Butterfly Effect

di Mako27
(/viewuser.php?uid=1140396)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anno 2150 ***
Capitolo 2: *** Ritrovarsi ***



Capitolo 1
*** Anno 2150 ***


Anno 2150, 24 dicembre

Come tutti gli anni, o almeno da dieci anni a questa parte, Gramorn festeggiava la vigilia di Storkenfield assieme alla sua famiglia. Famiglia per modo di dire poiché fu orfano già da piccolo: la sua famiglia morì nella Grande Guerra tra i due popoli quando la dea Morrigan portò la distruzione ed evocò il grande drago Zaon e da quel giorno nessuno aveva più osato sfidarla; la gente che era sopravvissuta fu resa tutta schiava oppure la maggior parte era devota alla Dea per evitare la morte. Fu così per Gramorn e per la famiglia che lo prese con lui, difatti la sua famiglia lavorava per loro: erano dei coltivatori e allevatori dunque avevano anche una vita dignitosa rispetto a tanti altri nonostante la maggior parte del guadagno veniva portato via dai demoni sicari, Seirpu e Ligoth, della Dea; fortunatamente a loro restava il raccolto e gli animali e nella loro tavola non mancava mai il cibo. Gramorn era sempre stato contro questo genere di cose, già da piccolo più di una volta si rifiutò di dare il guadagno a quei demoni ma per sua fortuna non gli succedeva mai nulla e, quando tentò di capire il perché di quelle gesta da parte della famiglia iniziò anche lui a diventare un contadino.
Crescendo, nel corso degli anni, sentì come se non facesse parte di quel mondo, come se tutto gli fosse estraneo nonostante lui fosse nato e cresciuto lì ma era come se qualcosa o qualcuno da “fuori” lo chiamasse.
Quella notte non stavano festeggiando solo la vigilia del Paese ma anche il compleanno di Gramorn, arrivando così all’età adulta: aveva delle decisioni da prendere, restare o andarsene, farsi una famiglia e tutte quelle cose che gli avevano sempre detto di fare.
Non avrebbe fatto niente in quel momento di quello che gli stavano imponendo, era semplicemente assorto nei suoi pensieri e si perse a guardare quello che gli era attorno: la tavola decorata con una grande tovaglia rossa, i bicchieri in vetro alcuni colmi di vino o acqua altri vuoti, i grandi piatti con il cibo. Più in là, sul davanzale della finestra c’era anche un piccolo Cactus Rosso, il simbolo della festa e dopo aver spostato il suo sguardo dal cactus alla finestra si accorse che fuori ebbe inizio la caduta di stelle; non aveva mai visto una scena del genere così allungò il braccio indicando fuori dalla finestra e tutta la sua famiglia si voltò a vedere cosa stesse succedendo.
Rimasero tutti a bocca aperta, effettivamente questo fenomeno succedeva una volta ogni 25 anni e non sempre Tera era allineata alla nebulosa per far apparire questo fenomeno. Gramorn in quel momento si alzò dalla sedia e, camminando lentamente, uscì da casa con il naso all’insù perché una stella più luminosa delle altre attirò la sua attenzione. La seguì con gli occhi cercando di capire quanto lontano potesse cadere ed intanto si incamminò nel piccolo bosco poco lontano da casa sua, era così intento a seguire quella stella che non si accorse minimamente di essere uscito senza qualcosa di più pesante ma il pensiero non lo toccò nemmeno. Quando fu dentro al bosco sentì come una specie di calore. “Probabilmente è quella stella” Pensò e, quando fu a due passi da quella stella si fermò. Attorno a quella luce c’era una sagoma simile a lui, distesa a terra ed era coperta solamente da una specie di velo di luce.
“Come è possibile che una coperta sia così luminosa?” si mise a pensare mentre cercò di avvicinarsi ancora a quella figura. Quando fu proprio davanti alla figura si abbassò cercando quindi di risvegliare quella persona. Era davvero così strano, come era possibile una cosa simile? Non si era accorto nessuno di questa stella così strana? Aveva molte domande e non aveva risposte, Gramorn cercò di restare calmo e quando allungò la mano il fascio di luce avvolse sia lui che l’altra figura facendola levitare per poi spegnersi completamente e lasciando cadere lentamente quella figura. In pochi secondi ci fu di nuovo il buio e questa volta Gramorn senza pensarci due volte prese in braccio quella figura, dove si accorse solo in quel preciso momento essere un maschio e si avviò con passo più veloce verso casa e quando arrivò davanti la porta si mise a battere contro col piede cercando di farsi aprire da qualcuno della famiglia. Fu accontentato, la madre gli aprì la porta e con il viso coperto dallo stupore e dalla preoccupazione aprì bocca “Per la Dea, Gramorn! Chi è questo ragazzo e perché è senza vestiti in questo periodo!?” urlò, avendo poi l’attenzione del resto della famiglia.
Gramorn posò prima il ragazzo sul divano coprendolo con una coperta beige felpata poi si girò verso la sua famiglia e parlò. “Non lo so madre, ero fuori con voi e…” si bloccò per un attimo, non poteva dire che era una stella. Non per il momento. “E da lontano ho visto questo ragazzo svenire e senza vestiti così gli sono andato in soccorso.” La madre lo abbracciò mentre gli altri membri della famiglia rimasero un po’ spiazzati da ciò che era appena successo: il padre guardò il ragazzo con disaccordo e con un senso di preoccupazione poiché gli pareva di aver già vissuto una cosa simile ma non ne era sicuro; la sorella invece era ammaliata dalla bellezza di quel ragazzo.
Gramorn si staccò poi dall’abbraccio della madre “Spero solo che stia bene, faceva davvero freddo questa sera.” Come finì di parlare il ragazzo si mosse appena, aprendo lentamente gli occhi si guardò attorno. Tutti gli occhi erano puntati su di lui ma il suo sguardo si fermò su quello di Gramorn che ne rimase incantato anche lui: aveva due occhi color dell’oro, non aveva mai visto occhi del genere e ne rimase affascinato. Si destò da quel pensiero e iniziò a parlare “Come ti senti? Ti ho trovato fuori, eri svenuto e ti ho portato qui a casa mia.” 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ritrovarsi ***


Capitolo II


 Il ragazzo dagli occhi d’oro aprì leggermente le labbra e una voce intorpidita dal freddo parlò “Io…sento caldo ora…” lo guardarono un po’ tutti quanti allora il padre si mise in mezzo e alzò leggermente la voce. “Chi sei? Che cosa ci fai qui? E soprattutto come è possibile che tu abbia occhi del genere?”
Gramorn si mise davanti al padre e lo fissò in modo brutale “Non essere così cattivo, probabilmente è di un altro paese, non lo puoi sapere e poi cosa c’entrano i suoi occhi?!” ribattè Gramorn. Il padre però non rispose e con un’alzata di mano salutò tutti e salì per le scale andando a dormire e poco dopo seguirono anche la madre e la sorella poiché dal ragazzo d’oro non avevano ricevuto alcuna risposta.
L’unico che rimase lì fu proprio Gramorn che si sedette vicino alla poltrona che stava accanto al divano in cui era ancora disteso il ragazzo. Ci furono parecchi minuti di silenzio poi il ragazzo parlò. “Mi hanno detto che dovevo cercarti Gramorn, e trovarti.” Gramorn lo guardò stupito. “Trovarmi? Cosa stai dicendo?!”
“Sto dicendo quello che mi è stato detto… Non ti sei mai sentito fuori posto? Questo non è il tuo mondo ma una calamità oscura ti fece cadere qua, proprio come è successo a me ora.” Gramorn ci pensò ed effettivamente si era sempre sentito fuori posto ma pensava sempre fosse perché non aveva mai conosciuto la sua famiglia.
Quindi tutto quello che gli era stato detto da piccolo non era vero? E la sua famiglia come lo avevano trovato? Come era possibile una cosa del genere? Tutte queste domande lo scossero abbastanza, tanto da alzarsi dalla poltrona iniziando a muoversi nervosamente avanti e indietro. “Io non capisco…” fu tutto quello che riuscì a dire. Il ragazzo d’oro allora si alzò, tenendo con una mano la coperta per non rimanere nudo, e si avvicinò a Gramorn allungandogli la mano. “L’unico modo per fartelo capire è mostrarti quello che è successo a questo mondo e al nostro.” Gramorn un po’ titubante allungò la mano verso di lui e tutto d’un tratto si sentì catapultato da un’altra parte.
Ci fu un abbaglio così chiuse gli occhi e quando li riaprì non era più a casa sua. Attorno a lui c’erano come piccole stelle, quasi lucciole, che brillavano continuamente. Non capiva minimamente cosa fosse successo così si girò verso il ragazzo che aveva già capito quale domanda gli avrebbe fatto. “E’ dove sei nato. Non è Tera, qui sei ad Astra. Il tuo mondo Gramorn, quello che distrusse secoli fa la Dea che tanto ammirate nel vostro: Morrigan.” Abbassò lo sguardo il ragazzo, probabilmente nel ricordo della distruzione. Poi continuò “Questo è il ricordo di come era prima del suo passaggio. Abbiamo combattuto contro di lei e tu eri il nostro paladino: Gramorn.”
Quel mondo, Astra, si mostrava in tutta la sua bellezza: fioche stelle lucenti che continuavano a giare in modo infinito attorno a loro, alberi giganteschi sembravano toccare il cielo, vaste praterie e degli strani animali ci pascolavano, assomigliavano a piccoli draghi. Il colore di quegli animali non era d’oro come la maggior parte delle cose ma avevano un colore quasi argentato. Sembravano puri e probabilmente lo erano. Continuò a guardarsi attorno quando il ragazzo d’oro toccò nuovamente la mano a Gramorn che lo fece catapultare nuovamente nello stesso posto ma quello che vide fu il momento della distruzione e la Dea. In quel frangente vide lui stesso che la combatteva invano, serrò i pugni in quel momento perché non poteva credere a quello che aveva fatto. Era tutto troppo. Si girò poi verso quel ragazzo. “Si può sapere chi sei? Perché ora?” cercò di restare il più calmo possibile, ancora non capiva esattamente cosa stesse succedendo, per un frangente pensò fosse un sogno.
“Ti mostro anche chi sono io, per te, e il nome ti verrà in mente… Prima non ho potuto parlare a causa di tuo padre perchè non è chi pensi e mi sono dovuto difendere.” Rispose nel frattempo il ragazzo facendo ruotare nuovamente quelle immagini, quando si fermò a quella che interessava a Gramorn. Rimase a bocca aperta quando il ricordo di quel ragazzo si palesò lì davanti.
Si girò verso di lui “Stai scherzando vero?” ma il ragazzo negò guardandolo negli occhi. Nella memoria che stava guardando loro due erano raffigurati intrecciati l’uno all’altro con le mani alzate al cielo e dentro quel cerchio un’altra stella più grande. In quel momento provò amore senza saperne il perché. Si girò poi verso il ragazzo d’oro e qualcosa cambiò in Gramorn: difatti i suoi occhi non furono più dello stesso colore di sempre, ma si accesero di un bianco che ghiacciò per un momento l’altro
“Sirius.”
Proferì Gramorn ed in quel momento Sirius andò ad abbracciare il suo amato. Sapeva che prima o poi lo avrebbe trovato, aveva vagato per molto tempo ma era riuscito finalmente a trovarlo. Si abbracciarono per qualche momento poi, come era successo poco fa a Gramorn cambiarono di nuovo gli occhi e si staccò bruscamente dal ragazzo. Si sentì confuso come se ci fosse qualcun altro o qualcos’altro dentro di lui, poi Sirius gli si avvicinò nuovamente e capendo quello a cui stava pensando disse
“Non ti preoccupare, sei sempre tu ma il tuo corpo per difendersi dal male ha dovuto evolversi, cambiare aspetto e cambiare vita.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3935272