Hereditary

di _Fire_and_Blood_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Selezione OC ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

Cillian scorse la missiva appena ricevuta, gli occhi che si facevano sempre più socchiusi mentre considerava tutte le implicazioni di quelle parole. Sua moglie si sporse sul tavolo in mogano e gli rivolse un’occhiata interrogativa.

- Il vecchio Peverell si è deciso a designare un erede – spiegò asciutto.

Chiunque non lo conoscesse bene avrebbe detto che la notizia lo lasciava del tutto indifferente, ma Fiona sapeva leggere ogni singolo segnale che mandava il corpo di suo marito.

E in quel particolare frangente Cillian era decisamente nervoso.

C’erano circa due dozzine di famiglie imparentate in modo più o meno stretto con i Peverell e le parentele si erano andate perdendo nel corso dei secoli, tanto che alcuni non sapevano più nemmeno se e come lo fossero.

Quella notizia implicava che tutti gli appartenenti a una di quelle famiglie avrebbero avuto in egual misura l’opportunità di essere designati. Una cosa del tutto inconcepibile, a sentire suo marito, perché tutti sapevano che il ramo più puro e solido di discendenza era quello che era stato portato avanti dai Gaunt.

Cillian sbattè un pugno sul tavolo, facendo tremare il legno e ribaltare una delle tazzine di caffè che ancora giacevano intatte.

Fiona sapeva per esperienza che provare a tranquillizzarlo non sarebbe servito a nulla. Così fece l’unica cosa sensata, si mise immediatamente all’opera per assicurarsi che la sua famiglia fosse pronta a riscattare l’onore che il vecchio Peverell sembrava deciso a portare loro via.

- Scrivo a Kieran. –

Accennò appena un assenso, per poi alzare bruscamente la voce.

- Saoirse, vieni subito in salone!

Sentì la porta al piano superiore spalancarsi, poi un rumore di passi far cigolare i gradini della lunga scala che collegava la zona giorno a quella notte. Venti secondi più tardi fece capolino la chioma mossa e leggermente scompigliata di sua figlia, che lo osservava con fare vagamente assonnato.

- Sì, padre?

- Il vecchio è deciso a privarci della nostra eredità legittima -, sibilò, - ma se pensa che staremo fermi a guardare allora è ancora più pazzo di quanto pensassi. Prepara le tue cose, partirai per Godric’s Hollow oggi stesso. –

Chinò il capo in assenso, congedandosi, e ripercorse la strada di pochi istanti prima. Suo padre non era mai stato il tipo che dava troppe spiegazioni e lei sapeva abbastanza di Edmund Peverell e della sua poca simpatia per la sua famiglia da avere un quadro già sufficientemente chiaro.

E quella storia non le piaceva neanche un po’.

Con un sospiro rassegnato, mosse la bacchetta e appellò il grosso baule che non utilizzava più dai tempi della scuola.

Mosse pigramente il polso e le ante del grande armadio quattro stagioni si spalancarono, permettendo ai suoi abiti migliori di ripiegarsi e sistemarsi ordinatamente in esso. Era quasi a metà dell’opera quando udì un sibilo provenire da dietro di lei.

Saoirse smise di fare i bagagli, posando le iridi color ghiaccio sulla figura acciambellata sul copriletto verde smeraldo. Qualsiasi altra ragazza avrebbe chiesto un comune animale domestico, un gatto o magari un gufo, ma lei non era una giovane strega qualsiasi. Da generazioni i Gaunt sceglievano periodicamente un serpente a cui legarsi e quel rapporto diventava tanto stretto e indissolubile da sembrare quasi che i due vivessero in perfetta simbiosi.

In quel particolare momento, proprio come la sua proprietaria, il rettile non sembrava affatto contento all’idea di raccogliere i propri averi e abbandonare il tetto di famiglia per assecondare la volontà paterna.

- Il piccolo della mamma è agitato… Tranquillo, Sir Hiss, non c’è nessun bisogno di agitarsi*.

Sfiorò con le lunghe unghie la sommità del capo del suo mamba nero, sorridendo nel vederlo attorcigliare le spire attorno alla sua mano e smettere di muoversi incessantemente sul suo letto a baldacchino. 

- Quel serpente è nevrotico quasi quanto te. –

La voce di suo fratello maggiore la spinse a voltarsi.

Appoggiato allo stipite, una scintilla divertita negli occhi dell’esatta sfumatura dei suoi, Kieran la fissava con le labbra increspate nell’accenno di un vago sorriso.

Impiegò qualche istante a rendersi conto di ciò che significava la sua presenza lì. Scattò in piedi, lanciandosi verso di lui, e gli cinse il collo con le braccia.

Ignorò il sibilo indignato di Naga, il taipan occidentale di Kieran che in quel momento aveva avvolto le sue spire intorno alle spalle del ragazzo, e lo strinse a sé.

- Non avevano detto che saresti venuto anche tu. –

Kieran ricambiò la stretta, scompigliandole gentilmente le lunghe ciocche corvine.

- Nostro padre mi ha chiaramente fatto capire che una mia assenza non sarebbe stata tollerata. –

Saoirse sospirò, solidale.

Essere un Gaunt era sempre particolarmente impegnativo, ma sembrava che con l’annuncio di quella mattina fosse appena diventato un compito ancora più arduo. Dopotutto le finanze della loro famiglia si stavano esaurendo sempre più rapidamente e andava senz’altro trovata una soluzione.

Se questa fosse stata l’acquisizione del patrimonio dei Peverell, piuttosto che un suo eventuale matrimonio combinato, tanto meglio.

- Chi credi che sarà presente? –

Kieran fece spallucce, un gesto che sicuramente la madre avrebbe condannato aspramente considerandolo sciatto e poco adatto a un giovane Purosangue, - Praticamente tutti. Chi per il sangue e l’onore, chi per i soldi… il vecchio ha avuto un tempismo eccezionale nel decidersi a designare un erede. –

 

 

 

*

 

 

 

- Padron Peverell… -

La vocina sommessa dell’elfo domestico attirò l’attenzione di Percival, chino su una copia dell’arazzo di famiglia. Smise di osservarne le innumerevoli ramificazioni, puntando le iridi grigio azzurre in quelle della creatura sulla soglia del suo studio.

- Sì, Olly? –

- Le lettere sono state tutte spedite – annunciò, chinando il capo con deferenza.

Percival lasciò vagare lo sguardo sulle fiamme che divampavano nel caminetto poco distante, un vago accenno di sorriso sulle labbra sottili.

- E le risposte? –

- Verranno tutti, proprio come avevate detto voi, padrone. –

Certo che sarebbero venuti tutti, sarebbe stato sciocco pensare altrimenti. Un’eredità ricca come quella dei Peverell non era qualcosa da lasciarsi sfuggire da sotto il naso; quanto a lui, un numero elevato di candidati da osservare avrebbe reso più difficile ai Gaunt l’appropriarsi di un altro dei pezzi della collezione dei Tre Fratelli.

Avevano già la Pietra, non era proprio il caso che mettessero le mani anche sull’altro.

 

 

 

 

 

 

 

*Le parti in corsivo sono da intendersi come pronunciate in Serpentese.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buongiorno a tutti!

Ho deciso di esordire sul sito con un’interattiva che spero possa catturare la vostra attenzione. La storia è ambientata nel 1875 e, come si evince dal prologo, verte sulla designazione di una famiglia quale possibile ufficiale erede delle ricchezze dei Peverell (ormai prossimi all’estinzione per linea maschile). Per decidere chi saranno i fortunati, Percival Peverell ha deciso di convocare tutti gli eredi per testarne le doti magiche e l’indole, deciso ad operare la migliore scelta possibile.

Per partecipare dovrete seguire alcune indicazioni:

- massimo 3 OC a testa (purchè siano di sesso diverso e non appartengano tutti alla stessa famiglia);

- accetterò OC che abbiano legami di parentela tra loro (fratelli, sorelle, gemelli, cugini, etc);

- alcune avvertenze: gli OC dovranno essere tutti obbligatoriamente Purosangue. L’orientamento sessuale è preferibilmente quello etero (vista l’epoca in cui è ambientata la storia), ma accetterò anche la bisessualità (tenete presente che l’OC lo tiene nascosto);

- gli OC dovranno essere compresi tra i 19 e i 25 anni ed appartenere rigorosamente a una delle famiglie che trovate qui sotto (per ognuna di esse, ad eccezione dei Peverell per i quali mi occorrerebbe solo 1 ragazza, saranno scelti al massimo 1 OC maschile e 1 femminile);

- non accetto Mary Sue, Gary Stu, Ibridi, Veela, Licantropi;

- saranno accettati (nel numero di massimo 1 ciascuno) Animagus, Legilimens e Metamorphomagus;

- cercate di farvi sentire almeno ogni 3 capitoli, così da mantenere vivo lo spirito dell’interattiva, e di rispondere sempre alle domande che vi porrò nel corso dei vari capitoli;

- avrete tempo per inviare le schede (solo tramite messaggio privato con oggetto *Nome OC* - Hereditary) fino al 23 ottobre;

- come avrete letto sono alla ricerca di una ragazza Peverell. Spero davvero che qualcuno di voi sia interessato a crearla. Se così fosse tenete presente che si tratterebbe di una discendente del ramo di Antioch, il possessore della Bacchetta di Sambuco. I Gaunt vantano, invece, una discendenza più prossima con Cadmus (e pertanto sono in possesso della Pietra della Resurrezione) e i Potter con Ignotus (e sono in possesso del Mantello dell’Invisibilità).

 

 

Scheda

 

Nome e Cognome:

Età (minimo 19 e massimo 25 anni):

Ex Casa:

Orientamento sessuale (etero o segretamente bisessuale):

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere:

Famiglia e rapporto con essa:

Storia personale (breve resoconto, con particolare attenzione ai suoi anni scolastici e agli eventi post M.A.G.O.):

Materie preferite/odiate:

Hobby/Passioni (tenete conto dell’epoca in cui ci troviamo):

Paure/Fobie:

Molliccio:

Patronus:

Amortentia:

Abilità particolari (sia magiche che comuni):

Bacchetta:

Animale domestico (opzionale):

In che rapporti è con Saoirse e Kieran?

Cosa pensa dell’eredità dei Peverell e di Percival?

Amicizie (descrivere il tipo di persona con cui andrebbe d’accordo):

Inimicizie (descrivere il tipo di persona con cui non andrebbe d’accordo):

Relazione (È interessato a una relazione? Se sì, con che tipo di persona?):

Altro:

 

 

 

 

Famiglie disponibili (per i Peverell accetterò solo 1 OC femminile)

 

 

Abbott

Avery

Black

Bulstrode

Burke

Carrow

Crouch

Fawley

Flint

Gamp

Gaunt

Greengrass

Lestrange

Lumacorno

 

Macmillan

Malfoy

Moody

Nott

Paciock

Parkinson

Peverell

 

Potter                    Travers

Prewett                  Weasley

Rosier                     Yaxley

Rowle

      Selwyn

Shacklebolt

Shafiq

 

 

 

 

OC

 

Saoirse Gaunt (PV Kaya Scodelario) – 21 anni, ex Serpeverde.

Saoirse è quella che più di ogni altra in famiglia ha ereditato il carattere impulsivo, imprevedibile e passivo aggressivo dei Gaunt. È una ragazza che tende a perdere facilmente la calma e ad intestardirsi, ma ha anche i suoi punti di forza: è incredibilmente leale e protettiva nei confronti delle persone che considera la sua “cerchia ristretta”.

 

Kieran Gaunt (PV Ian Somerhalder) – 25 anni, ex Serpeverde.

Schietto e sarcastico, Kieran non ha peli sulla lingua e non si fa problemi nell’esprimere i suoi sentimenti riguardo a qualcuno o qualcosa. È un tipo acuto, particolarmente intuitivo, e abile nel capire con una sola occhiata con che tipo di persona ha a che fare. Come la sorella, ha ereditato dai Gaunt il carattere forte e “fumino”, ma contrariamente a Soirse lui è il tipo che non si lascia andare alla furia manifesta e si concentra invece su una ben più insidiosa vendetta.

 

 

Personaggi secondari

 

Cillian Gaunt (PV Michael Fassbender) – 45 anni, ex Serpeverde.

Cillian è un uomo dal temperamento forte e determinato. Ambizioso, sfrontato, a tratti decisamente aggressivo. È alla costante ricerca di un modo per risollevare le sorti della sua famiglia ed è molto legato al concetto di purezza del sangue e di preservazione della discendenza di Serpeverde.

 

Fiona Fawley in Gaunt (PV Isla Fisher) – 43 anni, ex Tassorosso.

Una donna gentile e solare, l’unica in grado di gestire Cillian e di controllare i suoi sbalzi d’umore e la sua stizza. È amorevole nei confronti dei figli, specialmente di Saoirse che viene spesso snobbata da Cillian, e cerca di stemperare un po’ la rigidità e l’ambizione del marito.

 

Percival Edmund Peverell (PV Charles Dance) – 75 anni, ex Corvonero.

Percival è un uomo dalla grande intelligenza e il forte spirito intuitivo. Non è una persona facile da gestire o da compiacere, ne è perfettamente consapevole, poiché difficile da impressionare e alla costante ricerca della perfezione. Poco incline ai plateali gesti d’affetto, ha un’unica debolezza: sua nipote.

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Capitolo 2
*** Selezione OC ***


Selezione OC

 

 

 

 

Buongiorno a tutti!

Devo dire che selezionare gli OC per questa storia si è rivelato decisamente complesso, ma alla fine sono riuscita a far quadrare i conti e a bilanciare anche la proporzione tra OC maschili e femminili. Ho cercato di prendere almeno 1 OC per ogni creatore, così che tutti avessero la possibilità di partecipare alla storia, perciò spero che nessuno ci rimanga male per la scelta che ho operato; avevo molti OC (circa 30) e non potevo per ovvie ragioni includerli tutti. Questo, unito a una serie d’impegni avuti nei giorni precedenti, ha fatto sì che il capitolo che intendevo allegare alla scelta non sia ancora ultimato; non volevo farvi attendere oltre, così ho deciso di pubblicare la lista degli OC scelti e pubblicare il capitolo terminato domani in serata.

Ma bando alle ciance e vi lascio alla selezione.

 

 

I gentiluomini

 

 

Sheridan Seymour Crouch (PV Bradley James) – 19 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.

 

Cassius Malfoy (PV Marc Schulze) – 20 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale.


 

Nathan Oliver Paciock (PV Theo James) – 25 anni, ex Tassorosso. Eterosessuale.

 

Michael Henry Potter (PV Logan Lerman) – 19 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.

 

Martin Lumacorno (PV Dave Franco) – 24 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.


 

Aries Black (PV Tom Austen) – 25 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale.

 

Gideon Killian Rosier (PV Chris Evans) – 23 anni, ex Magicospino. Segretamente bisessuale.

 

Lewis Charles Prewett (PV Sam Claflin) – 23 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.


 

 

 

Le donzelle

 

 

Briseis Marriette Rosier (PV Nicola Peltz) – 21 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.

 

Cora Alynne Burke (PV Anya Taylor Joy) – 24 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.

 

Emily Schacklebolt (PV Chanel Iman) – 24 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.

 

Erin Moody (PV Marine Vacht) – 19 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.

 

Ravenna Lestrange (PV Samara Weaving) – 21 anni, ex Serpeverde. Eterosessuale.

 

Alexandrina Marie Selwyn (PV Dakota Fanning) – 20 anni, ex Tassorosso. Segretamente bisessuale.

 

Valerie Temperance Weasley – 22 anni, ex Grifondoro. Eterosessuale.

 

Josephine “Josie” Artemis Peverell (PV Daisy Ridley) – 19 anni, ex Corvonero. Eterosessuale.

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

 

 

 

Josephine studiò attentamente il riflesso che le rimandava il grande specchio in noce, posto nell’angolo tra il grande letto a baldacchino e la vetrata che dava sul suo balconcino privato. Aveva adornato i capelli in una morbida e moderatamente sofisticata treccia laterale, lasciando alcune ciocche libere d’incorniciarle il bel volto, ma continuava a non essere sicura dell’effetto complessivo. Quell’occasione era preziosa, nonché tremendamente impegnativa, e sapeva che suo nonno riponeva in lei tutte le sue aspettative. Non poteva essere la legittima erede dei Peverell, ma ciò non toglieva che dovesse dare sfoggio delle qualità che ci si aspettava che possedesse ogni giovane donna degna di rispetto. Specialmente perché, come le aveva annunciato Olly una decina di minuti prima, i fratelli Gaunt erano arrivati a Godric’s Hollow in gran carriera.

Stava proprio riflettendo sulla complessa situazione tra le loro due famiglie quando un delicato bussare interruppe il filo dei suoi pensieri.

La voce pacata dell’elfa domestica di famiglia la raggiunse.

- Padroncina Josie? –

- Sì, Olly? –

- Ci sono le sue amiche. Vuole che le faccia accomodare? –

Dubitava seriamente che Erin Moody avesse chiesto all’elfa il permesso di recarsi nella zona notte del Manor, così come era a dir poco ottimista pensare che avesse davvero bisogno di essere annunciata da chicchessia prima di fare irruzione in una stanza, ma evidentemente quell’evento sociale aveva richiesto una rispolverata del galateo anche a lei.

- Certo, falle accomodare. –

Abbandonò lo specchio, voltandosi ad accogliere le due ragazze con un sorriso sinceramente sollevato.

Per un attimo aveva temuto che quella gara tra famiglie degenerasse in un concentrato di boria e spocchia, ma sapeva che con loro due al suo fianco sarebbe andato tutto per il meglio.

La prima a varcare la soglia, con i lunghi capelli castani lasciati liberi di ricaderle lungo le spalle, fu proprio la Moody.

Erin avanzava in modo più lento rispetto al solito, probabilmente a causa delle vesti elegantissime in cui era ovviamente stata costretta ad ammantarsi, ma ciò non le impedì di raggiungerla e stringerla a sé con vigore.

- Santo Merlino, finalmente una faccia amica. Io e Alexandrina cominciavamo ad averne abbastanza di gentiluomini pomposi e dame imbellettate. –

Alexandrina si fece avanti a sua volta, sorridendole affettuosamente prima di depositarle due rapidi baci sulle guance.

- Erin ha ragione, sebbene immagino che debba ricordarsi di tenere la lingua a freno nei prossimi giorni. Al piano di sotto si è radunata una grande folla, ma immagino che tuo nonno l’avesse previsto. –

- Sì, la mia dolce madre ha già ripetuto circa venti volte che dovrò moderare il mio tono e il mio vocabolario. Non troverai mai un gentiluomo interessato a chiedere la tua mano se ti ostini ad avere questo atteggiamento – concluse, atteggiando la voce in un’imitazione particolarmente ben riuscita di Cordelia Malfoy.

Josie rise.

- E pensi seriamente di riuscirci? –

- Spero proprio di no. Ti immagini se dovessi mai cominciare a comportarmi come quel perfetto idiota di mio cugino? –

- Anche Cassius è stato inviato dalla famiglia -, spiegò Alexandrina con una lieve smorfia, - e ovviamente né a lui né ad Erin fa piacere il passare questo tempo sotto lo stesso tetto. –

- Perciò immagino che ormai manchiamo solo noi all’appello –, osservò Josephine pensierosa, - quindi sarà meglio se ci rechiamo nel salone principale. Mi sembra già di sentire le voci maligne che insinuano dicerie sul mio ritardo all’evento dell’anno. –

Rassettò per l’ultima volta l’abito, poi venne scortata dalle amiche fuori dalla sua stanza e lungo la rampa di scale in candido marmo.

Sentì all’istante gli occhi di tutti i presenti su di sé.

Qualcuno mormorò dei commenti, alcuni carichi di malizia e altri sinceramente lusinghieri, ma li ignorò tutti.

Si concentrò semplicemente nell’arrivare in salone e nel trovare un angolo che fosse lontano da sguardi indiscreti. Impresa nella quale fallì miseramente, perché a metà strada venne abilmente intercettata da Cassius Malfoy.

- Finalmente siete arrivate, si mormorava di una tua défaillance. –

Alexandrina fu svelta nel tacitare la replica acida che era sorta sulle labbra di Erin, dirottandola abilmente verso uno dei camerieri che serviva del vino elfico.

- Buffo che te ne sia accorto -, replicò accennando un sorriso di circostanza, - perché ero certa che fossi più che impegnato nel cercare di attirare l’attenzione di Saoirse. –

Cassius increspò le labbra in una smorfia, come se avesse assaggiato qualcosa di particolarmente aspro, ma glissò sul velato accenno ai suoi insistenti e infruttuosi tentativi di corteggiamento.

- Sempre lieto di aver avuto modo di conversare con te. Ma vorrai scusarmi, Josephine, se mi dedico anche agli altri ospiti. –

- Naturalmente – replicò, sorridendo freddamente.

Poi, non appena il rampollo dei Malfoy ebbe alzato i tacchi, si prese il tempo per sorseggiare un calice e prepararsi alla prossima schermaglia verbale con questo o quel pretendente all’eredità della sua famiglia.

 

 

 

*

 

 

 

Michael trasalì quando il primo sorso di vino gli raggiunse la gola e s’impegnò particolarmente nel non mettersi a tossicchiare, ignorando lo sguardo divertito del suo migliore amico.

- Ma quanto è forte? –

- Non capisco perché ti ostini a bere, lo sai benissimo che non lo reggi – osservò Sheridan.

- Non si tratta di un vino particolarmente forte -, s’intromise la voce pacata di Nathan Paciock, - ma è molto più corposo di altri. Denota l’invecchiamento e ovviamente il suo costo. –

Sheridan annuì, soffermando gli occhi chiari in corrispondenza del profilo come sempre elegante del padrone di casa. – Un altro modo per ricordarci che siamo tutti qui a pendere dalle labbra di Percival. –

Nathan sorrise con ammirazione: - Va riconosciuto che sa bene come attirare l’attenzione. –

- Mio padre ha insistito perché fossi presente anche io -, rivelò Michael, - anche se sappiamo benissimo tutti che Percival non vorrà certo fare in modo che una delle famiglie possieda ben due Doni. –

- Questo non ha certo frenato i Gaunt -, convenne l’ex Tassorosso, - anche se sappiamo tutti che Percival li detesta e che non vorrebbe mai vederli conquistare la sua eredità. –

- Non è difficile pensare a persone molto meno meritevoli di una simile fortuna. Cillian sarà anche discutibile -, ammise Sheridan, - ma i suoi figli sono un’altra storia. Kieran è affascinante e piacevole, a modo suo, e Saoirse… -

Non terminò la frase, ma i due ragazzi si scambiarono un’occhiata complice.

- Oh, sappiamo bene che anche Saoirse esercita un notevole ascendente su alcune persone – ridacchiò Michael.

L’erede dei Crouch abbozzò un sorrisetto, nascondendo il lieve accenno d’imbarazzo, e dirottò in fretta il discorso su un argomento molto più neutrale come il campionato di Quidditch in corso e il possibile vincitore.

 

 

 

*

 

 

 

- Hai una vaga idea di cosa stiano parlando con tanta veemenza quelle ragazze? – chiese Martin, sorseggiando il suo vino e accennando a un gruppo sistemato accanto all’elegante divano in pelle di drago.

Emily si strinse nelle spalle.

- Immagino di qualche pettegolezzo romantico che ha sommerso l’elite del mondo magico. Ricordi quanto hanno spettegolato quando è emersa la notizia del nostro fidanzamento? –

Il ragazzo emise un gemito.

Lo ricordava eccome.

Sembrava che ogni singolo membro di una delle Sacre Ventotto non fosse libero di contrarre un fidanzamento senza che si levassero centinaia di voci sulla relazione in questione.

Era vero amore o semplice costrizione? Si tentava di mettere a tacere qualche evento sconveniente? Sarebbero durati?

Proprio mentre riportava alla memoria quei ricordi, l’arrivo di una piuttosto scontenta Cora lo interruppe.

- Riuscite a crederci? – esclamò la loro ex compagna di Casa, sistemandosi accanto a Emily con un lieve broncio sulle labbra.

- Riusciamo a immaginare cosa? – indagò cautamente Emily.

- Non avete sentito la notizia? Kieran Gaunt e Briseis Rosier sono promessi. Assolutamente assurdo – concluse, lanciando un’occhiata omicida in direzione della futura signora Gaunt.

- In effetti non sembrano molto presi l’uno dall’altra – riconobbe Martin.

- Certo che non lo sono. Lui è chiaramente troppo per quella. E inoltre… –

- Sembra che Percival sia pronto a fare il discorso di benvenuto -, la interruppe Emily prendendo sottobraccio il fidanzato, - sarebbe scortese non prestargli attenzione. –

 

 

 

*

 

 

 

Valerie stava ridendo con suo cugino, Lewis, quando Gideon si avvicinò loro. Aveva l’aria impacciata di chi non sapeva bene cosa fare e si percepiva il suo disagio in una circostanza simile. Così la ragazza lo accolse con un sorriso solare e gli fece posto tra lei e il cugino.

- Come te la stai cavando, Gideon? –

- Sopravvivo – ammise, impreziosendo le sue parole con il lieve accento americano.

- Il che è già un gran traguardo -, convenne Lewis con un sorriso, - specialmente perché Percival sembra pronto a fare il suo discorso. –

- Non spaventarlo – lo rimbrottò Valerie, dandogli una gomitata giocosa.

- Tutt’altro, volevo solo sostenerlo. Ci siamo noi due a darti man forte; in questo branco di serpi mascherate da galanti aristocratici siamo in pochi a mostrarci per quello che siamo davvero. –

Gideon sorrise, riconoscente.

Aveva avuto modo di stringere amicizia con loro quando si era trasferito a Hogwarts, dopo aver studiato per alcuni anni a Ilvermorny, ed era stato oltremodo felice di trovare qualcuno a cui potersi appoggiare e con cui poter legare.

C’era già Briseis, una delle sue cugine di secondo grado, ma sapere di avere amici al di fuori dei membri appartenenti alla sua famiglia lo risollevava; specialmente perché la cugina aveva sempre frequentato la cerchia di Saoirse e Kieran Gaunt, persone con cui non aveva mai avuto modo di approcciare in modo più intimo.

Il pianista smise di suonare, annunciando che in effetti Percival era davvero prossimo al pronunciare il suo discorso.

L’uomo si fece avanti, portandosi al centro della sala, consapevole di avere gli sguardi di tutti puntati su di sé.

- Miei graditi ospiti, sono lieto che in così tanti abbiate accolto il mio invito a presenziare a questa bonaria competizione. Come ben sapete, l’eredità dei Peverell necessita di un futuro solido e duraturo. E dove trovarlo se non nel bel mezzo delle più prestigiose famiglie del mondo magico? È a voi che mi rivolgo e che spero possiate dare risposta al mio più grande cruccio: chi sarà l’erede migliore? A chi designare l’onore ed onere di portare avanti la nostra storia? Sono certo che tra voi risieda la risposta. In virtù di ciò, desidero dare il benvenuto alle decine di giovani che risiederanno qui nelle prossime settimane. Date il massimo di voi stessi, combattete per ciò a cui ambite, e dove possibile… divertitevi – concluse.

L’applauso che si levò fu unanime e composto, ma le occhiate che si lanciavano da una parte all’altra della sala raccontavano una storia ben diversa.

 

 

 

*

 

 

 

- Non si può dire che non sappia come alimentare la competizione – ridacchiò Aries.

Kieran scosse il capo, accennando un sorriso alla vista dell’ilarità del suo migliore amico.

- Sembra che tu sia davvero divertito da questa storia. –

- Certo che lo sono, si prospettano settimane ricche di drammi e isteria più o meno collettiva. Sono qui praticamente solo per assistere a tutte le discussioni che nasceranno e Percival ha appena reso la mia missione molto più semplice – ammise candidamente.

Detto da chiunque altro non avrebbe avuto la minima credibilità, ma Kieran sapeva bene che l’amico era sincero. I Black erano sufficientemente ricchi e godevano di molto prestigio, non avevano davvero bisogno di aggiudicarsi l’eredità. Aries era stato spedito lì più per la stipula di un possibile vantaggioso matrimonio che per acquisire proprietà.

- Quindi il programma è assistere a uno spettacolo comico? –

- Più o meno -, confermò, - ma suppongo che sarà ancora più divertente dell’ultima commedia che ho visto a teatro. –

- Ero certa che fossi qui per questo – intervenne la voce allegra di Saoirse, annunciando la comparsa sua e delle due inseparabili amiche.

Ravenna Lestrange rise, allontanando una ciocca di mossi capelli biondi, e le diede man forte: - Sei facilmente prevedibile, Black. –

Il ragazzo ammiccò.

- E tu incantevole come sempre. –

- E la risposta alla tua prossima domanda è… no, Black. Non danzerò con te – lo liquidò.

- Ne sono sollevato, i miei piedi implorano ancora pietà dopo l’ultimo ballo a casa dei Flint. –

La Lestrange arricciò le labbra in un sorriso sornione: - Lieta di apprendere la notizia, ho fatto del mio meglio per calpestarli con i tacchi a più riprese. –

Saoirse e Briseis risero sommessamente. Le scaramucce verbali tra quei due erano ormai all’ordine del giorno, frutto principalmente dell’ostinazione delle due famiglie nel vederli insieme.

Più i rispettivi genitori spingevano per un’unione e più Aries e Ravenna si divertivano a bisticciare e provocarsi, come a voler mettere in luce il fatto che non sarebbero mai diventati una coppia.

- Quale onore. E… -

- Ragazzi… –

Il tono gentile di Briseis interruppe lo scontro, riportandoli all’ordine. O almeno fu quello il suo intento, peccato solo che Aries non fosse proprio intenzionato a ridimensionarsi.

La prese sottobraccio, sorridendo irriverente.

- Giusto, non è il momento di rubare la scena ai due nuovi chiacchieratissimi fidanzatini del momento. –

La ragazza arrossì violentemente, ignorando l’ilarità dell’ex Serpeverde, e venne colta impreparata quando questi la sospinse con gentilezza verso Kieran.

- Dovreste deliziare tutti con un ballo. –

Briseis cercò lo sguardo di Saoirse, chiedendo silenziosamente all’amica di venire in suo soccorso, ma sembrava che la Gaunt fosse fin troppo euforica all’idea di un’unione tra lei e suo fratello per rimettere al suo posto Aries.

Rivolgersi a Ravenna era inutile, perché anche la bionda sorrideva davanti alla scena, e incitava i due a unirsi alle coppie sulla pista da ballo. Non restava che sperare che Kieran si tirasse indietro.

Tuttavia il ragazzo, sfoggiando delle maniere tanto cortesi quanto impeccabili, le porse cerimoniosamente un braccio.

- Hanno ragione. Parleranno comunque, quindi tanto vale dare loro qualcosa di vero con cui riempirsi la bocca. –

Titubante, accettò il braccio e si lasciò scortare sulla pista.

Le mani di Kieran la guidarono sapientemente sulle prime note. Si muoveva con grazia e stare al suo passo le veniva facile, ma non notare gli sguardi su di loro era praticamente impossibile.

- Ignorali -, le sussurrò Kieran all’orecchio, - tempo qualche giorno e staranno già parlando di altro. –

- Saperlo non mi aiuta ad accettare la cosa – replicò di risposta.

- Tempo al tempo, troveremo il modo di far funzionare le cose. –

Non disse null’altro, lasciando in sospeso quell’ambigua affermazione, e continuarono a danzare in religioso silenzio finchè la musica non terminò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buonasera!

Scusate per il ritardo, ma ieri non sono proprio riuscita ad ultimare il capitolo. Confesso di non essere neppure convintissima di quanto ho prodotto, ma spero di rifarmi non appena avrò preso più dimestichezza con i vari OC. Sappiate comunque che sono apertissima a qualsiasi critica o suggerimento, così che possa migliorare.

A presto!

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

Quando il loro ballo terminò, Briseis venne quasi sospinta fuori dalla pista dalle mani chiare e fredde di Cora Burke. Interdetta, osservò con la coda dell’occhio l’ex compagna di Casa che si accingeva a sbattere le lunghe ciglia e sorridere vezzosamente all’indirizzo di Kieran. Il suo promesso parve non essere particolarmente sorpreso e, anzi, si limitò a porgerle il braccio e assecondare l’implicita richiesta di un ballo della giovane dama. Rimasta ormai in disparte, a Briseis non rimase altro da fare se non cercare le amiche con lo sguardo. Trovò Ravenna intenta a volteggiare con garbo tra le braccia di Nathan Paciock, mentre Saoirse si ritrovava coinvolta in un’accoppiata non troppo riuscita con Cassius Malfoy. Tentò all’ora con Aries, ma il rampollo dei Black aveva evidentemente intenzione di danzare con ogni singola dama presente all’interno della residenza dei Peverell perché si alternava in danze con questa e quell’altra giovane a una rapidità disarmante. Così non le rimase che rimanere in un angolo, l’espressione leggermente incupita mentre guardava Cora Burke umiliarla in quel modo sfacciato davanti a tutti, maledicendosi per la sua indole riservata che le impediva di fare una scenata.

Un calice di vino elfico fece la comparsa davanti a lei, accompagnata da una mano maschile.

Incontrò lo sguardo di suo cugino.

- Sembra che tu ne abbia bisogno molto più di me – asserì Gideon, sorridendole comprensivo.

Accettò il calice, sorseggiandolo lentamente mentre continuava a osservare la pista da ballo.

- Cosa è successo? –

- Quella strega della Burke mi ha praticamente lanciata fuori dalla pista -, spiegò rinserrando la presa sul gambo del bicchiere, - e io… -

- Non sei il tipo che si lascia andare alla furia. Se può consolarti, la nostra famiglia approverebbe – ironizzò.

Briseis inarcò un sopracciglio perfettamente curato, fingendosi incredula: - Mio cugino sta forse facendo della riuscita ironia? –

Il sorriso di Gideon si allargò ancora di più: - Suppongo di dovermi dichiarare irrimediabilmente colpevole. –

Risero sommessamente, continuando a fissare la pista finchè il ragazzo non ruppe nuovamente il silenzio: - Mi rendo conto di non essere il cavaliere più prestante tra i presenti, ma credi che la mia graziosa cugina mi concederebbe un giro di danze? –

- Suppongo che sarebbe una sciocca a non farlo – replicò, prendendolo sottobraccio e lasciandosi guidare tra le decine di coppie danzanti.

Ballarono a lungo, separandosi solo quando fu chiaro che anche Saoirse e Ravenna fossero decise a prendersi una pausa dal susseguirsi di danze concesse. Gideon fece per allontanarsi, ma la cugina lo trattenne.

- Resta un po’ con noi -, lo pregò, - passi sempre così poco tempo con me e i miei amici. –

- Ho promesso di dare il cambio a Lewis e far danzare un po’ Valerie -, mentì dopo un secondo di tentennamento, - ma non mancherà l’occasione nei prossimi giorni. –

Si allontanò con un sorriso, dirigendosi verso gli amici senza voltarsi indietro. La verità era che la combriccola di cui si circondava Briseis era piuttosto esclusiva e Gideon non si sentiva minimamente a suo agio in loro presenza; aveva sempre la sensazione di essere inadeguato o di commettere qualche gaffe quando era in loro presenza, specialmente quando incontrava il sorriso sornione di Aries Black o le profonde iridi blu piene di giudizio di Ravenna Lestrange.

Raggiunse Valerie e Lewis, scoprendo che a loro si era unito Nathan Paciock. I tre stavano ascoltando con interesse i racconti dell’ex Tassorosso.

- Cosa mi sono perso? –

- Nathan ci stava aggiornando sui progressi del piccolo Gabriel -, spiegò Valerie, - sembra che il bambino sia un bel terremoto. –

- E la sua reputazione come padre vedovo è già abbastanza per tenere alla larga le donzelle -, aggiunse Lewis a mo’ di spiegazione, - perciò non lo preoccupa particolarmente farsi vedere mentre conversa con “Traditori del loro sangue e loro simpatizzanti”. –

Concluse la frase, mimando delle virgolette a mezz’aria e imitando il tono indignato con il quale più di una delle matrone presenti aveva commentato l’estensione dell’invito di Percival a una famiglia caduta in disgrazia, a causa delle discutibili frequentazioni, come quella dei Weasley.

- Cosa che non dovrebbe preoccupare nessuna persona provvista di materia grigia -, intervenne a sorpresa la voce di Erin Moody, - seppur devo ammettere che in questa sala, al momento, tali persone possono davvero contarsi sulla punta delle dita. –

Lewis ammiccò all’indirizzo dell’ex Grifondoro, ironizzando: - Siete forse qui per reclamare una danza con il miglior ballerino di sempre, miss Moody? –

- In quel caso sarei andata dritta verso Aries Black -, lo rimbeccò, - tuttavia, malgrado non voglia intaccare troppo la tua autostima, sono qui per tua cugina. –

Lewis si finse scandalizzato, suscitando le risate di Gideon e Nathan.

- Miss Moody ma cosa dite?! –

Erin roteò gli occhi al cielo, trattenendo a sua volta una risata, e si rivolse a Valerie: - Ti unisci a me e Alexandrina? Stiamo cercando dissolute fanciulle desiderose di unirsi a un’improvvisata quadriglia[1] tutta femminile. –

- A dir poco oltraggioso – commentò Lewis, proseguendo sulla falsa riga di quella riuscita imitazione, tra le risate collettive.

Valerie annuì, ridendo.

- Sono assolutamente con voi, ma manca un elemento se vogliamo condurre una quadriglia. –

- Contatterò il Maestro di cerimonia[2] per stroncare sul nascere questa insana follia. –

Erin non potè trattenersi ulteriormente e rise al suono di quel falsetto. Poi riprese il controllo di sé e della sua mimica facciale e bofonchiò: - Imbecille. –

Prese Valerie per mano e la condusse con sé, alla ricerca dell’ultimo elemento per la loro danza, accompagnate dalla voce di Lewis che decretava: - Linguaggio, mademoiselle! –

 

 

 

*

 

 

 

Ravenna osservò corrucciata il modo con cui Cora continuava a cercare di monopolizzare l’attenzione di Kieran, malgrado avessero già abbandonato la pista da ballo da un po’.

- Qualcuno dovrebbe ricordare a quella serpe viziata qual è il suo posto – sibilò.

Non aveva mai nutrito particolare simpatia per lei, specialmente perché ai suoi occhi era fin troppo palese come la ragazza si sforzasse in modo ostentato di farsi piacere da chi la circondava e dalla stessa Saoirse. Eppure era altrettanto evidente quanto in realtà non sopportasse affatto la sorella minore dell’oggetto delle sue instancabili attenzioni.

Saoirse prese un sorso di vino, assaporandolo lentamente prima di annuire.

- Sono d’accordo. –

- Ragazze… -

Briseis cercò di riportare alla tranquillità le amiche, ma le conosceva ormai troppo bene per sapere quanto i suoi tentativi fossero del tutto inutili. Lei poteva anche essere gentile e garbata, ma Saoirse e Ravenna erano sempre più che pronte ad accorrere in suo soccorso e a ergersi a sue paladine.

- Permetti che sia io ad occuparmene? –

La domanda di Ravenna suonava bene, ma non era diretta a lei quanto piuttosto alla Gaunt.

Saoirse annuì, una scintilla furba negli occhi chiari: - Assolutamente, dai il peggio di te. –

La Lestrange stirò le labbra in un sorriso che, se Briseis non fosse stata certa della loro amicizia, le avrebbe fatto correre un brivido freddo lungo la schiena.

- Oui, bien sûr, ma chère[3]. –

Poi voltò loro le spalle e marciò risolutamente verso la coppia, afferrando un calice dal vassoio che uno dei camerieri stava servendo in giro per la sala. Fece finta d’inciampare nell’orlo del suo abito d’alta sartoria e rovesciò il contenuto dritto sul candido abito di Cora, stando attenta a non macchiare né Kieran né tantomeno Emily e Martin che si trovavano a pochi passi da loro.

Cora proruppe in un verso a metà strada tra un’imprecazione repressa a forza e un urletto sorpreso.

Osservò inorridita la gigantesca macchia vermiglia che stava rapidamente prendendo forma al centro del suo splendido vestito e aprì bocca come per dire qualcosa, ma l’unico suono che produsse fu una sorta di boccheggiare indignato.

- Le mie scuse più sincere, non era mia intenzione, sono stata così terribilmente maldestra – esclamò Ravenna, portandosi una mano sulla bocca con fare mortificato.

La ragazza la oltrepassò, procedendo spedita fuori dalla sala da ballo, forse alla ricerca di una soluzione disperata per rimediare al danno oppure decisa a un cambio d’abito dell’ultimo minuto.

Ravenna incrociò lo sguardo di Kieran, che si stava palesemente trattenendo dallo scoppiare a ridere, e dichiarò: - Non c’è di che, chère chérie[4]. –

Poi, rapida così come era apparsa, tornò sui suoi passi come se nulla fosse.

Emily e Martin, che avevano assistito all’intera scena in silenzio, incrociarono lo sguardo di Kieran e si lasciarono sfuggire due tiepide risate.

- Sapevo che Ravenna Lestrange fosse una ragazza da gestire con cura -, decretò Martin, - ma non immaginavo certo che potesse rivelarsi così insidiosa. –

- Ravenna sposa la filosofia dell’apparenza del bel fiore che nasconde l’essenza del serpente nascosto al di sotto – confermò Kieran, incredibilmente sollevato dall’essersi finalmente liberato dell’ingombrante presenza della sua dama.

- E in quest’occasione in particolare posso capire il perché del suo comportamento -, aggiunse Emily, - dal momento che Cora è stata veramente molto scortese nei confronti di Briseis. –

- Avresti fatto lo stesso al suo posto? –

- Avrei fatto di peggio -, replicò senza scomporsi, - se qualcuna delle presenti avesse provato a portarti via da me. –

Kieran inarcò un sopracciglio, rivolgendosi all’ex Corvonero: - Sembra che tu abbia fatto una scelta piuttosto impegnativa. Ti conviene non contrariare mai la tua futura sposa, almeno che non voglia andare incontro a qualche incidente di percorso. –

Martin sorrise, cingendole la vita con un braccio e attirandola a sé, prima di depositarle un delicato bacio sulla guancia: - E questa è una delle innumerevoli ragioni per le quali so che lei è la persona giusta per me. –

 

 

 

*

 

 

 

- Devo dedurre che dietro quel piccolo incidente ci sia anche tu? –

La voce forzatamente melensa e vezzosa di Cassius interruppe le risate che ancora squassavano Saoirse, spingendo la ragazza a voltarsi verso il suo ennesimo pretendente. Aveva sperato di sottrarsi alla corte serrata di Cassius almeno per quella sera, ma sfortunatamente sembrava che il giovane non fosse minimamente intenzionato a lasciar perdere.

- Solo un po’ -, ammise sfacciatamente, - e solo per ristabilire il giusto ordine degli eventi. –

- Uno spirito vendicativo veramente incantevole -, replicò il biondo, - ma non mi sono certo avvicinato solo per congratularmi dell’ottima vendetta messa a punto. –

Saoirse finse di non avere idea di dove volesse andare a parare.

- Ah, no? –

- Certo che no. È dall’inizio dei festeggiamenti che cerco l’occasione per avvicinarmi e ottenere un giro di danze, ma sei stata oltremodo richiesta. Dunque, ora che sei finalmente sola e disponibile, sarei tanto onorato da ottenere un ballo? –

Accompagnò quella sua richiesta da un inchino.

Rifiutare senza una valida scusa sarebbe stato oltremodo scortese, senza contare il fatto che suo padre l’avrebbe uccisa se avesse saputo che si sottraeva in modo spudorato alla corte dell’unico rampollo dei Malfoy, così chinò il capo e si esibì nella più aggraziata delle riverenze.

- Con molto piacere – asserì, accettando il baciamano del suo cavaliere e lasciandosi condurre sulla pista.

Cassius era un abile ballerino, questo gli andava riconosciuto, anche se rinserrava un po’ troppo la presa sulla sua vita e la teneva stretta a sé quanto più l’etichetta considerava socialmente accettabile.

- Siamo una bella coppia – asserì d’un tratto.

- Credi? –

- Ne sono certo. Entrambi provenienti da ottime famiglie, giovani e attraenti, sarebbe del tutto naturale pensare che… -

La fine della danza interruppe Cassius, susseguita dall’arrivo del più impensabile degli aspiranti cavalieri.

Sheridan Crouch, seguito a breve distanza da Michael Potter che teneva al braccio Alexandrina Selwyn, giunse come una vera e propria benedizione agli occhi di Saoirse.

- Spiacente d’interrompere -, esordì l’ex Grifondoro, - ma mi domandavo se mademoiselle fosse tanto gentile da concedermi un ballo. –

Cassius si voltò verso di lui, socchiudendo gli occhi chiari e squadrandolo con evidente disprezzo.

- Crouch, qui era in atto una conversazione. –

- Eppure mi sembrava che la pista da ballo fosse il luogo deputato alle danze. Il salotto è più adatto alle conversazioni, sono certo che lì troverai qualcuno con cui farlo mentre io e Saoirse danziamo – replicò, sarcasticamente, senza minimamente scomporsi.

Cassius parve sul punto di replicare, ma Alexandrina tossicchiò richiamando timidamente l’attenzione su di sé.

- Credo che il maestro di cerimonia stia venendo da questa parte. –

Atterrito all’idea di venir ripreso davanti all’elité del mondo magico[5], Cassius abbandonò la pista con la promessa di raggiungere Saoirse più tardi e riprendere la conversazione.

- Non credevo che l’avrei mai detto -, decretò alla fine la ragazza, - ma sono davvero contenta di vederti, Crouch. –

Seymour sorrise, prendendola per mano e facendola volteggiare aggraziatamente mentre la musica sanciva l’inizio del successivo ballo.

- C’è sempre una prima volta, dovresti saperlo ormai. –

Presero a danzare in silenzio, sotto gli sguardi che Michael e Alexandrina rivolgevano loro ogni qualvolta si ritrovavano a ballare nelle vicinanze.

- Sembra che Seymour stia giocando bene le sue carte – osservò la ragazza.

- Già -, convenne Michael, - spero solo che non finisca con il rovinare tutto con una delle sue solite battutine sfrontate. –

- Sono certa che non accadrà. Non siamo a scuola, dove cercava di attirare la sua attenzione con apprezzamenti sfrontati, e Saoirse lo sta già considerando. –

- Spero tu abbia ragione, ma adesso concentriamoci sul nostro ballo. –

Alexandrina piroettò, seppur con meno grazia di quanta ne avessero le altre giovani che danzavano attorno a lei, assecondando il desiderio del suo cavaliere.

E potè giurare di scorgere lo sguardo d’approvazione di sua madre, che la osservava dall’altro capo della sala.

 

 

 

*

 

 

 

- Come è mai potuto accadere che la nipote del migliore anfitrione del mondo magico si ritrovi tutta sola alla vigilia del più grande bagno di sangue della storia contemporanea del mondo magico? –

Josephine si allontanò dalla balaustra del terrazzo, dove si era rifugiata appena una manciata di minuti prima per prendere un po’ d’aria, e rivolse un’occhiata all’indirizzo del ragazzo che le aveva rivolto la parola.

Aries Black si stagliava, illuminato dai candidi raggi lunari, sulla soglia dell’immensa portafinestra e la osservava con pacato interesse.

- Mi riprendo dopo un’immensa serie di chiacchiere frivole, balli estenuanti e tutti i doveri che competono a una buona padrona di casa – replicò, socchiudendo gli occhi per mettere meglio a fuoco ciò che il ragazzo stringeva in pugno, - e quella non è una delle bottiglie di whiskey incendiario della riserva personale di mio nonno? –

Aries le rivolse un sorriso colpevole, avvicinandolesi.

- Forse. –

- Ti ucciderà non appena se ne accorgerà. –

- Se se ne accorgerà -, la corresse, - e poi non credo che lo farebbe. Guardami, sono troppo attraente per essere ucciso da chicchessia. –

Josephine scosse il capo, increspando le labbra in un sorriso, ma si sforzò di non scoppiare a ridere. Aries era già abbastanza sfrontato ed esuberante senza che lei lo incoraggiasse ulteriormente.

- Sono certa che in quella sala da ballo ci sia almeno una dama che non è ancora stata stregata dal tuo fascino abbacinante. Non credi che dovresti rientrare e porre rimedio a un tale imperdonabile errore di calcolo? –

Si arrampicò sulla balaustra in marmo e vi sedette, ondeggiando le lunghe gambe muscolose avanti e indietro.

- Potrei -, riconobbe, - ma dentro non succede più nulla da quando Ravenna ha rovinato l’abito di Cora. –

- Quindi avevo ragione. Sei qui solo per gli scandali, gli intrighi e… -

- Le morti accidentali – concluse per lei, sorridendo malandrino.

- Non credo si arriverà a tanto. –

- Oh, non saprei. Sono piuttosto certo che Cora attenterà alla vita di Ravenna prima o poi, erano mesi che non riusciva a passare tanto tempo in compagnia di Kieran e lei le ha rovinato tutto. –

Quell’ironia e quelle battute pronte non la ingannavano, sapeva che uno come Aries Black non faceva mai nulla senza un obiettivo ben delineato in mente, così provò a insistere.

- Perché sei venuto qui? Intendo il motivo reale. –

Il ragazzo saltò giù dalla balaustra, inchinandosi galantemente davanti a lei, ed eluse la domanda con la sua consueta abilità.

- Rientriamo, miss Peverell, prima che qualcuno si accorga della nostra assenza e cominci a spianare la strada a indicibili voci di sconcezze inaudite. –

Josephine avrebbe voluto obiettare, insistere per trovare una spiegazione che potesse soddisfare la sua curiosità, ma c’era un fondo di verità nelle sue parole: non poteva correre il rischio che si diffondessero pettegolezzi scabrosi, voci di quel tipo potevano rovinare per sempre la reputazione di una giovane e rispettabile Purosangue.

Così si limitò a seguirlo, ripromettendosi che avrebbe indagato in futuro sulle circostanze che avevano portato lì il rampollo dei Black.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buonasera!

Mi scuso se ci ho messo molto a pubblicare, ma spero che il capitolo sia di vostro gradimento e sia valso l’attesa. Avrei intenzione d’inserire dei flashback sui vari personaggi nel corso dei prossimi capitoli. Perciò avrei bisogno che mi mandaste qualche informazione più dettagliata principalmente sui suoi anni di scuola (se volete che faccia riferimento a qualcosa in particolare nel corso del capitolo dedicato al vostro OC fatemelo presente ed esaudirò le vostre richieste). Inoltre vorrei porvi due domande:

1) con quali OC il vostro personaggio potrebbe andare d’accordo? Quali non sopporterebbe?

2) vi chiederei di votare tra i seguenti OC, il più votato sarà il protagonista dei flashback del prossimo capitolo:

Valerie Weasley

Saoirse Gaunt

Alexandrina Selwyn

 

Aspetto le vostre risposte tramite messaggio private.

Buon weekend!

 

 

 



[1] Danza in cui i ballerini, disposti su due file frontali, compiono cinque figurazioni. Tali figurazioni vengono decise dal coreografo del ballo, al fine di assicurarsi che ogni quadriglia sia diversa dall’altra.

[2] Figura che vigilava e presiedeva la sala da ballo, assicurandosi che eleganza e buone maniere venissero rispettate.

[3] Sì, certamente, mia cara.

[4] Caro tesoro.

[5] Secondo le regole del galateo, infatti, nessun cavaliere poteva reclamare per sé una dama se c’erano altri che desideravano ballare con lei. Inoltre non era possibile rifiutare un invito, a meno che il carnet di ballo della dama in questione fosse già pieno.

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Tua figlia è un vero disastro. –

William fece capolino dal salone, rivolgendo un’occhiata a metà tra l’indispettito e l’esasperato alla moglie.

- Potrei sapere, di grazia, perché ogni volta che Valerie non si comporta come ti aspetti da lei diventa automaticamente MIA figlia? Eppure sono abbastanza certo che fossimo presenti entrambi all’atto del concepimento. –

Edith inarcò entrambe le sopracciglia, incredula nell’udire la replica del marito, proprio mentre Valerie dava voce alla sua curiosità e domandava, con la sua vocetta da bambina di quattro anni: - Cosa significa concepi… -

Aggrottò il visetto, incapace di ultimare la pronuncia di quel termine così difficile, e aggiunse sbuffando: - Cosa significa quello che ha detto papino? –

- Nulla che una giovane per bene debba conoscere –, la liquidò la madre, - piuttosto dovresti tornare al piano di sotto e riprendere le lezioni d’etichetta. Non mangerai il dolce se sbaglierai le posate per l’ennesima volta; non possiamo rischiare una figuraccia al pranzo di domani a casa dei Greengrass. –

 

 

 

Erin aprì gli occhi, svegliata dal trambusto provocato dall’amica e compagna di stanza. Soffocò un gemito, passandosi una mano sul volto, e fece capolino dalle morbide lenzuola in cui era sprofondata la notte precedente.

La festa era finita tardi e questo, complice qualche bicchiere di vino di troppo e le danze sfrenate, l’avevano ridotta uno straccio.

Massaggiò le tempie con lenti movimenti rotatori.

- La mia povera testa. –

Alexandrina si voltò verso di lei, già perfettamente vestita di tutto punto, e le rivolse un’occhiata che era un misto di accondiscendenza e velato rimprovero.

- Ti avevo detto di non esagerare in quel modo. –

- L’avevi detto -, confermò cercando di mettersi seduta, - ma io non ti ho dato ascolto. Lo sai che non sono brava ad accettare i consigli validi. –

- Non sei brava ad ascoltare nessun consiglio -, la corresse aprendosi in un sorriso divertito, - ma è carino che tu non stia cercando di obiettare. –

Le sorrise di rimando, riuscendo finalmente nell’impresa di abbandonare il letto e indossare la veste da camera al di sopra della lunga camicia da notte.

- Solo perché sei tu, Alexa. –

- E, visto che come hai brillantemente detto io sono io, ci sono anche speranze che io riesca a convincerti a prepararti in tempo per la colazione? –

Erin storse il capo, fingendo di soppesare la sua richiesta, poi arricciò il labbro inferiore in una smorfia irriverente e replicò: - No, spiacente, ma nemmeno per te farei mai tanto. –

La bionda parve non essere minimamente toccata dal suo commento, quasi se lo aspettasse, e fece spallucce per poi dirigersi verso l’uscita.

- Allora ti abbandono al tuo destino e raggiungo Josie. –

Rise, chiudendosi la porta alle spalle, sentendo Erin che borbottava qualcosa sul fatto di avere la decenza di non finire tutti i tattie scone[1].

Scese la rampa di scale a passo deciso, guardandosi attorno alla ricerca di qualche faccia familiare, ma sembrava che il resto degli ospiti del Manor fossero o tutti terribilmente puntuali oppure tremendamente in ritardo.

Conoscendo la maggior parte dei suoi ex compagni, Alexandrina era pronta a scommettere che avrebbe trovato appena la metà dei presenti già riuniti attorno al tavolo della sala da pranzo.

Quasi come se li avesse appellati, vide Michael e Sheridan comparire dall’ala della residenza che era stata destinata ai gentiluomini. Si trovava all’estremo opposto rispetto all’ala delle ragazze, sicuramente per evitare che potesse verificarsi qualsivoglia spiacevole episodio di fraternizzazione.

L’erede dei Potter sembrava piuttosto allegro quella mattina, a giudicare da come chiacchierava con l’amico, ma non si poteva dire altrettanto di Crouch. Il biondo era infatti leggermente imbronciato e camminava in silenzio, limitandosi a rivolgere qualche brusco cenno d’assenso all’indirizzo dell’amico.

- Alexa! –

Michael le rivolse un sorriso smagliante, allungando il passo per raggiungerla e trascinandosi dietro anche Sheridan.

- Ragazzi -, sorrise di rimando, - confesso di essere contenta di aver incontrato qualche faccia amica. Josie è sicuramente già al fianco di suo nonno ed Erin… -

- Non si è ancora alzata – completò per lei il moro.

- Già. Se fosse per lei starebbe tutto il giorno a poltrire. –

Sheridan soffocò uno sbadiglio e allungò una mano a sistemarsi qualche ciocca che gli ricadeva ribelle davanti agli occhi chiari. – Sono d’accordissimo con lei. –

- Ho dovuto tirare giù dal letto anche lui – rivelò Michael.

- E nessuno ti aveva chiesto di farlo. –

Alexandrina ridacchiò davanti a quello scambio di battute. Certe volte, guardando quei due, le sembrava di vedere una versione maschile del rapporto che condividevano lei ed Erin.

 

 

 

- Scarlett non te ne andare. –

Valerie incrociò le braccia al petto e pestò i piedi, incurante della voce della madre che giungeva dal piano inferiore e che le urlava di smetterla di comportarsi come una selvaggia e di lasciare in pace sua sorella.

La maggiore dei Weasley le sorrise, allungando una mano a scompigliarle le ciocche ramate.

- Devo andare, domani comincia il primo anno a Hogwarts. E poi a casa con te rimarrà Joel. –

Gli occhi chiari della piccola si illuminarono al pensiero di poter passare ancora tre anni insieme al fratello maggiore.

- Va bene -, cedette alla fine, - puoi andare ma devi promettere che tornerai per le vacanze. –

Scarlett annuì, porgendole il mignolo.

Lo strinsero a vicenda, facendolo ondeggiare avanti e indietro, e asserì: - Lo giuro. –

 

 

 

Erin s’incamminò indolente verso la sala da pranzo, consapevole di essere in terribile ritardo. Sperava solo di non essersi persa nulla d’importante.

- Ti avevo detto che non saremmo stati gli ultimi. –

La voce trionfante di Lewis le raggiunse le orecchie, spingendola a voltarsi verso la coppia di cugini che arrancava a qualche passo da lei. Rallentò, aspettando che le si affiancassero, e li accolse con un sorriso.

- Lewis ha passato una vita a sistemarsi -, rivelò Valerie salutandola con un rapido bacio sulla guancia, - e quando sono passata a bussare alla sua porta ho impiegato un’eternità a convincerlo ad uscire. Inutile dire che abbiamo corso fino a qui, rendendo la mia acconciatura un’accozzaglia di ciocche rosse. Sembra che sia uscita da un pagliaio. –

Erin le ravviò una ciocca ribelle, appuntandola alla forcina dalla quale era sfuggita, e le raddrizzò una manica dell’abito.

- Sciocchezze, sei incredibilmente attraente come sempre. –

Valerie minimizzò, gesticolando a mezz’aria.

- Sentirò comunque i soliti commenti, specialmente da quel platinato impomatato di tuo cugino e da quella cornacchia della Burke. –

Al contempo Lewis intervenne, riportando l’attenzione su di sé, e finse un lieve broncio.

- A me non dici che sono irresistibile? –

Lo prese sottobraccio, imitando l’espressione civettuola che aveva visto fare a innumerevoli ragazze, e imbastì un’aria sognante decretando: - Naturalmente. Sei incredibilmente e irresistibilmente sciocco, un vero giullare di corte. –

Abbandonò il suo braccio, rimpiazzandolo con quello di Valerie, e le due si allontanarono squassate dalle risate. Alle quali fecero eco, dopo un vago stupore iniziale, anche quelle del ragazzo.

- Sei tremenda, Erin Moody… ferisci il cuore di ogni gentiluomo. –

Si voltò verso di lui, riservandogli un sorriso sfrontato.

- Voglio proprio sperarlo, faccio del mio meglio perché sia così. –

 

 

 

*

 

 

 

- Quella è la sorella di Scarlett Weasley. –

Valerie era abituata a sentir pronunciare frasi come quella, ma di solito veniva fatto con un tono che lasciava intendere quanto sua sorella le fosse superiore e lei fosse una sorta di delusione. Eppure quella volta sembrava che le cose stessero differentemente. Il biasimo era presente, lo riconosceva chiaramente, ma non sembrava tanto rivolto direttamente a lei quanto piuttosto a sua sorella. Rivolse un’occhiata interrogativa all’indirizzo di Joel e Lewis, che apparivano indispettiti da quel commento.

- Cosa hanno da ridire su Scarlett? –

Dopotutto lei era la preferita di sua madre, la figlia perfetta, e l’idea che potesse aver fatto qualcosa di socialmente inaccettabile non le era mai passata per la mente nemmeno per sbaglio.

- Non dare peso a quello che ti dicono queste serpi dalla lingua biforcuta -, replicò Lewis, - si divertono solo a giudicare chi li circonda. –

- Lo so, ma Scar cosa ha fatto? – insistè.

- Sta uscendo con un ragazzo… un Mezzosangue – rivelò suo cugino alla fine.

Quella rivelazione le rese tutto immediatamente più chiaro, a cominciare dal desiderio di sua madre di spingere per siglare un contratto matrimoniale con i Rowle. Cercava di salvare la reputazione della loro famiglia, comprese, ma a quanto sembrava il seme del pettegolezzo aveva ormai attecchito e la loro famiglia aveva perso qualsiasi credibilità agli occhi dei membri delle Sacre Ventotto.  

 

 

 

Gideon sondò la sala con sguardo attento, alla ricerca di un posto libero tra persone che non lo facessero sentire fuori posto. La sua attenzione venne attirata dal braccio che Nathan fece svettare. Gli indicò il posto vuoto accanto a lui, che si era unito a Emily e Martin per consumare il pasto.

Li raggiunse, accomodandosi, sorpreso dalla cordialità che lesse sui volti della coppia. Conosceva abbastanza bene Nathan, ma non ricordava di aver mai avuto più di una manciata di momenti di conversazione con i due Corvonero.

Eppure erano garbati e solari come se si conoscessero da sempre.

- Sembravi un tantino spaesato – gli confidò Emily, passandogli gentilmente il piatto carico di brioches.

- Devo ancora abituarmi a tutto questo – ammise, scegliendone una con cura.

- In bocca al drago -, replicò Martin abbozzando un sorriso, - e se ci riesci ti prego di rivelarmi il tuo segreto, io continuo a non riuscire a intavolare una conversazione costruttiva con più della metà dei presenti. –

- E non hai nemmeno la scusa di essere stato per anni in America – lo punzecchiò Nathan.

Martin non se la prese e rilanciò: - L’America sarebbe troppo vicina a certe influenze. Forse sarebbe meglio un posto sperduto come la Russia o la Cina. –

- Anche quelle mete sarebbero troppo vicine se parliamo di elementi come quelli. –

Emily alzò gli occhi al cielo, assestando un buffetto sulle mani di entrambi i ragazzi.

- Insomma, smettetela con questa storia o Gideon penserà di essere davvero finito in un covo di Basilischi. –

- E non sarebbe nemmeno molto lontano dalla verità. –

- Martin. –

- La smetto, tesoro – assicurò, abbandonando l’invettiva contro i loro compagni e riservando le attenzioni al suo piatto colmo di cibo.

Emily scoccò un sorriso incoraggiante all’indirizzo di Gideon.

- Non sarà poi così terribile. E poi, se proprio dovesse mettersi male, puoi sempre contare su noi tre e sul nostro gruppetto decisamente progressista. –

Gideon ricompensò le sue parole con un sorriso e un lieve cenno del capo.

- La considero come una promessa. –

 

 

 

Saoirse versò un’abbondante dose di caffè nella sua tazza, godendosi l’aroma che proveniva dalle alte volute di lieve vapore che emanava. Fece appena in tempo ad appoggiare la brocca che lo conteneva che la mano di suo fratello emerse dall’altro capo del tavolo e se ne appropriò.

Ne versò una dose ancor più abbondante della sua e poi ne versò un po’ anche a Ravenna, che sedeva accanto a lui e che sfoggiò un’espressione confusa.

- Io non bevo caffè, chérie. –

- Lo so, ma posso sempre servirmi della tua tazza per avere una doppia dose di caffeina – rivelò pragmatico.

Ravenna scosse le onde bionde, ridacchiando, per poi tornare a imburrare con diligente precisione una fetta di pane tostato.

- Voi Gaunt siete davvero strani. –

- Disse quella che ha la parola strano[2] anche nel cognome – la rimbeccò ironicamente Saoirse, per poi terminare con un paio di ampi sorsi il contenuto della sua tazza.

Versò altro caffè.

- Voi due avete forse intenzione di dar fondo a tutte le riserve di caffè presenti nel Manor? –

- Altamente probabile – replicarono i due fratelli all’unisono.

Si sorrisero al di sopra delle brocche, lieti di aver finalmente ritrovato quella complicità che era venuta a mancare da quando Kieran si era trasferito in una casa tutta sua. Per Saoirse era stato difficile passare tanto tempo lontano dal fratello, ma in momenti come quelli si ricordava di quanto fossero simili non solo nell’aspetto.

Ravenna non aggiunse altro, osservando la scena con espressione vagamente intenerita. Vedeva la loro complicità con chiarezza ed era una cosa che per certi versi gli invidiava, lei e sua sorella Rashida non avevano mai avuto nulla di lontanamente simile.

 

 

 

- Ti prego, convincila tu. –

William osservò lo sguardo supplichevole di sua figlia, che si era diplomata da appena una manciata di giorni e già non vedeva l’ora di mettere quanta più distanza possibile tra lei e sua madre.

- Ci penserò io -, assicurò l’uomo con un sospiro, - e tu potrai passare un po’ di tempo in Francia con Lewis. –

Valerie lo abbracciò di getto, stringendolo a sé, e gli scoccò un bacio sulla guancia. Da quando sua madre aveva sistemato Scarlett con Isaac Rowle, nel tentativo di ripristinare la reputazione della famiglia, non aveva fatto mistero di mirare a fare altrettanto anche con Valerie. Ma lei non voleva saperne di finire incastrata in uno di quei matrimoni senza amore, retti solo dalla convenzione sociale, e la Francia sembrava la soluzione migliore. Non sarebbe certo potuta rimanere lì in eterno, ma almeno per un po’ avrebbe rimandato la sua assegnazione a qualche nobile e altezzoso ricco Purosangue.

 

 

 

- Come mai così taciturna, principessa? –

Briseis incontrò le iridi chiare di Aries e si strinse nelle spalle. La verità era che in certi momenti si sentiva quasi tagliata fuori da certi discorsi. Lei non possedeva la stessa schiettezza di Saoirse né la spigliatezza di Ravenna, senza non considerare il fatto che lei e il suo promesso non avessero mai scambiato più che una manciata di chiacchiere.

- Riflettevo. –

- Sicuramente su nulla di allegro -, considerò il ragazzo, - almeno a giudicare dal broncio sul tuo bel faccino. Cosa ti affligge? –

- Perché, vuoi forse calarti nel ruolo di confidente? –

Aries ammiccò: - Posso essere tutto ciò che una gentildonna chiede. In questo caso, più che un confidente credo che a te serva un consigliere. –

Il sopracciglio biondo e perfettamente curato di Briseis svettò in alto, dando voce a tutta la sua incredulità.

- Daresti un consiglio pro bono? –

- Anche due, crepi l’avarizia. –

- E quali sarebbero queste perle di saggezza che saresti tanto magnanimo da elargirmi? –

Aries si sporse leggermente verso di lei, tanto da essere certo che nessun altro li ascoltasse, e rivelò: - Per prima cosa, dovresti proprio cercare di conoscere meglio Kieran e di farti conoscere per quello che sei. E questo si lega al secondo consiglio… esci fuori dal guscio e mostra quella che sei davvero. –

Briseis avrebbe voluto ribattere con qualcosa di arguto, ma doveva ammettere che il ragazzo aveva centrato perfettamente il nocciolo della questione. Per quanto la infastidisse il pensiero che Aries Black fosse riuscito a conoscerla tanto bene, doveva ammettere che sarebbe stata una sciocca se non avesse almeno fatto un tentativo.

Così si costrinse a chinare il capo in assenso.

- Farò del mio meglio per seguire questi tuoi consigli. –

 

 

 

- Sei riuscita a salvare il tuo abito? –

Cora distolse l’attenzione dalle uova strapazzate che aveva nel piatto e si voltò verso il suo vicino di tavolo. Non aveva mai rivolto particolare attenzione a Cassius Malfoy, specialmente a causa della differenza d’età, ma sembrava che in quelle circostanze il rampollo fosse l’unico sinceramente interessato a quello che aveva da dire.

- Sì, è stato accuratamente smacchiato. –

- Ne sono lieto. È stato un incidente veramente disdicevole, ma dopotutto immagino che non si possa pretendere chissà quali buone maniere da una Lestrange. –

Prima ancora di rendersene conto, Cora si ritrovò a sorridere con convinzione.

- Lieta di non essere la sola a pensarlo. Quella Ravenna è fuori di testa esattamente come la maggior parte dei membri della sua famiglia. –

Cassius annuì con garbo.

Non sapeva molto della famiglia di Ravenna, specialmente perché sua madre e sua sorella erano rimaste a vivere in Francia, ma da quanto era emerso dai vari pettegolezzi sembrava che ci fosse qualcosa che non andava nella loro stirpe.

Cora doveva essere meglio informata di lui, a giudicare da come sorrideva beffarda, e si ripromise di chiacchiere ancora a lungo con lei. In un ambiente competitivo e insidioso come il Manor dei Peverell gli avrebbe fatto comodo avere una valida alleata dalla sua. Se questo avrebbe potuto far sì che lui conquistasse Saoirse e lei facesse breccia nel cuore di Kieran allora sarebbe stato tanto meglio.

 

 

 

*

 

 

 

Al termine della colazione Josephine si congedò brevemente dai suoi ospiti e raggiunse suo nonno nel grande studio al primo piano. Le aveva detto che desiderava parlare con lei, ma non aveva detto di cosa si trattasse.

Bussò piano contro la porta in mogano, entrando quando ricevette il permesso. Prese posto su una delle poltrone davanti al caminetto, trovando i gatti intenti a bearsi di quell’inaspettato calore.

Suo nonno le fece cenno di accomodarsi sulla poltrona di fronte alla sua.

- Pensi che i nostri ospiti si stiano ambientando bene? –

Josephine smise di giocherellare con Tulip e Poppy, i suoi siamesi, e incrociò lo sguardo del nonno. Percival la osservava con la sua consueta espressione penetrante, quella che sfoggiava quando valutava le persone che lo circondavano e le circostanze relative a esse.

Sembrava una domanda innocente, ma sapeva bene che suo nonno non apriva bocca solo per fare della frivola conversazione di circostanza. Ogni sua domanda, od osservazione, era calibrata per ottenere una risposta ponderata.

Alla fine cercò di tirare le somme di quelli che erano stati gli eventi della serata precedente. C’era stata un po’ di maretta a seguito dell’incidente tra Ravenna Lestrange e Cora Burke, ma le cose si erano risolte in fretta. Forse c’erano state modeste diatribe appena accennate, frutto delle storiche antipatie che albergavano tra alcuni di loro, ma era stato gestito tutto secondo la rigida etichetta Purosangue e dubitava che le cose sarebbero mai degenerate.

Così alla fine annuì: - Credo di sì. –

- E il giovane Black ha apprezzato la mia riserva invecchiata di whisky incendiario? –

Tentennò davanti a quella domanda.

Il sorriso di suo nonno si allargò ancora di più, illuminandogli anche le iridi chiare, e preannunciò la sua risata.

- Ho osservato quel ragazzo nel corso degli anni e mi rincuora il fatto che non assomigli nemmeno lontanamente a quello stoccafisso privo di spina dorsale di suo padre. Peccato non poter dire altrettanto del giovane Malfoy, lui sì che incarna una versione più giovane del padre – concluse, increspando le labbra in una smorfia.

I Malfoy non erano mai stati una delle famiglie che suscitavano la benevolenza di Percival, ma fortunatamente l’uomo sapeva che non si sarebbe mai dovuto preoccupare troppo di una possibile unione. Il giovane Cassius sembrava non avere occhi se non per Saoirse e di sicuro sua nipote non lo aveva mai neppure considerato in quel senso.

- Nonno… mi sono fatta un’idea su questa storia dell’eredità – rivelò Josephine.

- E sarebbe? –

- Credo che tu non stia vagliando solo i possibili successori per la Bacchetta. –

Percival annuì lentamente.

- Ho sempre ritenuto che possedessi un’intelligenza acuta e superiore alla media. Una volta ancora, avevo ragione. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto. Per il prossimo capitolo, con il quale entreremo finalmente nel vivo delle prove, vi chiederei di votare per l’OC maschile al quale volete che siano dedicati i prossimi flashback:

Aries Black

Gideon Rosier

Sheridan Crouch



[1] I tattie scone, o anche chiamati potato scone, sono un piatto tipico della ricca colazione completa scozzese. Hanno l’aspetto di piccole e sottili frittelle salate, fatte di patate, e sono serviti fritti.

[2] Saoirse si riferisce al fatto che il cognome Lestrange in francese significhi “lo strano”.

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

- È un maschio. –

Gemini[1] Black trasse un sonoro respiro profondo e sollevato, smettendo di camminare avanti e indietro per il lungo corridoio che conduceva alla zona notte del Manor. Dopo due figlie femmine aveva cominciato a perdere le speranze, specialmente perché suo padre lo pressava affinchè allontanasse la moglie per sceglierne una che fosse in grado di generare un erede, ma la sua pazienza era stata infine ripagata. Oltrepassò l’ostetrica e fece capolino all’interno della loro camera da letto. Lì, sdraiata sul letto e stremata dal parto, Nemea Greengrass trovò le forze di alzare gli occhi verdi e di puntarli in quelli blu del marito. Gli sorrise, scostando le coperte per mostrargli una testolina dai capelli neri e due grandi occhioni; non erano della consueta sfumatura blu grigiastra dei Black, ma smeraldi incastonati come quelli della madre.

- È perfetto –, sussurrò allungando le braccia per cingerlo a sé, - il nostro piccolo Aries è finalmente arrivato. –

Tenendolo in braccio, tornò in corridoio per presentare l’erede al resto della sua famiglia. Le figlie più piccole, Sagitta di cinque anni e Libra di tre, corsero dal fratellino con due sorrisi euforici stampati sui visini.

Gemini rivolse uno sguardo di sfida all’indirizzo del padre, come aspettandosi un qualche commento, ma Scorpio si limitò ad assestargli una pacca sulla spalla e a sorridere al nipotino con benevola approvazione.

 

 

 

Josephine tornò dai suoi ospiti non appena ebbe terminato la conversazione con suo nonno. Le sue parole l’avevano turbata, non poteva nasconderlo, ed era certa che sia Alexandrina che Erin sarebbero state fin troppo capaci d’intuirlo. Così decise di giocare d’anticipo. Le prese sottobraccio, portandole leggermente in disparte rispetto al resto del gruppo, e domandò: - Non vi sembra che ci sia qualcosa di strano nelle circostanze e nelle modalità in cui mio nonno ha deciso di gestire tutta questa storia dell’eredità della mia famiglia? –

Erin aggrottò la fronte, perplessa: - Non per distruggere il mito geriatrico che hai, Josie, ma tuo nonno non ha mai fatto qualcosa di chiaro e limpido in tutta la sua vita. Questa volta ci vorrà un po’ di più per capire cosa ha in mente, ma… -

- Ma? –

- Oh no -, sospirò Alexandrina scuotendo in fretta il capo, - dimmi che non stai pensando a ciò che temo. –

- Forse -, rilanciò la Moody sorridendo, - Tu stai pensando alla più grande strategia che sia mai stata messa a punto? –

- Erin, credi davvero che sia una scelta saggia? –

- Affatto. Proprio per questo funzionerà, perché è avventata e rischiosa e perché nessuna persona lontanamente sana di mente penserebbe mai di arrivare a tanto. –

Josephine continuò a far saettare lo sguardo da un’amica all’altra, cercando di decifrare ciò di cui stavano parlando. Erin ed Alexandrina sembravano essere in perfetta sintonia, tanto da captare l’una i pensieri dell’altra, e certe volte la cosa sapeva rivelarsi particolarmente frustrante per lei.

- Vi dispiacerebbe mettermi a parte di quello di cui state parlando? – sbottò alla fine, interrompendo le farneticazioni delle due.

Alexandrina le rivolse un dolce sorriso di scuse e chiarì: - Erin vorrebbe usare la Legilimanzia su tutto nonno e scoprire cosa bolle in pentola. –

- Cosa?! –

- Per l’appunto, è una pessima idea, senza contare che non abbiamo nemmeno una persona  in grado di farlo. Percival è un Occlumante eccezionale. –

- Veramente quella ce l’avete. –

Josephine si voltò di scatto, trovandosi alle spalle la figura alta e sensuale della cugina. Saoirse le osservava con le labbra increspate in uno di quei suoi sorrisi che non promettevano nulla di buono, uno di quelli che le nobildonne avrebbero catalogato come scabroso e poco adatto a una giovane donna, il genere d’espressione che diceva chiaramente che non c’era nulla che la giovane Gaunt non fosse in grado di fare.

La loro conversazione era talmente priva di senso che, per un attimo, Josie dimenticò che loro due appartenevano a rami dei Peverell che si detestavano e che Saoirse era lì per rivendicare qualcosa che non le apparteneva.

Dimenticò anche della rivalità che le aveva sempre viste contrapporsi.

- Stai davvero suggerendo di coinvolgere Aries in tutto questo? –

- Ovviamente -, ammise candidamente, - e sono certa che lui si presterebbe. Però, se non te la senti cara cugina, sono sicura che nessuna delle presenti ti biasimerebbe per questa tua improvvisa perdita di mordente. –

Il tono era soave, come se non ci fosse nulla d’offensivo o insinuante in ciò che Saoirse le aveva appena detto, ma la conosceva abbastanza bene da sapere dove volesse andare a parare.

La stava sfidando e, sfortunatamente per lei, Josephine non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.

- Certo che me la sento, non ci sono problemi, facciamolo – asserì.

 

 

Aries corse a perdifiato per il salone, inseguito dalle sorelle maggiori, e finì con lo sbattere contro le gambe del padre. Ricadde a terra, massaggiandosi il gomito con espressione dolente, e borbottò con la sua voce da bimbetto: - Che botta. –

Gemini gli scompigliò i capelli, aiutandolo a rialzarsi.

- Cosa ti ho detto sul correre in giro per casa? –

- Scappavo da quelle streghe – replicò a mo’ di spiegazione, rivolgendo un’occhiata piccata alle sorelle che tenevano in mano una spazzola e delle mollettine.

Da quando Aries era nato le due bambine avevano infatti cominciato a trattarlo come se fosse il loro bambolotto, curandosi del suo vestiario e delle sue pettinature, ma ora che Aries aveva cinque anni era diventato insofferente alle loro continue manfrine e cercava la compagnia dei maschietti della famiglia. Tuttavia, da quando suo cugino Leo era stato mandato in America, le occasioni scarseggiavano e sfuggire da Sagitta e Libra era diventato sempre più difficile.

Gemini gli porse una mano, invitandolo a seguirlo, - Vieni con me, ti faccio vedere a cosa sto lavorando. –

Ubbidiente, Aries seguì il padre nello studio. Si fermò sulla soglia, voltandosi a fare la linguaccia alle sorelle che lì non erano ammesse ad entrare, poi si richiuse la porta alle spalle.

Si arrampicò su una delle poltrone in pelle di drago, appoggiandosi all’alto schienale, e domandò.

- Padre? –

 - Sì? –

- Quando tornerà Leo? –

Gemini indurì leggermente lo sguardo, perdendo ogni traccia di buonumore.

- Leo non tornerà… e devi smettere di pensare a tuo cugino. Lui non è come noi[2]. –

 

 

 

Aries si raddrizzò leggermente, osservando quelle quattro paia d’occhi femminili che lo guardavano di rimando. Non c’era bisogno di ricorrere alle sue capacità di Legilimens per sapere che c’era qualcosa di oltremodo sospetto nel fatto che Josephine e Saoirse fossero presenti nel medesimo luogo e, per di più, apparentemente interessate a conseguire lo stesso obiettivo.

- Signore, per quanto sia un’indiscutibile gioia per gli occhi vedere riunirsi cotanta bellezza nel medesimo istante, non posso fare a meno di domandarmi cosa vi spinga a rivolgervi a me – disse, rompendo il silenzio che aleggiava tra loro.

- Risparmiati le manfrine, Aries – lo interruppe Saoirse, increspando le labbra in un sorrisetto sfrontato, - perché immagino che tu sappia già che siamo qui per chiedere il tuo aiuto. –

Il ragazzo chinò appena il capo, celando un sorriso divertito.

- Naturalmente, ma per un attimo mi ero illuso che foste tutte affette da una qualche improvvisa devianza mentale… -

Josephine fece per aprire la bocca, visibilmente indignata dal commento, ma venne tacitata in fretta da una mano a mezz’aria di Aries.

- Perché questa è l’unica spiegazione sensata a ciò che mi state chiedendo. Volete seriamente che io legga Percival? –

Kieran, che fino a quel momento era rimasto in silenzio accanto all’amico, s’inserì nella conversazione.

- Sono d’accordo con lui. Credete davvero che la sua Legilimanzia possa arrivare a tanto? Abbattere le difese mentali di Percival è oltremodo complesso, una facoltà che va ben oltre la mera abilità naturale. –

- Esattamente… aspetta un secondo -, sbottò indispettito Aries, - non era questo che intendevo. Sono ovviamente in grado di riuscirci. –

- Oh. Le mie scuse, per un attimo avevo creduto che volessi ammettere la complessità del compito e fossi intenzionato a tirartene fuori. –

- Va bene, pur di tacitare le tue insinuazioni, lo farò. Signorine, vi aggiornerò su quello che riuscirò a scoprire. –

Si alzò, atteggiando il volto al migliore dei suoi cipigli oltraggiati, e si allontanò a passo deciso.

Rimasti soli, Kieran si aprì in un sorriso pigro e sardonico del tutto simile a quello con il quale la sorella aveva osservato quel breve scambio di frasi. Era il migliore amico di Aries da praticamente tutta la vita, saper gestire il suo carattere e comprendere quali tasti muovere per convincerlo a fare qualcosa era diventato naturale come respirare.

Inclinò il capo verso le fanciulle davanti a lui, sorridendo smagliante, prima di tornare a concentrarsi sulla copia della Gazzetta del Profeta che stava consultando fino a cinque minuti prima e le liquidò con un: - Non c’è di che, signorine, è stato un piacere risolvere il vostro dilemma. –

 

 

 

*

 

 

 

Libra entrò nella biblioteca di famiglia, guardandosi attorno come se fosse alla ricerca di qualcosa. Storse il capo, facendo ricadere un boccolo scuro davanti al viso, e si rivolse alla sorella maggiore.

- Dov’è Aries? –

Sagitta si strinse nelle spalle, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al tema di Trasfigurazione che stava finendo.

- Non ne ho idea, immagino insieme a quelle sue discutibili amicizie come al solito. –

- Secondo nostro padre Kieran Gaunt non è un’amicizia discutibile – obiettò.

Sagitta corrugò la fronte, accigliandosi: - I Gaunt sono strani, lo dicono tutti all’interno del mondo magico. Nostro padre spera solo di riuscire a combinare un matrimonio fruttuoso per le nostre parentele, magari con quella ragazzina gracile e inquietante di Saoirse, ma io non vorrei mai correre il rischio di legarmi a loro. –

Come evocato dalle loro parole, Aries fece la sua comparsa.

- Di cosa parlate, pettegole? –

- Nulla che ti riguardi, piccolo e fastidioso impertinente – replicò Sagitta, mentre Libra annuiva alle parole della sorella.

A lei i Gaunt non dispiacevano, ma aveva imparato che non era mai troppo saggio contrariare apertamente Sagitta, così si atteneva sempre alle sue indicazioni e l’appoggiava in tutto e per tutto.

Aries assottigliò lo sguardo, aggrottando la fronte, e dilatò il suo potere per sondare la mente delle sorelle. Sagitta possedeva un talento naturale per l’Occlumanzia ed eresse delle forti mura attorno alla sua mente, ma le difese di Libra non ressero altrettanto bene.

Aries lesse perfettamente i pensieri della sorella di mezzo. Emise un verso disgustato e rivolse un’occhiataccia a Sagitta.

- Direi che mi riguardava eccome. –

- Nostro padre ha detto che non devi usare la Legilimanzia[3] sui membri della famiglia. –

 - Vuoi andare a dirgli che l’ho fatto? -, la sfidò con un sorriso provocatorio, - Così mi chiederà cosa ho letto… e potrei anche lasciarmi sfuggire quello che ho visto con i miei occhi. Tipo te e Ambrose Rookwood nello stanzino del custode poco prima della fine dell’anno scolastico. –

L’arrogante compostezza di Sagitta vacillò, mentre il volto dagli zigomi alti si tingeva di una sfumatura particolarmente accesa di rosa. Davanti all’imbarazzo della sorella, Aries sogghignò compiaciuto.

- Facciamo finta che non sia successo nulla, presumo? –

 

 

 

Briseis fece scorrere le dita sottili sui tasti del pianoforte nella sala della musica dei Peverell. La musica aveva sempre accompagnato la sua vita e le permetteva di rasserenarsi, riuscire a ritrovare se stessa e al contempo offrirle una valida valvola di sfogo per la situazione nella quale si era ritrovata suo malgrado. Si lasciò rapire dalla melodia, eseguendo alla perfezione ogni nota, talmente concentrata da non essersi nemmeno accorta dello spettatore che assisteva dalla soglia.

Sussultò appena quando, al termine dell’esecuzione, ricevette un lieve applauso.

Si voltò di scatto, trovando Kieran ad osservarla. Aveva un’espressione particolarmente colpita, cosa che se per certi versi la imbarazzò per altri la riempì di compiacimento.

- Credevo che lo strumento insegnato alle donne della tua famiglia fosse il violino. –

- Infatti. Conosco bene il violino, l’ho suonato talmente tante di quelle volte da farmi sanguinare le dita, pur di raggiungere l’elevata destrezza musicale richiesta da mio padre -, confermò, - ma il mio strumento del cuore è sempre stato il pianoforte. –

- Uno strumento maschile, stando a quanto ritiene tuo padre. –

- Immagino che mio padre non abbia necessariamente sempre ragione. –

- Come praticamente nessun genitore, almeno da quanto ho potuto appurare fino a questo momento – convenne il ragazzo, avvicinandolesi lentamente.

Sembrava quasi che stesse studiando la sua reazione, come se aspettasse il minimo cenno di nervosismo di Briseis per ritirarsi e lasciarla sola con la sua musica. Visto che la ragazza non sembrava decisa a intimargli di lasciarla sola, Kieran lo prese come un invito a raggiungere il pianoforte.

Ne accarezzò la superficie con la punta delle dita.

- Anche io adoro il pianoforte -, rivelò, - oserei dire che è stato un amore a prima vista; fortunatamente lo strumento ha deciso di corrispondermi. –

Briseis rise.

- Sì, ricordo che possiedi un talento notevole. Alla festa per il diciassettesimo compleanno di Saoirse hai eseguito una serie di composizioni di Chopin con una maestria invidiabile. –

Kieran chinò il capo, accettando il complimento con un sorriso sincero. Poi, continuando ad indugiare sulla superficie dello strumento, si arrischiò a domandare: - Ti andrebbe di suonare insieme? –

Di tante proposte possibili, quella era di certo l’ultima che Briseis si sarebbe mai aspettata di sentirsi rivolgere. C’era qualcosa d’incredibilmente intimo e complice nel sedere tanto vicini e condividere le emozioni scaturite dalla musica.

Tentennò, arrossendo, ma alla fine annuì: - Certo, ne sarei lieta. –

 

 

 

- Mi spieghi come è possibile che tu non sia già stato promesso? –

Aiden Flint corrugò la fronte, mentre passavano attraverso l’ingresso della loro Sala Comune, lasciando ondeggiare la missiva che aveva appena ricevuto dalla sua famiglia con palese sdegno. Era l’ennesimo membro del loro gruppo di amici che riceveva la notizia della stipula di un contratto matrimoniale tra lui e una delle ragazze delle Sacre Ventotto; il mese precedente era toccato a Kieran e quello ancora prima a Emil Parkinson. Dai Black invece non era arrivata ancora alcuna comunicazione, malgrado fosse ormai prossimo il diploma e il conseguente ingresso nel mondo degli adulti. 

Aries sorrise, scrollando le spalle. – Tempra morale immagino. –

- O fortuna sfacciata. –

Kieran rise dell’imbronciatura di Aiden: - Non la definirei proprio fortuna. Ha passato tutte le vacanze natalizie a mandare a monte tutti i possibili accordi che gli hanno sottoposto i genitori. Quante sono state le poverine… tre? –

- Quattro –, lo corresse Aries, - Ho criticato i denti storti di Evangeline Travers in sua presenza, nonché le sue discutibili carenze dal punto di vista intellettivo. La volta successiva ho velatamente accennato alle voci di rapporti incestuosi tra i gemelli Carrow, il che ha escluso anche Diana Carrow. Infine, durante una passeggiata dopo il cenone della Vigilia, potrei aver accidentalmente spinto nella fontana dei giardini invernali Eloise Macmillan; la poverina non l’ha presa affatto bene, sostenendo in modo melodrammatico che stessi attentando alla sua vita. –

In preda alle risate collettive, Aiden riuscì infine a ricomporsi quanto bastava per domandare: - E la quarta? –

- Ravenna Lestrange. Con lei le cose sono più complicate, infatti sembra non essere affatto toccata dai miei modi forzatamente sgarbati. È palese che non ci sia alcun interesse da parte sua, almeno quanto da parte mia, ma sembra non voler assecondare i miei tentativi di boicottaggio. –

- Forse lo fa perché è francese – ipotizzò Kieran, accigliandosi.

- O forse perché è matta. –

- O forse perché aspiro ad ucciderti nel sonno, Black – intervenne la voce della diretta interessata, che fece capolino dalla scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile. Si appoggiò allo stipite della porta e gli rivolse un sorriso sornione, per poi fargli l’occhiolino e oltrepassarlo, lasciandolo per la prima volta completamente a corto di parole.   

 

 

*

 

Emily aveva passato la mattinata studiando con attenzione le interazioni che c’erano state tra i vari invitati. Se all’inizio sembrava che i gruppi fossero destinati ad essere gli stessi degli anni a Hogwarts, nelle ultime ore sembrava che le cose si fossero inaspettatamente modificate in modo piuttosto radicale.

La mano di Martin, che si posò delicatamente sulla sua, interruppe le sue elucubrazioni. Si voltò verso di lui, trovandolo a osservarla con un sorriso dolce dipinto sulle labbra.

- A cosa pensi? –

- Stavo ragionando su quanto siano cambiate alcune persone dopo il diploma. –

- Alcune sì -, riconobbe il ragazzo, - altre per nulla. Continuo a domandarmi come tu abbia fatto a frequentare per tanto tempo Cora Burke. –

- Quando vuole sa farsi apprezzare. –

Davanti al cipiglio incredulo del fidanzato, Emily gli riservò un lieve buffetto sulla guancia.

- Sul serio, non è tremenda come sembra, è solo molto infatuata dell’idea di diventare la futura signora Gaunt. Da che ricordi, è sempre stata affascinata da Kieran. –

- Sarà come sostieni, ma personalmente non riesco a ricordare una sola occasione nella quale si sia mostrata gentile nei miei riguardi o in quelli di chiunque altro dei miei amici. –

- È molto legata all’idea tradizionalista delle relazioni sociali tra Purosangue. Immagino che persone come Valerie, Lewis o Nathan la confondano non poco. –

- O persone come me, respinto e malgiudicato dalla mia stessa famiglia – concluse amaramente.

Emily intrecciò le dita alle sue, stringendolo gentilmente.

- La tua famiglia non capisce nulla, non mi stancherò mai di ricordartelo. –

Martin le accarezzò la mano, portandola poi alle labbra e depositandovi un dolce bacio sul dorso: - E io non mi stancherò mai di ripeterti quanto mi consideri incredibilmente fortunato per averti trovata. –

La voce divertita di Lewis giunse ad interrompere il loro scambio romantico. Fece capolino da dietro lo schienale della sedia di Martin e gli assestò una pacca sulla spalla.

- Dal canto mio, vi comunico che siamo ufficialmente tutti attesi nel salone principale. –

Valerie, accanto a lui, gli rifilò un buffetto dietro al collo.

- Razza d’invadente maleducato, hai rovinato il loro momento romantico. –

Massaggiandosi la parte colpita, il cugino roteò gli occhi al cielo: - Hanno sempre momenti romantici, è praticamente impossibile non interromperli in uno di essi. –

- E tu non ne hai mai. Forse, se ti impegnassi nel trovare una ragazza alla quale rivolgere le tue attenzioni, smetteresti di essere tanto molesto. –

Lewis le rivolse una buffa smorfia.

- Dovresti essere tu quella a trovare un gentiluomo, la zia non vorrebbe vederti convolare a giuste nozze entro la fine dell’anno? –

La replica di Valerie, tanto colorita che se fosse stata udita da sua madre le avrebbe provocato senz’altro una lavata di capo senza precedenti, venne coperta dal rumore di passi sempre più numerosi che si dirigevano verso il punto d’incontro.

- Credo che dobbiamo effettivamente raggiungere il padrone di casa -, intervenne Martin alzandosi e porgendo il braccio alla fidanzata, - almeno che non ci teniate particolarmente a infastidire Percival. –

- A proposito di Percival -, considerò Valerie, - qualcuno di voi ha idea di cosa abbia in programma? Ha parlato di una serie di prove, ma non ha ancora fatto cenno a quali potrebbero essere. –

- Potrei aver origliato qualcosa -, ammise Lewis, - mentre gli elfi domestici predisponevano il tutto. Credo si tratti di una caccia al tesoro con tanto d’indovinelli e prove di abilità. –

- Una caccia al tesoro? –

Le iridi verde smeraldo della cugina si accesero per l’entusiasmo.

Conoscendola, Lewis tirò ad indovinare: - Vuoi scommettere su chi di noi la vincerà? –

- Ovviamente. –

 

 

 

Aries lesse l’invito che suo padre gli aveva porto, aggrottando la fronte mano a mano che proseguiva nella lettura.

- Da quando ci interessa mettere le mani sull’eredità dei Peverell? –

- Non ci interessa. –

Inarcò un sopracciglio, mentre un’ipotesi si delineava chiaramente nella sua mente. Per molti anni era riuscito a sfuggire all’idea di un contratto matrimoniale, ma a quanto sembrava la sua buona stella si era definitivamente offuscata.

- Mi vuoi mandare lì per contrarre un qualche prestigioso matrimonio con una rampolla Purosangue? –

Gemini gli rivolse un’occhiata eloquente.

- Perché fai domande delle quali conosci già la risposta, Aries? Le tue sorelle sono sposate da anni, ma nessuna di loro può tramandare il nome di famiglia. Sta a te adempiere a questo compito e assicurarti un erede. –

- Tanto per non avere nessuna pressione sulle spalle – ironizzò.

- Sei un Black, non avere pressioni è un lusso che non ti è concesso. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buongiorno a tutte!

Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche impegno lavorativo che mi ha rallentato nella stesura delle mie storie. Ad ogni modo, ho deciso di dividere il capitolo in due parti perciò la seconda metà uscirà in settimana (spero entro Natale); ho deciso di operare questa scelta per dare modo a tutti gli OC di avere uno spazio maggiore. Questa volta torno a chiedervi di rispondere a due domande:

- Per chi credete che il vostro OC potrebbe nutrire un interesse romantico (vi chiederei di indicare più di un nome, così da poter cercare di accontentare tutti ove possibile. Ovviamente Emily e Martin, così come Briseis e Kieran, sono esclusi dalla domanda essendo già “ufficiali” all’interno della cerchia Purosangue)?

- A chi volete che siano dedicati i flashback del prossimo capitolo tra le seguenti ragazze (a questa domanda vi chiederei di rispondere prima possibile, così da darmi modo di lavorare al più presto all’uscita del prossimo capitolo):

Cora Burke

Emily Schacklebolt

Josephine Peverell

 

A presto,

Fire



[1] Nel ramo della famiglia Black al quale appartiene Aries è costume dare ai propri figli il nome della costellazione del segno zodiacale sotto il quale nascono.

[2] Con queste parole Gemini intende dire che Leo è un Magonò. Per essere certi che nessuno parlasse di questa macchia nell’albero genealogico di famiglia, Leo fu mandato in America e affidato a una famiglia di Magonò, e la linea di discendenza fu opportunamente modificata cancellandolo dall’arazzo.

[3] Come alcune di voi avevano giustamente intuito, Aries è in effetti un Legilimens per nascita.

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