Un babbano per i Potter

di Amy2205
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** DIPLOMA ***
Capitolo 2: *** VITA DOPO HOGWARTS ***
Capitolo 3: *** TRA AMORE E MISTERO ***
Capitolo 4: *** MINACCIA DI MORTE ***
Capitolo 5: *** CHIACCHIERE IN FAMIGLIA ***
Capitolo 6: *** ATTACCO AL CUORE ***
Capitolo 7: *** IL PRIMO SEGRETO ***
Capitolo 8: *** SEGRETI E SEGRETI ***
Capitolo 9: *** CREPE ***
Capitolo 10: *** IL SENNO PERDUTO DI JAMES ***



Capitolo 1
*** DIPLOMA ***


-Lily Luna Potter- disse la McGrannit, dall'alto del suo posto nella Sala Grande.

Le labbra piccole e strette si alzarono in un timido sorriso. Una ragazza di 17 anni si alzó dal suo posto e si incamminò a testa alta verso la preside. Molti occhi erano fissi su di lei, ma lei non sembrava farci nemmeno caso mentre raggiungeva l'anziana donna con passi lunghi e precisi.
La McGrannit vedendola avvicinarsi mosse la bacchetta e una pergamena giallognola cominciò a fluttuare verso la piccola Potter.

-Con questa pergamena Potter sei ufficialmente diplomata con successo alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Possa il tuo futuro essere brillante... Ci aspettiamo tante cose da lei- disse la donna, addolcendo un poco gli occhi.

Lily annuí decisa e afferrò con una mano la pergamena sigillata. La fissò per pochi secondi sorridendo. Ancora non ci credeva... I suoi sette anni da studentessa erano terminati. Ora c'era il mondo vero, un posto da auror al ministero, maledizioni da combattere, persone da trovare...

-Signorina non abbiamo tutto il giorno!- affermò severa la preside.

Lily alzò lo sguardo, annuì borbottando qualche parola di scusa e poi tornó al suo posto iniziale.

-Emmeline Robinson!- continuó nel frattempo la McGrannit, ma Lily ormai aveva la testa da un'altra parte e non prestò più attenzione a nessuno dei suoi coetanei.


Lily entrò nel dormitorio e si buttò sul letto. Quella sarebbe stata l'ultima notte ad Hogwarts della sua vita. Fissò la stanza, cercando di imprimersi nella memoria quanti più dettagli potesse. Le grandi finestre da cui si vedeva il cortile di Hogwarts e la capanna di Hagrid, le mensole accanto al grande specchio rotondo piene di trucchi e fotografie di lei e le sue amiche. Accanto al suo letto poggiava sulla parete la sua scopa, che James Sirius le aveva regalato per l'ultimo anno:

-Se non vincete il campionato con questo... Io non ti riconosco più come sorella-

Sorrise mentre faceva continuare a vagare lo sguardo. La porta, sotto la cui maniglia apparivano le piccole incisioni del suo nome e di quello di Alice. Quella camera era stata marchiata con la magia al loro quarto anno. Le nuove studentesse dell'anno seguente, sarebbero state delle semplici ospiti. Quella stanza era di proprietà Potter-Paciock, nessuno avrebbe mai messo in discussione questo.
Si decise finalmente ad alzarsi dal letto e a preparare il baule per l'indomani. Proprio in quel momento la porta si aprì.

-Eccezionale  in Storia della Magia! Leccami i piedi Binns!- urlò una ragazza alta e con lunghi capelli ricci e biondi.

-Solo i piedi? Sei stata ancora gentile Alice- mormorò la rossa sorridendo e cominciando a togliersi la divisa.

-Sei sempre così volgare Lily!- rise Alice.

-Ah io!? Sbaglio o sei tu quella che ha fatto di tutto in sette anni per convincere la McGrannit ad accorciare la divisa?-

La bionda sbuffò e anche lei cominciò a togliersi la divisa.

-Solo perchè tutta questa stoffa è scomoda! Fortuna che oggi era l'ultimo giorno!-

Lily si tolse la cravatta e fece un sorriso triste mentre si sbottonava la camicia.

-Mica ti sarai affezionata al cotone rosso-oro?- chiese Alice, notando lo sguardo malinconico dell'amica.

Lily scosse la testa ridendo, rimanendo in intimo davanti alla divisa stesa sul letto.

-È solo che... Sarà strano! Insomma per sette anni sono stata una grifona e ne ero fiera. Tutti quei punti ottenuti, le partite di Quidditch, Nick quasi senza testa... E ora di colpa mi accorgo che appartenere ad una casata non vale molto-

Alice le si avvicinò e la abbracciò piano. Lily ricambiò e dopo poco si staccarono, tenendosi le mani.

-Appartenere ad una casata è molto più che qualche punto o vincere una coppa alla fine dell'anno... Significa appartenere ad una famiglia, condividere emozioni ed avventure con altre persone e potenziare le proprie qualità- sussurrò Alice stringendole le mani.

Lily annuí e sorrise, spronata dall'allegria che emanava continuamente la bionda.

-Forza dobbiamo fare il baule e poi prepararci per stasera!- urlò questa volta Alice, entrando nel suo armadio e uscendone con una pila di maglioni più alti di lei.

-Stasera?- mormorò la rossa.

Lily cominciò a piegare la divisa e la mise in fondo al baule, non prima di aver tolto e accarezzato la spilla da prefetto, che avrebbe dovuto riconsegnare ai professori.

-La festa alla Testa di Porcoooooh!- urlò Alice, uscendo per la terza volta dall'armadio era inciampata nella scopa di Lily ed era caduta per terra mentre i vestiti erano volati ovunque nella stanza.

Lily scoppiò a ridere mentre cercava la Polaroid che zia Hermione le aveva regalato qualche anno prima, volendo immortale il momento.

-Sorridi!-

-Vai al diavolo Potter! Tu e la tua dannata scopa!- mormorò Alice facendole il medio e cercando di alzarsi.

Si massaggiò un paio di volte il gomito che aveva battuto contro il pavimento di legno e poi, con un gesto della bacchetta i vestiti entrarono ordinatamente nel baule.

-Che festa dicevi comunque?- chiese Lily nuovamente.

-I ragazzi hanno organizzato una festicciola per noi diplomati alla Testa di porco- rise saltellando e battendo le mani Alice.

Alice Paciock era molto diversa dai suoi genitori eppure certe volte aveva comportamenti tali e quali a quelli di sua madre, Luna Lovegood. Inoltre fisicamente le assomigliava molto: era alta, con un fisico asciutto, lunghi capelli ricci e biondi che Lily tanto le invidiava. Del padre Alice aveva ereditato solamente il viso tondo e l’odio per Pozioni. Alice era molto estroversa, sempre allegra e soprattutto iperattiva. La stessa Lily, che era comunque la degna nipote dei gemelli Weasley, faceva fatica delle volte a starle dietro.

-Una festa illegale? Immagino che dovremo usare questa- disse Lily trafugando tra i suoi libri e mostrando infine all’amica la Mappa del Malandrino.

Alice le sorrise furba mentre cercava di afferrare una camicetta che sembrava essere rimasta attaccata ad una parte del suo armadio che sporgeva. Saltò con tutta la forza che aveva nelle gambe, ma proprio mentre stava per ritoccare terra inciampò nuovamente nella scopa della rossa e dunque ricadde per terra.

-Lily Luna Potter! Tu e la tua cavolo di scopa!- urlò, alzandosi da terra e prendendo la scopa dell’amica si diresse verso una delle finestre aperte.

Lily capendo le intenzioni della bionda fece cadere a terra i libri che teneva in mano e saltò sulla schiena dell’amica, appendendosi come fosse un koala.

-Metti subito giù Saetta!- la minacciò Lily, riferendosi alla scopa.

Alice era però una ragazza molto forte e Lily pesava troppo poco per riuscire a bloccarla, così avanzò senza troppi problemi verso la finestra.

-Chiedimi umilmente scusa Potter! O Saetta finirà in pasto al Platano Picchiatore- disse Alice, sporgendo la mano che teneva la scopa oltre il parapetto.

Lily a quella vista scese dalla schiena dell’amica e le si prostrò davanti in adorazione.

-La prego sua eccellenza Alice Paciock grande incantatrice contemporanea, nonché fidanzata con quello strano di mio fratello, mi perdoni- mormorò Lily ridendo, mentre con le mani si attaccava a una delle caviglie dell’amica.

Alice mise una mano sul mento e cominciò a grattarselo in segno di indecisione.

-Può andare Potter...-

Lily ancora ridendo si alzò da terra e cominciò a dirigersi verso il bagno.

-... ma stasera mi dovrai offrire almeno un giro di Whisky Incendiario!-  concluse Alice.

La rossa la guardò alzando un sopracciglio e chiudendo la porta le urlò:

-Fattelo offrire da Albus! È lui quello ricco-

Alice sorrise mentre sentiva il rumore del getto della doccia. Tornò verso il suo letto e finì di ordinare i propri vestiti continuando a sorridere. Quella sera avrebbe rivisto Albus. Era da molte settimane che non si vedevano e la mancanza cominciava a farsi sentire. Lei e Albus si erano messi insieme tre anni prima, quando lei era al quarto anno e lui al sesto. Poi lui si era diplomato ed era diventato un brillante pozionista all’interno del ministero, mentre lei passava le giornate dentro Hogwarts a scrivergli e a pregarlo di andare a trovarla in qualche modo.

-Tuo padre è pur sempre Harry Potter! Avrai qualche privilegio!-

-Io lo conosco quel sorriso!- disse una ragazza entrando in quel momento nella stanza e osservando contrariata il disordine.

-Mary non osare psicoanalizzarmi!- disse Alice, prendendo il necessario per lavarsi sentendo che Lily aveva chiuso il getto della doccia.

Lily infatti dopo pochi secondi apparve nella stanza, avvolta da un asciugamano rosso e con i capelli rinchiusi in un turbante. Alice approfittò di quel momento di disattenzione di Mary per entrare nel bagno. Non avrebbe sopportato un altro interrogatorio su lei e Albus! Lily non sembrò nemmeno farci caso e si sedette sul suo letto cominciando a pettinarsi i capelli.

-Allora Mary verrai anche tu stasera?-

-Alla festa illegale che ha organizzato Hugo? No grazie- rispose seccata, mentre arricciava il naso e scavalcava un maglione di Alice.

-Come no? Dai Mary, è la nostra ultima notte qui! Dobbiamo renderla memorabile- provò nuovamente Lily mentre cominciava a cercare qualcosa da indossare.

-Memorabile? Potter non siamo tutte fortunate come te, lo sai?- cominciò la mora, incrociando le braccia al petto.

-Si lo so!- sospirò Lily facendo roteare gli occhi.

-Non tut...-

-Non tutte ci chiamiamo Potter e abbiamo un posto assicurato come Auror al ministero!-scimmiottò Alice uscendo dal bagno avvolta da un vestito molto corto, ma che comunque le donava senza essere troppo volgare.

Lily sorrise e poi mettendosi un po’ gobba, come Mary era di fatti gracchiò:

-Io sono una ragazza normale che ha dovuto faticare, non ho trovato nulla di già pronto!-

Per sette anni Lily si era sentita ripetere ogni giorno quelle frasi e se all’inizio ci era rimasta male, con il tempo aveva imparato a fregarsene. Non l’aveva scelta lei la famiglia e poi Lily aveva la coscienza pulita: aveva sempre faticato molto per ottenere buoni risultati. Non era certo come James Sirius che invece aveva goduto del suo cognome dal primo giorno ad Hogwarts fino all’ultimo.
Scosse la testa e poi con un colpo di bacchetta si asciugò i capelli, mentre indossava una maglia nera un poco trasparente e dei pantaloncini rossi scuri.

-Io vado dalla McGrannit a darle la spilla da prefetto!- disse poi aprendo la porta della camera.

-Aspettami ti accompagno!- urlò Alice, slanciandosi verso l’amica.

Lily la osservò confusa e poi chiuse la porta dietro di sé.

-Non lasciarmi da sola con Mary!- disse disgustata Alice varcando il ritratto della Sala Comune e trovandosi nel corridoio.

Quando giunsero davanti all’ufficio della preside, Lily si voltò verso l’amica.

-Ali.. in realtà io vorrei andare da sola dalla McGrannit- disse, sperando che la bionda non si offendesse.

Se ci rimase male Alice non lo diede a vedere, anzi sembrò rianimarsi di colpo:

-Meglio così, andrò ad aiutare Hugo con i preparativi- cominciò a dire allontanandosi saltellando –Non preoccuparti Potter ci penso io a portare l’alcool!- finì la frase ma andò a sbattere contro qualcuno.

Lily strinse tra le mani la spilla e sorrise al professor Paciock che era apparso proprio in quel momento dall’angolo.

-Alice! Cosa stai blaterando?- chiese l’uomo osservando sua figlia contrariato.

La bionda lanciò uno sguardo d’aiuto a Lily, che però voleva godersi per intero la scena e quindi appoggiò la schiena contro una colonna e incrociò le braccia al petto. Alice capendo le su intenzioni arricciò le labbra e sussurrò:

-Grazie tante!-

-Allora? Alice non costringermi a metterti in punizione pure nel tuo ultimo giorno di scuola-

Alice si fissò i piedi in cerca di una scusa che non avesse già utilizzato le altre volte.

-Ma no papà... Io e Lily volevamo provare a preparare una bevanda da imbottigliare e regalare alla McGrannit domani... Così per ringraziarla sai-

Che grandissima paracula

Rise Lily mentre si avviava verso l'ufficio della preside, lasciando padre e figlia battibeccare. Dopo una breve scalinata giunse davanti al portone in legno di quercia che portava all'ufficio della McGrannit. Quante volte aveva solcato quella porta in quegli anni, a volte per le riunioni da prefetto, a volte perché era finita in punizione...
Stava per bussare ma il portone si aprì da solo.

-Entra pure Potter-

La voce acuta della preside ridestò Lily che strinse ancora più forte a sé la spilla. Avanzò sicura verso la figura magra e avvolta da ampi stoffe verdi della donna, che stava accarezzando un gufo.

-Ti stavo aspettando- mormorò l'anziana, andando a sedersi su una poltrona.

-Le ho riportato la spilla-

Lily porse lo scudo con la scritta "Prefetto" alla donna, che la prese e la osservò a lungo.

-È stata una spilla importante sai... Era di tua zia Hermione e prima ancora di tua nonna Lily. Donne dalla grande mente-

Lily annuí silenziosa. Sapeva a memoria le persone che appartenevano alla sua famiglia e le relative sfortune che avevano dovuto affrontare. La preside dovette captare i pensieri della ragazza.

-So perfettamente che tuo padre ti ha narrato molte volte le vicende dei tuoi famigliari, ma la memoria è qualcosa di sottovalutato eppure così importante! Come si può pensare di costruire un futuro se si dimentica il proprio passato?-

Lily rimase a bocca aperta. Quella frase la riassumeva così bene. Lily aveva sempre voluto sapere tutto del suo passato, dei suoi avi, dei suoi zii ma crescendo il fatto di essere la figlia del prescelto, di portare il nome di colei che si era sacrificata per il mondo magico aveva cominciato a pesarle. Lily spesso non si considerava all'altezza del suo cognome, invidiava tanto James Sirius a cui non pesava chiamarsi Potter, ma anche Albus che dai sacrifici di centinaia di persone aveva fatto imparare che essere diverso, essere un serpeverde non doveva essere motivo di scandalo ma anzi era un tassello in più da aggiungere al lungo cammino della pace. Lily invece appariva sempre divisa. Da un lato avrebbe voluto compiere gesta gloriose come il padre, dall'altro fare di tutto pur di scollarsi da quel cognome.

-Potter!-

Lily sbattè un paio di volte la palpebre e mormorò parole confuse.

-Siediti- disse questa volta dolcemente la preside, facendo segno con la testa alla poltrona che stava di fronte a lei.

Lily si accomodò, mordicchiandosi un labbro.

-I M.A.G.O. sono andati molto bene Potter e penso che il tuo futuro da Auror sia già tracciato e io non potrei esserne più che felice- cominciò la strega.

Lily sorrise contenta.

-Eppure non so... Non sei come tuo padre o i tuoi nonni o James Sirius...- mormorò incerta.

Lily si accigliò, il cuore prese a batterle forte.

-Che intende dire?-

Per un paio di lunghi minuti la McGrannit rimase in silenzio osservando il camino spento. Lily prese a battere nervosa una gamba.

-Non so come spiegarmi, ma ho come una strana sensazione in petto... Nulla di negativo stia tranquilla, solo che per me lei è destinata a fare altro, un di più ecco...-

Lily la guardò ancora più confusa.

-Ma probabilmente mi sbaglio... Sai l'età a volte è nemica della mente- prese una lunga pausa -Se non c'è altro ti congederei-

Lily aprì la bocca. Certo che c’era altro, come poteva quella donna esporle i suoi dubbi su una futura carriera da Auror e poi lasciare un velo di incertezza e dubbi? Se c’era una cosa che Lily odiava era l’incertezza. Stava per chiedere delucidazioni, quando la figura anziana della professoressa si tramutò in un gatto e saltò lontano dalla ragazza, andando a rifugiarsi su uno scaffale colmo di libri. Lily capì che quello sarebbe stata la sua ultima volta faccia a faccia con la McGrannit ad Hogwarts, così si alzò e avanzò verso il portone osservando i quadri dei vecchi presidi che la guardavano incuriositi, mormorando storielle sui Potter a bassa voce.
 
 
-Potter! Mi sembrava strano che non ci fosse il tuo zampino in questa baraonda!-

Lily era appena entrata nel pub la Testa di Porco e Aberforth cominciò a riempirle la mani di boccali di birra.

-Quantomeno renditi utile e va a servirli ai tuoi amici!-

-Ma come Ab? È questo il tono che si usa con una ragazza dolce e carina come mia sorella?-

Lily si voltò di scatto verso la parete da cui era provenuta quella frase. Sorrise spalancando la bocca alla vista di suo fratello James impegnato ad un torneo di Beer Pong con una tassorosso, con in testa a mo’ di bandana la cravatta nera e gialla quasi sicuramente una volta proprietà della studentessa.

-Jamie!- urlò Lily, spalancando le braccia e facendo cadere per terra tutti i boccali che Aberforth le aveva appena dato.

Il vecchio barista ovviamente imprecò e cominciò a maledire l’intera stirpe Potter mentre riempiva altri boccali. Lily nel frattempo si era avvicinata al fratello.

-Che ci fai qui? Credevo fosse una festa per neo diplomati-

-Sai che Jamie è rimasto indietro di tre anni mentalmente-

Lily si voltò nuovamente e quasi non ci crebbe quando vide Albus dietro di lei, con Alice ovviamente avvinghiata ad un suo braccio.  Erano mesi che non vedeva i suoi fratelli e solo in quel momento si rese conto di quanto le erano mancati. Erano sempre stati un trio indivisibile, nonostante la differenza d’età o i caratteri contrastanti, eppure fino a qualche anno prima Hogwarts era stata il palcoscenico delle loro marachelle o delle loro liti, anche se erano rare.
Solo in quel momento Lily notò lo sguardo furbetto di Alice che non prometteva nulla di buono. Si guardò attorno, mentre nella sua mente frullavano le immagini di James che aveva cominciato a provarci pesantemente con la tassorosso e di Albus che mormorava parole dolci ad Alice. Gli occhi nocciola di Lily continuavano a muoversi finché non lo notarono.  Scorpius Malfoy!
Lily distolse subito lo sguardo e diede un pizzicotto ad Alice che si allontanò mal volentieri dalla bocca di Albus.

-Che vuoi?- chiese un filo spazientita.

-Perché hai invitato anche loro?-

-Eddai Lily, non dirmi che non ti mancavamo!-

-Chiudi la bocca Albus!-

Albus scosse la testa e poi alzando le braccia richiamò Scorpius, il suo migliore amico, che se stava a parlare con Hugo. Lily allora prese dalle mani di James il bicchiere di birra che si stava accingendo a bere e lo rovesciò in testa al fratello. Entrambi i Potter cominciarono a urlare arrabbiati contro la sorella, ovviamente per motivi diversi e questo generò grande risate tra tutti i presenti. Pochi minuti dopo però tutti i presenti tornarono alle loro conversazioni e Scorpius, osservando la figura di Lily che si avviava verso l’uscita del pub decise di seguirla.
Lily se ne stava in piedi ad osservare le vie di Hogsmeade vuote, assaporando quella calura estiva che tanto le piaceva. Scorpius la osservò per un po’ in silenzio, poi si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e la affiancò cominciando ad osservare il cielo scuro.

-Allora Lily... da domani anche tu sarai una di noi?-

Silenzio. Lily chiuse gli occhi e inspirò più aria che poté. Scorpius intuì che quello non era un bel segnale.

-Suvvia! Mica sarai ancora arrabbiata con me?- riprovò.

Ciaf!

 La piccola mano di Lily centrò perfettamente la guancia del nobile biondo.

-Ok forse me la meritavo- ammise, portandosi una mano sulla guancia che aveva cominciato a pulsare.

Ciaf!

-Questo però non me lo meritavo!-

Lily lo osservò strabuzzando gli occhi. Puntò i piedi verso terra e alzò lo sguardo, incastonando il suo sguardo con quello blu screziato del biondo.

-Non me lo meritavo? Scorpius Malfoy! Sei l’essere più ripugnante che io abbia mai conosciuto!- cominciò ad urlare la rossa, estraendo dalla tasca la bacchetta e puntandola verso la gola del ragazzo.

Scorpius alzò le mani in segno di resa, mentre cominciava ad indietreggiare. Non si sarebbe aspettato una reazione del genere. In fondo l’avevano deciso insieme anni prima. Finchè stavano ad Hogwarts entrambi potevano considerarsi fidanzati, ma appena uno sarebbe uscito da lì sarebbe finito tutto.

-Mica sarai gelosa?- provò Scorpius incerto.

-Gelosa?- soffiò Lily ridendo sarcastica –Io non sono gelosa! Ma tu sei stato un verbo idiota! Sei andato a fare il pozionista e hai dimenticato due anni di relazione...-

Scorpius scoppiò a ridere, cosa che fece infuriare ancora di più la rossa.

-Oh andiamo! Ma chi te l’ha detto che io ti ho dimenticata?-

-Mio fratello nonché tuo migliore amico! Ieri io e Scorpius siamo andati a casa di una nostra collega e so che lui è rimasto da lei anche a dormire- scimmiottò Lily.

Scorpius aveva lo sguardo confuso e si passò una mano sulla fronte. Nel frattempo Aberforth uscì dal pub accendendosi la pipa. Li fissò divertiti.

-Una Potter arrabbiata non è mai cosa buona!- borbottò –Che cosa ha combinato?- chiese tossicchiando a Lily.

Lily strinse le labbra: quella situazione la stava spazientendo. Aberforth sebbene diverso dal fratello defunto, non era stupido e così tornò subito nel locale, abbandonando Scorpius che lo fissava desolato.

-Scorp- cominciò questa volta debole la rossa –Io lo so che la storia tra me e te è finita da tempo,ma io... non credevo di essere così facile da dimenticare...-

Il biondo tornò a fissarla e sospirò. Provò ad avvicinarsi piano e le prese le mani. Fu sollevato dal fatto che Lily non si scostò da lui.

-Lily... io non ti ho dimenticata, per me sei importante. Ma la nostra storia è finita da tempo, è vero non ho risposto alle tue lettere, ho avuto altre ragazze- Lily lo fulminò- ma non per questo io mi sono dimenticato di noi-

Lily distolse lo sguardo. Era una ragazza forte, ma Scorpius era stato un tasto dolente da sempre. Si era sempre sentita parte passiva della coppia. Lui si era dichiarato, lui l’aveva baciata per la prima volta, lui le aveva scritto lunghe lettere d’amore, lui ne aveva parlato con Albus e lui l’aveva lasciata. Lily si era sempre adeguata ad ogni decisione. Aveva imparato ad amarlo con il tempo, si era abituata a ricevere quelle lunghe e dettagliate lettere vie gufo e aveva annuito senza versare lacrime quando si erano lasciati. Ma il tempo è cattivo e più passavano i giorni più Lily si era accorta che tutte quelle attenzioni che Scorpius le dava, le mancavano. Aveva cominciato così a scrivergli lettere, ma non aveva mai ricevuto risposta. Come dargli torto? Lui era nel mondo reale, in un laboratorio di pozioni con Albus e chissà quante ragazza più belle e intelligenti di lei.

-Mi stai ascoltando?-

Lily tornò ad osservare il ragazzo.

-Cosa dicevi scusa?-

Scorpius sospirò rumorosamente e alzò lo sguardo verso il cielo.

-Dicevo... che ora che anche tu verrai a lavorare al ministero, potremmo riprovarci... siamo cresciuti, cambiati forse andrà meglio-

Riprovarci?  

Si? No? Cosa aveva da perdere? Lily rimase immobile. Forse ne valeva davvero la pena, o forse no? Inspirò e si morse un labbro. Lentamente allungò un mano verso il collo del ragazzo, che stupito abbassò immediatamente lo sguardo osservandola curiosa. Ancora più lentamente la ragazza si mise sulle punte e poi lo baciò. A Scorpius bastò quel piccolo contatto per riprendersi. Chiuse gli occhi, le labbra inizialmente screpolate e timorose dei due, si riconobbero e cominciarono a cercarsi sempre più, con più smania. Le mani di Scorpius nel frattempo scesero lungo i fianchi della ragazza, che rabbrividì a quel tocco. Le labbra si schiusero e tutti quegli anni di lontananza si riversarono con urgenza in quel bacio.

-Ok! Questa me la dovete spiegare-

Lily e Scorpius si staccarono subito e osservarono Albus che era appena uscito dal locale abbastanza ubriaco. I due ragazzi erano rossi in volto e con il fiatone.

-Alby prendimi al volo!- urlò la voce di Alice decisamente ubriaca.

La ragazza apparve nella strada con una bottiglia di Whiskey in mano e saltò addosso al pozionista. Albus aveva i riflessi decisamente rallentati e non riuscì a prenderla al volo. Così Alice cadde per terra e cominciò a rotolarsi dalle risate mentre la bottiglia di vetro si ruppe in mille pezzi, le cui schegge colpirono Albus che cominciò a sanguinare.

-Cazzo Ali!- urlò questi.

Lily osservò Scorpius che aveva sulla faccia un’espressione confusa. Vedendo che il suo migliore amico non se la stava passando bene, cercò di rialzarlo in qualche modo e lo portò dentro al locale. Alice vedendo il suo fidanzato andarsene via sanguinante fu presa dai sensi di colpa e gattonando continuando comunque a ridere tornò dentro il locale.
Lily si passò una mano tra i capelli, mentre con l’altra si toccò le labbra. Sorrise inconsciamente. Aveva baciato Scorpius e forse sarebbero tornati insieme.  Ma era questo quello che voleva? O meglio, era quello il momento giusto? Nei mesi futuri avrebbe avuto molto a cui pensare: un nuovo lavoro, nuovi amici, una nuova vita, c’era tempo per un nuovo ragazzo? Però infondo Scorpius non era un nuovo ragazzo. Forse sarebbe stato come tornare nel passato. Un dolce passato.
Prese la bacchetta e mormorò:

-Gratta e netta-

La strada tornò pulita, del sangue di Albus non vi era più traccia. Sentì un fruscio dietro di sé, ma non se ne preoccupò troppo. Osservò un’altra volta la stellata che era apparse in cielo e si decise a tornare nel pub, per sfidare James a Beer Pong. Stava per abbassare la maniglia, quando sentì:

-E quello che cazzo era?-

Lily tolse la mano dalla maniglia lercia e alzò lo sguardo. Il suo cuore perse un battito.

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Capitolo 2
*** VITA DOPO HOGWARTS ***


 -E quello che cazzo era?-

Lily tolse la mano dalla maniglia lercia e alzò lo sguardo. Il suo cuore perse un battito. Un ragazzo pressappoco dell'età di James le si parò davanti. Teneva in mano uno strano quadrato luminoso e aveva gli occhi spalancati. A Lily ricordava tanto un avvincino.

-Lumos- mormorò, illuminando meglio la figura.

Riuscì finalmente a vedere il ragazzo nella sua interezza. Era un poco più alto di lei, aveva i capelli corti e corvini, occhi neri come la pece incorniciati da un paio di occhiali dalla montatura elegante e fine.

-No! Ma è a batterie quella?- chiese indicando la bacchetta e cominciando ad avvicinarsi.

Batterie?

Una voce nella sua testa, simile a quella di zia Hermione la riportò a quando la brillante strega le aveva regalato la Polaroid spiegando che "non ha bisogno di batterie!". Ma possibile che si trattasse di un babbano? A Hogsmeade? Era meglio essere cauti.

-Da dove vieni?- mormorò la rossa, tenendo sempre ben puntata la bacchetta contro il collo del ragazzo.

-...Glasgow..?- disse con un tono decisamente incerto.

Lily lo osservò a lungo. Non poteva essere un mago oscuro, l'avrebbe già uccisa. Ma quella storia delle batterie non la convinceva.

Aspetta! Sta a vedere che è un...

-NON TOCCARMI!-

Un urlo femminile squarciò il silenzio. Lily e il ragazzo spostarono simultaneamente lo sguardo verso il pub. Dopo pochi secondi un boccale di birra fu gettato contro la finestra, che si frantumò in mille pezzi. Lily fu lesta e prima che le schegge la colpissero, prese per il polso il ragazzo e si gettò su un lato della Testa di Porco. Evitando così che i ragazzi al suo interno li vedessero.

Soprattutto Scorpius... Maledetto Albus!

-Però siete tutti matti qua!- mormorò il ragazzo, che se ne stava di fronte a Lily mentre si accendeva una sigaretta.

Lily lo osservò torva mentre controllava che nessuno stesse uscendo dal pub. Il ragazzo per un po' la stette a guardare mentre tirava grandi boccate di fumo.

-Vuoi?-

Lily lo guardò e vide un pacchetto giallognolo che penzolava davanti agli occhi.

-Non ho mai fumato- grugní allontanandosi.

Il ragazzo la osservò immobile.

-Mai? Davvero? Eh sì che mi sembravi una a posto-

Lily non rispose e si passò una mano tra i capelli. Cosa stava succedendo?

Beh forse potresti chiederlo a lui

Ancora quella fastidiosa voce di zia Hermione! Ma in fondo aveva ragione.

-Senti...tu- cominciò Lily cercando di attirare la sua attenzione -Come ti chiami?-

Il ragazzo si voltò e tornò ad osservarla.

-Sono Thomas- allungò la mano, ma Lily non la strinse.

-E che ci fai qui Thomas?-

-Correvano strane voci su questo posto, che fosse un villaggio disabitato popolato da forze soprannaturali e...-

Villaggio disabitato?

-Ma allora tu sei un babbano!-

Il ragazzo aprí la bocca ma subito la richiuse. Sì guardò attorno e poi si passò una mano tra i capelli.

-Sono un giornalista..?-

-Questo non mi interessa, intendo dire che non sei un mago! Insomma se ti dico Avada Kedavra non hai paura?-

Lily si animò di un'insolita smania, era eccitante per lei conoscere un babbano. Non aveva mai parlato con nessuno che provenisse da quel mondo e anche se in babbanologia non aveva mai eccelso, quel mondo la affascinava.

-Avada Kedavra dici?- mormorò Thomas -No, ma da noi si dice Abra kadabra... Simili infondo-

Sì simili, peccato che uno poteva ucciderti. Lily era confusa. Come c'era finito un babbano lì? Sapeva che i no mag vedevano Hogsmeade come un villaggio abbandonato, con un grande cartello con scritto "Attenzione pericolo di morte!". Ma perché i babbani dovevano sempre fare di testa loro? Perché non potevano stare nel loro mondo e basta? Dovevano sempre complicare tutto.

-Senti.. io ti devo obliare. Nulla di personale eh, ma se tu rivelassi al mondo non magico di noi... Beh sarebbe la fine-

Thomas la osservò. Di colpo si rese conto che anche se non conosceva chi avesse avanti, non aveva paura. Non capiva perché ma quella ragazza gli infondeva un senso di tranquillità, sebbene continuasse a guardarlo torva.

-Obliviarmi? Cioè?-

Lily sbuffò. Voleva tornare alla festa e divertirsi con i suoi amici e Thomas stava rovinando tutto.

-Cancellarti la memoria-

-Cosa?! Mai!- disse Thomas, allontanandosi.

Aveva fatto una fatica per arrivare lì e ora una ragazzina voleva cancellargli la memoria. E poi quanta memoria gli avrebbe cancellato? Tutta? Solo quella notte? Stava per chiederglielo quando un altro urlo interruppe il silenzio che si era creato.

-Lily!! Dove sei finita? Vieni che dobbiamo sfidare quella feccia dei serpeverde-

La voce di James era sempre più vicina. Thomas la fissò con gli occhi spalancati. Cosa fare? Lily non lo sapeva, dove stare calma. Aveva i secondi contati, doveva pensare da Auror.

-Corri dai, allontanati il più possibile- mormorò al ragazzo.

Thomas osservò una stradina buia e secondaria che l'avrebbe riportato dove aveva lasciato la macchina. Tornò a guardare Lily che si stava mordendo un labbro e gli mimava con le mani di allontanarsi veloce. Non voleva andarsene, aveva fatto tanta strada per arrivare in quel luogo leggendario. La voce maschile di prima si stava facendo vicina. Thomas voleva continuare a stare lì, fare domande, conoscere meglio chi aveva di fronte ma vide Lily muovere silenziosamente la bacchetta. Le gambe del ragazzo involontariamente si mossero e Thomas sentì una grande voglia di tornare verso la sua macchina. Cominciò  a correre verso la radura da cui era provenuto.

-Oblivion- sussurrò Lily.

Lo vide scomparire nel buio. Si sentiva potente Lily, aveva appena salvato il mondo magico. Aveva anche usato la maledizione imperius, un incantesimo illegale nel mondo magico. Sapeva che Rose prima o poi l’avrebbe scoperto e l’avrebbe minacciata di spezzarle la bacchetta. Ma aveva ancora molto su cui riflettere: come ci era arrivato lì Thomas? Perchè? La mente della rossa si affollò di domande che non trovavano risposte.

-Ah eccoti! Cosa stai facendo qua? Dai entra che dobbiamo battere Albus e Zabini al torneo di giochi alcolici-

Lily si voltò sorridendo. James emanava un forte odore di alcool, aveva la camicia completamente sbottonata e un segno rosso e pulsante sul collo. Scosse la testa divertita. A volte pensava che sia loro che Albus fossero stati adottati. Erano così diversi. Invece Rose e Hugo erano fratelli e oltre ad assomigliarsi fisicamente erano anche uguali di carattere: precisi, ordinati, divertenti e un po' maldestri. Un mix perfetto di zio Ron e Hermione. Presto la mente di Lily si svuotò di tutti quei pensieri, lasciando spazio all'alcool e con esso una sensazione di caldo offuscamento e  di smarrimento.
 
 
 
James Sirius si passò le mani sugli occhi per l’ennesima volta. Le tempie gli pulsavano in continuazione e aveva una forte nausea. Aveva bisogno di una doccia fredda e di dormire per almeno una giornata intera. Doveva rassegnarsi al fatto che stava invecchiando e che il suo corpo non poteva più sopportare una sbronza e una notte insonne, se il giorno dopo si doveva lavorare. Cercò di concentrarsi sulle parole di suo padre, ma le palpebre continuavano a chiudersi involontariamente. Si passò una mano attorno al collo, massaggiandoselo. Le sue dita affusolate toccarono un punto dove la pelle era particolarmente rossa e irritata. Fece vagare gli occhi sui suoi colleghi, tutti così diligenti e intimoriti da Harry Potter. Tutti che annuivano e prendevano appunti. Cosa centrava James con tutti loro? Era l’auror più giovane dell’intero ministero, ancora per poco perlomeno, Lily avrebbe cominciato a lavorare al suo fianco di lì a poco. Lily... lei si che era adatta a quell’ambiente. James non riusciva a stare seduto ad una scrivania per troppo tempo, lui era desideroso di azioni, di movimento. Aveva scelto di diventare auror per quel brivido e quelle ronde notturne nei luoghi più oscuri del mondo alla ricerca di ex mangiamorte. Ignorava che diventare auror volesse dire anche partecipare a lunghe riunioni, pianificare ogni mossa, chiedere permessi ai vari dipartimenti del ministero.
 
-La riunione è finita, ci aggiorneremo oggi pomeriggio- disse Harry, chiudendo un faldone e salutando i vari maghi che uscivano dall’ufficio.
 
James rimase seduto al suo posto per qualche secondo e poi con calma si alzò dalla sedia, cercando di camuffare al padre la sbornia. Ma Harry lo conosceva come le sue tasche.
 
-Jamie ti puoi fermare un secondo- lo interpellò prima che potesse uscire dalla stanza.
 
James annuì e abbassò lo sguardo verso il pavimento, sapendo già che cosa gli avrebbe detto.
 
-Io.. io non voglio che tu ti occupi di questo caso- disse incerto Harry, pulendosi gli occhiali in un lembo della maglia.
 
James alzò subito lo sguardo e ci impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la figura del padre.
 
-Come..? Perché? Sono uno dei tuoi migliori agenti-
 
Il sopravvissuto sospirò e si voltò guardando fuori dalla finestra, che si affacciava sul corridoio principale del ministero.
 
-James tu sei molto bravo oppure molto fortunato, ma vedi... questo è un caso delicato e io ho bisogno della massima concentrazione. Come posso fidarmi di te se ti presenti ubriaco al lavoro?-
 
-Non sono ubriaco!- disse scontroso James.
 
-James tu sei ubriaco! Dove sei stato questa notte?!- cominciò ad urlare il padre –Questa non è Hogwarts, non è una lezione di Vitious in cui puoi poltrire e poi sperare di prendere una E... questa è la vita vera! Un tuo sbaglio e decine di persone potrebbero morire o potrebbero essere morte invano. James sei fuori da questo caso!-
 
James cominciò a torturarsi le mani, mentre si mordeva il labbro nervoso. Ma Harry non riusciva a calmarsi.
 
-Perché non puoi essere come Albus?- sospirò sconsolato, voltandosi verso il figlio –Dove ho sbagliato?-
 
James abbassò nuovamente lo sguardo e non si stupì nemmeno quando sentì il rumore della smaterializzazione del padre. Si accasciò lungo una parete e si portò le mani sulla faccia. Harry era un bravo padre, non aveva mai fatto mancare nulla ai suoi figli. Eppure James crescendo aveva capito che Albus era il suo preferito. Harry non lo faceva apposta, probabilmente nemmeno si accorgeva, ma ogni volta che poteva citava la bravura in pozioni di Albus, la sua diligenza, il suo essere perfetto nonostante fosse finito in serpeverde, nonostante avesse scelto un percorso di vita diverso da quelli che i Potter avevano scelto per generazioni. Eppure era James l’auror di famiglia. Era James che era riuscito a scovare e incarcerare due mangiamorte nonostante avesse solo 20 anni. Eppure Harry non sembrava nemmeno notare quei suoi successi. Per lui era molto più facile notare i suoi insuccessi: quando si ubriacava e poi non arrivava in orario al lavoro, quando si dimenticava di qualche riunione o di aiutare in famiglia, quando usciva la sera e poi spariva fino alle prime luci del mattino. Sua madre Ginny allora si intrometteva e incominciava a lodare il primogenito, ricordando che a vent’anni nemmeno lei e il marito erano perfetti. James le era grato, ma ormai le ferite interne che il padre gli aveva provocato erano difficili da rimarginare. Solo James sapeva quanto quelle parole potevano ferirlo e penetrare nella profondità del suo animo. Certo nessuno avrebbe mai creduto che James avesse un animo! Lui era il ragazzo bello e senza cuore, che passava la vita a divertirsi, organizzare scherzi, stare in compagnia delle belle ragazze. Uno spirito libero che nessuno avrebbe potuto incatenare, nemmeno suo padre, colui che aveva sconfitto Voldemort ma che non riusciva a rendere disciplinato il figlio.
James si alzò da terra e fissò l’orologio, era quasi ora di pranzo: nonna Molly lo stava aspettando alla tana.
 
 
 
-Io non berrò mai più- si lamentò per l’ennesima volta Alice, mentre si legava i capelli in uno chignon disordinato.
 
Lily sorrise inforcando gli occhiali da sole, che le avrebbero coperto debolmente le occhiaie.
 
-Dici così ogni volta- disse Hugo, che era impegnato in una partita a scacchi con la piccola cugina Molly.
 
-Questa volta sono seria- rispose stizzita, mentre si stendeva meglio sul sedile.
 
 Lily osservò per un po’ l’amica lagnarsi e poi tornò a contemplare il paesaggio che ormai conosceva a memoria. Quella volta però Lily provò un po’ di malinconia: era l’ultima volta che avrebbe fatto quel viaggio, preso quel treno... Presto la stanchezza prese il sopravvento e si assopì. Si rese conto di essere arrivata alla stazione di King’s Cross quando Alice cominciò a salutare sua madre dal finestrino urlando. Hugo e Molly erano già scesi e la banchina della stazione era piena di genitori urlanti e in lacrime. Lily scosse un attimo la testa e poi si mise in piedi, prendendo il baule. Le due ragazze scesero insieme e si avviarono verso Luna, che le attendeva indossando un paio di enormi occhiali dalle lenti multicolore.
 
-Mia mamma e la sobrietà non si sono mai conosciute- sussurrò Alice alla rossa.
 
-Io la trovo fantastica!- le fece l’occhiolino Lily.
 
Le due ragazze furono abbracciate una alla volta dalla donna bionda, che cominciò poi a elencare quali creaturine fantastiche si erano annidate tra i capelli delle giovani streghe. Alice prese a lamentarsi con la madre, che continuava senza fare caso al volto imbarazzato della bionda. Lily ne frattempo cercò con lo sguardo i suoi genitori ma non li vide.
 
Oddio! Se non sono venuti significa che è successo qualcosa...

Lo sguardo nocciola continuava a vagare, ma nulla. Si era già convinta di chiedere uno strappo ad Alice, quando notò una chiama azzurra che si muoveva come una fiammella tre la gente. Il cuore di Lily tornò a battere forte e rilassò le spalle: Teddy era venuto a prenderla.
Teddy era un ragazzo alto, dai capelli azzurri che si muovevano come un fuoco a seconda del suo umore, alle orecchie aveva decide di piercing, che nonna Molly non aveva mai accettato, ma soprattutto, lungo la schiena e le braccia aveva numerosi tatuaggi. Lily lo aveva amato segretamente quando era piccolina e crescendo le si era legata sempre più. Spesso d’estate passava le serate in casa Potter, giocando a quidditch o parlando con Harry e Ginny. Lily salutò Alice, promettendole che le avrebbe scritto presto e che era la benvenuta a casa sua quando voleva. Lily corse incontro a Teddy che appena la vide spalancò le braccia e prendendola per i fianchi la fece piroettare più volte.
 
-Lily!- urlò Teddy, fregandosene delle occhiate che alcuni maghi di passaggio gli stavano lanciando.
 
Lily rise di gusto e poi lo abbracciò forte.
 
-Cosa ci fai qui? Pensavo venissero la mamma o il papà-
 
Teddy raccolse il baule della ragazza e poi si avviarono verso l’uscita.
 
-Boia se pesa!- imprecò il ragazzo e indicando a Lily la macchina.
 
-La macchina volante di nonno?!- urlò incredula la rossa, mentre correva verso la portiera.
 
-Mi è costata un’intera giornata nella metropolitana babbana di Londra con Arthur ma ne è valsa la pena- spiegò il mago entrando nella macchina e ricordando quelle lunghe ore in cui aveva cercato di spiegare ad Arthur come si muoveva la metropolitana, cosa fossero le linee colorate sui manifesti e molto altro.
 
Lily annuì dando una pacca sulle spalle al ragazzo. Sapeva quanto potesse essere noioso e testardo suo nonno quando si trattava di babbani.
 
Forse è la persona giusta a cui chiedere per ieri sera...

-Cosa sta pensando la tua bella testolina?- chiese Teddy, mentre metteva in marcia la macchina che cominciò a fluttuare per aria.
 
Lily scosse la testa cercando di soffocare uno sbadiglio.
 
-Certo che ci vuole coraggio a sbronzarsi la notte prima di un pranzo da nonna Molly-
 
-Non sono ubriaca!- lo corresse subito.
 
-Certo! E io non sono il tuo cugino preferito... puzzi di Whiskey Lily!-
 
-Quindi ci saranno tutti oggi?- chiese con un sorrisetto furbo la rossa.
 
Teddy annuì superando uno stormo di oche.
 
-Quindi oggi dirai a tutti di te e Victoire!-
 
Teddy non aspettandosi quella frase cominciò a tossire forte. Dall'imbarazzo i suoi capelli divenne rossi e tante piccole scintille cominciarono a saltellare fuori dalle sue ciocche. Per cercare di darsi un contegno si passò le mani tra i capelli cercando di calmarsi e farli tornare azzurri. Ma togliendo le mani dal volante la macchina cominciò una scivola e ripida picchiata verso il basso. Lily urlò spaventata reggendosi con entrambe le mani alla portiera.
 
-Teddy! Fai qualcosa!-
 
Il ragazzo lasciò perdere i capelli e rimise le mani sul volante, ma la macchina non ne voleva sapere di tornare in aria o di fermarsi e quindi continuò a puntare verso terra al massimo della velocità. I due ragazzi capendo come sarebbe andata a finire  si abbracciarono e cominciarono ad urlare all'unisono guardandosi in faccia.
 
-Fai qualcosa!- continuava a gridare la rossa.
 
-Nel caso non te ne fossi accorta... Non so cosa fare!-
 
Il cuore di Lily cominciò a martellare forte e mentre cercava la bacchetta e pensava ad un qualche incantesimo per evitare l’impatto che certamente l’avrebbe ridotta in brandelli, la macchina cadde precipitosamente in un laghetto. Grazie all’impatto nell’acqua l’urto fu meno forte di quanto i due si aspettassero, ma ben presto la macchina cominciò ad andare a fondo. Teddy e Lily si guardarono per qualche secondo per poi spalancare le portiere e uscire dalla macchina, Teddy fu abbastanza svelto e riuscì a salvare il baule della cugina.
Lily arrivata a riva si stese per terra con il fiatone, mise una mano sul cuore e lo sentì battere talmente forte che aveva paura che sarebbe schizzato fuori dal petto. Teddy si tolse la maglietta e la strizzò per bene.
 
-Tu sei fuori di testa Teddy Lupin!- cominciò ad urlare Lily, alzandosi da terra e mettendosi in una posa che ricordava tanto quella di nonna Weasley.
 
-Io? Se tu non avessi accennato a Victoire ora saremmo alla Tana sani e salvi!- cercò di spiegare il ragazzo.
 
Lily scosse la testa ed alzò lo sguardo verso l’orizzonte. Sorrise stremata quando vide il profilo della Tana stagliarsi a poche decine di metri da loro. La rossa si voltò poi verso il cugino che stava con le braccia conserte ad osservare la macchina che piano piano spariva sotto il livello dell’acqua.
 
-Arthur non la prenderà bene- mormorò, prendendo il baule di Lily e cominciando ad avviarsi con lei verso la casa.
 
-Puoi sempre tatuartela sul cuore... a nonna piacerebbe-
 
Teddy fece una faccia contrariata mentre con la mente ripensava a quando aveva sedici anni ed era tornato a casa con un tatuaggio a forma di lupo sul polso. Molly era svenuta mentre Arthur cercava di fare da mediatore, comprendendo quale significato avesse quel disegno ad inchiostro che il nipotino aveva voluto imprimersi sulla pelle.
 
 
 
Albus si smaterializzò nella Tana dove la confusione regnava sovrana. Nonna Molly se ne stava in cucina a preparare il pranzo, mentre canticchiava un motivetto che la radio stava passando. In salotto era apparso un lungo tavolo in legno che zio Bill e zia Fleur stavano apparecchiando svogliatamente. Victoire era in giardino che osservava il cielo, beandosi dei raggi caldi del sole. Rose era seduta sul divano a leggere, ma appena vide il cugino andò festosa a salutarlo. Rose aveva la sua età e sebbene fosse la fotocopia del padre, aveva lo stesso carattere di Hermione: diligente e sempre pronta a strigliare per bene i propri cugini incoscienti. Anche Rose lavorava nel ministero, ma nell’ufficio per l’uso improprio delle Arti Magiche. Rose era una ragazza molto timida e invidiava Lily e James per essere sempre così espansivi ed entusiasti. Rose non riusciva mai a confidarsi con loro, aveva paura che l’avrebbero trovata noiosa e già aveva ricevuto il soprannome di Rompirose. Albus invece era più calmo e silenzioso, con lui Rose spesso si confidava, era una delle poche persone con cui si sentiva completamente a suo agio.
I due ragazzi andarono in giardino, ignorando Victoire che continuava a guardare l’orologio e a lamentarsi.
 
-Non sai che cosa hanno visto i miei occhi ieri notte- cominciò Albus, con un tono indeciso.
 
Rose portò le mani ai capelli e cominciò a scrutare il cugino, in cerca di un qualche indizio. Albus era un bravo legilimens e spesso si divertiva a intrufolarsi nella mente dei suoi parenti e captarne le paure o le gioie. Suo padre gli aveva spiegato numerose volte che era sbagliato leggere la mente altrui, ma ad Albus piaceva così tanto che non riusciva a fermarsi. A entusiasmarlo ancora di più era il fatto che oltre ad essere un abile legilimens era anche molto bravo a respingere che voleva leggere i suoi pensieri. Poteva sapere tutto di tutti, senza che nessuno sapesse qualcosa di lui. Rose scosse la testa. Albus era sempre impassibile.
 
-Tua cugina, nonché mia sorella, ieri sera si è baciata con qualcuno...- sorrise malefico.
 
Rose spalancò gli occhi e cominciò a gesticolare.
 
-Si sono rimessi insieme?-
 
Albus tappò con la mano la bocca della cugina, il cui fiato le morì in gola. Zio Ron si era appena smaterializzato con Ginny.
 
-Tutto bene ragazzi?- chiese la donna, osservando a lungo il figlio.
 
I due ragazzi annuirono e aspettarono che i genitori entrassero in casa. Quando Albus si fu accertato che erano fuori dal campo auditivo, tolse la mano dalla faccia di Rose.
 
-C’è mancato poco- sospirò.
 
-Vuoi dire che nemmeno sta volta lo diranno in giro?- chiese spazientita Rose.
 
Quei due non li capiva proprio. Perché tenere segreta una relazione? Lily e Scorpius erano fatti per stare insieme, eppure anche ad Hogwarts facevano di tutto per ignorarsi quando stavano in aule piene di persone, salvo poi incontrarsi in segreto di notte. Certo Scorpius era pur sempre un figlio di mangiamorte, era furbo, scaltro e decisamente egoista. Ma con Lily aveva imparato a preoccuparsi dell’altro, era cresciuto... insomma Rose proprio non capiva perché dovessero fare tutto di nascosto. Oltre che essere uno stress psicologico per loro, era frustrante per Rose. Lei era sempre abituata a tenere d’occhio i suoi cugini, a essere la loro mamma chioccia, ma se questi facevano le cose in segreto che ruolo poteva avere lei per loro?
 
-Sai che sono strani- disse Albus scuotendo la testa.
 
In realtà lui approvava quella decisione. Le famiglie Potter e Weasley  erano fantastiche, ma avevano il vizio di intromettersi. Quando lui aveva annunciato il suo fidanzamento con Alice zia Hermione lo aveva preso da parte e gli aveva fatto un lungo discorso su come si trattavano le ragazza, sotto gli occhi imbarazzati di Ron. Per non parlare di suo padre che era elettrizzato all’idea di imparentarsi con i suoi amici di scuola: Neville e Luna. L’unica che aveva preso le sue difese e aveva sgridato i parenti, etichettandoli come ‘i degni eredi di Rita Skeeter’ era stata Ginny.
 
In quel momento Victoire sembrò rianimarsi e cominciò a correre incontro a due figure che si stavano avvicinando lentamente. Albus assottigliò la vista e poté riconoscere i capelli blu di Teddy che aveva una faccia stremata e accanto a lui Lily che continuava a saltellargli attorno tempestandolo di domande.  In quell’esatto istante comparvero anche Harry ed Hermione, che avevano facce nervose e solo dopo alcuni minuti arrivò anche James.
Nonna Molly allora si affacciò dalla cucina e comandò a tutti i parenti di prendere posto, mentre lei e Ginny cominciavano a servire il pranzo.
 
Lily si sedette tra Teddy e James che sembrava un po’ malconcio, ma Lily attribuì la causa di quel muso lungo alla notte precedente. Di fronte a sé aveva Rose che la guardava sorridendo e ostentando una strana gentilezza nei suoi confronti. Non che in generale Rose fosse scortese con lei... ma il più delle volte semplicemente si ignoravano. Lily adorava passare il tempo con Teddy e James e Rose preferiva la compagnia più silenziosa di Albus. Dall’altro capo del tavolo Hermione, Ron, Harry e Ginny stavano discutendo con Bill riguardo a un nuovo caso. Molly seduta a capo tavola si lamentò svariate volte invano, del fatto che almeno a tavola non si doveva parlare di lavoro.
Fleur nel frattempo spostò lo sguardo sui nipoti, in particolare su Lily, l'unica ad avere un po' di grazia in quella banda di nipoti rozzi.

-Lily Luna ma cherie, pourquoi sei tutta bagnata?-

La ragazza guardò la zia cercando una scusa convincente, ma in fondo a lei piaceva godersi la confusione che nove Weasley e cinque Potter potevano creare da nulla.

-Oh perché non chiedi a Teddy?- rispose zuccherina la ragazza.

La tavola diventò silenziosa improvvisamente e Teddy che stava stringendo di nascosto sotto il tavolo la mano di Victoire la mollò subito. Il ragazzo si voltò dando un pizzicotto alla piccola cugina fulminandola con lo sguardo, ma lei gli fece la linguaccia.

-Allora?- mormorò Ginny.

I capelli di Teddy divennero lillà e cominciarono a svolazzare ovunque.

-Diciamo che c'è stato un problema con la macchina-

Arthur sembrò rianimarsi dal nulla e scattò in piedi.

-Dove è? Come sta?!-

Teddy si passò una mano tra i capelli.

-Ecco... Sì... È... Beh diciamo che l'ho portata a lavare ecco!-

Lily scoppiò a ridere e anche Victoire sorrise notando l'imbarazzo e la vergogna stampate in faccia al suo ragazzo. Molly però non lo trovava divertente e assunse la tipica posa da Weasley-arrabbiata.

-Io te l'avevo detto che tutto quel ferro nelle orecchie un giorno o l'altro ti avrebbe bucato il cervello!-

Tutti scoppiarono a ridere, nel frattempo Ginny ed Hermione cercarono di calmare Molly. A parte questo episodio il pranzo filò via liscio. Lily e Hugo ricevettero numerosi complimenti per i risultati dei M.A.G.O. , Teddy e Victoire con la scusa di voler prendere una boccata d'aria sparirono per una buona oretta, Harry Ron ed Hermione dovettero scappare via presto a causa di una riunione al ministero. Così mentre George intratteneva Rose, Albus e James mostrando loro i nuovi giocattoli per fare scherzi che aveva ideato, Lily andò ad aiutare Ginny con i piatti. A Lily piaceva molto sua madre. Non era una di quelle mamme severe, che proibivano ogni cosa. Ginny lasciava ai suoi figli i loro spazi, permetteva a James di sparire per ore di notte e di tornare a casa la mattina senza dare una vera e propria spiegazione, permetteva ad Albus di invitare a casa i suoi amici serpeverde, che Harry e James avevano sempre visto di malocchio. Era così permissiva perché sapeva cosa voleva dire avere il famoso Harry Potter come padre. Ogni giorno uscendo dalla loro casa a Godric's Hollow decine di giornalisti cercavano nuovi scoop sul prescelto. Se questa situazione non dava troppo fastidio ai due coniugi, Ginny poteva capire il senso di smarrimento dei propri figli. James era stato etichettato come il nuovo malandrino e ciò fece arrabbiare Harry, che non riteneva decoroso paragonare il figlio adolescente al padre morto. Su Albus erano stati pubblicati talmente tanti articoli che Ginny aveva temuto il peggio per lui. Testate giornalistiche con scritto che era l'erede maledetto del Sopravvissuto, che era una nuova minaccia per il regno magico, che la sua amicizia con Scorpius Malfoy non avrebbe portato nulla di buono erano all’ordine del giorno. Lily era l’unica che era scampata alla sete di notizie dei giornalisti, ma ora che si era diplomata ad Hogwarts avrebbero sicuramente cominciato a tartassare anche lei.
 
Ginny osservò la figlia mentre le sorrideva cominciando a riempire il lavandino di acqua calde e sapone.
 
-Sei stata molto brava ai M.A.G.O. –
 
Lily mimò un inchino, piegandosi sulle gambe.
 
-Sei proprio sicura di voler diventare un auror anche tu?-
 
-Certo mamma... che altro potrei fare?-
 
-È che... sai in questo periodo si sono registrate delle morti strane e poi tuo padre e James sono sempre ai ferri corti ultimamente-
 
Spiegò Ginny prendendo uno strofinaccio e cominciando ad asciugare i piatti.
 
-Papà e Jamie sono sempre ai ferri corti- provò a rassicurarla Lily.
 
Ginny poggiò il piatto che teneva tra le mani sul tavolo e si asciugò le mani, cominciando poi a guardare fuori dalla finestra dove Teddy stava ora parlando con James.
 
-Non so... negli ultimi tempo litigavano per qualsiasi cosa e poi James non tornava la sera a dormire-
 
Lily osservò il profilo della madre. Ginny era una bella donna e i segni del tempo erano stati clementi con lei, non aveva un capelli bianco e nessuna ruga le solcava la fronte.
 
-Forse ora che sono a casa anche io la situazione si allenterà- sospirò la figlia.
 
-Lo spero Lily... sai che confusione in cinque sotto lo stesso tetto?-
 
-Scommetto una giornata di shopping che il primo ad essere schiantato sarà Albus-
 
Ginny osservò per un po’ la figlia in silenzio poi le allungò la mano.
 
-Una giornata di shopping e una settimana a cucinare per tutta la famiglia che sarà invece James-
 
Lily soppesò la proposta e poi strinse la mano della madre. Le due rosse scoppiarono a ridere e poi continuarono a pulire i piatti.
 
 
 
Albus dopo il pranzo dalla nonna si era smaterializzato nel laboratorio che condivideva con Scorpius nelle profondità del ministero. Si sedette davanti a decine di fiale colorate e poi cominciò ad annotare su un foglio le diverse reazioni. Una buona mezz’ora dopo apparve Scorpius con un barattolo giallognolo tra le mani. Salutò con un cenno della testa l’amico e poi andò a sedersi davanti alla sua scrivania.
 
-E quello che è?-
 
-Se lo sapessi non lo starei analizzando- mugugnò concentrato Scorpius.
 
-Se lo sapessi non lo starei analizzando- gli fece il verso Albus, alzandosi dalla sua postazione e avvicinandosi al biondo –Chi ce lo manda?-
 
Scorpius stette zitto per lunghi minuti mentre versava alcune gocce del liquido in un vasetto che conteneva un piccolo germoglio. Bastarono quelle gocce per far morire completamente il germoglio e sciogliere il vasetto in un liquame che sporcò per terra e parte della scrivania del biondo. Albus e Scorpius a causa dell’inaspettato effetto erano scattati lontani dal vasetto.
 
-Ce lo manda tuo padre... ha trovato il corpo morto di un babbano nei pressi di Edimburgo con in tasca questo-
 
-È un veleno potentissimo... che se ne faceva un babbano?-
 
-Non ne ho idea ma a questo ci penserà tuo padre... noi dobbiamo capire come è stato creato-
 
Albus mosse la bacchetta e la fiala contenente il veleno cominciò a volare per la stanza. Il pozionista la avvicinò al volto, stando molto attento a non rovesciarselo addosso. Lo guardò controluce e poi ne annusò l’odore.
 
-Che schifo... sa di... non capisco è come un misto di terra... sai dopo che ha piovuto? E di... uova..?- disse facendo una smorfia disgustata Albus.
 
Scorpius annotò quelle informazioni e poi si avvicinò all’amico. Sbatté un paio di volte le palpebre e poi osservò confuso Albus.
 
-Uova e terra? Sei sicuro? Questo è chiaramente il profumo di vaniglia... unito a... hai presente quando nelle stanze manca aria?-
 
I due nozionisti si guardarono confusi alzando in sincrono le sopracciglia. Si ressero lo sguardo per dieci buoni secondi e poi capirono. Schizzarono ai due lati della stanza e si puntarono il dito contro.
 
-Sei un maniaco Scorp, pensi sempre a mia sorella!-
 
-Ma sei tu l’unico idiota qua a cui non piacciono le uova-
 
Si avvicinarono nuovamente alla fiala cauti.
 
-Dunque chiunque l’ha creata  ha unito l’Amortentia a una pozione che fa sentire ciò che più di tutto odiamo- concluse Scorpius finendo di annotare.
 
Albus annuì mentre si beava dell’odore di terra fresca... quell’odore che Alice aveva sempre sulle mani. Alzò lo sguardo sull’amico che si stava ugualmente rilassando annusando l’odore di vaniglia che diceva di sentire.
 
-Allora tu e Lily...-
 
Scorpius spalancò nuovamente gli occhi e cominciò a radunare diversi fogli.
 
-Non ti aspetterai che ti dica qualcosa vero Albus? Non l’ho fatto per due anni e non comincerò oggi di certo-
 
Albus sbuffò e con un incantesimo non verbale fece capovolgere Scorpius che ora si trovava a testa in giù mentre la bacchetta e i fogli erano caduti per terra.
 
-Ah ah ah, molto divertente Al. Mettimi giù!- gli intimò l’amico con un tono che non ammetteva repliche.
 
-Non prima di avermi detto ciò che voglio-
 
-Al te l’ho detto perdi fiato con me... chiedi a Lily piuttosto-
 
Albus sbuffò e si sedette comodo su un piccolo divanetto per cui aveva insistito molto e che Scorpius ovviamente non voleva, ritenendolo frivolo.
 
-Che palle che siete voi due, io di Alice ti ho detto tutto-
 
Scorpius si coprì la faccia con entrambe le mani, ricordandosi di quelle lunghe chiacchierate notturne ricche di dettagli che Scorpius a dirla tutta non aveva mai voluto sentire.
 
-E non fare quella faccia! Vi ho visto ieri che vi baciavate-
 
-Tu ieri sera eri sbronzo Al! Ti sei tagliato una gamba e poi ti sei arrampicato sul lampadario della Testa di Porco urlando che eri una fenice-
 
Albus rise sotto i baffi anche se in realtà aveva rimosso parte della notte precedente. Si ricordava giusto che Scorpius l’aveva aiutato a tornare a casa, senza che si vomitasse addosso. La porta improvvisamente si aprì e Albus fu lesto a disincantare Scorpius che cadde rovinosamente sul pavimento imprecando e cominciando a massaggiarsi la schiena. Ad entrare era stata Lizzie McDonald, una loro sorta di segretaria che si premurava –anche troppo- che i due stessero bene e avessero tutto il necessario per lavorare. Era una ragazza molto bella, sua madre d’altronde era una veela e sapeva sempre come far capitolare i ragazzi che più le interessavano.
 
-Che vuoi Lizzie?- chiese sgarbato Albus che non l’aveva mai sopportata.
 
La bella ragazza entrò con un vassoio con due caffè. Vedendo Albus la sua espressione cambiò e sbuffò rumorosamente.
 
-Ah ci sei anche tu- mormorò arricciando le labbra.
 
Albus non l’aveva mai sopportata. Era una ragazza viscida e perennemente alla ricerca di un povero ragazza da adulare. Con lui non ci aveva mai provato, probabilmente memore di quella volta in cui Alice per gelosia l’aveva minacciata di renderla pelata a vita. Ma con Scorpius Amy era sempre in agguato, anche perché formalmente l’amico era sempre single. Albus sapeva che Lily non era una  ragazza gelosa, ma aveva sempre paura che Scorpius in uno dei suoi rari momenti di sfacelo emotivo si sarebbe gettato tra le braccia della segretaria.
 
-Beh che vuoi?-
 
-Ero venuta a portare il caffè per Scorp e m...-
 
-Oh grazie mille!- Albus senza aspettare che la ragazza finisse la frase si fiondò sulla tazzina di caffè bollente e lo tracannò in un sorso.
 
Amy ovviamente si arrabbiò. Lei aveva portato il caffè per gustarselo con Scorpius, aveva tenuto d’occhio la porta d’entrata del suo ufficio per ore e non vedendo arrivare Albus aveva inteso che Scorpius si trovava lì dentro da solo. Come poteva immaginare invece che il piccolo Potter si era smaterializzato direttamente dentro all’ufficio?
Sbuffò e portò via il vassoio rassegnata.
 
-Sei sempre così duro con lei-
 
-Scorp per piacere... se ci vuoi andare a letto quantomeno non baciare mia sorella-
 
-Mmmm che noia Al! Poi dici che sono io il maniaco, sei tu qui l’unico che continua a parlare di Lily-
 
-Noia, io? Se aspettassi te non parleremmo mai di nulla-
 
Scorpius era di schiena ma con un incantesimo non verbale rese il divanetto su cui stava l’amico un cumulo di vermi che cominciarono a strisciargli addosso. Albus scattò in piedi urlando.
 
-Ah vuoi la guerra...  inflatus-
 
Scorpius fu lesto e si abbassò, l’incantesimo generato da Albus colpì una fiala che piano piano si allargò e poi si spaccò in mille pezzi, riempiendo l’aria di una puzza di zolfo. I due maghi si tapparono al naso e cominciarono a saltare da un lato all’altro lanciandosi scherzosi incantesimi. Diverse fiale si ruppero e quando si accorsero che l’ufficio era diventato un vero e proprio letamaio dichiararono sfiniti un time-out. D’altronde erano anche le 18 di sera, potevano tornare a casa.
 
-Lasciamo così?- chiese Scorpius indicando il pavimento che era coperto da una sostanza melmosa e verde.
 
I due maghi si guardarono per un po’ indecisi finché urlarono insieme un attimo prima di scomparire smaterializzandosi:
 
-AMY!!-

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Capitolo 3
*** TRA AMORE E MISTERO ***


Lily stava aspettando Scorpius nella stanza delle necessità. Sapeva che sarebbe arrivato di lì a poco, si sistemò vicino al caminetto che era apparso. Scorpius aveva appena finito una partita di quidditch contro corvonero e Alice le aveva confermato che le serpi avevano vinto con un vantaggio schiacciante. Lily non era riuscita ad andare a vedere la partita a causa di una punizione. Si lisciò le pieghe della gonna e aspettò l'arrivo del ragazzo per festeggiare. Dopo qualche minuto Scorpius entrò sorridente e con il fiatone, Lily si alzò dalla sedia e gli corse incontro mentre il ragazzo apriva le braccia e poi le serrò attorno alla schiena della ragazza. 
 
-Abbiamo vinto...- disse cercando di normalizzare il fiato. Correre per le scale di Hogwarts non era stata un'ottima idea.
 
Lily alzò la testa e con urgenza lo baciò. A quel bacio dato con fretta e fame ne seguirono altri. Le dita di Lily corsero alla maglia da giocatore di Scorpius, che togliendosi malvolentieri dalle labbra della ragazza si tolse in tutta fretta. Un letto venne evocato e i due ragazzi vi caddero sopra. Poco dopo, i pantaloni di Scorpius erano sul pavimento insieme alla gonna di Lily, mentre i loro proprietari continuavano a baciarsi e cercarsi con urgenza. Scorpius sbottonò la camicia di Lily e le baciò delicatamente il ventre nudo. La ragazza strinse tra le mani i lembi del lenzuolo. Lily si sentiva totalmente e beatamente alla deriva, gemette quando sentì Scorpius toglierle le mutande e toccarla.
 
-Lily sei sveglia?-
 
Lily spalancò gli occhi e sentì il cuore martellare veloce. Era sudata e le sue mani stavano artigliando le coperte. Sentí bussare nuovamente.
 
-Lily se vuoi andare al ministero il papá tra venti minuti va-
 
-Si mamma... Mi vesto e arrivo-
 
Sentí la mamma allontanarsi dalla stanza e scendere le scale per andare verso la cucina. Sbuffò e si sedette sul letto passandosi una mano sugli occhi assonnati. Era stato solo un sogno, o meglio un flashback di una delle tante volte che lei e Scorpius si incontravano nella stanza delle necessità. Si ricordava come le prime volte trovava eccitante l'idea di nascondersi da tutti, sgattaiolare di notte nelle aule buie e remote del castello. Sghignazzava e provava brividi lungo la schiena. Con il tempo però l'aveva trovato scomodo. Certo, lei non voleva dirlo all'intera Hogwarts, non voleva gli interrogatori di Rose in sala comune, non voleva che l'ennesimo giornale di gossip scrivesse di lei. Lily voleva solo ciò che una quindicenne poteva desiderare: passeggiare mano nella mano, abbracciarlo in pubblico, non dover mentire a tutti eccetto per Albus e Alice.
Si alzò dal letto e cominciò ad indossare un vestito nero estivo. Erano passate due settimane da quando era tornata a casa e Harry aveva deciso che era giunta l'ora di introdurla nel ministero della magia. Lily era elettrizzata, si sentiva grande: erano sette anni che si preparava per quel momento. Sì truccò leggermente e dopo essersi lavata i denti scese le scale che conducevano al salotto.
 
-Ci sono!-
 
Harry la stava aspettando sorridente davanti al camino. Ginny sbucò dalla cucina con in mano una fetta biscottata imburrata.
 
-E la colazione?-
 
-Non ho fame ora-
 
Ginny stava per aprire bocca e stilare tutti i buoni motivi per cui è importante non saltare la colazione, ma Harry la bloccò.
 
-Faremo colazione lungo la strada-
 
La moglie annuì e tornò in cucina dove stava finendo di scrivere un articolo. Padre e figlia uscirono dalla casa e subito decine di flash scattarono nella loro direzione. La notizia che Lily sarebbe divenuta un'auror era trapelata e ora ogni giornalista era desideroso di una qualunque dichiarazione. 
 
-Lily Luna cosa ne pensi di questo inizio?-
 
-Cosa ti ha spinto a decidere di diventare un'auror?-
 
-Signor Potter non teme per sua figlia? Le morti sono aumentate-
 
Harry e Lily furono lesti e riuscirono a liberarsi dei giornalisti e raggiungere la cabina telefonica che era una passaporta per il ministero. Harry chiuse la cabina e inserí il codice.
 
-Penso che non mi ci abituerò mai-
 
-È solo questione di tempo... Tra poco non ti darà più fastidio- mormorò Harry, mentre la cabina telefonica scendeva nel sottosuolo e tirava fuori dalla cartellina in pelle dei documenti.
 
Lily lo osservò a lungo. Era stanco suo padre, delle lunghe occhiaie incorniciavano i suoi occhi e nemmeno gli occhiali riuscivano a nasconderle. Le mani erano piene di pelliccine, segno di stress. Non ne sapeva molto riguardo al nuovo caso, Harry le aveva solo spiegato che si erano registrate delle morti strane e che un babbano era deceduto e portava in una tasca un potente veleno. Le porte della cabina si aprirono e i due maghi si trovarono al centro di un corridoio scuro. Harry cominciò a camminare talmente veloce che Lily dovette correre per stargli dietro. Ron apparve dal nulla accanto al padre e i due aumentarono ancora di più il passo.
 
-Un villaggio bruciato a nord... Ciao Lily primo giorno eh?- disse Ron voltando il viso per un attimo e lanciando un saluto alla nipote che oramai era stata seminata.
 
-Capo sono morti tre uomini- spiegò una donna di colore e con un elegante velo in testa che apparve dal nulla e si accostò dall'altro lato.
 
-Bene, andiamo-
 
I tre sparirono e Lily si fermò sbattendo gli occhi più volte. Aveva il fiatone. Si guardò attorno. Tutti correvano da tutte le parti, con faldoni in mano senza fermarsi mai. Si sentì spaesata.
 
-Beh andrò da Albus-
 
 
 
Albus se ne stava in piedi a scrivere su una lavagna delle formule molto lunghe. La sua grafia ordinata ed elegante aveva ormai riempito interamente il materiale nero. Scorpius nel frattempo era seduto dondolandosi con le gambe sul tavolo, facendo mescolare varie fialette con precisi movimenti di bacchetta. Era una mattinata abbastanza noiosa. Dovevano capire come quel veleno potentissimo era stato creato, ma si stava rivelando più difficile del previsto. La porta si aprì di colpo, ma nessuno dei due si voltò convinti che fosse Amy. 
 
-Beh... Buongiorno anche a voi..- 
 
I due si voltarono e Albus corse verso l'entrata.
 
-Alice che fai qua?- chiese Scorpius, mettendosi composto.
 
Ovviamente non ottenne una risposta perché la lingua della bionda era impegnata in faccende ben più intime con Albus.
 
-Mamma mia ragazzi che schifo! Datevi un contegno!-
 
Albus e Alice sorrisero e si staccarono. 
 
-Scorpius sei più pudico di mio papà- disse Alice guardando il biondo, che senza alzare la testa dal suo tavolo le fece il medio -Mi accompagni al nuovo ufficio?- chiese poi ad Albus.
 
Per Alice era il primo giorno come archivista nei caveaux segreti del ministero. Albus sorrise e prendendola per mano uscì. Scorpius li osservò di nascosto. Le effusioni di affetto in pubblico erano qualcosa che da un lato lo urtava ma dall'altro lo interessavano. Lui, figlio di Draco Malfoy e Astoria Greengrass non aveva mai visto i suoi genitori baciarsi o tenersi per mano, a malapena si sorridevano. Poi era stato con Lily, con cui aveva deciso di comune accordo di non sbandierare in giro la relazione. Eppure Albus e Alice non si facevano nessun problema a baciarsi in pubblico. Per non dimenticare tutte le volte che Albus gli aveva raccontato di Alice, di cosa gli piaceva di lei, di cosa facevano insieme. Oramai Scorpius conosceva meglio Alice che sè stesso. 
La porta si aprì nuovamente.
 
-Albus..?-
 
-È appena usci... Lily!-
 
Scorpius si alzó in piedi con uno scatto talmente veloce che la sedia su cui stava cadde per terra. Lily era rimasta bloccata con la maniglia sulla porta. Stettero a fissarsi per lunghi minuti in silenzio. Scorpius la trovò bella, come sempre d'altronde. Lily era ferma, elegante nella sua posizione eretta, gli occhi splendevano alla luce delle lampadine e si muovevano irrequieti. La conosceva da sette anni e non si era ancora abituato all'idea che Lily potesse sprigionare tutta quella bellezza delicata, pura. 
Lily emanava bellezza su ogni cosa che le stava vicino senza volerlo. Scorpius credeva che lei riuscisse a fare della grazia con un niente, a trasfondere il senso del divino nel più insignificante dei suoi gesti. Venere non avrebbe saputo scivolare in una vasca allo stesso modo in cui lei si sedeva su una sedia.

-Non c'è Albus?-

Scorpius scosse la testa e superò la scrivania avvicinandosi alla ragazza. Lily si mordicchiò il labbro e chiuse dietro di sé la porta.

-Posso aspettarlo qua?-

-Certo ma potrebbe volerci un po' è con Alice-

Lily annuí. L'amica le aveva scritto che qualche giorno prima aveva fatto un colloquio per lavorare come archivista al ministero. A quanto pare era stata presa. Scorpius avanzò ancora.

-Se è urgente gli mando un patronus-

-Oh no... Ero solo passata a salutarlo. È il mio primo giorno qui come Auror ma mio papà è molto preso con un nuovo caso e non so bene cosa devo fare-

Scorpius annuí. Si sentiva lento, come se i suoi piedi fossero incollati al pavimento. Avrebbe voluto che la sua anima uscisse da lui e lo guardasse giudicandolo mentre se ne stava in piedi, fermo, con la mente che creava pensieri in continuazione, la bocca che avrebbe voluto dire parole che seguivano un tracciato sconosciuto dal cervello e il corpo che invece voleva ben altro. Perché faceva così fatica? Lily era davanti a sé, bella e eterea. Non seppe bene cosa gli prese, ma finalmente bocca, corpo e mente collaborarono. Scorpius avanzò a grandi passi e circondò con le mani i fianchi di Lily. La osservò per pochi secondi e poi la baciò. Lily tenne gli occhi spalancati per qualche secondo ma poi si sciolse al contatto di quelle labbra che conosceva bene. Le mani di Scorpius corsero lungo la schiena lasciata in parte nuda dal vestito, per poi ridiscendere e afferrando la ragazza per i fianchi la sollevò. Lily serrò le gambe attorno al bacino del ragazzo. Scorpius mosse qualche passo alla cieca finché non caddero sul divanetto. Si staccarono un secondo e sfregarono i nasi l'uno contro l'altra.

-Devo... Ricordarmi di... Ringraziare Al per... Il divano-

Lily sorrise e tornò a baciare il collo di Scorpius, che stese la testa all'indietro e si beó di quel momento. Dopo poco la mano del biondo si tuffò sotto il vestito e si avvicinò al ferretto del reggiseno.

- Scorp...- balbettò faticosamente Lily mentre si allontanava da lui e gli scivolava accanto sul divano.

Scorpius non comprese e la osservò. Aveva le labbra un filo gonfie e il fiatone. Da lontano sentì la voce di Albus che chiacchierava con Amy.

-È entrata tua sorella-

-Oh no...-

I passi del ragazzo si fecero sempre più vicini. Scorpius si lisciò la camicia e provò a sistemarsi i capelli. Lily era scattata in piedi e si stava avviando verso il lato opposto della stanza. Albus bussò.

-Posso entrare o torno dopo?-

-Stupido...- disse Lily aprendo la porta.

Albus mise istintivamente una mano sugli occhi e con l'altra fendeva l'aria avanzando.

-I miei occhi... Bruciano!- urlava il ragazzo con tono melodrammatico.

Sì buttò in ginocchio per terra e tolse la mano dagli occhi. Fissò Scorpius che lo osservava ridendo.

-Tu... Tu! Cosa hai fatto alla mia innocente sorella? Che tanto innocente non è visto il succhiotto che ti ha lasciato-

Lily divenne rossa e tirò un coppino al fratello mentre Scorpius si tastava il collo. Lily continuò a colpirlo, mentre Albus si rotolava per terra dalle risate.

-Fatti gli affari tuoi!- urlava la rossa, che si era tolta un sandalo e lo picchiava contro una gamba del fratello.

-Chissá che ne penserà Rose- continuava a ridere il moro.

-Non... Osare...-

Le parole morirono in gola a Lily. Un fascio di luce bianco a forma di leone entrò nella stanza da una parete e si posizionò davanti a Albus. Il leone aprì la bocca e ne uscì la voce di James.

-Al... Corri a Little Hangleton... È un casino-

Il leone sparì nel nulla. I tre maghi si guardarono preoccupati e poi si smaterializzarono in un istante.
 
 
 
Lily aprì gli occhi e riconobbe l'aria tetra di Little Hangleton. Era il paese dove era nato Voldemort, il mago oscuro che suo papà era riuscito a sconfiggere. Nonostante fosse giorno e ci fosse un solo splendente quel luogo appariva oscuro, maligno. Lily, Albus e Scorpius si erano smaterializzati in una via buia, dove non vi era anima viva. Tutto sembrava tranquillo e silenzioso. Albus avanzò di qualche passò ma un lampo di luce verde gli sfiorò la testa.

-Giú!- urlò Scorpius.

Albus si rannicchiò contro un bidone della spazzatura. Aumentò la respirazione.

C'è mancato poco

-Dobbiamo trovare James- sussurrò la rossa.

I due maschi annuirono. Ma per cercarlo dovevano uscire allo scoperto.

-Io li distraggo... Voi cercate di raggiungere l'altro lato del villaggio-

-Scorp tu sei matto! Non sappiamo quanti sono, chi sono, cosa vogliono-

-Al apprezzo, ma fidati... E poi sono un Malfoy, qualcosa varrá-

Prima che Lily o Albus potessero dire qualcosa, Scorpius si alzó e corse allo scoperto. Maledizioni di diversi colori volarono contro di lui ma il biondo abilmente le respinse. Albus prese per mano la sorella e corse velocemente dietro a Scorpius, fino a raggiungere la parte opposta del villaggio. Si lasciarono la mano e si guardarono attorno.

-James!- urlò Lily.

Non sentirono nulla.

-Jamie, sono Albus!-

Ancora niente. I due fratelli si stavano rassegnando quando da un angolo apparve James con una faccia spaventata che correva urlando nella loro direzione.

-Via! Via!-

Lily e Albus si osservarono confusi e non si mossero. Quando James era a soli cinque metri da loro apparvero dallo stesso angolo un branco di lupi mannari e un gigantesco troll.

-Aaaaaah!- urlarono i due fratelli e corsero in direzione opposta, il che li riportò al luogo iniziale dove Scorpius stava combattendo contro due figure incappucciate.

I tre Potter e Malfoy si trovarono schiena contro schiena cercando di schiantare gli avversari. Riuscirono ad evitare varie volte di venire uccisi, ma non erano sicuri di continuare a resistere ancora a lungo.

-James ... Ma che cazzo hai combinato?- chiese Lily mentre spediva dall'altro lato della strada un lupo.

James si era unito a Scorpius per schiantare un uomo incappucciato.

-Lily adesso... Sono un filo ... Impegnato... Stupeficium!-

Un getto rosso colpì in pieno l'uomo che svenne a terra. Albus era sfinito. Non aveva mai dovuto combattere contro tutti quei lupi mannari, lui era un pozionista! E poi cosa ci facevano lì tutti quei lupi? Chi erano gli uomini incappucciati? La sua mente fredda e logica da serpeverde bramava delle risposte, ma non era quella sicuramente la situazione adatta. Albus lanciò un'occhiata a Lily che se la stava vedendo brutta con il troll di montagna. La sorella stava continuando a lanciare incantesimi per stordirlo, ma il troll era grande e grosso e quei piccoli taglietti che Lily gli stava provocando non dovevano fargli un gran male. Nel cielo apparve una sfera luminosa che accecò tutti, buoni e cattivi. Poi la luce si affievolì e apparvero Harry Potter con Ron, Hermione ed altri auror del ministero. Un uomo incappucciato che stava combattendo contro Scorpius si smaterializzò, i lupi mannari scapparono nelle radure lì accanto, solo il troll, bestia notoriamente stupida, continuò a lottare con Lily che sembrava sul punto di crollare. Harry vide la giovane figlia allo stremo delle forze e si unì a lei. Dopo poco anche Hermione con un paio di incantesimi riuscì a far cadere per terra il troll privo di sensi. Tutti stettero in silenzio per alcuni minuti, mentre Ron ammanettava l'uomo incapucciato svenuto.

-Che ne facciamo Herm? Non lo conosco...-

Hermione stava guardando James con gran disappunto.

-Portiamolo al ministero, dobbiamo interrogarlo-

Gli auror si smaterializzarono, rimasero solo Harry che stava fucilando con lo sguardo il figlio maggiore, mentre Albus stava facendo sedere Lily per terra, sembrava molto scossa. Scorpius decise di smaterializzarsi, i Potter dovevano rimanere soli. Controllò solamente che Lily stesse bene e poi salutando Albus scomparve.
-Ora noi quattro andiamo a casa e mi spiegherete tutto!- disse Harry senza urlare ma con un tono chiaramente arrabbiato. 
 
 

-Tieni.. dovrebbe farti stare meglio-

Ginny porse una tazza alla figlia che era sdraiata sul divano. 
Harry era in piedi con un braccio appoggiato allo stipite del caminetto. Albus stava accanto alla sorella in piedi mentre James sedeva ai piedi di una poltrona su cui si era seduta Ginny. Per un po' stettero tutti in silenzio in attesa che qualcuno spezzasse il silenzio.

-Voglio sapere cosa vi è saltato in mente- disse poi Harry guardando in faccia ognuno dei figli.

-È stata tutta colpa mia- mormorò James incrociando le gambe.

-Chissá perché me lo aspettavo-

-Harry!-

Ginny lanciò un'occhiata al marito che capí che doveva calmarsi. Cadde nuovamente il silenzio. Ginny e Lily si guardarono preoccupate.

-Cosa ci facevano i lupi mannari in pieno giorno? - chiese Albus.

-Non mi sembra questo il momento adatto Albus, piuttosto... Albus perché non mi hai chiamato? Perché non hai chiesto aiuto? Tua sorella stava per morire-

-Non esagerare papà, sono piccola sì ma la bacchetta la so usare meglio di molti maghi più grandi di me- sbottò Lily.

Odiava essere sottovalutata. Sapeva certamente che suo padre era preoccupato ma questo non gli dava alcun diritto di svalutarla. Anche sua madre d’altronde doveva essersi presa un bello spavento, era corsa a casa nel mezzo di una riunione giornalistica, eppure se ne stava lì sulla poltrona accarezzando i capelli ribelli di James. Certo, non ci si può aspettare che le persone reagiscono allo stesso modo davanti a una situazione così ma a Lily il comportamento del padre innervosiva abbastanza.

-Sentite perché non ci calmiamo tutti e ammettiamo i nostri sbagli?- provò con tono riconciliatorio Ginny.

-I nostri sbagli? Io non centro assolutamente nulla con tutto questo- sbottò Harry strabuzzando gli occhi.

-Non Harry è anche colpa tua. Oltre che tuoi figli, loro sono lavoratori del ministero ed è compito tuo in quanto capo auror proteggerli- lo corresse Ginny con un tono che non ammetteva repliche.

-Sei gentile mamma, ma tanto lo sappiamo già tutti che papà crede che sia mia la colpa della quasi morte di Lily- replicò James voltandosi verso la madre.

-Ora basta! Io non stavo morendo, anzi me la cavavo piuttosto bene. Perché non potete mettervi in quelle zucche che anche io sono alla vostra altezza?- sbottò Lily alzandosi in piedi e facendo le scale si rinchiuse in camera sua sbattendo la porta.

-Sei contento ora? E poi papà se James non era al ministero era perché tu l’hai sbattuto fuori dal nuovo caso- disse Albus osservando il punto da cui Lily si era alzata ed era corsa via.

-E tu come fai saperlo?!- urlò James.

-Me l’ha detto Marlene, la segretaria di papà-

-Harry spero non sia vero- lo minacciò Ginny.

Harry stava per aprire la bocca cercando di spiegare ma in quel momento arrivò in casa una lontra di luce che si posizionò al centro del salotto. Aprì la piccola bocca e ne uscì la voce di Hermione:

-Harry spero stiate tutti bene… c’è bisogno di te qui ora!- e poi voltandosi verso Ginny si inchinò salutandola e sparì nel nulla.

Il sopravvissuto aprì nuovamente la bocca e balbettando qualche parola si smaterializzò. Ginny inspirò e si passò una mano sulla fronte mentre osservava i figli silenziosi salire le scale ed avviarsi verso la camera che condividevano. Si scrocchiò le dita e si avviò verso la cucina sul cui tavolo regnavano una serie di articoli che avrebbe dovuto finire per il giorno successivo. Osservò ancora un attimo le scale indecisa se salire dai suoi figli.

Hanno bisogno di tempo… andrò da loro dopo



E tornò a concentrarsi su un articolo riguardante il festival della negromanzia che si stava tenendo presso la comunità magica spagnola.
Qualche ora dopo Harry tornò a casa con un mazzo di girasoli tra le mani ed entrò in cucina guardando la sua bella Ginny che leggeva e rileggeva le parole su un foglio. La rossa alzò lo sguardo e trovò il marito dolce. Scosse la testa e sorrise.

-Non è da me che ti devi far perdonare lo sai?-

Harry annuì porgendole i fiori e dandole un bacio affettuoso sulla fronte.

-Ora vado da loro-

Ginny annuì sorridendo.

-Sei un bravo padre… è un periodo difficile per tutti, vedrai che capiranno. Sono ragazzi intelligenti-

Harry le diede un altro bacio e poi salì le scale e bussando sulla porta della camera di Lily entrò. Dopo qualche secondo mentre Ginny stava ponendo i fiori in un vaso di cristallo Harry si sporse dal parapetto delle scale.

-Ginny! Non ci sono! Sono scappati-

La rossa fece cadere il vaso per terra che si frantumò in mille pezzi e le scheggie finirono in ogni angolo della cucina. Harry entrò con un foglio in mano sventolandolo.

-Hanno lasciato questa-

Si misero vicini ed aprirono il foglio spiegazzato.
 
Cari mamma e papà,
Abbiamo compreso che è un periodo difficile per tutti. Papà, tu sei alle prese con un nuovo caso e non hai tempo per occuparti dell’inserimento al ministero di Lily o di quella testa di ca calda di James. Mamma scusaci, ma ora che siamo in cinque in casa è visibile che l’armonia di casa non è più presente, Per un po’ ce ne staremo a Grimmauld Place e quando questo periodo terminerà torneremo.
Vi chiediamo solo una cosa: mamma portaci da mangiare non cercateci. La casa è protetta da un incantesimo e nessuno tranne noi può entrarvi. Non allarmatemi stiamo tutti bene, beh… James a parte ma lui non è mai stato bene.
Un bacio e speriamo voi possiate capirci
Albus   James   Lily
 
 
 
Lily si guardò attorno e inspirò l’aria di quella camera. Era antica, lungo le pareti correvano arazzi con ricami floreali dorati. Di lato alla finestra c’era un letto matrimoniale e sulla parete accanto un armadio scuro accerchiato da mensola contenenti libri. Si soffermò a leggere qualche titolo… erano perlopiù libri di magia e storia. Si sedette sul letto che aveva appena rifatto con lenzuola pulite. Non era sicura che fosse stata la scelta giusta. Era davvero necessario scappare di casa? Aggiungere questa ulteriore preoccupazione ai genitori? Sospirò. La porta di camera sua era aperta e intravide James e Albus chiacchierare ridendo nella stanza accanto. Forse si, era stato necessario. Vedere i due fratelli prendersi scherzosamente a cazzotti buttandosi su un divanetto la rallegrò.
 
 

-Harry cerca di capire! Questa decisione farà bene sia a loro che a noi!-

-Ma fare bene cosa Gin? Non è questo il momento di giocare ai figli ribelli-

-Se stanno giocando a fare i figli ribelli è perché li abbiamo trattati in un modo che li ha spinti a fare ciò-

Harry si sedette sul divano desolato. Cosa aveva sbagliato? Aveva sempre fatto di tutto per i suoi figli. Gli aveva dato tutto ciò che lui non aveva avuto: una famiglia che lo amasse, che lo crescesse, che lo aiutasse, lo ascoltasse, giocasse… Lui aveva fatto di tutto per diventare il bravo padre che lui avrebbe voluto anni prima, eppure a quanto pareva non ne era stato all’altezza.
Ginny gli si sedette accanto con una tazza di the bollente.

-Non è solo colpa tua Harry. Hanno bisogno di tempo, vedrai che torneranno-

Harry le poggiò la testa sulla spalla e fece vagare lo sguardo lungo il salotto.

-E poi anche io alla loro età mi sono ribellata a mia mamma e sono andata a combattere in guerra… solo quanto meno hanno cambiato solo domicilio-

Harry alzò lo sguardo e scoppiò a ridere. Ginny si allungò verso il marito e gli diede un lungo bacio affettuoso e poi un altro e un altro ancora…
 
 
 
… Lily era in piedi davanti a uno Scorpius in boxer sdraiato sul letto, con una mossa veloce si tolse la maglia e la gettò da qualche parte della stanza.

-Sei… sicura che … non ci sia nessuno?- mormorò a fatica il biondo mentre sentiva la bocca di Lily tracciare una rotta dal suo ombelico fino al collo.

Lily si staccò per togliersi i pantaloni e lo baciò nuovamente sulla bocca con passione.

-Tranquillo, Al e Jamie sono in un pub… torneranno tra ore-

Quelle parole sembrarono tranquillizzare il biondo che con un colpo ribaltò le posizioni e Lily si trovò schiacciata lungo il materasso. Con un abile gesto rimasero entrambi nudi e scostando una ciocca rossa sulla fronte di Lily entrò dentro di lei delicatamente. Le baciò ripetutamente gli occhi mentre Lily sotto di lui si muoveva. A quel segnale anche Scorpius cominciò a muoversi incontrando i gesti della ragazza. Ansimarono all’unisono quanto aumentarono i movimenti e dopo essere stati in balia dell’oblio si sdraiarono l’uno accanto all’altro con il fiatone e tenendosi per mano.
Per un po’ stettero in silenzio osservando la stanza scura.

-Sei ancora bravo Scorp… sai avevo paura che con gli anni che avanzavano…- mormorò Lily allontanandosi e rivestendosi.

-Io invece pensavo il contrario… all’inizio eri così inesperta ed ora…-

Un cuscino gli arrivò in faccia e togliendoselo scoppiò a ridere davanti al dito medio della rossa.

-Solo tu puoi fare commenti sarcastici?-

Lily scosse la testa ed osservò il ragazzo vestirsi a sua volta, poi si accoccolarono l’uno accanto all’altro.

-Quand’è che mi spiegherai cosa è successo?- chiese Scorpius accarezzando la testa della ragazza che era appoggiata al suo petto.

-Te l’ho già spiegato- mormorò la ragazza intrecciando la sua mano con quella del ragazzo.

-Oh se intendi la lettera che mi è arrivata in cui mi dicevi solo ‘Sono a casa da sola, ma non casa casa, casa Grimmauld Place’, non ho capito molto-

Lily sbuffò. Scorpius stette zitto aspettando che la ragazza trovasse le parole.

-Dopo oggi pomeriggio siamo tornati a casa e abbiamo litigato di brutto nemmeno mamma è riuscita a calmarci. Poi papà è dovuto tornare al ministero e noi siamo andati in camera nostra…
 

 
…Lily sbatté la porta di camera sua e cominciò a marciare per il nervoso lungo il perimetro della camera.

-Io sarei quella quasi morta? Si vede che non mi conoscono bene-

Sbuffò e si sedette sul letto fissando con odio una foto che aveva appeso alla bacheca da parete, in cui abbracciava suo padre. Risaliva a quattro anni prima quando Lily aveva giocato e vinto la sua prima partita di quidditch, per l’occasione la McGrannit orgogliosa aveva invitato Harry a festeggiare ad Hogwarts.

-E TU COME FAI A SAPERLO?!-

La voce di James la fece sobbalzare. Drizzò le orecchie e sentì Albus balbettare qualche parola e dopo poco i passi dei fratelli che si dirigevano verso la loro camera. Lily sospirò e si distese sul letto coprendosi il volto con un cuscino. Cosa stava succedendo? Perché non riuscivano a vivere in armonia? Era forse lei il problema?

-Infondo prima del mio ritorno da Hogwarts loro andavano d’amore e d’accordo-

-Non pensarci nemmeno! –

Lily trasalì. Albus si era smaterializzato e se ne stava seduto sul cornicione della finestra con una gamba che penzolava nel vuoto.

-E poi io e papà litighiamo da anni-

James si smaterializzò accanto alla sorella, sdraiato sul letto.

-Voi la privacy non sapete proprio cosa sia…- sussurrò senza speranza la rossa.

Albus entrò completamente nella stanza e lanciò un muffliato, sotto lo sguardo inquisitorio della sorella.

-Io e James stavamo pensando…-

-Se stavate pensando eri solo tu Al! Non credo che James sia in grado di compiere un’azione simile-

-Ah ah ah- fece finta di ridere James dando un pizzicotto alla sorella.

-Ragazzi per piacere!- li richiamò Albus -Stavamo pensando di andarcene-

Lily ignorò James che continuava a darle pizzicotti e spalancò gli occhi.

-Andarcene? E dove?-

-A Grimmauld Place!-

Lily stette in silenziò e si alzò dirigendosi verso la finestra sotto lo sguardo dei fratelli. Grimmauld Place era la casa nascosta che Harry aveva ereditato dal famoso Sirius Black. Da piccoli ci avevano passato qualche settimana durante l’estate. Tutti i parenti Weasley si riunivano lì e ogni anno si ristrutturava un’ala della casa. Alla fine Grimmauld Place era irriconoscibile: le segrete erano state eliminate, al pian terreno vi erano un salotto e la cucina che a nonna Molly tanto piaceva, al primo piano due stanze e due bagni e al secondo piano c’era un’ultima stanza che fungeva da mansarda.
Lily si passò una mano tra i capelli. Forse l’idea di andarsene non era così male come poteva apparire. Infondo sarebbe stato solo per un breve periodo, finché papà non avrebbe chiuso quel caso. E comunque si sarebbero rivisti tutti i giorni al ministero. Lily si voltò e osservò i fratelli:

-Ci sto! Ma ad una condizione, lasciamo una lettera in cui spieghiamo le nostre valide ragioni-

I due fratelli sorrisero e si batterono il cinque ma due minuti dopo cominciarono a coprirsi d’insulti a causa della stesura di quella lettera.

-Albus devi scrivere una lettera esplicativa non una lode ai miei problemi comportamentali e poi… ehi! Io sono un bravo cuoco-

I tre fratelli compilarono la lettera con foga. L’inizio di quella nuova vita sembrava sempre più vicino.
 
 

-Lily ci sei?-

Lily e Scorpius saltarono in piedi in sincronia. La voce di Albus li aveva ridestati e dei passi si facevano sempre più vicini. Scorpius stava per smaterializzarsi ma poi ci ripensò e tornò da Lily per darle un ultimo bacio. La rossa cercò di staccarsi a forza sussurrando:

-Vattene ora!-

Nell’esatto momento in cui Albus apriva la porta cautamente, Scorpius scomparve.

-Che ci fai lì in piedi così?-

Lily si avvicinò al fratello lisciandosi la canottiera del pigiama.

-Nulla.. nulla, piuttosto come è and…E LUI CHI È?-

James era apparso dietro ad Albus e le sue mani si trovavano sotto alle ascelle di un ragazzo svenuto, che stava trascinando lungo il pavimento. Albus aprì la bocca per dare delle spiegazioni ma di tutto ciò Lily non sentì nulla. Quel ragazzo le ricordava qualcosa. Aveva occhiali eleganti, capelli neri come gli occhi. Lily voleva morire.

-Thomas…-

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Capitolo 4
*** MINACCIA DI MORTE ***


-Thomas…-
 
James con un rantolo lasciò cadere il corpo privo di sensi del ragazzo per terra e stiracchiandosi le braccia si appoggiò con la schiena al muro del corridoio.

-Lo conosci?- chiese allarmato Albus.

Lily annuì spingendo il fratello su un lato della camera in modo tale che potesse avvicinarsi e vedere bene in faccia Thomas. La rossa si accucciò davanti al viso del ragazzo. Respirava, questo era un buon segno, ma aveva uno zigomo gonfio e violaceo, segno che qualcuno l’aveva picchiato.

-Ma che è successo?-

Albus si mise le mani nelle tasche dei pantaloni e cercò di radunare i pensieri per dare alla sorella una spiegazione chiara e lineare. James non capendo il silenzio del fratello si lasciò scivolare per terra e cominciò a spiegare. Albus si passò una mano sul viso scuotendo la testa: James era un bravo fratello ma non aveva il dono della sintesi.
 
 
 
James ed Albus entrarono in un vecchio pub gremito di ragazzi e si sedettero su un tavolo in legno che stava al centro della sala. Erano finiti nella Londra babbana, posto che a James era sempre piaciuto. Tutte quelle luci, quei ragazzi, i locali aperti tutta notte, i rumori lo facevano sentire vivo. James si sentiva come quella città che non dormiva mai, la sentiva molto più affine a lui rispetto al mondo magico, così vecchio, stanco e che solo negli ultimi anni stava imparando ad offrire divertimento ai giovani. I due fratelli non uscivano spesso insieme, erano ragazzi molto diversi, inoltre James aveva fatto molta fatica ad accettare un fratello serpeverde amico di Malfoy. Ma con il tempo, tanta pazienza e soprattutto i discorsi che sua madre ed Hermione gli avevano fatto, James aveva imparato a voler bene a quel fratello che era la pecora nera della famiglia. Ovviamente anche Albus aveva fatto molta fatica ai tempi di Hogwarts. Inizialmente aveva sofferto molto vedendo la sua famiglia crescere ed affiatarsi sempre più al tavolo dei grifoni mentre lui se ne stava solo nei sotterranei. Durante i primi mesi Albus aveva imparato a mangiare in solitudine negli orari più strani, assicurandosi così che non avrebbe visto i cugini. E fu proprio in occasione di una delle sue colazioni consumate alle sei e mezza del mattino, che Albus si era legato a Scorpius.

-Cosa volete ragazzi?-

Una bella ragazza con addosso un grembiule apparve al tavolo dei ragazzi. I due ordinarono delle birre e poi osservarono con la coda nell’occhio la ragazza tornare dietro al bancone.

-Mi chiedo perché Madama Rosmeta non possa essere così- disse James, riferendosi alla bella barista.

-Jamie tu solo a quello sai pensare- rispose esausto Albus.

-Non siamo mica tutti fortunati come te… non tutti abbiamo una Alice-

Albus sorrise e scosse la testa, facendo una smorfia che non sfuggì al fratello.

-Non sto scherzando Al! Io ammiro molto la tua storia con Alice-

Albus puntò lo sguardo sulla piccola candela accesa che stava sul tavolo. La bella ragazza arrivò con un vassoio e poggiò le birre sul tavolo. James le sorrise ringraziandola e la barista arrossì e con la mano tremante appoggiò lo scontrino davanti al ragazzo. La bellezza di James suscitava interesse anche tra le babbane. Tornò subito a concentrarsi su Albus che si stava portando alla bocca il bicchiere colmo di birra ma lo sguardo che ancora fissava la candela.

-Che hai ora? Non dirmi che c’è aria di crisi in paradiso-

Albus alzò immediatamente lo sguardo e fissò il fratello, che stava per bere un sorso di birra ma captando l’occhiata di Albus sputò il liquido giallo di lato, imbrattando una parete. Alcuni dei ragazzi presenti si voltarono e mormorarono qualcosa in direzione dei fratelli Potter.

-Puoi contenerti per favore?- chiese sussurrando Albus rosso dall’imbarazzo.

-No no no- cominciò James additando il fratello -Tu vuoi lasciare Alice!-

Albus tirò un calcio sotto al tavolo a James.

-Ahi!-

-Piantala di urlare allora! E poi io non ho mai detto che voglio lasciare Alice… è che…-

James si bevve un lungo sorso di birra attendendo che il fratello chiarisse le sue idee. Non se l’aspettava. Alice era una bella ragazza, intelligente, era la migliore amica di Lily… Certo James non la considerava perfetta. Tanto per cominciare non capiva nulla di quidditch e poi era molto appiccicosa. Quando d’estate Albus la invitava in casa, James e Lily si nascondevano in cucina… non volevano vedere tutte quelle lingue intrecciarsi. Secondo Lily, Alice ed Albus erano i pazienti zero della mononucleosi. Però insomma… stavano insieme da anni, Alice aveva partecipato ad ogni cena tra parenti, Harry e Neville quando si trovavano fantasticavano spesso sulle nozze dei figli. Insomma cosa aveva fatto cambiare idea di colpo ad Albus? Le candele di tutti i tavoli del pub si spensero insieme e i vetri delle finestre cominciarono a tremare. James guardò Albus che stava fissando quasi in maniera maniacale la candela.

-Piantala Al!-

Il pozionista scosse la testa e notò solo in quel momento che nel pub era calato il silenzio e molti clienti stavano uscendo velocemente. I vetri continuavano a tremare.

-Non sono io!- rispose infastidito.

James studiò il fratello, ma ad un tremolio troppo forte i vetri si spaccarono. Il pub si svuotò e molti ragazzi si riversarono nella strada urlando al terremoto. I due fratelli si scambiarono un’occhiata di intesa e brandendo la bacchetta uscirono. In strada molti uomini stavano a parlare con strani aggeggi luminosi. James li spinse e riuscì a intrufolarsi in una viuzza laterale vuota.

-Che è?- chiese Albus osservando il cielo che appariva tranquillo.

-Non capisco… ma è qualcosa di malvagio-

I due fratelli continuarono ad osservare il cielo. Era scuro, nuvoloso. Sembrava tutto normale, eppure quel tremolio e le candele spente erano segno di una presenza magica. Cosa ci faceva una presenza magica nel mondo babbano?

-Vuoi dire qualcosa prima di trapassare?-

Una voce vecchia e gracchiante giunse alle orecchie dei due fratelli che subito si voltarono ma non videro nulla.

-No… ti prego… io non ho fatto nulla-

Un ragazzo alto avvolto in una felpa lunga e verde uscì da una porta di legno non distante da dove stavano James ed Albus. Si muoveva all’indietro con le mani alzate, ben in vista. Un passo falso e cadde per terra. La voce vecchia e malefica di prima proruppe in una risata.

-Cosa puoi tu…babbano contro un mago del mio calibro-

James ed Albus alzarono le bacchette pronti a disarmare chiunque si fosse mostrato. Dalla porta da cui era uscito il ragazzo uscì finalmente un uomo anziano, con mani secche e pallide che brandivano una bacchetta. Il volto era al buio e Albus non riuscì a capire chi fosse, intravide però una lunga cicatrice bianca sulla guancia scavata.

-Avada…-

-Stupeficium!- urlò James.

Le scintille rosse sfiorarono il vecchio che si voltò stupito. Abbassò la bacchetta dal babbano e la alzò verso James e Albus, che poco più dietro gli copriva le spalle nel caso fosse sbucato qualcuno.

-Eh certo… chi se non i figli di Harry Potter potevano rovinarmi la serata-

L’uomo sputò addosso al babbano, che tremolante si rannicchiò per terra in posizione fetale mormorando qualche parola sconnessa.

-Chi sei?- chiese James.

L’uomo rise ancora, innervosendo James che gli scagliò addosso un altro incantesimo che lo fece volare per terra. L’uomo a fatica si rialzò.

-Non dovevi James Sirius Potter-

Con uno schiocco di dita l’uomo scomparve. James e Albus stettero per alcuni secondi in allerta, ma compresero che l’uomo non sarebbe tornato. James abbassò la bacchetta e si scoprì aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo. Albus corse dal ragazzo che era svenuto per terra.

-Che ne facciamo?-

James alzò le spalle continuando ad osservare la viuzza in cerca di indizi.

-Portiamolo a casa e cerchiamo di capire che è successo-
 
 
 
I tre fratelli si erano trasferiti nella cucina e avevano steso Thomas sul divano. Albus guardò fuori dalla finestra, ormai era piena notte. Era preoccupato. Prima l’attacco al paese natale di Voldemort e poi un’aggressione ad un babbano nel bel mezzo di Londra. Cosa voleva quel vecchio mago? Si voltò ed osservò Lily che stava porgendo un bicchiere d’acqua a James.

-Ma tu non ci hai ancora raccontato come fai a conoscerlo?-

Lily lo fissò. Era stanca, un gran mal di testa le stava trapanando le tempie. Perché da quando si era diplomata le cose andavano sempre peggio? Lei sognava giorni al ministero a fianco della sua famiglia, tornare a casa e vivere quella quotidianità che a Hogwarts un po’ le mancava. E invece dopo due settimane era finita a vivere a Grimmauld Place con i suoi fratelli, a lavorare al ministero senza sapere minimamente cosa fare e con un babbano stordito svenuto sul divano della cucina.

-Forse dovremmo dirlo a nostro padre- mormorò Albus, intuendo che la sorella non aveva voglia di rispondergli.

James scosse la testa mentre andava a sedersi sul tavolo lungo della cucina.

-Non ci pensare minimamente Al-

-Guarda che questa è una situazione grave James… non possiamo mica giocare a nascondere il babbano-

-Intanto l’abbiamo salvato da soli senza l’aiuto di nessuno! Questo significa che forse ne siamo all’altezza, no?-

Lily mise una mano sulla spalla di James per cercare di calmarlo. Una lite tra fratelli nel cuore della notte non avrebbe certamente aiutato.

-Aspettiamo che si svegli e poi lo interrogheremo- concluse Lily che in quel momento desiderava solo andare a dormire.

I due fratelli fissarono la figura esile della sorella salire le scale e sparire. Solo in quel momento anche loro due realizzarono di essere stanchi morti. Dopo aver sistemato meglio il babbano sul divano andarono a dormire. La loro mente continuava a frullare pensieri ma i loro corpi richiedevano riposo.
 
 
 
-Fatemi capire avete lasciato i vostri figli andarsene così?-

Hermione era abbastanza indignata. Le mani le tremavano nervose e non riusciva a imburrare la fetta biscottata. Quel mattino Molly aveva invitato i suoi figli a fare colazione alla Tana per mangiare le composte di ciliegie che con fatica aveva preparato. Per l’occasione Hermione, Ron, Harry e Ginny avevano rimandato i propri impegni lavorativi. Rose e Hugo erano arrabbiati, si aspettavano di vedere i cugini e invece se ne erano andati a vivere da soli senza dir loro nulla. Soprattutto Rose c’era rimasta male: lei ed Albus si dicevano tutto, come era possibile che si fosse dimenticato di scriverle una cosa del genere?

-Si Herm, ma per me è stata un’ottima scelta- rispose Ginny versandosi del caffè.

-Allora vi piace la marmellata? Fatta con queste mani!- continuava a dire Molly, ignorando il chiacchiericcio fastidioso delle due streghe.

Harry se ne stava silenzioso in un angolo, leggendo con Arthur la Gazzetta del Profeta che era sempre contento di chiacchierare con il Sopravvissuto. Ron ascoltava interessato la moglie e la sorella, sbafandosi cucchiaiate di marmellata.

-Un’ottima scelta Gin? Sai cosa sta succedendo in questo periodo? Ronald smettila di mangiare tutta quella marmellata!-

Ron osservò di stucco la moglie. Possibile che riuscisse a fare tutte quelle cose insieme? Parlare con Ginny, imburrarsi il pane e tenerlo d’occhio. Sospirò scambiandosi un’occhiata malinconica con Harry, che stava ricordando i tempi di Hogwarts quando Hermione sgridava in continuazione Ron per le sue abbuffate.

-Hermione guarda che i giornali io li scrivo, quindi certo che so cosa sta succedendo. E non credermi tanto incosciente… se ne stanno a Grimmauld Place che è ancora sotto Incanto Fidelius, quindi oltre noi ed Alice nessuno può andare a trovarli-

Harry scoccò un’occhiata alla moglie. I tempi erano già difficili così ci mancava solo che le due cognate litigassero. Ginny era una donna dal carattere forte e da quando era diventata madre aveva combattuto in ogni momento per la libertà dei figli, cosa che né lei né i suoi fratelli avevano potuto vivere appieno in tempo di guerra. Spesso si arrabbiava con Hermione di cui non condivideva i metodi educativi. Certamente Rose e Hugo erano figli perfetti, modello ma erano così impostati. Sembravano una fotocopia della madre, privi di personalità, timidi, intimiditi dalla madre, paurosi di deluderla. James e Lily invece erano l’orgoglio di Ginny. Erano liberi, vivi, sapevano prendere dalla vita le occasioni migliori e le sfruttavano fino in fondo. Anche Albus era un bravo figlio ma era molto diverso dal carattere scoppiettante della madre, assomigliava molto di più a Harry.

-Allora vi piace la marmellata?-

Tutti sorrisero in direzione di Molly e poi cadde nuovamente il silenzio nella Tana.  
 
 
 
James si svegliò confuso. Sbatté le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Albus stava dormendo nel letto di fronte al suo, per terra correva una morbida moquette verde e le pareti erano coperte da arazzi antichi ora sbiaditi ma che sicuramente un tempo dovevano essere stati molto belli. Si passò una mano tra i capelli. Quella stanza era così diversa dalla loro vera camera a Godric’s Hollow. Là regnava la confusione, per lo meno nella metà di James. Quella stanza era divisa in due esatte metà. Quella di Albus aveva numerosi scaffali che reggevano libri di pozioni, calderoni, premi scolastici e alcune foto di famiglia. Quella di James invece era l’anticamera dell’inferno. Era sempre disordinata, i vestiti disseminati per il pavimento. Harry e Ginny sostenevano che quella camera non era altro che il riflesso delle personalità dei figli.
James si decise ad avviarsi verso la cucina. Un bel caffè era la pozione adatta per cominciare la giornata. Scese le scale e vide la figura della sorella intenta a leggere una lettera che un gufo aveva legata alla zampa.

-Chi sente la nostra mancanza?-

Lily si svoltò di scatto, spaventandosi per la voce del fratello che aveva rotto il silenzio.

-Nessuno… Rose ci scrive che oggi nonna ci aveva invitato a fare colazione e che avremmo dovuto dirglielo che ci eravamo trasferiti-

-Che palle Rose…- mormorò James, estraendo da uno scaffale due tazze.

Lily annuì silenziosa.

-Sinceramente tra tutti i cugini è quella che meno capisco. Per Merlino… stare con lei è più noioso di una lezione di Binns-

La rossa si sedette di fronte a lui con una moka piena di caffè e ne versò un po’ al fratello.

-Eppure Albus la adora-

-Albus è tutto strano-

-Albus è nostro fratello! E sta con la mia migliore amica… non è carino dire che è ‘strano’-

James si illuminò di colpo e si sporse verso la sorella.

-A proposito di Alice… sai nulla riguardo al rapporto con Al?-

Lily mescolò lo zucchero nel caffè, guardando torva il fratello.

-Che dovrei sapere?-

James allungò una mano verso una mela rossa, che stava nel portafrutta al centro del tavolo. La fece roteare un po’ tra le dita e poi si decise a darne un morso.

-Dovresti sapere, dolce sorellina, che Al la vuole lasciare-

-COSA STAI DICENDO?- urlò Lily, facendo cadere la tazzina oramai vuota di caffè sul tavolo.

-Abbassa quella dannata voce- le ordinò James, non aspettandosi una reazione tale da parte della sorella.

-No! Tu ora mi dici quello che sai!-

Lily fu lesta e prese James per il bavero della maglietta e lo attirò a sé, sopra il tavolo, mentre gli puntava sul pomo d’Adamo la bacchetta.

-Stai calma… dolce sorellina- disse allontanando il più possibile il collo dall’arma di Lily.

-Chiamami dolce sorellina un’altra volta e questa cucina sarà l’ultima cosa che vedrai in vita tua-

-Lily… James… venite!-

La voce di Albus che proveniva dal salotto, fece voltare entrambi i fratelli. James ne approfittò per staccarsi dalla morsa di Lily e dare un altro morso alla mela che nel frattempo giaceva sul tavolo. Lily lo fissò torva.

-Ringrazia Al… ma appena saremo soli voglio spiegazioni- sussurrò Lily con un tono degno dei mangiamorte.

-Sai che assomigli sempre più alla McGrannit?!-

Lily lo guardò in cagnesco e lo minacciò un’altra volta di morte certa, poi si avviarono verso il salone. Thomas era sdraiato sul divano con una leggera coperta estiva che gli copriva le gambe. Osservava il salone con gli occhi grandi e innocenti di un bambino. Albus se ne stava seduto di fronte a lui su uno sgabello. Lily superò James, che se ne stette appoggiato mollemente sulla porta che divideva il salotto e la cucina.

-Allora ... Ti ricordi qualcosa?-

Thomas fissò la bocca di Albus e poi tornò a guardare le pareti verde scuro della stanza. Inutile. Non riusciva a concentrarsi.

-É sotto l'effetto di qualche maledizione- disse Albus, voltandosi verso i fratelli.

Lily annuí posando una mano sulla spalla del fratello.

-Dovremmo portarlo da papà-

-Ragazzi venite a vedere...-

Albus e Lily si voltarono verso James che teneva in mano la giacca verde militare di Thomas. Dalle tasche tirò fuori una piccola scatolina nera e un libretto rosso. James lo aprì e cominciò a leggere.

-Si chiama Thomas… ha 23 anni- disse leggendo attentamente -Come si chiamano questi cosi? Era simile a ‘passaporta’ mi ricordo…-

-Passaporto! Ma tu ad Hogwarts hai frequentato mai qualche corso?- chiese Lily avvicinandosi al fratello e strappandogli dalle mani il documento.

Si avvicinò nuovamente a Thomas e gli prese la mano. Quel piccolo contatto lo fece scattare e guardò Lily con occhi pieni di paura.

-Thomas… questo è il tuo nome-

Il ragazzo fissava terrorizzato la mano piccola e fredda di Lily. Non osava alzare lo sguardo sulla ragazza. I due fratelli si scambiarono uno sguardo preoccupato.

-Portiamolo al laboratorio-

-Al sei pazzo? Se papà ci vede con un babbano ci ammazza-

-Lily, il laboratorio è l’unico posto dove posso produrre una pozione che annulli la maledizione che sta su di lui-

Lily si voltò verso James che continuava a fissare la scatoletta nera che teneva tra le mani, quando vide che la sorella lo stava fissando rimase spiazzato.

-Forse Al non ha tutti i torti… e poi papà, zia Herm e zio Ron sono da nonna a mangiare la marmellata… non ci dovrebbe vedere nessuno-
 
 
 
-Una pessima, pessima, pessima idea!-

-Stai zitto James! E cerca di sorreggere Thomas, lo sto tenendo solo io-

-La volete smettere?- bisbigliò Lily.

Si trovavano nell’atrio del ministero, dove come sempre molti maghi camminavano lesti verso una direzione precisa. Lily si faceva largo cercando si sembrare il più disinvolta possibile, salutando zuccherina i maghi che incontrava. Dietro di lei James ed Albus sorreggevano sotto il mantello dell’invisibilità Thomas, che imbambolato non riusciva a camminare. Mancava sempre meno al laboratorio di Albus.

-Potter! Proprio te cercavo-

Lily si voltò impietrita verso la figura che aveva parlato.

-Aberforth?-  

Il vecchio ristoratore si avvicinò alla ragazza, rischiando di travolgere i tre sotto il mantello.

-Pensavo fossi allergico alle istituzioni-

-E infatti è così… ma Madama Rosmeta non poteva venire e ha mandato me-

-Che succede?-

-Succede che questa notte qualcuno ha ucciso un cervo e con il sangue ha imbrattato la cantina di Madama Rosmeta-

-Oh mi dispiace molto-

-Del tuo dispiacere non so che farmene, sei un auror del ministero ora, no?-

-Beh si…-

-Fai qualcosa allora!-

Lily annuì guardandosi attorno spaesata. Sentiva James dietro di lei pizzicarle un braccio e Aberforth non aveva alcuna intenzione di andarsene.

-Potter!-

Un’altra volta. Questa volta una voce che conosceva abbastanza bene. Lily si voltò e vide Draco Malfoy avanzare con una smorfia trasfigurata dalla rabbia.

-Signor Malfoy…- mormorò Lily.

-Posso sapere perché diamine mi è arrivata una pattuglia di auror in casa?-

-Oh… non saprei…-

-Lo so io- si intromise Aberforth -Sicuramente sei stato tu Malfoy, con i tuoi amichetti a imbrattare il pub di Madama Rosmeta-

-Non ho la minima idea riguardo ciò di cui stai parlando vecchio!-

Malfoy e Aberforth si guardarono in cagnesco, scrutando uno gli abiti dell’altro. Lily in mezzo ai due corrucciò la fronte mentre sentiva i fratelli pizzicarle il braccio, invitandola a risolvere la faccenda in fretta. Lily si passò una mano tra i capelli e si schiarì la voce, cercando di attirare l’attenzione dei due uomini.

-Venite nel mio ufficio e chiariamo la situazione… da questa parte-

Lily indicò con la mano una scala a chioccola verde scuro che portava verso un bovindo con grandi vetrate che davano sul corridoio principale del ministero. I due uomini si mossero verso la direzione da lei indicata, Malfoy con passo fiero e sguardo sprezzante, Aberforth zoppicando ma comunque tenendo testa al biondo. Lily li seguì con lo sguardo poi si voltò verso dove credeva fosse il mantello parlante.

-Ragazzi voi avviatevi, sbrigo questa questione il più velocemente e…-

Lily si accorse di non aver proprio nessuno davanti a sé. Non sentiva più il respiro di Albus o i rantoli trattenuti di Thomas. Si guardò attorno e vide un ascensore aprirsi e chiudersi senza che nessuno vi fosse entrato. Sorrise facendo l’occhiolino in quella direzione e poi si avviò verso i due adulti che avevano cominciato litigare perché entrambi volevano salire le scale per primi, ma i gradini lasciavano spazio solo ad una persona.
 
 
 
Arrivati nel laboratorio James, Albus e Thomas si tolsero il mantello e si accasciarono sul divanetto. Thomas era magro ma trasportarlo per tutto il ministero senza fare pause era stata un’impresa ardua. Albus ringraziò mentalmente che Amy non fosse ancora arrivata e nemmeno di Scorpius c’era traccia. James si alzò e si guardò attorno, raramente era andato nel laboratorio del fratello, sia perché odiava quel luogo privo di luce naturale, sia perché venire a trovare Albus significava imbattersi in Scorpius… non uno dei suoi esseri umani preferiti.

-Che si fa ora?- chiese James, osservando Albus dirigersi verso la scrivania.

-Antidoto contro i veleni rari-

Albus si diresse verso un armadio e ne prelevò alcuni ingredienti, che subito sminuzzò e unì all’interno di un calderone. James ne riconobbe solo il corno di Graforno e i petali di dittamo, mentre rimaneva incantato dall’eleganza con cui Albus mescolava gli ingredienti, calcolava le dosi esatte, versava liquidi da un’ampolla all’altra.

-Basta fargli bere quel coso per riportalo ad una condizione umana accettabile?-

-Tentar non nuoce…-

-La parte complicata sarà convincerlo a bere-

Albus annuì mentre con un colpo di bacchetta agitava la pozione. James si voltò ad osservare Thomas che aveva lo sguardo inebetito e il volto pallido, malaticcio.

-Pronto! James tienilo fermo-

Thomas a quelle parole alzò lo sguardo sui due ragazzi che si stavano avvicinando minacciosamente a lui. Era debole, ma l’istinto di sopravvivenza in lui era ancora recettivo. Con quelle poche forze che aveva rotolò giù dal divano e si precipitò verso la porta con una corsa scomposta.

-Colloportus-

Thomas provò più volte ad aprire la porta ma la maniglia era bloccata. Si voltò con gli occhi iniettati di paura, vide James avanzare con la bacchetta tesa. Si guardò attorno: il desiderio di scappare era forte ma le forze erano poche. Rotolò per terra e James dovette saltare per evitare di calpestarlo.

-Immobilus-

Thomas si bloccò per terra, ai piedi di Albus che si chinò dolcemente sul ragazzo.

-Bel colpo James-

Poi piano con la bacchetta schiuse le labbra di Thomas e cautamente versò all’interno alcune gocce dell’antidoto. Thomas sembrava lottare con lo sguardo contro Albus, ma poi le pupille gli si dilatarono, divenne rosso e il corpo cominciò a scuotersi, come in preda a delle convulsioni.

-Sbloccalo!- ordinò Albus alzandosi di scatto in piedi ed allontanandosi da Thomas.

James mosse la bacchetta e Thomas si mise in ginocchio, aprì la bocca come per vomitare ma dalle sue labbra ne uscì uno strano liquido nero che si depositò sul pavimento e poi piano piano cominciava a prendere forma. Una figura nera alta come Albus con il volto coperto puntò  una mano scheletrica color della pece verso i due fratelli. L’aria nella stanza si era fatta pesante, le pareti da bianche erano divenute verde scuro. La figura oscura stava in mezzo alla stanza in silenzio, finché Thomas aprì la bocca e da questa ne uscì una voce profonda, maschile, oscura.

-O voi discendenti di colui che osò sfidare il Signore Oscuro temete, la morte è vicina. Quando sangue innocente sarà versato e il terzo segreto svelato l’oscurità avvolgerà questo mondo e nessuno sarà salvo-

La figura color pece si spaccò e mille gocce si appiccicarono sul pavimento in marmo bianco per poi sparire lanciando un rumore acuto. Albus aveva il fiatone, non si aspettava di certo una reazione del genere. Lanciò uno sguardo a James che aveva gli occhi spalancati e la mano tesa sulla bacchetta, pronto a scattare e lanciare fatture. Guardò poi Thomas che era svenuto per terra ma sul volto aveva uno sguardo sereno, oltre ad aver ripreso il colorito rosa.

-E quello che cazzo era?-

Albus scosse la testa e con un colpo di bacchetta adagiò Thomas sul divanetto.
 
 
 
-Per l’ultima volta signor Malfoy… le garantisco che non sono stata io a mandare gli auror a casa sua-

Lily si passò una mano sulla fronte stanca. Era da un’ora che cercava di calmare Draco che continuava a sostenere che era un uomo pulito, che era innocente e che era un’ingiustizia quella che aveva subito. D’altro canto anche Aberforth era un soggetto difficile. Se ne stava in un angolo dell’ufficio, dietro a Malfoy, fumando la pipa mentre con la bacchetta lanciava incantesimi non verbali che facevano ora svanire i capelli del biondo, ora spuntare orecchie da asino…

-Di che ti stupisci spocchioso di un Malfoy… prima o poi lo si troverà un modo per spedirti ad Azkaban-

-Sicuramente le celle di Azkaban sono più nobili di quel posto che ti ostini a chiamare ‘pub’-

Aberforth si alzò di scatto puntando la bacchetta verso il biondo, che non aspettandoselo si spostò dalla sedia su cui era seduto per avvicinarsi a Lily.

-Che fai Malfoy? Ti nascondi dietro alle ragazzine?-

Lily ghignò, notando come Draco in effetti si era nascosto dietro la sua schiena. Capì però che quella situazione non potevano continuare, oltretutto era curiosa di sapere le novità con Thomas. Raccolse dei fogli che aveva sulla scrivania e poi si schiarì la voce.

-Aberforth per quanto riguarda il sangue di cervo me ne occuperò personalmente e vedrò di scoprire si è stata solo una marachella oppure se si nasconde altro… signor Malfoy le chiedo scusa per l’arrivo improvviso degli auror mi informerò e farò in modo che non accada più-

Draco e Aberforth non sembravano soddisfatti dalle parole della ragazza. Probabilmente entrambi desideravano per l’altro una cella ad Azkaban. Notando che i due uomini non erano intenzionati a muoversi da lì, Lily mise i pugni sui fianchi e assunse un’espressione che sicuramente aveva ereditato dalla madre. Capendo i due maghi si scambiarono un’occhiata fredda ed ostile ma dopo qualche secondo si smaterializzarono.
 
 
Doveva andare a prendere delle ampolle nuove nel magazzino del ministero prima di scendere ed andare nel laboratorio, dove sicuramente Albus si trovava di già. Sbadigliò. Aveva dormito poco quella notte. Prima era stato da Lily e poi si era ritrovato una squadra di auror in casa. Cosa volessero da loro non era del tutto chiaro ma Scorpius poteva solo immaginare. Era pur sempre figlio di un mangiamorte che non era finito ad Azkaban. L’ira del popolo e la sete di vendetta era tanta. Fin dall’infanzia Scorpius si era abituato all’idea di far parte di una famiglia cattiva. Sapeva delle brutalità che suo nonno aveva compiuto, come quella volta che aveva quasi fatto uccidere la madre di Lily. Ma sapeva anche di come sua nonna aveva aiutato Harry Potter contro il Signore Oscuro. Poteva una famiglia essere considerata totalmente cattiva? Narcissa non era stata un segno di speranza? Una luce fioca in un ambiente nero come la pece?
Scorpius scosse la testa. Passò per caso davanti l’ufficio di Lily e la trovò esausta ad ascoltare i battibecchi di Aberforth e …

Mio padre?

Scosse la testa. Perché non sapeva starsene tranquillo a Malfoy Manor? Si nascose dietro una colonna per osservare meglio la scena. Vide Aberforth dire qualcosa e Lily ridere. Scorpius sorrise. La sua Lily. Era lei la luce fioca nella sua vita nera come la pece. Lei sapeva accendere ogni attimo oscuro con una risata, uno sguardo, con le sue parole. Parole spesso divertenti e malandrine ma a volte pure e sincere. Scorpius si sentiva fortunato. L’aveva amata e forse ora l’amava ancora. La sua Lily. Che chiunque avrebbe potuto avere e invece aveva volto lo sguardo verso il basso e si era messa con un serpente, che troppo spesso era stato schiacciato dalle parole malefiche delle persone.
Sorrise e si accorse solo in quel momento che Lily era rimasta sola nell’ufficio. Scorpius si guardò attorno e vedendo che non c’era nessuno nei dintorni, riempì velocemente la distanza che lo separava dall’ufficio della rossa ed entrò.

-Si signor Malfoy… glielo giuro… oh! Sei tu-

-Signor Malfoy?- con un gesto oscurò i vetri e chiuse la porta -Potrebbe anche piacermi-

Lily rise e poi si sedette sulla sedia.

-È appena stato qua tuo padre, scemo!-

Scorpius annuì avvicinandosi alla ragazza.

-Perché non mi hai detto degli auror?-

Scorpius si mise dietro la ragazza e si accucciò dietro di lei, lasciandole un bacio sul collo proprio sotto l’attaccatura dei capelli. Lily rabbrividì.

-Sai che novità… quando ero ad Hogwarts passavano a controllare Malfoy Manor una volta al mese-

Lily doveva aver fatto una smorfia corrucciata, così Scorpius si alzò nuovamente in piedi e andò di fronte a lei piegandosi quel poco per darle un breve bacio sulla fronte. Si staccò da lei, osservandola furbescamente. Alzò l’indice e il medio e il primo bottone del vestito che Lily indossava uscì dall’asola.

-Scorp!!- sussurrò Lily voltandosi per vedere se effettivamente tutte le finestre erano state oscurate.

Quando si voltò nuovamente verso Scorpius, il mago con un cenno della testa aprì tutti i bottoni del lungo vestito nero della ragazza. Il petto pallido della ragazza e un reggiseno verde si scoprirono. Scorpius studiò il volto della ragazza che sembrava star soppesando l’idea. Con un cenno della testa Lily si allungò vero Scorpius e lo baciò. Il biondo la tirò a sé fino a sedersi sulla scrivania. Molte carte e barattoli caddero per terra. Lily era in piedi davanti a lui e il vestito piano piano cadde sulla moquette. Scorpius si staccò dalle labbra della rossa per scendere lungo il collo, le clavicole e poi sempre più giù verso l’ombelico. Lily sospirò contenta conficcando le mani nelle cosce tese del ragazzo. Ad un bacio più ardito lì dove cominciavano le mutande Lily attirò nuovamente a sé Scorpius e lo baciò intensamente. Le loro lingue danzavano in un ballo infuocato. Sentì la mano del biondo salire lungo il ventre e avvicinarsi pericolosamente al reggiseno.

-Tu… sei matto Scorp…- mugugnò Lily -Se.. ci scoprono…-

-Sta buona…- disse solo il ragazzo con voce roca.

Scese dalla scrivania e fece sdraiare Lily sulla moquette che stava dietro alla scrivania. Nuovamente ridiscese il suo corpo con una scia di baci bollenti. Lily era ormai in preda all’estasi, sentì il ragazzo toglierle gli slip. Sentì i suoi capelli solleticarle la pelle sottile dell’inguine ed aprì le gambe istintivamente, sollevando il bacino. Ebbe la sensazione che lui stesse sorridendo, ma non fece in tempo a farvi caso perché la sua lingua le procurò un piacere squassante. Sentiva la lingua di Scorpius dentro di lei e un po’ per l’eccitazione e un po’ per la sorpresa si trovò a pensare quanto fosse fantastico quel ragazzo. Dopo poco i due ragazzi esausti si sdraiarono uno accanto all’altro su quella moquette rosso fuoco che ormai era stata marchiata dal loro amore. Lily se ne stava lì accanto con il fiatone, incapace di dire o di pensare qualcosa, guardò Scorpius che se ne stava sereno con gli occhi chiusi.

-Tu sei pazzo! Poteva entrare chiunque- fece notare la rossa cominciando a vestirsi.

Scorpius si alzò in piedi e scosse la testa.

-Sarebbe stato divertente-

-Sarebbe stato imbarazzante!-

Scorpius si mise seduto vicino ad una delle grandi finestre.

-Come quella volta ad Hogwarts con Rose!-

Lily gli fece la linguaccia mentre finiva di abbottonarsi il vestito.

-Vorrei ricordare che farlo nell’aula di incantesimi era stata una tua idea-

Scropius ghignò.

-E io che ne sapevo che Rose passava lì la notte a studiare… mamma mia! Certo che scoprire così che stavamo insieme-

Lily divenne rossa e si avvicinò a Scorpius.

-Possiamo cambiare argomento? Ricordare RompiRose e la sua smorfia mentre ti stavo facendo un… bleah!-

Scorpius rise nuovamente beccandosi una sberla di Lily. E così i due passarono parecchio tempo a ricordare i momenti di Hogwarts.
 
 
 
Lily tornò a casa nel tardo pomeriggio. Era serena. Stare con Scorpius era stupendo. Era un ragazzo così freddo, misurato, ma col tempo si lasciava andare e diventava più sciolto, libero. A Lily piaceva parlare con lui, aveva un modo di vedere le cose così diverso rispetto a lei. Le era mancato. Aprì la porta di casa e canticchiando si avviò verso il salotto e solo in quel momento si ricordò. Stare con Scorpius era bello, ma talmente alienante che ti faceva dimenticare ogni altra cosa. James ed Albus se ne stavano in salotto a giocare a scacchi.

-Ma guarda chi è arrivata-

James si alzò dal divano e andò incontro alla sorella.

-Cazzo… scusate, ma Malfoy e Ab mi hanno trattenuto fino ad ora…- mormorò mentendo la rossa.

Albus la guardò come uno che la sapeva lunga e Lily arrossì.

-Quindi lei è la sorella?-

Lily si voltò e notò Thomas che mangiava in un angolo una zuppa. Sembrava stare meglio, aveva un’espressione più umana.

-Già lei è la sorella- disse scandendo ogni parola Albus.

-Beh che mi sono persa?-

-Oh nulla… a parte che moriremo-

Lily si voltò verso James. Non sembrava scherzare.

Cosa diamine è successo?

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Capitolo 5
*** CHIACCHIERE IN FAMIGLIA ***


Rose sbuffò per l’ennesima volta. Era domenica pomeriggio e non doveva andare al ministero. Chiunque sarebbe stato contento di non lavorare, eppure per lei non era così. Se ne stava seduta compostamente sulla sedia della camera a leggere un libro di rune antiche. Posò il libro e spostò lo sguardo verso la finestra. Rose non era una di quelle ragazze che amavano la vita mondana. Non era come Lily, sempre pronta ad uscire di casa e fare festa. Rose era ferma, temperata, alla movida preferiva un bel libro o un convegno. Ma a volte capitava anche a lei di stancarsi di quella vita da topo di biblioteca. Come in quel momento, aveva una grandissima voglia di uscire con qualcuno, ma chi? Le sue amiche di Hogwarts ormai erano anni che non si facevano più sentire, le sue colleghe non le poteva sopportare…

Hugo

Rose sorrise e si alzò dalla sedia avviandosi verso la camera del fratello da cui proveniva una forte musica rock. Hugo era un bravo fratello. Come Rose era diligente, bravo a scuola, affidabile e serio. Eppure Hugo aveva anche un lato divertente, meno serio. Intanto aveva molti amici, trovarlo antipatico era impossibile e poi aveva quella strana ossessione per la musica rock, tant’è che zio George gli aveva regalato anni prima una chitarra elettrica. Rose entrò nella camera senza bussare e trovò Hugo in piedi sul letto a suonare la chitarra dimenandosi come un ossesso.

-Sheeena is a punk rocker! Sheeena is a punk rocker! Sheeena is a punk rocker now, well she is a punk punk, a punk rocker…-

-Hugo!!- urlò Rose alzando le braccia per attirare l’attenzione del fratello.

Il rosso aveva però gli occhi chiusi e preso dalla foga di quella canzone babbana, cominciò a saltare e alzò ancora di più il volume della chitarra.

-Hugo!- provò nuovamente la sorella, finchè sconfitta non si avvicinò alla spina dell’amplificatore e la scollegò.

Il silenzio cadde nella stanza e Hugo sorpreso aprì gli occhi per vedere cosa era successo.

-Oh ciao… non ti avevo sentito entrare-

-Lo so-

Hugo saltò giù dal letto e si tolse la chitarra di dosso, appoggiandola con cura nella custodia. Rose lo osservò incrociando le braccia al petto.

-Che vuoi?-

-Che ne dici di andare da qualche parte?-

Hugo guardò la sorella inorridito.

-Rose se è un modo per trascinarmi ad un noiosissimo convegno o un museo no grazie! È domenica e voglio starmene tranquillo senza dover sforzare il cervello-

La ragazza corrucciò la fronte e si mise dietro all’orecchio una ciocca rossa che le era sfuggita dalla treccia.

-In realtà volevo andare a fare qualcosa di divertente- provò nuovamente.

-Non ci casco Rose! E poi perché lo chiedi a me?-

Hugo si sdraiò mollemente sul letto fissando il soffitto.

-E a chi altro posso chiedere scusa?-

-Mmmm non so… Albus forse?-

-Non parlare di Al! Si è trasferito con Lily e James e non mi ha detto nulla-

Hugo sospirò e alzò lo sguardo verso il soffitto. Rose così tanto intelligente eppure così infantile.

-E allora Lily-

Rose lo guardò torva e gli lanciò un cuscino in faccia.

-Ehi!- si lamentò il fratello -Oh cielo! È tua cugina Rose non un mangiamorte. E poi Lily è simpatica, so che è iperattiva ed è difficile starle dietro ma è simpatica, non come quelle stronze delle tue “amiche” di Hogwarts-

Rose scosse la testa e si avviò verso camera sua. Certo che Lily era simpatica… ma Lily era anche la nipote preferita in famiglia. La cugina bella ma non di quella bellezza veela come Victoire o Dominque, Lily era di una bellezza semplice e disarmante. Poco trucco ma grandi occhi verdi, parlava poco di sé ma faceva così tanto di nascosto. Rose invece era un libro aperto, così prevedibile e banale. Ma quel pomeriggio la voglia di uscire della ragazza era talmente forte che chiuse gli occhi e si smaterializzò.
 
 
 
-Ho capito, siete maghi tipo … Gandalf del Signore degli Anelli-

Lily era accasciata per terra che si sventolava la mano sulla faccia per farsi aria. James stava seduto su una credenza a gambe incrociate giocando con la bacchetta, mentre Albus esausto e decisamente molto sudato si stava spazientendo.

-No Thomas! Quello è un libro babbano, noi siamo maghi veri… abbiamo le bacchette, facciamo pozioni, leggiamo nella mente…-

-Ho capito Malthus ma…-

Albus!!-

James e Lily scoppiarono a ridere e Thomas sorrise confuso.

-E scusami! Avete tutti questi nomi-

Calò il silenzio. James si scrocchiò le dita. Il giorno prima dopo aver liberato Thomas dalla maledizione che stava su di lui, l’avevano portato a casa, attendendo che si risvegliasse. Quando però Thomas aveva aperto gli occhi non si ricordava più nulla. Sapeva solo che il suo nome, ma ignorava ogni altro dettaglio della sua vita. Albus con calma aveva cercato di spiegargli i fondamenti del mondo magico, andando contro ad ogni legge del mondo magico. D’altra parte cosa si poteva fare?

Già cos’altro… aspetta un attimo!

James spalancò gli occhi e sotto lo sguardo confuso di Lily si catapultò in cucina. Aprì diversi cassetti finché non lo trovò. Tornò nuovamente nel salone entusiasta.

-Forse questo ci può aiutare!-

James teneva la scatoletta nera che era stata trovata insieme al passaporto di Thomas. Fino ad allora nessuno dei fratelli aveva dato molta importanza a quell’oggetto, ma James aveva passato molte ore a chiedersi cosa fosse. Finché quel pomeriggio gli era venuto in mente.

-Capitolo sette del manuale di babbanologia: Strumenti elettronici dei babbani-

Lily scattò in piedi e tolse dalle mani di James con un gesto secco l’oggetto e cominciò a contemplarlo.

-Mi stai dicendo che questo è un… telefono cellulare!?- chiese urlando la rossa cominciando a saltellare sul posto.

James annuì contento e fece per riprenderselo quando Lily gli schiaffeggiò la mano.

-Fermo! Ne ho sempre sognato uno! Ho letto tutto sull’argomento…-

-Oh Merlino… sembri Rose-

Albus annuì in direzione di James scoppiando a ridere. Lily li ignorò sedendosi per terra e accavallando le gambe.

-Questi aggeggi sono più potenti della magia! Possono fare fotografie, sentire la voce delle persone che stanno lontano, addirittura in altri continenti...-

Lily lo osservò delusa. Nel volume di babbanologia c’era scritto che avevano dei bottoni da schiacciare, quel modello invece non ne aveva nessuno se non uno piccolo laterale. Lily lo premette lievemente e subito una parte del cellulare da nero divenne bianca. Un fascio di luce venne proiettato e poi apparve una scritta.

-Inserire impronta digitale-

Lily guardò Albus, che a sua volta guardò James, che stava fissando Thomas.

-Impronta digitale di cosa?- chiese Albus.

-James non ora per piacere!-

Lily interruppe James che stava per rispondere con uno sguardo furbetto, ma subito richiuse la bocca. Thomas sghignazzò e si allungò per sfilare dalle mani di Lily il telefono. Se lo passò un po’ tra le mani dubbioso. Era vero che non ricordava nulla di sé, ma le cose base della sua vita babbana erano ancora impresse nella sua mente. Con un dito toccò una parte posteriore del telefono ed esso si sbloccò.

-Tadan!- canticchiò Thomas mostrando il cellulare a James.

Albus osservò il fratello toccare in continuazione lo schermo luminoso. Lily aspettava in contemplazione che il maggiore dicesse qualcosa.

-Sicuramente può essere utile per trovare qualche informazione sul tuo passato- disse Albus in direzione di Thomas che annuì.

-Al… ci sei tu qua!- disse James strabuzzando gli occhi e mostrando lo schermo al fratello.

Una fotografia in movimento apparve, solamente che a differenza di quelle magiche, lì si riusciva a sentire anche l’audio. Albus dovette assottigliare la vista perché nello schermo era tutto buio, probabilmente era notte fonda.

-Alby prendimi al volo!-

La voce di Alice. Albus continuava a guardare rapito, esattamente come lo erano Thomas e James. Lily invece scattò in piedi: si ricordava molto bene quel momento. Era la sera in cui si era diplomata, la sera della festa, la sera in cui Scorpius l’aveva baciata. Arrossì in volto e avanzò verso i ragazzi.

-Dammelo!- mormorò in direzione di James che reggeva il telefono.

-Cazzo Ali!-

Lily cercò di sfilare il telefono dalle mani di James che però lo teneva ben serrato tra le sue dita. La ragazza cercò nuovamente di afferrarlo. Sapeva bene cosa era successo quella sera e la paura che James potesse scoprire della sua storia d’amore con Scorpius in quel modo le fece raggelare il sangue.
Le immagini continuavano a scorrere. Albus che rimaneva ferito, Scorpius che lo portava dentro al pub e Alice che li seguiva. Infine Lily che rimaneva da sola davanti all’entrata con un sorriso ebete stampato in faccia.

-Mamma mia Lils, sembri strafatta qua-

La rossa si morse il labbro e si tuffò un’altra volta addosso ai tre ragazzi, che però la tenevano distante dallo schermo intrappolandole le mani.

-Ah eccoti in azione- mormorò Al osservando la sorella nel video che sussurrava un incantesimo.

-E quello che cazzo era?-

Il video terminò con la voce di Thomas e lo schermo del cellulare divenne nero. I tre ragazzi alzarono lo sguardo verso Lily, che se ne stava paonazza davanti a loro. Thomas si alzò in piedi e James mollò la presa dalle mani della sorella.

-Ma scusa… io che ci facevo lì? E perché stavo filmando tutto?-

Thomas prese a camminare su e giù per la stanza.

-Mi ricordo che avevi detto che eri in cerca di uno scoop e avevi sentito strane voci sul villaggio ‘abbandonato’ di Hogsmeade-

Thomas annuì senza in realtà capire molto della spiegazione di Lily. James tossì e si passò una mano tra i capelli ribelli.

-Forse dovremmo vedere se nel cellulare hai video che risalgono a prima… forse la spiegazione sta tutta lì dentro-

Albus annuì passando il telefono a Thomas affinchè lo sbloccasse nuovamente. Lily perse un battito. Cercare elementi che risalivano a prima di quel momento poteva significare trovare una foto o anche solo un video che mostrasse lei che baciava Scorpius. Lily guardò James che sembrava motivato ad arrivare fino in fondo.

E ora che dico? Oh sai Jamie potresti trovare un bacio con quello ‘stronzo di un serpeverde’ ma nulla di che eh.. non preoccuparti

Lily alzò lo sguardo verso Albus che le sorrise impacciato. Certamente le aveva letto il pensiero. Osservò nuovamente Thomas che stava per sbloccare il maledetto telefono.

Ora o mai più

Lily fece un salto e raggiunse la schiena di Thomas, arpionandogli le spalle e il busto con le gambe. Mosse una mano in avanti cercando di afferrare il cellulare.

-Dammelo!- urlò.

Thomas non aspettandosela cominciò ad urlare e allungò le braccia il più possibile, allontanando il telefono dalla rossa. James fece una smorfia confusa e si avvicinò per prendere l’aggeggio che Thomas gli stava porgendo con foga. A quel punto Albus, capendo il casino che sarebbe potuto scoppiare, prese la rincorsa e accucciandosi prese in pieno con una spallata il busto di James. I due fratelli caddero per terra e cominciarono a rotolare sulla moquette verde.

-Al che cazzo fai?!- cominciò urlando James, cercando di togliersi dal fratello che però aveva aggrovigliato le gambe per bene.

-Non lo so- balbettò Albus in risposta, adocchiando Lily per vedere se era riuscita a prendere il telefono.

-Dammelo! Ti ho detto!- in un momento di impazienza Lily azzannò il collo del povero Thomas.

-AAAAH! Ma sei matta?!?-

-Cosa sta succedendo qui?-

I quattro ragazzi alzarono in sincrono lo sguardo verso l’entrata di Grimmauld Place. Rose era apparsa e non sembrava contenta.
 
 
 
-Ma che cavolo sto facendo?-

Ginny tracciò una lunga linea nera su una pergamena, sbarrando interi paragrafi. Si scrocchiò il collo e si passò una mano sugli occhi. Doveva consegnare la prima pagina di cronaca a ore, eppure non le venivano in mente idee accattivanti che avrebbero invogliato i maghi a comprare la Gazzetta del Profeta. Ma quel pomeriggio non le veniva in mente nulla, di nulla. Alzò lo sguardo ed osservò il giardino bagnato dai raggi dal sole di quel caldo pomeriggio estivo. Si trovava in casa da sola ed era qualcosa che non le capitava da tempo. Si era ormai abituata alla compagnia silenziosa di Albus o a quella più chiassosa di James e quando i figli non c’erano a quella amorevole di Harry.
Si alzò per versarsi un bicchiere d’acqua quando sentì qualcuno bussare alla porta. Ginny si avviò verso la porta e brandendo la bacchetta chiese:

-Chi è?-

Non erano tempi sicuri quelli.

-Hermione…-

Ginny aprì la porta trovandosi l’amica di fronte con una smorfia imbarazzata e una torta tra le mani.

-Posso entrare? È ancora calda?-

Ginny annuì sorridendo e si fece da parte per farla entrare in casa. Hermione entrò nell’ampio salone a posò la torta sul tavolino, abbandonandosi elegantemente su una delle poltrone. Ginny la guardò sorridendo dolcemente e poi si lasciò cadere sul divano, mentre con un gesto della bacchetta tagliava la torta e ne serviva le fette su eleganti piattini.

-Grazie- mormorò Hermione, prendendo tra le mani il piatto che le svolazzava davanti.

-Grazie a te per la torta!- disse la rossa, dando un bel morso al dolce.

Cadde il silenzio per alcuni secondi. Hermione era venuta a chiedere scusa a Ginny per il comportamento che aveva avuto il giorno prima durante la colazione da Molly. Quando era tornata a casa con Ron quella mattina, il marito l’aveva redarguita sul fatto di non trattare come una bambina ingenua la sorella. Hermione sapeva di esagerare a volte, ma erano tempi difficili quelli e in quanto Ministro della Magia l’intera comunità magica si aspettava molto da lei.

-Herm…-

La mora alzò lo sguardo sull’amica, distogliendosi dai pensieri. La rossa si avvicinò a lei e le prese una mano stringendola. Hermione sorrise a quel gesto materno tipico di Ginny.

-Scusami Gin… ieri non so cosa mi sia preso da Molly…-

-Ma Herm, tu non ti devi scusare… piuttosto sono io che ho sbagliato-

Hermione fissò l’amica stupita. Ginny era una ragazza terribilmente orgogliosa e ammettere di essere nel torto le costava sempre molto.

-Tu hai solo a cuore la vita e la sicurezza dei tuoi nipoti… mentre io li vorrei solo liberi… è un periodo difficile e loro non si meritano tutto questo-

Ginny sbuffò e lasciò la mano di Hermione. La mora corrucciò la fronte e poi fece vagare lo sguardo sulla parete che aveva di lato dove erano appese molte fotografie. Sorrise quando rivide una che avevano scattato durante l’estate del loro quarto anno. Harry aveva appena vinto il Torneo Tremaghi e si trovavano tutti a Grimmauld Place. Erano tutti abbracciati tra di loro e sorridevano di gusto. Ron e Ginny indossavano una maglia molto probabilmente confezionata da Molly, Hermione teneva tra le mani Grattastinchi che cercava in tutti i modi di liberarsi da quella morsa e Harry guardava con uno sguardo genuinamente divertito Ron che sembrava si stesse lamentando di quel grosso gatto arancio. Erano cambiate così tante cose…

-Certo che è silenziosa questa casa senza i ragazzi- provò Hermione nel tentativo di risollevare la situazione.

Ginny si sbattè un paio di volte gli occhi e osservò l’orologio a cucù sulla parete.

-Tra poco Harry dovrebbe tornare-

-Magari passerà qua anche Ron-

Le due ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere. Ron e Harry da qualche anno avevano preso l’abitudine di andare a pescare ogni domenica. Ovviamente i due si erano rivelati imbranati e per nulla adatti a tale hobby. Ma non avevano demorso, soprattutto davanti alle risa di scherno delle mogli che li avevano motivati a continuare.

-Scommetto dieci galeoni che torneranno a mani vuote-

-Troppo facili così Herm… Venti galeoni che Ron appena entra mormorerà ‘Ci siamo andati vicini, ma poi una stupida oca ha starnazzato e il pesce è scappato’-

Hermione scoppiò a ridere e poi annuì con la testa: quella era la tipica scusa del marito. Proprio in quell’esatto momento entrarono nel salotto Ron ed Harry, con ai piedi grossi stivali gialli di gomma e un gilet marroncino. Tra le mani due lunghe canne da pesca ed ovviamente un secchio vuoto.

-No!- gemettero i due uomini, fissando le mogli che li fissavano contrariati.

-Harry la prossima volta ce ne andiamo e non torniamo più…- si lamentò scherzosamente Ron.

Le due donne si alzarono e si avvicinarono ai due.

-Puzzate come … un pesce morto-

-Perspicace Gin…- scherzò Ron.

Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo divertito. Il prescelto si avvicinò alla rossa cercando di strapparle un bacio, ma Ginny fu abile e si allontanò dall’altra parte del salone con un balzo.

-Ehi…-

-Non provarci Potter! Puzzi come Gazza… io a te non mi avvicinerò mai più-

-Questa frase mi piace molto sai!- disse in tono solenne Ron, che era sempre molto geloso di sua sorella.

Tutti scoppiarono a ridere.

-Ok, ora andate a lavarvi e poi forse potrete mangiare una fetta della mia torta!- propose Hermione.

-Torta al cioccolato?!?- chiese eccitato Ron, cercandola con lo sguardo.

-Ingordo di un Weasley! Quella torta è per Harry e Ginny! Tu solo le briciole puoi avere-

Ron continuava a far vagare lo sguardo finchè vide la torta sul tavolino. Rimase un po’ deluso quando vide che era una semplice cheesecake e non c’era traccia di cioccolato. Harry scoppiò a ridere e raccogliendo l’attrezzatura guidò Ron verso il bagno degli ospiti, dove si sarebbe potuto lavare.
Mezz’ora più tardi, quando i quattro adulti se ne stavano a chiacchierare del più e del meno arrivò un gufo per Hermione. La mora si alzò preoccupata. Aprì la lettera e sorrise rilassandosi. Alzò lo sguardo verso gli amici.

-Rose e Hugo non ci sono a cena… escono con James, Albus e Lily…-

Ginny le sorrise rilassata. Era sempre bello ricevere messaggi del genere. Messaggi che ogni genitore voleva avere invece che quelli di gente morta o ferita a causa di mangiamorte latitanti.
 
 
 
Quando Rose era arrivata a Grimmauld Place i Potter e Thomas erano tornati in posizione eretta in un battibaleno. Ovviamente la cugina si era subito incuriosita sulla figura di Thomas, così i tre avevano dovuto trovare una spiegazione più o meno soddisfacente, mentre James malediva mentalmente la cugina. Spiegare a Rose che Thomas era un amico di James era stato più facile del previsto. La cugina ci era cascata subito e Thomas si era dimostrato subito molto affascinante e gentile, cosa che aveva fatto capitolare subito la ragazza. Più difficile era stato spiegare in che scuola era andato Thomas, cosa facesse di lavoro, quale fosse il suo patronus, ma James aveva abilmente cambiato argomento.

-Eh Rose… mica devi fare un interrogatorio ora!-

La rossa che era sempre un po’ intimorita dal cugino era subito diventata muta. Poi però era successa una tragedia, a parere di James e Lily. Thomas aveva deciso di uscire tutti insieme, per conoscersi meglio. Il ragazzo era stato fulminato dai Potter e a nulla erano serviti i pareri contrari dei fratelli. D’altronde Thomas voleva uscire, fare due passi, svagarsi e Rose che era rimasta folgorata dal ragazzo aveva annuito immediatamente. La tragedia si era poi complicata quando Rose aveva invitato Hugo ed Albus Alice e Scorpius. Ed ora gli otto ragazzi camminavano per le vie di Diagon Alley. Rose e Thomas avevano cominciato una conversazione su Oscar Wilde, dove in realtà era la rossa che parlava a ruota libera con un tono allegro ed energico, mentre Thomas annuiva e le faceva molte domande. Albus e Alice si tenevano morbosamente per mano e ogni tanto si mormoravano dolci parole d’amore all’orecchio. Hugo e Scorpius erano alla ricerca di un pub vuoto in cui potevano starci tutti, senza essere stretti. In fine in fondo al grande corteo se ne stavano Lily e James, entrambi imbarazzati per diversi motivi. Lily fissava con la coda dell’occhio Scorpius che sembrava a suo agio con Hugo e che non le stava rivolgendo minimante attenzione, come da copione. James invece fissava Alice ed Albus. Cosa diamine stava combinando il fratello? La settimana prima gli aveva detto che voleva lasciarla e ora le dava lunghi baci, pieni di dolcezza… come se nulla fosse.
Ad un certo punto Hugo e Scorpius richiamarono l’attenzione di tutti ed entrarono in un pub che avevano appena aperto a Diagon Alley e che faceva Burrobirre a metà del prezzo. Gli otto ragazzi entrarono e si sedettero ad un tavolo rotondo. La cameriera arrivò e portò una doppia burrobirra a James, nel vago tentativo di riuscire a conquistare il cuore del bel ragazzo. James le sorrise e ammiccò con l’occhio e la cameriera tornò nella cucina con le gambe molli e un sorriso ebete sulla faccia.

-Sei assurdo James… cadono tutti a tuoi piedi- rise Hugo allungando il calice in sua direzione, a mo’ di brindisi.

James si passò una mano tra i capelli ricci e sorrise.

-È un dono naturale ragazzi… quando Merlino consegnava la figaggine voi non eravate in fila e così me la sono presa tutta io-

-Eravamo in fila per l’intelligenza noi!-

-Ah Ah Ah… bella battuta Rose, per nulla scontata-

Rose divenne porpora e fissò la birra che aveva davanti, sperando che l’imbarazzo finisse subito. Thomas da sotto il tavolo le fece una carezza sul braccio e Rose sgranando gli occhi si concesse un lungo sorso di burrobirra, mentre nel suo stomaco si faceva spazio una sensazione strana e sconosciuta. Era calato il silenzio nel frattempo tra gli otto così Albus cercò di normalizzare la situazione.

-Scorpius non bevi?-

Il biondo osservò il calice che aveva davanti disgustato.

-Potter niente Whiskey Incendiario qui?-

-Mannaggia ai tuoi gusti aristocratici-

-Per piacere ragazzi niente ubriacature moleste- si raccomandò Lily, ricordando la festa di fine diploma.

-Lils mi conosci… ho mai rischiato il coma etilico?- ghignò James, tracannandosi la prima burrobirra.

Lily scosse la testa ridendo.

-James ti avviso che se Albus si ubriaca sarò costretta a torturarti!- spiegò Alice che fino ad allora era rimasta in silenzio.  

-E io che c’entro se Albus si ubriaca?- chiese confuso James.

-In genere se la gente si ubriaca e poi sta male c’è sempre il tuo zampino!-

James scosse la testa alzando le mani in alto e dichiarandosi innocente. Dopo poco era calato sulla tavola un’atmosfera gioiosa e calma.

-Raccontiamo a Thomas di Hogwarts! Lui non ha frequentato quella scuola… forse gli interessa- mormorò Rose.

-E a che scuola sei andato?- chiesero in coro Hugo e Alice senza però ottenere risposta.

-Hogwarts… Hogwarts… beh è un bel posto… soprattutto la Torre di Astronomia- spiegò Lily.

-Vuoi scherzare Lils?! Le segrete sono il posto migliore- disse Albus infiammandosi.

-Non posso che essere più che d’accordo con Potter Secondo- acconsentì Scorpius, beccandosi un’occhiata glaciale da parte di Lily.

-Perché non mi raccontate il vostro ricordo preferito? Così sarà più chiaro per me-

Tutti si voltarono verso Thomas e rimasero in silenzio per alcuni minuti. Cercare un solo ricordo in sette anni di vita e di avventure era difficile.

-Ok se nessuno vuole andare per primo vado io!- disse Alice, sistemandosi meglio sulla sedia.

Tutti annuirono e si concentrarono sulla bionda.

-Il mio ricordo preferito di Hogwarts è stato nella serra quando io ed Albus ci siamo messi insieme-

-Oh Merlino, che diabete- disse Lily, facendo la linguaccia all’amica.

-Mio padre aveva messo in punizione Albus e doveva catalogare alcune piante e io passavo di lì per salutare mio padre… quando eccolo lì! Albus Severus Potter! Il famoso figlio di Harry e fratello della mia migliore amica… e poi tra le mandragole, i garofani e non so che altra pianta…-

-Ok Ali, non penso che dobbiamo dire proprio tutto dai!- si intromise Albus rosso dall’imbarazzo.

Tutti risero e Scorpius diede un pugno sulla spalla dell’amico.

-La tua Hugo invece?- chiese Rose, curiosa.

Il ragazzo bevve un lungo sorso di birra e si pulì i rimasugli di schiuma con il polso.

-Beh il mio posto preferito di Hogwarts rimarrà l’aula di Vitious con le prove del coro delle rane-

-Coro delle rane?- chiese confuso Thomas.

-Oh si! Il famosissimo coro delle rane di Hogwarts, che Hugo è riuscito a trasformare da coro lirico a coro rock- disse annuendo convinta Rose.

-Era una forza, quella volta quando…-

-James se non ti dispiace vorrei raccontarlo io-

-Scusa Hugo-

I presenti sghignazzarono e poi si concentrarono su Hugo.

-Dicevo… io facevo parte del coro delle rane, ma cantavamo solo lagne composte dal Cappello Parlante… beh una volta ero stufo di quella solfa e feci ubriacare Vitious e poi incantai le rane. La faccia della McGrannit quando a Natale invece di Jingle Bell partì Sweet Child O’Mine fu qualcosa di indimenticabile-

-Come la strillettera che mamma ci mandò- sottolineò Rose, scuotendo la testa.

-Ok ora sono curioso di sapere di James invece!- disse Thomas, non riuscendo proprio ad immaginarsi delle rane cantanti.

James sentendosi interpellato si alzò in piedi e si lanciò in un racconto avventuroso e decisamente dettagliato. Davanti all’invito di Albus di accorciare la storia, James si limitò a dire:

-La capanna di Hagrid rimarrà il mio posto preferito. Voi non avete idea di quanta roba illegale tenga lì dentro e poi essendo lui un gigante non ha nulla di dimensioni ridotte… ebbene ragazzi, voi non ci crederete ma le ubriacature migliori sono state sempre a casa di Hagrid-

Lily rimase con la bocca aperta, non aspettandosi che James associava la casa di Hagrid ai suoi momenti preferiti.

-Ok… ora Scorpius- disse Rose, guardandolo con lo sguardo di chi la sa lunga.

Rose ed Alice non aspettavano altro che Scorpius che raccontasse del momento in cui aveva conosciuto Lily, o di quando si erano messi insieme, visto che tutti ignoravano dove o quando fosse successo. Ma Albus sapeva che era inutile, Lily e Scorpius non avrebbero mai parlato. Il biondo fissò il soffitto del locale e poi guardò Thomas.

-Devi sapere che io vengo da una famiglia un po’ … complicata. Sai mio padre era… beh non era una brava persona…-

Cadde il silenzio e Albus e Lily si fissarono. Sapevano quanto era difficile per Scorpius parlare di queste cose, non accennava quasi mai alle sue origini.

-Sono figlio unico e per me condividere la stanza con altre quattro persone non è stato semplice. Ma poi lì ho conosciuto Albus e insieme siamo andati oltre tutti i problemi che avevamo… quindi, si! Il dormitorio dei serpeverde sebbene fosse molto umido e ogni tanto perdesse acqua, rimarrà il luogo delle mie grandi risate con Al.. anche se spesso lui monopolizzava il discorso su Alice-

Tutti scoppiarono a ridere. Albus si passò una mano sugli occhi, mentre Alice gli scoccava un bacio sulla tempia, felice che il ragazzo parlasse spesso di lei. Nel frattempo invece Rose era rimasta ancora una volta insoddisfatta. Lei voleva sapere di più sulla storia d’amore tra Scorpius e Lily. Quell’amore che le ricordava tanto di Ginevra e Lancillotto, un amore segreto e che avrebbe fatto male se fosse stato svelato. Così decise di movimentare la situazione.

-Il mio luogo preferito è l’aula di incantesimi-

-Già stato detto da Hugo Rose!- puntualizzò James.

-Oh…-

Thomas le diede una gentile gomitata al braccio.

-Non fa nulla, sono sicuro che il ricordo che hai tu è diverso da quello di Hugo-

Rose alzò gli occhi verso Thomas e gli sorrise felice, annuendo energicamente.

-Beh io amo molto studiare! E la sera siccome non avevo molte amiche, mi rifugiavo nell’aula di incantesimi per leggere in santa pace. Tutto bene finchè una sera non ho beccato…-

Lily e Scorpius si scambiarono un’occhiata glaciale e poi fissarono Rose. Questa li guardò divertita, mentre aveva lasciato un attimo di suspence. Lily la stava pregando di non dire nulla di strano. Sentiva il cuore batterle forte, mentre la pelle già pallida, sbiancava ancora di più.

-Beh che hai visto?- chiese Hugo, che pendeva dalle labbra della sorella.

-Scorpius ed una ragazza-

Tutti si voltarono verso Scorpius, mentre Albus fissava di nascosto Lily che sembrava che stesse per svenire.

-Rose che schifo! Ti pare che vogliamo sapere gli affari di Malfoy- sbottò James, che ovviamente era sempre ben contento di andare contro Rose.

-Ma.. io…- biascicò Rose, che si sentì stupida.

-Ma io cosa? È come se io andassi in giro a raccontare di quando te la sei fatta con… ah no…- sghignazzò James, ricordando che Rose non era mai stata con nessuno.

Rose alzò lo sguardo verso Albus, che la fissava contrariato. Sospirando Rose chiese scusa Scorpius.

-Lily, invece?- chiese Thomas fissando la rossa.

La ragazza lo guardò sorridendo dolcemente.

-Non so voi ma questo gioco mi ha stufato- e così dicendo Lily uscì dal locale, sotto lo sguardo confuso dei parenti.

I cugini bevvero per un po’ in silenzio. Thomas osservava curioso quella famiglia. Erano tutti così diversi eppure per molte cose simili. Notò che Scorpius con la scusa di una sigaretta, raggiungeva fuori dal locale Lily.

-Hugo sarei curioso di capire meglio questa storia della rane rocker-

Il ragazzo si illuminò e insieme a James, cominciò a raccontare riguardo il gracidare delle rane.
 
 
 
Lily se ne stava in piedi con le braccia incrociate al petto, in un vicolo laterale del pub, lontano dagli sguardi dei parenti. Sentì delle braccia forti abbracciarla da dietro e darle un bacio sulla testa. La rossa sorrise e poi si voltò, rimanendo comunque bloccata tra le braccia del ragazzo.

-Come stai?-

-Ora nettamente meglio- disse la rossa, stringendosi ulteriormente tra le braccia.

Scorpius la baciò dolcemente.

-Chi è quello?-

-Thomas?-

Il biondo annuì, dandole un altro bacio.

-Un amico di Jamie-

Scorpius annuì, ma poi di colpo lasciò la presa su Lily. La rossa lo fissò stranita. Scorpius stava guardando oltre a lei, ed era teso. Lily si mosse e si voltò per vedere cosa stava succedendo.

-Ferma!- le mormorò buttandola con violenza da un lato della strada.

Un lampo verde squarciò l’aria.

-Avada Kedavra!-

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Capitolo 6
*** ATTACCO AL CUORE ***



-Avada Kedavra!-

Scorpius prese il corpo di Lily e lo lanciò in malo modo verso un lato del viottolo in cui stavano. La ragazza, non aspettandoselo cadde per terra e sbatté la testa violentemente. Aprì gli occhi e si passò una mano lì dove sentiva male. Un liquido rossastro ricoprì piano piano le dita pallide della ragazza. Lily sussultó e poi alzò nuovamente lo sguardo. Scorpius la stava riparando con un sortilegio scuro da degli incantesimi. Provò ad alzarsi ma si sentiva debole. La vista le si annebbiò completamente e cadde svenuta al suolo.



-Avada Kedavrra-

Le candele che tenevano illuminato il pub si spensero di colpo e dalle finestre entrarono spifferi di aria gelida. Nel locale erano rimasti solo i cugini Potter e qualche barista che sentendo la maledizione mortale, si erano nascoste dietro al bancone. James ed Albus erano scattati in piedi immediatamente, appena avevano sentito la voce urlare la maledizione e si erano lanciati fuori dal locale, ignorando Hugo che stava cercando di spiegare ad Alice la differenza tra il Rock degli AcDc e quello dei Queen e Rose che si era persa in una chiacchierata con Thomas. Appena misero piede fuori dal pub, i due fratelli videro tre uomini incappucciati che lanciavano incantesimi in diverse direzioni. Molte vetrine vennero distrutte e le persone che fino ad un momento prima stavano passeggiando tranquillamente, stavano piano piano correndo al riparo. 
 
-Ma che caspita succede?- chiese Albus, senza ricevere risposta.
 
James inforcò la bacchetta e con uno slancio si lanciò in mezzo alla strada e cominciò a mandare fatture a destra e manca. Albus lo guardò per qualche secondo affascinato: doveva ammetterlo suo fratello era molto bello in quel momento. James era davvero affascinante, sia fisicamente con quei lunghi boccoli neri che sventolavano liberi e gli occhi scuri come la pece che osservavano guardinghi tutto, sia nei modi di fare. Sapeva essere elegante, delicato ma anche autoritario. Con il suo carattere all'apparenza accomodante aveva fatto capitolare persino la Mcgrannit.
 
-Crucio!-
 
-Protego- urlò all'improvviso James.
 
Albus sbatté un paio di volte gli occhi e si accorse che James l'aveva appena salvato da una maledizione. 
 
-Al... Ci sei?- chiese il fratello, occupato a cercare di stendere la figura incappucciata che gli stava davanti.
 
Albus annuí e si armó di bacchetta. Cominciò a muoversi lungo la via cercando Lily e Scorpius, ma la sua mente era ferma all'attimo prima. Si era imbambolato sulla figura del fratello. Albus Severus Potter aveva appena rischiato di essere mandato al San Mungo perché si era perso a fantasticare su James Sirius. Albus deglutì. Era da un po' che nella sua mente vagavano pensieri strani, confusi. Tutto era cominciato dopo Hogwarts, quando Albus non aveva più avuto la presenza intensa di Alice al suo fianco. Aveva cominciato ad osservare la figura del fratello, con cui condivideva la camera, poi aveva cominciato ad osservare Scorpius in ufficio. Cosa gli stava succedendo? Perché aveva quei pensieri? Perché sentiva che Alice non gli bastava più? Albus scosse la testa e quando vide il fratello alle prese con un duello impegantivo gli si affiancò.
 
-James!- urlò Albus, per fagli vedere che era lì con lui.
 
Il maggiore era però impegnato e non lo calcolò. Albus vide Rose uscire dal locale trafelata e rimanere pietrificata quando si rese conto di quello che stava succedendo. 
 
-Rose chiama rinforzi!- le urlò Albus, mentre si lanciava al fianco di James e cominciava a lanciare fatture al mago oscuro.

Il mago contro cui i due Potter avevano cominciato a combattere si stava rivelando un osso duro. Sul volto portava un cappuccio con due buchi all’altezza degli occhi. Le braccia erano lasciate scoperte, erano forti e muscolose, piene di tatuaggi e cicatrici.

-Diffindo- disse Albus, provocando una ferita abbastanza profonda sull’avambraccio dell’uomo.

Il mago si fermò per qualche secondo ad osservare Albus e poi scoppiò a ridere. Quella risata gelò il sangue al minore dei fratelli, mentre James lo osservava con il fiatone.

-I due piccoli Potter… che onore…- mormorò ironico.

Né James né Albus risposero, si tenevano pronti per un eventuale scontro a sorpresa.

-Non parlate eh..? Non siete come venite descritti… ma forse vostra sorella parlerà di più…- disse leccandosi le labbra con una voce viscida, che fece accapponare la pelle ai ragazzi.

 -Tu… Maledetto schifoso…- urlò James, cominciando nuovamente a lanciare incantesimi.

Albus cercava di coprirgli le spalle, ma James era molto più agile di lui e si muoveva troppo velocemente per cercare di stargli dietro. Si fermò a causa del fiatone e del batticuore. Alzò lo sguardo da terra e vide che anche Scorpius era alle prese con una figura incappucciata e dietro di lui Lily se ne stava svenuta per terra.
 
 
 
Nel frattempo Rose era entrata nel bar e aveva spiegato ciò che stava succedendo all’esterno.  Alice si era smaterializzata in fretta e furia ed era andata a casa Potter per avvisare dell'attacco che stava avvenendo. Rose era poi nuovamente uscita dal locale e si era messa ad aiutare i passanti che erano rimasti bloccati in qualche angolo e che pregavano per l’arrivo degli auror. Gli unici che non sembravano troppo preoccupati erano Thomas e Hugo che erano rimasti seduti al tavolo che prima condividevano con i sei cugini. Il primo sicuramente non aveva capito che quello che stava accadendo poteva implicare morti e feriti. Hugo invece stava con gli occhi chiusi a canticchiare un motivetto abbastanza indefinito. Thomas osservò con cautela fuori dalla finestra e vide schizzi rossi e verdi volare per tutta la via.
 
-Non ci dovremmo preoccupare..?- chiese fissando Hugo.
 
-Oh tranquillo, tra qualche secondo arriverà mio zio e finirà tutto...-
 
Thomas lo guardò annuendo e stupendosi di quanto potesse essere tranquillo Hugo. Il babbano gli sorrise e mentalmente si chiese chi fosse suo zio...
 
Forse un poliziotto?
 
 
 
-Ti conviene andartene! Tra poco… mio padre arriverà...-  mormorò James all’uomo, che non demordeva.

-Tuo padre? Sei davvero così debole come credi?- chiese ironicamente il mago oscuro.

James fece uno scatto di corsa e cercò di avvicinarsi all’uomo.

-Sei così debole… così… inaffidabile? Era questo che ti dice sempre tuo padre..?- continuò ridendo l’uomo.

James aveva oramai gli occhi iniettati di rabbia. Quell’uomo stava giocando con la sua pazienza. Non aveva più molte forze. Sì guardò attorno. Scorpius ed Albus stavano combattendo contro gli ultimi due. Rose stava riparando con la magia delle vetrine dei negozi… qualcosa non gli tornava però.

Dov'è Lily?

Cercò di cercarla attorno a sé con lo sguardo ma il mago oscuro riprese a provocarlo.

-Che fai ora? Aspetti che Harry arrivi, mi schianti e poi si prenda tutto il merito? Oh James Sirius, ma tu sai fare di meglio…-

Che cosa voleva quell’uomo? Perché stava colpendo il fianco scoperto di James? E perché lui glielo lasciava fare? Forse aveva ragione? Perché aspettare suo padre, se poteva far finire lui quella situazione? Proprio in quel momento qualcosa si spaccò in James. Sentì il sangue nelle vene scorrere ad una velocità mai vista prima, il cuore batteva forte, il fiatone si era affievolito, una leggera brezza estiva gli mosse i riccioli setosi e le pupille degli occhi gli si dilatarono. Guardò il mago oscuro che lo fissava curioso ridendo. James si raddrizzò e poi puntò elegantemente la bacchetta verso di lui.

-Crucio- sussurrò, mentre un sorriso malefico si faceva strada sul suo viso.

Il mago fu costretto a buttarsi di lato per evitare la maledizione. Cadde rovinosamente per terra e la maledizione colpì in mezzo alla schiena Albus, che con Scorpius aveva appena finito di schiantare un uomo. Il mago che aveva preso di mira James scoppiò a ridere e a momenti si soffocò nelle sue stesse risate. Albus cadde a terra e cominciò a contorcersi in preda al dolore. Cercava di urlare ma dalla sua bocca non usciva nessun suono. Gli occhi verdi del ragazzo si incatenarono a quelli color pece di James. Quest’ultimo però non riusciva a fermarsi. Sentiva il potere scorrere nella sua mano e da lì nella bacchetta. Era quella la famosa magia nera, che tanto era proibita? James sghignazzò. Era una sensazione piacevole, anche se stancante, risucchiava tutta la vita di James ma ne dava risultati incredibili. Terribili certo, ma incredibili. Scorpius e Rose si guardarono per un secondo lungo un'eternità, incapaci di decifrare cosa stava succedendo. Hugo e Thomas uscirono finalmente dal locale con un velo di preoccupazione sul volto. Perché James stava torturando Albus?

-James..!- provò ad urlare incredula Rose che aveva le lacrime agli occhi.

Ma nulla. James sembrava essere entrato in un’altra dimensione.

-Expulso!- disse Scorpius, senza farsi vedere.

James percepì una scarica elettrica per tutto il corpo. La bacchetta cadde per terra e così l’effetto della maledizione su Albus cadde. L’uomo oscuro lanciò un ultimo grido di risata e poi si smaterializzò. James si fissò la mano che pulsava e raccolse la bacchetta.

Cosa è successo?

Era come se per quei pochi minuti lui non fosse stato lì. Non si ricordava nulla. Vide Rose che gli correva incontro in lacrime seguita da Hugo e Thomas che sorreggevano Albus che tremava e piangeva a sua volta. Scorpius nel frattempo raggiungeva i cugini Potter e Weasley reggendo tra le braccia Lily. James non riusciva a capire cosa fosse successo… perché Albus lo fissava impaurito? Perché Rose piangeva? Hugo non stava ridendo, ma aveva una faccia preoccupata… e Lily era svenuta? Nemmeno si accorse di quando Scorpius gli prese la mano e lo fece smaterializzare. Dopo pochi secondi i ragazzi si trovarono immersi nel silenzio e nella notte. 



 
-No allora! Io vi dico che ho visto Cho Chang in giro con Percy l'altra sera!- disse ridendo per l'ennesima volta Hermione.
 
Casa Potter si era riempita di risate e si era svuotata dell'odore di pesce che Harry e Ron avevano portato in casa. I quattro si erano seduti in salotto e Harry aveva tirato fuori una bottiglia di amaro libanese, che una sua collega gli aveva regalato l'anno prima per il compleanno. Erano liberi, senza figli e potevamo rilassarsi chiacchierando come ai bei vecchi tempi. Dopo diversi bicchierini i quattro adulti erano decisamente alticci e avevano cominciato a raccontarsi gli scandali amorosi di cui erano venuti a conoscenza. Ginny che era particolarmente rossa in viso, richiamò l'attenzione su di sé con ampi gesti delle mani.
 
-Ma nessuno batterà mai… Seamus e Dean che sono andati a convivere insieme- 
 
Ron si scolò in un solo sorso l'amaro che aveva nel bicchiere.
 
-Sapete come la penso… per me si trovano solamente bene come amici-
 
Ginny ed Hermione si accigliarono.
 
-Anche io e Harry ci troviamo bene come amici- sghignazzò la rossa insieme al Prescelto.
 
-E poi non ci sarebbe nulla di male se si amassero- specificò Harry.
 
-Togli il "se" Harry… è palese che si amano!- sottolineò Hermione.
 
Ron sbuffò e tutti lo fissarono. Notando di avere lo sguardo di tutti su di sé, il suo viso si imporporò.
 
-Oh avanti! Dico… se si amano bene… ma insomma... la mamma di Seamus la conosciamo tutti…  le prenderà un colpo. E poi voi come la prendereste se uno dei nostri figli tornasse a casa dicendo "sono gay"?- balbettò incerto Ron.
 
Nel salotto cadde il silenzio. Hermione pensava a Rose ed Hugo. Erano giovani certo, ma non si erano ancora innamorati. Hugo era troppo preso dalla musica o dai suoi mille hobby per perdere tempo dietro alle ragazze. Quanto a Rose… lei era un fiore raro, aveva bisogno di tempo e si sarebbe lasciata cogliere solo dalle mani più sapienti. Ron sorrise, vedendo di aver messo gli amici in difficoltà.

-Gin ed Harry… voi non dovete temere. Albus è fidanzatissimo con Alice e James… beh sappiamo tutti come è fatto. Forse Lily… ma non mi sembra la tipa no?-

A interrompere quel discorso fu Alice. La ragazza era entrata prepotentemente nel salotto dei Potter, attraverso il camino. Harry e Ginny si scambiarono un'occhiata preoccupata e si alzarono di scatto dal divano. Alice sapeva che Albus non era lì e in più era una ragazza molto educata, non sarebbe mai entrata così in casa di altri. Doveva essere successo qualcosa.
 
-Harry… Ginny… C'é un attacco a Diagon Alley!- mormorò la ragazza, uscendo dal camino.
 
Era visibilmente sconvolta. Ron ed Hermione si alzarono a loro volta dalle poltrone e si avvicinarono alla ragazza.
 
-Che intendi?!- urlò quasi Ron.
 
Alice deglutì.
 
-Eravamo in un bar… e poi Lily é uscita e poi… tre uomini hanno cominciato a urlare… uno ha detto anche… avada … ked…-
 
I quattro adulti si guardarono impallidendo. 
 
-Ma dove sono ora gli altri? Sono scappati?- chiese Hermione preoccupata.
 
Alice negó.
 
-James e Al sono usciti dal locale e io… io sono corsa qua-
 
Alice si accasciò contro la spalla di Ginny e cominciò a piangere, sotto shock. La rossa la fece sedere sul divano e cominció a tranquillizzarla, sussurrandole parole dolci all'orecchio.
 
-Io vado al ministero, voi a Diagon Alley… state molto attenti!- disse decisa Hermione e dopo poco nel salotto di casa Potter rimasero solamente Ginny e i singhiozzi di Alice.



 
Rose uscì dal bagno e si sfregò gli occhi. Aveva sonno. Era notte fonda e si trovava a Malfoy Manor. Scorpius era riuscito molto abilmente a smaterializzare sei persone a casa sua e ora tutti stavano ricevendo le cure adeguate. James appena arrivato aveva cominciato ad urlare contro Scorpius. Gli aveva urlato che non doveva portarlo via da lì, che lui era un auror, che non era riuscito ad identificare chi fossero i maghi, che era stato tutto inutile e poi si era allontanato di corsa nel grande giardino del castello. Hugo e Thomas avevano portato Albus da Astoria che gli aveva subito dato una pozione energizzante per combattere contro la fiacchezza data dalla maledizione cruciatus. Scorpius aveva trascinato silenziosamente Lily in un'ala del castello e ancora non si erano visti. Draco Malfoy non si trovava in casa, perché partito per un viaggio di lavoro e quindi tutti i ragazzi erano sollevati. Astoria era una dolce molto carina e per nulla inquietante a differenza del marito. Rose passò davanti a un enorme specchio che rifletteva la sua immagine stanca, alla luce fioca delle candele che illuminavano l'intero castello. Si fermò e si fissò un attimo. Cosa stava succedendo? Un'altra guerra? La terza in meno di un secolo. Perché la sua famiglia era così sfortunata, sempre nell'occhio del ciclone. Fin da quando era piccola Ron ed Hermione l'avevano cresciuta ed istruita narrandole le loro avventure di quando erano giovani. A Rose erano sempre sembrate storie montante, surreali… eppure ecco che la storia si ripeteva. Rose sbuffò e poi si incamminò verso l'uscita del castello. Era notte fonda e lei e Hugo dovevano tornare a casa. Camminava da qualche minuto quando sentì dei bisbigli confusi. Sì guardò attorno e vide un enorme portone appena socchiuso. Rose non era mai stata a Malfoy Manor ed era una ragazza molto curiosa, motivo per cui si avvicinò cautamente alla porta. Sbirciò senza farsi vedere all'interno e ciò che vide le sciolse il cuore. Lily era sdraiata in un letto con un panno bagnato sulla testa, leggermente arrossato dal sangue. Si poggiava con la schiena allo schienale del letto e con una mano carezzava la schiena di Scorpius sotto la maglietta. Il ragazzo invece era seduto di fronte a lei e le stringeva una mano.
 
-Sei stato uno sciocco Scorp…- sussurava debole Lily.
 
-Io non volevo… oh scusami Lily… non volevo buttarti di lato così violentemente. Vedi… sono un mostro..-
 
-Basta… ti sei scusato già decine di volte…- 
 
Lily gli prese il viso con entrambe le mani e lo avvicinò a sé. Le loro fronti ora si toccavano. Rose rimase a guardare rapita quello spettacolo. Non che facessero molto. Erano semplicemente in silenzio rapiti l’uno negli occhi dell’altro. Erano sempre così restii e freddi quando in pubblico, era strano vederli in quella situazione. Soprattutto era strano vedere Scorpius scusarmi sommessamente davanti a Lily. Lui, che era una serpe orgogliosa ora stava capitolando davanti a un paio di occhi verdi leggermente stanchi. Rose sorrise e poi continuò a scendere le scale, cercando Hugo.
 
 
 
Albus ringraziò per la centesima volta Astoria. Gli aveva preparato un intruglio miracoloso, in poche sorsate si era ripresa del tutto. Quantomeno fisicamente. Mentalmente non stava bene. Si sedette meglio sul cornicione della finestra della camera degli ospiti, con le gambe a penzoloni. Cosa era preso a James? Lui era una persona buona. Perché aveva voluto cruciare il mago? E perché una volta compreso che stava torturando lui e non il mago oscuro aveva continuato?

La magia oscura è una cosa strana

Sentì dei passi che avanzavano dietro di sé e si voltò sorridendo, convinto che fosse Astoria che voleva assicurarsi che il suo intruglio avesse funzionato. Spalancò la bocca quando invece vide davanti a sé Thomas, che entrava in punta di piedi.

-Scusa! Ma volevo assicurarmi che non fossi morto, non ti ho visto benissimo prima…- sussurrò avvicinandosi.

Albus gli fece cenno di sedersi sulla poltrona che stava sotto al cornicione della finestra e con calma si voltò, per guardarlo in faccia.

-Si… diciamo che ho visto tempi migliori- scherzò.

Thomas si grattò la testa, imbarazzato: aveva molte domande che gli frullavano per la testa e non sapeva da dove partire.

-Siamo pensierosi eh?-

-Diciamo che non mi è del tutto chiaro cosa sia successo questa sera… e poi io me ne sono rimasto nel pub con Hugo il Rockettaro-

Albus rise di gusto e annuì.

-Si Hugo non è proprio una persona che ama duellare… preferisce intortare le persone con discorsi sulla musica-

-Invece… James è molto bravo…- provò Thomas, poco convinto.

Albus annuì ma non parlò. Thomas si diede mentalmente dello stupido. Aveva visto il moro contorcersi per il dolore e James guardarlo con brama e felicità malata. Era troppo presto per parlare della tortura e di ciò che era passato per la testa di James in quel momento. Thomas fissò Albus che si stava guardando le mani con una smorfia di indecifrabile tristezza. Si mise le mani nelle tasche e ne tirò fuori il sacro telefono cellulare e con grande fatica, riuscì a ripescare nella memoria il ricordo della sezione musica.

-Hugo mi ha ordinato di ascoltare una canzone…-

-Oh abituati a questa cosa- rise Albus, alzando lo sguardo finalmente.

-Aspetta… vediamo se c’è qua dentro… eccola!-

Dal telefono partirono i primi accordi e Thomas si avvicinò ad Albus per fargli sentire meglio.

-Devo dire che non è un inizio tipico da Hugo…-

-Shh!- lo zittì Thomas, che voleva sentire bene il testo.
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In Albus si faceva largo una strana sensazione, ma familiare. L’aveva già provata… era qualcosa di sopito, di dimenticato. Ma che cosa era? Scosse la testa e si incantò, guardando Thomas che ad occhi chiusi batteva il tempo con l’indice sul ginocchio.
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James era seduto nel giardino di Malfoy Manor e stava fumando una sigaretta. Cosa aveva fatto? Cosa era successo? Un attimo prima stava combattendo per il bene, stava proteggendo suo fratello, come ogni auror doveva fare e un attimo dopo impugnava la bacchetta contro Albus. Lo torturava e gli piaceva. Sentire la risata malefica del mago, faceva nascere in James una smania di vendetta.

Vendetta? Ma per cosa?

Lui aveva una famiglia fantastica, amici meravigliosi, era bello, intelligente, elegante, forte… aveva tutto perché avrebbe dovuto vendicarsi o fare del male ad Albus? Sentì dei passi dietro di sé e credendo che fosse qualcuno dei cugini non si voltò nemmeno.

-Grazie al cielo stai bene-

James si sentì abbracciato forte da dietro. La sigaretta gli cadde a terra e i suoi occhi rimasero spalancati per lunghi secondi.

-Pa…papà?-

James si voltò e vide Harry che lo osservava genuinamente felice e sollevato. In quel momento James non aveva la forza di sentirle su dal padre. Sapeva perfettamente di aver fallito, di non aver fatto nulla di buono e così non gli rimase che fare ciò che ogni ragazzo di vent’anni poteva fare. Si mise a piangere contro la spalla del padre, che sollevato di aver ritrovato suo figlio lo accolse tra le sue braccia.
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Scorpius non aspettò nemmeno che Lily si svestisse completamente. In qualche modo riuscì a farla rimanere nuda. Appena la ferita in testa si era rimarginata, i due ragazzi avevano intuito di essere da soli in un’ala del castello ben lontana da tutti e le cose erano sfuggite di mano. La testa di lui tra le gambe la costrinse ad aprirle e lui le avvinghiò le cosce con le dita sottili. La lingua di lui percorse la lunghezza lentamente, dal basso verso l’alto. Lo fece due, tre volte e Lily gemette. In un attimo di lucidità Lily afferrò in qualche modo i capelli del biondo e cercò di richiamarlo vicino a sé. Scorpius tornò da Lily, che con una mossa riuscì a ribaltare le posizioni.  Lily cominciò a baciarlo ovunque, prendendo a scendere verso il fianco. Nel buio della notte e nel silenzio si sentivano solamente i loro battiti cardiaci che erano notevolmente aumentati. Con frenesia Scorpius la tirò verso di sé e la baciò profondamente. Lily sentendsi presa di peso si appoggiò nuovamente con le spalle sul materasso. Lui non la lasciò un momento, in un attimo fu sopra e strusciò il bacino contro quello di lei, facendola avvampare. Lily aprì le gambe e lui ci si sistemò in mezzo. Scorpius entrò dentro di lei con una sola spinta, uscì e rientrò di nuovo con decisione. Lily avrebbe tanto voluto morire in quel modo. Si sentì bagnata come non mai, braccata dalle sue braccia, il ventre in fiamme. Ogni volta che Scorpius usciva e affondava nuovamente in lei, una stilettata le serrava muscoli ignoti. Le gambe cominciarono a tremarle. Entrambi vennero insieme e si accasciarono l’uno nelle braccia dell’altro.

-Lils… ti amo…-

Gli sorrise di rimando e si sporse a posare un bacio leggero sulle sue labbra, secche dopo la fatica.

-Anche io Scorp… ti amo-
 
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Alice si era sfogata con Ginny, che sapeva essere un’ascoltatrice migliore di Lily spesso. Promettendo alla signora Potter che sarebbe tornata subito a casa, Alice si smaterializzò a Malfoy Manor, dove Rose aveva precedentemente comunicato si trovassero in buone condizioni. Arrivò nel giardino e vide da lontano la figura di Harry parlottare con James, entrò di buon passo nel castello e cominciò a chiedere alla servitù se sapevano dove si trovasse Albus.
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-Carina dai…- borbottò Thomas, aprendo finalmente gli occhi.

Albus annuì, scoprendosi rigido e contratto.

-Non il genere che mi aspettavo ma non male- continuò il babbano mentre metteva a posto il telefono.

-Hugo è una miniera di musica, non solo rock- spiegò Albus alzandosi dal cornicione e cercando di sciogliersi.

-Già…-

I due ragazzi si guardarono nel buio della camera. Erano soli e avevano ascoltato una canzone dei Metallica vicini. Perché Albus si sentiva così agitato? Perché Thomas gli stava sorridendo e si stava avvicinando? Albus chiuse gli occhi e trattenne il fiato. Ma una porta si spalancò e Alice si mostrò con gli occhi iniettati di rabbia.

-Albus Severus Potter!-

Un forte senso di nausea colpì Albus. Thomas si era voltato verso la bionda che non aveva l’aria di voler compagnia in quel momento, così mormorando una scusa scappò via. Alice chiuse con un colpo di bacchetta la porta dietro di sé. Albus le sorrise eppure si sentiva a disagio, inoltre sulla faccia di Alice non c’era una smorfia felice.

-Ali…- provò Albus, avvicinandosi alla ragazza.

-Stammi lontano!- tuonò.

Albus si bloccò ad un metro dalla ragazza confuso.

-Che hai?- chiese senza troppe parole.

-Che ho? Che forse il mio ragazzo è uno stronzo-

-Eh?-

Tra tutte le cose che poteva pensare Albus questa proprio non se l’aspettava. Cosa aveva fatto? Alice continuava a fissarla arrabbiata. Si era irrigidita e aveva i pugni serrati. Albus cominciò a sentirsi in colpa, eppure lui non aveva fatto nulla.

-Tu non mi ami!-

-Andiamo bene…- disse ironico Albus, passandosi una mano tra i capelli.

Alice mosse la bacchetta e spaccò uno dei numerosi vasi che stavano nella stanza. Albus non aspettandosela saltò.

-Si può sapere che c’è?- le chiese di nuovo.

-Ti sto lasciando Albus-

Il ragazzo spalancò gli occhi. Cosa stava dicendo?

-Ho capito che non mi ami oggi. Che stupida che sono… dovevo capirlo prima… ma oggi quando c’è stato l’attacco a Diagon Alley tu ti sei dimenticato di me..-

Albus la osservava confusa, anche se una strana consapevolezza si faceva largo in lui.

-Scorp ha salvato Lily ed ora sono insieme chissà dove a fare chissà cosa, lui ha fatto di tutto per proteggerla. Tu… sei corso fuori con James e mi hai lasciato lì come una scema…-

-Ali c’erano tre maniaci che volevano uccidere mia sorella e James!- provò.

-E questo ti fa onore… ma dimmi… una volta arrivato qua, ti sei chiesto dove fossi? Come stessi? Come mai non ero con voi?-

Albus ammutolì. Alice aveva ragione. Non aveva minimamente pensato a lei, eppure lui l’amava, no? No?

Alice annuì cominciando a piangere. Si avvicinò ad Albus e gli diede un piccolo bacio casto sulle labbra.

-Lo sapevo…-

Si smaterializzò e le tenebre gravarono su Albus.
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Capitolo 7
*** IL PRIMO SEGRETO ***


Gli attacchi avvenuti per mano di maghi oscuri sembrano essersi fermati per ora. Nessun membro della comunità magica è più stato ferito o ucciso e anche nella comunità babbana inglese non si sono più registrati casi di morti avvenute in circostanze poco chiare. Sarà la rinomata fortuna del signor Potter o la nostra ministra, Hermione Granger, è riuscita seriamente a sedare queste rivolte intestine? Attenderemo con ansia un comunicato stampa ufficiale da quest’ultima.

James sbuffò e lanciò nel cestino il giornale. Rita Skeeter era sempre più agguerrita nei suoi articoli, causando enormi grattacapi a Ginny che era la direttrice della Gazzetta del Profeta. Il ragazzo si concesse un lungo sorso di caffè e si guardò attorno. Erano passate due settimane dall’attacco a Diagon Alley. Dopo quello scontro molte cose erano cambiate. James era tornato a lavorare al fianco del padre con anche Lily ed insieme a Ron erano riusciti ad identificare uno dei maghi incappucciati che avevano preso parte all’attacco: Rabastan Lestrange, famoso ex mangiamorte, che insieme al fratello Rodolphus stavano probabilmente cercando di vendicare la morte della amata Bellatrix Lestrange. I due fratelli erano però scomparsi nel nulla e le ricerche si erano arenate. Oltretutto non si era ancora capito chi potesse esserci a capo di quella banda. James sbuffò. Da un lato era contento di essere tornato a lavorare insieme al padre. Aveva cominciato ad essere puntuale ad ogni riunione, non usciva più tanto spesso e rimaneva spesso in ufficio dopo l’orario di lavoro. Lily inoltre si era rivelata una splendida collega. I due fratelli erano sempre in sintonia e ciò che pensava uno lo pensava anche l’altra. Si aiutavano e si completavano ed Harry non poteva che essere orgoglioso di entrambi. Thomas invece non dava segni di recuperare la memoria. James e Lily non erano mai a casa e Albus, dopo essere stato mollato in malo modo da Alice non dava segni di intraprendenza. Spesso se ne stava tutto solo in qualche angolo di Grimmauld Place e pensava, a volte scriveva qualcosa su pezzi di pergamena, ma non mostrava più grande interesse per il mondo circostante. Thomas si era quindi legato a Rose, che oramai passava molto tempo a Grimmauld Place. I due uscivano spesso insieme, andavano per musei, convegni letterari, chiacchieravano e discutevano, si davano consigli su libri, cd e molto altro. Era un duo strano ma incantevole. Rose aveva finalmente trovato qualcuno che la capisse e la stesse ad ascoltare con sincera curiosità, mentre Thomas aveva una distrazione, visto che nessuno dei fratelli Potter sembrava prestargli più molte attenzioni.  James finì il caffè e si alzò per lavare la tazza. Ancora sovrappensiero inciampò in una delle gambe del tavolo e la tazza cadde per terra, sfracellandosi in mille pezzi.

-Che sfiga- mormorò.

Si accucciò per raccogliere i pezzi.

-Ahi!- disse, portandosi l’indice alla bocca, si era tagliato un polpastrello e ora del sangue ne usciva piano.

Sangue… stai a vedere che…

James si alzò di scatto e saltò con un gran balzo sopra i cocci infranti. Doveva trovare Lily.
 
 
 
La gelateria di Fiorenzo, centauro amico della famiglia Potter, era stranamente vuota quel pomeriggio di agosto. Il sole caldo, che cominciava però a calare filtrava all’interno del locale attraverso le tende decorate con le costellazioni. Uno dei rituali che avevano Alice e Lily era quello di concedersi un gelato dopo il lavoro da Fiorenzo. Le due erano rimaste comunque molto legate nonostante il rapporto tra Alice ed Albus fosse naufragato. Se la bionda aveva provato un iniziale imbarazzo il tutto era finito davanti alla smorfia confusa della rossa, che l’aveva rassicurata sostenendo Alice nella sua scelta, affermando che in fondo lei meritava di meglio che quello strambo di suo fratello. Alice aveva ridacchiato, ma non ne era del tutto convinta, in fondo lei si vedeva già sposata con Albus… e invece ora era sola. Le due si avvicinarono verso il bancone, dove il centauro le stava aspettando sornione, mentre si sistemava alla bell’e meglio i capelli, stretti nello chignon.

-Ho troppo bisogno di un ghiacciolo alla menta- disse Lily sicura.

-Oh no… che schifo quelli-

-Non è vero! E poi se Florian li produce vuol dire che c’è qualcuno che li mangia…-

-Li produce solo per te, perché è innamoratissimo- le sussurrò ridendo Alice, cominciando a cercare i soldi all’interno della borsa.

Florian guardò le due ragazze e si scrocchiò le dita.

-Buon pomeriggio ragazze, finito per oggi?-

Alice annuì e subito cominciò ad osservare i vari gusti di gelato.

-Immagino che per Lily il solito ghiacciolo alla menta-

Lily arrossì lievemente ed annuì gentile, davanti all’occhiolino che il centauro le fece. La bionda le diede una gomitata e cercò goffamente di trattenere le risate, mentre la rossa la inceneriva con lo sguardo.

-Però Florian! Ti sei messo a dieta, eh?- chiese Alice, notando il busto magro e tonico del centauro mal celato da un grembiule rosso e ordinando un frullato alla frutta.

Il centauro annuì fiero che qualcuno l’avesse notato e poi diede la bevanda alla bionda. Quando le due cercarono di pagare, Florian si rifiutò di accettare i soldi.

-Offre la casa per le belle ragazze come voi…-

Le due ringraziarono sorridendo e poi si avviarono verso il loro solito tavolino che si affacciava su un parco.

-Però…- commentò maliziosa Alice -Sembra che portarti in giro ogni tanto abbia anche dei lati positivi-

-Ah ah ah- rispose la rossa facendo il medio alla ragazza e sedendosi accanto a Rose.

Mezz’ora dopo le due ragazze avevano finito di mangiare i rispettivi gelati e guardavano svogliatamente chi passava per strada, sperando di riconoscere qualche viso familiare. Lily cominciava a sentire su di sé la stanchezza della giornata, tutte quelle ore di riunioni e di scervellamento in ufficio la uccidevano. Le ultime due settimane erano state relativamente calme. Aveva finalmente un ruolo da auror all’interno del ministero. Aveva cominciato a lavorare a fianco di suo fratello James e aveva conosciuto i vari colleghi, che si erano dimostrati sin da subito molto disponibili. A fianco di James e di loro padre erano riusciti a riconoscere Rabastan Lestrange, ma c’erano ancora molte domande senza risposta. Sapeva che zia Hermione stava impazzendo, sempre tartassata da giornalisti inopportuni, nonostante Ginny avesse fatto il possibile per scrivere riguardo l’ottimo lavoro che il ministro stava facendo. Un altro problema era Albus che dopo la rottura con Alice era caduto in uno stato vegetale. Non mangiava molto e stava tutto il tempo da solo, anche Scorpius le aveva confermato che al lavoro non era più produttivo come prima e che a volte gli faceva domande strane. Lily aveva notato inoltre come Thomas ed Albus che inizialmente sembravano andare molto d’accordo, di colpo si erano allontanati. Pensando a Thomas Lily non potè che non pensare a Rose. Rose e Thomas avevano legato in quelle settimane. Ciò ovviamente aveva creato grande stupore tra lei e James, ma Thomas aveva loro assicurato che si trovava bene con Rose. Lo trascinava ad ogni tipo di evento culturale e Thomas, essendo nel mondo babbano un giornalista, apprezzava molto quegli ambienti. Ciò che aveva stupito Lily era che Rose non si fosse ancora accorta che Thomas fosse un babbano. Possibile che l’intelligente Rose non si fosse resa conto di nulla? Thomas stava male ad ogni smaterializzazione, non aveva una bacchetta, ignorava le gesta di Harry Potter, sapeva a mala pena cosa fosse la magia. Con che occhi Rose stava guardando Thomas?  Alice accanto a lei inforcò gli occhiali da sole e si sistemò con una mano i capelli.
 
-Ali, toglimi una curiosità: com’è possibile che tu sia sempre così figa anche dopo otto ore di ufficio?- chiese ridendo Lily.
 
In effetti Alice era una strega molto in voga al ministero, soprattutto ora che era nuovamente single. Saranno stati i lunghi capelli biondi setosi o la sua abilità nel truccarsi o ancora gli abiti scollati che portava, Lily non capiva ma Alice sapeva essere bella e affascinante in ogni momento.
 
-Potter se non sono figa a quest’età quando lo sarò?- le rispose Alice, facendole l’occhiolino.
 
-Si ma Ali… tu sei figa sempre. Non è possibile- provò nuovamente la rossa.
 
-Guarda che se ti truccassi un po’ lo saresti pure te-
 
-Io oltre al mascara e all’ombretto non vado mi spiace!-
 
Alice sbuffò, scuotendo la testa.
 
-Che fatica Lily… e poi di che ti lamenti, fosse per Scorpius potresti andare in giro anche in pigiama e lui sbaverebbe lo stesso-
 
Lily stava per ribattere quando dall’altro lato della stanza apparvero Rose e Thomas che sembravano passeggiare amorevolmente nel parco, per poi procedere in direzione di Florian.
 
-Loro me li devi troppo spiegare- commentò divertita Alice.
 
-Ma che ne so…- rimase vaga Lily, che in effetti non aveva ancora capito come inquadrare quei due.
 
-Ma lui poi quanto tempo rimarrà qua? Saranno già due settimane…-
 
Lily fece spallucce, notando che in effetti era passato molto tempo da quando Thomas era giunto a Grimmauld Place. La sua famiglia babbana doveva essere preoccupata e inoltre i tre fratelli Potter non sapevano ancora che pesci prendere. Sapevano solamente che qualcosa di oscuro si muoveva dietro Thomas. Lily sospirò, promettendosi che quella sera avrebbe cercato di fare il punto della situazione con i fratelli. Mentre Lily pensava tutto ciò Rose e Thomas erano ormai entrati nella gelateria e Alice, con il suo fare sempre gentile e solare si era sbracciata per far segno loro di sedersi con lei e Lily. Quando i due si sedettero al tavolo, Alice cominciò a fissarli curiosa e furba.
 
-Allora come state?!- cominciò a chiedere con eccessivo entusiasmo.
 
-Oh bene!- esclamò Thomas, gustandosi una cucchiaiata di gelato -Oggi è il mio compleanno sapete… e Rose mi ha portato in questa libreria molto bella!-
 
Lily perse un battito.
 
Il suo compleanno? Che figura…
 
-Lils non me l’avevi detto!- disse delusa la bionda voltandosi verso l’amica.
 
-Non credevo ti interessasse…- provò Lily.
 
-In effetti fosse per te non saprei molte cose- commentò drammatica la bionda.
 
Rose che fino ad allora era rimasta in silenzio, spalancò la bocca per sorridere entusiasta.
 
-E abbiamo avuto un’idea geniale… perché non fare una festa questa sera?-
 
Lily strabuzzò gli occhi mentre Thomas la fissava come chi voleva chiedere scusa.
 
-Una cosa intima ovviamente…- si affrettò ad aggiungere il ragazzo.
 
-‘Cosa intima’ e ‘James Potter’ non sono parole che vanno molto d’accordo sai- commentò Lily.

-Mmmm vero… ma è pur sempre il suo compleanno- convenne Rose, che tutto a un tratto aveva voglia di far festa.

-E poi l’ultima volta che siamo usciti tutti insieme è successo un casino-puntualizzò la rossa, che dal nulla era diventata quella matura del gruppo.

-Ecco perché abbiamo pensato di farla a Grimmauld Place!- replicò Rose -Avanti Lils pensaci! La casa è grande e poi saremmo solo noi cugini e qualche amico…-
 
- Eddai, Lily!- esclamò Thomas - Che ti costa?-

La ragazza non lo sapeva. Lily aveva sempre adorato fare feste e divertirsi, ma dopo l’attacco a Diagon Alley era diventata cauta. Era vero però che Grimmauld Place era un posto nascosto e sicuro. Eppure l’idea di fare una festa di nascosto e soprattutto improvvisata non le piaceva. E poi c’era anche il problema di Albus e Alice, mica potevano stare nella stessa stanza. Albus si sarebbe pugnalato al cuore e Alice si sarebbe baciata con qualcuno. Eppure Lily si sentiva terribilmente in colpa di aver ignorato la causa di Thomas, lei infondo era stata la prima dei Potter a conoscerlo.
 
-Lily se non vuoi capisco…- disse, guardandola serio negli occhi Thomas.
 
Lily si mordicchiò il labbro inferiore incerta, sospirò e poi incrociò le braccia al petto.
 
-Va bene… MA pochi invitati e quantità di alcool non esagerate!-
 
Rose e Thomas si batterono il cinque e Alice rise contenta.
 
-Ovviamente tu sarai delle nostre non è vero?- chiese Rose.
 
-Oh non credo… vorrei ma so di non essere ancora pronta a rivedere Albus- spiegò Alice di colpo triste.
 
Lily le carezzò un braccio annuendo. Infondo non doveva essere un periodo facile per Alice. Lei ed Albus avevano condiviso tutto. Lei era sempre alla ricerca di lui, sia ad Hogwarts che al Ministero nell’ultimo mese. Come poteva essere facile per Alice andare avanti, quando tutto le ricordava di una parte di lei che ormai non c’era più? Lily distolse lo sguardo e lo puntò sulle sue mani piccole. Non era stato così anche per lei? Quando Scorpius l’aveva lasciata quella mattina primaverile senza la possibilità di dire la sua.
 
Era mattina presto e tutta Hogwarts dormiva. Lily se ne stava seduta sugli spalti del campo di Quidditch in attesa. Spesso lei e Scorpius si alzavano presto la mattina per stare lì seduti qualche ora da soli, prima di avviarsi separatamente verso la Sala Grande e fare colazione. A volte studiavano insieme, altre chiacchieravano, raramente facevano delle partite a Quidditch e molto spesso semplicemente stavano insieme in silenzio ad osservarsi, baciarsi e chiedersi che senso avesse tenere tutto nascosto.
Lily si stiracchiò e si sistemò i capelli quando vide la figura del biondo attraversare con passi decisi il campo ed avanzare verso di lei. La rossa gli sorrise e lo salutò con la mano ma Scorpius non rispose al saluto. Qualcosa non andava chiaramente. Quando Scorpius si era seduto accanto a lei era stato in silenzio per molto tempo e poi, senza osare guardarla in faccia, le aveva sussurrato:
 
-Lily ti sto lasciando-
 
La rossa si era voltata per osservarlo e l’aveva trovato freddo, disgustoso. Una serpe infida che si era infilata nella sua vita, che aveva strisciato tra le sue emozioni, giocato con i sentimenti e avvelenato il suo cuore da bambina. Un Malfoy senza cuore e senza anima, così simile a come lo descriveva James… eppure così freddo ed indifeso come lo descriveva Albus. Prima che Lily avesse il tempo di chiedere spiegazioni, lui si era alzato e si era incamminato verso la Sala Grande. Le dita di Lily erano andate velocemente alle labbra. Aveva un disperato bisogno di sentire che il sapore di Scorpius era ancora dentro di lei, su di lei. Si annusò i capelli ma una folata di vento sembrò portare via dalla ragazza ogni singola molecola di Scorpius. Era rimasta solo Lily. Era rimasta sola. Ma cosa significava essere sola quando sei cresciuta con una persona? Cosa avrebbe dovuto fare ora all’alba? O la sera tarda? Cosa facevano le persone sole? Dormire? Cosa significava essere sola? E poi non era solo sola. Era sola e senza una metà, la metà che aveva donato a Scorpius. La metà che aveva ceduto in cambio dell’amore, la metà che si era mischiata al sapore, alle emozioni, alla vita del ragazzo. Sola e senza una parte di sé.
 
-Tutto bene Lily?- chiese Thomas preoccupato, vedendo che l’amica era sbiancata di colpo.
 
Lily annuì e sbuffando cominciò ad ascoltare il discorso che stava facendo Rose.


 
Albus se ne stava nel suo laboratorio al ministero, erano le cinque del pomeriggio e Scorpius era già uscito. Sbuffò e si guardò attorno. Si sentiva così solo, eppure era una situazione che aveva già provato, solo che ora la realtà gli era piombata addosso. Albus però non capiva. Lui voleva mollare Alice, ne era abbastanza sicuro. Non sopportava più la sua gelosia, il suo essere sempre felice, sorridente, i suoi costanti baci in pubblico. Eppure quando lei lo aveva lasciato a Malfoy Manor, un senso di solitudine era piombato su di lui. Avrebbe tanto voluto parlarne con qualcuno ma non trovava nessuno di adatto. Scorpius era troppo felice con Lily per comprenderlo. James e Lily erano sempre al lavoro con il padre, Rose aveva cominciato a frequentarsi con Thomas.

Thomas…

Più di una volta si era soffermato a pensare a quella notte a Malfoy Manor. Quando nel buio della notte, soli nella stanza avevano ascoltato i Metallica. Era stato un gesto da nulla, banale ma talmente intimo che Albus ne era rimasto stregato. Eppure ora lui e Thomas non si parlavano nemmeno più. Il babbano era sempre preso da Rose e il mago faceva di tutto per non rimanere da solo con lui a Grimmauld Place. Non sapeva perché, ma una strana consapevolezza si stava facendo piano piano strada dentro di lui. Una sensazione bella, ma nuova. Ma cosa fosse Albus non lo sapeva. La porta del laboratorio si spalancò di colpo e James fece capolino tutto trafelato. Albus sussultò e scrutò il fratello interrogativo.

-Lily?-

-Non è questo il suo ufficio, sai?- rispose Albus sarcastico.

-Non la trovo…- disse spazientito il maggiore mentre stava per uscire.

-Aspetta che hai?-

James si fermò sull’uscio e si morse un labbro. Sbuffò e poi entrò chiudendo con cura la porta.

-Ti ricordi quando abbiamo portato Thomas qua? Che Lily è rimasta bloccata a causa di Ab?-

Albus annuì, alzandosi e avvicinandosi al fratello.

-Ti ricordi per cosa era venuto Ab?-

Albus pensò un attimo, erano passate diverse settimane.

-Un cervo morto tipo?-

James annuì.

-Un cervo morto e il suo sangue sulle pareti del bar di Madama Rosmeta… e ora dimmi Al, com’era la prima parte della predizione di Thomas?-

Albus spalancò gli occhi.

- Quando sangue innocente sarà versato… e il terzo segreto svelato l’oscurità avvolgerà questo mondo e nessuno sarà salvo- recitò a memoria il moro.

James annuì nuovamente.

-Cosa c’è di più innocente se non un cervo squartato?-

Albus spalancò questa volta la bocca.

-Cazzo Jamie… e la parte dei segreti?-

James si gratto la testa con l’estremità della bacchetta.

-A questo non ho ancora pensato… ma almeno metà profezia l’abbiamo capita. Al, si sta avverando! Una parte è già successa…-

- Che faremo ora?-

-Intanto devo trovare Lily e dirglielo e poi … non lo so. Tu hai novità?-

Albus scosse la testa. In quei giorni aveva provato a concentrarsi sul veleno che Scorpius settimane prima gli aveva provato, ma nulla. Guardò il fratello con il timore che lo stesse giudicando.

-È per Alice?- gli chiese invece James con calma e sorridendogli triste.

Albus scosse la testa e fissò delle fiale che gli svolazzavano davanti.

-Non lo so, a volte credo sia lei il problema di tutto ma James… mi sento strano in questo periodo…-

Il moro fissò il fratello senza sapere cosa dire. Non era molto bravo a dare consigli, lui era il Potter che agiva per istinto e poi lui non era mai stato lasciato da una ragazza, diciamo che in generale una ragazza vera e propria non l’aveva manco mai avuta. Sospirò. Si sentiva inutile in quel momento. Suo fratello era a pezzi e aveva bisogno di aiuto eppure lui se ne stava lì fermo ad osservarlo muto.

-Però sto facendo degli esperimenti… tra qualche giorno dovrei avere i primi risultati e ti farò sapere- provò poi Albus che non sapeva come interpretare il silenzio di James.

Il moro annuì e dandogli un pugno amichevole sulla spalla gli sorrise.

-Dai torniamo a casa… oramai è tardi per pensare-
 
 
 
-Che cazzo mi è saltato in testa- sospirò disperata Lily, osservando degli amici di Hugo che stavano allestendo un angolo bar in salotto.

Più in là Rose stava sistemando con la bacchetta vari striscioni e palloncini, mentre in cucina una sua collega stava preparando tutto il cibo. Erano le sette di sera e Grimmauld Place era già piena di sconosciuti che Lily aveva visto si e no una volta al ministero. Hugo stava facendo delle prove al microfono e nel frattempo sistemava le luci colorate che resero l’intero appartamento blu, rosso, verde e viola. Lily se ne stava con le spalle al muro, mordicchiandosi un labbro. Sapeva che quella era una pessima idea, per di più organizzata alle spalle di zia Hermione e zio Ron che insieme a Harry e Ginny non erano proprio calmi e pazienti in quel periodo. E poi James ed Albus erano spariti e non sapevano nulla di quella festa.

-Tequila?-

Un braccio si allungò davanti a lei e vide Thomas porgerle un bicchiere sorridente. La rossa annuì ma non bevve subito, ci mancava solo di ubriacarsi prima dell’inizio della festa.

-Sei davvero fortunata ad avere una famiglia così-

Lily alzò un sopracciglio contrariata, mentre fissava Hugo che a momenti faceva cadere per terra il lampadario in cristallo una volta appartenuto alla famiglia Black.

-Sarà…-

-Dico davvero, fanno così tanto per me e nemmeno mi conoscono. Non è da tutti- disse severo Thomas.

-Hugo è sempre stato molto disponibile e gentile… quanto a Rose penso proprio che sia innamorata cotta di te…- rispose facendogli l’occhiolino.

Thomas si accigliò.

-Rose è una persona molto bella, spero trovi qualcuno degno di lei-

-La stai friendzonando?- chiese ghignando la rossa.

Thomas scoppiò a ridere e le battè il cinque.

-E invece te e Mister SonoBiondoETenebroso?-

Questa volta fu il turno di Lily di scoppiare a ridere.

-Scorpius è un amico…-

-Certo e io sono un mago!-

Lily lo fissò con la bocca aperta, non sapendo bene cosa dire.

-Guarda che è impossibile non notare la chimica che c’è tra di voi. Lui si muove, tu ti muovi. Tu parli e lui improvvisamente si mostra interessato. Per non dimenticare quando ti ha protetto settimane fa fuori dal bar o quando siete spariti nel suo castello- le disse, dandole una gomitata leggera.

Lily scosse la testa ma un sorriso cominciò a farsi largo sul volto. Fissò Thomas e lo vide sogghignare soddisfatto.

-Ma smettila…- disse poco convinta la rossa mentre si concedeva un lungo sorso di tequila.
 
 
 
-Spero che Lily abbia fatto i cannelloni per cena-

-James i cannelloni ad agosto? Mai nella vita-

-Che fatica vivere con te Al! Fosse per te mangeremmo solo insalata-

-Vorrei ricordarti la bistecca con ieri sera-

-Capirai… a momenti ti torturavo-

Quella parola fece cadere il gelo. Erano passate due settimane da quando James aveva torturato forse per sbaglio, forse volontariamente Albus. Nessuno dei due fratelli ne aveva più parlato: Albus credeva che fosse un ricordo sbagliato e James non sapeva cosa gli fosse preso. A rompere quel silenzio fu il secondo Potter.

-Jamie.. a proposito di tortura…-

-Lo so. Ci stavo pensando..-

-È che non abbiamo mai affrontato l’argomento-

James si fermò per strada. Oramai mancavano pochi metri al portone di Grimmauld Place e si cacciò le mani nelle tasche dei pantaloni, ne estrasse una sigaretta e lentamente se l’accese e tirò una boccata di fumo.

-Tu lo sai che non ti farei mai del male-

-Certo che lo so Jamie-

-Ecco! Perché ultimamente io non so più cosa farei e cosa no-

Albus si accigliò. Non stava capendo.

-Intendo… io sono sempre stato sicuro di me, di cosa pensavo, di cosa facevo. Vedi… dopo quella notte ho cominciato a chiedermi chi fossi… cose del genere-

Albus annuì silenzioso e si guardò i piedi, mentre James fissava un punto non ben definito oltre il fratello. Trascorsero dei minuti in silenzio, interrotti solo dal crepitio della sigaretta che si consumava lentamente.

-James… io lo so che tu non mi faresti mai del male. Lo so e basta e se questo non ti basta, ti starò sempre vicino per ricordartelo. Tu, James non sei un cattivo ragazzo-

Il moro annuì e fissò il fratello. Quante volte l’aveva dato per scontato? Quante volte l’aveva preso in giro perché non era grifondoro, perché non giocava a quidditch, perché era diverso da tutti. Eppure, nonostante tutto, Albus c’era sempre stato per James. Senza sapere perché si ritrovarono stretti in un abbraccio fraterno. Un gesto raro, unico, dolce ed intimo.

-Grazi Al…- sussurrò James.

Albus gli diede una pacca sulla schiena e poi lentamente si allontanarono. Il secondo Potter fissò James. Sentiva che forse gli doveva parlare di Alice, di Thomas, di tante cose. Aveva la testa sovraffollata ma James si era appena aperto con lui e ora stava meglio. Parlare: era forse quello il segreto per trovare la pace interiore? Albus deglutì e sotto lo sguardo ingenuo di James, aprì la bocca.

-TANTI AUGURI THOMAS!-

Un urlo demoniaco rovinò quel momento.
 
 
 
Lily oramai si era abbandonata all’alcool. Erano le otto e mezza ed era già brilla. Cercava di articolare delle frasi con i suoi vecchi compagni grifondoro ma con grande difficoltà. Oltretutto Hugo aveva cominciato a cantare a squarciagola i tormentoni degli Abba e quindi era sempre più difficile parlare civilmente. Rose e Thomas ballavano al centro del salotto da molto, circondati da amici dei Potter e dei Weasley. Tutto sommato la festa era divertente, ma non intima, c’erano all’incirca una sessantina di persone. A un certo punto le luci si abbassarono e Hugo finì di cantare ‘Gimme! Gimme! Gimme!’ e un’enorme torta di compleanno cominciò ad aleggiare per il salotto verso Thomas. Il ragazzo fissava il tutto il silenzio e con gran stupore, mentre Rose leggermente sudata ed accaldata batteva le mani contenta. Quando Thomas soffiò sulle candeline, un coro di sessanta persone capitanato da Lily, che per l’occasione era salita in piedi su un tavolo, urlarono:

-TANTI AUGURI THOMAS!-

Subito dopo Hugo tornò a suonare e le persone a ballare freneticamente. Lily vide che Rose prendeva per mano Thomas e lo conduceva al piano di sopra, ma non fece in tempo a domandarsi dove stessero andando che James ed Albus fecero capolino in casa. Lily li fissò e scolandosi decisa l’ultimo sorso di assenzio, cercò in maniera aggraziata di scendere dal tavolo e di raggiungere i fratelli.

-Ok che sta succedendo Lils?- chiese Albus, mentre James già si allontanava per salire sul palco con Hugo e improvvisare un duetto sulle note di ‘Super Trouper’.

Lily si voltò giusto in tempo per vedere il maggiore dei fratelli vestirsi con un colpo di bacchetta con gli abiti indossati da Meryl Streep nel famoso film.

-Non è ovvio? La festa di compleanno di Thomas- rispose Lily, lasciando Albus solo in un angolo.

La rossa si unì al coro agitando in aria il bicchiere oramai vuoto di alcool.

-Tonight the super trouper beams are gonna blind me. But I won't feel blue. Like I always do.'Cause somewhere in the crowd there's you- urlava agitandosi la rossa.

Solo quando Scorpius la prese per i fianchi e la fece voltare si accorse della presenza del ragazzo. Lily continuava a saltellare ormai ubriaca.

-Che ci fai qui..?- cercò di dire urlando.

-Sono qua da due ore!- disse Scorpius, ridendo di come si fosse ridotta la ragazza.

I due ballarono qualche canzone insieme ad alcuni ex compagni di Hogwarts e colleghi del ministero, ma sulle note di ‘Lay all your love on me’ Scorpius aveva abilmente preso per mano la rossa e l’aveva trascinata nella cucina dove oramai non c’era anima viva e sbarrò malamente l’ingresso con un armadio. Probabilmente il tutto fu fatto sotto l’effetto di litri di alcool, Scorpius era sempre stato un ragazzo dal sangue freddo. Lily se ne stava in piedi vicino alla finestra aperta, cercando di raffreddarsi. Scorpius invece la fissava famelico.

-Bella festa- disse, avvicinandosi piano alla ragazza.

-Idea di Rose- biascicò quella.

-Di colpo festaiola RompiRose?- scherzò Scorpius, dando un bacio sui capelli rossi della ragazza.

Lily che aveva gli occhi chiusi e non era esattamente padrona della situazione rabbrividì e si voltò per guardare il ragazzo. Scorpius sorrise e poi prese tra le sue mani il volto di Lily. La ragazza sussultò e accolse dolcemente il bacio, lasciando mollemente le braccia lungo il corpo.

-Non ci provare signor Scorpius…- disse scherzosa Lily, staccandosi.

-Dici?-

-Sono ubriaca e tu te ne approfitti… potrei denunciarti…-

Scorpius rise e poi la sollevò dai fianchi e la spinse verso di sè e lei per non cadere si appoggiò al muro, sentendo su di sé tutto il peso del corpo del mago. Ogni protesta le morì in gola, la bocca chiusa da quella di lui. Gli portò le braccia attorno al collo. Il respiro affrettato di lui nelle orecchie le risvegliò i sensi, e fremette contro le mani che l’accarezzavano.
 
 
 
James aveva la gola secca e sentiva un gran bisogno di bere acqua, per poi tornare a sfidare Hugo al karaoke. Battè il cinque al cugino e poi si avviò tra un trenino e l’altro verso la cucina, visto che nel salotto di acqua non c’era traccia.

-Ehi James, ma Thomas dov’è ?- lo bloccò Albus.
 
 
 
Nella penombra della cucina, illuminata solamente dalle candele del candelabro che stava appeso al soffitto se ne stavano Scorpius e Lily abbracciati ed alla ricerca di baci affamati. Il ragazzo nel frattempo si era chinato per levare le scarpe della ragazza, da lì aveva proseguito toccando le gambe della ragazza. Il tocco innocente si trasformò quando cominciò a segnare un tragitto con la lingua, salendo sopra il ginocchio, dove cominciavano i pantaloncini della ragazza. Lily ne stava beata seduta sul tavolo della cucina, che Scorpius si era premurato di pulire con un colpo di bacchetta. D’un tratto si ritrovò le labbra del mago sulle proprie, e cadde sulla schiena, mentre le mani di lui la accarezzavano, sopra la stoffa del vestito, sui fianchi, sulle natiche, sulle cosce. Ebbe caldo e cercò di aprirsi la maglia prima di ricordare che aveva addosso quello che zia Hermione le aveva regalato l’anno prima ed aveva la chiusura sulla schiena.

-Aspetta- disse lui, aiutandola ad alzarsi.

La fece voltare e cercò la cerniera, ed il tocco delle sue dita sulla nuca le provocò un brivido lungo la schiena. Scorpius si fermò un attimo, sorridendo malizioso nel vederla tremare, e subito provò a darle un bacio proprio lì, aprendo di poco la maglia. Un sospiro sfuggì dalle labbra di Lily, e lentamente continuò quindi a far scorrere la lampo, baciandole i lembi di pelle che si scoprivano. Lily si ritrovò a stringere tra le mani la tovaglia del tavolo, scossa dai brividi, e più Scorpius procedeva lentamente, più l’eccitazione le attorcigliava lo stomaco, sciogliendosi in calore tra le gambe.
 
 
 
-Non so Al… bevo un bicchiere d’acqua e lo cerco-

Albus annuì e James andò verso la cucina. Tirò la maniglia ma si scoprì incastrata, diede una spallata e la porta si aprì di poco. James confuso ficcò la testa dentro per vedere cosa stava ostruendo il passaggio e per poco non svenne. Due persone si stavano dando da fare nella cucina.

Che schifo

Si fermò un attimo per vedere di chi si trattasse, giusto per sapere se Rose e Thomas stavano finalmente concludendo. Nella penombra intravide solo una chioma rossa e una bionda. Ma quella rossa erta troppo familiare. Era rosso fuoco e non ramata come quella di Rose.
 
 
 
Quando la cerniera arrivò alla fine, Scorpius le tolse le spalline, denudandola; lei lo aiutò a togliere anche le maniche, e subito lui la attirò a sé, aderendo con il petto alla sua schiena, e prendendo tra le mani i seni debolmente coperti dal reggiseno. Lei gli cercò le labbra voltando la testa, ma si ritrovò a respirare a stento contro di lui, per il modo in cui la stava accarezzando con i pollici. Una mano scese lentamente e si fermò sulla sua pancia, a carezzarla delicatamente, mentre finalmente le loro bocche si trovavano. Senza volerlo, Lily inarcò la schiena. Scorpius sfruttò il momentaneo distacco per allontanarsi di poco, e dal fruscio lei intuì che si stava togliendo la camicia.
 
 
 
James chiuse di scatto la porta e la sigillò con un colpo di bacchetta. La testa gli scoppiava e un senso di nausea lo attanagliava. Lily e Scorpius stavano insieme. James vagò confuso verso l’uscita della casa. Sentiva tutto strano. Gli girava la testa. Lily e Scorpius stavano insieme. La sua Lily e quella sporca serpe. Insieme. E ora ci stavano dando dentro nella cucina. E Albus? Come l’avrebbe presa? Il migliore amico e la sorella. James si resse malamente alla ringhiera del giardino e vomitò, anche se di alcool almeno per quella sera ne aveva ingerito ben poco.

Il primo segreto era stato svelato.

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Capitolo 8
*** SEGRETI E SEGRETI ***


-Mi giunge voce che il primo segreto è stato svelato e che tra poco sarà il turno del secondo-

Una voce tetra fendé l’aria irrespirabile di quella casa abbandonata. Un uomo se ne stava comodamente seduto su una poltrona che aveva sicuramente visto giorni migliori. Un’altra figura incappucciata stava in piedi di fronte a lui, annuendo.

-Bene… manca poco e poi il potere tornerà nelle nostre mani. Finalmente-

Una risata tetra lacerò il silenzio e un corvo spaventato gracchiò rumorosamente volando lontano da quella catapecchia.

-Sai cosa devi fare-
 
 
 
Buio. Quella l’unica cosa che riusciva a ricordare. Buio e rumore. Albus era entrato a Grimmauld Place nel bel mezzo della festa e si era ritrovato da solo in casa sua. James cantava con Hugo, Lily ballava con Scorpius e Rose e Thomas erano spariti. Possibile che fosse il suo compleanno e lui non ne sapeva nulla? Eh si che il passaporto l’aveva letto decine di volte. Come aveva potuto dimenticarsi di quella data? 3 agosto. Non era difficile. Albus sbuffò e sorrise amaramente di fronte alla figura del fratello che si era travestito a mo’ di Meryl Streep. Perché Thomas non gliel’aveva detto? Perché… o meglio: cosa era successo tra loro? Perché Albus si sentiva così strano? Dove era il senso di pace nella sua vita? Doveva cercarlo. Doveva trovarlo. Parlargli, spiegargli di come si sentiva, di cosa provava. Non poteva più tenere tutto dentro di sé. Albus scattò in direzione della folla che ballava entusiasta al centro del salotto. Forse Lily sapeva dove si trovava Thomas, ma anche lei era sparita. Albus si muoveva a scatti, agitato e confuso. Quelle luci bluastre lo stavano facendo impazzire. Tutti si assomigliavano in quel salotto, avrebbe potuto scambiare Scorpius per Rose. La testa gli pulsava e sentiva una strana smania che si stava impossessando di lui. James! Eccolo!

-Ehi James… ma Thomas dov’è?- gli chiese.

Il moro si guardò attorno arricciando il naso.

-Non so Al… bevo un bicchiere d’acqua e lo cerco-

No. James non lo doveva cercare. James doveva solo dirgli in che stanza fosse, con chi era insieme, cosa stava facendo. Un lampo di genio catturò il pozionista. Se Thomas non era in salotto allora doveva essere al piano superiore. Forse aveva bisogno di un attimo di solitudine, forse quel caos non gli piaceva. Si, era sicuramente così. Albus con gran fatica superò i vari invitati, scavalcò in qualche modo il palco che Hugo aveva costruito e finalmente raggiunse le scale. Sul volto del ragazzo si stava facendo strada un sorriso ingenuo mentre incoscientemente accelerava il passo per raggiungere Thomas.
 
 
 
Rose era entusiasta, sentiva che quella era la sera perfetta. La sera in cui avrebbe dato il suo primo bacio. Si era immaginata quel momento molte volte. Il suo sogno era di darlo ad Hogwarts, in qualche luogo sconosciuto, esattamente come i suoi genitori. Aveva sognato un lungo bacio molto dolce, tra i fiori e le farfalle. Oppure in biblioteca tra i libri e il silenzio, o ancora di notte vicino al lago del castello. Ma quella sera, mentre trascinava Thomas al piano superiore con la scusa di dargli il regalo, Rose si accorse che non poteva più vivere di sogni. Thomas era bello, affascinante, intelligente, colto, praticamente perfetto. Certo, erano molte le cose che non sapeva di lui: non conosceva la sua famiglia, la sua storia, quale fosse stata la sua prima magia, il suo patronum e molto altro. Ma erano informazioni così fondamentali? Thomas citava a memoria Wilde e Shakespeare, questo era bastato alla rossa. Rose presa da grande impazienza aprì a casaccio una porta del primo piano e si intrufolò con il ragazzo. Thomas si guardò attorno.

-Un regalo nel bagno..?- chiese divertito il moro.

Rose sbiancò e fu presa dalla ridarella nervosa. Quello non era sicuramente un bel segno.

-Sto scherzando e poi che altro regalo mi devi dare? Me ne hai già dato uno sta mattina...- balbettò incerto Thomas.

Rose deglutì e avanzò verso il moro. Thomas appoggiò i gomiti contro il lavandino, continuando a guardare la ragazza. Rose si stava avvicinando nervosa ma determinata e una voce fece capolino nella mente del ragazzo.

- Quanto a Rose penso proprio che sia innamorata cotta di te…-

La faccia di Lily gli apparve davanti agli occhi. Rose era bella certo e sicuramente molto intelligente ma non era il tipo adatto a Thomas. Le voleva bene, aveva visto come spesso era sottovalutata e data per scontato dai cugini, soprattutto James. Si era legato a lei forse più per un gesto di volontariato che per effettivo interessamento. In ogni caso Rose si era rivelata un’ottima amica, una persona che aveva semplicemente voglia di conoscere il mondo e poterne riflettere con qualcuno che l’ascoltasse veramente. Ormai Rose era a pochi centimetri da lui. Lo fissava impaurita, sentiva il cuore pulsare in ogni angolo del suo corpo. Il suo primo bacio. I suoi occhi color nocciola indugiarono per un attimo in quelli color pece di Thomas, in silenzio poi gli toccò la guancia e si avvicinò a lui, colmando la distanza minima che si era creata. Thomas sentì le piccole labbra di Rose poggiarsi sulle sue, la sentiva tesa, insicura. Fu un attimo. Thomas ancora con gli occhi aperti spostò bruscamente il volto di lato e Rose fu costretta a staccarsi da lui. Thomas non osò alzare lo sguardo sulla ragazza che se ne stava impietrita, con gli occhi umidi davanti a lui.

-Rose…- provò lui, fissandosi le scarpe.

Non fece in tempo a finire la frase che la ragazza era uscita di corsa dal bagno, coprendosi il volto con le mani. A quel punto Thomas alzò lo sguardo e si voltò in direzione dello specchio che stava sopra al lavandino. Si fissò per un bel po’. Vedeva un ragazzo e non sapeva chi fosse. Era sempre peggio per Thomas non ricordarsi nulla, come in quel momento. Lui era mai stato con qualcuno? Era fidanzato magari? Perché avevano cancellato la memoria a lui? Cosa aveva fatto? Cosa aveva visto? Perché Thomas era sicuro che aveva visto o sentito qualcosa che non avrebbe dovuto. Perché non poteva semplicemente bere un qualche intruglio preparato da Albus e farsi tornare la memoria? Non era forse magia anche quella?

Albus…

Erano settimane che non si parlavano. I loro sguardi raramente si incrociavano per poi continuare a vagare in altre direzioni. Eppure Albus era stato il primo a soccorrerlo e poi a Malfoy Manor cosa era successo? Possibile che quell’improvvisa chiusura del mago fosse dovuta solamente alla rottura con Alice? A Thomas puzzava. Si lavò la faccia con l’acqua fresca del rubinetto e inspirò un paio di volte.

-C’è una festa tutta per te e tu scompari?-

Thomas si voltò e involontariamente sorrise. Albus, come per magia, era proprio lì davanti a lui, appoggiato allo stipite della porta del bagno con una spalla e le braccia incrociate al petto.

-Non amo particolarmente gli Abba- scherzò.

-Purtroppo Hugo detta legge ed è difficile fargli cambiare idea- rise Albus.

Tra i due calò nuovamente il silenzio e anche i loro sguardi si sciolsero da quel contatto che si era creato pochi secondi prima. Albus si raddrizzò e sospirò.

-Ma dimmi… che ci fai nel bagno?- chiese confuso.

Thomas si mordicchiò il labbro inferiore. Doveva dirgli di Rose? Forse si, ma in quel momento non aveva alcuna voglia di inserire qualcuno tra loro due. Erano Albus e Thomas e voleva godersi quel momento, senza interruzioni e senza pensare ad altro.

-Avevo solo bisogno di stare un po’ solo-

-Oh…- disse mortificato il mago -Allora torno giù-

Albus si voltò e fece per incamminarsi verso le scale.

-No fermo! Non mi dai fastidio tu, anzi…-

Albus si bloccò sulla porta e avanzò di qualche passo. Thomas sorrise. I loro sguardi si incontrarono di nuovo e tutto nell’universo si fermò. La terra smise di ruotare attorno al sole, le nuvole di muoversi e il vento di muovere le cose. Tutto si era messo in attesa, ogni cosa aveva smesso di fare ciò che stava facendo per non essere di troppo. Albus e Thomas con la bocca un poco aperta e gli occhi sempre incastonati l’uno nell’altro si avvicinarono. Albus in quel momento pensò che da qualche parte, nel mondo, avrebbe prima o poi incontrato una persona che, da sempre, è la sua persona. Si rammaricò che il destino si era ostinato a farlo attendere con tanta indelicata tenacia. Quasi ogni giorno, dalla rottura con Alice, aveva preso la piuma in mano e aveva scritto su ritagli di pergamena parole d’amore non troppo precise. Non aveva nomi e non aveva indirizzi a cui indirizzare quelle sue parole, scritte in fretta e in segreto.

E a chi se, non a Thomas?

Si avvicinarono le loro labbra e si fusero in un bacio. Un lungo bacio di giovinezza ed amore e beltà, in cui confluì tutto, come i raggi in un fuoco acceso in cielo. Non avevano parole ma si sentirono attratti come se le loro anime e le labbra si fossero invocate e una volta unite era stato come api che si avvinghiano al nettare dei fiori, senza mai andarsene. Erano soli, nonostante la porta del bagno fosse aperta. Non temevano nè occhi nè orecchie in quel luogo che era diventato ormai loro. Perduti l’uno nell’altro non percepivano terrori notturni, sebbene il loro colloquio fosse fatto di parole spezzate per essere un idioma e tutti gli ardenti linguaggi insegnati dalle passioni trovavano in un sospiro l’interprete migliore dell’oracolo della natura muta: il primo amore, tutto ciò che Eva ha lasciato alle sue figlie dopo la caduta.
 
 
 
Sentiva solo le lacrime che gli rigavano la faccia e le sentiva solamente perché la brezza marina che gli sbatteva prepotentemente addosso glielo ricordava. Era seduto con le ginocchia al petto e guardava senza veramente osservare, il mare che stava davanti a lui. L’immagine di Lily avvinghiata a Scorpius continuava a ripetersi davanti ai suoi occhi. Tirò su con il naso e si accese una sigaretta. L’ennesima. Non sapeva perché si sentiva così… si sentiva tradito. Lui e Lily si erano sempre detti tutto, perché allora non dirgli di Scorpius? Da quanto andavano avanti? Perché Lily non si era aperta con lui? Inizialmente James credeva di esserci rimasto male perché il ragazzo della sorella era Scorpius. Una serpe, figlio di mangiamorte. Ma in quel momento, su quella spiaggia vuota aveva realizzato che la cosa che più l’aveva infastidito era stato che Lily non gli avesse detto nulla. Voleva dire che Lily non si sentiva completamente a suo agio con lui, voleva dire che non si fidava di lui. Altre lacrime caddero lungo le guance morbide e arrossate del ragazzo. O forse era invidia quella che provava. Albus era stato per anni con Alice e ora Lily si era impegnata con Scorpius, possibile che James, il bel Potter, non trovasse una persona adatta a lui? In realtà a lui non era mai interessato impegnarsi seriamente con una ragazza, ma forse quella notte, su quella spiaggia fredda, avrebbe tanto voluto sfogarsi con qualcuno che lo capisse, che lo sostenesse, che lo aiutasse. Invece era lì solo e probabilmente nessuno si era accorto della sua assenza, tutti troppo presi dalle loro vite.

-Ma tu non sei solo-

James alzò la testa e con la mano libera dalla sigaretta corse subito a prendere la bacchetta. Si guardò attorno ma non vide nessuno. Si alzò in piedi e gettò a terra la sigaretta, ormai finita. Sentì il rumore della smaterializzazione e davanti a lui apparve Rodolphus Lestrange. James perse un battito, ma il suo coraggio da grifone tornò in circolo nel suo corpo dopo poco.

- Ma guarda un po’ chi si vede- commentò sarcastico, tenendosi pronto a scagliare incantesimi.

-Tutto bene Potter? Che ci fai qui tutto solo, lontano da casa?- chiese fintamente preoccupato il mago.

-Che diavolo vuoi da me?- rispose il ragazzo ignorandolo.

Una risata maligna uscì dalla bocca del mago oscuro.

-Sarò sincero, fosse per me saresti già morto… ma ai piani alti vogliono che ti mostri qualcosa-

James era confuso e abbassò la guardia. I piani alti? Era già morto? Cosa stava succedendo?

-Tu sei un uomo morto Lestrange! Tra poco i miei fratelli saranno qua e per te sarà la fine- bleffò James.

Questa frase provocò semplicemente altre risate da parte del mago oscuro.

-James, James… i tuoi fratelli? Non sono forse impegnati in altro ora?-

In quel momento James convenne che Rodolphus aveva ragione. Lily era con Scorpius e Albus da qualche parte a piangere per la rottura con Alice. Era solo.

-Non sei solo James Sirius-

Il ragazzo guardò nuovamente il mago sgranando gli occhi. Aveva capito che stava usa la legimanzia, eppure la cosa in quel preciso istante non gli dava fastidio.

-Potter… tu non sei solo. O meglio tu sei solo finchè stai dalla parte del ‘bene’- fece una pausa scenica per vedere se il ragazzo lo stava ascoltando -Quando a Diagon Alley hai per puro caso torturato tuo fratello non è stato… bello?-

Il ricordo del corpo piegato in due del fratello gli tornò in mente ma solo per pochi secondi. A quello si susseguì la sensazione di piacere e potere che aveva provato James dal cuore alla punta dell’indice che impugnava la bacchetta.

- S-sì…- balbettò James.

Quel momento era stato tante cose. Ma sicuramente ‘bello’ rientrava tra gli aggettivi che avrebbe usato James. 

-Passa al nostro lato James… tu c’entri ben poco con la tua famiglia-

James rimase impassibile. Fissava concentrato il mago ma non parlava più.

-Unisciti a noi e aiutaci a tornare al vero splendore del mondo magico-

Il mago osservò dubbioso la mano che l’uomo gli stava tendendo. Ormai stava albeggiando e James riuscì ad osservare meglio in volto Rodolphus. Un ghigno si formò lungo le labbra del giovane e così, senza pensarci, tese la mano.
 

 
Il risveglio il giorno dopo fu abbastanza traumatico. La festa era finita verso le prime luci dell’alba e Lily mentre finiva di ripulire il salotto, ringraziò che quel giorno era sabato e non doveva andare al ministero. Non ricordava molto della festa ma a giudicare dalla sporcizia lasciata doveva essere andata bene. La ragazza si era alzata verso le nove scoprendo che oltre al casino in salotto, James era sparito (probabilmente era nel letto di qualche ragazza, ipotizzò Lily), Albus dormiva come un angioletto, la porta della cucina era sbarrata da un enorme armadio e Thomas se ne stava lì a pulire i piatti e i bicchieri sporchi.

-Buongiornissimo caffè- mormorò Lily, spostando con la magia l’armadio.

Thomas si voltò sorridendo.

-Mattiniera eh?-

La rossa annuì e con la bacchetta cominciò ad asciugare i piatti che Thomas sciacquava e poi li mise all’interno di una credenza.

-Non ho ricordi lucidi della festa… è andata bene?-

Thomas annuì mentre le guance si imporporavano lievemente, ma Lily non sembrò accorgersene troppo presa dal sistemare la casa. Thomas fissò per un po’ la ragazza che gli dava le spalle e poi con un rapito gesto finì di pulire le varie stoviglie.

-E tu come mai sei già sveglio?- gli chiese la ragazza.

-Avevo tanti pensieri per la testa-

Lily lo guardò preoccupata ma lui non sembrava turbato dai suoi numerosi pensieri. Seguì un attimo di silenzio, in cui entrambi seguirono i propri pensieri. Thomas che pensava al bacio della sera prima con Albus, che ora stava dormendo teneramente mentre Lily era tutta indaffarata e un po’ preoccupata per quell’amnesia con cui si era svegliata.

-Senti Lily, io stavo pensando…-

-Già che riesci a pensare la mattina dopo una festa, complimenti!-

Thomas ridacchiò seguito da Lily e poi tornò serio.

-Vorrei andare a trovare la mia famiglia. Sono settimane che non la vedo… non so nemmeno se ho fratelli o sorelle-

Lily posò la bacchetta e si voltò ad osservare il ragazzo. In effetti l’idea di Thomas non era malvagia e oltretutto sul passaporto era segnato l’indirizzo dove viveva. La rossa annuì e dopo aver finito di ripulire la cucina e lasciato un foglio con scritto dove stessero andando ad Albus, prese per mano il ragazzo e i due si smaterializzarono in un campo vicino al centro città.

-Penso che non mi abituerò mai a questa cosa- disse Thomas, riferendosi alla smaterializzazione e sedendosi un attimo per terra per ritrovare l’equilibrio.

Lily lo fissò materna e poi si strinse nel golfino lungo e nero che portava. Glasgow sapeva essere una città fredda anche in pieno agosto. Si guardò attorno e intravide un enorme villa in mattoni rossi, una folata di vento improvviso spinse la ragazza verso quella casa. Lily si guardò attorno. Non era stata una normale folata di vento, era stata magica. Il vento non aveva smosso le fronde degli alberi o i capelli ricci di Thomas, solamente i lunghi capelli di Lily e le sue vesti avevano preso a svolazzare in chiara direzione della casa.

-Lo senti? Il vento ci spinge là dentro… immagino sia quella casa tua- mormorò Lily, guardandosi attorno.

Thomas si alzò in piedi e cominciò a camminare in direzione di quella. Più i due si avvicinavano più la villa diventava grande. Architettonicamente stonava con le case lì accanto, era grande ed imponente, sicuramente Thomas veniva da una famiglia agiata. Dopo pochi minuti i due erano davanti al portone d’ingresso da cui si intravedeva un’ampia scalinata. Thomas e Lily si guardarono in faccia per un attimo, incerti sul da farsi.

-Busso..?- chiese Lily, vedendo che il ragazzo era in difficoltà.

Thomas annuì all’improvviso impaurito. Lily stava per avvicinarsi alla porta, quando da una delle finestre dei piani superiori una signora molto anziana si sporse.

-Thomas! Sei tornato!- urlò gracchiante ma inequivocabilmente felice.

Thomas salutò con la mano in direzione della signora che però era sparita dietro alle tende e dopo pochi secondi aprì il portone davanti a cui si trovava Lily confusa. La vecchietta continuò a sorridere a Thomas finchè non si accorse della presenza di Lily e cominciò ad analizzarla.

-È la tua ragazza?- chiese poi stringendo gli occhi, e squadrandola da capo a piedi.

-Oh no! No! Un’amica…- si affrettò a dire Lily, sempre più confusa.

-Un esserino interessante- commentò.

Si voltò nuovamente verso Thomas e questa volta si avvicinò fino a stringergli le mani con forza.

-Temevo che non saresti più tornato… che gioia rivederti, non sai che gioia è per la tua nonnina-

Lily si rilassò, per lo meno avevano trovato un componente della famiglia.

-Veramente…- provò Thomas.

-Ma certo, ora parliamo con calma! Forza venite dentro- lo interruppe la vecchia.

I due ragazzi furono catapultati all’interno della casa. Era enorme, un grande salotto riccamente decorato con gingilli strani si estendeva davanti a loro. La nonna di Thomas li fece accomodare tutta felice sui divani in pelle rossa che erano collocati vicino ad una grande vetrata. Lily e Thomas si mossero impacciati e poi si sedettero l’uno vicino all’altra. La signora anziana schioccò le dita e dal nulla apparvero tre tazzine fumanti di caffè che presero ad aleggiare davanti ai due ragazzi. Lily sgranò gli occhi e Thomas spalancò la bocca.

-Ma lei… lei è una strega…- dedusse la rossa visibilmente stupita.

La vecchia annuì sorridendo dolcemente, ma non disse nulla. Portava un ampio vestito azzurro con delle enormi tasche laterali. Infilò la mano dentro una di esse e ne tirò fuori un mazzo di carte con simboli che Lily aveva già visto a Hogwarts.

-Due di picche: conflitto- mormorò -Sette di picche: presagio nefasto. Dieci di picche: violenza… non avete avuto una vita rosea signorina Potter, eh?-

Lily finì di sorseggiare il caffè e poi posò elegantemente la tazza sul comodino che aveva accanto.

-Il mio nome…-

-Oh non fare quella umile! Tutti conoscono i figli di Harry Potter-

La vecchia aspettò che anche Thomas avesse finito di bere il caffè e con uno schiocco di dita fece evanescere le tazzine. Si sedette comoda sulla poltrona che stava di fronte al divanetto e con un nuovo schiocco di dita prese a fumare una pipa color ebano.

-Sono felice che Thomas alla fine sia stato accolto da te e dai tuoi fratelli, spero sia stato un bravo ospite-

-Si… decisamente- mormorò Lily, fissando Thomas che se ne stava zitto.

Thomas sembrava caduto in uno stato di trance, rimase per lungo tempo come pietrificato sul divano. Lily si perse nuovamente ad osservare il salone in cui si trovava, in effetti era un luogo pieno di magia. C’erano delicati strumenti d’argento che sbuffavano fumo e ronzavano su tavolini dalle gambe sottili, quadri con figure che si muovevano, un gufo appollaiato su un trespolo che sonnecchiava.

-Va bene- esordì la vecchia in tono pratico -Credo sia giunto il momento di fare chiarezza…-

Lily annuì e anche Thomas sembrò rianimarsi. La signora prese una lunga boccata d’aria e poi accavallò le gambe.

-Come hai notato Lily Luna sono anche io una strega e così lo erano i miei genitori e i miei nonni e così lo era la madre di Thomas. Miriam era mia figlia… purtroppo è morta dando alla luce Thomas-

Una pausa. Thomas si irrigidì e Lily gli prese la mano.

-Il padre di Thomas era un babbano e nonostante fosse innamorato perso di Miriam rifiutava di credere nella magia, così quando Thomas diede i primi segni di essere un mago, il padre lo portò via da qui e scapparono nella periferia di Londra. Quando anche il padre morì Thomas fu affidato a me e così gli fece conoscere la magia, ma era difficile per lui, aveva passato troppi anni ignorandola e così la magia dentro di lui si è assopita. Allora decisi di fargli vivere una vita babbana e finita la scuola è diventato giornalista e tutto sembrava andare bene finchè un giorno non è sparito…-

La vecchia si alzò, girò intorno alla poltrona e raggiunse un armadietto vicino alla porta di casa e prese qualcosa. Lily si voltò per seguirla con gli occhi, mentre Thomas sembrava raggelato.

-Mi sta dicendo che Thomas è un mago?!- sbottò Lily, dandosi della scema per non essersene accorta.

Dopo quella frase Thomas si alzò di scatto e lasciando la mano di Lily, uscì in giardino. Lily si spaventò e fece per seguirlo ma poi lo vide semplicemente accucciarsi su sé stesso e intravide la schiena muoversi spasmodicamente, forse stava piangendo.

-Lo so Lily Luna, assurdo che non te ne sia accorta vero?-

La vecchia tornò vicino alla rossa e ritornò a fumare la pipa.

-Ora… io sono anziana e non ho più forze, ma quando Thomas è stato rapito ho battuto mezzo Regno Unito per trovarlo-

-Che cosa ha scoperto?- chiese subito Lily.

-Thomas era finito nelle mani di tipi loschi… vecchi seguaci di Tu-Sai-Chi. Gli hanno fatto il lavaggio del pensiero, inizialmente volevano ucciderlo in quanto ‘babbano’ ma poi hanno scoperto che era un mago, anche se non dei più abili. L’hanno condotto a Hogsmeade con una missione ben precisa… ucciderti-

-Uccidermi?- chiese Lily incredula, incapace di immaginare che qualcuno volesse farla fuori.

-Tono stupito? Non dimenticare che sei pur sempre la figlia di Harry Potter-

-Eppure… quando ho incontrato Thomas non sembrava minaccioso, anzi ignorava cosa fosse la magia, non aveva nemmeno una bacchetta…-

-E questo è proprio quello che non capisco, significa che tra l’ordine che i mangiamorte gli avevano dato e l’incontro con te qualcuno gli ha lanciato…-

-… La Maledizione Imperius..- concluse per lei Lily.

La vecchia annuì. Un tuono squarciò l’aria. Il cielo fuori era nero come l’inchiostro e le lampade nel salone si accesero di colpo.

-Sta succedendo qualcosa là fuori, lo senti Lily Luna? Qualcosa di terribile-

Lily notando che stava cominciando a farsi tardi si congedò dalla signora anziana che l’abbracciò forte a sé e la ringraziò per essersi presa cura del nipote. Solo in quel momento la rossa sembrò realizzare che aveva lasciato Thomas da solo a piangere in giardino, sotto alla lieve pioggerellina estiva. Uscendo dalla casa, lo trovò seduto sotto ad un salice piangente con la testa tra le gambe.

-Thomas?-

Non sapeva chi lo stava chiamando in quel momento. Era da molto che se ne stava rannicchiato nel giardino di quella casa tanto carina a piangere. Si era svegliato figlio di nessuno e ora sarebbe andato a dormire orfano, che forse è la stessa cosa. Maledì la sua curiosità, la sua voglia di scoprire a tutti costi da dove provenisse. Cosa ci aveva ottenuto? Solo dolore e tristezza.

-Thomas…-

A malapena si accorse dei passi che si avvicinavano e la mano di Lily che gli carezzava i folti capelli neri. Thomas cercò di trovare quel briciolo di felicità che forse gli era rimasto da qualche parte nell’animo, ma non lo trovò. Si alzò bruscamente e Lily si spaventò.

-Me ne vado…-

-Eh?- chiese confusa Lily che provò nuovamente ad avvicinarsi.

-Vado a cercare quegli schifosi assassini che volevano che ti uccidessi- disse Thomas.

-Oh- fece Lily, si era quasi scordata di essere finita sulla lista nera di quei tizi.

-Comunque tu te ne torni a casa con me- ordinò Lily, cercando di prenderlo per mano e smaterializzarsi.

-Assolutamente no! Ma lo capisci Lily? Quelli là volevano ammazzarti!- urlò Thomas.

Lily si zittì per un attimo, non aveva mai visto Thomas arrabbiato. Subito però la rossa si riprese, era abituata a sceneggiate del genere.

-Certo che lo capisco, mica sono cretina. Quello che non capisci tu è che se loro ti trovano ti possono uccidere con un semplice gesto della bacchetta-

-Allora prestami la tua!-

-Non puoi averlo detto seriamente…-

-Perché? Hai sentito mia nonna… sono un mago pure io a quanto pare-

-Ma sei completamente rincretinito? Credi che basti agitare la bacchetta per difendersi da qualcuno? Cazzo Thomas, usa il cervello!-

-Non mi parlare così!!- urlò Thomas, squarciando definitivamente la calma di quel luogo.

Ma Lily conosceva bene quell’urlo. Sbuffò e si ricompose. Sorrise dolcemente ed abbracciò cauta il ragazzo. Thomas provò a non piangere e a rimanere composto, ma appena il suo naso finì vicino alla spalla della ragazza il punto di rottura arrivò. Lily lo strinse a sé con tutta la forza che aveva e anche Thomas si aggrappò alla rossa. E nonostante la lieve pioggerellina che prese a scendere dal cielo e i singhiozzi di Thomas, Lily se ne rimase lì. Stretta a lui in silenzio. Perché spesso il silenzio vale più di mille parole.



 

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Capitolo 9
*** CREPE ***


Albus la mattina dopo la festa si era svegliato nel suo comodo letto di Grimmauld Place tutto solo. Come aveva aperto gli occhi ci era rimasto male nel non trovare accanto a sé Thomas, ma da un lato ne fu sollevato. Albus in quel momento aveva bisogno di metabolizzare ciò che era accaduto. Passare gli ultimi anni della propria vita con una ragazza come Alice e di colpo baciare un ragazzo era stata una scelta istintiva ma sicuramente soddisfacente. Alzandosi dal letto e dirigendosi verso la cucina Albus pensò che prima o poi avrebbe dovuto dirlo a Rose e a Scorpius. Chissà come l’avrebbero presa. Erano davvero così aperti di mente come sembravano? Sorseggiando il the freddo pensò che in effetti le uniche persone veramente aperte di mente nella sua famiglia erano Lily e Ginny. Madre e sorella avevano sempre dimostrato di essere avanti con i tempi. Certamente anche Harry con un po’ più di tempo avrebbe accettato la cosa, quanto a James… sarebbe stato difficile. Lily non osava confessargli che stava con Scorpius, figurati se Albus poteva fare coming out senza rischiare di morire. In ogni caso non era certo il momento di correre. Lui e Thomas si erano solo baciati. Albus moriva dalla voglia di sapere cosa ne pensasse il babbano, era però anche imbarazzato. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Con Alice questo genere di cose erano certamente più semplici. Lei non aveva peli sulla lingua e diceva tutto in maniera chiara appena ne aveva l’occasione. Finendo di fare colazione Albus meditò sulla possibilità di usare la legimanzia su Thomas, in fondo non se ne sarebbe nemmeno accorto. In quel momento di pura felicità Albus sentì una smania tra le mani e corse a cambiarsi in camera sua. Aprì l’armadio e ne tirò fuori la maglietta più bella che aveva, era azzurro chiaro e risaltava i suoi occhi verdi, cercò dei pantaloni da abbinare e si mise le scarpe. Si lavò con cura i denti e si sistemò nella maniera più ordinata possibile i capelli. Dopo poco era pronto per uscire e in pochi secondi si trovò nel laboratorio del ministero. Nonostante fosse sabato mattina e gli impiegati erano a casa dal lavoro, Albus sentiva dentro di sé che quello era il giorno in cui avrebbe scoperto qualcosa di assolutamente importante per Thomas e la profezia e così tutto sorridente e ignaro del caos che qualche ora sarebbe scoppiato a casa Potter si mise al lavoro.
 
 
 
Scorpius posò il giornale sul lungo tavolo di ebano della sala da pranzo. Astoria dall’altro lato del tavolo si portò la tazza di the alla bocca tremando. Il biondo studiò la madre. Era una donna molto bella, magra e con lunghi capelli mori cotonati. La vecchiaia aveva avuto pietà di lei. Il mago sbuffò e cominciò a battere le dita nervoso sul tavolo. La madre alzò lo sguardo su di lui e sorrise.

-Era una bella festa?-

Scorpius annuì, ripensando a Hugo e James che cantavano gli Abba e alla sua piccola Lily ubriaca che ballava spasmodicamente. Scacciò quel dolce pensiero.

-Mamma… sai che dobbiamo rivolgerci al padre di Albus, vero?-

Astoria sospirò e si guardò attorno, sperando che la servitù non fosse nelle vicinanze.

-Scorpius è molto nobile preoccuparsi per tuo padre, ma come ti ho già detto non c’è di che temere-

Il biondo guardò la mamma e sbuffò.

-Gli do un giorno, poi andrò da Harry a confessare-

Astoria stava per replicare ma Scorpius si alzò bruscamente e seguito dal suo gatto magico si avviò verso il giardino. Astoria si fermò a guardarlo allontanarsi, gli ricordava così tanto Draco da giovane.
 
 
 
Lily e Thomas tornarono a Grimmauld Place che ormai il sole era tramontato. Appena entrarono in casa un forte odore di cibo giunse alle loro narici. Lily guardò un po’ preoccupata Thomas che era ancora scosso dalle notizie che aveva appreso nel pomeriggio e anche lei in effetti non sapeva bene come comportarsi con lui. Non vedeva l’ora di parlarne con James in privato, lui sicuramente l’avrebbe aiutata. I due ragazzi oltrepassarono lo stretto corridoio dell’entrata e arrivarono nel salotto. James se ne stava seduto su una poltrona con le braccia incrociate e appena vide la sorella, la palpebra dell’occhio destro prese a traballare, nel frattempo Albus apparve dalla cucina raggiante.

-Eccovi! Dove eravate finiti?!- chiese con tono forse troppo entusiasta.

Lily guardò Thomas, sperando che fosse lui a rispondere alla domanda. Non sapeva esattamente quanto dire in quel momento.

-Oh… abbiamo fatto due passi, non hai letto il messaggio che abbiamo lasciato?- rispose vagamente Thomas, stampandosi in faccia un sorriso alla vista di Albus.

Il mago negò e togliendosi il grembiule entrò completamente nel salotto.

-Beh quando volete la cena è pronta…- disse sorridendo a Lily.

La rossa annuì ma prima che potesse dirigersi verso la cucina, James la bloccò con lo sguardo.

-Prima di cena dobbiamo parlare… o meglio Lily ci deve spiegare alcune cose-

Lily spalancò la bocca e fissò il fratello maggiore. Aveva usato un tono cattivo, freddo, che con lei non aveva mai usato. Pensò brevemente a cosa potesse essere successo, ma non le venne in mente nulla e quindi pensando che fosse solo uno dei tanti scherzi di James chiese ingenuamente:

-Ovvero?-

-Da quando ti scopi i mangiamorte?-

Gelo. Albus e Thomas guardarono in sincrono spiazzati. Lily sentì il mondo crollarle addosso. James l’aveva scoperto. James sapeva di lei e Scorpius. Sentì una fitta allo stomaco e gli occhi arrossarsi e cominciare a pizzicare, ma non si diede per vinta.

-Di che parli?-

-Per piacere Lily! Parlo di te e Malfoy!-

-Non penso che la mia vita sessuale sia affar tuo-

-Oh io penso di si, se te la fai con le schifose serpi- Albus gli lanciò un’occhiataccia –Ma ti rendi conto della stronzata che hai fatto?!- urlò.
 
-Ah, sì? E tu scusa?- commentò Lily freddamente -Non mi sembra che io ti abbia mai sgridato per le tue numerose avventure sessuali-

-Io non ho mai fatto alcunché con le serpi- James la guardò gelido.

-Quindi tu stai mettendo ad un piano inferiore il mio amore per Scorpius rispetto alle tue notti d’amore prive di sentimento?!-

-Amore?! Amore? Cazzo Lily, tu credi seriamente che quello là sappia cosa voglia dire amare?-

-Sicuramente me l’ha dimostrato di più lui in anni di relazione nascosta che tu portandoti a letto tutte le grifone di Hogwarts!-

James si zittì sconvolto. Si alzò in piedi e marciò verso la sorella che però non sembrava essere troppo spaventata. Nel mentre Thomas ed Albus si guardavano in silenzio senza sapere esattamente cosa dire. Albus cominciava ad innervosirsi, James non aveva il diritto di sparlare così del suo migliore amico.  

-Anni di relazione nascosta?- continuò James, dicendolo più a sé stesso che a Lily.

- Già e sai perché?- rispose Lily gelida -Perché sapevo che tu non saresti mai stato maturo abbastanza per vedermi felice con lui-

Maturo. James guardò per terra e sorrise amaro. Non era maturo, quante volte gliel’aveva detto suo padre? Cacciò quel pensiero in qualche meandro lontano della mente e poi si ricordò solo in quel momento che nella stanza c’era anche Albus.

-E tu non dici nulla..?-

Albus non fece in tempo a formulare un pensiero che James annuì deluso.

-Ma certo… anche tu lo sapevi… siete proprio due stronzi-

Albus non sapeva come replicare, di colpo si era trovato vittima di mutismo. Lily invece che stava oramai piangendo silenziosamente lacrime di rabbia e di delusione, raccolse le ultime forze che aveva in corpo e tirò su con il naso.

-Sai James, per anni hanno detto che era Albus il fratello maledetto della famiglia, ma forse sei tu. Albus sarà stato un serpeverde, ma tu sei l’unico Potter che non è capace di amare-

James guardò duro la sorella. Gli occhi neri di lui si scontrarono con quelli di lei. Stesso sguardo freddo, stessa rabbia. Fu un attimo che Lily si smaterializzò e scomparve dal salotto di Grimmauld Place seguita dopo pochi secondi da James.



 
C’era solo una persona che voleva vedere in quel momento. L’unica persona che era capace di ascoltarla e darle consigli senza giudicarla. Appena si smaterializzò nel giardino della Tana, Lily si asciugò alla bell’e meglio le lacrime e aspettò qualche minuto prima di bussare alla casa. Non voleva che i nonni si preoccupassero. Lei voleva solo parlare con Teddy. Quando sentì di aver raggiunto la calma interiore Lily bussò alla porta di casa e con sua grande sorpresa fu proprio Teddy con una carota in bocca ad aprirle.

-Lily…-

La rossa non fece in tempo a salutare il cugino che riprese a piangere.

-Oh per Merlino, entra dai. I nonni sono andati a teatro e non torneranno prima di mezzanotte…-

Singhiozzando Lily entrò nell’antro familiare e si sedette sul divano abbracciando uno dei cuscini. Teddy finì di sgranocchiare la carota e poi si sedette di fronte alla cugina preoccupato. Non aveva mai visto Lily piangere e quindi doveva essere successo qualcosa di grave. I capelli azzurri e svolazzanti di Teddy si tinsero di nero e si accorciarono, smettendo di svolazzare allegri. Lily lo guardò e tra un singhiozzo e l’altro provò a sorridergli. Adorava questa caratteristica di Teddy, poter cambiare aspetto in base all’umore se si è una persona empatica è una qualità d’oro.

-Allora a chi devo spaccare la faccia?- chiese mesto il ragazzo.

-Non… non devi preoccuparti…- disse singhiozzando, asciugandosi le lacrime.

 -Mah mi preoccupo sì. È sabato sera e tu sei qua sul divano della tana a piangere come Mirtilla Malcontenta- commentò cercando di alleggerire la situazione.

-Ehi… non mi devi offendere ora- provò a sorridere la strega.

Passarono alcuni attimi di silenzio e quando finalmente Lily si calmò, Teddy con calma e gentilezza le si sedette accanto e l’abbraccio stretta a sé.

-Tutto bene?- chiese poi, mentre la cugina si stringeva sempre più tra le sue braccia.

Cercando le parole migliori Lily raccontò della litigata con James e dovette quindi anche confessare della sua relazione con Scorpius, anche se Teddy non sembrava troppo turbato.

-Certo che te e James che litigate deve essere divertente da vedere… avrete tirato giù mezza Grimmauld Place- alleggerì Teddy.

-Sono stata una sciocca… avrei dovuto dirglielo prima- continuò invece Lily.

-Non avrebbe cambiato molto, sappiamo entrambi come è fatto James-

-Si ma…-

-Ascoltami Lils- la interruppe Teddy -Forse dovremmo imparare a metterci nei panni degli altri. Albus è stato per quattro anni con Alice e ora te ne esci tu con questa storia idilliaca con Scorpius, James si sente solo. Forse è solo geloso-

-Geloso?-

-Come gli hai rinfacciato tu: lui crede di non sapere amare o meglio di non sapersi impegnare in una relazione-

-E quindi che dovrei fare ora?-

-Oh assolutamente nulla, se non chiedere il suo perdono-

Lily lo guardò all’inizio accigliata. Chiedere il suo perdono? Ma se era stato lui ad aggredirla! Però lei in effetti non gli aveva detto nulla. Doveva imparare a mettere da parte il suo orgoglio da grifone per l’amore che provava per James. Ma come si diventa meno orgogliosi? E James avrebbe accettato le sue scuse? Tutte queste domande affollavano la testa di Lily che non si accorse che nel frattempo i capelli del cugino erano tornati del loro turchese naturale. Dopo poco appena Lily sembrò essersi rasserenata, Teddy si sdraiò per terra sull’enorme tappeto fatto a mano da Molly, mentre Lily optò per un puf che stava accanto al divano. I due fecero apparire un enorme vasca piena di patatine e due birre e cominciarono a chiacchierare liberamente come era loro solito.

-…e così Alice ha lasciato di punto in bianco Albus- terminò Lily che stava raccontando le ultime al cugino.

-Mmmm eh si che credevo che si sarebbero sposati-

-Mah… io non ho mai capito come facessero a stare insieme-

-Ma perché?!- rise Teddy, alzandosi appena per guardare la ragazza in faccia.

-Ma dai Teddy! Albus tutto preciso e timido e Alice tutta eccentrica e estroversa… no no io me lo sentivo che non sarebbe durata-

-Mmmm sarà..- commentò dubbioso Teddy.

Nella Tana cadde il silenzio e i due ragazzi fecero vagare le menti lontane. Dopo poco Teddy si mise a sedere e fissò intensamente la cugina. La sua piccola Lily che aveva visto crescere. Sentì il cuore colmarsi di tenerezza e sospirò. Lily così piccola e dolce che di colpo si era trasformata in una donna. La piccola di casa Potter ora era un auror, viveva lontano dai genitori e aveva una relazione stabile. Teddy si sentiva come un fratello maggiore per lei. Insomma lui c’era quando aveva fatto la prima magia, quando aveva ricevuto la lettera di Hogwarts, quando era andata a Diagon Alley per la prima volta, la prima volta al binario 9 ¾ …

-Lily?-

- Uhm?-

-Ma dimmi un po’… come cacchio ti è venuto di metterti con il piccolo di casa Malfoy?-


Lily alzò lo sguardo verso il cugino e ammutolì di colpo. L’inizio della loro relazione non lo conosceva nessuno. Era qualcosa di loro, di segreto e se detto a qualcun altro significava svalorizzarlo. Ma in fondo Lily aveva già perso un fratello a causa di quel silenzio mistico che aveva mantenuto per anni e così sorridendo prese a raccontare.
 
 
Era primavera e Lily se ne stava con i piedi nudi immersi nell’acqua del lago di Hogwarts. Era il suo quarto anno e quella mattina per fortuna la McGrannit a causa di un’influenza aveva fatto saltare le due ore di Trasfigurazione. Lily aveva approfittato di quel momento per starsene un po’ per i fatti suoi, mentre Alice sicuramente si trovava in compagnia di Albus da qualche parte del castello. Socchiuse gli occhi e si beò di quel silenzio. Dopo qualche secondo sentì dei passi avvicinarsi velocemente verso di lei, aprendo gli occhi sbuffò. Non poteva mai stare tranquilla. Voltandosi vide Scorpius che se ne stava a riva, vicino alle scarpe della ragazza e le faceva cenno di avvicinarsi.

-Che vuoi Malfoy?- chiese lei salutandolo.

Era da un po’ di mesi che i due avevano cominciato a legare. Tutto era cominciato con una vittoria di Grifondoro contro Serpeverde a quidditch e Scorpius accusandola di aver barato, aveva cominciato a stuzzicarla e a scherzare con lei. Ovviamente Lily, degna sorella di James non era da meno e quindi tra i due sempre più spesso erano cominciate delle gare a chi insultava (ovviamente scherzosamente) nella maniera più originale l’altro.

-Salti le lezioni ora?-

-Macchè non sono mica James, la McGrannit è malata-

Scorpius annuì mentre fissava la ragazza infilarsi le scarpe.

-Beh che c’è?-

Scorpius si guardò attorno imbarazzato.

-Ecco… Lumacorno mi ha appena fermato per chiacchierare…-

-Oddio… che fortuna-

Scorpius rise, sapeva quanto Lily odiasse pozioni nonostante comunque se la cavasse.

-E comunque mi ha detto che questa sera ci sarebbe la cena del Lumaclub-

Lily annuì senza capire, dove voleva andare a parare?

-Però ecco vedi… Lumacorno ha detto che ognuno di noi deve portare qualcuno e io… si ecco, pensavo a te-

Lily sorrise. Vedere Malfoy così impacciato era uno spettacolo raro ma molto divertente.

-Scorpius Malfoy che mi chiede di andare a cena?- disse Lily più per vedere arrossire il ragazzo che per altro.

-Solo perché bisogna invitare qualcuno del sesso opposto sennò portavo Albus!- si giustificò lui.

-Che porterà Alice immagino- replicò lei.

-Merlino, io loro due che si baciano tutto il tempo non li posso più vedere-

Lily annuì, in effetti i due non erano proprio un bello spettacolo. Cadde il silenzio tra i due, Scorpius in attesa di una risposta e Lily presa a pensare al fratello e alla migliore amica. Appena si accorse che in effetti non aveva risposto al ragazzo si ripigliò.

-Allora per Lumacorno accetterò, ma sappi che lo faccio solo come gesto di volontariato-

-Non te ne pentirai…- rispose velocemente il biondo cominciando ad allontanarsi, una lezione lo aspettava.

E in un battibaleno si era fatta sera e se Alice era molto agitata, non volendo sfigurare davanti al ragazzo, Lily si era messa un vestito semplice nero ma che le donava e senza nemmeno truccarsi troppo si era avviata verso l’ufficio di Lumacorno. Scorpius era davanti alla porta che l’aspettava e mentre Lily si avvicinava sorridente non potè fare a meno che notare che fosse molto elegante. Aveva una camicia bianca che risaltava la struttura muscolosa, dei pantaloni neri e un golfino abbinato, con lo stemma della sua casata cucito a lato sul petto. I due si salutarono e bussarono alla porta. Lumacorno aprì già ubriaco.

-Scorpius! E… Lily Luna!- ovviamente il professore era ben contento di vedere la ragazza, famosa figlia di Harry Potter.

In realtà i due ragazzi erano durati ben poco alla festa di Lumacorno. Dopo aver saccheggiato un po’ di cibo e alcool erano scappati nella foresta oscura. Lily si era seduta su un masso cercando di non stropicciare il vestito e Scorpius di fronte a lui le aveva passato una birra.

-Grazie al cielo ce ne siamo andati- commentò Lily che si rese conto che era la prima volta che se ne stava tutta sola con Scorpius.

Quel pensiero lo stava facendo anche il ragazzo e ne fu felice.

-Già, io ci vado solo perché mio padre ritiene che siano fondamentali-

Lily bevve un sorso di birra e annuì.

-Quanto è brutto avere un padre famoso eh?- chiese Lily.

Questa volta toccò a Scorpius annuire. In effetti sia lui che Lily avevano genitori famosi, purtroppo Draco era famoso per essere un vigliacco volta faccia.

-Che c’è?- chiese Lily, notando che il ragazzo si era fatto silenzioso.

Scorpius le si avvicinò appena, poggiando la birra per terra.

-Stavo pensando che in effetti abbiamo più cose in comune di quanto pensassi…-

Lily sbuffò e si portò alla bocca la birra. Fece un lungo sorso per mascherare l’imbarazzo che stava provando. Oltretutto sentiva dentro di sé nascere una nuova sensazione, qualcosa che non aveva mai provato prima.

-Beh tutti e due conosciamo bene Albus, per cominciare- disse Lily, cercando di sembrare tranquilla.

Scorpius la guardò stupito e poi rise di gusto.

-Parlando di Albus…secondo te quanto dureranno lui e Alice?-


-Difficile a dirsi- commentò Scorpius -Per me finiranno per sposarsi, Alice mi sembra una tipa autoritaria ed Albus è così mite e succube di lei-

Lily rise. Non si accorse nemmeno che Scorpius era davvero vicino a lei ora. Nonostante fosse seduta su un masso aveva il volto del ragazzo di fronte al suo. Lo guardò velocemente negli occhi, accorgendosi solo in quel momento delle sfumature grigiastre che avevano le iridi della serpe.


-Scorpius?-

-Si, Lily?-

-Sei pronto alla prossima partita contro Grifondoro?-

Lily si diede mentalmente della stupida. Cosa era stata quella domanda? Aveva rotto quella magia fievole che si era creata. Scorpius stette per alcuni secondi in silenzio, ma appena vide il ghigno che andava formandosi sulla sua faccia, Lily si rilassò.

-Beh, se voi grifoni la smetteste di barare forse potremmo anche vincere-

-Barare? Ma se siamo la casata più leale!- lo interruppe subito lei.


-Mah … Io ho certi ricordi di James che non ci azzeccano molto con la parola ‘lealtà’- commentò lui ghignando -Però devo dire che sei una giocatrice molto abile, sarà perché sei così piccolina, ma quando sali sulla scopa sembra che danzi sull’aria-

Lily lo guardò mentre parlava un po’ imbarazzata. Non era cresciuta ricevendo molti complimenti, certo nonna Molly e Teddy spesso esageravano con i convenevoli, però sia James che Albus erano sempre stati avari di complimenti. Accorgendosi che era nuovamente calato il silenzio.

-Beh dai… anche tu non sei malaccio sulla scopa, certo per me Rose saprebbe fare di meglio-

-Rose?! Questo è un colpo basso-

Scorpius cominciò ad imitare la cugina di Lily e quest’ultima cominciò a ridere a crepapelle. Quando si calmò si fece aria con le mani in faccia, sentiva stranamente caldo. Si voltò a guardare nuovamente Scorpius. I loro visi si erano fatti molto più vicini. Lily non riusciva a staccare lo sguardo da lui. Scorpius le mise una mano sul fianco, Lily sulla spalla e si erano baciati. Un bacio dolce e per niente passionale. Forse era ancora un bacio amico, ma sicuramente da quella sera ne sarebbero seguiti altri che con l’amicizia non avevano a che fare.
 
 
Quando Lily finì di raccontarlo si accorse che era ora di andare a dormire. Teddy senza commentare il racconto della ragazza, per paura di violarlo, le indicò la vecchia camera di Ginny e dopo averle prestato un pigiama le diede la buona notte. Nel cuore della notte, Lily sentì i nonni entrare in casa e andare silenziosamente a dormire. Sbuffando e senza trovare il sonno si alzò e si mise ad osservare la luna che faceva capolino tra le tende mal tirate della finestra. Si domandò se James l’avrebbe mai perdonata. Si sentiva male, quella sera aveva perso suo fratello. James, che forse era anche il suo preferito. Si diede mentalmente della stupida e poi chiuse nuovamente gli occhi, decisa che ci avrebbe pensato l’indomani.


 
James fissando la luna finì di fumare una sigaretta. Si voltò in quella vecchia catapecchia che minacciava di cadere da un momento all’altro e si schiarì la voce.

-Sono dei vostri, ditemi che devo fare-

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Capitolo 10
*** IL SENNO PERDUTO DI JAMES ***


I primi raggi di sole cominciarono a farsi vedere oltre il profilo delle montagne inglesi, preannunciando una giornata soleggiata. Scorpius si svegliò quella mattina nel suo letto a Malfoy Manor. Stette immobile per alcuni secondi, concentrandosi sul suo respiro. Si mise a sedere e si sfregò gli occhi.

-Fa che sia tornato- mormorò senza sapere esattamente chi pregare.

Posò i piedi sulle mattonelle fredde e senza cercare le ciabatte si alzò e si avviò verso la camera dei genitori. Quando si trovò davanti alla porta si bloccò. Una mano lasciata a mezz’aria e i denti che mordicchiavano le labbra. Con la mente ricordò quando era piccolo e aveva paura di quel castello enorme e oscuro e spesso di notte sgattaiolava tra le braccia della madre. Chiuse per un attimo gli occhi e poi facendosi forza aprì piano la porta. Infilò nel piccolo spiraglio il volto e con lo sguardo andò subito al letto dei genitori.

-Cazzo- bisbigliò, chiudendo la porta silenziosamente e cominciando a correre verso la sua camera.

Scorpius era preoccupato e talmente concentrato sulla figura del padre che non si accorse nemmeno che piccole lacrime stavano colando lungo le sue guance pallide.
 
 
 
Rose quella mattina si era svegliata presto e senza troppe cerimonie si era vestita e si era diretta a Grimmauld Place. Era dalla festa di Thomas che si stava preparando per quel momento. Sarebbe andata da Thomas e gli avrebbe spiegato punto per punto perché aveva provato a baciarlo e poi avrebbe richiesto a Thomas delle scuse. Infondo lei non aveva sbagliato, semmai era stato il ragazzo a darle dei segnali sbagliati. Tutti quei pomeriggi per librerie e conferenze non erano significati nulla? Impossibile. Rose aveva sentito che il legame tra i due non poteva essere solo pura amicizia o interesse per il sapere. No, ci doveva essere qualcos’altro e Rose era ben intenzionata a scoprire cosa fosse. Si guardò un’ultima volta allo specchio e poi salutando Hugo si smaterializzò davanti alla casa dei cugini. Inspirò e ripassò mentalmente il discorso che si era preparata e poi suonò il campanello.

-Jam… ah ciao Rose!- un Albus balbettante e apparentemente deluso le aprì la porta.

-Ciao anche a te! Felice di vederti- disse con sarcasmo la ragazza entrando nella casa.

Albus le fece largo nel corridoio e poi le spiegò.

-Scusa… è che non so dove sia finito James e sono un po’ preoccupato…-

-Tu preoccupato per James?!- disse ridendo la rossa, convinta fosse una battuta.

Albus però non sembrava scherzare e anzi aveva un viso veramente preoccupato. Rose si diede mentalmente della stupida e mise una mano sulla spalla del cugino.

-Perdonami… è successo qualcosa?-

Albus ci pensò un po’, non sapeva se fosse corretto raccontare la faccenda a Rose. Dopotutto però era per colpa della mania di Lily di tenere tutto segreto che era successo quel casino. Così guardò la cugina, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

-James ha scoperto di Lily e Scorp… diciamo che non è finita bene. Ora Lily è tornata a casa di mamma e papà per paura di trovare James arrabbiato… ma di James non c’è traccia-

Rose spalancò la bocca. Questa proprio non se l’aspettava. Poteva solo immaginare come si poteva sentire Lily, così aggrappata a quel segreto vitale.

-Mi dispiace… purtroppo credo che James abbia solo bisogno di tempo-

Albus annuì.

-Ma dimmi invece, cosa ci fai qui?-

Rose sembrò ricordarsi solo in quel momento il motivo per cui si trovava a Grimmauld Place.

-Si… giusto… c’è Thomas per caso? Dovrei parlargli…-

Albus la guardò accigliato.

-Penso sia in camera sua… è successo qualcosa?-

Rose si avviò verso le scale.

-Oh nulla di che, volevo solo invitarlo ad una conferenza-

Albus annuì e senza notare il lieve rossore che stava imporporando le guance della cugina, tornò in cucina.
 
 
 
Quando Scorpius bussò alla porta del famoso Harry Potter, facendosi strada tra decine di paparazzi agguerriti, si aspettava di tutto ma non di certo che fosse Lily ad aprirgli la porta.

-Tu?- chiese sorridendo dolcemente.

La ragazza cercò di sorridergli in risposta, ma gli occhi un po’ arrossati e un lieve tremore la tradirono. Scorpius le prese istintivamente le mani, preoccupato.

-Che è successo?!- sussurrò, serrando deciso le piccole mani della ragazza tra le sue.

Lily non fece in tempo a rispondere che una voce fece capolino.

-Lils tesoro, chi è?-

La ragazza si liberò dalla presa del biondo e voltandosi entrò nella casa.

-Scorpius-

Ginny e Harry accorsero nel salotto senza capire ma immaginando che Scorpius dovesse essere lì per un qualche motivo importante. Il biondo salutò educatamente i due coniugi che oramai conosceva abbastanza bene, poi lanciò un’occhiata alla ragazza cercando di decifrarla.

-Che sorpresa Scorpius… tutto bene?- chiese Harry, rompendo il silenzio.

Il biondo tornò a fissare l’uomo e torturandosi le mani, cercò di sostenere lo sguardo del prescelto, così uguale a quello di Albus.

-Ecco… in realtà no, sono qui per mio padre… è scomparso-

Lily si portò le mani alla bocca, mentre Harry e Ginny si lanciarono uno sguardo carico di preoccupazione.

-Manda un gufo ad Hermione-

Scorpius avrebbe tanto voluto ribattere, dire che non c’era bisogno di scomodare il ministro, ma in fondo Harry aveva ragione. Erano settimane che suo padre non si faceva più vedere.
 
 
 
Rose e Thomas si stavano fissando in silenzio da un bel po’, mentre finivano di piegare il bucato asciutto. Rose usava la bacchetta e rimanendo composta mentre Thomas cercava di piegare alla bell’e meglio i panni usando le piccole mani ossute.
 
-Allora… se la memoria non mi inganna immagino che tu voglia delle spiegazioni…-
 
Rose ringraziò il cielo che Thomas avesse rotto il ghiaccio così.

-Esattamente-
 
Thomas rimase in silenzio finendo di piegare quello che doveva essere un vestito di Lily.
 
-Mi sono comportato come uno stronzo e mi dispiace. Io non sono così. Tu non te lo meriti, hai fatto così tanto per me da quando sono così… è solo che Rose… tu non mi piaci-
 
-Oh…- un sussurro di delusione uscì dalla bocca della rossa.
 
-Non fraintendere. Sei una ragazza carina, dolce, molto intelligente… ma non sei il mio tipo-

-Purtroppo per me non sono come Lily- disse ignorando lo sguardo infastidito di Thomas -Quelle come lei piacciono a tutti-

Thomas non disse niente per qualche minuto, poi disse:

-Rose a me non piace nemmeno Lily…-

-Si in effetti non è proprio il tuo tipo- lo interruppe lei.
 
Thomas sbuffò.
 
-No Rose… non hai capito… a me non piacciono quelle come te e Lily…-
 
Rose si fermò un attimo e scrutò Thomas. Cosa intendeva dire?
 
E se…
 
Furono pochi attimi. Rose vide davanti a sé Thomas rifiutare il suo bacio. Lo vide mentre declamava ad alta voce Oscar Wilde, lo vide mentre scrutava di nascosto Albus… e poi vide Albus davanti a sé con il fiatone che le agitava in faccia un pezzo di pergamena.
 
-Rose corri, gli zii hanno bisogno di noi!-
 
 
 
 
James non sapeva esattamente da quanto fosse sveglio. Si sentiva molto stanco e debole, gli occhi erano arrossati e anche i suoi muscoli erano desiderosi di un bel materasso soffice. Eppure la sua giovane e brillante mente era iperattiva. Troppo attiva. James non riusciva a trovare un momento di pace e di lucidità. Cercava di combattere contro il suo stesso cervello che saltava da un’idea all’altra ma è difficile annientare il nemico se il nemico si trova nella propria testa. Sbuffò e cercò di ricomporsi, sentendo dei passi avvicinarsi. Non fece nemmeno in tempo a voltarsi completamente che una figura aleggiava dietro di lui.
 
-Hai un ottimo udito… dote molto importante per i maghi- disse l’uomo vestito di nero, portandosi accanto a James.
 
Il ragazzo lo scrutò eppure non riuscì a riconoscere il mago oscuro.
 
-Avrei anche un’ottima vista se non ti fossi incantato il volto… non vi fidate ancora di me?- chiese James, intuendo che tutto in quella catapecchia fosse incantato.
 
Il mago rise amaro.
 
-Beh diciamo che la fiducia bisogna conquistarsela-
 
-Ho abbandonato la mia famiglia, penso che questo possa bastare-
 
-Hai abbandonato la tua famiglia o sono loro che hanno abbandonato te?-
 
James scosse la testa e si voltò verso la finestra. Era inutile dialogare con quell’uomo, sapeva sempre rigirare le cose come voleva. Non passarono molti minuti che altre due figure velate apparvero nella sala. Nessuno però sembrò mostrare molta attenzione a James, probabilmente nemmeno l’avevano riconosciuto. In effetti anche lo stesso James era curioso di guardarsi allo specchio, oggetto che mancava in quella casa. Chissà cosa si era conservato del suo aspetto iniziale. Il ragazzo non potè nemmeno concludere questo pensiero che una figura anziana e traballante entrò nel salone. Tutti scattarono verso il lungo tavolo che stava al centro della stanza e così anche James li seguì. Appena il vecchio si sedette calò il silenzio, in attesa di qualcosa.
 
-Novità?- chiese poi il vecchio.
 
James lo fissò di nascosto. Sentiva di averlo già visto da qualche parte. Era indubbiamente molto vecchio, il volto pallido era decorato da decine di rughe, aveva gli occhi azzurri come il ghiaccio e capelli biondi platino. In gioventù doveva essere senza ombra di dubbio un bel ragazzo.
 
-Le migliori possibili- rispose un uomo seduto vicino al vecchio.
 
-Allora?- chiese spazientito.
 
-Sembrerebbe che il piccolo Malfoy si sia rivolto a Harry Potter e che tra qualche ora partirà la missione di ricerca-
 
James sentendo nominare il padre si ridestò ma subito qualcosa nella sua mente scattò e tornò ad osservare il vecchio, concentrandosi sulle mani tozze e coperte da tatuaggi.
 
-Bene… in tal caso dovremo solo aspettare un indizio che ci avvisi dove si trovino esattamente dopodiché attaccheremo- disse conciso l’uomo anziano.
 
Le figure scure annuirono tutte. Solo uno, che stava seduto accanto a James tentennò un attimo.
 
-Ma signore… come faremo a sapere dove e quando Harry Potter si troverà esattamente?-
 
Tutti si voltarono verso di lui incenerendolo con lo sguardo. Il vecchio invece scoppiò a ridere di una risata tetra che raggelò il sangue a James.
 
-Dubiti di me?-
 
-No signore…- tentennò ancora.
 
-Non preoccuparti è questione di attimi e riceveremo un indizio di luce e finalmente in una sola mossa porremo fine alla dinastia dei Malfoy… stupidi e vigliacchi e con un po’ di fortuna anche Harry Potter-
 
James si alzò di scatto e tutti si voltarono verso di lui. Il vecchio sorrise soddisfatto e dopo un suo veloce gesto della mano, quasi impercettibile, James tornò a sedersi composto e silenzioso. I suoi occhi vagarono lontano e la sua mente lottava contro un nemico invisibile ma troppo forte in quel momento. Dopo questo piccolo teatrino apparve dalla finestra un cavallo fatto di luce che trottò attorno al tavolo e poi si fermò vicino a James, la figura aprì appena la bocca e da questa ne uscì la voce di Ginny:
 
-James non ho idea di dove tu possa essere ma raggiungi tuo padre ad Arran… è urgente!-
 
James spalancò la bocca ed allungò una mano verso il cavallo, ma questo svanì nel nulla prima che il ragazzo potesse toccarlo. James rimase spiazzato, la voce calda e preoccupata di sua madre lo portò per un attimo alla lucidità. Cosa ci faceva lì? Perché era così arrabbiato? Cosa era quel sentimento che lo stava divorando internamente?
Fu solo un attimo però perché poi tutto divenne nuovamente cupo e pesante.
 
-Signori ecco a voi l’indizio… andate-
 
Molti dei Mangiamorte balzarono in piedi e si smaterializzarono. James esitò un attimo e poi scomparve nel nulla.
 
 
 
 
Casa Potter era molto animata in quel momento. Hermione faceva avanti indietro per il salotto interrogando in continuazione Scorpius, che seduto sul divano cercava di dare più informazioni possibili. Ron nel frattempo annotava tutto e Harry cercava una pista da seguire. In tutto ciò Ginny e Lily facevano avanti e indietro dalla cucina, portando scorte industriali di caffè per favorire l’attività dei neuroni. Scorpius spiegò che il padre mancava da settimane da casa, era partito per un viaggio di lavoro ad Arran nel nord della Gran Bretagna e da lì non aveva più dato notizie di sé. Dopo un’ora e mezza il magico trio sembrava soddisfatto.
 
-Malfoy era cambiato… questa sparizione ha di sicuro a che fare con quei pazzi degli ultimi seguaci di Voldemort- disse Harry con il suo tono calmo e piatto.
 
Hermione e Ginny annuirono sospirando.
 
-Dobbiamo pensare però che sono settimane che non si fa vivo… potrebbe… accidentalmente…- cominciò Ron.
 
-Ronald!!- lo zittì immediatamente Hermione, facendo cenno con la testa verso Scorpius che sembrava rendersi conto solo in quel momento di quell’opzione.
 
Il rosso ammutolì davanti allo sguardo della moglie e cominciò a chiacchierare con Harry su chi chiamare di auror per andare a cercare Malfoy.
 
-Forse… ho sbagliato. Dovevo venire prima…- mormorò Scorpius guardando le tre donne.
 
Hermione e Ginny lo guardarono con amore, come se fosse loro figlio. Lily invece in quel momento avrebbe tanto voluto abbracciarlo e stringerlo forte a sé, ma non osava, ancora bloccata da quel suo amore per il segreto. Ovviamente Scorpius lo sapeva e infatti le sorrise debolmente, sperando di farle capire che aveva compreso il suo comportamento freddo.
 
-Beh dobbiamo andare ad Arran il prima possibile. Ginny manda un patronus a Teddy, James… Albus e Rose- disse Harry alzandosi in piedi.
 
-Solo loro?- chiese Ginny preoccupata.
 
-Non voglio che si mobiliti l’intero ministero… è una questione delicata e meno persone sanno meglio è-
 
Ginny annuì nonostante avesse dei dubbi e mandò dei patronus ai due figli e a Teddy.
 
-E una volta che saremo là?- chiese Lily preoccupata.
 
Harry la guardò con dolcezza e paura. Stava mandando i figli al macello? Si stava comportando esattamente come Albus Silente aveva fatto con lui?

-Dovrete essere pronti a tutti, se ci stiamo mobilitando noi è molto probabile che anche qualcun altro si stia dirigendo verso Arran- rispose Hermione in tono serio.
 
-E cosa dobbiamo fare in quel caso?- chiese Scorpius.

Lily sentì un groppo di preoccupazione bloccargli la gola: non potevano macchiarsi le mani di sangue, certo c’era in ballo la vita del padre di Scorpius, ma era giusto a neanche vent’anni uccidere? Eppure i suoi genitori e i suoi zii non avevano fatto la stessa cosa, per imporre il bene sul male? Ma si può parlare di bene quando ci si macchia le mani di sangue? Lily impallidì a quelle domande, era un auror e non si sentiva pronta ad uccidere. Né Harry né gli altri adulti risposero a quella domanda.
 
Dopo quella breve riunione in salotto Lily era andata a prepararsi in camera sua. Scorpius era stato inizialmente in salotto silenzioso, ascoltando i discorsi di Ginny ed Harry, poi notando che nessuno stava badando a lui era sgattaiolato al piano di sopra. Silenziosamente aveva raggiunto la stanza di Lily memore di tutte quelle volte che si era smaterializzato di nascosto nei giorni estivi nel cuore della notte. Aprì appena la porta e infilò la testa, fece vagare lo sguardo per tutta la stanza, finchè la trovò con in mano il pigiama che osservava fuori dalla finestra sovrappensiero. Scorpius entrò in punta di piedi e senza che lei potesse abbandonare i suoi pensieri profondi la abbracciò stretta a sé e fece aderire il suo petto con la schiena della ragazza, chiudendo gli occhi per un istante e facendosi cullare dal respiro di lei.
 
-Scorp…-
 
-Si?- rispose lui con gli occhi chiusi.

-Secondo te dovremo uccidere?-

Scorpius si staccò da lei e la fece voltare dolcemente. Le portò una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio e la osservò silenzioso mentre gli occhi di lei scappavano dalle iridi grigie del ragazzo.
 
-Spero di no… ma se dovesse diventare necessario temo di si- disse.

-È che io…insomma… non penso di essere in grado di uccidere una persona-
 
-E questo è sicuramente uno dei tuoi grandi pregi-
 
-Si però… io penso che non riuscirei mai a farlo… Scorp… anche se si trattasse di … non lo so- disse poi scuotendo la testa delusa e allontanandosi dal ragazzo.
 
Il biondo la osservò mentre si allontanava da lui e andava a sedersi sul letto. C’era qualcosa che non andava ma Scorpius non riusciva a capire che cosa fosse, perché era certo che il malumore della ragazza non fosse causato solamente dalla scomparsa di Draco.
 
-È così necessario dover uccidere qualcuno?- chiese Lily.

-Purtroppo è necessario quando tutto il possibile che hai fatto non è stato sufficiente-
 
Lily annuì e si guardò le mani che avevano preso a tremare.
 
-Solo… io non sento di avere il potere decisionale per poter porre fine a una vita, capisci?-
 
Scorpius si sedette accanto alla rossa e le prese le mani tra le sue.
 
-Ma Lily… noi stiamo lavorando per creare un mondo migliore, noi non uccideremmo nessuno. Noi combattiamo per validi motivi tutti i giorni… e anche se forse potrà capitarci di uccidere qualcuno, lo dobbiamo fare pensando che siamo dalla parte della ragione…-
 
Lily annuì e poi alzò lo sguardo verso Scorpius, per la prima volta quella mattina.
 
-James sa di noi…-
 
Scorpius per un attimo rimasto di sasso ma poi abbracciò di slancio la ragazza.
 
-Non l’ha presa bene… ma io ora sono così stanca di questi segreti, stanno uccidendo piano piano la mia famiglia-  

-Lo so… forse è giunto il momento di prendere una decisione e dirlo ai nostri parenti- bisbigliò lui, carezzandole la testa.

Riprese ad accarezzarla in silenzio, sentendola calmarsi lentamente.  Lily si rilassò contro di lui, chiudendo gli occhi e sospirando piano annuendo poi con la testa.  Dopo qualche attimo Lily sgusciò via dalla presa del ragazzo e gli cinse il collo con le proprie mani e fregandose che al piano di sotto ci fossero i genitori e gli zii si gettò sulle labbra del ragazzo dando inizio ad un bacio furioso.  In un attimo Scorpius si ritrovò sopra di lei mentre le sue mani scivolavano sotto la maglietta bianca, andando a toccare quella pelle che conosceva a memoria.  Nel mentre le labbra di lui scesero lungo la mascella fino al collo, baciandolo e mordicchiandolo mentre la teneva inchiodata contro il letto. Con un ginocchio le aprì le gambe, posizionandosi fra di esse e continuando a baciarla, la mano che dal ventre risaliva e sfiorava il ferretto del reggiseno e la sua pelle morbida.

-Ehi…- cercò di calmarsi un attimo lei, mentre Scorpius si staccò subito.
 
I due si sedettero sul letto uno accanto all’altro con il fiatone e rossi in volto.
 
-Magari non ora…- disse lei un filo imbarazzata.
 
-In effetti non sarebbe il migliore dei modi per far sapere ai tuoi che stiamo insieme-
 
Lily rise e poi lasciò un bacio leggero sulle sue labbra. Da quel piccolo tocco però il bacio divenne più profondo ma il tutto venne nuovamente interrotto dalla voce di Harry che urlava al piano di sotto che era giunto il momento di andare. Arrossendo appena Lily e Scorpius si staccarono e scesero al piano di sotto.


 
 
 
Lily aprì gli occhi e vide attorno sé solamente alte scogliere bianche e mare. Un forte odore di salsedine appestava l’aria. La ragazza si guardò attorno e vide vicino a sé Harry, Ron ed Hermione che avevano già cominciato a controllare l’isola. Teddy si muoveva cauto coprendo le spalle al trio. Apparvero poi Albus e Rose, quest’ultima con il volto un po’ sconvolto. Lily corse da Albus mentre appariva anche Scorpius che sembrava agguerrito.
 
-Al… che ne pensi?- chiese Lily abbracciandolo velocemente.
 
Il ragazzo scosse la testa e strinse la presa attorno alla bacchetta.
 
-Tu come stai?- chiese poi riferendosi a Scorpius, che aveva cominciato ad avviarsi verso Teddy.
 
-Comincio a perdere le speranze…- disse il biondo senza guardare negli occhi l’amico.
 
Lily gli si avvicinò e gli prese timidamente la mano senza dire nulla. Scorpius la guardò di nascosto e gliela strinse forte. Mentre camminavano in silenzio Lily si diede mentalmente della stupida per non essersi preoccupata per lui e per essersi curata solamente di sé stessa. In camera sua era stato lui a consolarla a causa della sua paura di uccidere e lei non aveva fatto nulla per lui, non gli aveva nemmeno chiesto come stava. Sbuffò e si strinse di più nella presa del ragazzo. Camminarono per dieci minuti in silenzio. Tutti pronti a scattare al minimo rumore e proprio quando le speranze si stavano riducendo il magico trio intravide qualcosa nel mezzo di una radura.
 
-Ragazzi di qua!- fece cenno Teddy, indicando ai cugini il corpo esanime di Draco Malfoy che giaceva nel prato.
 
 Scorpius corse verso la sagoma del padre abbassando la guardia.
 
-Respira ancora, stai tranquillo… è solo privo di sensi- gli disse Ron, mentre si accucciava per cercare delle ferite o dei tagli lungo le braccia malamente coperte dalla camicia.
 
Il biondo strinse la mano del padre e tirò un sospiro di sollievo. Era vivo. Certo era malconcio, privo di sensi, svenuto da chissà quanto tempo ma respirava. Scorpius aveva temuto di essere divenuto orfano di padre e invece ecco il padre che credeva di aver perso, respirare malamente tra le sue braccia. Nel frattempo Lily, Albus e Rose si erano avvicinati e avevano cominciato a mormorare parole di speranza al biondo. Harry ed Hermione invece se ne stavano in piedi e si scrutarono per alcuni secondi per poi esclamare insieme:
 
-C’è qualcuno…-
 
Dopo queste parole i giovani auror scattarono in piedi, tranne Scorpius che fece da scudo al corpo del padre. Tutti si guardarono attorno, ma in quella radura fitta era difficile vedere chiaramente se qualcuno si stava avvicinando. Ci fu un lungo silenzio e poi da dietro un albero apparve una figura ciondolante.
 
-Buongiorno famiglia!- urlò James.
 
Albus e Rose abbassarono la bacchetta mentre James raggiungeva il fratello correndo euforico.
 
-James…- mormorò Hermione, rilassando le spalle.
 
Harry però l’ammonì con lo sguardo e senza capire Hermione tornò subito a brandire la bacchetta e si tenne pronta ad un possibile attacco.
 
-Ho visto solo ora il patronus di mamma, che è successo?- chiese ingenuamente il mago.
 
-Il padre di Scorpius era sparito, ma per fortuna l’abbiamo trovato-
 
James provò a guardare il corpo che giaceva dietro a Scorpius, ma questi gli faceva da scudo e quindi bloccò la vista al giovane Potter. Teddy non fece nemmeno in tempo a chiedere a Lily se stesse bene alla vista del fratello che un’esplosione rimbombò sulle loro teste: guardarono tutti in direzioni diverse senza capire da dove effettivamente provenisse l’esplosione.
   
-State tutti bene?- chiese Hermione.
 
Tutti annuirono.
 
-Che è stato?- chiese Teddy ad Harry.
 
-Non so… ma non mi piace, dobbiamo allontanarci il prima possibile…-
 
Il gruppo non riuscì nemmeno a compiere i primi passi che fu subito accerchiato da un gruppo di figure nere, avvolte da stoffe svolazzanti. Gli auror si riunirono attorno alla figura di Draco, pronti a lanciare incantesimi o a scappare, a seconda di come si sarebbe messa la situazione.
 
-Hai visto Potter… sembra che la tua vita sia costellata di battaglie…- mormorò una delle figure.
 
-Salve Dolohov… un piacere rivederti dopo tutti questi anni, mi sono sempre chiesto dove fossi finito…-
 
-O sai com’è… mi sono preso un po’ di tempo per rimettere insieme qualche pezzo grosso che è sfuggito a voi auror…- commentò ridendo ed indicando la figura che stava di fronte a Rose e che si stava avvicinando minacciosamente.
 
Sia Harry che Ron che Hermione sapevano bene che bisognava mantenere sangue freddo in quelle situazioni e bisognava aspettare il momento esatto per scagliare incantesimi. Ovviamente questo concetto non era familiare a Lily che vedendo la mastodontica figura avvolta in teli neri gli puntò dritto al cuore la bacchetta.  Harry si voltò appena in tempo e vide la sua piccola Lily, la bacchetta tesa, un tronco abbattuto abbastanza imponente, a cui mancavano tutte le foglie. Proprio in quel momento Lily scagliò con precisione una fattura sull’uomo che minacciava Rose e subito dopo far cadere su di esso il tronco.
 
-Brava!- ruggì Ron, sorridendo alla nipote e beccandosi un’occhiata da Hermione.
 
Il silenzio che era caduto tra i presenti dopo il gesto avventato di Lily si interruppe. Getti di luce volarono in tutte le direzioni e un paio di figure si accanirono contro Lily, trovandola una strega impegnativa da abbattere.


-Stupeficium- urlò Albus, affiancandosi alla sorella.
 
Un getto di luce rossa scaturì dalla bacchetta del ragazzo ma uno dei maghi oscuri fu abile a bloccarlo e a spedirlo contro ad Albus. Quest’ultimo fu però abbastanza veloce e non venne nemmeno sfiorato dalla sua stessa magia.
 
-Sanno come giocare i tuoi figli- disse il mago che stava invece duellando con Harry.
 
Harry non rispose e lanciò veloce uno sguardo per vedere come se la stessero cavando. Ringraziò il cielo che in quella situazione c’era anche Teddy, che nonostante fosse un po’ il quarto figlio di Harry, aveva molta più esperienza e poteva aiutare i tre piccoli Potter.
 
-Reducto!- urlò con forza James mirando a una serie di grossi abeti.
 
Per un attimo il duello si bloccò e tutti si voltarono a guardare parte della boscaglia ondeggiare mentre un centinaio di rondini abbandonava i rami su cui stavano appollaiate e mentre moltitudini di foglie e rami crollavano a terra.
 
-Correte!- urlò Hermione.
 
Agguantò Rose e la trascinò via, proteggendosi la testa con un braccio mentre controllava che tutti i nipoti stessero correndo dietro di lei. A chiudere la fila c’erano Scorpius e Ron che correvano portando malamente il corpo esanime di Draco. Un mangiamorte aveva quasi afferrato Scorpius ma Teddy che gli copriva le spalle gli tirò una gomitata sul volto mascherato dalla stoffa nera e questo si fermò cominciando a gemere di dolore. Tutti continuavano a correre mentre i grossi tronchi degli abeti minacciavano di cadergli intesta e farli secchi. Dopo poco sbucarono fuori dalla boscaglia nell’altopiano sul mare dove erano arrivati inizialmente. I maghi si fermarono con il fiatone constatando che dei maghi oscuri non c’era traccia. Harry provò ad osservare meglio tra i tronchi caduti se si muoveva qualcosa quando vide lanciarsi contro di lui una luce rossa.
 
-A terra!- urlò appena in tempo.
 
Uno zampillo di luce rossa colpì Albus che non era stato abbastanza veloce, barcollò all’indietro ma si fece forza e anche se molto indebolito, riuscì a rimanere in piedi. Passarono pochi secondi e i mangiamorte erano nuovamente alle loro calcagna. Tutti cominciarono a correre dividendosi. Harry, Hermione e Rose andarono verso le alte scogliere bianche, Ron e Scorpius con James rimasero attorno al corpo mezzo morto di Draco, mentre Lily, Albus con gran fatica e Teddy cominciarono a correre per tutto l’altopiano lanciando fatture a destra e manca.
   
-Petrificus Totalus!- urlò James abbattendo un mangiamorte.
 
Braccia e gambe dell’incappucciato si bloccarono di colpo, facendolo cadere faccia in giù sul prato, rigido come un pezzo di legno. Poco più in là Lily fece svenire un altro mago e così ora erano solo due quelli che correvano dietro a lei, Albus e Teddy.
 
-Sei davvero brava Lily...- disse Albus, che stava lentamente perdendo le forze.
 
-Al… torna a casa smaterializzati!- urlò Teddy notando che il cugino stava rallentando il passo.
 
-Ma avete bisogno di me-
 
-Non così! Così rischiamo di morire tutti…- gli urlò Lily che concordava con Teddy.
 
Per un po’ rimasero in silenzio e poi Lily sentì il rumore della smaterializzazione e voltandosi vide che il fratello era sparito. Si voltò a guardare Teddy e ripresero a correre veloci verso il mare. Un mangiamorte smise di correre e sparì, Lily e Teddy si guardarono confusi e dopo poco un lampo verde sfiorò Teddy.
 
-Avada Kedavra-
 
Lily si voltò a guardare il cugino, temendo il peggio ma quello che vide fu invece una scena quasi comica. Teddy si era fermato, sotto lo sguardo confuso del mangiamorte.
 
-Questa è la bacchetta di mio padre! Se me la spacchi ti ammazzo!- urlò Teddy, correndo come una furia verso il mangiamorte che ancora confuso venne atterrato dal ragazzo che cominciò a riempirlo di pugni.
 
Lily si bloccò e raccogliendo la bacchetta del mangiamorte, vide che oramai Teddy l’aveva quasi fatto svenire per le botte. La rossa guardò la bacchetta oscura e schifata la spezzò per poi lanciarla nel mare. Tornò poi di corsa verso gli altri parenti. Da lontano vedeva che Harry, Rose ed Hermione avevano catturato due uomini e Hermione e Rose si erano smaterializzate con loro probabilmente per portarli al ministero e catturarli. Guardò poi Scorpius e il suo cuore perse un battito. James sembrava impazzito. Lanciava incantesimi contro Ron e Scorpius, cercando di avvicinarsi a Draco.
 
-James!- gridò Harry, correndo verso di lui e cercando di capire cosa stesse succedendo.
 
Nel frattempo Teddy raggiunse Lily. La ragazza lo guardò un po’ preoccupata, era pallidissimo e qualcosa di scuro gli colava da un angolo della bocca.
 
-Cosa sta facendo James?-
 
Ma Lily scosse il capo senza parlare e si mise a correre verso il fratello. James nel frattempo continuava a scagliare magie come un pazzo. Lily e Teddy si bloccarono a pochi metri dal grifone non sapendo cosa fare. Vedevano Ron e Scorpius lanciare sortilegi scudo, mentre Harry cercava di colpirlo con incantesimi che non gli avrebbero fatto troppo male. In quel caos di incantesimi Lily non si accorse nemmeno che Teddy l’aveva presa per mano e che la stava trascinando verso il corpo di Draco. Ron strattonò invece Scorpius verso di sé e poi Lily lo vide. Vide suo padre, la grande leggenda vivente iscrivere un cerchio con la magia al cui interno nessun incantesimo funzionava. James continuava come un pazzo a urlare formule ma dalla sua bacchetta non ne usciva nulla e dopo pochi secondi divenne tutto nero. Lily chiuse gli occhi e dopo quello che le erano sembrati mesi gli riaprì e si trovò stretta tra le braccia di Teddy nel salotto di casa Potter.
 
 
 
Teddy si alzò in piedi e scattò con la bacchetta verso James.

-Incarceramus!- urlò.

James cercò di dimenarsi inutilmente, sentiva le mani e i piedi legati da spesse corde invisibili. Lily si alzò di scatto con la bocca spalancata.

-Teddy perché?- chiese con un filo di voce.

Il ragazzo le fece segno di guardarsi attorno. La ragazza vide Draco che giaceva più morto che vivo sul tappeto del salotto, sopra di lui Scorpius e Ron se ne stavano confusi, mentre Harry che perdeva sangue dal naso e con un viso stravolto come se avesse combattuto contro cento troll cercava di alzarsi in piedi. In quel momento apparvero nel salotto Ginny, che alla vista del marito esanime, di Draco Malfoy svenuto e del figlio che cercava di liberarsi dall’incantesimo di Teddy, sbiancò.

-Che diamine è successo? Harry…-

Ginny corse verso il marito e lo aiutò a farlo alzare, per poi farlo sedere sul divano. Lily osservava il tutto senza capirci nulla.

-James stava cercando di fare un suicidio di massa- sbottò Teddy.

I presenti si voltarono ad osservarlo e rimasero senza parole nel vedere mutare il suo aspetto. I capelli erano diventati neri dalla rabbia e avevano preso a svolazzare come mossi dal maestrale. Ginny si avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla spalla.

-Spiegati-

Teddy si guardò attorno e vide che Ron e Scorpius si erano finalmente alzati dal corpo di Draco.

-Noi portiamo Malfoy al San Mungo… vi faremo sapere-

Lily guardò Scorpius che però in quel momento sembrava troppo preso dal padre ed insieme a Ron si smaterializzò, senza nemmeno guardarla. In effetti come biasimarlo? Suo padre era stato ritrovato dopo settimane, era importante incanalare tutte le energie verso di lui. Lily tornò a concentrarsi sui presenti. Vide che Ginny aveva preso un fazzoletto bagnato e tamponava il sangue che colava dal naso di Harry. Teddy teneva la bacchetta puntata contro James e nel frattempo era apparso Albus, pallido e che con fatica aveva raggiunto una poltrona e vi si era accasciato senza troppe cerimonie.

-Allora… cosa è successo? Lo sapevo che dovevo venire anche io- disse Ginny più a sé stessa che agli altri.

-Non essere sciocca Gin, tu ci servivi qui a casa, nel caso fosse successo qualcosa…-

-Beh Harry, mi pare che sia successo qualcosa! Nostro figlio se ne sta sul pavimento a dimenarsi, Albus è tornato minuti fa da solo e privo di energie e Lily non mi pare all’apice delle sue facoltà-

Lily guardò la mamma mangiucchiandosi il labbro inferiore. Non l’aveva mai vista urlare contro Harry. Quest’ultimo non osò rispondere e passandosi una mano tra i capelli corvini continuò a farsi curare in silenzio.

-Sono sorpreso James… tu per me sei come un fratello e ti sei venduto a quelle canaglie!- sbottò Teddy.

L’atmosfera nella stanza mutò come se fossero arrivati dei Dissennatori. Ginny si voltò a guardare il marito mentre Lily sempre più confusa incrociò lo sguardo di Albus che stava bevendo una pozione rigenerante.

-Tu non sai niente!- disse James indignato.

-E hai ragione, ma forse dovresti darci delle spiegazioni… tipo perché volevi uccidere Draco e tuo padre?-

Ginny strinse il fazzoletto che teneva tra le mani ed abbassò lo sguardo verso i piedi. Albus e Lily erano sempre più sconvolti, mentre Harry spossato stava cercando di recupeare le energie velocemente per poter fare un interrogatorio al figlio come si deve.

-Da quando devo rispondere alle tue domande? Non sei nessuno tu!-

Teddy per un attimo sembrò cedere alla disperazione ma poi stringendo ancora di più la bacchetta e minacciando di spaccarla. Poi però il suo aspetto tornò quello di sempre. I suoi capelli divennero turchesi e svolazzanti come tenere fiammelle.

-Forse io non sarò nessuno, ma sicuramente non sono io quello che si è venduto ai mangiamorte perché la sorella ha dei segreti-

Lily strabuzzò gli occhi ma non fece in tempo a dire nulla, che il cugino si era smaterializzato. Nella casa cadde il silenzio e per la prima volta da mesi tutti i Potter si ritrovarono in salotto. Ginny si alzò in piedi e si voltò verso Albus.

-Hai del veritaserum?-

Albus annuì facendo una smorfia confusa.

-Portamela!- urlò con un tono che non ammetteva repliche.

Albus scattò in piedi e traballante si avviò verso la camera. Harry nel frattempo poggiato una mano sulla coscia della moglie.

-Ginny a parte che non so se sia legale, ma comunque non mi pare il caso di usare il veritaserum su nostro figlio-

-Harry, quello non è nostro figlio! Venduto ai mangiamorte? Cercato di ucciderti? Ti sembra il nostro James?-

Lily deglutì e quando vide Albus tornare con una fiaschetta, cominciò a tremare.

-Bene! Albus, Lily tenetevi pronti con la bacchetta- li ammonì Ginny, mentre si avvicinava con la fiaschetta alla bocca di James.

Ginny trasse un profondo respiro tremante e poi inserì nella bocca di James il liquido. Harry guardava la scena preoccupato ricordandosi quando al quarto anno Silente aveva fatto la stessa cosa con Crouch.

-James… mi riconosci?-

Il ragazzo che dopo aver ingurgitato il liquido aveva preso una smorfia ebete. Al suono della voce della madre annuì e si voltò a guardarla spaventato.

-Cosa è successo ad Arran?- chiese calma la madre, prendendogli la mano.

-Avevo il compito di condurli da Draco Malfoy, lo stavano cercando… non so perché non mi dicevano mai nulla, ma volevano ucciderlo e uccidere anche papà…-

A quelle parole Lily scosse la testa tremante. Harry non sembrava esserci rimasto male, aveva una smorfia impassibile e indecifrabile sul volto.

-Quando siamo arrivati ad Arran dovevo combattere inizialmente con voi per non destare sospetti e alla fine acciuffare il corpo di Malfoy e smaterializzarlo con me- concluse Jamec continuando a guardare la madre.

-Come ti sei legato a queste persone?- chiese Ginny piano.

-Loro… mi avevano detto che ero stato abbandonato dalla mia famiglia. Papà era sempre arrabbiato con me, Lily e Albus non mi dicevano mai nulla e loro mi hanno trovato e mi hanno aiutato-

Lily si aggrappò al braccio di Albus. Si sentiva terribilmente in colpa. Suo fratello era diventato un mago oscuro per colpa sua, se si fosse fidato di lui non sarebbe successo nulla. Sul divano Harry, con gli occhi sbarrati, stava pensando le stesse cose.

-Come hanno fatto a convincerti di queste cose?-

-Non lo so… con l’Incantesimo Imperius probabilmente-

-Sai chi sono queste persone?- chiese Harry che fino a quel momento aveva taciuto.

-C’era un mago anziano biondo, con gli occhi chiari e pieno di tatuaggi… lui è il capo e poi ci sono altri sei o sette mangiamorte ma si erano incantati il volto e non li ho riconosciuti-

Nel salotto cadde il silenzio. Lily e Albus era pietrificati e stretti l’uno nelle braccia dell’altro. Harry e Ginny si guardarono in silenzio mentre James continuava a fissare la madre con uno sguardo ebete. A rompere quel silenzio fu una lettera che giungeva dal San Mungo, dove Ron spiegava che Draco se l’era vista brutta ma ora stava abbastanza meglio e che di lì a poche ore si sarebbe svegliato. Astoria e Scorpius li avrebbero avvisati appena sarebbe tornato cosciente. Hermione e Rose erano tornate a casa dopo l’interrogatorio al mago oscuro, che si era rivelato abbastanza inutile.
Quella sera in casa Potter e non solo sembrava essere caduta una grande tristezza. Tutti si erano ritirati nelle loro camere subito dopo cena, che era stata consumata in gran silenzio. James dormiva sul divano ancora sotto incantesimo e Harry aveva steso su di lui il mantello dell’invisibilità nel caso in cui qualche mago oscuro fosse venuto a cercarlo quella notte.

-Harry…-

-Si?- chiese il mago, voltandosi e trovando Ginny che lo osservava appoggiata allo stipite della porta del salotto.

-Dove abbiamo sbagliato?- sussurrò.

-Tu non hai sbagliato Ginny… piuttosto sono io che l’ho sempre sottovalutato-

Ginny si avvicinò e lo abbracciò.

-Non fare l’eroe come sempre, lasciami portare un po’ di questo peso-

Harry sorrise appena e poi si chinò per baciarla.

-Ti amo- esclamò a bassa voce e con convinzione.

Ginny sorrise mentre lo abbracciava nuovamente e si rifugiava nell’incavo del collo.

-Su… andiamo a dormire-
 
 
 
-Certo che è scomodo il materasso di James- mormorò Lily.

Quella notte aveva deciso di trasferirsi nella camera comune dei fratelli. Sia lei che Albus, ancora sotto shock avevano convenuto che per una notte sarebbe stato meglio dormire insieme.

-In effetti quando di notte sgattaiolava via, usava sempre come scusa che quel materasso era troppo duro per lui-

Lily rise appena e poi tornò a pensare al fratello maggiore. Ripensò a quanto fosse legata a lui, ai bei tempi di Hogwarts quando finivano in punizione insieme per la gioia della McGrannit, alle partite di quidditch… lei e James erano così legati. Com’era stato possibile che in un’estate si fosse rovinato tutto? James le voleva così bene che davanti ai suoi segreti si era sentito talmente tanto tradito da schierarsi con la parte sbagliata. E lei? Era rimasta a guardare, come sempre. Una spettatrice passiva della vita degli altri.

-Cosa c’è Lils?-

La rossa si voltò per guardare Albus.

-Mi sento una pessima sorella…-

-Ehi… ma non è vero… senti noi abbiamo sbagliato ma questo non giustifica le scelte di James… domani mattina quando si sveglierà gli parleremo con calma e torneremo come prima-

-Tu dici?-

-Io dico…-

Lily guardò ancora un po’ Albus. E fu in quel momento che si rese conto di quanto volesse bene anche a lui, nonostante fosse diverso da James e da lei. Albus con la sua presenza silenziosa era sempre stato una costante nella vita della rossa e non l’aveva mai tradita.

-Tra parentesi hai visto che incantesimo figo ha fatto papà oggi?- sbottò nel silenzio Albus.

-Il cerchio al cui interno non funzionava la magia?-

-Già…-

-Già… è stato forte-
 
 
 

-Secondo te devo andare a scusarmi con Harry e Ginny?-
 
Teddy guardò Victoire che sdraiata accanto a lui, passava le sue piccole mani affusolate lungo i tatuaggi di lui. Stette zitta per un po’ mentre sentiva il ragazzo rilassarsi sotto il suo magico tocco. Teddy era apparso in camera sua in tarda serata con un volto indecifrabile e poi le aveva raccontato il tutto, facendole promettere che non ne avrebbe parlato con nessuno.
 
-Magari non domani… ma prima o poi dovrai farlo-
 
Teddy sbuffò ma ringraziò il cielo di non essere mai stato un ragazzo troppo orgoglioso. La cosa che più gli pesava era di aver dovuto guardare il tradimento di James senza poter fare molto. James era un fratello per Teddy. I due avevano sempre avuto un legame forte, diverso da quello che si era creato con Lily ed Albus.
 
-E poi vedrai che appena James tornerà in sé vorrà parlarti- gli mormorò lei, carezzandogli i capelli.
 
-Speriamo… James è un grifondoro, orgoglioso come pochi-

La ragazza scoppiò a ridere e poi lo baciò appassionatamente e la figura di James svanì presto dalla mente di Teddy.
 
E ben presto sorse l’alba e cominciò un nuovo giorno.

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