Hereditary di _Fire_and_Blood_ (/viewuser.php?uid=1160718)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Selezione OC ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Cillian
scorse la missiva appena ricevuta, gli occhi che si
facevano sempre più socchiusi mentre considerava tutte le
implicazioni di
quelle parole. Sua moglie si sporse sul tavolo in mogano e gli rivolse
un’occhiata interrogativa.
-
Il vecchio Peverell si è deciso a designare un erede
–
spiegò asciutto.
Chiunque
non lo conoscesse bene avrebbe detto che la notizia
lo lasciava del tutto indifferente, ma Fiona sapeva leggere ogni
singolo
segnale che mandava il corpo di suo marito.
E
in quel particolare frangente Cillian era decisamente
nervoso.
C’erano
circa due dozzine di famiglie imparentate in modo più
o meno stretto con i Peverell e le parentele si erano andate perdendo
nel corso
dei secoli, tanto che alcuni non sapevano più nemmeno se e
come lo fossero.
Quella
notizia implicava che tutti gli appartenenti a una di
quelle famiglie avrebbero avuto in egual misura
l’opportunità di essere
designati. Una cosa del tutto inconcepibile, a sentire suo marito,
perché tutti
sapevano che il ramo più puro e solido di discendenza era
quello che era stato
portato avanti dai Gaunt.
Cillian
sbattè un pugno sul tavolo, facendo tremare il legno e
ribaltare una delle tazzine di caffè che ancora giacevano
intatte.
Fiona
sapeva per esperienza che provare a tranquillizzarlo non
sarebbe servito a nulla. Così fece l’unica cosa
sensata, si mise immediatamente
all’opera per assicurarsi che la sua famiglia fosse pronta a
riscattare l’onore
che il vecchio Peverell sembrava deciso a portare loro via.
-
Scrivo a Kieran. –
Accennò
appena un assenso, per poi alzare bruscamente la voce.
-
Saoirse, vieni subito
in salone! –
Sentì
la porta al piano superiore spalancarsi, poi un rumore
di passi far cigolare i gradini della lunga scala che collegava la zona
giorno
a quella notte. Venti secondi più tardi fece capolino la
chioma mossa e
leggermente scompigliata di sua figlia, che lo osservava con fare
vagamente
assonnato.
-
Sì, padre? –
-
Il vecchio è deciso a
privarci della nostra eredità legittima -,
sibilò, - ma se pensa che staremo
fermi a guardare allora è ancora più pazzo di
quanto pensassi. Prepara le tue cose, partirai
per Godric’s Hollow oggi stesso. –
Chinò
il capo in assenso, congedandosi, e ripercorse la strada
di pochi istanti prima. Suo padre non era mai stato il tipo che dava
troppe
spiegazioni e lei sapeva abbastanza di Edmund Peverell e della sua poca
simpatia per la sua famiglia da avere un quadro già
sufficientemente chiaro.
E
quella storia non le piaceva neanche un po’.
Con
un sospiro rassegnato, mosse la bacchetta e appellò il
grosso baule che non utilizzava più dai tempi della scuola.
Mosse
pigramente il polso e le ante del grande armadio quattro
stagioni si spalancarono, permettendo ai suoi abiti migliori di
ripiegarsi e
sistemarsi ordinatamente in esso. Era quasi a metà
dell’opera quando udì un
sibilo provenire da dietro di lei.
Saoirse
smise di fare i bagagli, posando le iridi color
ghiaccio sulla figura acciambellata sul copriletto verde smeraldo.
Qualsiasi
altra ragazza avrebbe chiesto un comune animale domestico, un gatto o
magari un
gufo, ma lei non era una giovane strega qualsiasi. Da generazioni i
Gaunt
sceglievano periodicamente un serpente a cui legarsi e quel rapporto
diventava
tanto stretto e indissolubile da sembrare quasi che i due vivessero in
perfetta
simbiosi.
In
quel particolare momento, proprio come la sua proprietaria,
il rettile non sembrava affatto contento all’idea di
raccogliere i propri averi
e abbandonare il tetto di famiglia per assecondare la
volontà paterna.
-
Il piccolo della mamma
è agitato… Tranquillo, Sir Hiss, non
c’è nessun bisogno di agitarsi*.
–
Sfiorò
con le lunghe unghie la sommità del capo del suo mamba
nero, sorridendo nel vederlo attorcigliare le spire attorno alla sua
mano e
smettere di muoversi incessantemente sul suo letto a baldacchino.
-
Quel serpente è nevrotico quasi quanto te. –
La
voce di suo fratello maggiore la spinse a voltarsi.
Appoggiato
allo stipite, una scintilla divertita negli occhi
dell’esatta sfumatura dei suoi, Kieran la fissava con le
labbra increspate
nell’accenno di un vago sorriso.
Impiegò
qualche istante a rendersi conto di ciò che
significava la sua presenza lì. Scattò in piedi,
lanciandosi verso di lui, e
gli cinse il collo con le braccia.
Ignorò
il sibilo indignato di Naga, il taipan occidentale di
Kieran che in quel momento aveva avvolto le sue spire intorno alle
spalle del
ragazzo, e lo strinse a sé.
-
Non avevano detto che saresti venuto anche tu. –
Kieran
ricambiò la stretta, scompigliandole gentilmente le
lunghe ciocche corvine.
-
Nostro padre mi ha chiaramente fatto capire che una mia
assenza non sarebbe stata tollerata. –
Saoirse
sospirò, solidale.
Essere
un Gaunt era sempre particolarmente impegnativo, ma
sembrava che con l’annuncio di quella mattina fosse appena
diventato un compito
ancora più arduo. Dopotutto le finanze della loro famiglia
si stavano esaurendo
sempre più rapidamente e andava senz’altro trovata
una soluzione.
Se
questa fosse stata l’acquisizione del patrimonio dei
Peverell, piuttosto che un suo eventuale matrimonio combinato, tanto
meglio.
-
Chi credi che sarà presente? –
Kieran
fece spallucce, un gesto che sicuramente la madre
avrebbe condannato aspramente considerandolo sciatto e poco adatto a un
giovane
Purosangue, - Praticamente tutti. Chi per
il sangue e l’onore, chi per i soldi… il vecchio
ha avuto un tempismo
eccezionale nel decidersi a designare un erede. –
*
-
Padron Peverell… -
La
vocina sommessa dell’elfo domestico attirò
l’attenzione di
Percival, chino su una copia dell’arazzo di famiglia. Smise
di osservarne le innumerevoli
ramificazioni, puntando le iridi grigio azzurre in quelle della
creatura sulla
soglia del suo studio.
-
Sì, Olly? –
-
Le lettere sono state tutte spedite – annunciò,
chinando il
capo con deferenza.
Percival
lasciò vagare lo sguardo sulle fiamme che divampavano
nel caminetto poco distante, un vago accenno di sorriso sulle labbra
sottili.
-
E le risposte? –
-
Verranno tutti, proprio come avevate detto voi, padrone. –
Certo
che sarebbero venuti tutti, sarebbe stato sciocco
pensare altrimenti. Un’eredità ricca come quella
dei Peverell non era qualcosa
da lasciarsi sfuggire da sotto il naso; quanto a lui, un numero elevato
di
candidati da osservare avrebbe reso più difficile ai Gaunt
l’appropriarsi di un
altro dei pezzi della collezione dei Tre Fratelli.
Avevano
già la Pietra, non era proprio il caso che mettessero
le mani anche sull’altro.
*Le
parti in corsivo sono da intendersi come pronunciate in Serpentese.
Spazio
autrice:
Buongiorno
a tutti!
Ho
deciso
di esordire sul sito con un’interattiva che spero possa
catturare la vostra
attenzione. La storia è ambientata nel 1875 e, come si
evince dal prologo,
verte sulla designazione di una famiglia quale possibile ufficiale
erede delle
ricchezze dei Peverell (ormai prossimi all’estinzione per
linea maschile). Per
decidere chi saranno i fortunati, Percival Peverell ha deciso di
convocare
tutti gli eredi per testarne le doti magiche e l’indole,
deciso ad operare la
migliore scelta possibile.
Per
partecipare dovrete seguire alcune indicazioni:
-
massimo
3 OC a testa (purchè siano di sesso diverso e non
appartengano tutti alla
stessa famiglia);
-
accetterò OC che abbiano legami di parentela tra loro
(fratelli, sorelle,
gemelli, cugini, etc);
-
alcune
avvertenze: gli OC dovranno essere tutti obbligatoriamente Purosangue.
L’orientamento
sessuale è preferibilmente quello etero (vista
l’epoca in cui è ambientata la
storia), ma accetterò anche la bisessualità
(tenete presente che l’OC lo tiene
nascosto);
-
gli OC
dovranno essere compresi tra i 19 e i 25 anni ed appartenere
rigorosamente a
una delle famiglie che trovate qui sotto (per ognuna di esse, ad
eccezione dei
Peverell per i quali mi occorrerebbe solo 1 ragazza, saranno scelti al
massimo
1 OC maschile e 1 femminile);
-
non
accetto Mary Sue, Gary Stu, Ibridi, Veela, Licantropi;
-
saranno
accettati (nel numero di massimo 1 ciascuno) Animagus, Legilimens e
Metamorphomagus;
-
cercate
di farvi sentire almeno ogni 3 capitoli, così da mantenere
vivo lo spirito
dell’interattiva, e di rispondere sempre alle domande che vi
porrò nel corso
dei vari capitoli;
-
avrete
tempo per inviare le schede (solo tramite messaggio privato con oggetto
*Nome
OC* - Hereditary) fino al 23 ottobre;
-
come
avrete letto sono alla ricerca di una ragazza Peverell. Spero davvero
che
qualcuno di voi sia interessato a crearla. Se così fosse
tenete presente che si
tratterebbe di una discendente del ramo di Antioch, il possessore della
Bacchetta di Sambuco. I Gaunt vantano, invece, una discendenza
più prossima con
Cadmus (e pertanto sono in possesso della Pietra della Resurrezione) e
i Potter
con Ignotus (e sono in possesso del Mantello
dell’Invisibilità).
Scheda
Nome
e
Cognome:
Età
(minimo 19 e massimo 25 anni):
Ex
Casa:
Orientamento
sessuale (etero o segretamente bisessuale):
Aspetto
fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia
e rapporto con essa:
Storia
personale (breve resoconto, con
particolare attenzione ai suoi anni scolastici e agli eventi post
M.A.G.O.):
Materie
preferite/odiate:
Hobby/Passioni
(tenete conto dell’epoca in cui ci
troviamo):
Paure/Fobie:
Molliccio:
Patronus:
Amortentia:
Abilità
particolari (sia magiche che comuni):
Bacchetta:
Animale
domestico (opzionale):
In
che
rapporti è con Saoirse e Kieran?
Cosa
pensa dell’eredità dei Peverell e di Percival?
Amicizie
(descrivere il tipo di persona con cui
andrebbe d’accordo):
Inimicizie
(descrivere il tipo di persona con cui
non andrebbe d’accordo):
Relazione
(È interessato a una relazione? Se
sì,
con che tipo di persona?):
Altro:
Famiglie
disponibili (per
i
Peverell accetterò solo 1 OC femminile)
Abbott
Avery
Black
Bulstrode
Burke
Carrow
Crouch
|
Fawley
Flint
Gamp
Gaunt
Greengrass
Lestrange
Lumacorno
|
Macmillan
Malfoy
Moody
Nott
Paciock
Parkinson
Peverell
|
Potter
Travers
Prewett
Weasley
Rosier
Yaxley
Rowle
Selwyn
Shacklebolt
Shafiq
|
OC
Saoirse
Gaunt
(PV Kaya Scodelario)
– 21 anni, ex Serpeverde.
Saoirse
è quella che più di ogni altra in famiglia ha
ereditato il carattere impulsivo,
imprevedibile e passivo aggressivo dei Gaunt. È una ragazza
che tende a perdere
facilmente la calma e ad intestardirsi, ma ha anche i suoi punti di
forza: è
incredibilmente leale e protettiva nei confronti delle persone che
considera la
sua “cerchia ristretta”.
Kieran
Gaunt
(PV Ian Somerhalder)
– 25 anni, ex Serpeverde.
Schietto
e sarcastico, Kieran non ha peli sulla lingua e non si fa problemi
nell’esprimere i suoi sentimenti riguardo a qualcuno o
qualcosa. È un tipo
acuto, particolarmente intuitivo, e abile nel capire con una sola
occhiata con
che tipo di persona ha a che fare. Come la sorella, ha ereditato dai
Gaunt il
carattere forte e “fumino”, ma contrariamente a
Soirse lui è il tipo che non si
lascia andare alla furia manifesta e si concentra invece su una ben
più
insidiosa vendetta.
Personaggi
secondari
Cillian
Gaunt
(PV Michael Fassbender)
– 45 anni, ex Serpeverde.
Cillian
è un uomo dal temperamento forte e determinato. Ambizioso,
sfrontato, a tratti
decisamente aggressivo. È alla costante ricerca di un modo
per risollevare le
sorti della sua famiglia ed è molto legato al concetto di
purezza del sangue e
di preservazione della discendenza di Serpeverde.
Fiona
Fawley in Gaunt
(PV Isla
Fisher) – 43 anni, ex Tassorosso.
Una
donna gentile e solare, l’unica in grado di gestire Cillian e
di controllare i
suoi sbalzi d’umore e la sua stizza. È amorevole
nei confronti dei figli,
specialmente di Saoirse che viene spesso snobbata da Cillian, e cerca
di
stemperare un po’ la rigidità e
l’ambizione del marito.
Percival Edmund Peverell (PV Charles Dance)
– 75 anni, ex Corvonero.
Percival
è un uomo dalla grande intelligenza e il forte spirito
intuitivo. Non è una
persona facile da gestire o da compiacere, ne è
perfettamente consapevole, poiché
difficile da impressionare e alla costante ricerca della perfezione.
Poco
incline ai plateali gesti d’affetto, ha un’unica
debolezza: sua nipote.
|
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Capitolo 2 *** Selezione OC ***
Selezione
OC
Buongiorno
a tutti!
Devo
dire
che selezionare gli OC per questa storia si è rivelato
decisamente complesso,
ma alla fine sono riuscita a far quadrare i conti e a bilanciare anche
la
proporzione tra OC maschili e femminili. Ho cercato di prendere almeno
1 OC per
ogni creatore, così che tutti avessero la
possibilità di partecipare alla
storia, perciò spero che nessuno ci rimanga male per la
scelta che ho operato;
avevo molti OC (circa 30) e non potevo per ovvie ragioni includerli
tutti. Questo,
unito a una serie d’impegni avuti nei giorni precedenti, ha
fatto sì che il
capitolo che intendevo allegare alla scelta non sia ancora ultimato;
non volevo
farvi attendere oltre, così ho deciso di pubblicare la lista
degli OC scelti e
pubblicare il capitolo terminato domani in serata.
Ma
bando
alle ciance e vi lascio alla selezione.
I
gentiluomini
Sheridan Seymour Crouch (PV Bradley
James) – 19 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.
Cassius
Malfoy
(PV Marc Schulze) –
20 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale.
Nathan
Oliver Paciock
(PV Theo
James) – 25 anni, ex Tassorosso. Eterosessuale.
Michael
Henry Potter
(PV Logan
Lerman) – 19 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.
Martin
Lumacorno
(PV Dave Franco) –
24 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.
Aries
Black
(PV Tom Austen) –
25 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale.
Gideon
Killian
Rosier
(PV Chris
Evans) – 23 anni, ex Magicospino. Segretamente
bisessuale.
Lewis
Charles
Prewett
(PV Sam
Claflin) – 23 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.
Le
donzelle
Briseis
Marriette Rosier
(PV Nicola
Peltz) – 21 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.
Cora
Alynne Burke
(PV Anya
Taylor Joy) – 24 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.
Emily
Schacklebolt
(PV Chanel
Iman) – 24 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.
Erin
Moody
(PV Marine Vacht) –
19 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.
Ravenna
Lestrange
(PV Samara Weaving)
– 21 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale.
Alexandrina
Marie Selwyn
(PV Dakota
Fanning) – 20 anni, ex Tassorosso. Segretamente
bisessuale.
Valerie
Temperance Weasley
– 22 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.
Josephine
“Josie” Artemis Peverell
(PV
Daisy Ridley) – 19 anni, ex Corvonero.
Eterosessuale.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
Josephine
studiò attentamente il riflesso che le rimandava il
grande specchio in noce, posto nell’angolo tra il grande
letto a baldacchino e la
vetrata che dava sul suo balconcino privato. Aveva adornato i capelli
in una
morbida e moderatamente sofisticata treccia laterale, lasciando alcune
ciocche
libere d’incorniciarle il bel volto, ma continuava a non
essere sicura dell’effetto
complessivo. Quell’occasione era preziosa, nonché
tremendamente impegnativa, e
sapeva che suo nonno riponeva in lei tutte le sue aspettative. Non
poteva essere
la legittima erede dei Peverell, ma ciò non toglieva che
dovesse dare sfoggio
delle qualità che ci si aspettava che possedesse ogni
giovane donna degna di
rispetto. Specialmente perché, come le aveva annunciato Olly
una decina di
minuti prima, i fratelli Gaunt erano arrivati a Godric’s
Hollow in gran
carriera.
Stava
proprio riflettendo sulla complessa situazione tra le
loro due famiglie quando un delicato bussare interruppe il filo dei
suoi
pensieri.
La
voce pacata dell’elfa domestica di famiglia la raggiunse.
- Padroncina Josie? –
-
Sì, Olly? –
-
Ci sono le sue amiche. Vuole che le faccia accomodare? –
Dubitava
seriamente che Erin Moody avesse chiesto all’elfa il
permesso di recarsi nella zona notte del Manor, così come
era a dir poco
ottimista pensare che avesse davvero bisogno di essere annunciata da
chicchessia prima di fare irruzione in una stanza, ma evidentemente
quell’evento
sociale aveva richiesto una rispolverata del galateo anche a lei.
-
Certo, falle accomodare. –
Abbandonò
lo specchio, voltandosi ad accogliere le due ragazze
con un sorriso sinceramente sollevato.
Per
un attimo aveva temuto che quella gara tra famiglie
degenerasse in un concentrato di boria e spocchia, ma sapeva che con
loro due
al suo fianco sarebbe andato tutto per il meglio.
La
prima a varcare la soglia, con i lunghi capelli castani
lasciati liberi di ricaderle lungo le spalle, fu proprio la Moody.
Erin
avanzava in modo più lento rispetto al solito, probabilmente
a causa delle vesti elegantissime in cui era ovviamente stata costretta
ad
ammantarsi, ma ciò non le impedì di raggiungerla
e stringerla a sé con vigore.
-
Santo Merlino, finalmente una faccia amica. Io e Alexandrina
cominciavamo ad averne abbastanza di gentiluomini pomposi e dame
imbellettate. –
Alexandrina
si fece avanti a sua volta, sorridendole affettuosamente
prima di depositarle due rapidi baci sulle guance.
-
Erin ha ragione, sebbene immagino che debba ricordarsi di
tenere la lingua a freno nei prossimi giorni. Al piano di sotto si
è radunata
una grande folla, ma immagino che tuo nonno l’avesse
previsto. –
-
Sì, la mia dolce madre ha già ripetuto circa
venti volte che
dovrò moderare il mio tono e il mio vocabolario. Non troverai mai un gentiluomo interessato a
chiedere la tua mano se ti
ostini ad avere questo atteggiamento – concluse,
atteggiando la voce in un’imitazione
particolarmente ben riuscita di Cordelia Malfoy.
Josie
rise.
-
E pensi seriamente di riuscirci? –
-
Spero proprio di no. Ti immagini se dovessi mai cominciare a
comportarmi come quel perfetto idiota di mio cugino? –
-
Anche Cassius è stato inviato dalla famiglia -,
spiegò
Alexandrina con una lieve smorfia, - e ovviamente né a lui
né ad Erin fa
piacere il passare questo tempo sotto lo stesso tetto. –
-
Perciò immagino che ormai manchiamo solo noi
all’appello –,
osservò Josephine pensierosa, - quindi sarà
meglio se ci rechiamo nel salone
principale. Mi sembra già di sentire le voci maligne che
insinuano dicerie sul
mio ritardo all’evento dell’anno. –
Rassettò
per l’ultima volta l’abito, poi venne scortata
dalle
amiche fuori dalla sua stanza e lungo la rampa di scale in candido
marmo.
Sentì
all’istante gli occhi di tutti i presenti su di sé.
Qualcuno
mormorò dei commenti, alcuni carichi di malizia e
altri sinceramente lusinghieri, ma li ignorò tutti.
Si
concentrò semplicemente nell’arrivare in salone e
nel
trovare un angolo che fosse lontano da sguardi indiscreti. Impresa
nella quale
fallì miseramente, perché a metà
strada venne abilmente intercettata da Cassius
Malfoy.
-
Finalmente siete arrivate, si mormorava di una tua
défaillance. –
Alexandrina
fu svelta nel tacitare la replica acida che era
sorta sulle labbra di Erin, dirottandola abilmente verso uno dei
camerieri che
serviva del vino elfico.
-
Buffo che te ne sia accorto -, replicò accennando un sorriso
di circostanza, - perché ero certa che fossi più
che impegnato nel cercare di
attirare l’attenzione di Saoirse. –
Cassius
increspò le labbra in una smorfia, come se avesse
assaggiato qualcosa di particolarmente aspro, ma glissò sul
velato accenno ai
suoi insistenti e infruttuosi tentativi di corteggiamento.
-
Sempre lieto di aver avuto modo di conversare con te. Ma
vorrai scusarmi, Josephine, se mi dedico anche agli altri ospiti.
–
-
Naturalmente – replicò, sorridendo freddamente.
Poi,
non appena il rampollo dei Malfoy ebbe alzato i tacchi,
si prese il tempo per sorseggiare un calice e prepararsi alla prossima
schermaglia verbale con questo o quel pretendente
all’eredità della sua
famiglia.
*
Michael
trasalì quando il primo sorso di vino gli raggiunse la
gola e s’impegnò particolarmente nel non mettersi
a tossicchiare, ignorando lo
sguardo divertito del suo migliore amico.
-
Ma quanto è forte? –
-
Non capisco perché ti ostini a bere, lo sai benissimo che
non lo reggi – osservò Sheridan.
-
Non si tratta di un vino particolarmente forte -, s’intromise
la voce pacata di Nathan Paciock, - ma è molto
più corposo di altri. Denota l’invecchiamento
e ovviamente il suo costo. –
Sheridan
annuì, soffermando gli occhi chiari in corrispondenza
del profilo come sempre elegante del padrone di casa. – Un
altro modo per
ricordarci che siamo tutti qui a pendere dalle labbra di Percival.
–
Nathan
sorrise con ammirazione: - Va riconosciuto che sa bene
come attirare l’attenzione. –
-
Mio padre ha insistito perché fossi presente anche io -,
rivelò Michael, - anche se sappiamo benissimo tutti che
Percival non vorrà
certo fare in modo che una delle famiglie possieda ben due Doni.
–
-
Questo non ha certo frenato i Gaunt -, convenne l’ex
Tassorosso, - anche se sappiamo tutti che Percival li detesta e che non
vorrebbe mai vederli conquistare la sua eredità. –
-
Non è difficile pensare a persone molto meno meritevoli di
una simile fortuna. Cillian sarà anche discutibile -, ammise
Sheridan, - ma i
suoi figli sono un’altra storia. Kieran è
affascinante e piacevole, a modo suo,
e Saoirse… -
Non
terminò la frase, ma i due ragazzi si scambiarono
un’occhiata
complice.
-
Oh, sappiamo bene che anche Saoirse esercita un notevole
ascendente su alcune persone – ridacchiò Michael.
L’erede
dei Crouch abbozzò un sorrisetto, nascondendo il lieve
accenno d’imbarazzo, e dirottò in fretta il
discorso su un argomento molto più
neutrale come il campionato di Quidditch in corso e il possibile
vincitore.
*
-
Hai una vaga idea di cosa stiano parlando con tanta veemenza
quelle ragazze? – chiese Martin, sorseggiando il suo vino e
accennando a un
gruppo sistemato accanto all’elegante divano in pelle di
drago.
Emily
si strinse nelle spalle.
-
Immagino di qualche pettegolezzo romantico che ha sommerso
l’elite
del mondo magico. Ricordi quanto hanno spettegolato quando è
emersa la notizia
del nostro fidanzamento? –
Il
ragazzo emise un gemito.
Lo
ricordava eccome.
Sembrava
che ogni singolo membro di una delle Sacre Ventotto
non fosse libero di contrarre un fidanzamento senza che si levassero
centinaia
di voci sulla relazione in questione.
Era
vero amore o semplice costrizione? Si tentava di mettere a
tacere qualche evento sconveniente? Sarebbero durati?
Proprio
mentre riportava alla memoria quei ricordi, l’arrivo
di una piuttosto scontenta Cora lo interruppe.
-
Riuscite a crederci? – esclamò la loro ex compagna
di Casa, sistemandosi
accanto a Emily con un lieve broncio sulle labbra.
-
Riusciamo a immaginare cosa? – indagò cautamente
Emily.
-
Non avete sentito la notizia? Kieran Gaunt e Briseis Rosier
sono promessi. Assolutamente assurdo – concluse, lanciando
un’occhiata omicida
in direzione della futura signora Gaunt.
-
In effetti non sembrano molto presi l’uno
dall’altra – riconobbe
Martin.
-
Certo che non lo sono. Lui è chiaramente troppo per quella.
E inoltre… –
-
Sembra che Percival sia pronto a fare il discorso di
benvenuto -, la interruppe Emily prendendo sottobraccio il fidanzato, -
sarebbe
scortese non prestargli attenzione. –
*
Valerie
stava ridendo con suo cugino, Lewis, quando Gideon si
avvicinò loro. Aveva l’aria impacciata di chi non
sapeva bene cosa fare e si
percepiva il suo disagio in una circostanza simile. Così la
ragazza lo accolse
con un sorriso solare e gli fece posto tra lei e il cugino.
-
Come te la stai cavando, Gideon? –
-
Sopravvivo – ammise, impreziosendo le sue parole con il
lieve accento americano.
-
Il che è già un gran traguardo -, convenne Lewis
con un
sorriso, - specialmente perché Percival sembra pronto a fare
il suo discorso. –
-
Non spaventarlo – lo rimbrottò Valerie, dandogli
una
gomitata giocosa.
-
Tutt’altro, volevo solo sostenerlo. Ci siamo noi due a darti
man forte; in questo branco di serpi mascherate da galanti
aristocratici siamo
in pochi a mostrarci per quello che siamo davvero. –
Gideon
sorrise, riconoscente.
Aveva
avuto modo di stringere amicizia con loro quando si era
trasferito a Hogwarts, dopo aver studiato per alcuni anni a Ilvermorny,
ed era
stato oltremodo felice di trovare qualcuno a cui potersi appoggiare e
con cui
poter legare.
C’era
già Briseis, una delle sue cugine di secondo grado, ma
sapere di avere amici al di fuori dei membri appartenenti alla sua
famiglia lo
risollevava; specialmente perché la cugina aveva sempre
frequentato la cerchia
di Saoirse e Kieran Gaunt, persone con cui non aveva mai avuto modo di
approcciare in modo più intimo.
Il
pianista smise di suonare, annunciando che in effetti
Percival era davvero prossimo al pronunciare il suo discorso.
L’uomo
si fece avanti, portandosi al centro della sala,
consapevole di avere gli sguardi di tutti puntati su di sé.
-
Miei graditi ospiti, sono lieto che in così tanti abbiate
accolto il mio invito a presenziare a questa bonaria competizione. Come
ben
sapete, l’eredità dei Peverell necessita di un
futuro solido e duraturo. E dove
trovarlo se non nel bel mezzo delle più prestigiose famiglie
del mondo magico? È
a voi che mi rivolgo e che spero possiate dare risposta al mio
più grande
cruccio: chi sarà l’erede migliore? A chi
designare l’onore ed onere di portare
avanti la nostra storia? Sono certo che tra voi risieda la risposta. In
virtù
di ciò, desidero dare il benvenuto alle decine di giovani
che risiederanno qui
nelle prossime settimane. Date il massimo di voi stessi, combattete per
ciò a cui
ambite, e dove possibile… divertitevi – concluse.
L’applauso
che si levò fu unanime e composto, ma le occhiate
che si lanciavano da una parte all’altra della sala
raccontavano una storia ben
diversa.
*
-
Non si può dire che non sappia come alimentare la
competizione
– ridacchiò Aries.
Kieran
scosse il capo, accennando un sorriso alla vista
dell’ilarità
del suo migliore amico.
-
Sembra che tu sia davvero divertito da questa storia. –
-
Certo che lo sono, si prospettano settimane ricche di drammi
e isteria più o meno collettiva. Sono qui praticamente solo
per assistere a
tutte le discussioni che nasceranno e Percival ha appena reso la mia
missione
molto più semplice – ammise candidamente.
Detto
da chiunque altro non avrebbe avuto la minima
credibilità, ma Kieran sapeva bene che l’amico era
sincero. I Black erano
sufficientemente ricchi e godevano di molto prestigio, non avevano
davvero
bisogno di aggiudicarsi l’eredità. Aries era stato
spedito lì più per la
stipula di un possibile vantaggioso matrimonio che per acquisire
proprietà.
-
Quindi il programma è assistere a uno spettacolo comico?
–
-
Più o meno -, confermò, - ma suppongo che
sarà ancora più
divertente dell’ultima commedia che ho visto a teatro.
–
-
Ero certa che fossi qui per questo – intervenne la voce
allegra di Saoirse, annunciando la comparsa sua e delle due
inseparabili
amiche.
Ravenna
Lestrange rise, allontanando una ciocca di mossi
capelli biondi, e le diede man forte: - Sei facilmente prevedibile,
Black. –
Il
ragazzo ammiccò.
-
E tu incantevole come sempre. –
-
E la risposta alla tua prossima domanda è… no,
Black. Non
danzerò con te – lo liquidò.
-
Ne sono sollevato, i miei piedi implorano ancora pietà dopo
l’ultimo ballo a casa dei Flint. –
La
Lestrange arricciò le labbra in un sorriso sornione: -
Lieta di apprendere la notizia, ho fatto del mio meglio per calpestarli
con i
tacchi a più riprese. –
Saoirse
e Briseis risero sommessamente. Le scaramucce verbali
tra quei due erano ormai all’ordine del giorno, frutto
principalmente dell’ostinazione
delle due famiglie nel vederli insieme.
Più
i rispettivi genitori spingevano per un’unione e
più Aries
e Ravenna si divertivano a bisticciare e provocarsi, come a voler
mettere in
luce il fatto che non sarebbero mai diventati una coppia.
-
Quale onore. E… -
-
Ragazzi… –
Il
tono gentile di Briseis interruppe lo scontro, riportandoli
all’ordine. O almeno fu quello il suo intento, peccato solo
che Aries non fosse
proprio intenzionato a ridimensionarsi.
La
prese sottobraccio, sorridendo irriverente.
-
Giusto, non è il momento di rubare la scena ai due nuovi
chiacchieratissimi fidanzatini del momento. –
La
ragazza arrossì violentemente, ignorando
l’ilarità dell’ex
Serpeverde, e venne colta impreparata quando questi la sospinse con
gentilezza
verso Kieran.
-
Dovreste deliziare tutti con un ballo. –
Briseis
cercò lo sguardo di Saoirse, chiedendo silenziosamente
all’amica di venire in suo soccorso, ma sembrava che la Gaunt
fosse fin troppo
euforica all’idea di un’unione tra lei e suo
fratello per rimettere al suo
posto Aries.
Rivolgersi
a Ravenna era inutile, perché anche la bionda
sorrideva davanti alla scena, e incitava i due a unirsi alle coppie
sulla pista
da ballo. Non restava che sperare che Kieran si tirasse indietro.
Tuttavia
il ragazzo, sfoggiando delle maniere tanto cortesi
quanto impeccabili, le porse cerimoniosamente un braccio.
-
Hanno ragione. Parleranno comunque, quindi tanto vale dare
loro qualcosa di vero con cui riempirsi la bocca. –
Titubante,
accettò il braccio e si lasciò scortare sulla
pista.
Le
mani di Kieran la guidarono sapientemente sulle prime note.
Si muoveva con grazia e stare al suo passo le veniva facile, ma non
notare gli sguardi
su di loro era praticamente impossibile.
-
Ignorali -, le sussurrò Kieran all’orecchio, -
tempo qualche
giorno e staranno già parlando di altro. –
-
Saperlo non mi aiuta ad accettare la cosa –
replicò di
risposta.
-
Tempo al tempo, troveremo il modo di far funzionare le cose.
–
Non
disse null’altro, lasciando in sospeso
quell’ambigua
affermazione, e continuarono a danzare in religioso silenzio
finchè la musica
non terminò.
Spazio
autrice:
Buonasera!
Scusate
per il ritardo, ma ieri non sono proprio riuscita ad ultimare il
capitolo.
Confesso di non essere neppure convintissima di quanto ho prodotto, ma
spero di
rifarmi non appena avrò preso più dimestichezza
con i vari OC. Sappiate
comunque che sono apertissima a qualsiasi critica o suggerimento,
così che
possa migliorare.
A
presto!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Quando
il loro ballo terminò, Briseis venne quasi sospinta
fuori dalla pista dalle mani chiare e fredde di Cora Burke. Interdetta,
osservò
con la coda dell’occhio l’ex compagna di Casa che
si accingeva a sbattere le
lunghe ciglia e sorridere vezzosamente all’indirizzo di
Kieran. Il suo promesso
parve non essere particolarmente sorpreso e, anzi, si limitò
a porgerle il
braccio e assecondare l’implicita richiesta di un ballo della
giovane dama.
Rimasta ormai in disparte, a Briseis non rimase altro da fare se non
cercare le
amiche con lo sguardo. Trovò Ravenna intenta a volteggiare
con garbo tra le
braccia di Nathan Paciock, mentre Saoirse si ritrovava coinvolta in
un’accoppiata non troppo riuscita con Cassius Malfoy.
Tentò all’ora con Aries,
ma il rampollo dei Black aveva evidentemente intenzione di danzare con
ogni
singola dama presente all’interno della residenza dei
Peverell perché si
alternava in danze con questa e quell’altra giovane a una
rapidità disarmante.
Così non le rimase che rimanere in un angolo,
l’espressione leggermente
incupita mentre guardava Cora Burke umiliarla in quel modo sfacciato
davanti a
tutti, maledicendosi per la sua indole riservata che le impediva di
fare una
scenata.
Un
calice di vino elfico fece la comparsa davanti a lei,
accompagnata da una mano maschile.
Incontrò
lo sguardo di suo cugino.
-
Sembra che tu ne abbia bisogno molto più di me –
asserì
Gideon, sorridendole comprensivo.
Accettò
il calice, sorseggiandolo lentamente mentre continuava
a osservare la pista da ballo.
-
Cosa è successo? –
-
Quella strega
della Burke mi ha praticamente lanciata fuori dalla pista -,
spiegò rinserrando
la presa sul gambo del bicchiere, - e io… -
-
Non sei il tipo che si lascia andare alla furia. Se può
consolarti, la nostra famiglia approverebbe –
ironizzò.
Briseis
inarcò un sopracciglio perfettamente curato,
fingendosi incredula: - Mio cugino sta forse facendo della riuscita
ironia? –
Il
sorriso di Gideon si allargò ancora di più: -
Suppongo di
dovermi dichiarare irrimediabilmente colpevole. –
Risero
sommessamente, continuando a fissare la pista finchè il
ragazzo non ruppe nuovamente il silenzio: - Mi rendo conto di non
essere il
cavaliere più prestante tra i presenti, ma credi che la mia
graziosa cugina mi
concederebbe un giro di danze? –
-
Suppongo che sarebbe una sciocca a non farlo –
replicò,
prendendolo sottobraccio e lasciandosi guidare tra le decine di coppie
danzanti.
Ballarono
a lungo, separandosi solo quando fu chiaro che anche
Saoirse e Ravenna fossero decise a prendersi una pausa dal susseguirsi
di danze
concesse. Gideon fece per allontanarsi, ma la cugina lo trattenne.
-
Resta un po’ con noi -, lo pregò, - passi sempre
così poco
tempo con me e i miei amici. –
-
Ho promesso di dare il cambio a Lewis e far danzare un po’
Valerie -, mentì dopo un secondo di tentennamento, - ma non
mancherà
l’occasione nei prossimi giorni. –
Si
allontanò con un sorriso, dirigendosi verso gli amici senza
voltarsi indietro. La verità era che la combriccola di cui
si circondava
Briseis era piuttosto esclusiva e Gideon non si sentiva minimamente a
suo agio
in loro presenza; aveva sempre la sensazione di essere inadeguato o di
commettere qualche gaffe quando era in loro presenza, specialmente
quando
incontrava il sorriso sornione di Aries Black o le profonde iridi blu
piene di
giudizio di Ravenna Lestrange.
Raggiunse
Valerie e Lewis, scoprendo che a loro si era unito
Nathan Paciock. I tre stavano ascoltando con interesse i racconti
dell’ex
Tassorosso.
-
Cosa mi sono perso? –
-
Nathan ci stava aggiornando sui progressi del piccolo
Gabriel -, spiegò Valerie, - sembra che il bambino sia un
bel terremoto. –
-
E la sua reputazione come padre vedovo è già
abbastanza per
tenere alla larga le donzelle -, aggiunse Lewis a mo’ di
spiegazione, - perciò
non lo preoccupa particolarmente farsi vedere mentre conversa con
“Traditori
del loro sangue e loro simpatizzanti”. –
Concluse
la frase, mimando delle virgolette a mezz’aria e
imitando il tono indignato con il quale più di una delle
matrone presenti aveva
commentato l’estensione dell’invito di Percival a
una famiglia caduta in
disgrazia, a causa delle discutibili frequentazioni, come quella dei
Weasley.
-
Cosa che non dovrebbe preoccupare nessuna persona provvista
di materia grigia -, intervenne a sorpresa la voce di Erin Moody, -
seppur devo
ammettere che in questa sala, al momento, tali persone possono davvero
contarsi
sulla punta delle dita. –
Lewis
ammiccò all’indirizzo dell’ex
Grifondoro, ironizzando: -
Siete forse qui per reclamare una danza con il miglior ballerino di
sempre,
miss Moody? –
-
In quel caso sarei andata dritta verso Aries Black -, lo
rimbeccò, - tuttavia, malgrado non voglia intaccare troppo
la tua autostima,
sono qui per tua cugina. –
Lewis
si finse scandalizzato, suscitando le risate di Gideon e
Nathan.
-
Miss Moody ma cosa dite?! –
Erin
roteò gli occhi al cielo, trattenendo a sua volta una
risata, e si rivolse a Valerie: - Ti unisci a me e Alexandrina? Stiamo
cercando
dissolute fanciulle desiderose di unirsi a un’improvvisata
quadriglia
tutta femminile. –
-
A dir poco oltraggioso – commentò Lewis,
proseguendo sulla
falsa riga di quella riuscita imitazione, tra le risate collettive.
Valerie
annuì, ridendo.
-
Sono assolutamente con voi, ma manca un elemento se vogliamo
condurre una quadriglia. –
-
Contatterò il Maestro di cerimonia
per stroncare sul nascere questa insana follia. –
Erin
non potè trattenersi ulteriormente e rise al suono di
quel falsetto. Poi riprese il controllo di sé e della sua
mimica facciale e
bofonchiò: - Imbecille. –
Prese
Valerie per mano e la condusse con sé, alla ricerca
dell’ultimo elemento per la loro danza, accompagnate dalla
voce di Lewis che
decretava: - Linguaggio, mademoiselle! –
*
Ravenna
osservò corrucciata il modo con cui Cora continuava a
cercare di monopolizzare l’attenzione di Kieran, malgrado
avessero già
abbandonato la pista da ballo da un po’.
-
Qualcuno dovrebbe ricordare a quella serpe viziata qual è il
suo posto – sibilò.
Non
aveva mai nutrito particolare simpatia per lei,
specialmente perché ai suoi occhi era fin troppo palese come
la ragazza si
sforzasse in modo ostentato di farsi piacere da chi la circondava e
dalla
stessa Saoirse. Eppure era altrettanto evidente quanto in
realtà non
sopportasse affatto la sorella minore dell’oggetto delle sue
instancabili
attenzioni.
Saoirse
prese un sorso di vino, assaporandolo lentamente prima
di annuire.
-
Sono d’accordo. –
-
Ragazze… -
Briseis
cercò di riportare alla tranquillità le amiche,
ma le
conosceva ormai troppo bene per sapere quanto i suoi tentativi fossero
del
tutto inutili. Lei poteva anche essere gentile e garbata, ma Saoirse e
Ravenna
erano sempre più che pronte ad accorrere in suo soccorso e a
ergersi a sue
paladine.
-
Permetti che sia io ad occuparmene? –
La
domanda di Ravenna suonava bene, ma non era diretta a lei
quanto piuttosto alla Gaunt.
Saoirse
annuì, una scintilla furba negli occhi chiari: -
Assolutamente, dai il peggio di te. –
La
Lestrange stirò le labbra in un sorriso che, se Briseis non
fosse stata certa della loro amicizia, le avrebbe fatto correre un
brivido
freddo lungo la schiena.
-
Oui, bien sûr,
ma chère.
–
Poi
voltò loro le spalle e marciò risolutamente
verso la coppia, afferrando un calice dal vassoio che uno dei camerieri
stava
servendo in giro per la sala. Fece finta d’inciampare
nell’orlo del suo abito
d’alta sartoria e rovesciò il contenuto dritto sul
candido abito di Cora,
stando attenta a non macchiare né Kieran né
tantomeno Emily e Martin che si
trovavano a pochi passi da loro.
Cora
proruppe in un verso a metà strada tra
un’imprecazione repressa a forza e un urletto sorpreso.
Osservò
inorridita la gigantesca macchia vermiglia
che stava rapidamente prendendo forma al centro del suo splendido
vestito e
aprì bocca come per dire qualcosa, ma l’unico
suono che produsse fu una sorta
di boccheggiare indignato.
-
Le mie scuse più sincere, non era mia intenzione,
sono stata così terribilmente maldestra –
esclamò Ravenna, portandosi una mano
sulla bocca con fare mortificato.
La
ragazza la oltrepassò, procedendo spedita fuori
dalla sala da ballo, forse alla ricerca di una soluzione disperata per
rimediare al danno oppure decisa a un cambio d’abito
dell’ultimo minuto.
Ravenna
incrociò lo sguardo di Kieran, che si stava
palesemente trattenendo dallo scoppiare a ridere, e
dichiarò: - Non c’è di che,
chère chérie.
–
Poi,
rapida così come era apparsa, tornò sui suoi
passi
come se nulla fosse.
Emily
e Martin, che avevano assistito all’intera
scena in silenzio, incrociarono lo sguardo di Kieran e si lasciarono
sfuggire
due tiepide risate.
-
Sapevo che Ravenna Lestrange fosse una ragazza da
gestire con cura -, decretò Martin, - ma non immaginavo
certo che potesse
rivelarsi così insidiosa. –
-
Ravenna sposa la filosofia dell’apparenza del bel
fiore che nasconde l’essenza del serpente nascosto al di
sotto – confermò
Kieran, incredibilmente sollevato dall’essersi finalmente
liberato
dell’ingombrante presenza della sua dama.
-
E in quest’occasione in particolare posso capire
il perché del suo comportamento -, aggiunse Emily, - dal
momento che Cora è
stata veramente molto scortese nei confronti di Briseis. –
-
Avresti fatto lo stesso al suo posto? –
-
Avrei fatto di peggio -, replicò senza scomporsi,
- se qualcuna delle presenti avesse provato a portarti via da me.
–
Kieran
inarcò un sopracciglio, rivolgendosi all’ex
Corvonero: - Sembra che tu abbia fatto una scelta piuttosto
impegnativa. Ti
conviene non contrariare mai la tua futura sposa, almeno che non voglia
andare
incontro a qualche incidente di percorso. –
Martin
sorrise, cingendole la vita con un braccio e
attirandola a sé, prima di depositarle un delicato bacio
sulla guancia: - E
questa è una delle innumerevoli ragioni per le quali so che
lei è la persona
giusta per me. –
*
-
Devo dedurre che dietro quel piccolo incidente ci
sia anche tu? –
La
voce forzatamente melensa e vezzosa di Cassius
interruppe le risate che ancora squassavano Saoirse, spingendo la
ragazza a
voltarsi verso il suo ennesimo pretendente. Aveva sperato di sottrarsi
alla
corte serrata di Cassius almeno per quella sera, ma sfortunatamente
sembrava
che il giovane non fosse minimamente intenzionato a lasciar perdere.
-
Solo un po’ -, ammise sfacciatamente, - e solo per
ristabilire il giusto ordine degli eventi. –
-
Uno spirito vendicativo veramente incantevole -,
replicò il biondo, - ma non mi sono certo avvicinato solo
per congratularmi
dell’ottima vendetta messa a punto. –
Saoirse
finse di non avere idea di dove volesse
andare a parare.
-
Ah, no? –
-
Certo che no. È dall’inizio dei festeggiamenti che
cerco l’occasione per avvicinarmi e ottenere un giro di
danze, ma sei stata
oltremodo richiesta. Dunque, ora che sei finalmente sola e disponibile,
sarei
tanto onorato da ottenere un ballo? –
Accompagnò
quella sua richiesta da un inchino.
Rifiutare
senza una valida scusa sarebbe stato
oltremodo scortese, senza contare il fatto che suo padre
l’avrebbe uccisa se
avesse saputo che si sottraeva in modo spudorato alla corte
dell’unico rampollo
dei Malfoy, così chinò il capo e si
esibì nella più aggraziata delle riverenze.
-
Con molto piacere – asserì, accettando il
baciamano del suo cavaliere e lasciandosi condurre sulla pista.
Cassius
era un abile ballerino, questo gli andava
riconosciuto, anche se rinserrava un po’ troppo la presa
sulla sua vita e la
teneva stretta a sé quanto più
l’etichetta considerava socialmente accettabile.
-
Siamo una bella coppia – asserì d’un
tratto.
-
Credi? –
-
Ne sono certo. Entrambi provenienti da ottime
famiglie, giovani e attraenti, sarebbe del tutto naturale pensare
che… -
La
fine della danza interruppe Cassius, susseguita
dall’arrivo del più impensabile degli aspiranti
cavalieri.
Sheridan
Crouch, seguito a breve distanza da Michael
Potter che teneva al braccio Alexandrina Selwyn, giunse come una vera e
propria
benedizione agli occhi di Saoirse.
-
Spiacente d’interrompere -, esordì l’ex
Grifondoro, - ma mi domandavo se mademoiselle fosse tanto gentile da
concedermi
un ballo. –
Cassius
si voltò verso di lui, socchiudendo gli
occhi chiari e squadrandolo con evidente disprezzo.
-
Crouch, qui era in atto una conversazione. –
-
Eppure mi sembrava che la pista da ballo fosse il luogo
deputato alle danze. Il salotto è più adatto alle
conversazioni, sono certo che
lì troverai qualcuno con cui farlo mentre io e Saoirse
danziamo – replicò,
sarcasticamente, senza minimamente scomporsi.
Cassius
parve sul punto di replicare, ma Alexandrina
tossicchiò richiamando timidamente l’attenzione su
di sé.
-
Credo che il maestro di cerimonia stia venendo da
questa parte. –
Atterrito
all’idea di venir ripreso davanti
all’elité del mondo magico,
Cassius abbandonò la pista con la promessa di raggiungere
Saoirse più tardi e
riprendere la conversazione.
-
Non credevo che l’avrei mai detto -, decretò alla
fine la ragazza, - ma sono davvero contenta di vederti, Crouch.
–
Seymour
sorrise, prendendola per mano e facendola
volteggiare aggraziatamente mentre la musica sanciva l’inizio
del successivo
ballo.
-
C’è sempre una prima volta, dovresti saperlo
ormai. –
Presero
a danzare in silenzio, sotto gli sguardi che
Michael e Alexandrina rivolgevano loro ogni qualvolta si ritrovavano a
ballare
nelle vicinanze.
-
Sembra che Seymour stia giocando bene le sue carte
– osservò la ragazza.
-
Già -, convenne Michael, - spero solo che non
finisca con il rovinare tutto con una delle sue solite battutine
sfrontate. –
-
Sono certa che non accadrà. Non siamo a scuola,
dove cercava di attirare la sua attenzione con apprezzamenti sfrontati,
e
Saoirse lo sta già considerando. –
-
Spero tu abbia ragione, ma adesso concentriamoci
sul nostro ballo. –
Alexandrina
piroettò, seppur con meno grazia di
quanta ne avessero le altre giovani che danzavano attorno a lei,
assecondando
il desiderio del suo cavaliere.
E
potè giurare di scorgere lo sguardo d’approvazione
di sua madre, che la osservava dall’altro capo della sala.
*
-
Come è mai potuto accadere che
la nipote del migliore anfitrione del mondo magico si ritrovi tutta
sola alla
vigilia del più grande bagno di sangue della storia
contemporanea del mondo
magico? –
Josephine
si allontanò dalla
balaustra del terrazzo, dove si era rifugiata appena una manciata di
minuti
prima per prendere un po’ d’aria, e rivolse
un’occhiata all’indirizzo del
ragazzo che le aveva rivolto la parola.
Aries
Black si stagliava,
illuminato dai candidi raggi lunari, sulla soglia
dell’immensa portafinestra e
la osservava con pacato interesse.
-
Mi riprendo dopo un’immensa
serie di chiacchiere frivole, balli estenuanti e tutti i doveri che
competono a
una buona padrona di casa – replicò, socchiudendo
gli occhi per mettere meglio
a fuoco ciò che il ragazzo stringeva in pugno, - e quella
non è una delle
bottiglie di whiskey incendiario della riserva personale di mio nonno?
–
Aries
le rivolse un sorriso
colpevole, avvicinandolesi.
-
Forse. –
-
Ti ucciderà non appena se ne
accorgerà. –
-
Se
se ne accorgerà
-, la corresse, - e poi non credo che lo farebbe. Guardami, sono troppo
attraente per essere ucciso da chicchessia. –
Josephine
scosse il capo,
increspando le labbra in un sorriso, ma si sforzò di non
scoppiare a ridere.
Aries era già abbastanza sfrontato ed esuberante senza che
lei lo incoraggiasse
ulteriormente.
-
Sono certa che in quella sala da
ballo ci sia almeno una dama che non è ancora stata stregata
dal tuo fascino
abbacinante. Non credi che dovresti rientrare e porre rimedio a un tale
imperdonabile errore di calcolo? –
Si
arrampicò sulla balaustra in
marmo e vi sedette, ondeggiando le lunghe gambe muscolose avanti e
indietro.
-
Potrei -, riconobbe, - ma dentro
non succede più nulla da quando Ravenna ha rovinato
l’abito di Cora. –
-
Quindi avevo ragione. Sei qui
solo per gli scandali, gli intrighi e… -
-
Le morti accidentali – concluse per
lei, sorridendo malandrino.
-
Non credo si arriverà a tanto. –
-
Oh, non saprei. Sono piuttosto
certo che Cora attenterà alla vita di Ravenna prima o poi,
erano mesi che non
riusciva a passare tanto tempo in compagnia di Kieran e lei le ha
rovinato
tutto. –
Quell’ironia
e quelle battute
pronte non la ingannavano, sapeva che uno come Aries Black non faceva
mai nulla
senza un obiettivo ben delineato in mente, così
provò a insistere.
-
Perché sei venuto qui? Intendo
il motivo reale. –
Il
ragazzo saltò giù dalla
balaustra, inchinandosi galantemente davanti a lei, ed eluse la domanda
con la
sua consueta abilità.
-
Rientriamo, miss Peverell, prima
che qualcuno si accorga della nostra assenza e cominci a spianare la
strada a indicibili
voci di sconcezze inaudite. –
Josephine
avrebbe voluto
obiettare, insistere per trovare una spiegazione che potesse soddisfare
la sua
curiosità, ma c’era un fondo di verità
nelle sue parole: non poteva correre il
rischio che si diffondessero pettegolezzi scabrosi, voci di quel tipo
potevano
rovinare per sempre la reputazione di una giovane e rispettabile
Purosangue.
Così
si limitò a seguirlo,
ripromettendosi che avrebbe indagato in futuro sulle circostanze che
avevano
portato lì il rampollo dei Black.
Spazio
autrice:
Buonasera!
Mi
scuso
se ci ho messo molto a pubblicare, ma spero che il capitolo sia di
vostro gradimento
e sia valso l’attesa. Avrei intenzione d’inserire
dei flashback sui vari
personaggi nel corso dei prossimi capitoli. Perciò avrei
bisogno che mi
mandaste qualche informazione più dettagliata principalmente
sui suoi anni di
scuola (se volete che faccia riferimento a qualcosa in particolare nel
corso
del capitolo dedicato al vostro OC fatemelo presente ed
esaudirò le vostre
richieste). Inoltre vorrei porvi due domande:
1)
con
quali OC il vostro personaggio potrebbe andare d’accordo?
Quali non
sopporterebbe?
2)
vi
chiederei di votare tra i seguenti OC, il più votato
sarà il protagonista dei
flashback del prossimo capitolo:
Valerie Weasley
Saoirse Gaunt
Alexandrina Selwyn
Aspetto
le vostre risposte tramite messaggio private.
Buon
weekend!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
-
Tua figlia è un vero disastro. –
William
fece capolino dal salone, rivolgendo un’occhiata a
metà tra l’indispettito e l’esasperato
alla moglie.
-
Potrei sapere, di grazia, perché ogni volta che Valerie non
si comporta come ti
aspetti da lei diventa automaticamente MIA figlia? Eppure sono
abbastanza certo
che fossimo presenti entrambi all’atto del concepimento.
–
Edith
inarcò entrambe le sopracciglia, incredula
nell’udire la replica del marito,
proprio mentre Valerie dava voce alla sua curiosità e
domandava, con la sua
vocetta da bambina di quattro anni: - Cosa significa
concepi… -
Aggrottò
il visetto, incapace di ultimare la pronuncia di quel termine
così difficile, e
aggiunse sbuffando: - Cosa significa quello che ha detto papino?
–
-
Nulla che una giovane per bene debba conoscere –, la
liquidò la madre, -
piuttosto dovresti tornare al piano di sotto e riprendere le lezioni
d’etichetta.
Non mangerai il dolce se sbaglierai le posate per l’ennesima
volta; non
possiamo rischiare una figuraccia al pranzo di domani a casa dei
Greengrass. –
Erin
aprì gli occhi, svegliata dal trambusto provocato
dall’amica
e compagna di stanza. Soffocò un gemito, passandosi una mano
sul volto, e fece
capolino dalle morbide lenzuola in cui era sprofondata la notte
precedente.
La
festa era finita tardi e questo, complice qualche bicchiere
di vino di troppo e le danze sfrenate, l’avevano ridotta uno
straccio.
Massaggiò
le tempie con lenti movimenti rotatori.
-
La mia povera testa. –
Alexandrina
si voltò verso di lei, già perfettamente vestita
di tutto punto, e le rivolse un’occhiata che era un misto di
accondiscendenza e
velato rimprovero.
-
Ti avevo detto di non esagerare in quel modo. –
-
L’avevi detto -, confermò cercando di mettersi
seduta, - ma
io non ti ho dato ascolto. Lo sai che non sono brava ad accettare i
consigli
validi. –
-
Non sei brava ad ascoltare nessun consiglio -, la corresse
aprendosi in un sorriso divertito, - ma è carino che tu non
stia cercando di
obiettare. –
Le
sorrise di rimando, riuscendo finalmente nell’impresa di
abbandonare il letto e indossare la veste da camera al di sopra della
lunga camicia
da notte.
-
Solo perché sei tu, Alexa. –
-
E, visto che come hai brillantemente detto io sono io, ci
sono anche speranze che io riesca a convincerti a prepararti in tempo
per la
colazione? –
Erin
storse il capo, fingendo di soppesare la sua richiesta,
poi arricciò il labbro inferiore in una smorfia irriverente
e replicò: - No,
spiacente, ma nemmeno per te farei mai tanto. –
La
bionda parve non essere minimamente toccata dal suo
commento, quasi se lo aspettasse, e fece spallucce per poi dirigersi
verso l’uscita.
-
Allora ti abbandono al tuo destino e raggiungo Josie. –
Rise,
chiudendosi la porta alle spalle, sentendo Erin che
borbottava qualcosa sul fatto di avere la decenza di non finire tutti i
tattie
scone.
Scese
la rampa di scale a passo deciso, guardandosi attorno
alla ricerca di qualche faccia familiare, ma sembrava che il resto
degli ospiti
del Manor fossero o tutti terribilmente puntuali oppure tremendamente
in
ritardo.
Conoscendo
la maggior parte dei suoi ex compagni, Alexandrina
era pronta a scommettere che avrebbe trovato appena la metà
dei presenti già
riuniti attorno al tavolo della sala da pranzo.
Quasi
come se li avesse appellati, vide Michael e Sheridan
comparire dall’ala della residenza che era stata destinata ai
gentiluomini. Si
trovava all’estremo opposto rispetto all’ala delle
ragazze, sicuramente per
evitare che potesse verificarsi qualsivoglia spiacevole episodio di
fraternizzazione.
L’erede
dei Potter sembrava piuttosto allegro quella mattina,
a giudicare da come chiacchierava con l’amico, ma non si
poteva dire
altrettanto di Crouch. Il biondo era infatti leggermente imbronciato e
camminava in silenzio, limitandosi a rivolgere qualche brusco cenno
d’assenso
all’indirizzo dell’amico.
-
Alexa! –
Michael
le rivolse un sorriso smagliante, allungando il passo
per raggiungerla e trascinandosi dietro anche Sheridan.
-
Ragazzi -, sorrise di rimando, - confesso di essere contenta
di aver incontrato qualche faccia amica. Josie è sicuramente
già al fianco di
suo nonno ed Erin… -
-
Non si è ancora alzata – completò per
lei il moro.
-
Già. Se fosse per lei starebbe tutto il giorno a poltrire.
–
Sheridan
soffocò uno sbadiglio e allungò una mano a
sistemarsi
qualche ciocca che gli ricadeva ribelle davanti agli occhi chiari.
– Sono d’accordissimo
con lei. –
-
Ho dovuto tirare giù dal letto anche lui –
rivelò Michael.
-
E nessuno ti aveva chiesto di farlo. –
Alexandrina
ridacchiò davanti a quello scambio di battute.
Certe volte, guardando quei due, le sembrava di vedere una versione
maschile
del rapporto che condividevano lei ed Erin.
-
Scarlett non te ne andare. –
Valerie
incrociò le braccia al petto e pestò i piedi,
incurante della voce della madre
che giungeva dal piano inferiore e che le urlava di smetterla di
comportarsi
come una selvaggia e di lasciare in pace sua sorella.
La
maggiore dei Weasley le sorrise, allungando una mano a scompigliarle le
ciocche
ramate.
-
Devo andare, domani comincia il primo anno a Hogwarts. E poi a casa con
te
rimarrà Joel. –
Gli
occhi chiari della piccola si illuminarono al pensiero di poter passare
ancora
tre anni insieme al fratello maggiore.
-
Va bene -, cedette alla fine, - puoi andare ma devi promettere che
tornerai per
le vacanze. –
Scarlett
annuì, porgendole il mignolo.
Lo
strinsero a vicenda, facendolo ondeggiare avanti e indietro, e
asserì: - Lo
giuro. –
Erin
s’incamminò indolente verso la sala da pranzo,
consapevole di essere in terribile ritardo. Sperava solo di non essersi
persa
nulla d’importante.
-
Ti avevo detto che non saremmo stati gli ultimi. –
La
voce trionfante di Lewis le raggiunse le orecchie,
spingendola a voltarsi verso la coppia di cugini che arrancava a
qualche passo
da lei. Rallentò, aspettando che le si affiancassero, e li
accolse con un
sorriso.
-
Lewis ha passato una vita a sistemarsi -, rivelò Valerie
salutandola con un rapido bacio sulla guancia, - e quando sono passata
a
bussare alla sua porta ho impiegato un’eternità a
convincerlo ad uscire. Inutile
dire che abbiamo corso fino a qui, rendendo la mia acconciatura
un’accozzaglia
di ciocche rosse. Sembra che sia uscita da un pagliaio. –
Erin
le ravviò una ciocca ribelle, appuntandola alla forcina
dalla quale era sfuggita, e le raddrizzò una manica
dell’abito.
-
Sciocchezze, sei incredibilmente attraente come sempre. –
Valerie
minimizzò, gesticolando a mezz’aria.
-
Sentirò comunque i soliti commenti, specialmente da quel
platinato impomatato di tuo cugino e da quella cornacchia della Burke.
–
Al
contempo Lewis intervenne, riportando l’attenzione su di
sé,
e finse un lieve broncio.
-
A me non dici che sono irresistibile? –
Lo
prese sottobraccio, imitando l’espressione civettuola che
aveva visto fare a innumerevoli ragazze, e imbastì
un’aria sognante decretando:
- Naturalmente. Sei incredibilmente e irresistibilmente sciocco, un
vero
giullare di corte. –
Abbandonò
il suo braccio, rimpiazzandolo con quello di
Valerie, e le due si allontanarono squassate dalle risate. Alle quali
fecero
eco, dopo un vago stupore iniziale, anche quelle del ragazzo.
-
Sei tremenda, Erin Moody… ferisci il cuore di ogni
gentiluomo. –
Si
voltò verso di lui, riservandogli un sorriso sfrontato.
-
Voglio proprio sperarlo, faccio del mio meglio perché sia
così. –
*
-
Quella è la sorella di Scarlett Weasley. –
Valerie
era abituata a sentir pronunciare frasi come quella, ma di solito
veniva fatto
con un tono che lasciava intendere quanto sua sorella le fosse
superiore e lei
fosse una sorta di delusione. Eppure quella volta sembrava che le cose
stessero
differentemente. Il biasimo era presente, lo riconosceva chiaramente,
ma non
sembrava tanto rivolto direttamente a lei quanto piuttosto a sua
sorella.
Rivolse un’occhiata interrogativa all’indirizzo di
Joel e Lewis, che apparivano
indispettiti da quel commento.
-
Cosa hanno da ridire su Scarlett? –
Dopotutto
lei era la preferita di sua madre, la figlia perfetta, e
l’idea che potesse
aver fatto qualcosa di socialmente inaccettabile non le era mai passata
per la
mente nemmeno per sbaglio.
-
Non dare peso a quello che ti dicono queste serpi dalla lingua
biforcuta -,
replicò Lewis, - si divertono solo a giudicare chi li
circonda. –
-
Lo so, ma Scar cosa ha fatto? – insistè.
-
Sta uscendo con un ragazzo… un Mezzosangue –
rivelò suo cugino alla fine.
Quella
rivelazione le rese tutto immediatamente più chiaro, a
cominciare dal desiderio
di sua madre di spingere per siglare un contratto matrimoniale con i
Rowle.
Cercava di salvare la reputazione della loro famiglia, comprese, ma a
quanto
sembrava il seme del pettegolezzo aveva ormai attecchito e la loro
famiglia
aveva perso qualsiasi credibilità agli occhi dei membri
delle Sacre Ventotto.
Gideon
sondò la sala con sguardo attento, alla ricerca di un
posto libero tra persone che non lo facessero sentire fuori posto. La
sua
attenzione venne attirata dal braccio che Nathan fece svettare. Gli
indicò il
posto vuoto accanto a lui, che si era unito a Emily e Martin per
consumare il
pasto.
Li
raggiunse, accomodandosi, sorpreso dalla cordialità che
lesse
sui volti della coppia. Conosceva abbastanza bene Nathan, ma non
ricordava di
aver mai avuto più di una manciata di momenti di
conversazione con i due
Corvonero.
Eppure
erano garbati e solari come se si conoscessero da sempre.
-
Sembravi un tantino spaesato – gli confidò Emily,
passandogli gentilmente il piatto carico di brioches.
-
Devo ancora abituarmi a tutto questo – ammise, scegliendone
una con cura.
-
In bocca al drago -, replicò Martin abbozzando un sorriso, -
e se ci riesci ti prego di rivelarmi il tuo segreto, io continuo a non
riuscire
a intavolare una conversazione costruttiva con più della
metà dei presenti. –
-
E non hai nemmeno la scusa di essere stato per anni in
America – lo punzecchiò Nathan.
Martin
non se la prese e rilanciò: - L’America sarebbe
troppo
vicina a certe influenze. Forse sarebbe meglio un posto sperduto come
la Russia
o la Cina. –
-
Anche quelle mete sarebbero troppo vicine se parliamo di
elementi come quelli. –
Emily
alzò gli occhi al cielo, assestando un buffetto sulle
mani di entrambi i ragazzi.
-
Insomma, smettetela con questa storia o Gideon penserà di
essere davvero finito in un covo di Basilischi. –
-
E non sarebbe nemmeno molto lontano dalla verità. –
-
Martin. –
-
La smetto, tesoro – assicurò, abbandonando
l’invettiva
contro i loro compagni e riservando le attenzioni al suo piatto colmo
di cibo.
Emily
scoccò un sorriso incoraggiante all’indirizzo di
Gideon.
-
Non sarà poi così terribile. E poi, se proprio
dovesse mettersi
male, puoi sempre contare su noi tre e sul nostro gruppetto decisamente
progressista.
–
Gideon
ricompensò le sue parole con un sorriso e un lieve
cenno del capo.
-
La considero come una promessa. –
Saoirse
versò un’abbondante dose di caffè nella
sua tazza,
godendosi l’aroma che proveniva dalle alte volute di lieve
vapore che emanava.
Fece appena in tempo ad appoggiare la brocca che lo conteneva che la
mano di
suo fratello emerse dall’altro capo del tavolo e se ne
appropriò.
Ne
versò una dose ancor più abbondante della sua e
poi ne
versò un po’ anche a Ravenna, che sedeva accanto a
lui e che sfoggiò un’espressione
confusa.
-
Io non bevo caffè, chérie. –
-
Lo so, ma posso sempre servirmi della tua tazza per avere
una doppia dose di caffeina – rivelò pragmatico.
Ravenna
scosse le onde bionde, ridacchiando, per poi tornare a
imburrare con diligente precisione una fetta di pane tostato.
-
Voi Gaunt siete davvero strani. –
-
Disse quella che ha la parola strano
anche nel cognome – la rimbeccò ironicamente
Saoirse, per poi terminare con un
paio di ampi sorsi il contenuto della sua tazza.
Versò
altro caffè.
-
Voi due avete forse intenzione di dar fondo a tutte le
riserve di caffè presenti nel Manor? –
-
Altamente probabile – replicarono i due fratelli
all’unisono.
Si
sorrisero al di sopra delle brocche, lieti di aver
finalmente ritrovato quella complicità che era venuta a
mancare da quando
Kieran si era trasferito in una casa tutta sua. Per Saoirse era stato
difficile
passare tanto tempo lontano dal fratello, ma in momenti come quelli si
ricordava di quanto fossero simili non solo nell’aspetto.
Ravenna
non aggiunse altro, osservando la scena con
espressione vagamente intenerita. Vedeva la loro complicità
con chiarezza ed
era una cosa che per certi versi gli invidiava, lei e sua sorella
Rashida non
avevano mai avuto nulla di lontanamente simile.
-
Ti prego, convincila tu. –
William
osservò lo sguardo supplichevole di sua figlia, che si era
diplomata da appena
una manciata di giorni e già non vedeva l’ora di
mettere quanta più distanza
possibile tra lei e sua madre.
-
Ci penserò io -, assicurò l’uomo con un
sospiro, - e tu potrai passare un po’
di tempo in Francia con Lewis. –
Valerie
lo abbracciò di getto, stringendolo a sé, e gli
scoccò un bacio sulla guancia.
Da quando sua madre aveva sistemato Scarlett con Isaac Rowle, nel
tentativo di
ripristinare la reputazione della famiglia, non aveva fatto mistero di
mirare a
fare altrettanto anche con Valerie. Ma lei non voleva saperne di finire
incastrata in uno di quei matrimoni senza amore, retti solo dalla
convenzione
sociale, e la Francia sembrava la soluzione migliore. Non sarebbe certo
potuta
rimanere lì in eterno, ma almeno per un po’
avrebbe rimandato la sua
assegnazione a qualche nobile e altezzoso ricco Purosangue.
-
Come mai così taciturna, principessa? –
Briseis
incontrò le iridi chiare di Aries e si strinse nelle
spalle. La verità era che in certi momenti si sentiva quasi
tagliata fuori da
certi discorsi. Lei non possedeva la stessa schiettezza di Saoirse
né la
spigliatezza di Ravenna, senza non considerare il fatto che lei e il
suo
promesso non avessero mai scambiato più che una manciata di
chiacchiere.
-
Riflettevo. –
-
Sicuramente su nulla di allegro -, considerò il ragazzo, -
almeno a giudicare dal broncio sul tuo bel faccino. Cosa ti affligge?
–
-
Perché, vuoi forse calarti nel ruolo di confidente?
–
Aries
ammiccò: - Posso essere tutto ciò che una
gentildonna
chiede. In questo caso, più che un confidente credo che a te
serva un
consigliere. –
Il
sopracciglio biondo e perfettamente curato di Briseis
svettò in alto, dando voce a tutta la sua
incredulità.
-
Daresti un consiglio pro bono? –
-
Anche due, crepi l’avarizia. –
-
E quali sarebbero queste perle di saggezza che saresti tanto
magnanimo da elargirmi? –
Aries
si sporse leggermente verso di lei, tanto da essere
certo che nessun altro li ascoltasse, e rivelò: - Per prima
cosa, dovresti
proprio cercare di conoscere meglio Kieran e di farti conoscere per
quello che
sei. E questo si lega al secondo consiglio… esci fuori dal
guscio e mostra
quella che sei davvero. –
Briseis
avrebbe voluto ribattere con qualcosa di arguto, ma
doveva ammettere che il ragazzo aveva centrato perfettamente il
nocciolo della
questione. Per quanto la infastidisse il pensiero che Aries Black fosse
riuscito a conoscerla tanto bene, doveva ammettere che sarebbe stata
una
sciocca se non avesse almeno fatto un tentativo.
Così
si costrinse a chinare il capo in assenso.
-
Farò del mio meglio per seguire questi tuoi consigli.
–
-
Sei riuscita a salvare il tuo abito? –
Cora
distolse l’attenzione dalle uova strapazzate che aveva
nel piatto e si voltò verso il suo vicino di tavolo. Non
aveva mai rivolto
particolare attenzione a Cassius Malfoy, specialmente a causa della
differenza
d’età, ma sembrava che in quelle circostanze il
rampollo fosse l’unico
sinceramente interessato a quello che aveva da dire.
-
Sì, è stato accuratamente smacchiato. –
-
Ne sono lieto. È stato un incidente veramente disdicevole,
ma dopotutto immagino che non si possa pretendere chissà
quali buone maniere da
una Lestrange. –
Prima
ancora di rendersene conto, Cora si ritrovò a sorridere
con convinzione.
-
Lieta di non essere la sola a pensarlo. Quella Ravenna è
fuori di testa esattamente come la maggior parte dei membri della sua
famiglia.
–
Cassius
annuì con garbo.
Non
sapeva molto della famiglia di Ravenna, specialmente perché
sua madre e sua sorella erano rimaste a vivere in Francia, ma da quanto
era
emerso dai vari pettegolezzi sembrava che ci fosse qualcosa che non
andava
nella loro stirpe.
Cora
doveva essere meglio informata di lui, a giudicare da
come sorrideva beffarda, e si ripromise di chiacchiere ancora a lungo
con lei.
In un ambiente competitivo e insidioso come il Manor dei Peverell gli
avrebbe
fatto comodo avere una valida alleata dalla sua. Se questo avrebbe
potuto far
sì che lui conquistasse Saoirse e lei facesse breccia nel
cuore di Kieran
allora sarebbe stato tanto meglio.
*
Al
termine della colazione Josephine si congedò brevemente dai
suoi ospiti e raggiunse suo nonno nel grande studio al primo piano. Le
aveva
detto che desiderava parlare con lei, ma non aveva detto di cosa si
trattasse.
Bussò
piano contro la porta in mogano, entrando quando
ricevette il permesso. Prese posto su una delle poltrone davanti al
caminetto,
trovando i gatti intenti a bearsi di quell’inaspettato calore.
Suo
nonno le fece cenno di accomodarsi sulla poltrona di
fronte alla sua.
-
Pensi che i nostri ospiti si stiano ambientando bene? –
Josephine
smise di giocherellare con Tulip e Poppy, i suoi siamesi,
e incrociò lo sguardo del nonno. Percival la osservava con
la sua consueta
espressione penetrante, quella che sfoggiava quando valutava le persone
che lo
circondavano e le circostanze relative a esse.
Sembrava
una domanda innocente, ma sapeva bene che suo nonno
non apriva bocca solo per fare della frivola conversazione di
circostanza. Ogni
sua domanda, od osservazione, era calibrata per ottenere una risposta
ponderata.
Alla
fine cercò di tirare le somme di quelli che erano stati
gli eventi della serata precedente. C’era stata un
po’ di maretta a seguito
dell’incidente tra Ravenna Lestrange e Cora Burke, ma le cose
si erano risolte
in fretta. Forse c’erano state modeste diatribe appena
accennate, frutto delle
storiche antipatie che albergavano tra alcuni di loro, ma era stato
gestito
tutto secondo la rigida etichetta Purosangue e dubitava che le cose
sarebbero
mai degenerate.
Così
alla fine annuì: - Credo di sì. –
-
E il giovane Black ha apprezzato la mia riserva invecchiata
di whisky incendiario? –
Tentennò
davanti a quella domanda.
Il
sorriso di suo nonno si allargò ancora di più,
illuminandogli anche le iridi chiare, e preannunciò la sua
risata.
-
Ho osservato quel ragazzo nel corso degli anni e mi rincuora
il fatto che non assomigli nemmeno lontanamente a quello stoccafisso
privo di
spina dorsale di suo padre. Peccato non poter dire altrettanto del
giovane
Malfoy, lui sì che incarna una versione più
giovane del padre – concluse,
increspando le labbra in una smorfia.
I
Malfoy non erano mai stati una delle famiglie che
suscitavano la benevolenza di Percival, ma fortunatamente
l’uomo sapeva che non
si sarebbe mai dovuto preoccupare troppo di una possibile unione. Il
giovane
Cassius sembrava non avere occhi se non per Saoirse e di sicuro sua
nipote non
lo aveva mai neppure considerato in quel
senso.
-
Nonno… mi sono fatta un’idea su questa storia
dell’eredità –
rivelò Josephine.
-
E sarebbe? –
-
Credo che tu non stia vagliando solo i possibili successori
per la Bacchetta. –
Percival
annuì lentamente.
-
Ho sempre ritenuto che possedessi un’intelligenza acuta e
superiore alla media. Una volta ancora, avevo ragione. –
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto. Per il prossimo
capitolo, con
il quale entreremo finalmente nel vivo delle prove, vi chiederei di
votare per
l’OC maschile al quale volete che siano dedicati i prossimi
flashback:
Aries Black
Gideon Rosier
Sheridan Crouch
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
-
È un maschio. –
Gemini
Black trasse un sonoro respiro profondo e sollevato, smettendo di
camminare
avanti e indietro per il lungo corridoio che conduceva alla zona notte
del
Manor. Dopo due figlie femmine aveva cominciato a perdere le speranze,
specialmente perché suo padre lo pressava
affinchè allontanasse la moglie per
sceglierne una che fosse in grado di generare un erede, ma la sua
pazienza era
stata infine ripagata. Oltrepassò l’ostetrica e
fece capolino all’interno della
loro camera da letto. Lì, sdraiata sul letto e stremata dal
parto, Nemea
Greengrass trovò le forze di alzare gli occhi verdi e di
puntarli in quelli blu
del marito. Gli sorrise, scostando le coperte per mostrargli una
testolina dai
capelli neri e due grandi occhioni; non erano della consueta sfumatura
blu
grigiastra dei Black, ma smeraldi incastonati come quelli della madre.
-
È perfetto –, sussurrò allungando le
braccia per cingerlo a sé, - il nostro
piccolo Aries è finalmente arrivato. –
Tenendolo
in braccio, tornò in corridoio per presentare
l’erede al resto della sua
famiglia. Le figlie più piccole, Sagitta di cinque anni e
Libra di tre, corsero
dal fratellino con due sorrisi euforici stampati sui visini.
Gemini
rivolse uno sguardo di sfida all’indirizzo del padre, come
aspettandosi un
qualche commento, ma Scorpio si limitò ad assestargli una
pacca sulla spalla e
a sorridere al nipotino con benevola approvazione.
Josephine
tornò dai suoi ospiti non appena ebbe terminato la
conversazione con suo nonno. Le sue parole l’avevano turbata,
non poteva
nasconderlo, ed era certa che sia Alexandrina che Erin sarebbero state
fin
troppo capaci d’intuirlo. Così decise di giocare
d’anticipo. Le prese
sottobraccio, portandole leggermente in disparte rispetto al resto del
gruppo,
e domandò: - Non vi sembra che ci sia qualcosa di strano
nelle circostanze e
nelle modalità in cui mio nonno ha deciso di gestire tutta
questa storia
dell’eredità della mia famiglia? –
Erin
aggrottò la fronte, perplessa: - Non per distruggere il
mito geriatrico che hai, Josie, ma tuo nonno non ha mai fatto qualcosa
di
chiaro e limpido in tutta la sua vita. Questa volta ci vorrà
un po’ di più per
capire cosa ha in mente, ma… -
-
Ma? –
-
Oh no -, sospirò Alexandrina scuotendo in fretta il capo, -
dimmi che non stai pensando a ciò che temo. –
-
Forse -, rilanciò la Moody sorridendo, - Tu stai pensando
alla più grande strategia che sia mai stata messa a punto?
–
-
Erin, credi davvero che sia una scelta saggia? –
-
Affatto. Proprio per questo funzionerà, perché
è avventata e
rischiosa e perché nessuna persona lontanamente sana di
mente penserebbe mai di
arrivare a tanto. –
Josephine
continuò a far saettare lo sguardo da un’amica
all’altra, cercando di decifrare ciò di cui
stavano parlando. Erin ed
Alexandrina sembravano essere in perfetta sintonia, tanto da captare
l’una i
pensieri dell’altra, e certe volte la cosa sapeva rivelarsi
particolarmente
frustrante per lei.
-
Vi dispiacerebbe mettermi a parte di quello di cui state
parlando? – sbottò alla fine, interrompendo le
farneticazioni delle due.
Alexandrina
le rivolse un dolce sorriso di scuse e chiarì: -
Erin vorrebbe usare la Legilimanzia su tutto nonno e scoprire cosa
bolle in
pentola. –
-
Cosa?! –
-
Per l’appunto, è una pessima idea, senza contare
che non
abbiamo nemmeno una persona in
grado di
farlo. Percival è un Occlumante eccezionale. –
-
Veramente quella ce l’avete. –
Josephine
si voltò di scatto, trovandosi alle spalle la figura
alta e sensuale della cugina. Saoirse le osservava con le labbra
increspate in
uno di quei suoi sorrisi che non promettevano nulla di buono, uno di
quelli che
le nobildonne avrebbero catalogato come scabroso e poco adatto a una
giovane
donna, il genere d’espressione che diceva chiaramente che non
c’era nulla che
la giovane Gaunt non fosse in grado di fare.
La
loro conversazione era talmente priva di senso che, per un
attimo, Josie dimenticò che loro due appartenevano a rami
dei Peverell che si
detestavano e che Saoirse era lì per rivendicare qualcosa
che non le
apparteneva.
Dimenticò
anche della rivalità che le aveva sempre viste
contrapporsi.
-
Stai davvero suggerendo di coinvolgere Aries in tutto
questo? –
-
Ovviamente -, ammise candidamente, - e sono certa che lui si
presterebbe. Però, se non te la senti cara cugina, sono
sicura che nessuna
delle presenti ti biasimerebbe per questa tua improvvisa perdita di
mordente. –
Il
tono era soave, come se non ci fosse nulla d’offensivo o
insinuante in ciò che Saoirse le aveva appena detto, ma la
conosceva abbastanza
bene da sapere dove volesse andare a parare.
La
stava sfidando e, sfortunatamente per lei, Josephine non
aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.
-
Certo che me la sento, non ci sono problemi, facciamolo –
asserì.
Aries
corse a perdifiato per il salone, inseguito dalle sorelle maggiori, e
finì con
lo sbattere contro le gambe del padre. Ricadde a terra, massaggiandosi
il
gomito con espressione dolente, e borbottò con la sua voce
da bimbetto: - Che
botta. –
Gemini
gli scompigliò i capelli, aiutandolo a rialzarsi.
-
Cosa ti ho detto sul correre in giro per casa? –
-
Scappavo da quelle streghe – replicò a
mo’ di spiegazione, rivolgendo
un’occhiata piccata alle sorelle che tenevano in mano una
spazzola e delle
mollettine.
Da
quando Aries era nato le due bambine avevano infatti cominciato a
trattarlo
come se fosse il loro bambolotto, curandosi del suo vestiario e delle
sue
pettinature, ma ora che Aries aveva cinque anni era diventato
insofferente alle
loro continue manfrine e cercava la compagnia dei maschietti della
famiglia.
Tuttavia, da quando suo cugino Leo era stato mandato in America, le
occasioni
scarseggiavano e sfuggire da Sagitta e Libra era diventato sempre
più
difficile.
Gemini
gli porse una mano, invitandolo a seguirlo, - Vieni con me, ti faccio
vedere a
cosa sto lavorando. –
Ubbidiente,
Aries seguì il padre nello studio. Si fermò sulla
soglia, voltandosi a fare la
linguaccia alle sorelle che lì non erano ammesse ad entrare,
poi si richiuse la
porta alle spalle.
Si
arrampicò su una delle poltrone in pelle di drago,
appoggiandosi all’alto
schienale, e domandò.
-
Padre? –
- Sì? –
-
Quando tornerà Leo? –
Gemini
indurì leggermente lo sguardo, perdendo ogni traccia di
buonumore.
-
Leo non tornerà… e devi smettere di pensare a tuo
cugino. Lui non è come noi.
–
Aries
si raddrizzò leggermente, osservando quelle quattro paia
d’occhi femminili che lo guardavano di rimando. Non
c’era bisogno di ricorrere
alle sue capacità di Legilimens per sapere che
c’era qualcosa di oltremodo sospetto
nel fatto che Josephine e Saoirse fossero presenti nel medesimo luogo
e, per di
più, apparentemente interessate a conseguire lo stesso
obiettivo.
-
Signore, per quanto sia un’indiscutibile gioia per gli occhi
vedere riunirsi cotanta bellezza nel medesimo istante, non posso fare a
meno di
domandarmi cosa vi spinga a rivolgervi a me – disse, rompendo
il silenzio che
aleggiava tra loro.
-
Risparmiati le manfrine, Aries – lo interruppe Saoirse,
increspando le labbra in un sorrisetto sfrontato, - perché
immagino che tu
sappia già che siamo qui per chiedere il tuo aiuto.
–
Il
ragazzo chinò appena il capo, celando un sorriso divertito.
-
Naturalmente, ma per un attimo mi ero illuso che foste tutte
affette da una qualche improvvisa devianza mentale… -
Josephine
fece per aprire la bocca, visibilmente indignata dal
commento, ma venne tacitata in fretta da una mano a mezz’aria
di Aries.
-
Perché questa è l’unica spiegazione
sensata a ciò che mi
state chiedendo. Volete seriamente
che io legga Percival? –
Kieran,
che fino a quel momento era rimasto in silenzio
accanto all’amico, s’inserì nella
conversazione.
-
Sono d’accordo con lui. Credete davvero che la sua
Legilimanzia possa arrivare a tanto? Abbattere le difese mentali di
Percival è
oltremodo complesso, una facoltà che va ben oltre la mera
abilità naturale. –
-
Esattamente… aspetta un secondo -, sbottò
indispettito
Aries, - non era questo che intendevo. Sono ovviamente in grado di
riuscirci. –
-
Oh. Le mie scuse, per un attimo avevo creduto che volessi
ammettere la complessità del compito e fossi intenzionato a
tirartene fuori. –
-
Va bene, pur di tacitare le tue insinuazioni, lo farò.
Signorine, vi aggiornerò su quello che riuscirò a
scoprire. –
Si
alzò, atteggiando il volto al migliore dei suoi cipigli
oltraggiati, e si allontanò a passo deciso.
Rimasti
soli, Kieran si aprì in un sorriso pigro e sardonico
del tutto simile a quello con il quale la sorella aveva osservato quel
breve
scambio di frasi. Era il migliore amico di Aries da praticamente tutta
la vita,
saper gestire il suo carattere e comprendere quali tasti muovere per
convincerlo a fare qualcosa era diventato naturale come respirare.
Inclinò
il capo verso le fanciulle davanti a lui, sorridendo
smagliante, prima di tornare a concentrarsi sulla copia della Gazzetta
del
Profeta che stava consultando fino a cinque minuti prima e le
liquidò con un: -
Non c’è di che, signorine, è stato un
piacere risolvere il vostro dilemma. –
*
Libra
entrò nella biblioteca di famiglia, guardandosi attorno come
se fosse alla
ricerca di qualcosa. Storse il capo, facendo ricadere un boccolo scuro
davanti
al viso, e si rivolse alla sorella maggiore.
-
Dov’è Aries? –
Sagitta
si strinse nelle spalle, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione
al tema
di Trasfigurazione che stava finendo.
-
Non ne ho idea, immagino insieme a quelle sue discutibili amicizie come
al
solito. –
-
Secondo nostro padre Kieran Gaunt non è
un’amicizia discutibile – obiettò.
Sagitta
corrugò la fronte, accigliandosi: - I Gaunt sono strani, lo
dicono tutti
all’interno del mondo magico. Nostro padre spera solo di
riuscire a combinare
un matrimonio fruttuoso per le nostre parentele, magari con quella
ragazzina
gracile e inquietante di Saoirse, ma io non vorrei mai correre il
rischio di
legarmi a loro. –
Come
evocato dalle loro parole, Aries fece la sua comparsa.
-
Di cosa parlate, pettegole? –
-
Nulla che ti riguardi, piccolo e fastidioso impertinente –
replicò Sagitta,
mentre Libra annuiva alle parole della sorella.
A
lei i Gaunt non dispiacevano, ma aveva imparato che non era mai troppo
saggio
contrariare apertamente Sagitta, così si atteneva sempre
alle sue indicazioni e
l’appoggiava in tutto e per tutto.
Aries
assottigliò lo sguardo, aggrottando la fronte, e
dilatò il suo potere per
sondare la mente delle sorelle. Sagitta possedeva un talento naturale
per
l’Occlumanzia ed eresse delle forti mura attorno alla sua
mente, ma le difese
di Libra non ressero altrettanto bene.
Aries
lesse perfettamente i pensieri della sorella di mezzo. Emise un verso
disgustato e rivolse un’occhiataccia a Sagitta.
-
Direi che mi riguardava eccome. –
-
Nostro padre ha detto che non devi usare la Legilimanzia
sui membri della famiglia. –
- Vuoi andare a dirgli che
l’ho fatto? -, la
sfidò con un sorriso provocatorio, - Così mi
chiederà cosa ho letto… e potrei
anche lasciarmi sfuggire quello che ho visto con i miei occhi. Tipo te
e
Ambrose Rookwood nello stanzino del custode poco prima della fine
dell’anno
scolastico. –
L’arrogante
compostezza di Sagitta vacillò, mentre il volto dagli zigomi
alti si tingeva di
una sfumatura particolarmente accesa di rosa. Davanti
all’imbarazzo della
sorella, Aries sogghignò compiaciuto.
-
Facciamo finta che non sia successo nulla, presumo? –
Briseis
fece scorrere le dita sottili sui tasti del pianoforte
nella sala della musica dei Peverell. La musica aveva sempre
accompagnato la
sua vita e le permetteva di rasserenarsi, riuscire a ritrovare se
stessa e al
contempo offrirle una valida valvola di sfogo per la situazione nella
quale si
era ritrovata suo malgrado. Si lasciò rapire dalla melodia,
eseguendo alla
perfezione ogni nota, talmente concentrata da non essersi nemmeno
accorta dello
spettatore che assisteva dalla soglia.
Sussultò
appena quando, al termine dell’esecuzione, ricevette
un lieve applauso.
Si
voltò di scatto, trovando Kieran ad osservarla. Aveva
un’espressione
particolarmente colpita, cosa che se per certi versi la
imbarazzò per altri la
riempì di compiacimento.
-
Credevo che lo strumento insegnato alle donne della tua
famiglia fosse il violino. –
-
Infatti. Conosco bene il violino, l’ho suonato talmente
tante di quelle volte da farmi sanguinare le dita, pur di raggiungere
l’elevata
destrezza musicale richiesta da mio padre -, confermò, - ma
il mio strumento
del cuore è sempre stato il pianoforte. –
-
Uno strumento maschile, stando a quanto ritiene tuo padre. –
-
Immagino che mio padre non abbia necessariamente sempre
ragione. –
-
Come praticamente nessun genitore, almeno da quanto ho
potuto appurare fino a questo momento – convenne il ragazzo,
avvicinandolesi
lentamente.
Sembrava
quasi che stesse studiando la sua reazione, come se
aspettasse il minimo cenno di nervosismo di Briseis per ritirarsi e
lasciarla
sola con la sua musica. Visto che la ragazza non sembrava decisa a
intimargli
di lasciarla sola, Kieran lo prese come un invito a raggiungere il
pianoforte.
Ne
accarezzò la superficie con la punta delle dita.
-
Anche io adoro il pianoforte -, rivelò, - oserei dire che
è
stato un amore a prima vista; fortunatamente lo strumento ha deciso di
corrispondermi. –
Briseis
rise.
-
Sì, ricordo che possiedi un talento notevole. Alla festa per
il diciassettesimo compleanno di Saoirse hai eseguito una serie di
composizioni
di Chopin con una maestria invidiabile. –
Kieran
chinò il capo, accettando il complimento con un sorriso
sincero. Poi, continuando ad indugiare sulla superficie dello
strumento, si
arrischiò a domandare: - Ti andrebbe di suonare insieme?
–
Di
tante proposte possibili, quella era di certo l’ultima che
Briseis si sarebbe mai aspettata di sentirsi rivolgere. C’era
qualcosa d’incredibilmente
intimo e complice nel sedere tanto vicini e condividere le emozioni
scaturite
dalla musica.
Tentennò,
arrossendo, ma alla fine annuì: - Certo, ne sarei lieta.
–
-
Mi spieghi come è possibile che tu non sia già
stato promesso? –
Aiden
Flint corrugò la fronte, mentre passavano attraverso
l’ingresso della loro Sala
Comune, lasciando ondeggiare la missiva che aveva appena ricevuto dalla
sua
famiglia con palese sdegno. Era l’ennesimo membro del loro
gruppo di amici che
riceveva la notizia della stipula di un contratto matrimoniale tra lui
e una
delle ragazze delle Sacre Ventotto; il mese precedente era toccato a
Kieran e
quello ancora prima a Emil Parkinson. Dai Black invece non era arrivata
ancora
alcuna comunicazione, malgrado fosse ormai prossimo il diploma e il
conseguente
ingresso nel mondo degli adulti.
Aries
sorrise, scrollando le spalle. – Tempra morale immagino.
–
-
O fortuna sfacciata. –
Kieran
rise dell’imbronciatura di Aiden: - Non la definirei proprio
fortuna. Ha
passato tutte le vacanze natalizie a mandare a monte tutti i possibili
accordi
che gli hanno sottoposto i genitori. Quante sono state le
poverine… tre? –
-
Quattro –, lo corresse Aries, - Ho criticato i denti storti
di Evangeline
Travers in sua presenza, nonché le sue discutibili carenze
dal punto di vista
intellettivo. La volta successiva ho velatamente accennato alle voci di
rapporti incestuosi tra i gemelli Carrow, il che ha escluso anche Diana
Carrow.
Infine, durante una passeggiata dopo il cenone della Vigilia, potrei
aver
accidentalmente spinto nella fontana dei giardini invernali Eloise
Macmillan;
la poverina non l’ha presa affatto bene, sostenendo in modo
melodrammatico che
stessi attentando alla sua vita. –
In
preda alle risate collettive, Aiden riuscì infine a
ricomporsi quanto bastava
per domandare: - E la quarta? –
-
Ravenna Lestrange. Con lei le cose sono più complicate,
infatti sembra non
essere affatto toccata dai miei modi forzatamente sgarbati.
È palese che non ci
sia alcun interesse da parte sua, almeno quanto da parte mia, ma sembra
non
voler assecondare i miei tentativi di boicottaggio. –
-
Forse lo fa perché è francese –
ipotizzò Kieran, accigliandosi.
-
O forse perché è matta. –
-
O forse perché aspiro ad ucciderti nel sonno, Black
– intervenne la voce della
diretta interessata, che fece capolino dalla scala a chiocciola che
conduceva
al dormitorio femminile. Si appoggiò allo stipite della
porta e gli rivolse un
sorriso sornione, per poi fargli l’occhiolino e
oltrepassarlo, lasciandolo per
la prima volta completamente a corto di parole.
*
Emily
aveva passato la mattinata studiando con attenzione le
interazioni che c’erano state tra i vari invitati. Se
all’inizio sembrava che i
gruppi fossero destinati ad essere gli stessi degli anni a Hogwarts,
nelle
ultime ore sembrava che le cose si fossero inaspettatamente modificate
in modo
piuttosto radicale.
La
mano di Martin, che si posò delicatamente sulla sua,
interruppe le sue elucubrazioni. Si voltò verso di lui,
trovandolo a osservarla
con un sorriso dolce dipinto sulle labbra.
-
A cosa pensi? –
-
Stavo ragionando su quanto siano cambiate alcune persone
dopo il diploma. –
-
Alcune sì -, riconobbe il ragazzo, - altre per nulla.
Continuo a domandarmi come tu abbia fatto a frequentare per tanto tempo
Cora
Burke. –
-
Quando vuole sa farsi apprezzare. –
Davanti
al cipiglio incredulo del fidanzato, Emily gli riservò
un lieve buffetto sulla guancia.
-
Sul serio, non è tremenda come sembra, è solo
molto
infatuata dell’idea di diventare la futura signora Gaunt. Da
che ricordi, è
sempre stata affascinata da Kieran. –
-
Sarà come sostieni, ma personalmente non riesco a ricordare
una sola occasione nella quale si sia mostrata gentile nei miei
riguardi o in
quelli di chiunque altro dei miei amici. –
-
È molto legata all’idea tradizionalista delle
relazioni
sociali tra Purosangue. Immagino che persone come Valerie, Lewis o
Nathan la
confondano non poco. –
-
O persone come me, respinto e malgiudicato dalla mia stessa
famiglia – concluse amaramente.
Emily
intrecciò le dita alle sue, stringendolo gentilmente.
-
La tua famiglia non capisce nulla, non mi stancherò mai di
ricordartelo. –
Martin
le accarezzò la mano, portandola poi alle labbra e
depositandovi un dolce bacio sul dorso: - E io non mi
stancherò mai di ripeterti
quanto mi consideri incredibilmente fortunato per averti trovata.
–
La
voce divertita di Lewis giunse ad interrompere il loro
scambio romantico. Fece capolino da dietro lo schienale della sedia di
Martin e
gli assestò una pacca sulla spalla.
-
Dal canto mio, vi comunico che siamo ufficialmente tutti
attesi nel salone principale. –
Valerie,
accanto a lui, gli rifilò un buffetto dietro al
collo.
-
Razza d’invadente maleducato, hai rovinato il loro momento
romantico. –
Massaggiandosi
la parte colpita, il cugino roteò gli occhi al
cielo: - Hanno sempre momenti romantici, è praticamente
impossibile non
interromperli in uno di essi. –
-
E tu non ne hai mai. Forse, se ti impegnassi nel trovare una
ragazza alla quale rivolgere le tue attenzioni, smetteresti di essere
tanto
molesto. –
Lewis
le rivolse una buffa smorfia.
-
Dovresti essere tu quella a trovare un gentiluomo, la zia
non vorrebbe vederti convolare a giuste nozze entro la fine
dell’anno? –
La
replica di Valerie, tanto colorita che se fosse stata udita
da sua madre le avrebbe provocato senz’altro una lavata di
capo senza
precedenti, venne coperta dal rumore di passi sempre più
numerosi che si
dirigevano verso il punto d’incontro.
-
Credo che dobbiamo effettivamente raggiungere il padrone di
casa -, intervenne Martin alzandosi e porgendo il braccio alla
fidanzata, -
almeno che non ci teniate particolarmente a infastidire Percival.
–
-
A proposito di Percival -, considerò Valerie, - qualcuno di
voi ha idea di cosa abbia in programma? Ha parlato di una serie di
prove, ma
non ha ancora fatto cenno a quali potrebbero essere. –
-
Potrei aver origliato qualcosa -, ammise Lewis, - mentre gli
elfi domestici predisponevano il tutto. Credo si tratti di una caccia
al tesoro
con tanto d’indovinelli e prove di abilità.
–
-
Una caccia al tesoro? –
Le
iridi verde smeraldo della cugina si accesero per
l’entusiasmo.
Conoscendola,
Lewis tirò ad indovinare: - Vuoi scommettere su
chi di noi la vincerà? –
-
Ovviamente. –
Aries
lesse l’invito che suo padre gli aveva porto, aggrottando la
fronte mano a mano
che proseguiva nella lettura.
-
Da quando ci interessa mettere le mani
sull’eredità dei Peverell? –
-
Non ci interessa. –
Inarcò
un sopracciglio, mentre un’ipotesi si delineava chiaramente
nella sua mente. Per
molti anni era riuscito a sfuggire all’idea di un contratto
matrimoniale, ma a
quanto sembrava la sua buona stella si era definitivamente offuscata.
-
Mi vuoi mandare lì per contrarre un qualche prestigioso
matrimonio con una
rampolla Purosangue? –
Gemini
gli rivolse un’occhiata eloquente.
-
Perché fai domande delle quali conosci già la
risposta, Aries? Le tue sorelle
sono sposate da anni, ma nessuna di loro può tramandare il
nome di famiglia.
Sta a te adempiere a questo compito e assicurarti un erede. –
-
Tanto per non avere nessuna pressione sulle spalle –
ironizzò.
-
Sei un Black, non avere pressioni è un lusso che non ti
è concesso. –
Spazio
autrice:
Buongiorno
a tutte!
Chiedo
scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche impegno lavorativo che mi ha
rallentato nella stesura delle mie storie. Ad ogni modo, ho deciso di
dividere
il capitolo in due parti perciò la seconda metà
uscirà in settimana (spero
entro Natale); ho deciso di operare questa scelta per dare modo a tutti
gli OC
di avere uno spazio maggiore. Questa volta torno a chiedervi di
rispondere a
due domande:
-
Per chi
credete che il vostro OC potrebbe nutrire un interesse romantico (vi
chiederei
di indicare più di un nome, così da poter cercare
di accontentare tutti ove
possibile. Ovviamente Emily e Martin, così come
Briseis e Kieran, sono
esclusi dalla domanda essendo già
“ufficiali” all’interno della cerchia
Purosangue)?
-
A chi
volete che siano dedicati i flashback del prossimo capitolo tra le
seguenti
ragazze (a questa domanda vi chiederei di rispondere prima possibile,
così da
darmi modo di lavorare al più presto all’uscita
del prossimo capitolo):
Cora Burke
Emily Schacklebolt
Josephine Peverell
A presto,
Fire
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