Phoenix's Ashes

di runami_ lu99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** PRIMO CAPITOLO: È TEMPO DI CAMBIAMENTI ***
Capitolo 3: *** SECONDO CAPITOLO: FRATELLI ***
Capitolo 4: *** TERZO CAPITOLO: SANGUE ***
Capitolo 5: *** QUARTO CAPITOLO: INCONTRI E SCONTRI ***
Capitolo 6: *** QUINTO CAPITOLO: RINFORZI E ATTACCHI COMBINATI ***
Capitolo 7: *** SESTO CAPITOLO: LO STREGONE ***
Capitolo 8: *** SETTIMO CAPITOLO: OMBRE NELLA FORESTA ***
Capitolo 9: *** OTTAVO CAPITOLO: FULMINE ***
Capitolo 10: *** NONO CAPITOLO: IL FIORE DI GHIACCIO ***
Capitolo 11: *** DECIMO CAPITOLO: MEZZOSANGUE ***
Capitolo 12: *** UNDICESIMO CAPITOLO: LUCE OSCURA ***
Capitolo 13: *** DODICESIMO CAPITOLO: NOI SIAMO... ***
Capitolo 14: *** TREDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: IL PAESE DI ORCHIDEA ***
Capitolo 15: *** QUATTORDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: DEMONE DAI CAPELLI CELESTI ***
Capitolo 16: *** QUINDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: IL PASSATO DI PRISCILLA ***
Capitolo 17: *** SEDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: TEN POWERS ***
Capitolo 18: *** DICIASSETTESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: AD UN PASSO DALLA MORTE ***
Capitolo 19: *** DICIOTTESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: NEMICI PERICOLOSI ***
Capitolo 20: *** DICIANNOVESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 1 ***
Capitolo 21: *** VENTESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 2 ***
Capitolo 22: *** VENTUNESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: ALLORA DOVRAI UCCIDERE ANCHE ME! ***
Capitolo 23: *** VENTIDUESIMO CAPITOLO: DIVENTERÒ PIÙ FORTE ***
Capitolo 24: *** VENTITREESIMO CAPITOLO: NOITE È IL DECIMO ***
Capitolo 25: *** VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: KARETAO LAB ***
Capitolo 26: *** VENTICINQUESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: IL PASSATO DI VELVET ***
Capitolo 27: *** VENTISEIESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: DI MALE IN PEGGIO ***
Capitolo 28: *** VENTISETTESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: PER VELVET ***
Capitolo 29: *** VENTOTTESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: PROTEGGERE, PROTEGGERSI ***
Capitolo 30: *** VENTINOVESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: SVEGLIATI! ***
Capitolo 31: *** TRENTESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: FRASTUONO ***
Capitolo 32: *** TRENTUNESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: SALVATELA ***
Capitolo 33: *** TRENTADUESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: BRUTTA NOTIZIA ***
Capitolo 34: *** TRENTATREESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: RIVEDERE SE STESSI ***
Capitolo 35: *** TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: CONTO ALLA ROVESCIA ***
Capitolo 36: *** TRENTACINQUESIMO CAPITOLO: PAURA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO



Una bambina camminava a fatica, il corpo e il viso sporchi di fuliggine e sangue, attorno a lei solo il crepitio degli edifici in fiamme, un suono che sarebbe stato anche piacevole, ma non quel giorno e non in quell'occasione, ora quel rumore suonava più come una sentenza di morte e distruzione. Per Asuka una notte tanto buia non si era mai vista prima, senza Luna e senza stelle, tanto nera che il bagliore del fuoco che stava incenerendo qualsiasi cosa, sembrava accecarla.
-Mamma! Papà!- urlava non sapendo che non avrebbe mai ricevuto una risposta, si guardava attorno sperando di scorgere qualcosa di diverso da morti e case in fiamme, una piccola perla luccicante fece capolino all'angolo del suo occhio e poi scorse lungo la guancia lasciando un solco pieno di tristezza e disperazione.
Asuka camminò e camminò, ma le sue povere gambe non la ressero più e cadde a terra con un tonfo sordo, ormai senza forze si arrese, troppe ferite e troppo sangue versato per quel piccolo corpo, sentiva freddo, nonostante il fuoco la stesse circondando. Ad un tratto il sonno si impadronì di lei e lentamente chiuse gli occhi facendo scendere un'altra lacrima, che andò ad inumidire la terra impregnata di quel vitale liquido rosso.
La notte divenne poi giorno al momento dell'alba, il sole salì piano all'orizzonte, quasi come se avesse paura di subire la stessa sorte di quegli abitanti, la luce arancione inondò il cielo a est, mentre al lato opposto l'oscurità si faceva sempre più flebile, lasciandosi alle spalle la notte in cui tutto ebbe fine, la notte in cui Fiore e Fairy Tail furono completamente distrutte.

Levy chiuse il libro mostrando sulla copertina il nome della sua gilda, lasciò la penna e si abbandonò sullo schienale della seggiola, con le sue ultime forze si strinse il ventre ormai rigonfio e cominciò a piangere.
-Mi dispiace, avrei voluto davvero darti la vita! Avrei voluto vederti crescere! Sia io che tuo padre. Anche se non sei ancora nato, ti abbiamo amato alla follia e continueremo a farlo anche dopo la morte- una carezza, quasi come se almeno per una volta madre e figlio si potessero sfiorare, poi anche lei stramazzò a terra, diventando solamente un corpo senza vita accanto a quello dell'uomo che aveva amato con tutto il suo cuore.

Questa storia è ambientata cinquecentodue anni dopo la sconfitta del mago nero Zeref e cinquecento anni dopo la disfatta di Fairy Tail.
Se tu, che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine.





Angolo autrice:

Salve a tutti, prima di tutto mi presento mi chiamo Luna ma potete chiamarmi Lu. Come avete capito dal prologo questa è una storia ad OC (e perchè no anche dall'introduzione visto che c'è scritto STORIA AD OC, grande come una casa) ed è anche la prima storia su Fairy Tail che faccio.
Volevo iniziare chiedendo come vi sembra il capitolo anche se è solo un prologo: è scritto bene? Magari è scritto da schifo? Mi interessa saperlo perché voglio essere sicura di fare un buon lavoro con questa storia, anche perché è la prima di questo genere che faccio, quindi non abbiate problemi a darmi consigli o farmi notare gli errori, anzi lo preferisco.
Dunque torniamo a noi, accetto un massimo di 9 personaggi (4 maschi e 5 femmine) poi deciderò se aggiungerne altri più avanti, per partecipare alla storia dovete compilare la scheda OC qui sotto e mandarmela tramite messaggio privato se no si viola il regolamento, inserendo alla voce oggetto "OC per Phoenix's Ashes".
Tutto ciò che vi chiedo è di essere più precisi e dettagliati possibile nel compilare le diverse voci facendo anche degli esempi se non riusciste a spiegarvi, in questo modo riuscirò a caratterizzare al meglio i personaggi, ah e ovviamente non posso farveli superipermegabadass già dalla prima apparizione, li evolverò piano piano nella storia. Un ultimo avvertimento qualche OC potrebbe fare una brutta fine, quindi se dopo aver detto questo volete mandarmi lo stesso il personaggio almeno sapete che non siete al sicuro (muahaha).
Ora vi lascio alla scheda OC (leggete le parti tra parentesi nelle diverse voci, alcune se non verranno rispettate ci sarà la possibilità che l'OC non venga accettato).



Nome:
Cognome:
Soprannome: (facoltativo)
Età:
Sesso: Aspetto fisico:
Segni particolari: (facoltativo: cicatrici, voglie, tatuaggi, piercing ecc.)
Carattere: (siate più dettagliati possibile)
Modi di dire: (facoltativo, sono frasi ad effetto, esempio: Aye-sir, sono tutto un fuoco ecc.)
Vestiario:
Marchio gilda: (colore e dove è collocato)
Arma/magia: (tutto quello che volete sempre molto dettagliato)
Attacchi: (facoltativo al massimo me li invento, ma se li mettete specificate nome e cosa succede quando lo si fa)
Power up combattimento: (esempi: dragon force, star dress, devil slayer, modalità drago di ferro d'ombra, modalità drago di fuoco e fulmini ecc.)
Punti forti: (non esagerate)
Punti deboli: (almeno 2/3)
Cosa gli piace: (i gatti, i bambini, combattere, le tette grosse ecc.)
Cosa odia: (insetti, la solitudine, le ingiustizie, le tette piccole ecc.)
Love story: (si o no)
Sketch: (facoltativo, esempio: litiga sempre con qualcuno? È un pervertito? Ha manie da spogliarellista? Non ha senso dell'orientamento? Urla maaannn in continuazione?)
Passato: (su questo punto voglio essere molto chiara: essendo la storia ambientata 502 anni dopo la sconfitta di Zeref e 500 anni dopo la distruzione di Fairy Tail, non potete inserire in un ipotetico passato ad esempio un demone dei libri di Zeref perché lui è già bello che morto e sepolto e i demoni con lui, stessa cosa per i membri di Fairy Tail, non inserite che il vostro personaggio è il figlio di due della gilda perché anche loro sono ormai andati, insomma siate coerenti con le tempistiche della storia)
Altro: (facoltativo: se avete richieste particolari che ne so tipo se volete che il vostro OC inizialmente risulti come nemico e poi come amico, se il vostro OC ha un partner inseparabile ecc.)


Bene direi che è tutto qua, un'ultima cosa: se avete bisogno o vi siete scordati di mettere qualcosa o volete modificare alcune voci potete mandarmi un messaggio inserendo nell'oggetto "modifica OC 'nome del personaggio' Phoenix's Ashes" e inserite ciò che vi siete scordati.
Il primo capitolo non so tra quanto uscirà ma al massimo entro due settimane, perché prima mi voglio studiare per bene gli OC.
Bene ora che ho scritto un bel papiro di informazioni e avvertimenti posso concludere, grazie in anticipo a chi manderà gli OC.
Hola
Lu

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Capitolo 2
*** PRIMO CAPITOLO: È TEMPO DI CAMBIAMENTI ***


PRIMO CAPITOLO: È TEMPO DI CAMBIAMENTI




La distruzione di Fairy Tail e di Fiore aveva portato grande scompiglio nel mondo, gli abitanti del regno erano stati decimati, uccisi a sangue freddo senza risparmiare né donne né bambini, solo alcuni erano sopravvissuti sottomettendosi a colui che aveva raso al suolo la loro patria, di cui era diventato il sovrano indiscusso spodestando il Re e piegando ogni cittadino al suo volere con il suo enorme esercito. Da quel fatidico giorno il Concilio e ogni gilda del continente furono sciolti e i membri che ne facevano parte furono uccisi anch'essi, in modo che non potessero ribellarsi alla sua tirannia. Senza protezione da parte delle gilde e del Concilio gli abitanti rimasti furono preda delle percussioni dei soldati del sovrano, riducendosi ad uno stato di povertà assoluta.
Successivamente sott'ordine del nuovo Re furono istituite delle compagnie chiamate "Vasileias", create per mantenere l'ordine e il controllo su tutto il paese, di questi assembramenti ne venivano disposti uno per ogni grande città, i suoi membri pattugliavano le strade, anche dei paesi più piccoli nei dintorni, facendo rispettare le leggi con la violenza e la sottomissione.
Tuttavia, la cosa peggiore non era la situazione in cui versava il popolo, bensì il processo di pena di morte per accusa di ribellione, chiunque fosse responsabile di atti illeciti volti alla sommossa, veniva privato della propria vita in un modo alquanto singolare: l'imputato veniva portato davanti ad una corte di giudici, che però non avrebbe deciso se risparmiare o meno tale persona, ma avrebbe dovuto scegliere per essa il modo più meritevole di morire, e la maggior parte delle volte quel modo era "Vivat Rex", quando si arrivava a questa conclusione il "criminale" veniva condotto davanti al Re che con i suoi poteri prosciugava il malcapitato di tutta la sua essenza vitale fino a quando il suo cuore non smetteva di battere, non era un processo lungo, ma per quelli che erano stati sottoposti a tale pena sembrava un eternità di sofferenza e paura.
Il sovrano incuteva timore a chiunque, nessuno lo aveva mai visto in viso se non i condannati poco prima di morire, e nessuno sapeva come riuscisse ad utilizzare tale magia, un incantesimo che non era scritto sui libri di testo, che non faceva parte di questo mondo, e che non rispettava le normali leggi della natura, ma che a quanto pare gli era valso il nome di "Theos Velona" l'immortale, gli abitanti della nazione lo conoscevano tutti così e ormai era sul trono da cinquecento anni.


Nonostante tutti i pattugliamenti e le ronde da parte dei soldati nella città di Magnolia, c'era sempre stato un ragazzo che, veloce come un'ombra, riusciva ad intrufolarsi all'interno della sede dei Vasileias rubando le scorte di cibo per poi uscirne senza che nessuno se ne accorgesse. Ne rubava sempre una quantità tale da sfamare quei pochi abitanti rimasti, ma non tanto da destare sospetti nei soldati, in questo modo negli ultimi dieci anni aveva aiutato la gente di lì a sopravvivere.

Se ne andava passeggiando come se niente fosse nel bel mezzo della via principale, un sacco grosso quanto lui sulle spalle straripante di cibo, una mantella nera con i bordi blu e il cappuccio tirato su, gli copriva i capelli spettinati color castano e i due occhi bicolore: il destro rosso, quasi il riflesso del colore del suo sangue; il sinistro azzurro ghiaccio, come se la sua personalità fredda fuoriuscisse da quell'unico punto, essi risaltavano sulla sua pelle color caramello, così come i denti bianchissimi serrati in un ghigno appena accennato. La mantella era legata solo all'altezza del collo da un medaglione, in modo che nel suo veloce avanzare i lembi di quel pezzo di stoffa svolazzassero, lasciando scoperto un fisico scolpito dai duri allenamenti e quella cicatrice a forma di cuore sul lato sinistro del petto, che ogni tanto tornava a bruciare. Le gambe si muovevano veloci facendo oscillare la corda che gli teneva su i pantaloni larghi, neri e lunghi fino alle ginocchia, come facesse a camminare a quella velocità indossando solo delle semplici infradito era un mistero, eppure se ne andava sgusciando tra la gente come se avesse importanti commissioni da fare. Due Vasileias gli passarono di fianco e proseguirono senza neanche voltarsi, quasi come se la gigantesca falce completamente coperta da bende che aveva sulla schiena non fosse un dettaglio importante.
Una volta che i soldati si furono allontanati si fermò davanti alla porta di una casa e bussò.
-Mary sono io!- disse ad alta voce alla persona dall'altro lato rivelando il suo timbro di voce molto profondo.
-Entra pure!- rispose una voce femminile. La porta di legno si aprì con un cigolio e la luce del mezzogiorno entrò nella piccola stanza inondandola, lui si chinò per entrare vista la sua statura molto alta. Una donna bellissima, dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda da una bandana che le copriva anche la fronte imperlata di sudore, stava lavando dei vestiti in una tinozza piena di bolle.
-Ti ho portato la scorta di oggi- le disse il ragazzo porgendole un piccolo sacchetto, la donna gli sorrise caldamente e lo ringraziò, poi sentì un rumore di passi, flebile ma veloce provenire dalla stanza di fianco, in un attimo una piccola figura attaccò alle spalle puntando dritto al suo collo, lui quasi si sbilanciò per l'urto ma rimase in piedi.
-Mamma! Mamma! Guarda è arrivato Tyson!- urlò una bambina, gli stessi capelli rossi della madre le coprivano i grandi occhi nocciola, celando l'espressione di felicità nel vedere il ragazzo.
-Ho visto Asuka, ora scendi, dai- le disse dolcemente Mary chiedendo scusa per l'ennesima volta a Tyson il quale ogni volta che entrava in quella casa era assalito da quella bambina iperattiva.
-No! Perché se lo lascio andare dopo lui non ritorna fino a domani!- rispose gonfiando le guance e mettendo un broncio a cui il ragazzo non resistì, i bambini erano sempre stati il suo punto debole. La prese da sotto le braccia e se la staccò dal collo.
-Sai piccola Asi, un uccellino mi ha detto che oggi è il tuo compleanno- le disse, la bambina fece un enorme sorriso annuendo vigorosamente con la testa.
-Si! Ne compio cinque!- disse fiera di sè mostrando il numero con le dita e facendo ridere Tyson.
-E allora ti ho portato un bel regalo- gli occhi della bambina si spalancarono dall'emozione e dalla curiosità, il ragazzo frugò nel suo grosso sacco e ne tirò fuori un grande lecca lecca che gentilmente diede alla piccola: il suo sguardo cominciò a brillare.
-Ma dove lo hai trovato Tyson?- chiese la madre sbalordita, caramelle e dolci erano molto rari da trovare visto che tutto veniva sequestrato dai Vasileias.
-Ho i miei metodi- sorrise.
-E poi quante volte ti ho detto di chiamarmi Ty- disse lui posando a terra Asuka e incrociando le braccia. La donna sorrise imbarazzata, ormai quel ragazzo era di famiglia.
-È buonissimo!- urlò la bambina gustandosi il suo regalo.
-Ti piace?- chiese il castano, la piccola annuì troppo impegnata ad assaggiare quella delizia, Tyson le fece un caloroso sorriso, poi si caricò il sacco pieno di cibo sulle spalle e si voltò in direzione della porta.
-Devo finire di fare il giro anche dagli altri, ci vediamo domani- salutò con un cenno della mano prima di venire fermato da Asuka che lo stava tirando per i pantaloni, si voltò e la vide allungare le piccole mani verso di lui, la prese in braccio e lei le stampò un piccolo bacio sulla guancia, Tyson rimase stranito.
-Sai, un giorno quando sarò diventata grande, ti sposerò!- disse sghignazzando, il ragazzo sorrise, la mise nuovamente sul pavimento e accarezzandole la testa le rispose:
-Allora diventerai la signora Asuka Knightbuster- i bambini dicevano sempre cose del genere, ma per Ty quella era la prova che lei gli voleva davvero bene, e non lo avrebbe mai dimenticato. Sorrise la piccola, sentendo quelle parole, poi saltellando raggiunse Mary e insieme salutarono il ragazzo che si avviò verso l'esterno.

Era ormai quasi il tramonto quando Tyson consegnò l'ultimo sacchetto ad un anziano signore che viveva in una casa ai confini della città. Il Sole aveva da poco toccato la linea dell'orizzonte e lentamente stava scomparendo dietro di essa, il cielo cominciò a tingersi prima di rosa e poi di arancione intenso, la luce divampò, creando con le poche nuvole che vi erano, un gioco di riflessi e colori. Il mare era un incendio puro e il vento che muoveva le onde, sembrava invece alimentare le sue fiamme, ingrandendolo e restringendolo costantemente. Tyson se ne stava lì, sulla scogliera a strapiombo, le gambe a penzoloni e il vento che gli scompigliava i capelli già arruffati, con una mano cercò a tentoni nel sacco, che fino a poche ore prima era pieno di cibo, qualcosa da mettere sotto i denti, senza mai staccare gli occhi dall'orizzonte infuocato, le sue dita trovarono qualcosa di morbido, senza curarsene afferrò l'oggetto e diede un morso per poi fare un'espressione di disgusto, guardò finalmente cosa aveva in mano scoprendo un pezzo di pane con le noci.
-Che schifo- si disse, guardò la sua cena indeciso per qualche minuto, poi se la mangiò in un sol boccone e mandò giù senza neanche masticare, un brivido gli corse lungo la schiena, non era certo uno dei cibi che preferiva, ma lui aveva imparato a non buttare via niente.
Inspirò a pieni polmoni, un meraviglioso profumo di fiori e salsedine gli fece accennare un sorriso, amava il tramonto, era uno dei pochi momenti della giornata in cui ogni cosa si fermava, quasi come se tutti mettessero in pausa le loro vite per guardare quello spettacolo che si ripeteva ogni giorno, eppure era sempre diverso, ed era proprio per questo che lui lo considerava unico: amava la serenità di quel momento, il profumo della sera che si avvicinava, la freschezza del vento, e soprattutto amava quel silenzio, che per lui significava pace.
Purtroppo però quella quiete ebbe fine molto in fretta, un boato si propagò nell'aria, come se volesse farsi beffe di quel momento, e insieme ad esso, delle grida di dolore agghiaccianti, tanto da far accapponare la pelle, Tyson scattò in piedi e senza pensarci cominciò a correre verso la città.
I suoi occhi percorsero tutto ciò che gli si parava davanti senza mai smettere di correre, da lontano scorse tante figure indistinte, si fece largo nella nube di polvere che si era sollevata e quando la superò, con il suo sguardo bicolore, vide ciò che sperava di non vedere mai più: le persone a lui più care, tutto ciò che gli era rimasto, gli abitanti della città, uccisi, trucidati senza pietà, alzò lo sguardo, i Vasileias stavano facendo una strage, e lui non ne capiva il motivo, uno dopo l'altro i cittadini cadevano sotto i loro colpi, incapaci di difendersi, di reagire, ostacolati dalla paura, perirono tutti. Tyson era immobile, paralizzato, quella situazione gli aveva rivangato dei ricordi troppo dolorosi per essere vissuti anche una terza volta, incoscientemente si portò una mano alla cicatrice che aveva sul petto sentendo un dolore intenso. Guardò per un attimo a terra e scorse una piccola ciocca rossa in mezzo alla polvere, si avvicinò, la paura cominciò ad impadronirsi di lui, poi le vide: Mary e Asuka stese a terra in una pozza scintillante di sangue, mutilate, con il ventre squarciato e private degli abiti per chissà quale schifoso motivo, lui si chinò sperando che i suoi occhi non avessero visto bene, prese delicatamente la testa della piccola Asuka e la sollevò.


-Vorrei che fossi tu a dare il nome a mia figlia- disse Mary tenendo in braccio un piccolo fagottino rosa.
-Io? Ma veramente...- rispose imbarazzato Tyson arrossendo leggermente.
-Per favore, è solo grazie a te se lei è qui- cercò di convincerlo. Lui ci pensò su per un pò.
-Asuka!- disse infine.
-È proprio un bel nome, come ti è venuto?-
-L'ho letto in un libro qualche tempo fa, un libro che parlava di fate, Asuka era il nome della più piccola, e come lei anche le fate sono considerate un dono della natura, un miracolo-



Le lacrime invasero i suoi occhi impedendogli di vedere, trattenne i singhiozzi e posò la sua testa su quella della bambina, stringendo i denti.


-Sai, un giorno quando sarò diventata grande, ti sposerò!-


-Asi- disse in un sussurro, i singhiozzi gli impedivano di respirare, le lacrime scesero a fiotti, le lasciò scorrere incapace di fermarle, poi si alzò ancora scosso da dei tremiti. Il suo sguardo si incupì, il cappuccio gli oscurò il viso facendo accendere quei due occhi umidi di una luce brillante che bramava morte, le pupille erano ridotte ad un unico punto nero da una rabbia cieca. Avanzò impugnando la sua gigantesca falce, tolse le bende scoprendo la lama rosso cremisi puntellata di macchie più scure che luccicò alla luce del tramonto rendendola ancora più vivida, questa volta non c'era nessuno che poteva fermarlo, né i suoi genitori, né i suoi nonni, né tantomeno gli abitanti. In quell'istante i soldati non poterono non notare la sua presenza, furono schiacciati da una pressione spaventosa e molti di loro rimasero impietriti da quello sguardo, da quell'aspetto, mentre altri più coraggiosi si fecero avanti affrontandolo in prima linea, seppur con indugio. In un attimo senza che nemmeno se ne accorgessero, il castano era già alle loro spalle con la falce insanguinata, i Vasileias caddero a terra uno dopo l'altro come le tessere di un domino, un taglio profondo sul petto li aveva privati degli organi interni e anche della loro vita, mettendo fine al massacro che stavano compiendo, tramite la stessa sorte delle loro vittime. Un vento gelido soffiò inesorabile sui corpi senza vita.
-Pena per analogia- pronunciò queste parole in un sussurro prima di riposizionare la sua arma sulla schiena. I soldati rimasti in disparte restarono impietriti.
-Io so chi è- balbettò dal terrore uno di loro cadendo in ginocchio, la paura gli aveva fatto perdere tutte le forze.
-Tu sei Tyson Knightbuster, detto Tramonto Fantasma- lui lo guardò, la bocca serrata lasciava intravedere i canini appuntiti stretti in una morsa di rabbia, le sopracciglia erano aggrottate, un occhio emanava fuoco puro, l'altro ghiacciava la vittima, tutti i suoi muscoli erano contratti, le vene delle braccia si erano ingrossate facendo risaltare il suo tatuaggio che teneva sempre nascosto sotto la cappa "ogni stronzo che mi sfida è un uomo morto che cammina".
-Perché lo chiamano così?- chiese un compagno, anch'esso impaurito.
-Perché mette fine alla vita delle sue vittime senza che se ne accorgano, è veloce e silenzioso, sai di essere spacciato quando senti improvvisamente freddo, proprio come quando un fantasma ti trapassa- fece appena in tempo a finire la frase che la sua testa stava rotolando sul terreno insieme a quella dei soldati accanto a lui, e una nuova folata di vento glaciale sollevò un velo di polvere.
Finì tutto come ebbe inizio, velocemente e senza preavviso, il sole era ormai scomparso dietro l'orizzonte lasciando solamente una traccia di sangue a illuminare il cielo, Tyson era in piedi, immobile in mezzo alla piazza principale circondato solamente da cadaveri, la cappa svolazzava scossa dalla brezza serale, la falce gocciolava ingrandendo lentamente la pozzanghera ai suoi piedi. Rimase lì, a guardare il cielo, i pugni stretti e gli occhi ancora umidi, non sapeva cosa fare, ora che aveva perso veramente tutto si ritrovava da solo, confuso, triste e arrabbiato, non sapeva nemmeno più su quale sentimento appoggiarsi, gli era sempre piaciuto il silenzio, ma quella volta avrebbe tanto voluto sentire nuovamente la voce di Mary e della piccola Asuka, avrebbe voluto che gli dicessero cosa fare.
Le ultime lacrime stavano ormai consumandosi, quando Tyson prese finalmente una decisione, rimise le bende alla sua falce, prese quei due corpi a cui teneva tanto e li seppellì insieme, sulla scogliera, il luogo da cui preferiva guardare il tramonto, rimase per un pò in ginocchio a contemplare la croce con i loro nomi, ringraziando e pregando.
-Ora basta- disse, poi si alzò voltandosi di spalle e cominciò a camminare, la Luna era alta nel cielo, nonostante fosse solo una minuscola falce, emanava una tale luce da rischiarare tutta la città, lo sguardo di Tyson brillava di determinazione, ma soprattutto bramava vendetta.
-È tempo di cambiamenti e io avrò la tua testa, Theos Velona!- disse prima di scomparire nell'oscurità.





Angolo autrice:

Salve a tutti ecco il primo capitolo, nel caso in cui non lo aveste capito, non ho inserito alcun OC che mi è stato inviato, ma un personaggio inventato da me e l'ho fatto semplicemente per spiegare la situazione di Fiore dopo 500 anni e per avere qualcuno che possa riunire tutti i vostri OC, però vi assicuro che dal prossimo capitolo li inserirò ovviamente non tutti, perché ci vuole un pò di calma se no si fa confusione. Ho deciso di pubblicare un capitolo ogni due settimane, il weekend, è tanto lo so, ma il tempo per scrivere è quello che è, scusatemi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso ditemi cosa ne pensate e soprattutto se trovate errori. Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 3
*** SECONDO CAPITOLO: FRATELLI ***


SECONDO CAPITOLO: FRATELLI




Erano passati pochi giorni dall'evento di Magnolia e Tyson aveva quasi raggiunto la città di Hargeon, era intenzionato a sconfiggere Theos Velona ma non ci sarebbe mai riuscito da solo, per questo si era messo in viaggio alla ricerca di compagni con cui potesse condividere questo obbiettivo. Era diretto verso il porto, il luogo in cui passavano tutti i condannati diretti a Crocus, la capitale, quale posto migliore se non quello per trovare persone che volevano ribellarsi a quella dittatura. Entrò in una locanda, i clienti erano tutti Vasileias, non c'era da stupirsi visto che solo loro avevano abbastanza denaro per permettersi di bere fuori ogni giorno, Tyson si tirò più giù il cappuccio fino a nascondersi gli occhi, non che servisse a molto visto che nessuno riusciva a vederlo, si sedette su uno sgabello vicino al bancone e ascoltò le conversazioni dei soldati attorno a lui, in cerca di informazioni.
-Hai sentito l'ultima?- disse uno, ricevendo una risposta negativa dal collega che aveva di fianco.
-Magnolia è stata distrutta e la nostra sede anche, tutti gli abitanti e tutti i nostri soldati sono stati uccisi, hanno addirittura trovato teste mozzate e corpi sviscerati- continuò.
-Chissà che perdita, quella città ormai era da buttare via, gli abitanti erano tutti buoni a nulla, mi dispiace per i nostri ma se non sono riusciti a combattere contro una folla armata di soli bastoni, non dovevano essere poi così forti per rimanere nei Vasileias- rispose il suo collega bevendo un lungo sorso di birra dal suo boccale, il ragazzo strinse i pugni, segno che si stava innervosendo, avevano toccato un tasto dolente e la ferita faceva ancora male visto che non si era ancora rimarginata.
-No, ti sbagli è questa la cosa strana, si dice che ad aver massacrato tutti sia stata una sola persona-
-Una persona sola contro l'intera sede di Magnolia?- chiese stupito.
-E anche contro tutti gli abitanti della città, ha ucciso tutti dal primo all'ultimo senza risparmiarne nemmeno uno, un pazzo allucinato che gira con una falce, un sadico che desidera solo la morte a quanto pare, si dice che lo abbia fatto per divertimento- Tyson spalancò gli occhi, le iridi ridotte ad un puntino, le vene che erano apparse sulla sua fronte pompavano talmente tanto sangue che sembrava volessero esplodere, la mascella serrata in un espressione di furia lasciava vedere i canini appuntiti.
-Chi è questo pazzo?- domandò il soldato.
-Dicono che sia il Tramonto Fantasma, Tyson Knightbuster- rispose l'altro, il giovane fece per alzarsi quando una mano si posò sulla sua spalla tenendolo al suo posto.
-Non fare cazzate- le sussurrò una voce femminile all'orecchio, aveva capito le sue intenzioni ed era subito entrata in azione per evitare un disastro. Lui la guardò con la coda dell'occhio in allerta, sapeva che quella ragazza non era una ragazza normale, lo aveva capito dal fatto che era riuscito a vederlo nonostante si fosse camuffato con la sua magia, e questo lo impensieriva parecchio. Si tranquillizzò per un momento, ma senza mai abbassare la guardia, non gli piaceva la situazione, se fosse stata una nemica sarebbe finito nei casini, l'unica possibilità era attirarla in un luogo isolato.
-E tu chi saresti?- le chiese, lei lo guardò, fissandolo con i suoi occhi viola-azzurri.
-Non fare domande di cui non vorresti conoscere la risposta- ribatté, Tyson assottigliò gli occhi, quella donna puzzava terribilmente di guai. Improvvisamente qualcuno entrò come un tornado dentro la locanda interrompendo quello scambio di sguardi intenso, tutti i Vaileias si voltarono.
-Alexis! Tu non hai idea di che bellezze ci sono in questa città, è il paradiso delle bombe sexy!- esclamò un ragazzo: doveva avere ventitré anni, i suoi occhi color ambra contrastavano con i suoi capelli corti e neri e con il suo abbigliamento scuro composto da una maglietta attillata che metteva in risalto la sua muscolatura, le gambe erano fasciate da stretti jeans anch'essi neri con abbinati degli anfibi dello stesso colore, era molto attraente, Knightbuster guardò lei e un ghigno apparve sul suo viso.
-Alexis eh? Non sarai mica Alexis Black la Signora degli Elementi- le disse girandosi nella sua direzione: era una ragazza molto bella di vent'anni, i capelli lunghi neri e lisci le incorniciavano un viso da favola e due occhi viola tendenti all'azzurro che ipnotizzavano, era vestita con un top blu scuro con degli shorts e degli stivali di pelle nera ai piedi. la ragazza visibilmente infastidita lanciò un'occhiataccia a quello che era suo fratello maggiore.
-Per l'amor del cielo Alèk, non vedi che cosa sto facendo!?- sbottò contro di lui indicando lo sgabello vuoto per poi fare una faccia stupita.
-Dov'è finito?- si guardò attorno Alexis giusto in tempo per vedere un ombra che, veloce e silenziosa, stava saettando fuori dal locale.
-Inseguilo!- ordinò lei cominciando a correre fuori anch'essa.
-Agli ordini!- un sorriso sornione apparve sul viso di lui prima di lanciarsi al suo inseguimento. Nella locanda erano rimasti solo i Vasileias straniti da quei due individui che si erano rivolti al nulla, come se stessero parlando con un fantasma.
-Dimmi un pò, ma quei due non erano mica i cacciatori di taglie che abbiamo assoldato?- chiese uno di loro.
-Si Alexis e Alèk Black, la Signora degli Elementi e suo fratello lo Spaccaossa, sono qui per catturare il Tramonto Fantasma- rispose il compagno.
-Allora mi sa proprio che quel ragazzo è spacciato- disse un altro collega prima che tutti nel locale scoppiassero a ridere.
Tyson aveva approfittato di quell'attimo di distrazione per sgusciare fuori, non voleva attirare l'attenzione su di se, il suo obbiettivo era quello di rimanere nell'ombra senza creare casini, ma il piano era stato smontato da quei maledetti fratelli, lanciò un'occhiata alle sue spalle scoprendoli al suo inseguimento, veloce voltò in un vialetto e poi subito in quello dopo facendo perdere le sue tracce, sbirciò dall'angolo, vedendo i due Black guardarsi attorno.
-Maledizione Alèk era mio!- lo rimproverò lei.
-Non credevo lo avessi trovato se no non sarei entrato in quel modo, però dovevi veramente vedere che meraviglie c'erano lungo la via principale- si scusò per poi assumere un'espressione sognante.
-Sei sempre il solito, ora come lo troviamo?- disse scocciata Alexis.
-Non puoi usare la tua magia?- chiese il fratello.
-Perché credi che non ci abbia provato? La geolocalizzazione non funziona su di lui, ho provato anche con l'aria ma niente da fare, sembra scomparso, ci sono solo due possibilità: o è riuscito ad uscire dal mio raggio di azione, ma per quanto possa essere svelto è impossibile che sia riuscito a farcela; oppure ha una sorta di magia di occultamento molto potente che impedisce ai miei elementi di individuarlo, che è la spiegazione più probabile- si prese il mento tra il pollice e l'indice pensierosa.
-Interessante, quindi non dovrebbe essere tanto lontano, in questo caso lascia fare a me- ribatté Alèk mettendo i palmi aperti sul suolo, Tyson si stava già allontanando veloce e silenzioso quando il terreno sotto i suoi piedi divenne improvvisamente liquido.
-Ma che cazzo?- imprecò perdendo l'equilibrio, quella massa immensa lo scagliò in aria per poi tornare al suo stato normale, guardò a terra vedendo tutte le strade dei vicoli attorno fare la stessa cosa.
-Trovato- sogghignò Alèk spiccando un balzo fino a raggiungere la sua altezza, caricò la mano chiusa all'indietro, i muscoli del suo braccio sembravano esplodere e le vene divennero sempre più evidenti.
-Pugno supremo!- esclamò portandolo avanti, Ty spalancò gli occhi e rapido afferrò la sua falce parando il suo attacco con l'asta bendata, la potenza del colpo però lo spedì a terra e l'impatto fu talmente forte che gli mancò il respiro, una nube di polvere si sollevò. Lo Spaccaossa atterrò leggiadro pulendosi i vestiti, incrociò le braccia e si avvicinò, ghignando, al cratere creato da Tyson. La nube si dissolse rivelando il ragazzo che lentamente si stava rialzando massaggiandosi la schiena a causa dell'impatto con il terreno.
-Che botta!- si disse, poi guardò Alèk aggrottando le sopracciglia, aveva una forza spaventosa, era incredibile come fosse anche solo riuscito a pararsi data la sua velocità.
-Si può sapere cosa volete da me?- chiese infastidito Tyson ancora dolorante seduto a gambe incrociate. I due fratelli si scambiarono uno sguardo.
-Siamo cacciatori di taglie e siamo qui per catturarti- disse Alexis che senza perdere tempo lo aveva subito avviluppato con delle piante spuntate dal sottosuolo, il ragazzo la guardò notando che il colore dei suoi capelli e dei suoi occhi era cambiato virando al verde, molto probabilmente una conseguenza dell'uso della sua sua magia degli elementi, con cui si era meritata il suo soprannome.
-Sì, ma perché?- domandò nuovamente. Entrambi si fecero scuri, poi lo fulminarono con uno sguardo che avrebbe intimorito chiunque, ma non lui.
-Che razza di domande fai? Ti chiedi anche perché? Dopo quello che è successo a Magnolia, tutte quelle persone, capisco avercela con i Vasileias ma perché te la sei presa anche con gli abitanti? Cosa ti avevano fatto di male?- gli disse Alexis quasi urlando, sia lei che suo fratello odiavano le ingiustizie, infatti negli ultimi anni avevano deciso di diventare cacciatori di taglie, ma accettavano solo commissioni che ritenevano giuste, e quella era la prova. Il ragazzo con la falce abbassò la testa che venne oscurata dal suo cappuccio e si fece serio.
-Spiegamelo! Perché?- chiese di nuovo lei, Tyson alzò improvvisamente lo sguardo trapassandola con i suoi occhi bicromatici ridotti ad un unico puntino, come se niente fosse allargò le braccia liberandosi dalla presa delle radici spezzandole, si alzò in piedi e cominciò a camminare lentamente verso Alexis, con fare minaccioso, era a pochi metri da lei quando Alèk gli si piazzò davanti fermo come un muro di cemento armato, fronteggiandolo, chiunque si volesse avvicinare alla sua sorellina doveva prima fare i conti con lui, Knightbuster e il fratello maschio dei Black si trovavano ora a pochi palmi l'uno dall'altro, il primo lo fissava dall'alto del suo metro e novantacinque, il secondo, cinque centimetri più in basso, impassibile a braccia conserte, sosteneva la sfida.
-Sia chiara una cosa, non so chi vi ha detto questo, ma tutto ciò che sapete, su di me e su quel che è successo a Magnolia, è una grandissima stronzata- gli disse, Alexis lo guardò negli occhi studiandolo.
-Oh e noi dovremmo fidarci- ribatté Alèk con tono sarcastico, Tyson si voltò dandogli le spalle.
-Siete liberi di credermi oppure no, ma non cambia il fatto che io non ho mai torto un capello a quegli abitanti- guardò il cielo pensando a Mary e Asuka, per poi cominciare ad incamminarsi.
-Hey dove pensi di andare?- lo Spaccaossa lo stava per inseguire quando Alexis lo prese per un polso bloccandolo, lui si girò.
-Lascialo- gli disse, il fratello stava già per controbattere ma venne ammutolito dal suo sguardo, lei era sempre stata molto intelligente, capiva quando le persone mentivano e lui aveva detto la verità.
-Voglio solo farti una domanda- cominciò la ragazza attirando l'attenzione di Knightbuster che si fermò e la guardò da sopra la spalla.
-Immagino che dopo quello che è successo a Magnolia tu sia venuto qua per un motivo, quale?- gli chiese, Tyson restò in silenzio per qualche secondo, poi un'idea malsana gli balenò nella testa, si girò nuovamente e studiò i due fratelli, erano indubbiamente forti e insieme sembravano quasi imbattibili.
-Sto cercando dei compagni per far crollare questo regno, cosa ne dite? Vi va di unirvi a me?- una proposta decisamente inaspettata per i due, che rimasero stupiti e senza parole, prima che Alèk scoppiasse in una fragorosa risata.
-Sei fuori di testa, non ti conosciamo nemmeno, e poi figurati se uno come me si mettesse agli ordini di un tizio come te- rispose, Tyson si innervosì un poco, era difficile mantenere la calma quando qualcuno aveva quel sorriso canzonatorio stampato in faccia.
-Non vi ho mai chiesto di diventare miei subordinati donnaiolo, ma miei compagni, e comunque potete sempre rifiutare, non è un obbligo- disse, lei si fece avanti prima che suo fratello rispondesse a tono.
-Allora credo che rifiuteremo, nonostante tu prima abbia detto la verità, non mi fido di chi non conosco- proferì incrociando le braccia al petto.
-Come volete, l'offerta è sempre valida- rispose, poi guardò Alèk.
-Questo vale anche per te bellimbusto- gli lanciò una frecciatina prima di scomparire veloce, diretto fuori da quel vicolo, lasciando i fratelli Black soli.


Il porto era affollato di gente, stavano tutti aspettando l'arrivo della nave prigione che trasportava i criminali diretti a Crocus, il vascello attraccava ogni fine mese e ogni volta i cittadini si radunavano per vedere chi era stato catturato, per poi scambiarsi dicerie e informazioni su ogni prigioniero. Era come un sorta di evento a cui non si poteva assolutamente mancare, tutti i proprietari dei negozi aspettavano quel giorno con ansia, quell'assembramento di persone portava clienti e soprattutto soldi, di cui avevano sempre un gran bisogno. Quella volta le strade erano particolarmente affollate, si era sparsa la voce da giorni che un pericoloso criminale era stato catturato, considerato una vera e propria piaga per tutti coloro che lo indispettivano, per questo vi erano soldati sparsi per tutta la zona, per controllare e impedire una fuga imprevista di questo famoso criminale. Tyson stava camminando nei pressi del porto aspettando anch'esso l'attracco della nave, sgusciava schivando la gente che non riuscendo a vederlo gli veniva in contro, una coppia di Vasileias stava controllando la situazione, lui si avvicinò e rapido sfilò la sacchetta che uno di loro aveva legato alla cintura, soddisfatto la fece saltellare sulla mano soppesandone il contenuto.
-È ora di mettere qualcosa sotto i denti- disse dirigendosi verso uno stand che vendeva takoyaki, tirò fuori una moneta d'argento porgendola ad un anziano signore proprietario della bancarella.
-Due porzioni grazie, e tenga il resto- ordinò, il negoziante gli porse subito due cestini fumanti con quelle piccole sfere e lo ringraziò, poi il giovane continuò per la sua strada. Si sedette tranquillo su di una panchina mettendo in bocca un takoyaki, il suo sguardo si fermò su una folla ammassata davanti a quello che sembrava essere un piccolo ristorante, incuriosito cercò di vedere quello che stava succedendo al di la del muro di persone, usando la magia li occultò ai suoi occhi permettendogli di osservare attraverso di essi.
-No, mi lasci la prego!- gridava una ragazza bionda tenendo in mano un vassoio, doveva essere una cameriera visto il grembiule bianco che aveva legato alla vita. Si stava rivolgendo ad un uomo che, visibilmente ubriaco, l'aveva presa per un polso e si era avvicinato pericolosamente con intenzioni poco buone. Era un uomo sulla quarantina, capelli brizzolati a spazzola, occhi neri, non troppo alto ma dal fisico scolpito.
-Andiamo bellezza, vieni con me ti piacerà sicuramente- le disse prendendola per la vita, gli uomini attorno a lui, a quanto pare suoi subordinati, ridevano per quello che stava succedendo, quella ragazza era davvero attraente e loro volevano divertirsi.
-No per favore, non voglio, mi lasci andare!- urlava scuotendo la testa con le lacrime agli occhi, mentre cercava di liberarsi da quella presa ferrea, venne strattonata ancora mentre una viscida mano entrò da sotto la sua camicetta.
-Fai la brava, e una volta finito con me sarà il turno degli altri- disse lui ridendo, mentre lei implorava aiuto, ma nessuno poteva fare nulla, quell'uomo era il capo della sede dei Vasileias di Hargeon, Mudi, che approfittando del suo potere poteva permettersi tutto ciò che voleva, e se qualcuno fosse intervenuto, lui lo avrebbe subito fatto arrestare con l'accusa di ribellione e quindi in seguito sarebbe stato giustiziato. La gente che stava assistendo non poteva far altro che rimanere a guardare, alcuni distolsero lo sguardo altri si voltarono e altri ancora andarono via.
-Aiuto! Qualcuno mi aiuti vi prego!- continuava a dimenarsi la ragazza, vedendo però che nessuno sarebbe accorso in suo aiuto, afferrò per bene il vassoio che aveva in mano e colpì Mudi in pieno viso, lui mollò la presa cadendo a terra, lei cercò di scappare ma venne intercettata dai suoi sottoposti, il loro capo si rialzò furioso con il labbro sanguinante.
-Sgualdrina che non sei altro, guarda che cosa ha fatto- sputò per terra quella saliva rossa dal sapore ferreo.
-Ora ti riempio di botte, poi ti fotto e infine ti arresto per oltraggio alla legge- disse avvicinandosi a lei, spaventata e indifesa non poteva fare niente se non aspettare il terribile destino che l'attendeva, chiuse gli occhi impaurita. Una folata di vento le fece svolazzare i capelli biondi e un rumore metallico cominciò a cozzare davanti a lei, si accorse poi che nessuno la stava più trattenendo e che un tocco gentile si posò sul suo braccio come se volesse proteggerla, riaprì gli occhi e quello che si trovò davanti fu la sua salvezza. Tyson come un fulmine si era parato davanti a lei difendendola con la sua falce bendata, ma ciò che sconvolse anche lui è che non era il solo ad essere intervenuto, Alèk gli era di fianco in posizione di combattimento e con uno sguardo diventato cremisi fissava furibondo quel verme che sia lui che Knightbuster avevano atterrato: il primo con un possente pugno allo stomaco, il secondo con un colpo di piatto della sua falce. La ragazza guardò poi al suo fianco notando Alexis che tenendola vicino a se aveva messo k.o. tutti i soldati, i suoi capelli e i suoi occhi erano diventati blu, anche se questi ultimi erano solamente un puntino, il che significava che era furiosa.
-Stai bene?- le chiese in tono quasi materno, la vittima la guardò per poi scoppiare in lacrime ringraziando i suoi salvatori infinite volte. La sorella dei Black sorrise, poi fissò i soldati che allarmati erano scattati in piedi. Sia lei che suo fratello non potevano rimanere a guardare, soprattutto Alexis, capiva ciò che quella poveretta stava provando, mentre suo fratello non sarebbe rimasto in disparte ancora una volta senza poter fare niente, quella situazione aveva rivangato dei ricordi che tutti e due preferivano dimenticare. Per questo si erano buttati a capofitto senza pensare alle conseguenze.
-Di nuovo tu?- chiese stizzito Alèk guardando di traverso Tyson.
-Stavo per dire la stessa cosa- ribatté l'altro infastidito.
-Piantatela di fare i bambini voi due, non è né il luogo né il momento per mettersi a litigare- li rimproverò Alexis aiutando la povera ragazza da alzarsi. I due si guardarono in cagnesco, per poi rilassarsi subito dopo.
-Che ne dici, tregua?- domandò Tyson porgendogli la mano.
-Tregua- rispose l'altro afferrandola.
-Almeno fino a che non facciamo fuori queste mezze calzette- continuò scattando in avanti e assestando un bel pugno al centro del petto di un soldato. La battaglia ebbe inizio, ora la folla si era radunata tutt'attorno per assistere al combattimento, in molti sarebbero voluti intervenire per dare man forte, ma vedendo la potenza delle tre persone che stavano combattendo contro decine di nemici erano rimasti bloccati e capirono che non avevano bisogno di aiuto e che sarebbero stati solo d'intralcio.
Alexis stava usando i suoi poteri, con i capelli e gli occhi virati al blu stava sfruttando l'acqua del porto per spazzare via chiunque le si avvicinasse.
-Rimani dietro di me- disse alla ragazza che obbedì subito.
-Arrendetevi o farete una fine molto lenta e molto dolorosa- pronunciò queste parole in modo minaccioso tanto che alcuni dovettero indietreggiare intimoriti, ma un soldato le si avvicinò con un bastone magico in mano e provò a ferirla con una pallottola di luce, lei la schivò prontamente e subito lo colpì con un proiettile di acqua, si voltò alla sua sinistra giusto in tempo per vederne un altro caricarla con un pugno, evitò anche quello roteando su se stessa, poi con un movimento di braccia scagliò una falce liquida sfruttando la rotazione del movimento precedente, lo abbatté insieme ad un'altra decina di compagni che vennero coinvolti nell'attacco, finirono al suolo incoscienti in una massa di corpi senza forma. La folla era rimasta sbalordita dalla potenza di quella donna.
-Aspetta un momento, capelli blu, occhi blu, magia che controlla l'acqua, io so chi è- disse un abitante sconvolto.
-La maga che riesce a controllare qualsiasi elemento naturale esistente, lei è...- si interruppe di colpo deglutendo.
-La Signora degli Elementi- continuò un altro spalancando gli occhi. L'ennesimo nemico tentò di colpirla con una lancia diretta al suo collo, ma lei si abbassò di scatto facendo andare a vuoto l'attacco e subito dopo una colonna d'acqua lo spedì in aria mettendolo fuori gioco. Si rialzò guardando dall'alto in basso i soldati attorno a lei incoscienti, stesi al suolo.
-Vi siete messi contro la persona sbagliata- disse mentre i suoi capelli e i suoi occhi tornavano al colore originale, un grido di stupore si sollevò dal pubblico entusiasta. I nemici sembravano non finire mai, i Vasileias che facevano da guardia al porto erano accorsi sentendo le grida dei loro colleghi e ora si erano uniti anch'essi per dargli sostegno.
Alèk sembrava danzare sul campo di battaglia, ogni colpo era veloce e preciso, ogni passo deciso e i Vasileias non poterono niente contro la sua immensa forza.
-Dite le vostre ultime preghiere perché ora vi faccio a pezzi- disse scrocchiandosi le nocche. Due soldati gli si lanciarono contro armati di spadoni e tentarono un affondo che però andò a vuoto, veloce come una saetta aveva evitato le due lame entrando dentro la loro guardia, e gli aveva assestato due pugni decisi alla bocca dello stomaco, i due caddero a terra senza respiro. Sentì un movimento d'aria e veloce piegò la testa verso sinistra schivando un gancio coperto di fuoco che sibilò accanto al suo orecchio, rapido roteò e con il tallone colpì al collo il nemico alle sue spalle spedendolo contro un edificio, fece appena in tempo a rialzarsi che l'ennesimo Vasileias armato di noccoliere si era fatto sotto attaccandolo con un destro, prontamente afferrò l'arto e voltandosi lo sollevò per poi rovesciarlo violentemente a terra.
-Bene ragazzino vedo che non sei così male- disse qualcuno attirando la sua attenzione, si girò vedendo un uomo mastodontico sulla cinquantina barba e capelli bianchi, una montagna di muscoli. Alèk sorrise divertito.
-Lo Spaccaossa per te, vecchietto- ribatté cominciando a saltellare sulle punte dei piedi.
-Nome interessante, se ti sconfiggo posso appropriarmene?- chiese sfidandolo.
-Sempre che tu ci riesca- rispose a tono, il nemico partì all'attacco con una serie di pugni, lui li schivò tutti, prima a destra e poi a sinistra, infine gli rifilò un montante dritto sul mento e facendolo barcollare indietreggiò, furioso per il colpo ripartì all'istante cercando di afferrarlo per il collo, con entrambe le mani il giovane deviò l'attacco spalancando la sua guardia, poi usando una potenza inaudita gli diede una gomitata al centro del petto e ruotando lo stesso braccio proseguì con un pugno dritto alla mascella, un secco crack si propagò nell'aria e subito dopo il nemico cadde di peso sul terreno, tenendosi con una mano il viso e con l'altra il petto urlando di dolore, sia la mascella che le costole fratturate.
-C’è un motivo se solo io sono degno di questo nome- gli disse Alèk per poi ammiccare ad un gruppo di ragazze urlanti che lo stava letteralmente acclamando.
-Incredibile non ha nemmeno usato la magia, la sua è pura potenza fisica- affermò impressionata una voce dalla folla.
Tyson aveva disattivato il suo incantesimo rendendosi visibile a tutti, non aveva più senso rimanere nascosto ora che erano completamente al centro dell'attenzione, avrebbe volentieri evitato un casino di quelle dimensioni, ormai vi erano dentro fino al collo, quindi tanto valeva farlo in grande stile, ma soprattutto non poteva rimanere a guardare mentre facevano male a quella ragazza.
-Yu-Kai! Yu-Kai!* Let’s make some noise!- disse ghignando, i suoi occhi bicromatici scrutarono chiunque avesse davanti intimandogli di farsi sotto e affrontarlo, in molti esitarono: quell'aspetto, quello sguardo e soprattutto quella falce mettevano terrore, sapevano chi era e sapevano che cosa aveva fatto, per questo mantenevano le distanze, per evitare di subire la stessa sorte degli abitanti di Magnolia.
-Imbecilli che cosa state facendo? Attaccatelo e fategli pentire di essersi messo contro di noi!- urlò Mudi mentre lentamente si rialzava, i soldati ancora non si mossero, la paura li bloccava, con l'adrenalina a mille in corpo, finalmente uno di loro tentò di colpirlo con un ascia, Tyson afferrò la sua falce e parò il colpo con l'asta, poi lo disarmò con un movimento veloce di quest'ultima, l'arma volò in aria e si conficcò nel terreno accanto all'uomo che terrorizzato aveva perso la forza nelle gambe cadendo anch'esso, Knightbuster posiziono la lama bendata della sua falce poco lontano dal collo nemico, il cappuccio che gli oscurava metà viso faceva intravedere solo l'occhio purpureo che sembrava brillare, come se al suo interno bruciasse fuoco puro.
-Non esiste sole che non vada incontro al tramonto- sibilò in un sussurro instillando ancor più paura nei suoi avversari, il capo dei Vasileias strinse i denti, arrabbiato per il fatto che nessuno gli stesse obbedendo.
-Siete solo degli idioti, se non lo attaccate allora morirete per mano mia!- disse gridando, i suoi sottoposti guardarono Mudi e poi Tyson indecisi se perire a causa di uno o dell'altro, infine partirono all'attacco contro il giovane. Una nube di fumo lo avvolse rinchiudendolo in una sfera che si faceva sempre più piccola, il soldato in questione sorrideva convinto di averlo catturato quando invece la prigione di miasma si dissolse rivelando il ragazzo, aveva fatto ruotare la sua falce tanto veloce da riuscire a disperdere il fumo e poi si era come teletrasportato alle spalle del nemico colpendolo con una gomitata e mettendolo fuori gioco. Un altro lo caricò impugnando una spada, ma nel momento in cui tentò l'affondo si accorse di aver colpito a vuoto, il ragazzo era sparito, o meglio, si era spostato rapidamente alla sua destra e gli aveva rifilato una ginocchiata allo stomaco, il Vasileias cadde a terra. Grazie alla sua velocità nessuno riusciva a vederlo quando attaccava e in un batter d'occhio i soldati attorno a lui vennero messi fuori gioco uno dopo l'altro.
-Non ci ho capito molto, ma è straordinario, sembrava che si stesse teletrasportando di nemico in nemico- disse un uomo tra la gente. Mudi fu l'unico a rimanere in piedi, tutti i suoi sottoposti erano stati sconfitti da quei tre e ora aveva paura, si inginocchiò di fronte a Tyson e poggiò la testa sul terreno.
-Ti prego, risparmiami!- gridò, lui si avvicinò, sotto lo sguardo dei fratelli Black, guardandolo dall'alto in basso.
-Perché dovrei farlo?- gli chiese con disprezzo, il capo alzò lievemente lo sguardo mentre con una mano tirava fuori dalla tasca dei suoi pantaloni un pugnale.
-Tyson attento!- urlò Alexis cercando di avvertirlo.
-Perché così posso ucciderti con le mie mani!- disse scattando con l'arma verso l'alto cercando di recidergli il collo, il ragazzo schivò muovendo la testa all'indietro e rapido tranciò di netto la sua mano che rotolò al suolo impugnando ancora il coltello, poi fece una spazzata a terra facendolo cadere a pancia all'aria, e con l'asta della falce posizionata orizzontalmente sul suo collo lo bloccò. Mudi gridò di dolore mentre cercava di dimenarsi, Tyson si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso, il suo sguardo lo terrorizzò.
-Per favore, non lo farò più, non darò mai più fastidio a nessuno- gridò implorando pietà, il giovane fece più forza contro l'asta impedendogli di respirare per qualche secondo.
-Allora vattene da questa città e non tornare mai più- sibilò ricevendo in risposta un cenno della sua testa, lasciò la presa e Mudi riprese aria, poi si alzò e tenendosi il moncherino sanguinante scappò via. Un secondo dopo tutta la folla esplose in un boato di felicità a cui seguirono ringraziamenti e pacche sulle spalle. Alèk si diresse verso la ragazza da cui tutto era partito.
-Signorina, adesso può stare tranquilla, finché ci sono io nei paraggi- le disse facendole il baciamano e facendola arrossire, mentre le altre ragazze la guardavano invidiose. Tyson aveva riposizionato la falce sulla schiena e si stava avvicinando anch'esso alla ragazza bionda, che un pò spaventata dal suo aspetto fece un passo indietro, lui le porse un mazzo di chiavi.
-Tieni queste, sono le chiavi che ho rubato al tizio di prima, usale per entrare nella sala del tesoro della sede dei Vasileias e distribuisci il denaro che trovi agli abitanti, ne avete bisogno- le disse facendo un sorriso smagliante, arrossì nuovamente, non era poi così male.
-Hey che fai, occhi dolci, c'ero prima io- disse Alèk spintonandolo.
-Che diavolo vuoi? Si può sapere?- ribatté lui, cominciarono poi a farsi frontino prima di venir stesi da un pugno di Alexis.
-Siete insopportabili- affermò provocando una risata generale. Tyson si rialzò dolorante massaggiandosi la testa poi si rivolse ai due fratelli.
-Mi stavate seguendo per caso?- chiese trovando strana la coincidenza che fossero capitati tutti e tre nello stesso posto.
-No affatto, eravamo in giro per conto nostro quando abbiamo sentito delle grida- rispose Alèk.
-E poi ci siamo ritrovati a combattere insieme- continuò Alexis.
-E anche se mi duole dirlo, devo ammettere che sei forte- confessò il fratello sbalordendo sia lui che sua sorella, Tyson sorrise.
-Anche voi non siete per niente male- rispose, poi allungò un pugno chiuso in avanti.
-E se avete cambiato idea la mia proposta è ancora valida- affermò, i due si guardarono, come se si stessero leggendo nella mente.
-Direi che hai dimostrato di essere una brava persona- disse la ragazza.
-E non possiamo permettere che accadano altri episodi simili, quindi...- lasciò la frase in sospeso Alèk.
-Ci stiamo- dissero in coro allungando anche loro i pugni chiusi. Il gruppo che avrebbe cambiato radicalmente il regno di Fiore si era appena formato.

La nave prigione diretta ad Hargeon aveva da poco avvistato il porto, il sole era appena calato e la luce cominciava a farsi sempre più flebile, il capitano dalla polena della nave, stava guardando con un binocolo la riva.
-Preparate il prigioniero- disse ad un marinaio che corse immediatamente sotto coperta, prese un mazzo di chiavi e aprì una cella, un individuo era nascosto nell'ombra, le catene tintinnarono al movimento della sua testa che si alzò.
-Siamo arrivati Istrice-




ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!! ecco a voi il secondo capitolo!! Ho inserito due OC e ne ho introdotto un terzo che apparirà nel prossimo capitolo!
Vi è piaciuto il capitolo? Come vi sono sembrati Alèk e Alexis? Vi sono piaciuti i combttimenti? Mi interessa sapere se sono stati abbastanza avvincenti o no.
*l'espressione che Tyson usa "Yu-Kai" sta per "ok"
Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete critiche costruttive le accetto volentieri! prossimo capitolo tra due settimane! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 4
*** TERZO CAPITOLO: SANGUE ***


TERZO CAPITOLO: SANGUE




Il sole era calato da poco dietro l'orizzonte, di lui rimaneva solo una flebile traccia sul cielo pulito, la notte lentamente stava avvolgendo tutto quanto attorno a lei, il porto di Hargeon era brulicante di gente nonostante l'ora del coprifuoco fosse passata da un pò, ora che quei tre ragazzi avevano sconfitto tutti i Vasileias, gli abitanti avevano la possibilità di scorrazzare anche di notte liberi e senza restrizioni. Avevano, come prima cosa, distribuito il denaro trovato nella sala del tesoro della sede dei Vasileias a tutti gli abitanti, poi avevano svuotato il magazzino dalle scorte di cibo e ora il porto era in festa per celebrare quell'occasione. La gente cantava a squarciagola e ballava come non aveva mai fatto prima, per la prima volta dopo centinaia di anni i negozi erano straripanti così come le locande e i ristoranti. I tre ragazzi salvatori della città erano stati circondati da decine e decine di persone che volevano vedere con i propri occhi i loro eroi. Alèk se ne stava su di un comodo divanetto circondato da belle ragazze che gli facevano la corte.
-Ti prego Alèk perché non vieni a fare una passeggiata con me?- chiese una prendendolo per un braccio.
-No vieni con me, ho un posto speciale in cui vorrei portarti- disse un'altra avvinghiandosi a quello opposto, le due si guardarono in cagnesco.
-L'ho chiesto prima io- ribatté la prima.
-E allora? Il luogo in cui lo devo portare io è molto più bello- la seconda, lui si liberò dalla loro presa dolcemente e fece un baciamano ad entrambe.
-Signore mie, di questo ce n'è abbastanza per tutte voi- disse indicando tutto se stesso per poi fare un sorrisetto a cui le ragazze non poterono resistere per adularlo ancora di più. Intanto Tyson, che si era messo in disparte, lo guardava da lontano seduto su una panchina, infastidito, non sopportava quel sorrisetto, anche se non era diretto a lui, sbuffò distogliendo lo sguardo.
-Mi scusi signor Knightbuster- disse un signore, si voltò guardandolo con i suoi occhi bicolore e lui indietreggiò, un pò timoroso.
-Chiamami Tyson e dammi del tu, odio i convenevoli- rispose.
-Va bene, ecco noi volevamo sapere se potevamo vedere la tua falce- continuò mentre un gruppo di persone alle sue spalle attendeva impaziente e speranzosa una risposta, il ragazzo assottigliò gli occhi.
-Questa non è un giocattolo- disse indicando l'arma sulla schiena.
-Lo sappiamo bene è solo che ci chiedevamo perché è sempre bendata- disse, ricevendo in risposta un occhiata poco rassicurante, una mano si posò sulla spalla del giovane interrompendo la conversazione.
-Non credete che dopo oggi si meriti un pò di riposo- disse Alexis sedendosi vicino a lui.
-Ha ragione, scusateci- risposero in coro imbarazzati facendo un inchino per poi allontanarsi in fretta e furia, Tyson la guardò, le braccia incrociate dietro la testa e un sopracciglio alzato.
-Vuoi favorire?- chiese la ragazza offrendogli un boccale di birra, lo sguardo di lui si illuminò di colpo e senza neanche rispondere afferrò la bevanda e la bevve tutta d'un sorso per poi fare un esclamazione di soddisfazione.
-Che meraviglia! Ci voleva proprio!- sbottò pulendosi la bocca con il dorso della mano per poi fare un sorriso smagliante, Alexis ricambiò.
-C’è qualcosa che non va?- gli chiese, aveva notato il lui un comportamento strano da quando avevano cacciato Mudi da Hargeon, Tyson sospirò.
-C’è tanto casino in questa città, rischiamo di attirare davvero troppo l’attenzione, sono consapevole del fatto che gli abitanti vogliano ringraziarci, ma io non sono un eroe e non mi considero tale- disse serio guardando, quasi indignato, il fratello di lei mentre si crogiolava nelle lusinghe delle ragazze.
-Ti capisco- rispose lei.
-Non fare caso a mio fratello, lui la pensa diversamente- continuò, poi chinò la testa verso il basso imbarazzata.
-Vorrei chiederti una cosa- disse, avendolo conosciuto solo poche ore prima era un pò diffidente, ma c'era una cosa di lui che non riusciva a capire.
-Dimmi tutto- disse prendendo un altro boccale di birra e bevendone un sorso.
-Qual'è la tua magia di preciso?- chiese incuriosita, lui si portò di nuovo il boccale alle labbra per poi rispondere.
-Diciamo che è una specie di magia di occultamento: riesco a modificare la mia immagine agli occhi delle altre persone e viceversa, non è un tipo di magia adatta al combattimento, anzi non lo è per niente- sorrise, poi indicò la falce sulla sua schiena.
-Per questo mi porto dietro lei- continuò, poi guardò la ragazza.
-Sai, io ho l'abitudine di tenere sempre attiva la magia su di me, tanto quanto basta per non farmi vedere dalle persone normali, ma tu e tuo fratello ci siete riusciti lo stesso, questo vuol dire che siete fuori dal comune, ed è anche per questo che vi ho chiesto di unirvi a me- disse infine.
-Ho capito, ti piace stare nascosto per evitare guai inutili- rispose la ragazza, lui si mise a ridere.
-In poche parole si- bevve un altro sorso di birra. Alexis si appoggiò contro lo schienale inspirando a pieni polmoni l'aria della sera.
-Quindi ora che ci siamo uniti a te, qual'è la prossima mossa?- chiese al ragazzo, lui la guardò facendosi improvvisamente serio.
-Qualunque paese con una sede dei Vasileias, le butteremo giù tutte una ad una- disse bevendo, poi si accorse che la sua birra era finita ancora una volta e sbuffò deluso, lei sorrise e gliene ordinò un altra.
Un'atmosfera di pace aleggiava attorno a loro, sembrava quasi un sogno poter bere e festeggiare in compagnia ascoltando della musica, molti spasimanti chiesero alla bella Alexis di concedergli un ballo ricevendo sempre una risposta negativa, troppo imbarazzante danzare con degli sconosciuti e soprattutto circondati da tutta quella folla. Le luci erano quasi abbaglianti, la musica assordante, così come le risate che trasmettevano allegria e gioia, tutto molto bello, finché un esplosione fece zittire tutto e tutti, Alexis scattò in piedi così come Tyson e cominciarono a guardarsi attorno cercando il luogo da cui proveniva quel boato, notarono che Alèk si stava dirigendo verso il molo così lo seguirono a ruota.
-La festa è finita!- urlò Tyson.
-Per favore tornate tutti alle vostre case!- gridò Alexis agli abitanti che in un batter d'occhio si dileguarono. Entrambi raggiunsero Alèk al molo e insieme scoprirono la causa di quell'esplosione: la nave prigione a qualche centinaia di metri di distanza che stava per attraccare era in fiamme, fumo nero si sollevò dai suoi rottami mentre alcuni corpi avvolti dal fuoco si gettavano in mare nel tentativo di spegnerlo. Alexis si portò una mano alla bocca, sconvolta.
-Oh mio dio- disse in un sussurro.
-Che diavolo è successo qua?- si chiese Alèk.
-Andiamo a vedere- disse il ragazzo con la falce, poi guardò il fratello dei Back.
-Fai strada- gli disse, il moro capì al volo e con una mano tesa in avanti creò un sentiero indurendo l'acqua del mare, in seguito ripresero a correre verso il vascello in fiamme.


Nave prigione, qualche minuto prima

-Siamo arrivati Istrice- disse un marinaio al prigioniero incatenato.
-Questa cella è orribilmente zozza, che cosa ci mettete qua dentro? Animali? Sembra un porcile, che schifo!- disse la voce nell'ombra ricevendo un ghigno di risposta.
-Esatto animali come te e come tutti i prigionieri che abbiamo catturato, non vi meritate di essere trattati con i guanti- rispose il soldato.
-Oh andiamo giovanotto, non venire a farmi la predica, e poi lo sapete benissimo che non mi avete catturato, ma che mi sono consegnato di mia spontanea volontà- ribatté il prigioniero.
-Questo non cambia il fatto che ora sei in catene- aprì la cella e il prigioniero si alzò facendo un passo avanti per uscire, la luce della piccola finestrella lo illuminò.
Doveva avere sedici anni, abbastanza alto e muscoloso, i suoi capelli scuri non troppo corti erano sciolti in morbide onde, il suo occhio castano faceva pandàn con la sua pelle olivastra, mentre una benda gli copriva quello sinistro, cominciarono ad incamminarsi per il corridoio, veloci: il mantello color sabbia svolazzò lasciando vedere la maglietta color crema con tre piccoli bottoncini, i pantaloni a sigaretta dello stesso colore del mantello si infilavano dentro ad un paio di stivali marroni da cavaliere, le sue mani erano legate da due manette, un guanto in cuoio senza dita gli copriva la destra, una goccia di sangue rossa era dipinta sul dorso.
-Dov'è il mio zaino?- chiese il ragazzino.
-Non ti serve il tuo dannato zaino ora taci e cammina- rispose secco il Vasileias spingendolo in avanti, arrivarono in un'altra stanza: la sala motori.
-Uh siamo nervosetti qui, cos'è nottata in bianco?- domandò sfottendolo per poi fare un sorrisetto compiaciuto nel vedere l'espressione spazientita del marinaio, che però rimase in silenzio.
-Ah ci ho beccato, ma è lei che non te l'ha data o sei tu che hai fatto cilecca?- chiese ancora, a quel punto il soldato non poteva più ignorare le sue parole e arrabbiato lo prese per il colletto della maglia avvicinandolo al suo viso.
-Un'altra parola, una sola e io ti faccio fuori- disse minaccioso.
-Che maniere! È così che si tratta un signore della mia età? Non c'è più rispetto per gli anziani al giorno d'oggi, e poi guarda mi hai stropicciato tutta la maglia- ribatté usando un tono da finto sconsolato, poi un rumore metallico rimbombò sulle pareti di acciaio della nave, le manette del ragazzino erano cadute a terra: se ne stava lì, sorridendo sornione, facendo roteare le chiavi sulla punta del dito, il soldato controllò la cintura notando che il mazzo era sparito, fece appena in tempo ad accorgersi di quello che stava succedendo quando venne colpito da una ginocchiata allo stomaco, arretrò tenendosi la parte colpita dolorante, mentre un sorrisetto soddisfatto apparve sulle labbra del ragazzino.
-Bastardo come hai fatto a liberarti!- gridò il soldato guardandolo ancora piegato in due.
-Semplice ti ho sfilato le chiavi dalla cintura quando mi sei venuto contro, sono bravo a far innervosire le persone sai- rispose, si guardò attorno alla ricerca del suo amato zaino notandolo dietro le spalle del nemico in un ripiano insieme ad altri oggetti, probabilmente di altri prigionieri.
-Maledetto! E per quale motivo ti sei consegnato se poi sapevi che saresti scappato?- chiese, mentre con una mano estraeva un telecomando dai suoi pantaloni, schiacciò il pulsante rosso al centro.
-Oh beh vedi è una lunga storia: ho speso tutti gli ultimi soldi per offrire la cena ad una bella signorina, dovevo venire ad Hargeon per cercare una persona, ma ero rimasto al verde per pagare una nave che mi trasportasse, quindi ho pensato di consegnarmi in modo da avere un passaggio gratis, non sono così stupido da consegnarmi per davvero e poi dai, come fai a tenere un visino così angelico dentro ad una lurida cella- si toccò la faccia con fare sensuale, il marinaio lo guardò furioso.
-Tu sei pazzo, sei completamente al centro del suolo nemico, non riuscirai ad uscirne tanto facilmente- disse, intanto altri soldati lo accerchiarono pronto a catturarlo per rimetterlo in cella, aveva chiamato i rinforzi, il ragazzino ghignò ancora una volta prima di alzare la benda dal suo occhio sinistro, portò il suo guanto destro con la goccia disegnata davanti ad esso.
-Sangue chiama sangue- sussurrò, poi il suo aspetto cominciò a cambiare: le morbide onde dei suoi capelli cominciarono a muoversi come fossero smosse da una leggera brezza, stessa cosa il mantello che cominciò a svolazzare leggermente, mentre la sua carnagione da olivastra cominciò a diventare sempre più pallida fino a che non virò completamente al bianco, sembrava un vampiro.
-Dannazione tra tutti i prigionieri proprio lui doveva liberarsi!- gridò un soldato partendo all'attacco con un proiettile di acqua, esso scoppiò a mezz'aria intercettato da un ago intriso di sangue lanciato dal ragazzino.
-Pessima mossa, potete fare di meglio ragazzi, su un pò di fantasia!- li stuzzicò, i nemici attorno a lui indietreggiarono di qualche passo, poi un Vasileias cercò di colpirlo alle spalle preparando un pugno coperto da un'aura azzurra, il ragazzino lo guardò con la coda dell'occhio e prima che lo colpisse fece un salto mortale all'indietro sorpassandolo e mentre si trovava a mezz'aria, dalle sue mani partirono tanti aculei che si conficcarono nella schiena del nemico, esso cadde a terra con un tonfo, si voltò di scatto verso destra e schivò un proiettile di ghiaccio piegandosi all'indietro, colui da cui era partito l'attacco venne immobilizzato contro il muro da dei pungiglioni conficcati nei suoi polsi e nelle sue caviglie. Il giovane piegò i gomiti posizionando i suoi palmi verso l'alto e fissò con sguardo di sfida i Vasileias attorno a lui.
-Bloody Claws!- esclamò, dalla punta delle sue dita emersero degli aghi lunghi una ventina di centimetri, senza farsi scoraggiare alcuni lo caricarono, tutti i colpi vennero schivati prima a destra poi a sinistra, veloce come un felino contrattaccò lasciando sul corpo delle vittime tagli profondi, si portò le mani incrociate davanti al viso in posizione di combattimento, tenendo le dita leggermente piegate in modo da far sembrare quegli aghi dei lunghi artigli ricoperti di sangue, artigli di un predatore.
-Attacchiamolo tutti insieme forza!- gridò uno all'improvviso e poco dopo una decina di marinai partirono assaltandolo da ogni lato, il corpo di lui si ricoprì completamente di spilli e si rannicchiò al suolo poco prima che i Vasileias provassero a colpirlo, ma senza successo, gli aculei sembravano allungarsi sempre di più impedendo a chiunque di avvicinarsi.
-Guadate! La sua forma, sembra...- disse uno lasciando in sospeso la frase.
-Un istrice- continuò un suo collega intimorito. Il ragazzino scattò poi in piedi allargando le braccia.
-Needle Point!- in questo modo tutti gli aghi partirono in diverse direzioni colpendo uno per uno tutti i soldati attorno a lui, caddero tutti al suolo, fuori combattimento, tranne uno: il marinaio che lo aveva liberato dalla cella, aveva un aculeo infilzato nella spalla e stava sanguinando copiosamente.
-Bastardo!- gridò a denti stretti, per poi crollare anch'esso a terra incosciente, il sedicenne riprese il suo colore naturale e si calò nuovamente la benda sull'occhio, prese il suo zaino di pelle marrone e con l'altro guardò tutti i Vasileias un pò deluso della sua opera.
-Non va bene, non ho dato il meglio di me- disse mettendosi una mano dietro la testa.
-Non mi trovo a mio agio in un posto così zozzo, e poi che puzza!- esclamò tenendosi il naso nella speranza di non sentire quel fetore di marcio e polvere. Uno scintillio accompagnato da un flebile suono elettrico attirò la sua attenzione, spostò la vista verso i serbatoi di carburante e notò una decina di aculei infilzati nel metallo, strabuzzò gli occhi, durante l'ultimo attacco aveva involontariamente colpito anche i contenitori e con loro tutto il meccanismo di movimento della nave mandandola in cortocircuito, scintille cominciarono a esplodere da ogni parte minacciando di incendiare tutto.
-Merda! Sta volta ho esagerato!- gridò correndo a gambe levate il più lontano possibile da quella stanza. Il carburante che continuò a colare dai serbatoi creò una pozzanghera oleosa che via via si fece sempre più grande, una scheggia incandescente si posò proprio su di essa innescando un ritorno di fiamma, in un batter di ciglia i contenitori esplosero uno dopo l'altro, la nave venne scossa da un tremito e subito dopo venne completamente avvolta dal fuoco. L'Istrice si era catapultato sul ponte della nave giusto in tempo per vedere tutti i marinai gettarsi in mare con il corpo in fiamme, si guardò attorno alla ricerca di una soluzione per scappare da quell'inferno, si sporse oltre il parapetto e guardò in basso sperando in una scialuppa di salvataggio, ma niente da fare.
-Cazzo! Devo tuffarmi per forza? Ma così mi bagnerò tutti i vestiti- si lamentò, realmente indeciso se rimanere li o filarsela, sbuffò poi si tolse il mantello e lo mise nel suo zaino, l'incendio avanzava veloce e l'aria bollente era diventata irrespirabile per il troppo fumo.
-Se lo devo fare che venga fatto almeno con grazia ed eleganza- si disse salendo in piedi sul parapetto, allargò le braccia poi le portò in alto, saltò facendo una capriola e si tuffò di testa, purtroppo però picchiò la fronte e lui cadde rovinosamente su qualcosa di duro, cominciò a dimenarsi tenendosi la parte colpita, non sopportava il dolore.
-Che dolore! Che male! Maledizione chi diavolo è che ha messo questa...- si fermò notando che, sì era sul mare, ma si era stranamente indurito tanto che riusciva a camminarci sopra, alzò un sopracciglio stranito, bussò su di esso sentendo un rumore vuoto.
-... acqua solida?- si chiese, poi sorrise contento, si rialzò pulendosi i vestiti, e guardò in avanti notando un percorso solidificato sull'acqua.
-Mi va di lusso oggi- disse spensierato avanzando sul sentiero.


Intanto Tyson, Alèk e Alexis:

Correvano a perdifiato verso la nave in fiamme, il fratello dei Black aveva fatto in modo di rendere solida una porzione di mare in modo che essi potessero raggiungere il loro obbiettivo senza troppi problemi.
-Guardate c'è qualcuno davanti a noi!- gridò Alexis indicando un puntino nero in lontananza.
-E sta sfruttando il mio potere per girare indisturbato- ringhiò Alèk facendo una smorfia infastidita. Più si avvicinavano e più la figura si faceva nitida, fino a che non si trovarono a pochi metri di distanza con un ragazzino che doveva avere sedici anni vestito di tutto punto, si fermarono tutti fissandosi con sguardo indagatore. L'Istrice li guardò uno ad uno e si soffermò sulla ragazza piacevolmente stupito: mica male, in compenso i due ragazzi non gli trasmettevano niente di buono, uno lo fissava come se volesse mangiarselo vivo, l'altro faceva semplicemente paura, quella falce poi non aiutava per niente, ma per lo meno non facevano parte dei Vasileias.
-Voi rimanete pure qui a fissarvi, io vado a spegnere l'incendio- disse ironica Alex continuando la sua corsa verso il vascello, allungò le mani in avanti, i suoi capelli e i suoi occhi diventarono cremisi e in un attimo il fuoco che avvolgeva la nave prigione si allungò verso l'alto e infine si sollevò in un enorme sfera bruciante, un grande sole nella notte senza Luna, con un veloce movimento di polso la fece dissolvere, rimase solo un fitto fumo nero che continuava a fuoriuscire dai rottami ormai anneriti del vascello, il ragazzino la guardò colpito.
-Forte la ragazza- disse accennando un sorriso, poi si rivolse agli altri due.
-Voi chi siete?- domandò chiedendosi cosa ci facessero in mezzo al mare, Alèk e Tyson si guardarono.
-Se mai la domanda è: chi sei tu?- rispose Black, Alexis si posizionò dietro lo sconosciuto studiandolo.
-Sei scappato da quella nave in fiamme, quindi devi essere per forza un prigioniero, visto che non indossi l'uniforme dei Vasileias e non un prigioniero qualunque, sei quello di cui tutti parlano da giorni, Istrice se non vado errata- disse con nonchalance.
-Bella, forte e incredibilmente acuta, da cosa lo hai capito?- chiese dando le spalle ai due ragazzi, Alèk sentendosi ignorato si innervosì ancora di più.
-Sei l'unica persona che potrebbe fare un disastro del genere uscendone con un semplice taglietto- rispose indicando la sua fronte, lui sbarrò gli occhi, si toccò il punto in questione e poi guardò la sua mano le cui dita erano sporche di sangue, il suo sangue, probabilmente dovuto al colpo di testa sull'acqua solidificata, quando poco prima si era tuffato.
-Hey tutto bene?- domandò Tyson vedendolo sbiancato di colpo, la testa del ragazzino cominciò a girare vorticosamente, gli occhi iniziarono a vedere prima distorto poi solo nero, le orecchie fischiavano talmente forte da provocare un rumore quasi assordante, finché non perse completamente le forze e cadde a terra svenuto. L'ultima cosa che sentì fu un flebile:
-Portiamolo a terra-

Attorno a lui solo rumori confusi, voci di persone che si alternavano, il cinguettio di uccelli, il calore del sole gli riscaldò il viso e al tempo stesso strinse gli occhi per la luce fastidiosa, una brezza fresca mosse i suoi capelli neri facendo in modo di solleticargli la guancia, un meraviglioso profumo gli passò sotto il naso risvegliandolo, era seduto su un letto in una piccola stanza, una finestra era aperta facendo entrare un venticello piacevole, accanto a lui su una sedia Alexis parlava con Tyson dall'altro lato della stanza seduto a gambe incrociate e le mani dietro la testa.
-Toh, si è svegliata la bella addormentata- disse Alèk appoggiato al muro accanto alla porta a braccia conserte. Tyson si alzò e si avvicinò a lui guardandolo dall'alto in basso.
-Hai dormito dodici ore filate, abbiamo chiesto al dottore se avessi qualche emorragia interna che ti ha causato lo svenimento, ma a quanto pare è stato un semplice shock, sei sano come un pesce- gli disse alzando un sopracciglio non capendo la causa del suo improvviso collasso. Il ragazzino si sistemò sul letto toccandosi la fronte e sentendo un cerotto applicato proprio sulla ferita.
-Accidenti non posso girare con questo coso in testa, non dona alla mia immagine!- esclamò sbuffando.
-Certo che hai fatto proprio un bel casino- intervenne Alèk riferendosi allo scoppio della nave prigione, Istrice si mise a ridere.
-Già, chissà perché me ne capitano di tutti i colori!- esclamò divertito.
-Forse perché te le vai a cercare- ghignò il fratello dei Black compiaciuto.
-Probabile che sia per quello- rise ancora di più, Alexis lo guardò stranita e schiarendosi la voce attirò la sua attenzione.
-Come fa un ragazzino così giovane come te ad essere già un famoso ricercato?- gli chiese guardandolo con i suoi occhi viola, lui la fissò poi scoppiò a ridere di gusto con tanto di lacrime agli occhi.
-Ragazzino a chi? Io ho più anni di tutti voi messi assieme- disse tenendosi la pancia, i tre compagni lo guardarono stralunati, lui sospirò.
-Ne dimostro sedici, ma in realtà ho novant'anni- disse infine, tutti rimasero sbigottiti.
-Ma che diavolo dici? È impossibile!- sbottò Alèk.
-E invece è possibile per chi come me possiede la magia di devil slayer del sangue- rispose, Tyson si illuminò.
-Devil slayer? È rarissima come magia!- esclamò entusiasta.
-Già, ma comunque, voi chi siete? E perchè mi avete portato qui?- domandò guardandoli, la sorella dei Black si fece avanti.
-Io sono Alexis, quel ragazzo laggiù è Alèk e lui è Tyson- disse indicandoli uno ad uno.
-Avresti preferito che ti lasciassimo là in mezzo al mare?- chiese ironico il fratello della ragazza.
-No no! Per carità, sai che zozzura, non avete idea di quanto era sporca quella nave- rispose il "ragazzino" rabbrividendo al solo ricordo, Tyson rise.
-Sei forte piccoletto- disse: quel tizio cominciava a piacergli, soprattutto perché con un potere così e con quello che aveva combinato con la nave prigione, si stava rivelando una vera e propria sorpresa, anche se aveva tutta l'aria di un combinaguai. Ty aveva raggiunto Hargeon proprio per cercare qualcuno tra i prigionieri che si volesse ribellare al regno e uno come lui aveva tutte le carte in regola. Il giovane gli tese un pugno chiuso in avanti.
-Unisciti a noi, faremo crollare questo regno corrotto e lo faremo rinascere, un potere come il tuo ci sarà sicuramente d'aiuto- disse guardandolo con i suoi occhi bicromatici spettando una risposta, l'altro lo fissò indeciso sul da farsi: accettare o no? È vero che con loro avrebbe potuto viaggiare in lungo e in largo per il regno perseguendo il suo obbiettivo, però era anche vero che avrebbero attirato di più l'attenzione se fossero stati in tanti. Sogghignò, adorava mettersi nei guai e i guai adoravano lui quindi, perché no?
-Accetto! Ma non lo faccio per il vostro stesso obbiettivo, sto cercando una persona e continuare a viaggiare da solo comincia ad essere difficoltoso- disse unendo il suo pugno chiuso con quello di Tyson che fece un sorriso smagliante.
-Si, bene, tutto molto commovente, ma ancora non sappiamo il tuo vero nome- intervenne Alèk, il "ragazzino" lo guardò accennando un sorriso.
-Casper, Casper Cremisis, molto piacere-

Nello stesso momento, nella piazza principale della città:
-Edizione straordinaria! Edizione straordinaria!- urlava un uomo sventolando un giornale per attirare l'attenzione della gente attorno a lui, in molti si fermarono incuriositi a comprare il famoso "Hex Courier" il giornale nazionale del regno di Fiore.
Dopo il disastro di cinquecento anni prima, la casa editrice "Sorcerer" era stata smantellata e per una decina di anni la nazione rimase senza una fonte di informazioni, finché non venne fondata la "Hex Courier" sott'ordine del nuovo Re, con il solo obbiettivo di diffondere le leggi, le regole e gli eventuali provvedimenti in merito alla trasgressione di quest'ultime. Seduta al tavolino di un piccolo bar all'aperto, una ragazza leggeva la prima pagina del giornale che riportava la scritta: "La famosa villa del famoso malavitoso Enduin è stata ritrovata capovolta!" poi proseguiva all'occhiello: "Alcuni testimoni raccontano che la villa si sia innalzata in cielo, capovolta e poi sia caduta a terra. Lo stesso Enduin si trovava dentro durante il misfatto, ma quello che tutti si chiedono è: chi o cosa è stato a farlo?!" la ragazza chiuse il giornale sistemandolo sul tavolino accanto ad una tazza di cioccolata calda, ridendo divertita, intanto alcune pietre, un cucchiaino e una bustina di zucchero levitavano attorno a lei, non pensava di aver fatto tanto scalpore.



ANGOLO AUTRICE:

Weila giovanotti! (mi sento molto Casper in questo momento) Sono tornata con il nuovo capitolo!! Spero vivamente che vi sia piaciuto anche se è leggermente più corto di quello scorso, come al solito avvertitemi se trovate qualche errore o se avete consigli costruttivi da darmi. Spero anche di essere riuscita a caratterizzare al meglio Casper.
ATTENZIONE: a me stava venendo la malsana idea di pubblicare dei disegni (fatti da me) dei vostri OC, ovviamente creati in stile Fairy Tail, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un ultima cosa e poi giuro la chiudo qua: il ratings da qui in poi potrebbe cambiare in rosso quindi se siete minorenni e leggete questa storia avvertitemi, così mi so regolare su come descrivere le scene.
Prossimo aggiornamento tra due settimane!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

 

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Capitolo 5
*** QUARTO CAPITOLO: INCONTRI E SCONTRI ***


QUARTO CAPITOLO: INCONTRI E SCONTRI




Mancavano circa un paio di ore a mezzogiorno, il cielo era completamente sgombero dalle nuvole, il sole era cocente e i suoi raggi cadevano quasi perpendicolarmente sul viale acciottolato, rendendo le vie della città un autentico forno.
-Che caldo!- si lamentò Alexis sventolandosi una mano davanti al viso, nonostante usasse la sua magia per controllare l'aria attorno a lei cercando di trovare un minimo di sollievo, non otteneva nessun risultato, essa essendo rovente non faceva altro che peggiorare la situazione.
-Non lo dire a me, mi sento tutto appiccicaticcio, che schifo non vedo l'ora di farmi una doccia- disse Casper facendo una faccia schifata mentre cercava qualcosa dentro il suo zaino.
-Oh su, quante storie per qualche grado di più- li prese in giro Alèk sorridendo mentre inspirava a pieni polmoni l'aria estiva, al contrario di sua sorella lui adorava il caldo.
-Senti un pò fratellino, lo sai come divento con l'afa, quindi non cominciare se no ti faccio smettere io e anche alla svelta- ribatté la sorella minacciosa, Tyson guardò lei e successivamente lui, poi scoppiò a ridere di gusto.
-Te le ha proprio cantate- commentò verso il fratello facendo accendere la scintilla rissosa insita in lui.
-Vuoi vedere come te le canto io- disse mostrandogli un pugno chiuso, Knightbuster in risposta piegò la testa di lato e lo fissò dall'alto emettendo una sorta di grugnito.
-Yu-Kai, sono proprio curioso di vedere come fai- rispose sfidandolo, Casper scoppiò in una grossa risata tenendosi lo stomaco.
-Voi due siete proprio divertenti!- esclamò, poi continuò a cercare nella sua borsa. Intanto qualcuno li stava seguendo da lontano tenendosi ben nascosto per non farsi scoprire.
-Si come no, oppure insopportabili, dipende dai punti di vista- intervenne Alexis sbuffando, non bastava solo il caldo ora ci si mettevano anche quei due a litigare, spostò lo sguardo su Casper incuriosita da quello che stava facendo.
-Si può sapere cosa stai cercando dentro quello zaino? È mezz'ora che rumi- chiese poi.
-Un pò di pazienza e ti faccio vedere, se solo riuscissi a trovarli... oh eccoli!- esclamò estraendo dalla sacca un paio di ombrelli beige.
-E a cosa servirebbero?- chiese la sorella dei Black.
-Sono dei parasole magici, tieni prendine uno- le disse porgendoglielo.
-E come funzionano?- chiese, lui le indicò un anellino nero collegato al manico da un piccolo tubo.
-È semplice guarda qua, infili questo in un dito a scelta e attraverso questo canale la magia viene portata lungo tutto il telaio, prova, vedrai che sorpresa!- le spiegò, Alex fece quello che aveva detto e si portò l'ombrello sulla testa facendosi ombra, un attimo dopo la temperatura attorno a lei cominciò ad abbassarsi e un piacevole venticello fresco le mosse i lunghi capelli neri.
-Wow, ma è fantastico!- esclamò stupita sorridendo.
-Che ti dicevo!- disse lui facendo la stessa cosa.
-Ne volete anche voi?- chiese ai due ragazzi estraendone altri due dallo zaino.
-Si può sapere come fanno a starci tutti li dentro?- chiese Tyson mentre ignorava le provocazioni e gli insulti di Alèk, Casper gli fece l'occhiolino.
-Un mago non rivela mai i suoi segreti- rispose. Continuarono tutti e quattro a camminare per un pò in cerca di qualche negozio di alimentari, dovevano affrontare un lungo viaggio e non potevano partire senza le provviste necessarie, così avevano deciso di procurarsene almeno il minimo indispensabile, giusto per poter arrivare alla città più vicina. Il ragazzo con la falce cominciò a guardarsi attorno circospetto, si sentiva stranamente osservato e la cosa non gli piaceva per niente.
-Ty che succede?- chiese la ragazza notando l'inquietudine del compagno.
-Oh niente credevo di aver dimenticato qualcosa- mentì cercando di sviare il discorso, forse era una sua impressione, ma nonostante questo continuava la sua silenziosa ricerca, Alex lo guardò assottigliando gli occhi, il suo rivelatore di bugie naturale stava impazzendo segno che non gliela stava raccontando giusta, ma preferì non insistere.
-Ho trovato un negozio, entriamo- intervenne Alèk indicando un piccolo edificio che aveva esposto una bancarella di frutta e verdura, si diressero tutti verso di esso. Intanto la persona che li stava seguendo si fermò sbirciandoli dall'angolo di un vicolo, poi afferrò una Lacrima per le comunicazioni portatile.
-Sono qui- disse semplicemente prima di concludere la chiamata.


Ovest di Hargeon, poco fuori città:

-Capitano Syzer!- esclamò un Vasileias facendo il saluto marziale.
-La fonte ha confermato la presenza dei tre obbiettivi e ha anche riferito che, a quanto pare, a loro si è aggiunto il prigioniero che ha causato lo scoppio della nave prigione questa notte- continuò, un grugnito di disapprovazione uscì dalle labbra dell'uomo in questione.
-L'erba cattiva va estirpata prima che metta radici troppo profonde- disse voltandosi: era un uomo giovane, non doveva avere più di trent'anni, alto poco meno di due metri e con un fisico ben piazzato, i suoi capelli argentei raccolti in una lunga coda lasciavano liberi due ciuffi che cadevano davanti ai suoi sottili occhi grigi, il suo grado di capitano gli permetteva di distinguersi dagli altri soldati grazie al mantello bianco appoggiato sulle sue spalle.
-Preparate le truppe- ordinò, il Vasileias obbedì nell'immediato e un piccolo esercito cominciò a muoversi a passo di marcia diretto verso la città.


Hargeon, centro:

"La famosa villa del famoso malavitoso Enduin è stata ritrovata capovolta!" Era questo il messaggio riportato sul giornale in prima pagina, Tyson lesse quella frase due volte, prima incredulo e poi divertito, ghignò.
-Enduin eh? Quel gran bastardo- si disse fra se e se.
-Non credevo fosse ancora vivo, alla fine ha avuto ciò che meritava- continuò chiudendo il giornale, poi si rivolse ai suoi compagni.
-Dobbiamo sbrigarci, voglio lasciare la città prima di mezzogiorno- affermò.
-Come mai così presto? Io voglio godermela fin tanto che non ci sono i Vasileias nei paraggi, alla fin fine sono appena arrivato- si lamentò Casper.
-Ty ha ragione, dopo quello che è successo ieri e il casino che ha combinato Casper, non possiamo rimanere a lungo rischiamo di far arrivare qualche rinforzo dalla capitale e così metteremmo tutti gli abitanti in pericolo- intervenne Alexis.
-Oh ma andiamo, se si presenta qualcuno lo facciamo fuori subito e poi dai ho promesso a delle ragazze che le avrei portate fuori a cena- disse Alèk sbuffando.
-Hey posso aggiungermi anche io? Mi manca la buona compagnia e soprattutto la buona tavola- chiese Casper, il fratello dei Black lo guardò di traverso.
-Neanche per sogno, scordatelo, sono fuori dalla tua portata- ribattè.
-Oh beh, se sono alla tua di portata allora io le farò svenire con uno schiocco di dita, guarda che meraviglia di viso che ho, come si fa a resistermi- rispose vantandosi.
-Che hai detto nonnetto!?- si infuriò Alèk mostrandogli un pugno chiuso, Tyson rise di gusto, con tanto di lacrime agli occhi.
-In pratica ti ha dato del rospo e in effetti non ha tutti i torti- intervenne il ragazzo con la falce, neanche un secondo dopo cominciarono tutti e tre ad azzuffarsi, ma Casper si ritrovò con un bernoccolo sulla testa e piagnucolando per il dolore abbandonò la rissa affermando che: "Non è per niente elegante e nemmeno igienico".

 
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Intanto poco più lontano una ragazza di ventidue anni stava passeggiando lungo la via principale, alcuni sassolini volteggiavano attorno a lei, scrutava con i suoi occhi azzurri i negozi a bordo strada in cerca di una libreria in cui entrare. In molti si voltarono per ammirarla, non passava di certo inosservata: gli occhi, così come i capelli, erano color celeste, questi le arrivavano fino al fondoschiena e due ciocche le ricadevano davanti, su un seno che dire prosperoso era un eufemismo, avanzava portando le sue lunghe gambe una davanti all'altra, camminando sicura su due vertiginosi tacchi a spillo neri, aveva degli shorts e una giacca di pelle dello stesso colore, quest'ultima era aperta e lasciava intravedere la maglietta bianca che portava sotto, in testa indossava un berretto scuro. Si avvicinò ad un negozietto e si chinò per osservare da vicino i libri esposti da dietro una vetrina: "The adventures of Iris", nonostante fosse un libro vecchio aveva ancora il suo fascino, tanto che veniva ancora venduto in ogni negozio.
-Ciao bella signorina- disse una voce alle sue spalle, lei si raddrizzò e si girò guardando la persona che aveva parlato di traverso.
-Che vuoi?- disse secca, l'uomo in questione alzò le mani.
-Che caratterino, mi piaci, ti va di berci qualcosa assieme?- chiese con sguardo malizioso mentre spostava gli occhi lungo le sue curve ammirandole, lei si innervosì, poi apparirono cinque piccole sfere di ferro che si posizionarono attorno al collo dell'uomo e lo sollevarono di qualche decina di centimetri da terra.
-Primo: stavo leggendo i titoli di quei libri e tu mi hai interrotto, secondo: ti sembro una così facile da accettare la tua proposta alla prima occasione? E terzo: se non la smetti di fissarmi in quel modo, ti cavo gli occhi e ci gioco a biglie- disse per poi lasciarlo andare, lui la fissò con gli occhi spalancati, visibilmente scioccato, poi si allontanò alla svelta senza dire niente.
-Pff, robe da matti- sbuffò incrociando le braccia, tornò poi ad osservare i libri in vetrina, un secondo dopo un rumore di passi accompagnato da uno metallico attirò la sua attenzione, nuovamente si raddrizzò e guardò lungo la via in cui stava passeggiando: un esercito di Vasileias armato fino ai denti stava avanzando veloce nella sua direzione.
-Sono in questa città, trovateli!- ordinò uno di loro, si divisero in più gruppi e uno svoltò di una via traversa.
-Merda!- disse la ragazza e senza neanche pensarci si infilò in un vicolo lasciando passare i soldati che non la videro.
-Come hanno fatto a scoprirlo- si chiese.
-Devo andarmene da questa città- sbirciò da un angolo della via e poi uscì cominciando a correre, non poteva combattere perché non sapeva in quanti fossero i nemici e avrebbe rischiato di rimanere a corto di magia, quindi l'unica soluzione era quella, qualunque posto le andava bene, l'importante era filarsela.

 
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-Casper finiscila!- gridò Alexis sull'orlo di una crisi di nervi. Da quando avevano deciso di partire in giornata, il "ragazzino" aveva cominciato ad importunare tutte le ragazze che passavano di lì con domande inadatte come: "Non è che mi daresti un bacio?" o "Sei per caso vergine?" e ogni volta queste fuggivano spaventate da quel pervertito.
-Non capisco, cosa faccio di male?- chiese lui mettendosi una mano dietro la testa con espressione interrogativa.
-Secondo te? Non è una cosa normale- disse Alèk.
-Mi stai pure rovinando la piazza- si lamentò sbuffando, Casper fece un sorriso a trentadue denti divertito, poi cominciò a cercare nel suo zaino e poco dopo ne tirò fuori un pacchetto di noccioline, cominciando a mangiarle.
-Tyson sei sicuro che non ti serva una mano per portare quel sacco?- chiese la sorella dei Black guardando il ragazzo con le provviste sulle spalle, lui le sorrise.
-Tranquilla Alex, sono abituato a portare pesi del genere- disse, il fratello assunse un espressione canzonatoria.
-Si vede che sei un ottimo facchino, potresti lavorare come carrello della spesa- lo prese in giro, il ragazzo con la falce lo guardò con astio.
-Parla quello che si riduce a fare il gigolò- non fecero in tempo a cominciare una discussione, che un rumore attirò la loro attenzione, si voltarono tutti: un esercito di Vasileias stava avanzando nella loro direzione.
-Merda!- imprecò Alèk, davanti alla schiera di soldati un uomo dai lunghi capelli argentei raccolti in una coda li fissava con sguardo freddo, Tyson deglutì rumorosamente.
-Ci vede, nonostante la mia magia riesce a vederci- disse stupito.
-Cosa? Non è possibile questo vuol dire che...- si interruppe Alexis.
-È forte, anzi è molto forte- concluse il ragazzo con la falce.
-Knightbuster!- la voce dura di Syzer lo richiamò, lui sobbalzò, aggrottò le sopracciglia e assottigliò gli occhi fissandolo serio.
-Tu sei quello che ha iniziato tutto! E qui, in questa città, te lo giuro, finirà il tuo viaggio, parola di Syzer Airgead- proferì freddo come un pezzo di ghiaccio. Tyson si voltò verso i suoi compagni.
-Dividiamoci!- disse, Alexis lo guardò scuotendo la testa.
-Sei impazzito? Vuoi per caso fare da esca?- disse quasi urlando, aveva capito subito le sue intenzioni, lui la fissò serio.
-Sì è proprio quello che ho intenzione di fare, non preoccupatevi per me, ci ritroveremo a Ovest di Hargeon tra tre ore!- gridò, fece un sorriso e cominciò a correre in una via traversa, l'obbiettivo di quel tizio era lui quindi per permettere agli altri di scappare doveva attirarlo il più lontano possibile da loro.
-Mi dispiace ma dovrò disattivare la magia quindi sarete visibili a tutti!- disse infine prima di scomparire nell'ombra.
-Ma Ty!- venne interrotta la mora, Alèk l'aveva presa e se l'era caricata in spalla, nonostante stesse opponendo resistenza, poi aveva cominciato a correre anch'esso seguito a ruota da Casper.
-Quindi sta sera niente appuntamento?- chiese triste ricevendo un occhiataccia dal fratello dei Black.
-Alèk lasciami! Non può andare da solo!- urlò lei battendo i pugni chiusi sulla sua schiena cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea.
-Alexis!- la riprese con tono duro, lei si bloccò e lo fissò guardandolo stupita, quando la chiamava non con il soprannome voleva dire che era davvero serio e soprattutto che non ammetteva repliche.
-Conosco la tua testardaggine, so che se ti metti in testa una cosa poi non cambi idea, ma so anche che sei molto intelligente e quindi, riuscirai a capire il motivo per cui Tyson ha deciso di andare da solo- le disse, lei si calmò e cominciò a pensare: non sapevano da quanti soldati era composto l'esercito, ma era quasi sicuro che si erano divisi in gruppi per setacciare la città, quindi se fossero rimasti insieme avrebbero rischiato di essere circondati e con quel tipo argentato sarebbe risultato difficile uscirne vivi, mentre dividendosi avrebbero potuto combattere piccole porzioni di esercito e ne avrebbero così diminuito la forza offensiva, senza contare il fatto che, per ingaggiare una lotta contro un elevato numero di uomini, rischiavano di mettere a repentaglio la vita degli abitanti e soprattutto di radere al suolo la città.
-Ti fidi di lui?- chiese Casper guardandola con i suoi occhi castani, lei rimase immobile poi annuì anche se timidamente, Alèk ghignò.
-Hai visto quel suo odioso sorrisetto, non può farsi battere, deve tornare per forza, perché glielo devo levare dalla faccia a suon di cazzotti- disse mostrando un pugno chiuso, la ragazza spostò lo sguardo su suo fratello maggiore poi accennò un sorriso: era una delle poche volte in cui Alèk aveva ragione, anche se non lo avrebbe mai e poi mai ammesso davanti a lui, si calmò facendo un respiro profondo e subito pensò ad una controffensiva.
-Facciamogli il culo- disse determinata mentre i suoi capelli e i suoi occhi assumevano una colorazione grigia.
-Questa si che è la mia sorellina!- esclamò il ragazzo sorridendo a trentadue denti.
-Si ma adesso puoi anche mettermi giù- ribatté lei, Alèk si fermò e la posò a terra poi si girarono tutti verso l'esercito giusto in tempo per vedere Syzer svoltare nello stesso vicolo in cui poco prima si era infilato Tyson. Casper si levò la benda dall'occhio e si portò la mano coperta dal guanto davanti ad esso.
-Sangue chiama sangue- sussurrò prima che la sua pelle, da olivastra, virasse al bianco.
-Arrendetevi o farete una fine molto lenta e molto dolorosa- sibilò Alexis portando le mani aperte in avanti.
-Dite le vostre ultime preghiere perché ora vi faccio a pezzi- disse Alèk piegando la testa di lato e intimando ai nemici di farsi avanti, l'esercito non rallentò la sua corsa e in pochi secondi si trovarono faccia a faccia con i tre compagni: la battaglia ebbe inizio.

 
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Una ragazza dai lunghi capelli celesti correva per i vicoli di Hargeon, cercando di evitare qualsiasi incontro con i soldati che stavano rastrellando tutta la città. Aveva provato poco prima a volare via, ma aveva attirato troppo l'attenzione e ora la stavano inseguendo, tutto questo perché aveva capovolto la casa di quel malavitoso: Edoardo, Eldorin, non ricordava neanche più il suo nome.
-Fermati!- gridò un soldato dietro di lei, piano piano la stava raggiungendo insieme ai suoi colleghi.
-Ma chi è quella? E perché la stiamo inseguendo?- chiese uno di loro.
-Appena ci ha visto è scappata, il capitano ci ha detto che uno dei nostri obbiettivi ha il potere di modificare la sua visione ai nostri occhi quindi quella ragazza potrebbe essere uno di loro, è troppo sospetta- rispose un altro, lei non aveva la minima intenzione di fermarsi, nonostante il fiatone e le gambe che stavano per cedere, voltò in una via, girò la testa all'indietro per controllare che li avesse seminati, poi andò a sbattere contro qualcosa di estremamente duro e cadde a terra massaggiandosi la testa.
-Ahi, che botta, si può sapere che diavolo è...- lasciò in sospeso la frase e guardando verso l'alto, vide un ragazzo incappucciato con una enorme falce bendata dietro la schiena che la fissava a braccia incrociate con due occhi di colore diverso: uno rosso e l'altro azzurro. Le voci dei soldati si fecero sempre più vicine e lei scattò in piedi cercando di proseguire la sua fuga ma venne bloccata per il polso da quel tizio.
-Mollami- ordinò, lui la tirò a se e mise un dito davanti alla bocca intimandogli di fare silenzio. I soldati girarono nel loro stesso vicolo e proseguirono senza degnarli di uno sguardo, lei li guardò mentre si allontanavano, con un espressione stranita in viso, poi fissò lui che aveva lasciato la presa.
-Chi sei?- chiese, Tyson la guardò squadrandola.
-Non ho tempo per le presentazioni e se non vuoi venire coinvolta in una battaglia ti conviene filartela- disse dirigendosi dalla parte in cui lei era arrivata correndo, lo seguì, non sapeva come aveva fatto, ma di sicuro era stato lui a fare in modo che i Vasileias non la vedessero e siccome stavano cercando lei, andare con quel tipo poteva essere vantaggioso.
-Quale battaglia? Guarda che i Vasileias stanno cercando me- gli disse dura, Ty alzò un sopracciglio.
-Te? E perché mai?- domandò.
-Credo vogliano arrestarmi per aver messo sottosopra la casa di un certo Aladin o come diavolo si chiama- rispose sventolando avanti e indietro la mano, non era importante il nome, se non era abbastanza forte non aveva neanche il bisogno di ricordarsi di lui. Tyson la guardò e un espressione divertita spuntò sul suo viso, in seguito si mise a ridere.
-Endwin? Quindi sei stata tu? Fantastico! Non so perché tu lo abbia fatto, ma hai tutta la mia stima- disse sghignazzando.
-Io sono Tyson, Tyson Knightbuster- disse presentandosi.
-Priscilla, Priscilla e basta, non ho un cognome- rispose secca guardando avanti. Il ragazzo lanciò un occhiata dietro di se giusto in tempo per vedere una massa liquida color argento avanzare nella loro direzione, come un fulmine afferrò la falce e si frappose fra l'attacco e Priscilla cominciando a ruotarla, il colpo venne disperso in tante gocce che si sparsero al suolo, entrambi smisero di correre e si voltarono verso colui che aveva lanciato l'attacco.
-Quello è argento puro- disse Priscilla controllando la sostanza.
-Già e voi tra poco ne diventerete parte- pronunciò freddo Syzer che, su di una piattaforma volante fatta di quel materiale, li aveva raggiunti in pochi istanti, ora si trovavano a pochi metri di distanza.
-Sbaglio o non avevi specificato che eri inseguito da un capitano dei Vasileias- disse rivolta a Tyson fulminandolo con lo sguardo.
-Deve essermi sfuggito- rispose con espressione innocente.
-Non puoi usare il trucchetto di prima?- chiese stizzita, lui scosse la testa.
-È troppo forte, non funziona con lui- disse, lei sospirò poi il suo corpo cominciò a brillare, in un istante i suoi vestiti svanirono e vennero sostituiti da un'armatura completa in pelle e delle normali scarpe al posto dei tacchi a spillo.
-Oh fantastico, mi tocca combattere allora- ribattè facendo apparire cinque biglie di ferro che cominciarono a levitarle attorno, aveva capito che da quel tipo non poteva scappare, visto che prima l'aveva attaccata l'unica soluzione era quella e poi avevano più possibilità di batterlo in due.
-Sei sicura di volerlo affrontare?- chiese Tyson, lei lo guardò fredda.
-Sì ti darò una mano, ma tu mi proteggerai dai suoi attacchi- rispose atona, il ragazzo alzò un sopracciglio fissandola con espressione stranita.
-Come scusa?- domandò incredulo.
-Sei sordo? Ti aiuterò ma tu mi proteggerai, cosa c'è di difficile da capire- disse nuovamente.
-Perché dovrei?- sbarrò gli occhi sempre più smarrito.
-Perché te lo dico io, ecco perché- ribatté stizzita.
-Ora basta e cominciamo- disse infine facendo scattare le biglie verso il capitano, gliele posizionò attorno al collo e cominciò a stringere, Syzer non batté ciglio, anzi, afferrò quelle piccole perle e le frantumò con un semplice gesto della mano riducendole a polvere di ferro.
-Tutto qui?- chiese lui penetrandola con i suoi occhi grigi.
-Oh allora qualcosa di buono ce l'hai- rispose lei facendo apparire altre venti di quelle piccole sfere, esse partirono veloci come proiettili e cominciarono a roteare attorno a lui, poi una tentò di colpirlo al collo, un'altra alla fronte e una al petto, delle chiazze argentate però si frapposero tra esse e il loro obbiettivo inglobandole, Priscilla continuò a scagliarne una dietro l'altra senza mai centrare il bersaglio. Tyson la guardò e poi fissò lui, si accorse che continuava a mirare ai punti vitali, voleva veramente farlo fuori, senza esitazione, non una briciola di indecisione nei suoi occhi. Anche l'ultima biglia mancò il suo obbiettivo.
-Oh ma allora abbiamo qualcuno degno di nota qui, si vede che sei uno dei piani alti- disse lei quasi divertita, finalmente poteva combattere seriamente.
-Mi stai prendendo in giro? Con chi credi di avere a che fare?- disse lui infastidito, con un movimento delle braccia creò un enorme arco fatto d'argento, lo tese prendendo la mira.
-Silver's Archer!- gridò scagliando una freccia che sibilò fendendo l'aria, la rapidità di questa creò uno sbalzo di pressione che gli sollevò i capelli e il colpo partì ad una velocità spaventosa, diretto verso la ragazza, la punta luccicò alla luce del sole, come a voler mostrare tutto il suo splendore prima di venire ricoperta di sangue, sangue che però non scorse mai: un clangore improvviso accompagnato da una scintilla mise fine al suo percorso, Tyson veloce si era buttato a capofitto e con la lama bendata della falce aveva respinto l'attacco, il suo cappuccio era caduto sulla schiena mostrando a pieno il suo viso, la cappa ancora svolazzava mettendo in mostra i muscoli tesi.
-Mi dispiace ma non ho intenzione di rimanere in disparte- disse guardando serio Syzer. Priscilla rimase compiaciuta.
-Bene vedo che hai capito- proferì.
-La prossima volta però vedi di tentare di schivare, o almeno di parare il colpo- rispose serio, lei si innervosì un poco, odiava quando la trattavano in quel modo, fece per ribattere ma si bloccò quando vide il ragazzo con la falce venire scaraventato contro un edificio da un getto d'argento, alcune macerie crollarono sommergendo Knightbuster di detriti, lei guardò Syzer: tutta la sua furia, sparita di colpo, aveva lasciato spazio all'adrenalina che cominciò a scorrere nelle sue vene.
-Che la Luna si alzi in cielo- disse, alcuni oggetti attorno a loro presero a levitare a mezz'aria: bidoni dell'immondizia, sassi, cartelli, vasi e altre cose non meglio identificate. Questi cominciarono a muoversi raggruppandosi in due punti ai lati del nemico, assumendo una forma allungata verso l'alto.
-Press!- battè le mani e le due pareti si unirono schiacciandolo, passò qualche secondo di silenzio prima che gli oggetti cominciassero ad essere ricoperti da un liquido argentato.
-Telecinesi eh? Non male- disse il capitano.
-Ma non è abbastanza- le pareti si spalancarono e caddero al suolo rivelando la figura del Vasileias, che incolume stava preparando l'attacco successivo: una mano posizionata davanti a lui, sotto, con il palmo rivolto verso l'alto e l'altra sopra con il palmo rivolto verso il basso, una sfera argentata apparve nello spazio tra le due e in pochi istanti crebbe fino a diventare non più grande di una palla da calcio.
-Silver's Ray!- un raggio luminoso partì da essa, Priscilla raggruppò quei pochi oggetti attorno, davanti a lei incrociando le braccia.
-Shield!- si parò, l'impatto creò una forte pressione e i suoi capelli cominciarono a svolazzare come impazziti, ma più il tempo passava più l'attacco si faceva potente e sempre più difficile da contrastare, socchiuse gli occhi per la fatica e alcune goccie di sudore scesero lungo le tempie.
-Yu-Kai! Let's make some noise!- l'urlo di Tyson riecheggiò nel vicolo, ghignò divertito e rialzandosi dal cumulo di macerie si tolse la cappa rimanendo a torso nudo, scattò verso Syzer come un felino che insegue la sua preda, impugnando a due mani la sua falce bendata e caricandola all'indietro. Il capitano si accorse del ragazzo e interruppe l'attacco, Priscilla sciolse lo scudo, poi sorrise soddisfatta quando vide il Vasileias accorgersi di ciò che la ragazza aveva fatto mentre lui era impegnato a distruggere la sua barriera: bloccargli le gambe con dei pezzi di ferro legati al terreno in modo che non si potesse muovere, la guardò.
-Tu!- gridò con disprezzo stringendo la mascella.
-Sai in un combattimento serve soprattutto questa- disse lei indicandosi la testa e prendendosi gioco di lui, ringhiò posizionando le mani in avanti pronto per un nuovo attacco rivolto a lei, che però non partì mai: un dolore lancinante al fianco destro lo bloccò e cadde in ginocchio.
-Falce di Luna crescente!- Tyson lo aveva raggiunto e superato finendo alle sue spalle, con un movimento semicircolare della sua arma, aveva disegnato nell'aria una fittizia lama ricurva che sembrava brillare e lo aveva colpito lasciando un profondo solco nella carne, che ora zampillava sangue. Il ragazzo con la falce si raddrizzò e voltandosi guardò Priscilla piacevolmente colpito: aveva parato l'attacco nel mentre che stava bloccando il nemico, impedendogli di muoversi e come se non bastasse, prima che Tyson lo attaccasse, lo aveva fatto innervosire, in questo modo lo aveva distratto e il ragazzo era riuscito a mettere a segno il suo colpo: quella ragazza ci sapeva davvero fare. Syzer si strinse il fianco sanguinante, poi con la sua magia richiuse la ferita rattoppandola con dell'argento.
-Non pensate che sia finita qui- intervenne rialzandosi, guardò con sfida prima una e poi l'altro.
-La battaglia è appena cominciata- disse.





ANGOLO AUTRICE:

Buon salve a tutti cari lettori! Vi presento il nuovo capitolo!! Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Avete avuto il dispiacere di conoscere la nostra  Priscilla!!
Dovete sapere che questo è stato particolarmente difficile da scrivere e soprattutto era lungo, ma lungo veramenta tanto che l'ho dovuto dividere in due parti (la seconda la sto finendo di scrivere, un pò di pazienza)
Se vi state chiedendo: "Ma i disegni?" tranquilli li sto facendo e anche colorando, ma prima di pubblicarli voglio averne un pò così mi so gestire meglio il poco tempo che ho sorry! Direi che per ora è tutto, linea allo studio ci vediamo tra due settimane con il quinto capitolo!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 6
*** QUINTO CAPITOLO: RINFORZI E ATTACCHI COMBINATI ***


QUINTO CAPITOLO: RINFORZI E ATTACCHI COMBINATI




I tre compagni avevano ingaggiato una battaglia contro l'esercito dei Vasileias e ora erano stati messi alle strette perché decisamente più inferiori di numero.
-Sono troppi!- gridò Alexis con il fiatone, capelli e occhi grigi, appoggiandosi di schiena agli altri due, ognuno rivolto in una diversa direzione.
-Già, in più siamo circondati- disse Alèk stendendone uno con un pugno al viso.
-Non sono forti, ma sono molto più di noi, sto usando troppa magia, non so per quanto resisterò ancora- intervenne Casper abbattendone tre con alcuni aculei.
-Alex non puoi usare la tua magia per sapere quanti ce ne sono ancora?- chiese il fratello ad Alexis, dando un calcio nello stomaco a uno.
-Già fatto, all'incirca cinquecento- rispose lei scagliando una sfera d'aria contro un paio di soldati che stavano tentando di colpirla: Alexis aveva il potere di localizzare tutti i nemici nel suo raggio d'azione grazie agli elementi che controllava, era come se essi le parlassero e le passassero tali informazioni.
-Ancora la metà, se continuiamo così ce la faremo- disse Alèk asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
-No, se continuiamo così rimarremo senza magia e dio solo sa cosa accadrà dopo- lo corresse Casper, che intanto aveva estratto uno specchio dal suo zaino e lo stava usando per controllare la sua capigliatura.
-Ma che diavolo fai idiota!- gridò la sorella dei Black, lui la guardò con espressione innocente.
-Stavo controllando: anche combattendo, i miei capelli restano fa-vo-lo-si!- disse soddisfatto mentre con una mano si pettinava le ciocche scure.
-Se non smetti di fare il cretino ti ritroverai pelato un giorno di questi, parola mia- lo minacciò Alèk nervoso più che mai, il "ragazzino" lo guardò con gli occhi spalancati ed un espressione terrorizzata.
-Non oseresti- sussurrò tremante mettendosi le mani in testa, come a voler proteggere i suoi capelli, mentre un aura oscura aleggiava attorno a lui.
-Capitano Syzer, abbiamo perso metà del nostro esercito, questi sono dei mostri- disse un soldato ad una Lacrima per le comunicazioni portatile.
-Non mi interessa se sono mostri o no, prendeteli!- disse innervosito la voce dall'altro capo.
-Possiamo avere il permesso di richiamare i rinforzi?- chiese, si sentirono alcuni rumori metallici e delle voci indistinte, poi un verso sommesso di dolore.
-Gah! Dannazione! Sì, permesso concesso!- rispose con il fiatone e poi riattaccò subito dopo senza aspettare una risposta, il Vasileias estrasse una pistola spara razzi dalla tasca dei suoi pantaloni e sparò un colpo in aria, una luce brillante rossa scintillò nel cielo azzurro del mezzogiorno.
-Merda!- imprecò Alèk.
-Se prima avevamo qualche chance ora invece siamo spacciati- disse Casper schivando un proiettile magico.
-No se li sconfiggiamo prima che arrivino, anche se questo vuol dire rimanere a corto di magia- lo corresse Alexis parando un pugno con una barriera di vento, che poi usò per scaraventare il nemico contro alcuni colleghi dietro di lui atterrandoli.
-Va bene proviamoci- ripose il "ragazzino".
-Bloody Swords!- gridò e dai palmi delle sue mani uscirono due grossi aculei intrisi di sangue lunghi un metro, poi si lanciò contro i nemici e cominciò a menare fendenti cercando di aprirsi un varco, in pochi secondi venne isolato dai suoi compagni e accerchiato, lo attaccarono tutti in contemporanea, Casper si raggomitolò a terra e degli aghi cominciarono a fuoriuscire dal suo corpo difendendolo.
-Lasciate fare a me- disse un Vasileias, il suo corpo tramutò in acqua e si sciolse al suolo, poi cominciò a strisciare evitando tutte le punte, raggiunse il ragazzo e lo colpì con con un potente getto ad alta pressione che lo spedì in aria, gli aculei si ritirarono all'interno del suo corpo e lui, ricadendo, sbatté a terra con la schiena, l'impatto gli tolse il respiro per qualche secondo: quanto odiava il dolore lo sapeva solo lui, ma non avrebbe mai e poi mai mostrato la sua debolezza davanti al nemico, gridò silenziosamente mentre veniva afferrato dai soldati.
-È nostro!- gridò uno di loro mentre gli bloccava i polsi con qualcosa di duro e freddo, Casper guardò dietro di se poi espirò a denti stretti con fare disprezzante.
-Manette antimagia- disse con sdegno.
-Cosa credevate? Che fossimo venuti impreparati- ghignò un soldato, lui tentò di dimenarsi ma i nemici che lo bloccavano erano troppi, una mano si posò sulla sua testa e venne spinta con forza a terra.
-Ora non scapperai più- gli sussurrò un Vasileias all'orecchio.
-Casper!- gridò la sorella dei Black cercando di raggiungerlo per liberarlo, i nemici le si schierarono davanti pronti ad intercettarla.
-Levatevi dai piedi!- urlò furiosa roteando il busto insieme alle braccia tese verso l'esterno, si creò una piccola tromba d'aria che spazzò via una cinquantina di nemici in un colpo solo, anche lei però venne circondata subito dopo, ma non si scoraggiò. Due soldati le scagliarono contro una grossa e potente palla di fulmini, lei tentò di pararla creando un muro d'aria, la potenza del colpo la fece indietreggiare di qualche centimetro, ma tenne i piedi ben ancorati al suolo e avvolse l'attacco con un forte vento, la sfera fulminea si bloccò e un secondo dopo venne rispedita ai legittimi proprietari, caddero al suolo con il corpo avvolto da piccole scariche elettriche.
-Colpitela!- ordinò un Vasileias, i colleghi partirono nuovamente alla carica, la ragazza cominciò a schivare e parare, ma gli attacchi erano troppi e provenivano tutti da angolazioni diverse, una freccia infuocata le penetrò da dietro la spalla sinistra, urlò di dolore accasciandosi a terra, con una mano si teneva l'arto colpito e fissava i nemici avanzare verso di lei, guardò la ferita: stava zampillando sangue, la pelle era annerita segno che era stata carbonizzata, strinse i denti e distolse lo sguardo.
-Non fa male- cercò di autoconvincersi mentre si rimetteva in piedi, subito dopo un altro dolore lancinante le percosse il corpo: la sua gamba sinistra venne investita da una pioggia di lame, che le provocarono numerosi e profondi tagli, perse le forze e cadde nuovamente, i soldati la avvinghiarono in quattro e quattr'otto, gridò ancora mentre le muovevano il braccio ferito dietro la schiena per ammanettarla.
-Alex!- urlò il fratello preoccupato, i suoi occhi da ambrati diventarono rosso rubino.
-Non toccatela!- si infuriò mentre il terreno sotto i piedi dei soldati diventava liquido, cominciarono ad affondare uno dopo l'altro, finché non sparirono tutti nel sottosuolo.
-Forza uomini, è l'ultimo!- disse un Vasileias incoraggiando il resto dell'esercito, un orda si fece avanti, ma Alèk era troppo arrabbiato per farsi mettere sotto. Posò le mani a terra e in un attimo questa si sollevò come un potente Geyser spingendo una trentina di nemici in aria, saltò raggiungendo la loro altezza.
-Pugno supremo!- gridò sferrando un potente colpo al vuoto, la forza che ci aveva messo creò uno spostamento d'aria impressionante e i nemici furono completamente travolti da quell'onda d'urto. Atterrò girandosi, vedendo che alcuni di loro stavano cercando di attaccarlo alle spalle.
-Calcio supremo!- urlò ancora muovendo la gamba orizzontalmente, una nuova folata di vento spazzò via altri soldati. L'esercito lo circondò così come aveva fatto con gli altri due compagni e, allo stesso modo, tentarono di catturarlo. All'improvviso Alèk si ritrovò sommerso letteralmente di nemici che stavano continuando ad afferrarlo in ogni dove.
-Se mi dovete battere con la forza fisica allora è meglio che lasciate perdere- disse lui e un secondo dopo il cumulo i persone esplose rivelando il ragazzo senza un graffio.
-Sono molto più potente di voi- continuò sempre più arrabbiato.
-È troppo forte, non riusciamo a bloccarlo!- disse un soldato.
-Usate la magia!- ordinò un altro, subito alcuni Vasileias intervennero e un cerchio magico luminescente apparve ai piedi di Alèk, fece per attaccare altri soldati ma andò a sbattere contro una parete invisibile, era caduto in una trappola da cui non poteva più uscire.
-Maledizione!- imprecò sbattendo i pugni contro quel muro trasparente cercando di frantumarlo, alcuni nemici lo attaccarono con potenti scariche elettriche, venne colpito in pieno e cadde in ginocchio con i vestiti e la pelle anneriti: odiava essere imprigionato, era una cosa che lo mandava giù di testa, ma in quel momento, non poteva fare assolutamente niente.
-E abbiamo anche l'ultimo- affermò un soldato soddisfatto.
-Alèk!- gridò Casper cercando di liberarsi dalla presa dei nemici senza successo. Dovevano fare qualcosa, qualsiasi cosa, dovevano trovare una soluzione per liberarsi, ma ormai erano senza magia, deboli e feriti, contro un intero esercito e come se non bastasse da li a poco sarebbero arrivati anche i rinforzi a peggiorare la situazione: cosa potevano fare?
-Forza! Aiutiamoli!- urlò una voce da lontano seguita da altre che gli davano man forte, i tre compagni si voltarono e ciò che si trovarono davanti li stupì: gli abitanti di Hargeon si stavano ribellando e armati di forconi, padelle e con tutto ciò che avevano di contundente nelle proprie case, stavano avanzando senza timore, decisi a tenersi stretta la libertà che avevano assaporato per poco tempo, ma che grazie a quei ragazzi era finalmente arrivata.
-Cittadini, faremo finta di non aver visto niente, siete ancora in tempo per fare retromarcia e andarvene, se ci tenete alla vita- disse un Vasileias poco prima di essere colpito da una pietra dritto sulla testa, lanciata da uno degli abitanti.
-Quella non era vita!- urlò uno di loro agitando un rastrello in aria.
-Meglio morire che tornare a vivere come prima!- un altro, dalla schiera di persone emerse la figura snella di una ragazza, bionda con un grembiule legato alla vita.
-Questi ragazzi ci hanno ridato la libertà e noi combatteremo per tenercela stretta!Dopo una vita passata a sopportare le vostre ingiustizie, finalmente è arrivato qualcuno con un pò di cuore che ve le può suonare di santa ragione! Non vi permetteremo di fargli del male, dobbiamo sdebitarci! Prima sono stati loro a liberare noi, ora saremo noi a liberare loro!- gridò la ragazza fomentando di più la folla inferocita. Alèk e Alexis la guardarono, l'avevano riconosciuta: era la ragazza che il giorno prima avevano salvato da Mudi e i suoi, aveva riunito tutti gli abitanti e li aveva convinti ad attaccare l'esercito dei Vasileias per cacciarli dalla loro città.
-Allora non vi resta che morire- disse un soldato dando l'ordine alle truppe di procedere.
-Avanti!- disse la ragazza alzando un bastone al cielo. Le due compagini si corsero in contro e quando si scontrarono la superiorità numerica degli abitanti ebbe la meglio, l'esercito nemico cominciò a retrocedere lentamente. Alcuni uomini armati di piede di porco riuscirono ad abbattere i soldati che tenevano bloccato Casper e lo liberarono.
-Grande!- sorrise il "ragazzino" dando una pacca sulla spalla ad un alleato.
-Ci sai fare con quel piede di porco, anche se non è per niente elegante- disse, poi si voltò guardando il fratello dei Black che, bruciacchiato, continuava a picchiare contro la parete invisibile: una decina di aghi intrisi di sangue partirono dalle mani di Casper e si conficcarono nel petto dei nemici che tenevano attivo il sigillo sotto i piedi di Alèk, esso scomparve e lui fu finalmente libero.
-Grazie amico- gli disse correndo insieme al compagno verso Alexis stesa al suolo, con l'aiuto degli abitanti riuscirono a mettere fuori gioco i Vasileias attorno a lei e a liberarla.
-Tutto bene?- domandò il fratello aiutandola delicatamente ad alzarsi.
-Potrebbe andare meglio- rispose sorridendo lei.
-Io sarei già svenuto da un pezzo con tutto quel sangue- disse Casper suscitando una lieve risata nella ragazza, poi lei guardò gli abitanti.
-Non possiamo lasciare che combattano da soli, dobbiamo intervenire- disse.
-Scordatelo, hai bisogno di riposo- ribatté il maggiore.
-Alex ha ragione Alèk, non dobbiamo scordarci che stanno arrivando i rinforzi- la spalleggiò Cremisis.
-Non se ne parla, tu resti qua e non ti muovi, non sei in grado di lottare- disse Alèk contrariato, la sorella lo guardò seria.
-Lo sono invece e te lo dimostrerò- disse staccandosi da lui e riuscendo a reggersi sulle proprie gambe fece qualche passo, poi con la mano destra creò un piccolo tornado che lanciò contro i nemici abbattendoli: le ferite le facevano male, ma non avrebbe mai e poi mai permesso ai Vasileias di uccidere delle persone innocenti, non davanti ai suoi occhi. Si voltò guardando Alèk con un sorrisetto altezzoso.
-Visto, posso cavarmela anche da sola- proferì rinfacciandoglielo, lui sbuffò per niente convinto.
-E va bene, tanto lo so che anche se ci provassi non riuscirei mai a farti cambiare idea- disse rassegnato, Casper e Alexis si guardarono e risero.
-Quindi cacciamo questi bastardi via da questa città- proferì facendosi avanti e ingaggiando una nuova lotta seguito dagli altri due, in poco tempo l'esercito venne quasi completamente abbattuto, solo pochi rimasero in piedi continuando a combattere.
-Pronto? Pronto? Maledizione rispondete!- gridò un soldato ad una Lacrima per le comunicazioni portatile.
-Dove sono i rinforzi? Quanto ci mettete ad arrivare? Pronto?!- chiese nuovamente, in seguito si sentirono alcuni rumori indistinti, grida e urla di dolore. -Cosa succede? Chi è che grida? Rispondete!- silenzio totale, il Vasileias imprecò silenziosamente, poi una flebile voce attirò la sua attenzione.
-A... Aiuto, lo... Stregone- disse balbettando di fatica la voce dall'altro capo.
-Lo stregone? Che stregone? Che diavolo succede lì?- chiese agitato il soldato.
-Scappate... oppure, c... Ci ucciderà... T... Tutti- si sentì un rumore come di qualcosa che veniva tranciato a metà da una lama e poi cadde la linea.
-Pronto? Pronto? Merda, di male in peggio! Dov'è il capitano? Se non torniamo con i prigionieri Theos Velona...- si bloccò terrorizzato, immaginando cosa avrebbe potuto fare il sovrano di quel regno, se non avessero portato a termine la missione che gli era stata assegnata, andò nel panico prima che un pugno lo colpisse in pieno viso facendogli perdere i sensi.
-Questo era l'ultimo- disse Alèk con ancora il braccio teso, poi crollò a terra sfinito, la sorella lo raggiunse e si chinò inginocchiandosi accanto a lui.
-Ce l'abbiamo fatta- disse malridotta ma felice, mentre si teneva il braccio ferito, Cremisis si avvicinò ai due con un sorriso di scherno, poi cadde anche lui stramazzando al suolo.
-Sai, mi sa che l'appuntamento di sta sera salta, hai proprio una brutta cera- gli disse guardando Alèk mentre era disteso a pancia all'aria.
-Casper... Vaffanculo- disse lui provocando le risa dei suoi compagni.

 
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Tyson si rialzò per l'ennesima volta, coperto di graffi e lividi, fissò con sguardo di sfida Syzer che imperterrito continuava a lanciare attacchi.
-Non siete ancora stanchi- disse il capitano cercando di non mostrare la sua spossatezza. Priscilla aveva il fiato corto e la testa le pulsava in un modo anormale: usare e controllare alcuni oggetti non era troppo faticoso, ma se la battaglia durava così a lungo diventava particolarmente dispendioso di magia.
-Lo stesso vale per te, è inutile che fai il figo, si vede che sei al limite- ribatté lei stuzzicandolo.
-Tu mi hai veramente stancato- disse Syzer, quella ragazza non faceva altro che fare battutine e punzecchiarlo, inizialmente non ci aveva dato peso, ma la sua insistenza era pesantemente snervante. Scattò nella sua direzione con l'intento di chiuderle la bocca con un tridente d'argento, Tyson piegò le ginocchia dandosi la spinta e raggiunse in poco la schiena del nemico colpendola con la punta della falce, il capitano strinse i denti per il dolore, diede un colpo di reni e girandosi rivolse il tridente contro il collo di Tyson, colto alla sprovvista non riuscì a schivarlo e venne fermato al suolo da due rebbi dell'arma.
-Sei bloccato- disse ghignando.
-Ancora per poco- ribatté lui sorridendo, un cartello stradale venne spinto con forza contro il viso del nemico che allentò la presa sul tridente, Priscilla glielo aveva lanciato grazie ai suoi poteri, approfittando della situazione il ragazzo staccò l'arma dal terreno liberandosi e mentre il nemico si teneva la parte colpita dolorante lo attaccò con la lama della falce spedendolo contro un muro, la ragazza dai capelli celesti corse vicino al suo alleato.
-Ottima mossa- proferì lui sorridendo.
-Ovviamente- rispose lei ricambiando.
-Senti, dobbiamo finirla in fretta, hai sentito quando prima stava comunicando con un soldato? Stanno arrivando i rinforzi, i miei compagni potrebbero trovarsi in difficoltà, non posso perdere tempo con questo tizio- disse preoccupato, lei lo guardò stranita.
-Hai dei compagni? Pensavo fossi da solo, in questo caso bisogna sbrigarsi a chiudere questa faccenda e andarcene da questa città- disse lei sogghignando.
-Andarcene? Perché, vieni anche tu?- chiese.
-Ovviamente, se i tuoi compagni sono forti come lo sei tu, mi aggrego a voi senza neanche pensarci- diretta e senza peli sulla lingua, quella ragazza era incredibilmente decisa.
-Loro lo sono anche di più- sorrise, poi il suo pensiero andò ad Alèk.
-Beh, quasi tutti- continuò sogghignando.
-Allora è deciso- affermò la ragazza.
-Ma non sai niente di noi, potremmo essere delle cattive persone- ribatté, Tyson aveva in mente di proporle di unirsi al suo gruppo già da quando aveva scoperto cosa aveva fatto alla villa di Enduin, ma non aveva ancora avuto tempo di spiegarle il loro obbiettivo.
-Non siete di certo delle cattive persone, se no non mi avresti salvato dai Vasileias prima- disse seria: aveva ragione, Tyson lo aveva fatto d'istinto, si era ritrovato una ragazza davanti, inseguita dai soldati, l'aveva vista in difficoltà e così, senza pensarci, l'aveva aiutata a nascondersi con la sua magia.
-Yu-Kai, tanto avevo comunque intenzione di chiedertelo, quindi è bene che tu sappia che abbiamo in programma di ribaltare questo regno e farlo risorgere a com'era cinquecento anni fa, dopo averti rivelato il nostro obbiettivo sei ugualmente determinata ad unirti a noi?- chiese allungandole un pugno chiuso e fissandola in attesa di una risposta.
-Sei sordo per davvero allora, ti ho detto di si- sbuffò ignorando per un istante il gesto del ragazzo, poi sorrise sorniona.
-Ma tu e gli altri dovrete continuare a proteggermi ad ogni costo- sghignazzò battendo il suo pugno contro quello del suo nuovo compagno, che rimase sbalordito.
-Non ti puoi proteggere da sola?!- gridò infastidito mentre una vena pulsante apparve sulla sua fronte.
-No sarete voi a farlo per me- rispose con un tono che non ammetteva repliche.
-Ah è inutile, ci rinuncio- si rassegnò lui portandosi una mano a coprire il viso, poi però sorrise, un nuovo membro si era aggiunto e il suo gruppo si stava facendo sempre più grande e di questo non poteva che essere felice.
-Quindi è questo che state cercando di fare- disse Syzer emergendo dai detriti, con una mano si pulì il rivolo di sangue che gli scendeva dal labbro, poi sputò per terra saliva dal sapore ferreo.
-Non ci riuscirete- continuò, poi con una mano creò tante piccole chiazze d'argento che piano piano presero una strana forma.
-Silver's Shuriken!- con un cenno del polso, scagliò decine e decine di quelle piccole armi verso i due, il movimento creò una grossa nube di polvere che si sollevò, vennero investiti in pieno da una vera e propria tempesta di lame, Tyson tentò di parare i colpi con la sua arma spedendoli lontano, ma erano troppi per bloccarli tutti, alcuni riuscirono a ferirlo, ma fortunatamente erano solo tagli superficiali, si girò un istante, mentre continuava a ruotare la sua falce per deviare gli Shuriken, verso Priscilla, notò alcuni di quegli oggetti conficcati nella sua armatura di cuoio, subito si spostò davanti a lei in modo da diminuire l'intensità dell'attacco.
-Dobbiamo fare qualcosa, qualche idea?- disse mentre alcune gocce di sudore gli scendevano lungo le tempie, nessuna risposta, guardò dietro di se con la coda dell'occhio: era sparita, rimase stranito.
-Priscilla- la richiamò, ancora niente, dov'era finita? La tempesta di lame cominciò a farsi sempre più potente, tanto che alcuni shuriken lo colpirono ad un fianco e sul petto conficcandosi nella carne, trattenne un grido di dolore mentre alcuni rivoli di sangue cominciarono a scorrere lungo il suo corpo.
-Prendi questo!- urlò Syzer concludendo l'attacco e scattando avanti con un pugno coperto d'argento, lo colpì in pieno alla bocca dello stomaco, la potenza lo spedì contro una parete frantumandola, Tyson cadde a peso morto al suolo, ferito e coperto di lividi, tossì e sputò sangue, sbatté un pugno a terra cercando di rialzarsi.
-Maledizione- imprecò sottovoce guardandolo minaccioso.
-La tua amica se l'è svignata, non preoccuparti, una volta che mi sarò sbarazzato di te andrò a cercare lei, ma ora sei rimasto solo, non hai più possibilità di battermi- disse accennando un sorriso vittorioso, il ragazzo aggrottò le sopracciglia e strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche: non poteva essere scappata, doveva aver per forza escogitato qualcosa, anche se effettivamente poteva sembrare la tipa che non si faceva sfuggire un'occasione simile, scosse la testa cercando di scacciare quei pensieri: no non era possibile, aveva appena accettato di fare parte del loro gruppo, perché fare subito una cosa del genere? Non aveva senso, stava tramando qualcosa, ne era certo.
-Non posso batterti? Questo lo dici tu, fatti sotto- disse alzandosi, avanzarono entrambi e cominciarono a scambiarsi colpi su colpi, Tyson parò un calcio diretto al suo fianco e contrattaccò con un pugno al petto, Syzer indietreggiò di qualche centimetro, ma ripartì subito con una gomitata che lo colpì in pieno viso facendogli ruotare la testa, il ragazzo, con l'asta della falce, diede un potente colpo al retro delle sue gambe che persero forza e si piegarono facendolo crollare, subito gli diede una ginocchiata alla mascella e lui cadde di schiena con il naso sanguinante, Tyson si avvicinò a lui ansimante, sollevando la sua falce per concludere quel lungo e stremante combattimento, il capitano lo guardò ghignando.
-Sei scoperto- gli disse, il ragazzo si voltò giusto in tempo per vedere una lancia d'argento alle sue spalle che puntava dritta al centro della sua schiena, troppo vicina e troppo veloce da poter schivare, si spostò appena e l'arma lo colpì alla scapola sinistra passando da parte a parte, Tyson sbarrò gli occhi e strinse i denti per il dolore, intanto il nemico si era allontanato per riprendere fiato, il giovane mago barcollò per un attimo ma usò la sua arma per sorreggersi. Guardò la ferita grondare sangue, ne stava perdendo talmente tanto che delle gocce si schiantarono al suolo con un flebile suono. Si raddrizzò e inspirò a pieni polmoni, con la mano portata dietro la schiena cercò il manico dell'arma argentata e una volta trovato diede un colpo secco per estrarla, mugugnò stringendo gli occhi per la fitta di dolore, gettò l'oggetto sporco di sangue a terra, poi si inginocchiò stremato.
-Dannazione- imprecò sottovoce, alzò lo sguardo e vide Syzer dirigersi lentamente verso di lui con un tridente argentato in mano: non voleva proprio mollare, voleva catturarlo a qualsiasi costo, si fece forza e si alzò anche lui per fronteggiarlo, non c'era nessun altro che potesse farlo, il pensiero andò automaticamente a Priscilla.
-Tyson! Ci ho messo un pò, ma ora sono qui- disse una voce proveniente dall'alto, i due alzarono lo sguardo e sul viso del ragazzo castano spuntò un sorriso, mentre su quello argentato un espressione infastidita. Priscilla si era ripresentata, come se lei avesse sentito il pensiero del suo compagno: se ne stava in piedi, sul tetto di un palazzo lì vicino e guardava a braccia conserte i due uomini sotto, da così lontano Tyson non riusciva a vederla bene, ma sembrava stesse sorridendo.
-Tu! Avresti fatto meglio a scappare e invece sei tornata, devi essere proprio un'idiota- disse il capitano.
-Qui l'unico idiota sei tu che pensi che me la sia svignata- ribatté, lui si girò nella sua direzione e innervosito lanciò il tridente verso l'alto per colpirla.
-Priscilla attenta!- gridò Tyson cercando di frapporsi tra l'attacco e lei, ma il dolore glielo impedì, il tridente era sempre più vicino al suo obbiettivo, che non sembrava volesse spostarsi di un solo centimetro.
-Addio- sibilò Syzer mentre un sorriso vittorioso apparve sul suo viso, l'arma argentata arrivò a pochi palmi dal suo collo, ormai non poteva neanche più schivarlo, l'avrebbe colpita in pieno e avrebbe messo fine alla sua vita, ma il tridente fermò la sua corsa e si bloccò a mezz'aria diventando liquido com'era in origine.
-Ma cosa...?- chiese stupito il capitano sbarrando gli occhi, Priscilla sorrise, soddisfatta che le sue ipotesi fossero corrette.
-Sai quando poco fa hai lanciato quegli Shuriken, ho notato che nel momento in cui Tyson li deviava e li spediva lontano, essi ritornavano alla loro forma liquida, ciò mi ha fatto capire che puoi usare la tua magia solo entro un certo raggio d'azione, e che questo raggio d'azione non arriva fin quassù- disse.
-Mentre il mio, fin laggiù ci arriva eccome- continuò ghignando, alcuni oggetti presero a roteare a mezz'aria attorno al nemico, poi si rivolse al suo compagno.
-Tyson! Ho visto quanto sei veloce, sfrutta questa cosa a tuo vantaggio- gli disse, lui la guardò sorridendo e fece un cenno con la testa, ora sapeva che cosa aveva in mente.
-Yu-Kai, let's make some noise!- gridò impugnando la sua falce bendata a due mani pronto per un nuovo attacco, Syzer lo guardò e si rimise in piedi anch'esso pronto per dargli il colpo di grazia.
-Finiamola qui- disse serio, da entrambe le mani si formarono due sfere argentate, poi, portandole avanti, le unì in una unica che divenne sempre più grossa.
-Silver Bullets Sphere!- gridò e una miriade di proiettili fuoriuscirono da essa con l'obbiettivo di colpire il suo nemico, Tyson con una velocità impressionante scattò verso l'avversario schivando gli attacchi a destra e a sinistra ma senza mai fermarsi, balzò su di un oggetto che stava levitando li attorno usandolo come rampa di lancio, in seguito si spostò velocemente su di un altro, schivando uno di quei proiettili che distrusse la piattaforma frantumandola, poi scomparve, Syzer cominciò a guardarsi attorno cercandolo con gli occhi, ma con gli oggetti che roteavano vorticosamente e la rapidità con cui quel ragazzo si spostava su di essi, era impossibile individuarlo.
“Stanno per fare un attacco combinato, si sono appena conosciuti, eppure hanno già un’intesa così grande” pensò tra se e se il Vasileias.
-Sai, non esiste Sole che non vada in contro al tramonto- disse la voce minacciosa di Knightbuster che sembrava provenire da ogni direzione, il capitano strinse i denti e sbarrò gli occhi intimidito, nessuno lo aveva mai fatto sentire in quel modo, così fragile e impaurito, non gli piaceva per niente quella sensazione di debolezza. Un grido di sfogo dei due compagni si levò al cielo, segno che stavano mettendo tutta la loro forza in quell'ultimo attacco combinato.
-Jumping scythe...- Tyson caricò la sua falce.
-... Hurricane!- Priscilla fece roteare sempre più forte gli oggetti attorno al nemico. Il ragazzo sfruttò i piedistalli per scattare attorno all'avversario come una pallina impazzita e usufruendo di quel movimento, lasciò profonde ferite sul suo corpo. In meno di un secondo Syzer si ritrovò come trafitto da tante lance luminescenti e cadde incosciente al suolo coperto di tagli sanguinanti: avevano vinto. Tyson si fermò con la schiena inarcata verso il basso, tenendo ben salda la sua amata falce ancora in posizione di attacco, poi si raddrizzò dolorante e ansimante, gli oggetti che stavano levitando poco prima caddero al suolo sollevando un velo di polvere, Priscilla si lasciò andare in ginocchio sfinita ma felice, poi guardò il suo nuovo compagno.
-La prossima volta scordati che io mi faccia quindici rampe di scale per fare una cosa del genere- disse con il fiato corto.
-In compenso è finita bene, e comunque nessuno ti ha obbligato a farli- ribatté il ragazzo accennando un sorriso, poi cadde di peso a pancia bassa esausto, la ragazza salì su di un mattone e facendolo levitare scese dal palazzo raggiungendo Tyson.
-Dobbiamo andare a ovest di Hargeon, è lì che mi aspettano i miei compagni, purtroppo però non riesco a muovermi, il mio corpo non risponde- disse con un filo di voce, Priscilla scosse la testa.
-Mi stai dicendo che ti dovrei portare io?- chiese contrariata ricevendo in risposta un semplice sorriso innocente.
-Mi tocca fare pure la baby sitter, ma guarda te- sbuffò facendo apparire qualche biglia di ferro, le posizionò sotto al corpo di Tyson e lo sollevò.
-Posso chiederti un ultimo favore?- domandò lui mentre si dirigevano verso il luogo prestabilito.
-Non è abbastanza per oggi? Quante richieste vuoi fare ancora- ribatté infastidita.
-Mi servirebbe la mia cappa è laggiù, sai non posso mostrarmi così, mezzo nudo in pubblico- disse.
-Anche con quello straccio, sei comunque mezzo nudo!- gridò con i nervi a fior di pelle, ma alla fine lo accontentò.
-Potrai essere forte in battaglia, ma nella vita di tutti i giorni sei una palla al piede- continuò Priscilla. Non lo mostrava, ma nel profondo, quel ragazzo cominciava a piacergli.





ANGOLO AUTRICE: 

Ciao a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo (ma dai Luna non si era capito)
Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? spero di si!
Purtroppo anche in questo capitolo non ho messo alcun disegno perchè ne ho un paio pronti ma voglio aspettare di inserire tutti i personaggi, scusatemi so che avete voglia di vederli, sento tutte le brutte parole che mi state tirando anche attraverso lo schermo (aiuto).
Ci vediamo tra due settimane con il nuovo capitolo!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 7
*** SESTO CAPITOLO: LO STREGONE ***


SESTO CAPITOLO: LO STREGONE




-Siamo arrivati, questo è il punto più a ovest della città- disse un abitante ai tre compagni feriti: dopo aver sconfitto l'esercito: Alèk, Alexis e Casper erano stati medicati alla bell'e meglio, poi i cittadini si erano offerti di trasportarli nel luogo in cui avrebbero dovuto trovarsi con il loro compagno, ma le tre ore ormai erano passate da un pezzo e Tyson ancora non si era fatto vivo.
-Starà bene?- chiese Alexis rivolgendosi a Casper.
-Beh, non sentiamo nessun rumore e non vediamo fumo dalla città, dovrebbe essere finita- rispose non specificando se bene o male.
-Tranquilli vi ho detto, quell'idiota tornerà sicuramente e se non dovesse farlo, lo andrò a prendere io, anche con la forza- intervenne il fratello dei Black.
-Ma se sei in condizioni pessime, non riusciresti a spezzare nemmeno un grissino- disse Casper guardandolo: era completamente coperto di bende dalla testa ai piedi, riusciva a stento a muoversi viste le bruciature su tutto il corpo, ma per fare il dito medio al compagno poteva tranquillamente sopportare un pò di dolore. Alexis sorrise, divertita dalla scena, poi guardò verso la città pensierosa, finché da lontano non vide una figura avvicinarsi, si alzò lentamente in piedi usufruendo della spalla di Casper come appoggio, per cercare di distinguere meglio la figura, rimase delusa.
-È solo una ragazza- disse, appena Alèk sentì l'ultima parola si girò incuriosito.
-Dove?- chiese impaziente, la sorella indicò l'ombra che si avvicinava sempre di più.
-Già, ma non è sola- intervenne il devil slayer del sangue assottigliando gli occhi per vedere meglio.
-È vero, c'è qualcosa che vola accanto a lei- disse la sorella dei Black.
-Ragazzi!- l'urlo di Tyson fece spuntare sul viso dei suoi compagni un sorriso, si alzarono tutti e gli andarono in contro, felici e sollevati che il loro amico fosse vivo, non appena gli furono vicino Priscilla lo lasciò andare a terra e gli si sedette accanto anche lei stanca.
-Scusate il ritardo credevo di metterci di meno- si scusò e poco dopo fece una smorfia di dolore.
-L'importante è che tu stia bene- lo rassicurò Alexis sorridendo.
-Sì, beh, bene non è proprio la parola che userei- ribatté Casper divertito.
-Già, visto come sei conciato non potremo più fare a botte per un pò, sarebbe troppo noioso- intervenne Alèk ghignando.
-Grazie a dio!- esclamò la sorella guardando il cielo.
-Ti potrei battere anche in queste condizioni- ribattè il ragazzo con la falce.
-Ah, non ho più ne la voglia ne la forza di offenderti- disse Alèk sventolando la mano, poi guardò Priscilla.
-E questa bella signorina chi è?- domandò chinandosi e facendole il baciamano.
-Hey ciao, non è che sei vergine per caso?- chiese Casper, lei li guardò male.
-Lei è Priscilla e da oggi è una di noi- la presentò Tyson.
-Statemi lontano- disse la ragazza dai capelli celesti, dopo neanche un attimo sia Alèk che Casper si trovarono stesi a terra colpiti da un mattone, un rivolo di sangue scese dalle loro teste e non appena Istrice vide il suo, svenne.
-Oh no di nuovo- si lamentò Alexis.

I cittadini insistettero per curare anche le ferite di Tyson e Priscilla, che accettarono volentieri, dopo aver apportato le diverse fasciature il ragazzo richiamò uno di loro, aveva una richiesta molto importante da fare.
-Mi servirebbe un favore- disse.
-Qualsiasi cosa per voi- rispose: era un signore anziano piuttosto basso con barba e capelli lunghi, candidi.
-Mi serve che tu...- sussurrò qualcosa al suo orecchio, poi lo guardò speranzoso in attesa di una risposta.
-Nessun problema, lo porterò in quel luogo- ribatté l'anziano, Tyson gli sorrise felice.
-Perfetto, ovviamente ti pagherò- specificò lui, il signore scosse la testa.
-Assolutamente no, mi avete già ripagato abbastanza- si rifiutò, il giovane lo ringraziò, poi si diresse verso i suoi compagni contento.
-Ragazzi, dobbiamo partire- proferì.
-Neanche il tempo di riposare?- si lamentò Priscilla.
-Hai ragione, però partiremo prima che venga sera, almeno per recuperare un pò di energie- disse, gli altri fecero un cenno di approvazione.
-Scappate! Scappate!- l'urlo di un abitante rimbombò nelle loro orecchie, si voltarono tutti verso di lui.
-Sta arrivando!- gridò ancora, i compagni spostarono lo sguardo verso l'orizzonte, Tyson e Priscilla strinsero la mascella e cominciarono a sudare freddo: Syzer su di una piattaforma volante d'argento, stava avanzando a gran velocità verso di loro, insieme a lui pochi soldati, quelli che si erano ripresi dal combattimento contro Alèk, Alexis e Casper.
-Maledizione!- imprecò la Signora degli Elementi.
-Non avevi detto che lo scontro era finto?- chiese il fratello dei Black rivolgendosi al ragazzo con la falce.
-Lo era, non so come sia possibile- disse Tyson: era troppo ferito e troppo stanco per combattere, affrontare un'altra battaglia era impensabile. Guardò i suoi compagni, anche loro erano conciati male, non avevano alcuna speranza; nonostante questo, afferrò la sua falce bendata con decisione, non gli importava né della stanchezza né del dolore, doveva proteggere i suoi amici a qualunque costo. Syzer arrivò con una calma disarmate e lentamente scese dalla piattaforma zoppicando, sostenuto da alcuni soldati. Gli abitanti di Hargeon si schierarono davanti a loro per difendere quel gruppo che aveva liberato la loro città.
-Non avvicinatevi!- gridò uno di loro.
-Abbiamo detto che li difenderemo ed è proprio quello che faremo- un altro, il capitano si avvicinò fino ad arrivare a qualche passo di distanza da loro.
-Non preoccupatevi, non ho intenzione di far loro del male, voglio solo parlare- disse serio.
-E noi dovremmo crederci, neanche per sogno!- rispose un cittadino, Tyson avanzò facendosi spazio tra la folla.
-Lasciatelo passare- ordinò serio, gli abitanti si fecero da parte obbedendo anche se un pò diffidenti, poco dopo entrambi si trovarono faccia a faccia.
-Cosa vuoi da noi?- chiese secco il ragazzo con la falce, guardandolo fisso con i suoi occhi bicolore.
-Voglio solo avvisarvi: per questa volta l'avete scampata, mi avete battuto solo perché eravate in due contro uno, se fosse stata una battaglia alla pari avrei vinto io senza ombra di dubbio, per questo ti sto dando un avvertimento...- gli si avvicinò minaccioso, ma Tyson non si scompose e continuò a fissarlo con aria di sfida.
-La prossima volta non avrai scampo, ti batterò e poi ti porterò da lui- si voltò dandogli le spalle.
-E sappi che una volta che sarai davanti a Theos Velona, la tua vita avrà fine- continuò cominciando a camminare.
-Non ho paura di lui- ribattè il Tramonto Fantasma serio.
-Beh, dovresti- rispose il capitano.
-Un'ultima cosa: i rinforzi non arriveranno, non so cosa abbiate fatto ma complimenti, avete sbaragliato tutto l'accampamento- disse prima di salire sulla sua piattaforma e andarsene; i ragazzi si guardarono straniti.
-È opera vostra?- chiese Tyson ai tre compagni che avevano affrontato l'esercito, ricevette una risposta negativa.
-Aspettate, se non siamo stati noi e non siete stati voi, chi è stato allora?- domandò Alexis.
-E irrilevante- disse il ragazzo con la falce.
-Ora l'importante è andarsene da questa città, abbiamo già creato abbastanza casini e soprattutto abbiamo messo in pericolo gli abitanti- continuò dirigendosi verso lo zaino con le scorte.
-Dove andiamo?- chiese Priscilla seguendolo.
-Magnolia- rispose Tyson.
-Ma tu vieni da lì, perché dobbiamo tornarci?- domandò Alexis.
-Ho una cosa da fare- disse sorridendo, i suoi compagni accettarono nonostante fossero allo scuro di ciò che Knightbuster stava tramando. Dopo aver recuperato le provviste e aver ultimato le preparazioni per il viaggio, il gruppo si avviò verso nord diretto a Magnolia.
-Se ripassate di qua venite a trovarci d'accordo?!- gridò una ragazza agitando le braccia, i compagni ricambiarono e insieme cominciarono la loro camminata.
-Ma si può sapere perché lo devo portare io Casper?- si lamentò Alèk con il compagno caricato in spalla ancora svenuto.
-Perché Tyson ha già le provviste e ovviamente non vorrai che due povere fanciulle come noi si stanchino- disse Priscilla guardandolo con un sopracciglio alzato.
-Ovviamente no milady- rispose facendo un inchino.
-Sei proprio un idiota- disse Tyson ridendo di lui e facendo scattare un'altra lite, feriti o no, quei due non sarebbero mai cambiati.

Era ormai tardo pomeriggio quando il gruppo decise di fermarsi e accamparsi, in modo da poter riposare un pò di più durante la notte.
-Era ora, ho il collo a pezzi- disse Alèk gettando malamente Casper a terra che per il colpo si svegliò.
-Ahi che botta... Eh? Ma perché sono tutto pieno di polvere? Che schifo, ho bisogno di una doccia subito!- gridò alzandosi.
-Non potevi svegliarti prima? Ti ho dovuto portare fino adesso- disse il fratello dei Black sedendosi e tastandosi le ferite ancora doloranti.
-Certo che sei proprio una lagna- disse Tyson che non riuscì a resistere per punzecchiarlo, Alèk non fece in tempo a ribattere che Alexis li fermò nell'immediato.
-Non cominciate voi due- li riprese, i due "nemici" si scambiarono semplicemente un'occhiata di astio e poi si voltarono grugnendo. Priscilla si sedette a terra, incrociò le gambe, poi appoggiò i gomiti su di esse e inspirò a pieni polmoni, Alèk la guardò per un attimo e le si avvicinò incuriosito.
-Cosa stai facendo?- chiese.
-Meditando, mi aiuta a rigenerare la magia- ribattè fredda.
-Oh capisco, beh sei una meraviglia lo sai, dovremmo andare a cena insieme qualche volta- propose.
-Scordatelo, ora silenzio- rispose secca chiudendo gli occhi, lui alzò le mani in segno di resa: non erano molte le ragazze che resistevano al suo fascino, quella era una tosta, una sfida e a lui le sfide piacevano da morire.
-Va bene principessa, come vuoi tu, ma un giorno mi dirai di si- disse, sorrise e voltandosi si avvicinò a sua sorella e a Casper che continuava ad estrarre oggetti su oggetti dal suo zaino.
-Cosa sono tutti quei tubi?- domandò la ragazza.
-La domanda vera e propria è: come fanno a stare tutti in quello zainetto- intervenne Tyson arrivando da dietro, Casper rise, ma semplicemente non rispose lasciando un velo di mistero nell'aria. Dopo una decina di minuti finalmente Cremisis completò la sua opera, persino Priscilla aveva aperto un occhio per vedere cosa stava trafficando quel "ragazzino".
-Et voilà!- esclamò mostrando a tutti ciò che stava facendo: aveva costruito una tenda con tanto di materassi e cuscini per dormire.
-Una tenda?- domandò Tyson piegando la testa di lato.
-Certo, sicuramente non mi metto a dormire per terra in mezzo ad un bosco, neanche morto, non è igienico e poi mi si sporcherebbero tutti i vestiti...- si bloccò di colpo.
-A proposito... Eccoli!- tirò fuori sempre dal suo zaino degli abiti uguali a quelli che aveva indosso, lo guardarono tutti ad occhi spalancati: era fisicamente impossibile che avesse, letteralmente, qualsiasi cosa dentro quella dannata sacca che si portava sempre appresso.
-Un giorno scoprirò il tuo segreto, parola mia- disse Alexis con tono quasi minaccioso, suscitò una risata nei compagni e un sorriso appena accennato in Priscilla che ancora meditava. Dopo essersi sistemati, cominciarono a togliersi le bende che ricoprivano le varie ferite per rimetterne di nuove.
-Fatto- esclamò Tyson mentre legava l'ultima benda attorno alla gamba di Priscilla.
-Ce ne hai messo di tempo- disse lei incrociando le braccia.
-Non sono un medico, faccio quello che posso, accontentati- rispose guardandola dal basso all'alto, si rialzò e poi guardò i suoi compagni.
-Dobbiamo raccogliere della legna per il fuoco, nel bosco ce ne sarà sicuramente- disse, i compagni annuirono e cominciarono la ricerca.

-Non credi sia abbastanza?- domandò Casper a Tyson, il primo con cinque bastoncini in mano, il secondo con due grossi tronchi.
-Ma se non ne hai, praticamente- rispose il ragazzo.
-Beh, certo, non vuoi mica che mi infili qualche scheggia nella mia bellissima mano- disse Cremisis come se fosse ovvio, Knightbuster sospirò scuotendo la testa, quel vecchio era senza speranza. Camminarono ancora un pò finché Tyson non percepì un flebile odore di sangue nell'aria, si voltò di scatto e cominciò a guardarsi attorno circospetto, notò che anche Casper lo aveva percepito, visto che si era tappato il naso.
-Da dove proviene?- chiese il ragazzo dai capelli castani.
-Non lo so, ma è davvero terribile- rispose il "ragazzino", subito dopo dal bosco spuntarono anche Alèk, Priscilla e Alexis, allarmati per lo stesso motivo, i ragazzi si guardarono negli occhi come a volersi far intendere solo con quel semplice gesto.
-Non vorrete mica mettervi a cercare da dove viene questo odore vero? Sangue vuol dire battaglia e battaglia vuol dire guai, sono troppo stanca per questo- disse Priscilla che aveva capito le loro intenzioni.
-Oh non preoccuparti principessa, ti proteggerò io anche a costo della vita- disse Alèk facendo un inchino galante davanti a lei.
-Oh, in questo caso ok- rispose la ragazza senza esitazione.
-Ragazzi!- l'urlo di Alexis interruppe la conversazione.
-L'ho trovato- continuò, i compagni la raggiunsero e insieme guardarono il terribile paesaggio che si stagliava davanti a loro: un accampamento, forse di Vasileias a giudicare dalle uniformi dei corpi senza vita stesi al suolo, sangue in ogni dove, spade e lance conficcate nel terreno e anche nei petti dei soldati, corpi mutilati a cui mancavano braccia e gambe o, addirittura, metà corpo.
-È terribile!- esclamò Alexis scioccata.
-Saranno pure dei Vasileias, ma un massacro del genere è raccapricciante- disse Alèk.
-Forza, ce la puoi fare!- un grido, quasi di incitamento si sentì poco distante da loro.
-Ti manca poco!- un'altro, il gruppo si diresse correndo nella direzione di quella voce, svoltarono un angolo e lì videro una scena che sarebbe rimasta per sempre nelle loro teste: una giovane soldatessa si trascinava sui gomiti, lasciando dietro di se una scia di sangue, le sue gambe tranciate via, come strappate dal corpo da quella che, a giudicare dal taglio netto, doveva essere una lama; avanzava lentamente e a fatica verso un ragazzo, colui che la incitava ad avvicinarsi.
-Ci sei quasi!- gridò questo, sempre più felice e divertito, finchè la giovane soldatessa non stramazzò al suolo emettendo l'ultimo respiro della sua vita, morta dissanguata e di fatica, il ragazzo in questione sbuffò.
-Ma quando mai ci arrivano a sfiorarmi- disse a metà tra la delusione e il divertimento, si voltò giusto in tempo per vedere arrivare il gruppo di ragazzi il quale si mise subito in guardia.
-Quei capelli, non sarà mica... no, non è Syzer- disse Priscilla, intanto lui aveva cominciato la sua camminata nella loro direzione: era un ragazzo giovane, sui ventitré anni, alto circa 1.60, il fisico asciutto e poco allenato, i suoi capelli erano corti e color argento, tutti sparpagliati, mentre gli occhi dorati erano spalancati e fissavano il gruppo dandogli un'aria da killer psicopatico. Indossava un completo nero compreso di giacca, jeans lunghi, stivali e un guanto di cuoio che gli copriva la mano sinistra, mentre nella destra stringeva un bastone magico con una sfera di quarzo in punta, il mantello che svolazzava era color cremisi e rifletteva il sangue che lo circondava, al collo portava un medaglione rotondo. Era ormai a qualche passo di distanza quando si fermò.
-Siete dei soldati sotto il comando di Theos Velona?- chiese sospettoso.
-Neanche per sogno- rispose Tyson mentre con una mano era già pronto ad afferrare la falce.
-Oh bene, perché se lo foste stati, avrei dovuto uccidervi- disse, Alèk assottigliò gli occhi infastidito, poi guardò i suoi compagni sull'attenti.
-Perché siete qui?- domandò lo sconosciuto.
-Perché mai dovremmo risponderti?- ribatté il fratello dei Black.
-Oh stiamo viaggiando per abbattere tutte le sedi dei Vasileias e far ritornare questo regno com'era prima- rispose tranquillamente Casper infilandosi una nocciolina in bocca, i compagni si voltarono verso di lui ad occhi sbarrati, increduli del fatto che gli avesse rivelato le loro intenzioni.
-Sei impazzito, idiota!- gridò Priscilla prendendolo per il colletto.
-Hai intenzione di sbandierarlo ai quattro venti, che ti è saltato in mente!?- lo rimproverò ancora urlandogli ad un centimetro dalla faccia e riempiendolo di sputacchi.
-Che schifo, allontanati, non voglio i tuoi germi!- urlò di rimando lui, Priscilla sentì la rabbia montargli dentro e in un attimo Casper venne messo al tappeto da un pugno potentissimo: quella ragazza fisicamente non era forte, ma quel colpo avrebbe fatto tremare la terra.
-Oh quindi siete contro l'impero, bene allora mi unisco a voi- disse lo sconosciuto, lo fissarono tutti ad occhi spalancati.
-Eh?- dissero in coro.
-No no scordatelo, non sappiamo neanche chi sei e sinceramente a guardarti così, mi sembri solo un pazzo omicida- disse Alexis, il ragazzo dai capelli argento si voltò nella sua direzione e le si avvicinò con un aria poco rassicurante ed un ghigno viscido stampato in faccia, fino ad arrivarle a pochi palmi di distanza.
-Potrei esserlo solo per te, se ti piacciono i bad boys- disse ammiccando, una mano si posò sulla sua spalla sinistra, il ragazzo girò la testa in quella direzione.
-Hey nanetto, allontanati da lei- disse Alèk fissandolo dall'alto minaccioso.
-E tu chi saresti? La sua balia?- domandò l'altro sostenendo il suo sguardo.
-No, suo fratello, e se non stai attento a come parli, ti spezzo tutti gli ossicini che hai in corpo e ci gioco a Shangai- lo avvertì allontanandolo con uno spintone, il ragazzo sorrise divertito.
-Interessante, beh visto che mi stai simpatico ti voglio dire una cosa...- disse ironicamente.
-... La tua cara sorellina, da adesso è sulla mia lista di ragazze che farò godere a colpi di fianchi, non so se mi spiego- continuò imitando il gesto con il bacino, a quell'affermazione Alèk sentì il sangue ribollire e in un attimo fece un passo verso di lui pronto per tirargli un pugno in pieno viso, ma venne fermato da Tyson che si mise in mezzo.
-Non vorrai cominciare una lotta inutile solo perché questo tipo ha voglia di fare il coglione vero?- disse squadrandolo dall'ombra del suo cappuccio: in realtà aveva deciso di intromettersi per evitare che le ferite del compagno si riaprissero, ma aveva usato una scusa per non farsi vedere preoccupato da lui. Alexis si fece avanti e posò una mano sul petto del fratello facendolo arretrare.
-Alèk, Ty ha ragione, le sue sono solo parole al vento, non dargli ascolto- gli disse e subito dopo il ragazzo si calmò, anche se continuò a fissare in malo modo quel tizio che lo aveva provocato.
-Ragazzi, guardate cosa ho trovato- intervenne Casper alzandosi da terra con in mano una lettera presa dal corpo di un Vasileias, Priscilla la afferrò e ne lesse il contenuto poi sorrise.
-Credo che vi interesserà sapere che questo era l'accampamento dei rinforzi che dovevano arrivare ad Hargeon- disse guardando i suoi compagni.
-Veramente? Quindi se non sono mai arrivati è solo grazie a lui- intervenne Alexis fissando serio lo sconosciuto, il ragazzo le fece un occhiolino languido per poi voltarsi in direzione della ragazza dai capelli celesti.
-Non credete che mi meriti una ricompensa per questo, bellezza- le disse ammiccando a qualcosa di sporco, Priscilla, senza esitare, sollevò da terra una roccia grazie alla sua telecinesi e gliela scagliò contro, il giovane preso alla sprovvista venne colpito in pieno viso.
-Non ci provare idiota, non sono il tipo di persona che se ne sta zitta davanti a proposte del genere, quindi se non vuoi ritrovarti lapidato ti conviene finirla qui e alla svelta- lo minacciò seria, Alèk si mise a ridere.
-Adoro quella ragazza- disse tra se e se.
-Di solito le donne amano colpire nelle parti basse, accidenti non avevo calcolato questa possibilità- disse lo sconosciuto rialzandosi da terra mentre si massaggiava la testa.
-Beh, credo che almeno un grazie sia d'obbligo- intervenne Tyson porgendogli la mano, lui la afferrò immediatamente e diede uno strattone verso di se, in modo da far avvicinare il ragazzo con la falce.
-Oh no, un grazie non basta, mi riterrò soddisfatto e abbastanza appagato solo se mi lascerete venire con voi- rispose l'altro, Knightbuster lo fissò serio dalla testa ai piedi.
-Come ti chiami piccoletto?- domandò.
-Nicolash Neviski, meglio conosciuto come "lo stregone supremo"- ripose vantandosi e mettendosi in una posa alquanto ridicola, mentre sventolava in aria il suo bastone.
-Mai sentito- disse Tyson scuotendo la testa appoggiato dai suoi compagni.
-Beh, vuol dire che siete poco informati- ribatté Nicolash.
-No, vuol dire che non ti conosce nessuno e smettila di fare quelle pose, sei ridicolo- disse Priscilla.
-Ragazzi, non vorrei interrompervi, ma il sole tra poco tramonterà e noi dobbiamo ancora accamparci per la notte e soprattutto dovremmo riposare- intervenne Alexis, Casper la appoggiò.
-Hai ragione Alex, andiamo- disse Tyson voltandosi di spalle, cominciò a camminare seguito dagli altri e infine anche da Nicolash.
-Perché ci deve seguire? Non lo voglio con noi- si lamentò Alèk guardandolo di traverso, il ragazzo dai capelli argentati gli fece un sorrisetto di rimando che lo fece innervosire.
-È libero di andare dove gli pare, se vuole venire con noi può farlo, ma io non lo considero uno del gruppo- disse Tyson serio, Nicolash lo sentì e sorrise.
-Non ancora- lo corresse, poi si voltò indietro guardando l'ultima volta l'accampamento insanguinato e il sorriso scomparve lasciando spazio ad un espressione di rabbia repressa, si strinse il medaglione che portava al collo e guardò il cielo immerso nei suoi pensieri.
-Chissà che cosa gli è preso per uccidere quei soldati con quella violenza- sussurrò Alexis rivolta a Priscilla, per non farsi sentire dal diretto interessato.
-Non lo so, ma se devo dirti la verità, meno Vasileias ci sono, meglio è- rispose la ragazza. Nicolash le sentì e tornò a sorridere, ma questa volta in modo psicopatico.


Qualche ora prima:

Stava vagabondando per caso in mezzo al bosco, non aveva né una meta né un posto dove andare, viveva alla giornata e girovagava in attesa di qualche testa da mozzare, quando aveva improvvisamente sentito le voci di alcuni soldati di pattuglia, che stavano facendo la ronda nel bosco.
-Dobbiamo sbrigarci, hanno appena contattato l'accampamento, dobbiamo raggiungere l'esercito restante ad Hargeon, richiedono rinforzi- disse uno di loro, Nicolash rimase fermo a fissarli finché non si accorsero di lui.
-E tu chi sei?- domandarono, lui cominciò a ridere in modo finto poi si abbassò di scatto.
-Io sono...- lanciò in aria il suo bastone.
-... Nicolash, lo stregone supremo! Ricordati il mio nome, oppure mi prenderò la tua anima!- gridò.
-Dov'è questo accampamento?- chiese allargando le braccia in una posizione ridicola, rimase fermo per qualche secondo, mentre l'oggetto che poco prima aveva scaraventato in aria gli cadde diritto sulla testa emettendo un flebile suono.
-Si certo e io sono il re dei folletti- disse uno di loro ignorando la domanda e scoppiando a ridere, smise subito non appena vide con la coda dell'occhio il suo collega mentre cadeva a terra: le gambe tranciate via, così come la testa, toccarono il suolo con un rumore sordo e quest'ultima rotolò lasciandosi dietro una scia di sangue.
-Ora mi vuoi rispondere?- disse con uno sguardo omicida mentre gli puntava alla gola una grossa spada lunga qualche metro che fuoriusciva dal suo bastone.
-Hey amico tranquillo metti giù quell'arma- disse balbettando l'altro mentre alzava le mani in segno di resa.
-Rispondimi- ordinò autoritario Neviski appoggiando la punta della spada sulla carotide.
-Va bene va bene, è a sud-est di qui, a circa un paio chilometri- rispose.
-Ora lasciami andare ti prego- lo implorò, Nicolash abbassò l'arma voltandosi di spalle, poi alzò lo sguardo mostrandolo furioso.
-Vai all'inferno- disse prima di girarsi di scatto e decapitarlo con un taglio netto, il sangue zampillò ovunque schiantandosi a terra creando delle grosse macchie. La testa del Vasileias rotolò accanto al suo piede, l'espressione dipinta su di essa era di terrore: gli occhi erano rimasti spalancati e la bocca semiaperta come in principio di un urlo, che però non arrivò mai. Nicolash diede un calcio leggero alla testa mozzata spedendola poco più in la e cominciò a camminare verso la direzione in cui si trovava l'accampamento. Dopo qualche minuto scorse alcune tende nel mezzo del bosco e continuò per la sua strada entrando nel bel mezzo del territorio nemico, senza mai fermarsi, ignorando che qualcuno potesse accorgersi di lui. I Vasileias erano in fermento, si stavano organizzando in fretta e furia per partire e andare verso Hargeon a dare man forte ai loro colleghi.
-Hey tu! Fermati dove sei!- gridò un soldato attirando l'attenzione sul ragazzo che si voltò.
-Dici a me? A me, Nicolash Neviski, lo stregone supremo?- chiese vantandosi.
-Sì dico proprio a te, come ti permetti in intrufolarti nel nostro accampamento? Lo sai che farai una brutta fine- lo minacciò, Neviski cominciò a ridere con tanto di lacrime agli occhi, intanto era stato circondato da alcuni Vasileias che stavano assistendo alla scena.
-Questa è proprio bella lo sai, davvero divertente- disse asciugandosi la punta dell'occhio con un dito.
-Riderai ancora per poco- ribatté il nemico partendo alla carica con una spada fatta di terra, tentò di colpirlo con un affondo, ma il ragazzo schivò in anticipo come se avesse predetto la sua mossa, poi dalla punta di due dita provenì un'aura azzurra e una spada lunga qualche metro fuoriuscì da esse.
-Lama dell'anima- disse trapassando la testa del soldato da parte a parte, niente sangue, nessuna ferita, nonostante questo il malcapitato cominciò a dimenarsi al suolo urlando e poi spirò morendo di dolore.
-Ma come ha fatto!?- gridò un Vasileias spaesato, non sapendo che quella tecnica colpiva direttamente il sistema nervoso avversario, provocando atroci sofferenze.
-Bastardo!- urlò uno e subito dopo tutti quelli che lo circondavano si fecero avanti.
-Shall we dance?- disse Nicolash sorridendo divertito, in quel momento nei suoi occhi dorati si poté leggere la furia di uno psicopatico killer che uccideva per il semplice gusto di farlo. I soldati nell'accampamento si accorsero troppo tardi di ciò che stava succedendo, dopo pochi minuti coloro che avevano iniziato la battaglia erano stesi al suolo senza vita, Neviski si trovava al centro della strage e rideva sguaiatamente, come farebbe un pazzo omicida.
-Fermatelo!- disse uno di loro e subito dopo anche la compagnia rimanente tentò di attaccarlo.
-Dardo di Farron!- dalla sua mano partì un proiettile magico azzurro che colpì i nemici, non era un attacco potente, lo usava solo per indispettire i suoi avversari, cosa che riuscì alla grande, infatti essi, sempre più innervositi gli si lanciarono contro senza pensare, in questo modo il ragazzo li potè far fuori facilmente con la sua lama magica. Nicolash menava colpi di spada veloci e precisi, i suoi movimenti erano fluidi ed aggraziati, sapeva bene come usare quell'arma. Un Vasileias cercò di colpirlo alle spalle con un getto di fuoco, ma lui schivò roteando su se stesso.
-Spadone dell'anima- disse, una grossa spada azzurra apparve sulla punta del suo bastone e il corpo del nemico venne tranciato in due all'altezza della vita, si voltò verso un altro soldato e gli corse in contro sollevando l'arma, ma invece della spada sulla sua testa si abbatté il bastone magico emettendo un suono secco.
-Ahia!- esclamò il nemico tenendosi la parte colpita con due mani e guardandolo storto.
-È troppo divertente- rise Nicolash.
-Idiota mi hai fatto...- il soldato non finì la frase che il ragazzo gli aveva tappato la bocca con la punta della spada, spinse l'arma trapassandogli la testa e il Vasileias morì all'istante. In molti provarono ad attaccarlo senza successo.
-Ma che diavolo di magia è quella?- chiese uno di loro arretrando di qualche passo.
-Oh, diciamo che è una magia di mia invenzione, si chiama Sinfonia della Magia- rispose sferzando la lama contro il petto di un nemico, Neviski lentamente li fece fuori tutti, uno dopo l'altro, non ne risparmiò nemmeno uno. Un Vasileias ferito si avvicinò ad una Lacrima per le comunicazioni portatile.
-Cosa succede? Chi è che grida? Rispondete!- disse una voce.
-A... Aiuto, lo... Stregone- proferì balbettando di fatica il soldato.
-Lo stregone? Che stregone? Che diavolo succede lì?- chiese agitata la voce dall'altro capo
-Scappate... oppure, c... Ci ucciderà... T... Tutti- quelle furono le sue ultime parole, Nicolash calò su di lui come una furia omicida e la testa del soldato venne spaccata a metà, nello stesso istante la lama colpì anche la Lacrima mandandola in frantumi. Il ragazzo non aveva ancora estratto lo spadone, che un rumore di passi dietro di lui attirò la sua attenzione, si voltò appena, giusto per vedere alle sue spalle una ragazza con l'uniforme dei Vasileias attaccarlo con un mazzo di carte.
-Ma ciao splendore, cosa ci fa una bella ragazza come te con un gruppo di idioti come questo?- chiese mentre con la lingua si leccava il labbro superiore, la donna non rispose e continuò a lanciare attacchi con le sue carte, Nicolash schivò senza problemi.
-Non vorrei far fuori un bel visino come il tuo...- la sua espressione cambiò da viscida a vendicativa.
-... Ma non mi lasci altra scelta- continuò afferrando la spada, con un taglio netto privò la donna delle gambe tranciandola dai fianchi in giù, lei urlò di dolore mentre un lago di sangue le si formava attorno, ma non mollò cominciando a trascinarsi con i gomiti per raggiungerlo.
-È un peccato, d'ora in poi non potrai più danzare- disse ridendo sadico.


Presente - In un bosco vicino Magnolia

-Tu mi vuoi dire che questi idioti stanno girando indisturbati per la nazione abbattendo le nostre sedi?- chiese un Vasileias ad un collega.
-Già, si tratta di un piccolo gruppo che però si sta facendo sempre più grande e la cosa è preoccupante- rispose l'altro.
-Ci penserà uno dei generali a farli fuori, non dovete preoccuparvene- intervenne un soldato da dietro, nel frattempo un ombra si nascondeva tra gli alberi muovendosi veloce di ramo in ramo senza fare alcun rumore, come un felino si abbassa nell'erba alta pronto per tendere un'imboscata alla sua preda.
-Fly my darling- sussurrò prima che un sibilo spezzasse il silenzio della foresta e insieme ad esso anche il cranio dei soldati.






ANGOLO AUTRICE:

Oh ciao tutti miei cari! Vi presento il sesto capitolo di questa storia, come potete vedere (ma anche no) è un pò più lungo rispetto al solito, non so perchè ultimamente finisco col fare capitoli enormi e mi ritrovo poi a dividerli in due parti pensate un pò. Volevo avvertirvi che tra qualche capitolo comincerà la vera storia, ovviamnete questa parte è solo di passaggio, non temete!! Una volta che avrò inserito tutti gli OC si comincerà a fare sul serio, vi ho avvertiti!!
Dunque come vi è sembrato il capitolo? vi è piaciuto? Avete trovato errori? Fatemelo sapere!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 8
*** SETTIMO CAPITOLO: OMBRE NELLA FORESTA ***


SETTIMO CAPITOLO: OMBRE NELLA FORESTA




Le prime luci dell'alba filtrarono attraverso le fronde degli alberi, un raggio illuminò il viso di Priscilla che strinse gli occhi infastidita e si girò dalla parte opposta del suo giaciglio mugugnando, con ancora gli occhi chiusi non si accorse di essere a pochi centimetri di distanza dal viso di Alèk, il quale dormiva beatamente con un sorriso da ebete stampato in faccia, doveva star facendo qualche sogno particolarmente affascinante o magari si immaginava semplicemente circondato da ragazze. La luce colpì anche lui e lentamente aprì gli occhi assonnati, cercò di mettere a fuoco con non poca fatica e non appena vide la sua compagna così vicina, gli spuntò un sorriso sornione sulle labbra, si appoggiò ad un braccio e rimase a fissarla nel sonno. Dopo pochi secondi, come se si sentisse osservata Priscilla aprì gli occhi facendo una smorfia e sbadigliando.
-Ben svegliata principessa- disse lui sollevando di poco le sopracciglia, lei lo guardò intontita per qualche secondo, poi si accorse della situazione e d'istinto, con la sua telecinesi, gli riversò contro un pezzo di legno, l'oggetto lo colpì in pieno e lui cadde di schiena su Alexis che si svegliò schiacciata dal peso del fratello.
-Ahi Ahi buongiorno anche a te eh- disse ironicamente Alèk massaggiandosi la testa.
-Buongiorno un corno, perché mi eri così vicino eh? Cos'è ti ecciti a guardare le persone mentre dormono?- sbraitò la ragazza dai capelli celesti preparando un altro tronco da lanciare.
-Beh forse lui no, ma a me un pensierino di io e te a letto insieme eccita da morire sai dolcezza- intervenne Nicolash squadrandola dalla testa ai piedi e soffermandosi sulle forme prosperose.
-Se loro possono, allora posso anche io- ribatté Casper con un sorrisetto idiota uscendo dalla sua tenda con la testa.
-Possibile che in questo gruppo ci siano solo dei pervertiti, uno normale no?- si lamentò Priscilla.
-Non paragonarmi a loro per cortesia- disse Tyson su di un albero appeso sottosopra mentre dondolava avanti e indietro.
-E tu cosa ci fai lassù?- domandò Casper stranito.
-Oh, io dormo appeso a testa in giù se no non riesco a prendere sonno- rispose scendendo con una mossa acrobatica.
-Tu sei il più strano di tutti comunque- lo prese in giro Nicolash, un rumore soffocato attirò l'attenzione dei compagni, che cominciarono a guardarsi attorno circospetti cercando di capire da dove provenisse quel suono. Alèk guardò sotto di sé notando che stava ancora seduto su sua sorella, si alzò di scatto e Alexis riprese aria.
-Oddio stavo per morire soffocata- disse con il fiatone.
-Serve qualcuno che sappia fare la respirazione bocca a bocca, nessun problema, ci penso io- disse Nicolash avvicinandosi con le mani tese in avanti pronto per toccare il petto della compagna.
-Stammi lontano- lo avvertì lei minacciosa.
-Coglione- sibilò Alèk avvicinandosi alla ragazza per proteggerla.
-È il momento di partire- disse Tyson afferrando la sua cappa e posizionandosela sulle spalle.
-Ma la colazione?- chiese Casper rimettendo, non si sa come, la sua tenda nello zaino.
-Già, io ho fame- si lamentò Nicolash.
-C'è rimasto un pò di pane e della marmellata nelle provviste, mangiate mentre andiamo, oggi dovremmo raggiungere Magnolia- disse tirando fuori dal sacco il cibo e passandoglielo.
-Non ci hai ancora spiegato perché dobbiamo andare la- intervenne Alexis.
-Lo scoprirete non preoccupatevi- rispose rimanendo sul vago. Dopo essersi cambiati le bende per le ferite riportate in battaglia partirono alla volta di Magnolia, avevano lasciato Hargeon un paio di giorni prima e avevano percorso una strada differente a quella principale, per evitare di trovare qualche inghippo lungo il viaggio si erano tenuti ben nascosti in mezzo alla foresta: affrontare pochi Vasileias non era un problema anche con quelle ferite, ma nella malaugurata evenienza di un esercito non avrebbero avuto scampo. Ma non avevano fatto quella scelta solo per quel motivo, ma soprattutto percé Nicolash non finiva mai di cantare e optare per la via principale poteva dare troppo nell'occhio, soprattuto se un idiota come lui cantava canzoni piratesche in mezzo al bosco senza un minimo di ritegno.
-Quindici uomini sulla cassa del morto, Yo ho ho e una bottiglia di rum!- gridò. Ma questo non era il male peggiore, perché, facendosi trascinare, a lui si era aggiunto anche Casper che, solo per dimostrare le sue doti canore, a sua detta "impareggiabili", aveva deciso di assecondarlo.
-La bottiglia e il demonio han pensato al resto, yo ho ho e una bottiglia di rum!- continuò Cremisis, si presero a braccetto e cominciarono ad esibirsi in una, alquanto stupida, danza. Tyson non sapeva se obbligarli a smettere perché facevano troppo casino o se ridere perché, doveva ammetterlo, quei due insieme erano peggio del gas esilarante. Alexis si teneva la pancia dalle risate, mentre Priscilla la seguiva, solo perché erano troppo ridicoli. Alèk era l'unico che sembrava distaccato, anche se un sorrisetto, Tyson, l'aveva visto spuntare. Il ragazzo guardò i suoi compagni uno ad uno: fino a pochi giorni prima aveva perso tutto, non gli era rimasto più niente, inizialmente voleva cercare della gente solo per fare numero e distruggere l'impero, poi aveva incontrato quelle persone e aveva cominciato ad affezionarsi, ora non sapeva più se stava perseguendo il suo obbiettivo per pura e semplice vendetta, per giustizia, o per difendere i suoi compagni, forse era per tutte e tre le cose.
-Ragazzi guardate laggiù- disse Alex indicando un punto in mezzo alla foresta, il gruppo si voltò incuriosito.
-È Magnolia?- chiese Priscilla, Tyson scosse la testa.
-No, Magnolia è molto più grande, questo è un villaggio, possiamo fermarci qui e riprendere le provviste- propose.
-Va bene- dissero in coro.
-Dividiamoci, daremo meno nell'occhio se stiamo separati- continuò il ragazzo con la falce.
-Nicolash, tu vieni con me- disse poi, il ragazzo si voltò alzando un sopracciglio.
-E perché mai? Io volevo andare con questa bellezza qua- ripose indicando Alexis, Alèk fece un grugnito di disapprovazione.
-Perché probabilmente ci saranno dei Vasileias e non voglio che combini casini, quindi vieni con me, e poi il villaggio non è grande ci rincontreremo sicuramente- disse infine rivolgendosi agli altri.
-Stessa cosa per Casper che si caccia nei guai, Alex vai tu con lui, tienilo a bada- continuò, il "ragazzino" alzò le mani in segno di resa.
-Oh, Oh, quindi siamo io e te principessa- disse Alèk ammiccando nella direzione di Priscilla con un sorriso stampato in faccia.
-Vedi di proteggermi se ci attaccano chiaro?- proferì con tono autoritario, il fratello dei Black fece un inchino cordiale.
-Non c'era neanche il bisogno di dirlo milady- rispose. Una volta accordati tutti e sei si divisero nelle coppie stabilite.

 
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-Mh, non c'è molto in questo villaggio- disse Casper.
-Beh, cosa ti aspettavi, alla fine non è molto grande, ci sarà a malapena qualche negozio di viveri- rispose Alexis guardandosi attorno, da lontano vide alcuni Vasileias avvicinarsi nella loro direzione, d'istinto prese il compagno per un braccio e si spostò a lato strada confondendosi con altra gente.
-Non farti notare- disse lei, lui si liberò dalla presa.
-Mia cara, io sono nato per farmi notare, guarda quanto sono bello, come fai a non mettermi al centro dell'attenzione- disse piroettando su se stesso.
-Sssh! Idiota vieni qua- sussurrò lei dandogli uno strattone, quando i Vasileias furono abbastanza vicino da riuscire a sentire le loro voci, ascoltarono una conversazione alquanto inquietante.
-... E non sono più tornati indietro- disse uno.
-Nessuno riesce ad uscire da lì, è il terzo gruppo questa settimana, chissà chi altro manderanno- rispose un altro visibilmente preoccupato. Alex e Casper si guardarono scambiandosi uno sguardo complice.
-Questa storia mi puzza- disse lei.
-Conviene avvertire gli altri?- chiese lui, ricevendo una risposta positiva dalla compagna, insieme cominciarono a cercare i loro amici.

 
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Alèk e Priscilla stavano camminando per una via del piccolo villaggio quando lei avvistò una libreria e subito si diresse verso di essa incuriosita.
-Ti piace leggere?- chiese lui incrociando le braccia e guardando la compagna mentre studiava i titoli dei libri in vetrina.
-No, volevo solo osservare da vicino la qualità del vetro- disse ironica sbuffando.
-Oltre che bella, ti piace anche scherzare- rispose sorridendo lui.
-Hey hai sentito la nuova notizia? Il fantasma nella foresta ha colpito ancora- disse un abitante passando dietro di loro attirando l'attenzione dei due.
-Me lo hanno detto sta mattina, non so se avere paura o ringraziarlo, visto che sono solo i Vasileias quelli che colpisce- rispose l'altro a metà tra il sollevato e il preoccupato.
-Ho una strana sensazione- disse Priscilla sospettosa.
-Io propongo di riunirci agli altri- ribatté Alèk.
-Andiamo- annuì la ragazza.

 
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Tyson e Nicolash avevano chiesto alla gente del posto un luogo in cui fare provviste, ma tutti gli avevano indicato un piccolo bar che, a quanto pare, fungeva da locanda e da negozio di viveri, ed era anche l'unico del villaggio.
-Prosegua dritto e alla prima via volti a sinistra, è l'edificio che fa angolo a destra- spiegò un signore indicando la via a Tyson che ringraziò.
-Perché non hai chiesto informazioni ad una bella ragazza, magari poteva anche accompagnarci chissà- disse Nicolash quasi sbavando all'idea.
-Ma tu pensi solo a quello?- chiese Knightbuster.
-La maggior parte delle volte, sai io credo che le ragazze siano la gioia della vita... Insomma dai, immaginati un mondo senza tette e culi, sarebbe una vera merda- rispose usando un tono ovvio, il ragazzo accennò un sorriso divertito: si stava abituando alla sua presenza. Si fermarono entrambi una volta arrivati all'entrata della locanda.
-Siamo qui per fare provviste, non fare casini chiaro- si raccomandò Tyson.
-Ora attiverò il mio potere, ma sappi che la mia magia non rende solo invisibili, può far si che gli altri ti vedano con una forma diversa, in questo caso io e te entreremo dentro con le sembianze di due Vasileias- spiegò al ragazzo dai capelli argento.
-Mi rifiuto di assomigliare a quei bastardi- esclamò contrariato, ma Tyson aveva già fatto la sua mossa e i due ragazzi ora avevano assunto le sembianze di due soldati semplici, Neviski sbuffò.
-Solo a guardarti mi viene voglia di infilarti una spada dritta nel cervello- disse a denti stretti.
-Pazienta dieci minuti, poi torneremo normali- lo convinse il compagno. Entrarono nell'edificio: la stanza non era troppo grande, ci stavano giusto qualche tavolo e qualche sedia, tutte occupate dai Vasileias che bevevano e mangiavano in abbondanza, andarono in fondo verso il bancone. Tyson guardò Nicolash con la coda dell'occhio, un sorriso sadico apparve sul suo viso e gli occhi color oro diventarono come spiritati, il ragazzo nell'immediato afferrò il polso sinistro del compagno e lo tenne stretto per evitare che combinasse qualche strage. Si stupì quando, invece della pelle del suo braccio, sentì qualcosa di molto più duro e molto più freddo, lo guardò negli occhi confuso, sembrava quasi metallo.
-Mollami- disse secco, il ragazzo con la falce strinse ancora di più per evitare che gli sfuggisse e lo trascinò con se verso il bancone: non era il momento per fermarsi a fare domande, non in quel luogo. Tyson fece molta fatica a parlare con il barista e al tempo stesso tenere bloccato Nicolash.
-Vado in magazzino a prendere tutto il necessario- disse il signore dirigendosi nella stanza accanto, Knightbuster ringraziò con un cenno della testa poi si voltò verso Neviski che continuava a dimenarsi come un ossesso, fortunatamente Tyson era più forte di lui se no non sarebbe riuscito a trattenerlo.
-Hey datti una calmata- gli sussurrò con tono duro, ma lui sembrava aver chiuso completamente le orecchie, non sentiva niente, al di fuori della vocina dentro di lui che gli intimava di ammazzare tutti dal primo all'ultimo, senza pietà.
-Hey ragazzi, siete voi quelli nuovi? Non ho mai visto le vostre facce da questa parti- disse un Vasileias avvicinandosi pericolosamente a Nicolash che, come una bestia feroce, fece per scattare verso di lui ma Tyson lo tirò verso di se. Il soldato vedeva gli occhi iniettati di sangue del ragazzo e si tenne a distanza.
-Ma che problemi ha?- chiese stranito.
-Non farci caso, fa così quando è stressato- rispose il giovane trovando una scusa.
-Si siamo quelli nuovi- mentì rispondendo alla domanda precedente.
-Oh bene siete stati informati della situazione?- domandò, Tyson prese la palla al balzo, poteva essere una buona occasione per raccogliere informazioni.
-No, che situazione?- disse, non era mai stato bravo a mentire, ma solo se si trattava di persone a lui care, con i Vasileias diventava un vero attore. Il soldato sbuffò infastidito.
-Robe da matti, va beh, ve lo spiego io: è già quasi un mese che accadono cose strane a chi si addentra nella foresta qua vicino- cominciò.
-Cose strane di che tipo?- alzò un sopracciglio incuriosito, intanto Nicolash non ne voleva sapere di rimanere buono.
-Spariscono dei soldati, chi entra poi non fa più ritorno, abbiamo mandato una squadra a fare la ronda come ogni giorno, poco più di tre settimane fa, ma nessuno li ha visti tornare, ne abbiamo spediti altri per cercare degli ipotetici corpi, ma non hanno fatto ritorno nemmeno loro- spiegò.
-Cosa pensate che sia?- chiese Tyson.
-La gente del villaggio crede che tutto questo sia opera di un fantasma, ma in realtà noi crediamo che ci sia qualcosa nascosto in quella foresta. Devi sapere che solo una persona è riuscita a tornare viva da lì e quando gli abbiamo chiesto cosa aveva visto, continuava a farneticare di ombre che si muovevano tra gli alberi e che non emettevano alcun suono, non ha detto altro e il giorno dopo è sparito anche lui-
-Interessante- disse accennando un mezzo sorriso involontario.
-C'è chi dice che sia un fantasma, c'è chi sostiene che sia una specie di demone, e chi invece crede sia una presenza malvagia, ma tutti in questo villaggio conoscono questa "cosa" con il soprannome di Shadwood*-
-Shadwood eh? Non ti preoccupare, sistemeremo la situazione- lo rassicurò Tyson.
-Sistemeremo, chi? Tu e il tuo amico fuori di testa, in quella foresta ci sono andati ormai centinaia di noi, cosa pensate di fare in due- disse incredulo, il ragazzo disattivò la sua magia mostrandosi per quello che erano in verità, poi ghignò sadico.
-Grazie delle informazioni, andrò a cercare questo Shadwood e lo convincerò ad unirsi a noi- disse alzando un sopracciglio con aria di superiorità, il soldato arretrò di qualche passo quando vide gli occhi del ragazzo, Tyson mollò la presa sul polso di Nicolash, come si fa quando sguinzagli una tigre affamata, teste e arti cominciarono a volare schizzando sangue in ogni dove, in poco meno di venti secondi all'interno del locale non vi era più un solo soldato rimasto vivo.
-Sei veramente impaziente lo sai- disse Tyson sbuffando, Nicolash, finalmente soddisfatto, alzò le mani in segno di resa, il movimento scoprì il suo braccio sinistro e finalmente Knightbuster poté vedere ciò che nascondeva, al posto del suo arto vi era una protesi di metallo.
-Potevi dirmi che eri un Cyborg- disse affascinato.
-Non sono un Cyborg, ho solo un braccio bionico- rispose secco mentre si puliva con un tovagliolo il viso da uno schizzo di sangue. Dopo pochi secondi il barista tornò con le provviste e rimase scioccato alla vista di tutto quel sangue e di tutti quei corpi mutilati.
-M... Ma che cosa è successo qui?- chiese balbettando, Tyson si avvicinò gli porse un sacchetto pieno di monete e prese le provviste.
-Questi sono per il cibo e per ripagare del disturbo causato, ci scusi- disse chinandosi per poi uscire dalla locanda, lasciando il barista solo, confuso e sbalordito. Non appena i due ragazzi furono fuori videro gli altri loro compagni raggiungerli.
-Sta succedendo qualcosa di strano in questo villaggio, abbiamo sentito certe voci- iniziò Alèk.
-Anche noi- intervenne Casper.
-Ragazzi, vi spiegherò tutto- disse Tyson cominciando a raccontare ciò che il soldato gli aveva detto, dopo qualche minuto finì e i compagni rimasero stupefatti.
-Quindi questo Shadwood sta uccidendo solo i Vasileias- disse Priscilla con un sorriso compiaciuto.
-A quanto pare si e noi adesso andremo in quella foresta- sentenziò.
-Sei sicuro?- chiese Alex ricevendo in risposta un cenno della testa.
-Allora andiamo noh? O avete intenzione di fare le belle statuine tutto il giorno?- intervenne Priscilla dirigendosi nel punto prestabilito, i suoi compagni la seguirono.

Stavano camminando nel bosco già da un paio di ore ma di quest'ombra non c'era traccia.
-Magari c'è davvero un fantasma- disse Casper guardando in alto.
-I fantasmi non esistono, è una leggenda metropolitana- rispose Alèk
-Beh in ogni caso è da un pò che giriamo qui attorno ma ancora non si è visto niente, io direi che possiamo anche rinunciarci- intervenne Alexis, ma Tyson non era convinto, è vero inizialmente era tutto tranquillo ma dopo un pò una strana sensazione aveva cominciato a farsi strada nella sua mente: era quasi sicuro che qualcuno li stesse seguendo, aveva provato più volte a guardarsi attorno, ad occultare i rumori che emettevano i suoi compagni, ma non sentiva altro che il vento tra le foglie e gli animali della foresta, di solito come trucco funzionava e qualcuno era sempre nascosto nell'ombra, ma questa volta non riusciva ad individuare nessuno, che gli abitanti del villaggio e Casper avessero ragione? Magari c'era veramente un fantasma.
-Se c'è qualcuno, di sicuro non ha cattive intenzioni o ci avrebbe già attaccati, e poi dobbiamo ricordarci che colpisce solo i Vasileias e noi non lo siamo- disse Nicolash.
-Già e io mi sono stancata di vagabondare come un barbone, se questo Shadwood non vuole uscire allo scoperto che vada al diavolo, io mi rifiuto di fare un altro passo- esclamò autoritaria.
-Ma che problema c'è, ti porto io principessa- disse Alèk offrendosi di caricarla in groppa.
-Perché invece non sali su di me? In tutti i sensi- intervenne Nicolash alludendo a cose sporche.
-Se devo scegliere tra l'idiota tutto muscoli e niente cervello e il pazzo omicida malato di sesso... scelgo il primo- sentenziò, il fratello dei Black guardò Neviski con il tipico sorrisetto sornione di chi si fa beffe di un avversario.
-Alèk: 1, Nicolash: 0- gli disse con il labiale, in risposta ebbe solo un semplice occhiolino e uno sguardo languido lanciato a sua sorella. Riusciva a mandarlo in bestia senza dire una parola, non lo sopportava proprio per niente. Arrivarono in una piccola radura al centro della foresta.
-Ma a parte tutto, e se questo Shadwood fosse un normalissimo uomo?- intervenne Casper.
-Meglio ancora, e se fosse una donna?- disse Nicolash già sbavando all'idea.
-Oh si una bella ragazza, magari mezza nuda che vive come una selvaggia nella foresta- continuò, d'improvviso, dopo quelle parole, il suono di un sibilo si propagò tra le fronde facendo eco, Tyson si girò alla sua destra giusto in tempo per vedere qualcosa luccicare passargli accanto alla velocità di un fulmine e un potente movimento d'aria scoprirgli il volto facendo cadere il cappuccio. Alexis che aveva i sensi all'erta da quando erano entrati, in un batter d'occhio creò una barriera di roccia spessa due metri davanti a Nicolash, un suono sordo e poi il silenzio, nella parete creata dalla ragazza vi era un piccolo foro, dalla parte opposta Nicolash era rimasto fermo ad occhi sbarrati con la punta di una freccia ad un palmo dal suo naso, essa era stata scagliata con una forza tale da trapassare la roccia, se quello scudo fosse stato anche di pochi centimetri meno spesso, Neviski si sarebbe ritrovato con una freccia piantata nel cranio.
-È apparentemente una normalissima freccia- disse Alex estraendola dalla parete e mostrando il pennacchio giallo alla fine, Tyson si voltò di scatto sbalordito, ne era sicuro: quel dardo era pregno di magia, ma era scomparsa non appena essa aveva finito la sua corsa, senza lasciare alcuna traccia.
-Deve essere Shadwood, ma non vedo nessuno- disse Casper cercandosi furiosamente attorno con lo sguardo. Effettivamente non ve ne era alcuna traccia, niente rumori, neanche un minimo spostamento d'aria. Tyson si fece avanti.
-Non siamo nemici, non vogliamo fare alcun male!- gridò alzando le braccia. Un'ombra si spostò veloce di ramo in ramo e rimase appollaiata per un pò all'oscuro di uno di essi, poi con grazia e senza alcun tipo di rumore atterrò sull'erba.
-Allora perché siete armati?- chiese cominciando a camminare verso di loro.
Era una ragazza, sui ventun'anni, alta 1,78 i suoi capelli erano rossi come il fuoco raccolti in una treccia che si appoggiava delicatamente alla spalla destra, un ciuffo ribelle era lasciato libero a coprire l'orecchio sinistro leggermente a sventola, su di esso vi era un solo orecchino pendente con una piuma di falco, in quello destro aveva due Helix, gli occhi erano grandi color verde chiaro e sfumavano al color ambra verso la pupilla, il naso era piccolo e leggermente all'insù contornato da una miriade di lentiggini, la bocca era sottile e chiusa in un'espressione seria, il suo viso era magro e allungato con un mento poco pronunciato, la carnagione era rosa chiaro, il collo era sottile e aveva una macchia più scura sulla parte sinistra, che ricordava vagamente una foglia di tiglio, i fianchi non troppo stretti, non aveva un seno esagerato, ma aveva due gran belle gambe, lunghe e slanciate con dei muscoli appena accennati. Camminava con un certa grazia e leggerezza, ma al tempo stesso con decisione, facendo dondolare i tre artigli di lupo legati alla fascia color marrone che portava sulla fronte, aveva una maglia corta color verde che le lasciava scoperta la pancia al di sotto dell'ombelico, sul fianco destro si intravedeva appena una piccola cicatrice, sopra aveva una corazza in cuoio marrone scuro con spallacci leggermente a punta, ai polsi vi erano dei paracolpi, ma nel destro esso era più largo assumendo la forma di uno scudo, portava dei pantaloni semi attillati di colore marrone, con un telo pendente e stropicciato ,verde, che le copriva un pò la gamba destra, i piedi erano lasciati nudi a calpestare l'erba soffice.
Avanzava tenendo ben saldo il suo arco fatto di legno di faggio con inserti in cuoio, alle spalle, la faretra da cui si intravedevano delle piume gialle, uguali a quella della freccia che aveva lanciato prima. Tyson rimase bloccato con gli occhi sbarrati, quei capelli, vi erano solo due persone che avevano quel colore così vivo: ed erano morte. Nella sua testa riapparvero le immagini di Mary e della piccola Asuka a terra e piene di sangue, scosse la testa riprendendo lucidità, non era il momento di pensare al passato, si toccò il viso scoprendolo umido di lacrime, che senza volere erano sgorgate dai suoi occhi, si asciugò subito e riprese il controllo di se stesso con un respiro profondo.
-È semplice precauzione, anche noi potremmo farti la stessa domanda- disse poi, la ragazza lo guardò da capo a piedi.
-In più tu, non hai l'aria di uno innocente- disse alzando un sopracciglio. Nicolash scoppiò a ridere.
-Effettivamente non sembri uno stinco di santo- esclamò appoggiandosi alla spalla del compagno, poi la guardò con sguardo malizioso.
-Beh, cosa ci fai nella foresta tutta sola, bambolina?- chiese, la giovane spalancò gli occhi e veloce come una saetta scatto nella direzione del ragazzo estraendo una freccia e incoccandola nel suo arco, che tese all'indietro, facendo in modo che la punta sfiorasse il naso di Nicolash.
-Prova a chiamarmi bambolina, ancora una volta e ti ritrovi con una freccia ficcata nel cervello, ne ho già fatti fuori di tipi come te, uno in più non mi cambia- sibilò minacciosa assottigliando gli occhi.
-Wo wo, stai buona- rispose Nicolash facendo un sorrisetto, lei abbassò l'arma.
-Cosa ci fate in questa foresta?- domandò.
-Avevamo sentito alcune voci parlare di Shadwood ed eravamo curiosi- rispose Casper.
-La vostra curiosità potrebbe portarvi all'inferno lo sapete?- disse la ragazza riposizionando l'arma sulla schiena.
-Già, ma non è uno dei principali motivi per cui siamo venuti qua- intervenne Tyson avvicinandosi a lei.
-Stiamo viaggiando per il regno di Fiore per abbattere tutte le sedi dei Vasileias, fino ad arrivare all'origine di tutto questo casino, Theos Velona, sembri una in gamba cosa ne dici di unirti a noi- le propose, lei sbarrò gli occhi: aveva capito bene? Volevano veramente far fuori tutti i Vasileias? Lei aveva passato anni a cercare qualcuno che avesse la sua stessa determinazione, aveva provato in ogni città, in ogni paese, purtroppo però le persone avevano troppa paura per farsi avanti, ma ora si erano presentati loro, finalmente un gruppo con cui avrebbe potuto raggiungere il suo obbiettivo, un'occasione del genere capitava solo una volta nella vita. Però non rispose.
-Chi mi dice che non mi state abbindolando con delle scuse, come posso fidarmi di voi?- chiese sospettosa.
-Nessuno, ma non sei obbligata ad accettare se non lo vuoi- rispose Tyson.
-Chi va la?-gridò una voce da lontano, subito la sconosciuta balzò su di un ramo nascondendosi nell'ombra.
-Voi! Fermi dove siete!- disse un soldato accompagnato da un centinaio di colleghi alle sue spalle, Nicolash si girò e una voglia incontrollabile di sangue crebbe dentro di lui.
-Shall we dance?- sibilò ridendo sadicamente per poi scattare in direzione dei soldati che presi alla sprovvista rimasero immobili.
-Arcituono!- gridò Neviski e scagliò una saetta così come si lancia un giavellotto, ma con la potenza di un tuono, i nemici vennero elettrizzati e carbonizzati, un odore di bruciato si espanse nell'aria facendo salire conati di vomito ai restanti Vasileias.
-Merda, ma perché attacca senza pensare, ora ci tocca combattere per forza, tutta colpa di quell'idiota- disse Priscilla cambiando i suoi vestiti nell'armatura di cuoio che usava nelle battaglie, fece apparire cinque biglie di ferro e le scagliò contro i soldati. Casper li seguì a ruota, sollevò la sua benda.
-Sangue chiama sangue- sussurrò portandosi il guanto davanti all'occhio sinistro, la sua carnagione impallidì e poi cominciò ad attaccare lanciando i suoi aculei insanguinati, trafiggendo il petto e i cuori dei soldati.
-Arrendetevi o farete una fine molto lenta e molto dolorosa- I capelli e gli occhi di Alexis diventarono verdi e in un attimo delle radici spuntarono dal terreno avviluppando e stritolando i nemici.
-Dite le vostre ultime preghiere perché ora vi faccio a pezzi- disse Alèk scrocchiandosi le nocche e il collo con un movimento secco, sorrise divertito quando affondò il primo pugno nello stomaco di un soldato. La ragazza sconosciuta si guardò attorno con attenzione, scrutando le chiome degli alberi: lei era nata e cresciuta nel bosco, ne conosceva i comportamenti come se fosse un'estensione di se stessa, per questo trovò anormale il modo in cui le fronde degli arbusti si muovevano: sapeva che vi era una buona parte dell'esercito nascosta in mezzo ad essi, forse per tendere un'imboscata, potevano ingannare quel gruppo, ma non di certo lei. Prese il suo arco e un freccia dalla faretra, la incoccò e mirò.
-Concentrazione... sguardo del falco- sussurrò, i suoi sensi si affinarono diventando molto più sensibili ai cambiamenti attorno a lei: lo sguardo riuscì a notare un minimo movimento, uno spostamento d'aria, poco lontano dalla sua postazione.
-Elemental Hawk Wind!- disse, un vortice d'aria avvolse la freccia conferendogli maggiore potenza e velocità.
-
Fly my darling- sussurrò scoccandola con un sibilo, l'obbiettivo venne colpito. Il suo olfatto percepì un odore diverso da quello della foresta, l'aria lo portò verso di lei e giudicando l'intensità di esso estrasse un altro dardo, gli occhi scattarono a sinistra e incoccò la freccia.
-Elemental Hawk Earth- disse attaccando nuovamente, questa volta rocce e radici crebbero attorno alla piccola asta rendendola grossa e pesante, ma allo stesso tempo devastante, alcuni soldati vennero colpiti in pieno e trapassati al cuore uno per uno con precisione chirurgica, caddero al suolo senza vita. L'udito avvertì il suono di un passo leggero in mezzo al rumore della battaglia, incoccò un'altra freccia e la scagliò dritta verso di lei in mezzo agli alberi, il soldato cadde tenendosi il petto sanguinante. Con una velocità spaventosa continuava ad attaccare a raffica, la sua concentrazione era talmente elevata che non un solo nemico riuscì a rimanere nascosto, vennero tutti portati allo scoperto dai colpi mirati della ragazza. Tyson la guardava sempre più stupefatto mentre scagliava frecce ad una velocità impressionante, poi si accorse di un movimento tra i cespugli ed un gruppetto di Vasileias uscì allo scoperto, lui si occultò nell'immediato con la sua magia. Quei soldati cominciarono a guardarsi attorno cercando la ragazza.
-Hey bambolina vieni fuori- disse uno di loro: poco prima si trovavano nascosti in un cespuglio e avevano visto la sua reazione quando Neviski l'aveva chiamata in quel modo, quindi stavano sfruttando questa cosa a loro favore per farla uscire allo scoperto e poterla catturare.
-Dove sei bambolina? Non ti faremo del male- un altro richiamo, la giovane ragazza sbarrò gli occhi, ed essi si riempirono di una rabbia cieca.

-Ti troveremo prima o poi bambolina-

Brutti ricordi le riaffiorarono la mente, smossa da un'ira incontrollabile fece per scendere dall'albero quando una mano l'afferrò per la vita e la tenne bloccata, Tyson aveva capito le loro intenzioni ed era intervenuto per fermarla, era salito sull'albero e le era andato incontro.
-Non andare, lo stanno facendo apposta, non cadere nella loro trappola- le disse, lei si calmò e fece un respiro profondo, poi tese l'arco.
-Fly my darling- sussurrò e le teste dei soldati vennero trapassate una alla volta, poi guardò il ragazzo che aveva ancora la mano sulla sua vita.
-Puoi mollarmi adesso- gli disse seria anche se dentro stava morendo d'imbarazzo, lui fu preso alla sprovvista e tirò subito indietro le mani distogliendo lo sguardo, se non ci fosse stato il cappuccio a coprirgli il viso la giovane avrebbe visto le sue gote tingersi di rosso.
-Grazie- gli disse, il ragazzo sorrise di rimando.
-Comunque non ci siamo ancora presentati: io mi chiamo Tyson- poi indicò i suoi compagni uno ad uno.
-Quel tipo tutto muscoli e senza cervello è Alèk, quella di fianco a lui è sua sorella Alexis, la ragazza che sta prendendo a calci quel soldato è Priscilla, il tizio pallido che si guarda allo specchio si chiama Casper e il nanetto arrabbiato è Nicolash- continuò, lei accennò un timido sorriso.
-Il mio nome è Demetra Ashdown- si presentò poregendogli la mano.
-Hey voi due lassù invece di stare li a fare le moine perché non venite a darci una mano!- gridò Priscilla spedendo contro un albero un soldato, Tyson atterrò sull'erba e la sua cappa svolazzante lentamente si posò sulle sue spalle, ghignò divertito.
-Yu Kai, let's make some noise- disse partendo all'attacco. Demetra rimase appollaiata sugli alberi spostandosi di tanto in tanto per prendere meglio la mira e in pochi minuti tutti i Vasileias vennero eliminati.
-Beh, è stato divertente- disse Casper assumendo il suo colorito naturale.
-Già, un ottimo riscaldamento- rispose Alèk stirandosi le braccia ancora indolenzite dalla battaglia contro l'esercito di Hargeon.
-Peccato che non ne sia rimasto più nemmeno uno- intervenne Nicolash ancora voglioso di far fuori qualcuno.
-E taci pazzo omicida, è solo colpa tua se abbiamo cominciato questa battaglia- lo riprese Priscilla sotto lo sguardo divertito di Alexis e Tyson, Demetra scese con grazia dall'albero su cui si trovava senza emettere alcun rumore e raggiunse il gruppo, Knightbuster si voltò nella sua direzione.
-Allora?- domandò, lei lo guardò alzando un sopracciglio.
-Allora cosa?- chiese di rimando, lui allungò un pugno chiuso nella sua direzione.
-Ti unisci a noi oppure no?- disse sorridendo, Demetra lo fissò per un pò poi accennò un piccolo sorriso.
-Ci sto- disse unendo il suo pugno serrato con quello del ragazzo.
 -Un'altra bella ragazza nel gruppo, che felicità! L'harem dei miei sogni si sta finalmente formando!- esclamò Nicolash roteando di gioia, prima di venire steso a terra da un colpo di tutte e tre le ragazze messe insieme.
-Ben ti sta!- disse Alèk tra le risate.


Sera stessa, Nord di Magnolia in un piccolo villaggio.

Una giovane ragazza passeggiava per le vie del piccolo centro buio, ignara del fatto che un gruppetto di uomini la stesse guardando lascivamente, uno di essi le si avvicinò con fare sospettoso.
-Hey dolcezza- la richiamò, lei lo guardò storto e subito provò a rimanere calma respirando profondamente.
-Non sai che camminare a quest'ora tutta sola in un posto del genere è pericoloso per una bella ragazza come te, lascia che ti offra un posto dove stare- continuò lo straniero: tre secondi, la sua pazienza durò solo tre secondi, si voltò e con un gesto secco gli ficcò due dita negli occhi, poi lo prese per la maglia.
-Senti un pò coglione, per evitare di essere preso a pedate ti conviene sparire, non ho bisogno di un uomo, andate a farvi fottere voi e la vostra specie- disse minacciosa lasciando il ragazzo lacrimante e spaventato in mezzo alla strada, per poi allontanarsi continuando la sua camminata verso quel luogo di cui aveva sentito parlare: verso Magnolia.






ANGOLO AUTRICE:

Hi-oh minna!! Ecco a voi il nuovo capitolo!! Vi è piaciuto? Cosa ne pensate di Demetra? Chi sarà questa nuova ragazza apparsa alla fine? Lo scoprirete nel prossimo capitolo che arriverà sempre tra due settimane!! 
Precisazione:
*: Shadwood è un gioco di parole tra Shadow (ombra) e Wood (legno o foresta, dipende dal contesto) vi do la spiegazione perchè nemmeno io avevo capito il significato del nome all'inizio e poi me lo sono fatto spiegare.
Come potete notare i capitoli si allungano man mano che va avanti la storia, non mi chiedete il perchè, non ne ho la più pallida idea. Comunque, avviso riguardante i disegni degli OC: ci siamo quasi eh ragazzi, una volta inserito l'ultimo personaggio allora comincerò a postare i disegni: due sono già finiti e colorati, altri due da colorare e altri ancora da fare, ce la sto mettendo tutta per sfruttare al meglio il tempo che ho. Ditemi cosa ne pensate e se trovate errori soprattutto!! Alla prossima!!
Hola

Lu!

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Capitolo 9
*** OTTAVO CAPITOLO: FULMINE ***


OTTAVO CAPITOLO: FULMINE




I ragazzi avevano optato per rimanere in una radura nel bosco per quella notte, si erano sistemati tutti e si erano organizzati per raccogliere legna, infine si erano riuniti per medicarsi dalle contusioni della battaglia di Hargeon.
-Certo che siete proprio ridotti male, che cosa vi è successo?- chiese Demetra ai ragazzi che si stavano cambiando le bende.
-È una lunga storia- disse Alexis sorridendo mentre cercava di rattopparsi la ferita alla spalla, fece una smorfia di dolore.
-Aspetta ti aiuto- intervenne Ashdown, riaprì le bende notando che la ferita si era infettata, scosse la testa.
-Non va bene, ogni volta che cambiate le bende dovete pulirvi le ferite se no si infetta come questa- disse guardando il gruppo per poi raccogliere un mazzetto di erbe li vicino.
-Lo abbiamo fatto, ma poi abbiamo finito l'alcol a causa di qualcuno che voleva fare un falò e non voleva sporcarsi le mani - rispose Priscilla guardando di traverso Casper che sorrise facendo spallucce.
-Capisco, dunque mi serve una spillatrice, un martello, un chiodo e un mortaio, qualcuno li ha?- domandò seria, tutti la guardarono basiti.
-Certo, perché sono cose che si trovano ovunque- intervenne Priscilla.
-Si aspetta, io li ho- rispose Cremisis tirando fuori dal suo zaino gli oggetti in questione, li porse alla ragazza sotto gli occhi increduli dei compagni.
-È incredibile come ancora riesco a stupirmi, eppure ormai dovrei essermi abituato- disse Alèk.
-Io non penso che ci farò mai l'abitudine- intervenne Alexis ridendo. Demetra cominciò a battere il pugno su di un albero in diversi punti, quando sentì il suono giusto prese il chiodo e il martello, fece tre piccoli buchi poi con forza prese la spillatrice e la piantò nella corteccia, dopo pochi secondi del liquido giallastro cominciò a scendere da essa, la ragazza prese il mortaio e raccolse la sostanza, poi vi mise dentro le erbe che aveva raccolto poco prima e cominciò a pestarle, dopo pochi minuti il mix risultò come una pasta abbastanza solida di color verde acceso.
-La linfa di quell'albero è ricca di collagene che aiuterà la ricostruzione dei tessuti lesionati, in più questa specie è una delle poche esistenti ad assorbire l'etere, il processo di guarigione verrà accelerato e in poco non rimarrà nemmeno la cicatrice- spiegò avvicinandosi a lei.
-E le erbe che ci hai messo dentro?- domandò curiosa.
-Hanno lo stesso effetto dell'alcol: disinfettante, in più risultano come antidolorifiche- rispose prendendo una quantità abbondante con la mano.
-Ti brucerà un pochino- disse Demetra spalmando la pomata sulla ferita di Alexis che sospirò rumorosamente per il dolore.
-Guarirà?- chiese.
-Sì, se avessi aspettato anche solo un paio di giorni la ferita si sarebbe infettata troppo e avresti rischiato seriamente di perdere l'uso del braccio, ma grazie a questa pomata guarirà in pochi giorni- disse richiudendo le bende.
-Wow, sei piena di risorse, come fai a sapere tutte queste cose?- domandò Alexis sentendosi subito meglio, le erbe stavano già facendo effetto.
-Sono nata e cresciuta nella foresta, conosco ogni pianta o animale presente in natura- disse seria e schiva alzandosi.
-Chi ne ha bisogno?- chiese, subito Nicolash si fece avanti.
-Io avrei voglia di una bella infermierina- disse con sguardo languido.
-Tu sei l'unico che non ne ha bisogno- ribatté superandolo e andando verso Tyson il quale stava cercando di fare da se pur trovandosi in difficoltà, lei lo prese per un polso fermandolo.
-Così peggiori solo la situazione- gli disse, lui si fermò e si lasciò curare, Demetra fece poi la stessa cosa con tutti.
Rimasero accampati per tutta la notte a riposare finché non arrivò l'alba: era il momento di partire.
-Chissà se oggi raggiungeremo veramente Magnolia- disse Casper caricandosi il suo zaino in spalla.
-Spero proprio di si, non ho mai fatto un viaggio più lungo e stressante- disse Priscilla stirandosi le braccia con un mugugno sommesso, lanciò uno sguardo dietro di se vedendo Tyson e Alèk darsele di santa ragione, accompagnati da vari e coloratissimi insulti, mentre Nicolash continuava a fare proposte indecenti a Demetra la quale si stava trattenendo dal piantargli una freccia in fronte.
-Soprattutto perché, con loro, un viaggio tranquillo è impensabile- continuò Alexis avvicinandosi alla ragazza con un sorriso divertito, la compagna rise.
-Già, hai proprio ragione- disse, Ashdown si avvicinò alle due donne ignorando Nicolash.
-Ditemi un pò, ma quei due la litigano sempre? Non sarebbe il caso di fermarli?- chiese riferendosi a Tyson e Alèk, loro si guardarono e sorrisero.
-Vedi, all'inizio litigavano perché non si sopportavano, ma guardali ora- le disse la sorella dei Black, Demetra fece come detto e notò sui volti dei due ragazzi un sorriso smagliante.
-Adesso lo fanno perché si divertono a combattere l'uno contro l'altro- continuò Alexis.
-Già, anche se spesso un bel pugno se lo meriterebbero- intervenne Priscilla, Demetra rise.
-Senti un pò fantasmino dei miei stivali, vuoi prendere delle botte ancora oppure ti bastano!- gridò Alèk asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
-Come mi hai chiamato cascamorto? Quelle per te erano botte? Pensavo mi stessi facendo il solletico- rispose Tyson fingendo uno sbadiglio, insieme ripartirono l'uno contro l'altro caricando un pugno all'indietro quando una parete di terra si frappose tra i due bloccandoli e dei grossi massi li atterrarono violentemente al suolo.
-Basta fare del casino voi due, non vi sopporto già più e siamo solo alle prime luci dell'alba- disse Priscilla con il sistema nervoso messo a dura prova.
-Ma lei è sempre così incazzata?- chiese sottovoce Demetra ad Alexis mentre i suoi occhi e capelli tornavano al colore originale.
-Diciamo molto spesso- ripose ridendo sommessamente per non farsi sentire dalla compagna. Alèk si rialzò massaggiandosi la testa e guardò Priscilla con lo sguardo di chi sogna ad occhi aperti e fece un lungo respiro.
-Sei sempre bella quando ti arrabbi lo sai- disse facendole l'occhiolino, lei sbuffò dandogli le spalle.
-Ringrazia che siamo in mezzo al nulla o ti avrei già sotterrato sotto un edificio- rispose secca.
-Che non sarebbe una brutta idea- intervenne Tyson sghignazzando.
-Ne vuoi ancora occhi dolci?- scattò il ragazzo rimettendosi in piedi.
-Fatti sotto damerino- lo sfidò il compagno facendogli il gesto con la mano.
-Ecco e ora siamo di nuovo punto e daccapo- commentò Alexis mettendosi una mano in fronte con espressione rassegnata sotto lo sguardo divertito di Demetra: a lei piaceva il silenzio e la solitudine per questo aveva sempre vissuto nella foresta, lontano da tutto e da tutti, ma doveva ammettere che con quel gruppetto di scalmanati si trovava veramente a suo agio. Si trovò a sorridere impercettibilmente, la sorella dei Black la vide e le sorrise di rimando come se le avesse letto nel pensiero.
-Se partiamo adesso dovremmo raggiungere Magnolia entro l'ora di pranzo- disse Tyson che aveva smesso di litigare e aveva raggiunto le compagne.
-Veramente noi siamo già pronte, siete voi uomini che perdete tempo- rispose Priscilla battendo ritmicamente un piede a terra.
-Hey, io mi sto pettinando, anche se sarei meraviglioso pure con i capelli scompigliati- disse Casper facendo oscillare la sua chioma fluente.
-Se non ti sbrighi ti lasciamo qua, noi intanto ci avviamo- disse la ragazza dai capelli celesti cominciando a camminare insieme alle sue compagne femmine, i ragazzi presi alla sprovvista raccattarono su quello che riuscirono e le raggiunsero di corsa imprecando e lamentandosi di non aver avuto abbastanza tempo.
-Certo che sono peggio delle donne- disse Demetra lanciando un'occhiata dietro di se.
-Non ci sono più gli uomini di una volta- sospirò Alexis rassegnata.
-Non ci sono più uomini, queste sono checche- intervenne Priscilla specificando, Nicolash la sentì e le si avvicinò con con sguardo languido.
-Se vuoi ti mostro io se sono checca o no- disse facendole l'occhiolino prima di venir sotterrato da una buca creata da Alexis. 
Continuarono a camminare per qualche ora, le ragazze parlavano tra di loro come se si conoscessero da sempre, mentre i ragazzi ogni due per tre litigavano e facevano a botte, tutti ad eccezione di Casper, che la riteneva un attività poco dignitosa. Tyson si guardò attorno ammirando la bellezza del bosco nella quale aveva passato la maggior parte delle giornate ad allenarsi, erano vicini a Magnolia ancora qualche minuto e avrebbero potuto scorgere le prime case diroccate della città. Improvvisamente si ritrovarono tutti in un religioso silenzio, come se sapessero che da li a poco avrebbero visto il luogo in cui le loro vite sarebbero cambiate per sempre. Cominciarono a sentire strani rumori, come di carrozze che percorrevano un viale acciottolato.
-Siamo arrivati credo- disse Demetra sorpassando l'ultimo albero prima della pianura vasta, rimase a bocca aperta.
-Cosa succede?- domandò Alex avvicinandosi a lei poi spostò anch'essa lo sguardo in avanti: stessa reazione. A seguire le raggiunsero Priscilla, Alèk, Casper e Nicolash che rimasero stupiti, infine si aggiunse Tyson che guardò il panorama e sorrise compiaciuto: centinaia e centinaia di carrozze si stavano dirigendo dentro la città distrutta, alcuni edifici erano circondati da dei tralicci e degli operai li stavano rimettendo in sesto, molti uomini stavano lavorando la terra mentre le donne lavavano in una tinozza diversi vestiti ormai sporchi dal duro lavoro, mentre i bambini si divertivano a nascondersi dietro a delle grosse tovaglie bianche, lasciate asciugare appese al sole: si diceva che Magnolia ormai era diventata una città fantasma soprattutto dopo la strage di cui tutti parlavano, ma invece quello che il gruppo di maghi si ritrovò davanti, fu un grande atto di ripartenza.
-Andiamo- disse Tyson avviandosi in quella direzione.
-Hey hey, aspetta un momento, cosa è successo qua?- chiese Nicolash incuriosito.
-Semplice, ho detto ad alcuni abitanti di Hargeon che non avevano più nulla, che se cercavano un posto dove andare potevano dirigersi qua, a quanto pare hanno seguito il mio consiglio- rispose lui soddisfatto.
-Come prego? Ma qui non c'è niente, devono essere pazzi per aver fatto una scelta del genere- intervenne Priscilla.
-No, e ti spiego il perché: in molti avevano deciso di cambiare città per lasciarsi dietro  le spalle il passato di sofferenza e sottomissione che avevano avuto, per ricominciare da capo, io ho solo voluto dargli una mano, il nostro obbiettivo è di ribaltare questo regno, non possiamo farlo semplicemente facendo fuori qualche Vasileias, dobbiamo agire più in grande: risanando piccoli villaggi fino alle grandi città- spiegò.
-Hai ragione, ma se qualche esercito di Vasileias dovesse tornare in questi luoghi, noi non possiamo essere in tutte le città di Fiore contemporaneamente, come faremo a proteggere tutti?- chiese Demetra preoccupata.
-Se la caveranno, queste persone hanno sempre avuto la forza di andare avanti nonostante le difficoltà, quando assaggeranno un briciolo di libertà, si ribelleranno e non si faranno sottomettere più, basta guardare cosa hanno fatto gli abitanti di Hargeon- disse.
-Quindi il motivo per cui siamo venuti qua è che volevi vedere se i cittadini di Hargeon avevano seguito il tuo consiglio?- domandò Casper alzando un sopracciglio.
-No, sono venuto qua perché voglio trasformare Magnolia nella sede dalla quale partirà la nostra ribellione...- disse lasciando in sospeso la frase.
-Aspetta un attimo, sede? Mi vuoi dire che...- si bloccò Alexis mentre un'idea si fece largo nella sua mente.
-Si, ho intenzione di formare una gilda!- esclamò sorridendo, i suoi compagni se prima erano rimasti stupiti, adesso lo erano ancora di più.
-Che diavolo è una Bilga?- chiese Nicolash grattandosi la testa in modo confuso, Priscilla lo schiaffeggiò sulla nuca.
-Gilda, idiota!- lo corresse.
-Mai sentite nominare, che cosa sono?- chiese Alèk.
-Ma quanto siete ignoranti: le gilde esistevano cinquecento anni fa prima dell'ascesa al trono di Theos Velona, erano dei gruppi di maghi che risiedevano in diverse sedi sparse per il regno e che svolgevano lavori su commissione, ma oltre a questo proteggevano anche il paese, è impossibile che non ne abbiate mai sentito parlare- disse Priscilla basita, in risposta ricevette uno scuotimento di testa negativo dai due ragazzi.
-Siete proprio senza speranza, conoscete la leggenda di Fairy Tail?- domandò Demetra facendosi avanti, i due si batterono un pugno sul palmo aperto improvvisamente illuminati.
-Si! È una leggenda che conoscono tutti vecchi e bambini- disse Nicolash capendo.
-Comunque non capisco perché vuoi formare una gilda- intervenne Alèk.
-Per due semplici motivi: primo, non possiamo continuare a vagabondare per il paese, dobbiamo avere anche un luogo in cui riposare curarci e soprattutto discutere sui diversi piani d'attacco; secondo, alla gente serve un idolo, un punto di riferimento su cui fare affidamento quando si trovano in difficoltà, in questo modo sapranno sempre dove rifugiarsi- spiegò poi allungò un pugno chiuso in avanti.
-Ora capisco, quindi siamo qui per far ripartire la città e per costruire la sede della nostra gilda giusto?- chiese Demetra ricevendo una risposta positiva.
-Io ci sto!- acconsentì entusiasta facendo lo stesso gesto.
-Fermi tutti, quando mai hai avuto il nostro consenso?- domandò Alèk incrociando le braccia.
-Non fare il bambino, abbiamo deciso di unirci a lui, cosa cambia se facciamo parte di una gilda o meno- rispose Alexis allungando il pugno, il fratello sbuffò poi fece la stessa cosa.
-Finalmente potrò tornare a dormire in un letto pulito e a farmi una doccia in un bagno vero- disse Casper quasi commosso allungando la mano chiusa.
-Vivere praticamente insieme ad una banda di scalmanati come voi? In un'altra occasione avrei detto di no, ma siccome ci stanno cercando e io non voglio fare la fine del topo, accetto- affermò Priscilla unendo il pugno insieme a quello dei suoi compagni, l'unico che non si fece avanti fu Nicolash che era rimasto appoggiato al tronco di un albero ad assistere alla scena, Tyson lo guardò.
-Hey piccoletto e tu? Che fai non ti aggreghi?- gli chiese.
-Non molto tempo fa mi dissi che non mi consideravi uno del gruppo, quindi per quale motivo dovrei accettare?- ribatté serio, non era da lui comportarsi in quel modo.
-È vero, ma ne abbiamo passate da quando hai cominciato a seguirci e poi ormai credo che tutti ti considerino uno di noi- rispose accennando un sorriso, Nicolash guardò tutti uno per uno, ognuno di loro lo stava fissando aspettando che si aggregasse, ad eccezione di Alèk che aveva distolto lo sguardo facendo finta di ignorarlo, anche se in fondo anche lui stava attendendo la sua risposta. Neviski si ritrovò impercettibilmente a sorridere e poi unì il pugno chiuso insieme a quelli degli altri.
-E va bene!- accettò più contento che mai.
-Una domanda, non c'è il rischio che arrivino dei Vasileias notando tutta questa gente che si sposta?- intervenne Alexis, Demetra chiuse gli occhi e sospirò con fare coscienzioso.
-Ma dai, non arriveranno mai qui a Magnolia, credono tutti che sia disabitata ormai- disse, neanche un secondo dopo un abitante cominciò a gridare aiuto, tanto forte era la sua voce che il gruppo di ragazzi lo sentì distintamente.
-I Vasileias! I Vasileias stanno arrivando in città!- urlò, tutti guardarono la ragazza dai capelli rossi con un sopracciglio alzato.
-Dicevi prego?- la prese in giro Priscilla.
-Beh dai, però non sono sicuramente in tanti per una città andata in rovina- cercò di rimediare in qualche modo, alquanto imbarazzata.
-Sono in tantissimi, saranno almeno trecento soldati!- esclamò nuovamente l'abitante, di nuovo il gruppo fissò incredulo la ragazza che fece per aprire bocca di nuovo, ma venne fermata in tempo da Tyson che gliela tappò con una mano.
-Ti prego, non dire più niente- la scongiurò, lei annuì sconsolata.
-Comunque è incredibile che appena arriviamo i soldati devono già rompere, non si può avere un giorno di pace?- si lamentò Priscilla.
-Cosa ti aspettavi, alla fine è come se fossimo in guerra- ribatté Alèk affiancandosi a lei, Nicolash cominciò a ridere sguaiatamente come un pazzo, i suoi occhi cambiarono espressione diventando quelli di un killer seriale.
-Carne fresca- sussurrò partendo in direzione della città.
-Ed ecco che gli si è chiusa la vena- disse Alexis andandogli dietro seguita dal fratello e da Priscilla.
-Non toccate il mio bagno pulito!- esclamò Casper in preda ad una crisi isterica correndo in modo elegante e raffinato. Tyson si voltò in direzione di Demetra che non sembrava volersi muovere.
-Che fai lì? Non vieni?- le chiese, lei scosse la testa, poi prese in mano il suo arco e incoccò una freccia.
-Preferisco combattere a distanza, vi supporterò da qua- rispose prendendo la mira, un orda di soldati si stava facendo sempre più vicina alla città.
-Ma ci sarà almeno un chilometro di distanza sicura di potercela fare?- domandò ancora, lei sorrise determinata.
-Sta a vedere- disse solamente, individuò un soldato in prima fila.
-Elemental Hawk! Wind!- la freccia fu avvolta da un piccolo vortice d'aria.
-Fly my darling- disse sorridendo e scagliò il dardo ad una velocità impressionante, lo sbalzo di pressione fece muovere l'aria attorno a lei, piegando le fronde degli alberi e facendo svolazzare la cappa di Tyson che rimase a bocca aperta, guardò nella direzione della freccia e dopo pochi secondi essa arrivò a destinazione trapassando da parte a parte la tempia del nemico che cadde a terra in un lago di sangue. Demetra fissò poi il compagno con aria di chi non era da sottovalutare, lui alzò le mani in segno di resa.
-Touchè- disse semplicemente.
-Ci raggiungerai a lavoro terminato... stai attenta- continuò poi con un filo di preoccupazione che però non diede eccessivamente a vedere.
-Gli unici che devono stare attenti sono i Vasileias laggiù- disse scoccando un'altra freccia che centrò un secondo obbiettivo. Tyson sorrise compiaciuto.
-A dopo allora- la salutò correndo verso la città. Non ci mise molto a raggiungere i suoi compagni data la sua velocità, erano già entrati in città e si stavano dirigendo a nord, verso la direzione da cui proveniva il piccolo esercito.
-Le tue ipotesi si sono rivelate giuste Alex, avranno notato del movimento in città e sono intervenuti- disse Casper affiancandosi alla donna, Alèk ringhiò.
-Certo che sono veramente fastidiosi- intervenne.
-C'è un lato positivo, almeno non c'è nessun capitano o generale se no si che sarebbe stato un problema- fece notare Priscilla.
-Hai ragione, avranno pensato che non era necessario mandare uno di alto rango per solamente poche persone- disse Tyson, i compagni si guardarono alle spalle.
-Dov'è Demetra?- chiese Alexis, il ragazzo sorrise.
-Ci supporterà da lontano- rispose, il gruppo ricambiò di rimando pieni di fiducia nella loro compagna. Nicolash era in testa, con l'unico obbiettivo di eliminare tutti quei soldati: erano il doppio di quelli che aveva affrontato nell'accampamento fuori Hargeon, eppure con tutta l'adrenalina che aveva in corpo era sicuro di poterli uccidere tutti anche da solo, un ghigno raccapricciante spuntò sul suo viso non appena vide l'orda arrivargli in contro.
-Ho voglia di far saltare qualche testa- disse, il suo tono di voce però risultava molto più grave e gutturale, come se provenisse dalle viscere della terra. Casper lo guardò ad occhi spalancati.
-Non vorrei essere nei Vasileias in questo momento- ammise. Un fragore improvviso si riversò nell'aria, i compagni si fermarono guardando dritto davanti a loro, un fulmine gigantesco era appena saettato al centro del campo di battaglia attraversando diversi cerchi magici dorati impressi a mezz'aria, sollevò un nuvolone di polvere e decine di soldati furono scaraventati al suolo dalla potenza dell'impatto.
-Ma che diavolo succede?- disse Tyson coprendosi il viso con un braccio mentre la nube di pulviscolo sommergeva lui e i suoi amici, con gli occhi socchiusi tentò di distinguere le figure che gli si paravano davanti, un ombra si muoveva veloce nella polvere e da essa provenivano diversi lampi di luce accompagnati da dei boati.
-C'è qualcuno che sta combattendo contro i Vasileias- intervenne Casper.
-Già, ma chi è?- chiese Alèk non capendo.
-Ci penso io- si fece avanti la sorella dei Black, i suoi capelli e i suoi occhi cambiarono e diventarono grigi poi con un movimento di braccia spazzò via la polvere che si dileguò in una folata di vento. Finalmente i compagni poterono vedere cosa stava succedendo: una giovane ragazza stava combattendo da sola contro tutti quei Vasileias, ma la cosa ancora più strana, era che si vedeva chiaramente il suo divertimento, un sorriso era stampato sulle sue labbra, combatteva, atterrava soldati come se fossero fragili fuscelli. 
Doveva avere circa ventun'anni, alta 1,74, magra e slanciata, la carnagione non troppo scura, i capelli color rosso acceso erano raccolti in una coda che a causa della sua voluminosità si apriva a ventaglio, un ciuffo le partiva dal centro della fronte e le ricadeva dolcemente sul lato sinistro del viso coprendo di poco il suo occhio color dell'oro, segno che aveva attivato i suoi poteri, le orecchie erano semicoperte da due ciuffi che fuoriuscivano dalla coda. Portava degli shorts di jeans con una cintura bianca, in pendant con le lunghe calze dai bordi dorati e la canotta, al di sopra della quale indossava una giacca marrone a doppio petto, sulle cui maniche, all'altezza delle braccia e dei polsi, erano presenti quattro cinturini neri, lo stesso cinturino dalla fibbia dorata era anche presente attorno al collo dal quale partivano due anelli di una catena squadrata. Indossava dei guanti scuri, quello sinistro però era a mezze dita, ai piedi vestiva degli stivali neri con inserti in oro, stesso colore dei bottoni della giacca, sulla schiena aveva un arco, ma senza né frecce né faretra, inoltre portava un paio di orecchini e due mollette sul ciuffo di capelli, a forma di esagono tagliato a metà: entrambi sulla tonalità del giallo. Una particolarità che non sfuggì al gruppo, erano le braccia completamente coperte da delle bende.
-Io so chi è- disse Alexis, i compagni la guardarono.
-Quel colore di capelli, quella magia, lei è la folgore scarlatta!- continuò, Tyson sorrise nell'apprendere la notizia.
-Quindi è lei la maga spietata e senza scrupoli di cui si sente parlare, se non sbaglio usa la magia che controlla l'elettricità- disse studiando le sue mosse.
-Questo spiegherebbe i bagliori e i fragori che si sentivano poco fa- intervenne Casper. Nicolash era rimasto fermo fino a quel momento fissandosi sul colore di capelli della ragazza, così come Tyson aveva fatto con Demetra, la sua mente lo riportò per un secondo al passato, la rabbia che c'era in lui aumentò a dismisura e scattò in direzione dei soldati brandendo il suo "spadone dell'anima". La ragazza sconosciuta si voltò e guardò il giovane menare fendenti, poi spostò lo sguardo dietro di lui notando il gruppo che era intervenuto, Tyson le si avvicinò con un balzo per evitare l'attacco di un nemico.
-Folgore Scarlatta?- chiese usando la sua falce per respingere un soldato.
-Odio quel soprannome, mi fa venire il vomito, io mi chiamo Velvet, Velvet Rockbell- rispose atterrando una decina di soldati con una scarica elettrica.
-Io mi chiamo Tyson- si presentò.
-Non te lo ha chiesto nessuno, ora levati dai piedi, ho da fare- disse secca avanzando in direzione dei soldati.
-Elettro Punch, Elettro Kick!- esclamò, il suo corpo cominciò a brillare di un colore giallo intenso, poi cominciò a sferrare pugni e calci agli avversari, grazie a quella magia i suoi attacchi fisici avevano aumentato di gran lunga la loro potenza, spedendo lontano diversi metri tutti coloro che venivano colpiti. Un soldato la attaccò alle spalle con una massa informe di fuoco blu, lei non provò né a schivare, né tantomeno a parare, ma si voltò affrontando le fiamme faccia a faccia, il calore le inondò il viso e sorrise divertita.
-Lighting Ray!- gridò creando un fulmine e scagliandolo verso l'avversario, il fuoco non appena venne a contatto con l'attacco di Velvet si disperse in tanti piccoli lapilli che colpirono una cinquantina di Vasileias li attorno, ma la magia da lei scagliata non fermò la sua corsa e oltre a colpire il soldato che aveva provato ad attaccarla, trapassò una ventina di colleghi alle sue spalle, caderono tutti a terra in preda a spasmi dovuti alla potenza del fulmine.
-Pff, se non siete in grado di respingere un attacco del genere non vale neanche la pena combattere con voi, siete solo delle mezze calzette- disse toccando un Vasileias che cadde subito al suolo percosso da piccole scariche.
-Certo che sei forte- disse Tyson scattando contro un avversario e lasciandogli un profondo solco sul petto.
-Mi sembra ovvio- ribatté seria.
-Ma questi tizi qua sono solo fastidiosi e io mi sono stancata, fatti da parte se non vuoi finire incenerito- continuò allungando le mani verso il cielo, il ragazzo notò i suoi compagni nel mezzo del campo di battaglia e veloce come una saetta scattò nella loro direzione: Alèk, Alexis, Casper, Priscilla e Nicolash vennero presi di peso e portati alle spalle di Velvet pronta a scagliare il suo attacco.
-Thunder Storm!- gridò e dal cielo scesero centinaia e centinaia di fulmini, come una pioggia incessante che non lasciò scampo a nessuno, nemmeno le rocce o i sassi vennero risparmiati, tutto si trasformò in semplicissima sabbia. I compagni guardarono quella ragazza stupefatti: l'esercito era stato completamente sbaragliato. Nicolash riprese il controllo di se e non appena vide la ragazza le si avvicinò con fare di superiorità.
-Hey bellezza...- non fece neanche in tempo a finire la frase che lei le rifilò un calcio in mezzo alle gambe: nessuna reazione, Neviski la guardò ghignando.
-Sono preparato per queste eventualità dolcezza- disse sollevando e mostrando a tutti la placca d'acciaio usata per proteggersi le parti basse, dopo neanche un secondo un nuovo calciò partì dalla ragazza e lui venne colpito in pieno, si accasciò al suolo in posizione fetale tenendosi dolorante i gioielli di famiglia.
-Avrei dovuto farlo io molto tempo fa- commentò Priscilla soddisfatta.
-Non ti avvicinare o la prossima volta te lo friggo quel gamberetto che ti ritrovi in mezzo alle gambe- disse minacciosa, Tyson e Alèk scoppiarono a ridere.
-Ben ti sta nanetto- disse il fratello dei Black. Il Tramonto Fantasma le si avvicinò.
-Come mai sei in questa città?- chiese.
-Ho sentito che il gruppo di persone che sta viaggiando per il regno mettendo k.o. tutti i Vasileias, era diretto a Magnolia, e quindi ho pensato bene di venire qui per incontrarli- rispose, poi li guardò uno ad uno.
-E immagino che quel gruppo siate voi- disse poi ricevendo in risposta un cenno della testa. 
-Sei una maga straordinaria e da te sento provenire un enorme potere magico, che ne dici di unirti a noi?- chiese allungandole un pugno chiuso, lei non ci pensò su due secondi a ribattere.
-Solo ad una condizione- rispose alzando un dito, lui la guardò sollevando un sopracciglio.
-E cioè?- domandò, lei lo guardò e ghignò divertita.
-Dovrò essere pagata, non mi interessa il vostro obbiettivo, voglio solo avere montagne di soldi- disse.
-Sei fortunata, stiamo proprio per formare una gilda, verrete pagati mensilmente visto che i cittadini non hanno abbastanza fondi per farlo, ovviamente con i soldi rubati ai Vasileias- ribattè.
-In questo caso ci sto!- esclamò allungando il pugno chiuso verso quello di Tyson.
-Da qui vedo una vista spettacolare!- disse Nicolash rantolando ancora a terra, mentre fissava il fondoschiena di Velvet, dopo un istante lui si ritrovò circondato da piccole scariche elettriche e scosso da degli spasmi.
-Gli uomini vanno presi a pedate- disse lei guardandolo dall'alto in basso e suscitando le risa dei compagni.


Monte Hakobe, notte:

La Luna risplendeva nel cielo, la ragazza se ne stava con i piedi a penzoloni su di un pino circondata dalla neve, guadava le stelle come abbagliata, nonostante i suoi vestiti apparentemente leggeri e la temperatura bassa non sentiva alcun freddo.
-Questo regno è veramente caduto in basso- disse con tono triste mentre un vento gelido le fece svolazzare i capelli.






ANGOLO AUTRICE:

Perdonatemi infinitamente, so che dovevo pubblicare il capitolo ieri o l'altro ieri ma per cause superiori (semplicemente ero fuori casa e non avevo il computer) non sono riuscita, così l'ho fatto ora.
Cosa ne pensate? E Velvet come vi sembra? Riuscirà Nicolash a riprendersi dal calcio nei gioielli? Ma soprattutto, chi sarà questa nuova comparsa alla fine? Lo scoprirete solo leggendo!!
Dunque ragazzi ci siamo quasi, oltre alla persona che vi ho introdotto mancherà solo un ultimo OC e poi comincerà la festa!! (muahahahah) Prossimo capitolo sempre tra due settimane e sempre nel weekend (sperando di avere il computer) Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 10
*** NONO CAPITOLO: IL FIORE DI GHIACCIO ***


NONO CAPITOLO: IL FIORE DI GHIACCIO




Demetra arrivò con tutta la calma del mondo al centro della piazza principale, da lontano vide i suoi compagni farle cenno di avvicinarsi, fece come detto e andò nella loro direzione, non appena si unì al gruppo notò Velvet e alzò un sopracciglio.
-E lei?- chiese vedendo una faccia nuova.
-Si è appena unita a noi, si chiama...- Tyson venne interrotto bruscamente da una spallata da parte della ragazza in questione.
-Non ho bisogno che mi presenti tu, posso farlo anche da sola: io sono Velvet Rockbell- disse stizzita.
-Demetra, molto piacere- rispose Ashdown facendo un piccolo inchino di cortesia.
-Dimmi un pò Velvet come mai hai cominciato a combattere contro i Vasileias se il tuo obbiettivo non erano loro?- chiese Alexis incuriosita.
-Beh è semplice...- 

Camminava tranquilla, vedeva ormai in lontananza la città di Magnolia in ricostruzione, quando sentì un suono di passi provenire alle sue spalle, non si voltò nemmeno, ignorando il rumore, finché l'esercito di Vasileias non le fu completamente addosso.
-Levati ragazzina!- gridò uno di loro dandole una spintarella per spostarla, lei barcollando era riuscita a rimanere in piedi per miracolo e il suo nervosismo era salito alle stelle in meno di un secondo.
-Levati ragazzina a me!? Vieni qui coglione di un soldato, ti do talmente tante botte che per le vibrazioni il campo di mais laggiù diventa un campo di popcorn!- urlò, come una furia si diresse da quel povero soldato e lo massacrò di scariche elettriche, poi i suoi colleghi intervennero cercando di fermarla, ma lei era troppo furiosa per farsi mettere sotto, così creò diversi cerchi magici nell'aria e scagliò un enorme fulmine che spazzò via una buona parte dell'esercito.


-Aspetta un attimo, tu mi vuoi dire che hai fatto tutto quel casino perché un Vasileias ti ha dato una spintarella?- chiese Alèk sbarrando gli occhi, Velvet incrociò le braccia sotto il seno.
-Si, perché hai qualche problema?- ribatté minacciosa, lui sollevò le mani verso l'alto.
-No no, assolutamente- rispose quasi intimidito, Tyson scoppiò a ridere con tanto di lacrime agli occhi.
-Questa si che è divertente- esclamò tenendosi lo stomaco.
-Ragazzi non vorrei fare la guastafeste ma non dovremmo cominciare con i lavori?- chiese Demetra.
-Che lavori?- Domandò Nicolash.
-Quelli per costruire la nostra gilda- rispose Tyson.
-Fermi fermi fermi, nessuno mi aveva detto che l'avremmo dovuta costruire noi- intervenne Priscilla.
-Ma stiamo scherzando? Queste belle mani non sono adatte per il lavoro sporco- rispose Casper schifato alla sola idea di toccare qualcosa di polveroso.
-Tu sei un altro di quelli che prenderei a pedate- disse Velvet guardandolo storto.
-Poche ciance, è ora di mettersi al lavoro!- esclamò Tyson carico a mille.
-Casper mi serve un foglio gigante e una penna- disse, il compagno fece un cenno con la testa e frugò nel suo zaino estraendo ciò che gli aveva chiesto e glielo porse, intanto Velvet assisteva alla scena con una faccia puramente scioccata, si concentrò sul foglio senza notare alcuna piegatura dovuta al piccolo spazio in cui stava.
-Devi farci l'abitudine, nemmeno noi abbiamo capito come fa- le sussurrò Alex. Tyson posò il foglio a terra.
-Allora, siccome dovrà essere una nostra gilda, ditemi le cose essenziali che vorreste ci fossero- disse il ragazzo pronto per scrivere.
-Io voglio un bagno!! Un gradissimo bagno con terme e jacuzzi, una doccia gigante, ma soprattutto un armadio enorme, l'eleganza non è mai abbastanza- rispose Casper già pregustando il suo bagno caldo.
-Io voglio una parete piena di qualsiasi tipo di caramelle!- disse Velvet.
-Lo dici perché così ti addolcisci un pò- la punzecchiò Priscilla, la ragazza si girò di scatto.
-Che diavolo hai detto? Sta attenta a come parli o ti friggo la lingua- ribatté fronteggiandola.
-Come se potessi riuscirci- la affrontò l'altra, Nicolash fu illuminato come da una luce divina.
-Battaglia tra sexy ladies!! Se ci fosse una bella chiazza di fango sarebbe fantastico- disse sognando ad occhi aperti.
-Ragazze basta- intervenne Alexis mettendosi in mezzo e rovinando i piani di Nicolash.
-A me piacerebbe avere un palco su cui esibirsi o chiamare qualcuno per della musica dal vivo- continuò.
-Io una biblioteca dove poter leggere in santa pace- disse Priscilla sottolineando le ultime tre parole.
-Una palestra e una piscina magari all'aperto, che possono utilizzare anche gli abitanti, così le ragazze potranno stare ad ammirarmi mentre mi alleno o in costume da bagno- rispose Alèk dandosi del genio per aver avuto questa idea.
-Si, ragazze in costume!!- esclamò Nicolash alzando le braccia al cielo entusiasta.
-Io vorrei un Maid cafè, una camera da letto con un letto enorme e pieno di cuscini per poter stare più comodi mentre faccio godere le ragazze a colpi di fianchi e perché no, una stanza a parte per le torture erotiche- disse sbavando alla sola idea, venne poi steso in contemporanea da una mattonata di Priscilla e una scarica di Velvet.
-A me piacerebbe avere una riserva naturale o un parco dove i bambini possano giocare, ma soprattutto mi piacerebbe avere una bella griglia all'esterno e un angolo bar per le grandi feste- disse Demetra pregustandosi già il sapore di carne grigliata.
-Questa è una gran bella idea!- esclamò Tyson appuntando tutto sul foglio.
-Fatto!! Ora è tempo di cominciare a lavorare- continuò sorridendo.
-Dove la costruiremo?- chiese Nicolash.
-A qualche chilometro dalla costa meridionale della città- rispose.
-Come mai proprio li?- domandò Alexis curiosa, Tyson sorrise.
-È il luogo in cui cinquecento anni fa sorgeva la gilda di Fairy Tail, e siccome durante la sua epoca è stata un punto di riferimento per tutto il regno di Fiore, la nostra, lo sarà in questa di epoca- spiegò.
-Va bene, ma Fairy Tail è passata alla storia, è diventata leggenda, paragonarci a loro è qualcosa di assurdamente folle, tu credi veramente che riusciremo a portare il peso delle loro imprese?- chiese Demetra, Velvet guardò il ragazzo in attesa di una risposta.
-Assolutamente sì, perché noi faremo ciò che nemmeno loro sono riusciti a fare: sconfiggere Theos Velona con tutto il suo esercito- disse più determinato che mai, Rockbell sorrise a quelle parole così come i suoi compagni: aveva sempre ammirato le persone forti e con un obbiettivo come lui, lo aveva capito fin da quando le aveva parlato la prima volta, per questo si era unita al gruppo senza battere ciglio.
-Quindi non stiamo qui a perdere del tempo, muoviamoci- intervenne Priscilla, tutti insieme si diressero verso il luogo prestabilito. I cittadini li salutavano al loro passaggio, sorridenti come non lo erano mai stati, la città era ancora in rovina, ma tra quelle macerie si poteva sentire la gioia e la spensieratezza di tutti, avevano vissuto sempre in bilico fino a quel momento, erano sempre stati all'erta perché i Vasileias potevano arrivare in qualsiasi momento e appropriarsi di tutto ciò che possedevano, compresa la libertà. Ma ora avevano finalmente trovato un posto in cui essere felici, un posto che dava protezione e sicurezza, un posto da poter chiamare per davvero "casa".
Dopo pochi minuti avevano già cominciato a lavorare, Priscilla con la sua telecinesi sollevava travi di legno come fossero piume, Alexis faceva lo stesso usando l'elemento dell'aria, Velvet fondeva l'acciaio con la sua elettricità e saldava le travi di metallo, Demetra aiutava Casper a unire i diversi elementi fermandoli con lunghi chiodi, Nicolash tagliava i tronchi di legno secondo la misura che più serviva, Alèk faceva diventare liquido e poi solidificava i materiali per far assumere la forma desiderata, infine Tyson portava montagne di travi di legno caricandosele sulle spalle e aiutava Neviski a tagliarle con la sua falce.
-Fiù fa proprio un gran caldo- disse Demetra asciugandosi la fronte sudata con il dorso della mano.
-Spogliati!- gridò Nicolash dall'altra parte del campo, si sentì un lieve fragore segno che Velvet lo aveva abbrustolito per bene.
-Basta non ce la faccio più! Ho male alle mani, mi stanno per venire le vesciche non posso continuare in questo modo- si lamentò Casper.
-Qualcuno di voi vuole dell'acqua?!- gridò una ragazza da lontano, tutti si voltarono: Tyson, Alèk, Alexis e Casper sorrisero nel vedere la chioma bionda della ragazza che i primi tre avevano salvato ad Hargeon, e che era intervenuta aizzando gli abitanti contro i Vasileias.
-Hey, anche tu qui, che sorpresa!- esclamò Alexis con un grande sorriso, accettando volentieri la bottiglietta d'acqua.
-Si quando ho scoperto che sareste venuti qua non ci ho pensato due volte ad aggregarmi- rispose lei ricambiando il sorriso.
-Dimmi un pò, ci conosciamo, ti abbiamo salvato e abbiamo combattuto insieme ma ancora non conosciamo il tuo nome- disse Alèk avvicinandosi insieme a Tyson e Casper.
-Mi chiamo Mya Support- rispose, subito dopo dietro di lei comparvero alcuni abitanti.
-Possiamo aiutarvi?- chiese uno di loro.
-Certo che si, più siamo prima finiamo- disse Tyson sorridendo.
-Ah già, pensavo aveste bisogno di una mano quindi ho chiesto ai cittadini se erano disponibili e hanno accettato volentieri- spiegò Mya.
-Tu sei sicuramente un angelo- piagnucolò di gioia Casper chinandosi e baciandole la mano. 
-No, ma cosa dici- rispose imbarazzata mentre il suo viso si tingeva di rosso.
-Comunque ti siamo grati ci stai dando un grande aiuto- disse Tyson posandole una mano sulla spalla, lei fece un inchino cordiale.
-È un piacere- rispose sorridendo.
-Bene allora cosa aspettiamo, torniamo al lavoro!!- esclamò poi Knightbuster alzando un pugno al cielo. Lavorarono per tutto il giorno quando arrivò quasi l'ora del tramonto.
-Che fame!- gridò Priscilla lasciandosi cadere al suolo stanca, Alèk fece la stessa cosa e si mise accanto a lei.
-A chi lo dici, ma non abbiamo più provviste, non so come mangeremo oggi- rispose il fratello dei Black.
-Lasciate fare a me- intervenne Demetra prendendo il suo arco e dirigendosi nel bosco.
-Sarò di ritorno prima del tramonto- disse da lontano, fece appena in tempo a sparire nel bosco, quando una giovane donna corse allarmata verso il cantiere di lavoro.
-Aiutatemi!! Aiutatemi vi prego!- gridò allarmata, Tyson la sentì e le si avvicinò affiancato da Alexis e Alèk.
-Si calmi signora, mi dica cosa succede- le disse cercando di tranquillizzarla.
-Mio figlio, mio figlio Thomas è scomparso! Stava andando al fiume a prendere un secchio d'acqua, ma quando mi sono accorta che ci stava mettendo troppo sono andata a controllare e non c'era più né lui né il secchio, aiutatemi vi prego ha solo cinque anni- implorò la madre disperata.
-Non si preoccupi ce ne occupiamo noi- rispose Tyson sorridendole calorosamente, poi si voltò verso Alexis e Alèk e gli fece un cenno con la testa, loro capirono al volo e subito si avvicinarono alla donna con l'intento di calmarla.
-Stia tranquilla signora, venga con me mi faccia vedere esattamente dove è successo tutto quanto- disse la sorella.
-Ci dica che cosa indossava- intervenne il fratello.
-Priscilla, Velvet, Casper, Nicolash!- Tyson richiamò i suoi compagni.
-Che vuoi?- dissero all'unisono le ragazze guardandosi poi in cagnesco.
-Dovete cercare dall'alto un bambino di cinque anni, fatevi dire dalla madre com'era vestito, Priscilla usa la tua telecinesi per trasportare tutti- disse.
-Tocca sempre a me fare tutto, colpa di questa banda di incapaci- rispose la ragazza dai capelli celesti stirandosi la schiena.
-Banda di incapaci a chi? Ripetilo!- ribattè Rockbell mentre alcune scintille le ricoprivano una mano.
-Non c'è tempo per litigare, diamoci una mossa!- esclamò autoritario Tyson cominciando a salire sulle macerie più alte della città, Priscilla sbuffò contrariata però poi sollevo i suoi compagni sradicando dei pezzi di suolo dal terreno e comincirono la ricerca.

Demetra si inoltrò nel bosco, salì sui rami degli alberi e cominciò ad osservare la natura attorno a lei, con la coda dell'occhio vide un cespuglio calpestato, scese senza fare alcun rumore e controllò i rami, stavano ancora emettendo linfa dalle spaccature, in più erano ancora verdi e flessibili, ciò stava a significare che qualunque cosa fosse passata di li lo aveva fatto non più di qualche minuto prima, guardò a terra notando delle orme nel fango, a giudicare dalla grandezza della zampa e dalla profondità dell'impronta doveva essere un cinghiale enorme, però qualcosa non la convinceva, la base delle orme pendeva in avanti come se stesse trasportando qualcosa, forse una preda. Si diresse nella direzione in cui andavano le impronte e si nascose tra le foglie degli alberi quando sentì un rumore diverso dal solito grugnire di un cinghiale, sbirciò facendo attenzione a non fare rumore.
-Aiuto! Mollami bestiaccia!!- gridava un bambino, doveva avere cinque anni, tirava pugni sul muso del grande animale, ma questo non se ne curava nemmeno, poi il piccolo gridò di dolore quando una zanna penetrò nell'addome e la ferita cominciò a sanguinare copiosamente, Demetra spalancò gli occhi e veloce incoccò una freccia nel suo arco poi la scagliò, il cinghiale venne colpito in pieno a cadde al suolo quasi senza vita, mollò la presa sul bambino che cercò di trascinarsi lontano. L'animale si rialzò e con le ultime forze rimaste cercò di dare il colpo di grazia al piccolo, Demetra scattò veloce come un felino e atterrò sulla sua schiena, caricò un'altra freccia dritta sulla sua testa.
-Gun treòraich d'anam mi*- disse e la scagliò con una potenza tale che l'animale a causa della pressione venne schiacciato a terra, un polverone si sollevò all'impatto. Demetra scese e velocemente andò verso il bambino.
-Piccolo stai bene?- chiese allarmata, intanto lui stava piangendo un pò per il dolore e un pò per lo spavento, la ragazza guardò la ferita e spalancò gli occhi.
-Non preoccuparti ti porto subito a casa- lo prese delicatamente in braccio e cominciò a correre verso Magnolia.

-Trovato niente!?- gridò Tyson ai compagni che perlustravano la città dall'alto.
-No, niente, però ho appena visto della polvere sollevarsi in mezzo alla foresta- disse Nicolash. Gli altri tre guardarono nella stessa direzione poi Velvet assottigliò gli occhi.
-C'è Demetra! Sta tornando di corsa con qualcosa in braccio- gridò, Casper mise a fuoco.
-È un bambino! È lui! Lo ha trovato!- disse.
-Si ma non sembra molto tranquilla- ribattè Velvet, Priscilla fece atterrare tutti quanti, intanto Tyson corse nella direzione della compagna.
-Demetra cosa è successo?- chiese il ragazzo vedendo il sangue che usciva dal piccolo corpo.
-Stavo seguendo le orme di un cinghiale e quando l'ho trovato ho scoperto che aveva preso questo bambino, ha bisogno di cure immediate- spiegò, lo portarono subito su di un letto e Demetra cominciò ad apportare le prime cure, nel frattempo arrivarono anche Alexis e Alèk accompagnati dalla madre che corse nella direzione di Ashdown preoccupata.
-Come sta? Se la caverà?- chiese con il cuore in gola, Demetra rimase i silenzio per pochi secondi.
-La ferita è profonda, in più la saliva del cinghiale che lo ha morso è ricca di Draculina,  una glicoproteina che impedisce la coagulazione del sangue, fortunatamente ho dei rimedi per questo genere di cose, però, il problema è che oltre alla Draculina, la saliva conteneva anche una pericolosa tossina che agisce sul cervello, precisamente sull'Ipotalamo, che inibisce la sua funzione termoregolatrice, purtroppo per questo non ho alcun rimedio: in poche parole, questo bambino potrebbe morire di febbre alta tra pochi giorni- spiegò dispiaciuta, la madre cominciò a piangere, ma Demetra non aveva ancora finito di parlare.
-Però c'è ancora una possibilità, esiste un fiore che cresce stranamente nei luoghi più freddi del continente, nasce tra la neve e nel bel mezzo delle bufere, si chiama Fiore di Ghiaccio ed è proprio ciò che serve per ripristinare l'uso dell'Ipotalamo- spiegò, Tyson la guardò.
-Allora partiamo subito- esclamò, ricevendo un cenno di approvazione da parte della ragazza.
-Demetra, Casper e Velvet venite con me, ci dirigiamo verso Monte Hakobe- disse, i compagni scelti si aggregarono pronti per partire.
-Alex prenditi cura del bambino e cerca di tenere più bassa possibile la temperatura corporea con dei panni bagnati- disse Ashdown.
-Alèk va nel bosco a recuperare il cinghiale cacciato da Demetra, Nicolash e Priscilla preparate da mangiare per tutti, saremo di ritorno entro domani sera- disse Tyson e insieme al gruppo partirono alla volta del monte Hakobe.
-Aspettate!- gridò una voce femminile da lontano.
-Per fare più in fretta potete prendere questo carro, non è messo benissimo ma è sempre meglio di niente- disse Mya, i ragazzi la ringraziarono salirono sul carro e partirono veloci senza perdere altro tempo.
Viaggiarono per tutta la notte finché non raggiunsero un piccolo villaggio poco prima dell'alba, c'era una bufera in atto, il vento soffiava, gelido come la morte stessa, fiocchi di neve grandi come palloni da calcio venivano trasportati da esso, depositandosi su di un immenso strato di ghiaccio, il cielo era coperto da nubi grigie che non lasciavano passare neanche i primi raggi del mattino, avvolgendo ,così, tutto quanto in una tetra oscurità. Il villaggio era piccolo, c'era giusto qualche casa con il tetto completamente coperto dalla neve che era scesa quella notte e che non accennava a smettere, come se volesse sommergere e soffocare tutto e tutti, le prime luci si stavano accendendo, segno che il villaggio si stava risvegliando.
-Vaffanculo c'è un freddo pazzesco in questo posto- esclamò Velvet con la pelle d'oca.
-Siamo partiti preparati- disse Tyson prendendo dei cappotti e lanciandoli ai suoi compagni, fece per darne uno anche a Demetra ma gli fece un cenno con la mano.
-Sono abituata al freddo, essendo nata e cresciuta in montagna non ho problemi- ribatté, il ragazzo sorrise e mise via il cappotto.
-E tu?- domandò la ragazza notando che nemmeno lui lo aveva preso.
-Ho imparato ad usare la mia magia per occultare le temperature sgradevoli esterne al mio corpo- rispose facendole l'occhiolino.
-Questo è barare!- esclamò Casper contrariato.
-Sentite vogliamo stare qua a discutere o ci vogliamo sbrigare a chiedere informazioni, prima finiamo, prima lasciamo questo posto, e prima torno a casa a farmi un bel bagno rilassante- intervenne Velvet già nervosa a causa della temperatura. Entrarono nel paese e una donna anziana li accolse con un caloroso sorriso.
-Salve benvenuti, siete viaggiatori? Cosa vi porta in questo villaggio sperduto qua sulle montagne?- chiese con voce rauca.
-Cercavamo informazioni su dove trovare un fiore chiamato Fiore di Ghiaccio- rispose Tyson.
-Capisco venite, entrate pure in casa mia- li invitò la signora anziana facendogli strada e accompagnandoli in una piccola casetta nel mezzo del villaggio, una volta entrati li fece sedere e offrì loro una tazza di tè.
-Quel fiore si trova in cima al monte Invel alla fine di questa vallata, ma è sconsigliabile andarci soprattutto in questo periodo, sapete ultimamente girano molte bestie feroci e se una volta non si avvicinavano ai villaggi ora invece entrano nelle case, spaccano tutto e rapiscono le persone- spiegò.
-Le bestie feroci non sono un problema per me, ma forse per queste mezze calzette si- intervenne Velvet con fare di superiorità.
-Oh non ho dubbi signorina, ma è la bufera la cosa più preoccupante, da queste parti non smette mai di soffiare, tutti coloro che si sono avventurati per questi monti sono stati sviati proprio dalla bufera: irrimediabilmente persi- spiegò l'anziana.
-Mi scusi se le sembro scortese a farle questa domanda signora, ma perché ci sta dicendo tutte queste cose, perché ci sta aiutando, lei non ci conosce, potremmo avere cattive intenzioni- disse Demetra, la vecchia abitante sorrise comprensiva.
-Mia cara, in questo piccolo villaggio passano molti viaggiatori, noi offriamo riposo e un pasto caldo per permettere loro di sopravvivere alla giornata di cammino successiva e poi se non ci aiutassimo tra di noi abitanti di Fiore, a quest'ora non ci sarebbe più nessuna nazione in cui vivere- rispose, subito dopo qualcuno entrò di fretta dalla porta della piccola casa.
-Vecchia Nenè!- esclamò una donna cercandosi attorno con lo sguardo.
Era una bella ragazza, giovane, sui vent'anni, alta, dal fisico atletico e leggermente formoso. I capelli erano di colore castano scuro con qualche ciocca biondo platino, erano rasati intorno, da sopra, i capelli cadevano sul lato destro, coprendone leggermente l’occhio. La pelle era molto chiara e gli occhi erano di colore diverso: il destro azzurro ghiaccio e il sinistro blu notte, le palpebre erano velate da del trucco viola e le labbra sottili erano coperte da rossetto nero, portava una serie di orecchini argentati sull'orecchio sinistro. Indossava una maglia, di colore viola scuro, senza maniche, dal collo molto alto e che lasciava la schiena scoperta, i pantaloni neri erano aderenti e gli stivali grigio scuro alti fin sopra il ginocchio, portava un cappotto blu scuro, lungo fino a metà gamba, aperto sul busto, con i baveri di colore nero e chiuso da una cintura grigia, alle mani aveva dei guanti senza dita dello stesso colore.
-Oh Milah, ben svegliata come mai qui?- domandò la signora anziana.
-Lo sapevo, sempre ad ospitare i viaggiatori, quante volte te l'ho detto, non dovresti alzarti dal letto sei ancora debole da quando quell'animale ti ha ferito, lascia che se ne occupino gli altri dell'accoglienza- la rimproverò severa.
-Ma Milah, mi sono sempre occupata io dell'accoglienza...- cercò di ribattere la donna anziana.
-Per questo adesso è ora di lasciar fare agli altri- disse prendendola sottobraccio e accompagnandola in quella che doveva essere la camera da letto. Poi si rivolse al gruppo.
-Scusatemi, ma qualche mese fa è stata attaccata dalle bestie feroci che vivono su queste montagne e ha bisogno di assoluto riposo- disse fredda.
-Nessun problema- rispose Tyson accennando un sorriso.
-Ti chiami Milah giusto?- chiese Demetra.
-Si Milah Darkice- rispose secca.
-Milah, posso farti una domanda?- intervenne Casper, lei lo guardò.
-Dimmi- rispose anche se con diffidenza.
-Sei vergine per caso?- chiese, Demetra lo guardò spalancando gli occhi incredula, Tyson si batté una mano in faccia sconsolato, mentre Velvet aveva già preparato un pugno elettrico da sbattere violentemente sulla sua testa, cosa che fece due secondi dopo.
-Che razza di domande- sbuffò Rockbell incrociando le braccia al petto, mentre Casper agonizzava steso a terra.
-Comunque sia perché siete venuti in questo villaggio?- chiese Milah quasi con astio. 
-Stiamo cercando informazioni su dove trovare un certo Fiore di Ghiaccio, e la signora ci ha detto...- Tyson venne bruscamente interrotto.
-Scordatevi quello che vi ha detto la vecchia Nenè, il fiore che state cercando non è qui e ora se volete scusarmi avrei da fare- disse secca uscendo dalla porta d'ingresso. I compagni si guardarono sospettosi.
-Come si permette di parlarmi in questo modo adesso vado la e gli faccio vedere io!- esclamò Velvet scattando in piedi furiosa.
-Perfavore- una voce rauca la interruppe, la ragazza si girò notando la vecchia Nenè andarle in contro.
-Sapete lei non è originaria di questo villaggio, veramente non è neanche di questa nazione, però dopo aver appreso la decadenza del regno di Fiore ha deciso di venire qua per aiutare le persone in difficoltà, e si è fermata in questo villaggio qualche mese fa, dobbiamo molto a lei, ci protegge dalle bestie feroci che attaccano ogni tanto, ci tiene al sicuro e scommetto che lo sta facendo anche con voi adesso- spiegò l'anziana signora.
-Proteggere me? Ah no, assolutamente no, mi rifiuto, non sono una principessina che si deve far salvare, o una mezza checca, no no, io non mi faccio proteggere da nessuno, al diavolo!- esclamò Rockbell furiosa.
-Velvet aspetta, calmiamoci un attimo, voglio capire una cosa, cerca di proteggerci da  che cosa?- chiese Demetra incuriosita.
-Dalla montagna: dalla bufera, dal freddo, dalle bestie feroci, da tutte queste cose, andare a cercare quel fiore equivale a rischiare la vita, soprattutto perché esistono delle specie di animali, che riescono ad utilizzare il Take Over sugli esseri umani, queste bestie si sono evolute a tal punto da riuscire a parlare perfettamente la nostra lingua e spesso vengono in questo villaggio a chiedere proprio di quel fiore, non ne sappiamo il motivo, ed è quello che Milah ha intenzione di scoprire, per questo sta rimanendo nel villaggio così a lungo, ed è per questo che vorrei chiedervi un favore...- si interruppe per qualche secondo inspirando profondamente.
-... Aiutatela, ve ne prego, prima risolverà questa situazione prima potrà riprendere il suo viaggio, lei è venuta qua per caso e ci ha trovati in difficoltà, quindi si è fermata, ma il suo obbiettivo è di aiutare tutti gli abitanti della nazione, il regno ha bisogno di persone come lei- li implorò chinando il capo verso il basso, Tyson si alzò e lentamente andò verso la vecchia signora: il cappuccio gli copriva gli occhi, l'espressione era seria e l'atmosfera nella stanza si faceva sempre più pesante ad ogni suo passo, le arrivò davanti e sollevò la testa guardandola dritta con i suoi occhi bicromatici, poi sorrise.
-La aiuteremo, in pratica abbiamo lo stesso obbiettivo: trovare quel fiore e chissà magari alla fine si unirà a noi- disse allargando ancora di più il sorriso.
-Unirsi a voi? Aspettate, voi non sarete mica quel gruppo che sta vagando per Fiore abbattendo le sedi dei Vasileias?- chiese Nenè.
-Sì siamo proprio noi vecchia!- esclamò Casper con aria di superiorità, Demetra gli diede uno schiaffo dietro la testa.
-Non si parla così agli anziani- lo rimproverò.
-Oh ma andiamo, probabilmente sarà più giovane di me- si lamentò tenendosi la parte colpita.
-Comunque sia, se volete partire per cercare il Fiore di Ghiaccio allora vi conviene sbrigarvi, probabilmente Milah si è già avviata in perlustrazione- disse la signora, Tyson si alzò in piedi ringraziò e poi insieme ai suoi compagni uscì dalla piccola casetta chiudendosi la porta alle spalle. Il sole era già sorto per intero, anche se la sua luce non filtrava tra le spesse nubi che coprivano il cielo, la bufera continuava a soffiare imperterrita senza la minima intenzione di smettere, i ragazzi si guardarono attorno cercando con lo sguardo la figura di Milah, una volta individuata le si avvicinarono con cautela, lei fermò la sua camminata.
-Perché mi seguite?- chiese fredda senza nemmeno voltarsi.
-Perché stiamo cercando la stessa cosa perciò ti aiuteremo- rispose Casper continuando per la sua strada.
-Il Fiore di Ghiaccio?- domandò, ricevendo una risposta positiva, sospirò.
-Io non sto cercando quel maledettissimo fiore, io sto cercando il motivo per cui quei dannati animali lo vogliono- rispose.
-Sono comunque collegati, basta chiacchiere ora, andiamo, mi sono già rotta di rimanere qua!- esclamò Velvet accelerando il passo.
-Mi sembra di sentir parlare Priscilla- sussurrò Demetra a Tyson che rise.
-Ti ho sentito! Non paragonarmi a quella la, io sono molto meglio!- ribatté facendo ridere ancora di più i compagni.


 
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Magnolia, stesso giorno, quasi ora di pranzo:

-Hey Prisci! Perché non ti metti il grembiulino e non mi aiuti con questo cinghiale?- disse Nicolash facendole un occhiolino languido mentre mescolava una poltiglia in una pentola.
-Perché il grembiulino lo userei per soffocarti, ma siccome sono magnanima mi trattengo- rispose a tono la ragazza dai capelli celesti.
-E non chiamarmi Prisci- continuò poi, Alèk si avvicinò alla ragazza con un altro pezzo di carne in spalla.
-Questo è l'ultimo, direi che basta per un reggimento- disse il fratello dei Black guardando le diverse pentole sparse per la cucina improvvisata, all'improvviso Priscilla starnutì violentemente.
-Vacci, qualcuno parla di te- esclamò Alèk ridendo.
-Staranno dicendo quanto sono fantastica- ribattè spostandosi una ciocca dietro l'orecchio con fare di superiorità.
-Beh su questo non ho dubbi- intervenne il ragazzo facendole l'occhiolino. Alexis arrivò vicino al gruppo.
-Mh, che profumino, è quasi pronto?- chiese curiosando nella pentola.
-Quasi dolcezza- rispose Nicolash avvicinandole il mestolo con il liquido dentro per farglielo assaggiare, lei ne assaporò un pò e poi fece un espressione stupita.
-Wow buono, non pensavo sapessi cucinare- esclamò sorpresa.
-Infatti non l'abbiamo preparato noi, ci ha pensato Mya, ci ha detto come fare e cosa metterci e abbiamo seguito tutto alla lettera- intervenne Priscilla sorridendo.
-Beh è veramente ottimo- si complimentò di nuovo la sorella dei Black.
-Vado ad avvisare gli altri che è quasi pronto, torno subito- disse Alèk avviandosi verso il cantiere della gilda, disse a tutti quanti di dirigersi verso la cucina per mangiare un boccone, una volta che anche l'ultimo abitante abbandonò il luogo lui si voltò verso la città, vide una piccola sagoma alta e dondolante avvicinarsi da lontano, assottigliò gli occhi cercando di mettere a fuoco, decise di andargli in contro per vedere meglio, una volta che furono vicini si fermarono entrambi, un ragazzo lo stava fissando con gli occhi semichiusi in un espressione apatica mentre giocherellava con una sigaretta spenta tra le labbra.
-E tu chi sei non ti ho mai visto- disse Alèk alzando un sopracciglio incuriosito, nessuna risposta solo un sospiro e un cenno con la mano come saluto.
-Cosa ci fai qui?- domandò il fratello dei Black, il soggetto sollevo le spalle con aria menefreghista dondolando a destra e sinistra.
-Sto cercando un certo gruppo di maghi, mi hanno detto che sono in questa città- disse con tono di voce molto basso e distaccato, quasi assopito.
-E per quale motivo?- chiese ancora insospettito, il ragazzo fece un sorriso tranquillo e chiuse gli occhi come se si stesse per addormentare.
-Mi voglio battere con loro-






ANGOLO AUTRICE:

Buonasera o buongiorno dipende da voi, come avete visto ho pubblicato, certo forse con qualche ora di ritardo ma comunque ce l'ho fatta!!
Allora vi è piaciuto il capitolo? Siete abbastanza soddisfatti? Anche se ho lasciato tutto molto in sospeso (mi piace tenervi sulle spine) quindi scoprirete qualcosa di più solo al prossimo capitolo.
Dunque vi ho inserito il personaggio di Milah, anche se ha avuto solo una piccola parte, come vi è sembrata? E invece questo strano personaggio alla fine chi sarà mai?  (Spoiler: l'ultimo OC da inserire) Lo scoprirete non preoccupatevi. Fatemi sapere cosa ne pensate e se trovate errori avvisatemi!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

P.S: * la frase che Demetra dice prima di uccidere il cinghiale "Gun treòraich d'anam mi"  significa: "Che la tua anima mi guidi" in gaelico scozzese.

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Capitolo 11
*** DECIMO CAPITOLO: MEZZOSANGUE ***


DECIMO CAPITOLO: MEZZOSANGUE





La bufera imperversava furente tra le montagne, riducendo al minimo la visibilità, il vento gelido unito agli enormi fiocchi poteva far tremare chiunque, tranne quelle tre persone che con passo deciso avanzavano in mezzo alla neve.
-Non hanno freddo quelli la? Una ha una giacchetta striminzita, quell'altro è praticamente a petto nudo e in ciabatte, l'altra è addirittura scalza, come diavolo fanno?- chiese Casper stringendosi nel suo cappotto spesso, per cercare un pò di calore, riferendosi a Milah, Tyson e Demetra.
-Cosa vuoi che ne sappia io!- sbraitò Velvet innervosita tirando su le spalle.
-In più il colore di questo cappotto è orrendo, non si abbina minimamente con il resto dei miei vestiti- si lamentò il Cremisis guardandosi schifato.
-Senti, ringrazia che ci sia quello, se non ti piace puoi anche darlo a me- rispose la ragazza.
-E se ci scaldassimo con i nostri corpi?- domandò il Devil Slayer all'improvviso, avvicinandosi alla compagna, lei ci pensò su qualche minuto, alcuni ricordi le riaffiorarono, quando per non morire d'ipotermia abbracciava "quella persona", nelle lunghe notti fredde passate su quella montagna.
-E va bene, ma tieni le mani a posto o te le stacco a morsi- lo avvertì, si avvicinarono l'uno all'altro e si misero sotto uno stesso cappotto.
-Sento che la temperatura comincia a cambiare- ammise la ragazza.
-Già si sta molto meglio!- esclamò Casper accennando un sorriso. Tyson si voltò e vide i due compagni avanzare tenendosi stretti e fece un cenno con la testa a Demetra, anche lei si voltò indietro, poi entrambi si scambiarono uno sguardo complice.
-Hey Casper ma cos'è quella roba li?- disse Knightbuster, il diretto interessato si guardò attorno.
-Che cosa?- chiese confuso.
-Sai che ci stavo guardando anche io, sembra un insetto, di quelli brutti e sporchi che portano le malattie- continuò Demetra dandogli corda, non appena Casper sentì le parole "sporchi" e "che portano le malattie", dopo un urlo che avrebbe spaccato i timpani a tutti, con la mano cominciò a schiaffeggiare di qua e di la nel tentativo di scacciare quella bestia immonda, dimenandosi come un ossesso, finché non percepì un aura oscura aleggiare attorno a lui, terrorizzato più per la presenza che per il piccolo animaletto si voltò: mentre cercava di liberarsi dell'insetto inesistente, aveva involontariamente colpito più e più volte Velvet che ora era un tutt'uno con la furia cieca.
-Ti giuro Velvet io non volevo, è che mi fanno schifo gli insetti e tutte quelle robe sporche...- non fece in tempo a finire la frase che la ragazza gli diede una scossa, poi un'altra e poi un'altra ancora, finché Casper non crollò a terra bruciacchiato e senza sensi, Tyson e Demetra scoppiarono a ridere in simultanea per la scena: il loro piano aveva funzionato.
-È stato divertente!- esclamò la ragazza asciugandosi una lacrima.
-Lo puoi dire forte- la spalleggiò Tyson guardandola con la coda dell'occhio, si bloccò di colpo, così come Casper e Velvet fissando la compagna sbalorditi e incantati: aveva un sorriso da mozzare il fiato, erano sempre abituati a vederla seria o con un sorriso appena accennato, ma mai uno così radioso, trasmetteva calore, gioia e serenità, tutte emozioni contrastanti con l'ambiente che li circondava, lei guardò i suoi compagni stranita.
-Cosa c'è?- chiese confusa.
-No, niente- risposero all'unisono tutti e tre, nemmeno fossero un coro, facendo finta di nulla.
-Ora che avete finito con le scenette possiamo proseguire?- intervenne Milah gelandoli con i suoi occhi bicromatici, Velvet stava già per rispondere quando un boato fece zittire tutti, cominciarono a guardarsi attorno non capendo da dove provenisse.
-Cos'è stato?- chiese Casper.
-Probabilmente sono gli animali di cui vi parlavo poco fa- rispose Milah.
-Stanno architettando qualcosa- continuò poi sospettosa.
-Ah quindi basta andare in contro al rumore e troviamo i colpevoli eh!- esclamò Casper dirigendosi verso sinistra dalla loro posizione.
-No! Fermo!- gridò Milah cercando di avvertirlo, ma era troppo tardi, il devil slayer sparì inghiottito dalla bufera.
-Casper!- gridò Demetra cercando di richiamarlo, non ricevette nessuna risposa, solamente un secondo rombo come quello che c'era stato poco prima, solo più forte e molto più vicino.
-Dici che dovremmo andare a cercarlo?- chiese Ashdown a Tyson.
-Non saprei- rispose quest'ultimo.
-Ok vado io!- esclamò Velvet mentre un sorriso divertito le spuntava sul viso.
-No anche tu fermati!- disse ancora Milah, ma anche lei scomparve inglobata dalla bufera, aspettarono qualche minuto ma i due non tornarono.
-Vado anche io- disse Tyson.
-Mi unisco a te- anche Demetra.
-Ma cosa siete, tutti impazziti!?- esclamò la ragazza sull'orlo di una crisi di nervi, si stavano dirigendo insieme verso la stessa direzione presa dai compagni quando l'ennesimo boato rimbombò tra le montagne, poi nella bufera riapparvero due figure conosciute: quelle di Casper e Velvet che correvano affannosamente verso di loro.
-Sembra siano inseguiti da qualcosa- disse Knightbuster.
-Meeerdaaaa!- gridò Rockbell affaticata dalla corsa affiancata da Istrice.
-E chi se lo aspettava!- esclamò quest'ultimo accelerando il passo: dietro di loro una valanga gigantesca si avvicinava inghiottendo tutto quanto al suo passaggio, il resto del gruppo non appena la vide spalancò gli occhi e cominciò a correre anch'esso nella parte opposta.
-Si può sapere cosa avete combinato!?- gridò Milah voltandosi indietro.
-Chiedilo a questo idiota! Lo sapevo io! Gli uomini sono buoni solo a mettersi nei guai!- ribattè Velvet.
-Non sapevo che quella rete serviva per bloccare la neve- si giustificò Casper continuando a correre.
-Ma se c'era anche scritto! Cos'è non sai leggere?- disse sempre più innervosita la ragazza.
-Non ditemi che avete aperto la rete di metallo che c'era issata contro la parete, vero?- chiese Milah, ricevendo un sorriso innocente da Casper.
-Non ci credo, quella rete è fatta di un metallo speciale impregnato di magia che blocca la discesa delle valanghe e impedisce di sommergere il villaggio!- esclamò.
-Aspetta questo vuol dire che se non fermiamo la valanga, tutto il villaggio ne verrà investito?- chiese Demetra rendendosi conto della situazione, ricevette una risposta positiva.
-Ecco fatto! Sei un idiota- ribadì Velvet.
-Me lo hai già detto- ribatté Casper.
-Beh e io te lo ridico perché se uno è veramente idiota bisogna farglielo sapere!- esclamò la ragazza su di giri.
-Va bene ragazzi è inutile stare qua a litigare, dobbiamo trovare un modo per fermare questa valanga- disse Tyson cercando una soluzione, guardò i suoi compagni: Velvet con la sua elettricità, Casper con gli aghi e Demetra con le frecce non potevano fare niente, la neve avrebbe inglobato tutti i loro attacchi, lui con la sua falce e la magia d'occultamento tanto meno, poi fissò Milah: era l'unica, non sapeva che poteri aveva, ma il suo istinto gli diceva di fidarsi di lei.
-Milah, ci dispiace di aver creato tutto questo casino...- cominciò Tyson.
-Mica siamo stati noi, è il vecchio qua di fianco che dovrebbe scusarsi- intervenne Velvet.
-... Ma i nostri poteri non possono niente contro una valanga di queste dimensioni, se vogliamo salvare il villaggio, dovrai pensarci tu- continuò senza troppi giri di parole, Milah lo guardò, poi sorrise e si voltò verso la parete bianca strisciando sulla neve fresca e lasciando due solchi al suo passaggio, posò una mano a terra.
-Ice's Dragons Wall!- esclamò, una spessa parete di ghiaccio si innalzò lungo tutta la piccola vallata bloccando il passaggio alla neve fresca, l'impatto della valanga produsse un rumore quasi assordante, accompagnato, poco dopo, dallo scricchiolio del muro di ghiaccio che stava incrinandosi. Milah tenne attivata la sua magia con non poca difficoltà, alcune gocce di sudore cominciarono a imperlarle la fronte e un espressione di fatica apparve sul suo viso, strinse i denti sempre di più, ma senza mollare la presa.
-Non reggerà per molto, dobbiamo fare qualcosa!- esclamò Demetra vedendo verso l'alto la neve che si accumulava sempre di più e che straripava dall'orlo della parete, Tyson cominciò a guardarsi attorno cercando una soluzione, si diresse correndo veloce verso la sua destra, notando che, nei paraggi, vi era l'unica montagna che non era ricoperta di neve nonostante la bufera che imperversava attorno a loro.
-Tyson dove vai?!- gli gridò Velvet.
-Venite con me!- rispose, senza fiatare lo seguirono lasciando Milah sola. Il ragazzo si ritrovò davanti la parete di una montagna, posò una mano su di essa: era liscia, ma soprattutto calda, sorrise, e afferrò la falce bendata dalla sua schiena, la impugnò a due mani e la tese indietro.
-Casper usa i tuoi aghi per farmi salire in cima- disse, il compagno fece come detto e dopo aver portato il guanto davanti all'occhio bendato, la sua carnagione impallidì.
-Bloody Steps- con le mani scagliò diversi aculei contro la parete in modo da avere degli appoggi da sfruttare per salire.
-Demetra, una volta che sarò in cima tu e Velvet dovrete aiutarmi ad abbattere questa parete- spiegò cominciando a saltare sui gradini artificiali, le due ragazze si guardarono e senza dirsi una parola avevano già capito il loro ruolo. Velvet portò le mani al cielo e diversi cerchi magici dorati uno sopra l'altro apparvero a mezz'aria. Demetra prese più frecce dalla faretra e le incoccò nel suo arco che tese all'indietro prendendo la mira.
-Elemental Hawk Earth!- disse e l'asta di queste venne ricoperta interamente da uno spesso strato di roccia che le rese più pesanti e più potenti all'impatto. Tyson intanto aveva raggiunto la cima e ora si ritrovava a mezz'aria con la sua falce caricata all'indietro e i muscoli tesi, un grosso ago gli passò sotto i piedi e usandolo come una tavola gli diede lo slancio per avanzare contro la parete.
-Fly my darling- disse Demetra e scagliò le frecce tutte insieme, queste si posizionarono a cerchio attorno a Tyson che con l'aiuto degli aghi di Casper era ormai quasi vicino al suo obbiettivo.
-Roaring Thunder!- esclamò Velvet, un fragore invase l'ambiente e un fulmine luminoso attraversò i diversi cerchi magici in aria diventando sempre più grosso e potente, finché non colpì le frecce che circondavano Tyson trasmettendogli tutta la potenza, proprio nel momento in cui lui portò in avanti la sua falce bendata contro la montagna.
-Cocito: Four folds!- gridò, l'impatto della lama sembrò deformare la parete, creando quattro cerchi concentrici quasi come se fossero increspature liquide, un grido di sfogo si levò al cielo, nel frattempo si conficcarono al suo interno anche le frecce di roccia di Demetra, elettrificate da Velvet e il grosso ago di Casper, la potenza dell'attacco combinato creò una gigantesca esplosione che spazzò via i compagni e la parete della montagna crollò su se stessa. Milah ancora ferma per cercare di bloccare la valanga, li guardò con la coda dell'occhio chiedendosi cosa avessero combinato, quando si accorse che la pressione sul suo muro di ghiaccio si stava abbassando lentamente, si voltò verso il gruppo e vide qualcosa di veramente impressionante, la montagna che aveva ceduto dopo il loro attacco stava, letteralmente, spruzzando un gigantesco getto di acqua bollente ad altissima pressione contro la valanga e la stava sciogliendo lentamente, Milah sorrise a quella scena: pensava che quei tipi fossero solo dei buoni a nulla ma alla fine doveva ammettere che ci sapevano fare. Guardò il suo muro di ghiaccio e cominciò a cambiarne la forma spingendo da un solo lato la valanga in modo che questa scivolasse tutta contro il getto d'acqua, dopo pochi minuti non rimase più niente e lei poté finalmente disattivare la sua magia con un sospiro di sollievo, poi si diresse correndo verso quel gruppo di pazzi.
-State tutti bene?- chiese vedendoli stesi a terra, Tyson si rialzò tenendosi la testa.
-Fortunatamente si, wow che botta!- esclamò ridendo.
-Cosa c'è di così divertente? Mio dio ho a che fare con una manica di imbecilli senza cervello!- sbuffò Velvet massaggiandosi il fondoschiena.
-Almeno siamo tutti sani e salvi- intervenne Casper.
-Ti ricordo che sei tu la causa di questo disastro!- ribatté Rockbell, Demetra si alzò e guardò Milah.
-Sei una Dragon Slayer- disse stupita.
-Già, una Dragon Slayer del ghiaccio- confermò la ragazza.
-Questo vuol dire che sei stata allevata da un drago o robe simili?- chiese Velvet ricevendo una risposta positiva.
-Sylphine- rispose lei facendo un sorriso malinconico. Tyson capì i suoi sentimenti al volo e immediatamente cambiò argomento.
-Va bene, proseguiamo, dobbiamo trovare il Fiore di ghiaccio- intervenne pulendosi la cappa e i pantaloni dalla neve.
-Si non dobbiamo perdere altro tempo- lo spalleggiò Demetra, la terra all'improvviso cominciò a tremare tanto che i ragazzi fecero fatica a rimanere in equilibrio.
-Cosa succede adesso!?- imprecò Velvet guardando verso l'alto, un pezzo della montagna che avevano abbattuto poco prima, stava precipitando proprio verso di loro, assottigliò gli occhi vedendo un'ombra che si agitava su di essa, anche gli altri compagni la notarono.
-Sono qui, bastardi- sibilò Milah stringendo i denti, senza esitare inspirò profondamente.
-Ice Dragon's Roar!- espirò, dalla sua bocca fuoriuscì una bufera di pezzi di ghiaccio frastagliati e appuntiti che ridussero in polvere la roccia gigantesca, l'impatto creò un polverone che impedì loro la vista per qualche secondo. Demetra però non aveva bisogno di occhi per sapere che li attorno c'era qualcosa che non andava, aveva gli altri quattro sensi e tutti erano in allerta, impugnò il suo arco e in un secondo percepì un movimento alle sue spalle, si voltò di scatto giusto in tempo per vedere Milah gettarsi a capofitto sull'ombra che avevano visto poco prima: era una Dragon Slayer l'olfatto e l'udito funzionavano a meraviglia.
-Ice Dragon's freezing Claw!- esclamò, le sue mani si ricoprirono di uno spesso strato di ghiaccio, esso si allungò sulle dita formando degli artigli che usò per arpionare e bloccare al suolo il nemico sconosciuto. Tyson afferrò la sua falce e con un movimento veloce di questa creò uno spostamento d'aria che spazzò via la polvere permettendo al gruppo di tornare a vedere. Milah era a cavalcioni su qualcosa che non si poteva definire un animale, ma nemmeno una persona, sembrava un incrocio tra un umano e un orso: il suo corpo era ricoperto completamente di peli bianchi, mani e piedi erano quelli di un umano, mentre il viso poteva sembrare di una persona normale, ma la bocca era allungata e con lunghe zanne appuntite che sporgevano in fuori, aveva una piccola coda posta nella parte bassa della schiena, Milah teneva una mano con gli artigli di ghiaccio conficcata nel suo petto, la ferita aveva sporcato il pelo candido di un rosso intenso a causa del sangue, mentre l'altro arto era sollevato e con le dita leggermente piegate, pronto per scattare se avesse fatto anche solo un passo falso.
-Per quale motivo cercate il fiore di ghiaccio?- chiese minacciosa.
-Non lo vengo di certo a dire a te- rispose lo sconosciuto, poi emise un ringhio basso, come quello di una vera belva.
-Mollami, Lupo solitario!- esclamò chiamandola con il soprannome con cui tutti la conoscevano.
-Perché dovrei mezzosangue?- ribatté la ragazza penetrandolo con i suoi occhi bicolore, lo sconosciuto sorrise mostrando la fila di denti aguzzi.
-Perché se no saranno loro ad obbligarti a farlo- rispose sadico, Milah alzò lo sguardo, una decina di nemici l'avevano circondata, strinse i denti: sapeva di essere forte, ma quelle bestie avevano una potenza e una resistenza sovrumana, avrebbe potuto al massimo battersi con poco più della metà di loro, i mezzosangue scattarono nella sua direzione con zanne e artigli tratti, sempre più vicini e sempre più difficili da schivare, strinse ancora di più i denti trovandosi improvvisamente in difficoltà, in una frazione di secondo Tyson, Demetra, Velvet e Casper si schierarono attorno a lei pronti ad ingaggiare una battaglia. Tyson fissò i nemici da sotto le sopracciglia con sguardo truce, i suoi occhi bicromatici brillarono di un colore intenso a causa della neve che li circondava, il sesto senso dei loro oppositori urlava di indietreggiare, e di allontanarsi il più possibile da quella persona, e si sa, difficilmente l'istinto animalesco sbaglia, ma il dovere di liberare il loro compagno era più forte e tutti cominciarono a ringhiare minacciosi.
-Credo che sia una delle situazioni più strane in cui io mi sia mai trovata- ammise Demetra incoccando una freccia nel suo prezioso arco.
-Ti capisco, non ho mai combattuto contro animali da circo- intervenne Velvet sorridendo mentre il suo corpo vibrava a causa delle saette che la circondavano.
-A me sembra di più uno zoo- ribatté Casper diventato pallido per la sua trasformazione.
-Ragazzi...- sussurrò Darkice contenta di averli al suo fianco.
-Milah, a questi ci pensiamo noi tu occupati di tirare fuori informazioni da lui- disse Tyson afferrando la sua falce bendata.
-Yu-Kai! Let's make some noise!- gridò carico di adrenalina dando il via alla battaglia, la ragazza fece un cenno con la testa e guardò il mezzosangue sotto di lei.
-Allora? Dimmi perché cercate il fiore di ghiaccio- ordinò minacciosa, lui le mostrò i denti.
-Dovrai uccidermi piuttosto- rispose deciso, la ragazza strinse la presa conficcando ancora di più gli artigli di ghiaccio nel suo petto, l'animale emise un ringhio basso di dolore e strinse gli occhi.
-Non ho problemi a farlo, sappilo- disse assottigliando gli occhi.
-Lo so, voi umani siete tutti uguali, uccidete per il semplice gusto di farlo, non ve ne importa niente delle vite altrui e non ve ne è mai importato- ribatté l'altro sollevandosi appena e facendo penetrare ancora di più gli artigli nella carne, Milah si tirò leggermente indietro stupita dalla sua reazione e dalle sue parole.
-Perciò se mi devi uccidere fallo pure, ma dovrai sterminare uno ad uno tutti noi, perché nessuno confesserà mai- continuò poi, lei lo guardò incuriosita.
-Come ti chiami?- chiese.
-Artios, ma a te non interessa perché tra poco non avrai più niente da ricordare- rispose, con un movimento veloce usò le gambe per allontanarla, spingendola violentemente di lato, Milah presa alla sprovvista rotolò nella neve fresca, fece leva su un braccio e sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere la figura del mezzosangue, levarsi su due gambe, correrle in contro con tutta la furia di una bestia mangia uomini, repentina si mise in ginocchio e sollevò le braccia.
-Ice Dragon's Shield!- uno scudo di ghiaccio bloccò l'avanzata di Artios, ma solo per pochi secondi, esso si frantumò andando in mille pezzi, Milah spalancò gli occhi: sapeva che i mezzosangue erano forti, ma la sua potenza era veramente al di sopra di qualsiasi altro della sua tribù. L'animale le fu addosso in meno di mezzo secondo pronta per farla a pezzettini, quando d'improvviso venne spinto violentemente via e cadde a terra tenendosi un fianco dolorante. Tyson si affiancò a Milah e le tese una mano per aiutarla ad alzarsi, lei la afferrò e si rimise in piedi.
-Tutto bene?- chiese il ragazzo serio, lei annuì, poi guardò il nemico.
-È molto più forte degli altri mezzosangue- disse, Tyson sorrise e impugnò la sua falce.
-Allora vediamo se è abbastanza veloce- ribatté, piegò le gambe su se stesse e scattò nella sua direzione veloce come un fulmine, il suo spostamento creò uno sbalzo di pressione che fece svolazzare i capelli della ragazza e sollevò un velo di neve fresca, l'animale si accorse di ciò che voleva fare il ragazzo e subito sollevò una mano per colpirlo, Knightbuster sorrise.
-Troppo lento- sibilò, all'ultimo deviò la sua traiettoria verso destra e poi nuovamente verso di lui, in un battito di ciglia il mezzosangue si ritrovò atterrato, senza rendersi conto di quello che era appena successo, l'asta bendata della falce era posizionata
orizzontalmente sul suo collo, le sue mani e le sue gambe erano rispettivamente bloccate dagli arti del ragazzo, Artios cercò di liberarsi usando la forza bruta e rimase stupito quando non riuscì a scostarsi di un millimetro, poi guardò il ragazzo negli occhi: una sensazione di terrore gli prese prima lo stomaco e in seguito la gola che iniziò a chiudersi, alcune gocce di sudore cominciarono ad imperlargli la fronte e senza accorgersene iniziò a tremare leggermente.
-Tu... Sei l'i tohua- sussurrò a metà tra lo spaventato e il sorpreso.
-Mi dispiace amico io mi chiamo Tyson, probabilmente mi hai scambiato per qualcun altro- rispose il ragazzo.
-E ora parlami del fiore di ghiaccio- continuò serio, Artios deglutì rumorosamente.
-Io non...- balbettò ancora terrorizzato.
-Non ho tempo da perdere- ribadì facendo ancora più pressione sull'asta della falce.
-Va bene va bene- disse scuotendo la testa, Milah lo guardò stranita, poco prima era disposto a morire pur di confessare e ora si era arreso praticamente subito, in più l'aveva chiamato con quel nome "i tohua", non sapeva cosa significava, ma voleva scoprirlo. Artios richiamò i suoi compagni e tutti smisero di lottare anche se non capirono la sua scelta. Il gruppo di maghi si voltò in direzione del ragazzo.
-Si è deciso a parlare- intervenne Velvet scocciata.
-Allora, sto aspettando- disse Tyson assottigliando gli occhi, poi mollò la presa sicuro che non avrebbe cercato di fare niente, il mezzosangue si mise seduto a gambe incrociate e fece un respiro profondo.
-Io potrei anche spiegarvi, ma se veniste con noi e lo vedeste con i vostri occhi, sarebbe tutto molto più chiaro- disse invitandoli nel loro villaggio.
-Va bene verremo con voi- rispose Tyson deciso, Milah lo guardò cercando di capire il suo obbiettivo.
-Sei impazzito è palesemente una trappola!- ribatté Velvet.
-Velvet ha ragione, se andiamo in quel villaggio saremo completamente circondati e in suolo nemico- la spalleggiò Casper, Demetra guardò il ragazzo con la falce e gli si avvicinò.
-Andiamo- disse decisa, lui la guardò e le sorrise compiaciuto.
-Dobbiamo credere nei nostri compagni, se il sesto senso di Tyson dice che ci possiamo fidare allora mi fido anche io- continuò poi, Velvet sbuffò rassegnata.
-Sappiate che se ci lasciamo le penne vi uccido con le mie stesse mani- disse, anche Casper cedette e alla fine seguirono il gruppo di mezzosangue, Milah andò con loro senza fiatare ma ancora non riusciva a spiegarsi la scena che aveva visto poco prima, voleva scoprire perché Artios aveva reagito in quel modo, una volta che arrivarono al villaggio ascoltò attentamente quello che i mezzosangue gli dissero. Vennero portati in una caverna, le pareti erano dipinte con motivi tribali e disegni stilizzati della vita quotidiana, uno in particolare la attirò, la raffigurazione rappresentava la tribù dei mezzosangue inchinata a cerchio attorno ad un altare, veneravano quello che sembrava un fiore dai petali appuntiti e affilati, Milah spalancò gli occhi, ora aveva capito.
-Il fiore di ghiaccio, per la nostra tribù è sempre stato un simbolo sacro, è grazie ad esso se riusciamo a sopravvivere al freddo di questi luoghi- cominciò Artios mostrando i disegni sulle pareti.
-In che senso? Voglio dire, voi non dovreste avere problemi di questo tipo, siete "bestie" di montagna- intervenne Casper.
-Già, una volta forse, vedete la nostra tribù originariamente era composta da soli animali, ed erano abituati a vivere in posti come questo, essi erano in grado di utilizzare il Take Over sulle persone, ma così facendo nel corso degli anni, il corpo umano e quello animale hanno cominciato a diventare una cosa sola rendendo il processo del Take Over irreversibile, in questo modo la magia andò affievolendosi e con lei anche il nostro corpo animalesco- spiegò l'orso.
-Aspetta un attimo, quindi se voi non siete più in grado di vivere sulle montagne a causa del clima perché non vi spostate in un luogo più caldo- disse Velvet.
-Per vari motivi in verità, un pò perché se ci spostassimo da qui difficilmente verremmo accettati da voi umani, ci avete sempre dato la caccia e ci avete sempre considerato solo bestie da macello, quassù invece praticamente non passa nessuno e quindi possiamo vivere in pace, e poi perché è la nostra casa da centinaia di anni e non riusciremmo mai ad abbandonarla- spiegò.
-E il fiore di ghiaccio come riuscirebbe a permettervi di vivere quassù'- chiese Milah, Artios la guardò quasi con diffidenza.
-Questo credo di saperlo io- intervenne Demetra facendosi avanti.
-Il fiore di ghiaccio agisce sul calore emanato dal nostro corpo, principalmente sull'ipotalamo che ha funzione termoregolatrice, ma se usato quando non ce ne sarebbe bisogno abbassa di molto la temperatura corporea, in questo modo loro riescono a compensare con il freddo che c'è all'esterno e riescono a sopportarlo- disse la rossa.
-Esatto- affermò il mezzosangue stupito delle conoscenze della ragazza, Milah si sentì improvvisamente in colpa: aveva dato loro la caccia per mesi maledendoli ogni qual volta le sfuggissero. Avanzò di scatto verso Artios e una volta che fu davanti a lui si mise in ginocchio e chinò la testa posandola a terra, sotto il suo sguardo confuso.
-A nome di tutti noi umani, vi chiedo scusa, a te e alla tua gente- disse veramente dispiaciuta: di solito era fredda e distaccata, ma sapeva anche quando le scuse erano dovute, il che era simbolo di maturità. Tyson sorrise compiaciuto alla scena. Il mezzosangue le si avvicinò e le tese una mano.
-Va bene così, mi interessa solo che tu abbia capito- le disse aiutandola ad alzarsi.
-Ragazzi scusatemi, ma noi avremo una certa fretta, dove possiamo trovare il fiore di ghiaccio ne abbiamo un assoluto bisogno- disse Tyson, Artios gli fece cenno di aspettare e sparì in un anfratto della caverna fuoriuscendone poco dopo con un fiore in una campana di vetro.
-Tenete- disse porgendoglielo.
-Ce lo date così senza chiedere niente in cambio?- chiese Casper, Velvet gli tirò uno schiaffo dietro alla testa.
-Taci idiota- sibilò, il mezzosangue rise.
-Si, noi siamo sempre alla ricerca di questo fiore, ogni giorno mandiamo i nostri in avanscoperta, a volte abbiamo modi bruschi per chiedere informazioni agli umani, ma solo perché non siamo abituati alle interazioni con loro, comunque abbiamo una piccola scorta, questo potete anche prenderlo- spiegò.
-Non c'è bisogno di prenderlo tutto- intervenne Demetra alzando la campana di vetro, delicatamente con due dita staccò un petalo appuntito e lo porse a Milah.
-Proteggilo- disse, la ragazza capendo creò un piccolo uovo fatto di ghiaccio rinchiudendo il petalo al suo interno.
-Ecco fatto- esclamò soddisfatta la rossa accennando un timido sorriso.
-Sul serio? Tutto questo casino per una cosa così minuscola?- intervenne Velvet, schiaffeggiandosi la fronte incredula.
-Ora possiamo ripartire, dovremmo essere a casa per l'ora di pranzo- disse Tyson avviandosi verso l'uscita.
-Grazie mille! Se volete, potete venire a Magnolia, sarete ben accetti e nessuno avrà problemi ad interagire con voi, in più non fa tutto questo freddo- continuò il ragazzo salutandoli con un cenno della mano, il gruppo si avviò fuori. Un mezzosangue si avvicinò ad Artios.
-È l'i tohua, perché non sei andato con lui?- chiese, l'orso sbuffò dalle narici, poi sorrise.
-Perché non è ancora arrivato il momento, ma è vicino lo sento, il vento sta per cambiare e noi dobbiamo essere pronti ad inervenire- rispose, intanto Milah che stava seguendo il gruppo girò appena la testa guardandoli con la coda dell'occhio: l'udito di un drago non era da sottovalutare.

 
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Magnolia: ora di pranzo

-Dove diavolo è finito quell'altro la?- sbraitò Priscilla.
-Si sarà fermato a corteggiare qualche ragazza- commentò Alexis con tono rassegnato.
-O magari è caduto in una buca profonda da cui non può più uscire, accidenti che peccato- interviene Nicolash con finto tono dispiaciuto.
-Idiota- disse la sorella dei Black.
-Peggio dei bambini, mi tocca andare a cercarlo- ribatté scocciata allontanandosi a cercare il suo compagno, guardò la via principale di fronte al cantiere quando da lontano vide un grande polverone sollevarsi, si avvicinò di corsa e assottigliò gli occhi per vedere meglio, notando due figure darsele di santa ragione.
-Che diavolo succede qui?- chiese la ragazza, Alèk si girò notando il nemico andarle in contro e provare ad attaccarla con pugni e calci ricoperti da una luce luminosa, sbarrò gli occhi e subito le si parò davanti sollevando un braccio per fare da scudo, parò il colpo anche se con fatica, l'avversario fece un passo indietro e guardò il livido violaceo già formato sulle braccia di Alèk, lui strinse i denti e gli occhi per il dolore, poi si girò verso la ragazza.
-Tutto bene?- le chiese preoccupato, lei lo guardò stupita e paralizzata, poi scosse la testa.
-Chi è questo tizio e cosa vuole da noi?- domandò a metà tra il disprezzo e la rabbia.
-A quanto pare uno che le vuole prendere di santa ragione- rispose Alèk scrocchiandosi le nocche. Intano da lontano due figure si stavano avvicinando prima lentamente e poi di corsa.
-Ragazzi, cos'è successo?- chiese Alexis guardandosi attorno e notando alcuni edifici ridotti peggio di come li avevano lasciati.
-Mi pare di capire che questo tipo è in cerca di rogne e io sarò felice di accontentarlo- disse Nicolash su di giri per una nuova battaglia, lo sconosciuto li guardò con espressione apatica, quasi come se stesse in un mondo tutto suo.
-Siete tutti qui?- chiese atono.
-No, ma ti assicuro che bastiamo noi per farti il culo a strisce- rispose Alèk sorridendo e tutti partirono all'attacco.





ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti miei carissimi amici! Ecco a voi il nuovo capitolo spero che vi piaccia, si lo so dovevo descrivere chi era il nuovo OC o quantomeno dire il suo nome ma ci sarebbe voluto un altro mezzo capitolo (no, non è uno scherzo) perché avrei dovuto almeno introdurre il suo carattere, quindi lascio tutto nel prossimo capitolo.
E a proposito del prossimo capitolo ho un piccolo cambio di programma sulla sua data di uscita, che non sarà tra due settimane ma tra tre quindi nel weekend del 3-4 ottobre, per un semplice motivo, vado in ferie per due settimane e sono senza computer e senza campo (scusatemi) ma almeno ho una buona notizia, nel dodicesimo capitolo pubblicherò il primo disegno!! State pronti!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 12
*** UNDICESIMO CAPITOLO: LUCE OSCURA ***


UNDICESIMO CAPITOLO: LUCE OSCURA





-Non potevi dirlo prima che ci serviva solo un petalo e non tutto il fiore?- chiese Velvet a Demetra mentre si dirigevano verso il villaggio alpino.
-E cosa sarebbe cambiato? In un modo o nell'altro saremmo dovuti venire qui per recuperarlo- ribatté la ragazza.
-Questo è vero ma non me lo aspettavo- intervenne Casper.
-Sentite ragazzi ormai è acqua passata, l'importante è averlo preso, ora dobbiamo sbrigarci e raggiungere Magnolia- disse Tyson, poi con la coda dell'occhio guardò Milah che era rimasta in fondo al gruppo per tutto il tempo: rimuginava sulle parole che Artios e l'altro mezzosangue si erano scambiati, stava ancora pensando a come aveva chiamato Knightbuster: "i tohua", quel ragazzo aveva un non so che di particolare, aveva intimidito i nemici con un solo sguardo, ed era riuscito a convincere Artios, non solo a parlare, ma addirittura a portarli nel loro villaggio. Il ragazzo alzò un sopracciglio stranito e le si avvicinò.
-C'è qualcosa che non va?- chiese, lei scosse la testa.
-No no, è tutto a posto- rispose fredda, poi alzò lo sguardo e un timido sorriso fece capolino sulle sue labbra, alcune case cominciarono ad intravedersi nella bufera: erano tornati al villaggio, la vecchia Nenè li vide e lentamente si avvicinò a loro.
-Non dovevamo tornare a Magnolia?- chiese Casper.
-Non potevamo partire senza che Milah salutasse gli abitanti- rispose Tyson, la ragazza lo guardò stranita.
-Salutare? E per quale motivo?- domandò.
-Beh, perché vieni con noi a Magnolia noh?- rispose con tono ovvio.
-Aspetta un attimo e questo quando lo avresti deciso?- disse lei, Tyson sorrise a trentadue denti.
-Proprio ora- rispose, la ragazza guardò il resto del gruppo: in effetti si era trovata bene con loro, in più aveva capito che insieme avrebbero potuto aiutare il regno a risollevarsi, ci pensò su un attimo, poi scosse la testa contrariata.
-No, non posso, questo villaggio ha bisogno di me- disse, una mano le si posò su di un braccio, voltò lo sguardo e vide le vecchia Nenè sorriderle calorosamente.
-Hai già fatto tanto per noi, è tempo che tu vada ad aiutare altri che ne hanno più bisogno, questo regno necessita di persone come te, se ti fermi in un unico luogo come pensi di aiutare tutto Fiore?- le disse, la ragazza rimase immobile: non voleva ammetterlo, ma aveva ragione, abbassò gli occhi e poi guardò Nenè.
-Lo so che c'è il tuo zampino in questa storia- le disse in tono quasi severo, la vecchia signora le sorrise.
-Io ho solo colto al volo l'occasione e credo che a questi ragazzi non dispiaccia se tu ti unisci a loro- rispose, Milah guardò Tyson che aveva allungato un pugno chiuso in avanti e la stava fissando in attesa di una risposta.
-Allora?- chiese, lei sbuffò, poi ricambiò il gesto con un sorriso.
-Ci sto!- esclamò.
-Fantastico una ragazza in più!- gridò di gioia Casper.
-Saranno contenti Alèk e Nicolash- intervenne Demetra ridendo.
-Già, i due cascamorti- commentò Velvet alzando gli occhi al cielo.
-Fantastico allora, possiamo iniziare il nostro viaggio di ritorno- disse Tyson, Milah si voltò verso la signora anziana e le prese le mani tra le sue.
-Grazie di tutto- le disse, Nenè sorrise.
-Stammi bene cara, spero che tu possa realizzare il tuo obbiettivo- rispose, poi la giovane si voltò e insieme al gruppo si diresse verso Magnolia, la Dragon Slayer si voltò un ultima volta salutando con la mano: era triste, ma qualcosa le diceva che prima o poi si sarebbero rincontrate.

 
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Nicolash rotolò a terra per diversi metri a causa di un colpo subito dal suo avversario, la pavimentazione della via principale di sgretolò ogni qual volta lui ci rimbalzava sopra, la sua corsa finì contro un edificio che, dato l'impatto crollò su se stesso sommergendolo di detriti.
-Nick!- gridò Alexis, deviando un raggio di luce oscura con una roccia spuntata dal terreno.
-Non preoccuparti per lui! Pensa a bloccare questo tipo!- esclamò Alèk parandosi da una raffica di calci e pugni luminosi.
-Allora questo tizio se le sta cercando!- disse Priscilla facendo apparire alcune biglie di ferro e scagliandole contro il nemico, esso allungò una mano e un portale di luce oscura si aprì inghiottendo l'attacco e trasformandolo in un ammasso luminoso che venne poi rispedito al legittimo proprietario, Priscilla sbarrò gli occhi, stava per gettarsi al suolo per proteggersi quando si ritrovò improvvisamente davanti un'ombra.
-Spadone dell'anima- Nicolash sollevò una grossa spada e con un fendente divise il raggio in due parti che si schiantarono al suolo provocando un esplosione.
-Nick stai bene?- chiese Alex affiancandosi a lui, il ragazzo sputò del sangue a terra.
-Si, è solo un graffietto- rispose guardando da sotto le sopracciglia l'avversario, Alèk parò l'ennesimo pugno e l'impatto lo fece arretrare fino a raggiungere i compagni, emise un ringhio di disapprovazione.
-Statemi a sentire, io sono venuto qua per divertirmi, eppure mi sto annoiando a morte- disse il nemico sorridendo tranquillo.
-Si può sapere chi sei e che diavolo vuoi da noi?- chiese Priscilla innervosita squadrandolo dalla testa ai piedi: era un ragazzo giovane di ventiquattro anni, decisamente alto, superava il metro e ottantacinque, con un fisico asciutto e longilineo, che rendeva la sua figura ancora più slanciata, non aveva neanche uno strato di grasso addosso, leggero, non aveva muscoli, infatti le sue braccia e le sue gambe facevano quasi impressione, data la loro sottigliezza e affusolatezza, praticamente pelle e ossa, aveva qualche muscolo in più solo sul petto: un accenno di pettorali e di addominali, ma che sembravano più disegnati che reali. Nonostante questo, aveva un aspetto molto affascinante, forse dovuto alla sua carnagione molto chiara: il volto magro, ma non eccessivamente scavato, le linee decise, con un mento stretto, le posizioni del naso, della bocca e degli occhi erano ben proporzionate tra loro, c'era molta armonia. Una bocca sottile, con labbra poco carnose, della stessa tonalità chiarissima della pelle, che tenevano stretta una stecca di sigaretta spenta, gli occhi azzurri, molto chiari, quasi come se fossero pezzi di vetro incastonati nelle orbite, le sopracciglia erano sottili e lunghe. Qualcuno del gruppo vide in lui qualcosa di angelico, di fatato, forse a causa dei capelli: di un biondo talmente chiaro da sembrare bianco, lisci e tenuti lunghi, la maggior parte della sua chioma era tirata all'indietro, bloccata dietro alle orecchie da un elastico e lasciata cadere in giù, fino alle scapole, mentre davanti ricadevano solo due ciocche, che gli incorniciano il volto. Con una mano coperta da un guanto bianco dalle lunghe dita affusolate provò invano a spostare quei due ciuffi ribelli, che però di stare dietro alle orecchie non ne volevano sapere. Indossava una semplice t-shirt bianca, più grande della sua taglia, facendola apparire molto larga, ma questa non copriva le bende che gli avvolgevano tutte le braccia, e i guanti bianchi sulle mani, e questo look aveva sempre attirato gli sguardi. Portava dei pantaloni lunghi neri, un modello abbastanza elegante, che veste non troppo largo, alla caviglia si restringevano e anche alla vita grazie ad una cintura, ai piedi utilizzava delle scarpe in pelle nera lucida, sopra aveva un trench nero, lungo fino alle ginocchia,che però portava appoggiato alle spalle e non infilato, assumendo l'aria di un mantello.
-Aelrindel- rispose semplicemente facendo un gesto di saluto con la mano, Alex assottigliò gli occhi: aveva già sentito quel nome.
-E per rispondere alla seconda domanda: ho sentito parlare di questo gruppo di maghi che sta sbaragliando e mettendo in fuga tutti i Vasileias di Fiore e siccome mi voglio divertire un pochino sono venuto qua per cercarli, ma credo proprio di aver sbagliato persone, non sembrate per niente forti- continuò poi accendendo la miccia della maggior parte dei compagni.
-Ah si? Bene sappi che ho solo cominciato a scaldarmi!- esclamò Priscilla.
-Per niente forti? Ti farò provare quanto è doloroso battersi contro lo Stregone Supremo!- gridò Nicolash mettendosi in un posa ridicola e lanciando in aria il suo bastone, che però al momento della sua ricaduta non venne preso al volo e lo colpì dritto sulla testa.
-Come puoi notare, non stavamo facendo per niente sul serio, questo vuol dire...- disse Alèk avanzando di un passo e facendo un sorriso sornione.
-... che la battaglia è appena cominciata- continuò facendo scontrare i due pugni chiusi uno contro l'altro.
-Ragazzi no, non capite che lo fa solo per istigarvi- intervenne Alexis, la quale non era stata sfiorata minimamente dalle parole di Aelrindel, ma ormai i maghi erano tornati all'attacco.
-Che la Luna si alzi in cielo*- sibilò Priscilla sradicando più pezzi di terra dal suolo e lasciando solamente dei grossi solchi.
-Ah, allora sono nel posto giusto, tu sei la Telecinetica della Luna- disse senza alcun tipo di emozione nella voce, solo tranquillità.
-La Telecinetica di che?- chiese lei non avendo mai sentito quel nome.
-È il tuo soprannome, o meglio è così che c'era scritto sul giornale- rispose.
-Ma possibile che nei giornali di oggi si parli sempre e solo di me? Va bene, so che sono fantastica e che vogliono farlo sapere a tutti, ma che mi affibbino dei soprannomi anche no- disse scocciata. Aelrindel si voltò poi verso Nicolash.
-Tu invece, sei Silver Hair, la tua magia è molto interessante, ho letto qualcosa del genere su di un libro- disse, Neviski si bloccò di colpo.
-Silver Hair? Ma che palle, perché non Stregone Supremo? È più figo!- si lamentò, infine guardò Alèk e Alexis.
-I fratelli Black, lo spaccaossa e la signora degli elementi, sì, sono decisamente nel posto giusto, anche se credo che manchi qualcuno all'appello- disse infine accennando un sorriso tranquillo, fece spallucce.
-Va beh, intanto mi accontenterò di voi- continuò, Priscilla digrignò i denti.
-Ci parla come se fossimo solo delle comparse in una storia per bambini- disse sempre più infuriata, poi gli lanciò contro quei due pezzi di terreno ad una velocità spaventosa, Aelrindel venne colpito in pieno e spedito a terra con una forza incredibile.
-Annichilimento- subito si aprì un portale di luce oscura che inglobò le zolle di terra e le distrusse riducendole al nulla, rivelando il corpo del nemico ferito in pochi punti.
-Trasformazione- l'attacco precedente venne convertito in energia luminosa che venne rispedita contro la maga, Alèk le si parò davanti sbattendo un piede al suolo ed esso si crepò in piccole parti sollevandosi per la forza che il ragazzo aveva usato, in seguito ne cambiò la densità e le riunì in un unica massa a formare uno scudo, che indurì a tal punto che il raggio di luce di disperse a contatto con esso.
-Pugno Supremo!- nell'immediato colpì la barriera da lui creata spedendola contro l'avversario.
-Shall we dance?- gridò Nicolash con l'adrenalina a mille in corpo.
-Anime cacciatrici- disse alzando il bastone in aria e sulla punta si creò una sfera di magia che si divise in cinque, due sulle spalle e una sopra la testa, a formare un arco, incrociò per un secondo gli occhi del nemico, ed esse partirono all'assalto in concomitanza con la barriera scagliata da Alèk, ed entrambe fecero centro sollevando un grosso polverone, immediatamente Alexis lo avviluppò con delle piante spuntate dal terreno e cominciò a stringere sempre di più la presa, la forza con cui era stato bloccato gravò pesantemente sulle sue braccia bendate facendogli provare dolore, ma non si scompose, una luce nera abbagliante accecò gli avversari e quando poco dopo sparì, le radici di Alex erano a terra bruciate e avvizzite.
-Lo sai che la luce intensa fa male alle piante?- disse ironico, poco dopo Aelrindel si rimise in piedi pieno di graffi, ma con un piccolo sorriso soddisfatto stampato in faccia.
-Questo è quello che volevo, fatemi divertire- disse intimandoli a continuare, di nuovo i compagni si misero in posizione e cercarono di colpirlo ancora, Aelrindel li fronteggiò.
-Fendenti del dio della luce- i suoi arti si illuminarono di un bagliore intenso e oscuro rendendo i suoi attacchi più potenti grazie alla magia, non era forte fisicamente ma grazie a quell'incantesimo poteva combattere anche nel corpo a corpo. I due fronti si stavano per scontrare quando alcune figure si misero in mezzo fermando gli attacchi da entrambe le parti: Casper, Demetra, Priscilla e Milah stavano bloccando rispettivamente Alexis, Nicolash, Velvet e Alèk, mentre Tyson con la lama della sua falce aveva intercettato un pugno di Aelrindel rispedendolo indietro.
-Ragazzi, siete tornati!- esclamò Alex contenta di rivedere i compagni.
-E menomale, non hai idea di che freddo c'era lassù- rispose Casper.
-Già, che palle si stava tanto bene senza scocciatori- disse Priscilla guardando fissa negli occhi Velvet con aria di sfida.
-Su questo ti posso dare ragione mezza fighetta- rispose a tono la ragazza dai capelli rossi iniziando una lite tra le due.
-Beh bellezza, non ti fa alcun effetto starmi così vicino?- chiese Nicolash guardando Demetra con un sorriso maniaco.
-Ricordati che già una volta hai rischiato di rimanere infilzato, fa che non succeda anche una seconda- ribatté Shadwood abbassando l'arco.
-Vedo anche che abbiamo un viso nuovo qui, e che viso- commentò Alèk squadrando Milah dalla testa ai piedi con un sorrisetto, Nicolash subito le si avvicinò fino ad arrivarle a due centimetri dal naso prima di venire spedito a terra da un blocco di ghiaccio creato da lei.
-E che carattere- farfugliò Neviski con la faccia spiaccicata al suolo.
-Siamo stati via neanche per due giorni, ora che siamo tornati ritroviamo la città più distrutta di prima e voi che combattete contro questo tizio, si può sapere cosa avete combinato?- chiese Tyson incredulo. 
-Ha iniziato quel tipo, Aelrindel- esclamò Alèk guardandolo di traverso, Demetra si voltò di scatto.
-Aelrindel? Tu sei quel Aelrindel?- domandò la ragazza, Alexis venne come illuminata da un colpo di fulmine.
-Ecco dove lo avevo sentito: tu sei Aelrindel Shedir Noite Rosecliff VI, della famiglia Rosecliff, però credevo fosse scomparso- disse la ragazza.
-Aelrindel Shedir Noite Rosecliff VI è scomparso, ora rimane solo Noite, è troppo lungo il nome- disse il diretto interessato sviando sull'argomento.
-E io non sono venuto qua per fare delle chiacchiere ma per combattere- continuò poi mettendosi in posizione d'attacco.
-E va bene se vuoi combattere combattiamo, ma prima...- Tyson si voltò verso Demetra e Milah
-Andate dal piccolo e dategli il petalo del fiore di ghiaccio, in fretta non c'è più tempo, le due ragazze si guardarono e scomparirono dirette verso l'infermeria, poi Tyson si voltò verso Noite sorridendo e scrutandolo con quei due occhi bicolore, lui rimase impassibile anche se in cuor suo doveva ammettere che quello sguardo lo inquietava, alle sue spalle i suoi compagni pronti ad ingaggiare battaglia.
-Yu-kai! Let's make some noise!- un grido di adrenalina pura si levò al cielo e Tyson caricò indietro la sua falce, Noite prese un profondo respiro.
-Soffio di luce- dalla bocca sparò un raggio nero che però Tyson riuscì a schivare facilmente, con la coda dell'occhio guardò l'attacco.
-Luce oscura?- sussurrò tra se e se, intanto dietro di lui Velvet con il suo solito sorriso avanzava correndo.
-Elettro Speed!- il suo corpo venne contornato da un aura gialla e lei acquisì la velocità di un vero e proprio fulmine e in un batter d'occhio si trovò a pochi palmi di distanza da Noite il quale non si aspettava una tale rapidità, lei con una mano elettrificata tentò di toccarlo per fulminarlo, ma lui fu più veloce e la schivò una, due, tre volte, scansandosi sempre all'ultimo secondo.
-Non sai che la luce è più veloce del fulmine?- le disse accennando un sorriso, lei stranamente non si scompose.
-Sì, ma il fulmine è più pericoloso- ribatté curvando le labbra in un sorriso, intanto la mano sinistra era già tornata all'attacco.
-Lighting Ray!- gli scagliò contro una scarica che lo paralizzò per pochi secondi, giusto il tempo che serviva a Nicolash per caricare il suo attacco.
-Freccia Pesante dell'anima!- un dardo piuttosto grosso e potente venne lanciato a gran velocità, Noite si riprese giusto in tempo per schivare l'incantesimo, venendo poi però colpito di striscio al fianco destro da un grosso ago di Casper. Rosecliff si tenne il fianco senza fare espressione alcuna, poi si chinò percependo un movimento alle sue spalle, schivò prontamente un calcio di Alèk che ancora con l'arto a mezz'aria venne falciato da una spazzata di Noite cadendo a terra, il nemico gli diede un colpo allo stomaco con la sua magia, facendo sputare sangue al ragazzo, prima di allontanarsi a causa dei detriti che Priscilla gli stava lanciando contro: alcuni lo colpirono, altri vennero inghiottiti dal suo portale e rispediti indietro, ma sta volta nessuno si mise in mezzo e Priscilla venne sbalzata via dall'attacco, fortunatamente, l'armatura di cuoio che aveva, attutì un minimo il colpo, ma comunque lei si rialzò poco dopo dolorante e con un grosso ematoma sulla pancia. Alexis usando l'acqua del fiume creò diverse bolle attorno al nemico, e in seguito gliele scagliò contro, senza alcun effetto, semplicemente bagnandolo.
-Tutto qui?- chiese, la ragazza sorrise cominciando a manipolare le gocce d'acqua sul suo corpo in modo che queste applicassero una grande pressione sulla pelle, lasciando profondi solchi e ferite su tutto il corpo, Noite le assorbì subito nei suoi portali e gliele rispedì indietro atterrandola, ritrovandosi poi asciutto, ma coperto di qualche taglio sanguinante: stava cominciando ad accusare la stanchezza, ma si stava divertendo come non mai. Tyson gli si parò davanti impugnando la falce a due mani, ma quando Noite cercò di colpirlo con un raggio luminoso la sua figura si deformò e lentamente sparì lasciando al suo posto un semplice sasso.
-Una proiezione?- disse guardandosi attorno, senza accorgersi che il ragazzo si trovava sopra di lui a mezz'aria.
-Lucifer's Fall!- ruotò la sua falce verticalmente poi colpì Noite con lo spessore della lama facendolo sprofondare nel terreno che assunse una particolare forma ad imbuto, non emise nessun grido, nessun lamento, il suo viso continuava ad essere impassibile e spesso quasi divertito, anche se provava comunque dolore.
-La tua è una magia interessante Tramonto Fantasma- disse rimettendosi in piedi anche se a fatica, scattò poi rapido nella sua direzione: non era fisicamente forte, ma era leggero e molto agile, ricoprì la sua mano destra con una luce oscura e diede un potente pugno nello stomaco di Tyson venendo spedito contro una parete, emise un gemito al momento dell'impatto, ma si rialzò dolorante insieme ai suoi compagni.
-Anche la tua di magia è interessante, e credo anche di conoscerla- disse asciugandosi il fiotto di sangue che gli colava dal labbro.
-Sei un God Slayer della luce- disse infine guardandolo con gli occhi di chi aveva in mente qualcosa.
-A chi importa cosa sono o chi sono?- chiese apatico.
-A me, sei forte, ci serviresti nella nostra gilda- rispose il ragazzo.
-È una proposta la tua?- domandò, ricevette una risata di rimando.
-Esattamente- affermò Knightbuster, i compagni spalancarono gli occhi sbalorditi.
-Sei per caso diventato scemo?- sbraitò Velvet andandogli prepotentemente in contro.
-Perché lo chiedi sempre alle persone più strane?- intervenne Priscilla sconsolata.
-Perché solitamente sono le più forti- rispose Tyson con tono ovvio, poi guardò Noite in attesa di una risposta.
-No- disse secco lui e in seguito si voltò cominciando ad incamminarsi.
-Hey, dove vai? La battaglia non è ancora finita!- gridò Alèk tenendosi un braccio ferito.
-Me ne vado- disse semplicemente allontanandosi sempre di più, Tyson lo guardò da dietro incrociando le braccia.
-So che ci rivedremo Noite e allora combatteremo di nuovo- disse deciso, il ragazzo si bloccò e girò appena la testa facendo intravedere un cenno di sorriso.
-Ci conto- rispose, dopo qualche minuto sparì all'orizzonte. I ragazzi si lasciarono cadere a terra, un pò feriti, un pò esausti, tranne Velvet, Casper e Tyson che si avvicinarono a loro con un sopracciglio alzato.
-Beh? Siete così stanchi?- chiese Casper alzando un sopracciglio.
-Senti un pò nanetto tu non hai combattuto tutto pomeriggio, in più non hai un graffio, non puoi parlare- ribatté Alèk facendosi crocchiare il collo incriccato.
-Silver Hair? Perché non mi hanno dato il soprannome di Stregone Supremo, non lo sopporto- esclamò Nicolash contrariato incrociando le braccia e mettendo una sorta di broncio.
-Effettivamente era forte, abbiamo fatto un pò di fatica- ammise Alexis.
-Ma quale fatica? Io avrei potuto farlo fuori in meno di un minuto- ribatté Priscilla.
-Io l'avrei fatto in meno di trenta secondi- rispose Velvet incendiando una nuova lite tra le due.
-Ragazzi!- da lontano Milah stava chiamando i compagni per invitarli a seguirla in infermeria, subito si rialzarono e andarono verso di lei, una volta entrati nella stanza ormai formata videro Demetra accanto alla brandina improvvisata, su cui vi era steso Thomas, il bambino a rischio di vita, la madre del piccolo preoccupata teneva le mani davanti alla bocca aspettando una diagnosi.
-Come sta?- chiese Tyson, la ragazza dai capelli rossi si voltò e rassicurò tutti con un piccolo sorriso.
-È fuori pericolo, il petalo sta già cominciando a fare effetto e la ferita che abbiamo ricucito non si è infettata, hai fatto un ottimo lavoro Alex- si complimentò.
-Grazie- rispose con un cenno della testa e un sorriso, la madre scoppiò in un pianto di gioia abbracciando e ingraziando prima Demetra e poi tutti gli altri. Il bambino riaprì gli occhi.
-Mamma- sussurrò debolmente, lei si chinò e gli accarezzò la testa.
-Ssssh, stai tranquillo ora, è tutto a posto, Demetra ha detto che sei fuori pericolo- disse la donna, il piccolo sorrise.
-Grazie- rispose sempre sottovoce.
-Di niente piccolo, quando starai meglio ti racconteremo cosa abbiamo visto sulle montagne, dalle valanghe giganti a degli orsi parlanti- disse Demetra sorridendo, lasciando tutti a bocca aperta.
-Orsi parlanti, veramente?- chiese sbalordito Thomas.
-Certo, ma anche lupi e linci, abbiamo combattuto contro di loro- continuò, il piccolo ascoltava con gli occhi che brillavano dall'emozione, Tyson si avvicinò posandogli una mano sulla testa e sorrise.
-E abbiamo vinto- gli disse, Thomas cominciò ad esaltarsi quasi come se poco prima non fosse a rischio di vita, finché qualcuno non varcò la soglia della porta come un uragano, si voltarono tutti chiedendosi chi fosse appena entrato, un cittadino ansimante agitava un giornale in aria.
-C'è un problema! Leggete qui!- gridò, Tyson afferrò l'oggetto e cominciò a sfogliare le pagine, finché la sua espressione non cambiò in un misto di soddisfazione e imprecazione, cominciò a leggere ad alta voce il titolo dell'articolo che citava: "Il Tramonto Fantasma incombe anche su Magnolia" poi proseguendo sotto: "Recentemente sono state avvistate figure ignote nella città di Magnolia, le informazioni rivelano che un gruppo di maghi comprendenti il Tramonto Fantasma, lo Spaccaossa, la Signora degli Elementi, Istrice, la Telecinetica della Luna e Silver Hair, responsabili dei tumulti nella città portuale di Hargeon, si sia stabilita nella città abbandonata prendendone il controllo, assieme a loro altre due figure ignote sono state viste interagire con il gruppo, si evince perciò che siano compagni. Si tratta di figure altamente ricercate, chiunque le incontri faccia immediatamente rapporto alla sede dei Vasileias più vicina e verrà ricompensato generosamente. Si raccomanda la più totale attenzione, sono individui pericolosi e senza alcuno scrupolo" finì di leggere tra lo stupore generale e mostrò la pagina con allegate le foto di tutti i componenti del gruppo esclusa Milah, con i nomi in corrispondenza di ognuna, tranne che sotto le immagini di Demetra e Velvet.
-Merda, siamo ricercati!- esclamò Priscilla.
-Ma quanto sono venuto bene in questa foto?- disse Casper ammirandosi.
-È fantastico! Le ragazze impazziscono per i cattivi ragazzi- gridarono in coro Alèk e Nicolash guardandosi poi in cagnesco.
-Maledetti, ci hanno fatto apparire come malvagi- intervenne Alexis.
-La cosa si prospetta interessante- ribatté Velvet sorridendo.
-Non ci voleva, sanno che siamo a Magnolia- disse Demetra.
-È lo stesso che ho pensato io, ma ci hanno anche dato una mano a farci conoscere- intervenne Tyson soddisfatto, anche se sotto sotto era preoccupato: ora chiunque sarebbe potuto venire a Magnolia e tutti gli abitanti sarebbero stati in pericolo: dovevano assolutamente finire la gilda e soprattutto attivare "quella" cosa. Il ragazzo chiuse il giornale e fece un respiro profondo.
-Va bene ragazzi, lasciamo perdere questo articolo, dobbiamo sbrigarci a finire di costruire la gilda- disse, tutti lo guardarono straniti, non era da lui sorvolare su questioni del genere.
-Ma come? Dobbiamo fare qualcosa, o ci troveremo tutto l'esercito in città- disse Alexis, Demetra guardò Knightbuster, sapeva che stava tramando qualcosa e la frase che disse subito dopo ne era la prova.

-Non preoccuparti, sapevo che sarebbe successo, so già cosa fare-






ANGOLO AUTRICE:

Buonasera! Allora partiamo dal fatto che non sono riuscita a pubblicare il capitolo ieri e quindi dovevo farlo oggi pomeriggio ma per ragioni divine (maledetto sia il computer) non ce l'ho fatta, ora però sono qua e anche se un pò in ritardo rimango sempre nei tempi perdonatemi.
Cosa ve ne pare? E Noite? Vi piace come personaggio? Fatemelo sapere!!
*: la frase che Priscilla dice quando inizia a fare sul serio è riferita alla Luna che influiesce sulle maree spostandole come lei fa con la sua telecinsi per questo il suo soprannome è  "la telecinetica della luna".
Prossimo capitolo tra due settimane con allegato il primo disegno!! preparatevi!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 13
*** DODICESIMO CAPITOLO: NOI SIAMO... ***


DODICESIMO CAPITOLO: NOI SIAMO...




Il gruppo di maghi, dopo la battaglia con Noite, si era rimesso al lavoro il giorno dopo: avevano accelerato i tempi dopo che erano venuti a conoscenza della notizia riportata sul giornale, fortunatamente i cittadini avevano offerto il loro aiuto e l'edificio era quasi completo. Si erano organizzati mettendo delle sentinelle in ogni dove attorno alla città, controllavano l'orizzonte per avvisare in caso avvistassero qualcuno di sconosciuto.
-Dov'è Tyson?- chiese Velvet mentre saldava tra di loro due travi metalliche con la sua magia.
-È andato via un paio di ore fa con un signore anziano ha detto che faceva in fretta, ma non è ancora tornato- rispose Demetra che insieme a Casper e Alexis stavano pensando alle rifiniture esterne.
-Starà facendo una passeggiata invece di darci una mano- disse Alèk lanciando verso l'alto a Priscilla l'ennesima trave che lei sollevò con la sua telecinesi.
-Non penso, l'ho visto insieme a qualcuno mentre armeggiava attorno ad un macchinario- intervenne Milah che stava spazzando a terra.
-Che macchinario?- chiese Nicolash tagliando a metà una lastra di vetro.
-Non saprei, sembrava una specie di turbina gigante con una Lacrima enorme al centro- rispose la Dragon Slayer.
-Si può sapere cos'ha in mente quel ragazzo?- disse Casper.
-Odio essere tenuta sulle spine, voglio una risposta e la voglio subito!- intervenne Priscilla impaziente.
-Ha detto che preferisce farcela vedere, rende meglio ed è più elettrizzante a detta sua- rispose Alex.
-A quanto pare è un specie di precauzione in base a ciò che hanno scritto sul giornale- disse Demetra cominciando ad annaffiare alcuni fiori.
-Forse è un qualche tipo di arma- ipotizzò Nicolash.
-Non penso, non aveva l'aspetto di un arma, sembrava più un contenitore- rispose Milah fermandosi per bere un goccio d'acqua.
-E come farebbe un contenitore a fermare un ipotetico attacco dei Vasileias- disse Velvet sempre più su di giri.
-Chi lo sa, non ci resta che aspettare e si vedrà- rispose Alex. Dopo pochi minuti Mya arrivò nel piazzale della gilda con acqua fresca per tutti.
-Hey ragazzi, fate una pausa, prendete qualcosa da bere- disse lanciando delle bottigliette a tutti.
-Grazie Mya, tu arrivi sempre al momento giusto- la ringraziò Demetra afferrando l'oggetto.
-Saresti veramente una donna da sposare- disse Casper facendole l'occhiolino, subito la ragazza bionda si coprì il viso con le mani per nascondere il rossore delle sue guance.
-Ma cosa dici!- esclamò imbarazzata suscitando la risata di tutti, poi cambiò totalmente espressione diventando seria all'improvviso.
-Io in verità ero venuta qua per chiedervi una cosa- cominciò mentre con la punta della scarpa giocherellava con un sassolino, i compagni la guardarono straniti.
-Cioè?- chiese Alèk.
-Beh ecco io... io vorrei entrare a far parte della gilda!- esclamò tutto d'un fiato.
-So che non sono una maga, magari non sono neanche portata per la magia, però potrei impararla, e voi potreste insegnarmi, mi impegnerei al massimo: voglio proteggere questa città, voglio proteggere questo regno, vi prego permettetemelo- disse implorandoli, nessuno rispose, accennarono solo un sorriso, finché Mya non sentì una mano appoggiarsi delicatamente sulla sua spalla, si voltò vedendo Tyson guardarla con occhi pieni di soddisfazione.
-È vero, non sei una maga, ma a noi non interessa, possiamo sempre insegnarti ad esserlo, se sei determinata a raggiungere il tuo obbiettivo, non possiamo fare altro che darti il benvenuto- rispose sorridendo, la ragazza ricambiò più felice che mai.
-Ty, ci vuoi dire cosa stai combinando?- chiese Casper curioso.
-Venite con me, ve lo faccio vedere- rispose facendo un cenno con la testa per seguirlo, si fermarono tutti e si alzarono impazienti. Arrivarono davanti ad un macchinario che, come aveva detto Milah, assomigliava ad una turbina con una Lacrima al centro.
-Cos'è questa roba?- chiese Priscilla scettica, Tyson sorrise e guardò un signore anziano accanto al macchinario.
-Ma lui è quello con cui hai parlato ad Hargeon!- esclamò Alex riconoscendolo.
-Esattamente e ora scoprirete di cosa...- il ragazzo si voltò andando verso l'interruttore, fece un cenno con la testa allo sconosciuto e insieme tirarono giù una leva, la turbina cominciò a girare vorticosamente accompagnata da un rumore acuto e la Lacrima iniziò a brillare, i compagni si guardarono attorno non capendo.
-Quindi?- chiese Velvet innervosita dalla troppa attesa.
-Ora seguitemi- rispose cominciando a camminare verso l'esterno della città, a ruota anche tutti gli altri, dopo un pò di minuti raggiunsero quasi l'estremità del bosco.
-Se, non è qualcosa per cui ne vale la pena sappi che me la pagherai- si lamentò Priscilla stanca di camminare avanti e indietro.
-Non preoccuparti, siamo arrivati- la rassicurò Tyson.
-Ora guardate la città- disse, tutti si voltarono verso Magnolia trovando solo una distesa di erba che si perdeva a vista d'occhio.
-Ma dov'è finita?- chiese sbalordita Demetra, anche gli altri si guardarono attorno.
-Abbiamo camminato così tanto?- domandò stupita Alexis.
-Eppure a me non sembrava- disse Nicolash confuso, Tyson scoppiò in una sonora risata.
-Non abbiamo camminato tanto, siamo sempre a Magnolia- rispose incrociando le braccia.
-Senti un pò, mi sono stancata, dicci cosa hai combinato o ti sotterro sotto un edificio- esclamò Priscilla minacciosa.
-Calma calma, lo vedrete da soli, fate qualche passo avanti- disse il ragazzo, i compagni fecero neanche tre metri e la città ricomparve come per magia.
-Ma com'è possibile?- chiese Casper.
-Vedete, avevo già predetto che prima o poi avrebbero scoperto che ci stavamo per stabilire a Magnolia quindi ad Hargeon ho chiesto ad un meccanico di costruirmi quel marchingegno che avete visto prima- cominciò a spiegare.
-Si ma precisamente cos'è che fa?- chiese Milah.
-Quel macchinario si chiama DRM ovvero Dispositivo di Riproduzione Magica, la Lacrima che ha al centro serve per immagazzinare la magia in grandi quantità e rilasciarla quando lo si avvia, in questo caso ho trasferito tutta la mia magia all'interno della macchina che ha creato una gigantesca sfera, ricoprendo tutta la città, in grado di occultare la vista alle persone esterne- spiegò soddisfatto.
-È geniale!- esclamarono Demetra e Alexis stupite.
-È fantastico, in questo modo chi viene da fuori vedendo la pianura si sentirà spaesato e tornerà indietro pensando di aver sbagliato strada- disse Nicolash.
-L'intenzione era proprio quella- affermò Tyson contento.
-Ovviamente questa non è una magia che crea cose effettivamente tangibili quindi chiunque potrebbe superare la barriera, per questo ho bisogno dei vostri poteri Alex e Milah- continuò voltandosi verso le ragazze che si scambiarono uno sguardo interrogativo.
-I nostri e a cosa servirebbero?- chiese la Dragon Slayer alzando un sopracciglio.
-Semplice, all'interno della gilda ho fatto installare un sistema di sicurezza collegato al DMR, se Alex farà confluire la magia dentro la Lacrima, essa si espanderà per tutta la città e oltre individuando la posizione e la quantità di nemici in arrivo, così come fa lei- spiegò.
-E il mio?- domandò Milah.
-Mi serve la tua barriera, nel momento in cui il sistema di sicurezza rileverà dei nemici, lo scudo si alzerà automaticamente, sei riuscita a bloccare una valanga, e poi il ghiaccio di un drago è ben difficile da scalfire o sbaglio- disse sorridendo.
-Non hai torto- lo spalleggiò la ragazza ghignando.
-L'unico inconveniente è che la barriera ha un massimo di durata di tre ore in totale, allo scadere del tempo il serbatoio si ritrova svuotato completamente dalla magia, e fino a quando non lo riforniremo sarà inutilizzabile- concluse.
-Non vorrei ammetterlo ma è una bella trovata, mi stupisco che sia uscita da una testa vuota come la tua- disse Alèk con aria di superiorità, Tyson si voltò facendogli frontino.
-Senti un pò chi parla, quello che ha un buco al posto del cervello, anzi una voragine- ribatté avvicinandosi sempre di più.
-Beh, non ha tutti i torti, è strano che in quel testone rotondo ci sia il cervello di una gallina- intervenne Nicolash che non poteva resistere all'idea di stuzzicare Alèk.
-Voi due venite qua che vi riempio di botte- ribatté il fratello dei Black stringendo i pugni.
-Fatti sotto- lo intimò Tyson, dopo neanche mezzo secondo cominciarono a litigare e darsele di santa ragione.
-Ragazze non li fermiamo?- chiese Milah indicandoli.
-Si arrangiano, se si vogliono picchiare che facciano pure, ho cose più importanti da fare, come ad esempio una bella doccia- rispose Velvet prima che un fischio attirasse la sua attenzione, si voltò già innervosita di essere stata richiamata come un cane, soprattutto da un uomo.
-Hey bellezza, se mi aspetti ti faccio compagnia e magari sfociamo in qualcosa di un pò più hard- disse Nicolash facendole l'occhiolino, come una furia lei si tuffò a capofitto nella mischia e cominciò a menare scosse elettriche a destra e a manca arricchendole con insulti di qualsiasi tipo.
-Va bene, noi torniamo in città?- chiese Priscilla ignorandoli completamente.
-E li lasciamo qua?- domandò Casper.
-Si arrangiano, la strada la sanno- rispose la ragazza avviandosi seguita dal resto dei compagni, tranne quei quattro che di voler smettere non ne avevano la minima intenzione.
Dopo poco più di un'ora i ragazzi tornarono al lavoro e continuarono imperterriti a costruire la gilda, finché non arrivò quasi il tramonto, tutti stramazzarono al suolo esausti.
-Non ce la faccio più!- esclamò Nicolash.
-Nemmeno io, mi sembra di metterci una vita- disse Velvet lasciandosi cadere a terra.
-Ragazzi se volete andate pure a riposare, avete lavorato senza sosta per quasi tre giorni consecutivi, qui finiamo noi, non manca tanto- disse Mya sorridendo, Casper cominciò a piangere di gioia.
-Te lo ripeto tu sei un vero angelo!- gridò andandole in contro per abbracciarla, ma Milah si mise in mezzo.
-Tieni giù le mani maniaco- disse facendolo scivolare a terra su di un pavimento di ghiaccio.
-Un gran bel maniaco però- rispose Casper con la faccia spiaccicata a terra.
-Accettiamo volentieri Mya grazie di cuore- disse Alexis avviandosi in una delle tante stanze per riposare, seguita dagli altri membri.
-Finalmente! Una doccia!- esclamò felice Velvet stirandosi le braccia.
-Vengo anche io!- gridò Nicolash andandogli a dietro prima di venire bruciacchiato da una scossa potente.
-Scordatelo- ribatté la ragazza girando l'angolo di un corridoio e sparendo. Ragazzi e ragazze si divisero in due gruppi andando ognuno verso le proprie stanze che avevano preventivamente deciso, tranne Demetra, lei si guardò attorno confusa.
-Dov'è Ty?- chiese a Mya non notando il compagno nei paraggi.
-È uscito poco fa, era in giardino l'ultima volta che l'ho visto- rispose la ragazza bionda, Demetra ringraziò e uscì anche lei giusto in tempo per vedere Tyson dirigersi verso la scogliera a strapiombo con un mazzo di fiori in mano, incuriosita gli andò dietro a passo felpato, non perché non volesse essere scoperta, ma perché ormai era talmente abituata a non farsi sentire che lo faceva inconsciamente. Lo guardò in silenzio mentre posava quel mazzo di fiori sotto ad una croce di legno con incisi due nomi, Demetra capì: era una tomba. Rimase a fissarlo, mentre si inchinava davanti ad essa a pregare, non ebbe il coraggio di chiedergli chi fossero, non che avesse paura, più che altro perché non voleva disturbarlo, perciò rimase immobile senza fare niente finché non ebbe finito, lui si sedette a gambe incrociate e guardò il sole calare all'orizzonte, lei si avvicinò piano.
-Ty?- lo chiamò e lui sobbalzò non aspettandosi di ritrovarsela dietro, voltò appena la testa e le fece cenno di venire avanti, fece come detto e si sedette accanto a lui guardando l'orizzonte.
-Come mai qui?- chiese il ragazzo apatico.
-Avevo notato la tua assenza e quando ti ho visto venire verso la scogliera, ti ho seguito e ti chiedo scusa, non avrei dovuto- rispose lei, fece per rialzarsi quando lui la fermò per un polso.
-Non andartene, ecco io...- disse, lei lo fissò con quei suoi grandi occhi verde chiaro e ambrati, ma lui distolse lo sguardo arrossendo di colpo: non trovava le parole, la lingua gli si intrecciava e non riusciva ad emettere nemmeno un suono, non si spiegava il motivo.
-... Ho voglia di un pò di compagnia, resta- continuò senza guardarla in viso per paura che vedesse di che colore era diventato, lei accennò appena un sorriso e tornò a sedersi, lanciò un'occhiata alla tomba riuscendo a vedere bene i nomi scritti sopra: "Mary & Asuka", Tyson lo notò e fece un respiro profondo.
-Si sono prese cura di me da quando avevo poco più di dieci anni, per così dire, sai erano madre e figlia- disse malinconico guardando il sole ormai divenuto color arancione.
-Ho capito, deve essere dura per te- non sapeva come altro rispondere, voleva sapere cos'era successo, ma non voleva immischiarsi, credeva che se lui le avesse raccontato la sua storia, allora si sarebbe rattristato, ed era l'ultima cosa che desiderava.
-Devo dirti la verità: era molto più dura all'inizio, da che ho memoria tutti quelli che hanno provato a proteggermi sono morti, per colpa mia, prima i miei genitori quando avevo solo otto anni, poi i miei nonni a dieci e infine anche loro- disse il ragazzo riferendosi a madre e figlia, alzò lo sguardo e si voltò verso di lei sorridendo appena.
-Dopo l'incidente a Magnolia, forse non potevo o forse non volevo riuscire più ad affezionarmi a qualcuno, questo perché, affezionarsi significa poi soffrire, e io avevo già sofferto abbastanza, ma poi ho incontrato tutti voi e questo mi ha dato la forza per andare avanti, questo non vuol dire che io non stia più pensando a chi mi ha cresciuto, semplicemente ho accettato la cosa anche se con fatica- spiegò, Demetra pensò alle sue parole per qualche istante.
-Cosa intendevi quando prima hai detto "da che ho memoria"?- chiese confusa, Tyson sospirò.
-Che non mi ricordo niente prima del mio arrivo a Magnolia con i miei genitori, all'età di cinque anni- rispose guardandola serio.
-Ma ho scoperto origliando una loro conversazione che prima vivevamo a Crocus, alla capitale- continuò, Demetra sobbalzò: proprio nella stessa città di Theos Velona.
-So a cosa pensi e sì, credo proprio che lui centri qualcosa con il nostro trasferimento, ed è una delle cose che ho intenzione di scoprire- gli occhi bicromatici del ragazzo rifletterono per un attimo il bagliore arancione del tramonto, diventando come animati da una volontà propria, poi sorrise.
-Ma lasciamo perdere questi argomenti... il tramonto oggi è fantastico!- disse stirandosi le braccia verso l'alto, Demetra accennò un sorriso e gli diede un pugnetto sulla spalla in modo amichevole.
-Non credevo che fossi un romanticone signor "i miei occhi fanno paura"- disse alzando un sopracciglio e prendendolo in giro.
-Romanticone non è proprio il termine che più mi si addice- ribatté lui, ed entrambi risero di gusto, Tyson rimase meravigliato dalla risata della ragazza così cristallina, scosse la testa, si voltarono poi verso l'orizzonte, ammirando per gli ultimi istanti, i raggi di quel giorno, riflettere su una distesa d'acqua che pareva infinita, aspettando con ansia che la luce della Luna la sostituisse, trasformandola in una notte calma e tempestata di stelle.
Il mattino arrivò quasi in un lampo, tutti i compagni dormivano beati nelle loro stanze compresi Demetra e Tyson, erano giorni che non riposavano decentemente e nemmeno una bomba atomica li avrebbe potuti svegliare, ma non avevano mai avuto a che fare con una Mya euforica.
-Ragazzi sveglia!- la sua voce rimbombò per tutto lo stabile, sembrava stesse usando un altoparlante, ma non era così, la prima a svegliarsi fu Velvet che imprecando in varie lingue maledì chiunque la stesse disturbando.
-Spero per voi che qualcuno stia morendo e se anche stesse morendo non me me fregherebbe niente! Quindi lasciatemi dormire!- gridò già arrabbiata di prima mattina rimettendosi sotto le coperte.
-Andiamo c'è una sorpresa per voi! Vedrete che meraviglia!- insisté lei sempre più felice, Tyson appeso sottosopra a braccia incrociate aprì un occhio chiedendosi cosa fosse tutta quella confusione, con un balzo atterrò in piedi e si diresse all'esterno delle camere da letto improvvisate sbadigliando, nel frattempo uscirono tutti mezzi addormentati e con i capelli in disordine, tranne Casper che era più pimpante del solito e in perfetto ordine, si fermò un attimo guardandosi ad uno specchio appeso alla parete.
-Magnifico come sempre- disse sventolando i suoi capelli neri per poi continuare la sua camminata.
-Se volete che venga fuori mi ci dovrete portare a forza!- gridò Priscilla rifiutandosi di uscire dal suo letto, finché qualcosa non le cinse la vita e la sollevò di peso portandola fuori.
-Ma che diavolo fai!- strepitò la ragazza sbattendo i pugni sulla schiena di Alèk che se l'era caricata in spalla.
-Ti prendo in parola principessa- rispose ghignando lui varcando la soglia della porta e arrivando all'esterno. 
-Cos'è successo?- domandarono in coro Alexis e Milah sbadigliando sonoramente.
-Succede che voi ragazze avete un appuntamento piccante con il sottosc...- Nicolash venne interrotto da uno schiaffo dato con il piccolo scudo, da parte di Demetra sulla sua testa.
-E smettila, stai già pensando a queste cose di prima mattina- lo rimproverò sospirando.
-Ogni ora è quella giusta- ribatté lui facendole l'occhiolino.
-Finalmente siete arrivati!- esclamò Mya saltellando di gioia vedendoli tutti riuniti.
-Mya si può sapere cosa hai da strillare tanto?- chiese Velvet che si era fatta convincere, non si sa come, ad uscire.
-C'è una sorpresa, guardate con i vostri occhi!- disse indicando l'edificio da cui erano appena usciti, tutti si voltarono e dei sorrisi apparvero sulle loro labbra: la gilda era finalmente completa. Sembrava un vecchio maniero in stile gotico costruito in pietra con dell'edera rampicante che copriva a macchie tutta la facciata principale: aveva un giardino interno coperto di fiori circondato da delle mura con tanto di palestra, un parco per bambini, piscina e una griglia gigantesca accanto ad essa, il portone principale era in legno scuro sopra di esso si estendeva un telo bianco che copriva una parte dello stabile, l'edificio sorgeva su due torrioni laterali squadrati e uno al centro più alto a punta, alcune torrette facevano capolino a lato del maniero, ogni angolo era abbellito da dei gargoyle in pietra che servivano per portare verso il basso l'acqua piovana. Nella parte bassa della struttura e tutto attorno erano stati costruiti degli archi a punta con svariate decorazioni, mentre nella parte più alta le finestre squadrate con gli scuri rossi davano un tocco di colore a tutto il resto.
-È magnifica!- esclamò Alex stupefatta, tutti gli altri concordarono con lei.
-E aspettate di vedere dentro!- disse Mya facendo segno di venire avanti, tutti fecero come detto e se prima erano rimasti a bocca aperta, ora lo erano ancora di più. Appena entrati vi era una gigantesca sala centrale arredata con tavoli in legno e divanetti, proprio di fronte a loro un palco per la musica dal vivo ai cui lati vi erano due porte che portavano rispettivamente all'infermeria e alla gigantesca biblioteca, contro la parete destra si estendeva per tutta la lunghezza, un bancone con una porta collegata alla cucina, mentre nella parete sinistra, una bacheca, affiancata ad una scala che portava al piano superiore, la cosa che colpì più di tutto fu il gigantesco camino nell'angolo sinistro in pietra decorato con le raffigurazioni di due gargoyle ai lati.
-Ma qui a Magnolia fa sempre caldo a cosa ci serve un camino?- chiese Milah, Mya sorrise.
-Guardate qua- disse semplicemente, posò la mano sulla testa del gargoyle di destra e la tirò giù, il camino emise un suono strano e si ritirò all'indietro per poi scorrere verso sinistra.
-Che figata un passaggio segreto!- esclamò Nicolash.
-Questo passaggio porta direttamente all'esterno di Magnolia passando per una dispensa rifornita di tutto, nei casi di assoluta necessità- spiegò la ragazza facendo richiudere il tutto.
-Venite andiamo al piano di sopra- esclamò entusiasta saltellando su per le scale. Al secondo piano vi erano tutte le camere dei membri divise per sesso, più altre vuote nel caso in cui dovessero aggiungersi nuovi maghi, nella Hall principale vi era una parete piena di qualsiasi tipo di caramella, Velvet sbavò alla sola idea di potersele mangiare tutte, in una porta subito sulla sinistra vi era un bagno in comune con Jacuzzi, più un altro piccolo giardino all'esterno, sopra le mura con delle terme da favola per sole donne, mentre quella per gli uomini era nell'ala destra, rientrarono e salirono ancora sulla torre centrale in cui si apriva uno spazio per un osservatorio, Milah rimase meravigliata.
-È per te- disse Tyson.
-Per me? Ma come...- era rimasta senza parole.
-Abbiamo scoperto che ti piace guardare le stelle- rispose il ragazzo sorridendo, la Dragon Slayer annuì più felice che mai. Andarono poi nell'ala destra trovando le terme per gli uomini e una grande stanza insonorizzata per la meditazione e lo yoga.
-E questo è tutto ragazzi, senza dimenticare che nel retro del maniero c'è una riserva naturale che si collega direttamente al bosco in cui si può dare da mangiare agli animali- disse guardandola dalla finestra, Demetra corse a vedere e gli occhi le si illuminarono, anche in mezzo a tutte quelle persone si sentiva veramente a casa.
-E la mia stanza per le torture erotiche?- chiese Nicolash speranzoso.
-Scordatelo, hai una stanza tua facci quello che vuoi- disse Velvet, sentendo poi le grida di gioia del mago dai capelli argentei. Dopo il tour della gilda ritornarono all'esterno, Tyson salì su di un piedistallo e si schiarì la voce.
-La gilda è completa, il sistema di sicurezza pure, ora l'unica cosa che ci manca da fare è dare un nome a questo edificio- iniziò.
-Nicolash il seduttore!-
-Casper il bellissimo!-
-Alèk il rubacuori!- urlarono i tre, le ragazze li atterrarono come se fossero fuscelli al vento.
-Possibile che non imparino mai la lezione- disse Priscilla scocciata.
-No! Serve un nome che ci riguardi tutti quanti e io ho già un'idea- rispose Tyson, estrasse dai suoi pantaloni neri un piccolo libro in pelle rossa con una scritta dorata.
-Chi di voi ha mai letto questo libro?- chiese.
-Cos'è?- domandò Milah.
-La leggenda della fenice- rispose, ricevette poi una risposta negativa dal gruppo tranne che da Alex e Priscilla che avevano letto qualsiasi tipo di libro esistente.
-La fenice è un uccello mitologico- disse la prima.
-È conosciuta per la sua particolarità di rinascere dal fuoco- continuò la seconda.
-Esatto, la leggenda narra che una fenice abbia un ciclo di vita di cinquecento anni, ogni volta che muore risorge dalle sue ceneri diventando più bella e più forte- fece una breve pausa.
-Noi siamo le ceneri di un passato rigoglioso ormai andato perduto, mentre questo regno è come quella fenice, risorgerà dopo cinquecento anni grazie a noi che gliene diamo la possibilità, è per questo che ho scelto questo nome, ed è per questo che noi siamo...- afferrò il telo bianco con una mano.
-Phoenix's Ashes!- lo tolse con uno strattone secco rivelando il nome della gilda a caratteri cubitali di colore rosso acceso, sopra di esso lo stemma raffigurante una fenice di profilo in una linea circolare dello stesso colore del nome. I compagni rimasero a guardare meravigliati.
-Mi piace!- esclamò Demetra.
-Già è un sacco figo!- disse Nicolash.
-Alèk Black di Phoenix's Ashes, sì suona bene- intervenne il ragazzo dai capelli neri.
-Che schifo- si limitò a dire Velvet.
-Ti pareva se non aveva da ridire- ribatté Priscilla, in seguito le due si misero a litigare.
-È un nome elegante, un pò come me- disse Casper piroettando su se stesso.
-Di sicuro è un nome che non passa inosservato- osservò Milah.
-Il che può essere sia positivo che negativo al tempo stesso- ribatté Alex. Mya porse un piccolo oggetto a Tyson, sembrava un timbro.
-Venite qui- disse il ragazzo, i compagni si avvicinarono.
-Con questo marchio ci distingueremo e ci faremo conoscere da chiunque, il regno deve sapere chi siamo, Theos Velona tremerà quando sentirà il nostro nome e quando vedrà il nostro simbolo pregherà di non essere trovato- disse serio, in seguito tutti i componenti si fecero applicare il marchio: Alexis sulla spalla destra di colore blu scuro, stesso colore per Alèk ma sul collo sotto l'orecchio destro, Casper sempre nello stesso punto di Alèk ma di colore argento, Priscilla a sinistra dell'ombelico di colore rosso, Nicolash sul braccio destro dello stesso colore di Priscilla, Demetra sulla coscia sinistra color rosso mattone, Velvet invece su quella destra, nero con contorni gialli, Milah tra le due scapole e di colore indaco, mentre Tyson se lo fece fare da Mya sulle costole, sotto il pettorale destro di colore bianco.
-Bene ragazzi da oggi comincia la ribalta!- gridò allungando un pugno chiuso in avanti, tutti fecero la stessa cosa più felici che mai, senza sapere che da quel giorno le loro vite sarebbero state completamente stravolte.


Crocus, capitale reale:

Una figura oscura, un'ombra, se ne stava in silenzio appoggiata su di un trono nel buio di una gigantesca stanza, fredda come la pietra.
-Sono passati cinquecento anni, ma finalmente il giorno si sta lentamente avvicinando- disse, ghignò, facendo risultare il suo inquietante e bianco sorriso l'unica fonte di luce, di un castello immerso in una notte buia e senza Luna.



 
 


ANGOLO AUTRICE:

Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo!! E allegato il primo disegno: signore e signori vi presento Tyson Knightbuster!!!
(
https://www.deviantart.com/pangolino99/journal/Phoenix-s-Ashes-858376684) Una precisazione il simbolo che Tyson porta nel medaglione che tiene unita la sua cappa, è il marchio della gilda. Beh cosa ne pensate? E cosa ne pensate del capitolo? Da ora in poi si comincia a fare sul serio vi avverto!
Ci sentiamo tra due settimane sempre nel weekend con un nuovo capitolo!! Alla prossima!!

Hola
Lu!

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Capitolo 14
*** TREDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: IL PAESE DI ORCHIDEA ***


TREDICESIMO CAPITOLO: 
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: IL PAESE DI ORCHIDEA





Erano ormai passati un paio di giorni da quando la gilda era stata finalmente completata, alcuni membri del gruppo avevano cominciato ad aiutare gli abitanti nella ricostruzione della città, altri invece si allenavano o nella palestra apposita o in mezzo al bosco, altri ancora non pensavano ad altro se non a rilassarsi, almeno l'intenzione era quella. Velvet e Alexis si trovavano nelle terme per sole donne, senza vestiti e immerse nell'acqua calda fino al petto parlavano del più e del meno.
-Velvet perché non ti togli quelle bende? Devono essere scomode- disse la sorella dei Black.
-Perché sto bene con- rispose semplicemente la rossa immergendo le braccia nell'acqua per non farle vedere. Priscilla ancora in piedi si stirò portando in alto le mani con un gemito di soddisfazione.
-Questo posto è il paradiso- disse immergendosi anche lei completamente nell'acqua calda e rilassandosi con un espressione estasiata in viso.
-Su questo ti do ragione!- esclamò Velvet: almeno su di una cosa andavano d'accordo. Alexis si voltò verso Milah appena entrata nella stanza ancora vestita.
-Oh Milah, unisciti a noi, hai bisogno di rilassarti hai aiutato gli abitanti fino adesso- la invitò Alex.
-Credo che un pò di riposo non mi faccia male- disse la ragazza cominciando a svestirsi, dopo pochi minuti anche lei entrò nella vasca insieme alle altre.
-Uff! Caldina- osservò ironica cominciando a sudare leggermente.
-Sei una Dragon Slayer del ghiaccio, forse non è proprio il posto adatto a te- intervenne Priscilla guardandola con un sopracciglio alzato.
-No no, è solo questione di abitudine- mentì cominciando a sudare ancora di più.
-Non avrei mai pensato che stare nuda nell'acqua calda con altre persone fosse così rilassante- disse Demetra comparsa dal nulla, le ragazze sobbalzarono per lo spavento non avendola né vista né sentita entrare.
-E smettila di arrivare di soppiatto! Vuoi farci venire un infarto?- esclamò Priscilla sospirando pesantemente.
-Ops, scusate è l'abitudine- rispose la ragazza.
-Che bello manca solo Mya e poi siamo al completo- disse Alexis sorridendo.
-Credo che sia fuori con Nicolash, non penso ci raggiungerà presto- rispose Demetra.
-Capisco, le starà insegnando la magia, quel pervertito- rispose Velvet distogliendo lo sguardo e facendo una finta espressione menefreghista.
-Gli altri invece cosa stanno facendo?- chiese Milah.
-L'ultima volta che ho visto Alèk si stava allenando in palestra- rispose Priscilla, le ragazze la guardarono con espressione maliziosa.
-Perché? Tu guardavi mio fratello mentre si allenava?- chiese Alexis ricevendo in risposta un "no" imbarazzato, le compagne scoppiarono a ridere di gusto.
-Sei tutta rossa!- esclamò ridendo Velvet prendendola in giro.
-È colpa dell'acqua calda!- ribatté Priscilla.
-Casper e Tyson invece?- chiese Milah cambiando discorso.
-Casper l'ultima volta era in piscina e molestava le ragazze che c'erano nelle vicinanze- rispose Velvet.
-Mentre Tyson credo sia ad allenarsi nel bosco- continuò Demetra pensierosa.
-Capisco, in pratica ognuno ha il suo bel da fare- disse Milah.

Intanto fuori dalla gilda:
-Hey Alèk vieni qui!- disse Nicolash affiancato da Casper ancora in costume da bagno, il ragazzo a petto nudo tirò un ultimo pugno al sacco da box bucandolo, facendo sbavare diverse ragazze li attorno, in seguito asciugandosi con una pezza di stoffa si avvicinò al ragazzo dai capelli argentei.
-Che c'è?- chiese, lo stregone gli sussurrò qualcosa all'orecchio, un sorriso apparve magicamente sulle labbra di Black.
-Tyson è nel bosco vai a chiamarlo- disse infine, Alèk si diresse a chiamare il compagno mentre Casper e Nicolash lo aspettavano.
-E Mya? Non la stavi allenando?- chiese Istrice.
-Abbiamo già finito per oggi, è andata a cucinare qualcosa per sta sera- rispose, dopo pochi minuti arrivarono anche Tyson e Alèk.
-Cosa è successo di così importante?- domandò il ragazzo castano chiedendosi come mai questa riunione in tutta fretta, Nicolash cominciò a parlare spiegando per filo e per segno, il ragazzo sbarrò gli occhi e subito afferrò la sua falce dirigendosi verso la gilda in tutta fretta seguito dai compagni.
-Com'è potuto succedere e io non mi sono accorto di nulla- si maledì accelerando il passo, salirono al piano superiore e presero la porta a sinistra, attraversarono la stanza con la jacuzzi e con un colpo secco Tyson affettò la porta che conduceva verso le terme all'esterno, entrò senza convenevoli brandendo la sua falce seguito anche dagli altri ragazzi.
-Dov'è?- chiese minaccioso.
-Dov'è finito... quel...- si bloccò ritrovandosi davanti agli occhi una Demetra in piedi così come mamma l'aveva fatta, non riuscì più a spiccicare una parola. I compagni dietro di lui invece approfittarono della situazione per guardare bene le ragazze, Alèk si precipitò di fretta a coprire con il suo corpo sua sorella, ma era troppo tardi.
-Credo sia il paradiso!- esclamò Casper, Nicolash con occhi svelti le guardò tutte soffermandosi più volte su Velvet piacevolmente stupito, Alèk non riuscì a non notare le forme molto abbondanti di Priscilla e rimase pietrificato anche lui. Demetra veloce si coprì imbarazzata, così come Priscilla, Velvet e le altre, in seguito i ragazzi vennero spediti direttamente fuori al di la delle mura finendo a faccia in giù sul giardino: un pò gonfi di botte, un pò bruciacchiati e un pò ghiacciati. Alexis guardò giù dalle mura.
-Sono ancora vivi?- chiese Priscilla.
-Sì- rispose Black, immediatamente la ragazza dai capelli celesti con la sua telecinesi spedì fuori un comodino di legno massiccio e lo lasciò cadere, in seguito si sentì un sonoro "ahi!".
-Quegli idioti- imprecò Milah rivestendosi.
-Scommetto che è un'idea di quel malato di Nicolash- disse Velvet rimettendosi i suoi shorts.
-Già, Tyson non sarebbe mai entrato così, chissà che cosa gli hanno detto- ribattè Alexis infilandosi il suo top. Intanto i ragazzi stesi in giardino si rialzarono ammaccati.
-Tutto questo dolore, ma ne è valsa la pena!- esclamò Nicolash avendo ben impresso l'immagine delle compagne nella mente.
-Bastardo se avessi saputo che c'era anche Alex non ti avrei ascoltato!- gridò Alèk furibondo.
-In compenso è stata una visuale meravigliosa e tua sorella non ha niente da invidiare ad altre ragazze- lo stuzzicò Nicolash facendolo infiammare.
-Senti un pò pervertito che non sei altro, pensavo ci fosse veramente qualcuno che aveva preso d'ostaggio le ragazze- si infuriò Tyson, Casper fu l'ultimo a rimettersi in piedi toccandosi la testa, poi si guardò la mano.
-Questo è il mio sangue?- chiese con un tic nervoso all'occhio e dopo due secondi svenne a peso morto, me nessuno lo notò visto che la rissa appena cominciata tra gli altri tre ragazzi attirò l'attenzione di tutti. Mya uscì pimpante dalla cucina con un mestolo e un grembiule sporco addosso, notò Casper e subito lo soccorse portandolo in infermeria più preoccupata che mai, poi uscì nuovamente incontrando le ragazze sedute ad un bancone a parlare del più e del meno, si avvicinò a loro.
-Oh, Mya allora com'è andata la lezione?- chiese Milah curiosa.
-Beh in verità non lo so, ma non credo di aver fatto molti progressi, abbiamo fatto solo un pò di stretching- rispose sorridendo confusa, Velvet chiuse gli occhi sconsolata.
-Ti stava fissando il di dietro allora- disse, la ragazza bionda diventò paonazza dall'imbarazzo ripensando alle posizioni in cui l'aveva fatta mettere.
-Che approfittatore- commentò Priscilla schifata.
-Comunque sia, vi porto qualcosa da bere o da mangiare?- chiese Mya cambiando discorso, le compagne stavano per ordinare quando qualcuno irruppe dalla porta principale urlando come un forsennato, i ragazzi entrarono dopo averlo sentito gridare.
-Che succede?- chiese Demetra. Il cittadino affannato teneva in mano un foglio con su scritto qualcosa, prese un respiro profondo e poi parlò.
-È arrivato un incarico!- esclamò.
-E com'è possibile? Questo posto è praticamente introvabile- disse Priscilla.
-Oh, ho spedito delle sentinelle nelle varie città del regno, chiunque abbia bisogno di aiuto si può rivolgere a loro- spiegò Tyson.
-Non c'è il rischio che vengano scoperti?- domandò Casper.
-No, perché cambiano città ogni tre giorni, i Vasileias non faranno mai in tempo ad accorgersene- i maghi sorrisero a quella notizia.
-Quindi il nostro primo incarico come gilda eh? Di cosa si tratta?- chiese Velvet sorridendo, Alèk prese il foglio e cominciò a leggere ad alta voce.
-Richiesta per ripulire la città dalla mafia- disse, Tyson sobbalzò a quelle parole.
-La mafia? Cosa centra con il nostro obbiettivo?- chiese Nicolash.
-Non lo so ma se gli abitanti si trovano in difficoltà dobbiamo intervenire- rispose Milah.
-Esatto, quindi preparate le valigie signori... si parte!- esclamò Tyson. I maghi si diressero nelle proprie stanze e in poco meno di un'ora erano già tutti pronti per partire. Mya arrivò di corsa richiamandoli con un oggetto tra le mani.
-Ragazzi! Prendete questo, se per caso doveste trovarvi in difficoltà chiamateci- disse porgendo a Tyson una lacrima per le comunicazioni portatile.
-Grazie Mya, prenditi cura della gilda nel mentre siamo via- rispose il ragazzo alzando una mano per salutare.
-Contaci!- gridò di rimando lei sorridendo, i ragazzi salirono su di un carro e partirono alla volta della loro prima missione, con Nicolash alla guida affiancato da Velvet e gli altri dietro.
-Dove dobbiamo andare di preciso?- chiese Alexis, Casper estrasse una cartina di Fiore dal suo zaino e la aprì, indicò con un dito un punto imprecisato.
-Qua c'è Magnolia, mentre noi dobbiamo raggiungere...- lo spostò verso l'alto e infine verso destra.
-Questo luogo, è poco spostato dalla città di Clover, è quasi a ridosso di quel piccolo bosco che vedi qua- spiegò, Priscilla si avvicinò guardando meglio la cartina: un enorme dubbio si impadronì di lei.
-Che paese è?- chiese, il Devil Slayer fece un espressione confusa e guardò il volantino della richiesta.
-Il paese di Orchidea- rispose leggendo, la ragazza dai capelli celesti sbarrò gli occhi per qualche istante: forse aveva capito male o forse aveva sentito benissimo ma non voleva accettare la cosa, si scostò pensierosa e, strano ma vero, non parlò più per tutto il viaggio, non rispose nemmeno alle frecciatine che Velvet le lanciava, tutti avevano notato un cambio repentino nella compagna e non ne capivano il motivo. Alèk che le era accanto cercava di distrarla in qualsiasi modo senza però avere successo. Dopo un giorno dalla partenza si trovarono a metà strada e decisero di fare una piccola sosta per la notte: si trovavano in una vallata circondata da montagne, il cielo si stava ingrigendo e l'aria era fresca, segno che il tempo stava per cambiare.
-Tra poco pioverà, o troviamo un riparo qua attorno o proseguiamo sotto l'acqua- disse Demetra guardando in alto, neanche il tempo di dirlo che le prime gocce avevano già cominciato a bagnarle il viso, Alexis con i capelli e gli occhi virati al verde stava usando la geolocalizzazione per trovare un posto sicuro.
-C'è una grotta a pochi minuti da qui, possiamo ripararci li sotto e aspettare che passi il maltempo- suggerì, i compagni approvarono e Alex fece loro strada. Come aveva detto lei arrivarono in pochissimo tempo, misero il carro al riparo sotto l'unico albero che c'era li attorno e si infilarono in quella grotta bagnati fradici. A quanto pare qualcuno aveva avuto la loro stessa idea tempo prima, visto che c'era già il giaciglio per il fuoco con della cenere ormai fredda e un mucchio di legna secca posto nella parete in fondo dove la grotta si chiudeva.
-Guarda che gentili non dobbiamo neanche andare a cercare legna sotto l'acqua- disse Milah, in seguito la ammucchiarono e Velvet con i suoi poteri diede la scintilla per far accendere il fuoco, si sedettero in cerchio attorno al piccolo falò e Nicolash tirò fuori le provviste rimanenti. Intanto Casper aveva estratto dal suo zaino una coperta e un telo di plastica e ci si era seduto sopra perché: "io su un pavimento sporco non mi ci siedo", mentre Priscilla silenziosa fissava il fuoco assorta nei suoi pensieri: per una donna come lei, sempre decisa e mai dubbiosa c'era qualcosa che doveva pesarle gravemente, Alèk le si sedette accanto sperando di trovare un modo per scuoterla da quella bolla di solitudine che si era creata attorno.
-Mi sento in campeggio- disse Velvet distogliendo il ragazzo dalle sue intenzioni, Nicolash rise.
-Allora si può cominciare a cantare- ribatté inspirando.
-No ti prego!- urlarono Tyson, Alèk, Alexis, Demetra e Velvet e senza neanche ascoltare la risposta iniziò ad intonare le prime note di una canzone piratesca.
-Here we go! We are outward bound for the Kingston town...- cominciò, ovviamente Casper non era da meno e lo seguì a ruota.
-With a heave o, haul!- continuò. Il mago dai capelli argento stava per iniziare la strofa successiva quando venne preceduto da Milah.
-An' we'll heave the ol' wheel around an' around- rimasero stupefatti, aveva una voce meravigliosa e stare a sentirla era molto piacevole, i due ragazzi sorrisero.
-Good mornin' ladies all!- gridarono insieme prendendosi a braccetto e gongolando a destra e sinistra, tutti e tre cantarono poi il resto della canzone, i compagni scoppiarono in una risata che senza accorgersene contagiò anche Priscilla la quale non poteva fare a meno di sorridere, Alèk lo notò e ne fu felice. Passarono la serata così, ridendo, cantando, scherzando e mangiando, incredibile come in un posto così silenzioso e immerso nella natura potesse esserci quella piccola caverna in cui regnava il caos più totale, andarono avanti finché non crollarono tutti dalla sonno.
Alèk si svegliò nel pieno della notte, fuori aveva appena smesso di piovere e un odore pungente di terra umida gli entrò nel naso, si mise a sedere e si stirò le braccia verso l'alto, con un pugno chiuso prese contro qualcosa di duro che in seguito mugugnò, guardò verso l'alto notando un Tyson appeso come un pipistrello a testa in giù che dormiva, si scostò leggermente con l'intenzione di rimettersi a dormire quando una figura familiare fuori dalla piccola grotta attirò la sua attenzione, si alzò e cercando di non pestare nessuno si avviò fuori anche lui, Priscilla si voltò indietro sentendo dei rumori e vide il ragazzo sedersi accanto a lei, passarono qualche minuto in silenzio guardando il cielo ancora coperto da delle sottili nubi grigie, la falce di una Luna crescente dietro di esse era appena percettibile, Priscilla con le ginocchia contro il petto e la visiera del berretto a coprirle gli occhi, giocherellava con una ciocca di capelli celesti rigirandosela tra le dita: aveva sempre avuto cura dei suoi capelli, fin da quando era bambina li pettinava e li lavava, come se fossero la sola e unica cosa preziosa per lei, continuò a fissarli pensierosa pensando: "come hanno fatto a portarmi fino a qua? Sono una maledizione o sono un miracolo?". Alèk la guardò dandosi dello stupido per non sapere cosa dirle: non era mai stato bravo con le parole, erano i suoi pugni a parlare per lui, certo, per adulare le belle ragazze era un vero portento, ma in questi casi si trovava in estrema difficoltà, era sua sorella quella brava a consolare la gente, non lui, lui era veramente negato. Prese un lungo e profondo respiro.
-Priscilla, è da un pò che sei strana... cosa c'è che non va?- le chiese con una delicatezza nella voce che non era sua, la ragazza lo guardò.
-Nulla che ti interessi, sono fatti miei- rispose secca ritornando a fissare la sua ciocca. Alèk strinse i denti, era già in difficoltà di suo e non avere un pò di collaborazione dall'altra parte, non lo aiutava per niente.
-Capisco, immagino che centri con i tuoi capelli- riprovò, dandosi mentalmente dell'idiota: era ovvio che non era per quello, che razza di senso avrebbe? Però la ragazza rimase zitta per qualche secondo: forse alla fine aveva fatto centro.
-Questi capelli...- cominciò senza distogliere lo sguardo da quella ciocca.
-Mi hanno sempre messo in difficoltà, anche ora dopo tanto tempo mi fanno ripensare a cose a cui non davo peso da anni, eppure senza di questi non sarei mai arrivata dove sono ora, io... Non so se odiarli oppure amarli- disse. Alèk non riuscì a capire, c'era sicuramente qualcosa che gli sfuggiva, e comprendere quello che gli aveva appena detto era veramente difficile, perché non aveva un senso logico.
-Non capisco cosa tu voglia dire, ma una cosa la so per certo... Quei capelli sono parte di te, fanno parte del tuo essere, dunque non sono loro ad averti portato fin qui, sei stata tu con le tue sole forze a diventare quella che sei oggi, quindi a meno che tu non provi rancore per te stessa, perché odiarli?- le disse accennando un sorriso, Priscilla lo guardò d'un tratto sotto una luce completamente diversa: certo alle volte era stupido e un insopportabile donnaiolo, ma doveva ammettere che aveva scoperto un piacevole lato di lui che non aveva mai notato. Senza pensarci accennò un sorriso cosa che non sfuggì ad Alèk che esultò silenziosamente.
-Io non provo rancore per me stessa, come potrei? Guardami, sono fantastica- ribatté lei tornando quella di sempre.
-Su questo posso darti ragione, però...- si fermò Alèk guardandola con un sorrisetto canzonatorio stampato in faccia.
-... se eri preoccupata per le doppie punte, potevi chiedere a Demetra di farti un impacco miracoloso con le sue erbette magiche- continuò, di rimando Priscilla gli schiaffeggiò un braccio con una mano.
-Sei un'idiota- disse scoppiando a ridere seguita poi dal ragazzo. Come d'incanto le nubi grigie si dileguarono e la luce della piccola falce di Luna inondò la vallata rischiarando tutto il paesaggio che assunse una colorazione grigio biancastra, compresi i due maghi che rimasero a fissarla, finché non sparì lenta e silenziosa dietro le montagne. Intanto nella grotta, un Tyson appeso a testa in giù sorrideva felice: Priscilla aveva ragione, era un vero idiota, ma quando ci si metteva non era poi così male.

 
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Una figura camminava lenta e barcollante sotto la pioggia della sera, i suoi movimenti erano, fluidi, quasi regali, in bocca aveva un piccolo bastoncino di liquirizia, che spostava costantemente da una parte all'altra giocandoci: amava il brutto tempo, in più, con il fatto che il sole era calato da un pezzo, la temperatura aveva cominciato a scendere e il luogo di montagna in cui si trovava era diventato un piccolo angolo di paradiso per lui. Sentì qualcosa o meglio qualcuno in lontananza, si voltò verso sinistra notando delle ombre all'interno di una grotta che cantavano e ridevano, proseguì senza dar loro troppo peso, per lui tutte quelle risa erano finte e la gente che le emetteva anche. Guardò davanti a se Noite calcolando quanto ancora ci sarebbe voluto per raggiungere quel piccolo paese, il paese di Orchidea.
 
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Il mattino seguente si svegliarono tutti poco dopo l'alba e si prepararono per riprendere il viaggio, sarebbero dovuti giungere a destinazione ormai sul tardo pomeriggio, e così fu, arrivarono finalmente al paese designato, nascosero il carro in mezzo ad un bosco nelle vicinanze e proseguirono a piedi per dare meno nell'occhio, grazie alla magia di Tyson si camuffarono in semplici abitanti. Priscilla continuava a guardarsi attorno, non le piaceva stare lì, era finita proprio in quel paese, proprio quello che avrebbe voluto non vedere mai più, si voltò quando Alèk le passò accanto, la guardò e le fece un occhiolino malizioso, lei fece un respiro profondo.
-Dove dobbiamo andare di preciso?- chiese Velvet, Casper rilesse la richiesta.
-C'è scritto che qualcuno ci sarebbe venuto in contro fuori dal paese per non dare sospetti- rispose poi alzò lo sguardo notando una figura che da lontano si stava avvicinando.
-E forse ci hanno già trovato- continuò poi, tutti i maghi si voltarono e proseguirono finché non si trovarono davanti un ragazzo più o meno sui ventidue anni alto un metro e ottanta: aveva i capelli corti sui lati con un ciuffo rivolto verso l'alto verdi, gli occhi castano chiaro e una piccola cicatrice che gli passata sopra il sopracciglio destro, vestito con una semplice maglietta nera semi attillata che nonostante tutto metteva in risalto la muscolatura definita, portava dei jeans strappati che si infilavano dentro ad un paio di stivali in pelle nera, al polso sinistro portava un piccolo braccialetto di cuoio con una gemma color smeraldo, li guardò straniti vedendo solamente dei semplici abitanti.
-Voi siete...?- disse lasciando intendere le parole successive, Tyson disattivò la sua magia mostrando al ragazzo il loro vero aspetto.
-Siamo noi- rispose sollevando la cappa e mostrando il marchio della gilda, il ragazzo sorrise.
-Oh mio dio non ci credo... cioè voi siete qua! Ho davanti a me i membri della prima gilda dopo cinquecento anni! Che figata ragazzi! Che figata pazzesca!- esultò cominciando a gesticolare.
-Cioè guadatevi! Siete anche meglio dal vivo che sul giornale! Mio dio siete bellissimi!- gridò ancora entusiasta saltellando qua e la, i compagni si guardarono con un sopracciglio alzato: quel tipo era fuori di testa.
-Beh ovviamente io sono il più bello- commentò Casper.
-Scordatelo nonnetto, sono io quella fantastica- ribatté Priscilla, e mentre quei due discutevano su chi era il migliore Velvet assisteva alla scena con un'espressione puramente sconcertata.
-Mio dio, lasciatevi dare un bacio!- disse lo sconosciuto dirigendosi verso di loro prima di venire colpito in contemporanea da tutti quanti.
-Scordatelo, stai lontano- esclamarono in coro, il ragazzo si rialzò dolorante massaggiandosi la testa.
-Sto sognando? Sono stato colpito non da uno, non da due, ma da nove membri della gilda, è il paradiso!- esclamò svenendo per un paio di secondi a terra, Tyson si voltò verso i compagni.
-Questo è tutto matto- sussurrò battendosi l'indice sulla tempia, in risposta loro annuirono vigorosamente.
-Ma comunque...- esclamò lo sconosciuto rimettendosi in piedi e pulendosi la polvere dai vestiti.
-Non mi sono presentato, io sono Jonathan Loyalty, è un vero piacere conoscervi- disse allungando una mano in avanti e facendo un sorriso smagliante, Tyson l'afferrò e con una stretta ferrea si scambiarono il saluto.
-Phoenix's Ashes- disse diventando improvvisamente serio.
-Seguitemi- continuò facendo un cenno con la testa, fecero tutti come detto e dopo pochi minuti si ritrovarono in una piccola catapecchia di legno nascosta in mezzo a delle rocce e coperta di muschio, si sedettero attorno al piccolo tavolo, tranne Casper che aveva portato una seggiola pulita e l'aveva tirata magicamente fuori dal suo zaino.
-Spiegaci la situazione- disse Nicolash.
-Tutto è iniziato circa nove anni fa, prima di quel momento vivevamo tutti senza problemi, questo essendo un piccolo paese è sempre stato poco frequentato dai Vasileias, venivano a fare la ronda solo di tanto in tanto, quindi eravamo abbastanza liberi nella nostra quotidianità, ma i problemi sono iniziati quando un giorno si sono presentati due tipi loschi, erano solo dei ragazzini, ma usavano la magia come se si fossero allenati per anni, al tempo io avevo solo dodici anni e mio padre era colui che proteggeva il paese e faceva da tramite con i Vasileias per evitare che, chiunque, venisse portato via come prigioniero, aveva provato a mediare anche con loro, ma purtroppo...- si fermò stringendo i pugni e i denti ripensando al suo passato, Alexis gli posò una mano sulla spalla e gli fece un sorriso rassicurante, lui si calmò e poi continuò.
-... Lo uccisero prima che potesse dire qualcosa, in seguito si sono moltiplicati e hanno cominciato a chiedere soldi e pizzi ai paesani inventandosi tasse inesistenti, chi si rifiutava faceva la sua stessa fine, finché non abbiamo dovuto abbassare la testa e dargli quello che volevano, ormai sono anni che viviamo in questa situazione, ma la gente è allo stremo, i soldi sono sempre stati difficili da guadagnare, qui si vive prettamente di lavori in miniera, pesca e agricoltura, per questo abbiamo chiesto aiuto a voi, mandate via la mafia da questo piccolo paese, la sta rovinando- concluse implorandoli.
-Scusami un attimo, ma i Vasileias che venivano a fare la ronda che fine hanno fatto? Perché non ci hanno pensato loro, se la mafia toglie i soldi ai cittadini li toglie anche al regno- l'osservazione di Velvet non faceva una piega, Jonathan sospirò scuotendo la testa.
-Dal giorno in cui si sono presentati quei due, i soldati hanno smesso di fare la ronda e non li abbiamo più visti- spiegò.
-Non la trovate strana questa cosa?- chiese Milah sospettosa.
-Molto strana- rispose Nicolash assottigliando gli occhi.
-In verità non lo è per niente- intervenne Jonathan, tutti lo guardarono.
-La mafia è una specie di associazione che prende ordini direttamente dal regno, l'hanno sempre camuffata come qualcosa di estraneo a loro e che danneggiava anche il governo, ma in realtà sono sempre stati correlati- spiegò, Tyson ebbe un brivido lungo la schiena: ora le cose cominciavano a quadrare.
-Cosa se ne fa il regno di un altro esercito?- chiese Alèk.
-È semplice, vogliono ridurre il paese e gli abitanti all'osso, guadagnano denaro da entrambe le parti, perciò ce n'è di più per loro- rispose il ragazzo dai capelli verdi schifato.
-Allora perché non far estorcere più denaro solo dai Vasileias invece che usare la mafia?- chiese Casper.
-Perché sarebbe motivo di rivolta, in questo modo mantengono un equilibrio sottile ma perfetto tra la rivoluzione e la "pace", nel senso che gli abitanti pagano le tasse ai Vasileias, e il pizzo alla mafia, se fossero solo i primi o solo i secondi a ritirare il denaro scoppierebbe il caos, invece in questo modo il governo gliele mostra come se fossero due cose separate, non possono nemmeno rivoltarsi contro la mafia perché se no farebbero una brutta fine- rispose disegnandosi con il pollice una riga orizzontale sul collo. 
-È logico come ragionamento- disse Alexis prendendosi il mento tra il pollice e l'indice.
-Sei tu che hai mandato la richiesta?- chiese Demetra.
-No, io sono solo venuto a prendervi, ma ora vi posso portare da lei- disse alzandosi in piedi.
-Lei?- chiese Milah.
-Già, colei che ha deciso di chiedere aiuto a voi- spiegò.
-Oh, quindi è una donna- disse Nicolash sorridendo sornione.
-Non preoccuparti, non credo che ti piacerà, ma non ditele che ve l'ho detto- rispose Jonathan portandosi un dito davanti alla bocca e sorridendo, poi si avviò verso l'esterno, lo seguirono tutti fin dentro al paese mentre Tyson aveva attivato la sua magia su tutti per non farsi riconoscere, proseguirono poco dopo i limiti del centro abitato. Priscilla abbe un brivido di freddo lungo la schiena quando da lontano vide quell'enorme edificio scuro, quello che non avrebbe mai più voluto rivedere, proprio quello da cui era scappata dieci anni prima.







ANGOLO AUTRICE:

Eccomi qui di ritorno cari miei!! Ed ecco a voi l'introduzione di questa nuova saga! Il Paese di Orchidea!
Cosa ne pensate? Vi ispira? Com'è collegata Priscilla a questo paese? Lo scoprirete solo leggendo!
Questa è la canzone che i ragazzi stavano cantando nella grotta, ovviamente, essendo io fan sfegatata della saga di assassin's creed, l'ho preso da li: 
https://www.youtube.com/watch?v=sW99b9CyXHI
Vi lascio qui il link del secondo disegno!! Signore e signori vi presento Alèk Black! (https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Notepad1602948943049-859786792)
Ci risentiamo tra due settimane cioè nel weekend del 14/15 novembre! Alla prossima! 
Hola
Lu!

 

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Capitolo 15
*** QUATTORDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: DEMONE DAI CAPELLI CELESTI ***


QUATTORDICESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: DEMONE DAI CAPELLI CELESTI






Jonathan portò i ragazzi attraverso il piccolo paesino, tutti lo salutavano felici e lui ricambiava sempre con un sorriso accompagnato da qualche parola di incoraggiamento e una pacca sulla schiena.
-Sei molto conosciuto qua- disse Alexis affiancandosi a lui.
-Già, qui ci conosciamo tutti e poi ho preso il posto di mio padre dopo la sua dipartita, ora sono io che cerco di mantenere la pace qui- rispose facendo un mezzo sorriso malinconico.
-E ci riesci?- chiese Casper, Jonathan si fermò e con lui anche i compagni.
-Diciamo che non ho talento per questo genere di cose, più che altro mi limito a prevenire le uccisioni, ma non sempre ci riesco. Mio padre invece affrontava a viso aperto i nemici e li cacciava, sapete, lui era un mago veramente forte, io invece ci ho rinunciato, non riuscirò mai a raggiungere i suoi livelli... è vero sono suo figlio, ma c'è questa pressione sulle mie spalle, gli abitanti si aspettano tanto da me e io ho sempre paura di deludere tutti, questa cosa mi blocca- spiegò, Velvet lo guardò di traverso.
-Questo è perché sei debole- disse secca.
-Velvet!- la rimproverò Alex.
-Che c'è!? Io ho detto solo la verità, se lui fosse stato più forte, sicuramente alcuni abitanti si sarebbero salvati e invece sono morti... e questo perché lui era debole, è tutt'ora debole e, a quanto pare, ha deciso di rimanere debole anche in futuro- ribatté senza tanti giri di parole, il ragazzo abbassò gli occhi di colpo e la sua espressione si fece sempre più seria.
-Va bene dire quello che pensi, ma avresti potuto usare un pò di tatto- rispose severa la sorella dei Black posando una mano sulla spalla di Jonathan per consolarlo, Velvet alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto.
-Jonathan, se tu non fossi stato qui, ormai tutto il paese sarebbe deserto, stai facendo il possibile, ed è questo che conta- disse Alexis facendogli un sorriso dolce, lui la guardò.
-No, lei ha ragione, io sono un debole, non mi espongo solo perché ho paura di fare la stessa fine di mio padre, quindi oltre che essere un debole, sono anche un vigliacco- ribatté il ragazzo dai capelli verdi, Tyson gli si parò davanti facendogli ombra e lo guardò dall'alto al basso penetrandolo con i suoi occhi bicromatici, serio come non mai, il ragazzo sollevò lo sguardo incontrando quello di Knightbuster, si intimidì tanto che cominciò a deglutire rumorosamente.
-Velvet ha ragione- disse semplicemente.
-Tyson!- esclamò Alexis stupita della sua risposta.
-Ma già il fatto che tu ammetta le tue debolezze, è un primo passo verso la strada giusta, se vuoi cambiare devi partire dai tuoi punti deboli ed allenarli finché anch'essi non diventeranno punti forti, solo allora potrai proteggere veramente questo paese- continuò, Jonathan lo guardò con un espressione stupita in viso, Tyson rimase a fissarlo dall'alto in basso serio, finché non accennò un sorriso e con il pugno chiuso gli diede un colpetto sul petto, dal lato del cuore.
-Non è mai troppo tardi- concluse per poi voltarsi di schiena. Jonathan si portò una mano proprio dove l'aveva posata il mago poco prima e sorrise. Velvet fece lo stesso, ma si voltò per non farsi vedere.
-Bene, basta chiacchiere, proseguiamo, siamo quasi arrivati- disse riprendendo il cammino. Priscilla senza accorgersene rallentò il passo e rimase indietro rispetto agli altri, senza mai staccare gli occhi da quel grande edificio nero in lontananza che si avvicinava sempre di più, continuò a rallentare fino a fermarsi completamente.
-Priscilla?- la chiamò Alèk, ma lei sembrò non sentire niente: rimaneva li, immobile con lo sguardo fisso davanti a se, uno sguardo che era un misto di paura e disprezzo. I compagni si fermarono e si voltarono nella sua direzione, finché Jonathan non le si avvicinò e la fissò con un sopracciglio alzato, lei scosse la testa e ritornò in sé ritrovandosi davanti Loyalty.
-Sai, il tuo viso mi è familiare- disse scrutandola bene e guardandole i capelli, lei arretrò di poco, poi lo spinse con una mano.
-Stammi lontano- ribatté secca scostandosi e raggiungendo i compagni. Loro la guardarono straniti: c'era qualcosa che non andava con quel luogo e Priscilla, tutti se ne erano accorti. Ripresero il cammino poco dopo e finalmente raggiunsero il luogo in cui risiedeva colei che aveva inviato la richiesta: si ritrovarono davanti un gigantesco edificio color grigio scuro, tendente al nero: sembrava quasi una piccola villa, con due torrette che si innalzavano al centro e un enorme cancello a separare i giovani maghi dal giardino interno.
-Agatha sono io!- gridò Jonathan, Priscilla strinse i denti e i pugni al tempo stesso, il cancello si aprì con un cigolio sinistro e i ragazzi entrarono, la maga dai capelli celesti guardò l'entrata: non avrebbe mai pensato che dopo così tanto tempo sarebbe dovuta tornare in quel luogo maledetto, addirittura, per aiutare chi l'aveva fatta soffrire. Raggiunse i compagni essendo rimasta indietro, ad accoglierli sull'uscio vi era una signora anziana: i corti capelli bianchi le incorniciavano il viso e gli occhi neri, non era molto alta, e la sua stazza era coperta da un vestito lungo completamente nero, in testa portava una piccola bandana dello stesso colore, la cosa che più colpì i giovani era la grande cicatrice che dalla fronte le passava sull'occhio sinistro rendendolo quasi cieco, Priscilla la guardò assottigliando gli occhi con disprezzo, non c'erano più dubbi: era proprio lei.
-Salve giovanotti, benvenuti- li salutò Agatha con un sorriso dolce, Priscilla emise un gemito schifato, Tyson disattivò la sua magia e si presentò a nome di tutti.
-Salve, noi siamo di Phoenix's Ashes- rispose porgendole la mano.
-Oh, lo so bene chi siete, vi ho visto sul giornale, anche se qui vedo delle facce nuove- disse guardando Milah, spostò poi gli occhi sul resto dei compagni soffermandosi in particolare su Priscilla che continuava a fissarla in malo modo, nonostante questo la signora anziana le sorrise e continuò la conversazione con Tyson facendo infiammare ancora di più la giovane.
-Sono contenta che abbiate risposto alla nostra chiamata, Orchidea ha bisogno di voi- disse invitandoli poi ad entrare, seguirono Agatha e presero una rampa di scale che portava verso il basso. Priscilla si guardava attorno, notando che niente era cambiato in quel luogo, in più sapeva benissimo dove si stavano dirigendo. 
-Ora vi sto portando in un posto in cui saremo lontani da occhi indiscreti, lì parleremo con calma- spiegò, poco dopo raggiunsero una piccola porticina ed entrarono rivelando una grande biblioteca. Priscilla si guardò attorno confusa e spaesata: era cambiato da quando l'aveva visto l'ultima volta, lo spazio era molto più ampio e tenuto decisamente meglio, in più, non c'erano mai stati così tanti libri.
-Wow, è meraviglioso- esclamò Alexis estasiata nel vedere tanta conoscenza in un posto solo.
-Già, la biblioteca è il nostro piccolo orgoglio, questi sono tutti libri donati, grazie ad essi i bambini di questo orfanotrofio possono imparare- spiegò l'anziana signora.
-Oh, non avevo capito che era un orfanotrofio- intervenne Casper guardandosi attorno, vi erano migliaia di libri che venivano suddivisi in materie, si andava dalla storia alla filosofia, dalla geografia alla matematica, ma ciò che più colpì Priscilla erano tutti quei libri di magia, assottigliò gli occhi e li guardò pensierosa: da quando ce n'erano così tanti?
-Venite, Jonathan dovrebbe avervi dato una piccola infarinatura sulla situazione attuale, ma ora vi spiegherò meglio e con precisione cosa vorrei che voi faceste- cominciò, li fece sedere ad un tavolo e sospirando la vecchia signora cominciò a spiegare.
-Vedete, questi mafiosi sono comparsi per la prima volta nove anni fa, il padre di Jonathan allora ha tentato di fermarli dapprima con le parole e in seguito con la forza, ma purtroppo è stato ucciso- cominciò.
-Si certo dicci qualcosa che non sappiamo già- ribatté Priscilla secca, i compagni la guardarono straniti, Agatha invece non sembrava per niente sorpresa di quella risposta.
-Certo cara- rispose semplicemente sorridendole, cosa che le diede immediatamente sui nervi.
-Dovete sapere che dopo quel fatto, negli anni successivi, tutte le volte che i mafiosi arrivavano in città, Jonathan li seguiva per scoprire se avevano un qualche tipo di base segreta e finalmente, dopo un paio di anni è riuscito a trovarla- estrasse una mappa da uno dei libri della biblioteca e l'aprì sul tavolo per mostrarla a tutti.
-Dovrebbe trovarsi all'incirca in questa zona- disse indicando poco più a ovest di dove si trovavano loro.
-È un pò vasta come area- commentò Casper.
-Non preoccupatevi, quando sarete li capirete perfettamente dove si trova, è l'unico edificio in tutta la zona, tutto ciò che abbiamo scoperto è che la loro base è sotterranea e dovrebbe avere all'incirca quattro piani, in totale potrebbero esserci dai cento ai duecento mafiosi, tutti grandi lottatori e abili nella magia- disse Agatha.
-Accidenti è un vero formicaio- commentò Nicolash.
-Il problema è che più gli anni passano, più numerosi diventano, non sappiamo come fermarli- intervenne Jonathan.
-Abbiamo anche scoperto che all'interno dell'edificio vi sono delle telecamere sparse ovunque, senza contare che ogni quattro ore cambiano il turno di guardia, e chi sta alla porta principale fa passare solamente chi fa parte del loro gruppo, incredibilmente si conoscono tutti quindi le facce nuove sono molto sospette, è praticamente una fortezza impenetrabile- continuò il ragazzo.
-Qual'è il problema?- chiese Alèk sollevando le spalle.
-Già, se non c'è modo di entrare di soppiatto allora perché stare su a perderci la testa?- lo spalleggiò Nicolash.
-Cosa avete in mente ragazzi?- chiese Milah sospettosa, Casper sorrise e si alzò in piedi.
-Significa che è arrivato il momento di fare un bel pò di casino- disse.
-Fermi fermi, mi state dicendo che il piano è non avere un piano?- chiese Alexis spiazzata ricevendo una risposta positiva.
-Mi piace come piano, ci sto- commentò Velvet sorridendo.
-Non è proprio il mio stile caricare a testa bassa, ma se non c'è altra scelta andiamo- intervenne Demetra, Priscilla rimase in silenzio guardando la governante dell'orfanotrofio ringraziare i maghi. 
-Per favore se riusciste a cacciarli sarebbe veramente meraviglioso, sapete inizialmente questo orfanotrofio serviva per accogliere i bambini che rimanevano senza genitori a causa dei Vasileias, ma grazie al padre di Jonathan erano veramente pochi anzi quasi nulli, ma da quando sono arrivati i mafiosi sempre più bambini sono arrivati alle nostre porte perché i loro genitori erano rimasti uccisi, tra poco non avremo più spazio per accudirli tutti...- si strinse le mani tanto da farle tremare poi guardò i maghi con sguardo speranzoso.
-Anche loro hanno diritto ad una vita normale, con dei genitori amorevoli, io non faccio miracoli, ma per compensare con la loro mancanza di affetto ho sempre trattato qualsiasi bambino come se fosse in una vera e propria famiglia- continuò Agatha, a quelle parole Priscilla non poté fare a meno di scattare in avanti furiosa.
-Trattato come se fosse in una vera e propria famiglia!?- gridò aggrottando le sopracciglia e arrivandole a pochi centimetri dal viso.
-Forse è quello di cui ti vuoi convincere tu, ma la realtà è che io in quei nove anni in cui sono rimasta qui dentro non mi sono mai sentita una di famiglia, anzi tutt'altro! È a causa tua se tredici anni fa me ne sono andata!- esclamò con disprezzo, Agatha la guardò facendo un espressione interrogativa.
-Mia cara, forse ti stai confondendo, sai con l'avanzare dell'età la memoria ha dei brutti acciacchi, non mi ricordo del tuo volto né del tuo nome, è passato tanto tempo- rispose lei posandole delicatamente una mano sulla spalla comprensiva, Priscilla si alterò ancora di più.
-Lo so per certo che non ti ricordi il mio nome...- ribatté sibilando minacciosa, scostandosi da lei e avviandosi verso l'uscita.
-... visto che non ne ho mai avuto uno- continuò sprezzante guardandola da sopra la spalla, avanzò per la sua strada verso la rampa di scale per uscire da quel posto maledetto, Alèk tentò di fermarla afferrandola per un polso.
-Priscilla aspetta, cosa ti prende?- disse cercando di placare la sua rabbia, lei con un movimento brusco si liberò della presa del ragazzo.
-Lasciami in pace!- concluse per poi sparire su per le scale, lasciando i compagni nel seminterrato confusi e straniti al tempo stesso. Alèk si voltò verso i maghi con un espressione di puro sconcerto, Tyson invece aveva assistito alla scena a braccia incrociate e con sguardo incredibilmente serio: ora aveva capito cosa non andava nella ragazza, sapeva che si stavano dirigendo in quel paese e non aveva detto niente per non far preoccupare i propri compagni, aggrottò le sopracciglia in uno sguardo sospettoso e anche lui si avviò verso la rampa per uscire da quell'edificio.
-Tyson e ora dove vai?- chiese Alexis.
-Abbiamo una missione o sbaglio?- disse secco.
-Andiamo- continuò, tutti seguirono il ragazzo all'esterno e senza neanche fermarsi si allontanarono dal piccolo paese in silenzio.

 
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Priscilla si era allontanata in volo dall'orfanotrofio su tutte le furie: non poteva credere a quello che aveva sentito, al solo pensiero il sangue ricominciò a ribollirle nelle vene.
-Dannazione!- imprecò a denti stretti. Si sedette sulla piattaforma di terra volante e si coprì il volto con entrambe le mani, inspirò profondamente cercando di calmarsi, ma più ripensava alle parole di quella vecchia più la sua frustrazione saliva. Si accorse di essere in viaggio già da parecchi minuti quando decise di guardare verso il basso per capire dov'era finita, la prima cosa che notò fu una radura all'interno di un piccolo boschetto al cui centro vi era un edificio a cupola: calcolando meglio la distanza percorsa e il tempo che ci aveva messo realizzò che quella doveva essere per forza la base dei mafiosi. Sobbalzò quando un'idea malsana la passò nella mente: prima assecondavano la richiesta e prima potevano ritornare a Magnolia. In un lampo si diresse verso il basso: avrebbe concluso la missione anche da sola, utilizzò il requip equipaggiandosi con la sua armatura di cuoio. Con tutta la rabbia in corpo e la determinazione necessaria, Priscilla scaraventò il masso su cui stava volando direttamente sulle guardie all'esterno dell'edificio mettendole immediatamente k.o, in men che non si dica l'allarme cominciò a suonare e lei imperterrita cominciò la sua avanzata per distruggere quella base, in molti uscirono, ma ciò che più la colpì era l'età media dei nemici, avranno avuto si e no diciott'anni, se ne fregò e fece apparire venti biglie di ferro che cominciò a scagliare ad una velocità impressionante contro i nemici, facendoli fuori in un batter d'occhio, entrò e scese le scale atterrando e facendo fuori tutti i nemici che incontrava.
-Se è questo il livello medio di voi mafiosi allora da sola basto e avanzo per farvi fuori tutti- disse fermandosi una volta raggiunto il primo piano: aveva un assoluto bisogno di sfogarsi e prendere a calci qualcuno era l'idea migliore. Il primo piano era una gigantesca palestra in cui molti di loro si stavano allenando nel corpo a corpo, i nemici si accorsero della ragazza e nell'immediato la attaccarono senza nessun risultato, le biglie che volteggiavano attorno a lei emisero un sibilo quando, data la loro rapidità, le passarono accanto, talmente veloci che nessuno si accorse di che cosa li avesse colpiti.
-Ho bisogno di sfogarmi ma di questo passo mi farete solo imbestialire di più- disse Priscilla ancora nervosa.
-Chi diavolo è questa qui?- chiese uno dei mafiosi ad un collega.
-Non lo so, ma non riusciamo a fermarla, di questo passo farà fuori mezza base- rispose l'altro poco prima di essere colpito alla testa da una biglia di ferro. Priscilla continuò imperterrita ad abbattere uno dopo l'altro tutti i nemici che le si presentarono davanti finché anche il primo piano non fu ripulito completamente. La ragazza si stava per dirigere alla rampa che l'avrebbe portata un piano più in basso quando qualcuno la richiamo.
-Guarda un pò chi abbiamo qui- disse una voce maschile, Priscilla si fermò e con un grugnito di fastidio si girò.
-Che vuoi?- chiese minacciosa squadrandolo dalla testa ai piedi: era un ragazzo giovane sui venticinque anni, aveva i capelli corti grigi con un lungo ciuffo che gli copriva completamente l'occhio destro di colore giallo, la sua bocca era chiusa in un largo sorriso che metteva in risalto i denti incredibilmente aguzzi. Era a petto nudo mettendo in risalto la muscolatura possente e la cicatrice con tre grandi graffi sul bicipite sinistro, indossava dei pantaloni bianchi a mezza gamba strappati, ai piedi delle semplici scarpe nere.
-Divertirmi solo un pochino tesoro- rispose lui ridendo sguaiatamente.
-Non so quanto tu possa divertirti da morto- ribatté lei voltandosi nella sua direzione.
-Oh oh, questa era buona te la concedo- disse il nemico, poi si fece improvvisamente serio.
-Ma vediamo se tra un pò avrai ancora il coraggio di ribattere- la sua figura cominciò a trasformarsi diventando più grossa di quella che era e ricoperta di peli grigi, le sue zanne si allungarono a dismisura sporgendo dalla mandibola che si era allungata verso l'esterno, mentre dalle sue mani spuntarono artigli affilati, pochi secondi dopo si posizionò a quattro zampe e ululò come un lupo, Priscilla strinse i denti.
-Take Over eh? Sarà uno scontro interessante- disse preparando le sue biglie, cominciò a lanciargliele contro, ma lui senza battere ciglio le afferrò e le frantumò come se fossero piccoli pezzi di gesso.
-Oh, ma allora abbiamo qualcuno degno di nota qui! Sei il capo o qualcuno dei piani alti?- disse finalmente contenta di aver trovato qualcuno con cui sfogarsi.
-Hai indovinato, io sono Lykan e faccio parte della Ten Powers- si presentò.
-Ten Powers?- chiese Priscilla confusa.
-Già, è un gruppo di dieci maghi scelti, siamo i più forti di questa base, quindi preparati- rispose cominciando a ringhiare come un vero lupo, Priscilla inspirò profondamente poi lo guardò minacciosa.
-Che la Luna si alzi in cielo- sibilò, cominciò a sollevare gli attrezzi della palestra.
-Trow!- nell'immediato tutti gli oggetti scattarono verso l'avversario ad una velocità spaventosa, Lykan sorrise prima di deviare il primo oggetto e accartocciare il secondo con un semplice morso, proseguì verso la ragazza usando le sue potenti zampe, schivò anche i restanti attrezzi e in un batter d'occhio si ritrovò la ragazza a pochi centimetri di distanza.
-Sei caduta nella tana del lupo piccola pecorella- sibilò aprendo le fauci per azzannarla, Priscilla sorrise.
-Call- disse portando in avanti un braccio, tutti gli oggetti che aveva utilizzato in precedenza ritornarono a lei in un frangente di secondo, colpendo Lykan alle spalle e spedendolo contro una parete che si frantumò sommergendolo di detriti, Priscilla si voltò per analizzare la situazione, quando un ululato si propagò nella stanza, il nemico spostò un gigantesco pezzo di muro come se fosse un fuscello e lo afferrò con due zampe, conficcò gli artigli nel cemento e sollevò il detrito sopra la testa. Con un ringhio di sfogo glielo lanciò contro, ma Priscilla era preparata e con la sua telecinesi bloccò il masso fermandolo a mezz'aria, purtroppo non sapeva che subito dietro di esso Lykan aveva già caricato all'indietro un arto per frantumarlo; e così fu: veloce e con una potenza spaventosa il pezzo di muro andò in mille pezzi e Priscilla si ritrovò nuovamente faccia a faccia con il nemico: non aveva possibilità nel corpo a corpo, quindi optò per sollevare un altro attrezzo e usarlo come piccolo scudo per pararsi dal colpo di artiglio che arrivò subito dopo, l'oggetto si frantumò e lei arretrando fu costretta a farne levitare un altro per proteggersi.
-Continuiamo così!- esclamò l'avversario più divertito che mai. Lykan continuò imperterrito a tentare di colpire la ragazza con i suoi artigli, ma tutte le volte invece della carne, li affondava nel ferro degli attrezzi li attorno. Priscilla stava per esaurire le forze: rispondere ai suoi attacchi era veramente complicato, troppo veloci e troppo potenti; non poteva neanche usare la sua magia al massimo o le sarebbe crollata tutta la base addosso, tutto ciò che poteva fare era usare qualsiasi cosa come scudo, ma data la rapidità con cui Lykan stava distruggendo tutte le sue controffensive, lei si stava lentamente stancando. Si maledisse mentalmente: di solito era sempre quella che pretendeva di essere protetta, quella che se un combattimento non era necessario allora non lo iniziava nemmeno, quella che analizzava la situazione prima di attaccare, ma quando Agatha aveva detto quelle parole, la vena le si era chiusa e non aveva capito più niente, pensando solo a sfogarsi, e ora ne stava pagando le conseguenze. Fece levitare un altro attrezzo che fece la stessa fine degli altri venendo accartocciato da un artigliata del nemico.
-Forza fammi vedere di che pasta sei fatta "Demone dai capelli celesti"!- gridò Lykan entusiasta: a quelle parole Priscilla sbarrò gli occhi.

-Torna nel tuo seminterrato Demone dai capelli celesti!-

Non aveva più sentito quel nome da anni, quel nome che l'aveva fatta soffrire così tanto. Rimase bloccata a fissare il vuoto, mentre Lykan si stava avvicinando sempre di più con un arto ormai a pochi centimetri dal suo viso, l'ombra di esso aveva già completamente coperto il volto della maga, ma lei non si mosse comunque, non fece assolutamente niente se non rimanere immobile con gli occhi persi nel vuoto, piene di quelle immagini che le ricordavano la sua infanzia.

 
---------------

Il gruppo di maghi aveva intrapreso la strada per raggiungere la base dei mafiosi, in religioso silenzio avanzavano a passo spedito, Alèk se ne stava dietro a tutti ripensando alla reazione della compagna. Tyson fissava avanti a se più serio che mai, Demetra lo guardò e gli si affiancò.
-Ty, cosa hai intenzione di fare ora?- gli chiese, lui si voltò nella sua direzione mantenendo la stessa espressione.
-Andiamo a distruggere la base e poi torniamo a Magnolia, Priscilla non sopporta questo posto, quindi prima finiamo, prima ce ne andiamo- rispose secco.
-Sarei proprio curioso di capire cosa le è successo per trattare una vecchietta in quel modo- disse Nicolash.
-Avrà le sue ragioni- rispose Velvet dandole stranamente manforte.
-Ragazzi non vorrei interrompervi ma guardate la- intervenne Milah indicando davanti a loro un piccolo bosco dal cui centro si levava del fumo grigio, si fermarono tutti straniti, Casper estrasse una cartina dal suo zaino e la guardò.
-È l'area in cui dovrebbe esserci la base!- esclamò.
-Ho un brutto presentimento- disse Alexis preoccupata.
-Svelti muoviamoci!- gridò Tyson cominciando a correre in quella direzione. Dopo pochi minuti i ragazzi si ritrovarono in una radura e davanti a loro si presentò un edificio completamente distrutto. 
-Questa deve essere la base- disse Casper.
-Già, ma cosa diamine è successo qui?- chiese Alèk guardandosi attorno, si fecero avanti e Milah annusò l'aria poi sbarrò gli occhi.
-Ci sono due odori in questo posto: uno è quello di Priscilla! Mentre l'altro non ricordo, ma non mi è nuovo- esclamò.
-Non ditemi che ha deciso di completare la missione da sola- disse Alexis preoccupata, Tyson a quelle parole strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche e al tempo stesso la mascella mostrando i canini appuntiti, sollevò lo sguardo più furioso che mai.
-Dannazione!- gridò tirando un pugno ad una parete frantumandola, i compagni lo guardarono straniti e quasi spaventati dalla rabbia del ragazzo. Poi senza dire niente si avviò all'interno della rampa di scale che portava al primo piano.
-Ty aspetta!- esclamò Alèk andandogli dietro, tutti li seguirono tranne Milah che rimase fuori continuando ad annusare l'aria: qualcosa non andava, aveva già sentito quell'odore, ma purtroppo non ricordava dove. Decise infine di raggiungere i compagni, ma poco dopo sentirono un ululato, come quello di un lupo, si bloccarono cercando di capire da dove proveniva.
-Viene dal primo piano- disse Nicolash.
-Andiamo, cominciano a prudermi le mani- sibilò Velvet sorridendo, continuarono la discesa: le scale erano coperte di nemici stesi a terra senza sensi, una vera strage. Tyson arrivò per primo a destinazione, alzò gli occhi vedendo Lykan con un arto alzato pronto a colpire una Priscilla immobile con gli occhi sbarrati. Aggrottò le sopracciglia, in un batter d'occhio afferrò la sua falce e scattò nella loro direzione mettendosi tra l'attacco di lui e la compagna, fermando il colpo con il piatto della lama, strinse i denti: aveva una forza portentosa, tanto che, nonostante avesse i piedi ben piantati al suolo, lo fece arretrate strisciando a terra. Priscilla come d'incanto si svegliò.
-Ty?- disse sorpresa di vederlo.
-Maledizione Priscilla, cosa ti è saltato in mente eh!?- gridò lui furioso continuando a tener testa al nemico, la ragazza aggrottò le sopracciglia.
-Volevo terminare la missione il prima possibile e andarmene da questo paese!- esclamò decisa, nel frattempo giunsero nello stesso luogo anche Alèk e il resto dei compagni.
-E ti sembra questo il modo di farlo!? Abbiamo accettato questa missione come gilda di maghi, come Phoenix's Ashes, non puoi fare tutto da sola!- ribatté, con uno sforzo respinse Lykan che arretrò, poi gli diede le spalle guardando Priscilla negli occhi.
-Noi siamo compagni, siamo dentro a questa cosa tutti insieme- continuò senza mai distogliere lo sguardo, ignorando il nemico. L'avversario balzò in avanti per attaccare il ragazzo quando Alèk e Nicolash si misero in mezzo parando rispettivamente l'arto destro e quello sinistro, il primo a mani nude il secondo con una lama fuoriuscita dal suo bastone magico. Lykan ringhiò.
-Moscerini, mi siete solo d'intralcio- disse, stava per partire nuovamente con un attacco quando una voce autoritaria lo bloccò, guardò verso il basso ritrovandosi una Demetra tra le sue zampe aperte, con l'arco teso rivolto verso di lui.
-Muoviti e sei morto- lo minacciò seria.
-Potrei scansarmi facilmente sai tesoro- ribatté lui.
-Vorrei proprio vedere- intervenne Milah alla sua destra con una mano coperta di ghiaccio.
-Sei circondato da ogni parte, se fai solo un passo falso ti ritroverai senza pelo, lupacchiotto- disse sorridendo Velvet dietro di lui, affiancata da un Casper con un gigantesco ago sospeso a mezz'aria e una Alexis con i capelli e gli occhi grigi. Lykan si ritrovò completamente circondato da ogni parte, un solo movimento brusco e ci avrebbe veramente rimesso le penne, non poté fare niente se non restare fermo, odiava rimanere così: in bilico tra la vita e la morte, ma in quel momento non aveva alcuna scelta, la situazione si era ribaltata completamente.
-Thè thè Lykan caro, vedo che sei nei guai thè thè- intervenne una voce femminile dal fondo della sala, una figura scura si fece avanti senza mai mostrare il suo volto.
-Brava che sei arrivata, renditi utile e liberami- disse l'animale.
-Thè thè, questo è l'ultimo favore che ti faccio, la prossima volta ti lascio a morire li dove sei thè thè- ribatté la figura sconosciuta, immediatamente apparì un portale rosato che inghiottì Lykan per intero.
-Non è finita qui, piccole fenici, preparatevi per il vero massacro- sibilò prima di scomparire nel nulla. I compagni rimasero confusi e straniti, finché una scossa di terremoto non li risvegliò e tutta la base cominciò lentamente a crollare su se stessa.






ANGOLO AUTRICE: 

Ciao a tutti!! Eccovi il nuovo capitolo!! Le cosa cominciano a farsi interessanti e si scopre qualcosa di nuovo sul passato di Priscilla, ma tranquilli prima o poi verrà rivelato completamente.
Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? e Lykan? Come sarà collegato a Priscilla? Lo scoprirete non preoccupatevi!
Bene ora vi lascio qui sotto il link del disegno della nostra cara Alexis Black!! :(
https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Alexis-Black-861174647?ga_submit_new=10%3A1605366923)
Prossimo capitolo nel weekend del 28-29 Novembre! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 16
*** QUINDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: IL PASSATO DI PRISCILLA ***


QUINDICESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: IL PASSATO DI PRISCILLA






Noite camminava dondolando a destra e sinistra, guardava dritto davanti a se con espressione neutra, giocherellava con un bastoncino di liquirizia posto tra le labbra notando in lontananza l'avvicinarsi lento di un piccolo paese, guardò meglio e notò un gruppo di persone spostarsi di soppiatto tra una casa e l'altra: chi sui tetti delle case, chi a terra facendosi scudo con le pareti degli edifici. Accennò appena un sorriso divertito: finalmente era arrivato.

 
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La base nemica stava lentamente cedendo su se stessa, i compagni rimasti all'interno scattarono veloci verso la rampa di scale per dirigersi verso l'uscita quando anche questa si disintegrò cadendo in un baratro buio, Nicolash si avvicinò alla spaccatura guardando in basso.
-È completamente vuota sotto, la base restante si è sgretolata, rimane solo questo piano!- gridò cercando di sovrastare con la sua voce il fracasso delle macerie che si schiantavano al suolo.
-Dobbiamo andarcene, ma le scale hanno ceduto, da dove passiamo?- chiese Milah guardandosi attorno.
-Non c'è via d'uscita!- esclamò Casper, poi sentì un boato sovrastare il rumore di tutto il resto, si voltò di scatto vedendo Velvet con le mani rivolte verso l'alto e un gigantesco fulmine continuo che sgretolava il soffitto.
-Velvet cosa stai facendo!? Così rischiamo di venire schiacciati- disse Alexis, lei rise divertita.
-Lo so, ma se non facciamo niente ci crollerà tutto addosso comunque: le scale sono fuori uso e più in basso non possiamo andarci, quindi l'unica via d'uscita è su- disse aumentando la potenza del suo fulmine. Il pavimento cominciò a cedere: grandi crepe e spaccature si aprirono facendo precipitare i detriti nel baratro buio.
-Venite tutti qui vicino!- esclamò Priscilla, i compagni si riunirono attorno a Velvet e immediatamente il pavimento si disintegrò attorno a loro, ma la ragazza dai capelli celesti immediatamente usò la sua magia per far levitare una piastra sotto i loro piedi e la sollevò portandola sempre più in alto, Milah si affiancò a Velvet e inspirando, dalla sua bocca fece fuoriuscire pezzi appuntiti di ghiaccio, che si unirono al suo fulmine per frantumare la terra che separava i maghi dall'esterno. Alèk diede il suo supporto alle ragazze facendo diventare liquida la terra che colpivano e facilitare il lavoro, Alexis con gli occhi e i capelli virati al verde tentava di stabilizzare tutta la struttura avviluppandola con delle radici, Demetra incoccava frecce nel suo arco e le utilizzava per frantumare i detriti che altrimenti li avrebbero colpiti, stessa cosa fecero Nicolash con una spada magica, Casper con i suoi aghi e Tyson con la sua falce. Tutto cominciò a crollare attorno ai compagni, anche la terra sopra le loro teste stava per cedere, quando videro uno spiraglio di luce.
-Siamo quasi fuori!- esclamò Milah aumentando la potenza del suo attacco, così fece anche Velvet, chiusero tutti gli occhi per non venire accecati dalla polvere, ma poco prima di riuscire a raggiungere l'esterno, il pavimento sottile che li sorreggeva levitando si spaccò proprio sotto i piedi di Demetra facendola precipitare. I compagni fuoriuscirono da quel buco nel terreno rotolando al suolo e tossendo a causa della nube di polvere che si era creata.
-State tutti bene?- chiese Alexis guardandosi attorno, sbarrò gli occhi quando si accorse che mancavano due compagni all'appello.
-Dove sono Demetra e Ty?- chiese Milah, intanto la base non aveva smesso di crollare accompagnata da violenti scosse di terremoto e un frastuono assordante, si diressero tutti verso il foro da loro creato, ma il fumo gli impediva completamente la visuale, si coprirono gli occhi quando l'ultimo e potente schianto si fece sentire in tutta la radura, poi il silenzio. I compagni tossirono più e più volte cercando di togliersi tutta la polvere che gli si era attaccata alla gola. Poco dopo la nube si diradò e i maghi poterono finalmente vedere: Demetra era stata afferrata all'ultimo, per un polso da Tyson che la teneva ben stretta, questo velocemente aveva estratto la sua falce e l'aveva piantata nella terra accanto a lui, ora entrambi penzolavano nel vuoto. 
-Aggrappati- le disse il ragazzo tirandola a se, lei fece come detto e si tenne ben stretta alla sua vita, Ty usando solo la forza delle braccia si portò verso l'alto, tanto quanto bastava ai compagni per porgergli una mano e aiutarli a salire. Finalmente erano tutti salvi, Tyson e Demetra si sdraiarono a terra con il fiatone.
-C'è mancato un pelo- disse il primo.
-Già, grazie Ty, sono in debito con te- rispose la ragazza mettendosi a sedere.
-Grazie a dio state tutti bene- sospirò Milah contenta. Tyson si alzò in piedi e si diresse verso Priscilla con espressione seria.
-Lo sai, avresti potuto lasciarci le penne li sotto- disse guardandola dritto negli occhi, lei però invece di rispondere pensò alle sue parole: lì sotto? Poi sbarrò gli occhi come se fosse stata illuminata da un'idea improvvisa.
-Ragazzi! Ho capito tutto!- esclamò, tutti la guardarono straniti.
-Non puoi fare di testa tua Priscilla- continuò il ragazzo aggrottando ancora di più le sopracciglia segno che si stava innervosendo, lei lo fissò.
-Tyson rimanda a dopo la ramanzina, ora ascoltami- lo interruppe, lui strinse i denti arrabbiato.
-No, ascoltami tu!- ribatté alzando la voce, lei si bloccò.
-Cosa sarebbe successo se non fossimo arrivati in tempo eh!? Ti rendi conto che a quest'ora tu saresti morta o prigioniera di quei maledetti mafiosi?- gridò furioso avvicinandosi a lei sempre di più.
-Ricordati che ormai tu non sei più da sola, ora fai parte di una gilda, hai dei compagni al tuo fianco... E anche se non vuoi ammetterlo perché sei fottutamente orgogliosa, hai degli amici che ti supportano- continuò stringendo i denti.
-Cosa pensi che avremmo fatto se ti avessimo trovata morta al nostro arrivo? Come pensi che ci saremmo sentiti eh!?- gridò, lei abbassò lo sguardo sinceramente dispiaciuta, poi prese parola.
-Hai ragione Tyson, lo so non avrei dovuto, ma ora per favore ascoltatemi- disse guardandoli intensamente, i maghi rimasero in silenzio.
-Agatha è la responsabile di tutto questo, di ciò che succede in questo paese, della mafia- cominciò, Velvet la guardò aggrottando le sopracciglia.
-Spiegati meglio- disse.
-Quando siamo andati all'orfanotrofio e siamo scesi nel seminterrato, ho notato tantissimi libri, bene, una volta non ce n'erano così tanti e soprattutto di magia- disse.
-Ha detto che glieli hanno donati, è logico che ne abbiano accumulati negli anni- ribatté Alèk.
-Non è solo questo, avete notato l'età media dei mafiosi, sono tutti giovani non vanno mai sopra la trentina di anni, sono sicuramente gli orfani che vivevano in quella casa, lei li ha addestrati con tutti i libri di magia che avete visto, in più uno di loro mi ha chiamato come mi chiamavano quando ero la dentro, nessuno lo conosceva se non loro- spiegò incupendosi alle ultime parole e ricordando il nome "Demone dai capelli celesti".
-Priscilla, non pensi di stare esagerando- intervenne Alèk avvicinandosi a lei, le posò una mano sulla spalla.
-So che ce l'hai con Agatha, ma non è un buon motivo per darle tutte le colpe, le tue emozioni ti stanno tradendo- disse, Priscilla strinse i denti e i pugni.
-Prova a pensare a mente lucida, dimentica per un attimo quello che è stato e riflettici bene- continuò, la ragazza aggrottò le sopracciglia e gli fece frontino furiosa.
-Cosa ne sai tu di quello che ho passato in quell'orfanotrofio? Non hai idea di come ci si senta ad essere diversi dagli altri, ad essere trattata come una nullità, a non avere neanche un cazzo di nome, il tutto a causa di questi maledetti capelli che non mi hanno portato altro che guai!- esclamò furiosa, Alèk indietreggiò basito dalla sua reazione, lei chiuse gli occhi per un momento inspirando.
-Anzi, sapete che cosa vi dico...- con la sua telecinesi sollevò una spada da terra e la avvicinò a lei, fu un frangente di secondo, si sentì solo il sibilo della lama che fendeva l'aria, poi i lunghi capelli di Priscilla, lenti si posarono a terra, e la spada emise un clangore quando anch'essa venne lasciata cadere al suolo. I compagni la guardarono spiazzati: i capelli celesti di Priscilla, che ora le arrivavano poco sopra le spalle, stavano ancora svolazzando a causa del movimento della lama.
-... Non mi servono più- concluse allontanandosi.
-Tyson, da ora in poi non dovrete più preoccuparvi per me, me la caverò anche da sola- pronunciò queste parole quasi come fossero un peso che le gravava sul cuore, si levò in volo sopra un piccolo pezzo di terra.
-Aspetta Priscilla, cosa vuoi dire?- chiese Milah avvicinandosi.
-Lascio la gilda... Addio- concluse sparendo in aria e lasciando i compagni in mezzo alla radura confusi e increduli al tempo stesso. 
Intanto poco più lontano una figura aveva scrutato la scena e ora rideva divertita.
-Thè thè Lykan, ottima mossa chiamarla così, ti credevo molto più stupido thè thè- disse una donna incappucciata rivolta verso il compagno che, accolta la frecciatina si era infervorato.
-Cosa vuoi dire con questo eh?- ribatté il ragazzo dai denti aguzzi.
-Thè thè niente niente- rispose la ragazza scoppiando a ridere nuovamente.
-Ora abbiamo la certezza che quelle piccole fenici non usciranno vive da questo paese- disse Lykan incrociando le braccia e sorridendo sadico.
-Thè thè, ricordati che il Tramonto Fantasma deve rimanere in vita, o saremmo noi a non uscire vivi da questo paese thè thè- rispose prima di voltarsi e sparire dentro ad un portale rosato insieme al compagno.

 
---------------

Priscilla si era allontanata dai compagni per la seconda volta in quella giornata e si era fermata poco più lontano, ai margini del bosco: voleva rimanere sola, anche se da quel momento, pensava, lo sarebbe sempre stata. Si tirò a se le gambe immergendo il viso tra le ginocchia chiuse, senza accorgersene i suoi occhi si inumidirono e poco dopo una lacrima scorse lenta e inesorabile sulla sua guancia. Priscilla stava piangendo, era triste, arrabbiata e frustrata: triste perché aveva lasciato il gruppo di compagni con cui aveva legato in così poco tempo, a cui si era affezionata oltre ogni limite; arrabbiata perché dopo anni era ritornata nel paese che le aveva dato tanti problemi, e nuovamente gliene aveva creati altri; infine era più frustrata che mai, perché i suoi compagni non le avevano creduto, questa era la cosa che la feriva più di tutte. Ripensò ad Alèk e a come le aveva dato contro quando lei aveva provato a dire le cose come stavano.
-Idiota- sussurrò tra sé e sé, un'altra lacrima le solcò il viso e inesorabilmente ripensò a ciò che aveva passato in quel paese, in quell'orfanotrofio, ma soprattutto in quello scantinato buio e umido.


Ventidue anni prima:

Era una notte buia e tempestosa quella in cui Priscilla era stata data alla luce da una madre senza nome e da un padre senza volto, che decisero di abbandonarla all'entrata di un orfanotrofio nel paese di Orchidea all'interno di un piccolo cesto, accanto vi posarono un biglietto con il nome della piccola e suonarono il campanello, poi sparirono nell'oscurità della sera, dopo pochi secondi si presentò una donna sulla cinquantina di anni: Agatha, si guardò attorno per poi prendere al suo interno quel piccolo fagottino rosa e portarlo vicino ad un camino acceso, si sedette su di una poltrona guardando il piccolo ciuffo di capelli celesti appena visibili sulla nuca della piccola, facendo una smorfia di disprezzo quando essa si mise a piangere a dirotto. Prese il biglietto e lesse il nome, guardò nuovamente la bambina e gettò il pezzo di carta nel fuoco: non si spiegava il motivo, ma provava odio per quella creatura indifesa, forse perché troppo bella o forse perché aveva quel colore di capelli così particolare che lei invidiava tanto. Non voleva prendersi cura di lei, ma fu costretta visto che era la governante dell'orfanotrofio, così la allevò controvoglia.
All'età di cinque anni l'orfana senza nome cominciò a badare a se stessa, Agatha iniziò a dimostrarle tutto l'odio che aveva tenuto represso fino a quel momento: cominciò a trattarla male, insultandola con parole troppo pesanti per essere rivolte ad una bimba di soli cinque anni. Mai e poi mai la chiamò per nome, forse perché anche quello era troppo bello per una creatura che non se lo meritava, a parere suo, quindi iniziò a darle l'appellativo di "Demone dai capelli celesti". La bambina odiava con tutto il suo cuore quella vecchia, si era chiesta più e più volte la causa di tanto rancore nei propri confronti, non riuscendo mai a trovare una risposta logica. Da quando le affibbiò quel soprannome Priscilla capì il motivo e cominciò a curare e spazzolare i suoi bellissimi e lunghi capelli celesti come meglio poteva, solo per dare fastidio alla vecchia governante. Agatha era sempre molto dolce e gentile con gli altri orfani, ma mai con lei, tanto che quest'ultimi imitandola cominciarono a trattare male anch'essi, la bambina senza nome: la spintonavano, la deridevano, la bullizzavano, addirittura la picchiavano sotto gli occhi divertiti e pieni di odio di Agatha, che rimaneva a fissarla senza fare niente. Tante volte era tornata nel suo scantinato, in cui l'avevano reclusa, coperta di lividi e con gli occhi pieni di lacrime per le ferite sia fisiche che psicologiche provocate. L'unico suo rifugio erano diventati i libri, quando i maestri venivano per insegnare, lei era felice e questo la governante non poteva evitarlo, così fece del suo meglio per renderle la vita un vero e proprio inferno. Durante l'ora dei pasti la isolavano e mentre gli altri orfani mangiavano cibo di qualità, a lei davano solamente scarti o alimenti scaduti, addirittura coperti da uno strato di muffa. Quando arrivava il compleanno degli altri orfani, vi era sempre qualcosa di speciale per loro: qualche regalo o qualche festa, per lei semplicemente vi erano trattamenti peggiori che gli altri giorni: doppia razione di botte e niente pasti per tutta la giornata, poi la spedivano nella cantina dove passava la maggior parte del tempo e fu proprio lì che una sera, proprio il giorno del suo nono compleanno, trovò un libro: raccontava di una principessa guerriera che nonostante tutti i pregiudizi e nonostante il suo passato, era riuscita a farsi strada nel mondo diventando l'eroina più forte di tutti: il suo nome era Priscilla. La bambina aveva letto quel libro decine e decine di volte tanto le piaceva, sperando un giorno di poter avere la sua rivincita così come la principessa guerriera in quella favola. Tutto cominciò a cambiare quando un giorno, rovistando tra i libri di scarto che venivano gettati nel suo scantinato, si accorse di uno in particolare, cominciò a sfogliarlo: era un libro sulla magia della telecinesi, la piccola senza nome lo guardò con occhi pieni di una luce brillante, lo lesse tutto d'un fiato e cercò di mettere in pratica quello che aveva appreso, diventando sempre più forte e abile. Passarono tre anni, in cui lei si allenò giorno e notte nella sua stanza, all'insaputa di tutti, per progettare il suo piano di fuga da quel luogo maledetto, finché finalmente non arrivò il fatidico giorno. Avevano lasciato la ormai ragazzina nella cantina e avevano chiuso la porta a chiave.
-È arrivato il momento di andarsene- sibilò seria, espirò buttando fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni e con un movimento secco del braccio strappò la porta che la teneva segregata, via dai cardini e la gettò al suolo, a passo lento uscì dalla stanza, ora nessuno avrebbe potuto fermarla, si avviò verso il cancello esterno, Agatha uscì proprio in quel momento vedendo la ragazzina andarsene.
-Hey dove pensi di andare!?- le gridò arrabbiata.
-Non devo sicuramente dare spiegazioni a te, inutile vecchia, ora me ne vado e non provare a fermarmi, se ci tieni alla pelle- sibilò lei, gli occhi ridotti a due minuscoli puntini la fissavano spalancati, con uno sguardo che avrebbe messo paura a chiunque.
-Torna nel tuo seminterrato Demone dai capelli celesti!- ribatté la governante puntando i piedi.
-Scordatelo, da oggi non puoi più darmi ordini, ora sono io che decido per me stessa- rispose, poi sradicò il cancello sotto gli occhi attoniti di Agatha e glielo lanciò contro, la vecchia si ritrovò a chiudere gli occhi a causa della sferzata di vento che le arrivò quando esso la sfiorò di pochi centimetri, poi li spalancò nuovamente impaurita, ma ormai davanti a lei non c'erano altro, che due mura che si interrompevano a pochi metri l'uno dall'altro e i cardini deformati che penzolavano attaccati ad essi. Finalmente la ragazza senza nome poteva essere libera, libera di andare dove voleva e di fare ciò che voleva, un sorriso le apparve spontaneo sulle labbra. 
Passarono pochi giorni, aveva cominciato a rubare e ad accettare lavori per sopravvivere, quando si ritrovò alle sponde di un fiume nelle vicinanze, da lontano qualcuno la chiamò, si voltò notando un ragazzino che aveva circa la sua stessa età, con i capelli verdi e gli occhi castano chiaro, le si avvicinò con aria preoccupata.
-Stai attenta questo fiume è pieno di pesci pericolosi per l'uomo, non stare così vicino- la avvertì, lei rimase seria.
-Non preoccuparti, me la so cavare- rispose lei tornando a scrutare l'acqua.
-Guarda che dico sul serio, se non vieni via rischi che ti facciano del male- ribatté lui.
-Anche io sono seria e se saltano fuori, saranno loro a farsi del male- disse scocciata, il ragazzino dapprima la guardò stranito, poi sorrise compiaciuto.
-Sembri sicura di te, mi piaci!- esclamò, la ragazzina si stupì di quelle parole, nessuno le aveva mai fatto un complimento e senza pensarci sorrise appena.
-Io mi chiamo Jonathan Loyalty, tu?- chiese allungandole la mano, la ragazzina sobbalzò.
-Non ha importanza come mi chiamo- rispose alzandosi, fece per allontanarsi quando Jonathan le disse quelle ultime parole.
-Non è vero, avere un nome importante, se non hai un nome, non hai neanche un identità e se non hai un'identità vuol dire che non conosci te stesso- disse, lei però non si fermò e continuò a camminare allontanandosi sempre di più, senza voltarsi indietro. Solo allora cominciò a pensare: un nome? Poteva veramente averne uno ora che era libera? Poteva scegliere quello che le pareva? Sorrise ripensando a quella favola che aveva letto anni prima e che le aveva tenuto compagnia durante le notti buie e sole in quello scantinato umido.
-Priscilla, il mio nome è Priscilla- disse guardando il sole del mezzogiorno che alto nel cielo illuminava ogni cosa, anche il futuro di quella principessa guerriera così giovane, ma al tempo stesso così determinata.



Oggi:

Priscilla ricordava bene come si sentiva dentro a quel luogo maledetto, ricordava la sensazione che provava una volta lasciato quell'orfanotrofio, la libertà di non dovere niente a nessuno e la meraviglia della sua indipendenza: ora poteva ritornare ad esserlo, pensò. È vero, ricordava benissimo, ma questa volta era diverso, non era più un sentimento completamente positivo, anzi, non lo era per niente. Una voce familiare la richiamò da lontano, lei si voltò notando qualcuno avvicinarsi di corsa, si asciugò le lacrime con la manica della sua giacca e si alzò in piedi.
-Priscilla!- gridò Jonathan con il fiatone, lei lo guardò stranita chiedendosi cosa ci facesse lì.
-Che vuoi?- gli chiese secca.
-Grazie a dio ti ho trovata, i tuoi compagni sono...- venne interrotto bruscamente.
-Non sono miei compagni, non più, non mi interessa cosa stanno facendo io non faccio più parte di quella gilda- disse seria e un pò malinconica, sta volta fu lui a guardarla basito.
-Cosa? Non capisco, perché? Cosa è successo?- chiese.
-Non è una cosa che ti riguarda- rispose la ragazza, lui scosse la testa.
-Va bene, forse non saranno più tuoi compagni...- cominciò il ragazzo dai capelli verdi, Priscilla abbassò lo sguardo.
-... Ma sono comunque tuoi amici- continuò, la ragazza sbarrò gli occhi e sobbalzò, poi aggrottò le sopracciglia.
-Begli amici quelli che non hanno fiducia in te- ribatté innervosita.
-Chiunque commette sbagli nella vita, vuol dire che siamo umani, l'importante però è che quando ne si viene a conoscenza, si riesca a trovare un rimedio- disse guardandola, lei si voltò nella sua direzione: ricordava i momenti brutti passati nell'orfanotrofio, ricordava quando era finalmente uscita da lì, ma ricordava anche i momenti felici passati con quella banda di scalmanati, tutte le risate, le feste e le risse scoppiate per chissà quale motivo: ricordava Milah e la sua voce melodiosa, ricordava Velvet che le lanciava continuamente delle frecciatine, ricordava Demetra e le sue previsioni da uccello del malaugurio, ricordava Nicolash e la sua mania di cantare canzoni piratesche, ricordava Casper e il suo essere eccentrico, ricordava Alexis e la sua propensione a fare da paciere, ricordava Tyson e la sua indole rissosa. Le spuntò un sorriso involontario: ricordava anche Alèk e il nomignolo con cui la chiamava, "principessa". Senza neanche farlo apposta: "Principessa Priscilla" proprio come la guerriera nella favola che aveva letto da piccola.
-Ora ascoltami!- esclamò Jonathan risvegliandola dai suoi pensieri.
-... I tuoi amici sono in pericolo!- gridò agitato, lei sbarrò gli occhi.
-Cosa!?- esclamò, guardò verso l'alto stringendo i denti e i pugni.
-Dannazione!- sbottò afferrando Jonathan per il colletto e trascinarlo su di una piattaforma che cominciò a levitare.

 
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-Alèk- la sorella del ragazzo lo richiamò con tono preoccupato, lui si voltò nella sua direzione serio.
-Vedrai che si risolverà tutto, fidati di me- cercò di consolarlo con un piccolo sorriso, il fratello abbassò gli occhi e non rispose: possibile che era stato così stupido da dirle quelle cose? Era da quando erano arrivati in quel paese che c'era qualcosa che non andava in Priscilla, avrebbe dovuto capire che non era una situazione da sottovalutare, ma lui no, aveva fatto come sempre di testa sua e ora si sentiva estremamente in colpa, continuava a darsi dell'idiota, perché a parere suo era quello che era. Per la prima volta nel gruppo di ragazzi aleggiava un aria estremamente pesante, nessuno aveva voglia di scherzare, nemmeno Casper e Nicolash, che di solito erano i buffoni del gruppo: avevano capito la gravità della situazione e soprattutto che fare battute non era molto appropriato in quel momento. Velvet proseguiva nella sua camminata a braccia incrociate, seria e fissava con le sopracciglia aggrottate il fratello dei Black davanti a lei: non sopportava quella situazione, è vero lei e Priscilla litigavano in continuazione, forse perché avevano due caratteri simili, o semplicemente non potevano vedersi, ma nel tempo aveva cominciato ad affezionarsi, non solo a lei, ma a tutti e vedere una dei suoi compagni reagire in quel modo, le aveva fatto capire che dietro al personaggio di Priscilla c'era più di una semplice "fighetta che si fa solo proteggere", per questo il problema che si era creato non le andava per niente giù. Dopo essere usciti vivi dalla base che era crollata i maghi stavano tornando all'orfanotrofio per riferire l'accaduto a chi di dovere, Milah però non era molto convinta che fosse una mossa giusta, dopo aver ascoltato le parole di Priscilla su chi era il vero colpevole, aveva cominciato a farsi due domande. Dopo poco tempo raggiunsero il paese di Orchidea e si diressero verso l'orfanotrofio.
-Ty, cosa hai intenzione di fare adesso?- chiese Demetra al ragazzo, tutti lo fissarono aspettando una risposta.
-Andiamo a chiedere spiegazioni, non voglio sapere cosa è successo a Priscilla in questo posto, non voglio nemmeno sapere come è collegata ad Agatha, tutto ciò che voglio, è accertarmi se quello che ha detto è vero oppure no- rispose lui, si fermò di colpo ritrovandosi davanti al cancello dell'orfanotrofio, lo oltrepassarono e quando furono davanti al portone centrale suonarono il campanello, dopo pochi secondi Agatha gli aprì.
-Oh cari ragazzi, venite entrate pure- disse la signora sorridendo cortese, ma nessuno di loro ricambiò, nessuno le sorrise. Alexis si guardò attorno.
-Dov'è Jonathan?- chiese non vedendolo da nessuna parte.
-È uscito poco fa ha detto che aveva questioni urgenti- rispose la governante.
-Allora, com'è andata la spedizione, siete riusciti a sgominare i mafiosi?- chiese guardandoli con occhi speranzosi.
-No- rispose secca Velvet guardandola storta, non si fidava di lei, le sembrava facesse buon viso a cattivo gioco.
-Oh capisco, quindi siete qui per quale motivo?- chiese Agatha.
-Ora ti farò una domanda, hai solo una possibilità di risposta e gradirei che mi dicessi la verità...- cominciò Tyson, lei lo guardò incuriosita, il ragazzo si avvicinò con aria minacciosa.
-Ci sei tu dietro tutto questo?- domandò fissandola dall'alto in basso. Intanto Milah che stava assistendo alla scena si guardò attorno quando un odore le arrivò al suo olfatto sensibile, sbarrò gli occhi. Agatha fece un sorriso, ma non uno di quelli dolci che aveva sempre mostrato da quando erano arrivati, era un sorriso sadico, quasi maligno e anche divertito. Velvet aggrottò le sopracciglia e senza aspettare scattò nella sua direzione con un pugno avvolto da magia elettrica, in contemporanea fece la stessa cosa Nicolash con una spada, ma la vecchia signora non venne neanche sfiorata a causa di un portale rosato che si era aperto sotto di lei risucchiandola e facendola apparire poco più lontano, accanto a Lykan che se la stava ridendo sguaiatamente e alla ragazza responsabile della creazione del portale. 
-Vedo che non volete perdere tempo- disse Agatha ai due compagni. Milah si diede mentalmente della stupida: ecco che odore era quello che aveva sentito alla base, era lo stesso che c'era nell'orfanotrofio, se solo si fosse ricordata prima, tutto quel casino non sarebbe successo. Tyson strinse i denti furioso, mentre gli altri membri si mettevano in posizione di combattimento, lui afferrò la sua falce bendata.
-Priscilla aveva ragione e io come uno stupido non le ho dato ascolto- disse Alèk infuriato più con se stesso che con i nemici.
-Non darti la colpa Alèk, nessuno di noi lo ha fatto- intervenne Casper serio. 
-Thè thè il piano è stato un successo, ora che non avete più con voi quel Demone dai capelli celesti, siete in minoranza thè thè- disse la ragazza nemica ridendo.
-Quindi era tutta una cosa premeditata- ribatté Demetra tenendo il filo del suo arco in tensione.
-Minoranza?- chiese Alexis alzando un sopracciglio: loro erano in otto, mentre gli avversari solo tre.
-Si Alex, mi dispiace dirlo ma siamo in netta minoranza- disse Milah.
-Sento l'odore di almeno altre otto persone diverse in questo luogo- continuò, si sentì una voce maschile provenire da un corridoio buio.
-Oh oh, abbiamo una Dragon Slayer tra di noi, molto interessante- disse.
-Non credete anche voi che combattere qua dentro possa risultare un pò troppo soffocante?- chiese un'altra voce.
-Non ci sarà nessun combattimento, perché loro non avranno nemmeno la possibilità di muoversi- rispose l'ennesima, in seguito i compagni vennero accerchiati dai nemici che indossavano una tunica nera come quella della ragazza dei portali. Si guardarono attorno circospetti pronti per qualsiasi evenienza, anche se uscire vivi da li sarebbe stato un vero e proprio miracolo.







ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve a tutti carissimi!!
Sono tornata con un nuovo capitolo!! (ma va!?) e qui abbiamo scoperto il passato di Priscilla, cosa ne pensate? Ditemelo!! 
e siccome questo è un nuovo capitolo io vi presento un altro disegno: signore e signori... Casper Cremisis!!
(https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Casper-Cremisis-862506056?ga_submit_new=10%3A1606576566) la maglia ho provato a farla panna ma con lo scanner mi è venuta più sul grigio/bianco sorry Sissi!! 
Comunque ditemi cosa ne pensate per ora di questa saga, se vi piace o se trovate degli errori correggetemi grazie!! 
Prossimo capitolo 12/13 dicembre!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 17
*** SEDICESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: TEN POWERS ***


SEDICESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: TEN POWERS






Il gruppo di maghi si ritrovò completamente circondato dai nemici, senza alcuna via d'uscita e senza alcuna possibilità di vittoria.
-È stato un piano perfetto, sei un vero genio Luther, non ci servirà neanche tutta la Ten Powers per sconfiggerli- disse Agatha guardando uno degli uomini incappucciati, questo mostrò finalmente il suo volto: era un ragazzo giovane aveva dei corti capelli a caschetto castano chiaro e degli occhi grigi appena visibili da dietro un paio di occhiali rettangolari, si teneva con una mano la fronte con fare coscienzioso e lentamente inspirò.
-Lo so, tutto questo è fin troppo prevedibile, noioso aggiungerei- disse con sguardo apatico.
-Vedete, è stata tutta una cosa premeditata da quello che è il mio immenso genio, fin da quando siete arrivati qua, ho fatto in modo di mandarvi alla nostra finta base, anche se avreste dovuto morire quasi tutti la sotto, ma a causa di qualcuno che non voglio nominare non siete scesi più in basso del primo piano...- lanciò un occhiata a Lykan.
-... Quindi siete riusciti a scappare, prevedibile, il demone dai capelli celesti si è arrabbiata con voi, prevedibile, e ha lasciato la vostra inutile gilda, più che prevedibile, persino quello sciocco di Jonathan non si è accorto che lo abbiamo manipolato per anni, fin troppo prevedibile- concluse, a Nicolash partì un tic nervoso all'occhio destro.
-Sentimi un pò "mister prevedibile", tu ti dai troppe arie per i miei gusti, la tua faccia mi fa venire voglia di prenderla a pugni- sibilò stringendo i denti.
-Certo che ci hanno abbindolati per bene- intervenne Milah rivolta ai compagni.
-Ma almeno sappiamo che Jonathan non c'entra niente con questa storia- disse Alex.
-Priscilla aveva ragione- rispose Demetra non perdendo di vista nessun nemico attorno a lei.
-Già ed è stato un errore, non fidarsi di un proprio compagno, è una cosa inammissibile- ribatté Tyson arrabbiato con se stesso. Velvet si guardò attorno, Agatha li aveva chiamati "Ten Powers", ma lei di nemici ne vedeva solamente nove, assottigliò gli occhi: qualcosa non quadrava, ma nonostante questo sorrise divertita.
-Perché non dispieghi tutte le tue forze subito invece di nasconderle- disse rivolta ad Agatha.
-Oh, parli di Holus, no, lui non si spreca per scartine come voi vero Clelia- intervenne Lykan.
-Thè thè, Holus è il più forte tra di noi, non permetteremo che il suo potere sia utilizzato invano, per lui abbiamo un piano più grande thè thè- rispose la ragazza dei portali, che a quanto pare si chiamava Clelia, mostrando il suo volto: aveva i capelli rosa appena sotto le spalle e gli occhi dello stesso colore, una piccola cicatrice le passava sulle labbra. Si sentì una risata tra il gruppo di nemici.
-Non voglio perdermi la città devastata, ma soprattutto, tutte quelle belle ragazze che soffrono- intervenne una voce con tono cantilenante: era un ragazzo della stessa età degli altri, capelli neri quasi rasati a zero, occhi dello stesso colore, era molto alto e molto muscoloso, una vera montagna, sembrava addirittura più grosso di Alèk.
-Bulk tu non riesci mai a tenere la bocca chiusa, non spifferare i nostri piani al nemico- lo riprese un'altra figura maschile togliendosi il cappuccio. I suoi capelli erano molto corti e rossi come il fuoco, i suoi occhi invece tendevano all'arancione, al fianco destro portava una fodera di quella che sembrava una katana.
-Sei sempre il solito noioso Forge, cosa cambia? Ormai per loro e per il paese non c'è via di scampo, opmacs- disse un altro ragazzo, i suoi capelli a spazzola erano divisi perfettamente a metà, la parte destra di colore bianco, la sinistra nera, il colore degli occhi era lo stesso dei capelli ma invertiti di ordine.
-Reinier smetti di dire al contrario tutte le ultime parole che pronunci, non è affatto bello, no non è bello per niente- esclamò una ragazza: i suoi lunghi boccoli biondi le arrivavano fino al fondoschiena e i suoi enormi occhi viola risaltavano su un viso che dire angelico era un eufemismo.
-Sempre a parlare di bellezza eh Rose, perché non insegni un pò di decoro anche a Etan, guardalo sembra che stia per vomitare da un momento all'altro- ribatté un ragazzo che di umano aveva solamente il viso e il braccio destro, il resto era completamente fatto di metallo, aveva dei capelli medio lunghi grigi tenuti legati in una treccia bassa, gli occhi erano color dell'oro.
-Che diavolo vuoi da me Plusmag? Io non vomito mai lo sai hic- rispose singhiozzando il ragazzo di nome Etan con una voce distorta, aveva degli strani capelli a punta arancioni e gli occhi rossi, In mano teneva una bottiglia di quello che sembrava Sakè e barcollava come se faticasse a reggersi in piedi.
-Hanno intenzione di distruggere il paese, perché?- chiese Casper.
-Non lo so ma la questione diventa sempre più grave e se non ci sbrighiamo a fare qualcosa presto sarà troppo tardi per tutti- rispose Milah.
-Basta chiacchiere, è ora di passare ai fatti- esclamò Demetra scagliando la prima freccia contro Reinier alla sua destra, il ragazzo fece apparire uno specchio davanti a se inglobando l'attacco e rispedendolo indietro al legittimo proprietario che schivò scattando a destra, dietro di lei Milah parò con uno scudo di ghiaccio, in seguito lanciò un dardo contro Luther che chiudendo gli occhi piegò la testa verso sinistra facendo sibilare l'attacco vicino al suo orecchio.
-Troppo prevedibile- sussurrò apatico. Intanto Velvet aveva intrapreso un combattimento corpo a corpo con Lykan, ma nel frattempo contrattaccava ai colpi di spada di Forge, Alèk venne sbalzato via da un colpo di Bulk e finì nel campo di battaglia di Nicolash e Tyson che tenevano a testa rispettivamente a Clelia ed Etan, mentre Casper e Alex combattevano fianco a fianco contro Plusmag e Rose. Nessuno riusciva a mettere a segno un solo colpo, venivano sempre interrotti o attaccati da qualcun'altro dei nemici, venendo continuamente respinti o feriti: a parità di forza erano sullo stesso livello, ma gli avversari erano in maggioranza, in più anche se fossero riusciti a batterli tutti, ne sarebbe comunque rimasto uno ancora da sconfiggere, a detta loro il più forte, per questo continuavano a ritrovarsi in difficoltà. Dopo diverso tempo i compagni cominciarono ad accusare i colpi, si fermarono per riprendere fiato, Alèk si asciugò un rivolo di sangue che gli scendeva dal labbro.
-Che situazione di merda- imprecò affannosamente.
-Sei per caso stanco bellimbusto?- lo punzecchiò Tyson ghignando e sputando a terra saliva mista a sangue.
-Ti piacerebbe, non sono mica deboluccio come te- ribatté il fratello dei Black trattenendosi dal voltarsi nella sua direzione.
-Pff senti chi parla!- esclamò l'altro attirando la sua attenzione, in seguito i due si misero a discutere su chi fosse il più forte.
-Se avete energie, perché non le sprecate per fare fuori questi tizi invece di menarvi tra di voi- li riprese Velvet facendo saettare un fulmine nella direzione di Plusmag che però bloccò l'attacco a mezz'aria semplicemente allungando un braccio meccanico in avanti, la ragazza dai capelli rossi grugnì contrariata.
-Non si capisce bene che poteri hanno, c'è troppa confusione qui dentro, dobbiamo trovare un modo per uscire all'esterno- disse Milah senza distogliere lo sguardo da Bulk che continuava a fissare le ragazze del gruppo con un desiderio immenso di torturarle una per una.
-Io non mi trovo bene a combattere al chiuso- ribatté Demetra continuando a tenere teso il suo arco. Senza che se ne accorgessero un portale rosato si aprì sotto i loro piedi risucchiandoli e facendoli riapparire e cadere dall'alto, si ritrovarono tutti ammassati senza la possibilità di muoversi e ognuno di loro venne colpito da un membro diverso della mafia venendo nuovamente spediti al suolo, tossirono per la polvere che si era levata.
-Thè thè, direi che è il momento di finirla qua, basta con i giochetti inutili thè thè- rise Clelia, la polvere si diradò e i compagni si ritrovarono davanti una scena che li fece sudare freddo. Alexis era stata presa in ostaggio e ora si trovava in ginocchio rivolta verso la sua gilda e con i capelli tirati indietro, stretti nella mano di Forge che intanto le puntava alla gola scoperta la sua katana incandescente.
-Muovetevi e la faccio fuori- disse lui minaccioso. Alèk sbarrò gli occhi.
-Alex!- gridò facendo un passo in avanti per andare a liberarla, ma venne bloccato in tempo da Tyson che gli aveva messo una mano sul petto spingendolo all'indietro.
-Fermo Alèk!- esclamò lui allarmato, poi guardò Forge, che aveva minacciosamente avvicinato la lama alla sua carotide, aggrottò le sopracciglia e strinse i denti.
-Questo è giocare sporco- affermò indignato, intanto Alèk era percosso da tremiti dovuti ad una furia cieca e i suoi occhi erano virati da ambrati a color rosso rubino: nessuno doveva permettersi di toccare sua sorella.
-Non ci sono regole nei combattimenti, ogni azione è lecita- ribatté il nemico.
-Lasciatela!- gridò Velvet, il sorriso che aveva sempre quando combatteva era completamente scomparso lasciando posto ad un espressione di furia pura: nessuno doveva osare fare del male ai suoi compagni o lei non avrebbe più risposto delle sue azioni, il suo corpo cominciò ad emettere strani fragori e alcune scintille la pervasero  da capo a piedi, questo succedeva quando era veramente arrabbiata.
-Infami- sibilò Casper vedendo la sua compagna in difficoltà. Alexis teneva la testa leggermente sollevata e alcune gocce di sudore le corsero lungo le tempie, un pò a causa del calore che emanava la lama e un pò per colpa della tensione, guardò con la coda dell'occhio colui che la minacciava, poi i suoi compagni: poteva liberarsi da quella situazione, doveva solo aspettare il momento giusto.
-So a cosa pensi, conosciamo la tua magia, se vedo i tuoi capelli cambiare colore ti stacco la testa- disse Forge intuendo le intenzioni della ragazza, Alexis deglutì stringendo i denti.
-Che figli di puttana- imprecò Nicolash. Improvvisamente qualcuno spalancò il portone entrando in fretta e furia, si voltarono tutti guardando la persona che aveva interrotto quel momento di tensione. Alex sbarrò gli occhi.
-Jonathan- sussurrò, il ragazzo si voltò nella sua direzione vedendola minacciata da Forge con la sua spada.
-Cosa? Alex- balbettò, non appena era entrato aveva notato la situazione scomoda in cui i maghi si erano cacciati, ma la sua espressione rimaneva confusa e quasi incredula, spostò lo sguardo su Agatha in fondo al salone.
-Agatha, cos'è questa storia?- chiese con tono quasi autoritario, lei rise.
-Povero imbecille, non lo capisci da solo? Non capisci che è stato tutto programmato dall'inizio?- rispose, lui sobbalzò.
-Programmato cosa? Di cosa stai parlando?- domandò ancora con tono sempre più disperato.
-Perché credi che nove anni fa tuo padre sia stato ucciso?- ribatté ghignando, lui non rispose rimanendo come bloccato, incredulo.
-Perché era troppo scomodo per i miei obbiettivi, mi avrebbe sicuramente messo i bastoni tra le ruote e avrebbe scoperto subito il mio gioco, per questo l'ho fatto fuori, in più ho fatto in modo che tu prendessi il suo posto, eri legato a me dopo la sua dipartita, non avresti mai sospettato di qualcuno al tuo fianco, perché sei troppo buono...- lasciò la frase in sospeso.
-... E poi, anche se sei figlio di tuo padre, non siete fatti della stessa stoffa, sei stato solo una piccola pedina sacrificabile in questa grande partita a scacchi, avrei potuto schiacciarti in qualsiasi momento, ma ho preferito aspettare, per dare speranza agli abitanti, per illuderli che potessero avere una vita normale e poi, quando il tempo sarebbe stato più opportuno, schiacciare anche loro- allargò le braccia ridendo.
-Bene, il tempo ormai è arrivato, vi ho attirato fino a qui, ho messo in gioco un piano perfetto che mi assicurerà la vittoria e un posto tra le grazie del regno, ma soprattutto del re!- esclamò.
-Sta facendo tutto questo per entrare nelle grazie di Theos Velona?- chiese Nicolash furioso.
-Ormai tutti i Vasileias sanno che nel momento in cui si dovessero scontrare con voi, potrebbero uccidere tutti i membri...- abbassò lo sguardo e il suo sorriso rese il suo volto ancora più inquietante.
-... Tranne te, Tramonto Fantasma- concluse guardandolo con l'unico occhio buono. Tyson assottigliò gli occhi.
-Io? Per quale motivo?- domandò non capendo.
-Non siamo tenuti a fare domande, non ci interessa saperlo- rispose.
-Quello che so è che quando riuscirò in ciò che i suoi sottoposti non sono stati in grado di fare, verrò ricompensata, mi aspetta una vita meravigliosa e piena di ricchezze!- esclamò ridendo sguaiatamente.
-In pratica sta facendo questo non perché le è stato ordinato, ma per una sua idea, questo vuol dire che Theos Velona non sa niente della situazione che si è venuta a creare- disse Demetra ragionando sulle sue parole.
-Quale vita meravigliosa? Sei ad un passo dalla tomba stronza- inveì Velvet. Jonathan guardò la signora anziana che l'aveva accudito per anni, non poteva credere che ci fosse lei dietro tutto questo, aveva sempre fatto il possibile per salvare i paesani e sapere che non era mai servito a nulla gli fece male.
-Guardate guardate!! Holus ha cominciato la sua opera! Voglio andare a vedere! Voglio torturarle anche io!- esclamò Bluk dondolando e fremendo, guardando fuori dalla finestra del fumo nero che si levava dalle case in lontananza. Jonathan si risvegliò dai suoi pensieri.
-Giusto! Ragazzi in paese c'è il finimondo, un tizio sta radendo al suolo tutto quanto! Dovete fare qualcosa o tutti gli abitanti moriranno- esclamò allarmato. Tyson guardò la porta d'uscita, poi fissò davanti a se Alexis tenuta in ostaggio, strinse i denti: non poteva muoversi, non poteva fare niente e la cosa lo infastidiva parecchio. Milah all'improvviso sobbalzò e cominciò a guardarsi attorno confusa, annusò l'aria un paio di volte, Demetra le lanciò un'occhiata alzando un sopracciglio.
-Milah, che succede?- le chiese sussurrando, lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi sorrise.
-Arrivano i rinforzi- disse contenta, la ragazza la guardò con espressione interrogativa prima che tutto l'edificio cominciasse a tremare violentemente, alcuni al suo interno persero l'equilibrio, come Forge che cadde a terra lasciando ad Alexis la possibilità di raggiungere di corsa i suoi compagni.
-Questo non era stato predetto! Che succede!?- chiese Luther mettendosi a posto gli occhiali, l'edificio continuò a tremare sempre di più finché dopo l'ultima violenta scossa non si fermò completamente, tutti si guardarono attorno tranne Milah che se la rideva sotto i baffi. L'edificio ricominciò a muoversi, il pavimento si inclinò di lato e tutti quelli all'interno scivolarono verso il basso, l'orfanotrofio ruotò sempre di più fino a ritrovarsi sottosopra e poi cadde a terra con un grosso schianto, le luci si spensero e tutto fu avvolto dal buio.
-Che diavolo è stato!?- esclamò Alèk massaggiandosi la testa, le assi di legno della parete scricchiolarono e tremarono finché non cedettero e vennero strappate via con una forza sovrumana, la luce li abbagliò per un istante, tentarono di coprirsi con un braccio per vedere meglio la figura in controluce che aveva fatto la sua comparsa.
-Non vi ho sempre detto che dovevate proteggermi?- chiese autoritaria Priscilla entrando nell'edificio. Ad Alèk si illuminarono gli occhi e sorrise.
-Priscilla!- esclamarono i suoi compagni felici di vederla.
-Levati scimmione!- gridò Agatha che era stata quasi schiacciata dal peso di Lykan, guardò verso la ragazza assumendo un espressione mista tra lo sconcerto e il fastidio.
-Tu, demone dai capelli celesti!- disse sprezzante, notò poi la sua chioma, non più lunga come prima, che ora le arrivava poco più su delle spalle.
-Vedo con piacere che hai cambiato pettinatura- la punzecchiò.
-Puoi dirmi quello che vuoi vecchiaccia, rimango sempre e comunque migliore di te- ribatté lei per poi voltarsi verso i compagni ignorandola, si avvicinò a loro seria. Alexis e Casper le corsero in contro abbracciandola felici di rivederla, Milah sorrideva insieme a Demetra, Velvet sbuffò per poi voltarsi dalla parte opposta fingendo di non essere interessata.
-Questa si che è un'entrata di scena figa Priscilla, non male davvero- disse Nicolash alzando il pollice in segno di approvazione, mentre Alèk la guardava con occhi speranzosi e dispiaciuti al tempo stesso, lei però si avvicinò a Tyson ancora inginocchiato a terra dalla scossa precedente, seria in viso.
-Priscilla, io...- provò a dire qualcosa il ragazzo, ma venne interrotto dalla mano di lei tesa in avanti che lo invitava ad alzarsi.
-Non ti ho per caso già detto di rimandare a dopo la ramanzina? Abbiamo una missione da compiere- disse sorridendo, lui la guardò per qualche istante poi ricambiò, afferrò la sua mano e si mise in piedi voltandosi verso gli avversari.
-Yu kai, let's make some noise!- esclamò Tyson partendo all'attacco con un ghigno stampato in viso, come una saetta intercettò Reinier e insieme sfondarono una finestra finendo nel giardino esterno all'edificio, intanto uscirono anche Alèk, Nicolash, Casper, Priscilla e Milah dividendosi e accerchiando l'orfanotrofio, chi più lontano, chi più vicino, davanti a loro i rispettivi avversari: Lykan, Luther, Plusmag, Rose e Forge. Demetra, Velvet e Alex erano rimaste all'interno dell'edificio contro la loro volontà, venendo trasportate da uno dei portali di Clelia in una diversa stanza, tutte divise tra loro.
-Dove diamine sono finita adesso?!- esclamò Velvet furiosa, si voltò di scatto vedendo qualcosa arrivarle in contro a gran velocità, deviò l'oggetto per un soffio.
-Dovrò ringraziare Clelia per avermi dato la possibilità di giocare con una bella ragazza come te!- esclamò Bulk cantilenando e avvicinandosi alla ragazza coprendo la sua figura con la sua enorme ombra.
-Non vedo l'ora di torturarti per bene!- continuò passandosi la lunga lingua sulle labbra, Velvet si voltò nella sua direzione sistemandosi i guanti, poi sorrise divertita.
-Non vedo l'ora- sibilò mentre il suo corpo veniva coperto da piccole scariche elettriche.

 
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Alex si massaggiò la testa a causa della botta dovuta a quando il portale l'aveva fatta apparire in un'altra stanza, un odore nauseabondo di alcol le fece venire il voltastomaco, lei d'istinto strinse gli occhi e si coprì naso e bocca con una mano cercando di non respirare quel miasma.
-Hic... spero vivamente che una mingherlina come te non voglia battersi contro uno come me hic- disse Etan uscendo dall'ombra barcollante e ubriaco, bevve un lungo sorso dalla sua borraccia, poi si asciugò il mento bagnato di sakè.
-Però sembra proprio che Clelia abbia deciso così- si rassegnò reggendosi ad una parete con una mano. Alexis si alzò in piedi e si mise in posizione di combattimento.
-Arrenditi o farai una fine molto lenta e molto dolorosa- sibilò mentre i suoi occhi e i sui capelli virarono al colore grigio.
-Oh oh- cantilenò Etan sorridendo.

 
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-Dannazione, non ho fatto in tempo a raggiungere l'esterno- imprecò Demetra guardandosi attorno, era capitata in una piccola stanzetta, senza né porte né finestre, ma era sicura che fosse ancora dentro l'orfanotrofio visto che gli oggetti che vi erano si ritrovavano tutti rovesciati a terra, sicuramente a causa delle scosse avvenute poco prima.
-Thè thè, non dovevi dire ad alta voce che preferivi combattere fuori invece che dentro thè thè- disse Clelia spuntando da un portale. Demetra si allontanò da lei incoccando una freccia nel suo arco.
-Non voglio fare chiacchiere, voglio farti fuori e raggiungere i miei compagni... fatti sotto- ribatté lei con tono duro e autoritario, scoccando la prima freccia.

 
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Tyson e Reinier avevano raggiunto il giardino esterno, ma il ragazzo continuava imperterrito a guardarsi attorno come se stesse aspettando qualcosa.
-Che maniere rudi che hai, spero vivamente che le ragazze non le tratti così, ìsoc- imprecò Reinier verso di lui. Knightbuster lo guardò alzando un sopracciglio poi scoppiò a ridere.
-Sai una cosa, fai veramente ridere quando ripeti le parole al contrario- esclamò con tanto di lacrime agli occhi. Reinier strinse i pugni arrabbiato.
-Smettila non è divertente per niente, etnein!- gridò con le sopracciglia aggrottate.
-Eccolo eccolo, lo hai fatto di nuovo!- disse tenendosi la pancia. Reinier chiuse gli occhi per un attimo sempre più furioso.
-Ti faccio passare io la voglia di ridere, eredir!- urlò facendo apparire decine di specchi, Tyson scattò verso sinistra schivando un piccolo raggio di luce, smise di ridere.
-Che magia strana- disse confuso.
-Magia degli specchi, riesco a riflettere qualsiasi cosa con i miei specchi, ihcceps- disse facendoli levitare attorno a lui, in seguito si crearono decine di copie dell'avversario e tutte partirono all'attacco contro il ragazzo che aveva già impugnato la sua falce, ma non fece neanche in tempo a muoversi che tutte le figure vennero colpite da un fascio di luce nera, Tyson sobbalzò poi sorrise.
-Questa magia...- sussurrò tra sé e sé, guardò poco più in là notando una figura lenta e barcollante che si avvicinava a loro.
-Se c'è una battaglia voglio farne parte- disse con tono apatico Noite cercando di spostarsi dietro alle orecchie quei due ciuffi biondi, che però ritornarono subito al loro posto originale.
-Cosa ci fai tu qui?- chiese Tyson con un mezzo sorriso. Noite lo ignorò completamente senza degnarlo di una risposta.
-Ho voglia di battermi con te, hai una magia che potrebbe farmi divertire- constatò il ragazzo dai capelli biondi rivolto a Reinier.
-Ah, a proposito, hai una sigaretta o una caramella?- chiese rivolgendosi a Tyson che scosse la testa in segno negativo.
-E tu?- domandò poi a Reinier che si stava innervosendo sempre di più.
-Sembra di no, accidenti è un bel guaio- disse mettendosi una mano dietro la testa e guardando verso l'alto, notò subito un albero li vicino, con un gesto della mano lanciò un piccolo raggio di luce oscura staccando un bastoncino secco, lo prese al volo e se lo mise tra le labbra sospirando di sollievo.
-Ora va meglio- disse.
-Bene amico vedo che qui puoi cavartela anche da solo- disse Tyson appoggiandosi alla sua spalla, Noite lo guardò di traverso.
-Non sono tuo amico- lo corresse.
-Non importa, quello che conta è che tu possa tenerlo occupato- ribatté voltandosi.
-Hey, dove vai, iav?- domandò Reinier contrariato, Tyson lo guardò ghignando.
-Avete parlato di un certo Holus se non mi sbaglio, vedo che in paese c'è un pò di confusione, vado a dargli una sistematina- disse diventando improvvisamente serio, si avviò verso il centro in tutta fretta, Reinier lo stava per inseguire quando venne intercettato da un raggio luminoso di Noite che lo sfiorò.
-Non puoi andartene, non abbiamo ancora combattuto- disse il ragazzo.
-Tu stai dalla sua parte quindi, idniuq?- gli domandò Reinier, Noite lo guardò impassibile spostando il bastoncino che aveva in bocca da destra verso sinistra.
-Io non sto dalla parte di nessuno, voglio solo divertirmi, quindi combattiamo Rino- rispose storpiando il suo nome.
-Il mio nome è Reinier, Reinier!- gridò innervosito partendo all'attacco verso l'avversario che aveva già accennato un sorriso di divertimento.

 
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Tyson guardava dritto avanti a se: i suoi occhi bicolore scorrevano sulle pareti degli edifici, alcune colonne di fumo si levarono al cielo poco più avanti, strinse i denti allarmato: doveva accelerare il passo o Holus avrebbe completamente raso al suolo il paese. Un boato seguito da uno schianto e poi dell'altro fumo grigio si unì all'atmosfera, voltò un angolo in tutta fretta e si bloccò quando un movimento d'aria potentissimo gli sferzò la cappa e lo costrinse ad arretrare, si parò gli occhi con gli avambracci per cercare di vedere davanti a sé, le persone scappavano nella direzione opposta gridando impauriti e pregando che quella furia si fermasse, alcuni caddero a terra a causa dei forti impatti, Tyson notò con la coda dell'occhio un padre impaurito, che teneva la propria figlia, di pochi anni, tra le braccia, correva disperato cercando di mettersi in salvo quando l'edificio accanto si sgretolò alla base e cominciò a pendere verso il centro della via, minacciando di schiacciarli. In una frazione di secondo Tyson ebbe un brivido lungo la schiena e le sue gambe scattarono da sole verso i due paesani. Il padre si voltò guardando in alto l'edificio che lo stava per schiacciare, impaurito e disperato al tempo stesso, quando una saetta all'improvviso gli passò davanti, poi la casa toccò terra sollevando una nube di polvere, Tyson impugnando la sua falce aveva tagliato a metà una porzione di edificio proteggendo i due paesani che ora erano in ginocchio increduli per quello che avevano visto.
-State bene?- chiese il ragazzo, poi guardò la piccola e sorrise.
-Grazie figliolo, grazie infinite!- esclamò l'uomo alzandosi nuovamente in piedi, Tyson si fece improvvisamente serio.
-Cosa sta succedendo qui?- gli chiese.
-Non lo so, è successo tutto così in fretta, prima ero tranquillo nella mia bottega e un attimo dopo stava crollando tutto, allora sono scappato fuori e ho visto quel tizio...- si bloccò come se fosse impaurito a voler continuare, fece un profondo respiro.
-Non so come fa, ma lui muove un braccio e gli edifici attorno a lui crollano, non so che magia usi, perché non si vede niente uscire dalle sue mani, semplicemente le muove e tutto va in frantumi, è spaventoso- disse, la bambina però sembrava non essere d'accordo con il padre.
-Io però ho visto qualcosa, è come quando fa tanto caldo che vedi la strada bagnata- disse, Tyson sollevò un sopracciglio non capendo.
-Cosa vuoi dire piccola?- le chiese abbassandosi a guardarla negli occhi.
-Papà dice che non ha visto niente, però io ho guardato bene, e prima che le case cadano diventano tutte storte- rispose muovendo le braccia a casaccio. Tyson aggrottò le sopracciglia sempre più confuso.
-Va bene, andate adesso, state attenti e grazie- si raccomandò accarezzando la bambina sulla testa con un sorriso, poi tornò a voltarsi e a dirigersi verso il luogo in cui sentiva più confusione, intanto ripensava alle parole di quella bambina. Girò un angolo giusto in tempo per incrociare lo sguardo di colui che stava creando tutto quel finimondo, a pochi centimetri da lui, il nemico sollevò un dito e Tyson venne spazzato via da una forza invisibile che lo spedì a terra poco più lontano, si risollevò subito tenendosi il petto: era sicuro di aver sentito qualcosa appoggiarsi a lui e spingerlo via con forza, ma non aveva visto niente. Guardò l'avversario da sotto le sopracciglia con aria scontrosa: era un ragazzo giovane, di poco più basso di lui i suoi capelli erano di media lunghezza talmente chiari da sembrare bianchi, due ciuffi gli coprivano le orecchie e l'espressione dei suoi occhi purpurei era seria, vestiva completamente in bianco, a partire dalla camicia, i pantaloni attillati, gli stivali e il cappotto lungo, l'unica cosa colorata era l'orecchino rosso pendente a forma di cubo che portava all'orecchio destro. 
-Tu devi essere Holus- disse Tyson, il ragazzo lo guardò di traverso.
-Chi lo vuole sapere?- chiese, il mago si alzò avvicinandosi a lui.
-Tyson Knightbuster di Phoenix's Ashes- rispose incrociando le braccia al petto, Holus lo guardò alzando un sopracciglio.
-Tu non dovresti essere qui- ribatté, lui sorrise appena.
-I piani sono cambiati leggermente, hai ricevuto un contrordine- disse.
-E sarebbe?- domandò sollevando appena la testa con fare di sfida.
-Farti sconfiggere dal sottoscritto e lasciare in pace questo paese- affermò afferrando la sua falce bendata.
-No, non credo che ubbidirò- ribatté portando una mano in avanti, subito dopo una forza invisibile lo spinse violentemente contro una parete, ma lui si rialzò nuovamente pulendosi con il dorso della mano il labbro sanguinante, sorrise divertito.
-Yu kai, let's make some noise!- gridò partendo all'attacco.







ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzuoli! Io vi assicuro che queste sono state due settimane di fuoco! Tra una roba e l'altra ho fatto una fatica a disegnare e scrivere il capitolo, ma grazie a dio sono ancora in tempo! Allora vi è piaciuto il capitolo? Cominciano a volare botte mi sa! Sappiatemi dire cosa ne pensate!! 
Ma prima di andare via vi voglio presentare il nuovo disegno di un personaggio: Ecco a voi Priscilla!!
(https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Priscilla-863938389?ga_submit_new=10%3A1607859044)
Ci sentiamo tra due settimane nel weekend del 26/27 quindi vi auguro buon natale!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 18
*** DICIASSETTESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: AD UN PASSO DALLA MORTE ***


DICIASSETTESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: AD UN PASSO DALLA MORTE






I compagni si erano divisi tra loro e ognuno di essi stava affrontando un avversario diverso, gli unici rimasti nel salone principale erano Agatha e Jonathan: la prima era rimasta in piedi accanto alla parete distrutta, il secondo era invece in ginocchio a testa bassa ripensando alle parole della governante.
-Come?- balbettò attirando la sua attenzione.
-Come hai potuto uccidere mio padre?!- gridò strozzato dalla tristezza, mentre calde lacrime cominciavano a rigargli il viso.
-Oh, non sono stata io, è stato Holus, solo lui ai tempi ne era in grado, io gli ho solo ordinato di farlo- rispose Agatha ghignando. Jonathan strinse i pugni e i denti, sbatté la testa sul pavimento di legno percosso da tremiti, poi alzò lo sguardo furibondo verso di lei, che rise ancora di più.
-Cosa sono quegli occhi? Non dirmi che stai pensando seriamente di farmela pagare- disse allargando le braccia con fare di sfida.
-Ti odio, ti odio con tutto me stesso! Mi hai ingannato per anni facendomi credere di essere una brava persona, mi hai abbindolato con bugie e menzogne, quando in realtà facevi tutto questo per il tuo tornaconto!- gridò piangendo sempre di più.
-Già, e sai una cosa... Non me ne frega niente di quello che provi in questo momento, sei solo uno stupido ragazzino che si divertiva a giocare al samurai con suo padre, non ti ha mai insegnato realmente a combattere per questo sei così debole, potrei schiacciarti con un dito se volessi- ribatté avvicinandosi a lui, Jonathan si asciugò le lacrime con il dorso della mano, ora che aveva metabolizzato la notizia, la tristezza aveva lasciato spazio a tanta rabbia, rabbia che per tutta la sua vita aveva scaricato su se stesso, per non essere stato in grado di proteggere le persone del suo paese, per questo si era allenato ogni giorno dalla morte di suo padre, fino a capire che era tutto inutile. Rimase in silenzio contemplando le assi di legno del pavimento.
-Sai perfettamente che io non farei del male ad una mosca, ma tu...- cominciò alzandosi in piedi, gli occhi oscurati da una leggera ombra e un tono di voce quasi minaccioso.
-... Tu sei peggio di qualsiasi cosa abbia mai avuto modo di incontrare, ora io non riesco a considerarti un essere umano, nemmeno un semplice animale... per me, in questo momento, sei come spazzatura- disse sprezzante avvicinandosi sempre di più, Agatha si infiammò a quelle parole.
-Come ti permetti bastardo!- andò nella sua direzione a passo svelto, nel frattempo una seggiola cominciò a levitare e subito dopo venne scagliata colpendo il ragazzo in pieno viso, essa si disintegrò a causa della forza utilizzata. Jonathan arretrò di qualche metro e sollevò lo sguardo incredulo.
-Questo potere...- disse con gli occhi spalancati, Agatha rise a squarciagola.
-Cosa credevi? Che me ne sarei rimasta in disparte mentre tutti i miei allievi imparavano ad utilizzare la magia?- chiese con tono ovvio.
-È la stessa di...- venne interrotto lui.
-Hai indovinato, è telecinesi, proprio come quella del demone dai capelli celesti- affermò ghignando.
-Ma com'è possibile?- chiese più a se stesso che a lei, ma la governante rispose comunque, cominciando a passeggiare attorno a lui.
-Quando quella disgraziata ha lasciato l'orfanotrofio, io sono andata in quello scantinato dove lei era rimasta reclusa e ho trovato un libro interessante, capii che aveva imparato la telecinesi proprio da quel libro, non la credevo una cosa possibile, così ho cominciato ad insegnare agli altri bambini come si utilizzava la magia usando altri volumi come quello, è incredibile come le loro menti assorbano così tante informazioni in così poco tempo. Un anno dopo erano pronti per scendere in campo, fecero fuori tuo padre e il mio piano cominciò a dare i suoi frutti. Ti sei mai chiesto perché i miei ragazzi uccidessero solo i paesani che avevano dei figli?- chiese cominciando a sogghignare, il ragazzo la guardò e una terribile sensazione si fece largo in lui.
-Dalla tua espressione sembra che tu abbia realizzato solo adesso: semplicemente i bambini senza genitori venivano portati da me, all'orfanotrofio e io potevo utilizzarli come soldatini da ammaestrare, per renderli dei maghi potenti, che a loro volta avrebbero ucciso ancora e ancora... E così, sarebbe nato un circolo vizioso che mi sarebbe valso un grande e potente esercito di maghi- fece un breve pausa.
-Inizialmente l'idea era quella di estorcere denaro agli abitanti di altri paesi, ma poi Theos Velona ci ha presi sotto la sua ala e abbiamo continuato a muoverci nell'ombra, fino al giorno in cui scoprii, tramite un articolo sul giornale, di quel gruppo di ragazzi che stava girovagando per la nazione, abbattendo le sedi dei Vasileias, vidi la sua foto, quei capelli erano inconfondibili, così iniziai ad architettare il mio piano, il destino mi ha fatto proprio un bel regalo, permettendo al demone dai capelli celesti e al Tramonto Fantasma di incontrarsi, altrimenti io non avrei saputo come altro fare- fece una breve pausa.
-E ora che ci penso, tutto questo non sarebbe successo se lei non avesse lasciato lì, in quello scantinato, il suo libro, la dovrei ringraziare, in qualche modo è lei la causa di tutto questo, della sua futura morte, di quella dei suoi compagni, degli abitanti e anche di quella di tuo padre- concluse ridendo sguaiatamente, Jonathan si lasciò andare in ginocchio, come svuotato di qualsiasi forza ed emozione, gli occhi persi nel nulla, vacui. Agatha gli si avvicinò e gli diede un calcio che lo fece sdraiare completamente a terra, rannicchiato di lato, posò il suo piede sulla sua testa e gliela schiacciò contro il pavimento, cominciò a ridere.
-Cosa speravi di fare venendo qui? Volevi cercare di fermarci?- gli chiese deridendolo.
-Come? Con quali poteri? Con quale stratagemma? Venire qui è stato un enorme sbaglio, hai deciso di fare la stessa fine di tuo padre a quanto pare, ma almeno lui ha lottato per la sua vita, devo ammettere che è stato divertente, tu invece... Sembra che non te ne importi niente...- si fermò cercando altre parole con cui ferirlo.
-... Anzi, sai che ti dico, che fai bene a non interessarti della tua esistenza, visto che è sempre stata inutile e miserabile, chi la vorrebbe una vita così? Se io fossi stata in te me la sarei tolta anni fa... meglio morire che vivere da deboli noh?- disse cominciando a prenderlo a calci, Jonathan si parò la testa con la braccia, ma non provò neanche a reagire.
-Per questo ti voglio fare un regalo, visto che tu non sei capace di farlo, io ti toglierò la vita- esclamò cominciando a sollevare qualsiasi oggetto nella stanza per lanciarglielo contro, e mentre lui veniva colpito dagli attacchi di Agatha che gli provocarono ferite profonde, si portò una mano al petto, dal lato sinistro: non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato a soffrire così tanto, quella situazione lo stava logorando da dentro, tutti i sensi di colpa dovuti alle persone che non era riuscito a salvare, gli stavano gravando sul cuore, ma anche il fatto di essere stato ingannato a quel modo gli faceva male come non mai. Tutto quello che voleva era smettere di soffrire, voleva solamente tornare a stare bene, quello era il suo unico desiderio in quel momento, per questo aveva cominciato a pensare che forse Agatha aveva ragione: in fin dei conti morire, non sarebbe stato poi così male.

 
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Milah scrutava con sguardo attento Forge davanti a lei, la sua katana era infilata ancora nel fodero rosso uguale al colore dell'elsa.
-Prendere d'ostaggio Alex è stata una mossa meschina- disse lei armeggiando con i guanti.
-Nulla vieta di farlo, è solo la vostra morale che vi impedisce di fare certe azioni, per questo io non ne ho una- rispose serio guardandola con i suoi occhi arancioni.
-La morale è ciò che ci distingue dagli animali, quando un uomo ne è privo, non è così diverso da una bestia selvaggia- ribatté lei togliendosi i guanti per poi lasciarli cadere a terra.
-Sei brava solo con le parole o anche con i fatti?- gli chiese posando una mano sull'elsa della katana.
-Fatti sotto che te lo dimostro- lo sfidò lei mettendosi in posizione d'attacco, lo studiò bene con i suoi occhi bicromatici, prima che lui scattasse in avanti con la spada dritta davanti a se, lei come se niente fosse sollevò una parete di ghiaccio per proteggersi, l'arma si conficcò appena nella superficie gelida, poi Forge sorrise e cominciò a spingere, la lama cominciò a diventare incandescente e in poco sciolse lo scudo di Milah, che si ritrovò la punta della katana a pochi centimetri dal suo collo, sbarrò gli occhi incredula, ma prima che la colpisse lei si piegò all'indietro schivando il colpo per un soffio, spostò lo sguardo sul suo obbiettivo e mentre posava le mani a terra per usarle come leva, i suoi piedi si ricoprirono di uno spesso strato di ghiaccio acuminato, li sollevò ritrovandosi per un frangente di secondo appoggiata sulle braccia e tentò di colpire con la punta del piede il suo avversario che però balzò indietro evitando l'attacco. Milah si ritrovò accovacciata su quattro arti, poi ritornò in posizione eretta.
-Che razza di magia è quella?- chiese, stupita del fatto che una semplice spada avesse sciolto il suo ghiaccio di drago. Forge fece un mezzo sorriso.
-Calore a induzione, trasmetto il calore delle cose che tocco aumentandone la temperatura a mio piacimento- rispose chinandosi per prendere un sassolino da terra, lentamente questo cominciò a virare al rosso intenso fino a che non si sciolse sul suo palmo diventando lava, con un cenno della mano si scrollò quel semi liquido di dosso, esso sfrigolò quando entrò in contatto con il terreno, emettendo un leggero fumo grigio.
-Direi che è uno scontro interessante il nostro- affermò lui chinando leggermente la testa di lato.
-Forse dal tuo punto di vista, a me sembra solo una spina nel fianco- ribatté lei seria.
-Questo è perché tu sei in svantaggio- disse sorridendo Forge, in un batter d'occhio lei se lo ritrovò davanti con la katana caricata all'indietro, grazie a dio i suoi riflessi erano ottimi e riuscì ad indietreggiare in tempo, ma l'avversario non mollò continuando a menare fendenti, lei non smise mai di schivare, nel mentre si accorse che i suoi colpi erano tutti precisi e diretti verso i punti vitali, non aveva neanche un'ombra di esitazione nei movimenti, voleva veramente ucciderla. Un altro fendente andò a vuoto quando Milah schivò a sinistra ed entrò nella sua guardia.
-Ice Dragon's Freezing Claw!- le sue mani si ricoprirono di ghiaccio che si allungò assumendo la forma di artigli, con un movimento veloce lo ferì al petto lasciando tre solchi profondi e sanguinanti, Forge indietreggiò dolorante stringendo i denti, ma Milah non gli lasciò un attimo di tempo e inspirò a pieni polmoni.
-Ice Dragon's Roar!- espirò e dei pezzi di ghiaccio frastagliati investirono il nemico provocandogli diversi tagli su tutto il corpo, l'avversario si ritrovò in ginocchio.
-Ice Dragon's Freezing Point!- Milah portando una mano in avanti fece partire dal suo palmo, un raggio di ghiaccio che colpì in pieno Forge, una nube di polvere si sollevò, lei era stata troppo veloce senza dare a lui il tempo di contrattaccare. Milah seria partì all'attacco nuovamente, lo aveva sentito grazie ai suoi sensi di drago, che era ancora vivo, ma Forge si era già rialzato.
-Non ne hai abbastanza, hai la pellaccia dura!- esclamò Milah scattando nella sua direzione, Forge impugnò a due mani la sua spada incandescente.
-Non mi faccio battere facilmente- ribatté provando un affondo verso di lei che però si parò nuovamente con un muro di ghiaccio, esso evaporò leggermente emettendo una nuvoletta di vapore acqueo quando l'arma si appoggiò sulla superficie, ma questa volta la lama trapassò subito lo spesso strato gelido della Dragon Slayer, lei non poté fare niente e venne colpita al fianco sinistro, la katana la trapassò da parte a parte, emise un grido di dolore lancinante, non tanto per la ferita quanto per il calore che essa emanava, la stava letteralmente bruciando dall'interno, Forge con un ghigno estrasse l'arma bianca e proseguì nuovamente con un fendente che le lasciò un enorme solco in diagonale lungo tutto il petto. Cominciò a sanguinare copiosamente e cadde a terra, a pancia bassa, tossendo sangue. Forge le posò un piede sulla ferita al fianco e cominciò a ruotarlo prima a destra e poi a sinistra. Milah venne pervasa come da una scossa e non riuscì a trattenere un urlo straziante, il nemico rise di gusto sollevando la katana e appoggiando la punta sul suo collo per dargli il colpo di grazia.
-Ciao ciao piccola fenice- sibilò ridendo, la sollevò appena per poi abbassarla nuovamente di colpo, Milah strinse i denti: non riusciva a muoversi a causa di quel piede che appoggiava sulla ferita, ma anche se ci avesse provato, il dolore era veramente insopportabile, la lama ormai era a pochi millimetri, quando lei aggrottò le sopracciglia e un'idea le balenò nella mente.
-Muori!- esclamò Forge, la katana però invece di colpire Milah, toccò direttamente a terra, il ragazzo si sbilanciò e quasi cadde al suolo, guardò in basso con espressione interrogativa, vedendo la lama spostata di poco dal collo della Dragon Slayer che si stava rialzando lentamente e con fatica: aveva il corpo coperto da un piccolo strato di ghiaccio, grazie a quello il piede di Forge era scivolato facendogli perdere l'equilibrio e mancando il suo obbiettivo. Milah si era completamente rialzata e aveva chiuso le sue ferite con del ghiaccio, quantomeno il freddo le stava alleviando il dolore dovuto alla scottatura.
-Mossa astuta te lo concedo- affermò il nemico voltandosi verso di lei che si stava togliendo il cappotto.
-È arrivato il momento di fare sul serio- disse lei lasciando la mantella a terra.
-Ice Dragon's Zero Blade- dal suo palmo cominciò ad apparire prima l'elsa, poi la guardia e infine la lama di una spada di ghiaccio.
-Interessante- cantilenò Forge.
-Ora combattiamo ad armi pari- ribatté lei ritornando in posizione d'attacco.

 
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-Sangue chiama sangue- Casper si portò la mano con il guanto vicino all'occhio bendato e la sua carnagione si fece sempre più chiara, Plusmag invece con i suoi arti robotici era già partito all'attacco. Cremisis cominciò ad investirlo di aghi che però rimbalzarono sulla sua corazza impenetrabile.
-Non mi fai niente- disse colpendolo duramente con una spallata e spedendolo contro una roccia che si frantumò. Casper si rialzò massaggiandosi la testa.
-Ti sembra questo il modo di trattare chi è più anziano di te? Rispetto giovanotto- lo rimproverò alzandosi, si guardò poi i vestiti.
-Ah guarda quanta polvere, guarda come sono conciato- disse cercando qualcosa nel suo zaino, ne estrasse una specie di raccogli briciole elettrico e cominciò a passarselo lungo tutto il corpo, finché esso non gli scappò di mano e si diresse a gran velocità contro Plusmag.
-Hey, non ti hanno mai insegnato a non rubare le cose degli altri?- chiese il ragazzo.
-Smettila di giocare e comincia a fare sul serio- ribatté il nemico rispedendo l'oggetto contro Casper che lo schivò all'ultimo, ma questo andando a sbattere contro il tronco di un albero si ruppe in mille pezzi, il Devil Slayer lo guardò con espressione interrogativa.
-Come hai fatto?- chiese.
-Magnetismo mio caro, è un potere quasi universale, praticamente qualsiasi cosa possiede una carica elettromagnetica e grazie alla mia magia io sono in grado di controllare quegli oggetti- spiegò, Casper aggrottò le sopracciglia: era un avversario scomodo.
-Bloody Claws!- esclamò Casper e dalla punta delle sue dita spuntarono degli aghi, scattò verso Plusmag e tentò di colpirlo nelle parti non robotiche, ma lui parò con il suo arto meccanico tutti i suoi movimenti.
-Sai, potrai anche essere parzialmente indistruttibile, ma il tuo punto debole sta proprio nel fatto che si vedono subito le parti che non hai modificato- gli disse schivando un suo pugno per poi conficcare un ago nella sua spalla, la ferita cominciò a sanguinare e l'avversario indietreggiò, usò il braccio robotico per estrarre la punta e frantumarla.
-Se lo hai scoperto allora perché non continui ad attaccarmi- ribatté il ragazzo portando una mano in avanti, essa si staccò all'altezza del polso e si diresse verso Casper che lo intercettò con un ago a mezz'aria, anche questo lo colpì con un piccolo clangore, ma non servì a niente. Cremisis schivò saltando, poi si voltò notando l'arto tornare alla carica e ruotò per deviarlo nuovamente, la mano robotica però continuava ad insistere e imperterrita lo colpì sotto il mento, il Devil Slayer cadde a terra ma si risollevò subito dopo.
-Giant Needle!- davanti a lui apparve un gigantesco ago che spedì contro Plusmag, esso sorrise quando gli arrivò a qualche metro per poi fermarsi completamente. Casper sbarrò gli occhi incredulo.
-Che succede? Perché non riesco più a controllare il mio ago?- chiese cercando inutilmente di muoverlo.
-Te l'ho detto, ogni cosa ha una carica elettrica, il sangue che tu usi nei suoi aghi è ricco di ferro, quale elemento migliore per un magnete vivente come me?- rise Plusmag, il dardo si voltò verso il suo legittimo proprietario sotto il suo sguardo sbigottito, poi partì in avanti, Casper non ebbe neanche il tempo di muoversi che l'ago lo colpì in pieno bucandogli lo stomaco, si resse in piedi per miracolo afferrando l'ago con due mani e spingerlo fuori, una striscia di sangue gli colò lungo il labbro, si impose di non guardare in basso per non svenire in mezzo al combattimento, ma la sua ferita gli doleva in modo anormale.
-Non devo guardare il mio sangue, non posso perdere conoscenza adesso- si disse fissando in avanti, anche se la voglia di controllare lo stato del suo stomaco era tanta.
-Veramente? Sei un Demon Slayer del sangue che sviene alla vista del suo?- gli chiese deridendolo.
-Perché non lo guardi o hai paura di essere ucciso?- disse, ma Casper sorrise di rimando.
-La morte non mi spaventa, ho vissuto abbastanza a lungo da capire che non è il male peggiore, però...- lo guardò inclinando la testa.
-... Se svenissi, i miei vestiti si impolvererebbero e questo non lo posso permettere- continuò ghignando, Plusmag sbuffò.
-Pff, non fare tanto il figo che con quella ferita sei ad un passo dalla morte- ribatté, Casper strinse gli occhi e i denti per il dolore: aveva ragione, ma non lo avrebbe mai lasciato vincere, mai e poi mai.

 
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Luther schivò un altro dardo scagliato da Nicolash, sbuffò e si tirò su gli occhiali con il dito medio.
-Prevedibile- disse incrociando le braccia al petto, Nicolash sbuffò innervosito.
-Mi hai veramente rotto le scatole- affermò lui stringendo i pugni.
-Sono io che mi sono stancato, questo combattimento è a senso unico, e io sto cominciando ad annoiarmi- ribatté il nemico, con una velocità incredibile scattò in avanti verso Nicolash e gli assestò un pugno deciso alla bocca dello stomaco, Neviski lo guardò con la coda dell'occhio rimanendo sbalordito, era stato talmente veloce che aveva faticato a vederlo, per un attimo gli mancò l'aria nei polmoni, intanto Luther lo sorpassò e con un colpo secco gli diede una gomitata alla base del collo, in seguito ruotò colpendolo con una ginocchiata al centro della schiena, talmente veloce che venne spedito contro un masso rompendolo in mille pezzi. Nicolash si stava innervosendo sempre di più, le aveva provate tutte, ma qualsiasi mossa lui facesse, Luther riusciva sempre a prevederla e a schivarla, nonostante questo, non lo aveva mai attaccato con una qualche tipologia di magia. Luther rise di gusto.
-Non ti attacco con la magia perché la mia non è adatta all'attacco semplicemente- disse, Nicolash si rialzò e lo guardò aggrottando le sopracciglia: aveva risposto ai suoi dubbi senza che aprisse bocca?
-Quanto sei stupido, la mia magia consiste nel prevedere le tue mosse, grazie al fatto che prima di agire pensi, in pratica sono in grado di leggere la tua mente- disse battendosi l'indice sulla tempia.
-Ma questo non cambia niente nel nostro combattimento, tanto qualsiasi cosa tu faccia io riuscirò a prevederla- disse ghignando, Nicolash sorrise di rimando.
-Allora mi basterà solo essere più veloce di te- ribatté inspirando.
-Shall we dance?!- gridò scattando verso di lui.
-Lama dell'anima!- una lama spuntò dalla punta delle sue dita della mano destra.
-Spadone dell'anima- creò una grossa spada ma in quella sinistra, Luther chiuse gli occhi e sbuffò deluso, senza neanche guardare schivò tutti i suoi attacchi piegandosi e ruotando, poi gli diede un potente calcio al fianco che lo rispedì a terra. Nicolash si rialzò tossendo.
-Non ho ancora finito- esclamò.
-Sei testardo- ammise Luther sistemandosi gli occhiali.
-Lo puoi dire forte- ribatté ripartendo all'attacco, ma questa volta, portò davanti a se il bastone.
-Dardo di Farron!- gridò, un piccolo proiettile magico partì in direzione dell'avversario che però non si mosse, il colpo si schiantò al suolo poco davanti al nemico sollevando una nube di polvere, Nicolash si immerse in essa, Luther si guardò attorno per niente impressionato.
-Sei prevedibile piccoletto, non riuscirai a colpirmi- disse schivando la lama di una spada semplicemente piegando la testa, poi prese il polso di Nicolash e ruotando lo ribaltò in avanti, scaraventandolo con la schiena a terra.
-Hai finito?- chiese il nemico guardandolo dall'alto, Nicolash rise.
-Neanche per sogno- rispose alzandosi con un colpo di reni, il suo sorriso non scomparve anzi si fece sempre più ampio, quasi inquietante, quando Luther venne colpito da qualcosa dritto sulla testa e gli occhiali gli caddero a terra, strinse i denti e si massaggiò la nuca, poi spostò lo sguardo verso il basso notando un bastone di legno con una sfera di quarzo in punta, puntò poi gli occhi verso Neviski che se la stava ridendo di gusto.
-Non sei poi così intoccabile quattr'occhi- lo prese in giro, Luther si infuriò.
-Non sono riuscito a prevedere la tua mossa come hai fatto?- gli chiese pretendendo delle spiegazioni.
-Hai detto che sai leggere la mente per prevedere gli attacchi, il fatto è che io ho lanciato in aria il bastone, ma non avevo la più pallida idea di dove sarebbe caduto, ma la fortuna mi ha assistito- rispose provando ad attaccarlo nuovamente senza successo.
-Non accadrà più stanne certo- ribatté il nemico colpendolo con il palmo sotto il mento. Nicolash indietreggiò pulendosi il labbro sanguinante e sorrise.
-Era da molto che non mi divertivo in una danza- disse partendo di nuovo all'attacco.

 
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Alex si tenne il naso e la bocca tappate con le mani, l'odore intenso di alcol era veramente insopportabile.
-Hic... ti vuoi fare un goccetto anche tu bambola?- chiese Etan dirigendosi verso di lei barcollando e bevendo un altro sorso dalla sua bottiglia. Più si avvicinava, più l'odore pestilenziale si faceva forte.
-Mi sembra proprio che non ti piaccia questo odore vero... hic- disse ridendo.
-Mi sta venendo il vomito- sussurrò tra se e se Alex, i suoi capelli virarono al grigio e lanciò una folata di vento contro Etan, tutto il miasma venne spazzato via e lei poté finalmente respirare. Dopo pochi secondi però l'odore di alcol ritornò più intenso di prima.
-Hic... hai provato a spazzare via questo odore? Non hai notato che non c'è alcuno sfiato in questa stanza? Non puoi fare niente con la tua magia- disse Etan, dal suo corpo cominciò ad uscire dello strano fumo verde che si andò a contrapporre al vento di Alex, ma esso riuscì a superarlo e ad investire la ragazza in pieno, lei senza volere ne inspirò una piccola quantità, immediatamente le venne un capogiro e la testa cominciò a dolergli in modo anormale, se la tenne stretta come se fosse li li per cadere.
-Cosa diavolo è?- chiese reggendosi ad una parete.
-Hai perso l'equilibrio vedo... hic... è la mia bellissima magia- disse storpiando alcune parole per via della sbronza.
-Grazie a tutto l'alcol che metto in corpo posso produrre dei fumi che hanno il suo stesso effetto e variarne l'intensità... hic- rispose singhiozzando.
-Cosa mi stai facendo?- disse lei faticando a reggersi in piedi.
-Te l'ho detto, i fumi dell'alcol possono essere peggiori dell'alcol stesso, grazie a questi, tra poco perderai ogni capacità di ragionamento, di parlare e anche di muoverti fino ad arrivare al coma etilico e quindi alla morte- spiegò, Alexis sbarrò gli occhi, si guardò attorno vedendo solo figure sdoppiate o addirittura distorte, poteva usare il potere dell'aria ma la stanza era chiusa e prima o poi i fumi dell'alcol avrebbero raggiunto il punto di saturazione massimo, le pareti in più erano di uno spesso strato di mattoni difficile da buttare giù in quella situazione.
-Maledizione non mi resta che farlo fuori in questo stato... non ho altra scelta- disse mettendosi in piedi e cercando di rimanere in equilibrio, i suoi capelli virarono al grigio e un leggero venticello cominciò a soffiare attorno a lei alleggerendo gli effetti della magia di Etan.
-Vieni qui tesoro ti faccio vedere come si fa a combattere da ubriachi- le disse lui correndo, seppur con difficoltà, verso di lei, la ragazza creò una palla compressa di aria davanti a se e la spedì con forza contro di lui che però schivò con dei movimenti alquanto bizzarri, come se si trascinasse dietro tutto il corpo, gli arrivò ad un centimetro di distanza e la colpì con le nocche dritto sulla trachea, lei smise di respirare all'improvviso, ma nonostante questo utilizzò il braccio destro per creare un piccolo turbine e lo scaraventò contro la parete di mattoni, poi si accasciò a terra cercando di trovare un pò di aria, dopo qualche secondo di apnea finalmente riuscì a tornare a respirare, tossì un paio di volte per poi rimettersi in piedi con qualche difficoltà.
-Fatti avanti- lo intimò facendogli un cenno con le dita, Etan sorrise prima di bere un sorso di sakè dalla sua borraccia.







ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzi!! Come avete passato il Natale? Vi siete strafogati di cibo più o meno come me o riuscite ancora a camminare sulle vostre gambe?
A parte gli scherzi, io tra una roba e l'altra sono riuscita a pubblicare oggi, questo perché ho passato le ultime due settimane prima di Natale che non avevo un minuto di respiro, ma soprattutto tempo per scrivere, infatti questo capitolo l'ho finito esattamente 15 minuti fa. Beh anche se scritto di fretta come vi è sembrato? Non vi preoccupate che nel prossimo capitolo inserirò anche i combattimenti degli altri membri!!
Comunque vi presento Nicolash Neviski
(https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Nicolash-Neviski-865264309?ga_submit_new=10%3A1609082589) scusa Ophion ma il medaglione al collo non sapevo come farlo e quindi ho pensato di fare finta che fosse sotto la giacca (infatti si intravede la catenina) spero vada bene lo stesso. Sorry. Ci sentiamo tra due settimane nel weekend del 9/10. Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 19
*** DICIOTTESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: NEMICI PERICOLOSI ***



DICIOTTESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: NEMICI PERICOLOSI






Noite stava utilizzando la sua luce oscura contro Reinier, che però grazie ai suoi specchi continuava a riflettergli contro i suoi stessi attacchi.
-Tu stai con loro? Non era stato predetto che ci fosse una persona in più, uip- disse il nemico.
-Non sto con loro, io sono qui per divertirmi- rispose Noite apatico, Reinier lo guardò stranito.
-Come sarebbe a dire divertirti? Non stiamo giocando, odnacoig- ribatté il mago degli specchi.
-Lo so, è proprio questa la parte divertente- sorrise appena scagliandogli addosso un raggio di luce.
-Non sono proprio sicuro che sia stata una buona idea batterti con me, i nostri poteri sono opposti, ciò significa che tu sei in netto svantaggio, oiggatnavs- disse il nemico ridendo e rispedendo indietro l'attacco grazie ai suoi specchi.
-È quello che voglio- rispose Noite apatico intercettando il colpo con un nuovo fascio di luce oscura, essi esplosero a mezz'aria lasciando nell'aria particelle luminose. Reinier scoppiò a ridere ancora di più.
-Devi essere fuori di testa, atset- disse.
-Ah, sei troppo stupido non capiresti Roger- ribatté il God Slayer infilandosi le mani in tasca, Reinier si innervosì: odiava come rispondeva apaticamente alle sue provocazioni, ma soprattutto odiava come storpiava il suo nome.
-Ti ho già detto e ripetuto che il mio nome è Reinier, Reinier!- esclamò facendo apparire diversi specchi davanti a lui, essi si deformarono per poi trasformarsi in copie del proprio padrone.
-Vediamo come te la cavi ora, aro- sibilò lui e tutti i sosia partirono all'attacco. Noite li guardò avvicinarsi, portò le mani in avanti e dai palmi sparò diversi raggi di luce oscura diretti verso quelle illusioni, alcune scomparvero non appena furono sfiorate, altre invece riuscirono a non farsi colpire e cominciarono a muoversi attorno a Noite cercando di confonderlo, fingendo di attaccarlo per poi arretrare, il ragazzo li scrutò uno ad uno finché non venne colpito in pieno da uno di essi, quello reale, con un pugno in pieno viso, barcollò ma rimase in piedi e Reinier continuò ad attaccarlo da qualsiasi direzione, quando Noite decise di contrattaccare, con la coda dell'occhio lo vide avvicinarsi alla sua sinistra e lo schivò per poi colpirlo con un raggio luminoso alla schiena, Reinier si ritrovò con la faccia spiaccicata al suolo e un dolore tremendo alla spina dorsale.
-Vedi di darti da fare e fammi divertire, se volevo combattere contro uno che non si impegnava andavo ad allenarmi con un sacco da boxe- ordinò Noite spingendolo in là con un calcio, Reinier si alzò tenendosi la parte dolorante.
-Bastardo, odratsab- sibilò rimettendosi in piedi.
-Adesso vedrai, iardev- disse, apparirono decine e decine di specchi in tutta l'area, Noite sorrise appena.
-Così mi piace- disse, dal suo palmo sparò un grosso raggio di luce, che partì a gran velocità verso Reinier, creando un movimento d'aria che gli fece svolazzare quei due ciuffi che gli cadevano davanti agli occhi, uno specchio intercettò il colpo riflettendolo contro un altro, e quest'ultimo fece la stessa cosa. In pochi secondi Noite si ritrovò circondato di specchi che continuavano a riflettere il suo stesso attacco, il raggio di luce non si fermò neanche per un istante aumentando progressivamente la sua velocità e la sua intensità.
-Prendi questo... Refletc burst! Tsrub- gridò, la luce oscura di Noite rimbalzò sui vari specchi colpendolo in tutto il corpo e provocandogli ferite e bruciature gravi ovunque, poco dopo l'ultimo raggio gli trapassò una spalla da parte a parte, barcollò per qualche secondo tenendosi la ferita dolorante, ma senza nessuna espressione particolare in viso, apatico come sempre. I suoi vestiti erano stati quasi del tutto ridotti a brandelli, il trench nero che portava, appoggiato sulle spalle, era stato ridotto ad un colabrodo e i guanti che aveva infilati alle mani, erano stati come frantumati rivelando le braccia completamente coperte di bende, anche queste avevano subito l'attacco e in parte erano rovinate facendo intravedere, a pezzi, la pelle di Noite segnata da tremende cicatrici che si facevano sempre più gravi vicino alle mani, queste invece sembravano essere color del metallo, quasi come il braccio robotico di Nicolash.
-Chi diavolo sei una mummia per caso, osac?- chiese Reinier guardandolo con un sopracciglio alzato. Noite lo fissò con i suoi occhi glaciali e sbuffò, poi si guardò gli arti.
-Invece di fare domande inutili perché non riprendiamo da dove eravamo rimasti Roberto- disse serio cambiando argomento. Una vena pulsante fece capolino sulla fronte di Reinier.
-Ora ti sistemo io, oi- affermò ripartendo all'attacco.

 
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Demetra era stata rinchiusa in quella stanza senza né porte né finestre, teneva incoccata la freccia nel suo arco scrutando con attenzione attorno a sé, Clelia appariva e scompariva in continuazione, il problema era che non capiva da che parte sarebbe rispuntata, a differenza degli altri nemici, lei non emetteva alcun suono, nessun movimento strano o traiettoria prevedibile, il suo potere era veramente scomodo per una come Demetra. Una luce rosata apparì dietro di lei e in una frazione di secondo Clelia partì alla velocità di un missile e la colpì con la nuca sulla schiena, la ragazza gemette di dolore e venne scaraventata contro la parete di mattoni, si rialzò in fretta e furia ma il nemico era già scomparso.
-Dannazione- imprecò, stava andando avanti così ormai da un pò, non era riuscita a colpirla neanche una volta, cosa poteva fare? Cominciò a pensare senza smettere di osservarsi attorno. Di nuovo una luce rosata apparì alla sua destra, lei velocemente schivò gettandosi in avanti, ma subito dopo un portale si aprì sopra la sua testa e Clelia la colpì nuovamente alla schiena.
-Thè thè, che delusione sembravi una tosta, mi aspettavo di più thè thè- disse l'avversaria ridendo e parandosi davanti alla ragazza, immediatamente lei la fissò dal basso seria, prima che ruotasse su se stessa per farle una spazzata a terra, Clelia però non cadde perché un portale si aprì sotto di lei e la risucchiò in pochi secondi, Demetra strinse i denti e si rialzò ritornando a guardarsi attorno. Un nuovo portale si aprì ma questa volta sotto di lei, che ci finì dentro, nonostante questo continuò a cadere dato che Clelia aveva creato due portali comunicanti posti uno sopra l'altro, in questo modo Demetra appariva in uno e spariva nuovamente da dove era entrata, la forza di gravità ebbe la meglio e la sua velocità di caduta aumentò a dismisura, finché il portale inferiore non sparì e lei si schiantò al suolo con un tonfo sordo, si creò uno spostamento d'aria e si sollevò una nube di polvere, il pavimento era stato disintegrato, ma non vi era alcun piano inferiore. Demetra si rialzò coperta di graffi sanguinanti, non appena si rimise in piedi sentì un dolore lancinante poco sopra il fianco sinistro, si tenne quella parte con espressione sofferente.
-Merda- disse tastandosi la gabbia toracica e scoprendo quattro costole rotte, grazie a dio la sua armatura aveva attutito in parte lo schianto, altrimenti non sa se sarebbe riuscita a sopravvivere. Strinse i denti e gli occhi.
-Sei ancora viva? Thè thè, forse mi sbagliavo, nessuno riesce a sopravvivere ad uno schianto del genere, ma il tuo corpo non reggerà ancora per molto- constatò Clelia credendo per un attimo di averla fatta fuori.
-Forse puoi spezzare il mio corpo...- si rialzò espirando e guardandola da sotto le sopracciglia.
-... Ma non riuscirai a spezzare il mio spirito- continuò con tono risoluto battendosi un pugno sul cuore nonostante il dolore. Clelia rise a squarciagola.
-Thè thè! Ma quale spirito e spirito, non venire a farmi la morale, qualunque essere umano al mondo prima di morire prova paura, e pur di salvarsi la pelle implora pietà, abbi il coraggio di dirmi che il tuo spirito non si spezzerà neanche davanti alla morte... oh no, ti assicuro che lo farai, thè thè- disse la maga dei portali.
-Mi hanno sempre insegnato ad essere risoluta davanti alle situazioni difficili, perciò non mi piegherò mai, il mio è l'animo di un guerriero, perché se non fosse così...- portò una mano in avanti tenendo ben salda la sua arma.
-... Non sarei più degna di impugnare questo arco- disse seria scoccando una freccia, Clelia venne presa di sorpresa e schivò l'attacco per un soffio, questa però le lasciò un piccolo taglio sulla guancia, il dardo si conficcò nella parete opposta, lei si passò il pollice sulla ferita per pulirsi da quella goccia di sangue che stava per cadere, poi alzò lo sguardo notando Demetra a pochi centimetri da lei, con un pugno caricato all'indietro, Clelia sbarrò gli occhi e poi venne colpita in pieno sulla guancia da un gancio destro, in seguito, Demetra allargò il braccio colpendola con il piccolo scudo posto sullo stesso arto. La ragazza dei portali roteò su se stessa prima di cadere a terra, sputò del sangue sul pavimento e poi si rialzò.
-Non ti credevo in grado di combattere a mani nude- disse Clelia quasi intimidita, ma sta volta non rise.
-Lo faccio solo in caso di necessità- ribatté lei tenendosi le costole rotte e facendo una smorfia di dolore, poi ghignò.
-E io avevo necessità di prenderti a pugni- continuò afferrando nuovamente il suo prezioso arco.

 
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Alèk caricò un pugno all'indietro e lo portò in avanti cercando di colpire Lykan in pieno petto, il nemico però aveva utilizzato il Take Over e si era trasformato in un ibrido mezzo uomo, mezzo lupo, con le sue zampe fermò l'arto del ragazzo e sorrise.
-Questo ti sembra un pugno?- sorrise prima di caricare indietro la mano sinistra e colpirlo con un dritto in pieno viso, Alèk venne spedito lontano e strisciò al suolo per diversi metri finché non concluse la sua corsa contro un paio di alberi che caddero a picco per terra. 
-Questo è un pugno!- precisò il nemico cominciando ad ululare, il ragazzo si risollevò, la sua maglia a maniche corte era stata completamente ridotta a brandelli, si guardò e strappò quel poco che restava di essa rimanendo a petto nudo.
-Su chi devi fare colpo piccola fenice?- chiese ironicamente Lykan, Alèk rise prima di portarsi una mano tra i capelli.
-Potrei farti la stessa domanda, anche se con tutti quei peli che hai, più che senza maglietta sembra che tu abbia addosso un cappotto- lo prese in giro.
-Ma quanto sei spiritoso- affermò con sarcasmo l'avversario abbassandosi su quattro zampe per poi partire all'attacco, Alèk posò le mani a terra e tutto il terreno davanti a lui diventò liquido, poi lo sollevò e lo compresse facendolo diventare una sfera più dura del ferro. Andò in contro al nemico correndo anch'esso, poi lanciò la sfera in alto, le diede un potente calcio e la spedì contro Lykan, questo la agguantò con una zampa conficcando gli artigli all'interno di essa, ruotò e grazie alla sua potenza e alla forza centrifuga gliela rispedì indietro, Alèk sbarrò gli occhi e portando i palmi in avanti la parò, anche se a causa della sua velocità arretrò di parecchi metri lasciando due solchi profondi sul terreno, il ragazzo sorrise e lanciò in aria la sfera per poi riprenderla più e più volte.
-Cos'è, vuoi per caso sfidarmi ad una gara di forza?- gli chiese, Lykan ululò al cielo.
-Perché no piccola fenice? Non credo che tu possa competere contro di me- accettò il mago del Take Over, Alèk sorrise, con un braccio usò la sfera per scagliargliela contro nuovamente, i suoi muscoli parevano esplodere, l'oggetto partì ad una velocità impressionante, Lykan rise prima di bloccare l'attacco anche se con fatica.
-Non puoi competere con la forza di un lupo!- esclamò ritirandogliela indietro, Alèk la bloccò.
-Questo lo dici tu!- gridò lanciandogliela un'altra volta, continuarono così per qualche minuto, Alèk la fermò nuovamente e si asciugò la fronte imperlata di sudore, il suo respiro era affannoso, così come quello di Lykan.
-Credo che da questo punto di vista siamo pari- constatò il fratello dei Black.
-Oh no, neanche per sogno!- ribatté il nemico testardo, Alèk gliela lanciò per l'ultima volta, ma l'avversario la rispedì indietro al mittente, il ragazzo portò le mani in avanti e decise di farla tornare allo stato liquido, ma prima che ci riuscisse essa si disintegrò in mille pezzi e dietro a questa apparì la figura di Lykan, in men che non si dica lo atterrò conficcandogli gli artigli nel petto e mordendolo alla base del collo, Alèk gridò di dolore mentre il sangue cominciava a riempire la bocca del nemico. Il ragazzo strinse i denti e con il braccio libero afferrò il muso allungato di Lykan e lo strinse con una potenza tale che lui dovette mollare per forza la presa a causa del dolore. Il nemico si risollevò ma senza togliere gli artigli dal suo petto. Alèk lo guardò, Priscilla aveva combattuto contro di lui mentre erano nella base sotterranea, ma la sua forza e la sua velocità erano impressionanti, non poteva credere che lei avesse affrontato un avversario tanto potente, tutta da sola.
-Cos'è quell'espressione da ebete?- gli chiese Lykan risvegliandolo dai suoi pensieri, istintivamente lui voltò la testa alla sua sinistra vedendo in lontananza la ragazza in questione, l'avversario seguì il suo sguardo e ululò.
-Oh, il demone dai capelli celesti... Devo ammettere che è diventata un bel bocconcino- disse, Alèk lo fulminò con lo sguardo, ma Lykan rise.
-Ah, non preoccuparti, fin da quando era piccola è sempre stata presa di mira, sai la picchiavamo in continuazione, per questo ci prenderemo cura di lei quando tutti voi sarete morti, anche se non avrà vita tanto lunga- disse, Alèk rimase in silenzio, gli occhi erano oscurati da una leggera ombra, poi cominciò a tremare di rabbia.
-Se ti azzardi anche solo a torcerle un capello...- sollevò lo sguardo e le use iridi cambiarono diventando rosso rubino, le sopracciglia erano aggrottate e le vene sulla sua fronte sembravano volessero esplodere da un momento all'altro. 
-... sarai tu a non avere vita lunga- disse sollevandosi appena da terra, il nemico sbarrò gli occhi quasi intimidito, poi i suoi artigli affondarono di più nel suo petto, ma lui sembrava non provare più nessun dolore, grazie alla scarica di adrenalina. Alèk lo colpì con un pugno potentissimo sul muso, e il nemico venne scaraventato lontano, Black si rialzò su due piedi ritto e fiero, nonostante la ferita al petto e al collo che gocciolavano sangue. Lykan fece lo stesso ed uscì dalla nube di polvere.
-Trasformazione: modello licantropo- gridò, la sua figura si fece più grossa, più muscolosa, la coda si allungò, così come gli artigli e le zanne, il pelo da grigio diventò nero e i suoi occhi divennero rossi come il fuoco, ululò al cielo facendosi sentire ovunque nei dintorni. Alèk non si mosse di un millimetro continuando a fissarlo minaccioso: potevano toccare tutto, ma non i suoi compagni, non Priscilla.

 
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Priscilla sentì un ululato levarsi al cielo e istintivamente si voltò alla sua destra, in lontananza vide Alèk impegnato con Lykan: quel tipo era veramente forte, le ritornò in mente quando aveva avuto a che fare con lui, anche solo per poco tempo, l'aveva messa veramente in difficoltà, ma era sicura che non fosse forte e in gamba quanto Alèk, sorrise impercettibilmente, aveva fiducia in ognuno dei suoi compagni, in cuor suo sapeva che ognuno di loro ne sarebbe uscito vincitore. 
-Che sorriso raccapricciante, non sei bella per niente!- commentò Rose spostandosi dietro l'orecchio un boccolo biondo, Priscilla strinse un pugno e una vena le cominciò a pulsare freneticamente in fronte.
-Che diavolo vuoi? Fatti gli affari tuoi, oca!- le gridò di rimando la ragazza, il nemico sbarrò gli occhi incredulo.
-Oltraggioso, che orrendo modo di parlare che hai, è così scurrile, non è bello per una fanciulla colloquiare in codesto modo- cantilenò volteggiando su se stessa, Priscilla ebbe un improvviso tic nervoso all'occhio, ma inspirò profondamente per mantenere la calma, poi sollevò lo sguardo decisa: non doveva distrarsi, quella tipa non aveva ancora mostrato la sua magia e non sembrava intenzionata a farlo, l'unico modo era attaccarla e metterla in difficoltà, doveva rimanere concentrata, si trovava da sola, nessuno la poteva proteggere in quel momento. Fece apparire immediatamente venti biglie di ferro e cominciò a scagliargliele contro una dietro l'altra, Rose cominciò a ridere e le schivò tutte volteggiando e piroettando qua e la, finché all'ultima non portò una mano in avanti ed essa si fermò a mezz'aria, sotto lo sguardo stupito di Priscilla.
-Ritorna al tuo padrone mia cara- sussurrò e la piccola sfera come d'incanto venne rispedita al mittente alla velocità di un proiettile, la maga della telecinesi non fece neanche in tempo a muoversi che la biglia la sfiorò appena sibilandole a due centimetri dall'orecchio, concluse la sua corsa nel tronco di un albero dietro di lei, si voltò di scatto sbigottita, la sfera aveva lasciato un buco preciso nella corteccia e data la sua velocità esso stava emettendo un leggero fumo grigio. Priscilla cominciò a sudare freddo e strinse i denti: era veramente nei guai.
-Che attacco mediocre, spero non sia tutto qui- si lamentò Rose inclinando la testa e mettendo una sorta di broncio, Priscilla sorrise nervosamente.
-Quello non era neanche il riscaldamento- ribatté.
-Che la luna si alzi in cielo- sussurrò, un masso di medie dimensioni che aveva alle sue spalle si staccò da terra e venne scagliato contro il nemico.
-Trow!- gridò indicando il bersaglio, la roccia però non si mosse, Priscilla rimase stranita e riprovò, ma niente da fare, intanto Rose se la rideva sotto i baffi e continuava a tenere un braccio alzato verso di lei.
-Sei proprio una ragazza sfortunata- le disse con finto tono dispiaciuto, la roccia le venne rispedita indietro e la colpì in pieno allo stomaco, data la forza sbatté con la schiena e la testa contro un albero alle sue spalle e cadde a terra. Si tenne la parte dolorante e cominciò a tossire ripetutamente.
-Cosa diavolo succede? Perché non riesco a controllare la mia magia- disse sentendo che qualcosa in lei era cambiato. Rose rise ancora di più mentre la ragazza si rialzava da terra dolorante.
-Povera sciocca!- esclamò il nemico.
-Cosa mi hai fatto maledetta?- le chiese furiosa.
-Te l'ho detto, sei una ragazza sfortunata, la mia magia sembra stata creata proprio per opporsi alla tua- disse ridendo, la ragazza dai capelli di celesti alzò un sopracciglio e socchiuse gli occhi stranita: cosa intendeva? Scosse la testa e immediatamente sradicò un albero dal terreno, lo usò come un giavellotto e glielo scagliò contro, ma anch'esso si fermò a mezz'aria a pochi centimetri di distanza e venne rispedito indietro al mittente. Priscilla rotolò in avanti per schivare quando il tronco improvvisamente si bloccò e cambiò direzione colpendola alla schiena. Un rivolo di sangue scese dal suo labbro, mentre sollevava l'oggetto per potersi rialzare, provò a riutilizzarlo ma non fece in tempo, i suoi movimenti si bloccarono di colpo e il tronco sbatté a terra con uno schianto rumoroso, le sue braccia si fecero molli e le abbandonò accanto ai suoi fianchi, gli occhi erano fermi a fissare il vuoto davanti a lei, la sua espressione era neutra, sembrava essere diventata una specie di manichino, Rose cominciò a ridere sempre di più poi le si avvicinò saltellando, una volta che le fu vicino, le prese il mento tra il pollice e l'indice e si avvicinò pericolosamente al suo viso sorridendo appena.
-In questo momento sono io che tengo le redini della battaglia, letteralmente- le sussurrò all'orecchio con tono sadico, sghignazzò.
-Come ben sai la tua magia richiede una grande concentrazione mentale, il controllo degli oggetti tramite telecinesi funziona grazie alla forza del pensiero che trasforma l'etere in forza cinetica, ma questo tu già lo sai giusto?- chiese guardandola.
-Oh che sciocca, non puoi rispondermi, che bello... Comunque sia, il mio potere è emettere plasma, il plasma è il quarto stato della materia, che come tu ben sai è più comunemente raffigurato come un fulmine, in pratica io emetto queste piccole scosse elettriche che sono in grado di interferire con le sinapsi del tuo cervello, in questo modo sono in grado di farti fare ciò che voglio, davvero bello!- disse, la guardò dritta negli occhi.
-Capisci cosa vuol dire?- le arrivò ad un soffio dal naso, mentre Priscilla rimaneva immobile senza poter fare niente.
-Che sei sotto il mio completo controllo- concluse allargando la bocca in un inquietante sorriso.

 
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Bulk cominciò a ridere sguaiatamente, come farebbe un pazzo omicida.
-Non vedo l'ora, non vedo l'ora!- continuava a ripetere le stesse parole, le accompagnava sempre con un sorriso che si faceva più largo ogni volta e mentre i suoi occhi si allargavano, le sue pupille si restringevano. Velvet lo guardò con un espressione tra lo stranito e lo schifato.
-Ma che problemi hai?- gli chiese.
-Non vedo l'ora, non vedo l'ora!- gridò nuovamente ridendo sempre di più, guardò Velvet passandosi la lunga lingua sulle labbra.
-Non vedo l'ora di torturarti per bene!- esclamò con tono sempre più acuto. Velvet sbarrò gli occhi, ma poi sorrise.
-Voglio proprio vedere se ci riesci, fatti sotto scimmione- lo intimò, Bulk rise ancora prima di far spuntare dal pavimento due colonne di legno massiccio, la ragazza portò avanti le mani e intercettò l'attacco con un grosso fulmine che però si disperse al contatto, essi continuarono la loro avanzata colpendola in pieno e spedendola contro la parete di mattoni, cadde a pancia bassa sul pavimento, ma si rialzò subito dopo con un sorriso stampato in faccia.
-Legno eh?- chiese più a se stessa che al nemico.
-Che rottura di palle- commentò ghignando, Bulk smise di ridere.
-Perché non gridi di dolore?- chiese con tono arrabbiato avvicinandosi a lei.
-Perché se vuoi sentirmi ti devi impegnare di più- rispose Velvet.
-Elettro Speed!- la sua velocità aumentò a dismisura e in un battito di ciglia fu accanto al suo avversario con una mano appoggiata sul suo fianco.
-Elettro Shock!- il corpo di Bulk fu invaso da scariche elettriche che emettevano un fragore assordante, ma lui rimase immobile, guardò Velvet dall'alto in basso e con una mano tentò di prenderla al collo, lei fu più veloce e si spostò allontanandosi.
-L'elettricità non funziona con me, lo sai che il legno non è un buon conduttore, soprattutto se è il legno della Hevea Brasiliensis, l'albero da cui estraggono il liquido per creare la gomma- disse lui ridendo.
-Mi piace vedere le ragazze che cercano di difendersi da me, perché so che non hanno possibilità, ma dare loro speranza per poi togliergliela da sotto il naso è eccitante! Loro ci hanno sempre provato, fino a che non arrivavano ad implorare pietà ad un passo dalla morte- disse guardando la ragazza con sguardo sadico.
-Quando succede ti senti come un dio potente e allora quelle grida di dolore che arrivano dopo averle martoriate, diventano come musica per le mie orecchie... Perciò perché non ti lasci torturare!- gridò il mago del legno come farebbe un bambino capriccioso.
-Non credo che sia sulla lista delle cose da fare oggi- ribatté lei ridendo e prendendolo in giro, Bulk si arrabbiò, e in un attimo fece spuntare due colonne di legno ai lati della ragazza, la schiacciò con un colpo secco, ma non emise alcun suono o grido di dolore eppure tossì sangue per qualche secondo, prima che Bulk aumentasse la pressione sulla due colonne schiacciandola ancora di più, non riusciva più a respirare, il legno gli stava premendo contro il diaframma impedendogli di muoversi.
-Ho detto che devi urlare!- gridò, Velvet rise e con la poca aria rimasta nei polmoni parlò.
-Qui l'unico che urla sei tu, bestione- gli disse, il nemico si infuriò ancora di più e le diede un altro colpo con una nuova colonna di legno, spedendola lontano, finalmente riuscì a respirare una volta libera dalla sua morsa. Velvet si asciugò il labbro sanguinante e lo guardò fisso negli occhi: l'elettricità non funzionava su di lui, ma questo di sicuro non l'avrebbe fermata. Bulk creò decine di cubi di legno e le spedì contro di lei che con una mano tentò il contrattacco.
-Lightning Ray!- un grosso fulmine uscì dal suo palmo e si abbatté sul primo cubo disintegrandosi, questo proseguì senza nessun danno e colpì la ragazza allo stomaco, in seguito anche gli altri la tempestarono urtandola in ogni parte del corpo, dopo pochi minuti la ragazza si ritrovò stesa a terra coperte di lividi, graffi e ferite ovunque,  ma si rialzò nuovamente con un sorriso sulle labbra. L'avversario fece apparire nella sua mano una frusta fatta di legno e cominciò a sferzarla in aria.
-Grida! Grida maledizione grida!- urlò Bulk colpendola ripetutamente con diverse frustate, Velvet provò ad intercettare l'attacco più e più volte ma ad ogni tentativo esso veniva respinto o disintegrato. La ragazza si ritrovò a barcollare cercando di rimanere in piedi, quasi priva di forze, nonostante tutto, il suo sorriso non era mai scomparso e non aveva mai emesso un gemito di dolore, solo per non dare a quello scimmione la soddisfazione di sentirla urlare.
-Mi stai dando sui nervi, non solo non gridi, ma non provi nemmeno a proteggerti, non c'è gusto in questo modo!- esclamò Bulk furioso. Velvet all'ennesimo colpo di frusta la prese al volo e se la avvolse attorno al polso strappandogliela dalle mani, poi alzò il dito indice nella sua direzione.
-Uno: non sto gridando proprio perché tu mi stai ordinando di farlo, non c'è dubbio che io obbedisca agli ordini di un uomo come te- disse, alzò anche il medio.
-Due: non mi sono mai protetta, non ho fatto altro che contrattaccare, ma questo non l'ho fatto per darti fastidio...- sollevò lo sguardo.
-... Se speravi di aver trovato la ragazza che scappa e che implora per salvarsi la vita, beh mi dispiace dirtelo ma hai cagato fuori. Non sono come le altre, a me piace descrivermi in gergo tecnico come una donna con le palle quadrate...- si avvicinò a lui di qualche passo mantenendo il contatto visivo.
-... Proteggermi con incantesimi di difesa non fa parte del mio stile- concluse con un sorriso prima che le sue braccia bendate si illuminassero di un color oro intenso.

 
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Holus se ne stava in piedi in mezzo alla via principale, le braccia incrociate al petto e lo sguardo cremisi annoiato sul suo avversario di fronte a lui, non un graffio intaccava i suoi abiti perfettamente bianchi. Una leggera brezza fece svolazzare i capelli di Knightbuster e il cappotto candido di Holus, Tyson lo fissò immobile con i suoi occhi bicromatici studiandolo dalla testa ai piedi, la falce bendata era stata lasciata stranamente al suolo poco più lontano, poi emise un gemito strozzato prima di cadere a peso morto a terra, completamente coperto di sangue.






ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!! Come state? È arrivato il nuovo capitolo!! Qui vi ho presentato le battaglie degli altri componenti della gilda! Quale tra tutti vi è piaciuto di più? Sappiate dirmelo con una recensione!! E siccome è uscito il nuovo capitolo vi presento il disegno di un nuovo personaggio... ecco a voi Demetra Ashdown!
(https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Demetra-Ashdown-866579703?ga_submit_new=10%3A1610207116 ) che ne pensate? Ci sentiamo tra due settimane nel weekend del 23/24 Gennaio!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 20
*** DICIANNOVESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 1 ***


DICIANNOVESIMO CAPITOLO: 
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 1






Forge sferzò la lama in aria, Milah la schivò indietreggiando poi scattò nuovamente in avanti con la sua spada di ghiaccio, le due armi bianche si incrociarono emettendo un forte clangore e alcune scintille esplosero al contatto tra esse, lentamente la spada di Forge cominciò a diventare rossa incandescente e cominciò ad emettere un leggero fumo bianco.
-Per quante volte tu ci possa provare è inutile, la mia spada scioglie il tuo ghiaccio, non lo hai ancora capito?- chiese Forge ed entrambi si allontanarono con uno spintone, Milah si tenne per un attimo la ferita al fianco e al pettò, aveva il respiro affannato e alcune gocce di sudore le imperlavano la fronte: aveva capito benissimo, ma stava cercando di guadagnare tempo per pensare a come sconfiggerlo. Vide Forge ripartire all'attacco e lei fece lo stesso, le lame si scontrarono più e più volte, Milah tentò un fendente verso l'alto, ma il nemico lo schivò ruotando tu se stesso e tentò in seguito di colpirla al fianco, i riflessi della ragazza furono veloci e riuscì a parare l'attacco posizionando l'arma alle sue spalle, lo respinse per l'ennesima volta riportando la spada di fronte a se con la punta rivolta verso di lui, tentò un affondo allungando il braccio, Forge la intercettò e con un movimento rotatorio le sfilò la lama dalle mani gettandola lontano, Milah sbarrò gli occhi quando il nemico ripartì all'attacco cercando di infliggerle una nuova ferita, rapida schivò i fendenti e non appena trovò un buco nella sua guardia rotolò a terra e lo sorpassò riuscendo ad impossessarsi nuovamente della sua spada. Lei avvertì una presenza alle sue spalle, si voltò giusto in tempo per pararsi con il piatto della lama da un altro suo fendente, Forge spinse con tutte le sue forze la sua arma contro quella della Dragon Slayer che per fare più pressione stava usando entrambe la mani, lei era inginocchiata a terra quindi se non fosse riuscita a liberarsi da quella situazione l'avrebbe molto probabilmente colpita, infatti dopo pochi secondi la spada incandescente di Forge sciolse quella di Milah e lei venne colpita alla spalla, un urlo di dolore si levò al cielo per l'ennesima volta. La ragazza strinse i denti cercando di trattenersi, mentre Forge rideva di gusto girando e rigirando la lama incandescente nella ferita. Poco dopo estrasse la spada e la rinfoderò, poi si chinò prendendo la ragazza per il collo per poi sollevarla da terra, Milah non riuscì più a respirare, cercò di liberarsi dalla sua presa più e più volte senza successo, poi cominciò ad avere improvvisamente freddo, sbarrò gli occhi incredula: lei era una Dragon Slayer del ghiaccio, non provava mai freddo.
-Cosa mi stai facendo?- gli chiese con quel poco di aria che le rimaneva.
-Ti ho già spiegato che posso aumentare il calore interno di tutto ciò che tocco, anche degli esseri umani, in questo momento il tuo corpo è ad una temperatura di quarantadue gradi, e posso aumentare, ma questo vorrà dire che arriverai ad uno stato confusionale, comincerai a non vedere più niente, i tuoi vasi sanguigni si dilateranno talmente tanto da non far funzionare più i tuoi organi interni e in meno di cinque secondi moriresti di ipertermia- spiegò, infatti subito dopo, l'unico colore che lei vide fu il nero e nient'altro, strinse i denti, le sue labbra virarono al blu così come la sua pelle.
-Incredibile, sono a quarantotto gradi e sei ancora viva- si complimentò Forge ridendo, Milah lo guardò con occhi ormai ciechi, respirò a fatica accennando un sorriso, dal suo corpo fuoriuscirono decine di stalattiti di ghiaccio che trapassarono Forge da parte a parte, il nemico sputò sangue in quantità e indietreggiò lasciando la ragazza che cadde a terra, in poco si riprese grazie al suo potere.
-Hai scordato un piccolo particolare- sibilò e scattò veloce verso di lui, gli afferrò il viso con la mano, lo sbatté a terra e si avvicinò.
-... io sono per metà drago- sussurrò.
-Ice Dragon's Supreme Ice Blizzard!- la sua mano emise un bagliore azzurro e il corpo di Forge fu ricoperto completamente di stalagmiti di ghiaccio. Si accasciò a terra esausta, si tappò la ferita alla spalla con del ghiaccio e cominciò a guardarsi attorno: doveva andare dai suoi compagni, qualcuno avrebbe avuto bisogno di aiuto, lanciò per l'ultima volta un occhiata al corpo esanime di Forge.
-Ora prova a scaldare questo, sbruffone- disse allontanandosi.

 
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Le braccia bendate di Velvet cominciarono ad emettere una intensa luce dorata, Bulk la guardò inclinando la testa incuriosito.
-Cos'hai li sotto?- chiese guardandola, la ragazza non gli rispose, spostò lo sguardo sui suoi arti anteriori e strinse i denti.
-No, merda, non adesso!- si guardò attorno: la stanza era grande tutto sommato, ma se avesse lasciato che i suoi veri poteri si attivassero, tutto l'orfanotrofio sarebbe caduto a pezzi, e il paese sarebbe stato raso al suolo, certo avrebbe sconfitto quello scimmione in meno di dieci secondi, ma non poteva rischiare di mettere in pericolo anche i suoi compagni, soprattutto se alcuni di questi si trovavano dentro l'edificio come lei. Non aveva altra scelta, doveva fermarsi. Si toccò le braccia.
-Magic Seal: Abiura!- dalle sue mani scaturì altra luce e dai suoi palmi fuoriuscì un sigillo magico di forma esagonale che si posizionò sui suoi arti, sotto le bende. Immediatamente la luce si spense e Velvet tirò un sospiro di sollievo. 
-Per un pelo- sussurrò tra sé e sé, alzò poi lo sguardo verso Bulk.
-Possiamo continuare bestione- disse e il suo solito sorriso fece capolino sulle sue labbra.
-Mi hai incuriosito, voglio sapere cos'era quella luce- esclamò il nemico andandole in contro, dietro di lui apparì un grosso cilindro di legno estremamente appuntito.
-Nulla che ti interessi- ribatté la ragazza mentre i suoi piedi e le sue mani venivano avvolte da una luce dorata, aumentando la sua forza e la sua velocità.
-Allora ti farò parlare a forza di torturarti- gridò Bulk portando una mano in avanti. Il cilindro di legno scattò al suo comando andando ad inseguire la ragazza che però si dimostrò di gran lunga più rapida, schivò più e più volte finché non decise di fermarsi e affrontare l'attacco a viso aperto. Caricò le braccia all'indietro e tre cerchi magici apparvero di fronte a lei.
-Roaring Thunder!- dai suoi palmi uniti fuoriuscì un fulmine che attraversando i cerchi magici divenne via via sempre più grande e potente, fino a che, in una frazione di secondo, non si scontrò con l'attacco nemico. A differenza delle altre volte, però, il legno accusò il colpo ed esplose in una pioggia di schegge grosse, appuntite e infuocate, queste si conficcarono nel corpo della ragazza in più parti, ma questa volta non riuscì a non trattenere un grido di dolore. Bulk rise sguaiatamente e sadicamente per aver ottenuto finalmente quello che voleva.
-Finalmente! Sei stata stupida, hai aumentato la potenza del tuo fulmine. Hai mai visto cosa succede agli alberi che nel mezzo di una tempesta vengono colpiti da essi? Proprio quello che è appena successo, esplodono in una miriade di schegge infiammate... e purtroppo chi si trova vicino a loro viene colpito in pieno- disse Bulk ridendo. La ragazza lo guardò da sotto le sopracciglia fulminandolo, poi sorrise di rimando, si raddrizzò togliendosi alcune delle schegge più grosse dal corpo e le gettò al suolo, alcune di esse erano ancora in fiamme.
-Non credere che sia finita qui, anzi...- si piegò sulle gambe.
-... Mi hai dato un idea che mi farà concludere lo scontro- continuò, i suoi piedi si illuminarono e lei velocemente ripartì all'attacco. Bulk cominciò a guardarsi attorno cercando di capire da che parte avrebbe colpito. Velvet corse attorno a lui per poi cambiare repentinamente direzione e spiccare un balzo in aria, il nemico se ne accorse e immediatamente creò una spessa parete di legno con degli aghi rivolti all'esterno. Rockbell non si fermò e atterrò violentemente proprio su quello scudo appoggiandovi sopra la mano, questa venne trapassata da parte a parte da uno di quegli aghi provocandogli un forte dolore, ma strinse i denti. Alcune scosse elettriche cominciarono ad avvolgere l'avversario. Era vero il legno non conduceva l'elettricità e nemmeno la trasmetteva, ma di una cosa era certa: un fulmine che colpiva un albero, lo faceva esplodere e alcuni pezzi diventavano incandescenti a causa della temperatura elevata, ed era proprio questo fenomeno che diede a Velvet il colpo di genio.
-Elettro Maxim!- quelle piccole scosse elettriche si fecero più potenti, il pavimento sotto i piedi di Bulk cominciò a scricchiolare finché non resse più il peso dell'attacco e cedette, proprio nel momento in cui il suo scudo prese fuoco insieme al suo corpo. Velvet gridò per scaricare l'adrenalina e aumentare sempre di più la potenza del colpo. Precipitarono per qualche metro per poi sbattere al piano inferiore, una nube di polvere si sollevò impedendo la vista. Velvet si rialzò dolorante, ma con il suo solito sorriso stampato in faccia.
-Brucia dannata testa di legno- sibilò mentre il corpo immobile di Bulk veniva avvolto dalle fiamme.

 
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Casper si impose di non guardare in basso, sentiva dolore, sentiva che stava perdendo le forze a causa della sua ferita allo stomaco, ma non poteva svenire in mezzo alla battaglia, doveva raggiungere ancora il suo obbiettivo, doveva trovare quella persona ad ogni costo, si lanciò alla sua sinistra schivando un ammasso di rottami di ferro, che però ritornarono indietro ferendolo violentemente alla schiena.
-Come fai a stare ancora in piedi moccioso- disse Plusmag piacevolmente stupito.
-Te l'ho detto, non voglio sporcarmi i vestiti di polvere- affermò Casper, il nemico rise di gusto.
-Tanto sono già sporchi sangue- ribatté attirando a sé decine di oggetti di metallo che si unirono per creare due gigantesche mani di ferro, esse si diressero verso Cremisis tentando di schiacciarlo.
-Needle Whiz!- un ago apparì sotto i piedi del Demon Slayer sollevandolo in aria, schivò per un pelo la presa di quegli arti di metallo che però ritornarono subito all'attacco cercando di afferrarlo, ma Casper era sempre più veloce e sfuggiva ad ogni suo tentativo. Mentre sorvolava sopra di lui lo guardò stranito: perché non controllava il suo ago come aveva fatto prima? Che dovesse avere le mani libere per poterlo fare? Aveva bisogno di una conferma. Casper creò centinaia di aghi sopra la testa del nemico.
-Needle Rain- portò una mano contro l'avversario indicando la direzione che il suo attacco doveva prendere e un attimo dopo tutti gli aculei precipitarono in una letale pioggia appuntita, Plusmag preso alla sprovvista portò le gigantesche braccia robotiche sulla sua testa nel tentativo di pararsi, alcuni aculei lo colpirono in pieno altri solo di striscio, ma la maggior parte di essi si conficcò nelle sue mani metalliche concludendo la loro corsa. Casper sorrise d'istinto, aveva fatto centro: non poteva controllare i suoi aghi se le sue mani erano occupate. Plusmag disfò le sue braccia metalliche e si tolse tutti quegli aculei di dosso gettandoli a terra, un rivolo di sangue cominciò a scendere dalle ferite.
-Sei intelligente mocciosetto, ma non mi fregherai un'altra volta- lo rassicurò il nemico richiamando nuovamente a se gli oggetti metallici, ma questa volta si raggrupparono tutti in un braccio solo, con quello libero Plusmag agì sull'ago che teneva sospeso Casper in aria facendolo cadere.
-Maledizione!- imprecò Cremisis precipitando, guardò alla sua sinistra vedendo quella gigantesca mano di ferro andargli contro a tutta velocità, venne colpito in pieno e spedito contro un masso che si disintegrò.
-Sei un buon osservatore devo ammetterlo, ma non basta questo per sconfiggermi- disse Plusmag vedendolo rialzarsi dalle macerie.
-I miei vestiti, tutti sporchi di polvere... aaahhh che schifo!- si lamentò Casper stringendo gli occhi per rifiutarsi di guardare in basso.
-Sei proprio un tipo strano tu- affermò il cyborg tentando di afferrarlo con la sua enorme mano, il Demon Slayer schivò gettandosi di lato e contrattaccò.
-Giant Needle!- un grosso ago apparve e venne spedito contro l'avversario che però, lo bloccò a mezz'aria e glielo rispedì indietro, Casper ci riprovò più e più volte senza mai riuscire veramente a colpirlo.
-Te l'ho detto, non puoi fregarmi un'altra volta- disse Plusmag facendo ritornare l'ennesimo attacco al suo proprietario.
-Finiamola qui!- esclamò il nemico creando una gigantesca sfera di rottami sopra la sua testa, che però smise improvvisamente di muoversi sotto lo sguardo stupito del cyborg, Cremisis rise.
-Che c'è hai qualche problema a muoverti?- gli chiese sarcastico, Plusmag lo guardò stranito.
-Cosa hai fatto?- chiese pretendendo delle spiegazioni.
-Semplicemente, tu credevi che ad ogni attacco io lanciassi solo aghi a te visibili... sbagliato... posso decidere io la dimensione dei miei aghi, in questo caso te ne ho lanciati di microscopici, sono invisibili ad occhio nudo e sono stati indirizzati precisamente all'interno della tua armatura metallica andando ad intaccare e tagliare i circuiti che ti permettono di muoverti- spiegò Casper ormai indebolito, dietro di lui si formò un esercito di aculei che cominciarono a vorticare attorno al nemico.
-Non è possibile!- gridò Plusmag.
-Needle Blowout!- una raffica di aghi martoriò il corpo metallico del nemico che cadde a terra esanime.
-Caro mio, sono Casper Cremisis, con me tutto è possibile- disse per poi svenire al suolo: vedere il suo sangue gli aveva sempre fatto un brutto effetto.

 
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Nicolash rotolò a terra più e più volte fino a terminare la sua corsa contro un masso, a causa dell'impatto si levò una nuvola di polvere che si dissipò poco dopo.
-Quante volte te lo devo dire? Non puoi colpirmi, è naturale nell'essere umano pensare prima di agire- lo riprese Luther sistemandosi gli occhiali, Nicolash si rialzò coperto di ferite e di graffi sanguinanti, tossì un paio di volte prima di rimettersi in piedi.
-Lo dici solo perché non mi conosci- ribatté sorridendo.
-Non importa che tu sia precipitoso in una battaglia, pensi inconsciamente alla mossa che vorresti fare subito dopo, ed è li che rimani fregato- spiegò avanzando verso il suo avversario, tentò di colpirlo allo sterno, Nicolash schivò a destra all'ultimo senza accorgersi che un nuovo attacco era in arrivo dalla parte opposta, infatti venne colpito da un colpo di palmo in pieno viso, seguito da una gomitata dallo stesso lato e infine Luther lo rispedì lontano con un calcio ben assestato sul petto. Nicolash strisciò a terra per l'ennesima volta, quando si fermò sbatté un pugno al suolo usandolo come appoggio per rialzarsi.
-Va bene, mi sono stufato di prenderle senza poterle dare...- si rimise su due piedi sogghignando.
-Ora si balla a modo mio- sibilò alzando un braccio al cielo.
-Servitori dell'anima!- dal suo palmo apparì una sfera luminosa che poi si divise in due, queste si posizionarono ai suoi lati.
-Te l'ho già detto, non puoi...- non finì la frase che venne colpito da un raggio di energia che lo spedì al suolo, Nicolash rise, mentre Luther si rialzava da terra.
-Com'è possibile, non può essere- disse il nemico sconcertato.
-Te lo spiego io, questi sono i miei servitori dell'anima, ogni tanto spareranno un raggio di energia, ma io non ho idea di quando accadrà di nuovo, quindi non puoi predire qualcosa che nemmeno io so- disse ghignando, Luther digrignò i denti.
-Che razza di magia è questa?- chiese innervosito, Nicolash sventolò una mano in aria.
-Una magia di mia invenzione, per questo non funziona come le altre- un altro raggio partì in direzione dell'avversario, ma questa volta riuscì a schivarlo ricevendo solo una ferita di striscio ad un braccio.
-Cosa credi di fare? Non hai comunque nessuna speranza di battermi, finché io sarò nella tua testa- disse Luther testardo, Nicolash ci pensò su per qualche secondo, riflettendo sulle sue parole, poi sorrise sghembo, il nemico sbarrò gli occhi incredulo: sapeva cosa voleva fare, lo aveva visto, lo aveva sentito; scosse la testa sempre più intimidito.
-Non oserai!- esclamò contrariato.
-La tua reazione, mi fa pensare che io sia sulla strada giusta- affermò Nicolash avvicinandosi a lui.
-Freccia dell'anima- dal suo palmo partì un dardo magico, ma Luther questa volta non riuscì a schivarlo, venne colpito in pieno e spedito contro un masso.
-Freccia pesante dell'anima- un nuovo dardo partì ma sta volta più potente e più grosso, il nemico non riuscì a schivare neanche quell'attacco. Luther si ritrovò coperto di graffi e bruciature ovunque, venne colpito nuovamente da un raggio di energia dei "servitori dell'anima" di Nicolash, poi barcollò cercando di rimanere in piedi, i suoi occhiali erano ormai ridotti ad un ammasso confuso di metallo e vetro.
-Basta, smettila, non posso venire sconfitto in questo modo- sussurrò con difficoltà.
-La scelta è tua, o smetti di leggermi la mente o io continuo a pensare a quelle cose- ribatté lo stregone ridendo.
-Non ho mai incontrato qualcuno più perverso di te, come fai a pensare alle tue compagne, in quel modo, in quelle posizioni... con tutte quelle... cose...- balbettò quasi schifato: Nicolash prima di lanciare un qualsiasi attacco, aveva pensato alle cose più sporche che avrebbe voluto fare con le sue compagne di gilda, in questo modo aveva distratto Luther che non riusciva più a rimanere lucido e concentrato sulla battaglia.
-È tempo di concludere questa danza in bellezza!- esclamò Neviski, alzò il bastone magico al cielo.
-Globo d'assalto- da esso apparì una sfera gigantesca che scagliò in aria, da questa partirono decine e decine di frecce di energia che in un attimo trafissero Luther in tutto il corpo, il sangue cominciò a colare a fiotti impregnando la terra di un odore acre, il nemico cadde con un suono sordo al suolo senza vita.
-Un pò ti invidio, sai anche io vorrei morire proprio con quei pensieri nella mente- disse allontanandosi dal campo di battaglia con un sorriso pervertito sulle labbra.

 
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Alex barcollò per l'ennesima volta prima di cadere a terra e venire colpita da un potente calcio di Etan che la rispedì contro la parete di mattoni. Si rialzò asciugandosi la fronte dal sudore.
-Hic, sei testarda- ammise Etan ridendo, Alex non rispose, si limitò semplicemente a scrutarlo: ogni volta che partiva con un attacco differente, beveva prima dalla sua borraccia. La ragazza aggrottò le sopracciglia con fare sospettoso, poi, nonostante il giramento di testa, cominciò a muovere le braccia, l'aria attorno a lei si mosse ai suoi comandi riunendosi poco sopra i suoi palmi. Con un movimento impercettibile spinse i due ammassi d'aria in avanti verso il nemico e non appena gli furono abbastanza vicino, si espansero in un esplosione che lo fece arretrare. Alex si tappò le orecchie per il frastuono: gli effetti dell'alcol cominciavano a diventare sempre più intensi, questo significava che l'aria della stanza stava per raggiungere il punto di saturazione e a quel punto per lei non ci sarebbe stata via d'uscita. Etan aveva accusato il colpo, ma nonostante tutto continuò a fronteggiare la sua avversaria attaccandola fisicamente. La sorella dei Black strinse i denti, doveva avere una grande concentrazione per riuscire a schivare, soprattutto perché le immagini cominciavano a farsi sempre più distorte. Parò un colpo con l'avambraccio e toccando il petto dell'avversario lo rispedì dall'altra parte della stanza con un getto d'aria compressa. Guardò la figura del nemico risollevarsi piena di graffi. In quel momento Etan sollevò la sua borraccia per bere un altro sorso di Sakè. Alex assottigliò gli occhi: era il momento. Cominciò a muovere le dita affusolate e una decina di fruste invisibili cominciarono a colpire il nemico all'impazzata, tanto che una di queste riuscì a frantumare la borraccia di sakè.
-No, il mio sakè!- si lamentò Etan incurante dell'attacco che stava subendo. La ragazza sorrise compiaciuta: ora che non poteva più bere, non avrebbe più emesso quei fumi fastidiosi. Il nemico si infuriò in pochi secondi e dal suo corpo cominciò ad emettere del denso fumo verde che invase la stanza in pochi secondi.
-Com'è possibile, ti ho distrutto la borraccia!- gridò Alex che ebbe un improvviso giramento di testa tanto da farla cadere.
-Ho abbastanza alcol in corpo per farti cadere in coma etilico- rispose biascicando le parole e concludendo con un sorriso. Alex non riuscì più a dire una parola, ormai l'alcol le aveva completamente annebbiato il cervello, i muscoli sembravano come atrofizzati e il suo respiro si faceva sempre più lento. Uscirne in quel momento era impossibile: usare l'aria l'aveva aiutata per un pò, ma poi si era rivelata inefficace; utilizzare l'elemento terra era impossibile: a quanto pare erano ad un piano superiore e la sua magia non arrivava fino al suolo; mentre per quanto riguardava l'acqua, non ve n'era attorno a lei, non avrebbe saputo come fare. Era finita, non aveva possibilità di vittoria. Chiuse lentamente gli occhi abbandonandosi a quello che era il suo destino. Poi sentì uno scricchiolio, inizialmente pensava che fosse solo la sua immaginazione, ma poi si fece sempre più forte fino a sfociare in un boato tremendo. Sbarrò gli occhi tornando leggermente in se: il soffitto aveva ceduto.
-Brucia dannata testa di legno- la frase che sentì in seguito la fece sobbalzare. Lei conosceva quella voce, si voltò cercando di scorgere la figura nella nube di polvere che si era alzata e i suoi sospetti furono fondati.
-Velvet- sussurrò a fatica, la ragazza dai capelli rossi si voltò nella direzione della compagna.
-Alex che ci fai li a terra... oh mio dio cos'è questo odore nauseante?- chiese la ragazza tappandosi il naso. La sorella dei Black si rimise in piedi: ora che si era aperto un varco nel piano superiore, gli effetti dei fumi si stavano alleggerendo, le stavano tornando le forze. Sorrise.
-Non respirarli- disse alla compagna.
-Finirò questa lotta in due secondi- affermò.
-E come credi di fare? Hic- chiese Etan barcollando, Alex guardò alle spalle di Velvet, i suoi occhi virarono al rosso così come i suoi capelli, il fuoco che avvolgeva il corpo di Bulk si allungò verso l'alto per poi avvicinarsi alla maga degli elementi.
-Piccola lezione di chimica: che succede se avvicini una fiamma all'alcol?- chiese Alex con un sorriso. Etan indietreggiò impaurito.
-No, non puoi!- esclamò.
-Oh si, posso eccome- ribatté lei, sulla sua testa si formò una gigantesca palla di fuoco che scagliò contro il nemico, questa appena venne a contatto con il fumo creato da Etan esplose, la parte superiore dell'edificio saltò completamente in aria, così come il corpo del nemico venne avvolto dal fuoco e sbalzato via. Velvet e Alex si pararono la testa con un braccio a causa del movimento d'aria. Una volta che tutto tornò tranquillo Velvet rise.
-E io che mi facevo tante paranoie per non distruggere tutto- disse avvicinandosi alla compagna che sbalordita si alzò in piedi.
-Non credevo che avrebbe fatto tutto sto casino- ammise Alex, poi si voltò verso la ragazza dai capelli rossi.
-È solo grazie a te se mi sono salvata, grazie- disse, Velvet le avvolse un braccio attorno alle spalle.
-Io mica lo sapevo, volevo solo abbrustolire quel bestione- rispose facendo un cenno con la testa verso Bulk, Alex guardò in quella direzione.
-Direi che ti sei fatta prendere un pò la mano- disse, ed entrambe scoppiarono a ridere. 

 
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Noite lanciò un enorme raggio di luce contro Reinier che lo raccolse tutto in un gigantesco specchio e glielo rispedì indietro, il God Slayer barcollò prima a destra e poi a sinistra per poi scattare di lato e schivare l'attacco, come una saetta si diresse verso Reinier, le sue mani e i suoi piedi vennero avvolti dalla sua magia e si illuminarono di una luce oscura: nonostante fosse abbastanza gracile la sua agilità era di gran lunga superiore alla norma e infatti raggiunse il suo obiettivo in un batter d'occhio.
-Fendenti del Dio della luce!- la potenza e la velocità dei suoi pugni aumentò grazie ai suoi poteri e con un colpo assestato ruppe più e più specchi mandandoli in frantumi.
-Non lo sai che per ogni specchio rotto ti aspettano sette anni di sfortune, enutrofs- lo riprese il nemico ingaggiando un corpo a corpo aiutato dai suoi cloni, Noite sorrise.
-Oh no che peccato- rispose sarcasticamente, si fermò a guardarsi attorno, doveva riuscire a capire quali di quelli era quello giusto, ma era veramente complicato soprattutto perché essendo delle proiezioni create con i suoi poteri tutte emettevano un aura magica, per questo era impossibile individuare quello reale. Noite inspirò a pieni polmoni.
-Soffio di luce- dalla sua bocca partì un grosso raggio di luce oscura e lo diresse tutto attorno a lui, ma uno specchio si mise di mezzo riflettendo l'attacco verso un altro, in questo modo il raggio di luce cominciò a rimbalzare ovunque attorno a Noite senza mai colpire i cloni. Reinier confondendosi tra le sue copie utilizzò più specchi per riflettere la sua immagine e teletrasportarsi senza farsi vedere, in seguito cominciò a colpire il God Slayer in ogni parte del corpo, esso cercava di capire da che parte provenisse ogni attacco, senza successo e in poco tempo si ritrovò in ginocchio coperto di lividi e ferite. 
-Sei confuso non è vero, orev?- echeggiò la voce di Reinier ridendo.
-Lascia che ti mostri ancora una volta quanto può essere pericolosa la mia magia, aigam- continuò, il raggio di luce che Noite aveva lanciato poco prima e che l'avversario aveva intercettato cresceva ogni volta che veniva riflesso diventando più grosso e potente finché non si divise in due.
-Double Reflect Burst, tsrub!- i raggi di luce colpirono Noite in pieno e una nube di polvere si sollevò, quando questa fu scomparsa mostrò il ragazzo ancora in piedi sulle sue gambe, barcollò prima di cadere a terra a faccia bassa, Reinier rise di gusto avvicinandosi a lui, lo specchio alle sue spalle catturò la luce del sole ormai al suo picco più alto creando una sfera luminosa che si faceva progressivamente più grande, guardò verso il cielo.
-È l'orario perfetto per finire uno scontro, la luce a quest'ora è più intensa, asnetni- disse.
-Di addio alla tua inutile vita, ativ!- concluse, la sfera luminosa ormai diventata enorme si abbatté con violenza contro Noite ancora fermo al suolo, Reinier continuò a ridere finché non notò qualcosa di strano nel suo attacco: si stava... rimpicciolendo?
-Ma che succede, edeccus?- chiese più a se stesso che all'avversario, quando ormai della sua magia non era rimasto più nulla, Noite si rialzò da terra con un sorrisetto sghembo.
-Grazie per il pasto, delizioso- disse guardandolo fisso negli occhi.
-Come è possibile? Non hai mai mangiato gli altri attacchi, ihccatta- ribatté il nemico.
-No, ma solo perché erano semplicemente i miei, però riflessi contro di me, non posso mangiare la mia luce. Non hai mai avuto speranze dall'inizio, volevo vedere se riuscivo a divertirmi lo stesso, e devo dire che per un pò è stato così, ma in questo modo non c'è gusto, quindi finiamola qui- disse, portò in avanti due mani con i palmi rivolti verso di lui, da essi fuoriuscì un gigantesco raggio di luce oscura, troppo grande e troppo potente per essere parato, schivato o riflesso, Reinier venne travolto da un ondata di magia, gridò di dolore un ultima volta prima di svenire, l'attacco colpì anche il piccolo bosco alla sue spalle lasciando solamente terra bruciata, il nemico venne ridotto in fin di vita, ormai incosciente cadde al suolo. Noite gli si avvicinò e unì le mani in segno di preghiera.
-Grazie per lo scontro- sussurrò dandogli le spalle.

 
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Jonathan si ritrovava disteso sul pavimento del salone principale, Agatha aveva smesso di percuoterlo a causa di un forte boato seguito da un tremore che aveva scosso tutto l'edificio.
-Chissà cosa stanno combinando quegli altri la- disse seccata riferendosi ai suoi sottoposti, guardò poi verso il basso, Jonathan rannicchiato ai suoi piedi coperto di lividi e ferite.
-Pff, patetico- si limitò a dire solo quello, poi si allontanò e grazie alla sua magia sollevò un tavolo di legno massiccio.
-Questo sarà il tuo colpo di grazia- disse per poi scagliarglielo addosso. Per l'ultima volta Jonathan ripensò a suo padre, ripensò a quanto fosse forte e a quanto aveva combattuto per quel villaggio. Ora che ci pensava non aveva mai capito il motivo per cui lo facesse, avrebbe semplicemente potuto unirsi ai Vasileias e condurre la sua vita da benestante, invece aveva scelto di rimanere povero e aiutare i più deboli. Gli aveva sempre ripetuto che il suo potere era stato creato per uno scopo ben più grande e che un giorno anche lui lo avrebbe capito. Socchiuse gli occhi guardando il braccialetto in cuoio che gli aveva regalato e accennò un sorriso malinconico: stava per morire eppure, quella frase che gli ripeteva in continuazione, non aveva ancora trovato risposta. Era ingiusto. Chiuse definitivamente gli occhi aspettando la sua fine, prima che la gemma al centro del bracciale cominciasse a brillare di un'intensa luce verde.







ANGOLO AUTRICE:

Ciaoooo!! Come state ragazzi!? 
Tadaaaaaa ecco il diciannovesimo capitolo!! Alcune battaglie si sono concluse. E ora ditemi, quale di queste vi è piaciuta di più? Io ho una mia preferita ma per ora la tengo per me! Spero che gli scontri vi siano piaciuti perché per me, un paio tra questi, li ho trovati molto difficili da descrivere, roba che per fare 6 righe ci ho messo un pomeriggio intero (si non avevo idee ok?). Il mio problema è che faccio sempre così, magari subito ho un blocco gigantesco, poi per caso scrivo quella mezza riga e da li mi vengono idee tipo fiume in piena. Ma bando alle ciance che non siamo qui per vendere ghiaccioli agli orsi polari (?) 
Vi presento ragazzuoli miei Velvet Rockbell
(https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Velvet-Rockbell-868008752?ga_submit_new=10%3A1611407701) Rosy scusami tanto ho completamente scordato di fare l'arco spero mi perdonerai! Ti imploro in ginocchio!
Ah e volevo avvisarvi che oltre a questo disegno ne mancheranno solo altri due!! Perciò io avevo pensato ad una cosa un pò carina da fare, nel senso: una volta che ho finito di pubblicare i disegni dei singoli personaggi, pensavo di continuare a farne però sotto vostra richiesta, in una specie di "Popular Ranking"
ATTENZIONE!
Vi spiego come funziona: 
Da questo momento chiunque di voi: i proprietari degli OC, quelli che recensiscono e anche quelli che leggono silenziosamente, o chiunque voglia partecipare, può inviarmi tramite messaggio privato il nome del loro personaggio preferito scegliendo tra questi:
-Alexis Black
-Alèk Black
-Casper Cremisis
-Priscilla
-Nicolash Neviski
-Demetra Ashdown
-Velvet Rockbell
-Milah Darkice
-Aelrindel Shedir Noite Rosecliff VI
(si potete scrivere semplicemente Noite)

Ovviamente escluso quello di vostra proprietà e Tyson, no, Tyson non vale (Non barate!) Avete tempo, fino al 27/28 di febbraio, che è il giorno in cui pubblicherò l'ultimo disegno. Perciò pubblicherò il disegno del personaggio che ha ricevuto maggiori votazioni il 6/7 di marzo insieme al capitolo successivo, MA (qui arriva il bello), sarà in tenuta da battaglia! Già! Quindi, in gergo tecnico, sarà una figata! Poi chissà magari avanti farò altri "Popular Ranking" forse sulla battaglia preferita o sul personaggio secondario preferito. Beh insomma avete capito. Quindi cominciate a mandarmi i vostri voti ragazzi!!
Prossimo capitolo 6/7 febbraio (ammazza già il ventesimo) Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 21
*** VENTESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 2 ***


VENTESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 2






Alèk aveva gli occhi che brillavano di un color rosso rubino, la sua rabbia era cresciuta a dismisura e ora nessuno avrebbe potuto fermarlo. Lykan aveva assunto la forma di un Licantropo: era diventato più grosso e il pelo era diventato nero. Il nemico guardò il suo avversario con occhi iniettati di sangue e si posizionò su quattro zampe conficcando i lunghi artigli al suolo, ululò al cielo per l'ennesima volta.
-I miei complimenti, è la seconda volta che uso il mio asso nella manica per sconfiggere qualcuno, l'ultimo è stato il padre di Jonathan, ma non ha vissuto abbastanza da potertelo raccontare- disse Lykan ridendo.
-Stai cercando di intimidirmi con le parole solo perché a fatti non ne sei in grado?- chiese Alèk sfottendolo, il licantropo ringhiò di rabbia prima di lanciarsi all'attacco, ad ogni passo il terreno si rompeva sotto la sua potenza. Il fratello dei Black si mise in guardia giusto in tempo prima che lui gli arrivasse di fronte e cercasse di colpirlo con un artigliata della mano destra, fortunatamente riuscì a schivarlo in tempo, ma subito dopo lo colpì al fianco con la sinistra e lo spedì poco più lontano. Lykan non gli lasciò un attimo di respiro e lo seguì seduta stante atterrandolo con una mano. Intanto si sentì un boato fragoroso e la parte superiore dell'orfanotrofio saltò completamente in aria avvolta tra le fiamme, pezzi di legno volarono sul campo di battaglia insieme a vari oggetti che vi erano all'interno. Lykan si voltò basito non capendo cosa fosse successo, Alèk sputò sangue dato l'impatto con il suolo, ma strinse i denti: non poteva farsi mettere sotto. Afferrò il polso di Lykan, sfruttando il suo momento di distrazione e lo torse talmente tanto che lui dovette lasciarlo andare a causa del dolore. Alèk rotolò all'indietro per allontanarsi e posando le mani al suolo lo fece diventare liquido, il nemico sprofondò completamente in esso e il ragazzo ne approfittò per farlo ritornare allo stato originale e intrappolarlo. Passarono pochi secondi e il terreno cominciò a tremare, Alèk aggrottò le sopracciglia fissando dritto davanti a lui il punto in cui Lykan era stato sotterrato, la superficie del suolo si spaccò e il mezzo lupo saltò fuori con un agilità fuori dal normale, atterrò su quattro zampe per poi rizzarsi dritto in piedi.
-Seriamente pensavi che avrebbe funzionato?- chiese stirandosi le braccia, Alèk digrignò i denti infastidito.
-Non lo sai che i licantropi non si possono uccidere con metodi tradizionali?- continuò mostrando le zanne appuntite in un inquietante sorriso, il ragazzo sobbalzò a quelle parole.

-Hey principessa dove ti sei fatta fare il marchio della gilda?- chiese Alèk rivolgendosi ad una Priscilla impegnata a leggere.
-Qua di fianco all'ombelico- rispose senza dargli troppe attenzioni.
-Cosa leggi di bello?- domandò sedendosi accanto a lei e sbirciando.
-Il mito della fenice, voglio controllare una cosa- disse cercando tra le righe.
-Cioè?- chiese nuovamente inclinando la testa, Priscilla sbuffò innervosita.
-Voglio vedere se la fenice è un animale veramente immortale oppure no- rispose secca, Alèk rise.
-Sei preoccupata per la nostra sorte? Guarda che gli animali mitologici mica muoiono- affermò lui.
-Invece ti sbagli, prendi il vampiro o il licantropo: il primo se viene trafitto da un palo di frassino dritto al cuore muore, però entrambi hanno come debolezza l'argento, tu avvicina un crocefisso o un proiettile d'argento a uno dei due e vedrai che succede- rispose lei dandogli uno schiaffetto dietro la nuca.
-Ahia e questo per che cos'era!?- si lamentò lui.
-Per la tua stupidità- rispose secca tornando a leggere.


-Argento- sussurrò tra sé e sé, con gli occhi percorse tutto il campo di battaglia: durante l'esplosione aveva visto volare oggetti dappertutto, era sicuro che ci fosse anche ciò che cercava, poi lo vide in lontananza e sorrise.
-No, hai ragione nessun metodo tradizionale funziona, quindi perché non proviamo così?- chiese correndo nella sua direzione fingendo di attaccarlo con un destro, Lykan tentò di pararsi incrociando le braccia davanti a lui, quando si accorse che l'avversario l'aveva sorpassato finendogli alle spalle, si voltò giusto in tempo per vedere una teiera ed un vassoio, che erano volati sul campo di battaglia, sciogliersi e rimodellarsi per trasformarsi in un pugnale dalla lama piuttosto lunga.
-Una volta qualcuno mi ha detto che il punto debole di un licantropo è l'argento- disse afferrando la guardia e colpendo Lykan in pieno petto trapassandolo da parte a parte, il nemico sbarrò gli occhi incredulo e poi la sua trasformazione svanì, nel momento in cui il suo cuore smise di battere.
-Non amo uccidere le persone, ma tu eri solo una bestia- concluse estraendo la l'arma e gettandola a terra.

 
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Demetra schivò per l'ennesima volta l'attacco di Clelia scattando all'indietro. Ancora non sapeva come contrastarla, però cominciava a capire come funzionava la sua magia e questo la stava aiutando a non essere colpita.
-Thè thè, questo scontro ormai è a senso unico, va bene mi avrai anche colpito poco fa, ma se continui a schivare prima o poi non avrai più forze- disse Clelia spuntando da un portale sul soffitto. Demetra non si limitava solo a schivare i suoi attacchi, ma contemporaneamente studiava i suoi movimenti, per questo qualcosa cominciava a non quadrarle: ogni tanto lei spariva dalla stanza lasciando la rossa completamente sola. Aveva capito che appena i portali venivano attraversati, la persona appariva subito da un'altra parte, questo voleva dire che Clelia ogni volta abbandonava la stanza per andare chissà dove. Demetra assottigliò gli occhi insospettita per vari motivi: non vi erano nè porte nè finestre, la temperatura che percepiva rispetto a dove si trovava prima era più calda di qualche grado, in più continuava a sentire quell'odore in lontananza di terra bagnata; tutti questi fattori la portavano a pensare che fosse in una stanza sotterranea e che non avrebbe potuto lasciarla neanche se avesse voluto. Deviò all'istante un altro attacco da parte di Clelia rotolando a terra, ma si fermò subito dopo tastandosi le costole rotte, con un espressione di dolore: qualcosa non quadrava, più passava il tempo e più faticava a respirare. Sollevò lo sguardo notando Clelia andarle in contro per infliggerle un altro attacco, tentò di schivarlo ma il dolore che provava le impedì di muoversi, in questo modo il nemico la centrò in pieno spedendola contro la parete al lato opposto. Demetra cominciò a sputare sangue in quantità, questo quasi le si bloccava in gola permettendole solamente di fare respiri piccoli e corti.
-Thè thè, ti vedo in difficoltà, questo vuol dire che lo scontro è quasi finito- affermò Clelia ridendo. La ragazza si rialzò su due piedi, tenendo costantemente una mano sulle costole fratturate: aveva capito cosa non andava, molto probabilmente, le parti rotte avevano bucato il polmone e ora questo si stava riempiendo di sangue, impedendole di respirare correttamente. Doveva assolutamente concludere quello scontro in fretta: stava aspettando solo il momento giusto, solo il momento in cui lei sarebbe sparita dalla stanza per trasportarsi da un'altra parte. Il nemico tentò nuovamente di colpirla e di intrappolarla all'interno dei suoi portali, ma schivò nuovamente rotolando in avanti, si fermò e tossì sangue per l'ennesima volta, sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere Clelia aprire un portale e dirigersi verso di esso. Quello era il momento giusto. Scattò in piedi correndo verso di lei veloce e silenziosa, quando le fu a pochi metri si tuffò in avanti placcandola e insieme finirono nel portale rosato, l'attimo dopo si ritrovarono appena fuori dall'orfanotrofio: Demetra era a cavalcioni su Clelia e teneva ben saldo l'arco con una freccia puntata dritto in mezzo alla sua fronte.
-È finita qui- affermò la rossa autoritaria.
-Questo è scorretto, come hai fatto?- chiese stupita.
-Ti ho studiato, ho notato che ogni qual volta utilizzavi il tuo portale per sparire, un altro si formava in contemporanea alla creazione del primo. Quindi quello che non capivo era com'era possibile che tu riuscissi a sparire nel nulla creando un solo portale. Da lì ho capito che ti trasportavi in un altro luogo con un portale posto all'esterno della stanza, hai fatto tutto questo per confondermi, ma hai fatto male i conti- rispose caricando sempre più indietro la sua freccia. Clelia si coprì la faccia.
-No, fermati fermati!- gridò allarmata.
-Perché dovrei?- chiese con disgusto Demetra.
-Perché ti prometto che me ne andrò di qui, non farò più niente di male, cambierò in meglio te lo giuro!- esclamò implorandola, la ragazza abbassò per un attimo l'arco e quindi la guardia. Un bagliore luccicò negli occhi di Clelia e si preparò all'attacco finale, ma Demetra se ne accorse grazie ai suoi sensi molto acuti e scagliò la freccia.
-Elemental Hawk Wind!- essa venne avvolta da un turbine potente che le conferì una velocità spaventosa, Clelia fece apparire un portale proprio di fronte a se stessa per proteggersi e uno dietro le spalle di Demetra, per fare in modo che venisse colpita dal suo stesso attacco. La freccia lo attraversò e rispuntò dietro la schiena della rossa. Clelia rise di gusto aspettando la morte della sua avversaria quando però essa si voltò, con una velocità disarmante, afferrò la sua stessa freccia e la incoccò di nuovo nel suo arco raddoppiando la velocità precedente con lo stesso incantesimo.
-Le persone come te non cambiano mai- affermò scoccando il suo attacco potenziato.
-Fly my darling- sibilò prima che la freccia colpisse Clelia in pieno, si creò una gigantesca colonna d'aria che si diresse verso l'alto a causa dell'impatto, si sollevò un polverone che impedì la vista di Ashdown, e quando sparì lei si ritrovò sola in mezzo ad un cratere gigantesco. Si alzò in piedi con fatica tossendo sangue per l'ennesima volta. Poi si guardò attorno notando due figure stese a terra più avanti, si avvicinò con cautela  e sbarrò gli occhi alla vista di tutto quel sangue che ricopriva il corpo del suo compagno.
-Casper!- gridò allarmata, si inginocchiò di fianco a lui, lo vide respirare a fatica e subito si mise al lavoro per richiudere la ferita che aveva allo stomaco: grazie a dio era arrivata in tempo.

 
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Priscilla rimase immobile sotto il controllo di Rose che continuava a ridere.
-Ma guardati non ti senti patetica?- chiese lei portandosi una mano davanti alla bocca. La ragazza dai capelli celesti continuava a fissare il nulla con occhi vuoti, pensava: a quanto pare Rose era solamente in grado di agire sulla parte del cervello responsabile dei movimenti, per questo riusciva ancora a pensare e aveva ancora la totale sensibilità del suo corpo; ma la cosa ancora più interessante era che era in grado di usare la sua magia, l'importante era non farsi vedere dal nemico. Silenziosamente fece apparire venti biglie di ferro dietro Rose e controllandone i movimenti, una di queste la colpì precisamente a lato tempia causandole un forte mal di testa. Immediatamente Priscilla fu nuovamente in grado di muoversi e si allontanò in fretta con il fiatone. Rose si tenne con entrambe le mani la parte dolorante e la guardò furiosa.
-Questo non è stato per niente bello- affermò guardandola male, la maga della telecinesi strinse i denti: doveva escogitare un piano per uscire da quella situazione, sorrise sorniona.
-Mi da sui nervi quando una persona senza gusto parla di bellezza- disse la ragazza prendendosi gioco di lei. Rose sbarrò gli occhi come afflitta da quelle parole.
-Tu, stai dicendo a me che non ho gusto?- chiese scioccata.
-Come ti permetti!- gridò contrariata tentando di colpirla nuovamente con una piccola scarica elettrica, questa però venne bloccata da un albero che Priscilla aveva sradicato dal suolo, immediatamente glielo lanciò contro usandolo come un giavellotto, ma questo si bloccò a metà strada.
-Maledizione!- imprecò, stava usando la stessa tecnica di prima, il problema era che ancora non sapeva come contrattaccare, perciò l'unica soluzione era schivare qualunque attacco le venisse rispedito indietro. Nel momento in cui l'albero si voltò per dirigersi verso Priscilla, Rose la colpì in pieno con una scarica elettrica.
-No- sussurrò prima di bloccarsi completamente, di nuovo sotto il controllo della ragazza.
-E questa volta è giunta proprio la tua fine, come per te anche per tutti i tuoi amici- disse l'avversaria ridendo.
-Anche se un pò mi dispiace sai, no, non per te, ma per quel bel ragazzo moro che era insieme a voi... lui si che era proprio bello- continuò sognando ad occhi aperti. Priscilla se avesse potuto avrebbe sbarrato gli occhi: si riferiva sicuramente ad Alèk, solo lui faceva quell'effetto alle ragazze oche come lei.
-Magari potrei chiedere di lasciarlo in vita e trasformarlo nel mio bellissimo schiavetto personale... Ooohh, che meraviglia, sarebbe un sogno!- gridò dondolando qua e la. Priscilla si stava stranamente alterando, se avesse potuto le avrebbe tappato la bocca lapidandola con qualche masso, ma il suo corpo non rispondeva: a quanto pare era in grado di bloccare i suoi movimenti e influire sulla sua magia contemporaneamente e questo lei non lo aveva calcolato.
-Ma tu, non vivrai abbastanza per vederlo- continuò il nemico ghignando sadico e scagliandole contro l'albero per trafiggerla. Priscilla non poteva fare assolutamente niente se non aspettare che quell'attacco la centrasse in pieno. Mancavano ormai pochi centimetri quando un ombra le si parò davanti prendendosi il colpo al posto suo.
-Ma cosa... no- sussurrò Rose stupita. Alèk ora si ritrovava in mezzo al campo di battaglia con un albero che lo trapassava da parte a parte, tossì sangue e poi cadde a terra con un suono sordo. Priscilla sobbalzò alla scena mentre una rabbia ceca cominciava ad assalirla.
-No perché proprio tu!? Tu dovevi rimanere con me! Come puoi proteggere una sciattona come lei!- gridò la ragazza lamentandosi.
-È una mia compagna e le ho detto che l'avrei sempre protetta- sussurrò bagnando ancora il suolo con il suo sangue. Priscilla ebbe uno spasmo che attirò l'attenzione di Rose che rimase basita, poi ricominciò a muoversi come se niente fosse, il suo sguardo avrebbe potuto uccidere chiunque alla prima occhiata. Intanto due giganteschi pezzi di terra vennero strappati dal terreno e sollevati a mezz'aria
-Non puoi, tu dovresti essere sotto il mio controllo, tutta la tua mente dovrebbe essere al mio comando!- gridò Rose stupita. Intanto la ragazza dai capelli celesti levitava appena sopra il terreno a causa del movimento d'aria da lei creato, Alèk sorrise.
-Sai, tra tutti noi Priscilla è quella che ha la maggior forza mentale, nessuno la batte in quel campo- sussurrò. Il nemico tentò di fermare l'attacco, ma non riusciva più a fare niente, si sollevò in aria a causa della potenza della magia della sua avversaria.
-Press!- gridò Priscilla battendo le mani, le due pareti si scontrarono chiudendosi attorno a Rose che perse i sensi sul colpo. Lo schianto che ne seguì spazzò via una porzione di bosco alle sue spalle e Priscilla atterrò al suolo. Si diresse correndo verso Alèk.
-Alèk, che ti è saltato in mente!- gridò.
-Dovevo proteggerti, ed è quello che ho fatto- rispose lui affaticato.
-Saresti potuto morire- ribatté lei contraria.
-Lo so, ma è il mio modo di farmi perdonare per quello che ti ho detto prima- disse riferendosi al piccolo screzio avuto qualche ora precedente.
-Sei perdonato allora- ribatté lei, lui sorrise felice.
-Sono contento, quindi mi concedi una cena Principessa?- chiese lui debolmente, lei scosse la testa e sorrise.
-Sei un idiota- rispose.
-Lo prendo come un sì- ribatté Alèk svenendo per il troppo sangue perso. Priscilla aveva un ultima cosa da fare: cercare Demetra, solo lei poteva curare Alèk.

 
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Jonathan socchiuse di poco gli occhi e vide un bagliore verde luccicare dalla gemma del suo bracciale, sollevò lo sguardo vedendo Agatha intenta a scagliargli addosso quel tavolo di legno massiccio, improvvisamente il suo corpo si sentì traboccare di energia e rotolò di lato schivando l'attacco. Agatha rimase stranita dal suo repentino cambio d'umore. Nel frattempo due figure apparirono dalla rampa di scale: Alexis e Velvet; non appena arrivarono nel salone si fermarono analizzando la situazione, la prima vide Jonathan a terra coperto di lividi e ferite e subito tentò di soccorrerlo, ma venne bloccata sul nascere da una mano di Velvet che le impedì di perseguire il suo intento.
-Velvet, Jonathan è in difficoltà, se non lo soccorriamo subito potrebbe significare la fine per lui- disse la sorella dei Black, ma Rockbell la fissò seria.
-No, se la deve cavare da solo, lui ha sempre vissuto nella mediocrità, ha condotto una vita quasi totalmente priva di pericoli, per una volta lascialo rischiare- ribatté.
-Rischiare? C'è in gioco la sua vita, non è una partita a Poker, non si può permettere di azzardare. Se non dovesse funzionare e dovesse... morire?- domandò preoccupata.
-Allora significa che aveva raggiunto il suo limite e che non sarebbe potuto andare oltre- rispose decisa.
-Cosa credi che accada a qualcuno, che è sempre stato sotto una campana di vetro dal giorno in cui è nato, quando finalmente viene messo alla prova dal mondo crudele che c'è fuori? Non sopravviverà mai se continua ad appoggiarsi agli altri- continuò, Alex si fermò pensandoci su.
-Si però, in questo modo lui...- non volle nemmeno finire la frase per paura che ciò che pensava succedesse davvero.
-Hanno sempre detto che ciò che non ti uccide ti fortifica... Perché è proprio nel momento in cui rischi la vita che superi quel limite- la fissò e un sorrisetto la apparve sulle labbra.
-E questa si chiama sopravvivenza, abbi fiducia- concluse lasciando la presa sul suo polso, Alex guardò Jonathan a terra, fece un profondo respiro e incrociò le braccia al petto decisa a non intervenire. Agatha rise di gusto quando vide le due ragazze rimanere immobili nonostante la situazione.
-Nemmeno i tuoi amichetti ti vogliono aiutare, non ti senti un pò inutile?- chiese rivolgendosi al ragazzo a terra. Lui non si mosse, continuava a fissare imperterrito il suo bracciale che non ne voleva sapere di smettere di brillare, osservò meglio la gemma intravedendo all'interno di essa delle sottospecie di ombre muoversi, come se fossero vive. Non si capacitava del perché, ma ora sentiva il suo intero corpo traboccare sia di energia che di potere magico: una cosa simile non gli era mai capitata. Si rialzò in piedi, non era mai stato in grado di utilizzare la magia, ma in quel momento sembrava che facesse parte di lui da tutta la vita e forse era proprio così. Guardò Agatha con un espressione mista tra il furioso e il disprezzo: non sapeva come funzionava, non aveva nemmeno idea di che magia fosse, eppure dentro di se sapeva già quello che doveva fare. Agatha si innervosì.
-Come ti permetti di rimanere vivo dopo che ti ho detto che saresti morto!- gridò contrariata scagliandogli contro quanti più oggetti possibile.
-Ho pensato che alla fine la vita è la mia, perciò gli altri non possono decidere il mio destino- ribatté lui, con un movimento sinuoso portò le braccia verso l'alto accompagnandole con il resto del corpo e una parete d'acqua si sollevò dal pavimento proteggendolo, in seguito spostò gli arti in avanti e questa si trasformò in una vera e propria onda gigantesca che travolse l'anziana signora e la spedì all'esterno distruggendo la parete. Agatha tossì per qualche secondo prima di indietreggiare impaurita.
-Quello è lo stesso potere di tuo padre- sussurrò guardandolo con occhi spalancati.
-Come possiedi tale magia? Tu non dovresti essere in grado di sostenere un compito simile!- gridò poi, il ragazzo non capì cosa volesse dire, ma se ne fregò.
-No, no mi rifiuto, se avessi saputo che tu avresti ereditato quel potere ti avrei fatto fuori insieme a tuo padre- affermò, Velvet e Alex si guardarono stranite.
-Di che potere sta parlando?- chiese la seconda ricevendo una risposta negativa dalla compagna. Jonathan si fissò il palmo della mano e poi strinse con forza il pugno, nuovamente fece gli stessi movimenti di prima, ma con delle piccole variazioni e l'area attorno alla governante cominciò a riempirsi di acqua, il livello saliva sempre più, racchiuso in quelle che sembravano pareti trasparenti. Jonathan ruotò con il busto e tutta la massa liquida si mosse creando una forza centrifuga impressionante, Agatha subì quell'attacco, schiacciata dalla pressione con il terrore e l'invidia negli occhi.
-Anche se ora è tuo, sono fiera di andare all'altro mondo per mano di quel potere... Titans Rage- sussurrò con un sorriso inquietante sul volto.
-È il potere di mio padre e spetta solo a me- ribatté fiero lui prima di concludere quell'attacco con un getto ad alta pressione che schiacciò Agatha al suolo. Subito dopo Jonathan si lasciò cadere a terra stremato, le sue forze completamente prosciugate. Alexis corse da lui e gli si chinò accanto.
-Jonathan! Stai bene?- chiese la ragazza preoccupata, lui socchiuse gli occhi e sorrise appena.
-Credo di si, non so cosa mi sia successo- rispose confuso.
-Te lo dico io... Hai vinto- intervenne Velvet avvicinandosi, lo guardò dall'alto in basso, lui voltò leggermente la testa nella sua direzione.
-Ma questo non vuol dire che tu sia diventato forte- precisò distogliendo lo sguardo, Alex rise.
-Dice così ma in realtà è contenta che tu sia migliorato- gli sussurrò ad un orecchio facendolo ridere. In seguito lo aiutò ad alzarsi e insieme si avvicinarono a due figure conosciute: Priscilla e Alèk che nel frattempo erano state raggiunte da Demetra e Casper ancora svenuto. Alèk si era già ripreso ed ora era sveglio anche se era dolorante dappertutto, non appena vide i compagni arrivare, ma soprattutto Jonathan appoggiato ed estremamente vicino a sua sorella, si infiammò.
-Tu, stai attento a dove metti le mani o te le taglio- lo minacciò, Alex lo guardò severa.
-Alèk, smettila non vedi che è ferito, lo sto solo aiutando- lo riprese lei, ma il fratello continuò a fissarlo in malo modo anche quando venne lasciato alle cure di Demetra. Dopo pochi minuti vennero raggiunti anche da Nicolash e Milah la quale, allo stremo delle forze, si lasciò cadere a terra esausta. Ashdown subito non perse tempo e tentò di curare i suoi compagni come meglio poteva e con tutto ciò che aveva a disposizione, fortunatamente si trovavano vicino ad un bosco e trovare piante medicinali non era per niente difficile.
-Vedo che avete avuto tutti un bel da fare- disse Nicolash notando le condizioni dei compagni, poi controllò meglio.
-Dov'è Tyson?- domandò non vedendolo.
-L'ultima volta che lo abbiamo visto è stato quando ci siamo divisi e lui, se non vado errata, aveva cominciato una battaglia contro quel tipo strambo che parla al contrario- rispose Priscilla, Velvet ci pensò su qualche secondo.
-Qualcosa non quadra... noi siamo in nove, ma i nemici in totale erano dieci da quello che la vecchia ci ha detto, quindi almeno che uno di voi non abbia sconfitto due di loro, vuol dire che ce ne resta ancora uno, sempre se Tyson ce l'ha fatta- disse facendo due calcoli.
-È andato a sconfiggere un certo Holus- disse una voce dietro di loro, tutti si voltarono vedendo Noite ferito dirigersi verso di loro. Immediatamente scattarono sull'attenti.
-Tu! Cosa ci fai qui?- chiese minaccioso Alèk.
-Non preoccupatevi non cerco rogne, volevo solo dirvi che il vostro compagno si è diretto in paese, al tizio che parla al contrario ci ho pensato io- disse apatico rigirandosi un bastoncino tra le labbra. I compagni si guardarono confusi.
-Perché mai lo avresti fatto? E perché poi sei venuto a dircelo?- domandò Milah diffidente.
-Non devo spiegazioni a nessuno, quello che volevo fare l'ho fatto- rispose sviando, poi con la coda dell'occhio vide Jonathan giocherellare con il suo bracciale e ignorando le minacce dei maghi gli si avvicinò.
-Posso vederlo?- chiese apatico, il ragazzo dai capelli verdi lo guardò poi glielo porse. Noite studiò con attenzione ogni dettaglio di quel piccolo oggetto.
-Sei in grado di usarlo?- domandò a bruciapelo.
-In verità no, credo di averlo usato per la prima volta poco fa, anche se non ci ho capito molto, Agatha ha detto che era fiera di essere sconfitta da questo potere... com'è che l'ha chiamato?- si chiese Loyalty a voce alta.
-Titans Rage- rispose il God Slayer accennando un sorriso compiaciuto.
-Esatto proprio quello- affermò il ragazzo, Alexis lo guardò stranita.
-Titans Rage significa "furia dei titani" cosa vorrebbe dire?- si domandò incuriosita.
-Non vi sono più notizie di quella magia da oltre trecento anni...- disse Noite pensieroso: lui sapeva tutto sulla magia, conosceva qualunque tipo di potere, da dove derivava e come utilizzarlo, era sempre stata una sua grandissima passione; perciò sapeva bene in cosa consisteva quella magia.
-Quando avrai imparato a padroneggiarlo allora combatteremo- disse facendolo suonare più come un ordine che come richiesta, Jonathan lo guardò spiazzato non capendo il significato di quelle parole. Un boato seguito da uno schianto attirò l'attenzione del gruppo che si voltò verso il paese notando una nube grigia sollevarsi in cielo. I maghi scattarono in piedi e si diressero proprio alla fonte di quel baccano, tutti tranne Casper che venne trascinato svenuto a terra. Tutti gli abitanti si erano rifugiati ai margini del centro abitato per paura di essere coinvolti.
-Che sta succedendo qui?- chiese Jonathan ad un civile.
-Jonathan è un disastro, stanno distruggendo tutto il paese, se qualcuno non li ferma non avremo più un posto in cui andare- rispose il signore.
-Chi sta facendo questo?- domandò, l'abitante non rispose, ma si limitò solamente a puntare un dito tremante verso il cielo. I compagni guardarono in quella direzione e spalancarono gli occhi, rimasero come paralizzati senza poter muovere un muscolo: una cosa del genere nessuno l'aveva mai vista.

 
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Poco prima:

Tyson si ritrovava steso a terra in una pozza di sangue, Holus se ne stava qualche metro più in la apatico e addirittura annoiato dallo scontro.
-Sei uguale a tutti quelli che ho affrontato fino adesso: uno o due colpi e sei già mezzo morto- disse il nemico fissandolo con il suo sguardo cremisi.
-Non vale neanche la pena parlarti, è una perdita di tempo- disse voltandosi di spalle per incamminarsi e concludere la sua opera di distruzione, ma un suono secco attirò la sua attenzione e guardò Knightbuster con la coda dell'occhio.
-Paragonarmi agli altri è un errore che in molti fanno- sussurrò lui appoggiando l'avambraccio al suolo per usarlo come leva.
-Ma ancora nessuno ha capito che grosso sbaglio sia sottovalutarmi-continuò rizzandosi in piedi e mantenendosi in equilibrio per miracolo, barcollante e con i vestiti ridotti a brandelli si avvicinò alla sua falce bendata e chinandosi la raccolse da terra. Si voltò verso Holus che rimaneva immobile senza alcuna espressione particolare in viso, lo guardò con occhi decisi e testardi.
-Lo scontro è appena iniziato- sussurrò lui stringendo sempre più il manico dell'arma, senza sapere che durante quella battaglia, si sarebbe trasformato in un vero e proprio mostro.







ANGOLO AUTRICE:

Si lo so dovevo pubblicare ieri/ l'altro ieri ma è stato un vero e proprio casino riuscire a finire di scrivere perdonatemi!!!
Comunque sia la maggior parte delle battaglie sono concluse e ora rimane solo Tyson! Cosa succederà nel prossimo capitolo? Eheh surpriseee!
Quale combattimento vi è piaciuto di più di tutti? Io personalmente ogni volta che ne scrivo uno me lo immagino animato e credo che mi avrebbero gasato tutti quanti.
Ma passiamo a cose importanti! Al gentile pubblico ho il piacere di presentare Milah Darkice!! (  https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Milah-Darkice-869673512?ga_submit_new=10%3A1612773760 ) personalmente trovo che assomigli molto a Merlin di The Seven Deadly Sins, boh.
Comunque ragazzi vi ricordo che siete ancora in tempo per votare il vostro personaggio preferito e partecipare al "Popular Ranking" il tempo scade il 21 Febbraio allo scoccare della mezzanotte! Presto! Ricordo che troverete tutte le informazioni al capitolo precedente, se avete dubbi di qualunque tipo potete mandarmi un messaggio privato! Alla prossima!!

Hola
Lu!


 

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Capitolo 22
*** VENTUNESIMO CAPITOLO: SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: ALLORA DOVRAI UCCIDERE ANCHE ME! ***


VENTUNESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: ALLORA DOVRAI UCCIDERE ANCHE ME!






Tyson tenne salda la sua arma tra le mani per proteggersi da quella pressione creata da Holus, ma senza successo, venne rispedito nuovamente contro un edificio facendolo crollare. Si rimise in piedi dolorante e affaticato: capire di che tipo di magia si trattasse era difficile, per questo ricominciò a pensare alle parole di quella bambina che aveva incontrato poco prima.

-Papà dice che non ha visto niente, però io ho guardato bene e prima che le case cadano diventano tutte storte-

Ty sospirò al limite dell'esausto: se quella bambina aveva visto qualcosa di strano doveva riuscirci anche lui. Si chinò sulle gambe e si diede una spinta talmente forte che il terreno sotto i sui piedi si frantumò, come un fulmine raggiunse il suo avversario con la falce bendata caricata all'indietro.
-Harpy Storm!- il movimento fu talmente veloce che la falce creò un turbine d'aria attorno al nemico che però, parò l'attacco portando una mano in avanti, l'arma non lo sfiorò nemmeno che Tyson venne ricacciato al suolo dalla stessa forza di prima, strisciò per diversi metri per poi rialzarsi coperto di graffi.
-Maledizione, perché non lo vedo!- imprecò sbattendo arrabbiato un pugno al suolo: le aveva provate tutte fino a quel momento, ma niente sembrava funzionare contro Holus, era come se ci fosse una barriera invisibile a proteggerlo, ma oltre a questo si aggiungevano anche i suoi ottimi riflessi e la sua velocità fuori dal comune. Sobbalzò per un istante quando un idea gli balenò in testa: la bimba aveva detto che lei case diventavano tutte storte prima di cadere, ma prima di questo aveva detto anche qualcos'altro.

-Io però ho visto qualcosa, è come quando fa tanto caldo che vedi la strada bagnata-

Sbarrò gli occhi per un secondo: forse aveva capito, ora doveva solo assicurarsi che le sue ipotesi fossero fondate. Si rimise in piedi per l'ennesima volta.
-Hey tu!- gridò attirando l'attenzione di Holus che si voltò scocciato.
-Puoi startene buono e lasciarmi finire il mio lavoro, a causa tua ci sto impiegando il doppio del tempo- rispose il nemico sbuffando annoiato.
-Se vuoi tornare al tuo lavoro allora dovrai ammazzarmi- rispose Tyson ghignando.
-Non posso, Agatha vuole entrare nelle grazie di Theos Velona e per farlo dobbiamo portarti da lui vivo- rispose, il ragazzo assottigliò gli occhi insospettito.
-Ancora con questa storia, perché mi volete vivo ad ogni costo? Non solo voi ma anche tutti i Vasileias contro cui ho combattuto, non hanno mai cercato veramente di farmi fuori- improvvisamente gli ritornò alla mente Syzer e la battaglia che aveva intrapreso contro di lui insieme a Priscilla: lui era stato l'unico a minacciare seriamente di ucciderlo e per un momento sembrava che ci sarebbe riuscito, ma poi Priscilla è intervenuta e lui si è salvato la pelle. Scosse la testa: non era il momento di pensare a cose del genere, doveva concentrarsi sulla battaglia.
-Nessuno lo sa, potresti chiedere a chiunque, ma tutti ti risponderebbero allo stesso modo. Noi eseguiamo semplicemente gli ordini, se vuoi avere informazioni devi parlare con qualcuno dei piani più alti, uno dei sei generali ad esempio... anche se parlare non credo che servirebbe a qualcosa- rispose Holus facendo spallucce, Tyson ci capiva sempre meno, tutto gli sembrava così confuso e strano.
-Beh allora se mi vuoi portare a Theos Velona dovrai tramortirmi!- gridò deciso: lo stava stuzzicando il più possibile per fargli usare la sua magia e trovare un punto debole.
-Credo che solo tramortito vada più che bene- affermò il nemico allungando una mano verso il ragazzo: ci era riuscito. Tyson venne spazzato via in pochi secondi, ma continuò a rialzarsi imperterrito.
-Ho detto che devi tramortirmi!- ordinò all'avversario che non perse tempo e lo tempestò di colpì potenti e precisi al tempo stesso, si rimise in piedi di nuovo.
-È tutto qui quello che sai fare!?- gridò carico di adrenalina, Holus non si smentì e lo colpì ancora più forte, Tyson incassò attacco dopo attacco continuando ad incoraggiarlo finché, finalmente, non notò un particolare nei suoi attacchi: nel momento in cui li scagliava, come diceva quella bambina, lo spazio attorno all'area colpita veniva distorto. Ora aveva capito: pensava che lui lanciasse veri e propri attacchi fisici, quando in realtà quello che si limitava a fare era tutt'altro.
-Sei coriaceo devo ammetterlo, ma non puoi vincere senza colpirmi- disse il nemico, Knightbuster sorrise divertito mentre sputava sangue.
-Non preoccuparti, tutto quello che volevo era scoprire che tipo di magia possedevi- disse inginocchiandosi al suolo, Holus lo guardò stranito inclinando la testa.
-I tuoi attacchi sono invisibili, non perché utilizzi una magia simile alla mia che occulta qualsiasi cosa, ma perché utilizzi qualcosa che è invisibile di natura- afferrò la falce rialzandosi in piedi.
-Tu, sei in grado di creare onde d'urto- concluse, Holus dapprima lo fissò e poi sorrise leggermente per poi battere le mani in un applauso lento e ironico.
-Ma bravo e ora che hai scoperto che magia possiedo cosa vorresti fare?- chiese fintamente incuriosito. Tyson strinse i denti e aggrottò le sopracciglia: aveva ragione, anche se aveva scoperto i suoi poteri, non aveva la più pallida idea di come fare per contrastarli. Holus vedendo l'espressione del mago allargò il sorriso ancora di più.
-A quanto pare non ne hai idea, questo vuol dire che ti farai solamente riempire di botte- affermò scagliando nella sua direzione una tempesta di onde d'urto, Tyson non poté niente contro quella forza immensa, ad ogni colpo era come se un cannone ad aria compressa gli esplodesse in petto. Il corpo del ragazzo venne quasi ridotto a brandelli, si ritrovò completamente coperto di sangue, non un singolo lembo di pelle era rimasto intatto, finché Holus smise di attaccarlo per mantenerlo in vita.
-È proprio una rottura- commentò alzando gli occhi al cielo, Tyson tossì sangue bagnando il terreno con esso e si rialzò per l'ennesima volta nonostante tutte le ferite.
-Perché sei così determinato a proteggere questo paese?- chiese Holus infastidito.
-La gente che abita qui, non merita di morire per mano vostra, hanno il diritto di vivere la loro vita in pace e soprattutto felici, senza preoccuparsi dei Vasileias o di voi mafiosi del cazzo, questo è il piano che abbiamo per l'intero regno- rispose flebilmente barcollando.
-E se proprio vuoi saperlo questa non è determinazione... È testardaggine- continuò, guardò poi la sua falce accarezzando con una mano insanguinata la lama bendata e sospirò un pò sconsolato.
-Per farla finita non mi rimane altra scelta... dovrò ucciderti- disse guardandolo da sotto le sopracciglia, un bagliore luccicò riflettendosi nelle iridi bicromatiche del ragazzo, il quale sguardo aveva sempre intimorito chiunque. Qualcosa in Holus cambiò, la sua espressione si fece più preoccupata e il suo animo più impaurito, per un momento il suo corpo smise di muoversi e l'aria gli mancò nei polmoni: com'era possibile fare tutto questo con un semplice sguardo? Lui era imbattibile, non avrebbe mai potuto sconfiggerlo messo in quello stato, perciò riacquistò subito la sua fiducia.
-Vediamo- lo intimò facendogli cenno di farsi avanti. Tyson lentamente tolse tutte le bende che coprivano la falce rivelando la lama rosso cremisi puntellata di macchie più scure verso il filo, strinse il manico saldamente, improvvisamente il suo corpo tornò pieno di energie e si sentì più leggero. Il suo scatto fu repentino e in un batter d'occhio si ritrovò ad un palmo di distanza da Holus il quale indietreggiò cercando di pararsi con un'onda d'urto, questa venne tagliata a metà dalla falce cremisi sotto lo sguardo stupito del nemico che dovette per forza allontanarsi. L'avversario cominciò a sudare freddo: com'era possibile tagliare le sue onde d'urto? Non avevano neanche una consistenza vera e propria. Tyson non perse tempo e partì all'inseguimento del nemico fendendo i suoi attacchi ogni qual volta lui tentasse di colpirlo. Lo scontro continuò tra le vie secondarie del paese: come due fulmini, gli abitanti, non riuscivano nemmeno a vederli, sentivano solamente il sibilo della falce di Tyson e le esplosioni delle onde d'urto di Holus, ormai non capivano neanche più da dove provenisse tutto quel fragore, sapevano solo che stavano radendo al suolo tutto quanto. Tyson era diventato stranamente silenzioso e più il tempo passava, più aggrediva il nemico con forza e ferocia senza lasciargli un attimo di respiro. Improvvisamente si fermarono entrambi: Holus era visibilmente stremato e con il fiatone, nonostante non fosse stato colpito neanche una volta; mentre Tyson era diventato come apatico, sul suo volto non si leggeva nemmeno un alito di fatica e le sue ferite, nonostante la profondità, avevano smesso di sanguinare. Holus aveva visto che qualcosa in lui era cambiato e tutto era iniziato da quando aveva scoperto quella falce. Quasi senza accorgersene guardò la lama e una sensazione di impotenza lo sopraffece, nella sua mente cominciò a risuonare un richiamo lontano, angosciante e oscuro, proveniente proprio da quell'arma, che gli ordinava di farsi uccidere. Holus cominciò a tremare di paura.
-No!- gridò tenendosi la testa tra le mani come a volersi togliere quelle parole dalla mente, ma il richiamo si fece sempre più forte e sempre più imponente, tanto che ora risuonava come un urlo in un canyon gigantesco.
-No! Esci dalla mia testa!- gridò nuovamente con la voce strozzata dalla disperazione, mentre Tyson se ne stava fermo, gli occhi oscurati da quei pochi ciuffi castani che gli si appoggiavano sulla fronte e un sorriso inquietante che metteva in mostra i canini diventati più lunghi del normale, le sue dita erano diventate più affusolate anche grazie agli artigli appuntiti. Sollevò lo sguardo: ora le sue pupille erano ridotte ad un punto insignificante, la sclera aveva assunto un colore tetro e le iridi invece parevano due fari luminosi in un immenso mare nero. Si avvicinò lentamente al nemico sollevando la falce che brillò di un rosso scarlatto alla luce del sole. Il nemico lo guardò impaurito prima che la lama calasse su di lui con una ferocia fuori dal comune, i vestiti candidi di Holus si tinsero di rosso quando il suo corpo venne, letteralmente, fatto a pezzi con una precisione chirurgica, le parti tagliate caddero una ad una al suolo con un suono sordo. La falce di Tyson, bagnata di sangue, inglobò quel liquido vitale nella sua lama, come se fosse viva, esso diventò una piccola macchia scura che si unì alle altre già presenti. Era una calda giornata d'estate, eppure sul corpo esanime di Holus soffiò imperterrito un vento glaciale.
Nel frattempo giunsero sul posto i compagni del ragazzo, giusto in tempo per assistere alla scena con un misto di stupore e confusione negli occhi.
-Oh mio dio- sussurrò Alex portandosi una mano davanti alla bocca.
-Il paese è quasi totalmente distrutto- disse Jonathan guardandosi attorno.
-Per lo meno gli abitanti stanno bene- intervenne Milah.
-Siamo sicuri che quello sia Tyson?- chiese Priscilla non riconoscendo il compagno.
-È lui sicuramente, quella falce è sua- rispose Velvet guardando l'arma, poi sobbalzò.
-Non l'avevo mai vista senza bende...- intervenne Nicolash sospettoso.
-Cos'è quella cosa che si muove?- domandò Alèk indicando il compagno o per meglio dire la lunghissima coda rossa che gli era appena spuntata. Tyson si voltò di scatto verso i compagni penetrandoli con i suoi occhi bicromatici, i ragazzi deglutirono rumorosamente intimoriti da quello sguardo. Noite che li aveva seguiti studiò il suo aspetto a lungo: una cosa del genere non l'aveva mai vista, nemmeno su tutti i libri di magia che aveva letto.
-Ragazzi, qui c'è qualcosa che non va, Tyson non è più lo stesso- disse Milah indietreggiando di un passo. Demetra intanto faticava a tenere gli occhi aperti per la fatica: i suoi polmoni si stavano riempiendo di sangue sempre di più, ma doveva curare anche Tyson dalle ferite ricevute nel combattimento, per questo stava dando la precedenza a lui. Il ragazzo fissò i compagni inclinando la testa, poi espirò emettendo una densa nube di vapore acqueo che si disperse nell'aria poco dopo. Gli abitanti impauriti da quello che ormai non era più umano, cominciarono a scappare attirando l'attenzione del ragazzo che partì al loro inseguimento brandendo la falce cremisi. Come due saette Velvet e Milah riuscirono a salvare in tempo alcuni civili prima che venissero colpiti, anche se con qualche conseguenza, infatti alcune ferite si riaprirono.
-Maledizione, si può sapere che sta facendo quell'idiota?!- gridò Velvet furiosa.
-Velvet, non è colpa sua, credo che non si stia accorgendo di ciò che sta facendo- rispose Alex cercando di far allontanare il più possibile gli abitanti da lì.
-Chi è stato a ridurlo in questo stato?- chiese Alèk.
-Non lo so, ma il mio sesto senso mi dice che quella falce c'entra qualcosa- rispose Nicolash salvando un gruppetto di bambini. Tyson cominciò a guardarsi attorno come innervosito, quando captò alle sue spalle alcuni movimenti, si voltò di scatto individuando una famigliola composta da padre madre e due figli piccoli, emise un ringhio basso e un filo di bava cominciò a colargli dalla bocca, poi si diresse verso di loro a gran velocità impugnando la sua falce, la piccola famiglia se ne accorse e rimase paralizzata dalla paura e dall'aggressività di quello che ormai era diventato un mostro, ma lui si bloccò di colpo quando qualcuno gli si parò davanti difendendoli con tutto il suo corpo: Demetra nonostante la fatica era riuscita a muoversi repentinamente e silenziosamente.
-Tyson che cosa stai facendo!?- gli gridò fissandolo determinata negli occhi, il ragazzo non rispose, si limitò a guardarla emettendo dei ringhi bassi e continui.
-Questo non sei tu, devi tornare in te, svegliati!- continuò, intanto faceva cenno alla famiglia dietro di se di allontanarsi il più possibile, questa obbedì subito senza obbiettare. Tyson ringhiò ancora più forte e guardò la ragazza con sguardo truce, lei non si mosse di un millimetro sostenendo la sfida, ma il ragazzo scattò alla sua sinistra per inseguire di nuovo i suoi obbiettivi. Demetra fece lo stesso per intercettarlo un'altra volta.
-Guardati attorno, non avevi forse detto che volevi proteggere questo paese!?- urlò come se il volume delle sue parole potesse raggiungere il vero animo di Tyson e sorpassare quello di quel mostro. Il ragazzo però continuò la sua corsa imperterrito, Demetra tentava in tutti i modi di tenere passo alla sua velocità, ma senza troppo successo. La ragazza riuscì in qualche modo ad aggrapparsi a lui e gli cinse la vita con le gambe per tenerlo saldo a se.
-Smettila Tyson! Che diavolo ti sta succedendo!- gli gridò a due centimetri dal viso, il ragazzo però come se fosse infastidito cominciò a sfondare case su case usando Demetra come ariete, la ragazza accusò colpo su colpo e i suoi polmoni si riempirono di sangue sempre più in fretta, tossì, non riuscendo più a respirare correttamente.
-Demetra levati di li!- gridò Nicolash.
-Così ti farai ammazzare!- disse Alèk. 
-Non mi interessa, se è questo l'unico modo per farlo tornare in se, allora che sia!- rispose lei decisa. Il resto dei compagni fissò la scena non sapendo cosa fare: Tyson era diventato troppo veloce anche solo per seguirlo con gli occhi. Demetra era coperta di ferite e lividi dovunque, ma non demordeva affatto, gli afferrò le spalle con le mani e si allontanò di poco con il busto, poi, con violenza si diedero una potente testata, del sangue cominciò a colare lungo il viso di Demetra, mentre Tyson finalmente si fermò come intontito dal colpo. La ragazza respirò affannosamente, mentre le sue ferite le coprivano il corpo di sangue.
-Hai deciso di uccidere degli innocenti?- gli chiese avvicinandosi e prendendogli il viso tra le mani, lo guardò dritto negli occhi: le sue pupille, da due puntini quali erano, si allargarono anche solo di pochi millimetri, smise di ringhiare e il suo respiro tornò regolare.
-Perché se hai deciso questo, allora dovrai uccidere anche me- disse autoritaria: la sclera del ragazzo tornò lentamente bianca, così come i suoi canini assunsero la loro lunghezza originale, gli artigli scomparvero e la lunga coda anche, le pupille tornarono al loro stato originale e la falce cremisi venne lasciata cadere a terra con un suono metallico.
-Demetra...- sussurrò debolmente Tyson prima di svenire e appoggiarsi sul corpo della ragazza, la quale tentò di sorreggerlo.
-È tutto a posto ora- rispose passandogli una mano tra i capelli castani. I compagni accorsero in fretta e furia per aiutare la ragazza.
-Ragazzi prendetelo voi, io non...- sibilò Ashdown prima di cadere in avanti esausta e senza forze, il gruppo la guardò allarmato.
-Demetra! Demetra!- gridò Alex inginocchiandosi vicino a lei, posò due dita sul suo collo, poi sbarrò gli occhi.
-Il battito è debole, i respiri sono corti, in più la sua bocca è piena di sangue- disse la ragazza allarmata. Intanto una folla di persone si era raggruppata attorno ai maghi, ma qualcuno si fece largo tra la gente, non appena riuscì a vedere la situazione lanciò un grido disperato.
-Holus! No, Holus com'è possibile!?- gridò Agatha furiosa e malconcia al tempo stesso, il gruppo si voltò attirato da quelle grida, Jonathan appena vide la vecchietta cercò di scattare in piedi ma una fitta glielo impedì.
-Chi diavolo è stato? Nessuno di voi aveva il potere per sconfiggerlo!- continuò la governante dell'orfanotrofio incredula, Priscilla si fece avanti: la visiera del suo berretto le coprì gli occhi, finché non si trovò proprio a due passi da lei che la guardò con un misto tra disprezzo e disgusto.
-Che vuoi demone dai capelli celesti? Non ne hai avuto abbastanza, i tuoi amici hanno fatto saltare in aria il mio meraviglioso piano e tutta la mia compagnia di mafiosi è andata in fumo, non ti perdonerò mai per questo!- gridò, Priscilla strinse i denti e si avvicinò a lei inferocita.
-Sono io che non ti perdonerò mai per aver fatto tutto questo ai miei compagni- ripose la ragazza sollevando un blocco di terra dal suolo con la sua magia.
-No, aspetta... che vuoi fare? Non oserai fare del male ad una anziana signora come me, per di più ridotta in questo stato- cercò di convincerla Agatha, ma Priscilla non fece una piega.
-Quando andai via e ti lanciai contro quel cancello, ti mancai apposta, credevo che nemmeno una come te meritasse un trattamento simile, ma a quanto pare mi sbagliavo di grosso- disse la giovane sollevando sempre più in aria il blocco di terra.
-Non puoi farlo, io ti ho cresciuto, ti ho nutrito, ti ho dato un letto in cui dormire e un tetto sopra la testa...- rispose la governante.
-... E poi, io non me lo sono scordata quel bigliettino che trovai nella tua culla, perciò se non mi farai del male... ti potrò anche rivelare il tuo vero nome- continuò implorante, Priscilla si fermò per un istante e guardò la governante con occhi pieni di fierezza.
-Io ce l'ho già un nome... ed è Priscilla- affermò la ragazza scagliandole addosso quel masso con tutta la forza che le era rimasta, Agatha venne spedita lontano metri e metri e finì la sua corsa contro un muretto di pietra che si disintegrò all'impatto. La ragazza si voltò seria e ritornò dai compagni, Alèk le si affiancò sorridendo orgoglioso di lei.
-Il tuo nome sarà anche Priscilla, ma io continuerò a chiamarti principessa, sempre e comunque- le sussurrò, la ragazza lo guardò leggermente imbarazzata, prima di mollargli uno schiaffo sulla nuca accompagnato da un flebile: "idiota". Intanto la gente del paese, incuriosita, si era ammassata sempre di più attorno al gruppetto di maghi.
-Per favore! Dobbiamo curarla, fateci spazio!- gridò Alex cercando di allontanare il più possibile la folla, ma qualcuno si fece avanti sovrastando tutti gli altri.
-Portatela da me, sono un dottore- disse una voce: era un ragazzo giovane, doveva avere poco più di venticinque anni, la carnagione era molto pallida, gli occhi erano sottili e allungati di colore viola, i capelli erano lunghi fin sopra le spalle di colore blu scuro, sulla guancia sinistra aveva un tatuaggio raffigurante una falce di luna nera, era vestito con un camice lungo bianco, mentre ai piedi portava delle scarpe da ginnastica blu.
-Dolos menomale che sei qui!- commentò Jonathan sospirando di sollievo, il ragazzo fece cenno ai maghi di seguirlo. Intanto Noite si avvicinò alla falce cremisi lasciata a terra e la sollevò cominciando a scrutarla, dopodiché prese le bende che Tyson aveva tolto e le rimise facendo attenzione a coprire completamente la lama con uno o più strati: era molto incuriosito da una magia del genere, per questo voleva sapere di più e seguì di soppiatto i maghi. 
Una volta raggiunto lo studio del dottore, i compagni posarono i due ragazzi su dei lettini e aspettarono la diagnosi del ragazzo fuori dalla stanza. Dopo due ore abbondanti finalmente questo uscì dalla sala.
-Allora? Come stanno?- chiese Milah, il dottore si asciugò la fronte sudata con un panno.
-Il ragazzo sta bene, le sue sono solo ferite superficiali, è solo svenuto per la fatica, mentre per quanto riguarda la ragazza...- fece una pausa.
-Beh, il suo corpo ha retto dei colpi che un normale umano non avrebbe potuto sopportare, alcune costole fratturate gli hanno perforato il polmone sinistro che si stava riempiendo di sangue, in più, lo stress e la fatica non hanno aiutato, per il momento ho fatto quello che potevo, il respiro è tornato regolare, ma i battiti sono ancora piuttosto lenti a causa di tutto il sangue perso, per questo non è ancora fuori pericolo- spiegò.
-Io consiglio vivamente di trasportarla in uno studio più attrezzato, la voglio tenere d'occhio per un paio di settimane almeno- disse, i compagni si guardarono tra di loro.
-La porteremo a Magnolia, li c'è tutto quello che le serve per curarla, dottor...- parlò Milah fermandosi non sapendo il suo nome.
-Mi chiamo Dolos, Dolos Hoax, è un piacere- disse facendo un inchino cordiale. Noite entrò nella stanza tenendo in mano la falce di Tyson.
-Hey amico sai dirmi se i parametri del ragazzo sono normali?- chiese con nonchalance, i compagni si voltarono infastiditi.
-Ancora tu? Si può sapere che vuoi da noi?- intervenne Nicolash, ma il God Slayer lo sorpassò e non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
-Beh, solo i livelli di alcuni ormoni come il testosterone, il cortisolo e il GH erano molto elevati, in più c'è stato un drastico calo dall'adrenalina, dopo lo svenimento, probabilmente dovuto alla battaglia- spiegò, Noite lo guardò apatico e lo superò dirigendosi verso la sala dietro di lui.
-Ma che fai, non puoi entrare stanno riposando- lo riprese Dolos cercando di fermarlo, ma lui continuò senza dare peso alle sue parole e oltrepassò la soglia della porta. Una volta dentro guardò il lettino dove riposava Demetra, poi dalla parte opposta quello di Tyson e si avvicinò ad esso, posò la falce bendata accanto al muro poi fece un cenno con la testa: lui era fatto così, non diceva parole, non faceva discorsi, ciò che provava lo dimostrava con i gesti e quello era un grandissimo segno di rispetto. Ammirava le persone forti proprio perché, combattere contro di loro, era ciò che lo faceva sentire libero. Non lo disse ad alta voce, però in cuor suo augurava a quel ragazzo di rimettersi in fretta, in modo che potessero continuare e concludere, una volta per tutte, lo scontro lasciato in sospeso. Si voltò e lasciò prima la stanza, poi senza dire una parola, anche l'edificio dirigendosi fuori dal paese. I compagni si guardarono.
-Quello è proprio strano- ammise Velvet sollevando un sopracciglio.
-Aaaaah! La polvere!- un grido rimbombò nella piccola stanzetta facendo sobbalzare i presenti per lo spavento, si voltarono tutti verso Casper che era appena rinvenuto.
-Ti sei per caso rincretinito!?- gridò Priscilla furiosa, il ragazzo si guardò i vestiti e rabbrividì.
-Oh mio dio, ma guarda come sono conciato! Non posso farmi vedere da delle belle signorine messo in questo stato!? Cioè, sono comunque fantastico e bellissimo, su questo non ci piove, ma i miei adorati vestiti sono immondi!- gridò volteggiando più volte su se stesso per guardarsi meglio, poi alzò gli occhi.
-Dove siamo? Mi sono perso qualcosa?- chiese innocentemente, i maghi si guardarono e all'unisono tirarono un sospiro sconsolato.
-Ti preferivo da svenuto- disse Priscilla incrociando le braccia e scatenando l'ilarità del resto del gruppo.

Poche ore dopo, i maghi seguiti da Dolos, riuscirono a caricare i due ragazzi sul carro che avevano lasciato nascosto in mezzo al bosco e ora si apprestavano a salutare i paesani. 
-Jonathan sei sicuro di non voler venire con noi?- chiese Alex con un velo di dispiacere nella voce. Il ragazzo la guardò e accennò un sorriso.
-No, non mi permetterei mai, sarei solo un peso, però dopo tutto quello che è successo ho capito una cosa: io voglio diventare più forte...- spostò lo sguardo su Velvet che lo stava ascoltando impassibile.
-... Ma se venissi con voi, non dico che sarebbe tutto inutile, però ho intenzione di contare solo sulle mie forze. Allenare questo potere è solo compito mio e di nessun altro, è una magia che ho ricevuto da mio padre e la renderò abbastanza forte da permettermi di proteggere questo regno. Perciò quando ci rincontreremo, solo allora sarò degno di camminare al vostro fianco- disse deciso, Alex sorrise fiera di lui. Velvet balzò giù dal carro e gli si parò davanti.
-È una promessa?- gli chiese, lui accennò un "sì" deciso con la testa.
-Allora vedi di diventare davvero forte, odio chi non mantiene le promesse- disse per poi voltarsi e risalire sul carro. Alèk prima di salire porse un grosso sacco a Jonathan e lo guardò.
-Tu, non mi piaci, stai troppo attaccato a mia sorella, ma se Tyson fosse cosciente lo avrebbe fatto lui- disse aprendo il sacco e rivelando tutto l'oro all'interno.
-Sono le tasse che avete pagato alla mafia negli ultimi cinque anni, usateli per ricostruire il paese- disse secco, Alex imbarazzata si spiaccicò una mano in fronte e si scusò con Jonathan per il comportamento del fratello. Una volta ultimato i preparativi, il gruppo partì alla volta di Magnolia.
-Statemi bene, ci rivedremo un giorno di questi!- gridò Jonathan agitando le braccia bendate in aria con un grande sorriso, dietro di lui gli abitanti del paese facevano la stessa identica cosa, ringraziandoli di cuore. Priscilla si voltò indietro a guardare le case sparire in lontananza: per la seconda volta nella sua vita stava lasciando quel paese con il sorriso sul volto.


-Mollatemi! Lasciatemi! Non permetto a degli omuncoli come voi di toccarmi!- gridò una ragazza mentre veniva acciuffata e ammanettata con delle manette anti-magia, da una cinquantina di Vasileias.
-L'hai voluto tu tesoro e ora verrai con noi, Theos Velona ti aspetta- rispose un Vasileias, la ragazza strinse i denti e si dimenò come una bestia inferocita.
-Me la pagherete! Me la pagherete cara!- gridò ancora lei tirando una potente testata al soldato che le teneva stretta, questo mollò la presa e lei cominciò a correre, menò calci e pugni all'aria finché non riuscirono a intrappolarla un'altra volta.
-Ah, mi hai stufato tu e la tua testardaggine!- gridò un Vasileias legandola con delle catene.
-Che cazzo sono un animale? Liberatemi bastardi!- urlò nuovamente lei, un soldato le si avvicinò.
-E stai zitta- disse dandole un colpo con il manico della sua spada per stordirla, la ragazza perse i sensi lentamente.
-Nani, Vel...- sussurrò prima svenire.







ANGOLO AUTRICE:

Hey hey hey!! Ragazzi come state? Avete visto questa volta sono puntuale eheh.
Beh che dire, la saga del paese di Orchidea è ufficialmente finita!! Vi è piaciuta? Spero di si! Ma ovviamente come avete potuto notare i misteri si infittiscono!? Siete curiosi di saperne di più? Eheh non ora (si Rosy, faccio come Oda muahaha)
Bene passiamo ora all'ultimo disegno degli OC che mi avete mandato, signori miei vi presento... Aelrindel Shedir Noite Rosecliff VI (
https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Aelrindel-Shedir-Noite-Rosecliff-VI-870941030?ga_submit_new=10%3A1613809914) e con questo abbiamo ufficialmente finito anche gli OC! E a proposito di questo vi ricordo che l'ultimo giorno per votare e partecipare al "Popular Ranking" è domani a mezzanotte!! Svelti, abbiamo un testa a testa pazzesco!! Detto questo io vi aspetto tra due settimane cioè nel weekend del 6/7 marzo con il prossimo capitolo! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 23
*** VENTIDUESIMO CAPITOLO: DIVENTERÒ PIÙ FORTE ***


VENTIDUESIMO CAPITOLO: DIVENTERÒ PIÙ FORTE





I maghi raggiunsero Magnolia dopo due giorni di viaggio, nei quali Demetra e Tyson non si risvegliarono neanche una volta.
-Dottor Dolos è normale che dormano così tanto?- chiese Alex preoccupata per la sorte dei compagni.
-Certo, ho dato ad entrambi una buona dose di calmante, comunque dovrebbero svegliarsi entro un paio di giorni- rispose lui rassicurandola con un sorriso. Scesero dal carro, ormai arrivati a destinazione. Subito Mya li raggiunse sprizzante di gioia per il loro ritorno, sventolando in aria quello che sembrava un foglietto.
-Bentornati ragazzi, c'è una lettera per... Oh mio dio, ma come siete conciati!?- gridò sbalordita.
-Avete bisogno di qualcuno che vi medichi- continuo preoccupata avvicinandosi ai ragazzi.
-Non preoccuparti Demetra ha pensato a tutto prima che svenisse- ripose Milah aiutando Dolos a portare giù la branda su cui era stesa la ragazza rossa.
-Come svenuta?- chiese chinandosi verso Demetra, poi alzò lo sguardo notando anche Tyson nelle stesse condizioni, ma con molte meno ferite.
-Pure Tyson, si può sapere cos'è successo?- chiese, i ragazzi si guardarono e poi tirarono un sospiro.
-È una lunga storia- si limitarono a dire sorvolando sulla questione, Mya si voltò verso Dolos con espressione stranita.
-Lui chi è?- chiese avvicinandosi con un sorriso.
-Dolos Hoax, è un piacere- rispose il diretto interessato porgendole la mano che lei afferrò subito. Intanto Velvet balzò giù e si stirò le braccia verso l'alto.
-Io ora mi vado a fare una bella doccia e non voglio essere disturbata almeno per un paio di ore buone- disse dirigendosi verso la sua camera.
-Vengo anch'io!- gridarono in coro Nicolash e Casper seguendola, poco prima di venire inceneriti da una scossa elettrica.
-Che donna!- commentò Neviski fissandole il di dietro mentre camminava spedita verso la porta.
-E che botta- ribatté Cremisis massaggiandosi la schiena, poi si rialzò anche lui diretto verso il bagno, tutto quello sporco non riusciva a sopportarlo.
Nel pomeriggio si ritrovarono tutti nel salone principale, seduti allo stesso tavolo bevevano e mangiavano in una tranquillità apparente: in fin dei conti Demetra e Tyson non si erano ancora svegliati, ma erano più preoccupati per la prima, visto che non era ancora fuori pericolo.
-Dite che si rimetterà?- chiese Milah preoccupata.
-Non lo so, ha preso delle belle botte- rispose Nicolash pensieroso. Velvet scattò in piedi battendo le mani sul tavolo e attirando l'attenzione di tutti.
-Ragazzi, certo che si salverà, è Demetra! Avete visto più volte anche voi quanto è forte!- esclamò.
-Giusto, non bisogna perdere la speranza, in fin dei conti, non ha mica detto che non si sarebbe salvata noh?- disse Alèk stringendo un pugno, Priscilla spuntò in quel momento dall'infermeria diretta verso di loro.
-Non parlate di speranza, è solo uno stupido sentimento che ti fa credere fino alla fine in qualcosa, per poi fregarti all'ultimo- intervenne, i compagni si voltarono verso di lei e Velvet la guardò storta.
-La mia non era speranza, la mia era convinzione- affermò la ragazza.
-Dov'eri finita?- chiese Casper.
-In infermeria stavo aspettando che Tyson si svegliasse per chiedergli una cosa, ma poi mi è venuta fame e ho deciso di venire qui- disse pensierosa, prendendo posto accanto ad Alèk, Mya arrivò in fretta e furia saltellando come al solito dall'emozione, per loro che in quel momento erano tesi come corde di violino, lei era una vera boccata d'aria fresca: riusciva sempre a mettere tutti di buon umore, grazie alla sua felicità contagiosa.
-Allora volete qualcosa?- chiese sorridendo, i compagni la guardarono ricambiando e ordinarono ciò che preferivano.
-Perfetto, venti minuti ed è pronto!- esclamò gioiosa prima di sparire dietro la porta della cucina, non appena essa si chiuse Mya si appoggiò contro la parete subito accanto, sospirando, gli occhi bassi, fermi a fissare le mattonelle del pavimento: da quando era entrata nella gilda aveva provato ad allenarsi per utilizzare la magia, purtroppo con scarso successo, ma nonostante questo, non voleva mollare per nessun motivo al mondo, per lo meno si sforzava di rendere più leggere queste giornate piene di tensione, i suoi compagni avevano affrontato una battaglia veramente dura, era compito suo farli rilassare al massimo. Si batté le mani sulle guance e si risvegliò. 
-È ora di mettersi al lavoro!- esclamò tornando a sorridere.
-Mi chiedo come faccia Mya ad avere tutta quell'energia? È veramente instancabile- disse Nicolash appoggiando la fronte sul tavolo con un tonfo sordo.
-Sai, la tua testa suona vuota quando sbatte- commentò Alèk con un ghigno beffardo stampato in faccia, Neviski sollevò lo sguardo.
-Vieni qui che sentiamo anche la tua- rispose sfidandolo, i due ragazzi si alzarono in piedi fronteggiandosi e iniziarono a litigare.
-Chi è che non aveva energie?- chiese ironicamente Casper ridendo.
-Quei due non si smentiscono mai- commentò Alex assistendo alla scena.
-Voi due! Siete forse impazziti? In questo modo le ferite si riapriranno, dopo sono fatti vostri eh, io non ve le ricucio!- esclamò Dolos entrando dalla porta principale e riprendendo i due ragazzi, che fecero finta di niente continuando la loro rissa.
-Oh, lasciali perdere dottore, non ti ascolteranno mai- rispose Casper, Dolos sospirò contrariato, ma ascoltò comunque il mago, poi si diresse verso l'infermeria.
-Vado a controllare i parametri dei due ragazzi, dopo vi aggiorno- disse lui, stava per imboccare la porta quando qualcuno uscì da essa prendendolo di sorpresa, si bloccò come stranito.
-Tu chi sei?- chiese Tyson stringendo gli occhi e cercando di mettere a fuoco la figura davanti a lui.
-Tyson!- gridarono in coro i ragazzi dirigendosi verso il compagno, Knightbuster sorrise nel vedere i maghi sani e salvi. Dolos si fece da parte fissando il ragazzo dalla testa ai piedi: il calmante che gli aveva dato avrebbe dovuto finire il suo effetto entro un paio di giorni, eppure, era già in piedi; forse non era nelle migliori condizioni, l'effetto del farmaco era ancora in circolo per questo si sentiva così stanco, ma era comunque una cosa fuori dal comune. I compagni aiutarono Tyson a sedersi al loro tavolo in modo che non si sforzasse troppo a stare in piedi, intanto Dolos spariva nella porta dell'infermeria.
-Allora come stai?- chiese Alex posandogli una mano sulla spalla.
-Bene, sono solo un pò stanco e ho la testa che sembra mi voglia scoppiare- disse massaggiandosi le tempie con una smorfia, poi alzò lo sguardo e incrociò quello di Priscilla seduta dal lato opposto, prese la mano di Alexis e la mise sul tavolo per poi alzarsi e andare dalla diretta interessata.
-Priscilla... dentro all'orfanotrofio, non abbiamo avuto modo di parlare, io...- abbassò gli occhi dispiaciuto, fece un respiro profondo, poi li risollevò guardando la ragazza fissa negli occhi: la maga della telecinesi si paralizzò, sapeva che lo sguardo di Tyson aveva sempre messo timore a chiunque, addirittura, ad Orchidea aveva terrorizzato persino loro, i suoi compagni, ma quella volta era come se trasmettesse una sorta di calore: il calore che aveva Alèk quando guardava Alexis, il calore tipico di un fratello nei confronti di sua sorella.
-... Mi dispiace Priscilla: quando eravamo nella base dei mafiosi, avrei dovuto crederti sulla parola, so che tutto questo non sarebbe successo se ti avessi dato fiducia subito, però come un'idiota non l'ho fatto, per questo ti chiedo scusa- disse, si inginocchio davanti a lei e si abbassò per arrivare al suo livello.
-Per me, anzi, per tutti noi, tu sei come una sorella ormai, so che non ho il diritto di chiederti una cosa del genere, ma la scelta è e sarà solo tua: vuoi veramente lasciare la gilda?- chiese guardandola con occhi all'estremo del pentimento. Priscilla rimase muta per qualche secondo fissandolo a braccia incrociate, poi gli tirò un affettuoso cricco in fronte.
-Idiota sì, di certo lo sei stato, però c'è una cosa che prima voglio dirti- rispose, i compagni la guardarono straniti.
-È da quando siamo partiti che stavo aspettando di parlarti, pensavo che, alla fine dei conti, tutto il casino che è successo è stata colpa mia- cominciò.
-Aspetta Priscilla ma cosa...- Casper venne interrotto da una mano della ragazza che lo zittì.
-Forse è colpa mia se Orchidea ha perso tutte quelle persone, avrei dovuto uccidere quella dannata vecchiaccia il giorno in cui me ne andai, invece risparmiandola le ho dato modo di formare quel gruppo di mafiosi. Quindi tutte le morti che hanno causato, compreso il padre di Jonathan, sono anche colpa mia- disse seria.
-Ma cosa dici Priscilla!?- esclamò Casper scattando in piedi.
-La colpa non è tua, è stata Agatha ad architettare tutto e se quei ragazzi non le avessero dato ascolto tutto questo non sarebbe successo- disse Nicolash.
-Hanno ragione Priscilla, non darti colpe che non hai- intervenne Milah, ma la ragazza scosse la testa contrariata.
-No, la colpa è mia e questo lo so, non voglio che mi commiseriate, odio questo genere di cose, ciò che vi sto dicendo lo sto dicendo perché è la verità, per questo ho deciso di impegnarmi di più in questa sfida...- si voltò verso Alèk con sguardo serio.
-... Ho deciso che lotterò di più per tutto quello che vogliamo costruire, non posso raggiungere l'obbiettivo che mi sono prefissata facendomi sempre proteggere- sbuffò leggermente seccata dalla situazione, il fratello dei Black si intristì alla sua affermazione: gli sembrava che tutto ciò lo stesse dicendo solo perché costretta dagli eventi ed era una cosa che non poteva sopportare. Al contrario suo il resto dei compagni esultò di gioia.
-In pratica ci stai dicendo che rimani con noi!- esclamò Alex abbracciandola di slancio.
-È uno strano modo per dirlo, ma si parla pur sempre di Priscilla- disse Milah contenta. Tyson vedendo Alèk giù di morale gli si avvicinò e gli mise un braccio attorno al collo facendo un sorriso smagliante.
-Cos'è quella faccia da pesce lesso? Non dirmi che non lo avevi capito- disse stringendo la presa.
-Certo che avevo capito e non darmi del pesce lesso, sottospecie di sogliola bruciacchiata- ribatté il ragazzo segretamente sollevato, in seguito i due cominciarono a litigare.
-Ma non aveva la testa che gli scoppiava fino a due minuti fa?- chiese Milah guardando il resto dei compagni fare spallucce per poi mettersi a ridere. Silenziosamente Velvet si avvicinò alla ragazza dai capelli celesti, si fissarono per qualche secondo, poi la prima allungò una mano in avanti.
-Se sei sicura di voler fare quello che dici, allora forse potremmo cominciare ad andare d'accordo- disse con un mezzo sorriso, Priscilla alzò un sopracciglio poi afferrò la mano della ragazza ricambiando.
-Lo credo anche io- rispose.
-Solo quando finirai di essere una mezza fighetta- continuò poi la maga dell'elettricità guardandola con aria di sfida. Priscilla si infiammò immediatamente e in seguito si misero a litigare anch'esse.
-Sembrava troppo bello per essere vero- sospirò Alex spalleggiata da Casper.
-Eccomi ragazzi!- esclamò Mya uscendo dalla cucina con i piatti in equilibrio, si diresse barcollando verso il tavolo e si fece aiutare a posarli su di esso, si voltò poi alla sua destra vedendo Tyson, gli occhi le si illuminarono.
-Ty!- esclamò felice saltandogli al collo per abbracciarlo. Il ragazzo preso alla sprovvista perse l'equilibrio e cadde a terra insieme alla ragazza.
-Ciao Mya, felice di vederti- disse sorridendo.
-Sono così felice che ti sia svegliato almeno tu- piagnucolò stringendosi sul suo petto, a quelle parole Tyson sobbalzò e tornò improvvisamente serio.
-Cosa intendi con almeno io?- chiese prendendola per le spalle e allontanandola per poi guardarsi attorno. Sbarrò gli occhi.
-Demetra- sussurrò scattando in piedi per dirigersi verso l'infermeria. Le gambe non rispondevano ancora bene e barcollò un paio di volte prima che qualcuno gli mettesse un braccio attorno alla vita e lo sorreggesse, evitando di farlo cadere a terra.
-Alèk- disse stupito guardando il compagno, che lo fissò con aria diffidente.
-Scordati che diventi un abitudine occhi dolci- disse semplicemente, Tyson sorrise a quelle parole.
-Puoi dirlo forte testa vuota- rispose. Alèk lo accompagnò fino alla porta dell'infermeria di Demetra e lasciò che entrasse da solo. Non appena afferrò la maniglia sentì una voce maschile all'interno e si bloccò insospettito, ma dopo qualche secondo spalancò la porta, la scena che vide in seguito gli fece ribollire il sangue nelle vene. Demetra era stesa sul lettino inerme e con il petto completamente spoglio, ma ciò che più lo fece infuriare era l'uomo che, con le sue mani stava passando proprio su di esso tastandone ogni curva. Si voltò di scatto Dolos giusto in tempo per vedere la figura di Tyson andargli in contro con passo svelto, non appena gli fu davanti afferrò il polso dell'uomo, glielo torse mettendoglielo dietro la schiena e lo sbatté violentemente con il viso contro il muro, poi coprì Demetra con un lenzuolo. Le gambe, così come le braccia, gli tremavano, un pò per la rabbia, un pò per la stanchezza.
-Chi diavolo sei? Cosa stai facendo a Demetra?- disse furioso usando l'avambraccio per tenerlo fermo contro la parete. 
-Lasciami- sibilò lui faticando a respirare.
-No, finché non mi dai delle spiegazioni, tu sei quello che ho visto prima, come sei arrivato a Magnolia?- chiese minaccioso, Dolos tentò di allentare la presa con l'unico braccio rimasto libero, senza successo: non solo si era svegliato prima del tempo, ma aveva addirittura tutta quella forza.
-Rispondimi! Cosa stavi facendo a Demetra, bastardo!?- gridò stringendo la presa.
-Non preoccuparti, non le stavo facendo nulla- disse flebilmente. 
-Ah no? A me non è sembrato per niente, cos'è sei una specie di maniaco?- ribatté assottigliando gli occhi. Nel frattempo entrarono anche il resto dei compagni che vedendo la scena andarono in soccorso del dottore.
-Ty fermati!- gridò Alèk riuscendo a dividere i due grazie anche all'aiuto di Nicolash, ma il ragazzo si dimenò come un ossesso: solo in due riuscirono a tenerlo a bada.
-Lasciatemi, stava facendo qualcosa a Demetra!- gridò imbestialito.
-Guarda che qui l'unico che potrebbe farle del male sei tu- ribatté Dolos irritato, si tastò la gola come a controllare che fosse ancora intatta. Tyson si fermò di colpo.
-Ty lui è un dottore, lo abbiamo incontrato a Orchidea, è stato lui a curarvi- spiegò Alex.
-Si e stavo anche cambiando i bendaggi a Demetra quando sei entrato tu- continuò il dottore seccato dalla situazione.
-Quindi se volete scusarmi potreste anche uscire di qui, ho bisogno di privacy- disse con tono duro risistemandosi il camice. Il gruppo di compagni uscì in silenzio, compreso Tyson che prima di varcare la soglia della porta si voltò indietro lanciando un ultima feroce occhiata all'uomo. Una volta che ebbero chiuso la porta Dolos sospirò.
-Quel ragazzo è pericoloso- disse tra se e se, guardò poi Demetra.
-Non gli permetterò di farti ancora del male tranquilla- sussurrò alla ragazza che non poteva sentirlo, tolse il lenzuolo che la copriva e cominciò a disinfettare le ferite e a bendarla nuovamente e questa volta non venne interrotto da nessuno.
Intanto fuori dall'infermeria Tyson camminava a testa bassa: rimuginava sulle parole che quell'uomo gli aveva detto: "Guarda che qui l'unico che potrebbe farle del male sei tu". Non si ricordava assolutamente niente di quello che era successo ad Orchidea, per questo aveva bisogno di spiegazioni.
-Ragazzi io... che cosa ho combinato?- chiese, i compagni si guardarono, poi Milah si fece avanti.
-Forse è il caso di metterci seduti- disse, si diressero al loro tavolo e si accomodarono  seri in volto.
-Casper e Velvet dove sono?- chiese Priscilla guardandosi attorno.
-Casper aveva detto che doveva recuperare tempo e andare a cercare qualche ragazza vergine in città- rispose Alex ridendo.
-Che malato- commentò la ragazza dai capelli celesti alzando gli occhi al cielo.
-Mentre Velvet non saprei, l'ho vista allontanarsi con una lettera ed una penna in mano- continuò la sorella dei Black stranita, poi si voltò verso Tyson seria in viso, il ragazzo aveva la testa chinata e tenuta tra le mani, proprio come se dovesse staccarsi da un momento all'altro.
-Io, non ho memoria di quello che è successo, l'ultima cosa che ricordo è...- si bloccò terrorizzato dalle parole che stava per pronunciare e dal dubbio che lo stava assalendo da dentro.
-... Quando ho scoperto la mia falce- disse tutto d'un fiato. I compagni si scambiarono un occhiata complice.
-Poi da quel momento i ricordi sono sempre più confusi, finché non mi sono svegliato poco fa- concluse, sollevò lo sguardo come a indagare in quello dei suoi amici.
-Ty, quello che voglio sapere è... ti è successo altre volte?- chiese Milah, Tyson sospirò.
-Sì, perdo la memoria quando uso la falce scoperta per un periodo prolungato, se la uso per pochi minuti non mi accade niente, ma nel lasso di tempo in cui non ricordo nulla non so cosa succede, nessuno ha mai voluto dirmelo- rispose, i compagni si fecero coraggio e spiegarono cosa fosse successo a Tyson per filo e per segno. Ad ogni parola pronunciata, ad ogni sillaba, il senso di colpa schiacciava il ragazzo come un macigno: lui non voleva tutto quello, non voleva essere quello che gli stavano raccontando, aveva sempre e solo voluto fare del bene eppure una parte di lui dimostrava il contrario. Un mostro. Ecco cos'era veramente e forse aveva cominciato a capire il motivo per il quale quell'uomo aveva detto quelle parole: lui faceva del male a persone innocenti, aveva messo in pericolo tutte le vite di coloro a cui voleva bene. Perché? Anche Demetra, aveva provato a farlo rinsavire e ci era riuscita, ma a che prezzo? Eppure c'era una cosa che non riusciva a capire: se i suoi genitori, i suoi nonni, Mary e Asuka sapevano che erano in pericolo a stargli vicino, sapevano in cosa si trasformava, perché allora non lo avevano abbandonato a se stesso?
-Per lo stesso motivo per cui non lo stiamo facendo noi- rispose Alex, Tyson sobbalzò non accorgendosi di aver pensato ad alta voce e guardò la compagna sorridergli.
-Sei un nostro compagno Ty, sei un nostro amico e se vogliamo dirla tutta è solo grazie a te se ora ci troviamo qui in questo luogo, tutti insieme- continuò.
-Anche se questi idioti qua non lo vogliono ammettere è così, sei una persona alla quale è difficile non volere bene- intervenne Priscilla riferendosi ai due ragazzi che fecero finta di guardare da tutt'altra parte. Tyson però scattò in piedi.
-Questo non è un pretesto per continuare a fare come se niente fosse: se fossi stato più forte avrei potuto evitare di scoprire la falce e in questo momento Demetra non sarebbe in quelle condizioni, mi devo allenare ancora più duramente se voglio affrontare questo regno- guardò Priscilla: in fin dei conti avevano in comune lo stesso identico obbiettivo, lei le sorrise alzando un sopracciglio.
-Puoi allenarti e diventare più forte senza usare la tua falce, oppure potresti sfruttare quella forza a tuo vantaggio- intervenne Milah.
-Cosa intendi?- chiese Alèk.
-Intende di allenare non solo il corpo, ma anche il tuo autocontrollo con quella forma, sempre se è possibile- spiegò Nicolash avendo capito le parole della Dragon Slayer. 
-Può diventare pericoloso per tutti voi- rispose il diretto interessato.
-Questo vuol dire che sarà un allenamento anche per noi!- esclamò Alex mostrando un pugno chiuso.
-Non è una brutta idea, in questo modo se tu dovessi ritrasformarti e perdere il controllo, riusciremmo a bloccarti in tempo- disse suo fratello. Tyson guardò i compagni e accennò un sorriso.
-E va bene, facciamo così- affermò. I ragazzi vennero interrotti da Dolos che uscì dall'infermeria con un piccolo sorriso sulla bocca.
-È fuori pericolo- annunciò. I maghi scoppiarono di gioia.
-Cos'è tutto questo frastuono?- chiese Casper entrando nella sala principale seguito da Velvet.
-Demetra non è più in pericolo di vita!- esclamò Alèk, i due ragazzi si guardarono e un sorriso apparve sulle loro labbra, in seguito si abbracciarono d'istinto, poi Casper venne fulminato da una scossa elettrica perché considerato "troppo appiccicoso".
-Se volete da questo momento potete entrare, ma dovrete stare in silenzio- disse Dolos, poi guardò Tyson di traverso.
-Questo vale anche per te- continuò secco, il ragazzo alzò il labbro superiore lasciando intravedere i canini come segno della sua irritazione: non gli piaceva quel tipo, proprio per niente. I maghi fecero visita a Demetra e ognuno di loro lasciò la stanza qualche ora dopo per cena, ma non Tyson, che volle rimanere, non aveva molta fame. Dolos che stava sorvegliando la situazione, non approvò la sua scelta, ma quando Knightbuster gli lanciò un occhiata minacciosa e gli chiese qualche minuto da passare con lei, accettò, seppur diffidente, e li lasciò soli.
Tyson si inginocchiò accanto al lettino fissando la compagna: aveva un camice lungo, completamente bianco a coprirle le fasciature che le tappezzavano il corpo, diversi cerotti sul viso e la fronte bendata. Il senso di colpa tornò a martellarlo: era stato lui a ridurla così.
-Come ho potuto fare una cosa simile?- si chiese appoggiando la fronte sul materasso morbido, inspirò a pieni polmoni, riusciva a sentire il suo profumo mescolato a quello del disinfettante: polline e resina di pino. Sorrise impercettibilmente, non si aspettava altro da una come lei che era sempre in mezzo alla natura. Incrociò le mani in segno di preghiera ringraziando qualunque essere superiore per averla salvata, poi tornò serio: Perché non lo aveva lasciato perdere? perché aveva voluto fermarlo a tutti i costi?
-Perché l'hai fatto Demetra?- chiese.
-Perché vedere te uccidere quelle persone avrebbe fatto male a tutti noi- rispose flebilmente la ragazza, Tyson alzò lo sguardo di scatto vedendola sveglia, poi si alzò in piedi.
-Demetra!- esclamò con la felicità a mille.
-Ciao Ty- rispose lei accennando un sorriso.
-Sei libera di credermi sulla parola o meno, ma io non ricordo assolutamente niente di ciò che è successo, me lo hanno raccontato poco fa, per questo ti chiedo scusa, mi dispiace di averti fatto tutto questo- disse Tyson abbassando gli occhi.
-Ti credo, per il semplice motivo che quello che ho cercato di fermare, non eri tu- rispose la ragazza, il mago guardò la sua mano appoggiata sul materassino, allungò la sua per afferrarla ma si bloccò a metà strada: tremava, non per la stanchezza, ma per la paura che se l'avesse toccata le avrebbe fatto nuovamente del male, deglutì nuovamente non riuscendo più a muovere un muscolo, quando invece fu Demetra a prendergli la mano tra le sue. Tyson la guardò toccandole il viso coperto di fasciature con una delicatezza fuori dal comune, i suoi occhi erano come incatenati nel suo sguardo, tanto che ci si perse, come in un immenso bosco alla fine di una lunga estate afosa, quando alcuni alberi brillavano di un verde smeraldo, poco prima di assumere quel particolare colore dorato, tipico dell'autunno.
-Sei stupenda- sussurrò lui, Demetra allargò leggermente gli occhi.
-Cosa?- chiese con un espressione stupita, Tyson sobbalzò e si allontanò di poco dalla ragazza interrompendo quel contatto così piacevole, completamente rosso in viso.
-N... niente- balbettò in modo confusionario mettendosi una mano dietro la testa. Demetra lo fissò imbarazzata non sapendo cosa dire: aveva sentito benissimo quello che aveva detto, però era una cosa che non si aspettava, non da Tyson. Inconsciamente si guardò le fasciature stranita.
-Chi mi ha medicato?- chiese, a quella domanda il ragazzo sembrò quasi seccato.
-Un dottore che hanno incontrato ad Orchidea- rispose sorvolando. La porta della stanza si aprì rivelando Dolos.
-Parli del diavolo...- disse Tyson guardandolo storto.
-Non farmi ribattere in modo cattivo- rispose lui sorpassandolo, appena vide Demetra sveglia un sorriso gli spuntò sul volto.
-Ben svegliata, come ti senti?- le chiese avvicinandosi, la ragazza lo guardò un pò diffidente poi rispose cortesemente alla sua domanda in modo positivo.
-Sei veramente incredibile, hai una capacità di ripresa che è fuori dal comune- si complimentò lui sorridendo, Demetra fece un cenno con la testa come ringraziamento.
-Le ferite guarirebbero più in fretta se avessi della camomilla e qualche foglia di basilico, hanno proprietà cicatrizzanti- ribatté lei, Tyson si voltò con un sorriso di soddisfazione sul volto: quella ragazza ci sapeva proprio fare.
-I miei complimenti, hai ottime conoscenze mediche, l'ho capito anche da come hai medicato i tuoi amici, non ho dovuto fare assolutamente niente per loro- rispose lui. Dalla porta entrarono anche il resto dei compagni che vedendo la maga sveglia entrarono come delle furie cominciando a fare della confusione. Priscilla si massaggiò le tempie cercando di trattenersi dal lapidare qualcuno.
-Demetra!- esclamò di gioia Casper, allo stesso modo fecero Alex e Mya.
-È bello rivedervi ragazzi- disse lei sorridendo.
-Lasciatelo dire, sei una pazza allucinata!- esclamò Alèk facendo ridere tutti quanti.

Le urla di gioia e le risate risuonavano dentro all'edificio, mentre all'esterno le prime gocce di pioggia avevano cominciato a cadere rendendo ancora più cupa quella serata. Due figure se ne stavano in mezzo alla via principale poco fuori dalla gilda.
-Velvet, che succede!?- gridò Nicolash per sovrastare, con la sua voce, il vento che soffiava furente tra le case.
-Nulla che ti interessi- ribatté lei secca mentre si dirigeva spedita lontano da Magnolia.
-Dove stai andando?- le chiese non capendo, la ragazza si fermò e si voltò appena guardandolo da sopra una spalla.
-Non voglio la compassione di un uomo, tutto ciò che devi fare è aspettare qui- rispose.
-Aspettare? Aspettare il tuo ritorno? E per quanto tempo?- domandò sempre più confuso.
-Finché sarà necessario, potrebbe volerci un anno, come potrebbero volerci due giorni- concluse imboccando la strada per uscire dalla città.
-Aspetta Velvet!- esclamò Nicolash rincorrendola, ma ormai la ragazza era sparita nel buio della sera. Il mago rimase immobile fissando il vuoto davanti a lui confuso e leggermente arrabbiato, sbatté un pugno al suolo stringendo i denti.
-Maledizione!-







ANGOLO AUTRICE:

Hey salve a tutti!! Come state ragazzuoli!? 
Allora partiamo con ordine perchè ho alcune cose da dire:
-Come vi è sembrato il capitolo? A me sinceramente è sembrato un pò piatto, forse perchè veniamo da una saga in cui si sono dati delle botte dall'inizio alla fine? Probabile, ma comunque questo è solo un capitolo di passaggio che introduce la prossima serie di eventi (come potete vedere dalla fine)
-Mi dovete perdonare immensamente!! Non sono riuscita a fare il disegno dei due vincitori del "popular ranking"... si avete capito bene sono DUE i vincitori, non avevo messo in conto che ci potesse essere una parità e quindi il disegno sarà uno unico in cui ci saranno entrambi, ma arriverà non preoccupatevi! Se ve lo state chiedendo no, non metto ora i risultati, ma quando arriverà anche il disegno!! Dovrete aspettare sorry!!!!!
Comunque spero che vi sia piaciuto!! Fatmi sapere cosa ne pensate!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 24
*** VENTITREESIMO CAPITOLO: NOITE È IL DECIMO ***


VENTITREESIMO CAPITOLO: NOITE È IL DECIMO





Le prime luci dell'alba filtrarono per pochi secondi attraverso le spesse nubi che coprivano il cielo grigio e carico di pioggia, entrando nelle camere dei maghi che, infastiditi dal sole, tentarono di coprirsi con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, mugugnando parole senza senso.
-È mattina ragazzi, svegli svegli!! Il tempo non è dei migliori, ma il temporale di ieri sera ha rinfrescato l'aria!! Dovete sentire che profumo che c'è fuori!- gridò Mya saltellando euforica nei corridoi e sbattendo tra di loro mestoli e padelle.
-Ma perché sei sempre così attiva la mattina!? Non ti capita mai di avere sonno!?- ribatté Priscilla immergendo la testa nel cuscino.
-Oh, si certo a volte mi capita, ma è di gran lunga meglio fare qualcosa di produttivo che stare sdraiati a letto a non fare niente giusto!?- urlò di rimando entrando come un tornado nella sua camera, ma si bloccò di colpo e poi si tappò la bocca con entrambe le mani arrossendo.
-Scusatemi... non volevo interrompervi- disse balbettando per poi tornare fuori in fretta e furia, non appena chiuse la porta gridò di gioia lanciando un urlo talmente acuto che nessuno riuscì a sentirla, tranne Milah che, in fondo al corridoio, tentò di tapparsi le orecchie per quel suono così fastidioso.
-Ma che le è preso?- si chiese la ragazza dai capelli celesti voltandosi dall'altro lato del letto, quando andò a sbattere contro qualcosa di duro, ma incredibilmente caldo, sentì mugugnare parole incomprensibili e infine aprì gli occhi mettendo a fuoco ciò che c'era davanti a lei. Il viso di Alèk era a pochi millimetri di distanza, l'espressione tranquilla e beata mentre dormiva, nemmeno il baccano che aveva fatto Mya entrando era bastato a svegliarlo. Priscilla sbarrò gli occhi e sobbalzò cadendo dal letto e trascinandosi le coperte con lei. Alèk si svegliò a causa della brezza fresca, si alzò sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, guardò Priscilla a terra avvolta dalle coperte.
-Che ci fai li per terra principessa?- chiese con le parole storpiate dallo sbadiglio. La ragazza si alzò in piedi ritta come un palo d'acciaio, rossa in viso, la sua bocca voleva dire qualcosa, ma i suoi occhi continuavano a percorrere il petto nudo e gli addominali incredibilmente scolpiti del compagno, non permettendogli di formulare una frase sensata nella sua testa.
-Tu... Qui... Perchè?- chiese in modo confusionario, Alèk aggrottò le sopracciglia non capendo, poi dopo qualche secondo metabolizzò la domanda.
-Non ti ricordi ieri sera?- disse lui, a quelle parole Priscilla se avesse potuto sarebbe diventata ancora più rossa, pensando a chissà quale situazione.
-Abbiamo brindato e festeggiato tutta la sera per Demetra e a quanto pare non reggi molto bene l'alcol, ti ho accompagnata qui nella tua stanza, ma non volevi staccarti dal mio collo perciò sono rimasto per la notte sotto tua richiesta- continuò, poi ghignò sornione.
-Però devi ammettere che ti è piaciuto- disse ammiccando, a quelle parole Priscilla riprese il controllo di sé.
-Idiota! Fuori dalla mia camera! Immediatamente!- sbraitò scandendo bene l'ultima parola, in seguito cominciò a scagliargli dietro qualunque oggetto contundente presente nella stanza, il ragazzo si alzò in fretta e furia e uscì dalla porta coprendosi la testa con le mani.
-Sei stata tu a chiedermi di rimanere!- gridò in risposta.
-E ora ti sto dicendo di andartene!- urlò di rimando lei, il ragazzo non riuscì a ribattere a causa di uno stivale lanciato a piena potenza contro la sua fronte. La porta venne sbattuta con violenza quasi come se si volesse staccare dai cardini e mentre Priscilla dentro la stanza cercava il suo autocontrollo interiore, Alèk, che era uscito controvoglia, fece una smorfia mista tra il disappunto e il fastidio, sbuffò massaggiandosi la parte colpita e si rimise la maglia. Intanto Tyson passò dietro di lui con un sorriso beffardo stampato in faccia, gli batté una mano sulla spalla.
-A quanto pare non sei poi così infallibile rubacuori- disse prendendosi gioco di lui, il ragazzo si voltò di scatto.
-Cos'è le vuoi prendere già di prima mattina spilungone?- gridò allontanandosi insieme a lui nel corridoio. Milah nella sua stanza alzò gli occhi al cielo e sbuffò: forse non si ricordavano per niente che in quella gilda c'era qualcuno con un udito molto fine.
-Milah! Dai vieni, la colazione sta mattina la si fa tutti insieme!- gridò Alex bussando ripetutamente alla porta della compagna.
-Arrivo arrivo!- esclamò lei rassegnata.
-Spero solo che Priscilla non mi sputacchi addosso come l'ultima volta- disse Casper alla sorella dei Black, sottovoce.
-Guarda che ti ho sentito- rispose la diretta interessata guardandolo con un espressione omicida e una vena pulsante in fronte.
-Eddai scherzavo Priscilla cara- cercò di scusarsi lui, poi la sorpassò con cautela e si diresse verso la mensa correndo a tutta velocità per non farsi prendere, ma lei partì all'inseguimento come una furia. Milah uscì dalla stanza sbadigliando.
-Certo che fanno proprio del gran casino- commentò, Alex rise di gusto dandole ragione, fece qualche passo in avanti e bussò alla porta di Velvet.
-Velvet svegliati! C'è la colazione!- gridò, ma non ebbe nessuna risposta.
-Che strano- disse la maga degli elementi, tentò di bussare ancora, ma Milah la fermò.
-Vuoi veramente svegliare una come Velvet mentre dorme?- le chiese guardandola, Alex sbarrò gli occhi e scosse la testa.
-Forse hai ragione, ci tengo alla mia vita- rispose ed entrambe si diressero nel salone principale. Una volta entrate un profumo di dolci le inebriò, accompagnate dal frastuono e dalle grida dei loro compagni, sopratutto di Alèk e Tyson che stavano facendo una gara di abbuffate, lanciandosi i peggiori insulti tra sputacchi e cibo vario, mentre Casper li guardava inorridito. Si sedettero a tavola ammirando su di essa ogni ben di dio esistente: dalle brioche calde, ai toast, fino ad arrivare ai pasticcini al cioccolato, sulla quale Priscilla si abbuffò.
-Wow che profumino e che spettacolo, Mya hai fatto tutto tu?- chiese Alex con gli occhi meravigliati, la ragazza si sedette al tavolo insieme a loro.
-Oh no no, mi hanno dato una mano gli abitanti, infatti ce n'è anche per loro- rispose, proprio in quel momento dalla porta principale entrarono i cittadini bagnati dalla pioggia e, felici come non mai, cominciarono ad abbuffarsi ai tavoli sparsi per il salone.
-Mangiate pure ragazzi ce n'è per tutti!- gridò Mya al settimo cielo. Dalla porta dell'infermeria sbucarono Demetra sorretta da una stampella e da Dolos.
-Buongiorno ragazzi!- li saluto, appena i compagni la videro fecero un sorriso a trentadue denti.
-Buongiorno a te Demetra, come ti senti?- chiese Milah sorseggiando una tazza di tè.
-Tutto sommato bene, ho appena ripreso a camminare anche se mi ci vuole un piccolo aiutino- rispose, Tyson lanciò un occhiata di sfida a Dolos che ricambiò con altrettanto vigore. Il medico aiutò la ragazza a sedersi.
-Mi raccomando niente dolci, solo frutta per adesso- si raccomandò.
-Le so anche io le mie condizioni, lo so cosa devo o non devo mangiare, non preoccuparti per me- rispose lei versandosi una spremuta d'arancia nel bicchiere, Dolos le sorrise compiaciuto prendendo una tazza di caffè nero.
-Oh, mi ero scordata... Priscilla questo è per te- disse Demetra passandole una boccetta con del liquido trasparente dentro, la ragazza dai capelli celesti la prese al volo e la studiò.
-Cos'è?- chiese incuriosita.
-È una lozione, un misto di erbe infuse con la magia che ti aiuteranno a far ricrescere i capelli, applicala una volta al giorno per una settimana e ritorneranno alla lunghezza di prima- spiegò, la maga guardò la compagna con occhi spalancati.
-Sul serio? Ma com'è possibile? Quando l'hai fatta?- chiese lei.
-Sta mattina presto, fortunatamente avevo già tutte le erbe necessarie- rispose accennando un sorriso, la maga della telecinesi la guardò e la ringraziò con tutto il cuore.
-Sapevo che ti avrebbe fatto piacere, si vede quanto ci tieni ai tuoi capelli- continuò poi la maga facendole un occhiolino, Priscilla annuì vigorosamente stringendo a se quella boccetta come fosse un tesoro inestimabile. 
-A proposito, Nicolash dov'è?- chiese Milah, i ragazzi si guardarono con la bocca piena.
-Noi pensavamo che fosse già sceso- rispose Alèk.
-Starà ancora dormendo così come Velvet- disse Priscilla intascandosi la boccetta e gustandosi un bignè al cioccolato.
-Si perderanno tutto questo ben di dio!- esclamò Casper addentando un Toast, ma facendo attenzione che le briciole non gli sporcassero i vestiti.
Un tonfo improvviso si propagò nel salone zittendo tutti, si voltarono verso il portone di legno trovandolo spalancato, sulla soglia Nicolash se ne stava in piedi, le braccia a penzoloni e la schiena curva, completamente bagnato fradicio.
-Nicolash, dov'eri finito?- chiese Milah, il ragazzo si avvicinò barcollando, come se le gambe non lo reggessero in piedi e una volta raggiunto il tavolo dei compagni si lanciò su di un divanetto buttando fuori tutta l'aria che aveva in corpo. Due occhiaie bluastre gli incorniciavano gli occhi semichiusi e i vestiti gli si erano appiccicati addosso come fossero coperti di colla.
-Wow che aria esausta, che hai fatto?- chiese Casper. Lui si tirò su mettendosi a sedere.
-Velvet se n'è andata- disse con un tono misto tra il triste e il rassegnato. I compagni lo fissarono per qualche secondo metabolizzando quello che aveva appena annunciato.
-Che hai detto? Che vuol dire Velvet se n'è andata?- sbraitò Tyson scattando in piedi.
-È successo ieri sera, se ne è andata nel bel mezzo del temporale- disse.
-Aspetta fermi tutti, perché?- chiese Priscilla, il mago si voltò nella sua direzione guardandola con occhi stanchi.
-Non lo so, ha detto che non erano affari miei e poi è andata via, l'ho cercata per tutta la notte sotto la pioggia, non c'è più traccia di lei, da nessuna parte, è come scomparsa- rispose con un velo di rammarico nella voce.
-Fermi tutti ragazzi, solitamente Velvet non è una che se ne va per conto suo, senza un motivo ben preciso, e se ha deciso di partire proprio ieri sera, nonostante il temporale, vuol dire che è una cosa veramente importante- disse Alexis.
-Già, però mi ha detto che sarebbe tornata, ma che non sapeva quanto ci avrebbe messo, forse dei giorni o forse un anno- continuò Nicolash.
-Ho un brutto presentimento- disse Demetra venendo appoggiata dai compagni.
-Cerchiamola ragazzi, anche una minima traccia può essere utile- disse Tyson.
-Nicolash tu vai a fare una bella doccia calda, e riposati un pò, dopo se vuoi ti preparo una bella tazza di cioccolata calda- disse Mya sorridendogli, il ragazzo annuì e sconsolato andò nella sua stanza. 
Intanto i ragazzi erano usciti per perlustrare la città e vedere se trovavano qualche indizio su Velvet. Demetra fece per imbracciare la stampella e dirigersi fuori quando Dolos la fermò.
-Non uscirai con questo tempo vero?- chiese.
-Si, sono l'unica qui che sa come riconoscere le tracce di un passaggio, non posso starmene seduta a non fare niente- ribatté decisa.
-Non posso lasciartelo fare, potresti prenderti un malanno- rispose lui, lei lo guardò seria.
-Guardami...- disse allargando di poco le braccia, Dolos fece come gli aveva detto, non tralasciando nemmeno un piccolo dettaglio: anche se aveva il corpo coperto di bende la trovava bellissima. Le si avvicinò pericolosamente al viso e sorrise dolcemente.
-Lo faccio da quando ti ho conosciuta- rispose, lei sobbalzò, spiazzata per quelle parole, poi tornò seria e lo allontanò con una mano.
-Intendevo... che sono ridotta in questo stato, un raffreddore non è di certo il male peggiore- rispose ignorando la sua affermazione. Dolos però non smise di sorridere neanche quando lei si voltò e lui le mise il suo cappotto addosso.
-Almeno copriti, così non corri rischi- le sussurrò prima di infilare le mani nelle tasche del suo camice e dirigersi verso l'infermeria. Demetra si voltò guardandolo, poi spostò gli occhi sulla giacca, la strinse con le mani e uscì zoppicando dal portone principale. I compagni si erano già divisi a perlustrare l'area, tranne Tyson che stava aspettando Demetra, non appena la vide uscire le andò in contro per aiutarla.
-Mi dispiace chiederti questo, ma tu sei l'unica che...- il ragazzo venne zittito.
-Non preoccuparti, ogni aiuto è indispensabile giusto?- disse lei accennando un sorriso, Tyson guardò per un attimo la giacca che copriva le spalle di Demetra e poi fissò in avanti facendo un espressione di disprezzo.
Dopo qualche ora i ragazzi si ritrovarono per scambiarsi eventuali informazioni su qualche possibile indizio trovato.
-Abbiamo cercato nei pressi del fiume, ma niente da fare- disse Alèk affiancato dalla sorella.
-Io ho perlustrato l'area dall'alto insieme a Casper, non abbiamo trovato niente- intervenne Priscilla.
-Io ho provato un pò in giro per vedere se sentivo il suo odore, ma quello di terra bagnata è più forte, non sento altro che quello- disse Milah.
-Purtroppo anche io ho cercato delle impronte, ma la pioggia ha cancellato completamente tutto quanto- affermò Demetra.
-Quindi siamo ad un punto morto? Che facciamo ora?- chiese Alex, Mya si schiarì la voce e si fece avanti.
-Forse io un'idea ce l'avrei... Vedete quando siete tornati ero così presa da tutto quello che era successo che mi sono scordata che avevo una lettera per Velvet- cominciò, i compagni la guardarono.
-Una lettera? Da parte di chi?- chiese Casper.
-Non lo so, non erano affari miei e quindi non ho chiesto per non intromettermi, ma quando gliel'ho data sembrava felice e l'ha portata nella sua stanza, poi non l'ho più vista- disse, in quel momento Nicolash arrivò all'esterno completamente rinvigorito.
-A me non sembrava per niente felice quando l'ho vista andarsene- disse, Demetra ci pensò su.
-Quindi in pratica, potrebbe essere un brutta notizia ricevuta da una persona a lei cara- disse la ragazza andando a logica.
-Se vogliamo scoprire qualcosa dobbiamo andare a cercare nella sua stanza- disse Casper.
-Va bene lasciate fare a noi ragazze, voi invece perché non chiedete agli abitanti, magari hanno visto qualcosa- disse Milah. Tutti si trovarono d'accordo e si divisero nuovamente, ma a fine giornata i maghi stanchi non avevano trovato alcun tipo di indizio.

Passò una settimana dalla scomparsa di Velvet e di lei neanche l'ombra. Priscilla sbuffò sbattendo la testa sul tavolo: i suoi capelli erano ritornati alla loro lunghezza originale e se era possibile, ora erano addirittura più luminosi e belli di prima, tutto merito di quell'infuso che Demetra le aveva preparato.
-Accidenti, non c'è niente da fare- disse rassegnata.
-Non dobbiamo darci per vinti io torno nella camera di Velvet, Demetra vieni con me?- chiese Alex alzandosi, la ragazza si voltò e annuì: ormai le bende dal suo corpo erano sparite, lasciando solo qualche piccolo cerotto qua e la e le sue gambe avevano ripreso a funzionare a meraviglia anche se si stancava ancora abbastanza in fretta. Priscilla alzò lo sguardo puntandolo su Nicolash che continuava a fissare il tavolo di legno con occhi vuoti: non lo aveva mai visto così, lui era sempre stato, insieme a Casper, il buffone del gruppo, ma in quel momento di ridere non ne voleva proprio sapere e lei conosceva benissimo il motivo.
-Di cosa hai paura?- gli chiese a bruciapelo, lui la guardò.
-Che non ritorni più- rispose, ma Priscilla gli tirò un cricco in fronte.
-Ahi, perché?- domandò toccandosi la parte colpita con le sopracciglia aggrottate.
-Perché sei uno stupido- disse secca lei, poi guardò verso l'alto sorridendo.
-Sarà anche una rompipalle insopportabile, ma non abbandonerebbe mai i suoi compagni, lo sai meglio di tutti noi- continuò.
-E anche se non vuole essere cercata, noi la troveremo lo stesso, perché è così che funziona qua, giusto?- chiese infine. Nicolash la guardò con occhi indagatori e lei sobbalzò.
-Cioè, non che mi manchi, per me potrebbe stare dov'è che non me ne fregherebbe niente- si corresse, fingendo di guardare da tutt'altra parte. Il ragazzo si mise a ridere e cominciò a prenderla in giro per il suo cuore tenero. Improvvisamente un cittadino entrò dalla porta della gilda spalancandola, il sudore gli correva lungo le tempie e aveva il fiato corto.
-C'è qualcuno! C'è qualcuno fuori dalla zona di Magnolia e si sta dirigendo qua!- esclamò, i ragazzi si alzarono di scatto.
-Priscilla, vai prima tu, controlla chi è dall'alto- disse Tyson afferrando la falce per dirigersi fuori. Nicolash lo seguì a ruota andando con Priscilla, così come gli altri compagni tranne Alex e Demetra.
La maga della telecinesi sorvolò la zona su di un pezzo di terra, scrutando quel minuscolo puntino da lontano, poi aggrottò le sopracciglia.
-C'è solo una persona che cammina barcollando in quel modo- disse Milah sospettosa.
-Non ditemi che è ancora quel tipo!- esclamò Casper.
-Se cerca rogne sarò più che felice di accontentarlo- affermò Alèk battendosi i pugni chiusi tra di loro, poi atterrarono al suolo.
Tyson intanto arrivò al confine della città e sorpassò la barriera magica. Si ritrovò davanti a Noite a qualche metro di distanza, il God Slayer sorrise.
-Hey amico cercavo proprio te- affermò.
-Perché? Hai deciso di unirti a noi alla fine?- chiese il ragazzo.
-No, sono venuto perché io e te abbiamo un conto in sospeso- disse, Tyson lo guardò stranito.
-E cioè?- chiese non capendo.
-Mi avevi detto che la prossima volta che ci saremmo visti avresti combattuto contro di me, ma ad Orchidea non ne abbiamo avuto l'occasione, ora sono qui, quindi preparati- rispose, Tyson scosse la testa contrariato.
-Hai ragione, ma mi dispiace, sono costretto a rifiutare, sei capitato proprio in un momento sbagliato, non posso perdere tempo- ribatté, Noite però non voleva demordere.
-Va bene mettiamola così, affrontami: se ti batto, potrò diventare il padrone di questa città e quindi sfruttarla a mio piacimento; se invece sarai tu a battermi, allora io mi unirò alla tua causa- quelle parole attirarono improvvisamente l'attenzione di Knightbuster. I compagni si guardarono sbarrando gli occhi.
-Ty, non avrai intenzione di accettare vero?- chiese Priscilla.
-Già, non mi fido di questo tizio, ha già cercato di farci fuori una volta- ribatté Alèk.
-Ragazzi... Dobbiamo combattere contro tutto il regno di Fiore, lui è molto forte e se c'è la possibilità che si aggreghi a noi, non potrà fare altro che darci una mano- disse Tyson, poi avanzò di qualche metro e ghignò compiaciuto.
-Accetto- affermò, i ragazzi rimasero basiti.
-E se dovessi perdere?- chiese Casper preoccupato per la sorte di Magnolia, il mago voltò appena la testa per guardarlo.
-Perdere?...- sorrise sornione.
-Non è tra le opzioni previste- rispose afferrando la sua falce.
-Sembri sicuro di te- commentò Noite.
-Lo sono, mi sono allenato duramente in questi pochi giorni, sono curioso di vedere i miei miglioramenti- rispose mettendosi in posizione di combattimento. 
Noite e Tyson si studiarono per qualche secondo finché entrambi non partirono alla carica, lo scontro tra i due creò uno spostamento d'aria che obbligò i compagni a coprirsi con un braccio a causa del troppo vento. Gli arti del God Slayer si illuminarono di una luce oscura.
-Fendenti del Dio della luce- la sua forza aumentò, ma Tyson resistette e con un colpo secco riuscì a respingerlo, Noite arretrò strisciando a terra.
-Lo sapevo, anche con gli arti potenziati sei comunque di gran lunga più forte di me fisicamente- disse.
-Ma a me interessa la tua magia- concluse ripartendo all'attacco, ma questa volta mantenne la distanza.
-Soffio di luce!- dalla sua bocca fuoriuscì un laser oscuro, Ty preso alla sprovvista si piegò all'indietro schivando per un pelo il raggio, ma Noite mosse la testa e il laser cominciò a seguirlo. Il ragazzo dai capelli castani sorrise prima di cambiare repentinamente direzione e dirigersi verso l'avversario impugnando la falce: la sua figura si distorse scomparendo nel nulla, il God Slayer confuso terminò il suo attacco e si concentrò per rilevare la magia nel suo opponente, ma niente da fare, era letteralmente scomparso. Venne colpito al fianco destro, poi alla schiena e infine al petto, il ragazzo sputò sangue e alzò lo sguardo, la figura di Tyson riapparve davanti a lui e Noite non perse tempo, immediatamente, con il palmo destro lo attaccò allo stomaco sprigionando un fascio di luce oscura che scaraventò il mago in alto. Tyson gemette di dolore e strinse gli occhi, ma quando li riaprì Noite era a mezz'aria davanti a lui, con la mano gli afferrò il viso e lo spinse al suolo, creando un'esplosione di luce, alcuni detriti cominciarono a volare a destra e a sinistra completamente in balia dello spostamento d'aria. Una nube di polvere si sollevò impedendo la visuale per qualche secondo, ma anche quando si dissolse e Noite guardò al centro del cratere che si era creato, non trovò altro che detriti. Sorrise: quel ragazzo gli stava dando filo da torcere, ed era proprio ciò che voleva. Tyson afferrò la falce e riapparve sopra l'avversario il quale schivò all'ultimo il suo colpo. Il God Slayer arretrò di pochi metri  tenendo gli occhi puntati sull'opponente, mentre il mago dell'occultamento si allontanò coperto di graffi e alcune bruciature sul viso, raddrizzò la schiena e si appoggiò la falce bendata sulle spalle con un sorriso in volto.
-Le cose cominciano a farsi interessanti- disse.
-Concordo, ma non è ancora finita- ribatté l'altro lanciandosi in avanti. Tyson aveva l'adrenalina a mille e i suoi muscoli erano costantemente in tensione, pronti a scattare in qualsiasi momento.
-Yu kai, let's make some noise!- gridò allargando di più il sorriso. Si scontrarono ancora, più e più volte, emettendo fragori assordanti e luci abbaglianti, Noite scattò alla sinistra dell'avversario, per poi lanciarsi nuovamente a destra in una finta cercando di confonderlo, ruotò su se stesso colpendo il mago dell'occultamento con una falce di luce, Tyson sputò sangue a causa della ferita, ma fece resistenza sul terreno per darsi lo slancio e contrattaccare a piena potenza con il piatto della sua falce, il colpo andò a buon fine e Noite venne spedito lontano metri e metri. Si rialzò poco dopo con un rivolo di sangue che gli scendeva dal lato della bocca, ma con un sorriso soddisfatto. Tyson sorrise di rimando: era pronto per la mossa successiva. Entrambi si lanciarono uno contro l'altro: il primo creò una sfera di luce oscura tra le mani pronto a farla esplodere, mentre il secondo tenendo salda la sua arma. Ci fu una frazione di secondo, il tempo sembrò fermarsi, poco prima che i due maghi si scontrassero nuovamente, in cui un bagliore luccicò negli occhi bicromatici di Tyson. Con un movimento secco lanciò la sua falce bendata verso il cielo, sotto lo sguardo stranito di Noite; inspirò concentrato al massimo, strinse i denti e allargò le braccia, completamente disarmato, mostrando per bene i palmi che poi avvicinò tra loro: una piccola sfera trasparente si formò tra le mani del mago dell'occultamento e non appena le portò in avanti, questa saettò contro l'avversario. Noite venne preso alla sprovvista e usò la sfera di luce oscura per darsi la spinta e schivare quel proiettile, ma il suo trench nero, a causa della velocità dello spostamento, rimase a mezz'aria e venne trapassato da parte a parte da quell'attacco, lasciandovi solamente un buco dalla forma perfettamente rotonda, senza strappi o sbavature. Noite guardò l'indumento con un misto di stupore e divertimento negli occhi, ma quando si voltò non fece in tempo a fare nulla: Tyson lo intercettò con un pugno in pieno viso, abbattendolo al suolo con una forza mostruosa, polvere e detriti si sollevarono da terra. Intanto la falce che era stata lanciata in aria poco prima cadde, ma prima che toccasse terra, il mago dell'occultamento l'afferrò puntando la lama contro la gola del suo avversario. Rimasero così immobili tutti e due, il fiato si era bloccato nella gola dei compagni che avevano assistito al combattimento. Il God Slayer era steso a terra, mentre sopra di lui sovrastava la figura di Tyson con un ghigno soddisfatto in viso, nonostante il fiato corto e le gocce di sudore ad imperlargli la fronte.
-Ho vinto io- sibilò Knightbuster, Noite sorrise di rimando. Il mago dell'occultamento si alzò e mise la sua falce sulla schiena, poi allungò una mano verso il ragazzo a terra, questo la afferrò facendosi aiutare. I compagni corsero in fretta verso il mago.
-Ty hai vinto!- esclamò Casper saltando di gioia.
-Te lo avevo detto- rispose lui facendo l'occhiolino.
-Dannazione a te brutta testa vuota, che cavolo era quella mossa?- chiese Alèk portandogli un braccio attorno al collo e stringendo la presa.
-L'ho imparata in questa settimana, ho scoperto che la mia magia di occultamento non solo riesce a far scompaire gli umani o le cose alla vista delle persone, ma se la si aumenta di potenza e la si comprime è in grado di farle sparire letteralmente dalla faccia della terra- spiegò.
-Accidenti, una cosa del genere è pericolosa... E se lo avessi colpito?- chiese Milah, Ty si voltò a guardare Noite.
-Sapevo che l'avrebbe schivato- disse sorridendo, poi si diresse nella sua direzione.
-Un patto è un patto- allungò un pugno chiuso verso di lui, che ricambiò con lo stesso gesto.
-Benvenuto in Phoenix's Ashes- affermò guardandolo.
-E guai a te se ci metti nei casini eh!- intervenne Alèk minacciando il nuovo arrivato.
-Guarda che a quello ci pensa Casper- ribatté Milah mettendosi a ridere. Noite accennò un sorriso poi frugò nelle sue tasche per qualche secondo e ne estrasse il giornale "Hex Courier".
-A proposito, ho una cosa che potrebbe interessarvi...- disse porgendo il quotidiano a Tyson.
-Se non sbaglio quell'articolo parla di una vostra compagna- continuò, il ragazzo aprì il giornale leggendo il titolo in prima pagina: "Trambusto a Peonia, la città viene presa di mira!". In seguito lessero l'articolo che riportava: "Tra la giornata di ieri e quella di oggi, Peonia si è ritrovata sotto assedio: la causa è da rimandarsi ad un gruppo di civili ribelli al cui comando vi era la Folgore Scarlatta, secondo le informazioni ricevute da alcuni abitanti del paese, l'esercito ha messo a ferro e fuoco la città, mentre colei che li comandava ha mandato in cortocircuito tutti i sistemi elettrici e di comunicazione, impedendo alle autorità di essere avvertite. In questo modo la città di Peonia si è ritrovata sola a fronteggiare un nemico feroce e pericoloso. I Vasileias che avevano sede in centro sono stati completamente sbaragliati dalla ferocia di queste persone. L'esercito in seguito si è ritirato e della Folgore Scarlatta non vi è più traccia. Gli esperti prevedono un nuovo attentato e si raccomandano di stare all'erta!". I compagni si guardarono basiti.
-Che cazzo di notizia è questa!- sbottò Nicolash furioso.
-Velvet che attacca le città a caso ed è a capo di un gruppo di civili? Ma fatemi il piacere!- continuò.
-Anche io non sono molto convinta che questo articolo rispecchi la verità- commentò Milah.
-Concordo, se pensiamo che quando hanno fatto un articolo su di noi ci hanno dipinti come se fossimo il male in persona- la spalleggiò Priscilla.
-Vero o falso, almeno adesso abbiamo un punto da cui partire per trovarla giusto?- disse Casper. Intanto sul campo di battaglia arrivarono anche Demetra e Alex, che una volta lì si chiesero cosa fosse successo, i compagni spiegarono la situazione alle ragazze.
-È una trappola- affermò Demetra.
-Lo credo anche io, il regno sa benissimo che lei sta con noi, ci vogliono semplicemente attirare là, probabilmente sa che la stiamo cercando, altrimenti non avrebbero fatto tutto questo- disse Alex prendendo il giornale.
-Anche se la foto che hanno allegato lascia poco all'immaginazione- continuò guardando l'immagine raffigurante, effettivamente, Velvet coperta di fulmini e dietro di lei un esercito di civili. Demetra sobbalzò come se si fosse ricordata qualcosa di molto importante.
-A proposito ragazzi, abbiamo cercato di nuovo nella stanza di Velvet e abbiamo scoperto un doppiofondo in uno dei cassetti... all'interno c'era questa- disse mostrando una piccola foto ai compagni: vi erano due bambine, una aveva i capelli marroni, l'altra li aveva rossi e infine, dietro di loro, una giovane donna dalla pelle abbronzata e i capelli verde chiaro agghindati di fiori, sorrideva felice.
-Quella è sicuramente Velvet- disse Casper indicando la bambina con i capelli rossi.
-Sì, ma non è ciò a cui voglio portare la vostra attenzione, guardate qua- disse Demetra indicando la corona sulla testa della giovane donna.
-Vedete questi fiori: sono fiori di Arnica, Achillea, Aconito e Clematide Alpina... esiste un solo luogo che può ospitare tanti fiori tutti insieme- disse la ragazza, fece cenno a Casper di estrarre una cartina dal suo zaino, la aprì indicando un punto a SudOvest del regno.
-Questo, è una montagna a Nord della catena montuosa della Fenice, si chiama Eclipse Soul- concluse, i compagni guardarono la ragazza basiti.
-Tutte le volte mi stupisco di quanto tu sia fantastica Demetra- affermò Alex sorridendo.
-Quello che però mi preoccupa è che la città di Peonia è poco più a Ovest, quindi quell'articolo potrebbe avere un fondo di verità- disse preoccupata la ragazza dai capelli rossi.
-Non importa, basta chiacchiere, prepariamoci...- intervenne Tyson facendosi avanti.
-... Andremo ad Eclipse Soul- concluse serio.


Qualche giorno prima, in un luogo imprecisato a Ovest di Fiore:

-Vel che cosa diavolo ci fai qui!? Vattene, non ho bisogno del tuo aiuto- esclamò una ragazza coperta di ferite mentre veniva rinchiusa in una cella.
-Non sparare cazzate, ti ricordo che c'è qualcuno che ci sta aspettando a casa, brutta idiota!- gridò di rimando Velvet abbrustolendo uno dei tanti soldati che c'erano li.
-Levatevi di mezzo!- gridò lei furiosa, alcune scintille cominciarono a sfrigolare attorno a lei, come fossero fruste fatte di plasma, ma una voce melodiosa le arrivò alle orecchie e improvvisamente le sue forze scomparvero, così come la sua rabbia, che andò scemando sempre di più, finché non chiuse gli occhi e si appoggiò a terra completamente addormentata.







ANGOLO AUTRICE:

Heila!! Sono tornata!!
Eheh vi aspettavate un capitolo diverso immagino... qualcosa magari riguardante Velvet? No, mi dispiace, ma dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprire qualcosa di più. Però in compenso Noite si è unito alla ciurmaglia!! 
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto il capitolo ecc ecc...
Ma bando alle ciance, passiamo alle cose serie ovvero...
I RISULTATI DEL "POPULAR RANKING"
Come vi avevo anticipato ci sono ben DUE vincitori che ora andrò a presentarvi... signore e signori i campioni in carica sono proprio loro... *rullo di tamburi*
DEMETRA E CASPER! Con la bellezza di 5 voti ciascuno! Ma ora passiamo alla classifica per intero:

1- Casper e Demetra (5 voti)
2- Priscilla (4 voti per un pelo!)
3- Velvet e Milah (3 voti)
4- Alèk, Alexis e Nicolash (2 voti)
5- Noite (1 voto)

Ebbene si ragazzi, non credevo che partecipassero così tante persone e di questo sono veramente felice!! Grazie di cuore!! Devo ammettere che vedere così tante persone appassionate alla mia storia mi rende felice oltre l'inimmaginabile!!
Ma comunque!! I vincitori sono stati realizzati in modalità da battaglia a voi il link! ( https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Demetra-e-Casper-Battle-Mood-873806459?ga_submit_new=10%3A1616251617 ) Se vedete la pelle di Casper di quel colore e senza benda sull'occhio è perché ha attivato la modalità combattimento!! (E quell'affarino marrone sulla destra è il suo zaino delle meraviglie... anche se sembra più un sasso) 
Bene credo di aver detto tutto! Ragazzuoli ci sentiamo tra due settimane weekend del 3/4 aprile... comincia una nuova saga state pronti!! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 25
*** VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: KARETAO LAB ***


VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO: 
SAGA DI KARETAO LAB: KARETAO LAB






I maghi prepararono tutto il necessario per iniziare il loro viaggio verso la montagna Eclipse Soul, alla ricerca di Velvet. Milah caricò l'ultimo zaino sul carro con un tonfo sordo.
-Ragazzi siamo pronti, possiamo partire!- esclamò balzando a bordo. Dopo pochi secondi uscì Mya di corsa e lanciò un'occhiata curiosa a Noite comodamente sdraiato sul carro, che non appena la vide attirò la sua attenzione.
-Ma lui chi è?- chiese ad Alex che fece per rispondere.
-Noite- intervenne il diretto interessato facendo un cenno con la mano come saluto. Mya sorrise cordialmente.
-È un piacere Noite, io sono Mya- si presentò, poi guardò la sorella dei Black non capendo come mai uno che non aveva mai visto fosse lì insieme a loro. 
-Ha combattuto contro Ty, ha perso e quindi si è unito alla gilda- rispose semplicemente lei, ma Mya era ancora più confusa di prima, non fece altre domande e si diresse verso Tyson che era in testa al carro, lui si voltò quando la vide.
-Qualcosa non va Mya?- chiese vedendola un pò scura in viso.
-Vi, prego, riportatela a casa- rispose lei stringendosi i pugni al petto, il ragazzo la guardò e le fece un sorriso smagliante.
-Contaci- affermò facendole l'occhiolino, salirono tutti a bordo pronti per la partenza, quando Dolos uscì di corsa dalla gilda e si diresse verso Demetra, lei si voltò nella sua direzione guardandolo con i suoi grandi occhi verdi.
-Demetra non puoi andare via, se ti dovesse succedere qualcosa non me lo perdonerei mai, non ti sei rimessa ancora del tutto, hai bisogno di un'altra settimana di riposo- disse afferrandola per un braccio, la ragazza sospirò.
-Farò attenzione, ma non posso non andare, c'è una nostra compagna dispersa e probabilmente si sarà cacciata in qualche guaio- ribatté lei tentando di salire sul carro, ma il dottore la tenne stretta.
-È pericoloso potresti rimetterci la vita se esageri troppo- disse lui, la ragazza dai capelli rossi con uno strattone secco si liberò dalla presa di Dolos.
-Conosco i miei limiti, so fino a che punto arriva il mio corpo- disse sedendosi accanto a Priscilla sul carro.
-In ogni caso fai attenzione...- disse accennando un sorriso, poi si rivolse a tutti.
-... questo è rivolto a tutti voi, non ho intenzione di ricucire nessuno, è chiaro?- disse, Noite si sporse con la testa fissandolo con quei due occhi che parevano di vetro.
-Allora non avresti dovuto fare il medico- rispose sarcasticamente accennando un sorriso divertito. Dolos lo guardò sconsolato scuotendo la testa. I compagni risero e poi il carro partì alla volta di Eclipse Soul, allontanandosi sempre di più da Magnolia.
-Hey Demetra, come mai Dolos ti sta sempre così attaccato?- sussurrò Priscilla fissando la compagna con un sopracciglio alzato e uno sguardo malizioso.
-Oh era solo preoccupato per le mie ferite, tutto qua- rispose semplicemente lei, le ragazze si scambiarono un'occhiata d'intesa.
-Già, solo per quello... andiamo Demetra, come fai a non accorgertene?- intervenne Alex affiancandola assieme a Milah.
-Accorgermi di cosa?- chiese la ragazza stranita.
-Non ci credo, ci sono arrivata io che in queste cose sono una frana totale... gli piaci, si vede che vuole stare con te- disse la Dragon Slayer, Demetra sobbalzò e per poco non si strozzava con la sua stessa saliva.
-Ma cosa dite? È un medico, è normale che mi stia vicino, ero il caso più grave di tutti- ribatté, ma più cercava di auto convincersi, più i suoi dubbi gli remavano contro.
-Si si certo, non ci credi neanche tu- disse Priscilla circondandole il collo con un braccio. La ragazza dai capelli rossi guardò verso il basso.
-E poi anche se fosse, non cambierebbe niente, perché il sentimento dovrebbe essere corrisposto- ribatté ferma, senza pensarci i suoi occhi si spostarono su Tyson alla guida mentre battibeccava con Alèk su quale strada prendere. La sorella dei Black la fissò e seguì il suo sguardo, per poi sorridere e sbarrare gli occhi stupita.
-No!- esclamò coprendosi la bocca con una mano, Priscilla la strinse a se: la faccenda era più complicata di quanto si aspettassero.
-Il triangolo no... Non l'avevo considerato!- cominciò a cantare la ragazza dai capelli celesti, mentre Alex e Milah ridevano di gusto. Demetra dopo un attimo di imbarazzo si unì all'ilarità delle compagne, i ragazzi le guardarono chiedendosi il motivo di tante risate, senza però ottenere una risposta: in fin dei conti era una cosa da donne.
-Quanto tempo ci vuole per arrivare ad Eclipse Soul?- chiese Alex sventolandosi una mano davanti alla faccia per il caldo.
-Quattro giorni circa, perciò mettetevi comodi- rispose Tyson, alcuni sbuffarono.
-Sarà un viaggio lungo- commentò Priscilla sistemandosi comoda. Casper intanto si avvicinò a Noite che lo guardò rilassato.
-Tu che sei nuovo, conosci per caso qualche ragazza vergine?- chiese, il God Slayer sorrise appena.
-Un paio credo che lo siano, fammi pensare- rispose, al ragazzo si illuminarono gli occhi: voleva sapere assolutamente i nomi, così si sedette accanto a lui felice come una pasqua. Milah si spiaccicò una mano in fronte.
-Un viaggio molto lungo- la corresse accennando un sorriso. 
Durante tutto il tragitto, tutti si sarebbero aspettati un'atmosfera pesante e ingestibile, ma la solarità di Casper e le sue idiozie coinvolsero tutto il gruppo: era come una sorta di piccolo raggio tiepido in un'immensa bufera di neve, tanto che dopo poco tempo anche Nicolash, che di ridere non sembrava averne voglia, cominciò a dargli corda ritrovando in lui il suo compagno di risate di sempre.
-Whiskey is the life of man!- infatti cominciò ad intonare le prima parole di una canzone piratesca.
-Whiskey Johnny!- Casper invece gli fece da coro di sottofondo.
-Oh, Whiskey is the life of man!
-Whiskey for my Johnny oh!- sta volta ai due si unirono anche tutti gli altri, nessuno escluso.
-Oh, i drink Whiskey when i can!- una nuova strofa.
-Whiskey Johnny!- persino Noite stava cantando, anche se sembrava lo facesse solo per ridere, però doveva ammettere che si stava divertendo. Sentiva dentro di sé che tutte quelle risate erano vere, così come piacevano a lui, non come quelle che aveva sempre dovuto sentire: quelle meschine e fatte solo per un secondo fine. Qualcuno lo risvegliò dai suoi pensieri.
-Oh, Noite! Svegliati, tocca a te scegli la canzone!- era Nicolash in attesa di una risposta.
-Beh, individuare una canzone che mantenga lo stesso grado di vigore è arduo, io potrei esortare solo i grandi classici- disse con calma, tutti i presenti lo guardarono straniti, poi scoppiarono a ridere.
-E quello cos'era!?- chiese Alèk tra le lacrime.
-Quello cosa?- domandò di rimando lui.
-Quel linguaggio così di alta classe, guarda che noi non siamo che umili umani- rispose ridendo sempre di più.
-Non è colpa mia se non sei così acculturato, se vuoi ti insegno delle parole nuove- ribatté il God Slayer sarcasticamente, ma ovviamente Alèk si infiammò in mezzo secondo facendogli subito frontino.
-Mi stai dicendo che sono stupido!?- gli gridò ad un centimetro dal viso.
-No, ti sta proprio dicendo che sei ignorante come una capra!- intervenne Nicolash beffandosi di lui.
-Allora sembra proprio che le vogliate prendere- esortò il fratello dei Black crocchiandosi le nocche.
-Voi tre, non azzardatevi ad iniziare una lite qua dentro- li minacciò Ty voltandosi verso di loro.
-Taci cioccolatino!- gridò Alèk, in una frazione di secondo Knightbuster era già ad un centimetro da lui con un pugno caricato indietro, irritato dalle sue parole, in seguito tutti e quattro cominciarono ad azzuffarsi.
-Per un attimo mi ero illusa che Ty fosse diventato responsabile- commentò Milah.
-Devo ammettere che per un momento l'ho pensato anche io- la spalleggiò Priscilla sconsolata.
-Scusate un attimo, ma se Ty è qua dentro chi è che guida?- domandò Demetra, le ragazze spostarono lo sguardo in direzione della testa del carro scoprendola completamente vuota, Alex venne pervasa da un tremito di rabbia repressa, ma tentò di contenersi, poi in meno di mezzo secondo scoppiò il finimondo: Noite per proteggersi da una bastonata di Nicolash lanciò un raggio di luce che fece saltare in aria il tettuccio del mezzo di trasporto riducendolo a brandelli, in seguito la sorella dei Black sistemò tutti con un sonoro cazzotto a testa. Dopo pochi secondi la pace era stata ristabilita.
-Tu sei forte, combattiamo- esordì Noite con un sorrisetto tranquillo e un bernoccolo fumante in testa, rivolgendosi ad Alexis.
-No, ora basta combattimenti, per una volta voglio fare un viaggio tranquillo e se vi sento ancora fiatare vi spedisco tutti all'altro mondo, ma a calci in culo! Mi sono spiegata!?- gridò autoritaria: la sua aura faceva paura, forse dovuta alla temperatura dell'ambiente troppo elevata: come tutti sapevano Alex diventava intrattabile quando aveva caldo. I ragazzi abbassarono gli occhi mugugnando un flebile e dispiaciuto "sì signora". Le ragazze si guardarono basite, poi Priscilla le si avvicinò sghignazzando.
-Lo sai che questo tuo lato non mi dispiace affatto- disse.
-Io invece devo ammettere che mi fa un pò paura- intervenne Casper rifugiato in un angolino ancora integro del carro. 
Il mezzo ripartì, percorrendo i chilometri che separavano Magnolia da Eclipse Soul e dopo quattro giorni il gruppo di maghi si ritrovò ai piedi della montagna. 
-Ora che siamo arrivati da che parte cerchiamo?- chiese Casper guardandosi attorno, Demetra indicò verso l'alto.
-Dobbiamo salire fino in cima, i fiori sulla testa di quella donna nascono solo a quote alte, non si trovano mai al di sotto dei duemila metri- spiegò.
-Bene, allora gambe in spalla ragazzi!- esclamò Ty cominciando l'arrampicata.
-Tu se vuoi cammina, io se permettete preferisco usare la levitazione- esordì Priscilla sradicando un pezzo di terreno sotto i suoi piedi, tutti i compagni salirono insieme a lei.
-In questo modo facciamo molto prima, in più possiamo perlustrare la zona dall'alto e riusciremmo ad individuare subito il luogo in cui andare- disse Demetra, Tyson sbuffò e si aggregò ai maghi: voleva solo farsi una passeggiata nel bosco, ma ripensandoci, forse non era il momento adatto.
La piattaforma si sollevò e cominciò a salire di quota finché non arrivò a sovrastarla completamente, Milah guardò giù e aggrottò le sopracciglia quando al suo olfatto arrivò un odore intenso ma lontano di legna bruciata.
-Priscilla, vai sull'altro lato qualcosa non quadra!- esclamò la Dragon Slayer.
-Milah che cosa hai sentito?- chiese Alèk.
-Qualcosa sta andando a fuoco- rispose alzando lo sguardo, la piattaforma si spostò al lato opposto della montagna e i maghi guardarono in basso: Milah aveva ragione, una porzione del bosco stava effettivamente bruciando.
-Guardate!- esclamò Casper indicando una casa poco più lontano, verso la quale qualcuno stava disperatamente correndo.
-Priscilla scendi, fai in fretta!- gridò Ty, la ragazza calò di quota. Quando furono più vicino, Nicolash assottigliò gli occhi verso il bosco in fiamme vedendo alcune persone dirigersi verso la casa che avevano individuato poco prima: il suo cuore cominciò a battere a ritmi sempre più veloci, mentre una furia incontrollabile gli salì direttamente dallo stomaco annebbiandogli il cervello, senza dire una parola saltò giù dalla piattaforma che si trovava ancora a una cinquantina di metri di altezza.
-Nick!- gridò Casper in pensiero per il ragazzo, ma la preoccupazione sparì non appena vide il compagno atterrare sulle sue gambe frantumando il terreno, per poi lanciarsi senza ritegno contro quelle persone brandendo il suo "Spadone dell'anima".
-Scendo anche io!- esclamò Tyson afferrando la sua falce prima di gettarsi nel vuoto.
-Ci vediamo di sotto signorine- disse Alèk ammiccando e seguendolo a ruota.
-Ah, che esibizionisti- commentò Priscilla.
-Sono tutti Vasileias, chissà perché hanno dato fuoco al bosco- disse Milah riferendosi alle persone più in basso. Poco dopo atterrarono anche loro e Alex si diresse immediatamente verso il bosco bruciante cominciando a domarne e controllarne le fiamme, usandole contro i soldati che non potevano niente contro di lei. Tutti intrapresero uno scontro, tranne Noite che non vedeva il motivo di combattere contro persone deboli come quelle, così si diresse verso dove aveva visto quella casa dall'alto, con calma e la sua immancabile camminata barcollante. Dopo neanche cinque minuti la battaglia si era conclusa e l'incendio era stato domato, i ragazzi decisero quindi di seguire Noite.
-Aspettate, prendo una cosa- disse Alèk tornando sul campo di battaglia e posizionandosi sotto un braccio un Vasileias mezzo svenuto.
-E non azzardarti a farlo fuori, possiamo ricavarci delle informazioni- continuò riferendosi a Nicolash che aveva già l'acquolina in bocca all'idea di fare a pezzi quel soldato. Dopo pochi minuti raggiunsero il God Slayer in corrispondenza di una piccola abitazione, all'esterno vi era una donna con il viso e gli abiti sporchi di fuliggine: doveva avere poco meno di quarant'anni, la pelle era molto abbronzata, aveva dei lunghi capelli verde chiaro, che teneva legati in una grossa treccia e degli occhi color miele, gli abiti che indossava erano semplici, una specie di lunga vestaglia color panna che le arrivava a coprire i piedi fino a trascinarsi perterra, erano agghindati con dei fiori, così come sulla testa e nelle pieghe della treccia. La sua era una bellezza fuori dal comune, a primo impatto chiunque l'avrebbe potuta scambiare per una ninfa del bosco.
-Lei è quella della foto!- esclamò Priscilla.
-Voi... Io vi conosco, siete gli amici di Vel- disse la donna, i compagni si scambiarono un'occhiata: erano nel posto giusto.
-Si, siamo i suoi compagni, tu chi sei?- chiese Ty facendosi avanti.
-Oh scusatemi, mi chiamo Nani sono una maga eremita e vivo in questa casetta praticamente da sempre, a proposito, vi ringrazio immensamente, erano settimane ormai che quei Vasileias minacciavano di dare fuoco alla montagna- disse facendo un inchino cordiale.
-Per fortuna siete arrivati voi, scommetto che Velvet sarebbe molto felice di sapere che ora è tutto risolto, sapete ho letto di voi sul giornale- continuò sorridendo.
-A proposito di Velvet, noi siamo venuti qua proprio per cercarla, circa due settimane fa è sparita e non ha voluto dirci dove andava, se sai qualcosa ti prego di dircelo- disse Tyson, Nani si fece scura in volto, poi aprì la porta della piccola casa.
-Forse è meglio se ci mettiamo seduti, venite intanto vi preparo qualcosa da bere- rispose lei invitandoli ad entrare. I maghi si accomodarono e una volta che il tè fu pronto la donna cominciò a spiegare.
-Prima di tutto dovete sapere che Velvet ha una sorella minore- iniziò, i ragazzi si guardarono basiti.
-Come una sorella?- chiese Casper spiazzato.
-Già, si chiama Sapphire e tutto è cominciato quando un giorno lei venne a sapere che quei Vasileias che avete appena sconfitto, volevano dare fuoco alla montagna, così un giorno partì per risolvere il problema alla radice, ovvero distruggere la sede dei Vasileias di Peonia, perché era proprio da li che provenivano- disse.
-Va bene, ma questo cosa centra con Velvet?- chiese Nicolash, la donna lo guardò e poi sospirò intristita.
-Sapphire non ha più fatto ritorno, così ho scritto una lettera a Velvet raccontandole delle mie preoccupazioni e dopo pochi giorni me la sono ritrovata qui, le ho spiegato bene la situazione, ovviamente non ha voluto sentire ragioni ed è partita anche lei per Peonia- spiegò, Alex incrociò le braccia e si prese il mento tra le dita pensando.
-Questo spiega perché ha detto che non sapeva quando sarebbe tornata- disse, Demetra le si affiancò.
-In più crea anche un collegamento con ciò che c'era scritto sul giornale, ma non riesco comunque a credere che sia tutta la verità- intervenne.
-Adesso sono preoccupata per entrambe, Velvet è partita pochi giorni fa e anche lei non è tornata, non so cosa fare- ammise Nani abbassando gli occhi, Noite appoggiò il la guancia contro la sua mano coperta dal guanto bianco, come se la testa fosse pronta per cadere.
-Perché i soldati vogliono bruciare la montagna?- chiese apatico, Nani ci pensò su qualche secondo.
-Io, non ne ho idea, so solo che da quando Sapphire è partita, loro non si sono più fatti sentire, fino ad oggi quando hanno effettivamente appiccato il fuoco al bosco- spiegò, Demetra strinse i denti, arrabbiata: il rispetto per la natura era una cosa che a lei stava molto a cuore, sapere che quei Vasileias avevano commesso una tale atrocità, le faceva ribollire il sangue nelle vene.
-Cosa mai avrebbero potuto volere da me? Io sono una semplicissima maga eremita, vivendo quassù non do fastidio a nessuno, per di più le poche volte che scendo per andare in città lo faccio per scambiare delle erbe medicinali con dei vestiti, niente di più- continuò Nani.
-Che tipo di magia hai?- chiese Noite incuriosito.
-Magia di sigilli, riesco ad imprimere i sigilli sugli oggetti o sulle persone- rispose prendendo un piccolo vaso di terracotta, dalla sua mano cominciò a scaturire una luce dorata, subito dopo una specie di minuscolo cerchio magico si materializzò a mezz'aria per poi imprimersi sull'oggetto.
-Per esempio se io marchio con un sigillo anti rottura questo vaso e lo butto a terra...- lo scagliò con forza al suolo, ma l'oggetto in questione anziché andare in mille pezzi rimbalzò senza farsi nemmeno un graffio.
-... Questo non si rompe- concluse raccogliendolo e risistemandolo al suo posto. 
-Interessante- ammise Noite affascinato: aveva letto qualcosa a riguardo, ma non era una magia troppo comune, quindi non vi erano tante informazioni su di essa.
-Non capisco, ci sono troppe cose che non quadrano, per sapere meglio cosa sta succedendo dovremmo andare a Peonia- disse Alèk.
-È quello che stavo pensando anche io- lo spalleggiò Priscilla.
-Se trovate Velvet per favore portatemi a casa almeno lei- disse Nani, Tyson le sorrise.
-Non ce n'è bisogno- intervenne Milah seria, tutti si voltarono verso di lei.
-Perché è già qua- dopo neanche due secondi, la porta si spalancò lasciando entrare il sole tiepido, ma la persona che si presentò davanti ai compagni non era Velvet: era una ragazza che dall'aspetto sembrava avesse quindici anni, di bassa statura, forse poco più bassa di Nicolash, nonostante questo il corpo era formoso e i capelli erano di un lilla chiaro, raccolti in una coda alta che li lasciava scendere sulle spalle formando dei boccoli, gli occhi erano grandi di un blu intenso, ma nascosti dietro ad un paio di grossi occhiali dalla montatura rotonda, era vestita con una maglietta senza maniche blu, sopra portava una salopette bianca che le faceva anche da pantaloncini corti, aveva delle calze blu, alte fin sotto al ginocchio e delle semplici scarpe basse nere. 
-Tu chi sei?- chiese Alex diffidente.
-Scusate se sono brusca, ma questa pesa- affermò la ragazza riferendosi a ciò che portava sulla schiena, sulla sua spalla era appoggiata la testa di una ragazza, il cui corpo era coperto da quello che sembrava un camice bianco, i ragazzi sbarrarono gli occhi.
-Velvet!- esclamarono all'unisono, la ragazza stremata posò a terra la maga incosciente, i compagni le si avvicinarono in fretta e furia: era conciata piuttosto male, con il corpo coperto di lividi e ferite sanguinanti, i suoi vestiti non erano messi meglio, anche loro erano stati fatti a brandelli. Certo non si poteva dire che fosse sana, ma almeno era salva.
-Che cosa le è successo?- chiese Nicolash stringendo i denti per la rabbia. La ragazza sconosciuta si intimidì alla vista dello sguardo che Neviski le lanciò, per questo indietreggiò impaurita.
-Nicolash smettila, è stata lei a portarla qui credi che lo avrebbe fatto se fosse stata lei la causa delle condizioni di Velvet?- Chiese Milah ragionandoci su, il mago si calmò immediatamente constatando che effettivamente aveva ragione, Casper si fece avanti afferrando la mano della sconosciuta.
-Ciao, io mi chiamo Casper, tu chi sei?- chiese, la ragazza arrossì di colpo per la vicinanza del mago, deglutì rumorosamente non sapendo cosa dire: tutte quelle persone che la fissavano, la facevano sentire a disagio e in imbarazzo.
-Io... Io...- balbettò con le parole bloccate in gola, poi fece un profondo respiro facendosi coraggio.
-Mi chiamo Tecla Rift- disse guardando verso il basso piena di vergogna.
-Hey ragazzina, dove l'hai trovata lei?- chiese Alèk indicando Velvet, Tecla sobbalzò.
-Io, non sono una ragazzina, sono adulta anche se non sembra... ho quarantatré anni- disse sistemandosi gli occhiali sul naso, a quell'affermazione i compagni rimasero spiazzati, tutti tranne Casper che cominciò a saltellarle attorno.
-Ma dai, anche tu con questo dono? Pensa che io ne dimostro sedici ma ne ho novanta- disse cominciando a ridere, la ragazza accennò un sorriso, contagiata dall'ilarità di quello strano soggetto.
-Comunque sia, è una storia lunga da spiegare- disse lei, ma i maghi non si mossero di un millimetro continuando a guardarla, facendo così intendere che poteva cominciare a parlare: tutti avevano un estremo bisogno di spiegazioni.
-Non sono stata io a trovare Velvet è stata lei a trovare me... Conoscete Karetao Lab?- chiese Tecla un pò intimorita, i compagni ci pensarono su qualche secondo prima di rispondere negativamente.
-Però devo ammettere che non mi è del tutto estraneo come nome- disse Tyson pensieroso.
-Comunque sia, Karetao Lab è un ospedale situato pochi chilometri a NordOvest di Peonia, io lavoro lì da anni, era sempre stato tutto tranquillo quando un giorno è arrivata Velvet sfondando la porta principale, urlava come una matta, era arrabbiata nera per qualcosa che non sono ancora riuscita a capire. Continuava a chiedere dove l'avessimo nascosta o cosa le avessimo fatto riferendosi ad una certa persona- spiegò stranita.
-Sicuramente cercava Sapphire- rispose Nani, Tecla la guardò aggrottando le sopracciglia incuriosita.
-Ah allora è lei che cercava... Comunque ha cominciato a mettere sottosopra l'ospedale, avevo capito che anche se non lo mostrava era disperata, perciò quando sono arrivati i Vasileias per fermarla, ha combattuto, ma il numero era troppo alto, così ho usato la mia magia per portarla via da lì, non so cosa mi ha spinto a farlo, ma se una persona entra in un ospedale in quella maniera deve avere una buona ragione- disse abbassando gli occhi intimidita.
-La tua magia?- chiese Priscilla incuriosita, la ragazza si toccò la gola.
-Si, magia di canto, quando canto specifiche canzoni posso indurre le persone a fare qualcosa o più semplicemente cambiare il loro modo di sentirsi, le ho cantato una ninna nanna e l'ho fatta addormentare insieme ai soldati, poi l'ho portata via- spiegò, Milah assottigliò gli occhi pensierosa.
-E come hai fatto a sapere che la dovevi portare qua?- le chiese.
-Siete liberi di non credermi, ma quando era addormentata ha mugugnato un sacco di nomi, tra cui "Sapphire" ed "Eclipse Soul", la prima non sapevo chi fosse, ma da quanto mi avete detto stava cercando proprio lei, mentre sapevo che il secondo nome era una montagna, perciò sono venuta qui, nella speranza di trovare qualcuno che mi aiutasse- rispose.
-Quando si è risvegliata nella mia casa a Peonia, ha cominciato a dare di matto, le ho chiesto cosa fosse successo, ma a quanto pare non si fidava di una sconosciuta, in fondo non posso biasimarla. In seguito è uscita e ha cominciato a dare in escandescenza un'altra volta, finché non sono arrivati di nuovo i Vasileias, ho usato il medesimo trucco e sono venuta qua di corsa, a causa di tutto questo è diventata una ricercata nella città di Peonia- concluse con tono dispiaciuto.
-Un comportamento del genere è proprio da Velvet- commentò Alex. Alèk si mise le mani tra i capelli cominciando a sfregarseli freneticamente.
-Aaahh, non ci sto capendo niente è tutto troppo confuso!- esclamò.
-In pratica, Velvet è andata a Peonia, ha scoperto in qualche modo che sua sorella era stata portata a Karetao Lab e l'ha seguita per liberarla, ma questo non spiega il perché Sapphire è stata portata lì- disse Demetra. Nani abbassò gli occhi verso Velvet ancora addormentata, triste in viso, le posò una mano sulla guancia.
-Dov'è finita Saph?- sussurrò mentre i suoi occhi si facevano sempre più lucidi, in quell'istante Velvet sbarrò gli occhi e scattò a sedere, i compagni la guardarono con uno sguardo misto tra il sollevato e il sorpreso.
-Saph!- gridò guardandosi attorno leggermente spaesata, aggrottò le sopracciglia e si alzò in piedi dirigendosi verso Tecla e prendendola per il colletto della maglia, furiosa.
-Tu! Ti avevo detto che dovevi lasciarmi in pace!- gridò.
-Io... Io volevo solo aiutarti- rispose Tecla impaurita.
-Velvet, che cosa diavolo è successo?- domandò Nicolash, a quella voce la ragazza sobbalzò e si voltò ritrovandosi davanti tutti i suoi compagni, la sua espressione cambiò da stupita a terrorizzata e infine tornò arrabbiata. Lasciò la presa su Tecla dirigendosi verso di loro stringendo i pugni.
-Voi... non dovreste essere qua, andate via- disse abbassando la testa, i suoi occhi si oscurarono.
-Ma cosa dici, abbiamo fatto i salti mortali per trovarti e ora che ce l'abbiamo fatta dovremmo andarcene?- ribatté Nicolash avvicinandosi a lei.
-Si, questa situazione è un casino, non ho bisogno del vostro aiuto- rispose dirigendosi verso la porta d'uscita, ma il mago le afferrò un polso cercando di fermarla.
-Non dire sciocchezze ora che siamo qua possiamo aiutarti a risolvere tutto- ribatté lui, Velvet con un movimento secco e repentino si liberò dalla presa del compagno e si voltò sempre più furiosa.
-Non capite! È proprio perché siete qui che tutto andrà a farsi fottere!- 







ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!! Buona pasqua!!
Avrei dovuto pubblicare ieri ma come si dice nel mio dialetto "an glo mia cavada" (non ce l'ho fatta) 
Comunque sono sempre nel weekend quindi spero mi perdoniate!
Allora cosa ne pensate? Cominciano a scoprirsi le prime cose riguardo al perché Velvet se ne è andata, per sua sorella! Già, ma cosa le sarà successo? Qualche ipotesi? Sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Detto questo vi lascio il link della canzone piratesca che tutti hanno cominciato a cantare durante il viaggio, si chiama Whiskey Johnny! La adoro!
(  https://youtu.be/M_RoX7kOs_I  )
Ci sentiamo tra due settimane 17-18 Aprile!! Oddio il weekend del mio compleanno, ci ho fatto caso solo ora! Alla prossima!! 
Hola
Lu!

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Capitolo 26
*** VENTICINQUESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: IL PASSATO DI VELVET ***


VENTICINQUESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: IL PASSATO DI VELVET







-Non capite! È proprio perché siete qui che tutto andrà a farsi fottere!- gridò Velvet infuriata e impaurita al tempo stesso, poi si voltò e uscì sbattendo la porta, qualcuno oltrepassò lo stesso uscio correndo.
-Velvet, spiegaci cosa sta succedendo! Perché dici così?- chiese Nicolash tentando di farla ragionare, intanto dietro di lui uscirono anche tutti gli altri maghi.
-Ti avevo detto che non dovevi interessarti! Che l'unica cosa che dovevi fare era aspettare, ma come al solito tu e tutti gli altri fate le cose per conto vostro- rispose stringendo i pugni.
-Per forza, siamo compagni, non puoi sparire nel nulla da un giorno all'altro senza preavviso e pretendere di non essere seguita- ribatté lui.
-No, è vero, non posso, ma questo non vuol dire che mi dovete stare attaccati come delle cozze...- si fermò tremando: era sempre stata una che diceva ciò che pensava in faccia, anche se quello che stava per dire non lo pensava minimamente.
-Non capite niente! Io sono entrata a far parte della gilda solo per i soldi, non mi interessa niente di voi, per quanto mi riguarda potreste anche morire che non mi farebbe né caldo, né freddo perciò...- si voltò con l'espressione più infuriata che i suoi compagni avessero mai visto.
-... Se provate anche solo a pensare di seguirmi, questa volta non mi farò scrupoli ad uccidervi- concluse allontanandosi e sparendo nel bosco: la sua destinazione? Karetao Lab, non voleva mollare per nessun motivo, avrebbe riportato indietro sua sorella ad ogni costo. Nicolash per la seconda volta rimase immobile a fissare Velvet mentre se ne andava, impotente e arrabbiato al tempo stesso. Priscilla come una furia si fece avanti a passo svelto e a falcate lunghe.
-Che bel comportamento! Non lo capisce che siamo solo preoccupati per lei, quell'idiota!- esclamò tirando un calcio all'erba. Tecla intanto se ne stava in disparte guardando la scena dalla finestra della casa: ora aveva veramente paura, dopo quello sguardo e quelle parole avrebbe voluto sparire nel nulla, sapeva che non centrava niente con loro e con lei, ma sembrava quasi che quel discorso fosse rivolto a tutti i presenti. Ty con gli occhi oscurati dai ciuffi castani che gli coprivano la fronte, aveva ascoltato tutto, impassibile e a braccia incrociate.
-Ragazzi, venite torniamo dentro, forse è il caso che vi racconti qualche cosa su Velvet - intervenne Nani gentilmente, i maghi si voltarono per rientrare tranne Tyson che si allontanò in una direzione imprecisata. Alèk fece per seguirlo ma Demetra glielo impedì.
-Lascialo- disse semplicemente ed entrarono. Una volta all'interno Noite sgattaiolò fuori e inseguì il ragazzo con la falce senza dare nell'occhio. 
-È il caso che vi racconti le origini di Vel- cominciò Nani, tutti la guardarono straniti.
-In che senso?- chiese Alex, la donna sospirò.
-Così capirete almeno in parte perché si comporta così...-  disse.

Le sorelle Rockbell vennero al mondo in una giornata di tempesta, proprio come se la natura avesse fatto loro dono del suo potere più grande: il fulmine. La prima fu Velvet e dopo soli nove minuti anche Sapphire. I genitori delle due bambine si stupirono di quanta differenza di aspetto ci fosse tra le due, ma ciò che più li colpì è che entrambe già nei primi minuti di vita, vennero avvolte da una piccola scarica elettrica: gialla per la più grande, mentre blu per la più piccola. 
-Sono due femmine congratulazioni- disse l'infermiera con un sorriso, tentò di avvicinarsi a loro per avvolgerle in un panno, ma quando fu a pochi centimetri si sentì uno sfrigolio, poi ritirò la mano dolorante, la guardò notando la comparsa di scottature sulla punta delle dita, spostò gli occhi sulle due neonate: i fulmini attorno a loro erano diventati come impazziti, crepitavano e saettavano tutto attorno, come se non volessero essere avvicinati da nessuno. L'infermiera presa dal panico uscì di corsa dalla sala chiamando aiuto e in pochi minuti altri dottori accorsero con guanti e coperte di gomma per evitare di essere feriti. Finalmente riuscirono a coprirle, non appena furono tra le braccia della madre si calmarono e le saette svanirono nel nulla. I genitori le guardarono.
-I loro nomi?- chiese un medico, i due si scambiarono un'occhiata.
-Velvet- disse la madre riferendosi alla più grande. Poi guardò anche la seconda: i suoi fulmini blu ricordavano uno zaffiro brillante.
-Sapphire- affermò. A primo impatto i genitori non si fecero tante domande, pensavano semplicemente che le loro figlie sarebbero cresciute con un grande potere magico, non potevano certo immaginare che sarebbero state la rovina della loro città. 
Più i giorni passavano, più le bambine crescevano e insieme a loro anche la loro magia, finché un giorno non furono più in grado di controllarla. 
-Scappate, sono impazzite!- gridò un abitante fuggendo il più lontano possibile dalla casa in cui le due sorelle vivevano con i genitori. La gente sembrava impazzita urlava e correva disperata. Le due bambine, ancora troppo piccole per reggere un tale afflusso di potere magico, non riuscirono più a controllarsi: saette e fulmini colpirono case e abitanti, riducendo in polvere qualunque cosa. Metà della città fu rasa al suolo da una tale potenza, così i genitori furono costretti ad allontanare le figlie da qualunque centro abitato, mandandole a vivere lontano. Avevano sentito parlare di una maga eremita che viveva su una montagna isolata chiamata "Eclipse Soul", si raccontava che a causa di uno sterminio incondizionato lei avesse perso i suoi fratelli, suo marito e suo figlio, decidendo così di vivere lontano da tutto e da tutti. Scelsero di rivolgersi a lei che accettò di buon grado, incapace di negare un favore a chiunque.
Nani grazie alle sue capacità fu in grado ad imprimere dei sigilli anti-magia sulle braccia delle sorelle, riuscendo a contenere in parte il loro enorme potere magico e di utilizzarlo in minima parte.
Nani fu come una madre per loro e grazie alla sua gentilezza, era l'unica che riusciva a far andare d'accordo le due sorelle, visto i caratteri simili che si trovavano. La maggior parte delle volte, per dimostrarsi affetto litigavano prendendosi a cazzotti o insultandosi, non era mai stato un rapporto di gesti d'affetto eclatanti, non si erano mai date un abbraccio, se non per sopravvivere agli inverni rigidi su quella montagna. Questo però non ha mai impedito ad entrambe di ridere e darsi una mano a vicenda, quando una delle due aveva bisogno di aiuto l'altra era sempre presente, anche se non riuscivano a stare nello stesso posto a lungo a causa della loro incompatibilità.
Tutte e tre vissero insieme per anni finché Velvet non decise di partire e intraprendere la vita di maga mercenaria, senza una dimora fissa.
-Tornerò a trovarvi ogni tanto!- gridò alle due ragazze che la salutavano da lontano. Dopo qualche tempo anche Sapphire partì dicendo le stesse identiche parole, le due sorelle però da quel momento non si incontrarono più, almeno non fin quando Velvet scoprì che Sapphire era scomparsa.


-Vedete io riesco a tirare avanti solo grazie ai soldi che Velvet e Sapphire mi mandano ogni mese, non saprei come fare senza di loro- concluse Nani.
-Comunque sia, vi ho raccontato questo perché capiste il motivo per cui Velvet si comporta in questo modo- continuò.
-Capisco, quindi quelle bende che ha sulle braccia servono a coprire i sigilli antimagia- disse Milah
-Esattamente- rispose Nani annuendo.
-Ci hai raccontato la sua storia solo per farci capire il suo comportamento, ma io non ci vedo nessun collegamento- ammise Priscilla.
-Vedete, Velvet è sempre stata eccezionalmente forte, non sopporta chi è debole proprio perché lei non lo è mai stata, questo è il motivo per cui non vuole mai aiuto da nessuno, sa cavarsela da sola e da una battaglia non si tira mai indietro, anche se questo potrebbe significare morire- spiegò la donna.
-Non ha senso, lo sa perfettamente che può contare su di noi e sa anche che noi non la considereremo mai una debole- ribatté Casper contrariato.
-Casper ha ragione, non è la prima volta che ci salva la pelle- lo spalleggiò Alexis ripensando a quando ad Orchidea stava per morire a causa dei fumi dell'alcol: se non fosse intervenuta Velvet a quell'ora lei non sarebbe lì a parlarne.
-Credo che in cuor suo lei sia a conoscenza di questa cosa, ma il suo orgoglio è più forte, anche se devo ammettere che non penso che sia solo questa la motivazione per cui non vuole il vostro aiuto- ammise Nani. Nicolash rimase in silenzio pensando alle parole che gli aveva rivolto con rabbia poco prima: "È proprio perché siete qui che tutto andrà a farsi fottere!". Non riusciva a capire il nesso logico tra il fatto che loro fossero lì e il fatto che tutto andrà in rovina, si stava scervellando da quando glielo aveva urlato in faccia, senza però saltarci fuori.
-L'unico modo per scoprirlo è andare a chiederglielo di persona- intervenne Demetra alzandosi in piedi. Tecla che aveva ascoltato tutto sobbalzò.
-Ma, ha detto che avrebbe ucciso chiunque l'avesse seguita- disse timidamente abbassando gli occhi.
-Che ci provi! Le darò una lezione che se la ricorderà per tutta la vita- intervenne Priscilla scambiando uno sguardo d'intesa con la ragazza dai capelli rossi.
-Principessa guerriera eh- commentò Alèk guardandola maliziosamente.
-Ma sembrava veramente intenzionata a farlo- ribatté Tecla stringendosi le mani al petto sentendo una sensazione di paura, una mano le si posò sulla spalla, lei si voltò vedendo Casper guardarla sorridendo.
-Al massimo ci darà qualche scossa, ma non sarebbe capace di ucciderci, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme- la rassicurò.
-E poi è compito nostro tenere a bada quella furia- intervenne Milah accennando un sorriso. Nicolash guardò i suoi compagni per poi alzarsi anche lui in piedi.
-Sarà tornata sicuramente a Karetao Lab, andiamo!- esclamò stringendo un pugno, si voltò poi verso Tecla.
-E tu ci accompagnerai- continuò accennando un sorriso malizioso, la ragazza indietreggiò impaurita.
-No, dovete essere impazziti!- disse.
-Solo tu sai dove si trova, non ti stiamo chiedendo di portarci fin dentro, ma solo di accompagnarci e farci vedere dove si trova- cercò di convincerla, Tecla si sentì a disagio con tutti quegli occhi puntati su di lei, inspirò tremante.
-Va bene- balbettò sottovoce.
-Ottimo!- esclamò Casper dandole una pacca sulla spalla con un grosso sorriso, poi si guardò attorno.
-Ma Noite e Ty?- chiese non vedendoli, Demetra aveva visto Tyson allontanarsi e Noite andargli a dietro, ma non aveva detto niente.
-Li ho visti dirigersi verso il bosco- rispose Alèk.


Poco prima:

Tyson si era allontanato, la rabbia che provava gli faceva ribollire il sangue nelle vene, se avesse potuto avrebbe spaccato la montagna con un dito, ma si limitò solo a prendere a pugni qualche masso lì vicino, frantumandolo. Dietro di lui Noite lo aveva seguito con le mani infilate nelle tasche e un sorriso tranquillo in volto. Ty non fece neanche in tempo a voltarsi che Noite gli scagliò contro un raggio di luce colpendolo in pieno.
-Ma che diavolo...- imprecò guardandolo storto, ma non finì la frase che gliene lanciò un altro, che però questa volta schivò. 
-Cosa ti è preso così all'improvviso!?- chiese, ma il ragazzo non rispose, i suoi arti vennero avvolti da luce oscura e partì all'attacco sferrando pugni e calci che Knightbuster schivò e parò senza problemi, si allontanò con un balzo.
-Devo forse capire che non hai intenzione di smetterla?- chiese, in risposta ebbe solo un altro attacco rivolto verso di lui. Decise quindi di afferrare la sua falce e contrattaccare.
-Questo lo prendo come un sì- disse, si lanciò in avanti, ma Noite lo intercettò con una sfera luminosa, che Tyson parò, quando gli fu davanti, il God Slayer, cercò di attaccarlo con un calcio al fianco, ma l'avversario schivò balzando, in seguito riuscì a colpirlo con l'asta della falce spedendolo lontano. Noite si rialzò sorridendo e ripartì scattando in avanti, inspirò, poi dalla sua bocca partì un laser di luce oscura, Tyson lo deviò con il piatto della falce e lo respinse per poi dirigersi verso di lui a gran velocità, Noite schivò gli affondi uno ad uno per poi rispondere con un pugno potenziato dalla sua magia dritto su una guancia, Tyson roteò in aria prima di schiantarsi a terra, strinse i pugni e quando il God Slayer si avvicinò, gli fece una spazzata che lo fece cadere al suolo anch'esso, poi lo bloccò tramite una presa impedendogli di usare sia braccia che gambe.
-Hai finito?- chiese con il fiatone e una guancia livida per il colpo subito.
-E tu?- chiese di rimando il ragazzo, Tyson lo guardò stranito e mollò la presa rimettendosi in piedi. Intanto da lontano il resto dei maghi li raggiunsero allarmati da tutto il baccano che avevano causato.
-Ragazzi, che diavolo state facendo, vi siete per caso rincretiniti?- chiese Priscilla basita.
-Se dovevate sfogarvi potevate farlo anche in un altro modo- ribatté Alexis, a quelle parole Tyson sobbalzò e guardo Noite a terra che si massaggiava le braccia doloranti. Sorrise impercettibilmente: era incredibile, quel ragazzo aveva capito che lui era arrabbiato, così invece che farlo sfogare su cose inanimate, aveva pensato bene di cominciare una battaglia. Ora effettivamente si sentiva molto meglio. Si voltò verso di lui e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi, lui la accettò volentieri e si rimise in piedi. I due non si scambiarono neanche una parola, solo un'occhiata e un sorriso d'intesa.
-Che roba!- commentò sconsolata Milah. Tyson andò verso i compagni ritornando serio.
-Andiamo a riprenderci Velvet- disse con la determinazione che bruciava negli occhi.
-Prima però dobbiamo accordarci su alcune cose- continuò, i compagni lo guardarono straniti: che cosa aveva in mente?


Karetao Lab:

Velvet si mimetizzò tra la vegetazione che circondava l'ospedale: la prima volta che lo aveva assaltato aveva perlustrato in ogni angolo per capire dove avessero portato sua sorella, era riuscita a trovarla subito, ma ora le cose si erano fatte più complicate: non vi era traccia di lei da nessuna parte. Rifletté per qualche secondo: la prima volta però, lei si era fatta vedere dalla gente dell'ospedale, questo vuol dire che le avevano fatto trovare Sapphire apposta, per attirarla in una trappola in cui lei era cascata in pieno. Strinse i denti furiosa.
-Quei pezzi di merda!- imprecò sottovoce. Anche se odiava ammetterlo, l'avevano fregata, ma non poteva cadere nello stesso tranello due volte, doveva giocare d'astuzia, anche se avrebbe preferito di gran lunga caricare a testa bassa e fulminare tutti. Spostò lo sguardo verso l'alto, poi sul muro accanto a lei notando diversi appigli, si guardò attorno controllando che non ci fosse nessuno, poi uscì allo scoperto e si arrampicò fino ad arrivare sul tetto, sfondò una porta di metallo ed entrò dal controsoffitto. Una volta dentro si fece scudo con un muro e cautamente guardò che non ci fosse nessuno, una volta accertato che il corridoio fosse libero uscì svelta e perlustrò tutto il piano superiore, senza però trovare niente che rimandasse a Sapphire, così provò anche con quello più in basso e quello più in basso ancora. Arrivò a perlustrare, senza essere scoperta, tutti e cinque i piani dell'ospedale, senza individuare alcuna traccia. Alla fine si rinchiuse in un bagno non sapendo più dove andare a cercare, quando all'improvviso sentì delle voci.
-Sei così fortunata, non a tutti è permesso entrare al piano sotterraneo, non sai che invidia!- esclamò un'infermiera a quella che doveva essere un medico, a quelle parole Velvet sobbalzò e si fece interessata alla conversazione.
-Non lo dire troppo ad alta voce, lo sai che è un segreto che deve essere mantenuto, comunque hai ragione, quando mi hanno promosso sono scoppiata di gioia, finalmente sono diventata qualcuno in questo ospedale, chissà che compiti mi assegneranno, sono così curiosa- disse l'altra ragazza eccitata, la prima guardò l'orologio e sobbalzò.
-Accidenti è tardissimo, devo andare, poi fammi sapere come va ok!?- le gridò uscendo dalla porta del bagno. Il medico sorrise salutandola, si lavò le mani e quando si guardò allo specchio Velvet spuntò dietro di lei come un fantasma, le tappò la bocca e si mise un dito davanti alle labbra in segno di silenzio.
-Vi ho sentito parlare di un piano inferiore, da dove si entra?- chiese sottovoce, la donna però scosse la testa intimidita.
-Non lo so, in questo ospedale non ci sono porte che conducono al sottosuolo, mi hanno detto di farmi trovare fuori nel retro dell'ospedale e che sarebbero stati loro a venire a prendermi- rispose la donna un pò spaventata dallo sguardo cupo di Velvet.
-Vogliono tenerlo segreto eh? Per quale motivo?- chiese sospettosa.
-Beh, non lo so- ammise, Velvet si avvicinò ancora di più a lei fulminandola con lo sguardo.
-E tu ti fidi ad andare in un posto così, di cui non si sa niente?- chiese assottigliando gli occhi.
-In questo ospedale, tutti i migliori sono stati richiamati dal piano inferiore, per questo ognuno di noi lavora sodo, per potervi accedere un giorno- spiegò, Velvet si allontanò di poco, pensierosa, poi risollevò gli occhi penetrandola.
-C'è una ragazzina che lavora qui, è bassa e ha i capelli lilla legati in una coda, porta gli occhiali...- disse.
-Oh parli forse di Tecla, lei è molto brava, ma non è mai stata richiamata dai piani più bassi, i bambini sono il suo forte, senza di lei questo ospedale non sarebbe quello che è- spiegò il medico, la maga la guardò stranita.
-Cosa intendi?- chiese.
-Karetao Lab è chiamato così perché la parola "Karetao" significa "burattino" o "manichino", Tecla si occupa dell'intrattenimento per tutti i pazienti dell'ospedale, li fa divertire utilizzando queste marionette ed esibendosi due o tre volte al giorno, ovviamente viene aiutata da altri di noi, ma il fulcro centrale è sempre lei... Bambini e adulti rimarrebbero a guardarla per ore durante i suoi spettacolini, ed è proprio grazie a lei che i nostri malati guariscono più in fretta e poi lei è fatta così, se vede qualcuno in difficoltà non può fare altro che aiutarlo- spiegò la donna. Velvet dopo aver ricevuto le informazioni che desiderava, lasciò andare il medico un pò stranito per quello che le era appena successo. La maga venne lasciata sola e ragionò alle sue parole: pensava che Tecla l'avesse salvata per qualche secondo fine, invece voleva solo aiutarla perché l'aveva vista in un momento difficile. Velvet strinse i pugni mentre la sua rabbia saliva: non aveva bisogno di aiuto, lei era forte, avrebbe potuto i cavarsela anche da sola. Presa dall'impeto della rabbia non si era accorta di aver fatto scoppiare gli specchi del bagno con la sua magia, udì delle voci esterne correre verso il suo nascondiglio, così decise di sgattaiolare fuori dalla finestra e attendere nel retro dell'ospedale l'appuntamento a cui quel medico doveva partecipare. Passarono diverse ore, finché, poco dopo l'ora di pranzo, la donna non si presentò nel posto accordato. Velvet aguzzò gli occhi e da lontano vide arrivare due persone con un camice bianco: il primo era un signore anziano, mediamente alto, i capelli erano grigi tirati completamente indietro e gli occhi erano dello stesso colore; mentre il secondo sembrava la stessa persona, ma in versione più giovane. 
-È pronta dottoressa?- chiese il più anziano, la donna fece un cenno con la testa in segno di affermazione.
-Molto bene, mi segua- disse dirigendosi poco più distante, Velvet aspettò che girassero l'angolo per seguirli di soppiatto. Sbirciò facendo attenzione a non farsi scoprire. Il signore più anziano estrasse la mano dalla tasca dal camice: un anello color verde acqua brillò sotto la luce del sole: sembrava giada, inserì il pugno chiuso in una rientranza nella parete e questa come per magia si abbassò sparendo nel terreno e rivelando un'entrata, il ragazzo giovane la oltrepassò senza dire una parola.
-Prego, entri pure, il direttore sarà molto felice di sapere che lei ora è una dei nostri- disse il più anziano spostandosi leggermente e permettendo al medico di entrare per prima, una volta varcata la soglia, anche il signore più anziano entrò e la porta invisibile fece per sollevarsi e chiudersi. Velvet non perse tempo e velocemente si diresse verso quel passaggio. Sarebbe riuscita ad entrare se qualcuno non avesse cercato di colpirla con un movimento di frusta, indietreggiò con un balzo e la porta automatica si richiuse davanti ai suoi occhi. Guardò verso l'alto notando una donna sul tetto, dalle forme abbondanti, voluminosi capelli bianchi e occhi di ghiaccio, vestita anch'essa con un camice bianco sotto il quale portava una maglietta rossa attillata e una minigonna in pelle nera, con dei vertiginosi tacchi a spillo aperti, rossi. 
-Ops, la porta si è chiusa, come farai adesso ad entrare mia cara?- chiese con tono sarcastico prima di scoppiare in una risata che Velvet trovò alquanto snervante. Un particolare saltò subito all'occhio della ragazza: l'anello di giada al suo anulare sinistro. Si drizzò in piedi sorridendo appena.
-È stato un'errore lasciarmi fuori, perché ora l'unico modo per entrare è quel tuo anello- disse preparandosi. La donna rise ancora più sonoramente portandosi una mano davanti alla bocca.
-Non crederai che te lo dia senza oppormi?- chiese alzando un sopracciglio.
-La scelta è tua: o mi dai solo l'anello, o mi prendo tutta la mano- rispose guardandola da sotto le sopracciglia.
-Uh uh, questa suona quasi come una minaccia- disse la donna fingendo di essere impaurita, in una frazione di secondo e senza alcun preavviso sventolò la sua frusta facendola sibilare a pochi centimetri da Velvet, la quale schivò il colpo per un pelo, in risposta la maga afferrò l'arma della nemica e la tirò a se, la donna presa alla sprovvista cadde dal tetto, ma invece che il rumore di uno schianto, si sentì solo silenzio. Velvet guardò il punto in cui l'avversaria avrebbe dovuto cadere, ma con sua grande sorpresa, il terreno non era né crepato né danneggiato, semplicemente aveva assunto la stessa forma del corpo del nemico, permettendole di uscirne illesa. Velvet non rimase a farsi troppe domande perciò ripartì alla carica, sferrando saette a pochi metri di distanza, la donna come se fosse posseduta assunse le pose più strane e innaturali per schivare i suoi attacchi, Velvet venne confusa dai suoi movimenti e si distrasse per un secondo, nel quale la nemica usò la sua frusta per avvolgerle la caviglia e farle lo sgambetto, per poi colpirla con una nuova sferzata al corpo, ferendola. Velvet mugugnò per il dolore, ma senza esitare si rialzò e unì le mani portandole in avanti, in seguito scagliò un fulmine gigantesco nella sua direzione, il nemico però sprofondò nuovamente nel terreno con la medesima tecnica usata in precedenza, in questo modo si avvicinò alla ragazza toccandole entrambe le gambe e le braccia, Velvet nell'immediato non riuscì più a muoverle.
-Ma che diavolo...- imprecò cercando di piegare le ginocchia e i gomiti senza successo. La risata della donna attirò la sua attenzione.
-Interessante vero? Scommetto che ti stai chiedendo che razza di trucchetti uso- disse avvicinandosi a lei e cominciando a girarle attorno.
-Vedi, riesco a rendere più o meno flessibile quello che tocco, dal mio stesso corpo, a quello degli altri, funziona anche sugli oggetti inanimati come il terreno... poco fa l'ho reso talmente flessibile che ha assunto la mia stessa forma e ha funzionato come una specie di tappeto elastico proteggendomi dalla caduta, mentre al contrario ho irrigidito le tue braccia e gambe, per questo non riesci a piegarle...- guardò Velvet sorridendo sadica.
-E sai dirmi che succede ad un oggetto che non si piega?- chiese con tono acuto e divertito sfiorandole un braccio con un dito.
-Vanica, ricordati che ci serve intera, o 78 si arrabbierà- una voce intervenne da lontano, Velvet si voltò muovendo solo collo e busto, poco più distante arrivò un ragazzo: era molto alto, praticamente pelle e ossa, i suoi capelli erano medio lunghi, biondi maculati di nero, gli occhi invece erano colore dell'ambra, indossava anch'esso un camice bianco, sotto cui portava una camicia gialla pallido e dei pantaloni neri alla cui cintura vi erano diversi sacchetti in cuoio pieni di qualcosa.
-Serval, come mai qui?- chiese la donna che doveva chiamarsi Vanica.
-Mi ha mandato 78 per controllare che non facessi sciocchezze, immagino che avesse tutte le ragioni per farlo- disse serio, Vanica sbuffò.
-Anche se ora che le hai immobilizzato braccia e gambe possiamo portarla dentro, ottimo lavoro- continuò facendo accendere una luce negli occhi della donna.
-Non ti avevamo forse già detto che se volevi liberare la tua sorellina, dovevi assecondare le nostre richieste?- chiese il tizio che doveva chiamarsi Serval avvicinandosi fino ad arrivare a pochi centimetri dal viso di Velvet, lei lo guardò con disprezzo mentre alcuni fulmini cominciarono ad agitarsi vorticosamente sul suo corpo.
-Vai a farti fottere- sibilò furiosa, l'uomo cominciò a girarle attorno studiandola per bene, da un sacchetto che portava sulla cintura estrasse un piccolo ago e lo conficcò alla base del collo di Velvet, la ragazza cominciò a vedere fosco e poi perse i sensi in pochi secondi. I due compagni la portarono all'interno del piano inferiore dell'ospedale e per la seconda volta, la porta si chiuse alle loro spalle, senza lasciare traccia. Velvet non si sarebbe mai aspettata di assistere a delle scene tanto orribili al suo risveglio: non sotto ad un ospedale, non sul corpo di sua sorella. 







ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzi!!
Beh come vi è sembrato il capitolo? Abbiamo inserito il passato di Velvet, che ve ne pare? Una bambina nata con una quantità di potere straordinario che però non riesce a controllare, non male eh? Fatemi sapere cosa ne pensate!! Io ho cercato di allungare la storia di Vel il più possibile spero che così sia abbastanza.
Ed ora passiamo alle notizie importanti... dunque, esattamente la domenica del prossimo weekend, il 25 di Aprile, per intenderci, sarà passato esattamente un'anno da quando ho pubblicato il prologo di questa storia!! E non vorrei mai saltare questa occasione, per questo ho un regalino per voi! Domenica 25 creerò una specie di storia "filler" per festeggiare l'anno compiuto, no, non la inserirò in questa storia, ma in una a parte che lascerò "in corso..." per altre eventuali occasioni speciali! Ci saranno ovviamente i vostri OC e si intitolerà "Phoenix's Ashes Special" 
Quindi a questo punto ci si sente tra una settimana (25 Aprile) con lo speciale per festeggiare l'anno di pubblicazione e tra due per il prossimo capitolo (1 o 2 Maggio) Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 27
*** VENTISEIESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: DI MALE IN PEGGIO ***


VENTISEIESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: DI MALE IN PEGGIO






Velvet si sentiva stanca e debole come non lo era mai stata, sentiva il suo corpo galleggiare, completamente intorpidito e la testa dolerle in un modo anormale, non voleva aprire gli occhi, l'unica cosa confortevole in quel momento era il buio che la circondava. Non udiva nessun rumore se non flebili suoni ovattati e lontani. La sensazione era la stessa di quando si volteggiava nel nulla più assoluto, ma più il tempo passava più il suo corpo tornava sensibile agli eventi esterni. Il tatto cominciò a funzionare, poi fu il turno dell'udito. Ora si sentiva come legata, impossibilitata a muoversi, qualcosa le copriva la bocca, ebbe un brivido di freddo e si accorse solo lì che non sentiva i suoi soliti vestiti addosso, completamente nuda, ma ciò che più la preoccupava era che anche le braccia le sentiva completamente spoglie, senza bende a coprirle.
-Velvet...- una voce la chiamò da lontano, sembrava stesse gridando, eppure la sentiva flebile.
-Velvet- questa volta lo aveva udito distintamente, come se quella persone si stesse avvicinando sempre di più, anche se sapeva che era solo nella sua testa.
-Velvet!- un richiamo forte e potente, di scatto lei aprì gli occhi che però a causa della luce diretta dovette richiudere immediatamente, li assottigliò cercando di vedere meglio attorno a se stessa, dopo qualche secondo le immagini si fecero più nitide, i suoi occhi si abituarono alla luce e finalmente riuscì a vedere i primi oggetti attorno a lei: le mani e i piedi erano legati stretti da delle manette ad una specie di croce di metallo, mentre alcuni tubi erano inseriti attraverso un ago nelle sue braccia, sulla bocca portava una maschera che assomigliava vagamente a quelle per respirare sott'acqua, solo allora si rese conto che era completamente immersa in una sorta di vasca cilindrica piena di un liquido trasparente che però non era acqua, lo percepiva perché era molto più densa del normale. Alzò lo sguardo e ciò che vide la inquietò: decine e decine di vasche esattamente uguali a quella in cui si trovava lei erano sparse lungo una stanza gigantesca che continuava a perdita d'occhio, dei grossi tubi erano collegati sia dal basso che dall'alto di queste strutture cilindriche. Guardò dritto davanti a lei, in quella vasca che era posta proprio di fronte, qualcuno era nella sua stessa situazione, l'unica differenza era il colore del liquido in cui era sommerso, di un blu acceso che d'un tratto cominciò a brillare. Tornò a guardarsi attorno, tutte le vasche che riusciva ad individuare avevano una tintura del liquido diversa: c'è chi ce l'aveva verde, chi rossa, chi arancione e c'era anche chi ce l'aveva trasparente come lei, cambiava anche l'intensità del colore, la persona che aveva di fronte era quella che ce l'aveva più accesa, tanto che non distingueva nemmeno la figura al suo interno. Dopo poco arrivarono due persone con un lungo camice bianco e si voltarono osservando la persona nella vasca di fronte, Velvet sobbalzò quando vide l'anello di giada all'anulare di uno di essi: ora aveva avuto la conferma che si trovava all'interno del piano sotterraneo di Karetao Lab.
-È incredibile, è già l'ottava volta che cambiamo il liquido e ancora non smette di brillare, non abbiamo mai visto niente di simile- disse uno di loro.
-Meglio così, ce ne fossero di ragazze come lei, sarebbe tutto molto più facile... aspira il CEM e poi riempi di nuovo la vasca- rispose l'altro.
-Si signore- affermò il primo, cominciò ad armeggiare con un computer li accanto e dopo pochi secondi quel liquido cominciò a diminuire rivelando chi vi era al suo interno: una ragazza giovane sui ventun'anni, un pò più bassa di Velvet, i capelli marroni erano legati in uno chignon alto per poi ricadere in una specie di lunga coda, aveva una frangetta a coprirle la fronte, schiuse gli occhi con aria stanca mostrandoli di un incredibile azzurro cielo, anche lei era completamente nuda e le sue braccia erano tempestate di disegni bluette di forma esagonale. Velvet sbarrò gli occhi e una rabbia cieca la assalì, cominciò a dimenarsi come un ossesso gridando.
-Sapphire!- sua sorella: cosa le era successo? Cosa le avevano fatto per ridurla in quel modo? La ragazza sentendosi chiamare sollevò lo sguardo stanca.
-Velvet, no, cosa ci fai tu qui, ti avevo detto di non seguirmi- disse flebilmente.
-Che cosa ti hanno fatto?- chiese la ragazza dai capelli rossi, Sapphire con difficoltà girò le braccia facendole ruotare, Velvet rabbrividì a ciò che le si presentò davanti: tutta la parte interna degli arti superiori era completamente coperta di tagli profondi, dalla punta delle dita, passando per i palmi, fino al gomito, però la cosa che risultava più inquietante era che sembrava fossero stati fatti con un laser, erano perfettamente rettilinei ed ognuno era distante dall'altro di un millimetro appena. La sorella maggiore non riuscì a parlare, rimase scioccata e inorridita al tempo stesso: cosa stava succedendo in quel posto? Perché c'erano così tante persone? A cosa servivano quelle vasche e quel liquido? Troppe erano le domande, ma nessuna risposta. Velvet cominciò a dimenarsi, spinse contro le manette che la tenevano legata fino a farsi uscire il sangue dai polsi e dalle caviglie, scosse la testa cercando inutilmente di togliere la maschera che aveva indosso, gli aghi infilati nelle braccia si muovevano nella carne pungendola e ferendola dall'interno, ad ogni movimento brusco provava dolore in ogni parte del corpo, ma non le importava, vedere sua sorella in quello stato faceva più male di qualsiasi altra cosa. Si bloccò quando la vasca cominciò a riempirsi nuovamente di quel liquido trasparente, il dottore che stava armeggiando con il computer accanto schiacciò un pulsante e una specie di pistola robotica uscì da uno dei tubi posti sopra alla vasca, poi un laser rosso iniziò a percorrere lentamente e precisamente le braccia di Sapphire continuando la serie di tagli che aveva cominciato, la ragazza non poté fare a meno di urlare per il dolore, lanciando gridi strazianti che Velvet non poté fare altro che stare a sentire: sempre più rabbia cominciò a pervaderla, si dimenò ancora più violentemente sbattendo la testa contro la croce su cui era bloccata: le stava provando tutte per liberarsi, ma niente sembrava funzionare, le grida di sua sorella le rimbombavano tutto attorno rendendo la sua vista, mentre veniva dilaniata da quel laser, insopportabile.
-Cosa le state facendo bastardi, smettetela!- gridò, le spalle le dolevano da morire, tirava e si agitava talmente tanto che le sue braccia sembravano staccarsi. Un'idea malsana le balenò in testa e si guardò gli arti superiori con un espressione raccapricciante in viso. Respirò profondamente poi con tutta la forza che aveva spostò il suo corpo verso destra e scattò velocemente dal lato opposto: un dolore atroce la pervase, poi diede un altro colpo, poi un altro ancora: si sarebbe staccata le braccia se fosse stato necessario. Il dottore che la vide corse via allarmato intuendo le sue intenzioni: probabilmente stava andando a chiedere aiuto.
-Velvet, brutta idiota, non fare cazzate- le disse Sapphire, mentre il laser si preparava a fare una seconda riga sul suo braccio.
-Col cazzo, ora uscirò di qui, poi libererò anche te e ce ne andremo da questo posto di merda- rispose lei, tirò nuovamente e sentì un suono secco, qualcosa si era staccato all'interno, forse l'osso della spalla era uscito dalla sua sede, strinse i denti per il dolore: mancava poco.
-Cosa hai intenzione di fare fermati!- le disse la sorella minore.
-Mi staccherò le braccia, una volta recisi i tendini e i muscoli non sarà un problema strappare la pelle!- rispose dando l'ennesimo colpo secco: le giunture delle sue spalle avrebbero ceduto da un momento all'altro, ancora un paio di colpi e il braccio destro di Velvet si sarebbe completamente staccato dal corpo, ma qualcuno arrivò in tempo di fronte alla sua vasca: altri medici a giudicare dai camici che portavano. Immediatamente schiacciarono un pulsante che intrappolò Velvet con altre sbarre di metallo attorno al corpo, impedendole totalmente di muoversi. Qualcuno sbucò dall'ombra: era un signore di mezza età, nonostante questo, il suo corpo era ben piantato, i capelli corti e tirati indietro cominciavano ad assumere una leggera colorazione brizzolata, i suoi occhi sottili erano azzurri e freddi come il ghiaccio, una cicatrice gli sfregiava la guancia sinistra finendo sul collo del naso. Anch'esso portava un camice bianco, ma a differenza di tutti gli altri aveva una cucitura lato cuore con il numero "78". Velvet assottigliò gli occhi furiosa.
-Ha finito di renderci le cose difficili signorina?- chiese l'uomo serio.
-Vaffanculo, lasciate andare mia sorella oppure...-
-Oppure cosa signorina? Da quello che vedo, lei non è nella posizione di dare ordini, anche perché qui il capo sono io- la interruppe, poi si avvicinò a lei con calma.
-E a quanto pare non ha nemmeno mantenuto il patto che avevamo fatto- continuò.
-Io non ho stretto nessun fottutissimo patto, non ho mai detto che avrei fatto quello che mi chiedevate e non lo farò mai, soprattutto se ad ordinarmelo sono dei pezzi di merda come voi, soprattutto se sono uomini- ringhiò Velvet con disprezzo.
-Quindi devo supporre che non le interessa niente di quella maga eremita... com'è che si chiamava? Nani se non sbaglio, ora che non c'è più nessuno a proteggerla cosa le succederà se le mando contro i miei uomini- a quelle parole sia Velvet che Sapphire sobbalzarono e sbarrarono gli occhi.
-Non osare bastardo- sibilò la ragazza dai capelli rossi, ma l'uomo accennò un sorriso.
-Oso eccome... mandate Lift con la sua squadra a sistemarla- ordinò rivolgendosi ad un assistente li accanto, questo fece un inchino e corse via.
-No, maledetto appena uscirò di qui te la farò pagare!- gridò Velvet agitandosi per quanto le fosse possibile.
-Non vorrei mandare a monte i suoi piani, ma quando uscirà di lì non sarà neanche in grado di sfiorarmi- rispose voltandosi di spalle.
-Portate via Sapphire, finché avremo lei, questa ragazza non potrà scapparci... ah e avviate anche l'estrazione, se è come la sorella ci vorrà un bel po', meglio cominciare subito- ordinò, poi si voltò e se ne andò ignorando bellamente le ingiurie che Velvet gli urlava contro, intanto la vasca di Sapphire venne lasciata libera dai tubi e trasportata lontano. Un assistente armeggiò con il computer accanto alla struttura di Velvet e poco dopo la stessa pistola a laser che aveva visto da sua sorella spuntò dalla parte alta, sbarrò gli occhi pieni di odio: non sarebbe finita così, non poteva permetterlo, lei era forte, sarebbe uscita di lì a qualunque costo, non riusciva ad utilizzare la magia, se no lo avrebbe fatto molto prima, probabilmente era a causa di quelle manette e quella croce a cui era legata che la bloccavano. La sua testa pensava a tutte le possibili combinazioni che avrebbe potuto utilizzare per uscire di lì, ma niente sembrava avesse potuto funzionare. Un fischio la risvegliò dai suoi pensieri e guardò verso l'alto, poi gridò di dolore quando il laser cominciò a tagliarle la pelle.



In viaggio verso Karetao Lab:

-Quindi è merito tuo se l'ospedale si chiama in quel modo- disse Alèk interessato.
-Già a quanto pare- rispose Tecla mettendosi una mano dietro la testa imbarazzata.
-Quindi mi stai dicendo che prima aveva un altro nome?- chiese Milah.
-Si, si chiamava semplicemente "Peonia Hospital"- rispose la ragazza dai capelli lilla.
-Cosa ti ha portato lì?- chiese Priscilla, Tecla sorrise malinconica.
-Un giovane professore che ho conosciuto durante i miei studi, mi aveva detto che avevo delle potenzialità dopo aver visto la mia tesi, continuava a ripetermi che le mie idee avrebbero cambiato il mondo e salvato molte persone, così mi ha proposto di rivolgermi a quell'ospedale, ma quando mostrai la mia tesi la rifiutarono, però mi permisero di lavorare con loro ed è da allora che sono lì, mi dicono sempre che sono brava però non sono mai stata promossa la piano sotterraneo- rispose, Alexis la guardò stranita.
-Piano sotterraneo?- chiese.
-Già i più bravi vengono richiamati al piano più basso, senza una promozione non vi si può accedere, figuratevi che non sappiamo nemmeno dove sia l'entrata- disse guardando verso il basso, le ragazze si guardarono basite.
-Allora è sicuramente li che hanno portato Sapphire- disse Priscilla con tono ovvio, Tecla si batté un pugno chiuso sul palmo.
-Giusto non ci avevo pensato- disse stupita, poi però cambiò espressione.
-Però questo vorrebbe dire che le stanno facendo qualcosa di male- continuò con tono triste.
-Lo scopriremo- rispose Priscilla seria. Casper si avvicinò a Tecla con un sorrisetto.
-Senti ma tu... sei vergine per caso?- chiese, lei lo guardò e il suo viso si tinse di un rosso intenso, tentò di coprirselo con le mani.
-M... Ma che domande sono? E anche se fosse?- balbettò, a Casper si illuminarono gli occhi.
-Quindi vuol dire che lo sei, puoi darmi un bacio?- chiese contento prima di venire steso da un pugno di Alex.
-Devi smetterla di importunare le ragazze in questo modo e poi cos'è sempre questa mania della vergine?- lo riprese innervosita.
-Era solo una domanda, uffa che male- si lamentò lui tenendosi la testa con le mani. Tyson in testa alla fila si fermò di colpo.
-Ragazzi siamo arrivati- disse, il resto dei compagni si ammutolì e guardò in avanti intravedendo la struttura tra gli alberi.
-Già, quello è Karetao Lab, ma non posso portarvi oltre, non so da dove si entra per il piano sotterraneo- disse Tecla.
-Io sì, sento l'odore di Velvet, venite per di qua- intervenne Milah facendosi strada tra la boscaglia lasciando Tecla li dov'era: non li avrebbe seguiti. La Dragon Slayer li portò dritti verso una parete nel retro dell'ospedale.
-L'odore sparisce qua- disse indicando il muro.
-Interessante, quindi se nessuno sa da dove si entra vuol dire che c'è un passaggio segreto- disse Alex.
-Fate spazio ci penso io- disse Alèk toccando la parete per cambiarne densità e trasformarla in liquido. La tecnica funzionò e dietro alla parete si aprì un passaggio, il fratello dei Black si fece avanti.
-No fermati!- esclamò Priscilla tentando di afferrarlo per un braccio, ma non appena mise il piede dentro, un allarme cominciò a suonare rimbombando ovunque. I maghi si spiaccicarono una mano in fronte.
-Idiota, era ovvio che non saremmo potuti entrare come se niente fosse- lo riprese la ragazza dai capelli celesti.
-Fa lo stesso ormai il danno è fatto, entriamo, se agiamo velocemente non daremo loro il tempo di pensare ad una controffensiva- disse Milah imboccando l'entrata e cominciando la discesa verso il piano sotterraneo. I maghi cominciarono l'avanzata e si stupirono che sulle scale non ci fosse nessuno a fermarli, o almeno così credevano. Poco più in basso videro una densa nube di quello che sembrava fumo, avvicinarsi impedendo la visuale, si bloccarono sul posto non sapendo più da che parte proseguire.
-State vicini, questa nube è troppo densa rischiamo di perderci- urlò Tyson appoggiandosi di spalle contro Casper. Alex si guardò attorno: tutto quel fumo le ricordava lo scontro con Etan ad Orchidea e subito i suoi capelli virarono al grigio, con un movimento secco spazzò via con una folata di vento tutta la nube che si era creata rivelando un uomo in mezzo ad essa.
-Andate avanti ci penso io qua- disse ai compagni, annuirono e proseguirono la corsa lasciandola in mezzo al corridoio, ma Alèk si voltò all'ultimo.
-Stai attenta- disse semplicemente, la sorella si girò facendogli l'occhiolino, poi lui riprese la discesa. Poco dopo raggiunsero il piano sotterraneo e sbarrarono gli occhi quando videro tutte quelle vasche.
-Che diavolo è questo posto?- chiese Priscilla rabbrividendo, persone umane con profondi tagli in tutto il corpo erano immerse in queste strutture, riempite di chissà quale strano liquido colorato.
-Spero che Velvet non sia finita in uno di questi affari, e poi cosa diavolo sono?- domandò Alèk avvicinandosi ad uno di essi.
-È una cosa orrenda- commentò Casper quasi indignato. A Milah salì un brivido di rabbia, strinse i pugni.
-Ty, voi andate a cercare Velvet- disse abbassando la testa in modo che i suoi occhi venissero oscurati da una leggera ombra. Il ragazzo si voltò stranito.
-Perché e tu?- chiese non capendo, la Dragon Slayer si avvicinò ad una vasca toccando il vetro con una mano e guardando al suo interno lo sconosciuto coperto di tagli. Il ragazzo con la falce la guardò stranito, poi sobbalzò ripensando alle parole di quella vecchia signora che avevano incontrato in quel villaggio innevato:

"Sapete lei non è originaria di questo villaggio, veramente non è neanche di questa nazione, però dopo aver appreso la decadenza del regno di Fiore ha deciso di venire qua per aiutare le persone in difficoltà..."

Tyson le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla comprensivo.
-Tu, vuoi salvare Velvet, ma vuoi salvare anche queste persone non è vero?- chiese il mago dell'occulto, lei alzò lo sguardo e annuì decisa e il ragazzo ghignò allargando le braccia.
-Allora scatenati, distruggi questo fottutissimo posto e porta tutti fuori di qui- disse, allungò un pugno chiuso in avanti, lei lo guardò e accennò un sorriso per poi rispondere al suo stesso gesto.
-Contaci- affermò prendendo una direzione diversa rispetto ai compagni, il resto continuò la sua corsa. Percorsero il corridoio sorpassando quelle che erano le centinaia e centinaia di persone intrappolate in quelle vasche.
-Che diavolo gli staranno facendo a questi poveretti?- chiese Priscilla scrutando per bene le persone intrappolate alla ricerca della figura di Velvet.
-Qualsiasi cosa sia puzza tremendamente- rispose Alèk schifato prima di venire colpito di striscio ad una spalla da qualcosa di estremamente tagliente, si fermò girandosi in direzione di dove aveva visto partire l'attacco, ma il soggetto in questione fu più rapido e lo placcò.
-Alèk!- gridò Priscilla voltandosi verso il compagno.
-Non preoccupatevi per me, andate avanti!- gridò sparendo tra le vasche insieme al nemico.
-Bastardi stanno cercando di separarci- commentò Nicolash.
-Forse hanno capito che tutti insieme siamo troppo forti- disse Tyson sospettoso.
-Dobbiamo tenere gli occhi aperti- continuò proseguendo nella corsa. Più metri avanzavano più avevano la sensazione di avvicinarsi a Velvet, anche se trovavano strano il modo in cui i loro compagni venivano separati dal resto del gruppo.
-Casper che cosa aveva detto Tecla riguardo il piano inferiore, che solo i più bravi vi potevano accedere?- chiese Priscilla, ma non ebbe nessuna risposta.
-Casper?- lo richiamò voltandosi, ma dietro di lei non c'era più nessuno, spalancò gli occhi.
-Ragazzi Casper è scomparso- esclamò stranita, i restanti due maghi si girarono.
-Com'è possibile, era dietro di noi un attimo fa- disse Nicolash.
-Stanno smembrando il gruppo, ma questo mi fa capire che stiamo andando nella direzione giusta e che Velvet deve essere più avanti- intervenne Tyson, subito dopo si fermarono, un gruppo di medici era steso in mezzo al corridoio, senza neanche un graffio, come se fossero stati presi da un colpo di sonno. I maghi li guardarono straniti.
-Che diavolo è successo qua?- si chiese Nicolash chinandosi verso uno di loro, il suo sguardo fu attirato dall'anello di giada al loro dito.
-Guardate hanno tutti lo stesso anello, forse è un simbolo di riconoscimento- disse Neviski.
-No, è la chiave per entrare qui dentro, c'era un buco nella parete accanto alla porta d'ingresso, e aveva esattamente quel simbolo impresso- disse Priscilla guardandolo meglio.
-Comunque sia ragazzi sbrighiamoci, continuano a sbarrarci la strada solo perché vogliono guadagnare tempo, che sia per scappare o perché devono organizzarsi meglio non lo so, ma non glielo lasceremo fare- disse Tyson riprendendo a correre, Nicolash e Priscilla annuirono prima di rimettersi in piedi e seguire il compagno, Neviski però si accorse troppo tardi della figura alla sua destra la quale gli aveva scagliato contro qualcosa che aveva la stessa consistenza di una gomma da masticare ma appiccicosa, Priscilla dietro di lui spalancò gli occhi e lo spinse in avanti togliendolo dalla sua traiettoria, in modo che fosse lei vittima del colpo, Nicolash si voltò stupito verso la compagna catturata da quella sostanza, lei alzò lo sguardo mentre veniva catapultata verso colui che aveva lanciato l'attacco, gli occhi le brillarono fieri e determinati.
-Pensa tu a Velvet- disse flebilmente, tanto che il ragazzo riuscì a leggere solo il labiale prima che lei venisse inghiottita nell'oscurità di un corridoio secondario. Nicolash rimase immobile per qualche secondo confuso, pensando a quelle parole: Priscilla aveva capito tutto, sapeva la frustrazione che lui provava per non essere riuscito a fermare Velvet, per ben due volte, sapeva della tristezza e della rabbia che Nicolash aveva cercato di sopprimere quando l'avevano ritrovata e poi persa nuovamente, ma soprattutto, sapeva che lui era il più determinato a volerla salvare. Si risvegliò dai suoi pensieri, divenne serio e fece un cenno con la testa per poi dirigersi verso Tyson che lo guardò come se gli stesse leggendo nella mente, gli occhi di Neviski brillavano di una luce fiera e coraggiosa, come quella di un guerriero che combatte per ciò a cui tiene di più. Knightbuster sorrise impercettibilmente: adesso nessuno poteva fermarlo.


Fuori dall'ospedale:

Tecla si agitava percorrendo più e più volte lo stesso tratto di strada avanti e indietro, si sfregava le mani nervosamente indecisa sul da farsi.
-Forse devo andare giù anche io... No, non mi è permesso...- si morse freneticamente un unghia.
-E se avessero bisogno di una mano?- si chiese sobbalzando, si girò tornando indietro.
-No, sono troppo forti, hanno fatto fuori tutti quei Vasileias nel bosco, gli sarei solo d'intralcio- continuò camminando.
-Però, se dovessero cominciare uno scontro nel sotterraneo, c'è il rischio che tutto l'ospedale crolli su se stesso- disse pensierosa, guardò l'entrata secondaria di "Karetao Lab" e si diresse correndo verso di essa.
-Almeno devo avvertire tutti di uscire di lì- affermò, ma nel momento in cui stava per entrare, qualcuno uscì dal passaggio diretto al piano sotterraneo e lei fu attirata dai suoi lamenti, si fermò e si voltò, divenne rossa come un pomodoro quando si ritrovò davanti un uomo completamente nudo, si coprì gli occhi imbarazzata.
-Aiuto- mormorò con fatica, lei a quelle parole non poté fare a meno di andare in suo soccorso e una volta che gli fu vicino, notò con orrore dei profondi tagli su braccia e gambe, ma che non perdevano un filo di sangue, sembravano come già cicatrizzate.
-Hey, cos'è successo?- chiese lei preoccupata.
-Non farmi tornare lì, non voglio, ti prego aiutami- disse l'uomo con la paura negli occhi, la ragazza si stranì e lo aiutò ad alzarsi, chiamò qualcuno nell'ospedale che si occupasse di lui, poi però altre persone si presentarono, tutte con gli stessi segni, alcune però erano abbastanza in forze da reggersi in piedi da sole, altre invece non muovevano neanche un muscolo, fu allora che Tecla decise di entrare nel piano sotterraneo dell'ospedale: tutte quelle persone venivano da lì, cosa c'era la sotto? Ma soprattutto, che cosa gli avevano fatto?


Tyson e Nicolash:

Erano ormai diversi minuti che Ty e Nicolash correvano nel corridoio alla ricerca di Velvet, scrutavano ogni vasca, ma ancora di lei non c'era traccia, poi tutto d'un tratto vennero attirati da una luce brillante poco più avanti, accelerarono il passo e si fermarono abbagliati, entrambi si portarono una mano davanti agli occhi per coprirsi dalla luce. Non passò molto tempo che i loro occhi si abituarono, ma ciò che gli si presentò davanti li fece rabbrividire.
-Vel-vet- balbettò Nicolash, rimase paralizzato a quella scena, brutti ricordi riaffiorarono alla mente: Velvet era bloccata ad una croce, all'interno di una vasca, il cui liquido giallo brillava come se fosse vivo, tagli precisi e profondi le coprivano ogni centimetro del corpo: gambe, braccia, petto, pancia, schiena, persino il collo era sfregiato da quelle terribili piaghe, la sua testa era china verso il basso come se il collo non avesse abbastanza forze per sorreggerla, alcune immagini del suo passato si sovrapposero a ciò a cui stava assistendo in quel momento, era uguale ad allora: stessa posizione, tante ferite e poi quei capelli rossi. Tyson afferrò la sua falce e con un movimento veloce e preciso recise la vasca in due, quel liquido denso fuoriuscì da essa che si svuotò in pochi secondi, il ragazzo afferrò Velvet slegandola e liberandola da qualsiasi impedimento, poi la posò a terra. Si guardò le mani sporche di quello strano liquido sentendolo pregno di magia, aggrottò le sopracciglia e strinse i denti mostrando i canini appuntiti, le pupille si rimpicciolirono all'inverosimile inferocito come non mai. Nicolash ancora non si mosse, rimaneva a fissarla immobile, le mani gli tremavano, gli occhi erano spalancati fermi sulla sua figura stesa nuda a terra, coperta di ferite, si chinò avvolgendola per le spalle con il suo mantello, la pelle era estremamente pallida e fredda. La strinse sempre di più a se, tremante. Le voltò il viso, anch'esso era segnato di tagli orizzontali che si fermavano all'altezza degli occhi lasciando intatta la fronte, l'unica parte del corpo integra. Un'ira incontrollabile si impossessò di lui, lanciò un grido lacerante al cielo, le vene sulla sua fronte si gonfiarono tanto da poter quasi esplodere, gli occhi sbarrati divennero bianchi per la furia e una folata di vento potente, dovuto alla pressione della sua magia, crepò le vasche attorno a loro frantumandole in mille pezzi, ma ciò che più gli spezzò il cuore, era lo sguardo vacuo e spento di quegli occhi, che oramai non brillavano più.







ANGOLO AUTRICE:

Hey ciao ragazzi!
Scusate se non ho aggiornato ieri ma non ne ho avuto il tempo... però ora eccomi qua!!
Dunque le cose cominciano a farsi interessanti e anche abbastanza critiche (direi senza abbastanza). Beh cosa ne pensate? Avete conosciuto Sapphire, sua sorella, dove la stanno portando? Cosa credete che succederà a tutti i compagni che sono stati separati? Cosa avrà intenzione di fare Tecla? Qual'è l'obbiettivo dei medici del piano inferiore? Ma soprattutto cosa sarà accaduto a Velvet per far arrabbiare in quel modo Nicolash?
Ovviamente lo scoprirete tra due settimane! Weekend del 15/16 Maggio, Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 28
*** VENTISETTESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: PER VELVET ***


VENTISETTESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: PER VELVET






Alex aguzzò la vista senza però vedere niente di niente, tutto attorno a lei era assolutamente bianco, con un movimento di braccia rapido usò l'aria per spazzare via tutta quella nebbia, rivelando l'avversario che aveva di fronte: era un ragazzo abbastanza giovane i capelli erano corti a caschetto e neri, gli occhi sottili e grigi erano semi coperti da una frangetta, il suo sguardo era annoiato e apatico, anch'esso indossava un camice bianco, ma a differenza di quelli normali, il suo era completamente chiuso e aveva un colletto tanto alto da coprirgli la bocca.
–Chi sei e cosa state facendo in questo posto?– chiese seria, lui non le rispose si limitò semplicemente a guardarla con aria di superiorità.
–Voglio sparire– disse flebilmente, Alex lo guardò stranita.
–Come?– domandò non capendo.
–Non voglio che tu mi veda, non voglio stare qua, voglio sparire– ripeté lui coprendosi il viso con un braccio, lei lo fissò sempre più confusa: quel tizio era pazzo? Però sembrava dicesse sul serio, magari poteva manipolarlo in qualche modo e aprirsi un varco per raggiungere i suoi compagni senza combattere. Si fece avanti ma mantenendo comunque le distanze: avrebbe potuto anche essere una trappola.
–Non sei obbligato a rimanere qua, se vuoi puoi andare dove ti pare- disse lei, lui abbassò un braccio e la guardò dritta negli occhi.
–Tu non cercherai di fermarmi se sparisco?– domandò.
–Certo che no, puoi fare quello che vuoi– rispose Alex facendo un finto sorriso, gli occhi del ragazzo si spalancarono di poco, poi voltò le spalle all'avversaria.
–Allora sparisco, non mi vedrai mai più– disse lui cominciando a camminare verso il piano più in basso, prima che qualcuno lo chiamasse tramite quello che doveva essere una lacrima per le comunicazioni portatile.
–Pronto?– rispose lui.
–Tarn, brutto idiota che non sei altro, perché gli intrusi sono riusciti a passare!?– gridò una voce femminile dall'altro capo.
–Scusa Kemi, ma io non voglio fare altro che sparire– rispose lui con tono apatico.
–Sparire un paio di palle! Siccome gli intrusi sono già passati assicurati che nessuno e dico nessuno esca vivo da qui, ci siamo capiti?– disse autoritaria, lui in risposta mugugnò una flebile e leggera affermazione prima di riattaccare. Si rimise in tasca l'oggetto e si voltò nuovamente in direzione di Alexis che ora aveva arretrato di qualche passo.
–Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di sparire, ma a quanto pare non posso– disse inchinandosi cortesemente, lei aggrottò le sopracciglia e si mise in guardia.
–Almeno ci ho provato– affermò. Dal corpo di Tarn cominciò ad uscire una densa nube di nebbia che lentamente si espanse per tutte le scale.
–Nessuno deve uscire vivo di qui, però non voglio che tu mi veda, perciò se non posso sparire io... Allora sparirai tu– disse seriamente prima di svanire nella nebbia da lui creata. Alexis però utilizzò di nuovo l'aria per spazzare via la nube e quando individuò Tarn, gli scagliò contro una falce di vento che lo colpì in pieno petto, il nemico venne sbattuto contro la parete che si crepò all'impatto. Dopo pochi attimi si rimise in piedi e tornò alla carica impedendo la visuale ad Alexis che però usò la medesima tecnica per scoprirlo, questo accadde, due, tre, quattro volte, finché Tarn non si fermò irritato dalla situazione. Da calmo e pacato, il suo sguardo cominciò a trasmettere solo disprezzo, fastidio e rabbia, le sue mani cominciarono a tremare e le sue pupille divennero due minuscoli puntini neri.
–Non va bene, non va bene– disse guardandosi i palmi, poi cominciò a sfregarseli freneticamente uno contro l'altro, Alexis indietreggiò intimorita dal suo comportamento: quel tizio era completamente fuori di testa.
–Perché non vuoi sparire? Se non posso farlo io devi per forza farlo tu– disse con tono disperato e arrabbiato al tempo stesso, senza preavviso Alexis venne spazzata via da una nube di nebbia venendo scaraventata contro una parete, ma si rialzò immediatamente, Tarn non le diede il tempo di contrattaccare, con i suoi poteri la sollevò in aria e la sbatté violentemente avanti e indietro come se fosse un tappeto polveroso. Alex strinse i denti e velocemente raccolse l'aria attorno al suo palmo creando una specie di piccola arma bianca che utilizzò per fendere la nebbia attorno a lei e liberarsi dalla presa. Atterrò al suolo asciugandosi un labbro sanguinante: quella nebbia era diversa dall'inizio del combattimento, prima era semplicemente nebbia, ora invece sembrava che avesse assunto una propria consistenza, tanto da poterla tenere ferma e scaraventarla dovunque volesse, per questo non doveva assolutamente farsi colpire.
–Perché i tipi strambi li devo sempre beccare io? Una volta un tizio ubriaco, adesso questo– si lamentò scattando a destra per schivare un attacco nemico. Continuò a deviare ripetutamente i colpi che l'avversario cercava di infliggerle e intanto rifletteva: tutto sommato il potere di Tarn non era niente di particolare, anzi, paragonato a quello di Etan ad Ochidea era piuttosto banale, ma questo non significava che doveva abbassare la guardia. Con un movimento rapido spazzò via nuovamente quella nebbia che le impediva la visuale, individuando Tarn, di scatto avanzò nella sua direzione abbassandosi per entrare nella sua guardia e appoggiò i palmi sul suo petto, l'aria attorno a loro si mosse in un turbine potente e Alexis allargò le braccia catapultando Tarn verso l'alto, senza esitazione la ragazza si mosse cominciando a ruotare le braccia, le correnti attorno a lei cominciarono a cambiare, come se il vento che stava controllando avesse assunto una propria densità e ora potesse essere modellato a suo piacimento. Una colonna di aria compressa colpì Tarn in pieno schiacciandolo al suolo, gemette di dolore e sputò sangue sui gradini, prima di alzare, con fatica, lo sguardo e fulminare Alexis con un'occhiataccia, ma la ragazza non si fece intimorire e aggiunse sempre più pressione al colpo tentando di tenerlo a bada: in quella situazione Tarn non poteva usare il suo potere, la potenza dell'aria era troppo forte per permettere alla sua nebbia di uscire, ma non lo era abbastanza per sconfiggerlo o fargli perdere i sensi. Alexis accennò un sorriso: non era quello il suo obbiettivo, si guardò alle spalle vedendo alcune ombre avvicinarsi a loro lentamente, Tarn se ne accorse troppo tardi.
–Immagino che non abbiate forze, ma vi prego sbrigatevi a passare!– gridò la ragazza, alcune persone completamente nude si fecero avanti e lentamente uscirono uno alla volta dal piano sotterraneo, qualcuno si fermò a ringraziarla, altri invece avevano a malapena la forza di parlare. Tarn spalancò gli occhi.
–No! Kemi mi ha detto che non poteva passare nessuno, dovete fermarvi!– ma nessuno lo ascoltava, la maga fu attirata dalle profonde cicatrici sul corpo di quelle povere vittime e ne rimase sconvolta.
–Che cosa avete fatto a queste persone, cosa sono quei tagli?– chiese seria, ma Tarn non le rispose, continuava a venire schiacciato da quella pesante colonna d'aria e ad urlare sperando di impedire agli sconosciuti di lasciare il piano sotterraneo. Alexis si accorse che non aveva più la sua attenzione, avrebbe potuto fare qualcosa per sconfiggerlo, ma era impegnata a tenerlo fermo con quel diversivo, anche se non sapeva per quanto ancora avrebbe resistito: quella tecnica era molto potente e impediva a chiunque di muoversi, ma tutto aveva un prezzo, infatti le stava prosciugando una quantità enorme di magia e presto non avrebbe più saputo come contrastarlo. Stava cercando una soluzione, ma con tutte quelle persone alle sue spalle, trovarne una che non ferisse nessuno era davvero complicato. Si era allenata tanto nella settimana in cui avevano avviato le ricerche per trovare Velvet, come tutti i suoi compagni: il suo raggio d'azione era aumentato notevolmente, così come la potenza degli attacchi, in più riusciva a controllare con maggior precisione tutti i suoi elementi, e quest'ultima era la motivazione per cui in quello scontro voleva mettersi alla prova. La pressione della colonna d'aria si fece più debole e Tarn finalmente riuscì a rialzarsi e ad uscirne, anche se non senza qualche ferita. Fortunatamente le sue gambe avevano accusato l'attacco, lo capiva dal fatto che si muoveva più lentamente rispetto a prima, ma questo non gli impediva di usare la sua magia, infatti senza alcuna esitazione Alex partì scattando in avanti quando vide Tarn creare alcuni fasci di nebbia attorno al suo corpo, tanto fitti da farlo scomparire. Usò la medesima tecnica che aveva utilizzato in precedenza e spazzò via nuovamente quelle nubi con un colpo d'aria, ma questa volta esse scomparvero senza lasciare traccia del suo possessore. La ragazza rimase spiazzata e cominciò a guardarsi attorno tentando di individuarlo, ma qualcosa non andava: l'elemento che stava controllando in quel momento gli indicava che Tarn era praticamente ovunque attorno a lei, allargò gli occhi stupita e solo allora si accorse della leggera foschia che si era creata, ma era troppo tardi, questa si condensò alle sue spalle assumendo una forma irregolare che la scaraventò contro il muro dalla parte opposta, in seguito cadde rotolando rovinosamente sui gradini. Tossì e sputò sangue mentre si rialzava, i pazienti che si erano fermati lungo le scale rimasero immobili guardandosi attorno impauriti.
–Maledizione non fermatevi!– gridò Alex riprendendo a far soffiare raffiche di vento attorno a quelle persone per proteggerle da un eventuale attacco, ma l'obbiettivo di Tarn non era di certo quel gruppetto. Il nemico con il corpo tramutato nella sua stessa magia, avvolse Alexis in strati e strati di nebbia che assunsero la forma di una palla, come se la ragazza fosse stata intrappolata in un gigantesco bozzolo, lei cercava invano di spazzarli via, ma senza molti risultati: erano troppi e soprattutto, erano tanto fitti che dopo pochi secondi cominciò a non respirare più.
–Saresti dovuta sparire, quando te l'ho detto all'inizio di questa battaglia, ma a quanto pare hai scelto la via più dolorosa– la voce di Tarn riecheggiò nella piccola sfera creando un effetto acustico alquanto fastidioso.
–Credevi che quelle persone sarebbero state il mio obbiettivo? Forse, ma prima mi devo sbarazzare di te per riuscire a farli sparire uno ad uno. Però mi chiedevo una cosa: non capisco perché siete voluti venire qua per cercare la vostra compagna, voglio dire... È sparita senza di voi, non vi ha mai raccontato di sua sorella e a quanto pare ha cercato di mandarvi via quando l'avete ritrovata– disse Tarn, Alexis affaticata assottigliò gli occhi: come sapeva tutto questo?
 –In pratica non vi voleva tra i piedi, allora perché l'avete seguita? Una persona così è meglio perderla che rischiare la propria vita per riprenderla, perché tu e i tuoi compagni fate questo?– chiese il nemico incuriosito. Alexis però a causa della nebbia non riuscì a parlare, era tanto fitta che l'ossigeno non riusciva a trapassare il bozzolo esterno. Le venne subito in mente lo scontro con Etan: anche allora si era ritrovata in una situazione simile, se non fosse intervenuta Velvet a quelll'ora lei sarebbe all'altro mondo a causa dei fumi dell'alcol. Anche se inconsciamente, lei l'aveva tirata fuori da quel pasticcio, ma dopo quell'episodio, decise che sarebbe diventata più forte e in una sola settimana si migliorò e affinò le sue tecniche, fino a raggiungere un livello che non aveva mai superato prima di allora. Alexis si concentrò e cominciò a muovere le braccia in modo sinuoso, come se stesse mimando delle onde, i suoi capelli virarono al blu, così come i suoi occhi e infine mantenendo le stesse movenze portò le mani in avanti con i palmi rivolti uno verso l'altro, al centro di questi cominciò ad apparire prima una goccia d'acqua che poi si fece sempre più grande, in poco tempo l'ossigeno tornò a riempire i polmoni di Alex che sorrise soddisfatta.
–Cosa stai facendo?– chiese Tarn stupito sentendo che il suo corpo intangibile non era più sotto il suo controllo.
–La nebbia è composta di semplici particelle di acqua che sono troppo leggere per cadere a terra, ma resta sempre e comunque acqua, io sono la Signora degli Elementi, in pratica se tu sei fatto di acqua vuol dire che sei sotto il mio controllo– rispose ghignando, intanto Tarn per evitare che l'avversaria aggiungesse sempre più potere alla sfera che stava formando, si ritrasformò tornando in un corpo tangibile, ma quando alzò lo sguardo Alex non c'era più, si accorse della sua presenza solo quando un getto di acqua pressurizzata lo colpì in pieno viso facendolo roteare per poi cadere a terra.
–Voglio rispondere alla domanda di prima: perché stiamo facendo tutto questo?– disse risollevandolo da terra  e cominciando a sferzarlo di frustate di acqua.
–Primo: Velvet mi ha salvato la vita, sono in debito con lei; secondo: se si è comportata in quel modo deve avere un buon motivo, sicuramente una spiegazione ce la darà; terzo...– caricò indietro un palmo aperto con una sfera di acqua fluttuante, mentre Tarn ormai mezzo incosciente se ne stava a mezz'aria a causa dei colpi ricevuti.
–Noi siamo Phoenix's Ashes, lei è una di noi, si è caricata problemi e problemi sulle sue sole spalle per non farli gravare anche sui suoi compagni, ha sopportato la frustrazione e la rabbia per non essere riuscita a salvare sua sorella, che razza di compagni saremmo se non la aiutassimo in questa situazione...– allungò il braccio toccando il petto dell'avversario con la sfera liquida.
–... Quindi in sintesi la risposta alla tua domanda è: lo facciamo per Velvet!– esclamò, in seguito la sfera di acqua esplose infliggendo a Tarn un colpo terrificante, che lo fece cadere a terra tramortito accompagnato da una lieve pioggerellina.
–Ora puoi sparire se vuoi– disse Alex lasciandosi cadere in ginocchio esausta. In quell'istante qualcuno arrivò dal piano superiore correndo in tutta fretta, la ragazza si voltò e rimase confusa quando incrociò quello sguardo.
–Tecla?– domandò.

 
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Priscilla si rialzò mettendosi in ginocchio in un corridoio buio e imprecò cercando di togliersi quella sostanza appiccicosa di dosso: i suoi occhi ancora non si erano abituati perciò le sembrava di essere all'interno di una gigantesca scatola completamente nera.
–Ah, ma che schifo, si può sapere che diavolo è questa cosa?– si chiese guardandosi le mani orripilata.
–Oh che peccato, io pensavo di aver preso il tizio con i capelli argento– si lamentò una voce femminile nell'ombra, Priscilla scattò in piedi mettendosi in posizione di combattimento e armandosi con la sua armatura di cuoio.
–Beh la pesca ti è andata male a quanto pare– ribatté la ragazza dai capelli celesti cercando di intravedere chi si celasse nell'ombra.
–Fa niente dovrò rimediare in qualche modo, se solo quell'idiota di Tarn non vi avesse fatto passare– sbuffò facendo qualche passo avanti e finalmente, anche se con fatica gli occhi di Priscilla riuscriono a distinguere la sua figura: era una donna abbastanza giovane, non troppo alta e nemmeno troppo prosperosa, i capelli erano blu scuro e tagliati molto corti, i suoi occhi color cremisi la fissavano da dietro un paio di occhiali spessi come due fondi di bottiglia, con uno sguardo da maniaca omicida. Portava un camice bianco di qualche taglia più grande di lei, si vedeva dal fatto che questo si allungava verso il basso accartocciandosi poi a terra in corrispondenza dei piedi, le maniche erano estremamente lunghe tanto da coprirle le mani e lasciare due moncherini vuoti e pendenti verso la fine, aveva una scritta lato cuore che citava una famosa formula "E = mc2". La donna allargò le braccia e fece un sorriso, che a causa delle ombre marcate sul suo volto, assunse una forma distorta e inquietante. Priscilla aggrottò le sopracciglia diffidente: non le piaceva per niente quella situazione, per non parlare del fatto che quella tizia era estremamente ambigua.
–Se ti arrendi subito prometto che non ti farò del male, o almeno non troppo– disse la ragazza dai capelli celesti.
–Ma sentila, qui l'unica che si farà del male sei tu, chi ti credi di essere ragazzina?– chiese la donna con fare di superiorità. Priscilla fece apparire venti biglie di ferro che scagliò contro la nemica.
–Io sono Priscilla, di Phoenix's Ashes– affermò fiera di quelle parole, la donna rise a squarciagola prima di sollevare una parete di uno strano liquido trasparente e intercettare tutte le biglie della ragazza, subito dopo queste cominciarono a sciogliersi emettendo uno sfrigolio e del leggero fumo grigio. Priscilla rimase stranita e strinse i pugni: sapeva che non avrebbe avuto vita facile, quindi doveva fare sul serio già dall'inizio.
–Ti piace? È acido cloridrico puro al 100%, dimmi che non ho un potere fantastico! Posso manipolare qualsiasi elemento puro del mondo della chimica, vedi questo acido in particolare è capace di sciogliere qualsiasi metallo esistente e ti spiego il motivo...– cominciò a parlare con termini e formule che Priscilla non capì, la sua espressione si tramutò in shock puro: la stava riempiendo di informazioni che il suo cervello non riusciva a cogliere e lo stava facendo con un entusiasmo fuori dal normale.
–... tutto questo è causato dal cloro che si lega con...– la donna venne interrotta bruscamente da Priscilla che aveva i nervi a fior di pelle.
–Hey tu, tizia strana, fermati subito, cosa credi che mi importi delle tue lezioni di chimica– disse, la diretta interessata smise di parlare.
–Mi chiamo Kemi, non tizia strana e comunque se vuoi rimanere ignorante fai pure, tanto non credo che riusciresti mai a capire– ribatté lei sventolando una manica in aria con un sorrisetto. A quelle parole Priscilla ebbe un brivido lungo la schiena e un tic nervoso all'occhio.
–Va bene ora mi hai stancato– affermò la maga.
–Che la luna si alzi in cielo– alcuni oggetti dietro di lei si sollevarono e scattarono in avanti cercando di colpire l'avversaria che però non si mosse, sollevò lo sguardo all'ultimo e aprì il suo camice rivelando decine di cinture legate al suo corpo a cui vi erano attaccate centinaia di boccette di vetro contenenti liquidi, sali e sostanze di diverso tipo, ognuno con un etichetta per il riconoscimento. Alcune di queste si aprirono e gli elementi all'interno fuoriuscirono mischiandosi nell'aria, subito dopo si formò una lastra di un materiale duro quanto l'acciaio a proteggerla. Priscilla non si fece intimidire e staccò alcune mattonelle dalle pareti e dal pavimento, alcune si spezzarono diventando come coltelli appuntiti. Kemi sogghignò sadica mentre mischiava elementi su elementi che in seguito cominciò a scagliare contro Priscilla, la ragazza tentò di proteggersi e nel mentre contrattaccare, ma la situazione era difficile, le sostanze che l'avversaria le lanciava contro, ogni qual volta venivano deviate, si espandevano e sparpagliavano dovunque andando ad intaccare la sua armatura con gocce che scioglievano il cuoio. Dopo poco tempo della sua protezione non era rimasto altro che un ammasso informe e scuro sul pavimento candido, lasciando la pelle scoperta e ustionata. Kemi rise di gusto.
–Cosa credi di poter fare contro di me? Sai solo sollevare oggetti e lanciarmeli contro, io invece posso pararmi con qualsiasi cosa io decida di creare e attaccarti con acidi che sciolgono qualunque cosa, e questo perché la chimica è fantastica!– esclamò, ma Priscilla ghignò.
–Lo so che i tuoi acidi sciolgono tutto, l'ho imparato a mie spese...– disse toccandosi un braccio ustionato.
–... Per questo ho usato le piastrelle di queste pareti per pararmi, il cuoio mi protegge almeno in parte da semplici e puri attacchi fisici, ma non da sostanze come quelle che usi tu– sollevò con la telecinesi quei pezzi di ceramica e Kemi sbarrò gli occhi stupita: erano completamente ricoperti di acido. Priscilla non perse tempo e immediatamente glieli scagliò contro, l'avversaria tentò di pararsi con una lastra come quella precedente, ma l'acido sui proiettili di ceramica la sciolsero lasciando campo libero, in questo modo alcune piastrelle appuntite la colpirono di striscio provocandole un bruciore intenso, la donna gridò di dolore.
–Facile divertirsi quando non sei tu a subire, fa male eh? Prova ad averlo in tutto il corpo– disse indicandosi: la maggior parte dei vestiti che indossava era ridotta a brandelli e le rimanevano addosso solo per miracolo, sotto ad essi la pelle aveva assunto in alcuni punti un colore rosso tendente al violaceo e alcune ferite che perdevano sangue, ma non le importava niente, tutto ciò che le interessava era concludere quello scontro in fretta. Kemi la guardò furibonda da dietro gli spessi occhiali.
–Non puoi usare i miei stessi poteri contro di me è scorretto– disse la donna, ma Priscilla sogghignò inclinando la testa e alzando un sopracciglio con fare di superiorità.
–E dove sta scritto che non posso? C'è forse un manuale di istruzioni su come combattere, io non credo, quindi stai zitta e non ti lamentare quattrocchi– ribatté, a quelle parole la nemica si infuriò come non mai e Priscilla accennò un sorrisetto sghembo: aveva fatto centro.
–Dimmi un'altra volta di stare zitta e ti sciolgo nell'acido muriatico– la minacciò squadrandola dalla testa ai piedi. Priscilla fece un passo in avanti mostrando un pugno chiuso.
–Che cosa aspetti allora? Sono qui davanti a te perché non ci provi– la incoraggiò a farsi sotto. Kemi non se lo fece ripetere due volte e immediatamente dalle sue boccette cominciarono a levitare una miriade di sostanze che subito dopo si unirono in un'unica soluzione, Priscilla non rimase a guardare e si diresse verso di lei a gran velocità. L'avversaria estrasse un fiammifero a cui diede fuoco e lo avvicinò a quella sfera liquida che si infiammò di una luce verde brillante che emetteva piccole scintille, in seguito la divise in tante piccole parti che circondarono Priscilla. La maga si fermò guardandosi attorno per poi spostare lo sguardo su Kemi che sogghignava divertita mentre si calava sulla testa una maschera antigas.
–Di le tue ultime parole perché tra poco non riuscirai neanche più a respirare– disse con tono divertito, Priscilla si guardò attorno.
–Che diavolo sono quegli affari?– chiese sprezzante.
–Il colore verde che vedi è causato dal rame, perché questo è cloruro rameoso, una sostanza nociva, esiste pure in forma gassosa, anche se con una struttura molecolare diversa. Il gas si espanderà in quest'area e per chi non indossa una specifica maschera sarà la fine, prima di tutto i tuoi occhi cominceranno a lacrimare e a gonfiarsi, in seguito il gas intaccherà la tua gola e le vie respiratorie che si contrarranno restringendosi, in poco meno di un quarto d'ora il tuo cuore smetterà di battere– spiegò allargando le braccia.
–E allora sarai tu a stare zitta– concluse ridendo sguaiatamente. Priscilla aggrottò le sopracciglia visibilmente in difficoltà.
–Vorrà dire che concluderò questo scontro prima che succeda– rispose decisa, tornò a sollevare oggetti e li scagliò contro Kemi che li schivò prontamente, lei subito dopo le lanciò contro due piccole sfere di vetro che le si ruppero addosso e a contatto con l'aria esplosero in una pioggia di schegge, alcune di esse si conficcarono nel corpo di Priscilla, lei strinse i denti decisa a continuare, scardinò una porta li vicino e la utilizzò come un frisbee, ma l'avversaria la distrusse con un potente acido e nel mentre contrattaccò con una fiammata dovuta ad una qualche reazione. Priscilla cominciava ad accusare gli effetti del gas, infatti gli occhi cominciarono a bruciarle e a gonfiarsi, tanto da non riuscire quasi più a tenerli aperti, in più stava cominciando a sentire un certo fastidio alla gola: quel gas ci aveva messo meno del previsto, ma non le interessava; in quel momento Velvet stava subendo un trattamento ben peggiore chissà dove lì sotto, ed era sicura che stava resistendo con tutte le sue forze, non poteva di certo essere da meno, in fin dei conti aveva deciso di diventare più forte dopo Orchidea, nessuno sarebbe accorso in suo aiuto in quel momento. In verità, non voleva nemmeno essere aiutata o avrebbe significato che non era all'altezza della sua promessa, doveva cavarsela da sola, doveva mettere in pratica tutto quello che aveva imparato in quella settimana di allenamento, non solo per se stessa, ma anche per Velvet . La ragazza dai capelli celesti venne investita da una folata di aria bollente che gravò sulle sue bruciature da acido già presenti sulla sua pelle, tentò di alzare lo sguardo e riuscì a vedere solamente un enorme muro di fiamme, riuscì a proteggersi giusto in tempo creandosi uno scudo di piastrelle, in seguito riuscì ad avanzare contrastando l'attacco nemico e una volta che fu vicina a Kemi caricò un pugno chiuso all'indietro, l'avversaria sbarrò gli occhi non aspettandosi una mossa simile: non credeva che lei fosse capace di combattere anche nel corpo a corpo. D'istinto la nemica cercò di pararsi alzando le braccia, ma non arrivò nessun colpo. Guardò verso il basso quando sentì il suono di un vetro rompersi: tutte le sue boccette contenenti le sostanze che portava addosso, erano state frantumate da cinque biglie di ferro. Abbassò le braccia stupita e fu allora che Priscilla con mano lesta le sfilò la maschera antigas mettendosela al posto suo. Il corridoio buio era illuminato solo da quei fuochi fatui verdi e in controluce si distingueva una leggera nebbia: cloruro rameoso. Esso si stava concentrando sempre di più aumentando la velocità dell'effetto nocivo, ma ormai Priscilla era salva.
–Come hai...– balbettò Kemi faticando a respirare.
–Io gioco sempre d'astuzia, ora non puoi più usare le tue sostanze perché non sono più pure da quando hanno toccato il pavimento, vedi di solito io parto a combattere con cinque biglie, ma questa volta ho iniziato con venti perché sapevo che eri una valida avversaria, non avrei mai immaginato che mi sarebbero servite anche le altre cinque per rompere i tuoi contenitori– rispose, l'avversaria si inginocchiò in mezzo alle sue sostanze tossendo ripetutamente.
–Ma odio vedere degni avversari in questo stato– esordì infine allontanandosi, il pavimento tremò e si spaccò sotto i piedi della nemica sollevandola insieme ai suoi fuochi fatui, la nemica venne schiacciata contro il soffitto in una miriade di scintille verdi che si spensero poco a poco e poi il pavimento ritornò a terra con uno schianto. Kemi era incosciente e piena di scottature ovunque, mentre Priscilla si dirigeva verso la luce del corridoio principale con qualche ferita sanguinante.
–Dannazione, dovrò mandare il conto dei vestiti a Velvet, guarda come sono ridotta–

 
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Noite se ne stava seduto su di un albero con una gamba a penzoloni fissando l'orizzonte con sguardo annoiato, quando qualcosa da lontano attirò la sua attenzione, Demetra atterrò dall'alto accanto a lui in posizione eretta e le braccia incrociate, senza fare rumore alcuno, poi sospirò ridacchiando.
–Astuto– disse.
–Sono più di quanto ci aspettassimo– esordì il God Slayer, poi si voltò verso di lei guardandola con un sorrisetto apatico.
–Sicura di potercela fare?– chiese stuzzicandola con tono canzonatorio, lei non disse una parola, semplicemente afferrò il suo arco incoccando la prima freccia.
Fly my darling







ANGOLO AUTRICE:
Lo so, lo so mi volete picchiare!! Scusate se vi ho fatti preoccupare, mi avete scritto in 3/4 chiedendomi se avessi per caso abbandonato la storia... no ragazzi, non la abbandono la storia, neanche per sogno!!
Mi farò perdonare scusatemi veramente, ma il tempo per scrivere è veramente poco!!
Comunque sia ora sono qui, quindi non andate in paranoia!! Cosa ne pensate? Abbiamo visto i primi due combattimenti e si sono già conclusi! Rispetto ad Orchidea hanno fatto meno fatica, grazie all'allenamento di una sola settimana sono riusciti a raggiungere un nuovo livello di potenza! Vedrete anche gli altri non preoccupatevi! Fatemi sapere cosa ne pensate! prossimo capitolo il 29/30 maggio... si cercherò di essere puntuale! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 29
*** VENTOTTESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: PROTEGGERE, PROTEGGERSI ***


VENTOTTESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: PROTEGGERE, PROTEGGERSI






A Milah si gelava il sangue nelle vene, i suoi occhi eterocromatici percorrevano tutta la parete accanto a lei, percependo solamente sofferenza e paura nello sguardo delle persone rinchiuse dentro a quelle vasche. Era una Dragon Slayer del ghiaccio, sapeva resistere bene alle temperature basse, eppure ebbe un brivido di freddo che le percorse il corpo da capo a piedi. I corridoi erano completamente vuoti, l'allarme che avevano fatto scattare stava ancora suonando imperterrito provocandole un certo fastidio all'udito. Scosse la testa leggermente rintronata mentre mandava in frantumi l'ennesimo cilindro di vetro. Aveva già liberato non so quante persone da quelle prigioni eppure sembrava che quelle strutture non finissero mai, più avanzava, più altre spuntavano dal nulla. Si fermò per un attimo a riprendere fiato mentre alcuni prigionieri si dirigevano verso l'uscita. Si ritrovò per caso a pensare a Velvet: se avevano messo anche lei dentro a una di quelle vasche c'era il rischio che fosse messa allo stesso modo. Strinse i denti preoccupata e un nuovo brivido di freddo la trapassò. Cominciò a pensare che forse sarebbe stato meglio andare insieme agli altri, sarebbe sicuramente stata d'aiuto.
–Grazie– mormorò una voce alle sue spalle, lei si voltò di scatto colta di sorpresa: un uomo di mezza età nudo, si era inchinato davanti a lei appoggiando la testa sul pavimento.
–Grazie di cuore, non dimenticherò mai questo giorno– ripeté cominciando a singhiozzare: calde lacrime gli rigarono il viso seguendo quei solchi ormai visibili causati dall'età, per poi infrangersi sul pavimento con un suono cristallino.
–Vorrei sapere il nome della nostra salvatrice– disse alzando leggermente la testa per guardarla negli occhi, lei accennò un sorriso e lo aiuto a rialzarsi.
–Non sono sola, la nostra gilda al completo sta combattendo, anche se è troppo presto per cantare vittoria, ma se usciremo vivi da questo posto allora dovrai ringraziare tutta Phoenix's Ashes– rispose, lui fece un cenno con la testa.
–Phoenix's Ashes? Una gilda? Non se ne vedono da centinaia di anni– ribatté lui sbalordito. Lei si voltò di schiena, lasciò scivolare il cappotto lungo le spalle mettendo in mostra il simbolo impresso tra le scapole che sembrava brillare di un intenso color indaco. L'uomo rimase come incantato: non poteva credere ai suoi occhi, aveva sempre pensato che sarebbe morto senza mai vedere l'alba di un nuovo giorno, di un domani diverso rispetto a quello che aveva sempre vissuto, aveva perso tutte le speranze da quando era stato rinchiuso dentro quel posto, però ora quel marchio splendeva come la luce più intensa dell'alba di un futuro radioso. Milah si ritirò su il cappotto quando con il suo udito fine udì dei passi.
–Oh ma che cosa commovente... da voltastomaco– parlò una voce maschile poco più avanti, la Dragon Slayer aggrottò le sopracciglia voltandosi sull'attenti, ma rimase spiazzata subito dopo: il ragazzo che aveva parlato era incredibilmente basso, difficilmente superava il metro e venti, i capelli erano neri e legati in un piccolo ciuffo che si apriva sulla testa, gli occhi grigi e socchiusi, mentre in viso aveva un espressione imbronciata, con guance gonfie e labbro inferiore sporgente, indossava un camice bianco anche se data la dimensione sembrava più un accappatoio per bambini. Milah arrossì di colpo.
–Che carino– disse pensando ad alta voce, subito dopo l'avversario cominciò ad agitare i piccoli pugni in aria con fare arrabbiato.
–Non sono carino! Sono il temibile David!– esclamò alzandosi in punta di piedi, Milah si coprì la bocca con una mano.
–Troppo carino– disse nuovamente.
–E va bene lo hai voluto tu– sibilò mettendosi in posizione di combattimento, Milah lo guardò con occhi imploranti e scosse la testa.
–Ti prego no, non voglio combattere contro un bambino– affermò, a quelle parole David si infuriò ancora di più.
–Ho trent'anni maledizione! Adesso la paghi!– gridò, in seguito cominciò a muovere le dita nel vuoto lasciando una scia luminosa sospesa in aria.
–Solid Script: blow!– la scritta apparve di un colore grigio chiaro e da questa cominciò a soffiare un forte vento che costrinse Milah a pararsi con un braccio.
–Mi sono fatta distrarre dal suo aspetto, ma anche se ha una magia molto comune è anche molto potente– si voltò verso il signore ancora alle sue spalle.
–Scappa, esci di qui, lo tengo occupato io– gli ordino, questo rimase immobile per qualche secondo con occhi persi e sguardo impaurito prima di alzarsi e correre via. La maga si guardò attorno e arretrò di qualche passo: doveva guadagnare tempo per permettere a quel signore di allontanarsi.
Ice Dragon's Shield– sui suoi avambracci si formò uno scudo che utilizzò come paravento per avvicinarsi al nemico.
Ice Dragon's Freezing Claw!– degli artigli affilati si allungarono dalla punta delle sue dita e con una potente morsa mandò in frantumi la scritta, in seguitò colpì David con lo scudo del braccio destro spingendolo indietro e con il sinistro gli lasciò cinque graffi sul torace lacerando il camice bianco che si tinse lentamente di rosso. David gemette di dolore prima di contrattaccare con un piccolo razzo. Milah fece sparire lo scudo e il proiettile la colpì in pieno creando una piccola esplosione. Una cortina di fumo nero si espanse tutto attorno impedendo ai due di vedere, ma la Dragon Slayer non aveva bisogno di occhi per sapere dove andare. Scattò di lato fuoriuscendo dalla nube e intercettò David ferendolo con i suoi artigli in mezzo al petto, poi intraprese uno scontro ravvicinato, ma il nemico non sembrava della stessa idea e creò un'altra scritta uguale alla prima: "Blow", questa cominciò a soffiare un forte vento spedendola lontano. Milah si guardò indietro constatando che il signore di mezza età era abbastanza lontano, posò le mani a terra.
Ice Dragon's Wall!– dal terreno si sollevò un muro di ghiaccio che utilizzò per proteggersi dal vento, poi più velocemente possibile corse via dando le spalle al nemico, questo fece sparire la scritta e guardò l'avversaria allontanarsi, poi si mise a ridere di gusto.
–Non ci credo, prima ti prendi gioco di me e poi scappi, codarda che non sei altro fatti sotto e affrontami!– gridò, con la sua magia creò un mezzo di trasporto assomigliante ad un auto cominciando a seguirla. Milah si voltò indietro e strinse i denti: era veloce. Si fermò per un istante voltandosi e scattando verso l'avversario che rimase spiazzato dal cambiamento repentino.
Ice Dragon's Zero Blade!– nella sua mano apparve una lama ghiacciata che impugnò saldamente poi cercò di colpire David con un movimento orizzontale allo stomaco. Questo indietreggiò schivando l'attacco per pochi millimetri, non se lo aspettava. Milah tornò a correre lontano da lui, il più distante possibile, David cominciò a tempestarla di proiettili esplosivi che lei non tentò di schivare e nemmeno di parare, infatti dopo pochi muniti si ritrovò stesa a terra coperta di sangue e graffi in ogni parte del corpo. Non volle demordere e si alzò barcollante riprendendo la sua corsa.
–Hai la pellaccia dura, ma se continui a scappare non risolverai niente– disse lui inseguendola. David non riusciva a capire, l'avversaria aveva cambiato repentinamente il suo modo di combattere, ora era solo una toccata e fuga: lo attaccava giusto tanto quanto serviva per fermarlo qualche secondo per poi scappare, perché? Milah si voltò indietro studiando il nemico e accelerò il passo: mancava poco. Le ferite le bruciavano e le gambe non avrebbero retto ancora per molto, ma non poteva fermarsi per nessun motivo, non ancora.
–Codarda, questo è un combattimento a senso unico, è meglio che tu ti arrenda subito se non vuoi finire polverizzata– le gridò, ma lei non rispose, era troppo impegnata a correre. Alzò lo sguardo scorgendo in lontananza delle figure indistinte, assottigliò gli occhi cercando di capire chi fossero, quando sentì un sibilo provenire da dietro. Si girò verso il nemico che aveva creato a mezz'aria la scritta: "Thunder".
–Con questa sarai K.O– affermò David ridendo, la ragazza tornò a guardare davanti a se riuscendo finalmente a distinguere delle persone ammassate tra di loro che si spingevano a vicenda, solo per poter passare dall'unica porta che conduceva all'uscita: erano i prigionieri che aveva liberato, questo voleva dire che era tornata al punto di partenza. Sorrise non appena apprese la notizia.
–Solid Script: Thunder!– il nemico scagliò un fulmine potente verso le schiena della Dragon Slayer, che però questa volta decise che era arrivato il momento di contrattaccare, di scatto si voltò inspirando a pieni polmoni: il petto le faceva male a causa del fiato corto, le gambe le sentiva pesanti e rigide come se due pezzi di ferro avessero preso il loro posto e il suo intero corpo non smetteva di tremare per lo sforzo, ma questo non bastava a fermarla.
Ice Dragon's Roar!– una bufera di pezzi di ghiaccio appuntiti e frastagliati si scontrò con il fulmine di David creando una gigantesca esplosione, una nuvola di vapore si espanse nel corridoio sparendo subito dopo. Le persone che stavano cercando di uscire di lì si voltarono attirate dal trambusto e rimasero a guardare sbigottite.
–Cos'è hai cambiato di nuovo strategia? Devo ammettere che sei imprevedibile, prima mi ferisci in uno scontro ravvicinato, poi invece di pararti o di schivare decidi di prendere i miei colpi in pieno, in seguito scappi ed infine contrattacchi, cos'hai in mente? Perché ti devo confessare che se la tua intenzione era quella di confondermi, allora ci sei riuscita alla grande– disse David scendendo dalla sua piccola automobile.
–Sai si rimane confusi da certi comportamenti solo quando non si sa quali siano i motivi legati ad essi- rispose lei accennando un ghigno.
–E tu un motivo ce l'hai– ribatté il nemico, Milah allargò il sorriso e lo penetrò con i suoi occhi eterocromatici.
–Sbagliato... Ce l'avevo– lo corresse, David la guardò stranito, poi si guardò attorno vedendo tutte le vasche vuote e notò le persone alle sue spalle, sobbalzò quando finalmente realizzò il motivo di quei comportamenti così strani.
–Tu... stavi cercando di proteggere tutti– affermò lui incredulo.
–Esattamente, inizialmente ho intrapreso un combattimento corpo a corpo per far fuggire quel signore, poi ho provato a tornare indietro per non coinvolgere i prigionieri che ancora non avevo liberato dalle vasche, non mi sono parata ne ho contrattaccato per lo stesso motivo, ma ora siamo qui, abbastanza lontani dalle persone rinchiuse per permettermi di usare la mia forza come si deve, mentre coloro che sono dietro di me non devono preoccuparsi perché proteggerò anche loro, sono sicura che mi basterà un solo attacco per sconfiggerti– affermò lei, a quelle parole David cominciò a ridere di gusto.
–Che insolente, voglio proprio vedere come farai, avrai anche protetto tutti, ma non cambia il fatto che sei scappata e che tu ti sia fatta colpire più volte, sei debole, proprio come mi avevano riferito, hai accusato i danni e ora hai la strada sbarrata, dietro di te c'è solo un muro con una porta troppo piccola per far uscire tutti in tempo, mentre davanti ci sono io, ormai sei come un topo in trappola– ribatté lui scrivendo nell'aria la parola "Explosion" pronto per l'attacco finale, al suo comando una colonna di fumo e fuoco fuoriuscì dalla scritta travolgendo lo spazio che divideva i due avversari.
–Io non sono un topo...– Milah portò le braccia avanti con i palmi rivolti verso di lui.
–... io, sono un drago– dalle sue mani esplose un raggio tanto potente da far crepare anche le ultime vasche vuote li attorno, questo si allungò scontrandosi con l'esplosione di David, ma l'attacco del ragazzo venne spazzato via e si dissolse nell'aria lasciando la sua guardia completamente scoperta. Lui spalancò gli occhi cercando di indietreggiare quando il raggio gelido lo investì.
–Mi sbagliavo, tu sei su tutt'altro livello– sussurrò prima che l'attacco della ragazza facesse crescere sul suo corpo delle enormi stalagmiti di ghiaccio che lo sollevarono a metri da terra tenendolo sospeso per aria, incosciente e completamente sconfitto. Milah respirò affannosamente mentre si teneva dolorante la schiena, fece una smorfia voltandosi verso i prigionieri, allungò una mano indicandoli uno ad uno.
–Non dite a nessuno che ho combattuto contro un bambino– disse, poi si girò di nuovo guardando la sua opera, afferrò un pezzo di vetro lì vicino e incise qualcosa sul ghiaccio.
–Theos Velona ha i giorni contati– sibilò lasciando a terra l'arnese.


 
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Alèk venne placcato con violenza da qualcosa di più duro dell'acciaio, lo aveva capito dal contraccolpo che aveva ricevuto allo sterno quando erano entrati in contatto poco prima, la sua presa sembrava la morsa di una bestia selvaggia, tanto potente che le sue costole parevano spezzarsi come rametti secchi. Gemette mentre veniva catapultato lontano dai suoi compagni, vide Priscilla gridare a gran voce il suo nome, preoccupata e sorpresa.
–Non preoccupatevi per me, andate avanti!– aveva gridato queste parole con un mezzo sorriso, per trasmettere sicurezza e fiducia. Ora invece si ritrovava in mezzo ad altre centinaia di vasche completamente rotte, non vi era nessuno all'interno di esse, questo voleva dire che poteva scatenarsi senza preoccuparsi delle conseguenze. Con le gambe spinse lontano quello strano essere che lo aveva portato a forza fin lì e si alzò in piedi scrutandolo: era un ammasso di muscoli, addirittura più grande e grosso di Alèk, il suo intero corpo era tappezzato di scaglie verde scuro, i suoi occhi erano dello stesso colore con la pupilla allungata, come quelli di un rettile, la testa era completamente calva, mentre la mascella squadrata metteva in mostra dei denti aguzzi che uscivano dalle labbra, non indossava alcun vestito se non un paio di slip neri con un cinturone da Wrestling dorato.
–Chi diavolo sei bestione?– domandò il fratello dei Black. Lo strano essere guardò Alèk mettendosi nelle posizioni più strane per mostrare la grandezza dei suoi muscoli da ogni angolazione, voltandosi e rivoltandosi più volte.
–Io sono Lyzerd, il campione, ammira il mio corpo– rispose vantandosi senza mai smettere di contrarre e rilassare i suoi muscoli, Alèk lo guardò con un misto di confusione e disgusto negli occhi.
–In questo momento preferirei cavarmi gli occhi che stare qui a vedere te mentre ti metti in bella mostra– rispose secco.
–E poi se devo dirti la verità non sei così grosso– continuò, Lyzerd si bloccò di colpo e si diresse verso di lui a passo svelto e con sguardo cupo, una volta che gli fu vicino lo guardò dall'alto dei suoi due metri e venti sovrastandolo con tutta la sua stazza, Alèk venne completamente coperto dalla sua ombra, ma nonostante questo rimase a fissarlo con aria di sfida e le braccia conserte.
–Sai, sei la seconda persona che mi guarda dall'alto in basso, solo che a differenza tua, l'altro se lo può permettere, tu mi fai solo incazzare– ribatté con un tic nervoso all'occhio.
–E quindi cosa hai intenzione di fare adesso? Sei così gracilino che non hai speranze contro di me– ribatté con un ghigno di superiorità.
–Mi basterà toglierti quel sorriso a suon di pugni– rispose il fratello dei Black preparandosi a combattere. Lyzerd corse contro di lui caricando a testa bassa come un toro impazzito, Alèk schivò all'ultimo spostandosi di lato, il nemico si voltò nuovamente facendo la stessa cosa, ma questa volta lo colpì in pieno prendendolo e sollevandolo per poi sbatterlo violentemente a terra. Alèk gemette di dolore quando la sua schiena impattò contro il suolo frantumandolo, il respiro gli mancò nei polmoni impedendogli di respirare per un tempo che per lui sembrava un eternità, Lyzerd non gli diede nemmeno il tempo di rialzarsi che cominciò a tempestarlo di pugni allo stomaco facendolo sprofondare sempre di più nel pavimento. Il ragazzo strinse i denti e con entrambe le mani bloccò gli arti avversari stringendoli e torcendoli per poi rialzarsi con fatica: era incredibile quanta forza fisica avesse quel tizio.
–Mh, pensavo peggio piccoletto, credo che mi divertirò un mondo a combattere con te– ammise Lyzerd sorridendo, poi ruotò le braccia in modo che Alèk lasciasse la presa e partì all'attacco cercando di afferrarlo per la gola, il fratello dei Black scattò a sinistra deviando il suo arto poi caricò un pugno indietro, con tutta la forza di cui era a disposizione colpì Lyzerd al petto. Un dolore allucinante gli pervase l'intero braccio come una scossa elettrica. Alèk arretrò gridando di dolore mentre sulle sue nocche apparivano già i primi lividi, mentre alcune strisce scarlatte gli colarono lungo tutto l'avambraccio concludendo la loro corsa sul gomito per poi gocciolare a terra, si tenne il polso non riuscendo più a muovere le dita: era come tirare un pugno ad un muro d'acciaio spesso cinque metri, strinse i denti. Lyzerd cominciò a ridere di gusto.
–Devi sapere che la mia magia consiste proprio in questo: posso coprire il mio corpo di scaglie più dure dell'acciaio, ma al tempo stesso affilate come coltelli, in pratica sono il mix perfetto tra attacco e difesa, per questo non riuscirai a battermi– disse, ma Alèk non gli diede ascolto, posò una mano a terra facendo diventare il suolo sotto i piedi di Lyzerd liquido, questo ci cadde dentro come un sasso e una volta sommerso tornò a indurirlo intrappolandolo completamente nel terreno, ma subito dopo questo cominciò a tremare e a creparsi superficialmente finché non venne fatto a pezzi esplodendo in una pioggia di detriti. Il nemico fuoriuscì dal cratere che si era formato, sotto lo sguardo disorientato di Alèk.
–È tutto inutile, qualsiasi cosa tu faccia non funzionerà mai contro di me– disse Lyzerd scagliandogli contro le sue squame, il ragazzo cercò di schivarle, ma queste lo trapassarono da parte a parte ferendolo con tagli profondi in tutto il corpo, il ragazzo si inginocchiò a terra.
–Merda!– imprecò, Lyzerd gli fu nuovamente addosso mitragliandolo con una tempesta di pugni accompagnati da altre scaglie affilate che si conficcarono nella sua carne: era troppo potente, in più quelle scaglie erano troppo dure da penetrare, non poteva neanche utilizzare la sua magia su di esse per riuscire a ferirlo, non era ancora in grado di cambiare la densità degli esseri viventi, quelle scaglie erano attaccate al suo corpo, ne facevano parte. Imprecò di nuovo trovandosi nei guai, afferrò nuovamente i pugni dell'avversario bloccandolo, non senza difficoltà, le dita di entrambi si intrecciarono tra di loro cominciando una nuova gara di forza fisica, ma i coltelli continuavano a ferirlo in ogni dove tranciando pezzi di pelle e facendo sgorgare il sangue a fiotti, come una pioggia di spade affilate. Lyzerd spinse sempre di più Alèk verso il terreno avvicinandosi con il viso al suo, un ghigno stampato in faccia.
–Credevo di potermi divertire, ma mi sbagliavo, non sai fare altro che fermare i miei pugni e neanche tanto bene se devo dire la verità, ma contro le mie scaglie non hai la minima possibilità di vittoria, hai i minuti contati piccoletto comincia a pregare!– disse stringendo la presa, Alèk socchiuse gli occhi per il dolore, mentre alcune gocce di sudore si mischiavano con il sangue percorrendogli tutto il viso: le sue mani sembravano volersi frantumare da un momento all'altro, sentiva la ossa incrinarsi e scricchiolare ogni secondo che passava, aveva assolutamente bisogno di inventarsi qualcosa, ma non aveva idea di che cosa. Solo allora si accorse di tutte le scaglie che lo circondavano, dopo averlo colpito cadevano a terra e rimanevano immobili e inermi, lanciò un occhiata al corpo del nemico il quale ad ogni squama scagliata un'altra si formava subito sotto di essa, ad una velocità spaventosa. Sorrise Alèk, un sorriso che lasciava intendere che aveva capito tutto, che ora sapeva cosa fare per sconfiggerlo, inspirò a pieni polmoni cominciando a spingere anch'esso per risollevarsi. Lyzerd rimase spiazzato dal cambiamento repentino del compagno e non si aspettò tutta quella forza da parte sua tanto che venne scaraventato via permettendo finalmente ad Alèk di rialzarsi, quest'ultimo si chinò verso le scaglie a terra toccandole con la mano. Il nemico si rialzò più infuriato che mai correndogli contro e utilizzando nuovamente le sue scaglie, sorrise sadico quando lo vide girato di schiena intento a fare altro: ora che era completamente scoperto lo avrebbe potuto uccidere in qualunque modo. Gli si avvicinò sempre di più mentre le sue squame erano ormai ad un passo dalla sua schiena, queste gli si conficcarono tra le scapole, ma il ragazzo non si mosse, tanto che Lyzerd credeva fosse già andato all'altro mondo quando in realtà Alèk si voltò all'ultimo secondo caricando indietro un pugno.
–Attaccare alle spalle è scorretto!– gridò colpendolo violentemente allo stomaco, qualcosa si spaccò con un sonoro "crac", mentre la mano del mago affondava nella pancia del nemico. Lyzerd venne scaraventato contro delle vasche abbattendole del tutto, Alèk si mise ritto in piedi con il fiatone e alcune gocce di colore verde si sciolsero al suolo direttamente dalla sua schiena. Il nemico si alzò dolorante tenendosi lo stomaco, guardò verso il basso, alcune scaglie stavano ricrescendo nel punto colpito, alzò lo sguardo vedendo il suo avversario in posizione di combattimento, due noccolieri verdi gli ricoprivano le mani.
–Come hai fatto?– chiese spiazzato.
–Non potrei mai cambiare la densità delle tue scaglie attaccate direttamente al tuo corpo, ma per quelle che lanci è tutta un'altra storia, dal momento che si staccano diventano inanimate, per questo possono avere solo una traiettoria retta quando le scagli, mentre per questi qua...– disse alzando i pugni e mostrando i noccolieri.
–... Questi sono stati fatti con le tue stesse squame, le ho fatte diventare liquide, poi le ho plasmate sulle mie mani e infine le ho indurite facendole diventare ancora più resistenti delle tue– concluse con un ghigno, Lyzerd ringhiò furioso.
–Questo non vuol dire niente!– esclamò ripartendo all'attacco con i pugni chiusi, gli arrivò di fronte allungando un arto per colpirlo in viso, Alèk si abbassò di scatto schivando il colpo, poi a destra di nuovo tenendo la guardia alta, arrivò sotto il suo naso e gli rifilò un montante dritto sul mento, il nemico indietreggiò ma prima che potesse fare qualcosa, il mago lo attaccò con un destro sulla guancia, Lyzerd sputò sangue al momento dell'impatto per poi sbattere a terra con tutto il suo peso. Alèk saltellò sulle punte sfidando l'avversario con un cenno della mano.
–Non eri forse tu il campione? Non ti farai abbattere da due pugni?– lo stuzzicò, il diretto interessato si rialzò in piedi pulendosi dal rivolo di sangue che gli scendeva dalla bocca sempre più furioso.
–Era da un pò che qualcuno non mi faceva sanguinare– sputò sprezzante.
–Dovrai farci l'abitudine allora perché tra poco gronderai– sibilò Alèk ripartendo alla carica, lo stesso fece Lyzerd, i rispettivi pugni in incontrarono cozzando tra di loro ed emettendo scintille luminose che esplosero in un piccolo fuoco d'artificio per poi consumarsi subito dopo. Lo scambio di colpi tra i due era violento e rapido, il sangue schizzava in ogni dove bagnando il pavimento candido di un rosso scarlatto. Alèk con i piedi piantati a terra muoveva solamente il busto per non farsi colpire, nel mentre teneva le braccia alzate e vicino al viso per deviare i colpi più deboli e trovare in seguito il modo per contrattaccare. Al contrario Lyzerd era solamente in modalità assalto, nessuna difesa, nessuna schivata o parata, lui si limitava a sganciare pugni su pugni ad una velocità spaventosa. L'ennesimo attacco andò a buon fine per Alèk e il campione indietreggiò esausto, gli occhi erano persi nel vuoto e schizzavano continuamente a destra e sinistra come se stesse ancora vedendo quei pugni fantasma che tanto lo stavano martoriando. Scosse la testa riprendendo un pò di lucidità e ripartì in direzione dell'avversario.
–Non posso perdere, non io, il campione, non contro un piccoletto come te!– gridò, il pugno caricato indietro stretto su se stesso come se dovesse afferrare qualcosa a costo della vita, questo si abbatté con una violenza inaudita sulla guancia dell'avversario il quale non lo aveva nemmeno visto arrivare, ma puntò i piedi per non perdere equilibrio e sforzando gli addominali resistette a quella forza mostruosa.
–Stai zitto e vai al tappeto!– Alèk contrattaccò: i noccolieri stavano per andare in frantumi, ma cercò di indurirli al massimo delle sue possibilità per quell'ultimo attacco, la pelle sulle nocche era tanto tirata e assottigliata che sarebbe bastato poco per strapparla, sotto di essa si intravedeva un alone bianco, mentre alcune strisce bluastre si gonfiavano di sangue, i suoi bicipiti si ingrandirono a dismisura pronti per riversare sulla faccia di quel tizio tutta la loro potenza e così fu. Il pugno di Alèk affondò nel viso Lyzerd deformandolo, il noccoliere della mano destra si spaccò esplodendo in una miriade di schegge verdi, il nemico rivoltò le pupille all'indietro lasciando solamente due sfere bianche al posto degli occhi e poi cadde a terra completamente incosciente e coperto di sangue. Alèk lasciò andare le braccia sui fianchi, dalla mano sinistra ormai libera dall'arma gocciolava un liquido verdastro. Alèk strinse i pugni prima di lanciare un ultimo grido di sfogo, come se fosse un ruggito di vittoria che si propagò all'interno della stanza. Guardò Lyzerd steso a terra con un sorrisetto sghembo.
–Round uno: lo spaccaossa vince contro il campione per Knockout– annunciò, poi si chinò sfilando dal corpo dell'avversario la cintura dorata della vittoria.
–Ora questa è mia–


 
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–Tecla spiegami, cosa sei venuta a fare quaggiù, non avevi detto che non volevi entrare– chiese Alex mentre insieme alla ragazza correva giù per le scale.
–Sì, ma poi ho visto tutte quelle persone coperte di tagli e non sono riuscita a starmene con le mani in mano, forse non potrò essere d'aiuto, ma almeno proverò a portare quei poveretti fuori da qui– rispose la ragazza dai capelli lilla, Alexis portò lo sguardo davanti a se intravedendo da lontano la fine della rampa di scale. Decine di persone erano ammassate per cercare di uscire e questo non sfuggì agli occhi delle due ragazze.
–Chissà che diavolo succede in questo posto– si chiese la sorella dei Black attraversando gli stipiti finali, si fece spazio tra i corpi nudi di quelle persone per poi sbucare in quella stanza gigantesca. Si fermarono entrambe guardando lo spettacolo raccapricciante che si presentò davanti a loro: sembrava un laboratorio per esperimenti umani, non trovavano neanche le parole per esprimersi tanto era inconcepibile, le prime vasche erano state fatte a pezzi, ma poco più in là molte di quelle erano ancora integre e con tutte quelle persone rilegate al loro interno. Si diressero entrambe in quella direzione, ma qualcuno attirò la loro attenzione, Alexis si voltò di scatto allarmata credendo di trovarsi davanti un nuovo nemico, ma al posto suo ritrovò un volto familiare.
–Milah!– esclamò felice di rivedere la compagna, non proprio sana, ma almeno era salva, dietro di lei alcune persone la stavano seguendo, sicuramente si trattava di coloro che prima erano intrappolati in quelle vasche cilindriche.
–Alex grazie a dio, menomale stai bene– disse la Dragon Slayer sospirando di sollievo.
–Sai qualcosa di Velvet?– chiese la sorella dei Black, Milah scosse la testa dispiaciuta.
–Purtroppo no, ma se si trova qua dentro non è difficile che sia stata imprigionata in uno di questi affari– rispose indicando le vasche, poi spostò lo sguardo puntandolo dietro le spalle della maga degli elementi: Tecla aveva lo sguardo fisso su quelle strutture cilindriche inquietanti, una mano era appoggiata sul vetro l'altra era stretta a pugno, gli occhi erano spalancati e alcune gocce di sudore freddo le scesero lungo la tempia, la bocca semiaperta in un espressione di stupore non emetteva alcun suono se non irregolari e pesanti respiri.
–Ma questi sono...– le parole le morirono in gola, come se una cinghia le stesse stringendo la carotide impedendole di respirare, guardò poi il computer accanto ad essa cominciando a studiare le varie scritte e i vari dati, più i secondi passavano e più si rendeva conto dell'orrenda verità che si celava dietro quel laboratorio, infine si voltò preoccupata verso le due ragazze.
–Dobbiamo trovare Velvet– disse, le compagne si guardarono e fecero un cenno con la testa, stavano per partire alla ricerca quando alcuni prigionieri si fecero avanti incuranti del fatto che fossero completamente nudi.
–Possiamo aiutarvi!– esclamò uno di loro: era un ragazzo piuttosto giovane, il suo corpo non era troppo delineato da grandi muscoli, ma solo da qualche accenno, i capelli erano bianchi a caschetto, una frangia gli copriva completamente gli occhi neri e profondi, aveva un piccolo anello dorato al naso, anch'esso aveva le braccia coperte di tagli ma solo fino a metà avambraccio.
–Mi chiamo Grehr, so usare la telepatia, possiamo contattare i vostri compagni se volete– disse.
–Si, in fretta anche– Tecla rispose prima di tutti. Dopo diversi tentativi di ricerca finalmente Grehr riuscì a contattare qualcuno, Milah, Alexis e Tecla posarono le mani sulle spalle del ragazzo aspettando una comunicazione.
–Sono riuscito a contattare solo lui, mi dispiace– si scusò il mago.
–Chiunque tu sia mi senti?– chiese la Dragon Slayer.
–Milah?– la voce di Tyson rispose nella loro testa come se fosse un afflusso di pensieri.
–Ty! Avete trovato Velvet?– domandò Alexis.
–Alex, ci sei anche tu, si l'abbiamo trovata io e Nicolash era dentro ad una di queste vasche del cazzo, non sappiamo cosa fare non risponde, non si muove, non fa niente di niente, è come se fosse...– si bloccò il ragazzo non volendo continuare oltre, il tono di voce preoccupato e infuriato al tempo stesso, ma qualcosa non andava, sembrava avesse il fiato pesante.
–Tyson dicci dove siete che vi raggiungiamo, spero non sia troppo tardi– disse Tecla.
–Vorrei farlo, il problema è che non lo so più– rispose Knightbuster, le ragazze si guardarono stranite.
–In che senso non lo sai, che cosa è successo?– domandò Milah, ci fu silenzio per qualche secondo.
–Nicolash...– pronunciò questo nome.
–Nicolash è fuori controllo!–







ANGOLO AUTRICE:
Eh si, lo so scusate ancora per il ritardo, ma almeno questa volta nessuno mi ha inviato messaggi! State imparando.
Comunque sia... sì, sono cattiva non ho detto praticamente niente di Velvet, di Casper nemmeno l'ombra e Noite e Demetra sono come scomparsi... però mi diverto un sacco a farvi dannare in questo modo! Muahaha.
Comunque si ecco a voi il nuovo capitolo spero vi sia piaciuto!! Fatemi sapere cosa ne pensate!! Prossimo aggiornamento 12/13 giugno! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 30
*** VENTINOVESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: SVEGLIATI! ***


VENTINOVESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: SVEGLIATI!






–Nicolash è fuori controllo!– le ragazze sbarrarono gli occhi basite e confuse per quell'affermazione.
–Come sarebbe a dire è fuori controllo? Cos'è successo?– chiese Alex preoccupata.
–È la stessa reazione di quando vede i Vasileias, ma questa volta l'ha avuta quando ha visto Velvet in queste condizioni, non so cosa fare ho provato a fermarlo e a farlo calmare ma è impossibile, sta distruggendo tutto, non capisco nemmeno se è in grado di riconoscermi oppure no– disse Tyson con tono frustrato.
–Tyson dimmi un pò Velvet è ancora viva? Senti i battiti?– chiese Tecla, passò qualche secondo di silenzio, secondi che per le compagne parevano essere un'eternità, si accorsero solo quando Tyson diede la risposta che avevano trattenuto il respiro per tutto il tempo.
–Sembra di sì, ma sono talmente deboli che potrei anche sbagliarmi– le ragazze all'ascolto sospirarono di sollievo.
–Ascoltami fai in modo di proteggerla ad ogni costo, non deve essere ferita in alcun modo, resisti ancora un pò, noi arriviamo, useremo i poteri di Milah e Alex per trovarti– esclamò Tecla, subito dopo la comunicazione venne interrotta e Grehr, il ragazzo grazie al quale erano riusciti a parlare con Tyson, cadde in ginocchio esausto e grondante di sudore.
–Scusate davvero, avrei voluto farvi parlare ancora per un pò, ma in questo stato esaurisco le forze molto in fretta– disse mortificato, Tecla gli posò una mano sulla spalla.
–Non preoccuparti, anzi sei stato molto utile, ora tu e tutti gli altri potete uscire di qui– lo rassicurò, ma le persone dietro di loro non vollero saperne niente.
–Non vogliamo uscire, avete bisogno di un aiuto, qualsiasi cosa potrebbe essere utile–  esclamò un signore di mezza età.
–Possiamo liberare i prigionieri e farli uscire di qui, più siamo meno tempo ci metteremo– intervenne una ragazza, Milah li guardò uno ad uno: sembravano seriamente determinati, nei loro occhi leggeva la voglia e il bisogno di sdebitarsi con chi li aveva liberati, o forse volevano semplicemente essere d'aiuto.
–Va bene, allora lasciamo il resto a voi– rispose la Dragon Slayer, non voleva perdere tempo, ogni secondo poteva essere vitale per Velvet, per questo avevano cominciato a correre più veloce che potevano: Tyson poteva essere dovunque e Alex a causa della battaglia non era in grado di utilizzare a lungo la sua magia, perciò contavano principalmente su di lei, non aveva intenzione di deluderle.
–Tecla che cosa hai in mente?– chiese Alexis voltandosi nella sua direzione.
–So come funzionano queste macchine e forse ho trovato una soluzione per far tornare Velvet cosciente, ma mi serve che almeno una di queste vasche rimanga integra e purtroppo mi ci vorrà del tempo...– rispose.
–... Sempre che di tempo ce ne rimanga ancora– continuò.
–In che senso scusa? Tu ci capisci qualcosa in questi affari?– domandò Milah, la ragazza in questione fece un sorrisetto.
–Ho studiato questo genere di cose, medicina, informatica, meccanica, chimica, ma non le ho mai messe in pratica, tutta via sono la mia passione da sempre, vedrò di fare il possibile– rispose lei, le ragazze si guardarono: Tecla era come spuntata dal nulla raccontando di aver salvato Velvet e dicendo che voleva solo aiutarla perché a detta sua lei era fatta così, anche se grazie al suo aiuto erano riusciti a trovare Karetao Lab e a raccogliere informazioni su di esso, non capivano il motivo di tale comportamento, ma non avevano altra scelta se non fidarsi.
Milah guardò dritto davanti a sé concentrandosi sul suo olfatto e sull'udito, soprattutto quest'ultimo, se Nicolash stava veramente distruggendo tutto, avrebbe dovuto captare un rumore, anche in quel posto così gigantesco. Eppure c'era qualcosa che non andava, più avanzavano nel loro percorso, più lei sentiva come un fischio flebile e lontano, che si faceva sempre più forte e fastidioso. Non aveva assolutamente idea di cosa potesse essere, ma non gli diede molto peso perché stava dando la precedenza ad un rumore di passi. Annusò l'aria: gli odori erano mischiati e poco intensi, ma riusciva comunque a distinguere quelli di cinque suoi compagni.
–Sono passati di qua tutti quanti, Tyson, Nicolash, Priscilla, Alèk e Casper, Alex prova a vedere se c'è qualcuno perché sento dei rumori– disse Milah, la ragazza annuì prima di utilizzare la sua magia d'aria per analizzare lo spazio attorno a loro, poi scattò con lo sguardo alla sua sinistra individuando un soggetto in avvicinamento. Sorpassò di slancio una vasca e un ombra scura fece capolino proprio dietro di essa, istintivamente la sorella dei Black balzò di lato allungando la distanza tra lei e il soggetto sconosciuto: se fosse stato un nemico si sarebbero trovate in seria difficoltà, lei e Milah non erano in grado di combattere troppo a lungo, non potevano essere di alcun aiuto. Tecla poteva forse addormentare il suo avversario cantando, ma non credeva che avesse qualche attacco offensivo da poter utilizzare, in più la canzone avrebbe avuto effetto anche su di loro. Anche Tecla si mise in allerta spaventata dal comportamento della Signora degli Elementi, voltò lo sguardo verso quel soggetto nella penombra con volto preoccupato, al tempo stesso Milah aveva capito di chi si trattava, ne aveva riconosciuto l'odore, per questo un sorriso le era spuntato in volto. Alex solo dopo qualche attimo si accorse che quello che si trovava davanti non era un nemico, bensì suo fratello.
–Milah, Alex– esclamò Alèk sorpreso di vedere le due ragazze, poi spostò lo sguardo sul terzo componente del gruppo.
–Tecla che ci fai qui?– chiese confuso.
–Ti spiegheremo strada facendo dobbiamo correre da Velvet immediatamente– rispose la sorella intimandogli di seguirle, Alèk non se lo fece ripetere due volte e si mise in coda con volto preoccupato in attesa di rispose: conosceva bene sua sorella e quando aveva incrociato i suoi occhi questi gli avevano trasmesso un certo senso di inquietudine, ma soprattutto di pericolo. Una sola domanda rimbombava nella testa del ragazzo: cos'era successo di così grave?


 
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Priscilla fece capolino da quel corridoio buio in cui era stata portata e la luce artificiale dei faretti posti sul soffitto la accecò per qualche secondo, si tolse la maschera antigas dal viso e si portò una mano a coprire gli occhi che socchiuse infastidita. Con una smorfia avanzò ancora fuoriuscendo completamente dall'ombra. Il suo sguardo si adattò alla luce dopo qualche secondo e ritrasse la mano abbandonandola su di un fianco. Guardò prima a destra e poi a sinistra studiando il luogo in cui si trovava. Fece una piccola smorfia di dolore e si guardò le braccia completamente ustionate dall'acido: faceva un male indescrivibile, sembrava quasi che la pelle si disintegrasse da un momento all'altro, in alcuni punti non vi era neanche più lasciando visibile la carne e il sangue cotto al di sotto di essa. Distolse lo sguardo sentendo una certa sensazione di rigetto salirgli direttamente dallo stomaco: se avesse incontrato un nemico, in quel momento non poteva fare altro che stargli alla larga ed eventualmente impedirgli di avanzare. La magia non gli mancava, aveva speso dieci minuti buoni nella meditazione per recuperarne abbastanza da potersi difendere, ma lo stato fisico non le permetteva di intrattenere un altro combattimento ancora a lungo. Sospirò cercando di non fare caso al dolore, poi un rumore flebile attirò la sua attenzione e si voltò di scatto in quella direzione: Nicolash e Tyson si stavano dirigendo proprio lì prima che venissero separati, che fossero loro la causa? O forse avevano incontrato un nemico e stavano combattendo? Sobbalzò udendo nuovamente lo stesso suono, ma più forte e vicino di quello precedente. Assottigliò gli occhi e cominciò a camminare velocemente: era ferita e muoversi troppo bruscamente era solo un male per il suo corpo, però aveva ancora la sua magia, anche se per poco sarebbe potuta essere d'aiuto a qualcuno, per questo non doveva sprecarla. Anche le gambe le dolevano da morire, un pò per lo sforzo e l'adrenalina e un pò a causa dei tagli sanguinanti che non volevano saperne di fermare il loro afflusso, i rigagnoli scendevano veloci percorrendo tutta la loro lunghezza per poi concludere la loro corsa all'altezza della suola delle scarpe, rendendo così il pavimento scivoloso. Dietro di lei, come macchie di inchiostro sulla carta velina, una scia di impronte scarlatte la seguiva passo passo, tracciando di volta in volta il suo inquietante e sanguinario percorso. Più avanzava più il suono si faceva forte e sempre più articolato, non ci volle molto prima che la fonte di quello che ormai era diventato un vero e proprio frastuono gli si parasse davanti agli occhi. Qualcuno stava facendo a pezzi tutti i macchinari che vi erano all'interno, schegge di vetro e metallo schizzavano in ogni dove diventando una vera e propria nuvola di coltelli affilati, il liquido che riempiva le vasche ora copriva la totalità del pavimento, questo si andava espandendo sempre di più nei punti ancora asciutti trasformandosi in un piccolo ruscello colorato in preda alla corrente. In tutto quel baccano vi erano due figure: la prima trasportava qualcuno tra le braccia e si limitava a scappare e schivare gli attacchi del secondo, che come se non fosse più padrone del suo corpo fendeva l'aria e gli oggetti attorno a lui con una lama azzurra, totalmente impazzito. Purtroppo lei aveva riconosciuto il volto e le movenze di quella persona.
–Nicolash!– gridò spiazzata, ma lui non sembrava sentirla, poi spostò lo sguardo sull'altro soggetto che era riuscito in tempo ad abbassarsi prima che la spada di Neviski colpisse una vasca mandandola in frantumi.
–Tyson!– esclamò, al suo nome il ragazzo in questione si voltò e sbarrò gli occhi speranzosi.
–Priscilla, aiutami!– disse lui saltando per schivare l'ennesimo colpo di Nicolash, si chinò in avanti stringendo tra le braccia qualcuno e solo allora la ragazza si accorse di Velvet, subito accennò un sorriso che però scomparve immediatamente quando vide che la compagna non accennava a muoversi.
–Che le è successo?– chiese allarmata.
–Che sta succedendo? Perché Nicolash sta distruggendo tutto?– si corresse sempre più spaesata, Tyson corse verso di lei allontanandosi da Neviski, una mano era appoggiata sulla testa di Velvet e la teneva salda e rannicchiata contro il suo petto per proteggerla da qualunque cosa, l'altra era posta sotto le gambe per tenerla sollevata.
–Mi ha detto Tecla che non deve ricevere assolutamente nessun tipo di ferita, ma Nicolash è impazzito, non riesco a fermarlo e se dovesse colpire Velvet non so se riuscirà a tornare come prima!– disse Tyson, intanto dietro di lui Nicolash si avvicinava sempre di più brandendo la sua spada, Priscilla sbarrò gli occhi quando questo portò indietro l'arma, la sua bocca si schiuse come in principio di una frase e allungò una mano verso Knightbuster cercando di avvertirlo.
–Dobbiamo trovare il modo per...– Il ragazzo venne interrotto bruscamente da ciò che per lui sembrava l'artigliata di un Grizzly lungo tutta la schiena. Dolore e bruciore lo pervasero da capo a piedi, la forza dell'attacco lo sbilanciò in avanti e cadde in ginocchio mentre serpi di sangue colavano calde e lente fino al suolo, trattenne un grido mordendosi la lingua e stringendo i denti fino a farli scricchiolare tra di loro, le sue mani tremarono un pò per la rabbia un pò per la frustrazione. Nicolash non accennò a fermarsi e sferzò un altro colpo rivolto verso le vasche accanto a loro, i due compagni si coprirono con un braccio e Tyson si voltò di schiena facendo da scudo quando queste esplosero in stalagmiti di vetro conficcandosi nelle ferite già presenti. Priscilla strinse gli occhi e le orecchie cominciarono a fischiare a causa del dolore, poi si chinò verso Tyson il quale aveva appena sbattuto un pugno al suolo lanciando un grido di sfogo. Con delicatezza lo aiutò ad alzarsi e guardò Velvet rimanendo scioccata e sconvolta.
–Che cosa dovremmo fare? Cosa ti ha detto Tecla!?– gridò per sovrastare il frastuono dei macchinari che andavano in frantumi.
–Dobbiamo aspettare che ci trovino, ha detto che sa cosa fare per farla tornare normale, ma è già stato difficile resistere fino adesso, bisogna trovare il modo per farlo tornare in sé!– rispose il ragazzo allontanandosi da quella furia cieca. Priscilla si voltò verso Nicolash e lo guardò con occhi dispiaciuti: tra tutti loro che volevano salvare Velvet, lui era il più determinato e vederlo in quello stato le faceva male. Scosse la testa tornando in sé.
–No dobbiamo solo andarcene, svelto– ribatté Priscilla incitandolo ad allontanarsi, ma Tyson non voleva muoversi di lì e continuava a guardarsi attorno in cerca di una soluzione.
–Ma dentro a queste vasche ci sono delle persone!– gridò, la ragazza si voltò di scatto e guardò meglio ogni struttura, in ognuna di esse c'erano alcuni soggetti nella stessa situazione di Velvet, quelle che erano state rotte avevano intaccato il corpo di quelle persone creandogli diverse ferite. Priscilla strinse i denti e guardò il compagno.
–Non posso abbandonarlo qui, quando mi è successa la stessa cosa ad Orchidea è stato solo grazie a Demetra se sono tornato in me, è stato solo grazie a voi se sono potuto tornare come prima senza ferire nessuno, se io in questo momento fossi nei suoi panni...– guardò Priscilla con occhi seri.
–... Vorrei che qualcuno mi fermasse!– concluse, la ragazza lo fissò dritto negli occhi rimanendo immobile per qualche secondo e pensando alle sue parole.
–Beh la situazione si è fatta interessante Vanica– una voce maschile parlò da lontano, i due ragazzi si voltarono allarmati guardando verso il fondo del corridoio.
–È proprio vero Serval, sarà divertente combattere contro di loro– affermò una femminile con tono acuto e divertito: due persone si fecero avanti a passo lento e quando furono abbastanza vicino Priscilla e Tyson poterono distinguere i loro volti: loro non lo potevano sapere, ma erano gli stessi che avevano affrontato Velvet fuori dall'ospedale e che l'avevano catturata. Ora la situazione era veramente critica: da un lato avevano Nicolash che era come impazzito e attaccava alla ceca, dall'altro c'erano quei due che cercavano rogne e non li avrebbero lasciati andare facilmente. Priscilla era messa male, nonostante potesse ancora combattere doveva assolutamente evitare danni, Tyson era abbastanza in forma e se non fosse stato per quella ferita alla schiena forse avrebbe potuto tenere testa ad entrambi, in più era l'unico che in quel momento poteva proteggere Velvet e combattere tenendo stretto a se la ragazza era praticamente impossibile. Priscilla cominciò a sudare freddo e cercò di ragionare in modo razionale, si guardò attorno ansiosa: in quella situazione, la via d'uscita era una sola.
–Ty hai ragione dobbiamo far tornare in sé Nicolash, solo in questo modo riusciremo ad uscirne, tu pensa a loro due, non devi fare altro che tenerli occupati e soprattutto a distanza, io penso a Nicolash– affermò la ragazza, il mago la guardò e annuì sicuro. Doveva fidarsi di lei, non avrebbe commesso lo stesso errore due volte come era successo ad Orchidea, soprattutto perché in quel momento non potevano permettersi nemmeno il minimo sbaglio. Si tolse la cappa nera che lo copriva e la utilizzò come una sacca avvolgendo Velvet al suo interno per poi legarsela sulla schiena come uno zaino, con qualche smorfia di dolore a causa della ferita. Entrambi si diedero le spalle e ricordi nostalgici riaffiorarono alla mente: l'ultima volta che avevano combattuto insieme era stato ad Hargeon, contro Syzer. Si erano incontrati per caso e a causa di un malinteso lei era entrata a far parte di quel gruppo, la loro battaglia era stata dettata quasi totalmente dalla sorte e ne erano usciti vincitori solo grazie alla fortuna, ma in quel momento la fortuna non bastava. Loro però avevano qualcosa in più rispetto alla volta precedente: la fiducia. Priscilla si diresse nell'immediato contro Nicolash il quale le stava dando le spalle ignorandola totalmente: il che non era per niente una brutta cosa. Tyson invece non si mosse di lì: non doveva fare altro che respingerli? Bene, in quel caso li stava aspettando pronto ad accoglierli con una grossa falce bendata, se loro non avessero attaccato per primi lui non si sarebbe spostato di un centimetro: tutto pur di guadagnare tempo. Il primo ad attaccare fu Serval che con la sua magia di velocità sorpassò il ragazzo finendo alle sue spalle, questo si accorse appena in tempo dello spostamento e riuscì a ruotare su sé stesso per proteggere Velvet da quelli che parevano aghi, nelle mani nemiche, Serval scagliò quei piccoli aculei tentando di pungere alla perfezione una terminazione nervosa, ma Tyson fece sibilare la falce intercettando le armi dell'avversario e le spedì lontano, dietro di lui si avvicinò Vanica che roteò in aria la sua frusta prima di avvolgerla attorno ad una gamba del ragazzo e poi dare uno strattone secco. Tyson perse l'equilibrio e fece per cadere di schiena, ma la sua falce lo sorresse. Con la gamba libera si diede lo slancio per avvicinarsi e respingere la nemica, questa però si piegò all'indietro assumendo una forma del tutto innaturale, Tyson rimase spiazzato quando questa gli sgusciò sotto le gambe con movimenti sinuosi. Ora entrambi i nemici si trovavano dietro di lui e lo attaccarono in contemporanea: uno, veloce come una saetta cercò di colpire Velvet con un calcio, la seconda sferzando la sua frusta. Tyson sbarrò lo sguardo allarmato avendo visto le loro intenzioni con la coda dell'occhio. Il suo movimento fu repentino: la falce nella sua mano si posizionò dietro di lui proteggendola da entrambi gli attacchi e mentre li respingeva si voltò roteando su se stesso. I due avversari si allontanarono con un balzo e Tyson li fissò entrambi per poi lanciare un occhiata alle sue spalle per controllare le condizioni della compagna: fortunatamente non aveva subito nessun danno. Il ragazzo però sentiva la rabbia montargli dentro, come un fiume in piena che straripa dagli argini: loro non stavano mirando a lui, ma a Velvet e questo lo faceva infuriare più di qualunque altra cosa. Strinse i denti mostrando i canini appuntiti e i suoi occhi eterocromatici avvolsero gli avversari in un senso di inquietudine. Serval e Vanica lo fissarono con espressione confusa e allarmata. Fecero un passo indietro mossi dall'istinto, ma di punto in bianco il loro corpo divenne come bloccato, braccia e gambe non accennavano a dare segni di vita, tremori cominciarono a manifestarsi sugli arti e il cuore cominciò a palpitare ad una velocità estrema. Vennero come schiacciati da una forza di gravità spaventosa e tutto il loro corpo si fece improvvisamente pesante.
–Che diavolo di sensazione è questa?– chiese Serval frustrato rivolgendosi alla sua compagna.
–Non riesco a muovermi, mi sento paralizzata– rispose lei affannata.
–Non vi permetterò di fare del male a Velvet– la voce gutturale di Tyson rimbombò nelle loro orecchie come se provenisse direttamente dalle viscere della terra. La sua falce bendata era lasciata con la lama verso il basso, ma impugnata saldamente dal ragazzo. Non appena Tyson distolse lo sguardo per portarlo su Priscilla dietro di loro, l'effetto e la pressione dovuta alla paura svanirono e i due nemici si mossero nell'immediato allontanandosi.
–Cos'è successo?– domadò Vanica al compagno voltandosi verso di lui, ma questo era sparito lasciandola da sola ad affrontare quel ragazzo.
–Serval!– gridò lei arrabbiata per averla abbandonata, mentre l'uomo con la sua velocità si era diretto verso Priscilla, la quale vedendolo arrivare si era messa immediatamente sulla difensiva.
–Sistemo prima questa visto che è messa male– disse semplicemente. Tyson che assistette alla scena partì alla carica contro il nemico per fermarlo, ma Vanica lo intercettò anche se con una certa indecisione.
–Fermati lì, non puoi passare– gli disse sbarrandogli la strada, alcune gocce di sudore le scesero lungo la tempia avendo ancora in mente la sensazione di poco prima che ancora non riusciva a spiegarsi. Tyson espirò rumorosamente tra i denti stretti: prima stava cercando di prendere tempo ma ora la situazione si era ribaltata, doveva raggiungere Priscilla in fretta prima che Serval le facesse del male.
La ragazza in questione si voltò verso il nemico, e aggrottò le sopracciglia sentendosi in difficoltà, d'istinto utilizzò alcuni pezzi di metallo posti davanti a sé per proteggersi da degli aghi e in contemporanea anche alle sue spalle a causa di Nicolash che aveva effettuato l'ennesimo fendente alla cieca. Cosa avrebbe dovuto fare in quella situazione? Quel tizio era davvero veloce grazie alla sua magia, ma lei con i suoi riflessi sempre pronti avrebbe potuto pararsi, anche se non sapeva per quanto ancora sarebbe potuta andare avanti in quelle condizioni. Guardò Nicolash e un'idea le balenò nella mente: sarebbe stato un vero azzardo ma in quel momento non vedeva altre possibilità. mentre Serval tentava di colpirla con degli aghi lei si spostò più vicino al compagno mantenendo alta la sua difesa con qualsiasi cosa le capitasse di avere attorno e lo mise esattamente a mezza via tra lei e il nemico. Serval scattò all'indietro quando Nicolash gli si avvicinò pericolosamente con la spada, poi lo stesso fece Priscilla allontanandosi.
–Usare il tuo compagno come scudo non ti rende molto onore– disse il ragazzo.
–Chi ti ha detto che lo sto usando come scudo?– chiese lei accennando un sorriso di superiorità accompagnato da un sopracciglio alzato. Serval afferrò dal suo sacchetto posto nella cintura una manciata di aghi e scagliò contro Priscilla, ma questi si fermarono a mezz'aria e cambiarono direzione colpendo Nicolash. Serval rimase stupito e il ragazzo si fermò per un istante girandosi verso la direzione in cui aveva sentito arrivare l'attacco, gli occhi bianchi si sbarrarono per la furia e il ragazzo si voltò cominciando a menare nuovamente fendenti alla cieca, ma verso il nemico. Serval rimase scioccato per pochi secondi prima di reagire e allontanasi da quella furia, intanto Priscilla gli scagliava contro degli oggetti cercando di colpirlo. Il nemico guardò la sua avversaria con disprezzo: si era sbagliato, non lo stava usando come scudo per proteggersi, ma come spada per attaccarlo e tenerlo lontano. Quella ragazza era furba, ma la cosa più importante era che aveva capito che stava mantenendo le distanze apposta, vedeva le sue condizioni, era ovvio che avesse scelto quell'opzione. Sorrise Serval prima di utilizzare la sua velocità per scartare Nicolash e avvicinarsi all'avversaria, la quale non si aspettava una mossa simile, d'istinto scagliò un pezzo di metallo che sibilò accanto all'orecchio di Serval e poi si schiantò contro la schiena del ragazzo alle sue spalle, questo si voltò nuovamente riprendendo la sua raffica di colpi. Priscilla ora era tempestata di pugni e calci da parte del nemico e di colpi di spada da parte di un suo compagno: la situazione era critica, Tyson era impegnato contro Vanica e non poteva lasciare Velvet da sola, lì attorno non c'era nessun altro, Priscilla guardò di fronte a sé: si era allenata per quale motivo? Aveva deciso di diventare più forte dopo tutto quello che era accaduto ad Orchidea, eppure nonostante si stesse impegnando al massimo, la situazione non pareva volgere a suo vantaggio. La frustrazione di fece largo in lei: era davvero ancora così debole da non riuscire a cavarsela con le sue sole forze? Mentre parava gli attacchi dei due ragazzi pensò di aver esagerato dichiarando a tutta la gilda, ma soprattutto a se stessa, di voler cambiare. I primi cambiamenti per qualsiasi essere umano, avvenivano solo e solamente quando essi modificavano il loro pensiero, e questo era proprio quello che aveva fatto: non voleva più farsi proteggere. No. Voleva combattere e in un certo senso, da quel punto di vista, era diventata come Velvet. Sorrise impercettibilmente: se l'avesse vista in quella situazione le avrebbe sicuramente dato della "mezza fighetta" e non poteva assolutamente permetterselo. Di colpo la fiducia ritornò in lei e allungò una mano all'indietro, una sfera di detriti si accumulò alle sue spalle, facendosi sempre più grande. Serval però non si scompose e tentò di colpirla con un calcio volante, la ragazza con tutta la forza di cui era a disposizione portò in avanti un braccio e la palla si mosse al suo comando. Serval rimase stupito per l'ennesima volta quando invece che dirigere l'attacco verso di lui, Priscilla lo rivolse a Nicolash.
–E svegliati dannazione!– gridò, la sfera si schiantò sulla nuca del ragazzo e poi al suolo con una violenza tale che il pavimento tremò per qualche secondo, il colpo venne come inglobato in buona parte nel terreno insieme a Nicolash creando crepe tra le piastrelle di ceramica.
–Tu sei veramente fuori di testa– si lasciò sfuggire un commento Serval guardando prima alle sue spalle il cratere e poi l'avversaria davanti a lui. Priscilla sorrise prima di cadere in ginocchio e poi con la faccia al suolo allo stremo delle forze. La sfera di detriti si decompose e i pezzi caddero uno ad uno inanimati, senza ormai nessuna magia a tenerli uniti. Poco più distante, Tyson che aveva assistito alla scena era rimasto stupefatto dalla determinazione della sua compagna, ora però era completamente inerme e sotto il totale controllo di Serval. Il nemico si avvicinò alla maga della telecinesi con un ago tra le mani pronto per conficcarglielo al centro della fronte e porre fine a quella battaglia. Qualcosa si mosse dietro di lui, più precisamente da sotto la montagna di detriti. Una mano robotica uscì dal cumulo facendo rotolare alcuni pezzi lungo la pendenza e poi con l'ausilio dell'altro braccio fuoriuscì anche tutto il resto del corpo.
–Merda Priscilla, mi hai fatto un male cane– disse Nicolash portandosi una mano dietro al collo come per controllare che fosse ancora attaccato al resto del corpo. La ragazza sorrise impercettibilmente.
–Era ora che ti svegliassi brutto idiota– gli rispose con un filo di voce. Il ragazzo si mise ritto in piedi sulla montagna di detriti e si guardò attorno circospetto, per primo notò quasi tutte le vasche lì attorno completamente distrutte, poi la sua attenzione venne portata a Tyson che portava Velvet ancora incosciente sulla schiena mentre un sorriso soddisfatto gli era spuntato sul volto quando lo aveva visto rialzarsi. Un brivido corse lungo tutto il corpo di Neviski quando vide la ragazza.
–Quando sarà finita questa storia mi dovrò scusare con tutti, ma prima...– guardò Serval e gli occhi brillarono d'oro prima di assumere un espressione infuriata.
–... Prima voglio ballare con lui–


 
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Tecla, Alèk, Alexis e Milah erano riusciti a trovare la strada giusta. La Dragon Slayer ora sentiva distintamente l'odore di Tyson.
–Siamo quasi arrivati, sento Ty, Nicolash, Velvet e Priscilla– esordì dando l'ultima annusata all'aria: ormai stava utilizzando solamente l'olfatto, l'udito era inutilizzabile a causa di quel fischio fastidioso nelle sue orecchie che non sembrava volersene andare, anzi si era fatto decisamente più forte, tanto che continuava ad assottigliare gli occhi a causa del dolore. Alle parole della Dragon Slayer Alèk si sentì più sollevato. Alexis attivò i suoi poteri e si fermò infilandosi tra le vasche alla sua sinistra seguita dagli altri.
–Ci sono sei persone più avanti, questo vuol dire che probabilmente sono stati attaccati– disse la sorella dei Black con il fiato corto. Alexis aveva ragione, non appena arrivarono abbastanza vicino videro la situazione in cui i compagni versavano, Priscilla aveva appena scaraventato su Nicolash una sfera di detriti e ora era stesa a terra senza forze, mentre Tyson stava affrontando Vanica e al tempo stesso proteggeva Velvet. Le ragazze videro Rockbell e subito si diressero da lei, mentre Alèk guardò Priscilla e corse nella sua direzione. Intanto Nicolash finalmente sveglio aveva intrapreso uno scontro contro Serval cercando di allontanarlo il più possibile dai suoi compagni. La maga della telecinesi schiuse gli occhi quando vide il fratello dei Black avvicinarsi.
–Priscilla!– esclamò lui chinandosi per controllare le sue condizioni, con delicatezza la voltò in modo che riuscisse a guardarla in viso, ma lei fece una smorfia di dolore: la sua pelle era ricoperta quasi totalmente di bolle a causa della scottatura da acido.
–Nicolash ha la testa dura, ho dovuto usare le maniere forti per svegliarlo– disse lei accennando un sorriso.
–Non dovevi sforzarti in questo modo, hai rischiato grosso– la ammonì lui, lei lo squadrò da capo a piedi.
–Senti da che pulpito viene la predica– rispose, Alèk rise, decisamente sollevato nel vedere la sua compagna ancora viva e in grado di lanciargli frecciatine. Priscilla si guardò attorno.
–Velvet ha bisogno di aiuto bisogna intervenire subito– disse allarmata cercando di alzarsi.
–Eh no Principessa, hai già fatto abbastanza lascia che se ne occupino gli altri– ribatté lui, poi si guardò alle spalle.
–Ci pensa Tecla, lei sa cosa fare, ha in mente un piano– disse, poi però una domanda sorse spontanea nella mente della ragazza e istintivamente si guardò attorno controllando le persone che vi erano in quella stanza, infine guardò il ragazzo.
–Casper?– gli chiese, lui fece lo stesso poi scosse la testa.
–Io speravo che fosse con voi– ammise. I due si guardarono straniti: che fine aveva fatto?







ANGOLO AUTRICE:

Ciao ragazzuoli, lo so è la terza volta che sono in ritardo, io ci provo ad essere puntuale ma è maledettamente difficile, soprattutto se non hai tempo per scrivere.
Comunque sia ora sono qui e spero mi perdoniate per questo ennesimo ritardo. Giuro che la prossima volta cercherò di essere puntuale! Ma cambiamo argomento...
Ammettetelo, vi aspettavate un capitolo diverso vero? Magari qualche battaglia tipo Demetra o Noite o Casper e invece no! Comunque sia ora le cose cominciano a cambiare per i nostri ragazzi. Nicolash è ritornato in sé e gli altri hanno raggiunto Tyson, Tecla ha un modo per far ritornare Velvet cosciente, quindi sembra che tutto alla fine si sia voltato per il meglio... Ma Casper? Dov'è finito? Eheh... mi sa proprio che dovrete aspettare altre due settimane per scoprirlo, quindi weekend del 26-27 Giugno... si prometto che mi impegnerò ad essere puntuale! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 31
*** TRENTESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: FRASTUONO ***


TRENTESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: FRASTUONO






–Tyson, siamo qui!– esclamò Tecla avvicinandosi al ragazzo, questo parò un colpo di frusta di Vanica e la respinse con il bastone della sua falce spedendola lontano.
–Grazie a dio, tenete prendete Velvet– esclamò il ragazzo slegandosi la cappa per poi posare delicatamente a terra la maga dei fulmini, poi si voltò nuovamente dando le spalle alle ragazze. Queste poterono vedere la sua schiena grondare di sangue.
–Ty, mio dio che cosa hai fatto?– domandò Tecla scioccata.
–Non c'è tempo sbrigatevi, non so come funzionino questi affari perciò dovrete pensarci voi, dobbiamo far rinvenire Velvet e andarcene da questo posto di merda– ribatté lui continuando a fronteggiare la sua avversaria la quale cominciò a ridere.
–È troppo tardi per la vostra amica, ormai non c'è più niente che potete fare per lei– esclamò Vanica roteando la sua frusta in aria. Le ragazze si guardarono per poi annuire determinate e dirigersi verso una di quelle vasche ancora intatte, ma prima Tecla volle constatare le condizioni della ragazza.
–Dimmi che siamo ancora in tempo?– chiese Alex preoccupata per la compagna, Rift si soffermò sui simboli esagonali di colore giallo che aveva impressi sulle braccia e accennò un sorriso.
–Si possiamo farcela sbrighiamoci– esclamò la ragazza. In seguito si fece aiutare dalle due maghe a posizionare Velvet all'interno di essa, legata e con la maschera in viso come era in origine. Nicolash si voltò guardando la scena e d'istinto si diresse a passo pesante verso di loro lasciando Serval poco più distante. Il nemico non si mosse e nemmeno tentò di fermarlo preferendo riprendere fiato: lo aveva tempestato di attacchi così furiosi e potenti che ora si ritrovava quasi senza forze, tanto che arrivò a pensare che quella rabbia non appartenesse ad un umano, bensì ad un mostro. Le gambe di Nicolash si mossero da sole non appena vide ciò che stavano facendo alla compagna, Tecla si voltò sentendo una camminata rumorosa provenire da dietro e in un attimo Nicolash le fu addosso: non era molto alto, ma nonostante questo la sovrastava di dieci centimetri buoni.
–Che cazzo hai intenzione di fare?– domandò con tono minaccioso afferrandole un polso con la mano robotica per fermarla. La ragazza socchiuse gli occhi per la presa ferrea del mago e tentò di ritirare il braccio inutilmente.
–Voglio solo salvarla, mollami per favore– supplicò Tecla, ma Nicolash non ne volle sapere niente: inizialmente quando aveva visto Velvet crocefissa in quella vasca, non voleva credere ai suoi occhi, poi l'incredulità si era trasformata in rabbia e ora che volevano nuovamente rinchiuderla, quel sentimento era tornato ed era ancora più forte di prima.
–Non mi fido di chi spunta da un momento all'altro e mette in gioco la sua vita per salvare qualcuno che nemmeno conosce, perché mai vorresti farlo? – disse tra i denti guardandola con uno sguardo che le faceva accapponare la pelle. Tecla tentò di divincolarsi ancora strattonando il braccio più e più volte senza però riuscire nella sua impresa. Intanto Alexis e Milah osservavano la scena immobili e impassibili, non avevano la minima intenzione di intervenire: anche a loro era venuto questo dubbio e quando Nicolash pronunciò quelle parole a voce alta qualcosa era scattato nelle loro menti decidendo così di aspettare una risposta. Tecla sollevò lo sguardo lucido di lacrime: la ragazza timida e impacciata che era sempre stata sparì, lasciando posto a quella che affrontava i pericoli di petto senza paura alcuna. Fissò le sue iridi blu nascoste dalle lenti degli occhiali, in quelle dorate e infuriate di Nicolash prima di rispondere alla domanda con tono alto e fermo.
–Perché io sono un medico!– gridò, a quelle parole, anche se di poco, il mago allentò la presa.
–Anche se non mi considerano tale in ospedale, io volevo fare questo lavoro per salvare e aiutare le persone... Ora che ho l'occasione per intervenire non me ne starò con le mani in mano a guardare senza fare nulla. Se hai intenzione di salvare Velvet allora devi lasciarmelo fare ora o sarà troppo tardi– continuò, Nicolash la fissò alquanto stupito dalla sua determinazione. Con uno strattone secco la avvicinò a sé fissandola ad un palmo dal naso.
–Sappi che se le fai qualcosa di male ti taglio braccia e gambe e ti lascio morire dissanguata in questo posto di merda– la minacciò fissandola intensamente. Tecla però sostenne il suo sguardo e annuì vigorosamente mordendosi il labbro per farlo smettere di tremare, poi quando il mago lasciò la presa sul suo polso questa si girò con gli occhi ricolmi di lacrime, che però rispedì indietro: non c'era tempo per piangere. Se li asciugò con il dorso della mano e chiuse la vasca, poi cominciò ad armeggiare con il computer lì accanto.

Intanto poco più distante lo scontro di Tyson si era trasformato in un due contro uno. Serval approfittando del momento di assestamento di Nicolash aveva cominciato a colpire il ragazzo con la falce insieme a Vanica mettendolo in seria difficoltà.
–Non fai più tanto lo sbruffone ora, con quel tuo atteggiamento da figo– disse Vanica ridendo di gusto nel vedere l'avversario con alcune gocce che gli imperlavano la fronte.
–Avrà capito che non riusciranno mai a far tornare la loro amica come prima, o forse hai solo paura di prenderle?– domandò Serval affiancandosi alla compagna. Tyson però non rispose: tutto ciò che stava facendo era ragionare e capire come poter uscire di lì liberando anche tutte quelle persone rinchiuse e combattere al tempo stesso non era semplice. Servivano minuti preziosi, doveva guadagnare tempo.
–Perché no? Tecla ha detto che conosce il modo– ribatté Knightbuster.
–Il perché te lo spiego subito– rispose Vanica facendo un passo avanti.
–No Vanica fermati, non puoi rivelare il funzionamento di quelle macchine– intervenne Serval cercando di bloccarla con una mano, ma lei gliela schiaffeggiò e lui la ritirò immediatamente.
–Non preoccuparti non vivrà abbastanza a lungo da poterlo raccontare– rispose, poi si voltò nuovamente verso il ragazzo con un sorrisetto altezzoso incorniciato da due labbra rosso fuoco.
–Le persone che sono chiuse all'interno di queste vasche sono tutti soggetti con un certo quantitativo di potere magico al loro interno. Per questo utilizziamo queste vasche: per estrarre il loro potere magico – allargò ancora di più il sorriso vedendo l'espressione mutare sul viso di Tyson.
–Vedete il corpo umano di un mago ha due tipologie di etere magico, le possiamo definire come etere istantaneo: ovvero quello che si utilizza in un combattimento o per manifestare la propria magia; e l'etere residuo, questa tipologia è quella che permette di assorbire l'etere presente nell'aria tramite osmosi per riempire il serbatoio di quello istantaneo. Grazie ad un particolare liquido chiamato CEM ovvero: "Contenitore di Etere Magico", siamo in grado di estrarre tutti e due i tipi di etere presenti nel corpo. Ma questo non può avvenire senza che prima vengano effettuate certe operazioni. I tagli che vedete sui corpi di tutti loro sono stati fatti con un laser apposito: un computer analizza la struttura di un mago e questa pistola taglia le sue parti del corpo ad una profondità tale da far fuoriuscire l'etere ma non abbastanza per poterlo uccidere. In questo modo l'essenza magica si unisce al CEM e in base alla sua natura e quantità varia rispettivamente di colore e intensità– spiegò Vanica, Tyson sbarrò gli occhi scioccato e schifato al tempo stesso.
–Ti faccio un piccolo esempio: è come prendere una bustina di tè e inserirla nell'acqua calda, questa rilascia la sua essenza solo se prima le foglie vengono fatte a pezzetti. Ovviamente non possiamo fare a pezzi le nostre cavie altrimenti la magia svanirebbe nel momento in cui il loro cuore smette di battere. La vostra amica e sua sorella sono dei soggetti molto particolari, per qualche strano motivo il loro etere istantaneo era nella norma, ma quello residuo aveva dei valori oltre ogni immaginazione, una quantità del genere io non l'ho mai vista, in tutta la mia vita è la prima volta che mi capita una cosa simile– Tyson a quelle parole guardò Velvet con la coda dell'occhio stranito.
–Ma nonostante tutto, questo metodo è geniale, la quantità di magia accumulata è straordinaria, un potere simile potrebbe cambiare le sorti dell'intero regno e perché no anche del resto del mondo– concluse Vanica ridendo. Tyson abbassò lo sguardo oscurandolo con quei ciuffi castani che gli scendevano sulla fronte.
–Ora capisci perché non puoi più fare niente? Un mago non è più tale senza la sua magia, che vantaggi puoi trarre da un guerriero scelto per combattere al tuo fianco se non porta nè un'armatura nè un'arma?– gli chiese la ragazza, in seguito sia lei che Serval si lanciarono un'occhiata di intesa per poi sogghignare. Tyson digrignò i denti facendoli scricchiolare tra di loro e chiuse il pugno conficcandosi le sue stesse unghie nella carne facendolo sanguinare con piccole gocce scarlatte. Successe tutto in una frazione di secondo: Tyson saettò contro i suoi nemici disarmato e non appena fu di fronte a loro afferrò le loro facce con entrambe le mani e li sbatté a terra con un sonoro crac. Il pavimento si spaccò sotto le loro teste creando crepe tra le piastrelle del pavimento dal quale emerse una nuvola di polvere che offuscò la visuale. Questi non si accorsero minimamente di cosa era successo, nemmeno Serval con la sua magia di velocità era stato in grado di stare al suo passo. L'unica cosa che sentivano era dolore e una presa straordinariamente ferrea sui loro visi, poi alzarono lo sguardo incontrando rispettivamente l'occhio purpureo e quello di ghiaccio dell'avversario. Vanica cominciò a sudare, come se qualcosa la stesse bruciando viva da dentro, un fuoco implacabile più caldo delle fiamme dell'inferno. Il suo istinto, come era successo poco prima, le gridava di ritirarsi, ma per qualche motivo non riusciva ad interrompere il contatto con quell'iride di sangue. Serval invece aveva gli occhi fissi su quello sguardo gelido, i peli delle sue braccia si rizzarono e il suo corpo fu pervaso da spasmi di freddo, tanto che gli pareva di essere rinchiuso in una grotta di ghiaccio completamente spoglio di qualunque indumento.
–Forse è vero, ma rimarrà sempre un mago nella sua anima, perché quella è l'unica cosa che non ci potete rubare. Potete perseguitarci, ferirci, ucciderci, ma se un guerriero senza nè arma nè armatura ha un animo risoluto, allora dalla sua parte avrà lo scudo e la spada più forti di sempre. Tu dici che non posso più fare niente perché un mago non è tale senza la sua magia...– si fermò sbarrando gli occhi mentre le sue pupille si riducevano a due puntini.
–... Beh io la magia ce l'ho, la uso per proteggere coloro a cui voglio bene e soprattutto per schiacciare gli stronzi come voi– concluse in un soffio minaccioso.

–Allora Tecla hai fatto?– chiese Alexis impaziente.
–Ci sono quasi... mi manca l'ultimo dato e... fatto!– esclamò la ragazza, poi si voltò verso Nicolash che la guardava serio in attesa di un passo falso. Poco prima avevano sentito la spiegazione di Vanica riguardo a quelle vasche e subito Tecla si era messa all'opera armeggiando con il computer lì accanto. Dopo qualche minuto era pronta per fare la sua mossa: schiacciò un pulsante sulla tastiera e la vasca si riempì di quel liquido sommergendo completamente il corpo di Velvet.
–Ora cosa succede?– domandò Priscilla appena arrivata sorretta da Alèk.
–Semplice, ho invertito il processo di estrazione dell'etere, in questo momento non è Velvet che sta rilasciando la sua magia nel CEM, bensì il contrario– rispose la ragazza. Intanto Milah si guardava attorno, continuava a sentire il fischio che aveva percepito poco prima, ma era sempre più potente e fastidioso.
–Ora dovrebbe riacquistare le forze, ma ci vorrà un pò– disse Tecla guardando la figura della maga attraverso il vetro, si soffermò su quei sigilli impressi sulle sue braccia.
–È incredibile– commentò con un sorrisetto, i ragazzi la guardarono straniti.
–Se riusciremo a salvarla è solo merito di quei simboli sulle sue braccia– disse, i compagni si voltarono guardando i suoi arti superiori.
–Quelli che le ha fatto Nani?– domandò Alèk non capendo cosa volesse dire.
–Esatto, vedete se questa macchina estrae l'etere istantaneo, questo può riformarsi, ma nel caso dell'etere residuo questo fatto non può avvenire, perché è una cosa con cui si nasce. Quei sigilli antimagia hanno bloccato l'estrazione di una parte dell'etere residuo, se non ci fossero stati a quest'ora per lei non ci sarebbe stato niente da fare, ma grazie ad essi una piccola parte è rimasta dentro di lei e questo è un bene, perché dovresti avere almeno una minima quantità di magia nel tuo corpo per assorbirne altra dall'atmosfera– Alexis, Milah e Priscilla annuirono mentre Alèk e Nicolash rimasero solamente confusi non avendo capito una sola parola.
–È alquanto ironico, lei era venuta per proteggere Nani, ma alla fine è stata Nani a proteggere lei– concluse accennando un sorriso mentre fissava la figura della ragazza  all'interno della vasca, si accorse dopo poco che gli occhi aperti e vuoti di Velvet avevano ripreso una certa lucentezza.
–Guardate!– esclamò, Nicolash scattò in avanti e fissò lo sguardo negli occhi castano della maga dei fulmini, che vide spostarsi verso di lui, poi appoggiò la testa contro il vetro e dallo stomaco gli partì una risata: probabilmente era per scaricare la tensione che aveva avuto in quei giorni.
–Funziona! Funziona!– gridò Alexis entusiasta passando un braccio attorno al collo di Milah. Alèk e Priscilla si guardarono e si abbracciarono istintivamente per la felicità, prima che quest'ultima sbraitasse contro il ragazzo per la poca delicatezza. I compagni guardarono Nicolash e per la prima volta dopo più di una settimana lo videro sorridere veramente. Il mago posò una mano sul vetro del macchinario fissando Velvet con occhi pieni di gioia e mordendosi le labbra: era stata veramente dura, ma alla fine tutto era tornato come prima. O almeno così credeva. Milah cadde in ginocchio tenendosi la testa tra le mani e in contemporanea cercando di tapparsi le orecchie gridando di dolore.
–Fatelo smettere!– urlò stringendo i denti e gli occhi. Alexis scioccata si precipitò da lei chiedendole cosa le stava succedendo. Un rumore assordante si propagò per il corridoio e poco dopo anche Tyson si accasciò nella sua stessa posizione, così come Alèk, Priscilla, Tecla, Alexis e anche Vanica e Serval.
–Che diavolo succede!?– gridò quest'ultimo.
–È insopportabile!– urlò Vanica appoggiando la testa a terra. Velvet all'interno della vasca soffriva come non mai: essendo legata non aveva la possibilità di ripararsi da quel boato, finché dalle pareti della vasca cilindrica non si sentì il suono di uno scricchiolio, una crepa si allungò veloce e scattante per tutta l'altezza del macchinario facendo un percorso a zig zag ed infine esplose in una pioggia di schegge appuntite investendola in pieno. Il resto delle vasche attorno a loro fece lo stesso lasciando sul pavimento solamente una coperta di bianca sabbia grossolana e tagliente, nessuna di esse rimase intatta. Dopo lo scoppio tutto ciò che si sentì fu un silenzio tombale e nient'altro.


 
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Casper si guardò attorno confuso mentre veniva sollevato a mezz'aria in una specie di bolla trasparente, i suoi compagni non si voltarono nemmeno continuando a correre lungo il corridoio.
–Ragazzi!– gridò sbattendo i pugni chiusi cercando di attirare la loro attenzione, ma senza successo.
–Non mi sentono? Eppure ho urlato– pensò ad alta voce, mentre la prigione trasparente in cui era stato rinchiuso veniva trasportata lontano. Casper attivò il suo potere scagliando contro le pareti decine e decine di aghi che però si frantumarono al contatto con essa. Allarmato cominciò a guardarsi attorno non sapendo cosa fare, finché la bolla non fermò il suo percorso e lo lasciò delicatamente a terra liberandolo. Casper stranito voltò la testa più e più volte confuso da quella situazione, poi una voce femminile dietro di lui attirò la sua attenzione.
Yo! Everybody put your hands up in the air!! Casper Cremisis era proprio te che volevo vedere!– era forte ma al tempo stesso decisa ed entusiasta, il Devil Slayer si voltò studiandola.
Era una ragazza mediamente alta, sulla trentina di anni, i suoi capelli viola erano legati in una coda alta e voluminosa, alcune meches rosa e verdi spiccavano nella massa, un grosso ciuffo bicolore gli ricadeva sull'occhio destro coprendolo per metà, questo era adornato con una molletta raffigurante una palla da discoteca. Le iridi erano di un rosa acceso e la pupilla era a forma di cuore, come se fossero stati due fari luminosi. A differenza degli altri, lei non indossava alcun camice, ma un top verde che lasciava scoperto l'ombelico, sopra di esso un giubbotto di jeans smanicato, indossava delle calze a rete che finivano in un paio di stivaloni verdi con la zeppa molto alta. Portava un paio di cuffie nere al collo con un cuore rosa, il filo di queste era collegato ad una piccola cassa posta in corrispondenza dei suoi pantaloni corti di jeans strappati. Aveva dello smalto rosa fluorescente sulle dita della mano destra, mentre verde nella sinistra. I suoi occhi erano contornati da un pesante trucco nero e le labbra dipinte di un viola molto scuro.
Casper rimase immobile a fissarla per qualche secondo prima di assumere un espressione di disgusto.
–Mamma mia che colori! Non puoi abbinare il rosa al verde fluo, e come se non bastasse su quel jeans non sta bene, per non parlare delle scarpe oh mio dio che orrore!– esclamò il mago scosso da un brivido di ribrezzo. La donna lo guardò ridendo prima di mostrare la lunga lingua a punta con un piercing su di essa.
Yo, non puoi dirmi tu come mi devo vestire, te che sei così monotono e così piatto, meglio un pò di colore nella vita!– esclamò incrociando le braccia e facendo il gesto delle corna con le mani. Casper scosse la testa: non voleva discutere con qualcuno con così poco senso del gusto nel vestirsi.
–Chi sei? Che cosa vuoi?– domandò infine rassegnato. A quelle parole la donna sorrise.
Yo! Mi chiamo Heartz! E voglio solo giocare un pò con te!– rispose urlando appoggiandosi la guancia sulla mano destra.
–Non ho tempo per i giochi, ma se la tua intenzione è combattere seriamente allora va bene, ma non riuscirai a fermarmi, Velvet è qua sotto e noi abbiamo intenzione di liberarla– ribatté Casper sollevando la benda per poi portarsi il guanto davanti all'occhio scoperto.
–Sangue chiama sangue– sussurrò mentre la sua carnagione diventava quasi bianca.
Yo, yo! Forse hai frainteso...– intervenne Heartz cominciando a muovere le braccia. Subito dopo qualcosa di invisibile investì Casper, questo sentì tutto il suo corpo come schiacciato da una pressione spaventosa e poi venne scaraventato a terra diversi metri più lontano, non fece in tempo ad alzarsi che lei lo aveva già raggiunto. Una colonna invisibile lo schiacciò al suolo sempre di più impedendogli di respirare e al tempo stesso di sentire qualsiasi rumore a causa del frastuono che causava. Casper si portò le mani alle orecchie con un espressione di dolore, poi guardò la nemica e con una mano lanciò un ago, questa chinò appena la testa di lato facendo sibilare l'aculeo accanto al suo orecchio e poi sorrise con espressione superiore. Poco dopo la colonna scomparve e Casper poté rimettersi in piedi con qualche graffio e la testa che ancora gli rimbombava.
–... Io non faccio parte di questo laboratorio- continuò cominciando a pestare rumorosamente i piedi per terra, il mago si rialzò stranito.
–E allora che cosa vuoi da noi? Chi sei?– domandò il Devil Slayer facendo allungare dai suoi palmi due aghi di un metro circa. Scattò verso di lei cercando di colpirla con alcuni fendenti orizzontali che però vennero schivati facilmente.
Yo! Te l'ho detto! Mi chiamo Heartz e voglio giocare con te!– gridò nuovamente, Casper arricciò il naso.
–Smettila di urlare guarda che ti sento benissimo– la riprese roteando su se stesso per poi abbassarsi e cercare di colpirla alle gambe, Heartz fece un balzo in avanti, posò la mano sulla testa di Casper per poi finirgli alle spalle e colpirlo con una nuova ondata sonora alla schiena. Il Devil Slayer venne schiacciato contro il pavimento per la seconda volta e nuovamente i suoi timpani parevano in procinto di esplodere da un momento all'altro. Non riusciva a capire: se non faceva del gruppo di Karetao Lab allora chi era veramente e perché era lì? Casper si chinò raggomitolandosi su se stesso, dal suo corpo fuoriuscirono decine di aghi che trapassarono qualunque cosa ci fosse lì attorno, persino il metallo, ma non Heartz la quale si era protetta creando una di quelle bolle nella quale lui era stato rinchiuso poco prima. Il frastuono scomparve e il Devil Slayer si voltò nella sua direzione con un leggero fiatone, la vide mentre parlava e gesticolava all'interno della sfera senza però emettere alcun suono. Casper la guardò ancora per qualche secondo: lei era veramente diversa da tutti quelli che avevano affrontato fino a quel momento, certo anche gli altri erano forti, ma questa li avrebbe potuti battere tutti senza nessuna fatica. Anche lui si era allenato in quella settimana, era diventato più forte, eppure sembrava che nulla contasse contro di lei. Scosse la testa contrariato: no. Avrebbe mostrato i frutti del suo lavoro, non voleva rimanere indietro per nessun motivo al mondo. Si era convinto del fatto che se avesse affinato e potenziato i suoi poteri avrebbe finalmente trovato quella persona, chiunque essa fosse. Combatteva con questa speranza nel cuore. Allargò le braccia e dietro di lui si formarono decine e decine di aghi di varia forma e dimensione. Heartz uscì dalla bolla con un sonoro boato.
Yo! Finalmente cominciamo a ragionare!–  gridò roteando su se stessa. Casper fece saettare i suoi aculei tutti in contemporanea e intanto se ne fece crescere alcuni sulla punta delle dita scattando verso l'avversaria insieme al suo attacco. Heartz rise di gusto affrontandolo euforica. Mentre Casper cercava di colpirla con i suoi artigli, gli aghi dietro di lui la sfioravano e lei schivava qualunque attacco senza alcune difficoltà, poi contrattaccò avvolgendo la sua mano di un'onda sonora e colpì Casper ad un fianco. Questa era talmente tanto compressa che sembrava quasi il colpo di un cannone, il Devil Slayer venne scaraventato contro alcune vasche vuote frantumandole in tanti coltelli affilati. I pezzi di vetro gli si erano conficcati nella schiena, un pò tra le scapole, un pò sulla testa, facendolo risultare come un'unica cascata di sangue. Si rialzò barcollante ed esausto mentre Heartz continuava a gesticolare a gridare.
Yo! Andiamo fatti sotto!– urlò lei mostrando la lingua. Casper la guardò con gli occhi quasi chiusi dalla stanchezza e dal dolore che stava provando: per uno che il dolore non lo sopportava, era come soffrire le pene dell'inferno. Alcune gocce di sangue gli finirono negli occhi facendoli bruciare e tingendoli di un rosso scarlatto. Non disse niente, fece una sola cosa, portò una mano accanto a lui con il palmo rivolto verso l'alto e un ago cominciò a formarsi diventando sempre più grande e grosso, tanto che arrivò a coprire la totalità del corridoio e anche di più.
Yo! Così sì che mi piace!– esclamò Heartz pronta per ricevere l'attacco. Casper stava per perdere i sensi, ma avrebbe lanciato almeno l'ultimo attacco quasi certo che con quello avrebbe vinto. Portò la mano in avanti e l'ago gigantesco cominciò a muoversi prima lentamente poi sempre più rapido travolgendo e frantumando qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino. Heartz rise di gusto prima di inspirare profondamente e lanciare un grido assordante che grazie alla sua magia venne amplificato all'ennesima potenza. La bomba sonora crepò le vasche tutt'attorno a loro frantumandole a causa delle vibrazioni, e l'ago di Casper che avanzava a gran velocità cominciò a disintegrarsi lentamente perdendo dietro di sé pezzi su pezzi. Casper guardò in avanti il suo attacco finale mentre si sfaldava, la vista gli si offuscò a causa dell'urlo del nemico e poi perse l'equilibrio sbilanciandosi in avanti. Dell'ago del mago ormai era rimasta solamente la punta e niente più, ma questa avanzava imperterrita verso la nemica che non era intenzionata a spostarsi. La distanza si ridusse a qualche centimetro, ormai l'aculeo aveva perso la quasi totalità della sua grandezza, ma nonostante questo, esso riuscì a sfiorare la guancia di Heartz creandogli un piccolo taglio prima di disintegrarsi, nell'esatto momento in cui Casper cadde in avanti incosciente. Heartz rimase immobile con espressione seria, con un dito smaltato si pulì da quella goccia di sangue che stava per colare sul suo viso e poi si avvicinò a Casper con un sorrisetto di superiorità in volto e questa volta parlò, ma a voce bassa.
Yo! Un combattimento si conclude quando uno dei due muore, ma io non voglio ucciderti, tu ci servi, sei un tassello importante in questo piano– disse chinandosi verso di lui.
–Anche se avresti dovuto capire sin dall'inizio che non avresti potuto vincere, non contro di me...– si sollevò guardandolo dall'alto in basso.
–... Heartz, uno dei sei generali di Theos Velona–







ANGOLO AUTRICE:
Yo! (Heartz style) probabilmente mi vorrete uccidere! Ma so che non lo farete se no come continuerei questa storia? Giusto... Giusto?
Farò finta che sia un sì.
Beh allora cosa ne pensate? Vi aspettavate un capitolo così? Forse per metà, ora sapete che fine ha fatto Casper. Sorpresi? Preoccupati? Arrabbiati? Agitati? Questo me lo dovrete dire voi.
Insomma in pratica le cose sembra che comincino ad andare per il verso giusto e poi SBAM! Ecco il patatrac! Eheh mi diverto tanto!
Vi ricordavate dei sei generali? Li avevo già nominati in passato.
Dunque prossimo capitolo 10/11 Luglio! Questa volta spero di riuscire il weekend e non il lunedì magari! Alla prossima!!
Hola
Lu!

P.S: oh mio dio mi sono accorta ora che siamo già a trenta capitoli!! WOW!

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Capitolo 32
*** TRENTUNESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: SALVATELA ***


TRENTUNESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: SALVATELA






Le orecchie fischiavano e la testa gli doleva in un modo allucinante, era ancora steso a terra ricoperto di schegge di vetro. Sentiva il suo stesso cuore rimbombare nella cassa toracica, ciò che però non riusciva a sentire era il resto dei rumori attorno a lui, con una mano si tastò un orecchio come a controllare che fosse ancora attaccato al resto del corpo, si guardò le dita meccaniche ricoperte di sangue e poi di colpo alzò lo sguardo dorato verso i compagni, verso Velvet.
–Velvet– sussurrò Nicolash vedendo la ragazza ancora bloccata alla croce di metallo in quella che una volta era una di quelle vasche cilindriche.
–Che cazzo è successo?– chiese Alèk risollevandosi da terra cercando di non barcollare: il frastuono che c'era stato poco prima aveva rimbambito tutti quanti, a causa di questo il loro senso dell'equilibrio era come scomparso.
–Ragazzi state tutti bene?– domandò Alexis inginocchiata mentre controllava le condizioni di Milah la quale aveva sofferto quel frastuono più di tutti. Tyson scosse la testa con un espressione di fastidio in volto.
–Più o meno– rispose tenendosi la fronte per il dolore. Priscilla si mise a sedere e intanto si toglieva alcuni pezzi di vetro dalle gambe imprecando per il male. Nicolash si alzò di scatto dirigendosi verso Rockbell, ma scivolò sul pavimento e barcollando in avanti cadde nuovamente a terra conficcandosi alcuni pezzi di vetro negli avambracci, fece leva su di essi per rialzarsi di nuovo e arrivò di fronte a Velvet, le tolse la maschera e la guardò. Dall'orecchio le scendeva un fiotto di sangue che ora le colava seguendo il profilo della mascella per poi sgocciolare all'altezza del mento. Anche Tecla si avvicinò preoccupata per la sorte della ragazza, così come tutti i compagni.
–Tiriamola giù svelti– disse il medico facendosi aiutare, Nicolash allargò le braccia per accogliere il suo corpo tra di esse e la posò a terra, le sollevò la testa con una mano e lei lo guardò stanca. Tecla si portò una mano al mento pensante.
–Avevi detto che l'avresti fatta tornare come prima– sbottò Neviski con tono alterato voltandosi verso di lei.
–Infatti stava andando tutto bene finché la vasca non è esplosa, in questo momento non ha recuperato neanche un quarto della sua magia, per lo meno ha riacquistato conoscenza e il problema ora è un altro...– si guardò attorno preoccupata scrutando il paesaggio attorno a lei.
–... Ora non c'è rimasta neanche una vasca intatta e senza quelle lei non può recuperare la sua magia– concluse dando la brutta notizia, i compagni si guardarono allarmati: cosa potevano fare adesso?
Nicolash abbassò lo sguardo guardando la compagna con occhi pieni di rammarico: si erano dati tanto da fare per cosa? Per vederla mentre rimaneva in quelle condizioni tutta la vita? Se fosse stato per lui si sarebbe mangiato il fegato dalla frustrazione. Era arrabbiato con se stesso per non essere riuscito a fermarla, ma soprattutto era arrabbiato con lei, perché a causa della sua testa dura e il suo orgoglio era finita in quella situazione di merda, serrò la mascella e chiuse il pugno sentendosi impotente.
–Velvet...– la richiamò Alèk, lei schiuse le labbra livide e sospirò lievemente.
–Vi avevo detto di non venire– disse flebilmente, tutti voltarono lo sguardo verso di lei stupiti nel sentirla parlare. Tyson si fece avanti con le braccia incrociate al petto e la guardò serio.
–E invece eccoci qua– il suo era un tono duro e fermo, tanto che Velvet capì che quella volta l'aveva combinata grossa.
–Tu ci puoi cacciare, ci puoi minacciare tutte le volte che vuoi, ma noi non ce ne staremo seduti a fare niente mentre tu ti fai ammazzare. Lo capisci Velvet? Noi correremo sempre da te se avessi bisogno di aiuto, siamo compagni merda!– esclamò leggermente alterato, la ragazza non disse niente si limitò solamente a guardare tutti i maghi attorno a lei e poi abbassò lo sguardo seriamente dispiaciuta per tutto quello che gli aveva fatto passare.
–So che vi ho fatto finire nei guai, ma la mia intenzione era esattamente l'opposto, volevo sistemare questa situazione da sola e invece ho peggiorato tutto, sono solamente riuscita a mostrarmi debole davanti a tutti voi– sussurrò: tutti sapevano che Velvet non aveva detto quelle parole solo per essere commiserata, ma perché le pensava veramente. Nicolash aggrottò le sopracciglia, in disaccordo con ciò che aveva appena sentito, delicatamente mise una mano sotto il suo mento e le voltò la testa verso di lui guardandola ad un palmo dal naso.
–Chiedere aiuto non significa essere deboli, significa conoscere i propri limiti– le disse fissandola intensamente negli occhi, lei rimase immobile qualche secondo immergendosi in quelle profonde iridi dorate e abbassò lo sguardo subito dopo, poi però Nicolash rimase di sasso quando lei le afferrò un braccio e si morse un labbro tremante, con l'altro stinse la sua maglietta all'altezza del petto. Tyson ebbe un brivido lungo la schiena e si rizzò dritto in piedi proprio di fronte a lei.
–Allora vi prego, Saph...– disse con tono disperato, alzò lo sguardo lucente, alcune lacrime si accumularono agli angoli dei suoi occhi poi colarono lente e inesorabili segnandole le guance con una scia brillante.
–... Salvatela– singhiozzò, a quelle parole qualcosa percorse il corpo di tutti i compagni come una scarica elettrica, Tyson serrò la mascella e inspirò profondamente sentendo l'adrenalina accumularsi all'altezza della gola. Si piegò sulle gambe raggiungendo la sua altezza e delicatamente posò un pugno chiuso sulla sua spalla.
–Contaci– rispose con un mezzo sorriso.
–Finalmente l'hai capito eh– disse Alèk incrociando le braccia al petto.
–Sei veramente una brutta testa dura lo sai?– la stuzzicò Priscilla.
–Volevamo sentirtelo dire da tempo– parlò Alexis contenta aiutando Milah ad alzarsi.
–Ora mettitelo bene in testa– disse quest'ultima sorridendo, la ragazza li guardò tutti spiazzata, poi si voltò verso il ragazzo che le teneva stretta.
–Lascia fare a noi– la rassicurò con espressione che trasudava sicurezza, per la seconda volta a Velvet si riempirono gli occhi di lacrime che però rispedì indietro e in seguito fece un cenno deciso con la testa.
–Non vorrei fare la guastafeste, ma non sappiamo dove sia sua sorella– intervenne Tecla timidamente. Rockbell cercò di sollevarsi di poco per attirare l'attenzione, anche se con fatica.
–Un tizio l'ha portata via insieme alla vasca, aveva un numero sul camice, ha detto che era lui che comandava qui e ha anche detto che se avessero avuto Saph allora io non sarei scappata quindi deve essere in questo ospedale– disse, Tyson venne attirato da quelle parole.
–Il capo eh?– chiese, poi si alzò, guardò Vanica e Serval ancora storditi per il frastuono di qualche minuto prima e fissò Nicolash.
–Tu pensa a loro, sei l'unico qui in grado di farlo, Tecla e io cercheremo questo tizio insieme a Velvet, se ha portato via Sapphire insieme alla vasca è probabile che sia l'unica ancora funzionante qua dentro, mentre per tutti gli altri...– guardò Milah e gli ritornò alla mente ciò che si erano detti qualche ora prima.
–Liberate tutti i prigionieri e fateli uscire, la maggior parte di loro non avrà magia perciò cercate di aiutarli come meglio potete, per farli tornare in sé ci vogliono le vasche che al momento non abbiamo, penseremo dopo ad una soluzione– concluse, i maghi annuirono, Nicolash caricò titubante Velvet sulla sua schiena aiutato da Tecla, Tyson vedendolo insicuro lo richiamò sottovoce.
–Tornerà normale, te lo prometto– sussurrò, il ragazzo lo guardò respirando pesantemente prima di accennare un sorriso.
–Spacca il culo a quella faccia di merda– rispose lui riferendosi al capo, Tyson fece un cenno con la testa e poi lui e Tecla partirono nella direzione indicata da Velvet. Nicolash si voltò verso i suoi due nemici facendo apparire la sua spada.
Shall we dance?– sibilò prima di partire alla carica senza lasciare loro il tempo di riprendersi.
Tyson guardò Velvet con la coda dell'occhio e la vide mentre con la testa girata scrutava il suo compagno menare fendenti contro i due avversari che si facevano sempre più piccoli e lontani.
–Non ha mai combattuto a mente lucida da quando te ne sei andata, anzi ha affrontato i suoi avversari con la preoccupazione di perderti, sfogando solamente la sua rabbia. Però ora che ti ha vista sveglia è sicuro che tu possa tornare come prima, la fiducia gli è ritornata...– Velvet si girò verso il mago dell'occulto ascoltando le sue parole.
–... Non perderà– la rassicurò serio guardando davanti a sé. La maga dell'elettricità abbassò gli occhi e l'ombra di un sorriso sembrò spuntarle in viso.
–Lo so– rispose semplicemente, poi di colpo le tornò alla mente quello che il capo di quel laboratorio le aveva detto qualche ora prima:

–Quindi devo supporre che non le interessa niente di quella maga eremita... com'è che si chiamava? Nani se non sbaglio, ora che non c'è più nessuno a proteggerla cosa le succederà se le mando contro i miei uomini–

Cominciò ad agitarsi tanto che Tyson dovette fermasi per capire cosa le stesse succedendo.
–Velvet che c'è?– domandò allarmato.
–Nani, hanno mandato qualcuno ad ucciderla, dobbiamo andare da lei– disse preoccupata per la sorte di colei che l'aveva cresciuta, ma Tyson sorrise a quelle parole e riprese la sua corsa.
–Il nostro compito è quello di cercare Sapphire– disse, la maga stava già per controbattere quando Tyson la interruppe continuando la sua frase con un tono divertito.
–Nani è più al sicuro di quanto pensi–


 
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Un paio di ore prima:

Fly my darling– la freccia di Demetra saettò contro una schiera di persone trafiggendo i primi crani che sbatterono a terra insieme al resto del corpo per poi venire calpestati brutalmente dalla mandria di persone che correva alle loro spalle.
–Tyson a prima vista non sembra uno troppo intelligente, ma dopo questa intuizione mi devo ricredere sulla parola– disse Noite accanto alla ragazza sbadigliando sonoramente.
–Può non sembrare, ma quel ragazzo è davvero furbo– rispose Ashdown.


Un paio di ore prima, poco prima di partire per Karetao Lab:

–Prima però dobbiamo accordarci su alcune cose– i compagni guardarono Tyson straniti.
–Cioè?– domandò Casper confuso.
–Qualcuno deve rimanere qui– continuò.
–Spiegati meglio– lo incoraggiò Noite.
–Se quelli che hanno incendiato il bosco stavano cercando Nani allora è molto probabile che chi li ha mandati, non vedendoli tornare, si faccia due domande e capisca che è successo qualcosa. Questa volta è stata fortunata perché siamo arrivati in tempo, ma se partiamo tutti per Karetao Lab nessuno può proteggerla e sicuramente Velvet ne soffrirebbe se le succedesse qualcosa– spiegò serio, i compagni lo guardarono.
–Ty ha ragione, non possiamo permettere a quei tipi di raggiungerla– lo spalleggiò Alexis.
–Io resto, se il luogo in cui dobbiamo andare è un ospedale preferisco starmene qui, non mi piacciono quei posti– si offrì Noite, Tyson fece un cenno con la testa e poi si voltò verso Demetra.
–Consiglio anche a te di rimanere qua– la ragazza lo guardò non capendo cosa volesse dire.
–Combattere negli spazi aperti è il tuo punto forte, la sotto non avrai molto spazio per muoverti e le tue ferite non sono guarite del tutto perciò ti conviene non rischiare– spiegò il ragazzo, Demetra ci pensò per qualche secondo.
–Io sto bene, comunque sia hai ragione, nei combattimenti al chiuso mi trovo in difficoltà, quindi rimarrò anche io– acconsentì. Si separarono subito dopo dandosi appuntamento proprio lì, una volta finito tutto. Demetra si avvicinò al ragazzo con la falce a passo felpato e lo richiamò schiarendosi la voce. Lui si voltò e la guardò.
–Non sono l'unica che deve fare attenzione. Non sapete cosa vi attenderà la sotto, non sapete quali nemici incontrerete, perciò vi prego state attenti– disse guardandolo serio, Tyson accennò un sorriso.
–Fidati, torneremo, voi aspettateci– rispose semplicemente voltandosi per unirsi al resto dei compagni e sparire tra i fitti arbusti della foresta.



–Chissà se c'è qualcuno degno di nota– disse Noite assottigliando gli occhi per scrutare meglio i soggetti che avanzavano lentamente, intanto Demetra continuava a scoccare frecce abbattendo tutta la prima fila di persone, tutte tranne una che con una nonchalance spiazzante schivò il dardo con un semplice movimento della testa e questo andò a colpire un soldato alle sue spalle. Il movimento attirò subito l'attenzione di Noite il quale sorrise divertito rigirandosi la sigaretta spenta tra le labbra.
–Quello lascialo a me– esordì voglioso di una bella lotta.
–Tu pensa agli altri– Demetra lo guardò leggermente spiazzata poi si voltò verso l'esercito che si faceva avanti sempre più in fretta.
–Saranno come minimo in seicento– disse, lui la guardò facendole un sorrisetto.
–Cos'è non ne sei in grado?– la stuzzicò, lei lo guardò di traverso con un sopracciglio alzato.
–Mi ritengo offesa dopo questa domanda– rispose caricando un nuovo attacco. Il ragazzo rise prima di scendere dall'albero su cui erano appollaiati, si diresse barcollando verso quello strano soggetto. Intanto Demetra udì il suono di passi alle sue spalle.
–Ti conviene stare in casa, tra poco la situazione si farà pericolosa qua fuori– disse la ragazza a Nani la quale si teneva le mani strette al petto preoccupata.
–Non saranno troppi?– le chiese.
–Te lo saprò dire tra qualche minuto– rispose la ragazza, strinse il suo arco e lo posizionò orizzontalmente poi scese dall'albero e afferrò una decina di frecce incoccandole aperte come un ventaglio, queste una volta lanciate si diressero contro i nemici, nessuna mancò il bersaglio e anche la seconda fila di soldati cadde a peso morto bagnando la terra di sangue. Nani guardò la scena con un misto di tristezza e dispiacere negli occhi.
–Sono Vasileias, ma sono persone anche loro, non ti senti in colpa ad ucciderli in quel modo?– chiese, Demetra si bloccò per qualche secondo poi si voltò verso di lei fissandola con occhi decisi.
–La violenza chiama violenza, in questo mondo marcio fino all'osso se non sei in grado di farti forza vieni schiacciato. La pietà non è un'arma con cui puoi cambiare le cose, è solo un atto meschino fatto nei confronti di chi è troppo testardo per imparare a fare del bene, perciò qualcuno si deve sporcare le mani. E se mai dovessi essere io quella ad essere schiacciata almeno avrò la certezza di aver combattuto fino alla fine, come un vero guerriero– le sue parole trasudavano gagliardia da ogni poro e Nani si sentì come investita da un uragano di maestosità. Nelle lettere che Velvet le aveva spedito in quei giorni le aveva raccontato dei suoi compagni, aveva detto che erano tutti molto decisi e sicuri di loro stessi, ma non credeva fino a quel punto.
–Ora capisco perché Velvet ti ammira tanto– disse semplicemente, Demetra scoccò l'ennesima freccia.
–Per lo stesso motivo per cui io ammiro lei– ribatté, la donna accennò un sorriso e si voltò per dirigersi verso la sua casa come lei le aveva detto lasciandola sola contro l'esercito. Vide Noite dirigersi verso i Vasileias incurante di quelli che cercavano di attaccarlo, Demetra sbuffò quando uno di loro si lanciò contro il compagno tentando di colpirlo, mirò tra gli occhi e subito dopo una freccia sibilò accanto all'orecchio di Noite colpendo il soldato che cadde ai suoi piedi, con nonchalance il mago lo scavalcò pestandolo, incurante dello schizzo di sangue che gli era finito sulla maglia bianca.
–Che mira– commentò sorridendo, qualcun altro provò ad attaccarlo, ma nessuno riuscì a sfiorarlo, Demetra incoccava le sue armi letali colpendo ogni volta il bersaglio con una precisione millimetrica, questi non capivano neanche da dove provenissero, troppo veloci da individuare. Noite si fece sempre più vicino al suo obbiettivo e dopo pochi secondi questo gli si presentò davanti: era un uomo piuttosto gracile e di media altezza, i capelli mossi e grigi erano tirati tutti verso il lato destro, questi gli andavano a coprire un occhio dalle iridi nere come la pece, un enorme orecchino pendente argentato gli sfiorava la clavicola su cui vi era un tatuaggio tribale, vestiva con una camicia bianca e un gilet nero su cui era appoggiato un cappotto dello stesso colore che gli arrivava fino alle caviglie, un papillon nero gli decorava il colletto, aveva dei pantaloni bianchi eleganti e delle scarpe con un tacco basso di pelle nera. Si fermò davanti a Noite e lo guardò con aria rilassata e un mezzo sorrisetto, la stessa che aveva l'altro.
–Hey amico, hai una sigaretta?– domandò il God Slayer, lo sconosciuto lo studiò, poi cercò nella tasca interna del suo cappotto e ne tirò fuori un pacchetto, lo aprì diede gentilmente la prima sigaretta al ragazzo di fronte a lui e l'altra se la mise tra le labbra accendendola con l'aiuto di un accendino, in seguito fece un gesto portando in avanti l'oggetto come a chiedere se volesse usufruirne.
–No, a me interessa solo averla in bocca– rifiutò con un cenno della mano. Alcuni soldati dietro lo sconosciuto avanzarono brandendo bastoni magici e spade, ma vennero fermati da un'occhiata di quello che doveva essere l'uomo al comando.
–Signor Lift, lui è un nemico dobbiamo...– disse un soldato.
–Lo so, non c'è bisogno che tu me lo dica, ma questo è un incontro tra gentiluomini perciò non è adatto a te, stanne fuori– lo interruppe, il soldato fece per ribattere ma una freccia gli trapassò la testa fuoriuscendo proprio dalla bocca semiaperta e poi cadde a peso morto, Lift lo guardò apatico poi spostò lo sguardo verso la collinetta poco più avanti mantenendo la stessa espressione.
–Sono in due perciò andate a prendere chiunque si trovi lassù– ordinò ai suoi uomini i quali non fiatarono e si misero in marcia sorpassandoli. Lift guardò Noite.
–Scusa l'interruzione, è sempre un problema insegnare le buone maniere a questi decerebrati– si scusò facendo un piccolo inchino. Il ragazzo sventolò una mano in aria.
–Ah, non preoccuparti, ora se non ti dispiace io lascerei da parte i convenevoli– disse, Lift sorrise.
–Sono d'accordo– confermò, si guardarono per pochi secondi prima di scattare in contemporanea in avanti per fare il primo attacco. Noite creò una sfera di luce nella sua mano destra e gliela scagliò contro, Lift sparì all'improvviso per poi riapparire subito dopo ad un palmo dal suo naso, il God Slayer scosse leggermente la testa confuso, poi tentò di schivare il colpo nemico, ma si accorse all'ultimo di non essere più in grado di muoversi e si guardò le braccia completamente bloccate da quelle che sembravano delle bende.
–Non pensi sia elegante? Grazie alla mia magia riesco a rendere sottile il mio corpo tanto quanto un foglio di carta– disse Lift assumendo parte della sua forma originale da un estremo della benda, cominciò a stringere e il peso della morsa gravò pesantemente sulle braccia di Noite il quale accusò il colpo.
–Elegante sì, ma non è una mossa intelligente la tua, intendo quella di spiegarmi che magia usi– gli disse, subito dopo dei fasci di luce oscura fuoriuscirono dalle fessure delle bende e Lift sciolse la morsa con un grido di dolore: il suo corpo dalle spalle in giù era coperto di bruciature e alcuni vestiti erano stati rovinati.
–Se tu sei come un foglio di carta allora con la luce intensa bruci velocemente, o forse mi sbaglio?– chiese ironicamente, Lift si guardò preoccupato per il suo outfit.
–Oh no, i miei vestiti erano tutti di marca, accidenti non posso girare vestito in questo modo ora, non è per niente decoroso– si lamentò cercando almeno di soffiare sulle ferite per alleviare il dolore. Noite sorrise.
–Sai il tuo comportamento mi ricorda quello di un mio amico, sarà per questo che mi stai simpatico– gli disse.
Fendenti del Dio della Luce!– poi però non gli lasciò un attimo di respiro, infatti ripartì alla carica sfoderando le sue tecniche nel corpo a corpo. Lift reagì nell'immediato diventando sottile e quasi invisibile, schivando e sgusciando attraverso gli spazi vuoti dei suoi attacchi come un serpente.
–Hai capito che puoi ferirmi con la tua magia, ma ti ostini a combattere nel corpo a corpo, o sei recidivo o sei solo stupido– disse Lift, cominciando a colpire le sue braccia, il suo punto debole, gli indumenti che le coprivano, comprese le bende si sfaldarono lasciando intravedere sotto di esse gravi bruciature. Noite fece una smorfia di dolore, ma non si fece scoraggiare. Tentò un altro gancio destro che Lift schivò passandogli accanto: proprio ciò che il God Slayer voleva che facesse. I suoi arti cominciarono a brillare sempre più intensamente e la luce oscura che li copriva si espanse colpendo anche Lift il quale per la seconda volta si ritrovò bruciacchiato, si ritirò immediatamente con un espressione corrucciata in viso: la sua stessa magia gli si stava ritorcendo contro e questa cosa la odiava a morte. Improvvisamente il viso del nemico si illuminò e ripartì all'attacco con un'idea ben fissa nella testa. Noite portò un braccio in avanti e scagliò un fascio di luce intensa abbastanza grosso da impedirgli la visuale. L'inconveniente della magia del suo nemico era che quando l'attivava diventava praticamente invisibile, in più si muoveva con grande agilità, un motivo valido per utilizzare un attacco ad ampio raggio.
Soffio di luce!– dalla bocca di Noite fuoriuscì un raggio di luce oscura, Lift saettò a sinistra schivando il colpo per poi aggrovigliarsi attorno ai polsi del suo avversario, serrò la presa in modo che questi arrivassero a toccarsi dietro la schiena ammanettandolo. Il God Slayer tentò di bruciarlo nuovamente con la sua magia, ma questa volta senza successo, la luce sparì e il corpo sottile di Lift era ancora intatto. Noite assottigliò gli occhi stranito, poi il nemico fasciò il suo corpo arrivando a stringergli anche il collo impedendogli di respirare. La sua testa tornò alla forma originale e si posizionò a mezz'aria proprio davanti al viso di Noite il quale lo guardò diffidente.
–Adoro vedere quella faccia sorpresa, non sei il tipo che si lascia trasportare troppo dalle emozioni vero?– non rispose alla domanda limitandosi a fissarlo, anche perché senza fiato: di solito era lui quello che gestiva le redini di una battaglia eppure in questa, la situazione si era completamente ribaltata. Guardò davanti a sé quel filo che doveva rappresentare il collo del suo nemico e improvvisamente capì.
–Vedo con piacere che ti sei accorto che ho aumentato lo spessore del mio corpo, in questo modo non puoi bruciarmi con il semplice calore se schivo i tuoi attacchi– disse Lift leggendo gli occhi avversari, Noite guardò verso il basso poi accenno un sorriso strafottente.
Soffio di luce!– l'ennesimo raggio partì dalla bocca del mago e si schiantò verso il suolo con un frastuono assordante, la potenza del colpo che impattò sul terreno creò un vortice di pressione che spedì entrambi i ragazzi in aria. Lift socchiuse gli occhi accecato e allentò la presa sui polsi dell'avversario la quale si liberò in un istante tornando a respirare. Con le mani libere ora poteva contrattaccare e così fece. Allargò le braccia e sui suoi palmi si crearono due sfere di luce oscura. Il nemico aprì gli occhi troppo tardi: vide il God Slayer piombargli addosso in un attimo e solo dopo si accorse dell'attacco dell'avversario. Noite unì i due palmi schiantando su entrambi i lati del viso di Lift il suo potente attacco, la testa del nemico, così come tutto il corpo fu avvolta da un esplosione di luce oscura che poi si dissipò un attimo dopo, lasciando solamente il corpo martoriato e fumante del nemico, questo cadde a terra con un tonfo sordo insieme a Noite, quest'ultimo si rialzò tastandosi le braccia doloranti e gli si avvicinò facendo un inchino.
–Grazie per aver combattuto con me– disse serio, con una mano afferrò la sigaretta che aveva ancora tra le labbra ormai disintegrata e la guardò un pò scocciato.
–Questa sigaretta è un pò come te– la gettò via tra i cumuli di terra nera ed erba color ocra.
–Brucia in fretta–







ANGOLO AUTRICE:

Ehm... già sta volta non so veramente cosa dire, non so nemmeno cosa fare se non scusarmi immensamente per il ritardo di... oh una settimana. Non sono sparita, sono sana sono salva e per tutti quelli che me lo hanno chiesto no, non ho intenzione di abbandonare la storia. Non è una scusa quella che vi sto per dire, ma io ho veramente pochissimo tempo per scrivere, il lavoro porta via più della metà della giornata, lavorando a tempo pieno mattina e pomeriggio anche 10 ore al giorno quando arrivi a casa l'unica cosa che hai voglia di farti è una doccia e dormire, anche se quest'ultima cosa viene meno quando io (persona furba e intelligente) al posto di farmi un pisolino o andare a letto ad un orario decente la sera mi metto a scrivere con il risultato che rileggendo il capitolo che ho scritto da mezza addormentata, trovo degli errori o meglio orrori che solo io so quali sono. Perciò se ne trovate vi prego avvertitemi perché potrebbero essermi scappati.
Comunque sia, spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso!! Fatemi sapere cosa ne pensate! Il prossimo aggiornamento dovrebbe, ripeto... DOVREBBE essere il 24/25 Luglio come da programma, ma prendete questa data come punto di riferimento. Ah piccola anticipazione... alla fine di questa saga (che non manca poi tanto) dovrò fare un annuncio!! Non spaventatevi. Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 33
*** TRENTADUESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: BRUTTA NOTIZIA ***


TRENTADUESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: BRUTTA NOTIZIA







–Velvet spiegami una cosa, perché sei finita su tutti i giornali del regno? Che cosa hai combinato a Peonia?– domandò Tyson che stava chiedendo spiegazioni alla ragazza mentre correva a perdifiato insieme a Tecla.
–Quelle notizie sono false, l'articolo diceva che avevo aizzato una rivolta con i paesani, ma in verità stavo cercando un posto per non coinvolgere i cittadini nella battaglia contro i Vasileias che mi stavano inseguendo per catturarmi, la foto che hanno allegato trae in inganno perché quelli che sono dietro di me sono i soldati ma con abiti civili, è stato tutto architettato per mettere in brutta luce il nostro gruppo– spiegò, Tyson annuì capendo, poi però la guardò con la coda dell'occhio: aveva bisogno di un altro chiarimento, una risposta alla domanda che gli martellava nella testa da quando l'avevano ritrovata e poi persa.
–Perché hai detto che se ti avessimo inseguita ci avresti ucciso?– domandò a bruciapelo e con tono serio.

–Non capite è proprio perché siete qui che tutto andrà a farsi fottere!–

–... Se provate anche solo a pensare di seguirmi, questa volta non mi farò scrupoli ad uccidervi–


Velvet si morse le labbra prima di respirare profondamente.
–La prima volta che andai a salvare Saph incontrai quel tizio che dice di essere il capo, mi disse che lui avrebbe lasciato andare mia sorella solo se prima gli avessi portato tutti voi. Mi sono rifiutata categoricamente, piuttosto preferivo salvare Saph da sola che mettervi in mezzo. Lui non sa dell'esistenza della gilda e non sa nemmeno  il luogo in cui è collocata, quindi portarvi qui sarebbe stato svantaggioso. Per questo quando vi ho visto in casa di Nani al mio risveglio mi sono comportata in quel modo, non volevo che mi seguiste altrimenti rischiavate di essere catturati, in quel momento... Ho avuto paura– lei diceva sempre quello che le passava per la testa, che fossero cose belle o brutte non aveva importanza, quello che provava e pensava usciva automaticamente dalla sua bocca senza mezzi termini. Tyson sospirò e rise sinceramente sollevato attirando l'attenzione della ragazza la quale lo guardò stranita dalla sua reazione.
–Quindi era solo per questo? Fiù menomale, pensavo che volessi lasciare la gilda senza dire niente a nessuno, ma allora in questo caso è tutto risolto!– esclamò il ragazzo facendo un sorriso smagliante. Velvet lo guardò prima di abbassare lo sguardo e sorridere anch'essa: aveva davvero trovato dei compagni meravigliosi.
Tyson e Tecla arrivarono alla fine del laboratorio, voltarono l'angolo ritrovandosi davanti una schiera di porte, la ragazza si fermò un attimo mettendo le mani sulle ginocchia per la fatica e cominciò a respirare affannosamente.
–Dai Tecla dovremmo quasi esserci cerchiamo in una di queste porte– disse il ragazzo intimandola a non fermarsi.
–Dammi un minuto– rispose lei tra un respiro e l'altro.
–Non abbiamo un minuto, non abbiamo neanche un secondo, voglio andarmene da qui il prima possibile– ribatté il mago, la ragazza annuì prima di dirigersi verso la prima porta che con loro grande sorpresa si spalancò da sola. I due arretrarono con un balzo mentre una figura fuoriuscì dall'ombra con passo lento, il camice bianco sventolò nel suo avanzare facendo muovere il numero "78" ricamato a lato cuore, Velvet si sporse guardando il soggetto davanti a loro sopra la spalla di Tyson e sobbalzò.
–È lui– disse, il ragazzo a quell'affermazione si mise sull'attenti e i suoi muscoli si tesero pronto a scattare in qualunque momento.
–Signori buonasera, vedo con piacere che siete riusciti a trovarmi– disse quello che doveva chiamarsi 78, poi spostò lo sguardo su Tecla e fece un sorriso.
–Signorina Tecla è un piacere rivederla, vedo che non è cambiata di una virgola– continuò, il mago dell'occulto sbarrò gli occhi e si voltò nella direzione del medico.
–Tu lo conosci?– chiese diffidente, la ragazza guardò prima Tyson poi il nemico non capendo.
–No, io non so chi sia... Come sai il mio nome?–  domandò, lui la guardò facendo un sorriso, poi allargò le braccia come a mostrare il laboratorio, ormai distrutto, credendo che potesse essere qualcosa di cui andare fiero.
–Come potrei scordarmi di colei che ha creato tutto questo– disse 78, a quelle parole Tyson si allontanò di un passo dalla ragazza incredulo, lei scosse la testa sempre più confusa.
–Tyson io ti assicuro che non so di cosa lui stia parlando– cercò di convincerlo la ragazza, 78 rise ancora di più.
–Ottimo lavoro signorina Rift lei ha del talento, questo progetto potrebbe salvare molte vite– disse con un tono divertito, a quelle parole Tecla sbarrò gli occhi incredula e guardò meglio quell'uomo che diceva di conoscerla, poi capì: erano passati vent'anni quindi a primo impatto non lo aveva riconosciuto.

–Ottimo lavoro signorina Rift lei ha del talento, questo progetto potrebbe salvare molte vite–

–Professor Lame?– domandò lei incredula.
–Finalmente– affermò lui sorridendo, Tyson guardò prima uno e poi l'altro non riuscendo più a trovare una connessione logica in tutta quella storia.
–Si può sapere cosa sta succedendo?– chiese cercando spiegazioni, Tecla deglutì.
–Anni fa durante i miei studi fui allieva di un professore, il professor Lame, lui è un grande luminare della scienza, mi ha in segnato tutto quello che so riguardante la medicina, la chimica e la meccanica, quando feci la mia tesina e gliela mostrai mi disse che avrei potuto salvare molte vite e così mi mandò qui...– si bloccò per un minuto realizzando la terribile verità di cui era venuta a conoscenza, 78 rise vedendo la sua espressione.
–Credo che lei abbia capito, il progetto che mi ha mostrato e che le ho detto di portare qua è stato utilizzato per costruire tutto questo, non si è mai chiesta perché la sua tesi era scomparsa? Le vasche sono una sua idea, ora capisce il motivo per cui non è mai stata promossa al piano sotterraneo? Sapevo che non avrebbe mai lasciato che lo facessimo– disse, Tecla lo guardò e gli occhi le si riempirono di lacrime.
–Non è vero! Il mio progetto non prevedeva una tale tortura per i pazienti! Le vasche servivano solamente ad estrarre un piccola quantità di potere magico da utilizzare su quelle persone che ne erano a corto, era come una donazione di sangue ma lei l'ha trasformata in un abominio– gridò con la voce strozzata.
–Usare questo progetto geniale per piccole trasfusioni di magia era uno spreco così grande, così l'abbiamo leggermente modificato e dopo vari tentativi siamo giunti alla forma finale!– rispose lui facendosi vedere orgoglioso, Tecla strinse i pugni infuriata.
–A cosa vi serve una quantità tale di etere magico? Non esistono compratori in questo mondo che sappiano di questo progetto!– esclamò la ragazza contemporaneamente arrabbiata e delusa da colui che considerava come un uomo da stimare.
–Oh qualcuno c'è invece...– indicò con un dito verso l'alto e fece un sorriso sghembo.
–Tutto questo è stato costruito grazie ad una sola persona che ha finanziato il progetto. La scienza deve progredire e l'unico modo per farlo al giorno d'oggi è lavorare sotto l'ala dei più potenti– continuò, Tyson si voltò verso di lui allargando gli occhi per lo stupore.
–Non starai dicendo che...–
–Sì esatto... Theos Velona– a quel nome il sangue del ragazzo cominciò a ribollire nelle vene.
–È mai possibile che qualunque cosa succeda lui ci sia sempre in mezzo!?– esclamò il mago infuriato, 78 rise di gusto.
–Il Re è una persona che sa quel che vuole, non appena è venuto a conoscenza di questo progetto ha stanziato i soldi per la costruzione e la manodopera, in poco meno di un mese il laboratorio era stato completato e noi abbiamo cominciato ad utilizzare le prime cavie, tutto il quantitativo di etere magico che estraiamo lo spediamo alla capitale in gran segreto, non so che cosa ci facciano e non mi interessa, so solo che la scienza è meravigliosa e il fatto che Theos Velona ci permetta di sperimentare su cavie umane è spettacolare!– esclamò ebbro di gioia, sia Tyson che Tecla a quelle parole strinsero i denti e lo guardarono furibondi.
–I miei progetti non servono per fare del male alle persone, servono per aiutarle! Tutta la scienza serve a questo professore... me lo ha insegnato lei!– gridò la ragazza strozzandosi con la sua stessa saliva mentre le lacrime percorrevano il suo viso unendosi alla punta del mento in una cornice tempestata di diamanti luccicanti.
–Una volta la pensavo anche io così, ma nessuno ha mai lasciato il segno nella storia in questo modo, tutti coloro che hanno un certo peso nel nostro passato possono essere riconosciuti perché hanno creato armi o fatto stragi, come Zeref con la sua armata di demoni o Acnologia con l'uccisione di tutti i draghi esistenti– ribatté il professore.
–E Fairy Tail allora!?– domandò Tyson guardandolo sprezzante, 78 si portò una mano davanti alla bocca per poi scoppiare in una risata agghiacciante.
–Fairy Tail non è altro che una leggenda, la si racconta ai bambini per fargli credere che in questo regno ci sia ancora qualcosa di buono. L'amicizia, la famiglia, il rispetto sono tutti valori superati, a chi vuoi che importi al giorno d'oggi? Solo gli stupidi credono di poter vivere una vita normale in un regno in rovina come questo e se tu pensi che un giorno riuscirai a cambiare le cose... Bhe ti sbagli, non cambierà niente di niente, il vostro è solo un sogno utopico e tu sei solamente un illuso– rispose denigrando la gilda che 500 anni prima aveva combattuto contro Theos Velona perdendo su tutti i fronti. Tyson con uno scatto repentino fu davanti al nemico che non aspettandosi tale velocità cercò di indietreggiare di un passo senza alcun successo.
–Taci pezzo di merda!– un pugno chiuso affondò nella sua guancia deformandone il viso e il professore venne sbattuto al suolo da una potenza mostruosa, nonostante ci fosse il terreno a bloccare l'avanzata del colpo, il ragazzo ci mise ancora più forza, i bicipiti si ingigantirono e le vene si gonfiarono tanto che ora parevano come lunghi e striscianti vermi sotto pelle, le piastrelle sotto di lui creparono con un suono secco e molte di esse vennero spazzate via dal movimento del colpo. Si rialzò stringendo i denti e mostrando il pugno coperto di sangue, non suo.
–Non voglio più sentire una sola parola uscire da quella fogna!– esclamò autoritario, poi si voltò verso Tecla la quale aveva ancora gli occhi pieni di lacrime.
–Tecla! Prendi Velvet ed entra in quella stanza, la vasca deve essere lì– ordinò il mago slegandosi la compagna dalla schiena per poi posarla delicatamente a terra.
–E tu?– domandò la ragazza asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
–Io sistemo questo stronzo– rispose lui crocchiandosi le nocche. 78 si rialzò e si tenne il viso con una mano fissando il pugno che gli aveva fracassato la mascella gocciolare sangue. La rabbia montava dentro Tyson come un fiume in piena, non gli lasciò un attimo di respiro e si scagliò verso di lui.
Nel frattempo Tecla afferrò Velvet ed entrò in quella stanza buia, cercò a tentoni contro la parete in cerca dell'interruttore e quando lo trovò lo sollevò illuminando tutto l'interno. Nel bel mezzo della stanza Sapphire era ancora tenuta imprigionata all'interno di quella vasca, essa era l'unica rimasta intatta, anche se i segni del frastuono erano arrivati fino a lì: per tutta l'altezza del macchinario si estendeva una ragnatela di crepe e anche il monitor del computer affianco sembrava aver accusato il colpo. Tecla insieme alla maga dei fulmini guardò verso l'alto la sorella Rockbell, sembrava dormiente tanto che Velvet provò a chiamarla più volte senza ottenere alcuna risposta.
–Devo farla uscire, prima di sottoporla all'intervento inverso mi devo assicurare delle sue condizioni fisiche, quindi sarai tu ad entrarci per prima– spiegò Tecla aprendo con delicatezza la vasca per non romperla, slegò e tolse gli impedimenti dal corpo di Sapphire per poi arrotolarla nel mantello di Nicolash dove prima era avvolta Velvet, in seguito con non poca fatica riuscì a posizionare Velvet sulla croce di metallo, poi controllò il computer sistemando i dati e invertendo il flusso dell'etere magico e infine premette il tasto di avvio, la macchina cominciò a fare strani rumori, probabilmente c'era anche qualche danno interno, ma in un modo o nell'altro il metodo sembrava funzionare.


 
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Demetra portò la mano sulla sua schiena in cerca di altre frecce da scagliare contro i suoi nemici, ma essa vagò nel nulla, niente arrivò al suo tatto, con la coda dell'occhio la ragazza vide la faretra completamente vuota ed espirò pesantemente, infine con un salto atletico atterrò con i piedi nudi sull'erba, proprio vicino ad un grosso albero contorto e cavo che nascondeva internamente quei crudeli dardi dal pennacchio giallo. Ne afferrò una manciata prima di spostarsi nuovamente e cambiare posizione: non era certamente rimasta con le mani in mano mentre aspettava l'arrivo dei nemici. Quando combatteva in luoghi chiusi era sempre in svantaggio, ma le munizioni non le mancavano mai, il problema si presentava quando doveva affrontare uno scontro in un ampio spazio, in cui si trovava meglio, ma le frecce che usava andavano disperse, per questo aveva appreso l'abitudine e la capacità di creare da sola le sue munizioni con qualunque cosa il bosco e la natura le offrissero: dai bastoncini ai sassi appuntiti, per poi spargerle sull'intero campo di battaglia in modo che in qualunque luogo si spostasse non rimanesse mai senza. Si spostò di qualche decina di metri più a Sud rispetto a dov'era in precedenza e continuò a scagliare le sue frecce.
Concentrazione sguardo del falco– i suoi sensi si affinarono e i suoi occhi fecero come uno "zoom" sui suoi obbiettivi.
Elemental Hawk Earth– il suo dardo appesantito da rocce e radici che gli erano cresciuti attorno saettò sibilando rumorosamente prima si schiantarsi al suolo proprio ai piedi del nemico che saltò in aria insieme ad una decina di compagni. Crateri e crepe cominciarono a formarsi sul campo di battaglia, senza che gli avversari potessero fare nulla: nessuno capiva da dove provenissero tutti quegli attacchi, così potenti e soprattutto così veloci, ai loro occhi risultavano come mine sotterranee: imprevedibili e con una potenza pari a quella di una bomba.
–L'esercito è stato quasi dimezzato, perché il signor Lift ci mette così tanto!?– gridò un soldato portandosi le mani sulla nuca per coprirsela da una pioggia di detriti dovuti ad un esplosione.
–Si è fermato a combattere con un tizio– rispose un altro.
–Lui vale come tutta la nostra armata, perché perde tempo con un solo individuo quando qua siamo in difficoltà contro l'intero esercito nemico– il secondo soldato lo guardò stranito.
–Non siamo contro un esercito, ma contro una persona sola– affermò serio, il compagno lo guardò allargando gli occhi per lo stupore.
–Com'è possibile? Le frecce vengono da direzioni diverse e sono troppe per essere di una sola per...– non fece in tempo a finire la frase che uno di quegli oggetti gli trapassò il cranio per poi fuoriuscire dall'occhio ora assente, una schizzata di sangue insieme all'organo ormai senza sede tinse il viso del suo collega di rosso, esso cominciò a colargli prima negli occhi impedendogli la vista a causa del bruciore e poi nella bocca facendogli sentire quel sapore pungente di ferro e morte. Morte che sopraggiunse dopo pochi attimi quando l'ennesima freccia si conficcò nel suo petto tanto facilmente quanto un coltello in una pesca matura. Entrambi i corpi senza vita si appoggiarono l'un l'altro sostenendosi in un abbraccio privo di emozioni e gelido come le tenebre più oscure. Il campo di battaglia sembrava come disseminato di fiori scarlatti i cui petali coloravano un grande prato segnato dalla ferocia del fuoco rendendolo maculato di verde, ocra e rosso. Mai un paesaggio fu così spettacolare e al tempo stesso così macabro. Più le frecce venivano scagliate più il campo si ricopriva di fiori, sempre più fitti e sempre più intensi. Demetra tastò di nuovo sulla sua schiena alla ricerca di altre armi da scoccare trovando solamente il nulla.
–Merda– imprecò, fissò poi davanti a se constatando che ora la distanza che aveva di vantaggio fino a poco prima si era quasi azzerata: avrebbe voluto spostarsi dalla parte opposta per colpirli alle spalle e con le sue abilità ci sarebbe anche riuscita senza farsi scoprire, ma il loro obbiettivo era un altro, la casa di Nani era proprio in quella direzione, perciò lei doveva bloccare la loro avanzata ad ogni costo. Arretrò spostandosi di ramo in ramo e si rifornì nuovamente di munizioni, per poi ricominciare la sua strage.
–Meno della metà ancora, so che ce la possiamo fare Ombra di Gaya... –  disse rivolgendosi al suo amato arco. L'arma in legno di faggio con gli inserti in cuoio, aveva due falchi a decorare l'impugnatura, mentre alle estremità la corda tesa era legata a due pezzi di legno a forma di goccia. Demetra assottigliò gli occhi quando vide i primi soldati a pochi metri da lei, nell'immediato la ragazza saltò giù dagli alberi finendo proprio davanti a loro nel bel mezzo della strada. Doveva fare qualcosa per impedire il loro passaggio e l'unico modo era quello: affrontarli a viso aperto.
–Non fate un altro passo– ordinò con tono autoritario, i soldati si bloccarono sul posto studiando la ragazza da capo a piedi.
–E tu chi sei?– domandò uno di loro sprezzante.
–Quella che vi fermerà, qui e ora– rispose senza pensarci troppo su.
–Hey guardate quel simbolo, non è forse quello della gilda che hanno appena formato illegalmente?– domandò sottovoce un Vasileias sussurrando nell'orecchio di un collega, il quale fu attirato dal marchio sulla coscia della maga.
–Sì, com'è che si chiamava?– domandò l'altro.
–Phoenix's Ashes– rispose la ragazza mostrandosi fiera di indossare quel simbolo.
–La gilda di cui voi dovreste aver paura– continuò indicandoli con un dito. I Vasileias scoppiarono all'unisono in una fragorosa risata.
–Paura di voi? Siete in tre gatti cosa sperate di...– la frase del soldato non fu portata a termine che una freccia gli trapassò il cranio e proseguì con una potenza tale da infilzare anche i compagni dietro di lui. I Vasileias si voltarono allarmati verso Demetra la quale li fissava con sguardo serio e deciso.
–Qui gli unici gatti siete voi... Noi siamo fenici– ribatté lei imbracciando il suo arco.
–Andiamo è da sola non può fare niente contro tutti noi!– esclamò un soldato prima che lui insieme a tutti gli altri partissero alla carica verso la ragazza la quale non si fece scrupoli a scagliare le prime frecce. I soldati però erano troppi e lei troppo vicino tanto che cominciarono anch'essi ad attaccarla con i primi colpi magici: una pioggia di tecniche le piombò addosso, alcune le parò, altre le schivò, ma altre ancora la colpirono in pieno provocandole vari danni in tutto il corpo, ma sollevò lo sguardo sempre incurante del dolore e soprattutto incurante della quantità di avversari davanti a lei.
–Voi circondatela, voialtri invece andate verso la casa, la maga eremita dovrebbe trovarsi la dentro– ordinò un soldato, Demetra sbarrò gli occhi e prima che si potesse rialzare venne afferrata per le braccia e tenuta ferma. Uno di loro le si parò davanti e le afferrò il viso voltandoglielo bruscamente nella sua direzione.
–Hai finito di fare stragi, ora è il nostro turno di menare le mani– disse e subito dopo il suo pugno si abbatté violentemente sul suo viso facendola sanguinare da naso e labbra, Demetra non emise neanche un gemito di dolore si limitò semplicemente a passarsi la lingua sulla ferita per raccogliere il sangue che stava per colare e li guardò sprezzante.
–La maga che stai cercando di proteggere ha i minuti contati, tra poco di lei non rimarrà che un corpo senza vita e tu stai per fare la sua stessa fine– disse, la ragazza sputò sporcando la guancia del soldato di saliva mista a sangue.
–Puoi anche scordartelo– sussurrò lei prima di spostare velocemente la nuca all'indietro colpendo in viso i soldati e poi in avanti sul naso dell'uomo che l'aveva picchiata, caddero a terra doloranti e Demetra con le braccia libere incoccò tutte le frecce che le erano rimaste nella faretra puntando verso l'alto.
Rain Hawks!– le scoccò queste saettarono verso il cielo in un unica massa informe per poi allargarsi come un grande fuoco d'artificio con un movimento parabolico. I soldati scapparono in ogni direzione cercando un riparo sotto il quale nascondersi, inciampando sulle loro stesse gambe e sui corpi dei loro colleghi morti, tutti tranne Demetra la quale cominciò a camminare decisa verso la casa di Nani incurante delle sue stesse frecce che da li a qualche secondo sarebbero piovute sul campo di battaglia senza risparmiare nessuno. Molti soldati non fecero in tempo a trovare un riparo che l'attacco della ragazza piombò a terra in un vero acquazzone di morte. Demetra camminava spostandosi verso destra e poi verso sinistra anticipando le frecce che sarebbero precipitate proprio in quei punti, mentre attorno a lei i nemici cadevano uno dopo l'altro sotto quei dardi crudeli. La ragazza seguiva un percorso ben preciso, inoltrandosi fieramente e a testa alta in mezzo ai cadaveri dei suoi nemici, il sangue le schizzava sull'armatura e impregnava la sua camicia verde tingendola di tutt'altro colore, passava nella fitta nube di frecce senza che nemmeno una la sfiorasse: a primo impatto il suo poteva sembrare un attacco suicida, ma i calcoli delle sue traiettorie non erano mai sbagliati, ogni freccia precipitava dove voleva lei, ogni nemico cadeva dove lei aveva predetto e ogni passo che faceva segnava il percorso più sicuro da prendere. La tempesta passò e quella manciata di soldati rimasti fuoriuscì dai loro rifugi con indugio e terrore negli occhi, fissando quella maga che ora, ricoperta di sangue com'era e circondata di cadaveri, pareva più un comandante della morte. La disperazione si impadronì di loro e accecati dalla rabbia le si scagliarono contro in un ultimo disperato attacco, nella speranza di poter concludere una volta per tutte quel massacro a senso unico. Demetra aveva tremolii in tutto il corpo, le gambe non la reggevano più e il fiato era corto: non si era ancora ripresa del tutto e utilizzare l'arco per tanto tempo e ad una tale potenza la destabilizzava, in più l'ultimo attacco aveva quasi prosciugato del tutto le sue forze.
–Andiamo, abbiamo solamente il compito di ucciderne una, ma prima dobbiamo aprirci un varco– esclamò un soldato, Demetra li guardò minacciosa e si impose mettendosi ritta davanti a loro per sbarrargli la strada.
–Voi non la toccherete neanche con un dito– esclamò.
–Che cosa ti importa di quella donna? Non sei tu quella che ha cresciuto– ribatté uno di loro.
–No, ma ha cresciuto una mia amica e io non permetterò che voi le torciate un solo capello, ha già sofferto abbastanza, non voglio che succeda a lei ciò che è successo a me, anzi...– li guardò decisa.
–... Non lascerò che nessun altro passi ciò che ho passato io, mai più– si corresse afferrando una freccia conficcata al suolo per poi tenderla e scoccarla.
Elemental Hawk Wind!– il piccolo tornado avvolto sul dardo provocò un esplosione spazzando via una quantità di nemici impressionante solo con la pressione dell'impatto con il suolo.
–Sbaglio o i colpi sono più forti di prima?– chiese un soldato intimorito, ricevendo una risposta positiva da un collega, Demetra guardò anch'essa il suo arco stupita non aspettandosi una potenza simile e fece un sorriso soddisfatto e pieno di orgoglio.
–Fino adesso avete assistito alla potenza del mio arco al 30%, ma ora...– disse fiera.
–... ora vi farò vedere quella al 40%– ne afferrò un'altra lì accanto incoccandola e puntandola contro quella decina di soldati rimasti. Qualcosa le percorse il corpo, una sensazione nuova, mai provata prima, si sentiva come rinfrescata ma al tempo stesso indomabile, come un fiume in piena nella stagione delle piogge.
Elemental Hawk Water!– la freccia venne ricoperta da un vortice d'acqua fino alla punta e quando arrivò a toccare il suolo ai piedi dei Vasileias esplose in un onda anomala che li investì in pieno, la potenza era tale che alcune zolle di terra si staccarono per seguire il flusso della corrente e colpire anch'essi gli avversari tramortendoli o schiacciandoli completamente, l'incantesimo si dissolse e Demetra cadde in ginocchio esausta e senza forze, ma con un sorriso soddisfatto stampato in viso.
–Hai ancora il coraggio di farmi la stessa domanda che mi hai fatto poco fa?– domandò alla persona che aveva sentito arrivare dietro di lei, Noite le spuntò alle spalle e si sedette svogliatamente accanto a lei con un sorrisetto in volto.
–No ma sei forte, dovremmo combattere qualche volta– commentò lui sdraiandosi come lei e incrociando le mani dietro la testa, uno sbuffo divertito uscì dalle labbra della ragazza che si voltò mettendosi a pancia all'aria a guardare il cielo con il suo compagno.
–Vincerei– rispose.


 
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Nicolash si passò la mano sul lato destro del viso cercando di togliere il sangue che altrimenti gli sarebbe colato negli occhi e balzò all'indietro evitando un attacco frontale di Serval e poi a sinistra per un colpo di frusta di Vanica. Tenerli a bada non era così difficile, ma affrontarli per sconfiggerli definitivamente era un'altra storia, si fosse trattato di uno solo era sicuro di potercela fare, ma in quel modo risultava complicato, i colpi provenivano da ogni angolazione, tra aghi, frustate, pugni e calci individuare e schivare al momento giusto non era per niente semplice: in quel momento pensò a Tyson e a quanta fatica avesse fatto per trattenere quei due anche per poco tempo.
–La situazione è sempre più a nostro vantaggio Serval, dobbiamo farlo fuori– disse Vanica facendo schioccare la sua frusta al suolo.
–Hai ragione guardalo, è esausto tanto che non si regge in piedi– confermò il collega. Nicolash li guardò fissi mentre le gambe e le braccia tremavano per lo sforzo, non per il combattimento che stava intraprendendo, ma per la perdita di controllo che aveva avuto poco tempo prima, gran parte delle sue forze era sfumata a causa di quel problema e ora che era tornato in sé ne risentiva parecchio. Nonostante questo lasciò credere ai suoi nemici di essere loro la causa della sua stanchezza, aspettando il momento più opportuno per fargli abbassare la guardia e contrattaccare. I due nemici si lanciarono nella direzione dello stregone chinando la testa in avanti per scattare più veloci, il primo a raggiungerlo fu Serval che cominciò con una serie di calci e pugni ad una velocità spaventosa, dopo poco si intromise anche Vanica la quale toccando il terreno lo rese tanto elastico da farle sorpassare in volo la testa di Nicolash, questo troppo impegnato a parare i colpi di Serval non poté fare niente contro la frusta che si attorcigliò sul collo stringendo sempre più, Serval diede un calcio alle gambe del mago e questo si inginocchiò senza forze a tenerlo in piedi, in seguito il nemico gli puntò un ago alla gola. La situazione era a favore dei nemici e Nicolash ora era in grande difficoltà: se si fosse mosso Serval lo avrebbe ucciso all'istante, se invece fosse rimasto immobile la frusta di Vanica si sarebbe stretta ancora di più facendolo morire soffocato. In entrambi i casi c'era una sola soluzione: morte. Serval appoggiò la punta dell'ago proprio sulla vena principale del collo che si era ingrossata a causa di Vanica che non voleva saperne di mollare la presa sulla sua arma. La tenne stretta con un dito applicando una leggera pressione e facendo conficcare solamente la punta, poi però lo ritirò indietro prendendo lo slancio per poter infliggergli il colpo finale. In quell'istante però un lampo abbagliate impedì la vista a tutti e il rumore di uno scoppio, come lo sparo di un fucile seguito da un forte fragore roboante, fece trasalire tutti quanti e la mano di Serval andò disintegrata, urlò di dolore contorcendosi a terra. Nicolash ne approfittò e fece una capriola all'indietro colpendo Vanica allo stomaco con entrambi i piedi, questa mollò la presa sulla frusta e lui tornò a respirare rimettendosi sulla sue gambe. Una nuvola di polvere si era sollevata dopo quello scoppio nascondendo la figura responsabile di quel marasma.
–Per i cattivi della situazione ho una brutta notizia– disse, i tre si voltarono proprio in quella direzione e la figura non si fece attendere troppo uscendo come farebbe una star sul palcoscenico: a passo lento ma deciso.
–Velvet è tornata–








ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzi!! Ormai non chiedo neanche più scusa per il ritardo, scherzo scusate davvero!! Non sono recidiva sono solo troppo occupata.
Dunque parliamo del capitolo, non sapevo che titolo mettere e quindi ho deciso di farvi prendere un colpo... perché si sono "brutte notizie" ma per i cattivi MUAHAHA. Sono malefica lo so... ma comunque tutto è andato i per il meglio noh? Per ora.
Fatemi sapere cosa ne pensate e il prossimo capitolo arriverà 7/8 agosto (ahahah non ci crede nessuno) no dai spero vivamente di si. Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 34
*** TRENTATREESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: RIVEDERE SE STESSI ***


TRENTATREESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: RIVEDERE SE STESSI







–Velvet è tornata– annunciò la ragazza uscendo dalla nube di fumo che aveva creato sotto lo sguardo sbigottito dei nemici e quello felice di Nicolash: il sorriso gli illuminava il viso di un chiarore splendido e per quanto fosse possibile gli occhi facevano anche di più. Velvet lo guardò mentre si rialzava da terra coperto di ferite e ripensò a ciò che si erano detti prima che lei se ne andasse e alle parole che gli aveva detto Tyson:

–Non ha mai combattuto a mente lucida da quando te ne sei andata, anzi ha affrontato i suoi avversari con la preoccupazione di perderti, sfogando solamente la sua rabbia...–

–Dove stai andando?– le chiese non capendo, la ragazza si fermò e si voltò appena guardandolo da sopra una spalla.
–Non voglio la compassione di un uomo, tutto ciò che devi fare è aspettare qui– rispose.
–Aspettare? Aspettare il tuo ritorno? E per quanto tempo?– domandò sempre più confuso.
–Finché sarà necessario, potrebbe volerci un anno, come potrebbero volerci due giorni– concluse imboccando la strada per uscire dalla città.
–Aspetta Velvet!–


Nicolash le si avvicinò a passo svelto straripante di gioia, ma lei lo bloccò allungando il braccio fino a toccare il suo petto con la mano tenendolo lontano e lo fissò seria negli occhi, Nicolash sollevò lo sguardo incatenandolo al suo confuso.
–Non mi hai ascoltato– disse semplicemente con tono duro, lui la guardò stranito.
–Cosa intendi?– chiese non capendo. La ragazza aggrottò le sopracciglia assumendo un espressione severa.
–Ti avevo detto di aspettare il mio ritorno, che non volevo la compassione di un uomo!– alzò il tono di voce, arrabbiata.
–Lo sai che cosa hai combinato non dandomi retta!?– esclamò ancora guardandolo con lo sguardo tipico di quando doveva farla pagare a qualcuno, mentre il ragazzo abbassò gli occhi mortificato: era fin troppo arrabbiata, lo sapeva, ma nonostante questo non riusciva a capirla. Velvet si avvicinò e gli sollevò il viso con una mano.
–Mi hai salvato la vita– disse in un sussurro che venne accompagnato da un sorriso sincero, un sorriso che Nicolash non poté fare a meno di fissare stralunato come se fosse la cosa più bella del mondo e forse per il suo lo era veramente.
–Grazie– continuò la ragazza, il mago scosse il capo risvegliandosi da quella specie di catalessi, poi ricambiò sorridendo a sua volta e infine le si avvicinò con sguardo languido.
–Una piccola ricompensa?– domandò alludendo a qualcosa di sporco, il sorriso di Velvet tramutò in un espressione spazientita prima che il ragazzo venisse steso a terra da una scossa elettrica.
–Ah! Con te è impossibile– sbuffò lei incrociando le braccia e battendo ripetutamente il piede a terra. Nicolash sorrise spontaneamente nascondendosi contro il pavimento: come aveva detto lei, Velvet era tornata, e grazie a dio era quella di sempre, ma in fin dei conti anche lui non era cambiato. La ragazza lo guardò sorridendo impercettibilmente poi aprì la sua giacca estraendo quello che sembrava un indumento piegato color rosso cremisi e lo lanciò al suo compagno che lo afferrò al volo.
–Credo che questo sia tuo– affermò lei, il ragazzo guardò quel pezzo di stoffa con un ghigno in volto e lo aprì per poi portarselo al collo facendolo sventolare.
–Che stregone sarei senza mantello– disse soddisfatto di aver ricevuto indietro il suo indumento.
Serval si contorceva a terra dal dolore: la sua mano era stata completamente disintegrata da una saetta e ora al suo posto non rimaneva altro che un moncherino annerito e già cicatrizzato a causa del calore. Vanica era accanto a lui e guardava inorridita la parte mancante mentre cercava di respingere una sensazione di rigetto che le salì direttamente dallo stomaco, si abbassò al suo livello per sussurrargli qualcosa nell'orecchio senza farsi sentire.
–Andiamocene– disse semplicemente, Serval sobbalzò e la guardò scuotendo la testa.
–Non possiamo, non di nuovo!– esclamò lui sbalordito, lei si mise un dito davanti alle labbra intimandogli di fare silenzio.
–So che se non obbediamo agli ordini verremo fatti fuori, ma se rimaniamo e combattiamo verremo sconfitti e di conseguenza verremo uccisi comunque, quei due sono troppo forti, non abbiamo scelta Serval– spiegò la ragazza, ma il compagno scosse la testa contrariato.
–Io non scappo Vanica, siamo in questo laboratorio da fin troppo tempo, non possono ucciderci se dovessimo commettere un piccolo errore, sarebbe ingiusto– ribatté, ma lei sospirò pesantemente.
–Esiste veramente qualcuno che sia giusto in questo mondo?– gli domandò a bruciapelo zittendolo subito dopo. Gli occhi di ghiaccio della ragazza fissarono seri quelli ambrati di Serval facendogli capire in quell'istante che la situazione era più grave di quanto si aspettassero.
–Ascoltami, abbiamo sempre combattuto in coppia e in questo modo abbiamo messo in difficoltà gli avversari, ma l'unica volta in cui tu hai affrontato il piccoletto da solo te la sei vista brutta, lo stesso vale per me quando ho combattuto contro il ragazzo con la falce...– Serval abbassò gli occhi pensando alle sue parole per un momento.
–... Capisci cosa intendo? Eravamo un passo avanti a loro solo perché combattevamo insieme, avevamo il vantaggio numerico dalla nostra parte, ma ora che anche loro sono in due abbiamo zero possibilità di vittoria. Ascoltami Serval, sono troppo forti per noi, ce ne dobbiamo andare da qui... Adesso– cercò di convincerlo. Il compagno si morse il labbro inferiore poi sbatté un pugno frustrato sul pavimento.
–Avevamo finalmente trovato un posto in cui rimanere, perché deve sempre andare tutto a puttane?– chiese lui senza rivolgersi a nessuno in particolare.
–Perché viviamo in un mondo di merda in cui se ti fermi troppo in un solo luogo o vieni cacciato o vieni ucciso, sai bene che nessuno vuole avere a che fare con dei reietti come noi– rispose la ragazza nascondendo un velo di tristezza nel suo tono di voce. Serval sollevò lo sguardo capendo il suo stato d'animo: lui provava la stessa cosa.
–Dove andremo?– chiese facendo capire alla compagna che le stava dando ascolto.
–Non importa dove...– rispose lei, gli passò una mano dietro al collo per poi avvicinare il viso al suo e far combaciare entrambe le fronti.
–Ciò che importa è rimanere uniti, come abbiamo sempre fatto... Io e te, non ci serve nessun altro– continuò. Serval sospirò amareggiato prima di afferrare il polso di Vanica aiutandola ad alzarsi.
–Allora andiamo– affermò lui annuendo, ma non fece un solo passo. Nicolash si parò davanti a loro sbarrandogli la strada, quell'espressione infuriata che aveva in viso fece capire ai nemici che da lì non avrebbero avuto possibilità di fuga. Si voltarono indietro i due cercando una scorciatoia differente, ma nuovamente la loro via fu bloccata, questa volta da una Velvet vendicativa, la cui aura emanava vibrazioni spaventose.
–Merda– imprecò la ragazza dagli occhi di ghiaccio guardando prima uno poi l'altro non sapendo cosa fare. Entrambi gli avversari partirono all'attacco intraprendendo uno scontro individuale con uno di loro senza che i due medici potessero fare niente per evitarlo.
Nicolash fu addosso a Serval in un secondo, il ragazzo riuscì a schivare il suo fendente di spada grazie solamente alla sua velocità e si portò alle sue spalle qualche metro più indietro, allontanandosi da Vanica la quale rischiava di essere colpita dallo stregone. Il ragazzo gli corse in contro facendo una finta per fargli credere che lo colpisse al fianco quando in realtà con l'altro arto sbatté il suo bastone magico sulla testa di Serval il quale si tenne la parte colpita con una mano e aggrottò le sopracciglia confuso.
–È sempre divertente vedere le vostre facce– commentò Nicolash ridendo sotto i baffi, il nemico si allontanò nuovamente sorpassandolo, mentre Neviski si voltò portando indietro la sua spada prima di scattare in avanti e raggiungere Serval, con lo slancio del movimento fece avanzare la sua arma lucente eseguendo un fendente orizzontale, il nemico si abbassò di colpo mentre il movimento d'aria gli sferzò i capelli tanto era vicino, poi usando le gambe come leva diede una gomitata allo stomaco di Neviski e con la mano intatta afferrò una manciata di aghi conficcandoglieli in un polpaccio per poi allontanarsi nuovamente. Nicolash sentì solo un pizzico nella parte colpita e non si preoccupò più di tanto, quindi scattò in avanti, ma nel momento in cui la gamba colpita poggiò a terra per darsi la spinta, questa perse le forze facendolo crollare a terra, Serval ne approfittò per lanciare altri di quegli aghi ma questa volta al braccio che impugnava la spada, essi si conficcarono nella spalla e automaticamente il ragazzo mollò la presa sulla sua arma che cadde a terra per poi scomparire. Nicolash si guardò prima un arto e poi l'altro, avendo perso la sensibilità in entrambi i casi tanto che non riusciva nemmeno ad avere la forza di muoverli. Lanciò un occhiata a Serval che continuava a girargli attorno come una falena attratta dalla luce per poi allontanarsi sempre di più. Accasciato al suolo cercò di tirarsi su con il braccio rimasto e la gamba, ma nuovamente Serval glielo impedì facendo penetrare l'ennesimo ago nell'arto inferiore sano. Il ragazzo strinse i denti e con l'unico braccio ancora in forze tolse gli aghi conficcati nella sua pelle, ma nel momento in cui tentò nuovamente di rialzarsi le gambe gli tremarono e cedettero per l'ennesima volta.
–Non puoi più fare niente, i tuoi tendini sono danneggiati, se non vuoi smettere di camminare ti conviene stare fermo dove sei– gli disse il nemico, ma Nicolash non diede peso alle sue parole e portò una mano in avanti.
–Te lo puoi scordare, ho intenzione di farvela pagare cara– disse.
Nebbia argentea– esclamò, una nube magica fuoriuscì dalla punta del suo bastone ricoprendo l'area attorno a Serval il quale si guardò attorno confuso e diffidente, subito dopo cominciò a sentire male al petto, prima in modo lieve poi sempre più forte e il suo respiro si fece sempre più corto: non doveva perdere tempo doveva solamente bloccargli l'ultimo braccio e poi se ne sarebbe potuto andare insieme a Vanica. Si avvicinò nuovamente usando la sua velocità e fuoriuscendo da quella nuvola soffocante che però lo inseguì non appena cercò di spostarsi. Nicolash si rialzò lentamente senza sforzare troppo le gambe che altrimenti lo avrebbero lasciato nuovamente cadere, si voltò aspettando l'attacco del suo nemico il quale non tardò ad arrivare. Serval fu repentino nei suoi movimenti, prese altri aculei dalla sua sacchetta e li lanciò con una precisione chirurgica, mentre volavano nella direzione dell'obbiettivo cambiò strada sicuro che il suo attacco sarebbe andato a buon fine e si allontanò per dirigersi verso Vanica impegnata contro Velvet per portarla via di lì e fuggire insieme, ma qualcosa glielo impedì: prima sentì uno schiocco metallico e poi un raggio di energia lo investì in pieno fermando la sua folle corsa.
Servitori dell'anima– sussurrò Nicolash sogghignando, due sfere erano apparse ai suoi lati ed una di questa aveva sparato un laser riuscendo a colpire il nemico che ora si trovava a terra coperto di graffi, inoltre la nube tossica lo raggiunse impedendogli nuovamente di respirare. Serval tossì più e più volte rimettendosi in piedi e guardò il suo avversario non capendo come fosse riuscito a schivare il suo colpo senza muoversi, poi ci pensò su per qualche secondo: forse aveva sbagliato mira, eppure era convinto di aver scelto la traiettoria giusta. Si spostò nuovamente liberandosi di quella nube magica che tanto gli dava da fare, un raggio di energia partì da una sfera ma lui lo schivò spostandosi a sinistra con un balzo e afferrò nuovamente gli aghi: questa volta non lo avrebbe mancato. Li scagliò di nuovo, ma proprio nel momento in cui toccarono l'arto di Nicolash questi rimbalzarono con un tintinnio accompagnati da una scintilla per poi cadere a terra. Serval si fermò scuotendo la testa sempre più confuso.
–Com'è possibile?– chiese più a se stesso che all'avversario.
–Mi dispiace per te micetto ma questo non è un normale braccio...– Neviski lo guardò con un ghigno di superiorità poi si sollevò il mantello e si alzò la manica della giacca scoprendo l'arto che intanto sollevò in aria per l'attacco successivo.
–... È bionico, quegli aghi non hanno alcun effetto– concluse inclinando la testa, intanto una lancia grossa quanto una persona fatta di energia si era formata a mezz'aria.
Lancia dell'anima!– questa nel momento in cui venne scagliata fendette l'aria creando un vuoto che risultò come un ruggito nel corridoio sgombro. Serval fissò quell'attacco con un misto di disperazione e paura negli occhi, troppo veloce anche per lui per poterlo schivare. Si scansò di qualche centimetro, ma la lancia gli colpì in pieno il braccio già privo di una mano strappandoglielo completamente dal corpo, il rumore della carne che si lacerava fece trasalire Vanica la quale si girò in pensiero per il compagno. Serval cadde all'indietro a causa della potenza e lanciò un grido di dolore straziante mentre con l'arto buono tentò di fermare la cascata di sangue che colava dalla ferita inutilmente: doveva fare qualcosa altrimenti rischiava di morire dissanguato. Estrasse un laccio emostatico dal suo camice e se lo legò attorno alla spalla stringendo il più possibile per bloccare almeno in parte la fuoriuscita di quel liquido vitale, aiutandosi con l'utilizzo della bocca. Intanto la nube magica di Nicolash continuava a seguirlo imperterrita facendolo soffocare.
–Né tu né la tua amica uscirete di qui– sibilò lo stregone. Serval si guardò attorno sopraffatto dalla disperazione: ora anche scappare risultava impossibile, il sangue perso era troppo, la pressione si era abbassata drasticamente e da lì a poco lui sarebbe collassato, provare a fermare l'emorragia in quel momento era impensabile, soprattutto perché l'avversario non sarebbe sicuramente rimasto fermo a guardare. L'adrenalina gli impedì di pensare lucidamente e l'unica cosa che tentò di fare in quel momento era alzarsi prendere Vanica e correre il più possibile lontano da quel luogo e da quei mostri. Un altro raggio dei "servitori dell'anima" lo colpì in pieno facendolo cadere nuovamente e Nicolash gli si avvicinò con fatica sorreggendosi al suo bastone, ma Serval scattò in piedi nuovamente impaurito da quello che avrebbe potuto fargli, le gambe gli tremarono, in quel momento aveva solamente la forza di stare in piedi e già significava tanto.
–So che cosa stai cercando di fare, l'ho notato da un pò– disse, il nemico  fece un passo indietro guardandolo sospettoso.
–Tu cerchi di scappare, di filartela da qui, hai combattuto fino adesso solamente perché eri in coppia con lei– disse riferendosi a Vanica impegnata con Velvet.
–E se ora stai fuggendo ci sono solo due possibilità: o sai che non puoi vincere, o sei un codardo. Io credo che tu lo stia facendo per entrambi i motivi... Freccia dell'anima!– una versione regredita dell'attacco precedente venne scagliata e Serval venne nuovamente centrato in pieno, il laccio emostatico si slegò a causa del colpo e nuovo sangue riprese ad uscire a fiotti.
–Non vi lascerò andare via da qui, non dopo quello che avete fatto a Velvet, quindi le opzioni sono due: o muori dissanguato o muori per mano mia insieme alla tua amica. Scegli– disse facendo apparire la sua spada azzurra, Serval guardò Nicolash, si fissò il braccio che vomitava sangue sempre più debole e infine guardò Vanica, si sentì improvvisamente sollevato e l'espressione sul suo viso mutò, i muscoli si rilassarono e fece un profondo respiro.
–Va bene... ma uccidi solo me– disse fissandolo negli occhi, Nicolash lo guardò confuso.
–Come?– chiese non capendo, poi si girò guardando nella stessa direzione dell'avversario.
–Puoi uccidere me, ma lascia andare lei, ti chiedo solo questo– continuò l'avversario serio, il ragazzo lo studiò: lo stupì il modo in cui glielo aveva chiesto, forse si era sbagliato quando prima gli aveva dato del codardo, perché proprio in quel momento gli pareva la persona più coraggiosa che avesse mai visto.
–So che non hai motivo di farlo, so che potresti uccidermi e poi pensare a lei, ma non mi sembri il tipo di persona che toglie la vita per puro divertimento– queste parole lo colpirono tanto che abbassò l'arma. Serval lo aveva visto quando era in procinto di trapassarlo da parte a parte, chiunque poteva essere ingannato attraverso i movimenti e gli atti del corpo, ma gli occhi mostravano sempre la verità per quella che era e in quelli ambrati di Nicolash lui ci aveva letto tanta tristezza.
–Tu non sai niente di me– disse il ragazzo facendo sparire la sua spada per poi voltarsi e raccogliere il laccio emostatico dal suolo. Si avvicinò al nemico e glielo porse sotto gli occhi stupiti di Serval il quale lo afferrò e lo riposizionò immediatamente attorno alla spalla.
–Sappiate che se vi trovo di nuovo come miei nemici non avrò pietà, perché voi avete fatto la scelta sbagliata quando avete deciso di stare dal mio fronte opposto– disse lo stregone, Serval abbassò gli occhi sorridendo amaramente.
–A volte non c'è una scelta giusta, a volte sei obbligato a fare quello che non vorresti– rispose, Nicolash non disse niente si limitò solamente a fissare verso il basso immerso nei suoi pensieri.
–Per quale motivo avete scelto questa strada?– gli chiese, Serval sobbalzò e lo guardò.
–In questo regno se sei un buono sei sempre a rischio di vita perché vieni costantemente preso di mira, mentre i cattivi la passano sempre liscia e tutto gli viene concesso, questa è una cosa che non si può cambiare. Se vuoi sopravvivere allora ti conviene diventare un cattivo che castiga piuttosto che essere un buono castigato– disse l'avversario, Nicolash emise un verso di disappunto.
–Cazzate, usi queste parole come scusa per giustificare la merda che sei diventato, ma la realtà è ben diversa– ribatté Neviski dandogli un colpo in testa con il suo bastone, come farebbe un maestro nei confronti di un allievo.
–Tu hai semplicemente deciso per la via più facile da percorrere, hai preferito non rischiare, ma se vuoi scegliere veramente la strada che ritieni più giusta allora ti devi rimboccare le maniche e farti un culo quanto una casa, altrimenti vivrai sempre nella mediocrità e soprattutto... Non bisogna mai e poi mai mollare– gli disse fissandolo intensamente, ma Serval non lo guardò, lui aveva gli occhi puntati su Vanica, cosa che a Nicolash non sfuggì: conosceva quel tipo di sguardo e ora aveva capito per quale motivo quel ragazzo si sarebbe sacrificato per lei. Una profonda tristezza si fece largo in lui e si portò la mano al collo stringendo il suo medaglione, poi guardò Velvet: sapeva perfettamente cosa provava, forse lui lo capiva più di tutti, per questo non trovò le forze di ucciderlo, perché per certi versi rivedeva sé stesso in quel ragazzo. Nicolash capì che lo scontro era finito dal momento in cui la forza di volontà del suo avversario era stata piegata perciò si abbandonò contro la parete e fissò il suo nemico ormai esausto anche solo per alzarsi in piedi.
–Medicati quella ferita altrimenti rischi di rimanerci secco–


 
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Velvet bloccò la strada a Vanica la quale indietreggiò intimorita dalla pressione che le metteva addosso con la sua sola presenza. Tentò di ritirarsi ancora per allontanarsi: non poteva vincere non aveva possibilità, non da sola, guardò alle sue spalle Serval che aveva cominciato il suo combattimento contro Nicolash e strinse i denti.
–Non crederai di scappare vero?– domandò la ragazza dai capelli rossi avvicinandosi pericolosamente.
–Stammi lontana!– ordinò la nemica facendo schioccare la sua frusta nel tentativo di colpirla, ma Velvet come se avesse predetto la sua mossa si spostò a sinistra con un semplice passo sentendo sibilare l'arma accanto al suo orecchio. Vanica la guardò negli occhi e rimase come pietrificata quando vide la sua espressione di furia pura. L'aria attorno a lei vibrava, tanto che sembrava fosse rinchiusa in una bolla di elettricità statica e l'avversaria aveva come l'impressione di non potersi avvicinare a lei per nessun motivo o sarebbe finita folgorata.
–Io non prendo ordini da nessuno– sibilò Velvet allungando una mano nella sua direzione per poi scagliare contro di lei un fulmine. Vanica fu repentina nei suoi movimenti e si piegò all'indietro in un modo del tutto innaturale, la saetta le passò a pochi centimetri dal naso schivandola per un soffio, immediatamente afferrò la sua frusta e dal basso la attorcigliò alle gambe di Velvet per poi dare uno strattone, la ragazza cominciò a ruotare per poi venire sbattuta a terra accompagnata da un imprecazione. L'avversaria si rialzò sospirando di sollievo e ne approfittò per allontanarsi sempre di più, ma Velvet non glielo permise, un fulmine cadde proprio davanti a lei sollevando una nuvola di polvere che le intaccò i polmoni facendola tossire ripetutamente. Vanica percepì un movimento d'aria all'interno della nebbia, ma non capì da quale parte provenisse, finché non intravide un bagliore dorato poco più avanti, proprio nella stessa direzione in cui si stava dirigendo, ma ciò che le si presentò di fronte le fece venire i brividi lungo la schiena. Gli occhi di Velvet brillavano nel miasma di polvere come due potenti fari in una notte di tempesta e i fulmini che la avvolgevano sembravano generati dalla nube più densa, scura e minacciosa che Vanica avesse mai visto, una nube che copriva completamente il resto del corpo della ragazza mimetizzandosi tra la polvere. Le particelle che si erano sollevate si mossero in un unica massa per poi dividersi perfettamente a metà creando un corridoio libero tra la nebbia, anticipando il momento in cui la Folgore Scarlatta vi passò in mezzo a tutta velocità, come se anch'esse avessero paura di avvicinarsi troppo a quella furia fulminea. Vanica non poté fare niente quando l'avversaria la sorpassò trapassandola con un fulmine in pieno petto e di nuovo il suo corpo fu pervaso da scosse incontrollate, i suoi vestiti si consumarono e annerirono in gran parte lasciando solo pochi esili stracci a coprirla. Cadde nuovamente sotto la potenza di quei colpi così letali e così precisi, ma non si perse d'animo e si rialzò: chiunque avrebbe pensato che avesse il cuore di un leone e che avrebbe combattuto ancora e ancora, ma la realtà era ben diversa, lei si rialzava solamente per fuggire, era solo un disperato tentativo di andarsene da quel luogo insieme a Serval. Già, Serval, d'istinto guardò il compagno poco più distante e nel suo petto si fece largo una sensazione strana, come se la sua sola presenza le avesse dato una scarica di adrenalina. I suoi muscoli ora erano di nuovo pronti a scattare. Velvet si accorse del cambiamento repentino della nemica, ma non esitò neanche per un attimo affrontandola a viso aperto. Vanica scorse la mano lungo la sua frusta e questa si irrigidì diventando una specie di lunghissima lancia, tanto che riuscì a sfiorare Velvet anche a cinque metri di distanza.
–Ora te ne stai buona lì o ti infilzo– la minacciò la dottoressa, in risposta ebbe solamente un ghigno sornione.
–Infilzami se riesci– la sfidò la ragazza dai capelli rossi facendo un cenno con la testa. Vanica strinse la presa sulla sua arma facendo uno scatto in avanti per colpire l'avversaria, ma questa si spostò di lato schivando l'affondo e corse nella sua direzione con i palmi delle mani avvolte in piccole scariche elettriche. Vanica non rimase immobile e spostò la sua lancia in orizzontale per colpirla, Velvet se ne accorse troppo tardi e tentò di usare un avambraccio per allontanarla senza successo, nel momento in cui il prolungamento sbatté contro il suo arto si sentì un secco crack e quella che prima era un'arma rigida ora era tornata una normale frusta, il rivestimento esterno si era spezzato per il colpo avvolgendo il corpo di Velvet come spire di serpi, la ragazza dai capelli rossi guardò le corde con sguardo confuso. Vanica utilizzando il gomito come leva strinse la presa, Velvet si sentì soffocare dalla pressione sulla sua cassa toracica e tentò di liberarsi senza successo.
–Quindi ora cosa vogliamo fare? Questa è una situazione di stallo, se mi liberi non puoi dartela a gambe, ma non potresti farlo comunque se sei impegnata a tenermi buona– disse lei guardando l'avversaria con un sorrisetto.
–Lo so bene anche io cosa credi– sbuffò la dottoressa non sapendo cosa fare. La sua era stata una mossa inutile, ma le serviva solo per guadagnare un pò di tempo e pensare: sapeva che non poteva niente contro di lei, per questo l'unica soluzione era tenerla lontana e alla prima occasione darsela a gambe, ma ci aveva già provato più volte inutilmente perciò decise che se non riusciva a trovare un modo, allora l'occasione se la sarebbe creata lei. Vanica la tirò a sé con uno strattone tanto che Velvet barcollò in avanti minacciando di cadere, poi anche la nemica gli si avvicinò di corsa mollando la presa sulla frusta per afferrare le corde che tenevano imprigionata l'avversaria, utilizzò un piede come leva e l'altro come punto di forza sollevando la ragazza con l'aiuto della spalla per poi scaraventarla di schiena al suolo, a causa del colpo la maga dei fulmini smise di respirare per qualche secondo cominciando a tossire in cerca di aria, intanto la frusta che la teneva legata aveva allentato la stretta permettendole qualche movimento in più. La dottoressa riprese a correre prima verso Serval per prenderlo e poi verso l'uscita da quella che ormai non era più casa loro, o che forse non lo era mai stata, ma Rockbell fu più svelta e si rimise in piedi immediatamente libera dalla prigione di corte e scattò nella sua direzione con un sorriso in volto e con una mano tesa nel tentativo di toccarla per folgorarla. Vanica si voltò all'ultimo piegandosi con tutto il busto a sinistra per evitare di essere colpita.
–Ti ho detto di non avvicinarti!– le gridò strisciando con i piedi sul pavimento come farebbe un serpente e prendendo le distanze. Velvet la seguì come un animale feroce, la testa caricata verso il basso e le braccia tese all'indietro pronte per infliggerle qualche brutta ferita: la sua preda non aveva scampo.
–E io ti ho detto che non prendo ordini da nessuno– ribatté arrivando a pochi centimetri da lei, le posò le mani sulla vita.
Elettro Shock– una scarica elettrica percorse il corpo di Vanica da capo a piedi contraendole i muscoli e impedendole di muoversi, solamente quando Velvet cominciò a sentire odore di bruciato terminò l'attacco. La nemica cadde a terra tossendo e respirando affannosamente mentre gli arti e il busto venivano scossi da tremolii, probabilmente riflessi involontari dello shock appena ricevuto. La ragazza dai capelli rossi incrociò le braccia sotto il seno e guardò la sua avversaria dall'alto in basso.
–Lo sai che fuggire è da deboli?– le chiese facendosi seria, Vanica sollevò la testa guardandola con un occhio semichiuso.
–Sì, ma morire è da stupidi– rispose poi le toccò le gambe e le sfiorò le braccia, Velvet si irrigidì di colpo bloccandosi sul posto, la nemica si allontanò in tutta calma senza che la maga dei fulmini potesse inseguirla.
–Di nuovo quello stupido trucchetto– disse sentendo i suoi arti completamente immobili, così come era successo prima di entrare nel laboratorio.
–Sarà anche stupido ma è efficace quanto basta per permettermi di andarmene– rispose zoppicando sempre più lontano, Velvet la guardò andarsene completamente seria in viso.
–Una come te che nei momenti più difficili cerca di fuggire non troverà mai una strada...– Vanica si fermò sentendo quelle parole e lentamente si fece sempre più scura in viso.
–... Fammi indovinare, sei sempre scappata da tutto ciò che ti si parava davanti e continui a farlo tutt'oggi, solamente perché è l'unico modo che conosci per affrontare le difficoltà– continuò, la dottoressa si voltò di scatto furibonda e con gli occhi lucidi avvicinandosi a lei per farle frontino la quale non poteva muoversi.
–Sì! E quindi? Sono sempre scappata! Sono una codarda se è questo che vuoi sentire! Abbiamo sempre fatto tutto da soli senza mai chiedere una mano solo perché sapevamo che nessuno sarebbe mai accorso in nostro aiuto! Questo perché siamo dei reietti, tu non sai quante volte ci hanno minacciato, quante volte ci hanno picchiato, per questo fuggiamo ogni volta perché sinceramente tengo di più alla mia vita che alla mia reputazione!– le urlò in faccia queste parole cariche di emozioni e allo stesso tempo pesanti come macigni. Questa volta però fu Velvet ad infuriarsi e senza pensarci due volte scattò con braccia e gambe spezzando la pelle nei punti articolati e facendo fuoriuscire fiotti di sangue, caricò indietro un pugno potenziato con la sua magia e lo schiantò sul viso della nemica la quale fece due capriole in aria, prima di sbattere al suolo con il segno evidente del colpo su di una guancia livida. Vanica stesa a terra poteva sentire il sapore del sangue nella sua bocca, ma ancora peggio sentiva il respiro pesante e la sensazione di potenza pura che emanava la sua avversaria.
–Come ti sei liberata?– le chiese stupita.
–Poche ora fa ho cercato di strapparmi un braccio, qualche ferita di sicuro non è la cosa peggiore...– rispose secca la ragazza.
–... Questo perché ci sono ferite che fanno peggio che farti sanguinare, ti fanno il cuore a pezzi, come quando vedi una delle persone più importanti della tua vita torturata davanti a te senza che tu possa fare niente, come quando vedi i tuoi amici farsi in quattro per poi essere respinti, la delusione nei loro occhi è la ferita peggiore che tu possa provare. E sai perché è successo tutto questo? Perché non ho chiesto aiuto, così come hai fatto tu!– esclamò la ragazza dai capelli rossi, spostò lo sguardo verso Nicolash accennando un sorriso.
–Ma grazie al tempo e alle giuste persone ho imparato che chiedere aiuto non significa essere deboli, significa conoscere i propri limiti– continuò espirando rumorosamente, mentre i suoi pugni chiusi gocciolavano sangue dalle nocche a causa delle ferite all'altezza del gomito.
–Tu non capisci, non sai cosa si prova ad essere ripudiata, ad essere evitata da tutti solo perché diversa dagli altri, non puoi capire come si sentono i reietti della società in un mondo di merda come questo– esclamò Vanica mentre i suoi occhi gocciolavano di lacrime, istintivamente si voltò verso Serval e un calore improvviso le pervase il petto.
–Non osare venire a parlarmi di ripudio, non a me– asserì Velvet autoritaria tornando seria.
–Io e te siamo uguali da questo punto di vista, ma c'è una cosa che ci differenzia...– si chinò avvicinandosi a lei.
–... Io ho le palle per reagire, tu invece hai solo la forza di scappare. Se veramente tieni alla tua vita e a quella del tuo compagno allora dovete fare qualcosa per cambiare il vostro modo di essere e di agire, perché questa non è vita, è sopravvivenza– disse la maga dei fulmini. Vanica guardò il pavimento. Quello che diceva Velvet era vero, a causa di ciò cominciò a pensare a come sarebbe stata una vita normale insieme a Serval, insieme a quello stupido ragazzo che le era sempre stato accanto e improvvisamente un sorriso le spuntò sulle labbra: poteva essere straordinaria. La maga dei fulmini la lasciò lì, malconcia ed esausta mentre con calma si diresse verso Nicolash.
–Direi che la vittoria è nostra– disse lui guardandola dall'alto verso il basso.
–Già, e ora usciamo da questo posto di merda– ribatté lei.
–Ma tua sorella?– chiese il ragazzo non vedendola.
–Tecla ha salvato me, salverà anche lei e poi nelle vicinanze c'è Tyson– rispose sorridendo, poi si chinò e si passò un suo braccio attorno alle spalle aiutandolo ad alzarsi con delicatezza, il contatto tra i due fece provare ad entrambi un brivido interno che percorse tutta la schiena.
–Mi piace quando mi stai così vicino– disse lui ammiccando con un mascherato tono scherzoso.
–Non farci l'abitudine idiota– ribatté lei sorridendo sotto i baffi.

 
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Voci indistinte gli risuonavano nelle orecchie, alcune famigliari altre completamente sconosciute, decise di aprire gli occhi Casper venendo abbagliato dalle luci di emergenza accese del laboratorio, qualcuno gli fece ombra con il corpo chiamandolo per nome e scuotendolo delicatamente.
–Casper!– di nuovo, ma nonostante lui avesse l'intenzione di parlare e rispondere, in quel momento non riusciva a far uscire una sola parola dalla sua bocca.
–Spostati ora lo schiaffeggio– questa l'aveva riconosciuta, sembrava quella di Priscilla.
–No, tiragli un pugno– Alèk.
–Non azzardatevi, è conciato troppo male– Milah.
–Casper insomma rispondi!– all'esclamazione di Alexis lui si risvegliò anche se completamente esausto e senza forze, sentiva anche un certo freddo.
–Ragazzi siete qui– disse affannosamente e con voce flebile cercando di muoversi.
–Che ti è successo? Sei in un bagno di sangue– chiese Milah allarmata.
–Mi dispiace ma...– disse il Devil Slayer il labbro inferiore cominciò a tremare e lui se lo morse per trattenere delle lacrime che comunque cominciarono a percorrergli le guance.
–... Ho perso– singhiozzò.







ANGOLO AUTRICE:

AAAAHH!! SCUSATE! Perdonatemi, voi non avete idea di quello che ho passato in questo... ehm... mese e mezzo. Insomma io ve lo avevo già detto che non avevo tempo per scrivere, bene se prima facevo una pagina al giorno in questi ultimi tempi scrivo 5 righe e poi fino al giorno dopo non vedo più la storia. NON HO TEMPO. Vi ricordate l'annuncio che dovevo fare alla fine di questa saga? Bene, mi sa che lo dirò in questo capitolo invece che nell'ultimo, da ora in poi niente più aggiornamenti ogni due settimane (ma va?) ma aggiornerò quando riuscirò a farlo, spero almeno una volta al mese. Scusatemi, comunque sia non ho intenzione di abbandonare la storia per nessun motivo.
Detto questo passiamo alle cose importanti: questo è il penultimo capitolo della saga di Karetao Lab, nel prossimo si scopriranno e accadranno cose molto interessanti ah! Non vedo l'ora!!
Cosa ne pensate fatemelo sapere! Alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 35
*** TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO: SAGA DI KARETAO LAB: CONTO ALLA ROVESCIA ***


TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: CONTO ALLA ROVESCIA







–... Ho perso– singhiozzò Casper, subito dopo il suo viso si contorse per il dolore, Alexis si allarmò e tentò di fare qualcosa per rimediare.
–Calmati Casper non ti agitare, ora ti portiamo fuori di qui, ragazzi aiutatemi– Alex si fece dare una mano dai suoi compagni che cercando di usare la massima delicatezza lo adagiarono su di un lettino poco più avanti, in seguito si diressero verso l'uscita. Milah si affiancò al compagno ferito vedendolo particolarmente silenzioso.
–Com'è successo?– gli chiese seria, Casper guardò verso il basso sentendosi particolarmente frustrato.
–Non lo so, ma quella tipa era troppo forte, Heartz, il suo potere andava oltre ogni immaginazione, mi ha fatto fuori con la sua bomba sonora, io ho provato a fermarla, credevo di poterci riuscire e invece...– il suo tono di voce era un misto tra il triste e lo sconsolato, in quell'istante i suoi compagni sobbalzarono e si guardarono con occhi pieni di stupore.
–Allora è stata lei la causa di tutto questo casino– commentò Priscilla, solo allora Casper si guardò attorno notando la devastazione che aveva creato la sua nemica con l'ultimo attacco.
–Qualcosa non quadra però– intervenne Milah pensierosa, Alèk si voltò con espressione stranita.
–Cosa intendi?– domandò.
–Se è stata questa Heartz a causare tutto questo vuol dire che non faceva parte del gruppo di medici di questo ospedale, altrimenti avrebbe contenuto i danni e soprattutto avrebbe evitato di coinvolgere anche i suoi alleati in quell'attacco sonoro– spiegò, anche Alexis si trovò d'accordo con lei.
–Se non sta con noi e nemmeno con loro, con chi stava?– chiese Priscilla confusa, Alèk si fece avanti interrompendo il discorso.
–Poco importa, l'importante ora è rimettere in sesto questo piccoletto– intervenne posando una mano sulla testa del Devil Slayer. Questo con gli occhi lucidi guardò il compagno sorridergli e non poté fare altro che farlo a sua volta.
–Abbi rispetto giovanotto ho il quadruplo dei tuoi anni– ribatté scherzosamente per poi fare una smorfia di dolore. Alexis sorrise teneramente nel vedere suo fratello così legato ad un loro compagno, poi alzò gli occhi riuscendo ad intravedere le scale in lontananza.
–Ci siamo ragazzi è l'uscita!– esclamò imboccando la porta per poi cominciare a salire. Priscilla spostò gli occhi sulla parete alla sua sinistra che con il riflesso del sole proiettava le ombre di ciò che c'era più avanti vedendo qualcuno avvicinarsi a loro.
–Ragazzi attenti!– esclamò bloccandosi sul posto insieme ai suoi compagni, mentre i soggetti che stavano percorrendo le scale nel senso opposto continuarono il percorso fino a trovarsi davanti i maghi. Ci fu un sospiro di sollievo generale, avevano pensato al peggio, ma fortunatamente erano solo alleati.
–Demetra, Noite, mi avete fatto prendere un colpo– disse Alexis portandosi una mano al petto come a simulare un infarto. La ragazza dai capelli rossi era completamente appoggiata al God Slayer che la sosteneva grazie ad un braccio passato dietro al suo collo.
–Ragazzi come state?– domandò Demetra, i suoi occhi fecero uno scan immediato delle condizioni dei compagni per controllare che fossero ancora tutti interi, poi guardò Casper.
–Riesci a muoverti?– gli chiese seria.
–No ma sento male ovunque quando cerco di alzarmi– rispose Cremisis. Demetra fece una smorfia poco convinta e aggrottò le sopracciglia.
–Non mi piace ti devo controllare– disse semplicemente, poi guardò il resto dei compagni.
–Dove sono gli altri?– chiese.
–Sono ancora qua sotto, sia Velvet che Nicolash che Tyson, dobbiamo spiegarvi un sacco di cose ma prima dobbiamo portare Casper fuori di qui– rispose Alexis che senza perdere tempo riprese la sua corsa riuscendo finalmente ad arrivare alla fine del lungo tunnel e ad uscire da quel laboratorio.


 
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Tyson guardò in silenzio l'avversario che si parava di fronte a lui e portò gli arti superiori davanti al viso incrociando gli avambracci, poco prima che 78 lo raggiungesse e gli piazzasse un gancio ricoperto da una sostanza color argento.
–Che cos'è questo schifo?– si chiese il ragazzo arretrando di qualche metro.
–Platino mio caro, è il mio meraviglioso potere– rispose il medico continuando ad attaccarlo. Tyson respinse un nuovo pugno facendo arretrare il suo avversario e in seguito usando la sua falce lo colpì dritto allo stomaco lasciandogli un solco profondo che però non sanguinò, ma emise uno strano liquido argentato per poi ricompattarsi e risanare la ferita appena inflitta, il ragazzo sbarrò gli occhi non capendo e il nemico approfittando del suo momento di confusione lo spedì con una colonna di platino nello stomaco contro le vasche già disintegrate. Alcuni pezzi di vetro gli si conficcarono nella schiena facendolo sanguinare, si risollevò mettendosi seduto e studiò il suo nemico guardandolo con occhi socchiusi.
–Cosa diavolo sei?– gli chiese pulendosi dal rivolo di sangue che gli colava dalla bocca. 78 rise allargando le braccia con fare di superiorità.
–Sono un semplicissimo umano, ma il mio corpo è fatto di platino, qualunque attacco tu utilizzerai non avrà alcun effetto su di me– rispose orgoglioso delle sue parole, Tyson però non capì, quando poco prima lo aveva colpito con un pugno il suo naso aveva sanguinato, che la testa fosse l'unico punto debole? No, doveva esserci sotto qualcos'altro e prima o poi lo avrebbe scoperto.
–Ah si vediamo se ciò che dici è vero– ribatté scattando nella sua direzione, la sua falce venne portata in avanti all'altezza del suo collo per poi reciderlo di netto, la testa del nemico saltò via, ma non toccò mai terra.
–Ma che cosa...– pensò ad alta voce il ragazzo vedendo una striscia di platino collegare la parte mozzata con il resto del corpo tenendola sospesa, per poi richiamarla e tornare un'unica cosa.
–Ti basta come prova?– domandò il suo avversario sollevando un sopracciglio e accennando un sorriso sghembo in segno di superiorità. Tyson fece una faccia a dir poco schifata.
–Mi fai un pò ribrezzo– commentò. Il sorriso soddisfatto del medico si trasformò in uno innervosito in una frazione di secondo.
–Che hai detto?– più che una domanda il suo tono di voce l'aveva fatto sembrare una minaccia e in seguito il nemico si fece sotto arrivando davanti a Tyson per poi assestargli tre potenti calci nello stomaco, nuovamente il ragazzo prese il volo allontanandosi sempre di più dalla porta in cui erano entrate Velvet, Tecla e Sapphire. Tyson sentì un dolore lancinante al costato destro tanto che faticò per fare resistenza e rallentare la sua corsa.
–Come ti permetti moccioso– il medico sembrava sempre più infuriato, ma tutto ciò andò a favore suo, più si allontanavano dalle ragazze più loro avrebbero potuto fare i loro comodi senza intralci e quello era uno dei suoi obbiettivi. Tyson si camuffò scomparendo nel nulla per riprendere un pò di fiato.
–Dove ti sei cacciato?– gridò il medico guardandosi attorno, il ragazzo si spostò accanto a lui e caricò la sua falce all'indietro, il nemico sentendo lo spostamento d'aria fece appena in tempo a scansarsi, ma la sua mano venne mozzata cadendo a terra, ancora un volta non una goccia di sangue fuoriuscì dalla ferita, così la rabbia cominciò a salire sempre di più in Tyson. Nuovamente lo attaccò con più fendenti che gli ricoprirono tutto il corpo e proprio come prima 78 si rimise a nuovo con la sua magia. Il mago dell'occulto digrignò i denti: doveva pur esserci un modo per ferirlo. Non si diede per vinto continuando ad attaccare senza sosta, ma ogni volta che un colpo andava a buon fine non aveva mai l'effetto sperato e l'avversario in risposta lo riempiva di colpi. Dopo pochi minuti il ragazzo si ritrovò esausto e coperto di sangue e lividi in tutto il corpo, mentre il suo opposto pareva fresco come una rosa.
–Sai perché si chiama Karetao Lab?– domandò a bruciapelo, Tyson lo guardò da sotto le sopracciglia andandogli in contro: non voleva sentire una sola parola uscire dalla sua bocca, voleva solo tappargliela a furia di cazzotti.
–Chiudi quella fogna e combatti!– ordinò sferrando un fendente orizzontale, la lama tagliò l'aria emettendo un fischio acuto, mentre 78 con un balzo aveva schivato l'attacco e ora si trovava alle spalle del ragazzo. Tyson non esitò e si voltò nuovamente impugnando la sua falce a due mani imprimendole ancora più forza e velocità in una serie di potenti attacchi a ripetizione.
–Scommetto che ti avranno raccontato la classica storia di Tecla e dei suoi spettacolini– disse tra una schivata e l'altra, poi si avvicinò bloccandogli i polsi con il suo platino in modo da poter guardare in viso il ragazzo.
–Ma quella è solo una copertura– gli sussurrò all'orecchio mentre sogghignava alquanto divertito. Tyson lo respinse con una spallata e sfruttò il movimento per darsi lo slancio e far ruotare la sua falce verso l'alto liberandosi dalla prigionia nel tentativo di colpirlo. Tentativo che non andò a buon fine. 78 si allontanò con diversi balzi mantenendo le mani unite dietro la schiena.
–La verità è ben diversa, questo laboratorio utilizza i maghi come fonte di energia e guadagno, o per meglio dire, utilizza la magia stessa. Lo hai visto anche tu, nel momento in cui un corpo viene totalmente privato di etere diventa come un involucro vuoto. Niente emozioni, niente movimenti, il corpo rimane in salute, ma il cervello smette di mandare comandi, ognuno di loro riesce a sentire, a vedere, il senso del tatto e del gusto funzionano, ma tutto il resto no. Ogni persona che passa per questi macchinari si trasforma diventando al pari di una bambola...– lasciò la frase in sospeso vedendo l'espressione di Tyson che virò allo sconcertato.
–... O di una marionetta– concluse il ragazzo realizzando solo allora. 78 scoppiò a ridere.
–Non è fantastico il vero significato del nome "Karetao Lab"!? In sostanza questo è un ospedale che produce bambole! Un laboratorio di marionette!– la sua risata si fece sempre più acuta, gracchiante e agghiacciante tanto che a Tyson gli si accapponò la pelle. Tutto ciò che stavano facendo era a dir poco orribile: scienza o non scienza quei pazzi non potevano permettersi di decidere per persone innocenti, soprattutto perché erano medici. Nel ragazzo crebbe un impeto di rabbia improvviso, una sensazione di furia pura gli salì direttamente dallo stomaco e in un attimo si espanse in ogni muscolo del suo corpo pompandolo di sangue, con la conseguenza di un immediato ingrossamento della sua stazza. 78 non si accorse nemmeno della velocità con la quale venne raggiunto dal ragazzo che ora si trovava a pochi centimetri da lui. Abbassò la vista all'ultimo, giusto in tempo per vederlo lì all'altezza del petto con la falce caricata all'indietro e lo sguardo bicromatico ancorato ai suoi occhi. Quelle iridi così diverse lo penetrarono fin negli antri più profondi della sua anima e nonostante cercasse di guardare altrove, qualcosa dentro di lui glielo impediva, proprio come se quelle sfere brillanti lo avessero incatenato in una pericolosa e fatale gabbia di morte. Una cella gelida e bollente al tempo stesso, che annunciava insieme disperazione e paura, sentimenti ai quali 78 non poté che lasciarsi andare, facendosi travolgere in pieno dalla loro forza e in contemporanea dalla potenza dell'attacco. La falce non incontrò alcuna resistenza quando la lama si posò sul suo fianco, procedendo nella sua corsa con una tale facilità da far sembrare quasi di aver colpito il nulla. Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà. La parte superiore cadde in modo scomposto a terra mentre quella inferiore ancora rimaneva in equilibrio ma in modo barcollante. Il busto di 78 si voltò, ancora in vita, con un espressione a dir poco terrorizzata in volto e completamente paralizzato, sudore freddo grondava dalla sua fronte, mentre lo sguardo tremante cercava la figura di Tyson il quale non avendo notato per niente il suo stato, si stava chiedendo per quale motivo non si fosse ancora ricomposto come aveva fatto poco prima.
–Alzati– gli ordinò autoritario con voce roca, ma lui non obbedì, anzi con le braccia provò ad allontanarsi da lui trascinandosi sul pavimento, e questo a Tyson pareva ancora più strano. Gli sbarrò la strada mettendosi sulla sua direzione in modo che dovesse per forza guardarlo negli occhi e così fu.
–Che diavolo ti prende?– domandò estremamente confuso, 78 nuovamente fissò il suo sguardo ma questa volta non provò alcuna sensazione e allargò la bocca in un sorriso al limite dell'umano.
–Ti stai risvegliando... Lentamente ma finalmente sta succedendo– dopo queste parole riuscì a riprendere il controllo di sé e si riunì subito dopo con la sua parte inferiore, in un ammasso di platino che riassunse piano piano la forma umana.
–Risvegliando?– chiese il ragazzo, se prima era confuso ora era completamente stranito dalle sue parole.
–Precisamente, sei speciale e in fondo anche tu sai di esserlo– continuò il medico sorridendo. Knightbuster era sempre più disorientato, anche se dopo ciò che era successo ad Orchidea qualche domanda aveva cominciato a farsela.
–Tutti coloro che entrano in queste vasche poi escono in uno stato pietoso...– si fece improvvisamente serio il medico e in seguito cominciò a camminare lentamente e in cerchio intorno al ragazzo studiando ogni centimetro del suo corpo. Lui non gli tolse gli occhi di dosso continuando a tenere la guardia alta per prevenire un possibile ed eventuale attacco a sorpresa da parte sua.
–... Tutti tranne te– concluse. Tyson lo fissò assottigliando gli occhi non capendo se il suo era un modo per destabilizzarlo o se stesse dicendo sul serio.
–Non sono mai entrato in quelle vasche che diavolo stai dicendo? E cos'è questa storia del risveglio, rispondimi– esclamò.
–Caro il mio Tramonto Fantasma, tu hai passato tre anni della tua vita chiuso in questo laboratorio– quelle parole trafissero Tyson come una lancia in pieno petto, mentre subito dopo alcuni ricordi frammentati cominciarono a farsi largo nella sua mente come lo scorrere di pagine di un libro aperto, sempre più veloci e confuse: un dottore, un ago, una maschera per l'ossigeno, bolle e infine una donna dagli occhi di fuoco. Tyson si inginocchiò a terra tenendosi la fronte con una mano, un espressione di dolore dipinta in volto. Stringeva i denti tanto che questi scricchiolarono tra di essi continuando a tenere gli occhi chiusi, rivedendo mille e mille volte le stesse immagini confuse passargli nella mente. La testa sembrava volesse esplodergli da un momento all'altro, era come se qualcuno gliela stesse gonfiando a tal punto che prima o poi non avrebbe più retto alla pressione.
–Che succede, ti è tornato in mente qualcosa?– chiese l'avversario ironicamente prendendosi gioco di lui. Il ragazzo non lo sentiva nemmeno parlare perché altre voci avevano cominciato a rimbombargli nelle orecchie.

–Corri, non voltarti!–

Non capiva quei suoni né tanto meno quelle immagini, per lui erano solamente pezzi sconnessi di un puzzle confusionario. Chi erano quelle persone? E perché continuavano a parlare e ad urlare parole di cui non comprendeva il significato? Era tutto talmente confuso che la testa cominciò a girargli all'impazzata e le orecchie a fischiare. Guardò con un occhio semichiuso il suo avversario mentre assisteva alla scena con espressione divertita e tentò di alzarsi senza alcun successo, le gambe tremarono non riuscendo a sostenere il peso del loro stesso corpo per poi cedere e inginocchiarsi sul pavimento.
–Maledizione– imprecò sottovoce. 78 gli si avvicinò tenendo le mani unite dietro la schiena e lo guardò dall'alto in basso con fare di superiorità per poi abbattere sulla sua faccia un calcio ben piazzato che lo fece cadere rovinosamente a terra. La bocca era piena di sangue e il naso grondava anch'esso, il medico non si accorse che quel colpo fece tornare in sé il mago dell'occulto, che però decise di rimanere accasciato al suolo.
–Dal giorno in cui sei scomparso non abbiamo fatto altro che cercarti, ma ora sei qui e tu non capisci l'impatto che questo può avere sulla scienza, grazie a te potremo sviluppare nuove tecnologie e progredire verso un'era di grandi successi– disse il nemico con orgoglio nella voce. Il ragazzo non disse niente, anzi si concentrò su tutt'altro: la curiosità lo stava uccidendo, avrebbe voluto fargli una miriade di domande, ma era ben consapevole che mettersi a chiacchierare in quella situazione non era per niente vantaggioso, per questo 78 aveva cominciato a parlare. Tyson arrivò alla conclusione che stesse cercando di guadagnare tempo per concludere qualcosa a cui non era chiaro nemmeno a lui, ma che non avrebbe avuto successo, non ora che lo aveva scoperto. Respirò profondamente prima di far forza sulle braccia per rimettersi in piedi, non sapeva cosa aveva in mente e non voleva certo fermarsi per chiederlo, sapeva soltanto che era arrivato il momento di passare al contrattacco.
–Ogni tipo di magia ha un proprio colore di riferimento, e viene mostrato nel liquido CEM, c'è chi ce l'ha azzurra, chi rossa e chi gialla, la tua invece non aveva nessun tipo di colorazione, sebbene il liquido fosse pregno di etere non virava mai rimanendo perennemente trasparente. Ora ho capito che è proprio a causa del tuo potere, una specie di incantesimo che ha alla base l'occultamento, in poche parole la natura della tua magia si rispecchiava perfettamente nella rappresentazione del suo stesso colore– 78 cominciò a girare attorno al mago di nuovo pronto per sistemarlo come aveva fatto poco prima, il quale non aveva la minima idea di farsi prendere a calci un'altra volta. Tyson scomparve nel nulla sotto gli occhi del nemico il quale smise di parlare troppo impegnato a guardarsi attorno.
–Che c'è non vuoi ascoltare ciò che ho da dirti?– esclamò all'aria, la sua voce rimbombò sulle pareti per poi tornare indietro creando un effetto eco sempre più flebile. Un brivido percorse il medico da capo a piedi e si ritrovò immobilizzato nel bel mezzo del corridoio mentre la presenza di Tyson accanto a lui lo schiacciava con la potenza di un macigno. Come negli incubi più orrendi il ragazzo riapparve con la falce completamente estesa all'indietro.
–L'unica cosa che voglio ascoltare è il suono della tua testa che rotola sul pavimento– sussurrò queste parole come se fossero un requiem di morte: la sua. 78 non fece in tempo a scansarsi e la falce di Tyson lo tagliò una, due, tre, quattro volte in tutto, questa volta però dal suo corpo non uscì platino, bensì sangue che gli percorse il corpo come fiumi dalla corrente impazzita per poi sfociare in un mare rosso cremisi. Il medico si accasciò al suolo gemendo per il dolore e tentò inutilmente di fermare l'emorragia con l'aiuto delle mani.
–Non mi sembra questo il modo di ringraziare chi vuole solo dirti la verità– disse tra un respiro affannato e l'altro.
–Smettila lo so che stai solo cercando di guadagnare tempo e la prova che non ci sei riuscito è proprio il fatto che adesso stai sanguinando– rispose sollevando la falce per indicarlo con la punta. 78 digrignò i denti: quel ragazzo era troppo sveglio. Si rimise in piedi con qualche difficoltà poco prima che Tyson ritornasse nuovamente alla carica. Il nemico non si fece attendere e prontamente balzò prima a destra e poi a sinistra schivando i suoi fendenti.
–Mentre ora perché schivi invece di lasciati colpire e ritrasformarti in una massa di platino come prima?– domandò anche se la risposta già la sapeva, o meglio l'aveva intuita durante il combattimento.
–Perché hai bisogno di riprendere il controllo su tutto il platino che ci circonda, è così che funziona la tua magia, non puoi diventare di platino se non lo attiri verso di te fondendolo con il tuo corpo, non è vero?– dopo quelle parole 78 rise essendo state scoperte le sue intenzioni, ma non si fece scoraggiare.
–È vero, hai ragione, ho bisogno di avere tutto sotto il mio controllo, vedi è proprio questo il mio punto forte, oltre ad essere un brillante scienziato sono anche un abile mago, tutti i macchinari che vedi qui sotto sono in gran parte composti di platino... mi dispiace per te ma io qui dentro sono invincibile, questo perché ho il controllo su tutto il materiale di questo piano. Il mio è un impero... Tu invece cos'hai?– lo schernì tentando di colpirlo con un calcio alla guancia, Tyson a mezz'aria ruotò con un colpo di reni schivando l'attacco, atterrò sul pavimento per poi ripartire alla carica.
–Qui attorno vedo solo un ammasso di macerie e distruzione se questo è il tuo impero mi fa ridere– ribatté ghignando, impugnò ancora più saldamente la sua arma. 78 sorrise di nuovo soddisfatto di aver riottenuto il controllo sull'area circostante, allungò una mano in avanti e attirò da alcune vasche una massa informe che si sollevò e si diresse a gran velocità verso Tyson. Il ragazzo non rallentò la sua corsa anzi si abbassò appiattendosi contro il pavimento per schivarlo, fendette l'aria risultando sempre più svelto a causa dell'attrito sempre minore sul suo corpo. Quel combattimento continuava a ricordargli quello contro Syzer, eppure non erano per niente uguali, la magia era praticamente la stessa, ma per quanto riguardava la tecnica erano come il giorno e la notte. Il medico faceva attacchi ad ampio raggio e se doveva dire la verità non erano neanche troppo potenti, mentre il capitano dei Vasileias non aveva un raggio d'azione di così ampia portata, ma i suoi colpi erano micidiali e tremendamente precisi, in più aveva un controllo sul suo argento che non era minimamente paragonabile a quello che aveva 78 sul platino. La massa informe fece marcia indietro e tentò di colpirlo sta volta frontalmente, ma Tyson contrattaccò facendo sibilare la sua falce e andandole in contro senza paura, con una precisione millimetrica la colonna di platino venne recisa a metà per tutta la sua lunghezza il contatto tra i due fu talmente veloce che non una singola goccia si posò sul ragazzo. Il medico indietreggiò quando si ritrovò di sorpresa il suo avversario davanti. Repentinamente 78 portò una mano in alto. Il ragazzo non si accorse di essere esattamente sopra ad una lastra di platino, una rimanenza della bomba sonora che aveva distrutto tutto, e cadde in trappola esattamente come voleva il suo nemico. La materia argentea gli intrappolò le gambe salendo come rampicanti per avvolgerlo e poi allungarsi verso tutto il resto del corpo, lenta ma inesorabile.
–Che schifo questa roba– commentò Tyson cercando di levarsela di dosso, ma più tentava di staccarsela più questa si irrigidiva rallentando i suoi movimenti. 78 rise mentre un ombra copriva l'avversario dalle luci artificiali del laboratorio, Tyson sollevò lo sguardo mentre un ammasso liquido volteggiava sopra la sua testa pronto per sommergerlo e schiacciarlo.
–Soffocherai nel mio platino!– esclamò il nemico scagliando contro di lui il suo attacco. Il ragazzo non perse tempo e impugnò la falce a due mani sollevandola sopra la testa come se fosse un enorme piccone, l'agglomerato si schiantò al suolo con un boato facendo tremare la terra, l'eco continuò a ripetere il caos che si era creato mentre l'ammasso aveva già fatto il suo dovere inglobando al suo interno Tyson il quale non dava più segni di vita.
–Per tua fortuna non posso ucciderti altrimenti lo avrei già fatto, ma farti mancare il respiro fino a farti svenire è concesso quindi perdi i sensi e fatti catturare– disse 78 guardando la sua opera con soddisfazione fermamente convinto di averlo in pugno. L'orgoglio del medico scomparve quando sentì prima un rumore acuto e sferzante, come uno squarcio a mezz'aria e in seguito una linea buia come le tenebre passare in mezzo alla massa liquida da lui creata per poi dividersi e sciogliersi al suolo, rivelando al suo interno un Tyson per niente sorpreso, quasi come se avesse predetto ogni sua mossa. Aveva già capito che la sua potenza era decisamente minore rispetto a quella di Syzer, ma ciò non toglieva che si trovava in un luogo che esaltava i suoi poteri, per questo non aveva nessuna intenzione di sottovalutarlo e cominciò a studiare il luogo attorno a lui per non cadere nuovamente in trappola. 78 emise un ringhio basso in segno di disapprovazione per poi riprendere il controllo sulla materia e tentare un nuovo attacco. Il ragazzo piegò le gambe dandosi la spinta verso l'alto, ruotò a mezz'aria con un colpo di reni per poter usare il soffitto come appoggio e partire con la velocità di un proiettile verso il suo avversario. Questo arretrò e sollevò una parete argentea come protezione, Tyson sorrise prima di portare la mano sinistra in avanti. Una sfera trasparente si formò proprio sul suo palmo e non appena questa si posò sullo scudo di 78 vi lasciò un buco dalla forma perfettamente rotonda permettendo all'intero braccio di passare dall'altra parte. La sfera scomparve, il mago non fermò la sua corsa e afferrò il viso del nemico per poi tirarlo verso di sé facendolo cozzare contro la stessa parete da lui creata frantumandola in mille pezzi, in seguito il ragazzo lo rovesciò a terra con una violenza tale da fargli sputare sangue. Tyson fece roteare la sua falce attorno al braccio destro e la posizionò con uno scatto veloce sulla trachea del nemico.
–Nemmeno io voglio ucciderti a meno che non mi veda costretto a farlo– gli disse, 78 deglutì rumorosamente e poi accennò un sorriso di nervosismo.
–E le condizioni sarebbero?– domandò.
–Lasciare questo posto e non fare più esperimenti su nessuno– rispose lui semplicemente, dopo qualche secondo di silenzio il medico scoppiò in una rumorosa risata.
–Scordatelo, qui c'è tutta la mia vita, io vivo per questo, per il progresso e la scienza, il mio laboratorio è stato costruito solo perché la mia mente geniale potesse evolversi...– un onda di platino tentò di investire il mago da destra questo accortosi dell'attacco schivò balzando all'indietro e si allontanò dall'avversario lasciandolo libero.
–... Se smettessi di fare ciò che voglio non varrebbe la pena vivere– continuò 78 rimettendosi in piedi, Tyson di rimando sorrise.
–Allora la risposta è chiara– disse allargando le gambe e mettendosi in posizione d'attacco. Il ragazzo si guardò attorno studiando il luogo in cui si trovava, doveva assolutamente evitare di rifare lo stesso errore di prima, quindi non doveva venire a contatto con superfici di platino per evitare di essere nuovamente intrappolato da quella materia. 78 fece la prima mossa manipolando il materiale attorno al ragazzo per accalappiarlo di nuovo, ma lui fu più svelto, schivò con un balzo verso l'alto e atterrò accanto ad una piastra di platino che si mosse anch'essa tentando di colpirlo, abilmente deviò il colpo con il piatto della falce spendendolo lontano per poi avvicinarsi sempre di più al nemico. In risposta questo tentava invece di tenerlo il più possibile distante, avendo intuito la sua pericolosità, senza troppo successo. 78 si rese conto della forza del suo avversario, soprattutto perché non sembrava nemmeno che stesse facendo fatica ad affrontarlo, strinse i denti e la sua rabbia salì sempre di più, cercò di aumentare la velocità dei suoi attacchi al meglio che poteva. Non doveva assolutamente farsi mettere i piedi in testa, non uno come lui. Tyson schivò nuovamente a mezz'aria prima un attacco e poi un altro ruotando a destra e a sinistra, spostò gli occhi vedendo arrivarne uno nuovo e utilizzò la sua falce per pararsi, si stupì il ragazzo della forza con la quale venne respinto indietro contro una parete, gemette di dolore nel momento in cui la sua schiena impattò contro il muro freddo danneggiandolo.
–Ora è molto più rapido– biascicò lui scastrandosi dalle macerie per rimettersi in piedi.
–L'hai notato eh? Ammira la mia potenza, non puoi starmi a dietro adesso– esclamò il medico orgoglioso e sicuro ora di avere la vittoria in pugno, ma Tyson sorrise sputando a terra saliva rossa per poi guardare il suo nemico.
–Chi ti ha detto che ho già raggiunto la mia massima velocità?– gli domandò, in risposta 78 digrignò i denti e sbarrò gli occhi quando il ragazzo gli si ritrovò davanti senza alcun preavviso. Il medico richiamò a sé una sfera di platino da usare come scudo, ma non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di ciò che stava facendo che il ragazzo scomparve nuovamente nel nulla.
–Ma dove...– la domanda venne lasciata in sospeso dal momento che l'uomo ricevette risposta subito dopo. Una fitta lancinante al collo lo fece gridare di dolore, uno squarcio si era aperto sopra alla spalla percorrendo una traiettoria orizzontale fino all'altro arto, inondando il suo corpo di sangue, Tyson non cessò il suo attacco e tagliò il nemico una nuova volta dall'alto verso il basso, caricò ancora la falce all'indietro per portare a termine un terzo colpo, ma 78 non glielo permise e con uno sforzo immane riuscì a schivarlo per poi allontanare il suo avversario con un finto attacco. Il ragazzo fece tre balzi all'indietro distanziandosi da lui di qualche metro. Il medico si inginocchiò a terra vomitando sangue che gli impregnò la bocca di un sapore tanto ferreo quanto agre.
–Sei al capolinea– disse Tyson respirando affannosamente, le ferite che aveva subito gli stavano dando parecchio da fare soprattutto perché aveva sforzato il suo corpo per evitare di ricevere nuovi colpi e queste si erano aggravate. Il nemico mostrò un sorriso cremisi che gocciolava da ogni angolo della bocca per poi unirsi alla punta del mento. Le gambe gli tremarono quando tentò di rialzarsi, barcollò prima da una parte e poi dall'altra ma riuscì a rimanere in equilibrio anche se con difficoltà, una mano si teneva la spalla ferita, l'altra il fianco opposto, in quello che sembrava un abbraccio angosciato.
–No, non puoi sconfiggermi, io sono troppo forte, troppo intelligente, ho tutto ciò che serve per catturarti, non può finire così– ribatté divaricando le gambe per un ultimo disperato attacco, allargò gli arti superiori verso l'esterno attirando a sé il materiale argenteo per poi riunirlo in una grossa massa informe che arrivava al soffitto, con un gesto del braccio tutto il platino dei dintorni si spostò all'unisono verso il suo opponente investendo ogni cosa al suo passaggio. Un ombra scura si abbatté sul ragazzo il quale non poté fare altro che reagire caricando all'indietro la falce pronto per contrattaccare. Strinse il manico della falce tanto saldamente da farsi sbiancare le nocche, la magia fluì nel suo corpo arrivando alla punta delle dita, in seguito si trasferì lungo l'arma per poi accumularsi proprio alla punta della falce creando una sfera semitrasparente che si faceva via via sempre più grossa e pericolosa. Tyson gli andò in contro abbassandosi per fendere l'aria e avere più spinta, cambiò la posizione dell'impugnatura al manico proprio nel momento in cui arrivò davanti al marasma di platino del nemico, l'adrenalina gli si ammucchiò alla bocca dello stomaco per poi uscire e sfogarsi in un grido rauco e pregno determinazione. Gli occhi erano fissi sull'obbiettivo davanti a lui, ancora pochi centimetri e il contatto tra le due fazioni sarebbe avvenuto. Con l'aiuto dell'avambraccio il mago dell'occulto diede ancora più spinta alla sua arma facendo flettere pericolosamente l'asta bendata a causa dell'attrito con l'aria, la falce completamente piegata all'indietro venne portata finalmente in avanti, la curvatura si affievolì dando ulteriore spinta all'attacco in un movimento simile ad un colpo di frusta. La sfera trasparente posta in punta si allungò a causa della forza centrifuga della rotazione e poi venne sganciata contro l'attacco nemico. Il contatto tra i due colpi non emise alcun suono, ma ebbe l'effetto sperato: l'ondata di platino si divise in due perdendo totalmente la sua potenza e Tyson poté passarvi attraverso finendo finalmente faccia a faccia con 78 il quale non aveva più né la forza né la voglia di schivare. Il ragazzo sfruttando la forza dell'attacco precedente ruotò con tutto il corpo per poi arrivare davanti al nemico e in un colpo secco ed estremamente veloce recidergli entrambe le gambe all'altezza della coscia, gocce di sangue schizzarono in ogni dove bagnando anche la guancia di Tyson, il nemico cadde a terra senza più un appoggio a fare da sostegno, mentre il mago dell'occulto si fermò pochi metri dopo di lui. Il silenzio calò sul campo di battaglia, l'attacco nemico si sciolse al suolo privo di qualunque magia che potesse controllarlo diventando solamente una pozzanghera di platino senza forma alcuna. Il ragazzo si raddrizzò e si voltò per guardare il suo avversario, gli si avvicinò con passo lento e gli occhi oscurati dai suoi ciuffi castani.
–Non può finire in questo modo– gemette 78 tra un respiro e l'altro, non aveva neanche più la forza di alzare gli occhi per guardare colui che lo aveva sconfitto dritto in faccia. Tyson gli puntò contro la falce bendata e lo guardò completamente serio in volto.
–Perché? Io sono solo uno scienziato che crede in una sua causa, mi merito davvero tutto questo?– chiese il medico con tono strozzato, la sua mano cominciò a muoversi come se anch'essa si stesse lamentando, ma in realtà con gli ultimi cenni di magia stava attirando a sé del platino direttamente alle spalle del suo avversario, tentando il tutto per tutto. Tyson socchiuse gli occhi e sospirò amareggiato.
–Ti vanti della tua forza, delle cose in tuo possesso, del tuo valore e della tua intelligenza, eppure pensi di attaccarmi alle spalle come fanno i vigliacchi. Tu sei solo la feccia di questo mondo– c'era disprezzo nelle sue parole, con un velato e appena accennato sentimento di tristezza. Con un movimento secco e appena percettibile, anche le braccia del nemico vennero recise, lasciando solamente quel pezzo di carne che era il busto insieme alla testa.
–Ti ho reso un burattino proprio come tu hai fatto con tutte quelle persone innocenti, ora striscia verme insignificante– queste furono le ultime parole che Tyson gli rivolse, le ultime prima che se ne andasse al di fuori di quel laboratorio lasciandolo lì, morente a riflettere su tutto il male che aveva fatto in quel luogo che lui considerava come un suo impero, un impero che ora era stato completamente distrutto da Phoenix's Ashes.

Non passò molto che 78 con i moncherini sanguinanti strisciò verso una delle porte che conducevano alla sala di sicurezza, fortunatamente era aperta ed entrò senza troppi problemi raggiungendo i comandi posti di fronte a lui, si mise di spalle appoggiato contro il macchinario con un sorriso malinconico.
–Ho pensato a ciò che ho fatto Tyson Knightbuster, ed è per questo che voglio rimediare– con gli ultimi sprazzi di magia sollevò una piccola massa informe di platino sopra ad un grosso pulsante rosso.
–Io ho fatto del male a questa gente, ma se tu uscirai vivo da qui non ci sarà più speranza per nessuno– poi lasciò cadere l'ammasso di materia su quel bottone che affondò con un leggero click.


 
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–Che cosa orribile stanno facendo, non voglio nemmeno immaginare Velvet in quello stato proprio non ce la vedo– commentò Demetra mentre finiva di bendare le braccia ustionate di Priscilla. Noite accanto a lei continuava a guardarsi attorno circospetto con un sorrisetto perenne stampato in faccia, tutte quelle persone ferite, moribonde e con il morale sotto i piedi lo facevano sentire spaesato, posti come quello lo mettevano estremamente a disagio, soprattutto perché erano luoghi pieni di tristezza e ansia, sentimenti ai quali lui era estremamente restio, non vedeva l'ora di andarsene e sperava, anzi pregava che Velvet, Nicolash e Tyson uscissero in fretta da quel buco.
–Spero che anche Saph stia bene– commentò Nani seduta insieme a loro.
–A proposito come mai sei venuta anche tu?– domandò Alexis mentre assisteva Demetra nella medicazione dei compagni.
–È stata mia l'idea, lasciarla da sola in quel luogo isolato non era proprio un idea geniale e poi immaginavo che volesse rivedere sia Velvet che Sapphire il prima possibile– rispose la ragazza dai capelli rossi al suo posto. Nani la guardò accennando un sorriso che avrebbe fatto sciogliere chiunque dalla tenerezza.
–La tua sicurezza mi da speranza– disse in un soffio. Milah sorrise anch'essa.
–Devi sapere che qui siamo tutti convinti che riusciranno a cavarsela, in un modo o in un altro ne usciranno vivi credimi– la rassicurò posandole una mano sulla spalla come conforto. La maga eremita guardò tutti i maghi con stupore e una nota di ammirazione.
–Vi fidate molto l'uno dell'altro– commentò unendo le mani al petto senza mai smettere di sorridere, Alèk la guardò serio in viso.
–La fiducia è una cosa che abbiamo imparato a nostre spese sulla nostra pelle– rispose per poi lanciare un occhiata a Priscilla che però venne ricambiata da un sorrisetto non troppo nascosto.
–È così bello vedere che Velvet ha trovato degli amici come voi– commentò Nani. Priscilla sobbalzò sul posto e guardò la donna con entrambe le sopracciglia alzate in uno sguardo contrariato.
–No, conoscenti mia cara– la corresse, Alexis alzò gli occhi al cielo sospirando e pensò che era troppo orgogliosa per ammetterlo.
–Per una volta sono d'accordo con la fighetta– disse la diretta interessata, tutti si voltarono nella direzione da cui era provenuta la voce e davanti ai loro occhi si stagliarono in controluce le figure di Velvet e Nicolash, la prima sorreggeva il secondo che faticava a camminare trascinandosi le gambe a causa dei danni ai tendini.
–Velvet, Nicolash!– immediatamente tutti i compagni si alzarono per andare da loro, più felici che mai, tranne Priscilla che rimase seduta dov'era offesa dal nomignolo che le aveva affibbiato, si voltò dalla parte opposta cercando di nascondere il sorriso che le era spuntato involontariamente sul viso. Anche Nani si alzò e le andò in contro a braccia aperte, una volta che le fu vicino la avvolse premendola contro di sé con tutta la delicatezza del mondo come se stesse stringendo ancora la bambina che aveva cresciuto con tanto amore, gli occhi le si fecero lucidi e il sorriso scomparve lasciando spazio ad un espressione che difficilmente si vedeva sul suo volto, i denti premevano sul labbro inferiore nel tentativo di fermarne il tremolio e la bocca aveva assunto una curvatura verso il basso.
–Sono così felice che tu stia bene– singhiozzò, Velvet che era rimasta immobile sorrise appena per poi posarle le mani sulle spalle e allontanarla per guardarla negli occhi.
–Volevo dire la stessa cosa– rispose con un espressione di pura gioia. Si strinsero nuovamente avvolgendosi nelle loro stesse braccia in un segno che non aveva bisogno di troppe parole, ma solo di pura e semplice presenza. L'istante sembrava magico, i compagni rimasero in disparte lasciando che la loro compagna si godesse il momento con quella che lei considerava come una madre, momento che si trasformò immediatamente di terrore quando la terra prese a tremare con una violenza tale che tutti i presenti caddero a terra senza riuscire a mantenere l'equilibrio.
–Che succede!?– gridò Priscilla accovacciata al suolo, accanto a lei Alèk la stava coprendo con un braccio fasciato mentre con l'altro sua sorella anch'essa in posizione fetale proteggendo entrambe con il suo corpo. Milah si era avvicinata a Casper e faticò a tenere fermo il lettino su cui era stato fatto sdraiare. Velvet, Nani e Nicolash erano uno accanto all'altro con lo sguardo fisso verso l'ospedale di fronte a loro. Il movimento sismico era talmente potente che l'edificio cominciò ad ondulare a destra e sinistra, crepe si formarono lungo tutta la facciata facendo cadere alcuni strati di intonaco e le finestre di vetro andarono in mille pezzi a causa delle vibrazioni, poi così com'era iniziato tutto si bloccò e tornò un incredibile silenzio per certi versi inquietante interrotto solamente da una voce computerizzata lontana e non molto chiara. Noite si voltò di scatto intuendo che provenisse proprio da sotto il laboratorio:
Il laboratorio si autodistruggerà tra dieci secondi
Nessuna parola poteva risultare più crudele di una frase del genere detta con una tale freddezza. I compagni rimasero interdetti.
–Che cazzo sta succedendo!?– sbraitò Alèk rimettendosi in piedi.
Nove secondi
–Autodistruzione? In questo modo l'ospedale non reggerà, crollerà sicuramente su se stesso!– gridò Milah alzandosi in piedi.
Otto secondi
–Non può crollare c'è ancora Tyson la sotto!– esclamò Noite, il sorriso si era allargato e chiunque lo vedesse da fuori poteva scambiarlo per uno psicopatico, ma in realtà era solamente preoccupato e il suo era un sorriso di nervosismo.
Sette secondi
–Ci sono anche Sapphire e Tecla, nessuna delle due è ancora uscita– Velvet guardò l'entrata del laboratorio e fece un passo avanti decisa a tornare la sotto.
Sei secondi
La voce continuava imperterrita il conto alla rovescia, talmente era apatica che cozzava con tutto il caos e la disperazione che si era creato. Casper impossibilitato a muoversi stava tentando il tutto per tutto, anche il solo voltarsi gli sarebbe bastato, ma purtroppo non riuscì nell'impresa.
Cinque secondi
–Fermati Velvet verrai schiacciata se entri, con le ferite che hai non reggerai alla botta– disse Alexis, ma si diede dell'ipocrita perché anche lei inconsciamente si era avvicinata all'uscita, non voleva lasciare nessuno in quel laboratorio.
Quattro secondi
–Non mi importa, Tecla mi ha salvato e stava rimettendo in sesto anche Saph, mentre Tyson è venuto qui solo per me non posso lasciare che muoia in questo modo– ribatté la ragazza, ma alcuni sconosciuti intervennero per bloccarla sul posto.
–Ferma sei impazzita– urlò uno di loro afferrandole un braccio.
Tre secondi
–Mollatemi bastardi!– gridò lei cercando di dimenarsi, le forze non erano abbastanza, aveva usato troppe energie durante il combattimento e non si era nemmeno ripresa del tutto da quello che le avevano fatto in quelle vasche.
Due secondi
Anche i compagni inconsciamente si voltarono verso l'uscita e tentarono di entrare, ma come era successo a Velvet vennero fermati da coloro che prima si trovavano dentro a quelle vasche.
–Non ho intenzione di lasciar morire nessuno! Mollatemi– esclamò Priscilla tenendo gli occhi fissi sull'entrata nella speranza prima o poi di vedere qualcuno uscirne.
Un secondo
Nicolash in qualche modo riuscì a divincolarsi e nonostante la fatica arrivò davanti all'entrata prima che un dolore allucinante gli colpisse i tendini delle gambe facendolo crollare a terra proprio a un paio di metri dal suo obbiettivo.
Zero secondi
Demetra spalancò gli occhi e le sue pupille si ridussero ad un unico puntino, strinse i denti e con tutto il fiato che aveva gridò.
–Tyson!– un solo nome che però non venne udito da nessuno perché coperto dal boato assordante dell'edificio che crollava su se stesso trasformandosi sempre più in un ammasso di macerie senza forma. Il tempo parve fermarsi, gli occhi dei compagni erano tutti puntati sullo spettacolo terribile davanti a loro: ogni lastra di metallo che si deformava, ogni mattone che si disintegrava, ogni asse di legno che si spezzava rendeva quel momento uno dei più angoscianti che avessero mai vissuto. Lo spostamento d'aria sollevò una nuvola di polvere che investì tutti i presenti impedendo completamente la visuale, poi così all'improvviso calò un silenzio che annunciava morte. Il polverone si dissolse lentamente come se fosse il sipario di uno spettacolo di paura permettendo ai presenti di tornare a vedere.
–Ty... Son– due sillabe uscirono flebili dalle labbra di Demetra come se non potesse credere ai suoi occhi.
–Mollatemi!– Velvet e Priscilla con uno strattone riuscirono ad andare vicino a Nicolash il quale rimase con gli occhi fissi sul punto in cui poco prima vi era l'uscita e in cui adesso vi erano solamente mattoni e macerie, la mano ancora tendeva in avanti come a voler afferrare qualcuno che però non si era presentato. Alexis si voltò verso il fratello coprendosi il viso con le mani nascondendo gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime, mentre Alèk la avvolse in un abbraccio per confortarla, eppure anche lui ne aveva bisogno. Casper guardò verso l'alto vedendo una Milah immobile e incredula al tempo stesso, mentre alla sua sinistra Noite aveva perso completamente il suo sorriso e ora il suo viso pareva una maschera di ferro. Velvet e Priscilla afferrarono alcune pietre per lanciarle dietro di loro come se fossero fermamente convinte di riuscire a dissotterrare qualcuno che era disperso sotto tonnellate e tonnellate di detriti, le loro mani si ferirono afferrando pezzi di vetro appuntiti e lastre di ferro affilate. Priscilla si dava mentalmente dell'idiota per non aver risparmiato neanche un briciolo di magia, in quel modo avrebbe potuto sicuramente evitare la catastrofe.
–Non puoi!– gridò Velvet, il suo tono era strozzato per la rabbia tanto che la ragazza dai capelli celesti si fermò a guardarla, ma Rockbell non smise di afferrare macerie.
–Mi hai detto che avresti salvato Saph, ti ho chiesto aiuto perché ho finalmente capito che non ce la posso fare da sola, ma tu... Prima mi riprendi dicendomi che non posso farmi ammazzare e poi sei tu quello che ci rimette le penne!?– si rivolgeva al cumulo di detriti sperando che qualcuno al di sotto di essi riuscisse a sentire. Si morse il labbro tremante.
–Sei un ipocrita!– gridò infine abbassando lo sguardo verso terra e sbattendo i pugni sanguinanti nella polvere. I compagni non dissero una parola, nessuno riusciva a credere che ciò che stava succedendo fosse vero: Tyson non poteva essere morto, non in un modo così stupido e insignificante. Un altro boato si propagò nell'aria e venne reso ancora più prolungato dall'eco che gli fece in risposta, una luce blu abbagliante come un flash accecò tutti i presenti e nuovamente le macerie crollarono sempre più giù, in quel baratro buio come una tomba, ma proprio come nei migliori film horror una mano sbucò da sotto i detriti e si fece strada tra le crepe e i pezzi affilati, infine riuscì a sollevarsi in superficie e si rizzò in piedi.
–Cazzo che male!– imprecò, la figura si stagliò in contro luce non permettendo di essere riconosciuta, i compagni si coprirono gli occhi con una mano a causa del sole che lentamente si avvicinava all'orizzonte, lo sconosciuto si sistemò qualcosa in spalla mentre con nonchalance sciò sulla massa di macerie scendendo e arrivando con i piedi per terra, in modo che i ragazzi potessero finalmente vedere di chi si trattava.
–Saph!– Nani gridò il suo nome con stupore e gioia, mentre la diretta interessata buttò a terra coloro che stava trasportando con la delicatezza di uno schiacciasassi. Tecla svenuta probabilmente a causa di un colpo alla testa e un Tyson esausto ma ancora sveglio. Si lamentò quando con la schiena ferità sbattè al suolo.
–Potevi fare anche più piano sai?– le disse mettendosi a sedere con un pò di fatica.
–Ah, ti sembra questo il modo di ringraziare chi ti ha salvato le chiappe?– ribatté la ragazza sbuffando, Tyson semplicemente la ignorò e poi guardò Velvet con un sorrisetto sghembo.
–A chi hai dato dell'ipocrita?– domandò, i compagni accorsero verso di lui con i sorrisi sulle labbra, mentre poco più in là Velvet sorrise, poi si girò, ora le due sorelle Rockbell erano una di fronte all'altra con lo sguardo chino verso il basso e i pugni stretti, finalmente erano tutte e due libere e salve, erano riuscite a superare anche questa difficoltà e ci erano riuscite alla grande. Per loro il tempo che era passato dall'ultima volta che si erano viste pareva un eternità, soprattutto perché nello stato in cui versavano i minuti sembravano non passare mai. Entrambe si avvicinarono, una strinse i denti, l'altra si morse il labbro e quando furono vicine sollevarono lo sguardo guardandosi dritte negli occhi.
–Sei un'idiota! Ti sembra il caso di partire da sola per venire in un posto del genere?– poi cominciarono a litigare.
–Ma senti chi parla! E tu quindi? Hai fatto la mia stessa identica cosa non accetto critiche da una che predica bene e poi razzola male– ribatté Sapphire facendole frontino.
–Io posso, sono tua sorella maggiore questo vuol dire che sei una mia responsabilità– c'era un velato sentimento d'orgoglio in ciò che aveva appena detto Velvet. La sorella si infuriò ancora di più.
–Di soli nove minuti!– esclamò battendo il piede a terra.
–Non importa, sei comunque più piccola!– ora la rossa aveva assunto un sorrisetto di superiorità e con le braccia incrociate sembrava guardasse la sorella dall'alto verso il basso irritandola maggiormente. Fece per ribattere ma una mano si posò dietro le loro teste e poi vennero attirate entrambe al petto di Nani con una delicatezza di cui solo lei era capace.
–È così bello vedervi ancora insieme– disse semplicemente facendo ammutolire e calmare immediatamente le due le quali non persero tempo e la abbracciarono di slancio, entrambe inspirarono il profumo di fiori di campo della loro madre adottiva e con la mente tornarono bambine, proprio come allora, solo lei era in grado di fermare le loro liti interminabili. L'abbraccio terminò e in seguito Nani le allontanò per guardarle entrambe negli occhi.
–Saph, ti ringrazio di cuore per aver tentato di proteggermi, ma la prossima volta non andare da sola va bene?– le chiese, la ragazza dai capelli castani guardò da un'altra parte interrompendo il contatto visivo e gonfiò le guance per poi sbuffare un flebile: "Sì".
–E tu Vel...– si rivolse alla maggiore.
–Non far preoccupare più i tuoi amici in questo modo– le si avvicinò continuando la frase in un sussurro.
–Soprattutto Nicolash– a quel nome la ragazza si rizzò dritta come un palo e le sue guance si tinsero di un flebile colore rosato. Sapphire che aveva sentito scoppiò a ridere.
–Ma guarda guarda non dirmi che ti sei...– venne interrotta bruscamente da una mano che gli si posò sulla bocca per tappargliela.
–Stai zitta!– la minacciò e subito tornarono a litigare.
Il sole toccò piano l'orizzonte e i compagni organizzarono una marcia verso la città di Peonia con al seguito tutti i prigionieri che vi erano nelle vasche, nel momento esatto in cui entrarono nel primo centro abitato alcuni maghi si fecero strada da soli andando a trovare parenti e amici che li avevano aspettati per tanto tempo, e in pochi minuti il centro si trasformò in una festa di bentornato a casa.


 
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E mentre le urla e i canti di gioia si sollevavano dalla città di Peonia, poco più distante, nel luogo dove si era consumata l'ultima battaglia, qualcuno camminava in mezzo alla devastazione con passo stranamente sicuro. Il cappuccio non lasciava intravedere neanche un singolo lineamento del suo viso. Il mantello lungo strisciava sul terreno aderendo ad esso e si deformava ogni volta che un frammento di ciò che prima costituiva un ospedale, gli passava vicino avvolgendolo in tutta la sua interezza. Ad ogni passo, i suoi occhi si spostavano prima a destra e poi a sinistra scrutando ogni centimetro di quel paesaggio desolato, alla ricerca di qualcosa che non era chiaro nemmeno a lui, ma che sperava esserci. Smise di camminare solamente quando le macerie sotto i suoi piedi presero a tremare e a sobbalzare, si apprestò a fare uno scatto all'indietro prima che il punto d'appoggio precedente cedette precipitando in un baratro buio del sottosuolo. Rimase immobile anche quando vide una mano fuoriuscire dalla piccola voragine seguita poi da un corpo slanciato e sottile, che dopo diversi tentativi riuscì ad issarsi in superficie. L'uomo misterioso rimase a fissare quel ragazzo in silenzio mimetizzandosi all'ombra dell'unico pezzo di parete rimasto integro, incuriosito.
–Vanica vieni– disse la figura emersa allungando il suo unico braccio verso il baratro. Da esso un'altra mano si estese afferrando quella del ragazzo.
–Grazie Serval– sussurrò lei mentre si issava fuoriuscendo anch'essa all'aperto. I due ignari del fatto che qualcuno li stesse guardando si sdraiarono uno accanto all'altro con un rumoroso sospiro, puntarono i loro occhi verso il cielo ambrato del tramonto nell'attesa che lasciasse posto ai colori della notte in uno speciale e rarissimo momento di pace, un momento che poche volte avevano potuto godersi a pieno nella loro vita passata a scappare e nascondersi. Questa volta però c'era qualcosa di diverso in quel silenzio ed entrambi se ne erano accorti. La quiete idilliaca di quel momento non durò a lungo e venne interrotta dalle parole sussurrate di Serval.
–Ce la siamo vista brutta anche sta volta eh– una risata sommessa gli fuoriuscì dalle labbra senza che lui potesse controllarla.
–Già...– rispose lei con tono distaccato e gli occhi glaciali fissi verso l'alto. Il compagno si voltò appena verso di lei e poté vedere la sua espressione pensierosa stampata in viso.
–Cosa c'è?– le chiese in modo quasi dolce, lei non rispose immediatamente ma si limitò a sospirare per poi afferrare la mano del compagno per stringerla. Il calore che si era creato da quel contatto riscaldò il corpo di entrambi salendo dal petto prepotentemente come un fuoco che divampa alimentato dal vento.
–Lo senti anche tu vero?– domandò Vanica.
–Cosa dovrei sentire?– ribatté lui arrossendo di colpo spiazzato da quella domanda.
–Non senti che il momento che stiamo vivendo ora è diverso da tutti gli altri? Tutte le volte che riuscivamo ad uscire dai guai passavamo momenti di pace come questo, anche se non li ho mai vissuti veramente come tali. Ma questo invece... Questo è veramente un momento in cui non ci dobbiamo preoccupare di niente. Cosa è cambiato?– chiese la ragazza, Serval la guardò per poi spostare gli occhi verso il cielo.
–Forse perché questa volta abbiamo combattuto per tentare di salvarci a vicenda prima di pensare a fuggire, o forse...– si fermò ripensando a quello strano ragazzo che aveva affrontato e alle sue parole.
–O forse perché abbiamo trovato qualcuno simile a noi da prendere come esempio– continuò la frase la ragazza togliendo di bocca le parole al compagno. In quel momento l'ombra misteriosa sembrò molto più attratta dalla conversazione e si appoggiò contro la parete che la teneva nascosta mettendosi comoda, sperando che quel dialogo si trasformasse in qualcosa di ancora più interessante.
–Quindi che cosa dovremmo fare? Diventare come loro?– domandò Serval come se la risposta fosse ovvia ad entrambi. Vanica scosse la testa.
–Noi non saremo mai come loro lo sai bene– a quelle parole lui guardò verso il basso sconsolato, come se nel profondo quella frase lo avesse ferito, ma si risollevò subito quando la sua compagna continuò a parlare.
–Questo però non significa che non possiamo provare a fare del nostro meglio– sorrise Vanica, il ragazzo sobbalzò e la guardò speranzoso prima di ricambiare il suo sorriso.
–Quindi vuol dire che ora abbiamo un obbiettivo– affermò lui quasi incredulo dalle parole che aveva appena pronunciato. Mai avevano avuto uno scopo nella vita, nessun sogno da realizzare, nessuna meta da raggiungere. La loro era sempre stata un'esistenza vuota e priva di significato, erano sempre e solo scappati, fuggendo per sopravvivenza senza mai fermarsi veramente a combattere per ciò che desideravano, proprio perché ciò che volevano era fuggire. La compagna si tirò su mettendosi a sedere, mise una mano davanti a se porgendola nella direzione del compagno guardandolo con occhi pieni di determinazione come non lo erano mai stati. Anche Serval si sollevò assumendo la stessa sua posizione.
–Smettere di fuggire, affrontare le difficoltà a viso aperto– disse lei.
–Proprio come Velvet e Nicolash– anche Serval allungò la mano colpendo quella della compagna, scambiandosi un cinque pieno di complicità. Fu proprio in quel momento che l'ombra rimasta nascosta per tutto quel tempo uscì allo scoperto piacevolmente colpita dallo sviluppo di quella conversazione.
–Ho sentito abbastanza– disse rivelando il suo tono di voce maschile. I due ragazzi sobbalzarono e scattarono in piedi non appena si accorsero della sua presenza, Serval si piazzò davanti a Vanica affrontando quella sagoma a viso aperto.
–Chi sei?– domandò il ragazzo minaccioso, l'ombra sollevò le mani in segno di resa.
–Tranquillo non voglio fare nulla di male– disse cercando di tranquillizzarli.
–E allora perché ci stavi ascoltando? Chiunque origli le conversazioni altrui non ispira molta fiducia– ribatté Vanica, l'uomo misterioso si portò una mano dietro la testa imbarazzato.
–Scusate avete ragione, non dovevo origliare vi chiedo scusa– fece un inchino impacciato stringendo i pugni mentre i due compagni lo guardavano confusi: che strano soggetto avevano appena incontrato?
–Però se non l'avessi fatto non avrei mai sentito ciò che speravo. Ma questo non vi deve preoccupare, in fondo io non voglio fare niente di male, non sono qui per cercare dei guai, io ho girato in lungo e in largo solo per cercare persone come voi che...– continuò cominciando a parlare a raffica rendendo ancora più disorientati i due. Si guardarono non capendo dove volesse arrivare.
–Cioè spero di non aver fatto una brutta impressione, anche se origliare la vostra conversazione non è propriamente il miglior modo di approcciarsi a qualcuno che nemmeno ti conosce... Forse devo cambiare tecnica, ci dovrò lavorare su, altrimenti nessuno accetterà mai la mia proposta– si fermò il ragazzo misterioso cominciando a sussurrare tra sé e sé cose incomprensibili. Serval e Vanica aggrottarono le sopracciglia e abbassarono la guardia intuendo che non c'era niente di pericoloso in lui, ma il suo straparlare li aveva incuriositi.
–Che tipo di proposta?– domandò Vanica, lo strano soggetto come se fosse stato risvegliato ritornò improvvisamente serio e si avvicinò a loro fino ad arrivargli a pochi metri di distanza, alzò il viso nascosto dal cappuccio scuro rivelando i suoi occhi castano chiaro socchiusi in uno sguardo che trasudava determinazione. La domanda, seguita dalla rispettiva spiegazione che in seguito fuoriuscì dalle sue labbra, lasciò di sasso i due compagni. Mai si sarebbero aspettati una situazione del genere, mai avrebbero sperato in una tale opportunità. I due non si guardarono nemmeno e con un vigore che non gli era mai appartenuto accettarono, senza sapere che quella scelta avrebbe portato ad un completo stravolgimento delle loro vite.








ANGOLO AUTRICE:

Heila! chi non muore si rivede!!
Perdonatemi infinitamente per questo statosferico enorme ritardo, ma ho ben 3 motivi:
1- il combattimento di Tyson è stato danntamente difficile da scrivere perchè...
2- ho avuto un blocco dello scrittore totale
3- il lavoro mi ha spremuto fino all'ultimo e non avevo tempo di scrivere
Spero siate contenti del mio ritorno, se non l'aveste notato per farmi perdonare almeno in parte, ho reso il capitolo mooolto più lungo del solito.
E poi ho un'altra novità, chiedevo a tutti voi che mi avete mandato gli OC di mandarmi delle curiosità sui vostri personaggi (Si Rosy è la tua stessa idea, volevo già metterla in pratica prima, ma tu mi hai anticipato ahaha) in questo modo ad ogni capitolo inserirò delle curiosità sia mie che dei vostri personaggi! Grazie in anticipo a chi riuscirà a mandarlo.

E ora passiamo all'angolo curiosità:
CURIOSITà 1: il nome di 78 è ciò che è perché 78 è il numero atomico del platino
CURIOSITà 2: Vi ricordate di Agatha? La vecchiaccia del paese di Orchidea? Bene il suo nome è stato preso da una dei superquattro di Pokemon rosso fuoco e verde foglia, è una vecchietta (cattiva) che usa pokemon di tipo spettro e niente mi sono ispirata a lei.

Per oggi è tutto!! La saga di Karetao Lab è ufficialmente finita!! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Ci sentiamo alla prossima!!
Hola
Lu!

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Capitolo 36
*** TRENTACINQUESIMO CAPITOLO: PAURA ***


TRENTACINQUESIMO CAPITOLO: PAURA






–E con questo abbiamo finito– Tecla si passò il dorso della mano sulla fronte sudata asciugandosela, con un sorriso ringraziò il ragazzo davanti a lei che fece un cenno con la testa ricambiando per poi alzarsi e allontanarsi. Si voltò guardando la ragazza accanto a sé tirare un sospiro di sollievo per poi posare il mortaio che aveva in mano sul tavolino lì vicino.
–Demetra ti ringrazio per avermi dato una mano– disse la donna, la ragazza in questione sventolò una mano in aria.
–Ma va la, sono io che devo ringraziare te, da sola ci avrei messo il doppio del tempo per curare tutti quanti– ribatté sospirando nuovamente.
–A proposito perché abbiamo dovuto fare tutto noi due, dentro all'ospedale non era forse pieno di medici ed infermieri? Che fine hanno fatto?– domandò in seguito. Questa volta fu Tecla a sospirare.
–La maggior parte erano troppo scossi per il crollo dell'ospedale, sono andati nel panico quando hanno cominciato a sentire la terra tremare e non sono più riusciti a connettere mentalmente, il resto si è diretto a Peonia per riportare alcuni pazienti alle proprie case, in assenza di un ospedale vero e proprio hanno arrangiato una specie di infermeria nelle case dei civili– spiegò, Demetra annuì poi spostò lo sguardo su alcune persone poco più avanti.
–Come la mettiamo con loro invece?– domandò. Il campo che avevano allestito in una radura poco fuori la città era invaso da qualche centinaio di maghi che versavano in condizioni pessime a causa delle vasche per l'estrazione dell'etere, la maggior parte non riusciva neanche a muovere un muscolo, la restante riusciva a stento a parlare. Tecla si portò le mani a massaggiarsi le tempie cercando di ragionare.
–Senza quella tecnologia loro non possono tornare com'erano prima, io sono l'unica che sa come costruire quelle vasche e l'unica a saperle usare nel modo corretto, quindi credo che dovrò ricostruirne qualcuna completamente da capo, ma sarà più difficile del previsto– ammise sospirando.
–Ci vorrà un sacco di tempo tra recuperare le materie prime e ricreare il liquido CEM, tra l'altro sicuramente manderanno qualcuno a vedere cos'è successo in questo posto, quindi non potrò lavorare come si deve se requisiscono l'intero ospedale e quelle persone saranno costrette a rimanere in quello stato per chissà quanto tempo– questa volta il suo tono era più triste che altro.
–Rimanere qui non è possibile in questo momento, soprattutto perché quando noteranno che la sede dei Vasileias di Peonia smetterà di mandare notizie si insospettiranno sicuramente– fece notare Demetra.
–La soluzione mi sembra piuttosto semplice– la voce di Tyson si intromise e le ragazze si voltarono notando anche il resto del gruppo, tranne Velvet, tutti fasciati come se fossero delle mummie, Casper era ancora steso su di un lettino incapace di muoversi. I loro occhi erano puntati sulla donna la quale assunse lentamente un colorito più rosso del normale e si voltò imbarazzata distogliendo lo sguardo.
–Vieni con noi– disse il Devil Slayer attirando la sua attenzione, la ragazza sobbalzò e si portò le mani al petto abbassando lo sguardo.
–Ecco, io non so se...– ma venne interrotta sul nascere.
–Quando dico che voglio salvare Fiore intendo anche, anzi, soprattutto i suoi abitanti. Venendo con noi potrai lavorare in totale tranquillità e avrai anche chi ti darà una mano, i materiali possiamo recuperarli da qui, con l'aiuto di tutti riusciremo a fare in fretta, dovremmo avere ancora un pò di tempo a disposizione prima dell'arrivo delle truppe e poi non è conveniente per te rimanere, chiunque ti ha visto aiutare "coloro che hanno distrutto l'ospedale" pensi che non ti catturerebbero per farti delle domande, o peggio?– Tyson le sputò in faccia la verità per come realmente stava e lentamente si rese conto che se fosse rimasta in quel luogo le cose si sarebbero solamente complicate e lei non avrebbe potuto fare niente per nessuno. Nonostante questo la sua indecisione era palpabile e rimase in silenzio fissando i ciottoli accanto ai suoi piedi.
–Cos'è che ti frena?– domandò Alexis seria, Tecla sobbalzò e la guardò dal basso verso l'alto.
–I cambiamenti, io ho sempre vissuto qua, lasciare il luogo in cui sono nata mi fa un pò paura– rispose sinceramente. Milah si ritrovò a pensare inconsciamente a se stessa, ma sorrise prima di risponderle.
–Sai io ero come te– Tecla si voltò nella sua direzione indagandola con lo sguardo.
–Avevo la sensazione che se avessi lasciato il luogo che sentivo come una casa, tutti quelli a cui volevo bene avrebbero fatto una brutta fine. Una volta una vecchia signora mi fece una domanda che ora io voglio proporre a te: pensi di riuscire ad aiutare tutti rimanendo ferma in un solo luogo?– la Dragon Slayer le posò una mano sulla spalla e la fissò con i suoi occhi bicromatici. La donna rimase immobile ancorata in quelle iridi profonde e subito si sentì pervasa da un senso di leggerezza tanto che incurvò le labbra in un piccolissimo sorriso. Guardò Tyson.
–Va bene– disse in un soffio. I compagni immediatamente esultarono alla bella notizia.
–Allora non c'è tempo da perdere dobbiamo recuperare più materiale possibile e portarlo via da qui: Priscilla, Alèk datemi una mano– il ragazzo fece per incamminarsi, ma la voce della ragazza dai capelli celesti lo bloccò.
–Voi andate avanti, io arrivo tra cinque minuti– disse, i due si voltarono.
–Devi recuperare ancora della magia?– le chiese il fratello dei Black.
–No ho già fatto, devo solo dire due paroline a Velvet– disse seria prima di allontanarsi dal resto del gruppo. I ragazzi si guardarono con aria preoccupata, poi Alèk sorrise e tornò a camminare nella direzione opposta. La sorella gli si avvicinò e lo prese per un braccio in modo da potergli parlare senza che le dirette interessate sentissero.
–Non sembri allarmato– disse schietta.
–Non lo sono infatti– rispose lui guardando avanti.
–Non hai paura che possano finire per litigare?– domandò dando voce alle sue preoccupazioni. A quelle parole Alèk emise un soffio basso, segno di una risata trattenuta.
–Io so perfettamente che finiranno col litigare ed è proprio per questo che non mi preoccupo– sorrise portando un braccio attorno al collo della ragazza.
–Vedi sorellina Priscilla è una di quelle persone che pretende ciò che le spetta. Adesso andiamo abbiamo del lavoro da fare– sviò riprendendo la sua camminata, Alexis rimase interdetta per un attimo e dopo aver realizzato mise su un adorabile broncio.
–Alèk fermati, non mi hai risposto, non fare il misterioso!– esclamò correndogli a dietro e cercando di attirare la sua attenzione, senza nessun successo, infatti l'unica cosa che ottenne fu un gesto con la mano, come se stesse schiaffeggiando l'aria. Il resto dei compagni non si fece domande e insieme a Tecla si avviarono verso ciò che rimaneva di Karetao Lab.
–Come lo trasportiamo tutto quel materiale?– chiese Casper mentre veniva spinto da Milah.
–E perché devo venire anche io, non posso essere di nessun aiuto messo così, non posso nemmeno farvi dono della mia bellezza con tutte queste bende– si lamentò. Demetra gli tirò un pugnetto sulla testa.
–Se vuoi ti lasciamo da solo in mezzo alla radura che ne dici?– chiese ironicamente ricevendo un netto "no" con la testa.
–Comunque i servizievoli cittadini di Peonia per omaggiarci ci hanno fatto dono di alcuni dei loro carri porta merce, non potendoci trasferire su di un mezzo più prestante come un treno, non abbiamo altra opzione se non usufruire di quelli, sono già stati posizionati nelle postazioni apposite– rispose Noite mentre camminava lento dietro a tutto il gruppo, le mani infilate nelle tasche e l'andatura barcollante.
–Tutte le volte che usi termini strani mi fai venire il mal di testa– commentò Nicolash grattandosi la nuca. Alèk si voltò verso il God Slayer aggrottando le sopracciglia.
–Perché cammini così piano? Abbiamo fretta non ricordi?– lo riprese intimandogli di accelerare il passo, di rimando Noite sorrise giocando con la sigaretta spenta che aveva tra le labbra.
–La calma è la virtù dei forti– rispose sarcasticamente.
–No, la calma è quella cosa che se non ti sbrighi finiamo nei guai– ribatté l'altro tornando indietro per spingerlo ad aumentare il ritmo.
–Spiegami che razza di paradosso è? Tu sei un God Slayer della luce, quindi per questo motivo dovresti essere veloce come la luce, perché invece non è così?– chiese Tyson aiutando Alèk nell'impresa. I compagni risero alla vista di quella scena così strana.
–Ma sono sempre così?– domandò Tecla portandosi una mano davanti alla bocca per fermare un riso incontrollato, Casper invece al contrario si lasciò andare.
–No, a volte fanno più chiasso– rispose semplicemente. Nel frattempo al battibecco si era aggiunto anche Nicolash annunciando la sua entrata con una posa alquanto ridicola e maneggiando il suo bastone come se fosse una bacchetta magica, a causa di questo il battibecco si trasformò in una vera e propria rissa subito dopo.
–Visto che ti avevo detto?– disse Casper alla ragazza che rimase interdetta, prima che Alexis sistemasse il tutto con quattro semplici colpi facendo ritornare la serenità. In poco più di una ventina di minuti il gruppo aveva raggiunto l'ospedale e insieme ad alcuni abitanti e pazienti avevano cominciato a caricare sui carri tutti i materiali che riuscivano a trovare dividendoli in base alla loro tipologia, sotto lo sguardo vigile di Tecla che dava le direttive su come maneggiare le diverse materie.


 
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Priscilla dopo aver dato l'annuncio ai compagni si era diretta verso Velvet. La ragazza si trovava poco più distante da lì ed era in compagnia di Nani e Sapphire, le quali stavano discutendo su cosa avrebbero fatto da lì in avanti, ma la conversazione fu interrotta proprio dall'arrivo della ragazza dai capelli celesti. La rossa si voltò guardandola con uno sguardo indagatore.
–Che vuoi mezza fighetta?– chiese bruscamente, lei non le rispose, semplicemente si scambiarono uno sguardo di sfida, completamente serie in viso. Nani guardò prima una e poi l'altra incrociando le mani al petto e poi sospirò.
–Accidenti che aria pesante– commentò quasi sussurrando come se non volesse farsi sentire dalle due belve che si stavano per affrontare. In uno scatto Priscilla portò la mano aperta indietro e poi con altrettanta forza la avvicinò a Rockbell che divaricò le gambe pronta per un contrattacco. La mano si fermò proprio davanti a lei con il palmo in bella vista, fu allora che un ghigno comparve sul viso di Priscilla e a Velvet la cosa non sfuggì.
–E questo cosa vuol dire?– chiese aggrottando le sopracciglia e rilassando i muscoli intuendo che non voleva fare niente di male.
–Mi devi dei soldi– rispose schiettamente, a quelle parole l'espressione di Velvet mutò cambiando da diffidente a confusa.
–Eh!?– esclamò, Priscilla sbuffò e sollevò gli occhi al cielo.
–Cos'è sei diventata sorda? Ho detto che mi devi dei soldi– ripeté bruscamente. Rockbell inspirò profondamente cercando di mantenere il controllo e poi espirò buttando fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni in modo che la sua compagna di fronte potesse sentirla distintamente.
–E perché dovrei?– domandò incrociando le braccia sotto al seno. In risposta Priscilla si indicò con il dito e Velvet spostò lo sguardo sul suo corpo coperto di cerotti e bende.
–Perché i miei vestiti sono ridotti a brandelli– rispose con ovvietà. La maga dell'elettricità aggrottò le sopracciglia e arricciò il naso in un espressione puramente confusa.
–E quindi io cosa centro?– chiese ancora. Questa volta fu Priscilla a sbuffare.
–Ti devo proprio spiegare tutto!? Se tu non fossi venuta qua noi non avremmo dovuto combattere contro quei medici e soprattutto quella tizia non mi avrebbe sciolto i vestiti con il suo stupido acido, perciò mi devi pagare i danni– spiegò, se fosse stato possibile a Velvet sarebbe caduta la mascella fino al pavimento, ma si limitò a sospirare per poi sogghignare sapendo già come controbattere.
–Non ti serve l'elemosina per ricomprarti quei vestiti da quattro soldi che avevi e poi gli unici danni che vedo io sono quelli al cervello– ribatté facendo scattare la scintilla che diede inizio all'incendio puro. Una vena pulsante apparve sulla fronte della ragazza dai capelli celesti e un tic le partì all'occhio sinistro facendolo tremare leggermente.
–Ripetilo caricabatterie ambulante– soffiò tra i denti fingendo un sorriso menefreghista, Velvet al suo contrario non si trattenne più.
–Come mi hai chiamato!?– gridò saltandole addosso per fargliela pagare. Intanto alla scena assistevano Nani e Sapphire: la prima con le mani rivolte in avanti cercava di tranquillizzare le due con paroline dolci, mentre la seconda era piegata in due dal ridere dopo l'offesa che Priscilla aveva rivolto a sua sorella.
–Caricabatterie ambulante!– continuò ad esclamare ridendo ogni volta di più.
–Guarda che per quanto mi riguarda lo sei anche tu– intervenne la telecineta, in questo modo la rissa a due si trasformò in una rissa a tre che Nani non fu in grado di fermare, per questo sospirò e decise di accomodarsi su di un masso in attesa che terminassero, ma lo fece con un sorriso sul volto. Le due sorelle non erano mai state troppo bave nei rapporti con le persone, a causa del loro modo di fare alquanto brusco e violento allontanavano chiunque, nessuno voleva averci a che fare, ma ora, soprattutto Velvet, aveva trovato qualcuno oltre a lei e Saph che poteva definire come famiglia, qualcuno che non la guardava come un mostro che distrugge qualunque cosa, qualcuno che non la giudicava per ciò che aveva fatto in passato, ma soprattutto qualcuno che la amava proprio per quello che era. La guardò sorridere nel bel mezzo della lite e a sua volta si portò una mano al petto mentre gli occhi lentamente le si riempivano di lacrime. Le tre ragazze lo notarono e smisero nell'immediato la loro discussione, poi Velvet e Sapphire si precipitarono verso la loro madre adottiva chiedendo quale fosse il motivo del suo cambio d'umore. Immediatamente la donna si asciugò gli occhi umidi, poi fece un sorriso.
–Niente, dai andiamo a dare una mano agli altri– sviò rimettendosi in piedi e facendo segno alle tre ragazze di seguirla.


 
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Era passato solo un giorno dalla battaglia eppure i maghi che erano stati imprigionati si comportavano come se l'intero regno fosse già stato liberato dalle grinfie di Theos Velona. Ridevano e scherzavano tra di loro con la più totale tranquillità. Tyson batteva freneticamente un piede a terra e con le braccia incrociate al petto tamburellava anche il dito sul bicipite bendato, intanto guardava verso il basso con gli occhi socchiusi e sbuffava di tanto in tanto dondolando di volta in volta la testa prima a destra poi a sinistra. Alexis lo vide e gli si avvicinò incuriosita.
–Cos'hai? Sembri impaziente– disse chinandosi per cercare il suo sguardo. Un'altro sbuffo fuoriuscì dalle labbra di Tyson, poi sollevò la testa per guardarla.
–Lo sono, ci stiamo mettendo troppo, voglio tornare a Magnolia il prima possibile– rizzò le spalle e si appoggiò ancora di più al muretto fissando in avanti Priscilla usare la telecinesi su di un enorme ammasso di materie indefinite.
–Non lo puoi dire mentre sei qui a guardare e basta– lo riprese la sorella dei Black. Al ragazzo spuntò un sorriso.
–Non è colpa mia, Demetra mi ha assolutamente vietato di sollevare pesi per non gravare sulle ferite della schiena, a quanto pare sono più profonde del previsto, guai a me se oso disobbedirle, sai come diventa se non si seguono i suoi consigli– rispose scuotendo poi la testa. Alexis fissò il ragazzo e sorrise sotto i baffi, ma questo a lui non sfuggì e la guardò con occhi indagatori.
–Perché ridi?– le chiese sollevando un sopracciglio, lei in tutta risposta sventolò una mano in aria e cercò di trattenersi arricciando le labbra.
–Niente niente– mentì per poi spostare lo sguardo davanti a sé.
–Così, più giù, più giù, ancora un pò e... basta!– Milah stava dando indicazioni a Priscilla su dove posizionare l'ammasso di materiale in modo che poi Tecla riuscisse a dividerlo in base alla tipologia di elemento. Accanto a lei il resto dei compagni la aiutava nella suddivisione, tranne Casper che si limitava solamente a guardare e a ribadire a Demetra come quelle bende non donassero per niente alla sua carnagione, facendo ogni volta sorridere Tecla. Alexis guardò il Devil Slayer del sangue e d'un tratto si fece seria e pensierosa, il ragazzo lo notò.
–Che ti prende?– chiese, lei aggrottò le sopracciglia con fare sospetto.
–Heartz, quella che ha ridotto Casper in quel modo– rispose, a quelle parole anche Tyson si fece serio, incurvò la schiena e appoggiò i gomiti sulle ginocchia unendo le mani.
–Non so cosa pensare, dalle sue parole a quanto pare dovrebbe fare parte di qualche altra organizzazione e non del laboratorio– disse lui.
–Già, ma quello che più mi chiedo è: cosa vuole da noi? Perché ha preso di mira Casper e poi se ne è andata?– chiese lei, il ragazzo sospirò.
–Non ne ho idea, ma dobbiamo cercare di scoprirlo– affermò, poi guardò il cielo sospirando.
–Ho le netta sensazione che non sarà il nostro ultimo incontro–


 
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Un castello nero come le tenebre si ergeva maestoso al centro della piazza, il sole era in discesa verso l'orizzonte, ma la sua luce ancora ne riscaldava le pietre color pece facendole sembrare roventi pezzi di carbone. Non pareva nemmeno che gli importasse della giornata che stava per giungere a termine, forse perché un edificio così buio trovava il suo posto proprio nelle notti più oscure, quelle in cui la Luna mostrava con tanta superbia il suo lato più nero, e le stelle brillavano più flebili per paura di essere anch'esse inghiottite da quelle tenebre. L'edificio si faceva sempre più enorme mentre stagliava la sua imponente ombra su parte del giardino esterno, allungandosi di più ogni minuto che passava. Crocus era forse l'unica città dove ancora si respirava aria di ricchezza, chiunque la vedeva dall'esterno poteva ammirare una capitale brulicante di persone, di vita e di luci, ma ciò che nascondeva sotto di essa era molto, molto più oscuro della notte che stava per sopraggiungere.
Il suono dei suoi stivali rimbombava in quell'enorme corridoio, facendo risultare quella camminata la marcia di un esercito invece che di una sola persona, le fiaccole appese ai lati traballavano e mostravano con un chiarore pallido il percorso da intraprendere. Il portone d'ebano si aprì cigolando rumorosamente, facendolo assomigliare ad un grido straziato. La sala in cui entrò in seguito pareva essere una cella mortuaria da tanto freddo che c'era, le pareti scure parevano brillare di luce propria a causa delle ragnatele di ghiaccio che coprivano le pietre, il suo respiro condensò nell'aria tramutandosi in una nube di vapore acqueo, poi si bloccò per qualche secondo. L'ossigeno nei polmoni svanì come per magia e in quell'istante si rizzò in piedi dritta come un palo d'acciaio e rigida come un cadavere. La sua presenza gli provocava sempre quell'effetto, sintomi più vicini alla morte di quanto si possa pensare, molti erano periti proprio a causa della sua sola presenza, altri avevano avuto attacchi di panico, altri ancora arresti cardiaci, ma nessuno di loro lo aveva mai visto in faccia. Si diceva che il suo aspetto fosse proprio quello della morte e che nessuno potesse guardarlo dritto in viso senza provare un solo sentimento: paura. Heartz alzò gli occhi e lo vide lì. Nella penombra, accomodato sul suo trono dal quale raramente si scansava, sedeva proprio il re immortale di quel regno caduto in rovina: Theos Velona. La sua bocca si schiuse nel tentativo di porre omaggio alla persona che aveva davanti, ma la voce le morì in gola quando lui la precedette di pochi secondi.
–Non voglio convenevoli Heartz– disse, la voce così profonda, ma al tempo stesso minacciosa di quell'uomo scatenò un brivido lungo la schiena della donna, i peli le si rizzarono dritti come lance, probabilmente anche a causa della temperatura nella stanza. Lei non proferì parola, anzi si limitò ad annuire con la testa non riuscendo a pronunciare una frase di senso compiuto.
–Sai il motivo per cui ti ho fatto chiamare– affermò, nuovamente lei confermò senza un fiato, poi il re rimase in silenzio fissandola nel buio e lei capì, nell'immediato fece un passo avanti pronta per parlare.
–Mio signore, ho fatto ciò che mi ha detto– disse brevemente, subito dopo si prese una pausa, deglutì facendo meno rumore possibile e inspirò lentamente cercando di mantenere la calma.
–Continua– ordinò Theos Velona con una fermezza tale che Heartz non poté fare a meno di sobbalzare. Balbettò qualcosa prima di riuscire a rimettere in fila le parole.
–Sono ancora deboli, per questo se riuscissimo ad individuare il loro nascondiglio potremmo facilmente ucciderli t...– nessun suono uscì più dalla bocca della ragazza, se non qualche rantolo come se qualcuno la stesse afferrando saldamente per il collo strozzandola.
–Non ho chiesto un tuo parere– la interruppe lui, il tono di voce era sempre molto piatto ma l'aggressività con la quale aveva pronunciato quelle parole scatenò in lei una sudorazione fuori dal normale.
–Mi scusi– esalò facendo un inchino, quella posizione era la sua unica fonte di coraggio, tutte le volte che riusciva a distogliere lo sguardo lo passava a fissarsi le punte degli stivali che puntualmente risultavano sfocate e mai immobili, i giramenti di testa e il respiro affannato la accompagnavano sempre quando entrava in quella sala.
–Non mi interessa dove si nascondono, l'obbiettivo ora non è quello di ucciderli, non ancora almeno, e soprattutto se qualcuno di voi osa anche solo pensare di far fuori il Tramonto Fantasma... Allora ne subirete le conseguenze– Heartz non sapeva più dove prendere ossigeno, le sembrava di stare in apnea da minuti e invece erano solo pochi secondi. Riuscì ad accennare un flebile sì, prima di tornare a respirare.
–Oltretutto volevo avvisarla anche che le vasche del laboratorio sono andate tutte distrutte quindi il carico di etere magico smetterà di arrivare– disse queste parole con terrore, nel tentativo di non farlo adirare ulteriormente. Con suo sommo stupore il Re rispose con tono calmo e pacato.
–Lo so, bisogna rinunciare sempre a qualcosa per ottenere altro di ancora più grande, le scorte che abbiamo basteranno almeno per un anno, il che è più che sufficiente– proferì.
–E per quanto riguarda quell'altra cosa?– domandò poi, Heartz capì nell'immediato e si affrettò a rispondere.
–Non ho ucciso Casper Cremisis, però non sarà in grado di muoversi per un pò, le ferite che gli ho inferto internamente sono abbastanza gravi– lo disse tutto d'un fiato e senza un secondo di pausa.
–Molto bene, puoi andare ora– ordinò, lei non ci pensò su due volte, fece un inchino cordiale e poi si voltò quasi correndo verso l'uscita, prima di venire bloccata di nuovo dal richiamo del Re.
–Un ultima cosa– si voltò e osservò la sua figura con terrore proprio come si guarda la nera e potente signora con la falce.
–Non venire a dirmi di nuovo che sono deboli, altrimenti quel taglio che hai in viso non te lo avrebbero fatto– la minacciò, lei non rispose, ma i suoi occhi lo fecero da per sé, tremavano anch'essi e barcollò cercando di indovinare quale fosse l'uscita esatta tra le tante che vedeva. Solo dopo che il portone alle sue spalle si chiuse, il suo battito si regolarizzò e così anche il suo respiro. Si toccò la guancia sentendo sotto i polpastrelli la crosta del sangue essiccato e si infuriò a morte, poi sospirò e ripensò a quello che le era appena stato detto: Thoes Velona aveva ragione, se Cremisis era così debole come le era stato detto da quella persona perché era stato in grado di ferirla?

Il Re attese che la porta si chiudesse poi sospirò una nube di vapore acqueo.
–Jude– richiamò il suo fedele servitore che subito si affiancò al suo trono ritto come un soldato.
–Spegni le torce e fai qualcosa per la temperatura... Fa troppo caldo qua dentro– disse sollevando lo sguardo verso l'unica finestra che dava sull'esterno. I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio.


 
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Tutti i preparativi erano stati ultimati e ora il gruppo di Phoenix's Ashes era pronto per riprendere la via del ritorno.
–Nani, Saph venite con noi, non potete più stare qua, sarete al sicuro a Magnolia– affermò Alexis. La sorella più piccola sbuffò e distolse lo sguardo.
–Non ho bisogno della protezione di nessuno, so cavarmela da sola io– ribatté incrociando le braccia, Velvet la afferrò per un orecchio tirandoglielo.
–Ma senti un pò questa, non è bene che andiate da sole, verrò con voi– intervenne la rossa per poi mollare la presa sotto gli insulti della sorella. Nani si avvicinò e le prese il viso tra le mani con la delicatezza che solo lei possedeva.
–No non serve, noi sapremo cavarcela, vagheremo per un pò in modo da confondere chi ci sta cercando, ma soprattutto tu devi andare con i tuoi compagni, quello è il tuo posto non il nostro– cercò di convincerla, Velvet si guardò le spalle dando un occhiata a quel gruppo di pazzi che aveva fatto crollare un intero edificio pur di riportarla con loro e sorrise. Poi tornò con lo sguardo negli occhi della sua madre adottiva.
–Qualsiasi cosa vi succeda contattatemi– si raccomandò. Sapphire batté più volte il piede a terra impaziente e sottovoce mugugnò.
–Ti ho detto che so cavarmela da sola– Velvet la fulminò e in seguito si misero a discutere su chi di loro avesse ragione. Poco distante i compagni assistevano alla scena con un sorriso poi Nani si diresse verso Tyson e lo ringraziò.
–Non ho parole per descrivere quanto io sia felice che Velvet abbia incontrato persone come voi, dal primo all'ultimo siete davvero spettacolari, non voglio sembrarvi appiccicosa ma ho un ultimo favore da chiedervi...– li guardò uno ad uno negli occhi poi si soffermò in particolare su Nicolash che sobbalzò e si irrigidì di colpo.
–Prendetevi cura della mia bambina– il sorriso che fece in seguito fece sciogliere il cuore di tutti: chi non avrebbe voluto una madre così?
–Nani, sono adulta ormai!– esclamò Rockbell contrariata scatenando l'ilarità del resto del gruppo.
Gli ultimi bagagli furono caricati, quattro carri erano stati completamente riempiti di materiale mentre gli altri due di pazienti che sarebbero arrivati a magnolia nell'attesa di essere riportati alla normalità con l'aiuto di quelle vasche. I maghi si erano infine radunati in un cerchio e stavano dividendosi i compiti: avevano optato per separarsi durante il viaggio di ritorno, facendo arrivare i carri scaglionati nel tempo, in modo da non destare troppi sospetti con una carovana di persone.
–Io, Tecla e Casper andremo per primi sul primo carro di pazienti, lui è quello messo peggio e prima sistemiamo tutti meglio è. Nicolash e Priscilla subito dietro con i restanti. Poi ci raggiungerà il carro del metallo di Tyson, seguito da quello di vetro con Noite e Milah, dopodiché arriverà Alexis con il legno, per ultimi Alèk e Velvet con il cemento– Demetra fece tutte le suddivisioni calcolando ogni piccolo fattore e tutti si trovarono d'accordo.
–Ognuno di voi dovrà prendere la strada che gli ho indicato, se arrivassimo tutti insieme a Magnolia potremmo destare sospetti– si raccomandò la ragazza. Noite intanto era praticamente stravaccato sul carro e con la testa appoggiata al bordo guardava verso l'alto.
–Ci sbrighiamo a partire, fa caaaaaldo– si lamentò, Velvet si voltò nella sua direzione.
–Perché lui è qua scusa? Non ci aveva mica attaccati?– chiese, a rispondere fu Priscilla.
–Lascia perdere è un idea di Tyson prenditela con lui– a quelle parole il ragazzo sghignazzò divertito e salì anch'esso sul suo carro ignorando bellamente la domanda. Poco distante anche gli altri si misero ai propri posti pronti per partire, Velvet alzò una mano sventolandola in modo che sua madre e sua sorella potessero vederla distintamente.
–Statemi bene e qualunque cosa accada avrete sempre un posto in cui rifugiarvi!– gridò mentre le loro figure si facevano sempre più piccole, Nani sventolò la sua con allegria e un pizzico di nostalgia, mentre Sapphire a braccia incrociate fingeva di non vederla finché il carro non sparì in mezzo al bosco. Entrambe si caricarono gli zaini in spalla e si voltarono nella direzione opposta intraprendendo il loro viaggio, ma questo non durò molto, sulla loro strada infatti si materializzò una figura completamente incappucciata, che mostrò loro solamente il suo bianco e smagliante sorriso.







ANGOLO AUTRICE:

Hey salve a tutti sorpresi di vedermi, si anche io sinceramente. scusatemi imensamente ho avuto un sacco di problemi ultmamente e veramente poco tempo per scrivere, spero di riuscire piano piano a riprendere il ritmo che avevo una volta! Intanto potete leggere questo capitolo!
Beh cosa dire vi aspettavate una cosa simile? E soprattutto avete notato qualcosa che non va? Tipo, perché Theos Velona dice ad Heartz di non ammazzare nè Casper nè gli altri quando invece ordina ai restanti Vasileias di farlo? Non vi sembra strano? eheh già. E perché Heartz non grida il suo solito Yo! Praticamente prima di ogni frase? Anche questa è una piccola particolarità che verrà svelata più avanti.

Dunque ora invece passiamo all'angolo curiosità e oggi sono incentrate tutte su Theos Velona!
CURIOSITà 1: per chi non se lo fosse mai chiesto il suo soprannome deriva dal greco e significa letteralmente "Dio Ago" oppure lancetta e ho scelto questo per rimarcare il fatto che lui fosse immortale.
CURIOSITà 2: il suo nome è stato scelto anche perché in origine il suo potere insieme a quello dei 6 generali doveva avere a che fare con il controllo del tempo, ma in seguito ho deciso di eliminare questa cosa per avitare di complicarmi la vita (come se non lo stessi facendo proprio ora)

Bene ora ho finito di dire tutto quello che volevo! ci vediamo alla prossima!!
Hola
Lu!

P.S: risponderò alle recensioni e recensirò le storie appena possibile scusate!

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