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di Illidan17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Usagi prigioniera 

 

Usagi si svegliò, con la testa pesante. All'inizio vide tutto nero, tanto che all’inizio pensò di essere diventata cieca. Poi cominciò a distinguere delle forme, e si rese conto di fissare un baldacchino in legno nero. Si alzò, seppure con molta fatica. Si guardò intorno. Le lenzuola erano di seta bianca, e sopra era stata messa la pelliccia di un animale mai visto, tanto nera da sembrare fatta di ombra. Le tende del baldacchino erano di velluto nero orlato d’oro. Era in una stanza lussuosa, con le pareti bianche profilate di nero, uno specchio enorme davanti al letto, con la cornice d’oro e unicorni scolpiti, una toilette in legno nero e a sinistra c’erauna finestra alta fino al soffitto, in legno nero con tende bianche leggere e tendoni neri come il baldacchino. Cercò di mettersi in piedi, e si accese una luce innaturalmente bianca. Veniva da un lampadario in cristallo nero, ma non si capiva la fonte. Alla sua destra c’era un caminetto, dove scoppiettava un fuoco violaceo. 

La vista del fuoco le fece ricordare cosa era successo. Era andata al tempio, insieme a Chibiusa, quella peste che le aveva appena stravolto la vita, per parlare con Rei e le altre. Si era spacciata per sua cugina, e aveva truccato le foto, ne era sicura, però la sacerdotessa miko non aveva rilevato alcun pericolo. Poi hanno bevuto del thè... tutte tranne lei, che stava mangiando un biscotto al cioccolato e leggeva il nuovo manga di Rei. Levò la testa perché aveva sentito un tonfo. Erano tutte addormentate. Che cosa era successo? Non ci voleva un genio per capire che il thè era stato drogato. Uscì fuori: in fondo avevano trovato il thè fuori dalla porta. Infatti trovò il vecchio Oji-san addormentato. Sentì dei rumori provenienti dalla stanza di Rei. Tornò sui suoi passi e trovò Chibiusa che stava frugando nelle tasche delle ragazze, come se il Cristallo d’Argento potesse essere lì. Se avesse saputo la verità... 

Usagi era in genere un tipo pacifico e gentile, forse un po' ingenuo, ma mai aveva alzato le mani su qualcuno, neppure su suo fratello Shingo. Quella bambina, però, aveva tirato fuori il suo lato oscuro e prosciugato la sua riserva di pazienza... in due giorni. Vide ancora la sua espressione fra il sorpreso e l’impaurito prima di prenderla, rimproverarla e darle una sonora sculacciata. Chibiusa ovviamente pianse e cacciò uno strillo, come tutti i bambini. Però successe qualcos’altro. Si era formata una mezzaluna d’oro sulla fronte e tirò fuori una scarica di energia. Poi svenne. La guardò, riflettendo sul fatto che forse erano veramente imparentate in qualche modo, e sentì una presenza... maligna. Mise la bambina al sicuro e si trasformò. 

Fuori c’era una ragazza, forse poco più grande di lei. Era piuttosto carina. Pallida, i lunghi capelli viola scuro ondulati sciolti a parte due odango a punta, gli occhi dello stesso colore, indossava una tuta rosa a strisce viola, un tutù di piume viola e scarpe a tacco alto sempre viola. Al collo aveva un collarino nero con una rosa in tessuto, e aveva degli orecchini con cristalli neri pendenti. Sulla fronte recava una mezzaluna... nera e rovesciata. Per qualche ragione, nella sua testa cominciarono a suonare diversi campanelli d’allarme. 

La sconosciuta si guardava intorno, in cerca di qualcosa... o di qualcuno. Quando si accorse di lei, aveva fatto un passo indietro, come presa alla sprovvista. Ma si era ricomposta quasi subito. Disse di chiamarsi Koan, di essere una delle Sorelle Persecutrici, e che cercava il Coniglio. Usagi capì subito che si trattava di Chibiusa. Ovviamente le fece capire che non gliel’avrebbe consegnata. Così era iniziato il combattimento. Koan sembrava la versione oscura di Rei. Anche lei manipolava il fuoco, ma era un fuoco violaceo, il cui calore era peggio del fuoco a cui era abituata. Ad un certo punto si era trovata prigioniera di una colonna infuocata, e sarebbe morta, se il Cristallo non l’avesse protetta, scatenando la stessa reazione come con Chibiusa. Il diadema sparì, e comparve la mezzaluna dorata, e la sua energia dissipò la colonna. Koan la guardò come se fosse un fantasma. Poi fissò qualcosa dietro di lei e scosse la testa. Usagi si voltò. Fece appena in tempo a vedere dei capelli rossi, una mezzaluna nera, lo stesso paio di orecchini e una tuta mimetica prima di sentire un colpo allo stomaco che le fece perdere i sensi. 

Tornata alla realtà, si toccò l’addome, ma non sentì dolore. Fu allora che si rese conto che indossava una camicia da notte in seta blu, con le maniche corte e la parte superiore in pizzo dello stesso colore. Si guardò allo specchio. Il Cristallo era stato rimosso dalla custodia, e lo avevano infilato ad una catenina attorno al suo collo. Emanava una luce fioca. Andò alla finestra. Era buio, ma percepì l’assenza del sole. Era un posto desolato e buio. C'erano le stelle, ma non riusciva a riconoscere le costellazioni. Possibile che fosse su un altro pianeta? 

-Come state, Altezza? 

Si voltò di scatto. Koan era entrata, un’espressione preoccupata sul viso. A cosa era dovuto questo cambiamento d’umore? E poi, perché l’ha chiamata Altezza? Sapeva chi era veramente? Koan continuò. 

-Capisco che siate spaventata, ma qui siete al sicuro. Se avessi saputo prima che eravate la principessa Serenity, la futura madre del Coniglio, non vi avrei attaccato. E neppure Rubeus. Spero non vi abbia fatto troppo male. 

Rubeus... doveva essere il tipo in mimetica. Koan sembrava in imbarazzo. Era forse... innamorata? Usagi alzò un sopracciglio: a quanto pare queste persone erano capaci di provare sentimenti umani. Questo la tranquillizzò. Però c’era un dettaglio: la futura madre di Chibiusa? Quella peste era sua figlia? Era assurdo... ma questo spiegava la comparsa della mezzaluna. Pregò stesse bene. 

-Io... sto bene, grazie. Però vorrei sapere dove sono. 

-Siete su Nemesis, il nostro pianeta, nel trentesimo secolo. 

Nemesis... lo aveva già sentito nominare, nella sua vita precedente. Il decimo pianeta. Sua madre le aveva raccontato che erano la loro versione oscura e che traevano il loro potere da un cristallo, come nel Regno Argentato. Sapeva anche che avevano l’abitudine di conquistare i regni vicini, perché nel loro non cresceva niente. Guardò fuori. Come dar loro torto? Un momento: trentesimo secolo? Avrebbe avuto una figlia fra dieci secoli? Poi si ricordò che gli abitanti del Regno Argentato si potevano dire immortali, grazie al Cristallo d’Argento. Forse era quello che era successo. In fondo, sua madre era venerata come la dea Selene dai terrestri. Calma. Una cosa per volta. 

-Perché sono qui? 

-È il desiderio del nostro principe. Vorrà vedervi. Prima però, lasciate che vi prepari. Avete dormito tre giorni. 

TRE GIORNI? Che cosa era successo, nel frattempo, a casa sua? Poi, però, si ricordò un particolare, mentre studiava il sistema solare insieme a Ami. 

-Quanto equivale un giorno sul mio pianeta, rispetto a Nemesis? 

-Un giorno sulla Terra corrisponde a otto giorni qui. 

Tirò un sospiro di sollievo. In pratica, era passata qualche ora. Koan se ne accorse e ridacchiò. 

-Vi ho spaventata, vero? Comunque, per la cronaca, vi siete ripresa in fretta. Il principe si aspettava il vostro risveglio fra una settimana, e anche di più. È venuto anche a vedervi. 

Questo particolare preoccupò Usagi. Un uomo che non era Mamoru era venuto a guardarla mentre dormiva. Un uomo che non conosceva, ma che la conosceva. Non le piaceva per niente. 

Koan la condusse nella sala da bagno, una stanza enorme, dalle pareti di cristallo blu-nero, dominata da una vasca a terra.  L’acqua al suo interno era di colore perlaceo e luminescente. Nell'aria aleggiava un profumo a lei familiare. Era gelsomino. Koan la aiutò a spogliarsi e a lavarsi. L'acqua aveva la sua stessa temperatura corporea. 

-Koan, vorrei farti qualche domanda... riguardo al vostro sovrano, per sapere cosa mi aspetta. 

-Chiedete pure, Altezza. 

-Hai detto che era suo desiderio che io fossi qui, e mi è parso di capire che fosse... preoccupato per la mia salute. Immagino mi abbia già incontrato in questo secolo. Posso sapere cosa è successo? 

Koan si schiarì la voce. 

-Il principe Demando aveva deciso di attaccare il vostro pianeta. Lo avete affrontato... e si è... come dire? Infatuato della vostra persona. 

Ecco perché si è trovata Chibiusa tra i piedi! Scappava da un conflitto. Sperò si fosse decisa a parlare con le altre. E questo principe era attratto da lei... in un altro momento, si sarebbe sentita lusingata. Ma c’era qualcos’altro... 

-Koan, in quel confronto... ho perso? 

-Sì... e no. Stavate per soccombere, ma il potere del vostro cristallo vi ha salvata. In questo momento, siete immersa in un sonno profondo, dentro una teca di cristallo. Le vostre guerriere e il vostro consorte Endymion vegliano su di voi. 

Dunque avrebbe sposato Mamoru... principe Demando permettendo. Ebbe l’impressione che avrebbe usato ogni mezzo a sua disposizione, pur di averla per sé. Non sarebbe stato un soggiorno facile. O forse era una prigionia? 

Quando tornò nella sua stanza, c’erano altre tre ragazze, poco più grandi di Koan. 

-Vi presento le mie sorelle: Berthier, Calaveras e Petz. Saremo al vostro servizio. 

Servizio o sorveglianza? Lo avrebbe scoperto ben presto. Petz, la più grande, aveva portato un vestito... di quelli che Usagi arrossiva solo a guardarli. Di seta color avorio, lasciava le spalle scoperte, e le maniche a sbuffo erano in tulle semitrasparente. Davanti c’era un’elaborata decorazione dorata. Dietro un fiocco imitava le ali di una farfalla. Le sorelle la aiutarono a vestirsi, poi la truccarono e la ingioiellarono. Non esagerarono con il trucco. Probabilmente volevano solo farla sembrare più grande, almeno in pubblico. Inoltre, notò che tutti i cosmetici profumavano di gelsomino. Cominciò a pensare che fosse il profumo preferito dal sovrano. 

La scortarono fino alla sala del trono. Durante il tragitto, di guardò intorno. Era tutto in toni scuri, sul nero e il violaceo. A volte c’erano sprazzi blu e verdastri. E nell’aria c’era qualcosa, una forza che la opprimeva. Sospettò fosse il Cristallo Nero. Incrociò qualcuno, ma non tutti avevano la mezzaluna nera o gli orecchini. Dovevano essere appannaggio di pochi. 

Si fermarono ad una doppia porta enorme, nera con riflessi verdastri, con elaborate decorazioni. Petz entrò e uscì poco dopo. 

-Il principe vi riceve, in privato. 

Entrò da sola, e la porta si chiusa dietro di lei. La sala era enorme, non riusciva a vedere il soffitto. Il trono era di pietra grigio-verde, con uno schienale elaborato, dalla forma di giglio. Era vuoto. Dov'era? La sua attenzione fu attirata da qualcosa al centro della sala. Una colonna sopra la quale si stagliava un’immagine. Un ologramma. Raffigurava una donna dai tratti delicati egli occhi chiusi. Si rese conto che stava fissando sé stessa... come regina. Koan aveva parlato di un’infatuazione, ma questa era un’ossessione! In che guaio si era cacciata? 

Era dietro di lei. Lo sentì guardarla. Fece un bel respiro e si voltò. Le ci volle tutta la sua forza di volontà per non rimanere a bocca aperta. Demando aveva la stessa età di Mamoru, ma era completamente diverso da lui. Era alto, i capelli bianco argenteo arrivavano alle spalle, gli occhi viola ametista la fissavano intensamente, con una nota di tristezza. Indossava un completo bianco, la giacca ornata con un ricamo ad arabesco color indaco. Un mantello di velluto viola completava la figura. Mesi prima, quando era semplicemente Usagi, sarebbe quasi impazzita in sua presenza. Ora, però, era diverso. C'era Mamoru. Il quale però non aveva la stessa aria regale e non irradiava autorità. Non era un’esperta, ma era sicura che avesse cominciato a regnare quando era molto giovane. Educato a farsi obbedire e a non tollerare gli errori. A pretendere la perfezione e il meglio. 

Doveva essere furiosa con lui, eppure non se la sentì. Provava molta pena per lui. Il principe avanzò verso di lei, accarezzandole il viso. Poi le prese la mano e le sussurrò all’orecchio: 

-Finalmente ci incontriamo, Serenity. Non temere, non ti farò alcun male, tutt’altro. 

 Le baciò la mano. Probabilmente non voleva fermarsi lì, ma lo fece. Usagi cominciò a sentirsi strana. Non che Demando le avesse fatto qualcosa, anzi. Era qualcosa a che vedere con... i suoi ormoni. La sua mente le diceva che tutto ciò era sbagliato, eppure non le dispiaceva che la toccasse. Era chiaro che il principe stesse combattendo contro i propri istinti, e lei decise di starsene tranquilla, per evitare il peggio. Demando lo prese come un incoraggiamento. 

-Vieni, parliamo un po'. 

Usagi cominciò a pentirsi della sua remissività. La stessa forza che la opprimeva ora aveva preso il controllo del suo corpo, trascinandola verso il trono, dove si ritrovò seduta e bloccata. Forse aveva paura di essere respinto. Le spiegò cosa era successo nel suo futuro. Di come aveva quasi distrutto il pianeta, anche se non ne aveva l’intenzione. Dell'ultima volta che si erano visti... C’era però qualcosa che stonava. Demando non era un monarca di primo pelo. Perché attaccare? 

-C’è qualcosa che mi sfugge. Mi stai dicendo la verità, ne sono sicura... Non capisco perché non hai preso in considerazione una soluzione pacifica, un negoziato... Mi conosco abbastanza da sapere che non te lo avrei negato. 

Demando la guardò. Era serio, ma non arrabbiato. Le accarezzò i capelli. 

-In effetti era quello che volevo fare, ma commisi l’errore di rivolgermi a tuo marito, mal consigliato dalla sua... amante. 

Dal tono capì che glielo voleva risparmiare. Mamoru aveva... No, non ci voleva credere. Eppure Demando era sincero, glielo leggeva negli occhi. Chi era? Forse... 

-Chi è? Una delle mie guerriere? 

-Potrebbe non piacerti. 

Sai che novità. Non che volesse blindare Mamoru. Solo, non le piaceva che la tradissero alle sue spalle. 

-Se tiene in considerazione la sua opinione, vuol dire che va avanti da anni, forse dalla mia epoca. E forse so anche chi è. Voglio solo una conferma dei miei sospetti. 

-Sailor Mars. 

Appunto. Rei Hino. La sacerdotessa con la quale Mamoru usciva, prima di rammentare la sua vita precedente. La guerriera più coraggiosa. E anche la più sfacciata. Strinse i pugni. La prossima volta che si vedevano faccia a faccia, le avrebbe fatto un discorsetto. E anche a Mamoru. Ma ora c’era una questione più urgente. 

-Non essere triste. 

-Non lo sono. Stavo... ponderando il da farsi. 

-Voglio che tu sappia una cosa. Meriti molto meglio di un uomo che dice di amarti solo per convenienza, e poi ti tradisce con una tua cara amica. Eppure, non mediti vendetta. 

-No, ho altro in mente, per loro. Loro sono miei. 

Meglio precisare che ci pensasse lei. Demando alzò un sopracciglio. 

-Bene, perché non ti meritano. Sei così bella... splendida come il tuo pianeta, Serenity. 

Così, dicendo, le sollevò il mento con una mano, mente l’altra affondò fra i suoi capelli. Chiuse gli occhi e si avvicinò alla sua bocca. Dopo una lieve esitazione, le sue labbra si schiusero su quelle di Usagi. 

Sapeva che forse era sbagliato. Ma forse, in quell’istante, Mamoru e Rei stavano facendo la stessa cosa. E non era mai stata baciata in quel modo così passionale, neppure nella sua vita precedente... 

Perciò restituì il bacio, e la sala del trono fu pervasa da gemiti di puro piacere. Le mani di Demando scivolarono sulla sua schiena, e quelle di Usagi affondarono fra i suoi capelli. Libera dall’incantesimo, si era alzata in piedi... 

Fu allora che lo percepì. Qualcuno li stava guardando. Non era lì fisicamente, ma vedeva tutta la scena... Si irrigidì e aprì gli occhi. Vide per un attimo gli occhi viola di Rei. Ebbe un moto di rabbia e un pensiero: 

Traditrice! Vattene! 

Come se reagisse al suo pensiero, il Cristallo d’Argento si illuminò, creando una barriera e sbattendo fuori ogni influenza esterna. Demando era interdetto. Anche lui aveva percepito qualcosa. 

-Come... 

-Io... non sapevo di esserne capace. 

All'improvviso, Usagi si sentì molto debole. Le gambe non la reggevano più, la testa le girava. Se Demando non l’avesse tenuta fra le sue braccia, sarebbe caduta per terra. Non riusciva neppure a sollevare le braccia. Anche parlare era una gran fatica. 

-Cosa... 

Demando l’aveva sollevata da terra e la teneva in braccio. 

-Il potere del Cristallo Nero annulla tutti gli altri. Ogni volta che usi il Cristallo d’Argento, l’energia viene assorbita dal Cristallo Nero. Sembra però che il tuo cristallo abbia fatto tutto di sua iniziativa. 

Usagi ebbe appena il tempo di assimilare l’informazione che le sue palpebre di chiusero, contro la sua volontà, facendola scivolare in un sonno senza sogni... 

*** 

Rei Hino pensava che non poteva andare peggio di così. Quanto si sbagliava! Comprese l’entità del suo errore solo dopo essere stata sbattuta fuori da Usagi. 

La giornata era iniziata in modo normale. Usagi aveva chiesto di riunirsi e, dopo aver presentato sua cugina, l’aveva spedita a giocare fuori per parlare. Così raccontò di come fosse letteralmente caduta dal cielo e di come le avesse stravolto la vita, oltre all'ossessione di cercare il Cristallo d’Argento. L'avrebbe anche aiutata, ma voleva sapere cosa stesse succedendo. Rei aveva guardato la foto truccata. Era stata usata una magia, ma non di quella malvagia. Poi il nonno aveva servito il thè. Lo avevano bevuto e poi... più niente. 

Si era svegliata con la testa pesante. Vide Ami, Makoto e Minako prive di sensi. Usagi era sparita. Sentì Yuichiri urlare: 

-TOGLIETELE LE MANI DI DOSSO! AHHH! 

Si precipitò fuori. Vide il nonno che si alzava a fatica e Yuichiri gambe all’aria, armato di scopa. Percepì tracce di energia oscura. L'apprendista farfugliò di due persone che aveva rapito Usagi, un uomo in mimetica e una ragazza pallida come una morta. Rientrò in camera e cercò di svegliare le altre, quando sentì un rumore proveniente dal bagno. Qualunque cosa fosse successa, Usagi aveva messo la bambina al sicuro. Tuttavia la piccola Chibiusa fece scena muta. Non voleva dire cosa fosse successo.  

Le altre si ripresero, e Rei si decise a chiamare Mamoru, il quale arrivò subito. Dopo qualche discussione su dove avrebbero potuto portarla, la sacerdotessa decise di chiedere al fuoco sacro. E il fuoco mostrò una visione. 

Usagi era seduta su un trono di pietra riccamente scolpito, vestita in modo regale. C'era qualcuno, vicino a lei. Un uomo dell’età di Mamoru, vestito in modo regale, con una mezzaluna nera sulla fronte. Stavano parlando, ma non si sentivano le voci. Era un argomento serio, lo vedeva dal viso della sua amica. C'era anche... rabbia? L'uomo, invece, la guardava come se fosse il tesoro più prezioso. Le accarezzava i capelli, le spalle nude... Non le piaceva per niente. E poi l’ha baciata. Usagi, invece di ribellarsi, restituì il bacio. Rimasero a guardare finché la loro amica non guardò proprio in direzione di Rei. Era furiosa. La sua furia attraversò il corpo di Rei come una scarica elettrica, mandandola a sbattere contro la parete. Infine si sentì la voce di Usagi, irriconoscibile tanto era deformata dalla rabbia: 

-TRADITRICE! VATTENE! 

Mamoru la soccorse subito. 

-Rei! Stai bene? 

La ragazza guardò il vuoto per un po'. Minako guardò verso il fuoco, ormai muto, e poi guardò Rei, con aria grave. La guerriera del fuoco annuì. 

-Non so cosa le abbia detto quell’uomo, ma l’ha fatta arrabbiare. Con me. 

E poi guardò Mamoru. E capì ogni cosa. 

Sa di noi due.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Allo specchio 

 

Saphir era nel laboratorio. Stava costruendo due droidi. Sentì dei passi. Li riconobbe all’istante. Era Petz. Erano le nove del mattino. 

-Puntuale come un orologio. 

-Per oggi è andata così. 

-Perché la sua giornata lo richiede. 

Ormai le giornate di Petz  e delle sue sorelle ruotavano attorno a quelle della principessa Serenity, la quale aveva degli orari fissi. Si svegliava alle sei; alle sette faceva una passeggiata nei giardini di un’ora; seguiva la colazione; il resto della mattina era dedicato alla sua istruzione, fino alle undici, ora della lezione di danza; il pranzo veniva servito a mezzogiorno; dopo pranzo, il principe richiedeva la sua presenza per tutto il pomeriggio, a prescindere dagli impegni e cenavano insieme, in privato o in pubblico; dopo cena, se non c’era una festa o uno spettacolo, la principessa rientrava nei suoi quartieri, dove leggeva fino alle undici, dopodiché si preparava per andare a letto. 

-Cosa studia oggi la principessa? 

-Ha deciso di dedicarsi alle lingue. Impara molto facilmente quella di Nemesis. 

Saphir la guardò. Aveva colto qualcosa, nella voce di Petz. 

-Mi sbaglio, o c’era una nota di affetto, in quello che hai detto? 

Petz sospirò e scosse la testa. Quando la finiva? 

-Se passassi la metà del tempo che passiamo noi con lei, ti affezioneresti anche tu, e capiresti perché tuo fratello è così preso. È veramente una bella persona. D'accordo, a volte è un po' goffa, quando si tratta di percorrere una superficie piana e solida ci deve essere sempre qualcuno con lei, ed è anche un po' triste, visto che è qui contro la sua volontà, ma è una ragazza molto dolce... e anche molto sveglia! 

Saphir inarcò un sopracciglio. 

-In che senso? 

-Si è accorta di Koan e Rubeus, di me e te, di Esmeraude... e si è accorta di te in quel senso! Io e lei abbiamo una cosa in comune. 

-E quale sarebbe? 

-Siamo sorelle maggiori. E ha un fratello più giovane. Ha capito subito che sei geloso. E se ne è accorto pure il principe! 

Adesso Saphir cominciò a sentire diversi campanelli d’allarme nella testa. Se Demando si era accorto che Serenity non era fra le sue persone preferite, poteva prendere dei provvedimenti... 

-Cosa mi consigli? 

-Comincia a rivolgerle la parola, a cena. E sii gentile. 

*** 

-Come vanno le lezioni, Serenity? 

Usagi sbattè le palpebre. Saphir le aveva rivolto la parola? Allora Petz diceva sul serio, sull’avergli detto due paroline... 

-Miglioro, grazie. 

Era l’ora di cena, questa volta in pubblico. Quel pomeriggio, il principe aveva partecipato alla sfilata con la famiglia reale... con lei al suo fianco. Avevano ancora gli abiti da parata. Indossava un vestito di damasco blu, con una scollatura a cuore e le maniche alla castellana. Un mantello era stato cucito alle spalle. Saphir continuò la conversazione. 

-Ho sentito che non hai troppa difficoltà con la nostra lingua. 

-In effetti sì. Somiglia molto al Lunare, la lingua che si parlava nel Regno Argentato.  

-Interessante. Mi domando se non hanno il ceppo in comune... Vale la pena approfondire l’argomento... 

Usagi cominciò a preoccuparsi. Lei che discuteva una teoria linguistica! Se ci fosse stata Ami... Però Saphir aveva ragione. Avrebbe dovuto mettere le grammatiche a confronto. Poi le venne in mente una cosa... Ma non poté svilupparla, per colpa di Esmeraude. 

-La parata è stata magnifica. Il popolo sembrava entusiasta, nonostante la principessa sia del Regno Argentato... 

Usagi non ci badò. Aveva compreso dall’inizio che Esmeraude era innamorata di Demando. E ovviamente non sopportava che la preferisse a lei! Come dar torto al principe? Sì, era molto bella, ma era un’oca giuliva di prima categoria! Makoto l’avrebbe definita una tardona. 

-Forse, avendo visto quanto è incantevole, avrà pensato che non doveva essere così male, averla come sovrana... 

Adesso era Demando a preoccuparsi. Rubeus che definiva incantevole qualcuno? O voleva farsi perdonare il fatto di averla colpita inavvertitamente? O più semplicemente, voleva chiudere il becco di Esmeraude, uno dei suoi passatempi preferiti? Comunque funzionò. Il resto della cena si svolse nella massima tranquillità. 

*** 

Usagi era seduta davanti al caminetto della sua stanza, e leggeva un libro. Era La Bella e la Bestia, però la versione originale, dove si parlava anche del passato dei protagonisti. Era anche meglio della fiaba che conosceva. Forse era quello il problema: trovare una storia che le interessava. In più, si identificava con la protagonista. 

Ad essere onesti, non era così male. Era trattata bene, non le mancava niente... a parte la libertà e la sua vita da “umana”. Non passava giorno che non pensasse alla sua famiglia, alle sue amiche... Oggi, per esempio, aveva pensato parecchio ad Ami. Quanto le sarebbe piaciuto riferirle le sue teorie, parlarle dei libri che leggeva... 

Si alzò e si guardò allo specchio. A volte non si riconosceva. Esmeraude voleva provocarla, ma era vero che la parata era andata bene. Il popolo si era inchinato al suo passaggio, anche se sospettava che avessero paura di Demando. Però gli sguardi che aveva incrociato erano di rispetto, e anche ammirazione. Anche i nobili la trattavano con il rispetto dovuto al suo rango. Aveva anche captato qualche pettegolezzo positivo nei suoi riguardi. Niente valeva, però, una giornata con le sue amiche. 

Posò una mano sulla superficie dello specchio. 

-Dove sei, Ami? Vorrei tanto parlarti... 

Il suo riflesso tremolò, fino a sparire. Al suo posto, vide una ragazza con un caschetto e gli occhi blu, che leggeva una lettera. 

-Ami? 

La ragazza continuò a leggere. Usagi picchiettò sul vetro, per sicurezza. Niente. 

-A quanto pare lo specchio mi permette di vederti, ma non di parlarti. 

Fu sommersa da un’ondata di tristezza. A cosa serviva vedere le proprie amiche, se non ci potevi parlare? Cominciò a piangere. Una lacrima toccò il Cristallo d’Argento, che si illuminò, e colpì lo specchio con un fascio di luce. Sembrava intatto. 

-Ma cosa... 

-Usagi? 

Ami la stava guardando, gli occhi fuori dalle orbite. 

-Ami, mi puoi sentire? Sei sola? 

-Sì, mamma è all’ospedale. Come hai... 

-Credo sia opera del Cristallo. Non so posso ripeterlo.-guardò un momento l’orologio sulla toilette-Ho solo mezz’ora di tempo, dopodiché entrerà una damigella per prepararmi per andare a letto. Ascolta bene... 

Usagi le raccontò tutto, senza tralasciare alcun dettaglio: dov’era, come la trattavano, chi era Chibiusa, le sue teorie. Terminò con delle istruzioni. 

-Se la bambina si rifiuta di dirvi quello che sa, ditegli chi sono, ma con tatto e delicatezza. Credo che avrà delle riserve. 

-Comprensibile. C'è differenza fra te adesso e fra dieci secoli. 

-Un’altra cosa: in mia assenza il capo è Minako. 

-Sei sicura? Rei potrebbe... 

-Non mi fido di Rei. Non dopo quello che ho scoperto. Se pone obiezioni, ricordale perché l’ho chiamata traditrice. 

Ami annuì. Usagi le aveva accennato che Endymion aveva un’amante, nel trentesimo secolo. 

-Hai ricevuto la borsa di studio? 

-Come... 

-La lettera. Allora? 

Ami sorrise. 

-Sì, l’ho ricevuta. 

-Grandioso! Per dove? 

-Berlino. 

-In Europa? Quando parti? 

Ami la guardò stupita. 

-Tu... saresti d’accordo... con la mia partenza? 

-Certo, Ami. Ovviamente, la scelta è tua. Posso capire che in questo momento tu sia un po' indecisa, ma queste occasioni non capitano tutti i giorni! Comunque, se decidi di partire, prenditi l’attrezzatura da guerriera Sailor. Può darsi che trovi un modo per raggiungermi... in Germania. 

-Non l’aveva considerato da questo punto di vista... Già che ci sono, vedrò di verificare le tue teorie. Se il Regno Argentato ha lasciato delle tracce sulla Terra, forse lo ha fatto anche Nemesis. 

-Andrà tutto bene Ami, non... 

Il Cristallo cominciò a lampeggiare fino a spegnersi del tutto. La comunicazione si interruppe. Usagi si accasciò per terra, priva di forze. Solo un paio di braccia le impedirono di sbattere contro lo specchio. 

*** 

-Dunque, riassumendo... Usagi in qualche modo si è messa in contatto con te, e ti ha riferito cosa è successo mentre eravamo state drogate dalla piccola peste, giusto? 

-Sì, Makoto. Come ho detto, è stata rapita... 

-...Dai membri di una casata reale che regna su un pianeta di nome Nemesis. Artemis, che cosa sappiamo di questo posto? 

Ami aveva chiesto una riunione subito dopo il contatto con Usagi. Ora erano tutti al quartiere generale nascosto nella sala giochi di Motoki. I due gatti stavano trafficando con il computer, 

-Non molto, Minako. Poco prima della caduta, avevano tentato un primo contatto con la regina Selene. Pare che il principe Adamas avesse chiesto la mano della principessa Serenity... Un momento! Sembra la regina fosse favorevole! Però è successo qualche giorno prima del disastro. Dubito che la principessa lo sapesse. 

-Comunque, le poche informazioni che abbiamo collimano con quello che ha riferito Usagi. Un giorno sulla Terra corrisponde a otto giorni su Nemesis. 

-E allora cosa aspettiamo, Luna? Ci sarà un pure un modo per arrivare lì! 

-Calmati Rea. Possiamo teletrasportarci, ma non viaggiare nel tempo. È nel trentesimo secolo, ricordi? 

-D’accordo, Makoto. Ma Chibiusa ne è capace, ricordi? Ci deve aiutare! 

-Non possiamo costringerla. È ancora una bambina... 

-Ma se le diciamo che sappiamo tutto, e che Usagi è sua madre... 

-E ti aspetti che ci creda? Non so se ti ricordi come si comportava con lei... E Usagi è stata chiara: dobbiamo andarci con i piedi di piombo. 

-E intanto, per quando saremo arrivate, sarà già sposata a quel principe... quella bambina non nascerà mai! 

-Rei, smettila, non sei il capo! 

Tutte si voltarono verso Ami. Era arrabbiata. 

-Come, prego? 

-Mi hai sentita: non sei tu al comando. Usagi ha passato la consegna a Minako. È lei, che prende le decisioni, ora. Ti ricordo che il pasticcio nel trentesimo secolo lo hai creato tu, insieme a Mamoru. 

Calò un silenzio assordante. Nessuno osava più proferire una sillaba. Alla fine Makoto prese la parola. 

-C’è una cosa che non capisco: perché non lo avete detto a Usagi? D'accordo, avrebbe sofferto, ma avrebbe capito: non teneva Mamoru al guinzaglio! Vi avrebbe lasciati andare. Invece lo ha saputo da un... chiamiamolo rivale, che starà facendo di tutto per apparire migliore di lui. Non che si debba impegnare molto... 

Lo sguardo di Rei da avvilito diventò pensieroso, e poi allibito. Le ragazze capirono che stava avendo una rivelazione. Si dovette sedere. 

-Vi devo dire una cosa, e vi prometto che lo dirò a Usagi, non appena ci potrò parlare. Io volevo dirglielo, davvero, ma Mamoru tendeva sempre a rimandare. Voleva aspettare che fosse più grande per capire... Ma ora mi sto chiedendo se glielo voleva dire veramente.  

*** 

Demando guardava Usagi dormire. Lei non poteva saperlo, ma lui avvertiva sempre un’anomalia nell’aria. Il suo terzo occhio si aperto da solo, per captare qualcosa. Aveva capito subito che la principessa stava usando il Cristallo d’Argento. Però, siccome quella pietra a volte faceva di testa sua, decise di spiarla con discrezione. E aveva ragione. Non avrebbe mai potuto incantare lo specchio per parlare con qualcuno. 

Aveva assistito alla conversazione di nascosto. Parlava con una delle sue guerriere, Sailor Mercury. Poteva anche dirle la sua posizione, tanto non avrebbero potuto raggiungerla. E a quanto pare il Coniglio non l’aveva riconosciuta come sua madre. Tuttavia, dimostrava di essere una vera leader, dando le consegne e dispensando consigli. Poi il Cristallo Nero cominciò a consumare l’energia del Cristallo d’Argento, con le conseguenze del caso. L'aveva presa in tempo. 

A dire il vero, quando Rubeus gliel’aveva portata, le aveva tolto la spilla, per prendere quella pietra, ma il Potere Nero la stava uccidendo. Saphir aveva fatto appena in tempo a montare il Cristallo su una catenina, e a mettergliela al collo, salvandole la vita. Ma la contaminazione era inevitabile. A poco a poco, il Potere Nero entrava dentro di lei. Se non altro, aveva accettato la sua condizione. E aveva accettato di essere sua moglie. Eppure, era convinto che lei gli stesse nascondendo qualcosa, un dettaglio di cui lei era a conoscenza e che avrebbe fatto la differenza, lo stesso che le aveva permesso di accettarlo come compagno con così tanta facilità. Guardò il Cristallo d’Argento. 

-Sarai anche il suo servo più fedele, ma mi domando se non la ucciderai, facendo di testa tua... 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Il ballo 

 

Saphir aveva appena ultimato i due droidi, quando sentì dei passi. Erano leggeri, esitanti e un po' traballanti. Serenity. E infatti, qualche secondo dopo, sentì qualcuno scivolare e aggrapparsi alla maniglia della porta del laboratorio. La quale si aprì, facendo entrare la principessa, in un turbine di velluto giallo e pizzo nero. Saphir fece appena in tempo a prenderla, prima che cadesse sul sedere. 

-Tutto a posto? 

-Sì, grazie. 

Le cadute erano all’ordine del giorno, con la principessa Serenity. Uno dei motivi per cui non veniva mai lasciata da sola, quando si spostava da un luogo all’altro. Per Esmeraude la sua goffaggine era motivo di dileggio, ma Saphir cominciava a trovarla adorabile. Per essere onesti, ultimamente aveva fatto qualche progresso, e le cadute non erano più così frequenti, però ci doveva essere sempre qualcuno con lei. Al che cominciò a farsi una domanda. 

-Dove sono le sorelle, Serenity? Perché ti hanno lasciata da sola? 

La principessa inarcò un sopracciglio. 

-Secondo te dove possono essere? Hai scordato l’impegno di questa sera? 

Saphir sbiancò. Si era completamente dimenticato del ballo. E Serenity lo aveva indovinato, perché cominciò a ridacchiare. 

-Meno male che te l’ho ricordato. Non avrei voluto assistere alla reazione di Petz. 

Il principe cercò di ricomporsi. 

-E tu cosa fai qui? 

La principessa fece spallucce. 

-Non riuscivo a riposare, nonostante abbia passato tutta la mattina a lezione di danza. Era troppo nervosa, per stasera. Allora ho deciso di fare due passi... 

-...Con il rischio di cadere e farti male. Forse è una fortuna, che sia passata qui. 

-Forse. Spero di non averti disturbato. 

-No, affatto. Avevo appena terminato. 

Indicò i due droidi. Serenity li guardò. Erano praticamente identici: alti, muscolosi, lunghi capelli biondi, canotta e pantaloni bianchi. Forse uno aveva la pelle leggermente più scura dell’altro. Erano anche molto belli. 

-Qual’è la loro... funzione? 

Saphir si schiarì la voce. 

-Ehm, ad essere onesti, dovrebbero stare a guardia del tunnel spazio-temporale che conduce su Nemesis, per evitare... visite sgradite. 

Serenity comprese cosa volesse dire. Dopo la faccenda dello specchio, si era svegliata trovandosi Demando al suo capezzale. Non era arrabbiato, ma aveva capito cosa fosse successo. Tuttavia, l’aveva tranquillizzata, dicendole che aveva tutto il diritto di conferire con le sue guardiane. Nei giorni che seguirono, però, aveva notato una certa tensione, soprattutto fra Demando e uno dei suoi consiglieri, il Vecchio Saggio. Quell'essere incapucciato le metteva i brividi. 

-Saphir, puoi dirmi la verità. Quali sono gli ordini, riguardo alle guerriere Sailor? 

Il principe sospirò. 

-Demando non si è ancora espresso. Credo che stia cercando di non ferire i tuoi sentimenti. Tuttavia, ci sono delle persone che vorrebbero la loro eliminazione... 

-...Come il Vecchio Saggio. Quella... creatura mi fa ribrezzo. Sembra che voglia il bene di Demando, ma in realtà pensi tutt’altro. E forse non voglio sapere quell’”altro”. 

Saphir la guardò. Improvvisamente, Serenity era finita al secondo posto delle persone che preferiva in assoluto. Non le piaceva quella mummia... Interessante. 

Usagi, invece, pensava a tutt’altro. Quell'essere aveva la totale fiducia di Demando. In fondo, aveva servito la famiglia da anni. Se voleva salvare le sue amiche, l’unico era proporre un piano che poteva battere in astuzia il Vecchio Saggio. Guardò i droidi. All'improvviso, un’idea cominciò a prendere forma... 

-Senti, questi droidi... hanno un’intelligenza propria? 

-Sì, e anche una personalità, grazie al Cristallo Nero. Però sono tenuti ad obbedire agli ordini della famiglia. 

-Saphir, parlando per ipotesi... è possibile creare dei droidi con fattezze di persone note, magari con la memoria e i ricordi di queste persone? 

-Parlando sempre per ipotesi, potrei crearne con quelle fattezze, ma servirebbe un contenitore per i ricordi... che potrebbero scatenare delle emozioni, rendendoli però imprevedibili. 

-Ma se sono persone che conosco? 

-Allora potrebbero darti retta. Hai in mente qualcosa? Posso cominciare a darmi da fare. Quanti te ne servono? 

-Quattro. Maschi. Ti faccio subito degli schizzi. Quanto al contenitore, so dove procurarmelo, ma mi serve tempo. Non ci posso andare così, devo mandare qualcuno di cui mi fidi e che sia disponibile. E ne è rimasta una... 

-Oh, capisco. Sì, ci vorrà tempo...  

Usagi prese dei fogli e cominciò a disegnare. Né lei né Saphir sapevano che Demando aveva ascoltato tutta la conversazione. Non sapeva cosa avesse in mente Serenity, ma gli interessava sapere che non le piacesse il Vecchio Saggio. Ora erano in due. Forse doveva prendere in considerazione l’idea di esonerarlo, o di sminuire il suo potere. Non poteva essere un caso, due persone che diffidavano del suo consigliere per diversi motivi... 

*** 

Usagi sospirò. L'abito per il ballo era ancora uno di quelli che la facevano arrossire solo a guardarlo. Evidentemente, le donne di Nemesis erano solite esibire diversi centimetri di pelle, bastava guardare le sue damigelle. A dire il vero, il suo guardaroba era “castigato”, secondo quei parametri, ma questa era un’occasione speciale: Demando avrebbe annunciato il loro fidanzamento ufficiale. E doveva sembrare una principessa di Nemesis a tutti gli effetti. 

L'abito era composto da due elementi. Il primo, che comprendeva corpetto e sottogonna, era di seta bianca, con perline azzurre ricamate, che formavano lo stesso motivo ad arabesco sulla giacca del principe. Avrebbe avuto le spalle scoperte, e le maniche sembrano corolle di fiori che circondavano le braccia. Frontalmente, un taglio a rombo mostrava l’ombelico. La sottogonna aveva due spacchi laterali. Il secondo elemento era la gonna vera e propria, allacciata ai fianchi, di tulle semitrasparente. 

Ripensò al suo primo ballo, quando si era imbucata all’ambasciata, quando ancora non sapeva di essere la Principessa della Luna che tutti stavano cercando. Grazie alla Penna Lunare, si era trasformata appunto in una principessa, e si era mischiata in mezzo agli invitati. Anche Mamoru era lì, come Tuxedo Kamen. Entrambi in incognito, si erano incontrati, e avevano ballato un valzer. Era stato bello... ed entrambi avevano avuto una sorta di déja vu, che risaliva alle loro vite precedenti. Anche lì avevano ballato insieme, la principessa Serenity e il principe Endymion. L'erede della Luna e quello della Terra. 

In quelle occasioni si era sentita bella. Ma Mamoru non glielo aveva mai detto. E pensò alla prima persona che l’aveva trovata tale, tanto da corteggiarla davanti ai suoi stessi compagni di scuola... Alan. Sì, aveva un altro nome e sembianze umane, ma ogni parola che le aveva detto era vera dalla prima all’ultima. Le aveva dedicato un’aria dal suo flauto, regalato rose rosse, e aveva persino fatto una torta. Si era impegnato, nonostante amasse, corrisposto, l’unica altra aliena della sua razza, Ann. L'aveva amata tanto da lasciarla andare con Mamoru. Certo, se avesse saputo cosa stava succedendo, in quel momento... 

Alan le aveva detto che era bella. Anche Demando, il quale la trovava anche affascinante e seducente. La sua presenza per lui era come il nettare per le api. La richiedeva ogni giorno, quali che fossero i suoi impegni. Molti consiglieri erano spiazzati dal fatto che fosse lì accanto a lui, e qualche volta si sono ritrovati a dover ripetere il loro discorso, perché era troppo impegnato a guardarla. Si accontentava di accarezzarla e di baciarla, ma sapeva che voleva fare ben di più. E probabilmente non le sarebbe dispiaciuto. Quando era fra le sue braccia, sentiva il petto scultoreo sotto la sua giacca, le braccia marmoree sotto le sue maniche... arrossì. 

-Altezza? È ora. 

-Sì, Koan. 

La sua damigella indossava un vestito rosa pallido che la faceva sembrare una bambina. Pensò a Rubeus. Non se lo figurava, vestito da sera. Esistevano tenute mimetiche eleganti? Sorrise al pensiero. 

La sala da ballo era gremita di gente. Era così alta che, come per la sala del trono, non si vedeva il soffitto. Gli invitati di divisero in due ali per farla passare, e si inchinarono al suo passaggio. Molti maschi tossicchiarono e si strusciarono i piedi. Fu allora che comprese una cosa. 

Bella. Affascinante. Seducente. In quell’abito, lei era tutto questo. Ma era molto di più. Demando lo sapeva, Saphir cominciava a rendersene conto... Presto tutta Nemesis avrebbe sentito parlare di lei, nel bene e nel male. Mamoru si sarebbe pentito molto presto del suo tradimento. 

Demando la aspettava. Quando arrivò, le baciò la mano e la strinse a sé. Fece un discorso di cui lei non ascoltò una sillaba, poiché lo conosceva bene. Era l’annuncio ufficiale. Una volta finito, le diede l’anello di fidanzamento. La montatura era in oro con motivo di foglie, e la pietra era uno zaffiro. Demando le aveva anticipato che si trattava di un cimelio di famiglia, e che ogni sovrana di Nemesis lo aveva indossato. Usagi lo guardò. Era veramente molto bello, fatto per la sua mano. Ebbe l’impressione di averlo già visto... come la sala da ballo, ad essere sinceri. Quelle pareti di cristallo bluastro, le colonne dorate, il pavimento violaceo, i tappeti... All’improvviso, Nemesis le parve familiare. 

La musica riempì l'aria. Le danze ebbero inizio. Usagi e Demando cominciarono a volteggiare per la sala. La principessa si sentì a suo agio, come mai le era capitato prima. Come se Nemesis fosse ormai casa sua. Si sentì bene, come non le succedeva da molto tempo. Demando se ne accorse. 

-Ti diverti, Serenity? 

-Sì, come sempre... Demando. 

Che strano. Per una frazione di secondo, stava per chiamarlo con un altro nome, Adamas. Chi era? E perché lo stava per pronunciare? 

*** 

Mamoru non riusciva a dormire. Friggeva dalla rabbia. Era stato praticamente sbattuto fuori. Lui! Il principe Endymion! Come avevano potuto? 

Minako lo aveva incontrato nel caffè della sala giochi in privato. Lo aveva informato del contatto avvenuto fra Usagi ed Amy, e gli aveva detto che lo avrebbe avvertito se ci fossero state novità. Non si stupì del fatto che ora fosse il capo: era guerriera Sailor da più tempo delle altre. Quello che lo colpì fu la freddezza del suo sguardo. Come se non meritasse quella confidenza. Era la guerriera di Venere e dell’amore: possibile che si fosse accorta di qualcosa? 

Nei giorni seguenti, aveva cercato di telefonare a Rei, ma lei aveva sempre una scusa per non parlargli e per non venire a casa sua. Era persino andato al tempio, con la scusa di una preghiera per Usagi, ma quando la sacerdotessa lo aveva visto, era andata via. Forse il rapimento l’aveva fatta sentire in colpa? O si era spaventata dopo che avevano visto Usagi sbatterla fuori? 

Era pure andato a trovare Ami, nella speranza di saperne di più, per sentirsi dire che era partita per la Germania, dove aveva vinto una borsa di studio. Che storia era questa? La sua prima vera amica è stata rapita, è riuscita a contattarla per spiegarle la situazione, e invece di attaccarsi al computer per cercare informazioni, se ne va in Europa? 

Con Makoto non ci aveva neppure provato. Si erano incrociati una volta, e gli aveva rivolto uno sguardo assassino. Anche Chibiusa era impossibile da raggiungere. Dopo la scomparsa della “cugina”, gli “zii” non la lasciavano mai sola. 

 Si alzò. Che Rei avesse compreso perché non voleva che Usagi sapesse, e magari lo aveva confidato alle altre? Questo spiegava tutto. Però voleva anche dire che era nei guai. 

Non gli era mai importato di Usagi. Sì, era carina, ma non aveva il carattere di Rei. Era troppo ingenua ed infantile. Però era la principessa Serenity, erede del Regno Argentato, detentrice di un grande potere. Gli conveniva essere il suo compagno, se voleva condividere quel potere. E ora un principe di un altro pianeta e di un altro tempo aveva delle mire su di lei? 

Ridacchiò. Usagi era troppo infatuata di lui perché cedesse ad un altro. Quando sarebbe finita questa storia, l’avrebbe convinta del suo amore a suon di belle parole, e lei lo avrebbe difeso, come sempre, tanto era innamorata di lui... 

Sentì delle risate. Da dove venivano? Cercò la fonte del suono, accompagnato da una bella musica, un po' sinistra, ma con il suo fascino. Avrebbe giurato che venisse dallo specchio... 

Per poco non cadeva per terra. Lo specchio sembrava una finestra che dava su quella che sembrava una sala da ballo. Le persone danzavano e si divertivano. Sembrava una normalissima soirée, quando si accorse che alcune persone recavano una mezzaluna nera rovesciata sulla fronte e portavano un paio di orecchini con cristalli neri pendenti. Era un ballo... su Nemesis. 

L'attenzione del pubblico era rivolta verso una coppia al centro della sala. Mamoru li riconobbe immediatamente: il principe sconosciuto e... Usagi, che indossava un vestito assolutamente indecente, che mostrava l’ombelico e le gambe. Volteggiava con il padrone di casa, in un turbinio di seta e tulle, e sorrideva... come non aveva mai fatto prima. Non era in trance, era perfettamente lucida... e felice con quel tizio! 

Mamoru diede un pugno, allo specchio, frantumandolo in mille pezzi. Quel bellimbusto gliel’aveva portata via, insieme alla possibilità di governare il mondo. Era ufficiale: il giorno che li avrebbe incontrati, li avrebbe uccisi entrambi! 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Temporale 

 

Chibiusa correva, le lacrime agli occhi. Non ci poteva credere, non poteva essere vero... 

Usagi non le era mai piaciuta. Era riuscita a montare la famiglia contro di lei, ma ora che era scomparsa, la sua vita era peggio di prima. 

Non sapeva cosa fosse successo, esattamente. Una cosa era sicura: dopo la sculacciata, era accaduto qualcosa. Qualcosa che aveva indotto Usagi a chiuderla in bagno, forse per la sua sicurezza. Per qualche ragione, si era imbattuta in due membri della Luna Nera e li aveva affrontati. Come se avesse una possibilità di farcela, bella stupida... 

Uno dei due lo aveva riconosciuto dalla descrizione: Rubeus, luogotenente del principe Demando. La ragazza doveva essere una delle sorelle sue sottoposte. Usagi li aveva affrontati, e loro l’avevano portata via... Ma che se ne facevano, di Usagi? 

A dire il vero, i primi giorni temeva che le facessero il lavaggio del cervello e poi l'avrebbero spedita nel passato con l’intento di rapirla o ucciderla. Ma i giorni passavano, e non succedeva niente. 

Intanto, la sua vita era cambiata. Yuichiri aveva chiamato la polizia, che aveva chiamato i genitori. I quali diedero subito nel panico. Ormai era allarme nel paese, e si stava pensando di chiamare l’Interpol, visto che fra le piste da seguire, vi era quella della tratta delle bianche. Lo zio Kenji era affranto, e Shingo piangeva di notte. Solo zia Ikuko aveva mantenuto la calma. Intanto Chibiusa e suo cugino non potevano più uscire da soli. Lo zio li portava a scuola, e la zia veniva a prenderli. 

Quel giorno, era riuscita a convincere la zia a portarla al tempio, con la scusa di voler rivolgere una preghiera per Usagi, e voler fare un saluto a Rei. Oji-san le aveva detto che era in camera con le amiche di sua cugina. Si fermò davanti alla porta per origliare. 

-Minako, dobbiamo trovare il modo di parlare con Chibiusa, non possiamo aspettare troppo. 

-Lo so, Rei. Mamoru mi ha chiamato, sembra abbia avuto una visione di Usagi. Sembra che le stia venendo la sindrome di Stoccolma. 

-Colpa sua. Bastava dirle la verità dall’inizio, anche se fa male. Mi domando se quel principe non sia quello giusto, dopotutto. 

-Sì, Makoto, non hai tutti i torti. Tornando a Chibiusa... Ho parlato con Ami. Credo che dobbiamo dirle che sappiamo tutto, e che Usagi è riuscita a contattarci. Ma come le diciamo che in realtà è la principessa Serenity, e quindi è sua madre nel passato? 

-NO! 

Chibiusa aveva urlato quella negazione ed era corsa via. Usagi non poteva essere sua madre! Era stupida, goffa, isterica... la sua mamma era intelligente, aggraziata, dolce... Sì, la pettinatura era quella, e anche il colore degli occhi... Ma non poteva essere lei! 

Correva senza una meta, quando cominciò a sentire acqua in viso: cominciava a piovere. Ed alla pioggia di accompagnarono tuoni e fulmini. Un temporale! L'unica cosa che la terrorizzava veramente. 

Entrò nella prima porta che trovò aperta. Era un supermercato vicino casa. Poiché era quasi ora di chiusura, non c’era quasi nessuno. Si rintanò nel ripostiglio con Luna-P e premette il naso del gatto. L'occhio destro diventò uno schermo, rivelando il viso di una giovane donna. 

-Ciao, Pluto. 

-Buonasera, Piccola Lady. Mi domandavo quando avresti chiamato. 

-Sapevi che Usagi Tsukino era mia madre? L'hanno rapita, e io non so più cosa fare. 

-So bene chi era tua madre, nel ventesimo secolo. Per questo ti ho fatto arrivare nel parco che frequentava da ragazza, e ti ho consigliato quella famiglia. Comunque la principessa sta bene, non ti devi preoccupare. 

-Non è questo. È... così diversa dalla mia mamma! Sei sicura che sia lei? 

-Sicurissima. Però tieni conto che sono passati dieci secoli. Una persona cambia, col tempo. E comunque non è che ti sei comportata molto bene. 

-D’accordo, hai ragione. C'è però un altro problema: ultimamente, i miei ricordi si stanno facendo... confusi. La mamma è un punto fermo, e anche le sue amiche. Papà, però, sta diventando sfocato, non ricordo il suo aspetto, neppure il suo nome... e c’è un’altra persona che va e viene, e non capisco chi sia... E non so perché sono qui, esattamente! Ho paura! 

La donna cercò si tranquillizzarla. 

-Credo che il rapimento di Usagi abbia avuto delle conseguenze nel suo futuro, e quindi nel tuo passato. Deve fare una scelta. Quando succederà sarà tutto più chiaro. Non temere, non durerà molto. Ora dobbiamo lasciarci. 

-Aspetta... 

Lo schermo si spense. Dunque al momento non poteva tornare a casa: non sapeva cosa avrebbe trovato. 

Fu allora che scoppiò un tuono proprio sopra il supermercato. La spaventò così tanto che gridò con tutte le sue forze. Una mezzaluna apparve sulla fronte... 

*** 

Usagi sobbalzò. Sin da piccola, aveva sempre avuto paura dei temporali. E su Nemesis non faceva eccezione. Quando c’era brutto tempo, era peggio che sulla Terra, perché fuori tutto era completamente buio. Solo i fulmini davano un po' di luce. Luce che veniva incamerata in centrali, e forniva l’illuminazione agli abitanti. 

Quella sera, però, non era tranquilla. E non era solo il temporale. Eppure la giornata era stata tranquilla, e pure divertente. Quella mattina, era entrata nelle cucine e, sotto la supervisione di Petz, Calaveras e del cuoco di corte, aveva preparato una crème caramel. Si era sentita nostalgica, e voleva un dessert che le piacesse. Arberus, il cuoco, l’aveva assaggiata e aveva approvato, chiedendole la ricetta. Anche Demando e Saphir avevano apprezzato la novità. Quest'ultimo, poi, l’aveva aggiornata sul progetto, dicendole che era a buon punto. 

Insomma, nell’attesa, stava andando tutto bene. Allora perché era turbata? Era successo qualcosa sulla Terra, nel ventesimo secolo? Qualcuno si era fatto male? Forse Chibiusa? Strinse il Cristallo. Sperò stesse bene. 

Un tuono più forte degli altri scoppiò proprio sopra il palazzo. Si spaventò così tanto da mettersi le mani alle orecchie, chiudere gli occhi e cadere in ginocchio, urlando. 

*** 

Quando riaprì gli occhi, si rese conto di essere in un altro posto. Lo riconobbe: era un supermercato dove la mamma faceva la spesa. Era forse tornata a casa? Si alzò e si guardò intorno. Sembrava un campo di battaglia, con la mercanzia finita per terra. Il gestore stava cercando di capire cosa fosse successo, raccogliendo tutto. Volle aiutarlo, ma si rese conto che non la vedeva. A dire il vero, ad un certo punto una delle commesse, accorsa nel reparto, le passò attraverso. Si guardò ad uno specchio: non c’era il suo riflesso. Si guardò: aveva ancora il vestito blu intessuto d’argento che aveva indossato quel giorno, solamente vedeva attraverso stessa, come fosse un fantasma. 

Sentì un rumore, una bambina che piangeva. Andò verso il ripostiglio. Chibiusa era lì, in un angolo, stretta a Luna-P. Il vestitino era un po' umido, forse era stata sorpresa dalla pioggia, ma cosa ci faceva lì? Si avvicinò. Cercò di accarezzarla, ma la mano attraversò i codini. La bambina, però, percepì qualcosa, perché alzò la testa di scatto e sgranò gli occhi. 

-Mam... no, volevo dire Usagi! Non so più... 

-Puoi chiamarmi come vuoi, quando siamo fra noi. In pubblico, però, è meglio se mi chiami Usagi. Perché piangi? 

-C’era un temporale e... 

Usagi sorrise. 

-Hai paura? Ti svelo un segreto: anch’io! 

Chibiusa si tranquillizzò. 

-Sei tornata? 

-No. Sono ancora su Nemesis. A volte riesco a contattare qualcuno, ma è sempre per caso, come ora. Immagino perché volevi parlare con qualcuno. Visto che prima mi stavi per chiamare mamma, presumo ti abbiano detto qualcosa. 

-A dire il vero, ho origliato... E non ci ho voluto credere... 

-Anch’io ho avuto qualche difficoltà ad accettare che tu fossi mia figlia, ma la mezzaluna dice tutto. Sappi comunque che farò in modo che non ti accada niente.  

Guardò l’orologio alla parete. 

-Si sta facendo tardi. Dovrai tornare a casa, o i miei genitori si preoccuperanno... 

-Usagi? 

Si voltò. Sua madre, quella umana, la guardava con gli occhi fuori dalle orbite. Poi si ricordò che era semi trasparente. 

-Mamma? Mi vedi? 

-Sì, ma... 

Usagi si alzò e andò verso di lei. 

-Mamma, ho poco tempo. Non sono morta e non sono un fantasma. Non posso dirti dove sono, perché non mi crederesti. E poi, meno sai, meglio è. L’importante è che Chibiusa sia al sicuro. Può darsi che le mie amiche vorranno parlarle. Lasciale fare. 

-Se ciò che mi chiedi, ti riporterà a casa, lo faccio più che volentieri. In più, se posso dare una mano, per salvare il mondo... 

-Mamma, tu sapevi? 

-Ti ho vista una volta per strada con l’uniforme e parlavi con Luna, uno dei motivi per cui non sono impazzita, quando sei scomparsa. Pensavo fossi in missione. 

-In un certo senso lo sono, ma non posso dirti altro. Lo sto facendo per proteggervi... 

Usagi sentì che si stava indebolendo. 

-Che succede? 

-Mamma, devo andare. Ti voglio bene. Dai un bacio a papà e a Shingo... 

Ikuko volle accarezzare sua figlia, ma scomparve. 

*** 

Usagi aprì gli occhi con molta fatica. Era successo di nuovo. Il Cristallo Nero aveva percepito qualcosa, e l’aveva privata delle sue energie. Ogni volta che si riprendeva, era sempre più debole. Si chiese cosa sarebbe successo la prossima volta che avrebbe usato il Cristallo d’Argento. Un brivido le corse lungo la schiena. 

Si rese conto di non essere sul tappeto, dove era sicura di essere caduta. Era seduta... sulle ginocchia di Demando, il quale era seduto sulla poltrona davanti al camino. Le stava accarezzando i capelli. Aveva l’aria stravolta, quasi da pazzo. 

-Serenity, non voglio perderti di nuovo. 

La voce gli tremava. Doveva essere ridotta proprio male, per avere avuto paura. Cercò di tranquillizzarlo. 

-Non mi perderai. 

-Voglio esserne sicuro. 

Le alzò il viso, costringendola a guardare la mezzaluna nera, la quale si trasformò nel Terzo Occhio. 

Usagi non riuscì a muoversi, né a distogliere lo sguardo. Era entrata in uno stato secondo, come se ogni pensiero venisse cancellato via. Sentì solo la voce di Demando. 

-Serenity, sii la mia regina... 

La regina... del suo cuore... 

-Ti amo con tutto il mio cuore... 

Sembrava così disperato... 

-Dovevo averti... 

E ultimamente aveva la sensazione di dover stare con lui, comunque... 

-Potremmo vivere felici e contenti... 

Adorava i lieto fine... 

-Possiamo rendere la Terra bellissima e dimenticare questo conflitto... 

In fondo volevano la stessa cosa... Era così stanca di tutto questo combattere... 

Un tuono. Un tuono più forte di quello che l’aveva messa in contatto con Chibiusa scoppiò sopra il palazzo, svegliandola dalla trance e facendola urlare dallo spavento, e facendo prendere un colpo a Demando. In una frazione di secondo capì cosa era successo, ma aveva troppa paura per respingerlo, anzi. Si strinse a lui, le lacrime agli occhi, più forte di quanto avesse mai fatto. 

-Resta con me, per favore. 

*** 

Demando si rese conto della mostruosità di ciò che stava facendo un decimo di secondo prima di quel tuono. 

L'aveva sentita urlare la prima volta, ed era corso in camera sua. Sembrava svenuta. Forse aveva paura del temporale, e questo era proprio forte. L'aveva presa fra le braccia per adagiarla sul letto. Fu allora che vide la mano stringere il Cristallo d’Argento. Quando allentò la presa, vide che era luminoso. Era successo di nuovo. Poi cominciò a spegnersi, e Serenity era diventata mortalmente pallida. Allora aveva deciso di tenerla in braccio e sedersi davanti al camino. Questa volta, però, faticava anche a respirare. Per un bel po' temette per la sua vita. 

Si calmò quando aprì gli occhi, ma non gli bastò. Doveva tenerla sotto controllo, in modo che il cristallo non si mettesse in funzione inavvertitamente. Per questo motivo decise di usare il Terzo Occhio, assoggettandola alla sua volontà. Non aveva opposto resistenza, anzi, sembrava quasi che lo volesse. Voleva riversarle quello che provava per lei, per legarla ancora di più a sé.  

Quando però vide i suoi magnifici occhi blu spegnersi e fissare il vuoto, capì che stava sbagliando. Amava i suoi occhi. Erano forse la cosa più bella che aveva. Voleva una sposa che lo guardasse con occhi vuoti? No, assolutamente no! 

 Fu dunque grato a quel tuono, anche se non si aspettava quella reazione. A dire il vero, si aspettava uno schiaffo, anche meritato. Invece la principessa si strinse a lui con tutte le sue forze e disse le parole che lo fecero capitolare: 

-Resta con me, per favore. 

Voleva che restasse. E giusto perché afferrasse il messaggio, cominciò a slacciargli il mantello. 

-Serenity... 

-Rimani con me, questa notte, ti prego. 

Come dirle di no? Non ne era capace. Non lo era mai stato. Se gli avesse chiesto di eliminare il Vecchio Saggio, lo avrebbe fatto. Una ad una, tolse le forcine che tenevano i suoi odango. Caddero a terra, sul tappeto, in silenzio. La gravità fece il resto. I capelli diventarono una cascata dorata. La portò a letto, dove cominciò a slacciarle il vestito... 

*** 

Il Vecchio Saggio era nel suo rifugio. Non gli piaceva la piega che avevano preso le cose. All'inizio, era favorevole all’arrivo della principessa Serenity. Meglio del Coniglio. Era la versione giovanile della regina, più facile da plasmare e da condizionare. Sfortunatamente, rivelò inavvertitamente di avere un forte ascendente sul principe Demando, più forte del suo. E in qualche modo era riuscita a portare  Saphir dalla propria parte, cosicché rischiava di avere tutta la famiglia contro. Aveva anche provato a parlare con la principessa, ma lei sembrava evitarlo in tutti i modi. E ovviamente, non poteva materializzarsi nei suoi quartieri senza una valida giustificazione... 

La sfera si illuminò. Il Vecchio Saggio scrutò al suo interno. Cosa stava succedendo? Il futuro stava cambiando. Era pure diverso da quello che conosceva... Non era possibile. Cosa stava combinando il principe? Cosa aveva fatto la principessa? Provò a spiare i due interessati... per chiudere subito la trasmissione. Aveva visto più che abbastanza. Doveva escogitare un piano, e in fretta. 

*** 

Sailor Pluto era la guerriera Sailor più anziana. Era una ragazzina, quando la regina Selene l’aveva posta a guardia delle Porte del Tempo. E da allora, per secoli, per millenni aveva sorvegliato lo scorrere del tempo. Doveva rendere conto di ciò che faceva solo a Serenity, regina o principessa che fosse. Aveva osservato lo svolgersi degli eventi, sin dal suo rapimento. Nessuno più di lei sapeva come una scelta poteva modificare il corso degli eventi. E infatti avvertì un cambiamento. Un cambiamento radicale. 

-La principessa ha fatto una scelta. 

*** 

Minako stava leggendo la partitura della canzone che avrebbe dovuto cantare al concorso. Non lo aveva detto a nessuno. Era da tempo che voleva sfondare come idol, e quel concorso sarebbe stata l’occasione della sua vita. Si era iscritta e, dopo un’audizione, era stata ammessa alle eliminatorie. Conosceva la canzone, era una delle preferite di Usagi. Come si chiamava il cantante? Ah sì, Brian Adams. Aveva anche visto il film dove era stata usata. Lo avevano visto insieme. 

Lo avvertì all’improvviso. Era la guerriera di Venere, il pianeta dell’amore. Un taglio netto. La fece alzare di scatto. Artemis saltò giù dal letto. 

-Cosa ti prende? 

Minako guardò il suo gatto. 

-Usagi ha spezzato il filo rosso che la legava a Mamoru. Definitivamente. 

*** 

Mamoru cercava di studiare, senza risultati. Non riusciva a concentrarsi. Se chiudeva gli occhi, vedeva di nuovo Usagi con quel bellimbusto vestito di bianco. Con quel vestito indecente. Come osava? 

Dopo quella visione, aveva chiamato Minako, la quale aveva liquidato la faccenda dicendogli che per il momento non potevano fare niente, ma che avrebbero cercato di parlarne con Chibiusa. L'unica che poteva farli viaggiare nel tempo. 

Incredibile. Il futuro del pianeta, il suo futuro con Usagi, perché volente o nolente lei lo avrebbe sposato, era nelle mani di quella bambina. La sua futura figlia. La loro futura figlia. In effetti li aveva fatti impazzire, all’inizio, quando era arrivata, proprio come lei quando si erano incontrati... 

Cos'era quel rumore? Sembrava una foca... in bagno? Andò a vedere. Non c’era nessuno. Lo sentì di nuovo. Veniva dallo specchio. Era Usagi... 

Uscì a razzo dal bagno e poi dall’appartamento. Era troppo. Non aveva visto molto, ma era più che sufficiente. Borbottò un bel po' di insulti rivolti a lei e saltò sulla moto, partendo a tutta velocità. 

*** 

Quella notte, Chibiusa dormì serena. Stava sognando di essere tornata a casa, dalla mamma, dal papà e da suo fratello gemello Alex... mentre dormiva, i capelli da rosa divennero bianco argenteo e, quando si svegliò, aprì un bel paio di occhi blu. Nessuno lo notò, come se fosse sempre stata così. 

*** 

Usagi si svegliò fra le braccia di Demando. Sarebbe stata una notte da ricordare. Anche lui era sveglio. Sembrava preoccupato. 

-A cosa pensi? 

-Al fatto che ti ho deflorata e che sei così giovane. Non vorrei... 

-C’è una cosa che devi sapere su di me. 

Si avvicinò e glielo sussurrò all’orecchio. Demando sgranò gli occhi. 

-Ma come... 

-Te lo dirò a tempo debito. Ma come vedi, non c’è niente di cui preoccuparsi. 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Serenity della Luna Nera 

 

I consiglieri erano radunati nella sala del trono. Sembrava una giornata come le altre, ma non era così. Anche se non se ne parlava, i più anziani avvertivano che era cambiato qualcosa. La principessa Serenity sembrava molto più a suo agio, i due fratelli si erano riavvicinati, il Vecchio Saggio a poco a poco stava perdendo il suo ascendente. 

Da quando la principessa Serenity era arrivata, il principe Demando aveva fatto installare un secondo trono accanto al proprio. Se all’inizio, la principessa era solo una mera presenza, ora era parte integrante del consiglio. Chiedeva di essere aggiornata, dava la sua opinione... E molto spesso il suo parere era frutto di una ponderata riflessione. Quasi tutti erano convinti ormai che avesse tutte le carte in regola per essere sovrana al fianco di Demando. 

Quel giorno indossava un abito relativamente semplice, color grigioverde, che la dava un fascino particolare. A dire il vero, aveva anche l’aria un po' esausta, ma soddisfatta. Pochi sapevano che quel giorno aveva avuto lezione di equitazione, e per la prima volta non era caduta... forse perché Demando aveva deciso di fare un giro con lei. Ora però era vigile e attenta, e ascoltava tutte le questioni. 

Era arrivata la proposta di un’alleanza da parte di un pianeta lontano. Uno dei consiglieri, che vi era stato qualche anno addietro, e che vi aveva ancora dei contatti, esponeva pregi e difetti di quella società, vantaggi e svantaggi che potevano presentarsi stipulando l’alleanza. Ovviamente era favorevole, tuttavia si disse disposto ad andare e valutare la situazione di persona. I principi trovarono buona la soluzione, e Demando diede l’approvazione. 

-Bene, se non c’è altro, direi di chiudere la seduta... 

-Altezza, c’è ancora una questione di cui si deve assolutamente discutere. 

Il Vecchio Saggio. Ovvio. Demando fece un bel respiro. 

-E quale mai sarebbe? 

-Dell’imminente arrivo delle Guerriere Sailor dal passato. 

Un mormorio infastidito pervase la sala. La principessa prese la parola. 

-Imminente? Non mi risulta che la bambina le stia facendo viaggiare nel tempo, ancora. 

Quella piccola impudente... 

-No, ma se non facciamo qualcosa ora, verranno sicuramente. Bisogna prendere delle contromisure, e in fretta. 

Demando sorrise. 

-Immagino che come contromisura, si intenda mandare dei droidi a distruggerle, non è così? 

-Esatto. So che ne sono stati messi a punto due... 

-I due gemelli avranno il loro scopo. In merito alle guerriere, il principe Saphir e la principessa Serenity hanno un progetto in cantiere. La messa a punto richiede un po' di tempo, ma se funziona, avremo le sue guardiane dalla nostra parte. Nel caso poi andasse male, la principessa ed io abbiamo elaborato un altro piano, che ci permetterà di conquistare la Terra, senza spargimento di sangue o distruzione.  

-Ma... 

-Non mi serve un pianeta morto. Se voglio garantire al mio popolo una vita migliore, la Terra mi serve in salute! È la mia ultima parola. La seduta è tolta. 

*** 

La sala del Cristallo Nero era il cuore del pianeta Nemesis. Le pareti e il pavimento erano violacei, e la pietra, enorme, si ergeva al centro. Il Vecchio Saggio era lì davanti, rimuginando a quanto era successo. Non doveva andare così... Quando era andato tutto storto? Forse doveva verificare cosa succedeva quando la principessa usava il Cristallo d’Argento. Purtroppo quella pietra era imprevedibile e lo veniva a sapere quando era troppo tardi. Forse poteva tornare indietro nel tempo per intercettarla. 

-Perché vuoi distruggere il pianeta Terra? 

Si voltò. La principessa era lì. 

-Questo posto è pericoloso per voi, Altezza. 

-Correrò il rischio. Ogni giorno, il Potere Nero entra dentro di me, molto lentamente. Non hai risposto alla mia domanda. I terrestri ti hanno fatto qualcosa? 

Ma guarda. Serenity è sempre stata compassionevole. Patetica. 

-Il popolo che proteggi è colpevole solo di esistere. Come tutti voi. Io anelo alla distruzione totale... come la vostra nemica Metaria. 

-La conoscevi? Era una tua alleata? 

La figura incappucciata rise. Una risata orribile. 

-Io ero lei! Come ora lei è me! 

La principessa si irrigidì. Però non aveva paura... 

-Capisco. Sei un’emanazione del Chaos. E hai pensato di servirti del Cristallo Nero per distruggerci... 

-Proprio così. Mi inchino alla vostra perspicacia. E sapete che non posso lasciarvi andare... 

La figura sparì, per riapparire a mezz’aria. 

-Ripensandoci, è un vero peccato eliminarvi. Sareste stata un’ottima sovrana. 

-Sei folle! Non sai quali energie stai manipolando! Se lo sapessi, non saresti così sicuro di potermi uccidere! 

La creatura rise di nuovo. Dalla sua sfera uscirono tentacoli di Potere Nero, i quali si irrigidirono per diventare lance acuminate, pronte a trafiggerla. Usagi sapeva che era pericoloso, soprattutto in presenza del Cristallo Nero, ma in quel momento non aveva alternative. Si concentrò con tutta sé stessa e usò il potere del Cristallo d’Argento per evocare uno scudo protettivo. Chiuse gli occhi, pronta all’impatto. 

Non successe niente. 

-Ma cosa... 

Usagi aprì gli occhi. Le lance si erano dissolte. Dunque la sua teoria era corretta... 

-Io ti avevo avvertito. 

Questa volta usò il cristallo per sferrare un attacco. Mirò alla sfera. Dalle sue mani partì un fascio di energia che la centrò in pieno, colpendo anche l’essere che si faceva chiamare il Vecchio Saggio. Un urlo orribile riecheggiò per tutto il palazzo. Prima di dissolversi ebbe ancora la forza di dire un’ultima cosa. 

-Oggi mi hai sconfitto, ma tornerò... 

-Mi troverai ad aspettarti. 

Usagi era rimasta sola, ma sapeva che sarebbe stato per poco. Avrebbe dovuto spiegare a Demando cosa era successo. Aveva sconfitto il nemico, ma... 

Si accasciò per terra. Il Saggio aveva ragione su una cosa: la sala del Cristallo Nero era un posto pericoloso, per lei. Infatti, questa volta la pietra non si accontentò di assorbire la sua energia. Il Potere Nero la sollevò per aria e la avvolse in un bozzolo. Usagi capì cosa stava per succedere e usò le sue ultime energie per nascondere il Cristallo d’Argento dentro il suo corpo. La pietra entrò senza fare resistenza. 

Quando il suo corpo cominciò ad assorbire il Potere Nero, urlò dal dolore, ma durò poco. Ormai il Cristallo d’Argento era inoffensivo e, una volta spento, il suo organismo, già abituato alla sua esposizione, accettò la nuova energia. Prima di perdere i sensi, sentì delle calde e forti braccia prenderla al volo... 

*** 

Quando riaprì gli occhi, si sentì bene, come non le era mai successo da quando era a Nemesis. Era a letto, solo un po' rigida, per via dell’immobilità prolungata. Voltando la testa verso il caminetto, vide Demando seduto sulla poltrona, che era stata voltata verso il letto. Aveva l’aria di non aver dormito molto. Non si era accorto del suo risveglio. 

-Demando... 

La voce era un po' rauca, ma era la propria. Buon segno. Non doveva aver subito molte alterazioni fisiche. Il principe sgranò gli occhi e la guardò, per poi precipitarsi verso di lei. 

-Serenity, come ti senti? 

-Meglio di quando sono svenuta. Tu, piuttosto, sembri uno straccio. Quanto ho dormito? 

-Una settimana. Ho temuto il peggio. Mi spieghi cosa è successo? 

Era ancora visibilmente scosso. 

-Avevo ragione, sul Vecchio Saggio. Voleva distruggerci tutti quanti. L'ho scoperto e l’ho fermato. 

Demando strinse i pugni. 

-Non riesco a capacitarmi di essermi fidato di lui. Mio fratello mi aveva avvertito, e io non l'ho ascoltato... Almeno ora è fuori dai giochi. 

Usagi si schiarì la voce. 

-Saphir ti ha già perdonato. Quanto al Vecchio Saggio... temo ci siano altri modi in cui possa tornare. Era un’emanazione del Chaos. Sai di cosa parlo? 

Demando si fece serio. 

-Certo. La lotta fra Cosmo e Chaos è una storia che ci tramandiamo di generazione in generazione, perché, anche se il nostro potere ha connotazioni negative, dobbiamo essere in grado di mantenere l’equilibrio fra le due forze. 

-Questa storia veniva tramandata anche nel Regno Argentato. E anche sulla Terra, fino a mille anni fa, quando il suo ultimo re morì, prima di raccontarla a suo figlio, il principe Endymion. Forse Metaria contava proprio su questo... 

-Che si perdesse il ricordo? 

-Esatto, per sprofondare il pianeta nel Chaos. Per fortuna, la Terra è un pianeta in cui le due forze combattono in equilibrio. Se uno dei due eccede, si interviene. Ecco perché sono rinata insieme alle guerriere proprio sulla Terra. Una specie di autodifesa. Ed è quello che è successo una settimana fa, con il Cristallo Nero. 

-Cosa vuoi dire? 

-Il Vecchio Saggio manipolava il Cristallo Nero per i propri scopi. Però non aveva capito che era una pietra senziente. Quando ha usato il Potere Nero contro di me, la Principessa della Luna, l’unica che poteva fermarlo, il Cristallo Nero si è ribellato. Non è riuscito a farmi del male. 

-Beh... questo spiega alcune cose. Ma dov’è il Cristallo d’Argento? 

-Quando ho capito che il Cristallo Nero voleva infondere il suo potere nel mio corpo, ho trasferito la pietra nel suo luogo d’origine, nel mio corpo. E ho verificato la mia teoria... 

-Ossia? 

-Se fosse successo prima, con il Vecchio Saggio che aveva avvelenato il Cristallo, la mia pietra si sarebbe contaminata e avrei avuto... come dire? Un drastico cambio di personalità. Invece, allo stadio originario, ha riconosciuto il Cristallo d’Argento e... ha formato una barriera protettiva.  infatti, non mi sembra di essere cambiata molto... 

Demando si schiarì la voce. 

-A questo proposito... forse è meglio se ti guardi allo specchio. 

La aiutò ad alzarsi e la condusse allo specchio. Usagi per poco non si riconobbe. Era sì rimasta la ragazza di quattordici anni, ma i capelli erano diventati color bianco argenteo, e la pelle era ancora più pallida. Gli occhi avevano conservato il loro colore, ma erano... magnetici? Inoltre, sulla fronte recava il segno della Luna Nera, e alle orecchie aveva gli orecchini di cristallo nero pendenti. 

-Sembro un vampiro. A parte quello, però, sto bene. 

Demando tirò un sospiro di sollievo. Almeno non aveva urlato. 

-Prima che mi dimentichi... Saphir mi ha detto che i droidi che hai richiesto sono quasi pronti. 

-Perfetto. Posso passare alla seconda fase del piano. Prima però... 

-Cosa? 

Usagi si avvicinò a Demando. 

-Immagino tu sia stanco... vuoi approfittare del mio letto? 

Si alzò sulle punte per baciargli le labbra. Demando non si fece ripetere l’invito due volte. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Responsabilità 

 

Saphir stava passando dalle cucine. Erano passati alcuni giorni, dalla ripresa di Serenity, e tutto sembrava normale. Ma sentiva che era la calma prima della tempesta. La principessa aveva in mente qualcosa, stava elaborando una strategia... per affidare a qualcuno un compito di estrema importanza. Chi fosse quel qualcuno, era facilmente intuibile. Ma avrebbe accettato? 

Trovò il cuoco Arberus fuori dalla cucina. Aveva l’aria perplessa. 

-Cosa succede? 

-La principessa mi ha chiesto di uscire mentre preparava qualcosa per il thè di questo pomeriggio. Vuole la massima discrezione. 

-Il thè? 

-Sì, ha invitato una persona, ma non ha detto chi. Non vuole che si sappia in giro. Sembra una cosa seria. 

Dunque Serenity aveva deciso di agire. Bussò alla porta. 

-Serenity, posso entrare. Sono Saphir. 

La porta si aprì. Il principe entrò. Serenity, Petz e Calaveras avevano appena tolto dal forno dei biscotti e li stavano mettendo in una scatola di latta. Petz era dubbiosa. 

-Non sono un po' duri? Penserà che la vuoi lasciare sdentata. 

-In teoria, si devono inzuppare nel thè o nel vino. Se non ci arriva... 

-State parlando di Esmeraude? 

Usagi alzò la testa. Sorrise. 

-Proprio così. Mi sono resa conto che è di bocca dolce. Ho pensato che quattro chiacchiere davanti ad un thè la possono rendere più bendisposta nei miei confronti. 

-Potrebbe funzionare, sempre che non pensi che tu voglia avvelenarla. 

-Per questo ti ho fatto entrare. Mi serve una cavia. 

Detto questo, gli versò un calice di vino bianco e gli presento un biscotto. 

-Pensi che possa piacerle? 

Avendo sentito che ci poteva rimettere un dente, inzuppò il biscotto nel vino e lo assaggiò. Era davvero buono: c’erano nocciole e anice. E non era neanche troppo duro. Sì, poteva funzionare. 

*** 

Esmeraude non poteva rifiutarsi, ma avrebbe fatto volentieri a meno di quell’invito. La ragazzina insignificante che le aveva rubato Demando l’aveva invitata per un thè pomeridiano, dicendole che aveva un “incarico importante per lei”. Tanto per chiarire le cose, si era messa il suo abito migliore, e si era conciata in modo tale da farle capire che era lei la compagna più adatta a diventare la consorte del principe. Quando arrivò, però, si rese conto che era tutto inutile. 

La principessa Serenity indossava uno splendido abito in chiffon cangiante blu e nero. La gonna presentava vari strati sovrapposti, con l’orlo dipinto a mano con le varie fasi lunari e decorato con filo d’argento. Le doppie maniche erano state tagliate, lasciando scoperte le braccia, ed erano impreziosite da un delicato bordino d’argento. Il corpino, dal taglio in stile Impero era composto da due coppe preformate e drappeggiate, decorate con perle cucite a mano una ad una. Sotto il seno era decorato con catenelle d’argento e piccole lune. Dietro presentava una scollatura profonda. Oltre a ciò, aveva deciso di cambiare pettinatura, lasciando i lunghi capelli bianco argenteo sciolti in lunghe onde, trattenute da un discreto chignon tenuto da un diadema di perle nere. Non era una principessa, era una dea. 

Usagi alzò un sopracciglio. Esmeraude aveva indossato un abito lungo di velluto verde, molto scollato e con un bello spacco lungo la gonna. Si era agghindata in modo da voler dimostrare di essere più degna di lei, come sposa di Demando. Aveva perso la sfida. 

-Accomodati, dobbiamo parlare. 

La donna ubbidì. Usagi versò il thè e offrì i biscotti che aveva preparato la mattina. Esmeraude li gradì molto. Nocciole e anice, l’accoppiata che preferiva. 

-Allora. Esmeraude, vediamo di chiarire subito un paio di cose. So cosa provi per Demando, e cosa per me. Perciò ti pongo questa domanda: cosa volevi veramente? Essere una sposa felice, o essere sovrana? 

Dritta al punto. Esmeraude venne presa in contropiede. Nessuno le aveva mai fatto quella domanda. Aveva sempre pensato di sapere la risposta, ma... 

-Io... Demando mi è sempre piaciuto, dalla prima volta che l’ho visto. È così... bello... 

Arrossì. Usagi sorrise. 

-Sono d’accordo che l’occhio voglia la sua parte, ma... il matrimonio è una cosa seria. Vuoi sapere cosa mi piace di Demando, oltre ai suoi occhi viola? 

Esmeraude annuì. 

-Tanto per cominciare, la sua abnegazione come sovrano. Vuole solo il meglio per il suo popolo, a tutti i costi. La sua determinazione a perseguire gli obbiettivi. Il suo coraggio. E soprattutto, il fatto di non avermi mai mentito. La verità è molto importante, in un rapporto di coppia. Una cosa che Endymion non ha compreso. Se mi avesse detto che non mi amava più come nella nostra vita precedente, che frequentava la guerriera di Marte... lo avrei lasciato andare. Invece, sapere che mi ha mentito in quel modo, è stato... come essere pugnalati alle spalle. Capisci cosa intendo? 

-Credo di sì, Altezza. 

-Bene. Perché la cosa più importante, fra e Demando, è che ci amiamo... al punto di volere vivere insieme per il resto dei nostri giorni. E poco importa se siamo principi o mendicanti. Sarebbe lo stesso. Amare vuol dire dare sé stessi all’altro, e viceversa. Tu lo faresti con lui? 

Esmeraude chinò il capo. Fu allora che comprese che il principe non aveva una semplice infatuazione. Era amore vero. 

-Vedo che ci siamo chiarite su questo punto. Passiamo al motivo per cui ti ho invitata. Ho un incarico per te. 

Adesso era curiosa. Cosa poteva volere da lei? 

-Di che si tratta? 

-Io e il principe Saphir  stiamo lavorando ad un progetto. Lo scopo è quello di portare le guerriere Sailor dalla nostra parte... senza spargimenti di sangue. Per farlo, sono stati costruiti quattro droidi, secondo le mie direttive. 

Con un gesto, fece apparire le immagini dei droidi. 

-I miei complimenti, Altezza. Avete buon gusto. 

Usagi sorrise. 

-Il mio buon gusto non c’entra niente. Queste sono persone che ho conosciuto. Nella mia vita precedente, erano gli Shitennou, generali al servizio del principe Endymion. Erano anche... molto legati alle mie guardiane. Quando sono rinati, la regina Beryl li ha rapiti e trasformati nei suoi schiavi personali. Sono... deceduti durante l’ultima battaglia contro Metaria. 

-Dunque, avete fatto costruire quattro droidi a loro immagine e somiglianza per darli alle vostre guerriere in cambio della loro lealtà? 

-Mi sono sempre state leali. Voglio però assicurarmi che siano anche alleate di Demando. Inoltre, trovo così io abbia la mia anima gemella, quando loro l’hanno persa. Tuttavia, perché il piano funzioni, mi occorre qualcosa. 

L'immagine dei droidi venne sostituita da quella di quattro gemme. 

-Quando morirono, le loro anime vennero custodite in queste gemme. Attualmente, sono in mano al principe Endymion. 

-E il mio incarico consiste nel prenderle e portarvele. 

-Esatto. Endymion è rinato con il nome di Mamoru Chiba. È uno studente all’ultimo anno di scuola superiore. Ti suggerisco di introdurti nella sua abitazione la mattina, quando non c’è nessuno. Le pietre sono in un cofanetto nella sua stanza da letto. Un lavoro semplice e pulito. 

*** 

Motoki in genere era un tipo tranquillo, e normalmente si faceva i fatti suoi, aspettando che gli altri si confidassero con lui. Questa volta, però, decise di dire a Mamoru quello che pensava. 

Tutto era cominciato qualche notte fa. Era andato a letto più tardi del solito, perché aveva deciso di organizzare una veglia per Usagi. La sala giochi non era più la stessa, da quando era scomparsa. Un'ora dopo essersi addormentato, venne buttato giù dal letto da una telefonata. Era l’ospedale, che aveva trovato il suo numero nella rubrica dei numeri di emergenza di Mamoru. Aveva avuto un incidente con la moto. Frattura esposta di tibia e perone. Avevano dovuto metterlo in trazione. Ovviamente, da buon amico, si era precipitato all’ospedale... per trovare due poliziotti nella stanza. Venne così a sapere che stava andando a tutta velocità per le strade di Tokio, dopo aver bevuto. Ed era ancora un po' brillo, quando lo vide. 

Ora, dopo un po' di tempo, era stato dimesso, e Motoki lo aveva accompagnato a casa. Una volta fattolo sedere in salotto, però, non ne poté più. 

-Dobbiamo parlare, Mamoru. 

-Non ho niente da dire. 

-Beh, vorrà dire che starai ad ascoltare. Il Mamoru che conosco non va in giro a ubriacarsi e guidare la moto col rischio di farsi ammazzare. Cosa direbbe Usagi se ti vedesse ora? 

-Non credo le importi. 

-Invece sì, e lo sai anche tu. Capisco che sei un po' agitato, ma... 

-MA COSA? Cosa ne sai di quello che sto passando? 

Motoki tenne a freno l’istinto di picchiarlo. 

-Ascoltami. Conosco Usagi da un paio d’anni. Ti ho già detto a suo tempo che la considero una sorella minore. Anche se all’inizio eravate cane e gatto, lei ci teneva a te. Quando però vi siete messi insieme, ho notato... qualcosa di stonato. Sii sincero con me: ti vedi ancora con Rei? So che prima stavi con lei. 

Mamoru annuì. 

-Mi vedevo con lei... prima che rapissero Usagi. Ora sembra non voglia più saperne di me. 

-Probabilmente si sente in colpa. E, detto fra noi, ha ragione. Usagi è stata la prima a non vederla come una spostata. Devi chiarire questa cosa il prima possibile. E dirle la verità quando la rivedrai. In un rapporto di coppia, la sincerità è tutto. Con Reika adesso ho un rapporto a distanza, ma non c’è neanche una menzogna. 

-Cosa ti dice che Usagi tornerà? 

Motoki sorrise. 

-Usagi è una tosta. È riuscita a domare una come Makoto, che si era fatta buttare fuori dalla scuola precedente in seguito ad una rissa, vuoi che non riesca a tenere testa ai suoi rapitori? E poi lei è... no, lascia stare. 

Mamoru si fece guardingo. Possibile? 

-Lei è? Da quanto tempo lo sai? 

Motoki si schiarì la voce. 

-Da un po'. Da quando ha salvato Reika, per la precisione. Sailor Moon e Usagi hanno la stessa espressione schifata. 

Alla luce di ciò, Mamoru voleva dirgli che cosa aveva visto allo specchio, ma a cosa sarebbe servito? Motoki gli avrebbe detto che se l’era andata a cercare. Riflettendo sul da farsi, sentì un rumore proveniente dalla camera da letto. Anche Motoki lo sentì e andò a vedere.  

Non c’era nessuno e, a parte lo specchio rotto, era tutto in ordine. Nell'aria aleggiava il profumo del gelsomino... 

*** 

Esmeraude sapeva essere discreta, dopotutto. Si era materializzata in camera da letto, aveva trovato il cofanetto, e aveva preso le pietre. Poi qualcuno aveva aperto la porta d’ingresso. E aveva sentito una conversazione molto interessante. La principessa sarebbe stata contenta di sentirne il contenuto, e lo avrebbe usato nel proprio interesse... 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Pausa 

 

Naru uscì di casa. Sua madre era andata al lavoro. Era il primo giorno di vacanze estive. E non sapeva cosa fare. Era completamente sola. Normalmente, Usagi l’avrebbe aspettata al piano terra e avrebbero trovato qualcosa da fare insieme, ma ora era scomparsa. La classe non era più la stessa, da quel giorno. Persino la professoressa Haruna, spesso e volentieri, guardava verso la porta, aspettando che Usagi la aprisse, con il fiato corto... 

Il mondo, però, andava avanti senza di lei, e così la famiglia e le amiche. Rei era andata ad un ritiro spirituale, Ami era in Germania e la famiglia ospitante aveva deciso di fare una gita a Monaco, Makoto si era iscritta ad un programma di volontariato e lavorava presso una serra, Minako invece ora era agli ottavi di finale a quel concorso per idols emergenti. Mamoru, dopo l’incidente (e da lui non se lo sarebbe mai aspettato) era in un centro per la riabilitazione. Anche Umino era via, in vacanza studio in Irlanda. Persino la famiglia Tsukino era partita in vacanza, forse per distrarre Chibiusa. Andavano ad un lago, dove Usagi era già andata e si era trovata molto bene. 

Era sola, e non sapeva cosa fare. Poi le venne un’idea. Tornò in casa e si cambiò. Aveva deciso di andare al circolo di tennis. Giocare le avrebbe fatto bene. Magari avrebbe pranzato lì. Quando riuscì, si scontrò con qualcuno, che vide subito in volto. 

-Mi scusi, signore. 

-Naru... 

Si fermò. Conosceva quella voce. La conosceva molto bene, ma era convinta che non l’avrebbe sentita mai più. Lo aveva visto morire, sentito la vita che scivolava via da lui, e tutto quello che era rimasto era una benda insanguinata. Non poteva essere lui... 

Alzò, lo sguardo, molto lentamente. Era sicura di avere un’allucinazione, eppure quei capelli castani lunghi e fluenti, quegli occhi scuri erano lì davanti a lei. Anche il profumo era lo stesso di allora. E il suo sguardo tradiva paura e desiderio. L'allucinazione fece un passo verso di lei, e un altro, e un altro ancora. Fu lei a fare l’ultimo passo, e si ritrovarono l’uno nelle braccia dell’altra. 

-Nephrite... 

*** 

Nephrite ancora non riusciva a capacitarsi della situazione. Si era svegliato in un posto sconosciuto e si era trovato davanti la principessa Serenity, ora fidanzata al principe Demando di Nemesis. Lei lo rassicurò, spiegandogli la situazione e di come era stato riportato in vita. Fu il battito del proprio cuore ad averlo messo in sospetto. Quando lo disse alla principessa, gli fece fare degli esami. Sembrava che il potere del Cristallo d’Argento rendesse i droidi persone in carne e sangue. Fu molto soddisfatta del risultato.  

Era tornato sulla Terra, con il compito di sorvegliare le guerriere Sailor ed Endymion... con discrezione. Serenity gli disse che non aveva nulla in contrario, nel riprendere... certe frequentazioni. Ovviamente parlava di Naru. Aveva scoperto che il suo alias umano era ancora legalmente vivo, e il suo amministratore (uno youma ignaro della fine del Regno delle Tenebre) lo aveva aggiornato. Quindi poteva riprendere la vita pubblica... senza farsi scoprire. Perciò disse a Naru ogni cosa. 

Naru era felice di sapere che Usagi stesse bene. Quanto alla sua identità segreta... 

-Sospettavo qualcosa. Ogni volta che appariva Sailor Moon, Usagi non c’era. E avevo notato che teneva a me, per qualche motivo... Dunque, dobbiamo sorvegliare le sue amiche, giusto? 

-Sì, era preoccupata per la loro incolumità. So che si riuniscono in un tempio. 

-Sì, so di quale si tratta. Attualmente sono in vacanza. Separate. Ora ti spiego... 

*** 

Usagi ascoltò il resoconto di Nephrite nella sua interezza. Ne approfittò anche per fare un saluto a Naru che era con lui. Le fece piacere rivedere la sua amica dopo tanto tempo. Dopo aver sentito il rapporto, disse loro di godersi le vacanze estive e di avvertirla in caso di novità. Chiuse il portacipria che usava per le comunicazioni e si godette il panorama. 

Parigi offriva diversi punti panoramici, ma la vista dall’Opera Garnier era... speciale. Qualche mese prima di diventare Sailor Moon, suo padre l'aveva portata a teatro, a vedere “Il Fantasma dell’Opera”. Le era piaciuto così tanto da comprare il romanzo. Era strano, però teneva per Erik, il fantasma. Le faceva pena, nonostante tutto. Forse per quello si era innamorata di Demando. Non era sfigurato, anzi, ma a parte il fratello, prima del suo arrivo, non era amato da nessuno. E sapere che la amava sinceramente, e che aveva a cuore la sua felicità, l’aveva fatta cedere... insieme al fatto che Mamoru la tradiva con Rei. 

Anche lei aveva deciso di godersi le vacanze. E così tutto il clan. Mentre lei e Demando stavano facendo una visita guidata all’Opera Garnier, Esmeraude era agli Champs Elysées a fare shopping, le Sorelle Persecutrici erano all’Avenue Montaigne a provare cosmetici, Saphir era al Jardin des Plantes, e Rubeus aveva deciso di visitare Les Invalides. Chi l’avrebbe detto, che fosse un fan di Napoleone? Quell'uomo era una sorpresa continua. 

Tuttavia quella visita era una specie di test. Se il piano originale non fosse andato in porto, c’era il piano B. Per fortuna si era sbarazzata del Vecchio Saggio, o l’avrebbe ostacolata. Quel piano, infatti, prevedeva una... colonizzazione pacifica, preferibilmente in incognito. Se il clan si fosse trovato bene sulla Terra, nelle prossime settimane, sarebbe stato più bendisposto ad accettarlo. Comunque, ora si procedeva con quello originale. 

Si materializzò accanto a Demando, e insieme a lui terminò la visita guidata. Sentì in lontananza un violino. La guida stava spiegando: 

-La musica che sentite sono le prove di Michiru Kaiou, la celebre violinista in tournée in Francia... 

Usagi l’aveva già sentita nominare. Era considerata un prodigio. Aveva sedici anni, ma suonava da quando ne aveva sei. Tutte le orchestre del mondo se la contendevano. Era anche molto bella. L'aveva vista in una foto, qualche mese fa. E infatti la intravide dall’ingresso... era veramente molto bella, con i suoi capelli ondulati turchesi e il vestito dello stesso colore. 

-Prendiamo qualcosa al solito posto? 

-Sì Demando, volentieri. 

Il solito posto era la sala da thè Angelina. Era veramente un bel posto, e anche strategico, con gli specchi alle pareti. Si erano praticamente innamorati di quel posto, e venivano quasi ogni giorno. 

-Cosa ti ha detto Nephrite? 

-Sta filando tutto liscio come l’olio. Ha trovato Naru, che si è rivelata un’ottima fonte di informazioni. Sono contenta di averla coinvolta. Sono stufa dei segreti. Le ragazze sono separate, per diversi motivi, è estate. Ed Endymion sembra non essersi accorto dell’incursione di Esmeraude. È tutto a nostro favore. 

-Perfetto. Sembra che anche gli altri stiano apprezzando questa pausa. Potremmo anche stabilirci su questo pianeta, volendo. Era questo il piano di riserva? 

Usagi sorrise. 

-Colpevole. 

-Non è poi così male. 

Le baciò la mano. Sapeva che voleva fare anche qualcos’altro, ma dovevano allora andare in albergo. Finirono la consumazione, pagarono e su avviarono all’uscita. Alla porta Usagi si voltò. Michiru Kaiou era seduta ad un tavolo, con un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri. Lo riconobbe subito: era Haruka Tenou, una promessa della Formula 1. A quanto pare, si conoscevano... ma non sapevano quanto le conosceva! 

*** 

-Sei sicura che sia lei? 

-Sì, Haruka. Il mio specchio parla chiaro. È la principessa! Ho sentito la sua presenza a teatro! 

-E chi è l’uomo con lei? 

-Non lo so. Ogni volta che cerco di capire chi sia, vedo il marchio di una mezzaluna nera rovesciata nello specchio. 

-Questa storia non mi piace... 

-Forse posso aiutarvi. 

Si voltarono. A parlare era stata una ragazza sui diciassette anni, dai lunghi capelli verde scuro e occhi cremisi... 

-Pluto! Cosa ci fai qui? 

-Qui sono conosciuta come Setsuna. Il nostro primo compito consiste nel proteggere la principessa, per questo ho potuto lasciare il mio posto. Sarei venuta anche prima, ma dovevo recuperare un’altra persona... 

Dietro di lei c’era una ragazzina di dodici anni, con i capelli color prugna a caschetto e gli occhi viola. Era la prima volta che si incontravano, ma Haruka e Michiru sapevano benissimo chi fosse... 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Alle porte di Nemesis 

 

Erano le dieci di sera, al parco. Le vacanze estive erano finite, e di lì a poco le foglie verdi degli alberi avrebbero cambiato colore, annunciando l’arrivo dell’autunno. Normalmente, a quell’ora, il parco era deserto, ma in quel momento si teneva una specie di conciliabolo, al quale partecipavano le guerriere Sailor, Tuxedo Kamen e la piccola Chibiusa. Era presente persino Sailor Mercury, la quale era riuscita a creare un portale spaziale che da Berlino la conduceva a Tokio. Erano tutti attorno alla bambina. 

-Chiedo scusa se non ho potuto farlo prima, ma dovevo fare un po' di pratica... con i viaggi nel tempo non si scherza! Per fortuna ho avuto le vacanze per allenarmi. 

-Non ti ha vista nessuno? 

-No, Rei. Zia Ikuko ha scelto un posto isolato, aveva detto di volere un po' di privacy, e lo zio l’ha accontentata. 

Eppure aveva il dubbio che lo avesse fatto per darle modo di esercitarsi... Cercò si non pensarci. Tirò fuori la chiave che Pluto le aveva dato... 

*** 

Sailor Pluto era di guardia alle Porte del Tempo. Vedere passato, presente e futuro allo stesso momento si era rivelato utile. Sapeva cosa sarebbe successo, e quando. Quindi aveva agito di conseguenza ed elaborato un piano. Per questo motivo aveva richiamato in servizio le guerriere esterne. E aveva detto loro che il clan della Luna Nera non era il nemico. 

Non fu stupita di vedere la Piccola Lady in compagnia. Li aspettava. Chibiusa le corse incontro. 

-Pluto, mi sei mancata! 

-Anche tu, Piccola Lady. Come stai? 

-Sto molto bene, ora che tornerò a casa. 

-Certamente, ma prima dovete andare a prendere la tua futura madre, non credi? 

-Dunque... dovremo prima andare su Nemesis? 

Chibiusa era dubbiosa. Perché andare lì? Pluto sicuramente lo sapeva. La guerriera si rivolse agli altri. 

-Grazie per aver protetto la Piccola Lady. Permettete che mi presenti: sono Sailor Pluto, la guerriera del tempo e degli inferi. La regina Selene mi ha posto a guardia di queste porte mille anni fa. E mille anni dopo, ora servo la famiglia reale del Nuovo Regno Argentato, di cui la Piccola Lady fa parte. 

Le guerriere la guardarono basite. Ovviamente, il tempo non esisteva in quel posto, ma era comunque strano... Sailor Pluto continuò. 

-Vi espongo la situazione. Ho tenuto d’occhio la principessa, la quale è ospite presso la corte di Nemesis. A dire il vero, è ufficialmente la fidanzata del principe Demando. Sta bene, ma ha avuto... una divergenza di opinioni con uno dei consiglieri, che ha tentato di ucciderla, fallendo. In seguito a questo fatto, e all’esposizione continua al Cristallo Nero, ha subito una mutazione. Ora è la principessa Serenity di Nemesis. 

Sailor Mars strinse i pugni. Questo non doveva accadere. 

-Ha subito il lavaggio del cervello? 

-No, ha accettato il Potere Nero di sua spontanea volontà, ma tutto ha un motivo. La principessa ha fatto una scelta, e in base a quella il suo futuro è cambiato. Quando vi spiegherà il perché, anche voi dovrete fare una scelta. Sappiate che sa quello che fa. Proprio per questo andrete su Nemesis. La principessa vi aspetta per parlarvi. Vi deve dire delle cose molto importanti, che ha scoperto a corte. Vi devo però avvertire di una cosa, che credo già sappiate: una volta su Nemesis, non potrete usare i vostri poteri. Il Cristallo Nero assorbe qualunque energia estranea. Non temete: ho mandato qualcuno ad aiutarvi. 

Detto questo, mise una mano davanti a sé. Una delle porte si aprì. 

-Un’ultima raccomandazione: restate uniti. Ci sono state molte raffiche in quel corridoio spazio-temporale. Se vi separate, potrei avere dei problemi a rintracciarvi, in caso di pericolo. 

*** 

La sala scherma del palazzo non era molto frequentata a quell’ora, ma gli occhi dei presenti erano puntati sulle due sfidanti. Da una parte la principessa Serenity, la quale era diventata una spadaccina provetta durante la sua permanenza a corte. Dall'altra una nuova dama, appena entrata in servizio con le sue sorelle, che si era fatta notare per la sua abilità con la spada, una certa Lapis. Era pure carina, nonostante l’aspetto androgino, i capelli corti e gli occhi azzurri dallo sguardo corrucciato. Non era una sfida vera e propria, anzi, era un allenamento, ma su Nemesis le lame erano sempre vere. 

Lapis partì alla carica. Serenity parò i colpi, indietreggiando davanti a tanto ardore. Poi però cominciò ad andare avanti, con un impeto tale da mettere in difficoltà l’avversaria. L'arbitrò le separò. Lapis tornò alla sua posizione, seguita da Serenity che non perdeva una sua mossa. Aveva ragione. Su Nemesis nessuno giocava pulito. Infatti Lapis si voltò di scatto, roteando la lama in direzione del collo. Serenity però la anticipò, abbassando la testa e facendo la stessa mossa, in direzione della gamba. Il colpo andò a segno, ferendo la coscia. Lapis lanciò un grido più per la sorpresa che per il dolore. Galvanizzata da ciò, Serenity partì all’attacco. Lapis parò diversi colpi, ma alla fine si ritrovò disarmata, con la spada puntata alla gola. Il combattimento era finito. 

I testimoni applaudirono. Le avversarie si inchinarono e si strinsero la mano. 

-Te la cavi bene con la spada, Lapis. 

-Voi siete migliore di me, Altezza. 

-Oggi mi è andata bene. Si vede che maneggi le lame da più tempo di me. Resta in zona: potrei aver bisogno dei tuoi servigi. 

Lapis guardò la principessa allontanarsi. Serenity stava migliorando, per quello che riguardava le tecniche di combattimento. 

*** 

Usagi era tornata nei suoi quartieri, e si era cambiata. Ora indossava una tuta aderente color borgogna, con arabeschi dorati ricamati, con un mantello nero molto lungo, stivali neri dai tacchi d’acciaio e guanti dorati senza dita lunghi fino ai gomiti. Aveva ripreso la vecchia acconciatura. 

-Sei sempre così seducente. 

Demando era apparso dietro di lei. Le cinse la vita. 

-Possiamo pranzare nei miei quartieri, se vuoi, mio principe. 

-Una proposta allettante. 

La baciò sul collo. Lei gli accarezzò i capelli. Sarebbero andati avanti, se qualcuno non avesse bussato alla porta. Demando sbuffò. 

-Spero veramente sia urgente. 

-Perdonami, fratello, ma c’è un’emergenza! Deve venire anche la principessa. 

*** 

Poco dopo, erano nella sala del Cristallo. La pietra pulsava in modo frenetico. Saphir stava facendo rapporto. 

-Poco fa, il Cristallo Nero ha captato una raffica nel tunnel spazio-temporale che conduce fino a noi. Non è la prima volta, ma questa è stata molto forte... 

-Quanto forte, fratello? 

-Abbastanza da cambiare la nostra posizione nel tempo e nello spazio. Il Potere Nero ci ha protetto, e per questo non ne risentiamo, e ha creato una barriera che ci rende invisibili. Ci vorrà un po' per capire dove siamo finiti, anche se credo siamo ancora nella nostra galassia. 

-E il tunnel? 

-Non preoccuparti, Serenity. Se ne ripristinerà uno a breve. C'è però un problema. Ci è stata segnalata una presenza proprio alla porta che conduce al nostro pianeta... ah, il Cristallo l’ha trovata. 

Una sfaccettatura del Cristallo nero fece apparire un’immagine. Riversa per terra, c’era una bambina in uniforme scolastica. Aveva i capelli bianco argenteo. Usagi trattenne il respiro. Il colore era diverso, ma era lei. Chibiusa. Con Luna-P. 

*** 

Demando non era d’accordo, ma non aveva altra scelta. Ancora non aveva capito perché il Coniglio avesse cambiato aspetto, ma quella bambina non poteva rimanere lì. E se arrivava un’altra raffica? E visto che ormai aveva riconosciuto sua madre nel passato, la cosa migliore era che del recupero se ne occupasse proprio Serenity. L'avrebbe seguita volentieri. 

Usagi si avviava verso il portale. Andava, la prendeva e tornava subito. Eppure sentiva una strana inquietudine. Perché era da sola? Dove erano finiti gli altri? Pregò che nessuno si fosse fatto male. Si scontrò contro una giovane damigella. Non poteva avere più di dodici anni, vestita di viola, con gli occhi dello stesso colore e i capelli color prugna a caschetto. Era molto graziosa. 

-Chiedo scusa, Altezza. 

-Sono io che mi devo scusare. Non ho guardato dove andavo. Come ti chiami? 

-Io... mi chiamo Amethyst. 

-Mmm... sei per caso la sorella di Lapis? 

-Sì, esatto. 

-Bene, Amethyst, seguimi. Ho un incarico per te. 

Le due ragazze andarono nella parte più remota del giardino, dove il portale era stato aperto. Lo attraversarono. Attorno a loro, una landa deserta e piena di alte pietre. La bambina era proprio davanti a loro. 

-Stai all’erta, Amethyst. Forse non c’è solo questa bambina. 

Si avvicinò. Chibiusa aveva fatto una brutta caduta. Le ginocchia, le mani e il viso erano tutti graffiati. La tastò con delicatezza: non aveva niente di rotto. La sollevò. La bambina socchiuse gli occhi, ora diventati blu, e sorrise prima di riaddormentarsi. Potevano rientrare. 

Si era appena girata verso il portale, quando avvertì un’altra presenza. Amethyst invece la vide. 

-FATE ATTENZIONE, ALTEZZA! 

-STAI DIETRO DI ME! 

-TUXEDO LA SMOKING BOMBER! 

-BLACK SHIELD! 

Lo scudo di Potere Nero appena evocato da Serenity le protesse dall’attacco di Tuxedo Kamen, il quale fece la sua apparizione. Non c’era un momento da perdere. 

-Amethyst, prendi la bambina e torna su Nemesis. Chiama aiuto e portala in infermeria. Sbrigati! 

-Ma... 

-Se vengo con te ci seguirà e credimi, anche senza poteri può causare guai. Devo prima renderlo inoffensivo. VAI! TI COPRO! 

Amethyst corse via. Tuxedo sferrò un altro attacco, ma lo scudo era più forte. 

-Non so chi tu sia, strega, ma se torci anche solo un capello alla bambina... 

-BLACK BEAM! 

Una scarica di Potere Nero lo investì in pieno. Adesso Usagi ne aveva abbastanza. Prima la attacca per ben due volte, ora la insulta... Ora di dirgli due cosette. 

-Strega? Dopo tutto quello che c’è stato fra di noi, ora per te sono questo? Avrei capito se ti fossi rivolto così a Beryl, ma rivolgerti così alla sottoscritta... 

Mamoru alzò il capo. I capelli erano diventati bianchi, la pelle era più pallida, aveva una mezzaluna nera rovesciata sulla fronte, ma... 

-Usagi? Sei proprio tu? 

-In carne, ossa e codini. 

-Ma... che ti è successo? 

-Se parli del mio aspetto attuale, è stata l'esposizione al Potere del Cristallo Nero. Quanto al resto, sono stata... ospite alla corte di Nemesis, nel trentesimo secolo. Dove ho scoperto il nostro futuro. Non hai niente da dirmi, al riguardo? 

Seguì un minuto di silenzio assordante. Usagi alzò un sopracciglio. 

-Lo prendo come un’ammissione di colpa. Perché non me lo avete detto? Vi avrei lasciato andare... Non sono certo una tiranna. Avremmo voltato pagina, e tanti saluti. Perché? 

Mamoru si schiarì la voce. Doveva essere il più convincente possibile. 

-Usagi, io... avevo paura della tua reazione. Sei così sensibile... Temevo facessi qualcosa di stupido, o pericoloso... Non me lo sarei perdonato, se ti fosse successo qualcosa... per causa mia. 

La ragazza lo guardò impassibile. 

-Eri preoccupato per me? O eri preoccupato di perdere la tua posizione? Di perdere la posizione di potere che avresti avuto, rimanendo al mio fianco? Perché è sempre stato questo il motivo, oggi come allora! 

Adesso si era perso. 

-Usagi... di cosa stai parlando? 

Lei rise. Non era una risata di scherno, bensì di sorpresa. 

-Dunque non te lo ricordi? Diciamo che non avrebbe mai funzionato fra di noi. Povera Beryl: dichiararci guerra per un uomo che non avrei comunque sposato! Ma non è importante! Non mi importa più niente di te. Puoi andare via con Rei, ed essere felice. Ora ho Demando che mi ama, e mi rispetta. Soprattutto, mi dice la verità. Ecco perché lo amo, e ho deciso di passare il resto della mia vita con lui. 

Le ultime parole furono come pugnali per Mamoru, ma traboccavano di amore e sincerità. Quelle parole frantumarono le sue ultime speranze si riconquistarla. Non avrebbe più potuto essere re al suo fianco. Però... 

-E Chibiusa? 

-Dimmi, Mamoru: perché Sailor Pluto non vi ha mandato sulla Terra, dove avreste avuto un appoggio? Perché mandarvi qui? 

-Conosci Sailor Pluto? 

-Certo, dalla mia vita precedente. Era l’unica che poteva farvi viaggiare nel tempo. E visto che non trovi la risposta, te la dico io: sulla Terra il futuro è cambiato! Di chi credi sia figlia, ora? 

La scelta. Ora aveva capito. E la cosa lo mandò in bestia. 

-NO! NON LO POSSO ACCETTARE! TU SEI MIA! 

Usagi arretrò di un passo. Aveva visto un lampo cremisi nei suoi occhi. Come quando era schiavo di Metaria... Il Chaos ora lo possedeva. Come allora... 

Un lampo verdastro avvolse Tuxedo Kamen, trasformandolo nel principe Endymion. Il principe che per poco non l’aveva uccisa. Questa volta, però, l’Orologio Lunare non lo avrebbe salvato. Infatti sguainò la spada, pronto ad attaccare. Usagi sospirò. Levò le mani, facendo materializzare due spade di cristallo nero. 

-Io appartengo solo a me stessa. A quanto pare, devo combattere per dimostrarlo. Sei ancora in tempo per ritirarti. 

-MAI! 

-Come vuoi... 

Lo prese alla sprovvista, partendo all’attacco con un urlo belluino. Endymion parò i colpi con difficoltà, indietreggiando. Si abbassò, vedendo la lama sinistra avvicinarsi pericolosamente alla gola. Quando si rialzò, la vide attaccarlo con le lame parallele. Le parò, ma per respingerla dovette usare entrambe le mani. In quel momento, approfittando del suo disorientamento, le diede un pugno in viso. Usagi si bloccò, stupita di essere stata colpita. Endymion abbassò la guardia. Pessimo errore. La sua principessa sorrise, dicendo: 

-Sei migliore come combattente che come bugiardo. 

Ripartì di nuovo alla carica, mettendolo in difficoltà e facendolo indietreggiare. Endymion qualche volta riusciva a bloccare una lama, solo per essere attaccato dall’altra. Ad un certo punto parò un colpo diretto all’orecchio. Si distrasse guardando la lama arretrare, e lei lo colpì con l’altra lama, procurandogli un taglio profondo alla coscia, facendolo urlare. Alla fine decise di usare anche il bracciale sinistro per parare i colpi. Le cose andarono meglio, finché non parò un colpo a lame incrociate. Lei si disimpegnò, facendo scivolare le lame contro la sua, creando delle scintille che quasi lo accecarono. Lei approfittò della distrazione per attaccare di nuovo. Lui la vide appena in tempo. Con un colpo di piatto disarmò la spada sinistra, e puntò la propria lama alla gola... per poi ritrovarsi la punta della lama destra alla propria gola. Impasse. 

-Fammi un piacere e arrenditi! 

-Non ho intenzione di andarmene a mani vuote! Se non vieni via con me, puoi anche uccidermi. Ti taglierò la gola anche nell’ultimo spasmo! 

-E chi ha detto che ti avrei sgozzato? 

Usagi sparì dalla sua vista. Endymion si voltò, pensando che lo volesse colpire alle spalle, ma non c’era. Dov’era finita. Una risata gli fece alzare lo sguardo. Era sopra di lui, a mezz’aria. 

-Non ho mai detto che avrei giocato pulito. È la tua ultima possibilità. 

-La mia risposta è sempre no! 

Usagi sospirò. Non voleva arrivare a questo. 

-Immagino mi toccherà ucciderti. Per quel poco che c’è stato fra noi, farò in modo che sia indolore... 

Endymion strinse la spada, pronto a lanciarla contro di lei. Usagi levò un braccio in aria. 

-MERMAID’S DARK SONG! 

Il principe della Terra venne investito da un vento improvviso. Le sue orecchie vennero invase da una melodia bella e struggente, simile a quella che aveva sentito al ballo. La mente si svuotò. Il suo corpo si rilassò, lasciando cadere la spada. 

Usagi guardò gli effetti dell’incantesimo appena lanciato. Mentre Endymion era ipnotizzato dalla melodia, il suo corpo si stava ricoprendo di cristalli neri. Presto ne sarebbe stato prigioniero, e sarebbe morto soffocato. 

Infatti, qualche istante dopo, al suo posto ci fu una statua di cristallo. Usagi ebbe l’impressione che si fosse reso conto di qualcosa, nei suoi occhi, ma era troppo tardi. Tornò a terra. 

-Per quel che vale, mi dispiace sia finita così. 

 Sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò. Erano Petz e Koan. 

-Le nostre scuse, Altezza. Siamo venute appena possibile. I principi e Ruben stanno arrivando. 

-Va tutto bene, Petz. Era un problema che dovevo risolvere da sola. La bambina sta bene? 

-Amethyst l’ha portata in infermeria. Le stanno disinfettando le ferite. 

-Ottimo Koan. Andrò incontro a Demando. Occupatevi della statua. Sarà la nuova decorazione del giardino. 

Le due sorelle si avvicinarono alla statua, mentre Usagi si avviava al portale. Uno scricchiolio la fece fermare. Si voltò di scatto. Si sentì un grande schianto. Vide una miriade di cristalli diretti contro di lei... 

Prigioniero dentro il cristallo, Endymion si rese conto di avere pochi secondi prima di morire soffocato. Fece affidamento alle sue ultime energie, per lanciare una Tuxedo La Smoking Bomber per liberarsi. Respirò a pieni polmoni, prima di darsi un’occhiata. Le due donne vicino a lui erano state praticamente dilaniate dall’esplosione. Usagi invece era volata via a causa dello spostamento d’aria. I frammenti di cristallo l’avevano conciata piuttosto male. Prese la spada e andò verso di lei. Visto che non poteva averla, non l’avrebbe avuta nessuno. Avrebbe raccontato che era stato costretto ad ucciderla. Avrebbe preso il potere in un altro modo, magari con le gemme degli Shitennou. Levò la spada contro di lei... 

Una scarica di energia lo investì con inaudita violenza, facendolo sbattere contro una pietra. Per un attimo gli si annebbiò la vista. Quando tutto tornò chiaro, un uomo era davanti a lui. Un uomo vestito di bianco, con un mantello viola alle spalle, i capelli bianco argenteo, una mezzaluna nera rovesciata sulla fronte e occhi viola che lo fissavano furente. Gli orecchini di cristallo nero brillavano in modo inquietante. Fra le sue braccia teneva Usagi, un angelo dalle ali spezzate. Endymion percepì l’aura di potenza attorno alla coppia. Quell'uomo avrebbe potuto distruggerlo solo con un cenno. Il principe Demando.  

-Dammi un motivo per non ucciderti, Endymion. 

Per la prima volta, il principe della Terra ebbe paura. Demando lo voleva morto, sul serio. E lo avrebbe ucciso. 

-Volevo... vivere. 

-Vivere e vendicarti, a quanto pare. Sono combattuto: occuparmi di te di persona o lasciarti a mio fratello e al mio luogotenente più fidato? Le donne che hai ucciso erano le loro compagne. O forse dovrei lasciarti alle loro sorelle? Su Nemesis prendiamo la vendetta molto sul serio. E alzare la mano su un membro della famiglia reale implica la pena capitale. Era meglio se rimanevi una statua. In fondo, Serenity ti ha voluto fare un’ultima cortesia, anche se non la meritavi affatto. Ho sempre amato la sua gentilezza d’animo, una qualità che non hai mai saputo apprezzare fino in fondo. 

Così dicendo, abbassò lo sguardo sulla principessa. Erano occhi pieni di amore. Non solo gliel’aveva portata via, ma era veramente innamorato di lei! Quanto odiava tutto questo... 

-Che cosa le hai fatto? Usagi non avrebbe mai ceduto davanti al primo venuto... 

-Usagi? Si chiama così nel passato? Comunque, per risponderti, le ho semplicemente detto la verità, visto che nel trentesimo secolo, continui a non tenerti i pantaloni a posto. O dovrei dire continuavi, visto che il futuro è cambiato. A quanto pare sarò il padre della Piccola Lady... 

-Non se lo posso impedire... 

Demando rise. 

-Non credo sia più un tuo problema... 

Dalla mano di Demando si materializzò una scarica di energia, diretta verso Endymion... 

Una mano lo fermò. 

-Serenity... 

-Se lo uccidi gli fai un favore. Io... voglio che soffra, per quello che ha fatto a Petz e Koan. Lo devo a loro, alle loro sorelle, alla loro famiglia, a Saphir e a Ruben! 

Si voltò verso Endymion. Era uno sguardo duro che non le aveva mai visto prima. 

-Ti volevo dare una morte indolore, ma sono stata troppo buona. Non ti ucciderò, ma desidererai morire ogni singolo istante. Vagherai negli angoli più bui della galassia... in eterna solitudine. BLACK HOLE! 

Un buco nero si aprì sopra Endymion. La forza di attrazione lo trascinò inesorabilmente verso di esso. Urlò, cercò di liberarsi, invano. Venne risucchiato al suo interno. Il buco poi scomparve. Usagi svenne. 

*** 

Le guerriere Sailor si svegliarono, con un gran mal di testa. 

-Oh... cosa è successo? 

-Una raffica, Sailor Mars. Più forte del solito. Vi ha separato dalla Piccola Lady e dal principe Endymion. 

La guerriera di Marte si voltò. Erano tornate alle Porte del Tempo. Sailor Pluto le aveva sistemate in un angolo protetto. 

-State bene? 

-Sì, solo un po' ammaccate. Sai dove sono finiti Tuxedo e Chibiusa? 

-Purtroppo sì, Sailor Venus. Venite, ve lo mostro. 

Alzò il suo scettro in aria. La sfera di granato alla sua sommità si illuminò, e proiettò le scene alle porte di Nemesis. Rimasero tutte basite. 

-Ma... era Usagi? Cosa le è successo? 

-Il Cristallo Nero le ha conferito un grande potere, Sailor Mercury. Un potere che sa maneggiare molto bene. Non temere: la Piccola Lady è in buone mani. Tuttavia, è la corruzione di Endymion a preoccuparmi. 

-Come è potuto succedere? 

-Si tratta di un umano, Sailor Jupiter. Lo era anche nella sua vita precedente, e quindi facile da corrompere, per le forze del Chaos. Questo Serenity lo sapeva bene. È anche per questo che dovete parlare con lei. Ha delle rivelazioni importanti da farvi. 

-E cosa stiamo aspettando? 

-La raffica ha spostato Nemesis in un’altra linea temporale. Appena si ripristina il tunnel, riaprirò la porta. Questa volta, però, vi raggiungerò per un’altra via. Ve lo ripeto: su Nemesis non sarete da sole.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Ricordi 

 

Usagi era stata di parola. Mamoru stava fluttuando in qualche angolo remoto di chissà quale galassia. Una sfera si era formata attorno a lui, garantendogli aria e impedendogli di morire di fame o sete. Gli era concesso solo di dormire. Aveva provato a liberarsi, ma la sfera assorbiva le sue energie. Cominciò a rimpiangere la prima scelta di Usagi, quella di una morte indolore. E anche la scelta di Demando, nel volerlo uccidere. Questo castigo era di una crudeltà raffinata. Lui si sarebbe ricordato di lei, ma lei lo aveva condannato all’oblio. Nessuno lo avrebbe aiutato... 

-Ne sei proprio sicuro, principe Endymion? 

Si guardò intorno. Chi aveva parlato? La voce sembrava familiare... 

-Certo che mi conosci. Ho già corrotto la tua anima, mille anni fa. E in questa vita, sei stato mio schiavo per breve tempo... Però è stato abbastanza per trovarti. 

-Metaria? Usagi ti aveva eliminato... 

Una risata. 

-Metaria è solo una delle mie incarnazioni. Io sono il Chaos, la forza distruttrice dell’Universo. Ho sempre anelato all’annientamento dei mondi, tramite i miei servi... come Beryl. E come te. 

Mamoru rimase scettico. 

-Perché dovrei servirti? 

La voce si fece mortalmente seria. 

-Perché è l’unico modo che hai per liberarti e vendicarti di Serenity. Lei non ti merita. Uccidila per me. Potrai avere il Cristallo d’Argento, e usarlo per soggiogare pianeti interi al tuo volere... e le guerriere Sailor! Non desideri averle al tuo servizio? 

Qualcosa si era risvegliato in Mamoru. Un antico desiderio di vendetta e distruzione. Soffocò ogni altra remora. Voleva il potere, e avrebbe fatto qualunque cosa per ottenerlo. 

-Sì, lo desidero ardentemente. 

-Bene. Preparati a ricevere nuovi poteri... 

*** 

La famiglia Ayakashi serviva la famiglia reale da innumerevoli generazioni. Qualcuno asseriva persino che fosse entrata a corte mille anni prima, al tempo del principe Adamas e della principessa Moonstone, la sua amata consorte. I genitori delle Sorelle Persecutrici furono molto addolorati per la perdita di Petz e di Koan, ma la sopportarono con coraggio, dicendo che erano morte eseguendo la loro mansione più importante: difendere la famiglia reale. Secondo la tradizione di Nemesis, ebbero un funerale con tutti gli onori, e gli Ayakashi si chiusero in un lutto stretto. Anche a corte furono osservati dieci giorni di lutto. 

Tuttavia, il lutto non fermava il lavoro all’interno della famiglia reale. Nonostante fosse triste per la perdita di Petz, Saphir si rimboccò le maniche e tornò al lavoro in laboratorio, per capire dove fossero finiti. Lei avrebbe voluto così. Anche Rubeus cercò di tirarsi su, con l’aiuto inaspettato di Esmeraude, che si rivelò una buona ascoltatrice. Rubeus ed Esmeraude... Saphir sorrise. Non erano poi così male, insieme. Finalmente trovò le coordinate... 

-Nel ventesimo secolo? Ne sei sicuro? 

-Sì, fratello. Ho rifatto i calcoli tre volte, per esserne sicuro. La raffica ci ha spostato indietro di dieci secoli. Comunque siamo al sicuro: la barriera del Cristallo Nero ci protegge. Nessun problema di essere avvistati dai nostri compatrioti del passato! 

-Dunque la posizione è quasi la stessa? 

-Siamo a metà strada fra Nemesis del ventesimo secolo e Plutone. Non hanno motivo di cercarci. Comunque li terremo d’occhio, con discrezione. 

Il Cristallo Nero si illuminò. 

-E adesso cosa c’è? 

*** 

Usagi non sapeva se ridere o preoccuparsi. Guardò bene le sue nuove damigelle. 

-Dunque, conosco già Amethyst e Lapis. Chi sono le altre due sorelle? 

-Io sono Hematite, la più grande. 

-E io sono Turquoise, la terzogenita. 

-Dunque, siete le sostitute delle Sorelle Persecutrici. Ho visto i vostri curricula, e sono molto buoni. A differenza di chi vi precede, però, avrete delle mansioni ben specifiche, che vi enuncerò giorno per giorno. C'è solo un’eccezione. Amethyst, per te ho un compito, e uno soltanto. 

Aprì una porta vicino al letto. C'era un’altra camera, sui toni del rosa, dove in quel momento stava dormendo Chibiusa. 

-Dovrai occuparti della Piccola Lady. Posso contare su di te? 

-Certamente, Altezza.  

Qualcuno bussò alla porta. Era Saphir. 

-Perdonami, Serenity, ma il tunnel spazio-temporale si è ripristinato. Le guerriere Sailor sono in cammino... 

-Molto bene. Faremo come prestabilito. Manda i droidi gemelli. Che le portino qui... indenni. Al resto ci penserò io. 

*** 

Chiral e Achiral, i due droidi gemelli, effettuarono la consegna. Cercare le guerriere, trovarle, impacchettarle e portarle su Nemesis. Fin qui andò tutto liscio come l’olio. Le ragazze non ebbero il tempo di dire o fare checchessia. Cominciarono ad avere dubbi dopo lo spacchettamento. 

-Correggi pure, se mi sbaglio, fratello. Erano quattro fanciulle e due gatti, giusto?  

-Sì, infatti. I gatti sono spariti, e abbiamo un uomo e una donna. I conti non tornano. 

-Non preoccupatevi. È tutto regolare. 

I gemelli si voltarono. Erano Lapis e Turquoise. 

-La principessa ci ha mandato a prendere la coppia. Occupatevi delle ragazze. I loro alloggi sono pronti. 

*** 

-Ci capisci qualcosa, Luna? Com'è che siamo tornati umani? 

Luna e Artemis si erano svegliati... con un forte mal di testa e un grande senso di disorientamento. Ci volle un po' prima di rendersi conto che l’incantesimo che gli permetteva di mantenere la forma felina aveva perso il suo effetto. 

-Non ti ricordi? Il Cristallo Nero assorbe ogni altra energia, anche quella del nostro incantesimo. 

-Questa non ci doveva capitare. Dove siamo? 

Si guardarono intorno. Era la stanza di una bambina, tutta dipinta in rosa antico, con un letto a baldacchino in tinta, una toilette su misura, mobili e tappeti con tutti i toni del rosa. C'erano anche dei giocattoli: un cavallo a dondolo, una collezione di bambole, un servizio da thè in miniatura, una casa delle bambole, una libreria piena di libri di favole. Chiunque l’avesse arredata aveva fatto attenzione ai minimi dettagli. Mancava solo... 

-Luna! Artemis! Siete voi? 

Si voltarono. Chibiusa, con in braccio Luna-P, era davanti a loro, con un vestitino blu ricamato con perline che era un amore. Sembrava proprio una piccola principessa. 

-Chibiusa! Stai bene? 

-Oh, sì! La mamma mi ha trovato subito e mi ha fatto curare le ferite. Come vedete, sono come nuova. E la mia camera comunica con la sua. Ci vediamo tutti i giorni... 

-Aspetta... Usagi dorme dietro quella porta? 

-Sì, ma ora non c’è. Mi ha detto che deve parlare con le sue amiche, che era molto importante. Dopo andremo tutti alla Sala del Cristallo, perché ci deve raccontare qualcosa che ha scoperto, e che ci riguarda tutti. 

In quel momento la porta si aprì, ed entrò una ragazza di dodici anni, vestita di viola. 

-Lei è Amethyst, la mia dama di compagnia. Le ho chiesto di preparare il thè, visto che andrà per le lunghe. 

Luna la guardò. 

-Aspetta... io ti conosco, anche se ti ho visto una sola volta. Sei... 

La ragazza sorrise. 

-Sì, sono io. Ma qui sono Amethyst. Quando Sailor Pluto ha visto la piega che stava prendendo il futuro, mi ha richiamato in servizio. Appena in tempo, oserei dire. Stavo per diventare un’emanazione del Chaos. 

-Ma... se ti ha chiamato, vuol dire che... 

Amethyst fece un occhiolino. 

-Proteggere la principessa è il primo dei miei doveri. Sailor Pluto è già qui, insieme alle altre. È tutto sotto controllo. 

*** 

Minako si svegliò, con la testa pesante. Era in una stanza dipinta e arredata con tutti i toni dell’arancione. Cercò di ricordarsi cosa fosse successo. Stavano percorrendo il tunnel, quando... Non li aveva visti arrivare. Non avevano avuto il tempo di reagire. Erano state imprigionate in una specie di campo di forza. Non riuscivano a muoversi... Poi più niente. 

Appeso ad un manichino, c’era un bellissimo abito blu scuro, a maniche tre quarti ricamato con fili arancioni, con scarpe abbinate. Era in camicia da notte. Capì che doveva indossarlo. Eseguì e uscì dalla stanza. Il corridoio era pieno di porte. Erano tutte chiuse. Alla fine si trovò in una specie di foyer. 

Fu allora che sentì una musica familiare. Qualcuno stava suonando il flauto, accompagnato da un violino e un pianoforte. Andò in quella direzione. Attraversò la porta e si trovò in quello che sembrava un auditorium... magnifico. Le pareti erano in cristallo viola venato di rosa. Statue di marmo bianco che ritraevano sirene bellissime in armoniose danze con guizzanti delfini ornavano le logge e i palchi. Le poltrone erano a forma di conchiglia e un enorme lampadario in cristallo color ghiaccio illuminava la sala. 

Sul palco vi erano tre persone. Non riusciva a vedere il pianista. La violinista era una bella ragazza, sui sedici anni, dai lunghi capelli verdi ondulati tenuti da un cerchietto nero e gli occhi azzurri, con un lungo abito turchese. La flautista, vestita di un sontuoso abito di velluto nero a maniche lunghe ricamato ad arabeschi d’argento, era Usagi. Era vero che Sailor Pluto le aveva fatto vedere il combattimento fra lei e Mamoru, ma vederla così cambiata era... preoccupante. Era sempre lei, o... La flautista si fermò. 

-Minako! Ti sei ripresa! Sali sul palco, così parliamo. 

Era sempre lo stesso tono cordiale. Obbedì. C'era un che di regale, nella sua persona. In un altro momento, ne sarebbe stata lieta... 

Usagi congedò la violinista, che si chiamava Turquoise, e Minako occupò il posto rimasto vuoto. 

-Vedo che hai ripreso le lezioni di flauto... 

-Lo suonavo solo per l’ora di musica. Poi mi sono ricordata che lo suonavo anche nella mia vita precedente, e ho continuato la pratica. In seguito, Alan mi aveva incoraggiato a migliorare. Una cosa che avevamo in comune. 

Alan, l’alieno innamorato di lei. Dunque non lo aveva dimenticato. E come si poteva dimenticare una persona che l’amava sinceramente? Se lo avesse saputo... 

-Allora, come è andata in mia assenza? 

-Bene, direi. Ci siamo allenate, abbiamo cercato informazioni, anche Chibiusa si è esercitata... a proposito, come sta? 

-Sta bene. È con Luna e Artemis. E il tuo concorso per diventare idol? Ho perso le qualificazioni! Come è andata? 

Minako la guardò. Era sempre lei. Erano in un pianeta ostile, eppure cercava di tirarle su il morale parlando d’altro. 

-Mi sono qualificata ai quarti di finale. 

-Congratulazioni! Sono molto contenta per te. E ora? 

-Dovrò esibirmi con un’altra cover. 

-Allora dovrai esercitarti. Poco fa stavo suonando l’inno del Regno Argentato.  

-Ah, mi sembrava di conoscerlo... 

-Sì, su Nemesis c’è la partitura originale. Ho deciso di eseguirla. Ho trovato però anche la tua canzone preferita...  

Si alzò per andare verso un tavolo. Tornò con uno spartito. Minako lo guardò. Quanti ricordi... 

-Era anche la tua preferita. Dovevo cantarla il giorno del tuo compleanno... 

Era quel giorno. Doveva essere un’occasione di festa, e invece... 

-Cosa ne dici di cantarla adesso? Ti accompagniamo noi. 

-Ma... 

-Non ti preoccupare. È una canzone popolare, qui a Nemesis. Turquoise la conosce. Io me la ricordo molto bene. E anche lui la ricorda bene, visto che vi eravate esercitati per ben due settimane! 

Minako si voltò verso il pianista. Aveva lunghi capelli bianchi e gli occhi blu. Le sorrise. La guerriera di Venere pensò di avere avuto un’allucinazione. Era Kunzite! 

-Su, Minako. Facciamo quel concerto che non hai potuto eseguire allora. 

*** 

Makoto si svegliò, con un gran mal di testa e la voglia di picchiare qualcuno. Se avesse avuto fra le mani i due gemelli... Si guardò intorno. Era in una stanza con tutte le sfumature del verde. Un lungo abito rosa a maniche lunghe, ricamato ad arabeschi verdi era stato appeso ad un manichino. Per terra, un paio di scarpe coordinate. Dopo qualche reticenza, si decise ad indossarlo.  

Si guardò intorno. La stanza aveva una porta-finestra, che dava sul giardino. La aprì. Faceva freddo, ma l’abito era stranamente comodo e caldo. Si fece coraggio e andò in perlustrazione. 

Nemesis non seguiva il normale decorso delle stagioni. A causa dell’assenza del sole, la luce di cui le piante avevano bisogno era artificiale. Makoto notò infatti che, su ogni aiuola era disposta una tettoia dalla quale pendevano globi a diversa illuminazione, ma sempre a luce fredda. Le piante sembravano non risentirne. Anzi, i profumi rischiarono di stordirla diverse volte. 

Ad un certo punto, si imbatté nel profumo più penetrante di sempre. Era familiare, ma non riusciva a dargli un nome. Si diresse verso la fonte. Era un muro perimetrale. La pianta rampicante lo aveva avvolto completamente, e prosperava con i suoi meravigliosi fiori bianchi a stella. Lo conosceva. Era... 

-Sì, è gelsomino. È il simbolo di Nemesis, dopo la mezzaluna nera. E anche il mio fiore preferito, ricordi? 

Makoto si voltò. Vestita di un sontuoso abito di velluto nero a maniche lunghe ricamato ad arabeschi d’argento, i lunghi codini bianco argenteo, la mezzaluna nera sulla fronte e gli occhi blu magnetici, Usagi la fissava sorridendo. Non era sola. C'erano un ragazzo poco più giovane di Mamoru, con la stessa pettinatura ma i capelli bluastri e gli occhi indaco, vestito con una giacca blu e pantaloni bianchi, e una ragazza, con i capelli corti biondi e gli occhi blu scuro, e un’uniforme da spadaccino dello stesso colore, e una spada al fianco. 

-Lapis, Saphir, lasciateci sole, dobbiamo parlare. 

Makoto si sentì a disagio. Usagi era così... principesca. Pensò a tutte le volte che Luna e Artemis si lamentavano del fatto che non si stesse comportando come la principessa che avrebbe dovuto essere. Se l’avessero vista ora... Peccato che sembrasse una principessa del Male. Dovette rimangiarsi queste considerazioni quando Usagi la abbracciò con trasporto. 

-Mi sei mancata. Facciamo quattro passi. 

Camminarono a braccetto. Fu allora che Makoto si rese conto che tutte le piante erano in fiore. 

-Non pensavo che in un posto dove non splendeva mai il sole potessero crescere dei fiori. 

-Infatti normalmente non crescono, per questo sono molto apprezzati. Solo mille anni fa, quando il principe Adamas scoprì un modo per intrappolare l’energia dei fulmini, si è usata la luce per diversi usi. Almeno le invasioni degli altri pianeti sono diminuite drasticamente. Prima Nemesis doveva affidarsi ad altre fonti, tutte esterne. 

Qualcosa non tornava... 

-Però, nel trentesimo secolo, ci sarà un’invasione... 

-Perché Demando era stato mal consigliato. Adesso è tutto a posto. Immagino che Sailor Pluto vi abbia avvisato al riguardo... 

-Sì... a conti fatti, forse è meglio così. 

Makoto rimase in silenzio. Il fatto che Mamoru fosse in realtà così spregevole e che non se ne fosse accorta... Poi le venne in mente qualcosa. 

-Scusa, prima hai nominato il principe Adamas, giusto? Quando ti sei messa in contatto con Ami, abbiamo raccolto delle informazioni. Ti ricordi che aveva chiesto la tua mano? 

-Certamente. E avevo accettato. 

-Tu... cosa? 

-Avevo accettato. Era inevitabile. Avevo deciso di legarmi a lui, strano che non ti ricordi il perché... 

-La regina Selene voleva un’alleanza con Nemesis? 

-Era fondamentale. Non è stato come con te, che hai dovuto sposare Nephrite perché la tua famiglia aveva solo il titolo, e lui veniva da una ricca famiglia. C'era in ballo qualcosa di molto più importante. Il giorno che il Regno delle Tenebre ci invase, era il mio compleanno, ricordi? Adamas era fra gli ospiti, e ti aveva chiesto quali fossero i miei fiori preferiti... 

-Per poter comporre il tuo bouquet! E lo avevo portato in giardino per mostrarglieli! E poi... 

-Si è scatenato l’inferno. Rammenti i miei fiori preferiti? 

-Gelsomino, fresia e lillà! 

Il ragazzo che era con Usagi si avvicinò. 

-Ti presento Saphir, il fratello minore del principe Demando. Ti lascio in sua compagnia. Saphir, Lady Jupiter deve raccogliere fiori di gelsomino, fresia e lillà per un bouquet che non ha mai potuto confezionare nella sua vita precedente. Posso contare sul tuo aiuto? 

*** 

Ami si svegliò, la mente annebbiata. Le ci volle un po' prima di capire cosa fosse successo. Era in una stanza dipinta in tutti i toni del blu. Un lungo abito azzurro, a maniche corte, ricamato ad arabeschi blu scuro, con scarpe coordinate, era stato appeso ad un manichino. Non aveva mai indossato niente di così elegante. Dopo aver preso confidenza con i tacchi alti, uscì dalla camera. 

La stanza era vicino ad una grande scalinata. Decise di scenderla. Nonostante i colori tetri, non poteva negare che il palazzo reale di Nemesis fosse sontuoso. Percorse un corridoio alla sua destra, alla fine del quale si trovò davanti ad una doppia porta. La aprì. 

Si ritrovò in una sala enorme, disposta su più piani. Le pareti, di cristallo verde bottiglia e rosso carminio, altissime e senza finestra, erano quasi nascoste da immense librerie, migliaia di scaffali pieni di libri. Una biblioteca... la più grande che avesse mai visto. 

Ami non credeva ai suoi occhi. Sembrava che tutto lo scibile dell’universo fosse stato raccolto in quella stanza. Riconobbe alcuni classici terrestri, e le sembrò di vedere dei libri scritti da autori del Regno Argentato. Altri erano scritti in lingue incomprensibili. 

Si ritrovò in una delle sale di lettura, usata da poco. Una sedia di legno pregiato con un cuscino di velluto rosso era leggermente spostata dal tavolo. Questo era disordinato, con penne stilografiche sparse, matite e colori a pastello, disegni, librini, appunti ed enormi quaderni. Ami ne prese uno. Riconobbe la calligrafia di Usagi. Sembrava stesse facendo ricerche sulla storia di Nemesis, in particolare sul periodo del regno del principe Adamas. 

Sembrava che fosse il sovrano più importante della dinastia. Fu lui a volere la biblioteca, e anche i giardini reali, aperti al pubblico. Sotto la sua guida, Nemesis aveva conosciuto un periodo simile al Rinascimento terrestre. Grandi scoperte, grandi innovazioni su tutti i campi... Doveva essere un principe illuminato. Era pure vissuto a lungo, quasi centenario. Sulle pagine, però, c’era scritta questa parola: Moonstone. 

-Deve essere importante, se l’ha scritta diverse volte. Moonstone... che cosa sarà? 

-Era la sposa di Adamas. Forse la sua vera ispiratrice. 

Ami si voltò di scatto. Usagi era dietro di lei, vestita di un lungo abito nero ricamato ad arabeschi d’argento. Dietro di lei, una damigella vestita di nero, dai lunghi capelli verde scuro e gli occhi cremisi. Ami la guardò. Non poteva crederci... La damigella le fece un occhiolino, non vista da Usagi. Ritornò verso la sua amica. Era più pallida del solito, i capelli erano diventati bianchi e gli occhi sembravano ardere di una strana luce, ma il sorriso la rassicurò. Congedò la damigella e rimasero sole. Usagi la abbracciò. 

-Sono contenta di rivederti. Abbiamo tante cose di cui parlare. Com’è Berlino? 

Per quanto fosse strano, Ami raccontò del suo soggiorno in Germania, della scuola che frequentava, della famiglia che la ospitava... e di alcune sue scoperte fatte in biblioteca. 

-Anche se non so quanto possano essere attinenti... 

-Più di quanto immagini. Anche io ho scoperto delle cose interessanti. Tutto è cominciato quando ho studiato la lingua di Nemesis. Ha la grammatica praticamente uguale a quella del Regno Argentato, c’è solo qualche differenza. Era curiosa, così ho fatto delle ricerche. Non è stato facile, ma in questa biblioteca ci sono volumi molto antichi. Così sono riuscita a ricostruire tutta la storia. Adesso mi sono soffermata sul regno di Adamas, e sulla figura della sua consorte, Moonstone. Pare sia stata una grande monarca, molto saggia quanto bella. Ho avuto qualche difficoltà a trovare un suo ritratto, però. Per fortuna ho trovato una sua immagine in questo libro che parla delle donne più importanti del pianeta. Guarda un po'… 

Ami guardò il ritratto. Pensò di avere le allucinazioni. 

-Ma... 

-Appunto. Ti ricordi quando Adamas chiese la mia mano? Avrei reso ufficiale il nostro fidanzamento il giorno del mio compleanno. Avevi passato una giornata intera in biblioteca per cercare un libro... 

-...Che parlasse di Nemesis! Te lo volevo regalare, pensando ti sarebbe servito! E c’era... 

-Il motivo per cui avrei sposato Adamas. Lo rammenti? 

-Ora sì. Ma allora... 

-Ogni cosa a suo tempo. Cosa ne dici di cercare quel volume? Ora è stato aggiornato. C'è qualcuno che ti vuole aiutare. 

Ami si voltò. Era entrata un’altra persona. I suoi lunghi capelli biondi ondulati erano raccolti in una coda e aveva grandi occhi verdi. Zoisite. Come... 

-Appena trovate il libro raggiungetemi nella Sala del Cristallo. C'è molto di cui discutere. 

*** 

Rei si svegliò di soprassalto. Aveva una brutta sensazione. Niente a che vedere con la Luna Nera, però. Si trattava di qualcosa che veniva dall’esterno. Era in una stanza dipinta e arredata con tutti le tonalità del rosso. Appeso ad un manichino c’era un vestito lungo viola, dalle lunghe maniche trasparenti e ricamato ad arabeschi rossi, con scarpe coordinate. Storse il naso, ma lo indossò. Poi uscì. 

La stanza era al piano terra. C'era un gran via vai di gente, forse servi, che non badavano a lei. Meglio così. Meno aveva a che fare con quella gente, meglio era. Capì di essere vicino alle cucine, perché sentì un cuoco dare le istruzioni ad alta voce ad un cameriere. 

-Porta questo carrello nella Sala Rosa. La principessa sta aspettando. 

La principessa? Doveva trattarsi di Usagi. Seguì il cameriere. Dopo qualche giro, lo vide entrare attraverso una doppia porta. Entrò anche lei, nascondendosi dietro una colonna. La sala era enorme, dalle pareti in cristallo rosa scuro, con il pavimento e le colonne in cristallo bianco, e con finestre alte fino al soffitto, che davano su un bellissimo roseto, dai fiori di diversi colori. Anche le colonne recavano delle rose scolpite. I mobili erano in tinta con le pareti e il pavimento. 

-Finalmente ci degni della tua presenza, lady Mars. 

Rei sentì il suo corpo muoversi contro la sua volontà. Camminò fino all’estremità opposta della sala. Lì, seduta ad un tavolo apparecchiato per il thè, vestita di un abito in velluto nero ricamato ad arabeschi d’argento, i lunghi capelli bianco argenteo, gli occhi blu scuro penetranti, la pelle bianca come marmo e la mezzaluna nera sulla fronte, stava Usagi. Vicino a lei, una dama di compagnia sui dodici anni, con il caschetto color prugna e gli occhi viola, con un vestito dello stesso colore. Il corpo di Rei continuò a camminare per poi sedersi alla destra della principessa. 

-Era da molto che volevo vederti... e parlarti, ovviamente. Sarai lieta di sapere che ho imparato molto su questo pianeta... anche il galateo. Ricordi quando abbiamo fatto il corso? 

Certo che Rei se lo ricordava... come uno dei momenti più imbarazzanti della sua vita. Si era resa conto che la vita di corte non faceva per lei, e aveva deciso di non fare mai più la predica ad Usagi sul suo comportamento. Inoltre, il proprio non era certo stato migliore... 

-Sai, Amethyst, io e lady Mars siamo state in competizione per molte cose: il gioco di squadra, la leadership, il ragazzo... ma non ho mai messo in discussione il suo valore. E viceversa. O almeno, era quello che pensavo, visto che è stata indirettamente responsabile della caduta di Crystal Tokio nel trentesimo secolo! Hai qualcosa da dirmi, piuttosto? 

Rei deglutì. Aveva promesso di dirglielo, e lo avrebbe fatto. 

-Usagi, lo giuro sul fuoco sacro che servo, così sai che ti dico la verità. All'inizio volevo dirtelo, davvero, ma Mamoru mi aveva convinta ad aspettare che fossi più... matura per accettare la cosa. Quando sei stata rapita, e tutto è venuto allo scoperto, un’osservazione di Makoto mi ha fatto intuire qualcosa. Così ho deciso di tenere un profilo basso, ho evitato Mamoru e ho aspettato. Man mano che i giorni passavano, stava diventando più nervoso. In qualche modo, ha avuto delle visioni di te con quel principe... col risultato di mandarlo fuori di testa! Ha persino avuto un incidente con la moto! Ho capito che stava diventando pericoloso! Mi ero promessa di lasciarlo quando questa storia sarebbe finita, ma mi ha risparmiato lo sforzo. So cosa è successo, Sailor Pluto ce lo ha fatto vedere. Posso solo dirti che mi dispiace, per tutto. 

Gli occhi di Usagi sembravano scolpiti nel ghiaccio perenne, ma si sciolsero in un sorriso. 

-Allora, siamo ancora amiche, Rei. Assaggia questo dolce. 

Sembrava una crème caramel al cioccolato. Era molto buona. Oltre al caramello e al cioccolato, di potevano sentire anche il rum e gli amaretti. Era un gusto familiare. 

-Mi sembra di averlo già mangiato. 

-Infatti, era uno dei miei dolci preferiti, nel Regno Argentato. Lo avevi fatto realizzare anche alla cena di benvenuto del principe Adamas, ricordi? 

All'improvviso, Rei ebbe una rivelazione. 

-Hai ragione. Mi chiese quali fossero i tuoi piatti preferiti, per poterli proporre su Nemesis. Lui... ti voleva bene. Te ne voleva tantissimo. 

-Anche io lo amavo. Era inevitabile. Il giorno dopo era il mio compleanno... 

-...E avevo stilato io il menu. Adamas me ne chiese una copia. Lo ricordo ancora... 

-Forse il cameriere ti potrà dare una mano. Lo avete scritto a quattro mani. Quando avete finito, vi aspetto nella sala del Cristallo. 

Si alzò, seguita da Amethyst. Il cameriere si sedette vicino a lei. Aveva i capelli corti biondi e gli occhi grigi. Jadeite. Si ricordò una cosa. 

-Usagi, quando mi sono svegliata, ho avuto... una sensazione negativa. Un pericolo esterno. 

-Terrò gli occhi aperti. 

*** 

Mamoru atterrò, non visto, vicino al castello. Chaos era stato di parola. Lo aveva liberato, e gli aveva dato tutto il potere che desiderava. Certo, era cambiato fisicamente, ma ogni cosa aveva il suo prezzo. E, alla fine, ne sarebbe valsa la pena. Avrebbe distrutto la famiglia reale di Nemesis e avrebbe assoggettato gli abitanti al suo volere, poi avrebbe attaccato la Terra. Avrebbe contaminato e assoggettato le guerriere Sailor e sarebbero diventate le sue compagne e schiave. Avrebbe dominato incontrastato. Doveva solo servire il Chaos quando gli sarebbe stato richiesto. Spalancò le ali, impaziente. Presto avrebbe avuto la sua vendetta. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

La vera storia 

 

Erano tutti nella Sala del Cristallo. Usagi, Demando, le guerriere Sailor con i loro accompagnatori, le nuove damigelle, Naru e Nephrite, Rubeus e Esmeraude, Chibiusa, Luna e Artemis. La principessa prese la parola. 

-La storia che sto per raccontarvi veniva tramandata di generazione in generazione, da padre a figlio, da madre a figlia, fino a mille anni fa, quando morì il re della Terra, senza che potesse narrarla ad Endymion. Con la distruzione del Regno Argentato, se ne è perso il ricordo, tranne qui, dove la tradizione è continuata. 

“Molto prima della nascita del Tempo, apparvero due entità contrapposte: Chaos e Cosmo. Se la prima aveva come obiettivo la distruzione totale dell’universo, la seconda invece voleva difenderlo e preservarlo. La loro lotta eterna distruggeva e creava allo stesso tempo. Nacquero così le galassie, i pianeti e i loro abitanti. Un giorno vide la luce Nyx, identificata dai terrestri come la dea della notte. Essendo di natura divina, non aveva bisogno di un compagno per procreare. Quando venne il momento, diede alla luce due figlie, Luna e Nemesis. La prima era caratterizzata dal potere di Cosmo, la seconda da quello del Chaos. Si stabilirono su due pianeti diversi, a cui diedero il proprio nome. 

“Passò del tempo, e anche le due sorelle partorirono dei figli. Luna ebbe una figlia, di nome Isis, mentre Nemesis ebbe un figlio, di nome Osiris. Sebbene fossero diverse e abitassero distanti, le due sorelle erano molto legate fra di loro. In quel momento, la lotta fra Chaos e Cosmo aveva toccato picchi incredibili. Nella stessa Via Lattea, i pianeti dovevano decidere da che parte schierarsi. I due cugini, però, sull’esempio delle loro madri, decisero di non farlo, anzi, decisero di unirsi in matrimonio. Inaspettatamente, trovarono l’appoggio di tutti gli altri regni, e venne sancita una tregua, chiamata la Tregua dell’Equilibrio. Fra le altre cose, si sanciva che, ogni mille anni, un erede di Nemesis sposasse un erede della Luna, per ristabilire un equilibrio fra le due forze senza il quale si avrebbe avuto come conseguenza il trionfo del Chaos. 

“Isis ebbe due gemelli, un maschio ed una femmina. Il primo, Erebos, fu il capostipite della dinastia di Nemesis, chiamata anche della Luna Nera. La seconda, Rhiannon, fu la capostipite della dinastia della Luna, o del Regno Argentato. Nei millenni che seguirono, la tradizione venne rispettata, e la storia della stirpe di Nyx tramandata di generazione in generazione perché non se ne perdesse il ricordo. E si arriva a mille anni fa.” 

-Prima di continuare, devo precisare che la regina Selene ha cancellato la maggior parte delle informazioni perché non finissero in mani nemiche. Ho cominciato a ricordare tutto quando stavo studiando la storia di Nemesis. 

“Nel rispetto della tregua, il principe Adamas si recò di persona nel Regno Argentato per chiedere la mia mano. Ero cosciente dei miei obblighi, e sapevo che avrei dovuto accettare. Per fortuna, ci siamo piaciuti sin dal primo istante. Nessuno di noi era un esperto, tuttavia fu solo questione di pochi giorni, prima di capire che era l’uomo con cui avrei passato il resto dei miei giorni. 

“Sempre in quel periodo, lady Jupiter, principessa e guerriera del pianeta Giove, si sposava con Nephrite, rampollo di ricca famiglia al servizio del re della Terra. Fu in quell’occasione, e non durante una fuga, che incontrai il principe Endymion. Instaurammo un buon rapporto, ma per me non andò oltre la semplice amicizia. Invece l’erede della Terra si era innamorato di me, facendo arrabbiare la sua promessa sposa, la principessa Beryl. Chaos ne approfittò per corromperla, creando l’armata delle Tenebre. 

“Ovviamente ero ignara di tutto ciò, e avevo invitato il principe e i suoi generali per il ricevimento del mio compleanno. Le mie guerriere si erano impegnate perché fosse tutto perfetto. In quell’occasione, avrei annunciato il mio fidanzamento con Adamas. Sfortunatamente, niente andò come previsto. 

Il Cristallo Nero si illuminò, mostrando Endymion che parlava con un uomo, un re. Suo padre. 

“Quel giorno, prima di partire, Endymion annunciò a suo padre l’intenzione di chiedere la sua mano. Al rifiuto categorico di suo padre, rimase interdetto. Al Chaos non parve vero di poter corrompere l’erede della Terra, approfittando della rabbia e della delusione che stava provando. Quando il re iniziò a raccontargli la storia delle due sorelle, era troppo tardi. 

Con orrore, videro Endymion uccidere suo padre. 

“Gli Shitennou cercarono di fermarlo, ma il Chaos li corruppe attraverso Endymion. Per farla breve, il Regno Argentato venne attaccato su due fronti. All'inizio pensammo che l’esercito della Terra ci stesse dando manforte, ma capimmo la verità troppo tardi. 

Ora il Cristallo Nero mostrava il Regno Argentato in rovina. In mezzo, a fronteggiarsi, c’erano Serenity e Beryl. La prima era disarmata, la seconda brandiva una spada. 

-Perché, Beryl? 

-Hai il coraggio di chiedermelo? Mi hai portato via tutto: l’amore di Endymion, il mio futuro come regina accanto a lui... 

-Non capisco cosa dici, ma non volevo questo. Io non amo Endymion, e anche se fosse, non potrei sposarlo! 

-Tu... non sei innamorata di lui? 

-Beryl, per me è solo un amico. Io amo un’altra persona. Non so chi ti abbia detto questa menzogna, ma non ho mai cercato di portartelo via, mi devi credere. 

Beryl mi guardò. Ricordo ancora il suo sguardo, quando si rese conto di essere stata traviata. Protesi le mani verso di lei, e stava venendo verso di me, quando fu trapassata da una spada. Morì senza rendersene conto. Era stato lui... 

-No! Endymion, perché l’hai fatto? Si era resa conto di ciò che aveva fatto! 

-Chiedo perdono, Serenity. Non potevo saperlo. Le Tenebre hanno invaso anche il palazzo. Mio padre è morto, gli Shitennou sono perduti... 

-Mi dispiace molto per la tua perdita. Ti aiuteremo a ricostruire tutto. 

-Anche tu hai perso molto. Vieni, ti porto sulla Terra. Ricostruiremo il regno insieme e lo governeremo. 

Ero così ingenua... 

-Sarò con te nella ricostruzione, ma non nel governo. Io mi sono promessa ad Adamas di Nemesis. Anche il suo regno ti aiuterà. 

Era come se avesse ricevuto una doccia fredda. 

-Ma... ora non sei più erede del Regno Argentato... 

-Non c’entra niente. Io e Adamas ci amiamo. A lui non importa chi sono io, come a me non importa chi è lui. Credo che, anche se non fossimo nati principi, ci saremmo comunque innamorati...AH! 

Mi trafisse con la spada in modo automatico. Fu allora che vidi che era stato corrotto. Furono i suoi ultimi istanti. Fece la stessa fine di Beryl, per mano di Sailor Uranus. Le guerriere esterne arrivarono, ma era troppo tardi. Sailor Pluto prestò subito soccorso. 

-Siete fortunata, Altezza. Questa lama non ha toccato organi vitali. 

-Bene, Pluto. Dovete cercare mia madre e dirle cosa è successo... Sia Beryl che Endymion sono stati corrotti. 

-Ho visto come sono andate le cose... Sfortunatamente... la regina ha dato la vita per epurare le forze del Chaos. 

La peggior notizia che mi si potesse dare. Volevo piangere, ma la spada mi faceva troppo male anche per quello. 

-SERENITY! 

-Adamas... 

Il mio principe si era salvato. Quando mi rimisi, seppi che era stato lui a sconfiggere gli Shitennou. Purtroppo, non riuscì a salvare le mie guerriere. Ma ora c’era qualcosa di più urgente. 

-La principessa è ferita, ma sta bene. Vi consiglio però di portarla nel vostro pianeta, dove sarà al sicuro. 

-Ma... 

-Ascolta la guerriera del Tempo, amore mio. Su Nemesis avrò un’altra identità, ma continuerò a vivere al tuo fianco. Il mio regno non esiste più. Sailor Saturn, fai ciò che devi. Un giorno questo luogo risorgerà, e sarà più bello di prima. 

Adamas mi portò su Nemesis. Il Cristallo Nero curò le mie ferite, ma non ero più Serenity del Regno Argentato. Ero diventata Moonstone di Nemesis. 

-In breve, presi l’aspetto che ho adesso. 

Per un minuto regnò un silenzio assordante. Le guerriere interne si voltarono verso le damigelle, ovvero le guerriere esterne, le quali annuirono. Fu Ami a prendere la parola. 

-Ho letto che hai avuto una vita lunga e felice... 

-Sì. A vent’anni, come tutte le creature lunari, diedi alla luce un figlio maschio, Lepidolis. È stato la mia gioia. Mi ha dato dei nipoti e dei pronipoti. È stato un buon principe, come suo padre. Sono... stata molto fiera di lui. 

Minako sorrise. Aveva capito perché Usagi si fosse concessa a Demando, nonostante l’età. Sapeva che ci sarebbe stato tempo, prima di una gravidanza... 

Rei sospirò. In fondo la storia era a lieto fine. Però c’era una cosa che non aveva capito... 

-Chibiusa, mi chiarisci un dubbio? Se sei la figlia di Demando e Serenity, perché sei stata mandata nel ventesimo secolo? 

La bambina guardò Pluto, la quale annuì. 

-Scusa, non sapevo se potevo dirtelo... La mamma era preoccupata per me. Far parte di una famiglia reale impone degli obblighi, ed ero un po' sotto pressione. Perciò mi ha mandato indietro nel tempo, perché avessi un’infanzia normale. Se avesse funzionato, avrebbe mandato anche Alex, mio fratello gemello! 

Demando inarcò un sopracciglio. Due gemelli? Poi si ricordò che Serenity gli aveva confidato non solo che avrebbe partorito a vent’anni, ma il frutto dipendeva dalla necessità. Dunque Chibiusa era erede del Regno Argentato, e questo Alex... Nemesis avrebbe avuto un erede? Meglio non fare troppe domande. 

Tutto a posto, quindi... Eppure Rei aveva ancora quel brutto presentimento. La calma prima della tempesta. Jadeite si accorse della sua inquietudine, e le cinse il fianco. Lei si appropriò di quella sensazione di sicurezza che solo lui sapeva darle. 

Usagi li guardò. Erano proprio una bella coppia. Anche le altre. Forse era ancora presto per Saphir, ma era sicura che lui e Makoto avevano parecchie cose in comune. E Makoto somigliava un po' a Petz, in diversi modi... 

Un boato la riscosse. Stava succedendo qualcosa. Uno dei consiglieri entrò di corsa nella sala. 

-Altezza, siamo sotto attacco. C'è... un enorme drago nero, là fuori! 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

La resa dei conti 

 

Erano tutti riuniti nella sala del trono. I consiglieri riferivano diverse informazioni, una peggio dell’altra. Le scaglie del drago erano a prova di tutto. Le sue ali, sbattendo, emanavano un vento gelido che congelava ogni cosa. Il suo ruggito aveva un effetto paralizzante. Non sputava fuoco, ma un fumo nero che avvelenava ogni cosa. Se poi qualcuno aveva la disgrazia di guardarlo negli occhi, rimaneva ipnotizzato, e la bestiaccia ne approfittava per usare il suo pungiglione, che rilasciava una tossina che trasformava il malcapitato in un altro drago. 

Demando aveva un’espressione grave. Se nessuno riusciva a fermarlo, Nemesis sarebbe diventato un pianeta morto entro poche ore. E da qui alla Terra il passo era breve. Saphir, lady Neptune, lady Mercury e Zoisite si erano chiusi in laboratorio da ore a cercare una soluzione. Le porte del palazzo erano state aperte per dare rifugio ai profughi. Lo scudo attorno al palazzo reggeva, ma quanto sarebbe durato? 

Finalmente Saphir arrivò con delle buone notizie. 

-Lady Neptune ha scoperto, tramite il suo specchio, che il punto debole del drago è una corona che porta sulla testa. Ho fatto delle ricerche, e abbiamo notato che ogni volta che sferra un attacco, la corona si illumina. Deve essere la fonte dei suoi poteri. 

-Dunque dobbiamo distruggere quel gioiello. 

-Sì, lady Uranus, ma prima ancora dovremo farci strada in mezzo a tutti quei draghi. 

-Quei draghi... sono abitanti di Nemesis. Mi ripugna il fatto di doverli uccidere. 

-Lo so, fratello, ma... 

-Forse ho una soluzione. 

Si voltarono. Serenity era di nuovo in tenuta da combattimento. 

-Ovviamente, non ho intenzione di andare da sola ad affrontarli. Ragazze, con me! 

*** 

-D’accordo, Usagi, ora ci spieghi cosa conti di fare, se noi non possiamo i nostri poteri? O forse pensi che i draghi non sappiano resistere a sete e merletti? 

-Diciamo, Rei, che ho... un asso nella manica. Vedrai... nel caso non funzioni. E poi, di che ti preoccupi? Abbiamo anche le spalle coperte. 

Erano arrivate al limitare del territorio del castello. I draghi stavano svolazzando sulla capitale, un fantasma della gloria che era stata. 

-Non so perché, ma hai una sicurezza che... mi fa andare fuori di testa. Cosa ti fa pensare che andrà tutto bene? 

-Quel drago è una creatura del Chaos. Quando capisce che sta per perdere, fa un errore dietro l’altro e perde di vista il suo obiettivo. Non ha mai capito una cosa fondamentale, di tutta la sua battaglia... 

Avrebbe voluto continuare, ma i draghi si accorsero di loro. Tempo di verificare una teoria... 

-DARK MELODY! 

Cominciò a suonare il flauto. A poco a poco, i draghi cominciarono ad indebolirsi. Sentirono le ali farsi sempre più pesanti, finché non caddero tutti al suolo. Dopo diversi ruggiti e contorsioni, si arresero alla melodia che Usagi stava suonando e... tornarono umani. 

-D’accordo, Usagi. Adesso mi spieghi come hai fatto? 

-Il mio flauto è fatto di Cristallo Nero. È la loro fonte di energia. La loro origine. Non puoi ribellarti contro la tua origine, è uno dei principi della magia, Makoto. Hanno sentito il richiamo di casa. 

-E COSÍ LO HAI CAPITO! 

Si voltarono. Era talmente grande che due occhi non bastavano a vederlo nella sua interezza. Il drago aveva uno sguardo veramente malefico. Stranamente, la voce era piuttosto armoniosa. 

-Dunque i draghi sanno parlare. 

-CERTO, MIA CARA PRINCIPESSA. CHE PENSIERO GENTILE, VENIRE TUTTE INSIEME. COSÍ MI DIVERTIRÒ DI PIÙ A TRASFORMARVI! 

-Spiacente, ma le scaglie non ci donano. Ma ora basta chiacchiere. BLACK BEAM! 

Dalle mani di Usagi partì una scarica di Potere Nero. Anche dalla corona del drago partì una scarica di energia. La bestiaccia stava facendo proprio quello che voleva la principessa. Così scoprì la sua carta vincente, e si concentrò sul Cristallo d’Argento. Un’altro fascio di energia, questa volta lunare, si unì al primo, raddoppiandone la potenza. Il drago però se ne accorse per tempo e creò uno scudo, che però non riuscì a completare. Ne conseguì un’esplosione, che mandò tutti a gambe all’aria. 

Endymion si riprese per primo. Così avevano scoperto tutto. Beh, questo non ritardava niente. Vide Usagi a terra, priva di sensi. Sarebbe bastata una puntura, e sarebbe stata sua. Alzò la coda con il pungiglione... 

Un urlo bestiale riempì l’aria, facendo venire i brividi agli Shitennou. E non erano uomini che rabbrividivano facilmente. Kunzite andò in avanscoperta e capì il motivo dell’urlo. 

Il drago si contorceva dal dolore. A qualche metro di distanza, giaceva il suo pungiglione, tranciato di netto dalla spada di Demando, costruita da un unico blocco di diamante. Aveva tagliato le scaglie come burro. 

-ANCORA TU! 

-La cosa ti stupisce, Endymion? Io governo questo pianeta, ed è mio dovere difenderlo! Ma non sono io il tuo vero avversario. 

Una luce bianca attirò l’attenzione del drago, il quale si voltò. 

Serenity fluttuava nell’aria, avvolta da una luce argentea, che si accompagnava ad una nebbia violacea. Persino sulla fronte era comparsa una doppia mezzaluna. La sua tuta non era più color borgogna, ma viola, con arabeschi d’argento. Anche gli stivali, i guanti e il mantello erano d’argento. E in mano teneva un nuovo Scettro Lunare, con una doppia mezzaluna, una d’argento e una nera, con il Cristallo d’Argento e il Cristallo Nero, entrambi aperti a fiore. 

Una luce argentea avvolse le guerriere Sailor, che furono in grado di trasformarsi e mettersi in posizione d’attacco, spalleggiate dagli Shitennou, dai due principi, da Rubeus, Esmeraude e persino Naru, armata di katana. Persino Chibiusa, ora, sfoggiava una tenuta da guerriera Sailor, sul rosa, difesa comunque da Luna e Artemis, che decisero di mantenere la forma umana. 

-NO! COME È POSSIBILE? 

-Il Cristallo Nero e il Cristallo d’Argento hanno la stessa origine, Endymion. Sono l’emanazione delle figlie di Nyx, le sorelle che volevano rimanere unite. Non possono essere messi l’uno contro l’altro. Il Potere Nero ha protetto il Cristallo d’Argento mentre era al sicuro nel mio corpo, e ora i due cristalli combattono insieme, come è giusto che sia! Il Chaos non ha compreso una cosa: non ha mai avuto niente per cui combattere! Noi, invece stiamo combattendo per mantenere l’equilibrio e salvare due pianeti! 

-TU MENTI! CHAOS MI HA PROMESSO IL POTERE ASSOLUTO! NON PUOI SCONFIGGERMI! 

-Addio, Endymion! 

Usagi puntò lo scettro contro di lui. Per quanto fosse potente lo scudo evocato, non poteva fare niente contro il nuovo doppio potere di Serenity, alimentato da quello dei pianeti, degli Shitennou e di tutti gli altri. La corona andò in mille pezzi, e il drago si dissolse in una luce verdastra. Per un attimo, Usagi vide il corpo del principe che un tempo aveva amato, per poi vederlo diventare cenere. 

Atterrò dolcemente, con grazia. Sailor Mars le si avvicinò. 

-Era questo che mi volevi dire, prima? 

-Sì, Rei. 

Usagi si guardò attorno. Era tutto uno sfacelo. C'era da ricostruire tutto. E prima ancora, doveva fare qualcos’altro... 

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Epilogo

Epilogo 

 

Hotaru Meiou era all’aeroporto di Tokio, insieme a sua sorella Setsuna. O meglio, sulla carta era sua sorella maggiore. Ancora non riusciva a crederci. A otto anni rischiò di morire in un incendio se la guerriera del tempo non l’avesse salvata. Le spiegò il perché delle sue azioni e lei acconsentì a cambiare la sua vita. Così Hotaru Tomoe risultò morta nell’incendio di casa sua insieme alla madre. Sempre meglio che essere una cyborg con un parassita alieno. E non c’era pericolo che incrociasse suo padre: il professor Tomoe era in Africa a studiare non si sa quale malattia, insieme alla sua seconda moglie, Kaolinite. Ora era Hotaru Meiou, e anche Sailor Saturn, una guerriera Sailor al servizio della principessa Serenity. 

Haruka e Michiru uscirono dal terminal degli arrivi internazionali. La tournée era stata un successo. Dopo aver dribblato i giornalisti, trovarono Setsuna e Hotaru ad accoglierle. 

-Siete arrivate in tempo. 

-Non avremmo perso l’occasione per niente al mondo. Qual è il programma, Sestsuna? 

-La festa è stasera, Haruka. E ci sarà qualche novità. 

*** 

Usagi stava andando a scuola, per quanto assurdo potesse sembrare. La cosa più assurda, però, è stata bussare alla porta di casa qualche settimana fa. Suo padre aveva aperto e, vedendola, era svenuto. Sua madre invece la abbracciò e la fece entrare, insieme a Demando. Dopo aver ripreso i sensi, Kenji Tsukino volle sapere cosa diavolo fosse successo. La storia concordata era talmente assurda che doveva essere vera. 

Usagi era uscita dalla stanza di Rei per chiedere qualcosa a suo nonno, quando notò un bel giovane (Demando) passeggiare fra gli alberi. Fu allora che vide che un vecchio ramo stava cedendo e sarebbe caduto sulla testa dello sconosciuto, se lei non si fosse lanciata e lo avesse spinto a terra. Intanto il ramo era caduto sulla sua testa, facendole perdere i sensi. Quando il ragazzo si rese di cosa fosse accaduto, aveva chiamato la sua guardia del corpo (Rubeus) e l’aveva fatta portare in una clinica privata. Quando si svegliò, si ritrovò affetta da amnesia. Non ricordava neppure il suo nome. In più, aveva lasciato i documenti da Rei, perciò non poteva essere identificata. Siccome l’indomani il giovanotto doveva andare all’estero con il suo yacht, le propose di andare con lui, e lei accettò. In pratica, lei era in giro con questo riccone, nel tentativo di recuperare la memoria. Fu appunto qualche giorno prima, guardando uno show su aspiranti idol, che vide e riconobbe Minako fra i concorrenti, e di colpo le tornò la memoria. Dopo qualche ricerca, scoprirono che la stavano cercando e tornarono subito in Giappone. 

 I genitori le credettero, e accettarono di buon grado che Demando la frequentasse. Si vedeva che erano innamorati. L'unica pecca era che la scuola dove andava voleva obbligarla a ripetere l’anno, perché non sarebbe riuscita a recuperare. A niente sono valse le proteste dei genitori, dei suoi compagni e della professoressa Haruna. Fu allora che un collega di papà gli consigliò di iscriverla all’istituto Mugen, una scuola privata nel quartiere di Sankakusu, dove avevano un ottimo programma di recupero. E proprio lì stava andando. Anche le sue amiche si erano iscritte lì. E ora era diretta verso la fermata dell’autobus che l’avrebbe portata a scuola. Pregustava però il momento della fine delle lezioni, Demando sarebbe venuto a prenderla, e poi era il compleanno... 

*** 

Fu un telefono a svegliare Demando, la mattina. Ufficialmente, era un ricco studente universitario, e quel giorno non aveva lezione. Ma ogni mattina era puntualmente disorientato verso la sua vita sulla Terra. Per fortuna, domani era sabato e sarebbe rientrato a Nemesis insieme ad Usagi per sistemare gli affari del regno. Prese il telefono. 

-Pronto? 

-Demando? Sono Rei. 

Contò fino a dieci. Il futuro era cambiato, ma non la sua avversione per la guerriera di Marte. Eppure Sailor Pluto gli aveva assicurato che sarebbe andato tutto bene. Era solo una questione di tempo. 

-Sì, dimmi. 

-Riguardo alla festa... 

-Sì, vado a prendere Usagi e la porto al tempio, stai tranquilla. 

-Si tratta di questo... Il tempio è stato prenotato per diverse cerimonie, tutte in una volta! Non posso organizzare la festa qui! Mi domandavo se potevamo farla a casa vostra. 

Aveva trovato una villa signorile in un bel quartiere. C'era parecchio spazio.  

-Perché no? Almeno inauguriamo il salone. Fammi chiamare Saphir ed Esmeralda... 

-Perfetto! Io chiamo Kunzite e gli altri! 

*** 

Rei attaccò il telefono. Aveva chiamato chi di dovere, anche a scuola per dire che non poteva venire. Il tempio doveva essere impeccabile. Era il patto che aveva fatto con il nonno. Sentì un rumore dietro di lei.  

Jadeite si era messo in veste d’ordinanza e stava caricando secchi insieme a Juichiri. Caso strano, stavano andando d’amore e d’accordo. Forse Juichiri aveva capito che non avrebbe mai funzionato e si era fatto da parte, con Jadeite. Tuttavia, voleva continuare l’apprendistato. Aveva veramente la vocazione del sacerdote. C'era da dire che era una vera forza della natura. 

-Tutto a posto? 

-Sì, ho chiamato tutti. Sto arrivando. 

Prese un secchio e cominciarono. Rei sorrise. Era stato bello con Mamoru, ma Jadeite era quello giusto, ora lo sapeva... 

*** 

Saphir e Makoto contemplavano il locale. Era perfetto: uno spazio per la vendita e un cortile enorme che poteva anche ospitare una piccola serra. Sarebbe stato uno splendido vivaio. Inoltre Saphir aveva sistemato il passaggio che conduceva al quartiere generale sotto al Crown, che avrebbe semplificato la vita non solo alle ragazze, ma anche a Motoki, che le aveva sempre coperte. 

-Fra un po' ci saranno le vacanze estive. Verremo a darvi una mano. 

-Ti ringrazio lady Jupiter. 

-Qui sono Makoto. 

Erano andati subito d’accordo, sin dalla prima volta. Avevano entrambi la passione per le piante. E intanto era nato qualcos’altro... 

-Makoto... sai per caso come faceva Serenity a sapere che ci saremmo messi insieme? 

-C’è una cosa su Usagi: non sai mai come fa a sapere le cose. Le sa e basta. Una cosa che fa imbestialire Rei, soprattutto quando ha ragione. Dobbiamo pensare ad ordinare le piante. 

*** 

Rubeus scaricava casse da stamattina. Scaricava, apriva e metteva il contenuto sugli scaffali o li appendeva. Il tutto sotto le indicazioni di Esmeraude. Però non gli pesava. Da quando si era arresa al fatto che Demando e Serenity si amavano, aveva un carattere più sopportabile. E gli era stata accanto, quando Koan era morta. E poi le cose sono venute da sole. 

L'idea della principessa della colonizzazione discreta e pacifica era ottima. Tolti mezzaluna e orecchini, sembravano uguali agli umani. Esmeraude si era riscoperta stilista, e stava per aprire la sua boutique. Ci voleva solo un po' di olio di gomito. Per fortuna, la sera ci sarebbe stata la festa. 

*** 

L'aereo da Berlino atterrò verso le nove del mattino. Ami avrebbe passato le vacanze estive a casa. Era da tanto che non vedeva i suoi genitori. E stasera c’era il compleanno di Usagi. Cercò di prendere la valigia dal nastro, ma pesava troppo. Un'altra mano la prese. 

-Posso aiutarti? 

-Sì, grazie, Zoisite. 

La aiutò a mettere i bagagli nel carrello e lo spinse. 

-I tuoi sono venuti a prenderti? 

-Purtroppo no. La mamma è di turno all’ospedale e papà è in viaggio. Le altre sono a scuola. 

-Forse le guerriere esterne... 

-Sono arrivate stamattina. Vorranno riposarsi. Come trovi Berlino? 

-Bella città. Penso di iscrivermi all’università. E tu? Vuoi continuare gli studi? 

-Sì, ormai ci sono dentro. 

-Meno male che ora sappiamo come funzionano i portali! 

Fuori trovarono una macchina, con Haruka alla guida. 

*** 

Kenji Tsukino stava bevendo il thè che sua moglie gli aveva preparato. I ragazzi sarebbero rientrati a breve... a parte Usagi. Le sue amiche avevano organizzato una festa. Rei lo aveva informato del cambiamento di programma. Stranamente, non gli è presa la solita crisi di gelosia. Quel Demando aveva l’aria più matura di Mamoru. E anche suo fratello era un bravo ragazzo. E sua figlia sembrava cresciuta, al suo ritorno... 

Ikuko guardava fuori dalla finestra. Una notte, aveva sentito sua figlia parlottare con qualcuno in camera sua. Aveva aperto piano la porta, e vide Luna che le rispondeva! Fu così che aveva scoperto che era Sailor Moon. E da allora l’assillo era finito. Sapeva che sarebbe finita bene, come sapeva che Demando e suo fratello non erano chi dicevano di essere. Sua figlia era felice con loro, e questo le bastava. 

*** 

Minako entrò nella casa che Nephrite aveva usato come copertura, e che ora ospitava gli Shitennou. Fu accolta da un dolce profumo. Andò in cucina. Non aveva mai visto tanti dolci in vita sua. Kunzite stava sfornando dei muffin. 

-Ma...hai fatto tutto tu? 

-Basta organizzarsi. Sto lavorando da stamattina. Tu dov’eri?   

-Ero a scuola. Il grembiule te lo ha regalato Usagi? 

-Come lo hai scoperto? 

-Rosa con i coniglietti... ovvio. Posso aiutarti? 

-Sì, dobbiamo imballare tutto. 

-La prossima volta, ti metto in competizione con Makoto. Sono curiosa di sapere come andrà a finire. 

E si armò di carta stagnola, combattendo l’istinto di assaggiare tutto. Però era felice. Usagi era tornata a casa, aveva trovato l’anima gemella, lei aveva ritrovato Kunzite, aveva vinto il concorso per idols... Sembrava ci fosse un lieto fine per tutti... 

*** 

Nephrite stava revisionando il bilancio. Lo Youma che passava per il suo amministratore aveva ottimi investimenti, tutti molto oculati. Poteva considerarsi fra gli uomini più ricchi del paese. Avrebbe potuto finanziare diverse operazioni. Aveva già cominciato con il futuro vivaio di Saphir, e la retta di Naru per l’istituto Mugen. Poteva pagare anche le altre rette, facendole passare per borse di studio... meglio che stessero tutte in un’unica scuola. Già sapere che Ami e Zoisite sarebbero rimasti in Europa un po' lo preoccupava, ma sapeva che sarebbero tornati in Giappone in caso di emergenza. Anche se oggi... 

-Nephrite? Dobbiamo prepararci. 

Sorrise. Quando Naru non era a scuola, veniva ad aiutarlo. Aveva già espresso la sua decisione di essere la sua segretaria. Non si sarebbero lasciati mai più. 

*** 

Chibiusa stava tornando a casa. Doveva sbrigarsi, se non voleva perdersi la festa. Era talmente concentrata che non si era accorta di una nuvoletta rosa che si era formata sopra di lei. Dalla piccola nube qualcuno atterrò davanti a lei: un bambino della sua età, con i capelli biondi fino alle spalle e gli occhioni viola. 

-Alex! Fratellino! 

-Ciao Usagi! Sono venuto a prenderti. Torni a casa! 

E le disse qualcosa all’orecchio. 

-Ma è fantastico! Però adesso non posso venire. È il compleanno della mamma! 

-Ah, ecco perché papà mi ha dato qualcosa da dare alla mamma del passato! Ma come facciamo con i nonni? 

-A loro ci penso io! 

E Luna-P si trasformò in un ombrello che lei aveva già usato... 

*** 

Usagi pensò che fosse il suo più bel compleanno di sempre. Era a casa di Demando, con le sue amiche di sempre e i suoi nuovi amici, Ami era tornata, anche se solo per le vacanze, e Chibiusa le aveva presentato suo fratello Alexandrite, il suo futuro figlio. Non solo, aveva appena saputo di un altro lieto evento nel futuro. 

-La mamma ha partorito una figlia. Abbiamo una sorellina! 

Alex le aveva mostrato la foto. Una bambina con gli occhi viola e i capelli d’argento. L'avrebbero chiamata Diana. In più, la regina Serenity le aveva fatto un regalo, da parte della famiglia reale: una nuova spilla, nella quale racchiudere i due cristalli: era d’argento, con le due mezzelune incrociate. 

Non c’era un dolce che non fosse buono: Kunzite si era superato. Avrebbe dovuto organizzare una gara culinaria fra lui e Makoto. Minako cantò la canzone che l’aveva fatta vincere. Ami raccontò di Berlino e di come le piacesse. Rei era felice... come non la vedeva da tanto. Di sicuro, questa sarebbe finita nella top ten delle giornate migliori della sua vita. 

Ad un certo punto, però, sentì il bisogno di stare in disparte, e uscì in giardino. C'era la luna piena. Aveva avuto un colloquio con sua madre, giorni prima. La regina Selene. Le aveva detto che le aveva dato quella versione perché non era riuscita a localizzare Demando. Quando scoprì che sarebbe nato solo nel trentesimo secolo, si spiegò molte cose. Era fiera di lei. Aveva battuto il Chaos due volte. E se sarebbe tornato, lei era preparata. 

-Oggi le stelle brillano più del solito. 

Demando l’aveva raggiunta. Pensò alla sua vita precedente, a quanto lo aveva amato.... a quanto lo amava ora. 

-Sì, è vero... 

Ora erano vicini. 

-A cosa pensi? 

-Sto pensando a ciò che è successo, e ne sono grata. 

La avvolse fra le sue braccia. Non si era mai sentita così al sicuro con Mamoru. 

-Hai ragione, questa vita è una benedizione. Ho te, i nostri futuri figli... 

Usagi sorrise. 

-Hai ragione, questa è una benedizione. Ma a volte ho paura di svegliarmi, e di essermi sognata tutto... 

La strinse a sé. 

-È tutto reale. Lo sono io e lo sono i nostri figli. 

Si scambiarono un bacio appassionato. Usagi aprì gli occhi per guardare le stelle e la luna, e rivolgere loro un pensiero: 

Grazie di tutto. 

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