ZiLiu si toglie la giacca, quando era uscito il tempo sembrava volgere al peggio, invece in un piccolo impeto di primavera i nuvoloni neri che avevano rovesciato acqua per tutta la notte
si erano fermati ed erano fiuggiti chissà dove. Ora la giorata sembra strana, sfasata, l’odore della pioggia persiste e le strade sono piene di pozzanghere e acqua, ma il cielo è limpido e il sole caldo.
Ficcò la giacca nella borsa della spesa, era uscito per prendere alcuni ingredienti per il pranzo, voleva preparare qualcosa di speciale al marito, che era stato così comprensivo con lui negli ultimi mesi. A-Yao
lavorava fuori tutta la settiamana, partiva la domenica sera e tornava il venerdì sera, tutto per garantire a lui e A-Yi un posto privo di traffico e smog, ne era grato.
Alcune urla lo destano dai suoi pensieri, allunga il passo, proprio dietro l’angolo vede che il ponte sul fiume ha ceduto, c’è qualcuno sull’argine che urla, ma
la cosa terribile è che una macchina è finita nel fiume. Si avvicina all’argine, il fiume è ingrossato dalle recenti piogge, forse a monte non sono ancora finite. La macchina viene trascinata lentamente,
il parapetto del ponte è probabilmente ancora incastrato sotto di lei, trattenendola dallo venir trascinata via. Cosa possono fare? Qualcuno urla di prendere delle corde, forse possono raggiungere le persone in macchina.
Mentre quelli sulla riva stanno organizzando i soccorsi la macchina da uno strattone, la parte del parapetto che è sotto di essa vibra, facendo vibrare anche il ponte. Alcuni uomini stanno già facendo una catena
con la corda. Sembrano padroni della situazione e lui resta a guardare si sposta pochi metri più avanti, il padre di uno dei bambini gli si avvicina.
“YaoLaoshi, mi sembra di conoscere quella macchina, non è di Su She?”
“Sembra. Spero di no.” ZiLiu sente un brivido al pensiero che la piccola MeiLin possa trovarsi nella macchina, sarebbe terrorizzata.
“Vorei fare qualcosa, ma quegli uomini sono del soccorso, darei più fastidio che altro.”
“Sono organizzati, stanno raggiungendo la macchina, presto tireranno in salvo chi è dentro.” Se non arrivano dei detriti dal monte, se la macchina resta incastrata, se
tutto va bene. Stringe i pugni, sente come se qualcosa non andasse bene. C’è il vago ricordo di un altro fiume, un altra macchina... qualcosa di viola che scivolava nell’acqua e qualcuno in nero che urlava
il suo nome. Sta quasi per afferrare quel ricordo quando sente ancora urlare. La macchina da un altro strattone, ma la portiera è orai aperta, una donna esce dalla macchina, tirando dietro di se una bambina, MeiLin.
Tutto accade in pochi istanti, un terzo strattone e la macchina viene trascinata via, la donna viene afferrata per la vita da un soccorritore, ma la bambina scivola via. È un attimo,
ZiLiu lascia cadere la borsa a terra, fa pochi passi e si tuffa.
L’acqua è fredda, scivola veloce, ma lui sa che può farcela. L’ha già fatto prima, no? No, non lo ricorda. Il suo corpo però crede di sì,
quindi nuota. Raggiungere la bambina gli viene relativamente facile, poche bracciate ed è da lei, il difficile è tornare a riva. Assecondare la corrente è sempre facile, combattere un fiume in piena no.
Ma deve farlo, poco più a valle c’è un altro ponte, con le grate, se arrivano lì sono morti. Combatte contro la corrente, deve salvare la bambina deve tornare a casa. È quasi arrivato all’argine,
manca poco, ma le forze sembrano abbandonarlo, poi li vede, alcuni uomini sono sull’argine poco distante, gli tendono le mani, può farcela.
Essere al sicuro sull’erba è magnifico, la piccola MeiLin gli piange aggrappata al collo. Lui l’accarezza, non ha parole, ansima per lo sforzo.
Eccovi il secondo capitolino, spero vi piaccia... Anche se non ho ricevuto nessun commento, nemmeno uno piccolo piccolo. Grazie a chi ha letto il capitolo.
Veleno
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