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Autore: Mako27    23/09/2020    0 recensioni
Questa storia parla di un mondo immaginario dove bene e male si confrontano e dove due persone, di un mondo passato si ritrovano dopo molto tempo e a causa dello svolgersi di svariate situazioni dimenticheranno cose importanti. Oltre al mondo principale ce ne sarà uno secondario che è la loro terra natia. Il primo capitolo della storia spero sia di vostro gradimento, accetto critiche costruttive e altro, spero vi intrighi almeno un po' poichè ci ho messo parecchio tempo a costruirla. Buona lettura!
Genere: Dark, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Anno 2150, 24 dicembre

Come tutti gli anni, o almeno da dieci anni a questa parte, Gramorn festeggiava la vigilia di Storkenfield assieme alla sua famiglia. Famiglia per modo di dire poiché fu orfano già da piccolo: la sua famiglia morì nella Grande Guerra tra i due popoli quando la dea Morrigan portò la distruzione ed evocò il grande drago Zaon e da quel giorno nessuno aveva più osato sfidarla; la gente che era sopravvissuta fu resa tutta schiava oppure la maggior parte era devota alla Dea per evitare la morte. Fu così per Gramorn e per la famiglia che lo prese con lui, difatti la sua famiglia lavorava per loro: erano dei coltivatori e allevatori dunque avevano anche una vita dignitosa rispetto a tanti altri nonostante la maggior parte del guadagno veniva portato via dai demoni sicari, Seirpu e Ligoth, della Dea; fortunatamente a loro restava il raccolto e gli animali e nella loro tavola non mancava mai il cibo. Gramorn era sempre stato contro questo genere di cose, già da piccolo più di una volta si rifiutò di dare il guadagno a quei demoni ma per sua fortuna non gli succedeva mai nulla e, quando tentò di capire il perché di quelle gesta da parte della famiglia iniziò anche lui a diventare un contadino.
Crescendo, nel corso degli anni, sentì come se non facesse parte di quel mondo, come se tutto gli fosse estraneo nonostante lui fosse nato e cresciuto lì ma era come se qualcosa o qualcuno da “fuori” lo chiamasse.
Quella notte non stavano festeggiando solo la vigilia del Paese ma anche il compleanno di Gramorn, arrivando così all’età adulta: aveva delle decisioni da prendere, restare o andarsene, farsi una famiglia e tutte quelle cose che gli avevano sempre detto di fare.
Non avrebbe fatto niente in quel momento di quello che gli stavano imponendo, era semplicemente assorto nei suoi pensieri e si perse a guardare quello che gli era attorno: la tavola decorata con una grande tovaglia rossa, i bicchieri in vetro alcuni colmi di vino o acqua altri vuoti, i grandi piatti con il cibo. Più in là, sul davanzale della finestra c’era anche un piccolo Cactus Rosso, il simbolo della festa e dopo aver spostato il suo sguardo dal cactus alla finestra si accorse che fuori ebbe inizio la caduta di stelle; non aveva mai visto una scena del genere così allungò il braccio indicando fuori dalla finestra e tutta la sua famiglia si voltò a vedere cosa stesse succedendo.
Rimasero tutti a bocca aperta, effettivamente questo fenomeno succedeva una volta ogni 25 anni e non sempre Tera era allineata alla nebulosa per far apparire questo fenomeno. Gramorn in quel momento si alzò dalla sedia e, camminando lentamente, uscì da casa con il naso all’insù perché una stella più luminosa delle altre attirò la sua attenzione. La seguì con gli occhi cercando di capire quanto lontano potesse cadere ed intanto si incamminò nel piccolo bosco poco lontano da casa sua, era così intento a seguire quella stella che non si accorse minimamente di essere uscito senza qualcosa di più pesante ma il pensiero non lo toccò nemmeno. Quando fu dentro al bosco sentì come una specie di calore. “Probabilmente è quella stella” Pensò e, quando fu a due passi da quella stella si fermò. Attorno a quella luce c’era una sagoma simile a lui, distesa a terra ed era coperta solamente da una specie di velo di luce.
“Come è possibile che una coperta sia così luminosa?” si mise a pensare mentre cercò di avvicinarsi ancora a quella figura. Quando fu proprio davanti alla figura si abbassò cercando quindi di risvegliare quella persona. Era davvero così strano, come era possibile una cosa simile? Non si era accorto nessuno di questa stella così strana? Aveva molte domande e non aveva risposte, Gramorn cercò di restare calmo e quando allungò la mano il fascio di luce avvolse sia lui che l’altra figura facendola levitare per poi spegnersi completamente e lasciando cadere lentamente quella figura. In pochi secondi ci fu di nuovo il buio e questa volta Gramorn senza pensarci due volte prese in braccio quella figura, dove si accorse solo in quel preciso momento essere un maschio e si avviò con passo più veloce verso casa e quando arrivò davanti la porta si mise a battere contro col piede cercando di farsi aprire da qualcuno della famiglia. Fu accontentato, la madre gli aprì la porta e con il viso coperto dallo stupore e dalla preoccupazione aprì bocca “Per la Dea, Gramorn! Chi è questo ragazzo e perché è senza vestiti in questo periodo!?” urlò, avendo poi l’attenzione del resto della famiglia.
Gramorn posò prima il ragazzo sul divano coprendolo con una coperta beige felpata poi si girò verso la sua famiglia e parlò. “Non lo so madre, ero fuori con voi e…” si bloccò per un attimo, non poteva dire che era una stella. Non per il momento. “E da lontano ho visto questo ragazzo svenire e senza vestiti così gli sono andato in soccorso.” La madre lo abbracciò mentre gli altri membri della famiglia rimasero un po’ spiazzati da ciò che era appena successo: il padre guardò il ragazzo con disaccordo e con un senso di preoccupazione poiché gli pareva di aver già vissuto una cosa simile ma non ne era sicuro; la sorella invece era ammaliata dalla bellezza di quel ragazzo.
Gramorn si staccò poi dall’abbraccio della madre “Spero solo che stia bene, faceva davvero freddo questa sera.” Come finì di parlare il ragazzo si mosse appena, aprendo lentamente gli occhi si guardò attorno. Tutti gli occhi erano puntati su di lui ma il suo sguardo si fermò su quello di Gramorn che ne rimase incantato anche lui: aveva due occhi color dell’oro, non aveva mai visto occhi del genere e ne rimase affascinato. Si destò da quel pensiero e iniziò a parlare “Come ti senti? Ti ho trovato fuori, eri svenuto e ti ho portato qui a casa mia.” 
   
 
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