Come Capuleti e Montecchi

di paige95
(/viewuser.php?uid=1018554)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un amore insospettabile ***
Capitolo 2: *** La necessità della discrezione ***
Capitolo 3: *** Situazioni imbarazzanti ***
Capitolo 4: *** Alla ricerca di un punto d'incontro ***
Capitolo 5: *** Scontro diretto ***
Capitolo 6: *** Soluzione: il dialogo ***
Capitolo 7: *** Tregua ***
Capitolo 8: *** Un inaspettato tentativo di pace ***
Capitolo 9: *** Un pranzo osteggiato ***
Capitolo 10: *** Un sentimento travolgente ***
Capitolo 11: *** Paura delle conseguenze ***
Capitolo 12: *** Un esito negativo...e contrasti ***
Capitolo 13: *** Confidenze ***
Capitolo 14: *** Diffidenza ***
Capitolo 15: *** Lacrime di pentimento ***
Capitolo 16: *** Distacchi e delusioni ***
Capitolo 17: *** Al diavolo il Sangue! ***
Capitolo 18: *** Un legame approvato ***
Capitolo 19: *** Un nuovo anno insieme ***
Capitolo 20: *** Nuovi contrasti ***
Capitolo 21: *** Idea irrazionale ***
Capitolo 22: *** Con occhi diversi ***
Capitolo 23: *** Conoscenze che toccano il cuore ***
Capitolo 24: *** Una nuova amicizia sotto l'Albero ***
Capitolo 25: *** Consapevolezza ***
Capitolo 26: *** Imperio ***
Capitolo 27: *** Tutto sottosopra ***
Capitolo 28: *** Il nostro amore vincerà? ***
Capitolo 29: *** Da parte le promesse ***
Capitolo 30: *** ...conseguenze tanto temute ***
Capitolo 31: *** Richiesta di protezione ***
Capitolo 32: *** Dalla parte del buon senso ***
Capitolo 33: *** Un rincuorante abbraccio ***
Capitolo 34: *** Tra passato e futuro ***
Capitolo 35: *** Alta tensione ***
Capitolo 36: *** Previsione che si autoavvera? ***
Capitolo 37: *** Amorevoli consigli ***
Capitolo 38: *** Una nuova vita ***
Capitolo 39: *** Sulle orme di papà ***
Capitolo 40: *** Il miraggio della felicità ***
Capitolo 41: *** Qualche piccolo compromesso ***
Capitolo 42: *** Costruzione del futuro ***
Capitolo 43: *** La debole àncora dell'amicizia ***
Capitolo 44: *** Un attimo di respiro tra importanti tradizioni ***
Capitolo 45: *** Ride delle cicatrici colui che non è mai stato ferito ***
Capitolo 46: *** Un innocuo tentativo di sabotaggio ***
Capitolo 47: *** Un'incerta libertà ***
Capitolo 48: *** La clessidra della speranza ***
Capitolo 49: *** Una notte agitata ***
Capitolo 50: *** La soluzione più Oscura ***
Capitolo 51: *** La strada per il Bene ***
Capitolo 52: *** La prova decisiva ***
Capitolo 53: *** Fino all'ultimo respiro ***
Capitolo 54: *** Le responsabilità, forse troppo grandi, di un’adolescente ***
Capitolo 55: *** Sulle ali dell'amore ***
Capitolo 56: *** Déjà vu ***
Capitolo 57: *** Lontano dagli occhi, ma non dal cuore ***
Capitolo 58: *** Questione di famiglia ***
Capitolo 59: *** La prigione del cuore ***



Capitolo 1
*** Un amore insospettabile ***


Un amore insospettabile
 
L’estate con i suoi dolci e vivaci colori contribuì a rendere quella giornata gradevole. Per tutti, tranne che per Rose.
La ragazza restava appoggiata alla finestra tutto il santo giorno, sognando Hogwarts, immaginando il momento in cui sarebbe ritornata.
Ma il ricordo di una persona in particolare le faceva totalmente perdere il contatto con la realtà. Quei capelli di un colore che lei non faceva fatica a paragonare alla luce del sole e quegli occhi cristallini color smeraldo le facevano toccare il cielo con un dito.
Rose non aveva mai conosciuto l’amore fino a quel momento, ma si sarebbe giocata la bacchetta sul fatto che quello che provava per quel ragazzo fosse effettivamente un sentimento sincero e profondo.
Lei lo definiva un amore proibito, perché, per quanto lo negasse, il suo nome era e sarebbe sempre stato quello di Scorpius Malfoy. Le era sempre stato detto che tra i Weasley e i Malfoy non corresse buon sangue e per questa ragione non rivelò mai ai suoi genitori l’episodio che si era verificato proprio nell’anno scolastico appena trascorso.
A grandi passi il rapporto tra Rose e Scorpius si era trasformato da una semplice amicizia a qualcosa di ben più intenso; un semplice bacio aveva suggellato quel sentimento. Lei una Grifondoro leale e a tratti ingenua, lui un Serpeverde orgoglioso e tenace, ma questi loro tratti così distanti non avevano impedito ai due di incrociarsi allo stesso bivio.
I loro nomi li precedevano, la storia delle loro famiglie era un biglietto da visita spietato e crudele per due giovani innamorati, che per la prima volta nella vita avevano provato i morsi pungenti dell’amore.
Quella prima estate vissuta l’uno senza l’altra li stava lentamente consumando. Solo i gufi che si spedivano vicendevolmente riuscivano ad unirli, ma Rose e Scorpius dovevano sempre essere prudenti ad intercettarli prima dei loro genitori.
Rose sentiva quel peso insopportabile sul cuore, un peso che esternava spesso con malumore, uno stato d’animo che sfuggiva a Ron e Hermione.
 
Quella mattina la ragazza non ebbe nemmeno la forza di alzarsi dal letto, tanta era la tristezza che provava per quell’incresciosa situazione che si era creata.
Hermione le aprì la finestra per far entrare la luce del sole ed invogliare la figlia a svegliarsi.
“Tesoro, forza. È arrivato un gufo”
A quelle parole Rose si allarmò subito, si precipitò giù dal letto e corse verso il soggiorno. Passò come una furia davanti a Ron.
“Rose?”
La cercò ovunque: sul tavolo, tra i cuscini del divano.
“Papà! Dov’è la lettera?”
Il padre rimase sorpreso dalla reazione della figlia e tardò a risponderle.
“Intendi la lettera di tua zia Ginny?”
A quel nome la ragazza si calmò.
“Z-zia Ginny?”
Si accorse in quel momento di aver avuto un comportamento alquanto sospetto.
“Sì, tesoro. I tuoi zii ci hanno invitati domani a pranzo”
Rose diventò rossa dall’imbarazzo. Stava rischiando di farsi scoprire e tutto per uno stupido fraintendimento.
Era sempre più convinta che quella situazione stesse diventando ingestibile. Così tornò in camera sua, prese un foglio e la penna e si apprestò a scrivere un messaggio per il suo amato.
 
Caro Scorpius,
 
Ma non riuscì a proseguire, perché qualcuno entrò nella sua stanza, facendola sobbalzare dalla paura. A quel movimento il foglio su cui stava scrivendo volò sul pavimento.
“Hugo! Quante volte devo dirti di bussare prima di entrare in camera mia??”
Il fratello si offese a quella reazione “Non prendertela con me, è stata la mamma a chiedermi di venire a cercarti” notò la penna nelle mani della ragazza “Che stavi facendo?”
Rose si imbarazzò nuovamente “N-niente” posò rapidamente l'oggetto sulla scrivania e si alzò dalla sedia “Scendiamo”
Hugo notò il foglio a terra e tentò di richiamare indietro la sorella per farle notare che le era caduto.
“Aspetta, hai perso” lesse il nome, ma non gli era familiare, così scese a sua volta
“Rose, hai perso questo in camera”
Il ragazzo porse la lettera incompleta alla sorella, la quale tentò subito di nasconderla ai genitori, sotto gli occhi interdetti del fratello. Rose fece cenno ad Hugo di mantenere il segreto.
La voce di Hermione interruppe quel silenzioso dialogo.
“Ragazzi, venite a fare colazione?”
 
Un tempismo non proprio perfetto quello di Hugo. Che fosse l’inizio della fine per lei e Scorpius?
 
Continua…

Spazio dell’autrice
 
Salve di nuovo a tutti!
Idea un po’ pazzerella, lo so, ma non posso fare a meno di vedere i Weasley e i Malfoy un po’ come i Capuleti e i Montecchi, un infinito astio tra le due famiglie, che si ritorce inevitabilmente su Rose e Scorpius, i “nostri Romeo e Giulietta”.
Fatemi sapere se questa mia idea vi piace, le critiche saranno ben accette.
Se vi va, a presto con il prossimo capitolo 😊
Baci :3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La necessità della discrezione ***


La necessità della discrezione
 
Quella stessa aria di tensione e paura si respirava anche a casa Malfoy, o meglio, più precisamente, in camera del primogenito di Draco e Astoria.
Scorpius leggeva e rileggeva le lettere che Rose puntualmente inviava a lui. Una di esse, in particolare, faceva sciogliere persino un cuore fiero come il suo, poco propenso alle manifestazioni di affetto in luogo pubblico.
 
Caro Scorpius,
le giornate senza te sono infinite, solo il pensiero della nostra ricongiunzione ad Hogwarts mi consente di continuare a respirare.
Ma quel castello, che ci ha unito, ci divide anche, inesorabilmente. Mia madre e mio padre hanno occhi ovunque lì dentro; se solo per disgrazia venissero a scoprire della nostra vicinanza, credo che non tarderebbero ad avvertire la McGonagall per tenerci separati. Non voglio che accada, quindi non credo sia il caso di rivelare in alcun modo di noi, né ora né mai.
Mi manchi.
La tua devota
Rose
 
Solo un bacio tra loro, ma bastò per rendere il loro legame indissolubile e per arrivare alla conclusione che da quel momento in poi non avrebbero mai più provato quei sentimenti per qualcun altro.
Il ragazzo non aveva mai sentito una parola gentile sulla famiglia della sua “fidanzata”. Rose aveva ragione a non voler uscire allo scoperto, ma conosceva bene il padre della ragazza, chiunque lo conosceva, era uno stimato Auror, famoso per il suo coraggio e la sua clemenza, quindi a Scorpius ciò che spaventava realmente era la reazione di suo padre. Draco non perdeva occasione di inveire contro i Weasley, non riusciva a capire se per invidia o per reale insofferenza, fatto sta che era da escludere categoricamente una sua approvazione. Se i genitori di Rose avrebbero parlato con la preside, Draco sicuramente non si sarebbe limitato alle parole, avrebbe trovato un modo ben più spiacevole per separarli per sempre.
Astoria però non assecondava mai il marito in quelle pungenti parole rivolte ai Weasley, dopotutto a lei non avevano fatto alcun torto, anzi ne era totalmente indifferente.
A differenza di Ron e Hermione, Draco e Astoria avevano notato un certo cambiamento nel figlio: la sua testa era spesso fra le nuvole, quel suo carattere così forte e a tratti arrogante si era ammorbidito da quando era ritornato da Hogwarts.
 
Quella mattina anche a casa Malfoy ci si apprestava ad iniziare una nuova giornata.
“Draco?”
“Mh?” era impegnato a leggere la Gazzetta del Profeta
“Non credi che dovresti parlare con Scorpius? Non sembra stare molto bene in questo periodo”
Ne avevano già parlato, ma Astoria non riusciva più ad assistere inerme al malumore del figlio e avrebbe tanto voluto trovare una soluzione insieme al marito.
“E perché dovrei parlargli proprio io?” finalmente a quella domanda era riuscita ad attirare la sua attenzione e l’uomo aveva alzato lo sguardo sulla moglie
Astoria alzò gli occhi al cielo per la poca perspicacia del marito.
“Perché ho una mezza idea sul motivo”
“E lo vuoi condividere con me?”
La donna era sempre più sconvolta da quelle reazioni.
“È innamorato, Draco” gli rispose con ovvietà
“Cosa??” quella rivelazione lo scioccò
“E credo l’abbia conosciuta ad Hogwarts, altrimenti non si spiega, è sempre chiuso nella sua camera”
L’uomo si riprese lentamente da quella inaspettata notizia.
“Ed io cosa dovrei fare?”
“Parlargli. Sei suo padre ed è giusto che abbia qualche consiglio da te”
Draco non era molto convinto della richiesta della moglie, era una situazione che lo imbarazzava parecchio, ma sembrava proprio che Scorpius stesse crescendo e forse era davvero il caso di fare con lui un certo discorso.
“Tesoro, andresti per favore a svegliare tuo figlio? La colazione pronta. E intanto parlargli, è inutile aspettare”
Il marito, con uno sforzo immane, posò la Gazzetta del Profeta e si diresse verso la stanza di Scorpius.
 
Bussò con una certa enfasi per farsi sentire “Figliolo, tua madre dice di scendere”
Non ebbe alcuna risposta, così, essendo un uomo di poca pazienza, decise di optare per un ingresso plateale.
“Papà!”
Il ragazzo appena lo vide tentò di nascondere le lettere meglio che poté.
“Che stavi facendo?”
Quel gesto non sfuggì a Draco.
“N-niente” si imbarazzò “Hai detto che è pronta la colazione?”
A passo lento e con uno sguardo indagatore, il padre, forse anche spinto dai sospetti della moglie, si avvicinò al ragazzo per vedere quello che nascondeva dietro la schiena; non fu particolarmente stupito quando si accorse che erano delle lettere.
“La tua fidanzata ti ha scritto?”
“L-la mia fidanzata?” panico totale per il povero Scorpius “Sai già tutto?”
“Per la verità tua madre aveva dei sospetti” si sedette accanto a lui
“E non sei arrabbiato?” non aveva previsto quella reazione
“Perché dovrei? C’è qualcosa che non so?”
“No, assolutamente! Se l’approvi, io posso esserne solo felice”
“Se l’hai scelta, sono certo che un motivo ci sarà, no?” era sereno “A proposito, conosco i suoi genitori? Appartiene alla tua stessa Casa? Spero di sì” erano domande scontate, che potevano solo che ricevere risposte affermative
A quei quesiti il ragazzo si spaventò, suo padre non sapeva il dettaglio più importante.
“O-ok, papà” Rose lo aveva pregato di mantenere il segreto, ma tacere equivaleva a dichiarare la propria colpevolezza e mentire non doveva nemmeno essere preso in considerazione “Se non fossi seduto, ti direi di farlo, perché probabilmente potresti svenire”
Anche Draco si stava spaventando a quelle parole.
“Non hai con te la bacchetta, vero?”
“Scorpius, di chi stiamo parlando?”
“Non appartiene ai Serpeverde. È una Grifondoro” cercò di fargli assimilare la notizia gradualmente, ma anche solo quella certezza non fu gradita al padre
Draco si alzò e fissò il figlio dall’alto verso il basso.
“Scorpius, dimmi immediatamente chi è!”
Il ragazzo prese un respiro e parlò tutto d’un fiato, sperando potesse sembrare meno grave.
“Rose Weasley”
Il ragazzo chiuse gli occhi con la sicurezza che sarebbe prontamente arrivata una sberla. Invece non percepì alcun dolore fisico. Riaprì lentamente gli occhi e notò che sul viso del padre c’era un’espressione di delusione e di disgusto.
“Papà?”
L’uomo non fiatò e dopo aver lanciato un ultimo sguardo al figlio, si avviò verso la porta, la chiuse con violenza, scese frettolosamente le scale e come una furia si infilò la giaccia.
Astoria rimase interdetta davanti a quella reazione “Draco, ma dove vai? E Scorpius dove”
Non fece nemmeno in tempo a porgli la domanda, che anche il figlio raggiunse di corsa i genitori.
“Papà, ti prego, fermo!”
Ma il padre lo ignorava “Astoria, dov’è la mia bacchetta?”
“Non so dove sia” la donna faceva vagare lo sguardo dal marito al figlio “Ma volete spiegarmi che cosa è successo in meno di dieci minuti?”
Draco le rispose distrattamente “Tuo figlio ha avuto la brillante idea di mettersi con la figlia di Weasley”
La moglie rimase un momento scioccata a quelle parole, ma poi si ricompose e tentò di fermarlo.
“Aspetta, Draco, rifletti un attimo. Cosa vorresti fare, sterminare quella famiglia?”
“Lo sto prendendo seriamente in considerazione, così finalmente mi levo dai piedi una volta per tutte quei perdenti”
Cercava la bacchetta ovunque, in ogni cassetto e anta di qualunque mobile gli capitasse a tiro. Era un gesto compulsivo il suo, scaricava la rabbia in quel modo.
Quella violenza iniziava a spaventare Astoria, che lo osservava preoccupata.
Gli prese le mani con dolcezza e lo fissò negli occhi.
“Non ti permetterò di fare nulla di tutto questo. Capisco che per te sia uno shock, ma non è così che risolverai questa faccenda”
“Scorpius deve solo ringraziarmi se punto la bacchetta contro Weasley, invece che contro di lui”
Il ragazzo era inerme davanti a quella scena.
“Papà, non è successo nulla di più che un bacio”
Di certo non poteva dichiarare tutto l’amore che provava per Rose, avrebbe solo peggiorato la situazione.
Finalmente Draco, davanti alla reazione della moglie, decise di calmarsi “Ok, va bene. Posso almeno parlare con Weasley? Non porto la bacchetta”
A quelle parole Astoria lasciò libere le mani del marito, il quale uscì dalla porta rapidamente e si smaterializzò.
 
Astoria e il figlio rimasero in silenzio per interminabili secondi, prima che il ragazzo potesse proferire parola.
“Mi dispiace, mamma. Avrei dovuto parlarvi, ma sapevo già come avrebbe reagito papà”
Quella situazione stava diventando insostenibile e i suoi occhi diventarono lucidi.
La madre lo abbracciò, ma non riuscì a consolarlo, promettendo che ci sarebbe stato un lieto fine.
 
Draco comparve esattamente davanti a quella casa. Inevitabilmente provò una sensazione di disgusto.
Bussò contro voglia, sicuramente non sarebbe stata una visita di cortesia.
Ron aprì quasi subito.
“Malfoy!” non si aspettava di trovarsi davanti proprio lui e sospettava che dovesse esserci qualcosa di poco gradevole all’orizzonte “Scusa, ma non ho molto tempo, stavo andando al lavoro e anche Hermione, quindi mi dici brevemente perché bussi alla mia porta a quest’ora della mattina?”
“Immagino tu non sappia nulla”
Secondo Draco, lui avrebbe dovuto esserne informato, in realtà non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
“Di cosa stai parlando?” iniziava a preoccuparsi e per attutire meglio il colpo, si appoggiò allo stipite della porta
“Tua figlia e mio figlio si frequentano”
Ron, dopo un iniziale momento di sorpresa, scoppiò a ridere.
“Molto divertente, Malfoy. Rose non si avvicinerebbe nemmeno a Scorpius se non fosse necessario. Conosce la mia opinione e non farebbe mai nulla di simile” fece per richiudere la porta “Ora, se vuoi scusarmi, devo proprio andare”
Draco bloccò quel gesto.
“Magari scherzassi, Weasley. Se non mi credi, chiedilo a lei”
Ron rimase interdetto e chiuse lentamente la porta. Le parole di Draco gli rimasero in testa. Non riusciva a concentrarsi su altro, se non su quello che aveva saputo.
“Hermione? Tu sapevi che Rose frequenta Scorpius Malfoy?”
“Cosa??”
La donna rimase anch’essa sconcertata.
 
In meno di mezz’ora tutti erano venuti a conoscenza del segreto dei due giovani ed ora la loro felicità era in mano a dei genitori poco propensi al dialogo e all’amicizia.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Situazioni imbarazzanti ***


Situazioni imbarazzanti
 
Fu una rivelazione scioccante per Ron: sua figlia stava crescendo e questo lo aveva notato anche lui, ma da quella certezza al pensiero che Rose avesse un fidanzato ce ne passava. Rimase totalmente paralizzato all’idea che quel ragazzo, quello che la figlia gli avrebbe detto di amare, sarebbe stato proprio un Malfoy. Non sapeva davvero cosa fare, non era preparato a quella eventualità eppure doveva trovare quel dannato coraggio e parlarle, prima che la figlia combinasse qualche guaio.
“Ron?”
La voce della moglie lo riportò totalmente presente.
“Hermione. Sono certo che è meglio sia tu a parlarle”
Sarebbe stato un dialogo troppo imbarazzante, con sua figlia non aveva mai nemmeno sfiorato simili argomenti.
“Mi stai prendendo in giro, vero?”
Anche Hermione era rimasta sorpresa all’udire quella notizia, ma ciò che l’aveva scioccata ancora di più era la reazione di suo marito; inevitabilmente davanti ai suoi occhi passò una grande delusione. Il marito colse quella espressione.
“Ok, ho capito. Vado”
Ron fece per allontanarsi, ma la donna lo bloccò per un braccio.
“Vedi che non hai capito niente. Le parliamo insieme”
Un po’ di sollievo per l’Auror.
 
Il caso volle, che proprio in quel momento la ragazza stesse scendendo le scale, con la solita poca voglia di iniziare una nuova lunga giornata.
I genitori la fissarono come se la vedessero per la prima volta. Rose si bloccò davanti a loro perplessa.
“Che c’è? Ho qualcosa che non va?”
La figlia non capiva, ma Hermione ruppe ben presto il silenzio; cercò di essere comprensiva, anche se quella situazione non era molto di suo gradimento.
“Tesoro, io e tuo padre dobbiamo parlarti. Ci sediamo un momento?”
In quella particolare situazione era essenziale accomodarsi, soprattutto per Ron, che non era ancora del tutto sicuro di riuscire in quell’impresa.
“Che succede?” anche la ragazza iniziava a spaventarsi della reazione dei suoi genitori
Il padre prese inaspettatamente la parola.
“Ti vedi con Scorpius Malfoy?” fermezza e un pizzico di rimprovero nella voce
“E tu come”
Una sconcertante sorpresa per la povera ragazza, si sentì mancare la terra sotto i piedi, temeva davvero fosse la fine di qualcosa che era appena cominciato; per quanto ne sapesse, solo Hugo ne era venuto a conoscenza, quindi poteva essere stato solo lui a fare la spia.
“È stato Hugo a dirvelo, vero?”
“No, Rose, tuo fratello non c’entra nulla” ma quella rivelazione spiazzò la madre ulteriormente “Lui sapeva tutto?” la risposta era ovvia, Hermione non riusciva ad approvare quella relazione, nonostante comprendesse lo stato d’animo della figlia, dopotutto c’era passata anche lei “Tesoro, non credo che tutto questo sia appropriato”
“Mamma, cosa c’è di non appropriato? Io amo quel ragazzo e non mi importa un accidente se i nostri genitori non vanno d’accordo, noi non c’entriamo nulla nelle vostre dispute” prese un respiro, aveva alzato la voce e il fiato le veniva a mancare “E consentimi di dire, sono motivi stupidi, è passato tanto tempo, mi spieghi perché siete ancora qui a rivangare il passato?”
Quella reazione era stata poco apprezzata da Ron, che si era alzato d’impulso e aveva inveito contro la figlia.
“Ehy signorina, piano con le parole! Non ci si rivolge così a tua madre”
Hermione cercò di placare gli animi.
“Ron, lascia perdere, non voleva dire quelle cose”
Cercava di contenere l’ira del marito, ma quel tentativo fu reso vano dalla figlia.
“E invece, mamma, è esattamente quello che intendevo dire” pronunciò quelle parole con un’arroganza che non le era solita
“Ora basta, Rose, fila in camera tua e restaci finché non ti ritorna un po’ di senno!” il padre le indicò le scale con un gesto di stizza “E quel Malfoy non lo rivedi più, mi hai capito?!”
La ragazza guardò Ron con rabbia e corse verso la sua stanza. L'uomo aveva il fiato corto dalla collera.
“Hai esagerato” Hermione non tardò a rimproverarlo
“Io avrei esagerato?! È incredibile! Lei ci urla contro ed io esagero?!”
“Và da lei e parlale, non voglio andare al lavoro in questo modo” lo fissava con determinazione, ora era più arrabbiata per la reazione poco sensibile e delicata del marito “Ronald, non sto scherzando. Parla con tua figlia in modo pacifico”
 
Si avviò per le scale sotto lo sguardo vigile della moglie. Forse aveva esagerato e non sapeva neppure per qualche ragione aveva alzato in quel modo la voce, ma ora la situazione era peggiorata, perché doveva parlare con una figlia arrabbiata, poco compresa e probabilmente delusa.
Nel corridoio incrociò Hugo.
“Papà, perché stavate urlando?” uscì dalla sua camera spaventato da quella improvvisa concitazione
“Niente, figliolo” gli rispose distrattamente
Fece per bussare alla porta di Rose, ma si bloccò quando sentì dei singhiozzi provenire da dentro. In quel momento si sentì davvero una persona pessima, tutto quel dolore che aveva provocato nella figlia lo avrebbe volentieri voluto sopportare lui al suo posto.
Aprì lentamente quella porta.
“Tesoro”
Non gli rispondeva, era rannicchiata sul letto e fissava il pavimento con gli occhi lucidi.
Ron si sedette al suo fianco e provò a cercare le parole più adatte.
“Mi dispiace, piccola. Non volevo ferirti” fece una pausa per organizzare i pensieri “Il fatto è che ho paura, non so neppure io come affrontare questa situazione” con quelle parole catturò totalmente l’attenzione della ragazza “Tu stai crescendo e so che è giusto così, ma mettiti nei miei panni, sarai sempre la mia bambina e vorrei che nessuno”
“Che nessuno?” gli si era avvicinata
“Per di più un Malfoy, Rose!” il suo sguardo era più una supplica che un rimprovero “Suo padre era un Mangiamorte. Come faccio a stare tranquillo sapendo che lui ti ronza intorno?!”
La ragazza si asciugò le lacrime e gli sorrise “Scorpius è diverso, lui è molto dolce e gentile”
A quelle parole Ron si allarmò e si girò di scatto verso di lei “Aspetta, di quanta dolcezza stiamo parlando?”
Rose rise sapendo dove voleva andare a parare suo padre, ma Ron era estremamente serio “Papà, non è successo niente, tranquillo”
“E vorrei ben vedere!” era davvero preoccupato di quello che avrebbero potuto combinare quei due da soli
“Ti prego, fidati di me, se ti dico che non farei mai nulla per disonorare la nostra famiglia e deludervi” era sincera e lui poteva leggerlo nei suoi occhi “Prova ad accettare Scorpius, parlagli e scoprirai che è un ragazzo adorabile. Io lo amo”
La frase tanto temuta, sua figlia lo amava e lui non poteva cambiare quel sentimento.
“Okok ho capito” si sentiva impotente davanti a quella situazione “E comunque, tesoro, l’ostacolo tra voi non sono solo io, anche suo padre non approva, anzi conoscendolo non si abbasserebbe mai ad imparentarsi con noi” figuriamoci se Draco Malfoy poteva approvare di avere come nuora una mezzosangue, quella eventualità era da escludere
“Ma papà, è così grave quello che è successo tra voi?”
“Bè, direi di sì, in quella guerra eravamo nemici, combattevamo per ideali diversi e quelli dei Malfoy non erano così nobili”
“Scorpius è un ragazzo nobile” non conosceva bene i suoi genitori, ma aveva provato sulla sua pelle la bontà del suo fidanzato
“E dimmi, chi gli avrebbe insegnato ad esserlo?”
A quella domanda la figlia non seppe dare risposta.
Ron si alzò dando una veloce occhiata all’orologio.
“Devo andare. Però ti prometto che parlerò con il tuo” non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola “Sì, insomma, con quel ragazzo”
“Grazie, papà”
Le sorrise, ma prima di uscire si voltò un’ultima volta verso di lei.
“E non nasconderci più nulla, ok?”
“Ok”
Quando il padre fu uscito, Rose ripensò a quello che gli era stato riferito su quella guerra. Lei amava Scorpius, ma che stesse veramente facendo un errore a valutare così positivamente quella famiglia?
  
Continua…
 
 
Spazio dell'autrice
 
Colgo l'occasione per augurarvi un sereno Ferragosto! :)  
A presto :)  
Baci :3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Alla ricerca di un punto d'incontro ***


Alla ricerca di un punto d’incontro
 
Draco era rimasto sconvolto dal comportamento di quell’idiota di Weasley; gli aveva riso in faccia senza alcun ritegno, ma di certo non sarebbe finita così quella storia: innanzitutto suo figlio non avrebbe più dovuto rivedere quella mezzosangue, figuriamoci se avrebbe permesso ad una Weasley di macchiare la razza pura dei Malfoy; Scorpius poteva anche scordarselo e poco importava se giurava e spergiurava di amarla, non avrebbe mai benedetto quella assurda relazione.
Non usò lo stesso mezzo dell’andata, non aveva alcuna voglia di tornare a casa e subire il terzo grado della moglie; era stato impulsivo ma più che giustificato il suo comportamento, quindi anche lei prima o poi avrebbe dovuto comprendere le sue ragioni.
Camminava per quelle strade cercando un modo di tenere separati i due giovani, dato che una volta tornati Hogwarts non avrebbe più potuto controllare i loro spostamenti, ma trovò nulla di così potente per sottomettere le volontà dei ragazzi se non le Maledizioni Senza Perdono e gli sembrava decisamente esagerato usare quel tipo di incantesimo su suo figlio.
La sua mente continuava a macchinare questo genere di pensieri, fino a quando non arrivò esattamente davanti alla soglia di casa. Indugiò ad entrare, non gli piaceva affatto la situazione che si era creata lì dentro, ma non poté fare a meno di girare quella maniglia.
Appena fu all’ingresso, non fiatò, ma si guardò intorno in cerca dei componenti della sua famiglia. Una voce nella penombra gli parlò: era sua moglie.
“Ho trovato la tua bacchetta”
Aveva un tono alterato, più propenso alla delusione che alla rabbia.
Draco fece per prendere la sua bacchetta, ma la donna glielo impedì, fissandolo negli occhi.
“Prima dovrai promettermi che non la userai contro nessuno, né in questa casa né fuori”
Il marito non riusciva a guardarla e prometterglielo, posava lo sguardo ovunque tranne che su Astoria. Poi si decise finalmente a considerarla e in quel momento pensò solo che quello doveva essere il vero motivo per il quale l’aveva sposata, aveva tutto quello che mancava a lui: riusciva inspiegabilmente a mettere da parte l’orgoglio e a mostrare una diplomazia senza precedenti; dopotutto era in grado anche di vagliare con più efficacia i sentimenti del figlio, o almeno lei ci provava a differenza del marito.
“Draco? Non sto scherzando”
“Lo so”
L’unica donna che sapesse sottomettere la sua fierezza e che riuscisse a risvegliare quella clemenza assopita.
“Va bene” prese la bacchetta sfiorando leggermente la mano di Astoria e attese che la donna la mollasse
Dopo aver riposto la sua bacchetta, iniziò a cercare con lo sguardo il figlio.
“Scorpius?”
“È uscito, ma non so dove sia andato”
Era sincera e forse anche sollevata; quel ragazzo non avrebbe mai dovuto iniziare quella storia, conoscendo l’opinione del padre, ma la violenza non avrebbe risolto quell’incresciosa situazione, di questo ne era certa.
 
Invece Scorpius la destinazione la conosceva molto bene. Avrebbe impiegato una buona ora per arrivare alla casa della sua fidanzata, dato che la magia fuori dalla scuola gli era preclusa; inviarle una missiva era da escludere, la questione era troppo importante e andava affrontata a voce; se era fortunato, non avrebbe trovato più il padre e forse nemmeno i genitori di Rose; doveva dirle quanto fosse mortificato della situazione che si era creata, non era stata sua intenzione riferire quella storia a Draco ed era più che certo che suo padre non avesse intrapreso una conversazione pacifica e cordiale.
Arrivò finalmente a destinazione, ma decise di non suonare. Conosceva fortunatamente la posizione esatta della stanza della ragazza; tante volte, ad insaputa di tutti, era sgattaiolato fuori a tarda sera solo per vedere il suo profilo riflesso nella penombra, fino a che quella luce non si fosse spenta e con essa anche l’immaginazione del suo innamorato.
Ora però era mattina e doveva sperare che la ragazza fosse ancora nella sua stanza a prepararsi. Non aveva molti mezzi a disposizione che gli fossero concessi per attirare la sua attenzione, così decise di raccogliere da terra un sasso relativamente piccolo e non troppo tagliente, per evitare di fare danni; cercò di prendere la mira e lo lanciò: il sasso colpì il vetro con la giusta potenza, con grande sollievo del ragazzo.
Vide l’ombra della ragazza avvicinarsi all'imposta e aprirla.
Fu una sorpresa per Rose quando lo vide.
“Scorpius! Ma che diavolo ci fai qui?” la sua voce era un sussurro per evitare di attirare l’attenzione delle persone sbagliate
“Rose, mi dispiace. Non volevo che mio padre lo scoprisse. Perdonami”
La ragazza non era arrabbiata con lui, anzi tutto il contrario, ma lei era tre metri da terra e lui per strada, non poteva abbracciarlo per fargli capire il suo stato d’animo.
“Ci sono mio fratello e mia madre in casa. Non sono arrabbiata con te, davvero. Ma ora devi andare, prima che ti vedano” si stava agitando, controllava se stesse attirando l’attenzione di Hermione e Hugo
“Rose, ti prego, non farmi andare via così”
Rifletté un momento sulla sua supplica.
“Aspetta lì, ma nasconditi, tra pochi istanti uscirà mia madre”
Quel consiglio lo accolse e si riparò dietro la parete della casa.
 
La ragazza scese di corsa le scale e uscì rapidamente per non dover dare alcun tipo di spiegazione.
Appena fuori lo cercò con lo sguardo e quando lo ebbe individuato, gli si avvicinò velocemente, prendendolo per un braccio
“Rose”
Lo trascinò lontano, nei pressi di un giardino, lasciando il ragazzo interdetto. Finalmente la ragazza si fermò e scelse un posto sufficientemente appartato per iniziare quella conversazione.
“Ok, Scorpius, che dovevi dirmi? So che non è stata colpa tua”
Ora che lo aveva davanti, si rese conto veramente di quanto gli fosse mancata la sua presenza.
“Sì, questo ce lo siamo già detti”
Anche lui non poteva fare a meno di guardarla; era davvero bella, adorava quelle leggere lentiggini che le velavano il viso; per la verità adorava ogni parte di lei; avrebbe trascorso giornate intere a scrutarla senza mai stancarsi e avrebbe tanto voluto baciarla, ma non sapeva se quel gesto fosse così opportuno.
Rose lesse negli occhi del ragazzo quel tormento interiore, aveva imparato ad interpretare le sue espressioni e poche di essere rimanevano ancora celate a lei.
Anche lei desiderava tanto quel bacio, ma, a differenza del suo fidanzato, riscoprì un’audacia che non le era solita. Si avvicinò lentamente a lui e quando gli fu abbastanza vicino lo fissò negli occhi.
“Rose, ma che fai?”
Sul volto di Scorpius un leggero imbarazzo, che non gli apparteneva.
Non gli rispose, ma posò le labbra su quelle del ragazzo, il quale tardò solo un impercettibile istante prima di ricambiare quel gesto di esplicito affetto.
Fu ancora meglio del primo, ma molto più triste, perché una minaccia incombente pesava sulle loro teste e non erano così sicuri che quello potesse non essere l’ultimo.
“Devo andare” Rose fece per voltarsi, ma lui la fermò per un braccio
“Scappiamo” era deciso, nessuna incertezza nella voce
“Come?” era incredula, credeva d’aver sentito male, faceva persino fatica a formulare quella semplice domanda
“Andiamocene, Rose. Le nostre famiglie non lo accetteranno mai, è inutile convincerli”
Ma come faceva ad andarsene dopo quello che Ron le aveva detto?
“Scorpius, mio padre ha promesso che ti parlerà, è disposto a mettere da parte tutto ed accettarti”
L’espressione del ragazzo non cambiava, era fermo nell'idea che la fuga fosse necessaria.
“E con mio padre come facciamo?!” si stava arrabbiando ripensando alla reazione che aveva avuto quella stessa mattina “Per lui sei solo una mezzosangue e non va oltre questo, Rose. È inutile, lui non vedrà mai quello che vedo io” non le toglieva gli occhi di dosso “Forse così capiranno che vogliamo solo stare insieme e non ci importa di altro”
“Ok” doveva trovare comunque un modo per non rendere drammatica quella fuga “Credo che i miei nonni, i genitori di mio padre, potrebbero appoggiarci” rifletté “Che ne dici di stare da loro per un po’?”
Da quello che gli era stato riferito dalla fidanzata, il padre era propenso al dialogo, quindi se si fossero trasferiti dalla sua famiglia, forse non ci sarebbe stato un ripensamento.
Solo un ultimo pensiero passo negli occhi dei due giovani: come avrebbe reagito Draco?
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scontro diretto ***


Scontro diretto
 
Non sapevano ancora se sarebbe stata la decisione migliore, ma sicuramente la più difficile della loro vita, specie per Rose, la quale stava tradendo veramente la fiducia di suo padre e non era così sicura che il fatto di rivolgersi ai nonni avrebbe reso meno grave quella scelta.
I due ragazzi non si erano nemmeno azzardati a passare per prendere i loro effetti personali.
Erano spaventati a morte, ma in cuor loro sapevano che non c’erano altre soluzioni, almeno se volevano continuare a vedersi. Non volevano di certo vivere una tragica situazione come i protagonisti di quella vecchia storia babbana, che spesso Hermione raccontava alla figlia, dove Romeo e Giulietta, a causa dell’astio tra le loro famiglia, trovarono la morte in giovane età; forse nel loro caso quei pensieri erano un po' esagerati, ma non se la sentivano proprio in quel momento di sottovalutare nessuna delle persone coinvolte
Ma dove era rimasto tutto il coraggio che caratterizzava i nobili Grifondoro? In quel preciso istante Rose faceva persino fatica a riconoscersi, dubitava del fatto che un vero Grifondoro scappasse di casa, mancando di fedeltà alla sua famiglia.
Anche Scorpius si sentiva la coscienza sporca, ma era più che convinto che la ragione non fosse dalla parte di suo padre, non poteva essere dalla parte del giusto l’odio; il ragazzo conosceva bene il passato di Draco, ma sapeva anche che suo padre era diventato un uomo nuovo, non vi era più traccia di quel ‘servitore delle tenebre’, come amava definirsi lui con un tono di rimprovero verso se stesso. Temeva le ripercussioni, anche perché il carattere impulsivo non mancava a manifestarsi in situazioni come quelle, ma doveva confidare che quell’animo gentile e comprensivo non tardasse ad uscire e accettasse la felicità del suo unico figlio. Il suo orgoglio, tipico dei Malfoy, poteva anche andare al diavolo, con Rose capì che c'erano cose più importanti nella vita. Con quel gesto Scorpius era consapevole di passare dalla padella alla brace, si faceva ospitare direttamente dalla famiglia Weasley, nemica storica dei Malfoy.
 
Si erano cacciati in un bel guaio, o meglio i loro sentimenti lo avevano fatto, magra giustificazione difronte alle ragioni dei loro genitori; perlomeno Hermione e Astoria riuscivano a smorzare quell’impeto di rabbia dei loro mariti.
 
Rose e Scorpius arrivarono finalmente a destinazione. La ragazza indugiò a bussare e si voltò verso il suo compagno di viaggio.
“Credo sia meglio se lasci parlare me, o meglio” era in ansia, probabilmente avrebbe deluso anche loro “non è il caso che ti faccia vedere subito”
Il ragazzo percepì quella grande agitazione “Ehy, Rose. Andrà tutto bene.”
L’abbracciò e la ragazza chiuse gli occhi per lasciare che il ragazzo le trasmettesse più efficacemente tutto il coraggio che le era stato professato.
Rimasero qualche istante l’uno nelle braccia dell’altra, fino a che lei non si staccò per annunciarsi agli inquilini di quella casa. Le fece un ultimo sorriso di incoraggiamento, non poteva mostrarsi debole anche lui, altrimenti non sarebbero andati proprio da nessuna parte.
Fu Arthur ad accoglierli.
“Rose!” un sorriso gigantesco quando vide la sua adorata nipote “Che cosa ci” ma le parole gli morirono in bocca e con esse anche il sorriso quando vide da chi era stata accompagnata la ragazza
A quella reazione Rose cercò di placare gli animi fin dal principio.
“Nonno, ti posso spiegare”
Ma non tardò ad arrivare uno sguardo di diffidenza anche verso di lei.
“P-possiamo entrare?” quell'espressione era poco cordiale, non era sicura di averla mai visto sul volto del progenitore e non era di certo d'aiuto, una piccola speranza morì nel suo cuore
Ancora un indugio negli occhi di Arthur, poi però cedette e si scostò leggermente per fare loro spazio.
Rose e Scorpius invece non indugiarono ed entrarono rapidamente.
L’uomo richiuse la porta dietro loro.
“Allora, volete spiegarmi cosa ci fa un Malfoy in casa mia?”
Da dove potevano iniziare? Forse cominciare dal principio era la scelta più saggia, anche se in quella situazione di giudizioso c’era ben poco.
 
La sorpresa che attraversò gli occhi di Draco e Astoria quando scoprirono della sparizione del figlio era indescrivibile; a nulla servirono i tentativi della moglie di calmarlo, per la seconda volta a distanza di poche ore era uscito di casa sbattendo la porta.
Peggio di una furia entrò al Ministero; ignorò tutti gli sguardi indiscreti che incontrasse lungo il tragitto e, anzi, dovevano solo ringraziare Astoria e la promessa che le aveva fatto, se non osava Schiantarli.
Finalmente arrivò all’ufficio del Ministro, ma nemmeno la porta fu un ostacolo per lui.
“Draco!”
“Granger, dimmi immediatamente dov’è mio figlio!” sbattè i pugni sulla scrivania, difronte allo sconcerto della donna
Hermione iniziava a capire poco: perché lei avrebbe dovuto avere notizie di Scorpius?
La tensione era palpabile, ma tentò ugualmente in un disperato tentativo di distendere i nervi.
“Che ne dici se ti siedi e mi spieghi?”
La ignorò.
“È con tua figlia, lo so. Dove sono andati?”
La donna non seppe rispondere alla domanda e come avrebbe fatto se non era a conoscenza della fuga di Rose?
“Draco, non so davvero cosa risponderti, io non so nulla di”
D’improvviso la porta venne riaperta.
“Herm”
Era Ron, che nel momento esatto in cui vide Malfoy, si bloccò a fissarlo. Richiuse la porta, forse sapeva già come sarebbe andato a finire quell’incontro, o meglio scontro.
“Sei un disgraziato, Draco! Ma cosa insegni a tuo figlio? A scappare? È così che si risolvono i problemi in casa tua?” era infuriato, aveva alzato la voce senza ritegno, convinto che la porta fosse sufficiente a smorzare le grida “Fortuna che Rose ha avuto la brillante idea di andare dai miei”
“Che cosa??” era decisamente troppo, suo figlio era scappato con quella ragazza e per di più stava socializzando con quella famiglia voltando le spalle alla sua di famiglia
Ron riprese, rivolgendosi stavolta alla moglie.
“Mi ha chiamato ora mia madre. Ha detto di stare tranquilli perché i ragazzi sono con loro e conoscono la situazione”
Draco si riprese lentamente da quella notizia.
“E invece è colpa tua, Weasley. È stata lei a convincerlo a scappare. Se solo avessi insegnato a tua figlia a stare al suo posto. Lei non è decisamente all’altezza di Scorpius”
“Se la metti così, Malfoy, anch’io avrei due paroline su tuo figlio, sai? Pensi che mi faccia piacere che frequenti il figlio di un Mangiamorte?!”
A quelle accuse Draco non tardò a sfoderare la bacchetta e per tutta risposta lo stesso fece Ron.
Hermione, che era rimasta in religioso silenzio fino ad allora, assistendo al battibecco, non poté tollerare anche uno scontro; si mise in mezzo e fulminò entrambi i contendenti.
“Ora basta! Ma vi rendete conto di dove siete?! E ringraziate che non vi faccia arrestare”
Ron a quelle parole si pavoneggiò, ma il Ministro lo rimbeccò.
“Ho detto arrestarvi”
Dettaglio che probabilmente era sfuggito al marito, perché a quella puntualizzazione si era offeso.
“Ed ora fuori, Ron”
“Cosa??” sperava di aver capito male
“Non farmelo ripetere, esci da qui”
Non capiva, sbatteva fuori lui invece dell’altro. Era per caso impazzita anche lei insieme a tutti gli altri? Uscì come gli era stato chiesto, ma prima non mancò di lanciare un’occhiataccia ad entrambi.
Al marito Hermione avrebbe pensato dopo. Si voltò verso Malfoy, cercando di perdere quell’alone di minaccia e autorità che si era creato intorno a lei.
“Draco, puoi stare tranquillo, i ragazzi sono con i miei suoceri, quindi sono in buone mani”
L’uomo non accennava a riporre la bacchetta e quel particolare non sfuggì al Ministro.
“Vuoi davvero risolvere questa storia a suon di incantesimi?”
Maledetta promessa che aveva fatto a sua moglie, altrimenti a quell’ora sarebbero già stati tutti morti per mano sua. Ripose la bacchetta controvoglia. Ma infondo, anche se avesse ucciso tutti, i sentimenti di suo figlio sarebbero cambiati? Probabilmente sarebbero stati solo rincarati dall’odio e dalla delusione nei confronti di suo padre e lui si era già fatto odiare a sufficienza non approvando quella relazione.
Hermione, a quel gesto di pace, provò a proseguire.
“Draco, ascoltami, dimentica che io sia il Ministro” anche se in realtà non l’aveva mai preso in considerazione “ti parlo da madre e sono sicura che le ragioni che hanno spinto Rose e Scorpius a comportarsi in questo modo siano profonde” lo guardava dritto negli occhi per catturare il più possibile la sua attenzione “Forse molto più dei nostri contrasti” stava iniziando a dare ragione alla figlia? Si stupì persino lei di quello che aveva appena detto
L’uomo rimase un momento interdetto davanti a quelle parole, ma fu solo un secondo d’incertezza, perché poco dopo controbatté nel modo più efficacie che conoscesse.
“Non mi importa un accidente se sei il Ministro. Anzi ti dico di più, a quella scrivania tu non dovresti nemmeno sedere e sai perché? Perché sei solo una sporca mezzosangue” glielo aveva sussurrato quel breve discorso per rendere ancora più chiara la sua opinione
La guardò con disprezzo e imboccò la porta.
Una vecchia battuta per Hermione, a cui non fece alcun effetto “Non sei originale, Malfoy” più che offesa, cominciava a sentire un certo stato di rassegnazione e quella sensazione la spaventava ancora di più, temeva davvero di non riuscire a trovare una soluzione accettabile
 
Nonostante le minacce della moglie, Ron non si era allontanato e aveva atteso dietro la porta, appoggiato al muro a braccia conserte, di certo non l’avrebbe lasciata nelle grinfie di quell’uomo. Quando vide uscire Draco con un gesto plateale, rientrò lentamente.
“Noto con piacere che, con le buone maniere, sei riuscita a fargli abbassare le ali” una lieve soddisfazione sul suo volto e tanto sarcasmo nella voce
“Zitto un po’, Ronald”
L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un ‘te l’avevo detto’, mascherato dalle battute pungenti del marito.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Soluzione: il dialogo ***


Soluzione: il dialogo
 
Anche Arthur e Molly non erano molto convinti dell’avvicinamento tra i due ragazzi, ma, a differenza dei loro genitori, erano di gran lunga più comprensivi, dopotutto con un occhio più attento si poteva percepire l’affetto che legava Rose e Scorpius.
 
 
Molly tentava spesso di ascoltare i ragazzi, di comprendere le loro ragioni e forse quello stesso atteggiamento avrebbero dovuto averlo anche gli altri.
 
Una cosa che invece i signori Weasley non facevano, convinti di potersi fidare della loro nipote, è evitare di lasciarli in casa da soli.
 
Quel giorno Rose e Scorpius si trovavano nelle loro rispettive stanze: la ragazza occupava la stanza che prima era di suo padre, mentre il fidanzato quella degli ospiti. Il ragazzo si stava davvero annoiando, continuava incessantemente ad osservare il soffitto, così decise di far visita all’unica persona che era rimasta in quella casa.
 
Scorpius entrò in punta di piedi.
 
“Rose, posso?”
 
La ragazza non gli rispose, era seduta sul letto intenta nella lettura di un libro.
 
Si sedette al suo fianco con l’intenzione di attirare la sua attenzione, ma non sapeva cosa inventarsi, così si avvicinò lentamente a lei e le depositò un dolce bacio sulla guancia.
 
A quel contatto la fidanzata alzò lo sguardo sul ragazzo un po’ interdetta e rossa in volto.
 
“Scorpius, perché?”
 
Anche il ragazzo rimase interdetto a quella domanda inaspettata.
 
“Ti ho solo dato un bacio per farti alzare gli occhi da quel libro. Che c’è di male?”
 
“Sicuro siano queste le tue intenzioni?” lo guardava con diffidenza
 
Fino a quel momento credeva di sì, ma ora che lei lo faceva riflettere, non gli sarebbe proprio dispiaciuto andare oltre un semplice bacio. Si avvicinò sempre più a lei con l’intenzione di sfiorare le sue labbra, ma Rose si tirò leggermente indietro con la schiena.
 
“Ma che fai?”
 
“Avevo capito che volessi dirmi che quel bacio era poco”
 
Lei in realtà voleva puntualizzare la malizia del fidanzato e non incitarlo a proseguire.
 
“Scorpius, ma ti rendi conto di dove siamo?! Oltretutto questa è la stanza di mio padre”
 
Una strana sensazione di delusione lo invase, ma non replicò.
 
“E poi sarebbe la mia prima volta. Voglio che sia speciale”
 
A quelle parole l’umore di Scorpius si rinvigorì.
 
“E che problema c’è? Rendiamola speciale”
 
La ragazza iniziava a non capire cosa il ragazzo le volesse dire, ma stette ad ascoltarlo con attenzione.
 
“È la prima volta anche per me” la fissò negli occhi con un sorrisetto malizioso che per lei fu nuovo “Ma voglio che sia con te”
 
Rose lo fissava in quegli occhi meravigliosamente profondi e si accorse solo in quel momento di quanto quel desiderio fosse da lei condiviso.
 
Scorpius ruppe quella magia e si avvicinò lentamente a lei per baciarla, ma quando le loro labbra si sfiorarono, sentì una mano spingerlo sul petto.
 
“Aspetta”
 
Aveva promesso a suo padre che non avrebbe fatto nulla di sconveniente e invece era lì proprio a pensare a quel qualcosa; se Ron avesse scoperto una cosa simile, non avrebbe potuto prevedere chi sarebbe stata la sua prima vittima.
 
Scopius le prese la mano che li divideva.
 
“Tesoro, tranquilla, fidati di me”
 
Non avrebbe potuto impiegare un tono più vellutato di quello.
 
Rose era davvero terrorizzata, ma si lasciò comunque trasportare dalle labbra del ragazzo. Il bacio divenne sempre più profondo, ma lei non riusciva a smettere di pensare alla conversazione che aveva avuto con il padre prima della sua fuga: gli aveva promesso che non gli avrebbe più nascosto nulla, ma come faceva a dirgli quello che stava per fare? Sapeva comunque di averlo già terribilmente deluso scappando.
 
La ragazza percepì una mano che le spostava il libo dalle ginocchia senza però interrompe quel lungo bacio.
 
Scorpius la faceva indietreggiare con la schiena con l’intento di farla sdraiare. Lei tremava, un misto di emozioni la invadeva, neppure lei sapeva se lo desiderava oppure no e questo era percepito dal ragazzo perché si staccò all’improvviso: non voleva farle male e nemmeno andare contro la sua volontà, anche se voleva ardentemente quel contatto.
 
“Rose, perché sei così spaventata? Stai tremando come una foglia”
 
“N-niente” si affrettò a spiegare “Non ho paura di te, ma della situazione in cui siamo. Questo potrebbe complicare tutto ed io non voglio che ci separino” fece una pausa “Ho promesso a mio padre che non lo avrei fatto”
 
Le sorrise per rassicurarla.
 
“Perché mai dovrebbero venire a scoprirlo? Non lo diremo a nessuno, giusto? È quello che vuoi?”
 
“Sì” indugiò a proseguire e lui ritornò all’attacco, ma Rose gli mise una mano sulla bocca “Ma gli ho anche promesso che non avrei più mentito”
 
Possibile che quel ragazzo non avesse un minimo di pudore? Che Ron avesse ragione sulla questione della nobiltà?
 
“E poi, Scorpius, sinceramente preferire non combinare casini”
 
“A quello avrei rimediato”
 
Era rimasto un po’ deluso, ma forse Rose aveva ragione.
 
“E come?”
 
“Non te lo dico, Rose” le sorrise “Così, impari”
 
Erano ancora coricati, in un’evidente posizione ambigua e Scorpius iniziò a farle il solletico.
 
Rose si divincolava per far cessare quella dolce tortura e rideva divertita.
 
Il ragazzo la guardava anche lui con un sorriso, come se non avesse mai visto nulla di più bello e inconsciamente tornò a baciarla.
 
La fidanzata non oppose resistenza e ricambiò quel bacio.
 
 
 
 
 
Molly, con la scusa delle compere, si era allontanata da casa, ma la sua tappa principale sarebbe stata il Ministero.
 
Era ora di pranzo, quindi era certa che avrebbe trovato il figlio e la nuora insieme e avrebbe potuto parlare loro.
 
Dopo una breve ricerca, li trovò.
 
“Mamma, che ci fai qui?”
 
“Ciao, ragazzi. Posso disturbarvi un momento?”
 
La donna si sedette accanto a loro.
 
“Vorrei parlare di vostra figlia”
 
Hermione la interruppe, incupendosi.
 
“Come sta? Non ci telefona, immagino non voglia parlare con noi”
 
“Sta bene, cara. Però credo che dobbiate essere voi ad andarle incontro”
 
Ron non era molto propenso al dialogo, dopo che la figlia aveva preso la decisione di scappare di casa; non disse nulla, ma la sua espressione parlava da sé.
 
“Figliolo, credo che Rose abbia solo bisogno di questo, l’orgoglio non risolve la situazione” lui non guardava nemmeno la madre “Prova almeno a comprendere le sue ragioni”
 
A quelle ultime parole si era voltato di scatto verso Molly.
 
“Le conosco già ed eravamo rimasti che avrei parlato con quel ragazzo. Ora però non credo di averne bisogno, visto che ha evidenti influenze negative su mia figlia”
 
Hermione accolse le suppliche della suocera e tentò di convincere il marito.
 
“Caro, non credo di poter sostenere oltre questa situazione. So che Rose è al sicuro, ma io voglio che torni a casa. Andiamo a parlarle?”
 
Ron non riuscì a resistere davanti all’espressione di sconforto della moglie ed anche per lui i giorni passati senza avere quella ragazza al loro fianco non erano stati semplici.
 
“E va bene” il tono era rassegnato davanti alle richieste della moglie e della madre
 
 
 
 
Ron e Hermione si smaterializzarono davanti a quella casa. Entrarono silenziosamente, ma quando non videro nessuno iniziarono a chiamare la figlia a gran voce.

Ancora nessuna risposta.

L’uomo decise di cercarla al piano superiore. Aprì ogni porta e per ultima raggiunse la sua vecchia camera. La spalancò, ma quello che trovò davanti ai suoi occhi lo scioccò.
 
“Papà!”
 
In realtà in due ragazzi si stava solo baciando, ma quell’ambigua posizione non l’avevano sciolta, di conseguenza Ron ebbe subito l’impressione sbagliata.
 
Fulminò entrambi con lo sguardo e si voltò indietro per far allontanare quell'immagine dai suoi occhi.
 
Rose gli corse dietro per provare a spiegare.
 
“Papà, ti prego, fermo, non è come pensi”
 
Passò davanti ad Hermione, che non riuscì a capire cosa fosse successo, ma sicuramente le sue intuizioni non erano di buon auspicio.
 
Ron aprì la porta non l’esplicita intenzione di andarsene, ma si voltò indietro verso la figlia per un'ultima battuta.
 
“Non ti riconosco più, Rose. Mi hai profondamente deluso e tu a casa non ci metti più piede” pronunciò quelle parole con una calma inquietante
 
Lanciò un ultimo sguardo di sfida a Scorpius prima di imboccare quella porta, lasciando Rose in lacrime.

"Papà, perdonami" uscì solo un sussurro dalle labbra della ragazza, i singhiozzi del pianto la stavano soffocando 
 
La madre non sapeva ancora nulla, ma d’istinto tentò di tranquillizzare la figlia, abbracciandola.
 
“Tesoro, si sistemerà tutto” quella grande pena stava contagiando anche lei
 
La ragazza però, nonostante non fossero le sue intenzioni, aveva fatto precipitare una situazione già precaria.
 
Continua…

 
Spazio dell’autrice
 

Ciao a tutti!
Ho modificato la grafica, ditemi se vi piace o preferivate quella di prima.
Colgo l’occasione per ringraziare coloro che mi seguono 😊 e come sempre lasciatemi una vostra opinione!
A presto 😊
Baci

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tregua ***


Tregua
 
Draco non riusciva a credere di essere sul punto di perdere suo figlio, il suo unico figlio. Erano almeno due settimane che non aveva sue notizie e più il tempo passava, più i sensi di colpa aumentavano. Che fosse stato lui, con i suoi modi poco gentili, ad allontanarlo?
 
Questo era il suo tormento e la moglie, oltre alla preoccupazione per il figlio, non sapeva come placare quel dolore. Suo marito era per la maggior parte del tempo con la mente altrove, anche quando era a casa con lei.
 
“Tesoro?”
 
“Che c’è?”
 
Lo aveva riportato alla realtà da un altro suo ennesimo pensiero poco felice.
 
“Scorpius tornerà, ne sono sicura”
 
Si sedette accanto a lui e con dolcezza tentò di placare quella sofferenza.
 
“No. Finché ci sarò io qui, lui non tornerà”
 
Quella situazione stava mettendo in gioco molto di più dell’amore di due adolescenti, anche il rapporto tra un padre e un figlio era stato messo in discussione.
 
“Draco, nostro figlio ti adora. Perché dovresti pensare questo?”
 
“Perché ho esagerato, Astoria” aveva alzato leggermente la voce per dare maggior valore alle sue idee, la fissava negli occhi più con spavento che con rabbia “Ho esagerato” ora un sussurro uscì dalla sua bocca e lo sguardo rivolto al pavimento in segno di resa
 
“E ti arrendi così? Permettimi di dubitarne. Draco Malfoy non si arrenderebbe mai. Non è questo l’uomo che ho sposato”
 
Puntava sull’orgoglio. Un ultimo disperato tentativo di farlo reagire.
 
“Parla con Scorpius o con i Weasley, ma fai qualcosa!” ora lo supplicava “Riporta a casa nostro figlio, Draco” il marito non ribatté “Trova un punto d’incontro con lui. Non lo voglio perderlo. Sono anche io sfinita da questa situazione”
 
Doveva mettere da parte tutto e fraternizzare con i suoi peggiori nemici? Era risaputo che i Malfoy e i Weasley non avessero proprio nulla da spartire. Ma non riusciva ad ignorare il dispiacere che stava provocando nella moglie, lo poteva leggere nei suoi occhi e probabilmente quell’odio secolare stava facendo soffrire anche suo figlio.
 
“Astoria, mi dispiace”
 
La donna lo zittì. Gli fece una carezza per infondergli coraggio e a quel gesto di affetto Draco prese forza per avviarsi verso la soglia con determinazione e concludere il prima possibile quella questione.
 
Aprì velocemente la porta e trovò Hermione in procinto di suonare. Si guardarono un momento sorpresi di trovarsi l’uno davanti all’altra.
 
“Granger”
 
Non c’era odio della sua voce, solo stupore.
 
“Vi devo parlare, Draco. La situazione è peggiorata”
 
Le sue intenzioni vennero disattese. L’uomo assimilò le parole del Ministro e dopo qualche istante le fece spazio invitandola ad entrare.
 
“Hermione”
 
La donna non si aspettava quella visita.
 
“Ciao, Astoria. Mi dispiace piombarvi in casa, ma mio marito non ragiona più, quindi non ho visto altra soluzione”
 
“Che significa che Weasley non ragiona più?”
 
Non che a parere di Draco avesse mai ragionato, ma in quel caso era coinvolto anche suo figlio, quindi desiderava che quella delicata situazione non venisse peggiorata ulteriormente.
 
Hermione non aveva scelta e doveva spiegare ai suoi interlocutori l’episodio che aveva contribuito a rendere quella situazione disperata.
 
“Ok, ecco, qualche giorno fa” non era facile parlare con loro di quelle questioni “Io e Ron siamo andati a casa dei miei suoceri per parlare con Rose e Scorpius, era un po’ che non li sentivamo e desideravamo solo che nostra figlia tornasse a casa” si bloccò
 
“E cosa è successo?”
 
Astoria era in ansia, forse ancora di più rispetto a prima di ricevere la visita del Ministro.
 
“Ecco, diciamo che erano in casa da soli, Molly e Arthur non c’erano e”
 
Draco la interruppe “Non mi dire che”
 
Hermione si affrettò a smentire “No, aspetta, non esattamente. Mia figlia mi ha spiegato successivamente che non erano quelle le loro intenzioni. Ma sul momento poteva dare effettivamente un’impressione sbagliata” il suo viso si incupì “Il problema è che Ron non crede a Rose”
 
Draco rimase interdetto “E da noi cosa vuoi esattamente?”
 
“Spero che tu in questo momento abbia un po’ più di senno di mio marito”
 
“E vuoi che lo convinca ad approvare questa assurda relazione?!”
 
“Draco!”
 
Astoria gli aveva parlato pochi minuti prima con il cuore in mano ed ora lui persisteva nelle sue convinzioni.
 
Hermione provò a proseguire “È deluso da nostra figlia. Non credo sia cambiata la sua opinione su Scorpius, ma nemmeno peggiorata” anche perché era già piuttosto pessima, ma questo pensiero preferì tenerlo per sé
 
Era una situazione assurda, doveva parlare con Weasley dei loro figli e per giunta doveva convincerlo che la relazione tra Rose e Scorpius non fosse sbagliata, perché era esattamente quello che avrebbe dovuto fare per placare la sua ira. Convincerlo che suo figlio era all’altezza di una Weasley. Gli ci voleva davvero uno sforzo immane.
 
“Ti prego, Draco”
 
All’uomo era scappato un mezzo sorriso, più una smorfia per la verità.
 
“Mi preghi, Granger?!”
 
“Non mi importa un accidente dell’astio che c’è tra noi, se in gioco c’è la felicità dei nostri figli”
 
Quell’ultima frase lo fece riflettere. Ma era davvero l’unica soluzione? Non c’erano altre strade? Rivolse un ultimo sguardo ad Astoria sperando che lei smentisse i suoi dubbi, ma gli occhi della donna lo incitavano solo ad ascoltare Hermione.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti!
Vi chiedo scusa per l’immenso ritardo! Spero comunque che lo sviluppo della storia vi piaccia 😉
A presto 😊
Baci :3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un inaspettato tentativo di pace ***


Un inaspettato tentativo di pace
 
Draco era in procinto di entrare nuovamente al Ministero. Stavolta però non avrebbe esibito alcun ingresso plateale, poiché la conversazione che avrebbe dovuto affrontare sarebbe dovuta essere pacifica, o almeno così gli era stato imposto.
 
Come la prima volta, tutti gli occhi furono rivolti a lui e borbottii sommessi invasero l’atmosfera. Tentò di ignorarli e di concentrarsi sul motivo che lo aveva spinto in quel luogo.
 
Si avviò per i lunghi e infiniti corridoi. Pregò di incontrare subito il suo interlocutore e di non doverlo raggiungere per vie traverse. Le sue preghiere vennero presto disattese.
 
“Malfoy”
 
Una voce alle sue spalle lo fece quasi sobbalzare, più per delusione che per spavento. Si voltò lentamente con poca voglia di intraprendere quella conversazione, quindi sperò di liquidarlo velocemente.
 
“Potter”
 
Rimasero un momento a guardarsi prima che uno dei due ebbe il coraggio di proseguire.
 
“Che ci fai qui?”
 
Non era così usuale che entrasse al Ministero, proprio perché lui non aveva avuto l’alto privilegio di ricoprire una qualsiasi carica lì dentro.
 
“Sto cercando Weasley”
 
Harry si stupì di quella rivelazione.
 
“Per quale ragione cerchi Ron?”
 
Non aveva alcuna voglia di raccontargli i fatti suoi.
 
“Non ho tempo. Dimmi dove posso trovarlo”
 
“Riguarda mia nipote, vero?”
 
Sarebbe stato strano se non ne fosse già stato al corrente. Harry non ebbe risposta, dato che a quel punto era scontata.
 
“Comunque, non credo che mio cognato sia disponibile ad un confronto, specie se pacifico” osservò le reazioni del suo interlocutore “Perché tu eri intenzionato ad una conversazione pacifica, vero Draco?”
 
Non gli rispose subito, faceva persino fatica ad immaginare una possibile complicità con un Weasley, figuriamoci una parentela.
 
“Tranquillo non lo Schianto, se è questo che ti preoccupa. Dimmi dov’è e chiudiamo questa faccenda”
 
Ad Harry sfuggì un sorriso.
 
“Credo che ti Schianterà lui, appena ti vedrà. E poi, Draco, se mi permetti, non credo che sia una questione da risolvere con poche parole. Non sono figli miei, ma ti garantisco che la situazione è piuttosto delicata. Rose non può nemmeno più pensare di tornare a casa e Scorpius è l’unico che riesca a non far piombare quella ragazza nella disperazione più totale. Non privarla di quel conforto”
 
Quelle parole fecero riflettere Draco, non sapeva cosa rispondere, ma di certo non poteva ammettere di essere stato illuminato da Harry Potter su questioni riguardanti suo figlio.
 
“Pensa ai tuoi figli, Potter, che da quello che so dovresti averne fin troppo di loro”
 
Davvero Harry si aspettava di contrastare la sua storica strafottenza? Alzò gli occhi al cielo quasi rassegnato, se non fosse che in gioco c’era la felicità di sua nipote e comunque, volente o nolente, la stabilità della sua famiglia.
 
“Draco, io ti ho avvisato, cerca di far ragionare Ron e trovate insieme una soluzione che non sia la separazione di quei due ragazzi”
 
“Non ero comunque intenzionato ad un duello, se è questo che ti preoccupa” per quanto si sforzasse a mostrare le sue buone intenzioni, nessuno riusciva a prenderle sul serio “Sul fatto che Weasley abbia sbattuto fuori di casa sua figlia non sono problemi miei, di certo non entro nel loro rapporto, non sono come te che metto becco ovunque, pur di passare per il buon samaritano. Ho difficoltà a far ragionare mio figlio, quindi non credo proprio che si scollerà da Rose per tornare a casa solo perché glielo chiedo io, quindi puoi stare tranquillo che tua nipote può avere tutto il conforto che necessita. Tutti mi chiedete di accettare questa relazione, ma io non ci riesco, se volete la sopporto, ma non avrà mai la mia benedizione. Ora mi dici, per favore, dove posso trovare tuo cognato?”
 
Era stato gentile nel delineare il suo punto di vista, ma comunque rimaneva un’idea poco affine a trovare un punto d’incontro che potesse mettere pace tra le due famiglie una volta per tutte.
 
“È nel suo ufficio, primo piano”
 
E detto ciò, se ne andò, con la speranza di non aver favorito l’inizio di una guerra.
 
 
 
 
Si avviò velocemente verso la sua destinazione. Non aveva scelta e dovette bussare. Attese attimi infiniti prima che qualcuno gli desse il permesso di entrare.
 
Appena Ron lo vide, d’istinto posò la mano sulla bacchetta.
 
“Calmo, Weasley, non sono venuto qui per litigare”
 
“Ti avverto, non sono indulgente come mia moglie”
 
“È proprio lei che mi manda”
 
A quell’affermazione l’Auror rimase un momento interdetto e fece scivolare la mano dalla bacchetta.
 
“Come, scusa?”
 
“Quello che hai sentito” si sedette difronte a lui come segno di pace “Dobbiamo trovare una soluzione. È chiaro che non possiamo andare avanti così”
 
Ron era confuso, ma dopo un attimo di perplessità perse quella posizione di difesa che aveva assunto.
 
“E sentiamo, cosa pensi di fare?”
 
Draco non riuscì a capire subito se fosse riuscito davvero a farsi ascoltare e potesse sperare in una collaborazione.
 
“Mio figlio non è un cattivo ragazzo, anzi tutto il contrario. Sono certo che Rose non sia stata forzata a fare nulla che non volesse”
 
Inaspettatamente un amaro sorriso si delineò sul viso di Ron.
 
“Quindi stai confermando i miei sospetti? Sappi che così non aiuti e sono certo che Hermione non ti abbia chiesto di convincermi a perdonare mia figlia con queste argomentazioni”
 
“Weasley, non mi importa un accidente se perdoni tua figlia oppure no. Rivoglio Scorpius a casa, voglio che lui non mi odi e se per fare questo dovrò sopportare che frequenta Rose, allora che sia”
 
“Ma certo, Malfoy, assecondiamoli, tanto che vuoi che sia, se combinano casini, fa niente, l’importante è che tu recuperi il rapporto con tuo figlio” era estremamente sarcastico e alterato
 
“Tutti ne avremo beneficio”
 
Ron si era stufato di quei contorti ragionamenti.
 
“È qui che ti sbagli. Ho visto negli occhi di Rose l’amore che prova per quel ragazzo. Draco, ti posso garantire che non scherzano. Se voglio dividerli è per il loro bene, è chiaro che a 15 anni non riescano a pensare alle conseguenze del loro comportamento. Mia figlia non ragiona più da quando ha conosciuto Scorpius. Non ho mai avuto problemi con lei e se non voglio averne di più gravi, è il caso che io li separi”
 
“E allora mi spieghi perché non hai preso Rose per un braccio e l’hai riportata a casa?”
 
“Perché mi ha deluso. Mi ha fatto promesse che non è riuscita a mantenere” cercò di calmarsi, ma quella conversazione stava esternando tutte le sue frustrazioni “Ammetto di avere sentimenti contrastanti, quindi, Draco, cosa proponi?”
 
“Diamo loro fiducia. Non hanno fatto nulla di male, per lo meno non ancora. Se sanno che ci fidiamo di loro, non ci volteranno le spalle e non rischierebbero di essere divisi di nuovo”
 
Ron rimase sorpreso all’udire quelle parole.
 
“Ma che ne hai fatto di Draco Malfoy?”
 
Non gli rispose, ma fu contento finalmente che il suo cambiamento non fosse passato inosservato.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Un pranzo osteggiato ***


Un pranzo osteggiato
 
Rose e Scorpius erano finalmente tornati a casa e, come da accordi, Ron e Draco non avrebbero ostacolato la loro frequentazione, a patto che i due ragazzi fossero stati coscienziosi. Ovviamente la speranza dei genitori era che presto o tardi quella storia fosse finita come era cominciata, silenziosamente e senza lasciare significative conseguenze del suo passaggio.
 
Un giorno di mezza estate a casa Weasley vi era un certo andirivieni. Rose era indaffarata a prepararsi e suo padre non aveva la più pallida idea dell’occasione che ricorresse. Per l’ennesima volta la ragazza aveva attraversato il corridoio in cerca di Hermione. Ron però la bloccò.
 
“Ehy. Dove corri così di fretta?”
 
La figlia aveva il fiato corto per la frenesia e l’ansia.
 
“Papà, scusa, ma non ho tempo, è tardi. Hai per caso visto la mamma?”
 
“Sarà in giro da qualche parte”
 
Che la madre fosse da qualche parte, lo poteva dedurre anche lei, quindi dopo quella vaga risposta, riprese la ricerca.
 
Ron però voleva avere una spiegazione. Seguì la figlia nella sua camera, restando sulla porta.
 
“Rose, mi sono dimenticato qualche compleanno o anniversario?”
 
La figlia non gli rispose, era intenta nella ricerca di qualche vestito che potesse essere adeguato per un’occasione speciale.
 
“Tesoro, non dirmi che è il compleanno di tua madre! È la volta buona che mi uccide”
 
Ma la ragazza continuava a non considerarlo, fino a che un indumento non attirò l’attenzione di suo padre.
 
“E quello?”
 
Rose lanciò un’occhiata veloce al punto indicato da Ron.
 
“Non è un po’ troppo corto?” era più un’affermazione che una domanda
 
“Hai ragione, papà, quel vestito non è adatto per un pranzo con i Malfoy”
 
Finalmente gli aveva svelato il motivo di tanta concitazione, ma quella rivelazione lo fece paralizzare.
 
“Cosa?? H-ho capito bene? Sei a pranzo dai Malfoy?”
 
“Sì, ma sono nei guai, perché non so cosa mettere”
 
La ragazza non ci trovava alcun problema, se non quello dei vestiti da indossare, mentre suo padre iniziò ad allarmarsi. Non voleva per nessuna ragione al mondo che la sua bambina venisse influenzata da quella famiglia e temeva che, senza che lui se ne accorgesse, diventasse una di loro.
 
“E quando è stato deciso? Io non sapevo nulla”
 
Rose continuava a passare in rassegna il proprio guardaroba per decidere cosa potesse essere più consono per quell’appuntamento.
 
“Ho chiesto alla mamma il permesso. Pensavo che lei te lo avesse detto”
 
Sicuramente sua moglie aveva evitato di dirglielo per evitare una lite e un successivo rifiuto.
 
“No, non me lo ha nemmeno accennato” era offeso, ma allo stesso tempo rassegnato “Ma ti sembra il caso? Voglio dire, alla fine non siete nemmeno fidanzati” forse però era rimasto indietro anche su quel punto “P-perché voi non siete fidanzati, vero?”
 
La ragazza gli sorrise e si avvicinò a lui con l’intento di chiudere la porta.
 
“Ora devo cambiarmi, papà” gli diede un bacio sulla guancia per tranquillizzarlo
 
“Rose, sei giovane per il matrimonio. N-non combinare casini”
 
“Non preoccuparti, non ho intenzione di sposarmi ora. Forse in un futuro”
 
Non diede nemmeno il tempo al padre di ribattere, che chiuse la porta, lasciando Ron profondamente in ansia.
 
“Rose! Non pensare neanche lontanamente che approverò quel matrimonio!”
 
Si accanì sulla maniglia, ma la ragazza si era chiusa dentro a chiave.
 
“Ron, finiscila con questa storia e piantala anche con quella porta che la rompi”
 
Hermione era passata alle spalle del marito e con un tono rassegnato l’aveva rimproverato.
 
All’udire quella voce, la sua attenzione passò dalla figlia alla moglie.
 
“Tu lo sapevi! Perché non mi hai detto niente?!”
 
“Proprio per questo motivo. Quando si parla dei Malfoy perdi totalmente la testa” lei era talmente stufa di quella storia che aveva finito per assecondare la figlia, con la convinzione che potesse meritare la sua fiducia “è solo un pranzo, Scorpius e Astoria l’hanno invitata. Non c’è niente di cui preoccuparsi. E tranquillo che non hanno annunciato alcun fidanzamento e tanto meno un matrimonio. Non hanno alcun motivo di pensare di sposarsi alla loro età”
 
“Non voglio che lo sposi, Hermione, né ora né mai”
 
Alla donna sfuggì un sorriso.
 
“Tesoro, io sono stata accettata dalla tua famiglia, perché non dare una possibilità anche a Scorpius?”
 
Proferì quelle parole con dolcezza.
 
“Ma non è la stessa cosa”
 
“Io dico di sì. E poi tranquillo che c’è ancora tempo. Sono decisamente troppo giovane per diventare nonna”
 
Sua moglie era spensierata nel trattare quell’argomento, ma lui si allarmava alla sola idea di quell’unione, che a suo parere era profondamente illogica e avrebbe portato con sé solo guai.
 
 
Anche a casa Malfoy si era intenti ai preparativi, ma anche lì qualcuno non era pienamente convinto di quell’idea.
 
“Papà, dai, vestiti che tra un po’ arriva Rose”
 
Scorpius era agitatissimo, non ricordava di essere stato più in ansia per qualcosa.
 
Draco non era per nulla convinto di riuscire ad essere gentile con quella ragazza. Sua moglie gli aveva assicurato che sarebbe stato solo un pranzo, ma perché mai era necessario che lui fosse presente? Ringraziò il cielo che non ci fossero anche i genitori di Rose!
 
“Astoria, credo di essermi ricordato di avere una commissione da sbrigare”
 
Era peggio di un bambino e quella scusa la fece sorridere.
 
“Tesoro, non hai assolutamente nulla da fare oggi” gli sistemò il collo della camicia “Dovresti essere felice che tuo figlio voglia farci conoscere la sua fidanzata”
 
“È una Weasley. Che altro c’è da sapere?”
 
Pronunciò quella frase con ripugnanza.
 
“Per esempio che è una ragazza molto educata. Vai oltre le apparenze, Draco”
 
Le apparenze. Se era per quelle, probabilmente nemmeno Astoria lo avrebbe mai sposato.
 
“Tanto per essere precisi, non sono fidanzati, si frequentano e basta”
 
“Pensala come vuoi, ma sii gentile, tuo figlio ci tiene” scrutò il marito per vedere che fosse sufficientemente elegante “Ok, sei a posto”
 
“Come se importasse a qualcuno”
 
“A me sì”
 
Gli sorrise e gli stampò un grosso bacio sulle labbra per avvalorare la sua tesi e per rasserenarlo.
 
In quel momento suonarono alla porta. Scorpius andò velocemente ad aprire e si trovò davanti Rose, magnificamente inghirlandata per l’occasione. Ne rimase un momento incantato.
 
Allo sguardo del ragazzo, anche lei d'istinto iniziò a guardare il suo vestito preoccupata.
 
“Ho qualcosa che non va?”
 
Quella domanda lo disincantò, la guardò negli occhi e le regalò un grande sorriso. L’avrebbe volentieri baciata, ma non azzardò quello slancio d’affetto davanti ai suoi genitori.
 
“Ma che scherzi?! Sei perfetta”
 
La invitò ad entrare.
 
“Scorpius, e se non piaccio ai tuoi genitori?!”
 
Il ragazzo non riuscì nemmeno a risponderle che sua madre la accolse a braccia aperte.
 
“Rose! È davvero un piacere conoscerti” la abbracciò, togliendole quasi il fiato
 
“A-anche per me, signora Malfoy”
 
Scorpius era contento dell’accoglienza che sua madre aveva riservato alla fidanzata, ma ritenne quell’abbraccio un tantino esagerato.
 
“Mamma, lasciala respirare”
 
Ignorò il figlio.
 
“Ti prego, chiamami Astoria”
 
Rose le sorrise, acconsentendo, ma la persona più temuta dalla ragazza era un’altra. Intravide Draco in lontananza e d’istinto si imbarazzò. Trovò comunque la forza di proferire qualche parola.
 
“S-signor Malfoy, grazie per l’ospitalità”
 
Aveva tutto dei Weasley, quindi la sua immaginazione non dovette nemmeno sforzarsi più di tanto. Astoria lo fulminò per il suo indugio a rispondere.
 
“Prego, Rose”
 
Iniziò a maledire se stesso per aver accettato quell’assurda frequentazione.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Un sentimento travolgente ***


Un sentimento travolgente
 
Era stato tutt’altro che semplice per Rose sopportare gli sguardi che Draco puntualmente le lanciava: non le sembrò propriamente odio, o almeno lei non lo avrebbe definito così, piuttosto le parve diffidenza e forse anche una leggera nota di ribrezzo. Si sentiva chiaramente a disagio, ma tentò di ignorarlo e di concentrarsi sulle confortanti e accoglienti parole di Astoria.
 
Trascorse così quel primo pranzo di famiglia, non proprio velocemente per la povera Rose.
 
A dispetto del clima teso che si respirava in quella casa, vi era una piacevole brezza estiva, quindi Scorpius decise di proporre alla ragazza una passeggiata in sua compagnia. Draco non si oppose esplicitamente, ma non rivolse nemmeno un saluto ai ragazzi prima di scomparire dallo loro vista.
 
 
 
 
Rose e Scorpius decisero di allontanarsi da strade affollate, era tanto che non trascorrevano un po’ di tempo da soli e volevano godersi quell’occasione, che era stata eccezionalmente concessa loro.
 
La ragazza si appoggiò inaspettatamente al braccio del fidanzato, provocando in lui un lieve imbarazzo. Gli sorrise, voltandosi verso di lui.
 
“Sono felice, Scorpius. Quando ti ho accanto, passa tutta la paura e la tristezza. Dimentico persino gli sguardi di tuo padre”
 
Un sospiro invase il ragazzo a quelle parole. Non sapeva come convincere pienamente suo padre ad accettare la loro storia. Erano giovani, ma l’amore che provavano era estremamente intenso e non poteva di certo essere ignorato.
 
Rose si accorse dello sguardo preoccupato di lui.
 
“Ehy, che hai?”
 
“Niente”
 
Sforzò un sorriso davanti alla ragazza e la strinse a sé con maggiore forza.
 
“Ti ho già detto che sei bellissima, vero?”
 
Si emozionò a quel complimento, ma non distolse gli occhi dal ragazzo.
 
“Anche tu sei insolitamente elegante, Scorpius”
 
I loro sguardi dichiaravano tutto il loro amore e l’unico desiderio di entrambi in quel momento era unire le loro labbra in un dolce e intenso bacio.
 
Stavano lentamente avvicinando i loro volti, senza che le loro braccia perdessero quel contatto.
 
Una goccia di pioggia si intromise tra di loro, costringendoli ad aprire interdetti gli occhi. Alzarono entrambi lo sguardo al cielo e notarono che era solo l’inizio di un improvviso temporale estivo.
 
“Vieni, cerchiamo un riparo”
 
Scorpius la tirò, invitandola a seguirlo.
 
Intorno a loro non c’erano altro che campi. Solo dopo una decina di minuti riuscirono ad intravedere una casetta in lontananza. La raggiunsero velocemente, ma aveva l’aria di essere abbandonata.
 
Erano ormai completamente fradici e, data la desolazione della casa, decisero di entrare senza troppi problemi.
 
Al suo interno il camino era ovviamente spento, vista la stagione, ma Rose ritenne opportuno che un po’ di calore avrebbe fatto loro comodo. La ragazza tirò fuori la bacchetta, ma si bloccò: non le era ancora permesso usare la magia fuori dalla scuola.
 
Scorpius notò quell’esitazione.
 
“Per quale ragione hai portato con te la bacchetta per venire a casa mia?”
 
Forse per difendersi inconsciamente da chi non approvava la sua presenza? E nella famiglia Malfoy vi era solo una persona che corrispondeva a quelle caratteristiche.
 
“Tanto è inutile, perché non posso usarla”
 
Evitò di rispondere alla domanda.
 
“E per fortuna!”
 
Ma il ragazzo intuì quello che passava nella mente della fidanzata, dopotutto era stato il suo stesso pensiero alla vista di quella bacchetta. Non era arrabbiato, anzi sorrise alle ingenue intenzioni della ragazza.
 
Lei si imbarazzò leggermente per essere stata scoperta.
 
“F-fatto sta che non possiamo asciugarci”
 
Scorpius rifletté sulla considerazione di Rose, si guardò intorno, ma non trovò coperte o altro.
 
“Dovresti togliere quei vestiti bagnati, altrimenti rischi di ammalarti”
 
“Come??”
 
Le guance di lei divamparono e lui se ne accorse. Ma si erano fraintesi, perché nelle sue parole non vi era stata ombra di malizia.
 
“R-Rose, non pensare male”
 
La ragazza si riprese e riacquistò il dono della parola.
 
“No, hai ragione” dopo un attimo di riflessione scostò i capelli dalla schiena e si voltò verso il muro “Mi aiuteresti con la cerniera, per favore?”
 
Scorpius indugiò, quel gesto davvero potrebbe essere stato frainteso. Non poteva però tirarsi indietro, Rose stava attendendo e non si muoveva di un millimetro.
 
Il ragazzo si avvicinò a lei e, sempre con imbarazzo, afferrò la cerniera. Rose avvertì la sua presenza e lentamente il vestito si aprì, causandole un inaspettato brivido lungo la schiena.
 
“H-ho fatto”
 
L’avvertì come se ce ne fosse stato bisogno. Quelle parole la riportarono alla realtà e si voltò d’istinto verso di lui.
 
“G-grazie”
 
Lui si perse inaspettatamente nei suoi occhi e riprese quel bacio interrotto poco prima.
 
Lei si lasciò trasportare e travolgere da quel dolce contatto. Tutte le paure, le ansie e i dubbi sparirono dalla tua testa e anche dal cuore. Quel luogo favorì quella sensazione di spensieratezza che tanto le era mancata quando si trovava a casa dei suoi nonni. Dimenticò le promesse rivolte al padre, le sue intenzioni, i contrasti, in quel momento pensò solo al ragazzo difronte a lei, le cui labbra e braccia la stavano facendo entrare in un momento totalmente estraneo alla realtà.
 
Scopius si staccò all’improvviso da lei, quasi spaventato dalle emozioni che stava vivendo.
 
“Rose”
 
Sussurrò il nome di lei come per avvertirla. Ricordava la sua opinione e il pensiero di quello che stavano per fare lo portò ad intervenire tempestivamente, interrompendo la magia che si era creata tra di loro.
 
Lo guardò e gli sorrise.
 
“Baciami e non pensare ad altro”
 
Lo attirò a sé lasciandolo senza fiato.
 
Quei vestiti inzuppati rimasero poco tempo loro addosso. I loro propositi di non ammalarsi erano andati a buon fine, ma forse qualche altro intento non aveva trovato pienamente riscontro.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Paura delle conseguenze ***


Paura delle conseguenze
 

Si erano addormentati per terra e abbracciati.
 
Il temporale era cessato e proprio la forte luce del sole, che entrava dalla finestra, fece svegliare Scorpius.
 
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, ma quando percepì al tatto la presenza della fidanzata, la sua memoria fece un bilancio di quello che era successo nelle ore precedenti. Si spaventò e tentò di svegliarla, non troppo bruscamente.
 
“Rose”
 
Scorpius fece vagare lo sguardo in giro per la stanza e raccolse il vestito della ragazza. Era quasi completamente asciutto, così lo adagiò sulle spalle di lei per coprirla.
 
“Rose”
 
Alzò leggermente la voce e accompagnò quel suono a leggeri colpetti sulla schiena.
 
Finalmente la ragazza aprì gli occhi. Alzò titubante la testa e si trovò faccia a faccia con il suo fidanzato.
 
“Scorpius”
 
Lo guardò perplessa, ma, quando anche lei ricordò i dettagli del loro incontro, diventò rossa in volto.
 
“Scorpius, noi abbiamo”
 
La paura lasciò lo spazio a commozione e gioia, ma il ragazzo non riusciva a capirla.
 
“Sì, Rose, abbia fatto l’amore e abbiamo combinato un casino” era sconsolato “E non riesco a prevedere se sarà mio padre o il tuo a porre fine alla mia vita”
 
La ragazza gli sorrise per tranquillizzarlo.
 
“Ehy, tesoro, calmati, non ti ucciderà proprio nessuno, dato che noi manterremo il segreto”
 
Quella considerazione lo lasciò per un momento senza parole.
 
“V-vuoi nasconderlo ai nostri genitori??” attese una disconferma, che però non arrivò “Ma, Rose, e se” non riuscì a terminare la frase
 
“E se?”
 
La ragazza non poteva confessarlo a Ron, sicuramente non dopo tutte le raccomandazioni che le aveva rivolto.
 
A lui la considerazione sembrava scontata, ma cercò comunque il coraggio di esplicitarla.
 
“E se fossi rimasta i-incinta?”
 
Rose non aveva proprio pensato a quell’eventualità, si era lasciata travolgere dagli eventi, ma iniziò a pensare di non doversi poi preoccupare più di tanto, in quel modo avrebbe avuto la scusa per stare con il ragazzo che amava. Si stava stufando dell’iperprotettività di suo padre e poi alla fine era lei a dover decidere con chi trascorrere il resto della sua vita e nessun altro.  
 
“E anche se fosse? Ci sposiamo. Io non vedo proprio il problema”
 
Scorpius l’ascoltava, ma per lui erano eresie. Si stava allarmando e tentava di scappare, più dalle insinuazioni, che realmente dalla presa fisica della ragazza.
 
“Rose, abbiamo 15 anni! Non possiamo sposarci e tanto meno diventare genitori”
 
La ragazza iniziò a comprendere la sua agitazione e tentò di calmarlo.
 
“Tranquillo, non è assolutamente detto. Non allarmiamoci prima del tempo”
 
A quelle parole il ragazzo si divincolò amareggiato dalle braccia della ragazza per rivestirsi.
 
“Scorpius, ma che fai?”
 
“Secondo te, cosa sto facendo??”
 
Stava iniziando ad alzare la voce contro di lei e questo suo atteggiamento la stava infastidendo. Dopo un attimo di perplessità, anche lei si alzò per infilarsi il vestito.
 
“Guarda, Scorpius, che ho paura anch’io”
 
Si era offesa, ma tentò di mantenere comunque un tono pacato.
 
“Ah sì? Non si direbbe, sai? Faccio un tantino fatica a riconoscerti, Rose”
 
Ora non poteva davvero più nascondere il suo fastidio.
 
“E questo cosa diamine vorrebbe dire? Cosa serve avere paura adesso?! Ormai non possiamo più tornare indietro. Anche se tu lo vorresti tanto a quanto pare” quella consapevolezza, anche se sussurrata, le provocò una fitta al cuore e lacrime minacciavano di scendere “Lo so anche io che ti avevo detto di voler aspettare, che non credevo fosse il momento giusto, ma cosa ci posso fare se ti amo?!”
 
Quella frase fece riflettere Scorpius, ma la situazione continuava comunque a spaventarlo. Col senno di poi, aveva quasi gradito che la ragazza l’avesse fermato a casa dei nonni di lei e il fatto che non l’avesse fatto anche quella volta, ma anzi l’avesse assecondato, gli fece avere la percezione di aver perso il controllo della situazione. La razionalità che tanto amava in Rose era venuta meno ed iniziava a credere di essere stato lui il responsabile di quel cambiamento.
 
“Si fidavano di noi, Rose. Ora li abbiamo davvero delusi. Ci separeranno e stavolta per sempre” abbassò il tono della voce, era disperato e non aveva nemmeno la forza di parlare “Aveva ragione tuo padre a volerti tenere lontana da me”
 
La ragazza si avvicinò a lui istintivamente.
 
“Scorpius, ma che stai dicendo?? Io sono stata benissimo con te. E nonostante tuo padre non mi sopporti, sono stata bene anche con la tua famiglia” lo fissava negli occhi con amore “Tu mi ami e qualsiasi padre vorrebbe questo per sua figlia, quindi sono certa che lo accetterà prima o poi. Non abbiamo commesso alcun errore oggi, quindi se dovessero esserci delle conseguenze, io non le vedrò come una disgrazia. E vorrei che anche tu facessi lo stesso”
 
L’aveva seguita attentamente nel suo discorso. Ammise a se stesso che la parte razionale della ragazza non era totalmente svanita, ma forse solo offuscata dall’amore che provava per lui.
 
“Rose, sono stato bene anch’io, ma se scopri di essere incinta come pensi di comunicarlo ai nostri genitori, evitando svenimenti e omicidi?”
 
La ragazza rifletté un momento.
 
“Lo diremo insieme e sottolineeremo la nostra volontà di stare insieme e di assumerci le nostre responsabilità”
 
“E pensi che questo sia sufficiente?”
 
La ragazza gli regalò un sereno sorriso.
 
“Da quando sei così insicuro, Malfoy?”
 
“Da quando mi sono innamorato di te, Weasley”
 
Ed era vero, nell’esatto momento in cui quella ragazza era entrata nel suo cuore, una sorta di fragilità e debolezza si era impossessata di lui e il ragazzo l’aveva sempre e solo attribuita all’amore.
 
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Un esito negativo...e contrasti ***


Un esito negativo…e contrasti
 
Ron era riuscito - più o meno – ad accettare che sua figlia frequentasse casa Malfoy e Draco, dal canto suo, cercò di non mostrarsi mai apertamente restìo alla sua presenza, non voleva far scoppiare discussioni e desiderava solo che ci fosse armonia nella sua famiglia.
 
Era trascorsa una settimana da quel pranzo, ma soprattutto da quel giorno così speciale che aveva rafforzato maggiormente il legame tra Rose e Scorpius.
 
Hermione si stava preparando come ogni mattina per raggiungere il Ministero. La situazione si era rasserenata e di conseguenza anche il suo umore era migliorato.
 
Peccato che, mentre la donna era intenta a stendere un velo di strucco sul viso, il suo sguardo cadde su un oggetto, che attirò subito la sua attenzione, bloccandola nella sua azione.
 
Lo prese tra le mani e un’espressione di terrore si delineò sul suo volto. Uscì lentamente dal bagno con una mano sulla bocca per contenere lo stupore e i suoi occhi non riuscirono a scollarsi da quello che avevano davanti a loro.
 
Si scontrò con qualcuno, saltò dallo spavento e solo a quel punto alzò lo sguardo.
 
“R-Ron”
 
Il marito la guardò interdetto.
 
“Hermione, stai bene?”
 
Il terrore più assoluto attraversò la donna.
 
“Pensavo fossi già uscito”
 
“Non me ne sarei mai andato senza salutarvi” fece scivolare lo sguardo sulle mani di lei “Hermione, quello è un test di gravidanza?”
 
Attese una risposta, ma quando vide che tardava ad arrivare iniziò ad agitarsi.
 
“Sì, è mio”
 
Ma aveva omesso l’informazione più importante.
 
“È negativo”
 
Ron non riusciva a comprendere l’ansia della moglie. Lei gli sorrise e si allontanò a testa bassa, lasciando il marito alquanto sospettoso.
 
La bloccò delicatamente per un braccio.
 
“Hermione, io non ti ho chiesto se era tuo. Perché non sarebbe dovuto essere tuo?”
 
Si era tradita con le sue parole ed ora ogni tentativo di recuperare sarebbe stato vano.
 
“È di Rose”
 
L’uomo arrivò da solo alle sue conclusioni. Strappò l’oggetto dalle mani di Hermione e si avviò a passo sostenuto verso la stanza della figlia.
 
La moglie cercò di fermarlo, ma era troppo arrabbiato per placarsi e ragionare.
 
“Ron, cosa vuoi fare? Fermati”
 
“La metto sotto chiave, se necessario”
 
Sicuramente in quel momento diventava particolarmente difficile fargli cambiare idea.
 
“Ha solo 15 anni. È normale che un’adolescente si comporti così”
 
A quella considerazione si bloccò.
 
“Io non ci trovo proprio nulla di normale. Alla sua età non mi sognavo di certo di avere un simile comportamento”
 
La moglie incrociò le braccia profondamente contrariata.
 
“Ah no? Non mi risulta proprio, sai? Ti sei già dimenticato di Lavanda”
 
“E adesso cosa c’entra? Scusa, Hermione, ma ora ho altri problemi e non ho proprio tempo e voglia di pensare al passato”
 
La superò con risolutezza ed entrò nella camera di sua figlia senza nemmeno annunciarsi.
 
“Papà!” la ragazza si spaventò “Da quando entri in camera mia senza bussare??”
 
Le lanciò il test sul letto davanti agli occhi.
 
“Da quando trovo queste cose”
 
“E tu come hai fatto a trovarlo?! Pensavo di averlo nascosto”
 
“A quanto pare non così bene, ragazza, visto che tua madre è riuscita a scovarlo”
 
Rose non seppe cosa rispondere a suo padre, ma in quel momento provava tutto tranne che colpa e vergogna.
 
“Allora saprai anche che l’esito è negativo. Non sei felice?”
 
La fece suonare come una provocazione e questo contribuì ad alzare la tensione che si era impossessata dell’atmosfera.
 
“Ascoltami bene, signorina, perché non te lo ripeterò un’altra volta, finché resti in questa casa rispetti le mie regole, hai capito?”
 
“Non sono più una bambina, papà”
 
“Hai ragione, non lo sei decisamente più. Ma resti comunque mia figlia e ho delle responsabilità nei tuoi confronti”
 
Nessuno dei due avrebbe ceduto alle ragioni dell’altro.
 
“Sei deluso?”
 
Gli parlava sempre con quell’aria di sfida, non c’era ombra di timore negli occhi di Rose. Si era stufata di suo padre e delle sue idee retrograde. Aveva solo voglia di essere libera e di seguire il suo cuore.
 
“Non ti riconosco più Rose”
 
“Sto crescendo, papà. E poi non credevo di essere incinta, ma Scorpius aveva paura, così l’ho accontentato per farlo stare tranquillo”
 
“E si è tranquillizzato il signorino Malfoy?”
 
Avrebbe tanto voluto Schiantare quel ragazzo e levarselo dai piedi una volta per tutte. Da quando Scorpius era entrato nella vita di sua figlia, non aveva più un attimo di pace.
 
“Papà, non riuscirai a separarci”
 
“Perché mai dovrei volerti separare dall’amore della tua vita?” era estremamente sarcastico “Sono stufo di continuare a pregarti di non combinare casini, tanto non mi ascolti. Quindi passerò ad altre argomentazioni, se li combini ti prendi le tue responsabilità, perché io non verrò in tuo soccorso, ok? E non venire a piangere da me, Rose, perché io ti avevo avvertito”
 
Ron stava per uscire dalla stanza, ma la figlia lo richiamò indietro.
 
“Ed ora dove vai?”
 
“Al lavoro. Anzi, ti ringrazio per avermi fatto iniziare la giornata nel migliore dei modi”
 
Imboccò l’uscita passando davanti alla moglie, che si trovava appena fuori dalla porta per assistere a quella lite.
 
“Ron, ti sei sfogato?”
 
“Lasciami stare, Hermione. Non ho voglia di parlare con nessuno”
 
La donna era profondamente contrariata dai modi del marito. Entrò nella camera della figlia e si sedette difronte a lei.
 
“Rose”
 
“Immagino che anche tu voglia sgridarmi e urlarmi contro”
 
La madre era addolorata per quella situazione e le sue intenzioni erano ben diverse da quelle di Ron.
 
“No, tesoro. Sono d’accordo con tuo padre, ma non con i suoi modi” le fece una carezza, sistemandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio “Perché non mi hai parlato delle vostre intenzioni? Ti avrei potuto consigliare”
 
“È successo all’improvviso, mamma. Non lo avevamo programmato”
 
La voce comprensiva della madre, contribuì a calmare la ragazza.
 
“Però, Rose, dovete essere prudenti. Mi prometti che lo sarete?”
 
“Non mi proibisci di rivederlo?”
 
“Non serve a nulla, tesoro, so che non mi ascolterai. Ti chiedo solo di stare attenta, ok?”
 
Fece un sorriso alla madre e l’abbracciò.
 
In quel momento aveva solo bisogno di qualcuno che le stesse vicino e comprendesse i suoi sentimenti.
 
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Confidenze ***


Confidenze
 
Draco e Astoria erano totalmente all’oscuro del pericolo che avevano corso, o meglio, che Scorpius credeva di aver corso.
 
Alla signora Malfoy però non passo inosservato il comportamento apprensivo del figlio. Così, quando percepì che l’atmosfera si fosse distesa, decise di approfondire la questione con lui.
 
Scorpius non vedeva la sua fidanzata da qualche giorno, temeva sicuramente di replicare quei giorni di ansia, così ritenne che fosse prudente allontanarsi per un po’.
 
Draco non era in casa e Astoria approfittò di quella situazione per parlare da sola e in serenità con suo figlio.
 
Il ragazzo stava salendo le scale, quando lei lo bloccò.
 
“Tesoro”
 
Lui si voltò verso la madre e attese che lei proseguì.
 
“Ti posso parlare un momento?”
 
Astoria si sedette sul divano e fece cenno al figlio di fare altrettanto.
 
Scorpius si accomodò, ma tutto quel mistero lo stava spaventando.
 
“Mi dici cosa ti preoccupava in questi giorni?”
 
Ed ora cosa le raccontava?! Pensò rapidamente ad una qualsiasi e banale scusa, ma non gli venne in mente nulla di plausibile.
 
“Riguarda per caso Rose? È un po’ che non vi vedete, giusto? Avete litigato?”
 
“No”
 
Si affrettò a smentire le insinuazioni della madre, ma forse poteva essere usata come scusa ed era decisamente più che convincente.  
 
Doveva dirle la verità, con la speranza che sua madre avrebbe capito e che non avrebbe riferito la situazione a suo padre.
 
Scorpius prese un respiro e con esso un po’ di coraggio per affrontare quell’argomento.
 
“Mamma, ricordi quando Rose è venuta a pranzo da noi?”
 
La donna gli fece un cenno di assenso con la testa.
 
“Dopo siamo andati a fare una passeggiata ed è scoppiato un temporale”
 
Cercò di giustificarsi. L’atmosfera non l’aveva creata di sua spontanea volontà e di certo il tempo non aveva favorito ad evitare quel pasticcio.
 
“Per ripararci siamo entrati in una casetta abbandonata e lì”
 
Astoria stava iniziando ad agitarsi. Tutti quei presupposti potevano che far pensare solo ad una cosa.
 
“Siete almeno stati attenti?”
 
Il ragazzo rimase stupito per la perspicacia della madre, ma quasi sollevato per non essere dovuto scendere in imbarazzanti dettagli. La domanda che però gli era stata rivolta lo mise in soggezione.
 
“No, mamma. Infatti ho temuto di aver combinato un casino” si affrettò a chiarire “ma non è successo nulla. Rose mi ha chiamato e ha detto che non è rimasta incinta”
 
La donna non sapeva cosa ribattere. Vedeva suo figlio già abbastanza provato da quella situazione e non voleva infierire ulteriormente.
 
“Sai, Scorpius, non sono così sicura che raccontare questa storia a tuo padre sia una buona”
 
Il ragazzo rimase piacevolmente sorpreso da quella considerazione.
 
“Mi stai dicendo che non hai intenzione di dirlo a papà?”
 
Astoria negò con la testa, ma fece comunque una richiesta al figlio, si metteva nei panni dei genitori di Rose e poteva solo immaginare cosa avessero passato
 
“A patto che tu non ti cacci più in simili guai”
 
Il che significava stare lontano da Rose e non sfiorarla più con un dito. E come avrebbe fatto a dirlo alla ragazza?
 
 
 
 
Ron era tornato a casa particolarmente infuriato quella sera. Non parlò con nessuno e andò presto a dormire, desiderava solo chiudere velocemente quella giornata.
 
Sua moglie però era infastidita da quell’atteggiamento, un errore di Rose stava diventato una catastrofe naturale e lei desiderava solo che la pace tornasse a regnare in quella casa.
 
Hermione si avviò su per le scale con l’intenzione di chiarire e calmare il marito.
 
“Ron”
 
Lui si stava preparando per mettersi sotto le lenzuola e non la degnava nemmeno di uno sguardo.
 
“Non è un po’ presto per dormire?”
 
“Sono stanco”
 
Si avvicinò a lui e lo costrinse a sedersi accanto a lei.
 
“Hermione, ti ho detto che sono stanco, non ho voglia di parlare”

“E invece mi dirai perché da quando sei arrivato dalla tua bocca non è uscito nemmeno un saluto. Hai ignorato persino Hugo che non ti ha fatto assolutamente niente”
 
Ascoltò i rimproveri della moglie senza fiatare e sbuffò per sottolineare la sua poca voglia di ribattere.
 
“Non sono arrabbiato con nessuno. Sono spaventato”
 
“Pensavo fossi deluso e infuriato, ma non spaventato”
 
Ron guardò la moglie con rassegnazione e provò a spiegare a parole il suo stato d’animo.
 
“Hermione, sono spaventato perché per me è una situazione nuova. Lo so che Rose sta crescendo, ma è proprio per questo che mi sembra di non riuscire più a gestirla. Prima si confidava con me, ora non mi dice più niente, è già tanto se mi saluta per il corridoio” prese un respiro per riuscire a proseguire “E ho notato questo cambiamento da quando frequenta il figlio di Malfoy”
 
La donna lo ascoltò attentamente.
 
“Ron, nostra figlia sarebbe cresciuta comunque e se non fosse stato Scorpius, ci sarebbe stato un altro ragazzo” fece una pausa “Credo piuttosto che a te dia fastidio imparentarti con quella famiglia”
 
“Certo che mi dà fastidio! E non credo di averlo mai negato”
 
“E non ti è mai passato per la mente che Draco possa essere cambiato e possa aver dato una corretta educazione a suo figlio? Insomma, se non fosse stato così, mi spieghi per quale ragione Scorpius frequenta una mezzosangue?”
 
Gli sorrise, lasciando suo marito perplesso davanti a quella domanda.
 
“Dai, Ron, scendi che non è ora di andare a dormire. Ci vediamo talmente poco durante il giorno che non è davvero il caso di passare le poche ore che siamo insieme in questo modo”
 
Gli diede un bacio sulla guancia e scese con la speranza che il marito l’avrebbe presto seguita.
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Diffidenza ***


Diffidenza
 
Scorpius aveva una grande urgenza di parlare con la sua fidanzata, doveva metterla al corrente della nuova situazione, non voleva che il suo silenzio venisse male interpretato, perché lui l’amava davvero e non voleva perderla per nessuna ragione al mondo.
 
Le restrizioni di Astoria lo avevano turbato, lui non riusciva a stare accanto a Rose senza sentire le sue morbide labbra e i suoi teneri baci e non poteva nemmeno prevedere che quel contatto non si sarebbe nuovamente trasformato in qualcosa di ben più coinvolgente. Quindi non l’avrebbe dovuta più rivedere per onorare la promessa rivolta alla madre?
 
Il ragazzo non sapeva come comportarsi, se seguire il cuore o la mente. Maledetto cuore che lo aveva così drasticamente preso in trappola e maledetta mente che insinuava dentro di sé sempre una logica nuova che gli impediva inesorabilmente di essere felice.
 
Per l’ennesima volta si avviò verso la casa della sua fidanzata per avere sostegno. Era sera inoltrata ormai, luna e stelle iniziarono a rischiarare l’atmosfera. Scorpius si avviò lentamente verso la sua destinazione, mille pensieri affollavano la sua mente e centinaia di dubbi e turbamenti inondavano mente e cuore.
 
Arrivò, ma per una volta desiderava che il tragitto fosse molto più lungo.
 
In quella occasione così angustiante decise di suonare alla porta, niente annunci teatrali, era demoralizzato e non aveva nemmeno la forza di nascondersi per sviare i signori Weasley. Se li avesse incontrati pazienza, non gli avrebbero di certo arrecato più male di quanto già ne provasse.
 
Constatò presto che la sua fortuna aveva smesso di girare forse già da un bel po’. Ad aprire fu proprio Ron e quando lo vide iniziò a squadrarlo dall’alto verso il basso con fare sospettoso.
 
“S-signor Weasley, mi perdoni per il disturbo” attese una qualsiasi reazione, che però non arrivò “Potrei parlare con sua figlia?”
 
Forse fu proprio quell’ultima parola, proferita con fare titubante dal giovane, a risvegliare nell’uomo qualche assopito istinto omicida e a nulla servì la confortante conversazione avuta con Hermione qualche istante prima.
 
“Solo parlare?”
 
Non alzò la voce, ma il tono era inquietante e terribilmente grave. Scorpius si pentì per un istante di aver anche solo pensato a quel confronto.
 
“Signor Weasley, non so esprimerle quanto sia mortificato”
 
Ron d’istinto uscì all’esterno dell’abitazione, socchiudendo la porta alle sue spalle.
 
“Davvero?! Perché forse non ti rendi conto della situazione in cui hai cacciato mia figlia!”
 
Il ragazzo indietreggiò per paura di non uscirne seriamente vivo.
 
“Signor Weasley”
 
Non riuscì a proseguire, ma forse fu grato a quell’interruzione, visto che non sapeva a che altre scuse aggrapparsi. Rose aveva aperto la porta e aveva consapevolmente salvato il suo fidanzato.
 
“Scorpius, entra”
 
Ron guardò la ragazza sorpreso.
 
“Come, prego??”
 
Lei ignorò il padre e prese il fidanzato per un braccio, obbligandolo ad entrare. Non gli importava un accidente dell’opinione del padre, se era infastidito dalla presenza del ragazzo erano solo problemi suoi.
 
Scorpius non alzò lo sguardo sull’uomo, era decisamente troppo in soggezione e così seguì la ragazza in silenzio.
 
I due si avviarono verso le scale. Ron però non avrebbe di certo acconsentito a quell’oltraggio.
 
“Rose, fai un altro passo e ti giuro che riceverai una punizione che non scorderai facilmente”
 
Lei non si voltò subito, ma si bloccò e con essa anche Scorpius.
 
Hermione non riuscì a tacere davanti a quella scena. La donna era accanto ad Hugo, si alzò e provò per l’ennesima volta a far riacquistare rapidamente il senno al marito.
 
“Ron, lasciali stare, vogliono solo parlare. Sono sicura che non oserebbero fare nulla di sconveniente in nostra presenza”
 
L’uomo si voltò verso di lei, senza la minima intenzione di calmarsi.
 
“Mi sembra che tu abbia già espresso la tua opinione, ora se permetti espongo le mie ragioni” la fulminò infastidito per quell’intromissione “Questa è casa mia e non gradisco che alcun Malfoy metta piede qui dentro, ancor meno in camera di mia figlia” il suo sguardo ritornò sugli sfortunati innamorati “Quindi ora se volete farmi la cortesia di fare le vostre cose, qualsiasi esse siano, fuori da qui!”
 
Indicò la porta con rabbia, non lasciando altra scelta a Rose che seguire quella provocazione. La ragazza si avviò nuovamente verso la soglia, trascinandosi sempre dietro il fidanzato, che non aveva nemmeno la forza di replicare, tanta era la paura di quell’uomo e in cuor suo serbava anche il timore di peggiorare una situazione già sufficientemente precaria.
 
Hermione invece cercò di ignorare le provocazioni del marito e si parò davanti ai due giovani per evitare che facessero un grande errore. Si rivolse alla figlia dolcemente con la speranza di smorzare la tensione e dissuaderla.
 
“Tesoro, ti prego, non ascoltare tuo padre, è arrabbiato in questo momento, ma si comporta così perché vuole solo il tuo bene”


“Scusa, mamma, ma in questo momento mi viene difficile crederlo”
 
“Rose, non avrai alcuna punizione, andate in camera e parlate tranquillamente”
 
Era riuscita a calmarla, a farla sentire capita, ma a Ron quell’alleanza infastidiva.
 
“Hermione, finiscila di darmi torto davanti alla ragazza!”
 
In quel momento aveva davvero alzato la voce, sfogando una rabbia repressa. Lei tentò di ignorarlo ulteriormente e si rivolse nuovamente ai ragazzi.
 
“Tesoro, andate, a tuo padre penso io”
 
Rose ascoltò la madre. Hermione attese che i ragazzi fossero scomparsi alla loro vista.
 
“Hugo, vai anche tu in camera tua”
 
Il ragazzo non se lo fece ripetere e seguì l’esempio della sorella.
 
Quando finalmente i due coniugi furono rimasti soli, Hermione tentò di far ragionare il marito, ma lui si trasformò in un fiume in piena manifestando tutta la sua collera e frustrazione.
 
“Non ci credo, Hermione, ma come ti sei permessa di sminuire in quel modo la mia autorità?!”
 
“Calmati, Ronald”
 
Continuò ad essere comprensiva e a mordersi la lingua per non urlargli veramente contro ciò che pensava di lui.
 
“No che non mi calmo!”
 
“E cosa intendi fare Schiantarmi??” lo provocò con decisione, fissandolo negli occhi “Non è questo l’atteggiamento giusto. Più la limiti, più lei ti remerà contro. Sono stufa di placare la tua ira. Inizia ad usare il cervello con nostra figlia”
 
L’ascoltò, ma quello che udì non gli piacque proprio per niente.
 
“Allora tolgo il disturbo, perché un genitore che ragiona e la comprende basta e avanza. Hermione, non cercarmi se combina qualche guaio, lo risolverete tu e lei, visto che siete tanto furbe”
 
Uscì rapidamente, sbattendo la porta, lasciando la moglie rassegnata alla triste evidenza di una situazione irrisolvibile e di una pace non più concessa.
 
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Lacrime di pentimento ***


Lacrime di pentimento
 
Rose era rimasta profondamente scossa della reazione del padre. L’orgoglio le impediva di mostrare a lui i sentimenti che la turbavano e così riversò quello stato d’animo in un pianto disperato.
 
Non riusciva a credere di aver deluso suo padre fino a tal punto, di aver mostrato a lui una simile irriverenza. Lei adorava Ron, tra loro vi era un legame forte e autorevole, mai l’uomo aveva minacciato una punizione, il dialogo era sempre stato il modo migliore per consigliare ed educare i suoi figli.
 
La ragazza sentiva di non aver compreso i sentimenti del padre, di non essersi soffermata a comprenderlo. Eppure qualche settimana prima era così semplice capirsi, parlarsi senza urlare, confrontarsi su piccoli e grandi temi.
 
Non si pentiva di essersi innamorata, ma desiderava che quel sentimento non ne rovinasse un altro.
 
Lacrime amare scorrevano lungo le sue candide gote. L’unico candore che era rimasto in lei, perché aveva ben presto perso la purezza e la castità della bambina, per diventare donna da un giorno all’altro, senza che lei lo avesse programmato, era l’amore ad averla spinta in una simile decisione. Era cresciuta e cambiata ed era forse questo che veniva rimproverato a lei?
 
Ron desiderava che lei rimanesse una bambina per sempre? O forse aveva smesso di esserlo troppo presto?
 
Alcun pensiero o risposta alle sue domande riuscì a calmare quella disperazione e nemmeno era in grado di trovare un modo per creare un connubio tra i suoi desideri e quelli del padre.
 
Era consapevole del fatto che Ron volesse il bene per la propria figlia, ma quell’uomo non riusciva a capire la fonte della sua felicità. Stava crescendo, forse nel peggiore dei modi, e questi dubbi si insinuavano nella mente della ragazza, ma proprio perché lei non era più una bambina avrebbe dovuto cercare quel soddisfacimento altrove. Se prima era così semplice accontentare quella ragazzina con quelle sue piccole lentiggini che le donavano un tocco di graziosità, arrivati a quel punto le esigenze erano cambiate, basta bambole di pezze o trenini, lei necessitava dell’amore e di tutto quello che esso comportava.
 
Scorpius non poteva nemmeno immaginare i tormenti che passavano per la mente della sua ragazza in quell’istante. Non aveva altro modo di farle percepire la sua vicinanza, se non stringerla forte a sé. In quel momento mandò al diavolo i suoi propositi della lontananza, Rose aveva bisogno di lui e lui ci sarebbe sempre stato per lei.
 
La ragazza sfogò il dolore sulla spalla del fidanzato e soffocò sofferti singhiozzi. I suoi occhi azzurri erano diventato fiumi in piena e non vi era nemmeno un lieve accenno che quel tormento si stesse placando.
 
“Rose, ti sentirai male se non ti calmi”
 
Le sussurrava nell’orecchio, massaggiava la sua schiena e i morbidi capelli scarlatti, la stringeva a sé con maggiore coinvolgimento per farle percepire affetto e calore umano.
 
Le diede un grosso e sentito bacio sulla guancia e fu quel contatto a spingere la ragazza a staccarsi dalle braccia di Scorpius e a guardarlo dritto negli occhi.
 
“Perché sei venuto stasera? Devi dirmi qualcosa di importante, vero?”
 
I sussulti del pianto si erano placati, ma le sue pupille erano arrossate come se non avesse dormito per intere notti.
 
Lui abbassò gli occhi dispiaciuto. Ormai nemmeno la luce del sole, che filtrava dalla finestra, riusciva a ridare un po’ di serenità ai due giovani, sedando i loro tormenti. Forse però ciò che andava davvero placato era il pungente morso di un amore giovanile, ma sempre più proibito, che li stava logorando dentro e con essi anche le loro famiglia stavano collassando sotto i colpi di quel tornado di emozioni e contrasti.
 
Stavano davvero peggiorando un odio già abbastanza ingigantito dagli eventi e dagli anni? Quindi stavano sortendo l’effetto contrario di quello sperato? I Malfoy e i Weasley si odiavano, ma Rose e Scorpius non volevano essere artifici dello scoppio di una guerra assopita e mai del tutto spenta, che una qualsiasi miccia avrebbe potuto ravvivare e far scoppiare, in un modo più potente e devastante rispetto al passato. Questo avevano dimostrato i genitori ai figli e mai uno spiraglio di luce e di completa apertura da parte dei padri. Vi era solo una impaziente sopportazione che traboccava non appena i ragazzi facessero un mezzo passo falso.
 
“Rose, tra due settimane partiamo per Hogwarts”
 
Lo annunciò quasi con sofferenza, come se quell’evento segnasse la fine di qualcosa, ma Rose non riusciva a comprendere, era una bella notizia, finalmente sarebbero potuti stare insieme senza impedimenti.
 
Scorpius lesse l’espressione perplessa della ragazza e si affrettò a malincuore a chiarire.
 
“Ho promesso a mia madre che non avremmo più rischiato”
 
“Le hai detto che noi”

“Non ho avuto scelta”
 
La ragazza rimase profondamente delusa da quelle parole, lei credeva davvero che, date le circostanze, Hogwarts potesse diventare la loro àncora di salvezza, il loro angolo di mondo dove vivere il loro amore senza alcun impedimento ed insulsi contrasti.
 
“Rose, lo hai detto tu, i tuoi hanno influenza sulla Preside. Tuo padre troverà il modo di separarci ed io non voglio più farti soffrire”
 
Forse erano solo scuse per tenerla lontana da lui o forse era un nuovo meschino pensiero che si era iniettato nella mente del giovane.
 
“Scorpius, mi stai lasciando?”

Gli rivolse quella domanda con pacatezza, la voce faceva fatica pronunciare simili parole. Era estremamente incredula e persino le lacrime si erano bloccate all’altezza delle pupille in attesa della risposta.
 
“Io ti amo, Rose” non aveva risposto, ma aveva fuorviato la domanda “E ti amerò sempre, ma forse non è destino”
 
“Scorpius”
 
Sussurrò il nome del ragazzo, lo supplicò. Non riusciva ad essere arrabbiata con lui, ma un nuovo dolore le stava salendo dallo stomaco, provocandole un nuovo malessere.
 
 
 
 
Hermione non ne poteva più, era provata, sfinita. Iniziava davvero a dar ragione alla figlia, basta contrasti, lotte e guerre contro i Malfoy. Purosangue o Mezzosangue? Ma al diavolo tutto. Lui l’amava? Sì. Allora non c’era certezza più importante e valida. L’avrebbe rispettata e protetta? Era quello che dimostrava. La ragazza era felice con lui e i suoi genitori sarebbero dovuti essere felici per lei. La loro figlia aveva scelto l’amore e non l’odio, quindi sarebbero dovuti essere fieri di Rose. Ma allora perché quel maledetto astio secolare si contrapponeva ancora tra loro?
 
La donna pensò e ripensò, ma poi si decise e corse dietro al marito.
 
Era una serata di fine estate, tiepida e piacevole sulla pelle. Solo qualche innocua nuvola vagava per il cielo e nascondeva sotto il manto le luminose stelle.
 
Lo raggiunse, lo chiamò estenuata dalla situazione, ma lui proseguiva il suo passo senza darle retta.
 
“Ronald!”
 
Alzò la voce e lui si bloccò improvvisamente.
 
Lo costrinse a voltarsi, prendendolo per un braccio.
 
“Guardarmi in faccia quando ti parlo”
 
L’uomo teneva lo sguardo basso, mostrando vergogna.
 
“Ronald”
 
“Torna a casa, Hermione, ho bisogno di fare due passi”
 
La moglie non aveva alcuna intenzione di assecondare quel momento di follia.
 
“Non è né il luogo né l’ora per i tuoi momenti di meditazione. Rientriamo insieme”
 
A quelle parole finalmente il marito la guardò negli occhi e lei si stupì per quello che notò.
 
“Ehy, Ron, ti prego, non piangere”
 
“Non sto piangendo”
 
L’uomo appoggiò la schiena contro il muro accanto a loro e si asciugò le piccole lacrime che minacciavano di scendere lungo le guance.
 
Hermione faticò a riprendersi da quella scena e a non lasciarsi andare lei stessa alla tristezza.
 
“Ron, ascoltami, nostra figlia ti adora e questo non cambierà. Nulla può spezzare il vostro legame” fece una pausa per aspettare una reazione, un qualsiasi segno di consolazione da parte del marito “Ricordi quando Rose ci scriveva i biglietti di auguri per Natale? A me un semplice ‘Buon Natale, mamma’. Invece a te scriveva un papiro di lettera” gli sorrise “Amore, non sto dicendo che sono invidiosa, perché io sono felicissima e estremamente orgogliosa del rapporto che c’è tra te e Rose, ma è per dirti che sei un padre meraviglioso e anche l’atteggiamento di stasera lo dimostra. È il tuo modo per proteggerla, sei solo un po’ iperprotettivo. Non farla sentire sporca solo perché ha vissuto la sua prima volta con un Malfoy. Tesoro, lo sai anche tu quanto l’amore possa essere una forza estremamente potente e incontrollabile”
 
Quel discorso pronunciato con la flebile e delicata voce della moglie lo lasciò senza fiato. Solo scuse uscirono limpide e sincere dal suo cuore.
 
“Mi dispiace di averti urlato contro”
 
“Ron, non è a me che devi delle scuse. Parla con Rose”
 
Le sorrise, le porse un dolce bacio e si avviò a passo sostenuto verso casa, consentendo al cuore di Hermione di tornare a battere regolarmente nell’esile petto.
 
 
 
 
Arrivò rapidamente davanti alla camera della figlia. Voleva bussare in segno di pace e abbassare le difese per affrontare un discorso pacifico con la ragazza.
 
I due giovani sentirono leggeri colpi alla porta, ma, essendo nel bel mezzo di un delicato discorso, sussultarono ugualmente.
 
“Rose, sono papà, posso entrare?”
 
Scorpius non le aveva ancora risposto, non le aveva ancora dato la certezza che tra loro non fosse tutto finito.
 
Il ragazzo si alzò e attese l’ingresso dell’uomo.
 
“Sì, papà, entra pure”
 
Ron entrò lentamente per paura di disturbare o turbare ulteriormente la quiete.
 
“Signor Weasley, tolgo il disturbo, la lascio parlare serenamente con sua figlia”
 
L’uomo guardò Scorpius uscire a testa bassa e richiudere la porta. Notò tensione nell’aria tra i due giovani e si preoccupò.
 
“Rose, che è successo?”
 
“Mi ha lasciata”
 
Grande stupore si delineò sul volto del padre. Si sedette accanto a lei e l’abbracciò.
 
“È colpa mia, tesoro, mi dispiace”
 
La ragazza si sciolse dall’abbraccio e lo guardo con diffidenza. Non riusciva a cogliere il motivo del repentino cambiamento nel suo atteggiamento.
 
“Non sei felice? Non avrai più alcun Malfoy per casa”
 
“No, bambina mia, non sono felice. Non se tu sei triste”
 
Non riusciva ad essere arrabbiata con suo padre in quel momento.
 
“Io lo amo, papà”
 
“Lo so”
 
Gli occhi tornarono a pizzicare ad entrambi.
 
“E so anche che non si può stare lontani dalla persona che si ama senza provare un grande dolore” la guardò con dispiacere “Rosie, tu sarai sempre la mia piccola, ma non posso impedirti di essere felice e non è nemmeno quello che voglio. Tesoro, se lo ami è giusto che tu stia con lui” era faticoso accettarlo, ma non aveva altra scelta “Vi darò la mia benedizione e sono certo che lui tornerà da te”
 
Ron era al limite, non riusciva a sostenere lo sguardo sofferto della figlia, tanto quello che doveva dire lo aveva detto, quindi si alzò per uscire dalla stanza.
 
“Papà”
 
La ragazza lo richiamò indietro, appena prima che abbassasse la maniglia.
 
“Era tanto tempo che non mi chiamavi Rosie”
 
Le sorrise.
 
“Allora, se ti fa piacere, ricomincio”
 
Non era decisamente più una bambina, ma lui avrebbe continuato a vederla come tale e l’avrebbe protetta se necessario. Forse però in quel caso aveva solo bisogno di vicinanza e non di protezione.
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Distacchi e delusioni ***


Distacchi e delusioni
 
In due settimane il tepore estivo si era lentamente affievolito, lasciando spazio ad una brezza più fresca. I temporali si intensificarono, diventando sempre più frequenti.
 
Ma quell’aria leggermente più fredda fu appesantita da un umore particolarmente nero, che aleggiava su casa Malfoy.
 
Scorpius in quelle due settimane era tornato ad essere strafottente, arrogante e profondamente irreverente verso tutti coloro che si rivolgessero a lui, indipendentemente che le loro intenzioni fossero buone o cattive. Senza Rose, senza la sua dolcezza, la sua amorevole voce e la sua presenza, non riusciva a mantenere la calma e mostrarsi sereno e controllato. Mancava tutto di lei e lui desiderava solo sentire le morbide labbra della ragazza sulle sue, perché sapeva che quello era l’unico modo per placare la sua ira.
 
Draco però, che era decisamente poco incline alla pazienza, quel primo dì di settembre, non fu più in grado di mordersi la lingua. Il figlio stava finendo di preparare i bagagli nella sua camera, ma era un continuo rimbombo di forti rumori provenienti dal piano di sopra.
 
“Ora mi sono davvero stufato dei suoi colpi di testa!”
 
Astoria, che era in soggiorno con lui, non poté che scattare a quell’affermazione e tentare di calmare il marito, parandoglisi davanti, impedendo così ulteriori passi.
 
“Lascialo stare, Draco, ti prego”
 
L’uomo la guardò deluso per la protezione che lei stava offrendo a Scorpius. Per lui l'atteggiamento del figlio era inaccettabile.
 
“Quindi lasciamo che ci distrugga casa??”
 
“Tesoro, è provato” abbassò il tono della voce, rendedolo più comprensivo e leggermente mellifluo “Lui e Rose si sono lasciati ed ora che torneranno a Scuola dovranno rivedersi tutti i giorni e questo lo tormenta”
 
Era rimasto stupito dall’abilità della moglie di vagliare in modo così preciso la psicologia del figlio. E sicuramente anche un pizzico d’invidia attraversò la mente dell’uomo.
 
“Astoria, vado a parlargli e a tranquillizzarlo" alzò le mani in segno di pace e rilassò i muscoli, abbassando la guardia e le difese "Niente grida, promesso”
 
La prese delicatamente per le spalle, le sorrise e la oltrepassò.
 
Scorpius era arrivato al limite, era sfinito, i pensieri gli ronzavano in testa e martellavano da dentro il suo cervello. Sentì dei passi dietro di sé, ma era talmente provato, che non riuscì nemmeno a riconoscere a chi appartenessero. Ignorò la presenza alle sue spalle.
 
Iniziò a parlare tra sé e sé in segno di sfogo.
 
“Basta! Non ce la faccio” cessò di sbattere i suoi effetti personali nei bagagli, lacrime amare iniziarono a rigare le sue guance, strinse le palpebre per contenerle, ma era tutto inutile “Io non torno in quella stramaledetta Scuola!" buttò le valigie a terra con una forte manata, sparpagliando tutto il contenuto sul pavimento "Maledetto Hogwarts! Maledetti professori! Maledetta la Magia! Maledetto il giorno in cui l’ho conosciuta! Maledetto il giorno in cui mi sono innamorato di lei!”

Tirava pugni sul tavolo ad ogni frase e imprecazione pronunciata.
 
Alzò sempre di più il tono della voce, gridò con la speranza di far uscire quel mostro di rabbia che gli stava corrodendo le viscere. Diede una violenta spinta alla scrivania a cui era appoggiato, sbattendola contro il muro. Aveva contenuto quella collera per settimane, ma ora che il momento fatidico era giunto, non riusciva più a controllarsi.
 
“E maledetto io! Ma come ho fatto a lasciarla dopo che abbiamo fatto l’amore?!”
 
Dopo l’ultima parola si portò le mani sul volto, sfogando tutto il suo dolore in un pianto disperato. Ma una voce lo riportò alla realtà.
 
“Cosa??”
 
Era suo padre, che molto probabilmente aveva atteso la fine della sfuriata del figlio, per prendere la parola e provare a calmarlo.
 
Il ragazzo si rese conto troppo tardi di aver parlato troppo. Cessò i singhiozzi e si voltò verso Draco.
 
“Papà!”
 
L’uomo lo fissò deluso. Quando aveva acconsentito a quella frequentazione, non si sarebbe certo mai aspettato che si sarebbero spinti a tal punto.
 
“Non ho parole, Scorpius, per descrivere quanto tu sia stato vigliacco! L’hai lasciata dopo che siete stati insieme?!”
 
Il ragazzo a quelle parole rimase perplesso, ma non riuscì a ribattere.
 
“Mi dici che diavolo ti è passato per la testa?! Non è questo che ti abbiamo insegnato. E non riesco nemmeno a capire come abbia fatto Weasley a non venire ad uccidermi”
 
“Papà”
 
Tentò di calmarlo con un flebile tentativo, ma ora quello agitato era diventato suo padre.
 
“Perché non mi hai detto nulla? Tua madre lo sapeva?”
 
Il giovane Malfoy indietreggiava all’involontario avanzare del padre e non riusciva nemmeno a rispondere, tanto era spaventato dall’elevato tono di voce dell’uomo.
 
“Scorpius, rispondimi quando ti faccio una domanda! Tua madre lo sapeva?”
 
“Sì”
 
E fu proprio in quel momento che la donna, spinta dalle urla, era corsa al piano superiore come una furia.
 
“Ma che state facendo voi due? Draco, dovevi calmarlo, non fargli compagnia in questo delirio”
 
“Zitta, Astoria. Devi stare zitta! Tu sapevi tutto e non mi hai detto niente”
 
“E non ti domandi il perché?”
 
La donna, per niente intimorita dal marito, si avvicinò al figlio e tentò di tranquillizzarlo, visto che Draco aveva solo contribuito a peggiorare la situazione.
 
“Tesoro, so che stai soffrendo, ma so che ami Rose e queste due settimane senza di lei sono state terribili per te. Sono certa che per voi ci sarà un’altra possibilità, magari in futuro, ora siete veramente molto giovani”
 
“Complimenti, Astoria. Finisce sempre che tu passi per la brava ed io per il cattivo”
 
La donna si stava stufando dell’impertinenza del marito. Si voltò verso di lui e rispose a tono alle sue provocazioni.
 
“Vuoi sapere la verità, Draco? Tutta la verità?”
 
“Sarebbe gradita”
 
“Bene, allora ti sarà gradito sapere che è tutta colpa tua, se tuo figlio si sente in questo modo! Sbaglio o non volevi che frequentasse quella ragazza?? Li hai spinti a nascondersi, a non parlarci, a non chiederci consiglio. Ed ora, Draco, raccogli le conseguenze delle tue azioni”
 
Il marito era terribilmente offeso da quelle insinuazioni.
 
“Certo, mi sembra giusto, nostro figlio va a letto con quella ragazza e poi la molla e sarebbe mia la colpa?? Mi dispiace, ma ha fatto lui la figura dell’irresponsabile”
 
La situazione sembrò già abbastanza delicata, quindi Astoria preferì omettere il timore per la gravidanza. Cercò di riacquisire un tono pacato.
 
“Draco, ti prego, non voglio che Scorpius parta in questo modo, non lo rivedremo fino a Natale e desidero solo che voi vi rappacifichiate”
 
L’uomo la guardò con diffidenza e successivamente fece scivolare lo sguardo su un intimorito ragazzo, che si nascondeva dietro alla madre per non subire l’ira funesta del padre.
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Al diavolo il Sangue! ***


Al diavolo il Sangue!
 
Dopo quell’accesa discussione, un silenzio tombale era sceso in casa Malfoy.
 
Draco aveva scoperto, forse nel peggiore dei modi, quanto la relazione tra suo figlio e quella Weasley si fosse evoluta. Infondo ciò che lo fece realmente imbestialire fu proprio esserne stato messo all’oscuro da sua moglie e da suo figlio.
 
In quell’esatto momento e in quell'occasione specifica, si sentiva persino solidale con Ron e, forse, grato a lui per aver mantenuto i nervi saldi davanti a quella notizia. Lui era davvero convinto che Weasley lo sapesse, perché aveva la vaga impressione che Rose vedesse in suo padre un buon confidente. Dopotutto quella qualità era insita nell’indole di un vero Grifondoro.
 
Lui però, Draco Malfoy, non poteva aspirare ad essere un padre più comprensivo e ad invogliare così il ragazzo a confidarsi anche con lui e non soltanto con Astoria? Era sicuramente diventato uno dei suoi più grandi desideri. E poi, infondo, quale genitore, che tenga veramente ai propri figli, non aspira ad un tale obiettivo?
 
Scorpius aveva ricominciato a preparare i suoi bagagli, che erano stati scaraventati a terra in un violento impeto di rabbia. E mentre il figlio riorganizzava indumenti e pensieri, il padre decise di prendersi qualche istante di riflessione, passeggiando per le vie, sperando che la fresca atmosfera di quella mattina potesse illuminarlo sul da farsi.
 
Cercò, per la prima volta nella sua vita, di immedesimarsi in suo figlio, cercando di rivivere quello che aveva provato lui, quando, in tempi passati, si era innamorato di sua moglie. Ricordò inevitabilmente e si accorse che, dopotutto, lui e Scorpius non avevano vissuto esperienze così differenti. E cosa importava se Astoria fosse una Purosangue e Rose una Mezzosangue? Davvero l’amore badava al livello di magia insito nel DNA? No, a quel sentimento così travolgente, che era in grado di sottomettere anche l’individuo più crudele, non importava un accidente, per il semplice fatto che l’unico a potersi vantare di tutta quella purezza era proprio lui. L’Amore. Draco aveva dichiarato guerra ad una forza imbattibile, contro cui infondo - per quanto esistessero filtri d’amore o simili escamotage - nessun incantesimo poteva avere la meglio. E forse lui aveva perso ogni possibilità di vittoria contro l’Amore, da quando egli stesso, per primo, aveva provato le forti tenaglie di quel sentimento premergli sul cuore con l’intenzione di non lasciarlo più, impedendogli di tornare ad essere cinico e, forse, quel ragazzino completamente idiota che godeva delle sofferenze altrui solo per sentirsi meglio con se stesso. In quel momento della sua vita non aveva più bisogno di essere sadico con il prossimo, con chi in un certo qual modo stava meglio di lui, perché egli aveva raggiunto la giusta pace interiore e tutto ciò che aveva sempre desiderato - e che infondo tutti desiderano - : la felicità.
 
Sforzava la mente e il cuore per riportare alla memoria le emozioni e le sensazioni che molto probabilmente stava provando suo figlio in quell’istante, in quel periodo della sua breve vita, nel corso della sua adolescenza, e si convinse finalmente che Astoria avesse ragione. Era stato lui ad avvicinare prematuramente quei due, portandoli ad un’alleanza contro chiunque si fosse intromesso e avesse ostacolato il loro amore, e a bruciare le tappe, e probabilmente sulle sue spalle pesava anche la colpa di averli allontanati con la sua dannata teoria del Sangue Puro, che aveva solo causato un incontrollabile odio e sofferenza.
 
Possibile che, immerso nei suoi pensieri, si fosse spinto fino alla dimora dei Weasley? Era un segno? Avrebbe potuto lui convincere quella ragazza che infondo suo figlio non avrebbe mai pensato di lasciarla, se un insensibile padre non si fosse prepotentemente intromesso nel loro amore?
 
Sicuramente anche Rose era impegnata nei preparativi per il viaggio e forse anche il suo cuore era attraversato dalle stesse emozioni e dagli stessi timori che provava Scorpius.
 
Valeva fare un tentativo. Non gli importò più molto del suo orgoglio, che aveva contribuito a far soffrire le persone che amava di più al mondo, e suonò.
 
Fu proprio la ragazza ad aprire e, quando lo vide, un lieve timore attraversò i suoi occhi.
 
“Signor Malfoy”
 
Non era sua intenzione spaventarla, così le rivolse un mezzo sorriso, lasciandola profondamente interdetta.
 
Ron comparve alle spalle della figlia e dolcemente si rivolse a lei.
 
“Tesoro, qui ci penso io. Finisci di preparare i bagagli”
 
Rose indugiò a seguire il suggerimento del padre e Draco si affrettò a giustificare la sua presenza, rivolgendosi prudentemente a lei.
 
“No, aspetta, desidero parlare proprio con te” attese un’approvazione e si rivolse a Ron con titubanza “Se tuo padre me lo consente”
 
“Cosa vuoi, Malfoy?”
 
Ron diede l’aria di essere rassegnato, rivolgendogli quella domanda, ma non vi era ombra di arroganza nella sua voce.
 
Draco lo interpretò come un assenso a proseguire nelle sue intenzioni.
 
“Mi dispiace, Rose, avevo capito veramente poco. Se non nulla. E, per la verità, non avevo nemmeno fatto lo sforzo di pensarci e provarci”
 
Le stava parlando con il cuore in mano, momento più unico che raro, che lasciò Ron e la figlia sconcertati e quasi commossi.
 
Lui provò a proseguire.
 
“Scorpius sta male senza di te. Il solo pensiero di tornare a Scuola, ma non con te, lo distrugge. Credo che manchi anche a te, Rose, o sbaglio?”
 
La ragazza non sapeva cosa rispondere, ma il suo cuore era perfettamente consapevole dei sentimenti che provava. Si voltò verso il padre, forse in cerca di un’approvazione. Ron le sorrise e si rivolse a Draco.
 
“Perché non è venuto anche Scorpius?”
 
“Lui non sa che sono qui, ma credetemi se vi dico che gli manchi, Rose. Gli manchi da morire. Ed è colpa mia se avete sofferto”
 
“È anche colpa mia, Malfoy. Le colpe devono essere spartite”
 
Rose si sentiva alquanto strana in quella paradossale situazione: Ronald Weasley e Draco Malfoy si stavano alleando?
 
“Papà, ma state diventando amici?”
 
“Ora non esageriamo, tesoro”
 
“Si chiama tolleranza, Rose” e non erano mai stati più d’accordo su quel proposito “Allora, vieni con me da Scorpius? Se tuo padre lo concede, ti accompagniamo noi in stazione”
 
Tutti gli occhi furono puntati su un pensieroso Ron.
 
“Va bene” ma non mancò di puntualizzare “Ma guai a te se le succede qualsiasi cosa, Malfoy”
 
La figlia gli rispose rassegnata e un po’ divertita.
 
“E addio tolleranza, papà. A dopo”
 
 
Infondo per la signorina Weasley si prospettava un anno alquanto complesso senza il suo amato. Ma quella mattina il fato aveva deciso per lei diversamente.
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Un legame approvato ***


Un legame approvato
 

 
Mille pensieri affollavano la mente della giovane Weasley lungo il tragitto per raggiungere il suo amato.
 
Si sentiva finalmente leggera e un dolce sorriso le si era stampato sul viso, minacciando di non sparire più.
 
Immaginava il momento in cui l’avrebbe rivisto, non pensò ad altre eventualità se non a quella di stringerlo tra le sue braccia e sentirsi ricambiare in quel tanto desiderato contatto.
 
Gli era mancato più dell’aria che respirava dalle serrande della finestra, perché era convinta che, se fosse stata sempre al suo fianco, dell’ossigeno avrebbe potuto anche fare a meno per vivere.
 
Lei, così intraprendente, si stava davvero arrendendo, rinunciando all’amore della sua vita, ma un Destino, che diventò suo amico, aveva in serbo qualcosa di diverso per lei. Probabilmente quello stesso Fato, che l’aveva resa così forte e coraggiosa, non voleva privarla di tali doti, ma voleva rafforzarle, mostrandole una luce di speranza in quell’oblio in cui era caduta.
 
Contava i minuti che la separavano da Scorpius. Il suo cuore fremeva e batteva più forte nel petto al ritmo dei rintocchi dell’anima.
 
Sentiva un lieve capogiro, tanto era grande la gioia che la travolse. Sperò di riuscire ad arrivare e quanto meno, se proprio era necessario, svenire tra le sue braccia.
 
Nemmeno nei sogni più gradevoli si sarebbe aspettata che quel giorno sarebbe arrivato, che suo padre e Malfoy finalmente approvassero il loro amore, che comprendessero quanto la loro felicità fosse reale solo se erano insieme.
 
Bloccò i suoi passi. Sentiva che tutta quell'improvvisa gioia, quel cambiamento e capovolgimento della sua vita era arrivato troppo in fretta ed ebbe seriamente paura di svegliarsi e di accorgersi di aver vissuto solo una splendida proiezione dei suoi più intimi e sinceri desideri.
 
Anche Draco si fermò poco dopo, guardandola perplesso. La ragazza aveva cambiato idea? Si era sbagliato nel pensare che lei desiderasse tornare con suo figlio?
 
“Rose?”
 
“Signor Malfoy, mi scusi, ma mi sembra troppo bello per essere vero”
 
Lo fissava con occhi lucidi di commozione e smaniosi di non ricevere alcuna smentita alle sue speranze.
 
“È tutto vero, però se non ci sbrighiamo rischiamo che il treno parta senza di te”
 
Draco fece per proseguire, ma lei lo richiamò ancora una volta indietro.
 
“Signor Malfoy. Le prometto che io e Scorpius non rischieremo più di combinare guai”
 
L’uomo rimase interdetto davanti a quelle parole.
 
“Di che guai stai parlando?”
 
“Suo figlio non le ha detto della sua paura che io fossi incinta?”
 
Sentiva in cuor suo di aver proferito un’informazione sbagliata ed iniziò ad imbarazzarsi per aver toccato simili argomenti con lui.
 
Lui negò con il capo, cercando di non esternare i sentimenti che quella nuova notizia aveva scosso in lui.
 
“E lo sei?”
 
Trattenne il fiato nel porgerle quella domanda.
 
“No. Assolutamente no”
 
Lei si affrettò a smentire.
 
“Ok, allora direi di archiviare questa storia. Che ne dici? Però sì, se evitate di farmi diventare nonno così presto, ve ne sarei grato”

​La ragazza rimase davvero piacevolmente stupita per quella reazione.
 
Si scambiarono un sorriso e proseguirono nel loro cammino. 

 
 
 
 
Draco non aveva mai avuto così chiara la percezione di compiere la scelta giusta. Ammise a se stesso di aver subìto un piccolo shock, scoprendo in quel modo di aver rischiato un prematuro matrimonio, ma si era ripromesso di essere più comprensivo e accondiscendente nei confronti del figlio, provando così ad instaurare un costruttivo dialogo con lui e forse in quel modo - come Astoria gli aveva fatto giustamente notare - avrebbe davvero evitato problemi ben più gravi. Si stava impegnando per riuscire in quell’impresa e sicuramente uno dei primi passi da compiere sarebbe stato accettare quella relazione e infine anche un loro possibile matrimonio, ovviamente in un futuro relativamente lontano. Non avrebbe di certo più provato a dividerli, capì - anche se tardi - che quell’odio non avrebbe portato la serenità di nessuno e nemmeno la pace nella sua famiglia.
 
Quando finalmente i due arrivarono davanti a casa Malfoy, Scorpius stava uscendo di malavoglia dalla porta, pronto - più o meno - a salire sull' Hogwarts Express. Era consapevole del fatto che Rose ci sarebbe stata, ma l'idea di doverla ignorare, nonostante i sentimenti serbati nel cuore e quello che insieme avevano vissuto, lo faceva sentire la persona più infelice e vuota del mondo, come se un Dissennatore lo avesse prosciugato di ogni singola goccia della sua anima. Richiuse la porta alle sue spalle lentamente e delicatamente, non aveva alcuna fretta di ricominciare quel nuovo anno, che secondo i suoi pronostici e a ragion di logica sarebbe stato il peggiore della sua vita. Quindi sfogare la rabbia, che portava dentro sé, sul quell'innocente oggetto avrebbe solo accelerato l'inevitabile.

Ma quando alzò lo sguardo difronte a sé si pietrificò. L’immagine della ragazza attraversò i suoi occhi come il miraggio di un'oasi nel deserto. Si trovava a qualche metro da lui, ma avrebbe riconosciuto la figura di quella giovane anche a chilometri di distanza: i suoi fulvi capelli che le ricadevano morbidamente sulle spalle, i suoi definiti e longilinei fianchi, giurò persino di intravede i suoi azzurri occhi brillare alla luce del sole - o forse i raggi luminosi non c'entravano nulla? - e quel meraviglioso sorriso che lo avrebbe incantato peggio degli occhi di Medusa. Il cuore minacciò di esplodergli nel petto, così aumentò il respiro per scongiurare quell’eventualità.
 
Rose si avvicinò sempre di più, a passi lenti, per gustare quell’indimenticabile e anelato momento.
 
Il ragazzo rimase perplesso quando notò la presenza del padre, ma in quell’esatto momento non si porse troppe domande, la sua mente e concentrazione erano indirizzati ad un'unica persona, la più bella su cui i suoi occhi avessero mai avuto il piacere di posarsi. Draco era rimasto indietro per consentire ai due giovani di salutarsi e per lasciare loro qualche momento di intimità.
 
Il sorriso di lei non si spese e lo sguardo di lui non riuscì a discostarsi da quell’immagine incantatrice. Quella ragazza era la sua dolce debolezza, di cui non si sarebbe mai liberato di sua spontanea volontà.
 
Arrivò a pochi passi da lui. Desiderava buttarsi tra le sue braccia, ma cercò di mantenere un certo contegno, almeno fino a che non ebbe proferito qualche parola per giustificare la sua improvvisa e inaspettata comparsa.
 
“R-Rose, che ci fai qui?”
 
Quella domanda uscì con affanno dalla gola del ragazzo, ancora incredulo e propenso a credere di essere immerso in un dolcissimo e bellissimo sogno.
 
Tentò invano di resistere al soave suono della voce del ragazzo. Ma dopotutto al diavolo anche le parole! Qual miglior modo di rispondergli se non fiondarsi tra le sue morbide labbra. Gli buttò le braccia al collo e annullò la distanza tra i loro visi. Scorpius ci mise un secondo abbondante per reagire e ricambiare quel bacio, non si aspettava una simile risposta, ma alla fine cedette, assaporando e imprimendo prima nel cuore e poi sulla pelle quel dolce sapore. L’abbracciò con l’intenzione di non lasciarla più allontanare da lui, tenendola per sempre stretta a sé.
 
Solo il pensiero che Draco li stesse guardando, portò la ragazza ad interrompere quel tanto desiderato contatto.
 
“Credo tu abbia capito ora perché sono venuta qui da te” allentò la presa sul ragazzo, ma senza staccarsi completamente da lui “Non voglio separarmi da te. E ti sembrerà strano, ma i nostri padri approvano. Quindi non c'è davvero motivo che soffriamo stando distanti”
 
Quell’ultima affermazione lo portò a voltare incredulo gli occhi verso padre, gli sorrise quasi commosso e tornò a posare lo sguardo sulla ragazza difronte a sé.
 
“Rose, mi hai fatto una grandissima sorpresa ed io non ho parole per descrivere l’immensa gioia che mi hai regalato”
 
Gli sorrise estasiata da quelle parole.
 
“Bene, allora credo proprio che Hogwarts debba prepararsi al nostro arrivo”
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Un nuovo anno insieme ***


Un nuovo anno insieme
 
 
1 settembre ore 11.
 
Il sole splendeva alto nel cielo, non una nuvola solcava l’immensa distesa celeste.
 
Come d’accordo Rose e Scorpius erano arrivati in stazione insieme. Non passò inosservato l’arrivo dei Malfoy con una Weasley a seguito. 
 
Al loro passaggio sommessi borbottii inondarono l’atmosfera. Draco tentò di mantenere un certo contegno, ignorando quegli invadenti sguardi.
 
La stazione era sempre la stessa, il binario 9 ¾ di King’s Cross non era cambiato di una virgola in quei tre mesi, ma ciò che la rendeva davvero differente erano gli occhi dei due innamorati. I due ragazzi non notavano tutto quello stupore nei volti di coloro che attendevano la partenza dell’Hogwarts Express, la loro attenzione era concentrata su altro e la loro gioia non sarebbe stata rovinata da niente e da nessuno tale era grande e sincera.
 
Scorpius teneva le dita intrecciate a quelle di Rose, non gli sembrava ancora vero che suo padre avesse accettato la loro relazione, era davvero il più bel regalo che lui avesse mai ricevuto. La stringeva delicatamente a sé, dando davvero l’impressione di non voler consentire a nessuno di portarla via dal suo fianco e lei, dal canto suo, sentiva di essere rinata, con la consapevolezza che lui non l’avesse lasciata per reale mancanza di amore, ma per evitarle ulteriori sofferenze.
 
Raggiunsero, superando quel marasma di gente, i binari del treno. Difronte a loro riconobbero i Weasley, che, appena li videro, si ammutolirono.
 
Rose non diede retta alla palese tensione che si era creata e prese la parola.
 
<< Ciao mamma. Ciao papà. Gli zii non sono ancora arrivati? >>
 
Hermione rispose serenamente alla figlia.
 
<< No, tesoro, ma a breve dovrebbero essere qui, il treno sta per partire >>
 
La donna buttò un’occhiata al marito, attendendo una sua reazione. Ron si rivolse a Draco, cercando di mantenere un certo distacco, l’ultima cosa che voleva era diventare suo amico.
 
<< Sei stato di parola, Malfoy >>
 
Draco accennò ad un mezzo sorriso.
 
<< Tua figlia era in buone mani, Weasley >>
 
E si voltò verso suo figlio per comunicare a chi si stesse riferendo.
 
Astoria assistette a quella scena quasi commossa. Qualche mese prima non si sarebbe giocata nemmeno un pollice della sua bacchetta e invece in quell’esatto momento dovette ricredersi, con una certa nota di soddisfazione.
 
<< Ragazzi, non vorrei interrompere, ma credo dobbiate iniziare ad avviarvi, il treno partirà a breve >>
 
<< Sì, mamma >> Scorpius si rivolse ai genitori per gli ultimi saluti << Grazie per aver capito che per me Rose è importante,  
papà >>
 
Tutta quell’inusuale gratitudine stava facendo commuovere l’uomo, il quale cercò di trattenere le lacrime facendo leva sul suo lato più orgoglioso.
 
<< Di niente, figliolo >>
 
Forse però Draco non aveva messo in conto il lato più sentimentale del ragazzo - ereditato sicuramente dalla madre -, che, preso dal momento, si gettò tra le sue braccia - senza badare che ci fossero decine di persone a vederli e della sua reputazione - lasciando il padre spiazzato.
 
<< Non ti deluderò, papà >>
 
L’uomo ritrovò il suo solito contegno e una voce grave, mascherando la commozione e sciogliendosi da quell’abbraccio.
 
<< Sarà meglio per te, Scorpius, che non rischi di combinare altri guai >>
 
Dai seri occhi del padre comprese a cosa si stesse riferendo e si voltò d’istinto verso la sua fidanzata, la quale ricambiò con un’espressione mortificata. Riposò dopo qualche istante lo sguardo sull’uomo, con una leggera nota di imbarazzo sulle guance.
 
<< O-ovvio, ho avuto paura anch’io >>
 
<< Bene, perché spesso è proprio la paura ad impedirci di commettere gli errori >>
 
Gli mise una mano sulla spalla, sorridendogli.
 
<< Mamma. Papà. Ci rivediamo a Natale >>
 
<< Sì, tesoro, ma scrivici >>
 
Astoria, conoscendo la poca propensione del figlio a mantenere una comunicazione epistolare con la famiglia, non perse occasione di raccomandarsi a riguardo.
 
Il figlio acconsentì con il capo a quella richiesta.
 
Anche Rose salutò commossa i suoi genitori e, dopo qualche raccomandazione, specie da suo padre, lei e Scorpius salirono sul treno insieme a Hugo. I ragazzi si accomodarono in uno scompartimento vuoto e, mentre il treno accendeva i motori e annunciava con un assordante fischio la sua partenza, lanciarono un ultimo saluto alle loro emozionate famiglie.
 
La ragazza stava ancora sorridendo a sua madre, quando il fratello spostò lo sguardo su di lei e richiamò la sua attenzione.
 
<< Rose >>
 
<< Che c’è, Hugo? >>
 
Il ragazzo indugiò un momento a risponderle.
 
<< James, Albus e Lily non sono ancora arrivati >>
 
Ma non fece in tempo a terminare la frase, che lo sguardo della sua interlocutrice si spostò alle sue spalle.
 
<< Ciao, ragazzi >>
 
I tre Potter non ebbero nemmeno il tempo di rispondere, che rimasero spiazzati nel vedere Scorpius.
 
Albus fu il primo a riacquistare il dono della parola.
 
<< Allora è vero, te la fai con un Malfoy, Rosie >>
 
Il Malfoy in questione rimase ammutolito, mentre lei si rivolse ai cugini con un grande sorriso.
 
<< Ma io non me la faccio solo con un Malfoy, ragazzi. Scorpius è il mio fidanzato >>
 
I tre rimasero senza parole, ma Rose sembrò non badare a quella reazione.
 
<< Scorpius, loro sono i miei cari cugini, ma credo che tu li conosca già >>
 
James si voltò verso Hugo alla ricerca di qualche confortante parola.
 
<< Ti prego, dicci che tua sorella sta scherzando >>
 
Il ragazzo però rispose desolato al cugino.
 
<< Temo di no >>
 
L’unica che sembrava intenzionata ad un po’ di diplomazia fu Lily. Oltrepassò gli scossi fratelli e allungò cordialmente una mano a Scorpius.
 
<< Piacere, io sono Lily, nonché la migliore amica di Rose >> alzò gli occhi sulla ragazza in questione << Quindi non capisco perché non mi abbia informata di questa novità >> le lanciò uno sguardo eloquente, ma divertito, non era per nulla offesa
 
Scorpius strinse la mano a quella gentile ragazza con titubanza. Rose rimase compiaciuta dal gesto della cugina.
 
<< Lo so, Lily, ti racconterò tutto, ma è una lunga storia >>
 
 
 
 
Draco e Astoria per quel giorno optarono per l’auto, visto che avrebbero dovuto accompagnare anche Rose. I due si congedarono cordialmente da Ron e Hermione, Draco non prese nemmeno in considerazione l’idea di dover confrontarsi anche con Harry e Ginny, per quel giorno ritenne di aver provato sufficiente tensione, ma infondo nel suo cuore sentiva di aver compiuto la scelta giusta.
 
Appena saliti in auto, Draco fece per mettere in moto, ma la moglie lo bloccò improvvisamente.
 
<< Sono orgogliosa di te, tesoro >>
 
La guardò per un momento, pensando a quanto fosse stato fortunato ad incontrarla.
 
<< Grazie, ma non mi hai detto della gravidanza, Astoria >>
 
Lei fece per parlare e giustificarsi, ma lui la interruppe.
 
<< No, aspetta, lo so già, la mia reazione era prevedibile >>
 
La moglie gli sorrise.
 
<< In fondo non così tanto, Draco. Mi hai dimostrato di essere un buon padre, anzi un ottimo padre >>
 
Dopo un attimo di commozione, distolse lo sguardo dalla moglie, si schiarì la voce e fece girare la chiave nel cruscotto.
 
<< Ma perché volete farmi tutti piangere oggi? >>
 
<< Perché sei adorabile quando ti commuovi per nostro figlio, tesoro >>

Un sincero e sereno sorriso si dipinse sul viso di Astoria e Draco Malfoy.

 
 
Ma avevano veramente tutti approvato quella tragica relazione? I Capuleti e i Montecchi avevano davvero trovato un punto d’incontro?
 
 
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Nuovi contrasti ***


Nuovi contrasti
 
 
Sarebbe stato un anno impegnativo, di questo Rose e Scorpius erano consapevoli. Avevano promesso di essere prudenti e così sarebbe stato, non avrebbero di certo più tradito la fiducia dei loro genitori, perché quello che vi era in gioco era troppo grande ed importante, il loro amore non poteva essere messo di nuovo a rischio. E poi infondo erano riusciti in un’impresa gigantesca, chi avrebbe mai creduto che un giorno i Weasley e i Malfoy si sarebbero trovati d’accordo su qualcosa? Quei due ragazzi era stati in grado di far aprire loro gli occhi ed a sedare un contrasto secolare. Era solo l’inizio e Rose e Scorpius sapevano che Ron e Draco non sarebbero potuti diventare grandi amici solo con una semplice parentela acquisita, ma sperarono che con il tempo avrebbero riscoperto di avere qualcosa in comune e partire dalla condivisione di un’esperienza così profonda era sicuramente un ottimo inizio.
 
Hogwarts era sempre la stessa, non era cambiata di una virgola, ma dopo l’esperienza che insieme avevano vissuto in quell’estate, che non avrebbero dimenticato facilmente, non poteva che essere diversa, forse addirittura più luminosa, infondo si erano tolti un enorme peso dal cuore.
 
Forse avevano accelerato veramente i tempi, come sostenevano i loro genitori, ma loro erano certi di essere destinati ad una vita insieme, non ci sarebbe stato nessun altro amore nel loro cuore, avevano firmato il loro futuro, contrastando pregiudizi e regole implicite, secondo le quali un Purosangue non avrebbe mai potuto amare una Mezzosangue o semplicemente un Malfoy provare sentimenti che non fosse di puro odio per una Weasley.
 
Ignoravano davvero con noncuranza gli sguardi diffidenti che si delineavano sui volti increduli degli altri studenti, non era di loro interesse l’opinione degli altri. Ma vi era tra quei ragazzi qualcuno la cui opinione era alquanto rilevante per Rose, James aveva tentato in tutti i modi di far ragionare la cugina e non gli importava un accidente se i suoi zii avessero approvato quell’assurda relazione, lui era certo che quell’improvviso amore tra i due nascondesse qualcosa di losco, ovviamente da parte di quell'arrogante di Malfoy. Temeva veramente avesse fatto il lavaggio del cervello a sua cugina, magari per conto di suo padre o più semplicemente per allontanarla dalla sua famiglia e provocare sofferenza. Furono vani i tentativi della ragazza per spiegargli quanto quel sentimento fosse onesto da entrambe le parti e se i suoi genitori approvavano, era perché avevano compreso che non vi era alcun pericolo.
 
L’unica dei tre fratelli Potter che sembrava comprendere la situazione e i sentimenti della ragazza era Lily. Lei, in quanto sua migliore amica, era stata ad ascoltarla con attenzione, aveva capito le motivazioni profonde che Rose serbava nel cuore, che l’avevano spinta ad un tale azzardo e non se la sentiva di giudicare dei sentimenti così sinceri e puri, ritenendoli inappropriati solo per l’inconveniente di un cognome.
 
Così Rose trascorreva le sue giornate con Scorpius a studiare e spesso e volentieri Lily si univa a loro con entusiasmo. La piccola Potter comprese presto quanto i suoi giudizi sul fidanzato di sua cugina fossero sbagliati, si accorse che dietro quella facciata così strafottente, vi era in realtà un ragazzo gentile, dolce e con un grande cuore, qualità che forse - anche a detto dello stesso ragazzo - Rose aveva contribuito a far emergere. Dal momento che anche una Potter aveva stretto amicizia con un Malfoy - considerati nemici giurati -  ulteriori pettegolezzi vennero alimentati, ma a Lily non importava di ciò che si dicesse in giro sul proprio conto, l’opinione su Scorpius era drasticamente cambiata e ciò realmente le importava era la felicità della sua amica. Aveva provato un miliardo di volte a far ragionare i suoi fratelli, ma loro erano ostinati in quelle assurde idee.
 
Passarono due mesi dalla loro partenza. Era Halloween e come da tradizione la scuola veniva abbellita in onore della ricorrenza autunnale. Le lezioni furono sospese e Rose aveva deciso di organizzare una piccola gita ad Hogsmead in compagnia del suo fidanzato e della sua migliore amica. I piani della ragazza sfortunatamente saltarono quando Scorpius le comunicò di sentirsi poco bene e che quindi preferiva non uscire. Lei ci rimase un po’ male, a parte i momenti di studio e di lezione, avevano veramente poco tempo per stare insieme, ma Lily non la lasciò sola durante quel giorno, anzi date le circostanze tentò di distrarla il più possibile dalla sua palese tristezza. Trascorsero un piacevole pomeriggio, il clima era ancora tiepido e tra una chiacchiera e l’altra si fece sera, così decisero di rientrare al castello.
 
Nel tragitto si imbatterono in Albus e appena il ragazzo le vide, il suo volto si fece scuro. Rimasero a scrutarsi per infiniti secondi, prima che la sorella prendesse la parola.
 
<< Che vuoi, Al? Che c’è, non ci riconosci più? >>

​Lui prese amareggiato la palla al balzo.
 
<< Esatto, Lily, è proprio così, non vi riconosco più >>
 
Proferì quelle parole con estrema rassegnazione e delusione.
 
La ragazza stava per ribattere, ma Rose la interruppe.
 
<< Inizia a rientrare, Lily, devo parlare un momento con Albus >>

​Lui non le aveva inveito contro come James. Albus era sempre stato silenziosamente dalla parte del fratello senza mai esplicitare il suo reale pensiero, e forse quell'atteggiamento poteva dare l'impressione che ci potesse essere un qualche spiraglio di dialogo e di comprensione.
 
<< Ma, Rose, sta iniziando a scendere l'imbrunire e presto sarà troppo buio per tornare da sola >>

Stava per ribattere all'amica, quando il cugino la interruppe con decisione​.

<< L’accompagno io >>
 
​Rose lo guardò con diffidenza. Aveva anche lui voglia di parlarle? Ma per fare cosa, convincerla per l'ennesima volta che stava commettendo l'errore più grande della sua vita, mettendo magari tutti in pericolo? O perchè quella lontananza lo feriva e voleva recuperare il loro rapporto di amicizia?

Lily, dopo qualche indugio, più per il discorso che era in procinto di iniziare - sarebbe sicuramente stata una conversazione accesa - che per reale mancanza di fiducia, fece un leggero cenno di ringraziamento al fratello e si avviò.
 
I due rimasero a guardare la ragazza allontanarsi a passo svelto, ma in realtà entrambi non avevano la più pallida idea da dove esordire. Rose indugiò, ma alla fine prese il coraggio per parlare, dopotutto quel confronto l’aveva cercato lei.
 
<< Albus, mi dispiace che tu non sia d’accordo con me riguardo a Scorpius, perché per me la tua opinione è molto importante, come anche quella di James, e mi ferisce sapere che i miei sentimenti verso di lui abbiano spezzato la nostra amicizia >>
 
Lui la guardò con dolcezza, ma non sapeva che parole impiegare per non ferirla ulteriormente. Suo fratello non aveva usato mezze misure per far valere le sue opinioni, ma lui era diverso, aveva maggiore tatto ed era consapevole del fatto che quella fosse una situazione molto delicata. E come poteva non esserla se in gioco c’erano i sentimenti di sua cugina?
 
<< Dispiace anche a me, Rosie. Prima che ti mettessi con quel Malfoy eravamo inseparabili. Ci manchi. Anzi ci mancate. Da quando è iniziato l'anno tu e mia sorella state sempre con Scorpius ed ignorate me e James. So che mio fratello spesso e volentieri possa essere alquanto insolente, ma nonostante i modi poco gentili, ha ragione. Temiamo sul serio che possa accaderti qualcosa e se accadesse una cosa simile, non ce lo perdoneremmo mai, sapendo di non aver provato a salvarti >>

Si era solo illusa che Albus avrebbe potuto comprederla. Un sorriso amaro si delineò sul volto della ragazza.

 
<< Credevo davvero che tu mi avresti compreso, Al. Dopotutto sei un Serpeverde e chi meglio di te può capire quanto il cognome non conti? >>
 
<< Ma resta comunque un Malfoy ed io un Potter. Sono decisamente diverso da lui, Rose. Io non voglio avere nulla a che fare con Scorpius ed anche dal canto suo non noto alcun segnale di amicizia nei miei confronti >>
 
<< Non siete poi così diversi, sai? Se solo provassi a conoscerlo, sono certa che andreste molto d’accordo >>

​La cugina cercava di puntare sul sentimentale, facendo leva sui sentimenti di Albus, ma senza successo, perchè il ragazzo aveva smesso di ascoltarla, proseguendo con i suoi ragionamenti.
 
<< Rose, io e James siamo preoccupati, crediamo che ti abbia stregato con qualche filtro, perché non può davvero essere che ti sia innamorata di lui di tua spontanea volontà. Magari per qualche suo diabolico piano e questa eventualità mi sembra la più probabile sinceramente >>

​Era dispiaciuto nel delineare il suo pensiero e i suoi timori.
 
<< Volontà? Pensi davvero che nell’amore c’entri qualcosa la ragione? Albus, ti sei mai innamorato? Intendo innamorato talmente alla follia da perdere la razionalità. Ma dalle tue parole deduco di no, visto che possiedi ancora l’ingenuità di credere che l’amore sia un sentimento da poter placare a proprio piacimento, solo premendo un interruttore. E non mi ha rifilato alcun filtro per alcun diabolico piano, quindi dì a tuo fratello di stare sereno se è questo che vi preoccupava così tanto >>
 
Fece per andare delusa e amareggiata, ma il ragazzo la bloccò per un braccio.
 
<< Rose, ferma. Senti, mi dispiace, ma mi sembra strano che gli zii abbiano accettato questa relazione e mi dispiace anche di non riuscire a fidarmi di lui >>
 
<< Ovvio che non ti fidi di lui, Albus, dopotutto sei il figlio del Prescelto e immagino che perderesti la tua reputazione se oltre ad essere diventato un Serpeverde facessi amicizia anche con un Malfoy >>

​Era estremamente sarcastica.

 
<< Ora sei ingiusta, lo sai benissimo che non ho chiesto io di essere smistato nei Serpeverde >>

Rose abbassò il tono della voce e sussurrò, scandendo con dolore ciò che il cuore le dettava. 

 
<< Ti sono stata accanto, quando avevi bisogno di qualcuno che ti comprendesse e confortasse, in quel momento così infelice, eri davvero disperato per non essere diventato un Grifondoro come noi, continuavi a ripetere ‘cosa c’è di sbagliato in me?’ Ricordi? Non ti ho giudicato allora, ti dissi che eri perfetto così, unico, eri solo un Potter che era diventato un Serpeverde, ma questo non metteva in dubbio la tua persona, ciò che realmente sei. Ed ora ti chiedo: cosa c’è di sbagliato in me, se mi sono innamorata di un Malfoy? Sono forse diventata malvagia? Lo è forse Scorpius, solo per i trascorsi della sua famiglia? Tu sei un Serpeverde e sei la persona più buona che io conosca. La Casa non è un marchio che ti contraddistingue, come non lo è il cognome. Ad Hogwarts non esistono buoni o cattivi per partito preso, la Guerra è finita e Draco non è più un Mangiamorte, mi ha accettata e non finge per fare del male a me o alle nostre famiglie. Se lo ha fatto lui, direi che potete riuscirci anche voi >>
 
Non riusciva a proseguire, perché lacrime amare iniziarono a scendere sulle sue guance. Si sciolse delicatamente dalla presa del cugino, il quale era rimasto ammutolito difronte a quel discorso così sentito.
 
Rose riprese la sua strada e dopo qualche attimo di indugio, Albus le gridò dietro.
 
<< Ehy, aspetta, ho promesso a Lily che ti avrei riaccompagnata >>
 
<< Non ho bisogno della balia >>
 
Gli rispose senza voltarsi, lasciandolo profondamente turbato e in preda a mille dubbi.

Stavano davvero sbagliando ad ostacolare quell’amore?
 
 
Continua…




Spazio dell'autrice

​Ciao ragazzi!

​In ritardo come al solito, anzi forse anche più del solito XD

​Chissà se Rose sarà riuscita a far comprendere le sue ragioni ad Albus...

​Ringrazio immensamente tutti coloro che mi seguono, siete in tantissimi, quindi non posso fare altro che ringranziarvi di cuore, mi incoraggiate moltissimo <3

Ma un ringraziamento speciale va a qualcuno in particolare, perchè con le loro recensioni mi supportano tantissimo:        
HarryPotter394  Longriffiths  Sendy Malfoy <3 <3 <3 E colgo anche l'occasione per consigliarvi di fare un giro sulle loro pagine, sono davvero bravissime e meritano attenzione! :)

​Alla prossima, spero presto :)
Baci
​-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Idea irrazionale ***


Idea irrazionale

 
Era ritornata verso il castello profondamente scossa. Le lacrime che aveva versato davanti a suo cugino erano nulla in confronto ai rivoli di sale che in quello specifico momento le solcavano il viso.
 
Albus la stava accusando di dividere la loro famiglia con quella relazione, a suo personalissimo parere, illogica. Ma chi è che stava spezzando il loro legame realmente? Non era di certo lei, non le avrebbe addossato una responsabilità che non aveva, perché Rose non avrebbe mai fatto nulla di simile intenzionalmente.
 
Quel dolore lancinante che partiva dal cuore per irradiarsi in ogni angolo del suo corpo, fino a giungere la sua tempestosa anima, la schiacciava più di un enorme macigno.
 
La gioia era durata molto poco, non vi era ombra di pace per lei e Scorpius. Un dannato destino avverso si opponeva al loro amore. Possibile che non vi era modo di essere debellati dal Libro Nero della Dama Fortuna?
 
Aveva accelerato sempre di più il passo, desiderava solo soffocare quei forti sussulti di tristezza sul suo cuscino e, probabilmente, non riemergere più da quelle candide e soffici stoffe. Le avrebbe macchiate di tradimento? Stava tradendo la sua famiglia? Doveva togliersi dalla testa quei pensieri, lei non lo stava facendo, erano James ed Albus, da infami quali erano - ora ne era convinta - ad insinuare in lei quei meschini dubbi.
 
                                                                                          ***
 
Entrò dalla porta principale con cautela, non voleva che qualcuno la vedesse in quello stato. Dopotutto si era sempre mostrata forte, la debolezza non era insita nella sua persona. Ma l’amore sì, la sensibilità verso quel sentimento l’aveva toccata recentemente sul vivo e proprio quelle sensazioni così profonde scoppiate all’improvviso per l’ultimo ragazzo che si sarebbe mai aspettata di amare, avevano scatenato una serie di reazioni a catena, lasciando sul suo cammino una miriade di ostacoli da superare e fiducia da riconquistare da ogni angolo della sua famiglia.
 
Raggiunse il dormitorio attraverso il passaggio di un ritratto. Persino su quella decisione era combattuta, i corridoi erano deserti a quell’ora, mentre la Sala Comune dei Grifondoro era colma di gente. Gente che da quando era iniziato un nuovo anno di scuola, non aveva smesso di fissarla come un’appestata, proprio come in precedenza avevano fatto con Albus, quando era stato smistato nei Serpreverde.
 
‘Ma i fatti loro se li sanno fare ogni tanto?’

 
Nonostante il quesito che si poneva spesso e volentieri, era consapevole del fatto che presto o tardi ci avrebbero fatto l’abitudine a quella nuova situazione.

Persino il litigio intra-familiare era sulla bocca di tutti e forse quello era l’aspetto che la infastidiva più di tutto. La famiglia era sempre stata per lei un punto di riferimento, non riusciva a scindere i mesi ad Hogwarts con la presenza costante dei suoi cugini, erano cresciuti insieme e insieme avevano iniziato quell’avventura. Le mancavano, sentiva l’assenza delle loro risate, delle loro conversazioni, spesso e volentieri semi-serie, ma profonde quanto il loro legame. Un legame non dettato solo dal sangue, ma da un’amicizia ereditata, una fiducia incondizionata trasmessa dai loro genitori.
 
Ora però quella tradizione così consolidata, che li aveva resi inseparabili agli occhi di tutti, li divideva anche in una circostanza così delicata. Le alleanze che si erano create durante la Seconda Guerra Magica erano alla portata di tutti, non vi era libro di Storia della Magia che non dedicasse pagine su pagine alle amicizie e inimicizie che si erano consolidate durante quello specifico periodo storico. Finì inevitabilmente col sentirsi schiacciata anche dalla consuetudine dettata dal tempo, che, se pur unita ad un sincero e profondo sentimento verso la sua famiglia, la rendeva oggetto di dominio pubblico e con lei anche i suoi affari più intimi e privati.
 
Stava davvero distruggendo un’alleanza secolare?
 
‘E maledetti anche i libri che mettono nero su bianco odio e amore, senza badare a quanto la vita possa essere estremamente imprevedibile’
 
Una piacevole imprevedibilità, aveva sostenuto la ragazza quando i genitori dei due innamorati erano riusciti ad accettare i loro sentimenti.
 
Era tra l’incudine e il martello, almeno era quella la spiacevole sensazione che provava e non era possibile, lei si rifiutava di crede di dover scegliere, di non potere godere dei benefici di entrambi i legami, senza doverne distruggere uno dei due.
 
Pensò ai consigli che le avrebbero dato i suoi genitori e suo fratello in quel momento. Aveva un disperato bisogno di sentire accanto persone che sapeva essere dalla sua parte, che avevano compreso con il tempo la purezza del cuore del suo fidanzato. L’unica persona e amica fisicamente al suo fianco era Lily, ma sentiva di provocare anche a lei sofferenza, dato che la ragazza per causa sua si era allontanata dai fratelli.
 
Pensò alle possibili parole che suo padre le avrebbe dedicato. Cosa le avrebbe detto in una simile circostanza? Le avrebbe chiesto di accantonare i suoi sentimenti verso Scorpius per recuperare il rapporto con James e Albus? Le avrebbe forse detto:
 
‘Rose, la famiglia è pur sempre la famiglia e non trovo giusto che crei queste fratture con i tuoi cugini’
 
Oppure sarebbe stato più comprensivo:
 
‘Abbiamo capito che lo ami, tesoro, e credo che James ed Albus dovranno farsene una ragione prima o poi’
 
Un gufo era escluso per levarsi di testa il dubbio, voleva lasciare fuori da quel nuovo inghippo Ron e Hermione, anche se era consapevole del fatto che le dolci e rassicuranti parole di sua madre, accompagnate da calorosi abbracci, le avrebbero potuto alleviare un po’ quelle sofferenze.
 
                                                                                              ***
 
Arrivata davanti alla Signora Grassa, varcò l’ingresso senza troppi indugi, cercando di rimanere apatica per non far trasparire il dolore che solcava il suo volto.
 
A passo celere attraversò la Sala ed entrò nel dormitorio richiudendo la porta alle sue spalle. Le fu alquanto gradita la desolazione che si prospettò davanti ai suoi occhi.
 
I suoi piani furono disdetti, non aveva nemmeno la forza di arrivare al suo letto, si accasciò a fatica contro la parte a fianco alla porta e affondò il viso tra le ginocchia piegate contro l'inquieto petto. I lunghi capelli color fuoco le ricadevano sulle gambe, dando un minimo di contegno a quella penosa scena.
 
Oltre all’immensa tensione che le scoppiava nel cuore, avvertì un lieve e dolce tocco contro la stoffa delle sue calze, che le coprivano ogni centimetro di pelle sotto la gonna.
 
Lo riconobbe. Era il suo braccialetto, il cui ciondolo era un grazioso quadrifoglio, il cui processo di decomposizione era stato arrestato dalla magia.
 
Alzò gli occhi arrossati su quell’oggetto. Lo portava da anni, ma mai si era soffermata a fissarlo o a contemplarlo come in quel momento. Lo fece passare tra le dita dell’altra mano. Il pianto si placò e la mente viaggiò per tempi passati, trascorsi e felici.
 
                                                                                            ***
 
1 settembre 2017
 
Un’immensa costruzione si palesò agli occhi di Rose Weasley.

Tutti i ragazzi del primo anno, come ormai da tradizione millenaria, venivano scortati al Castello mediante delle semplici imbarcazioni incantate. Le loro uniformi erano neutre, non appartenevano ancora a nessuna Casa, nessuno stemma era stampato sul proprio cuore.
 
Una grande emozione accompagnava la ragazza. Era finalmente arrivato il grande giorno, lo attendeva da quando ne aveva memoria e le pareva davvero di vivere un sogno. Aveva gli occhi lucidi e l’unica familiare compagnia accanto a lei si accorse di quella crescente e inequivocabile trepidazione.
 
Albus prese delicatamente una mano della cugina nella sua.
 
<< Ehi, Rosie, rilassati, altrimenti tutta la gioia che provi ti scoppierà nel cuore >> sorrise spensierato << Ricordi, nonno Arthur ci rimprovera sempre quando siamo elettrizzati per qualcosa. Ci dice ‘miei cari figlioli, mai avere troppe aspettative, perché alla fine si rischia di rimanerne delusi’ >>
 
Rose rise all’imitazione solenne del ragazzo.
 
<< Ma non è vero, Al, ti stai inventando tutto, il nonno non è mai stato così pessimista. Se mai nonna Molly >> si schiarì la voce e riprese quel "gioco" iniziato dal cugino << ‘Ragazzi miei la gioia è come una timida fiammella nel braciere, che presto o tardi si spegnerà, ma voi datele una nuova ragione per essere alimentata’ ed è esattamente quello che sto facendo, la sto alimentando con la gioia più grande che potessi vivere. Sento già Hogwarts casa mia >> ammirava il Castello in lontananza con occhi sempre più lucidi dalla commozione, prima di girarsi verso Albus che la ascoltava con un mezzo sorriso sul volto << Cosa mi guardi così? Mi chiedo come farai ad imparare tutti quegli incantesimi se non hai nemmeno aperto un libro >>
 
Lo squadrò con aria di superiorità, come se lei, dall’alto dei suoi undici anni, la sapesse più lunga del coetaneo.
 
<< Hai ragione, Rose, ma non avevo proprio voglia di leggermi i venti ripiani di libri della zia Hermione. E poi, nel caso, ne sai tu per tutti e due >>
 
La ragazza alzò gli occhi al cielo davanti alla pigrizia del cugino.

 
                                                                                              ***
 
Ormeggiate le barche, vennero scortati all’immensa porta d’ingresso.
 
Rose era sempre più elettrizzata e, benché anche Albus fosse particolarmente emozionato per l’inizio di quell’avventura, prese d’istinto il cugino per un lembo di stoffa della sua lunga e larga manica dell’uniforme.
 
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sorrise difronte a quella reazione.
 
I nuovi studenti attraversarono in gruppo la lunga navata della Sala Grande, la quale era stata addobbata per l’occasione a festa dalla Preside, la quale, quando tutti furono entrati e richiusa la pesante porta, prese la parola per dare a tutti il benvenuto.
 
Rose non fece nemmeno in tempo ad ascoltare l’accogliente discorso della McGranitt, che qualcuno la prese per un braccio da dietro, invitandola a seguirlo, mischiandosi con la folla per non essere intercettati da qualcuno.
 
<< James, ma che >>
 
Lo accolse con un grande e sorpreso sorriso.
 
<< Ciao, Rosie. Troppo formale il discorso della Preside. Volevo darti il mio personale benvenuto ad Hogwarts >>
 
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolo quadrifoglio verde, lo guardò un istante, forse per appurare che non si fosse rovinato o sgualcito, e lo adagiò amorevolmente nel palmo della cugina, la quale non riusciva nemmeno a reagire, tanta la sorpresa di quel dolce gesto, e le parole le morirono in gola sotto un nodo di commozione.
 
<< Qualche giorno fa mi hai confessato di temere lo Smistamento. Non ho davvero dubbi che diventerai una Grifondoro, ma volevo essere in qualche modo con te in quel momento e, anche se non posso fisicamente tenerti la mano, stringilo e ti sarò accanto >>
 
Rose non sapeva cosa dire, così si lanciò tra le sue braccia per ringraziarlo per quella dimostrazione d’affetto.
 
James ricambiò quell’abbraccio e si sciolse poco dopo, non riuscendo nemmeno lui a reggere oltre abbondanti lacrime di gioia.
 
<< Ok, piccola, io ti aspetto a quel tavolo laggiù >>
 
Indicò la postazione dei Grinfondoro alle sue spalle e le sorrise. Fece per tornare al suo posto, quando la ragazza lo richiamò indietro.
 
<< James. Non sono più piccola, ora sono una studentessa della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts >>
 
<< Lo so, ma tu sarai sempre la mia piccola cuginetta, Rosie >>

 
                                                                                                   ***
 
<< Rose, mi senti? Che è successo? >>
 
La voce di Lily la riportò al presente. Il volto dell’amica era un centimetro dal suo e la fissava in preda all’ansia e alla preoccupazione.
 
<< Sicura di stare bene? >>
 
<< No, Lily. S-sto estremamente male. Sto rovinando tutto >>
 
Si lanciò, nella medesima azione del suo ricordo, tra le braccia della cugina, ma stavolta ad uscire dai suoi occhi erano di nuovo lacrime di dolore.
 
<< Rosie >> la strinse forte a sé per provare a placare quella sofferenza, accarezzandole dolcemente la schiena << Ignora mio fratello, qualsiasi cosa ti abbia detto, sono certa che non lo pensa davvero >>
 
La ragazza si sciolse dall’abbraccio dell’amica con occhi che cominciavano a confondersi con la tinta dei capelli di entrambe.
 
<< H-ho paura, Lily. Ogni decisione è sbagliata, con ogni scelta che prendo rischio di affondare un legame a cui tengo più della mia stessa vita. Non so che fare >>
 
Anche la cugina iniziava a sentire gli occhi pizzicare, vedendo Rose in quello stato e ripensando a quella incresciosa situazione in cui tutti, volenti o nolenti, erano piombati.
 
<< Senti, Rose, mi è venuta un’idea, che ne dici se a Natale invitiamo anche Scorpius e la sua famiglia? >>
 
Le sorrise per essere più convincente possibile. La cugina però la guardò, trattenendo il fiato per quelle inaspettate parole. Una nuova decisione doveva prendere, rispondendo a quella domanda. Ma qual era quella più corretta e meno invasiva?
 
 
 
Continua…
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Innanzitutto perdonatemi per l’immenso ritardo ☹
 
Ci tenevo ancora una volta a ringraziare di cuore tutti coloro che mi seguono, siete davvero tantissimi *.* <3
 
Longriffiths, la cena di Natale sarà dedicata tutta a te, visto che è stata una tua idea 😉 <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Con occhi diversi ***


Con occhi diversi
 

Con grande titubanza e non poco timore, Rose aveva accettato l’idea della cugina. Dopotutto era solo la cena della Vigilia in famiglia, tante ne avevano passate e altrettante ce ne sarebbero state, e lei aveva gentilmente invitato il suo fidanzato con i propri genitori a prenderne parte. Era una novità rispetto ai 15 anni di vita da lei trascorsi, la ragazza non aveva mai invitato estranei in quell’importante ed intimo “raduno” e tanto meno un fidanzato, ma trovava l’idea di Lily buona sotto vari aspetti: il clima, le luci, i canti, la spensieratezza che quella festività infondeva anche ai cuori più duri avrebbero sicuramente potuto favorire un punto d’incontro tra Scorpius e i suoi restii cugini, facendo finalmente aprire loro gli occhi sulla reale verità dei fatti.
 
Ma chi voleva prendere in giro? Sarebbe stato un colossale disastro! Stava decisamente forzando una simpatia che non era per nulla partita con il piede giusto, anzi tutt’altro, il solo pensiero che quei tre si ritrovassero costretti a condividere gli stessi spazi per un’interminabile serata le faceva provare gelidi brividi lungo la schiena, nonostante l’ambiente in cui si trovava racchiudesse un familiare e rassicurante calore.
 
Troppi dubbi affollavano la mente della giovane Weasley. Dopotutto chi era lei per imporre quell’alleanza? Era diventata egoista senza accorgersene? Ma le sue intenzioni non erano per nulla quelle di far girare il mondo tutto intorno a lei e di piegarlo ai suoi desideri. Voleva solo una tanto ambita e sperata pace e di quella stessa armonia ne avrebbe inevitabilmente beneficiato anche lei stessa.
 
E dopo tutti questi presupposti, si sentiva ancora egoista? No, non lo era affatto, era solo una convinta pacifista in un tempo in cui la Guerra - il più grande conflitto magico di tutti i tempi - era terminato da innumerevoli anni. Quindi non serviva a nulla sfoderare le bacchette e avvalorare tesi profondamente infondate, basandole su argomentazioni ancora più insensate. James e Albus volevano ostinatamente vedere odio dove in realtà giaceva un profondo e sincero amore. Perché non beneficiare dell’amicizia di Scorpius, perché non provare nemmeno a conoscerlo e ad apprezzarlo per quello che era, per ciò che vedeva lei? Ma Rose era innamorata, nessun altro sarebbe stato in grado di filtrare il mondo dai suoi occhi. Lily era l’unica che obiettivamente si rendeva conto degli aspetti più profondi del ragazzo e lo apprezzava per ciò che era, aveva scoperto un buon amico senza che la cugina avesse dovuto illuminarla o persuaderla, la giovane Potter aveva una dote naturale: ciò che di buono il cuore serbava a lei non sfuggiva. Erano diventati tre amici inseparabile, il loro legame era una luce che scaldava i momenti più bui di Rose, rincuorandola e colmando, nel limite del possibile, l’assenza di due importanti punti di riferimento nella vita della ragazza.
 
In quella magica e bianca sera preferì attendere l’arrivo dei suoi cari in una raccolta e pensierosa solitudine nell’unico angolo di mondo non ancora imbrattato da mille e colorati festoni. Necessitava di un luogo sobrio e sterile, lontana da ogni sorta di condizionamento. I suoi pensieri non erano ancora pronti per essere coinvolti in quel clima di festa.
 
L’effetto di raccoglimento che le infondeva la vecchia camera di suo padre era ancora ignoto alla ragazza. Le campane a festa suonavano oltre i vetri della finestra e un allegro vociare saliva su per le scale, ma lei era nel mezzo di tutto ciò, il mondo intorno a lei era ovattato dalla preoccupazione e della trepidazione. Dopo i brividi, anche il caldo dovuto all’agitazione la portò a sudare e quella reazione psicosomatica la costrinse ad arrotolare le lunghe maniche del vestito con la speranza di far cessare quella forte vampata, che non tardò ad inondarle il viso, mandandolo letteralmente in fiamme.
 
Chiuse gli occhi e pensò alle uniche braccia che avrebbero potuto far cessare quel malessere, le realizzò nella mente, ne percepì la morbidezza e la delicatezza. La sensazione di protezione che ne seguì la fece sentire meglio, il cuore rallentò lentamente la sua corsa, ma la paura abbandonò solo il suo corpo, perché la mente non riusciva a svincolarsi completamente da quella percezione di spaesamento e timore.
 
Per Rose il tempo di festeggiare non era ancora giunto. Restava immobile ai piedi del letto con le gambe distese, le spalle appoggiate alle morbide lenzuola e vestita di tutto punto con la mente immersa in sogni proibiti, che solo poche persone sulla faccia della terra avevano il potere di realizzare, ma nemmeno i diretti interessati parevano non accorgersere veramente.
 
Era Natale, il tempo dei miracoli, il tempo della gioia, ma lei non era ancora in grado di sorridere.
 
L’ abito rosso fuoco contrastava con il suo umore, l’unica affinità che riscontrava era con la folta vermiglia chioma, le piccole lentiggini sul naso e sulle gote e con il velo di trucco sulle morbide labbra.
 
Attendeva immobile, non osava muovere un muscolo per paura di scatenare essa stessa qualcosa di irreparabile e di dare inizio ad una battaglia senza esclusione di colpi. Restava sola in quella terra di mezzo con la speranza di ritardare l’inevitabile catastrofe di quella magica serata. L’unico rumore di quella stanza proveniva dagli ingranaggi della sua mente. Lei, che aveva sempre una soluzione per tutto, stavolta, l’unica volta in cui avrebbe dovuto trovarla a qualunque costo, non ne era in grado, anzi avrebbe fatto sicuramente precipitare una situazione già tristemente precaria. In quel modo avrebbe tradito le aspettative del suo povero cuore, ma forse era proprio lui ad impedirgli la sua solita razionalità, era maledettamente troppo coinvolta e stravolta da un turbinio di emozioni contrastanti.
 
In quell’antica stanza si respirava profumo di passato, di un tempo trascorso, l’aria era stantìa, probabilmente era tanto che sua nonna non si prendeva il disturbo di arieggiare - almeno dal suo ultimo soggiorno - ma Rose le fu grata, perché anche un banale rinnovamento avrebbe sfumato quel clima d’altri tempi, profondamente rilassante ed accogliente, almeno lei lo percepiva tale, ma forse solo perché le dava l’impressione di essere tra le amorevoli braccia di suo padre, come quando era solo una bambina, non ancora abbastanza alta per aprire in autonomia le porte che le impedivano il passaggio. Quella camera le offriva la percezione di riavvolgere il tempo, tornando con l’immaginazione ad un periodo in cui lei non era nemmeno nata e che quindi non poteva ricordare, ma nonostante ciò profondamente familiare.
 
Si guardò intorno con la speranza di intercettare anche solo un piccolo segno che le infondesse nuovamente fiducia in se stessa. Era grande ormai, quindi le sue preghiere non sarebbero più state rivolte ad una figura, che sapeva essere inesistente, di nome Santa Claus - una tradizione a cui ogni anno tenevano fede date le origine di Hermione - , ma semplicemente a qualcuno che da poco le aveva nuovamente concesso una fede incondizionata.
 
‘Papà, aiutami’
 
Si alzò con delicatezza, per non sgualcire il suo impeccabile vestito, e si avviò verso la scrivania, posizionata dal lato opposto del letto, a passo felpato. Aprì con grazia un cassetto, quasi sfiorandolo con la punta delle dita, e vi trovò al suo interno un libro a lei sconosciuto. Lo appoggiò sul legno e lo sfogliò fino ad imbattersi in una foto. Riconobbe i volti di quelle figure in movimento, era un trio inseparabile a detta di tutti, non una goccia di sangue li univa, ma nonostante ciò un affetto incondizionato scorreva nelle loro vene. Lottavano strenuamente contro il male e per loro, per quei tre giovani, il maligno proveniva anche dalla famiglia di Scorpius.
 
‘Vi ho deluso’
 
Quel pensiero, che presto nella mente della ragazza si trasformò in una consapevolezza, spinse fuori un’amara scia salmastra dai suoi occhi, che si posò proprio al centro di quel felice ricordo.
 
‘Non ho onorato il vostro legame. Ho rovinato il rapporto con James e Albus’
 
Quella singola lacrima fu asciugata magicamente dal calore dei sorrisi dei tre amici, lasciando la ragazza piacevolmente sorpresa per quell’evento. Era un segno, una tutt’altro che flebile speranza. L’affetto che legava quella famiglia non sarebbe stato spazzato via da quell’incomprensione. Promise, più a se stessa che ai suoi parenti, che non avrebbe mai acconsentito ad una simile e perenne frattura.
 
Sorrise a quella nuova certezza, si asciugò la guancia ancora umida e, senza nemmeno prendersi il disturbo di riporre l’album o di richiuderlo, corse fuori dalla stanza.
 
Ma quella frenesia di riprendere il più presto possibile in mano la situazione fu presto bloccata da Harry, che con uno sguardo dispiaciuto era in cerca della nipote.
 
<< Ciao, Rose >> la ragazza non fiatò e attese che lo zio proseguisse, trattendo il respiro e fissandolo palesemente spaventata  e agitata alla sua vista << Tesoro, ero venuto a dirti che James non ci sarà stasera. So quanto tenevi che ci fossimo tutti, ma non sono riuscito a convincerlo >>

​Harry mantenne un tono pacato, quasi sussurato, con la speranza di attutire quel colpo, sapendo già quanto l'animo della ragazza fosse scosso. Lo zio era a conoscenza della delicata condizione che si era creata, ma per quanto si fosse sforzato di far ragionare suo figlio, le parole non avevano sortito alcun effetto. 
 
Il pianto della ragazza a quella notizia ruppe ogni muro di speranza, che credeva si fosse solidamente eretto, fungendo da ostacolo all’immenso dolore che quella certa mancanza le aveva provocato, e si buttò disperata tra le braccia di Harry.
 
<< Zio, perdonami. È tutta colpa mia >>
 
L’uomo la stringeva forte nel vano tentativo di infonderle consolazione. Le diede un amorevole bacio sulla testa, ma i sofferti sussulti della ragazza non accennavano a placarsi.
 
<< Rosie, ascoltami, non hai alcuna colpa >>
 
<< J-James e Albus mi odiano >>
 
<< No, tesoro mio, nessuno ti odia, ti vogliamo tutti un bene dell’anima e Albus è sotto che ti aspetta >>
 
Quella notizia, proferita da Harry con un grande sorriso, la portò a staccarsi da lui per fissarlo negli occhi incredula.

 
***
 
Rose non era l’unica a soffrire dei lancinanti crampi per quella sgradevole situazione. Per Albus quella tensione stava diventando insostenibile e, benché trovasse quella improvvisata riunione di famiglia alquanto rischiosa, si era fatto coinvolgere dal radioso sorriso della sorella lungo i preparativi di quell’insolito Natale.
 
Senza magia diventava difficile posizionare quel luminoso oggetto a cinque punte proprio in cima all’Albero. Albus tentava in quell’impresa ormai da qualche minuto, mentre Lily dirigeva pazientemente i lavori ai piedi della scala, indicando al ragazzo la posizione più congeniale.
 
Una divertita risata attirò l’attenzione dei due fratelli, che si voltarono verso la fonte di quel rumore, interrompendo i loro tentativi di riuscita.
 
<< Zio George, invece di ridere, perché non ci aiuti, visto che a te è concesso fare magie? >>
 
<< E togliermi il divertimento di vedere i miei nipoti preferiti in difficoltà? No grazie, preferisco godermi lo spettacolo. Ma voi non badate a me, continuate pure con calma >> Lily lo fulminò << A patto che ci riusciate entro il prossimo Natale >>
 
Albus non aveva affatto voglia di stare al gioco.
 
<< Fortuna che siamo i suoi nipoti preferiti >>
 
Il ragazzo riuscì appena a posizione la Stella, che qualcuno bussò educatamente alla porta.
 
Lily fu la prima a precipitarsi ad aprire. Il fratello, udendo la voce concitata con cui la ragazza dava il benvenuto agli ospiti, si irrigidì scendendo dalla scala. Dopo qualche attimo di titubanza si avviò anch’egli verso la soglia, scoprendo che i suoi sospetti erano fondati: Scorpius e famiglia erano arrivati.
 
Il gelo calò tra i due ragazzi, sotto lo sguardo perplesso della piccola Potter. Lily fece cenno ad Albus ti dare il benvenuto ai nuovi arrivati.
 
<< B-buonasera >>
 
Il ragazzo si riscosse da quel momento, non aveva potuto evitare di notare l’agitazione di Scorpius che traspariva dai suoi occhi azzurri. Non credeva di averlo mai visto in quello stato, era una visione totalmente nuova e inattesa, che lo lasciò stupito, ma anche profondamente turbato, l’oscuro mistero che aleggiava intorno al giovane Malfoy era rinomato, ma quella umiltà e debolezza non lo erano affatto.
 
Lily osservò la complicità che si era creata tra i due con compiacimento. Aveva avuto un’idea semplicemente geniale, far incontrare i suoi fratelli e Scorpius in un ambiente totalmente diverso dal solito aveva sortito l’effetto sperato - almeno su Albus - e una grande speranza si delineò in lei.



Continua...


 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Eccomi ad aggiornare questa storia infinita XD Spero non vi stia annoiando ;)
 
Un po’ di clima natalizio, anche se è presto…ma in fondo non manca così tanto *.* Insomma tendo ad anticipare tutte le festività in questa storia…sono decisamente fuori fase XD
 
Ci tengo a precisare che ci saranno ancora tante cose da narrare per quanto riguarda questa "speciale" Vigilia di Natale, ma sono talmente tante che rischiavo di scrivere un capitolo infinito, così vi racconto questa parte della storia passo dopo passo senza mettere troppa carne al fuoco e cercando di prestare la giusta attenzione ai sentimenti dei nostri personaggi :)

​Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e scusatemi ancora tanto per il ritardo!

Alla prossima :)
Baci
​-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Conoscenze che toccano il cuore ***


Conoscenze che toccano il cuore
 
 
Tutti i peggiori incubi di James si erano realizzati. Quella - a suo parere - dannata relazione aveva esattamente sortito l’effetto tanto temuto, perché per quel Natale lui non avrebbe messo piede in quella casa finché fosse stata frequentata da Malfoy. Dovevano farsene tutti una ragione, a partire da suo padre, se volevano farsi del male, lui non avrebbe di certo assistito, li aveva avvertiti, ma probabilmente nemmeno la maledizione Imperius avrebbe potuto dissaduerli, oppure semplicemente ne erano già sottomessi e ovviamente nemmeno se ne rendevano conto.
 
Se ne stava sdraiato nella sua stanza ad occhi chiusi, fingendo un finto assopimento, specie quando sentì i felpati passi di sua madre entrare e sussurrargli qualcosa circa dei vestiti che gli lasciava infondo al letto nel caso avesse cambiato idea. Poco dopo l’aveva sentita uscire e richiudere delicatamente la porta, ma anche solo quel lieve e accennato spostamento d’aria aveva contribuito a farlo rabbrividire. Si era autoescluso da quell’importante cena. Ma cosa andava a pensare? Erano loro che non volevano comprendere e accogliere quell’affettuoso avvertimento. I sentimenti di fedeltà verso la sua famiglia che gli erano stati trasmessi dai suoi genitori erano forti e preponderanti e forse erano propri quei valori, insiti ormai nel suo animo da ben diciassette anni, ad aver dettato il suo comportamento di strenua protezione verso le persone a lui care. Ma era proprio quello stesso legame a renderlo così vulnerabile nelle sue convinzioni, perché la Vigilia immerso in quell’insolita solitudine non poteva essere così scontata.
 
Aveva appena discusso con Harry, il suo cuore ancora palpitava nel petto per la veemenza con cui aveva cercato di far valere la sua ragione, ma una semplice battuta, proferita dal ragazzo, aveva contribuito a troncare quel litigio in malo modo.
 
<< Papà, ti ricordo che sono maggiorenne e tu non puoi obbligarmi a fare nulla! >>
 
Harry lo aveva guardato dispiaciuto, non era sua intenzione costringerlo in qualcosa, ma semplicemente fargli comprendere e accettare con il cuore i fatti, che a parere del padre erano più che palesi e cioè che non vi era alcun imminente pericolo. Era uscito da quella camera, impiegando molta meno grazia di Ginny, sbattendo la porta e lasciando suo figlio in quello stato, che, a dispetto delle sue convinte parole, sfiorava lacrime amare. Voleva solo farlo ragionare e invece James era uscito con una frase poco attinente al reale stato delle cose, che poteva solo dimostrare la sua immaturità.
 
La diplomazia scemò da entrambi le parti e padre e figlio si ritrovarono coinvolti in un contrasto senza soluzione. Nessuno aveva voluto cedere, tenaci com’erano nelle loro convinzioni, ma questo muro da entrambi i fronti aveva solo avvelenato un’atmosfera natalizia, che aveva sempre avuto tutt’altro gusto.
 
Il giovane Potter tentò di allontanare ogni riflessione dalla mente, tentando di sforzarsi di entrare in uno stato di non pensiero, voleva assopirsi e al suo risveglio desiderava solo che fosse passata quella serata, giusto per allontanare la tentazione di smaterializzarsi e partecipare a quella gioiosa rimpatriata. Chissà però se sarebbe davvero stata così lieta, chissà se avrebbero sentito la sua mancanza e se Rose si sarebbe realmente dispiaciuta per l'assenza del cugino, oppure semplicemente era sufficiente la presenza del suo fidanzato, come succedeva da quattro mesi a quella parte. Ma a lui mancava davvero tanto, come il resto della sua famiglia.
 
Insomma, i suoi propositi di allontanare i suoi tristi e logoranti pensieri non erano andati così a buon fine, se non fosse che all’improvviso le sue palpebre diventarono insopportabilmente pesanti e lui si ritrovò a sognare un posto totalmente sconosciuto.
​***
 

Riaprì gli occhi, ma intorno a lui non vi erano più le familiari pareti di casa sua, piuttosto gli parve di essere totalmente immerso dentro la neve. Tutto era bianco e persino dove poggiavano i suoi piedi vi era assenza di suolo, dandogli la strana idea di sospensione area. Si guardò in giro, con la netta percezione che fosse in un semplice sogno, ma vi era troppa lucidità nella sua mente e concretezza nel suo corpo per essere capitato in un posto totalmente fittizio.
 
Fece con titubanza qualche passo, per il logico timore di precipitare, e si accorse che quel gesto gli fu inaspettatamente concesso, dimostrando che la sua volontà fosse ancora vigile.
 
Che fosse una punizione per aver risposto in quel modo a suo padre? Non poteva davvero essere una sua opera, non sarebbe sicuramente arrivato a tanto e poi, a parte quella sensazione di vuoto, non avvertiva alcun pericolo, solo una familiare pace interiore.
 
Proseguì il suo cammino, ma dovette bloccarsi quando i suoi occhi intravidero una sagoma, ancora avvolta in quella nebbia biancastra. Si avvicinava a lui e James non poté fare a meno che mantenere lo sguardo fisso su quella sconosciuta presenza. Una grande curiosità lo spingeva a quell’attento e ostinato atteggiamento, ma nonostante la sua naturale temerarietà da degno membro della sua Casa, in quella circostanza non ce ne fu nemmeno bisogno, perché continuava ad aleggiare intorno a lui serenità.
 
Lentamente quella neve sovrannaturale diradò, lasciando posto ad una visione che andava oltre il limite del possibile.
 
James sgranò gli occhi incredulo, non poteva davvero essere reale ciò che si palesò difronte a lui. Riconobbe una giovane donna incamminarsi nella sua direzione e, mentre lentamente i contorni di quell’esile corpo si facevano più chiari, qualche ciocca di lunghi capelli vermigli spuntava ben distinta in quel candore e luminosità che la circondavano. E poi il viso fu chiaro al ragazzo, quegli occhi li avrebbe riconosciuti anche senza averne avuto reale diretta esperienza, erano le sue stesse iridi verde smeraldo.
 
Gli fu ormai a pochi passi di distanza, ma quel tragitto diventò infinitamente lungo, dando a James la percezione che quella donna volesse lasciargli il tempo di assimilare la sua presenza. Sorrise con dolcezza al ragazzo. Lui non l’aveva mai conosciuta, ma una lacrima di commozione scese lungo la sua guancia, mutando quel dispiacere, che poco tempo prima lo stava consumando, in strana e sana nostalgia. Come poteva pensare di mancargli qualcuno che non aveva neppure conosciuto?
 
A pochi centimetri da lui la fissò, la scrutò con la consapevolezza di essere nel bel mezzo di un sogno e che presto o tardi si sarebbe svegliato, ritornando a quell’incerta realtà. Avrebbe voluto dirle tante cose, pensieri che non aveva nemmeno avuto modo di organizzare, perché fino a quel momento non ne aveva mai sentito la necessità. Ma quella donna gli era stata presentata come una martire, morta per mano di un essere spregevole e molto probabilmente se non fosse avvenuto tale straziante fatto, lui non sarebbe nemmeno venuto al mondo.
 
Non gli uscì una singola sillaba dalla gola, tanto era forte l’emozione che stava provando. Ma quel silenzioso vuoto che era sceso tra i due fu prontamente colmato dalle solari parole di lei.
 
<< Ciao, James Sirius Potter. È così bello poterti incontrare e conoscere >>
 
La voce di quella donna e quelle sillabe ben scandite contribuirono solo a rincarare quell’emozione, aggiungendo ulteriori scie salmastra, che cadevano leggere dalle sue ciglia.
 
<< No, tesoro, non piangere, dovrebbe essere un momento di gioia >>
 
<< Ma, nonna >>
 
Lily gli sorrise, allungando una mano con l’intenzione di sfiorare il viso del nipote, per asciugare l’umidità che si era creata appena sotto quei suoi occhioni. Ma fu solo un gesto simbolico, perché quel contatto, come ben lei sapeva, era negato ad entrambi.
 
Ritornò seria poco dopo, senza però perdere tenerezza in volto, e lo fissò dritto negli occhi per comunicargli ciò che vi era di più importante in quel momento, il motivo per il quale era stato concesso quell’incontro.
 
<< James, voglio che tu sappia che io e tuo nonno vegliamo su di voi sempre, anche se non ci vedete, noi ci siamo. Tesoro, percepisco grande dolore nel tuo cuore per ciò che è successo, ma sei qui perché voglio mostrarti qualcosa. Ricordi non miei e non tuoi, che spero ti facciano cambiare idea >>
 
Gli indicò un pensatoio, comparso poco distante da loro. James, ancora profondamente incredulo per quell’insolito dialogo, vi si avvicinò, riponendo la massima fiducia in quella donna. Immerse il viso e attese che qualche ricordo comparisse davanti ai suoi occhi.
 
Fu un flash. Ogni scena passò rapidamente. I soggetti erano i medesimi, Draco e Astoria Malfoy con il piccolo Scorpius nei loro momenti più felici, non vi era ombra di malvagità, solo tanto amore e affetto avvolgeva quella famiglia. Le immagini si bloccarono ad un evento in particolare, che James riconobbe essere un compleanno. C’era buio in quella stanza, solo una fioca luce di un’unica candelina illuminava flebilmente il viso di un piccolo bimbetto biondo pronto a soffiare per festeggiare il suo primo anno di vita, accompagnato dalle calorose incitazioni dei suoi giovani genitori. Scorpius soffiò aiutato dal suo papà e subito un grosso pacco regalo fu messo sotto gli occhi lucidi e i sorrisoni del piccolo. Draco, forse più commosso del figlio, lo aiutò a togliere quella carta colorata fino a rivelare il motivo di tanta eccitazione, probabilmente attesa dal bambino, nonostante ancora molto piccolo. Era una miniscopa, adattata alle dimensioni del piccolo e, ovviamente, giocattolo, per evitare che Scopius si facesse male. Il bambino iniziò a battere le manine e il padre non poté fare a meno di emozionarsi davanti a tanta gioia, che sapeva essere stata provocata da lui con un amorevole e istintivo gesto paterno.
 
James riemerse dal pensatoio con una strana sensazione di leggerezza, che lo invase del tutto. Guardò la nonna illuminato da quella consapevolezza.
 
Lily rispose alla reazione del nipote, sorridendogli.
 
<< Allora, James, dimmi, che differenza trovi tra te e Scorpius? Non avete forse ricevuto lo stesso amore? >> attese una risposta dal ragazzo, ma lui non riuscì a fiatare, così proseguì << Davvero credi ancora che un amore simile abbia spazio per l’odio, per i rancori e le vendette? >>
 
Il ragazzo la fissò, quelle domande gli fecero percepire un debole tremolio al cuore, una lieve scossa, come a volerlo ridestare da qualcosa. Forse da una falsa credenza?
 
<< Mi dispiace, nonna >>
 
<< Non è mai troppo tardi per ammettere i propri errori, James. Ora sai che è possibile >>

 
 ***

Si svegliò con quelle ormai familiari parole nella mente. Si mise a sedere e fissò i vestiti che Ginny gli aveva accuratamente piegato accanto.
 
Lily aveva ragione, in quel momento tutto gli fu chiaro e non aveva più alcun dubbio, doveva sbrigarsi, perché c’era una festa a cui doveva assolutamente prendere parte.
 
 
Continua…
 
 
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Ci sono e come al solito non sapevo se proseguire o raccontare fin qui, ma le idee le ho e sono pure tante XD
 
Vi lascio per ora con questo momento tutto dedicato al nostro James (e infondo un po' anche ai Malfoy) :)
 
Alla prossima :)
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Una nuova amicizia sotto l'Albero ***


Una nuova amicizia sotto l’Albero
 
 
Albus non riusciva ancora a comprendere quella strana sensazione che sentì fremere nel suo petto. Il Natale aveva da sempre effetti benefici sul suo umore, ma l’atteggiamento di Scorpius lo aveva piacevolmente sorpreso, quell’umile atteggiamento che lo aveva contraddistinto mentre era in procinto di entrare in territorio nemico - dato che il ragazzo era perfettamente a conoscenza dell’opinione dei giovani Potter nei suoi confronti - era più unico che raro.
 
Benché entrambi fossero dei Serpeverde, Albus non aveva mai percepito alcuna affinità con Malfoy, anzi se ne guardava bene dal dare a lui confidenza. Trovava quasi umiliante appartenere alla medesima Casa di un soggetto così arrogante e di famiglia decisamente discutibile.
 
Era una Vigilia alquanto strana, eppure non vi era un velo di tensione nell’aria, tutti erano cordiali con quegli insoliti ospiti, persino suo padre e suo zio. Ron odiava da sempre i Malfoy e gli parve davvero strano che, se pur per la felicità di Rose, avesse accettato quella parentela. E se James avesse avuto ragion fin dall’inizio e quel loro strano atteggiamento fosse dovuto semplicemente ad una Maledizione senza Perdono? Gli vennero i brividi al solo pensiero di una simile eventualità.
 
Aveva terminato insieme alla sorella di allestire la casa con gli ultimi addobbi, così Albus decise di allontanarsi dal cuore della festa. Necessitava di qualche attimo di riflessione, lontano da quelle chiacchiere, per appartarsi in un territorio più neutro e sobrio, dato che non sapeva come comportarsi. Iniziava ad essere confuso e le sue convinzioni cominciarono inesorabilmente a vacillare.
 
Salì lentamente le scale. Alle sue spalle allegre risate e una vagonata di cordialità rimbombavano per tutta la casa.
 
Sua cugina era felice, pace e armonia regnavano tra quelle famiglie. I Malfoy, i Potter e i Weasley sotto lo stesso tetto a Natale suonava strano, ma sembrava essere l’unico a notare quella dissonanza.
 
Per quanto si sforzasse, vi era una vocina, che, dentro di lui, suggeriva di lasciare andare ogni sorta di astio, perché tanto, si sa, l’odio non porta a nulla, se non a vendette e rancori. Eppure la paura e il rischio di voltare le spalle ad un imminente pericolo era grande. Suo fratello era stato più deciso, aveva addirittura sfidato l’autorità paterna, pur di far valere le sue sensazioni di minaccia ed aveva finito con il rinunciare a quella cena in famiglia.
 
Prese qualche sconsolato respiro e si diresse verso il piano superiore. Seppure fossero in pieno inverno, si sentiva soffocare con quella pesante ed elegante giacca, che, chissà perché, sua madre aveva deciso di regalargliela scegliendo un colore molto tendente al verde. Tanto per ricordargli quel dannato Smistamento. Però Rose aveva ragione, si stava comportando da pessimo cugino, lei gli era stata accanto nel momento del bisogno e della più nera sconsolazione e lui che faceva, non le dimostrava nemmeno un minimo di supporto?
 
Tutto contrastava nella mente di Albus, ogni pensiero collideva, ogni intenzione era l’opposto dell’altra. La sua mente minacciava il back-out e forse era davvero l’unico rischio reale a cui stava andando incontro. Iniziava a sfiorare la follia, immaginandosi rischi inesistenti, spinto dall’inesorabile voglia di difendere Rose?
 
Si tolse la giacca e si lanciò sul letto a contemplare il soffitto. Aveva scelto una stanza a caso, eppure si accorse ben presto che era la stanza di sua madre. Insomma, Ginny non era mai stata tipo da agghindamenti floreali, era un ambiente piuttosto sobrio e le uniche decorazioni erano poster di squadre di Quidditch praticamente ovunque. Per una allora futura e promettente giocatrice delle Holyhead Harpies non c’era davvero da stupirsi. Immerse la mente in quelle datate immagini in movimento e non poté che constatare quanto la coraggiosa impresa di suo padre per sconfiggere il male sarebbe stata vana se alle sue spalle non ci fosse stata la speranza di un mondo migliore, di un futuro ricco d’amore. Da quello stesso amore era nato lui, quindi come faceva ad ignoralo? Il ragazzo non aveva avuto alcuno scontro diretto con Harry, a differenza del fratello, aveva preferito non esprimere quelle angosce e assecondare le richieste dei genitori, ma l’inquietudine era comunque palpabile.
 
Erano in minoranza, non sarebbero riusciti lui e James a contrastare l’idillio che si era creato tra quelle due famiglie, tra Capuleti e Montecchi. Hermione spesso e volentieri raccontava loro storie babbane e quella tragedia shakespeariana era forse tra le sue preferite. La zia non era stata per nulla imprudente, aveva narrato quella storia quando i suoi figli e nipoti possedevano la giusta facoltà di comprendere trame così sottili ed intricate e decisamente tragiche. A distanza di anni Albus si chiese cosa ne sarebbe stato di Romeo e Giulietta se le loro famiglie non si fossero dichiarate guerra, se avessero cercato un punto d’incontro, avrebbero forse vissuto il loro amore in pace e armonia? E cosa ne sarebbe stato di Rose e Scorpius se i Weasley e i Malfoy avessero ricominciato quella secolare discordia per causa sua o di suo fratello? Non avrebbero forse rischiato il drammatico epilogo di quella tragedia scritta da Shakespeare? Che poi, giusto per rincarare la dose, si narrava fosse stata una vicenda realmente accaduta e non una semplice invenzione di quel poeta. Se la sua famiglia aveva avuto la forza di mettere da parte i rancori, come non erano riusciti a fare i protagonisti di quella leggenda, non sarebbe stato di certo lui a risvegliare un odio a fatica represso, anzi doveva ringraziare il cielo che quella sanguinaria guerra fosse finita, fin troppi innocenti ne avevano sofferto e la sua famiglia per prima, quindi era giusto che cercasse e meritasse quella tanto bramata pace, affinché le colpe dei padri non ricadessero sui figli.
 
Immerso in quei terribili pensieri e oscure prospettive, sentì la porta aprirsi improvvisamente e, nonostante quell’intrusione fosse stata estremamente delicata e prudente, il ragazzo trasalì e si mise a sedere, come se i suoi peggiori incubi fossero appena divenuti realtà.
 
Albus ebbe un tuffo al cuore quando i suoi occhi gli rivelarono il volto dell’intruso.
 
 Oh, scusa, Albus, cercavo il bagno 
 
Scopius attese un istante sulla soglia, alquanto intimidito e mortificato per quell’errore, sperando che il ragazzo gli desse velocemente qualche indicazione per sottrarsi dall'imbarazzante momento.
 
 È un paio di stanze più avanti
 
Malfoy gli rivolse un amichevole mezzo sorriso in segno di ringraziamento e fece per richiudere la porta.
 
 No, aspetta  Albus si alzò, raggiungendo il suo interlocutore bloccato a metà delle sue azioni  Scorpius, tu ami veramente mia cugina? 
 
Guardò il giovane Potter totalmente preso alla sprovvista, era stata una domanda estremamente diretta e inaspetta. Dopo quell’attimo di totale sbandamento, dato che a lui diede seriamente l’idea di una domanda trabocchetto, tentò di mettere insieme qualche sillaba.
 
 C-Certo 
 
 Perché non mi sembri convinto? 
 
Insomma, ma stava parlando con Albus Potter o con Ronald Weasley? Va bene che la famiglia della sua fidanzata era particolarmente unita e affiatata, però dover fronteggiare il reticente padre della ragazza e per giunta anche un cugino geloso e iperprotettivo gli parve davvero un'esagerazione. Scorpius cercò di smentire quelle insinuazioni davanti alla diffidenza dell’altro.
 
 Ti sbagli, Albus, sono più che sicuro di amare Rose, solo che mi hai preso in contropiede. Nemmeno il signor Weasley è stato così diretto 
 
Si scrutarono per interminabili secondi. Malfoy si sentiva decisamente sotto accusa davanti agli occhi indagatori del suo compagno. Ad Albus sembrò di percepire l’ansia dell’altro, il medesimo stato di agitazione di un accusato in attesa di ascoltare la propria sentenza. Cercava la sua benedizione? Infondo Rose si meritava di essere felice e se ciò che desiderava era stare con quel ragazzo non voleva essere d'ostacolo.
 
 Scorpius, non azzardati a tradire la fiducia della mia famiglia, altrimenti 
 
 Non ho intenzione di fare nulla di simile, non preoccuparti. Non potrei mai ingannarvi. Non dopo che mi avete accolto, nonostante tutto  cercava le giuste parole per convincerlo, per dargli anche solo un’opportunità di dimostrargli quanto le sue intenzioni fossero sincere e dettate da un amore puro  Albus, so cosa pensate di me, ma io non sono un Mangiamorte e nemmeno mio padre lo è più. Cosa posso fare per convincerti, vuoi vedere il mio braccio?
 
Scorpius fece per tirare su la manica e mostrargli quanto i suoi sospetti fossero infondati. Per la sua fidanzata avrebbe fatto tutto ciò che era un suo potere, affinché il loro rapporto venisse accettato da ogni membro della famiglia. Albus però posò una mano sulla sua per bloccarlo, lasciandolo sorpreso per la seconda volta nell’arco di pochi minuti.
 
 Mi fido 
 
 Ti fidi?? 
 
Albus lo guardò negli occhi e davvero non trovò il più minimo segno di menzogna.
 
 Sì, Scorpius, se lei ti ama, io non sono nessuno per separarvi 
 
Che il miracolo di Natale fosse davvero avvenuto sotto lo sguardo incredulo ed emozionato del ragazzo? Non fece nemmeno in tempo a ribattere, o forse l’impulso gli dettava di abbraccialo, ma in effetti sarebbe stato un tantino esagerato per due che nemmeno si consideravano fino a quella sera. Insomma, la gioia per quel beneplacito era grande, ma Scorpius non ebbe il tempo di decidere quale reazione fosse più consona, perché l’allegra voce di George gli impedì qualunque risposta.
 
 Ehy, ragazzi, finalmente vi ho trovato! State facendo amicizia?  provocò intenzionalmente il nipote con un leggero sorriso compiaciuto, a lui non erano sfuggiti i tormenti interiori di Albus  Scorpius, ti sta cercando Rose 
 
Il ragazzo riemerse da quel profondo confronto e percepì realmente quelle parole a lui rivolte solo dopo qualche secondo.
 
 Sì. Però devo andare prima in bagno
 
 È colpa mia, ti ho trattenuto, scusa 
 
 Non fa niente, Albus. Il tuo appoggio, c-cioè, voglio dire, forse appoggio è un po’ esagerato, sarebbe meglio 
 
 Appoggio è corretto 
 
George seguì quello strano scambio di battute tra i due, incrociando le braccia al petto e godendosi quel piacevole spettacolo. Stavano davvero diventando amici? Quell'armonia lo faceva sentire bene e sapeva che tutta la sofferenza che avevano dovuto sopportare in passato poteva solo che essere allievata dal perdono.
 
 Mi dispiace intromettermi, ma, Scorpius, non ti consiglio di far aspettare una ragazza sotto il vischio  si avvicinò al ragazzo, dando l’impressione di non volersi far sentire dal nipote  Intendo una ragazza come Rose. Dà retta a chi se ne intende 
 
 Corro 
 
Scorpius si allontanò, lasciando zio e nipote soli nel bel mezzo del corridoio.
 
 Bravo, Albus, tuo padre sarà orgoglioso di te 
 
 Dici?  George gli sorrise, cogliendo il tono lievemente sarcastico del ragazzo  È solo che non desidero ci sia altro odio tra le nostre famiglie e vorrei scongiurare che questa storia finisca come è accaduto a Romeo e Giulietta 
 
 Tranquillo, caro nipote, l’unica tragedia che potesse consumarsi è stata scongiurata. Se tuo zio Ron non ha ucciso Scorpius allora possiamo uscire serenamente dai nostri nascondigli, nessuna guerra ricomincerà, e possiamo ritenerci in salvo 
 
Albus gli sorrise lievemente divertito, il macigno che aveva sul cuore era scomparso e il suo animo era decisamente più leggero. Era questo il meraviglioso effetto del perdono e della pace?

 
***
 
 
Stavano vivendo davvero un Natale totalmente diverso, decisamente più caotico, ma in parte alquanto piacevole.
 
Draco però necessitava di un po’ di tranquillità, non era abituato a tutte quelle esplicite dimostrazioni d’affetto, per lui quella festività era tutt’altro che pace e serenità ed anche con la famiglia che aveva creato insieme ad Astoria era solito festeggiare più modestamente.
 
Decise di uscire, nonostante la gelida serata, per trovare un po’ di silenzio, anche se ovunque, in quella magica notte, si respiravano soavi note di allegria. Eppure quella felicità non lo infastidiva più del dovuto, essere riuscito a realizzare il più grande sogno di suo figlio lo rendeva spensierato e, forse per la prima volta, realmente empatico e consapevole delle reali esigenze di Scorpius.
 
Li aveva sottovalutati e criticati in modo del tutto infondato. Era una famiglia umile e proprio quell’umiltà contribuiva a rendere quelle persone totalmente cordiali e accoglienti verso un prossimo disponibile a ricevere affetto.
 
La sua mente fu affollata da idee strane, insolite, totalmente fuori dalla sua portata. Iniziava a sentirsi un mostro per il male che aveva arrecato loro? Se non in prima persona ne era stato complice. Forse doveva semplicemente chiedere scusa, dopotutto gli avevano dimostrato di essere stati in grado di perdonare le sue malvage azioni e di aver visto in lui il suo tentativo di essere un uomo migliore.
 
Il suo odio era totalmente insensato, specie nell’attuale contesto storico in cui la guerra tra Male e Bene era cessata ormai da tempo e non vigevano più schieramenti tra chi lottava a fianco dell’Oscuro, credendo che fosse sufficiente per conquistare il mondo e diventare potente, e chi invece difendeva a bacchetta alzata i propri valori di pace e fratellanza. Erano due mondi totalmente opposti, universi che non trovavano più il terreno fertile per esistere e Draco in quella guerra aveva perso, o meglio, la sua parte malvagia era uscita inesorabilmente sconfitta.

​Non poteva nemmeno nascondere a se stesso che l'invidia avesse giocato la sua parte in quell'astio. Fin da bambino non aveva percepito nemmeno una briciola di tutto l'affetto che si professava quella famiglia, ma rovinare la vita agli altri solo perché a lui non era stato concesso di essere stato altrettanto fortunato non era un buon motivo per seminare morte e distruzione, per sentirsi realmente qualcuno commettendo crimini efferati.
 
Compì esattamente il gesto che pochi attimi prima era in procinto di compiere suo figlio, alzò la manica della giaccia e i suoi occhi incontrarono quella vecchia cicatrice, i cui segni sarebbero stati tristemente indelebili. Graffi che non appartenevano solo alla pelle, perché anche l’anima era stata incisa da quella strada sbagliata e l’unica discolpa che sentì di darsi fu il non aver avuto scelta, era la sua famiglia e il ribellarsi significava morte certa. Morte che, con il senno di poi, avrebbe solo alleviato le sofferenze dello spirito.
 
E poi, in quei macabri pensieri, che persino le bellissime luminarie che rischiaravano il paesaggio davanti ai suoi occhi non erano riuscite ad allontanare, una dolce carezza, il solo contatto che aveva contribuito a cicatrizzare quella ferita, rendendo ogni giorno più irriconoscibile quel Marchio oscuro.
 
Sua moglie aveva posato una mano sul suo braccio, nascondendo quegli ormai deformi segni, contrastando il buio con la luce.
 
Alzò lo sguardo su di lei, che lo accolse con un grande sorriso.
 
 Tesoro, Molly mi ha chiesto di venirti a chiamare, perché ha intenzione di iniziare un torneo agli Scacchi dei Maghi 
 
Lui la guardò estasiato, era meravigliosamente entusiasta ed elettrizzata per quella Vigilia così diversa e gradevole, o forse, semplicemente era stato lui a renderla più serena con l’approvazione di quella relazione. Sua moglie si sentiva parte di quella famiglia e non vi era davvero alcuna ombra di pregiudizio su di loro da parte di coloro che aveva strenuamente contrastato per far prevalere il Male, se non altro per quei due giovani che non avevano alcuna colpa del suo funesto e perverso passato. Rose e Scorpius erano nati in tempo di pace e meritavano di godere di quell’armonia, che i vincitori di quella guerra avevano con sofferenza conquistato.
 
 Astoria, vorrei aver avuto la forza di cambiare prima 
 
La donna fece scivolare le mani lungo il suo braccio fino ad intrecciarla con quella del marito.
 
 Draco, non siamo tutti uguali e le esperienze che viviamo non sono le medesime. Perché vuoi continuare a farti del male, ripensando al passato? Amore, io e tuo figlio siamo il presente e il futuro. E in questo presente vedo un uomo totalmente diverso, il migliore che io potessi desiderare. Basta sentirti l’unico responsabile per la morte di quegli innocenti 
 
 Ma, Astoria, per colpa mia la famiglia che stasera ci ha ospitato ha perso delle persone care e sinceramente, se ripenso a questo, faccio seriamente fatica ad incrociare i loro occhi. Eppure loro mi hanno perdonato, cioè non me lo hanno detto, ma mi è parso di percepirlo. Un perdono totalmente immeritato, che poteva essere concesso da persone veramente pure di cuore. Sono stato cieco per anni, avrei dovuto aprire gli occhi e mandare al diavolo i miei e la loro insensata fedeltà al Male 
 
 Draco, sarebbero morti comunque, perché non sei stato tu ad alzare la bacchetta contro di loro. Anche se fossi stato dalla parte giusta all'epoca non sarebbe cambiato nulla. Se sei ciò che sei è anche grazie a quell’oscuro passato, il dolore ti ha cambiato e la consapevolezza dei tuoi errori, dettati semplicemente dall’influenza di una famiglia inclinata alla malvagità, ti ha reso buono. Ora sei dalla parte giusta 
 
Strinse la sua mano per ringraziarla di quell’amorevole supporto totalmente gratuito - e a suo parere immeritato - e tirò giù la manica della giaccia per ricacciare nella mente quei pensieri e complessi, segni che un passato difficile gli aveva lasciato. Astoria però aveva ragione, stava vivendo il presente, totalmente inaspettato e carico di gioia, insomma un regalo, che in tempo di Natale non faceva per nulla fatica a paragonare ad un miracolo. Le rivolse un sincero sorriso, prima di iniziare a tirarla verso la casa.
 
 Andiamo, tesoro, non ho alcuna voglia di essere battuto da Weasley, sono pur sempre un Malfoy e non accetto sconfitte 
 
 Draco, non hai mai vinto una partita agli Scacchi dei Maghi in tutta la tua vita
 
 Abbi fede, mia cara. Ti ricordo che è Natale e tutto può succedere 
 
Le dolci melodie che in lontananza accompagnavano quell’atmosfera festosa non erano mai state più piacevoli.
 
 
Continua…
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Ora il clima natalizio è decisamente più consono visto che manca meno di un mese *.*
 
Come sempre spezzo i capitoli, altrimenti metto davvero troppe cose insieme XD Questo capitolo era dedicato ad Albus e Draco con un sottile riferimento alle differenze che intercorrono tra Scorpius e suo padre.
 
Alla prossima :)
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Consapevolezza ***


Consapevolezza
 
 
Una nuova paura sorse nel cuore di James Sirius Potter. La sua defunta nonna aveva fatto aprire lui gli occhi e chi meglio di lei poteva indirizzarlo verso il perdono e l’accettazione di quella parentela, se lei per prima aveva subito i segni di quell’incondizionato male?
 
Si sentì veramente una carogna, Lily aveva visto il bene di quella famiglia, mentre lui, che non aveva vissuto direttamente le conseguenze sulla propria pelle, non riusciva a vedere oltre il suo naso, ma soprattutto il suo cuore non era in grado di andare oltre quel secolare astio, una discordia che sicuramente gli era stata tramandata, ma aveva facoltà di raziocinio anche lui, quindi perché non pensare con la sua testa ed evitare di bere meccanicamente alla fonte della tradizione?
 
Per giunta tutta quell’ostilità con il tempo si era magicamente dissolta, o almeno era sulla buona strada, specie in quella piacevole atmosfera natalizia. Rose era riuscita a toccare il cuore dei loro familiari, era stata in grado di descrivere loro quanto l’amore che quei due ragazzi, lontani anni luce, provavano. James doveva ammetterlo, sua cugina e Scorpius non avevano davvero alcunché in comune, ma la teoria secondo cui l’amore univa anche ciò che la natura e il destino separavano, dove la metteva? L’amore era decisamente la magia più potente che lui conoscesse, un antidoto potente al male e lui affermava questo con piena consapevolezza, dato che suo padre era sopravvissuto all’anatema che uccide semplicemente essendo amato.
 
Troppe verità si erano finalmente svelate al giovane Potter, realtà che si erano fatte spazio nella sua mente solo quando il suo orgoglio aveva lasciato loro il posto. Ma con esse era anche sorta la paura di aver seriamente mancato ad un dovere, di aver deluso la propria famiglia, di essersi mostrato come lui in realtà non era. Lui non si sentiva affatto vendicativo o votato all’astio perenne, ma in effetti, nonostante il suo atteggiamento fosse prettamente protettivo, poteva davvero dare quella falsa impressione.
 
Era maggiorenne, come non aveva mancato di puntualizzare a suo padre nel corso della loro ultima lite, che poi era stato anche il loro ultimo dialogo, quindi affrontarlo nuovamente diventava complesso. Si smaterializzò in meno di un secondo nei pressi della villa dei suoi nonni, un tragitto decisamente troppo breve per chi come James sentiva la propria coscienza dannatamente sporca.
 
Anche se in lontananza, intravide le luci accese dell’abitazione e gli parve proprio, senza ombra di dubbio, di percepire allegre risate provenire da quell’insolito connubio. Ebbe la netta sensazione di essersi autoescluso ed era decisamente stato il suo ultimo desiderio.
 
Mosse un leggero passo come a non voler far conoscere la sua posizione alla natura, come a nessun altro, anche se in quel preciso istante era l’unica fidata compagna per percorrere il tragitto che lo divideva dalla sua famiglia.
 
Pensò al modo in cui avrebbe potuto giustificare il suo comportamento e alla sofferenza che aveva sicuramente inferto a Rose con quel rifiuto. Perché non trovare un compromesso tra i desideri della ragazza e il suo presentimento di imminente pericolo? In quel momento si rese conto che era giusto dare a Scorpius e alla sua famiglia il beneficio del dubbio, tanto infondo, se fosse stato necessario, avrebbe lottato per difendere la sua famiglia, ma quella nella sua mente stava diventando lentamente solo una remota eventualità.
 
Non riusciva a trovare le parole giuste, ma si convinse che lo stesso amore che aveva salvato suo padre avrebbe allo stesso modo salvato tutti loro da un funesto futuro. Non gli importò più del passato o del futuro incerto, decise di vivere il presente, di godersi ogni attimo di quella Vigilia, che gli parve decisamente essere felice anche con quei nuovi ospiti.
 
Dopo indugi, timori e qualche leggero ripensamento arrivò all’addobbata abitazione e subito gli ritornò alla mente ogni singolo Natale passato in compagnia dei suoi fratelli e cugini impegnati a posizionare festoni e luminarie. I suoi occhi verdi oltrepassarono i vetri leggermente appannati, per via del freddo, fino a posarsi sull’Albero ed in particolare sulla Stella, che, come d’accordo, avrebbe dovuto posizionare in cima per quell’anno lui con la magia, il primo Natale da maggiorenne, un rito d’iniziazione per la famiglia Potter-Weasley che lui aveva abilmente mandato a farsi benedire con il suo imperdonabile comportamento.
 
Percorse rapidamente le mura della casa. Solo in quel momento si accorse di quanto freddo stesse patendo, visto che i suoi pensieri erano riusciti a fargli perdere il contatto con la realtà.
 
Il caso volle che con quel repentino spostamento il ragazzo si imbatté forse nelle ultime persone che avrebbe desiderato incontrare, preso com’era dai sensi di colpa. James arrivò proprio nell’esatto istante in cui Draco e Astoria stavano rientrando e alla sua vista il loro sorriso si spense.
 
I tre si osservarono, non sapendo né cosa fare e tanto meno cosa dire, ma James non aveva bisogno di parlare, i suoi occhi comunicavano il dispiacere e la mortificazione che serbava nel cuore per i negativi giudizi che aveva avuto nei loro confronti. Il giovane Potter era certo che i coniugi Malfoy fossero a conoscenza della sua opinione, così, con non poca vergogna, anticipò il loro ingresso.
 
Tirò un sospiro di sollievo non appena gli occhi dei due non furono più su di lui. Quello sarebbe stato solo l’inizio della difficile serata, serata che aveva reso con le sue stesse mani insostenibile.
 
Mosse ncora qualche pesante passo alla disperata ricerca della cugina, non aveva voglia di imbattersi in altri, desiderava ardentemente chiarire prima con lei. A dispetto di tutte le sue profonde speranze, si imbatté in un Weasley, ma di Rose aveva solo la somiglianza, essendo suo padre.
 
 Zio Ron!  si fissarono per un istante senza sapere apparentemente cosa dire, così il ragazzo giocò d’anticipo, proferendo accorate parole tutte d’un fiato  Aspetta, prima di qualsiasi rimprovero, lasciami dire che mi dispiace, non era mia intenzione saltare la cena della Vigilia e tanto meno ferire Rose 
 
 Jamie, come potrei sgridare te per qualcosa che io per primo ho commesso? Anzi, se vogliamo proprio dirla tutta, ho fatto più male io a mia figlia di chiunque altro, non sono decisamente la persona più indicata per i rimproveri. Quindi non preoccuparti e cercala, sono certo che non veda l’ora di abbracciarti, la renderai molto felice 
 
Ron sfoggiò un grande rincuorante sorriso, ma, solo dopo aver terminato il suo discorso, si accorse che lo sguardo del nipote era fisso alle sue spalle. Il sorriso dell’uomo si spense di rimando e dei passi attirarono la sua attenzione.
 
 James, che ci fai qui? 
 
Harry si era avvicinato ai due a braccia conserte e con chiari segni di poca propensione al dialogo. Il cognato percepì la tensione, ma, sentendosi inevitabilmente chiamato in causa nella questione, tentò di allentarla.
 
 Harry, tuo figlio è venuto in pace. È sinceramente pentito 
 
L’accusato, sotto lo sguardo inquisitorio del padre, era particolarmente grato allo zio per quell’amorevole tentativo di giustificarlo, ma non era così sicuro che se la sarebbe cavata altrettanto facilmente.
 
Harry, senza distogliere lo sguardo deluso dal ragazzo, si rivolse nel modo più pacifico possibile a Ron.
 
 Ti ringrazio, ma James dovrà fare ben altro che mostrarsi pentito. Mi ha risposto veramente male a casa e deve imparare che non è questo l’atteggiamento da tenere con 
 
 Lo so, papà  il giovane aveva abbassato la testa e con un flebile tono aveva interrotto il rimprovero del padre, lasciando Ron e Harry ammutoliti  Ora lo so. Scusami, ti prego, non era mia intenzione mancarti di rispetto
 
Lo zio era particolarmente orgoglioso delle parole del nipote, che andavano inevitabilmente a confermare la tua teoria sul sincero pentimento del ragazzo. Guardò Harry in attesa di una sua reazione, convinto che non potevano averlo lasciato indifferente.
 
 Fila da tua cugina, James, e sarà meglio per te che non veda più una lacrima versata da lei per colpa tua 
 
Il giovane alzò finalmente gli occhi lucidi e pieni di gratitudine sul padre, ma fu questione di un attimo perché si precipitò, come gli era stato imposto, alla ricerca di Rose, un ordine che non gli poteva sembrare più piacevole.
 
 Pensavo di esserci andato giù pesante io con Rose, ma anche tu non scherzi, Harry 
 
​Ron lo fissava sinceramente sbalordito per quell'insolita severità dell'amico.

 Non guardarmi così, James ha bisogno di una raddrizzata 
 
 Tutti i ragazzi ne hanno bisogno, ma forse dobbiamo solo imparare a comprenderli di più  
 
Harry guardò il suo migliore amico stupito per quella considerazione.
 
 Non sono parole tue, vero? 
 
 In parte di Hermione 
 
​Il cognato gli sorrise, ma ebbe la netta sensazione che quell'improvvisa accettazione da parte di Ron per il fidanzato di sua figlia fosse realmente dovuto interamente a sua moglie.

 
***
 
Scorpius si era precipitato giù dalle scale per raggiungere la sua amata sotto il vischio, dove lei lo stava attendendo.
 
Il ragazzo aveva fatto una corsa per non farla aspettare più del dovuto, ma quando finalmente Rose entro nel suo campo visivo non poté fare a meno di rallentare il passo e rimanere estasiato dalla sua graziosa figura.
 
Aveva ancora il fiato corto, ma quella visione non poté che rigenerarlo dalla fatica appena compiuta. Era davvero bellissima ai suoi occhi con quell’aria di impazienza in volto, perché infondo lei di pazienza ne aveva ben poca. Si era accomodata sul divanetto accanto al vischio, a braccia conserte e con le gambe accavallate, una posizione che consentiva a quella larga gonna di ondeggiare e mostrarla in tutta la sua grazia e perfezione. Scorpius la squadrò nei minimi dettagli. Si soffermò sul suo viso, gli occhi smeraldo lo incantarono. Tutti erano convinti che Rose non si sarebbe potuta innamorare di lui di sua spontanea volontà se non sotto un incantesimo, ma in effetti la magia non era stata estranea alla nascita del loro amore, perché lui si sentì realmente sotto l’effetto di uno dei più potenti filtri d’amore. Ed infine ammirò i suoi perfetti e rossi boccoli, probabilmente li avrebbe accarezzati per l’eternità.
 
Ma si poteva amare così tanto una persona? Il ragazzo non seppe rispondersi, ma sapeva invece quanto avrebbe desiderato posare le sue labbra su quelle rosso fuoco della sua fidanzata.  
 
Dopo tutti quei pensieri, a tratti decisamente poco innocenti, già notevolmente in imbarazzo, mosse qualche passo verso di lei e, quando le fu abbastanza vicino, subito Rose rivolse a Scorpius un grande sorriso per accoglierlo.
 
 Ti stavo aspettando, ma non sapevo dove fossi, così ho mandato lo zio George a cercarti 
 
 Messaggio recapitato 
 
Rimasero a fissarsi intensamente negli occhi, finché il ragazzo non prese l’iniziativa e si sedette accanto a lei.
 
 Allora  sicuramente l’imbarazzo invece che svanire era stato accentuato dalla vicinanza della ragazza  Non credo di averti ancora ringraziato per questo invito, non ricordo di aver mai visto mio padre festeggiare il Natale come stasera 
 
 Bè, Scorpius, credo che dobbiate farci l’abitudine, da noi tutti gli anni si festeggia in grande stile  anche lei sembrava piuttosto in imbarazzo per quella vicinanza, le lentiggini sul suo viso stavano diventando quasi invisibili data la colorazione porpora che stava avvolgendo ogni centimetro di lei  E poi sono io a doverti ringraziare per aver accettato e aver tentato la sorte, specie con i miei cugini 
 
Era diventata malinconica al solo pensiero del rifiuto da parte di James. Il suo fidanzato però non amava vederla in quello stato, così delicatamente voltò il viso di lei verso di sé, con l’intento di ammirare nuovamente quei bellissimi occhi di cui era perdutamente innamorato. Quel contatto riportò ad entrambi alla mente i loro momenti più intimi, quegli istanti così desiderati, ma anche così sbagliati, che avevano portato a loro tanti guai.
 
Scorpius ritirò con uno scatto la mano, ma Rose non sembrava intenzionata a rovinare quel momento, alzò lo sguardo in direzione del vischio, che incantato percepiva il loro amore e cresceva sopra le loro teste, e si avvicinò al volto del ragazzo.
 
 È tutta la sera che aspetto un tuo bacio, Scorpius. Non vorrai negarmelo spero  
 
Proferì quelle parole con tono fintamente di rimprovero, ma il ragazzo non dovette poi fare tanta fatica, perché le labbra di Rose erano già un millimetro dalle sue.
 
Si scambiarono un dolce contatto, per nulla audace, da cui entrambi si staccarono dopo qualche secondo palesemente contro voglia. Si scambiarono un ulteriore sguardo, ma la magia di quel momento fu spezzata da una divertita risata di Rose, lasciando Scorpius profondamente perplesso.
 
 Scusami, amore mio, ma hai 
 
Gli indicò le labbra, ma nonostante le sembrò di essere stata particolarmente esplicita, a lui non venne semplice capire che con quel bacio un po’ di rossetto era rimasto sul suo volto.
 
Rose però non fece in tempo ad essere più chiara perché all’udire una voce maledettamente familiare il suo sorriso si spense e la portò a voltarsi nella direzione di quel suono.
 
 Ehy. Sono in ritardo, vero? 
 
 James 
 
La cugina sussurrò appena il suo nome per l’incredulità. L’impulso le dettò di lanciarsi tra le braccia del ragazzo e così fece senza provare nemmeno a dar voce a possibili rancori nei suoi confronti. Un abbraccio totalmente inaspettato per James, ma senz’altro più che gradito, che ricambiò volentieri.
 
 Rose, mi dispiace, non sai quanto 
 
La ragazza gli mise una mano sulla bocca per zittirlo.
 
 Non voglio scuse, Jamie. Tutto ciò che volevo è qui difronte a me, non ho bisogno di altro 
 
Il cugino le sorrise palesemente rincuorato da quelle parole e dalla gioia di lei. James si voltò verso Scorpius, il quale aveva assistito alla scena in silenzio, e notò ciò che la ragazza cercava di comunicare al suo fidanzato appena qualche istante prima, così estrasse la bacchetta e la puntò sul ragazzo, formulando poche semplici parole e cancellando i segni rossi sul suo volto.
 
 Vi consiglio di evitare di sbaciucchiarvi proprio qui, non sono sicuro che il nonno gradirebbe questo genere di effusioni in casa sua 
 
Scorpius temette davvero di venire Schiantato quando si vide la bacchetta puntata contro, ma dopo aver appurato di essere ancora vivo, capì persino cosa cercasse di dirgli Rose e un sorriso di sollievo ma anche leggermente imbarazzato si dipinse sul suo volto.
 
Continua…

 
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Ormai si sentono le campane a festa suonare e non solo in questa storia…c'è decisamente aria di Natale *.*
 
Sembra che tutto si stia sistemando…ma sarà davvero così? Vi anticipo già che purtroppo per Rose e Scorpius i guai non sono finiti…il ritorno ad Hogwarts non sarà così tranquillo.
 
Grazie come sempre di cuore per seguirmi!! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Imperio ***


Imperio
 
 
Tirò un grande sospiro di sollievo, forse non ci sperava, ma credeva ancora nella magia del Natale, in quell’aria di pace e serenità, che diventò ancora più dolce quando si trovò suo figlio davanti agli occhi.
 
A Ginny si riempirono gli occhi non appena James incrociò la sua strada. Il ragazzo non perse quell’aria mortificata, ma non durò molto, perché la madre lo prese subito dopo alla sprovvista con un sentito e caldo abbraccio. Il figlio indugiò a contraccambiare, era rimasto sorpreso per quella reazione, non si aspettava di certo una simile accoglienza.
 
Si lasciò cullare tra le braccia della donna, tentando di sciogliere la tensione che ancora premeva sul suo cuore, nonostante tutti avessero dimostrato, in un modo o nell’altro, comprensione per il suo comportamento.
 
James tentò di interrompere quell’amorevole contatto, ma Ginny lo trattenne a sé, palesemente sollevata dalla presenza di suo figlio.
 
 Tesoro mio, non sai quanto sono felice che tu sia qui 
 
 Mi dispiace, mamma 
 
 Non fare mai più una cosa simile, James. Sono stata male al solo pensiero che mio figlio non fosse come me a Natale  
 
La donna gli fece una carezza sulla testa, sistemandogli qualche ciuffo ribelle, e gli rivolse un mezzo commosso sorriso per rincuorarlo, prima che una familiare mano sfiorò la schiena del ragazzo.
 
 Jamie, mancavi solo tu 
 
A quella familiare voce il giovane si voltò e trovò davanti a sé una sorridente Hermione.
 
 Zia  non poté che essere contagiato dalla solarità della donna  So che Rose è felice ed io sono felice per lei 
 
 Anche io, tesoro  lo prese dolcemente a braccetto e lo invitò a seguirla verso la sala  Vieni, credo che la cena sia quasi pronta. Altrimenti chi lo sente mio marito poi? Se lo conosco starà già morendo di fame 
 
Quella considerazione, un chiaro riferimento alla ben nota ingordigia di Ron, provocò tante risate nei tre.
 
***
 
Non lasciava davvero nulla all’immaginazione la grande tavola così magnificamente imbandita.
 
Ogni singolo ornamento, ogni incantesimo fatto appositamente da Molly e Arthur per rendere ancora più gioioso quel momento trascorso tutti insieme, non poteva che riempire il cuore di estrema felicità.
 
Ogni cuore ne venne coinvolto e ovviamente anche quello di Rose ne fu magicamente preso. Qualche mese prima non si sarebbe di certo aspettata un simile miracolo, le persone a cui lei teneva di più riunite tutte sotto lo stesso tetto, non avrebbe di certo saputo più cosa desiderare.
 
Scorpius le si era seduto accanto e l’ammirava, estasiato da quel mezzo soddisfatto sorriso, mentre fissava i suoi cugini, che sembravano palesemente a proprio agio. Gli occhi della ragazza erano lucidi dall’immensa gioia che quella sera aveva regalato ad entrambi, sicuramente non solo a lei.
 
E mentre la mente e gli occhi di entrambi i ragazzi erano concentrati su soggetti diversi, il giovane Scorpius, non distogliendo lo sguardo dalla sua fidanzata, catturò la mano di Rose, che giaceva distratta sulle pieghe della gonna, ridestandola da quei sereni pensieri. La ragazza si voltò verso di lui a quel contatto e gli regalò un meraviglioso sorriso, che probabilmente stava trattenendo ormai da qualche minuto e attendeva solo il giusto pretesto che lo scatenasse.
 
 Sei felice, Rose? 
 
Che domanda! Si guardò intorno, ma c’era davvero troppa gente per rispondergli con un bacio, così cercò di trasmettergli riflettendo le iridi del giovane nelle sue quanto la gioia le stesse esplodendo nel cuore in quella serata natalizia e strinse forte la sua mano.
 
 Mai stata più felice, Scorpius 
 
***
 
I tre giovani Potter erano davvero sereni, nonostante quelle passate incomprensioni, un distacco che sembrava ormai appartenere ad un passato remoto.
 
Molte cose erano cambiate in poche ore, nuove amicizie e nuove consapevolezze erano entrate nei cuori dei tre fratelli, o almeno dei fratelli maggiori. Lily dava il merito a quel clima, a quello spirito di pace e fratellanza che si respirava nell’aria e sperava che quell’atmosfera non si affievolisse con il cessare delle festività. La piccola Potter desiderava con tutto il cuore tornare a trascorrere del tempo con i suoi fratelli una volta tornati a scuola.
 
Difronte a loro Draco e Astoria non sapevano cosa dire a quei tre giovani, o almeno chi era veramente bloccato era lui. Che conversazione avrebbe potuto intrattenere con i figli di colui che per anni era stato trattato come un nemico? Molly e Arthur non avevano di certo avuto riguardo nell’assegnare i posti, facevano evidentemente ormai parte della famiglia per loro e un posto a sedere valeva l’altro.
 
Per fortuna Lily sembrò tirare fuori tutto il coraggio che apparteneva alla sua Casa e cercò di proferire qualche parola, visto che sapeva quanto la cena sarebbe stata lunga e quel silenzio non avrebbe di certo aiutato a sciogliere l'imbarazzo.
 
 Allora, Albus, sembra che tu e Scorpius siate diventati amici 
 
 Bè, ora non esageriamo, noi abbiamo solo  
 
Il ragazzo non fece in tempo a terminare la frase, che gli arrivò dalla sorella una gomitata in pieno fianco sotto il tavolo, sotto gli occhi sconcertati di James e dei coniugi Malfoy.
 
 Al voleva dire che hanno solo capito di avere molte cose in comune. O sbaglio, fratellone? Oltre alla Casa intendo 
 
 C-certamente, sorellina 
 
Ancora dolorante il ragazzo le aveva risposto, tentando di nascondere quella sofferenza.
 
 Davvero?  tutto si sarebbe aspettato tranne che suo figlio e un Potter potessero avere qualcosa in comune, ma quella consapevolezza stranamente non lo irritò  Sono felice che Scorpius abbia trovato un amico  proferì quelle parole lasciando sua moglie sorpresa  Ah,James, sono contento anche che alla fine tu abbia capito. Hai senz’altro compreso prima di me ed hai evitato maggiori sofferenze a quei due ragazzi 
 
 Si figuri, signor Malfoy. Ma sia lei che mio zio avete ammesso a me i vostri errori, quando sono io a doverle delle scuse per il mio comportamento restio e per i pregiudizi decisamente infondati nei vostri confronti 
 
Albus forse non lo avrebbe ammesso a nessuno, ma Scorpius iniziava seriamente a piacergli, insomma sapeva sicuramente come farsi voler bene se si impegnava anche solo un po’ e cosa non meno importante, piaceva a sua cugina, di conseguenza non poté fare altro che gradire le parole del fratello.
 
 E bravo, James 
 
Gli scompigliò con energia e affettuosità i capelli per accentuare quella considerazione.
 
 Al ha ragione, Jamie. E poi non dire che non te l’avevo detto 
 
Lily seguì il fratello nel medesimo gesto, infastidendo notevolmente il giovane, che poteva anche gradire, più o meno, quelle parole, ma non di certo quel fastidioso assalto proveniente da due fronti distinti.
 
 Finitela voi due! Ricordatevi che sono maggiorenne e posso farvi crescere due corna come le renne 
 
 Non oseresti, James
 
 Non mettermi alla prova, fratellino 
 
***
 
Il ritorno ad Hogwarts ebbe tutt’altro sapore, quelle poche settimane di vacanza avevano realmente cambiato molte cose. Alleanze, disaccordi, avevano mandato al diavolo tutto, erano riusciti a riscoprire del buono in quell’amicizia, ribaltando totalmente il passato, imparando a creare un futuro completamente nuovo e inaspettato.
 
Se Harry si era impegnato a portare la pace, anche combattendo a suon di incantesimi e rischiando più volte la vita, chi erano loro per non onorare quell’impegno e non imparare da quella svolta che il loro stesso padre aveva in passato iniziato.
 
Era strano vederli passeggiare insieme per i corridoi della scuola. Nonostante i trascorsi quei Grifondoro e Serpreverde conversavano amichevolmente, imparando a conoscere Scorpius ogni giorno di più. Una tradizione dopotutto che aveva spezzato Albus, diventando un Serpreverde, rompendo per primo quella logica insensata della guerra eterna tra le due Casate.
 
Nonostante la sofferenza che aveva inizialmente dato al giovane Potter quell’inaspettato ma temuto Smistamento, si rese conto, a seguito di quell’avventura, quanto in realtà fosse stata una giusta scelta da parte del Cappello, che sicuramente lo conosceva meglio di lui. Albus aveva riscoperto davvero un miliardo di comunanze tra lui e Scorpius, che probabilmente, mantenendo quell’atteggiamento di diffidenza, non sarebbero mai venute alla luce.
 
Il nuovo anno era appena ricominciato, con l’importante auspicio di non ricominciare quell’assurda lotta, ma di aiutare la pace a vincere sull’odio e sul rancore.

Una pace che il destino però non era ancora pronto pienamente ad accogliere.
 
***
 
Qualcosa di terribile angustiava il cuore di Rose, un peso che non avvertiva ormai da mesi.
 
Doveva essere successo qualcosa, perché non riconosceva gli occhi del suo fidanzato. Quello che aveva fatto era terribile, non poteva essere stato lui, la ragazza non se ne capacitava. Lo aveva visto solo lei, ma non si era preso nemmeno il disturbo di discolparsi, l’aveva fissata con quegli occhi di ghiaccio, lasciandola sconcertata.
 
Le mancava il respiro, non poteva essersi sbagliata fino a quel punto su di lui. Saliva quelle stesse scalinate, che, spesso e volentieri, negli ultimi tempi attraversava insieme al suo fidanzato. Attendeva che le scale magiche compissero il loro giro, ma prima che si fermassero le gambe tremanti della ragazza cedettero dallo shock. Si accasciò sui gradini, sciolse il nodo della cravatta e qualche bottone della camicia per provare a respirare meglio, ma fu tutto inutile se le lacrime iniziarono a soffocarla peggio di forti tenaglie che le premevano in gola.
 
Doveva mantenere la calma, ma non aveva la più pallida idea di come avrebbe fatto ad affrontare la preside e tanto meno come avrebbe fatto ad incontrare nuovamente quegli occhi a lei totalmente sconosciuti. Non era il ragazzo di cui si era innamorata, ma allora cosa diamine gli era successo?
 
Non riusciva nemmeno a riflettere in quel momento, la delusione prese posto nel suo cuore, si sentì maledettamente stupida per essersi fidata, per non aver ascoltato i suoi cugini ed anzi per aver portato anche loro in quella fiducia incondizionata.
 
Era rimasta spiazzata da quella visione, ma aveva avuto inspiegabilmente la forza di riprendersi dallo shock del momento - forse l'adrenalina dello spavento l'aveva aiutata -, prendendolo d’impulso per il bavero della camicia e spingendolo contro il muro, rivolgendo parole totalmente incredule direttamente agli occhi di ghiaccio di lui ‘Scorpius, ma che diavolo stai facendo?!’ Parole a cui lui rispose solo con un gesto di stizza, liberandosi con rabbia dalle grinfie della ragazza, lasciandola sola davanti a quell’orrore.
 
Le scale erano arrivate quasi a destinazione, avrebbe voluto rallentare il tempo, rimanere accovacciata lì sopra, sospesa per aria probabilmente per sempre, pur di non affrontare tutte le conseguenze che ne sarebbe scaturite, ma doveva riscoprire la sua forza e il suo coraggio, ora più che mai. Chiuse gli occhi nell’attesa del leggero tonfo che le avrebbe annunciato la destinazione raggiunta.
 
Come avrebbe fatto ad accusarlo, lei che lo amava infinitamente? Non poteva però ignorare il fatto e sicuramente avrebbe dovuto chiamare aiuto.
 
Una familiare e mortificata voce la portò ad aprire lentamente e di malavoglia le palpebre.
 
 Rose, lo sai già? Pare che Scorpius abbia aggredito uno del primo anno 
 
Ma lei lo sapeva già dannatamente bene.
 
 
Continua…


Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Questa mia FF è peggio della Storia infinita XD
 
Vi avevo annunciato nuovi guai e purtroppo ci saranno…
 
Come sempre vi ringrazio di cuore e auguro a tutti buone feste! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Tutto sottosopra ***


Tutto sottosopra
 
 
Qualcosa non tornava, gli parve che qualcosa di stranamente oscuro fosse sceso nel cuore nel suo amico.
 
Eh già, perché Albus Potter e Scorpius Malfoy avevano imparato a conoscersi e quella vicinanza aveva creato un certo legame tra i due, ma da un po’ di tempo un imprevisto aveva allentato quel rapporto. Per quanto il giovane Potter si sforzasse di capire, di instaurare un dialogo con colui che di recente era diventato per lui uno stimato confidente, trovava sempre un muro dall’altra parte. Com’era possibile che all’improvviso quella confidenza e quell'affetto che si erano istaurati tra i due fossero scomparsi?
 
Il rapporto di amicizia tra i due ragazzi non sembrava essere l’unico cambiamento avvenuto in poco tempo, persino Scorpius e Rose sembrava che si fossero allontanati inspiegabilmente. Albus era consapevole di quello che l’amico aveva commesso, ma ovviamente non era in grado di attribuirgli una spiegazione e tanto meno riusciva a condividerlo. Ciò che era certo però risultava essere il fatto che non fosse - per quanto lui aveva avuto modo di conoscerlo - nelle sue abitudini aggredire studenti per puro divertimento, Scorpius piuttosto si chiudeva in se stesso e sfoderava tutta la sua altezzosità, probabilmente un tratto di famiglia, ma sicuramente con quel comportamento non aveva mai nuociuto a nessuno fisicamente.
 
In poco tempo, a distanza di pochi mesi da quel Natale festeggiato così in armonia, tutto sembrava essere cambiato, ma in realtà niente era veramente tornato a quando Scorpius e Albus ignoravano totalmente la presenza l’uno dell’altro, o quando i fratelli Potter disapprovavano la relazione tra la loro cugina e l’erede dei Malfoy.
 
Gli parve come se il tempo si fosse improvvisamente arrestato, come se quel felice nastro temporale, che aveva iniziato finalmente a scorrere serenamente, avesse subìto una brusca recisione.
 
Albus tentò di parlare con Rose, di cercare di capire cosa potesse essere successo, magari una lite tra di loro, ma lei aveva sempre negato, tra i due andava tutto a gonfie vele fino al giorno prima di quel terribile evento, che aveva costato a Scorpius una settimana di punizione, la convocazione dei suoi genitori e una grande delusione nel cuore della sua fidanzata. Rose non sapeva spiegare a suo cugino cosa potesse aver all’improvviso provocato quel cambiamento, stava male per averlo accusato, anche se giustamente - o almeno così credeva - e soffriva per l’inevitabile frattura che si era creata tra i due, lei non riusciva più a riscoprire in Scorpius il ragazzo di cui si era innamorata e, dal canto suo, lui non sembrava più interessato nemmeno lontanamente a frequentare una ‘insulsa mezzosangue’, come aveva iniziato a definirla ogni volta che incrociavano il cammino.
 
Il cugino della giovane Weasley trovava tutto assurdo, quella situazione era insensata, lui non poteva accettare di assistere alle sofferenze della ragazza dopo tutto il patimento che aveva dovuto vivere e nemmeno accettare che colui che era diventato senza dubbio uno dei suoi migliori amici si allontanasse in quel modo da loro. Pensava che in un modo o nell’altro fossero diventati una famiglia. Gli aveva promesso che non avrebbe mai fatto soffrire Rose, a lui non era mai importato che fosse una Mezzosangue o Purosangue, ma semplicemente che fosse lei. Per quella ragazza Scorpius aveva sfidato la sua famiglia, aveva dichiarato guerra a suo padre, non poteva seriamente aver cambiato idea. Era totalmente assurdo, specie dopo le fatica che avevano fatto per stare insieme senza ostacoli.

​Ora tutto si ribaltava, Albus, che era sempre stato contrario a quella parentela, sembrava essere l'unico a credere nell'innocenza del ragazzo, a tentare di capire le ragioni profonde di quel gesto, che non sembrava affatto avere la sua firma.
 
Ebbe la sensazione che uno sconosciuto incantesimo avesse fatto svanire tutto il buono che loro avevano costruito insieme, rendendo vani i loro sforzi di costruire un futuro migliore, fondato sull’amicizia e la pace. Forse una maledizione talmente potente che potesse annullare la volontà e sottometterla ai desideri di altri. Una piccola lampadina si accese nella mente di Albus, qualcosa di familiare, a cui però non sapeva dare un nome. Forse era quella la spiegazione all’insensato comportamento dell’amico e l’unica che avrebbe potuto aiutarlo in quella ricerca era la ‘strega più brillante del suo anno’, reputazione che aveva ereditato senza troppe fatiche dalla madre.
 
Il giovane non perse tempo e si fiondò verso la Sala Comune dei Grifondoro. Prese qualche passaggio segreto per ottimizzare i tempi, ma non aveva considerato forse un dettaglio sufficientemente importante da impedire le sue intenzioni. Come accidenti avrebbe fatto un Serpeverde ad entrare nella Sala Comune dei Grifondoro? Dopo quella consapevolezza, il suo passo decelerò notevolmente e quando arrivò nei pressi della Signora Grassa, non aveva la più pallida idea di come eluderla.
 
Si avvicinò lentamente, anche se il tempo da perdere era veramente poco, perché, se i suoi sospetti erano fondati, un grande pericolo si aggirava per Hogwarts e aveva solo le sembianze di Scorpius. Probabilmente qualcuno lo sfruttava per rompere quell'armonia, qualcuno contrario a quella pace e a quell'allenza che si era formata tra loro. 
 
Non aveva nulla da perdere, quindi tentò, dopotutto era un Serperverde, doveva solo riscoprire l’astuzia di cui era dotato, o almeno così aveva sostenuto il Cappello Parlante quando lo aveva Smistato.
 
Prese un respiro e con intraprendenza si avviò nei pressi della porta. La Signora Grassa fece semplicemente il suo dovere, davanti ad uno studente, chiunque esso fosse, chiese la parola d’ordine, peccato che lui non la sapesse. Di fronte alla titubanza di lui, l’osservazione venne scontata.
 
 Sei un Serpeverde, ragazzo? E allora perché, di grazia, tenti di entrare nella Sala Comune dei Grifondoro? Ti sei forse perso? 
 
Non poteva perdere tempo a fornire troppe spiegazioni, così tentò di raggirarla, anche se le argomentazioni che cercò di impiegare per convincerla erano più che sincere.
 
 Sa, Signora Grassa, non sono mai stato così sicuro che il Cappello Parlante mi avesse Smistato nella Casa giusta. Ho sempre desiderato essere un Grifondoro e solo quando conobbi un Serperverde con il quale riuscii seriamente a trovare qualche affinità, mi misi il cuore in pace e accettai il mio destino. Ora però quello studente ha bisogno di aiuto e posso aiutarlo solo se lei mi consente di passare 
 
La guardiana ascoltò attentamente le parole del ragazzo, non le era nuovo quel discorso, uno studente di tanti anni prima non aveva avuto un pensiero così differente sul suo Smistamento, solo che quel ragazzo era un Grifondoro. Memore del nome di quel ragazzo, arrivò alle dovute conclusioni.
 
 Albus Severus Potter, vero? 
 
 Sì, signora. Sono io 
 
Non servirono ulteriori spiegazioni, la porta della Sala si spalancò davanti a lui. Si emozionò inevitabilmente, era probabilmente un desiderio che aveva sempre serbato nel cuore poter varcare quella soglia da Grifondoro. Ma non c’era tempo per i suoi attimi di nostalgia, doveva assolutamente trovare Rose e provare ad aiutare Scorpius.
 
Dopo quell’attimo di emozione, entrò con risolutezza, vedendosi richiudere la porta alle spalle. Per fortuna gli studenti non erano ancora usciti dai dormitori, doveva essere stato lui particolarmente mattiniero, ma quei pensieri non gli avevano proprio consentito di conciliare il sonno in modo opportuno, così, in fretta e furia, si era preparato per raggiungere sua cugina, che presumeva avrebbe trovato ancora intenta a vestirsi.
 
Raggiunse le scale e a quel punto doveva decidere se prendere la via di destra oppure quella di sinistra. Fece mente locale, i dormitori femminili nella Sala Comune dei Serpeverde erano destra, ma vi era anche la possibilità che in quel piano del Castello le cose andassero diversamente, dopotutto i Grifondoro erano rinomati per la loro audacia. La sua intraprendenza lo portò ancora una volta ad ascoltare i sensi e decise di prendere la via totalmente opposta a quella che nella sua testa doveva essere la strada più scontata.
 
Salì lentamente i gradini nel timore di incrociare qualche studentessa, lui lì non ci sarebbe nemmeno dovuto essere, figuriamoci poi nei pressi del dormitorio femminile. Arrivò alla porta e non poté fare altro che bussare delicatamente, sperando di attirare l’attenzione delle persone giuste. Ebbe senza alcun dubbio fortuna, perché oltre ad aver inspiegabilmente compreso il lato giusto da imboccare, ad aprirgli fu anche un volto estremamente familiare.
 
 Lily! Che sollievo 
 
La ragazza però rimase ammutolita alla vista del fratello, per lei fu tutt’altro che una bella sorpresa.
 
 Ehy, sorellina, che ti prende? 
 
 Che accidenti ci fai qui?? 
 
 Grazie per l’accoglienza 
 
 No, Albus, sono seria. Perché sei qui? 
 
Non poteva darle torto, ma anche lui era serio, non aveva molta voglia di scherzare.
 
 Lily, devo urgentemente parla con Rose 
 
 E non potevi aspettare le lezioni? Tra un’ora avete Pozioni 
 
Il ragazzo non le rispose, ma quel silenzio fu sufficientemente suggestivo, così rientrò con un sospiro con l’intenzione di chiamare la cugina.
 
Rose impiegò qualche istante a raggiungerlo, tempo che a lui sembrò infinito. Quando finalmente la ragazza fu pronta, andò dal cugino, che impaziente l’attendeva sulla porta.
 
 Albus! Pensavo che tua sorella stesse scherzando. Come sei entrato? 
 
 Rosie, non c’è tempo. Ti devo parlare di Scorpius 
 
La ragazza lo fissò per un istante, prima di superarlo irritata e imboccare le scale. Quella reazione lo lasciò talmente spiazzato - anche se forse avrebbe dovuta aspettarsela, visto che da un po' di tempo le cose giravano in quel modo -, che impiegò qualche secondo prima di seguirla.
 
 Rose? 
 
 Albus, abbiamo lezione e non ho alcuna voglia di arrivare in ritardo 
 
 Rose, mi vuoi ascoltare un momento? È importante! 
 
La seguiva, mentre attraversava in fretta e furia la Sala Comune con risolutezza. Sventolava quel mantello, tanta era l’energia che impiegava a compiere quei passi e lo stesso movimento spostava i lunghi capelli sulla schiena. Prima che la ragazza riuscisse a raggiungere l’uscita, Albus l’afferrò rapidamente per un braccio per bloccarla, facendola voltare irritata.
 
 Ahia, Al, mi fai male! Si può sapere che vuoi? 
 
 Intraprendenza, ricordi, Rose? Sono un Serpeverde  
 
Le fece un sorriso per sciogliere la tensione, ma lei era poco intenzionata a fare conversazione, specie sull’argomento desiderato dal cugino.
 
 Appunto, sei un Serperverde, quindi che diamine ci fai qui? 
 
 Rose, tu ricordi sicuramente le Maledizioni senza Perdono 
 
La ragazza le ricordava perfettamente e il solo pensiero ogni volta le provocava brividi dietro la schiena.
 
 Sì e cosa c’entrano con noi? Hai per caso qualche compito da fare sull’argomento e vuoi che ti aiuti? Se è per questo potevi anche dirmelo dopo, senza 
 
La zittì, tanto era andata decisamente sulla strada sbagliata.
 
 Magari fosse solo un compito, cugina. Credo che Scorpius sia stato stregato 
 
<< Stregato?? >>
 
Inizialmente lei non era riuscita a ritenere vero quello che il fidanzato aveva fatto, aveva cercato delle spiegazioni, ma quando non ne trovò, dovette tristemente ricredersi, pensando semplicemente che l’affetto e l’amore che aveva professato nei suoi confronti fossero semplicemente una crudele messinscena per renderla vulnerabile e prendersi gioco di lei. Sapeva quanto lo amava e lui si era divertito a giocare con i suoi sentimenti, prima facendola innamorare di lui e poi mollandola.
 
 Sì, ma io non le ricordo le Maledizioni. Ce n’è per caso una che corrisponde al nostro caso? 
 
 La Maledizione Imperio. Pensi che qualcuno abbia lanciato su Scorpius quella Maledizione?? 
 
Il cugino affermò con dispiacere.
 
 Al, quell’incantesimo assoggetta il volere di chiunque ne sia colpito. Aspetta un momento   dopo quell’attimo di euforia per la scoperta, diventò improvvisamente sospettosa  Non è che per caso ti ha detto lui di inventare questa storia per farsi perdonare, vero? Perché, se è così, sappi che non lo perdono, mi ha ferita, offesa e presa in giro 
 
 Rosie, non è assolutamente così. Scorpius non parla nemmeno a me. Sono mesi che non mi rivolge la parola e, se lo fa, mi insulta come se fossi un appestato, solo perché sono un Potter. Secondo me è nei guai 
 
La ragazza abbatté quel muro di diffidenza che aveva retto tra loro e diventò pensierosa nel tentativo di trovare una soluzione alla situazione che aveva ipotizzato suo cugino. Non le dispiacque pensare a quell'eventualità, perché in quel caso significava che Scorpius l'amava ancora infondo al suo cuore.
 
 Quindi cosa dovremmo fare, Albus? Come possiamo aiutarlo?  
 
 Credo che l’unica a poterlo aiutare sia tu, Rose. Tu lo ami e sono certo che anche lui ti ami ancora, solo che al momento non lo sa. Sono quasi sicuro che il vostro amore possa rompere l’incantesimo 

​Infondo se l'amore aveva sciolto i cuori e i dubbi di due testardi Potter, che speranze poteva avere una potente Maledizione senza Perdono?



Continua...


 
 
 
Spazio della autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Buon 2018 a tutti!
 
Con questo primo aggiornamento dell’anno torniamo definitivamente ad Hogwarts e ricominciano i problemi…la pausa delle festività ha concesso solo un momento di respiro.
 
Come sempre vi ringrazio di cuore per seguirmi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Il nostro amore vincerà? ***


Il nostro amore vincerà?
 
 
Forse Albus aveva ragione. Già, forse. Fatto sta che era una situazione piuttosto assurda, visto che in quel momento era Rose a dubitare seriamente dell’amore che il ragazzo diceva di provare per lei. Era ancora più assurdo che fosse proprio suo cugino a spingerla tra le braccia di Scorpius, proprio lui che credeva che l’amore non avesse nemmeno fatto visita a Villa Malfoy.
 
Non aveva mai dubitato del sentimento che il suo cuore serbava fino a quel momento, ma si era sentiva offesa proprio da colui che l’aveva fatta sentire così amata, dimostrandole quanto i loro mondi non fossero poi così lontani e che avevano in comune molto più di quanto gli altri volessero ammettere.
 
Sembrava tutto andare a gonfie vele e da un giorno all’altro qualcuno aveva tirato il freno a quella felicità. I loro baci rubati tra una lezione e l’altra nei luoghi più segreti per scongiurare occhi indiscreti - anche se ormai non vi era studente o professore che non ne fosse al corrente - le mancavano come aria nei polmoni. Le uniche cose che ora le riservava erano occhiate di indifferenza e a tratti di scherno, non riconosceva più quegli amorevoli occhi azzurri di cui si era innamorata e che, prima fra tutti, aveva imparato a leggere in profondità fino a raggiungere un cuore che di duro aveva solo la corazza esteriore. Di quella fragilità che lo caratterizzava quando i loro occhi si incrociavano non vi era più nemmeno l’ombra.
 
Il solo pensiero di rivederlo e di avere di nuovo puntati su di sé quegli occhi di ghiaccio la faceva stare male, la faceva desiderare di scomparire ed era esattamente ciò che avrebbe fatto, sarebbe svanita sotto il Mantello dell’Invisibilità - che, dopo parecchie insistenze, si era fatta prestare da Albus - e lo avrebbe seguito fino alla Sala Comune dei Serpeverde - dove sapeva rintanarsi per studiare dove le lezioni - cercando di evitare ogni movimento brusco che avrebbe potuto rivelare la sua presenza.
 
La lezione di Difesa Contro le Arti Oscure era infinita e lei stranamente non era riuscita a concentrarsi. Come se infondo avesse bisogno di seguire le lezioni per ottenere il massimo ai G.U.F.O. Di norma le piaceva ascoltare e intervenire quando il professore rivolgeva loro qualche domanda, era sempre ben disposta a guadagnare qualche punto per la sua Casa e sfidare l’irritazione di Albus e Scorpius con un grande sorriso sulle labbra, ma ora non c’era gusto nemmeno in quello senza la serenità che li contraddistingueva. Tutti le continuavano a ripetere che era tale e quale a sua madre, che quell’intelletto così fine e quell’amore per il sapere gli erano stati trasmessi da Hermione, anzi suo padre non mancava di puntualizzarlo, come se infondo fosse un peccato e lui non volesse averne nulla a che fare con quella storia.
 
La sua mente divagava continuamente su quel piano totalmente azzardato, non aveva la più pallida idea della sua riuscita, ma non aveva nemmeno in mente altre soluzioni, e se l’ipotesi del cugino fosse stata plausibile, doveva agire il prima possibile, non poteva più rimandare per il bene di tutti.
 
Eppure ancora molte domande le affollavano la testa. Fissava il professore, con lo sguardo assente, non aveva risposto ad una sola domanda durante quelle ore, lei che di Arti Oscure, con un padre e uno zio tra i migliori Auror, ne sapeva fin troppo. In quel suo attimo di riflessione pensò inevitabilmente a suo padre, stavolta lo avrebbe sicuramente deluso, se solo avesse avuto anche il minimo sentore di ciò che aveva in mente, ma lei non aveva scelta, doveva per forza infrangere quella promessa, in gioco c’era troppo per non tentare. Tanto per iniziare voleva riavere indietro il suo fidanzato e se per arrivare a quell’obiettivo, avesse dovuto osare, lo avrebbe fatto ad occhi chiusi.
 
Gettava di tanto in tanto un occhio su Scorpius. Non le sembrava così diverso, eppure era dannatamente cambiato. Chissà se sarebbe stata in grado di convincerlo con le giuste argomentazioni. Chissà se il loro amore avrebbe vinto. Chissà se nel cuore di quel ragazzo era ancora presente un grammo di tutto l’amore che le aveva professato e nella sua mente erano ancora sepolti i ricordi dei loro momenti felici trascorsi insieme.
 
Si distrasse solo quando si accorse che Albus la fissava a sua volta preoccupato. Lui era l’unico ad essere al corrente del piano, per lo meno ne era al corrente in linea generale, perché non era ancora così sicura di quanto si sarebbe dovuta spingere per raggiungere il suo obiettivo, ma lei era determinata quindi, se quella era la strada giusta, sarebbe andata fino in fondo.
 
Teneva il Mantello sotto il banco e, essendo arrivata per prima in aula, era riuscita a nasconderlo da qualunque sguardo indiscreto. Sarebbe uscita per ultima al termine della lezione, esattamente come era solito fare Scorpius negli ultimi mesi, quindi era più che convinta che alcun studente o professore si sarebbe accorto di quell’oggetto proibito.
 
In quella lunga lezione alcune parole non poterono proprio sfuggirle, nonostante la sua ansia per la missione e i malinconici pensieri.
 
 …bene, ragazzi, direi che, dopo tutta questa teoria, sia ora di fare un po’ di pratica. Più o meno, tranquilli, non uccideremo nessuno 
 
Rose si ridestò e prestò la massima attenzione ai passi del professore e alla sua espressione gioviale. Nessuno sembrava essersi interessato particolarmente al suo insolito silenzio, compreso il professore, ma infondo tutti erano al corrente dello strano comportamento di Scorpius - o forse del suo ritorno alla normalità, come se infondo nessuno avesse creduto a quell’insensato amore e alla bontà di un Malfoy - ed evidentemente avevano anche avanzato ipotesi sul malessere della ragazza.
 
Le era sempre stato simpatico il docente di Difesa Contro le Arti Oscure, nonostante la sua materia fosse tra le più ardue e sinistre aveva sempre il senso dell’umorismo, che alleggeriva sicuramente i temi e le circostanze trattate. All’improvviso la lezione aveva assunto un tono differente e Rose, dopo tutte le nozioni che avevano attraversato quell’aula, per la maggior parte da lei conosciute, pareva che il professore avesse invitato qualcuno che potesse assolvere a quel compito meglio di lui. Rose sbarrò gli occhi quando fece il suo ingresso proprio Ronald Weasley. Non sapeva assolutamente che il professore avesse invitato suo padre per una lezione speciale e questo complicava notevolmente le cose per lei.
 
Il professore non perse tempo a presentare l’Auror, anche se era pienamente convinto che la sua reputazione lo precedesse.
 
 Voi tutti lo conoscete, quindi non mi dilungherò in tanti preamboli e lascio a lui la parola. Mi raccomando, fategli tante domande perché è talmente tanto impegnato che non credo potrà dedicarci altro tempo 
 
Il professore salutò Ron con un sorriso - probabilmente erano amici e Rose neanche lo aveva mai saputo - e si congedò dagli studenti, sotto gli occhi attenti della ragazza.
 
L’Auror, che aveva decisamente poco del professore, specie agli occhi della figlia, si sedette sulla cattedra e passò in rassegna ogni singolo banco sovrappensiero.
 
 Allora, ragazzi, il vostro professore mi ha chiesto di raccontarvi un po’ del mio lavoro, ma ci sarebbero talmente tante cose da dirvi che non saprei nemmeno da dove iniziare. Avete qualche domanda?  attese qualche istante  Qualunque essa sia, forza, non siate timidi 
 
Forse Rose, temeraria com’era, poteva ancora sfruttare quell’imprevisto a suo vantaggio e così accolse quell’invito alzando con decisione la mano. Ron ne rimase sorpreso, dopotutto cosa doveva chiedergli che non sapesse già o che non potesse domandargli in altre occasioni.
 
 Sì. Signorina Weasley? 
 
 Potrebbe parlarci della Maledizione Imperio? 
 
Lo lasciò perplesso quella domanda, tanto che la risposta tardò ad arrivare. La figlia lo guardò come a voler dire ‘ci hai detto tu che potevamo chiederti qualunque cosa’.
 
 E nello specifico cosa vorresti sapere? 
 
Ron era convinto che quella domanda non fosse per fini meramente accademici, il tempismo con cui la ragazza l’aveva proferita e la percettibile ansia lo fecero insospettire. Era inoltre convinto che Rose sapesse già tutto sull’argomento. L’Auror si avvicinò ai primi banchi e fece un mezzo sorriso alla figlia per incitarla a parlare. Rose lo guardò dal basso verso l’alto e si imbarazzò al solo pensiero del motivo che l’aveva spinta a rivolgergli quella domanda, non si era mai sentita così tanto in soggezione sotto lo sguardo di suo padre.
 
 Vorrei sapere come - e se - è possibile spezzare la Maledizione  l’uomo sapeva sempre meno cosa risponderle  V-voglio dire, un forte sentimento potrebbe spezzarla? 
 
Albus, che era solo un passo dietro la cugina, tentò di richiamarla per farle notare i borbottii che si erano levati in aula, puntandole la bacchetta contro la schiena, ed era riuscita persino ad attirare inspiegabilmente l’attenzione del diretto interessato.
 
Ron, forse anch’egli lievemente in imbarazzo, si chinò in avanti e sussurrò alla figlia.
 
 Rosie, stai cercando di farmi fare una brutta figura? 
 
 Certo che no, papà 
 
Nell’avvicinarsi alla ragazza aveva inevitabilmente notato quello che nascondeva, ma si alzò e ritornò con nonchalance alla cattedra. L’ultima cosa che Rose voleva era metterlo in difficoltà, ma non sapeva a chi altro chiedere e sui libri non aveva trovato alcuna risposta convincente, così aveva solo afferrato l'occasione al volo.
 
 Bè, signorina Weasley, non mi stupirei se qualcuno ci riuscisse, visto che non sarebbe la prima volta 
 
Solo a quelle parole Rose riuscì a comprendere a cosa il padre si riferisse e il suo suggestivo sguardo le confermò i suoi sospetti.
 
Ancor prima che i pensieri della ragazza potessero formulare una frase di senso compiuto per ribattere, un altro studente si intromise, portando Ron a distogliere lo sguardo dalla figlia.
 
 Ma, professore, Harry Potter è riuscito ad impedire che la Maledizione lo uccidesse, con le conseguenze che conosciamo, ma se qualcuno venisse colpito dalla Maledizione Imperio non sarebbe certo la stessa cosa. O sbaglio? 
 
Lanciò un’occhiataccia alla figlia per averlo cacciato in quel guaio, visto che non aveva la più pallida idea di cosa rispondere e come uscire da quella situazione.
 
 Certamente. Ma può solo che avere effetti positivi. Altre domande? 
 
Cercò di liquidare velocemente quell'argomento con la speranza di sortire l’effetto sperato.
 
***
 
Probabilmente sarebbe stata la prima e ultima lezione che avrebbe tenuto, specie se in aula erano presenti figli o nipoti.
 
Rose non aveva fiatato durante il resto della lezione e al termine cercò di dileguarsi velocemente per gettarsi all’inseguimento di Scorpius e tener fede al suo piano. Peccato che suo padre disattese le sue intenzioni.
 
 Signorina Weasley? 
 
Si voltò lentamente verso di lui, mentre gli ultimi studenti lasciavano l’aula e suo padre si infilava la giaccia per ritornare al Ministero. La ragazza nascose il mantello dietro la schiena, ma non era così sicura di riuscire a farla franca.
 
 Rose, perché tutte quelle domande sulla Maledizione Imperio? 
 
 Mi dispiace, papà, non volevo metterti in difficoltà 
 
Era sinceramente mortificata, ma lui sembrava essere distratto da altro, cercando di capire cosa la figlia nascondesse.
 
 Che stai combinando, Rose? 
 
 Niente  ma lui non sembrava voler lasciare cadere l’argomento  N-niente di rilevante 
 
 Tranne il Mantello dell’Invisibilità, vero? Da quando infrangi le regole? Tesoro, stai andando molto bene, perché da me hai preso ben poco, quindi vedi di proseguire su quella strada e continua ad essere una studentessa modello 
 
La figlia rivelò l'oggetto sotto lo sguardo attento e indagatore di Ron. Le ultime parole del padre non poterono che farla sentire se possibile ancor peggio. 
 
 Papà, me lo ha prestato Al, mi serviva per 
 
 Per? 
 
Non poteva di certo rivelargli ciò che aveva in mente e i suoi sospetti.
 
 Nulla, papà  gli sorrise per tranquillizzarlo  Non ti faccio perdere tempo, dovrai sicuramente tornare al lavoro, ne sei sempre sommerso 
 
 Per i miei figli ho sempre tempo 
 
Si stava agitando, in quel modo rischiava seriamente di perdere le tracce di Scorpius, di non riuscire a raggiungerlo prima che entrasse nella Sala Comune e di deludere suo padre, forse ancora prima del tempo.
 
 Tesoro, c’entra con Scorpius? Io e tua madre siamo preoccupati, non rispondi ai nostri gufi e non parli nemmeno con tuo fratello. So che ultimamente non vi sentite tu e Scorpius 
 
 Sto bene. E poi non è necessario che scriviate ad Albus o a James o a Lily per sapere come sto. Non vi ho risposto solo perché sono impegnata con lo studio. Anzi, posso andare? 
 
Non riusciva a guardarlo negli occhi, mentre cercava in tutti i modi una via di fuga e quell’atteggiamento non poté che aumentare la preoccupazione di Ron.
 
 Non credo che una decina di minuti possano influire sul tuo rendimento scolastico e nemmeno un paio di minuti per rispondere alle nostre lettere. E poi, Rosie, quella fissata con i voti è tua madre non io 
 
Le sorrise per smorzare la tensione, ma la ragazza non sembrava cogliere il senso dell'umorismo.
 
 Le ho lette tutte. Sì, papà, tra me e Scorpius non va benissimo ultimamente e 
 
Probabilmente non l’avrebbe lasciata andare senza una spiegazione convincente.
 
 E? Rose, te lo ripeto, che stai combinando? 
 
Una piccola lacrima scese impertinente sulla guancia della ragazza, senza che lei potesse controllarla, sfogando probabilmente mesi di sofferenza per quel repentino cambiamento nel loro rapporto.
 
 I-io e Albus crediamo che Scorpius sia stato colpito dalla Maledizione, altrimenti non riusciamo proprio a spiegarci il suo comportamento, ci ignora come se niente fosse, anzi non perde l’occasione di schernirci. Pensiamo di poterlo aiutare, o almeno che io possa farlo 
 
Alzò imbarazzata lo sguardo sul padre, sicura di incontrare un’espressione profondamente contraria.
 
 Credo di non aver capito esattamente cosa vorresti fare e la storia della Maledizione mi sembra un buon motivo per non ucciderlo dopo quello che ha fatto 
 
La sua voce era pacata, ma comunque sospettosa e decisamente infastidita.
 
 Papà, tu lo sai che lo amo e forse questo potrà farlo tornare in sé. Non è in lui e sai anche questo 
 
 Rose 
 
 Sì, lo so, so già cosa vuoi dirmi, ma cerco di non fare sciocchezze. Ci provo, anche se stavolta non ti prometto nulla. Papà, continua a fidarti di me 
 
La ragazza fece per voltarsi, ma lui la afferrò severo per un braccio.
 
 Mi dispiace, tesoro, ma non posso proprio consentirti di farlo. Capisco i tuoi buoni propositi, davvero, capisco tutto, ma sono tuo padre e ho il dovere di impedirtelo 
 
Non ci sarebbe riuscito a fermarla, nonostante lei per prima sapesse i rischi a cui sarebbe potuta andare incontro.
 
 
Continua…

 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Sono stata davvero combattuta se proseguire oppure no, ma preferisco lasciare in sospeso per non allungare troppo e svelare il piano di Rose nel prossimo capitolo 😉 e scoprire anche cosa è successo a Scorpius.
 
Come di consueto, GRAZIE di cuore a tutti coloro che mi seguono! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Da parte le promesse ***


Da parte le promesse

 
Era rimasto perplesso, Rose non lo aveva affatto tranquillizzato, anzi se possibile la sua ansia stava aumentando. Per settimane Ron ed Hermione avevano spedito gufi alla ragazza senza ricevere mai una minima risposta, così avevano dovuto ripiegare sui nipoti, sulla preside e i professori per avere qualche notizia in più di Rose.
 
Avevano tentato persino di parlare con i Malfoy, ma si dicevano totalmente all’oscuro del comportamento di Scorpius e, ovviamente, nemmeno loro riuscivano ad avere informazioni dal diretto interessato. Il fatto che Draco e Astoria fossero stati convocati dalla preside non sembrava nemmeno averlo scosso più di tanto. È vero, non aveva aggredito più alcuno studente, ma qualcosa si era spezzato tra i due giovani e nessuno sembrava riuscire a dare una valida spiegazione.
 
Come accidenti faceva a stare calmo se di mezzo c’era anche solo la possibilità che fosse stata lanciata una Maledizione senza Perdono su uno studente e per di più se il ragazzo in questione era il fidanzato di sua figlia?
 
Fino a quel momento aveva seriamente avuto la tentazione di affrontarlo dopo quello che stava facendo passare a Rose con il suo strano comportamento, ma quando udì della Maledizione Imperio la rabbia era tramutata in seria preoccupazione, specie se non aveva la più pallida idea delle intenzioni della figlia e tutte quelle domande che gli erano state rivolte durante la lezione non lo fecero affatto ben sperare.
 
In preda al panico, che abilmente camuffò davanti alla ragazza, le sequestrò il Mantello dell’Invisibilità, giustificando quel gesto dicendole semplicemente che non le era affatto consentito di fare uso di simili trucchi all’interno delle mura del castello e lui in quanto autorità del Ministero non poteva proprio acconsentire che venissero trasgredite in quel modo regole così severe. Come se infondo dovesse giustificarsi, diamine, era suo padre, poteva eccome strapparglielo di mano, anche senza la minima giustificazione, pur di evitare che commettesse qualche follia per andare in soccorso del suo amato. Ron sapeva perfettamente cosa volesse dire sacrificarsi per amore, diverse volte era stato sul punto di farlo e non poteva proprio permettere che anche per la mente di sua figlia passassero simili pensieri.
 
Non riuscì a tornare al Ministero e riprendere a lavorare come se nulla fosse successo, necessitava di un confronto con Hermione, sicuramente lei avrebbe saputo cosa fare. O almeno ci sperava.
 
Si materializzò davanti alla porta di casa e con cautela la aprì. Se ricordava bene i turni di sua moglie, a quell’ora avrebbe dovuto trovarla a casa, ma lui non si sarebbe dovuto trovare lì, quindi tentò almeno di non spaventarla prima del tempo.
 
Entrò e richiuse lentamente la porta alle spalle. Quando finalmente alzò lo sguardo davanti a sé, incrociò gli occhi di lei mentre lo scrutavano. Era rimasta perplessa di fronte alla sua improvvisa apparizione e teneva stretta fra le mani una camicia del marito, immobile in attesa di avere risposte.
 
 Ciao, Hermione 
 
​Non poté evitare di accennarle un sorriso per provare a rincuorarla, ma non riuscì pienamente nel suo intento, visto che nemmeno lui era in grado di camuffare efficacemente l'ansia.

 Ron. Avevo capito che oggi avessi una lezione ad Hogwarts e del lavoro da sbrigare al Ministero. Mi sto sbagliando? 
 
Stava diventando un’impresa difficile parlarle, specie se lei non toglieva quello sguardo indagatore da lui. Lo aveva davanti a lei, cosa ci poteva essere di così sospetto? Infatti ciò che doveva comunicarle non riguardava direttamente il marito.
 
 Tutto giusto, tesoro, ma  si guardò attorno a disagio  Ci sediamo un momento? Ti devo parlare 
 
Hermione non accennava a rasserenarsi, probabilmente percepiva l’irrequietezza del marito, così Ron prese l’iniziativa togliendole la camicia dalle mani e posandola su una sedia lì accanto. Le afferrò delicatamente la mano e la guidò fino al divano invitandola a sedersi insieme a lui.
 
 Ronald, mi stai spaventando, lo sai, vero? 
 
 Ho appena terminato la lezione ad Hogwarts. Davvero pessima, ricordami di rifiutare la prossima volta che mi viene fatta una proposta simile, non sono proprio tagliato per fare il professore 
 
 Ron? Arrivi subito al punto, per favore? 
 
 Sì, cara, hai ragione. C’era Rose a lezione 
 
Il nome della figlia la fece subito scalpitare.
 
 Le hai parlato? 
 
 Sì, ma sono molto preoccupato e parlare con lei non mi ha affatto tranquillizzato, anzi tutto il contrario. Mi ha detto che, secondo lei e Albus, Scorpius potrebbe essere stato colpito dalla Maledizione Imperio. Certo, in questo modo sarebbe spiegato il suo comportamento. Ma non è tutto, lei vorrebbe 
 
 Come sta? 
 
Hermione desiderava solo sapere lo stato d’animo di sua figlia e sembrava non importarle più di tanto se quel ragazzo si fosse comportato in modo così sconsiderato per qualche ragione in particolare che si scontrasse con la sua volontà.
 
Il marito la guardò per un momento interdetto.
 
 Hermione, mi stai ascoltando? Ti ho appena detto che Scorpius potrebbe essere stato incantato e non da un qualsiasi incantesimo o pozione 
 
 Ron, ho capito, ma dimmi prima come sta la mia bambina 
 
Stava diventando sempre più difficile cercare di non spaventarla. Forse una mezza idea lui iniziava a farsela e non gli piaceva affatto. Dopotutto in che altro modo l’amore di Rose poteva spezzare quella Maledizione?
 
 Tesoro, nostra figlia vuole che Scorpius torni in sé. Durante la lezione di Difesa mi ha fatto un mucchio di domande e mi ha chiesto se i suoi sentimenti verso quel ragazzo potessero cessare gli effetti della Maledizione 
 
La moglie lo guardò sovrappensiero, ma forse lo stesso pensiero di Ron attraversò anche la sua mente.
 
 Aspetta, Ron, non vorrai dirmi che Rose vuole 
 
 Temo di sì 
 
Si alzò spaventata e lo fissò sconcertata.
 
 E tu non l’hai fermata?? 
 
 C-che cosa avrei dovuto fare? Rinchiuderla nel dormitorio?! 
 
 Se fosse stato necessario, certo! Ron, sei suo padre! Non puoi davvero consentire che faccia una cosa simile 
 
 Grazie per l’informazione, Hermione, come se non sapessi già che sono suo padre e devo evitare che faccia qualche cretinata 
 
A quella considerazione, che aveva tutte le intenzioni di sfiorare il sarcasmo, la donna sembrò placarsi con le accuse, ma l’ansia proprio non voleva saperne di abbandonarla.
 
 Ron, dobbiamo farla ragionare, infondo ce l’ha promesso 
 
 Credo che in questo momento le importi di altro, ma non certo delle promesse che ci ha fatto 
 
***
 
Rose senza Mantello fece il doppio della fatica per evitare di farsi seminare da Scorpius. Come aveva fatto ad essere così stupida da far scoprire il suo piano a suo padre? L’aveva presa alla sprovvista la presenza di Ron, aveva colto l’occasione per dissipare i suoi dubbi, ma nemmeno lui era riuscito a darle maggiori certezze, mentre lei era stata bravissima a farlo preoccupare.
 
Restava sempre dieci passi indietro a Scorpius, tentava di rimanere nascosta ad occhi indiscreti, proprio come quando insieme decisero di non rivelare il loro amore, prima che le loro famiglie approvassero. Ora però era lei a non voler rivelare la sua presenza al ragazzo, almeno non prima del tempo.
 
Notò come Scorpius non indugiasse affatto lungo il tragitto verso la Sala Comune, non degnava di uno sguardo alcuno studente che incrociasse il suo cammino. Da quando erano tornati a scuola dopo le vacanze natalizie era sempre stato solare e cordiale, e benché non avesse mutato totalmente personalità, l’amore lo aveva reso migliore, lui era il primo ad averlo ammesso. Rose non poteva fare altro che confidare in quell’amore, fidarsi ciecamente, ora più che mai avrebbe dovuto seguire l’istinto, non aveva altra scelta. Era semplicemente un salto nel vuoto, ma con la speranza che alla fine di quel lungo tunnel ci fossero  state le sincere braccia del ragazzo a prenderla.
 
I sotterranei di Hogwarts le fecero venire inevitabilmente i brividi, non era abituata a quell’atmosfera così tetra. Ma non era ovviamente il coraggio a venirle meno, lei era una Grifondoro e per di più una Granger-Weasley, la temerarietà era nel suo sangue, era piuttosto la serenità a venirle a mancare e, complice di ciò, era sicuramente quel suo piano così azzardato. Le parve di essere circondata da una schiera di Dissennatori pronti a nutrirsi di tutti quei bellissimi ricordi che aveva creato insieme a Scorpius, ma lei doveva lottare, vincere quella forza sconosciuta che stava minacciando il loro rapporto, non poteva arrendersi. Passava un abisso tra l’atmosfera che si respirava al settimo piano, dove si trovava la Sala Comune dei Grifondoro, e i sotterranei, forse lo stesso profondo oceano che tutti avevano creduto si trovasse tra una giovane Weasley e un giovane Malfoy, ma quella eccezionale cena di Natale aveva dissipato parecchi dubbi e Rose non desiderava affatto buttare al vento mesi di progressi sofferti, non ora che tutto sembrava andare bene tra loro.
 
Erano finalmente giunti nei pressi della Sala Comune. Senza il Mantello diventava complesso entrare senza essere intercettata, ma non aveva molta scelta, infondo tutto sarebbe stato estremamente azzardato in quel momento, quindi un azzardo in più o in meno non faceva alcuna differenza.
 
Sentì Scorpius pronunciare la Parola d’Ordine, mentre rimaneva nascosta in religioso silenzio. Percepì la porta aprirsi e, solo quando anche i passi del ragazzo si furono prudentemente allontanati di qualche metro, uscì allo scoperto per sgattaiolare dentro. Nella fretta non si domandò nemmeno se ci potessero essere altri studenti, azzardò nuovamente e solo quando i suoi piedi toccarono il territorio straniero, tirò un sospiro di sollievo accorgendosi di essere soli.
 
Il fidanzato si bloccò quando percepì una presenza alle sue spalle. Indugiò a voltarsi e Rose non sapeva fosse più prudente armarsi di bacchetta, dopotutto avrebbe dovuto fronteggiare la Maledizione Imperio.
 
 S-Scorpius 
 
Quando gli occhi del giovane incrociarono i suoi le venne d’istinto indietreggiare, ma prima di sfiorare il muro si bloccò a qualche centimetro da esso. Le dita erano a pochi centimetri dalla bacchetta, ma non era così sicura che un duello fosse la soluzione migliore per addolcirlo.
 
Il ragazzo non mutò lo sguardo indagatore su Rose. I suoi bellissimi occhi azzurri non esistevano più, avevano lasciato il posto a profondi pozzi vuoti, incantati da una forza superiore. Ma quella Maledizione era davvero più potente del loro amore? Rose sperò con tutto il cuore che non fosse così.
 
Indugiò, ma fece qualche lento passo verso di lui. Pensò inevitabilmente ai suoi genitori, stava infrangendo consapevolmente delle promesse, stava tradendo la loro fiducia ed era sicura che il padre avesse letto nei suoi occhi i segni della colpevolezza.
 
 Scorpius, ti prego, ascoltami 
 
Lentamente si avvicinò a lui, mantenne con lui il contatto visivo ed allontanò da sé ogni tentazione di impossessarsi della sua bacchetta, più per difendersi che per attaccare, anche se mise in conto che lui potesse non avere le sue stesse intenzioni di pace. Era imprevedibile per lei.
 
Abbassò ogni sorta di difesa. Davanti a lui era sempre stata disarmata, l’amore l’aveva resa debole, una dolce fragilità che voleva rivivere tra le sue braccia. Sapeva quanto gli era mancato ed ora che lo aveva così vicino, ad un mezzo passo da lei, non poteva evitare di mettere da parte ogni contrasto che c’era stato tra loro negli ultimi tempi.
 
Scorpius la fissava, probabilmente non si sarebbe mai aspettato da lei un simile gesto. Qualcosa in lui lo frenò da urlarle contro e attaccarla per intimarla ad andarsene.
 
Rose coprì quei pochi centimetri che ancora li dividevano, sussurrò ad un respiro dal suo viso.
 
 Amore, sono io 
 
Quelle parole contribuirono a confonderlo, si insinuarono nel suo cervello e probabilmente lottavano contro quella magia nera che si era impossessata di lui.
 
Non gli diede il tempo di ribattere, non voleva dargli modo di respingerla, così posò le labbra sulle sue. C’era tanta tensione in quel bacio, Rose le premette con maggiore forza, quando percepì che Scorpius era alla ricerca della sua bacchetta nell’uniforme. Tentò di contrastarlo, avvolgendogli il collo con le braccia per coinvolgerlo maggiormente. La ragazza non riusciva ancora a riconoscere il tocco del suo fidanzato.
 
Nonostante gli sforzi di lei, era riuscito a recuperare la bacchetta. Rose approfondì il bacio, dopo notevoli resistenze da parte di Scorpius. Quell’arma che teneva tra le mani scivolò all’improvviso dalle sue dita e con un delicato tonfo rotolò sul pavimento. All’udire quel rumore, la speranza della ragazza si rinvigorì, nonostante lui non accennasse a ricambiare con sentimento quel contatto. Lo fece indietreggiare finché il tavolo non si frappose lungo il loro cammino.
 
Rose ci mise tutta la passione possibile per coinvolgerlo, ma ciò che non poteva sapere era quello che stava succedendo nella testa del ragazzo in quel momento. Scorpius stava lottando con se stesso, cercava di respingere quella magia oscura per poter far emergere la propria volontà. Quel dolce contatto con la sua fidanzata gli riportò alla mente flash, ricordi frammentati e sfocati. Un lampo era l’ultimo ricordo che aveva in memoria prima che tutto nella sua mente diventasse buio.
 
Stava camminando, anzi correndo, era in ritardo per la lezione di Trasfigurazione, quando sentì dei passi alle sue spalle /
 
Rose rese quel bacio più intenso, cercando di aumentare la presa sul ragazzo, percepì una tensione diversa in lui, non era più quella che l’aveva accolta, ma qualcosa stava cambiando in Scorpius. Percepì una battaglia in corso con se stesso e lei voleva aiutarlo nell’unico modo che conosceva.
 
I passi si fecero più nitidi, il ragazzo, nonostante non avesse tempo da perdere per fare conversazione, si voltò d’impulso. Due suoi coetanei anch’essi Serpeverde incrociarono il suo sguardo. Scorpius con il fiato corto li salutò educatamente e fece per riprendere il suo cammino. Un fascio di luce disattese però le sue intenzioni /
 
Iniziava a ricordare, dei sempre più chiari flash si fecero largo nella mente. Stava riprendendo possesso delle sue facoltà mentali e poteva solo essere stata Rose a consentirlo. La strinse a sé e si apprestò finalmente a ricambiare quel contatto.
 
Ai suoi piedi c’era un giovane studente svenuto. La sua bacchetta era ancora sguainata e sfoggiava un ghigno divertito sul volto. Gli occhi di Rose lo fissarono sconvolti per lunghi istanti, prima di interrompere quel contatto, avvicinarsi a lui ed afferrarlo per il collo della camicia con disappunto. /
 
No, non poteva essere stato lui. Non era in lui. Interruppe spaventato quel bacio e fissò la ragazza in preda al panico.
 
 Oh no, Rose, che ho fatto! 
 
Spalancò gli occhi su di lei, come a chiedere aiuto o semplicemente sperando in una disconferma. Lei per tutta risposta gli fece una carezza e un amorevole sorriso si dipinse sul suo volto quando si accorse che gli occhi del fidanzato stavano lentamente riacquistando la loro solita vitalità. Stava funzionando e lei non poteva tirarsi indietro proprio dopo quella certezza.
 
  Scorpius, va tutto bene, sono qui con te 
 
Riprese a baciarlo, affondando le dita nei suoi morbidi capelli dorati. Un nuovo contatto che riportò il ragazzo a rivivere nuovi pezzi di quel passato oscuro e dimenticato.
 

Sei solo un’inutile Mezzosangue, Weasley. Non potrei mai innamorarmi di una come te 
Le rise in faccia per accentuare il disappunto nei suoi confronti. Ma come si permetteva anche solo di insinuare che un Malfoy, il discendente di una antica e nobile famiglia, potesse imparentarsi con gente simile, rovinando la Purezza del suo Sangue. /


Lacrime di rammarico solcarono il viso del giovane. Interruppe quel bacio con un tale dispiacere da percepire un fremito all’altezza del cuore.
 
 Rose, mi dispiace. Ti prego, perdonami. Non volevo dirti quelle cose, io non le penso. N-non le ho mai nemmeno pensate 
 
 Tesoro, tranquillo, lo so 
 
La ragazza non lo fece ribattere, non gli diede modo di proseguire in quelle sconsolate scuse, ricominciò a baciarlo.
 
Scorpius iniziava a temere quei ricordi, aveva seriamente paura di sapere cos’altro avesse combinato in quello che sembrava essere un incubo. Il fascio di luce indirizzato a lui gli fece pensare di essere stato colpito da qualche potente incantesimo, assoggettando la sua volontà. Non poteva davvero credere di essere stato lui ad aver commesso tutto quello volontariamente.
 
Il giovane tentò di chiudere la mente, sentiva di avere finalmente il pieno possesso di sé. Ogni singola parte di sé lottò per concentrarsi sulla ragazza che con dolcezza lo stringeva rincuorandolo. Rose dava proprio l’idea di sapere cosa gli fosse accaduto ed era grazie a lei se lui era ritornato alla realtà, riemergendo da quell’oblio. Non voleva pensare in quel momento alle conseguenze dei suoi involontari comportamenti, ci avrebbe pensato in seguito, desiderava solo rivivere quell’amore che inconsciamente gli era mancato da morire. Ora lo sapeva.
 
L’amore che aveva nei confronti di quella ragazza prese inevitabilmente il sopravvento. Rose ebbe di nuovo quella piacevole sensazione di protezione e sicurezza che solo tra le braccia del suo amato era stata in grado di vivere.
 
Il tavolo non fu più un ostacolo per i due giovani innamorati. Scorpius indietreggiò, aggirando abilmente quell’ostacolo, portandosi dietro anche lei. Gli era noto ogni singolo centimetro della Sala Comune, quindi non si stupì affatto quando i suoi piedi si scontrarono con le scale. Stavolta a guidarlo non fu più la Maledizione Imperio, ma una forza ancora più potente, che, per quanto irrazionale fosse, avrebbe indirizzato il suo cuore e non la sua testa.
 
La invitò a seguirlo verso i dormitori senza interrompere il loro infinito bacio. Dopo mesi di lontananza entrambi non chiedevano altro che dedicarsi al loro amore, per troppo tempo trascurato e contrastato da forze oscure. Alle promesse e alle conseguenze avrebbero pensato in seguito.
 
 
Continua…

 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Scorpius sembra aver riacquistato il senno e il “piano” di Rose sembra essere andato a buon fine, ma la ragazza riuscirà solo a sistemare un problema…le paure di Ron ed Hermione non saranno infondate…
 
GRAZIE come sempre di cuore per continuare a seguirmi!! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** ...conseguenze tanto temute ***


...conseguenze tanto temute

 
Albus Severus Potter aveva seriamente tirato un sospiro di sollievo, non era stato nemmeno lui così sicuro che quell’idea fosse così geniale.
 
Ovviamente però la pace era presto nuovamente cessata e i sensi di colpa iniziarono ad insinuarsi nei meandri più profondi dell’anima del ragazzo. L’aveva spinta tra le braccia di Scorpius e, per quanto si fidasse del suo amico - specie dopo aver avuto la certezza del giogo in cui era caduto -, era anch’egli responsabile della situazione in cui la cugina drammaticamente riversava. Non ci aveva proprio pensato quando le aveva consigliato una mossa così azzardata, per risolvere un problema ne aveva creato involontariamente un altro. Lui non era stato presente in quel momento, non era stato fisicamente la causa, ma si sentiva un notevole peso sul cuore per le sofferenze che ora Rose doveva patire.
 
Erano stati incoscienti in tre, ma la vera ragione avrebbe dovuto ascoltarla Albus, visto che non era travolto sentimentalmente tanto da non riflettere e frenarsi prima di combinare l’irreparabile.
 
Ora però non poteva fare più nulla per rimediare, ormai il danno era stato fatto e lui poteva solo stare vicino alla sua povera cugina, per la quale il destino e il futuro non sembravano affatto rosei. Probabilmente l’avrebbe affiancata anche nel momento in cui avrebbero dovuto comunicare la notizia alla loro famiglia, le avrebbe stretto la mano e sicuramente si sarebbe addossato gran parte delle colpe nel vano tentativo di evitare sicure e forse giustificate sfuriate da parte dei suoi zii.
 
Ma in quel momento, mentre entrambi erano nel bagno delle ragazze al secondo piano, dove sapevano che anima viva li avrebbe scoperti, poteva solo limitarsi a spostare amorevolmente i fulvi e ondulati capelli dal viso della ragazza, che, in preda a forti conati di vomito, sfogava quella sua nuova condizione, mortificato come non mai. Il suo non era un semplice gesto di cortesia o di compassione, Albus accompagnava quelle accortezze con carezze per provare a farle percepire la sua presenza, per comunicarle che lei non era sola e mai lo sarebbe stata in una situazione simile. Rose era estremente provata, il sudore le bagnava la fronte e poté solo sperare di placare quella sensazione di soffocamento togliendosi il pesante mantello dell'uniforme e sciogliendosi la cravatta. Ma non era nemmeno la sola a sentirsi male, anche il cugino iniziava seriamente ad agitarsi, vedendola in quello stato e non trovando altro modo di infonderle maggiore sollievo.
 
 A-Al, vattene. Non sei obbligato a restare qui con me. Ti ho ripetuto almeno un centinaio di volte che non è colpa tua 
 
Sforzava la voce per convincerlo a non prendersi così tanta angoscia - percepita inevitabilmente dalle mani tremanti del ragazzo mentre la sfiorava -, ma lui non sembrava volerle dare retta, si prendeva cura di lei, nonostante fossero coetanei e solo pochi mesi si frapponessero tra loro, le sue accortezze erano molto simili a quelle di un genitore.
 
 Non me ne vado, Rose, nemmeno se mi mandi via a calci 
 
 E chi ha la forza di mandarti fuori a calci?! 
 
Sorrise tra una smorfia di malessere e l’altra. Suo cugino però non sembrava essere in vena di battute. Quando il ragazzo percepì che lei ebbe finito di stare così male, le porse un’ultima carezza sulla fronte prima di sciogliere quel dolce contatto. Rose si alzò, uscì dal cubicolo sotto lo sguardo attento di Albus e si diresse un po’ barcollante fino alla parente dove si appoggiò per reggersi, visto che le gambe le tremavano. Guardò il cugino cercando di rincuorarlo, ma la situazione non consentiva nemmeno a lei di essere serena, tanto il suo stato morale parlava da sé, era perfettamente convinta che lui riuscisse a comprenderla solo leggendo in profondità i suoi chiari occhi.
 
 Rose, dobbiamo dirlo agli zii. O comunque a qualcuno, non puoi andare avanti così, nasconderlo non cambierà niente. E poi non lo hai nemmeno detto a Scorpius. Lui non ha nemmeno il più piccolo sospetto, ma da quel giorno lo vedo mortificato, non so, forse crede di aver tradito la fiducia di qualcuno 
 
 Abbiano tradito la fiducia delle nostre famiglie, Al, e non sa nemmeno tutta la verità. E poi, scusa, dobbiamo? Mi era parso di averti già detto che tu non c’entri nulla in tutto questo, vero? Quindi non osare prenderti la colpa davanti ai miei genitori 
 
Il cugino la fissò preoccupato, stava mentendo a molti per proteggere il loro segreto. Praticamente a tutti, fratelli, cugini, zii, genitori, professori e non era nemmeno così sicuro che avrebbe potuto proseguire in quella menzogna per molto.
 
 Dai, Al, ti prego, non guardarmi come se fossi un’appestata. Sono incinta, non malata 
 
 È questo dovrebbe farmi stare meglio? 
 
 Al, non te lo … 
 
Dovette bloccarsi quando dei passi attirarono la sua attenzione. Trattennero entrambi il fiato, vi erano davvero poche possibilità che ricevessero qualche visita lì dentro, il fantasma di Mirtilla Malcontenta era la loro assicurazione. Probabilmente il loro vociare aveva destato qualche sospetto e ben presto una familiare figura si rivelò ai loro occhi spaventati.
 
 Ehy, ragazzi, mi era parso di aver sentito la vostra voce passando, ma non ero sicuro, visto che trovavo inusuale trovarvi qui 
 
Scorpius fissava i due, ma, benché ultimamente fosse un po’ imbarazzato davanti a loro per i recenti eventi che li avevano visti protagonisti, non si sarebbe mai potuto immaginare ciò che entrambi si prodigavano strenuamente di nascondere.
 
Albus si voltò d’istinto verso la cugina e la sua espressione la invitava palesemente a confidarsi finalmente con il suo fidanzato.
 
 No, scordatelo! Non è il momento 
 
​Rose sapeva già come sarebbe finita e tentò disperatamente di proteggerlo ancora per qualche tempo dalle inevitabile ritorsioni su di loro da parte delle famiglie, anche se sapeva avrebbe trovato conforto tra le braccia del suo fidanzato.

 Cosa no? Non è il momento per cosa? 
 
Rose si era dimenticata della presenza di Scorpius, rivolgendosi in quel modo al cugino. Si voltò verso di lui mortificata, incrociando il suo sguardo interrogativo.
 
 Scorpius, p-per quello che c’è stato tra noi, ti volevo dire che … 
 
 Sì, anche io cercavo il coraggio di parlarti, Rose  si avvicinò di qualche passo alla ragazza e stavolta fu lui a dimenticarsi totalmente della presenza di Albus  Io ti ringrazio immensamente per avermi salvato, ma la nostra relazione sta diventando pericolosa e non voglio metterti nei guai. È decisamente l’ultima cosa che voglio ed io provo un’attrazione troppo forte nei tuoi confronti, quindi … 
 
 Quindi? 
 
 Credo solo che dovremmo mantenere una certa distanza di sicurezza 
 
Rose lo guardò sconcertata, avendo la vaga percezione che la stesse lasciando. Si appoggiò al muro con una mano per scongiurare mancamenti, dato che non si sentiva in ottima forma, ma quando Scorpius d’istinto si protese in avanti per sorreggerla, lei si ritrasse con diffidenza. Lo fulminò con rabbia e, con le poche energie fisiche e mentali che le restavano, trovò la forza di fuggire da tutto il dolore che quel ragazzo le aveva arrecando, lasciando un fidanzato perplesso e un cugino palesemente adirato.
 
 Ma sei impazzito?! Mi spieghi che ti dice il cervello?? È incinta, razza di idiota! 
 
Fu fulminato anche dallo sguardo penetrante dell’amico, prima di essere piantato da solo nel mezzo del bagno totalmente pietrificato per quella inaspettata notizia.
 
***
 
Non sentiva nemmeno la necessità di fermarsi, correva a perdifiato. Forse avrebbe corso finché le gambe non le avessero ceduto o forse finché il fiato non l’avesse abbandonata, non le importava in quel momento, ma infondo neanche lo poteva sapere, visto che il suo unico desidero era fuggire da tutto quel dolore che in quel momento si rese conto essere iniziato proprio quando il suo cammino incrociò quello del giovane Malfoy.
 
Sfrecciò per i corridoi, pregando mentalmente di non incrociare anima viva a cui dare spiegazione per quelle disperate lacrime che solcavano il suo viso. Scese fino all'ultimo piano, pochi gradini ancora la separavano da esso. Passò disgustata davanti al tetro ingresso dei sotterranei, lanciando in quella direzione solo un deciso sguardo rancoroso, senza avere nemmeno l'istinto di fermarsi un momento per riprendere fiato. Rigettava persino il suo stesso respiro in quel momento e con esso la sua vita, che in poco tempo era riuscita a mandare tutto a scatafascio.
 
Lei non riusciva ancora a crederci, lui l’aveva lasciata proprio nel momento in cui sarebbero dovuti essere più uniti che mai. Oltretutto dopo che lei con tanto amore aveva spezzato quella Maledizione.
 
Non aveva pensato alle conseguenze, ma il fatto che fossero sempre stati così legati non l’aveva fatta tremare esageratamente. Si amavano e cosa importava se quel bambino li avrebbe legati per sempre.
 
Non poteva fermarsi, perché se lo avesse fatto quell’adrenalina che si è impossessata del suo corpo l’avrebbe abbandonata e lei sarebbe stramazzata al suolo, ne era certa, si sentiva terribilmente male.
 
Scorpius forse non sapeva della gravidanza, o forse sì, le era parso, mentre si allontanava a gran velocità, di sentire suo cugino dire qualcosa a tal proposito, ma nonostante Scorpius dicesse di volerla proteggere, se l’amava veramente, il desiderio di averla al suo fianco sarebbe dovuto essere più forte, perché infondo ogni possibile conseguenza l’avrebbero affrontata insieme. Questo lo aveva sempre saputo e lei nemmeno si era pentita di averlo amato così intensamente, di aver riprovato per la seconda volta quella piacevole sensazione di risentirlo tra le sue braccia così intimamente.
 
Girò l’angolo con rapidità, ma dovette fermarsi all’improvviso, quando oltre il velo lucido che copriva le sue iridi si accorse della presenza di qualcuno totalmente inaspettato o forse disperatamente cercato dal suo cuore per ricevere conforto. Lo fissò mortificata in lacrime, prima di lanciarsi con vigore tra le sue braccia.
 
Ron fu preso totalmente alla sprovvista dalla situazione, ma, vedendo quanto fosse sconvolta la figlia, la strinse forte per provare a placare quelle lacrime ancora sconosciute per lui. Piangeva disperata contro il suo petto, le diede un bacio sulla testa e le accarezzò i capelli per farle percepire la sua presenza. Nonostante tutte le accortezze e l’amorevolezza del padre, lei non riuscì a tranquillizzarsi, iniziando seriamente a spaventarlo.
 
 Piccola mia, ehy, va tutto bene, calmati, ci sono io qui con te 
 
 P-papà, s-scusa, m-mi dispiace. S-stringimi, ti p-prego 
 
Le scuse che gli rivolse non contribuirono certo a rasserenarlo, ma accolse le disperate preghiere di sua figlia, abbracciandola più forte.
 
 Rose, cerca di calmarti e spiegami cos’è successo 
 
Continuava ad affondare il viso contro il suo petto con le mani in volto. Non riusciva a guardarlo negli occhi, si vergognava. La ragazza negò con il capo, voleva solo essere consolata non era pronta ad ammettere quello che aveva combinato.
 
 Rose, mi stai spaventando  sciolse l’abbraccio con la figlia e la scostò dolcemente da lui prendendola per le spalle  Tesoro, mi dici cosa ti ha sconvolto in questo modo? 
 
La ragazza continuava a tenere i palmi contro il volto, non riusciva, non poteva deluderlo fino a quel punto. O forse lo aveva già fatto, ma un conto era averne la certezza, un’altra incontrare gli occhi delusi di suo padre.
 
Ron tentò con dolcezza di scostarle le mani dal volto, ma la paura che si stava impossessando di lui e la pazienza che lo stava inesorabilmente abbandonando lo stavano facendo arrabbiare.
 
 Rosalie Weasley, leva immediatamente quelle mani dalla faccia e dimmi subito cos’è successo! 
 
Forse aveva alzato un po’ troppo la voce, perché a quel tono i singhiozzi della ragazza erano aumentati ancora di più e il padre non poté evitare di esserne mortificato. La attirò nuovamente a sé e la strinse forse ancora più forte di prima.
 
 Scusami, tesoro, io non ho il tatto della mamma. Mi dispiace, non volevo urlarti contro, ma mi stai spaventando  sospirò per quell’amara consapevolezza  Rose, vuoi che ti porti da lei? Ne vuoi parlare con la mamma? 
 
La ragazza negò con decisione, non era decisamente pronta ad affrontare anche la madre. Lui non sapeva più cosa fare, ma la fortuna volle che un trafelato Albus fosse alla ricerca della cugina e dallo stesso angolo da cui era comparsa Rose, apparve anche lui. Il ragazzo si bloccò quando si trovò davanti quella scena, notando come qualcuno l’avesse preceduto. Purtroppo, o forse era una consolazione di cui lei necessitava dopo infiniti giorni di malessere fisico e psicologico, che aveva sicuramente trovato il suo culmine dopo le parole di Scorpius.
 
 Zio! 
 
 Albus, spero che almeno tu mi sappia dire cosa sta prendendo a mia figlia 
 
Il giovane Potter deglutì spaventato, immaginandosi già le conseguenze di quella rivelazione.
 
 Zio, io non credo di essere la persona più indicata per dirti … 
 
 Dirmi? Al, sto aspettando 
 
Accarezzava la schiena della ragazza nel vano tentativo di calmarla, ma una certa ansia e agitazione stavano iniziando ad attanagliare anche lui.
 
Il nipote guardò la ragazza dispiaciuto per le condizioni in cui riversava, ma la voce dell’uomo catturò di nuovo la sua attenzione.
 
 Albus! 
 
 È incinta! E Scorpius l’ha lasciata. Scusa, Rose, davvero, perdonami, ma non potevamo più mantenere questo segreto. Ma è anche colpa mia, zio, quindi non prendertela solo con loro  
 
Proferì quelle parole tutte d’un fiato, liberandosi di un notevole peso sul cuore. Ma ora lo stesso fiato, con cui aveva proferito quel verdetto, gli venne a mancare nell’attesa della reazione di Ron.
 
Persino Rose smise di respirare e il padre dopo infiniti attimi di sconcerto - molto simili a quelli avuti dallo stesso Scorpius - minacciò di fare qualche passo avanti, spaventando la figlia. Solo a quel punto la ragazza si decise a rivelare il suo volto e a posargli prontamente le mani sul petto per provare a fermare qualsiasi istinto omicida si fosse impossessato di lui.
 
 No, papà, per favore, fermati!  sentì il suo battito accelerare e anche il respiro stava diventando pesante  Ti supplico, non fare del male a nessuno. Al non c’entra niente e Scorpius … 
 
 Scorpius? Intendi il disgraziato che ti ha messa incinta e poi se n’è lavato le mani?! Lo stesso che ha passato il Natale con noi, spergiurandomi che ti avrebbe protetta anche a costo della sua vita? Ah, quindi, tu lo chiami ancora per nome, dopo quello che ti ha fatto? Perché io inizierei a chiamarlo in tutt’altro modo! 
 
Aveva alzato di nuovo la voce, ma stavolta la sua rabbia diventò incontrollabile e Rose tentò di intravedere la sua bacchetta da qualche parte, perché temeva sul serio che da un momento all’altro se ne sarebbe potuto impossessare per compiere qualche gesto inconsulto.
 
 Papà, è spaventato e non credo nemmeno che lo sappia. Mi ha lasciata perché non voleva combinare guai, ma non sa che lo abbiamo già combinato. Almeno, non lo sapeva in quel momento, Albus però gli ha parlato e sono certa che non voglia più lasciarmi dopo questa notizia. Concedigli il tempo di assimilare la situazione 
 
Si ritrovò disperatamente a giustificarlo dopo il male che le aveva inferto e a prendere il tempo necessario per placare l’ira di Ron, perché se l’avesse lasciato nelle grinfie di suo padre sarebbe morto prima ancora di invocare Salazar. Sperò con tutto il cuore che le intenzioni di quel ragazzo fossero seriamente cambiate, ne andava della sua vita. Se si fosse preso le sue responsabilità forse avrebbe avuto una piccola possibilità di salvezza, anche se lei non era così sicura di riuscire a perdonarlo per aver anche solo pensato di lasciarla, tentando di uscire da eventuali o certi guai come alla fine si erano rivelati essere. Stavolta la sua volontà non era stata annullata, era pienamente consapevole delle parole che uscivano dalla sua bocca e non aveva bisogno di giustificazioni, non gli sarebbero servite a niente.
 
 Rosalie, non credo ad una sola parola che esce dalla tua bocca, non dopo tutte le promesse che hai infranto 
 
Proferì quelle parole, guardandola intensamente negli occhi con una calma inquietante, sconvolgendola totalmente, privandola dell’anima e di ogni più piccola parte di energia che le era ancora rimasta in corpo. Quel nome così formale, che aveva usato per rivolgersi a lei, gli era uscito rare volte dalla bocca e mai con una tale profondità e distacco nella voce. Ron si sottrasse con disappunto dalle mani della figlia per proseguire nel suo cammino così bruscamente interrotto. Albus fece per prendere parola in un ultimo disperato tentativo di non lasciar commettere allo zio qualche gesto sconsiderato, ma l’uomo non fece nemmeno in tempo a svoltare l’angolo che fu richiamato disperatamente indietro dal nipote per un motivo diverso e decisamente più urgente.
 
 Zio! 
 
Si voltò all'udire la voce allarmata di Albus e ciò che vide fu sua figlia tentare di sorreggersi contro il muro per non precipitare a terra. Ron d’istinto, anticipando il nipote, tornò indietro per sorreggerla tempestivamente ed evitare che svenisse, dandole piccoli schiaffetti sulla guancia per rianimarla.
 
 Rose! Resta sveglia 
 
 Zio, dobbiamo portarla in infermeria 
 
 No  la prese velocemente in braccio e lei non oppose alcuna resistenza, anzi fu grata alle rassicuranti braccia di suo padre per il sollievo di non dover sforzare le deboli gambe  La porto a casa 
 
 
Continua…

 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Arrivo al trentesimo capitolo e ho la vaga impressione di iniziare a delirare con la trama, ma è solo una mia impressione, vero? XD
 
Spero almeno di non annoiarvi 😉
 
Grazie di cuore a tutti coloro che continuano a seguirmi, nonostante le infinite vicissitudini dei poveri sfortunati innamorati! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Richiesta di protezione ***


Richiesta di protezione
 
 
Ne fu letteralmente sconvolta, nonostante la netta percezione del modo in cui sua figlia avrebbe cercato di far tornare il senno a quel ragazzo. Quando aprì la porta, trovandosi davanti il marito con in braccio la figlia, un’immediata ondata di panico la invase. Non ebbe subito il coraggio di chiedere e Ron non sembrava avere la grande fretta di spiegare, così lo fece passare e solo dopo qualche istante - giusto il tempo di tornare a respirare regolarmente - li raggiunse al piano superiore.
 
Hermione entrò ancora palesemente provata nella stanza della figlia, mentre il marito adagiava delicatamente la ragazza sul letto. Si avvicinò a loro e l'istinto le dettò di togliere le scarpe a Rose, ma, nonostante lo sguardo si posasse inevitabilmente su Ron in cerca di spiegazioni, continuava ad essere poco sicura di voler sapere la verità. Lui ricambiò quello sguardo con dispiacere, prima di dirigersi verso la porta. Ora Rose era in buone mani, perciò sarebbe potuto uscire e forse cedere al malessere che dentro di lui fremeva per essere sfogato, cercando di resistere alla tentazione di tornare ad Hogwarts ed affrontare Scorpius.

 

***

 
Rimasta sola con Rose, le accarezzò la fronte imperlata di sudore e le spostò i lunghi capelli dal volto per esaminare meglio il suo stato. Era solo in dormiveglia, non era svenuta, ma era troppo debole persino per aprire gli occhi, era evidente che in quelle settimane non si fosse riguardata nel migliore dei modi. Hermione le tolse con delicatezza quella cravatta già allentata - dai noti colori della sua Casa - facendo passare lentamente la stoffa sotto il collo della bianca camicia e le sbottò qualche asola della camicia per fare in modo che quel calore la abbandonasse. Se i suoi timori erano fondati, lei non avrebbe potuto fare molto di più per aiutarla se non starle vicino ed iniziare a prendersi cura di lei nel modo più opportuno.
 
 Sono qui, tesoro mio. La mamma è qui con te  
 
Rose teneva gli occhi chiusi mortificata, ma, indipendentemente da ciò, le palpebre non volevano nemmeno saperne di trovare la forza di alzarsi. Hermione estrasse la bacchetta dai vestiti e con un lieve tocco abbassò le persiane per darle sollievo dalla luce, lasciando qualche spiraglio di luce per non far piombare la stanza nell’oscurità più totale.
 
 Rosie, bambina mia, stai tranquilla, andrà tutto bene 
 
Le carezze e quei dolci sussurri sembravano sortire l’effetto sperato, la sua espressione sofferente - ancora inondata dai segni delle lacrime di profondo dolore che le stavano attanagliando l'anima - si rilassò, facendola sprofondare sfinita tra le braccia di Morfeo.
 
Quando percepì il suo battito più disteso, le porse un delicato bacio sulla fronte, constatando che la temperatura era scesa.
 
 Brava, amore mio. Riposa 
 
Lasciò la stanza in silenzio e con altrettanta premura socchiuse la porta alle sue spalle. Subito una presenza alla sua sinistra attirò la sua attenzione. Ron era rimasto appena fuori dalla stanza, appoggiato sovrappensiero alla parete. Lui non sembrava intenzionato a voltarsi verso Hermione, ma solo a rimanere nel suo sentito raccoglimento.
 
 Si è addormentata. Hai fatto bene a portarla a casa  poteva già immaginare il loro scontro e le condizioni della ragazza ne erano state in parte la prova, attese che la degnasse di uno sguardo, ma non sembravano quelle le sue intenzioni  Ronald, evitare di parlarne, non cambierà la situazione 
 
 Lo so. Ma la rende meno reale 
 
Continuava a non rivolgerle lo sguardo, ma poteva percepire ugualmente quanto stesse soffrendo. Si avvicinò a lui e senza ulteriori indugi lo abbracciò senza comunque avere la percezione di essere ricambiata, ma non le importò, lei lo strinse forte e cercò di placare la sua afflizione.
 
 Hermione, dove ho sbagliato? 
 
Si scostò da lui e cercò di catturare i suoi occhi per infondergli coraggio.
 
 È proprio questo il punto, Ron, non hai sbagliato niente. Le hai insegnato ad amare ed è esattamente quello che ha fatto 
 
 Ma è ancora così giovane 

Ci siamo noi e noi non la abbandoneremo 

Gli porse una carezza in volto con un rincuorante sorriso, ma lui non riuscì a trovare le giuste parole per ribattere e nemmeno ne ebbe il tempo, perché la figlia lo chiamò allarmata.
 
 Vai, amore, tua figlia ti chiama 
 

***

Si svegliò di soprassalto. Si agitò nuovamente e ci mise qualche istante per capire dove si trovasse. Ricordava l’amorevole tocco di suo padre avvolgerla e le rincuoranti parole di sua madre, ma stava male in quei momenti e non aveva la nitida percezione di ciò che fosse successo.
 
Però ricordava bene la delusione sul volto di Ron. Strinse la camicia all’altezza del suo ventre, ora ricordava e non era nemmeno sicura di avere l’appoggio di Scorpius. Ma infondo amava quel bambino, almeno tanto quanto amava quel ragazzo e forse già da quando aveva scoperto di aspettarlo. Non riusciva ancora a sentirsi totalmente in colpa per aver amato e salvato quel ragazzo, ma forse era la sensazione stessa della mancata colpevolezza a farla sentire immensamente in torto davanti ai suoi genitori.
 
 Papà! 
 
Lo vide entrare solo qualche istante dopo, seguito da sua madre. Ron si sedette accanto a lei e con un sorriso prese la mano della ragazza fra le sue.
 
 Come stai, piccola? 
 
 Papà, volevo liberarlo dalla Maledizione…volevo solo salvarlo 
 
 Lo so, tesoro 
 
Sentì le mani di sua madre accarezzarle il volto e quando si voltò verso di lei, la vide chinata ai piedi del letto a rivolgerle un rincuorante sorriso.
 
 Mamma, vi ho deluso 
 
 No, tesoro mio, noi siamo sempre orgogliosi di te 
 
La commozione la stava vincendo, ma doveva mantenere un certo contegno per provare a tranquillizzarla. Anche a lei spaventava quella situazione, ma doveva fare coraggio forse ad entrambi ed era assurdo, visto che suo marito e sua figlia erano come lei due valori Grifondoro.
 
Si voltò spaventata verso suo padre.
 
 Gli esami! Ero pronta e … 
 
 Rose, non abbiamo alcun dubbio sul fatto che tu fossi pronta. Stai tranquilla, ci penso io, parlo con la preside e provo a chiedere di anticiparli per te. Cosa ne dici? Tanto non credo che un paio di mesi in più di lezione avrebbero giovato alla tua già brillante preparazione 
 
Si scambiarono un sorriso sotto l’attento sguardo di Hermione.
 
 Mamma? 
 
 Dimmi, bambina mia 
 
Non aveva smesso di accarezzare i suoi fulvi capelli e quindi di infonderle tutto l’amore possibile.
 
 Stammi vicina, non ce la faccio da sola. Io non sono sicura che Scorpius ci sarà per me 
 
 Rosie, se il vostro amore ha spezzato la Maledizione, sono certa che lui sarà al tuo fianco. Avrei agito allo stesso modo, tesoro, se avessi avuto anche solo la più piccola speranza di salvare tuo padre 
 
Ron si voltò verso di lei, forse non era rimasto sorpreso dal fatto che il loro amore avrebbe spezzato qualsiasi Maledizione, quanto piuttosto che assecondasse in quel modo il comportamento della figlia, sminuendo le conseguenze. Si alzò all’improvviso, sotto lo sguardo perplesso delle due, lasciando la mano della ragazza con freddezza.
 
 Torno ad Hogwarts 
 
Quel repentino cambio d’umore spaventò la figlia, lo guardò uscire nuovamente dalla stanza e ebbe la netta impressione di percepire una certa nota di rabbia quando richiuse la porta alle sue spalle.
 
 È arrabbiato con me, vero, mamma? 
 
 No, tesoro, affatto  le sorrise un po’ perplessa  Ha solo bisogno di…  nemmeno lei sapeva cosa gli fosse preso all’improvviso  Ora gli passa, vado a parlargli. Tu non preoccuparti e riposa 
 
Le strinse la mano, probabilmente il gesto che suo padre aveva mancato di rivolgerle e che l’aveva messa in agitazione. Uscì con un certo vigore anche lei e lo bloccò con la voce sulle scale.
 
 Ronald. Si può sapere che accidenti ti è preso? Dobbiamo cercare di rasserenarla e il tuo scatto non l’aiuta 
 
L’ultima cosa che voleva era litigare, ma troppe emozioni lo stavano attraversando e riuscire a controllarle stava diventando difficile. Si voltò verso di lei e con poca grazia l’accusò senza alcun ritegno.
 
 Complimenti, Hermione, assecondala. Dille un’altra volta di quanto ha agito nel migliore dei modi e che persino tu l’avresti fatto. Bell’esempio 
 
Ricominciò a scendere le scale senza nemmeno darle la possibilità di replicare. L’aveva spiazzata, non le pareva di aver fatto nulla di male rincuorandola in quel modo. Lo seguì, senza comunque capire dove avesse sbagliato.
 
 Ron, farla sentire in colpa non serve a niente ora. Ha bisogno della nostra comprensione 
 
 Ma non condivisione!  cercò di tenere a freno la lingua, litigare con sua moglie avrebbe solo peggiorato la situazione  Immagino che dovrò parlare anche con i Malfoy, giusto? Ci ha cacciato proprio in un bel guaio il suo amore per quel ragazzo 
 
 Ron 
 
Cercare di calmarlo non era semplice ed anche lei infondo aveva la percezione della gravità della situazione.
 
 Inizio con l’andare ad Hogwarts, almeno non perde l’anno  fece per voltarsi verso la porta, ma ritornò subito sui suoi passi  Hermione, non credo tu l’avresti fatto per me, per il semplice fatto che non eri sicura che io ti amassi 
 
 Ma cosa … 
 
Tentò di colmare i suoi dubbi, ma il campanello la interruppe.
 
 Aspettavi qualcuno? 
 
 Assolutamente no 
 
Ron, che era nei pressi della porta, aprì, ma chi trovò dall’altra parte era tutt’altro che gradito.
 
 Scorpius 
 
Per il ragazzo diventava difficile parlare alzando lo sguardo sul suo interlocutore, si sentiva immensamente colpevole per tutto, persino di amarla e di non essere riuscito a proteggerla nemmeno da se stesso.
 
 Albus mi ha detto che Rose è qui. Mi hanno frainteso, se avessi saputo, non le avrei mai detto quelle cose. Posso vederla? 
 
Ron lo squadrò con diffidenza, non gli era ben chiaro come fosse possibile la sua presenza. 

 Come sei uscito da Hogwarts? 
 
Gli venne spontaneo chiedere, prima ancora di qualsiasi sfuriata.
 
 Mi sono smaterializzato 
 
 Cosa hai fatto?? Scorpius, è un reato smaterializzarsi a 15 anni e per giunta fuori dal Castello. Lo sai che hai la Traccia addosso, vero? 
 
​Forse era tutt'altra la riprovazione che si aspettava, ma aveva calcolato anche quell'eventualità. 

 Lo so, ma sua moglie è il Ministro della Magia e ho sperato potesse metterci una buona parola 
 
Continuava ad avere un atteggiamento remissivo e non poteva essere altrimenti, loro lo avevano accolto e lui aveva solo combinato guai. Con quell’atteggiamento Ron non ebbe il coraggio di inveire ulteriormente contro di lui.
 
 Ok, senti, pare che questa situazione ci stia sfuggendo di mano  rifletté solo un momento prima di concedergli l’ingresso  Entra 
 
Scorpius non prese affatto sicurezza, ma non poteva di certo tirarsi indietro. Incrociò subito lo sguardo di Hermione, che seguiva poco lontano quella conversazione.
 
 Ministro…c-cioè, volevo dire, signora Weasley 
 
 Te lo già detto, chiamami Hermione e tranquillo, non avrai alcuna ripercussione per esserti smaterializzato  si voltò verso il marito  Ron, vado io dalla preside, le chiedo per gli esami e la informo della sparizione dei ragazzi, probabilmente sarà scattato l’allarme ad Hogwarts 
 
Passò con decisione davanti ad entrambi, ma prima di uscire Ron la bloccò perplesso, arrestando il suo cammino con una mano senza nemmeno sfiorarla e sussurrando per non farsi sentire dal ragazzo. 
 
 Aspetta, Hermione, ti prego, non mi lasciare da solo con lui, non so cosa devo fare. Non hai paura che gli faccia del male? 
 
 Sono certa che non gli farai nulla. Lascia che parli con Rose 
 
Gli sorrise e uscì, lasciandolo decisamente incerto circa l'idea della moglie.
 

***

Hermione non era per nulla sicura di riuscire a convincere la McGranitt. Doverle chiedere quei due favori significava trasgredire un bel po’ di regole e che fosse proprio il Ministro a chiederli non ne diminuiva la gravità, anzi tutto il contrario.
 
Percorse i lunghi corridoi, cercando le parole più adatte da impiegare, non voleva sembrare sfrontata, nonostante fosse il Ministro e sicuramente la sua autorità avesse un maggiore rilievo su determinate decisioni, ma la paura di trasformare quelle richieste in una sorta di favoritismi era tanta. Nonostante la sua posizione mai si era sognata di scavalcare l'opinione della preside, serbava un enorme rispetto nei suoi confronti e di certo non avrebbe iniziato in quell'occasione. Quella fiducia era senz'altro reciproca, ma per quanto gli anni fossero passati e molte cose fossero cambiate da quando Hermione era una semplice studentessa e la Guerra non era ancora stata vinta, lei non era mai riuscita a rivolgersi a lei con maggiore confidenza e tendeva sempre a mantenere nei suoi confronti un rispettoso distacco. Non le aveva mai parlato della sua vita privata ed anche i discorsi che avevano per oggetto i suoi figli erano confinati all'ambito scolastico. Si accorse ben presto che sarebbe stata senza ombra di dubbio una conversazione imbarazzante e complessa. 
 
Era talmente immersa in quei pensieri che nemmeno si accorse di essere giunta a destinazione. Forse avrebbe dovuto lasciare che ci pensasse Ron, ma lui non aveva la sua autorità - che usata con discrezione poteva comunque fare comodo - e nemmeno il suo tatto per trattare simili argomenti. Fece per bussare, prendendo coraggio, quando una voce alle spalle attirò la sua attenzione prima di riuscirci.
 
 Ministro. Come mai da queste parti? 
 
 Ciao, Neville  sorrise all’amico, ma quell’incontro complicava un po’ le cose  Devo parlare con Minerva. Sai, affari del Ministero 
 
Mostrarsi serena e scontata avrebbe sicuramente aiutato a sviare ogni tipo di sospetto sulla gravità della situazione.

 Certo. Anche io ero venuto a parlare con lei. Senti, intanto che sei qui, possibile che io abbia notato un comportamento strano in Rose ultimamente? Sembra non stare molto bene quella ragazza. Capisco non abbia vissuto dei bei momenti per quello che è successo a Scorpius, ma ora sembra essersi tutto risolto, vero? 
 
Hermione non sapeva cosa rispondere e davanti a tutte quelle domande si agitò inevitabilmente.
 
 N-Neville è una lunga storia ed io ora non ho molto tempo, ma non credo che Rose tornerà ad Hogwarts per quest’anno  
 
 Tornerà? Perché, dov’è? Stamattina l’ho vista a lezione 
 
 A casa con Ron. Ti spiegherò tutto, ma ora ho urgenza di parlare con la preside 
 
Bussò sotto lo sguardo perplesso del professore e ringraziò quando gli fu concesso rapidamente il permesso di entrare.
 
 Ministro. Avevamo un appuntamento?  
 
 No, non avevamo alcun appuntamento e non sono qui in veste formale  si guardò intorno per prendere coraggio e si avviò a passo svelto verso la sedia, forse abbreviare quell'agonia avrebbe giovato ad entrambe  Minerva, ho bisogno del suo aiuto e di almeno un paio di favori 
 
L’anziana preside non riusciva a comprendere l’ansia che si era impossessata della sua interlocutrice.
 
 Ti ascolto, Hermione. Cosa riguarda? 
 
 Mia figlia e Scorpius. Immagino sappia già, ma…S-scorpius si è smaterializzato a casa nostra per parlare con Rose, ed anche lei è lì 
 
 La signorina Weasley e il signor Malfoy non sono all’interno del Castello?? 
 
Forse aveva esordito male, perché terrore e stupore si dipinse sul viso della preside. Lei aveva più delicatezza del marito, ma in quel momento, agitata com'era, fece seriamente fatica a riscoprirla. La preside non si era ancora accorta della loro sparizione, ma nonostante fossero in buone mani, continuava a non comprendere la ragione di quella che lei interpretò essere una fuga.
 
 Esatto e le devo chiedere di non convocare nuovamente Draco e Astoria, anche se sono consapevole che Scorpius si sia smaterializzato e abbia trasgredito una legge molto severa. Ho intenzione di non avviare alcun provvedimento disciplinare contro di lui 
 
Anche se con notevole titubanza acconsentì, ma continuava a non comprendere le reali motivazione di quel gesto.
 
 Perché sono a casa vostra? 
 
 Perché…m-mia figlia è incinta, Minerva. Ron l’ha portata a casa quando ha visto che non si sentiva bene e quel ragazzo l’ha raggiunta per poterla vedere 
 
Hermione cercò di farle un breve riassunto degli ultimi avvenimenti, probabilmente quelli che la preside si era persa, perché era palesemente incredula che fosse successo un simile pandemonio e lei nemmeno se ne fosse accorta. Forse stava seriamente invecchiando, era successo il tutto sotto la sua responsabilità eppure non era nemmeno stata accusata di essere stata in parte responsabile, probabilmente c'era qualcosa che ancora non sapeva.
 
 Hermione, qual è il secondo favore che volevi chiedermi? 
 
 Non voglio essere indiscreta e nemmeno approfittare della mia posizione, ma volevo chiederle, se fosse possibile, di consentire a mia figlia di sostenere gli esami qualche mese prima 
 
La preside rifletté un momento su quella richiesta, era decisamente una concessione importante, ma capì anche lei l’urgenza dettata dalle circostanze.
 
 Lo faccio solo per la ragazza e non perché è vostra figlia, sia chiaro 
 
A Hermione importava poco per quale ragione avesse accettato, ma solo che lo avesse fatto.

 Certamente. Grazie, le assicuro che supererà brillantemente i G.U.F.O 
 
Non ho alcun dubbio, Ministro 

***

Non appena udì la voce ovattata del suo fidanzato si precipitò fuori dalla stanza e raggiunse il piano inferiore. La forza sembrava essere tornata all'improvviso, quando, dopo aver udito qualche parola un po' concitata da parte dei suoi genitori - per le quali non ebbe nemmeno il tempo di dispiacersi, ritenendosi lei la responsabile per quel litigio -, il campanello suonò e le parve di captare il nome del ragazzo.
 
Non usò molta grazia per scendere le scale e il rumore che fece attirò inevitabilmente l’attenzione dei presenti.
 
Rose e Scorpius si guardarono per infiniti secondi. In poco tempo la presenza di Ron passò in secondo piano, come anche il dolore che le aveva inferto nel bagno delle ragazze e la giovane corse tra le sue braccia. Lui la accolse senza indugiare e la strinse forte a sé.

Scorpius non si aspettava di certo una simile accoglienza, ma fu senz'altro più che gradita. 
 
 Rose, mi dispiace, io non volevo … 
 
 Lo sapevo, ne ero certa 
 
Sussurrava al suo orecchio commossa e nemmeno voleva ascoltare le sue scuse, tanta era la gioia che le stata esplodendo nel cuore. Si scostò da lui solo per guardarlo negli occhi.
 
 Ero sicura che il tuo amore fosse sincero, Scorpius. Il nostro amore può vincere tutto, vero? 
 
La proferì come una domanda scontata, la cui risposta era nota ad entrambi, così nemmeno gli concesse il tempo di proferirla, avvicinando le labbra a quelle del ragazzo, ma suo padre si chiarì la voce interrompendo quelle effusioni.
 
Scorpius si allontanò da lei imbarazzato e si rivolse al padrone di casa, ricordandosi che quello di parlare con la sua fidanzata era solo uno dei tanti motivi di quella fuga.
 
 Signor Weasley, ero venuto anche per un'altra ragione. Ho bisogno del suo aiuto. Credo che mio padre non sarà altrettanto indulgente quando gli comunicherò la notizia, quindi mi tocca giocare d’anticipo. P-potrebbe aiutarmi, solo lei può evitare che mi uccida. Per favore, so che non ho alcun diritto di chiederle una cosa simile dopo tutto quello che ho combinato, ma ho intenzione di prendermi le mie responsabilità e temo che la rabbia di mio padre non mi concederà la possibilità di spiegarglielo. Non sono sicuro che mia madre sia sufficiente per placarlo 
 
Ron non sapeva cosa rispondere, ma l’espressione supplichevole di sua figlia non lo lasciò indifferente. Ora doveva aspirare al benessere di Rose e mettere da parte lui per primo la rabbia per quell'incidente.
 
 Sia chiaro, lo faccio solo per mia figlia e…m-mio nipote 
 
Faceva tanta fatica a parlare di quel bambino in certi termini.
 
 
Continua…

 
 

Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Scorpius è stato parecchio temerario, ma l’amore che prova per Rose l’ha spinto a rischiare 😊
 
Grazie come sempre di cuore! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Dalla parte del buon senso ***


Dalla parte del buon senso

 
Si era cacciato proprio in un bel guaio, decisamente più grande di lui. Dovette seriamente fare mente locale per ricordare cosa l’avesse convinto ad assecondare quella relazione. Forse gli occhi di sua figlia palesemente innamorati del solo pensiero di quel giovane e la tristezza di Rose che l’avvolgeva alla consapevolezza di non essere compresa e amata da suo padre se avesse frequentato un Malfoy. Lui però voleva solo proteggerla, desiderava trovasse la felicità altrove, che divenisse parte di una famiglia con un passato meno oscuro, perché quello stesso passato non era stato facile da cancellare, anzi nemmeno il più potente incantesimo di memoria sarebbe stato sufficiente per eliminarlo dalla mente e dal cuore. Lui lo sapeva bene, ma aveva messo da parte tutto per sua figlia, si era sforzato di cercare il lato buono, ciò che contraddistingueva attualmente quella famiglia e notò ben presto quanto non fossero così diversi da loro. La Guerra era finita e con essa sarebbero dovute finire tutte le tensioni o almeno così sembrava essere, perciò si era sforzato di tenere ben nascosto ciò che il suo cuore urlava e quello sforzo aveva come unico scopo la felicità di sua figlia.
 
All’improvviso tutto il suo impegno per mettere da parte timori e rancori sembrò essere vanificato, perché, per quanto sua figlia amasse quel ragazzo, aveva pur sempre quindici anni e davanti a sé un futuro complesso. Infondo si pentì, perché capì che la minaccia era giunta esattamente da ciò che più temeva. Il passato della sua famiglia aveva perseguitato Scorpius e sua figlia ne era rimasta accidentalmente e forse inevitabilmente - dato l'amore che si professavano i due - coinvolta. Un amore che di certo non avrebbe più potuto permettersi di mettere in dubbio, data la potenza che aveva avuto nello spezzare quella Maledizione e forse questa certezza li avrebbe tenuti unitili per fronteggiare insieme quell'incerto futuro.
 
Anche lui aveva commesso degli errori all’età di Rose e Scorpius - sua moglie aveva ragione - ma non quel genere di errori, non sbagli da cui non sarebbe più potuto tornare indietro nemmeno con un miracolo, o per lo meno con qualcosa che avrebbe inevitabilmente portato altra sofferenza, lasciando comunque un segno indelebile dietro sé. Forse avevano dato loro troppa fiducia, forse avrebbe dovuto cercare di far capire loro quanto fossero giovani e attendere per creare una relazione stabile non sarebbe stata una cattiva idea. Aveva voluto che sua figlia fosse felice, ma ora che felicità poteva trovare con un figlio a quindici anni? Per quanto Scorpius le sarebbe stato accanto le maggiori ripercussioni sarebbero state sulla ragazza. Ron per primo le sarebbe stato vicino senza ombra di dubbio - nonostante lui le avesse più volte ripetuto di prestare attenzione e di temere le conseguenze -, ma, nonostante le rincuoranti parole di sua moglie, continuava a sentirsi in parte responsabile. Forse avrebbe sul serio dovuto legarla da qualche parte dopo quella lezione a Hogwarts oppure riportarla a casa, rinchiuderla nella sua stanza e vietarle categoricamente di rivedere quel ragazzo o qualunque altro ragazzo sulla faccia della terra. Per colpa di un padre negligente sua figlia aveva rovinato il suo futuro. Sperò perlomeno che Hermione fosse riuscita a convincere la preside ad anticipare gli esami.
 
La forza avrebbe dovuto trovarla lui, perché infondo sapeva che quando minacciava la figlia di abbandonarla nel caso avesse combinato qualche guaio, era la paura a spingerlo in quelle parole, visto che nemmeno lui aveva la più pallida idea di come avrebbe dovuto agire.
 
Era assurdo, non aveva nemmeno quarant’anni e già stava per diventare nonno e per giunta di un Malfoy. Sapeva che approvando quella relazione sarebbe potuto succedere, ma sperò almeno non fosse così presto, Rose aveva promesso loro che avrebbe prestato attenzione e invece quella dannata Maledizione l’aveva spinta a fare l’ultima cosa che avrebbe dovuto. Sua moglie lo aveva rassicurato dicendogli che non era stato un errore, che non aveva sbagliato nulla nell’educazione di sua figlia, ma alla resa lei era nei guai sul serio e tutte quelle belle parole sull’amore vero e sul sacrificio per la persona amata si dissolvevano nel nulla al solo pensiero del futuro che attendeva loro.
 
Tanto per iniziare Scorpius aveva avuto la brillante idea di chiedere a lui aiuto con una gran bella faccia tosta dopo aver messo incinta sua figlia. Ma la buona vecchia tradizione del sano timore verso il padre della propria fidanzata? Chiaramente quello era passato in secondo piano perché si ritrovava, contro la sua più solida volontà, davanti all’ingresso della reggia dei Malfoy. Forse l’aspetto più terrificante di tutta quella storia. Lui, che aveva veramente paura di ciò che avrebbe aspettato loro, doveva affrontare addirittura Draco Malfoy. Il loro rapporto era cambiato negli ultimi tempi, era decisamente più pacifico, ma non era così sicuro di riuscire a trattenere la sua furia e nemmeno certo che intromettersi tra lui e suo figlio fosse una buona idea, anche se di mezzo c’era inevitabilmente Rose.
 
Erano anni che non metteva piede in quella imponente villa e inevitabili orribili ricordi riemersero. Aveva temuto potesse accadere, ma addirittura una sorta di fobia davanti a quel cancello non l’aveva prevista. Per un Auror come reazione era davvero splendida, ma quello che aveva vissuto tra quelle quattro mura andava oltre una semplice paura sortita dalla più potente Magia Oscura, lì dentro aveva visto, o meglio, udito torturare Hermione, sentito le sue urla senza poterla soccorrere in tempo, prima di farle patire terrificanti sofferenze. Come poteva aiutare Scorpius e Rose se lui per primo in quel momento necessitava di un sostegno? Forse infondo era quello il motivo per cui all’inizio non desiderava imparentarsi con quella famiglia, avrebbe dovuto volente o nolente rivivere quegli anni, quelle disgrazie che inconsciamente riemergevano prepotentemente. Assurdo, come avrebbe dovuto abituarsi a quelle sensazioni, visto che ipotizzò quanto quella casa sarebbe stata da lui frequentata nei prossimi anni.
 
Posò la mano sull’antico cancello e fece per suonare, ma non ebbe il tempo di compiere quel gesto, perché la cancellata - a cui si resse per trovare un po’ di forza - sotto la sua pesante e stanca pressione cedette invitandolo ad entrare. Fece qualche titubante passo e percorse tutto l’infinito vialetto fino ad arrivare al grande portone. Man mano che si avvicinava alla dimora, l’imponente costruzione si faceva sempre più preponderante e minacciava di sovrastarlo insieme a tutto il passato che si era lasciato alle spalle. Probabilmente qualunque altro padre sarebbe stato grato che il fidanzato di sua figlia fosse così ricco, ma a lui non importò, o per lo meno, ciò che gli premeva era decisamente altro.
 
In poco tempo l’atmosfera tramutò, la maestosa porta si spalancò e un cordiale sorriso lo accolse sulla soglia. Astoria lo attendeva con solarità, ma, per quanto fosse coinvolgente quell’ospitalità, lui non riuscì pienamente a sentirsi a suo agio.
 
 Ron! Che magnifica sorpresa. Sei venuto per Draco? 
 
Lui la guardò un po’ stranito. Avevano trascorso il Natale insieme ed anche per lo strano comportamento di Scorpius nei confronti di Rose negli ultimi tempi si erano chiariti, ma da quella certezza a pensare di trascorrere spontaneamente del tempo con lui per fare due chiacchiere ce ne passava. Pare però che avrebbe dovuto farci l’abitudine, dato che i loro figli erano legati e lo sarebbero stati probabilmente per il resto della vita. Provò a sorriderle, era evidente che quella sincera accoglienza era dovuta all’ospitalità che loro avevano riservato ai Malfoy in occasione delle festività.
 
 Ciao, Astoria. No, veramente sono passato per parlare di Scorpius con entrambi  a quella notizia anche la donna cambiò subito espressione  Ti disturbo? Posso entrare? Non è una notizia da dare sulla porta 
 
Lei gli fece spazio con timore per le notizie che avrebbe presto ricevuto e sicuramente la poca convinzione di Ron a mettere nuovamente piede in quella casa non l’aiutarono ad essere serena nell’attesa di sciogliere i suoi dubbi.
 
 Ron, che ha combinato mio figlio stavolta? 
 
Lui però non sembrava intenzionato a risponderle. Appena entrato una soffocante sensazione di ansia lo invase, Astoria aveva avuto la giusta percezione circa lo stato emotivo dell'uomo, ma ovviamente non ne aveva afferrato il giusto motivo. I momenti vissuti in quel soggiorno ritornarono vividi nella sua mente, visto che poco era cambiato da quel giorno e l’unica differenza era quella luce che penetrava soave i vetri delle finestre per rischiarare quel luogo che una volta, tanti anni addietro, aveva visto così tante Tenebre. Ebbe veramente la vaga percezione di aver oltrepassato il confine del territorio nemico, se non fosse per quella cordiale voce che, alle sue spalle, lo riportò alla realtà da quei grigi pensieri. Ora non c’era più niente da combattere, lui era un Auror, la giustizia era parte di lui,  ma non vi era il bisogno di rivendicarla in quel luogo. O almeno non più.
 
 Ron. Va tutto bene? 
 
Astoria si accorse della sua espressione pensierosa e del suo disagio, ma le venne spontaneo attribuire lo stato del suo ospite a qualche sconsiderato comportamento di Scorpius. Ron si voltò rapidamente davanti ai dubbi di lei e cercò, nel limite del possibile, di rincuorarla, si rese conto dopo di aver avuto una reazione esagerata.
 
 Sì, certo. È solo che … era da tempo che non passavo da queste parti. Noto con piacere che sono cambiate tante cose da quando ci sei tu nella vita di Draco 
 
Di questo ne era certo e aveva ricevuto la prova in diverse circostanze negli ultimi tempi. Forse quella relazione così osteggiata aveva avuto un risvolto positivo, portando con sé la certezza di un cambiamento a cui non avrebbe mai creduto fino a quel momento.
 
 Grazie, Ron, sei gentile. Accomodati, ti posso offrire qualcosa? 
 
 Tranquilla, non disturbarti. Anzi, sediamoci un momento, così ti spiego il motivo della mia visita 
 
Astoria gli fece segno di precederla e si accomodò di fronte a lui con impazienza, anzi, per la verità, era talmente agitata che non si prese nemmeno il disturbo di sedersi comodamente, il bracciolo del divano andava più che bene per ricevere una notizia che sapeva già per certo non essere buona.
 
 Ha fatto del male a Rose? Hai un’espressione spaventata e preoccupata 
 
 No, scusami, non volevo … Draco? 
 
Ron si guardò intorno per cercarlo, non voleva doversi ripetere, era già sufficientemente complesso dare una volta quell’annuncio. Era mortificato anche per non riuscire ad assumere un’aria più serena, l’avrebbe sicuramente spaventata, ma lui non era bravo in simili imprese, Astoria avrebbe sicuramente gradito di più parlarne con Hermione, ma sicuramente ci sarebbe stata l'occasione. Scorpius aveva richiesto la sua presenza per un motivo ed anche se accanto a lui non vi era sua moglie per rendere quella notizia meno traumatica doveva riuscirci.
 
 È uscito pochi minuti fa. Ron, mi stai spaventando. Cos’è successo? 
 
 È difficile … parecchio difficile … ecco, tu sai che Scorpius era stato colpito dalla Maledizione Imperio e che i responsabili sono stati puniti severamente, insomma non è consentito a dei ragazzini compiere simili magie …   prenderla larga forse avrebbe aiutato lui a mettere un po’ di ordine nei suoi pensieri e nelle parole da impiegare, ma non a dimuire l’ansia della donna, che stava notevolmente aumentando  … ma molto probabilmente non sai che è stata mia figlia a spezzarla 
 
Per la donna fu una notizia inaspettata, ma per nulla negativa, anzi, molto gradita e ciò la riempì di gratitudine verso quella famiglia.
 
 Rose ha salvato Scorpius?? Benedetta ragazza! Ma come ha fatto, cioè, voglio dire, l’hai aiutata tu immagino, sei un Auror e presumo tu sappia come spezzarla 
 
Ron aveva avuto ragione, tante cose erano cambiate, la famiglia Malfoy ospitava Auror nella propria dimora e stringeva con loro amicizia. Quando aveva benedetto quell’unione mettendo da parte tutta la sua diffidenza per un ex Mangiamorte, non aveva proprio calcolato che, nonostante il Ministero fosse stato clemente con la sua famiglia, Draco avrebbe dovuto fare lo sforzo di accantonare il passato, dimenticare quella bruciante sconfitta, nonostante era chiaro quanto si fosse reso conto della scorrettezza di quegli ideali. Non era solo una questione di Sangue, c'era molto di più in gioco e più il tempo passava, più Ron se ne rendeva conto. Accettare di fraternizzare con il nemico, un'alleanza tra il vincitore e il perdente, forse ci stavano riuscendo, forse stavano iniziando ad instaurare una pace che non si respirava solo nell'aria da quell'ultima Battaglia, ma prima ancora nel cuore, che era sicuramente la più sincera a cui potessero aspirare, lontano da ogni sorta di rancore.
 
 No, io non ho fatto nulla. Ha fatto tutto da sola, anzi, con la complicità di mio nipote. Anche se avessi saputo come spezzarla - e ammetto di non averlo saputo - mai le avrei consigliato di farlo. Mi dispiace, Astoria, so che ci sarebbe andata di mezzo la vita di tuo figlio, ma avrei messo al primo posto la sicurezza di Rose 
 
Lei non si offese affatto, lo poteva comprendere, dopotutto quella ragazza non era tenuta a salvarlo e se l’aveva fatto era stato, oltre ogni aspettativa, un gesto nobile e apprezzabile.
 
 Sicurezza? Che le è successo? Ron, che è successo a tua figlia? 
 
Aveva girato intorno all’argomento, non aveva avuto subito il coraggio di centrare il motivo che lo aveva spinto a raggiungere quella villa. Un leggero imbarazzo si dipinse sul suo volto, guardarla negli occhi diventava un’impresa alquanto difficile, ma doveva riuscirci.
 
 È incinta 
 
A differenza di lui, Astoria non riuscì a deviare uno sguardo spaventato dal suo interlocutore.
 
 Misericordia, ma che hanno fatto?! C-cioè, so che hanno fatto, ma era necessario? 
 
 Presumo non fosse nelle loro intenzioni, ma credo piuttosto sia sfuggita loro la situazione di mano 
 
 Oddio, m-mi dispiace, io non so come … no, anzi, lo so, Scorpius si prenderà le sue responsabilità ed anche io e Draco ovviamente  
 
Ron non si sarebbe potuto aspettare diversamente, ma Draco non era presente, di conseguenza la sua missione non era affatto terminata, perché lo attendeva ancora la parte, se possibile, più complessa.
 
 È stato proprio Scorpius a mandarmi, teme la reazione di suo padre 
 
 E fa bene, Draco lo ammazzerà 
 
Astoria iniziava davvero ad agitarsi per le possibili ripercussioni da parte di suo marito.
 
 Cercherò di farlo ragionare, non preoccuparti. Sai a che ora torna? 
 
 No, non me lo ha detto e nemmeno dove andava. Da quando Scorpius è stato colpito da quella Maledizione è diverso, più triste, forse si sente responsabile. Mi ripete sempre ‘perché proprio mio figlio e non un altro?’ Credo che il suo passato non lo voglia abbandonare. O forse è vero, infondo non ci abbandonerà mai, ma io credo debba imparare a conviverci 
 
Ron poteva comprenderlo, perché, anche se per motivi differenti, quell’infausto passato era seriamente difficile anche per lui accantonarlo.
 
 Purtroppo non è facile per nessuno, Astoria 
 
Sapeva bene quanto le notti potessero diventare atroci dispensatrici di incubi, quello che avevano vissuto, per quanto si fossero sforzati di rendere il futuro migliore e ricco di luce, li avrebbe segnati ed accompagnati forse per sempre. Incubi sicuramente rincarati dalle innumerevoli missioni a cui aveva preso parte nel corso della carriera.
 
 Scusa, Ron, non volevo rattristarti. Anche se tu e Draco eravate avversari in quella guerra, credo tu possa capirlo, vero? 
 
 Il cuore di Draco non è appartenuto del tutto all’Oscuro, ne sono sicuro, ed è grazie a quella piccola speranza che ha avuto la forza di cambiare. Credo sia il motivo per cui Rose si è innamorata di Scorpius. Non siamo così diversi 
 
Astoria gli sorrise, ma il pensiero di ciò che aspettava loro non poteva del tutto rasserenarla.
 
 Non ti voglio trattenere tutto il giorno, immagino tu abbia altro da fare 
 
 Non preoccuparti. Ah, quasi dimenticavo, Scorpius è da noi. Si è smaterializzato per … 
 
 Che cosa ha fatto?? 
 
 Tranquilla, nulla grave, Hermione non prenderà alcun tipo di provvedimento contro di lui 
 
La loro conversazione fu interrotta da un familiare cigolio e Astoria capì subito che Draco doveva essere ritornato, anche se decisamente prima del previsto, nonostante non sapesse il motivo per il quale fosse uscito quel pomeriggio.
 
L’uomo non annunciò nemmeno il suo ritorno, l'umore decisamente pessimo non gli diede la spinta necessaria per compiere quell'attento gesto e si addentrò a colpo sicuro nella casa. Era sovrappensiero, di conseguenza impiegò qualche istante per mettere a fuoco gli sguardi di Ron e Astoria su di lui. Si bloccò con aria perplessa e si rivolse all’ospite.
 
 Weasley. Che ci fai qui? Non mi dire ... hai arrestato quello sconsiderato di mio figlio? 
 
Non voleva esternarlo più del dovuto per non essere scortese, ma quella fu la prima idea che gli passò per la mente. Un Auror in casa sua e per giunta il padre della fidanzata di Scorpius … sicuramente non doveva essere successo nulla di buono.
 
 No, Malfoy, tranquillo, niente di tutto ciò 
 
Rivolse uno sguardo ad Astoria, forse sperava che gli avrebbe riferito lei la notizia, infondo lui sarebbe stato lì e avrebbe provato a sedare un qualsiasi furibondo istinto. Per fortuna la donna accolse il suo invito.
 
 Tesoro, ti siedi un momento qui con noi? 
 
Lui tornò a guardare con diffidenza entrambi. La dolce voce della moglie non sembrava sortire l’effetto sperato.
 
 Grazie, ma preferisco rimanere in piedi. Mi dite che succede? Ho terminato poco tempo fa di essere convocato dalla preside … cosa ha combinato stavolta?  

 Draco, non è stata colpa di nostro figlio quella Maledizione 
 
​La moglie gli aveva ripetuto un centinaio di volte di non colpevolizzarsi per ciò che era accaduto, ma ovviamente lui non era minimamente intenzionato a darle retta e in quell'occasione, già provata per la notizia, aveva impiegato un tono più infastidito del solito per rispondere ai timori che lo stavano attanagliando da qualche tempo, convinto com'era di influenzare negativamente il figlio con i suoi trascorsi.

 Hai ragione, Astoria, è stata colpa mia 
 
Accolse l'involontaria provocazione di lei e non si stupì nemmeno, più che certo di essere il vero responsabile. Stava attraversando la stanza a passo risoluto, la rabbia verso se stesso a quella consapevolezza non gli consentiva di restare in compagnia più del dovuto, desiderava rimanere solo e autocolpevolizzarsi per ciò che aveva involontariamente causato a suo figlio.
 
 Draco! 
 
La donna gettò uno sguardo mortificato a Ron, non aveva previsto che si sarebbe infuriato ancora prima di ricevere la notizia. Lo raggiunse impedendogli si salire l’immensa scalinata e sussurrò per non farsi udire dall’ospite che attendeva in soggiorno, cercando di mostrare indifferenza di fronte alla discussione tra i due coniugi.
 
 Amore, non è stata colpa tua, non so più come cercare di fartelo capire. Ti prego, prova a pensare al nostro presente e al futuro  lo fissava nei suoi occhi tristi e mortificati, ma lui tendeva a sviare abilmente quell’amorevole sguardo  Tesoro, ora più che mai dobbiamo pensare al futuro … Scorpius ha bisogno di noi … e anche Rose 
 
Solo a quel nome lo sguardo di Draco si alzò perplesso sul volto della moglie.
 
 C-che significa? Astoria, perché la visita di Weasley? Che ti ha detto? 
 
 Credo … che diventeremo presto nonni 
 
Draco si sentì inaspettatamente mancare, la fortuna volle che fosse nei pressi della ringhiera perché probabilmente le sue gambe avrebbero seriamente ceduto. Si voltò d’istinto verso Ron, che attendeva pazientemente che i due terminassero di confrontarsi. Tornò solo dopo infiniti minuti di confusione a concentrarsi sulla moglie.
 
 Rose è … avevo ragione, Astoria, mio figlio è un disgraziato. Cosa non è stato chiaro, quando gli ho chiesto di non combinare guai? Pare che in passato io abbia commesso più di un errore 
 
Conosceva fin troppo bene quello sguardo e trattenne d’istinto ogni possibile suo gesto sconsiderato afferrandolo per la giacca.
 
 No, Draco … so che può non sembrare, ma hanno fatto tutto a fin di bene, o almeno queste erano le loro intenzioni … 
 
 A fin di bene?? Astoria, un figlio a quindici anni non è bene, è male! Pazzesco vero come io faccia la predica a quei due, quando sono stato il primo ad aver preso la strada sbagliata 
 
La lasciò talmente rammaricata quella frase da non opporre alcuna resistenza, lasciando andare la presa su di lui, quando il marito la oltrepassò per salire le scale e probabilmente rifugiarsi nella tanto desiderata solitudine.
 
Ron aveva seguito a distanza la scena e le urla di Draco non poté evitare di sentirle. Si alzò, il suo intervento sembrava non essere stato necessario, ma la tristezza che invase Astoria poteva percepirla. Una lacrima scese sul volto della donna, totalmente ignara di non essere sola in quella stanza e nemmeno si accorse che Ron si era avvicinato preoccupato a lei.
 
 Astoria? Vuoi che vada a parlare con lui? Dai, non preoccuparti, non … sono certo che Draco capirà e riuscirà a convivere con il passato. Nessuno lo sta accusando per quello che è successo 
 
O per lo meno, Ron, dato lo stato delle cose, non avrebbe mai rincarato la dose con le sue accuse.
 
 Si accusa da solo. Ed io, oltre a sostenere mio figlio in tutto questo, devo anche allontanare i sensi di colpa da mio marito e non so nemmeno se sospetti che il problema di base è stata la Maledizione, tanto per rincarare la dose … non sono così sicura di farcela. Draco dovrebbe starmi vicino 
 
 Astoria, Draco non è l’unico che ha bisogno di un appoggio in questa storia. È vero, forse ci stiamo colpevolizzando per motivi diversi, ma credo che qualunque padre penserebbe di aver sbagliato. Prova ad abbracciarlo, con me ha funzionato. Più o meno, ma Hermione mi ha tranquillizzato 
 
La donna gli sorrise e si asciugò la guancia per riscoprire un po’ di forza, quella stessa forza che al marito sembrava mancare. Al momento doveva essere lei a scoprirla e forse a riscoprirla dentro di lui.
  
 
 
Continua…

 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Ho disatteso le aspettative con questo capitolo? Spero almeno di averle disattese in senso positivo 😊
 
Non mi dilungo oltre con i commenti per non anticiparvi nulla e lasciarvi la curiosità 😉
 
Grazie come sempre di cuore per continuare a seguire questa storia che pare davvero essere infinita XD e mi scuso se ogni tanto ritardo un po’ con gli aggiornamenti, ma sono sommersa dagli esami -.-“
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Un rincuorante abbraccio ***


Un rincuorante abbraccio

 
 
Voleva solo rimanere solo. Forse era ciò che avrebbe dovuto pensare di fare fin dall’inizio. Come poteva anche solo aver creduto di costruire una famiglia, di pensare ad un futuro felice, quando il passato lo tormentava e perseguitava il suo presente?
 
Era solo un incosciente ed un irresponsabile, suo figlio ora ne pagava le conseguenze, ma soprattutto, sembrava avergli ereditato quell’incoscienza perché aveva cacciato in seri guai quella ragazza.
 
Si era rifugiato nella loro stanza, cercava una pace introvabile, ma quella vitale esigenza di solitudine sapeva già che non sarebbe bastata ad affievolire la rabbia che stava crescendo verso se stesso. Perlomeno non avrebbe avuto la tentazione di compiere qualche gesto inconsulto, certamente non verso suo figlio, che era solo una sua vittima.
 
Sapeva già di non essere in grado di accogliere le richieste di sua moglie, lei non poteva capire fino infondo cosa serbasse nel cuore - nonostante tutti quegli anni di matrimonio passati al suo fianco -, l’oscuro che ancora lo accompagnava, macchie nere di cui il suo petto non si sarebbe potuto sbarazzare così facilmente e nemmeno l’amore era stato sufficiente a cancellarle, passandoci sopra come una spugna.
 
Non riusciva nemmeno a stare seduto. Come avrebbe fatto a liberarsi di se stesso? Forse la condanna peggiore mai esistita, specie quando la convivenza risultava essere impossibile.
 
L’aria gelida, se pur la primavera fosse ormai alle porte, non lo spaventò, un coraggio che lo spinse a spalancare le ante della grande finestra che illuminava la camera da letto, un luogo che avrebbe dovuto tranquillizzarlo, invece sentiva la necessità di ricercare nella natura la sua salvezza. Aveva bisogno di aria, si sentiva soffocare rinchiuso tra quelle quattro mura di cemento, nonostante fosse la sua tanto amata casa e non un posto qualunque sulla faccia della terra. Si appoggiò al davanzale ed ammirò il cielo limpido. Il sole era ancora alto e rischiarava ogni genere di presenza che fosse animata o meno. Lui però sembrava tristemente oltrepassarlo e lo poteva comprendere dal macato calore percepito sulla sua pelle, lasciando largo solo a quella leggera brezza di fine inverno.
 
Quel clima lo riportò indietro nel tempo, ad un ricordo che preferì non avere in memoria, eppure lui era presente e non sembrava volerlo abbandonare. Ricordava perfettamente quel giorno, Scorpius gli aveva comunicato di amare una Weasley, ma quel nome non lo faceva più sussultare e nemmeno lo infastidiva. Molto era cambiato da quel momento. Ciò che invece dispiacque a Draco fu aver condannato anche lei in quella famiglia e Rose non se lo meritava, nessuna meritava di diventare una Malfoy. Nemmeno la sua Astoria.
 
Non era solito sentire il sapore delle lacrime, o almeno non era solito riprovarlo negli ultimi anni. Eppure il sale non chiese il permesso, ruppe ogni sorta di resistenza ed una goccia, che racchiudeva tutto il suo dolore, si posò pesante sul davanzale.
 
Non lo avrebbe mai convinto che in lui non vi era nulla di sbagliato, sua moglie non sarebbe mai stata in grado di fargli capire quanto meritasse tutto l’amore che ogni giorno dimostrava per lui. Non dopo tutto il male che sentiva di aver arrecato.
 
Avrebbe voluto gridare, tirare un pugno a quel cielo così sereno, perché tanto lui non avrebbe mai riscoperto quella tranquillità ed era tutta colpa sua, se l’era preclusa con le sue stesse mani, prendendo semplicemente le scelte sbagliate oppure semplicemente per non essere stato abbastanza forte da contrastarle maggiormente, anche rischiando consapevolmente la propria vita. Infondo avrebbe solo dovuto pensare maggiormente che vita lo avrebbe aspettato e quanto dolore avrebbe potuto lasciare lungo il suo cammino, preferendo a quel punto inevitabilmente il rischio di morire. Ora non poteva di certo permettersi di rimproverare nessuno, perché era stato lui l’artefice del suo stesso destino e di quello di suo figlio. E forse anche di quello di Astoria, nonotante lei avesse scelto consapevolmente di trascorrere la vita al suo fianco.
 
Dei passi attirarono la sua attenzione, squarciando il velo opaco di quegli oscuri pensieri. Erano passi leggeri e familiari - notevolmente in contrasto con il pesante macigno sul suo cuore -, si avvicinavano a lui, ma non osava voltarsi ed incontrare i suoi dolci occhi che - avrebbe messo entrambe le mani sul fuoco - avrebbero cercato disperatamente di rincuorarlo e molto probabilmente avrebbero tentato di farlo per altre mille volte, almeno fino a quando non si sarebbero chiusi per sempre o lui non avrebbe più avuto il piacere di ammirarli. Ma lei non riusciva a comprendere, quelle accortezze non erano sufficienti per un’anima che era stata così nera e il piccolo spiraglio di luce che Astoria era riuscita ad allargare nel suo petto non era stato abbastanza per dare una svolta definitiva alla sua vita, specie in quelle occasioni, in cui sentiva ogni sofferenza arrecata pesare sulle sue spalle come enormi e spaventosi massi.
 
Percepì la sua vellutata mano posarsi sulla sua spalla, era piacevole, ma tristemente non sufficiente. Le sue calde carezze sopra la stoffa annunciavano la sua profonda vicinanza, non era un semplice contatto, il calore si irradiava fino ad arrivare al suo cuore, ma, nonostante ciò, la pace tardava ad infondersi dentro lui.
 
 Dra-co 
 
Sussurrò appena il suo nome, le sillabe erano spezzate da una sofferenza profonda. Un dolore che le aveva arrecato lui.
 
 Vattene, Astoria 
 
​Non vi era rabbia nella sua voce, solo un disperato tentativo di salvarla.

 Non mi muovo da qui 
 
Sorrise amaramente davanti a tanta testardaggine, ma forse lei lo aveva frainteso.
 
 Astoria, io ti faccio solo del male. Anzi, vi faccio del male e per quanto mi sforzi non riuscirò a cambiarlo, è il mio destino, ma non voglio più sia anche il vostro e forse posso ancora impedirlo 
 
Forse si sarebbe dovuto anche aspettare che quel contatto sarebbe stato da lei approfondito, fregandosene totalmente delle sue preghiere e intenzioni. Non sentì più solo la morbida mano della donna, perché le sue braccia lo avvolsero presto da dietro all’altezza della vita in un dolce abbraccio. Draco chiuse gli occhi per lasciarsi cullare meglio da quel contatto di cui egoisticamente necessitava.
 
 Astoria 
 
Ora fu lui a sussurrare il nome della moglie, accompagnandolo con un sospiro. La sentiva singhiozzare lievemente contro la sua schiena e al contatto con la sua calda guancia poteva solo immaginare che stesse inondando la sua camicia di lacrime.
 
Solo in quel momento, a quella consapevolezza, il suo cuore dettò uno spontaneo gesto, sfiorando il suo braccio, ma non si sentiva affatto la persona più indicata per consolarla.
 
 N-non ho pensato al futuro quando sbagliavo. Non ho pensato che i miei errori sarebbero potuti ricadere su una famiglia costruita da me un giorno  le confessava quelle pene rivelandole i suoi pensieri, senza minimamente contare quanto fosse già sufficiente provata dall’incerto futuro che attendeva loro  Ma infondo chi poteva volermi? Chi si sarebbe potuto innamorare di me? 
 
Riusciva a offrire solo flebili giustificazioni alle sue intenzioni di salvarla​, nulla che potesse essere lontanamente convincente, la sua incertezza lo tradiva, contrastando con il desiderio più grande di sentirla accanto a sé.
 
 Astoria, cos’hai trovato di tanto speciale in me, tanto da decidere di legarti a me per il resto della vita? 
 
Piangeva silenziosamente e non sembrava intenzionata a rispondergli. Lo strinse più forte e cercò la mano del marito per intrecciarla alla sua e lui non oppose resistenza, anzi ricambiò quel gesto prontamente, forse temendo a quanto fosse vicino il momento in cui l'avrebbe realmente persa, perché lei si sarebbe  sicuramente presto stufata di avere accanto un nuovo così complesso.
 
 Dovrei starti vicino in questo momento, eppure io riesco solo a pensare a quanto sono sbagliato, a quanto sarebbe tutto diverso se Scorpius non fosse mio figlio  
 
 D-Draco? 
 
Annuì alla strozzata voce di lei.
 
 Se ... se te lo chiedessi, mi abbracceresti? Ho paura anch’io … ma non per il tuo passato, solo per il nostro futuro 
 
A quella richiesta non poté evitare di voltarsi verso di lei allentando la stretta che Astoria aveva su di lui. Da quando era entrata nella stanza non aveva ancora posato lo sguardo su di lei e solo in quel momento notò veramente quanto anche sua moglie fosse provata, come se poi quei forti sussulti di pianto a stretto contatto con lui non fossero stati sufficienti per rendersene conto.
 
L’attrasse a sé con risolutezza e con una certa nota di dispiacere in volto. La strinse forte a lui e Astoria ricambiò quell’abbraccio carico di pentimento. Si sentiva colpevole di non aver colto subito le sue necessità, credendo di salvarla da quell’oscuro passato, ma non si rendeva ancora pienamente conto che ogni evento passato non potesse essere modificato ad iniziare dal loro ormai indissolubile unione. Il futuro, piuttosto, anche se non sembrava, era ancora nelle loro mani e potevano scegliere come affrontare quella nuova difficoltà.
 
 D-Draco, ti prego, non mi lasciare sola 
 
Le parole soffocate da quell’abbraccio risuonavano come un’accorata preghiera e lui tentò di rincuorarla porgendole un leggero bacio tra i corvini capelli.
 
 Stai tranquilla, non farò niente di simile, se tu mi vorrai accanto a te 
 
Riuscì sul serio a rincuorarla, perché quando sciolse quell’abbraccio tentò di rivolgergli uno sforzato sorriso. Non riusciva però a sopportare i suoi grandi occhi arrosati, così mise una mano in tasca per cercare un fazzoletto e lo porse a lei.
 
 Andrà tutto bene, tesoro. Non piangere. Forse non sarà semplice, nostro figlio è molto giovane, ma, se ho imparato a conoscere Rose in questi mesi, so che non avrebbe potuto incontrare una ragazza migliore per affrontare una simile difficoltà 
 
Astoria non credette a quello che aveva appena sentito, lo guardò sconcertata e ci mise qualche secondo per replicare.
 
 Draco, h-hai appena detto che … che una Weasley è la ragazza giusta per tuo figlio? 
 
Forse ripeterlo sarebbe stato troppo, si limitò a rivolgerle un leggero sorriso.
 
 Il disgraziato rimane Scorpius, ma infondo anche io ho avuto la fortuna di ricevere amore totalmente immeritato. Non credi? 
 
 Draco? Lo sai che ti amo, vero? Intendo … che ti amo tanto. Per quanto tu possa essere ottuso, testardo, a tratti scorbutico, io ti risposerei altre cento volte con o senza passato. Perché io ho accettato tutto di te ed è grazie a ciò che hai vissuto che io ti amo immensamente 
 
 Ma Scorpius non ha potuto scegliere 
 
Draco puntualizzò con dispiacere, ma non voleva forse rattristarla più del dovuto, così si affrettò a rimediare.
 
 Ti amo anch’io, Astoria 
 
Non sapeva più come allontanare quei tormenti dal suo cuore, così non le restò che avvicinare le labbra al suo viso per porgervi un delicato bacio. Draco l’accolse cingendola subito ai fianchi per poter percepire meglio quella vicinanza.
 
La donna si staccò leggermente dal suo viso per poterlo guardare negli occhi, senza comunque sciogliere il contatto con le spalle.
 
 Draco, c’è una cosa che non ti ho detto 
 
 C-cosa? 
 
 È stata Rose a spezzare la Maledizione … solo che poi … 
 
Aveva capito senza che lei terminasse di spiegare, ma che fosse grazie a quella ragazza che suo figlio aveva riacquistato il senno non poteva che confermare le sue nuove opinioni verso lei e quella famiglia. Stavolta non si trattenne, le rivolse un grande sorriso, rinnovandole un nuovo fugace e concitato bacio, appena prima di sciogliere quella stretta e dirigersi velocemente verso la porta.
 
 Draco, dove vai? 
 
 Da Scorpius 
 
 Non è ad Hogwarts, ma dai Weasley 
 
 Va bene, allora andrò da loro 
 
La notizia non lo sconvolse, anzi lo lasciò totalmente indifferente. Aprì la porta, ma, prima di sparire, si affacciò nuovamente nella stanza.
 
 Amore, vuoi venire anche tu? 
 
Astoria era rimasta piacevolmente stupita davanti a quell'improvviso cambio d’umore ed ebbe la chiara certezza che la loro sarebbe stata una piacevole visita a casa Weasley.
 
 
Continua …


 

Ciao ragazzi!
 
Mi riservo l’incontro per il prossimo capitolo 😊
 
Draco sembra aver compreso un bel po’ di "cose" e con nuove convinzioni si appresta ad incontrare suo figlio. Tutto fa presagire ad un incontro sereno 😊
 
Grazie come sempre di cuore per continuare a seguirmi e spero di non annoiarvi!!! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Tra passato e futuro ***


Tra passato e futuro

 

Non sapeva cosa il futuro le avrebbe riservato, dopotutto era ancora troppo inesperta per esserne consapevole, ma ciò di cui era certa erano le rincuoranti braccia che la avvolgevano e la stringevano forte al suo petto.
 
Scorpius l’aveva raggiunta fuggendo da Hogwarts, non aveva esitato. Il presente non la poteva più spaventare con la certezza di averlo accanto a sé. Lo strinse più forte, la paura che fosse solo un sogno era grande e lei non voleva svegliarsi, anche se la presenza di quel ragazzo nella sua vita presumeva la creatura che cresceva dentro di sé e che, volente o nolente, le avrebbe sconvolto l'esistenza. Anzi entrambi lo avrebbero fatto, perché né Scorpius né il suo bambino sarebbero più usciti dalla sua vita, cambiandola totalmente. Quando l'estate scorsa era iniziata non poteva certo immaginarsi una svolta simile in meno di un anno. 
 
Lui ricambiò quell’esigenza di vicinanza accarezzandole dolcemente i capelli. Quei crini che tanto amava, quei fulvi boccoli per i quali non ci sarebbe stato alcun dubbio su quale nome portasse, ma a lui non era mai importato che lei fosse una Weasley, perché quella che noi chiamiamo una rosa non perderebbe il suo profumo se avesse un altro nome*. Shakespeare aveva avuto ragione, lei sarebbe stata tale anche se non si fosse chiamata Rose Weasley, lei avrebbe comunque profumato e sarebbe in egual modo entrata nel suo cuore. I loro destini si sarebbero intrecciati in qualunque caso, perché dopotutto cosa c'è in un nome* che l’amore non poteva vincere? Quali grandi odi e contrasti non potevano essere sedati con la forza di un bacio? Lo stesso bacio che ora i due giovani si stavano scambiando, lentamente e liberi da qualunque Maledizione e da qualunque ostacolo, perché erano insieme e lo sarebbero stati per sempre. Quel bambino aveva solo sancito un legame già presente e fortificato, con o senza lui non avrebbero di certo mai desiderato separarsi. Scorpius la voleva lasciare solo per proteggerla considerando la loro attrazione troppo forte e pericolosa, ma non aveva messo in conto che il pasticcio era già stato combinato e proprio per salvare lui. Rose aveva spezzato la Maledizione, il loro amore aveva vinto e ricordava perfettamente che, quando si erano amati talmente tanto da generare insieme quella creatura, la sua mente aveva riacquistato completamente la lucidità, perlomeno quella che desiderava averla al suo fianco. Aveva sofferto per colpa sua e, seppur inconsapevole del male che le aveva arrecato, desiderava solo colmare i vuoti che le aveva provocato in quel triste frangente della loro storia e farle percepire tutta la gratitudine per aver azzardato così tanto pur di salvarlo. Era difficile pentirsi di averla amata, si era trattenuto più volte per rispettare le promesse che avevano rivolto ai loro genitori, ma quel giorno troppi sentimenti contrastavano in lui e non era stato abbastanza forte da pensare alle conseguenze del loro gesto. L'unico modo che aveva per rimediare era prometterle amore eterno, un amore che non faceva alcuna fatica a provare per lei.
 
Era così bello per entrambi potersi sfiorare liberamente con la certezza che quelle carezze non sarebbero state le ultime ed erano semplicemente piena manifestazione della loro volontà. Si scambiarono quel lungo bacio come fosse la cosa più naturale del mondo, come se non aspettassero nulla di meglio e solo in quel modo la vita tornava a scorrere nelle loro vene.
 
Il desiderio di potersi sfiorare in quel modo almeno per il resto della vita era presente in entrambi e non erano così sicuri di poter dettare diversamente al loro cuore.
 
Sciolsero insieme quel sereno contatto, non vi era paura nei loro occhi, forse perché erano una Grifondoro e un Serpeverde o forse perché erano semplicemente innamorati. Il futuro non spaventava e il passato venne cancellato in un attimo se non fosse per il ricordo di quei loro intimi istanti vissuti insieme. Guardarsi negli occhi in memoria di quella esperienza condivisa provocò un leggero imbarazzo in entrambi e creò nella stanza della ragazza un’atmosfera tutt’altro che sgradevole, di cui mai quelle pareti avevano goduto.
 
L’aveva ancora ad un centimetro dal viso e avrebbe potuto sussurrarle sulle labbra ad esempio quanto fosse bella con quelle piccole lentiggini cremisi che le impreziosivano le guance e le davano sempre l’aria di un’eterna bambina, ma probabilmente i complimenti sarebbero stati scontati, ciò che il suo cuore voleva esprimere andava oltre le parole che erano già uscite dalla sua bocca e forse era qualcosa di ben più importante e significativo in quel momento. Doveva per forza pensare al futuro, sarebbe senz’altro stato gradevole al suo fianco, ma loro erano molto giovani e qualche ostacolo sarebbe stato inevitabile. Il desiderio però c’era sempre stato da quando aveva posato gli occhi su di lei e man mano che il loro rapporto si approfondiva, ora doveva solo esplicitarlo a parole e non sarebbe stato solo quel bambino a spingerlo in quel gesto, ma in primis l’amore che provava per lei.
 
 Rose? 
 
Anche lei si perse nei suoi occhi e quel richiamo sussurrato la ridestò. Per quanto il suo viso fosse così angelico, il ragazzo non poteva certo immaginare che i pensieri che attraversavano la mente della ragazza fossero poco pudici.
 
 Che c’è? 
 
Gli diede la possibilità di parlare, ma lui non si era preparato un discorso, anzi tutto il contrario, non sapeva nemmeno da dove iniziare. Non desiderava essere troppo scontato, però forse in quel caso la semplicità avrebbe sortito un effetto migliore, specie se l'agitazione rischiava di giocargli un brutto tiro, andandosi ad incespicare in ardui sermoni.
 
 C-che ne dici … ci sposiamo? 
 
Rose rimase perplessa per un momento e lo fissò senza parole, l'aveva decisamente presa alla sprovvista, così Scorpius si spaventò per quella reazione e tentò di recuperare.
 
 N-no aspetta, volevo dire … siccome tu sei … ecco, tu aspetti … m-mio figlio, cioè nostro figlio. Ok, scusa, suona tutto troppo strano e faccio fatica ad articolare una frase  prese un respiro quando capì che l’agitazione lo stava vincendo, anche se infondo quella richiesta non fosse così strana, anzi tutto il contrario  Volevo solo chiederti se ti andava di sposarci. Prima della nascita del bambino. Lo so, abbiamo quindici anni, avrei dovuto chiederlo prima a tuo padre, ma siccome tu lo conosci meglio di me, cosa dici, secondo te è d’accordo? 
 
Fu in quel momento che Rose non riuscì più a trattenersi, scoppiando a ridere e dovette seriamente portarsi una mano sulla bocca per riuscire a mantenere almeno un po’ di contegno, visto che il ragazzo era ancora poco distante da lei. Scorpius però non ci trovò proprio nulla da ridere, anzi considerò la sua reazione alquanto inopportuna.
 
 Rose, cosa ho detto di così divertente? 
 
 S-scusa, tesoro, ma il fatto che ti preoccupi più della risposta di mio padre che della mia mi ha fatta scoppiare a ridere. Sicuro di essere un Serpeverde? 
 
 Cosa vorresti insinuare, che sono un codardo? 
 
Non le diede il tempo di rispondergli che la fece sdraiare prontamente sul letto al suo fianco per farle capire chi comandava e ricominciò a baciarla. Solo poco dopo un pensiero lo bloccò.
 
 Non hai risposto alla mia domanda 
 
Rose distolse lo sguardo dal viso del ragazzo, facendolo vagare per la stanza e mostrandosi perplessa.
 
 Rose, stai scherzando, vero? 
 
 Cosa? 
 
 Non mi vuoi sposare?? 
 
​Scorpius la fissava negli occhi sorpreso e quasi offeso, si sarebbe potuto aspettare qualsiasi tipo di reazione, ma quella non l'aveva proprio presa in considerazione.

 Sai cosa non voglio in questo momento? Che tornino i miei e ci trovino in questa posizione decisamente equivoca. Ed anche se non sarebbe la prima volta, non mi va comunque 
 
 Continui a non rispondere, Rose 
 
 Sempre se tuo padre non ti ammazza prima 
 
 Rose! 
 
Gli accarezzò divertita la fronte, spostandogli un ciuffo di capelli. Faceva una certa fatica a sostenere lo sguardo indagatore del ragazzo su di lei, le sembrò addirittura che stesse trattenendo il respiro nell'attesa snervante di una risposta.
 
 Sai che ti ho seriamente salvato da mio padre? Fosse per lui nemmeno lo conosceresti nostro figlio 
 
 Rosalie Granger-Weasley, mi vuoi rispondere? Vuoi diventare mia moglie, sì o no? 
 
 Intendi diventare una Malfoy? Ecco, non saprei, voglio dire, proprio una Malfoy? 
 
 Inizia già a farti male la gravidanza, vero? 
 
​Alla domanda ormai rassegnata del ragazzo, con la quale evidentemente era alla ricerca di una spiegazione plausibile per il comportamento di lei, Rose diventò improvvisamente seria e puntò lo sguardo sul suo volto.

 Probabile. Ma mettiamo in chiaro un paio di cose. Non mi importa un accidente di quanti soldi ha la tua famiglia, quindi il nostro matrimonio sarà semplice, niente sfarzosità e anche gli invitati … no, aspetta, credo che ne avrò più io 
 
Stavolta fu Scorpius a scoppiare a ridere e a sforzare di contenersi.
 
 Sono seria 
 
 Sì, lo so. E la seconda cosa quale sarebbe? 
 
 Divento la signora Malfoy, ma voglio essere libera di prendere le mie decisioni. Anche su nostro figlio 
 
Quella seconda richiesta lo lasciò evidentemente perplesso.

 Perché non dovresti? 
 
 Temo … temo che i nostri genitori possano portarci via nostro figlio, infondo siamo molto giovani, ma tu sarai mio marito e avrai il diritto di parola. Lo impedirai, vero? 
 
 Mi stai dicendo di scavalcare i nostri genitori? 
 
 Sì. Io passo dalla custodia di mio padre alla tua, la decisione spetterà solo a noi. Me lo prometti? 
 
 Certo. Tesoro, se ci sposiamo, desidero davvero poter decidere per conto mio. È il tuo modo per dirmi che accetti la mia proposta? 
 
 Sì 
 
Lo attirò nuovamente a sé e lo baciò con trasporto come a volersi dare coraggio e dissipare i suoi timori. Lui si staccò all’improvviso e la fissò con fierezza.
 
 E per la cronaca, non ho paura di tuo padre  
 
 Ah no? Io fossi in te non sottovaluterei un Auror 
 
 Sono pur sempre Scorpius Malfoy, che ti aspettavi? 
 
 Non saprei … sai, infondo non sei così diverso da tuo padre 
 
 Nemmeno tu la sei 
 
 Credo di assomigliare più a mia madre. Tu non l’hai mai vista arrabbiata, riesce a far tacere persino papà 
 
 Allora non ci tengo a vederla. Cercherò di essere un genero esemplare ... non credo di averti mai detto che ti amo, Rose 
 
 Ti amo anch’io, Scorpius, ma forse è meglio se ci alziamo 
 
La ragazza guardò imbarazzata oltre di lui e Scorpius capì che non erano più soli. Il ragazzo si rimise in piedi con uno scatto e allungò a lei una mano per aiutarla.
 
 Papà 
 
 C-ciao, ragazzi 
 
​Draco si imbarazzò talmente tanto da non aver avuto prima il coraggio di annunciarsi. Infondo la porta era aperta, così attese che si accorgessero di lui. Fortuna volle Rose che accolse ben presto i suoi desideri. L'atteggiamento dell'uomo spinse d'istinto Scorpius a giustificarsi.

 Non stavamo facendo nulla di male 
 
​Lo sguardo di Draco cadde involontariamente su Rose all'altezza della sua vita e con quello sguardo contò di essere sufficientemente esplicito.

 Direi che ormai poco importa 
 
 Sei infuriato e desideri uccidermi, vero? 
 
 No   si affrettò a smentire i timori del figlio e indicò il letto della ragazza, mostrando l'evidente necessità di avere un supporto   Posso sedermi? Devo dirvi una cosa 
 
​Rose non si oppose, ma quell'atteggiamento non poté fare altro che alimentare i timori dei due giovani.

 Anche noi, papà. Io e Rose abbiamo deciso di sposarci 
 
​Forse Scorpius aveva azzardato un po' troppo, ma contò che quella certezza alleggerisse la tensione che si stava inevitabilmente impossessando dell'atmosfera.

 Subito? Avete quindici anni, non è un po’ presto? 
 
 Non credo che aspettare ci sia consentito, papà 
 
Rose era rimasta in silenzio fino a quel momento, ma subito un dubbio percorse la sua mente.

 Signor Malfoy, chi le ha aperto? 
 
 Tuo padre e tua madre. Sono giù con Astoria. Credo dobbiate parlare anche con loro delle vostre intenzioni 
 
​Il giovane Malfoy non poteva dare torto a suo padre, dovevano comunicare il loro imminente matrimonio al resto della famiglia.

 Ma sì, infondo se non sei svenuto tu … 
 
 … farà il doppio mio padre 
 
​Rose invece non sembrava molto convinta, ma il suo fidanzato si concentrò nuovamente su Draco, prima ancora che lei potesse aggiungere altro.

 Cosa volevi dirci? 
 
 Niente, ragazzi, solo di essere felici 
 
 
Continua …


 
Ciao ragazzi!

Si prospetta un nuovo difficile annuncio per i due giovani e forse anche una nuova difficile avventura ... ;)

​Vi ringrazio come sempre di cuore per continuare a seguirmi! <3

​Alla prossima :)
Baci
​-Vale



*  frasi prese direttamente dalla tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Alta tensione ***


Alta tensione

 

Avevano comunicato quella notizia con una certa titubanza e infiniti secondi di silenzio avevano iniziato a dilagare subito dopo per il salotto di casa Granger-Weasley. Una tensione talmente palpabile che fu addirittura strano non vedere scintille invadere quell’atmosfera già incandescente.
 
Ovviamente per Draco fu totalmente diverso, già reduce da quella notizia, dalla quale era parso uscito indenne. Nonostante ciò, però, ogni volta che veniva ripetuta la fatidica frase Vogliamo sposarci, un sussulto non mancava di attraversarlo, sempre più convinto che non fosse il momento migliore e che fossero decisamente troppo giovani per far fronte insieme alla vita matrimoniale, nonostante avessero già evidentemente saltato qualche tappa della loro adolescenza. Non fiatò, tanto quei due ragazzi conoscevano già la sua opinione e non sembravano nemmeno intenzionati ad accogliere qualunque tipo di consiglio da qualcuno più grande di loro che sapeva sicuramente qualcosa in più della vita. Erano testardi, ma infondo chi non lo era stato alla loro età? Iniziò a comprendere, ma ovviamente non a condividere, quindi doveva eludere e deviare quella decisione in modo più consono alle circostanze, cercando di evitare le pesanti conseguenze che ne sarebbero inevitabilmente derivate se avesse lasciato nelle mani di due quindicenni l’incombente compito di decidere del loro futuro.
 
Astoria, Ron ed Hermione avevano perso il dono della parola per quelli che sembrarono ai due giovani infiniti secondi. Loro, a differenza di Draco, non erano nemmeno in grado di riflettere su possibili soluzioni, ma ebbero solo la forza di agitarsi. L’unico spostamento d’aria ci fu quando i coniugi Weasley a turno sentirono la pressante necessità di accomodarsi per assimilare meglio quell’annuncio. Non sarebbe dovuta essere una notizia così scioccante, dopotutto le circostanze avrebbero già dovuto far pensare loro ad una simile svolta, eppure il solo pensiero che la loro figlia quindicenne avrebbe presto convolato a nozze li faceva sentire inspiegabilmente impotenti di fronte a quegli eventi. Fu davvero una sensazione orribile per i due, come se il loro mondo stesse crollando all’improvviso. Contavano davvero di avere più tempo, di poter mantenere sotto la loro protezione quella ragazza, ma sapevano già che ogni tentativo di dissuaderla sarebbe stato vano. Era troppo giovane per sfuggire alla loro custodia e da coniugata, per giunta con un Malfoy, sapevano già di rischiare che la loro autorità passasse inevitabilmente in secondo piano.
 
Astoria non ebbe una reazione così esagerata, perlomeno riuscì a reggersi sulle sue gambe, ma infondo, realizzando la situazione a mente più lucida e fredda, per lei sarebbe stata un’esperienza totalmente differente. Non poteva di certo comprendere ciò che passava per la mente di Ron e Hermione, lei aveva un figlio, non aveva dimestichezza con una figlia femmina e nemmeno poteva capire sulla propria pelle cosa comportasse per loro quel matrimonio, ma solo comprenderlo teoricamente. La signora Malfoy fu immediatamente pervasa da sentimenti contrastanti, tanto da non sapere come reagire apertamente davanti a quei due ragazzi, che impazientemente attendevano il verdetto dei loro genitori, nonostante due su tre avessero già dato chiari segni della loro avversione per quel passo. Non se la sentiva di condannare coloro che presto o tardi sarebbero diventati i suoi consuoceri, ma nemmeno spezzare una lancia in loro favore, affossando e spegnendo irrimediabilmente due paia di giovani occhi puntati su di lei, così pensò a come poter essere più diplomatica possibile. Nel mezzo di quel turbinio di emozioni poteva benissimo comprendere e percepire l’ansia di Scorpius e Rose e provare a tranquillizzarli diventò presto la sua priorità. Provò a sorridere ai due ragazzi, ma quel tentativo morì sul nascere quando Hermione la anticipò e non sembrava nemmeno avere le sue stesse intenzioni.
 
 Ragazzi, n-non vi sembra presto? Non è necessario correre, vi possiamo aiutare noi. Non avete nemmeno un lavoro, frequentate entrambi ancora la Scuola. Anche per il bambino … di certo non vi abbandoniamo. Aspettate qualche anno e poi quando sarete maggiorenni potrete sposarvi e costruire la vostra famiglia. Ora però consentiteci di starvi accanto 
 
Si voltò verso la figlia con sguardo implorante e sperò davvero che comprendesse i profondi timori di una madre che doveva troppo presto consentire alla figlia di prendere la propria strada, dopotutto non così tardi sarebbe diventata madre anche lei. Rose però non colse quelle implicite suppliche, o forse semplicemente si sforzò di ignorarle con una certa freddezza rivolta alla donna che più l’amava al mondo. Distolse persino lo sguardo da Hermione per non avere anche solo la più piccola tentazione di cedere alle sue richieste, che non suonavano affatto come una proibizione, che una madre aveva tutto il diritto di impartire, quanto una gentile concessione, trattandola, forse guidata dalla situazione, come una donna matura, una figlia che aveva solo il timore di perdere e a cui aveva ancora tante cose da insegnare prima che venisse catapultata da un giorno all’altro nella vita adulta. Alle parole della madre Rose si voltò d’istinto verso il fidanzato confidando che lui l’appoggiasse, reduce dalle promesse che era riuscita a strappargli qualche minuto prima in un suo momento di debolezza. Scorpius colse quello sguardo, lo lesse, ma lui non era ancora suo marito, perciò non possedeva il potere e il ruolo che lei gli aveva pregato di assumere. Senza contare che sotto lo sguardo preoccupato del Ministro, seppur non avesse la ben che minima aria di sfida, chiunque avrebbe cercato di evitare di azzardare un simile passo. Forse il ragazzo quando rivolgeva quelle promesse alla sua futura moglie non aveva proprio messo in conto che sua suocera sarebbe stata la più alta carica del Mondo Magico. Tentò - non aveva molta scelta - di mettere insieme qualche convincente parola.
 
 S-signora Weasley, noi vorremmo tanto poter provvedere alla nostra famiglia 
 
Hermione non sembrò affatto gradire quella dichiarazione, anzi tutto il contrario, non si sarebbe mai aspettata che Scorpius si permettesse, se pur gentilmente, di avanzare simili richieste così direttamente, sovrastando totalmente le volontà dei genitori della sua fidanzata minorenne. Non le fu dato il tempo di rispondere a tono e rimettere al proprio posto quel ragazzo, che in quel momento le parve davvero troppo arrogante, intromettendosi nel rapporto con sua figlia ancora prima di diventare suo genero.
 
Draco la anticipò con naturalezza e puntò lo sguardo perplesso sul figlio. Non riusciva più a tacere, ma infondo non ce n’era nemmeno bisogno visto che lui vedeva solo un’unica soluzione, assecondarli, ma allo stesso salvaguardarli era il suo unico obiettivo.
 
 Provvedere?? Hermione ha ragione, voi non avete un lavoro, quindi, anche se vi sposate, avete bisogno del nostro aiuto. Ma direi che su questo punto non c’è alcun problema  lanciò uno sguardo d’intesa alla moglie che disgraziatamente non sfuggì a Ron, teso com’era  Scorpius, lo sai, non abbiamo alcun problema di denaro e potete venire a vivere alla Villa, ci sono stanze in abbondanza 
 
Ron non aveva affatto gradito. Attese, prestando attenzione a dove Draco volesse andare a parare, ma al termine di quel discorso non poté evitare di alzarsi con disappunto.
 
 Ehy, Malfoy, che cosa vorresti insinuare, scusa? Che io ed Hermione non abbiamo la possibilità di aiutarli?! 
 
 Io non ho detto questo, mi hai totalmente frainteso, solo che a casa nostra c’è spazio in abbondanza, quindi non ha alcun senso che vadano a vivere altrove, tanto, non avendo altri figli, prima o poi quella casa sarà loro 
 
Draco voleva tutto tranne che litigare e innocuamente aveva avanzato quelle che a lui non erano nemmeno parse delle accuse.
 
 Ho capito bene … ora mi vuoi portare via anche mia figlia?? Lo hai chiesto prima a lei se era d’accordo con questa tua brillante idea? 
 
Hemione si era anch’essa alzata, mettendo da parte rabbia e ansia per provare a placare il marito, ritenendosi direttamente responsabile di quel diverbio.
 
 Ron, ti vuoi calmare? 
 
 No che non mi calmo, Hermione! Mi ha appena dato del poveraccio ed io dovrei calmarmi??  si voltò verso sua figlia, sperando di trovare un minimo di complicità almeno da quella parte della famiglia  Rose, tu non sarai d’accordo con questa follia, voglio sperare  lei però non fiatò e, per tutta risposta, abbassò gli occhi per non incontrare quelli delusi del padre, una reazione che a Ron aveva inferto un palese colpo al cuore  Rosie, bambina mia 
 
Aveva sussurrato, la voce gli si era spezzata in gola. Arrivò persino a non riconoscerla ed ebbe la netta sensazione di averla già ormai persa prima ancora di quel matrimonio, che lui si era tanto impegnato a scongiurare in tempi passati e che sperava davvero si celebrasse il più tardi possibile.
 
Rose, dal canto suo, era mortificata, ma la sua inesperienza non le consentì di evitare il dolore che sapeva arrecare a suo padre. Lo poteva leggere nei suoi occhi, era deluso, invaso da una delusione scontata che non riusciva a comunicare a parole tanto era grande e soffocata dall’incredulità per ciò che aveva appena udito. Gli avrebbe voltato le spalle senza alcun ritegno e rincarò quella dose esplicitando il suo pensiero e alzando gli occhi infelici su di lui. Sperava davvero che suo padre l'appoggiasse nelle sue scelte e quella mancata comprensione da parte dell’uomo che le aveva donato la vita non poteva che farla soffrire. Infondo avevano avuto la prova di quanto amasse Scorpius, perché si affannavano ancora a contrastare quell’amore, se pur ora le loro intenzioni fossero dettate da altre intenzioni rispetto al passato. Rose comprese che senza l'aiuto dei Malfoy loro non si sarebbero mai potuti sposare, provvedendo da soli alla loro famiglia e questa fu davvero un'amara consapevolezza per lei, visto che della ricchezza avrebbe benissimo fatto a meno, anzi lei aveva sempre amato la modestia della sua famiglia, purché ci fosse affetto, lei era sempre stata felice. Ora però, nonostante il grande amore che il suo cuore provava per quel ragazzo e per quanto desiderasse formare una famiglia con lui, forse si rese anche conto che quella non era la vita che aveva sempre sognato immaginandosi in un lontano futuro. La forza la ricavò proprio da quell'amore che lei e Scorpius si erano sempre professati, era sicura che con quell'amore sarebbe stata felice e le dispiacque solo infliggere un dispiacere ai suoi genitori, ma lei non voleva che loro decidessero al suo posto, specie per quanto riguardava il nascituro. 
 
 Papà, mi dispiace, ma non ci sono altre soluzioni, il signor Malfoy ha ragione. Voi non potete aiutarci come loro 
 
Rimase totalmente basito da quelle parole, sentirle pronunciare avendo già avuto la netta certezza dell’opinione della figlia dalla reazione che aveva avuto fu semplicemente un ennesimo colpo al cuore.
 
Hermione percepì e comprese il dolore del marito, perché lo stava attraversando anche lei, ma a differenza sua sembrava in grado di contenerlo, così gli sfiorò la mano per provare a tranquillizzarlo, ma lui si stava  facendo troppo prendere da quelle emozioni negative per essere disposto ad accogliere quell’amorevole premura, così scostò la mano di lei con arroganza.
 
 Rose, stai scherzando, vero? 
 
Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figlia, per quanto si sforzasse non poteva davvero credere che stesse per succedere una simile eventualità. Non gli serviva capire cosa l’avesse spinta ad assecondare una simile decisione, quanto piuttosto che non le importasse nulla di ferire i suoi genitori, coloro che l’avevano sempre amata e appoggiata, nonostante tutto.
 
 Papà, voglio solo sposarmi ed essere felice 
 
La guardava con dolcezza, non vi era più rabbia nella sua voce, solo un grande dolore.
 
 Ma, tesoro mio, io e tua madre desideriamo solo che tu sia felice. Perché non vuoi farti aiutare da noi? Da quando ti vergogni della tua famiglia?! 
 
 Io non mi vergogno affatto di voi, solo che voi non potete darci un posto in cui vivere 
 
 Hai ragione, Rose, ma sappi che io e tua madre ci siamo guadagnati quello che oggi abbiamo e non ci è stato regalato nulla. E pensavo di aver trasmesso questo anche a te e a tuo fratello, ma evidentemente ho sbagliato qualcosa 
 
Aveva affievolito quella dolcezza per difendersi dalle accuse della ragazza. Draco però ebbe l’infelice idea di inserirsi nella discussione proprio in quel momento, tentando di chiarire il malinteso che aveva acceso quella miccia.
 
 Weasley … 
 
 No, zitto! In casa mia parli solo se interpellato! E non intrometterti mai più tra me e mia figlia 
 
Riservò un’espressione poco raccomandabile a colui che per sua disgrazia sarebbe diventato presto il suo consuocero e Draco non ebbe davvero argomentazioni per contrastare quelle parole. Hermione, percendo quella tensione, trovò opportuno riprovare a sedare gli animi.
 
 Ron, ti prego, calmati 
 
Ma lui per tutta risposta si degnò solo di lanciare una sfuggevole e distratta occhiata alla moglie, preso com’era da quella riaccesa rabbia e dai pensieri, e uscire fuori, nonostante si fosse sforzato nell’ultimo frangente di far valere i suoi diritti almeno in casa propria. Non c’era tempo per simili dettagli, si sentiva male e necessitava solo di aria.
 
Non si spinse molto lontano, fermarsi appena fuori dall’atrio in solitudine fu più che sufficiente per arieggiare la mente e mettere ordine a pensieri e sentimenti.
 
Eppure non riusciva a controllare la sofferenza che gli era appena stata inferta da una delle persone a lui più care. Il cuore minacciava di uscire con arroganza dalla gabbia toracica, la stessa prepotenza con la quale gli avrebbero strappato la sua bambina. Aveva fatto di tutto per quei ragazzi, aveva riposto orgoglio, imbarazzo, rancori e loro - ma soprattutto sua figlia - lo escludevano dalla loro vita senza il minimo ritegno. Non riusciva e non poteva nemmeno sopportarlo, perché infondo lui sapeva già come sarebbe finita, Rose sarebbe diventata una Malfoy e sicuramente non avrebbe avuto più nulla da spartire con loro.
 
Hermione lo raggiunse proprio quando gli occhi iniziavano a pizzicargli e proprio l’incapacità di dare una diversa svolta all’inevitabile gli provocò quelle inaspettate lacrime. La rabbia si era placata e con essa anche l’adrenalina era diminuita, provocandogli una certa instabilità, tanto da dover accostare la schiena al muro in cerca di un solido supporto, dato che le parole di sua moglie sapeva già non sarebbero state sufficienti per rialzare il suo umore.
 
 Ron 
 
La donna sussurrò appena per non turbarlo ulteriormente e, dato lo stato in cui riversava, credeva che un qualsiasi contatto tra loro lo avrebbe ulteriormente destabilizzato.
 
 Hermione, me la vogliono portare via. Siccome sono Malfoy, pensano di poter fare quello che vogliono. Ma io non voglio che mia figlia viva quella vita. Noi siamo una famiglia umile e lo siamo sempre stati, nonostante il nostro ruolo al Ministero. Lei ne soffrirà, non è abituata a tutto quello che l’aspetta. Non mi vuole dare ascolto, ma io non le so spiegare a parole quanto quella vita le starà stretta e quando poi se ne accorgerà da sola sarà troppo tardi, si ritroverà in trappola ed io non potrò più aiutarla 
 
 Ron, sono cambiate tante cose, i Malfoy non sono più quelli di una volta 
 
 No, Hermione, non è cambiato niente. Loro continuano a comandare e noi a sottometterci, ma questo atteggiamento potevano permettersi di tenerlo con me, ma non con mia figlia 
 
Si avvicinò di qualche passo per provare ad infondergli sicurezza, ma anche lei iniziò a vacillare e la sua ansia cominciò a lasciare i primi segni sul suo viso.
 
 R-Ronald, non credo sia così, io non sono d’accordo. Non è un carcere, ok? Noi la potremo vedere tutte le volte che vorremo ed anche il nostro nipotino 
 
 Sei un’ingenua, non c’è alcuna buona intenzione in loro. Forse non ti rendi conto che il nostro nipotino sarà l’erede dei Malfoy e loro non possono proprio permettersi di macchiare il loro buon nome con gente come noi 
 
Hermione non poteva credere ad una simile eventualità, non voleva nemmeno pensarci, così cercò di autoconvincersi che sarebbe andato tutto bene, nonostante suo marito sembrasse particolarmente convinto di quelle accuse e le sue sensazioni non era poi così inverosimili. Contava però in ciò che aveva potuto constatare in quei mesi, Draco aveva accettato Rose e l’atteggiamento che aveva nei suoi confronti era dettato da apprensione e protezione, quindi non poteva davvero pensare che li avrebbe esclusi in un modo tanto vigliacco. Lui era cambiato, doveva esserlo, Hermione non poteva essere stata davvero così ingenua, tanto da fidarsi di lui ciecamente, non prevedendo una possibile pugnalata alle spalle, cogliendo l’occasione più propizia, che avrebbe sicuramente inferto loro più dolore.
 
 Ron, nostra figlia non la pensa così 
 
 Poco importa cosa pensi nostra figlia, perché tanto la sua opinione non sarà ascoltata e l’amore la sta accecando, non facendole minimamente vedere quanto si stia cacciando nei guai. E quando si sposerà, noi la perderemo per sempre 
 
Solo a quel punto si era voltato verso di lei, rivolgendole uno sguardo rassegnato.
 
 Ron, non accadrà … non può accadere una cosa simile … lei lo impedirà 
 
 


Continua ...

 

Ciao ragazzi!
 
Sono semplicemente una guastafeste … prometto che questa storia avrà un lieto fine prima o poi, ma chiaramente non ora ☹
 
Grazie di cuore a coloro che mi hanno sempre seguita, a coloro che hanno iniziato più tardi e soprattutto a coloro che recensiscono! Insomma grazie infinite a tutti per continuare a sopportare questa piccola/grande follia <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Previsione che si autoavvera? ***


​​

Previsione che si autoavvera?

 

 
Una casa nuova l’avrebbe presto attesa, ma soprattutto una nuova vita. Non sapeva se era davvero pronta per una simile svolta, ma il loro bambino non consentiva dubbi o perplessità, solo decisione e fermezza.
 
Purtroppo le incertezze, oltre ogni previsione, non tardarono ad arrivare. Quella mattina aveva tutt’altra luce e atmosfera. Lei era la prima a sentirsi un'altra persona in panni che non le erano soliti e non poteva certo essere diversamente dopo la repentina svolta che aveva subìto la sua giovane vita. Non poteva evitare di percepirsi strana e diversa, di certo non dopo il silenzio che aveva accompagnato quella famiglia a seguito dello scontro​ risalente a qualche ora prima.
 
La catastrofica giornata precedente non sarebbe potuta terminare in un modo peggiore. Si rese conto solo dopo di aver proferito le parole sbagliate per giustificare davanti ai suoi genitori quell’incosciente decisione, ma lei tutto voleva intendere tranne ciò che suo padre sembrava aver inteso.
 
Eppure in quella tiepida mattina di metà primavera, il sole avrebbe dovuto infonderle calore, e non solo sulla pelle, placando la preoccupazione che invadeva il suo cuore, invece provava lo stesso gelo che si era espanso tra le mura di quella casa.
 
Era stata impulsiva ad accettare quella proposta, se ne accorse solo dopo e non aveva affatto considerato le ripercussioni di quella scelta, ad iniziare da ciò che non avrebbe più rivissuto allo stesso modo.
 
Lei poteva prevedere quanto la sua stanza le sarebbe mancata, ma era nulla a paragone della sua famiglia. Non poteva definirsi così matura, pensando di creare una famiglia a sua volta, se lei per prima non riusciva a separarsi da quella in cui era nata e cresciuta con amore come avrebbe dovuto fare una donna sposata. Ora iniziava davvero a spaventarsi, più ci pensava e rifletteva, accantonando quell’impulsività iniziale, e più l’ansia per quella nuova vita si impossessava di lei. Ovviamente il contrasto con i suoi genitori non favoriva affatto a rendere serena quella delicata esperienza.
 
Più pensava e meno si sentiva pronta. Infondo lei era ancora molto giovane, i suoi genitori avevano ragione, e necessitava in un periodo così delicato della sua vita del loro appoggio incondizionato. Sperava in quell’attimo di delirio a seguito della proposta di Draco di riuscire a conciliare ora più che mai l'armonia tra quelle due famiglie, ma qualcosa non aveva chiaramente funzionato. Perché provavano ancora tanto astio nei confronti dei Malfoy? Certo, non avrebbero più vissuto insieme, a lei sarebbero sicuramente mancate quelle piccole attenzioni che le venivano riservate fin dalla più tenera età, ma stava crescendo e prima o poi se ne sarebbe dovuta privare uscendo di casa per creare una propria famiglia. Forse aveva colto l’opportunità prima del tempo - con un pizzico di costrizione per quella creatura in arrivo -, ma lei era davvero felice e sentiva sul serio di non poter amare più alcun ragazzo come amava Scorpius.
 
Non riuscì ad ignorare del tutto la ragione dei suoi familiari, perché non era in grado di darsi una logica spiegazione a quel comportamento. Aveva imparato in quei mesi a conoscere la famiglia del suo fidanzato e a suo parere erano persone accoglienti che sicuramente non le avrebbero fatto mancare nulla. Forse era solo gelosia, Ron ed Hermione credevano di essere tagliati fuori dalla sua vita e da quella del loro nipote, ma così non sarebbe stato, lei non lo desiderava affatto, anzi era perfettamente consapevole di quanto avrebbe necessitato della loro presenza nei mesi successivi.
 
Anche Rose sapeva quanto i Weasley fossero diversi dai Malfoy e non solo per la ricchezza, infondo erano un’antica e nobile famiglia, forse con tradizioni differenti. Sicuramente avrebbe provato nostalgia, ma ricordarsi che il gesto che stava per compiere era dettato da puro e sincero amore la fece sentire meglio.
 
Quella convinzione però non poté evitare di riportarle alla mente tutto ciò che aveva vissuto tra le quelle mura lungo la sua breve vita e che non era così sicura di essere pronta a rinunciarvi. Quella casa era semplicemente il luogo dove aveva trascorso la sua infanzia, l’unico vero posto dove si era sentita sempre al sicuro qualsiasi cosa fosse accaduta e i suoi genitori erano le persone che le infondevano quel profondo senso di protezione più di chiunque altro. Ora qualcosa era accaduto, anzi lei stessa lo aveva consentito, ma, invece di restare lì e continuare a sentirsi accudita, trovò che l’unica soluzione fosse quella di allontanarsi. Eppure lei era sempre la stessa, provava le stesse convinzioni e le stesse piacevoli sensazioni di protezione, ma le circostanze sembravano aver deciso per lei e il cuore, che fino a quel momento non aveva mai provato amore per un ragazzo o l’istinto materno rivolto a quella nuova vita che cresceva dentro di lei, contrastava con sogni e desideri più di quanto avrebbe voluto.
 
Sovrappensiero si ritrovò a scrutare qualche foto appesa alla parete della sua stanza, brevi filmati di vissuti che lei ricordava vagamente, ma grazie ai suoi genitori, che avevano immortalato quelle scene, lei poteva rivivere quei felici momenti.
 
Era concentrata su un ricordo in particolare, giocava felice con Hugo rincorrendo una farfalla, ma nello specifico quel ricordo fu in grado di rattristarla riportandola al presente e al rapporto che attualmente correva tra lei e quel ragazzo. Suo fratello era ancora all’oscuro di tutto, non aveva avuto il coraggio di confidarsi con lui nei mesi scorsi ed era sicura che nell’esatto istante in cui ne sarebbe venuto a conoscenza non l’avrebbe accettato di buon grado. Lo sapeva, Hugo poteva spesso e volentieri sembrare scostante, quasi disinteressato a ciò che succedeva intorno a lui, ma a lei non poteva mentire, il loro legame fraterno era solido e sicuramente l’idea di cessare così precocemente la loro convivenza lo avrebbe colpito nel profondo. Rose avrebbe voluto comunicarglielo personalmente, ma non sapeva come fare, impiegando, a distanza di mesi dalla scoperta della gravidanza, le parole più esatte.
 
Un leggero sbuffo d’aria proveniente dalla porta la riportò alla realtà. Ripose delicatamente quella foto e si voltò verso colei che aveva prudentemente appena fatto il suo ingresso nella camera della figlia.
 
 Mamma 
 
La ragazza la accolse con un sussurro quasi mortificato ed Hermione, notando il suo disagio, desiderava metterla a proprio agio, così si annunciò con solarità, cercando di reprimere la sua preoccupazione.
 
 Ciao, tesoro. Ti va di parlare un momento con me? 
 
Non diede alla figlia il tempo di rispondere alla sua richiesta, si accomodò sulle lenzuola ancora sparse alla rinfusa sul letto e le fece dolcemente segno di sedersi accanto a lei. Rose la assecondò con qualche resistenza, non era sicura di riuscire a reggere un confronto con sua madre e forse il silenzio che aveva caratterizzato quella mattina iniziava ad essere più gradito. Hermione, non appena fu affiancata dalla figlia, assunse un tono pacato e comprensivo per il suo delicato stato.
 
 Rose, non è difficile solo per tuo padre, lo è anche per me. E credo davvero tu sia troppo giovane per affrontare tutto questo 
 
 Ma, mamma, io lo amo! Non è sufficiente? 
 
La giovane però non rendeva semplici i suoi propositi di pacatezza, esplicitandole le sue ragioni con convinzione ed enfasi. Quell’atteggiamento della figlia la portò esattamente ad esternare tutta la sua autorevolezza.
 
 No, non lo è!  aveva alzato leggermente la voce, ma se ne accorse tardi, visto che le sue intenzioni erano tutt’altre  Rose, anche io ho sposato tuo padre perché lo amavo, ma … 
 
 Mi spieghi di cosa avete paura?! Dovreste essere felici, i Malfoy ci consentono di vivere sereni … mamma, io non voglio dire che voi … 
 
Anche Rose sembrò comprendere di avere esagerato, specie di essere stata fraintesa il giorno precedente da suo padre, ma a lui non riuscì a dimostrargli in quel momento quanto la sua mortificazione fosse dovuta all’inevitabile lontananza che stava frapponendo tra loro e non dettata da vergogna verso la sua famiglia. Colse quell’occasione per poterlo almeno comunicare a sua madre in un momento in apparenza più tranquillo, ma Hermione, senza troppe spiegazioni, sembrava già essere più ragionevole e perspicace circa i reali sentimenti della figlia.
 
 Lo so. Tuo padre è orgoglioso e impulsivo, ma non pensa che tu ti vergogni della tua famiglia. Lui ha solo paura di … 
 
 Di cosa? Perché io a volte non lo capisco. So che vuole il mio bene, ma lui non comprendere i miei desideri 
 
Era esattamente ciò che spaventava di più Hermione. Lei sapeva perfettamente quanto i desideri potessero trasformarsi in un’arma potentissima e spesso a doppio taglio, ma era anche perfettamente consapevole di quanto fosse sbagliato impedirle di essere felice. Scorpius era la sua felicità, ma provare a contenere le conseguenze di quel gesto era suo dovere.
 
 Li comprende fin troppo bene, tesoro, c’è passato anche lui, ma teme di perderti … ed anche io. Non ho la più pallida idea di ciò che ti aspetti in quella famiglia, sono così diversi da noi 
 
 Non ti fidi di loro, vero? Mamma, pensavo che fosse superata quella fase 
 
 Rose, non sto mettendo in dubbio la loro buona fede. Sono solo tua madre e mi preoccupo per te … non puoi biasimarmi per questo 
 
Non riusciva ancora a vedere in lei una donna matura in grado di prendersi le proprie responsabilità per sé e per gli altri sopra tutto e tutti, capace di far fronte a qualunque circostanza le si fosse presentata davanti e l’ultima cosa che voleva era vederla imprigionata in una vita desiderata solo per metà, solo perché i suoi genitori non furono in grado di metterla in guardia su quello che l’avrebbe attesa.
 
 Non ce n’è bisogno. Prima o poi doveva succedere, avrei costruito la mia famiglia e sarei uscita di casa prendendomi le mie responsabilità 
 
 Hai ancora quindici anni! 
 
 Tra un paio d’anni sarò maggiorenne, non manca così tanto 
 
Rose era testarda e non poteva certo essere altrimenti, era semplicemente una dote di famiglia. Hermione pensò quanto il pugno duro contro la testardaggine non avrebbe sortito alcun effetto, ma forse il sincero amore di una madre in pensiero per la sua bambina avrebbe potuto sfiorare il suo cuore. Le afferrò la mano e la strinse, senza che la figlia si opponesse, anzi l’ascoltò con pazienza a seguito di quel sentito gesto.
 
 Sai, Rose, se io avessi avuto un simile comportamento con i tuoi nonni, mi avrebbero cacciato direttamente loro da casa. Tesoro, stai bruciando le tappe, te ne rendi conto, vero? Io e tuo padre abbiamo il dovere e il diritto di proteggerti e esserti accanto finché non sarai maggiorenne, non i Malfoy e nemmeno Scorpius, ma noi. E, bambina mia, consentimi, non smetteremo di farlo neppure quando sarai sufficientemente grande da assumerti in autonomia le tue responsabilità. Sei nostra figlia, amore mio, sei entrata nella nostra vita all’improvviso, ma quando ho scoperto di aspettarti sei stata la bambina più amata e desiderata del mondo. Rose, sei parte di noi, del nostro amore, non puoi chiederci di ignorarlo 
 
La commozione della madre la colpì, non era mai stata così diretta, ma forse erano state le circostanze a richiederlo.
 
 È successa la stessa cosa a me, mamma. Io desidero questo bambino perché il padre è Scorpius. Mi puoi capire, vero? 
 
 Non eravamo così giovani quando sei nata. Eravamo sposati e avevamo entrambi un lavoro. Io e tuo padre eravamo pronti alla possibilità di mettere al mondo un figlio, non ci hai colti impreparati. Tesoro, sei troppo giovane per capirlo, per quanto tu possa essere matura, ma l’amore non basta 
 
 Mi stai dicendo che se fossi rimasta incinta prima del matrimonio e alla mia età non avresti fatto di tutto per stare con papà? 
 
Non aveva alcun dubbio sulla maturità di sua figlia, la ragazza era perfettamente consapevole dei sentimenti che stava provando e della complessità della situazione ed Hermione, che non aveva mai affrontato simili argomenti con lei, iniziò seriamente ad essere in difficoltà.
 
 Rose, è stato un po’ più complicato di così per noi 
 
 Ah davvero? Mi vuoi far credere che tu e papà avete aspettato il matrimonio?! 
 
Si era alzata in piedi come a voler accusare sua madre di non riuscire a comprenderla in qualcosa che molto probabilmente anche lei aveva vissuto con una prassi simile.
 
 I-io e tuo padre non stavamo insieme a quindici anni e … no, non abbiamo aspettato e, visto che me lo chiedi, non siamo nemmeno sempre stati attenti, ma … 
 
 E vieni a fare la predica a me?? 
 
Hermione non aveva messo proprio in conto che la conversazione avrebbe preso un risvolto simile. Eppure Rose non riusciva a comprendere che, anche se i suoi genitori avrebbero potuto commettere i suoi stessi errori, sua madre desiderava proprio proteggerla da quell’incoscienza che solo un profondo amore poteva dettare.
 
Rose la fulminò con irriverenza, aveva sempre avuto l’appoggio di sua madre e questo voltafaccia la destabilizzò. Si girò verso la porta con l’intenzione di andarsene con estremo dolore da coloro che avrebbero dovuto sostenere i suoi desideri, appoggiarla ed invece sembravano intenzionati a tenerla in gabbia provocandole maggiore sofferenza, rendendo ancora più sofferta quella separazione anche per lei. Per sua sfortuna, ancora prima di arrivare alla porta, si imbatté in Ron, che evidentemente aveva seguito in silenzio una parte della discussione. Il padre la bloccò per le spalle per evitare di scontrarsi e con fermezza ma dolcezza tentò in quello in cui la moglie aveva fallito.
 
 … ma tua madre non rischiava di imparentarsi con i Malfoy, Rose 
 
 Non siete così diversi, papà 
 
 Tesoro, hai solo quindici anni. Per quanto tu possa studiare Storia della Magia a Scuola, non potrai mai sapere ciò che conosciamo noi su quella famiglia. È normale che noi abbiamo paura e abbiamo il timore che ti portino via da noi 
 
Dopo quelle parole si sottrasse con decisione alla presa del padre e lui non oppose alcuna resistenza.
 
 Via da voi?? Pensi davvero questo di loro? Ti prego, cerca di avere fiducia in me almeno. Come hai sempre fatto 
 
Lei tentò di andarsene, ma lui la bloccò dolcemente per un braccio e la costrinse a fermarsi.
 
 Rosie, sei la ragazzina più coscienziosa che io conosca e mi spaventa vedere come l’amore per quel ragazzo ti abbia annebbiato la mente 
 
 Papà, se ami la mamma, perché non mi capisci? 
 
 Rose, non ti vogliamo perdere 
 
 Perché dovreste perdermi? 
 
Hermione non riuscì più a mantenere la calma e il silenzio, così si alzò anch’essa e si diresse verso la figlia.
 
 Perché ti vogliono imprigionare in una vita che non desideri! 
 
Rose non riuscì a comprendere, non era in grado di capire cosa stessero cercando di dirle, ma a lei non sembrava potesse succedere qualcosa di grave o a lei così indesiderato. Per la seconda volta si sottrasse con risolutezza alla presa del padre, ma stavolta Ron sembrò non gradire.
 
 Siete falsi! Prima accettate questa relazione e poi cambiate idea! 
 
 Se è per questo, anche tu hai infranto un bel po’ di promesse, signorina! 
 
 Pensavo mi avreste appoggiata nelle mie scelte. Mi fidavo di voi! 
 
Arrabbiata uscì dalla stanza, sbattendo la porta e lasciando i suoi genitori basiti di fronte a quella inaspettata reazione. Hermione ebbe l’istinto di seguirla, ma Ron le impedì quei passi, lasciandola perplessa.
 
 Ha bisogno di riflettere, non possiamo fare altro per aiutarla. Non la possiamo costringere con la forza, altrimenti rischiamo noi per primi di allontanarla  
 
La moglie lo fulminò contrariata e si liberò anch'essa dalla sua presa.

​ Hermione, devo già lottare contro la testardaggine di nostra figlia, non ti ci mettere anche tu 

Ron, se non te ne fossi accorto, è incinta e tu la lasci andare in giro da sola dopo aver litigato con noi??

​Non gli diede il tempo di ribattere, limitandosi preoccupata a gettarsi all'inseguimento di Rose.





Continua …
 
 

 

Ciao ragazzi!
 
Aggiorno con un ritardo infinito, mi dispiace ☹
 
Rose è parecchio combattuta ora, anche se davanti ai suoi genitori desidera solo mostrare sicurezza … chi lo sa se Ron ed Hermione hanno ragione a metterla in guardia oppure no …
 
Grazie come sempre di cuore per attendermi con pazienza <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Amorevoli consigli ***


Amorevoli consigli


 
L’attendeva come ogni essere vivente attende dopo un lungo inverno il primo bocciolo di primavera. Rose avrebbe senz’altro portato luce in casa Malfoy, nell’esatto modo in cui l’aveva portata nella sua vita. Gli aveva dimostrato e insegnato mille cose, si era scontrata con convinzioni e tradizioni, lottando contro tutto e tutti per lui e per il loro amore. Persino i suoi genitori, due delle più alte cariche del Mondo Magico, erano diventati oggetto di ribellione per lei. Sembrava proprio che niente avrebbe potuto distruggere la sua sicurezza, eppure, infondo al cuore di Scorpius, non accennava ancora a spegnersi una piccola fiammella di colpa. Quel ragazzo si sentiva responsabile per le innumerevoli difficoltà che la sua fidanzata stava attraversando e di certo quel prematuro matrimonio non sarebbe partito nel migliore dei modi con il disaccordo dei suoi suoceri.
 
Benché lui e Rose non si fossero avvicinati da moltissimo tempo, aveva imparato a conoscerla e sapeva bene quanto dietro il suo coraggio e determinazione si nascondesse anche una certa fragilità, che avrebbe sicuramente lasciato spazio a tanto dolore per la lontananza da una famiglia, a cui - Scorpius aveva potuto constatarlo con i suoi occhi - era indissolubilmente legata nel corpo e nell’anima. Iniziava a credere seriamente che presto o tardi si sarebbe pentita di quella scelta forse troppo affrettata e dettata in primo luogo dalle circostanze e poi senz’altro dal loro amore, su questo non sortiva alcun dubbio. Ma la famiglia, ed in particolare una famiglia così unita, Scorpius non aveva mai avuto il piacere di viverla, quindi come avrebbe potuto privare la ragazza che più amava al mondo di una simile gioia? Era esattamente ciò che avrebbe voluto lasciare intendere o esplicitamente confessare a Ron ed Hermione, forse a loro era sfuggito quanto grande fosse il suo sentimento verso Rose. Credeva se ne sarebbero accorti, ma la debolezza che aveva mostrato, non riuscendo a resistere alla Magia Oscura e mettendola nelle condizioni di doverlo salvare con il loro amore non erano argomentazioni così convincenti per credere nella sua buona fede. La sua fidanzata non avrebbe perso la vicinanza dei suoi genitori e lui l’avrebbe protetta persino dalla sua testardaggine, che ormai aveva imparato a conoscere, convincendola a cedere a qualche piccolo compromesso verso i suoi genitori, almeno per quanto riguardava il loro bambino, certo, trasgredendo a quella promessa che le aveva rivolto, ma dopotutto erano giovani e sarebbero senz’altro stati bisognosi di maggiore aiutato rispetto a qualsiasi altra coppia di neosposi.
 
Era agitato, ma allo stesso tempo estremamente emozionato al solo pensiero di ciò che sarebbe cambiato dall’esatto istante in cui lui sarebbe entrata da quella porta e questo faceva battere il suo cuore forse più del dovuto.
 
Tanto era cambiato da quando quella ragazza era entrata nella sua vita, aveva portato sole, dove tutto aveva conosciuto oscurità, dimostrando quanto tra luce ed ombra ci fosse un sottilissimo confine, che poteva essere superato abbattendo pregiudizi e quella dannatissima tradizione, che aveva portato loro tanta sofferenza. Rose aveva lottato come una vera guerriera per il loro amore, evidentemente una caratteristica di famiglia, degna figlia degli eroi della Seconda Guerra Magica non si era lasciata vincere dallo sconforto e dall’apparente impossibilità di essere felici insieme.
 
Le era grato per ogni singolo momento che con amore e determinazione aveva deciso di condividere con lui, regalandogli molto più di quanto Scorpius avrebbe potuto esprimere a parole. Rose gli aveva donato una famiglia ricca di amore, che alla fine era riuscito ad accoglierlo con tutto quell’oscuro passato alle spalle. Soffriva per ciò che aveva provocato ai suoi futuri suoceri, aveva letto dolore nei suoi occhi, delusione e una piccola porzione di odio, per la netta certezza che stessero per perdere la loro figlia. Lui però non sapeva come spiegare loro in modo convincente quanto fossero totalmente fuori strada, l’ultimo suo desiderio era proprio quello di allontanarla dalla sua famiglia o di contrastare la sua volontà, anzi le aveva promesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse in suo potere per renderla felice. Poteva comprendere quanto il matrimonio fosse prematuro, come anche quella gravidanza inaspettata.
 
Eppure non riusciva totalmente ad essere triste, nonostante la preoccupazione per la nuova avventura che avrebbero intrapreso insieme. L’emozione all’idea di diventare padre si mescolava a quell’ansia di non esserne all’altezza o semplicemente pronto a causa della sua giovane età. Lo rincuorava avere l’appoggio costante dei suoi genitori, restando sotto lo stesso tetto, ma allo stesso tempo capì che quella soluzione non rendeva la loro situazione, già sopra le righe, nemmeno in apparenza più canonica.
 
Probabilmente da come era partita quella giornata, senza aver voglia di fare altro se non di concentrarsi sul momento in cui Rose avrebbe varcato quella soglia, avrebbe atteso la sua fidanzata con la speranza che quelle infinite ore sarebbero trascorse velocemente.
 
Le mancava e immaginava già quando in quella camera degli ospiti, dove attualmente si trovava immerso in quell’attesa snervate e che sua madre aveva provveduto a rendere il più accogliente possibile, Rose si sarebbe stabilita. L’avrebbe avuta costantemente accanto, ogni mattina le avrebbe potuto dare il buongiorno e ogni sera augurarle un sereno riposo.
 
Pensava a lei e forse i pensieri e i ricordi diventarono presto poco pudici, perché, quando sentì dei passi alle sue spalle, il suo viso si infiammò proprio come la chioma della sua futura sposa, come se l’identità sconosciuta che si stava avvicinando avrebbe potuto leggere la sua mente o avrebbe sentito la reale necessità di farlo.
 
 Scorpius? Posso? 
 
La voce dolce e prudente di Draco proveniva in prossimità della porta spalancata, evidentemente comprese quell’attimo di raccoglimento del figlio e non desiderava opprimerlo e soffocarlo in un momento tanto delicato.
 
 Papà. Certo 
 
 Nervoso? 
 
Alla concessione di Scorpius mosse qualche passo in avanti e con un sorriso tentò di rincuorarlo, anche se lui per primo percepiva ansia nel cuore.
 
 Si nota così tanto? 
 
 No, figliolo. L’ho solo immaginato, ci sono passato anche io prima di te  
 
Scorpius lo guardò curioso e a suo padre sfuggì un leggero sorriso davanti a quella fanciullesca espressione. Probabilmente solo lui e sua moglie sarebbero stati in grado di cogliere i timori di quel ragazzo solo scrutando il suo volto e i suoi occhi azzurri, una istintuale capacità semplicemente spinta dal grande affetto che provavano nei confronti del loro unico figlio. 
 
 Tua madre, Scorpius. Sono stato giovane anch’io e ho passato come te la fase dell’innamoramento, del fidanzamento e del matrimonio. E poi sei nato tu. Uno dei giorni più belli della mia vita 
 
 Davvero? 
 
 Ti stupisce che la nascita di mio figlio sia così importante per me? 
 
 No … solo che non me lo avevi mai detto 
 
 Lo so, te lo sto dicendo ora però, in una fase delicata della tua vita. E poi, il fatto che non te l’abbia mai detto non significa che io non l’abbia sempre pensato. Scorpius, tu e la mamma siete le persone più importanti per me  si commosse e non seppe nemmeno lui se quella commozione fosse dettata da malinconia o da emozione per ciò che li attendeva  Farei qualsiasi cosa per voi … ed è esattamente ciò che mi ha spinto a proporre a te e a Rose di vivere qui con noi 
 
Sembrava volesse giustificarsi, temendo evidentemente di aver rotto un'armonia costruita con tanta fatica tra loro e la famiglia della giovane Weasley.
 
 Papà, non è colpa tua se i signori Weasley non hanno accettato di buon grado la tua proposta 
 
 Invece sì. Sono prevenuti nei miei confronti. Chissà cosa pensano voglia fare a Rose … forse che la voglia imprigionare. Non lo so, ma ciò che desidero veramente sono la vostra serenità e felicità 
 
​Scorpius rimase particolarmente colpito da quelle parole, dal tono con cui venivano pronunciate e dalla fragilità inusuale che suo padre mostrava davanti a lui.  

 Io l’avevo capito, papà e ti ringrazio. Ci darete la possibilità di crescere nostro figlio? 
 
 Mi suona ancora un po’ strano che tu stia per diventare padre. Sembra ieri che eri solo un bambino 
 
 So anche questo 
 
Non voleva convincerlo quanto fosse inopportuno e prematuro, sapeva quanto fosse inutile arrivati a quel punto, Draco lo aveva raggiunto per un altro motivo in quella stanza. Inaspettatamente per il figlio estrasse dalla tasca della giacca un commosso anello, che Scorpius non aveva mai visto in vita sua. Un particolare però lo affascinò di quel diamante incastonato, quelle perfette facce splendevano di un colore familiare, la sua memoria non avrebbe mai potuto dimenticare quell'indimenticabile azzurro cielo di cui erano dipinti gli occhi della sua fidanzata. 
 
 Ero venuto anche per darti questo. È un cimelio di famiglia. Lo donai a tua madre, quando le chiesi di sposarmi tanti anni fa e noi non facciamo alcuna fatica a donarlo a te, sapendo che la prescelta è Rose 
 
Il ragazzo lo prese lentamente e sorpreso dalle mani del padre, ma ciò che lo lasciò più piacevolmente stupito fu il modo in cui si riferiva a lei, l'aveva veramente accettata nella loro famiglia e Scorpius non poteva essere più felice, una gioia e una consapevolezza che lo avrebbero senz'altro aiutato a superare le difficoltà future che avrebbero dovuto inevitabilmente affrontare.
 
 Io non … non so che dire, papà. Non sto solo ereditando un semplice anello, questo significa molto di più per me. Hai accettato la ragazza che amo, nonostante sia una Weasley, mettendo da parte il passato. Sei il migliore papà che si possa desiderare, lo sai? 
 
​La naturalezza con cui suo figlio gli comunicò quell'ultimo pensiero direttamente indirizzato a lui lo bloccò, una reazione che coinvolse anche i suoi pensieri e non solo i gesti.

 C-come? 
 
 Hai capito benissimo, non potrei desiderare padre migliore 
 
​Il sorriso orgoglioso di Scorpius non poté evitare a lui una forte commozione, era un evento unico, mai aveva sentito pronunciare al ragazzo simile parole.

 Figliolo … mi stai regalando tu una gioia oggi. Un'immensa gioia, seconda solo alla tua nascita 
 
Scorpius si fiondò tra le sue braccia e lo strinse, come fosse ancora un bambino, prendendolo nuovamente alla sprovvista. Draco ricambiò dopo qualche istante.
 
 Andrà tutto bene, Scorpius. Te lo prometto 
 
Il giovane sapeva a cosa suo padre si stesse riferendo e confidava davvero che Draco sarebbe riuscito a dimostrare alla famiglia Weasley quanto fossero nobili le sue intenzioni. 

​Poco distante dai due la signora Malfoy appoggiata allo stipite della porta ammirava commossa quella scena, prendendosi la premura di non disturbare quel sentito momento.

 Mamma 

​Solo Scorpius, oltre la spalla di suo padre, sembrò accorgersi della donna. Sciolse di conseguenza quell'abbraccio e portò il padre a voltarsi quasi imbarazzato per la dolcezza insolita dimostrata verso il figlio. Astoria non mancò però di sorridere commossa a suo marito e i due si intesero senza troppe parole, lasciando che un implicito sono orgogliosa di te trapelasse dagli occhi azzurri di lei per raggiungere quelli di Draco.
 
 
∞∞∞

 
Il fatidico giorno di quegli esami anticipati, concessi eccezionalmente dalla Preside, era finalmente giunto. Lei però faceva fatica a riconoscere se stessa, perché, oltre all'evidente stato in cui riversava e che le provocava qualche comune malessere, era estremamente agitata. Rose però in vita sua non aveva mai provato una simile ansia per degli esami e non seppe attribuire a cosa potesse essere dovuta. Forse a ciò che sarebbe cambiato da quel momento in poi? Al fatto che, una volta posata sul banco quella penna al termine dei suoi esami, un importante frangente della sua vita sarebbe prematuramente terminato?

​La sua mano scriveva quasi automaticamente su quei fogli, sotto la quasi superflua supervisione della McGranitt. Sapeva come al solito tutte le risposte e come al solito dava risposte eccellenti, eppure sentiva in cuor suo di non essere ancora pronta a dare risposta alle miliardi di domande che le affollavano la mente e il cuore. Una volta terminata quell'ora e mezza che le era stata concessa per terminare quella prova, una prova ben più grande sarebbe iniziata fuori da quel Castello e lei desiderava affrontarla con tutti coloro che amava e la amavano al proprio fianco.

​Scriveva affannata, più per la voglia di dimostrare a se stessa che l'ansia non l'avrebbe mai potuta vincere tanto facilmente. L'ironia della sorte volle che una domanda di quello scritto riguardasse proprio gli Auror, un tema che sarebbe stata in grado di trattare indipendentmente dal fatto che due persone a lei particolarmente vicine lo fossero, ma che contribuì senz'altro a ricordarle quanto negli ultimi giorni il rapporto con suo padre fosse difficile per entrambi da gestire. Eppure, nonostante le difficoltà di dimostrare a Ron quanto lei sarebbe rimasta legata a loro e mai, per alcuna ragione al mondo, se ne sarebbe separata, incideva sulla pergamena formali parole accompagnate da mille e dolci ricordi.

 

Una piccola Weasley dai lunghi boccoli cremisi giaceva nel suo lettino, attenta e affascinata all'udire gli avventurosi racconti del suo giovane papà. Si addormentava solo con la voce di Ron, era una dolce ninna nanna per Rose. Hermione aveva provato con mille favole e fiabe babbane e non babbane, ma disperata non sortivano alcun effetto e quando Ron, per sua fortuna, la sera tornava a casa dal lavoro per trascorrere la notte con la sua famiglia, non indugiava a tirare un sospiro di sollievo e ad affidargli quel compito, che per lui sembrava essere pariticolarmente semplice. 

Papà, mi racconti un'altra missione? 

 Rosie, ora devi dormire, altrimenti la mamma si arrabbia e non mi consente più di raccontarti le mie missioni prima della nanna 

La bambina però non sembrò essere molto entusiasta di quella risposta, anzi le sue labbra si inarcarono in un triste sorriso, a cui il giovane non seppe resistere.

Va bene, tesoro, ho capito. L'ultima però 

Rose tornò a sorridergli e alla reazione della piccola anche il padre sembrò esserne soddisfatto. Non riusciva ad essere severo con i suoi bambini, a quello ci pensava e riusciva perfettamente sua moglie. 

Bastò qualche parola per consentire a Morfeo di accogliere tra le morbide braccia la sua bambina. Ron si interruppe, accortosi della ormai consueta reazione di Rose alla sua voce, e delicatamente si alzò per rimboccarle le coperte e porgerle un leggero bacio della buonanotte sulla fronte. Una sottile vocina si levò quando le labbra di Ron si staccarono da quella delicata pelle.

 Buonanotte, papà. Ci vediamo domani 

Sogni d'oro, piccola mia. A domani 

Le porse solo un'ultima carezza sulla fronte, prima di uscire dalla cameretta con la certezza che il racconto delle sue missioni, sempre molto romanzato, le avrebbe consentito di vivere degli incantevoli sogni. 


Una piccola lacrima scese con naturalezza dagli occhi della ragazza, per andare poi ad adagiarsi sulla pergamena di fronte a lei. Le mancavano quelle dolci carezze che accompagnavano il suo riposo, ma, in particolare, ora che era più grande, sentiva la mancanza del conforto che solo la vicinanza di suo padre sapeva offrirle. I racconti di Ron erano pieni di esseri fantastici come fate e unicorni, l'aveva protetta dalla triste e dura realtà contro cui un Auror si scontrava ogni giorno, dandole la possibilità di vivere spensierata la sua fanciullezza. Rischiava ogni giorno di perderlo, crescendo lo aveva compreso da sola, e invece di godersi ogni singolo momento di pace con suo padre si allontanava da lui, solo perché non condivideva il suo pensiero. Se lo ripromise, anche se non avrebbero più vissuto sotto lo stesso tetto non avrebbe mai rinunciato alla sua famiglia e alla loro confortante vicinanza.

​Riuscì a terminare quegli esami, nonostante l'umore non fosse dei migliori. Uscì dalla Sala Grande un po' provata, ma evidentemente non aveva messo in conto di potersi imbattere nell'espressione particolamente contrariata di suo fratello. Lo conosceva fin troppo bene e capì subito cosa stava per dirle, anzi comprense chiaramente che stava per arrivarle un rimprovero, così fu astuta a giocare d'anticipo, non era decisamente pronta anche per quello. 

 
 Rose? 
 
 Hugo, lasciami passare, ti prego 
 
​Tentò realmente di oltrepassarlo, sperando di avere qualche possibilità di successo, ma evidentemente si era dimenticata quanto quel ragazzo avesse ereditato una grande percentuale di determinazione da Hermione.

 No. Non posso. Sorellona, stai sbagliando 
 
 Chi ti ha mandato? Mamma o papà? Ma immagino entrambi, quando devono schierarsi non indugiano mai 
 
Proferì quelle parole con estrema arroganza sperando di farlo desistere, nonostante gradisse quelle attenzioni che trasparivano tutto il suo affetto. 

 Nessuno dei due, ma stanno davvero soffrendo per la tua decisione 
 
 Si sono confidati con te? 
 
 No 
 
 E allora, come fai a saperlo? 
 
 L’ho notato solo io? Non ci credo. Mamma è venuta qui e ha tentato di non mostrare le lacrime parlando di te. È chiaro che fai finta di non vedere … e non hai notato nemmeno la mia tristezza. Rosie, mi mancherai tanto, anche se capisco. Però non capisco perché tu non ti sia confidata anche con tuo fratello 
 
​Ciò che le aveva riferito la colpì dritta al cuore, l'ultima cosa che desiderava era provocare loro sofferenza.

 Hugo, mi dispiace. Ero confusa, quando ho scoperto di essere incinta. Forse in quel momento temevo lo riferissi alla mamma o a papà, spinto ad un senso di dovere per tentare di aiutarmi 
 
 Non ti avrei mai tradito, se me lo avessi esplicitamente chiesto! E poi da quando non ci copriamo a vicenda davanti a mamma e papà?? 
 
 Scusami. Chi ti ha detto che io e Scorpius ci sposiamo e andiamo a vivere a Villa Malfoy? 
 
​Il ragazzo non riuscì a risponderle subito, quella rivelazione lo aveva scioccato, ma la naturelazza di lei non fu dettata da indelicatezza verso suo fratello, quanto piuttosto da un fraintendimento.

 Cosa?? Me lo stai dicendo tu ora! 
 
 E allora a cosa ti stavi riferendo quando mi hai detto che stavo sbagliando? 
 
 Di lasciare la scuola 
 
 Dopo sposata non credo che concluderò gli studi 
 
 Hai sempre detto di voler seguire l’esempio della mamma 
 
​Da quando suo fratello era diventato la voce della sua coscienza, che la rimetteva in riga quando sembrava aver imboccato la strada sbagliata? Era confusa, quello sicuramente, ma allo stesso tempo i segnali che il suo cuore le inviava erano piuttosto chiari in quel momento.

 Sì, ma ora è tutto cambiato. Sto per avere un figlio 
 
 Capisco, ma non rinunciare ai tuoi sogni proprio ora 
 
 Non sto rinunciando ai miei sogni, Hugo, sono solo cambiati 
 
 Non ti credo, Rose. Tu volevi spiccare, volevi girare il mondo e per farlo non puoi fermarti al quinto anno. Ti ricordi le nostre chiacchierate a notte fonda sotto voce per non svegliare i nostri genitori? Quando immaginavamo la notte del nostro diciassettesimo compleanno, a cosa avremmo fatto scattata la mezzanotte e la Traccia sarebbe svanita? Tu mi prendevi in giro perché mi avresti anticipata. Cosa ne è stato di quei due bambini? Rose, ti prego, resta a casa, sarà la tua famiglia ad esserti vicino e ti permetterà di realizzare i tuoi sogni, che sono sicuro siano ancora nel tuo cuore 
 
Non bastava la sua memoria a rattristarla proprio in quelle ore in cui sicuramente impaziente Scorpius la stava aspettando, anche suo fratello riuscì a riportarla indietro nel tempo. Ora però poteva liberamente sfogare quel pianto represso tra le braccia di Hugo. Il ragazzo non indugiò a stringerla a sé, anzi, dato lo stato delle cose e la sua incapacità di trovare probabilmente una soluzione migliore, era il solo efficace passo che avrebbe potuto muovere per infonderle un minimo di conforto.

 H-Hugo, restami accanto 

Sempre, Rosie. Non importa dove andrai a vivere, io ti sarò sempre accanto 



​Continua ...


 


Ciao ragazzi :)

Sono come sempre in ritardo e come sempre vi chiedo immensamente scusa :(

​Non ho né fratelli né sorelle, ma spero di aver reso bene il rapporto tra Rose e Hugo :)

​Grazie di cuore per continuare a seguire questa storia, nonostante sia davvero infinita <3

Alla prossima :)
Baci
​-Vale 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Una nuova vita ***


Una nuova vita

 

Quel fatidico giorno era ormai giunto, Scorpius le aveva parlato di un fidanzamento ufficiale, una tradizione inalienabile a cui la famiglia Malfoy era devota ormai da secoli. Peccato che lei non fosse affatto abituata a simili tradizioni e preferisse evitare qualsiasi forma di inutile cerimonia, come nello specifico quella organizzata in suo onore e a cui stava per partecipare.

Per quanto Rose fosse una ragazza forte, la agitava pensarsi al centro dell’attenzione come sarebbe sicuramente stata di lì a pochi minuti. La presentazione ufficiale alla famiglia Malfoy non poteva lasciarla indifferente, specie per via delle circostanze in cui si stavano per sposare. Erano passati appena un paio di mesi dall’inizio di quella convivenza, eppure lei poteva già sentire l’energia che quel bambino le infondeva, benché non ancora visibile sotto il suo elegante vestito di seta che Astoria non aveva indugiato a donarle. Rose aveva gradito quel gesto, ma si sentiva stranamente a disagio in quegli insoliti abiti, estremamente fini e così insoliti, lei infondo non aveva mai partecipato ad eventi così importanti e nemmeno indossato stoffe così raffinate.

Non sapeva però attribuire un nome a quella nuova esperienza. Come lei stessa aveva previsto, il senso di vuoto lasciato dall’assenza della sua famiglia non aveva tardato a bussare alle porte del suo cuore, benché la famiglia che la ospitava non avesse mancato di mostrarle accoglienza. Forse era troppo giovane per quella drastica separazione, evidentemente i suoi avevano avuto ragione fin dall’inizio. In piena adolescenza aveva avuto la brillante idea di privarsi di un fondamentale sostegno forse prima del tempo. Non poteva negarlo, le mancava la sua famiglia e quella voragine che quella mancanza aveva lasciato nel suo cuore nemmeno la costante presenza di Scorpius riusciva a colmare.

Ron ed Hermione, durante quel lungo periodo, non avevano mancato di inviarle una grande quantità di gufi e lei tentò in tutti i modi di non mostrare la nostalgia che provava, tanto sulla carta non rimaneva nulla di ciò che aveva nel cuore, se non lo desiderava. Non voleva soffrissero per lei, anche perché non era la convivenza in sé a provocarle quel malessere, anzi, tutt’altro, gradiva immensamente la vicinanza del suo fidanzato.

Ora però diventava davvero difficile nascondere le emozioni, Hermione era in quella stanza con lei e le accarezzava amorevolmente i capelli acconciandoli in una morbida treccia. Rose non riusciva a guardala nello specchio di fronte a lei, dove avrebbe ritrovato il riflesso della madre intenta a prepararla per quella cerimonia. Temeva persino di rivelarle il leggero tremore che si era impossessato di lei per colpa dell'ansia provocata da quell'importante passo che stava per compiere e persino il respiro richiese più attenzione del solito, iniziava ad essere troppo pesante, visto che il cuore necessitava di una maggiore quantità di ossigeno per non minacciare mancamenti. Certo le sue condizioni non aiutavano a mantenere un certo controllo dei parametri vitali per tentare di camuffare con successo quel suo malessere psicosomatico.

Toccò a sua madre, come era giusto che fosse, aiutarla a prepararsi. Hermione non aveva indugiato a raggiungere sua figlia, quando lei chiese il suo aiuto. La signora Weasley però non sapeva quanto quella richiesta d’aiuto andasse ben oltre dei semplici preparativi, perché la ragazza necessitava maggiormente di quel supporto morale che solo Hermione era in grado di offrirle. La ragazza però non aveva preso in considerazione quanto la madre avrebbe potuto soffrirne in quella situazione che lei stessa aveva creato, senza però l'esplicito volere di disseminare tutta quella sofferenza. Eppure Hermione fu davvero brava a non dare a vedere alla figlia il suo turbamento, la accarezzava con dolcezza e, benché Rose continuasse a non osare alzare lo sguardo sullo specchio, poteva percepire quegli amorevoli gesti e su di lei potevano solo che avere un effetto benefico.

Quando finalmente Rose si decise ad alzare lo sguardo sulla madre, con sua grande sorpresa i suoi occhi azzurri incontrarono un incoraggiante sorriso da parte di Hermione, ancora intenta ad intrecciare i lunghi e fulvi capelli della ragazza. Rose non si rese conto fino a quel momento di quanto sua madre fosse lei stessa molto elegante quel giorno e non ricordava nemmeno di averla mai vista così tanto ben vestita in occasione di qualche riunione imposta dal suo importante lavoro. Quella consapevolezza la rasserenò, forse l’aveva perdonata e desiderava davvero esserle accanto in quel giorno speciale. Cercò di ricambiare quel sorriso, dopotutto non poteva che rincuorarla la vicinanza di sua madre.
 
 Mamma? 
 
 Dimmi, tesoro 
 
 Papà è ancora arrabbiato con me, vero? 
 
 No, tuo padre non è arrabbiato con nessuno, Rose  
 
 Mi mancate, mamma. Tu, papà ed Hugo mi mancate tanto 

Ci manchi anche tu, piccola mia 

Solo all'udire quelle sentite parole della figlia, la commozione, che tanto si era sforzata di reprimere per non angustiarla più del dovuto, iniziò a prendere il sopravvento su di lei. Finito di acconciarle i capelli, cercò solo di concentrarsi sul grazioso riflesso della figlia per allontanare dalla mente ogni pensiero malinconico, riuscendo persino a strappare un piccolo sorriso alla ragazza.

 Sei bellissima, Rosie. Non c’è da meravigliarsi che Scorpius si sia innamorato di te 
 
 
∞∞∞
 
Rose non era l'unica ad essere in ansia. Anche Scorpius non era affatto sereno, perché conosceva perfettamente il valore simbolico del gesto che stava per compiere. Si fece girare per l'ennesima volta tra le dita quell'anello di fidanzamento e ringraziò che la stanza della ragazza fosse esattamente nel punto opposto di dove si trovava lui in quel momento, perché probabilmente l'agitazione che aveva in corpo avrebbe potuto attraversare i muri e raggiungerla se così non fosse stato.

​Non furono affatto facili per lui quei mesi, mille dubbi avevano affollato la sua mente, come il timore di averla condannata al suo fianco, quando lei, con tutte le qualità che aveva, avrebbe potuto fare una qualsiasi altra strada che probabilmente l'avrebbe potuta soddisfare di più. Invece le aveva tarpato le ali e lei nemmeno se accorgeva o pensava di rinfacciarglielo. Si considerava sicuramente fortunato, ma l'amava davvero troppo per non soffermarsi su ciò che sarebbe scaturito da quel matrimonio e dalla nascita del loro bambino.

​Ogni minuto che passava strappava una possibilità in più a lui di ritirarsi, sempre se fosse realmente ciò che più desiderava. Si alzò, tentando di riscoprire la propria risolutezza, peccato che l'amore che provava gli dava l'impressione di essere diventato più debole. Troppi dubbi gli affollarono all'improvviso la mente, non poteva però ritirarsi proprio in quel momento, il tempo non si sarebbe arrestato per concedergli qualche istante in più di riflessione, come la stessa Rose non avrebbe potuto rimane impassibile di fronte ad un suo indugio, così si fece forza, allontanando ogni sorta di pensiero e aprì la porta. Non dovette muovere nemmeno mezzo passato, perché lei, come fosse un segno capì davanti a lui proprio in quel preciso momento, proprio quando necessitava più che mai di un incentivo. La floreale immagine della sua fidanzata gli strappò quel buonumore, che, benché sarebbe dovuto giungere naturalmente, faceva fatica ad essere riscoperto da lui. 

 Ehy, amore! Sei bellissima, lo sai? 
 
Rose tentò di camuffare nel miglior modo la sua malinconia per non angustiare Scorpius, ma probabilmente non riuscì ad essere pienamente convincente.

 Scorpius, finiscila con i complimenti, sto ingrassando, quindi non mentirmi 
 
 Sei nervosa? 
 
 Come potrei non esserlo?! In soggiorno ci sono i miei e i tuoi parenti. I miei so già che, pur avendo fatto una fatica enorme a mettere piede in questa casa, hanno accettato il nostro matrimonio, ma i tuoi non ne ho la più pallida idea. Tuo padre e tua madre mi sembrano ben disposti, ma … 
 
​Non aveva molti modi per sedare i dubbi della ragazza, perché sapeva già che le parole avrebbero potuto tradirlo, dato la perplessità in cui lui stesso risersava, così estrasse dalla tasca della sua elegante giaccia quel prezioso anello, sotto gli occhi attenti di Rose.

 Avrei dovuto donartelo davanti a tutti più tardi, ma so che non ami essere al centro dell’attenzione   alzò gli occhi su quelli della ragazza e, cercando di modulare l'agitazione che in quel frangente aveva accelerato il battito del suo cuore, tentò di farle quell'ufficiale proposta  Rosalie Granger-Weasley, sei ancora sicura di voler diventare mia moglie? 
 
​Rose rimase un momento perplessa, non si aspettava certamente un gesto così formale, né al cospetto dei suoi parenti e tanto meno in appartata sede.

 Un anello di fidanzamento? 
 
 Non ti piace? 
 
 È troppo per me, Scorpius. La mia famiglia non è ricca come la tua ... q-queste cose non fanno per me 
 
​Si guadagnò inevitabilmente uno sguardo di rimprovero e di delusione, non si aspettava una risposta simile, anzi credeva con quella domanda di sciogliere la tensione che si era impossessata di lei e forse anche per avere lui stesso qualche certezza in più

 Tesoro, i tuoi sono il Ministro della Magia e il Vicecapo del Dipartimento degli Auror. Insomma, sei la figlia di due autorità del Mondo Magico, non sei una ragazza qualunque, perché non dovrebbe fare per te questo anello? 
 
 E tu mi hai scelta per questo? 
 
 Certo che no! Rose, io ti amo, ma che ti salta in mente? 
 
​Scorpius iniziava a non comprendere cosa le stesse succedendo, ma gli parve che tutti i suoi timori si stessero materializzando. Rose si accorse solo dopo di avere avuto una reazione esagerata e l'ultima cosa che voleva era angustiarlo. 

 Scusa, è solo che … mi chiedo solo se io e te non siamo troppo diversi ... le nostre famiglie lo sono 
 
 Rose, perché questi dubbi proprio oggi? Pensavo andasse tutto bene 
 
 V-va tutto bene infatti … deve essere la gravidanza 
 
​Iniziava a sfuggire agli sguardi preoccupati di lui, cercava in tutti modi di non incontrare gli occhi del ragazzo per il timore che lui potesse leggere la sofferenza che l'aveva avvolta a seguito della lontananza dalla sua famiglia e per quella vita così diversa in cui era stata catapultata. Non poteva però confessarlo a Scorpius, lui sicuramente avrebbe frainteso, perché Rose infondo adorava lui e le faceva piacere sapere di aver ricevuto l'approvazione da parte delle loro famiglie. La voce del ragazzo, che probabilmente continuava a fissarla assorto nei pensieri, riscosse Rose.

 Ti stai agitando  
 
 Mi manca un po’ l’aria 
 
 Ehi, amore, non svenire, dai, dovrebbe essere un giorno felice 
 
 Lo è 
 
​Ma come faceva a spiegargli che lo era davvero, che lei lo amava immesamente e che ciò che insieme stavano costruendo non era solo dettato dalla costrizione del casino che avevano combinato, ma da qualcosa di più grande e sincero che proveniva dal suo cuore? Non desiderava nessun altro ragazzo al suo fianco, perché il suo cuore non considerava affatto il cognome che portavano o il solo stato sociale.

 Sicura? Stai diventando pallida. Ti vuoi un momento sedere? 
 
 No, s-sto bene. È solo difficile per me, tutto qui. È tutto così nuovo 
 
 Anche per me, Rosie, ma lo affrontiamo insieme, ok? 
 
Scorpius non sapeva più come tranquillizzarla così le afferrò la mano destra e senza alcun indugio le infilò l'anello. Forse un po' di grinta l'aveva acquistata dalla vaga impressione di perderla, che gli sembrò di intendere dalle confidenze che Rose gli stava facendo. La ragazza non oppose alcuna resistenza e quell'implicita approvazione lo rincuorò.
 
 Forse inizio ad avere un po’ di paura, Scorpius 
 
 Non ti consola la mia presenza, vero? 
 
 Certo, ma … 
 
 Tesoro, andrà tutto bene, ti prometto che ti sarò sempre accanto … a te e al nostro bambino. Fidati di me. Di cosa hai paura? 
 
 Siamo così giovani 
 
​Non era affatto una novità, anche lui era perfettamente consapevole della loro età, ma credeva che avessero superato quel problema ormai da tempo.

 Chi è che ti ha messo in testa questa fesseria, adesso? 
 
 Quale fesseria? 
 
 Pensavo non ti importasse della nostra età … è stato tuo padre, vero? 
 
 Che c’entra mio padre, ora? 
 
​Si rese conto dopo di aver toccato le argomentazioni sbagliate, forse se non si fosse sentito sotto pressione mai avrebbe mosso quelle accuse, ora però non sapeva come rimediare, così tentò di placare il tono che aveva involontariamente alzato. Peccato che lei non comprese le buone intenzioni di Scorpius.

 Rose, ha sempre voluto separarci 
 
 Questo non è vero! 
 
 Ah no? E cosa ha fatto quando hai deciso di venire a vivere qui? Non mi risulta abbia fatto i salti di gioia 
 
 Scorpius! Ho 15 anni e lui è mio padre, è normale che voglia proteggermi! 
 
 Da chi? Dal padre di suo nipote? 
 
Lo fissò offesa e allibita per quello che aveva appena udito e lo superò solo dopo qualche istante di perplessità per dirigersi verso le scale e imboccarle con sicurezza. Scorpius, stanco di avere pazienza, le corse dietro senza indugiare, ma non riuscì a mantenere il controllo, provato com'era già prima di quella difficile conversazione.
 
 Rose! E adesso, dove vai? Finiscila di comportarti da bambina 
 
​Raggiunsero in quel momento l'ultimo gradino e proprio davanti a tutti gli invitanti a quella festa, la cui attenzione era stata attirata dal vociare concitato dei due giovani, Rose si voltò di scatto verso di lui all'udire quell'ultima e inopportuna considerazione.

 Notizia dell’ultima ora, Scorpius, se volevi una donna io non la sono … sono solo un’adolescente! 
 
La ragazza proseguì per la sua strada senza nemmeno attendere una risposta e Scorpius ebbe l'istinto di seguirla, pentendosi immediatamente di aver proferito simili parole proprio a lei. Ron però ebbe la prontezza di fermare i passi del ragazzo con un'inaspettata dolcezza.
 
 Aspetta. Vado io 
 
 Signor Weasley, mi dispiace, io non volevo … non lo penso 
 
 Non preoccuparti, ci penso io 
 
∞∞∞

 
​Nemmeno Ron seppe spiegare il motivo, ma sapeva esattamente dove l'avrebbe trovata, perché se c'era una cosa che conosceva di sua figlia era proprio ciò di cui necessitava quando voleva restare sola, immersa nei suoi attimi di sconforto e riflessione. Era tale e quale ad Hermione, le bastava solo godere del magnifico spettacolo notturno che solo un cielo stellato poteva regalare. L'avrebbe anche lasciata in compagnia delle sue adorate stelle se non avesse percepito altro dietro a quel ritiro e, benché non fosse bravo come sua moglie a capire i turbamenti degli altri, riusciva ancora a comprendere le preoccupazioni che potevano colpire una giovane nel fiore dei suoi anni e pieno vortice amoroso. Certo, la situazione era un po' più complessa di un semplice e naturale fidanzamento, però infondo era suo padre e se c'era una cosa che sapeva fare bene era proprio quella di stare accanto ai suoi figli nel momento del bisogno, da loro espresso oppure implicito. Non era più una bambina e da poco stava affrontando con lei simili discorsi, ma in quel momento e sotto quel cielo stellato non c'era altro luogo in cui sarebbe voluto essere e in cui sentiva di dover essere.
 
 Rose 
 
 Papà, mi lasci un momento da sola, per favore? 

Ignorò quella richiesta, che lui capì essere falsa e per nulla pensata, e si sedette con delicatezza accanto a sua figlia sui gradini della grande villa.

 Sai, fossi stata ancora una bambina, mi saresti corsa in braccio per farti consolare 
 
 Ma non la sono più 
 
​Rose continuava a tenere gli occhi malinconici rivolti al cielo con la netta consapevolezza che, se suo padre avesse proseguito con quei discorsi, non sarebbe più riuscita a nascondere i suoi tristi pensieri. 

 Per me lo sarai sempre, tesoro 
 
 Papà, ho paura 
 
 Sarebbe strano se non l’avessi 
 
 Ma sono una Grifondoro! 
 
​Solo in quel momento si decise ad abbassare con convinzione gli occhi su di lui per dare maggiore valore a quell'affermazione, ma Ron non si scompose e le rispose con pacatezza.

 Sì, una valorosa Grifondoro, ma sei umana, piccola mia. Pensi che lo zio Harry, la persona più coraggiosa che io conosca, non abbia avuto paura quando dovette affrontare Voldemort? 
 
 Ma quello è normale, io ho paura del matrimonio, invece, e non credo che questo sia naturale 
 
 Rosie, anche io avevo paura quando mi sono sposato e anche la mamma ne aveva. Era un’esperienza totalmente nuova ed è normale avere timore, specie a 15 anni 
 
 Cambieranno tante cose, vero, papà? 
 
​Forse non avrebbe voluto toccare proprio nel dettaglio simili argomenti con sua figlia, così cercò di trasmetterle il suo disagio. La fortuna volle che Rose, nonostante i suoi turbamenti, comprese lo stato d'animo del padre.

 Qualcosa inevitabilmente, specie quando nascerà tuo figlio … però, tesoro, certi argomenti toccali con la mamma, ok? 
 
 Ok, papà … però dimmi solo una cosa, io piangevo tanto da piccola? 
 
 Tanto? Altroché, ho passato settimane insonni, non ne potevo più 
 
 Ti sei pentito di esserti sposato in quei momenti? 
 
 Mai, perché poi mi alzavo e ti stringevo tra le mie braccia e la stanchezza passava. Però c’è anche da dire che tua madre non me ne risparmiava una di notte insonne 
 
 Mamma è sempre la solita 
 
 Già … però ne sono felice, perché non mi sono perso i tuoi anni migliori 


Continua ...
 

Ciao ragazzi!

​Perdonate l'immane ritardo, ho delle scadenze all'università che mi stanno prosciugando della linfa vitale :(

​In questa storia il lieto fine sembra essere impensabile, ma prima o poi ci sarà! :)

DAVVERO UN IMMENSO GRAZIE DI CUORE PER CONTINUARE A SEGUIRMI NONOSTANTE IO SIA UN'AUTRICE PESSIMA CHE VI FA ATTENDERE PER UN TEMPO INFINITO GLI AGGIORNAMENTI! <3

​Alla prossima :)
Baci
​-Vale 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Sulle orme di papà ***


 

Sulle orme di papà

 

Fece un certo effetto a Rose rimettere piede nella casa della sua infanzia dopo quel lungo periodo di lontananza. Il primo dettaglio che la colpì e invase appena aperta la porta d’ingresso fu un dolcissimo profumo di Lavanda che sua madre era solita spargere per tutte le stanze. Rimase un istante a godersi la fragranza che le dava quel dolce bentornato, per poi accorgersi, come forse avrebbe dovuto immaginare, di non trovare nessuno a quell’ora della mattina. Entrò ugualmente, tanto doveva solo recuperare un vestito elegante di Hermione per un’ennesima cena ufficiale con i Malfoy, che, nelle sue condizioni, iniziarono a diventare particolarmente stressanti. Era stanca di indossare vestiti sfarzosi e di alto rango, desiderava solo essere se stessa senza pizzi e seta, come sempre sarebbe sempre stata, anche quando avrebbe detto addio al nubilato. Sua madre, pur ricoprendo quell’alta carica, possedeva abiti molto graziosi e sobri che avrebbero sicuramente fatto al caso suo.
 
Furono proprio quei pensieri a guidarla a passo felpato verso la camera dei suoi genitori. Non fu difficile aprire la porta leggermente socchiusa ed entrare con prudenza, era sicura che non l’avrebbero rimproverata, ma lei non era solita entrare lì dentro. Dopo qualche istante di disagio, dovuto alla poca e quasi inesistente frequentazione di quella stanza, si avviò verso l’armadio e, con altrettanta prudenza, aprì le ante. Sua madre non si sarebbe di certo arrabbiata se si fosse presa da sola il vestito, non era di certo gelosa dei suoi abiti. La sfortuna di Rose fu che i suoi genitori condividevano l’armadio e divenne presto particolarmente difficile la sua ricerca.
 
Fece passare quelle grucce una ad una per trovare il vestito che faceva al caso suo, quando si imbatté in qualcosa di totalmente inaspettato, anche se così inatteso non sarebbe dovuto essere, dato il posto in cui stava rovistando. La divisa di suo padre le capitò tra le mani e a quella vista si bloccò. Si fermò infiniti attimi a fissare lo stemma del Ministero cucito sulla stoffa e non poté proprio evitare di chiedersi se suo padre continuasse ad essere orgoglioso di lei come sempre era stato. Era solito definirla studentessa modello, ma ora che idea poteva mai avere di lei dopo l’inaspettata e costretta decisione di lasciare la scuola. Forse i suoi genitori riponevano delle aspettative in lei e lei li stava drasticamente deludendo, non era l’esempio che le avevano dato, anzi tutto il contrario.
 
Lungo quegli impervi pensieri non aveva smesso di perdere lo sguardo in quel distintivo. L’aveva sempre affascinata quel luccicante scintillio che i suoi genitori sfoggiavano con orgoglio all’altezza del cuore. Era rimasta ammaliata dalla dedizione con cui Ron ed Hermione ogni mattina con l’immancabile sorriso sulle labbra raggiungevano il loro posto di lavoro per iniziare con determinazione una nuova giornata. Era davvero quello che si provava a servire il Mondo Magico? Fin da quando la cognizione si inserì nella mente della giovane Rose quella domanda non aveva mancato di abbandonarla e proprio quando fu abbastanza matura per ricevere una risposta dai diretti interessati si accorse di averla già. La serenità dei suoi genitori era il più sincero e attendibile riscontro a cui potesse aspirare, lo stemma del Ministero della Magia stampato sul petto con fierezza non avrebbe potuto fuorviare la mente della ragazza, loro erano felici e lei interpretò quell’emozione con una positività tale da farle desiderare proprio di seguire le loro orme. Certo, forse, nonostante i suoi brillanti risultati in ogni disciplina scolastica, non avrebbe potuto aspirare così facilmente a prendere il posto di sua madre al massimo vertice, ma, forse, tentare di diventare Auror non sarebbe stata un’idea così irraggiungibile.
 
Si era forse dimenticata da quando aveva conosciuto l’erede dei Malfoy dei sogni che teneva nel cassetto del comodino e riviveva ogni notte? Dopotutto anche lei avrebbe dovuto prima o poi compiere una delle sue più importanti scelte, Hugo aveva ragione, Rose aveva sempre desiderato ricoprire un ruolo importante. Era consapevole che il suo stato non le permetteva di immaginarsi così facilmente in quel futuro tanto sognato, ma, forse, con un po’ di impegno sarebbe riuscita a terminare gli studi ad Hogwarts. Strano come all’improvviso non si sentì più così sicura di rinunciare completamente a se stessa, dopotutto a tanto aveva rinunciato allontanandosi dalla sua famiglia. Era stata catapultata nel mondo adulto da un giorno all’altro e forse da un giorno all’altra doveva anche chiarire le sue idee sulla propria vita professionale, si rifiutava di credere che la sua vita sarebbe stata sedentaria al pari di quella di Astoria, lei era una Granger-Weasley e non era proprio nella sua indole quel tenore di vita. La semplice vista di quella divisa le fece scattare quelle riflessioni, forse assopite fin dalla conversazione avuta con suo fratello.
 
Era davvero bellissima quella divisa, ufficiale, prestigiosa e trapelava un pizzico di autorità, ma quando Ron la indossava, senza mai perdere la sua originaria reputazione, assumeva un tocco di autorevolezza. Forse era proprio quello il suo futuro, diventare un Auror, combattere i maghi malvagi ancora in circolazione, ereditando dalla sua famiglia quel madato, e indossare quella divisa come simbolo dei suoi obiettivi e del suo senso di giustizia, che al pari dei suoi genitori non le mancava proprio.
 
Non vi era davvero anima vita in casa e si voltò verso la porta per esserne davvero sicura. Solo quando ne fu certa, tolte delicatamente la giaccia dalla cruccia, la indossò e dallo specchio dell’anta si ammirò. Con un gesto lento estrasse i lunghi boccoli fulvi rimasti imbrigliati nel colletto e li fece ricadere sulla stoffa. Si sentiva terribilmente a suo agio, nessun tipo di soggezione la sfiorava nel modo più assoluto, anzi sentiva che quella era semplicemente la sua strada. Solo quella accentuata pancia traspariva oltre la stoffa, forse l’ostacolo alla realizzazione dei suoi sogni, benché amasse quel bambino più di quanto amasse se stessa e benché amasse immensamente il padre di quel piccolo.
 
Una voce e una familiare figura riflessa allo specchio la disincantò dalla sua stessa immagine. Il ritorno anticipato di Ron la spaventò a tal punto da richiudere velocemente e con uno scatto l’anta dell’armadio.
 
 Rose. Che fai a casa e con la mia divisa addosso? Ti aspettavamo? 
 
 Papà! 
 
Fu inutile camuffare e fu altrettanto vano sfilarsela velocemente. Il padre si avvicinò a lei perplesso e si concentrò sulle tasche della divisa, rovistandovi dentro. Gli parve solo relativamente strano trovarla lì, dopotutto, anche se si era trasferita a Villa Malfoy, quella restava pur sempre casa sua e lui ogni volta che vedeva sua figlia non poteva fare altro che esserne felice.
 
 Devo essermi dimenticato le chiavi qui da qualche parte … ah, eccole! Allora, la tieni tu la divisa? Non credo tua madre gradisca 
 
 P-perché? 
 
 Mi ha ordinato di tornare a casa a prenderla, perché dice che, anche se siamo in piena estate, devo indossarla comunque. Ti sembra normale questa richiesta? Probabilmente mi vuole vedere morto 
 
A Rose sfuggì un sorriso, sciogliendo la tensione che si era creata, le erano mancate tanto la sbadataggine di suo padre e la severità di sua madre. Si tolse la giacca e gliela restituì, Ron ricambiò quel sorriso e se la infilò .
 
 Ora devo tornare al Ministero, ho un’udienza e se arrivo tardi la mamma mi Schianta, ma se ripassi stasera ci trovi entrambi 
 
 Papà? Posso chiederti una cosa prima che torni al Ministero? 
 
 Dimmi, tesoro 
 
 Se io volessi, secondo te, avrei qualche possibilità di diventare un Auror? 
 
Ron la fissò perplesso e sorpreso.
 
 C-come, Rosie? 
 
Non seppe se proseguire oppure no, lo aveva sconvolto e dall’espressione del padre era più che palese, così tentò di rimediare nel limite del possibile.
 
 Papà, ti sto solo chiedendo un parere 
 
Non voleva smontarla, ma nemmeno mostrare entusiasmo che non provava.
 
 Lo so, tesoro. Ti va se ne riparliamo stasera? O-ora devo proprio andare 
 
Le diede un affettuoso bacio sulla guancia e se ne andò rimanendo per un istante interdetto e a tratti spaventato sulla porta della camera.
 
∞∞∞
 
Rose non era riuscita ad interpretare pienamente la reazione del padre, ma nell’entusiasmo di quella folle idea – come forse realmente era – non era stata in grado di prevedere la reale e più probabile reazione che avrebbe sortito nei suoi genitori.
 
Su un punto era pienamente sicura, non era in grado di attendere fino a quella stessa sera, troppe ore la separavano da quel momento in cui molto probabilmente Ron ed Hermione le avrebbero dato la loro definitiva disapprovazione. Così decise, benché non fosse pienamente certa di muovere il giusto passo, di raggiungere il Ministero, dopotutto era la figlia di due importanti personalità del Mondo Magico e sicuramente non le avrebbero precluso l’ingresso.
 
Le ci volle un po’ per arrivare a destinazione, visto che la magia le era tristemente vietata fuori dalle mura del castello e nemmeno aveva intenzione di trasgredire quella regola mettendo la madre in condizioni complicate. Così decise di passeggiare con tranquillità, dopotutto il Ministero non era così distante dalla casa della sua infanzia. I suoi genitori le avevano sempre detto che quando anni prima avevano acquistato l’abitazione dove poi sarebbero andati a vivere dopo le nozze, la scelta non fu per nulla casuale. Era esattamente ciò che avrebbe voluto fare lei un giorno dopo il matrimonio con Scorpius. Il pensare al suo fidanzato le provocò un sussulto al cuore, non sapeva come avrebbe preso tutto ciò che quella scelta avrebbe comportato. Ma infondo era così sbagliato voler incastrare ogni tassello della sua giovane vita che andava creandosi? Chi lo diceva che una madre e una sposa non poteva anche fare carriera e diventare una figura di spicco? Sua madre lo era ed era sposata con l’uomo più pasticcione che Rose conoscesse. Il suo fidanzato non toccava i massimi livelli di suo padre ed era certa che se la sarebbe cavata e l’avrebbe aiutata a gestire famiglia e lavoro.
 
In quella calda mattina d’estate il suo lento passo, benché la gravidanza fortunatamente non ancora avanzata, le aveva consentito di raggiungere in un tempo relativamente breve la sua destinazione. Decise di passare per l’ingresso visitatori, perché non voleva annunciarsi ai suoi genitori con il rischio di vedersi negato l’accesso. Un po’ di emozioni inevitabile la invase, non ricordava, almeno consciamente, di aver mai messo piede tra quelle mura. Suo padre le raccontò di averla portata al Ministero subito dopo la sua nascita per farla conoscere ai colleghi, nonostante le continue proteste di Hermione sul fatto che fosse imprudente per una bambina di pochi giorni. Rose avrebbe tanto voluto ricordare quel momento, sicuramente sarebbero stato divertente, come ogni che sua madre lo rimproverava per ogni singola svista o guaio che suo padre combinava.
 
Tra quei pensieri compose i numeri d’accesso. Su quel codice era particolarmente afferrata, benché non lo avesse mai digitato personalmente, dopotutto suo nonno era stato un dipendente del Ministero e non mancava mai dirle, già dalla più tenera età, quanto fosse divertente quell’ingresso, di cui spesso e volentieri, ora che era in pensione usufruiva. Con un po’ di emozione nel cuore le sue dita sfiorarono uno ad uno quei numeri.
 
/6-2-4-4-2/
 
Rimase per un istante con la cornetta sollevata in attesa che succedesse qualcosa, buttando un occhio alle decine di babbani che le sfilavano davanti ignari che non stesse realmente telefonando. All’improvviso sentì un leggero senso di vuoto sotto i piedi e subito dopo le persone che prima si trovavano di fronte a lei scomparvero, come se fosse stata inghiottita dalla terra. In poco meno di un paio di minuti si ritrovò in un luogo tetro, che, avendo studiato ad Hogwarts in Storia della Magia i diversi Dipartimenti del Ministero, si rese conto essere semplicemente nei pressi delle Aule del Tribunale. Ricordò le parole di suo padre dirle che quella mattina si sarebbe tenuta un’udienza e così si rese conto che molto probabilmente avrebbe dovuto attendere per interloquire con i suoi genitori. Si accomodò per l’attesa su una sedia proprio lì accanto alla porta dell’Aula, probabilmente destinata ai familiari degli accusati.
 
Il tempo che la divideva dalla fine di quell’udienza fu davvero infinito, non aveva con sé l’orologio, ma poteva presupporre fosse trascorsa non meno di un’ora. Nel silenzio più tombale di quel luogo, un deciso rumore spezzò i suoi pensieri e la porta del Tribunale si spalancò. Ron, con disinvoltura e autorità, scortò un detenuto, probabilmente il soggetto sotto processo, fuori, ma non appena notò la presenza della figlia perse leggermente quella sicurezza.
 
 Rose. Che accidenti ci fai qui? 
 
La ragazza non gli rispose, incassò solo lo sguardo di disappunto del padre, che ovviamente non poté trattenersi, ma solo proseguire nel suo cammino insieme al prigioniero.
 
Solo qualche istante dopo, fece la sua comparsa Hermione, ancora con indosso la toga e particolarmente giù di morale per l’udienza evidentemente conclusasi con una condanna severa. Non la sorprese l’umore della madre, la conosceva e sapeva quanto fosse sempre ben disposta dare la sua assoluzione a chi mostrava sincero pentimento, evidentemente però stavolta non era riuscita nel suo nobile intento.
 
 Rose 
 
Anche la donna rimase particolarmente sorpresa di incontrare la figlia, ma, al contrario del marito, si poté trattenere a parlare con la ragazza.
 
 Ciao, mamma. Vi disturbo? 
 
 Certo che no, tesoro. Io e tuo padre abbiamo appena terminato un’udienza 
 
Si sedette al suo fianco non appena ogni membro del Wizengamot fu uscito dall’Aula.
 
 Immagino non sia stata piacevole, ho visto passare papà 
 
 Per nulla, Rose … ma dimmi, perché sei qui? Ci devi parlare? 
 
Avrebbe potuto facilmente declinare la conversazione su altro, dopotutto il matrimonio si stava avvicinando e lei iniziava ad avere timore di affrontare l’argomento con sua madre, sicuramente non avrebbe avuto una reazione migliore di Ron.
 
 Esatto. S-stavo pensando, mamma … q-quale tipo di fiori mi consigli? 
 
Hermione rimase titubante davanti alla domanda della figlia, contrastava decisamente con quella urgente visita al Ministero.
 
 Tesoro, sicura di stare bene? 
 
La ragazza accennò un leggero sorriso, ma a camuffare le emozioni non era davvero brava.
 
 C-certo 
 
Rose abbassò con un sospiro lo sguardo dalla madre e questo spaventò maggiormente Hermione.
 
 Bambina mia, che hai? 
 
La giovane rialzò lo sguardo dal pavimento, ma i suoi occhi erano colmi di dispiacere per ciò che stava per rivelare, perché, benché fosse sicura per sé della strada che voleva intraprendere, sapeva che l’avrebbe ferita. Hermione strinse la mano della ragazza, proprio quella in cui sfoggiava quel sobrio ma luccicante smeraldo azzurro di fidanzamento.
 
 Mamma, ti sembra tanto strano e sbagliato se ti dicessi di voler diventare un Auror come papà e lo zio Harry? 
 
La presa della donna si sciolse lentamente e quasi spaventata per quella confessione, ma per Rose non fu affatto una novità.
 
 Ti prego, Rose, tu no 
 
La voce di Hermione era diventata una sottile supplica e una piccola lacrima non tardò a solcarle il viso, tentò di richiamarla all’ordine asciugandola, ma subito un’altra era pronta a scorrere.
 
 Mamma … 
 
 Rose, è pericoloso e tu tra qualche mese darai alla luce tuo figlio. Ricordi quanto sono sempre preoccupata per tuo padre? Ti prego, tesoro, sei la mia bambina, pensa alla tua famiglia. Dovesti fare tre anni di corso per avere l’abilitazione e tu ora non puoi proprio permetterti di stare lontana da casa per così tanto tempo 
 
Per quanto Rose riuscisse a comprendere le argomentazioni della madre, le parve anche molto chiaro che Hermione non riuscisse a comprendere le sue ragioni.
 
 Non voglio essere la solita che resta a casa a far nulla tutto il giorno, solo perché sposerò un Malfoy. E poi ci siete voi al Ministero, possibile che non possiate aiutarmi e saltare tutte quelle formalità?! 
 
Si alzò arrabbiata e fece per andarsene, forse era semplicemente una stupida da non voler almeno sentire la verità che sua madre stava disperatamente cercando di farle capire e accettare, ma lei proprio non riusciva esattamente per quella ragione, sua madre era difficile che sbagliasse o cogliesse male l’apparenza delle cose. Ecco perché proprio lei era diventata il Ministro della Magia, leggeva la verità di ogni circostanza con disarmante facilità, ed ecco perché lei non lo sarebbe mai diventata. Appena voltatasi incrociò Ron di ritorno da Azkaban, ma non si fermò nemmeno a scambiargli una mezza parola, per paura di ricevere da lui il terzo grado.
 
 Rose? Che le è preso, Hermione? 
 
Incrociò ben presto lo sguardo demoralizzato della moglie e prese subito posto al suo fianco, dove qualche istante prima era seduta la figlia.
 
 Non so più cosa fare con lei, Ronald 
 
Te lo ha detto? 
 
 Lo sapevi?? 
 
 Me lo ha detto non tantissimo tempo fa, ma con l’udienza non ho avuto modo di dirtelo 
 
 Di questo passo combina un altro disastro e noi dobbiamo impedirlo 
 
Hermione aveva ragione, ma da quando sua figlia gli aveva parlato tentava di pensare ad una soluzione, senza purtroppo alcun reale successo.


 
∞∞∞
 
 
Attendeva la sua fidanzata ormai il tempo sufficiente da allarmarsi per la sua scomparsa. Quella mattina, quando si era svegliato un po’ più tardi del solito, l’aveva cercata ovunque e il primo posto fu proprio la stanza della ragazza. Non ebbe alcun successo, di Rose non vi era nemmeno l’ombra e temeva che quella piccola lite che aveva avuto il giorno del loro fidanzamento non fosse del tutto acqua passata come lei voleva far credere.
 
Iniziava a preoccuparsi, sperava che quel gesto non fosse dettato da rabbia nei suoi confronti che non era stato in grado di cogliere in tempo e lei aveva preferito allontanarsi da lui.
 
Si trovava lontano dal grande portone d’ingresso, eppure gli parve distintamente di avvertire una folata di corrente e uno stipite accostarsi dolcemente. Imboccò velocemente le scale e la vide fare il suo ingresso, talmente sovrappensiero da non accorgersi nemmeno dello sguardo insistente del ragazzo su di sé. Scorpius però non vi fece caso e le si lanciò contro stringendola forte a sé, solo in quel modo riuscì a riportarla con i piedi per terra.
 
 Tesoro, ma dov’eri finita? 
 
 Scorpius 
 
Quell’abbraccio la prese totalmente alla sprovvista e quando il ragazzo tornò a concentrarsi sui suoi occhi, lo spavento che il ragazzo aveva espresso con quel contatto le mozzò il fiato.
 
 Tutto bene? 
 
 Ero dai miei 
 
Si era persino dimenticata il vestito, quindi non sapeva come giustificare l’espressione di disappunto del ragazzo, anche se non era così certa di doversi seriamente giustificare.
 
 Sono passata dai miei per un saluto 
 
 Ok, ma sei sicura di stare bene? Sei uscita senza dirmi nulla 
 
 Dormivi … Scorpius, pensavo … se io ti dicessi che vorrei, ecco, diventare un Auror, tu cosa mi diresti? 
 
Il ragazzo rimase totalmente paralizzato davanti a quella domanda, non sapeva nemmeno cosa risponderle. Eppure il fidanzato era l’unico che era rimasto come possibile sostenitore di quella scelta, tutti sembravano remarle contro.
 
 C-cosa? 
 
 Deduco non saresti felice 
 
 Rose, ma ti rendi almeno conto di ciò che mi stai dicendo? 
 
Non aveva del tutto sciolto la presa su di lei, ma dopo quella considerazione fu automatico quel gesto di disappunto.
 
 Lo so che sono incinta e presto avremo un bambino, ma speravo di … 
 
 Presto diventerai una Malfoy, Rose! 
 
La ragazza non riusciva a cogliere la rabbia del fidanzato o forse si rifiutava di farlo, continuando a fissarlo perplessa.
 
 E con ciò? Non perché la tua famiglia è ricca desidero una vita perenne tra queste quattro mura 

 Rose, forse non capisci, mio padre era un Mangiamorte e tu vuoi diventare un Auror?? 
 
 Dici che la prenderà male? 
 
Scorpius era sconcertato, lei non riusciva proprio a comprendere ciò che stava rischiando con quella azzardata mossa.
 
 Male? Ci butta entrambi fuori di casa … anzi, tutti e tre. Rose, per l’amor cielo, cambia idea! 
 
 Possibile che non riesca nessuno a sostenermi nelle mie scelte! I miei genitori e persino tu che stai per diventare mio marito non lo fai 
 
 Qui non è questione di sostenerti, sono d’accordo con i tuoi. Tu non lo farai! 
 
 Non puoi ordinarmi niente, Scorpius, ti ricordo che non sono ancora tua moglie 
 
 Aspetti mio figlio! 
 
 Questo non ti dà alcun diritto su di me 
 
Lo oltrepassò con una certa aria di sfida e risolutezza e Scorpius, dopo un istante appena, si voltò e la trattenne prontamente per un braccio.
 
 Rose, ti prego, non farlo, io non so come difenderti da mio padre, se fai una cosa simile 
 
 Non ho bisogno di essere difesa, sono in grado di farlo da sola 
 
Tentò di rivolgersi a lei con dolcezza, abbassando il tono, tanto non serviva a nulla vincere quella discussione mostrandole preoccupazione con arroganza.
 
 Rosie, ascoltami 
 
 Voglio solo essere libera di scegliere per la mia vita 
 
 Rose, questa è la mia famiglia, quando hai deciso di amarmi lo sapevi. Ci sono delle tradizioni e anche se mio padre non è più un Mangiamorte, non puoi chiedergli di accettare anche questo 
 
 Anche? Intendi me, una Weasley? 
 
Scorpius non sapeva più risponderle, così allentò lentamente la presa sul braccio della fidanzata rassegnato.
 
 R-Rose, lo sai, non intendevo quello 
 
 Invece intendevi proprio quello 
 
La giovane lo guardò quasi dispiaciuta per il risvolto che aveva preso quella giornata già alle prime luci dell’albra e proseguì nuovamente il suo cammino.
 
 Rose, aspetta, non … 
 
Ma lei non poteva più udire le sue sussurrate scuse e lui non era nemmeno così certo che fosse il momento migliore per rivolgerle.
 
 
Continua …



Ciao ragazzi!
 
Scusatemi come sempre per il mio perenne ritardo ☹
 
Un altro capitolo dedicato a Rose e alla sua famiglia, ma comprendetemi il mio cuore va in quella direzione *.* vi prometto però che nel prossimo mi concentrerò di più sui Malfoy 😉
 
Grazie di cuore per continuare a seguire questa infinita storia! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Il miraggio della felicità ***


Il miraggio della felicità

 

Non c’era un secondo di pace per loro e Scorpius stava iniziando ad essere stufo di non riuscire a trovare la felicità.
 
Aveva colto l’occasione dell’assenza dei suoi genitori a Villa Malfoy per rifugiarsi in quella grande stanza coniugale e proprio lì tentava di soffocare la rabbia verso quel funesto destino che sembrava non voler lasciare loro alcuno scampo. Odiava litigare con la sua fidanzata, odiava non essere d’accordo con lei, ma infondo lo stava facendo per il bene di Rose … o era troppo iperprotettivo nei confronti di quella che presto gli avrebbe donato una famiglia? Eppure gli parve di aver declinato razionalmente le sue regioni, gli sembrò di non averle imposto nulla a priori, per Scorpius era ragionevole chiederle di non diventare un Auror e lo era ancora di più ora che stava per diventare madre. Quindi dove aveva sbagliato, perché lei si era arrabbiata in quel modo e non lo aveva compreso?
 
Ora sì che l’impulsività e l’irrazionalità stavano prendendo il sopravvento, la risposta non l’aveva e l’impotenza davanti alla personalità ribelle di Rose risvegliava buona parte della sua irrequietezza. Solo in quella spaziosa stanza riusciva a sentirsi meno soffocare dagli eventi, ma forse non era una questione di ambientazione, gli parve di sentirsi accolto lì dentro, consolato anche solo dall’assenza fisica dei suoi genitori, purché quelle mura custodissero il ricordo di loro.
 
Si alzò dall’immenso letto, le cui lenzuola sua madre aveva accuratamente sistemato prima della sua partenza risalente ad appena qualche giorno prima. Tante volte suo padre l’aveva rimproverata ‘È una faccenda per domestici e balie, non per una signora come te’ diceva senza troppi complimenti o rispetto per coloro a cui era giornalmente affidato quel compito, ma dopotutto era Draco e niente di meno ci si sarebbe potuto aspettare da lui. Sua madre, a dispetto di ogni arrogante parola di suo marito, persisteva ormai da anni ad occuparsi di qualche piccolo lavoro domestico. Sperò tornassero in tempo per quella cena che ormai da una settimana Astoria si stava prodigando di organizzare e che a Rose solo a sentirla nominare veniva l’emicrania. Era quello che la ragazza cercava di dirgli? Forse anche sua madre tentò di ribellarsi alla sedentaria vita che i Malfoy le avevano imposto, ma forse, data la differente indole, non aveva sentito la necessità di guadagnarsi una carriera e un posto lontano dalla sua famiglia, se pur temporaneamente. Di quella questione avrebbe sicuramente discusso con sua madre al loro ritorno, possibilmente prima ancora che quella decisione giungesse alle orecchie di Draco.
 
Non c’era nulla che riuscisse a placare la sua ansia e la sua irrequietezza e lo specchio di fronte a sé, appena sopra il comò il legno di noce caratterizzato da venature dorate che splendevano ogni qualvolta il sole entrava dalla finestra per puntarvi contro i suoi potenti raggi, riproponendo l’immagine del ragazzo, lo irritava maggiormente. Si appoggiò con stanchezza a quel mobile e gli diede un impulsivo strattone per sfogare senza troppi danni quella rabbia che si portava nel cuore.
 
Il dissestamento che però Scorpius aveva creato con quel violento ma misurato gesto aveva causato l’inaspettata apertura di un cassetto. Il ragazzo scocciato fece per richiuderlo con risolutezza, ma qualcosa attirò la sua attenzione prima che quel gesto venisse pienamente compiuto. Tra le camicie di suo padre una carta color ocra spuntava e stonava con il resto. Il giovane la fissò quasi spaventato, più per la violazione che stava mettendo in atto che per le notizie a cui sarebbe venuto a conoscenza. Astoria e Draco però non erano in casa e quella notizia doveva senz’altro riguardare quest’ultimo, visto che il proprietario del cassetto era proprio lui. Diede un’ultima e veloce occhiata alla porta per essere sicuro che Rose non facesse la sua improvvisa comparsa in quella stanza e afferrò rapidamente la busta prima di cambiare idea.
 
Chissà cosa aveva di così importante suo padre da nascondere e chissà se sua madre ne era a conoscenza. Scoprì con grande sorpresa che la busta era stata richiusa con un incantesimo, quindi presuppose che un taglierino non sarebbe stato sufficiente per aprirla. Estrasse la bacchetta e si fece venire in mente qualcosa per ovviare ai trabocchetti di Draco.
 
 Revelio 
 
C’era incredibilmente riuscito, la busta si era aperta senza troppi indugi … era ciò che voleva, no? Iniziava a non esserne più così sicuro, ma richiuderla come se lui da quelle parti non fosse mai passato diventava più complesso, visto che non aveva a portata di mano l’incantesimo adeguato, quindi tanto valenza rivelare quel segreto. Dispiegò il foglio con serenità, infondo suo padre non avrebbe potuto nascondere nulla di grave, si doveva sicuramente trattare di una lettera di qualche amico o familiare che lui magari neanche conosceva e distrattamente l’aveva riposta tra i suoi effetti personali, di certo Draco non era rinomato per il suo ordine. Erano solo dettagli che fosse prudentemente sigillata, non aveva voglia di pensare al peggio prima del tempo. Lesse ogni singola parola e, da quello che notò a prima vista, quei segni erano stati incisi sulla carta con una stilografica, era un mezzo curioso per una lettera informale.
 
9 luglio 2021
Gentilissima Signora Malfoy,
Siamo spiacenti e addolorati di comunicarLe che la cura da noi prescritta non ha dato i risultati sperati.
 
Scorpius sospese perplesso e stranito quella lettura mentale, non riusciva a comprendere a cosa si stesse riferendo e chi soprattutto. Era come se negli ultimi giorni non avesse fatto altro che dormire, perché da quella lettera erano passati almeno quattro giorni, esattamente quelli che intercorrevano dalla partenza dei suoi genitori per chissà dove … non glielo avevano voluto dire ed ora forse iniziava a comprendere anche il motivo.
 
Non riuscì a proseguire nella lettura, lasciò semplicemente che quel foglio scivolasse dalle sue mani per andarsi a posare come un macigno su quel comò. I suoi occhi di ghiaccio caddero involontari sul mittente di quella missiva e non ebbe più alcun speranzoso dubbio, se di mezzo c’era il San Mungo di certo le notizie non potevano essere liete. Ma come accidenti aveva fatto a non accorgersene? Sua madre era malata e lui era stato troppo concentrato su di sé, infliggendole, se possibile, ancora più dolore con tutti i casini che aveva combinato nell’ultimo anno. Il ghiaccio che portava al posto degli occhi e che aveva ereditato dal padre non tardò a sciogliersi in grossi lacrimoni, perché se da Draco aveva ereditato quel tratto estetico, da Astoria una sensibilità che raramente mostrava in pubblico. Lo specchio di fronte a sé gli restituì la sorpresa che aveva attraversato le sue iridi, come anche quella lacrima che, senza che lui la potesse controllare, si era andata a posare proprio su quel foglio, la cui lettura era stata bruscamente interrotta da sconforto e fulmineo dolore.
 
Un leggero battito d’ali lo riscosse e, come se qualcuno potesse sorprenderlo in quell’attimo di debolezza, si asciugò velocemente le guance, prima di raggiungere il gufo appollaiato sul davanzale della finestra aperta. Il rumore giunse ancora prima dell’immagine del volatile riflessa allo specchio, i suoi occhi erano velati per potersi accorgere tempestivamente di quella fastidiosa presenza.
 
Era una lettera dei suoi genitori, ma dopo la notizia appena ricevuta temeva davvero non potessero essercene di buone. Si doveva fare forza però e con mani tremanti aprì quell’informale busta indirizzata proprio a lui. Niente stilografica o sigilli magici stavolta e forse nemmeno altre sentenze di morte.
 
Ciao tesoro,
 
Quell’esordio acconsentì al suo cuore di ricominciare a battere, era sua madre a scrivergli e ciò allontanò per un istante ogni possibile drammatica eventualità dalla sua mente.
 
Io e papà ritarderemo qualche giorno, ma non stare in pensiero, saremo lì in tempo per la cena che abbiamo organizzato. Salutaci Rose.

A presto, un bacio.
 
La tua mamma
 
Era ridicolo che lei gli chiedesse di non stare in pensiero … era assolutamente ridicolo.

 
∞∞∞
 
 
Era stata una fortuna per lei che suo figlio non potesse intuire attraverso quelle poche righe lo stato del suo cuore. Era riuscita a risparmiargli quel dolore, Scorpius aveva sicuramente altro a cui pensare in quella delicata fase della sua vita e una madre malata non poteva essere contemplata.
 
Aveva sperata davvero che quel nuovo tentativo lontano da casa avrebbe potuto ridonarle la speranza, invece sembrava non essercene più nemmeno un grammo. Esattamente come quando scoprì di portare sulle spalle quella malattia, sentiva un grande vuoto dentro al solo pensiero di abbandonare la sua famiglia. Il suo bambino era cresciuto, su questo non vi erano dubbi, eppure sentiva che necessitava ancora di lei, era davvero troppo presto per ritirarsi dalla vita e salutare la morte come una vecchia amica. Ricordava quella vecchia fiaba di Beda il Bardo, da bambina i suoi genitori l’avevano letta a lei, allo stesso in modo in cui lei l’aveva letto al piccolo Scorpius a suo tempo.
 

Era sempre la stessa storia, il loro bambino supplicava Draco di leggergli la famosa Storia dei tre fratelli, ma lui continuava a rifiutarsi fino a farlo piangere. Riusciva a raccontare a suo figlio ogni storia e non aveva neppure più il bisogno di leggerle, le conosceva tutte a memoria da Il mago e il pentolone salterino a Baba Raba e il ceppo ghignante, ma la fiaba dei Doni della Morte, che sapeva più di una drammatica leggenda, proprio si rifiutava di raccontarla al piccolo.

All’ennesimo rifiuto di suo marito e all’ennesimo pianto di suo figlio, Astoria si era stufata ed era salita per raggiungere la cameretta di Scorpius. Draco era uscito, richiudendo la porta alle sue spalle e lasciando il bambino disperato come se niente fosse, ma con una grande rabbia nel cuore solo alimentata dalla richiesta del figlio. 
 
 Non preoccuparti, ora gli passa e si addormenta 
 
La moglie lo fulminò in modo suggestivo, infondo sapeva di essere nel torto, ma non gli importava, per suo figlio erano capricci, mentre per lui era uno sgradito tuffo nel passato. Possibile che Astoria non lo capisse? Eppure l’aveva sempre compreso e accettato con coraggio i fantasmi del suo passato. Fece per superarla e imboccare le scale con risolutezza, ma lei con una mano interruppe il suo cammino. Lo fissò dolcemente negli occhi, non si dissero nulla, l’unico rumore a rimbombare per la grande Villa era il pianto del loro bambino che non accennava a placarsi senza le cure amorevoli dei due giovani genitori.
 
Astoria sperò di avergli infuso un po’ di pace con quel tenero sguardo, ma non aveva tempo per qualche rincuorante discorso, Scorpius la stava chiamando disperato e lei non poteva più attendere ad andare in suo soccorso. Entrò velocemente nella cameretta e il suo piccolo, che non aveva nemmeno cinque anni, la fissò con i suoi grandi occhi chiari lucidi  e con le braccine rivolte nella sua direzione. La ragazza non indugiò, si sedette sul lettino e accolse le suppliche del bimbo. Lo strinse forte a sé, non aveva altro modo per calmarlo e non poteva nemmeno spiegargli in modo comprensibile le ragioni del padre per quel continuo rifiuto.
 
 Amore mio, calmati, la mamma è qui 
 
Lo accarezzava, cullava e coccolava con grandi baci sulle guanciotte tonde e rosee.
 
 Piccolo mio, dai, quando sarai più grande te lo leggerà la mamma. È una storia difficile da capire e tu sei ancora piccolino 
 
Lo sentì singhiozzare più flebilmente contro il petto, segno che aveva impiegato le parole giuste per calmarlo. Scorpius si scostò dalla madre con il visino tutto bagnato e la guardò con un’espressione ancora triste.
 
 Perché papà non vuole leggermi la storia? 
 
 Perché sa che sei piccolo e non gli piace tanto quella storia, è per quello che si arrabbia quando gli chiedi di raccontartela. Ma noi non vogliamo che papà si arrabbi, noi vogliamo che sia felice, vero, tesoro? 
 
Al sorriso incoraggiante di Astoria e alle sue dolci carezze sul viso, anche il bambino aveva riacquistato serenità.
 
 Bravo il mio piccolo Scorpius 
 
Si alzò e con estrema delicatezza lo adagiò sul cuscino rimboccandogli le coperte. Gli porse un leggero bacio tra i capelli biondi.
 
 Sogni d’oro, amore mio, ci vediamo domattina 
 
Senza indugi il bambino chiuse gli occhi e tentò di addormentarsi, grazie alle dolci coccole della madre.
 
Astoria uscì in silenzio dalla stanza e richiuse delicatamente la porta alle sue spalle. Fece per tornare a dedicarsi a ciò che aveva interrotto al piano inferiore, ma un braccio inaspettato la afferrò per la mano. Draco era rimasto fuori dalla porta e l’attendeva.
 
 Mi dispiace … scusami, Astoria, non volevo 
 
 Lo so che non volevi. Ora però gli ho spiegato perché non vuoi leggergli la storia, quindi non te lo chiederà più 
 
 Non riesco a dimenticare e a lasciarmi tutto alle spalle … ma con te è tutto più sopportabile 
 
Gli lasciò un dolce bacio sulle labbra e senza scostarsi da lui sussurrò.
 
 Io non me ne vado da nessuna parte, tu e nostro figlio siete il mio posto nel mondo, quindi dovrai sopportarmi ancora per molto 
 
 Per l’eternità? 
 
 Per l’eternità 

 
Non poteva lasciarli, avevano bisogno di lei, Draco aveva bisogno di sua moglie che gli ripeteva di essere migliore di quello che credeva. Ed era esattamente il timore che aveva avuto alla scoperta della malattia, la paura di non essergli più accanto per dargli coraggio. La loro eternità stava esaurendo troppo velocemente e quel conto alla rovescia era iniziato nell’esatto istante in cui le avevano annunciato quel drammatico verdetto.
 
Sapeva anche lei quanto fosse totalmente inutile piangere, di certo non avrebbe risolto nulla, ma era stanca di esse forte cercando di camuffare quel malessere che ormai da qualche settimana non la voleva abbandonare. Si coprì il viso per non farsi vedere o sentire da Draco nel caso fosse ritornato proprio in quel momento in quella camera di un lussuosissimo albergo nel pieno centro di Los Angeles. Come al solito aveva voluto strafare, diceva che non voleva farle mancare nulla, ma quello era tutt’altro che un viaggio di piacere e fingere che lo fosse non cambiava di molto lo stato effettivo delle cose.
 
Dei passi attirarono la sua attenzione e subito in un risoluto gesto scoprì il viso, facendovi passare sopra le mani per cancellare i segni di quella debolezza. L’ultima cosa che voleva era diventare per lui fonte di angoscia, quando il suo compito era sempre stato quello di guarirlo da quel suo passato. Chissà se anche l’amore di Draco sarebbe stato in grado di cancellare la sua malattia, infondo quella che provava suo marito era anch’essa una semplice malattia del cuore. Incrociò poco dopo il sorriso di Draco che la raggiunse e si sedette accanto a lei.
 
 Ehy, amore, non starai piangendo spero 
 
Le asciugò velocemente una lacrima rimasta all’altezza del mento, accarezzandola. La donna ricambiò quel gesto con un leggero sorriso.
 
 Draco, io … 
 
 Astoria, tu non ci lascerai … non andrà così, io non ti perderò 
 
Sembrava particolarmente convinto e determinato, o forse negava semplicemente un futuro e certo evento, ma soprattutto insostenibile e insopportabile per lui.
 
 Tesoro, se … se dovesse succedere, stai accanto ai ragazzi, nostro figlio sta attraversando una fase delicata della sua vita e ha bisogno di te ora più che mai 
 
Erano settimane che tentava di farsi forza per infonderla anche a lei, ma quelle parole non lo aiutavano di certo in quell’intenzione. Non voleva stare a sentire quello che sembrava essere un addio.
 
 Astoria, possiamo parlare di qualcosa che non sia la tua morte, per favore? 
 
Si era voltato verso di lei con uno sguardo sufficientemente suggestivo da lasciarle intendere che non lo avrebbe mai permesso.
 
 Draco, per quanto lo neghi e per quanto le tenti tutte, per me non c’è una cura 
 
 Mi rifiuto di accettarlo, a costo di farti fare il giro del mondo, ma io ti salvo 
 
Se Astoria avesse continuato con quei discorsi, avrebbe sicuramente strappato qualche lacrima anche a lui. Lo capì e gli afferrò prontamente la mano, stringendola tra le sue.
 
 Amore, so che lo faresti e so che abbiamo le possibilità per farlo, ma io non voglio che perdiamo tempo. I ragazzi si stanno per sposare e voglio tornare a Londra per organizzare il loro matrimonio insieme ad Hermione e Ron 
 
 Di questo passo non arrivi al matrimonio di Rose e Scorpius, se non ti curi 
 
Gli sorrise con poca convinzione per tentare di rispondere a quei timori.
 
 Draco. Non diciamo nulla ai ragazzi, voglio che pensino solo al matrimonio e al bambino che nascerà 
 
 Ed io? A cosa dovrei pensare? 
 
 Stammi vicino, come solo tu sai fare … pensa solo a questo 

 
∞∞∞
 
 
Non avrebbe voluto troncare in quel modo la conversazione, ma il pensiero che tutti fossero contro quella sua scelta l’aveva spinta a tanto e Scorpius aveva subìto la frustrazione di una giornata caratterizzata solo da svariati no.
 
Si decise a cercarlo per l’immensa Villa, quando appurò che non era nella sua stanza. Tentò più che poté di mettere da parte l’orgoglio, in quella loro relazione così travagliata e complicata il loro amore aveva sempre vinto e difficilmente sarebbe andata diversamente ora, lei non lo avrebbe permesso. Lo aveva capito che Scorpius non voleva offenderla ed infondo, nonostante il grande desiderio di seguire l’esempio della sua famiglia e diventare anch’essa membro del Ministero della Magia, riuscì anche a comprendere le ragioni che spinsero il ragazzo a quel disaccordo. Avrebbe sicuramente creato nuovi asti tra le loro famiglie e proprio per quella ragione doveva trattare la questione con la massima cautela e non con l’impulsività e l’eccitazione che l’avevano contraddistinta in quella giornata.  
 
Dei singhiozzi attirarono la sua attenzione non appena durante il suo rapido cammino passò davanti alla stanza dei suoi futuri suoceri. Guardò perplessa la porta chiusa, ma lei non poteva aver provocato quel pianto nel suo fidanzato. Che fosse per la preoccupazione che aveva per lei? Infondo anche sua madre l’aveva al solo pensiero che lei potesse in futuro ricoprire un ruolo così pericoloso. Scostò delicatamente la porta, permettendosi quel gesto spinta esclusivamente dall’apprensione per il ragazzo, e lo vide appoggiato di schiena al davanzale della finestra con lo sguardo perso nel vuoto, ma comunque fisso su una lettera a lei sconosciuta. Vedeva contro luce le lacrime del ragazzo scendere ad intervalli regolari dai suoi occhi e subito l’istinto le dettò di correre tra le sue braccia. Scorpius non si soprese per nulla di quell’improvviso abbraccio, la lettera che prima teneva tra le mani, con il timore fossero le ultime parole di Astoria, si era tutta stropicciata, vittima della veemenza di quell’irruento contatto.
 
Rose lo strinse forte a lei e non passò molto tempo prima che anche Scorpius ricambiò con dolore quella stretta. Quel contatto però contribuì solo ad aumentare le lacrime, come se la sua fidanzata gli avesse dato il permesso di sfogare tutta quella sofferenza, perché tanto lei lo avrebbe incondizionatamente sostenuto.
 
 Tesoro, cos’è successo? Di chi è quella lettera? 
 
Gli sussurrò all’orecchio con discrezione, ma lui non sembrava pronto a parlarne. Gli accarezzò la schiena per provare a placare tutta quella disperazione, ma lei non sapeva che quel semplice e dolce sussurro aveva già avuto effetto su di lui.
 
 Amore mio, sono qui, va tutto bene 
 
Quando percepì che il ragazzo stesse allentando la presa su di lei, gli lasciò un grande bacio sulla guancia, fino ad arrivare ad incrociare il suo sguardo.
 
 D-dopo … dopo quello che ti ho detto prima, non mi merito questo bacio 
 
Rose gli sorrise e gli porse una carezza, scostandogli un ciuffo biondo dalla fronte. Non era il momento di parlarne e lei voleva sapere cosa lo facesse soffrire in quel modo. 
 
 Scorpius, dimmi cosa ti ha scosso 
 
 Mia madre, Rose … è malata e non mi ha detto nulla. Lei e mio padre hanno mantenuto il segreto 
 
Non sapeva cosa replicare, ma la sua espressione stupita e spaventata parlava da sé, senza che lei pronunciasse alcuna reale parola.
 
 Scorpius … 
 
Il ragazzo gettò un’involontaria occhiata a quel foglio con il verdetto, che ora si trovava ad una certa distanza da loro su quel comò illuminato dai raggi del sole, ma di luce in realtà ne era rimasta ben poca nella sua vita
 
 Il San Mungo ha scritto a mia madre che la cura non ha funzionato 
 
Pronunciava quelle parole ancora con estrema incredulità, benché non avesse più il minimo dubbio della minaccia che incombeva su di loro. Ma era proprio questo ciò che i suoi genitori non avevano capito, non riguardava solo loro, eppure Scorpius era stato comunque tenuto all’oscuro di tutto. Chissà se e quando avevano pensato di informare anche lui.
 
 Quale cura? Scorpius, non ha senso, perché i tuoi genitori avrebbero dovuto tenerti nascosto una cosa così grave? 
 
 Per non farmi preoccupare. Rose, come faccio se la perdo? 
 
La supplicava di rincuorarlo, di dirgli che quella drammatica eventualità non si sarebbe realizzata. La ragazza era stata presa totalmente alla sprovvista da quella notizia e non era facile ridestarsi rapidamente per tentare di sostenere in modo convincente anche lui.
 
 Tesoro, non la perderai, n-non accadrà  si era ricordata solo in quel momento della lettera stropicciata nelle mani del fidanzato  Di chi è? 
 
Persino Scorpius aveva dimenticato di averla tra le mani e la passò a lei, invitando a leggerla lei stessa, lui non ne aveva la forza.
 
 Torneranno presto, vedrai 
 
 Io desidero solo che tornino entrambi dopo quello che ho scoperto 
 
Si allontanò dalla ragazza e si sedette sconsolato e in ansia sul letto. Si copriva prudentemente il volto con le mani per non mostrare a Rose la sua disperazione. La ragazza però non lo avrebbe lasciato da solo e in quel momento, provata anche lei da quella notizia, conosceva solo un modo per tentare di distendere gli animi. Si sedette accanto a lui e con delicatezza allontanò una mano dal suo viso, lasciandolo perplesso.
 
 Senti 
 
Si fece guidare dalla ragazza fino a posare la mano sulla sua pancia appena accennata. Le sorrise inevitabilmente e rimase in ascolto come lei gli aveva chiesto di fare, fino a che qualcosa fece riemergere la sua perplessità.
 
 Rose? 
 
 Che c’è? Scorpius, che c’è che non va? 
 
 Hai già fatto la visita al San Mungo? 
 
 No, non ancora. Perché? Scorpius, mi stai spaventando 
 
In quel momento sapeva che il ragazzo non era in vena di scherzare, quindi aveva sicuramente percepito qualcosa di grave.
 
 Tuo zio George aveva un fratello gemello? 
 
 Sì, lo zio Fred, ma io non l’ho conosciuto, è morto durante la Battaglia di Hogwarts nel lontano 1998 
 
 Rose, non ti ho chiesto Storia della Magia 
 
La bloccò scocciato e preoccupato senza nemmeno guardarla negli occhi, ma continuando a concentrarsi su ciò che al tatto percepiva. Lei non si offese, ma ciò aumentò notevolmente la sua apprensione, tanto da indurla a posare la mano su quella del ragazzo.
 
 Scorpius, non ti sto seguendo 
 
 Potrebbero essere due gemelli 
 
 Cosa?? 
 
 Non ne sono sicuro, ma mi sembra di sentire … 
 
 Scorpius, come puoi essertene accorto tu e non io? I gemelli saltano una generazione non può essere … al massimo i nostri figli potrebbero avere dei gemelli 
 
Era scioccato almeno tanto quanto lei per la scoperta fatta, ma i tentativi da parte della ragazza di scongiurare quel fatto sembravano piuttosto deboli.
 
 Rose, siamo maghi, tuo padre è un Purosangue, io lo sono, difficile prevederlo … Oh, Salazar, che giornata! 
 
Si fece cadere sul letto disperato e nuovamente le mani finirono inevitabilmente sul volto, ma stavolta con l’unico desiderio di svegliarsi da quell’infinito e terribile sogno, al quale senza nemmeno accorgersene o volerlo stava prendendo parte.
 
 Tesoro, è una catastrofe così grande, se anche fosse? 
 
 Voglio sparire, Rose. Rischio di perdere mia madre, di avere una moglie Auror e due gemelli. Ti prego, prendi la bacchetta e uccidimi! 
 
 Scorpius, sono certa che si risolverà tutto, dai, non fare così, non … se anche io fossi un Auror e avessimo due figli non sarebbe così ingestibile 
 
La ragazza, benché titubante, aveva sicuramente azzardato troppo, perché la fissò stralunato.
 
 Ora mi sveglio … sto dormendo e ora mi sveglio 


 
Continua …

 

 
Ciao ragazzi!
 
Innanzitutto perdonatemi per il ritardo, che, anche se meno infinito del solito, resta ugualmente grande ☹
 
Questo capitolo è stato piuttosto triste … mi dispiace, ma per la trama che ho in mente ogni passaggio è necessario, non odiatemi troppo <3
 
Desidero ringraziare la mia musa ispiratrice Chiara_05 per avermi suggerito l’idea dei gemelli, anzi sappi che il tuo è stato un suggerimento essenziale anche per il resto della trama <3
 
E poi non posso non ringraziare di cuore colei che con meravigliosa costanza mi supporta, HarryPotter394, sei un tesoro! <3
 
Ringrazio immensamente tutti voi che con pazienza mi seguite, che sia da quando ho iniziato a scrivere questa storia (ormai quasi un anno fa XD) oppure che sia da meno <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Qualche piccolo compromesso ***


Qualche piccolo compromesso
 

Era una giornata particolarmente confusionaria al Ministero. Il telefono continuava a squillare e la porta dell’ufficio del Ministro era per la maggior parte del tempo aperta per mille-e-uno problemi da risolvere. Iniziava ad essere già stanca, dopo l’udienza non aveva avuto nemmeno un istante di respiro. Ma la verità era che il respiro non le era più tornato anche dopo quella particolare e inaspettata notizia.
 
Forse era lei a non essere in vena di confusione in quello specifico giorno per via della scelta che sua figlia le aveva annunciato e faceva fatica a riscoprire la concentrazione sui delicati doveri che spettavano al Ministro della Magia. Hermione poteva comprendere le reali motivazioni della ragazza, infondo, indipendentemente dalla famiglia ricca o meno, nessuna donna avrebbe voluto passare la sua vita perennemente in casa ad accudire figli. Così era stato per lei ed era anche difficile che Rose non ereditasse quell’innata propensione alla giustizia, infondo era nata e cresciuta in una famiglia che combatteva ogni giorno contro il crimine. Ron ed Harry fin da piccola non mancavano di renderla partecipe delle loro avventure, ma, anche se quelle raccontate erano le più innocue, pensate su misura per una bambina, dovevano comunque aver lasciato un segno nella sua anima, che l’aveva spinta a quella decisione piuttosto che ad un’altra.
 
Nemmeno il plico di documenti da firmare ordinati di fronte a lei riusciva a mantenere alta la sua concentrazione sul lavoro. Si faceva compulsivamente passare la penna tra le dita e cercò di capire dove potevano aver sbaglio: avevano forse mai, anche implicitamente e involontariamente, caldeggiato quel tipo di impiego?
 

Una graziosa bimbetta dai boccoli fulvi si era accomodata sulle gambe del suo giovane papà ed ascoltava con grande attenzione il racconto di Ron, puntando i suoi grandi occhi azzurri su di lui. Lo interrompeva di tanto in tanto con la sua vocina sottile e il ragazzo sorrideva per nulla infastidito davanti a tanta curiosità, anzi riuscire a passare del tempo con la sua bambina, nonostante quell’impegnativo lavoro, lo rendeva felice.
 
 Papà? Quando catturi i cattivi, dove li porti? 
 
 Li porto nel posto dove sono tutti i cattivi, cupo e pieno di mostri che fanno loro la guardia 
 
Rose aveva trattenuto il fiato davanti a quella risposta, Ron era stato particolarmente suggestivo e aveva reso, anche se scherzosamente, abbastanza bene l’oscurità di Azkaban. Il ragazzo aveva notato la reazione della figlia e tentò di rimediare prima che la moglie, attirata da qualche eventuale pianto disperato della bambina, corresse a rimproverarlo per essere stato così poco delicato, come spesso e volentieri accadeva.
 
 Ma tu, tesoro mio, non hai motivo di entrarci, sei la bimba più brava del mondo 
 
Le porse un’affettuosa carezza tra i capelli per rincuorarla e con quel gesto intravide la figura di Hermione appoggiata allo stipite della porta che stava osservando quella scena con un dolce sorriso in volto. Il giovane ricambiò rincuorato il sorriso della sua sposa - per quella volta era riuscito a rimediare in tempo -, prima di avvicinarsi alla bambina per sussurrarle vicino all’orecchio.
 
 Guarda chi c’è, Rosie 
 
La piccola si voltò nella direzione indicata dal padre e anche lei porse alla ragazza un dolce sorriso.
 
 Mamma! 
 
Hermione si avvicinò a loro e seria prese fra le braccia la sua bambina con grande dispiacere del marito.
 
 È tardi, tesoro, è ora di fare la nanna 
 
Anche Ron si alzò porgendole un bacino sulla testa e sfiorando la mano della moglie per salutarla. Rose però non era così d’accordo ed iniziò a divincolarsi tra le braccia della madre.
 
 Papà! 
 
Il ragazzo si bloccò dispiaciuto sulla porta all’udire il pianto della figlia. La voglia di lasciarla era ben poca ed inoltre in quello stato era davvero nulla.
 
 Tesoro, devo andare al lavoro 
 
 Rosie, resta la mamma con te. Papà torna presto, ma solo se fai la nanna 
 
Hermione le asciugò le guance nel tentativo di calmarla e si avvicinò al lettino per provare a distrarla. La bambina si lasciò rimboccare le coperte, ma non distolse lo sguardo triste dal padre che seguiva i gesti della moglie dalla porta, non se la sentiva di lasciarla in lacrime.
 
 Ciao, Rose, ci vediamo dopo 
 
 Dai, tesoro, manda un bacio a papà e chiudi gli occhi 
 
La piccola gli mandò un bacio con la manina e Ron fece lo stesso, prima di scappare a malincuore al Ministero.
 
 Mamma? 
 
 Dimmi, amore mio, che c’è? 
 
 Papà va nel posto pieno di cattivi? 
 
Quella domanda intenerì Hermione, ma iniziava a credere che le parole di Ron fossero state troppo dure per una bambina così piccola.
 
 Certo che no, tesoro, tuo padre non è cattivo 
 
 Però ci porta i cattivi? 
 
 Esatto, Rose, ora devi davvero dormire 
 
Le sistemò meglio e con cura le coperte, invitandola a tenere al caldo le braccine. Si alzò dal letto e le porse un piccolo bacio sulla fronte.
 
 Buonanotte, amore 
 
Fece per uscire, quando la bambina la richiamò un’ultima volta.
 
 Anche io voglio aiutare papà a prendere i cattivi, così starò sempre con lui 
 
La fece sorridere quella determinazione, la luce che la piccola mostrava nelle iridi azzurre, che tanto le ricordavano quelle del marito, splendeva benché la sua tenera età.
 
 Sì, Rosie, domani mattina lo diciamo a papà. Sogni d’oro 

 
Era cresciuta decisamente troppo in fretta ed erano passati così tanti anni che evidentemente Rose nemmeno si ricordava la quantità di lacrime versate ogni volta che Ron usciva dalla porta. Possibile che volesse condannare anche la sua famiglia a quella tortura, suo figlio aveva bisogno di lei e Scorpius non poteva provare a sostituirla come aveva fatto lei a suo tempo.

Il telefono suonò per l’ennesima volta facendola sobbalzare, tanto da farle scivolare la penna rimasta in mano, e riportandola al presente. Alzò la cornetta velocemente e come aveva previsto dall’altra parte della linea un’ulteriore persona era alla ricerca del Ministro.
 
 Pronto 
 
Era ancora concentrata su quell’impegnativa chiamata, quando la porta si spalancò nuovamente, senza nemmeno che il soggetto in questione si prendesse il disturbo di bussare. Con quell’atteggiamento avrebbe dovuto capire fin da subito di chi potesse trattarsi. Ron entrò con confidenza, come fosse a casa sua ed iniziò a parlare senza nemmeno appurare che lei non fosse impegnata in altro.
 
 Herm … 
 
La donna fece cenno al marito con la mano di attendere un istante e Ron si zittì subito mortificato, accostando con delicatezza la porta alle sue spalle.
 
 Non le saprei dire in questo momento, le dispiacerebbe richiamarmi tra quale giorno, gliene sarei grata … buona giornata anche a lei 
 
Riattaccò esausta, avrebbe volentieri desiderato scaraventare quel telefono fuori dalla finestra, se non lo fece, fu per esclusiva innata scompostezza. L’uomo interpretò la stanchezza della moglie, seguendo con attenzione i suoi sfiniti gesti.
 
 Problemi? 
 
La voce di Ron attirò nuovamente la sua attenzione, che in quel momento si trovava persa nel vuoto.
 
 Hai una domanda di riserva? 
 
 Allora mi spiace portartene altri 
 
 Ti prego, non mi dire così, non è il miglior modo per tranquillizzarmi 
 
Si sedette occupando il posto dell’ospite sotto lo sguardo spaventato della moglie. Provò a calmare almeno l’ansia da lui provocata con quelle parole addolcendo il più possibile il tono della voce.
 
 Amore, niente di grave, solo che volevo essere io a dirtelo prima di un comunicato ufficiale 
 
Quelle ultime parole sortirono l’effetto contrario, perché la fantasia di Hermione iniziò a vagliare ogni eventualità, dalla più grave a quella ancora peggiore.
 
 C’entra con Hugo o Rose o i nostri nipoti? I tuoi genitori? Harry o Ginny? I tuoi fratelli? Per l’amor del cielo, Ron, non farmi stare in pensiero! 
 
Il marito ascoltò la furia che si era impossessata di lei, non era così facile nemmeno per lui mantenere la calma in quel modo.
 
 Hermione, lavorare ti fa molto male, sai? Dovresti prenderti qualche giorno di … 
 
 Finiscila con i tuoi consigli, non è il momento, e dimmi cos’è successo 
 
Seguì il suo poco cortese invito e provò a riferirle quella notizia di appena qualche ora.
 
 Sei fuori strada, stanno tutti bene … sembra però che Scorpius abbia effettuato un incantesimo e, come ben sai, non gli è consentito fare magie fuori da Hogwarts prima dei 17 anni 
 
 Di nuovo?? Non so più che fare con quei due ragazzi! Non capiscono che non posso tirarli fuori dai guai solo perché sono loro 
 
 Cosa intendi fare? Togliergli la bacchetta? Hermione, era un incantesimo innocente, non ha attaccato nessuno 
 
Era giustamente arrabbiata verso quei ragazzi che, dopo tutto quello che avevano combinato, non si decidevano a prendere in considerazione le conseguenze delle loro azioni, ma il fatto che Ron trattasse la questione in modo così superficiale la infastidì parecchio.
 
 Ti dice niente la legge è uguale per tutti? Eppure un Auror dovrebbe saperlo. Mi pare di avere avuto fin troppa pazienza con loro e se vogliono sposarsi educando il loro figlio, è meglio che inizino anche a prendersi le loro responsabilità 
 
 Per la mia famiglia darei un piccolo strappo alle regole 
 
 Ma davvero? Allora prega che non ti becchi mai ad infrangere le regole, Ronald Weasley. E complimenti per il bell'esempio che dai 
 
Lo fissò minacciosa, come succedeva solo quando aveva il potere di farla davvero infuriare.
 
 Miseriaccia, Hermione, sembri mia madre quando mi minacci 
 
 Potrei essere anche più cattiva se mi impegnassi 
 
Prese il telefono fulminandolo, ma Ron, benché consapevole del rischio a cui stava andando incontro, ebbe la disgraziata idea ti toglierlo dalle mani della moglie.
 
 Che accidenti stai facendo, Ron? 
 
 Ferma, Hermione, che vuoi fare? Convocarlo al Ministero? 
 
 Era nelle mie intenzioni. Mi ridai il telefono? 
 
Si sporse in avanti per afferrarlo, ma il temerario Auror le impedì quel gesto.
 
 No. Se gli parli al Ministero scatta sicuro la denuncia … gli devi parlare informalmente. Hermione, l’incantesimo di rivelazione non è grave, se lo convochi al Ministero non puoi farlo uscire da qui senza un processo equo e senza dare alcuna spiegazione, solo perché sta per diventare tuo genero ed è il padre di tuo nipote 
 
Lo fissò un istante indecisa sul da farsi, ma quell’indecisione non durò più del dovuto da dare a Ron anche solo la più piccola illusione di essere riuscito a convincerla.
 
 Ronald, non mi devi insegnare come si fa il Ministro, tu pensa al tuo lavoro, che da quello che so ne hai già abbastanza, al mio penso io 
 
Gli strappò con rabbia il telefono dalle mani ed iniziò con stizza a comporre il numero il Villa.
 
 Grave o non grave, sono stufa di dover sistemare tutti i loro errori. Non aveva motivo di lanciare alcun incantesimo, perché, come hai detto tu, è minorenne 
 
Ron fece un ultimo disperato tentativo, prese la bacchetta e lanciò rapido un innocuo incantesimo contro l’apparecchio telefonico.
 
 Ron! 
 
Quando Hermione si vide il telefono morire fra le mani, si voltò lentamente e furiosa verso il marito e lui non sapeva più come difendersi, nonostante fosse convinto che quell’impulsività e quell’accanimento contro Scorpius in quel caso specifico non fossero necessari.
 
Tesoro, mi dispiace, ma stai sbagliando, è il fidanzato di nostra figlia, Rose non te lo perdonerebbe mai 
 
 Esci dal mio ufficio, per favore? 
 
 Hermione, ragiona, vai alla Villa e parla con loro, ma non … 
 
 Ho detto fuori! Ora, Ron, non farmelo ripetere 
 
 Odio quando non ragioni 
 
Si alzò offeso e rassegnato, pronto ad avviarsi verso la porta, ma non fece in tempo ad aprila, che la donna lo bloccò più dolcemente.
 
 Ron 
 
 Sì, lo so, chiudo la porta. Oggi sei insopportabile, spero solo che stasera tu sia più trattabile e ragionevole 
 
 No, Ron, aspetta 
 
Si bloccò perplesso a quel secondo pacato richiamo sulla porta semiaperta. La richiuse d’istinto e attese che lei proseguisse, o perlomeno dava l’idea di non aver terminato di parlare.
 
 Hai ragione  mise giù il telefono bloccato dal marito  È solo che sono preoccupata per Rose e fatico a mantenere la calma … mi dispiace 
 
Non era una novità che Hermione gli urlasse contro, ma in quel momento era particolarmente giustificata, perché l’ansia che provava lei era la stessa che sentiva Ron, anche se la esternava in modo diverso.
 
 Motivo in più per parlare con entrambi, no? 
 
 Sì, ma … 
 
L’uomo si risedette e le afferrò con dolcezza una mano posata sulla scrivania, senza che lei opponesse alcuna resistenza, la rabbia si era totalmente affievolita.
 
 Ron, è ciò che lei vuole, non è giusto che io le impedisca di realizzare i suoi sogni. Posso essere preoccupata, anzi molto preoccupata, ma non ho altre motivazioni valide per proibirle di essere un Auror a parte che sta per avere un figlio … come non ho potuto evitarlo a te, a suo tempo 
 
Le strinse più forte la mano per alleviare i suoi tormenti.
 
 Senti, mi è venuta un’idea, e se provasse a vedere com’è essere un Auror? 
 
 Ron, tua figlia è incinta 
 
 Sì, lo so, ma non le accadrebbe niente, affiancherebbe me o Harry e in nessuna missione pericolosa. Magari scopre che non è ciò che vuole veramente 
 
Lo fissò scettica, Rose era testarda, lo sapeva, c’erano poche possibilità che cambiasse idea.
 
 E se invece scopre che è la sua strada? Non mi stupirebbe 
 
 Pensi sarebbe brava? 
 
 Penso che bagnerebbe il naso a te e ad Harry 
 
Le sorrise e anche lei accennò un leggero sorriso per quelle parole che le erano uscite spontanee, senza la reale intenzione di fare ironia.
 
 Addirittura? Sarei orgoglioso di lei 
 
 Dovrebbe concludere gli studi per diventare un Auror, o perlomeno gli esami che ha dato non sono sufficienti. Ron, niente raccomandazioni, su questo non transigo 
 
 Nemmeno io, per quanto possa essere brava, voglio che sia dichiarata idonea ad essere un Auror … solo che dovrà farlo Harry, lo sai questo, vero? 
 
 Harry non fa preferenze solo perché è sua nipote 
 
 Ho invitato Rose stasera a cena, potremmo parlarle, cosa dici? 
 
Sciolse la presa del marito con un sorriso dispiaciuto, per dedicarsi nuovamente alla miriade di documenti che aveva davanti.
 
 Non ne sono sicura 
 
 Va bene, senti, starà per la maggior parte del tempo in ufficio con me, specie ora nel suo stato, poi si vedrà, ma nulla di pericoloso. Così mi aiuta un po’ e magari ritardo meno con i verbali se ho un’assistente 
 
Continuò a firmare i documenti e lui seguì i suoi gesti, attendendo una reazione a quella proposta. Lei però per tutta risposta gli passò un foglio.
 
 Mi ci fai pensare fino a stasera? 
 
Ron indugiò a prendere quel documento, evidentemente destinato a lui.
 
 Hermione, io ho davvero bisogno dell’assistente, quindi o lei o un’altra 
 
Prese velocemente il foglio e si avviò serio verso la porta, convinto di aver centrato nel segno.
 
 Ronald 
 
Soddisfatto si voltò nuovamente verso di lei, contenendo a stento un sorriso.
 
 Sì, tesoro? 
 
 Rose resta in ufficio e non si muove da lì fino a nuovo ordine, intesi? 
 
 Agli ordini, Ministro  fece per andarsene, ma un’ultima richiesta lo bloccò  Però le parli tu dell’ufficio 
 
 Che pazienza che devo avere con voi due! Fortuna che Hugo è più tranquillo, almeno per il momento 
 
Di nuovo Ron tentò di dileguarsi, ma dovette riaffacciarsi, perché Hermione aveva un ultimo dubbio da sciogliere.
 
 Ron! 
 
 Che c’è? Hai cambiato idea? 

 Cos'hai fatto al mio telefono? 
 
 Tranquilla, per oggi non ti scoccia più nessuno 
 
Hermione sospirò sfinita davanti al soddisfatto sorriso del marito, pienamente convinto di averle fatto un favore.

 

∞∞∞

 
Non se l’era sentita Scorpius di seguire la fidanzata a casa di coloro che presto sarebbero diventati i suoi suoceri e Rose era stata titubante a lasciarlo solo dopo quella notizia, ma necessitava di parlare con loro, così decise di accettare l’invito che il padre le aveva rivolto quella stessa mattina.
 
Bussò un po’ titubante, non era così certa che Ron ed Hermione non fossero arrabbiati dopo il modo in cui era scappata via al Ministero e la notizia che aveva dato loro. Quando la porta si aprì, trattenne il fiato e sperò di non minacciare alcun mancamento, oltretutto, per rincarare la dose della sua ansia, Scorpius le aveva insidiato il dubbio che fossero due gemelli … stava vivendo nel giro di poche ore decisamente troppe emozioni.
 
 Hugo? 
 
 Ehy, sorellona, che ci fai qui? 
 
 Ci sono mamma e papà? 
 
L’aveva accolta con un grande sorriso, ma quello stesso sorriso si spense davanti alla serietà di Rose.
 
 Sì, sono appena tornati dal Ministero, te li chiamo 
 
Il ragazzo fece per allontanarsi, ma un particolare lo lasciò perplesso.
 
 Non entri? 
 
Suo fratello probabilmente non era al corrente dello scontro avuto con i genitori e evidentemente nemmeno delle sue intenzioni.
 
 Voglio diventare un Auror, Hugo, ma papà e mamma sono contrari 
 
 Mi sarei stupito del contrario. Ma, per quanto possa valere, io sono felice, Rose. Hai deciso di realizzare ugualmente i tuoi sogni 
 
 Grazie, Hugo 
 
In una giornata ricca di pessime notizie, non poteva sapere che erano sufficienti le parole di suo fratello per rincuorarla e affievolire quell’ansia, altrimenti lo avrebbe sicuramente cercato prima di allora.
 
 Vado a chiamare mamma e papà, ma, per favore, non restare sulla porta, è casa tua 
 
Lo ascoltò ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Non mosse però molti passi avanti, anzi rimase sulla porta senza il reale istinto di accomodarsi. La prima a comparire dalle scale fu Hermione, che la accolse con un grande sorriso e un caloroso abbraccio.
 
 Tesoro! Sono felice che tu abbia deciso di passare, io e tuo padre non ne eravamo sicuri dopo stamattina. Ora arriva anche lui, si sta cambiando per la cena 
 
 N-non resto a cena, mamma 
 
La donna non riusciva a comprenderne il motivo, ma in quel momento si accorse anche dell’assenza di Scorpius.
 
 Rose, dov’è il tuo fidanzato?  la figlia non rispose, ma abbassò gli occhi tristi al pavimento, tanto che Hermione non ebbe cuore di rincarare la dose parlandole dell’incantesimo che quel ragazzo aveva illegalmente lanciato  Tesoro, che hai? 
 
 M-mamma 
 
Fu in quel momento che anche Ron raggiunse moglie e figlia, anche lui con un grande sorriso, felice alla notizia di Hugo che Rose li stesse aspettando in soggiorno. Le lacrime però della ragazza lo spiazzarono.
 
 No, tesoro, non piangere, io e la mamma abbiamo trovato una soluzione, mi aiuti al Ministero, così vedi un po’ cosa deve fare un Auror 
 
 Cosa?? 
 
Rose alzò gli occhi increduli e lucidi sui genitori, la notizia era inaspettata e non sapeva come reagire.
 
 N-non sei felice? 
 
 Papà, ma parli sul serio? 
 
 Sì, certo, Rosie … in ufficio, però, perché nel tuo stato … 
 
La ragazza non riusciva a gioire pienamente di quella notizia ed Hermione iniziava a preoccuparsi seriamente.
 
 Tesoro? Che è successo? Ti vuoi sedere un momento? Ho capito che non ti vuoi fermare qui a cena, ma almeno parliamo un po’ 
 
Si fece convincere e guidare da Hermione verso il divano, lasciando Ron profondamente perplesso, con quella notizia pensava di renderla felice. Indugiò, ma poi, con le lacrime che minacciavano di rigarle il volto, prese il coraggio di confidarsi con i suoi genitori.
 
 L-la signora Malfoy … è malata, Scorpius l’ha appena scoperto da una lettera del San Mungo 
 
Hermione spostò gli occhi increduli dalla figlia al marito, ma anche Ron sembrava essere particolarmente scioccato per quella notizia.
 
 Scorpius è distrutto, mamma 
 
Le venne spontaneo attirarla a sé per stringerla forte e placare l’angoscia che si era impossessata di lei.
 
 Rose, calmati, sono certa non sia nulla di grave 
 
 Il San Mungo ha detto che la cura non ha avuto effetto 
 
Ron era decisamente stanco di pessime notizie e stavolta non sapeva nemmeno come proteggere sua figlia dal dolore in cui sarebbe inevitabilmente stata coinvolta. Hermione continuava a stringerla, ma di certo un po’ di conforto non avrebbe cambiato lo stato delle cose.
 
 

∞∞∞

 
Quando bussarono alla grande Villa Malfoy, Scorpius rimase perplesso, Rose era appena uscita di casa e non sarebbe di certo dovuta tornare così presto. Non fece però in tempo ad aprire, perché qualcuno lo anticipò. Sentì delle voci familiari che lo fecero fiondare senza troppi indugi sulle scale e li intravide incredulo. Non perse tempo e percorse i gradini alla velocità della luce. Non diede modo ad Astoria di rivolgergli un amorevole sorriso, che in meno di un secondo se lo ritrovò in lacrime tra le braccia. La donna fece una certa fatica a trattenersi, ma cercò di concentrarsi sulle carezze che porgeva sui biondi capelli del figlio. Si voltò verso Draco, convinta da quella reazione che Scorpius dovesse sapere e l’uomo pareva convenire tristemente con lei.
 
Astoria sciolse dolcemente l’abbraccio con il ragazzo per poter incontrare i suoi occhi umidi.
 
 Ok, tesoro, ora basta piangere  lo prese per mano con un amorevole sorriso e lo invitò a seguirla  Vieni un momento con me, lasciamo papà ad occuparsi delle valigie 
 
Lo guidò fino alla sua camera, si sedette sul letto del figlio e chiese a lui di fare lo stesso. Probabilmente quella conversazione non poteva più essere rimandata, nonostante fosse terribilmente dolorosa per entrambi. Scorpius non fece giri di parole, ma la mise davanti al fatto compiuto con una notevole dose di accuse.
 
 Mamma, sei malata, perché non mi hai detto nulla? 
 
Non aveva uno straccio di scusa plausibile, l’unica cosa che sembrava essergli rimasta era una gran dose di dolore che pesava come un macigno all’altezza delle sue iridi.
 
 Hai ragione, Scorpius, avrei dovuto dirtelo, m-ma non sono riuscita 
 
 Non voglio perderti, ti prego, dimmi che non accadrà, ho bisogno di te 
 
Il ragazzo riscoppiò in lacrime e stavolta nemmeno Astoria riuscì a trattenersi davanti al dolore del figlio. Gli mise una mano sul volto e lo accarezzò spostandogli i capelli dalla fronte, sperando che quel contatto materno lo avrebbe tranquillizzato e fatto sentire la sua presenza.
 
 Non accadrà, amore mio, stai tranquillo, andrà tutto bene. Scorpius, ti devi sposare ed io ci sarò. Te lo prometto 
 
Non sapeva ancora come gli sarebbe stata accanto, ma lei, da qualunque luogo non lo avrebbe abbandonato.
 
 M-mamma, Rose vuole diventare un Auror, non so come … 
 
Scorpius non sapeva se era il momento di parlarne, ma necessitava urgentemente di un consiglio, specie ora che non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe potuto godere dei saggi consigli di sua madre.

 … come tuo padre potrebbe prenderla? 
 
 Già 
 
 Non preoccuparti, Scorpius, a lui penso io. Dì a Rose di sentirsi libera di prendere la decisione che trova più giusta per sé e la sua famiglia, ok? 
 
L’ascoltò e le fece cenno di aver capito.
 
 Mamma, senza di te non sarebbe lo stesso 
 
 Ti va se pensiamo ai preparativi del matrimonio, ora? 
 
Scorpius però non sembrava intenzionato a lasciar cadere così facilmente quel triste discorso, quel dolore pesava troppo sul suo cuore per riuscirci.

 Perché siete tornati prima? Avevi detto che sareste stati via ancora qualche giorno 
 
 Perché mi mancavi, tesoro 
 
Di certo non gli poteva dire che per lei non c’era una cura e che era riuscita a convincere Draco a trascorrere quegli ultimi mesi serenamente con la sua famiglia.
 
 
Continua …

 


Ciao ragazzi!

Anche questo capitolo non è molto gioioso, ma come ogni cosa in questa storia, anche se con grande fatica, si risolverà :)

Grazie come sempre di cuore a tutti per seguirmi e scusatemi tanto per il ritardo! <3

Alla prossima :)
Baci
-Vale 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Costruzione del futuro ***


 

Costruzione del futuro
 

Erano riusciti forse a trovare veramente un compromesso tra il sogno di Rose e la preoccupazione dei suoi genitori. Ron quella mattina la stava attendendo nel suo ufficio tra mille verbali e documenti di vario genere. Si era però premurato di accantonare ogni eventuale riferimento alle missioni più pericolose, voleva cambiasse idea ma di certo non voleva traumatizzarla. Probabilmente era una premura un po’ esagerata da parte sua, la figlia non era più un’indifesa bambina da proteggere, ora era una donna che stava per diventare una mamma e una moglie, anche se era cresciuta decisamente troppo in fretta.
 
Rose restava però la sua bambina, che avrebbe difeso a qualunque costo e il fatto che lui conoscesse ogni aspetto di quel lavoro, dal più roseo al più oscuro, lo spingeva ad essere maggiormente critico riguardo a quella scelta. Riempiva i disordinati cassetti di carte ed anche se era consapevole che quelle missioni avrebbero potuto farle cambiare idea, trovò poco appropriato adottare quel metodo di persuasione. Aveva deciso di tenere sulla scrivania solo quelle routinarie ronde totalmente innocue che lo avevano visto protagonista. Mai infondo desiderava raccontare ai suoi figli le imprese più temerarie, a lui bastava che sapessero che stava bene e loro nemmeno erano smaniosi di domandare i dettagli. Se avesse potuto lo avrebbe volentieri evitato anche a sua moglie, ma lei era il Ministro e non poteva esimersi dai suoi compiti.
 
Stava riponendo l’ultimo documento e cercando di dare una parvenza accettabile di ordine, spolverando persino il legno con la mano. Non era così usuale che i suoi figli gli facessero visita in ufficio e, benché Rose conoscesse la propensione del padre al disordine, voleva accoglierla nel migliore dei modi. Appena terminato di rifinire gli ultimi dettagli, sentì dei chiari colpi contro la porta. L’ospite in questione però non gli diede modo di chiedere chi fosse, perché la ragazza aprì e si affacciò con discrezione.
 
 Papà? Posso? 

 Ehy! Ma certo che puoi, tesoro, entra 
 
Ron la accolse con un grande sorriso. Era più raro vederla ora che non vivevano sotto lo stesso tetto e per questa ragione non poté che fargli piacere quella giornata che avrebbe trascorso insieme a sua figlia. Rose si avvicinò, anche lei felice per quell’incontro, e si sedette davanti al padre oltre la scrivania. L’uomo però la guardò perplesso.
 
 Rose, prendi la sedia e vieni qui vicino a me 
 
La ragazza lo ascoltò anche se un po’ titubante e fece scivolare la sedia di lato alla scrivania. A Ron però non sfuggì l’umore malinconico della figlia.
 
 Tesoro, è successo qualcosa? Non sembri stare bene 
 
 Intendi oltre al fatto che la mia quasi suocera rischi di morire? 
 
 Non morirà, vedrai, i Malfoy hanno sette vite come i gatti 
 
Lui non voleva essere insensibile, ma solo tirarla su di morale, eppure l’espressione della figlia non sembrava rasserenarsi. Era strano per lui non riuscire a farle tornare il sorriso, temette che con quella lontananza anche il loro rapporto fosse mutato. Forse infondo era solo la situazione in generale ad intimorirla, così cercò di cambiare discorso, non era decisamente bravo ad affrontare argomenti delicati come quello.
 
 C-che dici, mi dai una mano? 
 
 Cosa devo fare? 
 
Rose fu grata al padre per la svolta che lui aveva prontamente dato a quella giornata, nemmeno lei aveva voglia di parlare della sventura che si era abbattuta su quella parentela che presto avrebbe acquisito. Ron prese, per rispondere alla figlia, dei fogli scarabocchiati, una biro e un’agenda e mise il tutto davanti alla ragazza. Rose analizzò attentamente quei fogli sotto lo sguardo del padre.
 
 Che cos’è questo macello? 
 
 Sono tutti i miei appuntamenti più importanti, ti sarei grato se me li ordinassi sull’agenda 
 
 Papà, a te servirebbe una segretaria, non una tirocinante e poi … tu gli impegni importanti li scrivi su fogli volanti che puoi perdere? 
 
 Lo so, sono sempre di corsa … però me lo faresti ugualmente questo favore? E poi, se ci pensi, qualcosa impari comunque 
 
Rose, palesemente scocciata, aprì l’agenda, tolse il tappo alla penna ed iniziò a decifrare gli scarabocchi di suo padre. Ebbe pazienza, tentò di rispettare il compromesso a cui era scesa con i suoi genitori, ma non fu per nulla semplice, visto che loro continuavano ad essere palesemente contrari e tentavano di prendere tempo con lavori d’ufficio.
 
 Grazie, Rosie, non so come farei senza di te 
 
Ron si rimise al lavoro con i verbali, ma la sua attenzione fu subito richiamata dalla figlia.
 
 Papà, qui, se leggo bene, c’è scritto udienza, ma non leggo di chi 
 
 Non importa di chi è, tesoro, l’importante è che so che c’è 
 
Rose però, ignorando la disattenzione del padre per un dettaglio che sicuramente aveva la sua rilevanza, sembrava essere in vena di conversazione.
 
 Papà 
 
 Dimmi, non capisci altro? Ho scritto un po’ velocemente 
 
 Nono, tranquillo, capisco. Solo che … ti va di parlarmi dello zio Fred? 
 
Ron interruppe nuovamente il suo lavoro, ma stavolta non seppe cosa rispondere a quella inaspettata domanda. Suo padre però non sapeva che quel pensiero era affiorato grazie a Scorpius, grazie al loro sospetto che aspettasse due gemelli e forse per colpa della vena malinconica che era scesa sulla ragazza alla notizia della malattia di Astoria.
 
 Perché questa richiesta? 
 
 Perché tu non ne parli mai a me e a Hugo. Non sappiamo nulla di più di quello che troviamo sui libri e su Storia della Magia c’è un solo un nome, di lui non sappiamo praticamente nulla. Nemmeno mamma ce ne parla mai e di conseguenza noi sappiamo solo che è morto ad Hogwarts in quella Battaglia 
 
Ron posò la penna e con uno sforzo accolse la richiesta della figlia.
 
 Che cosa vuoi sapere di lui? 
 
 Non lo so, parlamene un po’ 
 
Non sapeva di cosa parlare senza commuoversi inevitabilmente, così tentò di trattare temi gioiosi nonostante la tristezza che i ricordi facevano affiorare.
 
 Credo che Fred sarebbe stato orgoglioso di te e Hugo, ma purtroppo è morto prima che io e tua madre ci mettessimo insieme. Lui e lo zio George però mi sono stati d’aiuto per conquistarla, sai? Probabilmente loro hanno capito prima di me ciò che provavo per lei. Pensa che mi hanno regalato l’unico libro che io abbia mai letto volentieri 
 
 Davvero? Tu che leggi, papà? È strano da pensare 
 
Sorrise per le chiare provocazioni della figlia.
 
 Quella lettura è stata piacevole e molto utile 
 
 Quindi sono nata grazie a loro? 
 
 Qualche piccolo merito concedimelo, Rosie 
 
Le sorrise per nulla offeso.
 
 Sì, papà, lo so che infondo l’hai conquistata grazie al tuo ineguagliabile ordine 
 
Rimise esasperata mano a quei fogli con l’intenzione di proseguire in quel complesso lavoro di trascrittura, ma Ron la distrasse quasi subito sovrappensiero.
 
 Tesoro, senti, mi è venuta un’idea 
 
 Perché prevedo che non piacerà alla mamma? 
 
 Non piacerà assolutamente alla mamma, ma ho intenzione di non farmi scoprire 
 
Rose sentiva aria di guai e come suo padre era in grado di fare arrabbiare sua madre nessun altro al mondo ci riusciva.
 
 Che vuoi fare? 
 
 Ti volevo mostrare il campo di allenamento del Ministero 
 
 Avete un campo per gli allenamenti? 
 
Rose rimase piacevolmente sorpresa e inaspettatamente elettrizzata per quella notizia, tanto che persino la diffidenza verso l'idea del padre si era attenuata.
 
 Sì, ti va di vederlo? 
 
 Certo! 
 
Si avviarono entrambi verso la porta e Ron, facendole segno di attendere un istante, diede prudentemente un’occhiata nel corridoio per cercare di evitare un’improvvisa comparsa del Ministro. Non ebbero molta fortuna però, perché non dovettero fare molti passi prima che la voce della donna rimbombasse perentoria dietro di loro.
 
 Ron. Rose 
 
 Ciao, mamma 

Lei era focalizzata sul marito e lo squadrava con fare circospetto. Sapeva già che Ron si sarebbe fatto fare il lavaggio del cervello dalla figlia, la domanda era quanto Rose avrebbe sfruttato le chiare influenze che aveva sul padre.
 
 Ciao, amore … sbaglio o stamattina sei più bella del solito? Hai fatto qualcosa di diverso ai capelli? 
 
Le palesi intenzioni del marito di acquietarla non avrebbero funzionato, lui lo sapeva che sua moglie non si sarebbe distratta con le lusinghe.
 
 Dove state andando? 
 
 Da nessuna parte, tesoro, stiamo solo facendo una piccola pausa dal lavoro 
 
 E andate da quella parte a fare la pausa? Ronald, in quella direzione c’è il campo di allenamento. Tu non avevi intenzione di portare nostra figlia lì, vero? 
 
 Io non … 
 
Rose sapeva già che quell’incontro non sarebbe finito bene, così andò prontamente e coraggiosamente in soccorso al padre.
 
 Mamma, è colpa mia, ho insistito e papà ha voluto accontentarmi, ma non prendertela con lui 
 
 Rose, è pericoloso, non ci può andare chiunque lì, ci vuole la mia autorizzazione, e men che meno nelle tue condizioni. Avevo espressamente ordinato a tuo padre di restare in ufficio oggi … e mi chiedo perché non abbia rispettato i miei ordini 
 
Si voltò verso il marito fulminandolo.
 
 Non c’è alcun problema, mamma, torniamo in ufficio alle nostre faccende. Vieni, papà 
 
La ragazza lo prese per un braccio ed iniziò a tirarlo. Ron non seppe che dire e nemmeno Hermione riuscì a proseguire quei rimproveri. Quando furono nuovamente nei pressi dell’ufficio l’uomo tentò di parlare.
 
 Rosie … 
 
 Papà, ti ho chiaramente salvato dalle grinfie della mamma 
 
 Lo so e ti ringrazio, ma non pensare sia finita qui, stasera la predica continuerà 
 
 Stasera tornerò a difenderti, papà 
 
Le sorrise, non sapeva cosa aveva fatto di così giusto per meritare una figlia tanto meravigliosa.
 
 Ed è la stessa cosa che devo fare io, tesoro, e cerca di fare la mamma. Lascia perdere, Rose, non fare il mio stesso errore 
 
 Quale errore, papà? 
 
 Mi sono perso molto dell’infanzia tua e di tuo fratello, non voglio che capiti anche a te 
 
Quella rivelazione così diretta e sofferta la stupì e le fece affiorare lontane esperienze passate, ma la sofferenza e le mancanze provate le percepiva ancora sulla pelle. 
 
 Ricordo che piangevo quando te ne andavi via per lavoro 
 
 Hai pianto tanto per colpa mia sì 
 
 Me lo chiedi solo perché pensi ai miei figli o anche per altro? 

 Rose, sono tuo padre e non puoi pensare che non sia preoccupato per te 
 
 Anche io sono preoccupata quando vai in missione ed anche Hugo e mamma lo sono, però nessuno ti dice di cambiare lavoro 
 
 Rose, ho delle responsabilità nei tuoi confronti! 
 
Aveva alzato la voce e lei per tutta risposta si voltò per andarsene. Ron si portò una mano in volto, pentendosi amaramente di aver perso il controllo. Avrebbe voluto trascorrere diversamente quella giornata con sua figlia e invece era riuscito a rovinare un raro momento insieme.
 
 Rose, tesoro, ti prego, dai, non … 
 
Ma dovette lasciarla andare se voleva evitare di fare qualche sceneggiata nel Ministero davanti a tutti, alimentando già sufficienti pettegolezzi sulla loro famiglia e su quella dei Malfoy. Harry passava da quelle parti e vide la ragazza alterata mentre a grandi falcate si avviava verso l’uscita.
 
 Quella era mia nipote? Viene al Ministero e non passa a salutarmi? 
 
Ron non si voltò nemmeno verso di lui tanto era affranto e si rivolse al cognato con un filo di voce rotta dalla rassegnazione.
 
 Harry, ti auguro davvero di non avere mai simili problemi con Lily 
 
 Intendi per la gravidanza? 

 Intendo per quella, Malfoy e il fatto che voglia diventare un Auror 
 
 Cosa?? 
 
Harry rimase scioccato per quella notizia.
 
 Già, pare che io abbia avuto una cattiva influenza su mia figlia 
 
 Ma come le è venuta un’idea simile? 
 
 Io ed Hermione non l’avremmo mai incentivata 
 
 Io nemmeno 
 
Ron cercò una parola di conforto da colui che prima di essere suo cognato era senz’altro un buon amico.
 
 Harry, che faccio? È arrabbiata con me, perché crede che l’avrei appoggiata, che l’avrei capita. Evidentemente sperava convincessi sua madre. Come faccio a spiegarle che le voglio troppo bene per rischiare la sua vita? 
 
 Lo sa, Ron, è troppo sveglia per non capirlo 
 
 Ed anche molto testarda. Non riusciremo a farle cambiare idea ed io la perderò sul serio, Rose si allontanerà da noi se non potrà fare ciò che vuole 
 
 Io non le darò mai quell’abilitazione per quanto possa essere brava con la bacchetta, Ron, ma lei è molto legata alla sua famiglia, non potreste perderla 
 
Harry riuscì a rincuorarlo, ma troppi eventi nell’ultimo periodo l’avevano portata ad allontanarsi da loro, non si sarebbe di certo stupito se ciò fosse accaduto. Hermione si ritrovò nuovamente e inaspettatamente sulla loro via.
 
 Ron! Si batte la fiacca oggi? 
 
 Stavamo tornando al lavoro, Ministro 
 
Harry si affrettò a replicare, per poi tornare alle sue faccende, prima di ricevere anche lui una sgridata. Una volta rimasti soli, Hermione si accorse dell’espressione triste del marito.
 
 Ronald … Rose? 
 
 Se ne è andata arrabbiata 
 
 Che è successo? 
 
 Lei vuole diventare un Auror, Hermione, e niente le farà cambiare idea 
 
 Ron, questo lo so già, ma perché ora è andata via? 
 
 Perché mi accusa di essere incoerente, le dico io di non fare l’Auror, quando lo sono per primo. Che motivazioni le porto per non seguire la mia strada? Hermione, che accidenti di esempio le ho dato?! 
 
Gli posò una mano sul braccio per provare a tranquillizzarlo, ma quel dolce contatto non sembrò calmarlo come avrebbe desiderato.
 
 Ron, le hai dato un bellissimo esempio invece. Io non metto in dubbio la nobiltà di questo lavoro, solo la sua pericolosità e questo te l’ho sempre detto 
 
 Appunto ed io sono sempre stato d’accordo con te … ora anche di più visto che c’è di mezzo Rose 
 
 Già, sei sempre stato d’accordo con me, però non è mai cambiato nulla 
 
Ron si voltò interdetto verso di lei, appena in tempo per vederla allontanare irritata la mano dal suo braccio.
 
 Hermione, ti pare il momento? Non lo devi dire a me che è pericoloso ma a Rose 
 
 Se tu mi avessi ascoltata a nostra figlia non sarebbero venute simili idee 
 
 Quindi ora sarebbe colpa mia?? 
 
 In parte sì 
 
 Ti ringrazio, se volevi farmi sentire in colpa ci sei riuscita, ora sì che sto meglio 
 
Entrò con decisione nel suo ufficio chiudendosi la porta alle spalle, ma Hermione fu più veloce e riuscì ad intercettarla prima che venisse sbattuta dal marito. La ignorò e si riaccomodò alla sua sedia per riprendere il lavoro da dove lo aveva interrotto. Forse era stata troppo dura con lui, evidentemente era già sufficientemente provato per accusarlo in quel modo. Si sedette accanto a lui e fece scivolare lo sguardo sui fogli che Rose aveva appena iniziato ad esaminare e li spostò ordinandoli sulla scrivania. Tornò solo dopo qualche attimo di riflessione a concentrarsi sul marito, che nel frattempo l’aveva totalmente ignorata.
 
 Ron, sono solo preoccupata 
 
 Litigare però non è la soluzione e nemmeno riportare a galla vecchie discussioni 
 
 Tanto vecchie non sono se ora ci sono chiare conseguenze su nostra figlia 
 
Non riusciva nemmeno lei a mantenere la calma, cercava, ma aveva qualche difficoltà.
 
 Hermione, perché devi avere sempre ragione tu? 
 
 La domanda giusta è perché non ti si può parlare. Lo sai anche tu che avresti dovuto darmi retta 
 
 E non l’ho fatto, contenta? Ora mi aiuti a sistemare questo guaio? 
 
 E come lo vuoi sistemare? Non c’è modo 
 
 Non voglio che diventi un Auror! 
 
 Su questo siamo d’accordo, tesoro 
 
Stavolta aveva risposto dolcemente al dolore di Ron che lo aveva spinto a sfogarsi alzando nuovamente la voce.
 
 Vedi quando ti dico che avevo paura di perderla? È esattamente ciò che sta succedendo 
 
 Ma non dipende dai Malfoy, anzi sono sicura che Draco non approverebbe mai che sua nuora diventi un Auror 
 
Ron venne illuminato dalle parole della moglie. La fissò per un istante con la mente totalmente altrove.
 
 Hermione, potremmo sfruttare questo a nostro vantaggio, sai? 
 
 Scordatelo, io non complotto contro mia figlia 
 
 Nemmeno se è per il suo bene? Hermione, dai, tu sei molto più brava di me con le parole 
 
 Astoria non sarà contraria, cercherà di convincere Draco ad approvarla. E sinceramente, Ron, in questo momento non me la sento di contraddirla 
 
Aveva ragione, quella donna aveva già fin troppi problemi, ma lui non aveva altre soluzioni se non quella di approfittare della rinomata avversione di Draco verso di loro.
 
∞∞∞
 
A Villa Malfoy i preparativi per quel matrimonio erano iniziati ed Astoria era indaffarata nella scelta di ogni singolo dettaglio. Desiderava che tutto fosse perfetto, probabilmente sarebbe stato l’ultimo evento importante vissuto insieme alla sua famiglia, perché lei non era così sicura di esserci quando suo nipote sarebbe nato.
 
Aveva trasformato il soggiorno in un immenso allestimento di ogni ornamento tipico di una cerimonia in grande stile. Esattamente il contrario di ciò che aveva vissuto lei a suo tempo.
 

Era uno di quei giorni in cui probabilmente nessuno mai avrebbe pensato di sposarsi. L’aria era fredda, l’inverno era alle porte ed Astoria, oltre a dover convincere Draco a non voler più attendere di diventare sua moglie, doveva discutere con una sorella che era alquanto restia ad imparentarsi con i Malfoy. Ma Astoria non aveva bisogno dell’approvazione di nessuno, soltanto il suo cuore poteva discutere su simili questioni.
La gelida atmosfera non era solo ciò che rendeva pessimo quel periodo per convolare a nozze, Draco non era decisamente in vena di festeggiamenti. Ormai al giovane Malfoy rimaneva poco di cui essere allegro dopo la fine di quella Guerra che aveva incastrato la sua famiglia lasciandolo solo. Gli era rimasta Astoria però, una donna che sembrava amarlo e fregarsene del suo passato. In quel freddo pungente poteva sentire il calore del suo amore riscaldarlo. L’avrebbe sposata forse egoisticamente per ciò che lei era in grado di offrirgli e forse per l’amore che ricambiava per lei avrebbe dovuto darle la possibilità di stare lontana da quei fantasmi del passato di cui lui mai si sarebbe liberato. Tante volte le aveva detto di non essere sicuro di quel passo, eppure lei non aveva voluto sentire ragioni, non le importava che non ci fossero invitati, non le importava un accidente che quel giorno, che sarebbe dovuto essere il più importante della sua vita, non fosse stato organizzato come una grande e maestosa cerimonia, a lei importava solo di avere lui accanto.
 
Lo aveva trascinato in quella chiesetta isolata con ancora mille dubbi per la testa.
 
 Astoria, ti prego, non … non è il caso davvero 
 
Aveva le mani intrecciate a quelle della ragazza, di conseguenza, bloccandosi all’improvviso, interruppe anche il cammino di Astoria.
 
 Draco, dai, rendimi felice 
 
 Proprio perché voglio che tu sia felice, non ti voglio sposare 
 
La ragazza si avvicinò a lui. Non c’era anima viva intorno ai due giovani, eppure preferì sussurrare in modo che quella notizia rimanesse solo tra loro.
 
 Ho il forte sospetto di aspettare un bambino, Draco. Però non ne ho la certezza e non voglio averla prima di sposarti, perché voglio diventare tua moglie per amore e non perché rischiamo di diventare genitori 
 
Il ragazzo l’aveva ascoltata, ma era rimasto senza parole. La sua mente faceva fatica a realizzare di aver combinato un simile casino.
 
 C-cosa?? Astoria, dimmi che non è vero … ti prego 
 
 Sinceramente non so ancora se sia vero oppure no 
 
Si allontanò da lei ancora più perplesso e affranto.
 
 Draco 
 
Tentò di avvicinarsi nuovamente a lui, ma il ragazzo con uno scatto si voltò verso di lei, invitandola a non fare un passo in più per non confonderlo maggiormente.
 
 Astoria, devo averne la certezza prima 
 
 Perché? Che cambierebbe? Draco, tu mi ami, lo so, fosse per te oggi mi avresti già sposata 
 
Non riusciva a guardarla negli occhi, sapeva che era vero e ciò lo spaventava.
 
 Astoria, tu non capisci che … 

 Amore, capisco più di quanto pensi 
 
 No … perché diavolo ti vuoi condannare al mio fianco?! 
 
 Perché ti amo 
 
Per lei era scontato, ma Draco fece un mezzo sorriso sarcastico.
 
 Sì, certo, l’amore. Come se l’amore bastasse per renderti felice
 
 Draco, io sono felice con te accanto 
 
Le stava venendo da piangere e iniziava ad essere difficile convincerlo in quel modo.
 
 Non mi sembra 
 
 Draco! È il tuo rifiuto che mi sta facendo soffrire! 
 
Si perse nelle profonde pozzanghere color cielo della ragazza. Il tono più alto della giovane aveva richiamato la sua completa  attenzione.
 
 Va bene … d’accordo, sposiamoci 
 
 Lo fai perché mi ami o per dovere? 
 
 Come?? 


L’aveva accontentata rassegnato davanti ad una tale insistenza, eppure a lei non era ancora sufficiente.
 
 Draco, è una domanda semplice, lo avresti fatto anche se non ti avessi detto del bambino? Mi è passato per la mente di non dirtelo prima, ma non ti volevo ingannare 
 
Ogni parola veniva pesata dal ragazzo, non si voleva sbilanciare, forse sperava che lei cambiasse ancora idea.
 
 Hai le fedi? Senza non ci possiamo sposare 
 
 Io ho le fedi, ma tu rispondi alla mia domanda prima 
 
 Astoria … io ti amo più della mia stessa vita e … e il solo pensiero di saperti lontana mi strazia l’anima, ma a costo di vederti felice ti avrei persa e avrei sofferto per te. È sufficiente? 
 
Gli sorrise commossa e prese dalla sua borsetta a tracolla un pacchettino. Prima di aprirlo però si rivolse nuovamente al ragazzo.
 
 E vuoi anche questo bambino … nel caso ci fosse? 
 
 Accidenti, Astoria! Quello è stato un incidente 
 
A quelle parole il sorriso della ragazza si spense delusa, ma Draco, dopo un istante di titubanza, riprese a rivolgersi a lei.
 
 … ma … è il più bell’incidente che potessimo avere
 
Era sincero, solo ancora impaurito per quelle novità. L’aveva resa felice però, perché il sorriso sul suo volto era grande e bellissimo.
 
 Dici sul serio? 
 
 Allora … sicura che in quella chiesa ci sia un ministrante? 
 
 Sì, ci sta aspettando 
 
 Cosa?? Tu avevi organizzato tutto? 
 
Non perse il sorriso sul volto, lo prese per mano ed iniziò a tirarlo verso quell’edificio. Entrarono ed effettivamente una singola persona li stava aspettando.
 
 Astoria, non sono esperto, ma non ci dovrebbero essere i testimoni? 
 
 Bastiamo noi, Draco 
 
Ricominciò a tirarlo verso l’altare sicura più che mai del passo che stava per fare. Riprese fra le mani il misterioso pacchettino e sciolse la gassa all’apice. Rivelò due scintillanti fedi d’oro bianco e le pose entrambe sull’inginocchiatoio alla sua destra. Ne afferrò una sotto lo sguardo vigile del ragazzo.
 
 Draco, non importa quante persone ci siano qui dentro e quanto io abbia sognato un bellissimo matrimonio fin da bambina, perché oggi ho realizzato il mio sogno più grande. Sto sposando l’uomo che mi ama e che io amo ed è questo che rende il nostro matrimonio speciale e indimenticabile 
 
Lanciò incerta un’occhiata al ministrante. Draco notò una certa complicità tra i due, probabilmente non era la prima volta che si vedevano. Arrivò da solo alle dovute conclusioni, era importante per lei quel luogo, forse una cappella nella quale trovava consolazione e dove aveva deciso di unirsi in matrimonio con lui. Dopo il beneplacito ricevuto, la giovane afferrò la sinistra di Draco e dopo avergli lanciato un’ultima occhiata di consenso, che ricevette anche se con timore, gli infilò quell’anello.
Anche lui afferrò la fede destinata alla sua giovane sposa con la chiara intenzione di lanciare un ultimo chiaro e sincero avvertimento alla ragazza.
 
 Astoria, non posso prometterti che non soffrirai al mio fianco, ma proverò ad alleviare il più possibile quel dolore. Mi accetti ugualmente? 
 
Non gli rispose, ma in compenso gli porse convinta la mano mancina, causandogli un sorriso.
 
 Sei determinata e testarda 
 
 Parecchio sì, rassegnati 
 
La afferrò dolcemente ornando il suo dito. Era inverosimile per lui quel momento, inaspettato, ma meraviglioso. Non avrebbe mai creduto che quel pomeriggio, in cui era uscito ignaro con Astoria, sarebbe anche diventato suo marito. Il ministrante interruppe gli sguardi tra i due.
 
 Bene, ora che avete espresso le vostre chiare volontà, credo che non ci siano impedimenti. Vi dichiaro marito e moglie. Ora se vuole può baciare la signora Malfoy 
 
Draco guardò titubante e incredulo l’anziano.
 
 Mi scusi, cosa ha detto? 
 
 Ha detto, signora Malfoy, Draco 
 
Astoria felice si stava avvicinando a lui per baciarlo, ma un conato di vomito la colse impreparata.

 Astoria! 
 
 Credo che nostro figlio ci abbia appena fatto le sue felicitazioni 
 
 Sei incinta? 
 
 Pare di sì 
 
Lei non desiderava perdere il sorriso dalle labbra e lui non aveva alcuna intenzione di spegnerlo.

 
Le era rimasto un piccolo sorriso sul volto al ricordo di quella indimenticabile giornata, benché non fosse stata per nulla convenzionale. Era vero, lei e Draco non erano così giovani come Scorpius e Rose, ma nemmeno loro erano stati così attenti prima del matrimonio e sicuramente la loro vita insieme non era iniziata in modo così classico e tradizionale. Erano stati più simili a due fuggiaschi, due giovani testardi e innamorati che avrebbero dato la vita per la persona amata … come li chiamava Hermione? Romeo e Giulietta? Eppure le sembrava che fino a quel momento fossero stati loro a contrastare l’amore di Rose e Scorpius, forse senza nemmeno prendere in considerazione quanto anche il loro amore fosse stato contrastato a suo tempo, da vari e anche diversi motivi.
 
Dei familiari passi la riportarono al presente. Si voltò verso la fonte di quel rumore e vide suo figlio con un’espressione palesemente assonnata in volto. Gli sorrise inevitabilmente e dopo il ricordo appena riaffiorato non poteva che essere altrimenti.
 
 Mamma, ma che stai facendo? 
 
 Buongiorno, tesoro, sto organizzando il tuo matrimonio 
 
Il ragazzo si guardò attorno sbalordito per come la madre avesse trasformato la Villa in quell’occasione.
 
 Non starai esagerando? 
 
 Scorpius, sei il mio unico figlio e desidero che ogni dettaglio sia perfetto 
 
Non poteva sapere quanto la madre volesse con il cuore regalare quel momento al figlio, ciò che lei per scelta non aveva avuto, ma che comunque infondo non si era mai pentita di aver per sé scartato. Sentirono cigolare il grande portone della Villa, per poi vedere lo sconcerto negli occhi del padrone di casa.
 
 Ma che accidenti è successo qui?!

 Ciao, caro, come mai di ritorno così presto? Non avevi delle commissioni da sbrigare? 
 
 Già sbrigate. Astoria, cosa stai combinando?
 
La donna era gioiosa, non sarebbe stato semplice convincerla quanto fosse sconveniente tutto quel da fare per lei.
 
 Un grande matrimonio per me, papà 
 
 Non ti fa bene stancarti, lo sai, vero? 
 
 Non mi sto stancando, non ti preoccupare  prese con disinvoltura delle stoffe e le mostrò ai due  Quale preferite? Eh dai, ho bisogno di un parere 
 
Padre e figlio si guardarono incerti sull’assecondarla o meno. Draco indicò restio quella dai colori più spenti. La moglie alzò gli occhi al cielo, per poi scartarla e scegliere quella con la fantasia floreale.
 
 Scorpius, dov’è Rose? Ho bisogno di un suo parere sui fiori 
 
 Al Ministero con il signor Weasley, mamma 
 
 A fare che? 
 
Draco si era incuriosito di ciò che aveva appena sentito. Scorpius si accorse solo dopo di aver parlato troppo e Astoria cercò di andare in suo soccorso.
 
 A trovare i suoi genitori, Draco, che c’è di strano? 
 
 Siete voi ad essere strani, come se mi nascondeste qualcosa 
 
 Mamma, non nascondiamo niente a papà, vero? 
 
 Certo che no, tesoro 
 
Li guardò con diffidenza, non poteva essersi sbagliato, erano entrambi un libro aperto per lui … o quasi.
 
 Sì, certo, come se non vi conoscessi e non sapessi quanto possiate essere complici voi due. Vi consiglio di dirmelo, perché tanto lo scopro comunque 
 
Astoria divenne all’improvviso seria, posando sul tavolo un tulipano bianco reciso per annunciare la delicatezza della conversazione che stava per tenersi.
 
 Devi farci una promessa però, Draco, non devi arrabbiarti ed essere accondiscendente 
 
 Quando inizi così significa che ci sono guai in vista per me 
 
 Amore, è meglio se ti siedi 
 
L’uomo la ascoltò e si accomodò, ogni parola pronunciata dalla moglie gli faceva sperare sempre meno in una svolta positiva. Si chiedeva solo se il suo cuore stavolta avrebbe retto, visto che dopo l’annuncio della malattia della moglie aveva perso parecchi battiti.
 
 Ok, sono seduto. Ora mi dite che è successo? 
 
 Draco, cosa pensi degli Auror da quando Rose è entrata a far parte della nostra famiglia? 
 
La donna si sedette dolcemente al suo fianco e Draco rivolse perplesso uno sguardo al figlio come a volergli chiedere più informazioni o semplicemente la risposta corretta.
 
 Quello che pensavo prima, Astoria, ma che c’entra? Di certo Weasley e Potter non sono diventati miei amici. Non mi dire che sono stato convocato al Ministero … Scorpius, che hai combinato stavolta? 
 
 Papà, non ho fatto nulla, è Rose che … 
 
 … vuole diventare un Auror, tesoro 
 
Astoria concluse decisa la frase del figlio. Forse annunciare velocemente quella notizia l’avrebbe resa meno dolorosa. O forse no? Dall’espressione del marito sembrava decisamente essere più la seconda opzione. Era totalmente scioccato e incredulo.
 
 Mia nuora vuole diventare … un Auror? 
 
Forse Astoria se la sarebbe dovuta aspettare una simile reazione, infondo a distanza di poco tempo erano pesati sulla loro famiglia troppi cambiamenti.
 
 Ma è impazzita?? E quel bambino? Lei si deve sposare e non deve pensare ad altro 
 
Astoria e Scorpius guardarono Draco allibiti. Credevano persino di aver frainteso qualche parola.
 
 Che c’è? Davvero credevate che avrei approvato? Specie dopo … lei deve starti accanto, Scorpius 
 
 Draco, è davvero solo questo il motivo che ti impedisce di approvare? 
 
 Che altre ragioni potrebbero esserci? 
 
 Papà, non sei mai stato un fan del Ministero, i nonni non lo erano 
 
L’uomo lesse l’incredulità negli occhi della moglie e del figlio.
 
 Io non sono un fan del Ministero, io non ci lavorerei mai, ma sinceramente attualmente mi preme altro rispetto rancori passati … tanto per iniziare penso al presente e a quello che aspetta a te e a Rose, Scorpius. Lo sai cosa vuol dire crescere un bambino?
 
 Papà, guarda che io sono d’accordo con te, non voglio che Rose diventi un Auror, sono preoccupato anche io 
 
Astoria si voltò severa verso il ragazzo.
 
 E da quando? Mi pareva di aver capito che l’appoggiassi 
 
 Sì, ma … 
 
Il figlio tentò di replicare e persino il marito cercò di far valere le sue ragioni, ma entrambi senza successo.
 
 Zitti un po’ entrambi! Guardate che non decidete voi, Rose ha il diritto di valutare in piena autonomia i pro e i contro. Quindi vi consiglio di accantonare il vostro maschilismo ed iniziare a parlare solo quando impiegherete un po’ più di ragione 
 
Si alzò infastidita e riprese i suoi compiti senza nemmeno dare a loro la possibilità di difendersi da quelle palesi accuse.
 
 Papà, io credo che … 
 
Draco, che aveva seguito sovrappensiero e compiaciuto i movimenti della moglie, interruppe il figlio.
 
 Sai, che dico, Scorpius, tua madre ha ancora tante energie e credo sia abbastanza forte per combattere questa malattia 
 
Il ragazzo dopo quelle rincuoranti parole sorrise al padre un po’ più sereno, con lei accanto avrebbe potuto vincere qualunque difficoltà.
 
Continua …

 

 
Ciao ragazzi!
 
Forse in questo capitolo mi sono lasciata prendere e ho imboccato la tangente XD Come avrete notato i flashback stanno diventato persistenti :D
 
Prima che deliro anche nel commento (XD) ringrazio di cuore MagiaOscura che con i suoi involontari suggerimenti mi ha aiutata a scrivere questo capitolo <3  E come sempre le mie adorate fanciulle per supportarmi sempre con le loro gentili e dolci parole <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** La debole àncora dell'amicizia ***


La debole àncora dell’amicizia

 

Era tornata come una furia, Scorpius aveva tentato di farsi dire cosa l’avesse turbata, ma lei ignorando tutto e tutti, compresi i preparativi nuziali sparsi per la Villa, si era chiusa nella sua stanza reclamando solitudine. Si vergognava persino di essersi comportata in quel modo con i Malfoy, che avevano sicuramente problemi più gravi a cui pensare, rispetto ai capricci di una ragazzina in piena crisi adolescenziale.
 
Si sedette sul letto per cercare di placare la rabbia verso le proibizioni dei suoi genitori. Avrebbe desiderato demolire qualcosa per sfogare tutta la sua frustrazione, quella però in cui si trovava non era la sua camera, lei era soltanto un’ospite e non sarebbe servito per alleviare i suoi tormenti. Si sentiva al principio di un bivio e ogni direzione avrebbe portato conseguenze a lei sgradite. Ciò che suo padre non poteva capire era quanto avesse ascoltato le sue ragioni e quanto non volesse ferirli o farli preoccupare in alcun modo. Era ciò che la frenava dal prendere una decisione definitiva, insieme all’inevitabile ricordo di ciò che aveva vissuto lei in infanzia. Suo padre era sinceramente affranto e mai lo aveva visto così tanto dispiaciuto a riguardo, sicuramente la stava mettendo in guardia, ma infondo spettava a lei l’ultima parola … ultima parola che però non trovava.
 
Sentì qualcuno sedersi con pacatezza al suo fianco e attendere qualche istante prima di parlare. Era talmente assorta nei pensieri che nemmeno lo aveva notato mentre entrava. Lo aveva riconosciuto però, il tatto di aspettare un qualunque suo segnale, perché capiva che non era ancora pronta ad iniziare quella conversazione, apparteneva a lui, come anche il semplice conforto che le infondeva la semplice presenza di quel ragazzo. Si stava prendendo troppo tempo però e se ne rese conto quando anche il suo fidanzato non resistette più a quel silenzio.
 
“Rose, me ne vuoi parlare?”
 
La ragazza non gli rispose e lui intuì subito che qualcosa dovesse essere andato male al Ministero. Cercando di nascondere la preoccupazione per non incrementare quella di Rose, Scorpius si avvicinò alla sua pancia e sussurrò.
 
“La vostra mamma è un po’ nervosa, bambini”
 
Rose si voltò verso Scorpius sorpresa per quella considerazione, ma incontrò il dolce sorriso del fidanzato.
 
“Ancora con la storia dei gemelli??”
 
Il tono della ragazza era duro, quasi come se con quelle parole si fosse sfogata, ma ciò non fece perdere il sorriso al ragazzo.
 
“E’ molto nervosa la vostra mamma”
 
“Non ho voglia di scherzare, Scorpius”
 
“Credimi se ti dico che è un periodo pessimo anche per me”
 
Stavolta anche la precaria serenità del ragazzo si spense e Rose si dispiacque per avergli risposto in quel modo, diventando involontariamente la causa del suo cambio d’umore. Gli prese la mano per farsi perdonare e lui ricambiò con un nuovo sorriso.
 
“Rose, probabilmente hai litigato con i tuoi genitori, ma ora voglio vederti sorridere. Voglio che tu sia felice, perché ciò fa bene anche ai nostri bambini”
 
La affascinarono quelle parole, compresa la perspicacia del giovane Malfoy.
 
“Scorpius, dove la trovi tutta questa forza?”
 
“Magari me la dai tu”
 
Senza ombra di dubbio da quando la conosceva aveva riscoperto un coraggio nuovo, che lo aveva spinto in imprese mai immaginate. Rose si accasciò sul suo petto e senza indugio lui la strinse forte, dandole un bacio tra i voluminosi boccoli vermigli. Scorpius sussurrò per non turbarla.
 
“Cos’è successo al Ministero?”
 
Si strinse maggiormente al ragazzo per prendere coraggio e chiuse gli occhi per farsi cullare dal suo profumo. A lui non sfuggì la titubanza della ragazza.
 
“Tesoro, è successo qualcosa di grave?”
 
“Mio padre continua a dirmi che sbaglio a voler diventare un Auror”
 
“Anche mio padre lo pensa” si alzò di scatto spaventata e, prendendolo alla sprovvista, si sciolse dal suo abbraccio. Scorpius però cercò di sdrammatizzare “Se volevamo che andassero d’accordo, ora avrebbero un buon motivo per diventare amici”
 
“Non li voglio amici, mi spaventa pensare Ronald Weasley e Draco Malfoy amici, a te no?”
 
“Non saprei, ci sarebbe più armonia”
 
“Ma solo per loro, però, perché complotterebbero contro di noi e la mia decisione”
 
Rose aveva ragione, da quella amicizia non sarebbe potuto uscire nulla di buono, almeno non fondata su quelle basi e altri presupposti su cui fondarsi proprio non c’erano, oltre ad una forzata sopportazione per una parentela non decisa da loro.
 
“Decisione che hai già preso? Vuoi diventare un Auror?”
 
“Perché leggo dai tuoi occhi che anche tu sei contrario … ma mi sbaglio, vero?”
 
Distolse gli occhi dalla fidanzata per non darle anche lui un dispiacere, eppure non poteva non pensare che l’amava e voleva, come tutti, anche lui il suo bene.
 
“Rose …”
 
“Ho già capito, tranquillo, non c’è bisogno di essere più chiari”
 
Si alzò, ma Scorpius fu più veloce e le afferrò la mano per trattenerla.
 
“Rose, ti prego, cerca di capirmi”
 
“Anche papà voleva che lo capissi. Perché non provate voi a capire me, invece?”
 
Il telefono squillò, interrompendo la conversazione tra i due, ma Scorpius lanciò solo un’occhiata scocciata verso il corridoio, sperando che qualcun altro in casa andasse a rispondere.
 
“Rose, io ti capisco, ma …”
 
Il telefono però, a dispetto dei desideri del ragazzo, non smise di suonare.
 
“Vai a rispondere, Scorpius, tanto c’è poco ancora da dire”
 
“Rose, voglio solo che tu sia felice, nulla di più e sono certo che anche tuo padre desideri per te la felicità. Ti chiedo solo di provare a riflettere su ciò che ti consigliamo, poi è ovvio che la decisione definitiva spetti solo ed esclusivamente a te, ma voglio che prendi in considerazione ogni aspetto prima di scegliere”
 
Si guardarono intensamente, prima che Astoria gridò attraverso le pareti della Villa.
 
“Scorpius, Albus al telefono chiede di te!”
 
“Vado a rispondere a tuo cugino, solo se mi fai un sorriso”
 
Rose si sforzò, infondo non le era così difficile sorridere davanti al suo fidanzato. Scorpius le stampò un grande bacio sulla guancia e scese velocemente le scale per raggiungere il telefono.
 
“Pronto”
 
“Scorpius, finalmente”
 
“Al, perché mi cercavi?”
 
“Sei libero stasera?”
 
Percepiva nella voce dell’amico una certa titubanza, alla quale però non sapeva ancora attribuire la causa.
 
“Sì, non dovrei avere nulla da fare. Libero per fare cosa?”
 
“Ti devo parlare di una questione importante, ho bisogno di un consiglio. Passi da me stasera?”
 
“Da te?? Non vorrei disturbare”
 
“I miei non sono in casa stasera, Scorpius, è il loro anniversario e sono a cena fuori”
 
“D’accordo, allora a più tardi”
 
Riattaccò il telefono, ma, per la piega funesta che quel periodo aveva preso, aveva poche speranze che all’orizzonte ci fossero buone notizie.
 
∞∞∞
 
Ron sbatteva qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, sotto lo sguardo severo di Hermione. Dopo il litigio con la figlia non riusciva a trovare un po’ di pace con se stesso e l’unico modo che trovò per sfogare quella frustrazione fu prendersela con le povere stoviglie che sua moglie gli aveva chiesto gentilmente di asciugare dopo parecchie insistenze da parte sua. Almeno mille volte le aveva consigliato di servirsi della magia per svolgere i lavori domestici, ma Hermione non ne voleva sapere e in quella ostinazione riusciva a coinvolgere quasi sempre anche lui. Di norma, anche se con parecchie lamentele, riusciva a sopportare i capricci della moglie, quella sera invece l’umore era già parecchio pessimo e provato.
 
“Ronald, hai intenzione di sfasciare la casa?!”
 
In un ulteriore scatto di ira prese male la mira e con violenza sbatté la mano sul tavolo insieme al piatto, che per fortuna di Ron non si ruppe. Si morse la lingua per non imprecare, ma ciò contribuì solo ad aumentare la sua rabbia, specie se sua moglie non smetteva di rimproverarlo con occhi, come faceva ormai da diverse ore.
 
“Ora ti calmi?”
 
Ricambiò lo sguardo torvo di Hermione, per come stava non aveva alcuna voglia di subire il terzo grado di sua moglie.
 
“È tutta colpa tua, Hermione”
 
“Come, scusa?”
 
Di certo non si sarebbe mai aspettata una simile considerazione da lui, sperò vivamente che fosse solo dettata dall’umore alterato del momento.
 
“Chi è più testardo tra me e te?”
 
“Chi è l’Auror tra me e te?”
 
“Se Rose non fosse testarda come te ci avrebbe ascoltato” Hermione lo fissò contrariata, ma lui proseguì indisturbato con i suoi ragionamenti “Non si rende nemmeno conto che sta andando diretta a sbattere contro un muro. E non sto parlando del binario 9 ¾, lì almeno non si farebbe il male che invece si sta facendo”
 
Il marito aveva abbassato il tono e anche tutte quelle accuse sembravano essersi dissolte nel nulla, lasciando il posto allo sconforto. Hermione tolse le mani dal lavello, le asciugò e si avvicinò al marito, che si era seduto, sfinito emotivamente, al tavolo. Le venne spontaneo appurare che la rabbia non gli avesse provocato qualche ferita alla mano, ma Ron la ritirò, dando poca importanza alle premure della moglie.
 
“Le devi parlare, Ron”
 
“Io?? Non ho chiaramente influenza su nostra figlia”
 
“Sì, tu, Ron. Non mi va che continuiate a litigare”
 
“Io non litigo, faccio solo il mio dovere, cerco di spiegarle cosa è giusto per lei. La prende male perché è testarda. Tanto se lo può scordare, la nostra autorizzazione non l’avrà mai, che le piaccia oppure no”
 
Era chiaramente arrabbiato, ma a lei non poteva sfuggire la tristezza che velava gli occhi di suo marito.
 
“Quindi non le parli più?”
 
“E questo chi lo ha detto?”
 
“Se tu non cedi e nemmeno lei, la vedo difficile che riusciate a trovare un punto d’incontro”
 
“Mi pareva di aver detto di non voler perdere mia figlia … Hermione, ripetimi da che parte stai, inizio ad avere dei dubbi”
 
Si sedette anche lei al suo fianco e cercò di spiegargli il suo punto di vista.
 
“Ron, la voglio vedere felice, ma allo stesso tempo la voglio proteggere. Io non so più cosa sia giusto per lei” riuscì a zittirlo e ad attirare l’attenzione del marito su di sé “Senti, pensavo, se invitassimo a cena i ragazzi e i Malfoy? Vorrei anche sapere come sta Astoria, oltre a parlare con Rose”
 
Quell’idea però non gli piacque per nulla e ciò lo infervorò nuovamente.
 
“Vuoi invitare i Malfoy a casa nostra?!”
 
“Ron, te ne devi fare una ragione, presto diventeranno i nostri consuoceri e sono i nonni di nostro nipote”
 
“Grazie per l’efficace riassunto, Hermione, ma stiamo valutando un Mangiamorte a casa mia! E mi chiedo se la malattia di Astoria non sia una punizione per i suoi errori passati”
 
Non la stupirono quelle parole, l’opinione di Ron le era tristemente nota. Sbuffò e si rassegnò, lui tanto non avrebbe mai concesso alcuna possibilità a Draco e la sua diffidenza non lo avrebbe mai abbandonato.
 
“Come se tu non avessi mai commesso errori, giusto?”
 
“Di certo non sono passato al lato oscuro, Hermione”
 
Ron si alzò per troncare quella sgradita conversazione. Stava seriamente rivalutando che occuparsi delle stoviglie alla maniera babbana fosse meglio di affrontare simili discorsi e valutare certe circostanze.
 
∞∞∞
 
Ovviamente, com’era prevedibile, Ron non riuscì ad avere voce in capitolo e quell’invito a cena partì appena qualche minuto dopo senza che lui potesse fermare Hermione. Sperò fino in ultimo che rifiutassero, per quanto volesse vedere e chiarire con sua figlia, non credeva che quella fosse l’occasione migliore però.

La situazione precipitò ulteriormente quando sentì il campanello suonare, prese la giaccia di malavoglia e si avviò verso la porta, tanto era convinto che in pochi secondi sua moglie lo avrebbe richiamato all’ordine, per essere pronto ad accogliere gli ospiti come si conveniva. Appena scese le scale, udì l’allegra voce di Hermione che accoglieva i Malfoy. Oltre la calorosa ospitalità della padrona di casa, gli occhi di Ron caddero inevitabilmente su sua figlia. Gli parve ancora strano doverla invitare a cena solo per vederla entrare dalla porta di casa. Anche Rose lanciò un’occhiata triste al padre. All’espressione della giovane, Ron le abbozzò d’istinto un timido sorriso, che lei ricambiò subito, forse infondo non era così arrabbiata con lui. Avrebbe tanto voluto chiedere alla figlia a cosa fosse dovuta l’assenza di Scorpius, ma sua moglie fu più rapida e li fece accomodare in soggiorno. Probabilmente non era giusto sperare che si fossero lasciati, non certo sapendo che sua figlia aspettava quel bambino, anche se, pur di riaverla a casa, si sarebbe preso cura di entrambi senza pensarci su un secondo di troppo.

La cena, come previsto da Ron, non fu delle più serene, anzi il silenzio fece da padrone. Nessuno sapeva come esordire, ma Hermione li aveva invitati per un motivo preciso e di certo non avrebbe perso quell’occasione. Con tatto la donna si rivolse alla sua quasi consuocera, sapeva che l’argomento era delicato e lei non voleva turbarla più del necessario.
 
“Allora, Astoria, come stai?”
 
I Malfoy si sorpresero per quella domanda, non erano certi che i Weasley lo sapessero, mentre gli altri conviviali si limitarono a trattenere il fiato per l’audacia del Ministro.
 
“Meglio, grazie”
 
“Se possiamo esservi d’aiuto in qualcosa, non esitate a chiedere”
 
“Come se noi potessimo essere d’aiuto in qualcosa”
 
Ron aveva borbottato tra sé risentito, ma ovviamente tutti colsero le sue parole. Hermione lo fulminò istintivamente.
 
“Che c’è? È vero, un Weasley in cosa potrebbe mai aiutare un Malfoy? Infatti, se ci pensi, siamo in debito con loro a vita per Rose … non che io lo abbia mai voluto essere, s’intende”
 
“Non siete in debito con niente, è anche nostro nipote”
 
Draco intervenne con pacatezza per colmare i dubbi di Ron, ma quest’ultimo continuò ad esserne poco convinto e gli rispose sarcastico.
 
“Sì, certo, come dici tu”
 
Hermione in compenso non smise di minacciarlo con lo sguardo per cercare di farlo tacere con discrezione. Ron però non colse affatto le migliaia di imprecazioni che nascondevano gli occhi di sua moglie in quel momento.
 
“Weasley, non mi credi? Per quale altra ragione dovrei prendermi cura di Rose allora?”
 
“Perché sei Draco Malfoy e tu non fai niente in cambio di niente. Non mi piace per nulla averti dovuto affidare mia figlia e non mi fiderò mai ciecamente di te, anche se così si potrebbe pensare. Per me resterai sempre un uomo che non si è fatto alcuno scrupolo ad allearsi con Voldemort, mentre noi rischiavamo la vita per farlo fuori. Probabilmente ti è arrivata la punizione per tutto il male che hai fatto”
 
Si voltò verso Astoria, ma era troppo arrabbiato per comunicarle quanto non avesse assolutamente nulla contro di lei, anzi, se non fosse stato coinvolto un Malfoy, se ne sarebbe persino sinceramente dispiaciuto. Hermione gli urlò contro infuriata, non badando nemmeno più alla presenza degli ospiti, visto che ai suoi occhi erano stati pesantemente insultati dal marito.
 
“Ronald! Ora è troppo!”
 
Ricambiò fugace lo sguardo della moglie - di più non seppe reggerlo, consapevole di quanto fossero state inappropriate le sue parole -, prima di alzarsi da tavola e salire le scale per raggiungere il piano superiore. Hermione ebbe la netta sensazione che se ne vergognasse e cercasse una via di fuga, o almeno era ciò che lei sperava, non voleva credere che quelle parole fossero dettate da reale cattiveria.
 
“Non ho più fame, Hermione”
 
La donna lo vide allontanarsi, per poi voltarsi dispiaciuta verso i Malfoy e la figlia.
 
“Mi dispiace tanto”
 
“Ha ragione, Granger. Non ho fame neppure io”
 
Anche Draco si alzò da tavola e si avviò verso la porta. Rose invece non sapeva come commentare ciò a cui aveva appena assistito, si alzò a sua volta e si avviò verso le scale, dove poco prima era scomparso suo padre e la madre capì subito dove fosse diretta. Astoria vide Hermione demoralizzata e le afferrò la mano con un sorriso.
 
“Dai non fare così, non è successo nulla, non è colpa tua”
 
“Ma è mio marito, Astoria, e quando si comporta così mi fa vergognare”
 
“Draco si sente già in colpa per il suo passato, non saranno di certo queste parole ad abbatterlo più del solito. Sono certa che nella sua mente sia già passato che la mia malattia sia dovuta ad una punizione divina”
 
La forza di Astoria la disarmò, quando sarebbe dovuta essere lei a tranquillizzarla e non certo il contrario.
 
“Mi dispiace, Astoria, non sai quanto. Se Rose ti crea disturbo, può tornare a casa”
 
“Certo che no! Quella ragazza è adorabile, Hermione, è un angelo e sono contenta che il mio Scorpius l’abbia conosciuta. Almeno so che lo lascio in buone mani”
 
“Astoria, non ti accadrà niente”
 
La signora Malfoy le sorrise con dolcezza per provare a rasserenarla.
 
“Come so anche che ci sarai tu a fianco dei ragazzi e questo non sai quanto mi renda felice”
 
Il coraggio e l’amore che Astoria aveva dimostrato di avere per suo figlio erano lodevoli ed Hermione, a differenza sua, non era sicura di riuscire da sola a portare armonia in quella famiglia che presto si sarebbe formata. Strinse più forte la mano alla sua ospite, forzò un piccolo sorriso e si avviò anch’essa verso il piano superiore. Piangersi addosso, dopotutto, non era mai stato nella sua indole.
 
∞∞∞
 
Lo trovò esattamente dove avrebbe pensato. Rose notò la giaccia scomposta del padre lanciata con furia sul letto e lo intravide affacciato alla finestra, mentre tentava evidentemente di calmarsi. Rose entrò nella camera dei suoi genitori in punta di piedi, non era così sicura che, dato l’umore di Ron, fosse pronto per accoglierla. Richiuse la porta alle spalle, convinta che volesse mantenere una certa riservatezza in quel momento, visto che al suo arrivo era socchiusa.
 
“Papà?”
 
Ciò che invece la ragazza non comprese e non le era concesso cogliere era quanto si vergognasse a guardare in faccia sua figlia dopo quello che aveva detto. Alla mancata risposta di Ron, provò a proseguire, convinta che la rabbia gli impedisse di rivolgersi a lei con calma, evidentemente anche per i trascorsi che loro due avevano avuto in quella giornata così complicata.
 
“Il signor Malfoy è un brav’uomo, papà, non mi sta facendo mancare nulla”
 
Si voltò dispiaciuto verso la figlia, che nel frattempo si era avvicinata timidamente a lui e tentava di attirare l’attenzione su di sé. Non appena gli occhi di Ron incontrarono quelli della ragazza il suo cuore si aprì come fosse stato un fiume in piena, rompendo una diga che per troppo tempo aveva faticato a reggersi in piedi. Evidentemente era la giornata delle rivelazioni, previste o meno, solo supposte oppure certe, ma era il caso di svelare tutte le dolorose carte ed essere completamente sinceri con sé e con gli altri.
 
“Vorrei che tutto tornasse come prima, Rose. Vorrei io potermi prendere cura di te e vorrei che non decidessi di diventare un Auror. C’è almeno un desiderio di questi che tu possa realizzare?”
 
La giovane non fece però in tempo a rispondergli, che la porta si spalancò di scatto dietro di loro. Hermione, senza troppi convenevoli, interruppe la conversazione tra padre e figlia, senza nemmeno ricordarsi che qualche istante prima avrebbe desiderato che Ron e Rose chiarissero. La rabbia non le aveva consentito di lasciare alcuno spazio al tatto e alla sensibilità, quando si rivolse con grinta alla figlia, anzi lo stato alterato le fece esternare tutta la sua spaventosa autorità.
 
“Ragazzina, fuori di qui! Voglio parlare da sola con tuo padre”
 
Notando l’evidente rabbia di sua moglie, tentò un timido e pacato approccio, ma fu presto reso vano quando vide con dispiacere che Rose non ebbe scelta e dovette abbandonarlo alle grinfie di sua madre.
 
“Hermione …”
 
“No, ora parlo io! Sei stato un grandissimo maleducato con i nostri ospiti. Mi vergogno di essere tua moglie quando ti comporti così, lo sai, vero? Vuoi tenere a freno la tua lingua per una volta?! Possibile che tu non pensi nemmeno alla figura che hai fatto fare a tua figlia?? Ora vai da Draco, gli chiedi scusa e lo ringrazi per tutto quello che sta facendo per i ragazzi!”
 
“Chiedergli scusa? E ringraziarlo per cosa? Per essere stato un lurido vigliacco per anni? Hermione, il passato non si cancella così facilmente come pensi tu, di certo non fingo di essere suo amico”
 
“Non mi importa un accidente se non riesci a cancellare il passato, ricordalo, fa come ti pare, ma tu ora, come è vero che mi chiamo Hermione Granger, parli con Draco, perché che ti piaccia oppure no tua figlia è incinta di un Malfoy e questo non cambierà. Quindi non te lo ripeto più, vai giù e speri che lui non abbia la stessa voglia che ho io di Schiantarti dopo la tua infelice uscita”
 
La fissò per un momento in silenzio dopo quella sfuriata, temeva sul serio di aizzarla maggiormente contro di sé con ulteriori parole sbagliate, piuttosto che sedarla.
 
“Tecnicamente sei Hermione Granger-Weasley”
 
“Rivaluterò il mio status solo quando avrai imparato ad essere meno cafone con gli ospiti. Ron, ciò che pensi di Draco è solo un problema tuo”
 
Le sembrò, ad una prima impressione, di essere stata sufficientemente chiara con Ron, sperò di non doversi ripetere e uscì prudentemente fuori dalla stanza dopo di lui per essere veramente sicura che l’ascoltasse, facendogli spazio e intimandolo di muoversi a cercare Draco. Il marito le passò davanti senza nemmeno degnarla di uno sguardo, aveva tutta l’aria di un cane bastonato sotto lo sguardo penetrante e severo di Hermione che seguiva attenta e infuriata ogni suo movimento. Allo stesso modo Ron oltrepassò la figlia in corridoio senza considerarla, preso com’era dai suoi pensieri e dalla sua poca voglia di fare ciò che la moglie gli aveva ordinato. Hermione invece si rivolse dolcemente alla ragazza.
 
“Rose, scusa per prima, non volevo essere così severa con te. Tu non c’entri nulla, tesoro”
 
“Questa cena è stata un disastro, mamma, non ci sarà mai armonia nella nostra famiglia e deduco invece che una parte di responsabilità sia anche mia”
 
Alla madre dispiacque vederla sconfortata e pensò ad un modo per farle tornare il sorriso. Si avvicinò a Rose, accantonando la rabbia che l’aveva pervasa pochi istanti prima e sorrise a sua figlia.
 
“Tuo padre come al solito non frena l’impulsività, ma non è una novità, noi ne sappiamo qualcosa, vero? Ed inoltre ti vuole troppo bene per non accettare i Malfoy o perlomeno per instaurare un rapporto civile con loro. Sono certa che per te lo farebbe, Rose, concedigli solo un altro po’ di tempo per abituarsi a questa nuova situazione” la ragazza a quelle convincenti parole sorrise alla madre, sicuramente Hermione era riuscita ad infonderle una piccola speranza nel cuore “Tesoro, è qualche giorno che stavo pensando, ti andrebbe di provare il mio abito da sposa? Solo provare, non pretendo di certo che ti piaccia, ma magari siamo fortunati e ti va bene”
 
Il sorriso della giovane si tramutò in puro entusiasmo, che riuscì a cancellare qualunque disaccordo. Si dimenticò persino di essere incinta e che probabilmente vi erano poche possibilità che quel vestito le calzasse a pennello. La sola idea però che sua madre le volesse fare un dono così grande la riempì di gioia.
 
“Mamma, dici sul serio?”
 
“Certo, tesoro, ma promettimi che sarai sincera, se non ti piace ne prendiamo uno nuovo”
 
La ragazza promise con un nuovo sorriso e si gettò tra le braccia della madre. Hermione la strinse forte a sé, anche lei avrebbe tanto voluto fosse ancora la sua piccola e dolce bambina dai lunghi e morbidi boccoli vermigli, ma stava crescendo e questo portava inevitabilmente con sé sogni e aspirazioni futuri che lei non era così sicura di avere il diritto di chiudere sottochiave in un cassetto.
 
∞∞∞
 
Non fece alcuna fatica a trovarlo, benché il crepuscolo fosse sopraggiunto, il fumo che si levava a pochi passi da lui era inconfondibile e la sua causa poteva essere attribuita solo al nervosismo di una persona. Nervosismo che guarda caso Ron aveva sicuramente contribuito ad alimentare, questo gli toccò ammetterlo e nemmeno riusciva a vantarsene. Si avvicinò controvoglia, ma rientrare senza aver svolto il proprio dovere equivaleva a morte certa. Come aveva intuito, Draco si era accomodato su una delle scomode panchine davanti a casa, probabilmente però la scomodità di quelle panche era uno degli ultimi problemi del suo ospite. Ron si sedette al suo fianco in mancanza delle giuste parole per annunciarsi e subito il fumo lo inondò infastidendolo.
 
“Da quando fumi, Malfoy?”
 
“Ho i miei motivi”
 
Draco lo aveva percepito arrivare, ma era rimasto totalmente impassibile, continuava a fissare il vuoto davanti a sé in compagnia della sua sigaretta. Ron poté comprendere i suoi motivi, o almeno, se non proprio comprenderli, li conosceva e lui era stato il solito insensibile. Era stato decisamente scorretto ad accusarlo in quel modo, sapendo perfettamente che quella era la sua più grande debolezza, specie in quel drammatico periodo. Nemmeno un Malfoy si meritava un simile supplizio e lui poteva fortunatamente solo immaginare quanto potesse essere doloroso.
 
“Senti, Malfoy, mi dispiace”
 
“Ho già una pessima opinione di me, due parole in più non possono cambiare nulla. E poi, non chiedermi scusa solo perché te lo ha chiesto la Granger di farlo”
 
Ron lo guardò perplesso, senza capire come facesse a saperlo.
 
“La finestra. Si è sentito praticamente tutto”
 
Draco glielo riferì con tranquillità e ovvietà, ma il fatto che tutti nei dintorni avessero seguito quel litigio non fu affatto gradito a Ron.
 
“Inizio a rivalutare il fumo, non è che ne avresti una anche per me?”
 
Il suo ospite scoppiò a ridere a quella insolita richiesta, ma non tanto per divertimento, quanto per scherno.
 
“Sicuro che la tua dolce mogliettina non ti sgridi, se ti concedi qualche vizio?”
 
“Su quello ci puoi contare, ma in questo momento ne ho bisogno almeno tanto quanto te”
 
Draco, dopo un istante di titubanza, gli passò la sua accesa e per lui ne rimediò un’altra. Non fece però in tempo ad avvertirlo di essere prudente, che subito il fumo provocò una forte tosse a Ron.
 
“Weasley, se non hai mai fumato, è normale”
 
“S-sì, lo so”
 
Si voltò sperando di non aver attirato l’attenzione della padrona di casa, ma subito la voce di Draco attirò la sua attenzione.
 
“Immagino che anche questo invito a cena non sia partito da te”
 
“Per carità! C-cioè, volevo dire …”
 
Draco era quasi divertito per l’impaccio di Ron a quella provocazione, ma cercò di contenersi, infondo non aveva affatto voglia di ridere in quel periodo.
 
“Se ti può consolare l’insofferenza è reciproca, sono solo più bravo a nasconderla per mio figlio, visto che non sta passando un bel periodo e non voglio contribuire a renderlo peggiore”
 
Quelle parole colpirono Ron, infondo, indipendentemente da tutto, aveva appena udito un padre preoccuparsi per suo figlio. Chiedergli però di fidarsi ciecamente di coloro che in passato furono nemici giurati gli parve un’esagerazione. Gli venne spontaneo esternare con rassegnazione un pensiero.
 
“Fraternizzare con testimoni”
 
“Già, testimoni che vi hanno permesso di arrestare parecchi Mangiamorte”
 
Draco si voltò verso di lui contrariato e con serenità gli rispose, convinto di essere finalmente dalla parte in cui sarebbe sempre dovuto essere. Lo infastidivano quelle accuse, specie se fatte sulla sua buona volontà di cambiare, perché sapeva perfettamente che il passato non si poteva cancellare e lui per primo lo sentiva ancora pesare sulle spalle.
 
“Eri uno di loro Malfoy, né più né meno”
 
“Mi pareva di averti già dimostrato di aver voltato pagina con la Magia Oscura”
 
“Essere prudenti non è mai abbastanza. Di certo un Auror non abbassa mai la guardia, perché se avessi l’abitudine di farlo a quest’ora sarei morto già da un pezzo”
 
Era arrivato proprio l’argomento che stava aspettando, ma non gli sfuggì di certo lo sguardo di sfida di Ron, come se infondo negli ultimi tempi gli avesse mai dato modo di doversi difendere da qualche attacco!
 
“A proposito di Auror …”
 
“Sì, mia figlia vuole diventare un Auror”
 
Ron sbuffò a quell’argomento e con quel gesto un alone di fumo lo avvolse. Di certo quella sigaretta non stava facendo l’effetto sperato e nemmeno il prevedibile disaccordo di Draco sulla scelta di Rose.
 
“Immagino che tu abbia intenzione di impedirle di fare un simile errore”
 
“Non mi sembra di essere riuscito ad impedirle di andare a letto con tuo figlio e credimi se ti dico che mi sono impegnato. Forse tu avrai più fortuna visto che ora vive alla Villa”
 
Un pizzico di irritazione incrinò la sua voce al solo pensiero della lontananza che in poco tempo si era creata tra lui e sua figlia.
 
“Io non ho alcuna autorità su Rose, con che titolo le lo vieto?”
 
“Se è per questo la sto perdendo anche io”
 
Una figura alle spalle di Ron distrasse Draco dalla conversazione e una considerazione gli venne spontanea.
 
“E non solo con lei”
 
Ron seguì lo sguardo del consuocero e comprese spaventato a cosa si stesse riferendo. Si voltò e incontrò come previsto gli occhi fiammeggianti della moglie. Tentò di sorriderle per sdrammatizzare, ma non fece in tempo a nascondere l’arma del suo misfatto, c’erano troppe prove per una possibile negazione.
 
“Tesoro!”
 
“Ti avevo detto di parlare con Draco, non di affumicarti insieme a lui” gli strappò la sigaretta dalle mani e la spense subito con rabbia sotto la scarpa “E non osare accendertene un’altra!”
 
Lo fulminò con un’occhiataccia, prima di andarsene in silenzio. Ron si voltò ancora scioccato verso Draco.
 
“Chiedo asilo, Malfoy. Inizio a credere che un ex Mangiamorte sia meno spaventoso di mia moglie”
 
Draco ne era sempre più convinto, quella assurda parentela, in un mare di problemi e drammaticità, gli avrebbe sicuramente strappato qualche attimo di puro divertimento.

 
Continua …
 
 
Ciao ragazzi!
 
Premetto che odio il fumo, ma ho trovato fosse un buon punto di incontro per mettere un po’ di pace dopo una cena disastrosa … sì, lo so, in questa storia i disastri sono dietro l’angolo, anzi ad ogni angolo possibile e immaginabile, e so anche che le speranze in un lieto fine sono poche, ma anche se lontano, prometto che ci sarà 😉
 
Ringrazio come sempre di cuore tutti i miei lettori e i miei recensori e vi chiedo scusa per l’immane ritardo! <3 Chiara_05 nel prossimo capitolo vedrai sviluppata una tua idea che qui è solo accennata 😉 <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Un attimo di respiro tra importanti tradizioni ***


Un attimo di respiro tra importanti tradizioni


Scorpius si diresse verso Grimmauld Place come Albus gli aveva pregato di fare quella stessa sera. Aveva notato una certa nota di urgenza e ansia nella voce dell’amico. Non se l’era sentita di disdire nemmeno quando i suoi suoceri avevano spedito loro l’invito a cena. Così non aveva indugiato a raggiungerlo.
 
Non voleva combinare nuovi guai e mettere nuovamente in difficoltà il Ministro sulla sua trasgressione delle regole, così decise di non Smaterializzarsi, ma di fare due passi, che sicuramente avrebbero giovato al suo malessere ormai perenne. Quella brezza serale tiepida e leggera lo avrebbe senz’altro aiutato a mettere ordine tra i suoi mille pensieri. Erano le preoccupazioni soprattutto ad attanagliargli il cuore. Benché suo padre avesse cercato di tranquillizzarlo sullo stato di salute di sua madre e lei non mancasse occasione per mostrarsi serena davanti a suo figlio, Scorpius non riusciva a riscoprire la giusta dose di serenità e ottimismo. Desiderava solo la presenza della madre al suo matrimonio, era forse chiedere troppo? Evidentemente sì, ma non si sorprese, nell’ultimo anno si erano frapposti mille ostacoli tra lui e la felicità. Ora mancava solo una pessima notizia da parte di Albus per farlo crollare definitivamente nello sconforto più nero.
 
Non era mai stato a Grimmauld Place prima di allora. Albus gli aveva fornito l’indirizzo, così percorse tutta la strada fino a raggiungere il numero 12. Ci aveva impiegato qualche minuto in più del previsto, sicuramente il suo amico lo stava attendendo con impazienza. Stava per bussare alla porta, quando i suoi occhi caddero sul campanello proprio lì accanto, adornato dall’incisione Potter-Weasley. Suonò con decisione e, facendo un passo indietro, attese che qualcuno lo accogliesse. Sentì dei passi avvicinarsi decisi alla porta e aprire con energia. Vide poco dopo il grande e cordiale sorriso di Albus.
 
“Ehy, ciao, Scorpius!”
 
“Ciao, Al. Spero per te che sia importante, ho saltato una cena con i tuoi zii per raggiungerti e non è proprio un buon inizio, visto che sto per sposare la loro figlia”
 
Il sorriso dell’amico si spense immediatamente dopo quella notizia.
 
“Hai lasciato lo zio Ron e tuo padre nella stessa casa??”
 
“Sì, ma non vedo il problema”
 
“Non mi risulta che mio zio abbia fatto i salti di gioia, quando Rose ha deciso di vivere alla Villa”
 
Scorpius gli stava rispondendo serenamente che non c’era nulla di cui preoccuparsi, o almeno così lui credeva. Non fece però in tempo a tranquillizzarlo, che Ginny comparve con un allegro sorriso alle spalle del figlio. Era elegante e raggiante, pronta a festeggiare l’anniversario di matrimonio con suo marito, ma anche e soprattutto a non perdere l’occasione di commentare l’operato di Ron.
 
“Mio fratello è famoso per lamentarsi sempre”
 
“Buonasera, signora Potter, e buon anniversario”
 
“Grazie, Scorpius, sei gentile. Albus, io e papà non torneremo tardi. Offri qualcosa al tuo ospite. Scorpius, hai già cenato?”
 
“No, ma non voglio disturbare, non ho granché fame”
 
“Non disturbi affatto. Albus, hai capito e se avessi bisogno di qualcosa, James è in camera sua”
 
Il figlio le rivolse uno sguardo scettico, mentre si lasciava porgere dalla madre una carezza sulle spalle in segno di saluto.
 
“Sì, mamma, ma cosa ti fa credere che James, solo perché è più grande, sia più giudizioso di me?”
 
“Infatti non lo è, ma spero che in due riusciate a cavarvela per qualche ora. Nel caso c’è anche Lily”
 
Albus si stava offendendo per la poca fiducia riposta in lui, ma l’arrivo di Harry interruppe qualsiasi tipo di replica o di protesta. Il padre percorse velocemente il corridoio verso l’uscita e si diresse verso la porta, pronto per dedicarsi a Ginny e alla loro serata alternativa.
 
“Ciao, ragazzi. Mi raccomando, fate i bravi”
 
“Sì, papà”
 
Quando i coniugi Potter se ne furono andati, Albus invitò l’amico ad entrare e a seguirlo in cucina e subito Scorpius capì quanto l’amico fosse intenzionato a rispettare le raccomandazioni della madre.
 
“Al, davvero, lascia perdere, non ho appetito”
 
“Non se ne parla, per colpa mia hai dovuto rinunciare alle prelibatezze della zia Hermione e l’unica cosa che posso fare è prepararti qualcosa io”
 
Scorpius si guardò in giro interdetto, un particolare gli stava sfuggendo, eppure Albus senza alcun indugio si stava impegnando per cucinare la cena al suo ospite.

“Ma voi non avevate un elfo di nome Kreacher?”
 
“Non più. Ti piacciono le crespelle?”
 
Albus si bloccò un istante per ricevere conferma dall’amico.
 
“Adoro le crespelle! Che gli è successo?”
 
“Nulla, figurati, lo abbiamo liberato. Immagino tu sappia che la tua futura suocera è sostenitrice dei diritti per la difesa degli elfi domestici”
 
Avuta la conferma, Albus poté procede con la preparazione della cena. Fece tutto rigorosamente senza l’uso della magia, stupendo il suo compagno di Casa per le sue abilità culinarie.
 
“Sì, ne ho sentito parlare”
 
“E’ grazie a lei se ora metà degli elfi domestici sono liberi. Ma perché stai in piedi?”
 
Sotto lo sguardo perplesso dell’amico, Scorpius si accomodò alla sedia più vicina a lui. Fissava sorpreso l’amico, mentre con una certa abilità si destreggiava svelto tra i fornelli.
 
“Non mi hai mai detto di saper cucinare”
 
“Non c’è stata mai l’occasione di dirtelo. Con nonna Molly sarebbe strano il contrario. E poi quando sono in vacanza da Hogwarts, mamma e papà raramente pranzano a casa, sono sempre impegnati al lavoro, così mi arrangio da solo e penso anche a mio fratello e a mia sorella. Sai, soprattutto James ha bisogno di una balia ventiquattr’ore su ventiquattro”
 
Spense i fornelli e con un sorriso gli porse un piatto di crespelle fumanti con un vasetto di marmellata di ciliegie.
 
“Tu non mangi, Al?”
 
“Ho già cenato, ma ti consiglio di mangiarle calde, sono più buone”
 
Si sedette accanto all’amico e divenne subito serio. Scorpius capì che era arrivato il momento in cui gli avrebbe detto finalmente il motivo di quell’incontro.
 
“Ho bisogno di un consiglio, Scorpius”
 
Si interruppe e l’amico iniziò seriamente a preoccuparsi, tanto che non osò cominciare a mangiare prima che Albus si fosse deciso a spiegare cosa lo turbasse. Albus notò la titubanza di Scorpius e gli avvicinò il piatto.
 
“Però mangia”
 
“Albus! Tu parla però!”
 
“Ok, va bene” il ragazzo assunse un colorito vermiglio in volto e non seppe da dove iniziare “C-credo … di essermi innamorato, Scorpius”
 
L’amico tirò un sospiro di sollievo, quando scoprì che non era nessuna pessima notizia.
 
“Ma è fantastico, Al!”
 
“No, non lo è”
 
“Perché? Non credo tu abbia combinato tutti i casini che ho combinato io con Rose, o sbaglio?”
 
Albus lo guardò scettico.
 
“Difficile che io possa combinarli, se lei nemmeno sa che esisto”
 
“Ed hai pensato di cercare consiglio dall’ultima persona da cui saresti dovuto andare?”
 
“Tu stai con mia cugina, sei sopravvissuto alle grinfie di mio zio e la stai per sposare. Nessuno meglio di te può capire cosa voglia dire un amore impossibile reso possibile”
 
Scorpius rise davanti alla fiducia che l’amico aveva riposto in lui.
 
“Al, se vuoi un consiglio, vacci piano con lei. Prima di combinare qualche casino, accertati che sia la ragazza giusta”
 
“Mi stai dicendo che ti stai pentendo per quello che è successo con Rose?”
 
“No … certo che no … scusami, è un periodo pessimo. Intendo che avrei voluto fosse andata diversamente con lei. Abbiamo decisamente saltato qualche tappa
 
Albus lo comprese e gli dispiacque vederlo così demoralizzato. Gli strinse una mano sul braccio appoggiato alla tavola.
 
“Andrà tutto bene, Scorpius. Tu e Rose sarete felici. Ed anche tua madre starà meglio, devi solo avere fiducia che la situazione possa migliorare”
 
Scorpius gli rivolse un sorriso malinconico.
 
“Chissà se anche i miei genitori avranno l’occasione di festeggiare il prossimo anniversario di matrimonio insieme”
 
“Io confido di sì. Ehy, ma non te ne sei ancora reso conto?”
 
Albus gli sorrise euforico e l’amico lo fissò perplesso.
 
“Stiamo per diventare cugini! E in quanto cugini ti posso costringere a mangiare”
 
Scorpius sorrise divertito, prima di afferrare una crespella e una cucchiaiata di marmellata per renderlo felice.
 
 
∞∞∞
 
 
La aiutava distrarsi con i preparativi del matrimonio, la faceva sentire utile e non malata. Astoria inventava qualsiasi cosa pur di rendere il matrimonio di suo figlio speciale, perché continuava a non sapere quanto tempo avesse a disposizione.
 
Colse nuovamente l’occasione dell’assenza di suo marito per rovistare sopra l’armadio e per farlo dovette per forza usufruire della scala. Sapeva già che non sarebbe stato d’accordo, le raccomandava sempre di prestare attenzione, di non fare sforzi e di chiamarlo per qualsiasi cosa, perché l’avrebbe aiutata lui. In quel momento invece stava facendo tutto il contrario di ciò che avrebbe dovuto. Era salita su una scala e si stava sforzando per raggiungere una scatola che era finita vicina al muro e lontana dal bordo dell’armadio.
 
“Astoria!”
 
La voce arrabbiata e apprensiva del marito la spaventò e per poco non perse sul serio l’equilibrio, se non si fosse prontamente tenuta alla scala.
 
“Scendi immediatamente da lì!”
 
“Se tu non fossi piombato in camera senza preavviso, io non mi sarei spaventata e non avrei rischiato di cadere, quindi non urlare”
 
Continuava a sforzarsi per arrivare a quello che le serviva e il marito fremeva ai piedi della scala con la seria paura che potesse farsi male.
 
“Ma si può sapere che stai facendo?”
 
“Draco, mi aiuti? Non ci arrivo”
 
“Sì, basta che scendi da lì sopra”
 
Si avvicinò a lei e la aiutò con attenzione a scendere, facendole fare un gradino alla volta e tenendola saldamente tra le mani
 
“Guarda che non sto per morire”
 
La guardò come a dirle che non gradiva quelle battute. Salì sulla scala al suo posto e cercò di capire, guardando sul ripiano superiore del mobile, cosa avesse spinto sua moglie in quell’impresa.
 
“Che cosa ti serve?”
 
“Vedi per caso il mio abito da sposa?”
 
“Abito da sposa? Astoria, tu non indossavi alcun abito quando ci siamo sposati”
 
“Intendo quando abbiamo rinnovato le promesse in chiesa, ricordi? Con la mia famiglia e i testimoni. Hai insistito che volevi fare le cose secondo tradizione e volevi la benedizione dei miei genitori. Mi hai persino dato l’anello di fidanzamento che ora indossa Rose. Draco, se non ricordi inizio a preoccuparmi”
 
“Certo che ricordo, Astoria. Quando tuo padre ha scoperto che eri incinta e c’eravamo sposati in segreto in quella chiesetta isolata, ho rischiato di essere disintegrato”
 
Astoria rise a quel ricordo e fece persino fatica a contenersi per evitare di ridicolizzarlo maggiormente.
 
“Ti fa ridere che tuo padre volesse uccidermi?”
 
“Mi ha sempre fatto ridere”
 
A nulla valsero però i tentativi di Astoria di essere discreta, perché il marito si offese ugualmente.
 
“Ora smettila e dimmi dov’è, perché io non lo vedo”
 
Lo stava cercando attentamente, ma un lieve e improvviso scossone alla scala lo fece voltare con urgenza verso la moglie. La vide appoggiata alla scala, mentre tentava di riprendere fiato.
 
“Astoria, che hai?”
 
Scese velocemente dalla scala per reggerla. Lei tentò di tranquillizzarlo con un sorriso, ma quell’improvviso mancamento aveva preoccupato anche lei.
 
“S-sto bene … Tesoro, sto bene, davvero. Prendimi il vestito, per favore”
 
“Astoria, tu non stai bene. Sei pallida”
 
Al dolce e teso tocco del marito sul viso, si voltò triste verso di lui. Non riusciva a nascondere l’apprensione che lei stessa provava, come invece avrebbe voluto fare davanti ai suoi cari.
 
“Draco, ho paura, voglio esserci al matrimonio di nostro figlio”
 
“Amore, ci sarai. Fidati di me, non permetterò che ti accada niente”
 
Gli occhi lucidi e speranzosi di suo marito le fecero riacquistare un leggero sorriso, oltre al colorito. Gli sfiorò il petto e lo invitò a risalire sulla scala.
 
“Il vestito, Draco, me lo prendi?”
 
L’uomo indugiò qualche istante per accertarsi che lei fosse stabile e ritornò a concentrarsi sulla scala. Lo trovò dopo pochi istanti e le lo porse con delicatezza. Astoria però non fece in tempo ad aprire la scatola, che dalla porta della camera fece il suo ingresso Scorpius. La signora Malfoy aveva riacquistato un po’ di entusiasmo per quella sua idea, così decise di non aspettare e di chiamare la sposa per la prova del suo abito.
 
“Rose?”
 
“E’ andata da sua madre, mi ha detto che voleva farle provare il suo vestito da sposa”
 
Astoria ci rimase male, tornò a sentirsi improvvisamente inutile, ma si disse che probabilmente era giusto così, Hermione era sua madre ed era corretto farsi da parte, dando a lei la precedenza. Draco, dall’alto della scala, comprese lo stato d’animo di sua moglie, ma non sapeva come rincuorarla. Solo un’idea gli venne in mente per provare a trovare un giusto compromesso per tutti e far riacquistare il sorriso ad Astoria.
 
“Le puoi sempre far indossare la tiara. Sono certo che non la rifiuterà, ricordo che era incantevole”
 
Scorpius sorrise al suggerimento del padre e Astoria non perse tempo, aprì la scatola e la cercò in quel groviglio di stoffa morbida. La trovò, Draco aveva ragione, era scintillante e il tempo non aveva cancellato la sua lucentezza. La porse felice al figlio, che la afferrò con altrettanto entusiasmo.
 
“Le la porto subito”
 
Stava uscendo velocemente per raggiungerla in tempo nel mentre di quella prova, ma il padre lo bloccò saggiamente.
 
“Scorpius, mi raccomando, non devi vedere il vestito per alcuna ragione al mondo”
 
Il figlio, dopo un istante di titubanza, lo tranquillizzò con un sorriso per comunicargli che avrebbe senz’altro seguito il suo suggerimento.
 
∞∞∞
 
Hermione aprì le ante dell’armadio e non seppe nemmeno da dove cominciare a cercare, specie se il guardaroba era mezzo sotto sopra. Sbuffò infastidita, suo marito non sapeva nemmeno cosa volesse dire l’ordine e ogni volta toccava a lei sistemare. Spostò scocciata sul pavimento i vestiti che si trovavano sul fondo dell’armadio. Non ne trovava uno suo nemmeno per sbaglio, erano tutti di proprietà dell’uomo più disordinato che lei avesse mai conosciuto. Si sarebbe arrangiato, stavolta se li sarebbe messi in ordine sulle grucce da solo, lei era stufa di doverli riordinare spendendoci dietro ore almeno una volta a settimana. Come li trovò, li accantonò senza alcuna grazia e attenzione, forse con le maniere forti il messaggio gli sarebbe arrivato più efficacemente. Quando finalmente ebbe finito, iniziò a tastare il fondo libero per cercare la grande scatola, dove ricordava di aver riposto il vestito parecchi anni prima. Intenta nelle sue faccende, sentì dei passi, seguiti da un tono sorpreso.
 
“Hermione, che ci fanno i miei vestiti per terra?”
 
“Ringrazia che io non li abbia sbattuti fuori dalla finestra”
 
Non ebbe la fortuna di vedere l’espressione della moglie mentre trafficava nell’armadio, ma non osò comunque ribattere, limitandosi a raccogliere i vestiti e a posarli sul letto, senza comunque dargli nemmeno una minima parvenza di ordine. Se erano lì, un motivo c’era sicuro e chiedere lo avrebbe sicuramente messo a rischio. Li esaminò, ma non c’era purtroppo ciò che stava cercando e che gli serviva con urgenza. Doveva per forza chiedere ad Hermione, non aveva altra scelta, anche se lo fece con qualche titubanza.
 
“C’è per caso anche la mia divisa lì da qualche parte?”
 
Gliela passò senza nemmeno guardarlo in faccia in meno di un secondo.
 
“Grazie, tesoro. Ma si può sapere cosa stai cercando?”
 
“Il mio abito da sposa. Lo hai per caso visto?”
 
“Saranno vent’anni che non lo vedo”
 
Uscì dall’armadio e lo fulminò decisa. Se lo sentiva che non avrebbe dovuto fare domande, ma limitarsi a vestirsi in silenzio e volare al Ministero.
 
“Sono diciassette e se ci tieni ad arrivare a venti ti consiglio di prestare più attenzione a come riponi i tuoi vestiti nell’armadio. Sono tua moglie, non la tua serva”
 
Il mistero dei vestiti lo aveva svelato, ma quella reazione gli parve esagerata, sicuramente la rabbia era stata accesa da altri motivi e forse lui poteva immaginare anche quali.
 
“Sei ancora arrabbiata con me per l’altro giorno, vero? Quante volte ti devo dire che mi dispiace??”
 
“Ronald, non ti sforzi minimamente per non vedermi arrabbiata”
 
Riprese la sua ricerca e con soddisfazione trovò ciò che stava disperatamente cercando. L’idea che per qualche strana ragione avesse deciso di sbarazzarsene le passò per la mente, ma nemmeno ricordava l’occasione o il motivo per cui avrebbe potuto farlo. Per fortuna ogni eventualità era stata scongiurata e lei si ritrovò quella scatola tra le mani. Si alzò da terra e la posò sul letto emozionata, oltrepassando i vestiti disordinati di suo marito. L’aveva conservata bene, la scatola era impeccabile, come fosse appena uscita dal negozio, quindi anche il vestito doveva per forza essere in ottime condizioni. Alzò il coperchio e liberò la stoffa dai sottili veli di carta bianca. Subito le sue mani sfiorarono quel raso candido riportandola indietro nel tempo. Lo tirò fuori dalla scatola e lo stese con attenzione sul letto, rivelando le rifiniture in pizzo all’altezza del petto e delle maniche, che coprivano leggermente le spalle. Sfiorò quei merletti di stoffa leggera e risentì ancora sulla pelle il caldo che quel giorno aveva provato. La gonna larga si scompose sul copriletto, mostrando il suo volume. Gli occhi di Hermione brillarono, così come fece il vestito colpito dai raggi mattutini che filtravano dalla finestra della camera, riportandolo al suo antico splendore. Ron però non colse l’emozione della donna, era preso da quella discussione, a tal punto che il vestito lo lasciò del tutto indifferente.
 
“Per te non ne combino mai una giusta!”
 
Il tono più elevato del marito la riportò al presente, alzò gli occhi su di lui, ma si era totalmente distaccata dalla conversazione, la sua mente era ancora a quel giorno e persino la rabbia del momento si era dissolta. Gli avrebbe voluto rispondere che aveva fatto molte cose giuste, che ad esempio dal loro matrimonio erano nati due figli splendidi, ma proprio la comparsa di Rose sulla porta non le consentì di farlo.
 
“Mamma, papà, possibile che voi litighiate sempre?! Vi si sente da fuori”
 
I genitori le sorrisero felici di vederla, ignorando totalmente i rimproveri da parte della figlia. Hermione alzò con attenzione il vestito per mostrarlo alla ragazza con entusiasmo, sperando che con lei avrebbe potuto condividere le medesime emozioni.
 
“Tesoro, che te ne pare?”
 
Rose trattenne il fiato, ma non seppe se per la bellezza del vestito in sé o se la sua vista e l’idea di indossarlo la facevano sentire vicina maggiormente al giorno delle nozze, provocandole qualche brivido di eccitazione e al contempo di timore. Ron si infilò la divisa ed iniziò ad abbottonarsela vicino allo specchio, lasciando le due alla loro conversazione.
 
“Mamma, è bellissimo, ma sei sicura che possa indossarlo? Non vorrei rovinarlo, dopotutto è un ricordo del tuo matrimonio”
 
“Se ti piace, io posso solo che esserne felice, Rosie. Tanto nell’armadio si sarebbe solo rovinato con la grazia che ha tuo padre di trattare le cose”
 
Benché concentrato su altro, Ron intervenne, rivolgendosi alla moglie attraverso lo specchio. Ignorò momentaneamente quella provocazione e si rivolse a lei con pacatezza.
 
“Qualcosa di prestato non basta, ci vuole anche qualcosa di blu. Sbaglio o quel vestito aveva una fascia blu in vita?”
 
Le parole del marito le fecero venire in mente a cosa si stesse riferendo e lei in un primo momento non ci aveva nemmeno pensato. Si mise a cercare con urgenza nella grande scatola, ma non lo trovo, così tornò a rovistare con apprensione nell’armadio. Ron proseguì, continuando i suoi preparativi, ignorandola e rivolgendosi stavolta alla figlia.
 
“Poi, se non ricordo male, ci vuole anche qualcosa di vecchio … ma per quello rimediamo subito, c’è già tua madre”
 
Gli arrivò senza alcun preavviso dritto in faccia il famoso nastro blu. Ciò lo fece interrompere all’improvviso in ciò che stava facendo, ma lui, senza offendersi, lo prese e si voltò per mostrarlo a Rose con un sorriso.
 
“Ti piace? A me è sempre piaciuto. Ai tempi, essendo un pochino più magra, a tua madre stava meglio … ora non ci giurerei. A te, secondo me, starebbe molto bene, il vestito è largo e la gravidanza tra meno di un mese non sarà così accentuata”
 
Hermione si alzò fulminandolo, aveva ascoltando ben poco dei consigli rivolti alla figlia.
 
“Ronald, stai cercando una sberla per caso?”
 
Rose non riusciva a smettere di ridere davanti a quella scena, ma cercò quantomeno di contenersi. Fu particolarmente difficile però quando sul volto di suo padre si dipinse un’espressione sinceramente perplessa.
 
“No, perché?”
 
Hermione strappò con rabbia il nastro dalle mani del marito e si diresse nuovamente verso il vestito per accostarvelo all’altezza della vita. Ron guardò ancora interdetto la figlia senza capire cosa avesse detto di sbagliato.
 
“Papà, le hai dato della vecchia e della grassa in meno di cinque minuti”
 
“Davvero?? Allora non so se ci arrivo vivo al tuo matrimonio, Rose, tua madre quando vuole sa essere peggio di una schiera di Mangiamorte”
 
Hermione si concentrò sulle misure del vestito e pareva ignorare i due. Fu così però solo apparentemente, perché, anche se distrattamente, rispose al marito.
 
“Su quello ci puoi contare, Ronald”
 
“E chi la accompagna all’altare poi?”
 
“Un sostituto lo trovo facilmente” alzò decisa lo sguardo sul marito “Magari qualcuno meno ritardatario di te. Non vorremmo certo dover attendere il padre della sposa per ore prima di iniziare la cerimonia, vero?”
 
“Ancora con questa storia? Hai intenzione di rinfacciarmelo a vita?!”
 
Ron alzò gli occhi al cielo infastidito e Rose non capì a cosa si stessero riferendo. La ragazza smise di ridere davanti a quella lite coniugale, le ultime parole del padre l’avevano fatta insospettire.
 
“Papà, sei arrivato tardi il giorno del tuo matrimonio?”
 
“Potrei aver tardato un pochino, sì”
 
Rispose alla figlia con un leggero imbarazzo in volto, sperando di non dover approfondire l’argomento, ma sua moglie non era intenzionata a graziarlo.
 
“Un pochino?? Ron, ti ho aspettato per un’ora, cercando di convincere tutti i parenti e gli amici che non mi avevi abbandonata sull’altare e tanto meno ti era successo qualcosa, ma che semplicemente il mio fidanzato era un idiota che si era perso per le vie della città o più semplicemente nelle maniche della camicia, decisamente l’ipotesi più rosea e logica. Tu non sai nemmeno che è lo sposo a dover aspettare la sposa, quindi ora non venirci a fare la morale su quello che Rose deve indossare il giorno del matrimonio, lo so benissimo che ci vuole qualcosa di blu, vecchio, nuovo e prestato, te l’ho insegnato io. E, per la cronaca, vecchio sarai tu!”
 
“Miseriaccia, Hermione, quante volte te lo devo dire che ho sbagliato chiesa?”
 
“Cos’hai fatto, papà??”
 
Rose rimase scioccata per ciò che aveva appena scoperto. Hermione, alla reazione della ragazza, la guardò come a dire che le sue ipotesi erano appena state confermate dal diretto interessato.
 
“E ha pensato bene, oltretutto, di scegliere la chiesa sbagliata a chilometri di distanza. Pensa tu con chi mi stavo sposando, Rose. Fortuna che ero totalmente accecata dall’amore, altrimenti un no davanti al prete se lo sarebbe meritato”
 
“Se tu non mi avessi vietato di usare la magia, perché volevi fare per i tuoi parenti un matrimonio babbano, mi sarei Smaterializzato in un secondo da te, senza dover attraversare tutta Londra in auto”
 
“Tu perdi l’indirizzo della chiesa ed ora sarebbe colpa mia? Ronald, era il tuo matrimonio, non un appuntamento qualsiasi!”
 
Rose fece vagare lo sguardo da un genitore all’altra ed iniziò seriamente a preoccuparsi che quella discussione stesse degenerando.
 
“Mamma, forse è meglio se compriamo un vestito nuovo, ricordare quel giorno non vi fa bene”
 
Hermione si placò e tornò a concentrarsi sul vestito.
 
“Non c’è nessun problema, tesoro, anche perché il resto della giornata è stato gradevole”
 
Ron la contraddisse con lo sguardo accompagnandolo da un sorriso sarcastico e Rose iniziò a preoccuparsi. La figlia ebbe paura a chiedere, ma, conoscendoli, non si aspettò nulla di buono.
 
“C-che altro è successo?”
 
“A parte che tua madre ha avuto la brillante idea di invitare Victor Krum? Nulla, Rosie”
 
“Quel Victor Krum, papà? Il campione bulgaro di Quidditch?! Il miglior cercatore mai esistito?! Mamma lo conosce?”
 
Rose si emozionò a quella rivelazione, ma a parlare di lui fu solo disgustato, specie se ricordava quel giorno in particolare.
 
“Oh tua madre non solo lo conosce, prova a chiedere a lei quanto lo conosce. Scommetto che ti sa dire anche quello che non troveresti mai sulla Gazzetta del Profeta”
 
Hermione si sentì incastrata dallo sguardo furbo e risentito del marito.
 
“Ron, sbaglio o tu stavi andando al lavoro?”
 
“Posso anche tardare, sono proprio curioso di vedere che t’inventi con nostra figlia”
 
“No, tu non puoi tardare, fila al Ministero, Weasley!”
 
Lo minacciò con lo sguardo e il dito puntato contro la porta.
 
“Posso almeno salutare mia figlia?”
 
Si avvicinò in segno di resa a Rose con un sorriso e la ragazza non indugiò a stringerlo forte.
 
“Ciao, piccola. Riguardati, mi raccomando”
 
Prima di sciogliere quell’abbraccio sussurrò all’orecchio della figlia una raccomandazione, cercando di non farsi sentire da Hermione.
 
“… e non credere ad una sola parola di quello che ti dice la mamma su Krum”
 
La moglie però percepì le sue parole e ciò la infastidì.
 
“Tempo scaduto, fuori!”
 
L’ascoltò dopo aver rivolto un ultimo sorriso a Rose.
 
“Mai una volta che tua madre mi saluti con un bacio e una buona giornata. Mi sa che mi tocca rassegnarmi”
 
“Quando te lo meriti ed ora non te lo stai meritando. Per l’amor del cielo, Ronald, oggi non hai alcuna missione che metta a repentaglio la tua vita, non fare la vittima per ogni cosa!”
 
Sbuffò deluso e si avviò verso la porta a passi lenti, seguito dallo sguardo attento delle due. Si riaffacciò però alla porta prima di scomparire alla loro vista.
 
“E comunque io ricordo che mi è stato raccontato in seguito che eri seriamente preoccupata che ti avessi lasciata sull’altare ed erano gli altri a tranquillizzarti, non il contrario”
 
Gli arrivò prontamente contro un cuscino, che lui riuscì a schivare.
 
“Fuori dai piedi, Ronald!”
 
Lui afferrò il cuscino da terra.
 
“Questo me lo porto, così mi faccio un sonnellino in ufficio”
 
“Tu non ci passi nemmeno un secondo in ufficio oggi, mi hai sentito?!” non ricevette alcuna risposta e si rivolse alla figlia “Lasciami arrivare al Ministero e più tardi lo sistemo io tuo padre … ormai mi sono rassegnata, non crescerà mai”
 
A Rose iniziava a fare male lo stomaco dal ridere assistendo al battibecco tra i suoi genitori. Sapeva perfettamente che i loro litigi erano semplici discussioni che si dissolvevano nel vento dopo qualche ora. La prova fu il sorriso di sua madre, mentre afferrava il vestito insieme al nastro.
 
“Ora ti racconto come andò veramente quel giorno”
 
Le passò il vestito e la invitò ad indossarlo, mentre lei, accomodandosi accanto alla figlia, iniziò seria a raccontare.
 

Era una calda giornata di metà luglio ed Hermione nell’attesa del suo promesso sposo stava iniziando a credere, che, sotto quel sole cocente, il suo vestito si sarebbe sciolto da un momento all’altro senza alcun preavviso. Poi cosa avrebbe spiegato a Ron quando sarebbe arrivato … se mai, un giorno di quelli, le avesse fatto la grazia di arrivare nel luogo stabilito per celebrare le loro nozze? Cercò di mantenere la calma, benché fosse quasi un’ora che lo stava attendendo. Si rifiutava di credere che avesse cambiato idea in meno di ventiquattr’ore. Escluse anche l’attacco di panico, le era parso che avesse superato l’ansia per quel giorno. Eppure di lui non c’era nemmeno l’ombra e nemmeno Molly ed Arthur seppero trovare una spiegazione. Si rigirava tra le dita il sobrio anello di fidanzamento che qualche mese prima Ron le aveva donato. Le era parso convinto e poi aveva tanti difetti, ma non certo quello di prendersi un impegno e non rispettarlo. Non avrebbe nemmeno lontanamente pensato di lasciarla proprio quel giorno con tutti quei testimoni e senza nemmeno presentarsi.

Persino il suo bouquet iniziava a soffrire per il caldo, lo guardò demoralizzata e si appuntò mentalmente di ucciderlo prima di sposarlo, se mai fosse arrivato. Stava rientrando in chiesa per sedersi rassegnata, non aveva alcun senso aspettarlo in piedi sul sagrato, iniziavano a farle male i piedi, ma qualcuno con dolcezza le afferrò la mano per trattenerla. In un primo momento sperò fosse lui, si voltò con un grande sorriso, senza nemmeno badare che il tocco non fosse suo. La gioia si spense poco dopo quando appurò che effettivamente non era Ron.
 
“Vedrai che arriva”
 
Harry, con in braccio il piccolo James, cercò di infonderle positività con un incoraggiante sorriso.
 
“Certo, Harry, ne sono convinta anch’io. Solo che se lo facesse prima di domani gliene sarei grata. I miei non sembrano molto felici e credo che mi debba dare una spiegazione più che plausibile prima che io entri in quella chiesa e lo sposi con lo stesso entusiasmo di un’ora fa”
 
Stavolta fu James a cercare di tirare su di morale la zia, allungando una manina verso il viso della sposa. Hermione gliela afferrò e vi porse un piccolo bacio. Il bambino allungò entrambe le braccine verso di lei e la ragazza intenerita lo prese in braccio. Si accoccolò contro il suo petto ed iniziò a giocare con i suoi lunghi boccoli, riordinati per l’occasione. Harry sorrise alla tenerezza del figlio e alla dolcezza con cui Hermione lo stringeva a sé.
 
“Persino Jamie ti vuole dire che sei bellissima e Ron non ti farebbe scappare per nessuna ragione al mondo”
 
Hermione sorrise all’amico con una velata malinconia negli occhi. Diede un bacio sulla testa al piccolo James, il calore di quel bambino non la infastidiva, anzi le infondeva un po’ di ottimismo.

 
Era bellissima. La sua bambina con quel vestito bianco era luminosa e le metteva in risalto ogni migliore particolare del viso e del corpo. I suoi capelli rossi sotto al sottile velo sembravano colorati con un pastello e le leggere lentiggini all’altezza delle guance le donavano quell’aria infantile che aveva preservato insieme alla sua giovane età. La pancia si camuffava alla perfezione nella gonna voluminosa e il nastro blu, che si chiudeva con un modesto fiocco all’altezza della bassa schiena, la faceva assomigliare ad una dama di altri tempi.
 
Rose si specchiò, dove poco prima si era trovato il padre, un po’ intimidita in quei panni. Tutto si sarebbe aspettata, ma non certo di sposarsi a quindici anni. Il suo cuore accelerò e si massaggiò la fronte ad occhi chiusi, cercando di capire se stesse facendo davvero la scelta giusta, ma suo figlio avrebbe dovuto darle subito la conferma … lei non aveva alcuna scelta, doveva sposarsi e infondo lo stava facendo per amore.
 
“Tesoro, anche se è un pochino largo è meglio per te, così non si vede la gravidanza”
 
La ragazza sforzò un sorriso verso la madre, ma Hermione colse subito la sua titubanza.
 
“Rosie, è normale per una sposa avere dei dubbi. È un passo importante che ti accompagnerà per tutta la vita”
 
Si voltò verso di lei, allontanando dagli occhi il suo riflesso.
 
“Tu eri sicura, mamma? Voglio dire, prima di quel giorno. So già che tu eri più grande e non eri certo incinta, ma eri convinta che fosse la scelta giusta per te. Hai avuto anche tu dei dubbi?”
 
La madre ci rifletté un istante.
 
“Tuo padre mi prese alla sprovvista quando mi chiese di sposarlo, tanto che non riuscii a dargli una risposta subito. Gli dissi che avevo bisogno di pensare. Impulsivamente gli avrei risposto mille volte di sì, ma volevo essere sicura prima che fosse la decisione giusta per il nostro rapporto”
 
“E se io non ci avessi riflettuto a sufficienza? Se fossi stata impulsiva?”
 
“Tesoro, abbiamo vissuto esperienze diverse io e te. E poi ricordo che tuo padre si arrabbiò per il mio indugio, gli venne qualche complesso e mi disse ‘di razionale ho già mia madre, almeno mia moglie vorrei che fosse più impulsiva’. Peccato che alla fine abbia sposato me e la mia razionalità. Ed anche tu, tesoro, lo sei, almeno questo lo hai preso da me”
 
La ragazza le sorrise, anche se era poco convinta dell’idea che la madre aveva su di lei. Hermione con dolcezza le sistemò meglio il velo sulle spalle.
 
“Mamma … io sono stata impulsiva quando Scorpius era sotto quella maledizione, non ho indugiato a salvarlo e sono rimasta incinta. Non ho nemmeno indugiato quando mi ha chiesto di sposarlo, non mi sono presa dei giorni per decidere”
 
“Sai, Rose, non sempre la razionalità è la scelta migliore. Per anni io e tuo padre siamo stati amici pur sapendo ciò che provavamo l’uno per l’altra, ma non abbiamo mosso un dito, sapevamo solo ferirci. Abbiamo sofferto tanto per colpa della razionalità e poi l’abbiamo letteralmente mandata a farsi benedire … o almeno io l’ho mandata a farsi benedire. È normale che in momenti come questo riemerga, Rose, è importante fare scelte ponderate. Tu però non hai sbagliato niente, tesoro mio. Innamorarsi non è sbagliato”
 
Si buttò tra le braccia della madre e non passò molto tempo prima che sentisse Hermione singhiozzare. Si staccò da lei perplessa.
 
“Mamma. Ma che fai, piangi?”
 
“S-scusami, è che la mia bambina si sposa e … ed è bella come il sole”
 
“Mamma, non hai finito di raccontarmi com’è finita con papà al vostro matrimonio”
 
Hermione si asciugò le lacrime, si schiarì la voce e riprese.
 

Si era rassegnata ormai, sentiva solo in sottofondo a quella catastrofica giornata i sommessi commenti degli invitati. Si vergognava persino a doverli affrontare, la fortuna volle che capirono il suo stato d’animo e rispettassero il suo silenzio. Si era seduta sui gradini della chiesa e si stava slacciando con qualche difficoltà i lacci delle eleganti scarpe che aveva calzato per l’occasione. Era rimasto ben poco da festeggiare e lei era stufa di stare su quegli scomodi tacchi. Ci stava per riuscire quando una voce affannata appena sopra di lei la distrasse.

“Ehy, ma che stai facendo?”
 
Alzò lo sguardo e lo vide con un’espressione perplessa. Si dimenticò delle scarpe e si alzò di scatto, ma con quel gesto inciampò nel vestito, rischiando di cadere sui gradini del sagrato. Ron la afferrò prontamente per la vita e la attirò a sé evitandole così di perdere l’equilibrio.
 
“Che cosa sto facendo, io??”
 
Si alzò il vestito da sotto le scarpe e riacquistò l’equilibrio per poter sottrarsi con rabbia dall’amorevole presa del suo fidanzato, invitandolo ad allontanare le mani da lei. Quel gesto non fece ben sperare Ron.
 
“A-arrabbiata?”
 
Hermione lo fissò sconvolta, non sapeva davvero dove trovare la lucidità per formulare una frase di senso compiuto, invece di vomitargli addosso tutto ciò che le era passato per la mente in quell’ora di attesa.
 
“Arrabbiata dici?! No, per quale strana ragione dovrei esserlo?? Dopotutto è solo un’ora che aspetto i tuoi comodi sotto il sole cocente. Non ho nemmeno più il bouquet, persino i miei fiori sono appassiti nell’attesa, insieme al mio entusiasmo. Non ti do una sberla solo per non farti entrare in chiesa con il segno delle cinque dita stampate in faccia, ma non credere che la voglia mi manchi. Ronald Bilius Weasley, ti do due minuti per darmi una motivazione valida per cui io non dovrei andarmene e sposarti!”
 
Il ragazzo indugiò. La vide affannata per l’enfasi con cui gli aveva inveito contro e si accorse del leggero sudore che le imperlava la fronte sotto i boccoli intrecciati in una morbida acconciatura che le ricadeva sul petto adornato di pizzo. Si perse ad ammirarla mentre attendeva impaziente una sua risposta, ma lui temeva di dire la cosa sbagliata e provocare la loro definitiva rottura, era già pienamente consapevole di aver combinato il casino più grande della sua vita. Gli occhi degli invitati puntati fissi su di loro dopo la sfuriata della ragazza non lo avrebbero di certo aiutato.
 
“Perché ti amo?”
 
“Ritenta, perché ora non mi è sufficiente”
 
Ron non sapeva come comunicarle la causa di quel ritardo senza subire un’ira ancora peggiore. In aggiunta lo stava squadrando adirata dall’alto verso il basso e quello lo mise maggiormente in soggezione, non dandogli nemmeno modo di riflettere lucidamente.
 
“Hermione, ho sbagliato chiesa”
 
Glielo disse a bassa voce e con lo guardo rivolto verso il basso per la vergogna. Era un paio di gradini sopra di lui e in quel modo la loro differenza di altezza venne annullata, anzi dovette protrarsi in avanti per raggiungere il viso del suo fidanzato per riuscire a comprendere le sue parole.
 
“Cosa? Puoi ripetere, per favore?”
 
Alzò gli occhi su di lei e per sua fortuna gli bastò sussurrare per farsi capire, tanto gli era vicina.
 
“Non mi ricordavo la chiesa in cui ci dovevamo sposare e sono andato in un’altra chiesa, ma quando non ti ho vista ho capito che avevo sbagliato. Solo che quella chiesa è a 30 km da qui, quindi ci ho messo un po’ ad arrivare e ho pregato per tutto il tragitto che tu mi avessi aspettato. Scusami, sono il solito distratto, me lo avrete ripetuto almeno venti volte il nome della chiesa”
 
Era scioccata, in un primo momento sperò di aver inteso male, ma quella dettagliata spiegazione la fece ricredere.
 
“Solo a me … solo a me con te sarebbe potuta succedere una cosa simile”
 
“Non mi lasci, vero? Ho cercato di fare il prima possibile. Ero persino in anticipo … se non avessi sbagliato posto. Avrò rischiato almeno una decina di incidenti pur di correre da te. C’è traffico a quest’ora in città. Ma guarda ci sono tutti gli invitati, non possiamo mandarli a casa. Ti prego, non mi lasciare il giorno del nostro matrimonio, scusami”
 
“Mi stai dicendo che abbiamo sfiorato un funerale invece di un matrimonio?”
 
“Esatto, quindi non mi puoi lasciare dopo che ho rischiato tutto questo per te. Infondo sapevi che sarei arrivato, altrimenti te ne saresti andata minuti fa”
 
La fissava con un’espressione supplichevole in attesa del verdetto. Gli eleganti abiti del ragazzo erano sgualciti per la foga che aveva avuto di raggiungerla e si era persino allentato la cravatta e sbottonato la camicia per via del caldo. Era più che impresentabile per un matrimonio. Sorrise tra sé, quella non era certo una scusa per non sposarlo.
 
“E se fossi rimasta solo per gli invitati?”
 
“Allora sposami per gli invitati, ma sposami! Lo so, sono un inguaribile casinista, ma poteva mai essere che proprio oggi cambiassi?! Tu mi ami per come sono, no?”
 
Fissò i suoi occhi azzurri per scrutarvi la verità di quelle parole, ma sapeva che era sincero, solo un gran pasticcione, ma quel lato di lui lo aveva già accettato da anni ormai. Lo prese per un braccio e lo costrinse a salire velocemente i gradini.
 
“Fila in chiesa, Ron, prima che cambi idea”
 
Si bloccò e si voltò felice verso di lei con gli occhi lucidi per l’emozione. Iniziava a perdere la speranza e quella gradevole sorpresa lo aveva commosso.
 
“Amore, grazie! Te l’ho già detto che sei bellissima? Questo vestito ti dona. Giuro che non te ne pentirai”
 
“Me ne sto già pentendo, Ronald. E sistema quella camicia”
 
Le sorrise e fece per avviarsi verso la chiesa, ma Hermione lo bloccò per un braccio lasciandolo perplesso. Gli tolse svelta la cravatta e gli sistemò la camicia lasciando appena qualche bottone aperto sistemando il colletto.
 
“Hermione, ma che stai facendo?”
 
“Così va meglio. Ora corri all’altare, sta arrivando mio padre e non ha l’aria di essere molto contento”
 
Ron non se lo fece ripetere due volte, le avrebbe anche volentieri schioccato un grande bacio sulle labbra dopo quelle amorevoli accortezze, ma non era il momento e il tempo della cerimonia era stato ritardato a sufficienza. Non osò guardare in faccia amici e parenti, con loro si sarebbe scusato più tardi, in quel momento voleva solo pronunciare le sue promesse, prima che lei cambiasse sul serio idea e per quanto era arrabbiata non era certo da escludere. Si affrettò a raggiungere l’altare, dove il suo migliore amico con un’evidente espressione di rimprovero lo stata attendendo, indicandogli l’orologio.
 
“Lo so già, Harry, sono in un ritardo colossale”
 
“Ron, non ti smentisci mai, dopo oggi entri ufficialmente nel primato”
 
“Non voglio perderla, dici che mi perdonerà?”
 
Si spolverò con le mani i vestiti per avere una minima parvenza di compostezza.
 
“Forse tra qualche anno e dieci figli” Ron lo fissò perplesso “Guarda lei, non me, sta arrivando”
 
Si voltò, dopo quel serio avvertimento, in direzione della navata principale e incontrò il dolce sorriso della sua sposa. Forse aveva ancora qualche speranza di farsi perdonare.

 
Sentito raccontare il disguido di suo padre le parve ancora più ridicolo, ma soprattutto lo erano i suoi tentativi di recuperare. Il racconto della madre le aveva fatto riacquistare il sorriso, anche se sapere che il matrimonio dei suoi genitori aveva avuto così tante insidie proprio a pochi giorni dal suo la fece sperare che andasse tutto liscio.
 
“Mamma, se Scorpius tardasse di un’ora non so se lo sposerei ugualmente”
 
Hermione le rivolse un rincuorante sorriso.
 
“Lo sposeresti, tesoro, fidati. Anche perché ora viene il bello”
 
“Non mi dire che ti sei vendicata”
 
“Più o meno”
 
L’espressione divertita e furba della madre rispondeva da sola, Rose invece iniziò seriamente a preoccuparsi e si considerò quasi miracolata per essere nata.
 

Sfogava tutta la sua frustrazione nel whisky incendiario per la scena che era tenuto a vedere proprio davanti ai suoi occhi e a pochi passi da lui. Forse la punizione per quel ritardo era arrivata con un tempismo perfetto. Sua moglie e Victor Krum stavano ballando come se lui non fosse presente, quello non fosse il giorno del loro matrimonio e lei non fosse una donna sposata. Si costrinse a mantenere la calma, non voleva fare alcuna scenata di gelosia, non di nuovo e non davanti alla folla di amici e parenti, per quel giorno aveva combinato fin troppi casini per farsi odiare una vita intera. La voce di sua sorella interruppe il contatto visivo tra lui e quella coppia improvvisata che si stava divertendo sulla pista da ballo, salvando il Cercatore dallo sguardo assassino di Ron.
 
“Ehy, fratellone, non avrai bevuto a sufficienza? Festeggiare da sobri è molto meglio. O forse speri di dimenticare il mega ritardo che sai già che ricorderò a vita ogni volta che vorrò prenderti in giro?”
 
Gli strappò l’ennesimo bicchiere riempito prima che lui potesse trangugiarlo.
 
“Ginny, che fai??” tornò a posare risentito lo sguardo su quella disgustosa scena “Adesso è troppo, guarda dove le mette le mani!”
 
Tentò di alzarsi, ma la sorella lo costrinse a sedersi prendendolo da dietro per le spalle. Si accostò al suo orecchio e provò a tranquillizzarlo con pacatezza.
 
“Ron, rilassati, Hermione e Victor stanno solo ballando, nulla di più e lo stanno facendo davanti a tutti, non hanno niente da nascondere”
 
“Ma è mia moglie e certe confidenze me le prendo solo io, sia in pubblico che in privato!”
 
Spostò le mani della sorella e si alzò. Ginny sperò che non scoppiasse una rissa, suo fratello non sembrava ragionare e dopo tutti quei bicchieri di whisky incendiario la ragazza aveva poca speranza che lo facesse senza notevole fatica. Ron approfittò di un giro che Krum stava facendo fare ad Hermione per strapparla velocemente dalle sue braccia.
 
“Ron!”
 
Hermione finì perplessa dritta tra le braccia del marito, ma Ron non le diede modo di chiedergli spiegazioni e tanto meno lo diede a Krum. La prese per mano e la tirò in disparte fuori dalla pista da ballo e lontana da occhi indiscreti.
 
“Vieni un momento con me”
 
Quando si fermò, notò che l’espressione di Hermione era ancora in cerca di risposte, ma lui senza riflettere troppo tirò fuori dalla tasca un oggetto. La ragazza spalancò gli occhi, mentre il marito le sorrise sicuro che lei lo avrebbe riconosciuto.
 
“Ma quello è …”
 
“… il Deluminatore. Hermione, anche oggi mi ha detto dove ti avrei trovata. Sentivo che eri triste per colpa mia, però sentivo anche che eri ancora lì ad aspettarmi. Grazie di non essertene andata, grazie di avere avuto pazienza e … ” si voltò verso Krum “ … di aver scelto me”
 
Anche lei si voltò verso Krum con un sorriso, per poi riposare gioiosa gli occhi su Ron.
 
“Che me ne faccio del famoso Victor Krum, quando io ho te?”
 
Lo baciò senza alcun preavviso, assaporando ogni singolo istante vissuto insieme. Ciò che si ripromise di fare da quel momento e per sempre.
 
“Ron, hai bevuto del whisky incendiario? Ora si spiega la dichiarazione con tutte quelle belle parole”
 
“Le penso, cioè le pensavo … cioè le penso”
 
“Prima fatti una bella dormita e poi ne riparliamo”
 
Stava tornando nel mezzo della festa, trascinandoselo dietro, ma lui oppose con decisione resistenza all’idea della moglie.
 
“Aspetta un istante”
 
Le afferrò la mano, le adagiò sul palmo il Deluminatore e le chiuse attorno le dita con dolcezza.
 
“Il mio regalo di nozze, questo non l’ho dimenticato, stamattina mi sono ricordato di prenderlo su. Per ricordarci che non importa dopo saremo, noi ci ritroveremo sempre. Buona vita insieme, amore mio”
 
Hermione non seppe cosa rispondergli, riuscì solo a rivolgergli un commosso sorriso, mentre il suo cuore le scoppiava di gioia nel petto.

 
Anche gli occhi di Rose erano reduci dalla commozione per quel racconto e non solo quelli di sua madre. Infondo era stata una bella giornata ricca di emozioni, ma soprattutto indimenticabile. Lei portava lo stesso vestito che aveva indossato Hermione e sperò che anche il suo matrimonio fosse altrettanto emozionante.
 
“Ti ha strappata dalle braccia di Victor Krum?? Grande papà! Non fraintendermi, Krum è sempre Krum, ma papà è insostituibile”
 
“E’ quello che penso anche io, tesoro … tornando al vestito, aggiudicato? Sei splendida e Scorpius non potrà restare indifferente”
 
Si ammirò un’ultima volta allo specchio e si disse che era la scelta giusta. L’amore aveva guidato i suoi genitori all’altare nonostante sofferenze e incomprensioni e così sarebbe stato per lei, nonostante i mille comprensibili dubbi di una giovanissima sposa. Sentì poco dopo la voce del fidanzato urlare il suo nome. In un primo momento pensò di avere avuto un’allucinazione, ma era troppo nitida e sempre più vicina per non essere reale.
 
“Rose!”
 
“Mamma, che ci fa Scorpius qui?”
 
“Deve avergli aperto Hugo”
 
Anche sua madre aveva udito, ma Hermione si affrettò prudentemente ad uscire dalla camera e ad accostarsi la porta alle spalle.
 
“Signora Weasley, cioè, volevo dire Hermione … no, in realtà, mi dispiace, ma io non riesco a mantenere una certa confidenza con il Ministro della Magia. Mi scusi per il disturbo, ma cercavo Rose”
 
“Non preoccuparti, Scorpius, puoi chiamarmi come vuoi. Ora però non puoi vedere Rose. L’hai presa in un brutto momento, sta provando il vestito per il matrimonio”
 
Il ragazzo sperava di essere arrivato proprio in quel momento. Lanciò un’occhiata emozionata alla porta chiusa e se la immaginò bellissima in quel vestito candido.
 
“Dovevi parlarle?”
 
Porse alla padrona di casa la tiara con ancora quel dolce sorriso sulle labbra.
 
“No, solo darle questo. È di mia madre, ci teneva che lei la indossasse il giorno del nostro matrimonio”
 
“Grazie, Scorpius e ringrazia anche tanto Astoria per il gentile pensiero”
 
Il giovane Malfoy non riusciva però ad andarsene senza averle nemmeno rivolto la parola.
 
“Le dice per favore che la amo tanto?”
 
Hermione gli sorrise e gli fece segno di attendere.
 
“Puoi dirglielo tu. Aspetta”
 
Rientrò, chiudendosi nuovamente la porta alle spalle e Scorpius attese con impazienza, senza sapere cosa avesse in mente sua suocera. Poco dopo la voce della ragazza attraverso la porta richiamò la sua attenzione con un pacato sussurro.
 
“Scorpius”
 
“Rose” si sorprese di poter ascoltare la sua voce in un momento tanto riservato e a lui severamente precluso, ma non perse nemmeno un istante di quella concessione che gli era stata fatta “Posso solo immaginare quanto tu sia bella”
 
La sentì sorridere timidamente dietro lo spesso legno della porta.
 
“Lo scoprirai al matrimonio. Grazie per la tiara, si intona molto bene con il vestito di mia madre”
 
“Ci vediamo dopo?”
 
“Sì” aveva una grande voglia di abbracciarlo e di condividere con lui la gioia che sentiva scoppiarle nel cuore “Aspetta un istante, se mi prometti che terrai gli occhi chiusi, esco e ti do un bacio”
 
“Sono già chiusi”
 
Attese solo un istante prima di aprire piano e con prudenza la porta della camera. Sorrise nel vederlo con gli occhi chiusi, totalmente in balia di lei. Si prese un istante per ammirarlo. Gli diede un leggero bacio sulle labbra, sperando che quella trasgressione passasse inosservata al destino, anzi dopo tutto quello che avevano passato fosse considerata per loro lecita. A lui però non fu sufficiente e non comprese nemmeno la discrezione della fidanzata per evitare di sfidare la sorte andando contro la ferrea tradizione, così approfondì subito quel bacio, ma gli venne un dubbio.
 
“Non c’è tuo padre, vero?”
 
“È al lavoro”
 
“Bene”
 
La strinse a sé, tentando di riprendere quel bacio da dove lo avevano interrotto, ma la ragazza gli posò decisa una mano sulla bocca, prendendolo alla sprovvista.
 
“Scorpius, così roviniamo il vestito e poi porta sfortuna”
 
“Ma non ti sto guardando, ho gli occhi sigillati!”
 
“C’è mia madre”
 
“A tua madre non dà fastidio”
 
Fermò l’ennesimo tentativo del fidanzato, posandogli stavolta una mano sul petto per allontanarlo da lei.
 
“Ok, ho capito. Rientra, così io posso aprire gli occhi e andarmene”
 
La sentì scivolare con dispiacere dalle sue mani e lui non oppose alcuna resistenza, ma udì chiaramente anche un ultimo sussurro da parte della sua promessa sposa.
 
“Ti amo tanto anch’io, Scorpius, e sono felice di sposarmi con te”
 
Riaprì gli occhi con un sorriso, quando udì che la porta era stata richiusa.


 
Continua ...


 

Ciao ragazzi!
 
Vi devo delle scuse sulla lunghezza di questo capitolo, nello scrivere stavolta mi sono fatta esageratamente prendere XD
 
Tra mille problemi c’è anche un matrimonio in arrivo e questo comporta inevitabili preparativi 😊
 
Con la speranza di non avervi annoiato troppo, vi ringrazio di cuore per continuare a seguirmi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Ride delle cicatrici colui che non è mai stato ferito ***


 Ride delle cicatrici colui che non è mai stato ferito*

 

Le stelle e la flebile luce della luna illuminavano il cammino di Rose in quella serata tormentata. Victoire, una delle sue cugine preferite, nonché grandi amiche, l’aveva strappata per qualche ora da Villa Malfoy, benché le ripetute proteste di Scorpius. Nessuna delle due Weasley aveva però dato ascolto al giovane Malfoy, infondo quell’uscita tra amiche poteva ritenersi una sorta di addio al nubilato, che, dato lo stato di Rose, non si sarebbe potuto svolgere in altro modo. Alla fine Scorpius aveva dovuto cedere, per quella serata avrebbe dovuto rinunciare alla compagnia della sua fidanzata.
 
La mezza veela, nonostante fosse più grande di Rose e maggiorenne, non era ugualmente esperta circa ciò che la cugina stesse vivendo così rapidamente. Il desiderio di Victoire però era quello di supportarla in quel momento che lei poteva solo presupporre quanto fosse difficile. Aveva deciso di farsi accompagnare in una breve passeggiata, per fare due chiacchiere, aggiornarsi del più e del meno e trascorrere un po’ di tempo insieme prima del matrimonio della cugina. Come tutti aveva avuto il timore che il trasferimento a Villa Malfoy avrebbe allontanato Rose dalla sua famiglia, ma, come molti di loro, anche lei aveva taciuto per non alimentare i timori di Ron ed Hermione. Non le aveva nemmeno accennato circa la sua decisione di diventare un Auror e Victoire non aveva chiesto, se non si era confidata con lei sapeva che non poteva essere per mancanza di fiducia, ma le ragioni dovevano essere altre.
 
Rose, dal canto suo, continuava ad ammirare le stelle, che al loro passaggio le parvero danzare. Camminavano sotto quel manto illuminato e lei continuava a pensare a ciò che l’avrebbe attesa nel giro di pochi giorni. In meno di quarantotto ore si sarebbe celebrato il suo matrimonio e Rose non sapeva come sarebbe stato il suo futuro da giovane sposa. I suoi genitori avrebbero continuato a vegliare su di lei e la loro presenza almeno fino alla maggiore età sarebbe stata assidua, quindi il matrimonio avrebbe cambiato poco, non dando così a lei e a Scorpius la possibilità di essere autonomi nelle scelte sulla loro famiglia. I suoi futuri suoceri sembravano essere più accondiscendenti invece, li avevano ospitati per poterli aiutare, ma tutto ciò che facevano non era per ostacolarli, solo per favorire la loro vita insieme. Forse avrebbe dovuto comprendere Ron ed Hermione proprio per la lontananza che si era creata tra loro e quello era l’unico modo che avevano per restare accanto a lei ed essere attivamente presenti nella vita della loro figlia. Sapeva già però che le difficoltà non sarebbero state colmate, anzi quel consenso sull’altare avrebbe dato inizio ad una serie di tormenti. Il suo rapporto con Scorpius forse l’avrebbe aiutata ad affrontare nel migliore dei modi gli ostacoli che incombevano su di loro, ma anche lui ne sarebbe stato estremamente provato. Nessuno era in grado di prevedere se sua suocera sarebbe sopravvissuta a quella malattia e quel peso lo portava anche lei sul cuore, Astoria ormai era diventata parte della sua famiglia, anzi lei era entrata a far parte di quella famiglia ormai da mesi e il matrimonio sarebbe stata solo una formalità. Il suo futuro incerto era sicuramente dettato anche da quella difficile scelta lavorativa, a cui lei non aveva ancora dato una risposta definitiva. Ron ed Hermione non sfioravano più nemmeno per sbaglio quell’argomento dopo la discussione che aveva avuto con suo padre e lei non sapeva come trovare un compromesso tra i suoi desideri e quelli dei suoi genitori.
 
Victoire non osava parlare, Rose era silenziosa e lei non sapeva come esordire. Percepì chiaramente però i passi della cugina bloccarsi e ciò la spaventò. Si voltò verso la cuginetta e notò quanto il suo sguardo fosse perso in pensieri a lei oscuri.
 
“Rose, non stai bene?”
 
La ragazza abbassò lo sguardo dal cielo sulla mezza veela e le sorrise per tranquillizzarla. La voce di Victoire l’aveva riportata al presente e non si era nemmeno accorta che quel misterioso comportamento avrebbe potuto far preoccupare l’amica.
 
“Sto bene, tranquilla”
 
“Mi stai anticipando, cugina. Pensavo che sarei stata la prima a sposarmi”
 
Victoire le sorrise entusiasta per l’esperienza che Rose stava per vivere, ma l’aveva guardata bene? Davvero la sua condizione era così auspicabile? Rose avrebbe atteso volentieri qualche anno per formare la sua famiglia, sia lei che Scorpius quanto meno sarebbero stati più pronti e autonomi. Forse la veela cercava solo di rincuorarla, ma infondo anche lei era pienamente consapevole della difficile situazione che Rose avrebbe vissuto.
 
“Sarai la seconda”
 
“Forse”
 
“Teddy non si è ancora deciso a farti la proposta?”
 
Victoire sorrise sognante a quella domanda, ma i suoi occhi erano estremamente malinconici. Lei, che sembrava essere decisamente più pronta e prossima per età a convolare a nozze, sembrava non avere la prospettiva futura della cugina, che invece tutto avrebbe pensato un anno prima tranne di sposarsi con l’erede di una delle famiglie più influenti nel Mondo dei Maghi.
 
“Immagino di dover aspettare un po’ per quello”
 
Rose la fissò perplessa, non colse affatto il motivo di tale reazione. Le parve però di essersi persa qualcosa, era chiaro quanto negli ultimi mesi fosse stata concentrata su altro e non sui recenti avvenimenti che aveva coinvolto le sue più care amiche. Victoire non le aveva accennato ad alcun problema con il suo fidanzato, ma forse non aveva avuto il coraggio di condividere con lei anche i suoi problemi e accumularne per Rose di nuovi.
 
“Tutto bene tra voi? Victoire, ti prego, a fare casini ci sono già io in famiglia … non vi state lasciando, vero? Sarebbe davvero complicato se accadesse, Teddy è parte della famiglia”
 
“Certo che no, Rosie! Ti ho dato davvero questa impressione? Assolutamente, è solo che mi manca quando ci sono le lezioni ad Hogwarts”
 
Rose tirò un sospiro di sollievo, aveva già sufficienti pensieri da affrontare e lei non era così sicura di riuscire a supporta anche la cugina come avrebbe dovuto e voluto.
 
“In effetti lo vedo più io di te”
 
“E ti parla di me?”
 
“Victoire, ad Hogwarts sono una sua studentessa, devo mantenere una certa distanza, non abbiamo occasione di confidarci”
 
“Certo sì”
 
La giovane veela aveva rivolto un sorriso disilluso alla cugina, ma ovviamente a Rose non sfuggì. Victoire le aveva chiesto entusiasta se il suo fidanzato la ricordasse anche nei periodi di lontananza, ma lei non aveva potuto darle una risposta affermativa.
 
“Victoire, sei triste, perché?”
 
“Non sono triste, davvero. È solo che mi chiedo, magari se rimanessi incinta come te, Teddy mi sposerebbe anche domani”
 
Rose la fulminò, era allibita per la leggerezza con cui la cugina progettava il suo futuro e ne parlava in quel modo proprio con lei.
 
“Victoire! Vuoi far sentire male lo zio Bill?!”
 
“Non si sentirebbe male, sbraiterebbe solo un po’ come tuo padre e poi si rassegnerebbe. I Weasley sono impulsivi, ma non cattivi. E poi stiamo parlando di Teddy, lo conosce da quando era solo un neonato, come fosse suo figlio”
 
“E se invece ti sbagli e lo zio uccide il tuo fidanzato per un affronto simile?”
 
“Scorpius è ancora vivo”
 
Era impossibile farla ragionare, Victoire continuava a prendere gli esempi sbagliati.
 
“Finiscila di prendere me come esempio, tu sei maggiorenne, io no”
 
“Motivo in più per avere un figlio, non credi?”
 
“Victoire, non farlo”
 
“Fare che? Guarda che per fare un figlio bisogna essere in due, tu dovresti saperne qualcosa, e Teddy è sempre molto prudente”
 
“Per fortuna, è più coscienzioso di te”
 
“Forza, cuginetta, oggi pensiamo solo a te. Pronta a diventare la signora Malfoy?”
 
Il cambio repentino di argomento lasciò Rose disorientata, come anche il pensiero che quella domanda le fece sorgere.
 
“Rose, non dovrei averti detto nulla di nuovo. Hai paura?”
 
“No, è solo che … mancano pochi giorni”
 
“Sì, due, per la precisione. Rose, cosa ti spaventa?”
 
“E se non fossi all’altezza, Victoire? Io non so cosa voglia dire essere una moglie e tanto meno una madre … sono nei guai”
 
“No che non lo sei! Rosie, non sono cose che si imparano sui libri, ma solo con l’esperienza e hai tutte le carte in regola per essere una buona moglie e un’ottima madre. E sai perché lo so?”
 
La ragazza scosse la testa preoccupata. La veela vedendo la reazione di Rose, si avvicinò a lei, le afferrò una mano e la strinse tra le sue dolcemente per infonderle tutta la sicurezza possibile.
 
“Perché conosco lo zio Ron e la zia Hermione e tu somigli tanto a loro. Rivedo la tenacia dello zio e la razionalità della zia. E il cuore, quello è tutto dei Weasley”
 
Rose le sorrise, quelle parole avevano avuto il potere di sollevare i tormenti di una delle ultime sere che avrebbe trascorso da nubile.
 
“Quindi, Rosie, ora te lo ripeto, sei pronta a diventare una Malfoy? Quella famiglia avrà tutto di guadagnato ad avere te”
 
“Quasi pronta”
 
“Perché, cosa manca?”
 
Rose prese con un sorriso sotto braccio Victoire e la invitò a riprendere la loro passeggiata. La cugina però non sembrava serena assistendo a quello slancio determinato.
 
“Credo di dover fare un bel discorso al professor Lupin prima del matrimonio”
 
“C-che cosa gli vuoi dire?”
 
“Innanzitutto devo ancora chiedergli i risultati dei miei esami di Erbologia e … un piccolo favore”
 
“Che genere di favore, Rose? Mi stai spaventando. C’entra con i fiori del bouquet, vero?”
 
“Anche … ma non solo”
 
Poteva facilmente intuire cosa spaventasse Teddy, tutti avevano il timore del futuro, motivo in più per qualcuno che non aveva mai conosciuto i suoi genitori e non sapeva cosa volesse dire vivere in una normale famiglia. Ciò che però Rose non riusciva a comprendere era come non desiderasse unire per sempre a sé una veela, che aveva del fascino da vendere con i suoi lunghi capelli biondi. Forse non aveva avuto molto tempo o la mente pronta per dedicarsi alla famiglia e agli amici negli ultimi tempi, ma avrebbe rimediato presto e avrebbe fatto comprendere a Teddy cosa rischiava di perdere, se non avesse avuto il coraggio di dare una svolta decisiva al loro rapporto.
 
∞∞∞
 
Draco non riuscì a riposare nemmeno qualche ora in quella notte, troppi pensieri gli affollavano la mente. Eppure alla sua destra Astoria era caduta in breve tempo in un sonno sereno e lui sperò davvero stesse vivendo dei bei sogni. La realtà era già sufficientemente crudele per non sperare di vivere qualche momento di spensieratezza. Era esattamente ciò che non riusciva a fare lui in quella notte lunga e tormentata. Gli incubi si insinuavano nella sua mente non appena lasciava che la stanchezza lo pervadesse e lui non voleva che accadesse. Così preferì passare il tempo ad ammirarla mentre riposava, lei era il più bel sogno che avesse mai fatto e non voleva finisse. Ogni singolo istante della loro vita era stato indimenticabile, ogni gioia che lei era stata in grado di regalargli era unica e inimitabile. Non poteva permettersi di perderla, lei per lui era semplicemente ossigeno che il destino gli stava per strappare violentemente. Paradossalmente in quel momento era lui a stare più male, non riusciva nemmeno ad immaginare la possibilità che lei un giorno potesse non essere più al suo fianco in quel grande letto. Gli aveva totalmente cambiato la vita, gli aveva completamente stravolto l’esistenza con quel carattere determinato ed impetuoso, sempre pronto ad ottenere ciò che desiderava a qualunque costo. Aveva desiderato con tutta se stessa essere sua moglie e lui non era riuscito ad opporsi nemmeno nel vano tentativo di proteggerla. Decisamente nemmeno nei suoi sogni migliori avrebbe potuto immaginare degli anni così meravigliosi grazie ad Astoria. Il peso che nel tempo si era portato nel cuore era stato alleggerito da lei e dalle sue dolci premure.
 
La sua vita sarebbe finita con la dipartita della moglie, se lo sentiva, senza di lei non avrebbe mosso più un passo e non sarebbe nemmeno stato in grado di guidare il loro adorato figlio in quella nuova e importante esperienza che si apprestava a vivere. Aveva le mani legate, era impotente davanti all’inevitabile distruzione della sua famiglia. Non voleva addormentarsi e sognare nuovamente la morte di Astoria, l’incubo lo viveva già giorno dopo giorno dalla notizia della sua malattia. Il suo disperato grido che sentiva rimbombare in quei sogni oscuri era sempre lo stesso, la supplicava di non lasciarlo, le urlava che era tutta sua la colpa di tanta sofferenza e che lei era solo una vittima innocente dei suoi errori passati. L’aveva condannata davvero, quella consapevolezza per sua sfortuna non restava nei sogni una volta aperti gli occhi, riemergeva ogni volta dall’inconscio più tormentato per dargli la terrificante sensazione di essere riuscito a sporcare anche quel poco di purezza che era entrata nella sua vita.
 
La flebile luce della luna che rifletteva nella camera non gli donava alcun genere di conforto, lo sconforto era ormai troppo radicato nel suo cuore per riuscire a riscoprire un po’ di sollievo. Perdeva con lei l’unica possibilità di ritrovare un po’ di pace ed era stato lui a soffocare quel bene, stavolta la bontà non era riuscita ad avere la meglio. Cercava in tutti i modi di rasserenarla per non peggiorare il suo stato, ma quando gli occhi della moglie non erano posati su di lui, Draco non riusciva a sorridere come se nulla fosse, come se una catastrofe non stesse incombendo su di loro.
 
Si mise a sedere dandole le spalle. Non sarebbe riuscito a riposare serenamente. Si stropicciò gli occhi sperando di svegliarsi da quell’incubo infinito, quell’imminente matrimonio per lui ne faceva tristemente parte. Quella mancata e totale approvazione aggravava solo la sua posizione di reo. Il nipote che sarebbe nato lo spaventava, senza la sua Astoria lui non sarebbe mai stato in grado di accudirlo come si conveniva fare.
 
“Draco, dove vai?”
 
La voce assonnata della moglie lo ridestò, suggerendogli di mostrarsi sereno davanti a lei per non angustiarla.
 
“Da nessuna parte, resto qui con te”
 
Le rispose senza voltarsi, a patto che non fosse stata prima lei a lasciare lui. Astoria non ribadì, ma in compenso dopo qualche secondo si sentì prendere al collo da dietro. La donna lo avvolse in un dolce abbraccio e lui le accarezzò il braccio stringendola a sé. Fu lei a rompere serenamente il silenzio, ma non quell’amorevole contatto e gli sussurrò vicino all’orecchio come se qualcun altro potesse sentirla.
 
“Sai a cosa pensavo in questi giorni? Sono davvero troppo giovane per diventare nonna, non credi?”
 
Riuscì a strappargli un sorriso, sapeva già cosa lo stesse angustiando e provò a distrarlo. Era già qualche giorno che lo percepiva in costante tensione e, benché lei non stesse meglio, si sentì in dovere di rincuorarlo.
 
“Sarai una bellissima nonna, amore”
 
Eppure anche con gli argomenti più sereni Draco aveva il potere di farli risuonare con una certa malinconia. In quel modo riuscì a spegnere di rimando il sorriso anche a lei. La sentì rivolgersi a lui più seriamente, il tono era più grave e per l’ennesima volta si sentì in colpa per aver spento la sua meravigliosa giovialità.
 
“Draco? Dov’è finita la tua determinazione?”
 
“Determinazione, dici? Come faccio ad essere determinato quando tu mi stai lasciando”
 
“Io non sto lasciando proprio nessuno, tesoro, sono qui con te … e qui voglio rimanere”
 
Lo strinse più forte, lasciandogli un amorevole bacio sulla spalla. Non sapeva per quanto gli fosse concesso essere presente per la sua famiglia e non voleva farlo sentire solo nemmeno un secondo finché ci fosse stata.
 
“Ah, Draco, hai notato anche una certa amicizia tra Scorpius e Albus?”
 
“Non me lo ricordare, si stanno materializzando i miei peggiori incubi”
 
Sentì il tono sconsolato e rassegnato del marito, non poté non sorridere e far schioccare un grande bacio sulla sua guancia. Astoria sciolse quell’abbraccio e tornò verso il suo lato del letto.
 
“Dai, torniamo a dormire”
 
Si voltò verso di lei e incontrò il suo dolce sorriso, che avvalorava quell’invito. Gli sarebbero mancati immensamente i suoi baci, come del resto avrebbe sentito la mancanza di ogni singolo aspetto di lei. Si avvicinò alla moglie e le porse un bacio sulle labbra per provare ad allontanare quei tristi pensieri. Lei ricambiò subito, facendogli passare una mano tra i capelli e pregandolo così di non interrompere quel contatto. Fu Draco però ad allontanarsi e ad ammirare il suo viso. Era pallida, ma purtroppo non era la sua solita carnagione nivea, che tanto amava e la illuminava. Eppure era sempre bellissima, i suoi capelli ebano un po’ sbarazzini contrastavano con il suo viso dai lineamenti perfetti. La accarezzò con la punta delle dita sulle giunture dei capelli spostandoglieli, non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto percepire il suo calore. Se suo marito avesse continuato con quelle carezze si sarebbe addormentata nel giro di qualche secondo, la rilassarono le sue dolci premure.
 
“Draco, tra due giorni si sposa nostro figlio”
 
“E ciò ti rende felice?”
 
“Mi rende immensamente felice esserci. Vorrei anche essere presente per la nascita di nostro nipote, ma temo di chiedere troppo”
 
Rispose a quei timori porgendole un bacio sul collo, che lei male interpretò per la dolcezza che impiegò. Si immerse nei crini che pochi secondi prima stava accarezzando ed indugiò qualche istante in più per allontanarsi. Astoria sussurrò vicino al suo orecchio e gli accarezzò dispiaciuta la schiena.
 
“Draco, non mi pare il caso”
 
“Volevo solo sentire il tuo profumo. Non vorrei mai che ti sforzassi”
 
Le sorrise malinconico, sua moglie non poteva nemmeno immaginare quanto quei momenti fossero preziosi per lui.
 
“Starò meglio, amore, vedrai e tutto tornerà come prima”
 
“Non tutto. Nostro figlio sarà sposato e avremo un nipote, ma è decisamente la più rosea delle prospettive, purché insieme a te”
 
“Quindi mi stai dicendo che c’è qualcosa di peggio di imparentarsi con i Weasley?”
 
“Forse … perderti è una prospettiva che non riesco nemmeno ad immaginare”
 
Leggeva disperazione e colpevolezza nei suoi occhi. Era almeno un anno che non riusciva a leggere una serena sincerità nel suo sguardo e la sua malattia aveva solo peggiorato lo stato del marito.
 
“Draco, me lo fai un favore?”
 
“Tutto quello che vuoi, tesoro”
 
“La smetti di sentirti in colpa per tutto, per il passato, per il presente e per il futuro? La smetti di sottovalutarti, Draco, tu hai un cuore grande, hai solo bisogno del contesto adatto che ti aiuti ad usarlo
 
“Sei solo tu che puoi aiutarmi ad usarlo
 
“E questo farò sempre. Ma voglio che mi prometti che, nel caso non mi fosse concesso essere presente, lascerai che il mio ricordo ti guidi. Me lo prometti?”
 
Draco la fissò per infiniti secondi prima di riuscire a rispondere. Tentò di camuffare i tormenti che aveva nel cuore, decise di non angustiarla, infondo era solo una bugia bianca, ma era anche convinto che lei riuscisse a comprendere molto più di quello che esprimesse a parole.
 
“Te lo prometto”
 
Evitò che lei potesse leggere quella menzogna in qualche modo e tornò a baciarla dolcemente senza alcuna pretesa, solo quella di esserle accanto più tempo possibile. Astoria sentì una lacrima scorrere sul viso del marito, il sale finì senza che lui potesse impedirlo anche sulle labbra di lei. Sussurrò vicino al viso del marito, il quale non si era allontanato da lei, aveva solo sciolto quel contatto conscio del fatto che avesse tradito le sue emozioni. Le bastò quella lacrima per percepire fino a che punto il suo male lo tormentasse. Astoria per prima fece una certa fatica a trattenere il dolore all’altezza degli occhi, tutto avrebbe voluto essere per lui tranne la causa di altra sofferenza.
 
“Draco”
 
“D-dormiamo, Astoria? Inizio ad essere un po’ stanco, stanotte non ho riposato per nulla”
 
“Draco, non fare così, dai”
 
Gli asciugò la guancia, sapeva che erano tutte scuse per piangere in silenzio senza che lei potesse vederlo. Si sentì ormai smascherato nelle sue intenzioni e non poté fare altro che sperare in un miracolo.
 
“Astoria, ti prego, dimmi che non hai alcun sintomo di peggioramento”
 
“Sto bene, Draco, non ho alcun sintomo che mi faccia pensare ad un peggioramento. Sono solo un pochino debole, ma questo lo sapevi già. Nulla però che mi impedisca di stare in piedi”
 
La vide forzare un sorriso per tranquillizzarlo, ma non era stata pienamente convincente. Draco si appoggiò anch’egli al cuscino di Astoria e l’abbracciò per dimostrarle che non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare via da lui. La moglie gli accarezzò il braccio che l’avvolgeva all’altezza del ventre e dopo qualche istante in cui rimase sovrappensiero ed entrambi furono rimasti in silenzio, tornò a sussurrare.
 
“Ti amo, Draco, non dimenticarlo mai. Qualsiasi cosa dovesse accadere, ovunque io sarò, io non smetterò mai di amarti immensamente, con tutto il mio cuore. E vorrò sempre bene a nostro figlio, ma dovrai essere tu a trasmetterglielo anche per me, io non potrò più farlo”
 
Si voltò verso di lui con gli occhi lucidi, ciò che lui non sapeva era quanto straziasse anche lei il pensiero di dover lasciare la sua adorata vita. Trovò gli occhi del marito ancora puntati su di lei, mentre l’ascoltava triste per quelle parole a tratti rassegnate al destino che l’avrebbe attesa. Le avrebbe tanto voluto dire di smetterla di parlare in quel mondo, lei ci sarebbe stata, anzi lei doveva esserci e avrebbe trasmesso lei stessa a loro l’amore, dimostrandolo come stava facendo giorno dopo giorno. Non le disse nulla di tutto ciò però, non voleva impedirle di esternare tutto ciò che aveva nel cuore, benché per lui fossero parole estremamente dolorose e le prospettive che delineavano impossibili da concepire.
 
“Lo so, è una delle poche certezze che ho e che ho sempre avuto. Ti amo tanto anch’io e vorrei che mi aiutassi a crescere nostro nipote”
 
Lo fissava e la certezza del dolore che gli avrebbe arrecato una sua eventuale e precoce dipartita tornò a bussare al suo cuore debole.
 
“Ci sarò … però sai ripensandoci”
 
Con un sorriso malizioso tornò a baciarlo, ma stavolta impiegò una certa passione. L’intensità di quel contatto gli comunicò l’intenzione della moglie, così fece per allontanare il braccio da lei, perché era sempre della stessa opinione che non fosse il caso in quel periodo di alcun rapporto intimo tra loro. Lei lo fermò, impedendogli di sciogliere quel contatto.
 
“Astoria, che fai?”
 
“Mi sto godendo ogni singolo attimo insieme, amore. Non roviniamo questo momento, ti prego, non voglio pensare a nient’altro che a noi ora”
 
Draco la fissò titubante, ma si era ripromesso di esaudire ogni singolo desiderio di sua moglie ed infondo quello era un desiderio che provava anche lui. La attrasse a sé prendendola per la vita, voleva sentire le carezze di Astoria finché ne avesse avuto l’occasione ed era proprio ciò che lo spinse in quel gesto. Gli sorrise, felice che lui gli avesse concesso quel piccolo grande desiderio.
 
∞∞∞
 
Ron la vedeva sfrecciare per la camera di Rose e non sapeva nemmeno lui darsi una spiegazione. Si accomodò però contro lo stipite della porta, mentre sua moglie apriva con fretta ogni genere di anta e cassetto, spostando ogni sorta di vestiti e oggetti da un luogo all’altro. Era prima mattina eppure lei aveva già una grande energia. Era tipico di sua moglie, mentre lui faceva ancora fatica a tenere gli occhi aperti. I raggi del sole che penetravano dalla finestra della stanza rendevano ancora più complicato per lui, che si era appena svegliato, riuscire a mantenere lo sguardo fisso su Hermione. Ebbe il tatto di non disturbarla, ma solo di ammirarla ed era talmente indaffarata che non si accorgeva nemmeno della presenza del marito. La vide prendere fra le mani vestiti a lui familiari, che lei riponeva con cura in una valigia. Ora ricordava, Rose li aveva chiamati chiedendo loro se poteva passare dopo il matrimonio per prendere i vestiti che erano rimasti nella sua stanza e trasferirli in quella che avrebbe condiviso con Scorpius alla Villa. Hermione le aveva promesso che le avrebbe fatto trovare già la valigia pronta per farle risparmiare tempo. Ma quale tempo avrebbe dovuto risparmiare sua figlia? Poteva solo che essere un pretesto per vederla ed Hermione stava dimezzando il tempo da trascorrere in sua compagnia. Gli mancava e avrebbe tanto desiderato fermare sua moglie e rimettere a posto quei vestiti, forse per ritornare a quando Rose viveva con loro, ma si sarebbe davvero accontentato di averla qualche ora in giro per casa mentre riponeva i suoi vestiti. Tanto il dolore, che la valigia la preparasse lei stessa o Hermione per lei, era identico.
 
La donna si voltò involontariamente verso la porta e lo vide, presa alla sprovvista per la sua presenza che non aveva affatto percepito concentrata com’era, con lo sguardo perso tra i vestiti della ragazza, ma dava davvero l’idea di avere per la mente pensieri ben più profondi che quegli indumenti gli suscitavano. Non era facile nemmeno per lei aiutare la loro bambina ad andarsene via di casa, ma il problema era proprio quello, Rose non era più una bambina e loro avrebbero dovuto farsene una ragione.
 
“Ron! Che fai sulla porta? Avevi bisogno di qualcosa? Come mai sei già in piedi proprio oggi che puoi dormire un po’ di più?”
 
Il richiamo e le domande della moglie gli fecero riposare gli occhi su di lei. Sorrise all’espressione sorpresa e stupita di Hermione. Sapeva già che aveva capito cosa gli stesse passando per la mente e che quel sorriso sconfortato non sarebbe stato in grado di ingannarla.
 
“Nulla, ti guardavo solo. Mi sono svegliato e non ti ho vista, ho pensato fossi già andata al Ministero e non mi hai nemmeno salutato. Che stai facendo?”
.
 
“Veramente ti ho salutato, ma non mi hai sentito, presumo fossi caduto in un sonno profondo. Sto preparando la valigia di Rose, nei prossimi giorni verrà a prenderla e sto anche sistemando la stanza … non credo che lei ci metterà più piede ormai”
 
Notò la tristezza della moglie e quella consapevolezza provocò anche a lui un certo sconforto. La loro bambina stava per iniziare una nuova vita e quel periodo di lontananza non li aveva certo abituati a sentire meno la mancanza di Rose, anzi quel permanente cambiamento che il matrimonio avrebbe portato con sé li faceva soffrire. La giovane età di Rose non aiutava a rassegnarsi a quella novità ed infondo al loro cuore avevano sempre sperato in qualche modo di riportare la loro vita alla normalità.
 
“La porto io la valigia a Rose dopo il matrimonio” Hermione lo guardò perplessa “Che c’è? È solo un pretesto per trascorrere del tempo con mia figlia. Non è detto comunque che in questa stanza lei non ci rimetterà più piede, potremmo usarla per nostro nipote. Immagino, e spero, che qualche volta ci concederanno di vederlo, almeno avremo una stanza dove ospitarlo. E poi, Rose lo sa, se non dovesse andare d’accordo con Scorpius o con i Malfoy, può sempre tornare a casa in qualsiasi momento”
 
“Ron! Non si sono neanche sposati e già speri che si lascino?!”
 
“Non li faccio certo lasciare io, dico solo che se dovesse capitare io ne sarei feli … cioè, volevo dire, mi dispiacerebbe moltissimo, ma solo perché so che Rose ne soffrirebbe. In quel caso, che noi ovviamente non auspichiamo, una culla tornerebbe utile comunque in questa stanza”
 
Lo ignorò, non aveva voglia di litigare con lui, così Hermione continuò a trafficare con i vestiti e a guardarsi intorno con la mente immersa in mille ricordi felici, che lei però non avrebbe più rivissuto. Anche lei a suo tempo aveva fatto quel passo così importante, ma le circostanze erano differenti. A Rose però non poteva trasmettere l’ansia che provava per sua figlia, ma solo infonderle coraggio per provare a farle vivere il più serenamente possibile quel cambiamento. L’idea del marito, benché dettata da motivazioni poco nobili, non le dispiacque affatto.
 
“Vuoi aggiungere una culla e qualche mobiletto che usavamo quando Rose era piccola?”
 
“Perché no?”
 
Le sorrise e afferrò la bacchetta che Hermione aveva appoggiato proprio su una sedia accanto alla porta, ma, benché le nobili intenzioni, non trovò piena approvazione da parte della moglie.
 
“Metti via la mia bacchetta, Ronald. Possibile che senza la magia tu non sappia muovere un dito?!”
 
“Nel senso che …”
 
“… nel senso che sistemerai la stanza senza l’aiuto di alcun incantesimo”
 
“Disse il Ministro della Magia”
 
“… mezzosangue. Quindi, nonno, rimboccati le maniche e datti da fare”
 
Stavolta si era decisamente incastrato con le sue stesse mani, si maledisse per avere anche solo pensato a quella sua idea e per averla condivisa con l’ultima persona al mondo con cui avrebbe dovuto farlo. Ogni suo tentativo di recuperare per rendere quel lavoro meno pesante fu del tutto inutile, ma infondo da Hermione se lo sarebbe dovuto aspettare.
 
“Stai scherzando, vero?? E poi cosa dovrei fare?”
 
“Mettere la culla e quant’altro e intanto che ci sei io darei anche una riverniciata, cosa dici? Hai avuto un’ottima idea e sono certa che anche tua figlia ne sarà entusiasta”
 
Gli passò accanto con un sorriso furbetto e dovette davvero trattenersi dal non scoppiare a ridere davanti all’espressione sconvolta del marito. Ron però non parve per nulla d’accordo su quella decisione che non sembrava lasciare spazio nemmeno al più piccolo compromesso, così la bloccò deciso per una mano.
 
“Aspetta un attimo, tu non mi aiuti? Mi lasci fare tutto da solo?”
 
“Sono in ritardo, Ron, devo correre al Ministero”
 
“Sì, certo, trova una scusa migliore”
 
“Ti aiuto stasera, tu oggi non lavori, inizia pure. Ciao, amore”
 
Si voltò non perdendo il sorriso dalle labbra, ma non fece molti passi prima di interrompere il suo cammino e rivolgersi nuovamente e seria al marito.
 
“E se hai fatto qualche magia, lo scopro, Ronald, ricordatelo”
 
Riprese la sua via senza lasciargli il tempo di replicare, ma lui la richiamò, ignorando quell’ultimo avvertimento, tanto sapeva che non avrebbe mai vinto con lei.
 
“Hermione!”
 
“Dimmi”

“Non abbiamo più parlato del desiderio di Rose di diventare un Auror, come pensi di risolvere la situazione?”
 
Notò una certa nota di preoccupazione nella voce del marito, ma lei non aveva la risposta pronta per tranquillizzarlo.
 
“Sinceramente, Ron, so che non è molto da me scappare dai problemi, ma sto sperando che lei non torni più sull’argomento. Magari con il matrimonio e il bambino si rende conto da sola che era un’idea assurda quella di diventare un Auror ora. Anzi, per la verità, io spero che lei pensi sempre a quanto sia pericoloso questo lavoro e non le venga più voglia di farlo. È insensato che proprio lei voglia essere un Auror, mi sembrava che avesse avuto sufficiente esperienza con te ed Harry da non farle nemmeno pensare di mettere un piede al Ministero. Mi farà morire di crepacuore se prenderà una decisione simile, benché le nostre proibizioni. Quando sarà maggiorenne come faremo ad impedirle di decidere per sé?!”
 
Aveva esternato tutto il dolore che il solo pensiero di una simile eventualità le faceva provare, ma nemmeno Ron era in grado di rasserenarla, come invece avrebbe tanto voluto fare, perché ciò avrebbe rincuorato lui per primo.
 
“Sei consapevole, vero, che lei non lo dimenticherà o accantonerà la sua decisione? Hermione, è inutile che ti illudi, è testarda e determinata come pochi. Forse non ora, ma prima o poi tornerà ad assillarci con questa storia”
 
“Lo so, sto solo prendendo tempo. Non è una decisione semplice, Ron, c’è in gioco la vita di nostra figlia”
 
“Hermione, se ti può consolare, nel peggiore dei casi ci sarei io a proteggerla”
 
Gli sorrise orgogliosa. Certo che la rincuorava quella certezza, ma, se era già presente la costante preoccupazione per il marito, la scelta della figlia avrebbe solo potuto accentuare le sue ansie in ogni caso.
 
“Ma questo io lo sapevo già … devo essermi dimenticata qualcosa”
 
Ron abbassò subito lo sguardo sulla bacchetta della moglie che teneva ancora stretta tra le mani. Puntò poco dopo gli occhi su Hermione per annunciarle la dimenticanza e se la trovò inaspettatamente ad un centimetro da lui pronta a porgergli un leggero bacio. Gli sfiorò delicatamente le labbra, mentre si riappropriava della sua bacchetta. Lui approfondì leggermente quel bacio per rasserenare i suoi tormenti, un tentativo che lei colse e le dipinse un grande sorriso sul viso, grata a lui di farle iniziare nel migliore dei modi quella lunga giornata di lavoro.
 
“Avevo dimenticato anche di salutarti come si deve. Ciao, amore, a stasera”
 
“Buona giornata, tesoro”
 
La vide allontanarsi con energia e non riuscì a smettere di sorridere. Quando Hermione scomparve oltre le scale, tornò con lo sguardo rivolto alla stanza e pensò alla prima mossa da fare, iniziò a progettare con la mente la stanza nuova, ma non sarebbe stata sicuramente un’impresa facile.
 
Continua …
 
*frase presa dalla tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare 
 

 

Ciao ragazzi!
 
Siccome con lo scorso capitolo mi ero soffermata di più su Ron ed Hermione, ho pensato che qualche fan di Astoria e Draco avrebbe potuto gradire anche uno spazio dedicato a loro 😊
 
Siamo ad un momento della storia in cui i problemi sono ancora vivi nella mente e nel cuore dei protagonisti, ma la fine è ancora lontana e tutto può succedere 😊
 
Grazie come sempre di cuore, in particolar modo a coloro che seguono questa storia fin dall’inizio, cominciata ormai più di anno fa, perché hanno davvero una pazienza infinita ad attendere i miei aggiornamenti <3. Ma ovviamente ringrazio immensamente di cuore anche tutti coloro che hanno iniziato più tardi a seguirmi! <3 Sono immensamente grata a tutti, senza voi la storia non sarebbe proseguita! <3
 
Concedetemi un ringraziamento speciale alle mie fanciulle HarryPotter394, Chiara_05, Longriffiths, che, oltre ad ispirare le mie storie, mi regalano anche dolcissime parole! <3
 
Mi sono dilungata, scusatemi, già vi avevo tediati con un capitolo infinito XD
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Un innocuo tentativo di sabotaggio ***


Un innocuo tentativo di sabotaggio

 
“Ron. È ora di alzarsi”
 
La voce di sua moglie lo stava insistentemente chiamando, non seppe dire da quanto tempo, ma la sentiva piuttosto vicina. Temette di aprire gli occhi e trovarla proprio un palmo dal suo naso mentre minacciosa lo richiamava all’ordine. Hermione non poteva immaginare quanto desiderasse solo trascorrere tranquillamente quella giornata a letto, senza pensare a nulla e tanto meno che tra qualche ora sua figlia si sarebbe sposata. Percepiva chiaramente il respiro pesante della donna, ciò gli diede la certezza che lo stesse sovrastando e avvertiva altrettanto nitidamente le mani della moglie appoggiate vicino al suo fianco esterno rispetto al letto. Sperava evidentemente in quel modo di essere maggiormente convincente e di farsi udire meglio. Era sveglio e molto probabilmente la perspicacia di lei lo aveva già colto, ma Ron indugiò ugualmente ad aprire gli occhi. Provò in quel modo a comunicarle che la sua titubanza non era dovuta ad un semplice capriccio, ma aveva motivazioni ben più fondate. Avrebbe dovuto accompagnare Rose all’altare, proprio lui che fin dall’inizio aveva avuto più di una riserva circa quell’unione. Provò a trovare un buon motivo che avrebbe potuto consentirgli quella mattina di non mettere i piedi per terra e dirigersi in chiesa, continuava ad avere la sensazione che quel matrimonio non si sarebbe dovuto celebrare e che lui non sarebbe dovuto essere il complice principale di quell’evento. Pensò però anche a sua moglie che in quei mesi si era prodigata a rendere quel giorno indimenticabile per Rose e pensò inevitabilmente alla sua consuocera che, oltre ad aver aiutato Hermione nei preparativi, pregava di riuscire a giungere a quel giorno con la salute necessaria per poter vedere il suo unico figlio convolare a nozze.
 
“Ronald, so che mi senti, ma il fatto che oggi si sposi tua figlia e tu sia contrario non ti giustifica a continuare a dormire … e nemmeno a continuare ad ignorarmi”
 
Si girò dall’altra parte senza aprire gli occhi. Di prima mattina quando era ancora assonnato la voce squillante di sua moglie lo infastidiva parecchio. Mentre compiva quel gesto rivolgendole le spalle, bofonchiò qualcosa tra sé, ma Hermione colse nitidamente quelle parole anche se sussurrate.
 
“Visto che lo sai, lasciami in santa pace”
 
Hermione non si arrese, come infondo si sarebbe dovuto aspettare. Percepì le mani della donna discostarsi dal letto e attese intimorito ciò che aveva in mente. La potente luce del sole inondò la stanza e con essa anche chi ancora non si decideva ad alzarsi. La reazione del marito la compiacque, si era portato le mani sulla faccia infastidito dal forte fascio luminoso da cui solo le tende pochi istanti prima erano state in grado di proteggerlo.
 
“Ma sei impazzita! Mi sono appena svegliato, non aprire le tende in quel modo”
 
“Ora sei sveglio, quindi preparati”
 
Rimase totalmente impassibile davanti alle proteste di Ron e riprese ad armeggiare dentro l’armadio recuperando i vestiti per la cerimonia. Nel frattempo lui con uno sforzo aveva aperto gli occhi e aveva iniziato, anche se con qualche fatica, ad alzare la testa dal cuscino e a mettersi a sedere sul letto.
 
“Sicura non ci sia qualche emergenza al Ministero? Qualcuno dovrà pure andare al lavoro oggi, non possiamo assentarci tutti … nel caso mi offro volontario”
 
Gli lanciò dei vestiti eleganti addosso senza alcun preavviso o il timore che si sgualcissero. Ron li esaminò e siccome non vide la sua divisa, che in quel momento era parecchio desiderata, giunse alle dovute e drammatiche conclusioni.
 
“Deduco sia un no
 
“Deduzione corretta. Ora sbrigati”
 
“Hermione, se …”
 
Si voltò di scatto verso di lui minacciandolo con lo sguardo e completò la frase del marito come se avesse pronta per lui una raccomandazione da tempo ormai.
 
“… se osi anche solo pensare di non accompagnare Rose all’altare, resti senza cena per una settimana … o dormi sul divano, a te la scelta”
 
Si ritrovò totalmente soggiogato al volere di Hermione e non seppe come difendersi da tanta severità, a suo parere ingiustificata. Tentò di scegliere le parole più adeguate, quando si rese conto che il suo destino era appeso ad un filo molto sottile. Aveva sicuramente imparato ad assecondarla negli anni soprattutto per il suo bene, anche se ciò giovava un po’ meno al suo orgoglio.
 
“Miseriaccia, ma che ho fatto?! Stamattina sei più nervosa di me”
 
“Ti conosco e sono lungimirante. Ti posso ricordare che l’ultima volta che ho invitato i Malfoy a cena hai pensato bene di insultare Draco? Sei del tutto imprevedibile, non sai tenere la bocca chiusa e scommetto che non ti faresti alcuno scrupolo a rovinare il matrimonio di tua figlia, perché sei convinto che questa non sia la decisione giusta per lei”
 
“Ammetto che mi costi, ma se lei è felice non sarò certo io ad impedirlo”
 
Lo guardò sarcastica, scostando per un momento gli occhi dal suo vestito rosa confetto appoggiato sul letto, a cui stava attentamente togliendo ogni sorta di piega per renderlo del tutto presentabile.
 
“Che c’è?”
 
“Tu saresti il primo ad impedirglielo se ne avessi l’occasione”
 
“No che non lo farei, voglio che sia felice almeno tanto quanto lo vuoi tu. Scorpius è il padre di suo figlio e lei lo ama”
 
“Esatto e tu non sei mai stato d’accordo, perché mai dovresti iniziare ora?! Ron, conosco le tue argomentazioni: figlio di un ex Mangiamorte, che inoltre l’ha cacciata in non pochi guai a soli quindici anni. Comunque vorrei ricordarti che tra qualche giorno ne compie sedici”
 
“Hermione, hai detto tutto tu, stavolta io non ho fiatato, ma per quanto tu ne sia convinta, non farei mai niente per rovinare il matrimonio di nostra figlia. Mi concedi appena un po’ di incertezza? Sono io a doverla consegnare a quel ragazzo, sono io a dover concedergli mia figlia e non pensavo di doverlo fare così presto. Mettiti per un momento nei miei panni, tu come ti sentiresti?”
 
Lesse solo affetto per quella ragazza negli occhi di Ron. La commosse quasi tanta dedizione paterna, ma in quel momento, che non era facile nemmeno per lei, per quanto suo marito potesse pensarlo, voleva solo infondergli coraggio e non abbandonarsi insieme a lui alle emozioni. Per le lacrime, soprattutto di gioia, visto che quello era pur sempre il matrimonio della loro primogenita, ci sarebbe stato tempo nell’arco della giornata.
 
“No, non ti concedo alcuna incertezza, perché Rose sarà molto più in ansia di te ed è giusto che lo sia, chiunque lo sarebbe al suo posto. Quindi ora fammi la cortesia di muoverti da quel letto ed iniziare a prepararti, visto che so già che ci impiegherai un’infinità di tempo … neanche fossi tu la sposa”
 
“Sono il padre della sposa, quindi anche io devo essere presentabile, non credi?”
 
Hermione afferrò il suo vestito e lo appese all’armadio, stando attenta ad infilarlo nella gruccia senza strapparlo. Senza nemmeno guardarlo negli occhi lo minacciò pacatamente, rendendo quell’avvertimento ancora più terrificante.
 
“Ronald, se non ti alzi immediatamente, cambio le lenzuola con te sotto”
 
Dopo quell’ennesima minaccia si decise finalmente ad alzarsi. Era risaputo da tutti coloro che li conoscessero meglio che, se Hermione al mattino era pronta e scattante per cominciare la giornata, a Ron serviva almeno una mezz’ora per piangere sulle ore di sonno che avrebbe perso alzandosi di prima mattina. Quel giorno nessuno dei due aveva fatto alcuna eccezione, anzi gli eventi che si sarebbero svolti avevano accentuato le loro abitudini.
 
“Ok, mi arrendo”
 
“Come sempre, amore”
 
Gli sorrise entusiasta dell’influenza che riusciva sempre ad avere su lui e mentre recuperava dall’armadio le lenzuola pulite, dei leggeri colpi risuonarono alla porta della camera.
 
“Mamma. Papà. Posso entrare?”
 
“Vieni, Rose”
 
La ragazza si affacciò incontrando il volto palesemente assonnato di suo padre, conoscendolo poteva presupporre che si fosse alzato da pochi minuti e poteva facilmente comprendere quanto sua madre avesse dovuto insistere. Sorrise dispiaciuta ai suoi genitori, concluso quel giorno lei avrebbe lasciato definitivamente la casa della sua infanzia. Era rimasta lì quella notte per rispettare le tradizioni, sua madre aveva insistito ed anche i suoi suoceri sembravano essere particolarmente d’accordo. Era stata però una notte agitata per lei, solo l’accogliente clima che suo padre aveva creato nella sua stanza era stato in grado di rilassarla un po’. Ron aveva posizionato al centro della camera della figlia proprio la culla che lei stessa da piccola aveva utilizzato, ne aveva solo qualche vago ricordo, eppure ciò contribuì a renderla familiare.
 
“Vi siete appena svegliati? Io non sono riuscita a dormire”
 
“Solo tuo padre ha dormito stanotte” la guardò offeso “In realtà, devo spezzare una lancia in suo favore, non ha fatto altro che svegliarmi talmente era preoccupato … e alla fine non ho chiuso occhio neppure io tra un pensiero e l’altro”
 
“Mia figlia non si sposa tutti i giorni e …”
 
“… e con un Malfoy. Vero, papà? Credo piuttosto sia stato quello a tenerti sveglio”
 
Rose lo interruppe velocemente e Ron non seppe come uscire da quell’increscioso argomento senza il timore di dire qualcosa di cui si sarebbe potuto decisamente pentire nel giorno sbagliato. Reduce dalle raccomandazioni della moglie, gettò a lei un’occhiata, sperando che ciò gli desse la forza necessaria. Sorrise alla figlia, cercando di mantenere per sé i pensieri che Hermione aveva poco prima correttamente delineato.
 
“Sì … ma oggi festeggiamo solo. Domani ricomincio a tenerlo d’occhio e a minacciarlo nel caso gli venisse la malsana idea di farti soffrire”
 
Aveva sortito l’effetto sperato, perché anche la ragazza gli sorrise divertita e per nulla offesa da quelle parole rivolte al suo fidanzato.
 
“Grazie per la camera, è davvero bellissima. Mamma mi ha detto che hai fatto tutto da solo”
 
“Sì, bé, ecco …”
 
Stavolta incontrò il fiero sorriso della moglie, mentre era intenta a cambiare velocemente le lenzuola. Ciò lo imbarazzò, non era così abituato a ricevere complimenti.
 
“Solo, papà, le pareti rosse mi ricordano i Grifondoro, non sarai un po’ di parte?”
 
“No, perché il mio nipotino sarà senza alcun dubbio un Grifondoro”
 
“Papà, c’è la possibilità che sia una femmina e … che siano due nipotini, in quel caso servirebbero due culle”
 
Ron la fissò spaventato e persino il sorriso si spense dalle sue labbra quando Rose avanzò quell’ipotesi, che non lo aveva mai neppure sfiorato.
 
“D-due?”
 
Hermione intervenne, ma la sua reazione fu decisamente più contenuta rispetto a quella del marito.
 
“Pensate siano gemelli?”
 
Rose affermò con un cenno del capo, ma rispetto ai suoi genitori sembrava essere serena.
 
“M-ma è una notizia meravigliosa, Rosie!”
 
L’inaspettata reazione di Ron lasciò entrambe perplesse. Moglie e figlia lo fissarono sorprese.
 
“Che c’è? Che ho detto?”
 
Sapeva perfettamente quale fosse il problema, ma era chiaro che da quel giorno in poi avrebbe dovuto dissimulare che tutto andasse bene e che lui fosse felice o meno per quell’unione poco importava, Rose lo era ed era ciò che contava veramente.
 
“Niente, Ronald. Vieni, Rose, ti aiuto a prepararti”
 
Hermione cinse le spalle alla figlia, la quale era ancora piuttosto perplessa davanti alle parole del padre. La scortò nella sua stanza senza darle modo di chiedere alla madre alcuna spiegazione, anche perché lei era la prima a non saper spiegare l’inaspettata reazione del marito. La donna prese il vestito da sposa, preparato la sera precedente, e lo porse alla ragazza, dopodiché cercò il nastro blu, la tiara e una collana che aveva comprato a Diagon Alley per l’occasione. L’entusiasmo della madre lasciò Rose interdetta, tanto che Hermione dovette incoraggiarla con un sorriso ad iniziare a vestirsi.
 
“Mamma, posso cavarmela anche da sola, non è necessario che perdi tempo. Aiuta piuttosto papà e Hugo, tanto sappiamo entrambe che prima o poi invocheranno la tua presenza”
 
Era pienamente consapevole anche lei che presto o tardi ciò sarebbe accaduto, ma in quel giorno la sposa aveva senza alcun dubbio la precedenza. Rose infilò con prudenza il vestito ed Hermione fece passare nelle asole la lunga fila di bottoni presente sulla schiena della giovane, scostando i lunghi capelli vermigli di lato. Percepì a quel contatto l’evidente e comprensibile ansia della ragazza, si era impossessato di lei un leggero fremito che si poteva cogliere facile al tatto. Le porse una dolce carezza vicino alla spalla per provare a tranquillizzarla.
 
“Ehy, tesoro, stai calma”
 
“Sì, scusa, mamma, sono solo un po’ emozionata”
 
Nel momento in cui Hermione finì di chiuderle l’abito, Rose si voltò verso di lei ed incontrò il sorriso commosso della donna.
 
“Ed anche tu lo sei, mamma”
 
“Io lo sono molto e non lo nego. La mia bellissima bambina si sposa e non potrei essere più fiera di lei”
 
“Di cosa dovresti essere orgogliosa? Negli ultimi mesi non ho fatto altro che deludervi”
 
Le legò con un sorriso il nastro blu in vita, stando attenta a non stringere troppo all’altezza del ventre, che per fortuna non era ancora accentuato, ma la larga gonna era stata in grado di camuffare perfettamente. Hermione, dopo aver annodato una gassa sulla schiena, la prese per mano e la invitò ad accomodarsi sulla sedia di fronte allo specchio. A quel punto poté incontrare nuovamente lo sguardo della figlia, le diede un bacio tra i capelli ancora spettinati dal sonno e tentò di sciogliere ogni insensato dubbio.
 
“Tu non potresti deludermi nemmeno se ti impegnassi per farlo. Tu ed Hugo siete indifferentemente il mio più grande orgoglio e così sarà sempre. Sono orgogliosa di come state crescendo, per nulla delusa. Siamo stati noi a deluderti credendo ad un astio tra le nostre famiglie che ormai non ha più senso di esistere. Dobbiamo imparare tutti da voi e dal vostro amore, che è riuscito a sconfiggere una maledizione potente come quella Imperio”
 
Hermione sapeva già cosa la figlia avrebbe potuto contestarle, se la famiglia di Scorpius non avesse avuto un passato così oscuro, probabilmente lei non sarebbe rimasta incinta, perché sarebbero stati attenti come avevano promesso di fare ai loro genitori. Prese la collana, nel tentativo di bloccare sul nascere ogni sorta di polemica, le scostò i lunghi capelli sulla spalla e la allacciò al collo della figlia. Rose ammirò il pendolo e ne rimase meravigliata, sortendo in lei l’effetto sperato da Hermione. La perla azzurro-cielo risplendeva alla luce del sole che filtrava i suoi raggi attraverso la finestra spalancata, adornando il pizzo del vestito che si appoggiava leggero sul petto della giovane sposa.
 
“Mamma, è bellissima”
 
“Sono contenta che ti piaccia. È il regalo da parte mia e di papà”
 
“Regalo? Ma voi non dovevate farmi alcun regalo”
 
“Certo che dovevamo farti un regalo per le tue nozze. Tesoro, non è nulla di che, però ora hai qualcosa di nuovo, vecchio, blu e prestato, anche grazie alla tiara di Astoria. E poi, guarda, è in tinta con il tuo anello di fidanzamento”
 
Si rimpossessò dei capelli di Rose e stette un istante a riflettere su quei morbidi boccoli vermigli. Astoria le aveva offerto di farsi aiutare dai loro acconciatori, il suo orgoglio però aveva vinto e a sua figlia voleva pensare lei. Si era più volte in quei mesi sentita inutile nella vita di sua figlia da quando aveva lasciato la sua casa e sentì che quelle premure sarebbero state soltanto il minimo per farle percepire la presenza e l’affetto dei suoi genitori.
 
“Mamma, ti serve qualche incantesimo per sistemare il mio disastro di capelli?”
 
“Assolutamente no, tesoro”
 
Le sorrise attraverso lo specchio ed iniziò a frugare in uno dei cassetti del mobile alla ricerca di un elastico per capelli e una spazzola. Ricordava, quando aveva riordinato la stanza di Rose, di aver intravisto qualcosa che in quel momento potesse fare al caso suo. Trovato l’occorrente, districò i capelli e separò dolcemente due ciocche ai lati, tirandole verso di sé e legandole insieme con l’elastico, dopodiché voltò in dentro quella coda appena sopra l’elastico, creandole una piccola e modesta acconciatura. Prese la tiara e appoggiò le estremità tra le due pseudo trecce che aveva creato, impedendole così di perderla.
 
“Cosa te ne pare, piccola? Ti piace?”
 
Rose le sorrise, l’istinto le dettò di alzarsi per poterla abbracciare e ringraziarla, ma un lieve capogiro la portò a risedersi all’improvviso senza darle il tempo di muovere un solo passo. Ad Hermione ovviamente non sfuggì la titubanza della figlia.
 
“Tesoro, che hai?”
 
“N-niente, mamma. Deve essere stato il poco risposo, ma ora mi riprendo”
 
Hermione si inginocchiò al suo fianco preoccupata in modo da poterle scrutare il viso, ma la ragazza abbassò lo sguardo per non mostrare alla madre i segni del malessere. Le venne spontaneo accarezzare il volto della figlia per appurare che fosse dovuto a semplice stress che abbinato alla gravidanza le aveva provocato un leggero calo di pressione.
 
“Ehy, piccola mia, non stare male proprio oggi. Ti porto un po’ d’acqua?”
 
Ron comparve sulla porta proprio in quel momento, pronto per la cerimonia e con un’evidente aria canzonatoria quando appurò di essere stato più veloce della moglie a prepararsi.
 
“Hermione, sono pronto prima di te, stavolta non puoi … Rose, che hai?”
 
Non fece nemmeno in tempo a dirle quanto fosse graziosa vestita da sposa, che si spaventò a vederla in quello stato. Hermione non replicò al marito, ma vedendolo sulla soglia della porta, si alzò e si avviò verso di lui oltrepassandolo.
 
“Ron, resta un momento con lei, le vado a prendere un bicchiere d’acqua”
 
Rimasti soli nella stanza, si avvicinò alla figlia e prese il posto che la moglie aveva occupato poco prima. Il padre si inginocchiò al suo fianco, anche lui con l’intento di poterla scrutare in volto e le afferrò dolcemente una mano che giaceva distrattamente sulle gambe di Rose.
 
“Tesoro, dai, non rendermi più facile sabotare il tuo matrimonio”
 
Rose rivolse solo un mezzo sorriso all’evidente tentativo del padre di risollevarle il morale.
 
“Allora lo ammetti, avresti sabotato il mio matrimonio”
 
“Era nelle mie intenzioni, ma se non stai bene, non posso nemmeno portati via prima di accompagnarti all’altare”
 
Il sorriso di Rose si spegne ad un tratto, era preoccupata che quell’imprevisto potesse compromettere il resto della giornata e lei non lo voleva. Si sarebbe sentita in colpa, ma più si agitava per le conseguenze che quel malessere avrebbe portato più si sentiva male. Strinse più forte la mano di Ron, sperando che ciò potesse almeno placare i tormenti dell’anima.
 
“Papà?”
 
“Dimmi, tesoro mio”
 
“Se non arrivo in chiesa in tempo, Scorpius penserà che non lo voglio più sposare. Rischio di tardare come hai fatto tu”
 
“Tu, a differenza mia, sei giustificata. Ora calmati, vedrai che passa presto, è normale nel tuo stato” aveva notato l’ansia della figlia e cercò di tranquillizzarla meglio che potesse “Sai che sei ancora più bella della mamma con questo vestito? A proposito di lei, vado a vedere che fine ha fatto, torno subito”
 
Sciolse le loro mani, si alzò da quella posizione rannicchiata e le diede un bacio sulla fronte. Si stava allontanando, ma la figlia non sembrava essere d’accordo con quell’idea e lo bloccò per un braccio.
 
“Ti prego, resta qui con me, non lasciarmi sola”
 
“Rose, così mi spaventi. Stai molto male?”
 
Si era fermato preoccupato per la reazione della ragazza. Hermione tornò proprio in quel momento e Rose poté tirare un sospiro di sollievo.
 
“Quanto tempo ci vuole per prendere un po’ d’acqua?”
 
“Le ho preparato dell’acqua zuccherata. Tieni, tesoro, ti sentirai meglio. Ron, vai a controllare a che punto è Hugo”
 
Indugiò un istante prima di andare, l’unica cosa che lo rincuorava era che sua figlia fosse nelle mani migliori. Allontanò per un istante tutte le incertezze e si disse che forse era un’eventualità più rosea vederla all’altare, purché stesse bene.
 
 
∞∞∞
 
Era particolarmente agitato quella mattina e non riusciva proprio a riscoprire la rinomata determinazione dei Serpeverde. Scorpius si era alzato all’alba con la paura di arrivare in ritardo alla cerimonia e nemmeno la notte appena trascorsa era stata tra le più serene. Sapeva che era giusto che Rose quella notte, anche se in stanze separate, non si trovasse alla Villa, eppure la sua presenza l’avrebbe sicuramente rilassato. Stava lottando da qualche minuto ormai con la sua camicia. Ciò che impediva alle sue mani di non tremare era quel matrimonio così sopra le righe. Lui le aveva proposto di sposarlo, ma era pienamente consapevole che senza l’autorizzazione dei loro genitori loro in quel giorno non avrebbe potuto deciderlo in piena libertà. Era stato sincero con Albus, avrebbe tanto voluto che la loro storia fosse iniziata diversamente, si erano incontrati nel posto e nel momento sbagliati e non avevano potuto godersi il loro amore adolescenziale come invece in altre circostanze e con due famiglie differenti alle spalle avrebbero potuto serenamente fare. Fu la prima volta nella sua vita in cui rimpianse di essere un Malfoy, perché tante cose sarebbero cambiate se lui non lo fosse stato. Si era ripromesso di proteggerla, invece il suo nome per primo l’aveva ferita. Ora la sposava nella convinzione di riuscire ad esserle accanto come desiderava fare, contando anche sull’aiuto di genitori e suoceri, ma cosa gli assicurava che Rose al suo fianco non avrebbe più sofferto? Il sorriso della madre riflesso nello specchio che aveva di fronte lo distolse velocemente da quei pensieri. Astoria non poteva sapere cosa stesse passando per la mente del figlio, anche se anche lei a suo tempo aveva mosso un passo così importante, eppure riusciva a tranquillizzarlo dolcemente ugualmente.
 
“Sei già pronto? Tuo padre è ancora indietro, Scorpius, dovrai aspettarlo”
 
La guardò più attentamente e si rese conto che in quel giorno così particolare la felicità di Rose non fosse l’unica sua preoccupazione.
 
“Che c’è, tesoro? Perché mi guardi in quel modo? Non sono nemmeno pallida stamattina … o è il vestito ad avere qualcosa che non va? Dici che è troppo scuro?”
 
“Sei truccata, mamma”
 
“Perché, al matrimonio di mio figlio non avrei dovuto truccarmi?”
 
Astoria continuava a specchiarsi nel riflesso senza perdere il sorriso e si avvicinò a lui per sistemare il collo della camicia, avendo colto l’agitazione e la difficoltà del figlio in quella mattina così particolare. Era comprensibile che il ragazzo fosse nervoso e non riuscisse nemmeno nelle imprese più semplici come vestirsi.
 
“Mamma?”
 
“Dimmi, tesoro”
 
Non riusciva ad esprimere a parole cosa volesse dirle senza che la tristezza prendesse il sopravvento, così la abbracciò. Astoria non fu presa del tutto alla sprovvista, lo strinse forte con un sorriso, ricordando quanto fosse cresciuto negli ultimi anni e negli ultimi mesi quella malattia aveva sicuramente reso il loro legame ancora più stretto. Non gli aveva però mai detto, nelle loro frequenti confidenze, quanto l’esperienza sua e di Draco non fosse così differente da quella che suo figlio e Rose stavano per vivere.
 
“Forza, tesoro, so cosa provi. Andrà tutto bene”
 
Gli accarezzò dolcemente la schiena, ma quelle parole non lasciarono indifferente Scorpius, che sciolse quell’abbraccio per poter incontrare gli occhi lucidi della madre. Sapeva che, per quanto volesse mostrarsi serena, nel suo cuore non la era del tutto.
 
“Mamma, tu e papà non vi siete sposati a quindici anni”
 
“No, è vero. Però io e papà non ti abbiamo mai detto che quando ci siamo sposati ti aspettavamo già”
 
Il ragazzo rimase perplesso per un istante, quella notizia gli era totalmente nuova.
 
“E perché me lo dici solo ora, visto che sai perfettamente che molto probabilmente tu hai vissuto le mie stesse paure?”
 
“Perché erano un po’ diverse, tesoro. I nonni non volevano che io sposassi tuo padre, e questo anche Ron, ma anche tuo padre voleva proteggermi da lui stesso … Scorpius, lo conosci e sai cosa pensa di se stesso e del suo passato. Tu però hai un carattere diverso e quel passato non lo hai vissuto in prima persona, puoi prenderne più facilmente le distanze”
 
“Lo so, ma quello è lo stesso passato che ora influenza me. Con questo non dico che sia colpa di papà, non l’ho mai incolpato e mai lo farò, però è più facile a dirsi che a farsi … sono un Malfoy e questo nome resterà sempre tale, con le dovute conseguenze. E sto trascinando nel mio stesso destino anche Rose e mio figlio, rovinando anche la loro reputazione. Lei è figlia di eroi, lei può permettersi di meglio”
 
Sapeva a cosa suo figlio si stesse riferendo, ma Draco era cambiato ed anche se il passato tornava a farsi sentire ciò non doveva essere additato alle sue scelte passate, che dovevano essere comprese e perdonate. Così era riuscita ad aiutarlo e a sostenerlo nel corso di tutti quegli anni di matrimonio e così avrebbe fatto finché il destino le lo avesse concesso.
 
“Ti prego, non iniziare ad avere le stesse paure di tuo padre, questo complicherà la vita a te e a Rose più del passato dei Malfoy. Tu, Scorpius, ci hai uniti. Hai dato a papà l’incentivo giusto per cambiare e a voltare definitivamente pagina con quel passato ed io non ho avuto paura ad innamorarmi di lui, perché sapevo che infondo al suo cuore c’era bontà. Vedrai, sarà lo stesso per te e Rose, sarà lei insieme a vostro figlio a darti la forza di pensare solo al vostro futuro. Tesoro, papà ti vuole tanto bene, promettimi che gli starai accanto se … non lasciare che la mia morte rovini ciò che è diventato in questi anni e voglio che anche tu sia forte per superarla”
 
“Mamma! Non voglio nemmeno sentirti! Tu il giorno del mio matrimonio mi fai simili discorsi?!”
 
Si rese conto solo dopo di avere esagerato e di avere aumentato l’ansia del figlio senza realmente volerlo, ma non sapeva quanto tempo avesse ancora a disposizione per parlare con la sua famiglia e lasciare ai suoi cari qualche raccomandazione.
 
“Scusa, tesoro mio, non volevo. Hai ragione, oggi pensiamo solo al tuo matrimonio” gli diede un bacio tra i capelli biondi per cercare di farsi perdonare e di allontanare il velo lucido che si era formato sulle iridi azzurre del ragazzo “Sbaglio, Scorpius, o devi arrivare prima della sposa?”
 
Draco era comparso sulla porta, ammirando quella dolce scena. Cercò anch’egli di allontanare la tristezza che aveva nel cuore per la malattia della moglie, pur non avendo ascoltato la triste conversazione tra moglie e figlio. Fu proprio lui a rispondere ad Astoria, anticipando Scorpius.
 
“Sì, amore, Scorpius arriverà in tempo. Andiamo?”
 
Il figlio si avviò verso la porta e il padre nel passaggio gli diede una leggera pacca sulla spalla accompagnandola con un sorriso.
 
“Hai fatto presto a prepararti, Draco”
 
Astoria stava per uscire anch’essa dalla porta con un sorriso per seguire il figlio, ma il marito le bloccò la via allungando un braccio. Aveva notato tra le pieghe serene che aveva sul volto e che voleva simulare a lui, anche una certa celata tristezza.
 
“Draco, che c’è? Mi vuoi chiedere come sto? Non fai altro che …”
 
Non fece in tempo a terminare la frase e le arrivò un grande bacio sulle labbra.
 
“Oggi voglio pensare solo alla nostra famiglia e al fatto che tu sia qui con noi. Sei bella e basta, non hai alcun difetto”
 
Solo lui era in grado di farla sentire veramente bene, anche quando iniziava ad accusare i sintomi di quel malanno.
 
“Quindi non parliamo nemmeno del fatto che tuo figlio stia per sposare una Weasley, giusto?”
 
Draco alzò gli occhi al cielo cercando di non proferire le prime parole che gli erano passate per la mente. Li riabbassò poco dopo su di lei e con un sorriso tentò di essere il più diplomatico possibile.
 
“Rose è adorabile, davvero, non ti sto mentendo. Però ti mentirei se ti dicessi che ho intenzione di diventare amico dei miei consuoceri. Sono Ronald Weasley e Hermione Granger, sai, è una questione di principio, sono gli amici di Potter”
 
Astoria sorrise davanti a quelle parole, aveva eluso la domanda con una pungente battuta, ma a lei non era sfuggito e sembrava che nemmeno lui fosse intenzionato a nasconderlo a sua moglie.
 
“Sul serio, Draco”
 
“Amore, che cosa vuoi che ti dica? Mio nipote sarà un Mezzosangue, dovrò rassegnarmi, non ho molta scelta”
 
“C’è differenza tra non avere scelta e accettarlo veramente”
 
“Sai, sono fortunato ad essere il padre dello sposo, non dovrò accompagnare qualcuno all’altare”
 
“Resti un gran ruffiano però. Fai finta che i Weasley ti piacciano per compiacere me e nostro figlio”
 
Non si sarebbe potuto aspettare niente di meno, Astoria lo conosceva meglio persino di se stesso.
 
“E cosa c’è di male? Non mi sembra di commettere qualche reato. Se non mi piacciono è solo un problema mio, non riesco ad essere amico di coloro che per anni sono stati miei nemici, anche se tra qualche ora faranno parte della nostra famiglia. Cerca di avere pazienza, ma ti garantisco che non ho intenzione di dichiarare alcuna guerra”
 
“Draco, tu lo sai che quando io non ci sarò più loro …”
 
Le mise una mano sulla bocca, prendendola totalmente alla sprovvista.
 
“Cosa abbiamo detto a riguardo? Non voglio sentire nemmeno accennare a simili argomenti oggi”
 
Gli spostò la mano per avere la possibilità di rispondere al marito.
 
“Per quanto lo neghi e non vorrai sentirlo, la situazione non cambia, saranno loro la tua famiglia e saranno loro a starti accanto … sai già che lo farebbero in una situazione simile e tu dovrai promettermi che accetterai il loro aiuto, per te e per Scorpius”
 
“Astoria, tu guarirai, ti prenderai cura tu di noi e nessun altro”
 
“Non sei mai stato così ottimista in tutta la tua vita”
 
“Si chiama speranza, tesoro, e poi non vorrai davvero lasciarmi in balia di Weasley, vero? Finisce che ci picchiamo”
 
Lo prese per mano, divertita a quell’ennesima battuta. Lo invitò a seguirla verso le scale, sperando in quel modo di allontanare la tristezza.
 
∞∞∞
 
Rose sembrava essersi ripresa da quel leggero capogiro o almeno era ciò che voleva far credere ai suoi genitori, affinché le consentissero di accompagnarla in chiesa, dove sicuramente Scorpius la stava già aspettando. Infondo anche i suoi genitori erano perfettamente consapevoli che quel malessere fosse dovuto al particolare momento che stava per vivere, era un’ansia che loro stessi avevano vissuto e lo stato della figlia avrebbe solo potuto accentuarla. Con qualche indugio, subito colmato dalle minacciose occhiate della moglie, Ron si preparò per scortare la figlia sino all’altare. Gli parve di essere ancora più in ansia di quanto non lo fosse stato il giorno del suo matrimonio, benché tutti i disguidi e i ritardi che aveva causato. Stavolta si trattava della sua bambina quasi sedicenne, il cui matrimonio era stato lui stesso a consentire, per le evidenti circostanze che stava per vivere e che, per quanto tutti si sforzassero di ignorare, il vestito non poteva del tutto coprire. Cercava di convincersi che era la scelta migliore, che infondo Rose sarebbe stata al sicuro, anche se nelle mani dei Malfoy, loro avrebbero mantenuto un importante ruolo nella vita di quei giovanissimi sposi. Eppure la voglia di portarla via, lontana da una vita che sua figlia non poteva nemmeno immaginare quanto fosse inappropriata a quell’età, continuava ad essere presente nella sua mente. Una candida figura dai lunghi boccoli rossi lo aveva affiancato pensierosa. Rose esitò qualche istante prima di parlare, continuava solo a guardare la navata centrale, al termine della quale Scorpius la stava attendendo con un timido sorriso. Qualche dubbio, proprio in procinto di avviarsi insieme a suo padre, era sorto anche a lei. Non era però la solita incertezza di una sposa, lei era sicura di amare quel ragazzo, ciò che la frenava era solo il tempismo di quell’unione. Si affrettò a reggersi al braccio del padre per incitarlo a sbrigarsi, non voleva avere la possibilità di qualche ripensamento.
 
“Papà, andiamo?”
 
“Sì”
 
All’evidente incertezza della figlia, anche Ron la strinse a sé con qualche titubanza. Lui non era per nulla sicuro di ciò che stava facendo e se non la era nemmeno Rose, ciò gli forniva solo un incentivo maggiore per non continuare ad assecondare quella follia.
 
“Papà, tutto bene?”
 
“S-sì. È solo che l’ultimo matrimonio a cui ho partecipato è stato quello mio e di tua madre qualche annetto fa”
 
“Quello in cui sei arrivato in ritardo?”
 
Gli sorrise, sapendo che la domanda era scontata, ma serviva a lei per prendere un respiro prima di iniziare la cerimonia con maggiore coraggio. Benché fosse una Grifondoro non riusciva a riscoprire la grinta e la temerarietà che contraddistinguevano quella Casa.
 
“Essendomi sposato solo una volta, direi che è stata quella l’occasione. Tesoro, anche tu sei agitata”
 
“Mi tremano le gambe sotto il vestito, quindi dovrai reggermi”
 
La ascoltò e la resse saldamente. L’atteggiamento della figlia però continuava a non convincerlo e ciò non gli consentiva di muovere un solo passo.

“Rose, sei sicura di stare bene? Nel tuo stato forse tutte queste emozioni non ti fanno granché bene. Prima a casa hai accusato un leggero malessere”
 
“Sto bene, papà”
 
“Piccola mia, qualsiasi ripensamento e ti porto via di qui”
 
Ricevette solo un mezzo sorriso dalla figlia e dovette arrendersi, quando alla fine fu lei a guidarlo con convinzione lungo la navata. Ron non guardava nemmeno il pavimento di fronte a sé, ma continuava a gettare occhiate in direzione della sposa per appurare le sue condizioni. Passarono accanto ad Hermione, che sorrise loro commossa e la stessa reazione ebbe Astoria, orgogliosa di vedere Rose indossare la sua tiara.
 
∞∞∞
 
La vide arrivare verso di lui ed iniziò a sudare agitato, il caldo avrebbe potuto camuffare i segni dell’ansia, ma sapeva che ciò non sarebbe bastato. Rose gli sorrise dolcemente, forse era solo quello che avrebbe potuto tranquillizzarlo. La ragazza dovette sciogliere la rincuorante presa con il padre, nel momento in cui giunse a pochi passi dallo sposo, ma non appena lo fece, si sentì di nuovo debole. Scorpius, notando il repentino cambio d’umore della giovane, la sorresse prontamente per le spalle, mentre Ron le mise preoccupato una mano sulla schiena, sussurrando accanto a lei.
 
“Rose, ti senti come prima? Ti avrei dovuta accompagnare al San Mungo, non in chiesa”
 
“Papà, voglio sposarmi ora. Sto meglio, davvero. Scorpius, tranquillo”
 
Solo dopo aver appurato che avesse riacquistato un certo equilibro, il padre e Scorpius mollarono la presa su di lei. Ron raggiunse Hermione, ma a lei, reduce anche di ciò che era successo qualche ora prima, non era sfuggito l’indugio dalla ragazza, come invece poteva essere stato per la maggior parte degli invitati.
 
“Dice che vuole sposarsi comunque, anche se chiaramente non si regge in piedi”
 
“Ron, se dice che ce la fa, fidiamoci di lei. Siamo qua e ad un qualunque segno di cedimento corriamo da lei”
 
Scorpius continuava a guardare preoccupato Rose che gli sorrideva. Non gli era affatto sfuggito il pallore sulle guance della sua fidanzata e temette davvero che potesse non reggere un momento tanto emozionante.
 
“Sicura di stare bene? Se ti serve qualche minuto, possiamo …”
 
“No, Scorpius, sto benissimo, sono solo un po’ emozionata. Stai tranquillo, la gravidanza non c’entra nulla, stiamo tutti bene …”
 
Afferrò la fede senza dare ulteriori spiegazioni e subito dopo la mano destra fredda, tremante e sudata del ragazzo. Sorrise nuovamente, si preoccupava tanto per lei, ma anche lui non sembrava stare fisicamente meglio.
 
“… non è facile trovare le parole giuste. È successo tutto così velocemente tra me e te. Forse avrei volentieri atteso qualche anno, iniziare la nostra vita insieme come si conveniva, ma, anche se con qualche difficoltà, sono certa che saremo felici. Credo nel nostro amore”
 
Diede un bacio a quell’anellino e subito dopo fece per infilarlo, ma non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi all’anulare del ragazzo, perché Scorpius ritirò la mano incerto sul da farsi. Rose lo guardo perplessa per quell’inaspettato gesto.
 
“Scorpius? Ho detto qualcosa che non va?”
 
“No, non hai detto niente di sbagliato, anzi, hai ragione … Rose, io ti sto rovinando la vita. Tu volevi diplomarti ad Hogwarts, diventare un Auror, mentre io ti sto imprigionando in un matrimonio, che, se non fosse che aspetti mio figlio, non si sarebbe mai celebrato. Lo sai che ti amo, ma avremmo sicuramente aspettato qualche anno prima di creare insieme una famiglia …”
 
Aveva lasciato tutti gli invitati con il fiato sospeso e la ragazza spiazzata, rimasta con la fede a mezz’aria, senza sapere cosa dirgli.
 
“… tesoro, tu capisci cosa voglio dire, vero? Rose, ti prego, dimmi qualcosa”
 
Aveva decisamente scelto il momento sbagliato per lasciarla sull’altare e ovviamente il pallore di Rose si accentuò, comunicando a Scorpius quanto fosse stato inopportuno quel gesto. Il ragazzo aveva ignorato completamente lo sguardo dei loro parenti puntato addosso, sapeva perfettamente la delusione che avrebbe inferto ai suoi suoceri e ai suoi genitori. Era perfettamente consapevole che sua madre non stesse bene e avrebbe potuto darle quella gioia, assistendo alle sue nozze, ma sentiva nel suo cuore che era sbagliato. Sperava che capissero le sue intenzioni e non le fraintendessero. La ragazza continuava a non fiatare, ciò che però fece fu sedersi alla sedia riservata alla sposa. Scorpius si rese conto solo in quel momento di avere esagerato, si inginocchiò davanti a lei per accertarsi che stesse bene, causandole un’emozione, stavolta decisamente negativa.
 
“Rose”
 
Ma udì solo una voce arrabbiata e stanca, facendolo veramente pentire di aver avuto quell’idea, per nulla meditata, ma semplicemente dettata dall’amore che provava per lei.
 
“Scorpius, vattene via”
 
“Rose, non ho detto che non voglio sposarti, solo … è difficile ora spiegarti che voglio che tu sia libera, non obbligata in un matrimonio che nel bene e nel male ti condizionerà”
 
“Forse ti è sfuggito che sono incinta e la mia vita sarà comunque condizionata!”
 
“Per questo non sai quanto io sia mortificato”
 
Lo guardava allibita, non riusciva a comprendere cosa avesse fatto di sbagliato per aver portato Scorpius a quelle conclusioni, infondo non gli aveva mai dichiarato apertamente le sue incertezze circa la loro unione, anche se alla resa erano più che lecite alla sua età.
 
“Mortificato? No, tu non sei mortificato, tu sei un idiota che si vuole lavare le mani da tutte le responsabilità. Sei tu a non voler essere intrappolato in un matrimonio, non io!”
 
“Rose, non è così e lo sai. Ti prego, cerca di capirmi. È mio figlio e non lo abbandonerò, come non abbandonerò te, ma andiamo con calma, abbiamo già corso a sufficienza”
 
“E tu hai aspettato oggi per dirmi di non correre?? Scorpius, ci siamo visti ieri e ci siamo dati appuntamento ad oggi! E poi da quando io e te non corriamo?? Lo scrupolo ti viene solo ora?”
 
“Mi dispiace, credevo di farcela, ma ti amo troppo per farti anche questo”
 
“Aveva ragione mio padre, ha sempre avuto ragione. Avrei dovuto allontanarmi da te, sono stata una stupida a credere a te e alla tua onestà!”
 
Si alzò senza nemmeno degnarlo di altre parole, si vergognava degli sguardi di tutti puntati addosso, specie di quelli dei suoi genitori, che avevano lottato per metterla in guardia, ma contro la sua testardaggine quei tentativi furono vani e lei finì con l’innamorarsi sempre di più del ragazzo sbagliato. Dovette però reggersi saldamente ad una qualsiasi panca della chiesa, non riusciva nemmeno ad avviarsi con le sue gambe verso l’uscita, si sentiva debole. Scorpius e quel bambino le impedivano persino di allontanarsi da tanta vergogna e delusione. Una dolce presa le afferrò il braccio. Era Ginny, che, vedendola in quello stato, non indugiò a soccorrerla. Rose riconobbe quelle dolci premure e la supplicò di aiutarla.
 
“Z-zia, mi sento male”
 
“Tranquilla, tesoro, esci un momento con me e prendi un po’ d’aria”
 
Ron, alla vista della figlia in quello stato mentre gli passava accanto scortata dalla sorella, non seppe dire quanto tempo sarebbe riuscito a resistere senza esplodere. Sentì la mano di sua moglie sul braccio che lo intimava di calmarsi, prima che potesse compiere davvero qualche gesto inconsulto.
 
“Hermione, io lo ammazzo. Giuro che stavolta lo disintegro con le mie mani, non scomodo nemmeno la bacchetta”
 
Fu la reazione di Draco a lasciare tutti senza parole. Astoria accanto a lui aveva chiaramente accusato il colpo di quella notizia e anche lei, già provata, dovette prontamente reggersi alla panca. Non si sarebbe mai aspettata che le incertezze di suo figlio si sarebbero presto materializzate, credeva di averlo convinto che quei timori fossero fondati, invece purtroppo non era stata abbastanza persuasiva. Si sentì inevitabilmente in colpa per non essere stata in grado prima di leggere le intenzioni di Scorpius e anticiparle prima di quel momento, evitando così l’inevitabile sofferenza che sapeva essere stata provocata in Rose. Si mise nei panni di quella ragazza, la capiva, se Draco si fosse rifiutato di sposarla, lei avrebbe probabilmente reagito allo stesso modo. Si impose di lottare contro quella malattia, quella ragazza aveva bisogno anche di lei, doveva aiutarla ad affrontare un altro Malfoy testone ed insicuro, convinto di riuscire a proteggere le persone care intorno a lui, quando con quel comportamento riusciva solo a farle soffrire più del necessario. Il marito, vedendola in quello stato aveva abbandonato la panca senza che la donna riuscisse a fermarlo, le era sfuggito da quella debole presa. Si era avviato verso il figlio a passo veloce, ignorando totalmente che quella chiesa fosse gremita di gente. Prese Scorpius per un braccio, lo intimò con poca grazia di alzarsi ed iniziò a trascinarlo fuori dalla chiesa.
 
“Adesso basta colpi di testa!”
 
“Papà. Che stai facendo?!”
 
“Non è di tuo suocero che devi avere paura, ma di me. Ora ti faccio passare la voglia di fare tutto quello che ti passa per la mente!”
 
“Papà, mi fai male, lasciami!”
 
L’unica preoccupazione di Draco era che avrebbero potuto incontrare Rose all’uscita dalla chiesa, invece di lei e di Ginny non c’era l’ombra, non dovettero quindi allontanarsi molto dal sagrato. Non gli diede una sberla solo perché non era abituato ad alzare le mani su suo figlio, ma in quel momento se la sarebbe senza dubbio meritata.
 
“Mi vuoi spiegare cosa diavolo ti è preso?!”
 
“Quello che hai sentito, né più né meno”
 
“Scorpius, essere presente oggi mi è costato più di quanto immagini. Sai quanto odio soltanto l’idea di imparentarmi con questa gente, ma per te avevo messo da parte l’orgoglio. Sei impazzito all’improvviso?! Sono mesi che mi pregate tu e tua madre di accettare Rose e tutti i casini che avete combinato! E, a proposito di tua madre, non hai pensato che un simile sconsiderato gesto avrebbe potuto spezzarle il cuore??”
 
“Papà, io non riesco a sposarla ora, impedendole di essere felice. Lei vuole essere un Auror. Le voglio solo dare il tempo di realizzare i suoi sogni. È ovvio che un giorno ci sposeremo”
 
“Scorpius, non riesco ancora a credere a quello che hai fatto. L’hai lasciata sull’altare, come credi che lei abbia interpretato un gesto simile?”
 
“So che l’ha interpretato nel modo sbagliato, io però non voglio lasciarla. Papà, mi dispiace, ma tu sei stato più coraggioso a sposare la mamma quando aspettava me”
 
Draco lo guardò perplesso, quelle parole pronunciate da suo figlio gli sembrarono insolite.
 
“E tu come … ora non dirmi che hai paura perché Rose è incinta. E parlarne prima a noi e consultarci, invece di prendere all’improvviso una simile decisione? Non mi pare di averti dato l’idea che ti avremmo abbandonato con un figlio a quindici anni”
 
“I signori Weasley avevano ragione, noi non abbiamo una casa dove vivere o un lavoro per occuparci della nostra famiglia e dovremo contare su di voi. Voglio che, quando ci sposeremo, sapremo provvedere a noi stessi”
 
“Come se tu avessi bisogno di lavorare, vero, Scorpius?”
 
“Io voglio lavorare, papà, non voglio dipendere da voi”
 
Non gli stava dicendo tutto, era evidente che anche altro lo aveva spinto in quel gesto. Stava prendendo tempo, come se nel giro di due anni tutto sarebbe potuto cambiare. Draco lesse perfettamente cosa lo stava turbando, aveva vissuto lui per primo una paura simile ed infondo il tempo non l’aveva chiaramente del tutto cancellata. Quella di Scorpius, se pur forse presente nel suo cuore come preoccupazione, era solo una scusa per camuffare una paura ben più profonda che Draco lo sapeva bene perché lo aveva provato sulla sua pelle, l’amore non l’avrebbe potuta debellare definitivamente. La comparsa di Astoria sulla porta della chiesa non consentì all’uomo di approfondire l’argomento con il figlio, sua moglie era pallida, stavolta, dopo gli ultimi avvenimenti, il trucco che aveva prudentemente steso sul suo viso non aveva avuto alcun effetto.
 
“Scorpius”
 
“Mamma, mi dispiace, so quanto ci tenessi e quanto ti fossi impegnata per organizzare questo matrimonio”
 
“Tesoro, sposala. Fidati di me, andrà tutto bene”
 
Lo fissò supplichevole e speranzosa che il figlio ricordasse la loro conversazione di quella mattina. Astoria non aggiunse altro a parole, comunicò solo con lo sguardo quanto gli fosse vicina e quanto fosse comprensiva, ma anche quanto stesse sbagliando allontanando quella ragazza e suo figlio dalla sua vita. Draco riconobbe quello sguardo, lui per primo ne aveva subito l’influenza parecchi anni prima e sperò che sortisse lo stesso effetto su Scorpius.
 
∞∞∞
 
La stringeva ormai da parecchi minuti, ma non sapeva come tranquillizzarla. Ginny tentò dolcemente di consolare la nipote, era comprensibile la sua delusione e il suo malessere. Sentiva Rose stringerla sempre più forse, era evidente non cercasse un dialogo, ma solo una concreta fonte di rassicurazione. La zia strinse la ragazza a sua volta e le sussurrò accanto all’orecchio attraverso il velo.
 
“Rosie, si risolverà tutto. Ti chiamo la mamma o il papà?”
 
La sentì negare sinceramente dispiaciuta con il capo sul suo petto.
 
“Li ho delusi, ho combinato un sacco di casini. Zia, m-mi fidavo di lui”
 
“Tesoro, è solo insicuro, siete molto giovani. Concedigli qualche minuto e, se tuo padre non lo ha già ucciso, potrete sposarvi”
 
Quella singola parola fece suonare un campanello di allarme nella mente di Rose e persino la tristezza e la delusione per quello sconsiderato gesto sembravano averla abbandonata.
 
“Zia, papà! Lo uccide veramente”
 
Sciolse l’abbraccio e incurante del malessere che si era impossessato di lei, corse di nuovo verso la chiesa sotto lo sguardo di Ginny, la quale era stata messa dalla nipote nelle condizioni di non sapere cosa fare, tanto era stato repentino il suo gesto. La ragazza raggiunse velocemente la panca dove Ron era palesemente viola dalla rabbia.
 
“Papà”
 
Aveva già intuito dalla corsa che aveva fatto per raggiungerlo cosa la figlia volesse dirgli.
 
“Non guardarmi così, Rose. Scorpius sarà già morto, ma non per mano mia, Draco lo ha trascinato fuori dalla chiesa con la forza”
 
Hermione tirò una manata sul braccio del marito per farlo tacere. Tornò poco dopo a concentrarsi sulla figlia ed oltre a tranquillizzarla, cercò anche di verificare le sue condizioni fisiche. Sapeva che Ginny sarebbe stata in grado di consolarla, quindi cercò almeno di evitare che Ron peggiorasse lo stato della ragazza, vanificando gli sforzi della cognata.
 
“Rose, tranquilla, Astoria li ha raggiunti, lei eviterà qualsiasi omicidio”
 
Si stava voltando per raggiungerli anche lei, quando per poco non si scontrò proprio con il suo ragazzo. Scorpius la bloccò appena in tempo prima dell’impatto, ma lo fece per esclusiva istintuale protezione verso di lei e non certo per difendere se stesso.
 
“Attenta”
 
Fissò gli occhi mortificati di Scorpius senza sapere cosa dirgli. Un turbinio di emozioni si erano impossessate di lei. Provava rabbia verso quel ragazzo, ma anche un profondo amore. Ora che lo aveva nuovamente davanti, non riusciva davvero a credere nella sua falsità, se i loro sguardi si erano di nuovo incrociati quella mattina significava che voleva parlarle e forse chiarire ciò che lei sperava ardentemente di avere frainteso.
 
“Rose”
 
La ragazza prima di proferire qualunque parola e dare anche a lui il tempo di farlo, lo prese per mano e lo guidò lontano dallo sguardo minaccioso di suo padre. L’altare con il ministro non era molto lontano da loro, eppure Rose attese ciò che lui aveva da dirle, prima di poter di riprendere la celebrazione da dove l’aveva interrotta.
 
“Rose, mi dispiace, puoi perdonarmi? Ma soprattutto, condividi la mia idea e credi sia meglio anche per te aspettare o vuoi che ci sposiamo oggi?”
 
La sposa lo fissò perplessa, aveva in parte iniziato a comprendere le sue ragioni, o almeno così le sembrò, forse in fondo quella di Scorpius non era solo paura, ma lungimiranza e affetto nei suoi confronti. Lasciava a lei la scelta, ma ora non sapeva cosa rispondergli, non era più così certa che legare per sempre e così precocemente il loro destino fosse così appropriato. Il ragazzo aveva ragione in quel modo si sarebbero preclusi molte altre possibilità prima di assumersi le responsabilità di una famiglia. La decisione però non spettava solo a lei, il suo evidente stato di gravidanza poteva parlare al suo posto.
 
“Scorpius, sono incinta non possiamo aspettare”
 
“Io ricordo che i nostri genitori ci consigliarono di aspettare un paio d’anni prima di sposarci”
 
“Quello che non capisco è perché hai aspettato oggi a dirmelo. Un comportamento simile potevo aspettarlo da mio padre, non da te”
 
“Rose, non è facile. Quando ti ho chiesto di sposarmi ne ero convinto, perché io ti amavo e ti amo veramente, ma se ti sposo adesso non sarebbe veramente amore, solo fretta di legarti a me ed io non voglio questo per te ora”
 
“Io però lo voglio davvero, Scorpius. Desidero che mio figlio nasca da due genitori sposati”
 
“E non volevi terminare gli studi e diventare un Auror?”
 
Lo voleva, anche quel desiderio era rimasto nel suo cuore, eppure non aveva mai escluso Scorpius dalla sua vita, anzi si era immaginata che lui condividesse con lei quel sogno e che la appoggiasse in quanto suo compagno. Le titubanze se pensava al loro amore svanivano, perché lei ci credeva ed era fermamente convinta che le difficoltà insieme potessero essere superate. Il passato aveva dato loro prova che non vi era nulla che il loro amore non fosse in grado di sconfiggere.
 
“Indipendentemente da tutto ci sarà nostro figlio e le mie scelte dipenderanno anche da lui e non solo dal nostro legame. Sarà difficile per me tornare ad Hogwarts, se non impossibile con un bambino”
 
“Rose, vorrei solo che fossimo indipendenti … che fossimo una famiglia come tante”
 
“Scorpius, non possiamo essere una famiglia come tante”
 
“Ora, perché siamo minorenni, ma …”
 
“… non lo saremo mai, io sono una Weasley e tu un Malfoy, ma ora so che voglio sposarti, per dire al destino, che non importa cosa ci riserverà, io vorrò sempre essere al tuo fianco”
 
Lo afferrò per mano e lo scortò in prossimità dell’altare, nuovamente fiduciosa in lui e nelle sue buone intenzioni. A Rose non importava cosa comportasse diventare la signora Malfoy, Scorpius lo poteva facilmente intuire, ma lui ne aveva terribilmente paura, temeva che quel nome potesse ferirla e lui non l’avrebbe mai permesso.
 
Continua …
 
 


Ciao ragazzi!
 
Nemmeno al loro matrimonio li lascio in pace, ma la gioia sarà nel prossimo capitolo, promesso 😉
Nonostante l’accettazione – più o meno sincera - della loro unione da parte dei genitori, restano pur sempre Weasley e Malfoy e questo implica paure e titubanze anche in Scorpius, come a suo tempo era stato per Draco … chissà se Rose sarà altrettanto brava ad aiutarlo come è stato per Astoria 😊
 
Mi scuso per il ritardo, ma tra la lunghezza del capitolo e un esame parecchio difficile all’università ci ho impiegato un po’ di tempo a terminarlo … vi ringrazio come sempre di cuore per la pazienza che avete di attendermi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Un'incerta libertà ***


Un’incerta libertà

 

Scorpius era caduto in uno stato di incredulità a cui non sapeva dare nemmeno lui una reale spiegazione. Continuava a fissare pensieroso la fede che scintillava al suo anulare sotto i luminosi raggi del sole in quella calda giornata estiva, ancora poco convinto su ciò che avevano appena celebrato. Eppure, a pochi passi dal tavolo, a cui lui si era seduto lontano da parenti e amici, osservava la ragazza che ormai era diventata sua moglie ridere felice insieme ai suoi cugini. Non aveva alcun dubbio sull’amore che provava per lei, quel giorno, se solo non avessero avuto così fretta di costruire la loro famiglia, sarebbe stato il più bello della sua vita. Tuttavia, proprio a causa di quella gravidanza, mille dubbi continuavano a risuonargli in testa. Si chiese se davvero esistesse tutta quella urgenza di convolare a nozze, ma fosse stato più conveniente attendere un paio d’anni e farsi aiutare dai loro genitori, come loro stessi inizialmente avevano suggerito ai ragazzi. Quel giorno aveva azzardato improvvisamente un passo indietro senza considerare che fosse ormai tardi per qualsiasi tipo di ripensamento senza ferirla. Infine l’aveva sposata, ma la costante paura che il matrimonio non fosse la soluzione migliore per lei non lo voleva proprio abbandonare, infondo già in passato, senza nemmeno volerlo, era riuscito a ferirla. Nessuno sarebbe stato in grado di togliergli dalla mente il pensiero che l’avesse condannata ad una vita da lei non desiderata. Erano giunti ad un punto tale che Scorpius credeva davvero di farle del male indipendentemente da ogni scelta presa in quell’importante passo che avevano compiuto insieme, sia che avesse deciso di aspettare tempi più favorevoli per il matrimonio, sia che l’avesse sposata, come aveva fatto, con la convinzione però che in qualunque caso la vita di Rose sarebbe cambiata con la nascita del loro figlio e lui non avrebbe potuto impedirlo in alcun modo.
 
L’unico conforto che riuscì a ricevere a quell’inquietudine fu l’accogliente calore del giardino della Tana, in cui la famiglia Weasley aveva allestito un abbondante banchetto per gli invitati. Scorpius ricordò, come fossero trascorsi appena pochi giorni, il Natale passato e l’immeritata, quanto inaspettata, accoglienza che la famiglia di Rose gli aveva riservato. Si sentì profondamente in colpa verso di loro, in un certo senso aveva tradito la loro fiducia, mettendo in pericolo, pochi mesi dopo i festeggiamenti, quella ragazza, quando invece avrebbe solo dovuto proteggerla. Gli fu chiara la bontà di quella gente, che l’aveva accolto di nuovo come fosse un parente e un amico, senza il più piccolo cenno di rancore nei suoi confronti e, anzi, suo suocero aveva persino dimostrato di avere più pazienza di quanto sembrasse avere di solito, nonostante l’improvvisa decisione presa dal genero proprio quella mattina. Tutti sembravano aver dimenticato il fatto che Scorpius volesse posticipare il matrimonio, erano tutti sereni e sorridenti e festeggiavano allegramente. Sua madre cercava in tutti i modi di non mostrare i segni del malessere e sembrava davvero riuscirci, mentre suo padre, passata la rabbia nei confronti del ragazzo, si sforzava di mostrare cordialità con i padroni di casa.
 
Anche Rose era spensierata come non lo era ormai da qualche mese. Per un istante l’aveva persa di vista, concentrandosi sui volti spensierati degli invitati, ma si accorse subito dell’umore della ragazza quando un’allegra e familiare voce si insinuò prepotentemente nei suoi pensieri, provocandogli d’istinto un sorriso.
 
“Ehy, amore, cosa fai qui tutto solo? Non ci fai compagnia? Non ti va di partecipare alla festa?”
 
Continuò a fissarla pensieroso, con l’unica differenza, che, stavolta, invece che lontana si trovava a pochi passi da lui e non si era nemmeno ancora accorto fino a quel momento di quanto fosse bella ed elegante. Nonostante non si fosse sentita pienamente in forze e nonostante le avesse provocato nuove sofferenze persino nel giorno del loro matrimonio, lei continuava ad essere solare e meravigliosa nel suo stupendo abito bianco e, beché fosse di seconda mano, il tessuto era lucido e ben conservato. Quel vestito le calzava a pennello, la gravidanza non stonava affatto con quella stoffa da cerimonia, anzi la rendeva ancora più graziosa. I capelli acconciati intorno alla tiara adornavano il suo viso lievemente lentigginoso ma perfetto. Le sorrise e si vide subito ricambiare da lei quel gesto affettuoso. Rose con entusiasmo gli afferrò la mano destra, come aveva fatto qualche minuto prima nel corso di quella cerimonia, e lo invitò con insistenza ad alzarsi.
 
“Vieni, dai! Non farti pregare, alzati”
 
Il ragazzo fece qualche resistenza, continuando a fissarla immerso nei suoi occhi azzurri, per nulla in contrasto con quel cielo sereno. Forse infondo era stato egoista ad assecondarla, eppure non riusciva a non essere felice che lei scegliesse sempre lui non per obbligo ma per amore. Si riteneva estremamente fortunato ad averla al suo fianco, gli aveva totalmente stravolto la vita, ma lui non poteva chiedere nulla di meglio. Non poteva però dire lo stesso per lei, Scorpius si riteneva il primo responsabile di ogni sogno infranto e di ogni sofferenza futura che le avrebbe inferto, legandola troppo presto ad una famiglia e a nuove responsabilità. Per quanto Astoria lo negasse e cercasse di far comprendere al figlio quanto lui fosse diverso da suo padre, Scorpius era sempre più convinto di essere simile a quell’uomo, nell’animo e nel destino.
 
“Scorpius, dai, andiamo a ballare! Che c’è, perché continui a fissarmi?”
 
“Nulla, sei bellissima e sono molto fortunato ad averti sposato oggi. Non avrei potuto desiderare donna migliore al mio fianco”
 
Rose sorrise, ma non perse affatto la grinta di condurlo sulla pista da ballo. Quella ragazza non si rendeva affatto conto del futuro che l’avrebbe attesa, lo amava e ciò la accecava totalmente, non consentendole di essere obiettiva. Un motivo per il quale i suoi genitori le impedivano di diventare un Auror era quel bambino e la prospettiva della famiglia che presto avrebbero insieme costruito, eppure lei non lo accusava di aver cambiato all’improvviso un destino da sempre nel cuore desiderato.
 
“Chissà se ne sarai convinto anche tra qualche anno”
 
Il ragazzo non capiva cosa intendesse, non poteva realmente comprenderla se fino a qualche istante prima credeva di essere lui il problema in quella relazione e non certo lei. Rose colse dallo sguardo del neosposo le sue numerose domande.
 
“Intendo, se tra qualche anno di matrimonio mi sopporterai ancora o magari ti stancherai di me”
 
Stavolta era riuscita a strappare un mezzo sorriso anche a lui, ma Rose non poteva sapere quanto quella reazione fosse dovuta all’assurdità dei suoi dubbi. Scorpius non aveva alcun dubbio sul fatto che lui non avrebbe mai smesso di amarla e di desiderarla accanto a sé.
 
“Ovvio, Rose. Io non potrei mai stancarmi di te”
 
Ma la ragazza, nonostante la risposta fosse pienamente positiva, lo fissò offesa, facendo in quel modo spegnere il sorriso a Scorpius.
 
“Cos’ho detto di sbagliato?”
 
“Avresti dovuto dire che non sono insopportabile, anzi che è molto piacevole vivere con me”
 
“Partiamo male, Rose, se litighiamo già dopo poche ore di matrimonio”
 
Lui era triste per la correzione della moglie, mentre lei, divertita per l’espressione del ragazzo, si sedette sulle sue gambe, ignorando totalmente l’impedimento del lungo e voluminoso vestito bianco e degli sguardi dei numerosi invitati.
 
“Signor Malfoy, le consiglio di prestare attenzione a ciò che dice o sua moglie potrebbe offendersi”
 
Incatenò nuovamente lo sguardo in quello della ragazza, l’avrebbe volentieri baciata, anzi i loro volti erano così vicini che gli sarebbe bastato poco per sfiorarle le labbra. Stava per avvicinarsi al viso di Rose, quando una scena alle spalle di lei lo distrasse appena prima di socchiudere le palpebre. Le sussurrò prendendola alla sprovvista e portandola ad aprire gli occhi delusa per quel bacio lasciato in sospeso.
 
“Guarda com’è felice Albus”
 
Sapeva perfettamente a cosa Scorpius si stesse riferendo. Albus aveva trovato il coraggio di invitare quella graziosa ragazza, di nome Valerie, al loro matrimonio e lui lo aveva aiutato a muovere quel passo con qualche piccolo suggerimento. Ciò che però aveva mancato di dire a tutti e che aveva comunicato solo al suo migliore amico e alla sua fidanzata era che la ragazza di cui si era perdutamente innamorato era una Nata Babbana, che viveva a pochi metri di distanza dalla sua casa ed esattamente nella sua stessa via. Con una scusa era riuscito a convincerla ad accompagnarlo a quel matrimonio e quell’invito era presto diventato la scusa per rivolgerle la parola. Ora, benché la sua presenza allietasse il giovane Potter, tentava in tutti i modi di non rivelarle l’esistenza della magia, benché quel luogo ne fosse intriso ad ogni angolo. Era particolarmente abile però a nasconderglielo, poiché grazie alla zia Hermione, al nonno Arthur e ovviamente ad Harry era venuto a conoscenza di effetti magici che anche i Babbani erano soliti utilizzare. Albus era felice, questo Rose e Scorpius lo potevano facilmente notare e non avevano alcuna intenzione, almeno per quel giorno di festa, di ricordargli che prima o poi avrebbe dovuto informare Valerie delle sue origini, ma prima ancora avrebbe dovuto parlarne con i suoi genitori.
 
“Bè, sei un bravo cugino. Prima regola dei Weasley: in famiglia ci si aiuta. E poi tranquillo, lo zio Harry si arrabbierà solo relativamente per questa piccola omissione. Forse lo accuserà solo di aver rischiato che un Babbano venisse a conoscenza della magia e in quanto Capo degli Auror ha il dovere di informare l’ufficio preposto a tale compito e cose varie, ma la adorerà alla fine, sono davvero certa che la accoglieranno nella famiglia Potter a braccia aperte. Bisogna solo sperare che lei accetti un mago come fidanzato, perché in quel caso poco importerà la condizione del suo sangue, con mia madre come Ministro le regole del Ministero potranno anche andarsene al diavolo”
 
Senza nemmeno il minimo indugio Rose lo aveva considerato parte della famiglia Weasley. Aveva ascoltato ben poco del resto di quel discorso, a parte forse l’appunto sul sangue, un problema che aveva in passato sfiorato e sfidato anche la loro relazione. Lo accarezzò, scostandogli i capelli dalla fronte e si preparò a porgergli quel bacio tanto desiderato, troncando bruscamente la conversazione sugli affari di cuore del cugino. Al ragazzo venne spontaneo stavolta accertarsi che nessuno li stesse osservando, specie suo suocero, perché, nonostante fossero ormai sposati, lui non poteva evitare di imbarazzarsi a quelle effusioni in pubblico. La giovane riuscì a posare le labbra sulle sue, ma lui le impedì di approfondire quel contatto, in un certo senso lasciandole sulle labbra una dolce delusione e amarezza per quel rifiuto.
 
“Spero solo stiano più attenti di noi. Ma, infondo, Albus è un Potter e tuo zio non ha alcun passato oscuro, questo significa che hanno un futuro promettente davanti. Sai, vedo quella ragazza interessata a tuo cugino e …”
 
Rose si alzò di scatto, senza nemmeno dargli modo di terminare la frase, offesa per l’evidente allusione a loro. Non gli disse nulla, sperò che la sua espressione fosse sufficientemente allusiva e cercò nuovamente di cambiare argomento.
 
“Vuoi chiedermi di ballare sì o no? Devo per caso chiederlo a qualcun altro?”
 
“Non sono molto ferrato e non vorrei far male a te e al bambino, Rose”
 
Nemmeno la minaccia di ballare con un altro ragazzo sembrò smuoverlo dalla sedia, così incurate delle preoccupazioni del marito, gli afferrò nuovamente la mano, convinta di voler raggiungere il suo obiettivo.
 
“Io però me la cavo, quindi lasciati guidare da me”
 
Lo tirò fino alla pista da ballo controvoglia. Fece scivolare velocemente la mano del ragazzo nella sua per imprigionarlo e lo intimò a posare l’altra mano appena sopra il suo fondoschiena. Lo sentì irrigidirsi al solo pensiero di quella promiscuità davanti ai loro parenti, ma lei contrastò la sua titubanza per comunicargli che non era necessaria alcuna forma di pudore. Proprio quando Rose, sulle note di quella musica lenta, fece per muovere un passo, Scorpius sembrava di nuovo essersi incantato su un punto alle spalle della giovane sposa.
 
“Ehy, Rose, il professor Lupin credo stia per chiedere a Victoire di sposarlo”
 
Dopo quella notizia, annunciata da Scorpius con stupore, si voltò anch’essa e vide effettivamente Teddy inginocchiato davanti alla cugina, commossa e raggiante come nessuno in famiglia l’aveva mai vista.
 
“Finalmente! Mi stavo domandando quando avrebbe preso il coraggio”
 
“C’è il tuo zampino, vero, Rose?”
 
“Ammetto di aver dato un piccolo incentivo al nostro caro prof di Erbologia” il ragazzo la guardò perplesso, con una certa nota di rimprovero negli occhi “Eh, dai, Scorpius, non guardarmi così, volevo solo aiutare mia cugina ed infondo anche Teddy è mio cugino, visto che lo zio Harry è il suo padrino. Gli ho solo detto di approfittare del nostro matrimonio per farle la proposta e che ciò l’avrebbe resa felice. Che c’è di sbagliato nel voler rendere felice qualcuno?”
 
“Non sei convincente”
 
“Non voglio essere convincente, io voglio solo ballare … e possibilmente con te”
 
Gli strinse più forte la mano, esortandolo a seguire i suoi passi e a Scorpius non restò che assecondarla, lasciando così cadere ogni possibile argomento che non riguardasse loro e il loro matrimonio.
 
∞∞∞
 
Ron non seppe nemmeno dire con esattezza a che fetta di torta fosse giunto, era consapevole però del fatto che grazie a quel dolce riuscisse ad affogare tutta la preoccupazione per la figlia. Era chiaro per tutti che quello non fosse un comune matrimonio celebrato tra due adulti che avevano scelto di iniziare una vita insieme, Rose e Scorpius erano stati costretti dagli eventi, si amavano, ma erano pur sempre due adolescenti inesperti che non avevano ancora maturato, come era normale che fosse, il giusto senso critico e la propensione alle responsabilità che il matrimonio e la genitorialità avrebbero comportato nella loro vita futura. Ciò non significava affatto che non avesse fiducia in sua figlia, anzi, tutto il contrario, eppure continuava a sperare in un miracolo, ad esempio che Scorpius tenesse giù le mani da quella ragazza almeno in sua presenza. Non era però sicuro di essere nella posizione giusta per impedirglielo, loro erano sposati ormai e, anche se non erano del tutto liberi, lui sapeva perfettamente come funzionava il matrimonio e un padre geloso di sua figlia non era certo contemplato. Quanto desiderava tornare indietro nel tempo per impedire a quel ragazzo di entrare nella vita di sua figlia, chiedeva solo un miracolo ... Ah, se Hermione avesse ancora avuto quella benedetta Giratempo, avrebbe saputo lui come usarla. E invece l’unico miracolo a cui poteva aspirare, e in quel momento decisamente non voluto, era l’espressione severa di sua moglie che lo fissava contrariata.
 
“Possibile che in un modo o nell’altro riesci sempre a farmi fare brutte figure?”
 
La voce di sua moglie bloccò il flusso dei pensieri, ma rimase sinceramente sorpreso dal tono irritato di Hermione, non capiva cosa avesse fatto di male stavolta, visto che se ne stava in totale solitudine a gustarsi sovrappensiero quella deliziosa torta nuziale. Forse era diventata una Legilimens e non gli aveva detto nulla? In quel caso avrebbe potuto leggergli la mente e scoprire a cosa stava pensando così intensamente. Sperò che quella eventualità non si realizzasse e senza nemmeno deglutire, terrorizzato al solo pensiero di averla fatta arrabbiare, provò a rivolgersi velocemente a lei per chiedere spiegazioni, ancora con la bocca pasticciata dal cioccolato.
 
“Io?”
 
Hermione alzò gli occhi al cielo stufa dell’atteggiamento del marito che negli ultimi giorni non era stato in grado di darsi un contegno su nulla, ma non riuscì a rispondergli come avrebbe voluto, perché una voce vivace attirò l’attenzione dei due coniugi. Astoria si era seduta al tavolo davanti al consuocero senza nemmeno annunciarsi, si era avvicinata un piatto e aveva iniziato a tagliarsi una fetta di torta che, paragonata alla sua, quella di Ron era nulla.
 
“Lascialo godersi la festa, Hermione. Anzi, Ron, ti dispiace se ti faccio compagnia? Ho voglia anch’io di godermi il matrimonio di mio figlio”
 
Ron lanciò un’occhiata compiaciuta alla moglie per la reazione di Astoria, ma Hermione capì molto più di quello che suo marito era riuscito a comprendere da quell’atteggiamento. Le fu particolarmente familiare quel comportamento e il suo intuito femminile poteva facilmente cogliere che la scusa della festa e dei festeggiamenti potesse c’entrare solo relativamente. Non disse nulla però e si rivolse con spensieratezza alla consuocera, ignorando la soddisfazione di Ron per l’appoggio che la signora Malfoy involontariamente gli stava dando.
 
“Ti consiglio di non assecondare mio marito, Astoria, è sufficiente che abbia davanti un piatto, che sia dolce o salato, e non capisce più niente”
 
Gli prese con disinvoltura il piatto in questione da davanti insieme alla posata e si sedette al suo fianco, lasciando Ron offeso a fissarla, mentre si portava alla bocca un grande pezzo della sua torta. Il marito non seppe dire se lo avesse fatto per dispetto o fosse invece reale preoccupazione per la sua salute, il risultato però, qualunque fosse il motivo a spingerla in un tale gesto, era identico.
 
“Che c’è, Ron? Il matrimonio è passato e posso anche permettermi qualche chilo in più. O forse pensi che io sia già sufficientemente grassa?”
 
“Peccato che quella fosse la mia torta. Non potevi ingrassare con un’altra fetta di torta? Guarda, lì ce n’è quanta ne vuoi”
 
Aveva capito quella piccola vendetta, remore di qualche passata e poco innocente battuta sulla sua consorte, ma non per questo Ron la accettò in silenzio senza ribellarsi. Le indicò un punto imprecisato alla sua destra e, approfittando della distrazione della moglie, si rimpossessò del suo piatto e della sua forchetta.
 
“Ehy, Ron, sei scorretto!”
 
“Mi dispiace, Hermione, condivido tutto con te ma non la mia torta”
 
 La risata di Astoria davanti a quell’innocente battibecco interruppe la loro discussione sull’effettiva proprietà di quel piatto. Entrambi si voltarono verso di lei perplessi.
 
“Scusatemi, ma siete davvero uno spasso, ragazzi”
 
Hermione e Ron la guardarono inizialmente interdetti e solo successivamente la sua consuocera comprese a cosa si stesse riferendo, scoppiando a ridere a sua volta. L’unico a non accennare nemmeno ad un minimo di spensieratezza fu Ron, che continuava a non capire cosa fosse preso alle due donne.
 
“Cosa c’è di così divertente?”    
 
Astoria tornò seria ed anche Hermione poco dopo seguì il suo esempio, ascoltandola con attenzione.
 
“Niente, Ron … penso solo che siete fortunati, non so quanto tempo avremo io e Draco da trascorrere ancora insieme e questo pensiero mi fa male”
 
Ron le stava per rispondere, in realtà non sapeva come rincuorarla, lui non era per nulla bravo a farlo e ringraziò quando la moglie lo anticipò tempestivamente.
 
“Tanto, Astoria, vedrai che ne avrete ancora tanto.  Non disperare e non lasciarti abbattere, almeno moralmente”
 
Hermione sapeva che nelle sue condizioni non era un’impresa semplice. Infatti le sue parole sortirono l’effetto contrario, perché appoggiò la forchetta nel piatto, dove quella torta era ormai stata divorata da Astoria e le rispose quasi distrattamente, come se non volesse dire più di quanto sapesse. Il Ministro però, che aveva un animo sensibile, sicuramente più di suo marito, aveva capito già da qualche minuto cosa la turbava di recente, Astoria aveva dato loro pochi indizi, ma a lei parvero piuttosto chiari.
 
“Sì, forse hai ragione … ma non voglio assolutamente rovinarvi questo giorno”
 
Si alzò sorridendo ai suoi amici, ma Hermione non sembrava d’accordo con la sua idea, desiderava sapere di più e in un certo senso sperò di sbagliarsi, auspicò davvero che i suoi sospetti non fossero realmente fondati.
 
“Astoria, dove vai? Resta qui con noi, non rovini nulla. Ron, diglielo anche tu”
 
Ma lui non si decideva a parlare, non sapeva cosa dire ed inoltre non riteneva affatto che l’idea di trattenerla fosse buona. Hermione lo fulminò senza troppi convenevoli, delusa per quel comportamento e fraintendendo completamente le intenzioni del marito, pensando che fossero dettate solo dalla sua mancanza di tatto.
 
“Ron!”
 
“Tranquilla, Hermione, ci vediamo dopo”
 
Astoria se ne andò, convinta che non esistesse alcun motivo per restare ed Hermione d’istinto, appena qualche istante dopo, tirò un mal rovescio sul braccio del marito.
 
“Ma che ti è preso?! Ha capito con il tuo silenzio che non era gradita”
 
“Veramente l’ho fatto per lei. Se non te ne fossi accorta la rattrista vederci felici e spensierati, quando sa che lei e Draco non lo potranno più essere. Io non la illudo, Hermione, non mi sento di farlo”
 
La donna rifletté sulle parole del marito, ma per quanto suo marito avesse mostrato, a differenza di quanto pensasse, una rara sensibilità, non era riuscito a cogliere un’evidenza.
 
“Non te ne sei accorto, vero?”
 
Ron la fissò sinceramente perplesso, senza capire cosa gli potesse essere sfuggito, a lui era parso stavolta di aver interpretato bene lo stato d’animo di Astoria.
 
“Di cosa mi sarei dovuto accorgere d’altro?”
 
Hermione non era certa che dirglielo fosse una buona idea, Astoria sembrava voler mantenere un certo riserbo ed infondo poteva capirla, visto che la sua situazione era decisamente più delicata della normalità che lei stessa aveva vissuto più di una volta nella sua vita.
 
“Di niente, Ron, tranquillo”
 
Gli sorrise e gli porse una carezza dove poco prima lo aveva colpito con impulsività. Forse era davvero lei, come Astoria le aveva fatto notare, a non rendersi conto di quanto il destino l’avesse resa fortunata.
 
∞∞∞
 
Astoria si diresse sconsolata verso la Tana, aveva voglia di pensare, ma non di rovinare il clima di gioia che si era creato nel giardino, addobbato a festa con tanta premura da Arthur e da Molly come regalo ai due giovani sposi. Ciò che però non si sarebbe aspettata era di trovare suo marito con le stesse sue intenzioni e con davanti un bicchiere di Whisky Incendiario. La donna lo fissò qualche minuto prima che lui si accorgesse della sua presenza. Gli occhi di Draco si posarono colpevoli su di lei, non riusciva a camuffare, mentendole, quell’angolo di solitudine e di silenzio che si era ritagliato per sfogare il malessere che mai lo voleva abbandonare. Astoria era consapevole del costante umore di suo marito, persino quando si impegnava a nasconderlo a chiunque altro a lei non poteva mai veramente sfuggire.
 
“Astoria. Non ti ho chiesto di farmi compagnia, perché non credo possa far bene alla tua salute”
 
“Il Whisky Incendiario non era contemplato al banchetto, non abbiamo trovato fosse opportuno per due sposi minorenni e, sinceramente, oggi non lo trovo appropriato nemmeno per te. Cosa ti tormenta, tanto da sentire il bisogno di sfogare la frustrazione nell’alcool piuttosto che parlarne con me?”
 
Era una domanda assolutamente scontata, a tal punto che non era così sicura di ricevere una risposta o magari solo un’occhiataccia irritata. Ciò che realmente Astoria voleva sottolineare però era che non importava quanto fossero grandi i loro problemi, la valvola di sfogo che lui aveva trovato era totalmente inutile.
 
“Dopo la giornata di oggi avevo bisogno di qualcosa di più forte dell’Idromele. Sapevo dove Arthur teneva le scorte da Natale”
 
Si sedette al suo fianco mentre Draco cercava di giustificare il suo comportamento, eppure lei sapeva benissimo che non stava facendo nulla di così strano e inaspettato viste le circostanze e la sofferenza che sapeva provare per le sue condizioni, che non accennavano minimamente a migliorare. Però, in quanto sua moglie e donna che lo amava, si sentì in dovere di preoccuparsi per lui.
 
“Credi che bere risolva la situazione?”
 
“No, non lo sta facendo affatto … forse cerco solo un modo alternativo per affrontare la tua perdita”
 
“E’ il modo sbagliato, Draco. Mi avevi detto che oggi non ne volevi parlare, oppure mi mentivi, facendomi credere che eri più sereno? Qualche ora fa sembravi più ottimista e speranzoso”
 
Si voltò verso di lei, rimanendo per un momento in silenzio ad osservarla. Non poteva aver dato davvero l’impressione di essere sereno se erano mesi ormai che non sapeva nemmeno più cosa volesse dire la parola serenità. Provava solo semplice speranza, ma, come lei avrebbe dovuto sapere bene, spesso e volentieri si faceva prendere dallo sconforto e stavolta era stato proprio quel matrimonio ad innescare in lui nuove inquietudini.
 
“Il comportamento di Scorpius mi ha fatto riflettere. Sei stata tu a convincerlo a sposare Rose, io da solo non ci sarei mai riuscito. Astoria, sono sempre più convinto che senza di te io non possa farcela e niente riuscirà a togliere dal mio cuore questa paura”
 
La fissò rassegnato, trangugiando un altro sorso di Whisky, sperando che l’alcool potesse lenire in minima parte quei tormenti dell’anima. Astoria sapeva già di cosa lui avesse timore, moltissime volte lo aveva condiviso con lei, ma sapeva anche che era quella continua insicurezza a farlo parlare così, un’incertezza che era legata al suo passato, il quale aveva certamente avuto un ruolo importante nella vita di Scorpius, continuando così ad incidere sul loro presente. Non era assolutamente facile il ruolo che Astoria sentiva di ricoprire in quella famiglia, lei tentava sicuramente di essere una buona madre e sposa, ma con Draco al suo fianco il suo compito era senz’altro più gravoso, la vicinanza che doveva e voleva riservare a suo marito era complicata, specie se il diretto interessato non mostrava alcuna intenzione di ascoltare i suoi suggerimenti, che erano oltre ogni dubbio dettati dall’amore che provava per lui. Gli strappò così con disappunto il bicchiere dalle mani, stanca di ripetersi continuamente, ma soprattutto stufa di vederlo così abbattuto.
 
“Basta con questa roba o hai deciso per caso di abbandonare anche tu Scorpius?! Te lo dico con le buone e non mi ascolti, ora passo alle maniere forti!”
 
Lo fissò arrabbiata, al limite della delusione per il poco effetto che continuavano a sortire in lui le sue parole, anche quando, spesso e volentieri, cercavano solo di tranquillizzarlo.
 
“Mi sono stufata delle tue insicurezze, Draco! Per Salazar, sei un uomo e dimostramelo, tira fuori il coraggio e infondilo anche a me, non devo essere io la più forte tra i due”
 
Il marito la fissò perplesso senza minimamente sapere cosa dirle davanti a quelle che sembravano essere delle chiare accuse che volevano coltivare il suo orgoglio. Peccato che gliele stesse rivolgendo in un periodo della sua vita in cui dell’onore gli importasse ben poco e proprio lei era riuscita ad insinuargli nel cuore altri e puri valori.
 
“E non fissarmi in quel modo. Quando ti guardo voglio rivedere l’uomo che amo. Rivoglio la forza di mio marito, o la sai tirare fuori solo per essere arrogante? Non credo, altrimenti, Draco, io non mi sarei mai innamorata di te. Quindi basta piangersi addosso, qualsiasi cosa accada, tu sarai forte, senza se e senza ma, senza pensare che è colpa tua, ma solo che è una difficoltà che dobbiamo affrontare né più né meno insieme”
 
Le era venuto persino meno il fiato e quella veemenza lo aveva ammutolito, non l’aveva mai vista reagire in quel modo, ma si rese ben presto conto quanto fosse già lei ad essere immensamente forte per entrambi. Nessun’altra donna avrebbe potuto amarlo, solo lei con la sua tenacia e il suo coraggio di affrontare l’ignoto e l’oscuro che Draco si portava da sempre nel cuore. Il vero debole era lui, che tolto l’orgoglio dei Malfoy, aveva ben poco da offrire. Tutto era cambiato però quando l’aveva conosciuta e aveva iniziato ad amarla come mai aveva fatto prima con nessuna. La sua vicinanza gli aveva fatto conosce l’amore, gli aveva fatto capire i mille errori che aveva fatto, lo aveva aiutato a sopportarli ed ora l’immenso amore che provava per lei tornava a farlo soffrire. La loro storia era stata una meravigliosa finestra di luce in un abisso di oscurità nel suo cuore, non era sicuro che senza di lei le tenebre non avrebbero nuovamente preso il sopravvento aiutandolo così a provare meno dolore per quell’amore spezzato. Infondo era lei la sua dolce debolezza, quella che tentava di riscoprire quando sentiva che il peso dei suoi errori era troppo insopportabile e si sentiva schiacciare. Lo sguardo dolce con cui suo marito la ammirava affievolì la furia delle sue parole, abbassò il tono e tentò di essere maggiormente delicata.
 
“Draco, non voglio un uomo che passa il suo tempo a mortificarsi per tutto ciò che accade intorno a lui. Non è colpa tua, ma abbiamo ricevuto il dono di un grande amore, cerca la forza in quello, perché, con o senza di me, quello rimarrà per sempre nel tuo cuore”
 
Gli sfiorò il petto e percepì chiaramente dei forti battiti contro la sua mano. Premette leggermente per cercare di contenere l’ansia di Draco e lui per ringraziarla di quei tentativi posò la sua mano su quella di Astoria stringendola forte.
 
“Possibile che tu non capisca che sei tu a darmi la forza necessaria?! Senza di te non so dove prenderla. Sono un pessimo padre, Astoria, per quanto lo desideri, questo non cambierà. Senza di te nostro figlio non avrà più dei genitori su cui contare. E se me lo stai per chiedere, come hai già fatto qualche ora fa, io non mi affido ai Weasley, non lo farò mai, non voglio alcun tipo di consiglio da loro. Quindi sì, resterò solo con un figlio adolescente che è decisamente in una fase delicata della sua vita e che io non so gestire. Astoria, non chiedermi più di essere forte, quando sai benissimo che non so essere forte senza di te!”
 
La musica tornò ad insinuarsi tra le pareti della Tana, ricordando loro dove si trovassero e quale evento stessero celebrando. Draco fece per alzarsi, sciogliendo il contatto con sua moglie, ma quando fu in piedi, Astoria non gli consentì di muovere molti passi verso la porta d’ingresso.
 
“Draco, però io sono ancora qui. Riesci a riscoprire un po’ di ottimismo e a non farti abbattere da ogni cosa? Ho sentito come hai cercato di convincere nostro figlio a sposare Rose, non sono stata io a fargli cambiare idea ma tu e sei un ottimo padre solo per il bene che gli vuoi e per lo sforzo che fai ogni giorno per esserlo. Sei un brav’uomo, Draco, non dubitarne mai”
 
Si alzò a sua volta lo abbracciò senza dargli il tempo di replicare. La strinse, comunicandole per l’ennesima volta quanto la sua presenza fosse fondamentale per lui. Lo accarezzò, lo avvolse e solo dopo qualche secondo trovò il coraggio di sussurrargli all’orecchio, in modo tale che conoscesse solo lui il suo piccolo segreto.
 
“Draco, ho un leggerissimo ritardo”
 
Il marito a quella sussurrata notizia si ritrasse velocemente dall’abbraccio. In apparenza poteva sembrare una reazione di repulsione, in realtà lui non sapeva affatto come reagire, gli venne solo spontaneo cercare gli occhi di quella donna per appurare la veridicità di quelle parole. Era estremamente scioccato e la prima cosa che fece fu chiedere a lei conferma di ciò che, nell’incredulità più totale, gli pareva di aver colto.
 
“Nel senso che …”
 
“Se mi dovesse succedere qualcosa, desideravo lo sapessi. C’è solo una vaga possibilità, ma … è assurdo che capiti proprio ora dopo tanti anni che siamo insieme, non me lo sarei mai aspettata neppure io”
 
La moglie non poteva di certo biasimarlo per quella reazione, era scontata nella situazione che stavano vivendo e lei per prima quando lo scoprì ne rimase sconvolta.
 
“Astoria, ma tu sei malata! Ti rendi conto della catastrofe?!”
 
“Lo so e probabilmente non sopravviverà, però volevo dirti che c’è la possibilità che io sia rimasta ….”
 
“E tu mi dici di essere forte?! Astoria, se tu non fossi malata, avremmo una piccola possibilità di essere di nuovo genitori, ma così non lo potremo di certo essere”
 
Astoria iniziava a non comprendere più la sua reazione, stavolta furono totalmente imprevedibili le sue parole.
 
“Scusa, Draco, ma da quando desideri un altro figlio? N-non me lo hai mai detto … penso sia meglio non parlare a Scorpius dei miei sospetti, non lo voglio illudere”
 
“Però hai deciso di illudere me”
 
“Mi hai sempre detto di aver condannato Scorpius ad avere te come padre, non credevo volessi altri figli”
 
Astoria lo fissava incredula, mentre Draco si risedette sfinito tenendo gli occhi bassi sul pavimento. Il comportamento del marito fu inaspettatamente chiaro ed ora le gambe iniziavano a cedere anche a lei. Era assurdo che quella gravidanza, a cui fino a qualche secondo prima pensasse con malinconia a causa della sua malattia, avesse cominciato a pesarle maggiormente sul cuore. La vera sorpresa l’aveva fatta lui a lei, dicendole quanto quel bambino sarebbe stato desiderato da lui, rendendo così la situazione ancora più drammatica.
 
“E tu me lo dici ora che sto per morire?! Draco, è questo il tuo tempismo?? Siamo sposati da anni, abbiamo avuto mille occasioni per parlarne … ora è tardi e lo sai meglio di me”
 
“Anche se te lo avessi detto prima, ti saresti ammalata comunque. Però è vero, non ti ho mai detto nulla, proprio perché non volevo che un altro bambino avesse me come padre. Non volevo che il mio egoismo condannasse qualcun altro, Scorpius sta già soffrendo a sufficienza … meno Malfoy esistono e meglio è”
 
Il tono di Astoria si affievolì davanti alla sofferenza del marito. Non avrebbe dovuto dargli una notizia simile, almeno fino a che un miracolo non avesse donato a loro un po’ di serenità. Gli fece un’infinita tenerezza l’impotenza che Draco sentiva di provare, era sincera la sua tristezza e lei non si sarebbe mai immaginata di peggiorare in quel modo il suo umore, piuttosto che migliorarlo con la sua vicinanza. Si inginocchiò alzando leggermente il lungo vestito e cercando di trattenere le lacrime, che nemmeno il sospetto di quella gravidanza le aveva provocato prima di allora. Si appoggiò dolcemente alle gambe del marito.
 
“Draco … mi dispiace. Forse non avrei dovuto dirti niente. Ho solo un vago sospetto, non c’è niente di sicuro. Scusami, mi è venuto spontaneo condividerlo con mio marito”
 
“Astoria, questo bambino, ammettendo che ci sia, non nascerà. Lo sai, vero?”
 
“Lo so, è per questo che volevo che tu lo sapessi. Se dovesse capitarmi qualcosa, tu sai della sua possibile esistenza, ma ciò può solo darmi un motivo in più per lottare e sopravvivere. Ora che so che lo desideri, ho solo un'altra ragione per non volervi lasciare”
 
La donna gli prese una mano e gliela accarezzò sorridendo commossa. Draco avvertì quel rincuorante contatto e la strinse più forte.
 
“E’ assurdo, Astoria, doveva capitare proprio ora?!”
 
“E’ una speranza, amore. Come la fu Scorpius quindici anni fa, ora la è questo bambino. Allora è andato tutto bene e sono certa che andrà tutto bene anche ora”
 
“Una speranza, dici?”
 
“Sì. Che ne pensi di tornare al bacchetto?” gettò un’occhiata al bicchiere mezzo vuoto del marito per essere maggiormente allusiva “Magari optiamo per l’Idromele”
 
“Tu vuoi far morire me, Astoria. No, anzi, tu e Scorpius volete farmi morire con tutte queste notizie”
 
La moglie gli strinse più forte la mano prima di sciogliere dolcemente le loro dita ed invitarlo a seguirla.
 
“Viviamo il presente ora, non pensiamo ad altro”
 
∞∞∞
 
Entrarono per la prima volta insieme nella loro stanza e ne rimasero affascinati. Non aveva nulla infondo di così speciale esteticamente, era una semplice e antica camera di quella grande Villa, eppure sarebbe diventata la loro da quella notte e avrebbe assunto per loro un grande valore affettivo. Rimasero entrambi in silenzio a fissare ogni angolo nei minimi dettagli per scrutarne l’essenza. Ne rimasero talmente affascinati, che persino il peso di quella infinita giornata di festa tardava a farsi sentire. Ammirarono con incanto le pareti, i mobili, le tende, tutto in uno stile rustico che donava personalità alla stanza. Il sole ormai prossimo al tramonto filtrava le tonalità scarlatte attraverso le ampie tende, andando a posare i suoi raggi su ogni cosa fosse racchiusa tra quelle mura. In particolare quel colore vermiglio andò a sfiorare le guance avvampate del giovane Malfoy, che rimanendo solo con lei in una notte così particolare si imbarazzò inevitabilmente. Fu proprio lui a rompere per primo il silenzio voltandosi con quel lieve rossore in volto verso la sua sposa, anch’essa con il vestito bianco lievemente rosato da quel fenomeno serale.
 
“D-deduco che dovremo rimandare la nostra prima notte di nozze”
 
Rose abbassò gli occhi sul suo ventre per sottolineare il motivo di quell’impedimento e per lasciargli intendere che era giunta alle sue stesse conclusioni. Sorrise al ragazzo, per nulla triste di dover posticipare quel loro momento.
 
“Temo di sì”
 
“E poi siamo a casa dei miei genitori”
 
“Bè, per quello noi viviamo qui, Scorpius”
 
Cercando di accantonare quell’ingiustificato imbarazzo, il ragazzo la prese delicatamente per mano e la invitò a sedersi sul loro letto, affiancandola poco dopo. Non era per nulla facile comunicarle quel desiderio, ma Rose aveva involontariamente accennato proprio all’argomento di cui voleva discutere con lei. Non trovava davvero momento migliore per farlo, erano sposati e si amavano, in quella loro prima notte di nozze desiderava prendere con lei decisioni importanti per il futuro che li attendeva.
 
“Senti, stavo pensando, ed è un pensiero che mi è passato per la mente proprio mentre ti infilavo quella fede oggi, io voglio che costruiamo la nostra famiglia, ma senza controlli”
 
“Vuoi che ci trasferiamo in una casa nostra? Prima mi vuoi lasciare sull’altare e poi mi chiedi più indipendenza?”
 
“Amore, ti volevo lasciare proprio perché per noi ora è difficile questa indipendenza … ma per te sono anche disposto a combattere contro tutto e tutti per averla”
 
La baciò velocemente per impedirle di opporsi e gli parve subito di aver usato il metodo giusto anche per enfatizzare di più il suo desiderio. Rose, dopo un primo momento di trasporto, interruppe quel contatto. Gli tenne però una mano sulla guancia per evitare che si allontanasse da lei.
 
“Scorpius, non decidiamo noi dove vivere, ma i nostri genitori. Il fatto che abbiano concesso questo matrimonio è stata una decisione molto importante per loro ed anche per noi. Voglio solo vivere serenamente senza più contrasti con le nostre famiglie”
 
“Sbaglio o volevi diventare un Auror?”
 
“Frena, Scorpius, una questione per volta”
 
“No, Rose, non è una questione per volta, perché il tema è uno solo e riguarda la nostra vita insieme. Voglio più libertà! Mi sono sposato e sto per avere un figlio” si alzò infervorato, una reazione che lei non riuscì a contrastare nemmeno con dolci carezze per placare la sua impulsività “Rose, mi hai voluto sposare comunque, nonostante sapessi quanto la nostra vita sarebbe stata difficile. Ricordi, volevo fossimo una famiglia come tante, ma questo non è il modo migliore per iniziare una vita insieme”
 
“Ed io ti ho detto che non lo potevamo essere, ciò che pensiamo non è stato un segreto nel momento in cui abbiamo pronunciato le nostre promesse! Quindi non comportarti da immaturo dopo neanche un giorno che ci siamo sposati, sapevamo già che per un paio d’anni eravamo sotto la tutela dei nostri genitori, non è una novità”
 
La ascoltò attentamente, ma non si calmò, anzi le argomentazioni della moglie erano talmente valide che quasi lo spaventarono, soffocando così i suoi sogni. Voleva davvero essere felice con lei, creare il loro piccolo angolo di mondo in cui vivere insieme e crescere i loro figli, trovando qualche momento di spensieratezza in vista di un futuro che non sembrava essere molto roseo su molti fronti. Quella stanza a Scorpius non bastava, si sentiva imprigionato a vista dai suoi genitori e il passo dal controllo all’intromissione era davvero molto breve.
 
“Bè, ti do una notizia, tesoro, non ci sarà alcuna intimità per noi in questa casa, noi dovremo rendere conto a loro di tutto ed infine finirà che ci toglieranno nostro figlio. Se è ciò che vuoi, benvenuta alla Villa, signora Malfoy”
 
Si voltò deciso ad andarsene, aprì la porta e la varcò senza alcun indugio. Rose tentò di inseguirlo, alzandosi velocemente dal letto, ma ricadde sedendosi nuovamente, presa alla sprovvista da un capogiro.
 
“Scorpius!”
 
Si abbandonò di schiena sul copriletto e si disperò con le mani in volto a causa della sua inaspettata impotenza. Il ragazzo non si allontanò di molti metri e si riaffacciò al grido soffocato della moglie. Le sue intenzioni non erano comunque quelle di uscire dalla Villa, ma quando sentì Rose urlare fece meno passi di quanti ne avesse previsti.
 
“Ehy, tutto bene?”
 
Si avvicinò a lei preoccupato vedendola riversa sul letto. La giovane non gli rispondeva, continuava a tenere il volto coperto dai palmi e in apparenza non sembrava nemmeno respirare.
 
“Rose!”
 
La sovrastò senza impiegare alcun tipo di malizia, stropicciando la stoffa del vestito da sposa e sfiorandole leggermente il ventre accentuato dalla posizione. Lei tolse lentamente le mani dal viso e lo fissò supplichevole con gli occhi lucidi dalla tristezza e dalla frustrazione.
 
“Scorpius, ti prego, non lasciarmi da sola la nostra prima notte di nozze”
 
“No, scusami … mi dispiace”
 
La ammirò ancora vestita nel suo bellissimo abito e arrossì nuovamente per i pensieri poco pudici che gli erano passati per la mente, ma cercò abilmente di camuffarli alzandosi da lei e aiutandola.
 
“Forse hai ragione, Rose, affrontiamo un problema per volta e cerchiamo di non saltare ancora le tappe
 
Gli porse un mezzo sorriso, felice che fosse arrivato a quelle conclusioni così razionali. Si asciugò gli occhi, aprì il cassetto del comodino e porse a Scorpius una fotografia molto speciale.
 
“Volevo farti una sorpresa, è il mio regalo di nozze. Avevi ragione, sono due, un maschio e una femmina … come li chiamiamo?”
 
Scorpius fissò estasiato quella piccola ecografia del San Mungo da cui usciva il rumore di due piccoli cuoricini che battevano all’unisono. Una lacrima stavolta percorse la guancia del giovane papà di quelle creature. Rose sorrise commossa davanti a quella scena così dolce e Scorpius sapeva già che da quel momento non avrebbe fatto altro che proteggerli, anche da se stesso se necessario.
 
Continua …
 
 


Ciao ragazzi!
 
Sono imperdonabile per questo immenso ritardo, ho provato ad aggiornare prima, ma purtroppo gli impegni non mi hanno consentito di essere più veloce ☹
 
Rose e Scorpius finalmente sono sposati ed anche per Albus e Victoire è stato un giorno importante 😊 Ovviamente però, per quanto il giorno possa essere felice, i problemi non vengono cancellati e incombono con prepotenza su di loro … sarà lungo e difficile il percorso, ma alla fine tutto si risolverà!
 
Vi ringrazio infinitamente di cuore per pazientare i miei aggiornamenti, nonostante io sia perennemente in ritardo, siete gentilissimi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** La clessidra della speranza ***


La clessidra della speranza

 

Era passata una settimana dal giorno in cui si era celebrato quel matrimonio così poco convenzionale. Ron, come aveva più volte anticipato alla moglie, non avrebbe lasciato passare molto tempo prima di far visita a sua figlia. Trovò così come scusa quella di portare alla Villa i suoi ultimi vestiti, prima del suo definitivo trasferimento. Non avrebbe voluto di certo aiutarla a lasciare definitivamente la sua casa d’infanzia, ma non desiderava nemmeno fare incursione senza dare alcun motivo valido. Ogni volta che le faceva visita in quella grande Villa era per lui peggio di una coltellata dritta nel cuore, ogni volta che se ne andava gli pareva di lasciarla nuovamente andare via. Non si era decisamente ancora abituato a non averla accanto e non sarebbe stato nemmeno così facile rassegnarsi a quella separazione prematura.
 
Quella mattina, con nella mente quell’unico obiettivo, aveva indugiato solo un istante prima di pranzo e poi aveva afferrato deciso la valigia di sua figlia, preparata e ordinata precedentemente da Hermione. Guidato dal delizioso profumo, che dalla cucina si diffondeva per tutta la modesta casa, aveva raggiunto la moglie intenta a preparare qualche gustosa pietanza. Si affacciò dalla porta e cercò di attirare la sua attenzione.
 
“Tesoro?”
 
Era evidentemente troppo concentrata sui fornelli, perché non si decideva né a rispondergli né a voltarsi, così fu lui ad avvicinarsi a lei, ma ciò gli stuzzicò maggiormente l’appetito. Afferrò una forchetta dalla tavola apparecchiata e si accostò silenziosamente alla padella che Hermione stava attentamente mescolando. Il gesto repentino del marito che afferrava furtivo un po’ di stufato la prese alla sprovvista e la spaventò.
 
“Ron! Perché entri in cucina come fossi un ladro?! Mi hai spaventata!”
 
Lui ignorò le sue proteste e si gustò con l’acquolina in bocca la carne. Adorava quando sua moglie cucinava per lui qualche pietanza babbana, che solo grazie a lei aveva avuto l’occasione di gustare. Tentò di avvicinarsi nuovamente per accaparrarsi un’altra forchettata, ma Hermione glielo impedì, tirandogli decisa con il cucchiaio di legno un colpo sulla mano.
 
“Hai già assaggiato. Invece di finirtelo, dimmi com’è: è insipido o può andar bene?”
 
“Ahia, Hermione, era proprio necessario? Capisco anche se non mi picchi. Comunque è perfetto, è delizioso come sempre”
 
La moglie gli sorrise soddisfatta, ignorando le sue lamentele. Non era una cuoca al pari di sua suocera, ma si impegnava ugualmente per non essere almeno una catastrofe. Notò solo in quel momento ciò che il marito teneva gelosamente tra le mani e il sorriso si spense.
 
“Ron, è la valigia di Rose quella?”
 
“Sì, pensavo di portarla alla Villa prima di pranzo. Mi tieni in caldo lo stufato? Sto morendo di fame
 
Se ne stava andando per evitare che lei glielo impedisse, scoprendo così le sue intenzioni, che, anche se nobili per un padre, potevano risultare esagerate e fuori luogo.
 
“Ron. Sbaglio o oggi hai il turno di notte? Di norma quando lavori di notte pranzi e poi dormi tutto il giorno per affrontare il lavoro”
 
“Sì, ma ci metto poco, Hermione, solo un saluto veloce e sono di ritorno. Colgo solo queste ore libere che ho per portarle la valigia, sono giorni che è in camera di Rose a prendere polvere”
 
Ritentò di avviarsi verso la porta, ma lei non lo voleva lasciare andare senza avergli spiegato qualcosa che lui evidentemente non riusciva a capire, ne era troppo emotivamente coinvolto.
 
“Ronald”
 
“Che c’è? Hai dimenticato di mettere qualcosa in valigia? Se così fosse, posso portarglielo anche un’altra volta, per me non è un disturbo fare due viaggi”
 
Ignorò le intenzioni di suo marito, erano prevedibili e cercò di essere più diretta possibile, anche a costo di spegnere con prepotenza il suo entusiasmo.
 
“Stai sbagliando”
 
Faceva finta di non cogliere dove fosse il problema, per lui era decisamente più conveniente, eppure lo sguardo diffidente di sua moglie gli fece capire che non l’avrebbe scampata tanto facilmente.
 
“A fare cosa sto sbagliando? Amore, non so a cosa tu ti stia riferendo. Torno presto, inizia pure senza di me”
 
“Lo sai benissimo e manca tanto anche a me. Ma trovare scuse per vederla più spesso e intromettersi nel loro matrimonio non è giusto”
 
Iniziò presto ad infastidirsi per quelle accuse e il fatto che lei continuasse a fermarlo non lo aiutava a mantenere la calma.
 
“Hermione, scusa, è un reato voler vedere mia figlia?! Non sto facendo nulla di male. Anche se vivesse con noi, cercherei di ritagliarmi del tempo per stare un po’ con lei. E sai bene che faccio la stessa cosa con Hugo. Non mi importa di perdere qualche ora di sonno e tu dovresti essere felice che mi sacrifico per vederla. Sbaglio o non ti va mai bene niente?”
 
“Ron, devi accettarlo, nostra figlia è sposata e starà bene. Non l’abbiamo lasciata in balìa di se stessa, dobbiamo per forza fidarci dei Malfoy, altrimenti non riesco a trovare un po’ di pace sapendola nelle loro mani”
 
“È ciò che spero, Hermione, ma è proprio il fatto che sia sposata che mi urta, in balìa di se stessa sarebbe più al sicuro …” affievolì il tono commosso e le diede un bacio sulla guancia “… ma preferisco esserne sicuro con i miei occhi. Ci vediamo tra poco, te la saluto”
 
Non le offrì più l’occasione di ribattere, la zittì con quel bacio e si avviò a passo rapido verso la porta.

 
∞∞∞
 
 
Ron bussò alla grande Villa. Concordava con Hermione, l’orgoglioso però non gli avrebbe mai consentito di ammetterlo. Fu Draco ad aprirgli la porta ed interpretò ciò come un segno … forse lui quella mattina non avrebbe dovuto azzardare quel passo, ma lasciare che fosse Rose a passare a casa per recuperare i suoi vestiti.
 
“Weasley”
 
“Ciao, Malfoy. Ero venuto per mia figlia, le ho portato qualche vestito che aveva lasciato a casa e che potrebbe servirle”
 
Annunciò velocemente il motivo della sua visita, per chiudere il prima possibile quella conversazione, nonostante tutto non si sentiva per nulla a proprio agio a parlare con lui e mai probabilmente lo sarebbe stato. Draco invece lanciò un’occhiata alla valigia che Ron teneva tra le mani, ma l’ospite non seppe interpretare il suo sguardo. Come era solito fare Draco in quegli ultimi mesi, si mostrò piuttosto accondiscendente e dopo qualche indugio lo invitò ad entrare.
 
“Te la chiamo”
 
“Grazie”
 
Ron sapeva perfettamente che non era sbocciata alcuna amicizia tra loro, si sopportavano solo educatamente per il bene dei loro figli e lui iniziò ad avere anche un certo rispetto per le condizioni di Astoria. Si sedette sovrappensiero in soggiorno appena superato l’ingresso e si guardò intorno per occupare il tempo. Gli parve strano non essere stato ricevuto da alcun elfo domestico, dopotutto era una famiglia di alto rango che poteva permettersi ogni sorta di agio. Una voce allegra, che udì all’improvviso, sembrava fornirgli la risposta. Era la padrona di casa e doveva essere stato quasi sicuramente il buon cuore di quella donna ad aver rivoluzionato le abitudini della famiglia Malfoy.
 
“Ron! Che ci fai qui? Ti fermi a pranzo? Non sono una cuoca provetta, ma ci farebbe piacere se ci allietassi con la tua compagnia, renderesti tua figlia molto felice”
 
Non riusciva a capire dove Astoria trovasse tutta quella forza d’animo, ma era sicuramente in grado di trasmettere buon umore anche alle persone che aveva intorno.
 
“Ti ringrazio per l’invito, Astoria, sei molto gentile e farebbe davvero piacere anche a me, ma Hermione mi sta aspettando e non mi conviene tardare, rischio che sparecchi prima del mio arrivo e che si arrabbi”
 
Astoria gli sorrise cordialmente e, senza perdere il suo sorriso, notò la valigia di Rose.
 
“Certo, capisco, vorrà dire che prossimamente l’invito sarà esteso anche a tua moglie. È la valigia di Rose quella? Non dovevi disturbarti, qui può avere tutti i vestiti che vuole, non le manca nulla anche se è lontana da casa”
 
Ron sapeva perfettamente che le sue intenzioni non erano affatto quelle di ostentare il loro benessere economico e le loro innumerevoli possibilità, non era certo nello stile di quella donna, eppure in quel momento, ora che qualcun altro riusciva ad occuparsi di sua figlia meglio di quanto facesse lui, le differenze tra le due famiglie gli parvero un macigno insormontabile. Cercò comunque di non dare a vedere la delusione che provava verso se stesso.
 
“Sì, ma non è un disturbo, tranquilla, avevo qualche ora libera dal lavoro. Draco è già andato a …” la vide proprio in quel momento scendere le grandi scalinate della Villa e le parole gli morirono in gola “… chiamarla”
 
La ragazza che si avviava sorridente verso di lui era totalmente diversa dalla Rose che conosceva. I suoi vestiti non avevano nulla a che vedere con quelli che Hermione aveva riposto con cura in quel baule. Astoria lo aveva annunciato, in quella famiglia avrebbe vissuto nel benessere ed era chiaro che loro potessero offrirle molto di più di quanto non avrebbe potuto fare lui. Gli si formò un inevitabile nodo alla gola, la felicità di vederla contrastava con il dispiacere di non poter offrire a Rose ciò che meritava, ad iniziare dall’ospitalità nella propria casa per non doverla vedere solo qualche sporadica ora durante la settimana.
 
“Papà!”
 
Eppure lei era immensamente felice di vederlo, era tutto tranne che delusa da suo padre. Ron sapeva bene che quegli infelici pensieri dovevano essere solo frutto della sua mente e che Rose non avrebbe mai neanche lontanamente creduto di essere stata delusa dalla sua famiglia, ma non riusciva a non pensarci, non era in grado di smettere di non ritenersi all’altezza per la felicità dei suoi figli. Indugiò solo un istante ad avvicinarsi a lei, ma la voglia di abbracciarla superò la diffidenza. Mollò la valigia vicino al divano e si avvicinò a grandi passi alla figlia per stringerla forte a sé.
 
“Rose, come stai?”
 
“Alla grande!”
 
Ne sembrava convinta, non mostrava alcuna sofferenza in quei nuovi vestiti, che lei in effetti non sarebbe dovuta essere per nulla abituata ad indossare. Era il marchio evidente della famiglia in cui era entrata a far parte e lui qualche anno prima nemmeno nelle fantasie più assurde avrebbe potuto immaginare una simile parentela. Probabilmente era più Ron a soffrire nel vederla così differente di quanto non sembrasse lei.
 
“La mamma ti manda un saluto”
 
“Stanno bene lei e Hugo?”
 
“Stanno bene, sì, però ci manchi, piccola”
 
“Anche voi” l’amore per la sua famiglia era evidente dal luccichio che i suoi mostravano, ma non voleva angustiare suo padre con la malinconia, visto che mostrava già sufficiente nostalgia, cercò così di cambiare argomento schiarendosi la voce e concentrando l’attenzione su ciò che suo padre aveva posato sul pavimento “Mi hai portato qualcosa?”
 
“I tuoi vestiti. La mamma ha messo tutto in ordine … non sono sicuro però che ti servano, sembra tu abbia già tutto ciò di cui necessiti”
 
Rose però allungò una mano e afferrò di buon grado la sua valigia per non offendere i suoi genitori. Suo padre aveva ragione, i Malfoy non le stavano facendo mancare nulla, eppure ciò che non avrebbero mai potuto sostituire erano proprio le amorevoli attenzioni della sua famiglia.  
 
"Grazie, papà, e ringrazia anche la mamma. Questi vestiti mi sarebbero serviti, quindi li sarei passati a prendere io a casa uno di questi giorni. Ti fermi con noi a pranzo? O la mamma ti sta aspettando? Conoscendola ti avrà urlato contro per essere uscito di casa a quest’ora"
 
Ron sorrise per la perspicacia della figlia e, benché non fosse così abile a comprendere gli stati emotivi altrui, colse subito i tentativi della ragazza di non far sentire la sua famiglia inadeguata. Apprezzò ciò che Rose stava cercando di fare, ma era tutto inutile, non riusciva ad evitare di sentirsi inadeguato ormai nella nuova vita di sua figlia.
 
"La mamma ha già preparato il pranzo, ma, Rose ... ti va una passeggiata con me prima che io vada? Solo qualche minuto per raccontarmi le novità"
 
"Certo che mi va! Appoggio un istante la valigia in camera e ti raggiungo in giardino"
 
Si avviò verso le scale sorridente e agilmente, nonostante la gravidanza avanzasse inesorabilmente. Era tipico di Rose non beneficiare dell’aiuto degli elfi domestici, benché fosse entrata a far parte di una delle famiglie aristocratiche più benestanti. Gli ricordava tanto la sua Hermione e ciò non poteva che renderlo orgoglioso, quella ragazza non aveva affatto dimenticato gli insegnamenti dei suoi genitori.

 
∞∞∞
 
 
Il giardino della grande villa era diverso da come lo ricordava. Ron poteva facilmente presupporre che le centinaia di varietà di fiori sparse in ogni angolo fossero opera di Astoria. Nonostante la malattia quella donna non si era arresa, stava lottando affinché nulla cambiasse nella sua vita e quella distesa floreale ne era la prova. Forse era l’unica in quella famiglia di cui si fidasse davvero, l’unica per la quale non provasse diffidenza, l’unica Malfoy a cui riusciva ad affidare sua figlia sapendo che l’avrebbe accudita come fosse sua. Passarono qualche minuto in silenzio, ammirando l’ambiente circostante e passeggiando lentamente, prima che Ron riuscisse finalmente a parlare e a rivelare il vero motivo di quella passeggiata.
 
"Rose, sei felice?"
 
La prese totalmente alla sprovvista con quella domanda, sperò che suo padre non fosse così diretto, invece la fissò, obbligandola a bloccare i suoi passi accanto ad un dolce e delicato profumo di rose. Le bastò avvicinarsi a quel cespuglio e subito un ricordo riaffiorò alla mente.
 

Era uno di quei momenti in cui la nostalgia di casa si faceva particolarmente sentire e lei, che aveva solo quindici anni, avrebbe voluto ricevere anche solo una parola di conforto da sua madre, invece a causa di condizioni che lei stessa aveva creato non le era vicina. Rimaneva rannicchiata con le ginocchia al petto in quella grande camera da letto a pensare in solitudine. Non sapeva cosa volesse dire il matrimonio e lei vi stava giungendo troppo velocemente. Quel pomeriggio era il più tormentato che lei avesse mai vissuto. Si voltò verso la finestra aperta e notò poco lontano sotto i raggi del sole la sua futura suocera che si occupava amorevolmente dei fiori del giardino. Si sentì una stupida, Astoria era più legittimata ad essere triste, lei infondo, indipendentemente da tutto, stava per sposare l’uomo che amava e che quindi avrebbe potuto renderla felice. Si alzò e si avvicinò alla finestra per prendere una boccata d’aria. Era uno di quei momenti in cui la grande villa, paradossalmente, la faceva soffocare. Il solo pensiero di essere costantemente lontano dalla famiglia in un’età in cui ne avrebbe avuto bisogno più che mai la faceva indugiare sulle decisioni passate che aveva preso, anche se ognuna aveva avuto una motivazione fondata. Appoggiata al davanzale, assorta ad ammirare i magnifici colori estivi e floreali, doveva aver fissato un po’ troppo a lungo la padrona di casa perché quella donna si era voltata verso di lei con un grande sorriso.
 
“Rose. Mi dai una mano?”
 
La ragazza ricambiò con gentilezza il gesto di Astoria e non si sentì di rifiutarle l’aiuto, così la raggiunse velocemente in giardino. Appena uscita, la trovò accanto alle rose rosse, intenta a togliere le foglie ormai secche e appassite. Non si interruppe e continuò nel suo lavoro, lasciando Rose perplessa.
 
“Mi viene spesso voglia di togliere le spine a queste rose, credo sciupino la bellezza di questi fiori …”  solo in quel momento si voltò con dolcezza verso di lei “… esattamente come la tristezza sul tuo volto, cara. Cosa ti turba? O forse lo so, ti manca la tua famiglia, vero?”
 
“S-signora Malfoy, io …”
 
“Rose, sono Astoria per te e non ti devi giustificare. Noi non vogliamo in alcun modo sostituirci ai tuoi genitori. Però non posso negarti che tu sia la benvenuta qui e che io sia felice che Scorpius ti abbia scelta”
 
Era piacevole sentirsi accolta e lei era sempre la prima a non farle sentire il peso della lontananza da casa.
 
“Grazie per tutto ciò che fate per me”
 
“Sai cosa ti dico, Rose? Forse la tua malinconia non è così negativa, infondo è il segno dell’amore che provi per la tua famiglia e ciò non è un male. Draco non capisce quanto i Malfoy e i Weasley siano simili, quanto le rose e le spine appartengano a tutti noi. Siamo semplicemente persone che a volte sbagliano e a volte sono nel giusto”
 
“Lo penso anch’io, sign … cioè, volevo dire, Astoria”
 
“Ne sono felice, infondo se non siamo in grado di accettare i limiti degli altri non riusciremo mai ad innamorarci … ma ora basta parlare, aiutami a sistemare le margherite”

 
Aveva sempre saputo quanto Astoria fosse speciale e quanto fosse nata per imparentarsi con quella famiglia. Le aveva insegnato molto in quei mesi in cui avevano vissuto sotto lo stesso tetto, le aveva insegnato a stare accanto a Scorpius, proprio lei che sapeva come placare i tormenti del marito e del figlio. Le premure che Astoria le aveva riservato dal primo istante in cui aveva messo piede in quella casa non potevano farla sentire a disagio. Era giovane, ma il fatto che fosse entrata a far parte di quella famiglia non era certo un ostacolo alla sua felicità. Non sapeva però come comunicare a suo padre quello stato di benessere che aveva raggiunto in una famiglia per il quale Ron continuava a provare una certa diffidenza, soprattutto per la lontananza dalla figlia che lui doveva sopportare.
 
"Certo, papà"
 
"Ne sei sicura? Perché sei ..."
 
"Diversa? Papà, sono sempre io, non sono cambiata, anche se può sembrare dall’aspetto"
 
Ron le sorrise. Gli fece piacere sentire quelle parole, il pensiero di non averla davvero persa lo rincuorò.
 
"È vero, sei sempre la mia bambina, ma non ti ci vedo vestita così"
 
Rose si squadrò, temendo di sembrare veramente inadeguata e strana con quegli abiti insoliti e pregiati. Tentò di giustificarsi quasi desolata di sembrare in apparenza così differente dal solito proprio agli occhi di suo padre, che la conosceva da quando era piccola e l’aveva resa ciò che era.
 
"Neppure io, ma ora sono una Malfoy ..."
 
"... e i modesti vestiti dei Weasley non fanno più per te"
 
"Non volevo dire questo"
 
"Lo so, ma io non mi offendo, tesoro, tranquilla"
 
Eppure Rose era ugualmente mortificata. Si sentiva in una posizione delicata, in cui ogni parola rischiava di essere male interpretata e percepiva chiaramente l’intenzione di suo padre, era in difficoltà ad accettare la situazione, ma si sforzava.
 
"Senti, Rosie, il posto al Ministero come mia assistente è sempre valido ... se ti va"
 
"Grazie, papà, lo apprezzo"
 
"Quindi non vuoi più essere un Auror?"
 
La speranza che Rose lesse negli occhi di suo padre era evidente, come lo era il tentativo di allontanarla quanto meno dall’evidente pericolo in cui l’avrebbe messa quel lavoro.
 
"Il posto da assistente è un ripiego, vero?"
 
"È un tentativo, sì. Accetti? Eh, dai, tesoro, vuoi davvero lasciarmi in balia di quelle cartacce?"
 
"A patto che non mi venga del tutto preclusa la possibilità di diventare un Auror. Ti chiedo solo di darmi la possibilità in futuro, magari quando sarò più grande e quando la mia situazione familiare sarà più stabile"
 
Ron indugiò a rispondere, non voleva senza il supporto di Hermione prendere la decisione sbagliata.
 
"Papà, ti prego. So che sarete preoccupati per me, ma datemi un minimo di fiducia. Ci sarai tu ad aiutarmi i primi tempi, non sarò sola"
 
Era inutile contrastare la sua testardaggine e non si impegnò nemmeno per farlo, trovando la scusa più solida che potesse.
 
"Ho le mani legate, Rose, comanda la mamma e lo sai. Io e lei vogliamo solo il tuo bene, nulla di più" riprese a camminare, sperando di riuscire a chiudere velocemente quel discorso "Ora parlami un po' dei miei nipoti. Stanno bene?"
 
"Stanno bene entrambi, sono un maschio e una femmina. Sei pronto a diventare nonno?"
 
"No, per niente!"
 
Ron era palesemente intimorito ad affrontare quella nuova esperienza, probabilmente come tutte quelle che da un giorno all’altro gli erano cadute addosso come fossero una doccia ghiacciata.
 
"In realtà dovrebbe essere divertente, potrai viziarli quanto vorrai, al resto penseremo io e Scorpius"
 
"Difficile che riuscirò a viziarli con tua madre nei paraggi. Con te e Hugo non sono mai riuscito, cosa ti fa pensare che lei me lo lascerebbe fare con loro?"
 
Rose sorrise, sapeva benissimo che ci sarebbe stato un serio ostacolo per suo padre e ciò poteva solo che farla sorridere. Le mancavano davvero i suoi genitori, le mancavano persino le loro piccole incomprensioni e i loro battibecchi, purché li sentisse accanto. Astoria riusciva in parte a colmare la vicinanza materna che le mancava, Scorpius faceva il resto con il suo amore ed infine Draco con il profondo dolore che provava in quel periodo per sua moglie preferiva mantenere la pace per il bene di tutti.
 
"Infatti tu non avresti dovuto viziarci, ci ha pensato nonna Molly, la mamma ha ragione. Ma, papà, ti sto trattenendo più del dovuto”
 
La ragazza si bloccò all’improvviso dispiaciuta e si voltò verso di lui. Sperò tanto che sua figlia non gli ricordasse le sue incombenze e non interrompesse quei pochi minuti che poteva dedicarle.
 
"No, tesoro, non preoccuparti"
 
"Stanotte lavori e tu devi riposare"
 
"E tu come ..."
 
"... è il terzo martedì del mese, ormai conosco i tuoi turni"
 
Le sorrise dolcemente, non c’era niente che non amasse in sua figlia e il fatto che somigliasse all'unica donna che avesse mai amato contribuiva a rendere quella ragazza meravigliosa.
 
"Hai la stessa testa di tua madre"
 
"Ed è un bene?"
 
"Sì, lo è, tu sei molto più sopportabile di lei. Mi dai un ultimo abbraccio prima che vada?"
 
Lo accontentò senza troppo indugi e lui ben disposo la strinse forte. Anche lei si strinse forte alla sua vita e posò la guancia sul suo petto per godersi quegli ultimi attimi di vicinanza e di affetto, prima di attendere una nuova visita da parte dei suoi genitori.
 
"Papà, non ci stiamo dicendo addio"
 
"Lo so, ma ti devo lasciare di nuovo qui"
 
"Mi manchi tanto anche tu, papà"
 
Sentì dei lievi singhiozzi provenire dal petto del padre e capì che non c’era spazio in quel momento anche per la sua malinconia, ma solo per il sostegno all’evidente tristezza di Ron.
 
"Papà, non fare così, lo vedi anche tu, possiamo vederci tutte le volte che vogliamo"
 
"Non è la stessa cosa, Rose"
 
"Allora vedila così: Scorpius ora più che mai con la malattia di Astoria ha bisogno di me ed io non posso lasciarlo solo. Sta peggiorando e lui si sta preparando al peggio. È mio compito essergli accanto"
 
Era indubbiamente matura per la sua età, ciò poteva essere solo motivo di orgoglio per Ron, ma quel verdetto non poté che colpirlo nuovamente al cuore, aumentando sempre più la distanza che intercorreva tra lei e le sue origini.
 
"È fortunato quel ragazzo ad avere te. Sei capitata nella sua vita nel momento in cui ne aveva più bisogno. Lo invidio, sai, Rose? Ha la fortuna di avere accanto la mia bambina"
 
La guardò un ultimo istante, rifletté ancora per qualche secondo sui suoi abiti e lei non seppe cosa rispondergli, presupponendo che esistesse davvero una risposta ai sentimenti di suo padre. Si sentì sollevata quando fu proprio lui il primo a sentire la necessità di cambiare argomento.
 
"Seta ... io non so nemmeno dove si compri"
 
"È sartoria, papà"
 
"Certo, i Malfoy possono permettersi come sempre il meglio"
 
"Vai, la mamma ti aspetta, non farla arrabbiare di nuovo"
 
"Ciao, tesoro mio. A presto, ti aspetto al Ministero"
 
Si Smaterializzò, seguendo i consigli di sua figlia e lasciandola in quel grande giardino in compagnia del dolce profumo dei fiori.
 
 
∞∞∞
 
 
Hermione sentì il rumore inconfondibile del ritorno di suo marito sulla porta e si precipitò ad aprire. Colse subito lo sguardo infastidito e rivolto al pavimento di Ron. Non le diede alcuna spiegazione, le passò solo accanto per avviarsi verso la cucina. Lei lo raggiunse perplessa e si sedette preoccupata al suo fianco. Non riusciva a spiegarsi la reazione del marito, ma la sua espressione era tutt'altro che promettente.
 
"Ti ho aspettato, non ho iniziato senza di te. Ron, tutto bene?"
 
"Ho visto. Va tutto alla grande"
 
Iniziò a giocare sovrappensiero e con nervosismo con lo stufato. Lo metteva in bocca a piccoli pezzi, la fame era decisamente passata. Lei continuava a guardarlo perplessa e non si offese nemmeno davanti al modo in cui si era rivolto a lei, anzi tentò di capirne la causa.
 
"È successo qualcosa con nostra figlia?"
 
Non si decideva a risponderle, così gli posò dolcemente una mano sul braccio, cercando di contrastare il pessimo umore e richiamando l'attenzione su di sé.
 
"Ron, che cos’hai?"
 
Fu a quel sussurro che si decise ad esternare i suoi tormenti.
 
"I Malfoy la stanno trasformando. Hermione, vorrei tanto tornare indietro nel tempo ed avere la mia bambina qui. Avrei dovuto fare di più per non farla stare con lui. Forse accetterei persino che diventasse un Auror, purché con noi. Mi manca immensamente e non riesco a rassegnarmi di non vederla crescere. Dannazione, sono io suo padre e non mi importa nulla se Draco possa riempirla d'oro!"
 
Percepì chiaramente le amorevoli carezze sul braccio da parte della moglie, che tentava di tranquillizzarlo.
 
"Lo so, hai tutta la mia comprensione, amore, ma ora non serve a nulla tutto questo nervosismo. Non è facile neppure per lei"
 
Posò la forchetta e si alzò con uno scatto, rendendo totalmente vani i tentativi della donna.
 
"Hermione, perdonami, ma non ho fame, ho voglia solo di stendermi"
 
Lo vide preoccupata salire sconsolato le scale e non sapeva come farlo sentire meno afflitto e sconfitto.

 

∞∞∞
 
 
Ron, esattamente come aveva anticipato ad Hermione, si coricò pensieroso sul letto ad ammirare il soffitto e subito immerso nei suoi pensieri sulla parte bianca della camera da letto si dipinsero le figure di un ricordo lontano.
 

"Sei una piccola ladruncola, Rosie"
 
"Mettimi giù, papà!"
 
Aveva afferrato divertito la figlia per la vita ed ora la trasportava risoluto come un sacco di patate sotto il braccio, procedendo a passo svelto verso il soggiorno. Si aggiudicò subito lo sguardo riprovevole della moglie, a cui non era affatto sfuggita la sua poca grazia.
 
"Ronald, mettila giù, le fai male"
 
La piccola piagnucolava più per il fastidio di essere stata catturata che per il dolore che le veniva arrecato, ma suo padre invece di liberarla sembrava essere piuttosto divertito.
 
"Hermione, non ti ricorda un piccolo Snaso*?"
 
"Un che?"
 
Il paragone aveva seriamente preoccupato la bambina, non sapendo a cosa si stesse riferendo. Sua madre però sembrò altrettanto divertita, quindi non doveva essere qualcosa di così malvagio. Hermione si avvicinò ai due e strappò dalle grinfie di Ron Rose, stringendola forte al suo petto.
 
"La mia bambina è bella e basta"
 
"Però deve imparare a non toccare ciò che non è suo, vero, Rose?"
 
La piccola si strinse intimidita al petto della madre sotto lo sguardo impaziente del padre, che sembrava accusarla con un celato mezzo sorriso.
 
"Rose cos'hai preso al papà?"
 
Cercava lo sguardo della figlia, la quale tentava di nascondere offesa il proprio volto contro Hermione.
 
"Niente"
 
"Mi ha preso qualcosa che sa bene mi serve al Ministero e che senza non posso andare al lavoro"
 
"La bacchetta??"
 
Hermione si voltò allarmata verso il marito, sperando di aver frainteso.
 
"Per Godric, no! Ma che ti salta in mente?! E poi non darle nuove idee"
 
"Allora cosa?"
 
Ron allungò serio il palmo della mano verso la figlia.
 
"Rose, è il momento di restituirmelo, il gioco è finito"
 
"No! Mi avevi promesso che ieri avresti giocato con me a Quidditch, invece quando sei tornato a casa non mi hai svegliata ed ora te ne vai via"
 
Si girò offesa dall'altra parte e l'espressione di Hermione sul marito desolato per quella promessa mancata era un chiaro rimprovero.
 
"T-tesoro, non potevo svegliarti in piena notte per giocare, dai cerca di capire. Uno di questi giorni giochiamo, ma oggi non posso"
 
"Quando?"
 
Rose si voltò curiosa verso il padre.
 
"Prima di quanto immagini"
 
"Non è vero, sei un bugiardo!"
 
Ron si stava rassegnando e in quella delicata situazione Hermione si vide costretta ad intervenire.
 
"Piccola, papà deve andare, quindi devi restituire ciò che gli hai preso, subito"
 
"No, così non va via"
 
"Rose, mi sto arrabbiando"
 
Hermione stava perdendo la pazienza davanti alla testardaggine di sua figlia, a tal punto da non rendersi nemmeno conto di quanto quel comportamento non fosse solito per Rose.
 
"... e per esperienza personale non te lo consiglio, Rose"
 
La moglie lo fulminò.
 
"Che c'è? È vero"
 
Si stava davvero stufando di dover reggere i “capricci” di suo marito e di sua figlia ed iniziò a cercare nelle tasche di Rose, facendole solletico.
 
"M-mamma, smettila, non è qui"
 
"Dov'è allora?"
 
Era seria, si stava spazientendo, così la fece scendere con freddezza dalle braccia. Le sembrava di parlare con due bambini, benché suo marito stesse espressamente cercando di far valere la sua autorità sulla figlia.
 
"Ronald, si può sapere cosa ti ha preso?"
 
"Il ..."
 
Ma lei era già partita in quarta verso la cameretta della bambina, senza nemmeno aspettare la risposta.
 
"No, non è lì, mamma"
 
Ala voce concitata di Rose si bloccò appena prima di raggiungere la sua destinazione e si voltò verso i due, guardandoli a turno impaziente.
 
"Allora? Non ho tutto il giorno"
 
"Nemmeno io se è per questo, dillo con nostra figlia"
 
"Ma se sei uno scansafatiche"
 
Glielo disse con rassegnazione e, benché ancora piccola, i piccoli battibecchi dei suoi genitori divertivano sempre Rose.
 
"Scusa, possiamo, per favore, riconcentrarci sul fatto che Rose debba ridarmi ..."
 
"Cosa?"
 
"Se ogni volta mi interrompi, come faccio a dirtelo?"
 
Stavolta fu però la bambina ad anticiparlo prendendo Hermione per mano ed iniziando a guidarla.
 
"Vieni, mamma"
 
Lanciando un'occhiata contrariata al marito seguì la figlia, che la condusse verso le scale che portavano verso la polverosa soffitta. Arrivati in cima l’espressione contrariata della donna fece capire ai suoi familiari di aver sbagliato qualcosa.
 
"Rose, quante volte ti devo dire di non salire qui sopra da sola? Una volta mi sembrava essere più che sufficiente e di norma tu mi ascolti sempre"
 
"Non è salita da sola, tranquilla"
 
Si voltò perplessa verso Ron, che si era sbrigato a giustificare la bambina, e incontrò il suo soddisfatto sorriso. Rose si affrettò nel frattempo a porgere al padre una vecchia scatolina. Hermione interpretò ingenuamente quel gesto, ancora incredula, ma forse in cuor suo più vicina alla verità di quanto credesse.
 
"È quello che ti ha preso Rose?"
 
"In realtà l'unica cosa che la nostra bambina mi ha rubato è il cuore"
 
Abbassò lo sguardo sulla figlia e le sorrise soddisfatto per ciò che la loro complicità era riuscita a realizzare.
 
"Allora che ci facciamo qui? Sto sognando, vero? Perché nemmeno nei miei sogni più belli faresti una simile considerazione. E poi sembrava strano che Rose ti avesse preso qualcosa di nascosto, è sempre molto ubbidiente e rispettosa"
 
Ron stufo di sentirla parlare le mise sotto il naso la sua sorpresa, che dalla reazione della moglie sembrava essere riuscita. Un luccichio familiare riempì gli occhi di Hermione, lasciandola esterrefatta.
 
"Per la barba di Merlino, che mi venga un colpo! Quello è ..."
 
"... il tuo anello di fidanzamento che non trovavi più. È stata Rose a scovarlo e volevamo restituirtelo insieme ... a modo nostro"
 
Fece l'occhiolino a Rose che ricambiò con un grande sorriso, felice di essere riuscita a sorprendere la sua mamma.
 
"Da quando voi due collaborate per complottare contro di me?"
 
"Da sempre, Rose è la mia principale alleata contro di te. Allora, vediamo se ti entra ancora?"
 
"E perché accidenti non dovrebbe entrarmi?" strappò con aria di sfida l'anello dalle mani del marito "ma tu guarda cosa mi tocca sentire"
 
In effetti sotto le risate della figlia fece una certa fatica. Fulminò d'istinto Ron come se fosse lui la causa. Suo marito per tutta risposta alzò le mani in segno di resa, ma faceva fatica a non ridere a sua volta, vedendola in difficoltà, era un’immagina più unica che rara.
 
"Stavolta non ho fiatato"
 
Riuscita finalmente ad infilarlo sopra la fede, si abbassò soddisfatta verso Rose e le porse un bacino sulla guancia.
 
"Grazie, amore mio"
 
"Ehy! Per me niente? Lei lo avrà anche trovato, ma sono stato io ad organizzare la sorpresa"
 
Hermione sorrise a quella reazione infantile.
 
"Tre bambini in questa casa bastano e avanzano, vero, Ron?"
 
Non riuscì a capire le sue parole, ma vederla felice e sorridente gli bastò.

 
 
La complicità. Ecco cosa gli mancava di sua figlia prima di ogni altra cosa. Avevano sempre avuto un rapporto speciale, non era mai stato solo lui ad insegnare a lei a vivere, Rose gli aveva insegnato ad essere padre e mille altre questioni che solo la figlia di Hermione Granger avrebbe saputo. Sentiva un vuoto incolmabile nelle sue giornate, sentiva che quel legame che li univa si era indebolito e la lontananza non permetteva più di alimentarlo.
 
“Ron, posso?”
 
Si voltò appena verso di lei, mentre attendeva timidamente affacciata alla porta il suo consenso, ma tornò poco dopo a concentrarsi sul soffitto, sperando di affogare il dispiacere in ricordi felici. La sentì sedersi sul letto al suo fianco, percepì chiaramente il delicato peso di sua moglie sulle lenzuola, ma fece poco caso alla sua determinazione. Avrebbe dovuto presupporre che non le sarebbe passato inosservato il suo umore e lui infondo nemmeno si era sforzato di nasconderlo.
 
“Lo sai che devi mangiare, vero? Ed è assurdo che te lo debba dire io”
 
“Più tardi, prima di andare al Ministero”
 
Continuava a non sapere come rincuorarlo. Non era per nulla semplice, se a provocare quel malessere era l'assenza di una persona cara, di cui, anche se era più brava ad elaborare la situazione, percepiva il vuoto anche lei.
 
“Ron, prima o poi Rose si sarebbe sposata” la stava interrompendo per contraddirla, ma lei non glielo permise “Sì, lo so anche io che è presto, ma è anche vero che comunque ci sarebbe mancata in qualsiasi altro momento lei avesse deciso di uscire di casa. Ciò che proviamo noi è normale. Le vogliamo un bene dell'anima e desideriamo la sua felicità ... legata a noi per sempre non avremmo potuto lasciarle lo spazio necessario per trovare la sua strada e Scorpius lo è e lo sarebbe stato anche tra qualche anno”
 
 
“Avrei preferito qualcun altro per Rose, mi sarebbe andato bene anche un Babbano, purché non i Malfoy. Ed, Hermione, ora vorrei solo proteggerla, non aiutarla ad andare per la sua strada”
 
 
“Si stanno impegnando per andare d’accordo con noi e in questo periodo stanno soffrendo molto. Cerchiamo di fare uno sforzo per andare loro incontro e a non pensare sempre al peggio quando parliamo di quella famiglia”
 
 
“Tu non l’hai vista, Hermione, non sembra neanche lontanamente più una Weasley. Come pensi che mi possa sentire?”
 
 
“In realtà l’ho vista, Ron, non sei l’unico a cogliere qualche minuto libero per farle visita. I suoi occhi però non sono cambiati, è sempre la nostra bambina e mi auguro tu abbia notato anche questo e non ti sia fermato solo all’apparenza”
 
Come sempre sua moglie trovava la giustificazione nei sentimenti, mai che riuscisse a vedere come stessero veramente i fatti. La trasformazione di quella ragazza era evidente e dai vestiti al mondo di pensare il passo era breve.
 
 
“Finirà davvero che si vergognerà di noi”
 
 
“No, Ron, non accadrà mai. A lei non importa nulla dello sfarzo dei Malfoy. A nostra figlia importa di Scorpius e dei bambini che aspetta, di nient’altro. Rose rimarrà sempre una Weasley e non dimenticherà mai i nostri insegnamenti … intendo quelli sani, non certo ad essere sospettosa dei Malfoy, anche perché non c’è alcun motivo per farlo, ci stanno dimostrando ampiamente che meritano la nostra fiducia. Ora scendi a pranzare? Altrimenti inizio ad essere più preoccupata per te che per Rose, il non vederti pranzare mi destabilizza”
 
Non era per nulla convinto, ma sorrise ugualmente alle premure della moglie e tentò con uno sforzo di assecondarla.
 
∞∞∞
 
Anche Astoria, esattamente come a casa Weasley, stava terminando di preparare il pranzo per la sua famiglia. Ciò che però aveva già messo in conto era la sfuriata che sentiva si stesse avvicinando da parte di suo marito. La tensione che Draco provava per lei nell’arco della giornata e per la precisione ad ogni ora era esagerata. E più il tempo passava, più lui le restringeva il campo d’azione per evitare che ciò comportasse qualche danno alla sua salute e a quella del nascituro. Si era quasi pentita di avergli parlato del bambino, era diventata solo una nuova scusa per non farle trascorrere la sua abitudinaria vita con spensieratezza.
 
“Astoria, quante volte ti ho detto di lasciare fare agli elfi?!”
 
Nonostante si aspettasse quel rimprovero, non poté fare a meno di spaventarsi al tono elevato del marito, che dall’ingresso della cucina la richiamava con autorità.
 
“A Rose dà fastidio e sinceramente se posso evito volentieri anche io. Alla mia famiglia posso ancora pensare da sola, Draco, per caso ti sembra il contrario?”
 
Lo ignorò e continuò ad apparecchiare la tavola con ordine e attenzione, esattamente come era solita fare ogni giorno.
 
“Ma non li maltrattiamo, ci aiutano solo, specie te in questo stato”
 
“Lo so, Draco, è solo che … ”
 
Dovette appoggiarsi velocemente al tavolo, il fiato le era venuto all’improvviso meno. Non riuscì nemmeno a comunicargli quanto per lei fosse importante sentirsi utile in quella casa, svolgere i lavori domestici la faceva sentire ancora viva ed energica, ma quell’inaspettato malessere, in un giorno in cui aveva la percezione di sentirsi persino meglio, le impedì di essere così ottimista e spensierata.
 
“Astoria, che hai?”
 
“Niente, amore” tentò di sorridergli “M-mi sento bene, tranquillo”
 
 
Ma non accennava a sollevarsi, così fu lui ad avvicinarsi e a sorreggerla per aiutarla. Quel contatto la legittimò a non fingere le sue preoccupazioni, ma ad esternarle, sperando che lui fosse emotivamente pronto ad accoglierle.
 
“Non capisco se è il bambino o …”
 
Mantenne un tono di voce pacato per farsi sentire solo dal marito, che si stava palesemente agitando, non riuscendo nemmeno lui a rispondere alle sue domande.
 
“Astoria, devo accompagnarti al San Mungo?”
 
“Ora mi riprendo, non preoccuparti”
 
“Come faccio a non preoccuparmi? Sei pallida. Ok, non è la prima volta che in questi mesi accusi simili colpi, ma io non voglio perderti e preferisco essere prudente”
 
Ignorò nuovamente le raccomandazioni di Draco. Non voleva credere che fosse arrivata la fine per lei, le faceva male anche solo pensarlo e quei pensieri avrebbero solo peggiorato il suo precario stato fisico.
 
“Mi siedo solo un istante. Spegni intanto i fornelli, per favore”
 
Draco la vide scivolare dalle sue mani per accomodarsi sfinita su una sedia ed eseguì la sua richiesta con un colpo di bacchetta, senza nemmeno discostare lo sguardo da lei. Astoria chiuse gli occhi e si portò una mano al volto appoggiandosi con il gomito al tavolo disperata che per lei e il suo bambino non ci fosse più via di scampo. Aveva ancora così tante cose da fare e soprattutto aveva una gravidanza da portare a termine. Non voleva però angustiare troppo anche lui … ma come poteva fare? L’unica cosa che avrebbe voluto fare in quell’esatto momento era farsi consolare tra le sue braccia e dalla sua voce.
 
“Draco”

Gli bastò chiamarlo anche solo impercettibilmente per ritrovarselo inginocchiato davanti a lei, stringendogli forte la mano.
 
“Dimmi, amore”
 
“Ho paura, ma voglio che tu non l’abbia. È logico, vero?”
 
Lei era profondamente sarcastica formulando quella richiesta ed esternando le sue emozioni, ma Draco ricordò chiaramente la richiesta della moglie di essere forte e voleva realizzare quel desiderio. Le rivolse un piccolo sorriso e le strinse ancora più forte la mano, stando attento a non farle male.
 
“Sono qui con te, non hai nulla da temere, non ti lascio e cerchiamo di essere forti insieme. Come ti senti?”
 
"Male … ma apprezzo, e non puoi capire quanto, lo sforzo che stai facendo per me”
 
“Ti porto in ospedale, Astoria, lì sapranno come aiutarti”
 
Tentò di alzarsi velocemente per sottolineare l’urgenza, ma lei lo bloccò per la camicia.
 
“No, così allarmi i ragazzi, aspettiamo ancora qualche minuto”
 
“Astoria, tra qualche minuto potrebbe essere tardi. Non preoccuparti per loro, li avviso io”
 
Riuscì a divincolarsi dalla presa debole di sua moglie ed organizzò rapidamente quella corsa al San Mungo, lasciandola sola su quella sedia appena una manciata di minuti.
 
∞∞∞
 
 
Restò in quella camera d’ospedale a fissarla, non si voleva per alcuna ragione al mondo separarsi da lei. Rimaneva appoggiato alla parete opposta del letto a braccia conserte e non osava avvicinarsi per paura di svegliarla, quando i medimaghi non avevano raccomandato altro di farla riposare. Eppure desiderava solo tenerla monitorata, sperando che lei e il loro bambino riuscissero a superare anche quell’ostacolo. Avrebbe voluto dirle tante cose, avrebbe tanto voluto dirle quanto la trovasse bellissima in ogni momento, in ogni situazione e in ogni condizione. Avrebbe voluto dirle quanto la amasse e che avrebbe accettato di sposarla altre mille volte per condividere con lei ogni singolo respiro che avevano vissuto insieme. Avrebbe voluto ricordarle quanto desiderava che il loro tempo non stesse terminando, quanto lei fosse diventata una delle sue poche ragioni di vita che avevano totalmente stravolto la sua esistenza. Era totalmente devastato, il luccichio dell’oro bianco che portava al dito colpì la sua vista. Tolse la fede in un gesto che mai aveva compiuto in quegli anni, tra tutti i tesori che possedeva quello era il più grande, era il simbolo di quel legame che si ripromise di consacrare per sempre. Fece vagare lo sguardo da lei all’anello, ricordava perfettamente il giorno in cui lei glielo donò, ricordava ancora la dolcezza e la convinzione con cui glielo porse e ricordava le parole che lei gli rivolse a poche ore dal matrimonio.
 
“La luce, Draco, che hai nel cuore non spegnerla mai, qualunque cosa accada, qualunque pensiero infelice ti ritorni in mente”
 
La porta della camera si aprì con discrezione e lui non si prese nemmeno il disturbo di voltarsi. Si rimise però velocemente la fede e si schiarì la voce per evitare di mostrare di aver ceduto a quell’istante di debolezza.
 
“Draco?”
 
Hermione era corsa al San Mungo non appena sua figlia le ebbe dato la notizia. Draco non si decideva a considerarla e lei in quell’atteggiamento non trovò nulla di strano, così esaminò da sola e in lontananza lo stato di Astoria.
 
“Draco, posso entrare? Desidero solo sapere come state”
 
“Fai quello che ti pare, Granger”
 
L’indifferenza di Draco continuò a non scomporla ed entrò con rispetto.
 
“Cosa ti hanno detto i medici?”
 
“Nulla di più di quello che vedi”
 
Lui continuava a fissare sua moglie e sperò di essere lasciato solo a vivere il suo dolore.
 
“Come sta il bambino?”
 
Fu proprio in quel momento che si voltò incredulo e quasi sospettoso verso quell’ospite.
 
“Che c’è, Draco? Mi sono forse sbagliata, tua moglie non è incinta?”
 
“Sì, lo è, ma non so ancora per quanto”
 
“Vedrai che …”
 
“No, Granger, puoi anche risparmiarti frasi smielate sul fatto che lei guarirà. Ho voglia solo di rimanere in silenzio e da solo … con lei”
 
“Draco, così non l’aiuti”
 
“Ma il silenzio aiuta me”
 
Non era facile nemmeno per Hermione affrontare quella situazione, la voglia di essere d’aiuto all’evidente difficoltà di Draco a riscoprire un po’ di serenità non era in grado di suggerirle il modo migliore per affiancarlo.
 
“Invece io credo che tu debba farti aiutare, non puoi affrontare questa situazione da solo, per giunta i ragazzi vivono alla Villa e …”
 
“Hermione, devi stare zitta! Non accetto consigli da te e questo Astoria lo sa bene, quindi, stai tranquilla, non hai alcun debito nei suoi o nei miei confronti”
 
Si voltò con arroganza verso di lei, ma la donna continuò a non cedere alle sue provocazioni, era solo mortificata.
 
“E se io volessi aiutarvi comunque?”
 
“Metti da parte il tuo spirito altruistico per una volta, ora non ce n’è bisogno. Tu e Weasley lasciatemi in pace. Ho bisogno solo di lei in questo momento e di nessun altro”
 
“Draco …”
 
“La conversazione è finita” lei non si decideva ad andarsene, si stava spremendo le meningi per trovare il modo migliore di confortarlo, ma senza l’intenzione di lasciarsi aiutare anche da parte di Draco era pressoché impossibile “Granger, non farmelo ripetere. Vattene!”
 
“Se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa, sai dove trovarci”
 
“Ci puoi contare”
 
Hermione uscì sconsolata, accompagnata dal tono sarcastico del consuocero e trovò sulla soglia suo marito in procinto di entrare, mostrando chiaramente un certo fastidio nello sguardo.
 
“Hermione, stavo entrando per dirgliene quattro. Come si permette di parlarti in quel modo?!”
 
“Ron, lascialo stare. È solo sconvolto”
 
“E tu quando sei sconvolta inizi ad urlare contro chi ti vuole aiutare? A me non risulta che sia questo il comportamento giusto”
 
“E’ stato piuttosto chiaro, lui non vuole il nostro aiuto, Ronald. Mi è sufficiente che sappia che ci siamo per lui. Sicuramente Rose starà accanto sia a Draco che a Scorpius e ha molte più possibilità di noi alla Villa”
 
Non appena Hermione ebbe nominato la figlia, la furia di Ron si placò, lasciando spazio solo a nuove domande.
 
“Rose è solo una ragazzina, come pensi possa gestire la situazione?”
 
“Ne sarà in grado, vedrai. Ron, resto ancora qualche minuto, voglio sentire i medimaghi, ti raggiungo più tardi a casa. Passa dai ragazzi prima di rientrare”
 
“Va bene, ma non tardare”
 
Le sfiorò la mano prima di andare, salutandola con dolcezza. Probabilmente il tempo per le risposte doveva ancora aspettare a giungere e Ron lo avrebbe atteso con pazienza, non aveva altra scelta, ma ad essere coinvolta era anche Rose e lui voleva tutelare anche i sentimenti di quella ragazza.
 
∞∞∞
 
Rimasto finalmente solo con Astoria, si avvicinò a lei e si sedette sul letto, ma non riuscì più a trattenere le lacrime. Una lacrima in particolare tra tutte le altre stava scendendo lungo la sua guancia, quando vide gli occhi confusi di Astoria cercare di aprirsi, contrastando la forte luce di metà giornata filtrare con prepotenza dalla finestra. Lo chiamò con un filo di voce, sperando che lui le fosse accanto.
 
“Draco”
 
Si asciugò gli occhi e cercò di essere presentabile e sereno davanti a lei.
 
“Sono qui, amore”
 
Le afferrò la mano e gliela strinse. Lei riconobbe subito la presa di suo marito e si voltò verso di lui sentendosi protetta. Gli sfiorò appena il viso, nel punto in cui sale che era sceso dai suoi occhi si era depositato, lasciando i segni delle lacrime.
 
“Hai pianto … perché? Il nostro bambino, Draco, come sta?”
 
“State bene entrambi. Stai tranquilla, tesoro, presto tornerete a casa”
 
“Draco, dimmi la verità”
 
“È la verità”
 
“E allora perché sto così male?”
 
Astoria rivolse lo sguardo al soffitto e allentò rassegnata la presa sulla mano di suo marito.
 
“Starai bene, ti prego, Astoria non mollare. È per questo che piango, perché non riesco a vederti reagire come vorrei”
 
Non gli rispose, ma lui non riusciva, forse ingenuamente, a comprendere quanto quel malessere fisico fosse forte e non le concedesse lo spazio per la ribellione a quel nefasto destino che si stava abbattendo su di loro.
 
“Hermione è stata qui, dov’è ora?”
 
“E tu come fai a saperlo? Facevi forse finta di dormire?”
 
“Il suo profumo … l’hai mandata via, vero? Draco, ti avevo chiesto di …”
 
“Lo so, ma lo affrontiamo io e te, non abbiamo bisogno di nessun altro”
 
Le diede sorridendo un piccolo bacio sulla mano per comunicarle quanto fosse determinato e quanto fosse intenzionato a lottare per la loro felicità.
 
“Draco, io non uscirò da qui”
 
“I medimaghi sono ottimisti, Astoria, non vedo perché noi non dovremmo esserlo”
 
“Dov’è Scorpius?”
 
“A casa con Rose. Vuoi che lo faccia venire al San Mungo?”
 
Astoria affermò con la testa, tutto ciò che desiderava in quel momento era prepararsi al peggio, in caso contrario il tempo non le avrebbe fatto alcuno sconto e lei avrebbe perso delle ore preziose da trascorrere con la sua famiglia.
 
“Astoria, per quale ragione vuoi vedere nostro figlio?”
 
“Voglio salutarlo, Draco. Non voglio andarmene senza averlo fatto”
 
“No, Astoria, t-tu non …”
 
Si stava agitando, il petto ricominciò a battere compulsivamente e gli occhi ricominciarono a pizzicargli. Sentire la resa uscire dalle labbra di sua moglie lo destabilizzò. Gli posò una mano sulle labbra per zittirlo e gli porse subito dopo una carezza in volto. Draco le afferrò d’istinto la mano per invitarla a non allontanarsi da lui.
 
“Tranquilla, lo accompagno qui”
 
“In auto, Draco, ricordati che è minorenne e non si può Smaterializzare”
 
“Lo so. Vuoi che ti lasci riposare un po’ ora?”
 
“Resta qui con me”
 
Si spostò su un lato del letto invitandolo a stendersi con lei. Non se lo fece ripetere e si coricò al suo fianco, abbracciandola non appena lei si fu appoggiata al suo petto. Era cominciato per Draco un drammatico conto alla rovescia, ma nel suo cuore la sabbia della clessidra della speranza non aveva ancora cessato di scorrere e mai lo avrebbe fatto fino all’ultimo granello.



Continua ...
 

* Per chi non lo sapesse, lo Snaso è una creatura magica di piccole dimensioni che ha l'abitudine di rubare tesori


Ciao ragazzi!
 
Sono decisamente imperdonabile, il tempo ultimamente gioca a mio sfavore e ho dovuto sacrificare una delle mie più grandi passioni ☹
 
Il capitolo non è per nulla allegro, ma oltre ad avermi permesso di proseguire con questa infinita narrazione (prometto che una fine prima o poi ci sarà XD), mi ha consentito anche di mettere in campo nuove questioni, perché anche questi nuovi eventi, come il peggioramento di Astoria porteranno conseguenze nel rapporto tra i personaggi e sui personaggi stessi.
 
Ringrazio con tutto il cuore tutti coloro che continuano a seguirmi, nonostante io sia sommersa sempre da mille impegni e aggiorni di rado. Vi sono davvero grata per mostrare sempre curiosità nel proseguire la lettura di questa storia! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Una notte agitata ***


Una notte agitata

 

Astoria ormai da mesi era ricoverata in ospedale e da altrettanti giorni Draco si ritrovava solo in quel grande letto. La notte era diventato il suo peggiore incubo, il momento della giornata in cui il silenzio dell’assenza di sua moglie si faceva sentire più forte. Provava a riposare almeno qualche ora seguendo il consiglio di chiunque notasse la stanchezza sul suo volto, ma la verità era che, se trovava il coraggio di chiudere gli occhi, lo faceva solo per rendersi meno conto del dolore che provava.
 
Quella notte in particolare però non riuscì a mettere in pratica i suoi buoni propositi, si girava e rigirava tra le lenzuola, ma il sonno non voleva proprio graziarlo. Sentiva un vuoto troppo grande al suo fianco e nulla avrebbe potuto colmarlo, se non la diretta interessata. Si mise a sedere, stanco di essere preso in giro da Morfeo e si voltò verso il suo comodino. Una cornice in argento brillava sotto i raggi della luna, che quella sera era piena, esattamente come piaceva ad Astoria. La afferrò dolcemente e avrebbe dato in cambio qualunque cosa pur di riavere indietro lo spensierato sorriso della sua consorte. Accarezzò con la punta delle dita il vetro davanti a quella foto in cui venivano raffigurati una giovanissima Astoria e un piccolo Scorpius, mentre sorridevano felici a lui che scattava la foto. Ricordava di essere stato anche lui felice quel giorno e mai si sarebbe immaginato che un giorno le tenebre sarebbero tornate ad incombere su di lui e sulla sua famiglia. Per quanto i suoi occhi avessero ormai esaurito le lacrime nell’arco di quei mesi, una superstite andò posarsi leggiadra su quella foto e su Astoria che non smetteva di sorridere nella sua direzione. Asciugò il vetro con la manica del pigiama e ripose la cornice dove l’aveva presa. Se la stanchezza non voleva vincerlo, era inutile insistere, così raggiunse il piano inferiore e decise di affogare tutta la sua frustrazione nell’unico modo che conoscesse. Astoria sarebbe sicuramente stata contraria al Whisky Incendiario, ma lei non era lì con lui e proprio la sua assenza aveva provocato la sua debolezza. Trangugiò senza pensarci troppo il suo bicchiere. Si sedette sul divano, dove avrebbe senza dubbio preferito dormire in quei mesi e dove varie volte aveva tentato, e provò a rilassarsi con l’aiuto del tabacco. Proprio mentre si accendeva quella sigaretta, sentì dei chiari passi e subito dopo la voce di suo figlio dirigersi verso di lui.
 
“Papà. Non riesci a dormire?”
 
Vide Scorpius gettare uno sguardo disprezzante verso quel vizio che Draco teneva saldamente tra indice e medio. Non si fece però suggestionare dall’espressione del ragazzo, anzi mantenne un certo atteggiamento, anche se sapeva perfettamente che suo figlio era semplicemente preoccupato per lui.
 
“E tu?”
 
Fissò Scorpius senza accennare ad abbassare lo sguardo, stava facendo esattamente ciò che temeva, si stava chiudendo nel suo dolore e stava ignorando quello di suo figlio. Cercò così di essere più accomodante e distolse quell’espressione fredda con la scusa di posare la cenere sul tavolino davanti a sé.
 
“Come hai trovato la mamma l’ultima volta che l’hai vista?”
 
Non sapeva cosa rispondergli o forse aveva solo paura della verità. Che stesse preparando il terreno per una terribile notizia? L’espressione di suo padre non lo fece ben sperare. Si limitò a seguire i gesti di Draco che lo invitavano ad accomodarsi al suo fianco. Il ragazzo lo assecondò e attese che suo padre venisse inondato dal fumo prima di parlare. Odiava vederlo fumare in quel modo, solo per provare a distendere i nervi.
 
“Scorpius, c’è una cosa che non ti abbiamo detto, anzi un’altra cosa. Io l’ho scoperto mesi fa e con tua madre in quelle condizioni non sapevo fosse giusto dirtelo”
 
“Mi stai spaventando, papà”
 
Aveva usato un tono drammatico e Draco se ne era accorto troppo tardi. Sarebbe dovuta essere una magnifica notizia, che avrebbe dovuto dare insieme a sua moglie al loro primogenito, invece era solo e tutto era così incerto. Era più pronto a diventare padre rispetto a sedici anni prima, era infondo un’esperienza che aveva già fatto, eppure il destino non sembrava volergli donare quella gioia.
 
“Se lei ce la farà, avrai presto un fratellino o una sorellina”
 
“Cosa??”
 
Scorpius rimase totalmente spiazzato, non riusciva a scollargli gli occhi di dosso sperando di aver capito male. Non gli piacque affatto la reazione del figlio, ma probabilmente lui era il primo a capire la gravità della situazione. Infondo era un uomo ormai, un padre di famiglia. Iniziò addirittura a credere che un ragazzino di sedici anni fosse più coscienzioso di lui che ne aveva qualcuno di più. Si stava rendendo conto grazie alle parole di suo figlio di quanto fosse stato imprudente, sarebbero dovuti stare attenti e non rischiare in quelle condizioni una gravidanza.
 
“Non sei felice, vero? Ed infondo come potresti, ho cacciato nei guai tua madre, più di quanto non fosse già”
 
E poi avevano anche il coraggio di chiedergli di non fumare e provare a cercare un po’ di sollievo? Suo figlio non lo stava per niente tranquillizzando, anzi gli stava mostrando solo quanto fosse veramente drammatica la situazione.
 
“Mi fa piacere, ma non credevo aveste questo genere di progetti”
 
“Non li avevamo, è stata una sorpresa anche per noi. Perlomeno non ne abbiamo mai parlato, ma a me sarebbe piaciuta l’idea. Ora mi accontenterei di non perderla, Scorpius”
 
Stava usando suo figlio come confidente e forse stava sbagliando, in quel modo non avrebbe nemmeno infuso a lui la forza necessaria. Continuava a suonargli strano quel terzo grado da parte di suo figlio, ma non così impossibile se quel ragazzo riusciva ad essere più razionale di lui, che era totalmente sopraffatto dall’amore e dal bisogno che provava nei confronti di sua moglie. Infondo era orgoglioso di suo figlio, era diventato esattamente come sarebbe dovuto essere, uguale a sua madre, forte e tenace, a tal punto da sorprendersi di avere la percezione di sentire parlare lei. Era certo che, se ne avesse avuto l’opportunità e non avesse pensato che ciò avrebbe potuto abbatterlo ancora più, Astoria gli avrebbe fatto presente l’imprudenza che avevano avuto con quel bambino. Eppure lui l’unica imprudenza che fino a quel momento aveva trovato era stata quella di condannare un’altra povera anima ad avere un padre come lui. Si considerò fortunato però ad avere accanto Scorpius, era davvero come avere al suo fianco Astoria e ciò avrebbe dovuto infondergli coraggio.
 
“Dovresti riposare, papà. Se la mamma fosse qui, ti direbbe …”
 
“… di non bere, di non fumare e di non fare nulla che possa nuocere alla mia salute. Converrai però come me, figliolo, che la situazione lo richieda”
 
“Ti direbbe quantomeno di non fumare in casa. A mamma dà fastidio … e, papà, io ti chiederò di non fumare in presenza dei tuoi nipoti. Pensi di poterlo fare?”
 
“Non lo avrei comunque fatto, cosa te lo fa credere?”
 
Lo vide abbassare sconsolato lo sguardo, come se avesse un tormento nel cuore da diverso tempo. Draco capì subito di essere lui la causa. Spense velocemente quella sigaretta, in effetti nemmeno fumare vicino a suo figlio era un’ottima idea. A Scorpius non sfuggì il premuroso gesto del padre, ma ciò non sembrò rasserenarlo.
 
“Non lo so, papà, ma da quando la mamma è in ospedale sei diverso”
 
“Diverso? Sono solo io, Scorpius, sono sempre stato così. Mi dispiace che tu ti sia illuso”
 
“No, non sei così. Tu sei sempre stato un ottimo padre, mi hai sempre dato il buon esempio, ma ora non me lo stai dando. Stai facendo tutto il contrario di ciò che è giusto”
 
Fissò Draco arrabbiato, ma anche suo padre si infastidì davanti alle insinuazioni del figlio. Avrebbe dovuto capire tempo prima la differenza tra lui e Astoria, era palese, mentre Scorpius aveva solo avuto un’opinione sbagliata di suo padre. In quel preciso momento il fatto che gli ripetesse quelle stesse parole che ormai da vent’anni sua moglie era solita ribadire lo infastidì più di quanto avrebbe voluto. Possibile che nessuno capisse quanto non riuscisse ad essere migliore e la sola presenza di Astoria fosse in grado di confortarlo e guidarlo?
 
“Scorpius, non fare come tua madre! Per quanto tu sia anche suo figlio e per quanto io riveda lei in te, mi manca e non riesco ad essere migliore … lei mi rendeva migliore come uomo e come padre”
 
Non sapeva come aiutarlo, anche lui stava soffrendo per le sorti della madre, ma non si portava il peso di uno stesso passato, anzi grazie a lei  e all’influenza positiva che aveva avuto su suo padre Scorpius aveva conosciuto un presente di amore e di pace.
 
“Manca anche a me e lei non vorrebbe …”
 
“… ma lei non c’è” affievolì triste e sconfitto il tono della voce “Lei non c’è e non tornerà in questa casa”
 
Si alzò per andarsene, ma Scorpius, nonostante avesse ascoltato le insicurezze del padre, si fidava come sempre dei suoi consigli e lui per primo stava affrontando un momento della sua vita per nulla semplice.
 
“Papà. H-ho paura senza la mamma, non so cosa fare quando nasceranno quei bambini. Mi sembra ancora strano che diventerò presto padre. Ho bisogno di te, ti prego, non negarmi il tuo aiuto”
 
Lo sentì sull’orlo delle lacrime, lo aveva probabilmente sconvolto con le sue parole e alla fine aveva esagerato, peggiorando l’umore del figlio, che in quel momento avrebbe dovuto ricevere solo comprensione e vicinanza.
 
“Scorpius, mi dispiace, ma io non sono tua madre. Tante volte le ho ricordato quanto per me non sarebbe stato semplice senza lei, ma ha sempre riposto la piena fiducia in me, io però …”
 
“Desidero solo tu sia te stesso, aiutami, tu ci sei passato prima di me. Cosa devo fare?”
 
“Figliolo, tu sei migliore di me, non avrai alcun problema a prenderti cura di tua moglie e dei tuoi figli”
 
“Papà …”
 
Lo vide crollare e portarsi frustrato le mani sul volto in segno di sfinimento. Gli dispiacque essere stato così duro e diretto, avrebbe dovuto mordersi la lingua prima di confidarsi con suo figlio quella notte, invece lo aveva fatto aprendo il suo cuore e chiudendo totalmente il cervello. Si avvicinò al ragazzo, si sedette nuovamente al suo fianco e desolato gli posò affettuosamente una mano sulla sua spalla.
 
“Tranquillo, io sono certo che la mamma non mollerà tanto facilmente. Scusami, io non credo affatto che non tornerà. Vedrai che guarirà, tu hai bisogno di lei, non di me”
 
Quelle parole fecero tornare la sua attenzione su Draco, dopo essersi asciugato le guance con il dorso della mano.
 
“Papà, io ho bisogno di entrambi”
 
Scorpius lo fissava nello stesso modo in cui era solito supplicarlo quando era solo un bambino. Gli passò una mano tra i folti capelli biondi, che, per fortuna di Draco, era l’unica caratteristica che gli aveva ereditato. Era semplicemente ciò che sua moglie gli aveva chiesto di fare ed ora toccava lui riscoprire la forza di aiutare quel ragazzo a reagire.
 
“Ci saremo, figliolo. Noi per te ci saremo sempre. Vado al San Mungo, non riesco a riposare qui senza di lei. Te la cavi per qualche ora?”
 
Acconsentì alla richiesta del padre, infondo sua madre aveva più bisogno di lui.
 
∞∞∞
 
Raggiunse il San Mungo con il cuore in gola. Aveva probabilmente sbagliato l’ennesima volta in pochi mesi uscendo dalla Villa e lasciando suo figlio in quello stato. Si sentiva soffocare tra quelle mura e aveva bisogno di lei per stare meglio. Se Astoria desiderava che lui fosse forte per Scorpius, doveva anche comprendere che da qualche parte avrebbe dovuto lui per primo riscoprire quella forza. Si avviò a passo celere verso la stanza di sua moglie, conosceva a memoria ormai quel tragitto, ma quando si ritrovò a pochi passi da quella porta una familiare figura seduta su una sedia proprio lì davanti sembrava essersi appisolata. A Draco parve di aver visto male, ma quando si ritrovò a pochi passi da lei, si rese conto che non avrebbe potuto sbagliarsi.
 
“Hermione”
 
Era rimasto profondamente incredulo, ma pronunciando il suo nome, anche se con un tono leggermente elevato per la sorpresa, non aveva la reale intenzione di svegliarla. Purtroppo però Hermione lo aveva sentito, il sonno in quella posizione non poteva essere tanto profondo. Aprì assonnata gli occhi ed impiegò qualche istante prima di capire chi l’avesse chiamata.
 
“Draco”
 
La guardò quasi diffidente, ma soprattutto sorpreso di trovarla in ospedale a quell’ora della notte. Aveva potuto appurare con i suoi occhi quanto volesse aiutarli e in quel momento, benché conoscesse il suo altruismo, per la sorpresa non riuscì ad inveirle contro ribadendo il fatto di non aver bisogno di tutte quelle attenzioni.
 
“Che ci fai qui?”
 
“Volevo solo vedere come stava tua moglie. Credevo di trovarti, ma ho incontrato solo i tuoi suoceri che se ne sono andati via poco fa. Io invece volevo restare per non lasciarla sola, ma mi sono addormentata, è stata una giornata pesante al Ministero”
 
Gli parlava come si usava fare con un vecchio amico, anzi tentava persino di giustificare il fatto che fosse crollata per la stanchezza. Un dettaglio però non sfuggì affatto a Draco.
 
“I miei suoceri erano qui?? Non li vedo da mesi”
 
“Sì e ti cercavano. Ma ora che ci sei tu, posso anche andare. Salutamela, se dovesse svegliarsi. Buonanotte, Draco”
 
La vide alzarsi, prendere la sua borsa e la sua giacca, per poi congedarsi con un mezzo ma sincero sorriso. Draco seguendo i gesti delicati della consuocera si ricordò le parole di Astoria su Hermione. Forse aveva esagerato a respingere in quel modo l'aiuto di quella famiglia, loro nonostante tutto continuavano ad essere disponibili, anche se venivano continuamente disprezzati da lui. La vide passargli accanto e a Draco venne spontaneo richiamarla.
 
“Granger. Resta, se vuoi, non è necessario che tu vada”
 
Hermione tornò sui suoi passi e stavolta fu lei ad essere incredula. Draco, avendo percepito la sua reazione tentò di giustificare il suo insolito comportamento
 
“Astoria lo vorrebbe”
 
Draco si sedette sconsolato e anche lei lo fece accanto a lui, avendo notato la sua remissività. Rimasero in silenzio per infiniti secondi e solo in quel momento Hermione si rese conto davvero di quanto l’arroganza di Draco fosse solo un disperato tentativo di non mostrare le sue fragilità. Lo stava fissando con tenerezza, quando anche lui, ignorando l'espressione di Hermione, si voltò prendendo un improvviso coraggio verso di lei.
 
“P-posso … posso chiederti un consiglio?”
 
“Certo”
 
Hermione si mostrò subito disponibile, ma non sapeva come metterlo a suo agio, infondo era anche per lei la prima volta che Draco le domandasse aiuto così esplicitamente. Fece infatti una gran fatica, ma lo stava facendo per suo figlio, solo per lui avrebbe trovato il coraggio.
 
“Se Hugo fosse al posto di Scorpius, cosa gli consiglieresti?” la fissò in atteggiamento umile in attesa di una risposta e lei fu presa totalmente alla sprovvista per la natura personale della domanda, infondo significava intromettersi nel loro rapporto “Hermione, te lo chiedendo solo perché Astoria non può aiutarmi ora e tu hai un figlio di poco più giovane di Scorpius, riesci facilmente ad immedesimarti in me”
 
La sconvolse sempre di più quella conversazione, le confidenze che Draco le stava facendo andavano ben oltre quella semplice domanda, lui non sapeva come rapportarsi con suo figlio. Stava senza dubbio mostrando delle fragilità che per Hermione furono una novità.
 
“L-lo avevo capito, sì. Mi risulta solo strano sentirti chiedere dei consigli”
 
“Sei la mia consuocera. Astoria continua a dirmi che siamo una famiglia e di chiedervi aiuto se ne avessi avuto bisogno … ma se sono indiscreto, puoi dirmelo”
 
“Non lo sei, Draco, sono stata la prima ad offrirti il mio aiuto” era felice che le chiedesse aiuto, significava che stava reagendo e non stava tagliando fuori dal dolore che provava la sua famiglia, ma anzi faceva anche l’impossibile per salvaguardare il rapporto con suo figlio, persino entrare in confidenza con i suoi nemici di sempre “Se fosse Hugo in una situazione simile, credo che mi affiderei agli insegnamenti che gli ho sempre trasmesso”
 
“Mi stai dicendo che non dovrei fare nulla, anche se è insicuro??”
 
“Devi essere tu il primo ad avere fiducia nell’educazione che avete dato a vostro figlio. Io sono certa che abbia avuto due genitori da cui prendere esempio e non abbia bisogno di altro”
 
Gli venne spontaneo ridere sulla considerazione di Hermione, anche senza averne la reale voglia da parecchi mesi.
 
“Buffo che tu lo dica, Granger. Mi conosci sotto altre vesti, tu sai bene cosa fossi anni fa”
 
“Proprio perché lo so, vedo cosa sei diventato. E, Draco, non è vero che eri solo uno spietato Mangiamorte, non l’ho mai creduto veramente”
 
Si stava quasi pentendo di aver seguito il suggerimento di Astoria. Le aveva chiesto tutto tranne che una personale opinione su di lui e fu quello a dargli veramente fastidio, aveva sperato si limitasse solo ad offrirgli un semplice consiglio su Scorpius.
 
“Ti prego, risparmiami i soliti discorsi che ha continuato a farmi mia moglie, persino da quando è in quel letto”
 
“Astoria ha semplicemente ragione”
 
Rivedeva in Hermione la stessa convinzione di Astoria. Sua moglie poteva essere troppo emotivamente coinvolta per avere su di lui un'idea razionale, ma la sua consuocera non lo era, anzi aveva tutte le ragioni per pensare l'esatto contrario di lui ed odiarlo. O forse era semplicemente troppo buona da riuscire a perdonare persino tutta l'inimicizia che aveva sempre avuto nei loro confronti. Preferì non scoprirlo per paura della verità e la congedò riscoprendo un minimo della sua freddezza.
 
“Non voglio trattenerti oltre, Weasley ti starà aspettando”
 
Non si era nemmeno accorta dell’ora, fu Draco a renderla consapevole che qualcuno a casa la stava aspettando da diverso tempo ormai.
 
“Sì, sarà meglio che io vada. Ore fa era sveglia, temo però che adesso stia dormendo. Ciao, Draco”
 
Se ne stava andando, quando la richiamò all'improvviso nuovamente indietro.
 
“Hermione”
 
Sì voltò ancora più perplessa e sorpresa. Non ricordava che Draco l'avesse mai chiamata in quel modo. Lo vide indugiare qualche istante prima di trovare le parole giuste.
 
“Grazie”
 
Ad Hermione non servì sentire altro per capire a cosa si stesse riferendo, anzi le sembrò già un evento più unico che raro.
 
∞∞∞
 
Dopo la conversazione con suo padre non riusciva più a riprendere sonno, come del resto accadeva qualche notte da un po’ di tempo a quella parte. Era stanco, ma soprattutto era stufo di pensare sempre al peggio che sarebbe potuto succedere. Gli mancava sua madre, la capacità che solo lei aveva di portare serenità in quella casa, nonostante i mille problemi. Le mancava persino il suo sorriso che aveva il potere di confortarlo in qualunque momento. Suo padre per quanto si sforzasse non avrebbe mai potuto sostituirla ed infondo era il primo ad ammetterlo.
 
Rose aveva il vizio di non occupare mai solo la sua parte del letto e anche quella notte la sentì appoggiarsi comodamente alla sua spalla. Ci fece poco caso, era ormai abituato. Invidiava il sonno profondo di sua moglie, anche lui avrebbe voluto chiudere gli occhi per qualche ora e invece neanche il delicato contatto di quella ragazza sembrava rincuorarlo. Lo sguardo gli cadde sulla ragazza e gli venne spontaneo immaginare i suoi bambini per provare ad occupare la mente con pensieri felici. Erano un maschio e una femmina, o almeno così Rose gli aveva detto. Non era sicuro però che sua madre li avrebbe visti nascere e crescere. Ogni pretesto era buono per pensare a sua madre ed era una sensazione che lo faceva impazzire. Si portò disperato le mani sul volto, ma nello scatto di quel gesto svegliò anche Rose, che lentamente, ancora assonnata, posò gli occhi su di lui.
 
“Scorpius … non dormi?”
 
Si accorse troppo tardi dii aver causato il risveglio precoce di sua moglie, cercò di dissimulare tranquillità, ma purtroppo lei era troppo astuta per sfuggirle il suo umore.
 
“Sì, tesoro, sto dormendo, tranquilla”
 
A fatica per il sonno e la gravidanza cercò di sedersi per poterlo scrutare meglio.
 
“Sei sveglio. Non stai bene?”
 
La guardò sorridendo dal basso verso l’alto e le scostò un ciuffo dei lunghi capelli dietro l’orecchio, porgendole una carezza.
 
“Sto bene, amore. Tu come stai?”
 
“Appesantita”
 
“Dovrai resistere ancora poco”
 
Non riusciva per quanto si sforzasse a mostrarle la serenità che non provava. Era palesemente triste.
 
“Scorpius, che cos’hai, a parte il fatto che stiamo per diventare genitori a sedici anni?”
 
“Mia madre non li conoscerà. Mi manca. Mi manca il modo in cui mi è accanto e mi rincuora. Ne è capace solo lei. Mi manca, Rose, mi manca da morire”
 
“Lo so”
 
Stavolta fu lei a porgergli qualche carezza tra i capelli, ma si rendeva conto che quelle attenzioni non avrebbero mai potuto sostituire quelle di Astoria.
 
“Sai cosa mi ha sempre detto mio padre, quando ero piccolo?”
 
“Non me lo hai mai detto”
 
“Mi diceva, guarda la mamma come è bella, sembra una stella splendente. Una cosa buona l’ha fatta mio suocero, le ha dato il nome giusto. Astoria in greco significa stella. Mi diceva che era entrata nella sua vita all’improvviso e l’aveva illuminata, proprio come la stella più luminosa. Se penso alle sue parole, mi viene facile comprendere il suo comportamento da quando mia madre è ricoverata al San Mungo. Si sente spaesato”
 
“Scorpius. Io sono qui e ti amo tanto. So di non poterla sostituire e nemmeno voglio, ma posso starti accanto”
 
Le era grato per tutto l’amore che era in grado di dargli proprio quando ne aveva più bisogno. Anche lei era entrata nella sua vita quando aveva più bisogno di conforto e lo stava aiutando ad affrontare uno dei momenti più difficili della sua vita. Credeva persino che quei bambini fossero una benedizione per lui, per ricordargli di non lasciarsi andare alla malinconia, ma di lottare per la sua famiglia.
 
“Se non ci fossi tu, non so come farei. Ma dovrai aiutarmi con i nostri bambini, non sono pratico”
 
“Lo farò”
 
Gli sorrise dolcemente, dando per scontato che anche lei non avesse alcuna esperienza. Il sorriso della ragazza però si spense all’improvviso poco dopo.
 
“Rose, che c’è?”
 
La vide spaventata portarsi le mani sulla pancia ed anche lui per lo spavento davanti a quella reazione si mise a sedere. La ragazza spostò le lenzuola, scoprendo anche lui ed entrambi videro ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Le lenzuola di seta sotto Rose erano inzuppate. Indietreggiò leggermente con la schiena allarmata e ebbe solo la triste conferma del parto imminente. Ciò che uscì dalle labbra della ragazza fu solo un leggero sussurro.
 
“Scorpius”
 
“Rose, è quello che penso?”
 
Si tenne la pancia per il dolore ed iniziò a respirare più profondamente provando a contenerlo.
 
“S-stanno nascendo”
 
“Rose, non c’è nessun altro alla Villa, siamo soli”
 
La ragazza si aggrappò convinta alla sua maglietta, non riusciva a capire però quanto suo marito fosse terrorizzato.
 
“Scorpius! Aiutami!”
 
“T-ti porto in ospedale in qualche modo”
 
Voleva aiutarla a scendere dal letto, provando a riscoprire un po’ di coraggio, ma quando Rose sentì le mani di suo marito afferrarla per la schiena e le gambe, si irrigidì e allarmò.
 
“No! No, Scorpius, ti prego, non spostarmi”
 
“Rose, io non posso farti partorire, lo sai, vero?”
 
“M-mia madre … c-cercala. Sbrigati!”
 
 
∞∞∞
 
 
Aprì lentamente la porta della camera, stando attenta a non far cigolare la maniglia. Perché avevano la dannata abitudine di chiudere quella porta? Non era ovviamente riuscita a non fare rumore, così provò almeno ad entrare in punta di piedi per non svegliarlo. Le era sfuggita totalmente di mano l’ora tarda, ma proprio per quello era convinta di trovarlo nel mondo dei sogni, invece lo vide sul letto avvolto dalla sola fioca luce della bacchetta, mentre era intendo a leggere dei documenti. Hermione accese velocemente i neon della stanza e lo fissò contrariata.
 
“Ron, mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo …”
 
“… stessi dormendo? In effetti l’ora è quella”
 
Spense la bacchetta con naturalezza e tornò a consultare con serietà i fascicoli che teneva stretti tra le mani. L’atteggiamento del marito la lasciò perplessa, si aspettava sicuramente un altro tipo di reazione. Colse l’occasione di quell’attimo di apparente tranquillità per togliersi la giacca.
 
“Come mai lavori a quest’ora?”
 
“Per quanto Rose mi stia aiutando al Ministero, ci sono questioni che devo per forza risolvere da solo”
 
“O mi stavi aspettando?”
 
“Come?”
 
Si era riconcentrato su quei fogli e non aveva nemmeno compreso cosa sua moglie gli avesse chiesto. Hermione lasciò cadere il discorso e si incamminò verso l’armadio.
 
“Niente. Sai, ero al San Mungo da Astoria. Draco è arrivato più tardi ed era talmente sconvolto che non me la sono sentita di andarmene. Mi ha chiesto un consiglio su Scorpius”
 
Ron annuì fingendo di essere rilassato e concentrato sui suoi documenti, ma la verità era che la preoccupazione non aveva tardato a giungere. Non gli pareva corretto in quel momento però fare polemiche e cercava in tutti i modi di reprimere quei sentimenti.
 
“Hai fatto bene a restare, lui aveva più bisogno di te”
 
Si voltò stranita verso di lui, le lancette dell’orologio spaccavano le tre di notte e lui non faceva una piega. Provò a proseguire con il suo racconto, ma la sua voce era chiaramente incrinata per il fastidio.
 
“Astoria non dà alcun segno di miglioramento. Quando sono arrivata c’erano i suoi genitori. Poveri signori Greengrass, non riesco ad immaginare cosa stiano passando. Se Rose fosse in quel letto, credo che impazzirei dal dolore”
 
“E non solo tu, Hermione”
 
Prima di cambiarsi si sedette sul letto a fianco del marito, era stufa della sua indifferenza.
 
“Ron, sei arrabbiato?”
 
“Non lo sono. Perché dovrei esserlo?”
 
“Perché sono le tre di notte, forse?”
 
“Ti sai difendere benissimo anche da sola”
 
Continuava a non guardarla in faccia e a rivolgere un’espressione seria ai documenti, che, a parere di Hermione, sarebbero già dovuti essere consumati dalla concentrazione del marito. Si stava stufando e stava perdendo la pazienza.
 
“Ronald!”
 
Fu in quel momento che per lo spavento si decise a posare gli occhi su di lei.
 
“Hermione, non urlare, ti sento. Hugo sta dormendo”
 
“Perché ti stai comportando così?”
 
“Così come?”
 
“Come se non ti importasse nulla che tua moglie torna a casa a quest’ora”
 
Gli indicò persino l’orologio sul comodino sperando di essere più convincente, credendo che a lui fosse sfuggita l’ora. Ron si voltò sul serio in quella direzione, ma lo sapeva già, teneva monitorate quelle lancette ogni quarto d’ora.
 
“E cosa ti fa credere che non mi importi?” la fissò sperando che lei comprendesse “Certo che ero preoccupato, non mi hai nemmeno avvisato. Ed eri con Draco”
 
Hermione sorrise delusa, era esattamente ciò che temeva di sentire e non ne rimase nemmeno sorpresa.
 
“E tu in un momento simile pensi alla gelosia?!”
 
“Ecco, vedi come fai? Sei entrata e non ti ho detto niente. Anche quando non dico niente non ti va bene? Tanto in caso contrario mi avresti dato dell’insensibile, mentre tu fai di tutto per litigare. La gelosia l’hai nominata tu, non io” Hermione cercò di ribattere, ma lui non le lo permise “E comunque, no, tesoro, penso solo che lui sia un Malfoy e dei Malfoy continuo a fidarmi poco. Gli ho già dovuto affidare mia figlia, non ho voglia di avere paura anche per te”
 
“Ron, che cosa … P-paura? Cosa pensi possa farmi? L’hai detto tu, so difendermi”
 
Ciò che lo angustiava quella notte andava ben oltre una semplice gelosia. Era principalmente la sua scoperta a non fargli chiudere occhio e il pensiero che sua moglie e sua figlia in quelle ore fossero nelle mani di quella famiglia lo tormentava. I documenti che teneva tra le mani erano la prova inconfutabile delle sue accuse e la prova che quel terribile evento a distanza di diversi anni si fosse nuovamente verificato.
 
“Sapevo perfettamente che eri al San Mungo, ultimamente passi più tempo là che a casa, e sapevo che eri con lui, ma la cosa peggiore era che sapevo anche che qualcuno era evaso da Azkaban”
 
“Cosa?? Puoi ripetere, per favore?”
 
Si voltò istintivamente verso la porta per il timore di aver svegliato il figlio con la sua incredulità. Sperava di aver capito male, eppure suo marito sembrava essere molto serio, una serietà che sfoggiava poco volte nell'arco della giornata.
 
“Ron, cos’hai appena detto?”
 
“È Lucius Malfoy ad essere evaso” si stava agitando lui per primo, ripetere ciò che continuava da ore a rileggere rendeva nella sua mente ancora più drammatico l'avvenimento “Ascoltami, io non credo che Draco c’entri nella sua evasione, temo solo che quell’uomo possa cercare la collaborazione di suo figlio e che venga coinvolta Rose”
 
Si era avvicinato dolcemente a lei per tranquillizzarla, l'aveva evidentemente scossa con quella notizia e ciò poteva facilmente leggerlo negli occhi di sua moglie.
 
“Ron, ti rendi conto di ciò che mi stai dicendo? Com'è potuto succedere? Non esiste prigione più sicura, dove abbiamo sbagliato?!”
 
Era ancora sconvolta da quelle ultime novità e faceva fatica a reagire. In un colpo solo Ron era riuscito a mettere in crisi il Ministro della Magia e una madre apprensiva nei confronti di sua figlia. Le afferrò una mano e le passò delicatamente i fogli che stava consultando.
 
“Sono solo preoccupato per questo, Hermione, né geloso né arrabbiato per essere tornata a casa a quest’ora. Sei il Ministro e dovevo per forza informarti. So che ci coinvolge personalmente e temo che stavolta dovremo essere noi ad aiutare Draco”
 
Lesse velocemente quelle righe per conoscere meglio i dettagli, ma non c'era scritto nulla che la potesse agitare di più. Si voltò verso suo marito e le sembrarono strane le conclusioni a cui era giunto, non era da Ron scagionarlo in quel modo, soprattutto senza prove.
 
“L-lui non sa niente, Ron, è solo sconvolto per le sorti di sua moglie, ma rischia comunque di essere accusato di complicità”
 
Si fidò delle parole di sua moglie e del modo in cui lei continuava a non mettere in dubbio l’onestà di Draco.
 
“Stai tranquilla, faremo qualsiasi cosa per impedire che il suocero di nostra figlia finisca ad Azkaban. I ragazzi sono alla Villa da soli?”
 
“Sì, Draco è rimasto con Astoria, l’ho lasciato al San Mungo”
 
“Dannazione, Hermione! E’ il primo posto dove Lucius andrà”
 
Si alzò velocemente per uscire dalla stanza con l'unico obiettivo di aiutare Scorpius e Rose. Hermione lo costrinse a fermarsi, quando ormai stava varcando la soglia. Lo aveva seguito percorrendo rapidamente le scale e lo aveva raggiunto con il fiato corto.
 
“V-vai alla Villa? Ron, è notte, li spaventerai. Sono già tesi per Astoria”
 
Aprì la porta, ignorando le raccomandazioni della moglie.
 
“Voglio proteggerli, anche a costo di spaventarli”
 
Hermione lo seguì, ormai rassegnata.
 
“Vengo con te”
 
“Sicura di voler venire con me? Non sappiamo se lui sia già là”
 
“Ronald, non mi spaventa Lucius. Mi spaventa che tutto ciò stia capitando proprio ora, Draco non è in grado di affrontarlo e i ragazzi ancor meno”
 
“Per loro ci sarai tu”
 
Le sorrise e le afferrò la mano, trascinandosela dietro. Quando si Materializzarono, si trovarono proprio davanti alla porta della grande Villa. Ron non seppe spiegare come ci fosse riuscito, evidentemente la presenza di Hermione lo aveva aiutato a tenere a bada l'agitazione. Le lasciò la mano solo per poter muovere il vecchio anello che si trovava alla sua altezza e bussare, ma Hermione gli spostò con poca delicatezza il braccio.
 
“No, fermo! Moriranno di paura, penseranno che sia successo qualcosa ad Astoria”
 
Ron la guardò perplesso e bussò piano. Non riuscirono però a capire per quale ragione Scorpius fosse già in procinto della porta con il fiato corto. Aprì a loro nel giro di qualche secondo e quando vide i suoi suoceri tirò un sospiro si sollievo. Era chiaramente agitato e arrivarono sia Ron che Hermione alla soluzione per loro più logica.
 
“Ragazzo, che cosa è successo?”
 
“R-Rose …”
 
“Cosa le è successo? Cosa le ha fatto Lucius Malfoy??”
 
Scorpius non si aspettava però quel nome, era diventato all'improvviso confuso, dimenticandosi persino per un istante che sua moglie fosse da sola e agonizzante al piano superiore.
 
“L-Lucius Malfoy? Mio nonno? Sua figlia sta per partorire … cosa c'entra lui?”
 
Hermione a quella notizia si precipitò sulle scale, mentre Ron non accennò a riporre la bacchetta per paura di ricevere quella notte qualche visita sgradita. Rose sentì la porta della stanza aprirsi con frenesia e vide il miraggio rassicurante del volto di sua madre.
 
“Bambina mia!”
 
“M-mamma. Aiutami”
 
Si sedette al suo fianco e le accarezzò dolcemente la fronte imperlata, scostandole i capelli che si erano attaccati a quei cristalli di sudore.
 
“Sono qui, tesoro. Respira”
 
“P-perché sei già qui? Scorpius non può aver fatto in tempo ad avvisarvi”
 
“Non è importante, Rose. Sei entrata in travaglio, pensa solo al parto”
 
Si era accorta da sola di essere vicina al parto, il dolore che sentiva non erano semplici fitte o piccoli calcetti di quei bambini.
 
“Fa male, mamma!”
 
“Lo so, ma finisce presto. Devi essere coraggiosa, tesoro, e a te il coraggio non manca”
 
Le accarezzava i capelli sperando di infonderle quel coraggio che in un momento simile non era mai abbastanza.
 
“Ci vorrebbe la nonna Molly qui con noi, lei saprebbe meglio di me come trattare parti gemellari”
 
Rose afferrò la mano della madre e la strinse forte.
 
“R-restami accanto”
 
“Sono qui, tesoro, e non me ne vado da nessuna parte”
 
Sentirono dei passi concitati salire la maestosa scalinata e subito dopo videro comparire Ron, che si bloccò all’improvviso sul ciglio della porta, indeciso se varcare o meno quella soglia.
 
“Papà!”
 
“Ehi! C-che mi sono perso?”
 
Hermione alzò gli occhi al cielo, capì al volo quanto suo marito si stesse agitando in quella situazione.
 
“Ronald, invece di stare impalato sulla porta, ti dispiacerebbe aiutarmi?”
 
“S-sì, certo. Ti prendo … quello che ti serve”
 
“Ecco, bravo”
 
Uscì chiudendosi la porta alle spalle, ma non fece nemmeno un passo, che rientrò dopo una manciata di istanti.
 
“Hermione, scusa, che cosa ti devo prendere?”
 
La moglie con uno sforzo immane cercò di mantenere la calma, si alzò e gli passò accanto infastidita.
 
“Mai una volta che si possa contare su di te, Ronald. Resta con Rose, pensi di farcela senza svenire?”
 
Lo provocò senza dargli la possibilità di difendersi. Rimase solo con sua figlia e non ebbe molta scelta che avvicinarsi e sedersi accanto a lei, dove prima si trovava Hermione.
 
“S-svenire, papà? Perché mai dovresti svenire? Al massimo quella potrei essere io tra qualche minuto”
 
“Ho una brutta esperienza con i parti. Specie quello tuo e di tuo fratello”
 
L’espressione terrorizzata del padre al solo ricordo di quei momenti la fece sorridere e le rese un po’ più sopportabile il martellante dolore che sentiva al basso ventre.
 
“Grazie, papà”
 
“Per cosa, Rose? Non ho fatto niente, al contrario ora torna la mamma e ti aiuta”
 
Strinse forte la mano di Ron, quando una nuova contrazione le tolse il fiato. Non c’era nulla di nuovo per lui, le sofferenze che sua figlia stava patendo erano le stesse che aveva dovuto sopportare sua moglie anni prima.
 
“Resta qui insieme alla mamma, papà”
 
“Rosie, credo che mio genero sia più appropriato in questo momento”
 
La voce determinata e autorevole di Hermione alle sue spalle era pronta a contraddirlo. Era ritornata con tutto l’occorrente e si preparava a far nascere i suoi nipoti.
 
“Meglio tu, Ron, Scorpius mi sembra troppo giovane e inesperto per infonderle coraggio” si rivolse subito dopo dolcemente alla figlia “Sei pronta, tesoro? Ci siamo quasi”
 
“Mamma, se ti dico di no, è un problema?”
 
“Un grosso problema, piccola. Ron, mi faresti la cortesia di farmi un po’ di luce?”
 
Afferrò la bacchetta e continuando a dare le spalle alla moglie illuminò con Lumos la punta della bacchetta.
 
“Grazie, tesoro. Rose, ora devi solo spingere più forte che puoi”
 
La ragazza strinse più forte la mano libera del padre e ascoltò la madre. Ron stava evidentemente soffrendo insieme a lei, chiuse persino gli occhi per non assistere a quello spettacolo.
 
“Papà!”
 
“S-sono qui, tesoro”
 
“Ron, vedi di non stare male come l’ultima volta”
 
“Ci provo, Hermione, ma non garantisco”
 
“Ora capisci, Rose, perché tu ed Hugo non avete un fratellino?”
 
Era chiaro quanto sua madre cercasse di alleggerire la tensione con qualche innocente battuta. L’unica a riuscire veramente a mantenere il controllo sembrava essere lei.
 
“P-perché i deboli sono loro, non noi donne”
 
“Esatto, tesoro mio, quindi spingi, che senza nemmeno accorgertene questi bimbi nasceranno”
 
Decise di seguire l’incoraggiamento di Hermione e sperò che soffrire in quel momento le avrebbe dato a breve un po’ di sollievo. La fortuna volle che i suoi desideri venissero esauditi.
 
“Rose, non manca molto!”
 
Da quando Hermione iniziò a vedere sbucare una testolina rossa a quando un pianto invase la stanza passarono pochi secondi. Ron riaprì gli occhi udendo la voce gioiosa della moglie.
 
“Ron, ti assomiglia. È proprio un Weasley!”
 
Si voltò curioso per vederlo e si commosse non appena intravide delle piccole manine muoversi. Hermione lo avvolse delicatamente in una coperta e si rivolse a lui.
 
“Lo prendi in braccio? Deve ancora nascere la bimba. Non preoccuparti per la luce, me la cavo”
 
La ascoltò, ripose la bacchetta ed Hermione fece scivolare il neonato tra le braccia di Ron. Notò in quel momento gioiosa la commozione negli occhi del marito, ma non c’era tempo per i festeggiamenti, la sua nipotina doveva ancora venire al mondo. Mentre Hermione tornò a concentrarsi sulle sofferenze della figlia, Ron non riusciva a smettere di guardare quel bambino, che a sua volta non scollava gli occhi azzurri dal nonno. Fu proprio in quel momento che si accorse di un dettaglio a lui familiare, quel bambino aveva cambiato colore a quel piccolo ciuffo che aveva in testa. Gli ritornarono subito in mente gli unici Metamorfomagus che avesse conosciuto e dopo un breve collegamento si rese conto che quel bambino era anche loro parente. La voce sofferente di Rose attirò l’attenzione di Ron, prima che potesse annunciare anche alla moglie e alla figlia quella sorprendente scoperta.
 
“V-volevamo chiamarlo Severus. È grazie ad Albus se è nato”
 
Ad Hermione non sfuggì l’irritazione del marito a quel nome e nemmeno a Rose tra una contrazione e l’altra. Avrebbe senza dubbio preferito non dare a suo nipote un nome che era appartenuto ad un Serpeverde, per quanto nobile potesse essere stato.
 
“Pensiamo dopo ai nomi, Rose, ora deve ancora nascere una piccola principessa”
 
“P-papà, il suo secondo nome è Bilius. Severus Bilius Malfoy”
 
“Il nome di mio zio è orribile, poi vicino a quel cognome è anche peggio”
 
“Ronald, vuoi tacere?! Tua figlia sta partorendo, non è il momento di discutere. Avanti, Rose, ancora un piccolo sforzo”
 
Proprio mentre quella bambina nacque, Scorpius entrò preoccupato nella stanza, stufo di attendere che venissero a chiamarlo. Incrociò il sorriso di Hermione, che lo invitava ad avvicinarsi.
 
“Scorpius, appena in tempo, i tuoi figli sono nati”
 
Emozionato fece qualche passo verso i suoi suoceri per vedere quei bambini e poi si voltò verso Rose con le lacrime agli occhi, quando lei sfinita attirò la sua attenzione.
 
“Come la chiamiamo, Scorpius?”
 
Si concentrò sulla bambina. Era bionda, proprio come i Malfoy e aveva degli inconfondibili occhioni azzurro cielo. La strappò incantato dalle braccia di Hermione, senza che lei facesse alcuna resistenza, e si avvicinò alla sua giovanissima moglie. Si sedette accanto a Rose e non scollando gli occhi dalla piccola si rivolse a lei con un sussurro.
 
“Astoria”
 
Solo in quel momento alzò lo sguardo sulla ragazza per chiederle conferma, ma lei era assolutamente d’accordo con suo marito e anch’essa incantata dallo sguardo innocente e fragile di sua figlia.
 
“Astoria Jean Malfoy. In onore anche di chi l’ha aiutata a nascere”
 
Rose si voltò sorridendo stanca verso la madre in cerca della sua approvazione, dopo la reazione del padre.
 
“A me non dispiace affatto il mio nome vicino a quel cognome”
 
Purtroppo però anche l’infelice considerazione di sua moglie lo infastidì e lei lo capì. Con un sorriso lo provocò e stuzzicò la sua irritazione.
 
“Amore, sei geloso?”
 
“Se non ti avessi sposata, avrei avuto meno casini” il sorriso di Hermione si spense, era serio, lui non sembrava affatto scherzare “Vado a controllare l’ingresso, per stanotte è meglio che faccia il mio dovere di Auror”
 
Le passò delicatamente il piccolo Severus, anche se la sua espressione seria contrastava con quella dolcezza. Mentre le sue braccia si intrecciavano a quelle del marito, sussurrò per non farsi sentire dalla figlia e dal genero.
 
“Ron, stavo solo scherzando”
 
“Lo so, scusami, neanche io lo penso, ma non ho voglia di scherzare, sono preoccupato che Lucius possa farci qualche sorpresa poco gradevole stanotte e non riesco a godermi la nascita dei miei nipotini. Tu pensa solo a Rose, al resto penso io, almeno fino a che Draco non sarà di ritorno”
 
Lo vide sfoderare nuovamente la bacchetta e uscire senza degnarla di ulteriori sguardi.
 
Continua …
 

 

Ciao ragazzi!
 
Buon anno a tutti voi!! <3
 
Sono in un ritardo immenso come sempre, ma leggermente meno infinito del solito XD (che vita difficile -.-“).
 
In questa lunghissima storia ci mancava un po’ d’azione, cosa dite? Tanto per complicare un po’ le cose, che sono sempre semplicissime (XD), ho architettato anche un’evasione … da qui in poi (perché ovviamente siamo ancora lontani dalla fine) non riesco a prevedere che cosa accadrà, tranne che la nostra cara Astoria sopravviverà e potrà anche lei godersi i suoi nipotini 😊
 
Ringrazio tanto Chiara_05 per l’idea di rendere il piccolo Severus un Metamorfomagus e lo so, manca ancora una parte, ma la inserirò un po’ più avanti per rendere al meglio la tua idea! 😉 <3
 
Colgo l’occasione anche per ringraziare la mia adorata HarryPotter394, perché senza di lei molto probabilmente questa storia sarebbe terminata molti mesi e molti capitoli fa <3
 
Nel ringraziare di cuore tutti coloro che mi lasciano un loro parere, tutti coloro che hanno la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti e hanno ancora la curiosità di leggere questa FF, vi do appuntamento al prossimo capitolo, sperando che anche questo vi sia piaciuto 😊
 
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** La soluzione più Oscura ***


La soluzione più Oscura

 

Il dolce suono delle campane, che preannunciava aria di festa, inondava le pareti della Tana e di quella piccola stanzetta che Molly e Arthur avevano riservato ai loro pronipoti. Era proprio tra quelle quattro mura che Scorpius non si decideva a distogliere lo sguardo malinconico dalla piccola Astoria, che era impegnata in un sereno sonno, accompagnato dalle carezze del suo giovane papà. Quella bambina era l’unica però a riuscire a trovare un po’ di serenità, il ragazzo non era in grado di riscoprire la gioia del Natale, si sentiva chiuso in una bolla dal quale non c’era alcuna prospettiva di rivedere la luce del sole ed anche i suoni più rassicuranti venivano tristemente attutiti. Se ne stava seduto accanto alla culla, appoggiato alle sbarre di legno in segno di rassegnazione, con il mento posato su un braccio e l’altro allungato verso la sua bambina che si era calmata grazie alle sue carezze sulla manina che teneva strette le dita del padre e non sembrava essere affatto intenzionata a lasciarlo scappare. Scorpius continuava con il pollice ad accarezzare la morbida pelle di Astoria e continuava a fissarla pensieroso. Non poteva proprio negare, neppure a se stesso, l'intensa preoccupazione che provava per sua madre. Quella neonata gliela ricordava così tanto, non solo per il nome che aveva ereditato, e si apriva una voragine nel suo cuore al solo pensiero che sua madre non avrebbe potuto conoscere i suoi nipotini. Anche la sua bambina brillava come una stella, unica speranza nell'oblio in cui erano caduti, ma quell’anno non ci sarebbero stati festeggiamenti per loro e forse quella festa sarebbe solo servita per riscoprire un po’ di affetto familiare. I coniugi Malfoy non erano presenti, suo padre aveva preferito trascorrere quelle ore al San Mungo. E come dargli torto? Lui per primo lo avrebbe fatto, se Rose si fosse trovata in una simile situazione. Il suo cuore ebbe un fremito e gli occhi si inumidirono, stanchi di essere forti. Sentì proprio in quel momento una lieve pressione sulle sue dita, ancora a contatto con la manina di sua figlia. Percepiva forse il suo dolore e cercava di rincuorarlo? Era impossibile, era nata da pochi giorni, a meno che lei non fosse … ma lui si rifiutava di credere che potesse esserlo. Era forse in grado di leggere la mente altrui? Da quanto ne sapeva, era possibile essere una Legilimens, ma lo era anche sua figlia? In quel momento però gli importò poco delle capacità di cui fosse dotata, beneficiò solo del dolce conforto che la sua bambina, volontariamente o meno, sembrava volergli donare.
 
“Scorpius”
 
Udì insinuarsi tra i suoi pensieri la voce pacata della moglie e lui, preso alla sprovvista dalla sua improvvisa comparsa sulla soglia della stanza, si asciugò velocemente gli occhi, sperando di camuffare nel migliore dei modi.
 
“Si è appena addormentata. Volevo accertarmi stesse bene, prima di scendere, per evitare poi di dover risalire, se avesse ricominciato a piangere”
 
“E sta bene?”
 
Aveva colto tutto il dolore e quanto la vicinanza con sua figlia servisse a lui per primo per alleviarlo, mentre la bambina sembrava essere piuttosto tranquilla. La piccola Astoria respirava serenamente con le dolci premure di Scorpius e lui acquietava i suoi dormenti stringendo quella piccola manina. Se la situazione non fosse stata particolarmente drammatica per la loro famiglia, Rose si sarebbe sicuramente intenerita davanti a quella scena, invece, oltre all’amore di un padre per sua figlia, racchiudeva anche tanta sofferenza.
 
“Sembra di sì”
 
“E tu come stai?”
 
Si voltò verso di lei, forzando malamente un sorriso di circostanza. Non voleva rovinare il Natale anche a Rose, era il primo con quei bambini, ma Scorpius lo sapeva, per i Malfoy non c’era neanche la prospettiva di un po’ di felicità. E se avesse coinvolto in quel destino crudele anche sua moglie e i suoi figli? Sua madre gli aveva ripetuto che tutto sarebbe andato per il meglio, eppure infondo a quel tenebroso tunnel lui non riusciva nemmeno ad intravedere uno spiraglio di luce.
 
“Bene”
 
“Scorpius, non mentirmi, quest’anno non hai alcuna voglia di festeggiare il Natale”
 
“Già e come potrei averne?”
 
Le manifestò tutto il suo sconforto, rimanendo appoggiato a quella culla. Rose avrebbe tanto voluto abbracciarlo e infondergli quel coraggio che sembrava venirgli a mancare. Fece mezzo passo verso di lui, ma delle grida al piano inferiore la bloccarono. Fu proprio in quel momento che Scorpius si ridestò da quella posizione e si allontanò delicatamente dalla manina della piccola Astoria. Gli sguardi confusi che rivolsero l’una all’altro non ebbero bisogno di tante parole. Si precipitarono verso le scale e quando scesero, videro chiaramente sulla soglia della porta la bacchetta di un uomo a loro sconosciuto premere sul petto di Ron. Sembrava essere un uomo non più tanto giovane e Rose riconobbe senza alcun dubbio l’orribile divisa dei condannati di Azkaban. Per quanto la conoscenza appresa dai numerosi libri l'avesse aiutata ad interpretare la gravità della situazione, il suo istinto la spinse a correre mesta in aiuto di Ron.
 
“Papà!”
 
Stava muovendo pericolosi passi in direzione della porta, ma Scorpius fu più veloce, riuscendo ad evitare che commettesse qualche sciocchezza, correndo disarmata in soccorso del padre. Ron udì con dispiacere le urla spaventate di sua figlia e sperò che suo genero la proteggere davvero come aveva promesso di fare innumerevoli volte. L'Auror non poté fare nulla di più che rivolgersi al suo aggressore.
 
“Non davanti alla mia famiglia”
 
“Domandi pietà? Voglio sapere dov’è mio figlio, quindi me lo direte con le buone o con le cattive, a voi la scelta”
 
Lucius non ammetteva alcun compromesso e sperò di essere stato sufficientemente chiaro. Fece vagare uno sguardo disgustato su tutti i presenti, fino a sommersi su uno in particolare che aveva tutta l'aria di non essere un Weasley. Doveva per forza essere suo nipote e la mocciosa che aveva protetto invece doveva essere la mezzosangue con cui stava. Quella famiglia non sarebbe potuta cedere più in basso, oltre ad aver tradito la purezza del sangue, si era imparentata con mezzosangue e la cosa peggiore era che erano riusciti persino a macchiare il buon nome della nobile casata dei Malfoy. Ron capì subito dove lo sguardo di Lucius si era soffermato e tornò prudentemente ad attirare l'attenzione su di sé. Era ancora più imprevedibile del solito, anni rinchiuso in una cella di Azkaban avrebbero indurito probabilmente il cuore di chiunque, ragione in più se quel cuore non aveva mai conosciuto la clemenza.
 
“Mi dispiace, ma non so dove sia. So però che ha sbagliato a venire proprio qui oggi. La risbatteremo ad Azkaban e se non potrò farlo con le mie mani, ci penseranno mia moglie e mio cognato, può starne certo”
 
Quelle minacce però peggiorarono solo l'umore di quell’ospite, che accentuò la pressione della bacchetta su di lui.
 
“Forse non sono stato sufficientemente convincente. Dov’è mio figlio?”
 
Nessuno fiato, nessuno di loro sapeva cosa fare e Ron si augurò che nessuno muovesse un solo passo nel tentativo di salvargli la vita, si sarebbero solo cacciati inutilmente in un grave pericolo. Tutti si morsero sofferenti la lingua fino a farla sanguinare. Tranne uno. Tutti avrebbero voluto attaccarlo, ma il padrone di casa in particolare non ci pensò troppo a lungo a ribellarsi.
 
“Fuori da casa mia, Lucius!”
 
Arthur si guadagnò un'occhiataccia disgustata da parte dell'altro per quel gesto temerario. Lucius però non si fece intimorire e nemmeno aveva qualcosa da perdere, così cambiò velocemente bersaglio e puntò la bacchetta contro quell'uomo. Rose e Scorpius al nome pronunciato da Arthur capirono subito spaventati di chi si trattasse, ma purtroppo per loro non riuscirono ad evitare l'attacco che si apprestava a lanciare.
 
Diffindo
 
Ron, che era il più vicino, non indugiò nemmeno un istante e si frappose tra i due contendenti, subendo in pieno l’incantesimo.
 
“Ron!”
 
Hermione si precipitò spaventata dal marito, ignorando totalmente che Lucius avesse ancora la bacchetta sguainata su Ron, ma era ormai inerme, le sue ginocchia erano cedute e ora si trovava riverso a terra e sanguinante. Arthur rimase totalmente ammutolito e sconvolto davanti al gesto del figlio. Il fatto di aver finalmente sfogato la sua ira e la sua impazienza su di loro, non sembrava averlo quietato, anzi stava minacciando di portare a termine il lavoro che Ron era riuscito prontamente ad impedire.
 
“Ditemi dov’è Draco!”
 
Scorpius non riuscì più ad assistere alla tortura della sua famiglia da parte di quell'uomo, che il sangue rendeva purtroppo suo nonno.
 
“E’ al San Mungo … da mia madre”
 
Lucius lanciò solo un'ultima occhiata disgustata ai presenti e in particolare al nipote, prima di uscire da quella catapecchia che loro osavano anche chiamare casa. Anche Rose non indugiò e si precipitò spaventata dal padre. Notò subito il profondo taglio all’altezza dell'addome e il sangue che non accennava a smettere di fluire. Richiamò con un filo di voce e disperata l'attenzione di Ron.
 
“Papà”
 
Ron tentava con le poche forze che aveva di allontanare la moglie e la figlia preoccupate.
 
“Non è grave, dovete avvertire Draco”
 
“Papà, sanguini”
 
Lo sapeva bene e avrebbe forse dovuto anche prevedere che avrebbero fatto qualunque cosa per riuscire a salvarlo. Hermione cercò di riscoprire la lucidità necessaria per aiutare nel modo più efficace suo marito.
 
“Serve del dittamo”
 
Si precipitò con la suocera alla ricerca di quella medicazione e Arthur, ridestato dallo shock, aiutò il figlio ad alzarsi, ma non mancò di rimproverarlo severo.
 
“Non avresti dovuto metterti in mezzo, mi dici che ti è saltato in mente? Ti ricordo che hai una famiglia a cui pensare, non ti sono consentite gesta eroiche”
 
“Avrei dovuto lasciare che ti colpisse? Mi chiedo solo a chi abbia rubato quella bacchetta”
 
Lo condusse verso il divano e lo invitò a sedersi lentamente, non era mai stato ubbidiente in tutta la sua vita e di certo non lo sarebbe diventato alla soglia dei quarant’anni. Ron teneva premuta una mano sulla ferita nel vano tentativo di fermare quella emorragia, ma senza un aiuto non ci sarebbe mai riuscito. In compenso il dolore veniva alleviato dalla presenza di sua figlia che non aveva alcuna intenzione di allontanarsi dal suo fianco.
 
“Ora la mamma torna, cerca di resistere”
 
“Sì, ora torna”
 
Tentò un sorriso per non angustiarla, peccato che gli uscì solo una mezza smorfia provocata dal dolore.
 
“E’ colpa mia, papà. Se solo non mi fossi innamorata di Scorpius, tutto questo non sarebbe mai successo. Quell'uomo non avrebbe avuto la malsana idea di andare incontro a due Auror e al Ministro della Magia nel giorno di Natale, pur di trovare suo figlio”
 
Ron le porse una rincuorante carezza tra i capelli con la mano pulita. Lui e sua moglie ovviamente non avevano anticipato nulla a Rose e Ron era stato ben attento a nasconderglielo per non spaventarla ogni volta che lo aveva aiutato con il lavoro d'ufficio. Quella ragazza però era troppo sveglia per non capire cosa fosse successo dopo quella visita, avrebbe dovuto intuirlo e prepararla a quell’eventualità. Eppure Rose non accusava nessuno di loro per averle nascosto un evento così importante e che riguardava direttamente la famiglia in cui era entrata a far parte, lei continuava imperterrita ad autoaccusarsi.
 
“No, tesoro, non è colpa tua. Azkaban non era abbastanza per lui, avrei dovuto farlo fuori con le mie mani anni fa”
 
Scorpius si trovava a pochi metri da loro e si malediceva per non aver parlato, prima di lasciare che quell'uomo colpisse suo suocero.
 
“Signor Weasley”
 
“Scorpius … tuo padre non sa dell'evasione di tuo nonno e, miseriaccia a me, avrei dovuto dirglielo, anche se era incasinato con tua madre!”
 
Il dolore non gli consentiva di mantenere la calma. Per sua fortuna, Hermione tornò poco dopo, precipitandosi subito da lui, ma Ron si rifiutò inaspettatamente di farsi aiutare da lei, allontanando d'istinto le sue mani. Era forse impazzito? Si meravigliò persino lui di se stesso.
 
“Hermione, aspetta, Draco. Devi raggiungerlo al San Mungo e avvertirlo … lui e Astoria sono in pericolo”
 
Non lo ascoltò, non aveva alcuna intenzione di farlo, e minacciò di scoprirgli la ferita, spostando quei brandelli di stoffa insanguinati. Ron la fermò nuovamente.
 
“Ronald, stai scherzando, vero?? Se non ti curo subito, muori dissanguato! E cerca di stare fermo e zitto per una volta nella tua vita, altrimenti perdi più sangue”
 
“Non c’è tempo nemmeno per loro! Hermione, cerca di capirlo, prima che sia troppo tardi. Sei abbastanza intelligente per sapere quali siano le priorità, non è necessario che te le dica io ”
 
“Non ti consento di sacrificarti per Draco, te lo puoi scordare!”
 
Non demordeva, lui per primo avrebbe gradito quelle amorevoli cure, ma non era il momento. Lei lo sapeva perfettamente, ma non riusciva ad ammetterlo.
 
“Hermione, pensa ad Astoria e a quel bambino. Con il mio lavoro rischio tutti i giorni, non è una novità. Ti prego, vai, prima che sia troppo tardi”
 
Continuava ad allontanare da lui le mani della moglie, non era decisamente quello che avrebbe desiderato e lei si rifiutava di capirlo. Molly andò in soccorso del figlio e della nuora, facendoli scendere velocemente ad un compromesso e strappando il dittamo dalle mani di Hermione.
 
“Cara, ci penso io”
 
Hermione fu reticente ad allontanarsi dal marito in quello stato e lui tentò di sorriderle per incentivarla. Si voltò dolorante verso il suo migliore amico senza perdere ulteriore tempo, nessuno di loro ne aveva da sprecare.
 
“Harry, non lasciarla andare da sola, ti prego”

∞∞∞
 
 
Quello era il Natale più triste che lui avesse vissuto da molti anni ormai, esattamente da quando Astoria era entrata nella sua vita. Tutti erano alla Tana a festeggiare, mentre lui era proprio dove avrebbe sempre voluto essere, accanto a sua moglie. Per quanto però le fosse vicino fisicamente, non riusciva a farla stare meglio. Riposava in apparenza serenamente e lui temeva di svegliarla per farla ritornare con la mente ai tristi pensieri e affaticarla. Non aveva avuto nemmeno voglia di rallegrarsi per la nascita dei loro nipotini, senza di lei non poteva essere la stessa emozione. Il perenne pallore sul volto di Astoria peggiorava e lui non poteva fare nulla di più che vederla, mentre inesorabilmente gli sfuggiva dalle mani giorno dopo giorno insieme a quel loro bambino sempre più desiderato.
 
“E’ un vero peccato. Una strega purosangue di una famiglia così nobile avrebbe sicuramente meritato una vita più longeva. Famiglie purosangue ancora degne di quel titolo sono rimaste poche”
 
La voce che Draco udì all’improvviso si insinuò prepotentemente nella sua tristezza e lo paralizzò. Si voltò verso di lui incredulo. Sperò con tutto se stesso di avere le allucinazioni.
 
“Tu. Che cosa ci … no, impossibile, dovresti essere ad Azkaban”
 
“Già. È lì che preferiresti vedermi, vero?”
 
“Che cosa vuoi e come facevi a sapere che ero qui?”
 
Era estremamente diffidente verso quell'uomo che ormai da anni non ricopriva più per lui il ruolo di padre. Lanciò un’occhiata alla porta della stanza per capire come lui avesse fatto ad entrare indisturbato al San Mungo con chiari segni addosso che era un prigioniero evaso.
 
“Mio nipote … un ragazzo intelligente. È sprecato in quella famiglia”
 
Si allarmò subito sentendo nominare il figlio, ma un pensiero volò anche sulla famiglia di sua nuora.
 
“Che cosa gli hai fatto?! Cos'hai fatto ai Weasley?”
 
Quella preoccupazione sconvolse Lucius, era stato sufficiente lasciarlo in balìa di se stesso per perdere totalmente il lume della ragione.
 
“Oh, no, ti sei affezionato a quei traditori del loro sangue. Mi hai deluso, Draco, lo sai?”
 
Il figlio si stava stufando della sua presenza e le sue parole iniziavano ad irritarlo. Afferrò saldamente la bacchetta dalla giacca e gliela puntò contro con decisione. Provocò solo una risata in Lucius, convinto che mai avrebbe osato fargli un graffio.
 
“Mi vuoi attaccare? È così che accogli tuo padre?”
 
“Tu non sei mio padre. COSA VUOI? Non farmelo ripetere”
 
Lucius puntò gli occhi su Astoria e a Draco non piacque affatto quell'improvviso interessamento verso sua moglie.
 
“Pensavo che la rivolessi vedere in salute ed io, se me lo consenti, ti posso aiutare”
 
“E come? Con la Magia Oscura?”
 
“Sai anche tu che è l’unica soluzione”
 
Doveva ammettere che, quando la disperazione sembrava prendere il sopravvento su di lui, quella soluzione sfiorava anche la sua mente. Si voltò verso Astoria con il timore di averla svegliata con le sue urla e la sua agitazione. Scrutò quel viso così smunto, ma che non aveva perso la lucentezza di quell'anima così pura. Sembrava parlargli senza rendersene conto.
 
“Lei non vorrebbe che mi abbassassi a tanto”
 
“Sono sicuro che lei vorrebbe prima di tutto guarire, ma ha bisogno che tu le dia la possibilità di farlo”
 
Era facilmente intuibile per Draco cosa gli avrebbe consigliato di fare Astoria a proposito. Lei si sarebbe senza dubbio sacrificata, pur di non rivederlo sprofondare nelle sabbie mobili del suo passato. Lui però non riusciva a smettere di pensare al bambino che sua moglie portava in grembo, che, per quanto non fosse tra le prospettive più rosee avere lui come padre, meritava ugualmente di vedere la luce del sole.
 
“Draco, fai la scelta giusta. Non sono arrabbiato con te per avermi spedito ad Azkaban, ma, vedi ora, potresti aiutarmi e saldare il debito che hai con me”
 
“Se collaboro con te, è solo per aiutare lei, non farti strane illusioni”
 
Non sapeva ancora cosa Lucius avesse in mente, ma poteva presupporre non fosse nulla di buono.

 
∞∞∞
 
 
Harry ed Hermione si Smaterializzarono velocemente nei pressi del San Mungo. Ciò che videro però li fece rabbrividire. Non si dovettero nemmeno prendere il disturbo di entrare, Lucius e Draco erano già usciti e sembravano essere in procinto di Smaterializzarsi insieme. Draco notò entrambi e provò a lanciare ad Hermione uno sguardo dispiaciuto per quell'evidente tradimento. Non aveva il tempo di spiegare, sperò solo che mettesse in pratica la famosa arguzia di cui era dotata. Lei però non aveva alcuna intenzione di essere ragionevole, era accecata dalla rabbia e non colse affatto ciò che Draco si era sforzato di comunicarle. Provò estrema delusione verso quell'uomo, credeva di doverlo salvare, invece stava prendendo per l'ennesima volta la strada sbagliata, si sentì una stupida ad aver creduto anche solo per un momento che potesse esserci bontà in lui, suo marito aveva avuto tristemente ragione fin dall’inizio.
 
“Sbatto ad Azkaban entrambi e stavolta puoi star certo che non escono, con o senza i loro trucchi di Magia Oscura!”
 
Infuriata stava tornando alla Tana, ma Harry, che probabilmente non aveva colto una totale impassibilità in Draco, cercò di tranquillizzarla. La afferrò velocemente per un braccio, sperando che ciò fosse sufficiente per non farla scomparire in quello stato davanti ai suoi occhi.
 
“Hermione, calmati. Ti sei spaventata per Ron, ma starà bene, è in buone mani. Pensa a Scorpius, con Astoria al San Mungo e Draco ad Azkaban come potrebbe sentirsi?”
 
Cercò di calmarsi, pensando a quel ragazzo innocente che aveva solo la colpa di essere nato nella famiglia sbagliata, ma lei desiderava solo scoprire la verità e fare giustizia.

 
∞∞∞
 
 
Fuori dalla porta della stanza di suo padre, dove sua nonna stava facendo tutto il possibile per curarlo, Rose tremava dalla paura di perderlo. Ron era un Auror, ma lei non aveva mai avuto così tanta paura per la sua vita. Il cuore minacciò di esploderle nel petto, si dovette persino accostare alla porta alla ricerca di un saldo sostegno. Per quanto fosse a contatto con quel freddo legno, non riusciva a cogliere il minimo sussurro provenire da quella camera. Iniziava davvero a comprendere per quale ragione i suoi genitori volessero tenerla lontana dal Ministero, il loro più grande desiderio era quello di proteggerla. Sentì poco dopo la maniglia scattare e Molly dovette confrontarsi con gli occhi azzurri della nipote che stavano annegando in un mare di lacrime.
 
“Nonna, è colpa mia. Papà mi ha ripetuto un sacco di volte di stare lontana da Scorpius ed ora lui a causa della mia testardaggine …”
 
Avvertiva tutto il dispiacere e la mortificazione di quella ragazza e lei non sapeva come placare quei tormenti. Le porse una dolce carezza in viso, asciugandole parte del sale che le scorreva lungo le guance.
 
“Deve solo riposare, tesoro. Vieni, ti preparo una tisana calda, ti farà sentire meglio”
 
Le posò sorridendole una mano sulla spalla, per invitarla a scendere in cucina con lei, ma Rose non si mosse di un passo dalla porta di quella stanza.
 
“Non mi va, vorrei solo sapere che mamma e papà stanno bene, solo questo mi farebbe sentire meglio. Non ho nemmeno notizie della mamma e dello zio”
 
“Rose, non ti devi preoccupare per loro, tornano prima che tu te ne accorga”
 
Il pianto del piccolo Severus interruppe la loro conversazione, impedendole di esternare oltre tutta la sua preoccupazione e probabilmente non dando nemmeno a sua nonna l'occasione di mostrarsi irrequieta per la sua famiglia. Si precipitò da suo figlio e lo trovò disperato nella culla accanto a quella della piccola Astoria, che, nonostante tutto il trambusto, continuava a riposare tranquilla. Si avvicinò al bambino e lo prese tra le braccia, accostandolo delicatamente al suo petto, sperando che la vicinanza con la mamma fosse sufficiente a calmarlo. Lo stringeva a sé, ma in lei quel contatto accentuò solo quel senso di colpevolezza.
 
“Perché piangi, piccolino? Ma forse hai ragione, non sono una buona madre, vi ho messo in un grave pericolo … mi sono innamorata della persona sbagliata”
 
Scorpius aveva sentito le parole della moglie, anche lui aveva raggiunto prontamente il figlio per placare il suo pianto, ma non si offese, anzi aveva sempre creduto di essere un ostacolo alla felicità di Rose, prima ancora di sentirlo dalla bocca di lei.
 
“Tesoro, non è vero, non hai alcuna colpa. È stato il passato della mia famiglia ad aver incasinato tutto … proprio quello che temevo”
 
Cullava Severus, che sentiva addormentarsi nuovamente tra le sue braccia.
 
“Hai salvato mio padre oggi, Scorpius. Anzi, ci hai salvati tutti”
 
“E ho messo nei guai mio padre. Non so cosa quell’uomo volesse da lui”
 
“Lui se la caverà e capirà”

 
∞∞∞
 
 
Ron si precipitò fuori dalla stanza, indossando la camicia a brandelli, tagliuzzata dall’incantesimo. Si maledisse almeno una decina di volte per non aver preso prima le dovute precauzioni. Avrebbe dovuto rendere Azkaban una fortezza inespugnabile, ma visto che ormai il danno era stato fatto, avrebbe almeno dovuto proteggere il suocero di sua figlia e non lasciarlo da solo. Ma come aveva fatto a non pensarci? Si reggeva a malapena in piedi, ma riuscì a riscoprire la forza di scendere velocemente le scale grazie al corrimano, ma prima ancora grazie al pensiero di sua moglie. Molly si frappose tra lui e la sua meta, trovando poco opportuna l'idea che sembrava essere passata per la mente del figlio.
 
“Ron, dove stai andando?”
 
“Da mia moglie, non starò in un letto, mentre affronta quella canaglia”
 
“E’ con Harry, non da sola, se la caveranno. Tu hai bisogno di riposo, quella ferita non è da trascurare, se non vuoi che si riapra e se lei fosse qui, ti direbbe la stessa cosa”
 
Sua madre tentava di bloccargli la via lungo le scale, ma lui, riscoprendo la grinta nella preoccupazione per Hermione, riusciva sempre a divincolarsi e ad essere sempre più un passo vicino alla porta.
 
“Mamma, non chiedermi di …”
 
Avevano ormai raggiunto l’ultimo gradino delle scale, quando la porta si spalancò davanti a loro ed entrò Hermione furibonda, seguita a distanza di qualche passo da Harry. Vedere come prima cosa il marito in piedi davanti a lei la tranquillizzò.
 
“Ron! Stai bene?”
 
“Alla grande ora che ti rivedo. Lo avete preso?”
 
“Si è Smaterializzato insieme a Draco”
 
Ricevette la notizia peggiore ed anche sul volto non c'era spazio per nulla di diverso dalla delusione.
 
“Dannato vigliacco. Ed io che c’ho quasi rimesso il collo per aiutarlo”
 
“Li prenderemo prima di quanto immagini”
 
La grinta di Hermione non si spense, segno che stavolta non sarebbe stata così indulgente.
 
 
Continua …
 
 

 
Ciao ragazzi!
 
Direi meno male che questo capitolo non è capitato in tempo di Natale, altrimenti avrebbe sicuramente rovinato il clima XD
 
L’azione preannunciata è arrivata e porterà un po' di scompiglio, ma non è detto che il legame creato tra Weasley e Malfoy non sia abbastanza forte da resistere a questa minaccia :)
 
Vi ringrazio come sempre di cuore per seguirmi! E perdonatemi per il ritardo sempre immenso ❤
 
Alla prossima :)
Baci
- Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** La strada per il Bene ***


La strada per il Bene


 

Ron raggiunse velocemente Hermione in Tribunale, dove da pochi minuti il Ministro aveva concluso un’udienza. Una nuova idea sembrava aver fatto largo tra i pensieri dell’Auror e non poteva più aspettare a condividerla anche con la sua consorte. Dal giorno di Natale, quando Lucius aveva fatto quell’infelice visita a Draco nella stanza del San Mungo, nessuno aveva più avuto notizie di quest’ultimo. Stavano cercando il fuggitivo e il suo complice ovunque. Hermione aveva dato chiare disposizioni di trovarli e di arrestare entrambi, senza fare alcuna distinzione nel trattamento. Si era chiaramente sentita tradita da colui che nelle ultime settimane le aveva mostrato un lato diverso di sé, forse migliore di quanto lei avrebbe potuto sperare. Aveva sacrificato parte del suo tempo per aiutare Draco e Astoria, togliendolo alla sua famiglia. Si era immedesimata in loro, aveva provato a capire il loro dolore e alla fine lui non aveva indugiato a tornare dalla parte del nemico, remando contro una famiglia che aveva riservato loro negli ultimi mesi soltanto accoglienza e supporto. Hermione si rifiutava di credere di aver affidato sua figlia ad un uomo così facilmente incline al male, non riusciva a pensare che tutta la sofferenza che stava provando per Astoria non provenisse da un cuore sincero. Ron la capiva più di quanto lei immaginasse, perché anche lui aveva iniziato a credere che fossero diventati parte di una stessa famiglia e, per quanto avesse avuto sempre delle riserve nei confronti di Draco, era pur sempre un parente acquisito e in quanto tale meritevole di fiducia, o perlomeno stava provando ad averne per Rose e i suoi nipotini. Hermione non gliene aveva voluto parlare in quei giorni, ma lui, benché poco abile a comprendere i sentimenti altrui, aveva chiaramente capito che la situazione la stesse tormentando. Sperò quella mattina di ravvivare in lei la speranza, anche se era consapevole del fatto che i metodi fossero alquanto discutibili. Fece irruzione dalla porta principale del Tribunale, ancora spalancata. Immaginò che l’Aula fosse ormai deserta e fosse rimasto solo il Ministro per occuparsi dei documenti di incarcerazione. Aveva visto il prigioniero scortato in manette fuori dal Ministero e poteva solo presupporre quanto non fosse un buon momento per sua moglie. Nonostante ormai da anni quello fosse per Hermione uno dei suoi tanti compiti, non era senza dubbio il più apprezzato da lei. Provò ad attirare discretamente la sua attenzione, salendo sul podio dove si trovava la postazione del Ministro e appoggiandosi con le braccia a quella scrivania, mentre lei in piedi concludeva le ultime faccende riguardanti quell’udienza. Era sicuramente riservato a pochi il privilegio di prendersi tutta quella confidenza con la massima carica del Mondo Magico londinese e lui era molto bravo a ricordarglielo. Gli concesse quell’atteggiamento solo perché erano soli, in caso contrario, se anche solo un membro del Wizengamot fosse stato presente, lo avrebbe sicuramente rimesso al suo posto.
 
“Hermione. Ti disturbo?”
 
Aveva notato, prima ancora che lui parlasse, l’ombra del marito sulle carte e aveva riconosciuto le sue mani. Era nervosa, Ron lo notò dal modo in cui firmava quei documenti, la sua calligrafia era tremolante e non era da lei perdere il controllo dei suoi nervi. Gli venne spontaneo posare una mano su quella della moglie nel tentativo di calmarla.
 
“Ehi, tesoro. Tutto bene?”
 
A quel tocco si bloccò e alzò finalmente lo sguardo su di lui. Gli fu grata per quelle premure, ma non lo mostrò, anzi l’intrusione del marito la infastidì. Non aveva comunque nessuna voglia di discutere con lui, aveva pensieri ben più opprimenti della presenza fuori luogo di Ron. Era concentrata su alcuni fogli e sulla difficoltà a concludere quelle pratiche, ma non abbastanza da non rendersi prontamente conto di ciò che avveniva intorno a lei, quindi lui la stava solo deconcentrando. Scostò freddamente la sua mano da quella del marito.
 
“Ronald, sono impegnata, se non te ne fossi accorto. Avevi bisogno di qualcosa? O forse hai qualche buona notizia? Dimmi di sì, ho appena dovuto condannare ad Azkaban un Mago Oscuro, ma, nonostante le innumerevoli prove a suo sfavore, come puoi ben immaginare, non è stato per nulla piacevole”
 
Quella di Hermione fu più una supplica che un reale rimprovero. Era chiaramente stufa di ricevere pessime notizie e sperava che almeno lui potesse migliorare il suo umore. Ron spese un minuto a cercare le parole, fissandola insistentemente senza fiatare. Non portava alcun lieto annuncio, solo un’idea che si rendeva conto non essere molto felice, ma era l’unica a cui fosse riuscito a pensare. Vide la donna scostarsi i capelli dietro l’orecchio, era stranamente sudata, la sua fronte era imperlata e, ora che ci pensava, anche la mano che aveva appena sfiorato la era. Hermione poté finalmente sbottonarsi quella pesante toga scura, che, nonostante fossero in inverno, le stava facendo venir meno il respiro. Notò la stizza con cui sua moglie lo fece, come se si sentisse soffocare da quella stoffa, che evidentemente sentiva premere sul suo petto e le emanava più calore del necessario. Ron si stava spaventando, possibile che quella sentenza l’avesse messa così tanto alla prova?
 
“Hermione, sei sicura di stare bene?”
 
“No. Per niente”
 
Si perse negli occhi nocciola puntati su di lui e si ritrovò solo a pensare alla triste eventualità che sua moglie potesse ritrovarsi un giorno al posto di Astoria. Probabilmente in quel caso lui sarebbe morto di crepacuore, anzi stava rischiando un principio di infarto alla sola reale possibilità. La vide spostare nuovamente lo sguardo su quei fogli e indugiare su quelle firme. Ron corrugò la fronte per la preoccupazione, gli stava chiaramente dando l’idea di essere prossima ad un mancamento e per un istante non si sentì più di aggravare il suo malessere comunicandole una pessima notizia.
 
“Tesoro, che ti prende?”
 
“Non riesco a mandarlo in carcere. E se avesse una famiglia proprio come te? Proprio come Draco? Se stessi privando una moglie di suo marito o un figlio di suo padre? Infondo stava solo trafficando merce illegale, non stava facendo del male a nessuno. E se lo stesse facendo per sfamare la sua famiglia?”
 
In parte Ron si sentì sollevato, quello di Hermione era chiaramente solo un malessere psicologico. Si era fatto troppo condizionare dalla malattia di Astoria e aveva temuto che ciò potesse succedere anche a lei. Prese un respiro rincuorato e provò a tranquillizzare anche i tormenti della moglie.
 
"Hermione, non è colpa tua se ha preso la strada sbagliata, ciò che trafficava era potenzialmente pericoloso nelle mani sbagliate. Poteva scegliere un lavoro più onesto per mantenere la sua famiglia, non credi? Nessuno lo ha obbligato a diventare un contrabbandiere, aveva una vasta scelta, esattamente come l’ho avuta io e non mi risulta che io sia diventato un criminale"
 
"Mi sento comunque uno schifo, Ron. Come potrei guardare in faccia quella famiglia e non sentirmi responsabile della sua distruzione, nonostante tutti gli errori di quell’uomo. Io non riesco a firmare questi documenti. Fallo tu, se hai il coraggio e sei così convinto che quella famiglia lo meriti. Ho sbagliato anche ad ordinare l’arresto di Draco, visto che conoscevo perfettamente le condizioni di Astoria. Non ho minimamente pensato alla loro famiglia, eppure dovrei saperne qualcosa, io per prima ho un marito, ho dei figli e Draco è il suocero di Rose"
 
Gli passò i fogli e la penna come se fossero un’arma di cui liberarsi il più velocemente possibile. Ron vi gettò solo una fugace occhiata e li ignorò per potersi riconcentrare su di lei.
 
"Ti stai facendo solo condizionare dalla situazione di Draco, in caso contrario non ti faresti tutte queste paranoie a sbattere ad Azkaban un delinquente. Perché sì, Hermione, mi dispiace dirtelo, ma per quanto lo neghi, l'uomo che hai appena fatto arrestare è un criminale che potrebbe fare del male a qualcuno e che Harry ha beccato con le mani nel sacco. Stai facendo solo il tuo dovere. Secondo il tuo ragionamento dovremmo lasciare a piede libero ogni Mago Oscuro e non è questo il nostro lavoro, il nostro compito è mantenere ordine e sicurezza. Se sei preoccupata per Draco, visto che è il nostro consuocero e gli vogliamo concedere ancora il beneficio del dubbio, non ti preoccupare, se mi sollevi dai miei impegni oggi, vado a cercarlo a Notturn Alley, così, a meno che lui non mi dia una nuova ragione per farlo, non lo arresto"
 
“Cosa vuoi fare??”
 
Sperò di aver capito male. La domanda non ammetteva alcuna replica, immaginò che lui cambiasse idea dopo il suo sguardo truce, invece ebbe la malsana idea di provare a convincerla. Non aveva capito nulla di quello che gli aveva detto, cosa gli faceva credere che avrebbe messo a rischio la sua vita pur di salvare Draco da Azkaban? Tra tutte non voleva nemmeno distruggere la propria famiglia.
 
“Aiuto i miei colleghi, che c’è di male? Più siamo nella ricerca di quei due e meglio è. Non credo nemmeno che tu abbia ordinato loro di perlustrare quei bassifondi. Hermione, si sta cacciando nei guai e nemmeno se ne rende conto. Probabilmente lui non sta più pensando che ha una moglie incinta che non sta bene, un figlio e dei nipoti. Draco sta davvero sfruttando male la possibilità di decidere come agire, proprio lui che sa quanto possa essere fondamentale una scelta sbagliata. Non è giusto e sai bene che non è ciò che ho insegnato ai miei figli, lui non sta dando un buon esempio a Scorpius”
 
“Tu non ci vai, te lo puoi anche scordare, le tue argomentazioni non sono sufficienti. Per quanto mi possa dispiacere per il cattivo esempio che Scorpius sta ricevendo, non è tuo compito immolarti per quel ragazzo. Sei suo suocero, non suo padre”
 
Era logico che non avrebbe approvato subito e lui aveva sbagliato a non pensare a quella possibilità. La reazione di Ron fu molto simile a quella di un bambino ed iniziò infastidito a sbuffare, irritato dalla irremovibilità della moglie.
 
“Magari questi delinquenti hanno una famiglia e mi risparmieranno per pietà, lo hai detto tu, di cosa dovremmo mai preoccuparci”
 
“Ron, non sei divertente!”
 
“Vedi il bene dove non c'è, Hermione, non posso non essere ironico. Cerchi di salvare chi si caccia nei guai con le sue stesse mani e con la consapevolezza di farlo. Per quanto riguarda Draco, se lo aiuto è solo per mia figlia e Astoria, quella donna non merita anche un marito ad Azkaban e voglio che Rose sia il più serena possibile, così non può di certo esserlo”
 
La moglie lo fissò perplessa, mentre avvalorava con un certo vigore le sue ragioni.
 
“Astoria? Da quando ti importa di lei?”
 
“Hermione, non fare la noiosa e … la gelosa? Sei davvero gelosa?? Mi stai prendendo in giro, vero?”
 
Il dettaglio non sfuggì affatto a Ron, per un istante la donna davanti a lui si era rattristata, ma stavolta quel malumore non riguardò l’udienza. Le accuse del marito però non le furono affatto gradite, anzi dalla concitazione che impiegò per smentirle alzò persino il tono della voce.
 
“Fammi la cortesia di non sparare cretinate! Certo che non sono gelosa, sarei una stupida ad essere gelosa di Astoria”
 
Si voltò verso la porta per paura di aver attirato inopportunamente l’attenzione di qualcuno. Perdere in quel modo la calma in quel luogo per affari che riguardavano la vita privata non era certo un comportamento che si addiceva al Ministro della Magia. Abbassò nuovamente lo sguardo sui fogli, ma stavolta lo fece per tentare di camuffare le emozioni, maledicendo il giorno in cui suo marito era diventato sufficientemente sensibile da coglierle.
 
“Mi era parso dalla tua espressione che lo fossi. Senza parlare della tua scenata di gelosia”
 
“Come, scusa? Scenata di … cosa??”
 
Lo spaventò lo scatto che Hermione fece, mentre posava nuovamente lo sguardo su di lui. Quando lo fissava così, non prometteva mai nulla di buono. Forse aveva usato le parole sbagliate, se lui non le avesse fatto notare la sua espressione e il suo silenzioso disaccordo, probabilmente non avrebbe detto nulla riguardo al fatto che Ron avesse imparato a voler bene a quella donna, quindi fare scenate non era evidentemente nelle intenzioni di sua moglie.
 
“M-mi accusi sempre di essere insensibile, ma come vedi non sono un mostro, ho un cuore anche io ed è solo affetto quello che provo per Astoria, per me è un’amica e niente di più, e resterà sempre tale con o senza Draco tra i piedi. Non ho alcuna voglia di rimanere al Ministero, mentre Lucius spinge suo figlio a fare qualche pazzia, mi lasci andare? Possibilmente senza Schiantarmi”
 
Si sentì una stupida per aver sentito una vampata di gelosia sul viso a quello stupido pensiero, Astoria si trovava nel letto di una stanza del San Mungo ed era incinta di suo marito, non c’era davvero spazio per pensare a stupide cotte o gelosie adolescenziali. Se Ron per primo non aveva provato gelosia e si era fidato di lei e del loro rapporto le innumerevoli volte che era stata accanto a Draco in quei difficili momenti, non vedeva per quale ragione non avrebbe dovuto farlo lei con Astoria in quello stato. La mente le giocava brutti scherzi in quei giorni, tanto da farle vedere la realtà in modo distorto. Non colse nemmeno il sorriso scherzoso e timoroso del marito, che tentò con qualche innocua battuta di stemperare la tensione che si era creata tra loro, a lei invece non ne sfuggì nemmeno un cenno sulle labbra.
 
“Io non ti accuso di … non ho mai messo in dubbio che avessi un cuore e capisco la tua preoccupazione per Astoria, è assolutamente comprensibile da parte tua. Quello che non capisco è perché abbia deciso tu di fare una pazzia, buttandoti da solo in quel marasma?!”
 
“Ah, ora è un marasma. Fino a pochi secondi fa era popolato da poveri padri di famiglia che imbrogliano solo per sfamare i loro cari. Hai escluso me ed Harry di proposito dalle ricerche, solo perché sei preoccupata per noi e in quel caso non ti viene proprio in mente che Notturn Alley possa essere frequentato da buone anime. Stai chiaramente abusando del tuo Ufficio per salvaguardarci, sei almeno consapevole di questo?”
 
“Fino a prova contraria, qui dentro comando ancora io, signor Weasley”
 
Per tutta risposta Ron si alzò da quella comoda posizione supportata dal lucidissimo legno di noce, intenzionato a trasgredire agli ordini di un suo superiore, il quale non si arrese a quell’insubordinazione. Anche lei aveva un privilegio nei suoi confronti, poteva scomodare minacce che con altri erano totalmente inutili.
 
"Ronald, se esci ora da quella porta, ricordati di non tornare a casa stasera … sempre se sopravvivi a Notturn Alley, ovvio"
 
Gli puntò contro persino il dito nel tentativo di intimidirlo, ma purtroppo per lei erano anni che le sue minacce sortivano poco effetto su di lui, si era giocata con suo marito ben presto la sua autorità, come moglie e Ministro, specie se lui doveva far valere la sua testardaggine e la sua totale spavalderia.
 
“Non mi risulta che a casa nostra comandi solo tu”
 
“Solo quando ragioni, dannazione! Ed ora non lo stai facendo, guai a te se fai un altro passo”
 
La stava totalmente ignorando e proseguiva indisturbato il suo tragitto verso l’esterno del Tribunale.
 
"Mi dispiace, Hermione, ma se approfitti del tuo ruolo per tenere me ed Harry lontani dai guai, ho il diritto di fartelo notare"
 
"Hai almeno capito che stasera non ti apro la porta? Trascorri pure la notte sulla sedia del tuo ufficio, non mi importa un accidente se sei scomodo"
 
"Non fa niente, vorrà dire che andrò dai miei. Lì per me la porta è sempre aperta"
 
"Ronald Weasley! Non osare fare un altro metro. Ti ordino immediatamente di continuare il tuo lavoro qui al Ministero e non accetto più discussioni. Sono il tuo capo e mi devi obbedienza, se vuoi che io ti tratti come gli altri"
 
Il tono autoritario del Ministro bloccò davvero i suoi passi e lo costrinse a voltarsi verso di lei per non continuare a rivolgerle le spalle.
 
"E che cosa hai intenzione di fare, licenziarmi?"
 
"Ti becchi una bella nota disciplinare, così vediamo se faccio ancora favoritismi solo perché sei il padre dei miei figli. Tu da solo non ci vai, il discorso è chiuso e non sarebbe nemmeno dovuto cominciare. Notturn Alley è un postaccio e non ordinerei mai ad un mio Auror di lanciarsi in una missione suicida, men che meno a mio marito. Possibile che tu sia così ottuso da non capirlo?!"
 
"Io ed Harry non siamo bambini da proteggere, sappiamo badare a noi stessi, per quanto ti sia difficile crederlo. Mia figlia è coinvolta e non puoi pretendere che lasci che altri pensino a lei”
 
“Sono già preoccupata per altre mille questioni, non darmi un nuovo pensiero … ho solo paura che ti capiti qualcosa e peggioriamo la situazione”
 
“Se capita qualcosa a Rose, Hermione, con un delinquente a piede libero e un altro che pensavano non lo fosse più, la responsabilità sarà solo tua!”
 
Poteva facilmente intuire che quella fosse rabbia repressa, infondo lei era stata la prima ad incentivare la parentela con i Malfoy.
 
“Ho già un mare di responsabilità su mia figlia, non mi stai dicendo nulla di nuovo. Avanti, Ron, dillo, non tenerti tutto dentro, mi sembra il momento migliore per dire chi sia il colpevole di tanta sofferenza”
 
“Dire che cosa? Che se tu non avessi spinto Rose a stare con Scorpius, a quest’ora non avremmo tutti questi problemi? Pensavo lo sapessi già, Hermione. Credevo sapessi che senza il tuo zampino nella loro relazione avrei già sbattuto Draco ad Azkaban giorni fa senza alcuna pietà e me ne sarebbe importato ben poco di Scorpius ed Astoria, proprio come non mi importa nulla del verme che hai arrestato oggi. Mi dispiace dirtelo, ma è solo colpa tua, a causa delle tue decisioni siamo stati coinvolti. Hai provato a leggere cosa c’era scritto sulla Gazzetta del Profeta stamattina? A me è bastato fermarmi alla prima pagina per farmi venir voglia di bruciare quella copia nel camino. Ci accusano di complicità, credono che abbiamo fatto evadere noi Lucius e che addirittura siamo corrotti, perché il fatto che tu abbia ordinato la loro cattura è solo un modo per depistare e per farli agire indisturbati. Ecco dove ha portato la fede che riponevi nella redenzione di Draco. Credevo che il nostro nome avrebbe macchiato la nobilissima Casata dei Malfoy, invece è l’esatto contrario, sto letteralmente buttando via la nostra buona reputazione per loro. Ma ricordati, lo faccio solo per Rose e per nessun altro. Se ho accettato questa relazione, è stato solo per non vederla piangere”
 
Non immaginava nemmeno il dolore che le stava causando, si dovette appoggiare alla scrivania per riscoprire un po’ della stabilità perduta a causa di quelle parole e della rabbia di suo marito contro di lei. Avere la certezza proprio da parte di Ron di essere la causa della sofferenza della loro famiglia le fece scendere una lacrima lunga la guancia. Troppi pensieri in quei giorni la stavano tormentando e quelle considerazioni dalla persona sbagliata furono la goccia che fece traboccare il vaso. Si asciugò velocemente il viso, non voleva mostrarsi debole nemmeno davanti a lui.
 
“Grazie, infatti lo so già, ma ricordarmelo adesso non mi aiuta. Per quanto riguarda la Gazzetta, oh, sì, Ron, l’ho letta eccome, ma sono liberi di pensare ciò che vogliono, prima o poi si stancheranno di divulgare falsità. E in quanto a te, vai, se ci tieni tanto a farti ammazzare! Mi risulta che sei adulto, se i miei metodi di proteggere nostra figlia non ti piacciono, trovane di migliori. Poi magari prenderai il mio posto anche in tutte le altre questioni che riguardano il Ministero, visto che ti ritieni molto più furbo di me e intanto che ci sei tutte le volte che Rose soffre o è insicura, non mandarla da me, ma vedi di sbrogliartela da solo, visto che sei un genitore modello che non sbaglia mai e sa sempre cosa è giusto per lei!”
 
Tentò di riconcentrarsi freddamente su quei documenti. Non voleva nemmeno vederlo uscire dal Tribunale e dopo il colpo basso che le aveva inferto non aveva più la forza di contrastare suo marito. Ron non se ne andò, anzi il silenzio della donna lo rese consapevole di aver esagerato. Si avvicinò nuovamente a lei e cercò di sfiorarle una mano nel tentativo di farsi perdonare. Non accettò le scuse di suo marito, anzi si scostò bruscamente da lui, senza nemmeno rivolgergli uno sguardo. Era mortificato, si era pentito di essersi rivolto a lei in quel modo e capì la sua reazione. Impiegò un tono pacato, tanto era talmente vicino che lei lo avrebbe comunque sentito, lui non aveva alcuna intenzione di aumentare la distanza tra loro.
 
“Hermione, ti supplico, dammi la possibilità di compiere i miei doveri di Auror per risbattere Lucius ad Azkaban e assicurarmi che stavolta non esca. E fammi fare il padre, il mio consuocero è nei guai e di conseguenza Rose è coinvolta. Desidero solo che la piccola Astoria e il piccolo Severus crescano serenamente, in una famiglia che li ami. Ora però te lo sto chiedendo da marito. Amore, lasciami andare. Mi dispiace per quello che ti ho detto, non avrei dovuto rivangare il passato, tanto non lo possiamo più cambiare. Perdonami, ferirti non è mai stato il mio obiettivo e della tua opinione mi sono sempre fidato”
 
“Almeno porta Harry con te”
 
“È troppo impegnato”
 
“Ron”
 
Gli aveva risposto senza alzare gli occhi su di lui, ma alla fine, quando vide di non riuscire a contrastare nuovamente l'ostinazione del marito, iniziò lei spaventata a supplicarlo di fermarsi. Non volle sentire ragione e imboccò la soglia con risolutezza.
 
“Ron, aspetta un attimo!”
 
Lo raggiunge velocemente sulla porta, posando per fermarlo la mano su quella del marito che ancora giaceva sullo stipite. Era finalmente riuscita ad attirare l'attenzione di Ron e riuscì persino ad incuriosirlo, quando si scostò i capelli dal collo per slacciare una catenina con qualche foto di famiglia che portava gelosamente nascosta sotto i vestiti. Gliela porse, convinta che lui la riconoscesse.
 
“Portala con te”
 
“Te l’ho regalata a Natale affinché la portassi tu, perché vuoi darla a me?”
 
“Perché spero che ti protegga. Non so se l'uomo che ho arrestato oggi abbia o meno una famiglia, non mi sono presa il disturbo di indagare sul suo passato prima di condannarlo, ma so che l'hai tu e che ti aspetta a casa. Non voglio che anche tu venga condannato e non voglio che condanni la tua famiglia a vivere senza di te”
 
Gli prese la mano senza che lui opponesse alcuna resistenza e gli posò la catenina sul palmo.
 
“Ti prego, sono disperata, tienila tu”
 
“Va bene, la porto, ma tu devi stare tranquilla. Sarò prudente. Parola di Auror”
 
“Preferirei che me lo promettesse mio marito, sarebbe meno spericolato”
 
“Amore, te lo prometto”
 
Le porse solo con un sorriso un leggero bacio sulle labbra, ma non prima di aver appurato che nessuno stesse passando e che nessuno li avrebbe visti.
 
“Aspettami, torno presto … e scusami per come mi sono comportato, non hai colpa di nulla, sei per i miei figli la mamma migliore che possa esistere”
 
Le accarezzò il viso con il pollice, dove quella lacrima aveva lasciato una scia salmastra. Si voltò e stavolta se ne andò senza alcun ripensamento. Stette ad osservarlo, mentre si allontanava da lei e riponeva il ciondolo nella tasca della sua divisa, proprio accanto al cuore. Mai in quel momento temette per la vita di Ron in vent’anni che lo vedeva partecipare alle missioni più rischiose.
 
∞∞∞
 
Scorpius vegliava sua madre al San Mungo e lo sconforto lo dominava. In quei giorni, in cui gli era totalmente oscuro cosa potesse mai essere passato per la mente di suo padre, l’unico modo che aveva per placare i tormenti dell’anima era stare accanto ad Astoria. La Villa con due neonati era troppo caotica e a causa del suo umore pessimo non sentiva di essere d’aiuto a sua moglie. Era letteralmente scappato di casa ed era corso tra le braccia della madre. Era talmente insostenibile ciò che stava vivendo la sua famiglia, che desiderava solo conforto da quella donna.
 
“Mamma”
 
Scorpius le accarezzava dolcemente la mano. Avrebbe tanto voluto ricevere un suo rincuorante abbraccio, lasciarsi dire che sarebbe andato tutto per il meglio, che suo padre sarebbe presto tornato e lei sarebbe guarita. Invece Astoria riposava da mesi ormai in quel letto di cui ormai aveva assunto in volto quel colore cereo. Lei era l’unica che sarebbe stata in grado di mostrargli il lato positivo, ma nello stato attuale nemmeno sua madre riusciva a riscoprire quella forza. A quel giovane non rimasero che le lacrime per sfogare tutta la sua frustrazione davanti all’impotenza di non sapere come migliorare le loro prospettive future. Pianse tanto da non riuscire più a tenere le palpebre alzate e percepì appena le improvvise e deboli carezze che Astoria gli lasciava sulla guancia con la mano libera dalla stretta del figlio.
 
“Amore mio, non piangere”
 
Strinse più forte la mano della madre e riaprì gli occhi inondati su di lei. Doveva averla svegliata con i sussulti del pianto e gli dispiacque, non voleva privarla di un po’ di riposo e della pace che soltanto il sonno era in grado di donarle dai pensieri costanti. La madre gli scompigliò il ciuffo biondo che copriva la fronte di Scorpius e lo accarezzò come se fosse ancora un bambino.
 
“M-mamma”
 
“Sono qui, tesoro mio. Non essere triste. Sono nati i gemellini, vero? Me lo ha detto papà, prima di sparire”
 
Sapeva che si sarebbe accorta presto dell’assenza di suo marito, ma se non riusciva a dare una spiegazione alla fuga di suo padre, come avrebbe potuto rispondere ai dubbi di sua madre. Cercò così di sviare l’argomento ed affrontare un tema più lieto.
 
“La bambina si chiama come te. La piccola Astoria ti somiglia tanto, è bionda, ma ha i tuoi stessi occhi e … è una Legilimens, o almeno credo. Mi è parso che, sfiorandole la manina, riuscisse a percepire ciò che provavo. Dici che potrebbe essere in grado di leggere la mente altrui?”
 
“Mi avete onorata, dandole il mio nome. Mi piacerebbe tanto conoscere i miei nipotini, da come ne parli devono essere meravigliosi. Non so se tua figlia sia una Legilimens, ciò che so però è che ha unito due famiglie così diverse e non avrei mai creduto un giorno che l’amore di due ragazzi avrebbe avuto il potere di compiere questo miracolo. No, anzi, mi sono sbagliata, noi e i Weasley non siamo affatto differenti, nel dolore troviamo facilmente un punto in comune. Scorpius …”
 
Tentò di alzarsi, voleva sedersi per poter guardare meglio suo figlio negli occhi, ma da sola non riusciva, le venivano inesorabilmente a mancare le forze. Si commosse per l’amorevole gesto nei suoi confronti. Avrebbe tanto voluto vedere quei bambini, prima di … prima … la sua mente non riusciva nemmeno a pensare all’eventualità della sua morte, ma non per lei, no, solo per il dolore che avrebbe causato ai suoi cari. Scorpius le alzò prontamente il cuscino per aiutarla. Non percepì subito le delicate mani di suo figlio che la sollevavano per le spalle e la facevano riaccomodare sul cuscino. Lo guardava, mentre con dolcezza compiva quelle azioni e si rese conto davvero solo in quel momento di quanto fosse cresciuto, ma soprattutto quanto fosse diventato giudizioso, sicuramente l’esperienza precoce della paternità e del matrimonio avevano velocizzato la sua maturazione.
 
“Grazie, tesoro. Come sta il tuo fratellino? Ogni tanto mi sembra di sentirlo scalciare, ma non ne sono sicura, qui dentro perdo la cognizione del tempo. Tuo padre deve sempre ricordarmi che giorno è. A proposito, lui dov’è? Strano che da giorni non sia qui al mio risveglio, gli dico da settimane ormai che deve riposare, ma non vuole darmi retta. Ricordagli che così rischia di ammalarsi anche lui e non è la decisione migliore”
 
“È-è alla Villa per riposarsi, per una volta ti ha ascoltata”
 
Astoria sorrise a quella notizia. Le mentì, non le parve il caso di dirle la verità e lei non aveva la forza di capire quella menzogna oppure era talmente grande il desiderio di vedere sul volto del marito un po’ di riposo che non badò molto se il figlio fosse sincero.
 
“Se ha ceduto significa che tuo padre sta invecchiando, non può dormire sempre su una sedia accanto al mio letto … ma è giusto così, è appena diventato nonno, è bene che si goda una nuova fase della sua vita. Dopotutto io non me ne vado di certo senza salutarlo. È contento per la nascita dei nipotini? Io non riesco a farlo sorridere, nemmeno quando gli chiedo di loro”
 
“È preoccupato per te, mamma, ma è felice per loro. Il bambino che aspetti sta bene, sei però ancora lontana dal parto”
 
Il ragazzo fece uno sforzo per non scoppiare nuovamente in lacrime. In una manciata di secondi sua madre aveva accennato alla sua morte e a suo padre, che non sapeva nemmeno come stesse a quell’ora. Il pensiero che potesse succedere qualcosa anche lui lo faceva tremare, infondo era chissà dove con un delinquente che solo di sangue poteva per lui definirsi nonno. Tolse le mani dalle lenzuola, non voleva nel modo assoluto che sua madre cogliesse l’agitazione che si era impossessata di lui manifestandosi con il tremore delle sue mani. La notizia non rasserenò Astoria, più il tempo passava e più il suo nascituro rischiava di condividere il suo stesso destino, avrebbe tanto voluto sentirsi dire che presto sarebbe nato, in quel caso avrebbe accettato un po’ più serenamente la sua sorte.
 
“Scorpius, mi devi promettere che lo farete nascere. Qualsiasi cosa capiti, lui non ha alcuna colpa, ma anzi deve essere la forza per affrontare la mia morte. Infondo una parte di me sarà con voi. Desidero tanto che lui nasca, anche se non lo vedrò, ditegli che gli ho voluto molto bene e che la sua presenza mi ha aiutato a superare nel migliore dei modi questi mesi. Ti prego, tesoro, concedetemi quest’ultimo desiderio”
 
Vide il primogenito titubante, dava l’idea di volersene andare, non riusciva a sostenere quelle parole. Forse era lei a chiedere troppo a quel ragazzo. Cercò di rimediare, di certo non voleva infliggergli più dolore di quanto non ne provasse già. Riprese la mano del figlio supplicandolo silenziosamente. Interpretò probabilmente male il tremolio che si era impossessato di Scorpius, lo attribuì a quell’ultima richiesta.
 
“Mi sai dire almeno se è un maschio o una femmina?”
 
“M-mi pare di aver capito che è un maschio, ma devi parlarne con papà, non con me. Per favore, non darmi questa responsabilità, sono sicuro che papà saprà prendere la decisione migliore”
 
Sviava lo sguardo della madre per non farle quella promessa, non riusciva, lo stava domandando alla persona sbagliata. Come poteva un giovane appena sedicenne prendere una decisione simile, senza contare quanto la sparizione di suo padre lo stesse mettendo alla prova. Non era decisamente nelle condizioni migliori per fare una scelta razionale tra la vita di sua madre e quella di un fratello che non aveva nemmeno ancora conosciuto. Forse era egoista, ma lui avrebbe voluto impedirle di sacrificarsi per quel bambino, desiderava solo che lei non lo abbandonasse precocemente.
 
“Ma io lo sto chiedendo a mio figlio. Proteggi il tuo fratellino, Scorpius, ti chiedo solo questo. So che lo farai ugualmente e sarai un ottimo fratello maggiore”
 
“Voglio che tu stia bene, mamma … nient’altro”
 
Astoria venne distratta dalla comparsa di Rose sulla porta e preferì per il momento accantonare l’argomento, non voleva continuare a mettere a dura prova le emozioni di Scorpius. Sorrise alla nuora e la invitò ad avvicinarsi. La ragazza si pentì quasi subito dell’intrusione, quando percepì nell’aria un’atmosfera pesante. Capì subito dall’espressione del suo giovanissimo consorte che la questione che stavano trattando poco prima del suo arrivo non era per nulla facile.
 
“Scusate, non volevo disturbarvi. Posso aspettare fuori”
 
“Entra, Rose”
 
Astoria la incentivò e non appena la ragazza fu in prossimità del letto, posò una mano sulla spalla di Scorpius accarezzandolo. Gradì quella vicinanza e glielo comunicò sfiorandole il dorso, soprattutto per il fatto che lei fosse a conoscenza di tutti i suoi tormenti. Rose si sedette accanto alla suocera, ma Scorpius non riusciva ancora a capire cosa ci facesse sua moglie al San Mungo. La ragazza non impiegò molto tempo prima di capire quale silenziosa domanda le stesse per porre.
 
“Tranquillo, i bambini sono con i miei nonni e sono venuta con la Metropolvere, esattamente come hai fatto tu”
 
“D’accordo, allora se va tutto bene, vi lascio sole”
 
Diede un bacio sulla guancia alla madre. Astoria avrebbe tanto voluto che restasse ancora un po’, ma aveva una famiglia a cui pensare, non era giusto che rimanesse costantemente al suo capezzale.
 
“Ciao, mamma, riposati e non preoccuparti di altro”
 
“Ciao, tesoro mio. Dai un bacio ai piccoli”
 
Rivolse, nel voltarsi verso la porta della stanza, un mezzo sorriso a Rose, prima di uscire. La ragazza seguì con lo sguardo i suoi passi e notò la tristezza del marito. Sperò che non le avesse parlato di Draco, avevano tutti preferito che Astoria non sapesse, nelle sue condizioni una notizia del genere non avrebbe potuto giovarle. Ricercò la forza in un sorriso, sperando di infondere nella suocera un po’ di conforto.
 
“Come si sente?”
 
“Non malissimo, cara, grazie. Come se la sta cavando mio figlio con quei bambini? È molto giovane, devi avere pazienza”
 
“Non ho alcun bisogno di avere pazienza, è già un bravissimo papà”
 
Quella notizia le donò una grande gioia e le diede la sensazione di sentirsi davvero un po’ meglio.
 
“E poi Draco continua a dirmi di non essere un bravo padre, Scorpius può aver imparato solo da lui. Stai accanto a tuo marito, Rose, mi raccomando, è sconfortato”
 
La vedeva chiaramente in quei mesi peggiorare e vide persino l’allegro sorriso di quella donna spegnersi all’improvviso.
 
“Lei deve solo pensare a guarire e a tornare a casa, la stiamo tutti aspettando a braccia aperte. Sa, è riuscita a toccare il cuore persino di mio padre, lui non è molto ferrato con i sentimenti, mamma si arrabbia spesso per questo motivo”
 
Riuscì a strapparle finalmente un grazioso sorriso, che fece emergere l’abituale solarità di Astoria.
 
“Già, tuo padre. Mi farebbe proprio comodo in questo momento farmi due risate con lui, sono sicura che saprebbe come tirarmi su di morale”
 
“Allora gli dico di passare uno di questi giorni, quando non è troppo incasinato al Ministero e non deve cercare insieme allo zio Harry Luc …”
 
Si bloccò appena in tempo, si morse la lingua e si maledisse per non essere riuscita a darsi un freno in tempo, prima di insospettire la suocera.
 
“Chi devono cercare tuo padre e tuo zio?”
 
“N-nessuno”
 
“Rose, cosa mi state nascondendo? Sono malata e incinta, ma non ancora rimbambita, perché Scorpius non mi ha detto tutta la verità su mio marito?”
 
“Non posso rivelare gli affari del Ministero … mi dispiace, caccerei nei guai mio padre e mia madre”
 
“Neanche se riguardano Draco?”
 
Rose indugiò, non sapeva come uscire dal guaio in cui si era cacciata. Le venne ovviamente in mente ogni possibile conseguenza che la notizia potesse avere sulla salute di quella donna.
 
“Astoria … la prego”
 
“Dimmi solo se gli è successo qualcosa di grave. Ho il diritto di sapere come sta mio marito. Rose, se succedesse qualcosa di simile a Scorpius, tu non vorresti saperlo?”
 
“Non sappiamo dove sia, è scomparso insieme …”
 
“Insieme a chi?”
 
Tentò di sollevarsi da quel cuscino. Dava davvero l’idea di voler correre in suo soccorso.
 
“Lucius … Lucius Malfoy. È evaso da Azkaban e da quel momento sono scomparsi entrambi”
 
L’aveva totalmente spiazzata. Fissava la nuora, ma nei suoi occhi passò tutto tranne l’immagine della ragazza.




Continua ...
 
 
Ciao ragazzi!
 
Direi che Ron ed Hermione se ne sono dette a sufficienza ed anche il cuore della povera Astoria ha dovuto subire un duro colpo … ho decisamente preferito non caricare troppo il capitolo e fermarmi qui, per dare anche il giusto spazio ad ogni scena senza rischiare di scrivere un capitolo infinito. Spero di non avervi rattristato troppo <3
 
Vi invito a passare sul profilo di Chiara_05, "Un assortimento strano, ma meraviglioso di colori" è una One-shot che trasmette un messaggio a mio parere molto bello e significativo 😊
 
Stavolta sul ritardo mi sono superata, se mi odiate non vi biasimo … perdonatemi <3 Il prossimo capitolo è già nella mia mente, lo pubblico il prima possibile 😊
 
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** La prova decisiva ***


La prova decisiva

 

Notturn Alley era tra i luoghi più degradati del Mondo Magico, i Maghi Oscuri vi aggiravano indisturbati e portavano avanti i loro loschi piani. Gli Auror del Ministero facevano continui sopralluoghi, sventavano ogni sorta di agguato e mantenevano un precario ma gestibile ordine. Quella mattina però Ron non era giunto in quel posto per conto del Ministro, anzi, tutt’altro, si era permesso di disubbidire alla massima autorità pur di porre fine a quelle continue ricerche. Non aveva la certezza di trovare padre e figlio in quei vicoli, anzi forse era stato fin troppo ottimista andando a colpo sicuro in quel luogo, ma lui non riusciva più a restare inerme davanti a quel problema, soprattutto se sua figlia e i suoi nipoti erano strettamente coinvolti. Si addentrò in particolare in un tenebroso vicolo, talmente immerso nei pensieri che non si era neppure premurato di impugnare la sua bacchetta. Il primo accorgimento che un Auror avrebbe dovuto sempre avere era proprio quello di munirsi di un’arma di difesa in caso di improvviso attacco, eppure Ron in quel momento era troppo distratto per svolgere al meglio il suo lavoro, come aveva sempre fatto in quegli anni, riuscendo in parte a tranquillizzare sua moglie sulla pericolosità di quel mestiere. Sentì inaspettatamente la punta di una bacchetta contro la schiena e capì che il suo proprietario doveva essere tutto tranne che un amico. Eppure c’era qualcosa di strano in quel tocco, era titubante e per nulla aggressivo. Temette di voltarsi e scoprire così il volto del suo aggressore. Si girò lentamente verso di lui e l’identità di quell’uomo lo sorprese, oltre a deluderlo. Nella penombra un’espressione seria e contratta lo fissava severa. Non c’era ombra di serenità, Ron poteva comprenderlo, il periodo che stava vivendo non era per niente facile, ma non riusciva proprio a condividere il modo in cui lo stava affrontando.
 
«Draco, ma che accidenti stai …»
 
Non fece in tempo a ricevere risposta, perché di fronte a lui dei passi, che gli avrebbero senza dubbio precluso ogni via di fuga, si stavano avvicinando. Lucius Malfoy li stava raggiungendo, soddisfatto per la prontezza che aveva avuto suo figlio nel catturare uno dei loro peggiori nemici.
 
«Molto bene, non mi sarei mai aspettato una simile fortuna proprio qui a Notturn Alley. Incontrare un Auror da queste parti non è così comune, voi preferite senza dubbio non farvi vedere in giro con la gente che frequenta queste mura, avete una reputazione da salvaguardare, giusto? Anche se, devo ammettere, avrei preferito fossi morto a Natale»
 
«Non è colpa del Ministero se Notturn Alley è uno sfacelo, il Ministro sta facendo tutto ciò che è in suo potere per portare un po’ di giustizia anche qui. Tu sei il primo a fregartene dell’onestà, non vedo perché debba fare la morale a noi»
 
«Intendi quella sudicia Mezzosangue? Non merita nemmeno di essere chiamata strega»
 
Ron non si prese nemmeno il disturbo di impossessarsi della bacchetta, lo avrebbe attaccato volentieri senza l’aiuto di alcuna arma, incurante che qualche giorno prima avesse rischiato di morire proprio per mano di quell’uomo, se non fosse che Draco con un puntuale Incarceramus gli aveva bloccato ogni possibile movimento. Inizialmente tentò di liberarsi, non accettò di essere stato intrappolato, ma quando vide che era tutto inutile, decise di sfogare tutta la sua rabbia con le parole.
 
«Sei un vigliacco, Draco, ti credevo un uomo migliore. Dopo tutto quello che Hermione ha fatto per te e Astoria gli permetti di insultarla?!»
 
Ron poteva solo immaginare la sua espressione, si ostinava a rimanere alle sue spalle senza fiatare e non riusciva a capire se lo facesse per vergogna o per totale disinteresse davanti a quelle accuse. Draco però non poteva cedere a quelle provocazioni e nemmeno chiarire al consuocero da cosa fosse dettato quel comportamento, doveva limitarsi a simulare davanti al padre se voleva raggiungere il suo scopo, l’unico motivo che lo aveva spinto a quella rinnovata collaborazione.
 
«Mio figlio ha iniziato ad essere migliore nel momento in cui ha capito finalmente qual è la parte migliore in cui stare. Mi dispiace solo che siate riusciti ad irretire mio nipote, è stato un inutile spreco di sangue con quella Mezzosangue di tua figlia»
 
«Prega Salazar che io non mi liberi, Lucius, o che tu sia troppo lontano quando ci sarò riuscito»
 
«Mio figlio conosce sicuramente il modo di farti capire chi vale e chi no. Draco, sai già cosa fare»
 
L’uomo affiancò il padre e finalmente Ron poté scrutare i suoi occhi, peccato che l’altro non ebbe il coraggio di ricambiare il suo sguardo. L’Auror sperò si vergognasse di compiere un simile gesto e si fermasse in tempo, ma Draco puntò la bacchetta contro il suo consuocero confondendolo.
 
«Draco, sei forse impazzito?? Non vorrai ascoltare i deliri di tuo padre, voglio sperare»
 
Era l’unico modo che aveva per salvare sua moglie e il nascituro, possibile che non riuscisse a capirlo? Si fidava così poco di lui? Ron era pietrificato davanti a quell’avversario, anche se fosse stato libero, lui non sarebbe mai stato in grado di attaccare, ma solo di difendersi. Non accennava ad abbassare la bacchetta, ma indugiava.
 
«Draco, tuo padre è evaso da Azkaban, per qualsiasi motivo tu lo stia aiutando è sbagliato. Liberami e lasciati aiutare, non ho alcuna intenzione di arrestarti»
 
«Non puoi aiutarmi, Weasley»
 
Non ci fu sfida nella sua voce o nel suo sguardo, ma solo dispiacere per ciò che stava per fare, sperò così di comunicare a Ron quanto le sue intenzioni non fossero volute o cercate.  
 
«D’accordo, allora dovrai spiegare ad un po’ di persone perché hai deciso di uccidermi … in primis a tua nuora. Draco, non ho paura di morire, ma è davvero ciò che vuoi? Se così non fosse, vivresti nel rimorso. Una soluzione c’è sempre, lasciati aiutare dalle persone giuste»
 
«Basta con le chiacchiere, fallo»
 
Lucius prese coscienza dell’incapacità del figlio e afferrò la bacchetta che aveva rubato a chissà quale mago, puntandola contro Ron. Quest’ultimo era certo che dalle sue mani non sarebbe mai uscito vivo. Chiuse gli occhi attendendo la morte, pensando alla sua famiglia e alle mille volte in cui sua moglie lo aveva avvertito della pericolosità di quel mestiere, in ultimo quella stessa mattina, uno dei motivi per i quali non desiderava che anche sua figlia seguisse le sue orme. Stavolta però avrebbe dato la vita per una causa precisa ed importante che gli stava particolarmente a cuore. Non sentì nulla, non avvertì l’impatto dell’Anatema su di lui, anche se non aveva la più pallida idea di cosa si provasse nel momento della morte, in compenso però avvertì una nitida e inaspettata voce.
 
«Expelliarmus»
 
Quando aprì curioso gli occhi, vide lo sguardo incredulo con cui Lucius fissava il figlio. Lo aveva disarmato, scagliando la bacchetta del padre altrove. Draco non si limitò a quello e Ron temette volesse ucciderlo. Era forse stupido fermarlo, infondo Lucius non si meritava nulla meno della morte, ma Ron non era come loro e sperò, dopo quel gesto, che nemmeno Draco lo fosse.
 
«No, Draco!»
 
«Imperio»
 
Sbalordì il consuocero per la seconda volta con un'altra Maledizione Senza Perdono, ma stavolta decisamente meno drastica. Dopo aver messo a tacere il padre con un potente incantesimo di controllo, si voltò verso Ron, puntando la bacchetta sulle corde che lo immobilizzavano.
 
«Diffindo»
 
Fece un certo effetto a Ron subire nuovamente quell’incantesimo a distanza di pochi giorni, ma stavolta l’attacco provenne da una bacchetta diversa ed anche le intenzioni erano più nobili.
 
«Ho creduto per un momento che …»
 
«Sì, anche io, ma non ti avrei mai ucciso. Ucciderei mio padre piuttosto, ma ho bisogno di lui per salvare Astoria. Ciò che però voleva realmente era avere informazioni sul Ministero, vuole attaccarlo e leggere la tua mente era per lui una soluzione, specie se sei così vicino al Ministro della Magia»
 
«Avreste perso tempo, Hermione non mi racconta tutto sul suo lavoro ed io mi limito al mio. Ora cosa farai di lui?»
 
«Svanito l’effetto, gli racconterò che sei riuscito a scappare, così non penserà che l’ho tradito di proposito»
 
«Draco, ti dobbiamo un favore, ci hai avvertiti di un pericolo imminente»
 
Rimase basito da quelle parole, non era quello il comportamento che si sarebbe aspettato da un Auror.
 
«Ma non lo arresti?»
 
«Hai detto che hai bisogno del suo aiuto per Astoria, non voglio essere la causa della morte di tua moglie, visto che io per primo non posso aiutarla»
 
«Il Ministro ti ucciderà»
 
«Ne sono consapevole, ma se nessuno dei due parlerà, Hermione non saprà mai che vi ho fatto scappare. Insomma, ci hai avvertiti, riusciamo comunque ad evitare che il Ministero venga attaccato. Lo arresterò sicuramente, ma non oggi»
 
Era per Draco surreale la fiducia che stava riponendo in lui, anche a costo di trasgredire gli ordini dei suoi superiori e ancora peggio quelli di sua moglie, rischiando sicuramente di litigare con lei. Lo considerava per caso suo amico? O era un semplice rapporto di parentela acquisita? Si stava sicuramente impegnando per salvaguardare la figlia e i nipoti, non avrebbe avuto nessun’altra convenienza ad aiutarlo in caso contrario.
 
«Da quando ti fidi di me?»
 
«Da quando mi hai salvato la vita. Raggiungo il Ministero e avverto Hermione. Draco, cerca di prendere tempo, nel caso Lucius avesse ancora in mente di attaccarci non ci faremo trovare impreparati»

 
∞∞∞
 
 
Ron non perse tempo, tornò il più velocemente possibile al Ministero. La cercò ovunque, passò al vaglio ogni singolo piano, entrò persino nell’ufficio di sua moglie, ma di lei non c’era nemmeno l’ombra. Escluse la probabilità che fosse uscita, non aveva motivo e anche il tempo le mancava con tutte le questioni di cui doveva occuparsi per il ruolo che ricopriva. Non gli rimase che salire fino all'Aula del decimo piano, probabilmente l'avrebbe incontrata nell'esatto posto in cui quella mattina l'aveva lasciata per raggiungere Notturn Alley. Incrociò sul suo cammino il cognato, proprio a pochi metri dall’ingresso del Tribunale.
 
«Ron. Ma dov’eri finito? Ti ho cercato per tutto il Ministero, avevo necessità di confrontarmi con te sulle ricerche di Lucius»
 
Aveva il fiato corto per aver percorso velocemente la rampa di scale che separava il nono piano dal decimo, ma anche se il respiro non gli fosse venuto a mancare, lui non avrebbe saputo come giustificare la sua assenza. Decise di andare dritto al punto, non avevano tempo da perdere in lunghe spiegazioni.
 
«Harry … devi rinforzare la sicurezza al Ministero»
 
L’amico si fece serio, si fidava di lui e intorno a Ron c’era una strana e preoccupante atmosfera.
 
«Di cosa stai parlando? Sai per caso qualcosa che io non so?»
 
Era di fretta, non aveva tempo di ripetersi due volte. Suo cognato avrebbe dovuto aspettare, aveva necessità di parlare innanzitutto con il Ministro e poi sicuramente la conversazione sarebbe stata estesa al Capo del Dipartimento degli Auror.
 
«Sai dov’è Hermione?»
 
«In Tribunale, questa mattina non ha un attimo di pace»
 
Si avviò verso l’Aula, prima ancora che Harry potesse fiatare e fermarlo. Seguì l’amico, cercando di stare al suo passo, ma era troppo agitato per spiegargli quanto fosse inopportuna quell’irruzione.
 
«Ron, aspetta, è nel pieno di un’udienza, non puoi irrompere così. Conosci Hermione, non gradirà affatto»
 
«Harry, non c’è tempo per le buone maniere. L’udienza dovrà attendere, il Ministero è in pericolo»
 
«Perché? Mi spieghi cos’è successo e per quale motivo ti stai agitando tanto? Così intanto aspettiamo che l’udienza termini, non dovrebbe mancare molto»
 
Non era in grado di fermarlo, Hermione lo avrebbe sicuramente rimproverato ed Harry non sapeva più come salvarlo dalla moglie. Non volle ascoltare il cognato e aprì la porta con enfasi. Come avrebbe dovuto aspettarsi, tutti gli occhi dei presenti si puntarono sorpresi e perplessi su di lui, quelli di Hermione invece sembravano piuttosto inferociti. Il Ministro non fiatò, non sapeva nemmeno come giustificare all’assemblea e all’intero Wizengamot quell’interruzione. Si limitò ad alzarsi e ad avviarsi verso il marito. Con forza, esattamente come era entrato, lo spinse fuori dall’Aula. Lui non oppose alcuna resistenza e lasciò che la moglie chiudesse la porta dietro di sé. Ron sapeva bene che il lasso di tempo da quel gesto alla sfuriata che presto sarebbe arrivata e che leggeva facilmente dallo sguardo della donna equivaleva alla quiete prima della tempesta.
 
«Che accidenti ti dice il cervello?! Interrompi un’udienza??»
 
«È quello che gli ho detto anch’io»
 
Harry si intromise da i due, tentando di giustificare l’amico, ma riuscì solo a peggiorare la posizione di Ron, il quale provò ad alleggerire la tensione che aleggiava su di loro a causa degli occhi fiammeggianti del Ministro su di lui.
 
«Harry, così non mi aiuti. Sono felice anch’io di rivederti, tesoro» 
 
«Non ti ho chiesto io di rischiare la vita, anzi, se ricordi, ero fermamente contraria … come d’altronde lo sono sempre stata»
 
Era chiaramente risentita per non essere stata ascoltata da lui qualche ora prima, eppure Ron riuscì a percepire anche un certo velo di rimprovero che non gli era affatto nuovo. Tentò di ignorare quella pacata provocazione che, per quanto riuscì a notare, faceva più male a lei.
 
«Ora possiamo parlare di questioni importanti? Non abbiamo molto tempo a disposizione»
 
«Mi auguro per te che lo siano, Weasley, hai appena interrotto un’importante riunione»
 
«Le misure di sicurezza devono essere rinforzate sub … un momento, ma non era un’udienza?»
 
«Per quale ragione? Cos’è successo?»
 
Hermione iniziò seriamente a preoccuparsi, specie se nella sua mente un allarme era già scattato ed era esattamente ciò di cui da qualche ora stava discutendo con il Wizengamot al gran completo. Le venne spontaneo accertarsi che suo marito non fosse ferito, l’aveva aggredito per l’ansia che in quella giornata stava diventando ingestibile.
 
«Rispondi prima tu alla mia domanda, qual è l’oggetto di questa riunione di cui io non sapevo nulla? Non la ricordo, non perché io sia distratto, Rose non l’ha scritta sulla mia agenda, ciò significa che non volevi che ne prendessi parte»
 
«Sbaglio o hai appena detto che non abbiamo tempo da perdere? Il fatto che tu non fossi a conoscenza di questa udienza può significare solo che non fosse destinata al Capo o al Vicecapo del Dipartimento degli Auror, non prenderla sempre sul personale, Ronald»
 
Era pienamente consapevole di non essere al corrente di ogni affare che riguardasse il Ministero e che Hermione nemmeno informalmente lo informasse, a Draco aveva detto la verità, eppure ebbe la vaga sensazione che gli stesse nascondendo qualcosa di proposito. Gettò un’occhiata alla porta prudentemente richiusa da Hermione, ora quella riservatezza aveva assunto un senso.
 
«Cosa mi nascondi? A meno che anche Harry non …»
 
Si voltò verso l’amico in cerca di risposte, ma anche lui sembrava essere piuttosto spaesato.
 
«Non vi nascondo nulla di rilevante. Tu, piuttosto, hai la fronte imperlata di sudore, ciò significa che devi dirmi urgentemente qualcosa di importante. Ne riparleremo Ron, te lo prometto, ma non è urgente l’argomento di quella riunione»
 
Indugiò qualche istante, l’espressione della moglie gli dava tutt’altra impressione, era preoccupata e non riusciva a capire per quale ragione.
 
«Lucius vuole attaccare il Ministero»
 
«Che grande novità, Ron, e secondo te non lo sapevo già!?»
 
«Quindi la riunione riguardava questo?»
 
«Se fossi rimasto al Ministero, invece di gettarti da solo nella fossa dei leoni a Notturn Alley lo sapresti. La riunione però riguarda questo e molto altro, il tutto non si riduce all’attacco di Lucius, purtroppo»
 
«È per caso un modo gentile per dirmi che ci sarà un’altra guerra?»
 
Stava parlando troppo, specie davanti ad Harry che non aveva il coraggio di fiatare, ma seguiva attentamente le informazioni del Ministro. La voce concitata del marito la riportò al presente e la distrasse dal volto preoccupato del cognato.
 
«Hermione! Cosa sai?»
 
«No, Ron. Harry, ascoltalo, rafforza la sicurezza e avvisa, per favore, il Wizengamot che la riunione è rimandata a data da definirsi»
 
Sentiva di aver già parlato troppo in presenza del cognato e le sue parole lo avevano lasciato turbato. Nonostante ciò però accolse gli ordini del suo superiore ed entro nell’Aula del Tribunale. Hermione afferrò di fretta Ron per la divisa e lo trascinò in un luogo più appartato, di modo che nessuno li sentisse con un tono di voce moderato. 
 
«Lucius sta radunando seguaci, Maghi Oscuri che non aspettano altro che rovesciare il Ministero come in passato. Non so se ci sarà una guerra, ma dobbiamo essere pronti al peggio. Temo ci sia qualche falla ad Azkaban, ciò spiegherebbe la sua evasione e il fatto che stia radunando così velocemente un esercito di maghi. C’è un motivo se non volevo che tu ed Harry lo sapeste, non volevo allarmarvi senza averne la certezza e ho convocato il Wizengamot per una riunione straordinaria»
 
«Da quanto lo sai? Hermione, sono un grandissimo idiota, ho commesso un errore imperdonabile ed ora noi rischiamo grosso a causa mia»
 
Dopo le informazioni che sua moglie gli aveva appena riferito minacciò seriamente di sentirsi male. Lui avrebbe potuto fermare quel delinquente, eppure lo aveva lasciato andare, spinto da un sentimento di gratitudine verso Draco. Si dovette persino reggere alla parete più vicina e non mancò nemmeno di portarsi una mano in volto per la vergogna.
 
«Ron? Cos’hai fatto?»
 
Hermione dovette aspettare qualche istante che si calmasse, sembrava tutto tranne che pronto a confidarsi.
 
«L-li ho lasciati andare … mi sono imbattuto in Lucius e Draco a Notturn Alley. Voleva attaccarmi leggendo la mia mente e avere informazioni sul Ministero. Draco non ha eseguito la Legilimanzia su di me ed ha disarmato il padre quando ha tentato di farlo, o perlomeno quando ha alzato la bacchetta su di me, non so quali fossero le sue reali intenzioni. Draco mi ha salvato la vita, ma ora, dopo quello che mi stai dicendo, non sono più così sicuro di sapere da quale parte stia. Sembrava avere la situazione sotto controllo, gli ho detto che ti avrei avvertita e gli ho chiesto di prendere tempo. Ti prego, Hermione, dimmi che non sono stato tanto stupido da cadere nella sua trappola … mi ha detto che aveva bisogno di Lucius per aiutare Astoria, come facevo a negargli la possibilità di salvare sua moglie e suo figlio?»
 
«E con cosa vorrebbe aiutarla, con la Magia Oscura??»
 
Quella sarcastica domanda diede a Ron la certezza di aver combinato un guaio a cui difficilmente avrebbero trovato rimedio. Appoggiò la schiena contro il muro, deluso di se stesso, prima ancora che lei potesse esternare qualsiasi rimprovero contro il suo gesto incosciente.
 
«Ron, sinceramente, non ce lo vedo Draco fare il doppio gioco, rischierebbe così la vita dei suoi figli, dei suoi nipoti e della stessa Astoria. Non coinvolgerebbe mai la sua famiglia in un piano tanto losco, ha troppo da perdere»
 
Gradì la comprensione della moglie, ma l’essere dalla parte dei buoni, loro lo sapevano bene, non assicurava l’immunità dalla perdita dei propri cari.
 
«Siamo noi a rischiarla, Hermione, se il Minis …»
 
Non riusciva nemmeno a prendere in considerazione quella eventualità, il cuore gli impediva di pronunciare quella fatidica frase.
 
«… se il Ministro venisse ucciso, il Ministero cadrebbe, sì, Ron. Ora però non pensiamo al peggio, abbiamo comunque qualche punto di vantaggio, rinforziamo la sicurezza e sinceramente non ho alcuna voglia di morire, desidero capire per quale ragione Azkaban non sia più una prigione di massima sicurezza, ma i delinquenti si arroghino come se niente fosse libere uscite»
 
«Draco non ha accennato al fatto che suo padre stesse radunando seguaci, dici che lo ha fatto di proposito? Ho riposto in lui troppa fiducia, vero? Hermione, se dovesse capitare qualcosa a te o alla nostra famiglia sarebbe colpa mia. Avrei potuto evitarlo stamattina, Lucius era completamente assoggettato alla volontà di Draco sotto la Maledizione Imperio»
 
«Ron, lui ci ha avvertiti, avrebbe potuto non farlo ed io tendo a fidarmi di chi vuole salvare la propria famiglia, ciò significa che Draco ha un cuore. Non rendiamo vani i suoi tentativi di avvertirci, infondo se Lucius dovesse scoprire che suo figlio lo ha tradito, rischierebbe grosso anche il nostro consuocero»
 
«Anche se i mezzi sono discutibili? Lo hai detto tu, la Magia Oscura non è un grande piano»
 
Avrebbe voluto continuare a riversare le innumerevoli paure che premevano sul suo cuore per tutte le successive ore con la speranza che sua moglie riuscisse a tranquillizzarlo, mostrandogli il risvolto migliore di quella situazione, ma gli occhi di falco di Rose avevano intercettato i due. La ragazza li aveva raggiunti con il fiato corto e non aveva impiegato molto tempo a vagliare il Ministero, gli ultimi mesi in cui aveva ricoperto il ruolo di segretaria del padre le erano stati utili per prendere familiarità con quella struttura.
 
«Mamma, finalmente!»
 
«Rose, cosa ci fai qui? Questo non è il posto per te»
 
La comparsa improvvisa di sua figlia in un luogo che stava per essere preso d’assalto la terrorizzò.
 
«Ho combinato un guaio, ho detto ad Astoria di Draco»
 
«Pare che questa sia la giornata dei guai firmati Weasley»
 
Non seppe nemmeno Ron dove aveva trovato la forza di fare battute in un momento simile, ma Hermione non lo gradì affatto e glielo comunicò gettandogli un’occhiataccia.
 
«Mi dispiace, non ho fatto apposta. Le ho fatto visita al San Mungo, stavamo parlando di te, papà, e mi è sfuggito»
 
Era sinceramente mortificata e ciò poteva solo significare che quella svista avesse avuto delle conseguenze poco gradevoli.
 
«Ora abbiamo un grosso problema»
 
«Fammi indovinare, Astoria è corsa in aiuto di Draco»
 
«Papà, come hai fatto ad indovinare?»
 
«Stai scherzando, vero?? La mia era solo una battuta, lei non si può muovere da quel letto»
 
«Bhe, sembrava invece piuttosto determinata ad uscire dal San Mungo»
 
Stavolta Ron abbandonò ogni sorta di sarcasmo e si avviò rapido verso la figlia, afferrandola per un braccio.
 
«Penso io ad Astoria, Hermione, tu occupati del Ministero e mi raccomando, non fare nulla di avventato, torno presto. E in quanto a te, signorina, voli dritta alla Villa da Scorpius. Ti ci porto io, tanto non credo che tua madre avrà qualcosa da ridire se ti Smaterializzi con me, o sbaglio?”
 
«Preferisco che prendi l’auto, non voglio si Smaterializzi e mi raccomando vai piano»
 
Ron alzò gli occhi al cielo, in un momento simile sua moglie aveva la forza di pensare a quel tipo di sicurezza. Il pericolo sarebbe giunto sicuramente da altre direzioni. Non rispose ad Hermione, l’unica sua premura era riportare la figlia a casa sana e salva e ritornare al Ministero da sua moglie. Non accennò nulla a Rose circa l’attacco imminente, si limitò ad attraversare velocemente i piani che li dividevano dall’uscita del Ministero, incurante del fatto che si stesse trascinando dietro la ragazza e che probabilmente dall’agitazione stesse aumentando la presa sul suo braccio.
 
«Papà, mi stai facendo male, rallenta»
 
La ascoltò relativamente, la premura di riuscire a portarla in salvo fu più grande di qualsiasi accorgimento. Desiderava solo uscire dal Ministero e non smetteva di accertarsi che intorno a loro non ci fossero movimenti sospetti. Non impugnò la bacchetta, sperò di non averne bisogno nel tragitto dal Ministero alla Villa. La invitò con risolutezza a salire in auto. Rose prese posto accanto a suo padre e si affrettò ad allacciare la cintura di sicurezza, convinta che Ron come sempre sarebbe stato spericolato, motivo in più che non ci fosse Hermione a vigilarlo. La poca fiducia che Rose riponeva in lui riuscì a strappargli un sorriso.
 
«Tranquilla, Rose, ascolto la mamma e vado piano»
 
«Perché faccio fatica a crederlo, visto che proprio oggi sei di fretta?»
 
«Perché sei con me e l’ultima cosa che voglio è rischiare la vita di mia figlia … per causa mia»
 
Era stato sincero, si stava davvero impegnando per guidare al meglio, ma lo comprese quando per il nervosismo il suo piede affondò un po’ troppo sull’acceleratore.
 
«Papà, mi dispiace per il casino che ho combinato, tu e mamma avete cercato in tutti i modi di nasconderlo ad Astoria ed io ho vanificato tutti i vostri sforzi in meno di un minuto. Sono un disastro! Devi fermarla, continua a dire che vuole trovarlo e fermarlo qualsiasi cosa gli sia passata per la mente»
 
«Rose, ci penso io, adesso ti porto alla Villa e mi devi promettere che tu e Scorpius non uscirete da lì per nessuna ragione, qualsiasi cosa accada … e che non farete entrare nessuno, nemmeno Draco»
 
«Sì, ma … papà? Ti dispiacerebbe rallentare un po’?»
 
L’ascoltò e alzò subito il piede dall’acceleratore, sgranando la marcia. Gettava di tanto in tanto un’occhiata alla figlia per essere maggiormente convincente.
 
«Scusa, tesoro, sono agitato. Mi hai sentito che tu e quel ragazzo non uscite dalla Villa, vero?»
 
«Papà, cosa sta succedendo? C’è qualcosa che tu e la mamma non mi volete dire. Ora mi lasci persino senza troppe difficoltà nelle mani di Scorpius»
 
Abbozzò quella battuta, ma Ron non aveva voglia di ridere. Agli occhi di Rose era troppo serio, ciò poteva solo segnalare la gravità della situazione.
 
«Siete sposati e non posso fare più nulla per tenerti lontana da lui, spero solo che ti protegga come ha promesso di fare»
 
Le venne spontaneo concedersi un istante di silenzio per ammirare il paesaggio che sfrecciava al loro fianco alla ricerca di qualche pericolo che spiegasse lo strano umore del padre.
 
«Lo ripeto almeno mille volte al giorno a tua madre che odio guidare, mi rallenta il traffico del centro e noi non abbiamo tempo da perdere in mezzo a dei Babbani»
 
La rabbia con cui parlava dei Non Maghi la fece voltare perplessa e spaventata.
 
«Papà, sono solo delle persone che non possono usare la magia proprio come i nonni, che ti prende?»
 
«Sìsì, Rose, ma ora mi sono solo di intralcio»
 
Erano fermi in colonna e la ragazza colse l’occasione per avere qualche chiarimento.
 
«Di intralcio?? Ti senti bene? Cosa ci minaccia? Perché vuoi che non esca dalla Villa per alcuna ragione? Cosa c’è là fuori?»
 
«Rosie, rallenta con le domande, voglio solo proteggerti, ti basti sapere questo»
 
«Non sono più una bambina e questo mi sembra evidente, quindi ho il diritto di sapere da chi dovrò proteggere i piccoli Astoria e Severus»
 
Aveva sicuramente sfiorato le argomentazioni giuste, perché si era voltato verso di lei alla ricerca della risposta migliore.
 
«Senti, Rose, devo davvero tornare il prima possibile al Ministero»
 
«Perché la mamma è in pericolo?»
 
«Sì, cioè no. Rose, ti prego»
 
«Chi vuole uccidere la mamma? Immagino che sia per la sua posizione. Papà, coraggio, parlami, sono solo preoccupata per i miei genitori, cosa c’è di male in questo?»
 
«Stai tranquilla, noi ce la caveremo e a tua madre non capiterà nulla»
 
Le sorrise per non angustiarla, mentre le auto riprendevano la loro marcia davanti a loro. Con un fugace sguardo notò di aver angosciato sua figlia con quelle notizie. Aveva esagerato, come sempre era stato poco delicato, Rose con la sua perspicacia e pochissimi indizi era arrivata vicinissima alla verità e ciò le provocò un’impotenza e un dolore immensi che la fecero giungere sull’orlo delle lacrime.
 
«Ehi, tesoro mio, no, non piangere»
 
Non poteva abbracciarla per consolarla e non gli restò che allungare una mano per stringere quella della figlia e infonderle coraggio.
 
«Se vi dovesse capitare qualcosa, sarà tutta colpa mia. N-non ho nemmeno abbracciato la mamma prima di …»
 
«Rose, così mi sottovaluti, ti ho già detto che la proteggo io. È dovere degli Auror difendere il Ministro ed io non ho alcuna intenzione di esimermi da questo compito»
 
Arrivarono dopo diversi ostacoli ai maestosi cancelli di Villa Malfoy e Ron poté finalmente cercare lo sguardo lucido di sua figlia.
 
«Non è colpa di nessuno, Rose. Ascoltami bene, non può essere tua la colpa se qualcuno vuole fare del male. Non assumerti colpe che non hai, piccola mia. Ora vai, raggiungi tuo marito»
 
«Mi prometti che sarete prudenti?»
 
«Te lo prometto, ma dovrai promettermelo anche tu»
 
La giovane non perse quella seconda occasione, si slacciò la cintura e si lanciò tra le braccia del padre, il quale la strinse forte e le porse un bacio tra i boccoli.
 
«Ci rivediamo presto, non preoccuparti troppo per noi»
 
«Ti voglio bene, papà»
 
«Te ne voglio un mondo anche io, tesoro, ma fammi un sorriso, non è un addio. Aspetta, un’ultima cosa»
 
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il suo Deluminatore e lo porse sul palmo della figlia, costringendola ad afferrarlo. Rose lo fissò incredula, sapeva cosa fosse, ma suo padre non se ne separava mai.
 
«Papà, può servire a te»
 
«Voglio che lo tenga tu, sfrutta al meglio le sue potenzialità, ma so che lo farai senza che io te lo dica. Rose, non ho mai avuto dubbi che tu possa essere un eccellente Auror, ho solo paura di perderti e stavolta per sempre»
 
Lo accontentò regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi.
 
«Ma io non ho bisogno di essere protetta, so badare a me stessa e tu lo sai bene»
 
«Già, e come potresti, se sei figlia di tua madre?»
 
«Ti chiederei di restare, qui con me, ma so che …»
 
«Fermo Astoria e corro dalla mamma. Stai tranquilla, non ci accadrà nulla»
 
«Papà ...»
 
«Non è colpa tua, anzi, tutto il contrario. Draco è cambiato molto da quando sei entrata a far parte della sua famiglia. Oggi è grazie a te se Lucius non mi ha ucciso e Draco mi ha salvato. Non potrei essermi più sbagliato riguardo a te e Scorpius insieme. Ora va' dai tuoi figli, proteggeteli. Tranquilla»
 
Rose sceglie dall’auto sotto lo sguardo vigile del padre, ma un dubbio le sorse spontaneo prima che riuscisse a varcare le soglie del cancello.
 
«Papà, un’ultima cosa. Prima mi hai detto di guardarmi da tutti, anche da Draco. Se viene alla Villa che faccio? Lo faccio entrare? Ora mi hai detto che è cambiato»
 
«Qualche incantesimo di protezione che conosci potrebbe aiutarvi ad identificare i malintenzionati»
 
Aveva capito al volo a cosa suo padre si stesse riferendo. Stavolta non indugiò e si avviò davvero verso il portone d’ingresso. Ron non la perse di vista fino a che non scomparve dal suo raggio visivo. Ebbe in quel momento una chiara consapevolezza, il suo lavoro era pericoloso per Rose come per lui, perché il rischio di perdere la propria famiglia era troppo alto.
 
∞∞∞
 
 
«Ti prego, Sev, sono sfinita. Cerca di dormire, anche se non vuoi mangiare»
 
Lo cullava sulla sedia a dondolo almeno da un quarto d’ora, ma nonostante ciò il bambino non accennava a voler calmare il suo pianto irrefrenabile. Rose era stanca fisicamente e moralmente. Non fu difficile attribuire l’insoddisfazione di suo figlio alla sua preoccupazione. Una giovane neomamma avrebbe solo avuto bisogno di tranquillità per allattare il suo piccolo ed invece non le fu consentito vivere nemmeno quel periodo in serenità.
 
«Rose, vuoi una mano?»
 
La voce di Scorpius sulla soglia della stanza dei piccoli di casa Malfoy si intromise dolcemente e allo stesso tempo prepotentemente nel suo dolore. Non alzò lo sguardo su di lui, preferì continuare ad asciugare le lacrime che scorrevano copiose lungo le guance di Severus.
 
«Non mi puoi aiutare, Scorpius, se rifiuta il mio latte»
 
Sentì i passi leggeri del giovane sposo farsi sempre più presenti accanto a lei, aveva chiaramente evitato di ascoltarla. L’ombra del ragazzo sfiorò i piedi di Rose, fino a che non intravide le sue ginocchia. A quel punto non poté più ignorare il respiro caldo di Scorpius a pochi centimetri da lei, seguito da un sussurro profondo e rincuorante.
 
«Tesoro, sei agitata e nostro figlio lo sente, credo sia normale»
 
«Ma dai? Pensi di aver fatto la scoperta del secolo? I miei genitori stanno rischiando la vita, se non te ne fossi accorto»
 
Non accolse quelle provocazioni, anzi si concentrò sul bambino, porgendogli una carezza sulla fronte per provare a calmare quella disperazione. Rose si sentì in colpa per avergli risposto in quel modo, le attenzioni che quel ragazzo riservava alla sua famiglia non meritavano un trattamento simile.
 
 «Scusa ... Perdonami, mi sento male e me la prendo con te che non c’entri nulla, anzi»
 
Scorpius porse una carezza anche a lei sulla guancia, comunicandole che non si era affatto offeso e le era accanto indipendentemente da tutto.
 
«Lasciati aiutare. Scaldo un po' di latte per Severus, così puoi riposare qualche ora»
 
«Scorpius, io sto male moralmente, non fisicamente»
 
«Sì, lo avevo capito. Lascia che mi occupi comunque del bambino, ti prometto che starò attento, anzi, se ti va, puoi controllarmi»
 
Aspettò l'assenso della ragazza e non vedendola opporre alcuna resistenza, intrecciò le braccia alle sue per accogliere prudentemente sul petto il piccolo. Rose non lo lasciò, finché non si fosse accertata che Scopius lo tenesse saldamente. Si avviò verso la cucina e Rose lo seguì solo dopo qualche istante di indugio. Sapeva perfettamente che suo marito si sarebbe occupato nel migliore dei modi del loro bambino e lei necessitava di qualche istante in solitudine per riprendere fiato dall’ansia che sentiva premere sul suo cuore. La piccola Astoria continuava tranquilla a dormire, non sembrava essersi spaventata dalle urla di pianto del fratello. Decise di lasciare dormire la bambina e con un sospiro raggiunse figlio e marito. Non appena entrò nella stanza, vide Scorpius cullare Severus per farlo smettere di piangere, anche se tra le braccia del papà era evidente si sentisse già molto meglio.
 
«Ero davvero io il problema del turbamento di Severus»
 
«Non dire sciocchezze, amore, non eri tu. Siamo tutti tesi in questo periodo»
 
«Ma con te si è calmato subito, come lo spieghi?»
 
«Non avrà avuto più lacrime da versare»
 
Le rispondeva senza cercare il suo sguardo, preferiva concentrarsi sul suo compito che con in braccio Severus non era per nulla semplice. Temeva di far cadere il bambino, così impugnò la bacchetta e sperò che la magia potesse tornargli utile per non rischiare di fargli male. Rose però non fu altrettanto d’accordo, perché con uno strattone lo invitò ad abbassarla.
 
«Assolutamente no! Da quando sei diventato maggiorenne? A me non risulta tu lo sia, a meno che non mi sia persa qualcosa. Penso io al biberon, tu occupati di nostro figlio»
 
«Volevo solo che ti riposassi. Cosa vuoi che importi a tua madre se uso qualche innocente incantesimo ora, credo abbia tutt’altro a cui pensare, non credi?»
 
Rose si voltò incredula verso di lui per aver nominato con tanta leggerezza Hermione.
 
«Già, sapessi anche cosa, so solo che lei e mio padre sono in pericolo. Ho solo paura di perderli e tu approfitti della loro distrazione per fare quello che ti pare con la magia??»
 
Usò una certa enfasi nella voce, si era chiaramente urtata per la considerazione infelice di Scorpius.
 
«Non accadrà, vedrai. Sono entrambi brillanti»
 
«Ma infondo a te cosa importa, sono io che rischio di perderli»
 
Si era concentrata nuovamente sul latte per il suo bambino e dovette fare uno sforzo immenso per evitare di dare libero sfogo alla frustrazione di quelle ore. Scopius si avvicinò nuovamente a lei e tentò di parlarle, anche se lei cercava in tutti i modi di ignorarlo.
 
«Rose, vuoi davvero che ti ricordi dove si trovano i miei genitori? Ti sei forse dimenticata che mia madre e mio fratello stanno morendo lentamente in un letto al San Mungo e mio padre è sparito, per quanto ne so potrebbe essere morto. Quindi la mia non è leggerezza, tutt’altro, ho paura almeno tanto quanto te, ma sto cercando di riscoprire tutta la forza di cui sono dotato per occuparmi al meglio di Astoria e Severus. Ti prego, nostro figlio ha appena smesso di piangere, non iniziare tu ora»
 
Si voltò verso di lui senza sapere cosa rispondere davanti a tanta determinazione e sicurezza. Non le restò che sfiorare appena le sue labbra per farsi perdonare quell’improvvisa debolezza da parte sua. A Scorpius però non bastò quel leggero contatto, tentò di approfondirlo, ma senza alcun successo, Rose gli posò prontamente una mano sul petto invitandolo a fermarsi.
 
«Hai in braccio, Severus»
 
«Lo porto nella sua culla, tanto ora è calmo e non sembra avere voglia di latte»
 
«Scorpius, dacci un taglio, non sono proprio in vena»
 
Controllò se il latte per il bambino fosse troppo bollente e lo porse al marito.
 
«Glielo dai tu? Ammesso che lo beva, l'ultima volta ha rifiutato il latte nel biberon. Preferisce il mio, ma non sono nelle condizioni ottimali»
 
Il ragazzo non la assecondò subito, il rifiuto di Rose non lo aveva lasciato indifferente. Provò ad attribuire quel comportamento all’agitazione, eppure lui sperava di avere un’argomentazione convincente per distrarla dal terribile momento che stavano attraversando.
 
«Se ha fame gli andrà comunque bene»
 
Rose capì dalla voce di Scorpius che qualcosa non andava, non aveva preso bene quel rifiuto. Seguì gli attenti gesti del ragazzo, mentre porgeva il latte al piccolo che con fame beveva entusiasta.
 
«Scorpius, non è davvero il momento per pensare a noi, ti prego, temo possa scoppiare una qualche guerra»
 
«Esagerata! Ma di quale guerra stai parlando?!»
 
«Tuo nonno è a piede libero e a me non vengono in mente altri possibili pericoli, a meno che io non ne sia a conoscenza. Infondo se tuo padre è scomparso, ci sar …»
 
«No, frena, Rose, non starai accusando mio padre di tradimento»
 
«Assolutamente no, io sto solo …»
 
Scorpius si era distratto dal bambino e Severus, benché molto piccolo, si arrangiava come poteva con le sue manine a reggere il biberon al posto del padre. Non fecero però in tempo a concludere quella conversazione che qualcuno alla porta della Villa aveva annunciato la sua presenza. Rose tentò di fermare Scorpius per un braccio, temendo che fosse una trappola, ma lui non volle sentire ragione ed andò ad aprire il portone accompagnato dal figlio. Dovette davvero interrompere per un istante il pranzo di Severus tra le proteste del piccolo, altrimenti non avrebbe saputo come aprire al loro ospite. Si fidava delle abilità magiche di sua moglie, non c’era sicuramente alcun pericolo dall’altra parte della porta, aveva fatto qualche incantesimo di protezione intorno alla casa, lei era l’unica che sembrava essere autorizzata ad usare la magia e limitatamente per preservare la loro sicurezza.
 
«Papà!»
 
La sorpresa fu comunque immensa quando oltre la porta incontrò il sorriso di Draco.
 
«Ciao, figliolo. Posso entrare qualche minuto o vi disturbo?»
 
Scorpius lasciò spazio al padre, ma quest’ultimo si era distratto ad osservare il suo nipotino. Gli era mancato in quei giorni di assenza, come anche la piccola Astoria, quei bambini erano stati la sua unica gioia in quei mesi di tristezza per le sorti di sua moglie. Avrebbe tanto desiderato chiedere a suo figlio di poterlo prendere in braccio, ma non si spinse a tanto, non sembrava nella posizione giusta dopo numerosi giorni di silenzio e non aveva nemmeno il tempo per concedersi quegli attimi di spensieratezza strappati al destino.
 
«Ma si può sapere dov’eri finito in questi giorni?»
 
«Ragazzi, siate prudenti»
 
«Non hai risposto alla mia domanda»
 
Rose mise una mano sul braccio del marito invitandolo a calmarsi, percepiva una certa rabbia in lui e questo avrebbe condizionato il benessere anche di Severus.
 
«Signor Malfoy, da cosa dobbiamo essere prudenti? Mio padre non me ne ha voluto parlare»
 
«Da chi vi vuole fare del male. Come sta Astoria?»
 
«Ah, ora ti importa di mia madre? Per te potrebbe anche essere morta!»
 
«Non è affatto così, Scorpius, sto provando a salvarla»
 
Non aveva alcuna intenzione di credergli e la sua risata sarcastica lo dimostrò, come sentiva di non avere alcuna ragione per rimanere ad ascoltare le menzogne di suo padre. Preferì allontanarsi dalla porta e continuare a dare il latte al bambino altrove. Rimasti soli, Draco colse l’occasione per rivolgere qualche domanda alla nuora, visto che gli sembrava più propensa ad un dialogo con lui.
 
«Dì a Scorpius che non ho avuto altra scelta, è l’ultimo tentativo che faccio per salvare sua madre e suo fratello»
 
«C’è sempre un’altra scelta, signor Malfoy»
 
«Non quando rischi che tutto il tuo mondo si sgretoli davanti agli occhi. Non posso perderla, Rose. Non ti chiedo di fidarti di me. Spero solo che il mio piano funzioni e non ferisca nessuno»
 
La lasciò con un sorriso dispiaciuto, ma lei non riuscì ad accontentarsi di quello, infondo non aveva risposto a tutte le sue infinite domande. Dalle parole e dalla reazione del suocero aveva solo intuito che ciò che aveva fatto o stava per fare non fosse totalmente buono. Lo seguì sul pianerottolo, non lo chiamò, ma in una frazione di secondo prese la sua decisione. Proprio nell’esatto istante in cui Draco si stava per Smaterializzare, Rose lo sfiorò sperando che la destinazione di quell’uomo fosse il Ministero.
 
∞∞∞
 
 
Quando Ron giunse al San Mungo, si premurò di entrare in punta di piedi nella stanza della consuocera. Nonostante Rose gli avesse comunicato le intenzioni di Astoria, lui sperava ancora di riuscire a fermarla in tempo. Perse ogni speranza, quando vide che il letto era disfatto ma vuoto e decise di velocizzare il passo. Nel corridoio dell’ospedale incrociò una guaritrice a cui poter chiedere informazioni.
 
«Mi scusi, mi saprebbe dire dove posso trovare la signora Malfoy? Non è nella sua stanza, ha per caso visto dov’è andata?»
 
«Mi ha detto che voleva fare una passeggiata, era stufa di non vedere la luce del sole. Le ho detto che era troppo debole, ma lei non ha voluto sentire ragione. Comunque la trova in giardino, non ha la forza necessaria per allontanarsi ulteriormente»
 
Era assurdo, quella giornata era grigia e totalmente coperta da nubi, dubitava che il sole a cui si riferisse fosse quello che si trovava in cielo, sicuramente quella donna avrebbe voluto rivedere la luce risplendere nella sua vita. La trovò davvero in giardino, mentre annaspava a ridosso del muro per riuscire a mantenere l’equilibrio. Ron si affrettò a raggiungerla, ad ogni passo minacciava di cadere. Dopo tanto tempo ferma in un letto, stava velocizzando troppo la sua riabilitazione. Riuscì ad evitare che inciampasse per puro miracolo, afferrandola saldamente per un braccio.
 
«Ma sei impazzita?! Fa freddo e non ti reggi in piedi. Sai cosa ti direbbe se Draco fosse qui? Credo non sarebbe molto contento di sapere che sua moglie incinta rischia la vita del suo bambino in questo modo»
 
Tentò di puntare sulla sensibilità di quella donna che sapeva essere molto fine, ma Astoria non sembrava più propensa ad ascoltare il suo cuore, messo così alla prova nell’ultimo periodo. Per tutta risposta rise sarcasticamente e si divincolò dalla presa di Ron con irriconoscenza.
 
«Come se a Draco importasse qualcosa di me. È sparito senza informarsi se io sia ancora viva o se lo sia suo figlio. Non gli frega nemmeno di farmi preoccupare. Non gli sembra che io sia già sufficientemente provata moralmente?!»
 
«È proprio questo il punto, Astoria, lo sta facendo per te»
 
«È carino da parte tua difenderlo, non avrei mai pensato di sentirtelo dire, ma ora è indifendibile. È una vita che provo a ricordargli che è migliore di quello che ha sempre pensato di essere, ma forse sono io ad essermi sbagliata e ho buttato parole al vento»
 
Fece altri passi, sperando che il consuocero non la bloccasse ancora, invece Ron non si arrese, si frappose tra lei e il tragitto, sfiorandole appena le spalle per invitarla a fermarsi ancora una volta.
 
«Devi tornare a letto, rischiare la tua vita ora non ha alcun senso. Pensa a coloro che hanno bisogno di te, Scorpius e Rose hanno solo voglia di riabbracciarti. Non hai voglia di conoscere i tuoi nipotini? Sono incantevoli, Astoria. Hai più di una ragione per vivere, non peggiorare le tue condizioni, ma riguardati e lotta per guarire. Senti, Draco oggi mi ha risparmiato, qualsiasi siano state le intenzioni di tuo suocero, lui non mi ha attaccato. Tuo marito non è malvagio, è innamorato. Lo so perché anche io se fosse possibile mi strapperei il cuore dal petto per Hermione, rischierei tutto per lei. Draco non conosce altri modi per salvarti se non questo, è la sua ultima possibilità per riavere indietro la sua famiglia»
 
Non seppe subito cosa rispondergli, per lei non fu facile tornare ad avere fiducia nel marito dopo quella decisione, nonostante i motivi che lo avevano spinto a prenderla.
 
«Mi ha comunque delusa, sa benissimo che non è questo il modo di aiutarmi. Avrei preferito morire con lui al mio fianco, piuttosto che vedere la sua anima diventare nuovamente nera. Ron, lui non riuscirà a salvarmi, io morirò e prima di andarmene non vedrò nemmeno più l’uomo di cui mi sono innamorata. Non gli importa nulla della mia opinione, non gli importa nulla di sapere che amo immensamente l’uomo che è diventato e che nulla vale quanto questo, quanto la sua anima, nemmeno la mia vita»
 
«Credo che abbiate lo stesso problema, nessuno dei due vuole perdere l’altro e fate di tutto affinché ciò non accada»
 
«Hai rischiato la vita per colpa mia, mi dispiace tanto, avrei dovuto tenere Scorpius lontano da Rose, non incentivarlo a seguire il suo cuore. L’ultima cosa che voglio è distruggere anche la vostra famiglia»
 
«Siamo una famiglia, Astoria, siamo coinvolti anche io ed Hermione. Non arresto Draco, l’unico che voglio risbattere ad Azkaban è Lucius, è lui che sta creando problemi al Ministero»
 
Sentiva le gambe cederle senza che lei potesse controllarlo. Ron la afferrò nuovamente per le spalle, aiutandola a non svenire.
 
«Ehi. Devi tornare nella tua stanza, ti prego, accetta il mio consiglio»
 
«Ora vado, ma che significa che avete problemi al Ministero?»
 
«Lucius vuole attaccarlo insieme ad alcuni seguaci. Temo che … c-che il loro obiettivo sia il Ministro»

«E allora cosa fai ancora qui?! Devi aiutare Hermione»
 
Era indeciso se lasciarla da sola in giardino oppure riaccompagnarla in camera, accertandosi che non avesse nuovamente la malsana idea di prendere parte, volente o nolente, a quella battaglia accanto a Draco nel tentativo di riportarlo a casa sano e salvo nel fisico e nello spirito. Astoria capì la titubanza di Ron e si affrettò a dissiparla.
 
«Vai, stai perdendo minuti preziosi. Ti prometto che non ho alcuna intenzione di uscire dal San Mungo, non desidero intralciarvi e dovervi mettere nella condizione di salvarmi. Promettimi solo che non farai del male a Draco, ho bisogno di lui»
 
«Ti prometto che si sistemerà tutto»
 
Mollò lentamente la presa su di lei, temendo che potesse perdere l’equilibrio senza quel sostegno. Lo richiamò con urgenza e lui si voltò velocemente verso di lei, credendo avesse bisogno di un rapido appoggio.
 
«Ron. Sei un buon amico, non ho mai creduto che lo saremmo diventati un giorno. Il destino a volte è imprevedibile ed Hermione è molto fortunata ad averti accanto»
 
«Sai, nessuno le ha mai detto che è fortunata a stare con me, prova a ricordarglielo, quando la vedi»
 
Riuscì a strapparle finalmente un sorriso, proprio ciò di cui aveva bisogno.
 
«Se esco da qui viva, glielo ricordo sicuramente. Ti devo un favore»
 
Ron capiva molto bene la situazione che stava attraversando Astoria, perché anche lui ed Hermione quando lei era incinta avevano vissuto momenti simili. Sua moglie non mancava mai di ricordarglielo quanto tremasse ogni volta che rischiava la vita.
 
«Non mi devi niente, aiuto volentieri Draco. Astoria, so come ti senti, Hermione ha ancora molta paura quando sono sul lavoro e puoi ben immaginare quanta ne avesse quando aspettava Rose e Hugo. Draco sta rischiando per la sua famiglia, non perché sia passato nuovamente al lato oscuro»
 
«E come avete superato quei momenti?»
 
«Sono semplicemente tornato dalla mia famiglia, ma ho perso il conto di tutte le volte in cui Hermione ha cercato di farmi cambiare lavoro. Fidati di Draco, torna presto da te, come io sono sempre tornato da Hermione. Lui ti ama e sarà prudente, altrimenti non avrebbe alcun senso salvarti, se poi non si desse la possibilità di godersi la gioia per la tua guarigione insieme a te»
 
«È assurdo, Ron, che me lo dica proprio tu»
 
«Soltanto gli stolti non cambiano idea, me lo dice sempre Hermione. Ora mi consenti di riaccompagnarti dentro e lasci a chi di dovere la questione? Non voglio lasciarti qui da sola»
 
Si limitò solo ad allungargli una mano, chiedendogli aiuto per raggiungere nuovamente il suo letto.

 
∞∞∞
 
 
«Ti prego, non urlare»
 
La prese totalmente alla sprovvista, non riconobbe il tatto della mano sulla sua bocca, ma la voce profonda e sussurrata le era familiare. Allontanò con uno scattò la mano di quell’uomo dalle sue labbra e si voltò con concitazione verso di lui.
 
«Non un altro pugno, Granger. Non ti sfiorerò mai più, promesso, ma ora ho …»
 
«Draco! Ma come hai fatto ad entrare? Harry ha ...»
 
«... lo so, ma non c’è niente che la Magia Oscura non sappia fare, a parte ovviamente guarire mia moglie, non ho ancora trovato nulla che non metta a repentaglio la vita del bambino che aspetta. Ho bisogno del tuo aiuto e sono venuto anche a portartene, oggi mi sono ricordato che il Ministro della Magia è la mia consuocera»
 
«Ti stanno cercando, Draco … persino Astoria, spero solo che Ron sia riuscito a fermarla»
 
«Che cosa?? Non ho molto tempo, mio padre vuole fare una strage qui al Ministero. Mi dispiace dovertelo dire, il suo obiettivo principale sei tu»
 
Il suo cuore iniziò ad accelerare il battito non appena Hermione pronunciò il nome di Astoria, era un nervo scoperto per lui. Se Lucius rivendicava vendetta e potere, Draco desiderava solo non perdere ciò che il tempo gli aveva miracolosamente regalato e aveva illuminato la sua vita che era iniziata sicuramente con il piede sbagliato … sperò quanto meno di concluderla nel migliore dei modi.
 
«Voglio sperare tu non voglia assecondarlo»
 
«Ti sembra che io voglia assecondarlo? Ti ho dato davvero questa impressione oggi? Desidero solo che Astoria guarisca, nulla di più, e che possa partorire il nostro secondogenito. Lui può salvarla, non arrestarlo, senza di lui avrò perso ogni speranza. Vi sto avvisando, affinché non vi troviate impreparati"
 
Hermione ebbe davvero la certezza che ad avere bisogno di aiuto fosse solo un padre e un marito che non voleva nel modo più assoluto perdere la sua famiglia. Non credeva di aver mai notato negli occhi chiari di quell’uomo una luce particolare, ma la riconobbe, tante volte aveva illuminato anche il viso di Ron.
 
«Draco, ci sono altri modi per aiutare tua moglie e tuo figlio»
 
«E quali? Io non li conosco. Forse tu sei più brillante e mi sai suggerire qualcosa»
 
Non aveva alcuna alternativa in mente, lei non era una guaritrice o un medimago. Dovette ammettere i suoi limiti, ma non riuscì a lasciarlo andare, lo bloccò velocemente per un braccio.
 
«Astoria crede in te, non deluderla»
 
«Ci proverò. Ti ho sottovalutata, Mezzosangue. Astoria ha ragione su di voi, non siete infondo così male»
 
Gradì le parole di Draco, a modo suo le aveva fatto un apprezzamento, ma i suoi pensieri in quei momenti erano altri.
 
«Quando ci attaccherà?»
 
«Fra non molto, sta ancora reclutando seguaci. Ti consiglio di evacuare il Ministero»
 
«Non lascerò il Ministero solo perché un vigliacco Purosangue - senza offesa - ha deciso che il male debba vincere a tutti i costi»
 
«Ti farai ammazzare e Weasley darà la colpa a me»
 
«Mio marito è in debito con te»
 
«Abbiamo saldato il debito anni fa, Granger»
 
Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto al Ministero, ma probabilmente avrebbe seguito l’esempio di Severus Piton: avrebbe servito il bene, non rivelando al lato oscuro la sua parte migliore.

 
∞∞∞
 
 
«Crucio»
 
La scena che si parò davanti a Rose fu tutt’altro che piacevole. Lucius Malfoy stava torturando sua madre con una Maledizione Senza Perdono che lei di fama conosceva molto bene.
 
«No! Mamma!»
 
La raggiunse spaventata, gettandosi a terra al suo fianco. Hermione teneva la bacchetta stretta tra le mani, ma non riusciva a reagire, quella tortura la stava prosciugando delle ultime forze vitali.
 
«Sono proprio contento di rivederti, inutile Mezzosangue, così ne farò fuori due in un colpo solo»
 
«R-Rose, te ne devi andare, prima che sia troppo tardi. P-provo a creare un diversivo con le poche forze che mi restano per farti scappare»
 
«Non voglio che tu muoia. Dov’è papà? Mi aveva promesso che ti avrebbe protetta»
 
«Non è arrivato in tempo, non è colpa sua. Cercalo, Rose, digli che il Ministero sta cadendo nelle loro mani, non riesco più a resistere»
 
La vide chiudere gli occhi sfinita, ma Lucius non le diede neppure il tempo di compiangere sua madre. Quell’uomo si stava avvicinando lentamente a loro, pronto a sferrare ad entrambe il colpo di grazia. Rose indugiò solo un istante e decise che era giunto il momento di agire, dimostrando a se stessa e agli altri che aveva la stoffa per diventare un Auror. Ricordò le parole di Ron.
 
-… è dovere degli Auror difendere il Ministro …-
 
Hermione non era solo il Ministro della Magia, lei era innanzitutto sua madre. Estrasse decisa la bacchetta e la puntò contro il nonno di suo marito. Lei non era malvagia come lui, desiderava solo proteggere lei stessa e la madre. Notò in Lucius uno sguardo sorpreso, era evidente sapesse che era ancora minorenne e che non avrebbe potuto usare la magia contro di lui. A Rose non importò nulla della Traccia, era un’emergenza.
 
«Protego!»
 
«Sciocca ragazzina. Pensi davvero di resistere ai miei incantesimi?»
 
Lucius alzò la bacchetta su Rose, era intenzionato a farla soffrire prima di finirla, nessun Mezzosangue doveva permettersi di imporsi tra lui e i suoi piani di vendetta.
 
«Cruc …»
 
«Stupeficium!»
 
Rose aveva chiuso gli occhi, non convinta che il suo incantesimo l’avrebbe protetta, ma non poté non notare il raggio luminoso che aveva colpito in pieno Lucius e lo aveva scagliato altrove ben lontano da loro. La ragazza abbassò la bacchetta e vide, rincuorata, suo padre raggiugerle.
 
«Papà! Tutti se ne vanno dal Ministro, mamma ha dato l’ordine di evacuare, mentre tu ci hai raggiunte e non ci hai abbandonate»
 
Le veniva quasi da piangere per la gioia di rivederlo in un momento simile, ma Ron, avendo appurato che la figlia stesse bene, si gettò in ginocchio avvicinandosi a sua moglie.
 
«Hermione. Tipico di tua madre abbandonare la nave per ultima»
 
Le sollevò delicatamente la testa e si accertò che respirasse ancora, sfiorandole appena il collo con una carezza.
 
«Si sveglierà, vero, papà? Lucius la stava torturando, quando sono arrivata»
 
«La domanda giusta è cosa diamine ci fai tu qui! Ti ho lasciata alla Villa, affinché ci rimanessi! E poi, scusa, hai davvero creduto che lasciassi sola tua madre??»
 
L’aveva aggredita con le parole, ma Rose notò quanto la sua voce fosse rotta dal dolore e dalla preoccupazione.
 
«Volevo solo …»
 
Non riuscì a completare la frase, suo padre stava piangendo e sua figlia non ricordava di averlo visto molte volte in quello stato. Ron prese dal taschino della divisa che si trovava all’altezza del cuore il ciondolo che quella mattina Hermione gli aveva dato come portafortuna e glielo fece passare intorno al collo, posandoglielo sul petto.
 
«Forse se avessi avuto questo, ora staresti bene e non avrei sofferto per mano sua. Mi dispiace, amore, non sono arrivato in tempo»
 
Respirava, ma i terribili effetti che la Maledizione Cruciatus aveva sulle sue vittime erano difficili anche solo da ricordare e lui non sapeva per quanto tempo quell’uomo l’avesse torturata. Posò nuovamente e delicatamente il capo di Hermione sul pavimento e fece passare le dita tra i capelli della moglie. I gesti di suo padre erano molto simili ad un addio e questo spaventò Rose.
 
«P-papà? Non hai risposto alla mia domanda: si sveglierà, vero?»
 
Continuava ancora a non rincuorarla e a non parlarle. Non riusciva a capire se fosse arrabbiato con lei per aver messo in pericolo la sua vita o se preferisse il silenzio, piuttosto che comunicarle una notizia dolorosa.
 
«Ho cercato di proteggerla come meglio potevo, me lo hai detto tu, è compito degli Auror proteggere il Ministro»
 
«Rose, ma ti sembra il momento?! Ti sembra il caso di parlare di questo argomento? Non so se si sveglierà, ma immagino che lo scopriremo a breve»
 
«Papà, non voglio perderla»
 
Iniziò anch’ella a sentire le lacrime calde scorrere sulle guance, il tono del padre non aveva contribuito a tranquillizzarla, anzi le aveva dato la certezza di quanto fosse grave la situazione in cui erano precipitati.
 
«Sarai contento, vero?»
 
Presa com’era dalla sofferenza che provava, non riusciva a capire a chi suo padre si stesse rivolgendo. Attraverso il velo lucido che aveva davanti alle pupille riconobbe suo suocero.
 
«L’avevo avvertita di andarsene, ma non mi ha voluto ascoltare. Weasley, non prendertela con me»
 
Ron si alzò con uno scatto e minacciò di sferrargli un pugno. Lo afferrò per la giacca e lo fece indietreggiare infuriato fino a sfiorare la parete. Draco non avrebbe opposto alcuna resistenza, non aveva alcuna intenzione di affrontare una rissa con lui.
 
«Papà!»
 
La voce della figlia lo fece desistere dalle sue intenzioni, ma la rabbia che serbava nel cuore rimase senza uno sfogo.
 
«E con chi dovrei prendermela! Tua moglie si sarebbe fatta ammazzare pur di aiutarti, voleva tenerti lontano dalla Magia Oscura. Sono passato al San Mungo prima di raggiungere il Ministero e questi sono i risultati, sono riuscito a salvare Astoria e non Hermione. Ma, tranquillo, Draco, non ho ucciso tuo padre, l’unica cosa che ti importa dopotutto è salvare Astoria, degli altri non te ne frega un accidente. Ah, l’ho anche convinta a perdonarti per essere sparito giorni e giorni con Lucius. Spero che tu riesca a salvarla, perché se avessi arrestato Lucius a Notturn Alley, Hermione starebbe bene a quest’ora … non rendere vano il suo sacrificio e non farmene pentire»
 
Draco si stava già pentendo, senza che Ron glielo ricordasse, per aver messo a repentaglio la vita di persone che a lui negli ultimi avevano riservato solo del bene. Hermione lo aveva avvertito, la Magia Oscura non era la soluzione ed ora quella sua scelta si era ritorta proprio contro di lei. Ron tornò da Hermione e, cercando di placare l’ira verso quel destino che aveva un nome e un cognome, prese delicatamente tra le sue braccia la moglie per portarla al sicuro.
 
«Ron»
 
Una voce flebile provenne dalla donna che stringeva forte contro il suo petto, sperando così di proteggerla.
 
«Sono qui con te, stai tranquilla»
 
«Il Ministero, Ron»
 
Non ribadì alle preoccupazioni della moglie, preferì rivolgersi al consuocero con un tono che non ammetteva alcun genere di cordialità, prima di proseguire il suo cammino.
 
«Fai quello che vuoi di tuo padre, basta che me lo levi da davanti»
 
«Non litigate … vi prego»
 
«Non litigo con nessuno, Hermione, voglio solo che tu e Rose siate al sicuro»
 
«Papà, dove stai portando la mamma?»
 
«Nel mio ufficio e mi devi promettere che ti prenderai cura di lei, il che vuol dire che non esci da lì dentro per alcuna ragione, stavolta spero di essere stato chiaro. Tua madre non è in grado di difendersi, dovrai proteggerla»
 
«E tu dove andrai?»
 
«Aiuto lo zio Harry. Proteggi il Ministro, Rose. Hai le doti di un Auror, senza di te probabilmente la mamma sarebbe morta»
 
Si bloccò davanti alle considerazioni di suo padre, la lasciò talmente spiazzata che non ebbe nemmeno l’incentivo di entrare nell’ufficio.
 
«Devi essere prudente, papà»
 
Non le rispose e adagiò dolcemente Hermione ai piedi della sua scrivania. Flebilmente la donna afferrò la divisa del marito per non farlo allontanare.
 
«R-Ron, preferisco che cada il Ministero, piuttosto che muoia tu»
 
Lo fece sorridere, non era da lei dichiarare simili preferenze.
 
«Ma, tesoro, non sono parole consoni al Ministro della Magia»
 
«Ritorna da me, al resto troviamo una soluzione»
 
Le schioccò un bacio sulla guancia e si diresse rapidamente verso l’uscita. Rivolse un sorriso orgoglioso a sua figlia e sigillò la porta con la magia, sperando che ciò fosse sufficiente a proteggerle.
 
 
 
Continua …
 


Ciao ragazzi!
 
Un periodo complicato mi ha costretta ad aggiornare ancora più tardi del solito ☹
 
Spero di essere riuscita in questo capitolo a dare qualche spiegazione in più circa le mie scelte narrative e non siano risultate fini a se stesse. Mi auguro che il titolo non vi inganni, non siamo al termine della storia, ma molto vicini ad una svolta 😉
 
Grazie di cuore per la pazienza, sono un disastro con gli aggiornamenti e voi siete meravigliosi per continuare a seguirmi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Fino all'ultimo respiro ***


Fino all’ultimo respiro

 

 
Hermione tentò di alzarsi, non poteva rimanere inerme, mentre il Ministero veniva messo a ferro e fuoco. Sapeva perfettamente che non sarebbe stato semplice riscoprire quel poco di forza che ancora le era rimasta, la Maledizione le aveva provocato un grave stato di malessere e non riusciva a muoversi senza un supporto dal punto in cui Ron l’aveva adagiata. Isolata tra le mura di quell’ufficio non sapeva nemmeno come stesse suo marito e se fosse riuscito a fermare quella minaccia che incombeva su di loro. Non era certa che l’avrebbe ascoltata, avrebbe senza alcun dubbio mosso montagne pur di impedire che il Ministero cadesse in mani sbagliate o che qualcuno uccidesse il Ministro per assumere potere sulla Comunità Magica. Rose capì subito le intenzioni della madre, sapeva che niente l’avrebbe potuta fermare, così si abbassò alla sua altezza, ma l'intento non era quello di aiutarla a combattere, infondo Ron non le aveva raccomandato altro che riposo e sperò che lei seguisse quell’amorevole consiglio.
 
«Mamma, no. Sei troppo debole e papà non vorrebbe che ti sforzassi»
 
Non le diede retta e allungando una mano verso la scrivania, tentò di aggrapparsi al bordo per darsi la spinta giusta. Rose le afferrò il polso, sperando di trattenerla in ufficio con lei, ma non riuscì a stringere la presa quel tanto che bastasse per contrastare le poche forze che ad Hermione erano rimaste, temette di arrecarle un nuovo dolore. Ron l’avrebbe sicuramente costretta con la forza a non muoversi, ma Rose non era lui.
 
«Mamma, ti prego, se esci di qui e li affronti di nuovo, ti farai ammazzare e papà mi sgriderà per non avergli ubbidito nemmeno stavolta»
 
La ragazza era disperata, Hermione non le consentiva di ascoltare le raccomandazioni di Ron e di fermarla prima che potesse mettersi nuovamente in pericolo. Rose continuava a pensare sempre e solo che quella fosse sua madre e non ai terribili risvolti che la sua morte potesse avere su tutta la Comunità Magica.
 
«Sono già terrorizzata per papà e lo zio, mamma, non voglio perdere anche te»
 
Con grande sorpresa di Rose non imboccò l’uscita, ma si limitò ad accomodarsi sulla sedia di suo marito. Le speranze della giovane rinvigorirono, in quell’ufficio, con gli incantesimi protettivi di Ron, era più al sicuro rispetto a qualsiasi altra ala del Minstero. Hermione dovette, prima di qualsiasi altra cosa, riprendere fiato, per lei quello spostamento fu uno sforzo immane. La testa sopportava un incessante picchiettio e non sapeva come evitarlo. Avrebbe volentieri chiuso gli occhi, visto che le palpebre le sembravano più simili a dei macigni, ma non era ancora giunto il tempo per abbandonarsi alla stanchezza. Si voltò di sottecchi verso la figlia, la luce della stanza la infastidiva.
 
«Non posso riposare, Rose. È anche mio compito proteggere il Ministero e la Comunità Magica, non solo degli Auror»
 
Cercando di resistere all’intensità della luce che per la sua retina era raddoppiata, iniziò a rovistare con urgenza nei cassetti della scrivania, appoggiandosi prudentemente al ripiano per non perdere l’equilibrio. Persino quel semplice gesto le provocò dei capogiri, ma non poteva esimersi dai suoi compiti solo per aver ricevuto delle torture.
 
«Mamma, cosa fai?»
 
«Mi serve un foglio per spedire un gufo alla McGranitt, deve essere preparata al peggio. Ti va di aiutarmi? Non credo di essere particolarmente lucida in questo momento»
 
«Sì, certo. Trovi i fogli nel primo cassetto. Ho sistemato i cassetti di papà prima di partorire, a meno che non abbia creato ancora confusione»
 
Hermione si fidò del suo suggerimento, ma prima di chiudere l’ultimo cassetto e aprire il primo, trovò un foglio inaspettato. Non si sentiva per nulla bene, ma capì facilmente di cosa si potesse trattare. Rimase per un istante a leggere quelle righe un po’ tremolanti e comprese subito lo stato d’animo con cui Ron aveva scritto nero su bianco le sue dimissioni. Notò però che non era ancora apposta alcuna firma da parte sua, forse desiderava prima parlarne con lei e spiegarle il motivo per il quale, dopo anni che gli chiedeva di preferire un lavoro meno pericoloso per un padre di famiglia, avesse deciso all’improvviso di ascoltare le sue suppliche. A Rose, che seguiva con trepidazione i suoi gesti, non sfuggì affatto la titubanza della madre.
 
«Mamma, tutto bene?»
 
«Sì, tesoro»
 
La voce della figlia l’aiutò a riemergere dai pensieri, ricordandosi che non era il momento per simili questioni, così aprì l’altro cassetto, prese un foglio bianco e lo mise sulla scrivania davanti alla ragazza.
 
«Per favore, scrivi quello che ti detto»
 
Rose afferrò una penna abbandonata sulla scrivania e appoggiandosi al legno si preparò a seguire attentamente Hermione. La ragazza attese qualche secondo, ma la madre non si decideva a suggerirle le parole.
 
«Mamma? Sono pronta, dimmi»
 
«Prof …»
 
Non fece in tempo nemmeno a pronunciare la prima parola, la luce si staccò all’improvviso, lasciandole nella penombra. Rose, che conosceva bene le risorse del Deluminatore, lo afferrò prontamente dalla tasca dove lo aveva riposto qualche ora prima e lo fece scattare nella stanza. Lasciò la madre stupita, in procinto di afferrare la bacchetta per rischiarare l’ufficio, ma la ragazza l’aveva prontamente anticipata.
 
«Come mai hai il Deluminatore di tuo padre?»
 
«Me lo ha dato lui. Mi ha detto di usarlo nei momenti di difficoltà e credo che questo lo sia»
 
Si ricordò solo in quel momento che le aveva restituito il ciondolo, nell’esatto istante in cui avvertì la sua presenza sul petto. Lo afferrò tra le mani tremanti e un moto di malinconia la travolse più del malessere.
 
«Chissà dov’è … chissà se sta bene»
 
«Secondo me sta meglio di te»
 
Le sorrise, pentendosi di aver perso fiducia nel marito davanti alla figlia e di averle infuso timore per le sorti di Ron.
 
«Mamma, hai bisogno di un Medimago»
 
«Non c’è modo di uscire e, Rose, sinceramente, non me ne voglio andare sapendo che tuo padre e tuo zio stanno rischiando la vita»
 
«Mamma …»
 
«Tesoro, ti prego, scrivi. Avvisa la Preside del pericolo a nome mio»
 
Indugiò, conosceva bene le Maledizione Senza Perdono e non se la sentiva di sottovalutarne gli effetti, come invece Hermione sembrava fare senza alcuna prudenza.
 
«Ma sei pallida»
 
«Me la caverò, te lo prometto»
 
Le afferrò dolcemente la mano, incentivandola a spedire quel gufo ad Hogwarts.
 
∞∞∞
 
Quando le luci si spensero anche all’ultimo piano del Ministero, Ron stava attendendo impaziente il momento giusto per attaccare. Si era nascosto nei pressi di un angolo che la congiunzione di due pareti formava. Sapeva di non poter fallire, avrebbe avuto troppo da perdere e servirsi della magia per rischiarare l’ambiente avrebbe rivelato troppo facilmente la sua posizione a quei criminali. Rimase così alla luce soffusa che le enormi finestre incantate decidevano di filtrare tra quelle mura. Rovistò in tasca convinto di trovare il suo Deluminatore, ma nella concitazione del momento si era dimenticato di averlo consegnato alla figlia. Non aveva potuto spendere nemmeno un secondo di più accanto a sua moglie e non aveva la più pallida idea di come potesse stare. Era grato però a Rose di non avergli ubbidito e di essere rimasta accanto a sua madre. Stava stringendo più forte la bacchetta e si stava accertando che fosse il momento giusto per prenderli alla sprovvista, quando un rumore di passi al suo fianco lo mise d’impulso in posizione di difesa voltandosi verso quel potenziale nemico. Intravide il volto del cognato illuminato dalla punta della bacchetta e prese un sospiro di sollievo.
 
«Harry! Che spavento. Sono oltre la parete, spegni la luce, altrimenti ci scoprono»
 
Ascoltò il suo suggerimento e sussurrò prudentemente il controincantesimo.
 
«Nox. Scusami, non volevo spaventarti, ma ti stavo cercando per tutto il Ministero e non riuscivo a trovarti. Non capisco per quale ragione ci sia improvvisamente il blackout»
 
Una strana sensazione di infelicità pervase entrambi, proprio quando nessuno riusciva a spiegarsi il motivo di quel fenomeno. Insieme alle tenebre, il gelo scese su di loro, a tal punto da perdere persino la sensibilità della mano che stringeva la bacchetta.
 
«Harry, dimmi che non è quello che penso che sia»
 
«Ron, temo sia esattamente quello a cui stai pensando»
 
«Oh, no, Rose ed Hermione sono chiuse nel mio ufficio. Credevo di proteggerle ed invece le ho intrappolate»
 
Non attese le logiche richieste di chiarimento di Harry, non indugiò ad uscire dal nascondiglio al solo vago timore che la sua famiglia potesse essere in pericolo. Era stato troppo impulsivo però, perché dovette affrontare uno scontro diretto, lo stesso che stava cercando di evitare cogliendo quei Mangiamorte alla sprovvista. Uno di loro si frappose sulla sua strada.
 
«Siete delle carogne, avete condotto i Dissennatori al Ministero»
 
La disapprovazione di Ron alimentò solo il divertimento del Mangiamorte che credeva forse di aver vinto, ma lui non si sarebbe arreso tanto facilmente. Gli puntò contro la bacchetta in attesa dell’attacco del nemico che presto o tardi sarebbe arrivato. Non aveva tempo per un duello all’ultimo sangue, quel luogo era infestato da esseri pericolosi e non era certo che Hermione in quelle condizioni riuscisse a difendere se stessa e la figlia.
 
«Expelliarmus!»
 
Con un semplice Protego il Mangiamorte si difese senza il minimo sforzo, lasciando Ron spiazzato. Non era nelle condizioni migliori per duellare al massimo delle sue potenzialità, il morale peggiorato da quell’atmosfera tetra non consentiva ai suoi riflessi di essere pronti e nemmeno di essere abbastanza abile da sferrare un colpo decisivo.
 
«Sono questi gli Auror incaricati a proteggere il Ministero?»
 
Quel maledetto lo provocava, sfidando la sua poca pazienza.
 
«Ron, uccidilo!»
 
Era assurdo che proprio Harry lo stesse invitando a compiere quel gesto estremo, ciò poteva solo significare quanto quella situazione potesse drammaticamente precipitare, se non avessero preso una decisione drastica. Ron indugiò qualche secondo, sapeva che ciò avrebbe potuto costargli caro, ma non fu facile nemmeno sulla scia del suo carattere impulsivo prendere velocemente la decisione di uccidere qualcuno. Harry stava duellando contro un altro Mangiamorte ed era piuttosto impegnato a non farsi colpire da qualche Anatema che veniva scagliato con fin troppa leggerezza. Anche il cognato faceva di tutto per difendersi e non metteva in pratica i suoi stessi consigli. Ron tornò a concentrarsi sul nemico che lo fissava minacciosamente, confuso sulla titubanza dell’Auror.
 
«Se vi aspettate che Lucius Malfoy vi conceda potere, state perdendo tempo. Gli servite solo per rovesciare il Ministero e uccidere il Ministro … ma non ve lo consentirò»
 
Il nemico per tutta risposta gli scagliò contro un Anatema che Ron riuscì prontamente a respingere. Il Mangiamorte però, non soddisfatto di averlo messo alla prova, infierì subito dopo con un attacco inaspettato che lo colpì al braccio.
 
«Sectumsempra»
 
Gli fece perdere quella poca sensibilità rimasta alla mano che impugnava la bacchetta, tanto da non riuscire a contrattaccare. Arrivò per Ron un aiuto inaspettato alle spalle del Mangiamorte. I Dissennatori non erano creature leali e quei nemici erano ingenui a credere che avrebbero lottato dalla loro parte. Ron stava per invocare il suo Patronus, quando il Dissennatore si scagliò sul Mangiamorte, ma Harry impedì all’amico di perdere altro tempo.
 
«Ron, no! Corri da Hermione, porta lei e Rose via di qui»
 
«Harry, ma …»
 
«Me la cavo, sbrigati!»
 
∞∞∞
 
Non appena Draco fece il suo ingresso nella stanza di sua moglie, non gli venne riservata una buona accoglienza. Gradì che fosse seduta e non sdraiata, come l’aveva vista nelle ultime settimane, ma non accennava ad alcun sorriso, nonostante la lunga separazione che avevano avuto. Attese il rimprovero per quei giorni di lontananza, aveva capito da Ron che sua moglie fosse a conoscenza delle decisioni, chiaramente discutibili, che aveva preso, perciò cercò di anticiparla e attutire la sua evidente rabbia.
 
«Astoria, posso immaginare cosa ti avranno detto, ma posso anche spiegarti che …»
 
Spostò le coperte dalle sue gambe con uno scatto e si alzò, incurante della sua instabilità fisica. Si avvicinò a lui con aria minacciosa, ma Draco non osò indietreggiare, incassando un forte schiaffo sulla guancia sinistra. Astoria aveva compiuto un gesto che richiedeva più energie di quelle che possedesse, così rischiò seriamente di perdere l’equilibrio, ma lui la prese al volo prima che potesse ricadere sul letto. Lo scostò decisa da lei, allontanando le sue mani e invitandolo a lasciarla, non gradiva affatto la sua presenza.
 
«Non mi toccare, Draco! Osi anche trovare delle giustificazioni?! Ma come hai potuto credere che potesse essere la soluzione?? Il Ministero è stato attaccato per colpa tua! Hai venduto la tua famiglia in cambio di cosa?! Perché, che ti piaccia o no, Ron ed Hermione sono entrati a far parte della nostra famiglia»
 
«Astoria, mio padre li avrebbe attaccati comunque, con o senza il mio aiuto, anzi li ho avvertiti»
 
Nonostante gli avesse espressamente chiesto di non rincarare la dose dei suoi gesti, lui lo fece con le parole e lei non aveva più voglia di ascoltarlo, la delusione nei suoi confronti era troppa.
 
«Non ti riconosco più, Draco. Vattene, per favore»
 
«Astoria, ti prego, non mandarmi via. L'ho fatto solo per te e nostro figlio. Mi sei mancata in questi giorni. A differenza di quello che potresti pensare, ero seriamente preoccupato per te e appena ho potuto sono tornato»
 
«Non te l'abbiamo chiesto noi. Non ti avrei mai chiesto di dare credito alle follie di un criminale solo per salvarci»
 
Draco aveva gli occhi lucidi al solo pensiero di perdere la sua famiglia, eppure la moglie non riusciva a comprendere quanto fosse per lui essenziale proteggerli, Comprese che era troppo arrabbiata per leggere, come era sempre stata in grado di fare, cosa suo marito serbasse davvero nel cuore. Lei era l’unica che avesse davvero capito che lui possedeva ancora un cuore in grado di amare. Gli era parso d’aver capito dalle parole di Ron che lei avesse compreso le sue ragioni ed invece anche sua moglie era delusa da lui e non sembrava voler appoggiarlo.                                                                                                      
«Solo? Astoria, siete tutto quello che ho. Se perdo voi, non ho più niente»
 
«Allora avresti dovuto pensarci prima, fare tesoro di tutto quello che ti ho detto in questi anni»
 
«Ricordo tutto quello che mi hai detto dall’esatto istante in cui ti ho incontrata, ma non posso sopportare di perderti, sei insieme a Scorpius il più bel regalo che io abbia mai ricevuto dalla vita. Non chiedermi di non provare a salvarti, ti prego. Sto facendo solo ciò che posso, se ci fosse una strada più semplice o più onesta, non credi che l’avrei presa? Amore, fidati di me»
 
Era diffidente verso di lui, le aveva appena confessato che avrebbe commesso qualsiasi reato pur di salvarla, non riusciva più a credere in suo marito e nella bontà delle sue azioni. Draco lo aveva capito, lui per primo coglieva facilmente i sentimenti di Astoria.
 
«Come sta, Hermione? Il loro obiettivo era il Ministro, vero?»
 
Indugiò a risponderle, sapeva già che il responso non le avrebbe fatto piacere e di sicuro avrebbe attribuito a lui una nuova colpa.
 
«Non lo so, sono corso da te, ma non era sola, c'erano Ron e Rose con lei. Senti, mio padre voleva ucciderla, ma non è riuscito, l’ha solo torturata, si riprenderà … non sta peggio di te»
 
Lo guardò ironica, la leggerezza con cui suo marito le raccontava un simile episodio la disgustò. Le parve di vivere un incubo dal quale presto o tardi si sarebbe svegliata e tutto sarebbe tornato alla normalità. Per la piega che gli eventi avevano preso, temette persino di scoprire dal braccio Draco che, per qualche assurda ragione, lui era tornato ad essere uno spietato Mangiamorte.
 
«Astoria, cosa avrei dovuto fare, secondo te? Rischiare la tua vita per salvare loro?»
 
«Era esattamente ciò che avrei voluto tu facessi. Non è colpa loro se sono malata, Draco. Avrei voluto che per una volta facessi l’eroe e non il menefreghista. Mentre lei veniva torturata, tu sei rimasto a guardare??»
 
Si stava arrabbiando anche lui per la poca comprensione di Astoria. Lo sguardo con cui lo fissava era peggio di una raffica di coltellate dritte al cuore. Non desiderava nel modo più assoluto che lei fosse scostate nei suoi confronti, non voleva perderla pur cercando di salvare la loro vita insieme.
 
«Sei troppa buona, Astoria. Sei ingenua da credere che io sia come te, non lo sono mai stato e credevo che quando ti sei imputata per sposarmi sapessi molto bene a chi ti stavi legando per sempre. Mi sembra che a loro sia stato concesso fin troppo e a me mai niente e dovrei anche sacrificarmi per preservare la loro felicità?! Se il destino mi rema contro in continuazione, mi dispiace, ma io non lo assecondo più restando inerme e aspettando che tu muoia. Sto solo cercando di difendere ciò che mi è rimasto e non me ne frega niente se loro non avrebbero agito allo stesso modo, io non solo loro, è bene che tu ne renda conto»
 
L’avevano stupita quelle parole, ma non abbastanza da credere che avesse preso la scelta migliore, anzi i suoi fini non avevano affatto giustificato i discutibili mezzi utilizzati per raggiungerli.
 
«Vattene, Draco, è chiaro che non ragioni più, ammesso che tu lo abbia mai fatto. Non sempre la scelta giusta è anche la più facile e sì, sapevo perfettamente com’eri quando ti ho sposato, ma mi sono fidata che avessi un buon cuore lì nascosto da qualche parte e che nessuno ti avesse dato la possibilità di mostrarlo, ho creduto persino che potessi insegnare a nostro figlio ad averlo. Sono stata davvero così ingenua, secondo te?»
 
Non riuscì a ricevere una risposta, una forte fitta al ventre le mozzò il fiato e la fece ricadere sul letto con le lacrime agli occhi per le sofferenze morali che lui le aveva inferto. Draco non riuscì ad evitarle la caduta, aveva preso alla sprovvista anche lui, era concentrato sulle parole della moglie. Lo rincuorò solo il fatto che fosse atterrata sul materasso morbido.
 
«Astoria!»
 
«I-il bambino»
 
Era piegata in due dal dolore e Draco disperato non sapeva come aiutarla. Poteva solo fissarla preoccupato, cercando di capire cosa stesse succedendo a sua moglie e suo figlio.
 
«È troppo presto»
 
«Mi tira dei calci, ma io sono troppo debole per sopportarli. Spero nasca presto, prima che le mie energie esauriscano del tutto»
 
Si inginocchiò davanti a lei, incurante delle sue continue richieste di uscire da quella stanza, e le afferrò la mano per mostrarle la sua vicinanza, rischiando anche di guadagnarsi un altro schiaffo.
 
«Draco, non riuscirò a reggere un parto in questo stato. Ti prego, in qualsiasi modo e in qualsiasi situazione, fallo nascere ugualmente»
 
«O ce la fate entrambi o nessuno»
 
«Draco, hai dei doveri nei suoi confronti, ti prego, mi fai stare più tranquilla se so che nascerà. Mi dispiace per lo schiaffo, non credo di avertene mai tirato uno»
 
«Non credo di aver mai fatto tanto l'idiota … con te»
 
«Allora lo ammetti»
 
«Ho altra scelta?»
 
«Direi di no»
 
Riuscì a strappare ad Astoria qualche sorriso e a modo suo a comunicarle il suo dispiacere. Le era mancato, per quanto fosse arrabbiata, non riusciva a negarlo. Sentì altri chiari movimenti che le mozzarono il fiato.
 
«Sicura che non nasca prima?»
 
«Sì, non sono contrazioni da parto, le riconoscerei»
 
«Come posso aiutarti?»
 
«Lasciando che Ron arresti Lucius. Consegnalo al Ministero, Draco. Voglio tornare ad essere felice con te, non voglio saperti ad Azkaban, non rovinare tutto»
 
Tentennò a quella richiesta, ma non riusciva a negarla davanti a quelle sofferenze. Come faceva sua moglie a credere che ciò sarebbe bastato per riscoprire la loro serenità?
 
«Astoria, non puoi chiedermelo»
 
«Draco, ma tu pensi davvero che tuo padre ti darà qualcosa in cambio aiutandolo? Non gli importa nulla di me, vuole solo la sua vendetta per gli anni che ha dovuto sopportare ad Azkaban. Ti ha trascinato sul fondo in passato, non lasciare che lo faccia ancora»
 
«Ricordo di averlo denunciato a Potter solo per avere delle attenuanti e risparmiarmi la prigione»
 
«Ti sei solo dato la possibilità di un futuro e hai assicurato alla giustizia un criminale, cosa c’è di sbagliato in questo?»
 
«Era mio padre, Astoria. Forse se non ha mai osato ribellarsi a Voldemort, è stato anche per proteggere me»
 
Iniziava davvero a non riconoscerlo, pochi giorni lontani e quell’uomo gli aveva insinuato dubbi insensati.
 
«Tu stai scherzando, vero? Ha permesso che diventassi un Mangiamorte. Porti ancora i segni sul braccio. Non ti lasciare abbindolare di nuovo, ti prego. Non sei più solo, Draco»
 
Gli scoprì il braccio sperando assurdamente che non lo fosse nuovamente. Tirò un sospiro di sollievo, quando scorse quella vecchia cicatrice. Lui capì, seguì i suoi gesti, ma non le disse nulla a riguardo.
 
«Sto per essere di nuovo solo, se ti perdo»
 
«Sono qui, tesoro. Io e tuo figlio siamo qui. Regna finalmente la pace tra le nostre famiglie, non roviniamo tutto»
 
«Perché non riesci a pensare per una volta prima alla tua salute?»
 
Lei pensava a suo figlio e alla sua famiglia, non pensava ad altro da quando aveva scoperto di essere incinta, ma non avrebbe mai barattato la sua felicità con quella di altri.
 
«Come chiamiamo il nostro bambino?»
 
«Astoria, mi stai ascoltando?»
 
«Sì, penso a nostro figlio, penso a voler essere solo due persone che si amano e attendono con ansia il loro secondogenito, come una famiglia normale. Mi hai detto mesi fa che hai sempre desiderato questo bambino, cos’è cambiato ora?»
 
«Un dettaglio non irrilevante è che tu sei malata»
 
«Come lo chiamiamo?»
 
«Non lo so, non sono nelle condizioni per pensarci»
 
«Draco»
 
Tentò di stringergli la mano, ma lui la fece scivolare via prima che Astoria riuscisse. Si avvicinò seria con il volto a lui, sporgendosi in avanti nonostante l’ingombro della pancia.
 
«Che intenzioni hai ora?»
 
Non le rispose e abbassò lo sguardo vergognandosi davanti a lei di ciò che continuava a pensare fosse la scelta più saggia per loro, ma senza il suo appoggio si sentì un uomo sbagliato come al solito. Astoria alzò dolcemente lo sguardo del marito su di lei posandogli una mano sotto il mento.
 
«No, Draco, guardami. Non mi fido più del tuo buon senso, ti stai facendo accecare dal dolore e l’ansia di perdermi ti sta portando a commettere atti scorretti»
 
Era deluso per quelle parole, non avrebbe mai voluto sentirle dalla sua bocca, ma forse era più deluso di se stesso e ciò non era nemmeno una novità.
 
«Ok, ho capito, non ti fidi di me e non posso obbligarti. Accetto la tua volontà, vuoi rimanere sola, quindi vado e ti lascio riposare in pace. Non hai bisogno di ulteriore agitazione ed io ti porto solo altro stress»
 
Si era alzato davvero, aveva solo voglia di andarsene e di allontanarsi dallo sguardo accusatore della moglie, uno sguardo che mai aveva visto sul suo viso. Proprio lei che lo aveva aiutato ad uscire dal suo oscuro passato gli stava negando la sua fiducia, l’unico motivo che gli aveva dato la forza di riscoprire quel poco di amore che poteva ancora offrire. Lei era l’unica che non lo avesse mai guardato come un criminale fino ad allora.
 
«Draco»
 
«Non sparisco, tranquilla»
 
«Aspetta»
 
Fece appena in tempo a voltarsi a quella preghiera per poterla accogliere tra le sue braccia. Si resse a lui, invitandolo a stringerla.
 
«Non te ne andare, ti prego. Aiutami ad avere di nuovo fiducia in te. Sto male, Draco, non riesco ad essere forte. Stavolta dovrai essere tu ad aiutarmi a riscoprire un po’ di ottimismo nel futuro»
 
L’abbracciò e la strinse forte, esattamente come lei gli aveva disperatamente chiesto di fare. Gli era mancata, stringerla a sé era esattamente ciò che desiderava da quando era entrato in quella stanza. Affondò il viso tra i suoi lunghi capelli e provò a riscoprire un po’ di serenità lasciandosi cullare dal dolce profumo di sua moglie.
 
«Sono qui … sono qui con te»
 
«Draco»
 
Era sicuro di essere lui il più bisogno di quell’abbraccio, almeno fino a quando non sentì più flebile la voce della moglie ed anche la stretta su di lui allentò, diventando sempre più debole. Non era intenzionato a lasciarla scivolare dalle sue braccia, ma la sensazione che lui ebbe non fu affatto piacevole.
 
«Astoria»
 
Provò a sollevarle il volto per tenerla sveglia, ma stava perdendo i sensi senza che lui potesse evitarlo in alcun modo.
 
«Non svenire»
 
Le sfiorò la guancia, sperando che il suo tocco la rianimasse, ma non sembrava bastare come avrebbe sperato.
 
«Il nostro bambino, qualunque cosa mi succeda, pensa a lui»
 
«Penso ad entrambi. Amore, dai resisti, chiamo aiuto»
 
«Non ho più tempo, Draco»
 
«Non dire sciocchezze, stai dicendo assurdità»
 
Non era intenzionato ad arrendersi, la sollevò afferrando le sue gambe e l’aiutò delicatamente a stendersi. Si stava per allontanare da lei, ma Astoria lo bloccò stringendo la sua maglietta.
 
«Resta con me. Fai nascere il bambino»
 
«Astoria, mi stai spaventando. Ascoltami, io non posso far nascere nostro figlio, cerco un Medimago che possa aiutarti meglio di me»
 
«Non riesco più a stare sveglia, non può nascere naturalmente così, ma non può nemmeno più aspettare»
 
«Torno subito da te, i medici sapranno cosa sia meglio fare»
 
Le afferrò la mano con cui lo stava tenendo, invitandola a mollare la presa e le accarezzò la fronte imperlata di sudore, sperando di tranquillizzarla.
 
«Non voglio morire da sola e non voglio nemmeno che muoia il mio bambino»
 
Draco non riuscì a trattenere le lacrime al solo pensiero che ciò potesse accadere, ma si sforzò di ingoiare il dolore, a costo di sentire un forte bruciore alla gola per la sofferenza repressa con la forza.
 
«T-tu non morirai, non ora. Aspettami, concedimi solo un minuto»
 
Le porse un bacio tra i capelli e si allontanò da lei. Fece esattamente ciò che aveva promesso ad Astoria, informò i Medimaghi del suo stato, ma dovette attendere fuori dalla porta notizie, sperando che gliene portassero di buone. Era assolutamente stanco di inseguire una pace che sembrava non raggiungere mai. Astoria aveva ragione, era egoista, non aveva la più pallida idea delle condizioni in cui riversasse il Ministero, se fosse ancora in piedi o se la Comunità Magica avesse una nuova guida tra le fila dei Mangiamorte come in passato. L’unica cosa che sapeva era che il suo mondo sarebbe ugualmente crollato quel giorno senza Astoria, quindi non era egoismo, era semplice sopravvivenza e lui non aveva mai ammesso di essere un eroe, non era nella sua indole sacrificarsi per chi non amava ma tollerava solo per necessità. Li aveva avvertiti e per lui era stato un gesto fin troppo generoso, infondo non aveva fatto evadere lui suo padre, Draco aveva solo sfruttato l’occasione a suo vantaggio. Si sedette, sfinito dai pensieri. Si portò persino le mani al volto per contenersi, ma una voce interruppe il suo raccoglimento.
 
«Signor Malfoy»
 
All’udire finalmente il suo nome, si alzò con uno scatto nella disperata attesa di una svolta positiva.
 
«Come sta mia moglie? Posso vederla?»
 
Il Medimago gli rivolse un’espressione dispiaciuta e solo dopo, comprendendo il dolore che gli avrebbe inferto, decise di accompagnarla con prudenti parole.
 
«Temo non si possa fare più molto per lei, signor Malfoy. Mi dispiace tanto»
 
«Sta scherzando, vero?»
 
«Si è aggravata negli ultimi mesi, contiamo di far nascere il piccolo, ma per la madre non …»
 
«È assurdo, voi non la lascerete morire!»
 
Si avviò arrabbiato verso la porta ed entrò incurante del modo in cui si era rivolto medico e del fatto che lui cercasse in tutti i modi di dirgli che sua moglie necessitava di riposo. Si sedette accanto a lei e notò che aveva gli occhi semichiusi. Mai come in quei momenti non riusciva a pentirsi delle decisioni che aveva preso, lei era più importante di chiunque e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea a riguardo.
 
«Astoria, sono qui»
 
Gli sfiorò debolmente la guancia, contenta di rivederlo, sapeva che non l’avrebbe abbandonata in quel momento. Si accorse che la sua pelle umida appena sotto gli occhi.
 
«Hai pianto»
 
Le diede un bacio sul palmo, allontanando la sua mano e la sua attenzione dalle lacrime che aveva versato. Non se la sentì di dirle la verità, lui per primo non riusciva ad accettarla e comunicargliela l’avrebbe resa troppo drammaticamente reale.
 
«Sono lacrime di gioia, il Medimago mi ha detto che guarirai»
 
«Davvero? Anche se sto così male?»
 
«Sì … è-è un malessere temporaneo»
 
Non riusciva a guardarla negli occhi, anche se sapeva quanto fosse importante farlo in quegli attimi, ma la bugia che le aveva raccontato era talmente grande e dolorosa che le lacrime gli avrebbero impedito di parlare un’ultima volta con lei.
 
«Mi stai mentendo. Draco, non voglio che ci lasciamo con una menzogna, ti prego, dimmi la verità»
 
«Ti amo, Astoria. È l’unica verità che devi sapere»
 
Si chinò verso di lei solo per poterla abbracciare senza che lei dovesse sforzarsi, prendendola delicatamente tra le sue braccia. Astoria lo strinse e si lasciò pervadere dalla dolcezza che le infuse.
 
«Ti amo anch’io»
 
Glielo sussurrò con il respiro pesante e Draco si spaventò, iniziò a sentirla drammaticamente lontana. Le sussurrò a sua volta, facendo restare le sue parole tra loro.
 
«Amore, devi resistere, ti prego. Non riesco più a soffrire e perdere te equivale a morire per me»
 
Gli accarezzò debolmente la guancia, sperando di infondergli quel poco coraggio che le era rimasto, nonostante sentisse che la fine per lei si stesse avvicinando.
 
«Draco, ce la farai. Mi sento debole, non riesco più a resistere, scusami, non posso accontentarti. Dai un bacio a Scorpius, digli che sarò comunque al suo fianco e digli anche che sono orgogliosa dell’uomo che è diventato»
 
Stava minacciando di chiudere gli occhi e lui non poteva permetterglielo, non era pronto a dirle addio e non lo sarebbe mai stato.
 
«Astoria, guardami»
 
«Ti vedo, amore»
 
Le scese una scia salmastra lungo la guancia, che andò subito dopo a posarsi sulle lenzuola. Il suo ultimo pensiero si posò sulla creatura che portava in grembo e che non avrebbe mai abbracciato, prima che le palpebre si chiudessero.
 
«Devi essere forte per il nostro bambino»
 
«Astoria, non lasciarmi»
 
Era troppo inverosimile che lei fosse morta, non riusciva ad accettarlo. Prese al volo la mano della moglie che stava ricadendo di peso sul letto e sentì che il suo polso era ancora presente anche se molto flebile. Davanti a quella tangibile certezza a Draco tornò all’improvviso il fiato nei polmoni.
 
«Torno con una soluzione. Astoria, tu continua a respirare»
 
Le adagiò delicatamente la mano sul ventre e allontanò le braccia da lei. Una nuova speranza lo pervase e la determinazione del Serpeverde bussò nuovamente al suo cuore. Corse verso il corridoio disposto a oltrepassare ogni ostacolo pur di salvarle la vita che attualmente era appesa ad un filo. Aprì la porta della camera e per poco non la sbatté addosso a Ron che era di passaggio lungo il corridoio. Nonostante la fretta, gli venne spontaneo appurare le sue condizioni e notò che il suo braccio era fasciato all’altezza della spalla. Infondo non se l’era cavata nemmeno male, sarebbe potuta andare peggio.
 
«Weasley. Cosa ci fai qui? Il Ministero è caduto?»
 
Aveva proprio una bella faccia tosta a domandargli con tanta leggerezza se quei bastardi fossero riusciti a vincere su loro.
 
«Me lo chiedi anche? Sei scappato dal Ministero come un vigliacco! E vogliamo parlare dei Dissennatori?! Mi spieghi per quale ragione hai omesso un dettaglio simile?»
 
«Dissenatori? Non ne sapevo nulla. Senti, Astoria …»
 
«Ora, se permetti, penso ad Hermione. Credo di essere stato fin troppo generoso con te e non ti meritavi tanta fiducia»
 
Si stava avviando verso la camera di sua moglie, stanco di non riuscire a riscoprire un po’ di serenità. Draco stava perdendo minuti preziosi, ma gli venne spontaneo provare a chiarire.
 
«Non hai capito»
 
«Cosa non ho capito? Mi risulta che a non capire sia tu. Abbiamo rischiato la vita oggi e a te non è importato niente, ma infondo perché te ne dovrebbe fregare qualcosa … non avresti guadagnato nulla a schierarti dalla nostra parte. Ho sempre detto ad Hermione di avere seria difficoltà a fidarmi di te, penserai sempre e solo a te stesso e non andrai mai oltre Astoria e Scorpius, loro saranno sempre la tua priorità, gli altri possono anche morire, vero?»
 
«Vuoi davvero confrontare me con te? Vuoi davvero che ti dica che se perdo Astoria non ho più niente? Ed è lei che in questi anni mi ha fatto tornare la voglia di vivere. Quindi sì, hai ragione, sono stato per l’ennesima volta egoista, ma ora sai anche il perché»
 
Chiuse con uno scatto la porta della stanza di Astoria e ignorando Ron si avviò verso l'uscita del San Mungo, intenzionato a salvarla con qualcuno mezzo, legale o non legale, Azkaban infondo sarebbe stato nulla in confronto alla morte di sua moglie. Ron non aveva compreso il motivo della sua fretta e si preoccupò solo di far valere le sue ragioni.
 
«Pensi davvero di essere l’unico ad avere subìto dei lutti? Nella guerra dove tu sfoggiavi il Marchio Nero, io ho perso un fratello, cari amici e mi è passata più volte la falce della morte davanti. Quindi, no, non capisco il tuo egoismo, visto che non ti abbiamo mai negato aiuto se potevano dartelo»
 
«E allora dimmi, saresti così pronto a lasciar morire Hermione?» non ricevette alcuna risposta «Già, come pensavo. Mi stai facendo perdere tempo prezioso e Astoria sta morendo proprio in questo momento»
 
Quella notizia inaspettata scioccò Ron più di quanto avrebbe pensato.
 
«Che significa che sta morendo? L’ho accompagnata poco fa in camera»
 
«È svenuta e i medici non mi hanno dato alcuna speranza»
 
∞∞∞
 
 
Non era stata una giornata semplice per nessuno e non sembrava volesse terminare nel migliore dei modi in quei corridoi del San Mungo. Era riuscito a compiere il suo lavoro, aveva protetto meglio che potesse il Ministro e aveva condotto alla prima occasione possibile lontano dal pericolo sua moglie e sua figlia. Nessun membro del Ministero rischiava la vita, persino i Dissenatori erano stati egregiamente domati dagli Auror, ma i responsabili di tutto quello scompiglio non erano purtroppo stati ancora arrestati. Non aveva osato chiedere a Draco che fine avesse fatto Lucius, per quanto gli riguardava poteva averlo spedito anche all’inferno dopo il male che aveva inferto a sua moglie. Dallo stato però in cui riversava Astoria comprese che quel delinquente non era ancora stato utile in nulla al suo consuocero. Quando raggiunse la stanza in cui Hermione era stata fatta accomodare per accertassi che stesse bene, indugiò ad entrare, iniziava a credere di non riuscire a dare una svolta al destino. Per quanto si sforzasse la sua famiglia, compresi i parenti acquisiti, non riusciva a riscoprire un po’ di serenità e lui, a differenza di Draco, non aveva alcuna intenzione di ignorare che Weasley e Malfoy fossero diventati un’unica famiglia, lo aveva infondo dimostrato sostenendolo in quella folle idea. Non appena si affacciò, intravide la barella su cui Hermione era stata fatta sdraiare per riprendere fiato. Era indeciso se disturbarla oppure attendere fuori, ma si convinse che una visita anche veloce le avrebbe risollevato il pessimo umore per non essere riusciti ad arrestare quei criminali. Sforzò il suo sorriso migliore per non angustiarla e attirò pacatamente la sua attenzione, facendola riemergere dai pensieri che quasi sicuramente erano oscuri.
 
«Tesoro, posso? O hai bisogno di riposo?»
 
Hermione distolse lo sguardo affaticato dal soffitto e si voltò verso la voce del marito. Fu rincuorata nel vedere che il suo stato di salute fosse buono.
 
«Entra pure. Tanto Harry mi ha detto che non ti sei allontanato di molto»
 
«Sto solo facendo il mio lavoro, nulla di più. Sono ancora in servizio, me lo hai assegnato tu questo turno infinito, ricordi? Dici sempre che preferisci affidare i turni più lunghi agli Auror di cui ti fidi, quindi, Ministro, mi dispiace, ma tocca a me farti la guardia. Avresti forse gradito qualcun altro?»
 
Si avvicinò a lei con un sorriso, gettando un’occhiata all’orologio che portava al polso per avvalorare la sua considerazione. Si sedette al suo fianco sulla barella, cercando di occupare il minor spazio possibile. Hermione seguì i suoi movimenti, contraccambiando il sorriso sovrappensiero. Si era soffermata sulle parole di Ron ed anche se forse non era il momento più opportuno per affrontare quell’argomento, non riuscì a trattenersi.
 
«Quindi è il lavoro che vuoi continuare a fare?»
 
«Hermione, non ti capisco»
 
Lo prese in contropiede, lui voleva solo smorzare la tensione con qualche battuta, non avviare una qualsiasi conversazione su chissà cosa poi. Vide sua moglie sedersi con qualche difficoltà per poter affrontare meglio quel discorso e ne comprese la serietà.
 
«Tesoro, aspetta, non ti sforzare, sei ancora deb …»
 
«Ron, non è più necessario che mi menti, ho trovato le tue dimissioni nel cassetto della scrivania»
 
Non si sarebbe mai aspettato di essere scoperto, contava di parlarne a lei in un momento più tranquillo e, prima ancora, di avere più tempo per rifletterci, per capire se fosse veramente un’eventualità che desiderava prendere in considerazione oppure se fosse solo il pensiero di un istante che presto sarebbe mutato.
 
«Pensavo che l’unico ostacolo fosse la mia titubanza e che tu saresti stata contenta, infondo dopo anni avrei seguito il tuo consiglio. Anche se, Hermione, sinceramente, più che un consiglio da parte tua, diverse volte abbiamo litigato per questa questione e avresti fatto qualsiasi cosa pur di avere la possibilità di firmare quelle dimissioni, quindi ora non ti capisco. Cos’è cambiato? Non mi risulta che il mio lavoro sia meno rischioso»
 
«Non è ciò che vuoi, lo sappiamo entrambi, anzi, se sono stata io a … obbligarti in qualche modo, mi dispiace. Non è mai stata mia intenzione importi qualcosa. Era la preoccupazione a parlare al posto mio, è per quello che risultavo essere un po’ dura, perché se ti fosse capitato qualcosa o se ti capitasse qualcosa io …»
 
Non riuscì a proseguire, la sola eventualità le provocava un nodo in gola tale da non consentirle di terminare. Ron andò in suo aiuto e cercò di allontanare quei pensieri dalla mente della moglie.
 
«Non sei stata tu, cioè, voglio dire, non che la tua opinione non mi importi, ma … ecco, diciamo che ho pensato prima a Rose e forse è l’unico modo per farle capire che non è la strada giusta, soprattutto per lei. È per questo che proprio ora ho pensato alle mie dimissioni, mia figlia mi ha dato un’importante ragione per farlo e riflettere maggiormente. È molto brava, Hermione, e questo mi spaventa ancora di più, temo possa essere la sua vocazione, ha troppo coraggio per non essere un buon Auror, ma lei ha una famiglia a cui pensare, no? Come mi ripeti sempre tu, non ha senso rischiare così tanto quando ci sono dei figli a casa che ti aspettano»
 
«Rinunceresti a te stesso per tua figlia, cos’altro potrei chiederti? Ma, Ron, io non ti firmerò quelle dimissioni e senza non puoi lasciare il Ministero, sei infondo uno dei miei migliori Auror e non posso proprio permettermi di fare a meno delle tue capacità»
 
«Rifiuti le mie dimissioni?? Sei forse impazzita? Quella Maledizione ti ha per caso provocato danni permanenti? Lo sai che questo è abuso di potere, vero? E ne abusi un po’ troppo spesso ultimamente. Dovrei segnalarti al Wizengamot. Questo è un sequestro in piena regola! E la scusa che sono il tuo migliore Auror non funziona, assomiglia tanto ad una sviolinata»
 
Le strappò un sorriso, adorava soggiogarlo alla sua autorità e assistere alle sue inutili lamentele.
 
«Veramente, ho detto che sei tra i miei migliori Auror, non il migliore, non montarti la testa, Ronald, non sei l’unico a svolgere un buon lavoro. E poi so già che Rose non rinuncerà ai suoi sogni, non la convincerai in questo modo, le abbiamo ereditato troppa testardaggine, quindi è inutile che ti licenzi. Anzi, stalle accanto ed io avrò meno paura per lei. Provo anche ad avere fiducia nelle tue capacità e a non temere troppo per te»
 
Le afferrò la mano con cui lei reggeva le gambe, rannicchiandosi per lasciare più spazio al marito accanto a sé e le porse con un sorriso un bacio sul dorso.
 
«Ti lascio riposare. Se dovessi avere bisogno, chiamami, sono appena fuori dalla porta. Non hai nulla da temere, nessuno ti farà più del male»
 
Si stava alzando, ma lei lo bloccò impedendogli di lasciarle la mano.
 
«Aspetta. Cos’hai fatto al braccio?»
 
Si era persino dimenticato di quella ferita che una Guaritrice dell’ospedale gli aveva medicato diverse ore prima e che poi aveva coperto infilandosi nuovamente la divisa strappata. Proprio attraverso lo strappo ad Hermione non era sfuggita la fasciatura.
 
«È solo un graffio, nulla di grave. Piuttosto, la mia divisa non sta altrettanto bene»
 
«Mi ripeti sempre nulla di grave. Ti resterà un’ennesima cicatrice, ma non preoccuparti per la divisa, te la sistemo»
 
«Non vedo il problema, anzi stavolta me la sono procurata per proteggere mia moglie e mia figlia»
 
Gli porse sovrappensiero una delicata carezza sulla fasciatura, così Ron per disincantarla le lasciò un bacio sulla guancia.
 
«Stai meglio, ma hai comunque bisogno di riposo, Hermione, non è il caso di sottovalutare la Maledizione Cruciatus»
 
«Li avete almeno arrestati?»
 
Non desiderava che lei si preoccupasse, preferì non rispondere piuttosto che riferirle brutte notizie, nonostante sapesse di dover tenere costantemente informato il Ministro. Hermione però colse dall’espressione di Ron la gravità della situazione, uno sguardo del marito fu molto più eloquente delle parole.
 
«Ron, i ragazzi sono ad Hogwarts. Ho avvisato la McGranitt, ma non so quanto possa essere sufficiente»
 
«Io ed Harry sappiamo bene che Hogwarts è in pericolo, ma cosa dovremmo fare, presidiare i cancelli fino a che qualcuno non decida di farsi vivo?»
 
«Se necessario, è esattamente ciò che voi due farete. I confini del Castello non sono più protetti da incantesimi da diverso tempo ormai, quindi mi spieghi cosa stai aspettando?! Vai ad Hogwarts subito!»
 
«Hermione, non ti posso lasciare da sola proprio ora, tenteranno nuovamente di ucciderti e l’ultima volta non ci sono riusciti solo per un soffio»
 
«Ronald, è un ordine, vai immediatamente ad Hogwarts, non ho bisogno di alcuna protezione» gli indicò persino la porta per essere maggiormente esplicita e la sua solita grinta riuscì a sopraffare le conseguenze della Maledizione «Non sto scherzando, ci sono tuo figlio e i tuoi nipoti in quella Scuola, non ho intenzione di perdere qualcuno per colpa della tua negligenza!»
 
Non si erano minimamente accorti che Rose era rimasta sulla porta da chissà quanto tempo e probabilmente aveva sentito ogni cosa. Ron ed Hermione percepirono la presenza della figlia solo quando richiuse spaventata la porta con uno scatto e corse via, non preoccupandosi più di rimanere nell’ombra. I genitori capirono le sue intenzioni, ma l’unico che poteva evitare qualche follia da parte di quella ragazza era il padre.
 
«Oh no! Ron, per carità, fermala»
 
Non se lo fece ripetere e cercò di raggiungerla il prima possibile. Gridò persino il suo nome, incurante che rimbombasse tra le mura dell’edificio.
 
«Rose!»
 
Continuò a correrle dietro, non si arrese, benché fosse più veloce. L’attacco al Ministero lo aveva stancato e anche lui avrebbe necessitato di un po’ di riposo, che allo stato attuale della situazione non poteva proprio permettersi. Dovette perciò ignorare la sua spossatezza e con uno sforzo riuscì finalmente a raggiungerla. La afferrò con forza per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui. Incontrò il viso stanco di suo padre e poté facilmente notare il suo affanno.
 
«C-che cosa pensavi di fare?!»
 
«Astoria sta morendo, papà, non voglio perdere nessun altro. Ti prego, lasciami»
 
Si divincolò disperata, ma, anche a costo di procurarle un livido, Ron non accennava a lasciare che la figlia corresse quel pericolo. Rose aveva le lacrime agli occhi, si sentiva terribilmente impotente, infondo voleva solo aiutare la sua famiglia.
 
«Rose, non puoi fare nulla ad Hogwarts. Ora calmati!»
 
«Hai detto che sarei brava come Auror, mi hai addirittura detto che la mia presenza è stata indispensabile al Ministero ed ora mi metti da parte quando non ti faccio più comodo?»
 
«Non usare le mie parole contro di me, signorina, e non ti avrei mai coinvolta in un attacco al Ministero, mettendo a rischio la tua vita. Sei in gamba, ma non abbastanza da fronteggiare quei criminali senza un minimo di preparazione. Senza contare che mi hai spudoratamente disubbidito»
 
«Signorina? Papà, non sono più una bambina. Data la mia posizione, ho la facoltà di prendere le mie decisioni»
 
Non sapeva come fermarla, sua figlia non aveva del tutto torto, eppure era ancora sotto la sua tutela e non avrebbe comunque mai smesso di provare a proteggerla.
 
«Rose, ti prego, so che non lo sei più, ma non metterti contro di loro, non ne uscirai viva. Tesoro, ti faranno del male senza alcuna pietà. Hai troppo da perdere e sono riusciti a ferire persino me che sono un Auror da prima che tu nascessi»
 
Avrebbe potuto notare chiunque la testardaggine di quella ragazza, ma era rischioso il fatto di non riuscire a tenerla a bada in alcun modo. Le sfuggì dalle mani, cogliendo un istante di incertezza da parte del padre. Si Smaterializzarono insieme nei pressi di Hogwarts, Ron non fece fatica ad intuire la sua destinazione e la seguì senza alcun indugio. Le fiamme luminose attirarono la loro attenzione sulla Torre di Astronomia e lui riconobbe facilmente il pericolo che il Castello stava correndo.
 
«Dannazione, quello è Ardemonio»
 
Rose si voltò spaventata verso il padre, conosceva l’esistenza di quel fuoco maledetto, ma per sua fortuna non aveva mai avuto l’occasione di assistere a quello spettacolo terrificante. Era rimasta spiazzata, a tal punto da non notare che Ron si era avviato rapidamente verso i territori di Hogwarts, dove un gruppo di studenti era stato condotto fuori dai docenti e dalla Preside. Rose lo seguì, contando, dopo un momento di spaesamento, di essergli d’aiuto in qualche modo, così sfoderò la bacchetta e prestò attenzione ad ogni spostamento di Ron.
 
«W-weasley»
 
La McGranitt fu grata della presenza di Ron, ma era particolarmente sconvolta per quello che stava accadendo.
 
«Preside, chi è rimasto nel Castello?»
 
«Non sono usciti tutti. Non capisco cosa sia successo, ho visto una luce strana provenire dalla Torre di Astronomia. Avevo appena ricevuto la lettera di Hermione, quando è successo. Stavo rientrando, quando sei arrivato»
 
«No, professoressa, resti con gli studenti, penso io a spegnerlo»
 
Ron sfoderò la bacchetta, convinto di dover fare presto se voleva evitare che qualche studente rischiasse la vita. La figlia cercò di bloccarlo, incurante del pericolo che avrebbe potuto correre.
 
«Papà, vengo con te»
 
«Non pensarci nemmeno, tu resti con la professoressa e avvisi lo zio Harry. Rose, spero di essere stato chiaro. Non mi importa nulla se sei sposata, giuro che stavolta in qualche modo ti punisco se non mi ascolti»
 
Non attese la replica della ragazza a quella minaccia, entrò dall’ampio ingresso e salì rapidamente le scale. Non si premurò di guardarsi le spalle, probabilmente quei Mangiamorte si trovavano ancora tra quelle mura, ma il suo unico obiettivo era quella lontanissima torre che lui però avrebbe dovuto raggiungere nel minor tempo possibile. Attraversare sette piani di scale, affidandosi solo alle ultime energie che gli erano rimaste non fu semplice. Svoltò l’angolo, facendo mente locale sulla strada da percorrere, ma i suoi passi furono interrotti da una presenza inaspettata.
 
«Malfoy … e tu cosa …»
 
«Sono rimasti alcuni Grifondoro nella Sala Comune, io per ovvie ragioni non posso entrare. Avvertili, penso io all’Ardemonio»
 
Rimase scioccato dal comportamento del consuocero, tanto da perdere per un attimo di vista il suo scopo.
 
«Malfoy, aspetta, come facevi a sapere che …»
 
«Te l’ho già detto, Weasley, e non ho tempo per ripetermi. Mio padre cerca in tutti i modi di colpirvi, ma non ho più intenzione di deludere Astoria. Porta via gli studenti ancora dentro, è bene che siano fuori se io non dovessi riuscire a domare l’Ardemonio. Sbrigati, anche Hugo è in Sala Comune»
 
All’udire il nome del figlio, non indugiò e lasciò che Draco raggiungesse la Torre di Astronomia senza porgergli ulteriori domande. Come Draco aveva previsto, non aveva la più pallida idea di come evitare che quel fuoco avvolgesse tutta la Scuola. Stava andando con coraggio direttamente incontro a quella minaccia, ma nel raggiungerla continuava a ripetersi che se era scampato una volta a quel fuoco avrebbe potuto anche replicare. Peccato che l’ultima volta lo avessero salvato e non si fosse salvato da solo. Da vicino era ancora più minaccioso, occupava tutto lo spazio a disposizione quelle creature demoniache che lo accompagnavano lo rendevano ancora più spaventoso. Cercò di pensare rapidamente ad una soluzione, ma i suoi pensieri furono interrotti da alcuni passi concitati alle sue spalle che lo spaventarono non appena vide a chi appartenevano.
 
«Rose, no, vattene!»
 
Non ascoltò il suocero e pensò velocemente ad un incantesimo che avrebbe potuto salvarli. Puntò la bacchetta contro l’Ardemonio, in impaziente attesa di un’illuminazione. Quella ragazza era addirittura più temeraria di lui e sperò che fosse anche più preparata.
 
«Rose, lascia perdere»
 
«Ma certo, a lezione di Difesa contro le Arti Oscure ci hanno insegnato l’incantesimo generico contro i malefici oscuri. Protego Horribilis!»
 
«Rose, è un incantesimo troppo potente non …»
 
Lo lasciò spiazzato, dalla bacchetta di Rose uscirono scintille, segno che l’incantesimo stava riuscendo. Il fuoco si stava ritirando lasciando libera la Torre, evitando così che si potesse espandere ulteriormente. A Rose sfuggì un sorriso per quel successo e si voltò per condividerlo con Draco. Ciò che però vide le spense la gioia.
 
«Signor Malfoy»
 
Si era accasciato nell’esatto istante in cui si accorse di essere rimasto vittima di quel fuoco. Rose tentò di correre in suo soccorso, si gettò disperata al suo fianco.
 
«Signor Malfoy, deve resistere, chiamo papà, lui saprà come aiutarla»
 
«N-no, Rose, tuo padre non può fare nulla»
 
«Ma io non voglio che …»
 
Le venne da piangere, quando vide un copioso fiotto di sangue uscire dalla ferita al fianco. Si era avvicinato troppo, era stato imprudente pur di vincere su quel fuoco maledetto ed ora ne pagava le conseguenze. Intravide gli occhi lucidi della ragazza ed ebbe per lei un moto di affetto scorgendo quanto si stesse preoccupando per lui.
 
«T-tranquilla, non succede nulla»
 
Sentiva le forze abbandonarlo rapidamente e non riusciva più a rimanere sveglio. Udì solo la nuora urlare, prima di accasciarsi esausto.
 
«Draco! Papà, ti prego, aiutalo»
 
Fu vinto da un pesante sonno, si addormentò con il costante pensiero di Astoria nella mente e con la speranza che lei potesse essere finalmente orgogliosa di lui. Rimbombò nelle sue orecchie solo una lontanissima voce soffusa che lo chiamava, apparteneva forse a Ron, ma lui non era più sicuro di nulla.
 
 
∞∞∞
 
Non c'era una sola volta in cui Scorpius riuscisse a calmare l'irruenza di Rose e nemmeno in quell’occasione si era smentita, aveva seguito suo suocero senza considerare minimamente suo marito. Era preoccupato, non aveva la più pallida idea di dove si fossero Materializzati e l'unico posto che gli venne in mente fu il San Mungo. Colse l'occasione, dopo essere riuscito a far addormentare anche Severus, per gettarsi alla ricerca di quella ragazza. Sperò che fossero entrambi lì e di non ricevere brutte notizie nemmeno su sua madre. Era ancora arrabbiato con suo padre per il comportamento che aveva avuto e si augurò che non facesse nulla di avventato, facendo correre un inutile pericolo a Rose, ma faticava particolarmente in quel periodo a fidarsi di lui. Quando raggiunse la stanza di sua madre, trovò, contro ogni desiderio, una pessima sorpresa. Non gli avevano dato il tempo di raggiungere Astoria, la porta si era spalancata all’improvviso e stavano portando urgentemente fuori il suo letto.
 
«Mamma»
 
Rimase scioccato, era svenuta, non lo avrebbe mai potuto sentire, ma il suo era solo un filo di voce che faticava ad uscire dalla sua gola. Fece per seguire i Medimaghi, ma una mano si intrecciò dolcemente alla sua per fermarlo. Si voltò e incontrò lo sguardo mortificato della suocera.
 
«Dove la stanno portando?»
 
«Devono far nascere il tuo fratellino con un cesareo, non vogliono rischiare la vita di entrambi. La gravidanza non è stata portata a termine e tua madre è troppo debole per affrontare un parto o altri mesi di gravidanza»
 
«Lei ce la farà, vero?»
 
Non sapeva cosa rispondergli, ma proprio Hermione, che cercava sempre di tranquillizzare ogni malessere, era rimasta senza parole confortanti.
 
«Signora Weasley?»
 
«Astoria è forte, andrà tutto bene»
 
Era incerta e lui lo avvertì, quella donna era trasparente. Non le restò che attirarlo a sé e abbracciarlo per evitare che potesse cogliere dalla sua espressione mortificata la verità. Scorpius indugiò ad abbandonarsi tra le sue braccia, ma sentì troppo grande il bisogno di quel conforto per rifiutarlo.
 
«Ho paura di perderla, Hermione»
 
«Non la perderai, non ti lascerà, stai tranquillo»
 
Lo trattava come un figlio, gli accarezzava i capelli e lo sentiva tremare come un bambino.
 
«Se perdo lei, non ho più nessuno»
 
«Scorpius, questo non è vero, Draco ti vuole bene, non devi dubitarne»
 
Si sciolse dal suo abbraccio con gli occhi lucidi, non del tutto convinto che ciò fosse vero, eppure dal volto di Hermione scorse convinzione nell’affermare la lealtà di suo padre.
 
«Lo sta dimostrando nel modo sbagliato»
 
«No, Scorpius, è il suo modo per dirvi che ama la sua famiglia e per voi darebbe la sua vita»
 
 

Continua …


 
 
Ciao ragazzi!
 
Scusate come sempre per il mega ritardo 😔
 
La situazione può sembrare molto drammatica, ma in realtà qualche questione si sta sistemando😉
 
Vi ringrazio di cuore per continuare a seguire questa storia infinita, ma ho aperto davvero tante questioni che a loro volta aprono mille porte XD <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** Le responsabilità, forse troppo grandi, di un’adolescente ***


Le responsabilità, forse troppo grandi, di un’adolescente

 

 

Non si era mai sentito così intorpidito e dolorante. L’ultima volta forse che aveva provato quella sensazione fu ai tempi della scuola, quando durante le partite di Quidditch si aggiudicava un posto in Infermeria. Sentiva dolore ad ogni angolo del suo corpo, eppure il suo cuore continuava a suggerirgli di alzarsi e correre da sua moglie, il pensiero di quella donna aveva tormentato il suo riposo più della sofferenza fisica. Senza pensarci troppo a lungo, diede retta proprio ai suoi sentimenti, ignorando quel martellante malessere. Tenendo le palpebre abbassate, infastidito dalla luce del sole che filtrava i suoi raggi oltre le persiane proprio contro le sue lenzuola candide, tentò con uno sforzo, sopportando le fitte lancinanti che provenivano soprattutto dal ventre, di sollevarsi da quella posizione supina. Dalla fatica che fece comprese probabilmente di essere coricato da diverse ore e ciò lo fece temere maggiormente per le sorti di Astoria. Due delicate mani lo sbloccarono prendendolo per le spalle. Per quanto fosse leggero quel contatto, quel punto del suo corpo ancora indolenzito lo fece sussultare. Avrebbe giurato fosse stata quella sciocca di Hermione Granger, invece quando aprì gli occhi si stupì nel trovare al suo capezzale la figlia del Ministro della Magia. La giovane nuora era leggermente scompigliata, sicuramente reduce da qualche scontro, ma riuscì a cogliere solo quel dettaglio, lo stupore di trovarla al proprio fianco subito dopo il risveglio fu troppo grande.

 
«Rose!»

 
Gli uscì solo una voce sottile e roca, come se le sue corde vocali fossero state a riposo da diverso tempo … forse troppo. Ma quanto aveva dormito? Aveva anche un lieve capogiro che gli provocò confusione. Draco sbatté le palpebre con la speranza che quel torpore alleviasse. La ragazza non si allontanò da lui, era pronta a soccorrerlo nel caso ce ne fosse stato bisogno, specie dopo la reazione di malessere che aveva avuto il suocero.

 
«Come si sente? La prego, deve riposare, ha rischiato seriamente di morire»

 
Quella ragazza era l’unica persona che avrebbe potuto rispondergli tempestivamente, forse avrebbe potuto sfruttare la sua presenza per acquisire qualche informazione che allo stato attuale non avrebbe potuto ricercare personalmente.

 
«Cos’è successo? Dov’è mia moglie?»

 
Le rivolgeva quelle domande esaminandosi e cercando la fonte del dolore più intenso. Intravide una stretta fasciatura all’altezza della vita, i suoi vestiti erano imbrattati di sangue e lui iniziava anche ad avere un vago ricordo del motivo. Comparvero vivide nella sua mente le fiamme dell’Ardemonio e i suoi vani tentativi di domare quel Fuoco Maldetto, almeno fino a che non sopraggiunse Rose a salvare lui e l’intera Scuola. Era stato aiutato da una giovane strega e probabilmente quando era rimasto ferito era stato accompagnato al San Mungo da lei e da suo padre. Non gli fu difficile riconoscere il luogo, le stanze in quell’ospedale erano tutte uguali, tranne per pochi insignificanti dettagli, e lui aveva imparato a conoscerle nel corso dei mesi in cui aveva vegliato il capezzale di sua moglie. Vide di sfuggita un misterioso tubicino rosso uscire dal suo braccio, l’istinto gli suggerì di strapparselo via, ma ancora una volta la nuora placò la sua impulsività con dolcezza, sfiorando le mani dell’uomo.

 
«Papà è un Purosangue, non deve temere niente. Ha perso molto sangue e solo lui ha potuto aiutarla tempestivamente»

 
Non era sicuro di avere capito, gli sembrava troppo inverosimile. Guardava quel sangue con incredulità confluire direttamente nelle sue vene e non seppe cosa pensare. Era riuscito a lasciarlo veramente senza parole, forse una delle poche occasioni della sua vita. Dopo tutto l’egoismo che aveva riservato a quella famiglia, che fosse volontariamente o meno, loro, e in particolare Ron, aveva compiuto senza pensarci un gesto simile. L’ultima volta che si erano incontrati nei corridoi del San Mungo si erano lasciati in modo diverso, Ron era stufo del suo comportamento, perciò Draco non riusciva a capire cosa potesse averlo convinto a risparmiarlo ancora una volta.

 
«Tu mi stai dicendo che … »

 
«Non ha indugiato nemmeno un secondo a offrirsi volontario e la fortuna ha voluto che foste compatibili. Abbiamo pensato che le avrebbe fatto piacere sapere che il sangue fosse di un Purosangue … e non il mio o di mia madre»

 
La fissò esterrefatto, quella ragazza era seriamente preoccupata che lui potesse infastidirsi per una scelta diversa da quella che aveva preso. Rose lo conosceva fin troppo bene ed era rigorosamente rispettosa delle sue idee, il leggero imbarazzo della giovane era forse dovuto al fatto che il suo generoso donatore fosse proprio un Weasley e, per quanto i rapporti tra le due famiglie si fossero stabilizzati, gli ultimi eventi avevano messo a dura prova quel precario equilibrio appena costituito. Rose però non avrebbe potuto prevedere la vergogna del suocero nel risentire l’opinione che altri, e in particolare quella ragazza, avevano su di lui. Draco continuava a restare nel senso comune come l’uomo dalle idee puriste che non riusciva a considerare coloro che avevano origini diverse dalla sua anche egualmente degni di essere chiamati maghi o streghe. Eppure, per quanto forse avesse iniziato a comprendere l’inutilità di quelle rigide categorie per alcuni soggetti entrati a far parte della sua famiglia, non riusciva a negarle del tutto, era più forte di lui, le aveva assimilate insieme al latte materno in giovane età. La vergogna che provava la stava riservando alla nuora proprio perché era ormai entrata a far parte a pieno titolo di una famiglia di Purosangue ed era la madre di due piccoli Malfoy che non avrebbe né potuto né voluto rinnegare solo per quel sangue misto che scorreva nelle loro vene. Il vero fastidio per Draco infondo fu un altro: avevano pensato di salvarlo, quando dall’altra parte dell’ospedale negli stessi istanti la vita di sua moglie era appesa ad un filo e nessuno avrebbe potuto salvare lei donandole il proprio sangue, lo avrebbe fatto lui se solo fosse stato un rimedio sufficiente al suo malanno.

 
«Avrebbe dovuto lasciarmi morire, che senso ha vivere senza Astoria? Avrei preferito la morte, non avrebbe dovuto sprecare il suo sangue per me, lui ha più di una ragione per vivere, io no»

 
Le ferite nell’anima che Draco portava non erano forse visibili, ma per Rose furono ugualmente percepibili e fecero male anche a lei. Come poteva restare impassibile davanti ad una tale sofferenza? Cercò di trattenere la commozione, non le parve opportuno, la sua presenza in quella stanza aveva lo scopo di aiutarlo a risollevarsi fisicamente e psicologicamente, ma in quel modo lo avrebbe solo fatto crollare ancora di più insieme a lei. Ebbe uno scatto strano che stupì il suocero. Il tono di Rose era agitato, la sua voce tremava per lo sforzo di trattenere il nodo che le bruciava in gola.

 
«S-sono solo sciocchezze, lei non è sostituibile, proprio come non la è Astoria. Nel bene o nel male le persone lasciano impronte nel nostro cuore e noi tutti siamo stati preoccupati per voi, quindi anche per lei, signor Malfoy»

 
La fissò nuovamente incredulo per l’opinione del tutto inaspettata che la ragazza aveva esternato, eppure fu talmente inverosimile quel pensiero che Draco attribuì le lacrime della nuora alle sorti di Astoria, una donna che sapeva farsi voler bene da chiunque e in qualunque circostanza. Non fece però in tempo a ribattere a Rose, perché la porta si spalancò all’improvviso, spinta dal poco tatto che caratterizzava Ron. La figlia dell’Auror si asciugò con il dorso della mano le piccole goccioline di sale che erano sfuggite al suo controllo per di non mostrare al padre la sua tristezza.

 
«Rose, sei qui?»

 
«Sì, papà»

 
Nella penombra Ron era riuscito a cogliere solo dopo il profilo della figlia accanto al letto del consuocero. Non comprese il tenore della conversazione che si era appena svolta, nell’atmosfera di quella stanza era rimasto appena un impercettibile nervosismo, subito colmato dal travolgente arrivo di Ron.

 
«Malfoy, ti sei svegliato, come stai?»

 
«Come sta Astoria?»

 
Era preparato a quella domanda e se la stava rivolgendo a lui, significava che Rose non si era sbilanciata nelle notizie. Draco aveva tutto il diritto di essere informato, ma nelle condizioni in cui anche lui riversava era il caso di essere cauti.

 
«Rose, tesoro, ti cerca la mamma. Tra un momento vi raggiungo anch’io. Io e lei ti dobbiamo parlare, mi aspettate qualche minuto?»

 
La ragazza non discusse, obbedì e si avviò a testa bassa verso la porta. Draco seguì i passi della nuora, ripensando per un istante a ciò che gli aveva detto poco prima. Avrebbe desiderato approfondire quel discorso, ma purtroppo non ne avevano avuto il tempo. Ron osservò anch’egli i movimenti della figlia, ma lei fu molto più abile a non mostrare i segni delle lacrime sulle sue guance. Solo quando Rose ebbe richiuso la porta alle sue spalle, Draco si rivolse al consuocero, convinto che il congedo della ragazza non portasse buone prospettive circa la salute di sua moglie.

 
«L’hai fatta uscire con una scusa?»

 
«Una mezza scusa, io ed Hermione dobbiamo davvero parlarle»

 
«Allora non perdere tempo, Astoria sostiene che vi abbia creato fin troppi problemi ed ora sono persino in debito con te»

 
«In debito per un po’ di sangue? Comunque non montarti la testa, non l’ho fatto per te, tuo figlio è nato e …»

 
«Cosa?? E Astoria?»

 
Si era seduto con uno scatto, ignorando totalmente dolore e fiacchezza. L’ultima volta che l’aveva vista gli aveva confessato di avere delle contrazioni, ma lei era la prima a constatare che fosse troppo difficile un parto naturale nel suo stato, ciò poteva solo significare che era stata sottoposta ad un intervento. Le pulsazioni di Draco iniziarono ad accelerare senza che lui potesse controllarle e il suo stato veniva peggiorato dal fatto che le informazioni che gli venivano fornite rimanessero vaghe, ma allo stesso tempo facessero presagire il peggio accompagnate dall’espressione mortificata dei suoi interlocutori.

 
«Weasley, dov’è mia moglie? Se è morta, ti maledirò per avermi salvato … le ho promesso che non l’avrei lasciata morire»

 
«Non si è ancora svegliata dal parto»

 
Era viva o almeno quello era ciò che volevano far credere a lui, eppure necessitava di sentire il suo respiro per tornare lui stesso a respirare. Tentò di alzarsi, animato dalla grinta che solo un uomo veramente innamorato poteva possedere, ma la debolezza giocava a suo sfavore e non gli fece muovere molti passi. Ricadde rovinosamente sul letto proprio quando la determinazione gli aveva dato la forza fisica necessaria. Ron, vedendolo in difficoltà, ebbe l’istinto di fare qualche passo in avanti, ma subito dopo trovò opportuno fermarsi.

 
«Non ho bisogno del tuo aiuto, è già abbastanza umiliante dover convivere con il sangue dei Weasley»

 
Tentò nuovamente di alzarsi, zittendolo e sfoggiando senza troppe remore la sua solita scontrosità, ma lo giustificò, era chiaro quanto fosse agitato per Astoria e non ci fosse spazio nella sua mente per provare ad essere più cortese con quei parenti acquisiti.

 
«Sei troppo debole, Draco. Riposa, ora non puoi fare nulla per lei. Non appena apre gli occhi ti avverto»

 
Lo ignorò e fece un nuovo tentativo come se in quella stanza asettica fosse solo. Si resse stavolta al comodino accanto al letto in cerca di un supporto. Non si scomodò a raccogliere qualche oggetto caduto che le Guaritrici avevano appoggiato per medicarlo e Ron non osò frapporsi tra il consuocero e la sua decisione, preferì restare fermo al suo posto e bloccare la via verso la porta.

 
«Malfoy, se si dovesse svegliare e vederti in questo stato, le prenderebbe un colpo, sei ricoperto di sangue e pallido come un lenzuolo»

 
«Non ti deve interessare, accompagnami da lei»

 
Rischiò di inciampare, l’asta della flebo gli impedì di muovere altri passi e se non voleva strapparsi l’ago dal braccio, fu obbligato a fermarsi nuovamente. Recuperò l’asta di metallo e appoggiandosi tentò di proseguire imperterrito la strada da dove si era interrotto.

 
«Draco, ad Hogwarts sei stato un eroe, dico davvero, non so in quanti avrebbero rischiato la propria vita per salvare quella altrui, ora però devi riprendere le forze»

 
«È stata tua figlia a salvare me»

 
«Ci sarà un premio anche per lei, ma tu devi ascoltarmi. Tuo padre è ancora a piede libero, cerca di darmi retta, altrimenti finisce che ci scappa veramente il morto»

 
Fece ulteriori faticosi passi verso la porta, ignorando totalmente gli avvertimenti di Ron, il quale non sapeva più come trattenerlo se non far valere la sua posizione di membro del Ministero della Magia.

 
«Draco Malfoy, in qualità di Auror, ti ordino di fermarti, altrimenti dovrò arrestarti»

 
La situazione di Draco e della sua famiglia era piuttosto drammatica, eppure le parole del consuocero lo fecero sorridere, per lui quelle minacce erano totalmente assurde.

 
«Sei poco convincente, Weasley»

 
Ron non gli diede altri avvertimenti, estrasse la bacchetta dalla tasca interna della sua divisa e in un colpo gli mise delle manette invisibili ai polsi. Non avendo più la possibilità di tenersi, perse l’equilibrio a pochi passi dal letto e ricadde nuovamente all’indietro.

 
«Io ti avevo avvertito»

 
«Levami immediatamente questi affari

 
«No, Malfoy. Ora ti calmi e resti qui fino a che i Medimaghi lo riterranno necessario. Sarà nostra premura avvertirti qualora le condizioni di tua moglie dovessero subire mutamenti»

 
«Tu non puoi dirmi cosa fare»

 
«Tecnicamente posso, indipendentemente che tu sia un Malfoy o qualcun altro. Ora però lo faccio solo per il tuo bene»

 
Uscì dalla stanza lasciandolo solo con i suoi pensieri. La grinta che lo aveva catturato scemò lentamente e le sue condizioni gli furono tristemente chiare: era trattenuto su quel letto senza la minima possibilità di vedere sua moglie o di provare a salvarla da quel male incurabile come le aveva promesso che avrebbe fatto. Aveva tristemente fallito e la cosa peggiore era che Astoria invece sarebbe stata tanto masochista da essere orgogliosa di lui per aver dato la precedenza a poveri innocenti che non avevano alcuna colpa della sua condizione. Fece un leggero e vano tentativo provando a muovere i suoi polsi verso l’esterno, aveva sottovalutato Ron, era sveglio nel suo mestiere. Non gli restò che sperare afflitto che sua moglie si riprendesse. Gettò un’occhiata verso le sue mani bloccate e fu sempre più convinto che, se Astoria non fosse entrata nella sua vita, in passato gli Auror con quelle stesse manette lo avrebbero scortato fino ad Azkaban.

 
∞∞∞

 
Ron raggiunse sua moglie e sua figlia al quinto piano nella sala per visitatori, ancora con la bacchetta tra le mani. Non aveva pensato di riporla, i suoi pensieri lungo il tragitto erano dedicati ad altro, come ad esempio al fatto che avesse posto in stato di fermo un uomo che desiderava solo stare al capezzale di sua moglie morente. Non era completamente sicuro di aver preso la decisione migliore, ma anche lo stato di Draco non era dei migliori e per il bene della sua famiglia, compresi i parenti acquisiti, doveva a qualunque costo salvaguardare anche la salute di quell’uomo.

 
«Ehi. Finalmente vi ho trovate»

 
Ron riservò sia a Rose che ad Hermione un grande sorriso non appena le vide, ma all’occhio da falco della moglie non sfuggì la presenza fuori luogo della bacchetta ancora impugnata da Ron.

 
«Ero stufa di stare in camera, ora sto molto meglio, non è necessario che io rimanga a letto. Tu come mai hai ancora in mano la bacchetta? È successo qualcosa in questo arco di tempo? Per caso hai avuto problemi con Draco? Rose mi ha detto di averti lasciato solo nella stanza con lui»

 
Lo stupirono le parole di Hermione, gli era parso che fosse felice delle dimostrazioni e delle buone intenzioni di Draco, eppure qualche riserva nei confronti di quell’uomo sembrava continuare ad averla. Ripose immediatamente la bacchetta con un sorriso rincuorante.

 
«Non è successo nulla, tesoro, tutto a posto. Allora, Rose, mamma ti ha già accennato qualcosa?»

 
Hermione negò con un sorriso, facendogli intendere che aveva preferito attendere lui.

 
«Molto bene, hai lasciato a me l’onore. Rose, io e la mamma abbia ritenuto opportuno che tu segua i tuoi desideri e le tue aspirazioni, perciò …»

 
«Davvero, papà??»

 
Non lo fece nemmeno terminare, gli occhi della ragazza brillavano già al solo pensiero di ciò che Ron intendesse. Non fu difficile per lei comprenderlo, erano mesi che pensava alle sue aspirazioni e quelle parole così favorevoli la fecero emozionare.

 
«Davvero cosa?»

 
«Posso diventare un Auror?»

 
«Rose, ci sono delle condizioni»

 
Ci pensò Hermione a placare l’entusiasmo della figlia. La pragmaticità della madre riportò la ragazza con i piedi per terra. Non aveva pensato subito che ci potessero essere dei vincoli da rispettare, eppure avrebbe dovuto prevederlo, infondo era la figlia della più alta carica del Mondo Magico londinese. Rose si voltò seria e con un pizzico di paura verso Hermione in attesa che lei elencasse tutte le condizioni, mentre quest’ultima scambiò un’occhiata complice con il marito, constatando che lui non desiderava dare anche quel genere di notizie alla figlia, quindi lasciò ben volentieri a lei la parte più difficile di quella conversazione. Si sedette e invitò anche Rose a farlo su una poltroncina lì accanto. Ora sì che Rose iniziò seriamente a preoccuparsi, si voltò verso il padre in attesa di conforto, ma lui abbassò a disagio lo sguardo e appoggiò la schiena contro la parete incrociando le braccia al petto con aria colpevole. Era evidente anche a lei adesso che a Ron era toccata la notizia migliore e tutto ciò che sarebbe arrivato in seguito non sarebbe stato altrettanto gradevole.

 
«Tesoro, dovrai necessariamente tornare ad Hogwarts per gli ultimi due anni, diplomarti e frequentare il corso di abilitazione della durata di tre anni, al termine del quale, dopo aver sostenuto l’esame, ti sarà consentito lavorare per l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia nel Quartier Generale degli Auror. Rose, non è un gioco, non ho alcun dubbio sull’eccellenza dei tuoi voti, ma quel corso ti metterà davvero alla prova e ti preparerà nel migliore dei modi»

 
«Cosa?? Mamma, ma sono in tutto cinque anni! Come faccio a stare cinque anni lontana dalla mia famiglia?! Papà, tu non puoi essere d’accordo. Andiamo, nemmeno tu hai il diploma e quel corso quanto mi può essere utile, sono cresciuta con due Auror e uno Spezzaincantesimi in famiglia»

 
Lo stava supplicando, sperava che almeno lui non fosse favorevole a quella assurda idea, cercava complicità da parte di suo padre, ma Ron non sapeva come aiutarla, come sempre non aveva l’ultima parola su questioni di simile rilevanza né al Ministero né a casa. Hermione, vedendolo in difficoltà e comprendendo la sua posizione scomoda, andò in suo soccorso.

 
«Tuo padre ha affrontato una guerra, Rose, ha visto la morte davanti ai propri occhi, noi stiamo cercando di preservarti da tutto questo. Sappiamo che non possiamo proteggerti per sempre, stai crescendo ed è giusto che tu segua la tua strada, ma devi essere almeno pronta a quello che dovrai vivere con questo mestiere»

 
«Perché, quella che stiamo affrontando ora non è una guerra? Pensavo fosse un premio per aver salvato Hogwarts»

 
Fu in quel momento che Ron si avvicinò alla figlia e scese con un ginocchio ai piedi di quella poltroncina per poterle parlare al suo stesso livello senza rimproveri, ma solo comprensione che sperò ci fosse da entrambe le parti.

 
«Rose, abbiamo capito che hai le potenzialità, ma questo non basta. Quando ti ritroverai da sola a fronteggiare le Forze Oscure, gli insegnamenti che ti sono stati impartiti fino ad ora non ti saranno sufficienti e la fortuna non sempre ti assisterà … posso garantirtelo»

 
«Ma, papà, sono cinque anni lontani dai miei figli. Io non ero ancora nata quando hai frequentato quel corso, ma non credo sia stato piacevole per te stare lontano dalla mamma tutto quel tempo»

 
Certo che non lo era stato. Ron si limitò a posarle con affetto una mano sul ginocchio, comprendendo la sua difficoltà e paradossalmente stavolta fu lui ad essere più comprensivo nei confronti della figlia. Hermione, quando si trattava di regole e di farle rispettare dall’alto del suo ruolo, perdeva ogni sorta di tatto. Fu lui stavolta a distendere la tensione con la quale il Ministro aveva intriso l’atmosfera. Hermione insisteva con il suo tono autoritario, mentre Ron cercava, portando la sua esperienza diretta, di attirare con dolcezza l’attenzione della figlia.

 
«Rose, non transigo, dovrai scegliere»

 
«Tesoro, non sarà facile quel corso, ti metterà fisicamente alla prova, io non metto in dubbio che tu sarai in grado di superarlo, ma non credo che lo consiglierei mai ad una ragazza, specie così giovane. Quelle prove ti aiuteranno a crescere, ma …»

 
Rose non lo fece terminare, gli scostò con arroganza la mano e si alzò con l’intenzione di non restare un minuto di più ad ascoltare gli ordini di sua madre, che non lasciavano spazio neppure al più piccolo compromesso ma solo ad una scelta definitiva e i subdoli tentativi di suo padre di tenerla lontana dal Ministero e da quello che secondo lui era solo un pericolo che avrebbe voluto che lei evitasse. Gettò un’occhiata delusa ad entrambi con gli occhi lucidi, che in quel giorno non avevano quasi mai smesso di lacrimare, per un motivo o per un altro.

 
«Siete dei pessimi genitori! Prima mi volete far credere di volere il mio bene ed ora mi mettete davanti ad una scelta simile?? L’ho capito, sapete? Non sono stupida. Tu, mamma, speri che la lontananza dai miei figli e da Scorpius mi faccia cambiare idea e tu, papà, mi vuoi terrorizzare mettendomi in testa la difficoltà di quel corso e la pericolosità di quel lavoro. Ma vi siete messi d’accordo!? Ma vi rendete almeno conto di essere sleali??»

 
«Rose, lo stiamo facendo per il tuo bene, che male c’è in questo? Vogliamo solo che tu sia sicura della scelta che prenderai. Sarebbe dovuta essere una bella notizia per te, ti volevamo dare la possibilità di realizzare un desiderio, ma non è colpa nostra se questo comporta dei sacrifici»

 
«Non farmi ridere, mamma, sapevate benissimo che non sarebbe stata una bella notizia alle vostre condizioni»

 
Rimasero entrambi scioccati, non era il punto dove sarebbero voluti arrivare, ma non potevano evitare di restare in pena per quella ragazza, specie se quella era un’esperienza che avevano già vissuto e continuavano a vivere ormai da anni.

 
«Rose, hai una famiglia, lascia perdere, non commettere il mio stesso errore. Tu più di altri sai quanto hai sofferto per le mie assenze o quanto è stata preoccupata la mamma per me. Eri presente tutte le volte che abbiamo litigato io e tua madre per questo motivo, perché non hai imparato nulla? Questa divisa presuppone troppe responsabilità, per la tua vita e per la vita delle persone a te care»

 
Ron non lasciò senza parole solo la figlia, anche Hermione lo fissava esterrefatta. Rose però era troppo sconvolta per la scelta che le avevano posto di fronte per riflettere lucidamente su un discorso così diretto e sincero da parte del padre. Ron capì quasi subito di non essere stato in grado di convincerla, i passi della ragazza si muovevano verso le scale pericolosamente e quasi mortificati per non essere riuscita a credergli come avrebbe voluto e dovuto.

 
«Rose, non uscire dal San Mungo, i Mangiamorte sono ancora in giro, ti metti in pericolo»

 
«So badare a me stessa, papà, per quanto sia difficile ancora crederlo, anche dopo che ho salvato la mamma e l’intera Scuola»

 
Non appena la ragazza imboccò le scale, Hermione provò a correrle dietro per fermarla. Ron non riuscì a muoversi, ma rimase in quella posizione rannicchiata. Appoggiò i gomiti sulla poltrona dove appena prima era seduta Rose e si portò le mani sul volto per la disperazione e l’impotenza davanti all’inevitabile destino della figlia. Sentì le urla della moglie che tentavano di richiamare indietro la ragazza e subito dopo un familiare rumore gli fece capire che si era Smaterializzata all’interno del San Mungo senza che Hermione potesse evitarlo.

 
«Rose!»

 
Ron non tentò neppure di fermarla, quando sentì che persino Hermione l’aveva raggiunta troppo tardi per evitare che si Smaterializzasse. Fu inutile per entrambi pensare che quella ragazza avesse ancora sedici anni e non fosse autorizzata a fare uso della magia all’esterno dei territori di Hogwarts. Hermione ritornò sconsolata dove suo marito non aveva ancora trovato la forza di alzarsi, ma quando finalmente lo fece, reduce da una manciata di secondi di riflessione, non ebbe alcuna parola di consolazione verso di lei, anzi riemerse la sua poca sensibilità verso i sentimenti altrui.

 
«È colpa tua, Hermione, sei tu ad aver insistito con il diploma e il corso. Ti avevo detto che ci sarei stato io con lei, le avrei evitato ogni sorta di pericolo, ma pare che tu non ti fida nemmeno di me, quindi hai giustamente preferito allontanare nostra figlia. Lo sapevamo benissimo che non sarebbe stata d’accordo e, non prendiamoci in giro, chiunque si sarebbe ribellato ad una proposta simile. Ho provato a convincerla persino a lasciare perdere le sue ambizioni per farti contenta, ma come vedi non ha funzionato, quindi qual è ora la tua prossima mossa?»

 
«Che cosa?? Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che nostra figlia dovesse essere al sicuro. Ron, ha sedici anni, non credi che forse io lo abbia fatto anche per attendere la sua maggiore età e ritardare il momento in cui le avrei affidato qualche missione? Io non so cosa fare, non so nemmeno cosa sia giusto per lei, ma sono sua madre e provo ad evitare che il destino che ha scelto le si ritorca contro. È sempre tutto inutile, lei farà sempre ciò che vuole, il nostro sarà sempre fiato sprecato. Diventerà un Auror che ci piaccia oppure no e vedrai se non deciderà in autonomia anche le modalità»

 
«Infatti ora, dopo la tua brillante idea di metterla davanti ad una simile scelta tra famiglia e lavoro, è proprio al sicuro»

 
Era estremamente sarcastico, ma non capiva quanto la situazione fosse delicata per tutti i soggetti coinvolti, sua moglie compresa. Hermione sorrise nervosamente, anche Ron sembrava essere particolarmente ottuso ed in quel momento il suo carattere, per quanto le fosse noto, la irritò parecchio.

 
«Sai, ha ragione Rose quando dice che siamo pessimi genitori, ma si sbaglia su un punto, tu lo sei non io e, consentimi, in questo momento sei anche un pessimo marito. Stai nuovamente addossando la colpa a me, io non posso essere nel cuore e nella testa di nostra figlia manipolandoli a mio piacimento, per quanto io voglia solo il suo bene»

 
Tentò di afferrarle il braccio per fermarla, ma la mancò, così si affrettò a frapponendosi fra lei e il corridoio per paura che se ne potesse andare in cerca di Rose, prima di aver chiarito con lui.

 
«No, dai, non voglio anche litigare con te. Sono nervoso, stanco e preoccupato e, lo sai, in questo stato divento irascibile e …»

 
«Cafone?»

 
«Sì … avrei detto scortese, ma probabilmente hai ragione tu. Non è colpa tua. Hermione, Rose ha il mio Deluminatore e un modo lo trova per tornare a casa, non dobbiamo preoccuparci … scusa»

 
Le afferrò la mano, ma lei la ritirò rifiutando le sue attenzioni. Era stufa di dover discutere anche con le differenti vedute di suo marito, avrebbe gradito un punto d’incontro almeno con lui.

 
«Ron, finiscila, non è il momento per le smancerie. Ho capito, sei dispiaciuto, ma questo non cambia il fatto che quella ragazza sia là fuori da sola!»

 
«Hai una vaga di dove possa essere? Hermione, tu sei più brava di me a capirla»

 
«Non mi risulta proprio di essere più brava di te, altrimenti ora non sarebbe chissà dove in compagnia di delinquenti che vagano tranquillamente»

 
Hermione si appoggiò al muro, nell’esatto punto in cui poco prima aveva trovato sostegno Ron. Era percepibile l’ansia della moglie, non faceva altro che alzare gli occhi al cielo in segno di preghiera e in cerca della forza per non dare libero sfogo alle lacrime.

 
«Tesoro, la troviamo presto, sta bene, calmati»

 
Ron cercò di impiegare il tono più dolce che conoscesse, ma dopo che lo aveva rifiutato, non si azzardò nemmeno ad abbracciarla per consolarla, sicuramente non avrebbe gradito.

 
«Va bene, senti, vado a cercarla, ovunque sia, prima o poi la troverò»

 
Neanche con quelle parole riuscì a tranquillizzarla. Si avvicinò a lei a pochi centimetri dal suo volto, anch’egli sfinito per mille eventi e motivi a cui pensare contemporaneamente.

 
«Hermione, piangere non serve a nulla. Potrebbe essere dai miei, lì ci sono i bambini, forse desidera cercare conforto in loro. Corro alla Tana»

 
«Ron»

 
Si bloccò prima ancora di allontanarsi di mezzo passo da lei.

 
«Scusa per quello che ti ho detto, non sei un pessimo marito e non so neppure perché Rose ci abbia detto una cosa simile»

 
«È solo arrabbiata, Hermione, perché poniamo degli ostacoli tra lei e ciò che vuole fare, ma ci vogliono delle regole, no? Tu me lo insegni»

 
Lo fissò negli occhi sovrappensiero, riflettendo sulla consapevolezza a cui lui sembrava essere arrivato, ma non sapeva se per compiacerla o se alla fine credesse veramente nella necessità per Rose di una preparazione formale.

 
«Cerca di essere prudente»

 
«Anche tu»

 
Stava per andare, quando Hermione lo afferrò per la divisa – per la quale in quelle occasioni provava solo odio - all’altezza del petto, costringendolo ad aspettare qualche secondo. Gli porse senza alcun preavviso un leggerlo bacio sulle labbra che lui accentuò sfiorandole le guance.

 
«Anche io quando sono nervosa divento scontrosa, lo sai. Non volevo respingerti»

 
«Sono contento che tu stia meglio»

 
Prima che lui potesse sciogliere del tutto la presa su di lei e sbrigarsi a raggiungere la Tana, lei gli bloccò la mano mancina sulla sua guancia.

 
«Non è nemmeno vero che non mi fido di te, voglio solo che Rose sappia difendersi»

 
«Hai ragione, Hermione, una giusta preparazione non può che farle bene e far stare più sereni noi»

 
Sciolse il contatto con lei in una carezza, cercando di non farle percepire la fretta e l’agitazione che si erano impossessati di lui. Non impiegò molto a raggiungere la sua destinazione, benché l’ansia, riuscì a Materializzarsi con successo davanti alla porta della casa della sua infanzia. Bussò con una certa furia e continuò a ripetizione, finché dall’altra parte qualcuno non lo ricevesse. Quando il viso di Molly comparve oltre la porta portava già i segni della preoccupazione. Lo aveva capito da solo, l’insistenza e l’accanimento contro il legno avrebbe senza ombra di dubbio allarmato i suoi genitori, più di quanto probabilmente già non fossero.

 
«Ron»

 
«Mamma, Rose è qui?»

 
«No, tesoro, tua figlia non è qui»

 
Ron ricevette un colpo al cuore con quella notizia. Riponeva la grande speranza di trovarla al sicuro in quella casa con la certezza che i piccoli di casa Weasley e Malfoy potessero farle comprendere quali fossero le sue priorità in quel momento della sua vita. La mortificazione del figlio non sfuggì all’anziana padrona di casa. Molly vide lo sguardo di Ron rivolgersi a terra in segno di resa, ma per quanto la preoccupazione stesse catturando anche lei doveva aiutarlo a riscoprire l’ottimismo perduto.

 
«Non sapete dove sia?»

 
Si limitò a negare con un leggero cenno, ma non aveva la forza di catturare gli occhi della madre. Molly trovò opportuno concedergli qualche secondo per assimilare la notizia che aveva appena ricevuto e si limitò a porgergli una mano sulla spalla. Percepì in quel contatto tutta l’ansia del figlio.

 
«Ron, stai tremando. Entra un secondo, ti siedi, ti calmi e mi racconti»

 
«N-non ho molto tempo, mamma. Rose potrebbe essere in pericoloso e sarebbe solo colpa nostra»

 
«Tesoro, non ti capisco»

 
Ron si appoggiò allo stipite della porta con il cuore sfinito e una mano in volto in cerca della forza per affrontare quella situazione che sembrava complicarsi ogni minuto di più. Non riusciva nemmeno a trovare le parole per descrivere a sua madre cosa stesse succedendo. Gettò un’occhiata al soggiorno della Tana attraverso la porta socchiusa e immaginò i suoi nipotini ignari di ogni cosa. Doveva agire anche per la piccola Astoria e Severus, non c’era il tempo per abbattersi e doveva proteggerli forse persino da due genitori alle prime armi.

 
«Rose ha ragione, siamo dei pessimi genitori»

 
«Ron, qualunque cosa abbiate fatto o detto, io sono certa sia stato solo per il suo bene. Ha sedici anni e per quanto mia nipote possa essere matura e cresciuta, è giusto che voi la guidiate con la dovuta autorevolezza»

 
«Anche costringendola a stare lontana dalla sua famiglia per cinque anni? Mamma, credi ancora sia il suo bene?»

 
«Mi fido di mio figlio e di mia nuora, mi fido dell’educazione che state trasmettendo a Rose e mi fido della splendida ragazza che state crescendo. Sono certa che anche vostra figlia sarà consapevole delle vostre buone intenzioni»

 

∞∞∞

 
Difficilmente Ron l’avrebbe trovata. Non sapeva neanche lei spiegare come fosse arrivata proprio lì, era il luogo più triste che conoscesse, eppure uno dei pochi in cui nessuno le avrebbe chiesto di fare una scelta che avrebbe influenzato la sua vita e quella dei suoi cari. Seduta sull’erba bagnata da un leggera pioggerellina caduta in quell’umida giornata, Rose fissava in posizione di raccoglimento la lapide lucida di fronte a lei. Continuava a leggere e a rileggere quel nome e quelle due date.
 

Frederic Gideon Weasley
1 Aprile 1978 – 2 Maggio 1998

 

Il calcolo dava sempre lo stesso risultato, suo zio Fred aveva solo vent’anni quando perse la vita durante la Battaglia di Hogwarts. Vedere con i propri occhi su quella tomba le conseguenze della Seconda Guerra Magica rendeva quel conflitto molto più reale rispetto alle sole letture riportate sul libro di Storia della Magia. Non era inoltre una comune vittima, lui era un parente stretto, era parte della sua famiglia ed era morto per mano degli stessi Mangiamorte che lei desiderava tanto affrontare ricoprendo il ruolo di Auror. Aveva tutto tranne che paura, il coraggio della sua Casa difficilmente veniva a lei meno, anzi la voglia di vendicare quegli innocenti era vivida nel suo cuore. Non lo aveva conosciuto e in seguito le avevano raccontato poco di lui, ma se conosceva lo zio George probabilmente non doveva avere una personalità tanto diversa, infondo erano gemelli. Già, gemelli, proprio come i suoi bambini, Astoria e Severus. Un lampo nella memoria fece comparire i loro visi nella mente di Rose. Erano così piccoli, necessitavano ancora delle cure costanti della loro mamma e i suoi genitori la obbligavano a scegliere tra i suoi bambini e le sue ambizioni, senza rendersi conto che una via più facile, che non avrebbe sacrificato nessuno, esisteva.

Rose era circondata dal silenzio più assoluto, l’unico rumore che sentiva era causato dai suoi mille pensieri. Aveva il terrore di ferire emotivamente qualcuno, ma allo stesso tempo continuava ad avere sedici anni, una vita davanti a lei e mille prospettive per il futuro che non potevano essere ridotte solo dal fatto che troppo presto con Scorpius aveva costruito una famiglia. Era consapevole che il ruolo di madre avrebbe influenzato tutti gli altri possibili ruoli che avrebbe potuto ricoprire, ma non voleva arrendersi ancor prima di provarci, non desiderava precludersi alcuna opportunità. Si rivolse all’unica persona che in quel momento non l’avrebbe contraddetta, ma solo ascoltata.

 
«Zio, non so cosa fare. Mamma e papà non mi capiscono, loro giudicano e ordinano senza comprendere fino in fondo cos’ho nel cuore … non volevo rispondere loro male, ma non ho bisogno della loro protezione. Desidero solo un po’ di pace e vorrei che la trovasse anche la mia famiglia. È assurdo, vero? Mi lamento proprio con te che sei morto così giovane. Scommetto che se potessi, mi rimprovereresti dicendomi che solo alla morte non c’è soluzione. Hai ragione, ma qual è la soluzione migliore per tutti?»

 
Per quanto Rose necessitasse di rifugiarsi in solitudine tra i suoi pensieri, qualcuno di molto vicino a lei era riuscito a seguirla fin lì senza che se ne accorgesse. Il tono di voce di quel ragazzo fu talmente dolce che fu impossibile per lei dispiacersi per la sua presenza.

 
«Amore»

 
Non si voltò, non ce ne fu bisogno, aveva avvertito la mano del marito sulla sua spalla e lei subito l’aveva catturata in cerca del suo affetto. Rose non disse nulla e dal silenzio che era sceso tra i due giovani sposi comprese che Scorpius aveva capito osservando la lapide per quale ragione lei si trovasse proprio davanti a quella tomba, fu più difficile però per lui comprendere il motivo della necessità del suo raccoglimento, per giunta proprio in un luogo tanto tetro e isolato. Sapeva bene che Rose non aveva mai avuto l’opportunità di conoscere quello zio e gli risultava strano pensare che lei si fosse rifugiata proprio lì in un evidente momento di sconforto.

 
«Cosa fai qui? Ti stavo cercando, ho visto che hai sceso di corsa le scale e poi ti sei Smaterializzata. Qui è pericoloso, non è conveniente rimanere. Cosa dici, ce ne andiamo?»

 
La ragazza rimase pensierosa continuando ad osservare le date di nascita e di morte di Fred, ma lo fece senza lasciare la mano di Scorpius ancora a contatto con la sua spalla.

 
«Aveva appena compiuto vent’anni quando è morto, era troppo giovane per morire»

 
«Rose, lo siamo anche noi e se non ce ne andiamo subito faremo la fine di tuo zio»

 
Solo allora si decise a voltarsi verso di lui. Lo fissò per qualche infinito secondo negli occhi, lasciandolo perplesso. Si alzò e quando Scorpius ebbe capito le sue intenzioni, le porse quella stessa mano per aiutarla.

 
«Mi hanno chiesto di tornare ad Hogwarts e di frequentare il corso per diventare Auror … i miei genitori»

 
Gli diede quella notizia non appena si fu rimessa in piedi, le loro mani erano ancora intrecciate quando lo stupore si dipinse sul volto del ragazzo. Rose lo comprese, era pressappoco stata la sua stessa reazione.

 
«Immagino tu abbia cambiato idea, non diventerai un Auror»

 
A differenza di ciò che le avevano proposto i suoi genitori, le parole di suo marito non furono affatto una sorpresa, lui infondo non era mai stato pienamente d’accordo ed ora aveva anche una scusa per ostacolarla. Rose non rispose, per lei la risposta era scontata e lui, per sua sfortuna, capì quale potesse essere.

 
«Preferisci passare anni lontano dalla tua famiglia, pur di diventare un Auror?? Ti prego, dimmi che ho inteso male»

 
«Noto con piacere che non ti importa un bel niente delle mie aspirazioni»

 
«Rose, ti interesserà sapere che prima che mi dicessi di essere incinta anche io avevo delle aspirazioni, ma per te ho dovuto stravolgere la mia vita!»

 
Stava subendo troppe delusioni nell’arco di poche ore e tutte da coloro che amava di più. Non si sarebbe mai aspettata che le avrebbe rinfacciato di esserle stato accanto, ciò andò oltre ogni sua aspettativa.

 
«Assomigli a tuo padre quando parli così e questo mi fa paura»

 
Scorpius si accorse solo dopo di aver esagerato e di aver detto qualcosa che non aveva nemmeno mai pensato.

 
«Rose, scus …»

 
Non gli diede la possibilità di scusarsi, in pochi secondi era riuscito a ferirla come mai aveva fatto da quando si frequentavano.

 
«È colpa tua se sono rimasta incinta, Scorpius. Ricordi? O ti devo rinfrescare la memoria?»

 
«Tesoro, io non ti sarò mai grato abbastanza per questo, ma credevo anche che per te stare con me non fosse un sacrificio»

 
«Anche io credevo che non lo fosse per te»

 
«Non lo è, mi sono espresso male. Senti, Rose, avevo altri piani per noi. Volendo il cielo che mia madre si riprenda, compiuti diciassette anni desidero tanto vivere insieme a te e i bambini fuori dalla Villa, in una casa tutta per noi. Se tu mi lasci solo però, non ce la posso fare»

 
Leggeva tanto amore nello sguardo di quel ragazzo. Non si stava dimenticando che anche lui aveva sedici anni e viveva le sue stesse difficoltà, decidendo di restare al suo fianco. Non lo stava facendo per dovere, ma perché lo desiderava, nei desideri di suo marito c’erano lei e i loro figli e nient’altro, a differenza sua. Quindi la sbagliata era lei, aveva forse rubato a Scorpius tutta l’ambizione tipica dei Serpeverde e se ne era impossessata lei?

 
«Voglio essere libera di scegliere, Scorpius. Mamma e papà non mi consentiranno di diventare Auror senza il diploma e il corso»

 
«Questi sono solo capricci e una moglie e madre non fa capricci. Rose, cresci, abbiamo due bambini di cui occuparci, non c’è spazio per altro. Abbiamo responsabilità che dall’anno prossimo saranno ancora più grandi»

 
«Hai ragione»

 
Glielo disse con le lacrime agli occhi, era convinta delle parole di Scorpius, ma lei non si sentiva pronta, percepiva solo una grande oppressione da ogni parte. Non riusciva, era troppo giovane per essere in grado di tenere insieme ogni aspetto della sua vita. Sentiva una valanga travolgerla da un momento all’altro, la mente le suggeriva di rallentare e di attraversare una fase alla volta seguendo il suggerimento di sua madre, ne avevano bruciate fin troppe insieme. Con la morte nel cuore, la stessa che si respirava in quel luogo, sfilò dal suo anulare la fede ancora lucida e la mise sul palmo della sua mano porgendola a Scorpius. Fissò incredulo quell’anello insieme a lei e poi incrociò i suoi occhi mortificati. Le sussurrò solo due parole incredulo e rassegnato per quel gesto.

 
«Che significa?»

 
«Avevi ragione, è stata una follia credere che tra noi sarebbe funzionata»

 
«Rose, stai facendo tu la follia ora lasciandomi. Abbiamo due figli, i nostri bambini …»

 
«Io dovrò stare via per un po’, tranquillo, nessuno te li porta via»

 
Non riusciva a credere che lei lo stesse facendo, aveva sempre contato sul buon senso di quella ragazza, ma in quel momento non riusciva a capire cosa l’avesse spinta ad una decisione tanto drastica.

 
«Rose, non farmi questo, ti prego. Facciamo insieme tutti i sacrifici che vuoi, non mi importa. Voglio solo stare con te, vivere con te, non ti allontanare da me. Cinque anni lontani da noi, Rose! Ma come credevi l’avrei presa?! Pensavi davvero che avrei fatto i salti di gioia??»

 
«Credevo mi avresti compresa! Scorpius, sono una ragazza di sedici anni con due figli! Conosco le mie responsabilità e non ho alcuna intenzione di esimermi, ma io e te dobbiamo rallentare il nostro rapporto, stiamo correndo troppo»

 
«Rose, ho anche io sedici anni! Sapevamo che non sarebbe stato semplice, ma ci siamo ripromessi di affrontare insieme le difficoltà. Come puoi credere che io riesca a trascorrere cinque anni a crescere due figli senza di te?! Volevo solo una famiglia normale con te, nulla di più. L’anno prossimo saremo maggiorenni, quindi liberi di stare insieme come e dove vogliamo»

 
«Mi chiedete tutti di scegliere, ma io non voglio scegliere tra la mia famiglia e i miei desideri, Scorpius»

 
«Credo sia il prezzo per essere diventati grandi. Io ti amo, Rose, e non mi pento di nulla. Voglio stare con te, ma l’ultima cosa che voglio è intrappolarti in una vita che non vuoi, se ricordi te lo dissi anche il giorno del nostro matrimonio»

 
Gettò un’occhiata alla fede che Rose teneva ancora tra le mani. Rose gliela porse, costringendolo a prenderla, perché in caso contrario sarebbe caduta tra i fili d’erba.

 
«Ci abbiamo provato. È per me un periodo pessimo, scusami, non ho saputo fare di meglio e probabilmente sono stato orribile come marito»

 
Rose si sentì in colpa per avergli anche lei dato un dolore. Scorpius aveva ragione, stavano crescendo, ma lei stava ancora imparando e purtroppo imparare presupponeva anche commettere degli errori. Non avrebbe dovuto sposarlo, avrebbe dovuto attendere almeno la maggiore età, tutto in quel momento sarebbe stato più semplice oppure, ancora meglio, da ritorno da quel corso avrebbe potuto dedicarsi alla sua famiglia, imparando a conciliarla con il lavoro come una perfetta moglie e madre. Ma doveva ancora imparare e sperimentare per capire quale fosse la strada giusta per lei e per chi le stava intorno. Lo aveva ferito senza volerlo, lei lo amava, gli sarebbe mancato immensamente insieme ai loro figli, ma loro non si meritavano una moglie e una madre infelice. Non li avrebbe abbandonati, chiedeva solo un po’ di spazio per riscoprire se stessa, per crescere e trovare il suo posto nel mondo prima che nella sua famiglia. Non poteva crescere due creature, se lei per prima sentiva la necessità di maturare.

 
«Questo non è vero, Scorpius»

 
«Cosa farai ora? Tornerai dai tuoi genitori?»

 
Stavolta fu Scorpius a dover cercare di non cedere alla disperazione. Non metteva in dubbio il fatto che Rose ci sarebbe stata per loro, era una ragazza ligia ai suoi doveri, ma non riusciva a sopportare che lei volesse interrompere la loro relazione, quando era l’unica cosa che gli dava la forza per affrontare le numerose preoccupazioni della sua vita. Rose si gettò tra le sue braccia, quando vide che era prossimo a crollare emotivamente e gli sussurrò dolcemente all’orecchio stringendolo forte.

 
«Tua madre si riprenderà, vedrai, ne sono sicura»

 
«N-non mi lasciare, Rose, ti prego. Tutto quello che vuoi, sopporto ogni cosa da te, ma non questo. Come faccio senza di te tutti quegli anni? Come faccio una vita senza di te?»

 
Si scostò leggermente da lui e prese il suo viso tra le mani per poterlo guardare negli occhi e tranquillizzarlo. Scorpius approfittò di quella posizione per porgerle un bacio sulle labbra.

 
«Scorpius, siamo in un cimitero»

 
Si convinse dopo le sue proteste a mollare a malincuore la presa su di lei.

 
«Non lasciarmi senza di te, Rose. Avevo così tanti progetti per noi»

 
«Scorpius, io non sono nata in una delle famiglie più ricche del Mondo Magico, devo lavorare per mantenere i miei figli»

 
«Non hai bisogno di lavorare, lo hai detto tu, la mia è tra le famiglie più ricche»

 
«Scorpius, io voglio lavorare e tu questo lo sapevi fin dall’inizio. La mia famiglia mi ha insegnato questo, mio padre e mia madre hanno sempre lavorato al Ministero e così si sono potuti sposare e avere figli. Non mi farò mantenere da te e non succederà nemmeno per i nostri figli, non resterò chiusa tutto il giorno alla Villa o in qualche altro posto, voglio contribuire per la mia famiglia. Voglio essere indipendente anche da te e insegnare questo anche ad Astoria e Severus … sono certa che un giorno mi ringrazieranno e capiranno se sarò un po’ più assente per loro»

 
«E che bisogno c’è di lasciarci?»

 
Lo aveva distrutto, questo era evidente, una crisi del loro matrimonio in quel momento della sua vita aveva dato il colpo di grazia al suo animo. Rose iniziava a sentirsi un mostro, ma continuava a ripetersi che la sua decisione non era infondata, aveva le sue ragioni e non era semplice nemmeno per lei quella scelta.

 
«Come pensi di tenere in piedi un matrimonio con cinque anni di lontananza?»

 
«Rose, noi abbiamo due figli, non lo spezzi così facilmente un legame, non basta la tua volontà»

 
«Ma nemmeno voglio tenerti legato a me, quando puoi avere qualcosa di meglio di me»

 
«Rose, ti aspetterò»

 
«Hai solo sedici anni»

 
«Non mi importa di nessun’altra»

 
Le porse la sua fede, sperando di convincerla che il loro rapporto avrebbe resisto a qualunque ostacolo. Lui ci credeva, aveva sempre creduto in loro e proprio da quell’amore aveva trovato la forza necessaria per superare le difficoltà, grandi o piccole che fossero. Rose indugiò, incantata dal luccichio della sua fede nelle mani di suo marito.

 
«Coraggio, rimettila, non voglio che ad Hogwarts qualche mascalzone in preda agli armoni ci provi con te. Forza, Rose, non voglio perderti e pare che io debba rimandare di cinque anni l’inizio della nostra vita insieme»

 
«Scorpius, non sarà facile»

 
«Io mi fido ti te, se anche tu ti fidi di me non abbiamo nulla da temere, la lontananza non mi spaventa»

 
«Scorpius, il matrimonio non è un gioco, noi ci siamo seriamente impegnati e non voglio nel modo più assoluto disonorarlo in qualche modo, piuttosto preferisco interromperlo»

 
«Rose, non ti tradirei mai!»

 
«È una responsabilità troppo grande e noi siamo così giovani»

 
«Rose, per quanto io sia giovane ho ben presente le promesse che ti ho rivolto sull’altare, ero sincero e non le trasgredirei mai ... A meno che non sia tu quella ad aver paura di non riuscire a tenere fede a quelle promesse»

 
L’avrebbe amato per sempre in qualunque luogo si sarebbe trovata, non sarebbero importati i chilometri che li avrebbero divisi, solo l’età giocava a loro sfavore. Si stava pentendo solo ora di averlo sposato, non era il momento, lui aveva avuto ragione fin dall’inizio ed ora anche lui subiva le conseguenze di quella scelta avventata. Se solo l’avesse ascoltato quel giorno … ora riusciva a comprendere più lucidamente le parole del suo promesso, ma allora desiderava solo diventare sua moglie senza attendere, senza pensare che forse a sedici anni avrebbe potuto darsi anche altre opportunità, benché fosse diventata una Malfoy e quindi avesse a disposizione un immenso patrimonio. Voleva innanzitutto seguire il piccolo grande sogno di essere un Auror, per lei non era un semplice mestiere da imparare, e forse crescendo un giorno i suoi figli sarebbero persino stati orgogliosi di lei, esattamente come Rose lo era di suo padre e di suo zio.

 
«Scorpius, ho difficoltà a leggere il futuro, non so cosa succederà, non voglio ferirti»

 
«Lo stai già facendo»

 
«Scorpius, io ti amo ed è l’unica certezza che mi è rimasta»

 
«Certo e chissà per quanto mi amerai, vero?»

 
Lo aveva reso lei scettico, era ovvio che lasciandolo non potesse fidarsi dei sentimenti che Rose invece sentiva per lui. Non riusciva però a capire che restando insieme avrebbero commesso un nuovo errore. Avrebbero recuperato al suo ritorno, ma ora era il passo più saggio da compiere se non volevano complicare la situazione.

 
«Ti amerò sempre, ho solo paura che la nostra giovane età possa farci commettere qualche sciocchezza»

 
«No se non vogliamo. Tu hai paura che io ti faccia soffrire, ma cosa potrei fare con due bambini di cui occuparmi?»

 
Le prese la mano per infilarle quella fede con la forza, sperando così di convincerla a ripensarci, ma lei si tirò indietro, dimostrandogli convinzione. Credendo di essere stata troppo severa, posò la mano sulla sua, proprio quella che teneva l’anello.

 
«Rose. Non farei mai nulla di sconveniente e se anche tu mi ami come dici, so che non lo farai nemmeno tu»

 
«Mi dispiace, ma non me la sento. Se sarà destino, tra cinque anni ci sarà ancora tempo per noi e potremo vedere crescere insieme i nostri bambini»

 
Lo oltrepassò interrompendo i vani tentativi di Scorpius di farla ritornare su quella decisione. Tentò di fermarla nuovamente, ma era incredulo che ciò stesse davvero succedendo. Avrebbe fatto qualunque cosa nonostante la lontananza pur di non perderla, mentre lei come sempre aveva scelto la strada per lei più semplice.

 
«Bambini che non conosceranno nemmeno la faccia della loro madre. Ti perderai i loro anni migliori e per cosa poi, per orgoglio? Per i tuoi sogni? Potrai divorziare da me, ma non potrai smettere di essere la loro mamma. Non faranno in tempo a conoscerti quando avranno la possibilità di ricordare, sarai per loro un’estranea e quando tornerai saranno grandicelli»

 
«Meglio se si dimenticano di me, così non soffriranno per la mia assenza in questi anni. Tu non vuoi che segua la mia strada, che senso ha stare insieme così? Ed hai ragione, una moglie non abbandona così suo marito. Se sarà destino, ci daremo un'altra occasione»

 
«Rose sei forse impazzita?? Abbandoni i tuoi figli, prima ancora di me»

 
«Saranno sempre nei miei pensieri e li rivedrò presto»

 
«Loro hanno bisogno della tua presenza! Io non posso sostituirti»

 
Rose aveva la morte nel cuore per ciò che stava facendo, ma non sapeva esprimere a lui quanto ci stesse male, l’adolescente che era in lei contrastava con l’amore materno. Doveva concederle il tempo di mettere ordine nella sua vita e sarebbe tornata da lui.

 
«Scorpius, non è un addio se vorrai aspettarmi, ma io non posso chiederti anche questo. Meriti qualcuno che ti sia accanto sempre, ma non riesco a sostenere qualcun altro, se prima non sto bene con me stessa. Mi mancherai immensamente e mi auguro tu ci sia ancora al mio ritorno, sia per me che per i nostri bambini che immagino desidereranno i loro genitori uniti. Te la caverai ed io non sarò totalmente assente. Sei un bravo papà … vado da loro ora»

 
Lo lasciò davanti a quella tomba a fissare la fede, disperato e impotente di fronte a quella scelta. Non avrebbe potuto recriminarsi nulla, non era colpa sua, questo continuava a ripetersi per non impazzire dal dolore.

 

∞∞∞

 

Era ritornato al San Mungo senza essere riuscito ancora a dare un senso al gesto di Rose. Sovrappensiero fece roteare tra le dita la fede di sua moglie, ignorando persino la strada che stava percorrendo. Sentiva un grande vuoto dentro, il dolore che provava nell’anima era talmente grande che ogni suono intorno a lui risultava ovattato. Stava sopportando troppe sofferenze in un singolo giorno. Erano riusciti a far nascere suo fratello, ma sua madre non si era ancora svegliata dall’operazione; suo padre aveva riportato gravi ferite, lanciandosi direttamente e incoscientemente nell’Ardemonio ed infine Rose lo aveva lasciato per inseguire i sogni di un’adolescente, ma cosa poteva recriminarle? Lei era un’adolescente, non poteva di certo smettere di sognare solo perché aveva due figli. Era assurdo che proprio lui avesse cercato di farglielo capire il giorno del nostro matrimonio, come se fosse stato abbastanza lungimirante da prevedere il futuro che li avrebbe attesi e che lei così responsabile avesse deciso di lasciarsi guidare dal destino e dai sentimenti. Era giunto ormai alla certezza che per loro tutto sarebbe potuto andare per il meglio, era sicuro che la presenza di quella ragazza non lo avrebbe mai abbandonato ed aveva già progettato una vita insieme a lei, convinto che quel desiderio fosse condiviso. Aveva probabilmente riposto troppe aspettative nella loro storia, perché Rose non era pronta a scommettere tutto su di loro, lei aveva bisogno anche di altro … lui invece aveva bisogno di lei. Come avrebbe fatto a resistere cinque anni sapendola per la maggior parte del tempo lontana da lui? Quei bambini non li avrebbero separati del tutto, Rose non li avrebbe abbandonati, ma non sarebbe mai stato lo stesso che averla accanto a sé ogni giorno. L’amava, desiderava fosse felice, se lui non era sufficiente a renderla felice doveva forse anche accettare il rischio di perderla. Non avrebbe mai smesso di sperare che sarebbe ritornata da lui, di rivedere il suo sorriso nelle vesti di Auror come lei tanto desiderava. Sarebbe stato in pensiero per lei, lo sarebbe stato per il destino della madre dei suoi figli, ma almeno sia quei bambini che lui l’avrebbero vista finalmente felice al loro fianco. Girò l’angolo con una certa enfasi, era distratto, i suoi occhi erano velati, perciò non riuscì ad accorgersi in tempo della persona che gli stava venendo incontro e ad evitare l’impatto. Chiunque fosse stata la persona contro cui si era scontrato, le aveva fatto volar di mano una giacca. Fece per raccoglierla mortificato.

 
«M-mi dispiace, mi perdoni, ero distrat …»

 
Si bloccò, quando vide cosa stava tenendo tra le mani. Era una divisa familiare e sul petto sotto le luci del corridoio splendeva il simbolo del Ministero.

 
«Scorpius»

 
Alzò solo in quel momento gli occhi su quel ragazzo. Si stupì di vederlo ed era talmente frastornato che si ricordò tardi che lui ormai aveva conseguito il diploma già da un anno.

 
«James. Cosa ci fai qui?»

 
«Sono qui con la mamma per papà. Tranquillo, niente di grave. Tu stai bene? So cosa è successo ai tuoi genitori, mi hanno informato a grandi linee»

 
Aveva notato l’umore del cugino acquisito ed era sinceramente dispiaciuto per lui. Scorpius si limitò a restituirgli la divisa di Harry e ad abbassare lo sguardo. James fece lo stesso e notò l’anello che Scorpius non aveva smesso di stringere tra le dita.

 
«Scorpius, di chi è?»

 
«T-tua cugina mi ha lasciato»

 
«Stai scherzando?! Per quale ragione le è venuta un’idea simile?»

 
«I tuoi zii la obbligano ad una preparazione per diventare Auror e sostiene che non riusciremo a tenere in piedi il nostro matrimonio così»

 
Il maggiore dei Potter non riuscì a credere a ciò che aveva appena sentito, rimase talmente scioccato da non sapere risollevare l’evidente malumore di Scorpius. Il caso volle che l’intervento di James non fosse necessario, quando a pochi passi dai due ragazzi Draco rivelò la sua presenza.

 
«Parlo con tua suocera, tranquillo»

 
Doveva aver ascoltato la breve conversazione tra i due cugini in silenzio. Scorpius si voltò verso il padre e lo vide con una mano contro al muro, pallido. Un rivolo di sangue gli scorreva lungo il braccio e i suoi polsi erano viola come se avesse fatto pressione contro qualcosa. Si reggeva a malapena in piedi e Scorpius non indugiò a soccorrerlo. I sentimenti del ragazzo contrastarono, fino a poco prima era arrabbiato con suo padre per le sofferenze che aveva fatto patire a sua madre in quella lunga assenza, mentre lei si spegneva giorno dopo giorno.

 
«Papà, ma cosa … dovresti essere a letto. Sanguini! Ma che hai fatto, ti sei tolto la flebo?!»

 
«Sto bene, accompagnami da Hermione, non so dove sia»

 
«No, papà, io ti riporto in camera e innanzitutto fermo questo sangue»

 
Stava per recuperare la bacchetta, quando si accorse di avere ancora la fede di sua moglie tra le mani. Draco colse l’indugio del figlio.

 
«Non preoccuparti, troviamo una soluzione. La convinco ad evitare quella preparazione, ci penso io»

 
«Io te l'avevo detto che non era il momento di sposarci, volevo annullare tutto»

 
Draco si sentì in colpa per la sofferenza del figlio, lo aveva convinto a non abbandonarla sull’altare ed ora si sentì in dovere di rimediare. Astoria riponeva piena fiducia nel suo ruolo di padre e lui non se la sentì di deluderla di nuovo.

 
 

Continua …

 
 



Ciao ragazzi!

 
Sono come di consueto in ritardo, ma alla fine arrivo :D Perdonatemi <3

 
Complico tutto ciò che si può complicare … ma arriverà il momento in cui andrà tutto per il meglio 😊

 
Tra le mille disavventure di questo capitolo è meglio che io non aggiunga altro XD Mi limito a ringraziarvi come sempre per la costanza con cui mi seguite e ad auguravi un buon Ferragosto <3

 
Alla prossima!
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** Sulle ali dell'amore ***


Sulle ali dell'amore
 


 
Con le ali dell’amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all’amore e ciò che amor vuole amore osa.
(Romeo e Giulietta, Shakespeare)


 
Quando Draco entrò in quella stanza avvolta nella penombra, convinto che avrebbe trovato la consuocera per parlarle, non aveva messo in conto anche che la vista della moglie lo avrebbe toccato e catturato nel profondo. Attribuì il pallore di Astoria a quel parto difficile e per nulla naturale. Quanto avrebbe desiderato che quella fosse l'unica causa del malessere della donna, il lieto evento dell'arrivo di una nuova vita dal quale lei si sarebbe presto ripresa e che le avrebbe dato la forza per recuperare le energie perse. Si era catapultato lì, non appena Scorpius lo ebbe informato di dove fosse Hermione, ma non aveva dedicato nemmeno un istante per prepararsi psicologicamente. Vedere la donna che amava in quello stato fu per lui una profonda fitta al cuore, il pensiero poi di averle procurato in quei mesi un grande dolore morale gli mozzò il fiato, non voleva nel modo più assoluto che l’ultimo ricordo di suo marito fosse di un uomo egoista e privo di scrupolo, non dopo tutto il bene di cui lei aveva riempito la sua vita. Fu Hermione ad interrompere la sua concentrazione su Astoria e lo fece appena prima che le lacrime di Draco potessero scorrere sulle sue guance.
 
«Cosa ci fai qui? Non sei nelle condizioni per muoverti dal letto»
 
Ignorò la voce sorpresa e preoccupata della consuocera e si avvicinò incantato al letto della moglie scrutandola. Forse avrebbe dovuto domandare ad Hermione come stesse, infondo lei non aveva vissuto momenti migliori, eppure la figura scura sdraiata tra le lenzuola candide aveva la sua completa attenzione. I capelli lucenti di Astoria erano in ordine, nonostante ciò che aveva passato e stava passando, Hermione doveva essersi presa cura di lei. Draco le era grato, non poteva essere diversamente. Il viso di Astoria era girato verso di lui e le espressioni nel sonno sembravano essere rilassate. Si abbassò alla sua altezza per guardarla più da vicino, le afferrò dolcemente la mano posata sul ventre e rimase in silenzio come se in quella stanza fossero soli e lui potesse perdersi nei suoi pensieri senza la presenza di occhi indiscreti. Le accarezzò la fronte spostandole qualche capello che era sfuggito al controllo, ma era solo un pretesto per sfiorarla e accertarsi che lei fosse realmente viva. Hermione poteva comprendere la reazione dell'uomo, ebbe persino l’istinto di abbassare lo sguardo per rendere quel momento maggiormente riservato, visto che lei per prima si sentiva una figura in eccesso. Non poteva però risparmiarsi di fornire a Draco notizie che avrebbero potuto interessarlo.
 
«È nato tuo figlio, però non ha ancora un nome. Se ti interessa, è due chili e mezzo, è appena nella norma, ma i Medimaghi sono ottimisti»
 
«Lei come sta?»
 
Hermione gli aveva fornito informazioni non richieste con un grande sorriso, convinta di infondergli la speranza che sembrava aver abbondonato un po’ tutti nelle ultime ore, ciò che più lo premeva però era chiaramente altro. Non smise nemmeno un secondo di scrutare Astoria, lei era inerme e il suo respiro debole, ma sentirla viva tra le sue dita era ciò che contava. La domanda del consuocero era quasi scontata, eppure la colse impreparata. Hermione non aveva avuto il tempo di confezionare una risposta su misura per comunicargli con delicatezza quel referto medico. Paradossalmente le sarebbe stato più semplice consolarlo, infondo era nulla di più che un marito disperato al capezzale di sua moglie.
 
«Insomma … i Medimaghi a tal proposito non se la sentono di sbilanciarsi»
 
Solo allora si voltò verso Hermione, la fissava con gli occhi lucidi, ma non sembrava passare attraverso le sue pupille l’immagine della consuocera. Lo sguardo di Draco era assente, forse immerso nei pensieri o forse no, Hermione non poteva esserne certa, non era una Legilimens e nemmeno aveva le doti emergenti della sua nipotina, la piccola Astoria. Draco poteva notare da solo lo stato di sua moglie, non vi era alcuna novità nella risposta di Hermione, vedeva chiaramente che le sue condizioni non erano ottimali. Fece trascorrere nel silenzio qualche secondo, il cuore non riusciva a cambiare argomento così tempestivamente, era anch’esso un discorso per nulla facile da affrontare e che toccava da vicino la sua sfera emotiva.
 
«Perché avete obbligato Rose a tornare ad Hogwarts e a sostenere quel corso? Ha lasciato mio figlio. Credevo potessi mettere una buona parola per lei al Ministero, lo davo per scontato»
 
«Che cosa ha fatto??»
 
Era rimasta sconvolta, non si aspettava che Rose sarebbe arrivata ad una decisione simile. Il tono di Draco si era trasformato in un misto di rimprovero e delusione. Hermione non poté evitare di sentire allo stomaco la morsa dei sensi di colpa, non era di certo ciò che desiderava ottenere con quella proposta alla figlia. Il consuocero aveva ricominciato a parlare dopo aver lanciato uno sguardo alla moglie.
 
«Hermione, è una pessima idea allontanarli, sono troppo giovani, hanno appena iniziato a costruire la loro vita insieme. Non è facile a quell’età affrontare un matrimonio e dei figli, è normale che Rose si sia sentita confusa, è una situazione delicata che non è il caso di destabilizzare. Trovare un modo per costringerla ad allontanarsi da Londra non li aiuterà a consolidare il loro rapporto. Sai meglio di me che l'amore non basta e il loro è un amore giovane, la loro prima esperienza, così non dai loro il tempo di trasformare quell’amore adolescenziale in un legame solido»
 
«Draco, non era ciò a cui avrei pensato di arrivare proponendo a mia figlia una preparazione formale, ho sperato che lei rifiutasse per i suoi bambini, che non se la sentisse di lasciare soli loro e Scorpius per anni. Credimi, non è affatto ciò che desideravo, voglio solo che Rose sia al sicuro. Io ho bisogno che mia figlia non muoia ammazzata, mi dispiace per Scorpius, lei vuole diventare un Auror a tutti i costi ed io, per quanto ci abbia provato, non riesco a farle cambiare idea, questo è l'unico modo che ho per proteggerla. Ha sedici anni e si ribella di continuo ai suoi genitori, l’unica soluzione sarebbe rinchiuderla in una stanza, ma nemmeno tu arriveresti a tanto. Sono consapevole della decisione di Rose, ma mettiti nei miei panni, nei panni di una madre qualsiasi, anche di Astoria, lei cosa avrebbe fatto al mio posto? Volevo solo proteggerla, mi sembrava il giusto compromesso, lasciando Scorpius evidentemente lo ha accetto, con tutte le conseguenze e i rischi che comporta»
 
Non aveva molto da obiettare, la rinomata razionalità di Hermione infondo anche stavolta era emersa. Quella che Hermione gli aveva messo sotto gli occhi era una triste realtà, ma era pur sempre la verità e, amara o no, doveva essere accettata.
 
«Astoria avrebbe agito in modo diverso, non avrebbe mai privato quei due bambini della loro madre, Granger. Lei avrebbe trovato soluzioni alternative tra le sue mille risorse e non si sarebbe intestardita su quella proposta senza un minimo di flessibilità o di sconti, non dico per il fatto di essere tua figlia, ma almeno per la sua situazione famigliare. Come puoi pretendere che un’adolescente comprenda da sola le sue responsabilità. A volte nemmeno gli adulti le capiscono, figurati una sedicenne»
 
La voce di Draco si incrinò leggermente come se un pensiero vicino alla sfera strettamente personale si fosse impigliato in gola. Hermione si accorse della sua difficoltà, ma per rispetto non si sentì di approfondire, anche se immaginava potesse riguardare gli infiniti giorni da fuggitivo, durante i quali la sua posizione nell’evasione di Lucius Malfoy era ancora da accertare.
 
«Tua moglie è più saggia di me allora … e lo è anche Ron»
 
«Weasley non è d'accordo con te?»
 
«Non del tutto»
 
«Lo credevo più stupido»
 
«Draco»
 
Lo invitò con il tono della voce a ridimensionare le parole, ma per una volta nella sua vita le aveva proferite contro di loro senza usare la più innocua nota di cattiveria.
 
«Oh scusa, non volevo. Comunque in questa occasione sono d'accordo con lui»
 
Sul viso di Draco si stava dipingendo un pallido sorriso, come per scusarsi di essere stato poco gentile nei confronti del consuocero, ma non fece in tempo, all’improvviso sentì la mano di Astoria stringere debolmente la sua e tornò subito serio. Si alzò e si appoggiò al letto con la mano libera, sperando di non aver sentito male al tatto. Gli occhi della donna si riaprirono poco dopo lentamente e impiegarono qualche istante a mettere a fuoco l’ambiente circostante. Ad Astoria non fu difficile comprendere dove si trovasse, infondo aveva nitidamente riconosciuto la mano di suo marito nella sua.  L'uomo la sentì borbottare qualcosa con voce flebile.
 
«Draco, cosa fai in piedi?»
 
Accolse l'invito della moglie e con un sorriso sincero si risedette sul letto al suo fianco, stringendo la mano di lei contro il proprio petto. Astoria avvertì il cuore di Draco battere più forte, ma, come per lui, sentirlo era già una consolazione.
 
«Sono qui ed è ciò che conta»
 
La vide notare con attenzione i suoi vestiti logori e imbrattati di sangue e subito le pupille di Astoria si dilatarono spaventate. Sciolse con facilità la presa del marito sulla sua mano per potergli sfiorare il petto ed essere certa di aver sentito davvero i battiti del suo cuore. Era vivo, ma doveva aver trascorso momenti spaventosi, questo era chiaro e non avrebbe potuto imbrogliarla.
 
«Draco, ma cosa ti è successo? Ti hanno sbranato i lupi mannari?»
 
L’uomo le recuperò nuovamente la mano, porgendole stavolta un bacio sulle falangi leggermente piegate verso il palmo. Si faceva guidare da lui, non opponeva alcuna resistenza ai gesti del marito, in attesa di una risposta plausibile. Era concentrata su di lui, almeno fino a che non sentì un delicato tocco all’altezza della caviglia. Astoria ebbe un lieve sussulto, non si era accorta fino a quel momento della presenza di Hermione.
 
«Sto bene, non è successo nulla. Stai tranquilla, infondo vedi anche tu che sono vivo e vegeto. Piuttosto, come ti senti?»
 
«Ho solo voglia di vedere il mio bambino, so solo che mi hanno portata in sala parto, ma da quel momento in poi non ricordo più nulla. Sta bene vero? Hermione, tu invece come stai?»
 
«Non preoccuparti per me. Avviso Scorpius, così vi lascio soli qualche minuto e cerco anche di capire quando il piccolo potrà vedere la sua mamma. Ah, Astoria, solo un’ultima cosa, tuo marito ha rischiato la sua vita per salvare altri, non rimproverarlo troppo, mi raccomando»
 
Hermione non aveva ricambiato lo sguardo incredulo di Draco su di sé, ma era semplicemente uscita dalla stanza con un sorriso soddisfatto stampato in volto. Astoria non aveva seguito neanche un passo di Hermione, i suoi occhi a quella notizia si erano posati in automatico sul marito. Non servì alcuna parola, il silenzio eloquente di entrambi valse molto di più, accompagnato dal sorriso orgoglioso di Astoria.
 
∞∞∞
 
Rose, come aveva annunciato a Scorpius, si era diretta verso la Tana, dove il suo unico obiettivo era quello di riabbracciare i suoi bambini, cercava conforto in loro. Poteva immaginare cosa i suoi figli le avrebbero rimproverato, se solo avessero già avuto il dono della parola. Amava la sua famiglia, non poteva essere altrimenti, l’aveva costruita con Scorpius, per il quale nutriva un amore profondo. Aveva con suo marito un legame che era convinta che la lontananza non avrebbe saputo sciogliere, ma non poteva pretendere di sconvolgere la vita ad un ragazzo di sedici anni e pretendere che la aspettasse per cinque anni. Era sposata da poco, eppure senza la sua fede all’anulare si sentì persa, aveva desiderato così tanto che lui il giorno del loro matrimonio la infilasse al suo dito. Era forse stata impulsiva a restituirla a Scorpius, sicuramente era stata troppo drastica, ma non c’era davvero niente che facesse pensare all’amore che nutriva per la sua famiglia in quella scelta? Iniziava ad avere seri dubbi. Poco importavano le minacce che incombevano su di loro, i Mangiamorte non la spaventavano più, erano altri i pensieri che affollavano la sua mente e il suo cuore. Rose aveva camminato per le strade di Londra e si era poi Smaterializzata davanti alla Tana con l'unico tormento nel petto di ciò che aveva fatto. Il suo cuore distrutto l’aveva guidata fin lì in cerca di una qualsiasi forma di consolazione. Forse però era stata lei a causare un dolore immenso ai suoi cari, aveva ancora negli occhi l’espressione amareggiata di Scorpius. Bussò emotivamente sconvolta alla porta. Era all’evidente ricerca di braccia amiche, sperò di trovare la nonna che con dolcezza avrebbe placato i suoi tormenti. Si trovò invece al cospetto dello sguardo infuriato di suo padre. Rose aveva rapidamente colto che fosse lui, perché Ron aveva aperto con uno scatto la porta spaventato.
 
«Papà!»
 
Altrettanto velocemente le afferrò il polso in preda alla frenesia e la tirò dentro, rischiando di farla inciampare sullo zerbino posto sulla soglia. Richiuse con energia la porta alle loro spalle. Il padre non era rinomato per la sua delicatezza, ma, benché ne fosse consapevole, iniziava a spaventarla e la rapidità delle sue azioni l’avevano confusa. La squadrava in silenzio con un cruccio sulla fronte, era chiaramente arrabbiato e lei poteva anche immaginare il motivo.
 
«Papà, mi dispiace di aver risposto in quel modo a te e alla mamma, non avrei …»
 
«Non me ne frega niente di questo! Sei ferita?»
 
Solo in quel momento Rose comprese a cosa fosse dovuta l’agitazione di Ron, era terribilmente preoccupato per l’incolumità di sua figlia. La ragazza sotto accusa sussurrò appena.
 
«No»
 
«Hai idea della paura che mi hai fatto prendere?!»
 
«Papà, sto bene, calmati, non è necessario urlare»
 
La ragazza si era anch’essa spaventata, quando Ron aveva iniziato a gesticolare, stavolta era davvero convinta di prenderle come mai aveva fatto nella sua vita. Suo padre non era nemmeno al corrente tutto, si era perso le ultime novità.
 
«E non dirmi di calmarmi, sono tuo padre - per quanto tu te ne sia dimenticata - e ho il diritto di preoccuparmi per te!»
 
Per fortuna Molly sentì le grida del figlio e non indugiò ad intervenire al fianco di Ron in difesa della nipote. Scese trafelata le scale e raggiunse la soglia da cui i due non si erano ancora mossi. Aveva lanciato una veloce occhiata alla nipote, anche lei era stata in pensiero, ma era riuscita a cogliere molto più di quanto avesse fatto suo figlio.
 
«Forse è il caso che ti calmi davvero, Ron, tua figlia sembra scossa»
 
«Scossa per cosa?? Quello scosso dovrei essere io! Sei uscita dal San Mungo, offrendo a quei delinquenti la possibilità di farti del male. Mi spieghi che ti dice il cervello?! È così che vuoi essere un Auror, totalmente sprezzante del pericolo? Persino io sono più timorato di te»
 
Molly posò una mano sul braccio di Ron, quando vide che le parole non furono sufficienti a fermare la sua irruenza. Lo invitò a tacere, sulle guance della ragazza iniziavano a scendere grossi lacrimoni. Anche lui se ne accorse, forse troppo tardi.
 
«Ed ora che bisogno c'è di piangere?»
 
Rose si buttò in lacrime senza alcun preavviso tra le braccia di Ron lasciandolo perplesso e con il fiato corto per l'ansia e la sfuriata. Si strinse forte contro il suo petto con la speranza che lui la consolasse, ma non sentì ricambiare quell’abbraccio. Ron in compenso lanciò alla madre un’occhiata in cerca di una spiegazione, però nemmeno lei sembrava averla.
 
«Rose, l'ultima volta che mi hai abbracciato così mi hai detto di essere incinta. Sei per caso incinta di nuovo?»
 
Il solo pensiero di una simile eventualità lo mise in allarme, quello non era di certo il momento per un altro nipotino e per quanto la posizione della ragazza lo consentisse, non gli sembrava proprio il periodo adeguato per allargare quella neofamiglia. Rose negò sofferente con la testa.
 
«Allora posso sperare che sia una bella notizia? Queste sono lacrime di gioia, vero?»
 
Era fiducioso, era alla disperata ricerca solo di un piccolo barlume di speranza. Non poteva davvero trattarsi di un’ennesima pessima notizia, Ron si rifiutava di crederlo.
 
«L'ho lasciato, papà»
 
Le parole flebilmente sussurrate dalla ragazza, a causa del pianto e dell’entità della notizia, non furono ben chiare soffocate contro il petto di Ron, ma Molly sembrò comprenderle e si spaventò per la possibile reazione del figlio.
 
«Cosa?»
 
Ron si era rifiutato di abbracciarla, lei sperava di rintanarsi tra le braccia del suo papà, come d’altronde aveva sempre fatto. Cercava comprensione, ma forse quello era il luogo sbagliato. Si allontanò dal petto del padre e incrociò subito la sua espressione diffidente. Rose prese coraggio e cercò di scandire meglio le parole con l’aiuto di un profondo respiro per placare l’ansia.
 
«H-ho lasciato Scorpius»
 
Lo vide sbarrare gli occhi su di lei, quasi come se non riconoscesse più sua figlia in quello sguardo mortificato. Il volto di Rose andò in fiamme per l'imbarazzo, si sentì per la seconda volta in quel breve arco di tempo sotto accusa, prima ancora che lui esprimesse una sua opinione a voce alta, rendendo quindi partecipi tutti i presenti nel soggiorno della Tana.
 
«Ah, no. Questo è troppo. Hai lasciato tuo marito?? Rose!»
 
«Perché mi guardi così? Tu non hai mai approvato la nostra relazione, l’hai sopportata e solo grazie alla mamma»
 
«Signorina, lo sai che ti stai prendendo un po' troppe libertà? Tu non prendi e lasci Scorpius ogniqualvolta ti giri. Mi auguro tu stia scherzando! Ma chi ti ha insegnato a comportarti così?!»
 
«Sono libera di scegliere della mia vita»
 
«Assolutamente no! Innanzitutto è con tuo padre che stai parlando, alla prossima disubbidienza tu passi i guai veramente e non metti piede né ad Hogwarts né al Ministero. Rose, non sono mai stato più serio di così, non mi hai mai dato motivo di esserlo. Secondo, mi spieghi cosa miseriaccia ti ha suggerito il cervello?! All'improvviso non lo ami più? Non credi che forse io e tua madre ti avessimo detto di non combinare guai proprio perché eri molto giovane e il vostro era un amore adolescenziale che non sapevamo potesse avere un futuro?»
 
Molly cercava di placare i nervi del figlio, porgendogli qualche carezza sulla spalla e rivolgendosi a lui dolcemente. Sapeva quanto Ron avesse ragione, ma i suoi modi erano indiscutibilmente poco consoni per ciò che stava attraversando Rose, nient’altro che una sedicenne cresciuta troppo in fretta.
 
«Ron, cerca di stare calmo, così non risolverai niente»
 
«Sono calmissimo, sto aspettando una risposta da questa sciagurata che prima o poi mi farà morire di crepacuore, stai pur certa che non morirò né in servizio né di vecchiaia. Allora, mi vuoi rispondere?»
 
Stava per voltarsi e uscire dalla porta, ma Ron con un rapido colpo di bacchetta la sprangò, prima che lei potesse anche solo sfiorare la maniglia.
 
«Eh no, mia cara ragazza, troppo semplice fuggire sempre. Con chi pensi di parlare? Puoi forse scappare da Scorpius, ma con me resti in questa casa, finché non mi avrai dato una motivazione plausibile per il tuo gesto. Ti ha forse fatto del male?»
 
Rose negò nuovamente con il capo e abbassò lo sguardo con aria colpevole. Con un grande sforzo cercò di controllare la frustrazione, ma fu inutile, in un gesto istantaneo tornò a fissare suo padre attraverso gli occhi azzurri che annegavano ormai quasi totalmente nelle lacrime.
 
«Tu non sai cosa voglia dire avere due figli a sedici anni! Tu non puoi farmi la morale. Ti sei innamorato della mamma quando avevi la mia età, ma alla fine vi siete sposati, perché per me e Scorpius sarebbe dovuto essere diverso?»
 
«Bene, quindi ora mi incolpi di aver sposato tua madre a ventitré anni e di essere diventato padre a venticinque? Hai il coraggio di incolpare i tuoi genitori per averti dato un buon esempio?! Rose, lo hai lasciato tu, non ti ha lasciato lui, ma di cosa stai parlando? Vuoi che ti dica per l'ennesima volta di essere stata frettolosa? Non ti abbiamo mai detto che tra me e tua madre sia stato facile alla tua età, anzi se vuoi saperlo era una catastrofe … ci sono tante cose che non sai e che forse avremmo dovuto raccontarti. Per quanto io amassi tua madre non è bastato a rendere tutto più facile e nemmeno ora lo è, nulla è semplice! Ma di certo non pensiamo di lasciarci ad ogni singola difficoltà. Sedici anni sono troppo pochi per costruire una famiglia. Tesoro, se sei in difficoltà noi siamo qui per te, però devi capire che non potete prendervi e lasciarvi come se nulla fosse, voi avete delle responsabilità che noi all'epoca non avevamo»
 
«Non ti accuso di nulla, solo che tu non puoi capirmi … proprio perché hai fatto scelte diverse. Tu e la mamma siete stati più bravi di me»
 
«Noi in piena guerra non avevamo nemmeno il tempo di pensare di iniziare una relazione, per paura della guerra probabilmente o dei nostri sentimenti e i tempi si sono allungati, fatto sta che quando ci siamo sposati avevamo una maturità diversa»
 
«Non ho pensato a nulla di tutto questo, io e Scorpius non ci siamo posti simili problemi, ero attratta da lui e … non mi è importato di altro. Quando l'ho salvato da quella Maledizione ...»
 
«Oh, no, Rose, ci risiamo con questa storia»
 
Ron cercò di calmarsi, passandosi una mano sul volto stanco. Sua figlia lo stava mettendo a dura prova da più di un annetto, ma non poteva prendersi il lusso di perdere la pazienza, Hermione gli avrebbe sicuramente ricordato quanto fosse controproducente, infondo era ciò che tentava di fargli notare la madre ancora accanto a lui in quella difficile discussione.
 
«Rose, senti, rivangare il passato non ci aiuterà. Scappare dalle tue responsabilità non è il miglior modo di dimostrare maturità»
 
«A chi dovrei dimostrarla? Papà, ciò che conta è come mi sento io. Come posso essere una buona madre, se sto male con me stessa?»
 
Con la bacchetta ancora stretta tra le dita, Ron riaprì la porta sussurrando appena Alohomora. Sua figlia aveva ragione, lui cosa poteva saperne dei sentimenti di una giovane madre? Rose percepì la rassegnazione del padre e ciò non la lasciò indifferente.
 
«Papà, voglio seguire il vostro consiglio per l’Accademia, ma ...»
 
«Fa' quello che vuoi della tua vita, non mi importa. Io non ti capisco, quindi vai. Vai, Rose, la porta è aperta … ora più che mai. Hai sedici anni, non sei più una bambina»
 
Indugiò sotto lo sguardo arrabbiato di Ron, non desiderava partire per Hogwarts lasciando alle sue spalle un clima di tensione tra lei e i suoi genitori.
 
«Papà, io non volevo deluderti»
 
«Oh, tu mi hai deluso eccome. Non avrei mai creduto di provare una delusione così grande nei tuoi confronti. Io e tua madre abbiamo accettato ogni tua scelta, abbiamo cercato di aiutarti, ti abbiamo appoggiata sempre nel limite delle nostre possibilità. Hai idea del sacrificio che ho fatto a trovare un accordo che mi consentisse una civile convivenza con Draco Malfoy? A te forse sembrerà scontato, ma non hai vissuto l’astio tra le famiglie Weasley e Malfoy. Non fraintendermi, io sono felice che tu non abbia simili ricordi, ma prova ad immaginare il mio trauma: mia figlia e i miei nipoti portano quel cognome ora ed è molto difficile in questo modo dare una volta per tutte un calcio al passato. Gli ho persino salvato la vita e indovina per chi. Mia figlia, totalmente ingrata e sprezzante di ciò che ho fatto solo per lei. Ho avuto anche io sedici anni, per quanto ti risulti impossibile crederlo. E sì, a sedici anni si possono fare davvero tante cavolate, ma tu non sei me, sei sempre stata ponderata come era la mamma alla tua età. Ti va di prendere lei come esempio?»
 
La ragazza era rimasta senza parole, suo padre le aveva parlato con il cuore in mano come mai prima d’ora.
 
«Ti voglio bene, papà ... tanto. Perché mamma non perde occasione per dirti che sei insensibile? Mi dispiace per quello che avete dovuto vivere in passato e grazie per tutti i sacrifici che fate per me. Hai ragione, sono solo un’ingrata»
 
«Mi viene molto difficile ora credere che tu mi voglia bene, quando ti comporti così»
 
Gli rivolse un grande sorriso, prima di gettarsi ancora fra le sue braccia, ma stavolta Ron ricambiò subito porgendole un bacio tra i boccoli fulvi. Persino Molly osservando la scena si sentì più sollevata.
 
«Coraggio, ora vai da Scorpius e digli che hai preso un abbaglio, una piccola crisi specie in questo momento può capitare a chiunque»
 
Ron la invitò a seguire il suo consiglio, sciogliendo più dolcemente il loro abbraccio. Rose però si bloccò, una voce rotta e soffocata, di cui non immaginò subito la provenienza, la distrasse. Iniziò a fissarlo stranita come se si sentisse poco bene.
 
«Papà, la senti anche tu?»
 
«Cosa, tesoro?»
 
«Una voce mi sta chiamando»
 
Si concentrò, cercando di capire quale fosse la fonte di quel suono così familiare. Sotto la pura guida dell’istinto, estrasse dalla sua tasca il Deluminatore che il padre le aveva affidato. Una pallina di luce che lei non aveva mai visto iniziò a fluttuare vicino al suo cuore. Rose la osservò estasiata. La luminosità si rifletté sul suo viso e la consapevolezza che le sopraggiunse svelò piccoli e rinnovati cristalli di sale sulle gote.
 
«È Scorpius … s-sta piangendo»
 
Ron riconobbe all’istante quella pallina di luce e subito dolci-amari ricordi riaffiorarono alla sua mente.
 
«E dire che tua madre non mi credeva, ho avuto il dubbio per anni di aver avuto le allucinazioni. Sei testimone tu dei poteri del Deluminatore, raccontalo alla mamma appena la rivedi, mi raccomando»
 
Rose si Smaterializzò davanti al padre e alla nonna senza che qualcuno dei presenti avesse l’impulso di fermarla, ma anzi furono entrambi ben felici di aver scongiurato una precoce separazione tra quei due giovani sposi. Quando Rose comparve a pochi metri dal ragazzo, notò a distanza la sua grande disperazione. Scorpius era seduto su una delle tante panche anonime del San Mungo a pochi passi dalla stanza di Astoria. In un primo momento Rose temette il peggio. Il cuore della ragazza cominciò a battere più forte e insieme a lui affiorarono forti sensi di colpa verso il marito per la sua mancata vicinanza in un momento simile. Ignorò come qualche minuto prima fosse terminata la loro ultima conversazione in quel tetro cimitero e si avvicinò a lui a passo celere, necessitava di sapere le novità, con la speranza che non ce ne fossero di negative. Il marito aveva udito nitidamente i suoi passi e aveva alzato lo sguardo che teneva nascosto tra i palmi. L’accoglienza per lei non fu delle migliori, gli occhi rossi di Scorpius puntati su di lei furono peggio delle lame più affilate. Non seppe cosa fare, l’istinto le dettava di stringerlo forte a sé per fargli percepire la sua presenza, ma quello sguardo, solitamente carico di amore, le faceva desiderare di dissolversi nel vento come polvere. Scorpius interpretò a suo modo, con il cuore iniettato di dolore e rabbia, l’espressione della moglie.
 
«Rose, se vuoi tornare con me per compassione, puoi lasciare anche perdere. Parti, vivi la tua vita, non ti curare di me»
 
Dopo quelle parole gli si era seduta accanto con determinazione, aveva ahimè capito di dover riconquistare la fiducia di quel ragazzo. Non lo avesse mai fatto. Scorpius si era alzato con disapprovazione, non aveva alcuna intenzione di condividere con lei nemmeno quello spazio.
 
«Perché mi hai chiamata?»
 
«Io non ti ho chiamata, ma perché mai avrei dovuto affidarmi a mia moglie??»
 
«Hai pronunciato il mio nome, ti ho sentito chiaramente, non raccontarmi bugie»
 
«Bugie?? Proprio tu mi accusi?! Avrò pronunciato per sbaglio il nome della sciagurata che ha pensato bene di lasciarmi solo con due figli. Mi chiedo come il nostro amore sia riuscito a spezzare quella Maledizione, visto che non è così forte come sembra. Tu vuoi più opportunità e noi non siamo la tua priorità, è facile da capire. Ti chiedo solo di passare alla Villa a prendere la tua valigia quando io non ci sono»
 
Con quel gesto Rose aveva infuso a Scorpius una rabbia che non aveva mai letto nei suoi occhi. Non aveva alcuna intenzione di litigare, lei per prima stava soffrendo e poteva immaginare quanto per suo marito non fosse un buon momento per pensare ad altro, se non ad Astoria. Non aveva ancora avuto la possibilità di colmare il sospetto di averlo trovato proprio davanti a quella porta, Scorpius l’aveva rimproverata prima che lei potesse chiedere qualche spiegazione. Colse l’occasione, ma non era sicura che ciò avrebbe disteso la tensione tra loro, anzi quasi sicuramente l’argomento l’avrebbe incrementata.
 
«Come sta tua madre?»
 
«Ma ti interessa davvero?»
 
«Scorpius, il nostro non è un addio, non voglio nemmeno che lo sia»
 
«Hai ragione, Rose, io merito di meglio e sinceramente anche i nostri figli meritano una madre migliore»
 
Una lacrima percorse rapida la guancia di Rose, lei tentò di raccoglierla il più velocemente possibile. Per la piega che aveva preso la situazione, quel ragazzo avrebbe potuto accusare persino il suo pianto di essere inutile. Infondo era ciò che stava per fare, per Scorpius lei stessa era causa del suo male.
 
«Che c'è, Rose, lo hai detto tu, non io. Io non ti avrei mai lasciata, per nulla al mondo»
 
«Stai cercando di farmi sentire in colpa»
 
«Tranquilla, tesoro, questo è impossibile, non ho modo di toccare la tua coscienza»
 
«Scorpius, per quanto ti risulti difficile crederlo, io ti amo!»
 
Nemmeno la grinta con cui aveva cercato di far valere quelle parole lo convinsero. Scorpius rise sarcasticamente, nel suo cuore nascondeva un dolore immenso e la rabbia che esternava era la sua esatta proiezione.
 
«Non mi credi, vero?»
 
«Certo che no, puoi biasimarmi?»
 
«Scorpius …»
 
«Rose, te ne vai per favore? Ho già abbastanza problemi, non portarmene anche tu. Inizia a preparare i bagagli per il tuo trionfale ritorno ad Hogwarts, il tempo vola e rischi di non farcela»
 
Lo fissò per interminabili secondi senza sapere con esattezza cosa ribattere, ma lui non ricambiò mai il suo sguardo, preferiva riprendere fiato osservando il pavimento e attendere che lei seguisse il suo consiglio. Rose si alzò con reticenza, avrebbe voluto abbracciarlo, eppure non le rimase che passargli accanto e andarsene. Scorpius avvertì una brezza leggera al passaggio della ragazza -semplicemente il suo dolcissimo profumo-, era chiaro che il suo cuore desiderasse altro, non certo lasciarla andare. Abbassò le palpebre per ricercare la forza che iniziava inesorabile a mancargli. Mentre udiva i passi felpati e indecisi di Rose allontanarsi, decise di sedersi al posto della ragazza, ma non se la sentì di alzare nemmeno per un secondo lo sguardo da terra, esattamente come Rose non riuscì a muovere nuovi passi lontano da lui. Si voltò indietro e ciò che colse ancora una volta fu l’espressione sconsolata del marito. Non riuscì a lasciarlo solo in quello stato emotivo e non voleva nemmeno lasciare quella lite in sospeso. Avevano punti di vista differenti e forse era il caso di trovare un compromesso che rasserenasse il loro rapporto, per il loro bene e quello dei loro figli. Nemmeno lei voleva perderlo, arrivare alla decisione improvvisa e inaspettata di lasciarlo era stata una soluzione impulsiva e chiaramente sbagliata. Notò che nonostante tutto Scorpius portava ancora la sua fede, come poteva lasciare un uomo così? Aveva solo sedici anni, ma per lei era diventato un meraviglioso uomo, pronto insieme a lei a portare già un carico notevole di responsabilità. Ripensò alle parole di suo padre, certo che gli aveva dato un buon esempio, altrimenti in caso contrario non avrebbe mai riconosciuto il valore di suo marito.
 
«Scorpius. Mi concedi un po’ di titubanza?»
 
Fu costretto stavolta ad incontrare gli occhi azzurri della giovane Weasley. La esaminò come se fosse la sua ultima possibilità di vederla. I capelli della ragazza erano disordinatamente raccolti con una molletta, conseguenza del suo ultimo incontro con l’Ardemonio. Persino i suoi vestiti erano stati testimoni del fuoco maledetto. Era sfacciatamente coraggiosa sua moglie, era una forza della natura, era forse il motivo per il quale nemmeno l’amore per la sua famiglia riusciva a fermarla. Lo voleva lasciare a tutti i costi in pensiero a casa con quel lavoro. Lui, nonostante la decisione di Rose lo avesse ferito, non riusciva a non pensare a quando sarebbe diventata effettivamente Auror, almeno tra le mura del Castello e a quel corso non avrebbe corso grossi pericoli.
 
«Non con due bambini appena nati! Rose, mi dispiace dirtelo, ma nella situazione in cui siamo la nostra età passa in secondo piano. Le necessità dei nostri figli non aspetteranno cinque anni, solo perché sei troppo giovane per una famiglia e dovrai prima fare carriera»
 
«Hai ragione»
 
«Ma nonostante tu conosca la ragione, continuerai per la tua strada, conosco la tua testardaggine e non sarai felice al mio fianco, finché non avrai raggiunto il tuo obiettivo»
 
«Scorpius, io non potrei immaginarmi con nessun altro accanto, tu mi rendi felice … per quanto questo periodo possa offrirci serenità»
 
Avrebbe volentieri pianto, sfogato la sua frustrazione in un fiume di lacrime, ma da quando aveva scoperto la malattia della madre fino a quell’ultima pugnalata al cuore da parte di sua moglie si costringeva ad essere forte, si ripeteva di non potersi permettere il lusso di cedere.
 
«Scorpius, non ti voglio perdere. Quando ti ho sposato ne ero convinta, è per questa ragione che non mi sono sentita di annullare tutto come tu mi hai chiesto di fare. Forse sono stata incosciente allora o forse lo sono ora, fatto sta che tutti mi chiedete di scegliere, ma io non voglio farlo»
 
«Benvenuta nel mondo, Rose. La vita è fatta di scelte e se non sai prenderle significa che sei ancora una bambina, ma tu hai qualche anno in più dei nostri figli, seppur pochi»
 
«È davvero quello che pensi di me? Pensi che io sia una bambina irresponsabile?»
 
Non le rispose, certo che non aveva quell’opinione su di lei. Un aspetto che apprezzava particolarmente di lei era la sua maturità. Rose non si sedette più al suo fianco, ma preferì abbassarsi davanti a lui. Gli posò una mano sulle ginocchia per reggersi e lui non oppose alcuna resistenza, seguiva solo quei gesti ancora incantato dai suoi occhi. La ragazza sapeva perfettamente di aver dimostrato molta meno responsabilità di suo marito.
 
«Dove hai messo la mia fede?»
 
Suo marito si limitò a fissarla negli occhi sovrappensiero. Non riusciva a capire se l’avesse sentita oppure la sua mente fosse totalmente altrove. Stava forse prendendo in considerazione l’idea di perdonarla?
 
«Scorpius, mi hai sentita? Avanti, ce la fai a mettere per un istante da parte il tuo orgoglio?!»
 
«Il mio orgoglio? Pensi davvero che il problema sia io? Rose, sei tu ad aver avuto un comportamento schifoso con le ultime persone con cui avresti dovuto tenerlo»
 
«Va bene, ho capito. Scorpius, ho sbagliato, concedimi un errore e una seconda possibilità»
 
«Oh no, Rose, non sarò certo io la causa della tua infelicità»
 
Non riusciva più a inseguirlo in quel discorso, le sembrava di sentire parlare suo padre. Era quasi terrificante che un ragazzo di sedici anni ragionasse come un uomo di quaranta. Erano forse le conseguenze della paternità e il fatto che avessero avuto due gemelli ad aver accentuare il suo spirito più maturo? Le stava senza ombra di dubbio dimostrando tutto l’amore che era in grado di provare, qualsiasi altra donna, ragazza o non, sarebbe stata tanto folle da stringere un Voto Infrangibile solo per avere la certezza di condividere il resto della vita con lui. Rose non aveva bisogno di nulla per convincerlo, Scorpius era già innamorato di lei, aveva avuto una fortuna immensa ed ora la stava mettendo in discussione, rischiando di rovinare il loro rapporto.
 
«Scorpius, ti ho appena detto che la nostra famiglia mi rende felice»
 
«Non la cercheresti altrove, se così fosse. Non mi prenderò questa responsabilità sulla tua vita, con il rischio che un giorno tu sia davvero infelice, che ti penta delle tue scelte e lasci a me la responsabilità di capirlo, ma ormai sarà troppo tardi per realizzare il tuo sogno»
 
Recuperò dalla tasca dei suoi pantaloni la fede di Rose e gliela porse con una tale sofferenza da rendere chiaro alla ragazza quali potessero essere i suoi pensieri: Scorpius era ormai rassegnato all’epilogo peggiore per la loro storia.
 
«Tieni, se la rivuoi indietro te la ridò»
 
Rose indugiò a prenderla, come avrebbe potuto afferrarla con indifferenza, senza sentire un formicolio all’altezza del cuore. Scorpius non la costrinse, ma si limitò a scivolare sulla sedia per poter avvicinare il volto a quello della ragazza e poter sussurrare, rendendo quella conversazione privata.
 
«Rose, io ti amo davvero e non sono nessuno per incatenarti al mio fianco. Ti chiedo solo di non far soffrire i nostri bambini, non hanno alcuna colpa se i loro genitori sono adolescenti»
 
Aveva i suoi occhi a pochi centimetri da lei e non solo, poteva avvertire anche il suo respiro caldo e leggermente affannato. Anche a Rose stava salendo dalla gola un grande macigno che avrebbe dovuto prima o poi sfogare in lacrime per non rischiare di soffocare proprio lì davanti a lui. Cercò di prendere tutti i secondi possibili per non vedersi costretta ad afferrare quella fede, come se tra loro fosse davvero tutto tragicamente finito.
 
«C-come stanno tua madre e tuo fratello?»
 
«Mio fratello se la caverà. Per mia madre non sappiamo ancora nulla di certo. Allora, non la rivuoi?»
 
Le notizie che suo marito le aveva appena fornito le offrirono una minuscola speranza e sicuramente se Scorpius avesse guardato meglio, sarebbe riuscito ad intravederla nelle sue pupille. Si perse a fissare la vera che il ragazzo le aveva posizionato sotto gli occhi. A quella distanza Rose riusciva persino a distinguere le scritte incise al suo interno, nulla di particolare, solo una data, risalente a non moltissimi mesi prima, e un nome, il nome di colui che amava. Avrebbero dovuto festeggiare insieme il loro primo anno di matrimonio, non distruggerlo.
 
«Sei un sogno per qualunque donna, sai, Scorpius? Ed io ti sto lasciando»
 
«Non so se sia vero quello che dici, sono più propenso a credere di no, ma io avevo scelto te, volevo stare con te. Volevo … sai, mi immaginavo già con i nostri piccoli Astoria-Jean e Severus in una casa tutta nostra … vederli scorrazzare. Ma ho sognato troppo presto. Non fa niente, Rose. Sono certo che troverai la tua strada, sei una ragazza in gamba, ci siamo solo incontrati nel momento sbagliato e abbiamo affrettato le cose tra noi, convinti che fosse la soluzione migliore»
 
«Scorpius»
 
Quelle parole furono la miccia che accese il suo sfogo. Asciugò velocemente con il dorso della mano le lacrime che scorsero sulle guance, Scorpius non poteva non comprendere quanto dolore provasse anche lei.
 
«È un amore impossibile il nostro, Rose, lo abbiamo sempre saputo, ma non ce ne è mai fregato. Mi piaceva quando insieme andavamo contro tutto e tutti pur di stare insieme, ma questo è un ostacolo insuperabile, cinque anni lontani lo sono, hai ragione, non si può pensare di tenere in piedi un matrimonio così … anche se io avrei fatto i salti mortali pur di non perderti»
 
Le sfiorò con dolcezza la mano libera -quella non impegnata a tenersi alle sue gambe-, quel tanto che bastò per invitarla a mostrare il palmo. Adagiò la fede della ragazza tra la linee della vita e quella dell’amore, non mancando di rivolgerle un sorriso rassegnato.
 
«Tienila tu, Rose, così ovunque sei mi penserai, penserai che nonostante tutto io ti amo, che non basterà la lontananza per farti sparire dal mio cuore. Poi io ho un vantaggio, Severus ti assomiglia, è come se fossi con me infondo. Immagino che a questo punto tu voglia chiedermi il divorzio, ne hai tutto il diritto, posso solo chiederti di aspettare? Sai, sono un po’ provato in questo periodo e non me la sento di vivere anche questo, temo di crollare emotivamente»
 
Rose prestava grande attenzione alle parole di quel ragazzo distrutto ed ognuna di esse era una coltellata nel cuore. Persino l’inclinazione della voce di Scorpius era sinonimo di grande sofferenza, non aveva mai saputo camuffare il suo malessere e men che meno a lei. Rose non ce la fece più, non riuscì a trattenere oltre il magone, il pianto che scoppiò, pochi istanti dopo che il suo giovane marito ebbe pronunciato l’ultima parola, fu incontenibile e per provare a trattenere almeno i forti singulti dovette portarsi il dorso della mano che custodiva la fede in prossimità delle labbra. Lui notò chiaramente la sua reazione, ma non si scompose più del necessario, lui per primo stava male e a differenza della ragazza era alla ricerca di un’apatia difensiva.
 
«S-Scorpius. M-ma cosa sto facendo?»
 
«Non lo so, Rose, è ciò che vuoi, me lo hai detto tu»
 
«Io non voglio firmare il nostro divorzio»
 
«E allora si può sapere cosa vuoi?! Rose, prima di lasciarmi e pensare di partire per cinque anni, ti va di fare chiarezza nella tua mente e nel tuo cuore?»
 
Le inveiva contro con sarcasmo e rabbia, tutti i suoi tentativi di prendere le distanze da quel dolore erano andati a farsi benedire subito dopo l’infelice considerazione della giovane.
 
«Ti ho esposto i miei dubbi»
 
Era sconvolto, non riusciva a credere a quello che sentiva.
 
«Rose, tu mi hai lasciato, non mi hai solo esposto i tuoi dubbi! Al cimitero sei stata molto chiara. Mi hai restituito la fede e mi hai invitato a cercare una donna che mi meritasse. Sai, inizio ad essere d’accordo su quest’ultimo punto. Sei confusa? Bhe, ti interesserà sapere che inizi a confondere anche me. Rose, mi stai chiedendo una forza che non ho, ho sempre pensato di poter contare sulla tua nei momenti di difficoltà»
 
«È solo che … sentirti parlare così … non ti voglio arrecare altro dolore, non l’ho mai voluto … poi anche mio padre …»
 
«E cosa ti aspettavi? Che tuo padre fosse felice della tua decisione? Ti aspettavi i festeggiamenti per il nostro divorzio? Per quanto possa non piacergli, sa anche lui che lasciarci è una pessima idea con due bambini da crescere»
 
«Tu piaci a mio padre, porti solo il cognome sbagliato»
 
«Un dettaglio, vero?»
 
Era riuscita a strappargli un sorriso e lei per prima aveva esternato un mezzo malinconico sorriso. Quante ne avevano passate a causa dei loro cognomi e quanta forza avevano riscoperto insieme per lottare contro un passato che non avevano nemmeno vissuto. Dov’era finita la loro determinazione? Dopo aver vinto contro l’impossibile, ora era lei che sabotava il loro rapporto? Possibile che non riuscisse a trovare un equilibrio, a non perdere ciò che avevano ottenuto con tante lacrime e trepidazioni?
 
«Ma infondo che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo
 
«Come?»
 
Si era girato incuriosito verso di lei e la fissava in cerca di una risposta.
 
«Nulla, è un tragedia che mi raccontò una volta mia madre»
 
«La vera tragedia è la nostra, Rose»
 
«Non direi»
 
Scorpius la fulminò. Non era sua intenzione essere indelicata o superficiale, voleva solo sottolineare che per loro c’era ancora qualche speranza.
 
«C-cioè, voglio dire, i protagonisti alla fine muoiono»
 
«Poco ci manca anche per noi, siamo circondati da Mangiamorte, sinceramente è già un miracolo se questo ospedale non diventi la nostra tomba»
 
Rose aveva ascoltato ben poco delle parole nervose di Scorpius, era rimasta sovrappensiero in attesa che la sua mente catturasse flash di quelle letture fatte in compagnia di sua madre non molti anni prima.
 
«Romeo e Giulietta erano molto giovani quando si innamorarono e le loro famiglie contrastarono talmente tanto il loro amore che dovettero incontrarsi di nascosto, purtroppo però non riuscirono a vincere contro il destino e alla fine morirono insieme»
 
«Rose, senza offesa, ma non sono in vena di storie romantiche, fughe d’amore e …»
 
«Aspetta, cos’hai detto?»
 
«Che non sono in vena di …»
 
«No, dopo»
 
«Storie romantiche?»
 
«Dopo ancora»
 
«Fughe d’amore»
 
Rose lo fissò illuminata, la sua espressione cupa si aprì in un grande sorriso e i segni della preoccupazione si dissolsero come per magia. Il ragazzo non fu affatto convinto di quel cambio repentino d’umore, sua moglie aveva ancora le guance umide dal pianto, le lacrime non avevano nemmeno avuto il tempo di asciugarsi e lei sembrava all’improvviso più serena, per una ragione a lui oscura. Iniziava a credere di non aver mai conosciuto davvero le donne e chissà quante cose dal basso della sua giovane età avrebbe avuto occasione di imparare.
 
«Rose, hai per caso battuto la testa da qualche parte? Faccio sempre più fatica a capirti»
 
«Ma non è chiaro? Tu e i bambini potete seguirmi! In questo modo potremo stare comunque insieme e tu avresti la famiglia che hai sognato … anzi, che desideriamo. Non voglio cambi nulla tra noi, tutti i nostri progetti così potrebbero realizzarsi»
 
Scorpius la fissò scettico, era un’idea davvero allettante, ma c’era un oceano di riserve.
 
«Lontano dalle nostre famiglie»
 
«Eh dai, Scorpius, non sarebbe grave, spediremmo loro un gufo di tanto in tanto, non li abbandoniamo di certo»
 
«Rose, ti sta sfuggendo un dettaglio, io non ho un lavoro e se proprio devo fare il puntiglioso, non abbiamo ancora diciassette anni, non ci faranno mai andare a vivere da soli insieme a due neonati, già mi era rimasto qualche dubbio per l’anno prossimo, ma così perdo ogni speranza»
 
«Ma, Scorpius, tu vuoi stare con me sì o no? Hai detto che avresti fatto i salti mortali ed ora cosa ne è stato di tutto l’amore che mi professavi??»
 
«Rose, sono solo realistico e concreto! Non ho un lavoro per mantenere i miei figli, neppure io ho il diploma e le uniche fonti da cui posso attingere sono quelle dei miei genitori, ma qui a Londra, non in giro per il mondo»
 
«Certo»
 
Con una leggera spinta sul ginocchio di Scorpius, al quale si era appoggiata in quella posizione accovacciata, si era alzata in piedi. Aveva intrecciato le braccia al petto offesa, quella era la sua unica soluzione, il rischio era quello di separarsi e nemmeno lei voleva arrivare a tanto se poteva impedirlo.
 
«Mi dispiace, Rose, ma ciò che vuoi fare è impossibile, non tiene conto di molti fattori»
 
«Non mi ero accorta di aver sposato un quarantenne»
 
«E adesso che cosa vorresti dire»
 
«Che ponderi troppo tutto, un anno fa eri più impulsivo nelle decisioni»
 
«Un anno fa non avevo una moglie e due figli»
 
«Una moglie che ti vuole accanto! E sta facendo di tutto per non perderti e conciliare ogni cosa. Ti prego, Scorpius, non voglio perderti, proviamoci. Io sono certa che troverai un lavoro. Ci trasferiamo in Scozia durante le lezioni e poi ci spostiamo nuovamente per il corso all’Accademia degli Auror, ma almeno saremo insieme»
 
Era entusiasta, immaginava il loro futuro con un ottimismo disarmante, peccato che Scorpius non riuscisse ad essere altrettanto positivo. Per lui non era affatto una buona idea, non sarebbe mai partito con tranquillità ed era assurdo che dovesse essere proprio lui il più prudente tra i due. Sedici anni di vita, seppure pochi, gli avevano insegnato ad esserlo, non sempre era sconveniente nascere nella sventurata famiglia Malfoy.
 
«E mia madre? Mio fratello? Dovrei allontanarmi per chilometri non sapendo nemmeno se sopravviveranno»
 
«Le lezioni inizieranno a settembre, abbiamo ancora qualche mese per stare loro accanto. Tesoro, andrà tutto bene, staranno bene entrambi»
 
Rise sarcastico, era assurda la situazione in cui all’improvviso, senza sapere come, si era trovato. Da quello che aveva capito, era stato lui a mettere in testa una simile sciocchezza a Rose, ma a quel punto maledirsi diventava anche superfluo.
 
«Ora metti me nella condizione di dover scegliere tra te e la mia famiglia»
 
«Scorpius, non li abbandoniamo, te lo prometto. Non ti chiedo di scegliere, non dovrai farlo … ti chiedo di darmi la tua fiducia, questa strada non è così sbagliata come sembra»
 
La fissava dritta negli occhi in cerca di una risposta, possibilmente la più giusta. Gli chiedeva di fidarsi di lei, come poteva negarle la fiducia, lei l’aveva sempre avuta in lui, anche quando nessuno sembrava averne. Quella conversazione venne interrotta nel momento migliore per Scorpius, proprio quando non sapeva che risposta dare a sua moglie. Hermione era uscita trafelata dalla stanza, non era sicura di trovare il genero appena fuori dalla porta, ma quando lo vide gli rivolse subito un grande e rincuorante sorriso.
 
«Scorpius, tua madre si è svegliata»
 
A Rose non fu rivolta altrettanta gioia, a lei riservò solo uno sguardo triste. La ragazza comprese da quel rimprovero silenzioso che sua madre dovesse essere al corrente della scelta impulsiva che aveva preso. Scorpius lasciò le due alla loro silenziosa conversazione e si precipitò nella stanza.
 
«Mamma»
 
La notizia più bella di tutte era finalmente arrivata e Scorpius aveva avuto ancora una volta la possibilità di incontrare gli occhi azzurri di Astoria, gli unici che avrebbero davvero potuto tranquillizzarlo in quella tempesta senza fine. Lei riuscì a strappargli un piccolo commosso sorriso.
 
«Scorpius»
 
Poco importava non fosse più un bambino o che lei avesse appena subìto un’operazione e avesse qualche cicatrice, il ragazzo si rifugiò tra le braccia di Astoria, la quale tentò di sedersi come meglio poté per accogliere nel migliore dei modi suo figlio. Persino il cuore di Draco si sciolse davanti a quell'abbraccio, anzi decise di concedere ai due un po’ di tempo insieme.

«Scorpius, ti lascio qualche minuto con la mamma, cerco di recuperare tuo fratello»
 
Astoria vide il marito allontanarsi e solo quando fu uscito dalla porta domandò al figlio qualche spiegazione che evidentemente non era ancora riuscita ad ottenere dal diretto interessato.
 
«Ma cosa ha fatto tuo padre per conciarsi così?»
 
«Forse per una volta la cosa giusta»
 
«Tesoro, non voglio tu abbia una pessima opinione di lui per qualche errore recente. Ho esagerato con papà, ha già abbastanza sensi di colpa»
 
«Mamma, tu non esageri mai, sei la donna più equilibrata che io conosca»
 
Notò nello sguardo di Scorpius una nota triste, nonostante fosse un po’ più sollevato per la salute della madre.
 
«Tesoro, cosa c'è che non va? Oltre a Lucius non ancora ad Azkaban, intendo»
 
«Rose mi ha proposto ... di seguirla ad Hogwarts e all’Accademia per Auror, in Siberia, giusto? Non ricordo nemmeno dove sia, ma so molto lontano da Londra. Sostiene che un matrimonio non possa funzionare stando lontano, ma allo stesso tempo il diploma e l'abilitazione sono condizioni imprescindibili per diventare Auror. Non so cosa fare. Non voglio lasciarti e voi non potete essere d'accordo, siamo ancora minorenni e non abbiamo uno Zellino in tasca»
 
«Scorpius, segui Rose»
 
Non si sarebbe mai aspettato una risposta così decisa, ciò complicava la sua decisione, sua madre gli toglieva ogni possibile scusa per rifiutare, anche se lei credeva di sciogliere le sue titubanze, ma come poteva far svanire tutto d’un colpo la preoccupazione verso di lei e il suo fratellino?
 
«Ma, mamma ...»
 
«No, tesoro mio, segui il tuo cuore e non voglio tu sia infelice lontano da lei. Io sto bene»
 
«Non è vero, mi stai mentendo»
 
«Scorpius, devi andare per la tua strada, che madre sarei se te lo impedissi. Sei cresciuto, tu e Rose lo siete, noi tutti dobbiamo accettarlo. Parti a settembre con tua moglie e i tuoi figli, io ci sarò sempre per te, per qualsiasi necessità. Non lasciatevi, non ce n’è motivo»
 
«Mamma, ho avuto paura di perderti»
 
«Anche io, ma non è accaduto e non accadrà, posso garantirtelo, non vi lascio, non dopo tutta la preoccupazione che avete avuto per me»
 
Le porse un bacio sulla guancia e lei non mancò di ringraziarlo con una dolce carezza sul viso.
 
«Va da lei, tesoro»
 
«Mi sei mancata»
 
«Corri da tua moglie, Scorpius, per noi ci sarà tempo»
 
Ascoltò i consigli della madre e corse davvero fuori dalla stanza. La cercò nell’esatto punto in cui l’aveva lasciata in compagnia della suocera, ma non la trovò. Si guardò intorno in fermento e perplesso colse l’occasione del passaggio di una Guaritrice per chiedere se l’avesse intravista anche per sbaglio in qualche angolo del San Mungo. Il timore di Scorpius fu di non trovarla più all’interno dell’edificio e che avesse interpretato il suo indugio come un rifiuto. La Guaritrice, dopo una breve descrizione della ragazza, gli indicò la terrazza dell’ospedale consentendo all’aria di tornare a circolare nei polmoni di Scorpius. La trovò esattamente lì, appoggiata alla ringhiera, mentre sovrappensiero si godeva il panorama.
 
«Perché sei scappata?»
 
Inizialmente rimase perplessa riconoscendo la sua voce affannata, non credeva l’avrebbe raggiunta.
 
«Mi sentivo di troppo, era un momento tuo e di tua madre»
 
«Tu non sei mai di troppo»
 
Le si avvicinò con un sorriso tranquillizzandola, le sfiorò dolcemente una mano e la costrinse a voltarsi verso di lui. Le parole di Scorpius, anche se vellutate, furono molto più rapide dei gesti.
 
«Vengo con te ovunque tu voglia andare»
 
«Cosa? Cos'hai detto?»
 
«Partiamo insieme, Rose»
 
«Senti, ci ho pensato ed effettivamente è una follia»
 
«Allora se è una follia farla in due sarà più divertente»
 
«Scorpius ... »
 
Posò le sue labbra su quelle della ragazza prima che potesse proferire una qualsiasi altra parola. Non le importò in quel momento del luogo in cui si trovassero, Rose lo attirò maggiormente a sé per approfondire quel contatto che aveva temuto di non poter mai più vivere. Scorpius sfiorò la mano che la moglie gli aveva posato sulla spalla e subito avvertì un metallo liscio adornare l’anulare.
 
«Brava, tesoro, l’hai fatta tornare al suo posto»
 
«Scorpius, l'ho rimessa perché ti amo, ma ... Ti sto chiedendo troppo»
 
«Non lo stai facendo»
 
«E il lavoro? E mio padre, anzi soprattutto lui, porto via da Londra i suoi nipotini senza sapere come mantenerli»
 
«Chiedo aiuto ai miei, non è nulla di irrisolvibile»
 
«E tutto questo ottimismo dove l'hai ritrovato?»
 
«In mia madre. Se lei ha saputo vincere contro la morte, perché noi non potremmo sfidare il destino?»
 
«Io non sono forte come tua madre»
 
«Lo sei, amore. Quale altra Giulietta avrebbe lottato per il nostro amore?»
 
Sorrise ripensando alla citazione che lei gli aveva insegnato, non si aspettava l’avrebbe usata così presto contro di lei.
 
«Quindi vuoi essere il mio Romeo?»
 
«Se il posto è ancora libero, perché sei talmente bella che potrei distrarmi un attimo e qualcuno potrebbe soffiarti sotto il mio naso»
 
«Non accadrà»
 
«Dici di no?»
 
«No, perché anche io ho scelto te»
 
∞∞∞
 
Draco rientrò nella stanza pochi istanti dopo che Scorpius fosse uscito per inseguire Rose. Tra le braccia dell’uomo giaceva un piccolo fagottino avvolto in una coperta bianca dell’ospedale, ma nonostante lui stesse ben attento a tenere nel migliore dei modi suo figlio, non mancò neppure di esaminare la camera della moglie, trovando strano che il loro primogenito fosse uscito così presto e avesse lasciato da sola la madre. Non era però il momento di domandare dove fosse andato, sicuramente non era successo qualcosa di grave e lo capì non appena lo sguardo commosso di sua moglie si posò sul neonato. Draco, con tutta la delicatezza di cui era dotato, si sedette sul bordo del letto e adagiò il piccolo tra le braccia della mamma che erano già in impaziente attesa di lui.
 
«Eccolo qui»
 
«Ti ricordi ancora come si prende in braccio un neonato»
 
Draco le rivolse solamente un sorriso stanco.
 
«Tesoro, non sei contento?»
 
Probabilmente lo sguardo incantato sul piccolo la stava fuorviando circa l’umore del marito, ma la verità era un’altra, lui era semplicemente sfinito.
 
«Insomma … avrei preferito una femmina»
 
La fece sorridere, sapeva quanto non fosse sincero in quel momento.
 
«Sono molto contento, amore, ma lo sarò ancora di più quando riporterò entrambi a casa»
 
«Ti avevo chiesto di essere più coraggioso e altruista e tu …»
 
«Non desideravo che i miei figli pensassero di avere un padre vigliacco … ho deluso Scorpius fin troppo»
 
Astoria lo guardò con dolcezza e gli sollevò lo sguardo posandogli la punta delle dita sotto il mento. Lo invitò ad avvicinarsi a lei per porgergli un bacio sulle labbra e scoprì presto quanto quello fosse un desiderio condiviso. I vagiti del bambino li distrassero e non consentirono loro di prolungare quella piccola parentesi romantica. Si staccarono e abbassarono gli occhi su di lui con un sorriso.
 
«Come lo chiamiamo, Draco?»
 
«Non saprei, Astoria. Non possiamo pensarci con calma, dopo che ti sarai sentita meglio?»
 
Astoria gli rivolse un mezzo sorriso triste.
 
«Draco, non dirlo a Scorpius, ma non so se me la caverò. Occupati dei nostri figli, soprattutto del nostro secondogenito»
 
«Tu tornerai a casa con noi»
 
«Draco, non voglio illudermi e non voglio illudere nemmeno te … non è così semplice. Ho rischiato per dare alla luce il mio bambino. Purtroppo per me non ci sarà un lieto fine. Parla con Scorpius, lui ti informerà della decisione che ha preso insieme a Rose»
 
La tristezza si impossessò nuovamente di lui, quel dolce quadretto familiare non durò che pochi secondi.
 
«La conosco già»
 
«Sai già che partiranno insieme ai nostri nipotini?»
 
«No, aspetta, cosa?? Quindi non si lasciano»
 
«Certo che no, loro si amano»
 
Non sapeva se gioire o essere terrorizzato da quella notizia. Il malessere e la preoccupazione che lo avevano seviziato fino a quel momento non gli diedero la possibilità di riflettere lucidamente sulle conseguenze di quella novità. Anzi, proprio quella sofferenza fisica, che cercava in tutti i modi di camuffare davanti alla consorte, lo fece crollare. Appoggiò d’impulso le mani ai lati del letto per scongiurare di cadere addosso ad Astoria e al bambino. Per lei fu impossibile non accorgersene, mandando in fumo tutte le precauzioni del marito.
 
«Draco!»
 
«Sto bene, tranquilla, m-mi sono solo alzato troppo presto dal letto»
 
«Hai bisogno di riposo»
 
Lo aveva a pochi centimetri da lei e allontanando una mano dal piccolo gli accarezzò il viso, cercando di convincerlo a prendersi cura di se stesso.
 
«Io ho bisogno di te!»
 
Cedette poco dopo anche moralmente abbassando lo sguardo e portandosi indice e pollice sugli occhi, stropicciandoli stufo e frustrato.  
 
«Draco, non reagire così, mi fai stare ancora più male, ti prego, amore, risposa»
 
«A-avrei dovuto proteggerti, ma non ne sono stato capace, sono un fallimento»
 
«No, Draco, assolutamente no. Non potevi fare nulla, questa malattia purtroppo è andata oltre la nostra volontà e le nostre possibilità. Non assumerti colpe che non hai … è solo il destino»
 
Una lacrima sfuggì dalle ciglia di Astoria, ma lei si premurò di fermarla prima che potesse scorrere lungo la guancia e raggiungere il neonato. Fu in quel momento che Draco la fissò supplicandola.
 
«Mi prometti che lotterai per guarire?»
 
«Te lo prometto, amore. E tu mi prometti che sarai forte anche senza di me?»
 
«Non posso essere …»
 
«Draco. Questo bambino non può sopravvivere senza di te. Guardalo, è indifeso»
 
Lo guardò sul serio, la accontentò. Allungò un dito nella sua direzione e subito il piccolo glielo strinse con grande sorpresa di Draco. Astoria sorrise, quel gesto era di buon auspicio.
 
«Gli piaci»
 
«Strano»
 
«Perché? A me piaci molto»
 
La fissò incantato. Fissò i dettagli di quella donna che tanto amava per imprimerli nella mente. Aveva la stessa semplicità di quando l'aveva sposata, benché gli anni fossero passati. Chiunque l’avesse vista per le strade di Diagon Alley senza conoscerla, non avrebbe mai creduto di chi fosse la signora, non l’avrebbe mai identificata nella padrona del Maniero dei Malfoy.
 
«Sai, in questi mesi, tra il matrimonio dei ragazzi e la tua malattia, mi capita di ripensare spesso al giorno in cui ti ho sposata»
 
«Intendi il giorno in cui mio padre non smetteva di lanciarti frecciatine?»
 
Fu quasi divertita ricordando quell’episodio.
 
«No, intendo quando ci siamo sposati in quella chiesa abbandonata, eravamo solo io e te»
 
«E Scorpius … dentro di me»
 
«Astoria, sto riprovando la stessa sensazione di paura di quando mi hai detto di aspettare Scorpius, con l'unica differenza che allora tu ci saresti stata, mentre ora probabilmente non ci sarai»
 
«E nonostante ciò, hai indugiato a sposarmi»
 
«Volevo solo proteggerti»
 
«Ed io intrappolarti in un matrimonio con un figlio»
 
Non smetteva di sorridergli, ma Draco non coglieva il motivo, non era nelle condizioni migliori per farlo.
 
«Come??»
 
«Bhe, Draco, devo ammettere che io un po' abbia premeditato»
 
«Mi hai sposato perché eri incinta?»
 
«No, Draco, io ti ho sposato con la speranza di esserlo. Non desideravo altro che creare una famiglia con te»
 
Ogni volta lo disarmava con le sue considerazioni. Stavolta fu lei a concentrarsi nuovamente sul loro bambino.
 
«Davvero desideravi un altro figlio? Ne avremmo potuto parlare, se me lo avessi detto»
 
«Non ne ero per niente sicuro, Astoria, solo una parte di me lo desiderava»
 
«E fammi indovinare, l'altra parte aveva paura?»
 
«Ho più paura ora in verità. Se ci avessimo pensato qualche anno fa con te accanto avrei preso più coraggio»
 
«Forse avresti desiderato una bambina, mi dispiace che non lo sia»
 
«Meglio così, non avrei saputo come crescerla da solo. Sai, se le circostanze fossero differenti, ti avrei proposto addirittura di riprovarci»
 
Si stupì di se stesso, era quasi imbarazzato, era consapevole di non aver mai affrontato simili discorsi con lei. Il suo ruolo di padre non era mai stato molto solido, lui era sempre stato insicuro nell’esercizio della paternità, con che garanzie le proponeva o le esprimeva quel desiderio? Forse era semplice egoismo.
 
«Anche a me sarebbe tanto piaciuta una bambina con te, ma anche se guarisco non sono sicura di riuscire a sostenere dopo quello che ho passato un'altra gravidanza»
 
«Certo, sono solo io che vivo di rimpianti, come sempre d'altronde»
 
«C’è la nostra nipotina, come te la cavi con lei?»
 
«Da quando è nata, le avrò sfiorato la mano un paio di volte, lo stesso vale per Severus, non faccio alcuna distinzione»
 
«Draco!»
 
«Che c’è? Non sono abile con i neonati»
 
«Non sarà che sono Mezzosangue e Weasley, vero?»
 
Sua moglie diventò alquanto sospettosa e sperò di sbagliarsi.
 
«Assolutamente no e ti interesserà sapere, mia cara, che Weasley mi ha donato un po' del suo sangue»
 
«Quindi sei diventato ufficialmente un Weasley?»
 
«Per carità, aspetto con ansia il giorno in cui moriranno tutte le cellule che mi ha donato e ritornerò a produrre i miei globuli rossi»
 
Astoria, nonostante l’evidente battuta di suo marito, si rabbuiò triste.
 
«Se ti ha dovuto donare il sangue, significa che hai rischiato di morire. Mi dispiace, ti ho spinto io a sacrificarti»
 
Si avvicinò al suo viso, posandole una mano sulla guancia e sussurrando.
 
«Amore, io mi sacrificherei mille volte per te»
 
Le stava per sfiorare le labbra, ma non fece in tempo, la porta anticipò i suoi movimenti. Fecero il loro ingresso i distinti signori Greengrass. Draco e Astoria si videro costretti a separarsi in imbarazzo.
 
«Papà!»
 
L’anziano signore lanciò un’occhiata di circostanza a Draco, dopodiché sorrise con sincerità alla figlia. Il desiderio più grande dell’uomo in quel momento era dare il benvenuto al nuovo nipotino.
 
«Ciao, tesoro. Come stai? Abbiamo incontrato il Ministro che ci ha messi al corrente di tutto»
 
Mentre il signor Greengrass salutava il piccolo, Astoria ricevette i baci più affettuosi da parte della madre.
 
«Ciao, mamma»
 
«Tesoro, ho avuto tanta paura per te e il bambino. Ciao, Draco»
 
«Salve, signora»
 
Fu l’unica a salutare cordialmente Draco, la suocera non gli portava alcun tipo di rancore, a differenza del marito. Tornò poco dopo a concentrarsi in ansia sulla figlia.
 
«Cosa ti hanno detto i Medimaghi, tesoro?»
 
Astoria ai voltò verso il marito in cerca di aiuto, non voleva nel modo più assoluto angustiare i suoi genitori.
 
«N-nessuna notizia ancora»
 
«Sicuro? O ci nascondete i fatti come l'ultima volta»
 
Fu il signor Greengrass stavolta a replicare alle parole di Draco e la moglie non riuscì più ad ignorare le sue provocazioni rivolte direttamente e palesemente al genero.
 
«Ti vuoi calmare?»
 
«No che non mi calmo, mia figlia è malata per colpa sua. I Malfoy sono una famiglia poco raccomandabile, lo dimostra quello che hanno scritto sulla Gazzetta del Profeta in questi ultimi mesi. Ti posso assicurare che se mi avessi chiesto la mano di Astoria, io non te l'avrei mai concessa!»
 
Il bambino avvertì chiaramente il nervosismo del nonno che aveva appena conosciuto e la tensione che aleggiava nell’atmosfera di quella stanza. Il piccolo espresse il suo disagio nell’unico modo che gli fosse concesso, così iniziò a piangere disperato.
 
«Papà, ora basta! Esci, se non riesci ad avere rispetto nemmeno per un ospedale e per tuo nipote che è appena nato»
 
La rabbia di Astoria verso il padre fu colta dal marito, il quale si alzò per troncare sul nascere quella discussione per il bene di tutti, visto che era diventato piuttosto abile nel corso degli anni a non accogliere le provocazioni del suocero. Un capogiro però lo colse impreparato disattendendo le sue buone intenzioni.
 
«Tesoro, ehi!»
 
L’istinto di aiutarlo si impossessò di Astoria, ma non poteva nella sua posizione e con il bambino stretto fra le braccia.
 
«Non è necessario, me ne vado io, vi lascio tranquilli con vostra figlia e vostro nipote. Mi dispiace, nei giorni scorsi ho cercato di non incontrarvi per evitare discussioni, stavolta non sono riuscito, sentivo la necessità di stare accanto ad Astoria e al mio bambino»
 
«Tu avresti dovuto evitare di coinvolgerla nella tua famiglia!»
 
«Ora basta, dacci un taglio»
 
La signora Greengrass era stufa di sentirlo ripetere ormai da anni sempre le stesse accuse, non era mai stata d’accordo con lui e mai lo sarebbe stata.
 
«Ha ragione, signore, l'ha sempre avuta. Ora, se volete scusarmi, necessito di stendermi. Astoria, ci vediamo dopo, ti lascio in buone mani»
 
Arrancò fino alla porta e quando fu scomparso oltre la parete, la signora Greengrass si rivolse furente al marito.
 
«Ti devi soltanto vergognare»
 
La donna non diede la possibilità all’uomo di difendersi, preferì raggiungere il genero in evidente stato di difficoltà, era ciò che avrebbe voluto fare la figlia se solo avesse potuto. Per fortuna quando lo intravide non era molto lontano dalla stanza, aveva mosso pochi passi, si era fermato per riprendere il respiro, la cui mancanza aveva fattori fisici e morali.
 
«Draco. Ma, di grazia, cosa ti è successo? Hai bisogno di aiuto?»
 
«L-la ringrazio, ma torni da sua figlia, lei e suo nipote hanno più bisogno»
 
La voce flebile dell’uomo non la rincuorò affatto.
 
«Scusa mio marito, è sempre il solito»
 
«Mio suocero ha sempre avuto ragione, non sono mai riuscito a dargli torto e come potrei d’altronde? Ho trascinato sul fondo anche Astoria»
 
«Non lo hai fatto, Draco, tu ami mia figlia, questo è evidente»
 
«Mi sta dicendo che sua figlia non si è mai lamentata di me?»
 
«Mi ha detto di essersi voluta legare a te con grandissima consapevolezza di chi fossi e del passato che ti stavi lasciando alle spalle. Era felice dell'arrivo di Scorpius, mi disse che quel bambino era stato concepito con amore. Draco, tu sei padre, cosa avresti fatto al mio posto davanti alle parole di una figlia, se non essere felice per lei?»
 
La commozione prese il posto dell'imbarazzo ad accennare a temi così delicati e personali.
 
«L-l'ho accettato quando Scorpius mi ha detto di amare Rose e di aspettare un figlio da lei»
 
La suocera gli sorrise orgogliosa.
 
«Non ascoltare mio marito, è più ottuso del solito, ma solo perché ha paura di perdere Astoria. Sa anche lui che sei l’uomo giusto per lei»
 
«Anch'io ho il terrore il perderla»
 
Draco aveva cercato un saldo sostegno nel muro durante la breve conversazione e la donna, notando il suo forte malessere, gli offrì il suo aiuto afferrandolo per un braccio e invitandolo ad appoggiarsi a lei.
 
«Ti accompagno in camera, vieni»


 
*”Romeo e Giulietta”, Shakespeare
 


Ciao ragazzi!
 
Perdonate il ritardo e il capitolo lunghissimo, ma avevo necessità di chiudere la parentesi al San Mungo. Non tutto si sistemerà, sorgerà qualche nuovo problema dovuto alle circostanze, ma qualche altra questione sarà già dal prossimo capitolo in lenta risalita 😊
 
Con questo aggiornamento credo di avervi tediato a sufficienza, mi limito a ringraziarvi come sempre di cuore <3 Che siate tra coloro che seguite questa storia dalla pubblicazione del suo primo capitolo oppure tra coloro che avete cominciato a seguirmi più tardi siete davvero meravigliosi per la pazienza che avete ad attendermi! <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale
 

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Déjà vu ***


Déjà vu

 

Ron ed Hermione, alla notizia della partenza della figlia e del genero, dovettero sedersi, quell’ennesimo e repentino cambio di programma li sconvolse. Rose era un’adolescente agli esordi della sua vita, ma loro iniziavano a non essere più i suoi giovani genitori e avevano perso la vitalità di quell’età. Il rischio di un mancamento fu piuttosto concreto, immaginare quei due ragazzi soli a gestire i gemelli non fu facile. Erano stati loro ad obbligare Rose a prendere quella decisione, ma ciò non significava non sperassero fino in ultimo che rifiutasse per restare a Londra. In cuor suo Ron sapeva che sarebbero giunti a quella triste soluzione, non si aspettava però che avrebbero allontanato da loro anche i nipotini. Erano scivolati dalla padella alla brace nel giro di poco. Lanciò uno sguardo allusivo alla moglie, si dovette mordere la lingua per non ricordarle quanto fosse stata rigida con Rose facendo pressione ai ragazzi. Hermione era convinta si volessero lasciare, ciò non l’aveva resa particolarmente entusiasta, anzi era salita una certa tensione tra madre e figlia, ma ora era nuovamente davanti a Rose per un confronto e non sapeva ancora come accogliere quella notizia. Videro il Ministro rattristarsi, tutti i volti dei presenti erano concentrati su di lei, senza un’apparente motivazione, eppure erano in attesa di una sua razionale opinione. Ron attese qualche minuto, ma iniziava seriamente a fargli tenerezza la reazione della moglie, così decise di prendere pacatamente la parola, dando probabilmente voce agli stessi pensieri di Hermione.
«Ragazzi, non è necessario che i bambini vengano con voi. Noi comprendiamo il vostro punto di vista, ma con due neonati è impensabile un soggiorno così lungo ad Hogwarts, per non dire assurdo»
Si sforzò di essere comprensivo, sua figlia aveva in più occasioni sottolineato quanto si sentisse delusa dai suoi genitori e questa opinione, come era normale che fosse, feriva Ron. Non si era mai mosso con destrezza nel suo ruolo di padre, spesso era succube dell’insicurezza. Negli ultimi mesi non aveva fatto altro che scontrarsi con un’adolescente ribelle che voleva a tutti i costi seguire il proprio cuore. A sedici anni lui era stato tutt’altro che determinato a confessare il proprio amore ed anche Hermione non mostrava mai troppo apertamente i suoi sentimenti, almeno non a quell’età, quindi da chi mai poteva aver preso Rose tanta audacia?
«Se per voi va bene, possono stare con noi, così, se Scorpius lo desidera, può tornare anche lui a frequentare le lezioni. Forse non possiamo offrire ai vostri figli gli stessi agi dei tuoi genitori, Scorpius, ma ci prenderemmo cura di loro, infondo abbiamo un po’ di esperienza. Vero, Hermione?»
Si voltò verso di lei in cerca di un appoggio, sua moglie era seduta sul divano del soggiorno accanto a lui, ma, nonostante fosse presente, la sua fu per la maggior parte del tempo una presenza silenziosa. Le parole di suo marito la riscossero dai pensieri. Aveva ascoltato e inteso le parole dei due giovani, Rose e Scorpius non erano alla ricerca di un permesso, li stavano semplicemente informando delle loro intenzioni. Hermione si rese tristemente conto di non avere più voce in capitolo, sua figlia, minorenne o maggiorenne, era sposata e forse non lo aveva ancora del tutto realizzato, almeno fino a quel momento, quando poté toccare con mano la sicurezza con cui decideva di affrontare quel viaggio con la propria famiglia, quella che insieme a Scorpius aveva costruito. La proposta di Ron la lasciò basita, non perché fosse pessima, ma non se la sarebbe mai aspettata da parte sua. Certo che avevano esperienza, ma non l’esperienza di due neonati in un colpo solo ed erano passati molti anni dall’ultima volta che un lattante aveva alloggiato tra quelle mura. Suo marito la fissava in cerca di una conferma, forse convinto di aver detto qualcosa di sbagliato, in quel momento fece fatica ad interpretare lo sguardo dolcemente perplesso di Hermione posato su di lui. Sembrava una di quelle poche occasioni in cui senza volerlo veramente la colpiva al cuore sorprendendola piacevolmente, o almeno quello suggerivano i suoi occhi luminosi e sognanti che erano il segnale di un tuffo nel passato.
«M-ma certo. Severus e Astoria-Jean possono restare con noi. Ragazzi, avete sedici anni, prendete entrambi quel diploma, non ha alcun senso che Scorpius venga fino in Scozia solo per accompagnarti»
Non avevano pensato a nulla di simile quando avevano raggiunto Ron ed Hermione, cogliendo l’occasione di un pomeriggio libero per entrambi. Non c’era alcun motivo per Scorpius di non voler riprendere gli studi, tranne la lontananza dai suoi figli. Aveva sedici anni, ma, a differenza della ragazza che aveva preso in sposa in così giovane età, non aveva mai pensato al suo futuro lavorativo o almeno alla sua possibile realizzazione. I suoi suoceri però lo spronarono a riflettere, infondo non avrebbe fatto nulla di male a diplomarsi, se non fosse che proprio in quell’istante la sua vista cadde sulla culla da passeggio, parcheggiata poco distante da loro, dove due neonati stavano dormendo serenamente. Per loro aveva dato una svolta radicale alla sua vita e non si era mai dato la possibilità di ritornare sui suoi passi.
«Scorpius»
I pensieri e l’attenzione fissa sul respiro lento dei suoi figli non gli avevano consentito di sentire la voce di Rose che lo richiamava. Dal tono che la ragazza aveva impiegato doveva essere la seconda volta che pronunciava il nome del marito.
«Scorpius, mi hai sentita? Ti ho chiesto cosa pensi della proposta di mio padre»
«Non lo so, Rose. Tu sei d’accordo?»
Cercava un confronto con lui, proprio perché ella stessa non sapeva se accettare di buon grado l’aiuto da parte dei suoi genitori. Si era entusiasmata quando aveva pensato di trascinare in Scozia la sua famiglia al completo, il suo cuore desiderava che le fossero accanto, ma non aveva alcun diritto di negargli quella possibilità che senza la presenza dei figli sarebbe stata fattibile. Gli sorrise, i loro bambini sarebbero stati in ottime mani e lei doveva iniziare a dimostrargli amore. Le aveva confessato, anche se in un momento di tensione tra loro, di aver accantonato le sue aspirazioni, era giunto quindi il tempo di perseguirle.
«Mi mancheranno, Scorpius, ma li rivedremo presto, infondo sono in ottime mani»
 
∞∞∞
 
A Rose era mancata la sua divisa di Hogwarts, sentire quella stoffa tra le dita la fece sentire nuovamente a casa, forse perché proprio tra le mura di quella Scuola iniziò tutto. La sua vecchia stanza, dai colori accesi della sua squadra preferita – i Cannoni di Chudley-, si era trasformata, o meglio, suo padre l’aveva riprogettata per poter ospitare i suoi nipotini. Fin da bambina aveva ereditato la grande passione di Ron per il Quidditch, era nata e cresciuta in una famiglia dove aleggiava una notevole aria di tifoseria. Da quando la sua vita venne sconvolta, anche i suoi desideri cambiarono. Volare sulla sua prima scopa all’età di otto anni le aveva infuso tanto entusiasmo – un po’ meno quello di sua madre -, avrebbe giurato all’epoca di voler intraprendere la carriera della zia Ginny ed invece tutto era mutato dall’oggi al domani.
Sfiorò la sua cravatta dai familiari colori, si domandò se ne sarebbe stata ancora all’altezza. Forse no, il suo cuore infondo non era così nobile. Si voltò dalla parte opposta rispetto all’armadio in cerca del suo letto, non era nella stessa posizione, ma conoscendo suo padre non lo aveva rimosso con la speranza che lei fosse un giorno ritornata a casa, erano state sicuramente queste le sue speranze prima del matrimonio. Il suo materasso era morbido, ritrovarsi nuovamente in quella stanza le fece fare un tuffo in un passato non troppo lontano. Ricordava, come fosse passato un solo giorno, quel primo settembre di cinque anni prima, era agitatissima, ma anche entusiasta, non riusciva nemmeno lei a mettere ordine tra le sue emozioni.

 

Come era logico che fosse, anche quella mattina a Casa Granger-Weasley le discussioni non mancarono. Rose si trovava già sulla porta, pronta al suo viaggio attraverso la Metropolvere, ma sua madre era troppo arrabbiata per rimandare quella lite con suo padre e raggiungerla. La ragazza si era accomodata con la schiena contro il muro, erano rimaste solo due ore prima della partenza dell’Hogwarts Express, ma era fiduciosa sul fatto che Hermione non l’avrebbe fatta tardare. Quando le parve che le urla fossero cessate, tentò un timido richiamo.
«Mamma. Papà. Possiamo andare?»
Vide scendere il suo fratellino di nove anni, il quale le lanciò un’occhiata triste, convinto che lei l’avrebbe colta. Solo qualche minuto dopo percorse anche sua madre le scale. Era di fretta, il suo soprabito era ancora slacciato e qualche capello le svolazzava sugli occhi. Ron la seguiva, ma un dettaglio a Rose non sfuggì: suo padre aveva le stringhe delle scarpe slacciate. Temette per lui in quel breve frangente, le avevano sempre insegnato quanto fosse pericoloso correre sulle scale in quelle condizioni. La ragazza tirò un sospiro di sollievo quando superò l’ultimo gradino, sua madre però sembrava non aver ancora terminato la discussione.
«Ti rendi conto del casino che hai combinato?! Tua figlia deve essere tra non molto in stazione e non ha la sua divisa. Mi spieghi perché mi affido a te per le commissioni importanti? Accidenti a me! E allacciati quelle scarpe, mi sembra di dovermi occupare di tre bambini in questa casa!»
Quando Hermione si voltò con uno scatto verso la porta, Ron alzò gli occhi al cielo obbedendole e facendo sorridere sua figlia, che rimase impassibile ad osservare la scena.
«Guarda, Hermione, che non ho fatto apposta. Stavo solo mostrando un innocuo incantesimo a Hugo e accidentalmente la divisa di Rose si trovava sulla traiettoria»
«Un innocuo incantesimo?? Vuoi che apra la parentesi anche su questo?»
Quella lite stava degenerando e l’unica a poterla sedare era Rose. Si allontanò dal muro, afferrò la mano della madre e cercò di attirarla verso la porta.
«Dai, mamma, non fa niente, sono certa che Madame Malkin risolverà tutto in un secondo, abbiamo ancora un paio di ore, ma non perdete tempo a litigare»
Hermione fece cadere il discorso solo perché fu sua figlia a chiederglielo e Ron non ebbe nulla in contrario. Attraversare Diagon Alley la mattina stessa della partenza dell’Hogwarts Express significava camminare tra una fittissima folla di studenti e famiglie in preda alla frenesia degli ultimi acquisti; proprio per quella ragione Hermione aveva deciso nell’ultima settimana di provvedere in anticipo alle compere per la figlia, come era solita sempre fare in ogni occasione. La maggior parte dei nervi di Hermione era saltata e persino la presenza di suo marito la innervosiva, così decise di spedire lui e il figlio alla gelateria Fortebraccio per occupare il tempo. Rose quella mattina si era ritrovata da sola, in balìa della furia di sua madre che in breve tempo dovette accampare scuse sull’incidente che la divisa aveva avuto – di certo si sarebbe vergognata a dire la verità –, pregando l’anziana Madame Malkin di confezionare in breve tempo una nuova divisa.


Quel ricordo la fece sorridere, infondo era stata solo una routinaria e rocambolesca mattina vissuta dalla sua famiglia. Sentì una presenza sulla soglia della camera e la suola leggera delle scarpe di sua madre - quelle che era solita indossare quando in ufficio necessitava di comodità -, si era fermata all’altezza dello stipite della porta. La donna le sorrise a sua volta, quando Rose si voltò verso di lei.
«Stavo pensando al mio primo treno per Hogwarts … a quella mattina»
«E ai pasticci di tuo padre?»
Anche Hermione con il senno di poi ricordò con divertimento quell’episodio. Per quanto però il passato alleggerisse la tensione, un velo di malinconia incupiva la figlia. Quelle erano forse le prime parole che madre e figlia si scambiavano dopo giorni di silenzio tra loro. Rose poteva presupporre che l’idea di prendersi cura dei suoi nipotini avesse addolcito Hermione o forse si era semplicemente rassegnata a lasciare che l’uccellino volasse via dal nido. Era assurdo che sua madre si fosse arrabbiata così tanto quando riteneva fosse giusto porre fine alla sua relazione con Scorpius, lei la sopportava solo perché sapeva quanto sua figlia amasse quel ragazzo, ma non certo perché la ritenesse opportuna. Hermione aveva quasi sicuramente pensato quanto fosse stato irresponsabile il desiderio di lasciarlo con la presenza di due figli, la proposta di Ron sembrava aver trovato un giusto compromesso, anche se, per certi aspetti, doloroso per tutti. Si sedette con grazia accanto a sua figlia, come forse non faceva da diverso tempo, da quando quella ragazza si era allontanata dalla casa della sua infanzia.
«Rose …»
«No, mamma, aspetta. Mi dispiace. Tu e papà state sopportando tutte le mie assurde scelte, voler lasciare Scorpius è stata solo l’ultima delle tante ed è comprensibile che tu ti sia arrabbiata. Non vi meritate una figlia sconclusionata come me, come io non merito genitori attenti come voi»
La madre afferrò la mano della ragazza posata sulle ginocchia, intenta a stringere la sua divisa. Le dita di Rose mollarono la presa sulla stoffa, lasciando che il lembo delle maniche della camicia penzolasse lungo le sue gambe, per poterle intrecciare a quelle di Hermione. La vicinanza da parte della madre le offrì un’immensa consolazione.
«Tesoro, noi non ti sopportiamo, noi ti supportiamo. Non dovete preoccuparvi per i bambini. Terminate gli studi e tornate a Londra ogni volta che potete, noi tutti vi aspetteremo a braccia aperte»
Le lasciò una carezza sul viso, scostandole i capelli che accidentalmente erano scivolati sugli occhi azzurri. Hermione avrebbe probabilmente sciolto la commozione in lacrime, se non avesse lasciato la porta aperta e avesse sentito il respiro leggermente affannato di suo marito che aveva affrontato con una certa energia le scale. Ron rimase fermo sulla soglia, restio ad interrompere quella conversazione. Aveva intuito fosse un momento riservato a donne e in particolare a madre e figlia ed era inoltre convinto che Hermione, tra i due genitori, fosse la più indicata per affrontare in quelle circostanze un dialogo con Rose. Con prudenza diede un leggero colpetto alla porta spalancata accanto al muro e si schiarì la voce un po’ a disagio per attirare la loro attenzione.
«Disturbo? Rose, vi fermate a cena?»
Hermione gradì particolarmente la proposta del marito e lo comunicò con un grande sorriso alla figlia, nonostante gli occhi velati esprimessero malinconia. Rose era convinta che sua madre soffrisse, non glielo stava dicendo apertamente, solo perché desiderava davvero che la figlia fosse felice, ma niente e nessuno avrebbe potuto cancellare dal cuore di Hermione la preoccupazione e la mancanza. Strinse più forte la mano della madre nel tentativo di rasserenarla, per poi rivolgersi a suo padre.
«Sarete stanchi, avete lavorato, sono certa gradiate un po’ di tranquillità stasera»
«Hermione, tu sei così stanca?»
«Assolutamente no, tesoro, i ragazzi e i nostri nipotini possono restare quanto vogliono»
Ron si avvicinò a loro, la complicità tra i suoi genitori fece sorridere Rose, era un evento più unico che raro, forse avere a disposizione la casa tutta per loro aveva contribuito e lei poteva solo immaginare come i suoi genitori sfruttassero quel vantaggio, era felice di aver favorito una maggior dose di armonia tra loro. Suo padre si inginocchiò ai piedi del letto, proprio davanti alla figlia e posò la mano su quelle della figlia e della moglie che erano rimaste intrecciate.
«È bello vedere che andate d’accordo e che non litigate più per causa mia»
Ron le sorrise con dolcezza, accarezzando le mani che custodiva nel palmo e sfiorando lo sguardo di Hermione, il quale era già posato su di lui. Non era da Ron abbandonarsi ai sentimentalismi, sua moglie avrebbe dovuto prevedere che si sarebbe limitato a quello, un segno sufficiente per capire che condivideva il pensiero della figlia. Rivolse alla ragazza invece un mezzo sorriso beffardo e divertito, lanciando a sua moglie una frecciatina.
«Sapessi per me, Rose, tua madre arrabbiata è una furia, se posso evito volentieri di aizzarmela contro»
Si guadagnò una prevedibile occhiataccia da parte dell’interessata, Hermione provò persino ad allontanare la mano da quella del marito, ma lui la bloccò, concentrandosi sulla divisa di sua figlia.
«Allora, tesoro, sei pronta? L’hai indossata l’ultima volta ai G.U.F.O»
«Già, qualche mese fa e da allora sono cambiate tante cose. Scorpius non ha potuto sostenere gli esami per colpa mia, dovrò aiutarlo a recuperarli»
 
∞∞∞
 
Respirare nuovamente l’aria di casa fu per Astoria una liberazione. Forse avrebbe potuto godere poco di quella serenità, ma non voleva perdere nemmeno un giorno che il cielo le avrebbe concesso accanto alla sua famiglia. Al bambino che aveva dato alla luce con tante difficoltà aveva dato il nome di suo padre. Le faceva male pensare che lui fosse così in contrasto con l’uomo che amava, quella situazione dopo anni che esisteva avrebbe dovuto essere l’abitudine, invece troppe volte Astoria aveva desiderato un miracolo che nemmeno la magia del Natale aveva potuto realizzare, per loro non c’erano mai state festività da condividere in famiglia. Sperò che il suo piccolo non avvertisse il suo leggero tremore, mentre gli reggeva il biberon nella culla. Era appoggiata con fatica al legno del bordo, Draco non avrebbe gradito, ma era l’unico modo che aveva per essere accanto a suo figlio senza rischiare che la sua debolezza lo facesse cadere dalle braccia della mamma. All’improvviso delle braccia più forti delle sue la catturarono alle spalle in un dolce abbraccio. Non era abbastanza stabile per non vacillare, ma lui la resse senza troppe difficoltà per sporgersi insieme a lei oltre la culla, in verità era solo una scusa per essere certo che non crollasse al suolo e neppure si sforzasse a reggersi in piedi.
«Dovresti sederti e lasciar fare ad altri»
«Altri chi, tu?»
Draco tentennò, non era mai stato abile a soddisfare i bisogni primari dei neonati, ma infondo loro potevano sfruttare la presenza degli elfi, di certo chiedendo loro di nutrire un neonato non li maltrattavano, ma Astoria su questo non transigeva da quando era diventata la signora Malfoy.
«Mi sembrava strano che volessi»
Rimase in silenzio all’evidente provocazione da parte della moglie. Nella voce di Astoria c’era una nota malinconica. Si rivolse al marito continuando a guardare il figlio e a reggersi al legno della culla, nonostante si trovasse tra le sicure braccia di Draco.
«Non lo prendo neppure in braccio per paura che mi scivoli. Non posso dare a mio figlio nulla di ciò che ha bisogno: nutrimento, affetto»
«Astoria, è tutto normale. Non potevamo pretendere che riuscissi ad allattarlo. Il fatto che tu e lui siate vivi è un regalo immenso per me»
Si voltò come poté verso di lui, lo trovò appena oltre la sua spalla, a pochi millimetri dal suo viso, talmente vicino da essere costretto ad allontanarsi leggermente per non incrociare la vista.
«Mi dispiace per mio padre, non ti meriti il suo disprezzo»
«Non ci faccio nemmeno più caso. Ha paura di perderti almeno tanto quanto me»
Draco era riuscito a comprendere le motivazioni con cui sua suocera provava a giustificare il marito, forse era normale di quei tempi una certa dose di risentimento verso colui che aveva peggiorato le condizioni di salute di Astoria e lo aveva fatto nel corso degli anni. Il loro bimbo attirò l’attenzione nel bel mezzo di un profondo dialogo tra i due coniugi, spaventando la sua mamma quando si accorse che un po’ di latte gli era andato di traverso.
«Tesoro, attenta»
Si accorse tardi di aver inclinato troppo il biberon, concentrata com’era su suo marito. Si spaventò e allontanò il latte dal piccolo Gareth con uno scatto; provò persino a sporgersi oltre la culla per poterlo stringere al petto, ma il timore che l’agitazione e la debolezza potessero mettere in grave pericolo l’incolumità di suo figlio la portarono ad esigere l’intervento del marito.
«Draco, tiralo su!»
La ascoltò, non poté fare altrimenti, sollevò il bambino e lo strinse tra le braccia per farlo respirare meglio. Lo ondeggiò leggermente per tranquillizzarlo e per rasserenare la tensione che stava agitando anche la madre del piccolo. Astoria aveva il respiro corto dallo spavento e dal nodo in gola che lo sconforto le aveva creato. Non riusciva ad esprimere a parole quanto fosse mortificata, ciò che le uscì dalle labbra fu appena un filo di voce. A Draco spettava l’arduo compito di consolare la moglie e il figlio, così con la mano libera sfiorò dolcemente il braccio ad Astoria.
«Mi dispiace»
«Non è successo niente, tranquilla, Gareth sta bene»
«Per poco lo soffocavo»
«Astoria, non stavi facendo nulla di simile, deve essergli solo andato di traverso un po’ di latte»
Le si era avvicinato, nel tono della sua voce c’era grande determinazione e convinzione, cercava di infonderle forza. Come aveva fatto senza di lui in quegli infiniti mesi al San Mungo, dove ogni giorno le energie le venivano a mancare sempre di più? Ciò che suo padre non era mai riuscito a capire era quanto lei per prima necessitasse di lui, sia nella buona che nella cattiva sorte.
«Per fortuna ci sei tu. Draco, ho bisogno di stendermi»
«Ti accompagno»
«No, resta con il bambino. Tra non molto dovrebbe passare mia sorella per una visita. Se hai bisogno di qualcosa, ti aiuta»
La mano di Draco era ancora posata su di lei e stavolta con il suo istinto protettivo l’avrebbe guidata fino al loro comodo letto per potersi riposare; Astoria però non accolse l’apprezzabile pensiero di suo marito e lo allontanò dolcemente da lei, invitandolo a reggere con entrambe le mani il neonato. Gli lanciò un mezzo sorriso, prima di avviarsi con poca stabilità verso la camera. Draco non la perse di vista, almeno fino a che non oltrepassò la soglia della porta e girò l’angolo, l’unico accorgimento dell’uomo fu quello di stringere a sé il figlio che sgambettava contro il suo stomaco. Il citofono della Villa lo distrasse quasi subito, non pensò che avrebbero potuto aprire gli elfi la porta - forse era distratto da altri pensieri o forse l’influenza di sua moglie aveva avuto un certo effetto su di lui -, si fiondò lui giù dalle scale scortato dal piccolo.
«Ciao, cognato»
Come sua moglie aveva preannunciato, Daphne era davvero passata per fare loro visita. Draco non ricordava di averla vista così spesso alla Villa negli ultimi anni come in quell’infinito periodo di sofferenze fisiche e emotive, non avevano perso i contatti certo, ma la malattia di sua sorella le aveva dato l’occasione di dimostrare quanto tenesse a lei. La donna, di un anno più grande di Astoria, dopo aver salutato Draco, si concentrò quasi subito sul suo nuovo nipotino. Sorrise al bimbo, porgendogli una carezza sulla nuca per salutarlo.
«Ciao, Daphne»
La fissò sulla soglia della porta, impacciato su ciò che avrebbe potuto dire o fare. Non era mai stato abile nei rapporti umani, Astoria gli aveva insegnato ad essere più umano, il che per lui equivaleva ad essere più cordiale.
«Che c’è? Non mi fai entrare?»
«Scusa»
Al rimprovero di Daphne, si scostò subito un po’ in imbarazzo. Non vi era alcun motivo di essere così in soggezione con una sua vecchia compagna di scuola, con la quale in comune aveva forse solo lo stemma sulla divisa e qualche amicizia. Negli ultimi anni le discordie tra lui e i suoceri non avevano reso facili i loro rapporti, ma non per questo Daphne era del tutto scomparsa dalla loro vita, certamente non era un’abitudine vederla aggirarsi alla Villa, come invece stava succedendo in quei tempi per la malattia di Astoria e l’arrivo del loro secondogenito. Draco non poteva negare però che fosse in parte grazie a Daphne e ai loro amici in comune che lui si accorgesse di Astoria.
 

Le lezioni di Storia della Magia erano una noia mortale, forse più senza vita del professor Binns, si usciva da quell’aula con la totale mancanza di voglia di vivere. Draco non osava nemmeno immaginare se anche in vita quel fantasma fosse stato così dannatamente tedioso, si augurava per i suoi vecchi allievi che fosse stato il contrario. Il sonno che quella notte non aveva fatto in tempo a smaltire, a causa della sveglia quasi all’alba, era stato stimolato dalla lezione sulla Prima Guerra Magica. Ironia della sorte, in quel suo sesto anno stava per contribuire allo scoppio della Seconda. In quel momento però desiderava solo abbassare le palpebre e lasciare che la sua mente si chiudesse ai mille pensieri. La voce squillante della sua ragazza, Pansy Parkinson, richiamò la sua attenzione.
«Draco. Dove vai? Pensavo che dopo queste ore di inattività ti andasse di infastidire qualche pivello del primo anno»
Si voltò scocciato verso di lei e la fissò come se la primina in questione fosse lei, era così inutilmente euforica e incurante di ciò che la circondava. Beata lei, ma lui non aveva tempo da perdere con le sue sciocchezze, gli era stato affidato un compito che Pansy nemmeno si sognava.
«Non ne ho voglia, ci vediamo più tardi a pranzo»
Non le diede modo di opporsi, la lasciò confusa nel mezzo del corridoio al primo piano per dirigersi verso i Sotterranei e imboccare in tutta tranquillità la Sala Comune dei Serpeverde. Si avvalse del passaggio dietro al ritratto, convinto che a quell’ora tutti gli studenti fossero impegnati nelle aule, perciò non ebbe il timore di incontrare qualche fastidiosa presenza. Avrebbe dovuto riscoprire, secondo le sue più rosee aspettative, la stessa aria di piacevole solitudine anche in Sala Comune, invece il respiro pesante di una studentessa giunse quasi subito alle sue orecchie. Lanciò con poca accortezza il volume di Storia della Magia su un tavolino e si tolse il mantello della divisa, gettandolo sulla sedia lì accanto non prestando la minima attenzione all’ordine, di certo la smania di essere il padrone di tutto ciò che lo circondasse non l’aveva persa nel corso degli anni. Si diresse verso la compagna sdraiata su un fianco sul divano, le afferrò con fastidio le gambe per le caviglie e si sedette, posandosele addosso come fossero un sacco delle patate che gli elfi domestici nelle cucine sbucciavano dall’alba al tramonto. Daphne si svegliò di soprassalto come se ci fosse un pericolo imminente, una ciocca di capelli per lo spavento le aveva coperto una parte del viso, ma nonostante ciò intravide quella faccia di bronzo di Draco Malfoy. Anch’essa classe 1980, stesse compagnie, ma di certo aveva molta più grazia, educazione e cortesia di lui, il pavoneggiamento non era nell’indole della giovane Greengrass.
«Draco! Ma che modi sono?!»
«Il divano è di tutti, non solo tuo»
«Parli proprio tu che ti impossessi della Sala Comune a tuo piacimento?? Avresti potuto svegliarmi gentilmente»
Le rispose con un tono muto e distrattamente, l’indifferenza faceva senza dubbio parte della cafonaggine del suo compagno. Aveva chiuso gli occhi e si era appoggiato alla spalliera del divano, in apparenza era innocuo, Daphne avrebbe potuto lasciar correre e non discutere per la sua mancata cortesia, infondo avrebbero potuto giovare entrambi di un angolino libero e di un po’ di riposo. Daphne si ricoricò, incurante che le gambe di Draco fossero diventate un cuscino per i suoi piedi, peggio per lui, ma non sarebbero stati soli e in silenzio per molto. Quando le porte della Sala Comune si riaprirono nuovamente, l’animo burrascoso di Draco diventò irrefrenabile.
«Che altro c’è ancora! Chi è che scoccia?!»
Il ragazzo aveva aperto gli occhi con uno scatto e aveva fulminato il nuovo arrivato in via preventiva, prima ancora di conoscere la sua identità. Peccato che il soggetto in questione fosse una ragazza e lui si fosse totalmente incantato alla sua vista.
«Vi chiedo scusa, ho dimenticato il libro di Difesa Contro le Arti Oscure, se Piton entra in aula prima di me rischio l’espulsione»
Astoria impiegò una voce flebile che non avrebbe di certo ostacolato il tono perentorio di Draco. Non aveva mai notato quella ragazza aggirarsi per i corridoi di Hogwarts, preso com'era dal Signore Oscuro non si era accorto di altro, anzi tendeva ad ignorare tutto e tutti, compresa la Parkinson, era perciò un viso sconosciuto, ma aveva qualcosa di inspiegabilmente familiare. Era chiaramente una Serpeverde, la sua cravatta parlava per lei, ciò che lo colpì di più però furono i suoi occhi azzurri e tremendamente limpidi, sinceri. A Draco parve di aver appena inalato una forte ventata di aria fresca, come se il buio in cui era avvolto in quel periodo per un istante si fosse dissolto. La fretta che Astoria aveva di ritornare in aula - che era qualche piano più sopra della Sala Comune dei Serpeverde - non le impedì di soffermarsi qualche secondo in più a scrutare quel giovane, di cui la sorella maggiore sporadicamente le aveva accennato. Era la prima volta che aveva con lui un incontro così ravvicinato ed ora che si trovava a poco meno di un metro da Draco comprese i famosi occhi di ghiaccio che Daphne le aveva sempre descritto, quasi criticandoli … quasi, o almeno così le era sembrato, dalla posizione in cui li aveva trovati si fece altre idee.
«Non ti preoccupare, sorellina, tanto con Malfoy tra i piedi è impossibile riposare … intendo tra i piedi in senso letterale»
Draco non colse nemmeno il disprezzo nel tono di Daphne, ciò che lo stupì in ciò che la ragazza gli aveva appena rivelato fu altro.
«Sorellina??»
«Si, Draco, ho una sorella ed è proprio davanti a te. Non mi stupisce che tu non lo sappia, non ti sei mai preso la briga di conoscermi meglio»
Fece scivolare i piedi dalle gambe di Draco, tanto lui non aveva nemmeno colto lo sguardo allusivo abbinato al rimprovero della coetanea, ma in quel modo Astoria, particolarmente attenta, si accorse della posizione in cui la sorella era stata fino a quel momento e si imbarazzò.
«S-scusatemi, davvero, Daphne non mi avevi detto che stavate insieme, vi ho disturbati ed io devo sbrigarmi»
Sì fiondò verso le scale del dormitorio femminile a passo svelto; non terminò nemmeno di parlare, la fretta e il disagio la guidarono. Sia Draco che Daphne si affrettarono a risolvere il malinteso, soprattutto Draco ne sentì il bisogno.
«Sta con Pansy, Astoria, non certo con me»
«Già Pansy ... in effetti le cose con lei non funzionano molto ultimamente»
«Sarebbe ora che ti liberassi di quella vipera»
Non la stava nemmeno ascoltando, ma gli occhi parlavano per lui. Daphne era quasi certa che Draco non avrebbe tardato a rivendicare il solito dominio su sua sorella, ma stavolta era diverso, lo sguardo di entrambi lo dichiarava e Daphne non avrebbe fatto alcuna resistenza.

 
«Mi sembra solo strano che tu sia qui, è dai tempi della scuola che non ci vediamo tanto spesso»
«Intendi per mio padre? Sa essere ottuso, lasciatelo dire da me che lo conosco da una vita. Hai bisogno di aiuto con il piccolo?»
Gli fece segno di passarglielo. Draco non aveva alcun problema ad affidare suo figlio alle cure della cognata, sapeva di lasciare il bambino in buone mani, infondo nella sua vita si era già occupata di tre neonati.
«Astoria gli ha dato il latte, ma ha sentito il bisogno di stendersi. Sicura che a tuo marito non scocci la tua assenza da casa?»
«Mio marito sa che sono qui e non c’è nessuno che comprenda la situazione meglio di lui, i ragazzi sono ad Hogwarts ancora per qualche giorno e non gli ho lasciato alcuna incombenza, non devi preoccuparti di questo. Se hai bisogno di tempo per fare altro, mi occupo io di Gareth»
«Non ho nulla da fare, Rose e Scorpius sono usciti con i bambini»
Le sorrise grato per la comprensione e nonostante le reticenze, le adagiò comunque il nipotino tra le braccia.
«In effetti una cosa ci sarebbe, ma non so se me la sento»
«Se non sono indiscreta, di cosa si tratta?»
«Vorrei tanto affrontare tuo padre una volta per tutte, non credo che tutto questo astio sia benefico per la salute di Astoria»
«Dovrà rassegnarsi, Draco. Corri da lui e non preoccuparti di altro. Se mia sorella dovesse svegliarsi, la informo io»
Era ancora titubante, non si era preparato alcun discorso convincente da fare davanti al suocero. In quel momento la sua unica forza era quel bambino che sereno si stringeva tra le accoglienti braccia della zia. Il suo istinto paterno gli suggerì di porgere un bacio tra i capelli appena accennati del figlio, un gesto che serviva più a lui per riscoprire il coraggio necessario.
«Avete dato al vostro secondogenito il suo nome, come può restare indifferente?»
«Grazie, Daphne»
L’espressione rincuorante della cognata gli infusa la forza necessaria. Porse una carezza sulla tutina di Gareth e si apprestò a commettere l’ennesima follia per la sua amata sposa.
 
∞∞∞
 
Poche volte Draco aveva osato varcare i cancelli delle proprietà dei Greengrass. Osato era il termine giusto, visto che ogni volta correva il rischio di una schioppettata in piena fronte per l’affronto che aveva mosso al patriarca di quella famiglia. Il signor Greengrass di norma era un signore estremamente cordiale e accogliente con chiunque, tranne ovviamente verso chi aveva la malsana idea di frequentare le sue figlie senza una richiesta e un’autorizzazione formali. Draco sotto questo punto di vista era il disgraziato che aveva sedotto e plagiato la secondogenita dei Greengrass, allontanata dalla sua famiglia e sposata in segreto dopo averla ingravidata. Non esisteva davvero biglietto da visita peggiore per lui. Ciò che Gareth Greengrass non era ancora ben disposto ad accettare era quanto la loro storia fosse stata guidata dall’amore e da un’immensa paura da parte di Draco di non riuscire a renderla felice. Non avrebbe voluto mai mancare di rispetto alla famiglia di Astoria, ma il desiderio di restarle accanto non era abbastanza forte per contrastare la voglia di salvarla da lui stesso; quella donna per prima non voleva accettare di perderlo e l’egoismo di Draco l’aveva assecondata.
Sperò che ad accoglierlo sulla porta fosse la suocera, il suo conforto avrebbe placato i battiti accelerati del suo cuore, invece non gli fu concesso neppure quello. A trovarsi nei pressi dell’ingresso fu proprio il suocero, il quale non sembrava troppo sorpreso della presenza di Draco, dava l’impressione di aspettarsi una sua possibile visita. Proferire davanti a lui con l’assenza di qualsiasi altra persona, visto che quella casa sembrava essere vuota, lo agitò.
«Signor Greengrass, necessito di parlarle … di me e sua figlia»
«Hai aspettato qualche anno, non credi?»
Il suo tono fu stranamente pacato e quando si allontanò lasciando la porta aperta, a Draco sembrò un invito a seguirlo e così il genero fece. Il padrone di casa condusse il suo ospite addentrandosi nell’abitazione fino ad arrivare ad una grande porta di mogano che Gareth spalancò con una leggera spinta. Draco non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe potuto trovare dall’altra parte della parete, forse una stanza delle torture? L’occasione di isolamento in cui si trovavano era al suocero favorevole per punirlo dell’affronto mosso contro la sua famiglia per anni. Era decisamente la soggezione che provava Draco ad avergli messo in testa pensieri assurdi, quella stanza ospitava solo il suo ufficio, si era forse dimenticato che la famiglia Greengrass lavorava ormai da generazioni per l’Ufficio Misteri del Ministero della Magia e ad un impiegato un ufficio nella propria residenza poteva tornare molto comodo.
«Ti posso offrire qualcosa?»
Fece gli onori di casa come se si stesse rivolgendo ad un vecchio amico; doveva senza alcun dubbio essere stata sua moglie a placare gli animi di quell’uomo, in ospedale aveva avuto tutt’altro tono nei confronti del genero. In quel momento Draco avrebbe gradito qualcosa di molto forte da sorseggiare, la lucidità non sembrava andare in suo favore. Si sedette su una poltroncina accanto a lui, non attese nemmeno che il suocero gli desse l’autorizzazione, ma nemmeno fece molti passi all’interno della stanza, come se restando nei pressi della porta avesse l’impressione di essere al sicuro. Non riuscì ad incrociare il suo sguardo, preferì lasciare che vagasse sulle pareti o sul pavimento.
«Voglio solo risolvere il suo astio per me. Signore, io amo davvero sua figlia e non era mia intenzione mancarle di rispetto quando ho scambiato con lei quelle promesse all’oscuro di tutti. Sa, non ho costruito molto nella mia vita, ho compiuto anche azioni deplorevoli che lei come molti conosce, ma sposare Astoria e mettere al mondo i nostri figli sono stati per me gli unici successi. Lo so, non c’è nemmeno bisogno che lei me lo dica, conosco il galateo, forse l’unica buona eredità da parte della famiglia Malfoy, avrei dovuto chiederle il permesso anche solo per poterla frequentare e lei me lo avrebbe negato, ne sono sicuro. Chi mai vorrebbe un Mangiamorte come genero? Non si smette di essere Mangiamorte, la volontà non è sufficiente. Ha tutte le ragioni di questo mondo per odiarmi, ma voglio che lei sappia che non ho mai pensato di macchiare in qualche modo il buon nome di Astoria e della sua famiglia, anzi è stata lei ad avermi reso un uomo migliore … a quella donna devo il regalo di una nuova vita, con lei sono rinato»
Gareth lo fissò in silenzio aspettando che il genero terminasse di parlare; quando Draco notò che il suocero non si decideva a ribattere, posò gli occhi su di lui e rimase sorpreso nel vedere, anche se un po’ da lontano, le pupille dell’uomo diventare umide, le sbatteva nel tentativo di camuffare, ma ormai era stato smascherato.
«Quanto le resta, Draco?»
Aveva finalmente capito la sua reazione, il pensiero che alla figlia potesse succedere qualcosa di irrimediabile lo aveva forse indebolito e aveva reso superfluo ogni tipo di conflitto in famiglia. Draco poteva comprenderlo, anche se non poteva provare un dolore identico a quello del padre di Astoria, sentiva comunque una sofferenza lancinante all’altezza del petto. Vide il signor Greengrass trangugiare un bicchiere di quello che a Draco sembrò Whisky Incendiario, chiudere subito dopo gli occhi per sopportarlo e ovviamente non solo l’alcol.
«Non lo so. So solo che non posso sopravviverle»
«Mia figlia è stata fortunata ad avere avuto il tempo di incontrare l’amore. Non sei solo Draco, io e mia moglie non abbandoneremo né te né i nostri nipoti»
Ciò che aveva appena sentito uscire dalle labbra del suocero lo paralizzò; non avrebbe mai creduto un giorno di essere testimone di quelle parole e fino a qualche minuto prima avrebbe immaginato tutt’altro atteggiamento da parte sua, nonostante le condizioni di Astoria. Aveva solo notato debolezza nel suocero, non si aspettava una totale accondiscendenza, accompagnata da sincera vicinanza. Non fece in tempo a ringraziare quell’uomo per la fiducia forse immeritata che stava ponendo in lui, perché dalla porta ancora aperta si era affacciata la suocera con un mezzo sorriso stampato in volto; la donna doveva aver riconosciuto con ogni probabilità la voce del genero e doveva aver sentito il suo discorso.
«Scusate. Draco, ho preparato la torta, posso offrirtela?»
 
∞∞∞
 
Non mancava molto al loro ritorno ad Hogwarts, ma troppo poco per realizzare di dover salutare la loro famiglia e di non poterla rivedere per lunghi mesi lontani da Londra. Rose era sempre stata abituata da sua madre a non organizzare i preparativi per la partenza all’ultimo momento, così quell’estate, mentre tutti i parenti e gli amici pensavano solo all’abito da indossare per il matrimonio di Teddy e Victoire, lei si preparava materialmente e psicologicamente per quei mesi lontani da casa, decisamente diversi da quelli che aveva vissuto fino al quinto anno. Per cinque anni aveva solo vissuto l’entusiasmo della magia di quella scuola, ora le responsabilità che in così poco tempo si erano posate sulle sue spalle le avevano dato nuovi pensieri e priorità.
Lì alla Villa l’aria che aleggiava era ancora impregnata di preoccupazione; l’aspetto di Rose quel pomeriggio era grazioso, era pronta per festeggiare in allegria insieme alla famiglia l’unione tra sua cugina e il suo professore, ma il suo cuore per la lontananza che stavano per vivere dai loro bambini e per il malessere dei suoi suoceri non la rendeva affatto serena. Stava chiudendo l’ultima cerniera, quando dalla porta della stanza, che la ragazza condivideva con suo marito da un annetto, fece il suo ingresso proprio il suo compagno, il quale aveva tra le braccia la figlioletta, abbastanza grande da esplorare la stanza circostante sorretta dal suo papà.
«Ecco qui la mamma, piccola»
Il marito aveva attirato la sua attenzione con il suono di un grande sorriso stampato sulle labbra che la fece voltare, ma non la rese meno pensierosa.
«Mi è sembrato che poco fa nostra figlia avesse borbottato mamma»
«Com’è possibile se non sa ancora parlare, ha appena compiuto otto mesi»
Scorpius si avvicinò a lei con la piccola Jean e la fece accomodare meglio tra le sue braccia e poi sulle sue gambe, sedendosi accanto alla valigia di sua moglie. A differenza di lei, lui non aveva ancora recuperato i bagagli dall’armadio, dove non avevano più cambiato posizione da svariati mesi, infondo non c’era alcuna fretta e la voglia di accorciare il tempo a disposizione in compagnia dei suoi bambini era sempre meno. Gli parve che anche Rose, nonostante la smania di concludere i preparativi, forse per l’indole ereditata dalla madre, provasse una certa malinconia per la lontananza da Londra che avrebbero insieme dovuto affrontare.
«Negli ultimi anni ho avuto sempre le valigie in mano. Quest'ultima però è un'avventura davvero molto grande, io sto chiedendo a te di seguirmi fino in Scozia, dove torneremo a frequentare le lezioni come se nulla fosse successo tra noi … tu tra i Serpeverde, io tra i Grifondoro»
«Amore, ora non vedo il problema, ci possiamo vedere in moltissime occasioni»
Le aveva detto quanto anche lui per la sua giovane età fosse pieno di aspirazioni, il ritorno tra le aule di Hogwarts avrebbe potuto aprirgli possibilità per il futuro e lei, grazie al suggerimento di suo padre, non sarebbe stata la causa di qualche rimpianto per suo marito. Era impossibile però vivere serenamente quei mesi di studio, il pensiero di quelle due creature che avevano messo al mondo sarebbe stato costante nella loro mente. La bambina si stringeva al petto del padre e i due giovani si soffermarono ad ammirarla.
«Sai, Rose, nostra figlia sente quando siamo tristi e sa comunicarcelo. In questo momento me lo sta dicendo sfiorandomi e mi sta invitando a riscoprire il sorriso. So che è molto piccola per capire e forse sono io che ho le allucinazioni, ma quando è accanto a me non riesco a non essere ottimista»
La ragazza scostò dal letto i suoi bagagli pronti - quelli che suo padre in un giorno qualsiasi si era premurato di consegnarle alla Villa -, si accomodò accanto al marito e alla figlia e si appoggiò alla spalla di Scorpius stringendosi a lui. Accarezzò la schiena della sua bambina e la mano del giovane, con la quale reggeva saldamente la piccola.
«Non hai le allucinazioni, succede anche a me, Jean ha questa dote stupenda di rendere meno drammatiche le situazioni»
Aveva la folta chioma di sua moglie a pochi centimetri dalle labbra e gli ci volle poco per lasciarle stampato sopra un piccolo bacio.
 
∞∞∞
 
Rose e Scorpius cercarono di partecipare a quel matrimonio con entusiasmo, infondo erano sinceramente felici del lieto evento. Il sorriso stampato sulle labbra di Victoire e Teddy era lo stesso che aveva accompagnato Rose e Scorpius nel giorno più importante e dubbioso della loro vita. Erano l’uno affianco all’altra e seguivano con attenzione le promesse che i loro amici si rivolgevano, con la certezza che la vita dei nuovi sposi sarebbe senza dubbio stata più semplice. Scorpius aveva notato la commozione della sua consorte, allungò una mano per afferrare quella di Rose posata sulla propria gamba. L’istinto della giovane fu subito quello di camuffare il proprio stato d’animo.
«V-Victoire è bellissima, non trovi?»
«Lo eri anche tu al nostro matrimonio»
«Ero una balena, Scorpius»
Il giudizio su se stessa andava ben oltre il mero aspetto fisico. In quel frangente, in cui tutti gli occhi erano puntati sulla sposa vestita in bianco, Rose poté cedere allo sconforto senza essere considerata una guastafeste, infondo solo suo marito, accanto a lei, l’avrebbe notato. Sbagliava però a credere che nessun altro avrebbe colto il suo malumore. Rivivere con la memoria il giorno del suo matrimonio avrebbe dovuto infonderle una dolce sensazione, invece non riusciva a non considerare le mille vicissitudini che avevano attraversato per raggiungere quel giorno e i dubbi che avevano colto quei due ragazzi pochi minuti prima che si scambiassero le loro promesse. Sentì un respiro caldo che preannunciava una presenza vicino al suo orecchio e subito dopo un dolce sussurro da parte di sua madre; la perspicacia di Hermione doveva aver percepito i tentativi di Scorpius di consolarla e le si era avvicinata per capire cosa avesse.
«Rose, tutto bene?»
«Come sempre, mamma. Secondo te, se esco un attimo Victoire si offende?»
La preoccupazione della donna non le consentì di rispondere; Scorpius, se possibile ancora più in pena della suocera, intervenne, cercando di mantenere un tono di voce flebile.
«Vengo con te»
«Tesoro, non è necessario»
Allontanò la mano da quella del marito cercando di tranquillizzarlo prima con una lieve stretta sulle dita. Con più discrezione possibile raggiunse l’ingresso della chiesa sotto lo sguardo perplesso di suo padre, ma confidò che sua madre lo informasse sulla sua breve assenza. Non appena la porta della navata laterale si aprì, il sole caldo le illuminò il viso. Anche il giorno del suo matrimonio il sole era alto nel cielo, da quello stesso piazzale suo padre l’aveva accompagnata all’altare per formalizzare la sua unione con Scorpius. Non le importò del soffocante caldo estivo, infondo il suo vestito era leggero e consono all’occasione, rimase comunque a riflettere e a ricordare in solitudine. Sentì poco dopo un tripudio di acclamazioni rimbombare all’interno delle mura della chiesa e comprese che la cerimonia doveva essere terminata e presto tutti gli invitati sarebbero usciti per congratularsi con i neosposi. Era sempre più convinta che per Teddy e Victoire sarebbe stato tutto molto più semplice, molto più convenzionale rispetto a ciò che continuavano a vivere lei e Scorpius.
 

Continua …
 


Ciao ragazzi!

C’è sempre qualcosa che mi impedisce di dedicarmi alla scrittura come vorrei, perdonatemi per i miei usuali ritardi ☹
Non vi anticipo nulla, vi dico solo che questa storia sta diventando molto più lunga rispetto a quando la iniziai a scrivere ^^’
Vi ringrazio davvero di cuore, mi seguite sempre in tantissimi nonostante tutto, vi sono immensamente grata! <3

Alla prossima!
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 57
*** Lontano dagli occhi, ma non dal cuore ***


Lontano dagli occhi, ma non dal cuore

 

 
Essere accanto a Scorpius nel lungo tragitto che li avrebbe condotti nuovamente tra le alte montagne della Scozia fu per Rose una sensazione piacevole. Come da tradizione, gli studenti del sesto anno vennero scortati oltre i cancelli del Castello con carrozze trainate da Thetral, vestiti già di tutto punto con le loro divise; ecco cosa separava i due giovani sposi, lo stemma appuntato sul petto era diverso, la Casa che per lunghi mesi avrebbe ricoperto il ruolo di famiglia era differente. Provava un senso di malinconia, non poteva non sentire nell’anima la mancanza dei suoi bambini; per quanto l’indole tipicamente adolescenziale le infondesse tanta intraprendenza nell’affrontare quel lungo percorso formativo, restava dell’idea che la più grande avventura sua e di Scorpius fosse la genitorialità. Il giovane consorte le allungò una mano, non gli era affatto sfuggito l'umore della ragazza; catturò dolcemente e discretamente le dita tra le sue, accarezzandole il dorso con il pollice. Impiegò qualche istante prima di voltarsi verso di lei, ma quando lo fece gli occhi di Rose erano già puntati nei suoi.
«Mancano anche a me. Mi consola però sapere che siano in buone mani, i miei suoceri non faranno mancare loro nulla»
Rose gli accennò un sorriso ricco di gratitudine e posò, abbassando lo sguardo, l’altra mano su quella del marito, racchiudendola in una dolce e amorevole morsa. Quando tornò ad alzare lo sguardo su di lui, scoprì che anche Scorpius aveva attentamente seguito i suoi gesti.
«Grazie per essere qui con me, per aver scelto di intraprendere questo viaggio insieme»
«Ricordo male o quando ci siamo sposati abbiamo promesso di esserci sempre?»
Glielo disse con una tale naturalezza e un tale amore da farle sorgere solo il grande desiderio di baciarlo. Erano infondo soli su quella carrozza, era l’ultima della fila, i posti accanto a loro erano liberi per mancanza di studenti, così sciolse le loro mani e lo attirò a sé afferrandolo per il bavero della camicia; Scorpius non oppose alcuna resistenza, anzi le sfiorò il viso premendo le labbra sulle sue con tutta la tenerezza che gli era possibile manifestare. Quel semplice e casto contatto fu sufficiente ad entrambi, ma anche se si allontanarono quanto bastò per cercarsi con gli occhi, non smisero di sfiorarsi; a quella distanza a Rose venne spontaneo sussurrare.
«Promettimi che i Grifondoro e i Serperverde non ci allontaneranno»
«Non lo hanno mai fatto, amore»
Rose gli regalò un grande sorriso e gli afferrò la mano allontanandola dal suo viso; gli sfiorò l’anulare, compreso quell’anello che lei stessa aveva infilato e che non ricordava Scorpius si fosse mai tolto da quel giorno, a differenza di lei.
«Dovresti riporlo in un luogo sicuro durante la nostra permanenza ad Hogwarts»
«Per quale ragione? Non credo di dovermi vergognare di essere sposato. Non me ne voglio separare, voglio che tu sia con me anche quando non potrai essermi accanto»
 
∞∞∞
 
Quel primo giorno di settembre sancì un anno particolare non solo per Scorpius e Rose, il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure aveva raggiunto l’aula qualche minuto prima dell’inizio della lezione ed ora seduto sulla cattedra muoveva nervosamente le gambe avanti e indietro, in attesa degli studenti del sesto anno. Teddy aveva lasciato la cattedra di Erbologia da quando la cattedra di Difesa era rimasta vacante; la preside non aveva indugiato a scegliere lui, confidava nelle sue capacità e credeva fermamente che quel ragazzo nel cuore serbasse l’eredità dei suoi genitori, in particolare di suo padre, Remus Lupin. La McGranitt non aveva riscontrato alcuna difficoltà a trovare un insegnante di Erbologia, non c’era nessuno che avrebbe potuto ricoprire quella cattedra meglio di Neville Paciock; il docente titolare di quella cattedra aveva rinunciato per un breve periodo al suo ruolo di insegnante per aiutare sua moglie Hannah ad occuparsi del Paiolo Magico, ma era ora che tornasse al lavoro che più di tutti lo gratificava.
Così, tra mille cambiamenti, l’anno appena iniziato aveva conquistato un nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, il quale era considerato dall’opinione comune tra i migliori per ricoprire quel ruolo. Nonostante la fiducia data, dai più che la Seconda Guerra Magica avevano vissuto e combattuto, Teddy non riusciva a non essere agitato; quella mattina al pensiero di dover accogliere nel giro di poche ore i suoi vecchi studenti, ma in un’altra aula, aveva sorseggiato una leggera tisana a base di infuso di valeriana per distendere i nervi. Aveva davvero anticipato troppo la lezione, dopo pranzo i ragazzi avevano sicuramente preferito disfare i bagagli e salutare vecchie amicizie, i libri erano tra gli ultimi pensieri, Teddy non li avrebbe mai biasimati per questo. Si stava ormai rassegnando all’idea di trascorrere ancora qualche lungo minuto da solo, prima che l’orologio della scuola scoccasse l’inizio della lezione, quando un po’ timidamente una giovane, dai capelli rosso-fuoco raccolti da una morbida treccia e un viso familiare, si affacciò dalla porta.
«Disturbo, professore?»
Il tono dolce di Rose ebbe maggiore effetto rispetto alle parole che la ragazza pronunciò effettivamente. Riuscì ad attirare l’attenzione di Teddy con un sorriso.
«Signorina Weas … no, scusa, la forza dell’abitudine, avrei dovuto signora Malfoy»
«Resto pur sempre una Weasley, altrimenti chi lo sente poi mio padre»
Si avvicinò alla cattedra dove Teddy continuava a restare seduto con una certa informalità, senza perdere un pizzico di ironia nella voce.
«Ho per caso sbagliato orario?»
«No, Rose, sei puntuale, gli altri si stanno ancora godendo la festa di inizio anno. Scorpius? Credevo arrivaste insieme»
«Non so dove sia, in Sala Grande ognuno è dovuto rimanere con la propria Casa e all’uscita non ci siamo incrociati prima di raggiungere i nostri dormitori»
I dubbi del suo professore la incupirono, era esattamente quello il timore che custodiva nel cuore la ragazza, temeva che quello fosse solo il principio di una separazione forzata, pur vivendo sotto lo stesso tetto.
«Teddy, dici che dovrei preoccuparmi?»
Dimenticò anch’ella ogni sorta di formalità, nonostante la sua apprensione si ricordò che il giovane a cui si stava rivolgendo era un amico che da poco era diventato un cugino acquisito.
«Ma certo che no, perché dovresti? Rose, siamo ad Hogwarts, non può capitargli nulla. Stai tranquilla, il Ministro e gli Auror sono nella massima allerta, dovresti saperlo meglio di me»
Lei non si riferiva affatto alle minacce esterne, credeva che i pericoli fossero interni e potessero minacciare in qualche modo il loro rapporto, allontanarli e minare un legame indissolubile come il loro. Insomma, da quando due giovani sposi frequentavano la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Rose era quasi convinta che le circostanze avrebbero potuto mettere a dura prova persino una relazione solida come quella dei suoi nonni paterni, loro non erano sposati ai tempi della scuola e questo, purché fedeli al loro amore, aveva consentito loro di vivere a pieno la loro adolescenza; come sempre le responsabilità caricate troppo presto su spalle troppo giovani e le tappe improvvisamente bruciate avevano avuto forti ripercussioni sulle vite di Rose e Scorpius.
«Vado a cercarlo»
Si lanciò verso la porta prima ancora che il professore potesse convincerla ad attenderlo prendendo posto con serenità, infondo fino a quel momento era l’unica studentessa ad essere entrata in aula, non aveva alcun senso preoccuparsi; a Rose poco importava delle attività in cui fossero impegnati gli altri studenti, tranne di uno. Uscì dalla porta con slanciò e non appena voltò l’angolo, si scontrò con una certa violenza contro qualcuno, la cui identità non fu per lei subito comprensibile.
«Ehi, attenta, rischi di farti male così»
Riuscì istintivamente ad attutire l’impatto, anche grazie a Scorpius, i cui giovani riflessi furono in grado di anticipare all’ultimo lo scontro, consentendogli di afferrarla prontamente per le spalle. A Rose bastarono pochi secondi per mettere a fuoco la figura del marito e non fece passare altrettanto tempo per fargli il terzo grado.
«Dove sei stato?»
«Ero in dormitorio come tutti. Tu invece sei in anticipo, come sempre»
Le sorrise credendo che non ci fosse diffidenza nello sguardo della ragazza, invece l’atmosfera che aleggiava intorno a loro era tutto tranne che leggera. Alle spalle di Rose un flusso di studenti entrava in aula per prendere posto, mentre lei continuava a fissarlo confusa, uno stato che finì per insospettire anche lui.
«Amore, tutto bene? Cosa dici se andiamo a lezione?»
Le afferrò una mano, iniziava ad essere convinto che nello scontro si fosse fatta male, non riusciva a dare altre spiegazioni al malumore di Rose. La trascinò verso un banco a caso, poco importava la posizione o la distanza dalla cattedra; continuava a fissarla preoccupato, era stranamente pensierosa, visto che in quello specifico momento non ne avrebbe avuto alcun motivo. La giovane, dal canto suo, non sembrava intenzionata a condividere i suoi pensieri, si limitò a sedersi composta al banco, come solo lei e pochi altri si premuravano di fare, e a puntare gli occhi sulla cattedra, in attesa che il docente iniziasse a parlare.
«Buongiorno ragazzi»
Non appena Scorpius vide il giovane professore sbarrò gli occhi, era talmente concentrato sulla consorte da non essersi nemmeno accorto della sua presenza.
«Teddy??»
«Non sapevi che sarebbe stato il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure?»
«Se non me lo dite, come posso immaginarlo?»
Rose lo fissò scettica, quasi infastidita e il motivo continuava ad essere il suo ritardo, a suo parere ingiustificato. Si rivolse perciò a lui con un pizzico di rabbia.
«Ma dove vivi? Se ne ero a conoscenza io, avresti dovuto saperlo anche tu, apparteniamo alla stessa famiglia, ricordi?»
La voce di Teddy interruppe il battibecco tra i due coniugi, impedendo a Scorpius di ribattere.
«Bene ... alcuni di voi mi conoscono già e sanno che dovrei essere in viaggio di nozze a quest'ora, ma la vostra preside mi ha caldamente pregato di iniziare insieme a voi le lezioni, quindi non ho avuto molta scelta. Non fraintendetemi però, non dico certo che mi dispiaccia rivedervi dopo queste lunghe vacanze»
Benché non fosse il suo primo giorno da docente, fece una pausa emozionato, giocherellando con gli oggetti posati sulla cattedra, e un po' impacciato per il nuovo ruolo, infondo quella materia era complessa più di Erbologia e lo coinvolgeva emotivamente. Non era facile provare ad essere all'altezza del professore che era stato Remus Lupin, sia a livello professionale che umano, o almeno così sosteneva la maggior parte delle persone che lo aveva conosciuto e lui doveva attenersi a quelle fonti per poter avere qualche informazione su suo padre. Avrebbe in fondo solo dovuto insegnare a difendersi da quella stessa magia che lo aveva strappato dalla sua famiglia, era un compito estremamente arduo da affrontare, ma che lui aveva accettato con determinazione. A volte nelle notti insonni - particolarmente frequenti prima che convolasse a nozze - si chiedeva quanto i suoi genitori fossero pratici di quegli incantesimi di difesa, ma dopo poco i dubbi sparivano: un abile Auror e un competente professore possedevano tutte le conoscenze, ciò che mancò loro fu il margine per agire e un pizzico di fortuna.
«Molto bene, oggi inizierei con qualcosa di attuale, se per voi va bene, per capire quanto siete informati sugli avvenimenti più recenti»
Impugnò la bacchetta e scrisse, lettera per lettera, sulla lavagna un nome. I tratti formarono HARRY POTTER. Poi tornò a rivolgersi alla classe, iniziando a muoversi lentamente e con pacatezza tra i banchi.
«Ora voglio che ciascuno di voi, nessuno escluso, mi dica una parola che questo nome gli faccia evocare»
Quando arrivò al banco di Rose provò ad incentivarla con uno sguardo rassicurante.
«Coraggio, non abbiate paura, la prima parola che vi viene in mente, non ce n'è una giusta o una sbagliata»
Un ragazzo alzò titubante la voce per farsi sentire dal docente attraverso l'aula.
«Voldemort»
Rose posò immediatamente gli occhi su Teddy per captare la sua reazione e il contraccolpo. Lui si sentì osservato e lanciò di rimando un'occhiata a lei, ma non poté non fargli intendere quanto se la fosse cercata. Da buon professionista, levò la bacchetta e scrisse sulla lavagna accanto al nome del suo padrino quello del mago oscuro.
«Qualcun altro?»
La sua voce era leggermente rotta. Stavolta fu Rose a parlare rivolgendogli un sorriso.
«Auror»
«Bene, pare che lo conosciate»
Non fu come previsto molto facile per lui affrontare quel passato come se non lo riguardasse direttamente e mantenendo un certo distacco emotivo. Quando udì attraverso l’aula due leggeri colpi contro la porta, tirò un sospiro di sollievo; forse non avrebbe dovuto gioire per quell’interruzione, avrebbe dovuto superare il prima possibile il disagio che provava, altrimenti sarebbe stato quasi impossibile sopravvivere ad un intero anno accademico. L’ospite si affacciò nell’attesa di essere ricevuto e curioso della lezione che si stava svolgendo lesse al primo impatto il suo nome sulla lavagna arrossendo d’istinto, per poi posare gli occhi sul figlioccio.
«Professore, posso rubarti due minuti?»
Teddy raggiunse poco dopo la soglia della porta, accettando ben volentieri l’invito ad interrompere la lezione e a riprendere fiato. Quando gli fu abbastanza vicino e si posizionò all’altezza dello stipite, tra la porta semiaperta per rendere privata quella conversazione, Harry lo accolse con un sorriso orgoglioso.
«Stai facendo una lezione su di me?»
«È una lezione di attualità per accogliere gli studenti e non rendere noiose queste prime ore dell’anno»
L’Auror era tutto tranne che offeso, quindi il fatto che il tono del ragazzo fosse mortificato e cercasse di giustificare la sua scelta era del tutto inutile.
«Come te la stai cavando? In aula non vola una mosca, ciò significa che sai catturare l’attenzione degli studenti anche in questa disciplina»
«Ci provo, ma, l’ho detto anche alla McGranitt, non garantisco il successo, è bene che voi siate preparati ad un mio fallimento. Tu come mai sei da queste parti?»
«Tranquillo, non sono qui per controllarti, da quando c'è stato l'incendio nella Torre di Astronomia Hermione non si dà pace, vuole controlli serrati ogni giorno, almeno finché non arrestiamo i responsabili. Ah, Victoire ti manda un bacio»
Dopo un primo imbarazzo iniziale, il tono comprensivo e accogliente di Harry lo rasserenò e la mente si spostò sulla sua giovane consorte, che pativa a distanza di pochi giorni dal matrimonio l’assenza di suo marito.
«Grazie, zio. Come sta?»
«Le manchi, non te lo posso nascondere, vi siete appena sposati»
«Manca tanto anche a me. Stasera con un po’ più di tranquillità le scrivo»
Un velo di malinconia si dipinse sul volto di Teddy, Harry lo comprese e gli sfiorò affettuosamente un braccio; il giovane colse quell’occasione per fermarlo.
«Ti lascio alla tua lezione»
«In realtà, intanto che sei qui, potresti aiutarmi, visto che stavo parlando di te?»
«Non sono molto bravo a parlare di me»
Si avvicinò per poter sussurrare al padrino.
«Per favore. Si vede che mi tremano le gambe?»
«Ma certo che no! Vai alla grande, ragazzo mio»
Harry soffocò un sorriso, convinto di riuscire a fargli cambiare idea e ad aiutarlo a prendere un po’ di coraggio per rientrare da solo in classe.
«Dai, non negarmi il tuo aiuto. Vorrei tanto che questa lezione facesse lo stesso effetto dei fuochi d'artificio dello zio George e senza te non potrà essere così»
 
∞∞∞
 
Che Ron fosse stanco al rientro dal lavoro dopo un lungo turno notturno era più che normale, che Ron dovesse sopportare il pianto di due neonati senza riuscire a chiudere occhio decisamente no. Era riuscito per pura fortuna a togliersi le scarpe e a slacciarsi la divisa prima di collassare sul cuscino e abbassare finalmente le palpebre stanche, visto che non vi era più la necessità di rimanere vigili. I suoi nipoti però non erano dello stesso avviso, dalla stanza accanto proveniva una rumorosa e insopportabile nenia, specie per qualcuno che tentava disperatamente di riposare; affondò il volto tra le pieghe del cuscino per illudersi di percepire attutiti gli strilli dei bambini.
«Hermione, ti prego, falli smettere»
Le suppliche soffocate del marito la lasciarono impassibile. La donna stava immergendo i suoi pensieri in un libro, visto che nemmeno lei, tra l'assenza del marito e l'insonnia dei piccoli, era ancora riuscita a conciliare il sonno, benché fosse notte fonda e l’alba fosse ormai prossima. Non distolse lo sguardo dalla pagina illuminata dalla luce della abat-jour e non si disturbò neppure a scostare gli occhiali dal naso, i quali fungevano da supporto per la sua lettura.
«Suvvia, Ron, lo hai proposto tu ai ragazzi. In teoria sarebbe il tuo turno, mi occupo da sola di loro dall’ora di cena»
«D'accordo, ti ho promesso che ci saremmo occupati insieme di Severus e Jean, ma non sono indistruttibile, ho un bisogno fisiologico di qualche ora di riposo. Tu no, visto che passi tutta notte a leggere?»
Alla provocazione del marito tolse con una certa solennità le lenti, ma il suo orgoglio le impedì di dichiarare apertamente la preoccupazione per lui che fino a pochi minuti prima l'aveva tenuta sveglia, come d’altronde faceva da anni ormai. Non mantenne a lungo quell'aria autorevole, anzi alla battuta di Ron si sciolse in un sorriso.
«Ma davvero? Io invece pensavo che mio marito fosse immortale, infondo sei sempre sopravvissuto al tuo lavoro»
«Non ho nemmeno la forza di rispondere a simili assurdità»
Richiuse gli occhi esausto e accomodò la guancia sul cuscino, sperando di potersi abbandonare serenamente alle braccia di Morfeo, confidava davvero nella comprensione di sua moglie. La sentì ridere di gusto e percepì chiaramente il momento in cui gli schioccò un grande bacio sulla tempia; non poté certo dire di essere infastidito, da quando era tornato a casa non lo aveva ancora accolto con un gesto affettuoso e gli sembrava il momento che lei rimediasse a quella mancanza. Ovviamente però Ron non ammise tutto ciò, in primis perché gli si sarebbe presto ritorto contro, così decise di adottare una linea più neutra evitando di cadere nel suo giogo.
«Non mi conquisti così»
«Credevo di averti già conquistato»
«Basta, Hermione, non ho voglia di scherzare, vai tu dai bambini se vuoi sapere cos'hanno»
Stavolta non fu affatto indulgente, per quanto fosse stanco, quell'atteggiamento indifferente non era giustificabile; impiegò una voce grave e delusa, sperando che lui comprendesse il suo fastidio e non ignorasse tra le altre cose anche lo stato emotivo della moglie.
«Sei sempre il solito troglodita, stupida io ad illudermi che tu abbia un animo sensibile»
Fece per alzarsi, spostando il libro sul comodino, ma Ron riuscì con tempismo ad afferrarle il polso, prima che lei potesse togliersi le lenzuola dalle gambe.
«Sono scorretti il vittimismo e i sensi di colpa, lo sai, vero? »
Hermione cambiò davvero idea, ma non perché Ron le avesse impedito di andarsene, infondo aveva mollato la presa subito dopo, ciò che realmente disattese le sue intenzioni fu un clima stranamente silenzioso.
«Sbaglio o sento il loro respiro più tranquillo?»
«Perfetto, buonanotte»
Stavolta la signora Weasley non si limitò alle parole per sottolineare il suo disappunto, gli arrivò direttamente una manata sulla schiena e Ron non poté sperare nemmeno nelle coperte per attutire il colpo, era troppo stanco per pensare di indossare il suo pigiama e mettersi sotto le lenzuola.
«Ahia! Ma che ti dice il cervello?!»
«Ti ricordo che Jean e Severus sono anche tuoi nipoti e, no, non mi importa che hai lavorato, anche io sono stata tutto il giorno in ufficio, eppure sono sveglia come te»
«Hermione, ho finito di lavorare mezz'ora fa! Possibile che tu non riesca ad avere pietà di me?»
«Lamentarti del tuo lavoro con me non funziona, Ronald, lo sappiamo entrambi, o vogliamo riaprire il discorso?»
Con il massimo della trasgressione nei confronti della consorte, chiuse senza troppe esitazioni gli occhi per lasciare intendere che non era il momento per una discussione; non poté negare a se stesso di essere stato piuttosto coraggioso, il rischio che gli arrivasse un altro schiaffo e stavolta sulla faccia era alto; a differenza però delle sue sensazioni, avvertì il materasso abbassarsi e intuì che lei si stava alzando, accompagnando il gesto da uno sbuffo alquanto rumoroso, ma Ron preferì non stuzzicare la rabbia di Hermione fermandola. Rimase in ascolto nel suo dormiveglia e captò i passi felpati della moglie, i quali vennero dopo pochi minuti accompagnati dal respiro leggero e vellutato di un bambino; la curiosità lo spinse ad alzare le palpebre pesanti e tra gli inganni percettivi della stanchezza gli parve di intravedere il piccolo Severus accoccolato al petto di Hermione; la donna stringeva il nipotino delicatamente e piano si riaccomodò sul materasso. Ron, nonostante fosse esausto, rimase incantato dal profilo di sua moglie illuminato dalla luce tenue della lampada, non si era mai accorto da quando la conosceva che i suoi capelli abbagliati assumessero sfumature così belle. Hermione aveva occhi e attenzioni solo per quel bambino, aveva un istinto protettivo che da tempo non riconosceva nello sguardo di sua moglie nei confronti di una creatura tanto indifesa. Solo la voce malinconica di Hermione distrasse Ron da quella scena così dolce.
«Era da tanto che non mi occupavo di un neonato. Mi ero quasi dimenticata della sensazione di pace che riesce a infondere»
Lo strinse più forte contro il petto con tutto l'amore che solo chi aveva vissuto la maternità sulla propria pelle avrebbe potuto donare.
«Ed io era tanto che non ti vedevo così bella»
La prese alla sprovvista il fatto che avesse prestato attenzione alle sue parole, infondo le aveva dette fra sé, e si sorprese particolarmente per la considerazione di suo marito. Gli sorrise voltandosi verso di lui.
«È un modo per dirmi che ...»
«... che essere madre ti ha donato una luce speciale ed ora la rivedo quando ti occupi dei nostri nipotini. Non voglio certo dire che in altre occasioni tu non sia bella, prima che ti offendi e visto che siamo solo noi qui, non mi resta che ammettere quanto tu sia sempre bellissima»
La fece inevitabilmente sorridere e, per quanto non fossero presenti testimoni come lui aveva giustamente sottolineato, un velo di imbarazzo le imporporò le guance; non fu affatto una reazione inappropriata, lei non era abituata ai complimenti di suo marito, non erano nel suo stile, ma erano rari quanto preziosi.
«Sai che è tra le cose più dolci che tu mi abbia detto negli ultimi trent'anni? È per caso il sonno?»
«Il sonno sta facendo la sua parte, quello sicuramente»
Divertito, assunse una posizione supina e rivolse pensieroso lo sguardo al soffitto.  
«Tu che mi accusi sempre di essere insensibile, voglio dirti una cosa: nessuno penserebbe mai che Severus sia tuo nipote, potrebbe benissimo essere tuo figlio»
«Quindi mi stai dicendo che, a differenza di quello che hai sostenuto quando si è sposata nostra figlia, non sono vecchia?»
«Non la sei, ma è un principio, capisci? È normale che io sostenga che mia moglie sia vecchia, brutta e grassa, ciò non significa però che io lo pensi davvero»
«Ah certo, è normale»
Una delle qualità migliori di Hermione doveva essere senza alcun dubbio la pazienza, la quale l’aveva guidata sull’altare e non lontana chilometri da lui. Il tono sarcastico della moglie lo spinse a sedersi, nonostante la stanchezza, e ad allungarsi per sfiorare con le labbra il suo chiaro collo e da lì non si allontanò, anzi si appoggiò alla spalla della consorte per poter osservare più da vicino il bimbo.
«E chi l'avrebbe mai detto, un Severus rosso. Credo che il professor Piton si stia rivoltando nella tomba»
«Sì, beh, se è per questo non credo nemmeno avrebbe gradito molto il suo nome accostato al cognome di James Potter … lo pensi anche tu?»
Hermione aveva gettato lo sguardo oltre la sua spalla in cerca di complicità non ricevendo alcuna risposta, ma dovette tristemente constatare che suo marito stava lentamente scivolando nel mondo dei sogni ed era un vero peccato, non trovavano mai l’occasione per poter parlare.
«Eri stanco davvero, amore, eh?»
«Molto»
Le rispose nel sonno in cerca della pozione migliore, fungendo Hermione da cuscino; non aveva previsto però che in quella pozione le sue orecchie fossero pericolosamente a pochi centimetri dal piccolo Weasley-Malfoy, infatti quando gettò all’improvviso un grido disperato, Ron si riscosse di soprassalto. Gli venne spontaneo affondare infastidito il viso nell'incavo del collo della moglie con la speranza che ciò potesse offrirgli un po' di silenzio, ma era solo un’ennesima illusione di pace, l’unico dettaglio piacevole risultava essere la voce pacata di Hermione che cercava di tranquillizzare l’agitazione del bambino.
«Piccolo mio, non piangere, i nonni sono qui con te ... più la nonna, in effetti»
Lanciò un’occhiata divertita in direzione di Ron, ma ricevette solo in cambio la sensazione di calore sulla pelle che emanava il respiro di suo marito. Cercò di richiamare la sua attenzione, porgendogli una carezza tra la folta chioma, stando ben attenta a reggere il nipotino con un unico avambraccio, ma non vi era alcun pericolo, Hermione in quelle operazioni era ormai piuttosto esperta.
«Ron, guarda, i capelli di Severus!»
Urlò di proposito per attirare con un sorriso la curiosità del marito, lui però non si scompose più del dovuto, non era fisicamente pronto ad ascoltarla, erano le quattro del mattino e usciva stravolto da diverse ore di lavoro, come sempre per la maggior parte straordinarie.
«Hermione, lo so già»
«Anch'io, ma guarda quanto è tenero. È felice di essere qui con noi»
Lo sentì sospirare rumorosamente, quella fu la sua unica risposta.
«Ron? Anche io sono felice. Anche se abbiamo attraversato tante difficoltà, non potrei desiderare altro che non sia la nostra famiglia»
Il silenzio fece da padrone in quella stanza, prima che la voce soffocata del marito pronunciasse faticosamente poche parole con un pizzico di fastidio, davanti a cui Hermione rimase male, ma decise comunque di non palesare il suo malumore.
«Io sì, Hermione, dormire, Godric solo sa quanto desidero riposare. Tesoro, ti prego, parliamo più tardi»
Si sollevò senza riuscire nemmeno ad alzare le palpebre e schioccò, andando a colpo sicuro, un grande bacio sulle labbra di Hermione, lasciandola confusa a guardarlo mentre si coricava con le spalle rivolte a lei. Lasciò sua moglie talmente interdetta che impiegò qualche istante prima di reagire allo squillo del telefono sul comodino accanto al letto; Ron non aveva fatto nemmeno in tempo ad accomodarsi del tutto sul cuscino e ciò lo rese ancora più nervoso.
«Ma non è possibile! Per favore, non rispondere, è sicuramente Harry che alla più piccola emergenza pensa bene di affidarsi a me»
«Emergenza?? Se dovesse riguardare i mangiamorte?! Certo che devo rispondere. Pronto … Arthur»
Al nome sussurrato del padre, Ron intuì che sua moglie non gli aveva dato retta e si voltò preoccupato verso di lei, puntandole gli occhi addosso in attesa di novità. Hermione ricambiò lo sguardo del marito seria, ma cercò di deviarlo ogni tanto su altri punti della stanza; stava chiaramente prestando la massima attenzione a ciò che il suocero le stava raccontando e ad ogni parola si incupiva.
«È qui con me, è tornato poco fa dal Ministero. Lo avviso io, non si preoccupi. Stia tranquillo, ci vediamo più tardi»
Mise giù la cornetta con una certa lentezza, non aveva alcuna voglia di incontrare lo sguardo impaziente del marito, lei per prima necessitava di qualche secondo per realizzare la notizia. Senza che se ne accorgesse, Ron le si era avvicinato e stavolta incombeva all’altezza del bambino stretto al petto di Hermione per riuscire, essendo il più vicino possibile a lei, ad attirare meglio la sua attenzione. Fu costretta persino a ricordargli la presenza del nipotino porgendogli una mano sul petto, prima che l’ansia lo portasse inavvertitamente a fargli male, magari urtandolo.
«Allora? Cosa voleva mio padre alle quattro del mattino?»
«Ron, devi promettermi che starai calmo, ho in braccio Severus, quindi cerca di limitare i movimenti»
Non le rispose, restò solo in attesa che lei lo aggiornasse e dal suo respiro pesante poté anche intuire il suo stato d’animo; Hermione non ebbe altra scelta che essere sincera.
«Tuo padre ha accompagnato tua madre al San Mungo poco fa, non si è sentita bene. Ron, sono solo accertamenti, l'ha accompagnata per precauzione, non iniziare a pensare al peggio»
Reduce dalle ultime esperienze con la consuocera, si alzò di scatto e a nulla valsero i tentativi di Hermione di anticipare la reazione del marito per tranquillizzarlo e salvaguardare l’incolumità di Severus. Non sentì nemmeno più la stanchezza accumulata dopo le numerose ore di lavoro, il suo unico desiderio era quello di vedere con i propri occhi le condizioni della madre.
«Ronald, dove vai?»
«Al San Mungo»
«Mi hai promesso di stare calmo, persino tuo padre non ha messo alcuna fretta, voleva solo avvertirci»
«Non ti ho promesso nulla e non mi importa se mio padre abbia tentato di tranquillizzarci, il mio posto è là, accanto a lei»
Non riusciva a fermarlo con la forza, Severus riposava tra le sue braccia, perciò le sue mani erano occupate e lei non poteva muoversi troppo. Ron si stava riallacciando la divisa con un leggero tremore alle dita, l’agitazione e lo sconforto lo stavano prepotentemente vincendo; ad Hermione non sfuggì la sofferenza del marito, non avrebbe potuto non comprenderlo, ma non sapeva come aiutarlo. Quando lo vide risedersi accanto a lei, sperò che avesse cambiato idea, se non fosse per le lacrime che poco dopo iniziarono a scorrere sulle sue guance; Ron si premurò di soffocare quel pianto e la disperazione nei palmi delle mani, sua moglie riuscì a fatica a udire le sue parole.
«Hermione, non voglio perderla»
Si avvicinò a lui cercando di non svegliare il bambino, ignaro dell’atmosfera pesante che all’improvviso aveva intriso la camera dei suoi nonni. Gli posò una mano sulla spalla per fargli percepire il calore del suo affetto e gli lasciò un bacio nello stesso punto.
«Starà meglio. Tuo padre ha voluto avvisarci, ma ciò non significa che sia qualcosa di grave»
Si voltò verso di lei con gli occhi umidi e velati da una implicita supplica, desiderava tanta che Hermione potesse avere la facoltà di comunicargli una lieta notizia.
«Lo credi davvero? O lo dici solo per non farmi preoccupare?»
Gli sorrise, cercando di mostrare il suo sorriso più sereno e gli schioccò un bacio sulle labbra, asciugandogli con il dorso della mano il sale che era rimasto sul suo viso.
«Lo credo davvero. Accompagno Severus nella culla, prima che si svegli di nuovo. Torno subito e prima di raggiungere tua madre al San Mungo dormiamo qualche ora, altrimenti crolliamo»
Non gli diede nemmeno il tempo di ribattere, si alzò con determinazione, Ron però catturò dolcemente le dita della moglie, invitandola a non fare un altro passo lontano da lui.
«Amore, tu resta qui con i bambini. Non riuscirei a dormire senza vederla. Grazie per la tua vicinanza, sarei perso senza di te»
Non le diede modo di ribellarsi, aveva già deciso ed Hermione non poteva fare altro che rispettare il volere di suo marito, benché ciò non giovasse alla sua salute. Le porse un bacio tra i capelli e si avviò serio verso la porta della camera.
 
∞∞∞
 
Quella mattina aveva un’atmosfera tutt’altro che pesante, la signora Malfoy si stava impegnando a preparare un’abbondante colazione per sé e suo marito, rigorosamente di nascosto da lui, altrimenti avrebbe senza ombra di dubbio iniziato a polemizzare sul fatto che lei fosse in piedi e stesse facendo chissà quali sforzi poi. Astoria aveva colto l’occasione sul fatto che suo marito fosse un dormiglione e a metà mattina non si fosse ancora svegliato.
Stava molto meglio da quando era stata dimessa dal San Mungo e ciò le aveva donato una nuova speranza, insieme – ed era inutile negarlo, glielo si poteva leggere sul viso – alla notizia che aveva appena ricevuto, talmente fresca che poteva ancora sentire il battito delle ali del gufo che aveva consegnato la missiva. Quando lo vide scendere ancora assonnato per raggiungerla, non poté fare a meno di sorridergli, ignorando i quasi certi rimproveri che sarebbero arrivati vedendo la tavola così imbandita. La cosa migliore che poté fare per sedare sul nascere qualsiasi polemica fu prenderlo per la gola, così afferrò una fetta di torta al cioccolato, di cui sapeva essere ghiotto suo marito, e non appena fu a pochi centimetri da lei, la avvicinò alla sua bocca.
«Astoria, cosa …»
«Assaggia, su, coraggio»
Draco aveva appena finito di stropicciarsi gli occhi, ma guidato fisicamente da lei non ebbe altra possibilità che afferrare quella fetta e mangiarla; sua moglie attese che le desse un suo parere a riguardo.
«Allora? È buona?»
«Sì, ma non capisco, cosa stiamo festeggiando?»
Era lieta che glielo avesse chiesto, si pulì le mani su un tovagliolo e afferrò un foglio posato lì accanto, pronto per essere consegnato a suo marito; glielo dispiegò e lo mise davanti ai suoi occhi. Draco lo lesse attentamente dalle mani di sua moglie, non osò toccarlo per paura di macchiarlo con il cioccolato rimasto sulle sue dita; quando finalmente arrivò alla firma finale del medimago che aveva stilato quel bollettino medico, alzò lo sguardo apatico e incredulo su Astoria, ma ciò non spense il sorriso di lei.
«Cosa c’è, tesoro? Non mi dici niente?»
«Astoria, qui dice che tu sei …»
«… guarita»
Draco non riusciva nemmeno a dirlo, era una notizia troppo bella, era più simile ad un sogno che si realizzava e nella sua vita pochi desideri erano diventati realtà.
«Amore, respira, non sembra tu sia felice»
Lo punzecchiò, sicura che quella fosse una reazione normale davanti ad una guarigione del tutto inaspettata. Draco non le sorrise e nemmeno pianse di gioia, ciò che invece gli venne spontaneo fu attirarla a sé per poterla stringere tra le sue braccia, incurante che stesse stropicciando quel foglio, ancora rimasto tra loro, visto che aveva preso alla sprovvista sua moglie con quello slancio di affetto; Astoria ricambiò l’abbraccio, anzi non vedeva l’ora che lui si svegliasse per poter condividere quella meravigliosa notizia. Non le rivolse alcuna parola, si limitò a stringerla, almeno fino a che il campanello della Villa rintoccò; Draco con entusiasmo sciolse l’abbraccio con la moglie e rivolgendole un sorriso spensierato si avviò verso la porta, senza domandarsi se stessero aspettando qualcuno, in quel momento poco importava. Colei che lo attendeva sulla soglia era una presenza del tutto inaspettata e alquanto sgradita, ma lui non riusciva ad immaginare quanto fossero buone le sue intenzioni, infatti non provò nemmeno a comprenderle o lasciare che lei le esplicitasse, preferì richiudere la porta prima che lei potesse parlare. Astoria vide in pochi minuti la gioia del marito spegnersi e seguì con attenzione i suoi movimenti, mentre si sedeva sulla sua poltrona e si accedeva con nervosismo una sigaretta; la padrona di casa, benché fosse concentrata su di lui, non riuscì a cogliere il motivo di tanto improvviso turbamento.
«Draco, chi era?»
«Nessuno»
«Draco, sai che non voglio che fumi in casa, tuo figlio sta riposando di sopra»
La ignorò, nel giro di poco aveva ricominciato a mostrare la sua aria burbera e non si degnava nemmeno di incrociare lo sguardo di sua moglie, convinto che lo avrebbe solo rimproverato e lui necessitava solo di sfogare la sua frustrazione. Per Astoria quella reazione era un chiaro segnale di guai, che però l’uomo non sembrava aver voglia di condividere.
«Draco …»
«Mia madre!»
Il tono del marito rimbombò per il soggiorno della Villa e stavolta Astoria, stufa del suo atteggiamento aggressivo, gli stava rispondendo mettendo in secondo piano ciò che gli aveva appena riferito. Il campanello però la bloccò, prima che facesse scoppiare la lite, avrebbe dovuto ringraziare sua madre in quel caso per averla scampata, non disprezzarla.
«Signora Malfoy»
Astoria notò l’aria stanca della suocera e le lacrime prossime a scorrere. Narcissa riconobbe la nuora, benché fossero passati molti anni dall’ultima volta in cui l’aveva vista, era sempre stata graziosa, non le fu difficile credere che Draco l’avesse scelta come compagna di vita.
«Astoria … ho bisogno di parlare con mio figlio»
Spinta dalle suppliche di Narcissa, si voltò verso il marito, il quale teneva lo sguardo fisso sul pavimento e l’unico oggetto di interesse era la sigaretta accesa; Astoria era convinta che non sarebbe mai riuscita a convincerlo ad un colloquio con sua madre, lei però non riusciva a rimanere indifferente davanti allo stato della suocera, così le spalancò la porta invitandola ad entrare, era infreddolita, non sembrava più la ricca padrona di quella villa.
«Venga, le offro qualcosa di caldo»
Narcissa però non riuscì a seguirla verso quella tavola imbandita ignorando la presenza del figlio.
«Non c’entro nulla con l’evasione di tuo padre»
«Dovresti marcire insieme a lui in quella prigione»
«Hai ragione. Infondo ho promesso nella buona e nella cattiva sorte, nel bene e nel male, quindi non capisco neppure io per quale ragione mi sia stato risparmiato Azkaban, dovrei essere al suo fianco»
Fu in quel momento che Draco alzò lo sguardo su di lei e Narcissa poté finalmente incontrare i suoi occhi chiari, non seppe spiegarsi il motivo, ma in quegli anni sembravano aver acquisito una nuova luce.
«Mi sei mancato, figliolo»
«Tu a me per niente. Tu e quell’uomo mi avete rovinato la vita, per colpa vostra ho la costante paura di essere un pessimo marito e un padre incapace. Ma come hai potuto consentire che mi trasformasse in un Mangiamorte?! Tu hai potuto scegliere, vero? Perché io no?»
Si aspettava ogni singola accusa, era preparata, ma sentir pronunciare quelle parole la colpiva direttamente al cuore; dimenticò l’invito della nuora e si inginocchiò con aria remissiva ai suoi piedi, posandogli affettuosamente una mano sul ginocchio.
«Draco, non appena mi è stato consentito agire, l’ho fatto. Desideravo solo che mio figlio ne uscisse sano e salvo. Non mi importava di nessun altro, solo di te»
«Sei sparita per ventiquattro anni, perché sei tornata proprio ora, di cosa hai bisogno? Non dirmi che ti inventerai la squallida scusa che stai per morire»
«Niente di tutto questo, mi dispiace dirti che sono in ottima salute. Non è stato facile nemmeno per me, dopo la fine della guerra avevo perso un marito e un figlio, non c’era alcuna ragione per la quale io tornassi qui alla Villa, c’erano troppi ricordi orribili tra queste mura»
«Già, ricordi con cui io ho dovuto convivere e con cui convivo ogni giorno. Non sai di cosa stai parlando, solo io ho la disgrazia di riviverli, tu sei scappata, fregandotene di avere un figlio rimasto provato dalla guerra. Salazar solo sa che fine avrei fatto senza Astoria! Ringrazia lei se sono ancora vivo»
Gettò una fugace occhiata alla moglie, rivolgendole forse una delle più belle dichiarazioni d’amore che le avesse mai dedicato senza nemmeno rendersene conto. Narcissa proseguì il suo racconto ignorando l’insofferenza di Draco nei suoi confronti.
«Per un breve periodo mi ha ospitato Andromeda, lei aveva perso una figlia e suo marito, le restava solo suo nipote, ed io avevo perso tutto»
Narcissa prese un respiro profondo nell’alzarsi da quella posizione accovacciata.
«Sarei voluta tornare prima, ma ho lasciato Londra molti anni fa. Ho vissuto da fuggiasca, anche se non ero stata dichiarata tale. Sono più di vent’anni che non vedo tuo padre, ma quando ho letto della sua evasione sulla Gazzetta del Profeta, ho temuto potesse farti del male e non potevo più permetterlo, soprattutto quando ho scoperto che avevi creato una famiglia»
«Dovrei ringraziarti per l’interessamento? Grazie, ma io e Astoria siamo usciti da un periodo orribile senza bisogno del tuo aiuto, anzi Potter, Weasley e Granger mi sono stati molto più accanto di te»
«Draco, io …»
L’uomo si alzò risoluto, non aveva intenzione di sentire altro, era convinto che sarebbero state solo magre giustificazioni per rientrare nella sua vita, quasi sicuramente in un momento di bisogno.
«Basta … mamma. Ho passato troppi anni a spremermi le meningi su ciò che avrei potuto fare o che avresti potuto fare tu per risparmiarci tutta quella sofferenza. Astoria è stata il mio nuovo inizio e non consentirò a nessuno, tanto meno a te, di rovinare i giorni che mi rimangono accanto a lei e ai nostri figli»
Spense con rabbia la sigaretta in un bicchiere, in cui Astoria aveva versato dell'acqua, visto che in quella villa i posacenere sembravano essere vietati dalla signora di casa e si diresse fuori verso il giardino. Dopo che Draco fu uscito, le due donne passarono qualche istante in totale silenzio, entrambe erano consapevoli del carattere di Draco e che solo un limitato repertorio di parole avrebbe potuto tranquillizzarlo, in quel momento però Astoria trovò opportuno offrire alla suocera la giusta accoglienza, accantonando per un momento anni di mancanze.
«Non ha ancora avuto la possibilità di conoscere i suoi nipoti, vero?»
Astoria desiderava davvero stemperare la tensione che si poteva facilmente leggere sul volto della matrona. Nessuno avrebbe potuto cancellare il passato, neppure la magia era abbastanza potente per riuscirci, ma avevano però il potere di rendere migliore il loro futuro.
«Non si deve preoccupare, Draco ha solo bisogno di tempo, metterò una buona parola per lei. Dunque, il nostro primogenito, Scorpius, attualmente è ad Hogwarts. Forse lei non sa che si è sposato con una Weasley e ha due bellissimi gemelli, Severus e Jean. Garret è nato da poco e sta riposando al piano superiore, vuole salutarlo?»
Tutte quelle notizie sui suoi nipoti e pronipoti la stordirono, non vedeva come quelle informazioni potessero essere rilevanti prima di ricevere il perdono di suo figlio, che, per quanto la nuora si stesse sforzando di mostrare ottimismo, non era affatto scontato.
«No, grazie, sarà per la prossima volta, preferisco prima dare tempo a Draco di accettare il mio ritorno. Non ho mai veramente ascoltato i sentimenti di mio figlio, non voglio più forzarlo»
«Mi raccomando non sparisca di nuovo, altrimenti gli sforzi di mio marito saranno inutili»
«Tornerò presto»
Narcissa si congedò con un grato sorriso e uscì dalla porta seguita da Astoria, che, mentre la suocera si avviava verso il cancello, cercò con lo sguardo il marito: lo vide accomodato sotto l'unico salice piangente presente nei territori della Villa.
«Hai scelto a caso questo angolo di giardino o rispecchia il tuo umore?»
Avvicinandosi Astoria notò che aveva appena acceso un’altra sigaretta, ma stavolta gliela strappò dalle dita e gliela spense lasciandolo contrariato.
«Basta con questo veleno, Draco. Parliamo se hai bisogno di sfogarti, ma non fumare»
Nell’esatto istante in cui lei si sedette sull’erba accanto a lui, Draco immerse il viso nell’incavo della spalla della moglie e pianse silenziosamente soffocando i singhiozzi. Gli accarezzò il viso con dolcezza, conscia di cosa avesse scatenato quella reazione.
«M-mi dispiace reagire così, dovrei solo essere felice per la tua guarigione, invece mi ritrovo a soffrire per una madre snaturata»
«Draco, a modo suo lei ti ha protetto»
«La difendi?? Astoria, tu non faresti mai nulla di simile a Scorpius o a Garret»
«Io non mi sono mai trovata in una situazione simile, non so con esattezza come potrei reagire e nemmeno tu puoi saperlo. Tesoro, bisogna vivere le situazioni per poter giudicare»
La fissò negli occhi per infiniti istanti, per poi imprimerle un dolcissimo bacio sulle labbra, ma prima che lui potesse approfondirlo, lei lo allontanò.
«Draco, per Salazar, con tutta questa nicotina non riesco a baciarti»
«È per caso una minaccia? Se fumo, non mi baci più?»
«No, tesoro, ti sto dando solo un buon motivo per smettere di farti del male e tra i buoni motivi ci siamo io, i tuoi figli e i tuoi nipoti»
Aveva appena finito di elencare quei validi motivi, quando uno di essi iniziò a far sentire la sua presenza, fino a quel momento silenziosa, dal piano superiore, udibile anche attraverso le finestre chiuse.
«Vado da Garret e tu lavati i denti»
Lo lasciò solo in quel punto, porgendogli un bacio sulla fronte.
«Sì, amore, sarà fatto»
Draco afferrò la sua personale scatola di sigarette dalla tasca, si alzò e le buttò in un cestino poco distante da lui. Stava diventando esattamente come il suo consuocero, piuttosto remissivo al gentil sesso.
 
∞∞∞
 
Non era affatto semplice per Scorpius concentrarsi sui libri avendo accanto la sua bellissima e intelligente moglie. Restava in ascolto con la testa appoggiata ad un pugno e la fissava mentre teneva quella piccola lezione personale su uno degli immensi tavoli della Sala Grande. Persino Erbologia sembrava essere astrusa con la giusta distrazione, benché Rose stesse svolgendo professionalmente il compito che le era stato affidato dalla preside. A Scorpius era stato concesso di accedere al sesto anno, purché avesse recuperato nei primi mesi i G.U.F.O e per la McGranitt non vi era davvero allieva migliore che potesse in breve tempo aiutarlo a rimettersi in pari, al di là del coinvolgimento emotivo. La deconcentrazione di Scorpius però era dovuta proprio all'attrazione che provava per lei e la fatica che la ragazza avrebbe dovuto fare non era stata messa in conto dalla professoressa.
«Scorpius, mi stai ascoltando?»
«Certo»
A quel rimprovero si disincantò da lei e si sedette più composto sulla sedia, posizionando persino meglio il libro davanti a sé, ma non l’avrebbe imbrogliata tanto facilmente, era fin troppo attenta.
«Non hai ascoltato una singola parola»
«Ovvio che sì»
«Ne dubito»
Rose riposò diffidente lo sguardo sul proprio libro, invitandolo a fare lo stesso e a seguirla. Non riuscì a terminare la prima frase della pagina, si bloccò quando avvertì sul collo il respiro caldo del ragazzo con l’unico intento di sussurrarle accanto all’orecchio.
«E se andassimo in camera mia a ripassare? Cosa ne dici?»
Rose alzò lentamente lo sguardo su di lui fulminandolo, aveva compreso le sue intenzioni e a lui non servirono molte parole per capire quanto fosse in disaccordo con quell’idea.
«Vuoi passare i G.U.F.O, sì o no? La McGranitt ti sbatte fuori, se non li superi»
Scorpius sbuffò allentando svogliatamente la cravatta, stanco e accaldato, benché indossasse solo la sua camicia bianca; ripassavano ormai da qualche ora e i ritmi di studio di Rose non gli si addicevano. Se pensava di attrarla così, si sbagliava di grosso, avevano altro a cui pensare quel pomeriggio.
«Eh dai, Rose, non sono così difficili gli esami, meritiamo entrambi anche un po’ di riposo»
«Se studiassi e ti impegnassi»
«Sto studiando! Impossibile non farlo, visto che mi metti sotto torchio e poi tengo a restare con te in questa scuola»
Passò qualche secondo prima che la ragazza scoppiasse a ridere e contagiasse in parte anche lui, ma rimase comunque perplesso.
«Che c’è? Cos’ho detto?»
«Niente, amore. Mi sembra solo di risentire mio padre»
«E indovina da chi puoi aver preso tu»
Non gradì affatto la battuta, anche perché suonava tanto come una critica, o almeno paragonare il suo carattere a quello orgoglioso di sua madre non era mai positivo. Stavolta perciò lo fulminò accompagnando lo sguardo corrucciato ad un colpetto sul petto.
«Non sei divertente»
Un paio di ali li raggiunse poco dopo, interrompendo quel piccolo screzio tra loro e i pensieri della giovane; non vi era nulla di strano, se non fosse che la posta quella mattina era già stata consegnata.
«Che diavolo è scoppiata, la terza guerra magica?»
Scorpius allungò la mano verso la posta non appena venne posata davanti a loro, ma la ritrasse subito dopo titubante, per paura che interrompere lo studio fosse una pessima idea per sua moglie, così le lanciò un’occhiata per ricevere il consenso.
«Cosa stai aspettando?»
Il ragazzo prese la busta e la aprì, la svuotò del contenuto e subito un sorriso si dipinse sul suo volto, la foto in essa contenuta lo rasserenò. Rose si sporse per vedere e scorse suo padre appisolato, forse più crollato dalla stanchezza, sulla sedia della camera che una volta apparteneva alla giovane, al suo petto si era addormentata la piccola Jean; un biglietto allegato di Hermione recitava: non è più così giovane. Un'altra lettera informava i due delle novità e Scorpius, siccome era stata scritta dalla suocera, decise di leggerla ad alta voce:

 
Ciao tesoro,
i tuoi bimbi stanno bene, ma non dare troppi meriti a tuo padre, si addormenta prima di loro. Giustifico la sua stanchezza solo per il fatto che in questi mesi si sia parecchio impegnato per arrestare Lucius il prima possibile e finalmente è di nuovo ad Azkaban insieme ai suoi seguaci, su questo potete stare tranquilli.
In questi giorni mi ha scritto Astoria e mi ha comunicato una meravigliosa notizia: è completamente guarita, il San Mungo le ha spedito un gufo alla Villa per comunicarlo a lei e a Draco.
Bambina mia, papà non vuole che te lo dica, ma non voglio mentirti, nonna Molly si è sentita poco bene nei giorni scorsi, è stato solo un mancamento, i medimaghi però preferiscono tenerla in osservazione.

Scopius non fece in tempo a leggere la parte in cui Hermione raccomandava la figlia di non stare in pena e nemmeno a gioire per il prodigioso miglioramento di Astoria, Rose gli aveva strappato la lettera prima che lui potesse farlo.
«Cosa significa che è stata male??»
La ragazza rilesse le parole della madre, sperando che suo marito avesse inteso male. Scorpius aveva compreso bene la lettera ed anche lo stato d'animo della moglie, così le sussurrò dolcemente per tranquillizzarla.
«Amore, può capitare a tutti di stare poco bene e tua nonna è anziana, quindi …»
«Come, scusa? Ciò significa che è normale che venga ricoverata al San Mungo??»
«Non ho detto questo … certo però che tua madre avrebbe potuto …»
«Avrebbe potuto cosa??»
La preoccupazione l’aveva chiaramente innervosita.
« … non allarmarti. Rose, ti calmi?»
Lei si alzò fulminandolo, sgusciando via dai flebili tentativi di lui di fermarla; riuscì solo a recuperare velocemente i suoi libri e ad avviarsi verso l’immenso portone della Sala Grande, imboccando la strada verso la biblioteca. Non desiderava ascoltare oltre le inutili e circostanziali parole di Scorpius, cercava solo un po’ di pace per calmarsi e tra i libri aveva speranza di trovarla; ci sarebbe stato il tempo per esporre l’intenzione di far visita alla nonna in ospedale e per chiedere alla preside un permesso speciale. Proprio mentre si stava avvicinando alla biblioteca, alcune voci la distrassero dalla sua meta e dai suoi pensieri; appena oltre le mura alcuni Serpeverde e Grifondoro che lei riconobbe stavano diffondendo maldicenze sul conto suo e di Scorpius; Rose, già provata, non riuscì a trattenere una lacrima che le percorse la guancia. Attese che passassero senza farsi notare, per poi proseguire la sua strada. Quando arrivò in biblioteca aveva qualche lacrima in più all’altezza degli occhi, ma un suo compagno, un certo McLaggen che era al settimo anno, notò il suo stato.
«Rose, tutto bene?»
La ragazza si asciugò velocemente gli occhi, non era abbastanza in confidenza con lui per mostrare le proprie fragilità, ma allo stesso tempo era troppo provata dagli ultimi eventi per riuscire a reprimere la sua sofferenza.
«S-sì, grazie»
Lui però non voleva lasciarla sola, era chiaramente scossa e chiunque avrebbe potuto notarlo.
«Rose, cosa ti ha sconvolta?»
Non riusciva a parlargli, amico o meno quel ragazzo sembrava essere la sua unica potenziale fonte di sollievo, così senza pensarci, ma solo lasciandosi guidare dal dolore, si buttò inaspettatamente tra le sue braccia. Lui rimase comprensibilmente indeciso se abbracciarla oppure no; alla fine cedette e la strinse a sé, mentre sfogò le sue lacrime contro il suo petto.
«Rose, mi dici cosa …»
Ma lei continuava a piangere inondandogli la divisa.
«N-non ce la faccio così»
«Ehi, non stai bene? In tal caso ti accompagno in Infermeria, non ha alcun senso piangere qui in mezzo alla biblioteca»
Si sollevò lentamente da quella posizione per incontrare il volto preoccupato di McLaggen.
«Tu sai cosa dicono di noi, vero?»
Rimase in totale silenzio, la domanda non lo sorprese del tutto.
«Mi accusano di essere una traditrice, di aver fraternizzato con il nemico. Tu lo sai, vero? Sei solo testimone di quelle voci che si stanno spargendo nel Castello o per caso mi accusi anche tu? Anche tu pensi che abbia generato gli eredi di una delle famiglie più spietate di Londra?»
«Rose, io non …»
McLaggen non seppe come giustificarsi e per la verità neppure cosa pensare, le idee a riguardo erano svariate. In mancanza di una risposta negativa, la ragazza, già piuttosto alterata dalle pessime notizie, iniziò a prenderlo a pugni sul petto. Quando Scorpius, che in un primo momento era rimasto sulla porta indeciso se intervenire dopo il loro litigio, finalmente la raggiunse all’interno della biblioteca, non indugiò a frapporsi tra i due.
«Rose!»
Le allontanò le mani dal ragazzo e la abbracciò, tentando di placare la sua furia con dolcezza; La ragazza accolse i tentativi del marito e si accoccolò sul suo petto continuando a sfogare tutto il suo dolore, ignorando di aver poco prima litigato con lui, era sicuramente quello il luogo migliore dove rifugiarsi. Scorpius non ebbe dubbi sul principale responsabile di quel pianto, benché sua moglie fosse a conoscenza della salute della nonna, così si rivolse a McLaggen rimasto immobile e impassibile di fronte a quella scena.
«Cosa le hai fatto?»
«Non le ho fatto nulla»
«Perché piange, allora?»
«Ha sentito quello che si dice in giro»
«Quello che pensate tutti, intendi? Quello che cercavo in tutti i modi di non farle sentire. Rose, tesoro, va tutto bene, ignorali»
Il giovane Grifondoro in questione era davvero mortificato per la disperazione della compagna, lui e gli altri responsabili non avevano nemmeno lontanamente immaginato le conseguenze di quelle assurdi voci che ormai da qualche giorno dilagavano tra gli studenti di Hogwarts.
«Mi dispiace, Scorpius, davvero»
«Davvero ti dispiace? Perché a me non risulta, sbaglio o anche tu sostenevi quanto Rose fosse sprecata? Ti ho sentito e ho anche capito che ti piaceva»
Rose alzò gli occhi su McLaggen confusa; non era forse nelle condizioni psichiche migliori per simili discorsi, ma stava ricevendo davvero troppe notizie sovrapposte che l’avrebbero mandata in confusione anche in condizioni ottimali.
«Cosa??»
«Sarei stato sicuramente meglio di lui, Rose, con me avresti dato meno dispiaceri ai tuoi genitori e avresti avuto meno problemi»
Quegli assurdi discorsi irritarono Scorpius a tal punto che lo portarono ad inveirgli fisicamente contro; Rose riuscì a bloccarlo per un soffio, si era divincolato con forza dalle braccia della ragazza, ma, nonostante ciò, la sua vicinanza sembrava essere riuscita a placare la sua ira.
«No, Scorpius, no! Ti prego, no»
«Stai lontano da lei»
«Scorpius, io ho scelto te, non hai motivo di arrabbiarti»
«Difendi chi pensa che i Malfoy siano ancora gente ignobile??»
«Certo che no, ma non posso farti commettere una sciocchezza. Scorpius, anche a me fa male ciò che pensano della nostra famiglia, grazie per avermi protetta dalle malelingue, ma dobbiamo cercare di ignorarli se vogliamo vivere in questa scuola fino al termine delle lezioni, me lo hai appena suggerito anche tu»
Lo fissò dritto negli occhi, nonostante le sue pupille fossero lucide e solo quando finalmente la ragazza fu certa di aver scongiurato una rissa, visto che McLaggen si era dileguato subito dopo, diede al marito l’implicita possibilità di parlare.
«Rose, stai attenta a quel ragazzo»
«Non è pericoloso, lui parla molto, ma non farebbe nulla contro di noi»
«Ciò che mi preoccupa è che tu gli piaci ed io non voglio perderti»
«Non me ne sono mai accorta, ma a me non importa nulla di lui, lo sai bene, per me esisti solo tu»
«Cerca di non rimanere più sola con lui, va bene? Di te mi fido, ma degli altri molto meno»

Continua ...

 
Ciao ragazzi!

Non potete nemmeno immaginare quante volte ho modificato questo capitolo, ormai ho perso il conto ^^’ Non riuscivo a trovare la scaletta giusta che quanto meno gli desse un senso logico … quindi eccomi qui dopo mesi a pubblicarlo ☹
A questo giro desidero fare un caro ringraziamento a MagiaOscura per avermi suggerito idee utili ai fini della trama. Oltre ovviamente a ringraziare voi tutti per l’enorme pazienza che avete con un disastro come me! <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 58
*** Questione di famiglia ***


Questione di famiglia

 

 

La professoressa McGranitt si era sforzata di essere accondiscendente e concesse a Rose un breve ritorno a Londra per stare accanto alla sua famiglia; la preoccupazione della sua studentessa non l’aveva lasciata indifferente, il suo cuore in primis perse un battito. Per l’anziana preside sapere che Molly Prewett-Weasley fosse di salute cagionevole l’addolorò e immaginò che la presenza della nipote potesse giovare. Aveva acconsentito quindi ad una partenza straordinaria dell’Hogwarts Express, nonostante tutte le concessioni già date a Rose negli ultimi anni. La ragazza, giunta alla stazione di King’s Cross, sapeva di non trovare nessuno ad accoglierla, non aveva avvisato i familiari dell’arrivo, glielo avrebbero sicuramente impedito in qualche modo e lei desiderava solo accertarsi che la nonna stesse bene. Solo il fratello, il marito e Albus erano al corrente della sua partenza; era stata proprio lei ad avvertire quest’ultimo dell’improvviso malore della nonna, a quanto sembrava né Harry né Ginny si erano presi il disturbo di avvertire i figli, inviando loro un semplice gufo. L’unica ad avere considerato la presenza dei ragazzi ad Hogwarts era stata Hermione e Rose, conoscendola, poteva supporre avesse attentamente ponderato quella decisione; sua madre riteneva sicuramente peggiore che loro lo scoprissero da terzi o peggio ancora lo leggessero sulla Gazzetta del Profeta, che era risaputo dovesse ficcanasare ovunque, specie sui membri della famiglia del Ministro. Hermione l’avrebbe probabilmente sgridata; Rose, essendo razionale come la madre, aveva considerato le conseguenze di quell’uscita dal Castello, ma avrebbe potuto contare sul consenso dato dalla Preside. Proprio in quelle ore, mentre la ragazza si trovava a chilometri di distanza da Hogwarts, Scorpius stava svolgendo i suoi G.U.F.O; non piacque nemmeno a lei il tempismo con cui era dovuta partire, avrebbe preferito senza alcun dubbio essergli accanto, sapeva quanto fosse insicuro, ma non poteva rischiare che la nonna peggiorasse, Rose infondo non aveva ricevuto notizie precise sul suo stato di salute, quindi Molly sarebbe potuta riversare in qualsiasi condizione al suo arrivo. Aveva perciò dato la priorità alla nonna, ma ciò che la commosse, appena prima che lui raggiungesse l’aula in cui si sarebbero svolti i suoi esami e lei salisse sull’Hogwarts Express, fu la comprensione di suo marito, non si era offeso per la sua scelta, anzi era convinto che in quei momenti il suo posto fosse altrove, a Londra accanto ai suoi genitori. Rose, dal canto suo, era sicura che Scorpius avrebbe accantonato l’ansia da prestazione e avrebbe riscoperto tutta la determinazione del Serpeverde, pur di soggiornare per altri due anni in quel Castello insieme a lei, fino al conseguimento del diploma.
La ragazza giunse al San Mungo con il fiato mozzato in gola, sperava quasi di non trovare nessuno di familiare, ciò avrebbe significato che nonna Molly stava già meglio e le avevano permesso di tornare alla Tana insieme ai suoi cari. Le preghiere di Rose però non vennero ascoltate, morirono nel suo cuore, quando riconobbe a distanza di pochi metri suo padre, seduto su una sedia a bordo corridoio; l’uomo teneva le braccia conserte accostate al petto, Rose, avvicinandosi di qualche passo, intravide le sue palpebre abbassate e suppose fosse in dormiveglia, era pressoché impossibile, anche per un dormiglione come lui, cadere in un sonno profondo in quella pozione alquanto scomoda. Le si strinse il cuore, la nuca di Ron, leggermente inclinata, era appoggiata al muro freddo e duro, quando Rose gli fu abbastanza vicino, gli posò dolcemente una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
«Papà»
Ron aprì gli occhi stanchi, quel tocco aveva accelerato i battiti nel petto, lungo quei pochi minuti di riposo si era dimenticato di essere in ospedale e temette che qualcuno gli stesse portando brutte notizie. Impiegò qualche istante prima di mettere a fuoco la figura della figlia e, nonostante non si trattasse di qualche medimago o guaritore, si spaventò, anzi la sua presenza fu per lui del tutto inaspettata.
«Rose! Cosa, miseriaccia, fai qui??»
Da parte della primogenita avrebbe potuto aspettarsi qualunque gesto, era imprevedibile e dalla mente di Ron non voleva proprio togliersi l’eventualità di una fuga dal Castello. La ragazza si sedette pacatamente accanto a lui, sperando di tranquillizzarlo, ma le iridi azzurre del padre erano fisse su di lei in cerca di una spiegazione plausibile.
«Calmati, papà, ci manca solo che ti venga un colpo al cuore per colpa mia. È stata mamma ad informarmi delle condizioni di salute della nonna»
«Cos’ha fatto tua madre?? Ero riuscito a tenere fuori la Gazzetta e non contenta ci pensa lei ad allarmarvi?? Le avevo chiesto di …»
«Lo so, me lo ha detto ed era consapevole di andare contro la tua volontà, ma, ti prego, non prendertela con lei, ha fatto solo ciò che riteneva giusto, odio vedervi litigare per causa mia»
Ron non promise nulla alla figlia, si limitò a sfregarsi gli occhi pesanti, come se al loro posto avesse un macigno.
«Da quanto non dormi?»
La situazione che Rose trovò a Londra non le piacque per niente; a quanto sembrava non era solo la salute della nonna ad essere preoccupante, il ricovero di quella donna aveva spezzato i ritmi già irregolari di suo padre, che, in assenza del poco riposo che gli era concesso dal lavoro, sentiva la fatica accentuata. Non era tra le intenzioni di Ron dare nuove preoccupazioni alla figlia, così indugiò a risponderle con sincerità.
«Non mi ricordo, tesoro, quando esco dal Ministero mi precipito qui»
«Così non sei d’aiuto alla nonna, crollerai presto. Papà, devi andare subito a casa e stenderti qualche ora, resto io con nonna Molly, fidati di me, non le faccio mancare nulla»
Ron le rivolse un mezzo sorriso, le era grato, ma Rose non avrebbe dovuto nemmeno essere lì e avrebbe scommesso ogni zellino del suo stipendio che sarebbe stato lui a finire nei guai se sua moglie avesse trovato la figlia al San Mungo.
«Tua madre è con Severus e Jean. I tuoi zii mi hanno già proposto di andare a casa, tu sei solo l’ultima della lista, ma ho declinato persino l’invito di tuo nonno. Nelle poche ore libere dal lavoro voglio starle accanto»
Rose non poté evitare di sentirsi in colpa, non sapeva con esattezza da quanti giorni sua nonna si trovasse in ospedale, era probabile che la madre avesse indugiato ad avvertirla, date le reticenze di suo padre; la ragazza ipotizzò che l’impegno che aveva lasciato loro nella cura dei suoi figli avesse reso ancora più gravoso il periodo che stavano vivendo.
«Sei il solito testone»
«Senti chi parla, se sei qui immagino tu abbia supplicato davanti alla preside un permesso eccezionale o, almeno, io me lo auguro, perché se scopro che sei uscita da quel Castello di nascosto rischi l’arresto, Rose Granger-Weasley»
 
~
 
Le mura della Villa per Draco erano diventate un macigno da quando aveva rivisto sua madre; il passato aveva ricominciato a martellare nella sua mente giorno e notte, offuscando quel poco di serenità che aveva riscoperto dopo la guarigione della moglie. Draco aveva gridato contro Narcissa tutto il suo disprezzo, era stato istintivo, era uno sfogo che serbava nel cuore da anni, aveva solo colto l’occasione che lei gli aveva presentato su un piatto d’argento.
All’uomo non importava che l’autunno fosse ormai prossimo e dalla finestra della camera da letto quella mattina entrasse aria troppo fredda. Il cielo si stava coprendo di nuvoloni tinti di un grigio tendente al nero petrolio; iniziava a scendere lentamente qualche goccia, Draco sapeva che presto si sarebbe scatenato uno degli ultimi acquazzoni estivi che avrebbe portato con sé grandine, avrebbe perciò dovuto, sulla base del suo intuito, chiudere le ante a vetro, ma non lo fece, il temporale non rientrava tra i suoi timori. Tra le gocce d’acqua che si facevano sempre più insistenti, un gufo dal maestoso piumaggio stava sfrecciando nella sua direzione; era un gufo reale, lo avrebbe riconosciuto tra centinaia di rapaci e la sua presenza gli aveva provocato un brivido lungo la schiena che non aveva nulla a che fare con l’indice di umidità di quella giornata. Attese che il gufo si appollaiasse sul davanzale per poter recuperare la busta inumidita dal suo becco. Non era mai stato così tanto diffidente nei confronti di sua madre come in quel momento, la comparsa di quel gufo, che in passato consegnava solo regali, gli infondeva un senso di irrequietezza. Si concentrò sulla busta, sperando che quel volatile sentendosi ignorato si dileguasse, era alla ricerca dell’antico sigillo dei Malfoy, a conferma che si trattasse proprio di lei, ma non lo trovò. A quanto sembrava a lui, era diventata una donna comune, aveva svestito gli abiti della nobile e si era dedicata ad una vita modesta, ma quella era solo l’apparenza e lui aveva imparato a fidarsi poco delle apparenze. Presupponeva gli avesse spedito una lettera carica dei più svariati alibi e scusanti, infondo aveva già iniziato ad elencargliene alcuni quando aveva avuto la malsana idea di bussare alla porta della Villa; Astoria gli avrebbe suggerito caldamente di leggerla, perché infondo tutti avevano diritto ad essere ascoltati. Non lo fece per la madre, ma conosceva sua moglie e lo avrebbe fatto sentire in colpa fino allo sfinimento se prima di leggere quelle parole avesse bruciato la lettera nel camino. Draco lasciò la finestra spalancata, ignorando che il vento stesse costellando le sue guance di qualche piccola goccia e estrasse il foglio un po’ ingiallito. Iniziò a leggere lentamente con mano tremante.
 

Figlio mio,

ti chiedo scusa se nell’arco di pochi giorni mi permetto di rubare nuovamente qualche minuto del tuo tempo, che, come hai giustamente sottolineato tu, è prezioso accanto alla tua famiglia. Non volevo renderti irrequieto con il mio ritorno, ma so di averlo fatto, il desiderio di rivederti è stato così grande nel mio cuore da non considerare le conseguenze. Penserai, nulla di strano, infondo quando mai ha pensato alle conseguenze del suo comportamento? Hai ragione, amore mio, hai tutte le ragioni di questo mondo, tu hai pagato le conseguenze dei miei errori, proprio tu che sei nato con un’anima candida. Draco, voglio che tu sappia che la tua anima è sempre stata integra e quella cicatrice che hai sul braccio non ha alcun significato, conta solo ciò che hai nel cuore, tu sei stato un mangiamorte inconsapevole, tuo padre non è mai riuscito a trasformarti del tutto in quel mostro.

 
Sapeva che non avrebbe mai dovuto aprire quella busta, avrebbe dovuto intuire che insieme ad essa avrebbe riaperto ferite non del tutto chiuse e che erano diventate cicatrici solo sulla pelle. Prese un profondo respiro, lasciando che l’aria fresca gli provocasse un leggero bruciore attraversando la laringe, si passò il dorso della mano sul viso per asciugarlo dalla pioggia e decise di allontanarsi dall’imposta, quando notò che qualche goccia stava iniziando a bagnare il foglio, mischiandosi a sbavature già presenti. Aveva pianto sua madre, mentre scriveva quelle parole? Non era certo di provare compassione per lei, avrebbe forse dovuto, eppure non gli stava toccando particolarmente il cuore; lo stava piuttosto irritando, non era sufficiente ammettere i propri errori con rammarico e dispiacere per cancellare il passato, lui lo sapeva bene.
 

Mi dispiace, forse è retorico dirtelo ora che hai quarant’anni, ma arrivo solo tardi, come sempre. Draco, io ho già perso tutto - famiglia, dignità -, ti sto parlando con il cuore in mano, sto mettendo a nudo quel poco di anima che è rimasta della donna che conoscevi, lo so, non era per nulla un granché, ma non ha smesso di pensare a come proteggerti fino in ultimo. Non sono riuscita a restare a Londra, è stato il mio ennesimo gesto egoista, come darti torto, ho lasciato che un ragazzo di diciassette anni elaborasse da solo la fine di quella guerra. Scusa. Non ti ho nemmeno chiesto come stavi, cos’hai provato quando hanno condannato tuo padre e nemmeno quando sei tornato in quella casa dopo che lì dentro erano stati consumati i peggiori delitti. Ma non da te, tu sei sempre stato tuo malgrado un inerme spettatore. Te lo chiedo ora, in ritardo di vent’anni, come stai? Sei forte, tesoro, hai una forza di volontà invidiabile per aver buttato il passato alle spalle e aver costruito un futuro splendente davanti a te. Sono orgogliosa dell’uomo che sei diventato, non so se grazie ad Astoria, ma io sono estremamente fiera di ciò che vedo.

 
Nemmeno Astoria era a conoscenza del dolore che aveva provato al termine di quella guerra, del senso di spaesamento che lo aveva attanagliato; fino a quel momento era appartenuto ad una delle famiglie più benestanti del Mondo Magico inglese, che fosse anche rispettabile per merito era discutibile; da un giorno all’altro, Draco, scagionato sulla carta ma non nell’anima, si era ritrovato a gestire da solo un’immensa eredità in termini di denaro e un’amara reputazione. Stava uno schifo e Astoria era stata l’unica ad accogliere quelle insicurezze senza che lui le esprimesse, non ne era stato capace. Si accomodò sul letto, ricordando la premura che aveva avuto anni prima nel sostituire tutti gli arredamenti di quella casa per offuscare i segni del passato.
 

È stata tua zia Andromeda a convincermi a tornare, lei non riusciva a capacitarsi come facessi a starti lontano pur sapendo che eri vivo, lei avrebbe venduto l’anima pur di riabbracciare sua figlia ed io sprecavo anni preziosi. Mia sorella è riuscita a mostrarmi la realtà da un’altra prospettiva, lei aveva perso quasi tutto e, per quanto mi sembrasse di essere nella medesima situazione, avevo ancora te. Ti starai chiedendo come una donna che a causa dell’Oscurità ha perso marito e figlia abbia potuto perdonare la mia vigliaccheria. Non lo so, Draco, davanti a lei non riuscivo a perdonarmi neppure io per non essere stata in grado di fermare in tempo la mano di Bellatrix, prima che potesse perdere la via del buon senso.

 
I toni con cui la madre si stava rivolgendo a lui iniziarono a sfiorarlo, ma non era sensibile abbastanza per cogliere i più profondi turbamenti dell’anima dietro quelle righe, gli unici indizi erano quelle parole a tratti sbavate e un’onestà inspiegabile che il cuore di Draco sembrava percepire nitida.
 

Draco, ero intenzionata a concederti del tempo per pensare e riflettere sulle mie parole, ma purtroppo non ne ho più la facoltà. C’è un motivo se tua moglie ha sconfitto quel male che la stava portando lentamente nella tomba, c’è un motivo anche se tuo padre è stato arrestato ed ora si trova nuovamente ad Azkaban. Aiutarti un’ultima volta per evitare che perdessi tutto ciò che con dolore sei riuscito a costruire con tua moglie era un mio dovere, speravo potesse saldare anni di mancanze. Avevo bussato un’ultima volta alla porta della Villa per salutarti, ho stretto un Voto Infrangibile e lo sai meglio di me, non si torna indietro. Nel patto che ho sancito con chi è riuscito a guarire Astoria c’era che io varcassi le porte di Azkaban, non sorprenderti se qualcuno non mi ritiene innocente, infondo tu per primo lo pensi, ma ciò che conta è che alcune vecchie conoscenze abbiano saputo aiutare te. Aver avuto la possibilità di denunciare tuo padre e consentire agli Auror di riportarlo in prigione è stata per me una grande soddisfazione. Potrai vivere serenamente d’ora in poi, l’unica cosa che mi rincresce di non poterti più dare è la serenità della tua infanzia e di tutti gli anni che ne sono seguiti. Spero che il tuo cuore possa finalmente trovare pace accanto alla donna che ami, sapendo di essere sempre stato nel giusto, non conta ciò che tuo padre voleva che fossi, conta che abbia miseramente fallito. Credo insieme a lui di aver fallito anch’io come madre, non so se per amore, ma sono certa di essermi accorta tardi di quanto Lucius avesse spinto la nostra famiglia nel baratro.

Figlio mio, ti scrivo oggi perché tra poco mi arresteranno per complicità, per tutte quelle accuse che Harry Potter era riuscito a togliermi da addosso, per le quali io non ho mai pagato e mi sono accorta che è l’unico modo per sentirmi più leggera davanti a te. Insieme a tuo padre sono condannata ai Dissennatori, ciò che spetta a coloro che hanno commesso crimini scellerati in guerra.

 
Le lacrime erano scese dagli occhi di Draco, prima di giungere al punto finale di quella lettera, non riuscì a contenerle nemmeno con le mani dopo aver scoperto il sacrificio che Narcissa aveva fatto per la sua famiglia e andarono a mischiarsi a quelle della madre, finendo di inondare quella carta. A Draco servì qualche istante per realizzare ciò che aveva appena letto, la mente impiegò qualche secondo in più rispetto al cuore - che Astoria aveva influenzato e aperto nel corso dei tanti anni di convivenza - per interpretare quelle parole.
 

Se mai ti venisse la remota voglia di versare qualche lacrima per me, non farlo, non lo merito, tu devi solo sorridere perché hai una splendida vita davanti a te. Spero che questo mio ultimo gesto possa cancellare le mancanze di una madre snaturata, colmare nel tuo cuore il vuoto che ho lasciato e possa farti scoprire la serenità che ti ho portato via non proteggendoti fin dalla più tenera età da tuo padre.

So che hai cresciuto un ragazzo meraviglioso, Scorpius racchiude in sé il meglio di te e il piccolo Garret non sarà da meno. Ti lascio, come in tutti questi anni, in ottime mani, Astoria ti ama ed è giusto che sia lei ad averti accanto, non io, sono certa che il mio sacrificio non sarà vano, con quello che avrei dovuto fare anni fa, dare la mia vita pur di salvare il tuo futuro, ma Astoria ha fatto la mia parte, lei continua a salvarti ogni giorno dal passato e ciò mi rincuora. Hai bisogno di lei ora, non di me, io ho perso l’occasione di essere una buona madre anni fa.

Ti aspetto per un ultimo saluto, prima che gli Auror mi portino via mi piacerebbe poterti rivedere, ma non voglio obbligarti.

 

La tua mamma, se vorrai che io lo sia ancora

 
La rabbia prese il posto della tristezza, accantonò quella lettera in un punto qualsiasi del copriletto e si alzò, quel materasso stava diventando troppo scomodo. Draco sapeva di avere poco tempo per prendere una decisione, iniziò a passeggiare per la stanza cercando di riscoprire lucidità, le ultime notizie lo avevano investito come una doccia fredda. Lo specchio scintillante sul comò gli restituiva l’immagine di un uomo che faticava a riconoscere: le guance erano bagnate, gli occhi erano lucidi e si stavano infiammando di una rinnovata collera verso quel destino così ingiusto. Con uno scatto d’ira diede un colpo netto ad un piccolo orologio antico - regalo di nozze da parte della suocera - che fungeva da soprammobile, rompendo nello schianto al suolo il vetro e fermando le lancette. Tentò di contenere nuovamente il dolore del dramma che stava vivendo, portandosi una mano sulle palpebre chiuse. Non riusciva a perderla dopo ciò che gli aveva rivelato; una parte di lui era sicura di poter sopravvivere alla perdita della madre, ma quella donna aveva impedito che la sua famiglia venisse distrutta, che lui perdesse sua moglie e suo figlio per sempre.
«Draco?»
La voce confusa di Astoria in prossimità della porta cercò di capire a cosa fosse dovuto il trambusto causato. Incontrare lo spaesamento negli occhi azzurri della sua compagna non diede la necessità di spiegare, senza parlare Astoria gli offrì l’incentivo per seguire i consigli che era certo lei gli avrebbe suggerito. Draco le sfiorò appena la spalla oltrepassandola sulla porta, ma era talmente di fretta che la donna non fece in tempo a domandare quale fosse la sua destinazione. Rimasta sola nella stanza, lo sguardo di Astoria si posò su ciò che era rimasto dell’orologio, comprendendo finalmente il motivo di quel frastuono, ed infine su quella lettera che si apprestò a leggere per capire il motivo della reazione di suo marito.
 
~
 
Harry ed Hermione si erano ripromessi, dopo l’evasione di Lucius Malfoy, di rinforzare le difese di Azkaban, affinché a nessun altro delinquente venisse data la possibilità di commettere nuovi crimini. I due ne stavano discutendo ormai da ore e non riuscivano a venirne a capo, la mente veniva frequentemente catturata da altri pensieri senza arrivare ad alcun progresso spendibile nella pratica. Difficilmente Hermione riusciva a nascondere le sue preoccupazioni, tanto meno al cognato; faceva scorrere la fede tra le falangi come se fosse il migliore antistress e perdeva lo sguardo assente sulle planimetrie della prigione. Avevano cercato di capire come Malfoy fosse riuscito ad eludere ogni dispositivo di sicurezza, ma nell’architettura non avevano trovato alcuna falla; l’unico provvedimento che rimase loro da prendere fu quello di assicurarsi che Lucius non facesse più del male a qualcuno. Non era facile per Hermione rivivere nella memoria le torture che pochi mesi prima aveva ricevuto da quell’uomo; tra una pena certa, però, e il Bacio del Dissennatore c’era una grande differenza e come se non bastasse, anche Narcissa Black in Malfoy aveva scelto lo stesso destino, pur di non vivere il resto della vita in prigione accanto a quell’uomo e tra quelle mura. Harry le era accanto, aveva avvicinato la sedia alla poltrona dietro la scrivania che di norma spettava al Ministro e scrutava le reazioni della cognata, iniziava a credere che un po’ di riposo, anche a causa del difficile periodo che stavano vivendo in famiglia, avrebbe giovato ad entrambi.
«Hermione. Possiamo rimandare a domani, se sei stanca»
Il tono comprensivo del migliore amico aveva bloccato i pensieri e il maneggiare compulsivo della sua fede; Harry aveva capito quanto fosse distratta, ciò la imbarazzò, non era solita perdere la concentrazione sul lavoro, così per nascondere la sua mancanza di professionalità si schiarì la voce e tentò un mesto sorriso.
«Non sono stanca, è importante apportare modifiche alla prigione, è nostro compito garantire la sicurezza e possibilmente senza arrivare al punto di ordinare l’intervento dei Dissennatori»
Il Ministro aveva dato voce ad uno dei pensieri che vagava nella mente di Harry da quando erano riusciti ad assicurare Lucius Malfoy alla giustizia; il Capo del Dipartimento degli Auror non era riuscito a pensare ad un destino migliore per un delinquente recidivo, anche se ciò equivaleva ad una pena di morte.
«Allora ho sbagliato, Ministro, sei preoccupata, non stanca. Pensi forse di dare un ordine esagerato, non in proporzione ai crimini che ha commesso? Hermione, se te lo fossi dimenticato, e temo che il tuo buon cuore lo stia facendo, ti ha torturata mesi fa proprio qui al Ministero senza alcuno scrupolo, se Rose non fosse arrivata in tempo dubito fortemente che saremmo qui a parlarne. Quindi, mi dispiace, ma preferisco assistere al Bacio dei Dissennatori su di lui, piuttosto che al tuo funerale. Se lo lasciamo in vita senza essere certi che sia innocuo, non si fermerà finché avrà raggiunto il suo scopo, è questo che vuoi, rischiare che Ron ti perda?»
Non era un caso che Hermione si stesse prodigando per un’alternativa a quelle misure eccessive; lei non era Lucius, non voleva alcuna anima sulla coscienza, poco importava che fosse pentita o meno.
«Harry, per favore, piantonalo con una guardia giorno e notte, fai quello che vuoi, vanno bene anche i lavori forzati pur di tenerlo impegnato, ma i Dissenatori no … non più, non siamo come loro. Non voglio nemmeno che Narcissa subisca quella condanna, so che lo ha fatto per salvare Draco, ma ha avuto un ruolo decisivo nella nostra vittoria e noi non possiamo dimenticarlo, dobbiamo tener fede alla nostra gratitudine. Spetta a noi la scelta sulla loro vita e abbiamo una responsabilità enorme»
La determinazione dell’Auror affievolì nell’esatto istante in cui l’amica nominò quella donna, era d’accordo con lei riguardo a Narcissa, ma non sapeva come aiutarla, si era messa nei guai da sola, vanificando tutte le deposizioni a suo favore che Harry aveva fatto dopo la fine della guerra.
«Non ho abbastanza Auror fidàti per piantonare costantemente Lucius e di certo non affido un compito del genere ad un novellino. Non so come aiutare Narcissa, non so sciogliere un Voto Infrangibile, si è condannata da sola ad Azkaban e mi ha espressamente chiesto di non farle sopportare i suoi ultimi anni tra quelle mura, quindi o la pena di morte o i Dissennatori»
Vide Hermione combattuta, nemmeno lei sapeva cosa fare, sapeva solo di avere, a fianco dei documenti sulla prigione, anche un mandato di arresto e due condanne che attendevano solo la sua sottoscrizione. Il Ministro avvicinò l’ordine di arresto, suo cognato aveva ragione, se loro non l’avessero arrestata, dopo essersi autodenunciata, sarebbe comunque andata incontro ad un destino terribile per il mancato rispetto del Voto Infrangibile. Il Capo degli Auror le aveva reso quel compito più semplice apponendo precedentemente la sua firma.
«Harry, mi devi promettere che troveremo un’alternativa ai Dissennatori per Lucius e renderemo per Narcissa il suo soggiorno ad Azakaban il più vivibile possibile»
«Hermione …»
Si era rinfilata velocemente la fede solo per liberare la mano e posarla supplichevole su quella del cognato.
«Harry, ti prego, non voglio averli sulla coscienza»
Non era sempre così semplice lavorare alle dipendenze della sua migliore amica; lui per lei era molto più di un sottoposto, era un consigliere fidato e difficilmente prendeva qualche decisione senza averlo prima consultato; in quel momento però cercava un’approvazione da parte dell’amico, tentava quasi di strappargli una promessa e la rassicurazione che una sua firma non avrebbe fatto precipitare in futuro le condizioni dei coniugi Malfoy, indipendentemente dalla gravità dei crimini commessi.
«Va bene, dammi solo l’autorizzazione per arrestare Narcissa, al resto pensiamo dopo. Cerco per quella donna una cella abbastanza lontano da Lucius, per lei al momento non posso fare di più, se il Ministro non me lo concede»
Le aveva sollevato un peso dal cuore; Hermione firmò quel documento con uno spirito più leggero e ignorò i fogli che avrebbero autorizzato l’ingresso ad Azkaban dei Dissennatori, dopo anni che non se ne vedeva nemmeno l’ombra. Harry si alzò dalla sedia, recuperando l’ordine di incarcerazione, aveva percepito che quella riunione fosse finita.
«Harry, sono anche un po’ preoccupata per nostra suocera, l’ho sempre vista con una salute di ferro e assistere al suo crollo mi spaventa un po’, lei è una colonna portante per la famiglia. Tu non sei preoccupato? Sono io ad essere troppo apprensiva, vero?»
L’Auror decise di rimandare di qualche minuto l’arresto di quella donna, tanto il suo destino era segnato in quel luogo desolato, che lo volessero oppure no.
«Sono in pena anch’io per lei, ma non per la gravità delle condizioni di Molly, l’ho vista proprio ieri e l’ho trovata bene, penso solo che stia invecchiando più velocemente di quanto pensassi e lei per me è molto più di una suocera, per me è … una madre, da ancor prima che sposassi sua figlia»
«Ricordo ancora quando tu e Ginny le annunciaste il matrimonio, non credo di averla mai vista così felice»
Le iridi lucide di Harry brillarono oltre le lenti degli occhiali e appena sotto l’uomo elargì un sorriso commosso. Hermione si rese conto tardi di averlo angustiato e distolto dal suo lavoro, così cercò di recuperare e di distendere la tensione che lei aveva creato.
«Tornerà presto a casa, è questione di qualche controllo e sarà più forte di prima, abbiamo bisogno di lei e Molly lo sa bene, quindi la rivedremo prestissimo correre da una stanza all’altra della Tana. Mi lascia più in pensiero Ron, onestamente, non ha preso bene il suo ricovero fin dall’inizio e non riposa da giorni, finirà per ammalarsi sul serio, il suo fisico sta subendo troppa pressione»
«Mi stai dicendo che ogni volta che esce dal Ministero corre al San Mungo, senza prendersi qualche minuto di pausa?»
Hermione affermò con un cenno rassegnato, le aveva provate tutte per far capire al marito che stava mettendo a dura prova anche la sua salute e con essa la sua famiglia, già emotivamente colpita.
«Non lo vedo più a casa da giorni, per incontrarlo o parlare con lui fuori dal lavoro devo raggiungerlo in ospedale»
«Hermione, senti, vai da Ron, convincilo a recuperare qualche ora di sonno. Minaccialo se necessario, non hai bisogno che ti dica io quanto possa essere testardo, digli che lo licenziamo se non ti dà retta»
L’amica gli sorrise grata per il suggerimento e si apprestò ad uscire dal suo ufficio per raggiungere il marito.
Quando arrivò al San Mungo, cercò Ron nell’esatto punto in cui era solito rifugiarsi con la certezza di essere accanto alla madre in caso di necessità. Hermione, una volta imboccato il corridoio del piano, iniziò ad intravedere da lontano che l’uomo era in compagnia; solo più da vicino riconobbe Rose appisolata sulla spalla del padre e Ron appoggiato a lei altrettanto nel mondo dei sogni, entrambi erano coperti dalla giacca della divisa dell’Auror, anzi ad Hermione parve che alla ragazza fosse stato riservato qualche lembo di stoffa in più. Stranamente suo marito non stava russando, la presenza della figlia lo rilassava, Hermione era quasi tentata di non disturbarli, entrambi necessitavano di ricevere un po’ di affetto l’uno dall’altra; una domanda però sorse spontanea alla donna: perché Rose era lì? Decise di trattenere la rabbia che le era salita a tal proposito, era stanca delle trasgressioni di Rose, non riusciva a tenere fede nemmeno ad una scelta da lei stessa presa, ma optò per una linea più diplomatica, almeno momentaneamente, svegliandola dolcemente.
«Rose. Tesoro»
Il risveglio della ragazza fu lento, non realizzò subito chi la stesse chiamando, intuì la familiarità della voce solo dopo che anche suo padre si fosse ridestato dal sonno, che stavolta, grazie alla vicinanza della figlia, era stato profondo e tranquillo.
«Hermione. Hai terminato prima al lavoro? Me lo avevi detto? Non ricordo»
«La domanda giusta è un’altra, Ronald. Perché nostra figlia si trova qui, invece di essere ad Hogwarts?»
«Mamma, papà non c’entra nulla, è colpa mia, è stata una mia iniziativa chiedere alla Preside un permesso, è stata anche per lui una sorpresa vedermi qui»
«Non avevo intenzione di arrabbiarmi con tuo padre, è già abbastanza provato in questi giorni, ma con te sì, signorina. Hai una spiegazione valida? Ti ricordo che sono il Ministro della Magia, nel caso te lo fossi nuovamente dimenticato, quindi fossi in te pondererei bene le parole»
La donna aveva alzato la voce, riscoprendo tutta la sua autorità di madre e di alta carica del Mondo Magico; aveva persino ignorato la reazione contrariata del marito, il quale aveva recuperato la divisa e portandosi le mani vicino alle orecchie le fece capire che stava esagerando.
«Hermione, mi dispiace intromettermi in quella che sono certo sarà una dimostrazione molto istruttiva su come si debba comportare un ottimo genitore, ma siamo in un ospedale, se non te ne fossi accorta non è il luogo adatto per ramanzine e mi sta scoppiando la testa, ti prego, non urlare»
«Non stavo parlando con te, mi sembrava di essere stata chiara»
«Hermione, dai, Rose voleva solo avere notizie di sua nonna, non ha fatto nulla di male, cerca di essere clemente per una volta. E poi indovina di chi è la colpa, sei stata tu ad informarla e l’hai allarmata, prova a metterti nei suoi panni. Ti avevo espressamente chiesto di aspettare. Pare che conosca Rose meglio di te di questi tempi»
Rimase male davanti alle molteplici provazioni del marito, ma non era sprovvista di orgoglio, anzi aveva come sempre il modo di contraccambiare, benché fosse consapevole della stanchezza dell’uomo.
«Ma davvero? Consentimi di dubitarne, visto che sei un padre dalle larghe vedute»
Anni di contrasti per le scelte che Rose aveva compiuto avevano acceso in lei un sarcasmo fuori luogo su quei temi che restavano delicati nella storia della loro famiglia.
«Non riesci proprio ad ammettere quando hai torto, vero? Peccato che io lo abbia fatto a tempo debito, quindi è inutile puntualizzare i miei errori»
Stava ribattendo a tono, ricordandogli che non avrebbe dovuto permettersi di sminuire la sua autorità davanti alla figlia approvando il comportamento incosciente di quella mattina, ma le frasi le morirono in gola, si accorse tardi di averlo ingiustamente offeso e attaccato in quel frangente. Hermione seguì in silenzio i gesti del marito, mentre indossava la sua divisa e con attenzione la abbottonava, cercando di darsi una parvenza di compostezza; persino le scuse, che sarebbe stata buona cosa rivolgergli, rimasero incastrate nelle corde vocali, nel novero delle parole che davanti a lui non riusciva quasi mai a pronunciare e ad ammettere.
«Vado a vedere come sta mia madre, così puoi ricordare senza intromissioni a Rose quanto abbia sbagliato a venire qui, tanto con me hai terminato»
Ron lanciò uno sguardo complice alla figlia prima di allontanarsi e lei, mentre seguiva i passi pesanti del padre, non poté fare a meno di riflettere ad alta voce sull’atteggiamento duro della madre.
«Accidenti, Scorpius ha ragione, ti somiglio davvero»
«Come?»
«Niente. Mamma, hai esagerato, papà è stanco e stressato, non pensa ciò che ti ha detto e nemmeno tu, ne sono sicura»
«Lo so, tesoro, ero venuta proprio perché la sua salute iniziava a preoccuparmi, stai tranquilla, è stata solo una piccola discussione che abbiamo già entrambi dimenticato. Rose, sono contenta di vederti, ma ciò non toglie che tu non debba essere qui, quindi saluti la nonna e come sei arrivata con il beneplacito della McGranitt, torni subito ad Hogwarts, intesi?»
La ragazza fu accondiscendente, odiava vederla infuriata e temeva che in quello stato di alterazione a suo padre toccasse un secondo round una volta tornati a casa. Si avviò verso la stanza di Molly, esattamente dove poco prima era entrato suo padre; si affacciò un po’ triste al solo pensiero di dover lasciare la nonna tra quelle mura asettiche, ma tutto sommato non poteva nemmeno negare quanto si fosse ripresa bene da quel malessere.
«Nonna. Devo andare»
Molly con un grande sorriso allungò la mano verso la nipote, invitandola ad avvicinarsi; Rose non indugiò e quando le fu accanto, la strinse forte in un abbraccio, sussurrandole all’orecchio.
«Nonna, convinci papà ad andare un po’ a casa, ha bisogno di riposo. Posso contare su di te? Mi garantisci che si riuscirai? Tornerei al Castello più serena»
«Ci penso io, tesoro, non ricordo una singola volta in cui tuo padre abbia osato disubbidirmi»
«Guardate che vi sento, sono proprio qui. State organizzando qualche congiura contro di me per colpirmi alle spalle quando meno me lo aspetto? Ti prego, Rose, c’è già tua madre per quello»
Senza troppi convenevoli, Molly indicò al figlio la porta con una tale severità da fargli provare lungo la schiena gli stessi brividi che avvertiva quando da bambino si trovava nelle medesime circostanze.
«Fila immediatamente a casa, Ronald!»
«Possiamo stare tranquilli, tua nonna si è ripresa completamente, è irritante come sempre»
Le due donne sorrisero divertite, mentre negli occhi di Ron si leggeva solo terrore.
 
~
 
Harry era tornato nel suo ufficio dopo aver scortato personalmente Narcissa ad Azkaban, voleva assicurarsi che quella donna, per quanto possibile, non patisse le medesime condanne degli altri detenuti in attesa della decisione definitiva di Hermione. L’Auror riuscì ad essere poco produttivo quel giorno; nemmeno lui gradiva avere sulla coscienza vite umane spezzate, ma si rendeva conto che quello faceva semplicemente parte del suo contratto di lavoro, che gli piacesse oppure no, la maggior parte delle anime condannate a vita in prigione avevano scelto volontariamente di perdere la retta via. Diverso era il caso di Narcissa, lei era stata scagionata senza troppe conseguenze, ma ora aveva messo Harry in seria difficoltà, era nelle condizioni di non poterla più aiutare e di soffrire per questa impotenza. Lo stava facendo per suo figlio, glielo aveva ripetuto mentre la accompagnava ad Azkaban e così per l’Auror diventò ancora più doloroso: Narcissa non aveva solo contribuito a salvare il Mondo Magico dal Signore Oscuro, lei aveva sacrificato se stessa per restituire al figlio la sua unica fonte di gioia. Era contento che Hermione avesse indugiato sui Dissennatori, con che coraggio avrebbe lasciato l’anima di quella donna in balìa di quelle creature? Stava pensando ad una soluzione più consona alla loro morale, quando il telefono dell’ufficio iniziò a squillare, disturbandolo.
«Pronto. Quartier Generale degli Auror. Chi parla?»
Rispose con indifferenza, non gli importava molto di chi lo stesse cercando.
«Grazie dell’informazione, ma sono ancora abbastanza lucida per sapere quale numero io abbia composto»
All’udire la voce provocatoria della moglie, gli sfuggì un sorriso stanco; si stropicciò le palpebre sotto gli occhiali e sistemò subito dopo meglio la montatura sul naso cercando di darsi un contegno.
«Ginny, a cosa devo la chiamata?»
«Non posso semplicemente telefonare per sentire mio marito?»
Harry finse di riflettere sulla risposta, anche se per lui era piuttosto scontata.
«Non chiami mai solo per sentirmi»
«Hai ragione, i ragazzi non sono a casa ed io mi sento sola quando ho il giorno libero dal lavoro. Il malessere di mia madre mi ha resa irrequieta e speravo che sentirti mi avrebbe fatta sentire meglio»
«Ora ha più senso la tua chiamata»
«Tu come stai? Ti sento giù, è successo qualcosa?»
«Uno schifo, grazie, proprio uno schifo»
La donna rimase qualche istante in silenzio, aspettando che lui le fornisse anche il motivo della sua demoralizzazione.
«Ginny, ci sei ancora?»
«Sì, ma non capisco cosa ti faccia stare così male»
Come avrebbe fatto in poche parole a spiegarle tutto ciò che aveva nel cuore? Così decise di sfruttare la disponibilità della moglie per ricevere qualche consiglio.
«Tesoro, senti, se tu dovessi preferire tra una pena certa e irreversibile, piuttosto di una temporanea che potrebbe un giorno avere conseguenze negative su chi ami, cosa sceglieresti?»
«Chi devi condannare, Harry? Ho bisogno di sapere di chi stiamo parlando per poterti rispondere»
Indugiò a rivelarle i dettagli, non voleva coinvolgerla in quei labirintici problemi.
«Amore, meno sai e meglio stai. Rispondi d’istinto»
«Harry, se vuoi che ti dica davvero la mia, so cosa sceglierai tu, non condanneresti mai nessuno a morte, anche il più sporco dei criminali, cercheresti alternative per assicurarlo alla giustizia. Sì, forse saresti un po’ incosciente, gli daresti la possibilità in futuro di agire ancora, ma se il tuo cuore è puro e ingenuo si può fare poco per cambiarlo»
Rimase ad ascoltarla quasi ammaliato per l’abilità con cui sapeva leggergli dentro; era certo che sua moglie avesse intuito da sola di quali persone stesse parlando.
«Lo sai che ti amo, vero, Ginny?»
«Forse, di questo sono meno sicura»
La sentì accennare un sorriso dall’altra parte della cornetta, appena prima che la sua porta venisse spalancata con irruenza e la loro privacy venisse violata senza alcun preavviso.
«Tesoro, devo andare, ci vediamo stasera»
Riattaccò nell’esatto istante in cui Draco iniziasse ad urlargli contro sconvolto.
«FERMALI!»
Harry sapeva a cosa si stesse riferendo ed era dispiaciuto almeno tanto quanto lui, ma cercò di essere il più pacato tra i due, anche se nel cuore un uragano si stava impossessando dell’Auror.
«C’è di mezzo un Voto Infrangibile, su cui io non ho alcun potere. Non posso più fare niente, ha scelto il suo destino. Non vuole che le vengano risparmiati i Dissennatori, dice di non riuscire a sopportare Azkaban a vita … desidera che la sua anima si perda»
«Voglio vederla, mi ha sentito?!»
Harry non sapeva cosa fare per aiutarlo, significava lottare contro le ultime volontà di una donna che si era condannata da sola per aiutare suo figlio e chiedeva che le pene della sua condanna venissero alleviate. Harry poteva solo presupporre che volesse essere privata dei ricordi felici per non vivere il tormento dei rimpianti di una vita e la vista del marito nelle celle di Azkaban.
«Potter! Ne ho tutto il diritto, sono suo figlio!»
Draco era totalmente fuori di sé, aveva estratto la bacchetta senza sapere con precisione contro chi avrebbe dovuto puntarla per ottenere la salvezza di sua madre.
«Draco, mettila via, non serve alcun duello. Ti accompagno ad Azkaban, così le parli tu e provi a convincerla a dimenticare i Dissennatori, d’accordo?»
Harry non aveva temuto neppure per un istante per la sua incolumità, non si era nemmeno sognato di estrarre a sua volta la bacchetta per difendersi da un eventuale attacco; era rimasto accomodato sulla sedia e cercava addolorato di farlo ragionare. L’uomo per tutta risposta si sedette davanti all’Auror, lanciando svogliatamente la sua unica arma sulla scrivania, rassegnato.
«Sei più calmo, ora? Che ne dici, troviamo una soluzione insieme?»
Narcissa chiedeva lo stesso trattamento di Lucius, ma se Harry dubitava che fosse eccessivo per quell’uomo, lo era ancora di più per le colpe di lei, Hermione e Ginny gli avevano aperto gli occhi.
 
~
 
Gli esami di Scorpius erano iniziati e terminati in solitudine, Rose non era al suo fianco e onestamente, se fosse stato libero da impegni accademici, a quell’ora sarebbe stato accanto a lei a Londra. Si era ritirato in biblioteca in cerca delle risposte ai suoi G.U.F.O, voleva verificare che non avesse commesso qualche errore, ma la sua mente era proiettata altrove, dove sapeva che sua moglie era diretta; restava in attesa che Rose gli desse notizie e nell’attesa lui fremeva, forse impercettibilmente, ma desiderava solo che nella sua famiglia venisse riscoperta un po’ di serenità. Era alla ricerca di alcuni libri del quinto anno, quando passi felpati si avvicinarono alle sue spalle.
«Scorpius, posso esserti utile?»
Aveva riconosciuto la voce sussurrata del cognato e il primo pensiero di Scorpius fu per eventuali novità da Londra.
«Hugo, hai notizie di tua sorella?»
«No, nessuna, ma immagino che a quest’ora sia al San Mungo. Avrei bisogno di parlarti, ti disturbo?»
Hugo si accomodò appoggiando i suoi libri su un tavolo lì accanto e sperò che il cognato facesse lo stesso. Negli ultimi anni il rapporto tra i due ragazzi era inevitabilmente mutato, il giovane Weasley aveva accettato le scelte della sorella, ciò che in fondo contava più di ogni altra cosa era la sua felicità. Nonostante il loro legame fosse cambiato grazie al matrimonio e alla nascita dei gemelli, Scorpius non ricordava che tra loro ci fosse un livello di conoscenza tale che potesse stimolare confidenze. Accolse la richiesta del ragazzo con un po’ di timore, discostando l’attenzione dai suoi G.U.F.O.
«Scusa se ti ho interrotto, se non hai tempo possiamo rimandare, non è urgente e tu hai i tuoi impegni»
«Hugo, il problema non è il tempo. Se hai bisogno, sono qui»
Il cognato indugiò, benché dall’altra parte gli venisse mostrata la più completa disponibilità.
«Riguarda tua nonna, sei preoccupato? Come ho detto anche a Rose, non pensiamo al peggio, mia suocera non ha parlato di una situazione grave»
«Mi dispiace, mia sorella è partita proprio quando avevi più bisogno di lei per gli esami. Non riguarda però mia nonna ciò che mi preoccupa»
Scorpius non voleva sminuire la condizione dell’anziana signora Weasley e nemmeno pretendere la presenza della moglie al suo fianco, se aveva ritenuto fosse giusto partire dando voce alla sua preoccupazione non stava di certo voltando in qualche modo le spalle a lui.
«Scorpius, tu sei l’unico che non faccia direttamente parte della mia famiglia, ma che la conosca abbastanza per darmi un consiglio»
«Certo. Per famiglia intendi i tuoi genitori?»
«Sì … in particolare mio padre»
«Ti capisco, mio suocero spaventa anche me»
La risata del cognato gli fece intuire di aver parlato troppo, stava in fondo parlando con il figlio di quell’uomo e temeva di averlo offeso.
«Scusa, non fraintendermi, è un bravissimo uomo, è solo un po’ … diffidente, a volte»
«Esatto, mamma gli dice sempre che ‘non riesce a vedere oltre il suo naso’»
«Me ne sono accorto, il mio cognome era peggio dei Dissennatori per lui. Però ho notato un discreto cambiamento in lui negli ultimi anni. Hugo, non riesco a capire di cosa tu abbia paura»
La voce di Scorpius era diventata profonda, in sintonia con l’espressione grave del cognato. Quel ragazzo non sembrava aver cominciato nel migliore dei modi il quarto anno in quella Scuola e le ipotesi che frullavano nella testa di Malfoy furono molteplici; Scorpius provò a ricordare quali fossero i problemi che lui aveva incontrato al suo quarto anno: discipline, professori, compagni … Rose.
«Aspetta. Ti sei per caso innamorato? Dopo Albus ci mancavi proprio tu. E dimmi, anche la tua amata è una babbana o magari come tua sorella ti sei innamorato di una Serpeverde appartenente ad una famiglia poco raccomandabile? Solo, Hugo, tu e tuo cugino pensate che io abbia chissà quali esperienze in campo amoroso, quando in realtà Rose è la mia prima relazione seria»
Le guance di Hugo stavano divampando, il cognato ipotizzava con entusiasmo che anche lui potesse aver incontrato la sua anima gemella e quella che gli stava per dare fosse una notizia piacevole.
«Perché, hai avuto relazioni meno importanti prima di Rose?»
«Qualche cotta, ma nulla di rilevante»
«Mia sorella lo sa?»
«Non credo, ma erano talmente irrilevanti che … Hugo, stavamo parlando di te, non cambiare discorso, cosa ti preoccupa?»
Stava sviando la questione, solo perché era intimidito e sapeva che solo Scorpius avrebbe potuto aiutarlo a fare chiarezza nel suo cuore e nella sua mente che era affollata ormai da tempo da troppi pensieri, le prospettive che lo assillavano erano una più terribile dell’altra.
«Hai centrato il problema, ma non mi sono innamorato, o almeno non ancora. Ci sono tante ragazze carine ad Hogwarts»
Aveva lanciato un’occhiata a Scorpius in cerca di consenso, ma lui aveva alzato le mani.
«Me lo stai chiedendo? Non posso esprimermi, tua sorella mi fulminerebbe dall’altra parte del paese. E poi ho da tempo occhi solo per Rose, sinceramente non ci ho fatto molto caso»
Hugo sorrise davanti alla dichiarazione d’amore del cognato, non riusciva a capire come suo padre non avesse compreso fin da subito quanto quel ragazzo tenesse a Rose, avrebbe sicuramente evitato di ostacolarli e di spingerli a compiere gesti irrazionali pur di sfuggire alle sue limitazioni. Avrebbe tanto desiderato anche lui incontrare un amore così incondizionato, ma, come il passato gli aveva insegnato, non era certo che suo padre non lo avrebbe ostacolato, anzi sicuramente avrebbe faticato per un lungo tempo a comprenderlo, prima di accettarlo.
«Beh, te lo dico io, alcune sono veramente molto graziose e le vedo praticamente tutti i giorni in Sala Comune o in Sala Grande»
«Credo di aver capito. Non sai come approcciarti a loro e vuoi una piccola spinta? Tra me e Rose è avvenuto tutto molto naturalmente e pensa che apparteniamo a due Case differenti, quindi se mi dici che loro sono Grifondoro dovrebbe essere tutto molto più semplice. Non capisco però cosa c’entri tuo padre in tutto questo, temi rimanga deluso perché non sai rimorchiare una ragazza?»
Lasciò che Scorpius si perdesse con emozione nei suoi ricordi, fino a che citò il problema che riguardava più direttamente Hugo, anche se per Scorpius sembrava una prospettiva assurda.
«Esatto … ma non come la intendi tu, figurati, papà è il primo ad essere un disastro con le donne»
Hugo abbassò ancora di più la voce, per evitare che intorno a loro qualcuno lo sentisse, ma in fondo si trovavano in una biblioteca dove un tono moderato era caldamente richiesto.
«Pensa che è stata la mamma a muovere il primo passo»
«Davvero??»
Scorpius rimase incredulo, iniziava a pensare che Ron fosse invidioso dell’audacia del genero.
«Sì, ma non dirgli che te l’ho detto, non ne va fiero»
Scorpius trattenne a malapena le risate, gli sembrava poco rispettoso nei confronti del suocero.
«Hugo, per favore, io non ho fretta, ma potremmo arrivare a ciò che non ti dà pace? Continui a tergiversare»
«Hai ragione. Tutto questo per dirti che a me non importa nulla delle ragazze che girano per il Castello, ho quattordici anni, avverto che tra quella decina di ragazze potrebbe essercene qualcuna con cui mi piacerebbe trascorrere del tempo, ma solo per simpatia. E non ti nascondo nemmeno che qualcuna abbia provato a mostrare interesse nei miei confronti, ma mi ha lasciato impassibile»
Scorpius rifletté attentamente su quelle parole, non era certo di aver del tutto afferrato, ma aveva già un paio di ipotesi.
«Hugo, è probabile che tu sia nella cerchia di quei ragazzi che preferisce dare spazio al sentimento, piuttosto che all’attrazione fisica. Ti confesso che con Rose è nata prima l’attrazione e solo successivamente il sentimento, è l’unica esperienza che posso riportarti. Devi solo trovare la ragazza che smuova in te un’emozione»
«Dici? E se non sarà una ragazza a smuoverlo? Scorpius, io ho paura di come la mia famiglia potrebbe prendere se un giorno dicessi a mio papà e mia mamma di essermi innamorato, ma che non ci saranno banchetti nuziali o nipotini, almeno non come credono loro»
Scorpius iniziava a credere che ciò che lui e Rose avevano vissuto in giovane età lo avesse destabilizzato; sembrava che Hugo stesse prendendo loro come esempio, aveva quasi la percezione di essere in ritardo in confronto alla sorella, forse non lo avvertiva consciamente, ma si stava sicuramente sentendo in difetto in quel campo.
«Hugo, hai quattordici anni, hai tempo per fare chiarezza nel tuo cuore e per costruire il tuo futuro, ora mi sembra un po’ prematuro ipotizzare. Non pensare a me e a Rose, io e lei abbiamo combinato casini colossali per arrivare a questo punto a soli sedici anni»
«Penso solo alla reazione che potrebbe avere mio padre»
Scorpius si avvicinò a lui e sussurrò, cercando di mostrare sicurezza; non era esperto e tanto meno si sentiva preparato per affrontare con lui discorsi così importanti e profondi, ma era certo che Hugo necessitasse di tempo, tranquillità e di qualcuno che lo potesse aiutare meglio di lui. L’unica cosa che poteva fare per il cognato era infondergli un po’ di fiducia che in quel periodo sembrava venirgli a mancare; gli posò con determinazione una mano sul braccio per ridestare il suo sguardo assente e preoccupato.
«Ehi, se ha accettato un Serpeverde come me, come potrebbe non accettare ciò che sei?»
«C’è una grande differenza tra essere Serpeverde e essere omosessuali, ammesso che io lo sia»
«Hai ragione, essere Serpeverde è molto peggio, è una catastrofe, è una macchia da cui non ci si libera più. Vogliamo poi parlare del fatto che sono anche un Malfoy, quindi figlio di un ex mangiamorte e nipote di un mangiamorte mai pentito? Hai idea di ciò che si dice tra queste mura sul mio conto o sul conto di tua sorella? Ritengono Rose responsabile di aver proseguito la dinastia di quella brutta feccia dei Malfoy. Questa è la vera condanna, non essere gay e, credimi, questo lo sa anche tuo padre, forse lo ha accettato per quieto vivere, forse pensa addirittura di esserne convinto, ma so che in una piccola parte del suo cuore rimane del rancore verso la mia famiglia … ma non verso te, non hai alcuna colpa. Devi parlare dei dubbi che hai ai tuoi genitori, purtroppo io non so aiutarti di più, ma forse loro riusciranno a chiarire ciò che provi, sicuramente meglio di me»
Hugo prese seriamente in considerazione le parole del cognato, anzi aveva ricevuto da lui parole rassicuranti e non era sicuro che quella conversazione avrebbe giovato così tanto al suo umore.
«Sarai un bravo papà per i miei nipoti, ne sono sicuro»
Riuscì a prenderlo alla sprovvista, allentò la presa sull’avambraccio di Hugo, gli aveva fatto tornare in mente quanto gli mancassero già i suoi bambini a neanche un mese dalla partenza.
«È quello che spero, magari tra qualche anno, quando saranno più grandi, ora posso solo limitarmi a qualche coccola»
 
 

Continua …

 

Ciao ragazzi!
 
Sto sviluppando ogni singola prospettiva in questa storia, cercando di dare profondità alla maggior parte dei personaggi che cito, spero che questo non annoi o appesantisca troppo la trama.
Vi ringrazio come sempre immensamente per seguirmi nonostante la lunghezza di questa storia <3
Con la speranza che stiate tutti bene, vi mando un grande abbraccio!
 
Alla prossima!
-Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 59
*** La prigione del cuore ***


La prigione del cuore



 

Un temporale violentissimo si era abbattuto su Londra nelle ultime ore; l’acquazzone aveva impregnato l’aria di umidità, provocando brividi anche tra le mura protette della propria abitazione. Era metà pomeriggio, ma i nuvoloni scuri che solcavano il cielo avevano già cancellato ogni raggio di sole, costringendo Hermione ad accendere una piccola lampada per non attirare i fulmini. Il Ministro aveva terminato il suo lavoro di routine in ufficio e in tribunale – in quella giornata nello specifico era stata dispensata dalle questioni più complesse -, ma la sua mente continuava ad essere in costante fermento, non riusciva a godersi il piacevole tepore del camino a pochi metri da lei; si era appoggiata al tavolo della sala da pranzo e in attesa del marito – scusa che in quel frangente raccontava a se stessa –  esaminava per l’ennesima volta i documenti d’archivio che riguardavano la prigione di massima sicurezza di Azkaban. Il carcere, nel quale veniva rinchiusa buona parte dei criminali del Mondo Magico, era situato su un’isola in balìa del gelido Mare del Nord; non vi era nulla di roseo quindi nel soggiorno di quei detenuti, erano niente più che carne da macello. Ron avrebbe senza dubbio sottolineato il fatto che quegli uomini – ma anche donne –, avessero scelto liberamente il loro destino, non erano stati soggetti a costrizione né erano in balìa della Maledizione Imperius mentre compivano i crimini più efferati; Hermione però aveva un’indole più clemente rispetto al Vicecapo degli Auror e la questione di Narcissa aveva riacceso i riflettori sul tema, sulla follia che rischiava la coscienza di quei dannati. Obbligare esseri umani, per quanto potessero essere stati spietati nella loro vita, a sopportare in simili condizioni gli ultimi anni della loro vita era da barbari.
La bella stagione stava lasciando spazio a correnti di aria sempre più fredda e uno sbuffo raggiunse le gambe della donna, quando la porta d’ingresso venne spalancata con una certa enfasi. Hermione non si era ancora premurata di cambiarsi, indossava ancora il suo tailleur chiaro e collant leggere che consentivano all’aria di raggiungere la sua pelle nuda, causandole una nuova scossa di freddo; si portò le braccia incrociate sotto il seno e lasciò che la sua mente continuasse a vagare tra il resoconto dettaglio dei fascicoli. La donna udì in sottofondo il suo nome, proferito dal tono potente del marito che ogni volta sapeva inondare il silenzio più assordante e coprire i rumori costanti del rovescio climatico; lei però non si scompose, era un’abitudine lunga quasi vent’anni, a cui non avrebbe più potuto fare a meno.
«Hermione. Sto congelando, fa un dannatissimo freddo oggi»
L’uomo era comparso davanti a lei, il suo corpo era percorso da un leggero tremore, i capelli erano fradici così come la sua divisa all’altezza delle spalle. Doveva essersi Materializzato in fretta e furia – rischiando inoltre che qualcosa potesse andare storto – per evitare di infradiciarsi, ma i suoi propositi non erano andati del tutto a buon fine. Nonostante l’evidente disagio di Ron, la moglie si soffermò infastidita su un unico dettaglio.
«Ronald, hai le scarpe ricoperte di fango. Merlino solo sa per quale ragione io debba ripeterti ogni volta di toglierle sulla soglia di casa»
L’Auror ritornò sui suoi passi e rimase scalzo indietreggiando, non era nelle condizioni migliori per discutere con quella donna e sperare di uscirne vincitore; era rimasto con l’unica protezione dei suoi adorati calzini dai caratteristici colori dei Grifondoro e aveva un disperato bisogno di calore. L’uomo passò accanto al tavolo a cui era accomodata la moglie assorta e si scrollò la corolla di capelli gocciolanti passandoci in mezzo le dita; buona parte dell’acqua finì addosso ad Hermione che era sulla traiettoria.
«Ron!»
Con impertinenza il marito le rivolse un grande sorriso leggero e spensierato; era il solito perenne casinista, eppure la sua reazione ebbe un effetto calmante sul cuore tormentato di Hermione. Nei piani più prossimi dell’Auror c’era solo il camino che aveva trovato con piacere acceso per inondare l’ambiente di un leggero tepore, ma i documenti che la moglie era impegnata a sfogliare attirarono la sua attenzione; il fatto che lei stesse lavorando anche dopo l’orario d’ufficio non lo lasciò indifferente, così posò i gomiti sul piano in legno per esaminare le carte, costringendo la donna a spostarle infastidita, temeva che lui potesse bagnarle.
«Ron, vai a cambiarti»
«E tu continui a lavorare?»
Non rispose al marito, gli rivolse solo uno sguardo malinconico; Hermione tornò a riflettere sulla prigione più temibile e famosa tra i maghi, ma nonostante ciò i maghi oscuri persistevano indisturbati ad agire. Gli Auror lottavano ogni giorno, affinché l’Oscurità venisse debellata per sempre dal Mondo Magico illuminata dalla giustizia, la quale però non avrebbe dovuto abbassare i giusti agli stessi livelli di quei maghi. Hermione percepì le iridi celesti dell’uomo addosso, visibilmente incapace di commentare lo stato della moglie, ma cosciente di non riuscire a sopportare la tristezza che si era dipinta sul suo volto. Ron non fu in grado di interpretare l’impotenza della donna, si limitò così a colmare il suo sconforto con un gesto d’affetto; infilò le dita tra un ciuffo di capelli ribelle che era sfuggito al controllo della moglie e lo posizionò dietro l’orecchio. Hermione non si sottrasse a quella carezza, erano tra le mura di casa, glielo poteva concedere; la voce prodotta dalle sue corde vocali fu un flebile tentativo di rimprovero che superò di pochi decibel la furia del temporale.
«Ron, non siamo soli. Rose è in camera sua e sta aspettando che sia ora di avviarsi verso King’s Cross»
«Con un acquazzone simile non partirà alcun treno. Temo debba aspettare domani per tornare ad Hogwarts. Immagino si stia godendo i suoi bambini»
L’Auror aveva sussurrato a pochi centimetri da lei, le solleticò la guancia con il respiro; sperava si voltasse verso di lui per riuscire a sfiorare le sue labbra e salutare la moglie come si conveniva dopo il rientro dal lavoro. Il tono caldo e profondo di Ron rese incandescente l’atmosfera. Le attenzioni del marito avrebbero aiutato Hermione a distrarre la mente, lui avrebbe potuto aiutarla ad alleggerire i pensieri. Non potevano lasciarsi trasportare dai sentimenti, non erano presenti solo i nipotini in culla che da lì non si sarebbero mossi.
«Non eri infreddolito? Forse un bagno caldo potrebbe farti stare meglio»
«Avevo in mente qualcosa di diverso per scaldarmi»
Hermione non oppose resistenza, lasciò a lui l’iniziativa, era convinta non avrebbe esagerato, non osava mai in presenza dei figli, in quel caso optava per la discrezione. Ron aveva dato avvio ad un bacio dolce al gusto di menta; la donna si era accorta che suo marito profumava e quella sensazione non era solo nel suo immaginario, non era solo frutto del dolcissimo effetto che da sempre aveva su di lei l’Amortentia, nel corso delle ore di lavoro doveva aver attraversato un fresco campo di menta, altrimenti non riusciva a spiegarsi la piacevole fragranza che stava inondando le sue narici. Hermione accarezzò i capelli bagnati del marito, immergendo le falangi accanto al collo; erano cresciuti troppo, era più folti del solito, ma anche più morbidi. Solo quando un tuono di forte intensità squarciò il cielo e sfogò la sua potenza in abbaglianti fulmini e saette, i due coniugi si separarono.
«Non è proprio il caso che nostra figlia salga su qualche treno oggi, sarei in pena»
L’apprensione di Ron per la figlia intenerì la moglie. Lui era impegnato a contemplare il cielo oltre le tende tinte di colori delicati e i vetri trasparenti, mentre lei era concentrata ad ammirare il profilo dell’uomo.
«Hermione, vado a cambiarmi e ad asciugarmi, prima che mi ammali davvero»
Ron non avrebbe potuto azzardare nulla più di un bacio, così decise di cogliere l’occasione per asciugarsi; si allontanò lentamente per consentire alla mano di lei di sciogliere la presa su di lui. Lo prese alla sprovvista, quando Hermione afferrò la stoffa della divisa all’altezza del petto, impedendogli di muovere altri passi verso il piano superiore.
«Devo chiederti un favore»
Ron era diffidente; lo stava fissando con accondiscendenza, persino la voce era più soffice e ciò non prometteva mai qualcosa di buono.
«Domani hai in programma qualche viaggio ad Azkaban? Non ricordo i tuoi turni e non so nemmeno se Harry li abbia di recente modificati»
«Suppongo che dopo la tua richiesta ne vorrò uno di sola andata. Di quale favore si tratta?»
«Posso venire con te? Ho bisogno di un Auror che mi accompagni laggiù»
«Non ho afferrato del tutto. Tu vuoi venire ad Azkaban con me?»
Hermione gli rivolse un lieve cenno per affermare e Ron si discostò con delicatezza dalla presa della moglie sulla sua divisa.
«Scordatelo»
«Ron, sono il Ministro della Magia, ne ho tutto il diritto»
«Allora fai valere i tuoi diritti con un altro Auror, non con tuo marito. Io non ti porto in mezzo a delinquenti che hai condannato, toglitelo dalla testa. L’esperienza con Lucius mi è stata più che sufficiente»
«Amore, ho bisogno di vedere da vicino quel posto per poter capire cosa ci sia ad Azkaban che non vada. Tu per primo mi nomini Lucius, dobbiamo fare luce sulla sua evasione, è nostro dovere»
«No, mi rifiuto di eseguire un qualsiasi ordine che metta a rischio la tua vita. Ho già avuto paura di perderti e gradirei non dover più rivivere un simile momento»
Le iridi celesti di Ron erano attraversate dagli orrori di cui ogni volta era testimone tra le mura della prigione. Si era tradito, le negava aiuto, ma lo stesso Auror si rendeva conto dello squallore che dilagava in quel luogo. Non riusciva a darle torto, qualche cambiamento avrebbe giovato al clima di tensione sia per i carcerati che per i carcerieri. La priorità dell’uomo però era la sicurezza della sua famiglia; se gli avessero chiesto di scegliere, non avrebbe indugiato a mettere in atto le peggiori torture per salvaguardare l’incolumità dei suoi cari.
«E poi non è un posto per signore»
Fece sorridere Hermione, la stava trattando come il più delicato tra i fiori. Il suo istinto protettivo era comprensibile, specie dopo ciò che aveva rischiato negli ultimi mesi, ma gli stava forse sfuggendo con chi stesse parlando. Lei, prima ancora di essere la signora Weasley – o come lei stessa avrebbe puntualizzato Granger-Weasley – era stata una guerriera, fu parte dell’esercito di maghi che aveva debellato la peggiore ondata di Oscurità a cui il Mondo Magico avesse assistito. Il fatto che ora si trovasse costantemente dietro una scrivania o al bancone di un tribunale non la rendeva debole; anzi, era ancora in grado di mostrarsi per ciò che era, una donna influente che portava sulle spalle la responsabilità del buon funzionamento della più importante istituzione al centro della comunità magica britannica. Non era capace di voltarsi dall’altra parte, non conosceva neppure il significato di ingiustizia, lo aveva dimostrato fin dai tempi della Scuola, quando aveva iniziato la sua lotta in difesa degli elfi domestici. Ron riconosceva nei suoi occhi nocciola la ragazzina tenace di cui si era innamorato; ora, come allora, era infiammata dal senso di giustizia – di una giustizia ponderata – e da un meraviglioso sorriso che si prendeva gioco di colui che aveva osato sottovalutarla.
«Quando mai questo mi avrebbe spaventata? Non sono facilmente impressionabile»
«Io non ti accompagno là dentro»
«Ron, puoi cercare di distinguere il lavoro dalla nostra vita privata?»
«Allora fallo anche tu. Stai approfittando del legame che ci unisce per farmi accettare. Sai meglio di me che non è raccomandabile il Ministro tra quelle mura. Abbiamo già rischiato una volta di far cadere il Ministero, per favore, non di nuovo»
«Ci saresti tu al mio fianco, non mi accadrebbe nulla. Sei l’Auror di cui mi fido di più, ti affiderei la mia vita se ce ne fosse bisogno»
«Hermione, le lusinghe non funzionano con me»
Funzionavano eccome, adorava sentirsi al centro dell’attenzione, specie se a farlo sentire importante era proprio sua moglie. L’Auror posò i palmi sul tavolo per protendersi ancora verso di lei; le stampò un bacio casto sulle labbra che fece sorridere Hermione; le riservava di rado simili attenzioni al ritorno dal Ministero, di solito la fame o il sonno avevano un’influenza assoluta su di lui.
«Avrei gradito ci limitassimo a questo, non che mi accogliessi con assurde fantasie sulla prigione»
Non si era allontanato da lei, aveva concesso ad Hermione di sfiorargli la guancia, anche se era sicuro lo stesse facendo per persuaderlo.
«Ron, te lo chiedo perché è importante»
Lo sguardo di entrambi i coniugi si perse l’uno dentro l’altro. Erano suppliche differenti quelle che si scambiavano e Ron non era certo di riuscire ad imporre la propria volontà, Merlino sapeva quanto avrebbe voluto, ma non era mai accaduto e di certo l’occasione che stavano vivendo non era fertile per un simile evento. Ron ed Hermione erano impegnati nella silenziosa trattativa, quando i passi della figlia fecero perdere loro il contatto visivo.
«Vi disturbo? Papà, ho un treno tra un’ora per tornare ad Hogwarts e con questo tempo ci impiegherò un po’ ad arrivare. Mi accompagni tu? Avrei preferito rimanere qualche giorno in più per la nonna, ma il Ministro non me lo consente»
Rose lanciò un’occhiata risentita verso la madre. Ron ignorò quel gesto e abbassò lo sguardo stanco sul tavolo. Hermione giurò di aver avvertito anche un leggero sbuffo da parte dell’uomo.
«Ronald, accompagno Rose solo se accetti la mia richiesta»
La fissò contrariato, stava facendo pressione sulle sue debolezze, era scorretta. In verità non riusciva a cogliere che l’unico obiettivo di Hermione fosse evitare che guidasse assonnato e sarebbe stata un’ulteriore conquista impedire che l’Hogwarts Express partisse sotto le critiche condizioni metereologiche.
«Questo è un ricatto in piena regola»
«Non mi lasci altra scelta»
«Sono troppo stanco per discutere oltre»
Ron si avviò verso la figlia per porgerle un veloce saluto con un abbraccio, visto che al suo ritorno ad Hogwarts avrebbe pensato Hermione. Rose indietreggiò di qualche passo, facendo intendere al padre che necessitava ancora di qualche minuto prima di andare.
«Dovrei parlare ad entrambi di persona. Non riuscirei a spiegarmi attraverso un gufo»
Rose non attese il consenso da parte dei genitori e si avvicinò con risolutezza al tavolo. Ron ed Hermione si scambiarono un’occhiata preoccupata, non erano certi che quella conversazione riguardasse notizie liete, anzi erano più propensi a credere il contrario. Ormai l’acqua dolce del temporale che aveva intriso Ron si stava asciugando grazie al tepore della stanza; anche lui si riaccomodò accanto alla moglie e rimase in ascolto, era sfinito fisicamente e psicologicamente, ma non ebbe altra scelta. Il viso della ragazza era contratto, un segnale poco rassicurante che insospettì persino la poca perspicacia del padre.
«Rose, non di nuovo. L’ultima volta che ti ho vista con quell’espressione ti sei buttata in lacrime tra le mie braccia»
La figlia aveva inteso a cosa si stesse riferendo; si mostrò quasi offesa per quel riferimento, stava riponendo in lei davvero poca fiducia, eppure il padre era al corrente dei suoi piani futuri.
«Papà, non sono incinta. Potete stare tranquilli, intendo diplomarmi e un’altra gravidanza non è nei miei piani»
«Per fortuna»
Ron tirò un sospiro di sollievo, per la piega che aveva preso la situazione non faceva fatica a credere che un eventuale nascituro sarebbe stato affidato alle loro cure e due neonati erano più che sufficienti per riempire le loro giornate e le loro notti. L’uomo iniziò ad alzarsi con l’intenzione di raggiungere la camera, ma Hermione lo obbligò a risedersi premendo sulla sua spalla; fu un gesto coercitivo naturale, infatti nel frattempo si rivolse alla figlia con dolcezza.
«Tesoro, tutto bene con Scorpius?»
«Stiamo bene, ad Hogwarts il clima è solo un po’ faticoso, ma ce lo aspettavamo»
La madre le afferrò la mano comprensiva e si voltò verso il marito per condividere le preoccupazioni di Rose; si accorse che Ron stava collassando sul tavolo, doveva reggersi la testa per non cadere, perciò la donna dubitava stesse ascoltando.
«Mamma, ce la caviamo. Hugo però ha bisogno di voi»
Fu sufficiente il nome del figlio per ridestare Ron dal torpore.
«Cos’ha combinato? Chi ha messo nei guai?»
«Ronald!»
«Cosa c’è? Chiedo se abbia seguito le orme di sua sorella, ormai in questa casa sembra sia diventata una pessima abitudine»
Rose avvertì la delusione del padre nei suoi confronti; gliela stava mostrando senza remore, non aveva il timore di ferirla, ma in fondo perché avrebbe dovuto, dopo che lei negli ultimi anni aveva portato un uragano nella loro famiglia?
«Niente di simile, papà. Mi sembra di capire che qualcosa lo stia preoccupando, ma non si vuole aprire con me. Mi piacerebbe gli parlaste, credo abbia bisogno di una parola di conforto da parte vostra»
Avevano perso di vista il fatto che anche Hugo stesse crescendo, Hermione stessa se ne stava accorgendo tardi; le mille vicissitudini attraversate per Rose avevano lasciato che perdesse di vista questioni che riguardavano il corso naturale dell’adolescenza del secondogenito. La donna era mortificata e sembrava anche essere l’unica della coppia; Ron si alzò, stavolta con più slancio, dalla sedia, era infastidito e poco comprensivo.
«Me ne vado a dormire, sono stufo di matrimoni adolescenziali e gravidanze indesiderate. Buonanotte. Ci pensa vostra madre, tanto è molto più brava di me»
«Buonanotte alle cinque del pomeriggio?»
«Sì, Hermione, visto che lavoro dalle cinque di stamattina»
Le aveva risposto con arroganza e aveva lasciato le due donne da sole, impegnate in una conversazione a cui lui non sapeva partecipare.
«Tuo padre è insopportabile, tesoro, ma ha ragione, tu e tuo fratello potete contare su di me»
 
~
 
Hermione era persuasiva, non era facile opporsi alla volontà della donna. Ron non aveva alcun margine di decisione; al Ministero le doveva obbedienza in quanto suo superiore, a casa era costretto a subire l’autorità di sua moglie; ergo gli era stata negata ogni sorta di libertà, la sua opinione veniva presa in considerazione, ma alla fine veniva garbatamente accantonata da lei. Anche in quell’occasione, stavano attraversando insieme i tetri e cupi corridoi di Azkaban perché era stata Hermione a volerlo.
Non era mai piacevole per l’Auror dover tornare per lavoro tra le spesse mura della prigione; il gelo di quel luogo non provocava brividi solo sulla pelle – specie nella stagione più fredda dell’anno –, si infilava nei muscoli fino a sgusciare nelle ossa e si incastrava nel petto. Non importava quasi mai che la giornata fosse iniziata in modo lieto, ad Azkaban ogni barlume di felicità si frantumava in mille pezzi, come se fosse di cristallo – rendendo la felicità un’emozione ancora più fragile del consueto. Era indifferente l’assenza dei Dissennatori, le mura invalicabili del carcere erano intrise della loro essenza da secoli.
I passi dei coniugi Weasley erano accompagnati da un silenzio assordante che faceva da sfondo a grida di supplica e tintinnii di catene. Ron illuminava il tragitto con la punta della bacchetta, era concentrato sui loro stessi passi, ma tendeva spesso a sfiorare la moglie con il braccio per essere sicuro che gli fosse accanto. Gli unici sprazzi di bagliore giungevano da strette feritoie che però si affacciavano su un cupo mare in tempesta, il quale restituiva solo il riflesso delle onde sotto un timido albeggiare caratterizzato ancora da fulmini carichi di elettricità. L’Auror percepì al tatto i brividi della donna, nitidi anche sotto i loro vestiti, aveva incrociato le braccia stringendole al petto per placare le scosse di freddo; Ron aveva coperto le spalle di Hermione con la giacca della sua divisa, il suo fisico era più robusto e abituato alle temperature rigide, una camicia di stoffa pesante lo avrebbe riparato. C’era troppo buio, non erano le condizioni favorevoli per consentire allo sguardo dei due di incrociarsi, ma gli fu grata, il marito manifestava la sua rara galanteria nel momento più opportuno.
Ron era stato incaricato da Harry di prelevare un detenuto, la cui cella si trovava tra i piani più alti della torre. I due visitatori furono costretti a usufruire di un elevatore incantato; nonostante i piani da attraversare fossero pochi, l’Auror non aveva optato per le scale che sfilavano davanti ad ogni singola cella, una scelta che aveva preso per salvaguardare l’incolumità della moglie. Non si vedevano, i loro sguardi non si sfioravano, ma avrebbero potuto quantomeno comunicare, invece l’uomo era assorto, l’atmosfera non ispirava conversazioni e spensieratezza. Quando finalmente raggiunsero la destinazione, Hermione scorse una flebile luce nello spazio antistante alla cella in questione, quanto bastò a Ron per spegnere la punta della bacchetta e formulare i Controincantesimi di protezione.
Hermione non aveva mai avuto occasione di incrociare il volto sconfitto di un accusato, prima che egli venisse scortato in tribunale e obbligato ad accomodarsi al banco dei colpevoli. Durante le udienze che presiedeva, non era mai priva di tatto, la mente del Ministro valutava sempre pro e contro; ciò che stava vivendo equivaleva ad esperire il fondo che veniva toccato dai prigionieri, venivano spogliati di tutto, ma rivestiti delle loro paure, di un senso di soffocamento, venivano privati della libertà e, a parere di Hermione, solo chi risultava un grave pericolo per l’ordine pubblico avrebbe dovuto subire un simile trattamento. Lo sconosciuto sobbalzò quando il ferro delle sbarre con un colpo secco – causato dall’indelicatezza di Ron e dal rimbombo del luogo – produsse un violento sfregamento; i nervi tesi dell’uomo vennero solleticati; fu allora che si voltò e abbandonò l’angolo della cella contro cui si era rannicchiato alla disperata ricerca della salvezza. Non aveva più nulla da perdere, non sarebbe potuto cadere più in basso, avrebbe strisciato ai suoi piedi, se solo ne avesse avuto la forza; non desiderava nemmeno sfiorare la massima autorità, rinomata per la sua clemenza, che lì dentro portava una ventata di speranza e di luce.
«Ministro! Pietà. Sono innocente, per favore, non consenta che io rimanga qui»
Ron si era frapposto fulmineo tra la moglie e il detenuto; non gli aveva consentito di raggiungere nemmeno il confine della cella e bastò il suo atteggiamento autoritario per farlo indietreggiare, timoroso che gli venisse inflitta qualche tortura, l’Auror aveva ancora la bacchetta sguainata.
«Non devi nemmeno rivolgerti a lei. Qui ci siamo solo io e te»
Ad Hermione infastidì il gesto poco delicato del marito; non era necessario che tenesse alte le difese, l’uomo da cui la stava proteggendo era innocuo, disarmato e più debole rispetto ad entrambi i rappresentanti dell’istituzione londinese; era più fragile sia nel corpo – era smagrito e vittima della prigionia – che nell’anima.
«Ronald, fermo»
Si avvicinò lei stessa al detenuto, lasciando Ron contrariato. L’Auror non si impose sulla moglie, non ne sarebbe stato in grado, ma non la perse di vista un secondo, pronto ad intervenire. Il prigioniero comprese la disponibilità della donna; fino ad una pena definitiva non gli erano stati adornati i polsi con le catene, ma, benché fosse libero di muoversi, le restò a distanza e intavolò un dialogo pacifico come avrebbe fatto con un qualsiasi pari, anzi mantenendo il dovuto rispetto per la sua carica.
«Ministro, la prego, ho una famiglia»
«Di cosa sei stato accusato? Non ho ancora letto il tuo fascicolo»
«Gli Auror mi hanno prelevato a Notturn Alley. Il signor Weasley mi ha arrestato perché stavo vendendo merce illegale. Ministro, non so in quale altro modo aiutare i miei cari, mi dia lei una soluzione. Sono padre di una bambina ancora troppa piccola per perdermi. Per favore, si metta una mano sulla coscienza»
Non servì la Legilimanzia per capire che quell’uomo fosse sincero. L’ingiustizia era da sempre il punto debole di Hermione, la popolazione più fragile del Mondo Magico, che fosse umana o no, stava a lei a cuore.
«Ora basta. I fini non giustificano i mezzi e questo è il motto di qualunque Auror che si rispetti»
Ron stava per afferrare il braccio dell’uomo, ma Hermione fu più veloce e lo bloccò; odiava quando esprimeva il peggio di sé, non offriva il poco tatto che emergeva sporadicamente e mancava sempre nelle circostanze peggiori, invece si sarebbe dovuto sforzare per mostrare il meglio di sé. Nonostante fosse adirata con il marito, la voce del Ministero risultò pacata.
«Liberalo. Ora. Quest’uomo è innocente, un processo sarebbe solo una perdita di tempo»
Allontanò la mano dall’Auror e si avviò avvilita verso le stesse scale che Ron aveva cercato di evitare.
«Hermione»
Richiuse la cella dietro di sé, gettando un’occhiataccia truce al prigioniero, aveva dato loro un argomento in più per discutere. Le corse dietro preoccupato e la trovò seduta sull’ultimo gradino in uno stato di demoralizzazione. Finché era davanti a lui, non aveva motivo di agitarsi; la raggiunse con calma e si sedette al suo fianco cercando di non assecondare la miccia della lite che si era già accesa.
«Ed ora cosa facciamo? Restiamo qui tutto il giorno? Quali sono i suoi prossimi ordini, Ministro?»
Hermione tolse la divisa del marito dalle spalle, non le infondeva più un calore piacevole, gliela restituì come se la stoffa con cui era stata cucina scottasse. Ron indugiò ad afferrarla, gli stava trasmettendo una buona dose di disprezzo.
«Sei arrabbiata?»
«Ora voglio solo che ti rivesta»
Ron si infilò la giacca rassegnato, ma gradì soffermarsi qualche istante in più sui bottoni, in quel modo non avrebbe dovuto incrociare nell’immediato lo sguardo indagatore della moglie.
«Credevo che il problema fosse Azkaban, non immaginavo che fossero i miei Auror e tantomeno mio marito. Eppure tu sai cosa significhi vivere in una famiglia povera. Il passato non ti ha insegnato niente»
Leggeva una grande delusione nello sguardo della donna, non fu difficile per lui coglierla, era cristallina.
«Hermione, te l’ho già detto, è inutile che ti scandalizzi, sto solo facendo il mio lavoro»
«Allora forse sbaglio io, ma di certo non voglio che insegni a nostra figlia ad essere un Auror simile»
«Temi possa darle un pessimo esempio?»
«Sì. Esatto»
Era determinata nelle sue idee, ne era convinta e ciò lo ferì. Ron si alzò offeso, posando le mani sulle ginocchia per darsi lo slancio. Hermione seguì i gesti del marito, ma non si pentì per le sue affermazioni in presenza dell’uomo.
«Torno al lavoro, tanto conosci la strada per uscire. Cerca almeno di restare il meno possibile qui dentro»
Rimasta sola, l’orgoglio affievolì e il dispiacere la colse; era mortificata per tutto, per le accuse che aveva mosso al Vicecapo del Quartier Generale degli Auror e per il destino dei loro detenuti.
 
~
 
Il cuore di Draco perse un battito, quando vide la donna che una volta era conosciuta come la stimata e timorata signora Malfoy. Aveva mosso cielo e terra, fatto fuoco e fiamme nell’ufficio del Capo del Quartier Generale degli Auror, ma non riuscì a proferire una sola parola davanti alla cella della madre. Harry aveva concesso loro qualche minuto di riservatezza, attimi che Draco però non sapeva come colmare.
Fu Narcissa a vederlo e a riconoscerlo oltre l’oscurità del luogo, oltre l’Oscurità che entrambi avevano attraversato in passato, ma che non era stata ancora debellata del tutto dal loro cuore; aveva scorto i tratti del viso di suo figlio, li avrebbe riconosciuti a qualsiasi età e a distanza di molti anni, forse altrettanti rispetto a quelli che aveva già trascorso lontana da Londra; sussurrò appena il suo nome, sollevata dalla presenza – immeritata – dell’uomo.
«Draco»
Lui non riuscì a non pensare che sarebbe potuto finire in passato tra quelle mura di pietra fredda, il suo presente in quel caso sarebbe stato totalmente diverso, peggiore; non lo rasserenava convincersi che non meritasse quel destino e che il presente che stava vivendo lo avesse guadagnato. Non era affatto così, era un regalo.
«Non preoccuparti, Draco, tra non molto il mio soggiorno ad Azkaban sarà terminato»
Narcissa sapeva di avergli ormai detto tutto tra le righe di quella lettera che lui aveva letto con pazienza, perciò si limitò a incrociare gli occhi perla del figlio, che avevano l’unica pecca di somigliare a quelli di suo padre.
«Grazie, hai salvato Astoria. Non hai più nulla di cui farti perdonare»
«Rendi più leggera la mia anima, Draco»
L’uomo continuava a sperare che lei non si immolasse, un angolo del suo cuore lo desiderava; proprio quell’angolo che Astoria era riuscita a spalancare alla vita, con il quale provava amore, compassione e perdono.
 
 
Continua …


 
Ciao ragazzi!
Non ho idea della riuscita di questo capitolo, la mia mente vaga nell’oblio in questo periodo, ho in corso un’evidente crisi elaborativa, quindi non so se io sia stata in grado di esprimermi e a mantenere un collegamento con la trama generale. Mi auguro di sì e vi ringrazio di cuore, siete sempre di più ed io non riesco mai a spiegarmi il motivo <3
Alla prossima!
Un grande abbraccio
-Vale

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3693694