrando nella quiete di un corridoio, seguito dal click di una serratura e il cigolio di una porta. La sequenza di suoni si susseguiva con dei passi che interrompevano il loro tragitto all'entrata e si concludeva con un ultimo cigolio, segno che la porta era  stata nuovamente chiusa.

« Hai una casa davvero accogliente » degli occhi blu cupo si guardarono attorno studiando l'arredamento del soggiorno.

« Ti ringrazio, anche se c'è un po' di disordine, vuoi bere qualcosa? » venne riposato in un angolo un ombrello trasparente.

« Oh... » un attimo di esitazione serrò le labbra del ragazzo in un cipiglio titubante. « Ma sì, certo » le tirò su in un piccolo sorriso. Si sentiva abbastanza assetato dopo tutto.

« Dammi la giacca, forza » porse elegantemente il braccio il moro, provocando una leggera risata da parte del corvino.

« Sei molto carino a farmi entrare per una bibita, spero solo non sembri che me ne approfitti » si sfilò la giacca porgendogliela con un sorriso.

« Sia mai, siamo amici in fondo, no? » contraccambiò il sorriso con un occhiolino.

« Già... » lo osservò mentre posava entrambi i cappotti mezzi di pioggia sull'appendiabiti.

« Che vuoi da bere? » gli domandò avviandosi in cucina.

« Uhm... della limonata ce l'hai? » lo seguì come fa un turista con la sua guida.

« Sei fortunato, ne è rimasta un po' »

Daniel intanto stava nuovamente esaminando pareti e mobilio, facendo la medesima cosa giunto in cucina, come se cercasse qualcosa.

« Ti sei incantato di fronte alle bellissime calamite del mio frigo? » rise il moro versando della limonata in una tazza.

Daniel scosse un attimo la testa ritornando in sé. « Oh, no perdonami, pensavo a prima » sorrise timido prendendola tra le mani.

« A prima quando? » si sedette con una bottiglia di vino rosso in mano, versandolo in un bicchiere per sé.

« A quando... » si fermò a fissare le gocce cremisi del liquido scorrere dal collo della bottiglia al sottile bicchiere di vetro, dandogli colore man mano che si riempiva.

« Daniel? »

Scosse di nuovo la testa, incrociando lo sguardo confuso del moro. « Scusami » gli si sedette accanto tenendo la tazza mezza piena di limonata tra le mani. O mezza vuota, per come l'avrebbe vista Daniel.

« Sembri nervoso » increspò le labbra avvicinando il bordo del bicchiere alle labbra.

« Affatto, figurati » spostò lo sguardo verso la propria bibita sentendosi improvvisamente un po' infantile per aver voluto della limonata.

« Però sembra » lo guardò un attimo in viso. « È perché prima hai pestato quella gomma da masticare vero? » rise piano bevendo un sorso.

Daniel non capiva perché continuasse a pensare alla faccenda della limonata. In fondo se lui ne aveva in frigo voleva dire che ne beveva, e se la bottiglia era quasi finita significava che ne beveva anche tanta. Anzi, forse si era preso del vino proprio perché la limonata la stava finendo lui e voleva comunque bere qualcosa anche lui per fargli compagnia. 

Si sentì più tranquillo aggrappandosi a quel possibile motivo della sua scelta. « Scusa se ti ho finito la limonata » quel pensiero sfuggì alle sue labbra in un impeto che pietrificò Daniel per un breve istante.

« È per questo che ti vedo così distratto? » gli sorrise il ragazzo con condiscendenza, nonostante Daniel continuasse a darsi dell'idiota per non aver pensato prima di parlare. 

« La rifacciamo? » lo guardò in viso ricommettendo lo stesso errore di prima. Si stava già per maledire nuovamente quando sentì il moro ridere di gusto. Lo fissò in un primo momento di silenzio notando come i suoi capelli si muovessero con leggerezza al suo scrollare di spalle provocato dal ridere. La sua risata era sorprendentemente contagiosa e avvertì le proprie labbra piegarsi in un lieve sorriso.

« Sei troppo simpatico, comunque, seriamente, va tutto bene? » posò una mano sulla sua spalla.

Daniel si sentì sussultare a quel leggero tocco. « Uh... sì. Ti ringrazio per avermi salvato dalla pioggia prima » smise di fissarsi la spalla su cui stava posata la sua mano spostando lo sguardo verso la superficie brillante della tazza.

« Mica potevo abbandonarti in mezzo alla tempesta » sorrise gentile seguendo il suo sguardo.

« Sei stato comunque carino, e poi mi hai anche invitato a entrare oltre ad avermi offerto il tuo ultimo bicchiere di limonata » lo roteò piano tra le mani osservando il rollio della bibita.

« Hey scherzi? Avresti fatto la stessa cosa a ruoli inversi » sorseggiò un altro po' di vino. « Anzi, ti invito a restare finché quest'acquazzone non cessa »

Daniel gli rivolse uno sguardo colmo di sorpresa. Si fermò per un attimo ad osservare come le sue ciocche castane non avessero perso un minimo della loro bellezza sotto tutta quella pioggia.

Anzi, erano ancora più lucenti e di quello si era accorto anche quando prima stavano condividendo lo stesso ombrello. A pensarci bene quella gomma da masticare l'aveva pestata proprio perché si era distratto a fissare i lineamenti del suo viso e non prestava attenzione alla strada. Inoltre si era fermato ad osservare come il cappotto lungo che indossava gli cadesse davvero bene, anzi, a pensarci con vera eleganza.

« Wow Mathis... dici davvero? » fissò le sue iridi color smeraldo, come incantato.

« Ma certamente, è un piacere » gli sorrise con sguardo affabile.

« Ma non vorrei recarti disturbo » inclinò leggermente la tazza verso sinistra, indeciso su cosa rispondere.

« Hey... » lo incoraggiò con un sorriso ad accettare l'invito.

Daniel si ritrovò a sorridere al pensiero di poter passare con lui ancora un po' di tempo in più. « Io... va bene » si decise bevendo finalmente un sorso di limonata.

« Ottima scelta » scherzò facendo per riportare il bordo trasparente alle labbra. Poi si interruppe guardando il corvino.

Sentendosi osservato gli rivolse anche lui uno sguardo. « Ho qualcosa in faccia? » domandò con una vena d'ironia tentando di nascondere il proprio disagio.

« Vuoi un po' di vino anche tu? »

Il corvino inarcò leggermente le sopracciglia in un'espressione di sorpresa.

Non sapeva come rispondere, sentiva di starsi davvero approfittando della sua gentilezza sebbene fosse lui a stargli offrendo tutto. Si ipnotizzò per pochi secondi fissando come il vino danzasse elegantemente all'interno del bicchiere che Mathis faceva roteare tra le dita. Passò poi ai suoi occhi che gli stavano rivolgendo uno sguardo d'intesa. Anzi, quasi... intimo. E soprattutto nostalgico.

Si accorse in quel momento di essere sceso con lo sguardo alle sue labbra. Preso dall'imbarazzo tornò a fissare la propria tazza, inclinandola stavolta verso destra, visibilmente a disagio.

« Ma se non vuoi non importa » lo rassicurò Mathis.

Daniel si premette un palmo sulla fronte odiandosi per quella serie di figuracce che stava facendo senza nemmeno aprire bocca. « Un bicchierino mi farebbe davvero bene in realtà » ingoiò la limonata tutta d'un fiato porgendogli la tazza.

Mathis si lasciò scappare una risata divertita e allo stesso tempo intenerita per l'adorabile impacciataggine del corvino. « Sei davvero divertente Daniel, ma non posso lasciarti bere del fantastico vino da un bicchiere con dei residui di limonata » allontanò la tazza alzandosi dalla sedia.

Daniel lo osservò mentre si dirigeva verso uno scompartimento, ritrovandosi a studiare le sue spalle. Erano molto larghe e decisamente attraenti, ma si vedeva che non erano quelle di un nuotatore agonistico. Lui era abituato a quelle di Arsène, che appunto, faceva nuoto da anni.

« È vero che del buon vino non cambia sapore se bevuto da un bicchiere qualunque, ma sei mio ospite e perciò meriti una presentazione decente » tirò fuori un sottile bicchiere di stelo, perfettamente lucidato, dalla forma elegante ed allungata.

Mathis non era un tipo freddoloso. Infatti indossava sempre delle camicie primaverili, molto leggere. Arsène invece era il suo polo opposto con il suo solito maglione scuro, largo e pesante che eppure gli donava comunque così tanto. Ma dopotutto Mathis sapeva davvero come vestire.

« Sei troppo gentile Mathis » fece un piccolo sorriso mentre lo osservava riempire il bicchiere con grazia. Anche se in realtà tutte le sue movenze erano aggraziate e sotto sotto persino il bicchiere che teneva in mano stava facendo sentire goffo Daniel di fronte a tutta quella classe.

Vide il moro riprendersi anche il proprio vino spostandosi verso l'uscita. « Pensavo di spostarmi in soggiorno, la cucina non è esattamente il posto più adatto dove esporre questo set di bicchieri » rise con finezza avviandosi.

Daniel gli andò dietro senza replicare, guardandosi nuovamente attorno. L'atmosfera di quella casa era davvero calorosa e a Daniel piaceva molto. I quadri erano disposti in maniera che si abbinassero al mobilio stesso, appartenenti tutti alla stessa gamma di colori caldi, senza mai stonare. Era davvero un bel vedere e a detta di Mathis c'era pure del disordine.

Si avvicinò al divano osservando il tavolino in legno lucido su cui Mathis aveva posato la coppia di calici. Appena il corvino si sedette non poté fare a meno di stupirsi di quanto si sentisse comodo.

Mathis lo intuì guardandolo in viso. « Ti piace? » sorrise appoggiandosi di schiena al divano.

« Sì... sembrava così rigido a vista » sorrise sfiorando il rivestimento in pelle.

« Già, dà questa impressione a tutti di solito »

« Ma mai giudicare un libro dalla copertina giusto...? » gli rivolse nuovamente lo sguardo d'intesa di prima, porgendogli il bicchiere. 

« Hai ragione... » fece un mezzo sorriso prendendolo. « Sai Mathis... si vede che questa casa l'hai arredata tu » disse soffermandosi su un Monet appeso a fianco una libreria in mogano.

« Dici? » portò il bicchiere alle labbra.

« Eccome... hey, ma è "Les Coquelicots"? » sorrise senza distogliere lo sguardo dal dipinto. Il rosso usato per i papaveri faceva solo da contorno a quell'atmosfera così confortante che lo stava facendo rilassare tanto.

« Wow... vedo che sei un amante dell'arte anche tu allora » sorrise spostando anche lui l'attenzione in quella direzione. Non che "Les Coquelicots" fosse un dipinto così anonimo da venire riconosciuto solo dagli appassionati.

« Sì, mi piace molto » portò il bicchiere alle labbra. Si sentiva già meno inadeguato trovando un interesse in comune con lui. « Comunque, tornando al discorso di prima... » si interruppe l'attimo successivo fissando stupefatto il proprio bicchiere.

Mathis accolse quell'espressione con un sorriso compiaciuto. « È un Chateau Lafite Monteil » ne bevve un sorso pure lui osservando il corvino. « È un rosso fermo, per questo ha un sapore così forte »

Daniel credeva di avere una discreta conoscenza di vini ma si ricredette sentendo Mathis parlare. Anche se a quelle parole smise presto di dare attenzione.

Spostò lo sguardo alle sue dita, che tenevano con signorilità il collo sottile del bicchiere. E poi guardò le proprie che lo stavano tenendo spontaneamente dalla coppa. Si sentì davvero rozzo e primitivo a confronto, e Mathis non aveva fatto nemmeno un commento al riguardo sebbene se ne fosse accorto.

Bevve un sorso.

Non sapeva nemmeno tenere un bicchiere in mano mentre lui sembrava tenere tutto sotto controllo invece.

Ne bevve un altro.

Un po' come faceva Arsène, solo in maniera diversa.

Un ultimo sorso.

« Hai davvero classe Mathis » lo interruppe involontariamente imitando la maniera in cui teneva il bicchiere.

« Che bel complimento Daniel, ti ringrazio » lo guardò piacevolemente stupito.

« No, sul serio... hai davvero buongusto, in tutto praticamente » fece per sorseggiare ancora dal bicchiere accorgendosi l'attimo successivo che era vuoto. « Posso averne un altro po'...? » lo guardò un po' titubante come fa un bambino con i genitori quando sente di star chiedendo un favore di troppo.

« Ma certo » gli sorrise educato versandogli altro di quel saporito liquido color cremisi.

« Grazie » riportò il bicchiere alle labbra. Mathis era davvero gentile a trattarlo con quell'indulgenza solo per non farlo sentire a disagio e Daniel lo apprezzava davvero. Ma nonostante ciò era soprattutto quell'atteggiamento a farlo sentire così inadeguato. « Comunque sotto sotto ti invidio un pochino » aggiunse.

« Io invece sono convinto che questa tua spontaneità nel fare complimenti agli altri sia una caratteristica decisamente più invidiabile »

« In che senso? » chiese curioso.

« Beh... molti al tuo posto sarebbero potuti rimanere zitti provando, come hai detto tu, solo astio nei miei confronti » replicò roteando il calice tra le dita.

« Oh... capisco cosa intendi » sorrise riportandosi il bicchiere alle labbra. Sentiva di starsi abituando a quell'atmosfera. Al sapore intenso ma allo stesso tempo soddisfacente di quel vino. Alla comodità di quel divano che gli faceva desiderare di non alzarsi mai più. Al tono garbato e rilassato delle parole di Mathis. E a tutto il calore che quell'appartamento trasmetteva in generale.

« Però se devo essere totalmente onesto mi sento abbastanza inadeguato con te accanto » confessò il corvino sentendosi leggermente penoso per averlo ammesso ad alta voce.

« Inadeguato tu? Scherzi? » gli rivolse uno sguardo quasi incredulo Mathis. « È vero che lavoro nell'imprenditoria ma tu stai salendo le scale del successo con la tua carriera musicale! Semmai io dovrei temere di sembrarti troppo un precisino » gli sorrise sincero.

Daniel si stupì di quanto quelle parole l'avessero realmente colpito al petto. Positivamente però. Non si era mai sentito così prima se non con Arsène. Eppure Mathis, eccetto che per le spalle, la voce e gli occhi verdi, somigliava a lui in maniera quasi maniacale. Quei complimenti erano un po' come se fosse stato Arsène a farglieli quindi era giustificato quel lieve rossore che sentiva alle gote, no?

Il corvino si limitò a guardarlo senza dir niente, studiando tutti i lineamenti del suo viso, come si era abituato a fare ogni volta che stavano così vicini, cercando sempre più similitudini riconducibili ad Arsène.

« E poi hai uno stile tutto tuo » gli si avvicinò di poco il moro posando il proprio bicchiere sul tavolino.

« I tuoi braccialetti ad esempio » gli prese piano un polso sotto lo sguardo stupito di Daniel. « Oltre a darti un'aria più giovanile risaltano essendo uniformi in colore e materiale »

Daniel bevve un sorso di vino cercando di prendere tempo per pensare a come rispondergli. Mathis gli stava persino più vicino di quando fecero il tragitto insieme e Daniel si sentiva il cuore così in tumulto che ebbe il timore che si sentisse dall'esterno.

« E il modo volutamente disordinato in cui acconci i capelli ti si addice totalmente » 

Più Mathis lo complimentava e toccava in quella maniera più Daniel beveva, in cerca di una scusa per non dovergli rispondere avendo le labbra impegnate.

« E quelle tue labbra così... »

Gli andò di traverso il vino.

« C-come? » esclamò agitato tossendo poco.

« Dicevo che quel vino sembra piacerti molto » rispose il moro con altrettanto stupore.

« Oh... uh.. è così infatti... »

Quella frase se l'era solo immaginata, perché non riusciva a pensare ad altro che alle labbra così nostalgiche di Mathis. E al sapore inebriante di quel vino che si ostinava a bere considerandolo come una via di fuga dai suoi desideri più intimi. E al fatto che anche le labbra di Mathis dovevano avere sicuramente quell'aroma avendone bevuto un po' anche lui. Ma più si imponeva di fermare quel circolo vizioso più ci annegava dentro alla ricerca disperata di un salvagente.

« Mathis, io... »

E lui lo baciò.

Il moro teneva le labbra premute contro quelle del ragazzo, il quale non sapendo più cosa pensare, restò pietrificato, fissandolo ad occhi sgranati. Avvertì l'agognato sapore delle sue labbra, esattamente come se l'era immaginate, restandone per un istante deliziato.

Si sentì girare la testa appena percepì quel bacio farsi più intenso, le labbra di Mathis che tentavano di aprire le sue, dolcemente, come si fa con i petali di una rosa.

Esattamente come faceva Arsène.

Il profumo della colonia di Mathis turbinava vertiginosamente attorno alla sua testa impedendo a Daniel di provare nemmeno a fare la cosa giusta.

A staccarsi da quel bacio così bello, uscire da quell'appartamento così accogliente e tornare alla realtà che stava là fuori, incamminandosi verso l'incessante, fredda e buia tempesta.

E a non chiamarlo mai più.

Ma come un lampo a ciel sereno gli venne alla mente un pensiero. Arsène avrebbe bevuto dell'aranciata.

Arsène avrebbe bevuto dell'aranciata, per questo il fatto che prima Mathis avesse scelto del vino l'aveva così deluso. Forse era proprio collegato a quello il fatto che cercasse così disperatamente un dettaglio del suo arredamento che lo colpisse.

Lui voleva di più.

E Mathis glielo stava dando e fisicamente, dopo quasi due anni di attesa in cui Daniel era rimasto intoccato, anche solo dalle labbra.

Gli occhi blu cupo del ragazzo si schiusero per poi vedere solo buio, segno che aveva ceduto a quel bacio che si faceva sempre più ardente.

Sentì le sue mani scivolare lungo la propria schiena, e un piccolo brivido lo percorse appena viaggiò con la mente immaginando fossero quelle di Arsène.

Avvertì le sue labbra spostarsi sul collo, una zona che Arsène aveva marchiato come sua già da tempo.

Il corpo tonico di Mathis che aderì contro il suo, che stava ora intrappolato tra lui e lo schienale del divano.

Le sue labbra soffici e carnose, le larghe spalle e le cosce sottili, stavano premute contro di lui come spine, dandogli un assaggio amaro e fugace di ciò che a lui stava mancando disperatamente.

Daniel lasciò scorrere le dita lungo la mascella di Mathis, liscia al tatto. Notò che la sua curva era sottile quanto quella di Arsène.

Si sentì nuovamente girare la testa appena il moro fece leggera pressione sotto il cavallo dei suoi pantaloni e infilò le dita sotto la sua camicia sbottonandone il fondo, lievi tocchi che scaturivano, mille e anche più, ricordi fisici.

Le fantasie di Daniel si facevano sempre più nitide mentre Mathis lo avvicinava a sé, una mano che abbassava la cerniera dei suoi pantaloni.

Immaginò il peso di Arsène sulle proprie ginocchia e le sue dita tra i propri capelli, che strattonavano duramente e la sua voce calda che sussurrava incoraggiamenti provocanti al suo orecchio.

Daniel non riusciva ad articolare nessuna parola, solo dei lamenti soffocati dalle sue labbra che parevano dire fermati, basta Mathis, sto per-

Venne rumorosamente a malapena riconoscendo quel verso come proprio.

Fu tutto talmente travolgente che si sentì rabbrividire stringendo forte la camicia di Mathis per riprendersi. Il moro si fermò persino un istante, stupito oltre ogni ragione. E questo fece sentire Daniel tremendamente patetico.

« Io... perdonami Mathis, devo.. devo andare » ansimò spostandolo delicato da sopra le sue gambe.

Prese la propria giacca dall'appendiabiti abbottonandosela sbrigativo, sotto lo sguardo interrogativo del moro.

« Grazie per tutto, per il passaggio, il vino, la compagnia.. tutto... tutto quanto » lo ringraziò goffamente aprendo la porta per uscire.

« Daniel, ma dove... »

« Grazie Mathis, davvero » lo interruppe con un sorriso tremolante, come la propria voce.

Chiusa la porta si appoggiò alla parete del corridoio, il cuore che ancora vacillava e la tempia pulsante che non voleva dargli tregua.

Si lasciò trascinare col peso verso il basso, finendo seduto per terra.

I boxer ancora umidi, i pantaloni aperti, la giacca abbottonata male e quella maledetta gomma da masticare sempre appiccicata sotto la suola della sua scarpa.

Aveva tradito Arsène.

Sentì lo stomaco accartocciarsi assieme ai polmoni e al cuore a quel pensiero e si aggiunse un incessante bisogno di piangere che gli impastava la gola.

Si rendeva conto a malapena di quello che aveva attorno e non poteva fare a meno di fissare la parete, umida attraverso gli occhi lucidi, su cui aveva tenuto fisso lo sguardo da quando era uscito.

Non si sentiva pronto per tornare a casa. Non si sentiva pronto per andare da nessuna parte in realtà.

Con il cuore sospeso tra lo sterno e la gola se ne stette lì, fuori dalla porta, pregando che il tempo si fermasse in quella frazione di secondo e non scorresse mai più.




Un capitolo già più serio che non verrà mai pubblicato nella fiction definitiva, ma che è solo origine di una linea temporale fin troppo tragica per me da raccontare.
Per riprendere in mano l'ispirazione sto facendo esercizio con queste brevi (mica tanto) one-shot singole, di cui in apparenza si potrebbe non capire niente ma tranquilli, verrà tempo in cui tutto sarà spiegato.
Ringrazio tutti i temerari che sono arrivati fin qui e auguro una buona lettura per le prossime fic, grazie per l'attenzione!

Bribribrio

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Capitolo 2
*** Chateau Lafite Monteil- capitolo II ***


Chateau Lafite Monteil 
⊱ ──────ஓ๑ capitolo II ๑ஓ ────── ⊰




« Ah... ah.. Arsène...! »

Fu quello il nome che risuonò nel silenzio della camera da letto, seguito da una lunga serie di ansimi.

I bacini uniti, le punte dei piedi arricciate nelle pieghe delle lenzuola e la schiena che si era fatta un arco, come a voler dare tutto ciò che si ha.

Un senso di colpevolezza dipingeva lo sguardo del corvino fisso su quelli del moro sotto di lui, che ancora gli teneva i fianchi.

Daniel era sparito dalla circolazione per un po' dopo essere stato per la prima volta a casa di Mathis e per quasi un mese non si fece sentire né dal suo manager, né da Stéphane, il suo amico più caro, né tantomeno da Mathis. Da nessuno, eccetto che da Arsène.

Si era ripromesso di non vedere né pensare mai più a Mathis. Di tornare alla propria vita, che Arsène lo perdonasse o meno. E invece eccolo lì, sul suo letto, nudo, e sopra di lui, per l'ennesima volta.

« Mathis... perdonami, io... » Daniel si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Non era la prima volta che lo chiamava col nome di Arsène.

« Non scusarti... capisco perfettamente » il suo tono non era freddo o deluso. Il corvino si sorprese di quanto invece suonasse comprensivo.

« Ti.. ringrazio... » replicò con una punta di sorpresa.

« Su... vieni qui » un piccolo sorriso si formò sulle labbra dell'altro, pronto ad accoglierlo tra le braccia.

Un gesto familiare, di quelli da mancare alla nostalgia stessa. Anche se ormai Daniel era talmente abituato a cercare qualcosa di Arsène in lui che cominciava a chiedersi se non interpretasse qualsiasi suo movimento di proposito.

Daniel si chinò col busto, restando a cavalcioni su di lui e senza sciogliere la posizione con cui aveva raggiunto l'orgasmo poco prima. Una sensazione di completezza, che tuttavia non aveva né un inizio né una fine.

Premette il viso contro il petto del moro, in cerca di quel battito familiare e rassicurante. Avvertì le dita affusolate di Mathis pettinargli dolcemente i capelli.

« Sai che mi piaci Daniel... » alzò le coperte avvolgendo entrambi con esse.

« Sì, lo so... ti chiedo scusa » ripeté premendo le labbra contro un suo pettorale, lasciandoci un bacio, senza malizia.

Sapeva quanto tutto questo fosse sbagliato nei confronti di Arsène, Mathis e di sé stesso, ma allo stesso tempo non riusciva a resistere. Voleva risentire il calore di Arsène avvolgerlo come una carezza e voleva addormentarsi con la sua voce melodiosa.

Conoscere Mathis gli aveva offerto una via di fuga, una dolorosa illusione capace di dargli un assaggio di ciò che gli mancava disperatamente.

Quando lui e Mathis si limitavano ad essere amici vedere il suo viso era come una ventata d'aria fresca, specialmente quando usciva dalla centrale nei giorni di visita con Arsène. Prima ancora di conoscere Mathis invece, Daniel approfittava di ogni singolo istante dei brevi momenti che aveva con il fidanzato per studiarne il viso e assicurarsi di non scordarlo più fino a quando non l'avrebbe rivisto. Le foto non bastavano, ne aveva memorizzato ogni dettaglio ormai.

 Aveva anche notato come in fretta Arsène si fosse fatto sempre più sciupato. Le occhiaia gonfie, le nocche consumate, i capelli secchi, la voce roca e quella dannata cicatrice alla tempia. Non gli veniva data la possibilità di baciarlo, abbracciarlo, neppure di sfiorargli la mano.

Vedere subito dopo Mathis lo confortava sempre invece. Era come se tutto si azzerasse. Mathis gli offriva la possibilità di vedere Arsène sorridere. Era ciò che più contava per Daniel. Forse era l'unica cosa a contare per lui.

« E so che ti manca... non posso neanche immaginare quanto » arrotolò col dito una delle ciocche selvagge del corvino riposate sulla sua nuca.

« Ma...? »

« Ma niente... ti supporto Daniel »

Daniel sussultò. Ormai erano mesi che frequentava Mathis eppure riusciva a sorprenderlo sempre in qualche maniera. Esattamente come prima, il suo tono era limpido e non nascondeva rancore.

« Non sei arrabbiato? O deluso? » alzò lo sguardo verso l'altro incontrando le sue iridi color smeraldo. 

« Come potrei esserlo... non ti è stato affatto facile lasciarlo » 

Era passato appena un mese da quando Daniel aveva dato ad Arsène il suo ultimo addio. Per telefono, tra l'altro. Sarebbe stato meno doloroso per entrambi, a detta di Mathis. Daniel riabbassò lo sguardo alle sue parole. Non era ancora pronto ad usare la parola lasciare. 

Il moro lo notò. « Daniel... ho detto qualcosa che non va? » 

Il corvino scosse la testa. « È solo che fatico ancora a realizzare... io... » si sentì pizzicare il naso che una lacrima già gli rigava il viso.

« Daniel... » Mathis lo strinse apprensivo a sé.

« Io non capisco perché si è rifiutato che gli pagassi la cauzione... avevo appena venduto il mio primo disco, i soldi avanzavano pure... » la voce gli tremava in gola. « Non... non ha senso, perché... » sentì la mascella chiudersi e i denti incastrarsi tra loro per impedire che qualche singhiozzo fuoriuscisse dalle sue labbra.

Per quanto Daniel si sforzasse di negarlo lui provava sentimenti reali per Mathis. Sentimenti quasi equiparabili a quelli per Arsène. Mathis rappresentava sia la realizzazione massima di ogni suo desiderio, sia la sua fine. Senza di lui non avrebbe più rivisto il viso di Arsène un'altra volta, né Arsène stesso. Ma stando insieme a lui non sarebbe ugualmente accaduto.

Il moro rimase un momento taciturno, avvertendo le lacrime del corvino ricadergli sul petto. Gli sollevò delicatamente il mento fino a incrociare nuovamente il suo sguardo. « Daniel... prima mi hai chiesto se fossi arrabbiato o deluso »

Il ragazzo fece un assenso del capo, mordendosi il labbro.

« Beh, lo sono ma non con te »

Daniel inarcò le sopracciglia dalla sorpresa.

« È con Arsène che sono arrabbiato. Non merita le tue lacrime dopo tutto ciò che ti ha fatto » si sporse verso il cassetto prendendo un fazzoletto.

« Mathis... » lasciò che gli asciugasse le lacrime con esso, ancora guardandolo ad occhi lucidi.

« Arsène ti ha detto di aver deciso di restare, nonostante la situazione gli remasse contro, perché voleva pagare le conseguenze del suo errore, ma dopotutto non ci si sacrifica per amore se questo è realmente tale? »

« Che intendi dire...? » lo guardò interrogativo Daniel.

« Che mettere al primo posto l'altro e sacrificarsi per lui, non è forse quello vero amore? Perché vedo che l'hai fatto solo tu tra i due ed accettare il tuo aiuto sarebbe stato il minimo per ripagarti della tua perseveranza » una parvenza di durezza gli venò il tono.

Daniel se ne sorprese. « Mathis, guarda che non è così... lo conosco, non- »

« Se lo conosci così bene perché eri tanto sicuro avrebbe accettato che gli pagassi la cauzione? »

Seguì un momento di silenzio.

« Con questo che vorresti dire adesso? » replicò con tono secco il corvino.

« Beh... che sembra quasi abbia rifiutato apposta per non vederti più »

Daniel restò per un istante di pietra.

« Insomma, dai... ad un certo punto ti ha persino chiesto di venirlo a trovare meno volte perché gli altri stavano cominciando a “sospettare” che steste insieme » piegò le dita a mo' di virgolette. « Per non parlare di quel Iago con cui sta insieme tutto il tempo. Scommetto che è proprio per lui che è rimasto invece, a dispetto di ciò che sostiene »

Daniel restò nuovamente taciturno per un breve istante.

« Non sai neanche di cosa stai parlando Mathis » si sollevò col busto alzandosi dal letto e sedendosi sul bordo opposto a lui.

Un cipiglio serrò le labbra del moro.

« Invece sì che lo so, io c'ero quando lo venivi sempre a trovare e c'ero anche quando gli hai dedicato il tuo disco. » esordì. « Lo stesso disco che ti avrebbe permesso di pagare la cauzione che lui ha rifiutato perché troppo impegnato a “dedicarsi” al suo nuovo ragazzo a quanto pare » aggiunse con una punta di sarcasmo.

Daniel si sentì un groppo in gola, impastato dal bisogno di lasciare andare tutte le lacrime che si era sforzato di ricacciare indietro, ma lo deglutì.

« E quindi solo perché mi hai consolato un paio di volte credi di conoscerlo meglio di me?! Credi per caso io sia così stupido da non capire se mi menta o addirittura tradisca?! » non fece caso a come ne parlasse al presente. « Ne parli come se fosse un criminale qualunque, tu non- »

« Arsène è un criminale qualunque »

Fu come buttare benzina sul fuoco.

« Non provare a dire a me cosa è o non è lui! Per tutta la vita è sempre stato additato come ragazzo d'oro dai suoi amici, genitori, insegnanti, capi e chiunque altro! Tutti ritenevano di amarlo e rispettarlo ma appena è finito nella merda nessuno si è più preoccupato per lui! » piantò le mani sul tavolo incurante di far cadere qualcosa.

Daniel sentiva il cuore battergli in gola. Le persone non avevano idea di chi fosse Arsène dell'Universo che racchiudeva dentro di sé e che a lui aveva permesso di guardare, fino quasi a toccare.

« A nessuno è mai fregato un cazzo di conoscere realmente Arsène, si sono sempre fermati tutti alla superficie, esattamente come stai facendo anche te! Tu non lo conosci Mathis, non ci sei cresciuto insieme, non l'hai baciato, né confortato, né ascoltato, non l'hai amato come me e non l'hai amato quanto me! »

Mathis rimase in silenzio, osservando il volto del ragazzo, affannato e rigato di lacrime, le ciocche scure e disordinate che gli incorniciavano il viso ed il petto che si sollevava furiosamente ad ogni respiro.

Sospirò.

Gli si avvicinò chiudendo una mano a coppa sulla sua mascella.

« Daniel » lo guardò negli occhi.

Il corvino si limitò a ricambiare lo sguardo con risentimento, le unghie che affondavano dolorosamente nei propri palmi e i denti che torturavano il labbro inferiore.

« Io ti amo »

Daniel sgranò gli occhi incredulo. Se il suo respiro era stato frenetico per la collera, improvvisamente si fermò facendosi rimpiazzare dallo sconcerto.

« Arsène te l'ha mai detto questo? »

« Ma certo che... » si interruppe da solo.

Arsène non gli aveva mai detto ti amo.

Era Daniel ad averlo fatto.

La rabbia vera, quella che gli aveva fatto tremare le vene poco prima sembrava non avere più senso ora. Daniel sentì per la prima volta il sapore salato della perdita, aprendo alla mente l'idea che Arsène non volesse rivederlo mai più.

Mathis notò come le sue ginocchia avessero preso a tremare e il suo volto si fosse impallidito quasi all'istante.

Si avvicinò di quel passo che li separava facendo da sostegno a Daniel, il quale si aggrappò subito a lui.

Un singhiozzo gli sfuggì limpido nel suono. Singhiozzo al quale ne seguirono altri ed altri ancora. Le dita che penetravano nelle sue scapole, alla ricerca di un appiglio, e le lacrime che tornavano a cadere copiose. Il viso nuovamente premuto contro suo petto, alla ricerca di quel battito familiare e rassicurante.

Entrambi nudi, l'uno davanti l'altro, soli.




Okay, questa fiction non doveva essere a capitoli ma a quanto pare non ero abbastanza soddisfatta con la mia dose di 'angstaggine' e niente, ho deciso di scrivere un seguito, sebbene più corto, ambientato tre mesi dopo il primo capitolo. Un casino, lo so. Ma un casino che ricordo ai lettori si tratta solo di un AU di una futura fiction ancora in fase di scrittura. Auguro a tutti una buona lettura per le prossime fic e soprattutto un Buon Natale anticipato, grazie per l'attenzione!

Bribribrio

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Capitolo 3
*** Chateau Lafite Monteil- capitolo III ***


Chateau Lafite Monteil 
⊱ ──────ஓ๑ capitolo III ๑ஓ ────── ⊰



Daniel non avrebbe saputo dire se fossero passati dieci minuti o un'ora intera durante l'arco di tempo in cui era rimasto a fissare il proprio taccuino, ancora immacolato.
 
Sospirò frustrato. « Stupido blocco dell'artista... »
 
Erano passati pochi giorni da quando Mathis gli aveva confessato i propri sentimenti e Daniel non sapeva ancora come sentirsi al riguardo.
 
Da allora aveva preso le distanze da tutto quel susseguirsi di eventi, pensando a qualche nuovo pezzo con cui discutere con il proprio manager. Ma l'ispirazione sembrava essersi prosciugata in lui. 
 
Sperava che forse, concentrarsi sulla propria carriera escludendo tutto il resto, l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee, ma invece stava accadendo tutto il contrario. Ogni volta che componeva qualche melodia, le parole di Mathis continuavano a rimbombargli in testa, e non solo il suo “ti amo” 
 
L'ipotesi di Mathis sul presunto tradimento di Arsène con Iago, durante la sua relazione con Daniel non gli dava pace. Era sempre stato convinto che nessuno dei due avrebbe mai tradito l'altro. Eppure Daniel era finito col baciare Mathis, con tanto di preliminari spinti, solo pochi mesi prima.
 
Per questo Arsène era stato così comprensivo quando gli aveva confessato tutto? Perché lo stava tradendo a sua volta con Iago? Oppure si era messo insieme a lui dopo l'episodio con Mathis? 
 
Si portò una mano ai capelli, arruffandoli nervosamente. « Non ci capisco più niente... » mormorò curvandosi in avanti, fino a poggiare la fronte contro la scrivania. Notandolo, la sua gatta gli si rannicchiò accanto, come in segno di solidarietà. 
 
« Mhn... grazie Arabesque » Daniel abbozzò un sorriso accarezzandola dietro un orecchio. « Siamo di nuovo io e te, eh? ». Affondò il viso contro il suo pelo morbido, ricordandosi di quando da piccolo, nelle notti in cui si addormentava tra le lacrime, si abituava a tenersi stretto al proprio peluche.
 
A pensarci, durante la sua relazione con Arsène si chiese spesso se lui non avesse provato la stessa esperienza. Ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo. Esattamente come non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli se lui lo amasse veramente. Sebbene non glielo avesse mai detto esplicitamente, Daniel dava per scontato fosse così. Altrimenti perché stare insieme a lui per così tanti anni?
 
Si sentì ferito da quel pensiero. Anche se davanti a Mathis aveva cercato di negarlo disperatamente, la verità era che lui ne sapeva di Arsène tanto quanto le persone che erano finite con l'abbandonarlo. Ovvero quasi niente.
 
La vibrazione di un messaggio in entrata lo fece tornare in sé, scuotendo la testa.
 
 
 
Da: Mathis
 
Hey, è un po' che non ci sentiamo, ti va di uscire stasera? 
 
 
 
Daniel fissò lo schermo per qualche attimo, prima di chiudere il telefono. Erano diversi giorni che inventava scuse e impegni per non vedere Mathis, e quel messaggio sembrava quasi infierire sui suoi sensi di colpa. In cuor suo sapeva di star solamente rimandando il momento in cui avrebbe dovuto dargli una risposta in merito ai propri sentimenti.
 
Mathis che avrebbe pensato se avesse visto come aveva realmente passato quelle giornate in sua assenza, chiuso in casa, davanti a un computer e con la sola compagnia della propria gatta? Gli avrebbe sicuramente rivolto uno di quei suoi tipici sorrisi invitandolo a uscire per prendere un po' d'aria. Conoscendo Arsène invece, lui si sarebbe unito a Daniel davanti al computer, e avrebbero visto un film insieme.
 
Com'è che non riusciva mai a pensare a Mathis senza paragonarlo ad Arsène? Cercò di scacciare il pensiero con un profondo respiro, e poi riprese il telefono in mano.
 
 
 
Sto arrivando.
 
 
 
***


Bussò alla porta dell'appartamento, quasi trattenendo il fiato, finché Mathis non andò ad aprirgli.
 
« Hey, finalmente ti sei fatto vivo! » si spostò invitandolo ad entrare.
 
« Lo so, scusa... mi sono liberato solo adesso » senza accorgersene Daniel aveva assunto una postura rigida e un sorriso forzato, cercando di non dare a notare l'imbarazzo per avergli rivolto la parola solo adesso, dopo giorni di silenzio.
 
« Mhn... » Mathis gli rivolse un'occhiata incerta, richiudendo la porta alle proprie spalle.
 
« Uhm... che c'è? »
 
Mathis gli rivolse un altro sguardo dubbioso. « Non mi convinci »
 
Daniel deglutì. « Perché? »
 
« Perché ti conosco » gli rivolse un sorriso bonario.
 
Daniel tacque rivolgendo lo sguardo a terra, e così dando conferma ai dubbi di Mathis.
 
« L'altro giorno abbiamo avuto una discussione movimentata, lo capisco » gli si mise accanto, cingendogli le spalle. « E anzi, mi aspettavo saresti sparito per un po' »
 
« Davvero? » risollevò lo sguardo verso Mathis, sentendosi ancora più in imbarazzo per la comprensione che stava ricevendo. Avrebbe preferito piuttosto che se la prendesse con lui.
 
« Ma certo, alla fine non è la prima volta che succede. Ricordi il nostro primo bacio? » rise piano.
 
“Il nostro primo bacio” 
 
Daniel non avrebbe saputo se chiamarlo così, dal momento che l'aveva vissuto unicamente come un tradimento nei confronti di Arsène. Ma Mathis non sembrava vederla allo stesso modo.
 
« Ho visto il tuo messaggio. Dove ti va di uscire? »
 
« Beh, ho pensato che avremmo potuto andare a sfamarci in un ristorante non troppo lontano da qui stasera, ho prenotato per me ma sono ancora in tempo per aggiungere un posto anche per te »
 
« Dici? » si sorprese Daniel.
 
« Ma certo. Quale ristorante rifiuterebbe un po' di pubblicità da parte di un cantante come te? » 
 
« Stai parlando come il mio manager in questo momento, sai? » si lasciò sfuggire una risata il corvino.
 
« Oh beh, ma il tuo manager lo sa fare “questo”? » si sporse premendo le labbra contro le sue. Dopo un primo momento di esitazione, anche Daniel ricambiò il bacio, ma senza coinvolgere più di tanto le labbra.
 
Pur non avendo mai visto Iago, non faceva che immaginarsi lui ed Arsène baciarsi, l'uno tra le braccia dell'altro. Anzi, si immaginava Iago simile a sé stesso tanto quanto Mathis era simile ad Arsène. Il pensiero che anche Arsène avesse potuto cercare un suo sostituto in Iago lo confortava, e lo faceva sentire più vicino a lui, quasi come se non si fossero mai davvero lasciati del tutto.
 
Mathis si staccò dopo poco, notando la passività del ragazzo. « Hey, stai bene? »
 
« Uh... sì, scusami. Stavo pensando a come vestirmi per stasera » Daniel gli rivolse un sorriso timido, evitando il suo sguardo.
 
« Oh, beh, in abito elegante naturalmente » ricambiò il sorriso spostandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio. « È un ristorante a cinque stelle, sai? »
 
Il fatto che Mathis avesse inizialmente deciso di cenare da solo, in un ristorante del genere, senza un motivo particolare, non sorprese più di molto Daniel. Mathis aveva sempre vissuto una vita agiata, senza mai alcun intoppo, perciò non si curava di risparmiare troppo. Anche Daniel aveva vissuto una vita come la sua, questo prima di venire cacciato di casa, almeno.
 
« Beh... allora dovrò prepararmi per l'evento, vieni a prendermi tu? »
 
« Certo. Facciamo alle otto e mezza, così arriviamo con un po' d'anticipo »
 
« Ohh, ma una rock-star arriva sempre in ritardo per farsi desiderare » replicò scherzosamente Daniel.
 
« Non questa rock-star però » scherzò a sua volta Mathis stampandogli un bacio sulla guancia. « Ti va se ci guardiamo un film adesso? »
 
« Uhh, ecco... in realtà dovrei andare »
 
« Di già? Ma manca ancora un po' alle sette » replicò dispiaciuto il moro.
 
« Lo so, scusami. Ma devo prima fare una cosa » continuò ad evitare il suo sguardo, passandosi le mani sui jeans.
 
« Oh, d'accordo. Allora a dopo » gli sorrise Mathis.
 
Il ragazzo rispose con un assenso del capo ed uscì salutandolo con un cenno della mano.
 
Con il casco slacciato e la brezza che gli accarezzava il viso, Daniel girovagava in moto per le strade di Parigi, e si era deciso ad inseguire il tramonto di quel paesaggio invernale, prima che calasse completamente.
 

***

« Cazzo! » Daniel piantò le mani sul tavolo, alzandosi furiosamente dalla sedia. « Quindi eravate entrambi seri su tutto questo?! » 
 
« Non provare ad alzare la voce un'altra volta. Questa è la nostra decisione, che ti piaccia o meno » replicò risoluto l'uomo seduto di fianco a lui.
 
« Perché, io non ho alcuna voce al riguardo?! » fissò l'affidavit davanti a sé d'emancipazione minorile, su cui già compilate le motivazioni per cui essa sarebbe stata negli interessi del ragazzo. « Qui c'è uno spazio per la mia firma! Sebbene lo neghiate, io conto in tutto questo! » 
 
« E proprio per questo ti conviene firmare. Abbiamo fatto del nostro meglio per aiutarti, ma non ci lasci altra scelta »
 
« Aiutarmi?! E da cosa, la mia “presunta sodomia”?! » alzò la voce il corvino.
 
« Forse ti conviene togliere la parola “presunta”, dato che ci hai dato conferma di ciò che temevamo da ormai molto tempo » replicò l'uomo con compostezza. « I capelli, i braccialetti, persino quel tuo amico Stéphane, da cui vai sempre a “dormire”. Abbiamo cercato di fingere che fosse una nostra impressione fino all'ultimo, almeno finché poi non hai confessato » 
 
Poco tempo prima, in seguito ad uno dei discorsi folli del padre su come dovrebbero riaprire le cliniche per curare gli omosessuali, Daniel aveva avuto il coraggio di ribattere; ma appena si era sentito domandare se fosse “anche” gay, in un impeto di rabbia il ragazzo gli aveva urlato in faccia che sì, lo era, e che ne andava fiero.
 
Da allora, nei mesi a seguire gli avevano vietato di frequentare Stéphane, sospettando fosse il suo “ragazzo segreto”, gli avevano confiscato la moto che rappresentava per lui l'unica cosa che lo facesse sentire libero, e infine avevano cercato ovunque qualcuno che riuscisse a farlo tornare sulla “retta via”.
 
Ed ora, ecco come durante la cena, gli avevano sbattuto in faccia questi moduli per l'emancipazione, tra cui nelle motivazioni scritto “non volente e non in grado di sottostare alle regole imposte dai genitori”.
 
Daniel aprì bocca per prendere fiato e volse lo sguardo verso sua madre, che conduceva la cena come se già conoscesse il finale di quella serata e non valesse neanche la pena interferire.
 
Strinse i pugni sul tavolo tornando poi con lo sguardo su suo padre, che teneva ancora la mano tesa verso di lui, la penna posata sul palmo. « Adesso firma ed evita disturbi al vicinato, urlando e strepitando come tuo solito »
 
« Tanto è sempre di questo che si tratta » sibilò a denti stretti il ragazzo. « Il vicinato, la scuola, chi frequento... ruota sempre tutto attorno alla vostra insulsa reputazione »
 
L'uomo non controbatté, tenendo rigido il viso mentre osservava il ragazzo. Con sua sorpresa Daniel sentiva di aver finalmente ottenuto la sua attenzione. « Anzi, sono certo che mi avete concepito solo per la vostra reputazione, e dopo aver finto di voler salvare la mia povera anima da bravi cristiani, avete deciso di sbarazzarvi di me come fossi immondizia! » non riuscì a contenersi durante l'ultima frase, alzando la voce.
 
Sebbene, quando parlasse, Daniel si ostinava a fare riferimento a entrambi i genitori, sua madre non era mai stata partecipe di tutte le discussioni tra lui e suo padre. Era stata solo durante la ricerca di qualcuno che “convertisse” suo figlio che sembrava essere stata leggermente attiva, ma dopo questo, più niente.
Dopo un primo momento di silenzio in cui aveva tenuto basso lo sguardo, l'uomo si decise a replicare. « O forse siamo arrivati alla conclusione che sei irrecuperabile »
 
Daniel strinse ulteriormente i pugni. « Vi siete mai chiesti se invece non foste voi ad essere quelli irrecuperabili?! Sono gay, non un caso perso! »
 
« Tu non sei gay, sei contronatura! » stavolta fu l'uomo ad alzarsi da tavola, facendo sussultare il figlio. Daniel vacillava tra rabbia e frustrazione, entrambi sentimenti che lo soffocavano, fino a fargli diventare bianche le nocche.
 
Tornò nuovamente con lo sguardo su sua madre, che neppure davanti all'impeto del marito si scompose. Da piccolo Daniel l'aveva sempre considerata buona per questo, perché sebbene non prendesse le parti di nessuno non sembrava neanche concordare con suo padre quando lo sgridava per il più futile motivo. Ma era sempre “dietro le quinte” che lei diceva la sua. 
 
Non comunicava mai col marito e davanti ad amici e conoscenti si limitava ad essere cordiale e parlare del più e del meno, senza mai spingersi oltre o riferire fatti propri. Una volta, all'età di undici anni, Daniel per gioco origliò alla sua porta, sentendola parlare al telefono con quella che doveva essere sua madre. Affermava di essere insoddisfatta della propria vita, di non amare più da tempo suo marito e di avere anche un figlio “uscito male”.
 
Da allora Daniel non aveva mai più origliato alla porta di nessuno, pregando in cuor suo di aver sentito male. Avrebbe voluto raccontare a sua madre di ciò che aveva sentito per poi farsi confermare che aveva frainteso, ma il timore che lei gli rispondesse che non si fosse sbagliato e fosse davvero quello che pensava di lui, lo frenava sempre.
 
Le unghie del ragazzo avevano cominciato a sprofondare dolorosamente nei propri palmi. « E tu “mamma”? Non dici niente? » domandò sarcasticamente tra i denti. La donna lo ignorò continuando a consumare la cena. « Diamine, neanche mi guardi... scommetto che è perché sotto sotto ti vergogni anche tu » non lo pensava davvero ma voleva a tutti i costi suscitare una reazione in lei, pur se dovendola provocare.
 
Seguì altro silenzio, al quale Daniel distolse, rassegnato, gli occhi da lei.
 
« Beh... allora direi anche che pos- »
 
« Se non ti guardo... » 
 
Il ragazzo rivolse incredulo l'attenzione verso la donna, la quale aveva alzato lo sguardo nella sua direzione.
 
« ...È solamente perché la tua vista mi disgusta »
 
Quella fu una delle poche volte in cui Daniel si sentì il cuore battergli in gola, e le occhiaie che coronavano la sua espressione non erano niente in confronto al dolore provato nel non sentirsi più riconosciuto come un figlio, neppure dalla sua stessa madre.
 
« ...Benissimo allora! » lasciandosi trasportare dalla collera ed afferrando la penna, firmò con foga il modulo, lasciando marchiato il proprio nome, e lo spaccamento definitivo della loro famiglia. 
 
Daniel Voisin.
 
Daniel, derivante dal nome ebraico Daniy'el, ovvero, “Dio ha così giudicato” o “il mio giudice è Dio”.
 
« Anche voi mi disgustate! » e con le lacrime agli occhi, corse in camera, sbattendo violentemente la porta. Si buttò poi sul letto ed affondò il viso contro il cuscino, piangendo più di quanto non avesse mai fatto. Il suo respiro era frenetico, e fra ansimi e singhiozzi, decise di farsi una promessa. 
 
« Se c'è una cosa che farò appena avrò abbastanza soldi, sarà andarmene per sempre da questa dannata città »

 
***

 
Sostò nel punto in cui era più visibile il tramonto ed osservò il sole calare nei suoi ultimi secondi. Poi sollevò lo sguardo verso il cielo, colorato di rosa e giallo. Chiuse gli occhi, lasciando che la brezza gli scompigliasse i capelli. Che stava facendo in quel momento, se non ripercorrere le stesse strade viste e riviste di Parigi, pur avendo la possibilità di andarsene?
Vedendolo, il vecchio sé stesso lo avrebbe definito un masochista, sicuramente.
 
 
 
 
Eeeed eccoci qui con il terzo capitolo! Continuo a dire che sarà l'ultimo se non fosse che il quarto è già in fase di scrittura. Eh già, questa fiction mi ispira particolarmente e sta diventando la mia droga, ma non trascurerò le altre, promesso! Detto questo, grazie per essere arrivati fin qui e al prossimo capitolo!

Bribribrio

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Capitolo 4
*** Chateau Lafite Monteil- capitolo IV ***


Chateau Lafite Monteil 
⊱ ──────ஓ๑ capitolo IV ๑ஓ ────── ⊰



Come d'accordo Mathis suonò sotto casa di Daniel alle otto precise.
 
Il corvino scese di fretta le scale, sistemandosi la camicia dentro i pantaloni. Non era abituato a vestirsi in maniera così elegante ma da quando frequentava Mathis ci stava facendo l'abitudine.
 
Si sorprese di vederlo già fuori dall'auto, con la portiera aperta ad aspettarlo. Da vero principe azzurro avrebbe detto qualcuno.
 
« Sei splendido » disse Mathis sporgendosi per baciargli entrambe le guance.
 
« Ti ringrazio » replicò timidamente Daniel accomodandosi sul sedile. Richiusa la portiera, Mathis si sistemò al posto del guidatore, soffermandosi un attimo sul completo del corvino. Quest ultimo se ne accorse tentando di mascherare una risatina nervosa. « Ho la cravatta fuoriposto? » 
 
« No, affatto... stavo pensando che non ti avevo mai visto così elegante » disse il moro distogliendo poi lo sguardo per avviare il motore.
 
« Oh » Daniel si osservò un attimo dallo specchietto retrovisore. « Beh, siccome avevi detto che è un ristorante a cinque stelle ho pensato di indossare l'abito migliore che avessi » 
 
« Hai fatto bene, stai benissimo » replicò Mathis avviandosi per il ristorante.
 
Daniel aveva indossato quello smoking solo una volta durante la sua vita, ovvero durante il matrimonio di una sua vecchia fiamma, Adrien. Pur essendo ex fidanzati erano rimasti in ottimi rapporti ed era stato più che felice di essere invitato all'evento. Al tempo Daniel era fidanzato con Arsène e ancora se lo ricordava quel giorno, mentre gli stringeva innamorato la mano, di come avesse desiderato poter dire anche lui un giorno il suo lo voglio
 
Immerso nei propri pensieri, Daniel si ritrovò a giocare con il proprio polsino, disfacendolo accidentalmente.
 
Mathis gli rivolse uno sguardo distratto prima di tornare con gli occhi sulla strada. « Me lo ricordo quel giorno al bar »
 
« Come? » il corvino scosse la testa, tornando al presente.
 
« Il tuo aggeggiare con le maniche. Lo facevi un sacco durante il nostro primo incontro. Era tornato in mente anche a te? »
 
Daniel nascose istintivamente il polso, imbarazzandosi di essersi fatto beccare durante un atto abitudinario come quello. « Oh, non ti si può proprio nascondere niente » abbozzò a un sorriso distogliendo lo sguardo da lui.
 
Originariamente Mathis e Daniel si erano incontrati in un locale, per mezzo di un drink indirizzato alla persona sbagliata da parte di Mathis. Al ché il moro gli si avvicino per scusarsi del fraintendimento, e tra un "Mi sei proprio familiare" di uno ed un "Ah davvero? Dimmi di più" dell'altro, alla fine quel drink non arrivò mai alla persona giusta.
 
Ma Daniel non stava pensando affatto al loro incontro, mentiva. Si sentì in colpa, ma cos'altro poteva rispondergli? 
 
Tornò con lo sguardo su Mathis, notando un paio di gemelli sul suo polsino. « Anche te sei davvero elegante stasera, sai? Non che tu non sia sempre ben vestito »
 
« Oh, sì. È un completo d' Invidia » 
 
« In che senso? »
 
« Invidia. Il brand »
 
« Ah... » Daniel sprofondò poco contro il sedile, sentendosi un adolescente alle prime armi. Mathis lo notò, abbozzando a una risata. « Scusami, ho espresso male la frase. Grazie per il complimento Daniel » gli sfiorò il braccio continuando a guidare.
 
Daniel si sentì un po' più a suo agio con quella carezza. « Sai, di solito non sono così imbranato » rise piano.
 
« Imbranato, tu? Ma se riesci sempre a gestire tutti i tuoi concerti alla perfezione? » 
 
« Oh, beh sì, ma i miei sono solo concerti locali e poi- »
 
« Accetta un complimento di tanto in tanto » una parvenza di durezza venò il tono di Mathis.
 
Per un attimo calò il silenzio, con il corvino che si limitò a guardarlo con sorpresa. Poi Mathis sospirò. « Scusa Daniel, non intendevo- »
 
« No, scusami tu, hai ragione » lo interruppe Daniel. « Grazie Mathis » stavolta fu lui a sfiorargli il braccio.
 
Mathis sorrise compiaciuto.
 
Il resto del viaggio lo passarono in silenzio, solamente con la musica di sottofondo ad accompagnarli.
 
 
***
 
 

« Bene, siamo arrivati » ruppe il silenzio Mathis parcheggiando l'auto. « Ci avviamo? »
 
« Sì » Daniel non fece in tempo a sporgersi per un bacio che lui era già uscito. Il corvino uscì a sua volta mettendosi di fianco a Mathis, il quale lo tenne a braccetto.
 
Della musica classica e un arredamento, a tratti rococò, accolsero i due all'entrata, sotto lo sguardo stupito di Daniel. Non era di certo la prima volta che cenava a un cinque stelle, specialmente se si trattava di collaborazioni con altri artisti e i loro manager, ma non aveva mai visto prima d'ora un ristorante tanto sfarzoso e lussuoso. Già prima di entrare aveva notato due eleganti lucernari lucidi in nero a fianco della porta principale, su entrambi incisi in oro, "Epicure", il nome del ristorante. Ma mai si sarebbe immaginato ciò che lo aspettava all'interno!
 
Sedie imbottite e rivestite in soffice velluto porpora, quadri d'epoca degli anni d'oro della Francia tutt'intorno, tende con ricami floreali anch'essi dai colori caldi, accompagnate da tantissime vetrate che si affacciavano sul cortile interno e infine un enorme, maestoso candelabro d'oro da soffitto, che con le sue decine di fiammelle spiccava al di sopra dei presenti, facendoli sentire in una vera e propria piccola Versailles.
 
Daniel non ebbe tempo di stupirsi che avvertì un delizioso profumo di carne e formaggi  riempire l'aria e risvegliare mille sensi in lui.
 
Un maggiordomo sgusciò da una porta di servizio e fece cenno ai due di seguirlo. Mentre venivano accompagnati ai tavoli Mathis si sporse verso l'orecchio di Daniel. « Ti piace? » sussurrò sfilandogli galantemente la giacca.
 
« Mathis, io... sono senza parole » Daniel continuò a guardarsi attorno stupefatto, suscitando qualche occhiata dai tavoli vicini, probabilmente divertiti dalla reazione del corvino. 
 
« Lo prenderò per un sì » ridacchiò Mathis, mentre gli sistemava la sedia.
 
Daniel si sedette senza riuscire a smettere di girare la testa da tutte le parti, studiando ogni parte della sala. « Mathis, ma... tu davvero ceni qui abitualmente? » non poté fare a meno di chiedere, fissandosi sulla vista, attraverso una delle vetrate, rivolta verso il giardinetto.
 
All'esterno vi era una fontana adornata di splendide rose rosse e rosa e poco più in là, si potevano scorgere una serie di piccoli gazebo, anch'essi dello stesso motivo neoclassico del ristorante. Non c'era che dire, pareva di vivere in una fiaba.
 
Mathis rise nuovamente. « No, era una scusa per sorprenderti » posò una mano sulla sua per attirare lo sguardo del corvino. « Ti ho visto molto stressato ed ho voluto farti un regalino. Per questo ci tenevo a farti vestire elegante » concluse mentre gli accarezzava la mano.
 
« Wow, Mathis... » Daniel non avrebbe saputo cos'altro dire se non wow. Tutto quel lusso lo stordiva. Era circondato da così tanta bellezza che quasi si sentiva affaticato al pensiero di dover sostenere anche i piatti che avrebbero servito dopo, sicuramente sublimi per le aspettative che il ristorante già stava dando.
 
Daniel avvertì le dita affusolate di Mathis scivolare dal dorso della propria mano alla manica dell'abito. Scese con lo sguardo e notò che il moro gli stava sistemando con nonchalance il polsino disfatto da prima.
 
Ecco che riprovava quella sensazione in petto. Daniel si sentiva sempre un bambino ingenuo e distratto davanti a lui, nonostante fossero coetanei. Mathis invece non doveva neanche sforzarsi di mantenere quella facciata brillante, ogni cosa che faceva o diceva gli usciva impeccabile. 
 
Mathis finì di sistemargli il polsino dandoci sopra due leggere pacche con la mano, come a voler comunicare di aver fatto. Ritirò la mano per aprire il menù e si fissò sui piatti. Daniel, dopo essersi rapidamente controllato il polsino aprì anche lui il menù, stupendosi del numero di pietanze disponibili. Mentre leggeva tutta quella lista di nomi ringraziò il cielo che Mathis non mangiasse abitualmente lì come aveva fatto intendere prima. Se l'avesse fatto avrebbe anche potuto dire addio alla sua linea invidiabile e il suo portafogli pieno.
 
« Che ne pensi di un Côte-Rôtie del 2010? » domandò Mathis sollevando lo sguardo verso Daniel.
 
Il corvino ripassò con lo sguardo nella sezione dei vini.
 
"Côte-Rôtie 2010 (75 €)"
 
Strabuzzò gli occhi. « Mathis, non posso permettermi così tanto! » esclamò Daniel.
 
« Ma figurati, pago io » replicò l'altro come se fosse ovvio.
 
« Che cosa? » 
 
« Pago io » ripeté. « Prendilo come un regalo, non sentirti in imbarazzo »
 
« Mathis... » non fece in tempo di dire altro che il moro aveva già avvicinato un cameriere con il cenno della mano.
 
« Un Côtie-Rôtie 2010, prendiamo l'intera bottiglia »
 
« Arriva subito signore, per il resto? »
 
« Dobbiamo ancora scegliere » e con il cenno di prima, scacciò il cameriere, il quale tornò pochi istanti dopo con una bottiglia pregiata di vino. Daniel assistette silenzioso alla rapida scena.
 
« A noi due » Mathis sollevò il calice. 
 
Un attimo di esitazione attraversò il corvino. Poi sollevò anch'esso il calice, facendolo tintinnare con quello di compagno. « A noi due »
 
Il sorso che bevve subito dopo giunse scoppiettante nella bocca di Daniel e proprio come era accaduto con il Chateau Lafite Monteil di Mathis, avvertì subito i propri sensi inebriarsi di piacere.
 
« Cavolo... è delizioso » commentò.
 
« Ancora più dolce con te al mio fianco » rispose Mathis posando gli occhi sulle labbra del corvino, il quale se le stava umettando per riassaporare quel retrogusto tremendamente ammaliante.
 
« Mathis, tutto questo è davvero splendido. Non so come ringraziarti »
 
Daniel avrebbe voluto veramente potergli dimostrare la gratitudine di quel regalo con un altro altrettanto sorprendente. Ma ciò che gli aveva preparato Mathis era semplicemente indescrivibile, da togliere il fiato, e Daniel non riusciva a fare a meno di sentirsi in difetto per tutte le cose che non aveva fatto per lui. Mathis era l'uomo dei sogni e non riusciva a spiegarsi come qualcuno come lui potesse essere attratto da uno come Daniel. Si sentiva estremamente lusingato, ma al tempo stesso in dovere di eguagliarlo, almeno in minima parte, per tutte le cose che faceva per lui.
 
« Tranquillo... avrai più tardi il tempo per ringraziarmi » azzardò Mathis con un occhiolino, prima di tornare con gli occhi sul menù.
 
Daniel sospirò. "Con tutto questo ben di Dio non so nemmeno se avrò le forze per resistere fino a fine serata, figuriamoci per fare del sesso bello tanto quanto questo posto" posò anche lui lo sguardo sul menù.
 
 
***
 
 
 
Tra chiacchiere, risate e qualche altro brindisi, come previsto, i piatti che li aspettarono si rivelarono superlativi e tra dell'oro nero di Sologne, un agnello di Aveyron, un poulet de Bresse e qualche calice di vino di troppo, Daniel si era fatto più sciolto rispetto a quando erano entrati un paio d'ore prima. Ma fu a quel punto che sentì anche che qualcosa, nell'atmosfera era cambiato. Mathis lo guardava in maniera diversa, non avrebbe saputo dire se fosse per bramosia o altro, ma già da un po' il moro si era fatto silenzioso e un sorrisetto solcava le sue labbra.
 
Appena si udirono riecheggiare i rintocchi della mezzanotte, Mathis si alzò dalla sedia, si mise di fronte a Daniel, gli strinse una mano tra le sue e si chinò lentamente su un ginocchio.
 
« Daniel Voisin »
 
Anche gli altri presenti in sala si voltarono verso i due, alcuni che coprivano la bocca dalla sorpresa, altri che non facevano a meno di sorridere, qualche bambino che li indicava incuriosito. 
 
Il corvino si sentì mancare il fiato. Stava veramente...? 
 
« Siamo fidanzati da relativamente poco tempo, eppure sento di conoscerti da sempre... non è una coincidenza se ci siamo incontrati » allungò una mano in tasca, tirandone fuori una scatolina rivestita di velluto blu.
 
Daniel sgranò gli occhi. Quella era la conferma, Mathis gli stava veramente chiedendo di sposarlo. Lì, davanti a tutti, cogliendolo totalmente di sorpresa. Daniel si sentì girare la testa. Tra il vino, quel cibo straordinario, quei profumi invitanti e quell'atmosfera spettacolare che l'avevano deliziato per tutta la serata, ora si sentiva vacillare, incerto se ciò a cui stesse assistendo fosse reale o un sogno lucido. Si tappò la bocca e non perché fosse felice. Tutta quella serie di emozioni gli stava facendo venire da rimettere.
 
Era lo scenario che Daniel aveva sempre sognato, a lungo conservato per un uomo che sapeva fargli vedere le stelle pur stando al chiuso, i cui baci sapevano farlo vorticare, le parole tremare d'emozione, le carezze fargli palpitare il cuore. L'unico testimone della sua più intima vulnerabilità, l'unico uomo a cui avrebbe ripetuto sì sì sì fino allo sfinimento.
 
« ...E sento che il meglio tra noi due deve ancora venire » Mathis aprì la scatolina rivelando un anello di fidanzamento in argento, con chissà quanti carati, al quale i testimoni in sala non poterono fare a meno di trattenere un gasp.
 
Daniel rimase per un istante stordito dal luccichio del gioiello, quando sentì l'otturare di una macchina fotografica. Voltò lo sguardo in direzione del suono e sgranò gli occhi alla realizzazione che si trattava di un paparazzo.
 
Tutti avrebbero saputo della notizia.
 
Riusciva già a immaginarsi la scena. Le strilla del suo manager per non averlo "consultato" prima di venire a sapere di qualcosa d'imprevedibile per Daniel stesso, le domande incessanti dei giornalisti su quando e dove avrebbe avuto luogo la cerimonia, l'espressione di disgusto sul viso dei suoi genitori che avrebbero subito dopo gettato il giornale nell'immondizia, la delusione sul volto del suo migliore amico Stéphane per non essere stato informato della sua relazione con Mathis. Stéphane, come aveva potuto non raccontargli niente? Era davvero tanto vigliacco?
 
Ma più di tutte, l'immagine di Arsène, che da dietro delle fredde sbarre, veniva a sapere della proposta di matrimonio, che il suo ex ragazzo, aveva ricevuto dall'uomo con cui l'aveva tradito in primo luogo. Non ce la faceva, non ce la faceva a sostenere anche l'immagine delle sue lacrime. Gli avrebbero logorato l'anima esattamente come le grida di Arsène in risposta alla loro rottura lo tormentavano la notte, infilandosi nei propri sogni.
 
« Ti chiedo di trascorrere la vita al mio fianco » proseguì Mathis sfilando l'anello dalla scatolina e tenendo l'anulare del corvino.
 
Daniel sapeva che non sarebbe mai riuscito a sostenere la vita mondana e lussuriosa di Mathis, che gli avrebbe mentito spudoratamente se gli avesse detto di voler rivivere una serata come quella mille e altre volte ancora. Sapeva che non sarebbe riuscito a resistere in apnea per così a lungo, che prima o poi, sarebbe finito con l'annegare.
 
Arsène, Mathis, Stéphane. Troppi pensieri, tutti che facevano a gara per sovrastarsi l'un l'altro, e quel Côtie-Rôtie non aiutava per niente. I sensi di colpa e i rimorsi di Daniel, proprio come la fiamma di una miccia, si propagavano sempre più velocemente e non c'era più modo di estinguere quello che si era ormai trasformato in un incendio. 
 
« Daniel Voisin. Vuoi spos- »
 
« ...basta, basta così! » Daniel scosse la testa, con aria sofferente, prima di alzarsi dalla sedia e uscire rapidamente da quel bellissimo ristorante, sotto lo sguardo sconvolto dei presenti.
 
Con una mano tra i capelli, e un altra poggiata alla parete, il corvino inspirò ed espirò profondamente in un tentativo di prendere fiato. Ansimava, rendendosi a malapena conto di quanto era appena successo. Si sentiva lo stomaco attorcigliato, assieme ai polmoni, e il cuore gli si era ristretto in gola, impedendogli di respirare regolarmente. Aveva lo sguardo rivolto sulle proprie scarpe e non ci volle molto prima che delle piccole lacrime s'infransero sul lucido della vernice.
 
« Daniel! Che ti è preso? » 
 
Avvertendo la voce del moro alle spalle, Daniel si apprestò ad asciugarsi le lacrime che gli avevano rigato il viso, prima di voltarsi verso di lui. Mathis teneva ancora la scatolina in mano e aveva un'espressione di dispiacere mista a confusione dipinta sul volto. 
 
« A me? Semmai a te! » 
 
« Che vuoi dire? »
 
« Non... non puoi chiedermi qualcosa del genere come se nulla fosse! » replicò il corvino con una certa irritazione. « Mi avrai detto "ti amo", quando, una settimana fa?! È... è troppo presto! »
 
« È di questo che si tratta, quindi? Ti serve ancora un po' di tempo? »
 
Daniel serrò i pugni frustrato. Non era solo la tempistica a infastidirlo, andava molto oltre. Ma nemmeno lui avrebbe saputo dire con precisione quantooltre. Non riusciva a trovare le parole per giustificarsi e questo lo fece arrabbiare. Ed il fatto che si sentisse in dovere di dargli una giustificazione lo fece arrabbiare ancora di più. Ma dopotutto non ce l'aveva neppure con Mathis quanto con sé stesso. Se era finito in quella situazione era solamente colpa propria.
 
« Io... Dio Mathis, da quant'è che volevi chiedermelo?! Se non ti avessi risposto a quel messaggio oggi, cos'avresti fatto?! E se non mi fossi presentato stasera invece?! O... o peggio, se ti avessi lasciato! » 
 
« Lasciarmi? »
 
« È... è per dire! » Daniel gemette frustrato dandogli le spalle. Non sapeva neppure lui perché stesse reagendo così male. Mathis gli aveva fatto passare una serata da sogno e anzi, era addirittura riuscito a fargli dimenticare di Arsène per un po'.
 
"Tranquillo... avrai più tardi il tempo per ringraziarmi"
 
Era a questo che si riferiva Mathis prima? Se prima Daniel si sentiva un fuoco adesso la sua mente era in tempesta.
 
 Se si fossero sposati, se Daniel avesse deciso veramente di trascorrere la vita al fianco di Mathis, sarebbe stato sempre così? Avrebbe passato innumerevoli serate come quelle, con la mente offuscata dalle attenzioni di Mathis, fino a dimenticarsi completamente di Arsène e di tutta la loro storia insieme? 
 
« Daniel, tu vuoi lasciarmi? Per questo te ne sei andato così furiosamente? » Mathis fece scivolare una mano sulla spalla del corvino, facendo un giro per andargli davanti.
 
« Certo che non voglio lasciarti! » Daniel strinse gli occhi, lasciando andare un paio di lacrime. Lo gridò più per convincere sé stesso che Mathis.
 
L'espressione di Mathis si fece più rilassata. Tese una mano verso il corvino, che, dopo una piccola pausa in cui si perse nei suoi occhi verdi, gliela porse.
 
Mathis se la portò al petto, nella zona dove stava il cuore. Il polso di Daniel era come vetro tra le sue mani. « Vedi, questo anello l'ho comprato circa un mese fa. Non avevo intenzione di dartelo subito, ho preferito aspettare fino ad essere assolutamente certo dei miei sentimenti per te » ripose la scatolina nella tasca della propria giacca. « E quel "ti amo", beh... non sono parole che mi sono ritrovato a ripetere spesso durante la mia vita. Anzi, diciamo, mai » 
 
Daniel sussultò. « Vuoi dire...? »
 
« Sei il primo a cui mi sia mai dichiarato così apertamente... per questo mi sono fatto tanto serio al riguardo. Ho pensato che sposandoci, forse, avrei potuto portare un po' di pace nella tua vita » fece un passo verso il corvino. « E forse un po' di pace anche nella mia » 
 
« Mathis... » Daniel alzò il viso verso il moro, sentendosi riaffiorare agli occhi le lacrime.
 
« Non voglio più stare da solo. Ti amo » mormorò Mathis, posando la fronte contro quella del corvino. Poi chiuse gli occhi, restando fermo in quella posizione, quasi come se il tempo stesso si fosse fermato.
 
Ora che le sue iridi color smeraldo non potevano più penetrare il suo sguardo, da così vicino, Mathis era proprio identico ad Arsène. Daniel non poté fare a meno di mordersi dolorosamente il labbro inferiore, trattenendo tutte quelle lacrime che si rifiutavano di mollare la presa.
 
Poi sbatté le ciglia lasciando che le proprie scarpe si bagnassero ulteriormente e socchiuse le labbra, lasciando andare ciò che, più che un sussurro, tanto era flebile, parve un sospiro del vento.
 
« Anch'io... » 
 
 
 
 
 
Sì. Sì, sono tornata. Incredibile ma vero. E questo lo devo soprattutto a Golden Locks, le cui storie e il cui entusiasmo nelle sue recensioni mi hanno dato l'ispirazione e la carica per tornare a scrivere. Avevo dimenticato ormai da tempo questo di lato di EFP, un sito che non invecchia mai e si prende il suo tempo, senza sovraccaricarti d'informazioni come fanno i social a cui siamo abituati oggi. È stata una boccata d'aria fresca prendermi del tempo per scrivere e discutere di ciò che mi appassiona senza dover tenere sempre il passo di tutto ciò che accade nel mondo e dover essere aggiornata sulle ultime notizie della giornata. È stata occasione anche per me di sfogare tutto lo stress generale protagonista di questo folle 2020, e invito tutti coloro che mi stanno leggendo a fare lo stesso. Leggete, recensite, scrivete! E soprattutto, godetevi ogni istante mentre lo fate. Un grazie a chi è arrivato fin qui e spero abbiate apprezzato il capitolo, a presto!

Bribribrio

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