The Pink Age

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Backstory ***
Capitolo 2: *** Cerchio ***
Capitolo 3: *** Scultura ***
Capitolo 4: *** First person POV as letter ***
Capitolo 5: *** Mare ***
Capitolo 6: *** Scherzo ***
Capitolo 7: *** Salvia ***
Capitolo 8: *** Occhio ***
Capitolo 9: *** Viola ***
Capitolo 10: *** Portafortuna ***
Capitolo 11: *** Favola ***
Capitolo 12: *** Acre ***
Capitolo 13: *** Pasticcio ***
Capitolo 14: *** Carte ***
Capitolo 15: *** Radici ***
Capitolo 16: *** Bacio ***
Capitolo 17: *** Marriage ***
Capitolo 18: *** Strega ***
Capitolo 19: *** Hurt/comfort ***
Capitolo 20: *** Bambola ***
Capitolo 21: *** Undici ***
Capitolo 22: *** Cantina ***
Capitolo 23: *** Vergine ***
Capitolo 24: *** Goccia ***
Capitolo 25: *** Posto preferito ***
Capitolo 26: *** Sussurro ***
Capitolo 27: *** Luce ***
Capitolo 28: *** In vino veritas ***
Capitolo 29: *** Rosso ***
Capitolo 30: *** Pianto ***
Capitolo 31: *** Nemico ***



Capitolo 1
*** Backstory ***


NDA: Cos’è questo “progetto”? Un AU storico (Epoca dei Tudors, Inghilterra del metà Cinquecento), in cui Dolores è la Regina d’Inghilterra (sul modello di una combinazione tra Maria e Elisabetta Tudor) e attorno a lei ruotano tutta una serie di personaggi di Harry Potter che in alcuni casi vanno a richiamare i personaggi storici esistenti. Ovviamente, preciso che non ci sarà la magia. Era da un po’ che avevo questa idea in testa (originariamente doveva partecipare come oneshot a un contest) e confesso di essere un pochino emozionata nel ritrovarmi a scriverla – un po’ perché amo questo periodo storico, un po’ perché non ho mai scritto un AU in questo fandom (anzi, in generale, mi sembra che le storie AU in HP siano abbastanza poche rispetto ad altri fandom dove invece è molto utilizzato come genere).
Aspettatevi vari easter eggs storici. In ogni caso però, ci tengo a dire però che non c’è nessuna pretesa di veridicità, anzi alcune cose saranno opportunamente rimaneggiate.
Piccola nota sui nomi: i nomi propri rimangono quelli originari di Harry Potter, i cognomi invece varieranno tra quelli di HP e quelli della loro eventuale controparte storica – questo per permettere a chi legge di cogliere immediatamente determinati riferimenti. So che alcuni nomi non hanno molto senso in determinati contesti geografici, ma ripeto: il fine non è l’aderenza storica, quanto “giocare” e, spero, farci qualche risata insieme.
Nota per i generi: figurano sia commedia che drammatico – non sono borderline, è principalmente una commedia (e parecchie cose sono scritte per far sorridere) però prevedo anche risvolti di trama un po’ più seri.
Nota per il titolo: ovviamente, un richiamo al film “Elizabeth – the Golden Age”.
Nota per la raccolta: le flash/drabble/oneshot saranno collegate in stretto ordine cronologico. I prompt su cui ogni capitolo si basa sono quelli del Writober. Aggiornerò, dunque, ogni giorno (ahimè e ahivoi!).
 
 
 

 
#backstory


 
Non ci aveva mai creduto, non davvero, che un giorno la corona sarebbe stata sua; eppure, mentre diceva che la voleva tempestata di smeraldi e pretendeva il migliore degli artisti per lavorarla – “Non potete mandare a chiamare quel Leonardo, il tizio italiano? Come sarebbe a dire che è morto da anni?”* –, si rendeva conto che quello era l’unico possibile epilogo per la sua tragica storia. La ricompensa per tutte le sofferenze patite, la consolazione per gli anni trattata come se fosse stata niente.
Il vestito le stava ancora stretto – “Dovreste smetterla di mangiare così tanto, Lady Dolores” – ma nessuno poteva più farglielo notare adesso – “Il sarto ha evidentemente sbagliato le vostre misure, volete punirlo, Vostra Maestà?”
Le sue visioni erano ancora ingenue – “Siete una stupida, è una fortuna che non avrete mai un qualche valore nel mondo” – ma il massimo che poteva ricevere era un fugace sguardo di disapprovazione presto mascherato in indulgenza – “Non è proprio così, Vostra Maestà, permettetemi di spiegarvi meglio”.
La sua ricerca di un principe non era più fortunata di prima – “Un principe? Siete una bastarda, povera e per giunta brutta, sarà anche troppo se troverete uno stalliere” – ma ora tutti fingevano che la sua mancata avvenenza non fosse più un ostacolo – “Qualsiasi principe vi sposerebbe, tocca a voi scegliere! A proposito che ne dite di Regulus di Francia, il secondogenito di Walburga De Medici?”**
Perché adesso non era più la figlia bastarda del Re, ma la sua unica possibile erede rimasta. Non era più Dolores il rospo, da cinque giorni era Dolores della dinastia Umbridge, la prima regina donna d’Inghilterra.
“Ehm ehm” tossicchiò, riscuotendosi dai propri pensieri.
Le tre dame presenti voltarono di scatto la testa e lei ne rimase per un attimo stupita. Non era proprio abituata a richiamare così rapidamente l’attenzione di qualcuno, ma aveva la netta sensazione che non avrebbe avuto problemi ad abituarsi.
“Ehm ehm” ripeté per prendere tempo, perché a dire il vero non aveva pensato bene a cosa dire.
Un lampo di fastidio attraversò gli occhi verdi della sua momentanea prima dama e nulla fu più soddisfacente quanto vedere quell’impressione svanire a forza, in favore di un lieve cenno del capo in segno di sottomissione.
“Volete una pastiglia, Vostra Maestà?”
Dolores non poté trattenere un sorrisino di trionfo. “No, sto bene, Lady Minerva. Ragguagliatemi sui preparativi per l’incoronazione”.
Mentre la dama ripeteva la situazione – non c’erano aggiornamenti rispetto a poche ore prima –, lei prese a sorseggiare il suo sherry*** e si concesse il lusso di tornare con la mente ai suoi progetti imminenti.
Il simbolo regale, che presto sarebbe stato replicato in ogni dove – un felino bianco su uno sfondo rosa e una D tratteggiata sul pelo.
E il motto – I require order era quello che la convinceva di più tra quelli che aveva pensato.
E, ovviamente, i primi decreti con cui quell’ordine lo avrebbe finalmente iniziato a stabilire in tutto il regno.
 




 

* Leonardo è morto nel 1519, l’incoronazione di Dolores coincide con quella di Elisabetta grosso modo, quindi 1558.
** Richiamo a Caterina De Medici, reggente di Francia per i suoi tre (qui saranno due) figli maschi.
*** Storicamente lo sherry esisteva in Inghilterra a questa altezza temporale, anche se forse non con questa esatta forma e non con questo nome. Il tè, invece, pare sia stato introdotto nella corte inglese da Caterina di Braganza, regina consorte di Carlo II (pieno Seicento), quindi ho preferito non menzionarlo affatto come bevanda.

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Capitolo 2
*** Cerchio ***


#cerchio


 
Vedendolo dal di fuori, Dolores aveva sempre percepito il potere come un cerchio: pura perfezione senza inizio e senza fine, perché tutte le cose iniziavano e finivano nella corona – anche quella aveva come base un cerchio, del resto. L’immagine, tuttavia, sparì immediatamente la prima volta che incontrò il capo delle guardie reali, il quale con la grazia di un centauro – Dio, che paura che le facevano nelle illustrazioni – si mise a sparare su ogni singolo punto della circonferenza.
“Perdonatemi se non mi inchino, Vostra Maestà” esordì, non senza una certa ironia.
La regina rimase a fissarlo per qualche secondo con gli occhi spalancati, quasi rimpiangendo i centauri. Era quello, uno storpio e orbo – e poi, oh mio Dio, gli mancava un pezzo di naso? – il principale responsabile della sua sicurezza? Con la gamba di legno, il bastone e la benda nera sull’occhio sinistro, assomigliava più a un pirata.
“Lord Moody, è un piacere incontrarvi finalmente. E così voi siete ehm il cavaliere migliore di cui dispongo?”
Alastor intuì il suo scetticismo – anche se d’altronde c’era poco da intuire visto che era evidente – e accennò una smorfia divertita. “Solo il più alto in grado rimasto. Molti dei cavalieri hanno rinunciato alla carica: dopo aver servito un re erano restii a servire la principessa delle fate”.
Dolores batté gli occhi verdi un paio di volte, prima di fargli eco con tono indignato. “Come osate? Io sono–”
“La principessa delle fate, per l’appunto. E lo dimostrano i primi decreti che avete emanato: il colore rosa come esclusivo della regalità al posto del viola*, e la pena di morte per quanti colti in flagranza di uccidere un gatto. Decreti davvero decisivi”.
“Emanare decreti è la chiave per regnare”.
Alastor non trattenne un grugnito di disappunto. “Beh, non sarà certo un esercito di gatti con nastrini rosa a salvarvi da quello che c’è fuori da queste mura”.
“Non c’è niente lì fuori” replicò lei con un sorriso, che però ora tremava leggermente.
“C’è l’Esercito di Silente, per esempio”.
Dolores esitò per un attimo, nello sforzo vano di mascherare la sua confusione. “Silente? Chi è Silente? Cos’è Silente?”
“Il papa! Silente è il nome secolare del papa e tutte le forze cattoliche in Inghilterra – e, credetemi, sono molte – si sono riunite sotto il nome di Esercito di Silente. L’obiettivo: avere la vostra testa e consegnare la corona a vostra cugina, Andromeda di Scozia**” sbottò lui con una schiettezza che lei non era abituata a tollerare – non da regina – e che la lasciò più interdetta del contenuto stesso delle sue parole. “Perciò no, Vostra Maestà, ve la dico io qual è la chiave per regnare: la vigilanza costante”.
La regina avrebbe pensato a lungo a quel colloquio e la sensazione predominante sarebbe stata la paura; fino ad allora aveva pensato alla fatica e alla responsabilità che derivavano dalla corona, ma non ai pericoli. Una volta che l’uomo fu uscito si portò istintivamente una mano al collo, quasi per saggiarne la fragilità. Anche quello era un cerchio, dopotutto, un altro ancora più facile da tagliare.
E il cerchio del potere era un buco nell’acqua che si allargava e si allargava, fino a sparire.



 
 
* Elisabetta emanò davvero un decreto che stabiliva come il colore viola potesse essere indossato solo dai reali. In caso di Dolores Regina, il colore non sarebbe più il viola ma il rosa, ovviamente.
** Andromeda sarà il corrispettivo di Maria Stuart, c’è un preciso motivo per questa scelta che si svelerà pian piano.

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Capitolo 3
*** Scultura ***


#scultura


 
“Non ci siamo, mastro Colin, solo perché ho gli occhi sporgenti non significa che voi dobbiate rappresentarli così! E rendetemi anche meno pingue, per l’amor di Dio!”
Il giovane tremò leggermente all’urlo stridulo della regina e si nascose dietro la stessa scultura che stava creando. La terza nel giro di due settimane. E forse ce ne sarebbe stata anche una quarta se non fosse stato per l’intervento del capo delle guardie.
“Che stupidaggine…”
Il borbottio, per quanto sommesso, non sfuggì alle orecchie della regina. “Volete dire qualcosa, Lord Moody?”
“No, Vostra Maestà. Anzi sì, trovo stupido che stiate facendo tutto questo rumore per correggere dei piccoli, inutili, difetti. Vorrei vedervi allora se aveste una gamba di legno, mezzo naso e una benda!”
Si voltò a guardarlo e, dopo averlo visto una volta di più, si ritrovò a curvare le labbra in un piccolo sorriso compassionevole. Se fosse stato lui il Re, come avrebbe fatto ad apparire attraente e maestoso in una scultura? Pensò che sì, lei era bruttina, ma al mondo esistevano sempre i tipi come Alastor Moody (e, forse, i centauri) e si sentì meglio.
“Come procedo, Vostra Maestà?”
Dolores riportò lo sguardo sullo scultore con un sospiro rassegnato. “Lasciate tutto così, mastro Colin. Modificate solo il naso, quello ce l’ho bello per davvero”.



 
NDA: Procede l'assegnazione dei ruoli con Colin Canon artista di corte, in un momento in cui le foto non esistono. Perdonate il delirio.

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Capitolo 4
*** First person POV as letter ***


#first person POV as letter


 
Dolce Dolores,
le vostre virtù sono note in tutta Europa, così come nota è la vostra perseveranza in tempi avversi alla restaurazione del vostro nome e della vostra eredità. E io mi domando quale sarebbe la vostra forza se unita alla mia, quale la meraviglia di due regni che combattono fianco a fianco per imporsi nella scacchiera cangiante della Cristianità. Voi e io, Inghilterra e Francia, in unico vincente asse che possa schiacciare…

Dolores fu distolta bruscamente dalla lettura della missiva del principe Regulus*. Lord Moody, che si era preso il compito di analizzare il regalo, aveva infatti estratto la sua spada e iniziato a colpire l’involucro senza pietà.
“Fermatevi, Lord Moody, vi ordino di fermarvi!” urlò, prima di avvicinarsi per spiare ciò che era rimasto della mattanza. “Un medaglione, è solo un elegante e grazioso medaglione!”
Alastor non la ascoltò, afferrò il medaglione, lo scrutò a lungo e poi si rivolse a una delle dame presenti. “Lady Charity, andate a chiamare il dottor Piton, subito!”

Due giorni dopo, il medico di corte confermò che in effetti nel medaglione era nascosto del veleno.
“Io pensavo ehm pensavo davvero che… il principe Regulus e la Francia…”
“Vigilanza costante, Vostra Maestà” proclamò semplicemente il capo delle guardie in tono perentorio (e con una segreta soddisfazione), “vigilanza costante”.



 
* Regulus è il corrispettivo del futuro Enrico III (figlio di Caterina de Medici). Fu pensato in effetti per un breve periodo di unire in matrimonio Enrico con Elisabetta.

NDA: Ho usato in modo molto truccato il prompt, lo so bene: la lettera compare solo per le prime quattro righe infatti; tuttavia, mi interessava vedere le reazioni alla lettera e soprattutto inserire la chicca del medaglione come regalo, unico reale collegamento tra Dolores e Regulus. Un finto regalo, però, perché era veicolo del veleno (la Francia è cattolica, quindi il papa sta allargando le sue alleanze ahah). Inoltre, l'azione di Alastor è un rimando al canonico aneddoto sulla mattanza che ha fatto del suo regalo di compleanno in nome della sua paranoia.

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Capitolo 5
*** Mare ***


#mare

 
“E a proposito del mare cosa pensate?”
“Ehm mi piacerebbe vederlo. È strano dirlo ma non l’ho ancora mai visto e poi…”
“A me ricorda mio fratello, è naufragato. Un prete schifosamente cattolico, questo era, il mare lo ha punito prima che potesse farlo l’Inghilterra. Ma non parlavo delle nostre impressioni o dei ricordi personali… Parlavo di strategia”.
La regina aggrottò leggermente le sopracciglia e si costrinse a scrutare meglio la mappa europea esposta sul tavolo – e le pedine, di cui una rappresentava lei, poteva fingere che non fosse così?
“Il mare è la barriera che vi divide dal resto del mondo e dai vostri nemici: la Spagna, l’Impero, la Francia, il Papato… Solo una potenza condivide la vostra solitudine: la Scozia. La regina Andromeda implora il vostro aiuto e voi cosa farete? Cercherete un alleato o vi procurerete un altro nemico?”
“La ignorerò, è naturale”.
Alastor Moody spalancò il suo unico occhio e la osservò guardingo. “Ignorarla?”
“La regina di Scozia è cattolica e vuole la mia corona, non avete detto così? Bene, se lei si indebolisce io mi rinforzo. I clan scozzesi si fanno guerra? Meglio ancora, esiterò, ehm, temporeggerò e nel frattempo mi limito a sperare che la sua sorellastra protestante – Bellatrix, giusto?* – avrà la meglio… Che c’è, perché mi guardate così?”
In effetti, Alastor la stava ancora fissando, e il suo sguardo si era fatto curioso, stupito, addirittura ammirato.
“Niente, pensavo che, dopotutto, potrei avervi valutato troppo in fretta” borbottò alla fine, accennando un sorriso. Quella era la precisa lezione per quel giorno avrebbe voluto impartirle lui, ma stavolta lei lo aveva preceduto rivelando un’astuzia inaspettata. “Forse, siete la principessa delle fate tanto quanto lo sono io”.





 
*Bellatrix fa riferimento a James, il fratellastro di Maria Stuart, che era in effetti protestante e che prese il potere alla morte della madre di Maria (sua reggente).
L'ultima frase è stata rubata da Barty crouch, ma la considero comunque canon Moody ahah Tenete a mente il fratello cattolico di Alastor perché torneremo a parlarne.
Come avete notato, oggi arrivo in ritardo: ho finito la miniscorta di flash che mi ero fatta prima dell'inizio del Writober, quindi mi tocca scrivere sul momento. In ogni caso, non manhcerò, quindi a domani!

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Capitolo 6
*** Scherzo ***


#scherzo
 


"Deve essere uno scherzo, Vostra Maestà!"
La regina licenziò il suo musicista ufficiale, che aveva scelto più perché era più basso di lei che per la bravura – "Tornate dopo, Filius" – e lanciò un'occhiata contrariata al capo delle guardie.
"Ehm, vi sembra che stia ridendo?"
"Beh, io di certo non rido!"
Con l'audacia che lo contraddistingueva, Alastor continuò a brontolare stizzito su quanto poco trovasse opportuno fare le veci della regina nella cerimonia della nomina dei nuovi cavalieri dell'Ordine del Bagno.
"Dovreste considerarlo un vero onore agire in mio nome!"
"Oh, certo, lo considererei un onore se questo non significasse dover fare un bagno nudo con loro! Non ho avuto niente da dire contro l'esistenza di quest'usanza finché io non ho dovuto prenderne parte ma..."
"Lord Moody!" tuonò la regina in tono stridulo e con un improvviso rossore sul viso. "Non devo spiegarvi perché non posso fare io il bagno nuda con i cavalieri!" *
L'uomo ebbe la decenza di abbassare lo sguardo, mentre continuava comunque a borbottare. "Allora nessuno si farà il bagno nudo!" 
Restarono in silenzio in evidente imbarazzo per diversi istanti – istanti che Dolores impiegò per riprendere controllo di se stessa. Quando infine parlò, lo fece con una calma solenne che tradiva solo una nota di delusione. 
"Pensavo di poter contare su di voi, ma evidentemente non è così. Ho tollerato fin troppo la vostra indisponenza!"
"Vostra Maestà, io..."
"Potete andare, Lord Moody" disse ostentando freddezza, anche se le mani le tremavano leggermente per l'irritazione. "Lady Molly..."
La donna, che aveva osservato tutto il colloquio con gli occhi sgranati fingendo di essere occupata nel ricamo, rispose prontamente.
"Sì, Vostra Maestà?"
"Mandate a chiamare il segretario del Lord Cancelliere, il signor Filch".
 
 
 
 
 
"Dev'essere uno scherzo!"
L'ambasciatore Minus sorrise nervosamente e fece un tremolante inchino.
"L'illustrissimo re di Spagna, Lucius secondo**, vi omaggia con uno schiavo delle sue colonie. È... uno schiavo particolare, Vostra Maestà, uno degli ultimi discendenti degli indigeni Maya".
Dolores si alzò dal trono e si avvicinò con circospezione alla creatura fragile e ripiegata che l'ambasciatore aveva condotto con sé e che continuava a ripetere una sola sconclusionata parola: "Dobby, Dobby, Dobby". 
"Che cosa curiosa" mormorò forzando un sorriso che rendeva evidente tutto il suo disgusto, prima di voltarsi verso il capo delle guardie. "Lord Moody, cosa ne dite? C’è del veleno anche in questo mostro?" domandò in tono ironico.
"Direi di no. Secondo me potrebbe essere utile per–".
"Nessuno ha chiesto il vostro parere!"
Alastor la scrutò con il suo unico occhio e trattenne a fatica uno sbuffo seccato. "Oh, siete ancora arrabbiata perché non mi sono voluto fare il bagno nudo?" 
Le dame presenti si scambiarono uno sguardo perplesso, l'ambasciatore fece un'altra risatina nervosa e la creatura continuava a ripetere instacabilmente quello che doveva essere il suo nome. La regina, invece, dopo un'iniziale sorpresa, si rivolse con calma al segretario Filch.
"Portate pure la creatura nella Torre, so che vi dilettate nello sperimentare nuove torture per i traditori... Usatela pure come cavia".
Il segretario si inchinò e ringraziò la regina con uno sguardo di pura estasi negli occhi.. "Lasciatevelo dire, Vostra Maestà, da tempo si avvertiva in Inghilterra il bisogno di un sovrano forte e giudizioso – e grazioso – come voi!"
"Oh, signor Filch, siete proprio un adulatore" rispose lei ridacchiando leggermente, omaggiandolo di un'occhiata gentile e perfino di una carezza alla sua inseparabile gatta.
Dietro di loro, Alastor riuscì a trattenere solo a stento la sua irritazione. Non riusciva a capacitarsi di come in brevissimo tempo avesse perso il favore della regina… e lo vedeva ora accordato a un popolano senza qualità! Era qualcosa di talmente inconcepibile da sembrare uno scherzo, ben oltre la creatura spagnola e la stupida cerimonia dell'Ordine del Bagno. E, dal suo punto di vista, era quello che faceva ridere meno di tutti.





 
* Per questo episodio ho tratto ispirazione da una vicenda storica reale. La cerimonia dell'Ordine del Bagno prevedeva un bagno in comune nudi del re con i nuovi cavalieri freschi di nomina; la regina Maria Tudor, prima donna regina, non potè effettivamente seguire tale cerimoniale e nominò il suo Gran maestro di Corte per fare le sue veci.
** Il riferimento è a Filippo II, re di Spagna. È stato marito di Maria Tudor e rivale poi di Elisabetta, non prima però di aver ipotizzato un matrimonio anche con lei.

NDA: Nonostante abbia tirato fuori questo capitolo nei ritagli di tempo di oggi, è il più lungo finora (infatti, si tratta di una oneshot, o meglio di due flash legate tra loro). Ho introdotto ben cinque personaggi nuovi e altri ancora conto di nominare pian piano. Intanto, spero vi sia piaciuta il modo trash in cui ho rielaborato la suggestione storica della cerimonia dell'Ordine del Bagno. A domani!

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Capitolo 7
*** Salvia ***


#salvia





"Lady Minerva si è preoccupata molto per la vostra salute, sono certo che questo decotto di salvia farà... miracoli per la vostra tosse".
Dolores scrutò il medico con aria pensierosa, sorseggiando con una punta di disgusto la bevanda che le propinava da ormai cinque giorni. Non sapeva ancora cosa pensare di lui, nonostante fosse ormai da cinque mesi insediata sul trono: lo trovava abile e preciso – molto più della massa di idioti con cui aveva a che fare quotidianamente –, ma il suo tono era anche un po' troppo ironico – molto più di quanto lei potesse tollerare.
"È una tosse nervosa, è del tutto inutile" ribatté, sforzandosi di non tossire, per l'appunto.
"Oh, lo so bene, Vostra Maestrà, infatti ho scelto la salvia proprio perché ha effetti sia sul mal di gola fisiologico sia sulla comunemente nota melanconia"*.
Lo sguardo della regina si fece sorpreso e anche vagamente compiaciuto, ma fu proprio quell'ulteriore prova di perspicacia ad attirare di più la sua attenzione verso quell'uomo che, fino a quel momento, non aveva considerato più dello stretto necessario.
"Dottor Piton, voi siete di origine ebraica, non è così?"
"Sì".
"Ma gli Ebrei non possono più vivere in Inghilterra dal decreto del mio illustre avo Edoardo I**. La vostra famiglia ha mutato fede?"
Il medico sollevò un sopracciglio con una malcelata aria di sufficienza. "Ovviamente".
"E poi avete vissuto per un periodo a Roma, addirittura alle dipendenze del papa. Siete stato anche un cattolico prima di tornare in Inghilterra?"
La pausa adesso fu persino più lunga e le sopracciglia alzate divennero due. "Ovviamente anche questo, Vostra Maestà."
Dolores annuì e poi fece una risatina divertita. "Oh, bene, un ebreo diventato cattolico e poi diventato protestante. Siete un vero voltagabbana!"
"A dire il vero, non sono mai stato un ebreo e non ho mai tradito il papa... finché ero a Roma, si intende".
"Non mettetevi sulla difensiva, dottore, in realtà la cosa non mi preoccupa. Mi dimostra solo che siete un tipo duttile, disposto a cambiare persino la propria fede per chi servite. E io ho intenzione di rimanere al potere per molto a lungo".
Severus Piton non seppe dire se fu più per le parole fintamente rassicuranti o per il sorriso troppo ampio, ma avvertì distintamente un brivido e si ritrovò a chiedersi nell'ordine: perché avesse sventato l'avvelenamento tramite il medaglione e perché avesse lasciato il servizio del papa. Presto, però, si ricordò delle assurde e continue richieste del pontefice – "Severus ti prego" era una formula frequente, la cui eco ancora risuonava nelle sue orecchie – e pensò che, in fondo, forse si trovava meglio così.









 
*Internet mi indica che la salvia è usata sia contro il mal di gola, che contro stati psicologici negativi. La melanconia è termine della Scuola ippocratica, ancora diffusa nel Cinquecento.
** L'editto di espulsione degli Ebrei risale al 1290 e fu appunto emanato da Edoardo I.

NDA: Alastor oggi si è preso una vacanza dalla raccolta, come avete visto, ma la presenza di Piton (e le sue caratteristiche) è importante ai fini della storia e avrà una sua specifica  ripercussione sugli eventi. Ho tante idee, spero di riuscire a farle combaciare tutte. 

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Capitolo 8
*** Occhio ***



#occhio


"Oh, io so vedere tante cose, Vostra Maestà".
Dolores ridacchiò, non poté farne a meno, e con la coda dell'occhio notò che le sue dame presenti stavano facendo lo stesso.
"Con un occhio in meno, ehm, vedete di più?"
"Chi vi dice che abbia un occhio in meno?" domandò Alastor, con un mezzo ghigno. "Sotto questa benda potrei avere un occhio magico, magari".
"Per la vostra vigilanza costante, immagino" commentò lei, in tono canzonatorio. "Almeno siete bravo in qualcosa... visto che fate tanto rumore per fare un innocente bagno con dei cavalieri!"
Il cavaliere sbuffò sonoramente, poi si avvicinò alla regina con espressione seria. "Volete parlare di persone nude? Bene vi accontento!"
"Io ehm veramente..."
"C'è una storia, sì una storiella che viene raccontata nel territorio dell'Impero, a proposito di un re che viene truffato da due sarti che gli promettono il vestito più bello del mondo. E i sarti dicono siete stupendo, sire e i servi dicono siete stupendo, sire ma la verità è che il re non indossa niente, è nudo, e nessuno ha il coraggio di dirlo"*.
Dolores apparve per un attimo perplessa, non troppo certa di aver capito per bene la storiella nel modo confuso in cui l'uomo l'aveva esposta. "Io non sono nuda!" scelse di dire semplicemente alla fine, indignata.
"No, non lo siete, non ancora. Ma anche se lo foste dubito che tutti gli idioti di cui vi circondate ve lo direbbero – il segretario Filch prima di tutti. Io vi direi che siete nuda, invece, io vi direi la verità. Ed è per questo che voi avete bisogno di me".
Dall'alto del suo trono, la regina rimase in silenzio a lungo, talmente a lungo che finì per non ribattere per nulla. Odiava il modo in cui lui distruggeva ogni sua illusione, odiava il modo in cui lui sembrava essere capace per davvero di guardarla dentro – tanto quando c'era da salvarla, tanto quando c'era da rimproverarla.
Ha davvero un occhio magico? Dolores se lo chiese per tutto il giorno, e non dubitò mai per un istante che non fosse così. Lui mi vede – si disse con sconcerto e meraviglia – e dice che non sono ancora nuda.





 
* Riferimento ovviamente alla fiaba "I vestiti nuovi dell'Imperatore".
 

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Capitolo 9
*** Viola ***


#viola


 

"Scusate, il mio cuore è lì, con Cesare in quella salma: devo interrompermi finché non sia tornato in me!"
Il poeta di corte si immobilizzò con una mano sul petto e un'espressione commossa sul volto, prima di fare un profondo inchino.
"Bravissimo, Sir Gilderoy! Il vostro monologo è splendido. Apprezzo questo ehm elogio del grande Cesare, evviva gli uomini di potere ambiziosi che vogliono riportare ordine! Mi aspetto che Bruto e gli altri vengano ehm puniti con severità!"
"Sicuramente, Vostra Maestà. E a proposito di potere, permettetemi di manifestare ancora una volta la mia stima per la scelta di rendere il rosa colore reale al posto del viola". Il poeta fece una pausa per rimirarsi la veste lilla a cui aveva fatto applicare da poco dei nuovissimi inserti viola. "Così posso indossarlo e valorizzare di più il mio incarnato. Il rosa era un colore superfluo, anche perché poco compatibile con il lilla che è, appunto, il mio colore preferito".
La regina fece un sorriso indulgente, abituata ormai alla vanità dell'uomo e trovando quell'infantilità in qualche modo tenera, al punto da ignorare le offese implicite al rosa. "Sì, è stato un mio atto magnanimo per permettere anche a un signor nessuno come voi di indossarlo. Del resto, è vero che vi sta proprio d'incanto".
Il viso di Gilderoy si adombrò leggermente – un Signor Nessuno, lui? –, ma poi non poté fare a meno di tornare a sorridere – il viola gli stava d'incanto e lui era bellissimo, sì, era questo che contava.





"Indossate il viola" constatò la regina sorpresa, dopo avergli lanciato un'occhiata solo apparentemente distratta.
Alastor esitò un istante confuso, poi ricordò l’infinitesimale aggiunta di viola nelle maniche della sua camicia, e annuì. "È un colore libero adesso, lo indossano proprio tutti... perfino Gilderoy Allock, il buffone di corte".
"Non è il buffone di corte!" proruppe lei, tradendo tuttavia un sorriso leggermente divertito. "È il poeta ufficiale. Ha già composto una tragedia e sta lavorando a una commedia".
Il capo delle guardie non trattenne un grugnito contrariato. "Sì, certo. Lo sanno tutti che i testi glieli scrive Lady Rita Skeeter, la sua amante!"
Dolores spalancò gli occhi fingendosi scandalizzata (e forse lo era davvero). "Lord Moody, non permetterò che si dia adito a simili pettegolezzi. E in ogni caso, Sir Gilderoy recita testi di un certo livello, non ha nulla a che vedere con un buffone. Il suo ruolo è di intrattenere e diffondere la cultura, proprio come il mio è quello di regnare".
"E il mio quello di difendervi".
A quella frase, Dolores si sentì all'improvviso avvampare. Eppure non riusciva a capire perché, l'uomo non aveva detto niente di strano o particolare in fondo, ma le era parso di notare una particolare inflessione della voce e poi la fissava in quel modo che... "Ne siete sicuro?" replicò, in tono forzatamente acido. "A me pare che il vostro ruolo sia contraddirmi di continuo, piuttosto".
Senza aspettare una risposta, si incamminò, salvo poi voltarsi dopo qualche passo con un'espressione inspiegabilmente nervosa.
"E comunque, il viola sta meglio addosso a Sir Gilderoy che a voi!"
 
 

 





 
*Tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare. Il grande scrittore era proprio del periodo di Elisabetta, chi meglio di Gilderoy per interpretarlo?
NDA: Non dico nulla, tranne che siete autorizzati a immaginare ora Rita e Gilderoy in versione Shakespeare in love (anche perché Imelda Staunton è presente nel film, anche se non come regina). 

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Capitolo 10
*** Portafortuna ***


#portafortuna



 

Dolores non ci aveva troppo creduto nella guerra imminente: aveva studiato come comportarsi con la regina di Scozia e aveva tentato di stabilire rapporti amichevoli con il re di Spagna e la Francia, ma tutte le sue trattative si erano mantenute teoriche, mentre lei aveva  mantenuto la convinzione che l’unica arma usata sarebbe stata la diplomazia.
E invece un gruppo di ribelli cattolici aveva preso d’assedio la sede del Parlamento e ora le sue guardie dovevano partire all’improvviso a sedare la rivolta. Non importava che Lord Moody e i suoi sottoposti stessero in realtà tenendo sotto controllo l’Esercito di Silente da mesi, non importava che la soffiata di una donna vicina ai ribelli, tale Marietta Edgecombe, avesse fatto preparare le guardie reali con relativo anticipo; non importava niente di tutto questo: per Dolores stava avvenendo tutto comunque all’improvviso e troppo vicino a lei. La guerra esisteva nella sua mente, era di certo ben lontana dall’essere una pacifista, ma lo spettro di una battaglia nella stessa città dove respirava la atterriva e la presenza dell’intero corpo di guardie in ginocchio al suo cospetto la irritava. Bene, si disse tuttavia, avanzando con fierezza e iniziando a benedire simbolicamente i cavalieri, gli uomini combattono le guerre ma le donne le vincono.**
“E non benedite anche me, Vostra Maestà?”
Al centro della sala, se ne stava l’unico cavaliere in piedi e anche l’unico che avesse una scusa per non inginocchiarsi.
“La procedura prevede un inginocchiamento. Senza l’inginocchiamento, il rituale sarebbe ehm fallace”.
L’uomo non apparve stupito, fece solo una risata aspra. “Così mi lascerete andare senza il vostro favore? Che cosa meschina da fare!”
Dolores scosse la testa con risoluzione. “No, c’è un preciso ehm ordine da mantenere nei cerimoniali, le regole non si possono infrangere e le tradizioni non si possono modificare”. Tacque un istante, per fare un sorriso – solo accennato, quindi forse sincero. “Ma non vi serve niente, Lord Moody, siete il miglior cavaliere in circolazione, a quanto mi risulta”.
“Sì, dannazione, se lo sono” brontolò lui, chinando la testa, prima di unirsi all’intera truppa ora in movimento.
Guardandoli andare via, la regina si portò le mani sotto le ampie maniche del vestito e tirò fuori il nastro rosa che aveva pensato di offrire come pegno** durante le sue fantasticherie notturne. Di mattina le era poi sembrata solo una enorme sciocchezza, ma allora perché lo aveva portato comunque con sé? E perché adesso lo stava torturando instancabilmente?
 



“Vostra Maestà, le guardie hanno riportato vittoria. La ribellione è stata dispersa, i capi – tra cui Lord Potter e Lord Paciock – sono stati arrestati e il Parlamento può nuovamente riunirsi”.
Le parole erano fonte di entusiasmo, ma il dettaglio – il primo che lei aveva notato – dell’identità del portavoce era l’unica cosa che riusciva davvero a catturare la sua attenzione.
“Sir Kingsley, come mai siete voi a riferirmi l’esito dello scontro e non Lord Moody?”
L’esitazione dello sguardo anticipò di qualche istante la risposta. “Lord Moody è stato ferito, Vostra Maestà. Non sappiamo in quali condizioni sia”.
Mentre il cavaliere continuava a fare un resoconto degli eventi, Dolores percepì distintamente il suo nastro rosa scivolare via dalla sua manica e cadere a terra. Avvertì una sensazione nuova, qualcosa che non aveva mai sentito in vita sua: no, non paura, non tristezza, era forse  il rimpianto.
Forse era colpa sua, in fondo – perché gli aveva negato la benedizione, perché non gli aveva lasciato quello stupido portafortuna.
 





 
*Frase di Elisabetta I.
** Era usanza che la dama desse un nastro come “pegno” al suo cavaliere durante le giostre, la nostra Dolroes è profondamente romantica quindi ha le idee un po’ confuse sulla situazione.

NDA: Non avevo previsto questa svolta angst adesso, ma ho sempre detto che questa mia amata coppia è o comica o angst senza via di mezzo. Oggi è "angst" (sempre tra virgolette, perché il contesto è comunque quello che è ahah).

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Capitolo 11
*** Favola ***


 
#favola



“Dottor Piton, esigo che voi rimettiate subito in piedi Lord Moody!”
“Vostra Maestà…”
“No, fosse anche con ehm due gambe di legno, avrò di nuovo il mio capo delle guardie”.
“Ma, Vostra Maestà…”
“Cosa, dottore, cosa? Non voglio sentire… stupide ehm giustificazioni o…”
“Vostra Maestà, ascoltatemi!” sbottò il medico di corte, riuscendo finalmente a imporsi – grazie ad un'occhiata glaciale più che al tono rimasto di fatto invariato. “Quello che sto tentando di dirvi da cinque minuti è che Lord Moody sta bene e non ha neanche un graffio… se così si può dire di un mosaico di pelle ambulante”.





Il sollievo che Dolores provò fu grande, questo era certo, ma a onor del vero dopo l’incontro con il medico il pensiero di Lord Moody non la sfiorò più di tanto. Aveva rischiato di perderlo, ma adesso che lo sapeva salvo non le importava esplorare perché quella possibilità l’aveva angustiata così tanto, anzi era precisamente l’interrogativo cui voleva sfuggire. E ci riuscì bene, tra le chiacchiere frivole con le sue dame – Lady Molly e Lady Charity stavano recuperando terreno, a breve avrebbe destituito Lady Minerva, ne era certa –, la musica del maestro Filius Vitious e le poesie di Sir Gilderoy.
“Lord Moody, cosa ci fate qui?” La sua sorpresa quando lo rivide fu autentica: forse esiliandolo dalla sua mente credeva anche di averlo esiliato dalla corte stessa.
“Sono ancora tutto intero, Vostra Maestà, e pronto a riprendere il mio ruolo” ribatté lui con un borbottio vagamente divertito. “A proposito, il dottor Piton mi ha detto che eravate… preoccupata per me, ma non lo capisco mai quello quando parla, è sempre così maledettamente ironico che ho il sentore mi stesse solo prendendo in giro. Oppure è così, eravate davvero preoccupata per me?”
Dolores riuscì a trattenere il suo stupore – sperava che nessun rossore sulle guance l’avesse tradita –, ma sorprendendo poi se stessa si ritrovò a non negare. “Ehm ehm volevo solo… Ho ripensato spesso alla favola che mi avete raccontato, tutto qui”.
“Quale dannata favola?”
“Quella dei vestiti finti e dell’imperatore nudo”.
“Ah, beh, la fiaba, allora. Non ci sono gli animali”.
“Quel che è” replicò lei, sentendo inevitabilmente il nervosismo montarle dentro. Tuttavia, scosse la testa e ridacchiò invece. “Lo avete fatto di nuovo, vedete? Mi contraddite sempre… ed è proprio questo che dico. Nessun altro in questo castello lo avrebbe fatto. Forse ho bisogno di avere accanto qualcuno che abbia il coraggio di dire quando la regina è nuda… che lo dica a me ovviamente, in privato, così posso ehm vestirmi”.
Alastor la scrutò a lungo, era lui ad apparire sorpreso questa volta, mentre la guardava di nuovo come l’aveva guardata quel giorno ormai lontano quando avevano disquisito per la prima volta sulla Scozia. Ammirato. Eppure stavolta c’era una sfumatura in più in quel singolo sguardo – era forse… affetto? “Vostra Maestà, temo abbiate frainteso. Il mio compito non è dirvi che siete nuda… è fare in modo che non lo siate mai”.
La regina non riuscì a non trasalire questa volta, e avrebbe detto e fatto forse anche altro, se non fosse stato per l’intervento provvidenziale di Lady Molly – l’avrebbe nominata nuova prima dama, ora era certo, anche solo per averla salvata da quell’imbarazzo che non riusciva a togliersi di dosso.
Si allontanò e riuscì  nuovamente a distarsi del tutto. Della conversazione sembrò cancellare la frase finale e l’unica cosa su cui tornò a pensare fu curiosamente il disguido tra fiaba e favola. Con una punta inspiegabile di timore, confermò che dopotutto aveva ragione lei.
Era una favola – perché c’era una morale, ma non un lieto fine per l’imperatore.


 

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Capitolo 12
*** Acre ***



#acre

 

La richiesta di udienza da parte del Lord Cancelliere, fuori dal loro solito giorno di appuntamento, non faceva presagire niente di buono – "Cornelius, siete sempre così puntuale che queste visite non programmate mi fanno temere una situazione davvero ehm acre. Due settimane fa era stato l'attacco dei cattolici, ora cosa?" – e quella sensazione era drammaticamente fondata. Con la solita solennità e un pizzico di terrore, il suo braccio destro aveva svelato l'inaspettato punto debole della vittoria ottenuta.
"Una vittoria di Pirro, Vostra Maestà, solo una vittoria di Pirro. I ribelli sono stati solo la metà del numero calcolato e molti degli assenti durante l'assedio sono riusciti a fuggire via mare! Devono aver saputo della nostra contromossa in qualche modo e questo modo dev'essere la presenza di una loro spia qui... a palazzo. Avete idea di chi possa essere?"



Dolores un'idea l'aveva ed era anche ben chiara nella sua mente, ma non avrebbe saputo dare altra motivazione a carico del presunto traditore se non che le sue medicine avevano un gusto un po' troppo acre per non essere forse veleno. Per una volta, però, Lord Moody non la contraddisse e anzi parve rimuginare a lungo sulla questione.
"Lasciate fare a me" sentenziò alla fine in tono risoluto, e dopo due giorni le presentò trionfante brandelli di corrispondenza tra il principale sospettato e il papa.
Una prova schiacciante, una testa pronta a cadere, un problema risolto.
"Mai fidarsi di un ebreo, Vostra Maestà" le disse con una punta di ironia, dopo averla vista firmare l'ordine di arresto. Ma la regina era diventata abbastanza brava a cogliere le emozioni tra le righe – del capo delle guardie, se non di qualsiasi altro – e si accorse subito della sua leggera preoccupazione. Forse, si disse, è perché la sua vigilanza costante è stata poco efficace.



"Lady Charity, Lady Charity! Potreste anche degnarmi un attimo di attenzione!"
La dama, rimasta indietro durante la passeggiata nei giardini, alzò di scatto la testa e riprese a camminare senza entusiasmo.
"Scusatemi Vostra Maestà, ero sovrappensiero".
Dolores le andò incontro con un sorriso eccessivo, e le si fermò abbastanza vicino da farsi udire solo da lei.
"So bene a cosa stavate pensando, o meglio a chi. Ed è bene che smettiate subito, se non volete andare a fargli compagnia nella Torre".
Con orrore, vide gli occhi di Charity riempirsi di lacrime. "Vostra Maestà, vi prego, dovete ascoltarmi... Severus è innocente, non è una spia, io lo so!"
"Sono state trovate lettere del papa nelle sue stanze!"
"Qualcuno lo ha incastrato, dev'essere così".
"E voi come fate a esserne così sicura?"
La dama apparve sorpresa, forse perché non si era preparata concretamente alla possibilità di essere ascoltata. "Lui... Noi siamo amici".
"Oh, questa sì che è una prova ehm decisiva!" La regina fece una risatina sprezzante e le strinse le mani in quello che era tutto fuorché un gesto di conforto. "Povera cara, siete giovane e carina e avete un bel collo... se lo volete ancora intero, vi conviene trovare altri ehm amici".
Riprese a camminare, chiacchierando amabilmente e coccolando i suoi gatti nel mentre, tuttavia ogni volta che lanciava uno sguardo alla donna con il cuore spezzato si sentiva suo malgrado vacillare.
Non era compassione, no, soltanto dubbio.
Perché all'improvviso capì che questa era, forse, la natura della preoccupazione che aveva visto nello sguardo di Lord Moody: e se il medico di corte non era davvero il traditore?
Magari la situazione era più acre del previsto e le medicine di Severus Piton lo erano sempre state il giusto.








 
NDA: La prima testa è pronta a cadere! Cadrà davvero? E Piton è davvero la spia? Spoiler: no, non lo è, ma un traditore c'è! Aperte le scommesse su chi possa essere!
Non ho potuto evitare l'accenno alla mia altra coppia del cuore (Charity/Piton), anche se con il tipico angst che li contraddistingue in ogni epoca.

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Capitolo 13
*** Pasticcio ***


#pasticcio




L'intero palazzo era in fermento per quella colazione insolita che vedeva mangiare insieme la regina, i nobili e i servitori. La pietanza era la stessa – un pasticcio dolce di mele e noci – ma solo in una porzione era stato nascosto l'ingrediente speciale: un anello dorato tratto dalla collezione privata della regina.
"Dannazione!" imprecò Lord Moody, sputacchiando qualcosa. La smorfia divenne sorriso quando si rese conto di cosa quel qualcosa fosse. E, intorno a lui, la frenesia si ridusse a un coro di delusione.
L'anello era stato trovato: ecco il nuovo Re per un giorno.


"È un bel pasticcio che abbia trovato io l'anello nel pasticcio, non è così?"
Dolores accennò appena un sorriso e gli lanciò un'occhiata sostenuta. "Che re simpatico, ma non sforzatevi di ehm intrattenermi, oggi non siete costretto a starmi vicino".
"Magari è proprio quello che voglio, starvi vicino tutto il tempo. Anzi sì, vi ordino di restare con me, non potete rifiutarvi: sono il re, dopotutto".
Oziare tutto il giorno su una poltrona a bere vino, giocare con i gatti e chiacchierare con lei: che scelta strana per l'occasione rara di un giorno da re. Ma poteva anche lei, tutti gli altri giorni, ordinargli di restare sempre al suo fianco?


"Sir Gildeory, siete licenziato! Anzi ne approfitto per farvi tagliare la testa!"
Quello fu una delle ennesime uscite strambe del re Alastor, ma non l'ultima.
"E se con un bel decreto cambiassi il colore reale? Che ne dite del marrone?"
Dolores lo guardò con orrore. "Non scherzate su queste cose!"
Alastor fece una delle sue ruvide risate.
"Va bene, ma pretendo di avere qualcosa di rosa per oggi".
Un'idea folle – la stessa di sempre – le attraversò la mente e il fiocco dalle sue maniche scivolò finalmente tra le mani di lui. Non poté evitare di arrossire. Che cosa sciocca per una regina... Per fortuna oggi era una donna qualsiasi.


"È mezzanotte, Vostra Maestà!" proclamò Lady Rita con sollievo. "È vero che Sir Gilderoy verrà rilasciato adesso?"
La regina non rispose, guardava invece fisso verso il capo delle guardie, le carte da gioco dimenticate tra le loro mani.
"Siete libera di andare, mia regina, il gioco è finito". Possibile che ci fosse una nota di tristezza nel suo tono?
Dolores esitò a lungo ma riuscì a reagire prima che lui si alzasse in piedi. Gli afferrò di slancio un polso – proprio quello dove era legato il fiocco rosa.
"Restate... ancora un po'. Ehm, adesso è un mio ordine".






 
NDA: L'idea di questo scambio di ruoli l'ho "rubata" dalla serie tv Reign; in una puntata, infatti, viene mostrato un simile gioco tramite cui una popolana diventa regina per un giorno. Ci tengo a dire (per amore di ordine) che i quattro momenti sono quattro drabble.

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Capitolo 14
*** Carte ***


#carte



 


La regina era certa che Lady Minerva le avesse voluto giocare un brutto scherzo. Non si spiegava altrimenti come mai, quando aveva espresso il desiderio di avere un indovino a corte per seguire la moda francese, le fosse stata presentata quella palese imbrogliona.
"Mi dispiace, Vostra Maestà, è che oggi la luna non è favorevole e le carte... non si mostrano sempre... si tratta, ecco, dell'imperscrutabilità del destino".
Oh, sì, la luna era decisamente sfavorevole se Walburga De Medici aveva l'illustre Nostradamus e lei questa Sibilla Cooman di cui nessuno aveva mai sentito parlare!
"Quindi, non potete farmi nessuna profezia, neanche una piccina piccina?"
Dolores fece un sorriso fintamente dolce e restò in attesa, mentre la presunta maga tentava di prendere tempo.
"Oh b-beh, io" balbettò confusamente quest’ultima, per poi alzare all'improvviso una carta tra quelle esposte sul tavolo – quella dell'Appeso – e assumere un'espressione solenne. "Voi siete in grave pericolo!"
Dolores sbuffò interiormente: era la regina d'Inghilterra, a quanto diceva Lord Moody aveva nemici da ogni parte, grazie tante. Tuttavia fu con il più soave dei sorrisi che rispose: "Prevedo gravi pericoli anche per lei, Signorina Cooman, se non lascerà subito questa corte... anzi ehm questa città".




"A cosa vi serve un'indovina? Io sono un famoso interprete di tarocchi, non lo sapete?" esordì Lord Moody con chiaro intento canzonatorio, avvicinandosi al tavolo dove le carte erano ancora esposte. La povera Sibilla non si era fatta ripetere la velata minaccia due volte ed era fuggita via senza portarsi niente dietro.
"Oh, beh, vediamo che cosa suggerisce il mio occhio magico" disse, toccandosi distrattamente la benda e fingendo di scrutare con attenzione le carte. "Il Sole... L'Imperatore... Il Papa – ah, quello stronzo di Silente –... È tutto chiaro: ci sarà un Re chiamato Re Sole in un paese fedele al Papa… diciamo la Francia. Un re Sole in Francia*: è la mia predizione!"
La regina sollevò le sopracciglia con scetticismo ma poi ridacchiò indulgente. "Siete tanto ehm spiritoso ultimamente, Lord Moody..." Smise di parlare quando l'occhio le cade sull'unica carta svelata che il cavaliere non aveva menzionato, ma che adesso stava fissando anche lui. Gli amanti.
Oh, no, no, si rimproverò Dolores (ed era certa di stare arrossendo di nuovo), non pensarci neanche, tu sei una regina e lui non ha una gamba e un occhio e neanche mezzo naso! Eppure era la prima volta che consapevolmente ci stava pensando.
"Ehm ehm, prendete le carte, Lord Moody, le altre carte, facciamo una partita in attesa dell'arrivo del Cancelliere".






 
* Sì, ho davvero inserito un easter egg al futuro Luigi XIV, Alastor ha fatto una predizione giusta senza saperlo.

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Capitolo 15
*** Radici ***


 
#radici



Onestamente non aveva pensato che Lord Moody si sarebbe accorto della novità così presto. E invece, dopo appena qualche minuto che si trovavano nella stessa stanza, lui si era interrotto nel bel mezzo di una frase, l'aveva scrutata con evidente confusione – da quando la testa di lei gli arrivava alle spalle? – e poi aveva detto semplicemente: "Non capisco, siete cresciuta durante la notte?"
Dolores assunse un'espressione compiaciuta, ma attese il momento in cui furono quasi del tutto soli per rispondergli. E non lo fece a parole. Dopo aver essersi data una rapida occhiata intorno per assicurarsi della distrazione delle dame, si sollevò la gonna con un movimento repentino, abbastanza da scoprire le caviglie. Nonostante fosse un uomo grande e grosso, Alastor spalancò il suo unico occhio e arrossì, decisamente sorpreso da quel gesto; tuttavia, la vigilanza costante gli permise di focalizzare l'attenzione non solo sulla porzione di pelle scoperta della regina ma anche sul dettaglio che davvero voleva mostrargli.
"Che diavolo avete ai piedi?"
"Ehm questi sono i tacchi, vanno molto di moda in Francia*" spiegò con un sorrisetto soddisfatto. A differenza dell'indovina, quella era una moda che aveva copiato bene! "Devo solo farci l'abitudine, è un po' come essere senza ehm radici".
"Oh. E come ci si sente, a stare senza radici, intendo?"
La regina e il cavaliere si guardarono a lungo e lei fu certa che quella domanda nascondeva anche altro. Anzi, ultimamente le sembrava che ogni discorso con quell'uomo avesse un doppiofondo segreto. Era una cosa che detestava, e al tempo stesso trovava sempre più interessante.
Se avesse pensato po' più a lungo alla domanda, avrebbe potuto riflettere sul suo essere sradicata da sempre o su come, al contrario, reggere una corona significasse in fondo avere delle corde attorno ai piedi comunque. Dolores, però, era una donna poco dotata di spirito filosofico – o meglio molto dotata nel ricacciare indietro qualsiasi pensiero potenzialmente pericoloso. Per questo l'unica cosa che disse (e che davvero pensò) fu: "Molto bene, senza radici sono più alta".






 
*I tacchi sono stati introdotti alla corte di Francia da Caterina De Medici, in occasione del suo matirmonio con Enrico II. Ovviamente, come la maggior parte delle cose, anche i tacchi hanno origine italiana.

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Capitolo 16
*** Bacio ***


#bacio





Mentre Dolores riusciva a fingere di non sapere cosa stesse succedendo tra loro, Alastor la linea – sempre più sottile – che li divideva la teneva sotto vigilanza costante. Eppure, neanche lui si accorse del momento esatto in cui la attraversò. All’apparenza era un momento come gli altri – i battibecchi, il fiocco rosa, le partite a carte, le caviglie –, ma stavolta lei stava parlando troppo e lui non sapeva proprio come farla stare zitta. O forse era che il contenuto del suo continuo gracidare era l’arrivo di due duchi pretendenti per la sua mano, duchi che non erano lui e poi…
Lei non gli piaceva, anche se era la sua regina. Non era bella, non era brillante, non era neanche dolce e non era… Non riusciva a smettere di pensare a lei, comunque. Forse fu solo per questo che, alla fine, senza rendersene neanche conto – senza rendersi conto della linea –, si chinò su di lei (non troppo, ora che esistevano i tacchi) e la baciò. Sulle prime, lei rispose al bacio – un bacio goffo, asincrono ma insospettabilmente lungo.
“Vostra maestà, non avrei dovuto, io…”
Dolores rimase a fissarlo con gli occhi spalancati e le guance in fiamme, fino a che il rosso imbarazzo si tramutò in rosso furia. “Come avete osato? Provateci un’altra volta e vi farò tagliare la testa!”
 



Fu Dolores a riattraversare la linea, tre – quattro? – bicchierini di sherry aiutarono. Nessuno dei pretendenti l’aveva degnata davvero di attenzione, l’avevano solo lusingata con finti apprezzamenti solo perché era la regina, e lei all’improvviso si ritrovò a pensare senza remore a lui, che apertamente non l’apprezzava mai – eppure l’aveva baciata. Barcollò leggermente sui suoi stupidi tacchi e gli fece cenno di raggiungerla fuori dalla sala.
“Vostra maestà, vi sentite bene?”
Dolores ebbe l’impulso di ridere di fronte a quella serietà, invece riuscì a restare seria. “Baciatemi, Lord Moody”. Avrebbe dato la colpa allo sherry il giorno dopo, era più facile che darla a se stessa. “Baciatemi o vi farò tagliare la testa”.
Alastor, che ubriaco non era, esitò. “Sono confuso, mi farete tagliare la testa se vi bacio o se non lo faccio?” Sorrideva ironicamente, l’unico occhio che la guardava ovunque, come sempre. “Io non vi piaccio neppure…”.
“No, non mi piacete” replicò lei con fermezza. Ma poi fu lei ad avvicinarsi e a sollevarsi sulle punte; fu lei a baciarlo. E lui, in mezzo a quel corridoio stranamente solitario, non poté far altro che rispondere al bacio – un bacio un po’ meno goffo, un po’ meno asincrono, ugualmente lungo.
Entrambi, in fondo poco esperti di baci, imparavano.






 
NDA: Io non li avrei fatti baciare adesso, onestamente, ma il prompt non mi ha lasciato altra scelta. Come scelta non mi dispiace, comunque.

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Capitolo 17
*** Marriage ***


 
#marriage



Dolores aveva fatto emergere l'idea con finta disinvoltura, ad alta voce ancor prima che nella sua testa. "Ehm ehm, e se sposassi Lord Moody?" Prima di quel bacio, mentre valutava proposte di matrimonio da ogni angolo d'Europa, non aveva mai pensato a una simile soluzione, ma adesso all'improvviso sembrava la più vincente.
Il Lord Cancelliere Caramell si era dichiarato d'accordo. "È un Lord inglese: non sarebbe un elemento straniero, non ha sufficiente potere da usurpare il vostro trono... e allo stesso tempo ha comunque sangue nobile".
E Lady Molly aveva approvato. "Oh, sì, se posso permettermi, Vostra Maestà... voi due parete proprio molto in sintonia. Lo dicevo al mio Arthur – in maniera innocente, si intende – gli dicevo proprio: non credi che Lord Moody si stia innamorando della regina? Sì, sì, gli ho detto proprio così!".
Fu forse proprio per via di quegli incoraggiamenti, però, che la delusione riuscì a ferirla di più. Perché quando – con la stessa finta disinvoltura – parlò di quella stessa idea al diretto interessato, la reazione fu quella di un lungo silenzio imbarazzato.
"Lord Moody? Ehm dite qualcosa".
Lui si costrinse ad alzare lo sguardo, ma fu solo per un attimo, dato che tornò ben presto a fissare a terra, in un punto imprecisato nella distanza tra i loro piedi. "Non posso sposarvi, è proprio fuori questione. Mi dispiace se vi ho lasciato intendere altro, ma..."
"C-come sarebbe a dire?" balbettò lei, battendo un paio di volte le palpebre. Ma la confusione fu soppiantata ben presto dalla rabbia e, forte dei suoi sette centimetri in più di altezza grazie ai tacchi, lo affrontò con i pugni serrati e le labbra tirate. "No, voi mi avete baciata. Non si fa ehm così, proprio no. Perché lo avete fatto? A cosa diavolo stavate pensando? A cosa...?"
"Non stavo pensando a niente!" sbottò lui, sollevando lo sguardo abbastanza per spiarla appena. "In quel momento non ho pensato... Vi ho vista e vi ho trovata, oh, beh, incantevole e dovevo baciarvi. Tutto qui. E se voi foste stata una donna qualsiasi, allora io..."
"Non sono una donna qualsiasi, io sono la regina!"
"Oh, lo so molto bene. È che lì io l'ho dimenticato. Ma ora lo ricordo e... non posso essere un re consorte, suvvia, non ho il minimo interesse a regnare né a vivere la vita di corte..."
La regina ridacchiò nervosamente, non poté farne a meno. Davvero dopo principi e duchi che volevano sposarla solo per avere potere, adesso lui le diceva che proprio la corona era il principale ostacolo? La maggior parte degli uomini la voleva solo perché era la regina, Lord Moody la voleva in quanto donna. Ma lei era, in ogni caso, sia donna sia regina, un tutt'uno indistricabile.
"È un punto a vostro favore, in verità. Anche perché onestamente non vi lascerei comunque nessun margine di azione. Vi assicuro che sareste un ehm re consorte solo di nome, solo per finta. E per questo motivo non è un problema neanche che siete uno storpio e orbo, no, davvero".
A quelle parole, lui la fissò adesso apertamente con un mezzo ghigno. Poi, con uno scatto inatteso, senza preavviso, la afferrò per un braccio e la attirò a sé, tenendola stretta contro il suo corpo. "Siete irritante, sempre maledettamente irritante, una spina nel fianco e non ve ne rendete neanche conto, non è così? Eppure io vi trovo ancora assolutamente incantevole..."
"Lo avete già detto" sussurrò lei, riuscendo a controllare le sue emozioni per quella nuova vicinanza. Anzi, sollevò i pugni contro il suo petto, seppur non mettendoci alcuna forza. "Quello che non mi state dicendo è perché non potete accettare. Non può essere solo perché avete paura di una corona. È qualcosa di totalmente ridicolo..."
Alastor rimase zitto a lungo con un'espressione quasi triste, e proprio quando lei iniziò a divincolarsi credendo che non avrebbe più risposto, lui finalmente parlò, continuando a tenerla con fermezza incollata a lui.
"Non posso sposarvi perché sono già sposato, Vostra Maestà".  


 





 
NDA: E qui mi sono giocata la sanità mentale! Scusate per la deriva sentimentale da due soldi che sta prendendo la storia, ma visti i ruoli credo fosse un passaggio obbligato. In questo momento non potevo proprio farli sposare (per almeno due motivi di trama che si svilupperanno dentro la raccolta), ma allo stesso tempo era impensabile vederli avvicinarsi non sposati senza un valido motivo (Dolores per forza di cose avrebbe pensato in cinque minuti al matrimonio, dato che cercava proprio un marito e lui è comunque un nobile – orbo e storpio, sì, ma lei magnanima è disposta a passare sopra a queste cose ahahah). Un matrimonio pregresso – i dettagli si scopriranno presto – mi è sembrata la scusa storica più valida per prendere allora tempo. (In ogni caso per Moody non varrà come scusa per infrangere il cuore di una dolce fanciulla, io ne prendo le distanze!)
So di stare aprendo un sacco di vie e che, articolando il tutto in raccolte di flash, non sto dando ad alcuni elementi il giusto spazio... Ma vi prometto che tutti i nodi verranno al pettine in qualche modo. Vi ringrazio intanto molto per continuare questa folle lettura, significa tanto per me!

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Capitolo 18
*** Strega ***


#strega



 


Se la regina non si allontanò bruscamente dopo la confessione di Lord Moody fu soltanto perché lo stupore l'aveva lasciata del tutto immobile.
"M-ma questo non è possibile, voi siete proprio..."
"Sì, sono sposato ma è solo per forma" proruppe lui, coprendo qualsiasi insulto lei stesse per rivolgergli. "Mia moglie, Dorcas Meadowes Moody, l'ho vista solo un paio di volte e mai da soli. Perfino le nozze sono state per procura, sono anni che non ho più notizie di lei – pare adesso sia in Francia, dicono sia una delle amanti di re Sirius*, ma potrebbe essere anche l'amante del papa per quel che mi importa!"
Dolores assimilò quelle parole e pian piano tornò a sorridere, mentre i suoi occhi si accesero per un attimo. "Allora ehm va bene. Potete divorziare, no? Anzi, addirittura annullare il matrimonio! Io sono la regina e posso garantirvi un divorzio anche subito!"
Alastor scosse la testa e il suo sguardo sembrava dire chiaramente: secondo voi non ci avevo pensato? "Non è così semplice, mia regina. Non posso divorziare da qualcuno che... praticamente non esiste! E voi… la vostra reputazione sarebbe a rischio, dovete pensarci bene, per l’amor di Dio, questo non è un gioco!"
"Oh, beh... troveremo un modo" replicò lei con sorprendente praticità, iniziando a camminare per la stanza quasi con casualità. "Ricordo bene la vostra fiaba sul re nudo, ma forse è ora che vi racconti io una storia. Una storia vera, una che già conoscete, anche".
Alastor la seguì con lo sguardo, incuriosito, anche se dentro di sé già sospettava di cosa lei stesse per parlare.
"Ehm ehm mia madre non era nessuno, anzi circolavano voci che avesse avuto molti amanti, che avesse sei dita, che fosse una strega. E mio padre era sposato. Eppure lui ha rotto con Roma pur di divorziare, ha elevato mia madre a marchesa di Pembroke** e l'ha sposata... Sì, l'ha sposata. E lei era considerata addirittura una strega, cosa sarà mai adesso uno storpio orbo senza mezzo naso e con una moglie che non esiste?"
Alastor ghignò leggermente, ma quasi con affetto. "Visto che ci tenete sempre a elencare le mie qualità, vorrei proprio sapere perché volete tanto sposare proprio me".
"Oh, mi avete definito incantevole. Non rinuncerò a qualcuno che mi definisce incantevole. O meglio, a qualcuno di nobile che lo fa... Lo dice sempre anche il caro segretario Filch, ma lui ehm non conta".
"E cosa diavolo c'entra adesso quell'uomo?"
Dolores non tentò neanche di nascondere il sorriso compiaciuto che le affiorò sulle labbra nel notare quella sincera gelosia. Adorava l'idea di avere qualcuno completamente in pugno, non le era mai successo prima (sempre escludendo Filch). Era per questo che voleva sposarlo, in fondo – e perché sapeva vederla con tutti i suoi difetti, e perché lei allo stesso modo riusciva a vedere lui, anche se storpio e orbo e tutto il resto.
"Allora aspetteremo e troveremo un modo per ottenere questo ehm divorzio. È deciso… come mio padre e mia madre".
Lord Moody non apparve tanto convinto, ma anche stavolta si limitò ad annuire.
"Come vostro padre e vostra madre" ripeté, e nel farlo avvertì un brivido per qualcosa che con tutta la sua vigilanza costante non avrebbe potuto tenere sotto controllo: il ripetersi del passato.
Perché la storia di Orford VIII e della sua seconda moglie non era finita con il matrimonio, dopotutto, ma con Ellen Boleyn decapitata.
 
 






 
*Riferimento a Carlo IX, il secondo figlio di Caterina De Medici (maggiore di Enrico III) che a differenza del fratello è in questo momento re e non principe.
**Mi riferisco all’intera vicenda di Enrico VIII e Anna Bolena, di cui i genitori di Dolores (Orford e Ellen sono specchio). In particolare, ho voluto inserire l’idea di Ellen accusata di essere strega (cosa avvenuta storicamente per Anna), perché invece nel canone di HP, la colpa di Ellen è al contrario per Orford quella di essere una Babbana. L’AU senza magia mi ha permesso di giocare con questo ribaltamento.

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Capitolo 19
*** Hurt/comfort ***


#hurt/comfort


 


La regina fissò la bambina con scetticismo, era davvero lei l'erede al trono di Scozia? Poteva essere addirittura l'erede al trono d'Inghilterra? Ninfadora Stuart era all'apparenza priva di qualità, generosa solo di difetti – i due vasi rotti e il pianto isterico in cui era scoppiata ne erano la prova. Eppure Dolores, che era ancora la regina effettiva (anche in difetti), le aveva comunque sorriso e si era seduta di fronte a lei fingendo pazienza.
"Buongiorno, Principessa Ninfadora, come vi trovate ehm qui a Londra?"
La bambina aveva stretto le labbra in una linea sottile e l'aveva fissata con aria di sfida. "Non chiamatemi Ninfadora, non mi piace!"
"Oh, perché no?" replicò la regina, che avrebbe dato un arto – non letteralmente forse, senza arti bastava già Lord Moody – per avere un nome così particolare. "È un nome bellissimo!"
Ninfadora abbassò lo sguardo e la boccuccia le tremò leggermente. "Lo ha scelto la mia mamma e la mia mamma ora... Starà bene la mia mamma?"
Dolores esitò a lungo, sentendosi a disagio e indecisa sul corretto atteggiamento da adottare. Alla fine, diede un paio di pacche leggere sulle mani della bambina a mo' di conforto e le rivolse un ampio sorriso. "Su, su, tesoro, la tua mamma starà bene se si comporterà bene..."
"Quindi, posso vederla?"
"Ehm ehm come dicevo, starà bene se si comporterà bene".
Ninfadora apparve per un attimo confusa, poi annuì lentamente e infine, per sommo orrore della regina, le si gettò tra le braccia, quasi a rubare quel conforto che di fatto non le era stato davvero offerto. "Sono sicura che sarà così. Siamo un'unica famiglia, del resto, non è così, zia Dolores?"



Il Lord Cancelliere rivolse alla regina uno sguardo di piena approvazione.
"Tenere prigioniera la regina Andromeda e preoccuparvi dell'educazione della principessa Ninfadora: non potevate agire in modo migliore! Avete aggirato astutamente il pericolo della Scozia e della più forte pretesa cattolica. Davvero, Vostra Maestà, siete proprio... Incantevole, sì, incantevole".
La regina batté le palpebre stupita, ma presto sorrise compiaciuta. "Oh, Cornelius, non anche voi, vi prego!"








 
NDA: E con Ninfadora ho introdotto il penultimo personaggio nuovo! Il suo ruolo è l'equivalente femminile di Giacomo I d'Inghilterra, figlio di Maria Stuart e erede di Elisabetta (ed è in fondo per creare questo parallelismo che Maria doveva essere Andromeda).
Una piccola principessa "in ostaggio" a corte, il divorzio di Moody in sospeso, una spia da svelare: riuscirò a chiudere tutto con le flash che mancano per arrivare al 31 ottobre? Sì, questa è la vera domanda.
Per la prima volta in questa raccolta arrivo a pubblicare qualche ora dopo la mezzanotte, ma la cosa divertente è che avevo anche il capitolo pronto ma mi sono addormentata prima... Per cui oggi mi toccherà fare doppio aggiornamento, a più tardi!

 

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Capitolo 20
*** Bambola ***


 
#bambola

 


Grazie alla sua vigilanza costante, Lord Moody si accorse ben presto della piccola spia che aveva preso la strana abitudine di seguirlo quasi dappertutto per il palazzo.
"Dovreste essere un po' più discreta, non si fanno così gli appostamenti" esordì un giorno, voltandosi di scatto e cogliendo di sorpresa la sua inseguitrice. "Allora, che cosa mai volete da me, principessa?"
Ninfadora sobbalzò, tra lo spavento e l'imbarazzo, ma la sua risposta rivelò solamente un guizzo di spavalderia. "Voglio vedere come combattete... voi e gli altri cavalieri... voglio imparare anche io! Dite che posso, Lord Malocchio?"
Alastor aggrottò le sopracciglia e poi fece una mezza risata divertita – per le parole al pari che per quel soprannome inaspettato.
"Non credo proprio che combattere faccia per voi. Piuttosto dovreste occuparvi di cose più consone al vostro... ruolo. Cucire, suonare, disegnare... cose così" replicò, tentando di nascondere qualsiasi inflessione nel tono che avrebbe presto smascherato il suo reale punto di vista su quelle attività.
"Mmh... Non mi piacciono, non voglio essere una bambola come la regina!"
"Una bambola?"
"Sì. Sembra una bambola, è piccola e tutta rosa e sempre molto ordinata. E poi si chiama Dolores, che in breve diventa Doll, infatti”.
Alastor si ritrovò a ridacchiare nuovamente. “Quindi la regina è una bambola... Sì, va bene, mi piace".
"Lo so che lei vi piace, lo sanno tutti, si vede" rispose Ninfadora, annuendo con solennità.
"Che accidenti..." Qualsiasi cosa l'uomo volesse dire si perse in un borbottio non meglio identificato. Probabilmente un rimprovero a se stesso. C'erano cose su di lui e sul suo passato che nessuno sapeva e forse nessuno avrebbe mai scoperto, eppure come poteva essere che i suoi sentimenti fossero così palesi da essere letti perfino da una bambina di sei anni?
"Io non sono una bambola, non lo sono e non mi piace. Quindi... allora... posso imparare a combattere?"
"E così mi state dicendo che non vi piacerebbe essere regina? Pensateci, essere guerriero vi porta a... questo" disse lui, indicandosi la benda e poi il bastone. "Mentre potreste avere vestiti, quei rialzi strani sotto i piedi, mille servi al vostro comando e... Suvvia, principessa, tutto questo non può non piacervi! Anche io vorrei essere un re!"
"E lo sarete quando sposerete la regina, infatti!" rispose prontamente la bambina con un sorriso raggiante. Poi assunse all'improvviso un'espressione pensierosa e sembrò immersa in una lunga riflessione. "Io non lo so se mi piacerebbe essere regina comunque, però... mi piacerebbe tanto vestire di rosa, questo sì, è il mio colore preferitissimo!”



 

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Capitolo 21
*** Undici ***



#undici




1. Sir Arthur
“Sono perplesso, amico mio, non posso nascondervelo”.
“Oh, Arthur, non mi ci vedi a fare il re consorte? Non mi meraviglio, se ci penso mi sembra una grande idiozia”.
“Sì, non riesco a immaginarti se non in armatura. Eppure la mia Molly non fa altro che dire quanto la regina sembri quasi piacevole da quando voi due vi siete avvicinati. Forse insieme saprete essere i monarchi di cui il nostro amato Paese ha bisogno da tanto, ci spero proprio!”

2. Ambasciatore Minus
“Il mio sovrano potrebbe essere interessato ad avanzare una proposta di matrimonio, al vostro posto non mi precluderei certe vie. Potreste avere al fianco il re di Spagna, che oltre a essere molto illustre è … permettetemi… affascinante”.
“Oh, Eccellenza, lo so bene, ma Lord Moody ha altre qualità… Una di queste è che è meno affascinante di me”.
 
3. Charity
“Il fidanzamento è quasi praticamente certo, ormai. C’è solo un piccolo… malinteso da chiarire prima”.
“Anche io vorrei risolvere un malinteso, Vostra Maestà. Spero di riuscirci prima che una testa innocente venga tagliata!”
“Ma davvero, Lady Charity? Ancora a parlare del vostro inutile ebreo? Dovreste proprio smetterla di fare la martire, è così orrendamente ehm… cattolico”.

4. Dottor Slughorn
“E così, state davvero considerando di sposare Lord Moody?”
“Ehm mi sembra di percepire disapprovazione nel vostro tono, Dottor Slughorn. Avete qualcosa da dire in proposito?”
“Oh, no, no. È solo che ricordo bene i fratelli Moody quando erano giovani. Alastor era sicuramente… come dire, particolare”.

5. Lord Cancelliere Caramell
“Lord Moody sarebbe la scelta perfetta, torno a confermarlo. In questo momento è essenziale che il trono inglese resti interamente in mani inglesi e…”
“Lo avete già detto, caro Cornelius. Ma io ho bisogno di fatti!”
“Il figlio di Lord Weasley, Sir Percy, è partito per la Francia per rintracciare questa Dorcas Meadowes: la troveremo!”

6. Sir Gilderoy
“Tenete, Vostra Maestà. Si mormora qui a palazzo della vostra possibile unione con Lord Moody, quindi ho pensato di donarvi un piccolo pensiero”.
“Siete molto gentile, Sir Gilderoy… Ehm ehm, questo è un… È davvero un vostro ritratto?”
“Sì, mia regina, per confortarvi, ovviamente, e ricordarvi cosa sia la bellezza”.

7. Sir Kingsley
“Non potete sposare la regina, Alastor, se voi sposaste davvero la regina allora io–”
“Se sposassi la regina, voi diventereste il capo delle guardie al mio posto, Kingsley. Non dovreste preoccuparvi di nient’altro”.

8. Lady Minerva
“Lady Minerva, in virtù del vostro sangue vi ho concesso di mantenere il vostro culto privatamente, ma sarei lieta davvero se evitaste di mostrare simili ehm amuleti infernali ai miei occhi”.
“È solo un rosario, Maestà, serve a rendere le preghiere più efficaci. Forse più tardi, in privato, reciterò un rosario anche per le vostre nozze… Mi par di capire che una preghiera non guasterebbe”.

9. Ninfadora
“Dev’essere bello, sposarsi per amore, dico”.
“Oh, tesoro, nessuno ha mai parlato di ehm amore”.
“Beh, zia Doll, di certo non sposi Lord Malocchio perché è bello, o perché ho più ricco di te o perché è un principe… Insomma, se non lo ami perché dovresti sposarlo?”

10. Segretario Filch
“Dico solo che il lord storpio non vi merita, è pura feccia in confronto a voi”.
“Oh, signor Gazza, apprezzo la vostra galanteria. Quale ehm uomo credete mi meriti?”
“Nessuno, ovviamente. Voi siete degna di stare solo con le creature più elevate, i gatti”.

11. Dorcas
“… In sincerità, vi dico che per tutti questi anni mi sono ritenuta vedova: avevo ricevuto notizie della morte di mio marito in un viaggio per mare, ma evidentemente non si trattava di una fonte certa. Acconsento, dunque, allo scioglimento dell’unione, peraltro sempre rimasta in termini puramente formali, secondo le consuetudini della Vostra Chiesa e…”











 
NDA: Piccolo chiarimento sulla struttura: l'intento era quello di rendere undici stralci di conversazione, quasi dei frammenti rubati, al fine di mettere in luce la possibile unione di Alastor e Dolores agli occhi degli altri personaggi di corte. La lettera finale di Dorcas è monca, in questo senso, proprio perché vuole essere un "brandello di voce".
Come personaggi mai menzioanti prima figura Slughorn: è il nuovo medico di corte dopo Piton.
Ho messo molti indizi in questo capitolo su alcuni piccoli plot twist che arriveranno presto e potrei anche aver detto qualcosina tra le righe anche sull'identità del traditore. Intanto, Dorcas è disposta al divorzio, quindi per i nostri sfortunati amanti (?) non sembra esserci più alcun ostacolo. 

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Capitolo 22
*** Cantina ***


#cantina




Il luogo in cui la regina e il suo quasi promesso sposo – era solo l’annuncio ufficiale a mancare, ormai – fissavano i loro incontri privati era la cantina del palazzo. Non era un posto dove si sarebbe pensato di trovare la regina, a dispetto della sua passione per lo sherry, ed è per questo che era perfetto. Nessuno aveva mai spiato i loro incontri, la vigilanza costante non aveva rivelato falle.
Non che ci sarebbe stato molto da spiare, in effetti. Quello che facevano era parlare – sempre –, battibeccare – spesso –, sfiorarsi – solo qualche volta.
Fu proprio in quella cantina, poco regalmente seduta su una botte, che lei mostrò la lettera di Dorcas Meadowes e la lesse ad alta voce con un sorrisino trionfante.
Alastor sgranò gli occhi e il suo solito mezzo sorriso arrivò con qualche istante di ritardo.
“Maestà, siete certa di non aver cambiato idea?” domandò, scrutandola attentamente con il suo occhio – e forse anche con quello magico nascosto sotto la benda. “Perché se voleste cambiare idea, io lo capirei benissimo e anzi vi esorterei a farlo…”
“Smettetela!” La risposta di Dolores fu un urlo stridulo, paura mascherata da potere. “Siete voi che avete cambiato idea, sembra proprio così–”
“Maestà…”
“Ditelo apertamente! Cercate ogni scusa per non sposarmi, è talmente ehm orribile indossare una corona? Ve l’ho detto, la indosserei solo io, non prenderete una singola decisione di governo, potete starne certo e–”
“Maestà…”
“Sposerei voi solo perché è la scelta più facile, perché non ci sarebbe ehm un re straniero sul trono e poi–”
Dolores!”
La regina si zittì improvvisamente, solo perché lui l’aveva chiamata per nome. Non si era mai permesso di farlo prima e non ricordava l’ultima volta in cui qualcuno l’avesse fatto.
“Non ho cambiato idea, in nessun senso. Sposare la regina mi sembra ancora una follia, ma sposare voi… siete ancora incantevole, lo penso ancora… e voglio che lo teniate bene a mente”.
C’era qualcosa di sinistro nel tono di Lord Moody come se sapesse che qualcosa di terribile stava per abbattersi su di loro. Ma Dolores non lo colse – c’era solo l’insolita dolcezza in quel momento, e la loro cantina.



 
NDA: Purtroppo sono in ritardo di un giorno, ma mi rimetterò presto in pari!

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Capitolo 23
*** Vergine ***


#vergine



 
 
“Sapete come vi chiamano, Vostra Maestà?” Il tono di Lady Charity era troppo ironico per i suoi gusti. “Regina Vergine”*.
Erano ormai sole nelle sue stanze, e quel commento arrivava nel minuto in cui la dama si era attardata dopo averla aiutata a svestirsi. Doveva aver calcolato bene la circostanza per agire, pensò Dolores facendosi guardinga.
“E lo trovate divertente? Ehm cosa ci sarebbe mai di divertente in questo?”
“Oh, beh, lo è molto quando si conoscono i vostri misteriosi appuntamenti quotidiani con Lord Moody nelle cantine…”
Dolores sgranò gli occhi e poi, senza soluzione di continuità, li ridusse a due fessure, mentre la sfumatura di rosso sulle sue guance restava invariata. “Questo non… Io… Non succede assolutamente nulla tra me e Lord Moody nelle cantine e–”
“Lo so bene, ma cosa penserebbero mai gli altri? Sono una delle vostre dame di compagnia, se dicessi di aver visto altro, scommetto che ci crederebbero in molti”.
Dolores strinse i pugni, ma si impose di tirare le labbra in un ampio sorriso. “Oh, povera cara, e così vorreste minacciarmi? Minacciare me? Potrei farvi tagliare la testa ancor prima che voi diciate una sola parola”.
La spavalderia di Charity sembrò vacillare ma, contrariamente alle aspettative, il suo sguardo si colorò di tristezza più che di paura. “Avete la tendenza a voler tagliare teste innocenti un po’ troppo spesso ultimamente”.
A quelle parole, Dolores sospirò – ed era un sospiro quasi di sollievo. “Ah, Lady Charity, allora è ancora per quell’insulso ebreo che state facendo tutto questo… teatro?”
Charity annuì e poi, dimessa completamente ogni finzione di potere, si lasciò cadere in ginocchia in atto di implorazione. “Vostra Maestà, vi prego. Lasciate libero il Dottor Piton. Vi prometto che non sentirete più parlare di noi… Andremo lontano, da voi e anche dai vostri nemici, non muoveremo un dito contro di voi… in Svizzera, in Svezia o nel Nuovo Mondo, perfino”.
La regina apparve stupita e quello stupore si tradusse in una risatina che non poté trattenere. “Voi… insieme?  Siete molto più che amici, allora, a quanto pare”. Tacque e si mise ad accarezzare il suo gatto preferito quasi con aria distratta, prima di rialzare lo sguardo. “Siete fortunata, sono una donna… troppo sentimentale, non posso restare indifferente a lungo alle lacrime per un giovane amore”.
Troppo sentimentale – un altro modo per dire che, in realtà, era abbastanza spaventata dalle possibili voci che sarebbero corse sulla sua reputazione. E anche dal fatto che, in fondo, lo sapeva che non era Piton il traditore.
 


“Avete davvero liberato il Dottor Piton?” Lady Molly la fissava a bocca aperta. "E Lady Charity è davvero fuggita con lui? Dove andranno mai?"
“Non lo so, e non mi interessa” rispose Dolores in tono candido, prima di fare il suo consueto pacifico sorriso. “L’unica notizia che mai vorrò ricevere su di loro è che sono stati morsi mortalmente da un qualche serpente velenoso**. È quello che meriterebbero: detesto le lacrime per un giovane amore!”








 
* Era il soprannome di Elisabetta, potevo lasciarmelo sfuggire?
** Riferimento vago a Nagini (e al piccolo ruolo che nel canon ha avuto per togliere di mezzo sia Severus sia Charity). Ma qui sono sani e salvi.

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Capitolo 24
*** Goccia ***


 
#goccia





“È solo ehm una goccia, non un mare!”
Alastor le lanciò un'occhiata scettica, mentre sorseggiava il suo vino – era una cosa inevitabile da fare, tra le altre, in cantina. Erano tornati a parlare della decisione della regina di rilasciare Piton e lui non sapeva come considerare quel suo inaspettato atto di magnanimità… avventatezza? Astuzia? Sentimentalismo mai.
“Avete fatto bene, quella vostra dama non si sarebbe fermata probabilmente di fronte a niente” disse alla fine, annuendo bruscamente. “Ma questa vostra decisione potrebbe essere scambiata per debolezza, e i veri traditori potrebbero essere incoraggiati nella speranza di non essere puniti!”
“Nessuna debolezza, Lord Moody,  vi prego” rise con una nota di nervosismo. “Paciock e Potter stanno per avere le loro belle teste tagliate, del resto, giusto? È che solo, a volte, bisogna riconoscere il valore della diplomazia… cercare di, come dire, riportare tutti sulla retta via”.
Alastor alzò un sopracciglio, intuendo nelle sue parole una sottile allusione. “C’è qualcos’altro che vorreste fare, non è così?”
“Ehm ehm a dire il vero sì. Vorrei parlare con mia cugina Andromeda… Dovrei incontrarla e pretendere da lei alcune concessioni, sì. Pensateci: tenerla prigioniera non mi aiuta, se fosse libera invece e la aiutassi a tornare in Scozia lo farebbe secondo le mie condizioni. Sarebbe la mia ehm bambola di pezza”.
“Beh, so che non volete che vi contraddica ma mi sembra proprio un passo falso. Liberare anche lei, intendo, ma nulla vi vieta di parlarci, questo no. Dovete stare attenta, però, potreste avere nemici ovunque”.
Dolores ridacchiò ancora e, poi, inaspettatamente lasciò cadere la testa sulla sua spalla. “Ci siete voi a vigilare costantemente”.
Alastor tacque, come sempre quando lei si avvicinava troppo perdeva la voglia di rimproverarla. Anche se mai avrebbe immaginato di volerla rimproverare per avere un pugno troppo poco duro.
Quello che voleva davvero dire non lo disse. Che a volte basta una goccia per far traboccare un vaso.
E già le gocce erano due, già era un mare.

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Capitolo 25
*** Posto preferito ***


 
#posto preferito

 


Ha l’eleganza di chi è nata per essere regina, pensò Dolores appena la vide, non senza una punta di invidia. Era qualcosa che emergeva da ogni dettaglio, dall’impostazione della voce alla precisione dei gesti; un’evidenza che non si poteva annullare neanche in una prigione travestita da rifugio.
“Cara Dolores, che bello incontrarvi finalmente!” esordì Andromeda andandole incontro. Non si inchinò ma le tese le mani, da pari e da cugina.
Le chiese notizie sulla piccola Ninfadora come prima cosa, ma poi, quasi dimentica della situazione contingente che viveva, si mise a ripercorrere ad alta voce la sua vita. Voleva forse ispirare simpatia? Dolores la ascoltò quantomeno con curiosità e così trovò conferma, dalla sua voce, di quello che già sapeva: un’infanzia dorata in Francia nell’attesa di sposare il primogenito di re Orion e della regina Walburga, e poi la fuga invece con un duca minore. Per tornare a casa, per vivere l’amore*.
“… E ora ho perso Ted, ho perso la mia Scozia. È però un sollievo che ci siate voi ad aiutarmi”. Fece una pausa e un sorriso, che era calcolato senza tuttavia risultare forzato. “Vedete, molti mi hanno criticata per le scelte senza comprendere, perché nessuno dei miei nemici era una donna al potere per Grazia di Dio. Sono contenta finalmente di conoscere qualcuno come me allora, qualcuno che sa cosa significa il peso della corona e il desiderio talvolta di posarla e basta”.
Dolores batté un paio di volte gli occhi con perplessità e poi le restituì il sorriso. “Ehm ehm a dire il vero, no, cara cugina, non ho mai pensato neanche lontanamente di rinunciare alla mia corona. Non so di quale peso parliate”.
Andromeda la scrutò per qualche attimo prima di distogliere lo sguardo e puntarlo alla finestra aperta, perdendosi un’altra volta nei suoi pensieri ad alta voce. “Vuol dire che non siete mai stata innamorata, allora. Vedete, se chiudo gli occhi, mi ritornano in mente le stalle del palazzo reale francese: ci incontravamo lì tutti i giorni, io e il mio Ted… il nostro posto segreto, il mio posto preferito”.
La regina inglese esitò solo qualche secondo sentendosi leggermente imbarazzata – e forse disgustata –, ma poi batté le mani in modo pratico e molto poco elegante. Non era lì per i vuoti sentimentalismi, era tempo che il pragmatismo venisse fuori.
“Ehm bene, dunque cerchiamo un modo per farvi tornare in qualsiasi stalla vogliate senza recare danni a me, che ne dite?”
 


Dolores era una donna ed era una regina, ma le analogie con la sovrana scozzese si esaurivano qui.
Non era bella né elegante, non era una sciocca sentimentale, non sarebbe mai fuggita per amore e non aveva mai pensato che il trono fosse una gabbia.
Quelli vissuti da regina erano i mesi preferiti della sua vita, tradimenti compresi; e le sue interazioni preferite erano quelle che aveva adesso a corte, adulatori inclusi.
Quello su cui mancava di riflettere però era il suo posto preferito. Non erano le stalle, questo no, ma neanche il trono.
Se chiudeva gli occhi, Dolores vedeva la cantina.






 

*Ho fatto una sintesi tra la storia di Andromeda (l'infanzia/adolescenza agiata e la fuga per amore) e quella di Maria Stuart (della quale ho ripreso solo i primi anni in Francia e poi il ritorno in Scozia, anche se in altre circostanze). Anche se si tratta di altri Black e non quelli con cui è vissuta nel canon (Orion e Walburga erano gli zii, non i genitori), mi piaceva l'idea di mantenere comunque una parte della sua vita legata ai Black.

NDA: Tra i prompt possibili del Writober per questa giornata c'era "royal AU" ma mi sembrava troppo di barare scegliendolo, quindi ho optato per il prompt del Changectober, per cui "posto preferito" è da intendere come "cambiare posto preferito".
Ma quanto è fluff Dolores? Alastor, come stai riducendo Sua Maestà? Non temete, dal prossimo capitolo riprendono i complotti, anche perché mancano ormai solo sei capitoli e ci sono teste che devono volare!

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Capitolo 26
*** Sussurro ***


 
#sussurro

 



La regina credeva sinceramente di avere il controllo, che avrebbe davvero raggiunto l'ordine che richiedeva nel suo motto. Un traditore continuava a sussurrare nella sua corte, ma erano voci che preferiva non udire, ed era facile quando altri fatti sembravano urlare promesse di vittoria. Le nozze con Lord Moody, l’alleanza informale con la regina Andromeda, la sconfitta del primo tentativo di insurrezione dell’Esercito di Silente: non poteva – o meglio, non voleva – immaginare che tutti quei punti di riferimento sarebbero crollati ad uno ad uno secondo il meccanismo di un gioco che doveva ancora essere inventato.
E a mettere in moto il meccanismo, alla fine, non fu altro che un sussurro.
“Vostra Maestà, la regina Andromeda ha tentato la fuga questa mattina”*. Sir Arthur glielo disse a bassa voce, quasi per non disturbare la gioia del banchetto e dell’allegra melodia suonata da maestro Vitious. “Non temete, l’abbiamo rintracciata prima che potesse superare il confine di Londra, ma purtroppo non abbiamo trovato prove dei suoi aiutanti. Eccetto uno, e lo abbiamo arrestato”.
 


Che avesse dovuto scegliere meglio i suoi medici di corte era la prima, più ovvia, conclusione a cui Dolores era giunta mentre entrava nella cella dove era stato prontamente rinchiuso Slughorn. Linea dura e pena di morte esemplare dopo un processo farsa: questa era la condotta che aveva suggerito Alastor, ma lei aveva preferito, ancora, guardare in faccia i suoi potenziali nemici. Del resto, Piton era stato una nullità, un ebreo di cui diffidare per la sua stessa essenza; Slughorn era, invece, un puro inglese, perfino lontanamente imparentato con la nobiltà minore, che aveva prestato giuramento alla riforma religiosa di suo padre e che si era ritirato per lungo tempo in un’anonima cittadina del Norfolk finché lei non lo aveva mandato a chiamare. Aveva supportato la nascente Chiesa anglicana per convenienza, sicuramente, ma non c’era stato mai modo di supporre che fosse in realtà un alleato del papa.
“Vostra maestà, ve ne prego” esordì il dottore, gettandosi in ginocchio con tutta la sua mole. “Le mie azioni sono state fraintese. Il mio aiuto alla regina di Scozia non è stato un tradimento verso di voi, credevo che… sì, credevo che voi aveste dato l’approvazione! Non avrei mai agito contro un ordine di Vostra Maestà…”
Dolores lo fissò senza nascondere il divertimento. Si era aspettata le suppliche e le vuote giustificazioni, ma i tentativi di fingersi ignorante andavano decisamente oltre ogni previsione.
“Guardie! Fatemi uscire, qui ho finito!” strillò in tono imperioso, muovendosi verso la porta della cella.
Fu a quel punto che il corso degli eventi mutò definitivamente di segno. E questo grazie, ancora una volta, a un sussurro.
“Aspettate, io… Sono in possesso di alcune informazioni… Posso dirvi chi è la spia!”
Dolores tornò a voltarsi, di scatto, e non si prese neanche il tempo di considerare la proposta.
“Parlate, lurido traditore!” esclamò con il tono stridulo riservato ai momenti di maggiore furia – e forse paura.
“Se vi dirò il nome, voi mi libererete?”
La regina gli lanciò un’occhiata sprezzante, mentre si costrinse ad annuire e a promettere. Un ometto patetico, questo era, però anche intelligente e forse utile.
“Bene, allora vi dirò che avete vigilato poco fin da quando avete preso la corona. Avreste dovuto informarvi meglio sul passato dei vostri più fidati collaboratori, per esempio”. Slughorn fece una pausa, era lui a sorridere adesso. “Conoscevo bene Lord Moody, il precedente intendo, ho iniziato come suo medico privato e conoscevo i suoi due figli. Il minore era un cavaliere eccellente, aveva una mente sveglia e calcolatrice, una favella affascinante e uno spirito antipapale che presto avrebbe potuto anche condurlo a diventare il capo delle guardie reali. Il minore dei fratelli Moody era quello che sarebbe potuto essere adesso il vostro braccio destro, ma il suo nome non era Alastor… Vostra Maestà, il suo nome era Barty”.
 






 
*Maria Stuart tentò varie volte la fuga dall'Inghilterra, mi sembrava un ottimo pretesto per l'arresto che segue.

NDA: Ebbene sì, il traditore a corte è proprio Alastor, che pur mantenendo il suo nome ha assunto l’identità di suo fratello Barty (sostituzione al contrario rispetto al canon, insomma ahah). I dettagli della sostituzione, su cosa è successo ai due fratelli, sul perché Alastor non ha dovuto neanche cambiare nome, e sul perché nessuno (a parte l’opportunista Horace) se n’è accorto verranno spiegati nel prossimo capitolo.
Per il momento vi basterà sapere che il disordine dopo la morte di re Orford (Enrico VIII) con il cambiamento dei membri della guardia reale – nel secondo capitolo viene detto infatti che Alastor era uno dei pochi rimasti al servizio della nuova regina – e le alterazioni fisiche di Alastor hanno avuto il loro peso. Ne consegue comunque che, se Barty era il cavaliere fedele alla Corona, è invece Alastor il prete cattolico creduto morto via mare nel capitolo cinque.
Sarei davvero molto curiosa di conoscere le vostre opinioni sul plot twsit e magari anche le supposizioni su cosa accadrà a partire da adesso. Ci vediamo domani!

 

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Capitolo 27
*** Luce ***


 
#luce

 


Lord Moody era stato arrestato quella sera stessa. Come avesse reagito o se avesse opposto resistenza Dolores non lo sapeva, l’unica cosa che sapeva era che ora giaceva in attesa di un processo nella Torre di Londra. Una volta cercate, l’elenco delle prove a suo carico era diventato interminabile e in tutto questo lui non aveva nemmeno provato a negare – o così le aveva detto Sir Arthur. Anzi, a quanto pareva non aveva proprio parlato, nemmeno per appellarsi a lei, anche se le aveva scritto una lettera che ora giaceva un po’ troppo lontana dalla sua portata e un po’ troppo vicina al camino.
“Vostra Maestà, dovreste leggerla. Avete il diritto di capire e di sapere, se bruciate quella lettera rimarrete sempre col dubbio” la esortò Lady Molly in tono pratico, nascondendo dietro la preoccupazione da dama la curiosità da donna. “Quantomeno la lettura getterà luce sulla vicenda!”
Dolores considerò a lungo quelle parole – un intero pomeriggio – e alla fine dispiegò il foglio, quando ormai era già sera.

“Cara regina,
non oso chiamarvi in altro modo, suppongo di averne perso ogni diritto.
Non scrivo per giustificare le mie azioni né per negarle: me ne assumo anzi la piena responsabilità, sono una spia, sono un traditore. Piuttosto scrivo affinché voi possiate conoscere la mia storia da me prima che da altri. Non vi domando grazia, ma solo il favore di leggere queste mie righe, e so che lo farete, sebbene – se vi conosco bene quanto credo – sappia che avete già pensato di bruciare questa lettera o di darla in pasto a uno dei vostri gatti.
Ma se state leggendo, allora dovete sapere che, beh, io e mio fratello siamo cresciuti insieme in ogni istante ma siamo sempre stati molto diversi. Barty aveva fatto carriera come cavaliere distinguendosi già giovanissimo in diverse battaglie, e poco prima della sua morte aveva imparentato la nostra famiglia a quella altrettanto nobile dei Meadowes tramite il matrimonio per procura con Lady Dorcas. Pur essendo il minore avrebbe ereditato ogni cosa, in quanto io avevo fin da subito espresso il desiderio di diventare prete. (Era per questo che non avrei mai potuto sposarvi, adesso capite?). Facemmo entrambi parte della missione diplomatica voluta da vostro padre Orford verso Roma per parlare della questione del suo divorzio con il pontefice*, che era allora ancora il vecchio Dippett. Io ero pronto a rompere con l’Inghilterra se vostro padre avesse disubbidito al papa; Barty, invece, già plasmato da alcune idee luterane, era pronto a rompere con il papa.
Durante la traversata fummo colpiti da una tempesta e solo io dell’intera ambasciata approdai sulle coste italiane. Il resto potete intuirlo: arrivai a Roma e fui accolto dal papa, ero alla sua corte quando appresi della rottura della rottura di re Orford dalla Chiesa. Fu il nuovo papa, Silente, ad avere l’idea di utilizzarmi come spia, mi preparai per questo e militai in alcune battaglie in Romagna – non ero un grande cavaliere all’inizio, le mie mutilazioni lo provano. Aspettammo il momento propizio e arrivò quando voi saliste al trono: quello era il momento giusto per tornare. Una donna al trono? In pieno fermento e lotta per la successione, molti dei vecchi volti sarebbero spariti e nessuno si sarebbe mai ricordato dei due fratelli Moody. Potevo tornare a testa alta, senza neanche cambiare nome, potevo dire di aver servito il Paese secondo segreti ordini di Orford – non era più qui a smentirlo – e fingere che fosse stato il fratello prete a morire, invece. Potevo dire di essere Alastor Moody senza pericolo: morto mio padre, qualsiasi suo figlio sarebbe stato identificato perlopiù come Lord Moody e basta.
L’obiettivo era semplice: tenervi sotto sorveglianza e favorire il vostro indebolimento. Tuttavia, voi mi avete stupito… ero preparato a vuota bellezza, a fascino sfacciato, a manchevole intelligenza, ma non ero preparato… a voi. Non siete niente bella o affascinante o eccessivament brillante, eppure… siete incantevole, io lo penso davvero.
Il mio primo errore fu sventare la minaccia del medaglione del principe Regulus: lo colpii con violenza perché io, Vostra Maestà, già sapevo che era avvelenato. È stata un’azione eclatante quanto involontaria, dettata… non lo neanche io da cosa, ma so che da quel momento – già da quel momento, capite? – ho cominciato ad agire non contro di voi, ma per voi.
Non ho mai tentato di recarvi danno e negli ultimi tempi ho contraffatto anche le notizie inviate al papa. La mia colpa verso di voi è essere un traditore; la mia colpa verso il papa è essere un pessimo traditore, come vedete.
Non chiedo clemenza, la morte sarebbe un sollievo, in fondo. Sono un uomo semplice e pragmatico: avere due fedeltà è un peso troppo grande da sopportare e i sentimentalismi qualcosa che non avrebbe mai fatto parte della mia natura.
Vostro, comunque e mio malgrado,
Alastor Moody”

Dolores reagì con inaspettata compostezza, solo il tremore delle mani tradiva il suo sconvolgimento interiore. Fece un sorriso nervoso mentre gettava finalmente la lettera nel fuoco, ma quella sera nel suo letto avrebbe continuato a tremare e a tremare ancora.
Se davvero quella lettera doveva servire a gettare luce, perché all’improvviso le sembrava di brancolare nel buio più di prima?






 
* Così come nella storia reale, anche Orford VIII ha divorziato dalla prima moglie per sposare Ellen (la madre di Dolores). 

NDA: Ecco la confessione del nostro traditore che ormai, senza capire più dove resti la sua lealtà, non ha più tanta voglia di vivere e si è arreso al suo destino (o almeno così pare). Spero che ora cosa sia successo si sia capito meglio: nella mia mente l'idea era chiara, ma lavorare su prompt giornalieri non è semplice, anzi come sfida la sto trovando davvero difficile. Un dettaglio che dal punto di vista di Alastor non ho potuto spiegare riguarda Dorcas: nella sua lettera giustamente lei dice di credere che suo marito fosse morto perchè Barty – il Moody che ha sposato – è davvero morto; non ha riconosciuto l'errore proprio perché ci si è riferito a lui come Lord Moody e non per nome.

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Capitolo 28
*** In vino veritas ***



#in vino veritas




 
L’ultima volta che erano stati nella loro cantina non sapevano che sarebbe stata l’ultima. Adesso non era più possibile tornarci e la damigiana di vino che Dolores aveva portato con sé nella cella non poteva essere abbastanza. Perché non era stato il vino a rendere la cantina speciale, era stato tutto il resto – e il vino era invece tutto ciò che restava.
“Maestà!” Alastor non disse altro quando la vide entrare, un’esclamazione sorpresa in cui passava tutto quello che non poteva dire. Tristezza, senso di colpa, forse amore. Quello che Dolores ci leggeva era invece una resa, che in fondo era reciproca.
“Ehm ehm vedo che vi siete ambientato bene” esordì lei mantenendo un tono sostenuto, mentre si dava una distratta occhiata intorno, che tuttavia la sconvolse in maniera inaspettata.
Il letto sfatto e le carte sparse sul tavolino erano testimonianze dei giorni trascorsi nella Torre. Allora era vero, lui era davvero il traditore. Per qualche strana ragione finché non lo aveva visto, una parte di Dolores non ci aveva ancora creduto… ma adesso lo vedeva e fingere non era più possibile.
Scelse di tacere come lui, e si sedette lentamente sulla sedia vuota, mentre lui si accomodò di fronte a lei sul letto. Il flusso dei calici riempiti e l’intervallo dei sorsi furono gli unici rumori a riempire il silenzio, almeno finché la bevanda non produsse il consueto effetto di traduzione dei pensieri in parole.
“Avete letto la mia lettera?” chiese finalmente l’uomo; non avrebbe saputo dire neanche a se stesso se più con speranza o con paura.
“L’ho bruciata, come sospettavate” replicò lei con asprezza, prima di assumere un tono di isterica dolcezza. “Ma prima l’ho letta, sì… C’era qualcosa di vero? Non nella lettera, dico, in quello che voi… e io…”
Alastor ridacchiò, non a spese di lei ma di se stesso. “Tutto, credevo fosse piuttosto chiaro quello che provo. Vi amo, dannazione, Dolores. Vi amo ed è esattamente questo il mio delitto. Sarebbe stato così semplice detestarvi – perché non lo rendete neanche difficile, davvero – ma invece per me è stato impossibile. Dio mio, posso avervi mentito su tutto, ma non ho mentito su nulla di quello che riguardava i miei sentimenti per voi”. E tornò a ridacchiare ancora tra sé e sé, realizzando solo in quel momento che in fondo quei sentimenti non li aveva mai manifestati apertamente prima.
Dolores teneva lo sguardo basso, se fosse stata un’altra donna avrebbe pianto; lei però era la regina e lo era abbastanza da sapere che le lacrime erano solo acqua irrilevante.
“Il vino vi rende melenso” disse, cercando di fare il suo solito sorriso privo di compassione, anche se in quella circostanza ce n’era troppa, specialmente verso se stessa.
Alastor annuì, stavolta mortalmente serio. “La verità a volte è melensa, mia regina”. E con uno slancio improvviso, tipico di chi non ha più nulla da perdere, le afferrò una mano.
Dolores trasalì a quel contatto, ma non si sottrasse, anzi fu il gesto che riuscì a rompere – oltre il vino, oltre la morte, oltre le parole – l’argine di quelle emozioni che solo da poco scopriva di avere. Si avvicinò maggiormente e lasciò che le sue braccia la stringessero e che le loro labbra si unissero per l’ultima volta.
“Oh, Alastor, ditemi voi cosa devo fare. Avete confessato, maledizione, non c’è modo per salvarvi e…”
Lui le accarezzò leggermente i capelli e in tono quasi casuale fu lui stesso a proclamare la sua condanna.
“Dovete farmi uccidere, ovviamente. Se siete davvero la donna che amo è proprio quello che farete. I traditori non possono essere liberati: vigilanza costante, sempre”.


 











 
NDA: Velocissima nota per far notare che la "cella" di Alastor ovviamente non è una prigione normale. Essendo un nobile di un certo livello, viene comunque spedito in una stanza della Torre di Londra con tutti i comfort base. Più o meno era la sorte di tutti i prigionieri illustri.

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Capitolo 29
*** Rosso ***



#rosso


 


Dolores per l'occasione si vestì di viola, il colore che veniva usato prima per la regalità – si poteva tornare a prima anche con il resto?
"Maestà, non siete costretta a presentarvi".
"Devo, Lady Molly".
E in qualche modo voleva.


Quel giorno il cielo era azzurro, il colore della limpidezza – perché allora lei si sentiva sporca nell'assistere a quella scena?
"Non ho molto da dire come ultime parole. Lunga vita al papa... e alla regina".
Lei gli restituì lo sguardo, avrebbe voluto parlare – vi amo a lui, fermatevi al boia.
Forse in qualche modo poteva?


Un singolo colpo di ascia ben assestato – ultimo regalo, affinché lui non soffrisse* – e Lord Alastor Moody perse un'altra parte del colpo, quella definitiva.
Dolores, quasi boccheggiando sul suo trono, fissava il flusso di sangue come ipnotizzata.
In qualche modo doveva.
E intanto pensava che c’era troppo rosso, non riusciva a pensare ad altro. Rosso ovunque, gli altri colori li aveva improvvisamente dimenticati.








 
*Era molto frequente che un boia poco esperto tranciasse la testa non di netto e dunque spesso si rivelava necessario colpire più volte durante una decapitazione.

NDA: Era iniziata come una commedia, ricordate? Alastor è ufficialmente morto, eppure mancano ancora due giorni (e due capitoli) prima di mettere la parola fine.

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Capitolo 30
*** Pianto ***



#pianto




Dolores era rimasta sconvolta per la scena, ma non ancora per le sue implicazioni. Non aveva ancora urlato, non aveva ancora pianto.
Una fredda compostezza le era rimasta sul viso per l'intera giornata, ma tutta la sua resistenza era destinata a crollare completamente a tarda sera, una volta andate via le guardie, una volta andati via i cortigiani, una volta andate via quasi tutte le sue dame. E crollò lentamente – dopo aver rimosso i tacchi, dopo aver tolto la collana, dopo essere rimasta in fondo nuda senza che nessuno potesse più dirglielo.
Si lasciò cadere a terra e all’improvviso scoppiò a piangere. A singhiozzi e a lungo, perché non aveva pianto mai. Perché non aveva amato mai.
“Vostra Maestà…” Fu Lady Molly la prima a parlarle, ma fu inaspettatamente Lady Minerva quella che alla fine ebbe il coraggio di farsi avanti. Si mise a terra a sua volta, proprio vicino alla regina, e, ignorando qualsiasi protocollo – e ancor di più la sua poco velata antipatia personale –, la strinse tra le braccia con inaspettato calore.
“Venite con me, Vostra Maestà, alzatevi. Prendete un biscotto”.





 
NDA: Oggi corro più del solito perché sto per uscire, ma ci tenevo a non perdere una giornata di aggiornamento proprio verso la fine (anche perché sono già indietro di un prompt). Domani il finale, la raccolta sta finalmente (per mia grandissima sorpresa) per essere completata.

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Capitolo 31
*** Nemico ***


 
#nemico




Della regina Dolores la storia ricorda che fu la prima monarca a ripristinare l'ordine.
Si sa che il suo regno fu lungo e prosperoso.
Si sa che fece uccidere il suo amante e poi sua cugina.
Si dice che fu poco sentimentale – ma che aveva una strana benda attaccata alla porta della sua camera privata e che ci parlava ogni sera.


Della regina Ninfadora* la storia ricorda che fu la prima monarca di Scozia e Inghilterra non più nemiche.
Si sa che osò sposare un uomo del popolo per amore – come sua madre.
Si sa che introdusse nelle città un serio sistema di vigilanza costante – su ispirazione della guardia che aveva conosciuto quando era bambina.
Si dice che cambiò quasi tutti i decreti formulati dalla regina precedente – dalla sua nemica. Eccetto quello sul colore regale.

 
E l'età rosa continuava.







 
 
*Fu Giacomo, figlio di Maria Stuart, a succedere al trono di Elisabetta (unendo i troni inglese e scozzese).
 
NDA: Cosa posso dire di questa conclusione? Mi piaceva tanto l'idea che il rosa continuasse, ecco perché fin dall'inizio avevo previsto Tonks come successore. Allo stesso modo, volevo fare un piccolo riferimento all'unico legame canonico tra Dolores e Alastor nel canon (l'occhio finto di lui alla porta dell'ufficio di lei) che qui in maniera meno macabra diventa solo la benda.
E questa avventura delirante termina qui. Francamente, mi sembra assurdo porre la parola fine perché non credevo che sarei riuscita a terminare tutta la raccolta! Sono contenta di essere riuscita a portare a termine il mio primo Writober, è stato stancante ma anche molto divertente. Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno letto, chi ha messo la storia nelle liste, chi mi ha lasciato un commento, chi ha seguito ogni giorno di questa follia: siete stati preziosi. Un bacio a tutti e alla prossima storia!

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