The War of Ice and Nightmares - Il ritorno di Mr Cold

di evil 65
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - It's time to have some FUN! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Multiverse Variant Intelligence ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Welcome to the family ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Cry Havoc ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Long ago, in a universe far far away... ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - The incursion ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Old faces ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Alliances ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - The Tiger and the Phoenix ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Before the storm ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - The ring of fire ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Into the darkness ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - I became darkness... destroyer of worlds ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - The Last Winter ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - New alliances ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve, diabolici lettori! Siamo Evil 65 e Rory Drakon, E SIAMO TORNATI! O, almeno, siamo tornati su questo fandom… o sui fandom Disney/Dreamworks in generale, visto che anche questa storia sarà un enorme crossover. È stata pubblicata qui unicamente per due ragioni.
Innanzitutto, è un sequel diretto (con tendenze allo spin-off) di “The War of Ice and Nightmares”, ora ribattezzato “The War of Ice and Nightmares – La Battaglia del Crogiolo”. Per chi non l’ha ancora letta, potete trovarla a questo link:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3876509&i=1
E sì, è necessario averla letta per poter capire questa storia. Sul serio, smettetela di leggere, se non volete beccarvi spoiler per il primo libro!
In secondo luogo, la sezione Frozen di EFP è molto più frequentata rispetto a quella crossover, ma non preoccupatevi… anche in questo caso, i personaggi e le vicende dei due film dedicati ad Elsa avranno un ruolo centrale.
I protagonisti principali della storia, infatti, saranno ancora una volta Jack Frost (o meglio, Mr Cold, la versione maligna di Jack incontrata nel primo libro della saga) e una nuova variante di Elsa. Ma non saranno certo gli unici, perché questa storia utilizzerà un sacco di personaggi provenienti da film e serie animate Disney/Dreamworks, sia 3D che 2D! Ma tranquilli, non ci sarà bisogno di aver visto tutte queste opere, per capire l’andazzo della trama e i personaggi.
Le loro avventure convergeranno poi in un terzo libro che fungerà da metaforico Endgame della saga, riunendo tutti i personaggi incontrati nei primi due e aggiungendone molti altri! E chissà…in base alle preferenze dei recensori, potremmo inserire determinati universi e personaggi per questo capitolo finale, visto che la trama è ancora solo abbozzata.
Le vicende di questo spin off saranno molto ispirate alla serie tv su Loki, personaggio dell’MCU, ma ne prenderanno in prestito solo lo stile, gli argomenti trattati saranno molto diversi.
Detto questo, vi auguriamo una buon ritorno a questa saga…e una buona lettura!

 
 
 

Prologo
 

 
"Turn around
Look at what you see
In her face
The mirror of your dreams
Make believe I'm everywhere
Given in the light
Written on the pages
Is the answer to a neverending story..."
Limahl - The Neverending Story
 

In una dimensione molto lontana…

Track 1: https://www.youtube.com/watch?v=2QbJD-1Rw6s

 
Nell’ambito del Multiverso, quando si parlava dell’occultismo, tutte le teorie sulle dimensioni sostenevano l’esistenza di un “potere” al di fuori degli spazi conosciuti.
Individuare l’inizio di ogni cosa: questo era il desiderio più caro ai primi maghi.
Alcuni di loro l’avevano definita semplicemente “Origine”… altri la “Grande Magia”… la “Forza” tra i mondi, l’inizio e la fine di tutto, il perno che stava alla base dell’esistenza stessa.
E secoli orsono, era stata propria la ricerca di questo luogo “al di fuori dei mondi” a guidare la vita di uno dei più potenti stregoni che avessero mai camminato sulla Terra: Yen Sid.
Il suo passato era avvolto dal mistero, la sua vita era stata un susseguirsi di leggende e battaglie.
Come tutti i maghi di una certa età, anche lui aveva maturato l’antica arte del “nascondersi” agli occhi del mondo…o di tutti i mondi, nel suo caso.
Per certi versi, l’esilio autoimposto era l’unica, ovvia maniera per andare avanti…almeno per coloro che detenevano un potere abbastanza grande da poter influenzare gli eventi a livello cosmico.
Ecco perché l’uomo aveva costruito la sua abitazione all’interno di una dimensione tascabile creata da lui stesso.
Una piccola bollicina tra bolle molto più grandi, quasi un granello di polvere se paragonato ai giganteschi universi con cui confinava.
E tutto realizzato unicamente per il bene della SUA Ricerca! La ricerca di quella misteriosa “Origine”, che per molti anni aveva ossessionato i suoi sogni e obbiettivi. 
L’abitazione di Yen Sid sorgeva proprio al centro di quell’Eden, una casetta rustica circondata da centinaia di chilometri quadrati di foresta e pianure in cui aveva inserito animali e creature provenienti dalle innumerevoli realtà visitate nel corso degli anni. Un bel bestiario, per cui Cacciatori di Frodo e ricercatori sarebbero stati capaci di sacrificare un arto o due, pur di metterci le mani sopra!
Draghi, unicorni, kirin…bestie provenienti da ogni mitologia esistente, ma mai dannosi per il delicato ecosistema in cui erano stati portati.
Nel laboratorio di Yen Sid, costruito sotto terra, al momento era stato allestito un insieme di attrezzature sperimentali, simili a ciò che veniva comunemente noto tra gli scienziati come il “pendolo nero”.
La differenza tra quest’ultimo e le apparecchiature utilizzate abitualmente negli esperimenti di fisica, era che il grosso puntatore di quel pendolo conteneva un gioiello magico, cimelio di un’antica civiltà, ed era stato costruito in modo tale che l'inchiostro, scorrendo giù dall’asta, potesse rilevare i picchi di energia che avvenivano ogni qualvolta un fenomeno magico si verificava nei pressi del dispositivo.
In poche parole, era un vero e proprio rilevatore magico, il primo mai realizzato! Almeno di questo era convinto Yen Sid, anche se non poteva esserne sicuro al 100%. Dopotutto, il Multiverso era vasto e infinto…quindi era del tutto possibile che, in una qualche remota realtà, un vecchio mago (o qualcuno di totalmente diverso) fosse riuscito a realizzare il medesimo marchingegno con diversi secoli d’anticipo!
Mentre rimuginava su questo bizzarro paradosso, Yen Sid sedeva con uno sguardo riflessivo di fronte al macchinario.
Un uomo di età piuttosto avanzata, era comunque messo molto bene per una persona di quasi 1000 anni. Magro come un chiodo, aveva un volto barbuto dai lineamenti forti e saggi, coronanti un paio di occhi che avrebbero messo in allerta anche il più degenerato dei furfanti.
Al piano di sopra, invece, bazzicava un individuo dall’aria totalmente diversa.
Qualcuno il cui aspetto avrebbe fatto inarcare parecchie sopracciglia – almeno tra gli umani - poiché era quello di un topo antropomorfo delle dimensioni di un ragazzino, vestito con una toga rossa.
Il suo nome era Topolino…e proveniva da un altro mondo, uno molto diverso dal luogo d’origine di Yen Sid.
Un mondo pieno di magia, in cui maghi e streghe erano diventati la specie dominante, e l’arcano era tanto comune quanto il semplice atto di respirate.
Come mago, Topolino non era nato in una famiglia famosa, né aveva avuto la fortuna di incontrare un buon maestro quando era ancora un adolescente.
Per la maggior parte autodidatta, alla fine era stato abbastanza fortunato da essere ammesso all’Accademia Magica di Fantasia, la più grande istituzione per l’Insegnamento delle arti arcane.
Per i primi anni, Topoliono aveva creduto - profondamente e senza dubbio alcuno - che questo doveva essere un buon motivo per sentirsi incomparabilmente onorato e orgoglioso delle proprie capacità… almeno fino a quando i suoi compagni di classe non avevano cominciato a sabotare ogni suo progresso magico, definendolo uno scarto della nobile società arcana. E tutto perché non era nato da una famiglia rispettabile!
Per mostrare il sistema ormai corrotto dell’Accademia, il giovane topo aveva scritto un’esposizione intitolata “ Inchiesta sul Sentiero intrapreso dalla Magia nel Nuovo Secolo”, il risultato di quasi un anno di concettualizzazione e tre mesi di stesura.
Attaccando brutalmente la visione tradizionale della comunità magica, l’esposizione era scritta con impegno scrupoloso, illustrando gli argomenti con chiarezza ed intensità, senza una sola esitazione. Se vista dagli Inquisitori di Fantasia, avrebbe certamente causato una notevole agitazione… ma il docente del dipartimento magico, la professoressa Magica De Spell, si era limitata a gettarla via dopo averla  letta distrattamente una volta sola.
Deluso e amareggiato dal mondo che lo aveva tradito, il giovane Topolino aveva scelto di abbandonare l’Accademia…solo per ritrovarsi catapultato tra le metaforiche braccia di colui che avrebbe cambiato la sua vita per sempre: Yen Sid.
Gli eventi che portarono al loro incontro sono molti, e di certo non li racconterò qui. Ma ciò che è davvero importante…furono le conseguenze di quella fatidica casualità.
Topolino divenne l’apprendista di uno dei maghi più potenti di sempre!
Eppure, malgrado l’opportunità lo avesse inizialmente elettrizzato…con il passare degli anni, il giovane mago si era ritrovato piuttosto deluso dall’esperienza accademica affrontata sotto le “cure” del vecchio.
“Probabilmente perché mi tratta più come un servo glorificato che come un vero apprendista” pensò con un certo disappunto, mentre accendeva il fuoco per preparare il consueto tè del Pomeriggio. Solo uno dei numerosissimi compiti e incarichi di cui Yen Sid lo aveva reso responsabile dall’inizio della loro “partnership”.
Riuscì a restare fermò per appena due minuti, prima di decidere che l’acqua ci stava mettendo troppo a scaldarsi. Così, com’era tipico di tutti i giovani – e impazienti – apprendisti magici, fece alcuni movimenti con le mani e aumentò la portata della fiamma… anche troppo, visto che l’intera teiera prese fuoco all’istante.
Topolino lanciò un grido sorpreso e si affrettò a riempire una brocca, prima di scaraventarne il contenuto sull’oggetto ormai già bruciacchiato.
Per fortuna riuscì a spegnere il fuoco, cosa che gli valse un sospiro di sollievo.
<< Vedo che hai ancora qualche problema con il controllo elementale >> disse una voce burbera alle sue spalle. Una voce che, ormai, il giovane apprendista avrebbe potuto riconoscere tra mille.
<< Maestro Sid! >> squittì spaventato, mentre cercava invano di nascondere la teiera bruciata << Io… ecco… non volevo disturbarla! Stavo solo cercando… >>
<< Di usare la magia per fare qualcosa di semplice come scaldare l’acqua per il tè >> terminò lo stregone, il volto contratto da un cipiglio scontento << Mio apprendista, non ti ho forse ripetuto già molte volte che i nostri doni non dovrebbero mai essere utilizzati per simili piccolezze? Ricordi cos’è successo l’ultima volta che hai scelto di disobbedirmi? >>
Topolino si sentì bruciare le orecchie per l’imbarazzo. Il ricordo di come aveva rubato il cappello magico del suo maestro era ancora MOLTO fresco nella sua mente. Per non parlare del modo in cui lo aveva usato!
Ci era davvero mancato poco che allagasse l’intera abitazione, e tutto perché aveva provato a pulire la casa usando la magia.
<< Io… lo ricordo molto bene, Maestro Sid >> borbottò, gli occhi abbassati a terra << E ancora me ne rammarico. Volevo… volevo solo vedere se ero riuscito a fare qualche miglioramento >>
L’uomo lo fissò in silenzio per quasi un minuto buono, poi sospirò stancamente.
<< Potere e saggezza verranno con il tempo >> gli disse con un tono molto più gentile << Sei ancora molto giovane. Non cercare di crescere troppo in fretta, o potresti pentirtene. >>
Già… come se non avesse già sentito lo stesso discorso almeno un milione di volte. Ma invece di protestare, il topo si limitò ad offrirgli un inchino rispettoso.
<< Come dite voi, Maestro >> disse mentre cominciava a lavare la teiera bruciata.
Fece per prendere uno straccio, ma Yen Sid glie lo strappò con un semplice movimento delle dita, senza nemmeno doversi avvicinare.
<< Perché non vai a chiamare la nostra ospite? Lascia che mi occupi io di questa vecchia teiera. >>
Topolino inarcò un sopracciglio.
A volte era facile dimenticarsi che, nell’ultimo anno, il santuario dello stregone aveva accolto una nuova anima sperduta. Principalmente perché questa persona aveva la tendenza a vivere sempre da sola, lontana dall’abitazione e dai suoi occupanti.
C’erano giorni in cui lo stesso apprendista si chiedeva come facesse a non morire di fame!
<< Pensate che avrà voglia di unirsi a noi? >> domandò incerto.
In tutta risposta, Yen Sid gli lanciò un sorriso misterioso. << C’è solo un modo per scoprirlo. >>
A quelle parole, gli occhi di Topolino parvero illuminarsi. Qualsiasi cosa, pur di allontanarsi al più presto dalla sua ultima umiliazione.
<< Allora vado! >> squittì << Corro! Ehm… torno subito! >>
E, detto questo, si precipitò fuori dalla casetta, il tutto sotto lo sguardo divertito del suo maestro.

                                                                                                   * * *

Topolino camminò lungo il sentiero delimitante l’abitazione, fino a raggiungere una radura circondata da statue. A differenza della casa di Yen Sid, quella parte della proprietà sembrava fuoriuscita direttamente da un dipinto cinese.
C’era un piccolo tempio intagliato all’interno di una grande roccia, sopra cui scrosciava una cascatella sovrastante. Le sue acque confluivano direttamente in un laghetto cristallino, al cui centro spiccava una tavola di legno. E sopra quella tavola… una tigre. Ma non una tigre qualunque, come quelle che un qualunque bambino umano avrebbe potuto osservare dalla gabbia di uno zoo.
Proprio come Topolino, si trattava di un felino dalle sembianze alquanto bizzarre. Corporatura e arti assomigliavano vagamente a quelli di un essere umano, e perfino la posizione in cui si trovava al momento era assai diversa da quella di un comune animale.
Era la posizione meditativa di un artista marziale: ginocchia appoggiate al terreno, dita poggiate in grembo e unite ai polpastrelli.
Per aggiungere un ulteriore caratteristica bizzarra a quel set già insolito di stranezze, indossava un hanfu scarlatto, privo di maniche e dai contorni neri che si intonavano ai lunghi pantaloni dello stesso colore.
La tigre sembrò non accorgersi dell'arrivo di Topolino. Se ne stava semplicemente lì, immobile, con gli occhi chiusi. Sembrava quasi una statua!.
L'apprendista compì un paio di colpi di tosse.
<< Ehm… Tigre? >> domandò con la sua vocetta acuta << Io e il Maestro Sid stiamo per prendere il tè del pomeriggio. Ti andrebbe, uhm… di unirti a noi? Se non sei troppo impegnata, ovviamente! >>
La felina rimase in silenzio per un lungo istante, per poi emettere un sospiro e socchiudere le palpebre.
<< Al momento, mi starei esercitando con la meditazione. >>
La sua voce era profonda, calma, dal timbro di chi è abituato a esprimersi con ferma disciplina e autocontrollo.
Il topo si agitò nervosamente sulla punta dei talloni. << Oh… certo, questo lo vedo! È, ehm… una bella posizione! Penso… voglio dire, non so molto di meditazione… o di kung fu >> si corresse, prima di arricciare il volto in una smorfia contemplativa << o di arti marziali in generale. Sai com’è, sono più il tipo magico! Non che sia ancora pronto per combattere con la magia, il Maestro Sid dice che mi ci vorranno ancora molti anni di addestramento! Ah, io, ehm...ti sto disturbando, per caso? >>
<< Sì >> fu la risposta diretta, senza peli sulla lingua, più simile ad uno sbottare.
Tigre si costrinse a rilassare il volto e le spalle. Per quanto facesse in qualche modo parte del suo carattere essere impulsiva e brusca, non le piaceva essere scortese. Cercò di riparare, optando per essere più sincera possibile con il dovuto tatto.
<< Parli molto e con eccessiva energia, perdendoti per strada molto spesso >> gli spiegò, pratica << In questo modo, mi lanci vibrazioni negative. >>
Ad essere completamente schietti, Topolino le ricordava una persona molto cara che aveva il suo stesso modo di fare, e rammentarlo era per lei molto doloroso. Tuttavia, questo non lo disse, riservata com’era sempre stata.
<< In ogni caso >> aggiunse, con solennità << Tramite la pazienza e il continuo, costante esercizio, un giorno anche tu sarai pronto. >>
A quelle parole, gli occhi di Topolino parvero illuminarsi di luce propria.
<< Lo pensi davvero?! Io… cioè… ovvio che lo pensi, diventerò sicuramente un grande mago! Almeno spero… no! Pensa positivo, Topolino! Tu puoi farcela! >> sussurrò a se stesso con ritrovata determinazione. Poi, il suo sguardo tornò a posarsi sulla felide. << Io… allora ti lascerò alla tua meditazione. È solo che… be’... >>
L’espressione sul volto dell’apprendista si fece improvvisamente incerta. << Te ne stai quasi sempre per conto tuo. Non fraintendermi, sono felice che tu sia così dedicata alla protezione di questo posto! Ma, ecco...ogni tanto potresti prenderti una pausa… solo per dire >> borbottò con voce sempre più bassa e imbarazzata.
Tigre si sentì come se lo stomaco le fosse stato appena trafitto da una pugnalata. Anche questo era qualcosa che si era spesso già sentita dire diverse volte, da quella stessa persona e anche dalle altre che amava. E lei aveva provato a seguire consigli simili, ci aveva provato davvero, a lasciarsi andare, a divertirsi…
Ora non poteva fare a meno di pensare che fosse stato un errore. Un errore terribile. Se solo fosse stata più forte, più resiliente, forse avrebbe potuto evitare di soffrire…
<< Non posso rischiare che a questo santuario accada qualcosa per via di una mia mancanza >> dichiarò, scacciando con forza quei pensieri << Sarebbe imperdonabile. >>
Il giovane apprendista si limitò a roteare gli occhi. << Oh, andiamo, il mondo non finirà mica per una piccola paus-... >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase. Dapprima, un forte vento cominciò a soffiare nella radura, sollevando foglie e spaventando gli uccelli che si trovavano in zona.
Topolino lanciò un grido sorpreso e indietreggiò istintivamente più vicino allo stagno, mentre uno strano squarcio azzurro cominciò a formarsi nell’aria di fronte a lui.
Il topo deglutì.
<< Ehm… è una cosa normale, da queste parti? >> domandò nervosamente.
<< No, non lo è >> gli rispose la voce ferma della tigre.
Tutti i suoi sensi erano in allerta, mentre si guardava intorno. Sapeva riconoscere le anomalie magiche, quando ne vedeva. E ora riusciva anche a _sentirle_... a percepirle, come qualcosa di palpabile.
<< Credo sia meglio che tu vada dal Maestro. Adesso. >>
Gli occhi di Topolino tremolarono. << Ma… e se fosse pericoloso? Non posso lasciarti qui da sola! Potresti aver bisogno di aiuto... >>
<< Topolino >> Il tono di Tigre fu inflessibile. << In questo momento, abbiamo entrambi un dovere inviolabile. Il mio è quello di capire cosa stia succedendo e fermarlo se è un pericolo, in quanto guardiana di questo luogo. Il tuo, in quanto allievo, è quello di avvertire Yen Sid così che possa aiutarci. >>
Il topo aprì la bocca per controbattere… ma fu allora che quello strano bagliore cominciò ad emettere scariche elettriche.
Deglutì a fatica. Qualcuno… stava sicuramente penetrando la barriera magica che proteggeva questo posto. Qualcuno di MOLTO potente, visto che tali difese erano state messe dallo stesso Yen Sid.
Lanciò un’ultima occhiata in direzione di Tigre.
<< Fa’ attenzione >> borbottò, prima di allontanarsi rapidamente sul sentiero, sotto gli occhi vigili dell’altra.
Poi, Tigre tese le orecchie e annusò l’aria, le vibrisse in movimento. Si acquattò a quattro zampe e cominciò a correre, dirigendosi verso il punto in cui la barriera era stata intaccata. Qualunque cosa stesse cercando di forzarla, aveva intenzione di frenarla sul nascere!
Fu allora che un lampo illuminò l’intera radura, costringendola a frenare la sua avanzata e a coprirsi gli occhi. La barriera che circondava la magione si crepò in diversi punti, ma fortunatamente rimase per lo più intatta… salvo quel buco luminoso da cui erano partite le scariche.
Tigre si ritrovò a fissare uno spazio nero e apparentemente senza fondo. Poi, qualcosa – no, qualcuno – attraversò i confini della protezione.
Era un essere umano, almeno così appariva. Un uomo, per la precisione, con una corporatura alta e magra. Capelli neri e brizzolati incorniciavano un volto sottile, affilato, con un naso adunco, la pelle grigia come cenere appena caduta. I suoi occhi erano di un castano acceso… eppure, la felide intravide delle strane macchie gialle lungo i bordi delle pupille. Sembravano quasi fuori posto, come sbavature sulla tela di un dipinto. Innaturali.
Indossava una giacca rossa simile al completo di un marinaio, e reggeva nella mano destra uno strano bastone color pece.
Il suo sguardo spaziò per tutta la radura, fino a posarsi su di lei.
<< Bel posto >> commentò con tono impassibile, quasi senza vita << Mi piace davvero la composizione, fa molto Asia Orientale. Non l’ho mai visitata di persona… ma dicono che sia davvero stupenda, soprattutto in primavera. >>
Gli occhi gialli della tigre trafissero il misterioso uomo da capo a piedi, mentre teneva i pugni serrati sui fianchi, con ogni muscolo in tensione. Non conoscendo la minaccia, non avrebbe scoperto le sue sin da subito, prima avrebbe valutato il tutto scrupolosamente.
<< Chi sei… umano? >>
Aveva esitato nel definirlo così, perché per quanto l’aspetto suggerisse che lo fosse, l’aura che aveva percepito le suggeriva non lo fosse completamente.
<< E perché hai violato questo luogo? >>
In tutta risposta, lo sconosciuto le offrì un rispettoso inchino.
<< Perdonate l’intrusione inattesa, non volevo certo turbarvi. Sono il Generale Kozmotis Pitchiner. >>
La tigre intravide subito i modi di fare tipici di un nobile. Non che ne avesse incontrati molti… ma quei pochi con cui aveva interagito si erano sicuramente distinti rispetto alle masse comuni. UNO in particolare.
<< E la ragione per cui ho violato questo santuario... >> riprese l’uomo << è che ho bisogno di aiuto. Più precisamente, dell’aiuto che il proprietario di questo luogo può offrirmi. >>
Scrutò la felide con un’espressione incuriosita. << Ditemi… il nome Yen Sid vi suona familiare? è lo Stregone che sto cercando >>
Tigre rimase in silenzio, riflettendo rapidamente. Come per la maggior parte dei santuari magici, al di là della barriera erano stati posti dei Guardiani in pietra, creature capaci di scrutare l’imperscrutabile, e che impedivano l’accesso a coloro che nutrivano cattive intenzioni nei confronti del loro creatore. 
Era chiaro che quell’uomo voleva qualcosa da Yen Sid… e qualunque cosa fosse, era tutt’altro che  raccomandabile. Doveva prendere tempo per comprendere meglio con chi avesse a che fare, prima di agire in qualsiasi modo.
<< Quindi siete giunto a chiedere aiuto, annientando la magica barriera, senza avere la certezza di trovare chiunque state cercando? >> rispose, con sarcasmo << Sembrate un individuo alquanto educato, ma non si può dire lo stesso delle vostre azioni. >>
Il rinominato Kozmotis si passò una mano tra gli ispidi capelli, sembrando quasi imbarazzato.
<< Credetemi, avrei preferito evitarlo… ma sfortunatamente, i guardiani all’entrata del Santuario non sembravano molto aperti all’idea di farmi passare. Sono stato costretto ad usare altri mezzi per arrivare qui. >>
Questo la diceva lunga. Davvero lunga.
<< Che cos’è che volete davvero, signor Pitchiner? >> domandò la felina, senza mezzi termini << Dopo i guardiani, ci sono io. E se loro non vi hanno ritenuto degno di passare… dovrete sforzarvi parecchio per convincere me. >>
L'espressione sul volto del nobile si fece improvvisamente custodita.
<< Vi ho già detto perché sono qui. Ho bisogno del vostro aiuto... basta con queste sciocchezze! >>
La voce dell'uomo cambiò all’improvviso. Da calma ed elegante, divenne un ringhio che fece rizzare i peli sulla schiena della Tigre, mettendola subito in allerta. Gli occhi del presunto Generale divennero un paio di pozzi gialli e malaticci… e il grigiore della sua pelle sembrò accentuarsi, mentre la giacca rossa si tingeva di nero.
<< Perché perdiamo tempo a parlare con lei? Non abbiamo bisogno del suo permesso! Basterebbe così poco per toglierla di mezzo... NO! >>
Sotto lo sguardo confuso della felide, Kozmotis si portò una mano alla testa. Il nero dei suoi vestiti lasciò nuovamente posto ad un rosso purpureo e gli occhi tornarono di un caldo castano chiaro.
<< Noi… non dobbiamo fare del male a nessuno. Posso convincerla… non c’è alcun bisogno di combattere... ma lo faremo, se necessario… quindi ti prego... >> Tornò a fissare Tigre. << Portaci da Yen Sid. Ho bisogno di parlare con lui, perché… ha qualcosa di cui ho DAVVERO bisogno. Devi solo dirmi dove si trova, e allora me ne andrò all’istante! >>
Lei fu sul punto di vacillare. Le parole dell’uomo e la sua espressione supplichevole sembravano seriamente accorate e sincere. Di più, percepiva che era così.
Tuttavia, le sfingi non l’avevano lasciato passare. D’altronde, c’era qualcos’altro in lui, qualcosa di oscuro e terribile. Non servivano i suoi sensi per immaginarlo: non poteva certo fare finta di non aver visto quel suo… attacco.
Non avrebbe saputo in che altro modo definirlo. Le era sembrato l’attacco tipico di una persona con problemi mentali, ma una cosa del genere non distorceva letteralmente i propri lineamenti! Era stato come se a parlare fossero… due individui nello stesso corpo.
La tensione non abbandonò i suoi muscoli. Per quanto volesse, non riusciva a fidarsi. Poteva anche essere sincero, ma questo non significava automaticamente che avesse delle buone intenzioni. E di sicuro, dopo quel che aveva visto, dubitava anche fosse del tutto sano di mente.
<< Mi dispiace, signore >> disse, categorica << non posso lasciarvelo fare. >>
A quelle parole, l’espressione sul volto di Kozmotis sembrò congelarsi. Dapprima speranzosa, quasi supplichevole, tornò alla fredda tabula rasa con cui si era inizialmente presentato. Poi, lentamente… i suoi vestiti cominciarono a dipingersi ancora una volta di un intenso nero pece.
<< Dunque è così >> sussurrò, con un tono di voce che fece rabbrividire la felide << Io… ci ho provato. Dico davvero, ho provato ad essere gentile! Perché io… non voglio fare del male alle persone… LO ODIO! Ma… ma... >>
I suoi occhi cominciarono a tingersi di un giallo dorato.
<< Ma DEVO farlo >> continuò con un sibilo << Devo… per loro. Lo capisci, non è vero? Sì, sì… loro hanno bisogno di me... di noi. >>

Track 2:  
https://www.youtube.com/watch?v=qxtV0BTaU7w
 
L'uomo sbatté il bastone a terra.
Dapprima non accadde niente. Poi, lentamente, dalle ombre degli alberi circostanti cominciarono a formarsi quattro strane sagome color pece.
All’inizio senza forma, volteggiarono a mezz’aria come delle nuvolette cariche di pioggia. Pochi secondi dopo… Tigre si ritrovò a fissare dritta in un paio di occhi gialli e illuminati. E quegli occhi demoniaci erano incastonati in un muso dalle fattezze canine… a sua volta collegato ad un corpo massiccio e peloso dotato di quattro robuste braccia artigliate. Ciascuno di quegli arti reggeva una lama seghettata, simile alle scimitarre della sua terra natia.
Subito dopo, anche il resto delle nuvolette assunsero la forma di quello strano lupi antropomorfo.
La felide eseguì la posizione marziale di difesa, ma questo non impedì ai peli della sua schiena di rizzarsi completamente. Non sapeva cosa fossero quegli esseri neri capaci di mutare, e questo già di per sé era inquietante… ma era la forma che avevano assunto a disturbarla di più: le rievocava sgradevoli ricordi di sangue, dolore e disperazione, e questo la spaventava.
Tuttavia, pensò l’istante dopo, era meglio così. Dopotutto, era stolto il guerriero che si lanciava in battaglia senza avere paura.
Ma gli occhi di quei malvagi esseri erano affamati e voraci, come se stessero pregustando proprio i suoi timori. Facevano scattare le zanne e dilatavano le narici, fermi come ad assaporare quell’istante.
E Tigre non aveva intenzione di concedere loro un minuto di più!
Chiuse gli occhi e si concentrò.
Vista così, era un bersaglio facile. Anche troppo vulnerabile, e questo per le creature era in qualche modo eccitante. Una di loro non volle aspettare oltre e l’attaccò…ma ecco che si ritrovò, di colpo, bloccato da un pugno, sferratogli contro dalla felina.
La zampa serrata di quest’ultima, premuta contro il petto del suo avversario, era intrisa di una potente aura d’oro: ci fu un guizzo, ed essa si propagò in lineari venature sulla pelle dell’essere… e poi lo disintegrò in un’esplosione di scintille.
Le altre bestie si fermarono all’improvviso, visibilmente sorprese dalla distruzione del loro compagno. E quel breve istante in cui esitarono, confermò a Tigre che non erano affatto costrutti senza cervello, ma creature vive, senzienti e maligne, ben lontane da qualunque cosa avesse mai affrontato.
<< Impressionante >> commentò Kozmotis, mentre la scrutava con un cipiglio contemplativo << Non ho mai visto una magia del genere. Posso chiedere di cosa si tratta? >>
<< Non di magia >> replicò la felina, cambiando posizione, in procinto di attaccare << Per il resto, non darò al capo dei miei nemici informazioni sulle mie capacità. >>
<< Capisco >> borbottò l'invasore, assottigliando lo sguardo << In questo caso... >>
Si voltò verso le creature restanti e indicò la felide.
<< Eliminatela… ORA >> ringhiò con una voce molto più profonda rispetto a prima.
Inizialmente diffidenti, i tre lupi rimanenti tornarono all’attacco, e si lanciarono all'unisono contro la guardiana. Tigre saltò, ed eseguì una devastante spaccata in aria, colpendo il muso dei due più vicini, poi sferrò un calcio volante al terzo, spedendolo.
Caricò il pugno, e questo si intrise nuovamente dell’energia d’oro; si girò di scatto e sferrò un colpo dal basso verso l’alto, centrando in pieno il lupo che stava per attaccarla alle spalle. La mascella della creatura esplose in una miriade di granelli di sabbia, e il mostro cominciò a vomitare una strana sostanza nera.
“Disgustoso” pensò la felide, mentre si preparava a finire i restanti due… solo per essere costretta ad evitare il bordo di una lama affilata.
Compì un rapido balzo all'indietro. Quando si rimise in piedi, il suo sguardo incontrò ancora una volta quello di Kozmotis… il cui bastone aveva appena assunto la forma di una gigantesca falce color pece.
<< Questi Fearlings non valgono neppure la metà dei miei vecchi soldati >> commentò l'uomo, mentre camminava verso di lei << Avrei preferito non sporcarmi le mani… ma sembra che dovrò occuparmi di te personalmente. >>
L’istinto di Tigre percepì immediatamente il pericolo incombente, catalogandolo come più grave e terribile di quelle creature. Strinse i pugni e li tese davanti a sé, illuminandoli dell’aura d’oro.
<< Allora fatti avanti. >>
Fissò dritto negli occhi l’avversario senza alcun timore ma, per tutta risposta, Kozmotis si limitò a sorridere.
<< Oh, credimi, nulla mi renderebbe più felice che combattere una guerriera dal coraggio indomito come il tuo… ma sfortunatamente, ho una tabella di marcia da rispettare. Ragion per cui... >>
Alzò la mano libera… e schioccò le dita. Subito, i rinominati Fearlings sembrarono fondersi con le ombre della radura. Tigre si guardò attorno, i sensi completamente in allerta. Poi, qualcosa si mosse sotto i suoi piedi.
Abbassò lo sguardo e vide una catena color pece fuoriuscire dalla propria ombra. La colpì col pugno d’oro, mandandola in frantumi. Ma ecco che, alle sue spalle, ne comparì una terza… e poi una quarta… e poi una quinta.
La felide si ritrovò presto a volteggiare tra le fruste di sabbia, riuscendo ad evitare la maggior parte di loro e a distruggerne altre con l’energia scaturita dai suoi pugni. Sfortunatamente, non fu in grado di eliminarle tutte: un totale di quattro catene le si avvolsero attorno alle braccia e alle gambe, inchiodandole a terra.
Sorpresa, Tigre tentò di liberarsi con la semplice forza bruta, ma quel metallo non voleva piegarsi; cercò di usare l’aura, ma il dolore le impediva di concentrarsi a dovere. Frustrata, si divincolò animatamente e rifilò uno sguardo infuocato al suo avversario.
<< Questo è da codardi! >> sputò, con enorme disprezzo.
L’espressione sul volto di Pitchiner si fece improvvisamente triste.
<< Lo è >> confermò con evidente rammarico, sorprendendola << Ma è anche necessario. Perdonami, so che meriteresti una fine da guerriera...ma come ti ho già detto, loro contano su di me. Io… devo farlo. >>
Si fece avanti, la falce posta proprio sotto il collo di Tigre.
<< Mi dispiace... >>
Ma prima che potesse calare la lama, un torrente di fuoco si abbatté contro di lui, scaraventandolo a diversi metri di distanza.
Le catene che tenevano Tigre si dissolsero in una nuvola di sabbia e la felide cadde a terra, ansimante. Quando sollevò la testa, i suoi occhi si posarono sull'inconfondibile figura di colui che l’aveva appena salvata.
<< Maestro! >>
Yen Sid, lo Stregone, era ritto in piedi di fronte a loro, la mano tesa e intrisa di energia magica.
<< Tigre >> le rispose, lo sguardo fisso in direzione della forma caduta di Kozmotis << Topolino mi ha informato dell’arrivo di un ospite inatteso. Immagina la mia sorpresa…quando l’ho visto in procinto di uccidere uno dei miei allievi. >>
La voce dell’anziano stregone sembrò rimbombare di puro potere, mentre fulmini e saette illuminarono il campo di battaglia.
<< Chi sei, straniero? E per quale motivo hai fatto breccia in questo santuario? Parla, e potrei rendere la tua punizione… meno dolorosa di ciò che riservo solitamente ai miei nemici. >>
In tutta risposta, Kotzmotis scrocchiò il collo un paio di volte, gli occhi ora illuminati di giallo.
<< E così è arrivato… eh eh… il grande stregone. Confesso… di essere un po' deluso. Mi aspettavo qualcuno di meno decrepito >> sibilò con un tono di voce mellifluo.
Scoprì i denti in un sorriso predatorio.
<< Ma penso che potresti comunque offrirmi una lotta divertente…No! >> sbottò all’improvviso, la sua voce normale recuperata << Ricorda perché siamo qui! Non siamo venuti per combattere. >>
E detto questo, i suoi occhi – ora castani – incontrarono quelli perplessi dello stregone.
<< Maestro Sid…deve venire con noi…me. Ho bisogno del suo aiuto >> disse con un tono di voce che suonava quasi supplichevole.
Lo stregone arricciò il volto in un cipiglio scontento. << Un modo interessante di dimostrarlo, visto il modo in cui hai quasi ucciso la mia guardiana. >>
Kozmotis trasalì, visibilmente castigato.
<< Un semplice malinteso, ve lo assicuro >> si affrettò a correggerlo << Ma ho DAVVERO bisogno di un oggetto che solo lei può darmi. Una volta conosciuta la sua posizione, vi assicuro che me andrò senza recarvi alcun danno. >>
Yen Sid rimase in silenzio per quasi un minuto. Poi, i suoi occhi si fecero improvvisamente freddi e tempestosi.
<< So cosa tu e il tuo…amico… >> sputò << state cercando. E la mia risposta…è no. Non vi aiuterò mai a trovare il manufatto. La sua posizione è celata per un motivo! >>
Da rispettoso, il volto di Kozmotis divenne una maschera impassibile. A Tigre non serviva essere un telepate per capire che quella non era affatto la risposta che aveva sperato.
Vide i suoi occhi ritornare ad un giallo malaticcio.
<< Allora sembra che non abbia altra scelta… >> sussurrò << che costringervi a parlare. >>
A quelle parole, la radura esplose in un turbinio di fiamme e sabbia nera.
Gli attacchi dei rispettivi avversari si scontarono con una potenza tale da costringere Tigre a coprirsi gli occhi, mentre gli alberi attorno al santuario cominciarono a prendere fuoco e l’acqua ad evaporare.
Il mondo divenne un vortice di lampi e ombre.
Quando la polvere generata dall’impatto si dissipò, ecco che Kozmotis comparve alle spalle di Yen Sid, la falce alta e pronta a colpire. Tigre si lanciò subito verso il vecchio mago, ma presto si rese conto che non avrebbe mai fatto in tempo.
La lama calò verso la spalla di Sid, chiaro segno che l’invasore non volesse colpirlo mortalmente…ma incontrò una certa resistenza. Attorno allo stregone si era appena materializzata una sorta di Aura azzurra.
Pitchiner spalancò gli occhi, sorpreso, mentre Yen Sid si limitò a sollevare la mano destra. Non si voltò nemmeno, mentre grosse radici sbucavano dal terreno e afferravano l’avversario come tante spire, prima di lanciarlo in direzione di Tigre.
La felide fu rapida a reagire e colpì l’uomo con un poderoso pugno dorato, rispedendolo verso il suo maestro. Questi non fu da meno ed evocò dal nulla una frusta argentata che andò ad avvolgersi attorno alla caviglia del nemico.
Kozmotis perse la presa sulla falce, e il suo corpo vene violentemente sbattuto da una parte all’altra della radura, come se fosse un animaletto di pezza tra le grinfie di un cane. Infine, Yen Sid lo scaraventò nelle acque del laghetto.
L’invasore fuoriuscì dall’acqua poco dopo, annaspando, gli occhi - illuminati nuovamente da un perfido bagliore dorato - interamente rivolto alla coppia di avversari.
Lo stregone incontrò il suo sguardo con un’espressione impassibile e compì alcuni movimenti con le mani.
Subito, le acque del laghetto sembrarono muoversi al ritmo di quei gesti, sollevandosi in aria come una gigantesca serpe. Poi, si abbatterono violentemente contro Kozmotis, il quale ebbe appena il tempo di ergere uno scudo di sabbia nera.
L’uomo dagli occhi gialli ringhiò, mentre sentiva la protezione cedere sotto la potenza di quell’attacco. Non sarebbe resistito ancora a lungo.
<< Pensavi davvero di avere qualche speranza? >> tuonò Sid << Sciocco! Ho combattuto esseri molto più potenti di te! So chi sei…o meglio, che cosa sei Pitch Black. Ho incontrato molte tue versioni, nel corso dei mie viaggi, e nessuna di loro è mai uscita vittoriosa da una battaglia con me. Rinuncia ora…e ti risparmierò la vita. >>
<< Temo che colui che dovrà rinunciare a questa battaglia… >> disse una voce suadente alle spalle dei combattenti << sei tu, vecchio stregone. >>
Yen Sid interruppe l’attacco, giusto un attimo prima che distruggesse completamente lo scudo di Kozmotis.
Sia lui che Tigre girarono subito la testa…e i loro occhi si posarono sull’esile figura di un uomo dalla pelle scura, vestito con bizzarri abiti violetti. Indossava anche un cappello a cilindro sgualcito, coronante un viso da donnola contratto in un perfido sorriso.
Yen Sid non sapeva chi fosse, ma in lui percepì l’inconfondibile puzzo del Vodoo, un tipo di magia in cui solo pochi praticanti delle arti arcane osavano cimentarsi…e per buone ragioni.
Il misterioso sconosciuto sollevò un bastone che teneva nella mano destra…e subito il corpo di Topolino sbucò da dietro un cespuglio, avvolto da viticci color pece.
<< M-maestro…mi dispiace >> balbettò l’apprendista, gli occhi rigati dalle lacrime.
Tigre scoprì i denti e fece un minaccioso passo in avanti.
In tutta risposta, lo sconosciuto sollevò un dito e cominciò ad agitarlo.
<< Ah ah ah, io non lo farei se fossi in te >> la ammonì scherzosamente << Potrei farmi un’idea sbagliata… e stringere la presa per errore. >>
Il suo sguardo crudele si posò sul prigioniero. << Dovreste proprio complimentarvi con lui. Mi ha visto mentre cercavo di attaccarvi alle spalle e ha provato a fermarmi. Sfortunatamente per lui…ho molti amici nei piani bassi. >>
Strinse le dita della mano destra e i gemiti sofferenti di Topolino si fecero più forti.
Yen Sid strinse gli occhi in un paio di linee sottili…e fece cenno a Tigre di tirarsi indietro.
La felide acconsentì con riluttanza. Nessuno dei due voleva rischiare la pelle del giovane apprendista.
Un grugnito alle loro spalle li avvertì che Kozmotis si era già ripreso dallo scontro.
<< Facilier >> disse offrendo al nuovo arrivato un cenno di ringraziamento << Sapevo che la nostra alleanza si sarebbe rivelata utile. >>
<< Ma naturalmente >> ribattè l’uomo con un inchino beffardo << Prendo sempre i miei contratti MOLTO seriamente, sai? >>
Yen Sid imprecò mentalmente. Era stato stupido, da parte sua, non prendere in considerazione che più di un nemico fosse riuscito a penetrare la barriera. Probabilmente, questo “Facilier” aveva attraversato lo squarcio mentre Tigre e il suo alleato erano impegnati a combattere.
Gli occhi dello stregone Vodoo tornarono a posarsi su di lui.
<< La situazione è molto semplice, vecchio >> riprese con tono affabile << Arrenditi a noi…o il topo tirerà le cuoia. Mi sembra un buon affare, non pensi anche tu? >>
“Non lo è affatto!” pensò Tigre, gli artigli che fremevano al solo pensiero di squarciare questo stregone. Come osavano prendere in ostaggio una persona pura e onesta come Topolino? E tutto per costringere il loro maestro in chissà quale piano nefasto.
Fece per muoversi… ma una mano nodosa le si posò sulla spalla, costringendola a fermarsi.
<< Molto bene >> sospirò Sid, visibilmente rassegnato << Verrò con voi. >>
Gli occhi di Tigre e Topolino si spalancarono all’unisono.
<< M-maestro Sid… non lo faccia… >>
<< Silenzio, roditore >> ringhiò Facilier, aumentando la presa dei viticci.
Lo stregone fu assai tentato di attaccare, anche solo per il piacere di ferire quell’uomo. Tuttavia, riuscì a mantenere il controllo delle proprie emozioni. Aveva trascinato lui Topolino in questa situazione…e ora doveva tirarcelo fuori.
<< Tigre… sta' giù. >>
<< Ma Maestro… >>
<< Fa' come ti dico! >> abbaiò, e subito la felide si ritrasse con le orecchie appiattite sulla testa.
Soddisfatto, Yen Sid si voltò verso Kozmotis, che lo stava guardando con sospetto.
<< Niente trucchi >> avvertì l’uomo, stringendo gli occhi in un paio di linee sottili.
Lo stregone annuì in accordo. << Niente trucchi… purché li lasciate vivere entrambi. >>
Perché per quanto fosse crudele, questa variante di Pitch Black sembrava stranamente più onorevole rispetto alla maggior parte delle sue controparti.
Kozmotis riconobbe le sue parole con un cenno, per poi indicare la sua testa.
<< Butta via il cappello >> ordinò << So quello che può fare. >>
Yen Sid sospirò mentalmente. A quanto pare, erano venuti MOLTO preparati. Con riluttanza, afferrò il suo oggetto magico più potente e lo lanciò ai piedi di Tigre, che lo prese rapidamente.
<< Soddisfatto? >> domandò beffardo, rivolto verso Facilier.
In tutta risposta, l’uomo si limitò a sorridere, per poi sollevare il bastone. Subito, una palla d’ombra andò a formarsi attorno al corpo dell’uomo, intrappolandolo.
<< È un piacere fare affari con voi >> sghignazzò lo stregone voodo, mentre lasciava andare Topolino.
L’apprendista ricadde pesantemente a terra e cominciò a tossire sonoramente.
Tigre corse subito da lui e lo aiutò a rialzarsi, mentre Kozmotis afferrava qualcosa da sotto il cappotto: un globo di neve.
Lo lanciò al suolo, e subito un vortice di luce si materializzò di fronte alla coppia di invasori.
<< Adieu, mon ami! >> esclamò Facilier, mentre entrambi scomparivano nel portale, seguiti dalla sfera contenente Yen Sid.
Tigre provò a raggiungerli… ma non fu abbastanza veloce. Il vortice si chiuse con un lampo, e le zampe della felide afferrarono solo la nuda terra. Aveva fallito il suo incarico. Il Santuario era stato violato… e Yen Sid era nelle mani di un nemico sconosciuto.
Strinse le mani a pugno, gli occhi illuminati da un bagliore furioso.
<< Dannazione! >>
 
 
 
E così si comincia! Ancora il Multiverso, ancora una volta minacciato… ma da chi?
Sicuramente da Pitch, o almeno da una sua versione MOLTO diversa rispetto a quella del primo libro. Ma sarebbe un po’ ripetitivo usare solo lo stesso villain, e infatti in questa storia non sarà affatto l’unico! Avremo ben sei antagonisti principali, e un altro lo avete già incontrato in questo capitolo: Facilier, aka L’Uomo Ombra, aka il villain principale della pellicola La principessa e il ranocchio!
Ma com’è finito a lavorare per l’Uomo Nero, che per qualche ragione si fa chiamare ancora con il suo nome umano?
Per chi non se lo ricorda, la storia sulle origini di Pitch è ampiamente spiegata nel terzo capitolo del primo libro, ma orami tutti voi dovreste sapere che l’Uomo Nero, prima di diventare un’entità lovecraftiana amante degli incubi, era un rinomato Generale.
Ma cosa vorrà da Yen Sid? Perché sì, in questa storia c’è anche lo stregone di “Fantasia”, accompagnato dal suo apprendista pasticcione, Topolino versione “Apprendista Stregone”! E non dimentichiamoci di Tigre, proveniente dalla saga di film “Kung Fu Panda”!
Come si sono intrecciate le loro storie? Non preoccupatevi, tutto sarà spiegato con il tempo.
Fino ad allora, lasciateci pure un commento. Ci vediamo al prossimo capitolo!
P.S. Essendo avvolte nel mistero, abbiamo deciso di sbizzarrirci con il passato di Yen Sid e di questa versione di Topolino. La società magica da cui proviene il secondo è leggermente ispirata a quella di Fate/Stay Night ed Harry Potter.
Magica Du Spell è un famoso personaggio della serie DuckTales, nonché il nome inglese del personaggio Disney Amelia la strega, acerrima nemica di Paperon de' Paperoni.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - It's time to have some FUN! ***


Eccoci qui con un nuovo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura, non vogliamo spoilerarvi niente ;)
 




Capitolo 1 - It’s time to have some FUN!
 
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“Wanna join me? Come and play!
But I might shoot you, in your face
Bombs and bullets will do the trick
What we need here, is a little bit of panic!”
Get Jinxed - Arcane
 


Metrocity non era certo estranea agli attacchi di persone dotate di superpoteri.
Fondata negli anni 50, la città era rapidamente diventata uno dei principali centri commerciali e politici della Terra, finendo rapidamente nel mirino di diverse organizzazioni criminali.
Agli inizi del ventunesimo secolo, tuttavia, si era assistito ad un brusco calo di questa tendenza, per lo più dovuto all’introduzione di due giocatori chiave che avrebbero plasmato la storia della metropoli per i decenni avvenire.
L’arrivo di questi individui straordinari aveva dato il via alla cosiddetta “Era dei eroi”, non poi così dissimile da ciò che era avvenuto in molti universi analoghi al tropo dei terrestri superdotati.
Quindi sì, Metrocity non era estranea alle persone dotate di poteri… e certamente non lo era ai supercriminali, come quello che aveva appena interrotto la giornata altrimenti ordinaria di Riley Andersen.
Ragazza di soli diciassette anni, aveva cominciato a lavorare come cameriera per il Dixy Pig da soli tre mesi. Un buon modo come un altro per guadagnare qualcosa prima dell’Università e offrire un minimo di sollievo alle finanze della famiglia.
Come ogni giorno, si era recata al locale per le sue consuete 5 ore da barista…ma proprio alla fine del suo turno, ecco che un forte vento aveva annunciato l’arrivo di un nuovo cliente. Uno che, dopo essersi guardato attorno, si era “premurato” di congelare metà del locale e dei suoi occupanti, tra cui il capo di Riley.
E mentre molte delle persone erano riuscite a scappare, la ragazza si era ritrovata coinvolta nel fuoco incrociato.
Con il cuore che le batteva a mille, sedeva rigida sopra uno sgabello, il corpo che le tremava per il freddo.
<< So cosa stai pensando…com’è successo? >> disse una voce roca e graffiante alle sue spalle << Come mi sono ritrovata in una situazione del genere? >>
Riley deglutì a fatica…ma non osò voltarsi. Non VOLEVA voltarsi, poiché questo avrebbe significato incontrare lo sguardo della stessa persona che aveva appena trasformato questo posto in un modello a grandezza esagerata di un freezer per gelati.
Sentì un freddo brivido attraversarle la spina dorsale, mentre una mano le si posava sulla spalla.
<< Guardati! Con il tuo bel grembiule, il tuo sorriso perfetto, quei grandi occhioni da cucciolo…tu, mia cara, sembri uscita direttamente dalla pubblicità di un Mc Donald di alta classe! Prendilo come un complimento. >>
Riley non era così sicura di poterlo fare.
All’improvviso, quella persona – anche se la ragazza non pensava di poterlo definire tale – le si piazzò davanti… e lei si ritrovò a fissare in un paio di occhi azzurri come il cielo stesso, bordati da un alone dorato.
E quegli occhi, appartenevano al ragazzo più bello che avesse mai visto. Sembrava quasi un modello, con i suoi lineamenti affilati, i capelli argentati e un sorriso che avrebbe potuto far sciogliere il cuore alla maggior parte delle sue amiche.
<< Fammi indovinare: ti sei alzata come ogni mattina, denti lavati e tutto il resto, sei venuta fin qui a lavorare come ogni giorno, hai servito qualche tavolo…e poi POOF! Quando eri bella che pronta per finire il tuo turno, ecco che un maniaco vestito da Re della Notte ha avuto la bella idea di rovinarti la giornata! >> esclamò, prima di corrucciare il volto con falso dispiacere << Scusa. >>
Si tirò indietro, e Riley potè vederlo bene per la prima volta dal suo arrivo.
Indossava una felpa blu scuro, con un cappuccio di pelliccia drappeggiato sulle spalle, pantaloni sgualciti…e non portava scarpe. Malgrado la temperatura nel locale fosse ora sotto lo zero, lui non ne sembrava minimamente disturbato!
Infine, nella mano destra reggeva uno strano bastone dalla punta ricurva, ricoperto da schegge di ghiaccio.
Dopo averle lanciato un’occhiata laterale, il ragazzo si portò ambe le mani sulla guancia destra, assumendo una posizione che a Riley ricordava vagamente le damigelle in pericolo dei vecchi film di ambientazione medievale.
<< “Ma Signor Maniaco, come mai hai deciso di distruggere la mia perfetta routine?” >> disse con una vocetta acuta << Questa è un’ottima domanda, Barbie. E per un’ottima domanda meriti un’ottima risposta! Ragion per cui… >>
Si voltò di scatto e, con la punta del bastone, afferrò una gambe del suo sgabello e lo spinse contro una colonna, mentre lui saltava sopra il tavolo più vicino.
<< Mettiti comoda, beviti un caffè…e lasciati guidare dall’immaginazione! >> esclamò, allargando le braccia come un prestigiatore.
Il cuore di Riley cominciò a battere a mille.
Aveva freddo… ed era assolutamente terrorizzata.
<< T-ti prego… >> balbettò, odiandosi per questo << non farmi del male… >>
<< At-ta-ta-ta >> la interruppe lo sconosciuto, correndo da lei e mettendole un dito sulle labbra << Niente interruzioni durante la storia. È semplice cortesia. >>
Le fece un occhiolino malizioso, e la barista non potè fare a meno di chiedersi se stesse flirtando con lei…o, più probabilmente, se volesse solo metterla a disagio.
Il ragazzo si portò un dito al mento e cominciò a picchiettarselo.
<< Dunque, da dove cominciare…oh, lo so! >> disse, prima di fare un paio di colpi di tosse << Correva l’anno 1700 e qualcosa. L’Impero britannico era nel pieno della sua espansione coloniale, la schiavitù andava ancora forte e gli americani avevano da poco cominciato lo sterminio dei nativi. Roba da pazzi, dico bene? Insomma, ti rendi conto che questo intero paese è stato costruito sul sangue dei suoi abitanti?! Ugh, ecco, ora il moralismo del ventiduesimo secolo ha infettato anche me…meglio tornare alla storia. >>
Scosse la testa e battè ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Comunque! Il qui presente Mr Cold, che all’epoca era una persona un POCHINO diversa, stava pattinando con la sorella sopra un laghetto ghiacciato. Non la più intelligente delle idee, ora che ci penso, ma all’epoca non avevamo ancora i cellulari. Giochiamo, ghiochiamo…e poi crack! Il ghiaccio si rompe. Il bel ragazzo salva l’adorabile sorellina, cade nel laghetto e congela alla splendida temperatura di -13 gradi sotto lo zero. >>
Malgrado la situazione, Riley non potè che ascoltare quella storia assurda con un’espressione rapita.
Questo ragazzo le stava davvero narrando le sue origini? A quanto pare si chiamava Mr Cold…ed era vecchio di secoli.
Ma le stava dicendo la verità? Oppure era solo un menzogna atta all’unico scopo di tormentarla? Visto ciò che era riuscito a fare nell’ultima mezz’ora, la barista non ne era poi così convinta.
Mentre rimuginava su questo, il criocineta – poiché di questo si trattava sicuramente - si accasciò sulla superficie del tavolo.
<< In sintesi, sono morto. E dai retta a me, ragazza: la morte…è…noiosa! Ma tornare in vita? Ah! Quello sì che è stato fantastico. Sai una cosa? Dovremmo morire tutti almeno una volta, per acquistare una nuova e sana prospettiva sulla vita. >>
E, detto questo, risollevò il busto e tornò a fissarla dritta negli occhi, il volto sempre contratto da quel sorriso accattivante.
A Riley non sfuggì certo il significato dietro a quella parole.
<< Per favore...mia madre e mio padre mi stanno aspettando…il mio fratellino… >>
<< Risparmiami la predica, ormai la conosco a memoria >> la interruppe ancora una volta Mr Cold << “Non farmi del male, ho una famiglia, posso pagarti, ti prego, smettila di congelarmi a morte!” >>
La barista sentì le lacrime farsi strada negli occhi, ma si costrinse a non piangere. Non avrebbe concesso a questo psicopatico il lusso di vederla disperarsi come una bambina.
<< Dov’ero rimasto? Ah sì! Morto, tornato in vita con poteri di ghiaccio e il buon augurio di un’entità decrepita a cui piace stalkerare gli umani dalla sua torre d’avorio >> continuò Cold, prima di fissare il soffitto con un’espressione molto più contemplativa << Mi chiedo se ci sia una sua versione anche in questo universo. >>
Riley non aveva la minima idea di cosa stesse parlando, ma scelse saggiamente di restare in silenzio.
Non voleva indispettirlo. Doveva continuare a farlo parlare, e sperare che qualcuno – la polizia o ALTRO – sarebbe giunto in suo soccorso.
Cold afferrò un’altra sedia e le scivolò di fronte.
<< Ora arriva la parte migliore >> riprese << Immaginati la scena: sono appena tornato in vita, scopro di avere l’abilità di controllare i venti e il ghiaccio. Sono euforico! Sono emozionato! Voglio mostrare questi incredibili poteri al mondo intero! E così mi reco al villaggio più vicino…e scopro che nessuno può vedermi. >>
A quelle parole, il suo sguardo si fece improvvisamente freddo. “Glaciale” fu lo scontatissimo paragone che venne in mente alla ragazza, mentre osservava il giallo dei suoi occhi farsi molto più accentuato.
<< Trecento anni… >> sibilò << per trecento dannati anni sono rimasto in quelle condizioni. Invisibile…incapace di interagire con gli umani…da solo. Da restarci pazzi. >>
“Posso crederci” pensò Riley, deglutendo nervosamente.
Come se le avesse appena letto nella mente, il criocineta agitò una mano sprezzante. << Oh, non sono impazzito per quello. Veramente! Ho perso la testa più tardi, dopo che uno spirito col feticcio della paura mi ha chiesto di unirmi alla sua campagna di dominio globale, o roba del genere. Ovviamente ho accettato. Insomma, che cos’avresti fatto al mio posto? Ero rimasto solo per secoli, i Guardiani mi avevano appena voltato le spalle, e ti giuro che questo sapeva essere MOLTO convincente! Insomma…ero disperato! >>
Si porse in avanti e le afferrò ambe le spalle, facendola rabbrividire. Sembrava che stesse davvero cercando la sua approvazione.
<< Io…ti capisco >> borbottò  la barista, sperando che questo lo avrebbe fatto allontanare.
Gli occhi del ragazzo parvero illuminarsi come un albero di natale.
<< Grazie! >> esclamò, mentre si tirava indietro << Sapevo di poter contare sul tuo supporto, Roxy. >>
<< Ehm…mi chiamo Riley… >>
<< Fa lo stesso! >> ribattè l’altro con un roteare degli occhi << Siamo quasi arrivati alla fine della storia. >>
“E nessuno si è ancora fatto vedere” pensò disperatamente la ragazza.
Cold si stiracchiò sulle schienale della sedia, le braccia incrociate dietro la testa.
<< Dunque, passo i successivi cento anni ad aiutare questo psicopatico a conquistare il Multiverso. Esiste un Multiverso, a proposito. Sì, voi umani siete ancora più insignificanti di quello che pensiate. Scusa…di nuovo >> aggiunse, mentre la mente della barista correva come un treno << Ma io voglio essere libero! I collari mi sono sempre stati stretti, e così aiuto l’ennesima banda di “eroi” ad eliminare il mio vecchio capo. >>
Si alzò di scatto, spaventando Riley, e gridò: << Libertààààààààààà! >>
Ora, il suo volto era una maschera di maniacale soddisfazione, come quella di un bambino che aveva appena finito le lezioni scolastiche.
Cominciò a passeggiarle attorno, roteando il suo bastone.
<< Dopo la sua sfortunata dipartita, ho recuperato tutti i dispositivi che usava per spostarsi tra gli universi. E credimi, ci sono davvero mondi meravigliosi, là fuori! Altri molto più noiosi. Mondi che hanno bisogno di un po’ di sano divertimento…mondi che hanno bisogno di ME. Come questo! >>
I suoi occhi glaciali tornarono a posarsi su di lei.
<< E sai qual è la cosa migliore? >> domandò retoricamente, i denti scoperti e scintillanti come perle << Ho scoperto che in questi universi posso manifestarmi sul piano mortale senza aver bisogno del vostro “credo”. Credo che abbia a che fare con i diversi tipi di energia magica, o qualcosa del genere. Davvero MOLTO conveniente. >>
Scrollò le spalle e ricadde sulla sedia.
<< E così eccomi qui, pronto a tirarvi fuori dalle vostra grigia e monotona esistenza. Qualsiasi domanda? >> chiese con tono colmo d’anticipazione.
Oh, Riley aveva MOLTISSIME domande. Non solo riguardo alla sua storia, ma in particolare sul Multiverso in generale. Eppure, vista la situazione, l’unica domanda davvero importante era una sola.
<< Hai intenzione di uccidermi? >> domandò esitante. DOVEVA saperlo. Non poteva continuare a girare attorno al cespuglio, con il terrore costante che sarebbe scattato da un momento all’altro e l’avrebbe ridotta ad un ghiacciolo.
Cold rimase in silenzio, fissandola per quello che sembrò un tempo interminabile.
<< Sai…non ne sono del tutto sicuro >> ammise lentamente << Non mi metto a congelare la gente a caso. Lo faccio quando lo trovo divertente. >>
La sua mano scattò in avanti…e passò un dito affusolato sul volto di Riley, con una delicatezza che la sorprese.
<< E cosa potrebbe mai esserci di divertente nel congelare un bel visino come il tuo? >> continuò il criocineta, sorridendole molto più gentilmente.
La barista non riusciva davvero a capirlo. Un attimo prima sembrava pronto a distruggere questo posto…e ora la stava trattando come se non l’avesse tenuta in ostaggio nell’ultima mezz’ora!
Ma il modo in cui la stava toccando… era un po’ inquietante.
All’improvviso, il ragazzo si allontanò con un balzo.
<< Per quanto abbia apprezzato il nostro tempo insieme, temo di dover andare… Ho un inverno da portare! >> esclamò, prima di girarsi verso l’uscita del locale.
Il cuore di Riley le affondò nel petto.
Questo pazzo stava per riversare i suoi poteri sull’intera città?
La mente della ragazza tornò a suo fratello, che probabilmente era ancora nella scuola situata ad appena un isolato da qui…a sua madre, che lavorava dal parrucchiere di fronte…fino a suo padre, il cui lavoro li aveva costretti a trasferirsi in questa metropoli.
<< Qualcuno ti fermerà! >> sbottò all’improvviso.
La mano di Cold rimase sospesa sulla maniglia, e Riley si sentì improvvisamente una stupida.
Sarebbe dovuta restare in silenzio… ma non poteva lasciare che questo mostro facesse del male alla sua famiglia, e così avrebbe continuato a prendere tempo.
Il criocineta si voltò verso di lei.
<< Ad esempio? >> domandò freddamente << Le pecore che sono fuggite nell’istante in cui ho messo piede in questo posto? >>
No…c’erano altri che avrebbero potuto fermarlo. Una persona in particolare, la stessa che aveva protetto questa città da diversi anni!
E Riley poteva solo sperare che, anche in questo caso, sarebbe giunta in soccorso di un cittadino in pericolo.
Cold fece alcuni passi verso di lei e sollevò la punta del bastone, ora illuminata da un intenso bagliore azzurro.
<< Mi dispiace per te, cara…ma nessun eroe verrà per salvare questa città. >>
<< Se è quello che credi… >> disse improvvisamente una voce alle spalle del ragazzo << Allora ti conviene chiedere l’aiuto del pubblico…perché ogni cosa che hai appena detto era SBAGLIATA! >>

                                                                                                                   * * *

Mr Cold – un tempo conosciuto come lo Spirito Invernale Jack Frost – aveva visto molte cose strane durante la sua lunga vita.
Mondi popolati da creature fantastiche, in cui esseri come draghi e fate erano all’ordine del giorno. Universi in cui mostri come i troll erano più simili a delle strane caramelle gommose, altri in cui gli spiriti non dovevano nascondersi agli occhi delle masse o futuri apocalittici in cui strane macchine simili a cappelli avevano soggiogato la Terra.
E da quando si era lasciato Pitch Black alle spalle, era riuscito a visitarne molti altri, uno più bizzarro dell’altro!
Dopo anni passati nell’oscurità, costretto a servire le folli ambizioni dell’Uomo Nero, ora poteva finalmente dare libero sfogo al suo vero centro: il divertimento!
E ne aveva portato parecchio, a tutti quegli universi che aspettavano solo la persona giusta per dare il via ad una bella festa!
Eppure, poche cose avrebbero potuto prepararlo per una visione del genere.
Perché davanti a lui… avevano appena preso posto ben due degli esseri più strani che avesse mai incontrato.
Uno di loro, quello che aveva parlato, era un uomo dalla carnagione blu chiaro…e una testa che sembrava fosse stata gonfiata come un palloncino. Era vestito con un abito nero e attillato, completo di mantello color pece, mentre uno sciame di piccole macchine gli volteggiavano attorno come api.
Il suo compagno era ancora più strano. Aveva il corpo di un gorilla…e uno strano pesce verde per testa, rinchiuso in una teca di vetro. E gli stava pure sorridendo!
Lentamente, lo sguardo di Cold incontrò gli occhi verdi dell’uomo blu.
<< Carina >> commentò beffardo << L’hai praticata davanti ad uno specchio? >>
<< Davanti ad un ologramma, in realtà >> intervenne il pesce, ricevendo uno scappellotto sulla teca da parte del compagno.
<< Minion! >> sibilò questi, con tono di rimprovero << Non rivelare segreti militari al nemico! >>
Cold non potè trattenersi dallo sbuffare.
<< Fantastico, ha pure il suo aiutante personale >> borbottò, mentre lanciava ad entrambi un’occhiata assai poco impressionata.
Sicuramente erano dei supereroi. Ne aveva incontrati alcuni, durante i suoi viaggi, ma mai così bizzarri.
<< E tu chi dovresti essere? >> chiese rivolto a colui che doveva essere “il capo” << La versione a buon mercato del Dottor Manhattan? >>
Entrambi gli eroi si portarono una mano al cuore, annaspando come se il criocineta avesse appena detto una qualche eresia.
<< Sono sinceramente sorpreso che tu non mi conosca…specialmente visto il luogo in cui hai deciso di creare scompiglio >> disse quello blu, prima di cimentarsi in una posa che a Cold ricordò vagamente una statua di Giulio Cesare.
<< Ascoltami bene, manigoldo! >> esclamò, mentre l’uomo pesce lo fissava con uno sguardo rapito e ansioso al tempo stesso << Oggi avrai l’onore di affrontare l’uccisore di Metroman! Colui che ha sconfitto il temibile Titan! Il più grande supereroe di Metrocity! >>
Allargò ambe le braccia, prese un respiro profondo e disse: << Il solo e unico…MEGAMIND! >>
Il silenzio calò all’interno del locale.
L’uomo rimase completamente immobile, le braccia allargate e il volto arricciato in un sorriso tutto denti. Sembrava…in attesa di qualcosa, concluse Cold.
Ma quando non accadde niente, il presunto supereroe fece un paio di colpi di tosse.
<< Ho detto…il solo e unico MEGAMIND! >> ripetè a gran voce, mentre sia lo spirito che Riley lo fissavano basiti.
Ma anche questa volta, il locale rimase in completo silenzio.
L’appena nominato Megamind sospirò rassegnato e tirò un alto scappellotto al suo aiutante.
<< Minion! >> sibilò << L’effetto sonoro! L’hai dimenticato un’altra volta! >>
Sul volto del pesce andò a dipingersi un’espressione imbarazzata. << Oh, scusi, signore… ero troppo preso dalla presentazione! Può farlo un’ultima volta? >>
L’uomo blu cominciò a strofinarsi la punta del naso.
<< Ti dispiace? >> chiese rivoltò a Cold, con tono quasi implorante.
Il criocineta si limitò a scrollare le spalle. << No, no, fa con calma, non vado da nessuna parte >>
<< Grazie. Ora, come stavo dicendo… Il solo e unico…MEGA…! >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Un proiettile di luce azzurra lo colpì in pieno petto, sbalzandolo da terra e spedendolo dritto contro un’automobile. Il mezzo di trasporto esplose in una pioggia di vetri rotti e pezzi di metallo, mentre Minion si voltava lentamente verso l’attaccante.
Cold incontrò il suo sguardo sorpreso con un sorriso impertinente, il bastone rivolto verso il suo capo.
<< Per quanto sia stato divertente, Grande Puffo, temo di avere una città da congelare >> disse con aria disinvolta, per poi indicarne la punta verso il pesce.
Tuttavia, prima che potesse fare qualsiasi cosa, un’imponente figura spuntò fuori dai resti della macchina.
<< Dovrai passare sul mio cadavere di titanio >> disse Megamind, il corpo ora ricoperto da un’enorme armatura.
La superficie della corazza sembrava muoversi come uno specchio d’acqua, ondeggiando ad ogni passo. Era un vero e proprio spettacolo d’ingegneria, creato da quelle stesso sciame di nano-macchine che si era portato dietro.
Il ghigno sul volto di Cold si fece molto più predatorio.
<< Ora sì che si ragiona >> disse a bassa voce, mentre attorno a lui cominciavano a protrarsi dei tentacoli di sabbia nera.

Track 3:
https://www.youtube.com/watch?v=Dn4F42bG9Dg

Per un attimo, i soli occupanti del locale rimasero completamente immobili. Tutt’attorno sembrò calare un’atmosfera da film Wenstern, mentre anche i passanti spaventati si allontanavano dallo scontro imminente.
Come già spiegato, Metrocity non era certo estranea alle battaglie tra eroi e cattivi, molte delle quali erano state combattuto dallo stesso uomo che ora si prodigava per la salvezza dei cittadini: Megamind, un tempo il più famigerato criminale di questo mondo, un alieno proveniente da un pianeta lontano e acerrimo nemico di Metroman, il più grande supereroi mai esistito.
Ora, quei giorni erano assai lontani. Megamind aveva da tempo abbandonato la sua vita da supercattivo, scegliendo di prendere il posto del compianto avversario e diventare il paladino dei deboli e degli innocenti.
Ecco perché quel giorno… si sarebbe assicurato di sconfiggere questa nuova minaccia a tutti i costi!
I tentacoli di sabbia nera scattarono verso di lui, accompagnati da lunghe stalattite di ghiaccio.
I sistemi interni della tuta reagirono all’istante, permettendo all’uomo blu di evitare l’attacco con superba agilità. Poi, l’armatura balzò verso Mr Cold con un poderoso pugno.
Compiendo un unico movimento del bastone, lo spirito evocò uno scudo scintillante di fronte a sé.
Il braccio meccanico dell’eroe investì con forza la protezione, creando un’onda d’urto abbastanza potente da costringere Riley a ripararsi sotto un tavolo. Al contempo, Minion caricò di forza contro il criocineta, che si ritrovò costretto ad evitare gli assalti di ben due avversari.
Con il bastone cominciò ad intercettare i colpi del pesce, mentre con la mano libera controllava i tentacoli si abbia e ghiaccio.
Ben presto, il locale divenne un vero e proprio campo di battaglia, un agglomerato di appendici che serpeggiavano da una parte all’altra della stanza, distruggendo o congelando qualunque cosa con cui entravano in contatto.
Dal suo rifugio, Riley riusciva a malapena a capire cosa stesse succedendo! Non aveva mai visto niente di più caotico in tutta la sua vita.
All’improvviso, Cold allungò la mano e intrappolò Minion tra quelle spire. Poi, roteò il bastone con forza… e colpì il petto di Megamind. E malgrado l’arma non sembrasse tanto più resistente di un ramo d’albero, l’impatto fu abbastanza intenso da rispedire il supereroe fuori dal locale, direttamente al centro della strada che si affacciava allo stabilimento. 
Pezzi d’asfalto e marciapiede volarono in ogni direzione, mentre il macchinario strusciava sulla carreggiata in un turbinio di scintille.
Megamind si rialzò in piedi…e venne investito in pieno da un Mr Cold volante.
Entrambi i combattenti finirono contro un idrante, a cui seguì un’esplosione di acqua tanto alta da toccare i tetti dei palazzi circostanti. Subito dopo, lo Spirito e il Supereroe attraversarono l’edificio più vicino da parte a parte, facendolo crollare su se stesso.
Minion osservò il tutto con occhi nervosi.
<< Il sindaco non sarà affatto contento >> sussurrò rassegnato, ben consapevole della stirata che li avrebbe aspettati a fine battaglia.
Nel frattempo, la figura di Cold venne sparata fuori da sotto le macerie, finendo addosso ad un autobus.
Il ragazzo gemette sonoramente.
<< Ugh…questo tizio picchia bello forte, glie lo concedo >> borbottò a se stesso, mentre si rimetteva in piedi con un balzo.
Se non fosse stato per tutta la paura e il credo che aveva accumulato negli ultimi cento anni, dubitava che sarebbe resistito così a lungo contro un avversario del genere.
Fortunatamente, non era più lo spiritello di una volta! Perché da molto tempo, Mr Cold - un tempo il Jack Frost del suo universo - era diventato una minaccia capace di mettere in ginocchio interi mondi, proprio come il suo vecchio “maestro” aveva sempre voluto.
<< Perché non diamo una rinfrescata a questo posto? >> sogghignò, mentre sollevava ambe le mani.
Il mondo attorno a lui cominciò a cambiare.
Un forte vento iniziò a sferzare su tutto il quartiere, abbastanza forte da sollevare foglie, cartelloni pubblicitari e perfino mezzi di trasporto! Al contempo, la temperatura della zona calò velocemente, raggiungendo diversi gradi sotto lo zero, mentre fiocchi di neve e pezzi di ghiaccio ad alta velocità turbinavano nell’aria.
Per evitare di essere risucchiato in quel tornado, Megamind fu costretto ad attivare i magneti dell’armatura, con cui avrebbe perso gran parte della propria mobilità. Eppure, il macchinario aveva difficoltà a rimanere fermo!
Questo ragazzo, chiunque fosse, era decisamente una forza da non sottovalutare.
<< Minion, che cosa puoi dirmi sul nostro nuovo amico? >> chiese attraverso il comunicatore della tuta.
<< Credo sia un criocineta, capo >> fu la pronta risposta del suo aiutante << Secondo quanto visto fin’ora, è in grado di manipolare e solidificare qualsiasi forma d’acqua, anche quella disciolta nell’aria. Non solo, sembra avere anche un certo controllo sul vento e altri fattori atmosferici. >>
A quelle parole, sul volto di Megamind andò a disegnarsi un sorriso eccitato.
<< Allora sarà il caso di alzare un po’ la temperatura! >> proclamò grandiosamente. Dopotutto, era da molto tempo che non affrontava un avversario dotato di poteri.
Sollevò la mano destra… e l’armatura cominciò ad emettere uno strano suono. Pochi secondi dopo, un forte ronzio andò ad aggiungersi allo scrosciare del tornado di neve.
Cold inarcò un sopracciglio, seguì la provenienza del rumore… e i suoi occhi si posarono su una nube nera sospesa a qualche centinaio di metri da terra.
“No” si rese presto conto “Non è una nube. Sono…”
Droni?
In effetti, dal cielo stavano discendendo migliaia di piccoli robot simili a meduse, con i corpi illuminati da un unico occhio rosso.
Le creature meccaniche ignorarono lo spirito e si lanciarono tutte all’unisono verso il tornado. Una volta lì, cominciarono a circondarlo seguendo la direzione opposta dai venti… prima di riversarci addosso delle potenti fiammate, fuoriuscite direttamente dalle loro boccucce metalliche. 
Cold strabuzzò gli occhi.
<< Ehi! Così non vale! >> esclamò indignato.
In tutta risposta, dagli altoparlanti del suo avversario provenì una fragorosa risata.
<< Sciocco! >> lo rimproverò l’inconfondibile voce di Megamind << Un vero cattivo non combatte mai lealmente! >>
Il criocineta inclinò la testa, visibilmente confuso dalle parole dell’uomo blu.
<< Ehm…non dovresti essere un supereroe? >> domandò perplesso.
Ci fu un attimo di silenzio.
<< Oh, è vero >> borbottò Megamind << A volte me lo dimentico… >>
Un altro proiettile di ghiaccio lo spedì contro una fioreria, riversando vasetti e terriccio sulla strada.
<< Sai che cos’ha ucciso i dinosauri? >> chiese Cold, con voce maliziosa << L’era glaciale! >>
Puntò il bastone verso il supereroe... e qualcosa iniziò a prendere forma di fronte a lui.
Dapprima solo una massa indistinta di nevischio, assunse le sembianze di un vero e proprio Tyrannosauro fatto interamente di ghiaccio.
Lo Spirito sorrise furbescamente. Gli ci era voluto un po’ per ricreare la tecnica usata da due sue vecchi nemici per creare creature di ghiaccio…ma dopo qualche mese di allenamento, non solo era riuscito ad apprenderla, ma addirittura a migliorarla!
Il dinosauro di neve ruggì verso Megamind e si lanciò verso di lui.
Ben presto, il quartiere tornò ad essere un campo di battaglia, mentre la bestia e il supereroe se le davano di santa ragione al centro della strada, distruggendo veicoli ed edifici allo stesso modo.
Ad un certo punto, l’uomo in armatura finì direttamente contrò i cavi della luce, provocando un blackuout generale della zona.
Fu solo grazie al tempestivo intervento dei suoi droni se riuscì a riguadagnare terreno.
Le macchina cominciarono a bersagliare il Tyrannosauro con il loro lanciafiamme, a cui presto si unì la potenza di fuoco di Megamind.
La bestia esplose con un ultimo ruggito e i suoi resti scivolarono fino ai piedi del Supereroe.
Quando questi si guardò attorno…del suo avversario non era rimasta neanche l’ombra.
Riattivò subito il comunicatore dell’armatura.
<< Minion, lo vedi? >>
<< I sensori non rilevano niente, Signore >> rispose il sottoposto << Temo che sia fuggito. >>
Megamind schioccò la lingua. Non era il risultato che aveva sperato, ma era sempre meglio di una sconfitta.
<< Almeno la città è salva >> borbottò… finchè non si rese conto dello stato in cui la battaglia aveva ridotto il quartiere. Probabilmente c’erano danni da milioni di dollari!
<< Beh…più o meno >> aggiunse imbarazzato, prima di sollevare un dito metallico verso il cielo << Torniamo alla base, Minion! Cerchiamo di capire dove sia fuggito quel cattivo a buon mercato. >>
<< Subito, signore! Oh…dovremmo anche riportare la testimone a casa sua, ora che ci penso. >>
<< Giusto, ottima osservazione >> concordò l’eroe << Prima la porteremo a casa…e poi dritti alla base! >>
 
                                                                                                               * * *

Non molto lontano, Mr Cold atterrò tranquillamente in un vicolo disabitato.
Grazie alla distrazione creata dal suo mostro di ghiaccio, non gli era stato affatto difficile scivolare lontano dalla mischia.
<< Credo di avere un po’ di neve nelle orecchie >> borbottò, mentre si scrocchiava il collo.
Almeno si era divertito! Le terre parallele con superumani erano molto spesso le più interessanti da visitare, ma ora aveva bisogno di recuperare un po’ di energie.
Tirò un globo di neve da sotto il mantello.
<< Ma quale potrebbe essere la prossima fermata… >>
Un lampo di luce azzurra illuminò il vicolo alle sue spalle.
Cold si tese come una corda di violino e girò lentamente la testa. Aveva visto quel fenomeno abbastanza volte da sapere cosa sarebbe successo di lì a poco.
Quel bagliore inconfondibile, simile ad un vortice…il rumore di qualcosa che veniva risucchiato... quello era sicuramente un portale!
Lentamente, alcune figure cominciarono a fuoriuscire dalla spaccatura.
Erano circa una decina, vestite con delle strane armature bianco latte, e indossavano tutte una pallida maschera dalla superficie ovoidale.
Tutte loro portavano dei grossi fucili dall’aspetto fantascientifico… eccetto una.
Sembrava una donna, a giudicare dalla corporatura più minuta e dalle forme femminili accentuate. Aveva anche una lunga treccia biondo platino che le cadeva sulle spalle, ma a differenza dei suoi compagni non sembrava armata.
Che fosse il loro capo?
I nuovi arrivati fecero una rapida panoramica della zona, poi puntarono i loro fucili verso di lui.
“Ugh, e ora questi che cosa vogliono?” pensò stizzito.
Il desiderio di combattere era completamente sparito. Ora voleva solo rilassarsi!
<< Posso aiutarvi? >> chiese con un sorriso apparentemente rilassato.
La donna fece un passo indietro, facendo spazio al resto dei soldati.
<< Cercate di prenderlo vivo >> ordinò con una voce distorta elettronicamente.
L’espressione di Cold divenne improvvisamente fredda.
<< Prendermi vivo, eh? >> borbottò cupamente << Questa…è una scelta di parole molto stupida. >>
I soldati premettero il grilletto.
Proiettili di pallida energia saettarono verso di lui, ma gli bastò issare uno scudo di ghiaccio per fermarli. La protezione esplose in tanti piccoli fiocchi di neve, nascondendolo temporaneamente alla vista.
<< Passate alla visione termica >> disse uno degli uomini, mentre il vicolo si riempiva di una densa nebbia.
Per un attimo, non accadde niente… poi, lo stesso soldato che aveva appena parlato venne colpito in pieno da un viticcio di sabbia nera. Il compagno più vicino puntò il fucile per puro istinto, ma ecco che un proiettile di ghiaccio lo mandò a sbandare contro uno dei suoi alleati.
Il resto dei soldati cominciarono a fare fuoco, cercando di colpire l’ombra scattante che scivolava nella nebbia.
Si udirono altri colpi…il rumore di qualcosa che cadeva…il suono di altre urla. E quando la coltre si fu diradata, Mr Cold stava sopra i corpi svenuti di tutti gli avversari, eccetto uno.
<< Hai voglia di provarci tu? >> domandò lo spirito, beffardo.
La donna non rispose. Invece, si limitò ad allungare la mano destra…e questa cominciò a illuminarsi di un familiare bagliore azzurro.
Dapprima, Cold udì un crepitio inconfondibile. Subito dopo, una spada di puro ghiaccio si materializzò tra le dita della sconosciuta.
Per la seconda volta in un solo giorno, gli occhi dello spirito si spalancarono increduli.
<< Mi stai prendendo in gir- … >>
Venne attaccato prima che potesse terminare la frase.
La donna scattò in avanti e compì un rapido fendente con la lama.
Cold fu rapido a parare un secondo attacco con il bastone, poi evocò uno scudo per pararne un terzo.
La sua avversaria era veloce… e sicuramente addestrata, visto il modo in cui lo stava mettendo alle strette.
Quando lo spirito evitò l’ennesimo assalto, ecco che lei usò la mano libera per sparare un proiettile di ghiaccio. Cold riuscì ad evitarlo per un pelo, e restituì l’attacco con maggior feroce.
Ben presto, il vicolo divenne un riecheggiare di esplosioni, mentre le pareti degli edifici venivano ricoperte di brina.
All’improvviso, entrambi i combattenti si ritrovarono coinvolti in una gara di forza, mentre i i loro poteri si scontravano in un turbinio di nevischio e luce azzurra.
Cold strinse i denti e cominciò a indietreggiare.
<< Niente male >> commentò impressionato << Sei in gamba, tesoro…ma io sono più cattivo! >>
Una frusta di sabbia nera sparò dalla sua ombra, andando ad avvolgersi attorno alla caviglia dell’avversaria. E prima che questa potesse rendersene conto, il viticcio tirò con forza e cominciò a sbatterla da una parte all’altra del vicolo, fino a mandarla contro un cassonetto.
Cold le fu subito addosso, accovacciandosi sul suo petto
<< Qualche ultima parola? >> sogghignò crudelmente.
La donna tentò di muovere le mani… ma un altro paio di viticci glie le bloccarono a terra, impedendole qualsiasi movimento.
Curioso, lo spirito usò il manico del bastone per rimuovere la pallida maschera… e si bloccò.
<< Elsa? >> sussurrò incredulo.
Non vi era alcun dubbio.
Viso pallido e delicato…occhi azzurri quasi quanto i suoi…capelli biondo platino…costei era proprio Elsa di Arendelle, la stessa giovane donna che aveva aiutato la sua controparte a sconfiggere Pitch Black!
Ma cosa ci faceva qui? Perché era qui?! E soprattutto…che diavolo stava indossando?
Invece di rispondergli, la giovane donna prese un respiro profondo e…
<< Ora! >> urlò a gran voce.
Confuso, Cold fece per voltarsi…e fu allora che venne colpito in pieno da un’abbagliante luce verde.
Lo spirito si sentì improvvisamente invadere da una sensazione di profonda stanchezza.
Provò a sollevare il bastone… ma invece cadde a terra, mentre alcune figure dai lineamenti confusi camminavano verso di lui.
<< Ottimo lavoro, Eda >> udì mentre i suoi sensi cominciavano a lasciarlo << Ora portiamolo al Centro di Detenzione… >>
Fu tutto ciò che riuscì a sentire, prima di cadere nell’oscurità.



 
 
Boom!
E così, Mr Cold – aka Evil Jack Frost – è tornato più scatenato che mai. Cosa, pensavate che il suo momento di ribellione nel primo libro fosse stato sufficiente per redimerlo? Ah! Ne avrà di strada da fare, se mai vorrà cambiare fazione.
E sì, abbiamo deciso di fargli affrontare uno dei nostri personaggi animati preferiti: Megamind, protagonista di uno dei migliori film Dreamworks in ASSOLUTO! “Megamind”, per l’appunto.
Era la prima volta che usavamo il personaggio, quindi diteci se gli abbiamo reso giustizia, e se la battaglia tra lui e Cold vi sia piaciuta.
E sì, è tornata Elsa…ma sarà quella canonica, che avete già incontrato nel primo libro? Oppure una variante?
E chi è questa Eda? Non è un OC, questo possiamo dirvelo.
P.S Riley Andersen è una variante della protagonista del film “Inside Out”, qui lanciata nell’universo Dreamworks di Megamind. Ma tranquilli, starà bene. Tutti i mondi visitati da Cold, inoltre, sono citazioni a film e serie animate Disney/Dreamworks. Vediamo se indovinate quali sono!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Multiverse Variant Intelligence ***


Eccovi un nuovo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura.



Capitolo 2 – Multiverse Variant Intelligence

 
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Un rumore gocciolante destò Yen Sid da un sonno senza sogni.
I suoi pallidi occhi illuminarono appena una specie di caverna, dal cui soffitto drappeggiavano stalattiti e rampicanti color pece.
Aveva le mani legate da qualcosa, ma non riusciva a capire cosa fosse. Sicuramente un artefatto capace di bloccare la sua magia, visto che provò subito a toglierselo con una fiammata… senza successo.
Guardandosi attorno, il suo sguardo si posò su di un’esile figura celata nelle ombre di quel luogo oscuro.

Track 4: https://www.youtube.com/watch?v=pa64w70hLv0 (Kozmotis Pitchiner Theme)

Kozmotis Pitchiner si fece avanti e osservò il prigioniero in silenzio, per quasi un minuto buono. Poi, prese a camminare lungo i bordi delle pareti rocciose, le mani incrociate dietro la schiena.
<< Una volta… >> cominciò con la sua voce calma e melliflua <<  quando ero ancora un Generale della Golden Army, catturai un uomo che era stato posseduto da un Fearling. >>
Lanciò un’occhiata in direzione di Yen Sid.  << Conosci i Fearlings, no? Creature da incubo. Mostri nati dall’oscurità primordiale, esseri che vivono solo per portare paura, dolore e sofferenza ovunque vadano. Sono davvero orribili. >>
Lo stregone non disse niente… ma sì, conosceva bene i Fearlings. Lui stesso ne aveva combattuto molti, nel corso degli anni.
Erano i metaforici scarafaggi del Multiverso, mostri nati da un tempo in cui la creazione era solo agli inizi, figli dell’Oscurità che esisteva prima del Tempo stesso. Proprio per questo motivo, erano facili da trovare in quasi tutte le dimensioni, anche con nomi diversi.
<< Ora immagina di averli costantemente vicino a te >> continuò Kotzmothis, mentre i suoi occhi si illuminavano di giallo << Mentre ti sussurrano…ringhiano e sibilano come cani davanti a una preda. E il rumore dei bambini che gridano da mondi lontani…che piangono, senza che tu possa fare niente per fermarli. >>
Yen Sid assottigliò lo sguardo.
<< Sarebbe abbastanza per far uscire di senno anche il più razionale degli uomini >> osservò freddamente.
Il suo rapitore abbaiò una risata strozzata… e le sue pupille tornarono di un caldo castano autunnale.
<< Già >> ammise con tono quasi rassegnato << Forse sto davvero impazzendo. O forse sono solo disperato, chi può dirlo? >>
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sul prigioniero. << Fatto sta che quest’uomo era a conoscenza della posizione di un nido di Fearlings. Provammo ad interrogarlo per due giorni, nel tentativo che ce la rivelasse. Purtroppo, il mostro che lo possedeva era molto antico, e più un Fearling è vecchio… più la sua volontà è forte e difficile da spezzare. >>
Si portò una mano al volto, come se il solo ricordare gli stesse procurando un forte dolore.
<< Così cominciai a torturarlo >> sussurrò nell’oscurità << Non lo avevo mai fatto, prima di allora. Ma avevo perso la mia famiglia da pochi mesi, e proprio per colpa di quelle stesse creature a cui ora stavo dando la caccia. Ero diventato una persona molto diversa dal Generale idealista di un tempo. >>
Yen Sid non aveva difficoltà a crederlo.
Dopotutto, questa non era la prima variante di Pitch Black con cui aveva a che fare. Conosceva bene la tragica storia dietro alla nascita dell’Uomo Nero, e di come i Fearlings avevano ucciso la sua famiglia mentre era impegnato a proteggere i popoli della Golden Age.
Per non parlare del suo tempo trascorso nella Prigione al Centro dell’Universo…e di come lo aveva fatto pian piano uscire di senno, permettendo a quelle infide creature di manipolarlo.
<< Prima gli tolsi la possibilità di mangiare… >> riprese l’uomo << poi di bere. E quando si trovava ad appena un passo dalla morte, ecco che gli offrivo una quantità d’acqua sufficiente da riempire un tappo di bottiglia. Ma il Fearling non cedette, e continuò a schernire i nostri sforzi per un totale di cinque giorni. >>
Abbassò la mano e sollevò lo sguardo verso il soffitto della grotta. << Fui costretto a sperimentare metodi sempre più crudeli. Cominciai a torturarlo fisicamente…e quando nemmeno questo bastò a farlo parlare, gli coprii gli occhi con una benda, le orecchie con uno straccio e la bocca con un morso per cavalli, così che non potesse vedere ciò che aveva intorno, né sentire quello che avveniva al di là della sua cella, né parlare con le guardie che ogni tanto gli facevano visita per controllarlo. >>
Abbaiò un’altra risata, più acuta e graffiante.
<< Fu questo che riuscì a spezzarlo: la solitudine! Anche per una creatura così maligna, l’idea di restare sola troppo a lungo fu sufficiente per farlo canticchiare come un uccellino! Quel giorno, mi resi conto che qualsiasi essere del creato può essere convinto a rivelare i suoi segreti. Bisogna solo capire quale sia il suo punto di rottura. >>
<< Pensi davvero che la prospettiva del dolore sarà sufficiente a farmi parlare? >> ribattè Yen Sid, senza la minima inflessione.
Gli occhi di Kozmotis tornarono a posarsi su di lui.
<< No >> borbottò, suonando quasi rassegnato.
Lo stregone inarcò un sopracciglio cespuglioso.
<< Allora perché mi stai dicendo tutto questo? >> domandò duramente.
A quel punto, sul volto dell’ex Generale andò a dipingersi un triste sorriso. 
<< Perché sei un brav’uomo >> rispose dolcemente << E non meriti niente di quello che sto per farti. Io non voglio farlo, dico davvero. Ma…ho bisogno di quel manufatto. E otterrò la sua posizione, in un modo o nell’altro. >>
E, detto questo, si inginocchiò davanti al prigioniero. << Volevo solo dirti…che mi dispiace. >>
Yen Sid avrebbe voluto poter dire qualcosa. Che non era costretto a farlo, che forse potevano trovare assieme un'altra soluzione… ma nell’istante in cui gli occhi dell’uomo ritornarono di un giallo malaticcio, capì che non sarebbe servito a nulla.
<< Ma a me non dispiacerà affatto >> sogghignò Kozmotis, mentre allungava una mano e la posava sulla testa dello stregone << Neanche…un…POCHETTO! >>
E fu allora che un dolore atroce investì con forza la mente di Yen Sid, facendolo gridare nell’oscurità.

* * *


Mr Cold si svegliò con un forte mal di testa, e la strana sensazione di aver passato troppo tempo al sole.
<< Ugh…mi sento come se avessi dormito in un lettino abbronzante >> borbottò, mentre si massaggiava le tempie.
Sbattendo le palpebre, cominciò a mettere a fuoco i suoi dintorni…e scoprì di trovarsi all’interno di una stanza completamente bianca. Più precisamente, era dentro ad un tubo trasparente collegato al soffitto, al cui esterno si trovavano due figure interamente vestite di una pallida armatura.
Cold li scrutò in silenzio, a gambe incrociate.
Non sapeva dove fosse, i suoi ricordi dell’ultima ora erano abbastanza confusi, ma rammentava distintamente di essere stato colpito da una specie di incantesimo.
Sicuramente era stato rapito e imprigionato da qualche parte… ma dove, esattamente? Aveva bisogno di maggiori informazioni.
<< … che fate, parlo prima io o prima voi? >> domandò con quel suo sorrisetto impertinente.
Invece di rispondergli, una delle sue presunte “guardie” sollevò uno strano dispositivo rettangolare tra le mani.
<< Il soggetto è sveglio >> disse con una voce alterata elettronicamente << Procedere con il test. >>
Toccò lo schermo del dispositivo, e subito un lampo di luce azzurra illuminò il corpo dell’eterno adolescente.
Questi cercò di dire qualcosa, ma prima che potesse farlo si ritrovò in una stanza molto più grande, priva di qualsiasi porta o finestra.
<< Non sembrano molto socievoli >> borbottò << Sapete che non è molto carino teletrasportare una persona senza il suo consenso? >>
Ma anche in questo caso, non ricevette alcuna risposta. Fu allora che l’inconfondibile suono di ingranaggi in movimento cominciò a risuonare attorno a lui.
All’inizio, non accadde niente. Poi, la parete all’estremità opposta della stanza iniziò a salire, rivelando un anfratto nascosto.
Dapprima, Cold scorse una sagoma celata nell’oscurità. Questa cominciò a farsi avanti, rivelando le fattezze di una creatura dall’aspetto demoniaco.
Aveva un corpo tozzo e muscoloso, quasi completamente nero, grosse corna che gli spuntavano dalla testa e un paio di occhi verde brillante.
La bestia vide Cold e lanciò un potente ruggito, scoprendo file di denti aguzzi e seghettati.
Lo Spirito assottigliò lo sguardo. I suoi rapitori volevano che combattesse quest’essere?
<< Che carino >> commentò impassibile << Sei bello grosso…ma sai anche fare il morto? >>
Sollevò una mano…e presto si rese conto di non avere il suo bastone.
Imprecò mentalmente. Ovviamente si erano ricordati di toglierli quella che era la sua arma più potente. Tuttavia…anche senza quell’artefatto, lo Spirito dell’Inverno non era certo un combattente da sottovalutare.
Sollevò ambe le mani, preparandosi ad evocare i suoi poteri… ma non accadde niente. Semplicemente, tra le sue dita zampillarono alcune scintille azzurre.
<< Che diavolo?! >> sbottò sorpreso, mentre queste svolazzavano inermi al suolo, come fiocchi di neve appena caduta.
Fu allora che sentì uno strano prurito al collo.
Cautamente, sollevò la mano… e le sue dita entrarono in contatto con una superficie dura. C’era effettivamente qualcosa avvolto attorno alla sua trachea!
Un collare, forse? Qualcosa per sopprimere i suoi poteri?!
Il cuore dello Spirito prese a battere a mille.
Chi diavolo erano queste persone, se possedevano qualcosa capace di sopprimere le abilità di un essere potente come lui?
I suoi occhi incontrarono quelli del mostro, che lo fissava con un sorriso famelico.
<< Ok…questo non va bene >> deglutì nervosamente. Senza i suoi poteri, non era più pericoloso di un normale essere umano!
La bestia cominciò ad avvicinarsi, e l’eterno adolescente sollevò lo sguardo in direzione del soffitto.
<< Ehi! Voi, lassù! O laggiù! Insomma, da qualunque parte mi stiate osservando, e so che lo state facendo… potreste, non lo so…tirarmi fuori di qui?! >> urlò a pieni polmoni << Tipo adesso?! >>
Il mostro lanciò un forte ruggito e si lanciò a tutta velocità verso di lui, correndo sulle quattro zampe.
E per la prima volta da quando si era lasciato Pitch alle spalle, Mr Cold provò effettivamente paura per la sua vita.
Chiuse gli occhi, aspettando il dolore in evitabile…ma quello non arrivò mai.
Prima che gli artigli della creatura potessero infilzarlo, il corpo dello Spirito venne avvolto una seconda volta da un’abbagliante luce azzurra.
Quando riaprì gli occhi, scoprì di essere stato nuovamente teletrasportato all’interno del tubo trasparente, di fronte alle guardie.
<< Il collare funziona in modo ottimale >> disse quella con in mano il dispositivo << I poteri del soggetto sono stati completamente soppressi. Procedere alla classificazione. >>
Gli occhi di Cold si illuminarono brevemente di giallo.
<< Ok, la festa è durata anche fin troppo >> sibilò irritato << Vi conviene rispondere alle mie domande, o posso assicurarvi che renderò la vostra morte la più dolorosa possibile… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Il pavimento sotto i suoi piedi sì aprì di scatto, e lo Spirito si ritrovò a scivolare all’interno di uno stretto tunnel.
Dopo un grido di sorpresa, riaccadde sopra una poltrona in pelle.
Davanti a lui? Una scrivania. E di fronte a quella scrivania…c’era un enorme lumaca dalla pelle giallognola.
Cold non sapeva davvero come reagire ad una vista simile.
La creatura - qualunque cosa fosse – sembrava quasi una vecchia segretaria, completa di acconciatura fuori moda e occhiali con montatura aguzza.*1*
Lo fissava impassibile, come se non lo considerasse altro che un fastidio. Poi, afferrò un foglio e una penna, e li porse allo Spirito.
<< Per favore, firmi questo modulo >> disse con una voce nasale e annoiata.
Cold afferrò cautamente il foglio e lo scrutò da cima a fondo. << Che cos’è? >>
<< Un documento che ci esenta da qualsiasi responsabilità legata a danni che potrebbero esserti recati da terze parti durante il processo  >> rispose l’altra, come se stesse parlando ad un bambino molto stupido.
Lo Spirito strinse gli occhi.
<< E perché dovrei farlo? >> domandò pericolosamente.
Appena un secondo dopo, una forte scarica elettrica partì dal collare, illuminando il suo corpo come un albero di natale.
La lumaca rimase completamente impassibile, mentre l’eterno adolescente si contorceva a terra.
Quando il tutto cesso, si limitò a dire: << Ecco perché. >>
Cold si rialzò a fatica, gemendo sonoramente. Poi, afferrò subito una penna e firmò il modulo nell’apposita sezione.
<< Contenta? >> ringhiò, dopo averlo consegnato alla creatura.
Questa scrollò le spalle.
<< Non proprio, no >> borbottò, mentre ci pigiava sopra un bollettino << Il prossimo! >>
E prima che lo Spirito potesse anche solo chiederle qualcosa, ecco che il pavimento si aprì di nuovo sotto i suoi piedi.
Ricadde a gran velocità attraverso un secondo buco, per poi ritrovarsi sbattuto al suolo.
Gemette sonoramente. Questa giornata non faceva che peggiorare!
<< Sto cominciando ad irritarmi! >> urlò, mentre si rialzava dolorante da terra.
Quando sollevò gli occhi… si ritrovò a fissare la superficie opaca di un’altra armatura.
<< Cammina, prigioniero >> disse il presunto soldato, che reggeva tra le mani quello che aveva tutta l’aria di essere un pungolo elettrico.
Cold contò mentalmente fino a dieci.
<< Senti…è stata una giornata stressante >> disse con un sorriso tirato << Un minuto prima stavo combattendo contro un supereroe, poi mi sono ritrovato in questo posto assurdo! Puoi almeno dirmi dove diavolo sono finit-… >>
<< Ho detto cammina! >> lo interruppe la guardia, colpendolo con il pungolo.
Lo Spirito sentì una forte scossa e sollevò ambe le mani in segno di resa.
<< Va bene, va bene! Per gli dei, non c’è bisogno di essere così scorbutici >> borbottò, mentre si faceva guidare dall’uomo – almeno, credeva che fosse un uomo – verso una destinazione sconosciuta.
Cold cominciò a guardarsi attorno, cercando di apprendere il più possibile da questa situazione assurda.
Attraversarono una serie di lunghi corridoi, incappando spesso in soldati ricoperti dalla stessa armatura del suo carceriere. Ad un certo punto, finirono in una stanza piena di umani e creature di vario genere, tutte indossanti lo stesso tipo di marchingegno che aveva al collo.
Con la coda dell’occhio, l’eterno adolescente vide uomo magro e dai capelli scompigliati, vestito come un farmacista, mentre veniva trascinato di forza da una coppia di soldati. *2*
<< Andiamo, è stato un errore onesto, ve lo giuro! >> disse il prigioniero, visibilmente impanicato << Come potevo sapere che il mio “Vortice Dimensionale-Inator” avrebbe distrutto un intero sistema solare parallelo? Voglio parlare con il mio avvocato! >>
Quelle grida di protesta continuarono fino a quando Cold e la Guardia non si furono allontanati.
Percorsero i lunghi corridoi della struttura per un altro po’.
Infine, lo Spirito venne condotto in una grande sala bianca, per lo più vuota - sebbene ben illuminata - terminante con un bancone in legno sollevato di almeno tre metri dal pavimento, a cui sedevano un totale di sei individui dall’aspetto alquanto bizzarro.
Due di loro erano inconfondibilmente umani.
Sedeva al centro un vecchio dalla lunga barba bianca, il viso adornato da un paio di occhiali da lettura, indossante una veste blu e un alto cappello del medesimo colore. Affianco a lui, c’era una donna altrettanto anziana vestita di un mantello ceruleo completo di cappuccio, che le copriva parte dei capelli argentati.
Alla destra del vecchio, invece, sedeva una delle più strane creature su cui gli occhi di Mr Cold si fossero mai posati: un papero antropomorfo dal piumaggio bianco latte, vestito con uno smoking di pregiata fattura e un cappello a cilindro sulla testa. Tratto distintivo era sicuramente un monocolo fantascientifico al posto dell’occhio sinistro, la cui luce azzurra si posò all’istante sulla figura dello Spirito.
Accanto a lui, si trovava una donna di grande bellezza, con un volto pallido e delicato che sembrava risplendere di luce propria, coronato da lunghi capelli biondi e un paio di occhi blu cielo. Rispetto ai suoi colleghi, indossava un abito che sembrava ricoperto di diamanti, mentre alle sue spalle spiccavano un paio di ali trasparenti.
“Sicuramente una fata” pensò Cold, mentre il suo sguardo si posava sull’ultimo occupante della stanza.
I suoi lineamenti erano decisamente quelli di un grosso leone… eppure, sembrava che il suo corpo fosse interamente composto da nubi e masse gassose in movimento, proprio come un cielo in piena tempesta. I suoi occhi erano un paio di pozzi di luce abbagliante… e incontrarono quelli dello Spirito.
Cold si sentì improvvisamente invadere da una sensazione di disagio, come se quella misteriosa creatura stesse cercando di leggergli l’anima. Era decisamente snervante, e così l’eterno adolescente distolse subito lo sguardo.
Al contempo, il vecchio al centro del bancone tirò fuori un grosso libro e lo mise di fronte a sé, prima gracchiare un paio di colpi di tosse.
<< Allora, vediamo un po’… >> borbottò, mentre i suoi occhi scorrevano sulle pagine del tomo << Processo numero… ah, eccolo qui! Processo numero 5271: La MVI contro Mr Cold, aka Jack Frost. Presiede l’Onorevole Capo del Consiglio Merlino, che sarei io, e… sì, il resto del Consiglio stesso. Siamo tutti presenti? >>
<< Ovvio che lo siamo >> borbottò il papero, mentre lanciava al vecchio un’occhiataccia << O sei forse diventato cieco? Sono stato costretto ad interrompere uno scavo importante, quindi lasciamo perdere queste stupidaggine e vediamo di finirla al più presto! >>
<< Tutto a suo tempo, Mc Duck >> fu la dolce risposta della fata << Dopotutto, ogni persona ha diritto ad un giusto processo… non importa quanto siano gravi i suoi crimini. >>
Il suo sguardo si posò brevemente su Cold, che per qualche ragione si sentì improvvisamente come un bambino appena castigato dalla madre.
<< Dici bene, Turchina >> disse gentilmente l’appena nominato Merlino, con un sorriso da nonno.
Quell’espressione divenne molto più seria nell’istante in cui i suoi occhi incontrarono quelli dell’eterno adolescente.
<< Imputato… sei o non sei lo spirito invernale conosciuto come Mr Cold, precedentemente noto come Jack Frost? >> domandò con tono inquisitorio.
La mente dell’oscuro Spirito cominciò a correre come un treno.
Costui… era davvero Merlino? QUEL Merlino? Il grande Mago delle Leggende Arturiane, creatore – secondo alcuni miti – della spada Excalibur, acerrimo nemico di Morgana e consigliere del più grande Re della Gran Bretagna, Artù in persona?
Questa situazione stava diventando sempre più assurda.
Cold cercò di mantenere un atteggiamento fiducioso, mentre sul suo volto andò a dipingersi uno dei suoi consueti sorrisi.
<< Forse sì, forse no, forse non lo so >> cantilenò << Se lo fossi, lo sarei, ma se non lo sono…beh, allora non lo sono! Ci avete pensato, prima di portarmi qui? Oh, e cosa più importante... >>
Abbassò la voce con fare cospiratorio.
<< Voi avete idea del perché un corvo assomiglia ad una scrivania? Risposta! Perché entrambi... hanno le penne! Ah ah ah ah ah! >>
Ma nessuno dei cosiddetti “consiglieri” si mise a ridere con lui. Solo Turchina continuò a sorridergli dolcemente, come se le sue parole non l'avessero nemmeno infastidita.
Mc Duck, al contrario, fu più che felice di rendere ben noto il suo dispiacere.
<< Sì, è sicuramente lui >> borbottò sprezzante << Tutti i rapporti che ci hanno consegnato lo definivano una variante pazza di Jack Frost. A me sembra abbastanza pazzo, voi che dite? >>
<< Per una volta sono d'accordo con il taccagno >> disse l’anziana incappucciata, gli occhi stretti in un paio di linee sottili << Dovremmo abbandonare le formalità e passare subito all'accusa. >>
Merlino annuì concorde. << Sia messo agli atti che il qui presente imputato si è rifiutato di rispondere alla prima domanda. Ora, imputato... sai perché ti trovi qui? >>
Cold lo fissò con aria di sfida.
<< Sia messo agli atti che il qui presente imputato è stato... vediamo, un po', com'è che si dice? Sequestrato brutalmente contro la sua volontà, mentre era impegnato in un'appassionante attività personale ! >>
Ridacchiò << In altre parole, miei cari signori, siete alquanto inopportuni a domandare l'ovvio. Dèi, avete parlato solo pochi minuti e sto già iniziando a rimpiangere di essermi alzato di buon mattino per creare un po' di scompiglio! >>
A quella parole, Merlino si limitò a sorridere e lo indicò con un lungo dito segnato dal tempo.
<< Ah, ma tu non hai creato solo "un po' di scompiglio"... al contrario >> affermò freddamente << No, le tue azioni sono state molto più deplorevoli di così. Ma forse qualche esempio ti aiuterà a rinfrescarti la memoria. >>
Agitò la mano destra, e subito una nuvoletta di fumo viola saettò dal palmo aperto, fermandosi davanti a Cold. Pochi secondi dopo, numerose immagini cominciarono a scorrere su quella strana massa gassosa, come la pellicola di un film.
Lo Spirito rimase a guardare…e vide se stesso, ai tempi in cui era ancora un servo di Pitch.
Vide mentre il suo “Io Passato” trasformava decine di mondi in delle palle ghiacciate e senza vita, mentre l’Uomo Nero trasformava i loro abitanti in Fearlings da aggiungere alla sua armata.
E vide se stesso mentre rideva e gioiva delle sofferenze di quei mondi, come se nient’altro avesse la benché minima importanza.
Una volta terminata il “video”, gli sguardi di tutti i Consiglieri tornarono a posarsi sullo Spirito.
<< Dunque...ora il motivo per qui ti abbiamo "sequestrato" ti è forse più chiaro? >> domandò il vecchio, con le mani incrociate davanti al volto.
Cold si bloccò per qualche istante, come congelato, il che, pensò, era piuttosto ironico. Semplicemente, non si aspettava una cosa del genere, e questo servì a fargli capire che, ovunque si trovasse e chiunque fossero quei tizi... avevano le mani impastate un bel po' ovunque nella sua vita.
<< Mi è chiaro di essere al cospetto di una banda di stalker >> dichiarò << Allora… cosa siete? Una specie di justice league in salsa fantasy che combatte e arresta i cattivi? Be', in ogni caso, miei cari, quella è acqua passata! Fine! Zero! Mr Cold ora è solo Mr Cold! Pagina voltata, futuro radioso, gloriosi propositi... non so se ci capiamo... Oh, che diavolo, certo che no! Infatti sono ancora qui, ad essere infastidito... >>
<< Ti trovi al cospetto della MVI >> lo interruppe improvvisamente Mc Duck, con un ringhio << Altrimenti nota come Multiverse Variant Intelligence. Siamo un gruppo di persone che lavorano costantemente per proteggere il Multiverso da coloro che vorrebbero danneggiarne il delicato equilibrio. Per farla breve...ci occupiamo di canaglie come te, caro il mio spiritello. O il tuo cervello ghiacciato ha forse bisogno di un video di presentazione? Non mi sorprenderebbe, visto quanto poco è rimasto della tua sanità mentale. >>
<< Tranquillo, nonnetto polletto >> ridacchiò Cold << Il concetto è arrivato. È terribilmente noioso! Un colpo di scena inaspettato, incredibile, accattivante per i lettori da casa... ma noioso per me! Io speravo di divertirmi come si conviene ad uno come me… e voi saltate fuori a dirmi che non posso? Chi diavolo le ha scritte queste regole!? >>
<< L’Uomo nella Luna >> fu la secca risposta di Merlino.
Cold ammutolì.
Tutta la spavalderia ostentata fino adesso svanì nel nulla, come se gli avessero tirato addosso una secchiata d'acqua gelida. La sua espressione, dalla sorpresa, virò all'incredulità, poi alla rabbia, e infine, al disprezzo più puro.
<< Così... è questo il giochino? >> sibilò, alzando lo sguardo verso il soffitto, immaginandosi il cielo stellato con la palla lunare in bella mostra << Anni e anni di silenzio radio, di abbandono più totale, di preferenze per altre mie versioni... E ORA vieni di nuovo a guastarmi il divertimento, vecchio bastardo!? >>
<< Modera i toni >> ribatté improvvisamente la vecchia, puntandogli contro un bastoncino argentato << Sono state le leggi emanate dall'Uomo nella Luna che hanno tenuto in sicurezza il Multiverso fino a questo giorno! Se non fosse stato per lui, a quest'ora probabilmente non saresti neanche nato! >>
<< Suvvia, Fata Madrina >> ammonì dolcemente la Fata Turchina << è chiaro che qui abbiamo a che fare un bambino rancoroso… sperduto, oserei dire. Non dovremmo essere troppo duri con lui. >>
<< Oh, vi prego, risparmiate tutte queste smancerie e i discorsi da beceri indottrinati >> sbottò l'oscuro spirito, per poi prendere a sghignazzare << Il CARO Uomo nella Luna forse avrebbe dovuto pensarci due volte, prima di farmi rinascere spirito, visto che, a quanto pare, prendersi il disturbo di fare un colpo di telefono per spiegarmi qual era il mio grandioso destino non era proprio il caso! Avrebbe risparmiato una magagna incredibile anche a voi tutti, non vi pare? E invece eccoci qui! Non lo trovate assolutamente divertente!? >>
<< Io lo trovo solo irritante >> borbottò Mc Duck, con un roteare degli occhi << Sentite, non abbiamo già perso abbastanza tempo? Formalizziamo l'accusa e passiamo al prossimo caso, ho uno scavo a cui tornare. >>
<< Molto bene >> acconsentì Merlino << è chiaro che l’imputato non mostra alcun rimorso per le azioni passate. Quindi... >>
Tornò a fissare intensamente l’accusato.
<< Jack Frost… no… Mr Cold, sei accusato di aver aiutato una variante di Pitch Black a spezzare il delicato equilibrio tra gli universi. Hai provocato dolore e sofferenza su centinaia di mondi, nonché contribuito alla morte di innumerevoli innocenti. Come ti dichiari? >>
<< Vittima della situazione. Con attenuanti >> fu la sfacciata risposta dell'altro << L'insanità mentale lo è di sicuro, fidatevi! Mi rende incapace di intendere e di volere! Quindi, da un punto di vista tecnico... non ho mai avuto piena responsabilità delle mie azioni. >>
I consiglieri rimasero in silenzio. Poi, lentamente, Mc Duck sollevò una mano.
<< Io sono a favore della gattabuia eterna. >>
<< Anche io >> sbuffò Madrina.
Merlino annuì e lanciò una rapida occhiata verso Turchina.
La Fata scosse la testa. << Il ragazzo non ha avuto una vita facile. Le sue azioni sono deplorevoli, certo... ma sono in parte state influenzate da una mente più malvagia e manipolativa. Forse potremmo insegnargli a vedere l'errore dei suoi modi e dargli modo di rimediare... >>
<< Ed è per questa ragione che merito un rilascio a tempo indeter-aspetta, COSA!? >>
<< Non penso che sia capace di redenzione, Turchina >> disse tristemente Merlino, ignorando lo spirito << Ci sono persone che non possono essere cambiate… e temo che lui sia tra queste. Ragion per cui, sono favorevole al rinchiudere il qui presente Mr Cold in una prigione dimensionale dalla quale non potrà più uscire per il resto della sua… beh, non vita. >>
<< Oh, ma andiamo! >> sbottò Cold, improvvisamente allarmato << Possibile che non sappiate trovare una via di mezzo? Andiamo, ragazzi, sono una povera anima in pena! Non dovrei, che so... essere rilasciato in buona fede? Potrei promettere di non fare casino almeno due volte all'anno! Forse quattro! Che ne dite di sette? Sette è numero magico! >>
<< Temo che non sia possibile, ragazzo >> disse Merlino, mentre sollevava un martelletto di legno << Ti sei dimostrato un individuo troppo inaffidabile. Quindi, non ci resta altra scelta che condannarti alla Prigione Eterna... >>
<< Aspettate! >> urlò una voce femminile dal retro della stanza.
Cold si voltò verso quella voce. Era la seconda volta in quella giornata che restava completamente di sasso.
Era stata Elsa a parlare. Elsa!
Elsa… che frenava i barbosi burocrati dall'emettere la sua sentenza di eterna dannazione? E com'era vestita? Non c'era nulla della donna dall'aspetto calmo e leggiadro che conosceva. Aveva una treccia… ed indossava abiti per nulla principeschi, ma quelli tipici di una donna che lavorava in un ufficio.
<< Agente Elsa >> disse Merlino, con un cespuglioso sopracciglio inarcato << La tua presenza qui è…inaspettata e non richiesta. Come puoi vedere, siamo giunti ad un verdetto quasi unanime. Per quale motivo hai scelto di interrompere il processo? >>
La ragazza non rispose subito e lanciò una rapida occhiata verso Cold.
Questi le sorrise con quel suo ghigno impertinente.
<< È un piacere rivederti, fiocco di neve >> disse mentre la squadrava da capo a piedi << Sei uno splendore come sempre…anche se il tuo guardaroba meriterebbe una bella revisione. Ti fa sembrare più vecchia e noiosa! >>
L’espressione glaciale di Elsa, tuttavia, rimase imperturbata.
<< Temo tu sia in errore >> ribattè freddamente << Non sono l’Elsa che conosci, ma una sua variante. E lavoro per la MVI. >>
A quelle parole, sul volto dello spirito andò a dipingersi un’espressione contemplativa.
Quindi questa non era la stessa Elsa contro cui aveva combattuto in passato…bensì una sua versione alternativa, proprio come tutti quei Jack Frost che aveva incontrato nel corso degli anni.
<< Oh, quindi sei passata dall’occuparti di una foresta incantata… alla protezione del Multiverso? Ah! Un bel balzo di carriera... >>
Prima che potesse terminare la frase, la giovane donna agitò la mano destra. Subito, uno strato di ghiaccio ricoprì la bocca dello Spirito, impedendogli di parlare.
Mc Duck abbaiò una risata divertita.
<< Avremmo dovuto farlo molto prima >> sghignazzò, mentre l’eterno adolescente cercava di liberarsi dal bavaglio improvvisato.
Ignorandolo, Elsa tornò a guardare i Consiglieri della MVI.
 << Onorevoli membri del Consiglio >> proclamò a gran voce << Sono qui per chiedervi di mostrare clemenza per l’Imputato… almeno per ora. >>
Merlino incrociò le mani ossute davanti a sé, scrutandola curiosamente. << E perché mai dovremmo farlo? >>
La giovane donna sospirò stancamente.
<< La ricerca di Mastro Sid si è rivelata…inconcludente >> disse dopo qualche attimo di esitazione << Abbiamo adoperato ogni mezzo a nostra disposizione, ma la sua posizione rimane tutt’ora ignota. >>
I suoi occhi blu cielo tornarono a posarsi su Cold, che incontrò il suo sguardo con un’espressione confusa.
<< Ma secondo il mio Capo Scienziato, il qui presente Mr Cold potrebbe offrire una svolta significativa nelle indagini… se mi permetterete di usarlo. >>
<< In che modo? >> chiese Madrina, mentre riponeva la sua bacchetta – perché di questo sicuramente si trattava, pensò Cold - sotto la veste.
Elsa prese un respiro profondo.  << Vogliamo sfruttare la sua precedente collaborazione con Pitch Black… >>
<< E usarlo per rintracciare la variante responsabile di questo pasticcio >> concluse Merlino << Penso anche di sapere in che modo. È una scelta intelligente… >>
<< E molto pericolosa >> si intromise Mc Duck, mentre lanciava all’imputato un’occhiataccia << Dopotutto, perché mai dovrebbe aiutarci? >>
Cold si limitò ad inviargli un gesto assai poco dignitoso, e le piume del papero si gonfiarono per la rabbia.
<< Perché voi gli offrirete una riduzione della pena >> disse all’improvviso Elsa, interrompendo quella gara di scherni.
Mc Duck si voltò subito verso di lei, gli occhi spalancati per l’incredulità. Anche Merlino e Madrina sembravano piuttosto sorpresi dalle parole dell’agente, mentre Turchina aveva assunto un’espressione preoccupata.
Solo il leone fatto di nubi rimase completamente inalterato, limitandosi ad osservarla con uno sguardo scrutatore.
<< Spero tu stia scherzando! >> sbottò Mc Duck, visibilmente indignato << Questo maniaco è responsabile della distruzione di centinaia di mondi! E tu vorresti che gli riducessimo una pena più che meritata?! >>
Malgrado quello sfogo, tuttavia, la giovane donna mantenne un atteggiamento calmo e controllato.
<< Signore >> riprese impassibile << Con tutto il rispetto, non avallerei mai un’opzione simile, se non fossi assolutamente disperati. Sapete bene cosa c’è in gioco, qui. >>
<< Oh, lo sappiamo eccome >> disse all’improvviso una voce tonante.
Tutti i presenti si voltarono verso colui che aveva appena parlato. L’unico essere in quella stanza che era rimasto in silenzio fino ad allora: il leone fatto di nubi.
<< Per questo dovremmo considerare le parole della nostra agente >> continuò la creatura, e le sue parole risuonare nella stanza con la stessa forza di una tempesta, potenti e impetuose.
Al sentire la sua voce, perfino Cold si ritrovò incapace di sopprimere un brivido.
Quell’essere, qualunque cosa fosse…era antico e pericoloso, di questo ne era certo. E il modo in cui lo aveva guardato prima continuava ad innervosirlo! Come se fosse riuscito a giudicarlo con una semplice occhiata.
<< Ma proprio ora ti decidi a parlare? >> borbottò Mc Duck.
In tutta risposta, le fauci del leone si piegarono in un placido sorriso. 
<< Anche prima di questo processo, sembravate tutti molto sicuri di quale sarebbe stata il verdetto. Non avevo alcun motivo valido per interferire >> disse con una scrollata di spalle, mentre le nubi del suo corpo seguivano il movimento delle membra << Ma la situazione si è evoluta rapidamente. Forse potremmo trasformare questo processo… in un’opportunità. >>
I suoi occhi luminosi incontrarono quelli del Quinto Spirito.
<< Giovane Elsa, dicci… di che tipo di riduzione stiamo parlando? >> domandò gentilmente.
L’ex Regina di Arendelle tornò a fissare Cold per quasi un minuto buono.
<< Un’eternità al servizio della MVI, onorevole Mufasa. Sotto la mia diretta supervisione >> fu la sua fredda risposta << Così che possa rimediare almeno in piccola parte a tutti gli orrori che ha commesso. >>
<< La trovo una splendida idea! >> cinguettò Turchina, battendo ambe le mani in un sonoro rintocco.
L’appena nominato Mufasa annuì solennemente.
<< Spirito >> disse mentre si rivolgeva a Cold << Accetti questa offerta? Un’eternità di servizi al posto di una vita in gabbia...in cambio del tuo aiuto? >>
Elsa lo liberò dal suo bavaglio.
Lo Spirito passò i suoi occhi bordati di giallo su ciascuno dei presenti…e poi si strinse nelle spalle.
<< Non ho la minima idea di come potrei esservi utile…ma che diamine? Non ho alcuna intenzione di rimanere intrappolato per l’eternità. Quindi, per qualunque cosa vi serva... >>
Si alzò di scatto in piedi e offrì ad Elsa un’elegante inchino.
<< Sono al vostro…o meglio, al tuo… >> disse con un sorriso galante << servizio. >>
La giovane donna assottigliò lo sguardo, poi si rivolse ancora una volta ai suoi superiori.
Merlino si massaggiò la lunga barba un paio di volte. 
<< Tutti a favore? >> chiese ai suoi colleghi.
Tutti loro sollevarono la mano destra – zampa, nel caso di Mufasa – in accettazione…tranne Mc Duck.
<< Penso che sia una pessima idea >> borbottò il papero, con le braccia incrociate.
Merlino grugnì comprensivo. Lui stesso non era sicuro che questo fosse il corso d’azione più saggio…ma, come aveva giustamente sottolineato la loro agente, si trovavano in una situazione a dir poco disperata. 
<< La maggioranza ha votato a favore della tua proposta, Agente Elsa >> disse mentre si voltava verso di lei << D’ora in avanti, il qui presente prigioniero sarà sotto la tua diretta supervisione. Tieni bene a mente che la responsabilità di ogni sua malefatta futura ricadrà personalmente su di te. Sei pronta ad assumerti questo rischio? >>
<< Come sempre, Consiglieri >> rispose prontamente la giovane donna, piegando la testa in segno di rispetto.
Merlino annuì soddisfatto e battè con forza il martelletto in legno.
<< In questo caso…il Tribunale si ritira! >>




 
Hola!
Dunque, in questo capitolo abbiamo l’introduzione di un bel po’ di personaggi, alcuni dei quali potrebbero sembrarvi MOLTO familiari.
La MVI (liberamente ispirata alla TVA della serie tv Loki) ha un Consiglio composto dai seguenti membri:
- Merlino, lo stesso del film Disney “La spada nella roccia”
- La Fata Madrina della trilogia Disney di “Cenerentola”
- La Fata Turchina del film Disney “Pinocchio”
- Una variante di Scrooge Mc Duck, noto anche come Paperon De Paperoni, famoso personaggio della Disney
- Mufasa… o meglio, una variante di Mufasa passata a miglior vita, dal film “Il Re Leone”, qui trasformato praticamente nell’Aslan della situazione.

Ma perché non li avete visti intervenire contro Pitch Prime nel libro precedente? Non preoccupatevi, tutto sarà spiegato!

Abbiamo anche avuto alcuni camei, come:
- *1* Roz, la lumaca segretaria dal film “Monsters and Co”
- *2* Heinz Doofenshmirtz dalla serie Disney “Phineas e Ferb”
- Un troll della serie Dreamworks “I Racconti di Arcadia – Trollhunters”

E le sorprese non sono certo finite! Aspettate di vedere il prossimo capitolo ;)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Welcome to the family ***


Eccovi un nuovo capitolo! Vi avvertiamo subito: l’introduzione di un certo personaggio potrebbe disorientare alcuni lettori, quindi vi invitiamo a controllare attentamente le note finali per evitare incomprensioni.
Buona lettura!




Capitolo 3 – Welcome to the family

 
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"There ain't no grave
Gonna hold my body down
There ain't no grave
Gonna hold my body down
And when I hear that trumpet sound
I'm gonna rise up outta the ground
There ain't no grave
Gonna hold my body down"


Ain't No Grave - Johnny Cash



La mente di Mr Cold era un tripudio di pensieri e paranoie.
In meno di mezz’ora era stato apparentemente catturato da una specie di polizia multiversale, sottoposto ad un processo dettagliato per i suoi innumerevoli crimini e salvato dalla variante di una ragazza che aveva cercato di uccidere più volte nell’anno passato.
Non era certo il modo in cui si era aspettato di passare quel giorno…ma l’Oscuro Spirito non era mai stato il tipo di persona disposta a piangere sul latte versato. O, almeno, non da quando aveva definitivamente abbandonato l’identità di Jack Frost, dopo QUEL fatidico giorno.
Invece, avrebbe affrontato questa situazione nel modo che più si appellava ad un individuo come lui: con una mentalità positiva!
Dopo mesi e mesi di caos e disastri occasionali, forse aveva finalmente trovato un modo per interrompere la sua routine. E visto ciò in cui si era appena cacciato, Cold era sicuro di una cosa: i prossimi giorni sarebbe stati sicuramente ricchi di emozioni!
I suoi occhi vagarono verso Elsa.
<< Grazie per l’aiuto lì dentro, Fiocco di Neve >> disse con un sorriso civettuolo << Per un attimo, ho pensato che avrei dovuto passare sul serio il resto dell’eternità rinchiuso in qualche prigione. Hai idea di quanto sarebbe stato noioso? >>
La ragazza non rispose. Non si voltò nemmeno a guardarlo, e continuò a camminare come se non lo avesse nemmeno sentito.
Cold decise di rispettare quel silenzio…per giunto una ventina di secondi.
<< Alloraaaa…come ti sei ritrovata a lavorare per un branco di vecchi bacucchi come quelli? >> domandò curioso, mentre le saltellava attorno << Ti hanno per caso adottata? So che avevi un po’ di problemi familiari, a casa. Sono sinceramente sorpreso che nessuno dei servi abbia mai provato a contattare i servizi sociali! Ammesso che esistessero, a quei tempi… difficile a dirsi, quando viaggi da un mondo all’altro, quasi sempre le epoche sono MOLTO diverse tra loro. Oppure ti hanno rapita dalla tua dimensione? Penso che il Papero ne sarebbe capace, ha proprio l’aria di qualcuno che si diverte a mettere in pericolo i bambini. O forse ti hanno costretto a prendere parte  a questo circo, come il sottoscritto? Oppure, vediamo…i tuoi genitori ti hanno ficcato in una capsula di salvataggio e spedito attraverso il Multiverso… >>
<< Per favore, chiudi la bocca >> lo interruppe Elsa, lanciandogli un’occhiata irritata << I tuoi continui sproloqui sono piuttosto fastidiosi. Non costringermi ad usare di nuovo i miei poteri. >>
Invece che mostrare paura o nervosismo, Cold si limitò a scrollare pigramente le spalle.
<< Essere fastidiosi è un po’ la mia seconda natura. Controlla pure il mio certificato di nascita, i medici me lo hanno diagnosticato quando sono morto! >>
<< Divertente >> disse seccamente la ragazza, con un roteare degli occhi.
Infine, la coppia raggiunse quello che aveva tutta l’aria di essere un piccolo ufficio.
Cold si guardò rapidamente intorno, soffermandosi su quanto fosse spoglia e immacolata quella stanza, salvo alcuni motivi glaciali sparsi lungo il soffitto. Basandosi su quelli, non gli ci volle molto per capire a chi appartenesse.
<< Questo posto ha bisogno di un po’ di colore >> commentò sprezzante << Mai pensato di ravvivarlo un po’? Potrei esserti d’aiuto, sono un esperto in questo genere di cose. >>
Invece di rispondergli, Elsa si sedette all’unica scrivania presente e gli fece cenno di fare lo stesso.
<< Per favore, siediti >> offrì gentilmente, pur mantenendo la sua espressione fredda e distaccata.
Cold inarcò un sopracciglio.
Al di là del suo insolito vestiario, questa variante sembrava molto meno emotiva e appassionata rispetto a quella che aveva già incontrato. Non l’aveva ancora vista sorridere UNA sola volta! Sembrava una burocrate in tutto e per tutto…e questo lo disgustava.
Tuttavia, l’eterno adolescente non era sopravvissuto così a lungo comportandosi da stupido. Almeno per ora, sarebbe stato costretto a frenare i suoi istinti caotici.
<< Visto che me l’hai chiesto così gentilmente >> disse mentre si metteva sulla sedia con le gambe incrociate.
Entrambi gli spiriti rimasero in silenzio per quasi un minuto buono, limitandosi a scrutarsi l’un l’altra.
<< Dov’è il mio bastone? >> sbottò ad un certo punto Cold, ma in cambio non ricevette alcuna risposta.
Elsa si limitò a fissarlo, con le mani incrociate davanti a sé, come se stesse cercando di leggergli la mente. Francamente, l’Oscuro Spirito stava cominciando ad irritarsi.
<< Ora giochiamo al gioco del silenzio? >>  domandò cupamente << Non mi è mai piaciuto. >>
Invece di argomentare, la ragazza estrasse un piccolo cerchio argentato da sotto la scrivania e lo posò al centro del tavolo. Pochi secondi dopo, un’immagine olografica si materializzò davanti a loro.
Gli occhi di Cold si spalancarono nell’istante in cui si rese conto di cosa stava guardando.
Vide se stesso mentre conversava con Pitch Black nelle lande desolate dell’Antartide… udì le dolci promesse che l’Uomo Nero gli aveva sibilato nell’orecchio… e osservò impotente, mentre il suo sé passato accettava l’accordo dello Spirito, tradendo tutto ciò per cui i Guardiani avevano combattuto nel corso dei secoli. Li vide morire uno ad uno, mentre lui se ne stava semplicemente a guardare, e poi l’immagine cambiò di nuovo, mostrandolo mentre tradiva anche lo stesso Pitch Black… solo per derubarlo dei suoi marchingegni e causare scompiglio nel Multiverso.
L’ologramma scomparve, rivelando un’Elsa dallo sguardo freddo e pieno di giudizio.
<< Voglio subito mettere le cose in chiaro, Frost >> disse la ragazza, riportandolo alla realtà  << Non sono tua amica e non mi fido di te. Hai la brutta tendenza a tradire i tuoi alleati, buoni o cattivi che siano.   >>
Cold dovette trattenere un sussulto. Non tanto per le parole dell’ex regina, in fondo sapeva di essere in una situazione precaria… ma per il dolore che quei ricordi gli avevano riportato alla mente.
<< Ti considero un pericolo per il Mutliverso e le persone che lo abitano. Hai causato sofferenza, dolore e morte su innumerevoli mondi, e se non fossi disperata ti avrei lasciato marcire nei meandri più oscuri della prigione più profondo. E te lo meriteresti. >>
Per la prima volta dopo tanto tempo, l’Oscuro Spirito sentì una stretta spiacevole attanagliargli il cuore.
All’esterno, continuò a sorridere cupamente…ma il suo cervello era diventato un miscuglio di emozioni che aveva cercato in tutti i modi di sopprimere negli ultimi secoli. Rimpianto, delusione, tristezza…tutto ciò che aveva tentato di seppellire mentre era al servizio di Pitch.
Sì sentì invadere dalla rabbia. Come osava questa sconosciuta riportare alla mente quei ricordi? Come osava giudicarlo?!
Tornò a fissarla dritta negli occhi e la vide sospirare stancamente.
<< Eppure, malgrado tutto quello che hai fatto…sei poco più che un fastidio, se paragonato a ciò che minaccia la stabilità della MVI. Questa è L’UNICA ragione per cui ho scelto di aiutarti, sono stata chiara? >> domandò pericolosamente.
Cold rimase in silenzio per un po’. Poi, con un sussurro disse: << Quello non è più il mio nome. >>
Elsa inarcò un pallido sopracciglio. << Come, scusa? >>
<< Mi hai chiamato Frost. Non è più il mio nome >> ribattè freddamente l’Oscuro Spirito.
L’espressione della ragazza non vacillò.
<< è quello con cui sei stato scelto dall’Uomo della Luna. Perché rinunciarvi? >> domandò perplessa.
Cold la fissò come se gli avesse appena fatto una domanda molto stupida. Davvero queste persone non riuscivano a comprendere il suo odio per quel vecchio bacucco? Anche dopo che avevano visionato tutta la sua vita?
<< Jack Frost era un ragazzino credulone, ingenuo e dalla mente debole >> rispose sprezzante << Si è fatto abbindolare da chiunque, non è riuscito a proteggere le persone che amava e ha lasciato che un megalomane dalla pessima acconciatura lo trasformasse nella sua cagnetta. Il Multiverso starebbe meglio senza di lui. >>
<< Non sono d’accordo >> ribattè Elsa, prima di cliccare alcuni pulsanti sul bordo del disco.
Un’altra sequenza di immagini cominciò a scorrere davanti a Cold. Ma questa volta…l’Oscuro Spirito non visionò i frutti del suo tradimento.
Invece, osservò con sguardo rapito mentre un’altra versione di se stesso rifiutava la proposta di Pitch, si riuniva ai Guardiani e sceglieva di combattere l’Uomo Nero, diventando il Guardiano del Divertimento e il protettore di innumerevoli bambini.
Si era spesso chiesto come le cose fossero andate diversamente per le sue varianti…e ora lo sapeva. Era bastata solo UNA scelta sbagliata per segnare il suo destino.
<< Questo è Jack Frost: una persona premurosa e gentile >> disse Elsa << Qualcuno che era solo, ferito, desideroso di affetto…ma che scelse di mettere il benessere degli altri davanti al proprio, rischiando la sua vita per ciò in cui credeva. E ci sono molte varianti nel Multiverso che potrebbero confermarlo. >>
L’ologramma scomparve.
<< Ma se preferisci essere chiamato con il tuo nuovo nome, rispetterò questa decisione >> aggiunse l’ex regina, con tono disinvolto.
Cold cominciò a tamburellare le dita sulla superficie del tavolo.
<< Perché mi hai salvato dalla gattabuia? >> sibilò, visibilmente impaziente << Cosa VUOI da me? >>
A quella domanda, una cuba ombra sembrò calare sul volto del Quinto Spirito.
<< Voglio che mi aiuti a salvare il mondo…no…tutti i mondi >> gli rispose seriamente.
L’eterno adolescente fu quasi tentato di ridere.
Lui, Mr Cold, lo stesso spirito che aveva aiutato Pitch Black a depredare innumerevoli mondi…ora sarebbe stato costretto a salvarli? L’Uomo della Luna ci avrebbe sicuramente scritto una commedia sopra.
Elsa si alzò improvvisamente in piedi.
 << Vieni, ti presento il resto della squadra >> disse, facendogli segno di seguirlo.
Cold la scrutò con un sopracciglio inarcato.
<< Squadra? >> sbottò incredulo.
Avrebbe sul serio lavorato con una banda di agenti dediti all’ordine e al bene? Come se Miss Perfettina non fosse già una seccatura di per sé. Dannazione agli dei, quanto era caduto in basso!
Fu così che, con estrema riluttanza, seguì la ragazza fino ad un’altra stanza. Una volta dentro, i suoi occhi si posarono su un gruppo di individui piuttosto variegati.
Alcuni umani… altri decisamente che non lo erano. E altri ancora che lo sembravano giusto quel tanto che bastava per sembrarlo, salvo alcune caratteristiche peculiari.
Elsa si rivolse a lui.
<< Benvenuto nei Phantoms >> gli disse, prima di indicare una donna dalla folta capigliatura argentata << Ti presento Edalyn Clawthorne, la nostra esperta di magie. È stata lei a catturarti. >>
<< Modestamente, caro >> disse la donna, regalandogli un sorriso a trentadue denti << sono davvero talentuosa in quello che faccio. Però, te lo devo riconoscere, non sei male nemmeno tu! Quelle spettacolarizzazioni col ghiaccio sono notevoli, sai? >>
Invece che mostrare rabbia o risentimento, Cold le lanciò un sorriso malizioso.
<< Le tue parole mi onorano, mia signora! >> disse mentre le afferrava una mano e le posava un casto bacio sulle nocche << Avessi saputo che in questo posto si nascondeva una tale bellezza… be’, forse mi sarei fatto catturare prima! Belle orecchie, a proposito, fanno molto elfa dei boschi. >>
<< Ti ringrazio per i complimenti, tranne per la parte sugli elfi >> borbottò la strega, senza peli sulla lingua << Oh, ti prego, chiamami Eda! >>
<< Ehm… state davvero flirtando? >> intervenne un ragazzo dai capelli corvini e i tratti orientali, profondamente imbarazzato << Quanti anni avreste rispettivamente, trecento? >>
Cold agitò la mano con fare sprezzante.
<< Eh, aggiungici pure un millennio o due. Il tempo vola quando passi ogni momento della tua giornata a lavorare per un egomaniaco genocida con il feticcio della pau-… santissimo Natale! >> urlò lo spirito, prima che un paio di fauci irte di denti gli tranciassero la mano che reggeva quella di Eda.
Si tirò subito indietro prendendo una rapida occhiata a colui che aveva appena cercato di morderlo: una piccola creatura blu simile ad un koala ma dalle orecchie molto lunghe, con un paio di enormi occhi neri che lo fissavano rabbiosamente.
Cold sbatté lentamente le palpebre. << Che diavolo è quella cosa?! >>
<< Ehm…lui è Stitch…ed io sono Hiro, a proposito >> lo informò il ragazzino, afferrando al volo la palla di pelo blu per tenerlo fermo << e  diciamo che con gli sconosciuti non è proprio… amichevole, specialmente quelli che flirtano con Eda. >>
La creatura rinominata Stitch si esibì in una serie di versi che sembravano riprodurre insulti e imprecazioni. Era evidente che l’Oscuro Spirito non gli andava a genio.
<< Dice che non si fida di te, che ti terrà d’occhio, e che sei un grandissimo… no, questo non intendo tradurlo. >>
Stitch scoppiò in una sonora sghignazzata, come se le reazioni di Hiro e Cold lo divertissero da matti.
<< Adorabile >> commentò seccamente lo Spirito << Ci è mancato poco che mi mangiasse le dita... >>
<< Ha per caso subito delle mutilazioni? >> chiese una voce deformata alle sue spalle.
L'eterno adolescente si voltò sorpreso, ritrovandosi di fronte ad una specie di… airbag in forma umana? Fu la prima descrizione che gli venne in mente, poiché lo strano essere che aveva appena parlato sembrava fuoriuscito direttamente dal volante di un autovettura.
Era più alto di lui, con un corpo robusto ma dalla consistenza morbida, braccia e gambe molto corte, e lo scrutava con un paio di pallini neri al posto degli occhi.
<< Salve, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personale >> si presentò << Dimmi, in una scala da uno a dieci, come valuti il tuo dolore? >>
<< … Zero? >>
All’improvviso, una luce partì dagli occhietti dell’essere, illuminando lo Spirito da capo a piedi.
<< L’assenza di battito cardiaco e la temperatura corporea sotto lo zero indicano che sei morto >> disse Baymax, suonando quasi rattristato << Mi dispiace, non sono riuscito a salvarti in tempo. Ecco, prendi pure un lecca lecca di consolazione. >>
Porse una mano in avanti…e Cold vide che stava effettivamente tenendo tra le dita paffute un lecca lecca colorato.
L’Oscuro Spirito sbattè lentamente le palpebre. Poi alzò lo sguardo verso Baymax, e poi di nuovo verso il lecca lecca.
<< …Ok, mi arrendo. Che diavolo è? >>
<< Questo è il mio fidato amico e compagno Baymax! >> lo presentò Hiro, entusiasta, stringendosi al suo braccio << Impeccabilissimo come infermiere e dottore, ah, e potentissimo anche come combattente. Non stare nelle vicinanze quando scatena il suo pugno, o saranno guai per te! Comunque, adagio, Baymax, il nostro amico è un caso speciale. >>
<< È… è un robot? >> fece lo spirito, incredulo. Non ne aveva mai visto uno che sembrasse così…morbidoso e poco metallico.
<< Non è solo un robot >> intervenne Elsa, appoggiando una mano sulla spalla dell'appena nominato Baymax e rivolgendosi un caloroso sorriso << è un nostro fidato compagno, e ci ha salvato la vita più volte di quando vorrei ammetterlo. Molti di noi sarebbero morti in diverse occasioni, se non fosse stato per le sue cure. >>
<< A me una volta ha riattaccato il braccio >> ammise Hiro, con una scrollata di spalle << è stato davvero assurdo. La vecchia Eda, qui, una volta si era fatta sparare con un proiettile anti-magia, e ci è mancato davvero poco che ci lasciasse le penne! Per quanto riguarda Adora... >>
Girò la testa in direzione di una giovane ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda di cavallo. Vestiva con una giacca rossa e pantaloni neri, e se ne stava in un angolo con le braccia incrociate e uno sguardo sospettoso rivolto verso Cold.
<< In realtà… non ricordo, sono mai riusciti a ferirti in missione? >> chiese Hiro, picchiettandosi il mento.
<< Non così gravemente quanto voi >> gli rispose Adora << le mie capacità complessive sanno essere molto versatili in attacco, difesa e guarigione. >>
Sembrava non essere molto incline a specificare in che modo, forse perché c’era Cold nelle vicinanza di cui palesemente non si fidava nemmeno un po’.
<< Quindi… noi dovremo occuparci di lui? Per… cosa, fargli cambiare lato? >>
<< Be’, non mi dispiacerebbe cambiare lato per te, Barbie >> disse Cold, balzando via da Eda e fermandosi accanto alla ragazza con un sorriso tutto denti, per poi mettersi a girarle in tondo << E tu cosa sei in grado di fare? Costringere i tuoi avversari ad arrendersi con un balletto? Oh, lo so! Sei una versione femminile di Achille! Sarebbe la prima volta che ne incontro una... >>
<< Chi accidenti è Achille? Ehi, smettila di fare così, non sono una trottola! >> protestò la ragazza, sembrando perdere la compostezza sull'istante << Per tua informazione, sono una combattente anch'io! E ho una spada magica! Contento? >>
<< Carino >> commentò Cold, visibilmente non impressionato << Come se non lo avessi già visto un milione di volte. Io ho un bastone magico, a proposito. Ecco, quello sì che è originale! >>
Si guardò brevemente attorno, fino a quando i suoi occhi non incontrarono quelli di una solitaria figura tra le ombre.
<< E per quanto riguarda te... >>
<< Io… cosa? >> ringhiò la figura, mostrandosi alla luce.
Cold si limitò a sorriderle.
<< Niente, sei una tigre parlante. Il che è davvero figo! >>
Tigre alzò gli occhi al cielo. << E tu sei palesemente un esaltato. >>
<< C’è da dire, tesoro >> intervenne Eda l’istante dopo, come se non potesse proprio resistere dal sottolinearlo << che anch’io ho un bastone magico. E per di più, il mio è vivente e sa volare. Temo che l’originalità non sia di casa neppure per te. >>
<< A-ah! >> lo rimbeccò Adora, con un ghigno largo.
Cold aprì la bocca per protestare… e la richiuse quasi subito, per poi incrociare le braccia.
<< Tutti critici >> borbottò, mentre il suo sguardo vagava verso l'ultimo occupante della stanza.
<< E per quanto riguarda il topo? >> domandò beffardo << Ha un bastone magico anche lui? >>
La creatura drizzò le orecchie, sorpresa dall'essere stata indirizzata.
<< Ehm, io, in verità, non ho ancora una bacchetta >> rispose velocemente << Sono ancora un mago in addestramento... >>
<< Ah, abbiamo un apprendista! >> esclamò Cold, scrutandolo divertito << Ammetto che mi sei sembrato subito fuori posto tra questa banda di fanatici... >>
<< Il Signor Topolino, qui... >> lo interruppe Elsa, mettendosi tra lui e l'apprendista << è un consulente. Lui e Tigre sono direttamente coinvolti con il caso in cui dovrai aiutarci. >>
<< Oh, ma davvero? >> replicò Cold, scrutandoli con una luce un po’ inquietante negli occhi << E di che cosa si tratterebbe, se posso chiedere? >>
Scosse il capo. << Non che mi interessi! Ma sto cominciando ad annoiarmi, quindi… >>
Elsa sospirò stancamente e fece un cenno verso Hiro. Il giovane annuì serio e pigiò alcuni pulsanti disposti su uno strano computer dall'aspetto fantascientifico. Pochi secondi dopo, in mezzo al gruppo si materializzò l'immagine di un vecchio dalla folta barba, vestito con una toga blu scuro.
<< Costui è il Maestro Yen Sid >> spiegò l'ex regina di Arendelle << Uno dei fondatori della MVI, nonchè insegnante di Topolino. Recentemente è scomparso dai nostri radar, rapito dalla variante di una persona che conosci molto bene. >>
Lo sguardo dell’oscuro spirito si incupì notevolmente, mentre serrava forte le dita sul bastone.
<< Fatemi indovinare… ha i capelli elettrificati e una passione per le palandrane nere?>>
Elsa inarcò un elegante sopracciglio.
<< La tua… colorita descrizione corrisponde a quella di Pitch Black >> confermò con un lento cenno del capo << Anche se questa variante ha scelto di farsi chiamare con un altro nome: Kotzmotis Pitchiner. Ti suona familiare? >>
<< Non molto >> dovette ammettere l’altro << solo che probabilmente era il suo nome da mortale. Intendo, quando era umano, e ancora vivo, certamente. Sapete, miei giovani e ribaldi compagni, non ci si può chiamare degnamente “spiriti” se… be’, se non si è morti almeno una volta o due. >>
Ridacchiò sonoramente, ma smise quasi subito quando Stitch ringhiò. Poi la creatura blu guardò Elsa.
<< EchecosadobiamofarconquestoPicciner? >>
Cold lo fissò con gli occhi sgranati. Il mostriciattolo sapeva parlare con parole comprensibili? Ad essere onesti, aveva capito a stento che cos’aveva detto: il suo linguaggio era sporco, animalesco, molto sgraziato.
Elsa gli accarezzò la testa. << Ci arriveremo quando lo troveremo, ma la nostra priorità è il salvataggio del Maestro Sid. >>
Cold ronzò contemplativo.
<< Quindi, volete che vi aiuti a recuperare questo Yen Sid da un’altra variante di Pitch Black. E la tua squadra si occupa di salvataggi e missioni per la MVI, ho capito…Ma loro due cosa centrano? >> chiese indicando Tigre e Topolino << Capisco il topo, era  l’apprendista del vecchietto…ma tu? Cos’eri, il suo gatto domestico? >>
La felide strinse pericolosamente gli occhi, visibilmente offesa dalle parole del ragazzo.
<< Ero la sua guardia del corpo >> rispose con un ringhio.
L’Oscuro Spirito le sorrise maliziosamente. << Beh, immagino tu non abbia fatto un buon lavoro, o sbaglio? >>
Molti degli occupanti sussultarono, altri lanciarono a Cold delle occhiatacce.
<< Tigre ha fatto del suo meglio per aiutare il Maestro >> si intromise Topolino, mettendosi tra lui e la felina << Quindi ti rivolgerai a lei con rispetto! >>
La maestra di Kung Fu strabuzzò lo sguardo, sorpresa dall’intervento del roditore. Prima di allora, non lo aveva mai visto affrontare così seriamente qualcuno…ed era passato molto tempo da quando una persona lo aveva fatto per lei.
Cold fece un passo avanti e si chinò per incontrare gli occhi dell’apprendista.
<< E chi mi costringerà, piccoletto? Tu? >> sibilò divertito.
Di fronte a quello sguardo malevolo, la determinazione di Topolino sembrò vacillare. Eppure, il giovane mago mantenne ferma la sua posizione.
<< S-se devo! >> balbettò con un espressione determinata.
Le sue mani cominciarono ad illuminarsi di magia…e fu allora che una zampa a strisce nere gli si posò sulla spalla.
<< Ha ragione, Topolino >> disse Tigre, a malincuore << Ho fallito nel compito che mi era stato assegnato. Ecco perché ho chiesto ad Elsa di coinvolgermi nelle operazioni di salvataggio. >>
<< Lo abbiamo chiesto entrambi >> aggiunse l’apprendista, stringendo rassicurante la zampa dell’amica << Non permetterò a qualcuno di tenere prigioniero il mio maestro. >>
Cold sbuffò sprezzante.
<< Bontà e onore…che sentimenti ridicoli >> disse con un roteare degli occhi.
Il resto degli occupanti si limitò a fissarlo freddamente. Solo Eda ridacchiò alle sue parole, come se le trovassi divertenti.
L’Oscuro Spirito alzò gli occhi al cielo.
<<  Pubblico difficile. Va bene, cos’hai bisogno che faccia? >> domandò rassegnato.
Elsa indicò il centro della stanza.
<< Hiro, se non ti dispiace? >> chiese rivolta al ragazzo orientale. Questi le rispose con un maldestro saluto militare, prima di estrarre un dispositivo elettronico da sotto i vestiti e cominciare ad armeggiarci.
Il pavimento al centro della strada sì aprì gradualmente, e da esso fuoriuscì una sedia collegata a numerosi cavi, a loro volta connessi ad un totale di tre computer. Ciò che catturò subito l’attenzione di Cold, tuttavia, fu uno strano oggetto bianco che sembrava quasi uno scolapasta, poggiato sopra la sedia, e a cui erano collegati altri cavi dalla circonferenza molto più settile.
Hiro allargò le braccia come un presentatore, indicando il marchingegno.
<< Ti presento la mia più grande invenzione: Argo! >> esclamò grandiosamente, accompagnato da un lento battito di mani ad opera di Baymax << Un vero e proprio cerca-persone multiversale! >>
<< Affascinante >> commentò Cold, impassibile << E cosa a che fare con me? >>
<< Tutto, mio glaciale amico >> rispose Hiro, avvicinandosi alla sedia << Ogni essere magico, che sia vivente o spirito, ha una firma energetica inconfondibile che lo distingue rispetto a tutti gli altri. Chiamala una sorta di…impronta digitale magica. >>
<< Lo so >> disse l’eterno adolescente << è così che io e Pitch riuscivamo a rintracciare gli altri spiriti, ogni volta che attaccavamo un nuovo universo. >>
Un cupo silenzio calò improvvisamente all’interno della stanza.
<< Giusto >> borbottò Hiro, cercando di nascondere il suo nervosismo << Ad ogni modo, inizialmente volevamo usare il macchinario per rintracciare la firma di Mastro Sid, ma a quanto pare i suoi rapitori sono stati abbastanza previdenti sopprimere la sua magia. Tuttavia, sappiamo che questa variante di Pitch Black si nasconde da qualche parte tra il vuoto degli universi, ovvero lo spazio di nulla cosmico che separa una dimensione dall’altra. >>
L’Oscuro Spirito sbuffò << Buona fortuna a rintracciarlo, allora. Quella discarica multiversale è piena di Fearlings che strisciano ad ogni angolo, scaraventati lì da innumerevoli varianti dei Guardiani in tutto il Multiverso. È stato furbo a nascondersi lì in mezzo, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. >>
<< In circostanze diverse, avresti ragione >> ammise Hiro, prima di arricciare le labbra in un sorriso << Fortunatamente per te, io sono un genio! Ecco perché ho dato a questa macchina l’abilità di connettersi ad una persona che abbia familiarità con l’energia magica di un determinato bersaglio, in modo che possa isolarla rispetto a tutte le altre. I Fearlings e Pitch Black hanno sicuramente delle firme molto simili…ma non identiche! Lui è in parte umano, no? E tu hai passato parecchio tempo con una sua variante, più di qualsiasi altra persona conosciuta, quindi dovresti essere in grado di distinguerlo rispetto a quelle bestiacce. Ci basterà collegarti alla macchina, aspettare un po’ e…voilà! Troveremo il nostro rapitore! Facile facile, no? >>
Cold ascoltò quella spiegazione dall’inizio alla fine. Sembrava una motivazione sensata per volere il suo aiuto, almeno in teoria. Salvo che…
<< Non potevate semplicemente usare un’altra variante di Pitch Black? >> domandò perplesso << Rapirla, costringerla ad aiutarvi come avete fatto con me, eccetera… >>
<< Assolutamente no >> rispose prontamente Elsa, come se si fosse aspettata una domanda del genere << Dopo i disastri provocati dal tuo vecchio capo, il Consiglio della MVI ha ritenuto opportuno negare a qualsiasi altro Pitch Black la capacità di viaggiare tra gli universi, o anche solo avvicinarsi a questa struttura. Sono troppo pericolose.  >>
<< Comprensibile >> ammise Cold.
Dopotutto…quale persona sana di mente avrebbe dato ad uno psicopatico megalomane un biglietto di libero accesso alle armi nucleari di un pianeta?
L’Oscuro Spirito non aveva ancora avuto modo di visitare la totalità della MVI, ma un’organizzazione di questo tipo, dedita alla protezione dell’intera realtà, doveva sicuramente custodire della armi molto potenti, abbastanza da rappresentare un pericoloso per il Multiverso stesso e coloro che potevano minacciarlo.
E per quanto lo stesso Cold fosse pericoloso, aveva ancora abbastanza umiltà da ammettere che il suo ex datore di lavoro lo superava sia in potenza che crudeltà. In poche parole, era davvero il minore dei due mali, almeno in questo caso.
<< Allora? >> chiese all’improvviso Adora, distogliendolo dal suo rimuginare << Ci aiuterai davvero? >>
L’eterno adolescente li guardo uno ad uno, soffermandosi in particolare sul volto speranzoso di Topolino.
Gli sorrise gentilmente e…
<< Assolutamente no >> disse tutto d’un fiato, ricevendo espressioni visibilmente sorprese da parte degli occupanti della stanza.
<< Come, prego? >> chiese Elsa, fissandolo pericolosamente.
Cold le lanciò un’occhiataccia.
<< Mi state prendendo in giro? >> sibilò rabbioso << Ho passato gli ultimi secoli a cercare modi su modi per fuggire dal giogo del MIO Pitch Black…e ora pretendete che mi lanci a braccia aperte contro un’altra sua versione? No, grazie! Mi rifiuto! >>
Entrambi gli albini rimasero a fissarsi per un po’, con espressioni ugualmente infuriate.
Nessuno degli altri spettatori osò muovere un muscolo o aprire bocca. La tensione tra i due era così densa da poter essere tagliata con un metaforico coltello.
<< Allora il nostro accordo non è più valido >> disse Elsa, interrompendo quella gara di sguardi << Hiro… chiama le guardie. Di loro di preparare una cella per il Signor Cold. >>
L’Oscuro Spirito balzò in avanti, afferrandole una mano.
<< Osi minacciarmi? >> ringhiò, con gli occhi illuminati da un bagliore smeraldo.
Elsa incontrò quella furia senza vacillare. << Visto quanto ti stai comportando in modo poco collaborativo? Sì. >>
Cold ridacchiò cupamente.
<< Non è saggio rendermi un nemico… >>
<< Ehi, ragazzino >> disse una voce familiare alle sue spalle.
L’eterno adolescente girò appena la testa…e vide Eda che gli puntava contro un lungo bastone, la cui punta illuminata aveva la forma di un gufo.
<< Hai un certo spirito, te lo concedo >> continuò la strega, con un sorriso civettuolo << E confesso di aver sempre avuto un debole per i ribelli…ma se non ti allontani subito da lei, ti ritroverai con il sedere a terra prima che tu possa anche solo dire la parola “ghiaccio”. >>
Cold strinse gli occhi.
Nelle sue attuali condizioni, non sarebbe certo stato in grado di affrontarla, lo sapeva bene. Se davvero voleva tirarsi fuori da questa storia…doveva prima trovare un modo per riottenere i suoi poteri.
E questo significava una cosa sola: doveva prima guadagnarsi la fiducia di questo gruppetto.
Tornò a fissare Elsa, la quale incontrò il suo sguardo senza il minimo segno di paura o disagio.
<< Farei qualunque cosa per proteggere le persone che amo >> gli disse impassibile.
L’Oscuro Spirito rimase in silenzio, poi sospirò rassegnato.
<< Sì…lo faresti >> borbottò, ormai conscio di che tipo di persona fosse.
Si tirò indietro, sollevando ambe le mani in segno di resa.
<< Molto bene, leviamoci questo dente >> disse, recuperando il suo ghigno impertinente << Collegami a questa tua mirabolante macchina. >>


                                                                                                           * * *
 

In un altro universo…



Darth Vader, Signore Oscuro dei Sith, finì di meditare e aprì gli occhi.
Il riflesso del suo viso pallido e bruciato lo fissò di rimando dalla superficie nera della camera di meditazione pressurizzata, unico luogo in tutta la nave in cui poteva togliersi la maschera.
Senza la connessione neurale alla sua armatura, l’uomo riusciva a sentire distintamente i moncherini delle gambe, le braccia devastate e il dolore continuo che attraversava le sue carni ustionate.
Al suo posto, un’altra persona avrebbe quasi sicuramente provato angoscia e rimpianto… ma non Vader, secondo in comando dell’Impero Galattico. No…lui accettava quel dolore : alimentava il suo odio e l’odio, a sua volta, accresceva la sua forza.
Quando era stato un Jedi - uno dei cosiddetti Guardiani della Repubblica - aveva meditato per trovare la pace. Adesso? Lo faceva solo per affilare la sua collera.
Il Cyborg fissò il proprio riflesso a lungo. Le ferite avevano spezzato il suo corpo, ma avevano anche perfezionato il suo spirito, rinforzando il suo legame con la Forza, l’energia che scorreva tra tutto ciò che faceva parte della Galassia.
La sofferenza aveva accresciuto i suoi poteri…e la sua capacità di usare il Lato Oscuro.
Un braccio metallico automatizzato sosteneva la sua maschera sopra la testa. Le ottiche scarlatte dell’elmo incutevano timore nei più, ma non erano nulla in confronto ai suoi veri occhi.
Il suo sguardo ribolliva nella furia domata di un mare di cicatrici. Il respiratore secondario che era ancora collegato al suo corpo gli nascondeva la bocca.
Il suo respiro, basso e sibilante, riecheggiava nella camera.
Attingendo alla Forza, Vader attivò il braccio meccanico, il quale calò sulla sua testa l’elmo e la maschera fatti di metallo e di plastacciaio. Era il guscio in cui esisteva.
Il dolore inferto dagli aghi neurali che gli penetravano nel cranio e dietro la nuca, fondendo il suo corpo, la sua mente e la sua armatura in una forma interconnessa, era sempre ben accetto.
Una volta diventato più macchina che uomo, Vader non sentiva più la mancanza delle  sue gambe e delle sue braccia o il dolore fisico, ma l’odio continuava ad alimentarlo e la rabbia bruciava ancora come il primo giorno in cui li perse. Non se ne separava mai, poiché solo quando era infuriato si sentiva davvero potente nella Forza, come avveniva per tutti i Sith.
Con un grande sforzo di volontà, Vader ordinò al computer di collegare il respiratore primario a quello secondario e di chiudere l’elmo alla base del collo, sigillandolo perfettamente.
Era tornato a casa.
Un tempo aveva odiato quell’armatura così aliena, ma adesso non più. Aveva capito di essere sempre stato destinato a indossarla, proprio come i Jedi erano sempre stati destinati a tradire i loro stessi principi.
Era stato proprio il destino a fargli affrontare Obi-Wan, il suo vecchio maestro Jedi, sul pianeta Mustafar…in modo che fallisse e imparasse dai suoi errori.
L’armatura lo isolava dalla galassia e da tutti i suoi abitanti, lo rendeva unico, liberandolo dai problemi fisici che un tempo lo avevano preoccupato, così che potesse concentrarsi soltanto sul suo legame con la forza e i suoi obbiettivi.
<< Lord Vader >> arrivò una voce alle spalle dell’Oscuro Signore, spingendolo a voltarsi.
A parlare era stata una giovane donna dai corti capelli biondi, indossante i tipici abiti grigi di un Ammiraglio imperiale.
<< Il Devastator è appena uscito dall’Iperspazio >> continuò con tono professionale, pur non riuscendo a nascondere un certo nervosismo alla vista del suo superiore.
Vader si alzò in piedi e si beò di quella paura. Sapeva che la sua armatura era spaventosa, e si compiaceva di ciò. La paura che incuteva era lo strumento con cui poteva raggiungere i suoi scopi.
Un tempo, Yoda - il capo dell’ordine Jedi - gli aveva detto che la paura conduceva all’odio  e che l’odio conduceva alla sofferenza. Yoda si era sbagliato.
La paura era lo strumento con cui i forti dominavano i deboli. L’odio era la sorgente della vera forza. Non era la regola del più forte a suscitare sofferenza, ma l’ordine. L’esistenza stessa della Forza imponeva che i più forti dominassero i più deboli, perciò la Forza imponeva l’ordine.
I Jedi non l’avevano capito, e così avevano frainteso la Forza ed erano stati distrutti.
L’Imperatore, il maestro di Vader, lo aveva intuito.  Anche lo stesso Darth Vader lo aveva intuito.
E così, essendo i più forti, erano stati proprio loro a conquistare la Galassia e a trasformare la Repubblica in un fiorente Impero.
<< Molto bene >> rispose con la sua voce bassa e tonante << Prepari una navetta, Ammiraglio Zevrin. Voglio scendere sul pianeta il prima possibile. >>
<< Subito, signore >> disse la donna, prima di fuoriuscire rapidamente dalla stanza.
Vader inspirò a fondo l’aria pressurizzata dalla maschera.
Gli bastò agitare la mano stretta nel guanto nero e pensare un semplice ordine, per rendere trasparenti invece che riflettenti le pareti della camera di meditazione ovoidale al centro della sua cabina privata, a bordo del Devastator. 
Attraverso il grande oblò che si stagliava sulla galassia, poteva scorgere un infinito numero di pianeti e stelle.
Il suo compito era di conquistarli tutti. Ora lo sapeva. Era la volontà della Forza.
Senza nessuno a dominarla, la vita stessa rischiava di piombare nel caos e nel disordine. La Forza esigeva ordine, ma non attraverso l’armonia e la coesistenza pacifica. Quello era ciò che credevano i Jedi : un approccio sciocco e ingenuo che poteva soltanto fomentare il disordine.
Vader e il suo maestro avevano imposto l’ordine nell’unico modo in cui era possibile farlo, l’unico ammesso dalla Forza : conquistando, costringendo il disordine a sottomettersi all’ordine, piegando i deboli alla volontà dei più forti.
La storia dei Jedi che si intrecciava con quella della galassia era una storia di disordini e di guerre sporadiche che avevano generato ancora più caos.
La storia dell’Impero sarebbe stata ricordata per la pace che avrebbe imposto attraverso l’ordine.
Eppure…il Signore dei Sith voleva di più. I ricordi del suo passato avevano ricominciato a tormentarlo, malgrado i suoi migliori sforzi di sopprimerli.
E così, spinto da desideri che non convenivano ad un Sith, l’uomo aveva meditato a lungo alla ricerca di QUALCOSA. Per mesi era rimasto in quella camera, uscendo solo quando richiesto espressamente dai suoi doveri di Secondo in Comando…e finalmente, pochi giorni prima, la Forza gli aveva risposto.
Lo aveva guidato verso un pianeta nascosto alle mappe stellari, il cui nome non era contenuto neppure negli archivi imperiali.
Proprio la visione di quel pianeta lo aveva spinto ad impostare l’attuale rotta del Devastator.
Vader non sapeva cos’avrebbe trovato su questo pianeta, ma era sicuro di una cosa: era stata la Forza a condurlo fin qui. E forse, ma solo forse…in questo luogo avrebbe trovato la risposta alla sua più grande ambizione.
Con quei pensieri in mente, il Signore dei Sith cominciò a incamminarsi verso l’Hangar della nave.

                                                                                                        * * *

Quando Darth Vader raggiunse la baita di partenza del Devastator, constatò con soddisfazione che la sua navetta era già pronta per il viaggio.
Oltre ad un piccolo contingente di soldati in armatura bianca, lo attendevano alcuni elementi del Comando Principale dello Star Destroyer.
Vader esaminò attentamente il mezzo di trasporto, poi si voltò verso di loro.
<< Il Devastator dovrà restare in orbita fino a quando non sarò tornato >> ordinò freddamente. L’ultima cosa che voleva, era rimanere bloccato sul quel pianeta troppo a lungo, ma in certi casi era meglio prevenire che curare. Troppe volte i suoi sottoposti avevano provato ad abbandonarlo durante una missione, credendolo morto per un pericolo o per un altro.
<< Sissignore! >> rispose subito il Capitano con il grado più alto, sudando nervosamente. Firmus Piett, se non ricordava male.
Conosceva bene il destino dell’ultima persona che aveva provato a disubbidirgli, quindi poteva almeno contare sul suo istinto di sopravvivenza. 
E così, con appresso solo il suo Ammiraglio e un contingente di soldati, la navetta di trasporto del Signore Oscuro cominciò  a discendere verso il pianeta.
Basandosi sulle registrazione dei droidi sonda inviati per l’ispezione, si trattava di un mondo abbastanza tranquillo, con grandi montagne color ruggine e un paio di stelle locali che proiettavano una luce spettrale.
Quando il loro shuttle attraversò l’atmosfera, scoprirono un lago argenteo costeggiato da una serie di rocce. Ed era proprio dalle sponde di quello specchio d’acqua che proveniva il “richiamo” della Froza, constatò Vader.
Una volta atterrati, il Sith continuò a seguire quel segnale… e si ritrovò davanti ad una porta.
Era stata intagliata direttamente nel fianco di una grande piramide di ossidiana, ricavata da una vena di materiale roccioso chiaramente diverso dal resto del paesaggio naturale del pianeta.
Faceva decisamente un certo effetto, ma non offriva alcun indizio sul perché si trovasse in quel posto. Eppure, la piramide era la sola prova che questo mondo fosse mai stato abitato.
Forse era stata la popolazione locale a costruirla. Oppure, e più probabilmente…erano stati utenti Forza. Dopotutto, erano molte le reliquie che Jedi e Sith si erano lasciati alle spalle nel corso dei millenni.
<< Che posto è questo, mio signore? >> domandò nervosamente Zevrin, fissando intensamente le rovine.
<< Non lo so >> ammise Vader << Ma la Forza è potente in questo luogo. Mi sembra quasi…familiare. >>
E così, cominciò ad incamminarsi verso il tempio, subito seguito dal fedele Ammiraglio e dal resto del plotone.
Con una spinta telecinetica, aprì il portone e rivelò gli interni della struttura.
Di fronte al gruppo si palesò un’immensa stanza sorretta da monolitiche colonne nere. A Vader ricordò subito il tempio Jedi del pianeta Coruscant, prima della sua epurazione.
Ma a differenza delle pallide e vistose sale di quell’edficio, questa era cupa e avvolta dall’oscurità.
Senza perdere tempo, Vader estrasse un cilindro da sotto il mantello e pigiò un pulsante lungo il fianco. L’oscurità venne sostituito da un bagliore rosso sangue, mentre la fidata spada laser del Sith vibrava in cerca di sangue.
Con il loro Signore come unica fonte di luce, Zevrin e soldati avanzarono dietro di lui, nelle viscere di quel tempio dimenticato.
Man mano che i loro corpi si immergevano nelle ombre, il segnale si faceva sempre più forte. Vader poteva quasi toccarlo!
All’improvviso, udì un frusciò alle sue spalle.
Sorpreso, il Sith si voltò di scatto…e vide che la guarnigione non era più con lui.
<< Ammiraglio Zevrin? >> domandò all’oscurità della sala.
Ma in cambio non ricevette alcuna risposta. Lui…era solo. In qualche modo, il suo Ammiraglio era scomparso nel nulla, senza lasciare alcuna traccia nella Forza, come se non fosse mai entrata in quel tempio.
Un trucco? O forse qualcosa di più? Che fosse proprio la Forza il responsabile di questa situazione?
Vader chiuse gli occhi, attingendo al Lato Oscuro…e fu allora che percepì QUALCOSA, celato nell’oscurità.
<< Smettila di nasconderti tra le ombre >> disse rivolto ad un gruppo di colonne << Mostrati! >>
Per un attimo, non accadde niente. Poi, lentamente, un’esile figura scivolò da dietro i pilastri.
Si trattava di un uomo dalla carnagione molto pallida, vestito con abiti scarlatti.
Un paio di occhi gialli incontrarono quelli del Cyborg, che restituì lo sguardo senza vacillare.
<< Le tue capacità sono davvero impressionanti >> commentò lo sconosciuto, con una voce calma e sibilante << Darth Vader, Signore Oscuro dei Sith. Da un comandante ad un altro, è un piacere poterti finalmente incontrare. Per entrambi. >>
Vader rimase in silenzio e lo scrutò da capo a piedi. Questi sembravano non toccare terra, avvolti in una nube color pece.
<< Tu chi sei, spettro? >> domandò pericolosamente << Con quale nome Sith eri conosciuto in vita? >>
Con sua sorpresa, lo sconosciuto scosse la testa. << Non sono uno spettro. E non sono nemmeno un Sith. >>
Dietro la maschera, il cyborg non potè che inarcare un sopracciglio.
<< Tu menti >> ribattè impassibile, mentre gli puntava contro la sua spada laser << Posso sentire il Lato Oscuro che ti circonda…che vive dentro di te. Troppo, perché tu sia un semplice accolito o un Jedi caduto. Quindi te lo chiederò di nuovo: chi sei? >>
Invece di sembrare intimorito dalle parole del Sith, l’uomo si limitò ad offrirgli un rispettoso inchino.
<< Mi chiamo Kotzmotis Pitchiner…e non sono di questo universo >> disse con uno sguardo assolutamente serio.
Per un attimo, Vader credette di aver sentito male.
Rimase in silenzio, mentre allungava la Forza verso la mente dell’appena nominato Kotzmotis. Questi non mostrò alcuna sorpresa e si lasciò avvolgere da quel mantello invisibile, sottoponendosi all’esame del Sith.
Quando Vader si ritrasse, scoprì che costui era davvero un essere fatto di carne e sangue…e che stava dicendo la verità. Era solo una delle numerose abilità che gli conferivano i suoi poteri.
<< Spiega >> ordinò, mentre disattivava la spada. Almeno per ora, l’uomo non si era dimostrato una minaccia, quindi lo avrebbe trattato con il beneficio del dubbio.
Kotzmotis annuì grato.
<< Vengo da un luogo molto diverso dalla tua galassia >> cominciò con la sua voce soave << Un luogo in cui Jedi e Sith non esistono, e in cui persone come me hanno imparato a muoversi tra gli universi con la stessa facilità con cui le tue navi viaggiano da un pianeta all’altro. >>
Vader inclinò la testa.
Sembrava un concetto a dir poco ridicolo…eppure, ancora una volta, la Forza non percepì alcuna menzogna nelle parole dell’uomo. Stava dicendo la verità… o, almeno ciò che pensava fosse la verità.
<< E perché mai sei venuto fin qui, salta-mondi? >> domandò curioso.
Ormai era sicuro di una cosa: era stata la Forza a condurlo verso questa creatura.
Sembrava umano…ma era decisamente qualcosa di diverso. Qualcosa di molto più oscuro e corrotto, eppure familiare. Per certi versi…gli ricordava se stesso, anche se non ne comprendeva appieno il motivo.
Le labbra di Kotzmotis si arricciarono in un sorriso riluttante.
<< Per farti un’offerta >> rispose dopo qualche attimo di silenzio.
Vader ascoltò la Forza. Ancora una volta, l’uomo aveva detto la verità.
<< Che genere di offerta? >>
Fu allora che il bagliore negli occhi del Generale sembrò accentuarsi, così come il suo sorriso. Poi, mise una mano sotto la sua giacca rossa, estraendo uno strano globo di vetro.
Lo lanciò a terra…e subito, un vortice di pallida luce illuminò gli interni della stanza, scacciando via le tenebre.
<< Seguici e lo scoprirai >> disse Kotzmotis, con una voce molto più profonda a graffiante.
Vader fissò intensamente quell’incredibile fenomeno.
Era come se la Forza si stesse contraendo su se stessa…come una specie di buco nero, eppure non percepiva alcun pericolo. Che quello fosse il modo con cui il suo misterioso offerente era in grado di viaggiare tra gli universi?
Tornò a scrutare Kotzmotis.
<< Perché dovrei fidarmi di te? >> domandò cupamente. Dopotutto, non poteva essere sicuro al 100% delle intenzioni dell’uomo. Il suo Maestro gli aveva insegnato già troppe volte quanto gli utenti del Lato Oscuro potessero essere ingannevoli…ammesso che quest’uomo fosse come loro.
Onestamente, il Sith cominciava a dubitarne. Sebbene simile, l’energia che volteggiava attorno a Kotzmotis sembrava addirittura più corrotta e indomita, quasi fosse viva e…intrappolata.
<< Perché so cosa brami davvero, Lord Vader >> disse l’uomo, distogliendolo dal suo rimuginare << E possiamo aiutarti ad ottenerlo! >>
Indicò il portale, invitandolo ad entrare.
Vader rimase in silenzio un'altra volta, limitandosi a fissare quel vortice di luce.
Le sue esperienze passate con uomini potenti e intriganti gli avevano insegnato che questo tipo di accordi comportavano sempre qualche ritorsione. Eppure…era stata la Forza a guidarlo lì.
Forse questa creatura aveva davvero i mezzi per aiutarlo nei suoi obbiettivi. E quando mai si sarebbe ripresentata un’occasione simile? Specialmente con il suo Maestro che gli alitava costantemente sul collo.
<< Molto bene >> rispose alla fine << Ti darò la possibilità di spiegarti. Ma se proverai a tradirmi… >>
<< Non succederà >> lo interruppe l’uomo << Ho troppo da perdere, proprio come te…e ho bisogno di tutto l’aiuto possibile. >>
E per l’ennesima volta, la Forza canticchiò in accordo alle parole dell’uomo.
Vader grugnì soddisfatto e si lasciò guidare all’interno del portale. Pochi secondi dopo, l’oscurità tornò a reclamare il tempio…


 
Ta-da! Ebbene sì, amati lettori. Il primo villain alleato di Pitch è il cattivone asmatico preferito di tutti: Darth Vader!
Ma come ha fatto l’antagonista di una delle saghe live action più famose al mondo a finire in un crossover dedicato ai prodotti animati Disney/Dreamworks? Ebbene…da qualche anno, anche Vader è diventato un cattivo animato Disney!
Il personaggio, infatti, vanta ben tre prodotti in cui appare tra i principali personaggi in una forma animata, sia CGI che 2D.
Per la prima abbiamo Clone Wars (in cui veste soprattutto i panni della sua controparte buona, Anakin Skywalker) e Star Wars Rebels, in cui è il cattivo principale della seconda stagione. Potete vedere una sua scena in questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=vxu8gHao9Ek
In 2D, invece, appare nella serie Star Wars – A Galaxy Of Adventures, in cui è protagonista di numerosi episodi.
I nostri lettori più accaniti sanno bene quanto amiamo il personaggio, e vederlo inserito in un altro crossover potrebbe sembrare un po’ ripetitivo. Tuttavia, questa è la prima volta che utilizziamo il Darth Vader canonico effettivo, senza alcuna alterazione di personalità o aspetto!
Questo Darth Vader è quello dei film e delle serie, non una sua variante, e abbiamo sempre voluto farlo interagire con alcuni dei personaggi che appariranno in seguito nella storia.

Gli altri nuovi volti che compaiono in questo capitolo sono:
- Eda, co-protagonista dell’ottima serie animata Disney “The Howl House”
- Hiro e Baymax, dal film Disney “Big Hero Six”
- Adora/She Ra, dalla famosa serie Dreamworks “She Ra”
- Sticth, dal film “Lilo e Stitch”

Tutti questi personaggi non sono gli stessi dei film/serie. O meglio, lo sono…ma fino ad un certo punto. Durante gli eventi delle loro opere, è accaduto qualcosa di diverso – ad un certo punto della trama – che ha fatto variare i loro percorsi rispetto a quelli delle loro controparti “originali”, creando versioni simili ma diverse al tempo stesso. Tali controparti, tuttavia, esistono ancora nel Multiverso, non abbiamo cancellato niente.
Ma come hanno fatto a finire per lavorare con la MVI?
Non preoccupatevi, tutti i loro retroscena saranno spiegati con il proseguire della storia!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Cry Havoc ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
In questo capitolo, oltre a conoscere nuove reclute della “Fazione Kozmotis”, cominceremo ad esplorare il passato dei Phantoms.
Vi auguriamo una buona lettura ;)




 
Capitolo 4 – Cry Havoc

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“Don't you disrespect me little man!
Don't you derogate or deride!
You're in my world now
Not your world
And I got friends on the other side!”


Friends on the Other Side – Keith David
 

Per un lungo, inesorabile, terribile momento… tutto divenne bianco.
La Forza abbandonò Vader, e il Signore dei Sith si sentì perso come mai prima d’ora. Perfino in quel giorno di quasi quindici anni fa, quando Obi Wan aveva tagliato le sue membra sulle sponde di Mustafar, non aveva provato un dolore simile. Non era causato da ferite o menomazioni, bensì dalla semplice impotenza. Dalla sensazione di essere per la prima volta completamente solo, abbandonato a se stesso e alla merce di qualunque calamità fosse riuscita a sottrargli il potere con cui era nato.
La sua mente cominciò a vagare. Era stato uno sciocco a fidarsi di questo essere! Ma perché la Forza non lo aveva avvertito? Perché…
FLOOSH!
All’improvviso, tutto cessò. Il bianco lasciò il posto ad una grotta dalle pareti coloro pece, e la Forza tornò ad aggrapparsi al Signore Oscuro dei Sith come una vecchia amica, stringendolo in un caldo abbraccio.
Solo in seguito, l’uomo si rese conto che aveva smesso di respirare… e che nella mano destra stava reggendo la sua spada laser, ora attiva. Quando l’aveva estratta?
<< Avrei dovuto avvertirti >> disse una voce familiare di fronte a lui.
Sollevando la testa, Vader si ritrovò a fissare gli occhi gialli di Kozmotis Pitchiner, che lo scrutavano divertiti. << Il primo viaggio dimensionale può essere… difficile. >>
<< Dove siamo? >> sbottò il Sith, cercando di trattenere la propria collera. Il Lato Oscuro cominciò a sibilargli nelle orecchie, intimandogli di abbattere la minaccia rappresentata da questo sconosciuto… ma subito dopo, i sussurri cessarono, e una calma piatta tornò a impadronirsi di lui.
Ancora una volta, la Forza gli stava suggerendo di ascoltare il salta-mondi.
<< Nel mio covo >> rispose Kozmotis, mentre prendeva una rapida occhiata alla caverna << Una fortezza ai confini dell’Universo. O meglio, di tutti gli universi. L’ho trovata durante i miei viaggi attraverso il Vuoto, e ho deciso di farne la mia casa. >>
<< Il Vuoto? >> chiese Vader, incuriosito da quell’affermazione.
L’ex Generale annuì in conferma. << Lo spazio tra le dimensioni. La discarica del Multiverso, per così dire. Ciò che si trova tra gli universi, uno spazio nero, infinito… vuoto, dove la creazione non ha posto, e il tempo perde di qualsiasi significato. Un luogo perfetto per nascondersi da coloro che danno la caccia a quelli come me… come noi. >>
<< Noi? Quindi hai dei complici >> intuì Vader.
Ancora una volta, Kozmotis annuì in conferma. << Persone che ho reclutato, proprio come te. Tutti noi condividiamo un obbiettivo comune, lo stesso che ti permetterà di esaudire il tuo più profondo desiderio. >>
E, detto questo, gli fece cenno di seguirlo.
<< Vieni… non vedono l’ora di conoscerti >> sogghignò, mentre scompariva nell’oscurità.
Inizialmente guardingo, il Sith decise di acconsentire alla richiesta.  Dopo essere entrato nell’ombra della grotta, ecco che si ritrovò in una stanza completamente diversa, al cui centro spiccava un lungo tavolo ovoidale completamente nero.
E a quel tavolo… sedevano due persone dall’aspetto bizzarro, le quali si alzarono una volta che li videro arrivare.
Gli occhi di Vader incontrarono quelli freddi e calcolatori di una splendida donna dalla carnagione verde smeraldo. Aveva un volto severo, affilato, coronato da un paio di corna nere che le spuntavano dalla testa, e labbra rosse curvate in un cipiglio pensieroso.
Era vestita con un lungo abito color pece, le mani sottili avvolte ad uno strano scettro dall’estremità
arrotondata, mentre una strana creatura piumata era appollaiata sulla sua spalla.
La seconda persona, invece, era un uomo dalla carnagione scura, vestito con abiti viola di bassa fattura e un cappello a cilindro. Proprio come la donna, nelle mani reggeva una specie di scettro, e aveva il volto contratto da un sorriso canzonatorio.
<< Lord Vader… >> disse Kozmotis, distogliendolo dalla sua analisi << Permettimi di presentarti Lady Malefica e il Dottor Facilier. Ci assisteranno in questa nostra crociata. >>
<< Ah, la nostra nuova recluta! >> esclamò l’uomo, alzandosi in piedi e togliendosi il cappello per eseguire un galante un inchino << Benvenuto, mio caro, benvenuto fra noi, dannati fra i dannati! Aspettati una collaborazione a lungo termine, l’impegno che stai prendendo è assai vincolante. >>
Malefica annuì in accordo.
<< Sono colpita >> mormorò dopo qualche istante, molto più placida e composta << La tua oscurità è alquanto... accentuata. Quasi quanto la mia.  >>
Vader rimase inizialmente in silenzio, mentre il suo gelido sguardo passava ancora una volta tra i suoi presunti alleati. Non era abituato a lavorare con altre persone… eppure, nell'istante in cui amplificò i suoi sensi attraverso la Forza, si ritrovò sorpreso nel constare quanto fossero oscure le loro anime, così nere da poter rivaleggiare con la sua.
Quella di Facilier era caotica, in continuo movimento, come se fosse composta da tante piccole ombre sghignazzanti. Per certi versi, era molto simile a quella di Kozmotis, anche se meno intensa. Ma quella di Malefica… era come un'immagine riflessa della propria, un monolite nero e senza fondo, come una singolarità pronta ad inghiottire qualunque cosa. Sembrava una Sith a tutti gli effetti.
<< Non ho mai incontrato una creatura come te >> disse Vader, mentre il suo sguardo vagava inconsciamente fino alle corna della donna << Dimmi… che cosa sei? >>
<< Cosa? Ma che domanda sgarbata >> commentò la donna, con un tiepido sorriso schernente, come se lo ritenesse uno stupido << Io… non sono una cosa. Sono la Signora di Ogni Male, l’oscura padrona di coloro che nelle tenebre dimorano. >>
<< Così affermi >> ribatté Vader, incrociando ambe le braccia al petto e compiendo un passo in avanti << Ma credi davvero di avere ciò che serve per conferirti un simile titolo? >>
<< E tu credi di avere anche solo la facoltà di negarmi ciò che è mio di diritto… piccolo Jedi? >>
A quella parola, la rabbia di Vader ribollì come un vulcano. Il Lato Oscuro cominciò a turbinare attorno a lui, mentre avvicinava inconsciamente la mano alla sua fidata spada laser.
Con due rapide falcate, si ritrovò proprio di fronte a Malefica, sovrastandola con i sue due metri di altezza.
<< Vedo che sei informata sul mio universo >> sussurrò freddamente, attraverso il respiratore della maschera << Ma temo tu sia in errore. Io NON sono un Jedi… ma un Signore Oscuro dei Sith. E l'oscurità è il mio dominio, così come tutti coloro che scelgono di abbracciarlo. >>
Puntò un dito guantato contro la donna, mentre l’animale sulla sua spalla cominciò a sibilargli.
<< Faresti bene a non insultarmi, strega. Non sono qualcuno che vorresti come tuo nemico. >>
La cosa forse più snervante era che il sorriso di lei non sembrava essersi incrinato di una virgola, di fronte a quella reazione alquanto minacciosa. Sembrava quasi si stesse lievemente divertendo… sebbene fosse difficile definirlo, in quella fredda aria regale che ostentava.
<< Fata andrà più che bene, umano >> ribatté << Vedrai che così non vi saranno più altre incomprensioni fra noi. >>
Vader rimase in silenzio per un po’, limitandosi a fissarla attraverso la maschera. Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui aveva interagito con qualcuno che non lo temesse… senza contare il suo maestro, ovviamente.
Questa… “fata”, qualunque cosa fosse, sembrava conoscere il suo potere e le vie della Forza. Eppure, era come se non gli importasse… no… come se ne fosse intrigata.
In verità, lo stesso Sith era piuttosto curioso riguardo a questa nuova alleata… ma anche estremamente cauto.
<< Molto bene >> dichiarò, mentre si tirava indietro.
E così, i due rimasero a scrutarsi l'un l'altra, in silenzio, come se fossero impegnati in una gara di sguardi.
<< Signori miei, vi prego! >> esclamò Facilier, praticamente interrompendoli e riscuotendoli da quel torpore << Questa stanza è già troppo stretta! Non è proprio il caso che vi mettiate a riscaldarla con le vostre... uh, focose personalità… >>
Vader cercò di ignorare il commento sul fuoco. Gli riportava alla mente brutti ricordi. Invece, si voltò verso l'uomo e lo scrutò da capo a piedi.
<< Sembri sicuramente umano >> osservò pensieroso << Eppure, il potere che ti circonda non ha nulla a che fare con la Forza. Appartieni forse allo stesso universo di Kozmotis? >>
<< Ah, no, mio caro, sono di matrice completamente originale! >> esclamò lo stregone, con un sorriso smagliante << Non per quanto riguarda il mio potere però. Il mondo funziona così! C’è il potere… e coloro che sono abbastanza forti da ottenerlo. Come posso dirtelo in maniera più chiara... Oh sì! Ho amici nell'aldilà! >>
Per la seconda volta in un solo giorno, l’Oscuro Signore dei Sith non riuscì a trattenere una certa sorpresa. Era sinceramente grato che la sua maschera fosse capace di nascondere così bene le sue emozioni.
<< Tu… ottieni il tuo potere dai morti? >>
<< Uh, non la direi in questo modo, sono molto suscettibili >> borbottò Facilier con un certo nervosismo, per poi riprendere a sorridere e spalancare le braccia << Diciamo... da grandi e potenti spiriti che governano sulle anime e sul passaggio tra questa vita e l'altra. Domino l'ombra della morte... letteralmente! Perché è così che sono chiamato: l'Uomo Ombra! >>
<< Notevole >> commentò Vader, sinceramente impressionato.
Nella storia millenaria dei Sith, solo pochi eletti erano riusciti ad ottenere una padronanza del Lato Oscuro abbastanza forte da poter comunicare con i morti, tanto meno con gli spiriti degli antichi Sith. Se questo “Uomo Ombra”, come si faceva chiamare, era riuscito ad instaurare un rapporto del genere con le anime oscure che dominavano le tenebre dell'aldilà… allora di sarebbe rivelato un alleato decisamente valido, proprio come Malefica.
Ma per cosa? Quella domanda lo aveva assillato da quando aveva scelto di accettare l'accordo con Kozmotis.
<< Perché mi hai portato qui? >> gli domandò, freddamente << Vedo che ti stai circondando di persone potenti… e con una forte padronanza della arti oscure, qualunque siano la variante del loro universo. Ma a cosa ti serviamo? >>
Un cupo sorriso andò a dipingersi sul volto dell'ex Generale.
<< Pazienza, Vader, tutto ti sarà presto chiaro. Ma prima... dobbiamo ancora recuperare un'ultima recluta! >>

                                                                                                                   * * *

Il portale si aprì su una landa desolata.
Alberi spogli si ergevano dal suolo come braccia scheletriche, circondati da cadaveri e armature arrugginite. Era un luogo da incubo, il risultato di secondi e secoli di battaglie e orrori, una terra in cui ormai non poteva crescere altro che la morte.
Vader scrutò attentamente quel panorama impregnato di decadenza...e per la prima volta da molto tempo, provò una strana sensazione di disagio.
<< Dove ci hai portato? >> domandò a Kozmotis.
<< Prydain >> rispose l’uomo, impassibile << Una terra molto simile al mondo natio della nostra Malefica. Patria di eroi e creature magiche...ma anche teatro di innumerevoli guerre e massacri. >>
<< Adesso sì che ha assunto una piega decisamente più coinvolgente >> commentò Facilier << Bene, Koz, siamo nelle tue mani. Da dove iniziamo? >>
In tutta risposta, l'ex Generale indicò un punto ben preciso al centro della landa. Più precisamente… una pentola nera che spuntava dal terreno fangoso, sul cui fianco era stato inciso un volto dai lineamenti grotteschi.
<< Da quella >> sussurrò l'uomo, mentre il cielo sopra di loro cominciava a coprirsi di nubi.
<< La giornata sembra molto promettente >> fu il commento tranquillo di Malefica, per poi chiudersi in un profondo silenzio di attesa che nascondeva la trepidazione.
Il gruppo raggiunse cautamente il calderone.
Tutti loro potevano sentire… qualcosa che proveniva dal suo interno. Una forza oscura, maligna, a tratti familiare… eppure diversa al tempo stesso.
<< All'interno di questa pentola... >> proseguì Kozmotis << è rinchiusa l'anima della nostra prossima recluta. Un essere di grande potere e crudeltà, qualcuno che si rivelerà decisivo per il completamento dei nostri obiettivi. >>
La sua attenzione tornò sullo stregone e la fata.
<< E voi due mi aiuterete a riportarlo nel mondo dei vivi. >>
<< Hmm, è rischioso >> ribatté l’uomo, a quanto pare sotto concessione anche dell’altra, che annuì << un sortilegio simile potrebbe creare un'energia tale da mettere in allerta i nostri... piccoli insetti alle calcagna. Mi auguro che tu sappia cosa stai facendo, e soprattutto che la scelta sia stata congegnata! Anche perché quella che darà più in escandescenze se ti sbagli è la nostra Signora qui… >>
Fece un cenno verso la donna, che dal canto suo fissava immobile Kozmotis, come se volesse torchiarlo con lo sguardo.
<< Sono consapevole dei rischi >> ammise Kozmotis << Ecco perché avrò bisogno di entrambi. Da una parte, Facilier avrà il compito di… afferrare l'anima della nostra recluta, per così dire, e trascinarla sul piano mortale, legandola ad uno dei suoi manufatti. Malefica, invece, avrà il compito di lanciare un incantesimo di soppressione sulla pianura, in modo tale da nascondere gli effetti del rituale. Pensi di poterlo fare, mia signora? >>
<< Pensare di potere? >> domandò lei, freddamente << Io non penso di potere. Agisco perché so di potere. Fate un passo indietro, sciocchi. >>
Sollevò il bastone verso il cielo plumbeo, il quale sembrò addensarsi ancora di più, illuminando la pietra di verde.

<< Nubi nere come carbone e malvagità,
ora e subito eseguite la mia volontà!
Oscurate questo luogo dannato
che nulla che qui accada possa mai essere svelato! >>

Le nubi si tramutarono in una coltre oscura, scosse da un'energia verde crepitante, e calarono sui presenti come un telo nero, segregandoli all'interno di una cupola energetica dello stesso colore.
<< Impressionante >> commentò Vader, mentre sentiva una forza sconosciuta ricoprirli da capo a piedi, come una specie di velo. Qualunque cosa avesse fatto la fata, sarebbe stata capace di nascondere la loro presenza anche allo Jedi più potente.
Affianco a lui, Kozmotis sorrise soddisfatto e si voltò verso Facilier.
<< Buon Dottore… prego, il palco è suo >> disse mentre indicava il calderone nero.
<< Bene… si va in scena >> commentò lo stregone, calandosi sul volto la maschera di un teschio bianco << Ragazzi, attaccate! >>
Fu allora che l’intero paesaggio attorno a loro cominciò a tingersi di un’energia viola e verde pastello, e a circondarsi di maschere tribali intonanti una nenia gutturale, all’interno della quale Facilier si muoveva come una specie di ballerino.
Con sapienti gesti delle mani, e dunque al suo comando, le maschere si illuminarono di verde e generarono dei lampi dagli occhi che inondarono la pentola. Il calderone iniziò ad agitarsi sempre di più…come se ci fosse qualcosa di vivo al suo interno che veniva strattonato.
<< Il nostro compare è irrequieto, diamine, che impeto! >> esclamò l’Uomo Ombra, quasi in un delirante e cantilenante estasi << La morte è poco ragguardevole, si sa… ma se non vi piace, non lo dite a me… ma ai miei amici nell’aldilà! >>

Track 5: https://www.youtube.com/watch?v=ShnlAzsHXKs

Il calderone continuò a tremare.
Sopra di loro, lampi e tuoni illuminarono l’oscura volta, a cui seguirono bagliori verdastri.
Una sostanza smeraldina eruttò dalla pentola come lava vulcanica, sollevandosi a imitazione di un vortice e seguendo i gesti di Facilier.
Parte di quel fenomeno fluttuò proprio verso lo stregone, che nella mano destra reggeva una specie di amuleto.
La sostanza defluì all’interno di quel misterioso artefatto…e presto giunse una risata agghiacciane.
<< Mai >> gracchiò una voce sconosciuta.
A Vader ci volle qualche secondo per capire che era partita proprio da quel tornado di luce verde.
Pochi secondi dopo, una mano ossuta afferrò il bordo del calderone, producendo un forte schiocco. A questo, seguirono altri lampi e saette.
<< Non morirò…non morirò mai! >> continuò la voce, mentre la sagoma di “qualcosa” prendeva man mano forma in mezzo a quel tripudio di energie.
La sagoma, dapprima indistinta, assunse delle sembianze quasi umane, eppure diverse. Man mano che il bagliore iniziò a diradarsi, ecco che vennero rivelate anche al resto del gruppo.
Di fronte a loro…aveva appena preso posto uno scheletro.
Sembrava ricoperto da un sottile strato di carne putrefatta, ma la maggior parte del copro era nascosta da un mantello rosso porpora, completo di cappuccio. Il tratto più distintivo, tuttavia…erano sicuramente un paio di corna che gli spuntavano dalla testa, simili a quelle di un cervo.
<< Libero… >> sussurrò l’essere << finalmente libero da quella gabbia. Mi chiedo quanto tempo sia passato da… >>
Incespicò in avanti, con le orbite illuminate da un intenso bagliore scarlatto.
Il volto scheletrico si contorse a imitazione di una specie di sogghigno, ma era difficile a dirsi, a causa della quasi totale mancanza di muscoli e pelle.
<< Quello sporco allevatore di maiali…e quella dannata principessa >> sputò l’essere << Loro…mi hanno preso tutto! Hanno interrotto i miei piani! Io…io…li ucciderò! >>
Quello che accadde in seguito, colse il gruppo decisamente di sorpresa.
Dalle mani della creatura spararono una coppia di raggi verdi che per poco non li colpirono in pieno. Furono solo i tempestivi riflessi di Vader ad evitare un potenziale disastro.
L’Oscuro Signore sollevò il braccio destro, creando uno scudo telecinetico tra loro e gli attacchi. Questi si infransero contro la barriera, sprigionando scintille e una nuvoletta di fumo.
Quando si diradò, il Sith scoprì che lo scheletro aveva assunto un’espressione altrettanto sorpresa.
<< Interessante >> mormorò, mentre scrutava le proprie appendici con uno sguardo contemplativo. Doveva essere la prima volta che manifestava un simile potere.
Poi, scoppiò in una risata gracchiante, come il ringhio di una iena misto all’urlo di una bestia ferita. Era tutto fuorchè umana.
Le orbite scarlatte dell’essere si guardarono attorno, poi incontrarono gli occhi dei suoi liberatori.
<< Inchinatevi >> ordinò, mentre li indicava con un lungo dito ossuto.
Quell’unica parola fu sufficiente a suscitare sia l’ira di Vader che quella di Malefica.
<< Come, scusa? >> ringhiò la fata, il corpo ora avvolto da un bagliore smeraldo. Allo stesso tempo, il Sith aveva estratto la sua fidata spada laser.
<< Inchinatevi di fronte alla Morte >> ripetè il mostro, come se stesse parlando ad una coppia di bambini << E forse vi considererò degni di far parte del mio nuovo esercito. Obbedire sarebbe saggio. >>
A quel punto, Kozmotis concluse che quello era il momento di intervenire. Sapeva quanto fosse volubile il temperamento dei suoi alleati, e l’ultima cosa che voleva era che attaccassero la loro nuova recluta.
Si fece avanti con un sorriso accomodante, le mani sollevate in un gesto conciliante.
<< Re Cornelius, sono certo che possiamo trovare un qualche tipo di accordo… >>
<< Silenzio, ombra >> lo interruppe lo scheletro << Ti ho forse dato il permesso di parlare? Non ricordo di averlo fatto…ma forse l’ho dimenticato. Ho così tanti rumori nella testa! >>
Si piegò in avanti, producendo un scricchiolio tanto forte da far sussultare Facilier per il disgusto.
<< Io... non lo so >> borbottò, mentre tornava a scrutare i suoi salvatori << Sento qualcosa di nuovo, che sta strisciando dentro quella melma primordiale che ero, qualcosa... di bello. Un potere nuovo e indomito. >>
Il bagliore nelle sue orbite parve farsi ancora più luminoso, illuminando pezzi di carne cadenti e zanne scheggiate.
<< Ora…inchinatevi al vostro re. Non ve lo ripeterò un’altra volta >> insistette, con le mani avvolte dallo stello alone smeraldo di poco prima.
A quel punto, l’espressione sul volto di Kotzmotis passò da cortese a glaciale nel giro di pochi secondi. I suoi occhi tornarono di un giallo malaticcio, mentre il grigiore della sua pelle sembrò accentuarsi.
<< Facilier >> ringhiò freddamente << Ti dispiace? >>
<< Con immenso piacere >> rispose l’altro, le labbra ora arricciate in un sorriso crudele.
Sollevò il medaglione che teneva al collo...e cominciò a stringerlo. Subito dopo, l’appena nominato Re Cornlius lanciò un grido pieno di dolore, portandosi ambe le mani la petto.
Cadde in ginocchio, ansimante, come se qualcosa stesse cercando di strappargli un cuore che forse non aveva nemmeno.
Il suo sguardo vagò subito verso l’Uomo Ombra.
<< Che cosa mi avete fatto?! >> sibilò, le orbite che sembravano menare lampi.
Facilier gli offrì una scrollata di spalle disinvolta.
<< Niente che non si risolverà con un po’ sana di disciplina, mon amì >> disse mentre gli mostrava il medaglione << Vedi questo piccolo gingillo? Ci ho legato la tua anima! Un’assicurazione deplorevole, lo so, ma a quanto pare necessaria. Adesso sarai costretto ad obbedirmi, fino a quando…beh…fino a quando ne avrò bisogno , suppongo. >>
Cornelius ringhiò rabbiosamente, e si lanciò in avanti per afferrare il manufatto. Tuttavia, Facilier si limitò a stringerlo con forza, costringendo lo scheletro a fermarsi.
<< At-ta-ta! >> lo rimproverò l’Uomo Ombra << Non siate precipitoso, vostra Maestà. Dateci almeno la possibilità di farvi un’offerta! >>
Le orbite della creatura passarono da lui a Kozmotis, poi verso Vader e Malefica, e di nuovo sul presunto capo del gruppo.
<< Perché dovrei ascoltarvi? >> chiese all’ex Generale, con una smorfia sospettosa << Sembra che abbiate il coltello dalla parte del manico. Potreste solo costringermi a fare quello che volete. >>
<< Vero >> disse Kozmotis, la sua voce suadente recuperata << Ma sarebbe alquanto controproducente combattere al fianco di un alleato legato a noi dalla mera schiavitù. Invece, voglio offrirti la possibilità di combattere per te stesso. >>
In qualche maniera, Cornelius riuscì ad assottigliare le sue orbite.
Rimase in silenzio per un po’, limitandosi a fissare il misterioso uomo dalla pelle grigia.
<< Molto bene >> borbottò, per poi sistemarsi il mantello color porpora. << Dichiara le vostre intenzioni. >>
Almeno per ora, sarebbe stato al gioco.
Kozmotis sorrise vittorioso. << Lasciate che vi faccia una domanda. Cosa desiderate, Re Cornelius? >>
<< La morte dei miei nemici >> fu la pronta risposta del monarca << La distruzione del Regno di Prydain, da cui venni tradito secoli fa. La conquista di questo mondo, mio di diritto… e la morte di Taron, colui che mi ha imprigionato all’interno del Calderone Nero.  >>
A quelle parole, il sorriso sul volto dell’ex Generale sembrò farsi decisamente più predatorio, come il ghigno di un lupo.
<< Io posso offrirti tutto questo >> disse, gli occhi nuovamente illuminati da quel bagliore dorato.
Lo scheletro non disse nulla. Semplicemente, scrutò in quelle pupille malevole, alla ricerca del minimo segno di inganno o menzogna. Ma con sua grande sorpresa…non ne trovò alcuno.
Passò lo sguardo su ciascuno dei suoi salvatori, poi di nuovo verso Kozmotis.
Di fronte ad una simile offerta… c’era solo un modo corretto di rispondere.
<< Come? >>

                                                                                                                  * * *

In un'altra dimensione, all’interno dell’organizzazione conosciuta come MVI, Mr Cold era rimasto collegato ad Argo per le ultime due ore emmezza…e francamente, stava cominciando ad irritarsi.
Ancor prima di diventare un adepto di Pitch Black, aveva sempre avuto difficoltà a rimanere fermo per tempi troppo lunghi, specialmente quando si trovava in un luogo che moriva dalla voglia di esplorare.
Ancora non riusciva a credere che esistesse un’organizzazione dedita alla protezione del Multiverso.  Come diavolo era riuscito a perdersi una cosa del genere?
Perché non erano mai intervenuti, quando lui e Pitch si erano dati alla pazza gioia in giro per le innumerevoli realtà? Forse avrebbe dovuto approfondire l’argomento, quindi se lo segnò mentalmente come promemoria futuro.
I suoi occhi vagarono per la stanza, alla ricerca di qualche distrazione.
Solo Eda e il suo animaletto blu erano rimasti a controllarlo. Hiro, invece, stava lavorando ai comandi della macchina, mentre il robot chiamato Baymax si era allontanato in un angolino del laboratorio, apparentemente perché doveva ricaricarsi.
Dopo qualche minuto di silenzio, la testa dell’oscuro spirito girò verso la strega.
<< Pare che tu abbia un minimo di buon senso >> disse all’improvviso, attirando l’attenzione della donna << Come diamine hai fatto a finire in un posto del genere? >>
<< Perché vuoi saperlo? >> domandò l’altra, arricciando le labbra in un sorriso civettuolo.
L’eterno adolescente scrollò le spalle. << Perché sono annoiato, e una bella storia potrebbe fare miracoli per la mia pazienza. >>
<< Oh, caro il mio ghiacciolino, la mia storia non è per i deboli di cuore! Be’, più o meno… forse, non è per gli spiritelli ribelli con potenziali problemi di sociopatia.      O forse è alquanto appropriata >> lo prese in giro Eda << Bene, tutto cominciò nella mia terra d’origine,  nota come Isole Bollenti. Un luogo da fiaba dei fratelli Grimm… ed è un paragone molto sottile, se capisci l’antifona! >>
Gli fece l’occhiolino, giocosa, per poi sventolare i capelli fluenti.
<< Una terra ostile e zuccherosa, contenente le creature più strane e bizzarre dell’esistenza, tra cui le streghe! Sì, perché streghe si nasce, e si è così. Incommensurabilmente belle, nel mio caso, e con le orecchie appuntite. Per questo non sono un’elfa, sono una strega! >> puntualizzò << Le Isole Bollenti erano governate dall’Imperatore… qualcuno che forse al tuo Black sarebbe stato simpatico, data la sua ossessione e mania del controllo tramite la paura, l’indottrinamento e l’inespressività! Bleah! >>
Assunse un’espressione schifata, prima di proseguire.
<< Avevo una famiglia, tra cui una sorella maggiore di nome Lilith. Le volevo un mondo di bene, ma eravamo anche grandi rivali e in competizione per entrare nella congrega magica dell’Imperatore, la più alta onorificenza dell’epoca. È indubbio che io sia sempre stata la più forte! Nonché la più scapestrata, ribelle, incontinente e testarda, quando andavamo a scuola. Non sopportavo l’idea di dovermi specializzare in una sola branca della magia, come stabilito dal regime! Volevo provare di tutto! Volevo sperimentare, conoscere, esplorare! Seguivo segretamente ogni corso e mi esercitavo da autodidatta per migliorare sempre di più. Fu così che, il giorno in cui dovetti sostenere l’esame finale per entrare nella congrega… rinunciai. Diedi la vittoria a tavolino alla mia cara Lily, rifiutandomi di combattere. Le congreghe non erano affatto il mio stile, e ormai lo avevo capito! Così… fuggii via, lontano da tutto e da tutti. E qua viene il bello! >>
Sogghignò, unendo i polpastrelli delle mani.
<< Sono diventata una ricercata per aver scelto volontariamente come vivere la mia vita e come esercitare la mia magia! Cose dell’altro mondo, non è vero? Così, per ripicca, ho iniziato a combinare un bel po’ di guai, per divertirmi, e per fargliela vedere a quei fastidiosi servitori dell’Imperatore. A quel punto, stanca di essere braccata, ho messo a punto la magia più potente di tutte: il viaggio inter-dimensionale, la cosa che l’Imperatore bramava di più al mondo! E io ci sono riuscita prima di lui! Ogni tanto rimpiango di non aver mai potuto vedere la sua faccia! >>
Ridacchiò sonoramente.
<< Comunque, è così che ho iniziato a viaggiare fra i vari universi. E be’… diciamo che anche in quel caso, la mia condotta non è mai stata delle più… discrete. Così la MVI mi ha trovata e mi sono fatta un bel po’ di tempo al fresco! Roba da farti impazzire! Ma in seguito… presi una decisione che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. >>
Cold la fissò, perplesso. << E quale sarebbe? >>
<< Ho deciso di lavorare per loro! >>
<< Ah, meraviglio-COSA!? >>
<< Andiamo, ragazzo, possibile che non hai ancora compreso la tua situazione? >> esclamò la strega, ridendo << L’occasione che hai è unica! Potresti viaggiare e vivere le più mirabolanti avventure per tutta la durata della tua luuuuunga esistenza! L’unica differenza è che sarebbe legale, e nessuno proverebbe più a disturbarti. Certo, magari dovresti andarci un po’ più piano con certi disastri… ma al confronto di vivere braccati come animali ed essere costretti a vivere una vita noiosa fatta di catene, dogmi, aspettative e responsabilità prescelte dagli altri verso di te, che non sopportano la tua indipendenza… questo è un vero paradiso! >>
<< Eppoitiregalanoigrandicacciarossi! >> esclamò Stitch, per poi scoppiare in una risata sgangherata.
<< Oh, certo, come dimenticare il mio cucciolotto? >>
Eda lo prese in braccio e cominciò a coccolarlo. << Lui è qui grazie a me! La sua storia è un po’ triste, l’ho trovato quando non aveva più nessun altro a prendersene cura. Anche lui aveva soppresso alcune brutte abitudini, e perdere coloro che amava lo aveva… be’, diciamo… >>
<< Cattivo! >> sibilò l’alieno.
La donna annuì.
<< Sì, diciamo che lo aveva un po’ incattivito. Fortunatamente, sono riuscita a farlo rinsavire! Guardalo, è ancora una palletta piena di gioia! Be’… se se lo ricorda >> aggiunse, mentre gli accarezzava affettuosamente la testa.
Cold scrutò la piccola creatura blu. Non sembrava così pericoloso…ma aveva vissuto abbastanza a lungo da sapere che, spesso e volentieri, le apparenze potevano essere assai ingannevoli.
I suoi occhi vagarono verso Hiro, ancora impegnato a digitare sui computer collegati alla macchina.
<< E tu che mi racconti, Testa D’Uovo? Qual è la tua storia strappalacrime? >>
Il ragazzo si fermò di colpo, solo per riprendere appena qualche secondo dopo.
<< Non vedo perché siano affari tuoi >> rispose, senza nemmeno preoccuparsi di guardarlo.
Il volto di Cold si contrasse in un broncio.
<< Sto solo cercando di essere amichevole! Inoltre, me lo devi. Per essere la cavia di questa tua mostruosità tecnologia, e bla, bla, bla. Non farmi usare gli occhioni! Posso essere davvero adorabile, quando voglio. >>
Hiro sospirò stancamente, ormai conscio che la loro ultima “recluta” non avrebbe smesso di tormentarlo tanto presto. O, almeno, non senza ricevere qualcosa in cambio.
Lentamente, alzò la testa e tirò indietro la sedia, così da potersi rivolgere all’oscuro spirito.
<< La mia storia non è poi così esaltante >> ammise, sperando che almeno questo avrebbe reso l’esperienza più rapida e indolore possibile << Io e Baymax stavamo cercando di fermare il Professor Callaghan, uno scienziato che voleva usare uno sciame di nanobot per uccidere tutti coloro che considerava responsabili della morte di sua figlia. >>
Gli occhi di Cold vennero attraversati da un luccichio curioso.
<< Nanobot? >>
<< Piccoli robot di mia invenzione, capaci di costruire qualsiasi cosa >> spiegò il giovane scienziato << Erano davvero uno spettacolo. Comunque sia, Callaghan li usò per realizzare un portale dimensionale da usare come singolarità controllata… >>
<< Parla inglese, per favore >> lo interruppe l’altro, con uno sguardo impassibile.
Hiro sbuffò sprezzante.
<< Voleva usarlo per distruggere la compagnia del suo ex datore di lavoro e uccidere tutti quelli che ne facevano parte >> elaborò, non senza nascondere una certa irritazione.
Invece di mostrare orrore o disgusto, Cold arricciò le labbra in un sorriso divertito.
<< Ah, un uomo secondo il mio stile. Penso che saremmo andati d’accordo! >> ridacchiò impressionato.
E fu allora che l’espressione di Hiro cambiò di colpo.
Da rassegnata, divenne una maschera di rabbia e tristezza, mentre le sue mani si stringevano ai bordi della sedia.  Fu un cambiamento rapido quanto inaspettato, e Cold si mise subito in allerta.
Forse la relazione tra Hiro e questo Professor Callaghan era stata molto più profonda – e maliziosa – di quanto avesse inizialmente supposto. O, almeno, questo poteva dedurre dal modo in cui l’adolescente sembrava pronto a balzargli addosso.
<< Hiro >> disse all’improvviso Eda, scrutandolo seriamente << Rilassati. >>
Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia, ma la donna incontrò il suo sguardo senza vacillare.
Alla fine, fu proprio Hiro ad interrompere quella gara di volontà, mentre Cold li osserva contemplativo.
Aveva scorto…QUALCOSA negli occhi del giovane scienziato. Qualcosa di molto familiare…e interessante. Qualcosa che magari avrebbe dovuto approfondire in un secondo momento.
<< Io e Baymax siamo entrati nel portale per…aiutare una persona che ci era finito dentro >> continuò Hiro, pronunciando quelle ultime parole con una punta di esitazione << Abbiamo provato ad uscirne, ma non siamo stati abbastanza veloci. Siamo rimasti bloccati. >>
<< Eppure eccoti qua >> osservò Cold, intrigato.
Hiro si accasciò sullo schienale della sedia, lo sguardo rivolto in direzione del soffitto.
<< Quel posto era una vera discarica tecnologica >> spiegò << Ho usato i pezzi trovati in giro per costruire un altro portale. Grazie al cielo avevo Baymax, o non sarei sopravvissuto abbastanza a lungo da poterlo completare nei tempi previsti. >>
Volse un sorriso affettuoso in direzione del robot, ancora in ricarica. Poi, la sua espressione divenne molto più cupa.
<< Purtroppo, non conoscevo le coordinate per accedere alla mia dimensione. Abbiamo provato un salto di emergenza e, beh…siamo finiti qui >>
Cold inarcò un pallido sopracciglio. << Qui? Intendi alla MVI? >>
Il giovane scienziato annuì in conferma.
<< All’inizio pensavano che avessimo provato ad infiltrarci di proposito. Ci hanno tenuto in prigione per un mese intero, prima di offrirci la possibilità di spiegarci. Non è stata un’esperienza piacevole >> ammise, senza reprimere un brivido al ricordo << Tuttavia, ora so che era necessaria. Abbiamo raccontato al Consiglio quello che ci era successo, e loro ci hanno dato la possibilità di ritrovare la nostra dimensione. >>
L’oscuro spirito canticchiò contemplativo.
<< Immagino non abbiate avuto successo >> dedusse, senza mai perdere quel suo sorriso impertinente.
L’occhiata che Hiro gli rivolse fu più eloquente di qualsiasi conferma.
<< Hai idea di quante versioni possano esistere di una sola realtà? >> ribattè stizzito << Decine, centinaia, migliaia…è impossibile quantificare un numero. E senza alcuna coordinata, era impossibile individuare la nostra senza un’approfondita ricerca… >>
<< E tu stai ancora cercando >> concluse Cold, annuendo a se stesso.
Hiro prese un lungo respiro calmante.
<< Sì >> ammise con un filo di voce << Ogni giorno, da quasi due anni.  Ma dovevo pur tenermi impegnato in qualche modo, e così ho deciso di entrare in questa squadra e aiutare la MVI, in cambio di un posto dove stare e dell’accesso alla loro tecnologia. >>
E, detto questo, allargò ambe le braccia.
<< E questa è la mia storia. Soddisfatto? >> domandò beffardo. Ma sorprendentemente…in cambio non ricevette alcuna risposta.
Cold rimase in silenzio, completamente immobile, gli occhi allargati come piatti. Aveva le mani strette ai braccioli della sedia, e stava respirando molto più in fretta, come se stesse avendo un attacco di panico.
Poi…tutto cessò, così velocemente che, per un attimo, sia Hiro che Eda cedettero di esserselo immaginato.
L’oscuro spirito deglutì sonoramente e rivolse a entrambi un’occhiata significativa. 
<< Penso… di aver trovato il vostro Pitch Black. >>
 
 


Boom!
Ebbene sì, signore e signori. Alla fazione Pitch si sono appena uniti due dei cattivi Disney più oscuri mai creati!
Da una parte abbiamo la Signora di Tutti i Mali in persona…Malefica, antagonista principale de “La Bella Addormentata nel Bosco”! E non parlo della versione addomesticata dei film live action, ma della Malefica originale, quella che suscitava incubi e deliri nelle nostre menti infantili.
Dall’altro lato, invece, abbiamo un’antagonista Disney molto meno conosciuto, ma forse anche più terrificante: il Re Cornelius (Horned King in originale) main villain del sottovalutato film Disney “Taron e la Pentola Magica”. Un cattivo che abbiamo sempre apprezzato, e che grazie a questa fan fiction avremo finalmente la possibilità di usare.
Ma come mai Kozmotis ha scelto proprio questi personaggi per assisterlo? Ve lo diciamo subito: non sono stati reclutati a caso, ognuno di loro ha particolari abilità che serviranno all’ex Generale per completare i suoi piani.
Nel mentre, Cold apprende la storia di Eda, Hiro e in parte anche quella di Stitch.
Per coloro che conoscono i personaggi, sicuramente avete colto delle variazioni nel loro Background. Ad esempio, Eda non è rimasta alle Isole Bollenti come nella sua serie, e ha invece scelto di fuggire e viaggiare tra le dimensioni.
Hiro e Baymax, invece, non sono mai riusciti a scappare dal portale come nel film, rimanendoci intrappolati dentro. E sì, c’è una ragione per cui Hiro è rimasto così vago riguardo ad alcuni aspetti della sua storia, in particolare sull’identità della persona che ha salvato dal portale.
Stitch, invece…sì, ha perso Lilo e tutta la sua famiglia. Il perché sarà spiegato più avanti.
Nel prossimo capitolo, verrà introdotto il primo universo che i nostri protagonisti visiteranno! Vediamo se indovinate quale useremo.
Eccovi un indizio: proviene da una pellicola Disney molto sottovalutata. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Long ago, in a universe far far away... ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
È stato molto difficile da scrivere, non è stato facile presentare alcuni dei concetti più importanti. Tuttavia, dovremmo essere riusciti a renderli abbastanza chiari per tutti.
Fatecelo sapere nei commenti, e se avrete domande non esitate a chiederlo!


 

Capitolo 5 – Long ago, in a universe far far away…


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“I am a question to the world
Not an answer to be heard
Or a moment that's held in your arms
And what do you think you'd ever say?
I won't listen anyway, you don't know me
And I'll never be what you want me to be”


John Rzeznik – I’m Still Here  


Elsa entrò nella stanza di Argo con un turbinio delle sue pallide vesti, seguita dal resto dei Phantoms. I suoi occhi blu cielo puntarono subito in direzione di un certo scienziato in erba.
<< Hiro, hai individuato le coordinate? >>
<< Dammi ancora un minuto! >> rispose il ragazzo, mentre armeggiava con l’apparecchiatura del supercomputer come se la sua vita dipendesse da questo << I valori del vuoto tra gli universi sono molto anomali. Potrei passare una vita intera a studiarli senza neanche riuscire a grattarne la superficie… >>
<< Cerca solo di fare in fretta >> lo interruppe Elsa, mentre rivolgeva la sua attenzione al resto del gruppo << A tutti gli altri, preparatevi per l’assalto. >>
<< Finalmente! >> esclamò Cold, mettendosi in piedi con un balzo acrobatico. Atterrò di fronte all’ex Regina, offrendole un sorriso carico di eccitazione. << Morivo dalla voglia di sgranchirmi un po’ le gambe! >>
Lo sguardo che la giovane donna gli rivolse fu assolutamente glaciale.
<< Tu non verrai con noi >> disse freddamente.
Il sorriso sul volto di Cold cadde altrettanto rapidamente di come era apparso. << Oh. E allora che dovrei fare? >>
<< Ti porteremo in una cella, dove rimarrai fino al nostro ritorno >> fu la risposta inflessibile della bionda.
L’Oscuro Spirito inclinò la testa di lato. << Ammesso che torniate >> ribatté con altrettanta freddezza.
Tigre si fece avanti, gli occhi stretti in un paio di fessure.  << Dubiti delle nostre capacità? >>
<< Dubito della vostra morale >> la corresse Cold << Quando si tratta di persone come voi… be', fidatevi di uno che vi ha combattuto per moooolto tempo. Quella fastidiosa vocina che vi sussurra costantemente nella testa, dicendovi di mostrare pietà e moderazione verso i vostri nemici… può essere alquanto pericolosa. >>
<< Eppure siamo riusciti a catturarti >> osservò Adora, offrendogli un sorrisetto di scherno.
Il pallido sopracciglio dello Spirito si contrasse appena. << Solo perché ero appena uscito da un'altra battaglia. >>
<< A me sembra solo che tu ti stia arrampicando sugli specchi… >>
<< Basta >> li interruppe Elsa, visibilmente spazientita  << Abbiamo pianificato questa operazione per molti giorni. Sono fiduciosa delle nostre possibilità di vittoria. >>
Cold ronzò contemplativo, limitandosi a fissarla per quasi un minuto buono. L’ex Regina sostenne quell’esame silenzioso senza retrocedere, incuriosita dal modo in cui l’eterno adolescente la stava guardando. Sembrava quasi che stesse cercando di leggerle nella mente.
<< Portarmi con te sarebbe la scelta più saggia >> disse all’improvviso, e allora gli occhi della giovane donna si spalancarono sorpresi.
Elsa non era così radicale o ingenua da credere che questa variante di Jack Frost fosse stupida. Con un’affermazione del genere, doveva avere delle ottime basi per sostenerla.
<< Perché dovrei? >> domandò sospettosa.
Cold scrollò le spalle.
<< Perché non voglio restare qui >> rispose, come se fosse ovvio << Ma se preferisci una motivazione più appetibile… perché io conosco Pitch. So come ragiona, so quali trucchi usa… e conosco i suoi punti deboli, meglio di chiunque altro. Potrei non conoscere questa sua specifica variante, ma una volta che ne hai incontrato una e l’hai aiutata a conquistare il Multiverso… be', è facile comprendere le altre. >>
Elsa strinse gli occhi, mentre il resto dei Phantoms si lanciavano occhiate guardinghe. Nessuno di loro sembrava molto aperto all’idea di smentire o confermare le parole dell’eterno adolescente. Salvo…
<< Ha ragione >> disse Eda, attirandosi gli sguardi sorpresi dei suoi compagni << Che c’è? Non sto dicendo che dovremmo portarlo, solo che il ghiacciolino ha un buon punto. Conosce Pitch, e potrebbe effettivamente esserci utile per affrontarlo. >>
Cold mimò con le labbra “Visto?”, offrendo alla strega un cinque in alto, che naturalmente lei non si preoccupò di ricambiare.
Elsa chiuse gli occhi, soppesando la proposta dello Spirito. Proprio come Eda, riusciva a vedere il vantaggio tattico del portarlo con loro. Tuttavia…
<< Non possiamo rischiare >> disse << Proverebbe a tradirci al minimo segno di un vantaggio personale. >>
<< È inaffidabile >> concordò Tigre, annuendo.
Cold si portò una mano al petto, simulando un’espressione offesa.
<< Così mi ferisci >> piagnucolò << Tuttavia, il fatto che io sia inaffidabile non diminuisce certo la mia importanza strategia. Inoltre, avrete bisogno di tutti gli alleati possibili, visto quello che vi aspetta. >>
Nella stanza calò un cupo silenzio.
<< Cosa intendi? >> chiese Adora, fissandolo con sospetto.
L’oscuro spirito le lanciò un sorrisetto laterale. << Ovviamente Pitch si aspetta che prima o poi riuscirete a trovare il suo nascondiglio. È sempre stato un tipo così paranoico! Non avete idea di quante volte ha pensato che stessi pianificando la sua fine. >>
<< Cosa che hai fatto in numerosi occasioni >> osservò Elsa, impassibile.
Invece di controbattere la sua affermazione, l’eterno adolescente annuì in accordo.
<< Sì, ma sono stato sempre molto sottile! >> proclamò orgoglioso << Comunque sia, sicuramente si sarà circondato di un bel numero di alleati potenti. È quello che avrebbe fatto il mio Pitch, se avesse avuto fin da subito la capacità di viaggiare tra le dimensioni. >>
Puntò un dito verso Eda.
<< Chioma d’argento mi ha già aggiornato sul tizio delle ombre. Ma pensate davvero che sarà l’unica altra persona che dovrete affrontare? >>
In effetti, era un’eventualità a cui Elsa non aveva pensato. Pitch Black era sicuramente conosciuto per la sua tendenza a creare piccoli eserciti capaci di sostenerlo, quindi lei e il resto dei Phantoms si erano preparati per affrontare Fearlings o Incubi di bassa lega. Non avevano preso in considerazione la possibilità che, nel frattempo, questa variante dell’Uomo Nero si fosse circondata di alleati in grado di combattere alla pari con loro.
Tornò a fissare intensamente Mr Cold, e questi incontrò i suoi occhi con un sorrisetto d’aspettativa. Sembrava quasi un gatto sul punto di catturare un canarino. La irritava a non finire. 
<< Se dovessimo portarti con noi… >>
<< Elsa! >> esclamò Adora, lanciandole un’occhiata d’avvertimento.
L’ex regina si limitò a sollevare una mano, zittendola.
<< SE dovessimo portarti con noi…quali garanzie avremmo che non cercheresti di svignartela? >> domandò imperiosa.
Cold si picchiettò il collare e disse: << Mi pare che abbiate già fatto un ottimo lavoro per impedirmelo. >>
Elsa corrucciò la fronte. Fino ad ora, il collare aveva funzionato senza problemi, sopprimendo efficacemente i poteri dello spirito. Ma sarebbe stato sufficiente per sottomettere la sua natura imprevedibile e intraprendente? Anche senza le sue abilità ultraterrene, Mr Cold non era affatto impotente. Tuttavia, poteva davvero negare un vantaggio simile alla sua squadra? Anche quando la posta in gioco era così alta?
Si voltò verso il resto dei Phantoms, in cerca di supporto. Tigre scosse la testa.
<< È un rischio troppo grande >> disse, e anche Adora e Stitch annuirono in accordo. Eda si limitò a scrollare le spalle, facendole capire che non le importava davvero.
All’improvviso, Cold sospirò stancamente.
<< Avete anche preso in considerazione l’idea… che vi stia mandando in una trappola? >> cinguettò, le labbra arricciate in un sorriso più affilato.
Ogni persona (o creatura) presente nella stanza si tese come un ramo d’albero.
<< Perché dovresti farlo? >> chiese Elsa, pericolosamente << Non ne ricaveresti niente. Anzi, potrebbe solo peggiorare la tua situazione.  >>
Con sua grande sorpresa, Cold balzò in avanti e si fermò a soli pochi centimetri da lei. Poi, le sollevò il mento con un dito, scrutandola con i suoi penetranti occhi blu cielo.
<< Oh, mio caro, bellissimo fiocco di neve… perché mai qualcuno farebbe scoppiare un palloncino? Perché è carino! Dovresti avere un po’ più di fiducia in te stessa. >>
Elsa dovette trattenere un sussulto. Era passato molto tempo da quando qualcuno aveva invaso così spudoratamente il suo spazio personale. La metteva a disagio.
All’improvviso, vide Tigre che afferrava Cold per il collo e lo sollevava da terra.
<< Pensi che questa missione sia un gioco? >> ringhiò, il muso contratto da una smorfia rabbiosa.
Ma invece di mostrare paura o sgomento, il sorriso sul volto dello Spirito sembrò allargarsi.
<< Qualcuno… ugh… si è svegliato dalla parte sbagliata del letto >> gracchiò, e allora la felide cominciò a stringere la presa.
Elsa le mise subito una mano sulla spalla. << Tigre, lascialo andare! >>
<< Dammi cinque minuti con lui e mi assicurerò che ci stia dicendo la verità! >> ribatté l’artista marziale.
Al contempo, Stitch cominciò ad agitare le braccia, schiamazzando: << Lottalottalotta! >>
<< Così non aiuti, palla di pelo >> borbottò Eda, colpendolo in testa con la punta del bastone.
Ma Tigre non prestò attenzione a niente di tutto ciò. Le sue iridi erano fisse in quelle di Cold, mentre questi la guardava divertito, quasi la stesse sfidando ad andare avanti.
<< Tigre! >>
Il suono di quella voce la costrinse ad abbassare la testa. Vide Topolino abbracciato alla sua gamba, che la fissava con occhi pieni di supplica e preoccupazione.
<< P-per favore, lascialo andare. Tu non sei così! >> squittì, e allora l’espressione della felide sembrò addolcirsi.
Con un sospiro, lasciò andare Cold, il quale ricadde a terra con un sonoro tonfo.
Cominciò a massaggiarsi la gola. << Perché voi donne siete sempre così drammatiche? >>
<< E perché voi cattivi siete sempre così sgradevoli? >> ribatté Adora, lanciandogli un cipiglio scontento.
L’oscuro spirito si limitò a sorriderle.
<< Touché >> disse, mentre si rimetteva in piedi << Ugh, quella gattina ha una bella presa. >>
Tigre ringhiò verso di lui, ma il ragazzo scelse di non risponderle. Invece, tornò a guardare Elsa, dondolandosi sulla punta dei talloni.
<< Allora? Vuoi davvero correre il rischio? O preferisci sfruttare ogni potenziale vantaggio a tua disposizione? Un vero leader lo farebbe. >>
Quell’ultima dichiarazione riuscì ad irritare non poco l’ex regina. D’altro canto, aveva rapidamente scoperto che questo spirito era particolarmente bravo a spingere i punti più sensibili delle persone, un’abilità che sicuramente aveva ampiamente sviluppato durante le sue numerose battaglie con gli eroi incontrati tra i vari universi.
Eppure, non poteva negare l’evidenzia dei fatti. Non potevano essere sicuri che Cold non li stesse conducendo alla loro morte, e la sua presenza avrebbe potuto rivelarsi un vantaggio. Ragion per cui…
<< Va bene >> sospirò, suonando più sconfitta di quanto avrebbe voluto << Ma se proverai a fare qualcosa contro uno qualsiasi dei miei amici… >>
<< Mi congelerai fino al prossimo disgelo? >> terminò Cold, con un sorrisetto << Ci sono già passato, bucaneve. Dubito che potresti fare di peggio. >>
Questa volta, fu l’ex regina ad invadere lo spazio personale dello spirito.
<< Fidati >> sibilò freddamente << Potrei rendere l’esperienza molto più sgradevole. >>
Cold spalancò gli occhi, ed Elsa provò una certa soddisfazione a vederlo così sorpreso. Quel breve attimo di vittoria terminò nell’istante in cui l’eterno adolescente guardò verso il basso.
<< È normale che mi senta… sai…? >>
La giovane donna si allontanò con uno sguardo disgustato, cercando di trattenere un rossore.
Cold sorrise in modo un po’ troppo soddisfatto per i suoi gusti, e allungò una mano. << Avrò bisogno anche del mio bastone. Per difendermi, capisci? >>
Elsa non si oppose. Dopotutto, si era preparata mentalmente ad una simile proposta. E anche con il suo bastone, a Cold sarebbe stato impossibile liberarsi del collare senza il suo esplicito consenso.
<< Eda? >> disse, rivolgendosi alla strega.
Questa compì alcuni rapidi movimenti con le dita, e subito il bastone dello spirito si materializzò tra le mani con un turbinio di energia verde.
Elsa lo prese tra le sue… poi lo offrì a Cold. L’eterno adolescente lo abbracciò come se fosse una vecchia amante, sussurrandogli parole che l’ex regina non si preoccupò di ascoltare.
<< Rimuoverò una parte della carica del collare >> disse << Abbastanza da permetterti di usare il 20% dei tuoi poteri. Niente di più. >>
Cold cominciò a picchiettarsi il mento.
<< Un po’ pochino… ma penso di poterci lavorare su. Affare fatto! Ci stringiamo la mano? Oppure sigilliamo l’accordo con un bacio? >> disse, agitando le pallide sopracciglia.
Elsa si limitò a porgergli la mano destra, e lo Spirito gliela strinse. Ma prima che potesse ritrarla, si  ritrovò le dita avvolte da una patina di ghiaccio… e chiaramente non era il suo.
<< Non farmene pentire >> gli sussurrò l’ex regina, gli occhi che sembravano un mare in tempesta.
Cold le offrì un sorriso freddo. << Nessuna promessa, fiocco di neve. >>
La giovane donna sospirò stancamente. Era il meglio che poteva aspettarsi da un tipo come lui.
Si rivolse al resto dei Phantoms.
<< Vi voglio tutti pronti tra dieci minuti >> ordinò, con un tono che non ammetteva repliche.
Il gruppo di difensori annuì concorde e si disperse ai quattro angoli della stanza, ma gli occhi di Cold rimasero fissi sulla figura di Elsa, anche quando l’ex regina cominciò ad allontanarsi.
<< Penso di cominciare a piacerle >> disse, accasciandosi sulla sedia di Argo.
Hiro, che era rimasto in silenzio per tutta la durata di quel confronto, lo fissò come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa.
<< Tu stai scherzando con il fuoco, amico >> lo rimproverò.
L’oscuro spirito gli lanciò un sorrisetto.  << Forse volevi dire “con il ghiaccio”. Eh?! >>
Il ragazzo lo fissò impassibile, poi tornò a smanettare con l’attrezzatura del computer.
Cold sbuffò scontento e incrociò le braccia, assumendo una posizione imbronciata.
<< La comicità di classe non è più apprezzata. >>

                                                                                                 * * *

Dopo circa dieci minuti, Elsa tornò da Cold vestita con la stessa tuta bianca con cui si erano incontrati la prima volta. Una volta di fronte allo spirito, gli porse quello che aveva tutta l’aria di essere una qualche specie di auricolare.
Cold cominciò a subito a rigirarselo tra le dita, osservandolo con attenzione.
 << Mi hai fatto un regalo? Non dovevi… >>
<< Questo auricolare è un invenzione di Hiro >> lo interruppe Elsa << Ti permetterà di comunicare a distanza con il resto della squadra. Inoltre, invierà i tuoi parametri vitali ai computer della MVI. Se sarai in pericolo, lo sapremo. >>
L’oscuro spirito annuì contemplativo.
<< Quanta premura per un pericoloso criminale >> disse con tono scherzoso.
L’ex regina lo fissò duramente. 
<< Ogni vita merita di essere preservata >> disse, come se stesse enunciando una verità universale << Anche quella di un assassino. >>
Gli occhi di Cold si spalancarono appena. Si era aspettato che provasse almeno a negare le sue parole, non certo che facesse un’affermazione del genere. Era davvero preoccupata per il suo benessere? Anche dopo tutto quello che aveva detto su di lui?
Sembrava alquanto inverosimile. Eppure, da lei non percepiva alcun intento malizioso.
Invece, nei suoi occhi scorse un lampo di… rimpianto.
<< Interessante >> borbottò, facendola irrigidire. 
<< Cosa? >>
<< Niente di niente! >> cinguettò l’eterno adolescente, mentre indossava l’auricolare.
Per quanto non fosse molto pratico di tecnologia, anni e anni passati ad invadere mondi lo avevano spinto ad apprendere il più possibile sul campo dell’elettronica. Ora sapeva come usare un computer, dispositivi di comunicazione quali telefoni o cellulare, ed era pure in grado di fabbricare alcuni marchingegni.
Dall’altra parte della stanza, Tigre e Topolino lo fissavano con cautela.
<< Non mi fido di quel tipo >> disse il roditore antropomorfo, ancora dolorante per le precedenti affermazioni dello spirito.
Tigre annuì in accordo. << Nemmeno io. Tuttavia, non spetta a me decidere chi prenderà parte o meno a questa missione. >>
L’apprendista stregone si strofinò nervosamente le mani guantate.
<< F-forse dovrei venire con voi >> borbottò, suonando meno convinto di quanto avrebbe voluto.
La felide gli rivolse un sorrisetto. << Il Maestro Sid ti ha affidato un compito, giovane mago. O l’hai forse dimenticato? >>
Topolino sussultò. Prima che potesse rendersene conto, aveva già portato una mano sotto la veste rossa, nella tasca in cui aveva nascosto il Cappello di Yen Sid. Uno degli artefatti più potenti di tutto il Creato, capace di amplificare la magia di qualsiasi essere dotato di poteri arcani.
Prima di essere catturato, lo Stregone aveva deciso di affidarglielo… probabilmente solo per costringerlo a tenersi lontano dai guai.
<< Come al solito, sono tutto tranne che utile >> disse amaramente.
Tigre si inginocchiò davanti a lui e gli mise una zampa rassicurante sulla spalla.
<< Non dubitare del tuo maestro >> lo rimproverò  << Ti ha scelto come suo apprendista, no? Questo significa che ha visto qualcosa di speciale in te. Qualcosa che nessun’altro era ancora riuscito a vedere. Tra migliaia di potenziali candidati… sei stato tu, e tu soltanto, ad attirare la sua attenzione. >>
Il sorriso sul muso della felina divenne più gentile.
<< E un giorno, sono sicura che anche tu riuscirai a capire cosa fosse. Credimi… l’ho già visto accadere in passato >> disse, mentre la sua mente vagava fino ad un ricordo lontano.
Il giorno in cui aveva conosciuto una persona molto speciale… qualcuno che all’inizio aveva liquidato solo come un idiota maldestro, prima di assistere all’ascesa della sua leggenda. Colui che era diventato il suo migliore amico.
<< E se non dovessi riuscirci? >> le chiese Topolino, riportandola alla realtà.
La felide gli strofinò la testa. << Allora dovrai solo trovare un’altra strada da percorrere. >>
Le sue parole ebbero l’effetto sperato. Il roditore antropomorfo le offrì un sorriso impacciato, poi la abbracciò con forza.
<< Promettimi che farai attenzione >> squittì nella sua pelliccia.
Inizialmente sorpresa, Tigre restituì goffamente il gesto.
<< Starò bene. E ti prometto anche che riporterò il Maestro Sid sano e salvo >> giurò.
Anche dopo tutto questo tempo, non era per nulla abituata alle manifestazioni d’affetto. Tuttavia, sapeva che questo giovane topo aveva bisogno di tutta la rassicurazione possibile, e così decise di non ritrarsi. Per quanto potesse essere fastidioso quando interrompeva i suoi allenamenti, non poteva negare che avesse un buon cuore… proprio come il suo vecchio amico.
Dopo essersi rimessa in piedi, camminò fino al resto dei Phantoms.
Elsa li guardò uno ad uno, e annuì soddisfatta.
<< Tutti in posizione >> disse, e subito i sottoposti si misero dietro di lei, creando una fila di coppie.
Affianco all’ex regina, Cold la vide armeggiare con un braccialetto metallico che portava sulla mano destra. Pochi secondi dopo, di fronte al gruppo di materializzò l’immagine familiare di un portale.
Gli occhi dell’oscuro spirito assunsero un luccichio interessato. Quello doveva essere il dispositivo che usavano per viaggiare tra le dimensioni. Probabilmente, utilizzata un concetto simile ai suoi globi di neve. E aveva l’aria di essere molto più comodo e maneggevole! Non si sarebbe sorpreso dallo scoprire che ogni agente della MVI ne possedeva uno.
Senza perdere tempo, il gruppo attraversò il portale. Vi fu un lampo di luce, seguito dalla sensazione di essere risucchiati in una specie di gigantesco tornado. Poi, il laboratorio della MVI lasciò il posto ad una buia caverna rocciosa, quasi completamente immersa nell’oscurità.
Cold cominciò a guardarsi attorno.
<< Bel posto >> commentò << Ha un che di familiare. >>
E non solo perché gli ricordava la base del suo Pitch. L’energia che permeava questo luogo… era un concentrato di pura malizia e paura, proprio come il suo vecchio maestro. Gli riportava alla mente ricordi estremamente spiacevoli.
All’improvviso, udì un forte crepitio.
<< Qui parla Hiro Hamada. Riesci a sentirmi, Elsa? >> disse una voce dal suo auricolare.
L’ex regina si portò una mano all’orecchio destro.
<< Forte e chiaro, Hiro >> rispose << Cosa rilevano gli auricolari? >>
<< Condizioni ambientabili sorprendentemente stabili. Siete circondati da un campo di ossigeno, la temperatura è gestibile e non ci sono segni di contaminanti o sostanze nocive nell’aria. >>
La giovane donna sospirò sollevata. Un problema in meno di cui preoccuparsi.
<< Buona a sapersi >> disse, mentre il gruppo procedeva nell’oscurità.
Presto la conformazione abbozzata della caverna lasciò il posto a corridoi e pavimenti in mattoni. Erano sicuramente penetrati all’interno di una fortezza.
Eppure, dopo quasi un quarto d’ora, non incontrarono alcun tipo di resistenza.
Elsa cominciava ad innervosirsi. A questo punto, si sarebbe aspettata almeno un attacco… ma non accadde niente.
<< Eda, senti qualcosa? >> chiese, rivolgendosi alla strega.
Questa scrollò le spalle. << Niente di niente, neppure una minuscola firma magica. E tu che mi dici, piccoletto? >>
Stitch annusò l’aria circostante. << Nada! >> rispose, scoprendo i pallidi denti.
Affianco a lei, Cold si portò una mano al mento.
<< Strano >> borbottò << Di solito, questo è il momento in cui Mr Oscurità sceglie di palesarsi agli intrepidi eroi e deliziarli con uno dei suoi monologhi malvagi. È piuttosto in ritardo. >>
<< O forse non lo conosci così bene come pensavi >> ribatté Adora, beffarda, ricevendo in cambio un’occhiataccia.
Con grande sorpresa di Elsa, Cold decise di non controbattere, e invece continuò a camminare in silenzio. Infine, giunsero all’interno di una stanza circolare, nelle cui pareti erano state scavate numerose celle.
Gli occhi di Tigre si assottigliarono in direzione di una gabbia in particolare. 
<< Vedo qualcosa >> sussurrò, facendo un cauto passo in avanti.
Il resto dei Phantoms la seguirono con lo sguardo… e allora lo videro: un corpo ammanettato a delle catene, con la testa rivolta verso il basso e una lunga barba grigia che gli penzolava fino allo stomaco.
Le pupille della felide si spalancarono come piatti, riconoscendo all’istante l’identità del prigioniero.
<< Maestro Sid! >> esclamò, e subito corse fino al corpo dell’uomo, sfondando le sbarre metalliche della cella con un unico pugno.
Si chinò per ascoltare il suo battito cardiaco. Con suo grande sollievo, scoprì che era ancora vivo.
Il vecchio stregone aprì lentamente le palpebre.
<< T-Tigre? >> borbottò << Che… che cosa ci fai qui? >>
<< Siamo venuti a salvarti >> rispose la combattente, offrendogli un sorriso rassicurante.
Sid inarcò un cespuglioso sopracciglio. << Noi? >>
Il resto dei Phantoms fuoriuscì dall’ombra, e gli occhi dell’uomo si spalancarono in riconoscimento.
<< Agente Elsa >> gracchiò << Non sono mai stato così felice di vederti. >>
<< Il sentimento è reciproco >> ribatté gentilmente l’ex regina, mentre cominciava a congelare le catene dello stregone.
Il volto del vecchio si aprì in un sorrisetto. << Dunque il giovane Hiro è riuscito a far funzionare la sua macchina. >>
<< Con un piccolo aiuto >> confermò Elsa, lanciando una rapida occhiata in direzione di Cold.
L’oscuro spirito si limitò ad osservare Yen Sid, in silenzio. Un po’ gli ricordava quella vecchia cariatide di Ombric. Era come che tutti gli incantatori – man mano che invecchiavano - sviluppassero un debole per l’impersonare lo stereotipo del mago, completo di lunga barba, toga e capelli cespugliosi.
A sua volta, l’uomo incontrò lo sguardo dello spirito con una certa curiosità, percependo in lui un’energia magica tristemente familiare.
<< Non vedo l’ora di ascoltare questa storia… ugh… >>
Provò ad alzarsi, ma subito crollò a terra, sopraffatto dalla stanchezza. Fu solo il rapido intervento di Tigre che gli impedì di accasciarsi al suolo.
<< Scusate, al momento non sono al massimo della forma >> gracchiò con voce tremante.
Elsa lo fissò comprensiva. << Non si preoccupi, la porteremo subito fuori da qui. >> Si voltò verso i suoi compagni. << Tenete gli occhi aperti. Pitch Black potrebbe tornare da un momento all’altro… >>
<< No >> la interruppe Sid << Loro… non torneranno… noi dobbiamo fermarli subito! >>
Le parole dell’uomo presero i Phantoms decisamente in contropiede. Visto quanto questa variante di Pitch aveva rischiato per catturare lo stregone, si erano aspettati almeno un po’ di resistenza.
“A meno che catturarlo non fosse il suo obbiettivo finale” pensò Cold, contemplativo.
Il vecchio incantatore abbassò la testa. << Non avete la minima idea del pericolo che Kozmotis e i suoi alleati vogliono scatenare >> sussurrò cupamente.
Elsa lo fissò a disagio. Yen Sid era ben noto tra i membri della MVI per essere uno degli stregoni più potenti di tutto il Multiverso, pari ad individui come Merlino e la Fata Turchina. Nella sua vita millenaria, aveva visitato innumerevoli mondi, affrontato altrettanti nemici e debellato minacce su scala cosmica.
Eppure… ora sembrava spaventato. Ma cosa mai avrebbe potuto fargli provare una paura così viscerale?
<< Maestro Sid, la prego di spiegarci cosa sta succedendo. Perché Pitch Black ha voluto rapirla? Cosa stava cercando di ottenere? >> domandò preoccupata.
Lo stregone sospirò stancamente.
<< Voleva semplicemente un’informazione >> ammise << Qualcosa che avevo cercato di proteggere con tutte le mie forze, nascondendola in questo vecchio cervello. Sfortunatamente, il nostro avversario si è rivelato molto più inventivo e ostinato di quanto avessi inizialmente previsto. >>
Strinse le mani ossute in pugni serrati.
<< Ora sa tutto… sa dove si trovano, ma noi non possiamo permettergli di ottenerli! >>
<< Trovare cosa? >> insistette Elsa, sempre più timorosa di conoscere la risposta.
Sid rimase in silenzio per un po’, quasi non volesse rivelarlo. Poi, nei suoi occhi balenò un lampo di rassegnazione.
<< Prima che la MVA venisse creata, migliaia di anni fa… >> cominciò lentamente << esisteva solo il Triumvirato. Un’alleanza formata da maghi e stregoni che erano riusciti a superare i confini dei loro mondi, dedicandosi interamente alla studio della magia in tutte le sue forme, e alla nobile ricerca della sua Origine. Io facevo parte di questa alleanza, assieme a due miei vecchi colleghi: il Mago Merlino Ambrosius, attuale presidente della MVA... e la strega Morgana Le Fay. >>
Dal retro del gruppo, gli occhi di Cold si spalancarono sorpresi. Proprio come Merlino, il nome di Morgana Le Fay era ben noto tra coloro che conoscevano le leggende arturiane. In tutte le versioni di quei poemi cavallereschi, la donna era quasi sempre raffigurata come l’acerrima rivale di Re Artù, nonché la nemica giurata dello stesso Merlino.
<< Unici tra le nostre controparti sparse per il Multiverso… >> riprese Yen Sid << avevamo deciso di mettere da parte ogni legame e obbiettivo personale per imbarcarci in questa sacra missione. E dopo aver preso contatto, scegliemmo di condividere il nostro sapere e le nostre scoperte per una causa comune: la ricerca dell’Origine, la forza misteriosa da cui proveniva tutta la magia della Creazione, l’inizio e la fine di tutto… l’Alfa e l’Omega nella sua forma più pura. Per questo, decidemmo di fabbricare il Graal. >>
Un altro nome familiare, forse anche più della stessa Morgana. Il Santo Graal, l’artefatto più famoso delle leggende arturiane, la coppa leggendaria con la quale Gesù aveva celebrato l'Ultima Cena e nella quale il suo sangue fu raccolto da Giuseppe d'Arimatea dopo la crocifissione. Questo, almeno, secondo la tradizione cristiana.
Yen Sid annuì solenne, intuendo la perplessità del gruppo.
<< Un artefatto capace di ancorarsi all’energia primordiale dell’Origine e di condurci ad essa, come una specie di bussola. Dopo innumerevoli secoli, eravamo finalmente riusciti nel nostro obbiettivo! Ma presto, ci rendemmo conto che la nostra scoperta andava ben oltre qualsiasi cosa potessimo sperare. >>
Sul volto dell’uomo si disegnò una cupa espressione. << Il Graal non era solo in grado di scovare la fonte di tutta la magia, ma anche di prelevarla direttamente dall’Origine. Intuendo il pericolo di una simile capacità, io e Merlino decidemmo subito di interrompere i nostri studi… ma Morgana aveva intenzioni assai più sinistre. Spinta dalla sua insaziabile sete di potere, riuscì sottrarci il Graal, trasformandolo in un dispositivo capace di sfruttare l’energia primordiale dell’Origine… per esaudire desideri. >>
Eda inarcò un sopracciglio. << Come una Lampada Magica? >>
In quanto maga veterana del gruppo, conosceva molto bene quel tipo di artefatti, e sapeva quanto potessero essere fastidiosi. Tuttavia, erano molto meno pericolosi di quanto la gente desse loro credito, specialmente per le limitazioni a cui erano soggette.
Ma con sua sorpresa, Yen Sid scosse la testa.
<< Le lampade magiche, come ogni oggetto arcano, devono sottomettersi alle leggi fondamentali della magia. Non possono manipolare l’amore, sperperare morte o riportare in vita i defunti, tutti atti che provocherebbero gravi sconvolgimenti nell’ordine naturale del Multiverso… ma non il Graal. No, questo artefatto è capace di ignorare simili limitazioni. Può letteralmente esaudire ogni tipo di desiderio, senza vincoli, ma ad un prezzo terribile >> sussurrò cupamente.
Elsa si morse nervosamente le labbra. Non le serviva essere un’esperta di magia per sapere che un oggetto in grado di esaudire desideri, senza limiti… era la ricetta per una catastrofe in divenire. Andava contro tutto ciò che le avevano insegnato sull’ordine naturale della magia.
Non riusciva ancora credere che fossero stati proprio Merlino e Yen Sid a creare una simile abominazione. Proprio loro, che tra tutti i membri della MVI erano considerati tra gli incantatori più saggi e rispettati.
Se non altro, questo spiegava perché l’uomo fosse stato così riluttante a volerne parlare con loro. Doveva essere il segreto meglio custodito dell’intera organizzazione. 
<< Che genere di prezzo? >> domandò con voce tremante.
Yen Sid chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
<< L’energia primordiale dell’Origine è un’àncora. Non è solo un aspetto fondamentale dell’esistenza, ma è anche ciò che impedisce agli universi di collassare, tenendoli legati assieme, come una ragnatela. Ma se una parte di quell’energia venisse sottratta all’Origine e usata per realizzare un desiderio con il Graal… a quel punto, sarebbe come spezzare una delle infinite corde che sostengono la Creazione. >>
Aprì le palpebre, rivelando un paio di occhi stanchi… e pieni di rimpianto.
<< Quell’artefatto realizza desideri al di là delle leggi della magia. Ma per farlo, ha bisogno di sacrificare l’energia primordiale di un universo… portando alla sua distruzione, e alla morte di ogni forma di vita al suo interno. >>
Elsa non riuscì a trattenere un sussulto, presto imitata dal resto dei Phantoms. Al contrario, gli occhi di Cold avevano assunto un luccichio calcolatore.
Esaudire un desiderio in cambio della distruzione di un intero universo? L’idea di un simile dispositivo era a dir poco terrificante. Così depravata, innaturale, malsana, crudele… quindi, era il genere di artefatto su cui qualcuno come Pitch avrebbe sicuramente voluto metterci le mani sopra.
“Non ti smentisci mai, non è vero vecchio amico?” pensò, con cupa ironia.
Yen Sid ridacchiò amaramente. << Morgana lo aveva capito, e così cercò di sfruttare il Graal per plasmare il Multiverso a sua immagine. Io e Merlino riuscimmo a impedirglielo, imprigionandola nel cuore di una stella morente. Poi, decidemmo di distruggere l’artefatto, ma sfortunatamente la nostra creazione si rivelò impossibile da cancellare, poiché troppo legata alla magia dell’Origine. Così, scegliemmo invece di dividerlo in sei frammenti e spedirli ai quattro angoli del Multiverso, nascondendoli da coloro che avrebbero potuti usarli per i propri scopi. >>
Abbassò lo sguardo. Rammentava bene il dolore che aveva provato allora, combattendo la sua vecchia amica… ma lei non gli aveva dato altra scelta.
E ora, era come se i peccati del passato fossero tornati a perseguitarlo.
<< Il racconto di tali eventi si perse con il passare del tempo, modificato da interpretazioni e leggende. Ma in qualche modo, questa variante di Pitch Black era a conoscenza di tutto! E ora, conosce anche la posizione dei frammenti.  >>
Il volto di Elsa – per quanto sembrasse impossibile – divenne ancora più pallido. Una variante di Pitch Black in grado di muoversi per il Multiverso era già una pericolosissima minaccia di per sé, come l’ex padrone di Cold aveva ampiamente dimostrato.
Ma una variante con la conoscenza necessaria per recuperare un simile artefatto? Era qualcosa che andava al di là delle sue peggiori paure. 
Sid annuì cupamente, intuendo i pensieri della giovane donna.
<< E se lui e i suoi alleati dovessero metterci le mani sopra… chissà quanti universi pagheranno per il loro egoismo. >>

                                                                                               * * *


Nel frattempo, in un altro universo…

Track 6: https://www.youtube.com/watch?v=zL0Pw-bHmiM&list=PL891B3967E304FE87&index=4
 
Jim Hawkins aveva visto molte cose durante la sua breve vita di appena vent'anni, molte più di quante un normale adolescente avrebbe mai potuto sognare.
Aveva osservato di prima persona l’immensità dello spazio siderale, con i suoi innumerevoli mondi e pianeti stagliati contro un oscuro oceano di stelle, come un velo nero tempestato di diamanti. Aveva visto comete e  asteroidi sfrecciare a soli pochi metri dalla nave in cui aveva prestato servizio come mozzo, e ammirato i devastanti effetti di una supernova in piena esplosione.
Ed era stato anche una delle prime persone in tutta la galassia – e forse l’ultima – a posare gli occhi sull’inafferrabile tesoro del capitano Nathaniel Flint, il più feroce e famigerato pirata che avesse mai solcato le sette costellazioni. 
Eppure, fino a pochi anni prima, niente avrebbe mai potuto prepararlo ad una simile visione.
Di fronte a lui, uno specchio rifletteva l’esile figura di un giovane ragazzo dai folti capelli castani raccolti in un codino, coronanti un paio di occhi azzurri come l’acqua marina. E quel ragazzo… indossava un’uniforme da ufficiale della marina intergalattica. La SUA uniforme, quella che si era guadagnato dopo tre anni di studio e fatiche presso l’accademia.
Perché quel giorno… Jim Hawkins si sarebbe finalmente imbarcato nella sua prima missione navale, un traguardo che il suo sé più giovane e ribelle non avrebbe mai creduto possibile.
<< Permesso di salire a bordo, comandante? >> chiese una voce familiare alle sue spalle.
Voltandosi, il suo sguardo incontrò quello di una donna dai lineamenti molto simili a suoi, vestita con i tipici abiti di una locandiera. Sarah Hawkins, locandiera proprietaria de L'ammiraglio Benbow, chiaramente non poteva perdersi un avvenimento tanto importante come la prima missione del suo amato figlio, e Jim poteva leggerle nello sguardo tutta la gioia e la fierezza di un genitore orgoglioso, contornate da un sorriso gentile.
Il ragazzo sorrise a sua volta, raddrizzandosi all'istante sull'attenti. << Signora madre Hawkins, è un immenso piacere per il qui presente James Pleiades Hawkins poterle dare il benvenuto, nonché il diretto permesso di salire a bordo. >>
Poi andò da lei e l'abbracciò. Un gesto che, fino a qualche tempo fa, era sempre stato enormemente difficile da mettere in atto, a causa della schiva corazza adolescenziale che si era costruito.
<< Ben arrivata, mamma. E comunque sono ancora un ufficiale, non un comandante. >>
La donna sorrise dolcemente e gli portò una mano alla guancia, gli occhi pieni di gioia e orgoglio.
<< Ma guardati >> sussurrò << Chi avrebbe mai pensato che il mio piccolo terremoto sarebbe diventato uno dei migliori diplomati all'accademia? Tuo padre sarebbe stato fie-... >>
Si fermò di colpo, maledicendosi mentalmente. Quell'uomo era sempre stato un argomento dolente per Jim, ma non era riuscita a fermarsi in tempo. Ormai, suo figlio era praticamente diventato la copia sputata del genitore, salvo per gli occhi che aveva ereditato da lei.
Il silenzio cadde fra loro per qualche istante. Poi Jim socchiuse le palpebre e sospirò.
<< A papà non sarebbe importato niente >> mormorò << Ad essere franchi… non gli è mai importato niente. Né di te, né di me... quando se n'è andato, non mi ha nemmeno guardato in faccia. >>
Gli anni erano passati. Lo spettro di suo padre era sempre stato con lui, nei suoi fallimenti e nelle sue insicurezze. Finché nella sua vita non era giunto qualcuno, qualcuno divenuto davvero importante per lui come un vero padre, a fargli presente che erano solo sciocchezze... che in realtà, lui valeva davvero qualcosa. Doveva solo crederci e trovare la forza interiore per andare avanti.
Jim le prese le mani fra le sue. << Mamma, a me importa che tu sia qui oggi. Tu. E che sia tu quella fiera di me. Ma sono felice anche perché... perché finalmente IO sono fiero di me. >>
Il sorriso di Sarah si fece più grande.
<< Pensi di poter trovare un po' di posto anche per qualcun altro? >> gli disse con tono giocoso, mentre si voltava.
Jim la seguì con lo sguardo... e allora scoprì che nella stanza avevano appena fatto capolino altri quattro individui: un uomo dalle sembianze molto simili a quelle di un cane, vestito come un elegante professore universitario; una felina umanoide indossante un uniforme da capitano della marina galattica; e infine, un robot dall'aspetto sgangherato, attorno a cui volteggiava uno piccolo alieno dalle sembianze di una nuvoletta rosa.
Costoro non erano altri che i più fidati confidenti e amici dello stesso Jim Hawkins: il rinomato dottor Delbert Doppler, colui che era riuscito a decifrare la mappa per il tesoro del capitano Flint; il capitano Amelia Smollett, la donna che aveva guidato l'esplorazione dedita alla scoperta di quel famigerato bottino; il robot B.E.N., cioè Biointelligenza Elettro-Numerica, ex membro della ciurma dello stesso Flint; e infine Morph, un piccolo alieno mutaforma tramandatogli dal suo vecchio mentore.
<< Cadetto Hawkins >> lo salutò Amelia, con un sorrisetto tra il serio e il divertito << Noto con piacere che hai già indossato l'uniforme. Forse il tuo viaggio inaugurale non sarà un completo disastro. >>
<< Come al solito la stupirò, capitano Smollett, signora >> sentenziò Jim, scimmiottando un vanitoso saluto militare verso la felina.
D'altronde, non poteva assolutamente dimenticare che era stata proprio Amelia a notare le sue qualità di pilota e ingegnere meccanico al punto di decidere di raccomandarlo personalmente all'accademia stellare.
<< Accidenti, Jim, sei cresciuto tantissimo! Sembra solo ieri che viaggiavamo tra le stelle alla ricerca di un tesoro leggendario >> esclamò Delbert.
Jim sorrise e abbracciò Doppler con entusiasmo: oltre ad essere colui che aveva decifrato la mappa, era sempre e comunque l'amico più stretto e fidato di sua madre, qualcuno che era sempre stato al loro fianco.
<< Coooongratulazioni! Coooongratulazioni! Congratulazioni! Al mio fantastico Jimmy e alla sua prooomozione! >>
B.E.N., il robot, era sempre stato… be', parecchio tocco, eccentrico e molto, forse eccessivamente coinvolto nelle sue parole e nelle sue azioni, e questo anche dopo che i suoi fusibili erano stati risistemati. Stritolò Jim in un abbraccio soffocante e lo sollevò addirittura da terra: lo lasciò solo dopo che il ragazzo diventò praticamente viola per l’incapacità di respirare, grazie ad un rapido intervento di Morph.
<< Oh, per mille diavoli! Diavoli! A volte dimentico che siete solo organici! >> esclamò l’automa << Be', insomma, è così difficile, sai, dopo essere stati anni e anni soli su un'isola con i tuoi circuiti strafatti dal tuo stesso capitano… insomma, non si può pretendere che io recuperi le mie funzioni originali su due piedi... >>
<< Penso che il ragazzo abbia afferrato, ammasso di bulloni. >>
Jim si voltò di scatto verso l’entrata della stanza, subito imitato da Morph… e rimase a bocca aperta. Poi la richiuse. Poi, sentì inevitabilmente gli occhi diventare umidi.
<< ... Silver? >>
Non riusciva crederci. Dopo quasi tre anni… lui era proprio lì, davanti a lui, che lo scrutava con quell'ottica scarlatta. Il suo più caro amico... il suo mentore... l'uomo che per lui era stato un genitore più del suo stesso padre.
Il cyborg dall’occhio bionico gli rivolse un gran sorriso, facendo scintillare un unico dente d'oro. 
<< Ehilà, Jimbo >> salutò con quella stessa voce bassa e graffiante che lo aveva rimproverato - e allo stesso tempo motivato - innumerevoli volte, mentre erano a bordo della R.L.S. Legacy << Non vuoi dare un abbraccio al tuo vecchio John? >>
Jim lo fece senza pensarci due volte. Non aveva bisogno d'altro incoraggiamento. Silver restituì l’abbraccio, mentre Morph prese a roteare gioiosamente attorno a entrambi, felice di poter finalmente rivedere il suo vecchio proprietario.
Il cyborg ridacchiò. << Mi sei mancato anche tu, piccolo tornado rosa. Mi auguro che il caro Jimbo ti abbia trattato bene. >>
Il piccolo mutaforma annuì entusiasta, diventando un immagine in miniatura del ragazzo. Questi si tirò indietro, offrendo al pirata un sorriso nostalgico.
<< Non riesco a credere che tu sia davvero qui. Ma come... come hai fatto? Io pensavo che... insomma... potevi essere ovunque nella galassia... >>
<< Oh, fidati, non è stato facile >> ridacchiò Silver << Non hai la minima idea di cosa ho dovuto passare per raggiungere questo letamaio. Avrei voluto partecipare anche alla tua cerimonia di diploma, ma, ecco… ho avuto qualche contrattempo. Sai come sono fatto, no? Sempre a mettermi nei guai. >>
Il volto dell'uomo sembrò addolcirsi.
<< Ma puoi fidarti di questo vecchio pirata: niente mi avrebbe impedito di augurarti buona fortuna per la tua prima traversata da vero marinaio. Certo... >>
Rivolse una rapida occhiata in direzione di Amelia.
<< Spero che questo gesto mi garantirà un uscita sicura e senza sorprese dalla città, sì? >>
La felina assottigliò lo sguardo.
<< Questo, ammesso che non si verificherà episodio di natura alcuna che mi costringa a rivedere le sue referenze, signor Silver >> dichiarò con il suo solito tono inflessibile << Pertanto le consiglio di procedere su questa via, e saremo tutti molto felici di non rivederci davanti al giudice. >>
Dal capitano Smollett non ci si sarebbe potuto aspettare nulla di diverso, e Jim lo sapeva. Al che, il dottor Doppler, suo marito, da sempre controbilanciere del suo carattere spigoloso, decise di intervenire.
<< Questo è un giorno di grandi festeggiamenti, Silver, nessuno verrà arrestato >> replicò << e niente potrà mai andare stor-…uh?  >>
Un forte bip! cominciò a riecheggiare dalla giacca dell’astrofisico.
L’uomo inarcò un sopracciglio ed estrasse il suo comunicatore personale, portandoselo all’orecchio.
<< Sì, cosa c’è? >> domandò spazientito.
Rimase inizialmente in silenzio, ascoltando la voce dall’altra parte della linea, poi i suoi occhi si spalancarono come piatti.
<< Cosa? Quando è successo… ok, rallenta un attimo… io non posso… >>
Smise di parlare, rimanendo semplicemente in ascolto. Poi, il suo sguardo vagò su ogni persona presente.
<< Va bene, sarò lì >> sospirò stancamente, prima di chiudere la chiamata.
Jim e Amelia condivisero un’occhiata preoccupata.
<< Qualche problema? >> chiese la felide.
Doppler scrollò le spalle.
<< Pare che uno degli artefatti del museo abbia improvvisamente cominciato ad emettere una strana fonte di energia >> spiegò perplesso << Il curatore mi ha chiesto di darci un’occhiata. >>
Diede un rapido bacio sulla guancia della moglie. << Tornerò prima che cominci la cerimonia, ve lo prometto. >>
La felide assottigliò lo sguardo. << Sarà meglio, o stasera qualcuno dovrà dormire sul divano >> disse con tono d’avvertimento.
L’uomo ridacchiò nervosamente e si precipitò subito fuori dalla stanza.
Jim lo guardò allontanarsi con un sorriso nostalgico, ma non riuscì a frenare una strana sensazione di disagio. Era come se il suo corpo stesse cercando di avvertirlo di una catastrofe imminente. Scosse la testa. Probabilmente era solo ansia da prestazione.
Con quel pensiero in mente, si sistemò gli ultimi bottoni dell’uniforme e puntò verso l’uscita dell’abitazione, presto imitato dal resto dei suoi amici e familiari.
Come aveva detto Doppler, niente poteva rovinare questo giorno!
 




Dum, dum, duuuuum! Ebbene sì, come in molti di voi avevano intuito, l’universo de Il pianeta del tesoro sarà il primo ad essere esplorato!
Siamo entrambi molto legati a questo bellissimo film, malgrado sia poco conosciuto, e non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di usare i suoi personaggi. E sì, la storia del verse riparte esattamente tre anni dopo la fine della pellicola. Alcuni di voi avranno notato l’assenza dei figli di Doppler e Amelia, ma non vi preoccupate, non ce ne siamo dimenticati! Sono semplicemente a casa con una babysitter.
Inoltre, in questo capitolo comincia a delinearsi la quest centrale della storia. Come per la precedente, riguarderà il recupero di vari frammenti che, se fossero riuniti, creerebbero un artefatto di incredibile potere. Tuttavia, le conseguenze di ciò sarebbero molto diverso rispetto a quelle del Crogiolo, e possiamo assicurarvi che lo stile della quest sarà molto diverso rispetto alla storia precedente. Dopotutto, abbiamo molti più antagonisti, e questa volta tra i personaggi eroici ce n’è uno dalla moralità alquanto altalenante.
Può accadere di tutto!
Per vostra informazione, la Morgana citata nella storia è una variante della versione vista nella serie Dreamworks Trollhunters.


 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - The incursion ***


Eccoci tornati! Scusate il ritardo, ma è stato un mese davvero impegnativo.
Tuttavia, spero che ci faremo perdonare con questo corposo capitolo, lungo il doppio dei precedenti.

Buona lettura!



 
Capitolo 6 – The Incursion


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“ If travel is searching
And home has been found
I’m not stopping
I’m going hunting
I’m the Hunter… ”


Hunter – John Mark McMillian
 


Il porto principale del pianeta Montressor riecheggiava dell’inno dell’Accademia Interstellare.
L’intera banchina era riempita fino all’orlo dei personaggi più disparati, da semplici robot a rappresentati delle innumerevoli razze aliene sparse per il cosmo, passando per gli umani fino agli inconfondibili cyborg.
Uno di questi era attualmente impegnato a sfilare quanti più portafogli possibili dalle tasche della folla, pur mantenendo un occhi vigile sui suoi accompagnatori. L’ultima cosa che voleva, dopotutto, era farsi beccare e lasciare una bruttissima, prima impressione alla madre del suo protetto.
Mentre si avvicinavano al punto d’imbarco delle navi, Sarah Hawkins gli rivolse un sorriso gentile.
<< Dunque voi siete il famigerato capitano Long John Silver >> disse, facendolo irrigidire.
All’inizio, il vecchio pirata temette di essere stato scoperto, ma recuperò all’istante il suo atteggiamento spensierato.
<< La prego, signora Hawkins, non sono più un capitano da molto tempo. Chiamatemi solo John! >>
<< Solo se voi non mi chiamerete più “signora” >> ribattè la donna << Proprio come voi, sono passati parecchi giorni dall’ultima volta in cui qualcuno poteva riferirsi a me con un simile nomignolo. >>
A quelle parole, il volto del cyborg si aprì in un sorriso affascinante.
<< Volete forse farmi credere che una donna bella come voi non è più riuscita a trovare un marito dopo tutti questi anni? >>
Sarah alzò gli occhi al cielo.
<< Adulatore >> sbuffò divertita << Ma non creda che questo sarà sufficiente per distrarmi. >>
I suoi occhi vagarono verso la giacca dell’ex capitano… più precisamente, verso una delle tasche sgualcite, da cui sporgeva un orologio d’argento.
Silver cercò di non trasalire e nascose rapidamente l’oggetto rubato.
<< Che posso dire? Puoi togliere il pelo allo Yaoguai, ma non la sua voglia di cacciare. >>
<< Un paragone appropriato, suppongo >> commentò la donna, prima di assottigliare lo sguardo << Tuttavia, la pregherei di dilettarsi in questo tipo di attività solo DOPO la partenza di mio figlio. Sono sicuro che non vorrebbe vedervi trascinato via in catene in un giorno come questo. >>
Questa volta, il vecchio pirata non riuscì a trattenere una smorfia. Lo aveva proprio colpito nel suo punto più debole.
Sospirò sconfitto. Sapeva riconoscere un avversario troppo furbo, quando ce lo aveva davanti.
<< Suppongo di potermi trattenere fino ad allora. Per il caro Jimbo, questo ed altro >> borbottò a malincuore.
Sarah annuì soddisfatta, e anche il piccolo Morph cominciò a volteggiare attorno a Silver con maggiore energia.
<< Ha sempre parlato di voi con grande ammirazione >> disse la donna, mentre mostrava l’invito ai controllori dell’evento << Una volta mi ha detto che non sarebbe arrivato fin qui, senza il vostro aiuto. >>
Silver agitò una mano in mano sprezzante. 
<< Sciocchezze! È sempre stato un ragazzo pieno di talento, io l’ho solo aiutato ad esprimere il suo vero potenziale. Tutto questo… >>
Indicò il porto attorno a loro << è farina del suo sacco. Mi creda, niente di buono potrebbe venire da qualcuno come me. >>
La donna fece per controbattere, ma in quel momento l’intera zona sprofondò nel silenzio più totale. La musica cessò, mentre l’equipaggio cominciava a prendere posto sul ponte della R.LS Indipendence… la prima nave su cui Jim Hawkins avrebbe prestato servizio come ufficiale.
Alzando gli sguardi, sia Jenna che Silver scorsero il viso familiare del ragazzo, accanto all’alta figura del Capitano Amelia. Il Vecchio pirata non lo aveva mai visto così felice.
<< Per come la vedo io… >> disse Sarah, mentre osservava il figlio con un sorriso orgoglioso <<  è già successo. >>
Silver si sentì arrossire per l’imbarazzo, ma non potè fare a meno di provare un certo orgoglio alla vista del suo protetto. Era davvero cresciuto.
Amelia si portò un pugno alla bocca e tossì per attirare l’attenzione dei presenti.
<< Vorrei ringraziare la banda di Montressor per il contributo a questo evento. E naturalmente, un grazie anche a tutti coloro che hanno scelto di presenziare al viaggio inaugurale della R.L.S Indipendence! Sono proprio le persone come voi a darci il coraggio necessario per esplorare i territori ignoti dell’universo. Voi fate in modo che ne valga la pena! E quest’oggi…  >>
Mentre la donna continuava a parlare, Sarah si guardò brevemente attorno.
<< Spero che Doppler sarà qui al più presto, o si perderà la parte migliore… >>
Prima che potesse terminare la frase, un lampo di luce illuminò l’intero porto.
Amelia cessò il suo discorso, gli occhi spalancati come piatti. Una reazione che fu presto condivisa da ogni singola persona presente sul pontile.
Per un attimo, quel bagliore accecante rimase come sospeso a mezz’aria. Sembrava quasi una specie di globo.
Poi, un forte vento cominciò a soffiare su tutto il porto, smuovendo le navi, sollevando detriti e facendo addirittura cadere alcuni degli spettatori.
La raffica fu tanto potente e inaspettata da spezzare perfino una delle cime dell’Indipendence.
La corda saettò verso Sarah come un serpente impazzito e la donna si sentì invadere da una paralisi raggelante.
<< Stia giù! >> le urlò Silver, trascinandola a terra prima che venisse colpita in pieno dalla frusta vagante.
Entrambi sollevarono lo sguardo, mentre una specie di vortice di schiuma si materializzava a mezz’aria nel mezzo del disastro. Sembrava quasi un buco nero!
<< Per mille murene malefiche >> borbottò Silver << Cosa diamine sta succedendo? >>
Prima che chiunque potesse rispondergli, qualcosa cominciò a fuoriuscire dal portale. O meglio… qualcuno.
Dapprima, comparve solo un uomo alto e dalla carnagione grigio cenere. Aveva capelli neri sparati verso l’alto e indossava una giacca rossa simile all’uniforme della Marina Interstellare. Inoltre, nella mano reggeva una specie di bastone color pece.
Fu presto seguito da una creatura la cui sola vista suscitò paura e sconcerto nelle menti degli spettatori. Un essere alto due metri, a prima vista una specie di Cyborg rivestito di un’armatura nera, accompagnato da un respiro inquietante.
Ad affiancarlo, c’era una donna dalla carnagione verdognola, con un paio di corna prominenti che le spuntavano dalla testa. E proprio come l’uomo dalla pelle grigia, portava nella mano uno strano bastone.
Il quarto sconosciuto a fare la sua comparsa era addirittura più spaventoso del cyborg. Sembrava proprio uno scheletro vivente! Silver non aveva mai visto niente del genere in tutti i suoi viaggi in giro per il cosmo.
Infine, sopraggiunse un essere umano dall’aspetto decisamente più ordinario, ma non per questo meno stravagante.
La donna cornuta si guardò brevemente attorno.
<< Che luogo pittoresco. >>
<< Quasi… familiare >> aggiunse il suo compagno in armatura nera, con una voce bassa e tonante.
La creatura scheletrica, invece, si rivolse a quello che Silver identificò subito come il capo della banda: l’uomo dalla pelle grigia.
<< Sei sicuro che il frammento si trovi qui? >> gli domandò con una voce bassa e graffiante.
Kozmotis chiuse gli occhi, lasciando che l’oscurità avvolgesse la sua vista.
All’inizio, scorse solo una tela color pece ricolma di minuscoli bagliori di luce: semplici persone, prive di alcun potere magico. Poi, i suoi sensi amplificati notarono qualcos’altro. Sembrava quasi un arcobaleno multicolore, e risplendeva in lontananza di un bagliore accecante.  
Riaprì gli occhi.
<< Percepisco una potente firma magica provenire da quella direzione >> disse, indicando gli interni del villaggio portuale << Deve trovarsi laggiù >>
Accanto a lui, Facilier sorrise estasiato.
<< Allora diamo il via alle danze! >> esclamò, facendo un passo avanti. Fu allora che un colpo di pistola risuonò nella banchisa.
I mattoni davanti all’Uomo Ombra esplosero in un turbinio di fumo e detriti.
Lo stregone vudù sollevò lo sguardo, sorpreso… e si ritrovò a fissare dritto negli occhi felini del Capitano Amelia, la mano stretta attorno al suo fidato blaster.
<< Fermi dove siete! >> ordinò la donna << Non so chi siate, né perché vi troviate qui, ma avete sconfinato in un’area militare senza autorizzazione. Seguitemi con le mani bene in vista! >>
Gli occhi dello scheletro vivente si illuminarono di un bagliore scarlatto. Fece un passo avanti, ma un rapido gesto di Kozmotis lo spinse a fermarsi bruscamente.
L’ex generale si rivolse ad Amelia.
<< Non abbiamo fatto niente di male >> disse con la sua voce calma e suadente << Siamo solo dei semplici visitatori. Una volta che avremo terminato i nostri… affari, per così dire, ce ne andremo immediatamente, senza recare alcun danno alla popolazione di questo posto. Avete la mia parola. >>
La felide assottigliò lo sguardo.
<< Niente di male, dite? >> ribattè imperiosa << Guardatevi attorno! Il vostro arrivo ha provocato gravi danni a tutta la banchina, e ci è mancato davvero poco che ci scappasse il morto! Avete anche interrotto la partenza di una nave della marina, e solo questo sarebbe sufficiente per portarvi davanti ad un tribunale militare. >>
Fece un verso di loro.
<< Quindi vi conviene tenere le mani in alto e seguirmi. Non lo ripeterò un’altra volta! Sarete tenuti sotto stretta sorveglianza fino a quando non avrò fatto luce su tutta questa faccenda. >>
Kozmotis strinse gli occhi.
<< Capisco. È un vero peccato >> disse, con un tono di voce che sembrava quasi… rassegnato.
I suoi occhi si illuminarono di un bagliore giallognolo e incontrarono le lenti rosse di un certo cyborg.
<< Vader, ti dispiacerebbe occuparti di questa spiacevole situazione? >>
<< Con piacere >> rispose l’uomo, sollevando la mano destra.
Prima che Amelia potesse anche solo pensare di premere il grilletto del blaster, si sentì sbalzare all’indietro da una forza invisibile.
Cadde a terra, e con la coda dell’occhio vide che anche il resto dei gendarmi erano finiti nella stessa situazione.
Sì udì il suono delle pistole che facevano fuoco. I proiettili viaggiarono alla velocità della luce in direzione dell’appena nominato Vader… e si bloccarono a mezz’aria, a soli pochi centimetri dal suo palmo aperto.
La felide non poteva credere ai suoi occhi.
Quest’uomo – qualunque cosa fosse sotto quell’armatura raccapricciante – era riuscito a fermare decine di colpi di blaster sparati all’unisono!
Che tipo di tecnologia aveva usato? Forse era stata proprio la sua tuta a conferirgli una simile abilità?
All’improvviso, il Sith compì un brusco movimento delle dita e i proiettili sembrarono tornare indietro nel tempo, puntando in direzione di coloro che li avevano sparati. Alcuni gendarmi riuscirono ad evitarli, altri reagirono troppo tardi e furono uccisi sul colpo.
Mentre i suoi alleati si allontanavano con passo disinvolto, Vader si fece avanti, venendo presto accerchiato da ogni militare o membro delle forze dell’ordine presente su quel ponte.
Senza mostrare il minimo segno di paura o esitazione, il cyborg tirò fuori da sotto il mantello nero uno strano cilindro argentato.
<< N-non ti muovere! >> balbettò uno dei gendarmi, il blaster puntato su di lui << Sei circondato! >>
Vader puntò la maschera verso di lui e l’uomo si sentì invadere da una sensazione viscerale di terrore.
<< Da quel che vedo, sono circondato solo da paura… e uomini morti! >> ringhiò il Sith, mentre una lama rosso sangue eruttava dalla punta del cilindro, illuminando il porto di un bagliore scarlatto.
I Gendarmi fecero fuoco per puro istinto.
Vader cominciò mulinare la spada laser, deviando la maggior parte dei colpi e rispedendoli al mittente. E quelli che non riuscì a bloccare con la lama vennero fermati a mezz’aria dallo scudo di Forza che lo circondava come una barriera impenetrabile.
Poi, balzò verso i suoi nuovi avversari.
Reduce di anni passati a combattere gli eserciti di innumerevoli pianeti, si fece strada in mezzo a loro come se fossero semplici insetti, mozzando arti, decapitando teste e tagliando corpi a metà.
Il porto si riempì delle urla disperate di militari e gendarmi allo stesso modo. Nulla sembrava in grado di resistere alla sua furia omicida.
Mentre il Sith si apprestava ad eliminare l’ennesimo nemico, Amelia cercò di attaccarlo da dietro.
Anche lei era una combattente esperta, e aveva già incoccato la lama contro numerosi malfattori… ma nessuno di loro poteva essere minimamente paragonato al mostro che stavano affrontando.
Vader percepì un avvertimento nella Forza e si tirò appena indietro per evitare la lama della felide. E quando questa tentò un affondo, si limitò a compiere un passo di lato e sollevare il mantello, oscurandole la vista. Fu allora che menò un fendente della spada laser.
Amelia sentì il calore della lama che le bruciava il fianco, attraversandole pelle, muscoli e carne come se fossero di burro.
Si accasciò a terra, sputando un rivolo di sangue. Era passato molto tempo da quando qualcuno l’aveva ferita, e ancora di più da quando un nemico era riuscito a menomarla in modo così grave.
Alzò la testa e si ritrovò a fissare nelle orribili ottiche di Vader, la spada laser sollevata e pronta a finire il lavoro.
<< Amelia! >> gridò una voce alle spalle del Sith.
Questi compì un balzò all’indietro, riuscendo ad evitare appena in tempo una lama argentata.
Jim si frappose subito tra lui e il Capitano, assumendo una posizione difensiva.
<< Stai indietro >> ringhiò, il volto contratto da una smorfia rabbiosa.
Vader inclinò leggermente la testa e lo scrutò curiosamente.
<< Pensi davvero di potermi affrontare, giovanotto? >> domandò beffardo.
Jim, tuttavia, si mantenne alto e fiero, la lama sollevata con aria di sfida.
<< Non ho paura di te. >>
<< Allora morirai… più coraggioso di altri >> ribattè Vader, facendo un passo avanti.
Jim evitò il primo assalto e rispose a tono, portandosi di fianco al Sith e menando un fendente. Ma questi non si fece cogliere impreparato e incontrò la lama avversaria con la propria.
Per quanto fosse resistente, la spada del ragazzo non poteva nulla contro quella del Sith.
Jim la vide spezzarsi come un rametto, poi si sentì sbalzare indietro da una forza invisibile.
Cadde in mezzo a dei barili, riducendoli in mille pezzi e riversando litri di vino su tutto il pontile.
Il ragazzo gemette sonoramente. Alzando lo sguardo, vide il suo avversario che lo scrutava con aria apparentemente divertita, ma era difficile a dirsi per via della maschera.
<< Forse mi sbagliavo >> disse il Cyborg, mentre sollevava la sua spada laser.
Il cuore di Jim mancò un battito.
Questa… era davvero la sua fine? Sarebbe morto così, per mano di qualcuno che non aveva mai incontrato prima di quel giorno? Lo stesso giorno… in cui si sarebbe dovuto tenere il suo viaggio inaugurale come ufficiale di marina?
“Almeno Amelia è in salvo” pensò rassegnato, mentre chiudeva gli occhi e si preparava ad accogliere l’oscurità. Poteva solo sperare che sarebbe stata una morte veloce.
All’improvviso, il rumore di un’esplosione gli risuonò con forza nelle orecchie.
Sorpreso, spalancò le palpebre… e vide il corpo dell’avversario che veniva sbalzato via da una qualche esplosione, dritto contro una delle navi lì vicine.
Girando appena lo sguardo, si sentì invadere dal sollievo.
A pochi metri da lui, con il cannone puntato dove Vader si trovava fino a pochi secondi prima, c’era Long John Silver in persona, le labbra arricciate in un sorriso tutto denti.
<< Mi hai tolto le parole di bocca, amico! >> esclamò, mentre tirava fuori la sua fidata spada. Fu presto imitato da Morph, il quale assunse un aspetto quasi identico a quello del suo ex padrone, ma in versione miniaturizzata.
Con tempismo provvidenziale, anche sua madre scelse proprio quel momento per farsi viva, e subito si inginocchio accanto a lui per assicurarsi che stesse bene.
Un forte scricchiolio attirò la loro attenzione.
Vader emerse dal buco aperto nella nave, in un turbinio di polvere e pezzi di legno. E mentre Jim e sua madre si avvicinavano cautamente ad Amelia, riattivò la sua spada laser rosso sangue, puntandola verso di loro.
Silver si rivolse al suo protetto.
<< Tranquillo, Jimbo, qui ci penso io! >> disse, lanciandogli un occhiolino << Tu occupati di Miss Amelia! >>
Ma il giovane ufficiale si sentì tutt’altro che rassicurato dalle parole del mentore.
Scosse la testa. << Non puoi farcela da solo! >>
Silver rilasciò un potente buffo.
<< Per chi mi hai preso, ragazzino? Ho affrontato di peggio! >> disse, mentre Morph annuiva in accordo.
Vader cominciò ad avanzare verso di loro.
<< Su questo ho i miei dubbi >> ringhiò, la spada laser che sembrava menare lampi.
Il vecchio pirata assunse una posizione di combattimento.
<< Vuoi ballare, amico? Allora balliamo! >> esclamò, lanciandosi contro di lui.
Ben presto, il pontile divenne una vera e propria zona di guerra, mentre colpi di cannone e scintille volavano in ogni direzione.
Malgrado la sua stazza imponente, Silver era un combattente alquanto agile e riuscì ad evitare con grande maestria la lama dell’avversario. E quando si trovava in difficoltà, ecco che Morph si univa alla mischia, lanciandosi contro il casco del Sith e dando al suo amico il tempo di allontanarsi in sicurezza per riprendere l’assalto a distanza.
Riuscì perfino a mandare a segno alcuni colpi, abbastanza da far indietreggiare il Sith… ma non a frenare la sua avanzata.
Jim si morse nervosamente il labbro. Di questo passo, Silver non sarebbe durato più di qualche minuto, ma c’era ben poco che lui potesse fare per aiutarlo.
All’improvviso, si sentì afferrare per un braccio.
Abbassando lo sguardo, incontrò gli occhi sofferenti del Capitano Amelia.
<< Stanno… ugh… puntando verso il museo >> sussurrò la donna, la mano stretta attorno al fianco.
Jim non riuscì a trattenere un sussulto. Se davvero questi pericolosi sconosciuti si stavano dirigendo verso il muso cittadino… allora Doppler sarebbe stato in grave pericolo.
Sul volto del ragazzo andò a dipingersi un’espressione determinata.
<< Tranquila, non gli accadrà niente >> disse alla felide << Me ne assicurerò. >>
Si rivolse a sua madre.
<< Devi portarla in un centro medico. >>
La donna lo guardò preoccupata.
<< Ma tu… >>
<< Me la caverò! >> la interruppe, offrendole un sorriso rassicurante << Ora va! >>

                                                                                                         * * *

Durante il suo tempo speso come Comandante Supremo della Marina Imperiale, Darth Vader aveva affrontato un buon numero di Cyborg: cacciatori di taglie, ribelli, e perfino qualche Jedi rimasto menomato in battaglia. E tra tutti quelli che aveva affrontato fino ad ora, il suo attuale avversario si stava certamente dimostrando uno dei più seccanti.
I colpi del suo cannone erano tanto potenti da farlo indietreggiare ad ogni assalto, e malgrado la sua stazza si stava dimostrando uno spadaccino capace. Era perfino riuscito a mettere a segno un paio di fendenti, senza però intaccare a fondo la sua armatura.
Per non parlare della sua strana creaturina domestica, una specie alieno con cui Vader non aveva alcuna familiarità. Più volte aveva tentato di agguantarla, senza successo, e ogni volta l’esserino si era trasformato in una sua copia, quasi a volersi beffare dei suoi sforzi.
Facendo appello alla sua rabbia, il Sith prese un respiro profondo.
<< Basta! >> ringhiò, mentre scatenava una potente onda telecinetica.
Silver riuscì a rimanere in piedi, infilando la spada nel pavimento della banchisa. Il piccolo mutaforma, invece, non fu altrettanto fortunato e venne scaraventato violentemente contro un edificio poco distante.
Gli occhi del vecchio pirata si spalancarono preoccupati.
<< Morph! >> urlò, mentre allungava inconsciamente il suo arto metallico.
Vader non perse tempo e menò un rapido fendente con la spada laser, mozzandoglielo di netto. E nel momento in cui Silver si rese conto di cosa era appena successo, lo colpì con un forte pugno corazzato alla mascella, spedendolo a terra.
Il cyborg provò ad alzarsi… ma il Sith gli mise un piede sulla pancia, tenendolo fermo.
<< Sei stato un buon avversario >> dichiarò impassibile, la lama già sollevata. Ma prima che potesse abbassare la lama... qualcosa si mise in mezzo. Più precisamente, l'esile figura di una ragazzina con la coda di cavallo e le mani strette attorno ad una spada d'oro.
Miracolosamente, intercettò il suo affondo e lo bloccò, ponendosi a difesa del cyborg disteso sulla banchina.
<< Perché non te la prendi con qualcuno della tua stazza!? >> inveì Adora, fronteggiando con sguardo coraggioso e fermo le lenti rosse dell'oscuro guerriero; la sua spada liberava scintille… e non venne minimamente scalfita da quella di Vader, che normalmente avrebbe tagliato in due qualsiasi tipo di metallo.
L'Oscuro Signore dei Sith strinse gli occhi e fece un cauto passo indietro, roteando la sua arma. Le sue pupille del colore della lava fissarono la sconosciuta attraverso le orbite rosse della maschera scheletrica, cercando di valutarne eventuali punti deboli e di forza.
Malgrado la sua provocazione, non sembrava più in forma dei centinaia di Padawan che aveva braccato e trucidato nel corso degli anni. Ma il modo in cui lo stava guardando... gli ricordava una persona molto familiare.
Qualcuno che aveva combattuto al suo fianco in numerose occasioni. Qualcuno... che aveva addestrato personalmente, in un tempo ormai lontano.
Il ricordo di quella persona artigliò ferocemente il suo cervello, alimentando la sua rabbia.
<< Le tue parole sono sfrontate, ragazzina >> disse minacciosamente << Mi chiedo se avrai la forza necessaria per sostenerle. Chi sei tu, che osi metterti contro di me? >>
<< Chi sono? Lascia che lo mostri. >>
La ragazza fece un passo indietro, lanciando un'occhiata ad un Silver sbigottito.
<< Si copra gli occhi, signore >> gli consigliò << Cioè... volevo dire l'occhio. >>
Dopodiché, sollevò la spada verso il cielo.

Track 7: https://www.youtube.com/watch?v=xIzxnBi8s08
 
<< Per l’onore di Grayskull! >>
E dopo che ebbe pronunciato queste parole, un lampo si sprigionò dalla gemma sull'elsa, illuminando i dintorni e avvolgendo la ragazza. In quella luce accecante, la sua sagoma era visibile solo a tratti: il suo corpo stava mutando a velocità incredibile. Divenne più alta, muscolosa e possente, i capelli le si sciolsero in una fluente chioma dorata e la sua stessa pelle sembrò splendere nell’oscurità.
Quando uscì dal bagliore, indossava un abito guerresco di un bianco immacolato, contornato d'oro. Un mantello rosso sgargiante le svolazzava dietro le spalle, mentre una corona bordata di ali piumate svettava sul suo capo.
Non sembrava più la stessa ragazzina di prima. Eppure, allo stesso tempo… era ancora lei: aveva lo stesso sguardo, fiero e combattivo. Adesso, semplicemente, traboccava di un potere indomito, mentre sorreggeva la spada con entrambe le mani.
<< Io sono… She-Ra! >>

Track 8: https://www.youtube.com/watch?v=EYes5TtD26U

Quando pronunciò quel nome, l'aria attorno a Vader sembrò agitarsi di vita propria. Il Lato Oscuro ringhiò famelico, e le sue spire color pece zampillarono dal corpo del Sith, come tentacoli impazziti. Invisibili a tutti… ma non al diretto interessato, la cui connessione alla Forza non era seconda a nessuno.
Inconsciamente, strinse la presa sulla spada laser, mentre il cuore gli ribolliva di collera nella sua forma più primordiale. Era come se questa ragazza avesse improvvisamente risvegliato qualcosa dentro di lui... l'opposto di quella luce accecante che la avvolgeva da capo a piedi, come un mantello dorato.
Vader vide tutto questo, e ne fu quasi accecato. Ma anziché fuggire da quel bagliore, se ne sentiva quasi attratto. O meglio… attratto all’idea di annientarlo con ogni mezzo possibile.
Mai, prima di quel momento, aveva desiderato così ardentemente di distruggere qualcosa, nemmeno quando Obi-Wan lo aveva mutilato anni prima.
Con il Lato Oscuro che bramava la morte della sua nuova avversaria, puntò la spada verso di lei.
<< Tu... non sei una Jedi. Eppure, la tua anima brilla più splendente di qualsiasi stella su cui abbia mai posato gli occhi. Che cosa sei? Quale potere ti permette di fare questo? Dimmelo! >> ringhiò, mentre il suolo sotto ai suoi piedi cominciava a crepare.
She-Ra percepì l'aura incredibilmente negativa del suo avversario, perché la sentì cozzare contro la propria come se non volesse fare altro che sbranarla. Era qualcosa che aveva già provato prima, durante la battaglia più straziante della sua vita, contro il suo nemico più odiato… l'Oscuro Signore Hordak.
Quell'essere gli somigliava moltissimo, e risvegliava in lei ricordi dolorosi.
Tuttavia, si fece forza e coraggio, sostenendo quella manifestazione di potere con il proprio.
<< Sono la Principessa del Potere! >> fu la sua risposta, intrisa di baldanza << Vattene, e ti risparmierò. Scegli di combattermi… e sarò io a non risparmiarmi con te, servo delle tenebre. >>
Inconsciamente, Vader si ritrovò a sorridere sotto la maschera. Non per il modo in cui la ragazza – no, la donna, perché ormai di questo si trattava – si era rivolta a lui. Il pensiero della battaglia imminente lo rallegrava.
<< Principessa del Potere? Che titolo interessante. Bene, giovane guerriera: io sono Darth Vader, Signore Oscuro dei Sith >> si presentò, assumendo una posizione pronta al combattimento << E almeno per oggi... il tuo carnefice. >>
Scattò in avanti, dandosi una spinta con la Forza.
La sua avversaria lo aspettò e parò prontamente il colpo, incrociando la lama alla sua: l'impatto generò un'onda d'urto spaventosa, che scosse l'aria stessa e la banchisa sotto di loro.
She-Ra lanciò un possente grido di battaglia e la lama della spada si illuminò di luce, che utilizzò per vibrate un fendente accecante.
<< Ti consiglio di abbassare le aspettative! >> ringhiò.
Vader scosse la testa, i sensi temporaneamente annebbiati. Ma sebbene i suoi occhi non potessero più guidarlo, riuscì comunque a percepire la presenza della guerriera di fronte a lui, attraverso la Forza.
Facendo appello al suo potere, scatenò un'onda telecinetica contro di lei, scagliandola sul ponte di una delle tante navi attraccate al porto.
La Principessa impattò con la schiena, sollevando le assi dell’imbarcazione e rimanendo parecchio stordita dal dolore. In quel momento, si rese conto che il suo avversario era davvero forte.  Non poteva assolutamente sottovalutarlo!
Si risollevò e roteò rapidamente la spada, sprigionando una raffica di proiettili luminosi.
Vader cominciò a mulinare la propria, intercettandone la maggior parte. I colpi deviati ridussero in cenere qualunque cosa con cui entrarono in contatto, creando una canzone di scoppi ed esplosioni.
Due di quegli attacchi, tuttavia,  riuscirono a superare la difesa del Sith, infrangendosi contro la spalla e lo sterno, costringendolo a retrocedere.
Vader esitò a contrattaccare.
Aveva… appena provato dolore? Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui qualcuno era effettivamente riuscito a ferirlo.
<< Notevole >> commentò impressionato << Sei sicuramente un'avversaria degna del mio tempo... ma ho come la sensazione che tu stia usando solo una parte del tuo potere. Pensa a cosa potresti fare, se solo decidessi di lasciarti andare... di dare libero sfogo al tuo potenziale. >>
La scrutò per un momento con i suoi occhi gialli.
<< Possiamo non essere avversari. Sarò clemente, se deciderai di unirti alla nostra causa. E forse... potrei addestrarti. Aiutarti a scoprire quella forza selvaggia che cerchi di nascondere. >>
She-Ra vacillò. Quelle parole avevano aperto una breccia dolorosa, e non poté nuovamente evitare il paragone con Hordak e il ricordo del loro scontro.
Rabbrividì da capo a piedi e cercò con tutta se stessa di ricacciare l'orribile sensazione che aveva provato all'epoca. Il suo avversario era ancora più temibile di quanto avesse inizialmente pensato.
<< No… >> boccheggiò, ma poi alzò la voce nel tentativo di farsi più forte << Tu non sai niente di me! Sono già stata dalla parte di un mostro come te... non farò lo stesso errore due volte! >>
<< Interessante >> disse Vader, internamente deliziato dalla disperazione che aveva suscitato nella guerriera << Forse sei più vicina al Lato Oscuro di quanto credevo. In questo caso... mostrami che cosa ti ha insegnato il tuo mostro! >>
Scattò di nuovo in avanti, incrociando le loro spade ancora una volta. E mentre una pioggia di scintille li ricopriva da capo a piedi, cominciò a menare un colpo dopo l'altro, fendente dopo fendente, dipingendo l'aria di un rosso acceso.
La Principessa cercò di difendersi… ma era in evidente stato confusionale, lottava allo stesso tempo con sé stessa e con il suo avversario. Vader menò un colpo tanto forte da portarla in ginocchio, inclinando il ponte sotto i suoi piedi... ma ecco che, all'ultimo momento, la ragazza spalancò gli occhi e il suo corpo sembrò tramutarsi in pura luce.
Come uno spettro, passò attraverso il corpo di Vader, poi lo colpì con forza alle spalle.
Il Sith si girò di scatto e intercettò l’assalto, ma questa volta potè sentire il puro potere irradiato dall’avversaria, dorato e benevolo.
Lo riempiva di odio!
<< Di sicuro mi ha insegnato come non vestirmi >> lo sfotté la guerriera, in qualche modo rinvigorita dal suo trucchetto.
Vader grugnì per contrastare l'attacco, poi balzò verso l'alto e finì sull'albero della nave. Fu presto seguito dalla principessa, ed entrambi rimasero come sospesi nel vuoto, in perfetto equilibrio.
<< Il tuo coraggio è encomiabile, e così la tua abilità con la spada. Eppure, la tua spavalderia non può nascondermi ciò che provi davvero. >>
Puntò la spada verso di lei.
<< Avverto tanto dolore dentro di te, Principessa. Tanta... perdita. Forse di coloro che amavi? >> la incalzò.
La donna serrò i denti, maledicendosi internamente.
Ormai, una cosa le era chiara: questo… essere, qualunque cosa fosse, non era solo un ottimo osservatore. Poteva letteralmente percepire il suo stato d’animo! Forse addirittura i suoi pensieri.
Non poteva rischiare di farsi cogliere impreparata, ma era da molto tempo che non sentiva una simile crisi emotiva dentro di sé. L'aura di Vader la innervosiva mentalmente e fisicamente, poteva sentirla artigliare contro la sua.
Eppure... era anche un'arma a doppio taglio. Perché anche lei avvertiva chiaramente i sentimenti del suo avversario.
<< Sei fin troppo perspicace >> sibilò << È evidente che provi le stesse cose. In te batte un cuore ferito. >>
<< Forse >> ammise Vader, con sorprendente calma << Ma a differenza tua, ho finalmente trovato un modo per porvi rimedio. Unisciti a me, e anche tu potrai accedere ai frutti del Graal. Perché combatterci... quanto potresti riabbracciare coloro che hai perso? >>
<< Perché ucciderei miliardi di vite per questo! >> gridò She-Ra, orripilata << Universi interi brucerebbero e morirebbero! Come potremmo guardare in faccia chi amiamo, dopo un genocidio del genere!? >>
 << Non lo sapranno mai >> ribatté Vader, impassibile << Per loro, sarà come se non fosse mai accaduto. Un sacrificio futile, se paragonato alla nostra ricompensa. >>
Adora sentì le lacrime avvolgerle le palpebre senza che potesse frenarle. Perché la tentazione era lì. La sentiva, sussurrarle dolcemente all'orecchio, quasi con la stessa voce divertita e birichina di Catra, tentandola con la promessa di un futuro insieme a lei e ai loro amici.
<< Ma noi sì. Noi lo sapremo >> mormorò, l'espressione intrisa di rammarico, impotenza e frustrazione << Io lo saprei. Ogni giorno della mia vita, mi sveglierei ricordandomi che ho distrutto il mondo di altri, nello stesso modo in cui è successo a me. Tu avresti davvero il coraggio di mentire alla persona che ami, dopo anni passati a vivere nell’orrore e nella violenza? >>
Vader rimase inizialmente in silenzio, salvo per il respiro della maschera. Quando parlò, la sua risposta fu più fredda di una landa ghiacciata.
<< Senza esitazione >> disse, mentre avanzava verso di lei << Dopo aver passato anni a salvare il mio universo, bambina, sai che cosa ho imparato? Che all'universo, semplicemente... non importa. Siamo noi a forgiare la nostro destino, sulle spalle di coloro che cercando di impedircelo! E io sarei disposto ad uccidere anche cento universi, pur realizzare il mio! >>
She-Ra lo fissò per qualche istante. Poi, il suo sguardo si assottigliò, la lama della spada ronzante di energia.
<< Ma non io >> rispose, solennemente << Perché a differenza di te... non mi è rimasta solo la sofferenza dalla perdita, ma molto di più. Mi è rimasto il ricordo dell’amore e dell’affetto. Quello del passato, e quello del presente. La luce che vedi, il potere che emano... esiste solo e soltanto in virtù di questo. >>
<< Allora la tua visione del mondo è fallace! >> ringhiò Vader, caricando verso di lei.
Entrambi cominciarono a duellare sull’albero della nave.
I loro movimenti erano rapidi ma eleganti, intrisi di potere ed esperienza. Ad ogni colpo, l’aria attorno a loro sembrava deformarsi, smuovendo le vele dell’imbarcazione e provocando una cacofonia di suoni agghiaccianti.
Restava solo da vedere chi dei due combattenti avrebbe avuto la meglio.

                                                                                                                * * *

Kozmotis osservò contemplativo l’edificio di fronte a sé.
Era sicuramente una specie di museo, anche se molto più rustico di quanto si sarebbe aspettato da un universo di questo tipo.
Per quanto il mondo in cui si trovavano fosse tecnologicamente avanzato, gran parte delle sue costruzioni avevano un’aria decisamente primitiva.
Ma ora non era certo il momento per soffermarsi su simili questioni: l’energia magica proveniva dall’interno di questa costruzione, ma era così fitta da impedirgli di individuarne l’origine precisa.
Si rivolse ai suoi alleati.
<< Dividiamoci >> ordinò, pur mantenendo un tono rispettoso << Trovate quel frammento. >>

                                                                                                              * * *

Doppler si sistemò gli occhiali sulla punta del naso, un’abitudine che aveva sviluppato ogni qualvolta incontrava qualcosa capace di suscitare il suo interesse. E l’oggetto che al momento aveva di fronte… era sicuramente riuscito ad attirare per lo meno la sua attenzione.
Si trattava di un cerchietto metallico dall’aria molto antica, messo in bella mostra all’interno di una teca. Secondo gli archivi del museo, era stato ritrovato circa settant’anni all’interno di un asteroide raccolta nei campi di minerari.
A differenza di tutti gli altri metalli contenuti nel corpo celeste, era rimasto intatto anche dopo la lavorazione dei macchinari di estrazione, tanto da provocare una reazione a catena che aveva causato non pochi danni all’impianto.
La successiva datazione al carbonio aveva posizionato la sua creazione a circa due secoli prima, eppure il minerale con cui era stato fabbricato rimaneva tutt’ora sconosciuto.
Ora, dopo anni di assoluto silenzio… aveva cominciato ad emettere una strana luce multicolore, come se si fosse improvvisamente svegliato da una specie di sogno.
<< Affascinante >> borbottò lo scienziato, mentre vi passava sopra uno dei suoi dispositivi di rilevamento << L’energia emessa da questo manufatto è più potente delle radiazioni di una stella in piena esplosione, eppure non sembra avere alcun effetto dannoso sull’ambiente circostante. In teoria dovremmo essere morti! Tutta la città, in effetti. Eppure… beh, stiamo completamente bene! >>
Affianco a lui, gli occhi del curatore del museo – una paffuta salamandra umanoide di nome Blogs -  si spalancarono meravigliati.
<< Ha mai visto niente di simile, Dottore? >> domandò con tono febbrile, già pregustando i guadagni che una simile scoperta avrebbe portato all’istituzione.
Con sua gioia crescente, Doppler scosse la testa.
<< Mai, in nessuno dei miei innumerevoli viaggi >> ammise, altrettanto eccitato << Penso che dovremmo mettere in sicurezza il museo, fino a quando non saremo sicuri di con cosa abbiamo a che fare… >>
La stanza tremò all’improvviso.
Doppler perse la presa sul rilevatore e fu costretto ad appoggiarsi alla teca per evitare di cadere, presto imitato da Blogs.
Il curatore si guardò rapidamente attorno.
<< Che diamine è stato?! >> sbottò con voce impanicata.
Appena un paio di secondi dopo, la porta della stanza esplose in un turbinio di schegge e assi di legno. Seguì un uomo dalla corporatura alta ed esile, la mano destra stretta saldamente attorno ad un bastone di legno nero.
<< Signori >> salutò lo sconosciuto << Perdonate l’intrusione, ma temo che abbiate qualcosa che mi serve. >>
I suoi occhi puntarono verso il manufatto metallico.
Vedendo questo, Doppler si sentì invadere dalla rabbia.
<< Chi si crede di essere?!  Non può entrare qui dentro… >>
Lo sconosciuto compì un brusco movimento con il bastone.
Subito, viticci di una strana sostanza nera spararono verso il curatore, colpendolo in pieno e mandandolo a finire contro uno dei manufatti in mostra.
L’uomo rimase immobile, steso a terra. Doveva essere svenuto… o peggio.
Ma prima che Doppler potesse anche solo pensare di aiutarlo, si ritrovò avvolto da uno di quelle serpi color pece.
Kozmotis si avvicinò a lui con passo disinvolto.
<< Mi permetto di dissentire Signore… ? >>
L’astrofisco deglutì a fatica.
<< Doppler >> borbottò, cercando di esternare un’espressione fiduciosa << Dottor Doppler. >>
Lo sconosciuto gli sorrise gentilmente.
<< Kozmotis Pitchiner >> si presentò affabile << Un piacere >>
Detto questo, il suo sguardo tornò a posarsi sul frammento del Graal.
Bastò quella semplice occhiata per rivelargli il potere nascosto in quel semplice pezzo di metallo. Era come scrutare dritto in una supernova, un turbinio di colori ed energia magica così pura da fargli venire il capogiro.
Lentamente, allungò una mano, ruppe la teca e afferrò il cerchietto. Nell’istante in cui le sue dita lo toccarono, si sentì attraversare da un fremito e l’oscurità dentro di lui cominciò a gioire e canticchiare, percependo il potere primordiale che nascondeva.
Era davvero… bellissimo, fu il primo aggettivo che passò per la mente dell’ex Generale. Un vero miracolo della creazione, l’apoteosi dell’ingegno di coloro che lo avevano realizzato, forse i maghi più potenti di tutto il Multiverso.
Inconsciamente, si ritrovò a sorridere.
<< Un primo, piccolo passo verso la giusta direzione >> sussurrò, mentre i suoi occhi dorati incontravano quelli timorosi di Doppler << Non si preoccupi, buon dottore, non ho alcuna intenzione di farle del male… non ancora. >>
Scosse la testa, cercando di frenare i ringhi impazziti dei Fearlings dentro di lui.
<< Mi perdoni. Io… NON le farò del male, né a lei ne al suo mondo. Sono venuto solo per questo. >>
Sollevò il frammento, gli occhi illuminati da un bagliore dorato.
<< E non vedo l’ora di poter godere dei suoi frutti… >>
Un lampo di luce azzurra illuminò la stanza. Il cerchio metallico scivolò dalle mani di Kozmotis e rotolò a terra, finendo ai piedi di Doppler.
L’ex Generale sentì una strana sensazione tra le dita. Guardando in basso, scoprì che erano state congelate.
Mostrò i denti in un ringhiò animalesco.  << Chi osa?! >>
<< Sono il Fantasma del Natale Passato, Ebenezer Scrooge. E tu... sei stato un bambino davvero cattivo! >>
Una risata divertita accompagnò quelle parole, mentre la figura di Mr Cold - seguita da quella di Elsa - si palesava davanti a Kozmotis.
<< O forse sarei stato più credibile come Fantasma del Natale Futuro? Posso fare una voce davvero spaventosa, quando voglio! >>
Nella stanza calò un silenzio di tomba. L'ex Generale fissò l'eterno adolescente come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa, mentre Elsa si limitò a lanciargli un'occhiata laterale.
<< Mi sto pentendo così tanto di averti portato con me >> borbottò, le guance leggermente arrossate per l'imbarazzo << Sul serio, come puoi fare battute del genere in un momento come questo? >>
<< Perché siamo sul punto di rischiare la vita, Bucaneve. Non ti hanno mai insegnato che il modo migliore per andartene è farlo con stile? L'audience AMA coloro che se ne vanno con una bella battuta d'effetto! >>
Cold si poggiò il bastone sulla spalla, fissando il suo avversario.
<< Devo dire che il tuo design è molto migliorato, vecchio mio... lo stile da “Signore delle Tenebre” dopo un po' passa di moda. Penso tu abbia colto l'essenza del bellissimo e potentissimo tormentato! Le ragazze ti adoreranno. >>
A quella dichiarazione, il bagliore negli occhi di Kozmotis fu sostituito da uno sguardo perplesso.
<< Temo che tu sia in errore, ragazzo. O semplicemente delirante >> ribatté freddamente << Parli con me in maniera così familiare. Eppure, sono abbastanza sicuro di non averti mai incontrato prima di questo giorno. Né la tua compagna, se per questo. >>
L'oscuro spirito si bloccò di colpo. Lo fissò con due occhi talmente sgranati che sembravano pronti schizzargli fuori dalle orbite.
<< Oh, per tutti gli inverni grigi! >> sbottò, assurdamente stizzito, per poi rivolgere lo sguardo verso il cielo << Mi prendi in giro, Lunatico!? Pretendi che IO faccia il bravo ragazzo con questo branco di piagnoni in calzamaglia E POI i tuoi vecchi bacucchi mi mandano contro un Pitch Black che non sa nemmeno chi sono? Questo è un colpo basso anche per te! >>
Elsa si portò una mano alla fronte, sospirando stancamente.  << Ma chi me l'ha fatto fare... >>
Colse un movimento con la coda dell'occhio. Senza perdere tempo, sollevò uno strato di ghiaccio davanti a loro, intercettando l'attacco avversario.
Mentre i granelli di sabbia nera si disperdevano nella stanza, Kozmotis li scrutò curiosamente dall'altro lato dello scudo.
<< Interessante >> borbottò contemplativo << La magia di questo universo è quasi inesistente, eppure voi due la praticate come se fosse una seconda pelle. Non siete di questo realtà, o sbaglio? >>
<< Non ti sbagli >> fu la gelida risposta della giovane donna, mentre evocava delle spade di ghiaccio nelle mani << Siamo venuti fin qui per fermarti. Sappiamo che cosa vuoi fare con il Graal e non abbiamo alcuna intenzione di restarcene fermi a guardare. Ma non siamo selvaggi. Arrenditi e non useremo la violenza. >>
L’uomo schioccò la lingua.
<< Ah, capisco. Siete i cagnolino della MVA >> sibilò cupamente << Lei mi aveva detto che prima o poi sareste venuti a darmi la caccia. Questo complica certamente le cose. >> I suoi occhi dorati incontrarono quelli di Jack. << Ma non pensavo che Manny sarebbe stato così sconsiderato da mandare dei bambini a fare il lavoro sporco. Come ci avete trovati? >>
<< Non è stato difficile >> ribattè Elsa, freddamente << Ci è bastato controllare gli universi indicatici da Yen Sid e cercare un qualsiasi segno di incursione. Questo era l’unico tra loro a mostrare i sintomi lasciati dall’uso di un varco dimensionale. >>
Kotzmotis schioccò la lingua. Allungò una mano, e presto il suo bastone si tramutò in una falce.
<< Poco importa. Non posso permettere che mi ostacoliate. Io li salverò... a costo di camminare sui vostri cadaveri! >>
<< Oh, cavolo >> commentò Cold, sinceramente impressionato << questo sì che era un effetto macabro e inquietante! >>
Elsa puntò una spada in direzione dell'avversario.
<< Arrenditi, Kozmotis >> ordinò freddamente << Sei potente, ma non puoi batterci entrambi da solo. >>
A quelle parole, sul volto cinereo dell'uomo andò a dipingersi un sorriso affilato.
<< Chi ha mai detto che sono solo? >> domandò beffardo.
Fu allora che il muro della stanza esplose in una miriade di schegge di legno, costringendo la coppia di criocineti a retrocedere.
Lentamente, una figura fuoriuscì dalle ombre, immersa in un bagliore verdastro. Cornelius spaziò i suoi occhi rosso sangue su ogni persona nella stanza, prima di concentrarsi su Jack.
<< Sento il profumo della Morte su di te, ragazzo >> sogghignò con la sua bocca priva di labbra.
<< Via, Corny, non essere così inquietante! Non è il modo di accogliere i nostri sgraditi ospiti! >>
Il dottor Facilier fece il suo ingresso in uno sbuffo di fumo viola, circondato da figure grottesche di ombre sghignazzanti.
<< È molto più appropriato annunciare che siamo qui per sbudellarvi! >>
Cold lanciò ad Elsa un'occhiata tagliente.
<< Dovevi proprio provocarlo, vero? >> borbottò impassibile.
Gli occhi della criocineta si spalancarono increduli. << Io sarei quella che lo ha provocato?! Tu, arrogante, presuntuoso... >>
<< Ti prego smettila, così mi farai arrossire >> cinguettò l'eterno adolescente, tirandole un buffetto sul naso.
Elsa dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non colpirlo in faccia. Dopo aver preso un respiro profondo, si rivolse ai nuovi arrivati.
<< Qualunque cosa vi abbia promesso quest'uomo, non siete obbligati a seguirlo. Avete idea di quali danni potrebbe provocare l'uso del Graal? >>
<< Hmm, è una bella domanda, mademoiselle, fammici pensare... >> Facilier si portò giocosamente una mano al mento << Oh, un momento... sì, lo so! E non ha alcuna importanza! Il crimine paga parecchio, tesoro. E il crimine di distruggere altri universi, be'... salda anche i peggiori debiti. >>
<< Qualcosa su cui mi ritrovo ampiamente d'accordo >> aggiunse Cornelius, avvicinandosi minacciosamente alla coppia << Ma confesso che l'idea di annientare un intero universo ha i suoi meriti. Quanti esseri nel creato possono affermare di aver raggiunto un traguardo simile? Solo gli dei! >>
Le sue orbite si illuminarono come un paio di tizzoni ardenti.
<< Ed io... è da molto tempo che desidero scoprire come ci si sente ad essere un dio. >>
<< In altre parole, ragazzini >> commentò l’Uomo Ombra, sollevando il bastone e picchiandone l’asta per terra con fare entusiasta << Non sperate troppo in discorsetti sull'amore e l'amicizia. Qui giocate con i veri cattivi ragazzi. Non sei d'accordo, Jackie? >>
Fece l'occhiolino a Mr Cold.
<< Sai, il bello delle ombre è che sono sempre lì, radunate dentro ognuno di noi. E quando hai il potere di vederle come me, be'... ti fai anche degli amici più facilmente! Dovresti schierarti con noi, sai? C'è sempre posto per coloro che amano divertirsi con un po’ di distruzione! >>
Cold rimase in silenzio e passò brevemente lo sguardo dallo stregone ad Elsa, poi verso Kozmotis.
Il cuore della ragazza cominciò a battere a mille, mentre si preparava mentalmente ad attivare il collare dell'oscuro spirito... almeno fino a quando questi non rilasciò uno sbuffo divertito.
<< Spiacente, ci sono già passato >> ribatté, sprezzante << Non esiste forza, in tutto il Multiverso, che mi spingerebbe ad allearmi con un altro di voi. >>
I suoi occhi rabbiosi incontrarono quelli dell'ex Generale.
<< Voi Pitch siete inaffidabili... e francamente, la vostra voce è più fastidiosa del dover ascoltare gli sproloqui strappalacrime delle mie controparti. Ma vi do un bel sette per il discorso di reclutamento, non era affatto male >> aggiunse, offrendo a Faciler un pollice in alto.
Kozomtis assottigliò lo sguardo.
<< Pensate davvero di poterci fermare? Se non l'hai notato, abbiamo il vantaggio dei numeri >> sogghignò malignamente.
<< Non per molto >> gli rispose una profonda voce femminile.
All'improvviso, raffiche di plasma verde ed energia dorata costrinsero i malvagi a retrocedere.
Con una risata sgangherata, Stitch apparve sulla scena con in mano delle enormi pistole gialle, affiancato da Tigre, i cui pugni erano intrisi di oro.
<< Cavalleriarrivata! >> gridò il piccolo alieno blu, ghignante << VoicattiviorafaconticonStitch! >>
Cold arricciò le labbra in un sorriso tutto denti.
<< Dannazione, piccola minaccia blu, sapevo che c'era una ragione per cui ti trovavo simpatico! >> esclamò, mentre anche Elsa sorrideva sollevata.
Cornelius puntò un dito ossuto in direzione di Stitch. << Per i Sette Inferni... cosa diavolo è quella cosa? >>
<< Esperimento 626 >> lo presentò Tigre, con un tono di burbera approvazione << Il suo nome è Stitch. Arrendetevi, e forse non si scatenerà contro di voi. >>
Il corpo di Kozmotis cominciò a circondarsi di viticci neri.
<< Mia cara... ti abbiamo già sconfitto una volta, se ben ricordo. Pensi davvero che il risultato di questo scontro sarà diverso? Pensi di poter salvare i tuoi alleati... quando non sei nemmeno riuscita a proteggere il tuo maestro? >>
Tigre gli mostrò le zanne digrignate.
Quelle parole avevano fatto male. Molto male. Perché era vero, ancora si dava la colpa di non aver protetto Yen Sid… e temeva per la vita dei suoi alleati.
Ciononostante, non poteva permettersi distrazioni.
<< Farò quello che ho sempre fatto: il mio dovere >> gli sibilò in risposta << Sia per lui che per loro. E tu non sei neppure degno di nominarlo. >>
Kozomtis, con gli occhi illuminati come pozzi di lava, sorrise perfidamente. Andato era il Generale cortese e paziente di pochi minuti prima, sostituito da un'entità molto più spietata e crudele.
Qualcuno... che per Cold aveva un'aria tristemente familiare.
<< E con quella convinzione dirai addio a questo mondo! >> sibilò l'uomo, balzando verso Elsa.
Subito, l’ex regina spinse le sue spade in avanti, incontrando la lama avversaria e sprigionando un turbinio di scintille. Al contempo, Cornelius scatenò un torrente di magia nera verso Cold, mentre le ombre ai piedi di Facilier strisciarono minacciose verso i Phantoms restanti.
Elsa e Kozmotis presero a duellare in mezzo alla stanza, scambiandosi colpi ad una velocità irrisoria. Cold, al contrario, si ritrovò coinvolto in uno scambio serrato di attacchi magici. Non aveva la minima idea di cosa potessero fare i poteri del Lich, ma era sicuro di una cosa: per niente al mondo si sarebbe lasciato toccare da quell’energia maligna! Spruzzava decadimento da tutti i pori. 
Poco distanti, Tigre e Stitch riuscirono ad evitare i viticci di Facilier, poi caricarono verso di lui.
La battaglia per il primo frammento del Graal… era finalmente cominciata. E Doppler poteva solo assistervi come spettatore impotente, chiedendosi cosa diavolo avesse fatto per meritare una situazione del genere.

                                                                                                                * * *

Edalyn ricordava benissimo l’opinione che i suoi insegnanti avevano di lei: “Clawthorne è intelligente, moltissimo, ma non si applica. Potrebbe fare tanto ma sceglie di creare confusione e disordine, non imparerà mai”.
Come al solito, quegli idioti non avevano capito nulla di lei. Non è che non le piacesse studiare, andare a scuola o tutte quelle cose barbose che era costretta a fare quando era più giovane: semplicemente, non le piaceva dover fare o non fare quello che le veniva detto. Seguire gli ordini, fare la brava, essere controllata… dèi, era veramente fastidioso! E di sicuro non le piaceva studiare come le imponevano i professori, specialmente perché doveva fossilizzarsi su una singola materia magica. Ma chi è il noioso che si fossilizza su una materia solamente!? Andiamo! Non c’era gusto!
Erano questi i pensieri che frullavano nella testa di Eda, mentre si aggirava tra gli scaffali della biblioteca. Le ricordava quando, da bambina, tra scaffali simili ci si perdeva, divorata da una vispa e peperina curiosità: sì, perché leggere le piaceva. E anche studiare le piaceva. Ma solo quello che le interessava… cioè tutto ciò su cui riusciva a mettere le mani.
In quel momento, tuttavia, la strega sapeva bene di non potersi permettere distrazioni. Era in missione, quello che per lei equivaleva a sommo divertimento e una degna occupazione del suo tempo: doveva ammetterlo, la MVA sapeva prenderla per il verso giusto, ecco perché eseguiva i loro ordini. Le piaceva vederlo come uno scambio equo: loro le davano uno svago, e lei giocando li faceva contenti.
E al momento? I suoi ordini erano stati di esplorare questo museo e cercare la fonte di energia magica che lei ed Elsa avevano percepito al suo interno, dopo essere apparsi in questo universo futuristico.
Ben presto la sua attenzione venne catturata dal manifestarsi di una misteriosa apparizione: un fulmine, scaturito dal nulla, colpì il pavimento a tre metri da lei, e generò un infernale fuoco verde. Sotto i suoi meravigliati occhi dorati, questo mutò forma, fino ad assumere le sembianze di un’alta donna vestita di nero e con un grande palco di corna.
Ella non si era accorta di lei, non ancora. Si guardava intorno, con aria di sufficienza e compostezza, corrucciata: era persa nei propri pensieri, stizzita per qualcosa… o alla ricerca di qualcosa? Eda non avrebbe saputo definirlo, perché la sua espressività era così… contenuta.
A giudicare dall’aura negativa che emanava – oh santi numi, ma quanto era potente!? - non si trattava di una persona tutto sommato molto raccomandabile. Sull’aspetto, la strega non aveva da giudicare, nelle Isole Bollenti vigevano le creature più strane, e non sempre tutto era quello che sembrava. Ma dato che era fuori posto rispetto all’intero contesto, non aveva dubbi che potesse essere una nemica.
Arricciò le labbra in un sorriso. Malgrado il potenziale pericolo, la stuzzicava l’idea di fare nuove conoscenze, anche se avverse, aggressive e probabilmente anche in grado di aprirla in due come un cocomero.
<< Ehi, bellezza >> la chiamò, sfacciata << che ci fai tutta sola? >>
Indubbiamente aveva attirato la sua attenzione.
La donna si girò, e la studiò. Ed Eda si pentì amaramente della propria uscita: lo sguardo ricevuto in risposta era gelido, come se davanti si fosse trovata un insetto pronto per essere vivisezionato. Era inquietante e oltremodo svilente… cosa che non le era mai capitata, essendo sempre stata una persona temeraria e sicura di sé.
<< Tu non sei di questo mondo >> dichiarò l’altra, con tono di fatto << e hai l’aria di una creatura molto coraggiosa, o forse molto sciocca. Avverto da te un grande potere. >>
<< Sono famosa per farmi riconoscere subito >> replicò Eda, bonariamente << Ma tu non sei da meno, ragazza. Sei un’incantatrice anche tu, vero? >>
<< Oh, sono molto di più, mia cara. >> Le sorrise crudelmente. << Mi chiamano Signora di Ogni Male. >>
<< Oh, anche tu hai un soprannome? Io invece sono la Donna Gufo. >>
<< Curioso. Molto curioso. >>
Eda stava valutando le sue opzioni. Non le sembrava il caso di mettersi ad attaccare briga con un essere del genere, ma non poteva ignorare il motivo per cui palesemente era giunta lì.
<< Senti, mi piacerebbe moltissimo stare per ore a chiacchierare con te su… ehm, soprannomi e onorificenze << Ma temo di essere non solo la Donna Gufo, ma anche la Donna Impegnata, quindi… >>
<< Oh, lo so. So bene perché sei venuta qui, strega del caos. D’altronde, tu sai bene perché io sono qui. Era solo questione di tempo prima che voi della MVA foste mandati ad ostacolarci. >>
L’Oscura Signora sollevò il suo bastone dalla punta sferica con fare minaccioso.
<< Ti concedo la possibilità di arrenderti e diventare mia seguace. Giurami fedeltà e seguimi nella mia crociata, e la vita non solo ti sarà risparmiata, ma sarai ricompensata con i doni del Graal. Altrimenti, affronta l’ira di Malefica. La mia ira. >>
“Ecco fatto” borbottò fra sé e sé Eda, mentre il suo bastone a forma di gufo le appariva in mano. Tanti saluti alla diplomazia e al temporeggiare…
<< Un momento… ti chiami Malefica!? >> esclamò << E sei… la Signora del Male!? Ma che ca… ma come ti è venuta in mente una cosa del genere!? Un premio per l’originalità! >>
<< Da che pulpito, Donna Gufo >> sibilò Malefica, storcendo la bocca, palesemente irritata << Posso chiaramente vedere da qui il tuo bastone. Non sopporto le menti primitive, né le lingue impertinenti. Qual è la tua risposta alla mia generosità, strega? Mi obbedirai? >>
<< Mia cara Malefica. >> La strega le concesse un sorriso a trentadue denti. << C’è una cosa che dovresti imparare e tenere a mente per i giorni avvenire. Riguarda me, Edalyn Clawthorne. E cioè… che io non obbedisco a niente e nessuno. E di sicuro non sono un’assassina di universi! >>

Track 9: https://www.youtube.com/watch?v=dlEqZpyNBTg

Eda puntò il bastone in avanti, dal quale sprigionò una specie di frusta dorata. Malefica non si lasciò cogliere impreparata e sollevò il suo scettro, evocando uno scudo di energia verdognola.
L’attacco della strega si abbattè con forza contro la protezione, generando una potente onda d’urto. Eppure, entrambe le praticanti di magia mantennero salda la posizione.
<< Una strega contro una fata. >> Malefica arricciò le labbra in un sorriso. << Ammetto di avere un debole per i grandi classici. >>
<< Sei una fata!? >> esclamò Eda, a metà tra lo sconcerto e l’eccitazione << Wow! È incredibile! Personalmente vi facevo più carine, scintillanti e con delle ali, insomma, una dei miei capi è così, anzi, DUE dei miei capi… >>
<< Tipica immagine delle menti sottosviluppate >> sospirò la fata << Le fate sono tante, e tutte diverse fra loro. Io sono la Signora della Corte di Unseelie, le Fate Nere! >>
<< Non c’è bisogno che ti irriti così, a me piaci di sicuro più di Smemorina e Turchina. Parola di… com’è che mi hai chiamata? Strega del caos? Lo sai che mi piace? Fa molto… beh, me! >>
<< Le lusinghe sono sempre apprezzate… ma non ti salveranno. >>
Un totale di cinque getti di magia nera saettarono dalla punta del suo scettro, puntando in direzione di Eda. La strega riuscì ad evitarne un paio, mentre respinse i restanti con abili contraccolpi del suo bastone.
Poi, parti subito all’attacco, bersagliando la fata con lampi di magia dorata.
L’intera biblioteca riecheggiò del suono di esplosioni e saette, mentre gli scaffali attorno alla coppia prendevano fuoco in un turbinio di scintille e pagine fluttuanti.
In pochi minuti, la stanza era diventata un vero e proprio campo di battaglia.
<< Devo ammetterlo, il tuo potere è notevole come avevo percepito >> commentò Malefica << Ma non hai alcuna possibilità contro una come me. >>
<< Non preoccuparti, tesoro, anch’io ho un ego molto grande! >>
Sollevò il bastone e lo abbattè con forza sul pavimento.
Dapprima, Malefica vide solo uno strato di luce che ricopriva le assi del pavimento… ma questo cominciò subito a cambiare, assumendo la forma di un’enorme gufo dorato. La convocazione lanciò un potente strillò e volò a tutta velocità verso la fata, che si ritrovò costretta a teletrasportarsi dall’altro capo della stanza.
Una volta al sicuro, ripetè gli stessi movimenti della sua avversaria, creando un’enorme serpente verde smeraldo.
Eda sorrise alla vista.
<< Sai, Mal, mi sto divertendo moltissimo. Dove ti eri nascosta per tutti questi anni? >>
<< Nei tuoi incubi più oscuri, strega. E in tutti quegli degli umani. >>
A quelle parole, la serpe strisciò sibilante verso il gufo di Eda, e presto entrambe le convocazioni cominciarono a darsi battaglia nel centro della stanza, facendo a pezzi qualunque cosa con cui i loro corpi entrarono in contatto.
Scaffali vennero ridotti in ammassi di schegge cadenti, i libri presero fuoco a centinaia, i lampadari esplosero sopra le loro teste, mentre la coppia di avversarie cercava di tenersi a debita distanza.
Alla fine, il serpente riuscì ad addentare il collo del gufo, che tuttavia non si lasciò sfuggire l’occasione di afferrare saldamente il corpo dell’infida convocazione con i suoi poderosi artigli.
Entrambi cominciarono a tirare… e i loro corpi esplosero, dissolvendosi in un turbinio di scintille gialle e verdi.
<< Sei meravigliosa nel manifestare il tuo incontrollato caos >> si complimentò Malefica << Perché combatti per quei miserabili della MVA? Loro sono ordine, regole e doveri. Non saresti mai libera di sviluppare tutto il tuo potenziale sotto la loro bandiera. Se accettassi la mia proposta, io potrei aiutarti. >>
<< Sei molto gentile, cara. >> Eda sorrise. << Ma credimi… non starei mai con loro se non sapessi che posso trarne vantaggi. Sono una che si diverte con poco! E, come ti ho già detto… non sono una strega cattiva. Ma più di ogni altra cosa… non sono un’allieva. Sono una fiera, casinara, irresponsabile AUTODIDATTA! >>
<< No… sei solo potenziale sprecato! >>
E così ripresero la loro battaglia, la cui cacofonia si unì a quella degli scontri poco distanti.
 
                                                                                                               * * *

Track 10: https://www.youtube.com/watch?v=Ugb2BiV3ojM

A qualche corridoio dalla biblioteca, la battaglia tra i Phantoms e le forze di Kozmotis stava procedendo senza esclusione di colpi.
Elsa sollevò un muro di ghiaccio per frenare l’ennesimo attacco nemico, sotto forma di una gigantesca onda di sabbia nera. Una variante più giovane dell’ex regina avrebbe avuto non poche difficoltà a resistere contro qualcosa del genere… ma non lei, che aveva passato anni ad affrontare minacce come l’Uomo Nero.
Un movimento alle sue spalle la spinse a voltarsi, appena in tempo per intercettare la falce dell’ex Generale. Doveva essere sbucato fuori da un’ombra.
<< Impressionante >> commentò Kozmotis << La tua abilità con la spada non ha nulla da invidiare alle tue capacità magiche. In tempi diversi, mi sarebbe piaciuto poterti offrire un posto nella mia ciurma. >>
Fece un passo indietro. << Sarebbe stato un vero privilegio poter combattere i Fearlings al fianco di una donna così talentuosa. >>
A quelle parole, Elsa abbassò lentamente la spada.
<< Potrei aiutarla ora >> gli disse dolcemente << So cosa le stanno facendo quelle creature. Sono come un cancro, distruggono tutto quello che toccano, corrompendo il cuore e le menti degli uomini buoni… proprio come lei. >>
Negli occhi dell’ex regina balenò un’espressione supplichevole.
<< Mi permetta di aiutarla, Generale. Ha combattuto così a lungo, salvato così tante vite… e mondi. Qualcuno come lei, potrebbe davvero accettare la morte di tanti innocenti? Tutto per soddisfare un’ambizione personale? >>
Il volto di Kozmotis si colorò appena di una tonalità più scura.
<< Non si tratta di quello che voglio io, ma di quello che è GIUSTO! >> ringhiò, facendo indietreggiare Elsa << Se davvero ero un brav’uomo… perché mi è stata tolta ogni cosa?! >>
<< Perché lei era il migliore del suo mondo! >> ribattè Elsa << E i Fearlings sapevano che, colpendo lei, avrebbero ribaltato le sorti della guerra! Non capisce quello che le stanno facendo? Li combatta! Si liberi di loro! Io la aiuterò, glie lo prometto. >>
Gli occhi dell’ex Generale si illuminarono brevemente di un bagliore malaticcio.
<< Tu… non puoi aiutarlo… aiutarmi… aiutarci >> sbottò, scuotendo la testa << Tu… ah ah… sei così simile a lei. La mia Seraphina… non solo per il tuo aspetto. >>
Elsa sorrise stancamente.
<< Sono consapevole della somiglianza tra me e sua moglie >> ammise << Ma io non sono lei, Generale. Tuttavia… voglio aiutarla comunque. Mi permetta di liberarla da questo tormento. >>
Kozomits rimase in silenzio, fissandola dritta nei suoi occhi del colore del cielo. Poi, una sola parola gli fuoriuscì dalle labbra.
<< Moglie >> sussurrò << Sì… mia moglie… Seraphina. Io… io… DEVO SALVARLA! Lei e la mia piccola Emily Jane! >>
Dal corpo dell’uomo esplose un tornado di sabbia nera, e questa volta Elsa fu costretta ad allontanarsi con un balzo.
L’enorme massa color pece saettò verso di lei sotto forma di tante frecce aguzze, così l’ex regina cominciò a evocarne di sue, intercettando quelle avversarie.
<< Se le cose stanno così… non mi lascia altra scelta >> disse cupamente, ripartendo all’attacco.
Poco distante, Tigre e Sticth erano impegnati a scambiarsi colpi con le evocazioni di Facilier.
Decine di ombre antropomorfe avevano cominciato a protrarsi dagli angoli più oscuri della stanza, fino a formare una piccola squadriglia di soldati assai persistenti.
Ogni volta che l’esperimento o la felina riuscivano a distruggerne uno, ecco che altri due sbucavano alle loro spalle e riprendevano da dove aveva finito il loro compagno. E francamente, Tigre stava cominciando ad irritarsi.
Con un ringhiò animalesco, continuò a colpire gli avversari come se ormai non potesse più fare altro, illuminando la stanza del bagliore dorato dei suoi pugni. Al contempo, Stitch si stava rivelando un combattente formidabile, malgrado le dimensioni ridotte.
Con una forza irrisoria, era riuscito a sconfiggere la maggior parte delle ombre, facendole a pezzi a mani nude o scaraventandole da una parte all’altra della stanza come se fossero bambole di pezza. E quelle che avevano provato a fuggire… beh, erano cadute senza troppi complimenti sotto i morsi delle sue poderose mascelle zannute.
A Cold ricordava vagamente una rappresentazione grottesca di un Tasso del Miele. Quelle creature sapevano essere davvero terrificanti! E brevemente, si chiese come qualcuno sano di mente avesse potuto anche solo prendere in considerazione l’idea di creare un simile mostriciattolo.
“Probabilmente qualcuno che NON ERA sano di mente” riflettè divertito, mentre evitava l’ennesima ondata di magia ad opera del suo avversario.
Si rivolse allo scheletro con un sorrisetto.
<< Quindiiii… qual è la tua storia >> domandò beffardo << Volevi la vita eterna e sei rimasto bloccato in questo stato? Oppure hai diviso la tua anima in sette parti ? No, no, aspetta, fammi indovinare! Eri innamorato della Morte, e pensavi che con questo aspetto saresti riuscito a conquistarla… >>
Evitò un altro getto di magia oscura, poi menò un colpo con il bastone.
Decine di stalagmiti affilate saettarono verso Cornelius, il quale si limitò a sollevare la mano e a frapporre un muro di energia verdognola tra lui e i proiettili.
I suoi occhi erano illuminati di un bagliore rabbioso.
<< Sei un esserino alquanto fastidioso, te lo ha mai detto nessuno? >> ringhiò attraverso i denti scoperti.
Cold cominciò a picchiettarsi il mento.
<< Penso che sia stato inciso sul mio certificato di morte… >>
Un getto improvviso lo scaraventò contro la parete opposta della stanza, facendolo accasciare a terra.
L’Oscuro Spirito gemette sonoramente e sollevò appena la testa, ritrovandosi a fissare dritto nelle braci ardenti del Lich.
<< Non ne dubito >> commentò questi, scrutandolo con un luccichio curioso << Ma se parliamo di morte, temo che quella del tuo mondo abbia fatto un pessimo lavoro nel tenerti in riga. >>
Allungò un arto scheletrico e afferrò il collo dell’eterno adolescente, sollevandolo da terra.
<< Permettimi di rimediare >> sogghignò malignamente.
Ma invece che mostrare paura o sgomento, Cold si limitò a sorridergli in quel suo modo irritante.
<< Non oggi, Faccia da Teschio >> disse, mentre chiudeva gli occhi.
Una patina di ghiaccio cominciò a propagarsi sulle dita di Cornleius, risalendo lungo il braccio scheletrico. Come se lo avesse bruciato, il Lich spalancò le orbite cave e scaraventò lo spirito lontano, sibilando scontento.
Cold rotolò lungo il pavimento, evitando per un soffio una delle ombre di Facilier.
Una volta in piedi, scoprì di essere atterrato proprio di fronte alla stessa persona che avevano trovato in compagnia di Kozmotis. Sembrava quasi una specie di cane antropomorfo, e lo stava fissando con occhi pieni di sorpresa e terrore misti assieme.
<< Salve >> lo salutò gioviale << Non avrà per caso visto un artefatto di grande potere magico… >>
Guardandosi attorno, scorse qualcosa di metallico che sporgeva da sotto una delle teche cadute.
Il pallido volto del ragazzo si aprì in un sorriso tutto denti.
<< Non importa, faccio da solo. Bella chiacchierata! >>

                                                                                                                * * *

Elsa stava cominciando a perdere le forze.
Gli attacchi di Kozmotis si erano fatti sempre più frequenti e rabbiosi, e ormai riusciva a mala pena a tenere il passo.
Un potente getto di sabbia nera sparò verso di lei, e ancora una volta si ritrovò costretta ad evocare uno scudo di ghiaccio per pararlo. L’ondata di granelli s’infranse con violenza contro la protezione, generando un potente GONG! e facendo calare una nube grigio cenere su tutta la stanza, oscurandole la vista.
La giovane donna tenne alta la guardia, scrutando i suoi dintorni alla ricerca dell’avversario.
Probabilmente la stava osservando nell’oscurità, pronta a colpirla al minimo segno di un’apertura…
<< Ehi, Elsa! Guarda un po’ cosa ho trovato! >> gridò una voce fastidiosamente familiare in mezzo alla coltre.
L’ex Regina si voltò... e vide Cold con un braccio sollevato in aria, le dita stretta attorno al frammento del Graal.
Malgrado la situazione, non riuscì a trattenere un sospiro sollevato.
<< Ottimo lavoro, Cold. Ora andiamocene subito di qui… >>
Il respiro le si mozzò in gola. Perché quando abbassò lo sguardo sul suo polso… non vi trovò niente fuori dall’ordinario. E quello era DECISAMENTE un problema. Un problema ENORME, in verità!
Lentamente, i suoi occhi incontrarono quelli di Cold, che la scrutava con un sorrisetto tutto denti.
<< Stai cercando questo? >> disse, sollevando il polso della mano destra. Proprio lì, avvolto sulla sua pelle d’alabastro, c’era lo stesso dispositivo di trasporto interdimensionale che la MVA le aveva conferito dalla sua prima missione sul campo. Quando era riuscito a prenderglielo?
<< Mentre stavamo conversando con i nostri cattivissimi amici >> sogghignò l’oscuro spirito, come se le avesse letto nella mente << Sono sempre stato bravo in questo tipo di scherzi. Ho le dita molto delicate. >>

Track 11 : https://www.youtube.com/watch?v=W9FEeMtOeFQ

Il cuore dell’ex regina cominciò a martellarle nel petto.
<< Cold… che cosa stai facendo? >> chiese con voce strozzata, la gola improvvisamente secca.
Nella sala calò un pesante silenzio, mentre anche il resto dei combattenti si voltavano all’unisono in direzione dell’Oscuro Spirito, sorpresi quanto lei.
Cold alzò gli occhi al cielo.
<< Oh, andiamo, penso che tu lo sappia bene, fiocco di neve. Sto per mettermi in proprio! >>
Il suo sguardo glaciale spaziò rapidamente sulle due fazioni. 
<< Luce e Oscurità? Battaglie per il Multiverso? Preferisco lasciare certe cose a voi fanatici. Io, d’altra parte, mi accontento solo di un po’ di baccano qui, qualche marachella più in là, caos e divertimento… >>
Pigiò un pulsante sul braccialetto e subito un portale si materializzò dietro di lui.
Cold sorrise soddisfatto e sollevò il frammento del Graal, così che tutti potessero ammirarlo.
<< E con questo affare qui? Ho la sensazione che mi divertirò un mondo! >> esclamò, gli occhi illuminati da un bagliore verdognolo.
Tigre lasciò andare Facilier e ringhiò verso di lui.
<< Traditore! >> sputò, e anche Stitch cominciò a sibilare minacciosamente verso l’Oscuro Spirito.
Questi si limitò a scrollare le spalle.
<< Non sono mai stato davvero dalla vostra parte >> ribattè con tono beffardo << Quindi, tecnicamente, non vi ho mai tradito. >>
La felide scoprì i denti e fece un passo avanti, presto imitata anche da Kozmotis e Cornelius.
L’espressione sul volto di Cold passò da gioviale a seria nel giro di un secondo, mentre allungava il frammento a soli pochi centimetri dal portale.
<< Che nessuno di voi si muova! >> ringhiò << Un solo passo e lo lancerò a casaccio in una delle migliaia di realtà del Multiverso. Potreste anche riuscire a trovarlo… oppure no. Chi può dirlo, giusto? >>
Phantoms e avversari si tesero allo stesso modo, consapevoli che non stava affatto bluffando.
Elsa, in particolare, aveva conosciuto l’oscuro spirito abbastanza a lungo da sapere che era proprio il tipo di persona capace di compiere un gesto tanto impulsivo.
La sua mano cercò istintivamente la cintura della tuta, dove si trovava il pulsante per attivare il collare. Ma quando lo pigiò… non accadde niente.
Cold rimase completamente inalterato, senza emettere neanche un piccolo sussulto.
Sul suo volto andò a dipingersi un sorriso impertinente.
<< Probabilmente ti starai chiedendo perché il tuo piccolo collare non stia funzionando. Eccoti un indizio. >>
Sollevò la mano libera… e tra le pallide dita cominciò a danzare una fiammella blu.
Elsa si sentì mancare il respiro. Lo aveva appena visto usare una magia diversa dalla criocinesi! Ma questo… doveva essere impossibile! Non vi erano mai state testimonianze, in tutto il Multiverso, di una variante di Jack Frost capace di usare poteri diversi da quelli donatigli dall’Uomo della Luna.
Cold ridacchiò alla sua espressione.
 << Pensavate davvero che avrei passato secoli a viaggiare tra i mondi… senza imparare qualche trucchetto in più? Il Multiverso è un posto grande e pieno di pericoli! Bisogna sapersi adattare, no? E c’erano così tante magie e incantesimi a portata di mano!>>
Chiuse la mano a pugno e la fiammella scomparve in un turbinio di scintille.
<< E sfortunatamente per te, caro il mio bucaneve, questo collare era calibrato per contrastare solo la magia del ghiaccio. L’ho capito nel momento in cui hai abbassato la sua influenza sui miei poteri… e così, mi sono assicurato di disattivarlo con una piccola scossa. >>
Puntò un dito verso il dispositivo. Dalla punta della falange, guizzò una piccola scarica elettrica che andò a infrangersi contro il collare, facendolo cadere a terra.
Elsa deglutì silenziosamente.
Li aveva giocati fin dall’inizio. Per tutto questo tempo, si era presentato alla MVI come un individuo impertinente e giocoso, incapace di qualsiasi tipo di pianificazione.
Era stata una stupida a sottovalutarlo in quel modo!
<< Perché lo stai facendo? >> chiese, quasi supplichevole di una risposta << Cosa mai potresti guadagnare dal Graal?! >>
Cold rimase in silenzio per qualche secondo, limitandosi a fissarla con i suoi occhi bordati di verde. << Perché lo sto facendo, eh? >> borbottò a se stesso << Hai mai sentito la storia dello scorpione e della rana? >>
Elsa lo fissò sbigottita. Il titolo le era famigliare… ma cosa centrava una storiella con la loro attuale situazione?
Cold inarcò un sopracciglio.
<< No? Allora lascia che te la raccconti: Un giorno, uno scorpione doveva attraversare un fiume. Non sapendo nuotare, chiese aiuto a una rana che si trovava lì accanto. “Per favore“, le disse, “fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.” >>
L’Oscuro Spirito agitò una mano, realizzando una coppia di sagome di ghiaccio a immagine e somiglianza delle stesse creature di cui stava narrando.
Queste cominciarono a muoversi al suono della sua voce, imitando i comportamenti del racconto come una trasmissione in diretta.
<< La rana gli rispose: “Assolutamente no! Tu sei uno scorpione! Sei velenoso, potresti pungermi e uccidermi!“ “E per quale motivo dovrei farlo?” ribattè lo scorpione, “Se ti pungessi, tu moriresti e io, non sapendo nuotare, annegherei!” >>
Cold schioccò le dita, facendo scomparire le sue marionette di ghiaccio.
<< La rana ci pensò un attimo e, convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, decise di aiutarlo e lo caricò sul dorso, entrando in acqua. A metà tragitto, però… la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. >>
Rivolse ai suoi ascoltatori un sorriso selvaggio.
<< La rana non poteva credere ai suoi occhi! E allora disse allo scorpione: “Sciocco! Ora moriremo entrambi! Perché hai fatto una cosa simile?” E sai cosa rispose lo scorpione? >>
Sollevò la punta del bastone.
<< È nella mia natura! >> esclamò, mentre la faceva cadere sul pavimento.
Ma prima che l’arma potesse toccare le assi della stanza… Cold sentì qualcosa di freddo e affilato che gli toccava la gola: una lama. E quella lama… era tenuta tra le mani di un giovane dai capelli castani raccolti in un codino, vestito con una qualche uniforme militare. 
<< Non ti muovere >> ordinò questi, fissandolo con risoluta freddezza.
Cold sbattè lentamente le palpebre.
<< …E tu chi diavolo sei? >>





 
Beh, lui è Jim, caro Cold. E non ha la minima idea di cosa stia succedendo, ma questo non gli impedirà certo di buttarsi nella mischia per salvare la situazione!
Spero che questi scontri vi siano piaciuti, è stato davvero complicato giostrarsi con tutti questi personaggi. La battaglia tra Vader e She-Ra, in particolare, è quella che più ci siamo divertiti a scrivere!
Per coloro che hanno seguito la sua serie, avranno sicuramente notato delle differenze nel suo background. Questo perché la nostra She-Ra è molto più attinente alla lore dei fumetti, quindi il suo Hordak non era il rammollito del cartone Netflix, ma una vera e propria entità maligna, il maestro di Skeletor in persona.
E per quanto riguarda Vader? Beh, il capitolo capita a fagiolo, visto l’ultimo episodio della serie tv su Obi Wan Kenobi.
Vi aspettavate il tradimento di Cold? Oppure pensavate che avrebbe attraversato una tranquilla redenzione senza ricadute? Ah! Non ve la renderemo certo così facile…
E sì, è riuscito a scappare perché il collare era focalizzato solo sui suoi poteri di ghiaccio, e fino a quel momento Cold era stato molto attento a non sperperare le abilità che aveva imparato nel corso delle sue conquiste con Pitch Prime. Non sono certo avanzate come la sua criocinesi, ma come abbiamo visto possono ancora rivelarsi utili per le emergenze.
Speriamo anche che la nostra Malefica vi abbia fatto dimenticare quella dei film live action.
Nel prossimo capitolo avremo il primo ritorno di un personaggio della storia precedente! Vediamo se indovinate chi sarà…

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Old faces ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Questa volta siamo riusciti ad aggiornare in tempo ;)




Capitolo 7 – Old faces

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Insane, inside the danger gets me high
Can't help myself got secrets I can't tell
I love the smell of gasoline
I light the match to taste the heat
I've always liked to play with fire
Oh-oh, woah, oh-oh
I've always liked to play with fire
Oh-oh, woah, oh-oh
I've always liked to play with fire... "

Play with fire – Sam Tinnesz
 


<< Ufficiale James Pleiades Hawkins, al tuo servizio. >>
Il ragazzo lo accolse con un tono di vivo sarcasmo e un sorriso impertinente.
<< Tecnicamente, sono Jim per gli amici… ma dal momento che tu non lo sei di certo, niente confidenze. E niente movimenti bruschi. >>
Aggiunse l'ultima frase con tono minaccioso, gli occhi assottigliati. La presa sulla sua sciabola era salda, e la lama non si muoveva di un millimetro dalla gola di Cold.
<< Jim, no! >> gli urlò Doppler, uscendo dal suo nascondiglio << Vattene di qui! Questi tizi sono completamente pazzi! >>
<< Andrà tutto bene, Dottore, promesso >> lo rassicurò il giovane ufficiale, osservando attentamente i potenziali avversari nella stanza.
Cold deglutì silenziosamente. Malgrado fosse passato molto tempo da quando si era dovuto preoccupare delle armi mortali, di certo anche un colpo così ravvicinato gli sarebbe stato fatale. Era arrogante, ma non stupido.
Forzò un sorriso disinvolto.
<< Molto bene, James… oh, posso chiamarti James, sì? È un bel nome. Molto comune, certo, ma fa il suo dovere >> aggiunse scherzosamente << Dimmi, James… perché mi stai puntando contro la tua spada? Ho fatto qualcosa per offenderti? Ne dubito, visto che non credo di averti mai incontrato prima di adesso. >>
<< Niente di personale >> gli dovette riconoscere il ragazzo << Ma sono stato addestrato a fare fronte alle situazioni più disparate, e ad agire prontamente. Dunque si dà il caso che tu, caro il mio rinominato scorpione... abbia scritto a caratteri cubitali “sociopatico iperattivo” sulla tua faccia di letame. >>
Lo fissò, con sguardo eloquente.
<< Sono un ufficiale, fatti due conti. >>
<< Ah, un tutore della legge! >> esclamò lo spirito, con tono consapevole << Sì, mi era sembrato di sentire un lieve fetore di autorità. Senza offesa, ma il tuo tipo non mi è mai andato a genio... quasi quanto gli eroi. >>
Il suo sguardo si fece improvvisamente affilato.
<< Voglio darti un consiglio, James: questa situazione è al di là delle tue competenze. Ti consiglio di allontanarti il più in fretta possibile e dimenticare di averci visto. Lo dico per il tuo bene, davvero. >>
<< Siete venuti voi a disturbare questo pianeta e questa città! >> ribatté Jim, in tono duro << Mi compete eccome tutto questo. Soprattutto visto che tu hai dichiarato intenti terroristici nei confronti di altri pianeti! >>
<< Terrorismo... che parola forte >> sbuffò Cold, per poi indicare Kozmotis << Ecco, è lui quello che si occupa di quel genere di cose. Io, d'altro canto, voglio solo un po' di sano divertimento! Che c'è di male in questo? >>
<< Chiudi il becco >> sbuffò, il ragazzo, oltremodo irritato.
Fissò Kozmotis dritto negli occhi, ma con la voce si rivolse ad Elsa.
<< Ragazza, non ho idea di chi siate né che cosa ci facciate qui, ma la Gendarmeria è stata allertata. Hai poco tempo per spiegarmi cosa diavolo succede, perciò ti consiglio di dirmi tutto alla svelta, o vi farò arrestare dal primo all’ultimo. >>
L'ex regina si morse nervosamente il labbro.
<< Chi siamo ha poca importanza >> rispose con tono al limite tra il professionale e l'angosciato << Ma devi sapere che l'oggetto che il tuo prigioniero tiene in mano è MOLTO pericoloso, e sono stata mandata a recuperarlo. Devi consegnarmelo subito, o le conseguenze per questo mondo potrebbero essere catastrofiche! >>
<< Oppure potresti consegnarlo a me... >> si intromise Kozmotis, fissando freddamente il ragazzo << e non ridurrò il tuo mondo e i suoi abitanti ad un mucchietto di ombre striscianti. >>
<< Wow, amico >> commentò il cadetto, sinceramente inquietato ma, come al solito, dedito al sarcasmo per smorzare la tensione << adesso stai pur sicuro che mi hai convinto a darti in mano un manufatto potenzialmente letale. >>
Dentro di sé, Jim era in conflitto. Certo, aveva ascoltato la loro conversazione precedente e attualmente l'individuo più raccomandabile sembrava proprio la ragazza con la treccia… ma come poteva fidarsi? Per quel che ne sapeva, erano tutti dei potenziali criminali che si erano traditi a vicenda per conquistare tutti il grande bottino, e che cercavano di manipolarlo per metterci le mani sopra. Era una cosa da pirati, sapeva bene come funzionasse.
Se veramente quell'oggetto era tanto pericoloso, avrebbe dovuto prenderlo lui e consegnarlo alle autorità, no? Però... il tono di lei sembrava autentico. Ma non poteva esserne sicuro, molti criminali erano dei magistrali manipolatori.
C'era anche da dire che non aveva la garanzia che in mano al suo governo quel misterioso oggetto sarebbe stato sicuro, considerato il terribile attacco che avevano appena subìto. Quei pazzi erano spaventosamente forti, dotati di incredibili capacità pseudoscientifiche.
Si rese conto di avere ben poca scelta: doveva fidarsi di colei che sembrava più affidabile. Ma anche volendo farlo, c'era il tizio con gli occhi gialli nelle loro vicinanze. Se non se la fosse giocata bene, sarebbe saltato loro addosso in un istante.
All'improvviso, una voce familiare gli risuonò nelle orecchie.
<< Tempo scaduto! >> disse Cold, tirandogli una testata.
Troppo sorpreso per poter reagire in tempo, il ragazzo incespicò all'indietro, permettendo all'oscuro spirito di allontanarsi dalla sua lama.
<< Be’, è stato molto divertente >> disse, offrendo al resto dei presenti un inchino beffardo << Ma temo sia arrivato il momento di salutarci. Adieu! >>
Fece per entrare nel portale...
<< Oh, no, non lo farai! >> urlò Jim, afferrandolo per il cappuccio. Ma non aveva calcolato la vera forza dell’oscuro spirito, e così entrambi caddero dentro il vortice di luce.
<< Jim! >> urlò Doppler, scioccato, mentre Elsa si lanciava subito all’inseguimento dei due. Fu presto seguita da Kozmotis, che scomparve nel portale con un turbinio di sabbia nera.
Appena un secondo dopo… il vortice si chiuse. 
 
                                                                                                     * * *

Un esplosione di fuoco illuminò la biblioteca del museo, riducendo in cenere ciò che restava degli scaffali.
Al centro dell’esplosione, Malefica ed Eda erano impegnate in un serratissimo stallo magico, i rispettivi bastoni puntati contro l’avversaria, uniti da fruste di energia arcana.
Quando si separarono, un rapido gesto ad opera della fata fu sufficiente per disperdere il fumo in eccesso.
<< Saluti, mon cherì >> giunse una voce familiare nella sua testa << Temo che il nostro gruppetto si sia imbattuto in qualche… piccolo imprevisto. >>
Malefica strinse gli occhi.
<< Parla chiaro, Facilier >> ringhiò mentalmente.
Lo stregone Vudù esitò a rispondere.
<< Abbiamo perso il frammento. >>
<< Che cosa?! >> sbraitò la donna, questa volta ad alta voce.
Eda la fissò stranamente.
<< Qualcuno dovrebbe lavorare sul suo controllo della rabbia >> disse con torno scherzoso.
Malefica le lanciò un’occhiata fulminante.
<< Bada a come parli, strega >> sibilò minacciosa << Ti uccidere seduta stante… se non dovessi attendere a questioni di natura più pressante. >>
Questa volta, fu il turno dell’avversaria di apparire indignata.
<< Cosa?! Ma ci stavamo divertendo così tanto! >>
<< Oh, credo che avremo modo di divertirci in altre occasioni >> la “rassicurò” Malefica, con un sorriso predatorio << Rammenta bene, strega del caos. Sarò io, e IO soltanto a porre fine alla tua vita. >>
E pronunciate tali parole, scomparve tra le fiamme di un fuoco smeraldo, abbandonando la biblioteca.
<< Promesse, promesse >> sbuffò Eda, con un roteare degli occhi. Se non altro, la loro battaglia era stata piuttosto interessante.

                                                                                                    * * *

She Ra deviò l’ennesimo fendente, sprigionando un turbinio di scintille.
La banchina su cui lei e Vader stavano combattendo era diventata una zona di guerra, praticamente irriconoscibile. Le navi ancora attraccate erano a pezzi, le abitazioni circostanti ridotte ad un cumulo di macerie e la devastazione perpetrata dal loro scontro era stata tanto vasta da raggiungere anche la periferia cittadina.
Entrambi i combattenti erano stanchi, visibilmente provati dalla battaglia. Il corpo della donna era ricoperto di graffi e tagli da capo a piedi, mentre l’armatura del suo avversario presentava numerose ammaccature e fili sporgenti.
Brevemente, She Ra si chiese cosa mai avrebbe potuto costringere un guerriero così abile e potente ad indossare così tante parte meccaniche.
Piegando le ginocchia, si preparò a compiere un balzo verso di lui… e fu allora che Vader sollevò la mano destra. Subito dopo, un totale di cinque gendarmi venne trascinato di forza dalle macerie, sollevandosi a mezz’aria.
Cominciarono a toccarsi la gola, nel vano tentativo di contrastare la forza invisibile che li stava lentamente soffocando.
She Ra si fermò all’istante, gli occhi spalancati e pieni di terrore.
<< Arrenditi… o li ucciderò tutti >> disse Vader, minacciosamente.
La donna strinse i denti, il corpo illuminato da un bagliore dorato.
<< Vigliacco! >>
<< No >> ribattè l’avversario, impassibile << Voglio solo aiutarti a liberarti di ogni debolezza. >>
E, detto questo, piegò un dito sul palmo aperto. Appena un secondo dopo, il collo di uno dei gendarmi scattò come uno stuzzicadenti spezzato, e il suo corpo scivolò inerte a terra.
<< No! >> urlò She-Ra… ma nel momento in cui fece un passo avanti, Vader si limitò a stringere la presa.
<< Arrenditi >> ripetè l’Oscuro Signore dei Sith.
L’ex principessa cominciò a passare lo sguardo da lui ai suoi prigionieri.
<< Io… >>
Si udì il suono di qualcosa che si rompeva, e presto un altro corpo scivolò ai piedi del Sith.
<< Basta! >> lo pregò She-Ra << Ti prego, smettila! >>
<< Solo tu puoi far sì che io smetta >> fu la fredda risposta del Cyborg.
La donna si morse il labbro.
Lei… non poteva arrendersi. Non ad un simile mostro. Non a qualcuno tanto simile a Hordak! Non di nuovo!
Ma… poteva lasciare davvero che degli innocenti venissero uccisi davanti ai suoi occhi? No… ovviamente no. Perché lei era la Principessa del Potere, l’eroina di Etheria… e proteggere le persone era suo dovere.
Fece per aprire bocca… ma all’improvviso, un lampo di fiamme verdi esplose accanto a Vader.
Il Sith si limitò ad inclinare la testa, mentre un totale di tre figure familiari fuoriusciva dal fuoco.
<< Avete trovato il frammento? >> domandò bruscamente.
Malefica esitò a rispondere.
<< Ci sono state complicazioni >>  disse, visibilmente scontenta << Dobbiamo riorganizzarci. >>
Per un attimo, il respiro sibilante di Vader fu l’unico suono udibile nella zona.
Poi, lentamente, le ottiche rosse del Cyborg incontrarono ancora una volta gli occhi di She-Ra.
<< Al nostro prossimo incontro, Principessa del Potere. >>
E mentre Facilier utilizzava un globo di vetro per aprire un portale, Vader spezzò il collo degli ostaggi restanti.
She Ra non riuscì nemmeno ad urlare. Il suo corpo era completamente paralizzato, la sua mente una tabula rasa, incapace di registrare quello che era appena successo.
Lentamente, camminò fino ai cadaveri di coloro che non era riuscita a salvare, mentre Vader e il resto dei suoi alleati scomparivano all’interno del vortice di luce.
Si chinò in avanti e tastò il polso di uno degli ostaggi, nella vana speranza di sentire il suo battito cardiaco. Quando ciò non avvenne, la realizzazione del suo fallimento la colpì con la forza di un treno in corsa.
Chiuse gli occhi e sbattè violentemente un pugno a terra.
<< Dannazione! >>

                                                                                                                    * * *


In un altro universo…

Un soffio di vento animò la foresta scozzese, alimentato dal cinguettare degli uccelli.
Al centro della radura, Merida Dunbroch fissò intensamente i bersagli di fronte a lei: un totale di quattro uomini di paglia, completamente immobili, mossi solo occasionalmente dalla fredda aria autunnale.
La principessa scozzese chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
<< Dentro e fuori >> borbottò, espirando lentamente << Dentro… e fuori >>
Ripetè l’azione almeno tre volte, le mani tese davanti a sé. Al contempo, tra le pallide dita cominciarono a danzare delle fiammelle azzurre.
Erano solo un assaggio del potere che si era sviluppato dentro di lei, quando aveva toccato per la prima volta il frammento del Crogiolo.
Gli occhi azzurri di Merida rimasero a scrutare quelle linguette di fuoco, illuminandosi di un debole bagliore. A quel punto, cominciò a ripetere il mantra che Elsa le aveva insegnato quasi un anno prima.
<< Io sono il fuoco. Le fiamme sono parte di me. Loro non mi controllano… >>
Le fiamme cominciarono a crescere, assumendo la forma di globi fluorescenti. Poi, danzarono a tutta velocità verso i bersagli, riducendoli ad un ammasso di ceneri fumanti.
Quando il fuoco prese a diffondersi nei dintorni, la ragazza compì un brusco movimento con le mani, e allora i bagliori bluastri scomparvero in un turbinio di scintille.
A testimonianza della loro creazione? Solo i resti dei bersagli e alcune macchie nere sul terreno erboso.
<< Sì! >> esclamò Merida, sollevando i pugni con uno sguardo vittorioso.
<< Vedo che hai migliorato molto il tuo controllo >> giunse una voce familiare alle sue spalle.
La ragazza si voltò e il suo sguardo incontrò il volto sorridente della madre, la Regina Elinor Dunbroch.
Merida ebbe appena il tempo di aprire la bocca… prima che un esplosione di fiamme prendesse vita alle sue spalle, illuminando i resti dei bersagli come una gigantesca torcia.
Sul volto della rossa si dipinse un’espressione impanicata. Senza perdere tempo, cominciò ad agitare le mani, riuscendo ad estinguere il fuoco.
Sospirò sollevata.
<< Non abbastanza, a quanto sembra >> disse, offrendo al genitore un sorriso tirato.
La donna lanciò un’occhiata guardinga in direzione dell’enorme macchia brulla che si era formata dopo l’esplosione.
<< Non importa quante volte abbia già visto i tuoi doni. Non ci si abitua mai >> ammise << Ma sono contenta che tu abbia almeno deciso di non allenarti più entro i confini del castello. Gli Spiriti solo sanno che ho già abbastanza gatte da pelare con i tuoi fratelli. >>
Merida annuì saggiamente. << Sono più pericolosi di qualunque incendio che potrei creare. >>
Entrambe ridacchiarono, poi la Regina guardò la figlia con un cipiglio preoccupato.
<< E… come vanno le voci? >> domandò esitante.
La ragazza sì irrigidì appena. Sapeva molto bene a cosa si stesse riferendo la donna.
Anche dopo la sconfitta di Pitch, Merida aveva continuato ad avere incubi e visioni del temibile Uomo Nero.
Malgrado fosse morto, non era riuscita a dimenticare ciò che aveva visto QUELLA volta. Quando il frammento del Crogiolo si era fuso con lei, permettendo alla giovane principessa e allo spirito di unire le loro menti.
Ancora rammentava gli orrori di cui era stata testimone. I mondi che bruciavano, le innumerevoli anime trasformate in Fearlings… e la risata agghiacciante dell’Uomo Nero in persona, che la scrutava con quei suoi occhi malevoli.
<< Sono passati mesi dall’ultima volta in cui le ho sentite >> le rispose, con tono rassicurante << Ormai, la voce di Black è solo un ricordo lontano. A volte, mi sembra quasi che fosse solo un sogno… o un incubo. >>
E proprio come la madre, ancora aveva difficoltà a credere a tutto quello che aveva passato poco più di un anno fa.
Per un attimo, si ritrovò ancora una volta ai piedi del cratere, lo stesso da cui aveva scorto il cubo nero che l’avrebbe resa un bersaglio per la più pericolosa minaccia mai affrontata dal Multiverso. Rammentò di come era stata salvata da due spiriti invernali, Jack Frost ed Elsa, e di com’era stata trascinata in un altro mondo. Ricordo di aver combattuto al fianco di draghi e vichinghi contro eserciti di mostri da incubo… e i poteri che si erano sviluppati dentro di lei, indomiti come uno bosco in fiamme.
Le ci era voluto un po’ per convincere i suoi genitori di tutto quello che aveva passato, ma niente al mondo avrebbe potuto negare l’evidenza di ciò che era riuscita a guadagnare.
Alzando lo sguardo, si rese conto che il volto di Elinor aveva assunto un’espressione molto più cupa.
<< Tutto bene? >> le chiese, preoccupata.
La donna sussultò.
<< Oh… certamente. È solo che… ecco… >>
<< Mamma >> la interruppe Merida, facendosi avanti e prendendole le mani << Di qualunque cosa si tratti, ricordati che posso gestirla. Sono la principessa ereditaria, dopotutto. >>
Il visto della regina fu attraversato da una miriade di emozioni. Infine, ella sospirò stancamente e offrì alla figlia un triste sorriso.
<< Tuo padre mi ha mandato un’altra lettera dal fronte >> rivelò << L’invasione Sassone sta procedendo molto più velocemente di quanto previsto. Potrebbero superare la costa prima della fine dell’autunno. E con l’Inverno alle porte, il nostro regno subirebbe una grave carestia di viveri. >>
Gli occhi di Merida si spalancarono preoccupati.
L’Invasione Sassone era cominciata pochi giorni dopo il suo ritorno al Regno di Dunborch, tanto rapida quanto inaspettata. Molte terre della Gran Bretagna erano già cadute sotto i colpi della potenza straniera, e la Scozia rimaneva uno dei pochi paesi che ancora resisteva alla loro avanzata.
<< Ma abbiamo gli altri clan dalla nostra parte… >>
<< Temo che non sarà abbastanza, figlia mia >> la interruppe Elinor << I Sassoni ci superano in numero e strategia. Per non parlare delle innovazioni militari che hanno portato dal continente. >>
I suoi occhi puntarono verso una direzione indefinita, quasi volessero scrutare al di là della foresta e scorgere ciò che si stava svolgendo sulle coste del Regno.
<< Senza nuovi alleati… non credo che riusciremo a ricacciarli indietro. Non questa volta >> ammise tristemente.
Merida sussultò.
<< Mandami al fronte >> disse con un’espressione assolutamente determinata << Potrei esservi utile! Con i miei poteri, potrei sbaragliare qualunque esercito… >>
<< Ma non sei immune ad archi e frecce, Merida >> ribattè la madre, duramente << Non importa quanto tu sia potente: sei ancora un’umana di carne e sangue. Un colpo a distanza ben piazzato metterebbe subito fine alla tua vita. >>
La rossa si morse nervosamente il labbro. << Ma… >>
<< E lo hai detto tu stessa >> continuò Elinor, posandole una mano sulla spalla << Sei la principessa ereditaria. Il futuro del regno! Se i Sassoni dovessero arrivare fin qui… sarà tuo compito proteggere il popolo e assicurarti la prosperità del nostro casato. Mi capisci? >>
E sì, Merida lo capiva assai bene.
Non era più la Principessa ingenua di qualche anno prima. Ora, sapeva che i sacrifici erano necessari per assicurare la sopravvivenza di un reame… e con il tempo, anche lei sarebbe stata costretta a farne.
<< Voglio solo che papà torni a casa >> borbottò dolcemente.
Elinor avvolse le braccia attorno alla sua esile figura.
<< Anche io, figlia mia >> le sussurrò tra i capelli selvaggi << Anche io. >>
Entrambe rimasero così per un po’, mentre il sole cominciava a discendere oltre l’orizzonte.
La regina si tirò indietro, le labbra arricciate in un sorriso gentile.
<< Non fare tardi per cena >> la avvertì << Questa sera Holga ha preparato l’haggins che ti piace tanto. >>
Merida gemette esasperata.
<< Mamma, non sono più una bambina! >>
<< Per me lo sarai sempre >> ridacchiò l’altra, scompigliandole i capelli ricci.
La rossa sbuffò.
<< Vedrò di non fare tardi >> cedette, pur senza un sorrisetto di suo.
Elinor annuì soddisfatta e cominciò ad allontanarsi. Merida la vide scomparire tra gli alberi e tornò a scrutare ciò che restava dei bersagli.
<< Sì, devo decisamente migliorare il mio controllo >> borbottò a se stessa.
Fu allora che il mondo tutt’attorno esplose in un bagliore di luce.
Un forte vento cominciò a smuovere l’erba di fronte a lei. Un vento dall’aria assai MOLTO familiare. Potente, contenuto… e innaturale.
Un vortice di schiuma si materializzò sotto gli occhi della Principessa. Ed ella avrebbe potuto riconoscere ovunque un simile fenomeno. Lo aveva testimoniato più volte, durante la sua folle avventura. Quello… era sicuramente un portale dimensionale!
Ebbe appena il tempo di spostarsi, prima che una coppia di figure sbucasse dal varco, rotolando sul terreno erboso. Due ragazzi, per la precisione.
Uno di loro era vestito con una strana uniforme, i capelli castani raccolti in un codino. Quelli dell’altro, invece, erano pallidi come neve appena caduta.
Fu questi il primo a rialzarsi in pieno, roteando un bastone ricoperto di ghiaccio e spuntoni fino alla punta arrotondata.
Il suo sguardo incontrò quello di Merida… e loro occhi si spalancarono in riconoscimento.
<< Tu! >> urlarono all’unisono, i volti contratti da espressioni rabbiose.
Mr Cold – perché era sicura che si trattasse di lui - gemette stancamente e alzò la testa verso il cielo intriso di bagliori scarlatti.
<< Sul serio?! Tra tutti gli universi in cui potevi mandarmi, hai scelto proprio quello di Pel di Carota?! >> urlò tutto d’un fiato << Il Multiverso deve davvero odiarmi. >>
Merida, d’altra parte, puntò istintivamente le mani verso di lui.
<< Che cosa ci fai qui? >> domandò ferocemente. L’ultima volta che si erano visti, l’Oscuro Spirito aveva aiutato lei e i suoi alleati a sconfiggere Pitch Prime… ma certamente, la rossa non aveva dimenticato il modo in cui le aveva dato la caccia per recuperare il frammento di Crogiolo, né il tempo che aveva passato come sua prigioniera.
Cold tornò a guardarla.
<< Raffredda i bollenti spiriti, rossa. Non so qui per te. >>
I suoi occhi puntarono verso un cerchietto metallico poco distante.
<< Ma per quello… >>
Allungò una mano e fece per prenderlo… ma prima che le sue dita potessero anche solo sfiorarlo, una palla di fuoco lo costrinse a retrocedere.
Voltandosi, vide che Merida aveva assottigliato pericolosamente lo sguardo.
<< Non so che cosa stia succedendo, ma conoscendoti dubito che sia qualcosa di buona >> lo incalzò  << Allontanati da quell’oggetto! Qualunque cosa sia… >>
<< Focosa come sempre, vedo >> sbuffò Cold, con un sorrisetto << Mi erano mancati i nostri tet-at-tet. Quando avrò finito, mi piacerebbe recuperare il tempo perduto. >>
Le diede un occhiolino, cosa che fece rabbrividire la rossa.
All’improvviso, un sonoro gemito attirò la loro attenzione. Entrambi si voltarono, e Merida scoprì che il ragazzo uscito dal portale assieme a Cold si era finalmente ripreso.
Il sorriso dell’eterno adolescente divenne un ghigno in piena regola.
<< Ma fino ad allora… >>
Prima che la rossa potesse fare qualsiasi cosa, balzò dietro allo sconosciuto, lo afferrò per un braccio e gli puntò il bastone alla gola.
<< Fa un altro passo e lo riduco ad un’opera d’arte finlandese >> minacciò, fissando intensamente la rossa.
Gli occhi del ragazzo si spalancarono in allarme, e anche Merida non riuscì a trattenere un sussulto. Non aveva la minima idea di chi fosse… ma non poteva certo lasciarlo nelle grinfie di questo psicopatico.
<< Non… ascoltarlo >> gracchiò lo sconosciuto << Prendi quell’oggetto! >>
Cold alzò gli occhi al cielo.
<< Eroi >> sbuffò << Siete tutti così sentimentali… >>
Qualcosa schizzò dal portale ancora aperto, finendo contro l’Oscuro Spirito e il suo ostaggio: una giovane donna dai pallidi capelli raccolti in una morbida treccia, vestita interamente di bianco.
Cold si portò una mano alla testa.
<< Ed ecco la regina dei ghiacci >> borbottò, mentre fissava infastidito la nuova arrivata.
Quando questa si rimise in piedi, gli occhi di Merida si spalancarono sorpresi.
<< Elsa? >> borbottò.
L’ex regina sbattè lentamente le palpebre, mettendo a fuoco la figura della rossa.
<< Merida… Dunbroch ? >> domandò lentamente, come se non ne fosse del tutto sicura.
La rossa inarcò un sopracciglio. Si era forse dimenticata di lei?
Fece per chiederglielo… e fu allora che una quarta figura si fece strada oltre il portale. Un uomo alto e dal fiso affilato, i capelli neri sparati verso l’alto e un paio di occhi gialli come il sole stesso.
Il cuore di Merida mancò un battito. Perché quello… era il volto della stessa persona che aveva accompagnato i suoi incubi nell’ultimo anno.


Track 12: https://www.youtube.com/watch?v=ZWhgdMT9ltI

<< Black! >> sibilò << Tu, schifosa ombra strisciante… >>
<< Non ho tempo per questo >> la interruppe l’uomo, agitando la mano e colpendola con un viticcio di sabbia nera.
Mentre il corpo della ragazza rotolava a terra, i suoi occhi gialli puntarono verso Cold… il quale aveva tra le mani un cerchietto molto familiare.
<< Dammi quel frammento >> ringhiò, il corpo avvolto da un’aura color pece.
L’eterno adolescente fece finta di pensarci su.
<< Che ne dici di… no? >>
Sollevò il bastone nello stesso istante in cui Kozomtis gli scaraventò addosso un torrente di sabbia nera. La magia del ghiaccio incontrò quella avversaria, generando una potente esplosione.
Cold perse la presa sul frammento del Graal e Il corpo di Jim venne sbalzato dalla forza del contraccolpo, finendo addosso a Merida.
Sopra di lei, il ragazzo la fissò imbarazzato.
<< Ehm… salve? Mi chiamo Jim… >>
<< Sta giù! >> lo avvertì la rossa, portandolo a terra. Appena un secondo dopo, una lancia di ghiaccio passò sopra di loro, andandosi a conficcare contro un albero.
Elsa si mise subito davanti alla coppia, ergendo un muro di ghiaccio per proteggerli dalla pioggia di attacchi collaterali.
<< Non possiamo permettergli di prendere quel frammento! >> disse, lo sguardo puntato verso il cerchietto metallico.
Merida sussultò.
<< Intendi un frammento del Crogiolo? >> domandò preoccupata.
Elsa la fissò sorpresa.
<< Cosa? No! Un frammento del Santo Graal! Se finisse nelle mani sbagliate, provocherebbe sconvolgimenti terribili in tutto il Multiverso. >>
La rossa gemette miseramente.
<< Un altro frammento dell’Apocalisse? >> sbuffò con un cipiglio << Mi state prendendo in giro?! >>
E, detto questo, si lanciò verso l’artefatto, lasciandosi alle spalle un Jim visibilmente confuso.
<< Giuro che la testa sta per esplodermi >> borbottò, portandosi una mano alle tempie.
Nel mentre, di fronte a lui infuriava una battaglia senza esclusione di colpi. Proiettili di magia volavano in ogni direzione, sradicando alberi, deformando l’ambiente circostante e lasciandosi dietro strutture di ghiaccio miste a sabbia nera.
A un certo punto, Cold riuscì ad allontanare Kozomits con il suo fidato bastone, poi evocò una lama di ghiaccio e intercettò quella di Elsa, prima che potesse raccogliere  il frammento.
I due presero a duellare ferocemente, ma uno strato di stalattiti costrinse l’ex regina ad arretrare.
Gli occhi di Cold si posarono sul premio tanto ambito.
<< Ah! >> esclamò, issando il frammento con uno sguardo vittorioso… fino a quando una palla di fuoco non lo mandò a sbattere contro un albero.
Perse la presa sull’artefatto, che finì tra le mani di Merida.
<< Ah! >> ribattè la rossa, indicando l’eterno adolescente con un sorrisetto.
Questi la fissò infastidito.
<< Molto maturo >> borbottò, mentre le sparava un guizzo di magia glaciale. La principessa lo incontrò con un torrente di fiamme, e presto i due avversari si ritrovarono uniti da un bagliore rosso e azzurro che illuminò tutta la radura.
Merida strinse gli occhi e lanciò un urlo, aumentando l’intensità del suo attacco. Sorpreso, Cold volò in aria per evitare di esserne investito.
Quella ragazza… era molto più forte di quanto ricordasse. Non che la cosa lo sorprese più di tanto, visto che aveva guadagnato quel potere da un macchinario capace di modellare l’intero Multiverso.
All’improvviso, Merida colse una sfocatura con la coda dell’occhio.
Voltandosi, sollevò la mano destra ed evocò una spada di fuoco, intercettando la falce di Kozmotis. L’ex Generale assottigliò lo sguardo, facendo pressione sul manico dell’arma.
<< Tu… hai la magia dei Fearlings dentro di te. Perché mi combatti… >>
<< Oh, sta zitto >> sbuffò la rossa, calcandogli lo stomaco e tirandosi indietro. Ma prima che potesse anche solo riprendere fiato, Cold si lanciò su di lei.
Entrambi rotolarono a terra e passarono alle mani, sembrando più una coppia di balordi ubriachi che persone capaci di controllare due aspetti fondamentali della natura.
Il frammento scivolò presa di Merida, finendo ai piedi di Jim.
Il ragazzo sbattè lentamente le palpebre. Cautamente, si avvicinò all’oggetto e lo prese tra le dita.
<< Ce l’ho! >> urlò ad Elsa.
Una voce alle sua spalle urlò: << E invece no! >>
E prima che il giovane marinaio potesse anche solo voltarsi, Cold lo colpì con un calcio alla testa, spedendolo a testa.
Senza mai perdere quel suo sorrisetto, l’Oscuro Spirito prese il frammento ed evocò un altro portale.
Si voltò per offrire ai suoi avversari un ultimo saluto beffardo… e fu allora che scorse un totale di quattro figure che correvano a tutta velocità verso di lui.
<< Ugh, non di nuovo… >>
Fu tutto quello che riuscì a dire, prima di essere spinto dentro il portale. Il resto dei combattenti seguì subito dopo, e così i loro corpi si ritrovarono a sfrecciare lungo i bordi del tunnel spaziale.
Il mondo attorno a loro divenne un turbinio di luci e colori, mentre l’eternità del Multiverso si palesava davanti ai loro occhi. Sembrava di essere all’interno di una lavatrice riempita con arcobaleni e cristalli!
Merida si avvinghiò a Cold, afferrandogli la faccia con una mano e cercando di usare l’altra per rubargli il frammento.
L’Oscuro Spirito grugnì infastidito.
<< Togliti di dosso! >> ringhiò, spingendola addosso a Jim. Con la coda dell’occhio, vide Kozmotis con la falce sollevata e rotolò di lato, lasciando che la lama s’infilasse nei bordi del tunnel, sprigionando una cascata di frammenti argentati.
Cold rotolò su se stesso… e fu allora che Elsa si lanciò contro di lui, spingendolo attraverso la parete multicolore.
Il tunnel spaziale cominciò a collassare su se stesso, separando il gruppo di combattenti.

                                                                                                       * * *


In un altro universo…


Un lampo di luce illuminò il bagnasciuga di un oceano tempestoso. Seguì la comparsa di un vortice sospeso nel vuoto dell’aria.
Merida e Jim schizzarono fuori dal portale, rotolando su un terreno sabbioso.
Granelli e pietrisco scivolarono nella bocca della rossa, facendola sputacchiare disgustata.
<< Ugh… penso che sto per vomitare >> borbottò il ragazzo affianco a lei.
Merida scosse la testa e si tirò in piedi. Guardandosi attorno, scoprì che erano finiti sul limitare di una spiaggia sabbiosa… e che il portale alle loro spalle era sparito.
Di Cold, Pitch Black ed Elsa? Nessuna traccia.
<< Dannazione >> sussurrò << Dannazione a tutti loro! >>
Era finita in un altro mondo… di nuovo! La storia di un anno fa si stava ripetendo davanti ai suoi occhi.
<< Ehm… va tutto bene? >> le chiese il suo compagno di viaggio, scrutandola preoccupato << Sei ferita? >>
La rossa prese un lungo respiro calmante e si voltò verso di lui.
<< Oi, cosa stai facendo… >>
Prima che il ragazzo potesse finire la domanda, lo afferrò per il bavero dei suoi vestiti e lo tirò verso di sé, fino a quando non furono praticamente naso a naso.
<< Ascoltami bene, ragazzo >> gli ringhiò in faccia << Il mio paese è nel pieno di una guerra, ho passato l’ultimo anno a combattere contro poteri che non ho mai chiesto, e sono ad un passo dall’incenerire questa intera spiaggia. Quindi ti conviene spiegarmi per filo e per segno cosa sta succedendo, o i nome di tutti gli dei mi assicurerò di rendere i tuoi prossimi minuti un inferno sceso in terra! Sono stata chiara? >>
Lo sconosciuto deglutì sonoramente.
<< Cristallina >> rispose con un sorriso nervoso.
Merida annuì soddisfatta e lo lasciò andare.
<< Comincia a parlare >> ordinò bruscamente, le braccia incrociate davanti al petto.
E così, il ragazzo le raccontò tutto ciò che era successo quel giorno, da quando si era svegliato fino al momento in cui era finito su questa spiaggia. Narrò di come la sua città era stata attaccata da uno strano gruppo di malviventi dotati di poteri sconosciuti, dell’oggetto che cercavano, di come aveva provato a fermarli… finendo in un portale.
Merida rimase in silenzio per qualche secondo, contemplando le parole del ragazzo.
<< Come hai detto di chiamarti? >> gli chiese.
<< Jim >> rispose lui, offrendole un piccolo inchino << Ufficiale Jim Hawkins, signorina. Molto piacere. >>
La rossa inarcò un sopracciglio. << Ufficiale? >>
<< È un termine marinaresco >> spiegò il ragazzo << Lavoro su una nave. >>
Merida strinse le labbra. Sì, decisamente proveniva da un mondo diverso dal suo.
<< Capisco >> commentò << Beh, Signor Hawkins, la informo che si trova in un altro mondo. O meglio, in un’altra realtà. >>
Il ragazzo la fissò come se le fosse appena cresciuta una seconda testa. Ma quando la principessa mantenne un’espressione impassibile, scorse un lampo di paura che gli attraversava gli occhi azzurri.
<< Tu… non stai scherzando, vero? >>
<< Temo di no >> confermò Merida, passandosi una mano sui capelli cespugliosi << Ma fortunatamente per te, credo di avere qualcosa che potrebbe riportarci a casa. >>
Con un sorrisetto orgoglioso, tirò da sotto il vestito lo stesso marchingegno che Cold aveva usato per aprire il portale che li aveva condotti fin lì.
<< Glie l’ho strappato poco prima che ci separassimo. Ora, se solo riuscissi a capire come funziona… >>
Cominciò ad armeggiarci sopra, rigirandoselo tra le mani. Aveva giusto qualche vago ricordo della tecnologia vista nel mondo di Jack Frost, quindi non era affatto sicura di come doversi comportare. Tuttavia, poteva per lo meno tentare!
Ma dopo circa un paio di minuti, ancora non era riuscita ad aprire un portale.
Jim fece un cauto passo verso di lei.
<< Ehm… posso provare? Ho una certa familiarità con questo tipo di tecnologie… >>
<< Posso farcela da sola! >> sbottò la rossa, facendolo indietreggiare.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si tirò indietro con uno sguardo infastidito. Nel mentre Merida riprese ad armeggiare con il dispositivo.
Eppure, malgrado i suoi migliori tentativi di capirlo, la situazione rimase praticamente invariata rispetto a prima.
<< La mia offerta è sempre valida >> sì offrì Jim, porgendole una mano.
La ragazza si morse il labbro, poi sospirò rassegnata.
<< Va bene… >>
Si fermò di colpo.
Nell’aria c’era qualcosa di strano. E lei aveva cacciato abbastanza volte nella foresta… da riconoscere un suono di passi umani, quando ne udiva uno. Ma in questo caso, ne stava udendo molti, appartenenti ad almeno una decina di persone.
<< Arriva qualcuno >> sussurrò a Jim, assumendo una posizione pronta al combattimento. Il ragazzo fece altrettanto, tenendo alta la spada.
Meno di un minuto dopo, dalla cima della spiaggia sopraggiunse un gruppo di umani vestiti con abiti in pelle e armature metalliche dall’aria primitiva.
Alcuni di loro avevano strani elmi provvisti di corna aguzze. In testa al gruppo, invece, spiccava un uomo dalla corporatura molto più minuta rispetto agli altri.
Aveva un visto affilato coronato da corti capelli bianchi, completamente vestito di nero, con le mani strette attorno a quella che aveva tutta l’aria di essere una balestra.
<< Bene, bene, bene >> disse lo sconosciuto, con una voce pesantemente accentata << Questa sì che è una sorpresa. Abbiamo seguito quel lampo di luce con la speranza di trovare qualche preda… ma sembra che ci siamo imbattuti in qualcosa di molto più interessante. >>
Merida strinse gli occhi. Non le piaceva affatto il modo in cui li stava guardando.
<< E tu chi diavolo sei? >> domandò brusca.
L’uomo simulò un’espressione sorpresa.
<< Ma dove sono finite le mie buone maniere? >> disse con un sorrisetto, per poi cimentarsi in un inchino beffardo << Mi chiamo Grimmel. Grimmel il Grifagno. Sono sicuro che abbiate già sentito parlare di me. >>
Merida e Jim si lanciarono occhiate guardinghe.
<< No, direi di no >> disse Merida, con tono innocente << A te suono qualche campanello? >>
<< Neanche uno >> rispose Jim, beffardo << Forse non sei così famoso come credi. >>
<< Bada a come parli! >> ringhiò una donna muscolosa << Vi trovate al cospetto del più grande Cacciatore di Draghi dell’intero continente! >>
Merida strabuzzò gli occhi. “Draghi?” pensò nervosamente “Come quelli di Hiccup e Astrid?”
Forse erano finiti in un mondo simile al loro. O forse… proprio nello stesso mondo da cui provenivano.
<< Suvvia, Verka, è chiaro che qui abbiamo a che fare con una coppia di stranieri >> disse Grimmel, sembrando più divertito che offeso dalle parole dei due ragazzi << Possiamo perdonare la loro ignoranza. >>
I suoi occhi tornarono a scrutarli con fare indagatore.
<< Anche se mi chiedo come siate riusciti ad arrivare fin qui >> borbottò contemplativo << Questa zona è un fertile terreno di caccia per gli Incubi Orrendi. Come avete fatto a superare il banco di nebbia? >>
<< La nostra nave è affondata a qualche chilometro da qui >> rispose Jim, che già si era aspettato una domanda di questo tipo << Siamo riusciti a raggiungere la costa prima di annegare. >>
Grimmel li soppesò con lo sguardo per quasi un minuto buono.
<< Ma davvero? E quanto tempo fa è successo? >>
<< Circa mezz’ora fa. >>
<< Strano che i vostri vestiti siano così asciutti >> commentò Grimmel, indicandoli divertito.
Jim imprecò mentalmente, tuttavia riuscì a mantenere un’espressione fiduciosa.
<< Può darsi che sia successo molto prima. Non sono mai stato molto bravo a tenere il tempo >> aggiunse, picchiettandosi la testa.
Il Cacciatore annuì pensieroso.
<< Forse >> disse << O forse avete sconfinato senza permesso in una delle riserve di caccia di Berk. In entrambi i casi, penso che dobbiate venire con noi. Per la vostra sicurezza… e per rispondere ad alcune domande. >>
Merida fece un cauto passo davanti al compagno di disavventure.
<< Possiamo cavarcela da soli… >>
<< Tu fraintendi, mia cara >> la interruppe Grimmel, il cui sorriso si era fatto molto più selvaggio << Non era una richiesta. >>
Merida strinse gli occhi.
Quindi volevano prenderli prigionieri? Per quale ragione? Solo per aver sconfinato in una zona di caccia?
Sospirò mentalmente. Qualunque fossero le intenzioni di quest’uomo, di certo né lei né il suo compagno avevano tempo da perdere con simili sciocchezze.
<< Va bene >> borbottò. Poi, allungò le mani e sparò un getto di fiamme contro il gruppo.
<< Per gli dei! >> esclamò uno degli uomini, mentre gli altri si buttavano ai lati per evitare il colpo.
Gli occhi di Grimmel si spalancarono sorpresi. Al contempo, Merida sorrise ferocemente e cominciò a sparare palle di fuoco in rapida successione.
Alcuni cacciatori riuscirono a riprendersi dalla sorpresa iniziale e tentarono di colpirla con le loro asce. Jim fu rapido a intercettare gli assalti con la sua fidata spada, costringendoli a retrocedere.
Ma fu in quel momento… che entrambi i ragazzi sentirono una fastidiosa puntura al collo.
Lentamente, alzarono le mani e le loro dita toccarono qualcosa di aguzzo. Dopo esserseli staccati, scoprirono che si trattava di una coppia di dardi.
Tornarono a fissare il gruppo di aggressori… e videro Grimmel con la balestra puntata verso di loro, il volto arricciato in un sorrisetto.
Merida fece per dire qualcosa, ma all’improvviso fu colpita da una profonda sensazione di stanchezza. Chiuse gli occhi e cadde a terra, rapidamente seguita da Jim.
Grimmel si avvicinò alla coppia svenuta.
<< Oh, sì >> ridacchiò << Tu sei… una persona decisamente interessante. >>
Si voltò verso i suoi scagnozzi.
<< Caricateli sulla nave! >> ordinò << E mettete un paio di ceppi sulle mani di questa ragazza. Bludvist si è appena assicurato una nuova aggiunta all’arena! >>




 
Boom! Ve lo aspettavate il ritorno di Merida?
Quando l’avevamo lasciata nella storia precedente, non ci era sembrato giusto abbandonarla a se stessa con i suoi nuovi poteri lovecraftiani, quindi abbiamo deciso di riportarla in questo secondo capitolo e approfondire la sua storia.
E sì, Cold, Elsa, Merida, Jim e Kozmotis sono stati separati dal collasso del portale, finendo in punti diversi.
E di nuovo sì… Merida e Jim sono finiti nelle mani di Grimmel, il diabolico villain di Dragon Trainer 3. E non solo, visto che abbiamo citato anche un altro antagonista della saga molto conosciuto.
E visto che sono entrambi vivi, immagino che alcuni di voi avranno già capito che questa versione di Dragon Trainer non è andata esattamente come nei film… affatto.
Ci vorrà un po’ per pubblicare il prossimo capitolo, perché per il mese di Luglio sarò impegnato con uno stage di ricerca in Sud Africa.
Quindi, alla prossima!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Alliances ***


Eccoci tornati! Dopo una lunga pausa dovuta a lavoro/università, abbiamo finalmente trovato il tempo per riprendere questa storia, ormai a metà.
Senza indugiare oltre, vi auguriamo una buona lettura!






Capitolo 8 - Alliances

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Keep chasing your schemes
Keep chasing your schemes
Your future's, what's the word for so very far away
Getting closer month by week I mean, day
You'll be in charge of all the new regimes
If you keep chasing your schemes…”


Keep chasing your schemes – Nick Urata


Dopo la scomparsa di Malefica, Edalyn si era subito precipitata alla ricerca dei suoi compagni. Fortunatamente, grazie agli incantesimi di tracciamento che aveva messo su Stitch, non le ci volle molto per raggiungerli.
 << Per tutti gli allocchi, che diamine è successo da queste parti? >> domandò scherzosamente, notando la stanza praticamente ridotta ad un cumulo di macerie << Sembra che sia passato un tornado! >>
<< Cold ci ha traditi >> sputò Tigre, colpendo con violenza il muro più vicino << Ha preso il frammento di Graal con sé ed è fuggito usando un portale! Elsa e Pitch lo hanno seguito. >>
Stitch grugnì in accordo, vomitando parole assai poco lusinghiere nei confronti dell’oscuro spirito.
Per la prima volta dall’inizio di quella missione, l’espressione sul volto di Eda divenne decisamente preoccupata.
<< Questo… non va affatto bene. >>
<< No direi di no >> convenne la felide, stancamente << Dobbiamo riunirci con gli altri. >>
<< Sì, buona idea >> disse la strega, mentre batteva la punta del suo bastone sul pavimento della stanza. Subito, un portale color oro si materializzò davanti a lei, e i tre guerrieri si prepararono ad attraversarlo.
<< Ehi, aspettate solo un secondo! >> gridò una voce alle loro spalle.
Voltandosi, Eda scoprì che a parlare era stata una strana creatura umanoide dalle sembianze canine.
<< Non potete venire nel mio museo, fare tutto questo macello e poi andarvene come se niente fosse! >> continuò Doppler, indicandoli imperiosamente << Esigo risposte! Chi diavolo siete? E perché quei mostri ci hanno attaccato? E soprattutto, dove avete spedito il povero Jim… >>
<< Scusa, bocconcino, ma al momento siamo un po’ di fretta >> lo interruppe Eda, offrendogli un sorriso imbarazzato << Ti consiglio di uscire di qui prima che l’edificio cominci a crollare. >>
E prima che l’uomo potesse controbattere, la strega saltò rapidamente nel portale assieme ai suoi due alleati.
Facendo appello alla sua magia, si lasciò guidare dalla familiare firma energetica di She-Ra, materializzandoli proprio di fronte alla guerriera.
Al momento, la bionda era tornata alla sua forma umana… e sedeva in ginocchio di fronte ad un gruppo di gendarmi morti. Tutti loro avevano i colli girati in un angolazione strana, come se qualcuno glie li avesse spezzati nello stesso istante.
<< Adora? >> disse la strega, avvicinandosi cautamente a lei.
Ma la ragazza non rispose. I suoi occhi erano fissi su quei cadaveri grotteschi, come se sperasse che sarebbero tornati in vita da un momento all’altro.
<< Lui… li ha uccisi tutti >> sussurrò, con voce atona.
Eda si inginocchiò accanto a lei e le posò una mano confortante sulla spalla.
<< Lui chi? >>
<< Vader! >> gridò la bionda, colpendo il manto della banchina con tanta forza da farlo crepare << Li ha uccisi davanti ai miei occhi, come se per lui fossero solo degli insetti! Non  sono riuscita a salvarli. >>
A quelle parole, sul volto della strega si dipinse uno sguardo pieno di comprensione.
<< Non disperare, tesoro >> le sussurrò, dolcemente << Nella nostra linea di lavoro… beh, è normale non riuscire a salvare tutti. Lo sai meglio di molti altri. >>
E sì, Adora non poteva negare le parole dell’amica.
Chiuse gli occhi, cercando di ignorare le urla e pianti della sua gente… il fuoco e le fiamme del suo mondo, mentre andava incontro alla distruzione… e la SUA risata, accompagnata da occhi fiammeggianti e crudeli. Gli occhi di un demonio.
Scuotendo la testa, si guardò rapidamente attorno.
<< Dov’è Elsa? >> domandò preoccupata, notando l’assenza della loro leader.
Eda esitò a risponderle.
<< Abbiamo avuto qualche problemino >> ammise, mentre la aiutava a rimettersi in piedi << Vieni, dobbiamo subito riunirci con il vecchio barbuto. >>
E in cuor suo, la strega sperava sinceramente che alla regina delle nevi non fosse successo niente di grave.

                                                                                  * * *

Nell’istante in cui aprì gli occhi, Mr Cold si risveglio da un ricordo lontano.
All’epoca si faceva chiamare ancora Jack Frost, un eterno adolescente intrappolato in un corpo invisibile, intoccabile per chiunque non credesse nella sua esistenza. Quanti giorni aveva passato a girovagare per i continenti di una terra che lo aveva dimenticato, alla ricerca del minimo significato o scopo? Troppi per rammentarli tutti, eppure ricordava assai bene il dolore di allora.
La tristezza, la rabbia… e la rassegnazione, dopo che anche l’ultima speranza di poter abbandonare la propria solitudine era sfumata come nevischio trasportato dalle correnti di una tempesta.
Ora, di quel ragazzo rimaneva solo un’ombra contorta. La speranza aveva lasciato il posto ad una cupa rassegnazione: il mondo era spietato, e per poterci vivere dovevi semplicemente abbandonare ogni principio e vederlo per quello che era davvero: un ammasso di eventi casuali e senza controllo. Caos allo stato puro!
Jack Frost aveva abbracciato quel caos, la barzelletta dell’esistenza, e così facendo era diventato Mr Cold. Non aveva più alcun senso rammentare quei giorni… ma allora, perché mai – negli ultimi tempi – il ricordo della sua vita passata era diventato così vivido?
Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri, e allora sentì il peso di un corpo estraneo sullo stomaco. Guardando appena in basso, scoprì che si trattava di Elsa, con i capelli cadenti sul suo petto.
Poteva sentire il suo respiro basso e regolare, il suo calore, il suo profumo… e per un attimo, sentì anche qualcosa agitarsi dentro di lui, ma cercò di non badarci. Invece, si concentrò sui suoi dintorni, notando che il portale dimensionale li aveva trascinati sulla cima di un promontorio.
Poco distante, scorse un oceano calmo e nebbioso. Della versione semi umana di Pitch Black, Merida e del ragazzino impiccione… nessuna traccia. Nemmeno del frammento del Graal! Erano soli.
All’improvviso, Elsa gemette sopra di lui e si sollevò appena usando le braccia. I suoi occhi del colore del cielo incontrarono quelli dell’eterno adolescente, e lì vi rimasero bloccati.
L’ex regina sbattè lentamente le palpebre, presto imitata da Cold.
Dopo quasi un minuto buono di imbarazzante silenzio, l’Oscuro Spirito fece un paio di colpi di tosse.
<< Sono un po’ arrugginito con i baci, ma se mi dai qualche secondo potrei sorprenderti… >>
Prima che potesse terminare la frase, l’agente dell’MVI evocò una spada di ghiaccio tra le mani e la calò verso di lui, costringendolo a rotolare di lato.
<< Ehi! >> urlò l’eterno adolescente, mentre si rimetteva in piedi con un balzo << Potevi uccidermi! >>
Ma Elsa non rispose. Semplicemente, si alzò da terra e lo fissò con un’espressione assolutamente furiosa, le dita saldamente stretta attorno al manico dell’arma.
<< Tu… tu… >> sussurrò, il corpo avvolto da un bagliore bluastro << Hai rovinato tutto! >>
Cold aprì bocca per dire qualcosa… ma ecco che un torrente di ghiaccio esplose dalla mano l’ibera dell’ex regina, investendolo in pieno. Il corpo dell’Oscuro Spirito si schiantò violentemente a terra, sollevando una nuvola di polveri e detriti.
Gemette e si portò una mano alla testa. Quando aprì gli occhi, vide la giovane donna caricare verso di lui con la sua spada di ghiaccio.
Subito, Cold allungò una mano, richiamando a sé il suo fidato bastone. E lo fece appena in tempo, perché nell’istante in cui sentì la sensazione familiare del legno tra le dita, Elsa calò la lama con un affondo rabbioso.
Entrambe le armi si scontrarono in un turbinio di nevischio, spingendo i due combattenti a indietreggiare. Sopra di loro, il cielo cominciò a riempirsi di nubi grigio cenere.
<< Ti ho dato la possibilità di riscattarti >> sussurrò Elsa, mentre il terreno sotto di lei veniva pian piano ricoperto da una patina di brina << Ti ho offerto la mia fiducia… E tu ci hai traditi! E per cosa? Solo perché lo trovavi divertente! >>
In tutta risposta, Cold arricciò le labbra in un sorrisetto.
<< Beh, forse te lo saresti dovuta aspettare >> la canzonò.
Gli occhi di Elsa parvero lampeggiare nella penombra del promontorio. Probabilmente, un altro spirito ne sarebbe stato quantomeno intimidito… ma non Cold, che aveva scrutato più volte nelle orbite maligne di Pitch Black all’apice del suo potere, quando avrebbe potuto ucciderlo con un semplice movimento delle dita. A confronto, l’agente dell’MVI si stava dimostrando un gradito passatempo.
<< Ridammi il dimensional-pad ORA! >> ringhiò Elsa, facendo qualche minaccioso passo in avanti.
Cold fece finta di guardarsi attorno.
<< Temo che pel di carota sia riuscito a rubarmelo >> disse, passandosi una mano tra i capelli albini << è sempre stata una peperina. Mai sottovalutare gli scozzesi… >>
Balzò di lato, appena in tempo per evitare un altro torrente di energia criocineta.
Lanciò ad Elsa un’occhiataccia. << Ok, questi tuoi attacchi d’ira stanno seriamente cominciando a infastidirmi. >>
<< Sta zitto! >> urlò l’altra, mentre evocava un’altra spada nella mano libera e si lanciava contro di lui.
Ben presto, il promontorio divenne un riecheggiare di colpi di lama. Schiocchi metallici e lampi di luce illuminarono il temporale in crescendo, mentre il cielo sovrastante si riempiva di fulmini.
Ad ogni affondo, scocca o schivata, la terra sotto i due avversari si faceva sempre più ghiacciata. Sembrava quasi che stesse per scoppiare un uragano!
A un certo punto, Cold si sollevò in aria, avvolto da un turbinio di foglie e con gli occhi illuminati da un bagliore bluastro. Spingendo il bastone verso Elsa, le scaricò addosso un fiume di stalagmiti, ma l’ex regina fu altrettanto rapida nel sollevare le mani per intercettare l’attacco con un muro di ghiaccio.
Sul promontorio calò una fitta nebbia, e allora l’Oscuro Spirito si mantenne ad alta quota, in attesa che si diradasse. Ma in quel momento, un rumore sottostante attirò la sua attenzione.
Sembrava quasi una specie di scricchiolio, a cui seguì un bagliore di luce sempre più intenso.
Dapprima, Cold scorse solo una sagoma indistinta celata dalla nebbia, ma questa crebbe sempre di più, fino a rivelare la forma di un gigantesco e abominevole pupazzo di neve.
I suoi occhi si spalancarono appena.
<< Wow >> borbottò, visibilmente impressionato << Sai, comincio a capire perché Jackie fosse così preso da te… >>
La creatura lo colpì in pieno con una zampata, mandandolo a finire contro una roccia.
<< Ugh… questo ha fatto male >> gemette l’Oscuro Spirito, prima di rimettersi in piedi << Ma ora è il mio turno. >>
Vide il mostro lanciarsi verso di lui e sbattè violentemente il manico del bastone a terra.
Un’enorme stalattite di ghiaccio sparò dal terreno e infilzò la testa del gigante, staccandogliela di netto. Senza più “occhi” per poter vedere, la creatura continuò a correre anche dopo averlo superato, finendo al di là del promontorio.
Cold sorrise soddisfatto… ma fu subito costretto a voltarsi, appena in tempo per intercettare un torrente di magia criocineta con il proprio.
Entrambi gli attacchi rimasero sospesi a mezz’aria, uniti solo da una luce accecante. Dall’altra parte del turbinio di nevischio, Cold scorse Elsa con le mani protratte verso di lui e il volto contratto da una smorfia affaticata.
Facendo appello ai suoi poteri, il criminale aumentò l’intensità del suo assalto, ma ecco che l’ex regina fece altrettanto. Fu allora che una forte esplosione riecheggiò su tutto il promontorio, spingendoli entrambi a terra.
I due combattenti rimasero stesi al suolo, ansimanti. Era da parecchio tempo che entrambi non affrontavano una battaglia del genere.
Elsa si alzò lentamente da terra, il corpo tremante… e ricadde sul bordo del promontorio, apparentemente troppo stanca anche solo per reggersi in piedi.
Cold strisciò cautamente fino a lei e si sedette poco distante.
<< Ti senti meglio? >> chiese, dopo qualche attimo di silenzio.
Elsa lo guardò con la coda dell’occhio e borbottò un: << No. >>
<< Sì, lo immaginavo >> disse lo spirito, mentre si lasciava cadere sulla schiena << Hai dei seri problemi nella gestione delle emozioni, te lo ha mai detto nessuno? >>
All’occhiataccia che l’ex regina gli rivolse, sollevò ambe le mani in modo conciliante. Fatto questo, entrambi i criocineti tornarono in silenzio, limitandosi a scrutare il mare tempestoso al di là del promontorio.
<< Per amor di curiosità… >> disse all’improvviso Cold << perché sembri essere così fissata sulle seconde occasioni? Al tuo posto, dubito che qualcun altro avrebbe deciso di evitarmi la gattabuia… e onestamente, non credo che tu l’abbia fatto solo perché ti servivo per trovare Kozmotis. Chiamala l’intuizione di un bugiardo. >>
Elsa sospirò stancamente. << Non ne voglio parlare. >>
<< Argomento sensibile? Lo capisco, anche i miei bagagli emotivi non sono qualcosa su cui scherzare. Una volta avevo degli amici, poi li ho traditi tutti per la possibilità di averne di più, poi ho perso anche quelli, ho causato una glaciazione planetaria, un ragazzino cieco mi è morto davanti agli occhi… e ora tengo tutti questi ricordi sigillati nel mio cuore da stoico anti-eroe, proprio come John Wick. O forse Wolverine. >>
L’agente rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Se è questo il modo in cui li tieni sigillati, ti consiglio vivamente di cambiare la combinazione della cassaforte >> borbottò, suscitando un allargamento degli occhi ad opera dello spirito.
<< Oh >> sussurrò questi, come se avesse appena raggiunto una sorta di consapevolezza cosmica << Forse sono finalmente riuscito a passarci sopra! Progresso, dico bene? >>
Elsa non rispose e continuò a scrutare il panorama di fronte a sé, lo sguardo perso verso l’orizzonte oceanico.
<< Almeno siamo finiti in un bel posto >> disse Cold, facendo altrettanto << Mi è sempre piaciuto l’oceano. È una delle poche cose che riescono a calmarmi. >>
Il pensiero di quell’indomita massa d’acqua, esente da qualsiasi forma di controllo. L’idea del nero abisso, dell’oscurità sconosciuta celata dalle sue profondità, in cui anche la più piccola luce risplendeva con la stessa intensità di una stella. Le innumerevoli forme di vita che lo abitavano, incuranti degli orrori del mondo di superficie. In poche parole, era un mondo in cui un tempo sarebbe stato più che felice di vivere.
Purtroppo, quel ragazzo ingenuo era perso da tempo, e così tornò a guardare Elsa.
<< E ora che si fa? >>
L’ex regina si alzò in piedi e prese un lungo respiro.
<< Per prima cosa, devo ritrovare il dimensional-pad e raggiungere la mia squadra >> disse, gli occhi pieni di determinazione << Tu puoi fare quello che vuoi, non m’interessa. >>
Cold ronzò contemplativo.
<< D’accordo, allora verrò con te >> disse, e subito la testa della giovane donna schioccò verso di lui.
<< No >> sibilò, puntandogli un dito in faccia.
L’Oscuro Spirito corrucciò la fronte. << Ma è quello che voglio >>
<< Beh, io ti voglio il più lontano possibile da me! >>
Cold si portò una mano al mento e cominciò a strofinarlo con aria contemplativa.
<< Vedo che siamo di fronte ad un classico conflitto d’interessi. Che ne dici di risolverla con una gara di sculture di ghiaccio? >> disse, gli occhi illuminati da un bagliore infantile.
Elsa sbuffò sprezzante e cominciò ad allontanarsi.
<< Non ho tempo per le tue sciocchezze. >>
<< Allora lasciami venire con te >> ribattè Cold, balzando di fronte a lei.
L’ex regina assottigliò pericolosamente lo sguardo.
<< Se pensi che ti lascerò rubare di nuovo il dimensional-pad… >>
<< Se volessi semplicemente rubare quel magnifico marchingegno… >> la interruppe lo spirito << Di certo non avrei bisogno del tuo aiuto. Anzi, probabilmente lo ritroverei più in fretta da solo. Sono diventato molto bravo a rintracciare le anomali spazio-dimensionali, sai? >>
<< Allora perché mai vorresti venire con me?! >> sbottò Elsa, alzando le mani verso il cielo.
Cold sorrise in modo trionfante.
<< Per quello >> disse, mentre le indicava il viso.
L’ex regina inarcò un sopracciglio. << Cosa? >>
<< Il tuo broncio contrariato! >> spiegò l’Oscuro Spirito << Il modo in cui stringi gli occhi, sporgi il labbro inferiore e gonfi le guance… insomma, è davvero adorabile! >>
Elsa rimase in silenzio, gli occhi spalancati come piatti.
<< Quindi, fammi capire bene: tu vuoi venire con me… perché trovi adorabile il fatto che io sia furiosa con te? >>
<< …sì! >>
A quella risposta, cominciò a pizzicarsi la punta del naso.
<< Dieci, nove, otto… >>
Cold la guardò divertito. << Stai seriamente contando all’indietro? >>
<< È importante per il tuo futuro che tu non dica niente entro i prossimi dieci secondi >> ringhiò l’agente, come se fosse pronta a strangolarlo da un momento all’altro. Ciononostante, l’oscuro spirito simulò un’espressione visibilmente offesa.
<< Questa è una grave violazione dei miei diritti >>
Elsa gemette esasperata. << Per te è tutto uno scherzo?! >>
<< Le cose divertenti sì >> ammise Cold, con una scrollata di spalle << Ma se davvero non riesci a comprendere la bellezza del vivere la vita come faccio io… forse dovrei spiegartelo come si deve! >>
L’Oscuro Spirito schioccò le dita.
In un lampo di luce azzurra, attorno a lui si materializzarono un gruppo di figure di ghiaccio. Alcune, con grande costernazione di Elsa, sembravano dei veri e propri musicisti, completi di violini, trombe… e addirittura un pianoforte! Altre, alle spalle dell’eterno adolescente, erano delle donne vestite come delle ballerine dei ruggenti anni 20.
L’agente lo guardò incredulo e disse: << Che stai facendo? >>
Invece di rispondergli, l’Oscuro Spirito le lanciò uno dei suoi classici sorrisetto, si portò il bastone vicino alla bocca, prese un respiro profondo e…

Track 13:
https://www.youtube.com/watch?v=4KE3adB7wa0

<< La gente mi chiede spesso, oh Mr Cold… com’è che sei un così grande criminaaaaal? >>
Quando il pianoforte cominciò a suonare, Elsa si portò una mano alla fronte. << Ti prego, dimmi che stai scherzando… >>
<< Qual è il trucco nel tuo aspetto, gran cervello e bei capelli quiiii? >>
<< Oh, per l’amor di Manny, fai sul serio… >>
<< Ma rispondo con un occhiolino cheeeeee…  >>
<< In nome della sanità mentale, fermati… >>
<< Dovrai… >> continuò Cold, mentre la musica aumentava di volume << tu…  perseguire i tuoi schemi! Perseguire i tuoi scheeeemi! Il futuro è, come dirlo, troppo lontano e poi… si avvicina sempre più… ogni giorno, sai? Ma regnerai su ogni regime se tu… perseeegui i tuoi scheeeemi! >>
Ogni singola figura di ghiaccio comincio a suonare, e subito le ballerine alle spalle dello spirito presero ad agitare le gambe.
<< L’universo ti cercherà come un criminaaaale! Ma la chance del tuo fallimento… è minimaleee! L’ultima non credo che sia una parola vera… Ma nessun piatto d’argento o fortuna perché… la tua bocca aprirai e una lama morderaaaaai! >>
Cold creò un tavolo di ghiaccio e vi saltò sopra, imitato dalle ballerine.
<< Tu DEVI! Perseguire i tuoi schemi! Persegui i tuoi scheeeemi! Sicuro, inizia con un solo passo, ah! E a quelli che ti fermano tira un bello schiaffo, schiaffo, SCHIAFFO! La fine è uno zaffiro che poi brilla come ghiaccio! Ma tu devi… perseguireeeee i tuoi scheeeeemi! >>
Balzò a terra e allargò le braccia, mentre le sue creazioni di ghiaccio scomparvero in un turbinio di nevischio.
Entrambi i criocineti rimasero a fissarsi per quello che ad Elsa sembrò un tempo interminabile.
<< … >>
<< … >>
<< … io vado a cercare il dimensional-pad >> sbuffò l’ex regina, per poi allontanarsi a passo veloce.
Cold gonfiò le guance e cominciò subito a seguirla.
<< Dici che ho puntato troppo sulle ballerine di ghiaccio? >> le chiese, ma in cambio ricevette solo un altro gemito esasperato.

                                                                                      * * *

La prima cosa che avvertì Merida, una volta ripresa conoscenza, fu il familiare puzzo di fango ed escrementi, così simile a quello che aveva già sentito in numerose occasioni, ogni qualvolta si recava nelle stalle del castello di DunBroch.
La seconda cosa che avvertì... fu qualcosa di freddo sulle mani. Aprendo gli occhi scoprì che si trattava di un paio di ceppi, ma di un metallo che non aveva mai visto prima. Ad una prima occhiata, pensò potesse trattarsi di ferro, ma il colore era molto più vicino all’argento.
Prima che potesse rifletterci ulteriormente, sentì un gemito alla sua destra. Girò appena lo sguardo: si trattava dello stesso ragazzo con cui aveva attraversato il portale.
Come aveva detto di chiamarsi? Jim, se la sua memoria non la ingannava. Cautamente, lo picchiettò con il piede.
<< Ehi, bell’addormentato. Sei ancora tutto intero? >> domandò, cercando di non apparire troppo preoccupata. Dopotutto, non era ancora sicura di potersi fidare di lui.
Jim si svegliò quasi subito, non appena si sentì scuotere. Emise un altro gemito, intontito e confuso, spalancò piano le palpebre e alzò lo sguardo verso di lei, registrando l’istante dopo di trovarsi a terra.
<< Sante Pleiadi >> imprecò, confidando che come risposta fosse più che sufficiente.
Cercò piano di alzarsi, portandosi sulle ginocchia.
<< Dove cavolo siamo finiti? >>
La rossa scrollò le spalle.
<< Non sono un’esperta di architettura... ma a giudicare da quelle sbarre direi che siamo in una sorta di prigione. O forse un sotterraneo >> aggiunse, mentre tornava a scrutarsi i ceppi << E a quanto pare, i nostri rapitori hanno preso precauzioni. >>
<< Ovviamente >> sbuffò il ragazzo, agitando senza troppo entusiasmo i polsi incatenati.
Per il momento, sarebbe stato difficile liberarsi, senza i suoi attrezzi che sicuramente gli avevano requisito, in un mondo dove era piuttosto sicuro non ci fosse la tecnologia tipica del suo. Bisognava pensare a qualcos’altro.
<< Hai qualche idea di cosa vogliano da no? >>
Merida esitò a rispondere.
<< Se dovessi indovinare... forse vogliono venderci come schiavi >> disse con una smorfia << Il mio regno non ha mai interagito molto con i vichinghi, ma ho sentito dire che il commercio di esseri umani è una loro specialità. O forse vogliono solo sapere chi siamo e da dove veniamo, chi può dirlo? Qualunque sia la ragione... >>
Si alzò in piedi con un balzo.
<< Non ho intenzione di restare qui e scoprirlo! >>
E, senza perdere tempo, cercò di fare appello ai suoi poteri. Dapprima, chiuse gli occhi e lasciò che un calore familiare gli scivolasse sulle braccia, fino alla punta delle mani.
Tuttavia, quando provò a bruciare i ceppi... questi si limitarono ad illuminarsi di un intenso bagliore azzurro, pur rimanendo completamente intatti.
<< Per tutte le divinità in cielo e in terra! >> esclamò la rossa, furiosa << Hanno davvero dei ceppi a prova di fuoco?! >>
<< Ovviamente >> rispose una voce dalle sbarre della cella << Dopotutto, siamo abituati a imprigionare creature dalla personalità piuttosto focosa. >>
Jim si girò lentamente verso la voce, riconoscendo quasi subito l’uomo che li aveva catturati dopo averlo messo a fuoco.
Forse era venuto per gongolare, o forse per portarli da qualche parte? No, l’avrebbe già fatto, e in quel caso non sarebbe venuto da solo.
Qualunque fosse il motivo, non poteva non sfruttare la sua presenza lì. Anni di accademia interstellare gli avevano insegnato che la migliore arma per srotolarsi dalle situazioni peggiori erano le informazioni.
Scrutò il Grifagno dritto negli occhi, non mostrando alcun turbamento.
<< Che tipo di creature? >>
Il Cacciatore lo scrutò curiosamente.
<< Ovviamente draghi, ragazzo mio! >> esclamò, allargando le braccia << Mi sorprende che tu non l’abbia ancora capito, visto che vi abbiamo trovato in una delle loro isole più frequentate. Certo, a meno che la mia teoria non fosse corretta... e voi non siate esattamente di queste parti. Da dove venite, se posso chiedere? >>
<< Non sono affari che vi riguardano >> sibilò Merida, a nome di tutti e due.
Non poteva rischiare di rivelare la propria identità. C’era il rischio che quella gente fosse in contatto con i Sassoni, e se avessero scoperto che avevano la principessa ereditaria in mano – ammesso che in quel mondo esistesse un’altra Merida - avrebbero sicuramente chiesto un riscatto. E meno parlavano in giro di Multiverso e cose del genere, meno problematiche sarebbero sorte.
Ma si rese conto di non poter troncare la conversazione lì. Doveva trovare un modo per convincerlo a lasciarli andare… e suo malgrado, avrebbe dovuto usare la retorica. Proprio come le aveva insegnato Eleanor.
<< Ma possiamo dirvi che è molto, molto lontano >> aggiunse sbrigativamente << E che sebbene sia così lontano, certo non è affatto un luogo incivile. Abbiamo dei diritti in quanto persone senzienti. Che posto è questo, e perché ci hai portato qui? Noi non ne sappiamo niente di draghi, si è trattato di un errore. >>
Grimmel rimase in silenzio, limitandosi a scrutarli per quasi un minuto buono. Poi, scrollò le spalle e offrì a entrambi un sorriso accomodante.
<< Forse dici la verità... o forse no. Chi può dirlo, in questi tempi nefasti? Dici di non sapere niente di draghi... eppure, sei capace di creare il fuoco dal tuo corpo, proprio come loro. Piuttosto curioso, non credi anche tu? >>
Si appoggiò alle sbarre della cella, gli occhi illuminati da uno strano luccichio. Sembrava quasi un bambino al cospetto di una nuova e sensazionale scoperta.
<< Se non vuoi dirmi da dove vieni, potresti almeno rivelarmi la natura della tua abilità? >>
La principessa trattenne a stento la deglutizione. Non le piaceva uno sguardo del genere, si sentiva messa sotto esame, quindi ancora più vulnerabile di quanto già non fosse, prigioniera com’era, senza la possibilità né di liberarsi né di chiedere aiuto.
E poi, avrebbe mai potuto rispondere davvero ad una cosa del genere? Non poteva dire niente sul Multiverso… ma doveva pur farsi venire in mente qualcosa, qualsiasi cosa pur di liberarsi da quel maledetto impiccio!
<< Io e il mio... ehm, collega >> iniziò a temporeggiare, ritrovandosi incerta su come definire il giovane << vogliamo semplicemente andarcene da qui. Rispondere a questa domanda ce lo permetterà? >>
Il sorriso di Grimmel si fece molto più affilato.
<< Potrebbe aiutare la vostra sorte, sì >> rispose con un cenno del capo.
<< Be’, è molto semplice!>> intervenne Jim, inventandosi al volo una scusa il più convincente possibile << È un trucco! Un gioco di prestigio! Lei aveva un… >>
Si bloccò, rendendosi conto che non poteva dire “accendino”, perché probabilmente nessuno lì sapeva cosa diavolo fosse.
<< Congegno! Sì, un congegno! Di mia invenzione, che può creare fuoco sfruttando il gas dell’aria! Gliel’ho prestato per la sua sicurezza, così ogni tanto fa scintille! >>
Nella cella calò un silenzio di tomba. Merida lanciò al ragazzo un’occhiata incredula, ma si ricompose all’istante. Dopotutto, lei stessa l’aveva trovata una spiegazione piuttosto convincente, e forse per un vichingo sarebbe stato lo sesso.
Con quel pensiero in mente, tornò a guardare Grimmel con uno sguardo pieno di sfida, mentre questi li osservava con aria contemplativa.
<< Bel tentativo >> commentò il Cacciatore, scuotendo la testa << Scusa, ragazzino, ma ti è andata male. Fossi stato nei miei tempi più giovani, forse ti avrei anche creduto. >> Sul volto dell’uomo calò una cupa ombra. << Ma ho vissuto una lunga vita... e ho visto diverse cose. Inoltre, ho imparato a capire quando qualcuno mi sta mentendo. >>
Lanciò un’occhiata alle sue spalle. << Però gli darei un bell’otto per lo sforzo, tu che dici? >>
<< Dico che forse siamo stati un po’ troppo accoglienti con i nostri ospiti >> disse una voce bassa e graffiante dall’oscurità.
A un forte suono di passi, cominciò a prendere forma un’imponente figura.
D’istinto, Merida fece qualche passo indietro. Se prima era nervosa, adesso lo era cento volte di più.
Quell’uomo appena apparso trasudava spietatezza e crudeltà da tutti i pori. E non erano solo un modo di dire: purtroppo, la ragazza aveva imparato a proprie spese che il potere del Crogiolo non si limitava solo alle fiamme. Poteva anche fornirle sensazioni di pericolo, intuizioni, pensieri... le permetteva di carpire l’aura di chi le stava intorno, se aveva una personalità di una certa risma.
E tutto di quel tipo lo urlava a pieni polmoni. Lo sguardo penetrante dagli occhi neri, i lineamenti duri e massicci, le cicatrici biancastre che gli attraversavano la guancia, la pelliccia d’orso e i lunghissimi capelli raccolti in trecce castigate.
Tuttavia, lei era una principessa, e si era allenata proprio per questo. Si impettì e strinse i pugni, sfidando il suo sguardo.
<< Voi ci avete rapito, portato via contro la nostra volontà, intrappolati come bestie>> dichiarò, sdegnata << Qui non si tratta né di accoglienza né di ospitalità. È una violazione, e basta. I nostri affari ci appartengono, le menzogne sono una protezione da questo tipo di avvenimenti. Chi siete voi, e perché agite in questa maniera? >>
Grimmel tirò fuori una chiave e aprì con un gesto il portone della cella, poi si fece da parte, permettendo allo sconosciuto di entrare dentro essa.
Questi avanzò con fare borioso verso la ragazza; il suo volto cicatrizzato si aprì in un sorriso grottesco.
<< Chi sono io? Giovane fanciulla... forse vieni davvero da un regno molto lontano, poiché il mio nome è ben noto anche al di là del mare >> sogghignò << Sono Drago Bludvist! Dominatore di Berk... indiscusso signore di tutto quel che contemplo. E di molto che non contemplo! Migliaia di villaggi e centinaia di regni mi rendono omaggio, sono miei da graziare oppure da spegnere come la fiamma di una candela. I draghi più potenti e feroci di queste isole sono sottomessi alla mia volontà! Sono la cosa più vicina ad un sovrano assoluto che questo mondo abbia mai conosciuto da tempo immemore. E chi sei tu, che osi parlarmi con tale sfida? >>
“Dominatore di Berk!?”
Per poco Merida non si sentì svenire. Quello era il nome della patria di Hiccup e Astrid!
Loro erano lì? Oppure questa era solo una delle numerose Berk sparse per il Multiverso? Oppure… erano stati uccisi?
Tutte quelle domande andarono in secondo piano di fronte al tono di sfida di Bludvist. La rabbia le montò in corpo: con quale arroganza e supponenza si proclamava signore indiscusso di tutto!? Chi si credeva di essere!?
<< Sono la principessa Merida del clan DunBroch!>> tuonò, furibonda, ogni buonsenso perso negli angoli della mente << Legittima erede di Scozia! E voi, signore, è più che evidente che siete un gigantesco PALLONE GONFIATO! >>
Jim imprecò sonoramente. Ad alta voce, senza preoccuparsi di mascherarsi, tanto ormai la stupidaggine l’avevano fatta. Be’, in realtà l’aveva fatta la sua “collega”.
L’avrebbe volentieri strangolata, ma nell’istante in cui la rossa spalancò gli occhi capì che si era resa conto del proprio errore. In effetti, aveva poco da biasimarla: lui stesso, nonostante fosse diventato col tempo più saggio e analitico, era ancora in parte una testa calda. Avevano entrambi ancora molto su cui migliorare.
Bludvist non disse niente. Rimase completamente immobile, come una statua.
Poi, con una rapidità impressionante per qualcuno della sua stazza, balzò in avanti e afferrò il collo Merida con il suo braccio metallico, sollevandola da terra.
La rossa spalancò gli occhi e provò a liberarsi, ma con le mani coperte dai ceppi poteva fare ben poco. Così, si ritrovò a fissare dritta negli occhi del sovrano… occhi neri e profondi come un abisso in tempesta... occhi maligni, proprio come quelli di Pitch Black.
In quel preciso istante, la ragazza capì di trovarsi al cospetto di una persona altrettanto pericolosa. Forse non aveva lo stesso potere del suo vecchio nemico... ma era più che sicura che l’avrebbe uccisa senza pensarci due volte, come sicuramente aveva già fatto in numerose occasioni.
L’uomo la scrutò in silenzio per un po’... e infine sorrise, prima di lasciarla cadere a terra.
<< Preparali per l’arena >> ordinò a Grimmel, che aveva osservato il tutto a debita distanza << Questa qui ci farà divertire... eh eh... >>
E con quell’ultima affermazione uscì dalla cella, mentre Jim si precipitava in soccorso di Merida. La rossa tossì sonoramente, massaggiandosi la trachea. Quell’uomo aveva decisamente una forte presa, probabilmente tanto quanto quella di suo padre Fergus.
Dopo essersi rialzata, borbottò: << Poteva andare meglio >>
<< Un modo carino per dire che ti sei comportata in modo molto sciocco >> disse una voce roca alle spalle della coppia << In pochi osano parlare a Drago Bludvist in quel modo… e sono abbastanza fortunati da sopravvivere. Tienilo bene a mente, e forse sopravvivrai un po’ di più. >>
Entrambi i ragazzi si voltarono di scatto… e notarono un movimento nella parte più oscura della cella, all’estremità opposta della stanza. C’era effettivamente qualcuno con loro!
Cautamente, Merida si avvicinò allo sconosciuto. E nell’istante in cui riuscì finalmente a distinguere i lineamenti del suo volto, gli occhi della rossa si spalancarono per la sorpresa.
<< Hiccup?! >>
 
                                                                                 ***
 
Con un altro schiocco del bastone, Edalyn teletrasportò il resto dei Phantoms nell’attuale posizione di Yen Sid.
Subito dopo aver messo piede in quel mondo, avevano scelto una piccola catapecchia abbandonata come base operativa, situata lungo la periferia della stazione portuale. Una decisione alquanto saggia, visto il trambusto scoppiato alle banchine; probabilmente le autorità di tutti i pianeti circostanti erano già state allertate, e di certo l’ultima cosa che volevano era dare nell’occhio.
Quando entrarono nell’abitazione, videro Yen Sid ancora impegnato a curare le sue ferite.
Sentendoli arrivare, il vecchio stregone sollevò la testa e inarcò un cespuglioso sopracciglio. << Dai vostri sguardi, ne deduco che la missione non sia andata esattamente come speravamo. >>
<< Mi dispiace dover rompere il ghiaccio, espressione che non sto usando a caso>> intervenne Eda per prima << Cold lo Strambo è scappato via. >>
<< E probabilmente i nostri nemici hanno preso uno dei frammenti del Graal >> comunicò Adora, mesta, stringendo con forza i pugni << Per colpa mia. >>
<< Avevanoartiglieriapesante! >> sibilò Stitch, stizzito << Più pesante di quella di Stitch! >>
Yen Sid sospirò stancamente.
<< Purtroppo, era una possibilità a cui eravamo preparati >> replicò, mentre cercava di reggersi in piedi << Ma non possiamo perderci d’animo. Vi sono ancora cinque frammenti sparsi per il Multiverso... e i nostri avversari non avranno alcun modo di usarli fino a quando non saranno riuniti. Abbiamo ancora tempo! Tuttavia... >> Si guardò intorno. << Non vedo il vostro comandante. Che fine ha fatto l’agente Elsa? >>
<< Le cattive notizie non sono terminate, maestro >> intervenne cupa Tigre << Elsa ha cercato di inseguirlo, ed è finita nella traiettoria del globo di neve che quel meschino aveva rubato per fuggire. Dovunque sia, lei è lì con lui. >>
<< E la cosa peggiore è che non riesco più a rintracciarla >> disse la voce di Hiro, attraverso gli auricolari del gruppo << All’inizio ho pensato che il suo trasmettitore fosse stato semplicemente distrutto durante il viaggio. Ma visto che non ha ancora usato il suo dimensional-pad per raggiungersi... be’, temo che le sia successo qualcosa di peggio. Come vogliamo procedere? È la prima volta che ci ritroviamo senza il nostro capo. >>
<< La dobbiamo aiutare! Non possiamo abbandonarla adesso che è da sola e probabilmente in pericolo di vita. Ci deve essere un modo con cui possiamo rintracciarla e correre in suo soccorso! >> esclamò Adora.
<< Sì, principessa, ma devi anche considerare che abbiamo una missione primaria che al momento è prorompente >> le fece notare Eda << Se non recuperiamo quei frammenti, la nostra leader non sarà né la prima né l’ultima vittima del disastro che ne conseguirebbe. >>
<< Se posso permettermi... >> si intromise Sid << Conosco l’agente Elsa da diversi anni. Vanta il maggior numero di successi e missioni sul campo rispetto a qualsiasi altro agente della MVI. >> Offrì al gruppo un sorriso gentile. << Se è ancora viva, sono sicuro che troverà il modo di tornare da noi. >>
L’espressione sul volto dello stregone si fece molto più seria.
<< Purtroppo, non posso essere altrettanto fiducioso sul destino del Multiverso... se i nostri nemici dovessero precederci. E per quanto il vostro comandante mi stia a cuore, temo che in questa difficile situazione saremo costretti a mettere i bisogni dei molti davanti a quelli di un singolo individuo. >>
Era evidente che la Principessa del Potere non era per niente entusiasta di dover convergere in quella prospettiva. Però non insisté, né disse altro: dentro di lei, aveva ancora i sensi di colpa per aver permesso a Vader di svolgere i suoi comodi, manipolandola.
“La prossima volta non ti permetterò di fuggire, costi quel che costi” pensò, ribollendo di rabbia.
<< Sia chiaro, boss, la cosa NON mi piace, nemmeno un po’! >> esclamò Eda << Anzi, non CI piace! Sì, penso di parlare a nome di tutti quando dico che questa è una vera mer-... mera fastidiosa questione! Noi non siamo tipi da lasciare MAI nessuno della nostra squadra indietro. Ma purtroppo... dobbiamo convenire con lei. Non è così, ragazzi? >>
Stitch ringhiò. Non era d’accordo, per niente, ma faceva buon viso a cattivo gioco. Tutti gli altri, a malincuore, dovettero annuire.
<< Dobbiamo muoverci subito, allora >> intervenne Tigre, con fare sbrigativo << Maestro, sapete dirci dove dobbiamo cercare ora? >>
Yen Sid annuì senza esitazioni.
<< Malgrado le incursioni mentali di Kozmotis, ricordo distintamente la posizione di ogni frammento. Abbiamo nascosto uno di essi nell’universo 2-016, in una valle tra le montagne. Un altro lo abbiamo affidato ad un’antica civiltà dell’Universo 2-001. Un altro ancora è stato sotterrato nelle profondità di un vulcano dell’universo 2-000. E uno lo abbiamo nascosto... >>
Si fermò di colpo, le labbra contratte in una linea sottile... quasi fosse restio a rivelare una simile informazione. I suoi occhi guizzarono brevemente verso Tigre. Avvenne tutto nella frazione di un secondo, ma la cosa non passo certo inosservata allo sguardo acuto della combattente.
<< Dove l’avete nascosto? >> lo incalzò, mentre sentiva le viscere contorcersi ampiamente, quasi d’anticipazione << Dove si trova? >>
Yen Sid sostenne il suo sguardo per quello che le sembrò un tempo interminabile. Poi, lentamente, prese un respiro profondo e…
<< Nell’universo 2-111, all’interno di una caverna >> sospirò cupamente << Ovvero... nel tuo universo d’origine, mia guardiana. >>
La felina si irrigidì completamente, incapace di distogliere lo sguardo da quello del mago. Aveva un’espressione all’apparenza impassibile… ma chi la conosceva bene - praticamente chiunque in quel frangente - sapeva che dentro di lei stava esplodendo un caos di sensazioni destabilizzanti.
Una piccola vibrazione si formò sotto i suoi piedi, i pugni si illuminarono appena di energia e il pavimento si incrinò. I Phantoms fecero cautamente un passo indietro.
<< Tigre... >> provò a richiamarla Adora.
<< Dobbiamo dividerci. >>
La voce della guerriera era bassa, ma ferma. Non stava guardando davvero Yen Sid negli occhi, guardava semplicemente un punto davanti a sé su cui focalizzarsi.
<< I frammenti sono troppi perché possiamo recuperarli tutti in poco tempo. Perciò... dobbiamo separarci. >>
Dal suo tono, era evidente che aveva già scelto dove sarebbe andata.
<< Ehm... Tigre, non per mettere in discussione il tuo istinto di sopravvivenza, per carità... >>  ronzò Hiro << Ma posso ricordarti che Pitch Black e la sua banda di sbroccati ci hanno letteralmente preso a calci nel sedere? Non penso che dividerci sia una buona idea... specie visto che il nostro gruppo ha già perso uno dei nostri membri più potenti... >>
<< Tu non capisci >> sibilò lei in risposta << Non sai cosa mi è successo laggiù. Non sai il demone che ho dovuto affrontare, che mi ha sconfitta, umiliata, portato via le persone a me più care e ridotto il mondo da cui provenivo ad un inferno sceso in terra! Pensi veramente che potrei permettere che mi succeda una seconda volta!? Pensi veramente che permetterei che succeda a... voi!? Ho già perso Elsa! Voi… non vi permetterò di fare la stessa fine! >>
A quelle parole, ogni singolo membro dei Phantoms spalancò gli occhi per la sorpresa.
Adora, in particolare, non poté fare a meno di guardare la felide con occhi pieni di compassione, ben sapendo cosa volesse dire perdere le persone che amava... e il proprio mondo. E sebbene Hiro fosse a diversi universi di distanza, era sicura che anche lui fosse stato duramente colpito dalle parole della combattente.
Sid si fece avanti e posò una mano sulla spalla della protetta.
<< Tigre, comprendiamo bene il tuo dolore >> disse << Tuttavia, non credo che tu abbia ancora compreso la gravità della situazione in cui si trova il tuo mondo. Non ti sei mai chiesta... come avesse fatto il tuo avversario a guadagnare un simile potere tanto in fretta? >>
Lei fece saettare lo sguardo verso di lui, sbigottita. Non tanto da quella domanda, quanto dal fatto che era vero: non se l’era mai chiesta. Non ci aveva mai pensato concretamente... non quando la caduta del suo regno era avvenuta così in fretta. E dopo essersi unita alla MVI, aveva passato gli anni successivi cercando di dimenticare, seppellendo quei ricordi dolorosi sotto una patina di ferro.
<< N... no >> sussurrò, stupefatta << Voi sapete qualcosa, maestro!? Dovete dirmi tutto! E subito! >>
Il vecchio mago sospirò stancamente.
<< Ho sospettato per molti anni che il tuo vecchio nemico fosse riuscito a guadagnare i suoi poteri dopo essere entrato in contatto con il frammento del Graal >> ammise, stancamente << Quando ti trovai, il mio primo pensiero fu di assicurarmene... ma come ben sai, la MVI ha una rigida politica di non interferenza. Nessuno dei suoi membri può farsi coinvolgere nelle vicende di un mondo che non sia il proprio, a meno che il suo intervento non sia necessario per proteggere un incursione tra due o più realtà. >>
Tornò a fissare la felide con occhi pieno di vergogna. << Nonostante tutta la mia forza... non avevo il potere di salvare il tuo vecchio regno. E così te l’ho tenuto nascosto perché... perché... >> Chiuse gli occhi. << Il tuo mondo è caduto a causa mia. E volevo salvare almeno te dallo stesso destino dei tuoi vecchi compagni. >>
<< Voi... voi... >>
La pelliccia della tigre cominciò a tremare, così come le sue vibrisse. Gli occhi le si assottigliarono, e i pugni le si illuminarono.
<< VOI SAPEVATE CHE AVEVA IL GRAAL E AVETE LASCIATO CHE QUEL VERME SCHIFOSO USASSE IL SUO POTERE PER SOTTOMETTERE IL MIO MONDO!? >>
Sid sollevò lentamente le mani.
<< Tigre... lo sai quanto è delicato il nostro lavoro >> disse, ben conscio di essere sul ghiaccio sottile << L’equilibrio del Multiverso è appeso a un filo, e ogni interferenza tra realtà diverse potrebbe trascinarlo nel caos. Ciò che è successo al tuo regno è deplorevole, ma non così diverso da ciò che è capitato a innumerevoli altri mondi, per mano di altrettanti tiranni. Non c’era niente che avrei potuto fare senza infrangere le stesse regole che IO stesso avevo contribuito a creare... >>
<< Ah, DAVVERO! E tutta la nostra missione sul proteggere il Multiverso!? In realtà vuol dire questo!? Lasciare interi mondi sotto al giogo di tiranni, usurpatori e carnefici!? >> esclamò la guerriera, furibonda << E se quel mostro avesse pensato bene di allearsi con i nostri nemici alla ricerca del Graal, che cosa avreste fatto, EH!? CI AVETE MAI PENSATO? CI AVETE MAI PENSATO DAVVERO!? >>
<< Dolcezza... >> disse improvvisamente Eda, posandole una mano sulla schiena << Ora devi calmarti. Il vecchio ha fatto una stupidaggine? Decisamente. Si merita un bel pugno in faccia e anche di più? Senza dubbio! Era in una posizione difficile? Dopo aver lavorato per anni in questa organizzazione... be’, non ho problemi a crederlo. >>
Il suo sguardo si fece improvvisamente serio.
<< Ma ora abbiamo questioni più importanti di cui preoccuparci. Vuoi aiutare il tuo vecchio mondo? Adesso hai la possibilità di farlo, gattina! E dopo quello che ho sentito, mi rifiuto di lasciarti andare da sola. >>
<< Ha ragione >> intervenne Adora << Se è vero che questo... “demone”, chiunque egli sia, può veramente sfruttare il potere di un frammento... non puoi farcela da sola. Non con solo il tuo chi. >>
<< Ti servirà Stitch cattivo! >> L’alieno sogghignò, già pregustando un’altra lotta. << MOLTO cattivo! >> Poi la guardò curiosamente. << Ma come chiamarsi davvero questo damone? >>
Tigre strinse i pugni con forza, per l’ennesima volta in conflitto con se stessa. Dopo qualche istante, tuttavia, si arrese.
<< Lord Shen >> mormorò in un brivido << Principe rinnegato della città di Gongmen... distruttore del kung fu. >>



 
 
Dum, dum, duuuuuuuum!
Ebbene sì, avremo Shen. Chiunque ci segue da un po’ (o ha letto Battleground) sa bene quanto amiamo il personaggio, e di certo non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di usarlo. Nel caso non l’abbiate capito, l’universo di Kung Fu Panda da cui viene Tigre non è lo stesso dei film, perchè in questa versione il nostro amabile Pavone tiranno è riuscito a vincere (il come abbia sfruttato il frammento del Graal sarà spiegato in seguito).
E sì, purtroppo Yen Sid e la MVI non potevano farci niente, perchè fino ad ora le azioni del pavone si sono svolte entro i limiti del suo universo (sebbene abbia usato un oggetto che non appartiene a quella realtà, ma non è la prima volta che succede).
E sì, Hiccup è chiuso in cella con Jim e Merida... ma sarà lo stesso Hiccup dei film oppure una sua variante? E cosa ne pensate di Grimmel e Bludvist? Li abbiamo resi bene?
Per finire... sì, abbiamo dato a Cold un numero musicale, ispirandoci alla canzone del Conte Olaf nella serie Netflix “Una serie di sfortunati eventi”. È un personaggio talmente libero e fuori di testa da permetterci di fare queste uscite senza allontanarci dai canoni della storia.
Ironia della sorte, Elsa ha cringiato male per la cosa nonostante il suo passato canoro. È troppo divertente scrivere le loro interazioni.
Riusciranno a recuperare Jim, Merida e il dimensional-pad? Lo scoprirete nelle prossime puntate!

P.s i numeri dei vari universi non sono stati messi a caso. Al contrario, sono un indizio sul film/serie a cui appartengono...

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - The Tiger and the Phoenix ***


Eccovi un nuovissimo capitol. Buona lettura!



Capitolo 9 – The Tiger and the Phoenix

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What are you willing to lose?
You cover your wounds, but underneath them
A million voices in your head that whisper, "Stop now"
Another twist of the knife, the turn of the screws
It's all in your mind and it's fighting you
Arm yourself, a storm is coming
Well, kid, what you gonna do now?

Phoenix – Cailin Russo
 
 

Il castello di Malefica si ergeva imponente sulle pendici della Montagna Proibita, unica roccaforte edificata per decine di miglia e miglia. Oscura e immersa da una foresta di rovi, rappresentava un perfetto tributo alla Signora di Ogni Male.
Dopo che la loro ultima base era stata compromessa, la stessa Malefica aveva deciso di accogliere i suoi nuovi alleati nelle stanze più profonde del castello, protette da una magia che nemmeno la MVI sarebbe stata in grado di superare tanto facilmente.
Ora, mentre osservava l’ennesimo lampo di magia nera scagliato contro una delle pareti più vicine, quasi desiderava di non averlo fatto.
<< Com’è potuto succedere?! >> ringhiò Cornelius, gli occhi che brillavano di fiamme rabbiose << Ci era stato assicurato che quella banda di ficcanaso non poteva rintracciarci! >>
<< Evidentemente, le informazioni in possesso del nostro benefattore erano molto più arretrate di quanto pensasse >> disse Vader, le braccia incrociate davanti al petto << Ammesso siano mai state vere. >>
Le orbite del suo casco puntarono verso Facilier e Malefica, sfidandoli a rivelare qualsiasi sotterfugio di cui non fosse a conoscenza.
<< Sfortunatamente, Vaddy… >> sospirò l’Uomo Ombra << non ne abbiamo, di fatto, la certezza. Siamo stati, come dire... fiduciosi delle sue intenzioni e della cricca di gente che vive nella sua testolina. >>
<< Taci, sciocco. Non avrebbe avuto alcun motivo di mentirci, e lo sapevamo bene >> sibilò l’Oscura Signora, stizzita << È ovvio che quei cani hanno trovato un modo per eludere le nostre difese. >>
<< Allora non dovremmo perdere altro tempo >> ringhiò Cornelius << Io dico di lasciare che Kozmotis se la sbrighi da solo, mentre noi cerchiamo gli altri frammenti. >>
<< Temo che nemmeno questo sia... fattibile. >>
Facilier aveva parlato con calma, probabilmente per cercare di rendere meno problematica quella rivelazione. << Per non correre rischi, il nostro collega non ha rivelato a nessun altro la posizione degli altri frammenti. Non che la cosa mi abbia dato fastidio, nei suoi panni avrei fatto lo stesso. >>
A quella dichiarazione, il bagliore nelle orbite del Lich diventò ancora più intenso.
<< Mi stai dicendo che dovremo aspettare qui fino a quando Kozmotis non sarà tornato!? Ammesso che torni, ovviamente! Stupidi incompetenti! Lo sapevo che non mi sarei mai dovuto fidare di un branco di dilettanti... argh! >>
La creatura si sentì improvvisamente mancare il respiro. Un fatto piuttosto insolito, visto che aveva ormai abbandonato da tempo ogni bisogno mortale. Cadde in ginocchio... e, sollevando appena lo sguardo, vide Facilier con la mano destra avvolta attorno ad un medaglione familiare, lo stesso che, a detta sua, conteneva l’anima del sovrano.
<< Stai molto attento, Corny >> cinguettò lo stregone con finto fare serafico << Ti ricordo che questa nostra collaborazione è basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco. Perciò ti consiglio di ricomporti: avremo anche preso un evidente abbaglio, ma siamo, in ogni caso, dei professionisti nel nostro mestiere. Non sarà certo un problemino come questo a metterci i bastoni fra le ruote. Quindi mantieni la calma, e non pensare minimamente di mollarci qui. >>
L’ultima frase gli uscì in un sibilo di minaccia.
Cornelius lo fissò con odio, quasi sperasse che così facendo sarebbe riuscito a incenerirlo con lo sguardo. Poi, annuì lentamente e gracchiò: << Come desideri. >>
A quel punto, Facilier sorrise soddisfatto e allentò la presa sul manufatto, permettendo al Lich di rialzarsi.
Vader, rimasto ad osservare la scena in silenzio, scosse semplicemente la testa.
<< Questi bisticci sono fuori luogo. Abbiamo questioni molto più pressanti di cui preoccuparci. >>
La sua maschera scheletrica si rivolse alla proprietaria del castello.
<< Forse i nostri nemici ci stanno già cercando e dobbiamo organizzarci di conseguenza. Ho bisogno di conoscere i punti più vulnerabili di questa fortezza per preparare delle contromisure adeguate. >>
Lei annuì lentamente col capo. << Sarà un piacere assisterti in questo compito. >>
Batté piano il bastone per terra, prima di voltargli le spalle. << Seguimi. >>
Sebbene il Signore dei Sith non fosse abituato a prendere ordini – se non dal suo Maestro – decise di assecondare il tono della fata. Dopotutto, costei non era certo uno dei suoi sottoposti, né qualcuno che avrebbe potuto uccidere con un semplice movimento della mano.
Al contrario, era un essere il cui potere rivaleggiava probabilmente con il suo. E in quanto tale, poteva, perlomeno, tollerare un simile comportamento.
Mentre procedevano per i corridoi del castello, il cyborg si ritrovò a scrutare i suoi dintorni. Per certi versi, questo posto gli ricordava la sua fortezza su Mustafar. Anche se...
<< La manutenzione della vostra dimora lascia molto a desiderare, mia signora >> disse con la sua voce bassa e graffiante << Una carenza a cui dovreste rimediare. Dopotutto, l’efficienza di una fortezza è lo specchio del suo padrone. >>
Normalmente, l’Oscura Signora avrebbe incenerito nell’immediato chiunque avesse anche solo insinuato qualcosa del genere. Tuttavia, la fata era rimasta incuriosita dalla sua affermazione. D’altronde non molti osavano contestare la sua forza e potenza, e sin dall’inizio aveva chiaramente percepito l’incredibile portata del potere dell’uomo. Voleva vedere dove sarebbe andato a parare.
<< Vedi, caro… quando sei l’essere più potente e inarrestabile del tuo mondo, e non vi è nessuna minaccia in grado di resisterti, situazioni come questa sono inevitabili. >>
<< Qualcosa su cui posso concordare almeno in parte >> ammise Vader.
Dopotutto, lui stesso era diventato la forza più potente della sua galassia, seconda solo al suo padrone. E con il passare degli anni, il pensiero di poter incontrare avversari degni del suo tempo era pian piano sfumato in una fredda indifferenza.
Ciononostante, il suo periodo speso come generale nella Guerra dei Cloni gli aveva insegnato a non dare mai niente per scontato.
<< Esiste una linea sottile tra fiducia e arroganza. Il potere è, per sua stessa definizione, un concetto assai volubile. Perché per quanto qualcuno possa essere potente... esisterà sempre, da qualche parte o in futuro, qualcosa capace di superarlo. Noi possiamo solo cercare di mantenere il passo. >>
<< Per essere un umano, sembra che tu abbia acquisito una certa saggezza. Qualcosa che tutto sommato sono in grado di rispettare. >> Malefica accarezzò distrattamente la sfera del suo bastone con le dita, assumendo un’espressione riflessiva. << Anche se non posso fare a meno di percepire... un’esperienza recente, a seguito di questa dichiarazione. >>
Vader rimase in silenzio per qualche istante, accompagnato solo dal rumore del suo respiratore.
In passato, una semplice accusa sarebbe bastata per fargli distruggere quel posto da cima a fondo. Ma non ora, dopo aver passato gli ultimi cinque anni a rimuginare sugli eventi della sua ultima disfatta.
Il Signore Oscuro riuscì a mantenere sotto controllo la propria rabbia.
<< ... non hai torto >> disse, guardando la fata con la coda dell’occhio << Alcuni anni fa ho subito una deplorevole sconfitta. Nella mia arroganza, ho combattuto un avversario che già in passato era riuscito a ferirmi gravemente... e dopo averlo finalmente sconfitto, ho preferito prolungare le sue sofferenze, dandogli così la possibilità di contrattaccare. >>
Sentì un bruciore fantasma al viso, ove la spada di Obi-Wan Kenobi era riuscito a graffiarlo. Il ricordo della loro ultima battaglia era ancora fresco nella mente del cyborg, come una cicatrice indelebile... e francamente, Vader dubitava che se ne sarebbe mai andata, malgrado i suoi migliori sforzi di sopprimerlo.
<< Non commetterò più lo stesso errore >> sussurrò freddamente << La prossima volta che ci incontreremo... lo ucciderò senza esitazione. E per assicurarmene, ho passato gli ultimi cinque anni ad accrescere il mio potere. >>
<< Ah, il caro, vecchio, desiderio di rivalsa, di prolungare la sofferenza delle vittime e goderne. >>
Un sorriso ampio e crudele si era disegnato sul volto cinereo della Signora Oscura.
<< Comprendo bene. Ahimè, sono errori elementari e diffusi, quando si tratta di quelli come me e te. Vedi, è questo il bello del Multiverso! Per quanto le cose possano essere diverse tra i vari mondi, nessuna realtà può sfuggire alle regole fondamentali dell’eterno conflitto. Il tuo Lato Oscuro, e il potere che ne deriva... non sono altro che un modo diverso di chiamare il dominio del Male e delle Tenebre di cui io sono la Signora indiscussa. >>
Vader rilasciò uno sbuffo divertito... a cui seguì un lampo di sorpresa. Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui si era semplicemente goduto una conversazione con un altro essere vivente?
Di certo non mentre era in compagnia del suo Maestro: il loro rapporto si basava unicamente sull’odio reciproco e sull’inganno. Entrambi sapevano che, prima o poi, avrebbero cercato di uccidersi per il controllo della Galassia... un destino ormai inevitabile.
Ma con Malefica era diverso. Erano simili sotto molti aspetti... e questo lo metteva a disagio. Risvegliava in lui sensazioni che pensava di aver eliminato per sempre, quando aveva abbandonato l’identità di Anakin Skywalker.
Il suo primo pensiero fu di stroncare quella conversazione sul nascere. Allora... perché mai il Lato Oscuro lo stava incitando a continuare?
<< Eppure, a discapito di tutto ciò che siamo riusciti a realizzare, eccoci qui >> si ritrovò a dire << Due reietti trascinati in una guerra che non ci appartiene. E per cosa? Un desiderio, come bambini ancora pregni della loro innocenza. Non posso fare a meno di trovare il tutto estremamente ironico. >>
<< Al contrario, è esattamente appropriato, mio caro >> dichiarò la Signora di Ogni Male << Non vi è nulla di infantile e innocente in un desiderio. L’essenza stessa di un simile concetto è qualcosa di travolgente e profondo. Sogni, desideri, ambizioni... fa tutto parte della volontà, la forza estrema che gli esseri viventi adoperano per aggrapparsi alla vita che gli è stata concessa, e lo fanno con le unghie e con i denti. Se credi di non appartenere a tutto questo, non sei ancora entrato in pieno contatto con la tua natura oscura. >>
Le sopracciglia nere le si inarcarono. << E ciò mi lascia perplessa. Perché quando ci siamo ricongiunti, potevo chiaramente avvertire quanto stessi traboccando di pura tenebra. Ora invece, sembri quasi… sperduto. >>
Vader si fermò di colpo e assottigliò lo sguardo.
<< Stai forse mettendo in dubbio la mia fedeltà alla causa? >> domandò pericolosamente << Ti assicuro che non sarebbe saggio. Ho abbandonato da tempo il sentiero della luce. In me non esiste alcun conflitto. >>
<< Oh, non posso dire di riferirmi a quel tipo di conflitto. Altrimenti, me ne sarei già accorta da tempo >> dichiarò lei, con spiazzante franchezza << Hai avuto modo anche tu di scontrarti con qualcuno dei nostri nemici, non è così? Cos’è accaduto? >>
Ancora una volta, Vader rimase in silenzio per qualche istante.
<< La ragazza >> rispose, infine << La guerriera che porta il nome di She-Ra. La sua presenza nella Forza è... accecante. Così pura e incontaminata, più che in qualunque Jedi che abbia mai incontrato. >>
Abbassò lo sguardo sulla mano destra, stringendola a pugno.
<< Lei mi disturba. È un affronto a tutto ciò che ho cercato di distruggere da quando sono diventato un Sith. Mentre combattevo con lei... era come se qualcosa stesse cercando di strisciarmi nell’animo. Di cambiarmi... di soggiogarmi. Non ho mai provato niente di simile da quando... >>
Si fermò di colpo, come se si fosse accorto delle parole appena pronunciate e ne avesse avvertito, solo in quel momento, il peso che comportavano.
Per tutto lo scontro, era stato convinto di aver dominato su She-Ra, di averla menomata e ferita grazie alle proprie parole e al suo ricatto. Sì, l’aveva fatto, ovviamente… ma si stava rendendo conto che, nel profondo del suo cuore, lei l’aveva colpito allo stesso modo: non tanto forte quanto lui aveva fatto con lei, ma una piccola scintilla si era fatta strada dentro di lui. L’aveva sentito di nuovo… il richiamo della luce.
Così come gli era successo quando aveva rivisto e affrontato Ahsoka Tano, l’apprendista di Anakin Skywalker.
Malefica gli rifilò un lungo sguardo contemplativo, tale che per un istante, il Sith ebbe l’impressione che lei stesse cercando di scrutargli nell’animo.
<< Penso di capire >> dichiarò << Quando hai visto quella ragazza... quando si è rivelata a te, sprigionando tutto il suo potere... hai sentito come una scarica, vero? Una scarica inevitabile, una specie di istinto primigenio. In quel momento, non sentivi altro che la volontà di annientare, distruggere in ogni modo possibile quella ragazzina. Volevi provare un brivido… il brivido del massacro di una cosa così bella e perfetta, così piena di luce e positività. >>
Vader rifletté attentamente sulle parole della fata. Erano... sorprendentemente simili alla realtà dei fatti: non poteva dimenticare la sensazione di brama e furia che l’avevano invaso quando She-Ra gli si era rivelata.
<< È così. Suppongo tu abbia familiarità con una simile sensazione? >>
<< È la naturale predisposizione degli oscuri come noi >> gli rispose, in tono metodico << Lei è luce e tu sei oscurità. E l’oscurità è sempre destinata a inghiottire la luce. Con ogni mezzo. Per questo gli esseri come noi non sanno darsi pace… quando trovano la loro luce. Devono spegnerla a tutti i costi. >>
Poi annuì con fare deciso.
<< Anch’io ho avuto la mia. Una principessa con i capelli color dell’oro e le labbra rosse come una rosa. Ma, come puoi vedere... >>
Un ghigno orrido si materializzò sulle sue labbra, distruggendo per un istante la grazia mefistofelica e composta da lei ostentata.
<< Sono qui, davanti a te, perché sono trionfante. Potrei raccontare di come ho spento lei e coloro che la amavano. >>
Di colpo si ricompose, assumendo un’espressione più custodita.
<< Ma credo non sarebbe giusto nei tuoi confronti. Sarebbe invece splendido guidarti verso un’esperienza simile! Capisci cosa intendo? >>
Gli occhi e il suo sorriso candido si illuminarono, simili alle pupille e alle zanne di un gatto. Per qualche strana ragione, Vader si ritrovò ad osservare quel volto mellifluo più a lungo di quanto si aspettasse.
Il Lato Oscuro sembrò canticchiare dentro di lui, apparentemente deliziato dalle parole della fata. Questo lo metteva a disagio... ma lo intrigava al tempo stesso.
<< Mi hai dato molto a cui pensare >> disse, mentre rammentava la disperazione incisa sul volto della guerriera << Ma se davvero sei riuscita ad annientare coloro che si opponevano a te... mi chiedo a cosa mai potrebbe servirti un desiderio. Sembra che tu abbia già ottenuto tutto quello che volevi. >>
Un piccolo ma deciso suono tonante squarciò l’aria. Dopo qualche istante, il Sith si rese conto trattarsi di lei: stava ridacchiando. Era come osservare e sentire una roccia ridursi in polvere di colpo: era uno spettacolo a tratti sconvolgente, a tratti affascinante.
<< Credo che per oggi tu abbia avuto nozioni sufficienti con cui far lavorare la tua bella testolina, mio caro >> dichiarò, non mancando di regalargli il suo sorrisetto derisorio ma che, stranamente, in quel frangente, non sembrava del tutto maligno << Abbiamo ancora delle difese da perfezionare, dopotutto. Ora spetta a te rendermi partecipe delle tue conoscenze. >>
E, detto questo, infilò una mano attorno al braccio del Sith e cominciò a condurlo più a fondo nel castello. Vader fu inizialmente sorpreso da un simile gesto, ma scelse di non opporsi.
Mentre procedeva in compagnia della fata, il canto del Lato Oscuro divenne ancora più forte.
 
                                                                                                                             * * *
 
In un altro universo...

Nell’istante in cui mese fuori piede dal portale, Edalyn si ritrovò immersa nell’odore familiare di cenere e sangue, una fragranza piuttosto facile da trovare nelle Isole Bollenti in cui era cresciuta, oppure sui campi di battaglia che aveva visitato nel corso della sua carriera di agente.
Ma quando mise a fuoco i suoi dintorni, scoprì che lei e il resto dei Phantoms non erano finiti su un terreno di guerra… bensì in una semplice risaia, benché le sue limpide acque non rispecchiassero un cielo azzurro e idilliaco. Questo perché la volta sovrastante era ricoperta di nubi nero pece, da cui scivolavano occasionalmente brandelli di cenere.
I raggi del sole le attraversavano a mala pena, dipingendo il paesaggio circostanze di tonalità rosse e arancioni. In effetti, sembrava decisamente il panorama reduce di una battaglia, o forse di qualche incendio, sebbene la vegetazione attorno a loro fosse piuttosto rigogliosa.
<< Va bene, tigrotta, stiamo per sconfinare sul tuo tappeto erboso >> disse mentre si rivolgeva a Tigre << La domanda che ora sorge spontanea è… che cosa dobbiamo aspettarci? >>
La felina si incupì. << È passato molto tempo dall’ultima volta... ma non ho motivo di credere che le cose siano migliorate. Quello che affronteremo è un’astuta mente perversa. Se Cold vi sembrava un folle senza redini, Lord Shen è un folle fin troppo razionale. Per certi versi, è anche più pericoloso. Non ha pietà per niente e per nessuno! >>
Prese un respiro profondo.
<< Restiamo uniti e teniamo un profilo basso. E teniamoci lontani dai lupi con un simbolo rosso sulla spalla! Sono la sua guardia. Non deve sapere che siamo qui... o almeno, non ancora. >>
Un lampo pericoloso le passò negli occhi gialli.
Adora corrucciò la fronte.
<< Se davvero questo Shen ha ottenuto i poteri da un frammento del Graal, è logico pensare che ne sia ancora in possesso. Voglio dire, se avessi un’arma di tale potere... be’, me la terrei bella stretta >> disse, mentre indicava la propria spada << So che è passato molto tempo, ma ricordi dove fosse la sua base? Immagino che ne avesse una, no? I conquistatori con manie di grandezza ce l’hanno sempre. >>
Accanto a lei, Stitch annuì con un grugnito d’accordo, memore di tutte quelle volte in cui il Dottor Jacques Von Hämsterviel lo aveva catturato, per poi portarlo nel suo cosiddetto “Covo del Male”.
<< Se non l’ha cambiata nel tempo, deve trovarsi nella città di Gongmen, la sua patria natale. >> Tigre si guardò intorno. << Non ho memoria di questo posto. Tutto è diventato così... così... >>
<< Tenebroso >> le completò la frase Adora, stringendosi nelle spalle: anche lei avvertiva nell’aria pulsazioni negative << Potremo cercare in giro e vedere se ci sono delle persone a cui chiedere come arrivare a Gongmen. Cosa ne pensate? >>
<< La trovo una buona idea >> convenne Eda << Forse potremmo cominciare da laggiù. >>
I Phantoms si voltarono all’unisono per osservare il punto che stava indicando... e allora scoprirono che alcune delle nuvole grigio cenere si stavano effettivamente innalzando da una piccola foresta di bambù che confinava con la risaia.
<< Eccovi alcune ipotesi >> riprese la strega, assottigliando lo sguardo << O stanno facendo la più grande grigliata del mondo... oppure... >>
Di scatto, Tigre si acquattò sulle quattro zampe, tese il naso e le vibrisse verso il cielo.D’istinto, ruggì e scattò in avanti, correndo in quella direzione.
<< Tigre! >> gridò Adora, colta di sorpresa << Dannazione, Tigre! Aspetta! >>
Subito, anche Stitch le corse dietro... o meglio, si ficcò le zampe in gola, si appallottolò e cominciò a rotolare sulle orme lasciate dalla felide, com’era solito fare ogni qualvolta si spostava su lunghe distanze.
<< Stitch, no! Urgh, cos’è questa improvvisa tendenza a correre di petto contro un potenziale pericolo. Eda, dobbiamo... >>
Nel momento in cui la ragazza si rivolse alla strega, scoprì che anche lei era corsa all’inseguimento dei due.
<< Ovviamente >> borbottò << Perché mi sorprendo? >>
Con un sospiro rassegnato, cominciò a seguire il gruppo.

                                                                                                                     * * *

Ben presto, la custode della Spada del Potere capì che cosa aveva attirato l’attenzione dei suoi compagni.
Dinnanzi a loro si stagliava un villaggio  dallo stile orientale, probabilmente della Cina medievale o un periodo più vicino. Solo che non era abitato da esseri umani… ma animali antropomorfi di varia natura, perlopiù mammiferi: insomma, si vedeva chiaramente che quello era il mondo di Tigre.
Certo, l’avrebbe volentieri visitato in un momento meno critico. Alcune case erano state assalite e bruciate: le fiamme ancora ardevano, artefici del fumo che avevano osservato in precedenza.
Un branco di lupi stava spintonando a forza gli abitanti, fino a radunarli in una piccola piazzetta al centro dell’abitazione. Avevano armature e un pezzo di stoffa sulla spalla, con un misterioso simbolo simile ad un sole dai raggi ondeggianti.
Erano senz’altro la guardia di Shen. Li avevano trovati prima del tempo.
<< Immagino che quei brutti ceffi siano i soldati di cui stavi parlando >> sussurrò, acquattandosi accanto ai propri compagni dopo averli individuati.
<< Io li trovo piuttosto adorabili >> disse Eda, con gli occhi che le brillavano << Quello con un occhio solo mi ricorda una versione un po’ più grande di King. Quanto vorrei portarmene uno a casa per spupazzarlo un po’... ahi! Va bene, va bene, non essere geloso, stavo solo scherzando! >>
Stitch tirò indietro le fauci dopo averle morso la spalla, sollevò il mento ed emise un ringhio basso, gli occhi assottigliati. Non era chiaro se si fosse davvero ingelosito, o se in realtà le avesse intimato, intelligentemente, il silenzio. Sia Tigre che Adora convennero infine per entrambe le cose: l’alieno era particolarmente volubile, ma non stupido.
Il lupo osservato da Edalyn  abbaiava gli ordini agli altri suoi compagni, lasciando ad intendere fosse una specie di generale.
<< Quest’oggi, voi sacchi di carne… >> disse con voce profonda <<  avete cospirato, truffato, mentito e sobillato. Portate insegne del kung fu, proteggete fuorilegge e insozzate il grande nome del nostro Signore! Dovrei farvi strappare la carne pezzo per pezzo, qui ed ora! >>
Eppure, assunse un’espressione più custodita e fece un passo indietro.
<< Ma la Fenice è la redenzione, la rinascita e la devozione. Sarà lui stesso... a giudicare voi infedeli. >>

Track 14: https://www.youtube.com/watch?v=ABFby6fJMnY
 
All’improvviso, il villaggio sprofondò in un silenzio di tomba. L’aria sembrò farsi più pesante e l’oscurità della volta cominciò ad immergere le abitazioni circostanti in una cupa ombra, come se una forza sconosciuta vi avesse gettato sopra un velo invisibile. Poi, un clangore metallico risuonò al di là di una capanna. Un suono ritmato e familiare... uno che Tigre conosceva anche troppo bene.
Dapprima, i Phantoms videro solo una pallida sagoma che fuoriusciva dalle nubi di fumo. E i contorni di quella forma indistinta divennero man mano sempre più definiti, fino a rivelare l’esile figura di un pavone albino.
Era alto quanto il lupo e indossava una lunga tonaca in argento, ricoperta di rifiniture fiammeggianti di un rosso acceso. Ma ciò che catturò davvero l’attenzione del resto dei Phantoms... furono i suoi occhi del colore del sangue, freddi e calcolatori... tanto intensi da risplendere nella cupa ombra dell’incendio. Erano decisamente inquietanti.
La creatura si fece avanti con passo lento e misurato, senza mai distogliere lo sguardo dal gruppo di villeggianti. Infine, si fermò accanto al lupo sfregiato.
<< Quanti ne avete catturati? >> gli chiese con una voce stranamente elegante, quasi suadente.
Contrariamente ad ogni buon senso, l’istinto animale di Stitch si risvegliò, come un cane che percepiva l’imminente pericolo, e cominciò a ringhiare come un dannato: Eda dovette acchiapparlo e tappargli con le braccia il muso.
<< Zitto! Vuoi farci scoprire!? Maledizione! >>
<< Ssst! >>
Adora era a dir poco terrificata. Adesso comprendeva l’enorme tormento dell’amica felide: quell’essere emanava la stessa pericolosità e oscurità di Hordak e Vader.!
<< Questa è un’occasione speciale, mio signore >> rispose il Capo Lupo, scuotendo la pelliccia << A quanto pare, un intero villaggio di abitanti è colpevole. Saranno in cento, ad essere generosi. Bambini compresi, per complicità. >>
A Tigre sfuggì un ringhio basso e il suo corpo iniziò a tremare convulsamente, mentre una scarica dorata la attraversava da capo a coda. Adora pregò il cielo che Shen non avesse il potere di percepire l’energia altrui, proprio come lei.
Nel mentre, gli occhi scarlatti del pavone tornarono sui villeggianti.
<< Ma davvero? >> disse, con tono apparentemente sorpreso << Un intero villaggio di sobillatori? Che triste, triste notizia... dico davvero! Mi si spezza al cuore al solo pensiero. >>
Scosse la testa e fece alcuni passi avanti.
<< Ricordo quando mio padre mi portò per la prima volta a visitare le risaie di Gongmen. Ero rimasto abbagliato dalla dedizione di coloro che si occupavano di queste terre! Passavano intere giornate sotto il sole cocente a raccogliere piccoli chicchi dall’acqua, senza mai lamentarsi. Invece, adoravano cantare. >>
Rivolse ad una piccola antilope un sorriso quasi benigno.
<< Tu hai mai sentito i coltivatori di riso cantare, bambino? >> gli chiese gentilmente.
Il cucciolo era assolutamente terrorizzato. Dopo alcuni istanti, riuscì in qualche modo ad articolare una risposta.
<< S... s-sì... >>
Borbottò qualcosa sottovoce che suonava come un “però” lasciato in sospeso, ma il pavone lo sentì lo stesso.
<< Però cosa? >>
Il piccolo deglutì, con espressione colpevole in volto. << Però non li sento più... da q-quando... ci s-siete... v-voi. >>
Il pavone annuì in conferma. << Ah, ma pensa un po’... è proprio così! >> esclamò, gli occhi ora illuminati da un inquietante luccichio << Il che mi fa chiedere... perché mai? >>
Tornò a guardare il gruppo di villeggianti.
<< Non mi sono forse dimostrato un sovrano giusto e benigno? Non ho forse condotto la Cina verso una nuova era tecnologica? Ora siamo la nazione più potente del mondo! Gli altri regni tremano al solo pensiero di combatterci... e quelli che vogliono essere nostri alleati si spintonano a vicenda come infanti per guadagnare il nostro favore. La Cina non è mai stata più prospera! >>
L’espressione sul volto dell’uccello si fece improvvisamente affilata.
<< Quindi... perché i miei sudditi continuano a tradirmi? Perché affidano i loro cuori a coloro che li hanno delusi e abbandonati? A quei disgustosi guerrieri kung fu? >>
Quando nessuno dei villeggianti osò aprire bocca, aggiunse: << Non è una domanda retorica. Rispondete! >>
Tigre non ce la faceva più. Ogni muscolo del suo corpo fremeva, l’adrenalina le pompava il sangue al cervello. Ma intervenire non sarebbe stato saggio, sarebbe stato stupido, sarebbe…
<< Nessuno ha voglia di parlare? >> La voce di Shen, interruppe il suo flusso di pensieri, trafiggendole le orecchie << Molto bene... >>
All’improvviso, la zampa piumata del pavone scatto in avanti e afferrò un maiale per il collo, sollevandolo da terra. E prima che il contadino potesse anche solo urlare, una lama d’argento cominciò a premergli contro la gola.
<< Forse questo vi scioglierà la lingua >> sibilò il tiranno, mentre i villeggianti cominciavano a piagnucolare e implorare pietà.
<< Tigre, NO! >>
La voce di Adora le giunse lontana come un eco. Le sue zampe avevano compiuto il balzo prima ancora di registrare il movimento direttamente nel cervello.
Strinse i pugni anteriori e li caricò di energia, per poi convergerla nel terreno non appena atterrò con perizia ferina. Un piccolo squarcio si allargò sotto Shen e lo fece barcollare, quel tanto che bastava per fargli perdere la presa sul povero malcapitato suino, che procedette a tornare in mezzo alla folla.
<< Davvero!? Ti stai ancora domandando perché ti odiano!? >> sibilò Tigre, scattando rapidamente in piedi per ritrovare l’equilibrio, perso a causa del contraccolpo.
Il tempo parve fermarsi. Come a rallentatore, gli occhi di ogni singolo animale presente nella radura si spalancarono come piatti, in riconoscimento all’identità di colei che aveva appena messo zampa nel villaggio.
Shen compì un istintivo passo indietro, quasi fosse stato schiaffeggiato da una forza invisibile. Le sue pupille vermiglie erano dilatate, il becco era leggermente spalancato ed era come se il respiro gli si fosse fermato in gola.
<< Non è possibile >> sussurrò << Sei davvero tu? >>
<< È proprio lei! >> gracchiò il maiale che un attimo prima aveva avuto tra le zampe << Tigre dei Cinque Ciclo-... ugh! >>
La lama del pavone affondò nella sua gola prima che potesse terminare la frase. A nulla valse il muro animale che lo proteggeva, la mira del maligno era pressoché infallibile e non risparmiava nessuno: i paesani guadagnarono qualche ferita per aver osato proteggere il loro compagno.
Lo sguardo giallo di Tigre era contenuto, ma non poté evitare di sbattere forte le palpebre di fronte a quell’azione. Dentro di sé, aveva urlato: non aveva salvato quel povero contadino come sperava, e per di più sapeva di aver appena fatto un errore madornale.
Ma oramai non poteva più tornare indietro… e in cuor suo sapeva che, a prescindere, non avrebbe mai potuto lasciare che quegli innocenti venissero massacrati.
Si concentrò sulla rabbia e sul disprezzo che provava per il mostro responsabile.
<< Odi il mio nome al punto che non puoi permettere a nessuno di pronunciarlo? Oppure hai semplicemente sperato che fossi solo un ricordo? >>
Sperava di prendere tempo e pensare ad un piano, continuando a parlare con tale fierezza. Dovette fare del suo meglio per non riesumare il ricordo di Po che faceva la stessa cosa, con la sua personalità allegra, giocosa e, a tratti, un po’ tocca. Lei non era espansiva come lui, ma non le era sconosciuta l’arte del temporeggiare, proprio perché l’aveva imparata dal suo migliore amico.
Il becco del pavone si piegò in un sorriso al limite tra il cortese e l’estasiato.
<< Ah, Tigre... mia cara Tigre... >>
Fece un passo verso di lei, mentre roteava il coltello macchiato di sangue tra le piume.
<< Perché mai dovrei provare gioia al pensiero della tua scomparsa? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme... >> Scosse la testa. << No, no, no... tu meritavi molto di più. Un’esecuzione plateale, degna del tuo rango! O forse qualcosa di più personale? Non preoccuparti, avremo modo di discuterne più a fondo una volta che sarai in ginocchio. >>
<< Lascia andare questa gente >> replicò lei, a denti stretti << e allontana le tue guardie. È una cosa tra me e te. >>
Shen la fissò con apparentemente sorpresa.
<< Oh... vuoi che allontani le mie guardie? Potevi dirlo subito! >>
Puntò un’ala verso di lei.
<< Prendetela >> ordinò freddamente. Una frazione di secondo dopo, il gruppo di lupi partì alla carica.

Track 15: https://www.youtube.com/watch?v=v8TDS5zFAg8


Tigre strizzò gli occhi e caricò i pugni di energia, portando i gomiti prima all’indietro e poi direttamente in avanti non appena la manciata di lupi le fu addosso: un’onda invisibile scaturì dalle nocche e li colpì in pieno, sbalzandoli. Alcuni, fra cui il Capo Lupo, riuscirono a resistere impuntando i piedi e semplicemente barcollando, sballottati, altri furono spazzati lontano.
I rimanenti – almeno in tre – procedettero di nuovo ad attaccarla. Colpì il primo dritto alle zampe, sbilanciandolo, il secondo fu sul punto di abbatterlo con un colpo, per poi accorgersi che le stava facendo una finta: alle sue spalle, il Capo Lupo caricò un colpo con la lama… ma ecco che la felide scartò di lato con una capriola, intercettando l’ennesimo assalto.
Stavolta si sbarazzò facilmente del secondo lupo, mentre il Capo la costrinse in una difesa serrata e rapida, intrisa di lampi d’oro scaturiti dalle proprie zampe.
C’era qualcosa di particolare nei suoi movimenti e nella sua spada. Forse Shen l’aveva potenziato con un po’ del suo arcano potere, quel tanto che bastava per fare capire alla gente comune che scherzare con le sue guardie non conveniva.
Allora la felina cambiò tattica; invece di attaccarlo frontalmente, caricò il pugno di energia e colpì nuovamente il terreno. E questa volta, i suoi occhi si illuminarono d’oro, così come la crepa nel terreno.
Lo squarcio creatosi fu tale da farci cadere dentro l’avversario, mettendolo momentaneamente fuori gioco.
Da lontano, Shen osservò lo svolgersi del massacro con uno sguardo impassibile, per poi sospirare stancamente.
<< Sai una cosa? In prospettiva, me lo sarei dovuto aspettare >> disse con un roteare degli occhi << Povero me… mi tocca sempre fare tutto da solo. >>
Dalla manica della veste scivolò una corta asta metallica. E nell’istante in cui le piume del volatile si strinsero attorno ad essa, ecco che il bastone risuonò di un acuto schiocco meccanico, diventando una lancia argentata in piena regola.

Track 16: https://www.youtube.com/watch?v=0wfiKETWQfQ&t=26s
 
Tigre si mise in posizione, mentre Shen arricciava il becco in un sorriso predatorio. Al contempo, una patina di fuoco cominciò a ricoprire l’arma dalla punta della lama fino all’estremità opposta del manico, illuminandola di un intenso bagliore rossastro.
Gli occhi di Tigre si strinsero minacciosamente.  Anni orsono, era rimasta scioccata e timorosa dei misteriosi poteri ottenuti dal sovrano di Gongmean… ma ora? Ora conosceva la loro origine.
Quell’arcano potere non era altro che una promulgazione dello stesso artefatto che stavano cercando: il Graal. E ora che ne comprendeva la natura… aveva una possibilità di contrastarlo! E per il momento, questo le bastava.
<< Capiti al momento giusto, mia cara Tigre >> disse il pavone, con tono mellifluo << Era da parecchio tempo che desideravo mettermi alla prova con un avversario degno del mio tempo. Gli altri maestri kung fu sono diventati troppo facili da uccidere! Ormai non c’è più alcun gusto nel combatterli. >>
<< Tu, ignobile, spregevole, assassino codardo >> sibilò la felina, implacabile << Sarai costretto in ginocchio ad implorare il perdono ad ognuno di loro, e agli innocenti che hai massacrato con il tuo sporco potere. >>
Shen ridacchiò, quasi fosse deliziato dalle parole della felide.
<< Potrebbe volerci un po’, Maestra Tigre. Ho ucciso e massacrato molti dei tuoi cosiddetti “innocenti”... così tanti da dimenticare i loro nomi. >>
Si portò un’ala al becco e cominciò a strofinarselo, gli occhi illuminati da un bizzarro luccichio.
<< Oh, ma uno me lo ricordo bene. Com’è che si chiamava? Ping? No, qualcosa di più patetico... Pen... no, c’è l’ho sulla punta della lingua... oh, sì! >>
Le sue pupille rosso sangue parvero prendere fuoco.
<< Po... il vostro amato Guerriero Dragone! Personalmente, ho sempre trovato un simile titolo assolutamente ridicolo... >>
Un tremendo ruggito scosse l’aria.
Adora - mentre Eda era impegnata a trattenere Stitch - era scesa lungo la piana con l’intenzione di aiutare la compagna. Aveva seguito solo a stento la conversazione tra i due avversari… ma proprio mentre si era portata a distanza di supporto, fu costretta a tapparsi le orecchie e a cercare di restare in equilibrio. Eppure, nemmeno così riuscì ad evitare la sensazione di angoscia e ansia che quell’eco bestiale le aveva provocato.
Quando terminò, un lampo d’oro le balenò davanti agli occhi, così passò a coprirsi pure quelli. Cercò di guardare attraverso le dita, ma riuscì solo a distinguere le strisce nere e arancioni della sua amica - avvolte in quel turbinio luminoso - che si scagliavano contro la macchia bianca e rossa che era Shen.
Da parte sua, il pavone era ora circondato da una tempesta di fiamme. Fuoco e luce si scontrarono in un turbinio di scintille, carbonizzando il terreno circostante e facendo crollare alcune della capanne vicine.
Sorrise estatico, mentre la sua lancia si scontrava ripetutamente contro il pugno dell’avversaria, senza incrinarsi di un millimetro come normalmente avrebbe dovuto fare.
<< Lo senti questo calore, Tigre? >> sussurrò perfidamente << Sappi che è solo una minuscola porzione di ciò che ha sentito il tuo caro Po... prima che lo riducessi ad uno scheletro fumante. Vuoi sapere quale destino ho riservato alle sue ossa? >>
Lei ruggì più forte, furibonda, e aumentò il flusso degli attacchi. Ma presto si rese conto che qualcosa non andava: i suoi movimenti erano quasi meccanici, istintivi, come se non potesse fermarsi.
Maledizione, doveva fare più di così!  Se voleva batterlo, non poteva risparmiarsi.
Voleva la guerra? Voleva torturarla con quanto aveva fatto a Po? Bene, gliel’avrebbe fatta vedere!
Allora perché il chi non le rispondeva, dannazione!? I suoi attacchi non potevano essere così limitati, gli insegnamenti dei panda non potevano risultare vani!
Quando quel pensiero la raggiunse, si rese anche conto in quale terribile trappola si fosse  messa da sola. Tutto cominciò ad avere un senso.
Non si poteva usare il chi con tanta veemenza! Era un potere di disciplina ed equilibrio, funzionava bilanciando le emozioni, senza mai reprimerle, ma senza nemmeno farsi trascinare da esse. Per tutti gli dèi, che cosa stava facendo? Combattere alla cieca non era il suo stile! Ma… era così arrabbiata…
Quasi avesse scorto i suoi pensieri, Shen sorrise famelico e si scanso di lato con un rapido movimento della coda a ventaglio.
Per un attimo, la visione della felina fu invasa dal vortice di fiamme che lo circondava. Cadde in avanti per lo slancio... e fu allora che il pavone la colpì violentemente con il manico della lancia, inchiodandola a terra.
L’impatto fu talmente forte da provocare un piccolo cratere nella piazza del villaggio, a cui seguì una colonna di fuoco scarlatto. Tigre cercò di ignorare il dolore bruciante, ma con il passare del tempo scoprì che stava diventando troppo forte da sopportare.
Poi... tutto cessò, e allora sentì una zampa metallica che l’afferrava per il collo. Dopo essere stata girata sulla schiena, si ritrovò ancora una volta a fissare le pupille scarlatte del suo avversario.
<< Cosa pensavi che sarebbe successo? >> le sussurrò questi, con tono quasi gentile << Che avresti combattuto coraggiosamente l’assassino dei tuoi compagni e vendicato il loro nome? Vivi ancora nel mondo delle leggende, mia cara... ma questa è la vita reale. Non c’è posto per coraggio e compassione! L’unica cosa che conta davvero... >> Alzò un’ala e la strinse a pugno, illuminandola di fuoco << ...è il potere. E in un tempo lontano, tu eri certamente una guerriera potente! Ma ora? Vedo solo una tigre caduta in disgrazia... arrabbiata e sola. >>
<< Lei non è più da sola! >>
Era la voce di una ragazzina, ma qualcosa nel suo tono spinse il diabolico pavone a voltare lo sguardo, spinto a metà fra la curiosità e la stizza: c’era forse qualche stupida popolana fra i ribelli che voleva compiere l’insano gesto? In quel caso, sarebbe stato più che felice di darle il ben servito.
Non ebbe il tempo di registrare la sua interlocutrice a fondo… ma quando la vide, scoprì che si trattava di una specie di scimmia dalla pelle nuda, il cui unico segno di pelliccia era limitato alla testa, mingherlina e dotata di spada.
La sollevò verso il cielo, declamando a gran voce: << Per l’onore di Grayskull! Io sono She-Ra! >>
A quel punto, si sprigionò un altro lampo di luce, assai diverso da quello di Tigre. Questo era bianco e accecante: per Shen fu come osservare il sole stesso. Poi, tutto cessò… She-Ra apparve al centro della piazzola.
Ella non perse tempo e si scagliò contro il pavone, liberando con un fendente la felina dalla sua morsa, e poi si girò a fronteggiarlo. Angelica, lucente, imponente: ogni volta che si trasformava, Adora era sempre apparsa a Tigre come una dea della guerra. Ma avrebbe saputo contrastare Shen? C’era solo un modo per scoprirlo.
<< Se cerchi il potere, mostro… >> dichiarò la Principessa del Potere, sollevando la spada ritta << ne ho da vendere. >>
Il pavone osservò la nuova arrivata con un’espressione a metà tra lo scioccato e il curioso.
<< E tu... quale razza di creatura potresti mai essere? >> borbottò meravigliato << Un Gibbone senza peli? O forse una specie di demone? >>
<< Tu cosa credi che io sia, pavone? >> replicò la guerriera, con un sorrisetto di bonaria autoironia << Mi chiamano la Principessa del Potere. Quanto al demone… non hai che da guardarti allo specchio! >>
Nel mentre, Tigre si risollevò lentamente sulle ginocchia. Era spossata, ma più di ogni cosa si sentiva mortificata per aver perso il controllo in quel modo. E adesso era anche preoccupata, perché una dei suoi amici era intervenuta per salvarla, qualcosa che aveva cercato di evitare dall’inizio della battaglia. Ma forse, con Adora al suo fianco… aveva la possibilità di vincere!
Entrambe si lanciarono contro il pavone, mentre questi evocava un’enorme cupola di fiamme. I rispettivi attacchi si scontrarono violentemente contro la protezione, generando un forte GONG! e sprigionando un’altra nube di scintille tutt’attorno.
Silenziosamente, Eda e Stitch approfittarono dello stallo per portarsi dietro al gruppo di prigionieri.
<< Non so voi, ma penso che dovreste andarvene il più in fretta possibile >> sussurrò la strega all’orecchio di una capra.
Questa si voltò sorpresa. << Sì, credo sia una buona ide-…!>>
Si bloccò di colpo alla vista della strana coppia di creature che avevano appena preso posto dietro di lei.
La sua reazione fu presto imitata anche dagli altri villeggianti. Non avevano mai visto niente di simile!
Eda inarcò un sopracciglio. << Volete fissarci imbambolati tutta la notte o cercherete di salvarvi la pelle? >>
Come risvegliatisi da un sogno ad occhi aperti, gli animali antropomorfi sussultarono e annuirono all’unisono, per poi cominciare a seguire i loro bizzarri salvatori.
Nel frattempo, l’assalto di She-Ra e Tigre era finalmente riuscito a sfondare la barriera del loro avversario. Questi si spostò di lato per evitare il pugno della felide, poi evocò una spada di fuoco tra le ali e incalzò quella dell’umana.
<< Cos’è una principessa… al cospetto di un’Imperatore? >> sussurrò, mentre aumentava l’intensità delle fiamme.
Gli occhi di Adora si spalancarono sorpresi, sentendo la pelle ustionarsi malgrado fosse ricoperta di energia magica. Quel fuoco doveva essere più caldo della lava!
Cominciò a retrocedere, e allora Tigre tentò un assalto alle spalle. Senza nemmeno girare la testa, Shen liberò un’ala e la usò per evocare uno scudo a ventaglio, intercettando il colpo.
Per il prossimo minuto, i tre combattenti presero a tempestarsi di attacchi come se ormai non potessero più fare altro. Il villaggio si stava pian piano trasformando in una vera e propria zona di guerra… e presto delle sue abitazioni non sarebbe rimasto altro che cenere.
All’improvviso, Shen trasformò lo scudo in una frusta e la usò per afferrare Tigre all’altezza dello sterno. La felide sibilò dolorante al contatto con il fuoco… ma prima che potesse anche solo provare a liberarsi, ecco che il pavone la tirò con forza, scaraventandola contro la capanna più vicina. Poi si voltò di scatto, intercettando l’ennesimo colpo ad opera di She-Ra.
<< Sei certamente potente, giovanotta >> si complimentò, le labbra arricciate in un sorriso predatorio << e lo sono anche io. Ma sai qual è la differenza tra noi? >>
Adora strinse gli occhi… e sentì qualcosa pungerla all’altezza del collo.
<< Io baro >> sussurrò Shen, facendo qualche passo indietro.
Lentamente, la guerriera abbassò lo sguardo… e scorse una specie di dardo piumato conficcato nella sua pelle.
Se le circostanze fossero state diverse, una simile arma non sarebbe mai stata in grado di scalfirla. Sfortunatamente, la battaglia contro Darth Vader aveva prosciugato gran parte della sua energia magica, rendendola molto più vulnerabile non solo agli oggetti appuntiti e contundenti… ma anche ai veleni o alle sostanze nocive.
Cominciò a sentirsi sempre più stanca. Aveva difficoltà a tenere gli occhi aperti e il mondo attorno a era diventato un tripudio di colori e immagini bizzarre.
Vi fu un lampo di luce e il suo corpo tornò quello di una semplice adolescente. Quando crollò a terra, ebbe giusto il tempo di girare la testa quel tanto che bastava per scorgere il lupo mono-occhio al servizio di Shen, con le zampe che stringevano una specie di cerbottana.
Il pavone sorrise soddisfatto.
Sentì uno scricchiolare alle sue spalle e si voltò per intercettare l’ennesimo pugno di Tigre. Anche senza l’uso del chi, quegli arti pelosi sarebbero stati più che sufficienti per spezzare la spina dorsale dei guerrieri più forti… eppure Shen lo aveva fermato come se niente fosse!
Gli occhi della felide incontrarono quelli dell’avversario, fissandolo con odio. Ma prima che potesse allontanarsi, ecco che un totale di tre dardi le si conficcarono nel corpo, facendola crollare a terra.
Shen la toccò con gli artigli delle zampe, per assicurarsi che fosse davvero svenuta.
<< Dormi bene, gattina >> sogghignò << Non vedo l’ora di conoscere gli eventi che ti hanno portato fino a me. >>
Si rivolse ai lupi ancora coscienti.
<< Legatele per bene! Torniamo a palazzo! >>
Subito, gli animali ulularono all’unisono e cominciarono a legare i corpi delle due Time Warriors.
Poco lontano, nascosti tra le canne di bambù che circondavano il villaggio, Eda e Stitch poterono solo osservare lo svolgersi della scena con sguardi impotenti e preoccupati.
<< Ok… questo non va affatto bene. >>



No, per nulla.
La situazione per i nostri eroi si fa sempre più difficile, mentre i cattivi cominciano a riorganizzarsi.
E che fine hanno fatto Cold, Elsa, Merida e Jim? Nel prossimo capitolo torneremo anche da loro!
Come vi è sembrata la nostra resa di Shen? Si tratta di un personaggio a cui siamo molto legati, quindi ci teniamo particolarmente. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Before the storm ***


Eccovi un nuovissimo capitolo. Buona lettura!



Capitolo 10 – Before the storm

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"Did you say, "Please, just follow me"?
I thought you wanted me
'Cause I want you all to myself
I can try and suck it up
I just can't suck it up
Make me feel like someone else..."

Marianas Trench - All To Myself


Tigre non aprì subito gli occhi. In parte perché tutto il suo corpo era irrigidito e avvinto da profonde fitte di dolore, in parte perché intendeva analizzare la situazione a carte coperte.
Si concentrò intensamente, e l’ambiente attorno a sé -attraverso il nero delle palpebre serrate- le rivelò la sua composizione per mezzo di una rete di linee dorate… il chi che scorreva in ogni essere vivente della Terra.
Una grande sala, dall’altissimo soffitto, circondata da… lupi. Più di mille, poteva sentire i loro cuori e i loro respiri sovrapporsi. Fu costretta ad ignorarli per non rischiare un mal di testa, e così si accorse che avevano tutti una balestra, puntata su di lei.
Procedette ad analizzare il proprio corpo. Le zampe le erano state dolorosamente spalancate ai lati, i polsi intrappolati nei ceppi di catene. I muscoli erano tesi fino allo stiramento, stimolati dai massi giganti sospesi nel vuoto. Era costretta sulle ginocchia, con metà busto pressato da un peso che la stringeva in una morsa dal collo fino ai fianchi. Doveva essere qualcosa fatto di metallo, provvisto di serratura e… attraversato da aghi. Dannati aghi sottili che le si conficcavano dritti nella pelle.
Punti di ago-pressione. Come quelli che avevano incatenato Tai Lung, molto tempo fa. Finalmente capì come era stata imprigionata, e soprattutto dove si trovava.
<< So che sei sveglia. >>
La silhouette di Lord Shen sembrò apparire di colpo, come dal nulla, nel buio dei suoi occhi serrati. Era di un oro accecante, e brillava. La voce le giunse alle orecchie come un ronzio fastidioso, ma ugualmente comprensibile.
La felina si ostinò a restare in silenzio e ad occhi chiusi, per qualche istante, soppesando quelle parole. Infine, decise di spalancare le palpebre, solo per rifilargli lo stesso identico sguardo con cui era abituata a fissarlo: pieno di odio e disprezzo.
Lo scrutò a lungo, prima di proferire parola a sua volta.
<< Dov’è She-Ra? >>
L’imperatore le sorrise mellifluo.
<< Dove dovrebbe essere una creatura interessante come lei >> rispose con quella sua voce colta e suadente << In un luogo dove nessuno oserà farle del male... senza il mio esplicito consenso, naturalmente. >>
Inclinò la testa, gli occhi pieni di curiosità infantile.
<< Sai che dopo essere svenuta si è ridotta in dimensioni, ed è cambiata d’aspetto? Incredibile! Dove sei riuscita a trovare un’alleata del genere? Mi piacerebbe molto visitare la sua terra d’origine. >>
<< Così da portare altrove la tua indole distruttiva e sadica? >> gli rispose lei, storcendo il muso << Non credo proprio. E non pensare di provarci con la mia amica, so per certo che non le strapperai alcuna informazione. E di certo…. non la strapperai a me. >>
Dietro di lei, la coda le si rizzò, in tensione. Notando quel movimento, il pavone assottigliò lo sguardo.
<< Non esserne così sicura, gattina. Dopotutto... abbiamo ancora tutta la notte per noi. E ti assicuro che fino alla prossima alba non te ne andrai da nessuna parte. >>
<< Non permetterti di chiamarmi così, infido verme alato su due stecchi. >>
<< Vedo che la tua lingua tagliente non perde mai un colpo, nonostante la pessima situazione in cui ti trovi. >>
Shen si fece avanti, accompagnato dal metallo tintinnante delle sue zampe, e strusciò un’ala sul carapace che la teneva bloccata.
<< Ti piace? >> domandò, beffardo << L’ho fatta realizzare apposta per te, usando come ispirazione lo stesso meccanismo che per anni ha tenuto intrappolato il potente Tai Lung. Francamente, l’ho sempre considerato un individuo fin troppo pretenzioso... l’ennesimo guerriero kung fu sconfitto dall’ingegneria più elementare. >>
Tigre ringhiò e lo seguì con lo sguardo, nell’esatta maniera in cui un animale che si sentiva minacciato cercava di restare all’erta. Rinunciò molto presto, perché gli aghi puntati nel collo le impedivano di muovere più di tanto il capo.
<< Era un guerriero migliore di quanto tu potresti mai essere, non fosse stato per il cammino oscuro che ha scelto di intraprendere. >>
Contrariamente all’intera situazione, Tigre si ritrovò a sorridere.
<< O forse, tu e lui avete più similitudini di quanto pensassi… come l’essere stati rifiutati dalle persone che vi hanno cresciuto con amore. >>
La testa di Shen scattò subito verso di lei.
<< E tu cosa ne sai dell’amore? >> le sibilò, minaccioso << Tu, che non hai mai conosciuto i tuoi stessi genitori? >>
Il suo becco si arricciò in un sorriso predatorio. << Mi sono meticolosamente informato su tutti i Cicloni. E sai cosa ho scoperto? Che un tempo non eri altro che una piccola orfana... sola e senza amici. >>
<< Sì >> rispose lei, molto più tranquillamente di quanto si sarebbe aspettato << è la verità. Ero una cucciola rancorosa, triste e rabbiosa per la propria solitudine. >>
Lo fissò dritto negli occhi, come a volergli imprimere quelle parole nella mente.
<< Ma ho smesso di esserlo dopo essere stata portata al Palazzo di Giada. Per cui sì... so cosa significa avere una famiglia e degli amici. E lo so ancora, nonostante tutto quello che hai fatto per distruggere la mia vita. >>
Shen rimase in silenzio, soppesandola con i suoi occhi rosso sangue. Poi, rilasciò un lungo sospiro.
<< Non ho mai voluto farti soffrire a tal punto >> dichiarò, con tono sorprendentemente cordiale << Non ho mai voluto fare del male a nessuno. In verità, ho sempre e solo voluto creare una Cina perfetta, piena di ordine e prosperità... ma sapevo che il tuo amico panda avrebbe cercato di impedirmelo. Doveva morire, capisci? Se solo voi vi foste fatti da parte, ti assicuro che le cose si sarebbero potute risolvere pacificamente... >>
Tigre rimase per qualche istante in silenzio, poi lo guardò dall’alto in basso.
<< Menti >> ringhiò << Se questa era davvero la tua volontà, avresti cercato un altro modo, un’altra soluzione. Avresti chiesto un aiuto diverso… un aiuto non ti sarebbe stato negato! Invece hai perseguito la via della violenza e dell’oppressione. Sei un essere marcio e crudele. Trai piacere dal dolore che infliggi alle tue vittime… trai piacere dal fare del male a me. >>
Gli occhi del pavone si spalancano in apparente sorpresa.
<< È questo che pensi davvero di me, Tigre? Che il mio unico desiderio nei tuoi confronti sia quello di vederti agonizzante, sofferente... o morta? Sappi che non è così. >> La sua espressione sembrò addolcirsi. << Tutt’altro, in verità. >>
<< E quale sarebbe la verità? >>
Il sorriso sul volto dell’imperatore divenne più predatorio. << Che non ti voglio affatto morta, Maestra Tigre. Invece, ti voglio al mio fianco. >>
Gli occhi gialli della felide si sgranarono a tal punto da diventare tondi come due lune. Poi si assottigliarono in preda allo sprezzo più puro.
<< Al tuo fianco? >> ripeté, assolutamente incredula << Dov’è finita la storia della mia esecuzione capitale? >>
<< Ti sei rivelata una risorsa fin troppo preziosa per essere sprecata con una semplice esecuzione >> ribatté il sovrano, come se fosse ovvio << Perché mai dovrei ucciderti, quando potrei avere dalla mia parte la più potente guerriera della Cina? Eliminandoti, otterrei solo un’altra martire con cui alimentare fomento e ribellioni. Ma se dovessi unirti a me? A quel punto, anche i sudditi più testardi comprenderanno che la mia volontà è l’unica che valga la pena seguire. >>
<< No, ti sbagli >> rispose lei, serrando i pugni << Ci sarà sempre qualcuno che lotterà, in nome di ciò che è giusto, in nome della pace e della libertà che hai loro strappato. Ma intanto farai di me una marionetta per i tuoi scopi, volta a ingannare e manipolare coloro che fanno della speranza e del coraggio la loro forza più grande. >>
<< Una marionetta? >> sbuffò Shen, quasi trovasse la sola idea piuttosto divertente << Ancora una volta, i tuoi pensieri sono mal riposti, alimentati da sciocchi rancori e pregiudizi. Io non voglio renderti una mera serva... al contrario, farei di te una regina. Tu, la Tigre, la Regina di tutti gli animali, finalmente avresti il posto e il ruolo che ti spetta! >>
Tigre lo fissò, assolutamente spiazzata. Non poteva credere alle proprie orecchie. Scosse il capo, come se stesse assistendo al delirio di un folle.
<< Quel che mi offri non ha alcun significato per me. Io non cerco il potere. Non cerco la gloria né la supremazia. Tutto quello che voglio è che poni fine a tutto questo. Rinuncia al tuo impero, alla tua guerra, fa’ ammenda per tutto il male che hai fatto. >>
E con sua stessa sorpresa… scoprì di stare parlando in maniera accorata. Non era un ordine, né un imposizione. Stava parlando sinceramente.
<< Per favore. Se davvero vuoi il mio aiuto, in qualche modo, al punto di farmi una proposta simile... ascoltami. Fermati finché sei in tempo. Ti odio con tutta me stessa per ciò che hai fatto, ma... >>
Liberò un sospiro doloroso.
<< Po vedeva del buono in te. L’ha sempre visto in tutti. Non ti ha mai odiato, nonostante lo sterminio che hai perpetrato al suo popolo. Non so come gli riuscisse, ma se è il solo modo per guarire... se è il solo modo per porre fine a tutto... in nome della sua memoria, e in nome dei miei insegnamenti... >>
Tacque. Tacque a lungo, prima di trovare il coraggio di pronunciare quella frase.
<< Io ti perdono. >>
Gli occhi di Shen si spalancano increduli.
<< Tu... mi perdoni? >> domanda, lentamente, quasi come se il solo concetto gli fosse estraneo << Non puoi essere seria. >>
Si aspettava che lei accettasse la sua offerta, ma non che smettesse di odiarlo... non dopo tutto quello che le aveva fatto.
<< Ti ho portato via i tuoi amici, la tua famiglia, la tua casa... come puoi anche solo prendere in considerazione l’idea di perdonarmi? >>
<< Combatterti non ha funzionato >> gli rispose, molto lentamente << Odiarti non ha funzionato, ti ha solo permesso di mandarmi al tappeto più facilmente. Ho dimenticato i miei insegnamenti, la fonte del mio potere. >>
Socchiuse le palpebre.
<< La pace interiore è ciò che cerco. È ciò che dovrei promuovere. Non sarei una maestra di kung fu… se la negassi a qualcuno che potrebbe dimostrarsi migliore. Voglio crederci... come ci credeva il mio migliore amico. Come ci credeva Maestro Shifu... mio padre. >>
<< Allora unisciti a me >> insistette Shen, compiendo un passo avanti << Se davvero credi che non abbiamo alcun bisogno di combattere, unisciti alla mia corte e aiutami a rendere questo mondo migliore. >>
L’ala del pavone scivolò sotto il suo mento, sollevandole la testa.
<< Ti ascolterei >> aggiunse, con un sussurro << Potremmo migliorarci a vicenda. Io ti legherei al potere... e in cambio, tu potresti offrirmi consigli per diventare un sovrano migliore. Se davvero vuoi aiutare la Cina, quale modo migliore per farlo se non agire dall’interno? Regneremo a lungo, e lo faremo nel modo giusto! >>
Per la prima volta in tutta quella conversazione... Tigre si sentì ammantare dal conflitto.
Poteva mai essere possibile? Poteva essere quella la soluzione? Poteva davvero essere disposta a fare una cosa del genere? Sembrava il sentiero più semplice, senza inutili spargimenti di sangue...
Eppure, qualcosa dentro di lei la portò ed esitare. La proposta sembrava ragionevole, eppure non le quadrava totalmente. Come poteva fidarsi di lui? Come poteva sapere che avrebbe funzionato? Certo, non aveva neppure provato, ma…
<< Regnare non serve. >>
Lei non voleva il potere, non l’aveva mai voluto. Il potere corrompeva. Era saggia abbastanza da riconoscere di non esserne immune.
<< La più grande dimostrazione di essere migliore, di poter cambiare questo mondo, di essere amato e non temuto... sarebbe du rinunciare allo scettro. Lasciali liberi di governarsi da soli. Lasciali andare. Quel che gli serve non sono degli imperatori che dicano loro cosa fare. >>
Il viso di Shen divenne di pietra.
<< Non posso farlo >> disse, freddamente << Non dopo tutto quello che ho perso e sacrificato per arrivare fin qui. Pensi davvero che rinuncerei a tutto solo per guadagnarmi l’affetto di contadini ignoranti? >>
Scosse la testa. << A questo punto, preferirei essere temuto. Quindi lascia che ti faccia un’ultima offerta: unisciti a me, diventa mia alleata... o ucciderò te e la tua amica all’alba, e al diavolo le ribellioni che la tua morte potrebbe fomentare. >>
A quelle parole, lo sguardo di Tigre tornò a farsi sprezzante e ostile, mentre si scostava con un gesto dolorante.
<< Mi sbagliavo. Non ho motivo di perdonarti >> dichiarò, sebbene nella sua voce fosse intriso profondo rammarico << Sei troppo accecato dal tuo ego e dalla tua rabbia.  Mi dispiace che nessuno ti abbia aiutato quando eri più giovane. Avrebbero dovuto. E… anche tu avresti dovuto aiutare te stesso. Potresti essere migliore di così, ma lo eviti. Potresti cambiare, se volessi... ma hai troppa paura anche solo di tentare! >>
Gli occhi le si intrisero di pietà.
<< Non volevi restare da solo, non è così? Sapevi che potevo capirti, in parte, per quello che hai passato. Ma ora... sei solo per davvero. Non sarai mai felice. >>
<< La felicità deve essere afferrata >> le sibilò il pavone, sul viso << E io afferrerò la mia. >>
Si voltò con un turbinio della coda piumata e cominciò ad allontanarsi.
<< Il problema quando metti la zampa sul collo di una tigre… >> giunse una voce alle sue spalle << è che non puoi più alzarlo. >>
Le parole della felina fecero, per qualche istante, bloccare Shen nella sua posizione. Poi l’albino scosse il collo, e svanì nel buio della prigione.
 
* * *
 
Merida non poteva credere ai suoi occhi.
Il prigioniero incatenato assieme a loro… era proprio Hiccup Horrendous Haddock III! Il cavaliere di draghi, colui che aveva combattuto al suo fianco per fermare la furia distruttiva di Pitch Black, nonché capo di Berk.
Perché mai si trovava in un posto del genere?
Dopo essersi ulteriormente avvicinata, scoprì che in lui c’ era qualcosa di diverso. Innanzitutto, aveva una barba ispida che gli incorniciava il volto, molto più magro di quanto ricordasse. Era come se non mangiasse da giorni.
Anche i suoi capelli erano più lunghi, e gli cadevano sulle spalle come scuri serpenti. Ma ciò che davvero la metteva a disagio… erano i suoi occhi: opachi, quasi spenti, come quelli di un cadavere… senza il luccichio meravigliato che ricordava dalle loro interazioni, ogni qualvolta osservavano qualcosa di completamente sconosciuto.
Al sentir pronunciare il suo nome, il vichingo inarcò un sopracciglio.
<< Ci conosciamo? No, credo di no. Ricorderei una capigliatura come la tua… penso. >>
<< Ehm... >>
Se davvero non la riconosceva, allora doveva per forza trattarsi di una variante del suo vecchio amico, proprio come Mr Cold lo era per Jack Frost.
E adesso cosa gli avrebbe risposto? “Ciao, sono una dei compagni di squadra con cui una versione messa meglio di te ha sventato una terribile minaccia al Multiverso”? Sì, certo, così l’ avrebbe presa per una pazza furiosa.
<< Conoscevo... conosco qualcuno come te. Decisamente come te! Oh, per tutti gli dèi, è tutto così complicato... ma che ti è successo? E che è successo alla tua faccia? >>
Il ragazzo sbatté lentamente le palpebre.
<< Cosa mi è successo? >> domandò lentamente << Sei seria? Non esiste una sola persona in questo arcipelago che non sappia cosa sia successo qui. A meno che voi due... >> I suoi occhi si posarono su Jim << Non siate esattamente di queste parti. >>
Hawkins si passò una mano tra i capelli.
<< No, decisamente no >> ammise << Abbiamo raccontato un sacco di balle a Mister Grifagno. Come direi, noi... non siamo letteralmente di questo pianeta. A dirla tutta, veniamo da un mondo totalmente diverso, quindi dovrai aggiornarci un bel po’  su cos’è successo qui… >>
<< Così possiamo orchestrare un piano di fuga! >> incalzò Merida.
Hiccup li guardò in silenzio per quasi un minuto buono... e poi scoppiò a ridere.
<< Voi due... venite da un altro mondo? Pensavo che foste solo degli stranieri, ma a quanto pare siete pure pazzi. >>
Scosse la testa.
<< Naturalmente le prime persone con cui parlo da due anni sono una coppia di svitati. Gli dèi devono davvero odiarmi. >>
<< Ovviamente >> borbottò il ragazzo, per nulla sorpreso << Senti, a dirla tutta, non è importante se ci credi o meno, anche se è questa la verità. A noi non cambia poi tanto la vita. Tutto quello che vogliamo è uscire di qui e tornare alle nostre case! Puoi venire con noi, visto che la rossa sembra conoscerti... >>
<< Non ho detto questo! >> protestò la principessa << Però, insomma, non possiamo neppure lasciarlo qui! Nessuno merita di stare nelle grinfie di quello psicopatico... >>
<< Si chiama Drago Bludvist >> disse Hiccup, la voce completamente apatica << Un Signore della Guerra e padrone dell’unico Drago Alfa ancora in vita. Ha ucciso mio padre, mia madre, la mia fidanzata... in verità, ha ucciso tutte le persone che mi stavano a cuore. Poi, ha preso il controllo del mio regno e mi ha rinchiuso qui come una specie di trofeo. Oh, e ha fatto anche il lavaggio del cervello al mio drago! Sì... credo che sia tutto. >>
I ragazzi ammutolirono di colpo. Merida, dal canto suo, sbiancò completamente.
<< Hic... >>
Si fermò di colpo, rammentando a se stessa che questo non era lo stesso Hiccup che aveva incontrato. Non era suo amico… ma rimaneva pur sempre una persona piena di dolore, e Merida non poteva certo restare indifferente a tanta sofferenza. 
<< Mi... mi dispiace, non... non lo sapevo... >>
Era agghiacciante e devastante anche solo pensarci. Aveva toccato con mano quanto l’ Hiccup che conosceva teneva a Sdentato, ad Astrid... come poteva restare inerme di fronte ad una consapevolezza del genere?
<< Mi dispiace tantissimo. Non ne hai idea >> ripeté in un sussurro.
Il giovane vichingo la scrutò dai suo capelli cadenti, poi sospirò stancamente.
<< Non sprecare le tue lacrime per me >> borbottò << Ho perso tutto perché non sono stato abbastanza forte da fare ciò che era necessario per fermare Bludvist. Ho scelto di trattare con lui... quando avrei dovuto ucciderlo alla prima occasione. Ma ero troppo codardo, troppo spaventato all’idea di essere un capo, e così... così sono stati i miei amici e la mia famiglia a pagare per quel fallimento. >>
Abbassò cupamente la testa.
<< Non merito altro che disprezzo >> terminò con un sussurro.
<< Idiozie. >>
Merida si girò verso Jim, sorpresa. Gli occhi del ragazzo si erano assottigliati.
<< Cercare una via che impieghi la non violenza non è debolezza, né codardia. La paura di esercitare l’ autorità... be’ ... >>
<< È perfettamente comprensibile >> lo interruppe l’ arciera << Io lo so bene. Per anni ho vissuto con la costante aspettativa di diventare regina, sebbene volessi solo una vita normale. Non posso negare che forse, uno dei motivi fosse che ne avevo una gran paura... >>
<< Di fallire, di non essere all’altezza, di non valere niente. >> L’ufficiale sospirò, incrociando le braccia. << Sante Pleiadi, non riesco a credere di starne parlando con due diamine di sconosciuti come voi... ma ci sono passato anch’io. Comunque, non è questo il punto. Chi è stato a distruggere la tua famiglia e la tua vita? Bludvist. Tu... volevi solo che nessuno si facesse male. Okay, l’hai fatto con uno che decisamente non se lo meritava, ma... come si può disprezzare il tentativo e l’averci provato? È stato lui a tagliarti la mano che hai offerto. >>
Hiccup li osservò in silenzio per un altro pò, prima di arricciare le labbra in un placido sorriso.
<< Forse siete pazzi, o forse no... in ogni caso, sembrate delle persone gentili. Sono contento di avervi incontrato prima di... be’... prima di quello che sta per succederci. >>
<< Oh no... vogliono giustiziarci in pubblica piazza? >> 
Merida si passò le mani sul volto, a metà fra la frustrazione e la disperazione
Il vichingo si strinse nelle spalle.
<< Be’, non proprio. Ci getteranno in un’arena piena di draghi, davanti a migliaia di persone... e ci guarderanno mentre veniamo mangiati. Ma almeno avremo la possibilità di difenderci, quindi non sarà proprio un’esecuzione. Che gentile da parte loro, non trovate anche voi? >> commentò, sarcasticamente << A Bludvist è sempre piaciuto strofinare il sale sulle ferite, così mi ha tenuto in vita per ricordare a tutta Berk del mio fallimento. Fin’ora sono riuscito a sopravvivere a tre combattimenti, ma ormai non ho più neppure le forze per sollevare un coltello. Credo proprio che questo sarà il mio ultimo giro. >>
<< E poi dicono che i pirati sono i veri barbari e selvaggi >> borbottò Jim, schifato << Ce ne dobbiamo andare da qui quanto prima. Non ci tengo a scoprire quanto sopravviverei in un posto primitivo come questo. >>
<< Temo che ciò non sarà possibile >> disse Hiccup, gli occhi che volgevano cupamente verso il punto in cui erano spariti Bludvist e Grimmel << Purtroppo per tutti noi, il prossimo incontro sarà tra pochi minuti. E a meno che non abbiate degli alleati nascosti al di là di questa cella... mi sa proprio che incontreremo i nostri dèi entro la fine di questa giornata. >>
Merida e Jim si scambiarono uno sguardo impotente e rassegnato.
<< Allora, per il momento, quel che possiamo fare è restare in vita. Devi aiutarci, Hic >> replicò la rossa, accorata << Tu... insomma... so che sei un grandissimo esperto di draghi. Devi dirci tutto quello che sai. Come possiamo fare per affrontarli e salvarci la vita? >>
Hiccup li osservò entrambi, il volto contratto da un’ espressione pensierosa.
<< Perché mai vorrei restare in vita? Io... ho perso tutto. Non ho più niente per cui lottare. Drago mi ha sconfitto... >>
<< Sei impazzito!? >> esclamò la principessa << Cioè… certo che sei impazzito, è evidente ed è sicuramente una reazione ragionevole e comprensibile dopo tutto quello che ti è successo, ma... ti stai sbagliando! Hai una validissima ragione. Ed è prendere a calci nel didietro quel grandissimo pezzo di letame per tutto quello che ti ha fatto! >>
<< Suppongo non ci sia una giustizia a cui consegnarlo, da queste parti >> sospirò Jim, rassegnato << Bene, non sono uno che incita all’uccisione, ma quanto al picchiare al sangue, mutilare o ferire gravemente… beh, saresti più che giustificato. >>
<< E poi, hai appena detto che Sdentato è diventato suo schiavo mentale o sbaglio? >> lo incalzò Merida << Non so cosa cavolo significhi, ma… è il tuo migliore amico! Non avrai mica intenzione di lasciarlo alla sua mercé? È tutto quello che ti resta, per tutti gli dèi! >>
Hiccup rimase in silenzio, apparentemente soppesando le parole della ragazza. E per un breve momento, ella pensò di averlo finalmente convinto a reagire.
Quella lieve speranza fu spazzata via nell’istante in cui un clangore metallico risuonò dall’entrata dei sotterranei, attirando l’attenzione del giovane vichingo.
<< Ormai non ha più importanza >> sussurrò, cupamente << Il nostro destino è unicamente nelle mani delle Parche. Vi consiglio caldamente di pregare i vostri dèi, perché potreste averne bisogno. >>
 
* * *
 
Dopo aver raggiunto il fondo del promontorio, Elsa tirò fuori una scatoletta di metallo dalla cintura della tuta.
Cold la osservava a mezz’aria, ciondolante dal suo fidato bastone, gli occhi pieni di quella sua classica curiosità infantile.
<< Quindiiiii… questo dispositivo ci aiuterà a rintracciare il tuo Dimensional coso? >>
<< Dimensional Pad >> precisò la giovane donna, con un roteare degli occhi  << E no, ci aiuterà a rintracciare qualsiasi elemento estraneo a questa dimensione. Ogni universo ha una propria firma energetica, e quella firma rimane attaccata ai suoi abitanti come una specie di impronta digitale. Se anche i nostri sventurati compagni di viaggio sono finiti qui, il dispositivo li troverà… e con un po’ di fortuna, loro saranno in possesso del Dimensional pad. >>
L’Oscuro Spirito assottigliò lo sguardo.
<< E se dovessimo imbatterci in Pitch? >> domandò cupamente.
Elsa smise di armeggiare con il marchingegno, poi sospirò stancamente.
<< Attraverseremo quel ponte quando ci arriveremo >> borbottò, mentre sollevava il dispositivo e lo puntava verso più direzioni. A un certo punto, sul promontorio risuonò un sonoro “bip!”, e allora l’ex regina arriccio le labbra in un sorriso sollevato.
<< Da questa parte >> disse, mentre cominciava a incamminarsi verso Nord-Est. Cold la seguì a ruota, fluttuando pigramente sul suo bastone.
Il paesaggio cominciò pian piano a cambiare, sostituendo le scogliere rocciose con una foresta rigogliosa.
Il clima era decisamente piacevole, di un gelido invernale che l’eterno adolescente aveva sempre apprezzato. Ma quando finalmente raggiunsero i primi segni di civiltà, egli non riuscì a trattenere una smorfia.
<< Dannazione >> borbottò, notando i draghi che sorvolavano centinaia di abitazioni in legno, costruite sulla costa << Rettili sputa fuoco, abitazioni d’inconfondibile natura vichinga… Siamo finiti proprio nell’universo di quei piccoli cavalcatori di draghi alleati di Jackie... o quantomeno, in un universo simile. Com’è che si chiamavano? In realtà, non credo di aver mai chiesto i loro nomi... bah, non che m’importi. >>
Da questa distanza, riusciva a scorgere una lunga fila di persone che puntava verso quella che aveva tutta l’aria di essere una qualche specie di arena, coperta da una rete metallica.
Si rivolse ad Elsa.
<< Allora, qual è il piano? Dubito che riusciremo ad infiltrarci in quel posto senza dare nell’occhio. >>
<< Per questo dobbiamo camuffarci come la gente del luogo >> replicò l’agente, metodica << Se Merida e gli altri si trovano in questo villaggio, non abbiamo davvero scelta. >>
Gli occhi dell’oscuro spirito guizzarono da una parte all’altra del villaggio, poi sembrarono illuminarsi di luce propria.
<< Potremmo approfittare di quella generosa offerta >> disse indicando alcune pelli appese ad asciugare fuori da una capanna.
<< Oh, te lo scordi! Non ruberemo a della povera gente! >> sbottò la donna, sdegnata.
Prese ad armeggiare con la sua tuta, ma dopo qualche istante, Cold la sentì imprecare fra i denti.
<< Tu... razza di incosciente! Con la tua scappatella hai finito per danneggiarla! Non riesco a creare un travestimento olografico! >>
Il sorriso di Cold divenne più accentuato.
<< Quindi... stai dicendo che saremo costretti a “rubare a della povera gente”? >> domandò sornione, avvicinandosi a lei a testa in giù.
<< Chiudi il becco! >> sibilò lei, rassegnata, spalmandogli il palmo in faccia per allontanarlo con un gesto brusco.
Fu costretta a prendere un respiro profondo e si passò una mano fra i capelli, visibilmente riluttante.
<< Li prenderai tu >> dichiarò, con la stessa espressione di chi ha bevuto qualcosa di indigesto << Sei agile, e a quanto pare sei anche una manolesta. >>
<< Piano con i complimenti, principessa, o finirai col farmi arrossire >> commentò lo spirito, prima di agitare le sopracciglia << O era per caso un invito a... >>
Questa volta, Elsa si limitò ad incrociare le braccia e a fissarlo con sguardo freddo e accusatorio, quasi stesse cercando di congelarlo con gli occhi.
Sollevò ambe le mani in segno di resa.
<< Va bene, va bene, ho capito. Sarò veloce come un coniglio...! >>
Si fermò di colpo, mentre la sua mente rievocava un ricordo vecchio di secoli. Non aveva forse ripetuto quelle stesse parole ai Guardiani, poco prima di scoprire la tana di Pitch?
Dopo così tanti anni passati a dimenticare quei giorni infelici... come mai gli era tornato alla mente un ricordo del genere?
Scosse la testa. Ora non era certo il momento per soffermarsi su certe questioni, e così scivolò rapido fino all’abitazione.
Dopo essersi assicurato che non vi fossero persone in vista, afferrò rapidamente le vesti e volò subito da Elsa.
<< Ecco qui >> disse, porgendole una pelliccia << Non sarà certo come gli abiti sfarzosi a cui sei abituata, ma credo proprio che ti aiuterà a mimetizzarti tra i nativi. >>
<< Non indosso abiti sfarzosi da una vita. >> Il tono di lei si addolcì appena. << Questi non faranno alcuna differenza. >>
Trovarono un posto dove cambiarsi. Quando ne uscì, Elsa non solo sembrava perfettamente in grado di mimetizzarti fra loro, ma pareva quasi una ragazza del posto, merito soprattutto dei capelli e della pelle molto chiari.
<< Da questa parte >> lo invitò << Restiamo uniti. Comportiamoci come se niente fosse e come se venissimo qui abitualmente. >>
<< Sissignora >> borbottò Cold, mentre la seguiva in mezzo alla folla << Lo ammetto, sono un po’ curioso di sapere quali giochi potrebbero attirare l’attenzione di un popolo fanatico della guerra. Pensi che potrebbe essere un combattimento tra gladiatori? Ho sempre voluto vederne uno! >>
Elsa fu assai tentata di rispondergli in modo piuttosto pungente… fino a quando i suoi occhi non scorsero qualcosa che per poco non la fece inciampare.
In mezzo all’arena, sotto gli occhi di centinaia di spettatori, scorse l’inconfondibile capigliatura rossastra di Merida Dumborch, accompagnata dallo stesso ragazzo che li aveva seguiti nel portale e da un giovane uomo dall’aria piuttosto familiare.
Perché diamine si trovavano lì?!
Non ebbe la possibilità di chiederselo ad alta voice, poiché in quel momento lo sguardo di Cold imitò il suo.
<< Beh >> disse con quel suo tono al limite tra il giocoso e il meravigliato << questo potrebbe complicarci le cose… ma giusto un pochino. >>
<< … sta zitto, Cold. >>
 

  
 
Siamo quasi alla fine di questo arco, e poi passeremo agli ultimi due della storia. È stata davvero dura creare questa variante di Hiccup – dal punto di vista emotivo – ma come ormai sapete, il bello del Multiverso comprende anche la possibilità di esplorare scenari molto più cupi rispetto a quelli dei film animati. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - The ring of fire ***


Dopo diversi mesi di inattività a causa di lavoro e università, eccoci tornati con un nuovissimo – e lungo, così ci facciamo perdonare – capitolo! Ora che comincia l’estate cercheremo di aggiornare più spesso. Ma non preoccupatevi, questa storia la finiremo sicuramente!


Capitolo 11 – The ring of fire

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I fell into a burning ring of fire
I went down, down, down
And the flames went higher
And it burns, burns, burns
The ring of fire, the ring of fire


The ring off ire – Johnny Cash


L’oscurità lasciò il posto alla luce, mentre le paratie della gabbia venivano lentamente spalancate, rivelando ciò che si trovava al di là di esse: una gigantesca e rudimentale arena coperta da un rete di catene, circondata da alti spalti su cui sedevano migliaia di persone.
Bambini, donne, uomini… tutti loro vestivano con pelli di animali o armature, a testimonianza dell’epoca in cui vivevano. Per Merida non era affatto strano, mentre Jim non potè che rimanere sbigottito all’ennesima prova di dove si trovasse realmente: un mondo dove concetti come la tecnologia e il viaggio interstellare non erano nemmeno leggenda.
Al centro degli spalti, spiccava l’imponente figura di Drago Bludvist, seduto su di un trono fatto di ossa. Grimmel era poco distante, celato appena nell’ombra, una sentinella silenziosa pronta a intervenire in caso di complicazioni.
Ma ciò che attirò davvero l’attenzione di Merida… furono gli oggetti che erano stati disposti accanto al tiranno, sopra un cuscino: quelli che aveva sottratto a Cold durante la caduta nel vortice dimensionale, e forse la loro unica possibilità di tornare ai loro mondi.
Dovevano averglieli presi quando era incosciente! E ora Bludvist li stava esponendo a loro come se fossero dei trofei… o la prova di come fosse riuscito a sottometterli. Un tributo alla sua ultima conquista, e ciò la fece infuriare ancora di più.
Guardandosi attorno, notò finalmente che il centro dell’arena era disseminato di ossa umane. Alcune molto vecchie… altre, abbastanza recenti da avere ancora pezzi di carne fumanti attaccate sopra.
<< Vedo che non hanno ripulito neanche stavolta >> sospirò Hiccup, mentre i suoi occhi incontravano le orbite vuote di un teschio << Povero Agnar. Ucciso solo perché mi aveva offerto un pezzo di pane in più rispetto a quanto stabilito da Bludvist. Ecco cosa capita alla gente che cerca di aiutarmi… nient’altro che dolore e sofferenza. >>
<< Se metto le mani su quell’uomo, anzi no, su quel mostro >> sibilò Merida, agitando i pugni << giuro che... >>
<< È inutile sproloquiare >> sospirò Jim ad entrambi, a metà fra la stizza e il rammarico << nelle nostre condizioni… beh, abbiamo le mani legate. Quasi letteralmente. >>
All’improvviso, Drago si sollevò in piedi e con un semplice gesto della mano riuscì a calmare la folla: tale era il livello di controllo ottenuto su tutti gli abitanti dell’arcipelago.
Perfino un popolo bellicoso e chiassoso come i vichinghi non poteva che piegare la testa e sottomettere il proprio orgoglio di fronte alla forza del Signore dei Draghi.
<< Popolo di Berk! >> tuonò con la sua voce bassa e graffiante << Ancora una volta, siamo qui riuniti per assistere ad uno spettacolo che ci ricordi cosa significhi essere guerrieri! Perché in questa stessa arena, si deciderà il destino di coloro che hanno scioccamente tentato di opporsi al mio regno... di opporsi a ME, colui che più di chiunque altro si è guadagnato il diritto di governare questo mondo! >>
Fischi e grida rabbiose cominciarono a risuonare dagli spalti... ma non dirette verso Bludvist e la sua dichiarazione, bensì a coloro che si trovavano nell’arena.
<< Dove li tengono i draghi? >> bisbigliò Merida a Hiccup.
Facendo ben attenzione a non compiere movimenti bruschi, il giovane vichingo indicò grandi portoni disposti lungo il perimetro dell’arena, mentre Bludvist continuava dicendo: << Di ritorno dalla nostra ultima sfida, ecco a voi l’ultimo membro della famiglia Haddock! Il figlio di Stoick l’Immenso, capo di... oh, perdonatemi... >>
Sul volto dell’uomo si dipinse un ghigno beffardo.
<< Ex capo di Berk! Hiccup Horrendous Haddock III! >> esclamò, e questa volta le grida rabbiose della folla divennero un coro di risate e insulti in piena regola. << Ad assisterlo in questo giorno, una coppia di giovani criminali catturati in una delle nostre riserve di caccia! E udite udite... una di loro possiede la capacità di evocare fuoco e fiamme! >>
Indicò Merida.
<< Date un caloroso benvenuto... alla Ragazza Drago! >>
Tutti gli sguardi erano puntati su di lei, e la principessa non poteva dirsi entusiasta. Tuttavia, poteva pur sempre provare a sfruttare questa cosa.
Quella gente voleva spettacolo. Voleva divertirsi sul combattimento e sul massacro. Forse, se li avesse assecondati, ci sarebbe stata una possibilità di sopravvivenza?
L’istante dopo, scosse il capo. Probabilmente quell’arena serviva solo a mandare al macello gente scomoda, nessuno doveva uscirne vivo.
“Vorrà dire che non me ne andrò senza onore” pensò.
Così, cacciò un possente urlo di sfida che simulava il ruggito di un drago, trafiggendo tutti gli astanti con lo sguardo fin dove poteva.
Bludvist sembrò sorpreso dalla sua esibizione, ma certamente non dispiaciuto. Con un sorriso tutto denti, fece un cenno a Grimmel, il quale puntò la balestra verso la rossa.
Il cuore della ragazza mancò un battito. Per un singolo, terribile secondo, temette di aver esagerato e suscitato l’ira del tiranno... almeno fino a quando la freccia sparata dal cacciatore non colpì il lucchetto delle sue manette, che ricaddero a terra con un sonoro clangore.
Sorpresa, rivolse un’occhiata esitante in direzione di Bludvist, il cui ghigno si era fatto ancora più ampio, evidenziando un pezzo di labbro mancante.
<< Un drago dovrebbe combattere al meglio delle sue capacità, non pensate anche voi? Ma come ogni sputafuoco nei miei domini... >> riprese << mi assicurerò che venga domata. Vediamo come se la caverà contro i nostri! >>
E fu allora che una delle porte cominciò ad aprirsi, e una figura animalesca prese pian piano forma di fronte al gruppo.
Hiccup la riconobbe dall’odore puro di gas che si diffuse nell’aria, sfrigolante come di fuoco appena acceso. E infatti delle fiamme infernali sbucarono di colpo dall’uscio, annunciando la comparsa della creatura.
Era fra i draghi più grandi e aggressivi, talmente furente da potersi cospargere le squame del suo stesso fuoco. Avanzò stridendo ferocemente, quasi abbattendo le porte, e prese a galoppare alla cieca verso il gruppo di persone, usando la coda come timone, strisciando in modo non dissimile da una lucertola.
Una lucertola gigantesca in preda ad un’ira bestiale.
<< Un Incubo Orrendo >> gemette << Ovviamente si tratta di un Incubo Orrendo. Perché non poteva essere un Gronkio? O un Uncinato? Sul serio, mi sarei anche accontentato di un Bizippo! >>
Si rivolse ai due ragazzi.
<< Vi consiglio di non fare movimenti bruschi. Questi bestioni sono attirati dal calore e dal movimento. >>
<< Oh, e da che cosa l’hai dedotto!? >> sbottò Jim << Dal fatto che è un piromane esagitato!? >>
<< Può darsi >> ribatté il vichingo, impassibile << E anche perché ho passato la mia vita ad imparare il più possibile su queste creature. Quindi, eccovi qualche consiglio. >>
Fece un cauto passo indietro, mentre i suoi occhi scrutavano i dintorni dell’arena.
<< Ogni drago a un numero limitato di colpi... e l’Incubo Orrendo ne ha sei. Ha un solo punto cieco, ovvero il suo ventre. L’unico modo per impedirgli di combattere e sputare fuoco è bloccargli la bocca o le zampe inferiori. >>
Indicò alcuni dei cadaveri sparsi nei dintorni... in particolare, le armature in loro possesso.
<< Oh... e per combattere avremo anche bisogno di quella roba. Al mio tre proveremo a prenderla... >>
<< ATTENTI! >> urlò Merida, mentre il drago si avventava su di loro senza il minimo avvertimento.
D’istinto, Jim scartò di lato, rotolando via con una capriola, mentre la principessa saltava... e non avendo alcun appiglio, finì per aggrapparsi al muso dell’Incubo Orrendo.
Dapprima strillò... poi notò che le fiamme della creatura non le stavano facendo nulla.
<< Giusto, sono diventata ignifuga >> borbottò,  prima di realizzare che da quella posizione poteva provare bloccare le fauci del drago!
Cercò immediatamente di farlo ma, come si accorse di averla sul naso, il drago ruggì e prese a dimenarsi come un dannato.
La folla ruggì estasiata, ma il suono giunse alle orecchie della rossa sotto forma di un verso grottesco e ovattato, mescolandosi a quelli della bestia. Improvvisamente, le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, quando lei e sua madre avevano affrontato il temibile orso Mor Dur nelle foreste del suo regno… dove se non fosse stato per l’aiuto del genitore, ci avrebbe sicuramente lasciato le penne.
Strinse i denti e aumentò la presa sulle squame.
Ormai non era più la ragazzina di allora. Aveva affrontato nemici che avrebbero fatto impallidire i più grandi guerrieri del passato. Aveva scorto nella mente di una persona che aveva quasi distrutto l’intero Multiverso… e di certo non sarebbe morta in quell’arena! Non per il divertimento delle masse!
<< Avrei bisogno di un piccolo aiuto! >> urlò, e fortunatamente quell’invocazione ricevette la risposta sperata sotto forma di un colpo d’ascia.
Hiccup aveva lanciato l’arma direttamente tra le scapole dell’Incubo Orrendo, pur senza provocargli danni considerevoli. Non era mai stato particolarmente abile nel combattere con le armi, ma il colpo fu comunque sufficiente per attirare l’attenzione del dragone, che smise di dimenarsi.
I suoi occhi da rettile si posarono sul giovane vichingo.
<< … Va bene forse non avrei dovuto farlo >> borbottò questi, e subito dovette abbassarsi per evitare di essere incenerito. A quel punto la bestia scattò verso di lui, strisciando pancia-terra come un serpente.
Dopo aver evitato per un soffio le sue fauci irte di denti, Hiccup cominciò a correre a tutta velocità per l’arena, destreggiandosi in mezzo ai cadaveri e ai resti di armature come una lepre inseguita da una volpe. Il drago gli fu subito dietro, ruggendo, mentre Merida cercava con tutte le sue forze di rimanerci ancorata.
A qualche metro di distanza, Jim si sollevò da terra e si spolverò della cenere vagante, poi cominciò a guardarsi attorno alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse interrompere quell’inseguimento mortale, o quantomeno offrire alla loro parte un minimo di vantaggio.
<< Vediamo un po’ >> borbottò febbrile, cercando di non lasciarsi distrarre dai ruggiti dell’Incubo Orrendo << Spada, spada, coltello, scudo, spada… un'altra spada… >>
E visto lo stato in cui si trovavano, e il fatto che il loro utilizzatori fossero tutti morti, dubitava che una sola di quelle armi sarebbe stata utile in una situazione del genere.
<< Andiamo, ci deve essere qualcosa di utile! Forse una balestra, oppure… >>
I suoi occhi vaganti catturarono un oggetto che si distinse subito rispetto agli altri: una corda a cui erano state legate due sfere nere ad ambe le estremità… attaccata alla cintura di uno scheletro fumante.
<< Oppure, qualcosa capace di azzoppare quel bestione >> sussurrò, lanciandosi subito in direzione dell’arma. Non ricordava come si chiamasse, ma ben rammentava di aver visto qualcosa di simile nel museo in cui lavorava il Dottor Doppler, e certamente sapeva quale fosse il suo uso nei pianeti primitivi in cui veniva ancora utilizzata.
Alle sue spalle, l’Incubo Orrendo aveva quasi raggiunto Hiccup. Ormai, si trovava a sole un paio di falcate dal ghermirlo, e questo lo sapeva anche il giovane vichingo.
Così virò verso le mura, consapevole che la bestia lo avrebbe seguito, e poco prima di andarci a sbattere addosso compì una brusca virata verso sinistra, lasciando che il muso del drago si scontrasse con la nuda roccia dell’arena.
L’impatto fu tale da costringere Merida a scivolare sul collo dell’Incubo Orrendo, il cui corpo fu percosso da forte spasmo. Eppure, lo sputa fuoco non rimase a lungo stordito dall’incidente. Semplicemente, si limitò a muovere la testa per scrollarsi di dosso alcuni detriti, poi tornò a concentrarsi su Hiccup con uno sguardo decisamente furioso.
<< Ehm… scusa? >> disse il vichingo, ridacchiando nervoso. Ma naturalmente il drago non rispose… o meglio, non lo fece a parole o con un qualsiasi comportamento che avrebbe fatto intendere l’accettazione di quelle scuse. Invece, balzò in aria con le ali e atterrò nel punto in cui si trovava il ragazzo, che ancora una volta dovette evitare le sue fauci irte di denti.
Tentò di strisciare sotto il corpo del drago, che notandolo con la coda dell’occhio cominciò a muover e zampe posteriori e coda come un forsennato, nel tentativo di infilzarlo con i lunghi artigli o con gli spuntoni di cui l’appendice era ricoperta.
Rimettendosi in piedi, Hiccup era pronto a lanciarsi in un’altra fuga rocambolesca attraverso il colosseo… ma sapeva che, partendo da una distanza tanto ravvicinata, sarebbe stato subito raggiunto. Purtroppo non aveva altre opzioni, e così cominciò a correre con tutto il fiato che gli era rimasto.
Udì il rumore di passi del drago alle sue spalle, l’urlo di Merida che gli intimava di fuggire più in fretta… e poi il suono di qualcosa che si schiantava a terra, a cui seguì un gemito bestiale.
Sorpreso, il vichingo interruppe la sua corsa, si voltò, e scoprì l’Incubo Orrendo con il ventre disteso a terra e le zampe legate da delle bolas.
Jim Hawkins si trovava a pochi metri di distanza, sudato e ansimante per il chiaro sforzo di lanciare l’arma. Non sapeva come fosse riuscito a metterci le mani sopra, ma di certo gli aveva appena salvato la vita.
<< Ragazza drago, ora è la nostra occasione! >> urlò a Merida << Cerca di bloccargli le mascelle! >>
La ragazza annuì seria, proprio mentre la testa dell’Incubo Orrendo si sollevava…e puntava in direzione di Jim.
<< Per tutti i Sarlacc! >> sbottò questi, impallidendo quando le fauci della creatura s’illuminarono di un intenso bagliore vermiglio. Subito si lanciò verso uno degli scheletri e gli strappo lo scudo dalle falangi carbonizzate, sollevandolo appena un istante prima che un torrente di fiamme lo investisse.
Strinse i denti per l’intenso calore che cominciò a bruciargli la pelle delle dita e iniziò a indietreggiare, incapace di contrastare quell’attacco infernale. Poi il drago gli fu addosso e lo colpì con la punta del muso, facendolo cadere a terra senza protezione.
Tentò di rialzarsi… ma una grossa ala artigliata lo tenne inchiodato a terra, a portate delle fauci dell’Incubo Orrendo.
Gli occhi del ragazzo incontrarono quelli dell’essere, e in loro vide lo stesso desiderio di ucciderlo che un tempo aveva scorto in quelli di Skrooè, forse colui che più di qualsiasi altro nemico era riuscito a portarlo vicino alla morte… almeno fino ad ora.
“ Mamma… Silver…” pensò sconsolato “Mi dispiace… temo che non riuscirò a salutarvi un’ultima volta.”
Udì il familiare risucchio attraverso i denti del drago, un suono che ormai aveva imparato ad associare all’imminente vampata… e fu allora che accadde l’inaspettato.
<< Non ci provare! >>
Merida aveva finalmente raggiunto il muso dell’Incubo Orrendo, e con un rapido movimento delle mani evocò una frusta di fuoco che avvolse attorno alle sue fauci, chiudendole di scatto. Il rettile ebbe giusto il tempo di spalancare gli occhi per la sorpresa, ma non fu abbastanza rapido da interrompere l’attacco… che esplose direttamente dentro la sua bocca.
Si udì una specie di scoppio, a cui seguirono strisce di fumo che filtrarono in mezzo alle sue zanne sporgenti. L’Incubo Orrendo rimase completamente immobile per qualche secondo… e poi crollò a terra, svenuto.
Merida sospirò sollevata e scese dalla sua testa, le gambe tremanti. Poi aiutò Jim ad alzarsi, e insieme si riunirono con Hiccup, che li accolse con delle pacche di congratulazioni. Avevano vinto… erano davvero riusciti a sconfiggere uno dei draghi più pericolosi di quell’universo, senza vittime.
La folla ruggì ancora più forte, dimenticandosi per un attimo che avrebbero dovuto tifare contro colui che minacciava la posizione del loro nuovo sovrano.
E a giudicare dall’espressione rabbiosa di Bludvist, l’uomo sembrava fin troppo consapevole di questo dettaglio.
Incontro gli occhi pieni di sfida di Merida e Jim, poi quelli impassibili dell’ex capo di Berk... e cominciò a battere le mani.
Dapprima lentamente, facendo calare sull’intera arena un silenzio di tomba. Poi sempre più forte, e infine si sollevò in piedi, richiamando ancora una volta l’attenzione su di sé.
<< Magnifico! >> esclamò << Davvero magnifico! Un combattimento che certamente rimarrà negli annali di questa arena. Vorrei che tutti voi dedicaste un lungo applauso a Hiccup Haddock, l’unico tra i nostri partecipanti ad aver sconfitto tutte le specie di drago in nostro possesso. Coraggio! >>
Gli spettatori cominciarono a battere le mani, dapprima esitanti, poi con foga sempre maggiore, finché il tiranno non li frenò con un semplice gesto dell’arto sano.
<< O meglio... quasi tutte >> aggiunse con un perfido sorriso << Perché, come certamente saprete, in quest’arena si trova ancora un drago desideroso di combattere. Uno che il nostro giovane capo conosceva assai bene... >>
Con tutto il dolore che aveva provato e che continuava costantemente a provare, Hiccup pensava che ormai non avrebbe più potuto sconvolgersi per nulla. Tanto, quale differenza avrebbe fatto?
Invece... si scoprì a sussultare. Scoprì che ogni fibra del suo corpo stava urlando disperata di non subire più quell’ennesima pugnalata.
Non era finita. Non era finita per niente! A quanto pare le su sofferenze sarebbero state eterne.
Ancora prima che Bludvist lo annunciasse ad alta voce, sentì una pugnalata invisibile al cuore.
<< L’ultimo della sua specie >> continuò il tiranno, mentre lanciava un’occhiata laterale a Grimmel << Scampato al nostro più impavido ed esperto cacciatore. Un tempo era considerato la rovina di queste isole... ma ora, è il suo più potente soldato. La Furia Buia! >>
Un altro portone cominciò ad aprirsi sotto gli sguardi pieni d’anticipazione della folla.
Avanzò, confondendosi totalmente col nero della cava, mostrando solamente gli occhi splendenti color smeraldo dalle sottilissime pupille verticali, fino a fuoriuscire come un’ombra a quattro zampe.
Nonostante il suo aspetto imponente e minaccioso, questo drago aveva sempre avuto, per qualche ragione, un alone di infantilità e dolcezza incredibile, che lo rendevano sempre meno spaventoso di quanto sembrasse, indiscutibilmente tenero e affettuoso.
Ma ora non più: aveva uno sguardo spietato, le pupille sottili, folli, i denti digrignati in un ringhio perpetuo e gli artigli sfoderati che laceravano il terreno dove passavano, mentre camminava verso i giovani guerrieri.
Verso il suo vecchio amico, che non riconosceva… che vedeva solo come l’ennesima vittima da uccidere.
Per Hiccup fu davvero troppo. Rivederlo lo fece sprofondare in un baratro da cui era riuscito a tenersi lontano per pura forza di volontà, ogni giorno, evitava di cadere, nonostante la più totale rassegnazione.
<< Bello... >> mormorò, in un singhiozzo << no... >>
<< Sdentato >> sussurrò Merida, riconoscendo all’istante il drago che aveva accompagnato Hiccup e Astrid durante la lotta contro Pitch Black.
Avvertendo la sua aura minacciosa, compì inconsciamente un passo indietro.
<< Cosa... cosa gli è successo? >> balbettò << Che cosa gli ha fatto quel mostro? >>
<< Controllo mentale >> replicò Jim, ricordando la loro conversazione avvenuta nella cella << Proprio come ci ha detto Hiccup. >>
D’istinto, affiancò la principessa, molto nervoso. << Che cosa facciamo? >>
La risposta le si mozzò in gola. Loro... avrebbero dovuto combatterlo, giusto? Ma come poteva anche solo pensare di affrontare la controparte di qualcuno che considerava un amico?
Questo Sdentato non era come Cold. Non era semplicemente una versione malvagia della Furia Buia che aveva conosciuto, ma un drago innocente costretto a servire un uomo crudele e spietato per pura coercizione. Non meritava niente di quello che gli era capitato... e nemmeno Hiccup.
Lentamente, si rivolse al giovane vichingo.
<< Hic... conosci un modo per sottometterlo senza fargli del male? >> gli chiese, sperando davvero che il compagno d’armi avesse una qualche soluzione.
Vide il ragazzo fissare il rettile con un’espressione distrutta, senza risponderle. Per qualche istante, si domandò se l’avesse sentita, se non fosse rimasto talmente sotto shock da restare fermo lì, come una statua, totalmente privo di intendere e di volere.
Invece, di colpo, lo sentì rispondere.
<< Un modo ci sarebbe >> mormorò << ma voi... dovete allontanarvi. >>
Gli occhi della ragazza si spalancarono come piatti.
<< Allontanarci?! Ma se riesci a malapena a reggerti in piedi da sol-... attento! >>
Un lampo di luce bluastra catturò la sua attenzione.
Vide le fauci della Furia Buia spalancarsi, rivelando file di denti acuminati... e un bagliore che gli illuminava la gola. E nell’istante in cui capì quello che stava per succedere, si lanciò addosso a Hiccup poco prima che un colpo di plasma gli staccasse la testa.
Mentre i due ragazzi cadevano a terra, l’esplosione risultante illuminò l’intera arena come un’eruzione vulcanica. Poi arrivò l’onda d’urto, tanto forte da spingere anche Jim al suolo.
<< Maledizione! >> sbottò l’ufficiale, cercando immediatamente di rialzarsi da terra.
Già affrontare l’altro drago era stato sfiancante, ma quello... quello era peggio, perché sembrava di gran lunga più veloce.
Doveva bloccarlo, rallentarlo in qualche modo, o non sarebbero durati un minuto.
Strisciò lungo il terreno alla ricerca di qualcosa da poter usare. Finalmente trovò un’altra coppia di bolas, e senza alcuna esitazione li lanciò verso le zampe del drago nel tentativo di frenare la sua corsa.
Il drago le schivò con movimenti felini, sorprendentemente agile nonostante la stazza imponente.
Con un balzo fu di fronte ad Hawkins e lo atterrò con la zampa anteriore, inchiodandolo al suolo.
A quel punto gli ruggì in viso, e Jim si sentì invadere il naso dal puzzo di carne marcia... e fuoco, il promemoria di cosa gli sarebbe successo di lì a poco, se non si fosse allontanato quanto prima.
Tentò di muoversi, ma la presa del rettile era salda e la zampa fin troppo pesante per essere sollevata.
Fu Hiccup a salvarlo, scagliandosi contro il collo del drago e stringendolo in una morsa. La palla di plasma del rettile gli si mozzò in gola,  ma un rapido movimento della testa fu sufficiente per allontanare il vichingo, che rotolò a diversi metri di distanza.
Allora Merida scattò in avanti e protese i palmi, creando intorno a Sdentato un cerchio di fiamme blu. Sperava così di distrarlo e di trattenerlo, almeno per un po’, mentre andava a soccorrere i due ragazzi.
La bestia si guardò attorno, con gli occhi verdi che splendevano in mezzo alle vampate. Nonostante il controllo esercitato dall’Alfa fosse ancora saldo, era più che capace di elaborare strategie autonome per adattarsi a situazioni come queste: Drago si era assicurato di non avere tra le mani un semplice schiavo senza cervello... ma un mostro che avrebbe potuto usare per eliminare i suoi nemici.
Dapprima, spalancò le grandi ali, non dissimili da quelle di un pipistrello. Sebbene non fosse più in grado di usarle per volare senza l’aiuto di un cavaliere, c’erano altri modi in poteva sfruttarle.
Si sollevò sulle zampe posteriori e cominciò a sbatterle con forza, generando raffiche d’aria che pia pian abbassarono l’intensità delle fiamme di Merida.
Mentre aiutava gli altri due a rimettersi in piedi, la ragazza notò le sue azioni e deglutì nervosamente.
<< Questo non va affatto bene >> disse, mentre riprendeva una posizione pronta al combattimento.
I tre guerrieri attaccarono tutti insieme nello stesso istante, le armi tese, eppure nemmeno questo servì a molto: il drago sbuffò e si limitò a roteare la coda, girando su se stesso come una trottola e sbalzandoli indietro.
<< Ci deve essere un modo per farlo almeno stare fermo! >> sibilò Jim. Non si era mai sentito così privo di opzioni in vita sua. E di missioni difficili ne aveva affrontate! Possibile che quell’affare non avesse punti deboli?
<< Ehi, amico >> disse rivolto a Hiccup. << Spero tu stia per uscirtene con un’altra idea. >>
<< Forse >> borbottò il vichingo, cupo in  volto << Ma mi servirà quella spilla di metallo che hai lì accanto al petto. >>
Jim si guardò, e capì che si stava riferendo alla targhetta del suo distintivo stellato.
<< Se lo perdi, ti do in pasto al tuo stesso drago >> lo avvertì, prima di sfilarselo e consegnarglielo.
Il vichingo lo ignorò. Prese l’oggetto e lo sollevò in alto, studiando l’angolazione con occhio critico.
<< Non c’è abbastanza luce >> sibilò << Accendi un po’ di fiamme intorno, principessa! >>
La fronte di Merida si corrucciò in evidente confusione. Il bersaglio era proprio davanti a loro, quindi perché avrebbe dovuto concentrarsi sui loro dintorni?
Ma presto si rese anche conto che non c’era tempo per riflettere sulla questione. Doveva fidarsi di Hiccup, e così puntò le mani verso uno scheletro poco distante e fece fuoco.
La vampata venne alimentata dai composti organici in decomposizione, generando un falò in piena regola.
<< E ora? >>
<< E ora, vediamo se questa gli piace. >>
Detto ciò, il giovane avvicinò la spilla di Jim alle fiamme ed ecco che l’oro ne catturò il riflesso, che subito venne proiettato in direzione del drago.
Dapprima lungo i suoi occhi, disorientandolo e accecandolo, poi tutto intorno a lui. E questi… si mise ad inseguirlo, cercando di catturarlo fra le zampe anteriori.
Merida non poteva credere ai suoi occhi. Un drago – forse la creatura leggendaria più letale conosciuta all’uomo – stava seguendo il semplice riflesso di una luce come se fosse una specie di gatto.
<< Mi stai prendendo in giro? >> borbottò, lanciando un’occhiata laterale a Hiccup.
A dispetto della situazione, al ragazzo sfuggì un sorrisetto. << Credimi, la prima volta ha stranito anche me. >>
<< Lo ammetto, è molto più adorabile quando non cerca di sbranarci la faccia >> commentò Jim.
E malgrado tutto, la principessa dovette ritrovarsi d’accordo. In quel momento, le sembrava quasi che Sdentato fosse tornato il drago affettuoso e leale che aveva incontrato l’anno scorso, libero da qualsiasi influenza maligna.
Forse ora potevano davvero provare a bloccarlo…
All’improvviso, notò un riflesso con la coda dell’occhio. Una freccia colpì la spilletta che Hiccup teneva tra le mani, facendola cadere a terra.
Seguendo la direzione da cui era venuta, la rossa non fu affatto sorpresa di scoprire che era stato Grimmel il fautore dell’attacco.
Il cacciatore di draghi incontrò i loro sguardi truci con un sorriso beffardo.
<< Nessuna regola vieta agli spettatori di contribuire allo spettacolo >> disse Bludvist, un’espressione altrettanto beffarda sul suo viso sfregiato.
Evidentemente, avevano entrambi intuito quale fosse il piano di Hiccup, e così si erano prodigati per frenarlo sul nascere; il ragazzo se ne uscì in una sequela di imprecazioni molto colorite.
<< Ci hai provato, amico >> commentò Jim, raccogliendo con uno sbuffo rassegnato il proprio distintivo per appuntarlo al suo posto << e stava anche funzionando. >>
<< Per l’appunto! >> intervenne Merida << Dobbiamo riprovarci! Ma non possiamo fare niente finché quei due sono lassù, quindi distraiamoli in qualche modo! >>
<< Sono troppo in alto >> considerò l’ufficiale spaziale, mesto << non puoi arrivarci con le fiamme, e dubito fortemente che tirargli addosso qualcosa produrrà qualche risultato. Non credevo che l’avrei mai detto in vita mia… ma ci vorrebbe veramente un miracolo. >>
E, come se l’universo avesse preso le parole del ragazzo sul personale... fu allora che accadde qualcosa che colse tutti i presenti decisamente di sorpresa, che fossero gladiatori, spettatori o membri della cerchia ristretta di Bludvist.
Lo stesso Drago non riuscì a nascondere un’espressione scioccata allo strano suono che si diffuse in tutta l’arena… un suono che Jim non poté fare a meno di comparare alle trombe udite più e più volte durante gli eventi più importanti organizzati dall’Accademia Stellare.
Gli occhi di ogni persona – e pure quelli di Sdentato – seguirono la direzione da cui era partito il suono… e individuarono un adolescente dai capelli bianchi che fluttuava a qualche metro dalla copertura dell’arena, impegnato a suonare una vera e propria trombetta di ghiaccio.
<< M-ma... quello è... >> balbettò Hawkins, sbigottito.
<< Mr Cold!? >> esclamò Merida, stupefatta << Che accidenti ci fa qui!? >>
<< Lo state chiedendo a me!? >>  protestò Hiccup. << Non so nemmeno chi sia! E in nome di tutti gli dèi… come fa a volare?! >>
Inconsapevole – o forse volutamente incurante – di ciò che stavano passando i tre umani, l’oscuro spirito continuò a suonare per qualche altro secondo, poi lasciò cadere la tromba e offrì ai suoi osservatori un inchino aggraziate.
<< Grazie, grazie di cuore, siete tutti fantastici >> disse, le labbra arricciate in un sorriso << Sarò qui tutta la settimana! O forse no, visto quello che io e la mia amica stiamo per fare… ehi! >>
Si scansò di lato, evitando per un soffio una freccia da parte di Grimmel.
<< È così che trattate tutti i vostri ospiti? >> sbuffò, lanciandogli un’occhiataccia << Sappiate che vi siete appena assicurati una sola stella sulla vostra brochure turistica! Ammesso che ne abbiate una… ce l’avete? Aspetta, credo che non sappiate nemmeno cosa sia… ugh… non sono mai stato un asso in storia… >>
<< Chi sei? >> tuonò la voce di Drago Bludvist, mentre questi lo indicava con la sua lancia << E come osi irrompere in questo luogo senza il mio permesso? Hai la minima idea di con chi stai parlando, creatura? >>
Cold alzò il naso in finta indignazione.
<< Non sono una “creatura”, ma uno spirito. E riguardo a chi sono? Beh, puoi chiamarmi Mr Cold >>
Il suo sorriso si fece più feroce. << Alias… la distrazione! Boom! >>
Scoppiò il caos.
L’arena tremò, mentre un’esplosione di ghiaccio e nevischio disintegrava una parte degli spalti, facendo volare detriti e vichinghi in ogni direzione. Allo stesso tempo, una figura femminile saltò di fronte ad un Bludvist sorpreso e lo colpì con un getto di magia invernale, mandandolo a rotolare lungo i posti a sedere sottostanti.
La criocineta si voltò brevemente verso i tre guerrieri nell’arena… rivelando un viso che Merida conosceva assai bene.
<< Elsa!? >> Più la principessa guardava verso gli spalti, meno riusciva a credere ai propri occhi. << Ma che cavolo sta succedendo!? >>
<< Senti, visto che li conosci probabilmente meglio di me, te lo farai spiegare dopo >> sbottò Jim, sbrigativo << A quanto pare, i vostri dèi mi hanno dato retta! >>
Nel mentre, svanito l’effetto della lucina su Sdentato, quest’ultimo era tornato alla carica contro i combattenti dell’arena.
I tre si rifugiarono dietro un cumulo di corpi per ripararsi dalla sua furia infuocata.
<< Ok, qua ci vuole un piano B, non credo che possiamo riprendere col trucchetto del gatto >> affermò Jim.
Hiccup annuì. << Sarebbe solo un effetto temporaneo. Bisogna... >> Prese un respiro profondo. << Bisogna andare più a fondo. >>
L’ufficiale stellare corrucciò la fronte. << Più a fondo quant-… a terra! >>
I tre rotolarono di lato, mentre un’altra palla di plasma esplodeva accanto a loro, sollevando l’ennesima nuvoletta di fumo e detriti.
Con la bocca piena di fango, Merida si sollevò lentamente da terra… appena in tempo per evitare le fauci del rettile, che per un pelo non le staccarono la testa.
Inciampò e cadde all’indietro, sollevando istintivamente le mani e riversando un fiume di fuoco su Sdentato. Si aspettava per lo meno che questo potesse rallentarlo, eppure il drago continuò ad avanzare, ruggendo di rabbia e dolore.
Evidentemente, qualsiasi fosse la natura del suo controllo mentale, stava prevalendo sull’istinto di sopravvivenza. Ora, il suo muso squamato era così vicino da permetterle di scorgere la sua immagine riflessa in quegli occhi verde smeraldo.
Le fauci irte di denti si spalancarono ancora una volta, illuminate da un familiare bagliore bluastro.
Il cuore della ragazza mancò un battito. Era davvero questa la sua fine? Sarebbe morta in quell’arena, lontano dal suo mondo e dalla sua famiglia, per zampa di una bestia che un tempo aveva considerato un suo amico?
Sentì il calore sul suo viso farsi sempre più intenso… e poi, un muro di ghiaccio si sollevò davanti a lei, intercettando il colpo di plasma prima che potesse ridurla ad un ceppo carbonizzato.
<< Ciao, Pel di Carota >> disse una voce fastidiosa accanto a lei << Ti sono mancato? >>
<< Ma tu…!? Ma come!? >>
Merida osservò incredula la figura ghignante di Mr Cold, il bastone teso, segno che era stato merito suo se quel ghiaccio l’aveva protetta. Un momento… le aveva appena salvato la vita!?
Rimase a fissarlo come se fosse un fantasma … e poi gli agguantò il colletto della felpa, portando una mano incandescente di blu vicino al suo volto.
<< Tu, brutto figlio di un mezzo drow! Come sei arrivato qui!? Che cosa stai tramando!? >>
A discapito della sua posizione, tuttavia, Cold si limitò ad inarcare un sopracciglio, mantenendo quel suo sorrisetto impertinente.
<< Come credi che ci sia arrivato? Sono caduto nel portale assieme a voi... e a lei >> aggiunse, indicando la ragazza che al momento stava tenendo impegnati Grimmel e i soldati vichinghi sugli spalti << E no, prima che tu me lo chieda, non è lo stesso Fiocco di Neve che hai conosciuto... ma personalmente, credo sia altrettanto prepotente. >>
Le mise un dito sul naso.
<< Per quanto riguarda la ragione per cui sono qui, che ne dici di discuterne dopo che ci saremo occupati di quel gattone squamato un po’ troppo cresciuto? >>
Indicò Sdentato, che durante la loro conversazione aveva avuto tutto il tempo per aggirare la barriera di ghiaccio... e ora stava fissando entrambi con il chiaro intento di cuocerli a puntino.
La principessa sussultò, quindi recuperò immediatamente il controllo della situazione. << Non riesco a credere di doverti dare ragione! Ma non possiamo ucciderlo, è l’amico di Hiccup! Dobbiamo... bloccarlo! >>
Furono di nuovo tutti intenti a dover scartare di lato per evitare ancora una volta il fuoco incrociato del Furia Buia.
Hiccup prese un respiro profondo. Trovarsi davanti una persona che manipolava il ghiaccio era già strano di per sé… ma dopo aver visto i poteri di Merida, era qualcosa che poteva accettare senza troppi problemi.
E poi al momento stava cercando di restare in vita.
<< Tu, col cappuccio, puoi metterlo in un blocco di ghiaccio? >> gli chiese << Possiamo solo sperare che la tua amica terrà Grimmel e Drago impegnati abbastanza a lungo. >>
<< Oh, io credo che se la caverà >> disse l’Oscuro Spirito, mentre lanciava un sorrisetto alla compagna criocineta. Dopotutto, se c’era una cosa che aveva imparato dai loro continui scontri… era quanto l’ex regina di Arendelle potesse essere agguerrita.

* * *

La folla dell’arena cominciò a fuggire il preda al panico.
Scansandosi di lato, Elsa evitò per un soffio un colpo d’ascia e restituì l’attacco con un potente getto di magia invernale, mandando il vichingo di turno a schiantarsi contro Grimmel.
Approfittando del loro momentaneo stordimento, congelò il pavimento sotto i loro piedi. Gli avversari si ritrovarono così incapaci di mantenere l’equilibrio e ruzzolarono negli spalti sottostanti, permettendole finalmente di concentrarsi verso il suo vero obbiettivo: il Dimensional-Pad e il frammento del Graal tutt’ora incustoditi accanto al trono di Drago Bludvist.
Fece un passo vicino all’artefatto… ma un’improvvisa palla di fuoco la costrinse a retrocedere.
Girando appena la testa, vide un piccolo drago verde che ringhiava verso di lei con sguardo minaccioso, la bocca già illuminata per una nuova vampata.
<< Un Terribile Terrore >> disse una voce graffiante alle sue spalle, facendola irrigidire << Molta gente li considera piuttosto inutili rispetto alla maggior parte dei draghi, ma a me è sempre piaciuto scovare il potenziale anche nelle forme di vita più insulse. E vuoi sapere cosa ho scoperto su di loro? >>
Subito l’ex regina evocò una spada di ghiaccio e si voltò, appena in tempo per intercettare la lancia di Drago Bludvist.
<< Che sono degli ottimi cani da guardia >> ringhiò l’uomo, prima di colpirla allo stomaco con un calcio abbastanza forte da spedirla a terra.
Elsa si sentì mancare il respiro, ma non potè concedersi neanche un secondo per riprendere fiato. Invece scorse una palla di fuoco e rotolò di lato per evitarla, poi sollevò la spada per bloccare un altro assalto ad opera di Bludvist.
<< Non so da dove veniate >> continuò l’uomo << Non so che cosa siete, né perché siate venuti fin qui. Ma una cosa la so per certo! >>
Alzò la lancia e la calò ancora e ancora, spingendo la ragazza in ginocchio.
<< Pagherete per aver osato attaccare i miei domini! >>
<< Questo lo vedremo >> ringhiò Elsa, mentre con la mano libera evocava uno scudo di ghiaccio e lo usava per colpire il tiranno alle gambe, costringendolo a retrocedere. Poi si voltò rapida per bloccare l’ennesima palla di fuoco del Terribile Terrore, il quale si era sistemato di fronte al Dimensional Pad e al frammento del Graal in modo decisamente protettivo.
<< E io che pensavo che questa giornata non potesse peggiorare >> borbottò la criocineta, mentre si preparava a contrattaccare. Ironia della sorte, sperava che a Cold stesse andando meglio che a lei.

* * *

<< SBRIGATEVI! >>
Merida aveva eretto una barriera di fiamme per coprire l’ennesimo colpo di Sdentato, ma l’impatto tra le due vampate fu tale da costringerla in ginocchio.
Al contempo, Cold scrocchiò il collo e puntò il suo bastone in direzione del drago, proprio mentre questi li stava già caricando con un ruggito rabbioso.
<< Sai, non ho mai avuto la possibilità di farla pagare alla tua controparte per tutti i guai che mi ha fatto passare >> disse con tono disinvolto << Suppongo che mi dovrò accontentare di te! >>
Un fiotto di magia invernale eruttò dalla punta dell’artefatto, colpendo in pieno la Furia Buia.
A nulla valsero i tentativi del drago di frenare i suoi effetti. Per quanto si sforzasse di continuare la sua carica, dapprima le sue zampe rimasero incollate al suolo, poi anche il resto del corpo venne ricoperto da una spessa patina di ghiaccio.
Solo la testa rimase libera, e a quel punto il dragone cominciò ad agitarla come una bestia impazzita, scoprendo i denti e ringhiando.
Soddisfatto, Cold si rivolse a Hiccup.
<< È tutto tuo, amico >> disse, facendosi da parte.
<< Sdentato! >>
Il Furia Buia si girò verso di lui, forse riconoscendo il suo nome, ma riprese a ringhiare e a divincolarsi, fissandolo con le pupille verticali dense di uno sguardo assassino.
In quel frangente, il giovane vichingo si rese conto di non sapere cosa fare. Era lì, era intrappolato, e ora? Sapeva soltanto che era doloroso vederlo in quelle condizioni.
Merida aveva ragione. Era tutto ciò che gli rimaneva, ma continuava ad essere usato contro di lui… quando non avrebbe voluto altro che riavere indietro il suo migliore amico.
Ma cosa poteva fare? Come poteva liberarlo dal controllo mentale?
<< Sono così inutile. Tu sei qui, e io non so nemmeno che diavolo fare! Mi dispiace tanto. >>
La voce gli uscì chiara, nonostante fosse spezzata, rammaricata e devastata.
<< È tutta colpa mia. Mi sono arreso. Se solo non ti avessi scacciato... se fossi stato più accorto... e adesso siamo qui. Siamo qui, io e te, come quando ci siamo incontrati la prima volta, in cui... io volevo ucciderti. Ma ora sei tu a voler uccidere me. >>
Gli occhi di Hiccup si ingrandirono di stupore, come se un’illuminazione l’avesse appena colto.
<< Ma tu non l’hai fatto, quella volta. Avresti potuto. Ti avevo intrappolato, ho cercato di ucciderti per la gloria, eppure... ti sei limitato a ruggirmi in facci, perché ero semplicemente un idiota. Tu non sei un assassino, Sdentato. Non lo sei mai stato. Non sei mai stato una bestia feroce, né un’arma malefica! È stato Drago a ridurti a questo, violando completamente la tua mente e i tuoi pensieri. >>
Senza alcuna paura, il ragazzo si avvicinò di più al drago, inginocchiandosi innanzi al suo muso: un gesto che aveva ripetuto tante volte, troppe per ricordarle.
<< Voglio salvarti, dico davvero. Ma non ho alcun potere per farlo... al contrario di te. Tu hai sempre avuto il potere per fare qualsiasi cosa! Mi hai sempre stupito, non hai mai smesso di farlo. Vorrei che... questa fosse una di quelle volte. >>
Piegò il capo e abbassò lo sguardo.
<< So che presto o tardi ti libererai. Mai io non riesco... non riesco più a vederti in questo stato. Fallo. Uccidimi. Saprò di averci provato. Almeno... sono stato con te per l’ultima volta. Io e te, bello. Come ai vecchi tempi. >>
Grosse lacrime gli scorsero lungo le guance.
<< Ti voglio bene, amico mio. >>
Ad ogni parola pronunciata dal giovane vichingo, i movimenti della creatura si fecero sempre più tranquilli, una mera ombra degli scatti rabbiosi e inferociti che lo avevano distinto fino a pochi minuti prima.
Cambiarono anche i suoi ruggiti grotteschi, sostituiti da versi confusi, spaventati, come se non sapesse esattamente cosa stesse succedendo.
Sotto lo sguardo speranzoso di Hiccup, vide le sue pupille da rettile frasi più grandi, ancora e ancora... segno che il controllo mentale di Bludvist stava vacillando, ma aveva ancora bisogno di un’ultima spinta.
Era passato così tanto tempo, pareva quasi surreale… ma la mente del ragazzo sembrò tornare indietro nel tempo, al giorno in cui si erano conosciuti… e al giorno in cui avevano avuto un contatto. Un VERO contatto.
Il loro primo contatto, quello che aveva segnato per sempre la loro amicizia proibita.
Come quel giorno, Hiccup chiuse gli occhi e pose la mano in avanti, verso il muso del drago, una mano tremante ma densa della speranza più pura.
Il drago si bloccò, come se il tempo attorno a lui avesse improvvisamente smesso di scorrere.
Mentre nell’aria riecheggiavano i suono della battaglia circostante, stavolta Hiccup riaprì gli occhi e questi rimasero fissi in quelli del rettile, cercando di scorgere anche solo il più piccolo accenno di riconoscimento nelle sue pupille... non più sottili e verticali come quelle di una serpe, ma grandi, tonde e ricolme di un luccichio familiare.
<< Sdentato... >>
All’improvviso, il ghiaccio che teneva prigioniero il drago esplose in un turbinio di detriti e nevischio, non più in grado di sopportare i suoi continui tentativi di liberarsi.
Le zampe della bestia si abbatterono su Hiccup, spingendolo a terra.
Il cuore del ragazzo cominciò a martellargli nel petto. Aveva fallito. Lui... non era riuscito a far rinsavire il suo vecchio amico.
Ora sarebbe morto in quell’arena, per il fuoco della stessa creatura a cui un tempo aveva risparmiato la vita. Con il tempo, anche l’ultimo Haddock sarebbe stato dimenticato... e della sua linea di sangue non sarebbero rimasto altro che la vergogna dei suoi fallimenti.
Chiuse gli occhi, aspettandosi l’inevitabile calore rovente... e invece, sentì qualcosa di umido e bagnato strusciargli sul viso.
<< Ma che...! >>
Una ruvida lingua rosa, pregna di alito fetido, tempestò il suo volto di bava, assordandolo con uggiolii ringhianti di pura allegria.
<< Sdentato...! Dah, smettila! Lo sai che poi non va più via! >>
Totalmente incredulo, Hiccup si divincolò e si raddrizzò, fissando gli occhi del drago: le pupille si erano ingrandite, aveva ritratto i denti e lo stava fissando con uno sguardo a metà fra l’entusiasmo e la gratitudine.
<< Sei tornato... sei tornato davvero! >>
Il ragazzo gli abbracciò il collo con forza disperata, quasi temesse che potesse sparire da un momento all’altro se l’avesse lasciato, e scoppiò a piangere di sollievo e genuina gioia.
<< Oh, amico... per tutti gli dei! Mi hai spaventato! Non rifarlo! Non farlo mai più! >>
Il drago gli si strusciò affettuosamente addosso, ricambiando la sua stretta, poi il ragazzo gli prese il muso fra le mani.
Il rettile gli restituì un’intelligente, empatica espressione di rassicurazione, poi appoggiò la fronte squamata su quella del suo umano, socchiudendo gli occhi. Stava comunicando una semplice parola: “Grazie”.
Hiccup scosse il capo, sentendosi improvvisamente indegno di quella vista.
<< Mi ero arreso, bello. Credevo di averti perso per sempre. Non sai quanto mi dispiace. >>
Gli abbracciò di nuovo il collo.
<< Ma sono felice che tu sia di nuovo qui. >>
Il drago gemette contento, stringendosi ancora di più al suo vecchio cavaliere, fino a quando un suono di passi non attirò la loro attenzione.
<< Una scenetta davvero commovente >> disse Cold, mentre agitava pigramente il suo bastone, con Jim e Merida al seguito << Ora, che ne direste di andarcene da questo posto? Per quanto sia un fan dei giochi violenti, trovo che le arene siano fin troppo dozzinali... >>
Un sibilo riecheggiò nel colosseo, seguitò da un proiettile che si conficco nel braccio dell’oscuro spirito. Questi non urlò, né emise alcun suono dolorante. Semplicemente fissò il dardo che ora gli spuntava all’altezza del gomito con occhi increduli, un’espressione che fu presto imitata dai tre giovani.
<< Mi sento un po’ strano... >> fu tutto ciò che riuscì a borbottare, prima di cadere al suolo << Auch... credo di avere le gambe addormentate... e non solo... >>
<< Eppure riesci ancora a parlare >> giunse una voce che suscitò un brivido lungo la spina dorsale dei tre umani presenti << Un’impresa piuttosto notevole, considerato che il sedativo di cui è imbevuto quel dardo sarebbe capace di mettere a dormire un Incubo Orrendo nella frazione di pochi secondi. Devi avere una fisiologia piuttosto resistente... credo che mi divertirò a sezionarti, una volta finito con questi due. >>
Tutti e quattro volsero gli sguardi verso una delle ultime persone che avrebbero voluto vedere: Grimmel il Grifagno, la cui balestra era puntata direttamente verso la testa di Sdentato.
<< Oh, ma mi prendi in giro? >> sbottò Hawkins.
<< Salve, capo Haddock... o meglio, ex capo >> sogghignò il Cacciatore << Vi dispiace se mi intrometto? Temo che abbiate qualcosa che mi appartiene. >>
Il Furia Buia prese a ringhiare sonoramente, rizzando tutte le squame lungo la schiena e assottigliando gli occhi.
L’espressione di Hiccup non fu molto diversa, mentre con un gesto plateale scartava di lato, afferrando la prima ascia che gli capitò sotto tiro e puntandogliela contro.
<< L’unica cosa che ti appartiene qui è la tua vita, Grimmel >> sibilò, con uno sguardo impietoso e la voce pacata che tradiva l’odio << Ti consiglio di tenertela stretta. >>
<< Dovresti ascoltarlo >> aggiunse Merida, gli occhi assottigliati e le mani puntate in direzione del Cacciatore << O ti assicuro che sarai cotto alla brace prima di poter sparare il prossimo colpo! >>
<< Oh, io ne dubito, Ragazza Drago >> sbuffò Grimmel, senza mai perdere quel suo sorriso irriverente << Sei veloce, te lo concedo... ma non quanto un dardo. E per vostra informazione, questi sono stati potenziati con un veleno molto più letale rispetto ai sedativi con cui vi ho catturati. >>
Fece un passo avanti.
<< Ma non ho alcun motivo di usarli su di voi. Tutto quello che voglio... è l’ultima Furia Buia >> rivelò freddamente << È l’unica ragione per cui ho lavorato con Drago negli ultimi anni. Sapevo di non poterla uccidere mentre era sotto il suo controllo, così come ero sicuro che prima o poi si sarebbe presentata l’occasione perfetta per eliminarla proprio sotto il suo naso. E indovinate un po’? Quell’occasione si è appena presentata! >>
Hiccup non riusciva a credere alle proprie orecchie. Quell’uomo era letteralmente ossessionato.
<< Ma perché? >> domandò, incapace di potersi trattenere << Che cosa ti ha fatto Sdentato? >>
<< Personalmente? Niente di niente >> ammise Grimmel, con una scrollata di spalle << Ma in fondo... quando mai noi cacciatori abbiamo bisogno di ragioni personali per abbattere gli sputafuoco? >>
I suoi occhi tornarono a scrutare quelli verdi di Sdentato.
<< Conosco la vostra storia, giovane Haddock. Il figlio di Stoick l’Immenso che scelse di risparmiare una Furia Buia, guadagnandosi la sua lealtà! >>
Fece una smorfia sprezzante.
<< Be’, a differenza tua, quando io mi trovai davanti ad una di queste bestie... non esitai nemmeno un istante e la uccisi nel sonno, mentre dormiva >> sputò << Quel semplice atto di coraggio mi rese un eroe nel mio villaggio, dopo che ero stato a lungo deriso e maltrattato a causa della mia... condizione. Qualcosa con cui sono sicuro tu sia familiare. >>
Fece un altro passo avanti.
<< Ma finalmente, la gente era disposta a riconoscere il mio valore! Così decisi di uccidere un’altra Furia Buia... e poi un’altra... e poi un’altra ancora. In verità... beh, le ho uccise tutte! Eccetto lui. >>
Il cuore di Hiccup mancò un battito quando il Cacciatore indicò Sdentato.
<< Una volta eliminato, mi sarò assicurato un posto nella storia come colui che ha sterminato la razza di draghi più letale e pericolosa di questo mondo! Ma non preoccuparti, non lascerò che Bludvist continui con la sua campagna di conquista. >>
Il suo sorriso si fece più accentuato.
<< Dopotutto, le idee di cui si fa portavoce sono pericolose quasi quanto le tue. Usare i draghi come armi? AH! Questi mostri non possono essere controllati, come tu hai gentilmente dimostrato solo pochi minuti fa. Ti tradiranno alla prima occasione! Non posso permettere che il loro mondo si mescoli al nostro... né ora né mai! >>
<< Ti sbagli >> replicò Hiccup, sprezzante << I draghi non sono dei mostri. Non sono niente di diverso dagli altri animali! Ma noi umani abbiamo deciso che la nostra superiorità era determinata dalla loro morte, solo perché erano… migliori. Ci spaventano perché sembrano usciti direttamente dalle leggende dei nostri antenati…  ci spaventa il loro fuoco, che è degno di Surtr e dei suoi Jötnar! Abbiamo vissuto a lungo in equilibrio con le altre bestie di questo mondo, quindi perché non possiamo farlo anche con loro? >>
Mentre fissava Grimmel, il ragazzo aveva acquisito un’espressione nuova, adesso. Di pietà e rammarico.
<< Accusi i draghi di essere mostri… quando sei stato il primo ad essere toccato dalla vera mostruosità: quella degli stessi umani che ti hanno odiato e maltrattato solo perché eri diverso da loro. E che ti hanno convinto che il solo modo per essere accettati fosse l’uccisione non necessaria di altri esseri viventi. >>
Scosse il capo.
<< Cosa c’è da vantarsi di questo, Grimmel? Perché vantarsi di essere nient’altro che un assassino? Neanche i più grandi cacciatori di draghi hanno stima di te, continuano a realizzare libri in cui tu non sei nemmeno accennato. >>
Abbassò l’ascia solo di qualche centimetro.
<< Io non sono affatto come Bludvist. Non ho mai promesso il controllo... ma la fiducia, la lealtà e l’amicizia verso queste creature. Qualcosa che Bludvist ha violato, usando il controllo mentale del suo Alfa. Tutti i suoi draghi hanno agito senza alcuna volontà! Chiunque avrebbe potuto essere al posto di Sdentato, anche i draghi che ti porti dietro. Non sono loro a tradirti alla prima occasione... quella è una connotazione del tutto umana. E tu, proprio ora, ne sei l’esempio calzante! Sei un traditore, un sobillatore e un assassino. Vivi nel tuo mondo dove credi che gli altri siano mostri... ma qui, proprio ora, dinnanzi a me, solo una cosa è evidente. Tu sei il vero mostro! >>
Un pesante silenzio calò tra i due vichinghi. Gli occhi di Grimmel si spalancarono alle parole del ragazzo, animati da un luccichio a metà tra l’incredulo e il rabbioso.
<< Wow >> borbottò Cold, ancora steso a terra << Ti ha proprio fatto una bella ramanzina... >>
<< Zitto, Cold >> sbuffò Merida.
<< Abbassarmi a doverti dare ragione è davvero strano >> commentò Jim con un risolino << ma è stato effettivamente magnifico. >>
Lo sguardo del Grifagno passò tra i quattro ragazzi, poi tornò su Sdentato.
<< Forse hai ragione... o forse no >> sussurrò freddamente << In ogni caso... il tuo amico non sarà qui per scoprirlo! >>
Alzò la balestra per l’ennesima volta, preparandosi a sparare... e fu allora che il fianco opposto dell’arena esplose in un turbinio di schegge e sabbia nera.
Troppo sorpreso per reagire in tempo, Grimmel fu colpito in pieno da un detrito vagante e cadde a terra, perdendo la presa sulla balestra.
Al contempo, Jim e Merida vennero sbalzati indietro dalla potenza dell’onda d’urto, mentre Sdentato si lanciò su Hiccup per coprirlo con le ali.
Gli occhi di Cold – ancora steso a terra - puntarono in direzione dello squarcio appena aperto nell’arena.
Un’alta figura cominciò a materializzarsi in mezzo alla nube di polvere, mentre una pioggia di granelli neri si riversava sull’arena.
<< Oh, no >> borbottò lo spirito invernale, intuendo chi avesse appena messo piede in quella bolgia. Perché conosceva solo una persona nota per usare minuscoli granelli color pece come arma.
Kozmotis Pitchiner camminò con noncuranza attraverso la nuvola di detriti vaganti, occhi gialli che risplendevano nella penombra dell’arena. Con la sua giacca rossa e macchiata di catrame, avanzò senza degnare Cold di un’occhiata, e nemmeno si preoccupò di guardare gli umani a pochi metri da lui, né provò alcun interesse per il drago nero che si era lanciato sul suo cavaliere per proteggerlo.
Il suo sguardo era concentrato sulla sola cosa per cui era venuto… la stessa per cui aveva seguito gli agenti dell’MVI in questa dimensione: il frammento del Graal.
Con un rapido movimento della mano destra, evocò una scala di sabbia nera e cominciò a risalirla fino al trono di Drago Bludvist.

* * *

Sugli spalti, la battaglia tra Elsa e Bludvist stava continuando senza esclusione di colpi. L’improvvisa esplosione della facciata opposta dell’arena aveva offerto ai due avversari giusto qualche secondo per contemplare il loro stato di salute, prima che il desiderio di terminare quello scontro il prima possibile li spingesse a riprendere i rispettivi assalti.
Nonostante i poteri di Elsa, Drago aveva realizzato la sua armatura non solo per resistere al fuoco delle sue bestie… ma anche per sopportare i gelidi attacchi del suo Alfa, in prospettiva ad un potenziale tradimento. Sfortunatamente per l’ex regina, questo aveva fortemente limitato le opzioni in suo possesso, costringendola a fare uso prevalentemente di spade e altre evocazioni di ghiaccio.
E come se la situazione non fosse già di per sé difficile, il Terribile Terrore a guardia del Graal aveva continuato a bersagliarla con palle di fuoco a distanza, costringendola a combattere su due fronti.
Gli assalti di Bludvist erano rapidi, implacabili, potenziati dalla sua stazza imponente. A lunga andare, dubitava che sarebbe riuscita a continuare senza prendersi qualche bruciatura…
<< Posso interrompervi? >> giunse una voce melliflua che la frenò sul posto.
Lentamente, sia lei che il suo avversario si voltarono… e i loro occhi incrociarono quelli dorati di un individuo che la ragazza conosceva fin troppo bene. Dopotutto, era la ragione dietro a tutta questo macello.
<< Chi sei? >> ringhiò Drago << Un altro straniero giunto su queste terre per sfidare il mio dominio? >>
<< Affatto >> rispose Kozmotis, con tono di voce impassibile << Vi assicuro che non ho niente a che fare con i responsabili di tutta questa deplorevole situazione. In quanto a chi sono, il mio nome è Kozmotis Pitchiner… e sono venuto qui per quello. >>
Indicò il frammento del Graal. << Consegnatemelo… e me ne andrò di qui senza recarvi altro disturbo, ve lo prometto. >>
Il signore della Guerra strinse gli occhi e puntò la sua lancia verso questo nuovo intruso.
<< Se pensi davvero che ti permetterò di derubarmi, straniero, allora temo che tu sia mio nemico tanto quanto questi scocciator-… >>
Un viticcio di sabbia nera esplose dall’ombra dell’uomo, colpendolo con tanta forza da spedirlo attraverso gli spalti.
<< Odio quando non si riesce a raggiungere un accordo >> sbuffò l’ex Generale, mentre avanzava verso il Graal.
Subito Elsa tentò di colpirlo alle spalle, ma un torrente di granelli color pece la investì prima che potesse anche solo abbassare la sua spada, facendola cadere nell’arena. Un destino simile toccò al Terribile Terrore a guardia dell’artefatto, il quale aveva già spalancato le fauci per attaccare questa nuova minaccia al suo tesoro.
Purtroppo per lui, un sottile viticcio lo costrinse a chiudere la bocca con un forte schiocco, poi ne bastò un altro per lanciarlo alle spalle di Kozmotis.
L’uomo afferrò il frammento e cominciò a rigirarselo tra le mani.
<< Finalmente >> sussurrò << Dopo tutto questo tempo… un primo passo verso la vittoria. >>
E con quelle parole pronunciate, prese un globo dimensionale da sotto la veste e lo lanciò di fronte a sé, evocando un portale.

* * *

Grimmel aprì lentamente gli occhi, sentendo un forte fischio che gli martellava le orecchie.
Si portò una mano alla testa e toccò qualcosa di umido e vischioso... sangue. Era stato ferito, ma visto che era ancora capace di distinguere i suoi dintorni intuì che non era qualcosa di grave.
Non sapeva cosa fosse appena successo, e francamente non gli importava. Tutto quello che voleva al momento... era assicurare la morte dell’ultima Furia Buia.
Guardandosi attorno, lo vide con le ali disposte a formare una specie di guscio, forse per proteggersi. E vide anche la sua fidata balestra a pochi passi da lui, così cominciò a strisciare per prenderla.
Ma di colpo, intravide una gamba che sferrò un poderoso calcio all’arma, gettandola inevitabilmente fuori portata.
Non fece in tempo a registrare quell’avvenimento… che un poderoso pugno gli fece sputare sangue.
<< Sai che avevi ragione, fetente? >> sibilò Merida << Sono veloce, ma non solo! Picchio anche molto forte, e tu sicuramente sei un ottimo manichino! >>
Con un ringhio rabbioso, Grimmel le diede un calcio alla pancia. Entrambi rotolarono a terra, cercando di orientarsi nella nube di polveri.
Il Grifagno la afferrò per la gola, al che Merida lo colpì con un altro pugno in viso, facendogli cadere un dente. E quando l’avversario aumentò la presa, ecco drizzò la schiena e gli tirò una forte testata sul naso, rompendoglielo.
Grimmel indietreggiò, e le mani della ragazza si illuminarono di fiamme... ma l’uomo fu rapido a contrattaccare e si lanciò contro di lei, riportandoli a terra.
La vampata di fuoco azzurrò sparò verso il cielo, innocua, e ancora una volta le mani del Cacciatore si ritrovarono avvolte attorno al collo della rossa.
<< Sai, non ho mai ucciso una ragazza drago in vita mia >> sputò, gli occhi illuminati da un folle luccichio << Ma in fondo, c’è una prima volta per tutto! Credo proprio che ti rivelerai una preda indimenticabile... >>
Un forte sbuffo risuonò alle sue spalle. Finì strattonato per il proprio mantello e gettato in un angolo.
Sdentato aveva nuovamente perso ogni aspetto di tenerezza e giocosità: sembrava tornato sotto il controllo di Bludvist, ma Grimmel intuì che non fosse così. Il drago stava semplicemente provando un’emozione molto “umana”: la rabbia, l’odio e il desiderio di vendetta, accompagnati dal sempiterno istinto di protezione verso il suo umano.
Ma adesso, l’animo di Sdentato ardeva di rancore. Lui era l’ultima Furia Buia per colpa del cacciatore, e adesso ne aveva le prove certe.
Ringhiò mostrandogli le fauci affilate e le pupille assottigliate, avanzando inesorabilmente nella sua direzione.
Grimmel si tese, improvvisamente insicuro su come procedere.
Per la prima volta dall’inizio di quello scontro, le probabilità di vittoria non erano più a suo favore. Senza la sua fidata balestra e i dardi velenosi, come poteva affrontare una Furia Buia adulta?
“Niente panico” pensò, cercando di mantenere i nervi saldi “Sei scampato a situazioni ben peggiori. Puoi ancora ribaltare la situazione…”
<< Andiamo, ragazzone >> disse con un sorriso apparentemente cordiale << Non vorrai mica uccidermi, vero? Che cosa ne penserebbe il tuo prezioso cavaliere umano... >>
Sollevò la mano sinistra in un gesto conciliante, mentre quella libera vagò fino al coltello che teneva all’altezza della vita.
<< Lui non vorrebbe che ci ammazzassimo a vicenda, giusto? No, lui vuole solo che draghi e umani imparino a vivere... insieme! >>
Si alzò in piedi, il coltello sollevato e pronto a colpire l’occhio del drago... ma non ne ebbe la possibilità.
La bocca di Sdentato si illuminò di viola e liberò un lampo.
Merida, istintivamente, distolse lo sguardo e serrò le palpebre. Aveva capito subito cosa stava per succedere, forse sin da quando il drago era apparso.
Udì il botto di ripetute palle di gas, le urla prolungate del cacciatore, il ruggito, il fumo che si innalzava.
Così terminava la vita e la carriera del Grifagno: per zampa dell’ultimo delle Furie Buie, che per tutti quegli anni aveva costretto a commettere azioni orribili contro la sua volontà, con l’appoggio e la complicità di Drago Bludvist.
La principessa, sebbene inquietata, non poté biasimare Sdentato fino in fondo: anche in punto di morte, quell’uomo aveva mostrato la propria natura infida. E solo il cielo sapeva cosa avevano lasciato tutti quegli anni nella mente del Furia Buia: ancora una volta, lui e Hiccup erano molto simili.
Il giovane Haddock si avvicinò proprio quando il fumo si diradò.
<< Stai bene? >> domandò a Merida.
La rossa annuì, quindi gli indicò Sdentato e quello che aveva fatto, curandosi di non guardare troppo. Si concentrarono entrambi principalmente sul Furia Buia.
Il drago stava tremando, spaventato e guaente come un animale ferito: probabilmente, si era reso conto di quel che aveva fatto, ed era in profondo conflitto, divorato dal senso di colpa.
Era sempre stato molto empatico e tendenzialmente pacifico, quando non si trattava di difendere Hiccup e i suoi cari. Per quanto avesse avuto una motivazione solida, quell’azione non era da lui.
Quello era il primo omicidio che commetteva senza alcun controllo mentale, la prima volta che aveva provato un desiderio vendicativo che l’aveva spinto al punto di uccidere.
Istintivamente, Hic lo abbracciò, accarezzandogli il capo cercando di calmarlo.
<< Va tutto bene, bello. Lo so >> mormorò << Mi dispiace tanto. Però… non meritava un trattamento migliore. >>
<< E poi stava per uccidermi >> lo incoraggiò Merida, toccata << e stava per uccidere anche te, testa di squame. Se non avessi agito in quell’istante, le Furie Buie sarebbero scomparse per sempre. >>
Il drago annuì appena, e questo la fece sorridere almeno un po’
Eppure, nonostante questa situazione fosse stata risolta… la ragazza aveva come la sensazione che avessero comunque perso.
 
* * *

In un altro universo

Il corpo di Tigre venne gettato di forza all’interno della prigione, ricadendo con un sonoro tonfo.
Subito la felide si rimise in piedi e caricò contro le sbarre, ringhiando, ma la porta era già stata chiusa.
<< Goditi la tua ultima notte, gattina >> sogghignò il Capo Lupo, lo stesso che aveva assalito il villaggio in compagnia di Shen << Oppure passala nella consapevolezza che domani perderai la testa. A me non importa davvero! >>
E pronunciata quell’ultima beffa, lui e il resto dei suoi sottoposti scoppiarono a ridere e cominciarono ad allontanarsi, lasciandosi dietro la maestra di kung fu... e la ragazza umana con cui avrebbe condiviso la cella.
Tigre ruggì e si scagliò di nuovo contro le barre, ma non poté fare altro che scuoterle inutilmente. Nell’istante in cui provò ad evocare il chi, questo non le rispose.
Sconsolata, si girò e vide la compagna, esibendo un’espressione di sorpresa e letizia.
<< Adora! >> esclamò << Stai bene? >>
La ragazza sollevò le mani, mostrando i ceppi che ora le stringevano i polsi, identici a quelli che anche la felina aveva in quel momento.
<< Poteva andarmi peggio. Sono stati così gentili da regalarmi questi >> rispose con una buona dose di sarcasmo << A quanto pare sono progettati per bloccare il chi degli esseri viventi... ma sembra che funzioni anche con la magia, e così sono tornata ad essere una normalissima umana. >>
La guardò con preoccupazione.
<< Tu come stai? Quando non ti ho vista, ho pensato che... sì, insomma... >>
Tigre scosse il capo.
<< Per un po’ ho pensato che sarebbe successo, ma Lord Shen è famoso per essere molto teatrale. Mi ha chiesto... di unirmi a lui. E quando ho rifiutato, ha deciso di eseguirci tutte e due in pubblica piazza. >>
Si lasciò cadere rannicchiata, poggiando i gomiti sulle ginocchia, la coda che si agitava nervosamente.
<< Mi dispiace, Principessa. Non avrei mai voluto che capitasse niente a nessuno di voi. >>
Adora sorrise tristemente alla felide.
<< Non è colpa tua >> le disse << Sapevamo a cosa ci saremmo iscritti se avessimo cominciato a lavorare per l’MVI. Tu volevi solo aiutare dei villeggianti indifesi, no? La colpa è solo di quel mostro. Avrebbe potuto usare tutto quel potere per aiutare gli altri e invece... >>
Abbassò lo sguardo.
<< Invece lo ha usato solo per distruggere. >>
<< Lo so. >>
Tigre la scrutò intensamente con i suoi occhi gialli.
<< Tuttavia... ho pensato per un istante che avrebbe potuto funzionare. Ma ancora una volta ha rivelato il suo vero volto. >>
<< Le persone come lui non cambiano mai >> sospirò la bionda, mentre si lasciava cadere sul muro della cella << Non fraintendermi, credo che nel multiverso esistano cattivi che possano essere riscattati. Individui che si erano lasciati corrompere dall’oscurità perché non avevano scelta, oppure perché convinti che fossero nel giusto... >>
Alzò lo sguardo in direzione del soffitto.
<< E poi ci sono persone che vogliono solo veder bruciare i mondi. Credimi io... io lo so bene. O almeno, meglio di molti altri. >>
<< Non ne hai mai parlato >> notò la maestra di kung fu, sedendosi a gambe incrociate << Sei sempre stata molto vaga sul tuo passato. L’ho sempre rispettato, perché non ero molto diversa da te. Ma ora sembra che tu abbia un gran bisogno di parlarne. >>
Adora s’irrigidì come un cervo catturato dal bagliore della luna.
Per un attimo, Tigre temette di essere andata troppo oltre... almeno finché la ragazza non rilasciò un altro sospiro, quasi rassegnato.
<< Certo, perché no? >> borbottò << Questa potrebbe essere la mia ultima notte. Tanto vale essere sincera con la persona con cui la passerò. >>
Chiuse gli occhi.
<< Il suo nome era Hordak, l’Oscuro Signore... e per gran parte della mia vita, è stato la cosa più vicina ad un padre che abbia mai avuto. >>
Tigre spalancò le palpebre, stupefatta. Certamente, quella era l’ultima cosa che si aspettava di sentire.
<< Ma, credevo... che tu fossi una principessa della luce, o qualcosa del genere. >>
La ragazza fece un sorriso amaro.
<< Non lo sono sempre stata >> ammise << In verità, non sono davvero sicura da dove vengo. Hordak era un conquistatore intergalattico con un potere enorme, che si divertiva a collezionare pianeti e popoli da sottomettere al suo volere. Perché? Semplicemente perché lo faceva sentire bene >> sputò << Amava il pensiero della paura che instillava nei cuori e nelle menti di coloro che sottometteva al suo controllo. E ogni tanto, per un capriccio che non sono mai riuscita davvero a comprendere... prendeva un bambino dai pianeti che conquistava e decideva di allevarlo assieme al suo braccio destro, un’orribile e oscura strega di nome Tessitrice d’Ombra. >>
Il pelo della felina si rizzò sgradevolmente, segno di come stava pian piano venendo coinvolta in quella storia.
<< Come hai potuto diventare... be’... quello che sei? >>
<< Non è stato facile >> fu la cupa risposta della guerriera << Come puoi immaginare, non erano esattamente dei genitori modello. Hordak, in particolare, vedeva qualsiasi forma di gentilezza o altruismo come debolezza. Voleva che fossimo soldati, assassini in grado di eseguire i suoi ordini senza il minimo accenno di esitazione o compassione. E se non fosse stato per una mia amica, probabilmente sarei diventata proprio questo. >>
Tigre si mosse a disagio.
<< Una volta mi hai  accennato di averne avuti parecchi. Di amici, intendo >> disse, con una certa esitazione.
A quelle parole, un sorriso appena accennato si dipinse sulle labbra della bionda.
<< Ne ho avuti, sì. I migliori che avrei mai potuto desiderare... come Bow, l’arciere, sempre pronto a cogliere il meglio da ogni situazione, impavido e altruista in ogni cosa che faceva. Oppure Glimmer... cara, dolce Glimmer, la cui gentilezza e buon cuore non erano secondi a nessuno. >>
Il suo sorriso si spense.
<< E poi c’era... Catra, la mia prima amica. Anche se per molto tempo siamo state su fronti opposti, e in non poche occasioni abbiamo tentato di ucciderci a vicenda. >>
La felina la scrutò con un sorrisetto sarcastico.
<< Non stupirtene, Principessa. Le amicizie più solide si rinsaldano molto spesso con avvenimenti del genere. >>
La bionda non riuscì a trattenersi dal ridacchiare.
<< Quanto hai ragione. Ricordo ancora quando cercava sempre di nascondermi la spazzola per i capelli solo per costringermi a giocare con lei... o quando scambiò il mio dentifricio con del sapone solo perché le avevo lanciato addosso dell’acqua. Cavoli, aveva passato tutta la notte a sibilarmi contro! E non perdeva mai occasione di sedersi sopra di me e stuzzicarmi con la sua cod-... ehm... lasciamo perdere >> aggiunse con un rapido borbottio.
Tigre si raddrizzò appena, convinta di aver sentito male.
<< Come, prego? >>
<< Be’, ehm... lei era per metà gatto >> spiegò Adora << Penso che la sua specie si chiamasse Thundera, o qualcosa di simile. Le piaceva molto strofinarmi la sua coda sul naso per darmi fastidio. >>
<< Interessante. >>
La felina inarcò le sopracciglia. << Ma anche piuttosto... intimo. >>
Le guance della ragazza si tinsero completamente di rosso.
<< Ecco... lo eravamo >> borbottò con voce a mala pena udibile << Intime, intendo. Non eravamo  ancora fidanzate o altro, ma non perché non lo volessimo, solo... be’, sai come va... la guerra e tutto il resto, non abbiamo davvero avuto occasione di parlarne come si deve... ma mi piaceva tantissimo, e io piacevo a lei. >>
<< Capisco. >>  Tigre annuì, comprensiva. << E dopo cos’è successo? >>
A quella domanda, il volto di Adora tornò una maschera di pietra.
<< Dopo ci siamo ribellate. Entrambe, anche se per lei ci è voluto un po’ di più. Sono diventata She-Ra dopo aver trovato e impugnato la Spada di Greyskull. Insieme ai miei compagni abbiamo creato un’alleanza per sconfiggere Hordak prima che potesse richiamare la sua forza d’invasione sul pianeta Etheria... e abbiamo perso. >>
Questa volta, il ridacchiare che fuoriuscì dalla bocca della bionda fu tutt’altro che allegro... bensì amaro come lacrime appena versate.
<< Tutti persero >> sussurrò << Non c’è più nessuno. La mia nuova famiglia, i miei amici... perfino quel cielo arancio bruciato che ogni giorno ci salutava dall’alto del pianeta. Tutto andato. >>
Strinse le mani a pugno.
<< Ed è... colpa mia. Perché all’epoca non fui abbastanza forte per fare ciò che doveva essere fatto. >>
Rimase per qualche istante in silenzio, combattuta.
<< Avevo Hordak a portata di mano >> continuò << Ero pronto a dargli il colpo di grazia... ma esitai, perché nei suoi occhi vidi colui che per anni mi aveva allevata. Un essere freddo e crudele... ma che per molto tempo era stato anche la mia unica famiglia. >>
Calde lacrime cominciarono a raccogliersi attorno agli occhi della ragazza.
<< E così abbassai la spada, perché volevo essere migliore... perché volevo dimostrargli che la compassione non era una debolezza. E lui ne approfittò! Mi attaccò a tradimento e uccise Catra di fronte ai miei occhi... ridendo, mentre le faceva un buco in petto con il suo scettro. >>
Tigre trasalì. Certamente la parte in cui avrebbe raccontato la morte dei suoi amici sarebbe stata dolorosa, ma non poteva minimamente immaginare quanto.
Le si avvicinò molto lentamente, osservandola piangere con un’espressione conflittuale. Poi, lentamente, allungò una zampa e la avvolse attorno alle sue spalle.
La ragazza si lasciò cullare da quel semplice - quanto necessario - gesto di conforto, e affondò il viso nella spalla della guerriera.
<< E non si è fermato a Catra >> continuò, stancamente << Ha ucciso tutti i miei amici, uno dopo l’altro... ma non me, perché voleva che assistessi al suo inevitabile trionfo. Era sul punto di attivare il portale con cui avrebbe richiamato la sua flotta... e così, capendo di non aver altra scelta, mi lanciai contro di lui in un attacco da cui non credevo che sarei sopravvissuta. >>
Si asciugò il naso e tornò a guardare la felina negli occhi.
<< Ho infilzato Hordak con la spada... siamo caduti entrambi nel portale senza protezioni e... >> si strinse nelle spalle << Proprio come accadde ad Hiro, rimasi bloccata nel vuoto tra le dimensioni, finché la MVI non mi trovò. Il resto, come si suol dire, è storia. >>
La maestra di kung fu rimase a lungo in silenzio, limitandosi ad accarezzarle i capelli con una delicatezza inusuale negli artigli.
<< So benissimo come ti senti >> dichiarò, in un sussurro << Fin troppo bene. Shen mi ha portato via tutti quelli che amavo. La cosa peggiore? >>
Sospirò, spostando lo sguardo altrove.
<< Il mio migliore amico ha avuto la tua stessa pietà... e lui gli ha fatto fare la stessa fine della tua amata. >>
<< Quindi è questa la lezione? >> ribatté la ragazza, distogliendo lo sguardo << I nostri avversari non meritano alcuna pietà e dovremmo ucciderli tutti alla prima occasione? Non credo che mi piacerebbe vivere in una realtà del genere. >>
<< Non è questa la lezione da imparare. >>
La voce della tigre, intrisa di insospettabile calma, adesso sembrava effettivamente quella di una placida, saggia maestra di kung fu.
 << Lo hai detto tu stessa: esistono persone che quando tendi loro la mano, c’è la possibilità che la prendano. Altri, invece... no, e a volte, la loro sola esistenza provoca più dolore che altro. Solo in quel caso non si dovrebbe avere alcuna pietà. >>
Scosse il capo e si guardò la zampa, come se, in qualche modo, stesse parlando anche a se stessa, oltre che ad Adora.
<< Ma, in ogni caso, noi non siamo responsabili delle loro azioni. Mai. Tutto ciò che fanno, ai danni di qualcuno... è sempre, e comunque, una loro scelta, e quindi una loro colpa. La nostra sola responsabilità, in questi casi… è la necessità di farci avanti, e usare tutte le nostre capacità per poterli fermare. >>
Adora rimase in silenzio... poi annuì lentamente.
<< Allora mi rifiuto di sottomettermi alla loro crudeltà! >> esclamò.
Non stava pensando solo a Shen... ma anche a Vader, colui che aveva ucciso tutte quelle persone innocenti davanti a lei, come se niente fosse.
<< Mi rifiuto di piegarmi al loro desiderio di fare del male! Usciremo da questa situazione come abbiamo sempre fatto... e li prenderemo a calci nel sedere! >>
Tigre le sorrise, sentendosi invadere da nuova determinazione.
<< Sì… questo potrei farlo. >>
Ma avrebbero davvero avuto la forza per uscire da questa situazione? Purtroppo per entrambe, quella era una domanda a cui avrebbero trovato risposta solo al mattino.




 

Riusciranno a scamparla? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Vi è piaciuta la battaglia nell’arena? Ci abbiamo lavorato molto per dare il giusto spazio a tutti i personaggi, quindi diteci se ne siete rimasti soddisfatti. In particolare per quanto riguarda il confronto finale tra Hiccup e Sdentato, volevamo renderlo memorabile quanto quello del film pur senza fare un copia-incolla della suddetta scena. E ci auguriamo che anche il confronto finale con Grimmel sia stato d’impatto!
Abbiamo anche deciso di esplorare il passato di Adora e il suo rapporto con la propria nemesi, aka Hordak (in foto), il maestro di Skeletor nel franchise di He-Man, fondendo elementi sia dal reboot netflix che dai fumetti/serie anni 80.
E ora Kozmotis ha un frammento del Graal… ed è un passo più vicino al raggiungere il suo obbiettivo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Into the darkness ***


Eccovi un nuovissimo – e sostanzioso – capitolo! Vi auguriamo una buona lettura.



Capitolo 12 – Into the darkness

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Time to bite down, on the edge of shield, I've got to get my trophy on the battlefield
I told you already that you haven't seen the last of me, well I'm back, I'm the king of catastrophe
Pitch black, all you feel is rage, got you Berserker, let you out of my cage
Pulling my strings like an invisible mage, I'm not afraid if I die today, and let my spirit just float away…”

Hiroyuki Sawano
 – Bite Down

Un lampo di luce abbagliò gli esterni del castello di Malefica, attirando l’attenzione dei suoi occupanti.
Un pallido vortice si materializzò di fronte alla barriera posta attorno ai confini della magione, dipingendo di bianco le sue pareti di pietra e dimostrando che chiunque lo avesse evocato fosse perfettamente consapevole dell’incantesimo protettivo realizzato dalla fata per nascondere questo luogo di tenebra alle forze della MVI.
Quando l’alta figura di Kozmotis Pitchiner fuoriuscì dal portale, fu subito raggiunto da coloro che avevano deciso di assisterlo alla sua nuova causa.
<< Che gentile da parte tua unirti alla festa >> lo salutò Facilier, con uno dei suoi classici sorrisi disinvolti << Pensavamo ti avessero rapito. >>
Il volto di Kozmotis si contorse in una smorfia.
<< Ho avuto alcune… complicazioni >> ammise, non senza una certa riluttanza << Ma come potete vedere, non sono tornato a mani vuote >>
Sollevò la mano destra… e il frammento del Graal si materializzò in un turbinio di sabbia nera, ricevendo sguardi d’apprezzamento ad opera del gruppo.
<< Allora siamo a un passo più vicini dall’ottenere tutto ciò che abbiamo sempre desiderato >> proclamò Vader, le sue lenti vermiglie che dardeggiavano nell’oscurità << Qual è la nostra prossima destinazione? >>
<< Lo stesso luogo su cui i nostri nemici hanno deciso di concentrarsi >> fu la pronta risposta di Kozmotis << Un mondo ove un tiranno ha fatto uso del potere del Graal per soddisfare la sua brama di potere. >>
Malefica ridacchiò sottilmente.
<< Allora suppongo che per una volta interpreteremo il ruolo degli eroi liberatori >> tubò, sembrandone quasi divertita. Al contrario di Cornelius, le cui orbite nere scattarono verso di lei come a volerle scavare un buco in fronte.
<< Eroi >> sputò << Per favore, non associarmi mai ad un termine tanto disgustoso. >>
<< Cercherò di rammentarlo >> ribatté la fata, con un roteare degli occhi.
Ben sapendo quanto la pazienza dei suoi alleati fosse sottile, Kozmotis si affrettò ad evocare un portale dimensionale.
Vader fu il primo ad attraversarlo, rapidamente seguito da Malefica, poi fu il turno di Facilier e Cornelius…
<< Non voi due >> li fermò improvvisamente l’ex generale, mettendo il suo bastone tra loro e il portale << Ho bisogno che facciate qualcosa per me… >>

* * *

In un altro universo...

L’arena era ormai quasi completamente deserta.
Degli spettatori che fino a pochi minuti prima avevano assistito alla brutale lotta tra i draghi e i prigionieri di Bludvist non vi era neppure l’ombra. Tutti loro erano fuggiti nell’istante in cui la battaglia si era spostata al di fuori dei confini sicuri del colosseo, o più precisamente quando Elsa e Cold avevano cominciato a riversare la loro magia criocinetica su spalti e cacciatori.
Quest’ultimo era finalmente riuscito a rimettersi in piedi, constatando con una certa soddisfazione che gli effetti del veleno di Grimmel erano finalmente cessati.
Cautamente, si guardò attorno. A qualche metro di distanza spiccava l’enorme sagoma dell’Incubo Orrendo ancora intrappolato, mentre più in là scorse Merida, Jim e Hiccup impegnati a consolare Sdentato, mentre il cadavere dell’uccisore di Furie Buie bruciava fumante ai suoi piedi.
“Una buona liberazione” pensò l’oscuro spirito, pur senza nascondere un cipiglio scontento: avrebbe voluto occuparsi di quell’uomo di persona dopo l’umiliazione che gli aveva fatto passare.
<< Be’, è stato divertente >> borbottò a se stesso << Ora, quale potrebbe essere la mia prossima destinazione? Credo che al momento l’America non sia stata ancora scoperta… forse potrei andare in Italia… >>
<< Aspetta! >>
Il suono di quella voce lo bloccò sui suoi passi.
Voltandosi e sollevando lo sguardo, vide Elsa discendere dolcemente sull’arena attraverso uno scivolo di ghiaccio, il viso adornato da un’espressione a metà tra il serio e l’esitante.
Per la prima volta, Cold ne rimase colpito. Non l’aveva mai vista con un’espressione del genere, sicuramente non rivolta a lui. Tuttavia, fu lesto a scrollare le spalle e a poggiarvi sopra il suo, come se la cosa non avesse alcuna importanza.
<< Che ti succede, Bucaneve? >> domandò, con un lampo birichino negli occhi << Non starai pensando di ribellarti alla tua preziosa MVI e scappare con me? Potrei sentirmi più lusingato del dovuto. >>
Elsa lo fissò in silenzio per qualche altro secondo, poi prese un lungo respiro e…
<< In realtà... >> disse con voce sorprendentemente restia, quasi si stesse sforzando di pronunciare le sue prossime parole << sono io che volevo chiederti di restare... e venire con me per completare la missione. >>
L’incappucciato ammutolì di colpo. La fissò per un minuto buono, poi scoppiò nella sua tipica risata gracchiante.
Una volta calmato tornò a guardarla, vide la sua espressione intatta, e rimase a bocca aperta.
<< Per tutti gli iceberg… non era una battuta!? >> esclamò, l’incredulità stampata negli occhi sgranati << Oh, bene! Il fuoco dei draghi ti ha bollito il cervello! >>
<< No, ho semplicemente fatto quello che faccio sempre >> ribatté la ragazza, sembrando improvvisamente stanca << Ho contemplato la mia situazione, valutato i pro e i contro dei modi migliori per affrontarla… e sono giunta alla conclusione di aver bisogno di aiuto, più di quanto anche i Phantoms potrebbero darmi. >>
Tornò a fissare l’oscuro spirito in quei suoi occhi verde smeraldo.
<< Non posso sperare di sconfiggere Kozmotis da sola, né tanto-meno se sarà in compagnia dei suoi nuovi alleati. Stiamo esaurendo il tempo a disposizione e lui è già riuscito a mettere le mani su due frammenti. Quindi sì, ho bisogno di aiuto… no… ho bisogno di qualcuno che sappia pensare come pensano queste persone. Ho bisogno di te, Cold… ma ora so che non potrai mai aiutarmi fino a quando lo farai sotto costrizione. Non è nella tua natura. >>
Ad ogni parola fece un passo avanti, fino a quando non si ritrovò tanto vicino all’eterno adolescente da poter percepire la sua aura gelida, ancora più fredda della sua.
<< E se non vorrai farlo semplicemente perché sarebbe la cosa giusta… allora mi limiterò a usare altri modi per convincerti. Per esempio, facendoti contemplare la TUA di situazione. >>
<< Be’, che dire, tesoro... nel bene e nel male, adesso hai ottenuto la mia attenzione. >>
Cold sottolineò quelle parole con del veleno gelido e un pericoloso lampo negli occhi di ghiaccio, come di un animale pronto a reagire violentemente.
<< Mi spiace deluderti – no, in realtà non mi dispiace, adoro il tuo faccino imbronciato – ma devi essere prima TU a valutare la TUA situazione. Scegli con cura le prossime parole. Sono tanto, tanto in astinenza da massacro, più precisamente da quando mi avete messo quell’infido collare, e tu sei la cosa a me più vicina! Quindi... considerati avvisata. >>
Le regalò un ghigno bianco e perfetto, rimanendo immobile come un serpente pronto a colpire.
Eppure, nonostante la minaccia tutt’altro che implicita, Elsa mantenne alto lo sguardo e la postura, senza retrocedere di un passo, poi assottiglio lo sguardo.
<< Per cominciare, è davvero in questo mondo che vuoi passare il resto dell’eternità? >> lo incalzò con tono di sfida << Perché non so se l’hai notato... ma ora ti trovi in un mondo sconosciuto in un’epoca molto più arretrata da quella da cui provieni, senza alcuna possibilità di andartene. Non senza uno di questi. >>
Sollevò il braccio destro, sul cui polso aveva riallacciato il dimensional pad.
<< E prima che tu possa anche solo pensare di rubarmelo, sappi che ho già immesso delle coordinate di emergenza che si attiveranno nell’istante in cui qualsiasi cosa proverà a togliermelo. Quindi non ci provare. >>
L’oscuro spirito dissimulò un ringhio stizzito con una piccola risatina nervosa.
<< Ma a te che importa come ho intenzione di divertirmi in questo stupido mondo!? >> esclamò, le iridi dardeggianti << Ci sono tantissime cose che posso fare! Posti dove andare, cose da distruggere, roba da rubare… di questi tempi, ci si deve accontentare! >>
<< E poi cosa farai, Cold? >> replicò lei, compiendo un ulteriore passo avanti << Continuerai a ripetere gli stessi errori ancora e ancora, con la speranza che prima o poi qualcosa cambierà? Cercherai un appagamento illusorio nella azioni più scellerate... solo Perché credi che ormai siano l’unica cosa che ti dia gioia? Pensi di esserti liberato da Pitch Black... ma da quando ti conosco, tutto quello che ho visto è solo un ragazzo ancora intrappolato dalle redini del suo passato... di colui che lo ha tenuto imprigionato per secoli, plasmandolo nel suo boia personale. Nient’altro che un’ombra di quell’uomo. >>
Cold tese il bastone attorno al collo di lei, con la stessa posizione di una falce assassina pronta a mieterle la gola.
<< Il tuo dimensional pad ti salverebbe anche se ti facessi fuori adesso, reginetta? >> sibilò << Quale sarebbe il tuo piano, esattamente? Che il viaggetto intergalattico con voi bambini che giocano a fare gli eroi mi faccia sentire meglio? Hai preso un po’ troppo sul personale questa storia di starmi appresso e tenermi d’occhio! Quale parte fuori di testa del tuo cervello ti fa anche solo pensare che io sia incatenato!? >>
Elsa si trattenne dal deglutire. Invece, afferrò dolcemente il bastone dell’Oscuro Spirito e lo spinse leggermente indietro, così da poter compiere un altro passo e lasciare i loro volti separati da pochi centimetri d’aria.
Una sola parola sbagliata e avrebbe potuto perdere la vita, lo sapeva anche lei... ma arrivata a questo punto, non poteva più neppure tornare indietro. Così, quando parlò, la sua voce giunse molto più tenue e intrisa di compassione.
<< Perché hai scelto di seguirmi >> disse << Eri libero. Potevi andartene ovunque... eppure hai scelto di accompagnarmi fin qui. Perché? Solo perché volevi divertirti? >>
Scosse la testa.
<< Io non credo. C’erano ben altri modi con cui ti saresti potuto intrattenere senza il rischio di essere ricatturato. No, tu mi hai seguito... perché in fondo speravi di ritrovare Kozmotis. Perché speravi di ucciderlo. Perché in lui... rivedi l’uomo che ti ha portato via ogni cosa e che per anni ti ha ridotto in schiavitù. >>
Allungò cautamente una mano, posandola sul braccio dell’incappucciato.
<< Non ti sei affatto liberato dal suo ricordo, Cold. Sei ancora intrappolato nella sua rete, e forse non te ne accorgi nemmeno. Provochi dolore e sofferenza ovunque metti piedi... Perché questo è ciò che LUI ti ha insegnato a fare. Perché dentro di te, sai che è quello che LUI vorrebbe da te... e il solo pensiero che sia così ti terrorizza. >>
Vide il conflitto ammantare il volto dell’oscuro spirito, i muscoli che gli tremavano e le nocche serrate sul bastone sbiancare, tanto le stava serrando.
Poi lo vide scattare. Non verso di lei, ma verso il terreno. Abbatté il perno al suolo con un urlo sgraziato, generando delle ondate di ghiaccio.
<< Perché diavolo ti senti in dovere di fare la crocerossina!? >> inveì, furioso << Qual è il tuo piano, eh? Spingermi a trucidarlo perché odio tutti i Pitch Black di default!? Puoi parlare chiaramente! Non fare finta che te ne importi un dannato accidente di qualcuno come me! Non mostrarmi la tua dannatissima pietà da scolaretta acqua e sapone! Non me ne faccio niente! NIENTE! >>
L’espressione della bionda si contrasse brevemente in una smorfia stizzita.
<< Sarebbe facile, non è vero? >> sputò, puntandogli un dito al petto << Dirti che se eliminassi questo Pitch Black potresti liberarti dalla sua ombra per sempre… Ma sappiamo entrambi che non succederebbe. Un giorno magari ne incontrerai un altro, e poi un altro ancora, oppure lo rivedrai nei tuoi incubi per il resto della tua vita immortale. E ogni volta ti ritroverai costretto ad affrontare il terrore che ti porti dentro… la possibilità di essere reso ancora una volta uno schiavo, un boia glorificato costretto a seguire i piani e le ambizioni di un padrone. >>
Scosse la testa.
<< No. Quello che voglio è che tu mi aiuti a sconfiggerlo… semplicemente perché così facendo saresti finalmente diverso dall’araldo di morte e distruzione in cui ti ha trasformato. Impediresti che altre persone soffrano a causa delle sue azioni. Ma non lo farai per altruismo… ma perché solo in questo modo potrai dimostrare al Multiverso che in fondo… non sei solo il mostro che lui voleva che fossi. Che nonostante tutte le atrocità che hai commesso, c’è ancora una parte di te DISPOSTA a lottare contro la sua influenza. >>
Elsa non aveva mai visto Cold ostentare quell’espressione così distrutta e annientata, così piena di onta, vergogna, rammarico da risultare completamente devastata.
<< È per questo che ti sei innamorato di lei, non è così, Jackie? >> borbottò spostando lo sguardo altrove << È ovvio. Dice tutte queste sciocchezze perché le pensa davvero. Dannazione, non solo doveva pensarle, ma doveva anche dirle. Tu la ami perché è così pura, sincera e altruista, vero, Jackie? Tu e i tuoi stupidi buoni propositi da stupido schiavetto di Manny... >>
Inquietantemente, l’agente capì che non le stava parlando direttamente, ma sembrava più che altro intento a parlare con una presenza invisibile.
<< Maledetto... maledetto Jackie, ti vuoi mettere in mezzo anche ora, tu e la tua Luna >> ringhiò << Stupida, stupida, stupida insensibile Luna lì sopra... stupido Manny! >>
Lo sentì sibilare per poi sbottare verso il cielo.
<< Non ti è bastato abbandonarmi, adesso me la mandi qui, mi mandi una come LEI, perché vuoi cercare di dirmi che È STATA TUTTA COLPA MIA!? >>
Altre scariche di ghiaccio si sprigionarono attorno a lui, ma neanche una, nemmeno una volta sfiorò minimamente l’ex Regina delle Nevi.
<< Non farmi questo. Non farmi credere che ci sia una possibilità. Non farmi pensare di meritarlo. >>
Di nuovo quell’espressione torturata, mentre si girava verso Elsa.
<< Non c’è niente in questo stupido corpo che valga la pena di salvare. >>
Elsa si ritrovò ammutolita di fronte ad un simile sfogo.
Rimase completamente immobile per qualche istante, il volto attraversato da una miriade di emozioni, quasi il pensiero di assistere ad un momento tanto intimo la mettesse a disagio.
Quel breve attimo passò come un lampo, ed ecco che l’ex regina compì un ulteriore passo in avanti.
<< Non sono qui per darti la colpa, Cold >> gli sussurrò, con tono di voce gentile << Non sto facendo tutto questo perché voglio incolpare qualcuno, perché odio qualcuno o perché voglio farti del male. Voglio che tu mi aiuti perché penso tu abbia ancora qualcosa di buono da dare… e perché stai soffrendo più di qualsiasi altra persona che abbia mai incontrato. Ora posso vederlo chiaramente. >>
La sua mano salì fino al suo mento, che sollevò per costringerlo a guardarla negli occhi.
<< Quello che vedo ora non è una persona libera… ma una che continua a punirsi. Qualcuno che ha commesso molti errori e atti indicibili, che ha camminato sull’orlo dell’abisso per molto tempo, ma che potrebbe ancora allontanarsi da quel baratro senza fondo… proprio come ho fatto io. >>
<< Tu? >>
Lo spirito la fissò come se volesse sezionarla da capo a piedi, incredulo, quasi divertito.
<< Tu che mi stai facendo questo discorso per puro ingenuo altruismo... hai guardato nell’abisso? >>
La ragazza abbassò lo sguardo... e per la prima volta da quando l’aveva incontrata, Cold riuscì a scorgere qualcosa di diverso dalla freddezza o dalla compassione. Vide... rimpianto, un emozione che non credeva di poter associare a qualcuno come lei.
<< Ho guardato nell’abisso... e mi sono immersa nelle sue acque >> ammise << E vi sono rimasta per più tempo di quanto avrei creduto possibile... fino a quando non ho scelto di abbandonarle una volta per tutte. >>
Tornò a fissarla dritta negli occhi.
<< Forse mi consideri solo una ragazza ingenua, qualcuno incapace di comprendere cosa ti abbia spinto a diventare quello che sei. Ma ti sbagli. E non pensare mai, neppure per un momento, che io non sappia cosa significhi prendere una vita... no... migliaia di vite. Quindi credimi quando ti dico che proseguire su questa strada non ti porterà altro che dolore... e rimpianti. >>
L’ex Jack Frost rimase in un silenzio paradossalmente religioso. Strinse il bastone con entrambe le mani e si appoggiò ad esso.
Non disse niente per un tempo che ad Elsa parve infinito, tuttavia non smise un istante di fissarla con un’espressione indecifrabile, impassibile.
<< Immagino di doverlo scoprire da me >> borbottò.
Le voltò le spalle, accarezzando il terreno con la punta ricurva del bastone e sciogliendo qualche rivolo di ghiaccio che aveva scagliato.
<< Non mi fido di te. >>
Non l’aveva mai sentito usare quel tono. Era... triste, sembrava quasi stesse cercando di scusarsi.
<< Non mi fido neanche di me stesso. >>
Lentamente si girò, con un’espressione ancora più sorprendente: vulnerabilità.
<< Ma in fondo… provare a farla pagare a quel demonio con qualcuno come te sarebbe poi così terribile? >>
Elsa gli sorrise stancamente... e allungò una mano, invitandolo silenziosamente ad afferrarla.
<< Scopriamolo. >>
Fu solo dopo un lungo istante di esitazione che lo spirito la strinse. L’ex Regina glie la scosse… e poi lo tirò verso di lei, portando la sua bocca a pochi centimetri dal suo orecchio destro.
<< Ma se proverai a tradirmi un’altra volta… >> gli sussurrò, freddamente << sappi che non ci sarà forza in tutto il Multiverso che mi impedirà di darti la caccia e trascinarti nel buco più profondo della MVI. E questa non è una minaccia… ma una promessa. Sono stata chiara? >>
Cold si tirò indietro e annuì lentamente, il suo sorriso tutto denti già recuperato.
<< Cristallina >> disse, pur senza offrire uno dei suoi soliti commenti provocatori.
Elsa lo fissò dritto negli occhi per qualche altro secondo… poi annuì, apparentemente soddisfatta, e camminò fino al resto degli occupanti dell’arena.
<< Tutto a posto? >> le chiese Merida, uno sguardo sospettoso che passava da lei all’Oscuro Spirito.
La giovane donna sospirò stancamente. << Sembra di sì, ma non sono sicura di quanto durerà. >>
A quelle parole, gli occhi di Merida si assottigliarono cupamente.
<< Qualsiasi cosa tu voglia fare con lui… ti consiglio caldamente di non fidarti >> le sussurrò, e a questo Elsa le rivolse un sorriso a metà tra il rassegnato e l’ironico.
<< Un aiuto in più a tenerlo d’occhio mi farebbe comodo >> disse, offrendole una mano. La rossa la fissò per qualche istante, poi scosse la testa.
<< Per quanto mi piacerebbe imbarcarmi in un’altra avventura attraverso il Multiverso, ho deciso che resterò qui ancora per un po’ >> disse, rivolgendo un’occhiata a Hiccup e Sdentato.
Il giovane vichingo la fissò sorpreso, così lei continuò dicendo: << Drago è vulnerabile e in fuga. Penso che per te sia arrivato il momento di riprenderti ciò che è tuo di diritto. >>
Hiccup fece una smorfia.
<< Non ho molta scelta, vero? >>
<< Certo che ce l’hai >> ribatté l’altra, con un roteare degli occhi << Potresti semplicemente allontanarti da tutto questo, trovare un qualche angolo sperduto di mondo in cui rintanarti assieme a Sdentato e passare il resto dei tuoi giorni in pace, magari nella speranza che Bludvist non ti darà la caccia. Ma in fondo so che non è quello che vuoi. >>
Si avvicinò al vichingo e gli posò una mano sulla spalla, rivolgendogli un’espressione confortante.
<< Cattureremo quel mostro, ci riprenderemo il tuo regno e assicureremo la pace di coloro che hanno perso la vita lottando in tuo nome. Che cosa ne dici? >>
Hiccup si mosse a disagio sulla punta dei talloni, fissandola come se le fosse appena cresciuta una seconda testa.
<< Perché mai vorresti aiutarmi? >> domandò sospettoso << Non mi conosci nemmeno. >>
<< Forse non conosco questa versione di te >> ammise la rossa << Ma TI conosco, Hiccup Haddock III. Sei una brava persona… no… sei una persona incredibile. Non solo gentile, ma intelligente, impavida e con un cuore abbastanza grande da poter accettare la coesistenza con creature che per anni avevi considerato una piaga per il tuo mondo. Sei una persona che non si arrenderà mai, nemmeno di fronte all’impossibile… e di certo, non qualcuno disposto a fuggire di fronte alle difficoltà. >>
Le guance del ragazzo si tinsero appena di rosso.
Proprio come il suo omologo, non era mai stato particolarmente bravo ad accettare quel tipo di lodi… ma non poté negare l’effetto che ebbero su di lui. Le parole della ragazza si insinuarono nel suo cuore, portatrici di un piacevole calore, e presto sembrarono rinvigorirlo di nuova energia.
<< Va bene >> sospirò, pur senza nascondere un ghigno di suo << Mi hai convinto. Facciamolo! >>
Alle parole del cavaliere, Sdentato sollevò la testa e procedette a leccargli la faccia, mentre Merida sollevava un pugno in segno di vittoria.
Elsa osservò quell’interazione con un dolce sorriso, poi si rivolse all’ultimo membro rimasto del gruppo.
<< E per quanto riguarda te? >>
Jim si passò una mano tra i capelli.
<< Personalmente, credo che tutta questa situazione sia un po’ troppo al di fuori della mia portata >> dichiarò << E dovrei davvero far sapere alla mia famiglia che sto bene. Vi dispiace darmi un passaggio fino al mio pianeta? >>
La ragazza rimase inizialmente in silenzio e digitò alcuni pulsanti sul dimensional pad.
<< Abbiamo ancora qualche minuto da risparmiare >> disse, mentre attivava il comunicatore del dispositivo << Hiro, se mi senti, ti dispiace recuperare le coordinate degli ultimi universi che abbiamo visitato? E già che ci sei, mandami quelle del resto dei Phantoms. Ho come la sensazione che si siano messi nei guai… >>
 

 
Tigre spalancò gli occhi, svegliandosi al suono insopportabile di qualcosa che raschiava contro il metallo. Ancora appoggiata contro di lei, Adora emise un guaito e sussultò, alzando lo sguardo in contemporanea alla felide e notando il lupo sogghignante all’entrata della cella… quello con un occhio mancante, lo stesso che aveva continuato a tormentarle dal momento in cui erano state catturate.
<< Sveglia, sveglia, raggi di sole! >> esclamò con tono apparentemente gioviale << La vostra esecuzione vi aspetta! >>
Una decina di lupi per ciascuna di loro si fecero strada nelle celle e le afferrarono per le spalle e per trascinarle via con la forza.
Le condussero infine in quella che Tigre riconobbe come la grande piazza di Gongmen. Era stata allestita un’alta pira piena di erba secca con un palo al centro collegato ad una passerella, dove Lord Shen stava ritto in piedi e circondato da fiaccolo. Dietro di loro spiccava alta la torre di Gongmen, ora divenuta il palazzo imperiale del tiranno.
Intorno, la gente urlante e sbraitante veniva tenuta fuori da una muraglia di lupi armati.
Fu allora che l’Imperatore della Cina si fece avanti. Quel semplice movimento fu sufficiente per frenare qualsiasi schiamazzo, e presto l’intera piazza sprofondò in un silenzio di tomba. Tale era la paura che l’ex Governatore era riuscito a instillare in ogni singolo abitante del continente... una paura viscerale, come quella di una minuscola creatura al cospetto di un predatore che avrebbe potuto ucciderla ogni qualvolta lo voleva.
Una paura opprimente che non lasciava spazio alla fuga... o alla speranza.
<< Oggi… è la fine del Kung Fu! >> proclamò il pavone, con la sua voce al limite tra il soave e il gracchiante << La fine di un’arte acquiescente al caos e al disordine! Per anni, i maestri di questa pratica obsoleta hanno continuato a mentirvi, ingannandovi con la falsa chimera della loro rettitudine, facendovi credere di essere invincibili e di meritare il vostro indiscusso rispetto! >>
Si rivolse alle prigioniere con un sorriso affilato del suo becco aguzzo.
<< Eppure… anche l’ultima dei Cinque Cicloni non è riuscita a contrastare il mio potere. Questa feroce guerriera, che per anni ha tentato di sfuggire alla giustizia… troverà finalmente pace nella consapevolezza che le vostre vite apparterranno per sempre a qualcuno in grado di difenderle da ogni potenziale minaccia al nostro regno! Tutti i rimanenti domini dell’Asia si piegheranno al mio stendardo… e nella nostra memoria, questo sarà ricordato come l’ultimo giorno del Kung Fu! >>
Ad un suo cenno, Tigre fu strattonata e condotta verso il centro della pira dove venne saldamente legata al palo da delle grosse corde; a nulla valsero i tentativi di Adora di scalciare anche solo per aiutarla.
I suoi occhi gialli sbatterono forte alla luce delle torce, mentre osservava alcuni lupi accatastare altri fasci di erba secca sotto i suoi piedi.
Nel mentre, Shen si avvicinò a lei con quel suo sorriso mellifluo, al punto da permetterle di scorgere il suo stesso riflesso in quei suoi occhi rosso sangue.
<< L’ora è giunta, mia vecchia nemica. Sei collocata sull’orlo dell’eterno abisso che ha già ghermito tutti i tuoi alleati. >> Il collo si avvicinò al muso della tigre, cosicché potesse sussurrarle nell’orecchio. << Ciononostante, voglio comunque offrirti un’ultima possibilità di ripensare alla mia offerta. Posso salvarti dalle fiamme di questo mondo... e del prossimo >> sibilò, per poi allontanarsi, gli occhi illuminati da un folle luccichio << Scegli una vita al mio servizio... o il fuoco! >>
La felina rimase in silenzio per qualche istante, sostenendo il suo sguardo. Poi, si ritrasse con un gesto sprezzante, e ringhiò. Semplicemente ringhiò, mostrandogli le zanne, rizzando i baffi e assottigliando le palpebre.
Lo sguardo di Shen si assottigliò pericolosamente. << Insolente fino alla fine >> sibilò, sprezzante << Ammirevole... ma inappropriato. >>
Detto questo, si rivolse nuovamente alla folla.
<< Maestra Tigre ha rifiutato di riconoscere il mio governo. Che le sue parole velenose non possano più ferire la brava gente della Cina! >>
Bagliori scarlatti cominciarono a volteggiare tra le ali del pavone, materializzandosi in lingue di fuoco. Poco distante, Adora cominciò ad agitarsi disperatamente.
<< No! >> urlò con tutto il fiato che aveva in corpo << Non fatelo! Vi prego! Tigre...! >>
<< Sta’ zitta >> ringhiò il capo dei lupi, colpendola in viso con tanta forza da farle sputare un rivolo di sangue.
Le fiamme lambirono immediatamente la base della pira, diffondendosi rapidamente e inesorabilmente. Fumo nero si innalzò, avvolgendo la figura della felina che, immediatamente, perse ogni compostezza e prese a tossire in maniera agonizzante, gli occhi lacrimanti, ogni pelo del corpo ritto per la paura e spelacchiato dal sudore.
Il sorriso di Shen si fece solo più accentuato.
<< È un vero peccato che non potrai assistere alla morte della tua piccola scimmia senza peli. Ma non temere! Mi assicurerò che la sua fine sia altrettanto memorabile...e poi, il resto della tua specie vi seguirà nell’oltretomba. Questa è la mia promessa! >>
Quelle parole riuscirono a suscitare una reazione decisamente più violenta ad opera della felide.
<< Sei un vigliacco! >> rantolò, mentre tentava di liberarsi con le poche forze che le erano rimaste.
Ma era inutile, con i ceppi che bloccavano il suo chi, in quel momento era altrettanto debole come un qualsiasi guerriero a malapena addestrato. Il calore cominciò a farsi sempre più intenso, e presto iniziò a sentire il puzzo familiare di peli bruciati. I suoi movimenti divennero sempre più stanchi.
“Quindi è così che finisce” pensò sconsolata, mentre anche l’ultimo barlume di volontà lasciava il posto ad una cupa rassegnazione “Mi dispiace, Adora. Amici… possiate perdonarmi...”
Le fiamme si levarono come una torre di fuoco, inglobandola da capo a piedi. Shen abbaiò una risata gracchiante, poi si voltò in direzione della folla terrorizzata.
<< La giustizia è servita! >> esclamò << Anche la possente Tigre non è riuscita a sfuggire alle fiamme della Fenice! Spargete la voce, così che chiunque sappia che l’ultimo guerriero capace di opporsi a me ha finalmente esalato il suo ultimo… >>
<< Ehm, padrone >> disse il lupo mono-occhio << Non voglio rovinarle il momento, ma credo stia succedendo qualcosa… >>
Visibilmente stizzito, il pavone girò la testa di scatto e aprì il becco… solo per fermarsi, notando che i lupi attorno all’umana avevano tutti gli sguardi rivolti in direzione della pira infuocata.
Perplesso e incuriosito in egual misura, Shen inclinò appena il capo… e scoprì che le fiamme del falò erano diventate di un verde brillante, come acqua di palude circondata da lucciole.
Le pupille vermiglie dell’Imperatore si allargarono come piatti. << Ma cosa… >>
Di colpo, una risata stridula e gracchiante, paragonabile a quella di una vera e propria strega, squarciò l’aria. Le fiamme verdi si allontanarono dal corpo di Tigre e si propagarono in direzione di Shen, aggredendolo e costringendolo a difendersi, mentre altre lingue colpirono alcune delle guardie, disperdendole.
Stupefatta, la felide vide sfrecciare giù dal cielo la figura di Edalyn Clawthorne, che le si parò avanti con il suo sorriso sghembo brillante di un dente d’oro e lo sguardo impertinente.
<< Ehilà, gattina! Ti sono mancata? >>
Per la prima volta da molto tempo, il muso di Tigre si aprì in un sincero quanto smagliante sorriso tutto zanne, il più genuino che un qualsiasi membro dei Phantoms le avesse visto fare dall’inizio di questa missione.
Al contempo, lo sguardo di Shen divenne di furia più assoluta.
<< Chi sei?! >> sbraitò, mentre vampate di fuoco vermiglio cominciavano a raccogliersi attorno al suo pallido corpo << Come osi interrompere un’esecuzione imperiale?! >>
In tutta risposta, Eda si limitò a roteare gli occhi e volse la sua più completa attenzione nei confronti del tiranno.
<< Calma i bollenti spiriti, signorino >> disse con quel suo sorriso disarmante << O potresti anche non farlo, perché devo ammettere che in quella luce non sei affatto male. Non credo di aver mai shippato un gufo e un pavone in vita mia… ma con te potrei anche farci un pensierino. >>
Shen la guardò incredulo, come fecero Tigre, Adora e tutti gli spettatori a quello strano scambio.
<< Shippato? >> ripeté il pavone, stranito << Ma che diamine significa… non importa! Arrenditi subito, o ti assicuro che… >>
<< Bla bla bla >> lo interruppe la strega, aprendo e chiudendo la mano come fosse il becco di un uccello << Certo che a voi cattivi piace davvero TANTO il suono della vostra voce! Ma per tua informazione, non sono io di cui dovresti preoccuparti… ma lui. >>
Indicò qualcosa alle spalle del pavone, che subito la seguì con lo sguardo.
All’improvviso, un mormorio cominciò a levarsi dalla folla, mescolandosi con quella che sembrava… una risata. Più agghiacciante di qualsiasi suono Shen avesse mai udito, crebbe di pari passo con l’avanzare del tempo, e presto prese la forma di una scena a dir poco assurda.
C’era un carro di fuochi d’artificio che stava attraversando la piazza a tutta velocità, puntando in direzione del patibolo. E in cima alla catasta di aggeggi pirotecnici… un animaletto completamente blu dalla testa ai pieni, fautore di quella risata grottesca.
<< Meega, nala kweesta! >> esclamò la creatura sconosciuta, mentre la folla si lanciava da una parte all’altra per non essere investita dal carretto.
E fu quando il mezzo di trasporto colpì il patibolo… che centinaia di fuochi d’artificio cominciarono a sparare in ogni direzione, illuminando la piazza e costringendo anche il pavone ad abbassarsi.
Al contempo, la strega della MVI usò la sua magia per proteggere se stessa e la felina, per poi procedere immediatamente a far sparire le sue corde e aiutarla a scendere dal palo.
<< Adoro QUANTO è caotico quel piccoletto >> trillò Eda, soddisfatta << Forza, micetta, è il momento di scatenarsi! >>
Adora approfittò della devastazione per colpire con calci e gomitate i lupi che la tenevano intrappolata, e sgusciò via.
<< Stitch! >> gridò nel frastuono dei botti, protendendo le mani intrappolate dalle manette.
L’alieno la udì e si girò verso di lei. Non gli ci volle molto per capire. Semplicemente estrasse la sua fidata pistola e sparò un proiettile al plasma, colpendo il metallo del ceppo e sciogliendolo.
La ragazza rimase momentaneamente immobile, gli occhi fissi sulle mani appena libere… e poi, arricciò le labbra in un sorriso feroce.
<< Per l’onore di Grayskull! >>

Track 17: https://www.youtube.com/watch?v=eNTMKWysvPc&t=55s
 
Il cielo tuonò. L’aria si addensò di nubi temporalesche, mentre quell’urlo femminile riecheggiava per tutta la lunghezza della piazza, superandone i confini e spingendo ogni singolo abitante nel raggio di almeno una decina di chilometri a sollevare lo sguardo, come attirati da una forza intrinseca.
Un lampo saettò verso terra e colpì il patibolo, costringendo Shen e i lupi a coprirsi gli occhi.
La terra tremò, il suolo crepò, e sbuffi di fumo nero si levarono in alto, mentre bagliori dorati ricoprivano il corpo di Adora da capo a piedi.
<< Io sono… She-Ra! >>
Quando la polvere cominciò ad abbassarsi, ecco che l’imponente figura di She-Ra si manifestò ancora una volta al cospetto di nemici e alleati allo stesso modo, raccogliendo sguardi pieni di sollievo, ammirazione… ma anche furia, provenienti da Shen e dai suoi sottoposti.
<< Allora? >> disse la ragazza, facendo roteare abilmente la spada che ora reggeva nella mano destra << Chi è il primo? >>
A quella domanda, Tigre, Eda e Stitch si misero subito accanto a lei, mentre fuochi d’artificio continuavano a vagare attorno al patibolo.
Lord Shen assottigliò lo sguardo e si rivolse ai lupi ancora immobili.
<< Be’, che cosa state aspettando? Prendeteli! >> urlò, e subito i canidi ulularono all’unisono, per poi lanciarsi in massa verso il gruppo di guerrieri.
She-Ra, Eda e Stitch incontrarono gli avversari senza esitazione, mentre Tigre l’intera fila di canidi con un balzo, atterrando con una sapiente capriola dinnanzi all’albino.Si pose in posizione di difesa, lo sguardo profondamente determinato e più che mai combattivo.
<< Finiamola qui. >>
<< Concordo >> sibilò il pavone, mentre una spada di fiamme si materializzava nell’ala destra << Pensi davvero che il risultato sarà diverso dall’ultima volta, gattina? Ci siamo già passati... e sappiamo entrambi che non sei abbastanza forte per sconfiggermi. Hai solo scambiato un boia per un altro! >>
Contrariamente a quanto si aspettava, neppure un muscolo sul muso della felina sembrò vacillare.
<< Hai alzato la zampa dal collo della tigre, Shen >> dichiarò, molto pacatamente << Ora... non potrai più rialzarlo. >>
Sotto gli occhi increduli dell’imperatore, la felina chiuse gli occhi, disegnò un arco con la gamba destra e chiuse le mani a pugno nell’angolo del fianco destro.
Era un bersaglio facile. Fin TROPPO facile.
“Deve essere una trappola” pensò l’albino, lo sguardo assottigliato. Voleva che si avvicinasse per colpirlo a tradimento!
<< Non ti permetterò di ingannarmi >> sibilò, e presto evocò una palla di fuoco nell’ala libera << Addio... guerriera Kung Fu! >>
E con quel ringhio sprezzante, lanciò il proiettile vermiglio verso la felide.
La sfera infuocata scivolò a mezz’aria, lasciandosi dietro una scia rosso sangue. Rapida come un proiettile, saettò a tutta velocità in linea retta, avvicinandosi alla guerriera sempre di più.
Poi, all’improvviso, gli occhi gialli dell’avversaria si spalancarono.
Con un gesto fluido, porto le braccia in avanti, aperte, proprio in direzione della palla di fuoco... e questa le arrivò dritta fra le zampe intrise dell’oro del chi, per poi scivolare di lato, finendo addosso ai lupi più vicini.
Shen rimase come pietrificato alla vista e poté solo restare immobile mentre il suono dell’esplosione si univa agli innumerevoli rumori della battaglia, a cui presto seguirono i gemiti sofferenti dei sottoposti rimasti coinvolti nell’impatto.
Lentamente, i suoi occhi incontrarono ancora una volta quelli di Tigre, che ora lo stava fissando con uno sguardo sorprendentemente calmo… quasi fosse in pace.
Ma come poteva esserlo, dopo tutto quello che aveva passato? Le aveva portato via i suoi alleati, la sua famiglia, i suoi amici… ogni cosa, eppure non vi era rabbia sul suo muso segnato dalla guerra. Solo un profondo senso d’accettazione, e questo servì solo a rinnovare la rabbia ardente che aveva cominciato a turbinare dentro di lui.
Con un urlo furioso, evocò un’altra palla di fuoco – ancora più grande rispetto alla precedente – e glie la lanciò contro, riversandovi dentro quel sentimento contorto.
Ma di nuovo, accadde. Tigre spalancò gli arti lateralmente, accese i palmi di energia dorata e di scatto congiunse le mani, semplicemente afferrando al volo la palla di fuoco, trattenendola in quella presa per il tempo necessario a deviarla. La scagliò verso l’alto, generando una scoppiettante esplosione sopra le loro teste.
Si ritrovò così con le mani avvolte da deboli fiammelle, eppure le bastò inondare i pugni di chi per spegnerle con un semplice movimento delle dita. Nel mentre, non mise di guardare Shen con quell’odiosa espressione tranquilla, serena e pacifica.
<< Questo è l’ultimo dono che mi ha fatto la gente di Po, nel tentativo di fermarti >>  disse la felina, scuotendo i baffi << La stessa gente che hai sterminato completamente fino all’estinzione, dopo la mia dipartita. Non ignorerò i loro lasciti… non una terza volta. >>
Questa volta, gli occhi di Shen sembrarono illuminarsi di luce propria, un bagliore scarlatto non dissimile dalla spada fiammeggiante che reggeva nell’ala destra.
Il mondo attorno a lui sembrò diventare silenzioso, mentre ogni senso del pavone si concentrava unicamente sulle implicazioni della felide. Perché questo dono di cui ora aveva dato prova… era una reminiscenza di quella stessa specie che aveva cercato di sterminare con tutte le sue forze.
Un’impronta di quegli schifosi panda che un tempo erano stati profetizzati come fautori della sua sconfitta!
Per la prima volta da quando aveva sconfitto il Guerriero Dragone, Shen provò paura, ma cercò rapidamente di sopprimerla sotto una patina di rabbia.
<< Allora mi assicurerò di cancellare da questa terra anche l’ultima traccia di quella dannatissima specie! >> ringhiò, mentre si lanciava verso di lei con la spada sguainata.
Tigre fece lo stesso, incontrando il pavone a mezz’aria. Chi e fiamme si scontrarono in un turbinio di scintille, inclinando il terreno sottostante e producendo un forte schioccò che si propagò per tutto il campo di battaglia.
Le azioni della felina non furono prive di sforzo. Cercò di mantenere salda la posizione, le zampe strette attorno all’elsa fiammeggiante, ma presto il calore provocato da quel misterioso potere si rivelò troppo anche per il suo chi.
Scartò di lato, facendo sbilanciare la presa del pavone, così ne approfittò per colpirlo sonoramente al fianco con un calcio tale da scagliarlo via di qualche metro.
A Shen bastò aprire le ali e puntare le zampe per bloccarsi e tornare a fronteggiare la sua avversaria, nuovamente in posizione di difesa.
<< Forse davvero non posso batterti >> dichiarò la maestra di kung fu, ansimante << Il tuo odio ti ha reso potente. Ma non significa che la tua vittoria sia già scritta. >>
<< A quanto pare >> ringhiò il pavone, mentre cercava di nascondere quanto quel colpo lo avesse davvero scosso.
Da anni, ormai, era sempre riuscito a sfruttare il suo potere ritrovato per impedire a qualsiasi nemico di avvicinarsi abbastanza da poterlo colpire… eppure, questa guerriera era riuscita a trovare una breccia nelle sue difese, quando il giorno primo non aveva avuto la benché minima possibilità di contrastarlo. Com’era possibile? Che cos’era riuscita a guadagnare in una sola notte da renderla tanto pericolosa?
<< Parlando di potere… >> disse, nel tentativo di guadagnare tempo << Come hanno fatto i Panda ha fornirti un’abilità del genere, quando anni orsono non erano riusciti nemmeno a salvare loro stessi? >>
Tigre serrò i pugni, e questi si accesero ancora una volta di oro.
<< I loro antenati erano maestri di kung fu, molti decenni orsono >> rispose, scrutandolo con gli occhi gialli << I primi in assoluto, in tutta la nostra nazione, ad apprendere l’uso del chi. Ma col tempo, di generazione in generazione, essi vollero allontanarsi dalla civiltà per vivere pacificamente e proteggere un segreto marziale troppo potente per finire nelle mani sbagliate. I discendenti smisero di praticarlo in nome della non violenza, e conservarono tutto il loro sapere in antichi rotoli di pergamena. >>
Caricò i pugni, assottigliando lo sguardo.
<< Sono riusciti a salvarli nonostante il tuo tentativo di cancellarli dalla faccia della terra. E ora sono salvi… dentro la mia testa. >>
Infranse i pugni sul terreno, provocando un’onda d’urto che si propagò rapida verso l’imperatore.
Al contempo, questi riversò un torrente di fiamme che andò a infrangersi sull’attacco, e il contraccolpo dei due assalti fu tanto potente da illuminare brevemente tutta la piazza.
Quando il fuoco sì diradò, Shen avanzò lentamente in mezzo al campo di battaglia devastato, facendo roteare una lancia vermiglia.
<< E pensi davvero che questo basterà per cancellare i tuoi peccati? >> la schernì con tono beffardo << Pensi che basterà a redimere la tua codardia? Sei fuggita non una... ma due volte di fronte alla morte! Come osi ergerti a paladina del popolo e dei tuoi compagni caduti, quando loro hanno perseguito il loro dovere fino alla fine... laddove tu hai preferito salvarti la pelle anziché affrontarmi a viso aperto e incontrare il tuo destino con onore? >>
Stavolta Tigre non riuscì a fare niente. Fu sbalzata via e crollò rovinosamente a terra supina, mentre le crudeli parole dell’albino le rimbombavano nella testa, trafiggendola come mille stilettate.
Una codarda. Sì, era così che si era sentita quando era fuggita dopo la morte di Shifu e dei maestri, e in seguito, dopo quella dei suoi stessi compagni e amici.
All’epoca, qualcosa le si era spezzato dentro… trasformandola in quello che più temeva al mondo: una persona sola e abbandonata. Tutto quello che le era rimasto erano la vergogna e la disperazione.
Aveva vagato senza meta, senza obiettivi, senza prospettive, incredula di essere proprio lei l’unica ad essere miracolosamente rimasta in vita.
Finché non aveva trovato il villaggio dei panda. O meglio, loro avevano trovato lei. L’avevano accudita, offrendole un posto dove stare, senza compatirla o giudicarla.
Così Li Shan, il padre di Po, le aveva mostrato la via del chi. Un onore immenso, una prova di fiducia superlativa. Grazie a loro aveva ritrovato la speranza che l’aveva spinta a tentare un ultimo disperato tentativo contro Shen, prima di essere spazzata via e trovata dall’MVI.
Non poteva lasciarsi abbattere. Non dopo quello che si era detta con Adora. Non di nuovo. Tutte quelle batoste l’avevano ferita, ma era ancora viva… e doveva rialzarsi.
<< Non sto cercando di cancellare nessun peccato >> ringhiò la felina, imponendo ad ogni muscolo del suo corpo di spingerla nuovamente in piedi << Cerco solo di fare la cosa giusta. Cerco di rimediare, non di espiare! >>
Ci riuscì, e strinse ancora i pugni per mantenere l’equilibrio.
<< Non puoi cancellare il passato… ma questo non ha alcuna importanza. La sola cosa che ha importanza… è chi tu scegli di essere ora. >>
A quel punto, Tigre chiuse gli occhi e congiunse le mani al petto, illuminandole di oro.
<< E io ho scelto la pace interiore. >>
Protese le zampe in avanti, aprendole. Le macchie sulla zampa si irradiarono e un fiotto di energia dorata investì in pieno il pavone.
Gli occhi di Shen si spalancarono come piatti, mentre quell’energia lo avvolgeva da capo a coda come una coperta, bloccandolo sul posto.
Provò un’improvvisa stanchezza, il desiderio di allontanarsi da quella forza invisibile, eppure le sue zampe non volevano muoversi. Ciò che invece cambiò… fu la lancia fiammeggiante che ancora teneva saldamente tra le penne cardiali dell’ala destra, il cui fuoco cominciò man mano a diminuire d’intensità.
<< Cosa… ugh… >> grugnì, scuotendo la testa nel tentativo di mantenersi lucido << Cosa mi stai facendo? >>
Tigre ringhiò, la pelliccia completamente sudaticcia per la concentrazione.
<< Non conosci la vera natura del tuo potere >> ansimò << e dopo tutto questo, per il bene di tutti... uno come te non dovrebbe averlo. >>
Fra sé e sé, la felina sperava che quella tecnica non lo uccidesse. Voleva solo togliergli il potere del Graal, ma forse la sua essenza si era fusa con il pavone a tal punto che la sua vita sarebbe stata compromessa. Tuttavia… aveva promesso che lo avrebbe fermato con ogni mezzo, perciò non avrebbe esitato.
Lord Shen cadde in ginocchio, mentre sentiva le proprie forze abbandonarlo. E per la prima volta da quando aveva ottenuto i suoi poteri… provò paura. Il terrore sincero e viscerale di perdere tutto quello che era riuscito a guadagnare negli ultimi trent’anni attraverso dolore e sofferenze. Tutte le perdite che aveva affrontato, tutti i sacrifici che aveva compiuto da allora… svaniti nel nulla, come se non avessero mai avuto alcuna importanza.
Ricordava il giorno in cui lui e i suoi lupi avevano trovato quella strana roccia nelle profondità di una caverna, mentre erano alla ricerca di metalli preziosi per la costruzione dei suoi cannoni. Ne era stato attratto fin dal primo momento in cui aveva posato i suoi occhi vermigli su di essa, percependo l’energia indomita e rovente che turbinava nelle sue viscere.
Dopo averla toccata… si era sentito vivo come non mai, permeo di qualcosa di nuovo, di primordiale… di bellissimo. E ora, la guerriera di fronte a lui stava cercando di sottrarglielo. Voleva farlo tornare un principe debole e rinnegato… l’ombra dell’Imperatore che era riuscito a diventare!
Ma lui… non glielo avrebbe permesso.
<< No >> sussurrò, mentre faceva pressione sulle zampe inferiori << Io… non te lo permetterò. Non tornerò ad essere una nullità! >>
Una patina di fiamme cominciò a materializzarsi dalla coda del pavone, risalendo lentamente il suo corpo e mescolandosi con il turbinio dorato del chi.
Tigre avvertì la forza opposta del Graal che premeva contro la sua, contrastando il suo tentativo di estrarla dal corpo ospite.
Cercò inizialmente di resistere… ma all’improvviso, Shen scatenò una potente esplosione infuocata. La felide venne sbalzata via e riuscì appena in tempo a proteggersi dal calore delle fiamme, ma non dall’impatto: sentì il proprio corpo travolgere i mattoni di una o più abitazioni, la polvere la accecò per qualche istante, mentre ogni muscolo del corpo cominciò a bruciare.
A stento riuscì a rialzarsi, solo per accorgersi che Shen l’aveva già raggiunta, illeso, il potere ancora dentro di lui.
A quel punto, il corpo dell’Imperatore era completamente avvolto dalle fiamme.
Come una gigantesca fenice vermiglia si levò in volo, una minuscola figura bianca stagliata contro quella sagoma infuocata, quasi fosse il nucleo del sole stesso.
Il calore cominciò a salire vertiginosamente su tutta la piazza, incendiando l’erba sottostante e spaccando le piastrelle come se fossero tegole di semplice creta, mentre gli occhi del pavone s’illuminavano di nuova luce.
<< Pensavi davvero che sarebbe stato così facile? >> tuonò << Sai di cosa ho avuto bisogno per mantenere il controllo del mio Impero per tutto questo tempo? Per assicurarmi che anche la sola idea di ribellarsi contro di me non fosse altro che pura follia? >>
La fenice infuocata spalancò il suo becco immateriale, senza emettere un suono, ma riversando viticci di fiamme sugli alberi circostanti.
<< Ho avuto bisogno… di potere. Un potere che andava al di là di qualsiasi cosa conosciuta a questo mondo! >> continuò l’imperatore, come in preda ad uno strano fervore religioso << E ora… quel potere sarà l’ultima cosa che testimonierai! >>
<< Wow, certo che voi megalomani conquistatori avete tutti lo stesso difetto >> giunse una voce inaspettata alla destra di Tigre << Parlate veramente troppo. >>
Gli occhi di Shen si spalancarono increduli, mentre il cuore della felide mancò un battito. Perché avrebbe potuto riconoscere quella voce ovunque, visto quanto l’aveva infastidita negli ultimi giorni.
In circostanze diverse, probabilmente avrebbe provato rabbia e disprezzo al solo udirla… ma in quel momento, quando ogni speranza sembrava ormai persa, giunse alle sue orecchie sotto forma di una piacevole sorpresa.
Lentamente girò lo sguardo… e allora lo vide: Mr Cold, con il suo solito sorrisetto tutto denti e il suo fidato bastone che poggiava disinvolto sulle spalle. Accanto a lui… Elsa, uno sguardo serio in volto, e alle cui spalle brillava un portale dimensionale.
<< Scusaci il ritardo, gattina >> le disse l’oscuro spirito << Abbiamo trovato un po’ di traffico. >>
Il portale si richiuse ad un semplice gesto dell’ex Regina delle Nevi, mentre quest’ultima si avvicinava alla compagna di squadra per aiutarla a rialzarsi.
<< Ma siamo in ogni caso pronti a offrirti supporto, agente Tigre >> assicurò, con un sorriso.
Dopodiché si girò a fronteggiare la figura di Lord Shen, scrutandolo con occhi gelidi.
<< Dubito abbiate familiarità con la nostra occupazione, signore, perciò ve la renderemo molto semplice: arrendetevi, o dovremo intervenire direttamente. >>
Dall’alto dei cieli, Shen scoppiò in una risata gracchiante.
<< Arrendermi? >> ripeté con tono beffardo << Arrendermi?! Non so chi ti credi di essere, scimmia senza peli, ma non credo tu abbia afferrato la situazione in cui vi siete cacciati. Ho conquistato la Cina e sottomesso tutti i miei avversari! Ho sconfitto il Guerriero Dragone e tutti i più grandi maestri di questo regno! Perfino il Guerriero Dragone e i Cinque Cicloni non hanno potuto nulla contro il mio potere! Quindi vi chiedo… come potete sperare di fermarmi, stranieri? >>
Lo sguardo di Elsa incontrò quello di Cold, il cui volto aveva assunto un’espressione quasi rassegnata.
<< Come disse una volta un vecchio saggio… insieme. >>

Track 18: https://www.youtube.com/watch?v=13HbcB8-FwE
 
Il mondo cambiò, come se la terra si fosse improvvisamente allontanata dal Sole.
L’aria attorno a Cold ed Elsa esplose in un turbinio di nevischio, abbassando la temperatura a tal punto da ricoprire l’intera piazza di ghiaccio. Tutti i lupi rimasti coinvolti nell’onda d’urto vennero congelati all’istante, e fu solo grazie al chi che la ricopriva se Tigre non ne fu troppo influenzata.
Eppure, nonostante le sue difese fossero ancora attive, la felide non riuscì a trattenere un brivido che la percorse da capo a piedi. E sotto il suo sguardo incredulo, vide le fiamme di Shen diminuire d’intensità non appena l’aura gelide della coppia di criocineti si schiantò contro la fenice, con tanta forza da generare un rumoroso scoppio.
La felide era rimasta senza parole. Sapeva che Elsa e Cold erano entrambi individui molto potenti… ma solo ora, mentre il loro potere si schiantava contro quello del pavone, capiva quanto in realtà si fossero trattenuti alla presenza degli altri Phantoms per non rischiare di congelarli.
<< Pronta per il più grande team-up della storia, Bucaneve? >> chiese Cold, lanciando all’ex regina un sorrisetto.
Elsa sospirò, alzando gli occhi al cielo. << Per la squadra. >>
Porse le mani in avanti e generò una lunga pista gelata di stalattiti che sfrecciarono verso l’alto, con l’obiettivo di intercettare  il pavone.
Shen sogghignò sprezzante e mosse un’ala infuocata di fronte a sé, sciogliendo i proiettili ghiacciati in pochi secondi.
<< Ah! Questi trucchetti non funzioneran-… >>
<< Ciao >> lo interruppe una voce alla sua sinistra.
Il pavone girò la testa di scatto… e si ritrovò a fissare negli occhi verdi di Cold. E prima che potesse fare qualsiasi cosa per reagire a quell’apparizione inaspettata, l’oscuro spirito gli avvicinò una mano al suo becco e…
<< Boom! >> disse, mentre un’esplosione si magia invernale lo colpiva in pieno viso, spingendolo a terra.
L’enorme fenice di fuoco spalancò il becco a imitazione di un urlo sorpreso, mentre il suo corpo vermiglio si schiantava al suolo sollevando tonnellate di terriccio.
Elsa alzò una mano ed evocò un muro di ghiaccio tra lei e Tigre, proteggendole dal contraccolpo di calore, mentre Cold puntava il suo bastone in direzione dell’avversario.
<< Fa un po’ caldo qui intorno. Ti dispiace se do una rinfrescata? >>
Un torrente di nevischio e ghiaccio eruttò dalla punta dell’arma, riversandosi sul costrutto di fuoco.
La nuvola di vapore risultante si diramò per tutta la piazza, arrivando fino al palazzo imperiale e creando una sorta di pallida patina a mezz’aria.
Lentamente Shen si sollevò da terra, il suo respiro sempre più rabbioso, poi scatenò una raffica di palle di fuoco in direzione di Cold, che rapidamente cominciò a schivarle. Al contempo, Elsa e Tigre attaccarono il pavone alle spalle… ma questi non si lasciò cogliere impreparato.
La sua coda si aprì a ventaglio, generando uno scudo vermiglio che intercettò le avversarie, costringendole a retrocedere. Allora il tiranno si voltò verso di loro e spalancò il becco, rilasciando una vampata.
Elsa si mise subito davanti alla compagna d’arme ed evocò un’altro scudo di ghiaccio tra loro e le fiamme. Queste cominciarono subito a sciogliere la protezione, ma ecco che Tigre si prodigò per rinforzarla con il suo chi, proprio mentre Cold scendeva in picchiata su Shen.
Una lama di ghiaccio e una di fuoco s’incontrarono, sprigionando altro vapore, mentre il calore continuava a salire lungo tutti i dintorni del palazzo.

***

Con un ruggito animalesco, Stitch rotolò contro uno dei lupi e lo fece cadere a terra. E prima che l’animale antropomorfo potesse rimettersi in piedi, lo afferrò per le zampe e lo scaraventò con forza contro un trio dei suoi compagni, mandandoli a sbandare un po’ ovunque come dei birilli.
Balzò in aria per evitare una spada, poi salì sulla testa di un altro lupo e cominciò a tirargli le orecchie, mentre questo strillava in preda al panico. Poco distante, un getto di magia lucente eruttò dal bastone di Eda, si condensò in una frusta e afferrò il canide più vicino all’altezza dei fianchi, per poi scaraventarlo contro una colonna del palazzo imperiale con tanta forza da spezzarla.
Nel mentre, She-Ra era impegnata in un duello all’arma bianca con il capo dei lupi, il quale non era riuscito nemmeno a farla sudare. Per quanto fosse abile se paragonato agli spadaccini di questo mondo, mai avrebbe potuto competere contro qualcuno capace di annientare montagne con un solo pugno.
<< Perché… >> gracchiò, con voce soffocata << Non… riesco… a … colpirti?! >>
In tutta risposta, She-Ra evitò abilmente l’ultimo assalto e afferrò la spada dell’avversario tra l’indice e il medio della mano destra, scioccandolo.
Sul suo volto si diffuse un sorriso ferino, mentre il canide deglutì a fatica.
<< Beh… con il senno di poi… >>
Non riuscì a terminare la frase, poiché un forte pugno al muso lo fece volare al di là dei confini della piazza, fino alla foresta che circondava il palazzo imperiale.
Fatto questo, la ragazza si guardò attorno, constatando con immensa soddisfazione che non c’erano più lupi da combattere.
<< Bene, direi che questa è fatta. Ora aiutiamo Tigre ad occuparsi di quel pollo infuoca-… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase, poiché un bagliore fin troppo familiare si materializzò davanti all’entrata del palazzo imperiale, per poi assumere la forma di un portale dimensionale.
Ne fuoriuscì l’alta figura di Kozmotis Pitchiner, accompagnato da Malefica… e dall’ultima persona che la Principessa del Potere avrebbe voluto rivedere: Darth Vader, il cui respiro sibilante non poté che riportarle alla mente gli uomini che non era riuscita a salvare dalla sua furia omicida.
I tre criminali interdimensionali cominciarono ad osservare i loro dintorni.
<< Ci siamo >> disse Kozmotis, mentre inspirava a fondo << Il frammento è qui… posso sentirlo. >>
<< E a quanto pare non sei stato l’unico >> osservò Malefica, mentre i suoi occhi si posavano sul trio di guerrieri poco distante.
Nel momento in cui lo sguardo di Vader incontrò quello di She-Ra, l’Oscuro Signore dei Sith si limitò ad afferrare la spada laser e attivarla senza un attimo di esitazione, illuminando la piazza con la sua luce vermiglia. Al contempo, sul corpo della Signora di Ogni Male cominciò a diffondersi un bagliore verdastro.
La Principessa imprecò sonoramente. Quasi in risposta, sia Stitch che Eda le si strinsero di fianco con fare baldanzoso.
<< Sembra che abbiamo un paio di amichetti a cui dare il benvenuto >> sospirò la strega << e che sicuramente non accetteranno di farsi una bella chiacchierata. >>
Quindi prese fiato e strillò: << Ehi, manica di disadattati! Non è per niente bello rivedere le vostre brutte facce! >>
Stitch rincarò la sua pistola gridando un insulto nella sua lingua.
Kozmotis rilasciò un lungo sospiro, altrettanto infastidito dalla presenza di coloro che avevano continuamente cercato di mettergli i bastoni tra le ruote negli ultimi giorni.
<< Andrò a cercare il frammento >> disse con tono glaciale, mentre dava le spalle ai suoi alleati << Occupatevi di loro. >>
<< Volentieri >> fu la risposta altrettanto impassibile di Vader, la spada alzata e puntata verso She-Ra in un chiaro gesto di sfida.
A quel punto, il leader del trio annuì soddisfatto e scomparve al di là delle porte del palazzo imperiale, senza degnare i Phantoms di una seconda occhiata.
Questi mantennero gli occhi puntati su di lui, con un’espressione vagamente impotente innanzi all’evidente muro che Darth Vader e Malefica ora rappresentavano per l’oscuro generale.
All’improvviso Stitch salì in equilibrio su una spalla di She-Ra e sull’altra di Edalyn, assottigliando gli occhi e facendo un cenno con le orecchie. Il messaggio dietro a quel gesto fu subito chiaro a entrambe: avrebbero dovuto coprirlo, mentre lui rincorreva Kozmotis.
<< Non farti ammazzare, piccoletto >> lo ammonì la strega, prima di rivolgere un sorriso smagliante all’Oscura Signora << Ehilà, Mal! Pronta per un secondo round? >>
Non aspettando la risposta della fata, le scagliò addosso una palla di fuoco che la costrinse ad allontanarsi dal suo compagno, sollevando un immensa nube di polvere.
Quando si dissolse… Stitch si era già dileguato, e allora She-Ra puntò la spada in direzione di Darth Vader, finalmente rispondendo alla sua sfida con altrettanta baldanza.
<< Ti sono mancata? >> lo prese in giro, strafottente.

Track 19: https://www.youtube.com/watch?v=0SBRuajmcTU
 
L’Oscuro Signore cominciò ad avanzare verso di lei, la lama che vibrava minacciosa e in cerca di sangue.
<< Ammetto di aver atteso con grande aspettativa il nostro prossimo incontro >> proclamò con la sua voce profonda e graffiante << Era destino che le nostre lame s’incrociassero ancora, araldo della luce. Ma in verità mi chiedo… questa volta avrai la forza necessaria per affrontarmi? O lascerai che la tua morale ti conduca alla morte? >>
Lei soppesò quelle parole per qualche istante, serrando dolorosamente le nocche. Ripensò dentro di sé alle parole di Tigre, e con esse si fece forza.
<< Non è di me che devi preoccuparti, servo delle tenebre, ma di te. Perché non c’è alcuna morale che precluda la tua morte >> ribatté la guerriera, alzando la propria lama, la cui luce si mescolò a quella rossa del Sith << Io farò ciò che devo, affinchè tu risponda dei tuoi crimini. >>
Dietro la sua maschera scheletrica, le labbra di Vader si arricciarono in un sorriso a metà tra l’eccitato e il derisorio.
<< Allora mostrami cosa sai fare… Principessa del Potere. >>
E dopo aver pronunciato tali parole, il Sith scattò in avanti con una spinta della Forza, incontrando a mezz’aria la lama della guerriera e scaricandovi addosso tutto il suo peso.
Il mondo attorno a loro tremò. L’impatto delle due spade che cozzavano fu tanto intenso da generare un vuoto d’aria nel raggio di almeno una decina di metri, a cui presto seguì una ragnatela di crepe che cominciò a diramarsi dai piedi della coppia.
L’arena tremò, rosso e oro si scontrarono come se fossero portatori di volontà distinte, uniti da un pallido bagliore. Il vento sferzò rabbioso, nuvole cominciarono ad addensarsi sopra la piazza, mentre le risate di Eda e Malefica canticchiavano in sottofondo.
She-Ra mantenne lo stallo piantando sonoramente gli stivali sul terreno, già scosso semplicemente dalle loro auree di natura inevitabilmente opposta.
Ad un certo punto, sembrò che la guerriera fosse sul punto di cedere… ma presto si rivelò una finta: scartò di lato, facendo in modo che l’oscuro guerriero si sbilanciasse, e calò violentemente un colpo con l’elsa contro la sua nuca per tramortirlo.
Il metallo si scontrò contro il metallo, con tanta forza da percuotere il corpo di Vader da capo a piedi. Il terreno s’inclinò sotto di lui, eppure rimase fermo nella sua posizione… e approfittò dell’improvvisa vicinanza per calare il casco contro la fronte dell’avversaria.
She-Ra strinse i denti, mentre un cratere si formava attorno alla coppia di guerrieri, ma proprio come il Sith riuscì a rimanere salda e contrattaccò rapida con un colpo di spada, subito imitata dall’avversario.
Entrambe le lame cozzarono ancora una volta, e anche in questo caso l’onda d’urto risultate riverberò fino ai tetti del palazzo imperiale, sollevando una densa nube di polveri e detriti.
Non erano semplici combattenti coloro che stavano dando vita a quella titanica battaglia, ma esseri che andavano al di là dei comuni mortali, tanto potenti da poter plasmare i rispettivi universi.
Ma laddove She-Ra aveva scelto di usare quei doni per proteggere i più deboli, Darth Vader era da molti anni che li sfruttava per opprimere e distruggere.
<< Sembra che tu abbia imparato a controllare la tua paura >> sussurrò in viso all’avversaria << Ora… dai libero sfogo alla rabbia! Solo il tuo odio può distruggermi… >>
<< Se questa fosse realmente la verità, mostro >> dichiarò la Principessa del Potere, mostrandogli i denti << allora sicuramente non ti impensierirà… questo. >>
Gli occhi immediatamente le si accesero, mentre con un gesto fluido sgusciò via e sollevò la spada, dalla cui lama scaturì una potente onda d’urto accompagnata da un’ondata di luce: pura, magica energia assimilabile al Lato Chiaro, fatta di emozioni positive. Gliela indirizzò contro, le mani serrate sull’elsa, mentre lampi scaturivano dagli occhi e scintille le guizzavano dal corpo.
Al contempo, Vader spinse la mano libera in avanti, scatenando un’ondata telecinetica.
Lato Oscuro e Lato Chiaro si scontrarono in un turbinio di scintille danzanti, invisibili a tutti tranne alla coppia di guerrieri. Il boato risultante dal loro scontro fu più potente di qualsiasi cosa mai udita nella città, perfino più rumoroso dei cannoni che l’avevano conquistata, e da molti civili venne scambiato per la scossa appena precedente a un devastante terremoto.
E in effetti la terra di tutta la regione tremò, ma non per le azioni di Madre Natura. I soli responsabili erano proprio Darth Vader e She-Ra, che rilasciando il loro pieno potere avevano cominciato a influenzare le zone al di là della piazza.
Rimasero in una situazione di stallo per quasi un minuto buono, fino a quando i rispettivi attacchi non si consumarono a vicenda in una devastante esplosione bianca. Il fungo risultante si sollevò alto nel cielo, eppure Sith e Principessa rimasero completamente immobili, mentre i loro mantelli svolazzavano impazziti alle loro spalle.
Quando la nube di polveri si diradò, Vader spinse nuovamente la mano libera in avanti e afferrò la gola dell’avversaria con una presa invisibile.
<< Vedo che hai recuperato il tuo vigore >> sogghignò dietro la maschera << Ma la debolezza… è sempre lì! >>
E prima che She-Ra potesse contrattaccare, il cyborg la lanciò con violenza contro il tetto del palazzo imperiale.
La guerriera ebbe solo il tempo di udire la voce di Tigre che gridava il suo nome da chissà dove.
Si sentì strattonare all’indietro dallo spostamento aereo con una potenza inaudita, senza poter fare niente per impedirlo. Il suo corpo si infranse contro le mura del palazzo e alcuni detriti le caddero addosso.
L’Oscuro Signore dei Sith assaporò quel dolore momentaneo… e presto ne volle di più.
Voleva sentire la luce di quella ragazza abbandonare il suo corpo, ma non prima di averle fatto capire quanto la sua sola esistenza fosse futile se paragonata alla sua. Le avrebbe dimostrato… che quel bagliore etereo e senza macchia di cui era pregna non era nulla a confronto della potenza del Lato Oscuro della Forza. L’avrebbe fatta soffrire proprio come lui aveva sofferto anni prima, quando era ancora un Jedi debole e ingenuo convinto che la rettitudine e i principi altruisti sarebbero stati sufficienti per sconfiggere qualsiasi nemico.
Alzò la mano e la strinse a pugno, afferrando il palazzo con dita invisibili. Poi, cominciò a stringere… e le mura dell’edificio creparono, mentre l’intera torre tremava sotto lo spaventoso potere esercitato dal Sith.
<< E questa è la ragione per cui contro di me perderai… sempre! >> ringhiò Vader, aumentando l’intensità della presa. Il palazzo imperiale esplose in un turbinio di detriti cadenti crollando su se stesso come un castello di sabbia.
She-Ra ebbe giusto il tempo di sollevare lo sguardo, prima che tonnellate e tonnellata di pietra e cemento si riversassero su di lei, seppellendola sotto una montagna di frammenti grandi quando piccole abitazioni.
L’impatto del palazzo che toccava il suolo sollevò un’alta nube di pulviscolo che andò a ricoprire tutta la piazza, raggiungendo anche lo scontro tra Shen e i suoi avversari.
 
***

Kozmotis attraversò con passo rapido le ombre dei tunnel costruiti sotto il palazzo imperiale. Non serviva un genio per capire che fossero stati realizzati per proteggere qualcosa di importante, e l’ex Generale era abbastanza sicuro di conoscere la natura di questo tesoro.
Poteva percepire la sua energia innaturale ad ogni respiro che faceva, come se questo luogo ne fosse saturo… come se si fosse accumulata in ogni anfratto del palazzo per diversi anni.
Dopo qualche minuto, raggiunse finalmente il punto dove la firma energetica era più forte.
Con un semplice movimento del polso evocò un fiotto di magia fearling e scardinò la porta che si frapponeva tra lui e il suo premio. Una volta nella stanza, vi trovò un grosso masso perfettamente sferico, lucido, senza una sola crepa.
Evidentemente, il frammento del Graal nascosto in questo universo era stato sepolto sotto terra e conservato in questa specie di gabbia di pietra… fino a quando l’Imperatore del regno non lo aveva recuperato per pura coincidenza, entrando in contatto con la sua prodigiosa magia.
Kozmotis appoggiò una mano cinerea sulla nuda roccia... e allora lo sentì: il potere e indomito familiare del Graal, lo stesso che aveva percepito nell’istante in cui era entrato in questo mondo, e quello di cui i frammenti già raccolti erano stati permei. Un’energia primordiale, indomita... unica, qualcosa che andava al di là di qualsiasi mente morale, capace di plasmare la fabbrica della realtà stessa.
Chiuse gli occhi, lasciando che quel potere lo accarezzasse come fili di seta invisibili.
<< Emily... Seraphina >> sussurrò, dolcemente << Presto saremo di nuovo insieme, ve lo prometto... >>
Uno scricchiolare risuonò alle sue spalle.
Subito, gli occhi dell’ex generale si tinsero di un giallo malaticcio, mentre volgeva la propria attenzione nei confronti dell’intruso.
<< E non permetterò a nessuno di ostacolare il nostro incontro tanto atteso >> ringhiò, mentre la punta illuminata del suo bastone rivelava la potenziale minaccia.
Ma questa sfuggì rapidissima dalla luce, come se gli fosse intollerabile. Il generale sentì il rumore delle quattro zampe che si aggrappavano al pavimento e raggiungevano il soffitto, sfuggendo alla sua portata.
Grandi occhi verdi simili a braci demoniache erano l’unica cosa distinguibile nella figura. E quando ebbe il tempo di registrarli, l’alieno gli piombò addosso, dritto sul volto, lanciando un grido proveniente da un altro mondo e colpendolo con gli artigli e con i denti.
Per la prima volta da quando era diventato un militare, Kozmotis Pitchiner emise un urlo a metà tra il sorpreso e il dolorante, mentre le appendici affilate della creatura aliena gli si conficcavano nelle carni.
Istintivamente afferrò il corpicino dell’essere e provò a staccarselo di dosso, ma la presa di questi era sorprendentemente potente per una creatura della sua stazza, a tal punto da poter contrastare la forza superiore di un umano della Golden Age.
<< Tu… picco-… Grah! >>
Kozmotis perse la presa sul bastone e andò a sbattere contro una parete della stanza. Riuscì a mantenersi in equilibrio per puro miracolo, e allora ruotò il corpo e cercò di schiacciare l’avversario contro il muro.
Stitch fu più rapido a reagire e si arrampicò sulla testa dell’uomo, lasciando che il suo viso si schiantasse sulla nuda pietra con un forte tonfo. E prima che l’avversario potesse difendersi, cominciò a tirargli i capelli, ridendo come un ossesso.
<< ADESSO BASTA! >> tuonò Kozmotis con un lampo giallo negli occhi.
Subito delle fruste oscure simili a tentacoli fuoriuscirono da sotto la sua lunga veste e si avventarono contro il mostriciattolo blu, afferrandogli le caviglie e spiaccicandolo sul soffitto, sul pavimento e sulle pareti.
<< Pensi di potermi sconfiggere, abominazione?! >> ringhiò l’uomo << Sono stato un generale della Golden Army! Ho combattuto e ucciso esseri capaci di minacciare interi pianeti! Non subirò altre umiliazioni da parte tua… >>
Le mani di Stitch si chiusero attorno ai viticci che lo avvolgevano. Ricadde al suolo con le zampe posteriori, il muso contratto da un sorriso tutto denti.
Gli occhi di Kozmotis si spalancarono come piatti, intuendo cosa sarebbe successo nei prossimi istanti.
<< Dannazione… >>
E prima che potesse dire altro, questa volta fu il piccolo alieno a sollevarlo da terra con forza e sbatterlo da una parte all’altra come se fosse uno straccio. Una, due, tre volte… e infine contro il pavimento, con tanta forza da lasciare un impronta a forma umana tra le piastrelle.
<< Generale gracile >> sghignazzò Stitch, mentre Kozmotis si rimetteva in piedi con un gemito.
Fissò il piccolo alieno con occhi pieni di odio, poi vi scaricò addosso un torrente di sabbia nera.
La creatura spiccò un balzo chilometrico e schivò raggiungendo nuovamente il soffitto, mostrando di poterne restare appiccicato semplicemente con le piante dei piedi.
Sghignazzò senza ritegno, per poi sfoderare le sue fidate pistole e sparare a raffica una pioggia di plasma.
Kozmotis strinse i denti, difendendosi con uno scudo fatto di sabbia. Poi fu pronto a lanciare un altro attacco… ma si fermò, prendendo invece un respiro profondo.
Stava solo perdendo tempo prezioso, tempo che quella creatura stava sicuramente sfruttando per dare ai suoi alleati la possibilità di riunirsi e raggiungerlo. Durante il loro primo incontro, l’aveva liquidato come un semplice cane d’attacco dalla mentalità primitiva e incapace di rappresentare un vera minaccia per i suoi poteri… ma dopo gli ultimi avvenimenti, non poteva negare quanto la sua valutazione iniziale fosse stata errata.
Quell’essere non solo era incredibilmente forte, ma a discapito del suo linguaggio arretrato era più che capace di elaborare strategie e adattarsi ai suoi poteri. Un nemico certamente spaventoso… ma non impossibile da battere. Doveva solo trovare un metodo diverso per affrontarlo… e così fece appello ad un’abilità che aveva cercato di usare il meno possibile da quando era stato posseduto dai Fearlings.
La mente di Kozmotis toccò quella di Stich, saggiandone pensieri ed emozioni… e soprattutto, la paura e il dolore che albergavano nel suo cuore, accompagnati da ricordi vividi quanto le pagine del libro.
<< Perché combattermi, esperimento 626… quando entrambi vogliamo la stessa cosa? >> gli domandò con un tono di voce improvvisamente più gentile.
L’alieno balzò a terra, tenendolo sotto tiro con entrambe le pistole. Ringhiò, profondamente sospettoso e ostile.
<< Ti arrendi? >> domandò, assottigliando lo sguardo << Stitch si stava divertendo. Ma non rifiuta resa di generale gracile. >>
Kozmotis inclinò leggermente la testa, scrutandolo con aria apparentemente perplessa.
<< Potrei arrendermi >> ammise dopo qualche istante di silenzio << Sei certamente un avversario con cui varrebbe la pena contemplare una simile eventualità. Eppure, mi chiedo… perché mai lo vorresti, quando posso darti ciò che hai sempre voluto? Quando il Graal potrebbe restituirti… >>
Colse un nome tra i ricordi dell’alieno…
<< Lilo >> sussurrò, e quelle due semplici sillabe rimbombarono nella stanza come un colpo di cannone.
Di colpo, gli occhi di Stitch si allargarono e si ingrandirono, facendosi lucidi, le orecchie abbassate e tremanti.
Un mostriciattolo così agguerrito e potente, d’improvviso aveva assunto la stessa espressione di un vulnerabile cucciolo spaurito.
Un cucciolo che all’improvviso si rendeva conto di essersi…
<< Perso >> sussurrò l’alieno, con il cuoricino che batteva così forte nella cassa toracica da essere quasi palpabile.
L’espressione di Kozmotis si addolcì.
<< Sì >> disse, mentre si avvicinava lentamente all’alieno << Perso… anche io mi sento così. Sai perché sto facendo tutto questo? Non per potere, nè per ambizione, e certamente non perché mi piace fare del male agli altri… ma perché voglio salvare la mia famiglia. >>
Si inginocchiò davanti all’esperimento.
<< Avevo una moglie e una figlia >> riprese << Si chiamavano Seraphina ed Emily Jane. Lei era… molto simile alla tua Lilo, a quanto posso vedere. Così gentile e curiosa, ma anche piena di fuoco. Entrambe mi sono state portate via senza che potesse fare niente per fermarlo… quindi sappi che ti capisco. Dico davvero. >>
Le braccia di Stitch che cominciarono a tremare, come se ogni battito del suo cuore si fosse fatto talmente doloroso da essere una tortura per il suo corpo. Non avrebbe mai voluto riesumare quei ricordi, eppure eccoli lì, tornati a tormentarlo.
<< Stitch capisce >> fu costretto ad ammettere, mentre la sua voce si era fatta più simile ad un rantolio.
Cautamente, Kozmotis allungò una mano e la mise sulla spalla della creatura.
<< Allora dovresti capire perché lo sto facendo >> insistette << Io non sono una persona cattiva. Io odio OGNI secondo di quello che sono costretto a fare… ma per loro, non potrei agire diversamente. E so che nel profondo, anche tu vorresti poter fare lo stesso… non c’è alcuna vergogna in questo. >>
Inclinò leggermente la testa.
<< È stata la guerra a portare via la mia famiglia. Dimmi… cos’ha portato via la tua? >>
<< …Jumba. >>
La voce dell’alieno si fece atona, stanca, mentre pericolosamente abbassava le armi.
Kozmotis sapeva dai suoi ricordi che Jumba Jookiba era suo padre e creatore, col quale prima aveva avuto alterchi, poi divenuti affetto sincero.
<< Jumba ha fatto Stitch resistente, potente, devastante e forte. Jumba era genio di male. Stitch era esperimento 626. Stitch venuto bene. Dopo miglioramenti, divenuto quasi perfetto. Stitch c’era, quando Jumba, Pleakley, Nani, David, Gantu e Lilo… cambiarono. Non più come li aveva conosciuti. Stitch li ha visti malati. Li ha visti diventare come sabbia di mare. Anche cugini esperimenti. Loro non erano come Stitch. Perciò anche loro sono ammalati. Anche loro diventati come sabbia di mare. Anche Angel diventata sabbia di mare... >>
Stavolta l’alieno scoppiò in singhiozzi. Ricordare come anche l’amore della sua vita era andata via per quella vile malattia nota come “morte” era stata la goccia finale.
<< Stitch voleva essere malato anche lui! >> gridò all’improvviso, praticamente ruggendo << Anche Stitch voleva diventare sabbia di mare! Perché Stitch sa che tutti i granelli alla fine rimangono insieme. Ma malattia non ha mai preso Stitch, neanche una volta! Perché Jumba ha fatto Stitch troppo forte! >>
Un bambino. Era come osservare un bambino incredulo e ignorante di fronte ad un concetto così naturale e al tempo stesso inesorabile come la morte naturale.
Kozmotis lo aveva visto fin troppe volte negli occhi di soldati che si erano approcciati al Tristo Mietitore per la prima volta, perdendo un amico o una persona cara… e ne fu sinceramente toccato.
Si alzò in piedi e allungò una mano verso l’alieno.
<< Allora permettimi di aiutarti >> sussurrò, sorridendogli dolcemente << Permettimi di riportare in vita la tua famiglia, proprio come farò con la mia. E questa volta, sarai tu a decidere se voler restare assieme a loro per l’eternità… o diventare sabbia di mare quando giungerà il momento. Prendi la mia mano, aiutami… e sarai di nuovo felice. Te lo prometto… non dovrai più vivere nella paura della perdita e della solitudine. >>
Stitch lo fissò a lungo con i suoi grandi occhioni. Poi... ripose le pistole e strinse la sua mano fra gli artigli. Si lasciò condurre come il cucciolo che era, le orecchie perennemente abbassate, ed entrambi giunsero davanti al masso contenuto nella stanza.
A quel punto, Kozmotis evocò viticci di sabbia nera che pian piano si avvolsero attorno alla roccia... e poi cominciarono a stringere, sempre di più dapprima crepandola e infine riducendola ad un ammasso di detriti.
In mezzo alle rocce... vi era un oggetto di metallo che ricordava l’estremità inferiore di un calice, avvolto da un bagliore multicolore.
Il sorriso di Kozmotis si fece più largo.
<< Hai agito bene, mio nuovo piccolo amico >> disse mentre si avvicinava al frammento << Molto presto, entrambi potremo rivedere i nostri cari... >>
Ma all’improvviso, l’alieno balzò con entrambe le zampe tese, afferrò il frammento e con un salto attraversò metà corridoio. Avrebbe dovuto voltarsi subito e correre in direzione opposta per trovare l’uscita, e ricongiungersi immediatamente con i suoi compagni.
Invece commise l’errore di girarsi per guardare l’uomo negli occhi, semplicemente perché non poteva farne a meno. Si sentiva in colpa, e si sentì anche peggio quando ne vide l’espressione stupefatta e ferita.
<< Stitch... dispiaciuto. Non vuole essere cattivo. >> L’alieno aveva ancora gli occhi lucidi e le orecchie abbassate. << Ma ha altra ohana, adesso. E perderà anche quella, se generale gracile distrugge tanti altri solo per riavere sua ohana. >>
Fece per voltarsi e scappare...ma prima che potesse compiere anche un solo passo, un viticcio color pece schizzò dalla sua ombra, trafiggendolo allo stomaco.
L’esperimento sussultò, mentre cadeva in ginocchio e lasciava perdere la presa sul frammento.
Per la prima volta da molto tempo... provò dolore, poiché non rammentava di essere più stato ferito da quando aveva scelto di unirsi a Eda nelle sue avventure attraverso il multiverso.
Udì un suono di passi alle sue spalle, e non ebbe bisogno di voltarsi per sapere a chi apparteneva.
<< Questo è un vero peccato >> disse l’inconfondibile voce di Kozmotis, mentre una mano cinerea afferrava l’oggetto metallico << Non volevo che finisse così, dico davvero. Nessuna creatura vivente merita di soffrire a tal punto. Ma come ti ho già detto... non permetterò a nessuno di frapporsi tra me e la mia famiglia. >>
Stitch fece per dire qualcosa mentre faceva un passo avanti, ma vomitò un fiotto di sangue rosa, che copiosamente sgorgò anche dal suo ventre, lì dove era stato ferito.
Crollò a terra e si rannicchiò, contorcendosi dal dolore che gli offuscava i sensi e la lucidità mentale.
L’ultima cosa che vide fu l’ombra di Kozmotis sovrastarlo e allontanarsi, abbandonandolo.
 
***

Con occhi scioccati, Shen poté solo assistere impotente alla caduta del suo palazzo, incapace di fare qualsiasi cosa se non continuare a combattere i suoi avversari.
Non sapeva cosa fosse successo per provocare il crollo dell’edificio… ma era abbastanza sicuro che il responsabili dell’accaduto fossero proprio i nuovi alleati di Tigre.
Il semplice pensare a quel nome non fece altro che accrescere l’ira funesta che aveva in corpo, cresciuta di pari passo al proseguire della battaglia.
Lanciò un altro urlo collerico, mentre colonne di fuoco eruttavano dal terreno come lava vulcanica, spargendo fiamme e lingue vermiglie tutt’attorno.
Ma con grande costernazione del pavone, ecco che seguirono alti viticci di ghiaccio che andarono a intercettare i suoi attacchi, infrangendoli in un turbinio di vapore e schegge cadenti.
I suoi occhi dardeggianti vagarono verso i responsabili dell’offensiva: Elsa e Mr Cold.
<< Come? >> sussurrò << Come riuscite a fare questo?! Ho sconfitto interi eserciti, massacrato regni e guerrieri capaci di lottare contro legioni di soldati! Come possono due misere scimmie senza peli possedere un simile potere?! Chi siete?! >>
Cold si fece avanti, le labbra arricciate nel suo consueto sorrisetto, ignorando la temperatura ardente che circondava il tiranno.
<< Vuoi sapere chi sono? Allora lascia prima che ti parli di un mondo che un tempo era come il tuo >> disse, mentre raffiche di vento cominciarono a turbinare attorno a lui << Era verde e pieno di vita, illuminato dal sole… fino a quando il mio bastone non squarciò la luce per sostituirla con le tenebre. >>
I suoi piedi si sollevarono appena da terra, ora ricoperta di stalattiti affilate.
<< Io sono il gelido abbraccio dell’Inverno… il sussurro della Natura che precede lande di ghiaccio e neve, dai poli fino alle montagne più alte >> continuò l’eterno adolescente, gli occhi illuminati da un pallido bagliore << Io sono lo Spirito dell’Inverno. Ma puoi chiamarmi… Mr Cold! >>
Un fiume di ghiaccio e neve – il più grande che l’oscuro spirito avesse mai evocato da quando si era unito ai Phantoms – scaturì dal terreno e turbinò come una tromba d’aria in direzione di Shen.
A quel punto, il pavone sollevò le mani ed evocò un tornado di fiamme che andò a schiantarsi contro l’attacco criocineta.
Fuoco e ghiaccio rimasero ancora una volta coinvolti una situazione di stallo, mentre cercavano di consumarsi a vicenda. Rimasero sospesi a mezz’aria, due giganteschi serpi senza forma, una azzurra e una vermiglia, mentre un forte scoppiettare si diffondeva su tutto il campo di battaglia.
Poi, entrambi gli attacchi esplosero, creando un fungo di scintille… ed ecco che Elsa comparve alle spalle di Shen.
Una patina di ghiaccio cominciò a diffondersi dalle zampe del pavone, percorrendogli il corpo e arrivando fino alla coda, intrappolandolo in un blocco cristallino.
I suoi occhi parvero illuminarsi di luce propria, mentre il calore di cui era permeo continuava a crescere, sciogliendo rapidamente quella gabbia di ghiaccio.
Allora anche Elsa riversò un torrente di magia invernale sul tiranno, e presto Cold seguì d’esempio.
Mentre le fiamme dell’uccello s’innalzavano, così aumentava l’intensità di quei raggi criocineti, la cui unione generò una vera e propria tormenta di nevischio tutt’attorno.
Il vapore generato dai tre attacchi si mescolò con le nubi sovrastanti, mentre le urla di Shen diventavano sempre più rabbiose.
<< Tigre! >> urlò Elsa << Ora è la tua occasione! Se hai un modo per contenerlo, ti consiglio di usarlo ADESSO! >>
La felina non ebbe bisogno di farselo ripetere due volte.
<< Trattenetelo finché potete! >> esclamò << E che gli dèi ci assistano… >>
Scattò in avanti e afferrò il corpo di Shen. Gli serrò il palmo di una zampa sul capo, premendo il pollice sulla sua fronte, e con l’altra zampa afferrò la base del corpo, perché il pollice premesse sul petto. Chiuse gli occhi ed assunse un’espressione profondamente concentrata.
Poi di colpo, gli occhi di entrambi gli animali si accesero come dei fari luminescenti proiettati verso l’alto. Rimasero così per degli attimi che agli spiriti parvero infiniti.
Il pavone sentì lentamente le forze che lo abbandonavano, come se qualcosa di indescrivibile lo stesse lentamente intrappolando in un abbraccio senza forma, stringendo il suo calore in una morsa a cui non poteva sottrarsi.
Ancora una volta cercò di fare appello alle sue fiamme... ma ecco che gli attacchi di Cold ed Elsa crebbero d’intensità, unendosi all’assalto della loro alleata e costringendo l’imperatore in ginocchio.
Mai come in quel momento Shen si era sentito così perso, impotente... salvo quando suo padre e sua madre lo avevano cacciato di casa, rendendolo un reietto. Il ricordo di quel giorno funesto balenò nella mente del pavone, mescolandosi a urla dolorose e colleriche.
Il bagliore dorato che ricopriva Tigre passò a lui, crebbe d’intensità sempre di più... e infine, tutto cessò sotto le note di una tremenda esplosione di luce che costrinse Cold ed Elsa a coprirsi gli occhi.
Quando si dissolse, entrambi i due animali erano distesi per terra, e si sollevarono seduti a fatica, esausti, ansimanti e doloranti.
Tigre vide Shen tendere l’ala verso di loro; trattenne il fiato, per poi rilasciare un sospiro di sollievo nell’istante in cui non gli vide fare assolutamente nulla.
<< Maledetta >> sibilò il pavone, la voce flebile e rammaricata << che cos’hai fatto... >>
La felina si rialzò in piedi, lo sguardo solenne.
<< Ho bloccato il tuo chi >> dichiarò << o meglio, quella parte nel tuo corpo che ti permetteva di richiamare i poteri del Graal. Resteranno bloccati fino a quando non deciderò di liberarli. E fino ad allora... sarai giudicato davanti al nostro tribunale. Ti spiegheremo più avanti. Sappi che non resterai qui, Lord Shen. Il popolo che tu hai oppresso difficilmente vorrà lasciarti in vita. Verrai con noi, e affronterai le conseguenze di ogni tua azione criminale. >>
Gli occhi del pavone si spalancarono come piatti, quasi non riuscisse a credere alle parole uscite dalla bocca delle felide.
<< Tu... vuoi che abbia un processo? >> borbottò stordito, prima che i suoi occhi venissero attraversati da un lampo di rabbia << Dopo tutto ciò che ti ho portato via... desideri ancora aggrapparti a quei miseri principi di moralità?! Non farmi ridere! >>
Provò ancora una volta ad evocare le sue fiamme... ma dalle ali del tiranno non uscì nemmeno uno spruzzo di scintille, a conferma delle affermazioni dell’artista marziale.
Tigre lo fissò dall’alto in basso, impassibile e dignitosa.
<< Io voglio che tu sia punito >> dichiarò << che le minacce come te vengano riconosciute e frenate sul nascere, e che paghi per quello che hai fatto. Non è da morto che mi permetterai di raggiungere questi obiettivi, e non voglio macchiarmi del sangue di nessuno, non se posso evitarlo. Comprenderesti, se avessi una coscienza. >>
<< Te ne pentirai >> sibilò l’imperatore << Me ne assicurerò. Un giorno ti farò capire che avresti dovuto uccidermi quando potevi... e così, il Kung Fu sparirà per sempre dalla faccia di questo mondo. Delle vostre antiche arti non resterà altro che il ricordo! >>
<< Basta così. Abbiamo sentito abbastanza >> dichiarò Elsa, procedendo a creare delle manette di ghiaccio per bloccare dietro la schiena le ali del pavone.
A malincuore, dovette bloccargli anche il collo, per essere sicura che non facesse movimenti bruschi per liberarsi.
<< Nel caso tu non l’abbia ancora capito, non resterai in questo mondo, Lord Shen >> rincarò la dose l’ex Regina delle Nevi << Tigre non sarà la sola che si occuperà di rendere vani i tuoi tentativi di vendetta. Da adesso in poi, sei sotto custodia dell’MVI. >>
A quel punto, la donna si girò verso la felina e Cold.
<< Riuniamoci agli altri. Qui direi che abbiamo finito. >>

 


E sarà meglio che vi sbrighiate, perché i vostri compagni non sono messi tanto bene.
E credeteci, ci ha fatto male fisicamente rendere Stitch protagonista di una storia così tragica. Lui ha perso tutti… semplicemente perché Jumba lo ha perfezionato a tal punto da renderlo capace di sopravvivere per moooolto tempo rispetto a tutti coloro che amava.
E abbiamo anche scoperto quale sia il desiderio di Kozmotis (quello che molti avevano intuito) ovvero ricongiungersi con la famiglia che ha perso a causa dei Fearlings.
Nel mentre, abbiamo anche assistito al primo team up effettivo tra Cold e questa versione di Elsa, e come potete vedere un Cold che fa sul serio è molto diverso in battaglia rispetto ad uno che pensa solo a divertirsi. Ma sarà davvero disposto a prendere in considerazione l’idea di cambiare, oppure questo è solo l’ennesimo inganno?
Lo scoprirete più avanti, così come scoprirete se Stitch e Adora sopravvivranno alle rispettive battaglie. Quella tra la ragazza e Vader, in particolare, è una di quelle che più ci siamo divertiti a scrivere, forse per quanto sono fuori scala le loro abilità.
Abbiamo anche assistito al confronto finale tra Shen e Tigre, e chissà che l’albino non risalti fuori in futuro. Parlando di possibili ritorni, Merida e Jim ci hanno temporaneamente lasciato… ma nulla vieta che non si facciano di nuovo vivi.
Abbiamo piani per tutti…

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - I became darkness... destroyer of worlds ***


Eccoci qui, di ritorno con un capitolo bello corposo, tra i più lunghi di questa saga! Come al solito, vi auguriamo una piacevole lettura ;)


Capitolo 13 - I became darkness… destroyer of worlds

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La luna inquieta bacia la polena
Tra la notte, l’abisso e la paura
In balia di una strana cantilena
Questa nave cede alla voce oscura...

Miguel Velasquez – La ballata del Grillo Mannaro


Dolore… era un concetto a cui Adora era fin troppo abituata.
Aveva provato dolore per molto tempo, da prima ancora che scegliesse di impugnare la spada del potere, quando era solo una dei tanti orfani raccolti dall’Orda e sfruttati come forza lavoro. Ne aveva provato quando aveva perso i suoi amici… quando aveva visto Catra spegnersi di fronte a lei… e anche ora, mentre rammentava gli eventi che l’avevano condotta in questa situazione.
Aveva visto Vader stringere la mano a pugno, avvertito i tremori della torre e poi… e poi l’edificio le era crollato addosso.
Lentamente, prese un lungo respiro e fece pressione sulle gambe. Poi, cominciò a spingere, e allora il dolore che avvertiva divenne tanto intenso da farle lacrimare gli occhi.
<< Credo di essermi rotta qualcosa >> borbottò, mentre faceva appello alle poche forze che le erano rimaste per sollevare i detriti.
Ignorò la fitta che provò alle braccia, il distinto scricchiolare delle ossa e il sapore del sangue che avvertì alla bocca, probabilmente dovuto ad un’emorragia interna. Al momento, contava solo che riuscisse a fuggire da quella gabbia di roccia per ricongiungersi con il resto dei Phantoms.
Con un ultimo sforzo, sollevò l’ultimo masso e lo lanciò di lato. L’oscurità lasciò il posto alla calda luce del giorno, e il puzzo di polveri e calcestruzzo venne rapidamente sostituito dall’aria fresca dei giardini di Gongmean. She-Ra tornò ad essere semplicemente Adora.
I suoi occhi vagarono rapidamente per la piazza coperta di polvere, aspettandosi di scorgere l’imponente figura di Vader… invece, fu qualcos’altro ad attirare il suo sguardo. Una scena molto più raccapricciante.
Dapprima, scorse solo lampi dorati e smeraldini in mezzo alla coltre di detriti vaganti, una specie di danza multicolore accompagnata da forti scoppi e risate agghiaccianti. Poi, vide Kozmotis Pitchiner uscire dall’ingresso del palazzo ormai ridotto ad un cumulo di macerie, senza nemmeno un graffio.
Nella mano destra, teneva un oggetto metallico… mentre in quella sinistra, reggeva un corpicino bluastro dall’aria fin troppo familiare.
<< Stitch! >> urlò, pronta a correre in aiuto dell’amico. Purtroppo, ebbe giusto la forza di compiere un singolo passo, prima di cadere in ginocchio.
Notandola, Kozmotis inclinò la testa, il volto contratto da un’espressione contemplativa, poi le lanciò l’esperimento genetico. Il corpo dell’essere rotolò nella polvere e si fermò di fronte alla guerriera, permettendole finalmente di vedere il sangue rosa di cui era ricoperto… e l’enorme buco da cui sgorgava, all’altezza della pancia.
<< Per gli dei… >> sussurrò, mentre lo prendeva tra le braccia << cosa ti è successo? >>
La creatura spalancò appena gli occhi, ma perfino questo sembrò provocargli dolore.
<< Stitch… ha fallito missione >> gracchiò con voce debole << Stitch non si sente tanto bene… >>
La sua voce si mescolò con un fiotto di sangue, a cui seguì una forte tosse. Le palpebre dell’esperimento cominciarono ad abbassarsi.
<< Non abbandonarmi, piccoletto >> sussurrò Adora, mentre il suo sguardo furente incontrava quello di Kozomits << Che cosa gli hai fatto?! >>
<< Niente che non si poteva evitare… se solo mi avesse dato retta >> ribatté freddamente l’ex Generale, la cui pelle si era fatta molto più grigia e gli occhi ancora più malaticci. Come se le sue crudele azioni nei confronti del piccolo alieno avessero accentuato l’oscurità che ormai da tempo aveva cominciato a diffondersi dentro di lui.
La mano di Adora si strinse inconsciamente attorno alla Spada del Potere, generando lampi di elettricità statica.
<< Maledetto… >>
Il respiro le si mozzò in gola nell’istante in cui Darth Vader fuoriuscì dalla nube di pulviscolo, accompagnato dal suono ronzante della sua spada laser. L’aura rossa proiettata dall’arma sembrò dipingere il paesaggio circostante di una tonalità vermiglia, mescolandosi al sangue delle sue ferite.
La ragazza si trattenne dal sussultare mentre le ottiche rosse della sua maschera si posavano su di lei, studiandola… e probabilmente giungendo alla conclusione che non fosse più in grado di combattere.
Lo vide compiere un passo avanti, minaccioso…
<< No >> disse all’improvviso Kozmotis, frenando la sua avanzata << Abbiamo quello che ci serve. >>
L’Oscuro Signore inclinò la testa, guardando l’uomo quasi con aria di sfida. Per un attimo, Adora temette che non avrebbe rispettato l’ordine… ma con suo grande sollievo, il Sith indietreggiò, poi sollevò la mano destra e spinse via la nube di polvere con una forte ondata telecinetica.
Con la visuale finalmente libera da impedimenti, la guerriera scoprì che le responsabili della danza di luci non erano altro che Edalyn e Malefica, ancora impegnate nel loro serratissimo combattimento magico.
La fata reagì istantaneamente alla comparsa dei suoi alleati, teletrasportandosi accanto a loro in un turbinio di fiamme. Allora Kozmotis tirò fuori uno dei suoi globi di neve da sotto il mantello e lo lanciò a terra, generando un portale.
Tutti e tre scomparvero al di là del vortice, assieme al frammento del Graal. E in quel momento, Adora capì che avevano fallito ancora una volta.
<< Oh, andiamo! >> esclamò Eda, visibilmente indignata << è la seconda volta che interrompe il nostro duello proprio quando eravamo sul punto di fare sul serio! La prossima volta mi assicurerò di bloccarle qualsiasi via di fuga… >>
Nell’istante in cui gli occhi della strega si posarono sul corpo di Stich, l’espressione delusa sul suo pallido volto lasciò il posto ad uno sguardo assolutamente orripilato… il primo che Adora le avesse mai visto fare da quando la conosceva.
<< Per tutte le salamandre! >> esclamò, per poi teletrasportarsi con un lampo di luce dorata accanto a lei. Subito la guerriera si fece da parte, permettendole di prendere il piccolo alieno tra le braccia.
<< No >> la sentì borbottare, visibilmente terrorizzata all’idea di perderlo << No, no, no! Non di nuovo! >>
E quando la creatura non si mosse, gli mise una mano sulla ferita e cominciò a pronunciare parole incomprensibili ad Adora, sicuramente un qualche incantesimo di guarigione che andava al di là delle sue conoscenze.
Fortunatamente, la magia sembrò fare il suo lavoro, almeno in parte. Il sangue smise di colare dalla ferita, che tuttavia rimase aperta.
<< Resta con me… >> continuò a sussurare Eda, stringendo il corpicino tra le braccia << Ti prego… non posso perdere anche te… >>
Il cuore di Adora si strinse a quella vista, come se qualcosa di maligno e invisibile l’avesse afferrato. E allora, in lei cominciò a crescere il timore… che quel giorno avrebbe assistito alla morte di uno dei suoi compagni di squadra. Qualcuno a cui era riuscita a legarsi nonostante tutte le perdite che aveva già subito.  
Uno scalpitare di passi alle sue spalle l’avvertì che anche il resto dei Phantoms li avevano raggiunti.
Voltandosi, vide Elsa e Tigre che camminavano verso di loro, accompagnate da Cold… e da Shen, con le ali piumate avvolte da pesanti ceppi e il becco intrappolato in una morsa metallica.
Quando la leader dei Phantoms vide lo stato in cui si trovava Stitch, i suoi occhi azzurri si spalancarono in uno sguardo altrettanto preoccupato.
<< Cos’è successo? >>
<< Sono riusciti a prendere il frammento >> fu la pronta risposta di Adora << Stitch… lui ha cercato di fermarli, ma… >>
Non riuscì a terminare la frase, quasi non volesse dare voce allo stato in cui si trovava l’amico.
L’espressione di Elsa si fece improvvisamente seria.
<< Riportiamolo subito alla base >> disse << Possiamo ancora salvarlo… >>

 


Nelle profondità del castello di Malefica, Darth Vader era impegnato ad armeggiare con la cibernetica della sua armatura.
Sebbene il suo scontro con She-Ra fosse terminato a favore del Sith, i colpi subiti per mano – o meglio, per la spada – della principessa erano stati più che sufficienti per produrre danni considerevoli ai sistemi interni della tuta, che solo grazie al suo ampio uso della Forza non erano andati in cortocircuito.
Grazie agli strumenti di emergenza incorporati nell’armatura, tuttavia, Vader era riuscito a metterci mano sopra prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, anche se gli ci sarebbero volute almeno un altro paio d’ore per riparare il danno e riportare il tutto ad un livello ottimale.
<< Vedo che il tuo scontro con la principessa non è stato senza conseguenze >> giunse una voce familiare all’entrata della stanza << Non che sia sorpresa. Dopotutto, non si può negare quanto gli eroi siano bravi a crearci dei problemi… È nella loro natura.>>
Sollevando la sua ottica vermiglia, Vader si ritrovò a fissare nelle pupille smeraldine di Malefica, le cui labbra erano appena arricciate in un sorrisetto contemplativo.
Il Signore Oscuro si sentì ribollire internamente. Mon sapeva se per via di quell’affermazione o per essere testimone dell’ennesimo ghigno della sua compagna di squadra, sempre costantemente così enigmatico da risultargli incomprensibile.
Tuttavia, cercò di mantenere la calam. Alla fine, dopo il loro ultimo confronto verbale, aveva cominciato a nutrire una sorta di… strano e vago rispetto, per quella nera fata dai maligni propositi.
<< Si è rivelata un’avversaria molto più agguerrita del previsto >> sibilò, con riluttante ammissione << Credevo di averla piegata… eppure, ancora una volta ha rifiutato la chiamata del Lato Oscuro. La sua forza di volontà è piuttosto impressionante. >>
Tacque, fissando intensamente la Fata negli occhi.
<< Tuttavia… >> proseguì << tu non ne sembri affatto sorpresa. E non credo sia tua abitudine sottolineare l’ovvio. >>
Il sorriso di Malefica non scomparve all’accusa del Sith, ne accennò ad allargarsi. Semplicemente rimase immutato, a dimostrazione di quanto fosse assolutamente imperturbata dal sottofondo di minaccia che aleggiava attorno all’uomo come un vulcano a pochi secondi dall’esplodere.
<< Difficilmente una guerriera che si autodefinisce una “campionessa della Luce” potrebbe mai abbandonarsi all’oscurità semplicemente dopo aver testimoniato un po’ di morte e distruzione >> disse con quel suo tono di voce al limite tra il cordiale e il beffardo << Quelli come lei hanno sempre bisogno di un tocco più... personale, per così dire. La mera promessa del potere non è altro che una goccia in un oceano infinito se paragonato al sincero desiderio che alberga nei loro cuori... quella brama disgustosa di assicurare la sopravvivenza e il benessere di coloro che amano, a qualunque costo. Minaccia la vita di quelle persone, oppure offri loro l’assicurazione di poterle salvare dall’oblio imminente... e solo allora potrai aprire uno spiraglio nelle loro anime immacolate. >>
Vader riflettè attentamente sulle parole della donna.
<< Potrebbe non essere possibile >> disse << In lei ho percepito chiaramente il dolore della perdita… Non ha più nessuno del genere al suo fianco. A meno che... non sia caduta nel tranello che segnò la caduta di così tanti Jedi. >>
Colpita e intrigata da quella manifestazione di sprezzo misto a realizzazione, l’Oscura Signora lo fissò, come ad invitarlo a procedere.
<< Affezionarsi ai compagni di squadra >> disse il Sith   << Trattarli come amici. O peggio... come una famiglia. >>
Fu in a quell’ultima affermazione che la fata riuscì a cogliere "qualcosa" nella voce del guerriero, nonostante il suo modulatore vocale. O forse fu semplicemente il lieve lampeggiare della sua aura oscura, invisibile a chiunque... tranne a coloro che potevano scorgere il male intrinseco che albergava nel cuore di tutti gli esseri viventi. E Malefica era sicuramente tra gli esseri capaci di una simile impresa.
<< Qualcosa con cui immagino tu abbia familiarità? >> domandò incuriosita, vedendo l’opportunità di approfondire il passato di questo misterioso cavaliere.
Il Sith esitò. Non era certo tipo da andare in giro a condividere informazioni amichevolmente, figuriamoci riguardo al proprio passato. Aveva già avuto uno scambio del genere con la Signora delle Tenebre, e nessuno dei due si era perso in dettagli troppo espliciti, pur trovando una connessione nelle loro esperienze.
Ma questa era una situazione diversa: avrebbe dovuto riesumare una parte di sé che aveva tentato di cancellare con ogni mezzo.
<< Un tempo è stato così >> si ritrovò infine a confermare, brusco << Avevo dei compagni fedeli, eravamo vincolati da legami di amicizia. All’epoca ero uno sciocco, sentimentale e ingenuo, ignaro di quale futile e straziante dolore stessi per farmi carico. >>
Il suo respiro si fece, se possibile, ancora più secco e meccanico.
<< Mi hanno tradito e abbandonato. Sono stato ridotto al nulla, lasciato senza alcuna speranza e con un vuoto senza pari. Menzogne, inganni, angoscia e rancore: ecco tutto ciò che si ottiene, quando permetti a simili debolezze di attraversarti. >>
Malefica inclinò leggermente la testa, scrutandolo come se stesse ammirando una creatura particolarmente rara. << Compagni... amici... ammetto che questi concetti mi sono sempre stati estranei, fin dal giorno in cui i miei occhi si aprirono per la prima volta su questo mondo in perenne lotta con se stesso. Non ne ho mai sentito il bisogno... ma c’erano volte, quando ero sola a contemplare i miei piani tra le mura di questa fortezza, in cui mi ritrovavo a chiedermi come fosse poter condividere intrighi ed esperienze con qualcuno. >>
Il suo volto si arricciò in cupo divertimento. << Qualcuno che potesse davvero comprendere la gioia e l’euforia di diffondere dolore e disperazione nelle menti delle creature inferiori. E per quanto non sia abituata a lavorare con altri... devo ammettere che trovo questa collaborazioni tra menti diaboliche piuttosto rinfrescante. Hai mai provato qualcosa del genere, Vader? >>
Questa volta l’Oscuro Signore non ebbe alcuna esitazione nel rispondere.
<< A volte >> rispose << con individui che erano riusciti a guadagnarsi il mio rispetto, come il Grand’Ammiraglio Thrawn, uno dei più formidabili strateghi del mio universo. Tuttavia… ho sempre visto le nostre collaborazioni come nient’altro che un mezzo per raggiungere uno scopo. >>
<< E quale scopo ti guida, Lord Vader? >> lo incalzò la fata, compiendo un ulteriore passo  avanti << Cosa anela il tuo cuore di tenebra? Cosa ti spinge a ricercare il potere del Graal? >>
Allungò una mano, poggiandola sul petto corazzato del Sith. << Quale brama guida il tuo spirito verso questo percorso di morte e distruzione? >>
Vader avvertì una scarica a quel tocco, come una sorta di richiamo, il cui destinatario era il Lato Oscuro albergante dentro di lui. Si sentì ribollire di una piacevole gioia selvaggia e distruttiva… un cameratismo che non aveva più provato dal giorno della sua caduta. Paradossalmente, fu proprio questo a mettere in allerta l’Oscuro Signore, mentre in lui cresceva il sospetto che la fata volesse solo fargli abbassare la guardia.
Di scatto, le afferrò la mano, serrandole il polso in una morsa.
<< A che gioco stai giocando, strega? >> sibilò, ostile << Perché ne sei così interessata? Qual è il tuo vero obiettivo? >>
Invece che mostrare segni di panico o sorpresa, Malefica si limitò a ridacchiare, quasi si fosse aspettata una reazione del genere.
<< Il mio obiettivo è molto semplice, Lord Vader: assicurare la mia vittoria per i tempi avvenire. >>
Con un rapido movimento del polso si liberò dalla presa dell’uomo e compì un elegante passo indietro.
<< Sai come ha fatto Kozmotis a convincermi ad appoggiare questa crociata? Mi ha mostrato il futuro >> rivelò, sorprendendo l’Oscuro Signore dei Sith << Attraverso le carte di Facilier, ho visto cosa ne sarebbe stato di me se avessi continuato a perseguire la mia vendetta. Una fine prematura per mano di un principe in armatura splendente giunto ai confini di queste terre per salvare una fanciulla indifesa dalle grinfie della mia vendetta… un epilogo quantomeno indegno, dopo tutto ciò che ho sacrificato per arrivare fino a questo punto. >>
Sul volto della fata si dipinse un’espressione rabbiosa, mentre le ombre attorno a lei sembravano agitarsi come le spire di una serpe.
<< Non potevo accettarlo. Io, la Signora di Tutti i Mali, sconfitta in un modo del genere? Non potevo permetterlo! Ma sono su questa terra da molti secoli… e so bene che un futuro predetto non può essere cambiato. Almeno… non utilizzando le normali regole della magia. >> Sorrise sottilmente. << E poi Kozmotis informò del Graal e delle sue incredibili capacità. Di fronte ad un simile invito, come avrei potuto rifiutate la possibilità di annullare quel triste destino e farla pagare a coloro che hanno osato sfidarmi? >>
A quel punto inclinò la testa, scrutando il compagno d’arme con un luccichio quasi bramoso nei suoi occhi verde smeraldo.
<< Per quanto riguarda il mio interesse? Diciamo solo che so riconoscere uno spirito affine quando ne vedo uno… e fin da quando ero solo una bambina, ho sempre nutrito una spiccata curiosità per tutto ciò che fosse oscuro o profondamente connesso al regno delle ombre. Quindi te lo chiederò un’ultima volta, Lord Vader, e sarei davvero grata che tu mi rispondessi: a cosa miri? Quale desiderio potrebbe mai spingere un individuo del tuo potere ad attraversare il tempo e lo spazio per chiedere aiuto a qualcosa come il Graal? >>
Il Sith rimase nuovamente in silenzio. Ma come se le parole della fata fossero riuscite a smuovere un lucchetto invisibile, si sentì in dovere di offrirle la stessa cortesia che gli aveva appena concesso. Come se solo rivelando le sue stesse motivazioni sarebbe riuscito a ripagare una simile fiducia.
<< Voglio riportare in vita mia moglie >> cedette, sentendosi come se un enorme peso gli fosse stato appena tolto dalle spalle << Il suo nome era Padme Amidala, e morì poco dopo la mia ascesa a Signore dei Sith. Riportare in vita i morti potrebbe essere al di là dei miei poteri… ma attraverso la magia del Graal, sarò finalmente in grado di strappare la sua anima dall’oblio e riportarla da me.  >>
Un tuono riecheggiò al limitare della fortezza, illuminandone le brulle superfici con un bagliore smeraldino. A quel rimbombo assordante seguì un silenzio sovrannaturale, mentre l’espressione colma d’aspettativa di Malefica si tramutava in un cipiglio impassibile.
<< Beh, questo è… un desiderio così deludente >> disse, e a quelle parole la mente di Vader sembrò trasformarsi in una tabula rasa.
<< Cosa? >> sbottò attraverso la maschera, mentre il volto inespressivo della fata lasciava posto ad sguardo pieno di furia sprezzante.
<< Sul serio? È davvero questo il motivo che ti ha spinto a diventare il mostro che mi trovo davanti? Amore? >> sputò con evidente disgusto << Ridicolo. Tu, che ti macchieresti della morte di milioni di innocenti… vorresti utilizzare un desiderio onnipotente solo per riportare in vita la persona che amavi? >>
Una profonda rabbia cominciò ad agitarsi nell’animo di Vader.
Dapprima si manifestò sotto forma di un leggero scricchiolare del pavimento sottostante, che con il passare dei secondi diede vita ad un ampio diramarsi di crepe e anfratti.
Il Lato Oscuro si agitò attorno a lui, sibilante, creando viticci invisibili che sembravano sul punto di ghermire qualsiasi cosa si trovasse nei paraggi del Sith.
Trattenendosi a stento dall’attaccare Malefica, questi la indicò imperiosamente.
<< Ti consiglio di valutare attentamente le tue prossime parole… >>
<< O cosa? >> ribatté lei, per nulla intimorita dal gesto che avrebbe fatto inginocchiare qualsiasi imperiale e chiedere pietà << Agiterai la tua spada scintillante come un cavaliere retto e senza paura, spinto dal solo desiderio di salvare la propria bella dalla morte? Questa non è altro che la più vile forma di sentimentalismo… la semplice preghiera di un bambino patetico e spaventato! >>
La risata che fuoriuscì dalle sue labbra fu tanto crudele da eguagliare quella di Darth Sidious in persona.
<< E qualcuno come te osa definirsi un Campione dell’Oscurità? Se sei tutto ciò che il tuo universo ha da offrire, quasi mi dispiace per i guerrieri che proveranno a combatterti in cerca di una sfida degna ai loro ingenui ideali. >>
Vader vide rosso.
La sua mano guantata scattò in avanti e afferrò Malefica per il suo esile corpo. La presa che applicò non fu abbastanza forte da spezzarglielo, ma in una qualsiasi altra circostanza sarebbe stata più che sufficiente per interrompere l’afflusso di ossigeno di una persona. Ma invece di mostrare segni di paura o sorpresa sul suo pallido volto… la Fata si limitò a sorridere, quasi in apprezzamento.
<< Ah, eccola… la rabbia e il fuoco nascosti sotto quella patina di freddo pragmatismo. Il desiderio di fare scempio dell’animo e delle carni dei tuoi nemici, fino a quando tutti coloro che si oppongono a te non saranno spazzati via >>
Gli occhi di Vader si assottigliarono dietro la maschera. Aveva davvero fatto tutto questo… solo per provocarlo?
<< Stai scherzando con il fuoco >> ringhiò, avvicinando il respiratore al suo viso.
Il ghignò della fata divenne predatorio.
<< No, Vader >> disse << Sei tu che non hai ancora capito il tipo di ruolo che hai scelto di interpretare. Buoni e cattivi, luce contro l’oscurità… questa è una guerra vecchia quanto il Multiverso stesso! E nel momento in cui hai deciso di prenderne parte, ti sei fatto carico di un mantello che non accetta compromessi, la cui fame sarà saziata solo dal desiderio puro e indissolubile… di conquistare >>
Nonostante la loro posizione, riuscì ad allungare una mano e la posò sotto il mento della maschera d’ebano.
<< Perché in fondo è questo quello che vuoi veramente, non è così? Posso sentirla dentro di te… la fame che ha alimentato i cuori di così tanti tiranni… il desiderio di prendere ancora e ancora, fino a quando non sarai finalmente soddisfatto! Allora perché indugiare nel ricordo di un fantasma? >>
Quella parole fecero esitare il Signore dei Sith. Non era forse il potere l’obbiettivo finale di tutti i Sith? Certo, una parte di lui si era unita al Lato Oscuro alla ricerca di un modo per salvare Pame… ma il giovane Anakin era sempre stato alla ricerca di qualcosa di più, che andasse ben oltre l’essere un semplice Jedi. Un potere che gli avrebbe permesso di spezzare le sue catene, di dimostrare al Consiglio che meritava il suo posto nell’ordine… un potere con cui avrebbe cancellato la schiavitù e trasformato la Repubblica nel governo che avrebbe sempre dovuto essere, un ordine perfetto che avrebbe dominato sulla galassia per i tempi avvenire.
Ora aveva i mezzi per raggiungere quel potere, per soppiantare l’Impero imperfetto del suo maestro con qualcosa di migliore. Eppure…
<< Tu non capisci >> sibilò freddamente << è morta per colpa mia. Io… io l’ho uccisa con le mie mani… >>
<< Perché? >> lo incalzò Malefica << Dillo! >>
<< Perché mi aveva tradito! >> ruggì, mentre il pavimento sotto di loro cominciava a crepare << Perché le avevo dato la possibilità di unirsi a me e governare la galassia fianco a fianco! E invece… lei scelse di rifiutarmi! Di sputare in faccia a tutto quello che avevo cercato di costruire per lei! Meritava di morire….! >>
Il fiato gli si mozzò in gola.
Da quando Darth Sidious gli aveva rivelato il destino di sua moglie, ma una volta aveva pronunciato quelle parole ad alta voce, nemmeno nell’intimità della propria solitudine. Quella era una verità che con il passare degli anni aveva cominciato a maturare nella mente del Sith… la consapevolezza che non si sarebbe trovato confinato in questa armatura se solo sua moglie si fosse fidata di lui, che se non lo avesse rifiutato sarebbero riusciti a portare pace e prosperità in una galassia sull’orlo del collasso… un futuro che si era rapidamente sgretolato nell’istante in cui Padme aveva deciso di condannare le sue azioni.
Il sorriso che gli rivolse Malefica fu decisamente soddisfatto.
<< Finalmente un po’ di onestà >> disse, mentre lo superava con passo disinvolto.
Vader non si preoccupò di fermarla, la sua mente che correva come uno speeder lanciato a tutta velocità verso il sole. Era rimasto semplicemente scioccato dalla sua stessa ammissione, che per quanto dolorosa… ebbe quasi un effetto liberatorio sul suo animo.
Non si mosse nemmeno quando sentì le mani della fata che gli si posavano sulle spalle, in un modo stranamente confortante.
<< Tua moglie è stata molto sciocca a rifiutare una simile proposta, mio signore. Fossi stata al suo posto, di certo avrei accettato con gioia la possibilità di unirmi ad una conquista di tale portata >>
Vader si voltò, e ancora una volta i suoi occhi giallognoli incontrarono quelli smeraldini della creatura magica.
<< Nella mia vita ho incontrato diversi re e signori della guerra desiderosi di conquistare un regno… ma tu non ti fermeresti a questo, non è vero? >> continuò ella, con un tono di voce molto più cordiale << No… tu sei un conquistatore di mondi. Tu vuoi governare la galassia da cui provieni e sottrarla dalle mani del tuo maestro! Tu vuoi regnare su innumerevoli pianeti con il pugno di ferro… ma potrai riuscirci solo quando avrai rinunciato a tutto ciò che ti lega alla tua vecchia identità. >>
Vader deglutì a fatica.
Poteva davvero farlo? Dimenticare Padme, il loro bambino non ancora nato, il desiderio di salvarli… per il potere? La possibilità di portare a termine il progetto che si era prefissato fin da quando aveva scelto di unirsi a Palpatine? Con il potere fornitogli dal Graal, nemmeno il suo maestro sarebbe stato in grado di sconfiggerlo… ma era davvero disposto a sacrificare la sua amata ancora una volta, per ottenerlo?
<< Sembra che tu abbia molte cose su cui riflettere >> disse Malefica, interrompendo il suo rimuginare << Allora ti lascerò ai tuoi pensieri. Non vedo l’ora che avvenga la nostra prossima conversazione, Lord Vader! Spero che per allora avrai preso la giusta decisione. >>
E dopo aver pronunciato tali parole, la Fata scomparve in un turbinio di fiamme verdi, lasciando il Sith da solo con i suoi pensieri. Egli rimase completamente immobile per diverso tempo, il Lato Oscuro che turbinava attorno a lui, sussurrandogli le stesse parole pronunciate dalla fata, ancora e ancora. Fino a quando…
<< Volevo salvarla >> borbottò a se stesso << Credevo di volerla riportare da me… ma in verità, ero io che volevo tornare da lei. >>
Scosse la testa. << Per tutto questo tempo… lei mi ha controllato. Mi ha piegato. Mi ha condizionato! E nella mia cecità, ho dimenticato come mi aveva rinnegato… tradito e abbandonato! >>
La stanza cominciò a tremare.
<< No! Non sarò mai più schiavo di questi… sentimenti. Anakin Skywalker è morto… e tutto ciò che lo incatenava deve morire con lui! Padme Amidala deve restare… morta. >>
Alzò lo sguardo, consapevole che Malefica stesse osservando le sue azioni da lontano, attraverso mezzi che ancora non riusciva pienamente a comprendere.
<< Forse ha ragione >> ammise, mentre si lasciava annegare dal Lato Oscuro << La galassia da cui provengo… merita di essere dominata. Perché gli sciocchi, gli esseri inferiori che come formiche la brulicano con le loro misere esistenze, l’hanno inquinata. Per questo non devono fare altro che piegarsi e accettare le mie redini. Perché io sarò quell’ordine. Anche a costo di farla bruciare. >>
Ora… aveva un nuovo obbiettivo. E questa volta… niente e nessuno, neppure il suo Maestro, gli avrebbero impedito di raggiungerlo. Attraverso il Graal, se ne sarebbe assicurato.
 


Nell’infermeria della base, Elsa si lasciò cadere sull’unica sedia nella stanza con un sonoro sbuffo, permettendosi finalmente un momento per riposare le membra e riprendersi dal folle susseguirsi di battaglie e situazioni stressanti a cui era stata sottoposta negli ultimi giorni.
Cercò di trattenere un sussulto dolorante mentre avvolgeva una garza attorno al braccio ferito.
La pallida fascia sembrò quasi confondersi con la sua pelle altrimenti immacolata, facendole dimenticare per un brevissimo attimo quanto fosse stata vicina alla morte fino a poche ore prima.
Era stata fortunata che Kozmotis non l’avesse ritenuta una minaccia abbastanza grande da finirla seduta stante, ma questo non fece altro che aumentare la sua irritazione.
Stava cominciando a perdere colpi… o più semplicemente, tutta questa missione aveva iniziato ad influenzarla in un modo fin troppo personale, e tutto a causa dell’ultima aggiunta alla sua squadra.
“Sarà stata una buona idea riportarlo qui?” non poté fare a meno di chiedersi, prima di rammentare a se stessa che, per quanto la situazione potesse sembrare assurda dopo il modo in cui aveva cercato di tradirla… Cold era forse il membro più potente dei Phantoms e l’unico che potesse effettivamente rivaleggiare con i poteri della variante di Pitch Black.
Avevano bisogno di lui… ma per quanto odiasse ammetterlo, non era questa l’unica ragione che l’aveva spinta ad offrirgli una seconda possibilità.
<< Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-ho-ho, e una bottiglia di rum! La bottiglia e il Diavolo hanno pensato al resto, yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!>>
“E quando parli del Diavolo…” pensò l’ex regina, mentre proprio l’esile figura di Mr Cold avanzava dall’entrata dell’infermeria con il bastone ritto sulla spalla a mo’ di fucile, marciando e imitando l’andatura barcollante di un ubriaco, canticchiando sguaiatamente la filastrocca e ridacchiando.
<< Per tutti gli inverni grigi, avrei proprio bisogno di ubriacarmi… >>
All’improvviso si bloccò, gli occhi sgranati, come se qualcuno di invisibile l’avesse appema schiaffeggiato in volto.
<< Cosa vuoi dire che il fumo e gli alcolici sono stati banditi dai cartoni animati!? Dannata censura moderna, fa sparire sempre le cose più divertenti! Perbenisti! >> sbottò indignato, borbottando sonoramente fra sé mentre riprendeva a camminare normalmente << Ah, che tempi bui! Ora un povero spirito non può nemmeno più cantare un grande classico! >>
Si fermò accanto ad Elsa e la guardò come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.
<< Ehilà, reginetta! >> la salutò, con un sorriso sornione << Oh, accidenti, sei ancora viva!? Be’, allora sono solo quattordici gli uomini sulla cassa del morto! Buon per te. Ma niente rum! Pare che sia diventato poco consono… >>
L’ex regina lo guardò stranita, come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa.
Ormai pensava di essersi abituata alle stranezze dello spirito e ai suoi discorsi tutt’altro che ordinari... ma a quanto pare, Cold non si sarebbe mai tirato indietro da un obbiettivo che sembrava essersi prefissato fin dal loro primissimo incontro: farle perdere la sanità mentale, in un modo o nell’altro.
Trattenne uno sbuffo esasperato e continuò ad avvolgere le sue ferite.
<< Be’, come puoi vedere mi sono solo procurata qualche graffio... >>
Trasalì nel momento in cui cominciò a stringere la garza, << Niente che non si risolverà in un paio di giorni. E per quanto riguarda te? Ti è rimasta qualche ferita dalla nostra ultima battaglia? >>
<< Oh, no, nessuna! Sano come un pesce… per quanto surgelato! >> sghignazzò l’oscuro spirito << In realtà, credo proprio di essere già morto. Eccitante, non credi? Oh, questo mi fa venire in mente un altro fantastico pezzo! >>
Così dicendo prese un respiro e si rimise a cantilenare.
<< Non puoi certo uccidere chi è morto, bada bene, lui ritornerà! Lui non brama altro che il tumulto, per odio o noia lui distruggerà! Hey, ah-ho! Hey-ha ran de roh! Hey, ah-ho! Hey-ha ran de roh! >>
Si raddrizzò come punto da uno spillo, facendo scendere dalla spalla il bastone e roteandolo appena, poi tornò a guardare la giovane donna con occhi brillanti di delirio.
<< Non te l’hanno mai detto? È fantastico essere uno spirito! L’unico inconveniente sono tutte quelle persone che non ti degnano neppure di uno sguardo, un problema che ormai ho risolto da tempo. Una rigenerazione accelerata è semplicemente parte del paccetto! >>
Scrollò le spalle con falsa modestia, prima di mettere su un ghigno.
<< O magari ti stavi riferendo alle ferite mentali? >> domandò, allegramente << Perché quelle pizzicano come al solito! Anche se… penso di essermi procurata un nuovo aneurisma dopo la nostra amabile chiacchierata in terra draconica… >>
Sul volto della giovane donna si dipinse un’espressione a metà tra il colpevole e il turbato.
<< Non era mia intenzione riaprire vecchie cicatrici. Ero arrabbiata e avevo bisogno di aiuto... proprio come te >> rispose, dolcemente << Lo ammetto, non pensavo che mi avresti ascoltata per davvero. Ma in cuor mio? C’era una minuscola parte assolutamente convinta che non mi avresti voltato le spalle. >>
Le sue labbra si arricciarono in un sorriso ironico.
<< Immagino che sia vero ciò che dicono sulla speranza: quando sei sull’orlo dell’abisso, è sempre l’ultima a morire. >>
Cold liberò un respiro profondo, seguito da una nuvoletta di vapore gelido.
Si appoggiò al bastone, sembrando stranamente stanco ed esausto.
<< Dovevo immaginarlo che te ne saresti uscita fuori con un’altra delle tue idiozie >> sbuffò << Sappi che tutta la speranza che avevo in copro è morta tanto tempo fa, esattamente come il mio cuore congelato. >>
Scrollò di nuovo le spalle con falsa noncuranza.
<< Ma non ce l’ho con te! Come potrei biasimare un comportamento del genere? In fondo, hai fatto qualcosa di davvero FOLLE! Avrei potuto ucciderti in mille modi diversi… ma hai comunque deciso di farmi quell’offerta! È stato meraviglioso, dico sul serio. >>
Malgrado tutto, un sorriso divertito si dipinse sulle labbra di Elsa.
<< Ora mi fai pure dei complimenti? >> ribatté scherzosamente, sentendosi stranamente a proprio agio << Sei sicuro di non aver colpito la testa mentre stavamo combattendo... uff! >>
Aveva cercato di rimettersi in piedi, ma una fitta improvvisa al fianco la fece incespicare a terra.
Evidentemente, senza più l’adrenalina della battaglia ad inondarle il corpo, i lividi peggiori avrebbero cominciato a richiederle un pesante tributo.
All’improvviso sentì una salda presa serrarsi attorno al suo braccio sano e sostenerla senza alcuno sforzo.
La mano di Cold era gelida, poteva percepirla nonostante il vestito e il freddo che l’aveva sempre accompagnata. La fissò con uno sguardo indecifrabile, mentre la aiutava cautamente a rialzarsi e rimettersi comoda.
<< Perché voi eroi siete così fragili?>> sibilò, quasi in uno stizzito rimprovero.
Procedette a sedersi sul letto vuoto accanto a lei, continuando a squadrarla da capo a piedi come se volesse sezionarla.
<< Te l’ho già detto: non posso subire alcun tipo di danno fisico permanente, al contrario di te >> borbottò, appoggiandosi il bastone in grembo e agitando le gambe avanti e indietro, con le movenze di un ragazzino << E comunque, sei ingiusta! È da quando ci conosciamo che ti riempio di complimenti … Okay, lo ammetto, per lo più di apprezzamenti e commenti da te non molto graditi, ma non è questo il punto! >>
Si zittì nuovamente, imbronciandosi e fissando da tutt’altra parte, gli occhi persi nel vuoto.
<< Sei stata folle, e nella tua follia hai trascinato anche me >> sussurrò << e questo... mi ha dato da pensare. Soprattutto a quello che ci siamo detti. >>
Elsa inclinò appena la testa, guardandolo curiosamente.
Era quasi alieno il modo in cui si stava comportando. Oh, in lui c’era ancora quel luccichio di follia irriverente che aveva scorto nei suoi occhi fin dal loro primo incontro! Eppure, sembrava quasi... attenuato, come se una forza invisibile vi avesse calato sopra un velo, permettendogli di ragionare più lucidamente.
Non era un cambiamento sgradito, ma era certamente bizzarro.
<< Ovvero? >> gli chiese con tono indagatore.
<< Aiuterò te e la tua squadra delle meraviglie a sconfiggere Pitch, e mi impegnerò al massimo per portare la giustizia, sicurezza, o altre cose del genere. >>
Lo sguardo dell’oscuro spirito divenne molto più serio, gelido come l’inizio di una tempesta di neve.
<< Ma in cambio... dovrete lasciarmi libero su un pianeta lontano e dimenticato dalla vostra MVI. >>
Elsa assottigliò le labbra, mentre valutava attentamente le parole dello spirito.
<< Visto che hai scelto di aiutarci spontaneamente… >> rispose << potrei certamente organizzare un accordo con i miei superiori... purché tu prometta che non cercherai più di interferire con l’ordine naturale del Multiverso. Una volta trovato un mondo a tua scelta, non potrai più lasciarlo. >>
Prese un respiro profondo.
<< Tuttavia, vorrei chiederti... è davvero ciò che desideri? Vivere il resto della tua esistenza immortale su un pianeta dimenticato, da solo e senza legami? Ho visto quello che hai fatto nell’ultima battaglia... e SO che i tuoi poteri potrebbero essere usati per fare del bene, tu me lo hai dimostrato. >>
Il sorriso dell’ex regnante divenne molto più gentile.
<< Questa potrebbe essere la tua occasione per ricominciare... per essere il Guardiano che un tempo eri destinato a diventare. >>
<< Perché? >>
L’oscuro spirito le rivolse di nuovo quello sguardo indagatore con cui sembrava volerle scrutare perfino l’anima.
<< Perché insisti tanto con me, Elsa? >>
Non l’aveva mai chiamata direttamente per nome, non con quel tono diretto, senza sarcasmo e prese in giro.
La giovane donna distolse lo sguardo, sentendosi come se una stretta invisibile le avesse improvvisamente intrappolato il cuore in una gelida morsa.
<< Perché... una volta ero nella tua stessa posizione >> ammise, quasi con rassegnazione << Perché le nostre storie sono più simili di quanto potresti mai credere. Perché quando ero al tuo posto, mi fu data la possibilità di scegliere un cammino diverso... e io decisi di coglierla. >>
Calò il silenzio, rotto solamente dal respiro condensato di Mr Cold. Poi l’oscuro spirito fece una cosa assolutamente inaspettata: poggiò il bastone di lato, allungò le mani verso il cappuccio che teneva perennemente calato sul capo, e lo abbassò.
I capelli erano la stessa zazzera candida di Jack Frost, ma sembravano molto più brizzolati, più anneriti sulle punte, come neve macchiata da inchiostro. Elsa vide il suo volto scavato da ombre ingrigite, ma soprattutto i profondi cerchi neri che circondavano i suoi occhi, le cui iridi ormai da molto tempo erano di un verde sporco, giallo e azzurro mescolati assieme.
<< Che cosa ti è successo? >>
La sua voce era ancora graffiante, eppure più... roca, come se fosse semplicemente stanco. MOLTO stanco. 
E come se ne fosse stata colpita, Elsa cominciò a narrare…

                                                                                          * * *
 
Alcuni anni fa…

Il mondo era una patina di ghiaccio.

Lungo i confini del regno di Arendelle, sulla superficie cristallina di un lago congelato, infuriava la più grande tormenta mai testimoniata a memoria d’uomo. Fiocchi di neve cadenti sfrecciavano attraverso l’aria come milioni di pallidi proiettili, sferzanti e dolorosi per chiunque si trovasse nel mezzo di quel fenomeno innaturale… salvo una persona. Colei che era responsabile di questo Inverno, i cui poteri fuori controllo avevano generato increspature tanto grandi da alterare il clima stesso.
Un tempo era stata conosciuta semplicemente come la principess Elsa, l’erede al trono di Arendelle, da poco incoronata. Ora… tutti gli abitanti del regno che avrebbe dovuto ereditare la consideravano solo una strega, un mostro fuoriuscito direttamente dai loro incubi più grotteschi, un essere magico giunto da chissà dove per condannarli ad un gelo senza fine.

Vagava senza meta in mezzo alla tormenta, fino a quando una voce familiare non richiamò la sua attenzione.
<< Elsa! Non puoi fuggire da tutto questo! >>

Voltandosi, gli occhi blu cielo della giovane donna si posarono su una figura che arrancava a fatica in mezzo al nevischio. Ed ella non apparteneva ad una persona qualunque, bensì ad Hans, principe delle Isole del Sud e dodicesimo erede al trono per linea di successione.
Spaventata, Elsa compì un rapido passo indietro, le mani sollevate in un gesto al limite tra l’intimidatorio e il calmante.
<< Di’… di’ a mia sorella che mi dispiace >> disse con voce tremante << e prenditi cura di lei… >>
<< Tua sorella... è tornata dalle montagne debole e fredda! >> ansimò Hans, cercando di farsi udire all’interno del rombo della tempesta << Ha detto... che le hai gelato il cuore! Ho tentato di salvarla, ma era troppo tardi! La sua pelle... era di ghiaccio, i capelli bianchi! È... è morta, Elsa. Morta... per colpa tua. >>
Il cuore di Elsa mancò un battito.
"Morta". Sua sorella... l’unica famiglia che le era rimasta... la persona con cui aveva convissuto, riso e giocato da quando ne aveva memoria... era morta. MORTA! Per... per colpa sua. Era stata lei ad ucciderla... NO! Non poteva essere vero! Lei... non avrebbe mai ucciso sua sorella!
Anna stava bene, era tornata al castello con quella guida di montagna e... e…
"Ed è morta" sussurrò un pensiero maligno nel retro della sua mente.
<< No... >> borbottò, le mani strette attorno alla testa << Non è vero... non è possibile... >>
<< Davvero? Dopo tutto quello che hai provocato, ora questo ti stupisce!? >>
Il malvagio principe, della cui vera natura la regina era totalmente ignara, simulò un tono sdegnato e accusatorio, pregno di un falso dolore.
<< Tante altre persone sono morte prima di lei, Elsa! Non erano preparate, e questo inverno le ha uccise! L’inverno che tu hai scatenato, al quale io ho dovuto rimediare, quando avresti dovuto essere tu a proteggere i tuoi stessi sudditi! Perché non hai voluto ascoltarmi!? Avresti potuto salvarla! Potevi salvarci tutti! E non l’hai fatto! >>
<< Io... io non volevo >> balbettò Elsa, il cui battito era diventato così forte da risultare quasi doloroso, martellandole nella testa come un tamburo rapido e costante << Io... volevo solo essere lasciata in pace! Volevo che Arendelle fosse al sicuro da... da... >>
“Da me.”
<< Invece l’hai condannata >> sibilò Hans, implacabile << proprio come stai facendo adesso, hai condannato tua sorella a morte. Ovunque vai, è la morte che porti con te! Ho tentato di aiutarti… commettendo a mia volta un errore. >>
L’uomo si prese il suo tempo, prima di dare la stoccata finale, compiaciuto del proprio operato.
<< Alla fine, sei realmente il mostro che tutti credono. >>
Quelle parole colpirono Elsa con la stessa forza di una valanga. Sentì un peso invisibile che le cadeva sulla schiena, tanto possente da farla inginocchiare.
Calde lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi, congelandosi nell’istante in cui entrarono in contatto con l’aria fredda della tormenta.
<< No >> sussurrò, mentre sentiva il cuore intrappolato in una morsa dolorosa << No... Anna... >>
La tormente crebbe d’intensità... e così fece il ghigno sul volto di Hans, la cui mano aveva già preso posto sul pomo della propria spada.
Cautamente si avvicinò ad Elsa, inconsapevole di ciò che stava accadendo alle sue spalle.
<< Lunga vita al re >> sussurrò il principe, mentre sollevava la lama. Si preparò a calarla, un singolo gesto che avrebbe posto fine alla dinastia di Arendelle e inaugurato una nuova era... e fu allora che un urlo squarciò il brusio prodotto dalla tempesta.
<< NOOOOOOOOOOOO! >> gridò Elsa, con tutto il fiato che aveva in corpo. E nello stesso istante, la magia di cui il suo corpo era pregno sembrò riversarsi all’esterno come un fiume in piena.
Il corpo di Hans si tramutò in una statua di ghiaccio nella frazione di un istante. Poco dopo, lo stesso destino toccò ad ogni singolo abitante del regno…

 
Cold rimase in silenzio, un’azione che già di per sé era piuttosto fuori dal personaggio.
<< Eh… lo ammetto, sono un po’ sorpreso >> confessò << Le nostre storie hanno effettivamente delle similitudini... e non poche. >>
Scosse il capo.
<< Poi... cos’è successo? >>
La ragazza fece un sorriso amaro.
<< Quello che succede sempre quando compare un mostro che minaccia la vita e la sicurezza degli esseri umani >> rispose stancamente << Cominciarono a darmi la caccia. Da ogni regno o paese conosciuto, a centinaia giunsero entro i confini di Arendelle per trovare e abbattere la Regina delle Nevi, colei che aveva condannato un intero regno ad un inverno eterno. >>
Le sue mani si strinsero a pugno.
<< Alcuni riuscivo a evitarli. Altri erano molto più persistenti... e quando mi trovavano io... io... >>
Deglutì a fatica, sentendosi la gola improvvisamente secca, << Ero costretta a difendermi... con ogni mezzo necessario. >>
<< Lo so. >>
Fu una risposta decisamente strana, ma molto più eloquente di mille parole… perché mille erano le cose che voleva sottintendere. Ironia della sorte, Elsa si ritrovò quasi confortata da una simile reazione. Non c’era giudizio nel suo tono di voce o nei suoi occhi, solo una sincera... accettazione, come se riuscisse davvero a comprendere le ragioni che l’avevano spinta a compiere simili atrocità. Ma a differenza di altri che le avevano rivolto la stessa espressione... non vi era simpatia o pietà, un cambiamento decisamente apprezzato.
<< Alla fine... >> riprese << ero stufa di continuare a nascondermi. Così decisi di abbandonare il mondo degli uomini e cercare rifugio nella leggenda. >>
Chiuse gli occhi, lasciando che la sua mente tornasse ai ricordi di allora.
<< Fin da quando ero bambina, avevo sentito parlare di una foresta incantata che sorgeva ad alcuni giorni di cammino dai confini di Arendelle. Un luogo isolato, pieno di magia e separato dal resto del mondo grazie ad una fitta coltre di nebbia. All’epoca non sapevo se si trattasse o meno di una semplice favola per bambini... ma ero stanca e disperata, e così decisi di accertarmene di persona. >>
Aprì di nuovo gli occhi.
<< E con mia grande sorpresa... la trovai. >>
 
Elsa non aveva mai visto una foresta prima d’ora, se non nei libri del castello.
Di sicuro non aveva mai avuto l’occasione di esplorarne una, alla ricerca di... be’, non era neppure sicura nemmeno lei di che cosa avrebbe trovato. Ma dopo aver attraversato il banco di nebbia, era rimasta decisamente meraviglia.
La cosa più incredibile di quel luogo… erano i suoni: le acque dei ruscelli, dei torrenti e dei laghetti, il vento che scuoteva le fronde, gli uccelli cinguettanti e i versi degli animali nascosti fra le radici e fra i tronchi. Odori di muschio, di corteccia, di pelliccia degli animali... la giovane regina si sentiva quasi assuefatta e, allo stesso tempo, euforica.
Quel luogo emanava un’armonia tale da farle dimenticare ogni preoccupazione. Il sole filtrava tra le chiome, tranciando a metà l’ombra calante dalle foglie, e non potendo resistere la ragazza cercò di toccare la luce proiettata sulla corteccia, ridacchiando come una bambina. Quel logo… la stava chiamando, e non riusciva a spiegarsene il motivo.

Fu così che, troppo immersa nel contemplare quella ritrovata felicità, non si accorse delle ombre che la scrutavano al di là degli alberi, in silenzio.
La giovane donna rimase in quella posizione per diversi minuti, prima che un forte scricchiolio alle sue spalle la costringesse a voltarsi. Ormai addestrata da quasi un anno passato a combattere i cacciatori di streghe, reagì all’istante e puntò le mani verso il punto da cui era partito il suono... e fu allora che i suoi occhi incontrarono quelli sospettosi e guardinghi di un gruppo di persone vestite con pelli di animali.

<< Chi sei? >> sbottò la più anziana del gruppo, una donna dai folti capelli argentati << Come sei arrivata fin qui? La Foresta Incantata dovrebbe essere preclusa agli abitanti del mondo esterno... >>
Elsa abbassò i palmi appena, con un’espressione confusa. Forse non volevano farle del male, non ancora, e forse poteva convincerli a non fargliene. Il primo passo, sicuramente, sarebbe stato dire la verità.
<< Io... non lo so >> ammise << Ho semplicemente seguito il sentiero e poi... sono entrata nel banco di nebbia. >>
A quelle parole, gli indigeni - poichè Elsa era abbastanza sicura che fossero i nativi di questa terra - cominciarono a scrutarsi e a borbottare tra loro, visibilmente sorpresi dalla sua spiegazione. La stessa anziana che le aveva parlato compì un cauto passo avanti, gli occhi assottigliati in evidente sospetto... ma anche ricolmi di qualcos’altro: sincera curiosità, e forse... speranza?
<< Qual è il tuo nome, straniera? >> domandò inquisitoria << Chi sono i tuoi genitori? >>
La ragazza si impettì con la schiena dritta, un’abitudine presa dalla sua educazione che sembrava alquanto restia a morire.
<< Sono Elsa di Arendelle, figlia dei reali Agnarr e Iduna. >>
<< Iduna >> sussurrò l’anziana, e subito il chiacchiericcio dei nativi divenne ancora più forte, come se quel nome avesse risvegliato qualcosa nei loro ricordi << Tu... sei davvero la figlia di Iduna? >> << Potrebbe essere un trucco! >> esclamò un uomo nelle retrovie << Come possiamo essere sicuri che non ci stia mentendo?! >>
<< Un momento... >> si intromise Elsa, sbigottita << voi... conoscevate mia madre!? È... è stata lei a raccontarmi di questo posto. Mi raccontava della sua magia, di come fosse nascosto al mondo... >>
<< Questo non mi sorprende >> disse l’anziana, il suo cipiglio improvvisamente sostituito da un sorriso appena accennato << Dopotutto... Iduna era una di noi, una Northuldra... il popolo della Foresta Incantata. >>
Compì un altro passo avanti e allungò una mano, posandola sul viso di Elsa. << E tu sei sicuramente sua figlia... sì, ora lo vedo chiaramente. Hai i suoi lineamenti... e i suoi occhi. Sarò anche vecchia, ma non potrei mai dimenticare il volto di quella ragazza. >>
Lei deglutì a fondo, abbassando lo sguardo. Il solo udire la parola "figlia" le ricordò il suo crimine più orrendo... la morte di Anna.
 Cercò di dissimulare il tutto manifestando il suo sincero stupore.

<< Io... non ne avevo idea >> ammise, incredula << Be’, in realtà ci sono così tante cose che sfuggono alla mia comprensione. Sono qui perché ho bisogno di aiuto. Perché... perché io... >>
Non ebbe la forza di proseguire oltre, così pensò che sarebbe stato meglio mostrare. Aprì una mano… e materializzò tra le dita un fiocco di neve.
Il sussulto che prevedibilmente seguì quell’azione si diffuse a macchia d’olio, accompagnato da sussurri ancora più forti che si accavallarono gli uni sugli altri. Uno in particolare, tuttavia, riuscì a distinguersi rispetto agli altri, attirando l’attenzione di Elsa.
 “È una benedizione degli spiriti…”

<< Silenzio! >> urlò l’anziana donna, sbattendo la punta del bastone sul terreno con tanta forza da frenare qualsiasi conversazione. Poi, con grande sorpresa dell’ex regina di Arendelle, non fu un’espressione spaventata a disegnarsi sul suo volto rugoso… bensì una piena di sincera meraviglia.
<< Tu… hai poteri arcani >> sussurrò << Una benedizione degli spiriti! >>
<< Spiriti? >>
Aveva ricevuto tanti insulti e appellativi nel corso delle sue fughe dalle persecuzioni dei cacciatori di streghe, ma quello non l’aveva mai udito prima. Poi, la ragazza si rese conto che la donna non le si era rivolta con fare sprezzante e spaventato.
Aveva parlato di "benedizione", e poteri arcani. Era meravigliata. Erano tutti meravigliati! Loro non pensavano che fosse un mostro. Per la prima volta dopo un tempo fin troppo lungo… sul volto di Elsa si disegnò un largo sorriso.
Allora la donna - che si presentò come Yelana, leader dei Northuldra - le raccontò di come per molto tempo lei e il suo popolo avevano vissuto in pace e comunione con gli Spiriti della Foresta, incarnazione dei quattro elementi della Natura... prima dell’arrivo degli Arendelliani e del loro sovrano, Re Runeard, padre di Agnarr.
Le spiegò di come la pura del sovrano per il legame tra il suo popolo e la magia lo aveva reso paranoico e timoroso di ciò che avrebbero potuto fare al suo regno, e di come questa paranoia lo aveva spinto ad assassinare a tradimento l’allora capo dei Northuldra e realizzare una diga con cui spezzare la fiducia tra umani e spiriti. E poi le raccontò di come questi avevano creato la barriera di nebbia per tenere separati i loro mondi, intrappolando i Northuldra nella Foresta Incantata.
<< Tua madre e tuo padre fuggirono da questi boschi prima che il varco venisse chiuso per sempre >> continuò Yelana << Ma nella loro fuga, sembra che siano riusciti a portare con loro qualcos’altro... il retaggio di un’epoca passata in cui umani e spiriti erano uniti da un legame indissolubile. Un potere latente, rimasto nascosto per molti anni, sviluppatosi dentro di te... la prova che quel legame, per quanto debole, esiste ancora. >>
 
<< Fammi indovinare >> la interruppe Cold a << hai trovato una nuova casa e una nuova famiglia, o, quantomeno, un posto in cui ti sentivi accettata, dove appartenevi a qualcosa che non fossero solitudine, tristezza e rammarico. >>
Gli occhi di Elsa si spalancarono appena. << Io... sì, in verità >> ammise, portandosi le mani in grembo << Era la prima volta che incontravo un gruppo di persone che non avevano paura di me. Al contrario, mi consideravano una parte della loro famiglia, anche se non mi conoscevano... >> Sorrise dolcemente al ricordo. << E così, per un brevissimo momento, pensai di aver trovato finalmente il mio posto nel mondo... un posto in cui avrei potuto passare il resto dei miei giorni in pace e al sicuro, senza più il rischio di fare del male ad altri. Ma naturalmente... la pace non era mai stata un’opzione. >>
Sul volto di Cold si disegnò un’altra espressione a dir poco scorcentate… Un sorriso triste. Molto triste, quasi comprensivo.
<< No >> concordò << certo che no. Che sciocco sono stato a pensarlo. >>
Elsa lo guardò con la coda dell’occhio, quasi si aspettasse che avrebbe elaborato quell’affermazione. Quando ciò non avvenne, riprese il racconto.
<< Scoprii che i Northuldra non erano stati gli unici esseri umani a rimanere bloccati nella Foresta Incantata >> rivelò << Ce n’erano altri... soldati che un tempo avevano combattuto per Re Rueneard, e che avevano continuato a farlo anni dopo la sua morte. Ormai tenuti in vita solo dal desiderio di continuare l’opera del loro sovrano defunto... >>

Erano ormai tre mesi che Elsa si era insediata nel villaggio dei Northuldra, costruendosi una propria quotidianità.
Ogni mattina, si recava alla tenda di Yelana per apprendere il più possibile sulla storia del suo nuovo popolo, mentre durante il resto della giornata veniva istruita sulle tradizioni e i modi di vivere del villaggio, dalla caccia alla tessitura, lavori manuali che per tutto questo tempo aveva sempre lasciato alla servitù del suo castello.

Tra gli abitanti, era riuscita ad instaurare un buon rapporto di amicizia con due giovani in particolare: i fratelli Ryder e Honeymaren. Nel breve tempo passato in questo luogo incantato erano rapidamente diventati i suoi migliori amici.
<< Ancora non riesco a credere che tu ti sia unita a noi da soli tre mesi >> commentò la Northuldra, mentre i tre erano impegnati a lavorare la muta di una renna << Sei un talento naturale nel realizzare vestiti! Un vero peccato che quelli creati usando i tuoi poteri non durino a lungo se non rimani nei paraggi... >>
Elsa ridacchiò nervosamente, stringendosi nelle spalle.
<< Suppongo di avere ancora molto da imparare sulla mia magia. >>
<< Sono solo io a chiedermi come mai sei così brava a creare abiti, mentre i tuoi poteri sono principalmente incentrati sul ghiaccio? >> fece Ryder, grattandosi la testa perplesso.
La regina lo guardò, come se non ci avesse mai pensato prima.
<< Non saprei >> ammise, intrigata da quella conversazione << sapete, credo che in fondo mi piaccia. Tessere, cucire, ricamare... ma non ho mai avuto la possibilità di fare davvero abiti tutti miei, quando ero una principessa. Avevo ben altri obblighi e doveri. Yelana mi ha detto che a volte la magia può riflettere i tuoi desideri. >>
<< Quindi non sei mai stata una reale, ma una sarta in divenire >> la stuzzicò Honeymaren, con un sorrisetto << O forse una menestrella, visto quanto ti piace cantare. E non negarlo, lo fai ogni volta che provi a cucinare! >>
<< Oh, ma smettila! >> protestò la ragazza, arrossendo di imbarazzo << Quando ero piccola, avevo l’abitudine di canticchiare tra me e me! È semplicemente rimasta... >>
<< Dai, non fare la modesta! >> la incalzò Ryder, sorridendo, mentre appoggiava un braccio sulla spalla della sorella << Penso che Hon abbia ragione, hai una bella voce! Potresti entrare nel coro del villaggio, sai? Credo che potremo mettere tutti e due una buona parola con Yelana. >>
Honeymaren sembrava pronta a condonare le parole del fratello... quando i suoi occhi si spalancarono all’improvviso, come se avesse appena realizzato qualcosa.
L’espressione sorridente sul suo viso lasciò il posto ad un cipiglio pieno di sospetto, e questo mise subito Elsa in allerta.
<< Qualcosa non va? >> le chiese, mentre lo sguardo della ragazza vagava rapidamente verso il bosco alle loro spalle.
<< Credo di aver sentito qualcosa >> borbottò, la mano che vagava lentamente verso la sua lancia << Sembrava quasi un urlo… >>
<< Ragazze >> le richiamò Ryder, un po’ teso << non c’è il villaggio da quella parte? Vedo del fumo... >>
Prima che il fratello potesse completare la frase, Honeymaren si alzò in piedi e cominciò a correre a tutta velocità in direzione dell’accampamento.
Elsa e Ryder si guardarono brevemente l’un l’altro, preoccupati, poi si affrettarono a seguirla.
Man mano che si avvicinavano, il puzzo di fumo e ceneri divenne sempre più evidente anche all’ex regina di Arendelle, la cui mente venne subito invasa da uno spiacevole presentimento.

Finalmente, giunsero al confine della foresta, laddove gli alberi incontravano le capanne del villaggio... e fu allora che uno scenario raccapricciante si materializzò di fronte al trio.
Il villaggio era in fiamme, con le persone correvano in ogni direzione o tentavano di spegnerle. Ma non fu questo ad attirare l’attenzione di Elsa... bensì gli uomini e le donne con le uniformi di Arendelle che combattevano contro coloro che ormai aveva imparato a considerare la sua nuova famiglia.

<< Per il re! >> urlò uno di loro, mentre sollevava la sua spada contro un bambino << Per Arendelle! >>
 
<< Il tuo regno, se non sbaglio >> osservò Cold, guardingo.
La ragazza annuì cupamente.
<< Soldati del regno in cui ero cresciuta, di cui sarei dovuta diventare regina... persone che non avevano mai abbandonato il loro odio per gli abitanti della Foresta Incantata e per la magia... uomini un tempo leali e coraggiosi, trasformati in mostri dal loro isolamento e dallo scorrere del tempo. >>
Chiuse gli occhi, il corpo tremante.
<< Giunsero da ogni dove, incuranti per la loro vita, desiderosi solo di portare morte e distruzione ai loro nemici... e così fecero >> sussurrò << Nessuno venne risparmiato, malgrado i migliori sforzi dei nostri guerrieri di resistere. Anche i miei amici... loro... >>
Si fermò di colpo, trattenendo a mala pena un sussulto al ricordo di ciò che vide.

<< No... no, no, no... che cosa avete fatto!? >>
Elsa si inginocchiò accanto ai corpi dei due fratelli Northuldra. Si erano scagliati contro gli aggressori del loro popolo, questi avevano alzato le lame e... e…
<< PERCHÉ? >> gridò la regina, osservando la devastazione che veniva perpetrata intorno a lei << BASTA! FERMATEVI! >>
Uno dei soldati le rivolse uno sguardo perplesso, una spada già puntata nella sua direzione.
<< Chi sei? >> disse, ignorando le sue suppliche << Indossi i loro vestiti... ma non sembri una Northundra... >>
<< Forse era loro prigioniera >> si intromise una donna, mentre la scrutava da capo a piedi << Quei selvaggi sarebbero capaci di tutto... >>
<< Selvaggi? >> ripeté Elsa, incredula << SELVAGGI!? >>
Strinse i pugni così forte da affondare le unghie nella carne, mentre, lentamente, la neve cominciava ad accumularsi sotto i suoi piedi, a roteare attorno alla sua figura come un tornado.
<< ERANO LA MIA FAMIGLIA! >> tuonò, fuori di sé << Finalmente avevo UNA CASA! Ero felice E NON PIÙ PERSEGUITATA! E POI VOI SIETE ARRIVATI! LI AVETE UCCISI! L’AVETE BRUCIATA! ASSASSINI! DISTRUTTORI! ARRIVATE SEMPRE A ROVINARE TUTTO, A ROVINARMI LA VITA! VI ODIO! >>
Pronunciò quelle parole con tutto il disprezzo e la rabbia velenosa che aveva in corpo. In quel momento, per lei non erano più soldati di Arendelle… ma solo gli ennesimi cacciatori giunti in quella terra per distruggere la felicità che aveva cercato di costruirsi.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola e la tempesta di neve che si scatenò urlò con lei, riversandosi in un’esplosione di puro ghiaccio. Per la prima volta in tutta la sua vita… desiderava cancellare qualcuno dalla faccia della terra.

La reazione dei soldati fu istantanea.
Intuendo che proprio quella ragazza fosse la causa del fenomeno, uno di loro gridò: << È una maledetta strega! >>
<< Uccidiamola! >> si unì un altro, e così entrambi si lanciarono con le spade sguainate verso di lei.
Elsa vide rosso.
Improvvisamente, il paesaggio e le persone attorno alla giovane donna scomparvero, sostituite da una gelida patina di nevischio e ombre... corpi che meritavano di essere fatti a pezzi, ed ecco che la sua magia reagì a quel pensiero.
Spuntoni di ghiaccio s’innalzarono dal suolo e impalarono la coppia di soldati, dipingendo di rosso il terreno della foresta.
<< Per gli dèi >> balbettò la stessa donna che aveva dato ai Northundra dei selvaggi.
Il suono della sua voce richiamò l’attenzione di Elsa, la cui mano scattò subito verso di lei, evocando una frusta di ghiaccio e avvolgendola attorno alle sue gambe.
<< No... no! >> urlò la sventurata, mentre veniva trascinata sempre più vicina alla reale. Ma a nulla servirono i suoi tentativi di liberarsi, e neppure l’affondare le mani nel terreno ebbe qualche risultato.
Elsa la portò davanti a sé, ed ecco che la soldatessa si ritrovò a fissare un paio di occhi glaciali... e spietati.

<< Chi di voi ha dato l’ordine? >> le domandò, con voce profonda, dall’eco macabro come un cadavere resuscitato.
La donna deglutì a fatica, mentre uno strato di ghiaccio si diffondeva rapidamente su di lei, intrappolandola in una coperta raggelante.
<< E-era l’ultimo ordine del re >> balbettò << Lui... ci aveva detto di conquistare la foresta a qualsiasi costo! Quei selvaggi... ugh! >>
La frusta che la teneva bloccata si strinse, mozzandole il respiro.
<< Non... chiamarli... selvaggi >> le sibilò l’ex regina, facendola impallidire.
<< P-perdonatemi >> squittì l’altra << Non volevo offendervi! Io... io stavo solo eseguendo gli ordini, lo giuro! Tutti noi stavamo semplicemente eseguendo il volere di Arendelle! >>
<< Oh, ma certo, è comprensibile. Chi mai rifiuterebbe l’ordine di uccidere un intero popolo? >>
Elsa le rivolse un largo sorriso condiscendente.
<< Sono già stata vittima di persone che eseguivano ordini >> replicò, mentre il suo volto diventava pietra << Non ho intenzione di esserlo mai più. >>
E continuò a guardarla impassibile tutto il tempo, mentre il ghiaccio la ricopriva da capo a piedi, insensibile alle sue urla e alle sue suppliche.
Il resto dei soldati rimase completamente immobile, scioccato da quell’orribile scena. Elsa rivolse i suoi occhi su di loro, illuminati da un bagliore accecante.
<< Volevate il mostro? Volevate la strega!? >> sussurrò freddamente << Allora... la avrete! >>
E prima che gli Arendelliani potessero anche solo provare a fuggire, il mondo attorno a loro si tinse di bianco...
 
Il racconto di Elsa si affievolii in un sussurro, mentre sulle sue mani si diffondeva un sottile strato di brina.
<< Io... li ho uccisi tutti >> gracchiò << Dal primo all’ultimo... non risparmiai neppure quelli che mi supplicarono. Li massacrai come se non fossero altro che delle bestie... >>
A quel punto, alzò lo sguardo, incontrando quello impassibile di Cold. Con sua sorpresa, rimase in silenzio, come se la stesse considerando seriamente per la prima volta.
<< Ebbene? >> continuò amaramente << Nessun commento spiritoso? Un arguta replica su quanto le mie azioni siano state divertenti? >>
Gli angoli della bocca dell’oscuro spirito si sollevarono verso l’alto: di nuovo le mostrò quel sorriso triste, esausto e stanco, quasi alieno.
<< No >> rispose, scuotendo il capo << Questa storia l’ho già sentita... e non la trovai divertente neppure la prima volta. >>
Elsa non riuscì a trattenere un sussulto, intuendo il significato dietro alle parole dello spirito. Ironicamente, questo eterno adolescente dalla bocca fin troppo larga... era forse una delle pochissime persone in tutto il Multiverso che potesse davvero comprendere la sua situazione.
<< E poi cosa è successo? >> le chiese, distogliendola dal suo rimuginare.
Un sorriso triste tornò ad arricciare il volto di Elsa. << Quello che succede a pochissime e fortunate persone quando perdono la strada. Qualcuno scelse di tendermi una mano... >>
 
Il villaggio dei Northundra era diventato una landa desolata. Elsa si trovava nel mezzo, circondata dai corpi congelati dei soldati di Arendelle, i volti contorti da espressione disperate. Erano morti. Lei... li aveva uccisi tutti, senza mostrare il minimo accenno di pietà. Non era la prima volta che si macchiava le mani con il sangue di un nemico... ma mai prima d’ora lo aveva fatto in un modo così brutale, provando sincera gioia ed euforia al pensiero di ascoltare i rantoli orripilati di queste persone. Quando quella consapevolezza la raggiunse, cadde in ginocchio e si portò una mano alla bocca per trattenere un conato di vomito, mentre calde lacrime le indugiavano sui bordi degli occhi. E così cominciò a piangere. Pianse fino a quando le sue guance non furono completamente ricoperte da strisce congelate, per un tempo che le sembrò interminabile. Finché...
<< Perché sei triste, bambina? >> disse una voce sconosciuta alle sue spalle.
Era un ometto basso, dai tratti rotondi e teneri, quasi come un bambino paffuto che però aveva ormai raggiunto l’età adulta.
Indossava un completo color crema che sembrava farlo brillare di luce propria. I suoi occhi erano brillanti sferette color del miele che sembravano tanto calorose e accoglienti nella viva preoccupazione mostrata; ma il dettaglio più stravagante era il lunghissimo ciuffo dorato che se ne stava lì, ritto nel suo calvo capo, arricciandosi verso l’alto e formando una larga mezzaluna.

 << Chi... >> La ragazza restò per qualche istante a fissarlo, talmente sbigottita e meravigliata da dimenticare a tratti la paura << Chi siete? >>
Lo sconosciuto le sorrise dolcemente.
<< Sono solo un viaggiatore >> disse, mentre le si avvicinava con movimenti tutt’altro che minacciosi << A volte un osservatore... un consigliere per alcuni. Sono conosciuto con molti nomi… ma coloro i cui cuori sono gentili  e sinceri preferiscono chiamarmi semplicemente Manny. E con chi, se posso chiedere, ho il piacere di parlare? >>
L’ex regina deglutì a fatica.
<< Nessuno >> gemette << solo... solo un mostro... >>

<< Un mostro? >> ripeté il presunto Manny << Che brutta parola... non certo adatta alla persona che mi trovo di fronte. >>
Scosse la testa e si sedette accanto a lei.
<< Quello che vedo... è solo una ragazza triste e spaventata. Qualcuno che certamente non prova gioia per ciò che ha appena fatto, qualcosa di cui un vero mostro andrebbe fiero. >>
<< Ma io... io l’ho fatto comunque! >> esclamò Elsa, inorridita, sbarrando gli occhi << Ero così furiosa... volevo punirli tutti! Li ho odiati! Volevo farlo… volevo farlo! >>

Singhiozzò ancora, serrandosi una mano fra i capelli.
<< Volevo farlo… >> ripeté ancora, orripilata da se stessa << volevo farlo… >>
<< E per quale motivo volevi ferirli, bambina? >> continuò Manny, il volto adornato da un’espressione sorprendentemente placida << Per dimostrare il tuo potere? Perché odi coloro che non hanno la magia? Perché ti piace fare del male agli altri? O forse... perché erano stati loro a farne a te? >>
Elsa lo scrutò con la coda dell’occhio.
<< Che importanza ha? >> sputò, ma il sorriso dell’uomo non accenno a scomparire.
<< Potrebbe averne >> le rispose, sempre in modo gentile e cordiale << perché questo potrebbe essere il momento più importante di tutta la tua vita, giovane ragazza. Proprio ora, di fronte a te si trovano due strade: una che potrebbe trascinarti in un’esistenza molto più incerta, una in cui sarai certamente potente.... ma probabilmente temuta e odiata da molte altre persone. Oppure, una strada che ti permetterà di fare ammenda con l’oscurità che ha cominciato a germogliare dentro di te... ma solo se lo vorrai. >>
Si alzò in piedi, lo sguardo che indugiava sui corpi congelati nel villaggio.
<< Io posso solo fornirti queste due opzioni... ma la scelta di quale strada intraprendere sarà solamente tua. >>
La ragazza ammutolì, sopraffatta da quelle parole e dalla prospettiva di fronte ad una qualsiasi di quelle scelte.
Se avesse intrapreso la prima strada… la sua vita non sarebbe stata altro che dolore e solitudine, ormai lo sapeva. Ma se possibile, la seconda opzione sembrava altrettanto spaventosa: non voleva guardare di nuovo dentro di sé, non voleva vedere quell’oscurità che inevitabilmente era nata dopo gli atti terribili che aveva compiuto… ma al tempo stesso, non avrebbe voluto fare altro che liberarsene e riappacificare il suo cuore.
Tuttavia, era anche qualcos’altro a farla esitare.
<< Vorreste aiutarmi? >> sussurrò sospettosa << E perché mai? Chi siete voi veramente? >>
Il sorriso di Manny divenne improvvisamente triste.
<< Qualcuno che ha perso la propria casa, proprio come te >> rispose << Qualcuno che ha giurato a se stesso che nessun altro avrebbe più dovuto patire una simile pena... non se potevo fare qualcosa per impedirlo. Sono giunto in questo mondo puramente per caso, durante uno dei miei innumerevoli viaggi... ma forse, il nostro incontro era predestinato. Forse, ti ho trovato per una ragione. >>
Allungò una mano verso di lei, il palmo aperto in attesa.
<< Quale sia la ragione dietro a tutto questo... vorrei che mi aiutassi a scoprirla. E se davvero desideri fare ammenda per i crimini che hai commesso, io ti darò i mezzi per farlo. Questo posso giurartelo sulla mia vita... e sulla memoria dei miei genitori, morti per salvarmi quando ero solo un bambino. >>
Elsa rimase in silenzio per un altro po’. Fissò l’arto teso, quasi temendo che toccandolo ne sarebbe rimasta bruciata. Poi, dopo quello che le sembrò un tempo senza fine, allungò la propria mano e…


<< Ovviamente hai accettato. >>
L’interruzione di Cold fu così brusca e inaspettata da cogliere Elsa completamente di sorpresa.
<< Quel pomposo egocentrico è sceso direttamente dalla diavolo di Luna per te… per voi… per questo posto. >>
<< Non è così >> ribattè Elsa, duramente << Il nostro incontro fu una mera coincidenza, tutto qui. Ma è proprio questa la cosa che più mi spaventa, sai? La consapevolezza che, se non fosse stato per una mera casualità... io sarei diventata proprio come te. >>
Lo sguardo sul volto dell’ex regina si fece molto più risoluto.
<< Ecco l’unica differenza tra noi due: un semplice caso... niente di più. Entrambi avevamo le stesse probabilità di essere come coloro che ci hanno portato via tutto... ma solo io ho avuto qualcuno disposto a mostrarmi una strada migliore. Ecco perché non ti abbandonerò. >>
Allungò una mano verso di lui.
<< So che Jack Frost ha sempre avuto il potenziale di fare grandi cose. Di essere un Guardiano capace di mostrare la luce a coloro che fuggivano dall’oscurità... e sebbene ora tu ti faccia chiamare con un nome diverso, quel potenziale è ancora dentro di te. Io ne sono convinta! Quindi ti prego... permettimi di aiutarti, come Manny fece con me. Permettimi di mostrarti... che non hai più bisogno di essere solo. Per favore... >>
Ancora una volta, lo spirito rimase in assoluto silenzio, fissando quella mano tesa come se non sapesse bene cosa farci. E rimase in quella posizione per quasi un minuto buono… prima di scuotere la testa, il volto contratto da un’espressione tesa e sofferente.
Con il cuore in gola, Elsa non tentò di fermarlo quando uscì correndo dalla stanza, lasciandosi dietro una patina di ghiaccio.


 

Ed ecco svelato l’artefatto di questa variante di Elsa. Il punto di convergenza del suo universo è molto semplice: i poteri di Elsa reagiscono molto più violentemente alle parole di Hans, congelando istantaneamente tutto il regno di Arendelle e i suoi abitanti, Anna compresa (prima che possa tentare di fermare Hans). Da lì in poi, le cose precipitano… e abbiamo per la prima volta uno scorcio della vera Regina delle Nevi come immaginata da Andersen, spietata e sanguinaria. Poi arrivò la variante dell’Uomo della Luna che creò la MVI… ma il suo intervento sarà stata davvero una coincidenza?
Per chi se lo stesse chiedendo, sì, questo è proprio il suo aspetto nei libri.
Nel frattempo, Stitch è in pericolo di vita… e Vader ha un’illuminazione grazie a Malefica. Inutile dire che amiamo scrivere questi due cattivoni, specie quando li facciamo interagire tra di loro.
Nei prossimi capitoli esploreremo un sacco di nuovi universi alla ricerca del Graal! Provate a indovinare quali… 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - The Last Winter ***


Ed eccovi un nuovissimo capitolo come regalo di Natale! Specialmente per i Jelsa, fan, perché… beh, lo vedrete.
Vi auguro un Buon Natale e una piacevole lettura ;)



Capitolo 14 - The Last Winter

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“Yes, the wind blows a little bit colder
And we're all getting older
And the clouds are moving on with every autumn breeze
Peter Pumpkin just became fertilizer
And my leaf's a little sadder and wiser
That's why I rely on certain certainties…”


Robert Lopez, Kristen Jane Anderson – Frozen 2


Elsa e Cold trovarono il resto dei Phantoms nell’ala ospedaliera della base, raccolti attorno al corpicino di Stich.
L’esperimento genetico era stato messo in uno stato di coma forzato, così che potesse recuperare le forze il più rapidamente possibile. Sfortunatamente, anche con i macchinari a cui era collegato, gli ci sarebbero voluti almeno un paio di giorni per riportare la sua salute a livelli ottimali.
Yen Sid si trovava in una situazione simile.
Sdraiato nel lettino accanto all’incubatrice, sembrava molto più vecchio di quanto Elsa lo avesse mai visto. E sebbene fosse già riuscito a recuperare un po’ della propria magia, le torture subite per mano di Kozmotis e della sua banda di mostri lo avrebbero costretto a letto almeno per una settimana.
Topolino si trovava accanto a lui, mentre cercava di accelerarne la guarigione con quel poco di conoscenza medica che aveva appreso sotto la sua guida. Naturalmente lo stregone era già stato visitato da alcuni dei migliori esponenti del settore al servizio della MVI, ma il topo antropomorfo aveva insistito per restare al suo fianco e fare la sua parte.
Fu anche il primo ad accorgersi dell’arrivo dei due criocineti, presto seguito dagli altri Phantoms.
Tutti loro accolsero la coppia con un cupo silenzio, visibilmente provati da ciò che era successo nell’ultima missione.
<< Allora? >> disse Adora, facendo un passo avanti << Come procediamo… capo? >>
E in quella domanda, Elsa scorse tutta la precarietà della loro situazione.
Le parole della giovane principessa non erano state pronunciate con la solita fiducia di una combattente veterana… ma erano piene di incertezza e sconforto. Per la prima volta da molto tempo, non era poi così sicura delle loro possibilità di vittoria, e nemmeno il resto dei Phantoms.
E perché mai avrebbero dovuto pensarla diversamente?
Kozmotis e i suoi alleati erano già riusciti ad ottenere due dei frammenti del Graal. Li avevano sconfitti su tutti i fronti in altrettante occasioni, sia fisicamente che mentalmente, senza che lei potesse fare nulla per frenare la loro opera distruttiva.
Quanti innocenti erano rimasti coinvolti nel fuoco incrociato?
“Fin troppi” pensò sconsolata, ma era sicura che quei numeri sarebbero presto aumentati.
Potevano davvero farlo? Fermare Kozmotis, recuperare i frammenti e impedire che venissero usati per causare ulteriori morti? Non ne era più così sicura… ma di certo, non se ne sarebbe stata con le mani in mano ad aspettare che qualcuno risolvesse il problema al posto suo. Non più!
Con quel pensiero in mente, l’espressione del Quinto Spirito divenne improvvisamente determinata, mentre prendeva un lungo respiro.
<< Continuiamo a lottare >> disse, ed ecco che l’atmosfera nella stanza sembrò mutare, come se un gelido vento avesse spazzato via qualsiasi timore legato alla missione.
Le labbra di Adora si arricciarono in un sorriso feroce, presto imitata dai suoi alleati.
<< Speravo che lo dicessi >> ringhiò, la mano già stretta all’elsa della sua fidata spada.
Al contempo, le zampe di Tigre s’illuminarono di Chi dorato, mentre anche il bastone di Eda cominciò a crepitare di bagliori magici, animato dalla furia fagocitante nel cuore della strega.
<< Ci divideremo in piccoli gruppi per recuperare ciò che resta dei frammenti >> continuò Elsa, prima di rivolgersi a Yen Sid << Per farlo, avremo bisogno delle coordinate precise in cui sono stati nascosti. >>
<< Ci ho già pensato >> rispose prontamente lo stregone.
Schioccò le dita, ed ecco che una pergamena si materializzò con uno sbuffo tra le mani dell’albina. Sulla sua pallida superficie, erano stati trascritti una serie di numeri apparentemente casuali… almeno per coloro che non avevano imparato a leggere i calcoli di un viaggio interdimensionale.
 << Immettete questi valori nei vostri Dimensional Pad >> spiegò Sid, << Sono gli stessi della firma magica rilasciata dai frammenti. Seguendoli, i portali vi condurranno direttamente entro un raggio di due chilometri dal punto in cui sono stati sepolti. >>
Elsa annuì grata e si rivolse ai suoi sottoposti. Ma prima che potesse riaprire bocca…
<< Io verrò con voi >> giunse una voce squillante. E seguendone l’origine con lo sguardo, la giovane donna si ritrovò a scrutare gli occhi sorprendentemente affilati di Topolino.
Da quando era diventato così coraggioso e pronto all’azione?
<< Sarai anche l’apprendista di Yen Sid, ma rimani pur sempre un civile >> ribatté Elsa, duramente << Perché dovrei permetterti di venire? >>
<< Perché tutto questo è successo per colpa mia >> sbottò il roditore antropomorfo, scioccandola.
Alle espressioni altrettanto sorprese degli altri Phantoms, prese un lungo respiro e aggiunse: << Pitch e la sua banda hanno attaccato la mia casa, minacciato la mia vita e quasi ucciso il mio maestro! E se non fosse stato per la mia debolezza… Yen Sid non sarebbe stato costretto a sacrificarsi per salvarmi, né avrebbe rivelato la posizione dei frammenti sotto tortura. >>
Strinse le mani a pugno, mentre si rivolgeva al suo maestro.
 << Non posso più starmene con le mani in mano e lasciare che siate solo voi a rimediare ai miei errori! >>
Lo stregone rimase in silenzio, scrutandolo con i suoi occhi antichi e profondi, quasi come se stesse cercando di scrutare nella mente dell’apprendista. O forse stava facendo proprio questo?
Elsa non aveva la minima idea di quanto si estendessero i poteri dell’uomo… ma vista la conoscenza centenaria in suo possesso, era del tutto possibile che fosse capace perfino di scorgere i pensieri di qualcuno con la stessa facilità con cui una persona ordinaria poteva leggere le pagine di un libro.
<< Ne sei davvero convinto? >> domandò duramente, ma questa volta Topolino non accennò segni d’incertezza o paura. Solo pura e sincera determinazione per le parole appena pronunciate.
<< Con ogni fibra del mio corpo >> disse, sollevando il naso e gonfiando il petto.
Per quasi un minuto, Yen Sid rimase nuovamente in silenzio… prima di rilasciare un lungo sospiro.
<< Allora avrai bisogno di questo >> sbuffò, mentre compiva un rapido gesto con la mano destra. L’istante dopo, un oggetto familiare si materializzò sulla testa di Topolino… uno che molti dei presenti conoscevano assai bene, anche solo per fama: il cappello di Yen Sid, capace di amplificare i poteri di qualsiasi creatura magica a livelli difficili da immaginare.
L’espressione dell’apprendista si fece improvvisamente timorosa.
<< Ne siete… >> deglutì sonoramente, << Ne siete sicuro, Maestro? >>
<< No >> ammise Sid, suscitando diverse occhiate sbigottite << Ma non lo ero nemmeno la prima volta in cui decisi di indossarlo. >>
Quelle parole sorpresero certamente l’apprendista, i cui occhi si spalancarono come piatti.
<< Sei un bravo studente, Topolino >> continuò lo stregone << Non sarai il più sveglio, o il più coraggioso, o il più potente… >>
<< Vi prego, ditemi che ci sarà un “ma” in mezzo a tutto questo >> lo interruppe il roditore, quasi con tono supplichevole. Allora il volto raggrinzito dell’antico stregone si aprì in un sorriso a metà tra il divertito e l’affettuoso, il primo che Elsa gli aveva visto fare da quando lo conosceva.
<< Ma nonostante i tuoi difetti, non avrei potuto desiderare un allievo migliore >> aggiunse << Ha un grande cuore, sempre disposto ad aiutare coloro che sono in difficoltà. Sei umile, ma mai al punto di non credere nel potenziale che nascondi. La tua determinazione non vacilla mai, nemmeno di fronte agli ostacoli più insidiosi, come ci si aspetterebbe da un degno apprendista stregone! E soprattutto, non cerchi mai di ottenere più di quanto la tua mente desideri. Ecco perché io SO che quando sceglierai di usare quel cappello… ti impegnerai affinché il suo potere venga liberato solo per una giusta causa. >>
Questa volta, Topolino non riuscì a frenare un rossore imbarazzato. Evidentemente, non era molto abituato a ricevere simili complimenti, specialmente dal suo maestro… eppure, trovò la forza di sostenere quegli occhi burrascosi, recuperando la sua espressione determinata.
<< Non vi deluderò >> sussurrò, prima di rivolgersi ad Elsa << Sono pronto! >>
<< In questo caso, spero che non vi dispiaccia se anche io e Baymax ci uniremo alla festa >> si intromise Hiro << Con Stich a riposo, avrete bisogno di tutto l’aiuto possibile. E per quanto preferisca lavorare da remoto, credo che una gita sul campo farà bene a entrambi. >>
Accanto a lui, il robot annuì meccanimante. << Le gite all’aria aperta possono rivelarsi molto salutari per far fronte a situazioni stressanti come l’imminente collasso del Multiverso. >>
Hiro gli lanciò un’occhiata laterale.
<< Non era proprio quello che intendevo… ma sì >> sbuffò, mentre tornava a guardare i suoi compagni di squadra.
Elsa non ebbe bisogno di riflettere a lungo.
 Viste le condizioni di Stich, avevano appena perso una porzione considerevole della loro forza combattiva... una che Hiro e Baymax potevano compensare.
<< Molto bene >> disse << In questo caso, voi due andrete con Adora, mentre Topolino presterà supporto a Tigre. Pensi di riuscire a cavartela da sola, Eda? >>
<< Per chi mi hai preso? >> sbuffò la strega, gli occhi illuminati da un luccichio predatorio << Ho combattuto in solitaria per secoli! Farò rimpiangere a quella banda di schizzati il giorno in cui hanno deciso di ferire coloro a cui tengo. >>
Ed Elsa era sicura che lo avrebbe fatto.
Poteva ancora scorgere i bordi leggermente arrossati dei suoi occhi, macchiati dal pianto.
Stich era forse la cosa più vicino che avesse a un familiare… e qualcuno aveva cercato di portarglielo via, anche dopo tutto quello che aveva già perso. Di sicuro, si sarebbe assicurata di restituire l’affronto di almeno cento volte. Era semplicemente la natura di una strega.
Infine, l’ex regina di Arendelle si rivolse a Cold, che la guardava come un bambino che aspettava solo di ricevere il suo regalo di Natale.
<< Io e te prenderemo le ultime coordinate. >>
<< Sì! >> esclamò l’Oscuro Spirito, mentre effettuava una capriola in aria << Squadra Invernale alla riscossa! >>
Elsa scosse la testa, pur non nascondendo un sorriso divertito alle buffonate del ragazzo. Stava cominciando ad abituarsi a questo suo lato più infantile e giocoso… sicuramente un gradito cambiamento rispetto alle pugnalate alle spalle o alla sua personalità diabolica.
Dopo aver immesso le coordinate nel Dimensional Pad, si rivolse un’ultima volta ai suoi compagni di squadra… persone che forse non avrebbe più rivisto, ma a cui avrebbe volentieri affidato la propria vita.
<< Buona fortuna a tutti voi! >>
E dopo aver pronunciato quell’ultimo augurio, ecco che un totale di quattro portali si materializzarono nella stanza…

                                                                                 * * *

Malefica e Darth Vader camminavano l’uno accanto all’altro per le vie del castello, proiettando cupe ombre ovunque mettessero piede. 
Poco dopo la loro ultima conversazione, erano stati entrambi richiamati da uno dei Fearling di Kozmotis, che li attendeva pazientemente nei giardini dell’edificio.
La Fata non era mai stata particolarmente favorevole alle convocazioni, specie se il responsabile era qualcuno che si credeva superiore a lei. Tuttavia, avrebbe continuato a fare buon viso a cattivo gioco, almeno fino a quando l’ex Generale si sarebbe dimostrato utile ai suoi propositi.
<< Lady Malefica >> la salutò Kozmotis, con un cortese cenno del capo << Lord Vader. Prego, seguitemi. >>
Entrambi fecero come richiesto, e così l’uomo li condusse in una piana situata poco distante dal castello. Una volta lì, perfino il viso stoico di Malefica non riuscì a trattenere un’espressione decisamente sorpresa.
In mezzo al campo, sotto lo sguardo vigile del Re Cornelius e Facilier, arrancavano migliaia di cadaveri; scheletri di guerrieri morti nel tentativo di superare le difese di quelle terre oscure, infidi ladri che avevano provato a rubare dalla Signora di Tutti i Mali, oppure stregoni e fate caduti sotto la potenza della sua magia.
Tutti loro sembravano impegnati nell’arduo compito di realizzare una costruzione monumentale, tanto alta da superare le chiome della Foresta Oscura. Malefica non aveva mai visto niente del genere, ma ad occhio e croce le sembrava quasi un gigantesco anello metallico… anche se sulle sue superfici lucenti erano stati incisi dei geroglifici con cui non aveva familiarità.
<< Magnifico, non è vero? >> disse Kozmotis, distogliendola dal suo rimuginare << I non morti di Cornelius ci hanno lavorato tutta la notte. >>
<< Un’impresa architettonica davvero lodevole >> commentò la Fata, con il suo sguardo analitico << Ma in che modo ci assisterà nella nostra ricerca dei frammenti? >>
La bocca di Kozmotis si arricciò in un sorriso affilato. << Non aiuterà tutti noi nello specifico. Solamente Lord Vader >>
Malefica inclinò la testa in sincera curiosità, presto imitata dall’uomo che aveva accanto.
<< In che modo? >> domandò l’Oscuro Signore dei Sith, ed ecco che il loro benefattore si concentrò su di lui.
<< Uno dei frammenti è stato individuato in un regno dalla tecnologia sicuramente più avanzata rispetto agli ultimi che abbiamo visitato >> rispose con tono paziente << È protetto da un esercito considerevole… uno che solo le forze di Vader sarebbero in grado di debellare in tempi relativamente brevi. >>
Indicò il cerchio metallico.
<< Questa struttura ci permetterà di aprire un portale dimensionale delle dimensioni del suo Star Destroyer. >>
Il respiro meccanico del Sith subì una brusca impennata, mentre si avvicinava minacciosamente all’ex Generale.
<< Mi hai reclutato per questo >> disse all’improvviso, con tono accusatorio << Non sono stato scelto per una mera casualità, né per il mio potere. Sapevi che avremmo avuto bisogno della mia forza militare per recuperare uno dei frammenti. >>
<< No >> ribatté prontamente Kozomtis << Ma il mio benefattore lo sapeva. È stata lei a indirizzarmi verso ognuno di voi, convinta che le vostre particolari abilità avrebbero assicurato la riuscita dei miei piani. >>
<< E chi mai potrebbe essere questa tua misteriosa benefattrice? >> gracchiò Cornelius, una domanda che presto cominciò a frullare nella testa dei suoi alleati. Tuttavia, l’ex Generale incontrò lo sguardo del Lich con misurata freddezza.
<< Qualcuno che si rivelerà a voi solo dopo che avremo ottenuto tutti i frammenti >> fu la sua risposta impassibile << Non prima. >>
Chiaramente scontento da parole tanto vaghe, le orbite dello scheletro vivente cominciarono a illuminarsi di un intenso bagliore scarlatto.
<< Non mi piace collaborare con persone che non hanno almeno il coraggio di guardarmi in faccia… >>
<< Quale faccia? >> sbuffò Faciler, con uno dei suoi classici sorrisetti.
Subito, quelle braci ardenti scattarono sullo stregone Vodoo, mentre Cornelius allungava le mani ossute con il chiaro intento di strappargli la carne dal viso. Ma prima che potesse compiere anche un solo passo, ecco che un ciondolo familiare comparve nella mano destra dell’uomo.
<< Ah ah, mon amì! >> ridacchiò Facilier, mentre lo faceva penzolare di fronte al Lich << Non vorrai mica ripetere la lezione dell’ultima volta, vero? >>
Cornelius non ebbe la possibilità di rispondere. Proprio come il giorno in cui l’avevano liberato dalla sua prigione, cadde in ginocchio e strinse i denti, visibilmente provato da un dolore insopportabile.
<< Certo che no… mio maestro >> ringhiò collerico, mentre il bagliore nelle sue orbite scompariva rapidamente.
Facilier ridacchiò compiaciuto.
<< Così va meglio >> disse, mentre allentava la presa sull’artefatto.
Come se un peso invisibile gi fosse stato tolto dalla schiena, Cornelius si risollevò da terra e fissò ferocemente lo stregone. Ma a parte questo, rimase inchiodato al suo posto, sotto lo sguardo ugualmente divertito e deluso di Malefica.
Era davvero così semplice trasformare un sovrano di non morti in un fedele cagnolino? Da qualcuno come questo Lich, si sarebbe aspettata qualcosa di più.
All’improvviso, il portale cominciò a crepitare di tanti bagliori bluastri.
<< Molto bene >> disse Kozomits, con voce annoiata << Siamo pronti per l’ultima fase del piano. Presto, tutti i frammenti saranno in mano nostra… e a quel punto, nemmeno gli sforzi della MVA saranno più una minaccia. >>
E questa era una previsione che Malefica si sarebbe assicurata di realizzare.

                                                                                         



Jack Frost, Guardiano del Divertimento e Spirito dell’Inverno… non si era mai sentito così nervoso.
Durante la sua centenaria non-vita, era stato costretto ad affrontare diverse situazioni a dir poco stressanti, alcune delle quali erano quasi riuscite a piantare il proverbiale, ultimo chiodo della sua metaforica bara.
Come dimenticare la prima volta in cui si era approcciato agli abitanti del piccolo villaggio di Burgess, solo per scoprire che non potevano vederlo? O il giorno in cui Pitch Black, l’Uomo Nero, non solo aveva rotto il suo fidato bastone, ma lo aveva addirittura lasciato per morto nelle profondità congelate di un crepaccio antartico? E ultima ma non ultima… la sua esperienza con la Mietitrice in persona, quando una variante dello stesso Pitch era riuscita a pugnalarlo al cuore, un atto che in circostanze diverse avrebbe potuto ucciderlo, ma che con sorpresa di tutti aveva contribuito a riportare a galla le memorie di una vita passata… e il potere necessario per sconfiggere una minaccia all’intero Multiverso.
Eppure, nemmeno queste situazioni erano riuscite a prepararlo all’ansia e al nervosismo che si erano man mano impadroniti di lui negli ultimi giorni… e tutto a causa di un evento piuttosto ordinario, se paragonato a quelli sopracitati.
Al momento, il Guardiano del Divertimento si trovava in una dimensione molto diversa dalla sua, circondato dagli alti alberi di una foresta sconfinata. Di fronte a lui, sostavano degli esseri la cui sola vista sarebbe stata sufficiente per allarmare un qualsiasi essere umano ordinario, almeno fino a qualche tempo fa: una piccola salamandra bluastra, un cavallo composto interamente d’acqua, una figura umanoide di foglie svolazzanti e un gigante di pietra tanto alto da superare le chiome più prominenti.
Un tempo conosciuti semplicemente come i Quattro Spiriti della Foresta Incantata, le loro azioni funeste avevano provocato non poco scompiglio nel regno confinante con quelle terre, prima che venissero fermati proprio da colei che avrebbe interpretato il ruolo di ponte tra la magia e gli umani di Arendelle: Elsa, il Quinto Spirito, ex regina del suddetto regno… e al momento, la vera ragione per cui Jack Frost era così ansioso.
<< Va bene, ragazzi >> disse, mentre batteva ambe le mani in un sonoro rintocco << Oggi è il gran giorno! >>
Cominciò a camminare avanti e indietro, sotto gli sguardi sempre vigili delle quattro entità.
<< È passato esattamente un anno da quando io ed Elsa abbiamo cominciato a frequentarci. Come ormai è consuetudine tra i mortali, la tradizione del mio mondo richiede che il ricordo di questa decisione venga celebrato esattamente 365 giorni dopo! E visto che la vostra collega non si è ancora resa conto di quale razza di buono a nulla abbia scelto come fidanzato, mi sono ritrovato costretto a organizzare una celebrazione degna di lei! >>
Detto questo, si rivolse al cielo, chiuse gli occhi e incrociò le mani, sembrando quasi un uomo intento a pregare.
<< Oh, Uomo della Luna, ti ringrazio per avermi concesso una fidanzata così gentile e comprensiva. Se hai intenzione di rovinare questo anniversario, per favore, provoca ora un disastro naturale o non farti sentire fino alla prossima riunione dei Guardiani. >>
Rimase in attesa, mentre il mondo attorno a lui sprofondava nell’immobilità più totale. E dopo quasi un minuto di assoluto silenzio, sul suo pallido volto si dipinse un sorriso soddisfatto.
<< Bene, lo prenderò come un buon segno >> disse, mentre tornava a guardare gli spiriti << Ripassiamo il piano un’ultima volta. Chi si occuperà del fuoco? >>
La piccola salamandra, che non era altri che Bruni, lo Spirito del Fuoco, procedette immediatamente ad incendiare il suo corpo con un’alta fiammata di colore violaceo, poi schioccò la sua lingua in un gesto pavoneggiante.
Jack ridacchiò soddisfatto e procedette a riversargli addosso una pioggerella di fiocchi di neve cadenti, che la creaturina cominciò a inghiottire con gusto.
<< Conto su di te, piccoletto >> gli disse << Mi raccomando, cerca di non dare fuoco a questo posto. Per quanto riguarda te... >> aggiunse, mentre si rivolgeva a Nokk << Penso che sia arrivato il momento di recuperare l’ospite d’onore. Rapido come un fulmine, siamo intesi? >>
Lo Spirito dell’Acqua nitrì sonoramente, annuendo.
“Se le accadrà qualcosa, ti riterrò personalmente responsabile e abbatterò la mia ira funesta su di te.”
Dopodiché il cavallo interamente fatto di acqua si dissolse in una pozza e scivolò lungo la sorgente più vicina.
Jack lo guardò allontanarsi, reprimendo a mala pena un brivido.
<< Uff... quel cavallo continua a darmi i brividi >> borbottò a se stesso << Siamo davvero sicuri che non sia imparentato con uno degli incubi di Pitch? Sicuramente si troverebbe bene in mezzo a loro… >>
Scosse la testa.
<< Meglio non pensarci >> disse, mentre si rivolgeva all’ammasso di foglie svolazzanti << Pronto per farmi fare bella figura, vecchio amico? >>
Gale, lo Spirito del Vento, emise un lungo, acuto fischio simile ad una risata, e prese a girare attorno al Guardiano, comunicando tutto il suo entusiasmo.
Jack ridacchiò, condividendo l’emozione del suo più vecchio confidente. Per quanto la sua vita fosse stata solitaria, il vento era sempre stato dalla sua parte, l’unica costante di un’esistenza altrimenti priva di alcuna interazione positiva. Gli sarebbe sempre stato grato... in particolare, dopo quello che entrambi avevano organizzato in questo giorno.
A quel punto, si rivolse all’ultimo rimasto del gruppo.
<< Va bene, ragazzone >> disse al gigante di pietra << Questa volta posso contare sul tuo aiuto per tenere lontani i curiosi? Non voglio che succeda come l’ultima volta... quando hai abbandonato il posto per inseguire una farfalla... >>
Lo Spirito della Terra - almeno uno dei tanti - non aveva effettivamente un nome, e dal momento che nemmeno parlava, Jack aveva pensato di affibbiargliene personalmente uno: Mordiroccia, come la creatura omonima ne La storia infinita. Jamie aveva sempre adorato quel libro.
Mordiroccia scosse il capo e sbuffò sonoramente, battendo appena l’enorme piede a terra e generando una piccola scossa. Il messaggio era chiaro: aveva preso l’impegno, e l’avrebbe rispettato.
Jack sospirò sollevato.
<< Va bene >> borbottò a se stesso << Facciamolo! Quanto mai potrà essere difficile assicurarsi che un anniversario si svolga senza problemi? Insomma... è solo un giorno come tanti altri! Ok, forse non come gli altri, in fondo è un anniversario, fra gli umani è considerato importante... eeeeeeee, sto parlando di nuovo da solo... grande. >>
Si colpì le guance per riprendere il controllo dei suoi pensieri e rimase in fremente attesa, mentre il gigante alle sue spalle si allontanava tra gli alberi con passo rapido.
Dopo quasi mezz’ora, scorse all’orizzonte l’inconfondibile figura del Nokk... sulla cui groppa, trasportava una giovane donna la cui sola vista fu sufficiente per fargli accelerare il battito cardiaco.
Elsa, il Quinto Spirito della Foresta Incantata, cavalcava con grazia regale, i lunghi capelli che ondeggiavano nel vento come bianche fumate.
Gli occhi azzurri dell’ex regina di Arendelle scrutavano all’orizzonte, cercando con lo sguardo il proprio compagno. E quando avvicinandosi riuscì a intercettarlo, il volto le si illuminò di un sorriso amorevole.
<< Jack! >>
Il cavallo acquatico la accompagnò proprio innanzi allo Spirito dell’Inverno.
<< Buon anniversario >> disse, mentre il Quinto Guardiano le offriva un tenero sorriso.
In questo tipo di situazioni, faticava a credere al rapporto che lui ed Elsa erano riusciti a costruire... specie dopo che era rimasto per quasi tre secoli senza poter interagire con anima viva. E ora, aveva addirittura una fidanzata che viveva in un’altra dimensione! A volte, il destino poteva avere un senso dell’umorismo piuttosto strano.
Senza mai perdere il suo sorriso, allungò una mano verso di lei.
<< Mia signora >> la salutò con tono galante << Permettetemi di aiutarvi a scendere da codesto destriero. >>
Elsa ridacchiò, mentre gli porgeva il palmo con fare giocoso. A quel punto, si lasciò guidare a terra, poi gli mise un braccio attorno al suo gomito.
<< Oh, quale onorevole presentazione, mio signore. Quanto ti ha strapazzato Nord, per insegnarti le buone maniere? >>
La giovane donna non era certo estranea ai sorrisi. Ma chi ormai aveva imparato a conoscerla, sapeva che non lo faceva così spesso come quando si trovava assieme allo Spirito dell’Inverno.
Naturalmente, Jack aveva sempre considerato questo aspetto del loro rapporto una specie di vittoria personale... e un piccolo promemoria di quanto il suo Centro continuasse a muovere la sua non-vita.
Le sue pallide guance si tinsero per l’imbarazzo alle parole dell’ex regnante.
<< Meno di quanto avrei pensato >> rispose, mentre si passava una mano tra capelli << Dentolina, invece? Oh, lei si è assicurata che imparassi ogni singola pagina del galateo! Non che le ricorderò mai tutte... ma per te, suppongo che ogni tanto potrei rammentarne qualcuna. >>
Indicò la radura che avevano di fronte.
<< A proposito... buon anniversario anche a te, Bucaneve. >>
Fu il turno di Elsa di avere le guance colorate di una rosa tenue, mentre si sistemava una ciocca dietro ai capelli.
<< Ogni tanto va bene >> sussurrò, più seria di quanto avesse inizialmente pianificato << se diventassi troppo rigido, poi mi ruberesti il posto. E non saresti più tu. >>
E nonostante non fosse particolarmente avvezza al contatto fisico, gli appoggiò comunque la fronte sulla spalla, fissandolo negli occhi e sorridendo teneramente.
<< Allora, quale mirabolante sorpresa hai in serbo per me? >>
<< Cominceremo con un pranzo per due >> rispose Jack, mentre la guidava fino al fuoco << Lo Chef Bruni e il sottoscritto si assicureranno di regalarti un’esperienza indimenticabile! Non è vero, piccolo amico? >>
In tutta risposta, la salamandra si arrampicò fino alla spalla di Jack e sorrise ampiamente, prima di accoccolarsi nel suo cappuccio. Elsa ridacchiò alla comparsa dell’anfibio, ricompensandolo con una spruzzata di fiocchi di neve.
<< È bello rivederti, Bruni. >>
Salutato il collega spirito, rivolse a Jack un’occhiata colma d’aspettativa. << E con quali piatti hai deciso di dilettarti, Chef Jack? >>
In tutta risposta, il sorriso dell’eterno adolescente si fece più ampio, mentre si avvicinava al pentolino che aveva risposto sul fuoco.
<< Un uccellino mi ha detto che tu e tua sorella siete sempre state delle grandi fan del cioccolato. Così… >> sollevò il coperchio << ho fatto un piccolo salto alla Parigi del mio mondo. Più precisamente, nel miglior negozio di cioccolato del paese, dove ho prelevato gli ingredienti per quella che in molti considerano la migliore mousse al cioccolato sulla Terra! >>
Gli occhi della ragazza si ingrandirono e illuminarono di colpo, incredibilmente simili a quelli di una bambina elettrizzata.
<< Cioccolato! >> esclamò, con un urletto eccitato, decisamente poco regale.
Se ne accorse e ammutolì, poi tossicchiò e si passò le mani sul vestito, nel tentativo di riacquistare un certo contegno.
<< Voglio dire… sì, certamente è un inizio assolutamente accettabile e ben gradito, mio signore. >>
Il sorriso di Jack sembrò allargarsi. << Accettabile... certo >> ridacchiò.
Non era molto spesso che Elsa si lasciava andare ad un comportamento tanto disinvolto. Ma ogni volta che capitava, era certamente un cambiamento gradito rispetto alla solita Regina dei Ghiacci.
Non che allo spirito dispiacesse quel lato di Elsa! Semplicemente, era felice che ogni tanto anche l’ex regnante si concedesse dei momenti per rilassarsi.
Con quel pensiero in mente, evocò un cucchiaio di ghiaccio, lo immerse nel dolce e glie lo mise di fronte a viso.
<< Di “aaaah”! >> disse con tono stuzzicante.
Elsa lo fissò, dapprima incredula e rossa d’imbarazzo, poi scosse il capo e alzò gli occhi al cielo, ridendo.
<< Guarda che sei tu il bambino qui, non io >> lo rimproverò, tirandogli un colpetto sulla fronte.
Materializzò un cucchiaio a propria volta e lo immerse nel dolce, per poi porgerlo verso di lui.§<< Al tre? >>
Questa volta, fu lo stesso Jack che non riuscì a reprimere un rossore di suo.
<> balbetto, mentre tentava di ignorare il battito impazzito del proprio cuore << Uno... >>
<< Due... >>
<< Tre! >> urlarono all’unisono.
L’istante dopo, entrambi si ritrovarono a contemplare il sapore dolciastro della mousse.
Quando si ritrassero, il rossore di Jack si era fatto ancora più accentuato.
<< A-allora? >> sbottò tutto d’un fiato << Com’era? Non ho molta esperienza nel cucinare, ho solo seguito le istruzioni della confezione... ok, forse Nord mi ha dato un mano... ma il grosso del lavoro l’ho fatto tutto io, te lo giuro! A meno che non sia pessima, in quel caso la colpa è tutta di Nord... >>
<< Jack. >>
Elsa gli strinse gentilmente la spalla, interrompendo quel flusso sconnesso di parole.
<< Non importa se è venuto male o bene. Apprezzo il gesto. L’avrei apprezzato in ogni caso. Non mangiavo cioccolato da un sacco, e lascia che te lo dica, hai avuto un pensiero davvero carino. >>
Si servì un altro cucchiaio, facendo un sorrisetto.
<< Comunque >> dichiarò, con finta noncuranza << è bello soffice e saporito. Ora mi sento in colpa >> borbottò << io non ho pensato di organizzarti niente. Be’, vorrà dire che il prossimo anniversario lo organizzerò io. >>
<< Temo proprio che dovrai impegnarti un bel po’ >> ribatté Jack, recuperando il suo ghigno sbarazzino << La giornata non è certo finita... e ho ancora un’ultima sorpresa per te. >>
<< Oh? >> fece l’ex regina, visibilmente intrigata << E che cosa potrebbe mai essere? >>
<< Se te lo dicessi, non sarebbe più una sorpresa >> la ammonì scherzosamente il Guardiano << Ma ti assicurò che varrà l’attesa. >>
Detto ciò, entrambi ripresero a gustarsi il loro dolce, chiacchierando del più e del meno.
Elsa non ricordava l’ultima volta in cui si fosse sentita così a suo agio nel parlare con qualcuno che non fosse Anna. Con Jack poteva semplicemente essere... se stessa, senza il doversi aspettare qualche brutta sorpresa o ritorsione. Ormai si fidava dell’eterno adolescente come se fosse una parte integrante della sua famiglia... e forse, un giorno lo sarebbe diventato davvero.
Inutile dire che quel pensiero fu sufficiente per farla arrossire profondamente, nonostante i suoi migliori tentativi di nasconderlo.
<< Tutto bene? >> le chiese Jack.
<< Sì! >> fu la risposta fin troppo acuta del Quinto Spirito << Stavo solo riflettendo su quanto fosse buona questa mousse! >>
<< Davvero? Allora comincerò a cucinare più spesso! >>
<< Uh uh >> borbottò Elsa, mentre riprendeva subito a mangiare.
Quando finalmente ebbero terminato il pasto, Jack si mise in piedi con un balzo.
<< Bene, direi che possiamo passare al momento clou di questa celebrazione! >> disse, mentre le porgeva una mano << Mia signora... siete pronta ad imparare a volare? >>
La ragazza sbatté le palpebre, osservando prima l’arto teso e poi lui, come se all’improvviso gli fosse cresciuta una seconda testa.
<< Non credo di seguirti >> ammise.
<< Ah, vuoi che sia più chiaro? >> domandò l’altro spirito << Molto bene! >>
E, detto questo, si sollevò in aria e lasciò che un turbinio di foglie gli girasse attorno.
<< Mia cara Elsa... per il nostro anniversario, ho deciso che ti insegnerò a cavalcare il vento e spiccare il volo! >>
Se possibile, il Quinto Spirito divenne ancora più perplessa di prima. Certamente, non era tra i regali che aveva preso in considerazione.
Osservò Gale e Jack con un’espressione a metà fra l’ammirazione e il timore.
<< Tu... credi che io possa farlo? >> domandò, titubante << Non... non ci avevo mai pensato, e poi... non sono sicura di come sentirmi riguardo al volare. >>
<< Oh, andiamo, sarà fantastico! >> insistette Jack, mentre le afferrava le mani << Volare è molto più semplice di quanto creda la gente comune. In fondo, non è poi così diverso dal camminare o dal nuotare... semplicemente, anziché farti sostenere dalla terra o dall’acqua, dovrai affidarti al vento. >>
Rivolse un sorriso alla sagoma fluttuante di Gale.
<< E dubito fortemente che lui ti lascerebbe cadere. Piaci troppo a entrambi. >>
A quel punto, l’espressione dell’eterno adolescente si addolcì.
<< Inoltre, anche se dovesse succedere... io sarei sempre lì per afferrarti. Te lo prometto. >>
Stavolta, Elsa sentì il calore ghermirla in tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino agli zigomi.
Arricciò le labbra in un sorriso a tratti grato, quasi gioioso.
<< Mi fido di te >> mormorò piano, mordicchiandosi un labbro << Lo ammetto, sono un po’ nervosa… mi fiderò di te. >>
Non era mai stata molto brava nell’esprimere i propri sentimenti, ma la sincerità era un qualcosa che aveva imparato a tirare fuori col tempo. E sì… Jack era particolarmente bravo a farla sentire sicura di poter dire quello che pensava.
L’eterno adolescente le offrì un inchino aggraziato.
<< E quella fiducia non sarà mal riposta, milady. >>
Detto questo, le prese delicatamente la mano... e la tirò a sé, stringendo i loro corpi in un abbraccio.
Gli occhi di Elsa si spalancarono sorpresi.
<< C-che stai facendo? >>
<< Be’, da qualche parte bisogna pur cominciare, no? >> le rispose Jack, con quel suo tono irriverente << E quando si tratta di imparare a volare, molte specie di uccelli concordano che sia sempre meglio partire da una posizione più elevata. >>
<< Jackson Overland Frost, non osare... >>
<< Reggiti forte! >>
E prima che il Quinto Spirito potesse protestare ulteriormente, si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Allora si aggrappò al fidanzato con tutta la forza che aveva nelle braccia, mentre i loro corpi salivano rapidamente di quota.
Quando si fermarono, Jack le offrì un sorriso divertito.
<< Guarda che puoi tenere gli occhi aperti, Bucaneve. Andiamo, ti stai perdendo uno spettacolo incredibile! >>
Elsa emise un verso molto simile ad un gemito di completa tortura. Si ostinò a rimanere con gli occhi serrati e le labbra strette, ma poi la curiosità ebbe la meglio. Aprì lentamente una palpebra per dare una prima occhiata, e poi man mano le spalancò tutte e due.
Rimase a bocca aperta, con occhi meravigliati. Non aveva mai visto la foresta da quella prospettiva… solo da lontano, la prima volta che lei, Anna e Kristoff si erano avvicinati per entrarci: adesso “incantata” sembrava davvero l’aggettivo più appropriato per descriverla.
Il vento le sfrecciava fra i capelli e le accarezzava la pelle, come una coperta invisibile. Sotto di loro, gli alberi della Foresta Incantata scorrevano rapidi, con le foglie brillanti di riflessi rossastri. Qua e là poteva scorgere le sorgenti d’acqua che si muovevano sino al mare, e addirittura il villaggio dei Northuldra in piena attività. Le montagne gelate coronavano il tutto, come possenti guardiani di quella magica landa.
<< È davvero bellissimo, non è vero? >> disse Jack, distogliendola dalla sua esplorazione.
Quando la giovane donna sollevo appena lo sguardo, scoprì che il viso dello spirito era arricciato in un sorriso nostalgico.
<< Quando ero molto più giovane e mi sentivo solo, una delle poche cose che riusciva a tirarmi su di morale era sollevarmi da terra e restare ad osservare il mondo sottostante. I suoi colori, le sue forme, le persone che camminavano a terra... sembravano tutti parte di qualcosa di più grande. E io fingevo di essere il loro guardiano silenzioso. >> Ridacchiò. << Lo so, era un po’ presuntuoso! Ma almeno la parte del Guardiano si è rivelata vera. >>
Detto questo, tornò a scrutare Elsa con i suoi occhi di ghiaccio.
<< Ora che ti sei calmata, direi che possiamo cominciare con la lezione. Dimmi, che cosa senti attorno a te? E non mi riferisco ai rumori della foresta. Concentrati... e prova a SENTIRE il vento che ti circonda. >>
L’ex regina ci provò. Sembrava una richiesta abbastanza semplice, perché in fondo le stava semplicemente chiedendo di attingere alla propria magia. Ma in questo, non avrebbe attinto al gelo che avvertiva costantemente dentro di sè… bensì allo Spirito del Vento, che in quel momento li sosteneva in volo con la sua sola presenza.
Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. Poteva sentire la pressione dell’aria che spingeva contro il suo corpo, e anche oltre: l’essenza di Gale era mutevole e caotica, diffusa quasi ovunque.
Le parve di sentire una risatina di contentezza e delle foglie birichine che le scivolavano davanti al viso: era come se il Vento si stesse congratulando con lei.
Intrigata, Elsa volle provare a sperimentare. Cercò di aprire un braccio, e invece di provare ad evocare i suoi poteri pensò di poter controllare il vento, di piegarlo e controllarlo…
Come si aprì troppo, allontanandosi da Jack, rischiò di precipitare, e con un urletto gli si aggrappò ai fianchi, cercando di risalire.
Jack prese ad accarezzarle la schiena in modo rassicurante.
<< Va tutto bene >> le disse, mentre la stringeva delicatamente a sé << Fidati, al mio primo tentativo ho fatto di peggio. Sono andato a sbattere contro un albero, mi sono preso un ramo tra le gambe, ho fatto un atterraggio di emergenza del fango… insomma, sono felice che non vi fossero testimoni in zona. >>
Alla risata nervosa della regnante, aggiunse rapidamente: << Ma non permetterò che ti capiti la stessa cosa! Ecco, lascia che ti dia un piccolo aiuto… >>
L’eterno adolescente chiuse gli occhi, lasciando cullare dalla brezza del mattino. Poi, “afferrò” delicatamente le correnti ascensionale e le guidò attorno al corpo di Elsa.
Il Quinto Spirito sentì il cuore mancarle un battito, mentre quei nastri invisibili l’avvolgevano da capo a piedi. Improvvisamente, si sentì molto più leggera, come una piuma sospesa nel vuoto.
Era una sensazione strana… e confortante al tempo stesso.
<< Ora ti lascerò andare >> disse Jack << Sei pronta? >>
<< No! >> fu la rapida risposta di Elsa, che subito strinse la felpa del fidanzato.
Questi le offrì un sorriso rassicurante. << Tranquilla, non cadrai. Rilassati… e lascia che Gale faccia il suo lavoro. Ti ho detto che andrà tutto bene, no? >>
La giovane donna si morse il labbro e passò lo sguardo dal viso del ragazzo al terreno sottostante.
Sapeva che una caduta da quell’altezza sarebbe stata molto dolorosa, sicuramente fatale per un qualsiasi essere umano… ma ormai, lei poteva ancora definirsi tale?
Inoltre, Jack non le aveva mai dato motivo di dubitare di lui. Ecco perché prese un lungo respiro… e decise di seguire ancora una volta le sue istruzioni.
Lentamente, lasciò la presa sulla felpa del Quinto Guardiano. L’istante dopo, non aveva più niente di fisico a cui aggrapparsi.
Si morse il labbro e chiuse gli occhi, temendo il peggio. L’istinto, invece, le suggerì di concentrarsi di nuovo.
Forse non doveva pensare al vento come a un’estensione dei suoi poteri. Dopotutto, Jack non lo chiamava “amico”? Un amico non si controllava di certo. A un amico si chiedevano favori e gentilezze.
Elsa cercò di nuovo la presenza di Gale attorno a sé, e stavolta, semplicemente chiese al suo potere di sostenerla e starle vicino. Proprio come a un amico.
E quando il Quinto Spirito riaprì gli occhi... si accorse di stare galleggiando delicatamente nell’aria, sostenuta da soffi continui che le scompigliavano i capelli.
<< Oh santo cielo! >> esclamò, incredula << Io... wow! >>
<< E il meglio deve ancora venire >> disse Jack, facendole un occhiolino << Coraggio, Bucaneve, lasciati andare! >>
Detto questo, lo spirito cominciò a scendere di quota, come se si stesse lasciando trascinare da una corrente invisibile.
Elsa lo guardò nervosamente, poi tornò a scrutare i suoi piedi, sospesi nel vuoto dell’aria.
<< Posso farcela >> sussurrò, prima che sul suo pallido viso si dipingesse un’espressione determinata << Posso farcela! Gale, segui JAAAAAAAAAAACK! >>
Prima che potesse terminare il comando, lo spirito del vento aveva già cominciato a guidare la giovane donna verso il ragazzo… anche troppo in fretta! Presto, Elsa sentì il proprio corpo sbilanciarsi, mentre veniva sballottata in ogni direzione possibile.
<< Ferma! Ferma! >> cercò di gridare, senza vomitare << Rallenta! >>
Cercò di far eseguire a Gale quei comandi… ma finì inevitabilmente per investire Jack in pieno, sbilanciandolo e facendo precipitare tutti e due.
Entrambi atterrarono in un cumulo di neve, vendendone ricoperti da capo a piedi. Quando i loro occhi sbalorditi si incontrarono, rimasero in assoluto silenzio... rotto solo da un lieve sbuffo ad opera di Elsa. Jack la seguì a ruota, e presto entrambi cominciarono a sobbalzare come in preda a una specie di singhiozzo. Naturalmente il Quinto Guardiano fu il primo che scelse di abbandonare ogni decoro e scoppiare a ridere senza ritegno, presto imitato dalla fidanzata.
Per quasi un minuto buono, quello fu l’unico suono che si udì nei dintorni, prima che entrambi prendessero un lungo respiro calmante.
<< Va bene, direi che per oggi può bastare >> disse Jack << Ma, ehi, come primo tentativo è stato davvero buono! Tempo qualche giorno e sono sicuro che diventerai... >>
Un paio di gelide labbra si posarono sulle sue, costringendolo a zittirsi. Quando Elsa si ritrasse, lo guardo con un sorriso birichino, le guance leggermente arrossate.
Jack sbatté le palpebre un paio di volte, stordito e felice in egual misura. << Quindiiiiii... immagino che il regalo ti sia piaciuto? >>
Elsa sembrò riflettere sulla domanda, portandosi un dito al mento.
Il Quinto Guardiano attese il suo giudizio con fremente attesa… ma nell’istante in cui la giovane donna aprì bocca, un soffio improvviso catturò l’attenzione di entrambi.
Si voltarono, mentre un lieve brusio cresceva di pari passo con il battito dei loro cuori. L’istante dopo, un lampo illuminò la radura, a cui seguì un vortice dall’aria fin troppo familiare.
<< Quello… è un portale? >> sbottò Elsa, curiosa e sorpresa in egual misura. E prima che Jack potesse rispondere, una coppia di figure si fece strada al di là del bagliore.
Quando i loro lineamenti divennero finalmente visibili, gli occhi dei due spiriti si spalancarono scioccati.
Poi, il Quinto Guardiano, sollevò lo sguardo in direzione della luna, sempre più visibile a causa della notte imminente.
<< Mi stai prendendo in giro ?! >>


                                                                                 * * *

Il portale si chiuse alle spalle di Adora con un lampo di luce, oscurandole temporaneamente la vista.
Quando riuscì finalmente a mettere a fuoco, scoprì che lei, Hiro e Baymax erano finiti ai piedi di una specie di tempio. Forse abbandonato – oppure molto vecchio – a giudicare dall’ampia quantità di muschio e rampicanti di cui era ricoperto.
In verità, tutti gli edifici che li circondavano sembravano usciti direttamente da quei racconti terrestri di cui aveva letto solo nei libri della MVI, riguardanti divinità ed eroi di un tempo ormai dimenticato.
<< Va bene >> borbottò Hiro, mentre si guardava intorno << Vediamo un po’ dove ci troviamo. >>
Sia lui che Baymax avevano già indossato le rispettive armature da battaglia, pronti a ricevere qualsiasi minaccia potesse nascondersi in questo luogo apparentemente disabitato.
Dal casco del ragazzo partì una luce che cominciò a scorrere sugli edifici circostanti, inviando informazioni invisibili al computer incorporato nella tuta meccanica.
<< Sembra un posto antico >> osservò Adora, ricevendo in cambio un cenno affermativo.
<< Oh, è molto più che antico! A quanto pare, gli edifici di questo luogo sono stati realizzati con degli stili architettonici appartenenti a diverse civiltà terrestri, come quelle del mio vecchio mondo. Sono riuscito a identificare delle componenti Azteche, Egiziane, Sumere… >>
La principessa scosse la testa, un po’ divertita dallo sproloquio del ragazzo. A volte, gli ricordava fin troppo la sua amica Entrapa, quando scovava qualcosa capace di catturare il suo interesse.
Stava per intimargli di abbassare la voce... quando scorse un movimento tra gli edifici.
Subito si tese, lo sguardo fisso in quel punto. Se l’era forse immaginato? Oppure, aveva davvero visto un’ombra muoversi tra le pietre.
Strinse gli occhi… e scoprì che c’era effettivamente qualcosa che si stava muovendo verso di loro.
<< Ehm, Hiro… >>
<< Questa è una scoperta sensazionale! Forse ci troviamo al cospetto di quella che potrebbe essere la prima civiltà di questo mondo… >>
<< Hiro… >>
<< Mi chiedo se anche sulla mia Terra si trovi qualcosa del genere. Gli storici ci andrebbero sicuramente a Nozze… >>
<< Hiro! >>
Il ragazzo si voltò bruscamente verso la principessa.
<< Che c’è?!... oh >> borbottò, quando si rese conto a cosa i suoi occhi stessero puntando. O meglio, a chi! Perché di fronte al trio di Phantoms, avevano appena preso posto almeno una ventina di uomini armati di lance dalla punta illuminata.
Erano tutti vestiti con abiti di fattura apparentemente primitiva, aderenti a corpi muscolosi e abbronzati. Li scrutavano con espressioni visibilmente ostili, ma fortunatamente non avevano ancora cercato di attaccarli.
Non volendo correre rischi, Adora si preparò a estrarre la sua spada… ma una mano sulle nocche la costrinse a fermarsi.
<< Non siamo venuti qui per combattere >> la ammonì Hiro, senza mai distogliere lo sguardo da quello dei loro potenziali aguzzini.
La bionda lo scrutò con la coda dell’occhio. << Hai qualche alternativa? >>
<< Potremmo provare a parlare con loro >> rispose il ragazzo << Baymax, pensi di poter risalire alla lingua di queste persone? >>
Le ottiche del robot lampeggiarono brevemente di azzurro.
<< Analizzando i geroglifici su questi edifici, mi ci vorranno un paio di minuti per… >>
<< Non preoccuparti di tradurre la nostra lingua, intruso >> giunse una voce femminile tra i nativi << Noi parliamo perfettamente la tua. >>
Sorpresi, entrambi i Phantoms si voltarono nella direzione da cui era partita.
I soldati cominciarono a ritrarsi, rivelando la figura di una giovane donna dai lunghi capelli bianchi, con occhi di un azzurro così intenso da rivaleggiare con il cielo sovrastante. Indossava abiti molto più sfarzosi, come quelli che Adora si sarebbe aspettata da una nobile… oppure da una principessa, come quelle che aveva già incontrato su Etheria. Che fosse un membro importante di questa società?
<< Sono la Regina Kidagakash >> si presentò, scrutandoli freddamente uno ad uno << E a voi che, avete osato sconfinare nelle mie terre senza permesso, chiedo… come siete riusciti a superare le difese di Atlantide? >>


 


Bam!
Ebbene sì, in questo capitolo abbiamo avuto un grande ritorno, ovvero quello di Jack ed Elsa dalla nostra storia precedente… e l’introduzione del Regno di Atlantide direttamente dal bellissimo film animato “Atlantis”, uno dei nostri prodotti Disney preferiti, e che personalmente consideriamo uno dei più sottovalutati.
Ci sembrava giusto concedere ai fan della Jelsa un capitolo tutto per loro… anche perché i prossimi saranno quasi solo battaglie fino alla fine della storia.
Siamo arrivati al terzo atto di questo libro, dove entrambi gli schieramenti dovranno dare il meglio di sé per assicurare la riuscita dei rispettivi obbiettivi! Ma chi avrà la meglio?
Non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo…

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - New alliances ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Come al solito, vi auguriamo una buona lettura ;)


Capitolo 15 – New Alliances


EQBvknu-UYAEtcy-T
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Welcome to your life
There's no turning back
Even while we sleep
We will find you

Acting on your best behaviour
Turn your back on Mother Nature
Everybody wants to rule the world..”


Everybody wants to rule the world – Ian Stanley and co.


<< Va bene, cerchiamo di non fare mosse avventate… >>
Furono le sole parole che Cold riuscì a pronunciare, prima che un getto di ghiaccio lo costringesse a compiere un balzo di lato. Accanto a lui, Elsa fece lo stesso, mentre l’esplosione risultante generava un cratere di stalattiti e spuntoni.
Una volta atterrato, l’Oscuro Spirito si rivolse a colui che li aveva attaccati: altri non era che la sua controparte… Jack Frost. E a giudicare dall’espressione assolutamente rabbiosa con cui lo stava fissando, doveva essere la stessa variante che aveva contribuito alla sconfitta del suo padrone… la stessa che aveva tormentato psicologicamente e fisicamente in diverse occasioni.
“Dannazione” pensò scontento “Tra tutti coloro in cui potevamo imbatterci, doveva essere proprio lui?”
Sollevò ambe le mani in un gesto conciliante.
<< Senti, Jackie, so che non ci siamo lasciati in buoni rapporti… >> disse con un sorriso teso << Ma nello spirito della nostra ultima alleanza, concedimi almeno la possibilità di spiegare la situazione… >>
<< Spiegare!? >> sbottò Jack, spalmandogli praticamente in faccia la punta del bastone con fare minaccioso << E cosa vorresti spiegare, di grazia!? Forse tutte quelle volte in cui hai cercato di ucciderci?! >>
<< O magari intendi spiegare il furto del globo di neve di Nord? >> domandò Elsa, gelida e sdegnata, i pugni intrisi di energia gelida << Cosa ne hai fatto? >>
In tutta risposta, Cold rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Oh, andiamo, quel vecchio ne avrà almeno un centinaio nascosti nel suo laboratorio >> disse con quel suo tono irriverente << Sicuramente non se la sarà presa per un singolo globo smarrito, giusto? Potete considerarlo un regalo di Natale anticipato per la vostra pecora nera preferita! >>
Scrollò le spalle, quasi incurante del bastone carico di magia a un palmo dal suo viso.
<< Quanto a cosa ne ho fatto... beh, ovviamente l’ho usato, cara la mia regina dei ghiacci. Più di una volta, prima che si esaurissero le batterie! Fortunatamente, mi ha permesso di accedere alla dispensa di globi dimensionali del mio Pitch, e da allora ho cominciato a girovagare da un universo all’altro. >>
Emise un lungo sospiro.
<< Ooooooh, ho così tante cose da raccontarvi! Sapete che esistono mondi interamente abitati da animali parlanti? Animali parlanti, potete crederci?! Poi ce n’era uno che sembrava uscito direttamente da un fumetto della Marvel, uno in cui esistevano ancora i dinosauri, uno che mi ha ricordato molto Star Trek... >>
I due spiriti invernali si guardarono con espressioni rispettivamente confuse ed esasperate, pur continuando a tenerlo sotto tiro.
<< È peggio di quanto pensassi >> borbottò Frost, incredulo << Probabilmente, metà del Multiverso ora odia i Jack Frost! Aspetta, ma allora che… >>
A quel punto, tutti e due notarono la persona con cui Cold era appena apparso.
La giovane donna si fece avanti, spolverandosi l’uniforme ricoperta di brina.
A quel punto, diede una rapida occhiata alla coppia... e quando i suoi occhi incontrarono quelli della propria controparte, ecco che un sorriso teso – quasi amaro – le si dipinse in volto.
<< Be’... non era così che pensavo sarebbe proseguita la mia giornata >> borbottò stancamente << I miei ossequi, regina Elsa... >> diede un cenno al suo compagno, << Jack Frost. Vi prego di perdonare l’atteggiamento del mio collega. >>
Lanciò a Cold un’occhiata laterale, a cui l’oscuro spirito rispose con un broncio.
<< Come ben sapete, ha la pessima abitudine di comportarsi come un bambino troppo cresciuto. Tuttavia, dice il vero. >>
L’espressione sul suo viso divenne seria.
<< Non è qui per farvi del male. In verità... siamo venuti in questo mondo per proteggerlo da un pericolo imminente. >>
Jack Frost la scrutò attentamente. Poi si girò a guardare Elsa, il Quinto Spirito… e poi tornò a fissaee la sua copia esatta, la cui unica differenza consisteva nei capelli raccolti in una lunga treccia e nel vestiario stranamente moderno.
<< Per tutti gli inverni grigi… dimmi che non solo il solo che la vede. >>
<< No, direi di no >> borbottò la sua fidanzata, altrettanto stranita << Ehm… i nostri ossequi, signora… Elsa? >>
Non sapeva se questa sua variante – perché di questo poteva solo trattarsi – avesse un qualche pseudonimo come Cold, ma non per questo l’avrebbe trattata in modo ostile senza prima aver compreso le sue intenzioni. 
<< Penso che entrambi ci dobbiate ben più di una spiegazione >> disse Frost, osservando Cold in cagnesco << E in fretta, se davvero c’è l’ennesimo pericolo multiversale, da come avete parlato. Vi prego, ditemi che Pitch Prime non è tornato in vita o qualcosa del genere, sarebbe un cliché terribile! >>
<< Sempre ammesso che non stiano mentendo >> ribatté il Quinto Spirito << Senza offesa… signora? Ma siete in sua compagnia. Questo non dà esattamente una buona prima impressione. >>
La sua controparte emise un lungo sospiro.
<< La vostra diffidenza è perfettamente comprensibile >> ammise << Credetemi, ci sono momenti in cui vorrei solo abbandonarlo negli angoli più remoti del Multiverso... >>
<< Ehi! >>
<< Ma sfortunatamente per tutti noi, la sua assistenza si è rivelata un male necessario per contrastarne uno di gran lunga peggiore >> aggiunse, ignorando completamente l’espressione indignata del suo collega << Al fine di evitare confusioni, potete chiamarmi semplicemente “Agente Elsa”. O Agente, se preferite. E riguardo al motivo per cui siamo qui... be’, è una lunga storia. >>
E così cominciò a raccontare alla coppia di spiriti lo stretto indispensabile. Narrò loro della MVI e dello scopo per cui era stata creata, poi del Graal e di coloro che volevano mettervi le mani sopra, sottolineando le terribili conseguenze che il Multiverso sarebbe stato costretto ad affrontare nell’eventualità di una sconfitta.
<< Cold ha scelto di aiutarci in cambio di una grazia per i suoi numerosi crimini >> proseguì la giovane donna, mentre guardava l’oscuro spirito con la coda dell’occhio << La cosa potrebbe non piacervi, ma si è dimostrato un alleato di vitale importanza nella lotta contro Kozmotis Pitchiner. Preferirei che non lo attaccaste, almeno fino a quando non avremo completato la nostra missione. >>
Jack ed Elsa si scambiarono nuovamente uno sguardo.
Sembrava una storia fin troppo assurda… ma dopo tutto ciò che avevano affrontato contro Pitch Prime? Avrebbero concesso a questa variante il beneficio del dubbio.
<< Va bene. Per il momento ci fideremo della tua parola >> la rassicurò Elsa, con tono più cordiale << E per quanto odi ammetterlo, l’aiuto di Cold è stato vitale per assicurare la sconfitta di Pitch Prime. >>
<< Anche se ci ha aiutato solo per i suoi fini egoistici >> replicò lo Spirito dell’Inverno << Ma Elsa ha ragione, ci ha comunque salvato la vita... quindi tollererò la sua presenza. E vi aiuteremo contro questo… Kozmotis? >>
I suoi occhi si strinsero. << Un momento… ma non è il nome che aveva Pitch Black quando era ancora umano? Pensavo che fosse un generale della Golden Age, un paladino della giustizia, o qualcosa del genere! >>
<< Perché non lo dici ai lividi che mi ha lasciato nel nostro ultimo scontro, Jackie? >> sbuffò Cold << Già che ci sei, non vuoi chiedermi perché non sono un petulante moccioso in preda agli ormoni adolescenziali come te? Multiversooo! >>
Sia Jack che Elsa arrossirono fino alla punta delle orecchie, mentre Agente Elsa tirava al collega uno scappellotto. Poi, diede un paio di colpi di tosse per nascondere l’imbarazzo.
Sebbene si considerasse una persona stoica, era piuttosto difficile non pensare al fatto che la sua controparte fosse coinvolta sentimentalmente con una variante di Cold. Quella era un’immagine mentale di cui non aveva proprio bisogno... e che per qualche strana ragione, servì solo a concentrarle ancora più sangue sulle pallide guance.
<< Ho ragione di credere che siamo finiti nella Foresta Incantata? >> chiese poi al Quinto Spirito << È da molto tempo che non la visito, ma non sembra poi così diversa dalla controparte del mio universo. >>
Al cenno della sua doppelgänger, aggiunse: << Hai per caso qualche idea su dove potrebbe trovarsi il frammento del Graal? Di solito, il luogo in cui è stato sepolto corrisponde ad una grande quantità di energia magica. >>
Elsa rifletté per qualche istante.
<< C’è solo un luogo che corrisponde a questa descrizione: la sorgente ghiacciata di Ahtohallan. È grazie al suo potere se sono riuscita a diventare il Quinto Spirito della Foresta Incantata. >>
<< Ma si trova oltre il Mare Oscuro, a chilometri da qui >> replicò Jack << l’unico modo per arrivarci è volando… oppure attraversando le sue acque. >>
Cold lo scrutò curioso.
<< A giudicare dalla tua espressione, devo dedurre che la seconda opzione non sarebbe molto praticale >> disse, prima di rivolgersi alla sua partner << Allora dovremmo andarci volando! Tranquilla, Bucaneve, ti terrò stretta per tutta la durata del viaggio. Prometto che non ti lascerò cadere! >>
In risposta al suo sorriso fin troppo innocente, la giovane donna assottigliò lo sguardo.
<< Se credi davvero che permetterò a un pazzoide come te di cogliermi in una posizione tanto vulnerabile, allora devi essere più pazzo di quanto pensa-... >>
Il respiro le si mozzò in gola.
A pochi passi dal gruppo, foglie e rametti avevano cominciato a sollevarsi, come sospesi da un vento dirompente. Eppure, non vi era nemmeno un alito di brezza attorno a loro! Sembrava che quel turbine fosse concentrato in quell’unico punto... e presto seguì l’apertura di un portale dimensionale, i cui pallidi colori illuminarono l’intera radura di una luce abbagliante.

Track 19: https://www.youtube.com/watch?v=EdGLjIXbzUg
 
<< Ehm... aspettavate rinforzi? >> chiese Jack, mentre faceva un cauto passo indietro.
Lo sguardo cupo che si dipinse sul viso dell’Agente Elsa fu una risposta più che sufficiente, mentre un’alta figura superava il bagliore del vortice.
Il primo pensiero che attraversò i due spiriti del ghiaccio fu “È Pitch!”, e in effetti, la somiglianza con il Re degli Incubi era mostruosa! Ma al tempo stesso, il nuovo arrivato era molto diverso: la sua pelle era rosea, effettivamente di un pallore umano, gli occhi erano castani, ed era vestito di rosso, alla maniera di un vero generale guerriero, completo di panciotto e una lunga giacca rossa.
Infine, Kozmotis Pitchiner reggeva nella mano destra un bastone nero come il carbone, forse l’unica cosa che effettivamente rimandava alla sua identità oscura, assieme al portamento e alla camminata regale.
<< Okay, credo sia il caso di allontanarci in fretta da qui >> mormorò il Quinto Spirito.
La sua voce attirò inevitabilmente lo sguardo dell’ex Generale, le cui iridi dardeggiarono brevemente di giallo alla vista degli avversari.
<< Ancora voi >> disse con quel suo tono freddo e inumano.
I suoi occhi incontrarono brevemente i volti di Cold e Agente, e poi quelli sorpresi e diffidenti di Jack ed Elsa.
<< E... altri voi, suppongo. Sembra che spuntiate come funghi. >>
Scosse la testa. << Non avete ancora compreso la futilità delle vostre azioni? Siete come cani a cui piace mordersi la coda, ancora e ancora! I vostri padroni alla MVI vi hanno addestrato fin troppo bene. >>
Attorno all’uomo, viticci di sabbia nera cominciarono ad agitarsi, mentre la pelle dell’uomo diventava sempre più grigia, quasi si stesse tramutando in cenere.
<< Pensate davvero di potermi fermare, ora che sono finalmente a pochi passi dal raggiungere il mio obiettivo? >>
<< Oh, dannatissimo Manny, ma non la finisci mai?! >> sbottò all’improvviso Mr Cold, sorprendendo gli altri tre << È proprio una cosa da te, romperci le stalattiti senza prima esserti guardato allo specchio, razza di Koz-moccioso! Sei schiavo di quei Fearlings da chissà quanto tempo, eppure vieni pure a fare la morale a noi? Quelli che vogliamo semplicemente fermarti dal diffondere i tuoi piagnistei in tutto il multiverso! Mi fai pena! >>
Gli occhi del Generale divennero ancora più luminosi, a cui seguì il rumore dei suoi denti che raschiavano gli uni sugli altri.
Nel mentre, i viticci di nera pece cominciarono ad avvolgere l’uomo come una colonia di serpi... e per un attimo, a Jack sembrò quasi di udirli sussurrare parole velenose alle sue orecchie.
“Uccidili...
“Liberati di loro...
“Saziati della loro paura...
Servi della Luna, nemici...
Se li stava forse immaginando? Oppure, quelle “cose” raccapriccianti avevano una mente propria?
Prima che potesse interrogarsi ulteriormente sulla questione, Kozmotis scosse la testa ed emise un ringhio chiaramente frustrato.
<< Non ho tempo di giocare con voi >> sibilò << Fuori dalla mia strada... adesso!>>
A quell’urlo, i viticci si lanciarono come fruste verso il gruppo di spiriti.
Per questi fu quasi istintivo portare le mani e i bastoni in avanti, materializzando così una barriera di ghiaccio lungo la traiettoria dell’attacco.
<< Bella mossa, Cold >> sbottò Agente, stizzita << Dovevi proprio irritarlo, vero? >>
<< Mi stupisce che sia durato tanto a lungo >> borbottò l’altra Elsa.
Dall’altro lato della muraglia, Pitchiner osservò le sagome indistinte dei quattro spiriti, ovattate dal ghiaccio traslucido. Il suo primo istinto fu di ridurre quella protezione ad un cumulo di macerie... ma dopo averci riflettuto brevemente, scelse di frenare la sua mano.
Per quanto l’influenza dei Fearlings fosse forte, l’uomo era pur sempre reduce di una lunga carriera nelle forze armate del suo regno, il più grande generale che avesse mai combattuto per la famiglia dei Lunar.
In una situazione del genere, mentre era in inferiorità numerica, non poteva agire avventatamente. Aveva bisogno di un alleato capace di abbattere le difese dei suoi nemici e, al tempo stesso, portare avanti un’offensiva.
Fammi uscire…” sibilò uno dei Fearling dentro di lui, il risultato di un incubo che l’ex militare rammentava assai bene.
Lo aveva combattuto sulle pendici di un pianeta desertico, dopo che il mostro aveva ridotto i villaggi circostanti ad una landa infertile e desolata. La contorta parodia di un racconto della sua galassia, creato per spaventare i bambini... ma vivo e pulsante, spinto dal solo desiderio di distruggere e dispensare sofferenze e paura.
Subito, Kozmotis emise un lungo respiro, liberando le catene dell’essere quel tanto che bastava per permettergli di materializzarsi. Di fronte a lui, si erse l’alta figura di una serpe delle dimensioni di un elefante, con fauci irte di denti affilati, occhi dardeggianti e ricoperta di scaglie nere come una notte senza stelle.
<< Abbatti i miei nemici, Serpe Lermantoff >> sussurrò freddamente Kozmotis << Rammenta loro che sapore ha la paura! >>
<< Ssssssssì, mio sssignore >> sibilò il Fearling, mentre si lanciava con il suo enorme corpo contro la fortificazione di ghiaccio, facendola a pezzi.
<< … Oh, ghiaccio >> imprecò sonoramente Mr Cold.
<< Ghiaccio! >> lo seguì a ruota Jack Frost.
<< Ghiaccio e ancora ghiaccio! >> sbottò Agente Elsa.
<< Attenti! >> strillò Elsa.
Immediatamente, i quattro spiriti si dispersero in direzioni diverse nel tentativo di schivare il possente rettile.
Crollarono a terra e osservarono l’essere incombere minaccioso su di loro in posizione eretta, come un cobra. Le sue fauci erano arricciate da un ghignò molto umano, e sembrava scrutarli uno ad uno come per decidere chi di loro fosse lo spuntino più delizioso su cui avventarsi per primo.
Allora Jack capì che doveva fare qualcosa. Voleva che il serpente si concentrasse su di lui, affinché gli altri passassero inosservati.
<< Ehi! Sottospecie di basilisco mancato! >> gridò, volandogli addosso e puntandogli contro il bastone << Ma che razza di nome è Lermantoff!? E perché non Godzilla, allora!? Sei ridicolo! Un biscione da quattro soldi! Un verme da strapazzo! >>
Subito, gli occhi dorati della creatura incontrarono i suoi.
<< Osi deridermi, figlio delle stelle? >> ringhiò la bestia, con una voce che pareva quasi ovattata da dell’acqua scrosciante << Ho seminato morte e distruzione su innumerevoli pianeti, nutrendomi dei sogni e delle speranze dei loro abitanti. Ho combattuto e ucciso i migliori soldati della Golden Age! Chi sei tu per metterti contro di me, scellerato? >>
A quella domanda, seguì un colpo della lingua dalla punta aguzza, che come un lungo arpione saettò in direzione dello spirito invernale. Ma Frost, rapidissimo, la intercettò con il bastone, lasciando che vi si attorcigliasse lungo la punta arrotondata. 
A quel punto, il ragazzo offrì un sorriso sfottente al rettile, mostrandosi sicuro di sé.
<< Non lo hai intuito da solo, squamato? Mi hai chiamato “figlio delle stelle”, dopotutto >> disse, e senza alcuna esitazione prese a recitare con ironia solenne e sfacciataggine: << Io ho molti nomi e molte identità! Sono stato a lungo temuto ed amato! Sono il terrore dei Fearlings! E adesso, vile… creatura, io ti punirò sfruttando i miei immensi e supremi, ehm… poteri stellari conferitimi dall’Uomo della Luna in persona! >>
Da dietro di lui, Cold digrignò i denti. << Deve sempre rubarmi la scena! >>
L’istante dopo, sia lui che le altre criocinete approfittarono della distrazione fornita dallo Spirito dell’Inverno, e colpirono la serpe con tre getti di ghiaccio.
La bestia lanciò un ruggito rabbioso, spalancando le enormi fauci e mostrando i denti aguzzi. Il suo corpo si agitò come un’immensa onda, sollevando cumuli di neve e terriccio tanto alti da raggiungere le chiome degli alberi. 
<< Nightlight! >> esclamò << Conosco il tuo nome, terrore dei Fearlings! Tu, che hai ucciso migliaia dei miei fratelli... cadrai sotto le zanne della Serpe Lermantoff, così come i tuoi alleati! Questa foresta sarà la vostra tomba! >>
Pronunciate quelle parole, un bagliore violaceo cominciò a raccogliersi all’altezza della gola del mostro. Seguì un sibilo basso e ritmato, come il motore di un aereo sul punto di decollare.
Allora gli occhi di Agente si spalancarono comprensivi, intuendo ciò che sarebbe successo di lì a poco.
<< Tutti dietro di me! >> ordinò, mentre porgeva le mani in avanti. Gli altri spiriti non se lo fecero ripetere due volte.
L’istante dopo, una vampata di fiamme si abbatté su di loro, proprio mentre la giovane donna sollevava un altro muro di ghiaccio.
L’esplosione risultante illuminò la radura. Fiamme viola sciolsero la protezione come se niente fosse, affondando sempre più in profondità, e costringendo gli altri criocineti a intervenire.
Tutti loro imitarono la compagna, facendo uso dei loro poteri per fortificare il muro.
Per un attimo, credettero che ciò sarebbe bastato... ma ecco che la serpe venne affiancata da Kozmotis, il quale riversò un fiume di sabbia nera contro la protezione.
Jack strinse i denti. << Il muro sta per cedere! >>
<< Ma non mi dire?! >> ringhiò Cold, mentre indietreggiava sotto la potenza di quegli attacchi combinati.
Di questo passo, non sarebbero durati a lungo! Non senza aiuto.
Improvvisamente, però, a quelle fiamme parve accadere qualcosa di strano: la loro intensità diminuì di colpo… e presero a rivoltarsi contro il loro stesso creatore, contrastandolo con una fiammata opposta.
Allora fra il viola delle fiamme si distinse un minuscolo corpicino di un argenteo bluastro. Poi, il suono di un rombo tonante irruppe dal cielo… e una figura interamente fatta di rocce si abbatté contro la bestia, trattenendolo in una presa ferrea; infine, un’onda d’acqua scrosciante si abbatté lungo il muro di ghiaccio ed estinse completamente le fiamme restanti, assumendo poi la forma di un cavallo.
Una brezza familiare prese soffiare lungo i capelli di Elsa e Jack, simulando l’eco di una gioiosa risata nell’aria. Quasi sembrava dire: “Eccoci, siamo arrivati!”
Sui volti della coppia di spiriti, la paura lasciò posto ad un sorriso gioioso, una reazione che pochi istanti dopo venne imitata anche dall’Agente Elsa.
Nel mentre, gli occhi di Cold si spalancarono perplessi alla vista di...
<< Quello è un cavallo d’acqua? >> sbottò incredulo, lo sguardo fisso sulla creatura che aveva appena preso posto tra il gruppo di spiriti e i loro avversari.
La serpe sibilò minacciosa innanzi ai nuovi arrivati... ma prima che potesse farsi avanti, ecco che una minuscola salamandra prese posizione accanto al cavallo, sollevando il suo muro di fiamme. Seguì l’enorme sagoma del gigante fatto interamente di roccia, il cui ruggito fu tanto forte da far tremare gli alberi circostanti.
Cold compì un inconscio passo indietro.
<< Vi prego, ditemi che sono dalla nostra parte >> sussurrò ai suoi alleati, mentre il Fearling di Kozmotis sollevava il suo lungo corpo per apparire più il più imponente possibile.
Sul volto del Quinto Spirito, si disegnò un sorrisetto. << Cold… ti presento i Quattro Spiriti della Foresta Incantata. >>
Bruni, Nokk e Mordiroccia si stagliarono innanzi al gigantesco serpente e al suo padrone, per nulla intimoriti. Gale soffiò attorno ai quattro criocineti, sollevandoli di qualche metro ed emettendo un lungo fischio.
L’oscuro Spirito dell’Inverno sbatté le palpebre, poi si rivolse alla sua controparte.
<< Certo che sai proprio come sceglierle, eh? >>
Jack gli lanciò un’occhiataccia e fece per controbattere... ma ecco che la Serpe superò il muro di fiamme con un ruggito funesto, lanciandosi contro il gigante di pietra con tanta forza da farlo cadere sulla schiena.
L’impatto risultante smosse il suolo, facendo perdere l’equilibrio degli altri spiriti, mentre Kozmotis assisteva alla scena con occhi contemplativi.
<< Be’, è stato divertente >> sbuffò, mentre quelle pupille dorate si concentravano su Nokk.
A quel punto, l’espressione dell’ex generale si fece più pensierosa, a cui seguì un lampo di realizzazione.
<< Perché no? Mi sono sempre piaciuti i cavalli >> disse, mentre flussi di sabbia nera cominciavano a protrarsi dalle sue mani.
Nel giro di pochi secondi, questi presero a mutare in un turbinio di granelli lucenti, fino a creare la sagoma di un cavallo di nera pece... ma con occhi che parevano pozzi di lava ancora fresca.
La creatura emise un nitrito agghiacciante, poi si avvicinò al suo creatore e strusciò il muso contro le sue vesti.
Kozmotis sorrise, come un padre orgoglioso di un figlio che si approcciava alla vita per la prima volta.
<< Non sei una bellezza? >> commentò, mentre gli saliva sulla groppa. A quel punto, chiuse gli occhi e amplificò i propri sensi, esattamente come aveva già fatto durante le sue ultime incursioni. Ben presto, la magia familiare del Graal cominciò ad accarezzargli la mente, richiamandolo a sé.
“Eccoti!”
<< Seguila >> ordinò, e subito il cavallo di sabbia puntò verso la fonte di quell’arcano potere, lasciandosi dietro una scia nera.
<< Oh, ma scherziamo! >> sbottò Jack Frost, incredulo per ciò a cui aveva appena assistito.
<< Non dirmelo >> borbottò Agente, rivolgendosi ad Elsa << quella potrebbe essere la direzione per Ahtohallan, non è vero? >>
Gale fischiò sonoramente con un suono molto simile ad un allarme, come a confermare quella terribile prospettiva.
Sul volto del Quinto Spirito si dipinse un’espressione cupa.
<< Dobbiamo impedirgli di raggiungere l’isola. Se dovesse prelevare quel frammento, chissà quanti danni potrebbe provocare alla Foresta Incantata! >>
<< E non solo >> disse Jack, mentre si alzava da terra << Non dimentichiamo tutta la faccenda del Multiverso! Mi dispiace, Bucaneve, ma temo che la tua prossima lezione di volo dovrà svolgersi sul campo. Te la senti? >>
La giovane donna gli rivolse un sorriso ironico. << Ho altra scelta? >>
<< Be’, potresti lasciare che me ne occupi io... >>
<< Scordatelo >> lo interruppe bruscamente, come se la sola idea la disgustasse.
Non avrebbe lasciato Jack a combattere da solo, in balia di quel pazzo... non dopo che aveva già quasi perso la vita affrontando una delle sue varianti!
Chiuse gli occhi e lasciò che Gale la sollevasse da terra, facendo ben attenzione a mantenere l’equilibrio.
“Posso farcela” continuò a ripetersi mentalmente “è come nuotare... senz’acqua... a diversi metri dal suolo...”
Scosse la testa e prese un lungo respiro, poi si rivolse alla sua controparte, che la fissava sbigottita.
<< Da come mi guardi, immagino tu non abbia ancora imparato a farlo? >>
<< No, non direi >> commentò Agente, massaggiandosi il collo, un po’ imbarazzata << e non credo di esserne capace. Non sono mai diventata uno Spirito nella mia dimensione. >>
<< Temo che alla luce di questo, la mia offerta di scortarti non possa più essere rifiutata, mia cara >> intervenne Cold, sogghignando << Non vorrai far disintegrare il Multiverso perché hai paura di me, un tenero spiritello innocen- >>
Lo sguardo omicida negli occhi dell’agente della MVI lo costrinse ad ammutolirsi.
<< Fai un passo falso, uno solo… >> gli sibilò all’orecchio << e giuro che ti trascino con me, qualsiasi cosa combinerai. >>
L’oscuro spirito rimase sorprendentemente in silenzio, gli occhi fissi in quelli della giovane donna. Poi...
<< ... non so se dovrei sentirmi preoccupato o ecci-... >>
Un altro scappellotto da parte di Jack Frost lo ridusse al silenzio.
<< Sii serio, per una volta >> sbuffò, prima di scuotere la testa << Cavoli, ora so come si sente Calmoniglio. >>
Detto questo, si lanciò a tutta velocità all’inseguimento di Kozmotis, rapidamente seguito da Elsa. A quel punto, Cold offrì una mano ad Agente, le labbra arricciate nel suo solito sorriso impertinente.
La criocineta gli afferrò le dita con cautela... e fu allora che l’Oscuro Spirito la tirò a sè, facendo scontrare i loro corpi.
<< Tieniti forte! >>
<< Cerca di non andare troppo velocEEEEEEEEEEEEEEEH! >> urlò l’ex regina, mentre l’eterno adolescente si sollevava in aria tanto rapidamente da superare le nubi in pochi secondi. Istintivamente si strinse a lui, già pregustando tutte le tribolazioni a cui lo avrebbe sottoposto una volta conclusa la missione.
<< Ti ucciderò >> borbottò nel tessuto del suo cappuccio << Ti trasformerò in una statua di ghiaccio per l’eternità... >>
<< Promesse, promesse >> ridacchiò Cold, prima di abbassarsi di quota.
Di fronte a loro, cominciò a delinearsi un mare oscuro e tempestoso, mentre la battaglia tra la Serpe Lermantoff e gli spiriti della Foresta Incantata procedeva senza esclusione di colpi alle loro spalle.
 
                                                                                             * * *
 
Il cavallo creato da Kozmotis galoppava a tutta velocità tra i flutti della tempesta, cambiando direzione ogni qualvolta un’onda diventava troppo grande o un fulmine si frapponeva sul loro percorso. I suoi istinti erano radicati nell’unico compito di servire il suo padrone, il cui sguardo non aveva mai lasciato la sagoma dell’isola di Ahtohallan... il luogo da cui proveniva la firma magica del Graal.
All’improvviso, catturò un lampo azzurro con la coda dell’occhio.
Rapido, tirò le redini del novello Incubo Purosangue, evitando per un soffio il getto di magia invernale. L’attacco si scontrò inerme con la superficie dell’oceano, cristallizzandola.
Con un ringhiò frustrato, Kozmotis sollevò la testa.
<< Voi non vi arrendete mai, non è vero?! >> sibilò al gruppo di spiriti che volteggiavano sopra di lui.
<< Come neanche tu, Black caro! >> gli gridò Cold in risposta, ridacchiando << Ma perché non ci veniamo incontro? Se ti arrendi prima tu, poi ci arrendiamo anche noi! … Più o meno. Dah, com’è che fate voi eroi? >>
<< Quando avremo finito qui, ti darò una lezione approfondita sull’argomento >> sbuffò Jack, mentre sia lui che Elsa si gettavano in picchiata verso l’ex Generale.
Questi sollevò rapidamente il bastone e scatenò un’ondata di sabbia nera verso la coppia.
Il Guardiano del Divertimento fu rapido a trasformare l’orrida magia in un sentiero di ghiaccio, che la sua compagna sfruttò per raggiungere il loro avversario. A quel punto, il Quinto Spirito evocò una spada di ghiaccio e tentò di colpirlo al collo, ma Kozmotis la intercettò con una falce di nera pece.
Un pallido bagliore illuminò le nubi sovrastanti, mentre i suoi occhi gialli incontravano quelli determinati della giovane donna.
<< Hai spirito, ragazza, te lo concedo >> ringhiò << Sfortunatamente per te, in una vera battaglia non basta mai! >>
Neri viticci si protrassero dall’uniforme vermiglia dell’uomo, muovendosi come serpi verso Elsa. Allora la ragazza fu costretta a ripiegare e a sfruttare la lama della spada per difendersi da quelle potenti sferzate.
Dall’alto, calarono Mr Cold e Agente.
La giovane donna creò sotto di sé una piattaforma di ghiaccio per sorreggersi, e poi sparò un fiotto di magia criocineta in direzione dell’avversario. L’oscuro spirito, invece, sciorinò una pioggia di schegge gelide alle spalle dell’uomo.
Ai tuoni della tempesta si unì un susseguirsi di esplosioni, mentre Kozmotis evitava o rispondeva ai colpi con altrettanta ferocia. Il mare sottostante mutò sotto la potenza di quegli attacchi, macchiandosi di momentanei vuoti tra un’onda e l’altra, prima di recuperare la sua superficie schiumosa.
Ad un occhio lontano, i quattro spiriti sarebbero probabilmente sembrati un gruppo di uccelli impegnati in una specie di danza, forse nel tentativo di cavalcare i venti della tempesta. Ma una volta nelle vicinanze di quel confronto, nessuna creatura vivente sarebbe sopravvissuta alla pioggia di detriti vaganti che cominciò a sferzare l’oceano come una nube di aghi, costringendo tutti i partecipanti ad alternare le rispettive offensive con scudi di ghiaccio o sabbia.
Di fatto, non fu una creatura di carne e sangue a intervenire… bensì una costituita di pura acqua, che con un nitrito agghiacciante si scontrò di prepotenza contro l’Incubo di Kozmotis, facendogli perdere momentaneamente la presa sulle redini.
La bocca di Elsa si aprì in un sorriso.
<< Nokk! >> urlò alla vista dello spirito dell’acqua, mentre questi ingaggiava l’equino di nera pece. Al contempo, l’ex Generale creò una nuvoletta di sabbia per rimanere sospeso sopra l’oceano, poco prima che un’onda s’infrangesse su di lui.
<< Gli ultimi giorni di battaglie non erano niente di personale. Ma ora sappiate, che quello che farò alla vostra irritante piccola squadra di guastafeste... me lo gusterò. Fino in fondo >> ringhiò l’uomo, per poi riversare un fiume di nera pece contro il gruppo di criocineti. Cold fu il primo a reagire, muovendo rapidamente il bastone per rispondere con un torrente di nevischio.
<< Spiacente, ma ci sono già passato >> disse, mentre i suoi alleati lo imitavano << E non è un’esperienza che ho intenzione ripetere! >>
L’istante dopo, i cieli s’illuminarono di un’esplosione abbagliante.

 
 
Nel momento in cui il portale dimensionale si chiuse alle loro spalle, gli occhi di Topolino e Tigre si spalancarono meravigliati all’incredibile vista che si palesò di fronte a loro.
Sia il giovane mago che la guerriera kung fu non erano certo estranei a boschi e foreste… ma mai, in tutta la loro vita, si erano imbattuti in un agglomerato di alberi tanto rigoglioso, così verde da sembrare un oceano di foglie. Le sue piante s’innalzavano verso il cielo tanto alte da toccare le pallide nubi sovrastanti, mentre uccelli e insetti di ogni forma e colore volteggiavano tra i loro rami fioriti, quasi fossero macchie in movimento sulla tela di un quadro. Più avanti, entrambi scorsero una gigantesca montagna, la cui cima era forse l’unico elemento brullo e completamente privo di vegetazione.
<< È bellissimo! >> esclamò Topolino << Non ho mai visto niente del genere? Possibile che sia opera del Graal? >>
Tigre chiuse gli occhi, si inginocchiò per terra e premette il palmo della zampa sulla superficie umida del suolo. Pochi istanti dopo, il topo antropomorfo vide un’aura dorata illuminare le sue dita artigliate.
<< Si trova da queste parti, è sicuro >> dichiarò la felina, risollevandosi in piedi << ma la meraviglia che ci circonda è antica, fa parte di questo mondo da assai più tempo del manufatto. >>
<< Quanto mi piacerebbe esplorarla! >> esclamò il giovane mago, con gli occhi che gli brillavano. Poi, scosse la testa e aggiunse con tono molto più serio: << Ma avrò tempo per farlo una volta completata la missione. Avrò bisogno di concentrarmi per risalire alla magia del Graal, quindi tieni gli occhi aperti per qualsiasi pericolo. >>
<< Intesi >> rispose prontamente la felina, mentre Topolino si portava finalmente il cappello di Yen Sid sulla testa.
Nel momento in cui l’artefatto gli toccò le orecchie, ecco che il roditore si sentì invadere da una sensazione familiare, la stessa che aveva già avvertito in una sola occasione... più precisamente, quando aveva utilizzato il cappello di nascosto per completare alcune faccende mondane, con conseguenze a dir poco disastrose.
Il potere puro dell’oggetto lo attraversò da capo a piedi, amplificando la sua magia come fuoco su cui era stato versato del combustibile altamente infiammabile.
<< Woah >> borbottò << Avevo dimenticato quanto potesse essere intenso... >>
Prese un lungo respiro e cominciò a concentrarsi, pronunciando l’incantesimo che gli aveva suggerito Sid.
Nel frattempo, Tigre si chiuse in rigoroso silenzio mentre vegliava sul suo amico, e cominciò a guardarsi attorno, roteando le orecchie e scuotendo appena le vibrisse.
Ogni suo senso era all’erta, e così si accorse come in realtà non erano soli.
Concentrando il chi negli occhi, scorse una presenza nascosta fra gli alberi che li stava scrutando.
Non percepiva intenzioni ostili e non sembrava in procinto di attaccarli, ma la felide non avrebbe corso rischi. Così si piazzò davanti a Topolino e guardò nel punto in cui si trovava l’essere sconosciuto, in attesa.
Rimase così per quasi un minuto buono, fino a quando non udì la voce di Topolino alle sue spalle.
<< Ecco fatto! >> disse il roditore << Ho percepito la magia del Frammento da quella par-... c’è qualche problema? >>
Con la coda dell’occhio, Tigre scoprì che il giovane mago la stava scrutando con evidente preoccupazione. Sicuramente aveva notato quanto fosse tesa.
<< Non siamo soli >> gli rispose << c’è qualcosa qui con noi. Per ora ci sta semplicemente osservando, ma potrebbe essere pericoloso. >>
Topolino deglutì sonoramente.
<< P-pensi che potrebbe essere un nemico? >> domandò con voce molto più acuta << Magari uno degli alleati di Kozmotis? E se fossero già qui?! Forse stiamo per cadere in una trappola... >>
<< Forse, o forse no >> lo interruppe Tigre << Ma non andremo dal Frammento fino a quando non ne sarò sicura. >>
L’ultima cosa che voleva, dopotutto, era guidare involontariamente i loro nemici sino alla posizione del Graal.
<< Sta’ dietro di me. >>
Topolino annuì rapido, poi sollevò ambe le mani e si mise alle spalle della felina, pronto a reagire in caso di bisogno. Per quanto il pensiero di combattere ancora una volta contro quegli psicopatici fosse terrificante, di certo non avrebbe permesso a Tigre di affrontarli da sola, anche di fronte al rischio di lasciarci le penne.
<< Ti guardo le spalle >> disse, serio in viso.
La felide gli lanciò un’occhiata così rapida che il giovane apprendista credette di averla immaginata, ma gli sembrò di cogliere un bagliore di gratitudine nello sguardo della sua amica.
Avanzarono lentamente in uno sprazzo fra gli alberi, finché Tigre non alzò lo sguardo verso la chioma di uno dei più alti.
<< Sappiamo che sei lì >> dichiarò, severamente << Mostrati, e chiudiamola in fretta. >>
Per un attimo, non accadde niente. La foresta rimase completamente immobile, silenziosa, al di là dell’occasionale frusciare delle foglie mosse dal vento.
Il cuore di Topolino cominciò a battergli all’impazzata nel petto, fremente per ciò che sarebbe potuto succedere… e fu allora che i suoi occhi catturarono un movimento tra gli alberi.
<< T-Tigre! >> balbettò << Laggiù! >>
Rapida, la guerriera volse gli occhi nella direzione indicata.
Dapprima, il suo sguardo affilato scorse solo un tronco ricoperto di muschio… che all’improvviso, cominciò ad agitarsi, come una superficie paludosa colpita da una roccia.
Sorpresa, la tigre alzò i pugni, mentre quello strato di vegetazione si staccava dall’albero e cominciava a mutare forma, fino ad assumere una sagoma vagamente umanoide.
Lunghi capelli di foglie caddero da quella che doveva essere una testa, e presto un viso femminile prese forma tra liane e rampicanti d’edera, a cui presto si unirono un paio di labbra, naso… e occhi, così lucidi da risplendere nella penombra della foresta.
Sia Tigre che Topolino rimasero completamente immobili, troppo scioccati anche solo per aprire bocca.
Poi, una voce dolce e trillante raggiunse le loro orecchie.
<< Chi siete? >> chiese la “donna”, con tono curioso ma altrettanto diffidente << è la prima volta che incontro delle creature come voi. Non siete di queste parti... o sbaglio? >>
La felina scrutò la misteriosa interlocutrice per qualche istante, diffidente. Poi decise di sciogliere i pugni, pur senza abbassare le zampe.
<< Non esattamente. Siamo... degli esploratori. >>
La creatura rimase nuovamente in silenzio, limitandosi a scrutarli con occhi che parevano infantili quanto saggi, quasi fosse molto più vecchia di quanto sembrasse.
“Forse è così” pensò Tigre, mentre la vedeva fluttuare dinnanzi a loro. Dapprima la scrutò da capo a piedi, poi si rivolse a Topolino.
<< Esploratori? >> ripeté, lentamente << Non pensavo che ne esistessero su questo pianeta. Fin dal giorno in cui vi ho messo piede, ho sempre e solo interagito con piante e animali! Sembrate quasi umani, proprio come i miei genito-... >>
Si fermò di colpo, mentre sul suo viso compariva un’espressione addolorata.
Topolino e Tigre si lanciarono un’occhiata, poi il roditore antropomorfo fece un cauto passo verso di lei.
<< Ehm... ti senti bene? >> domandò con tono cordiale.
La creatura scosse la testa.
<< Io... sì, mi ero solo persa in ricordi spiacevoli >> borbottò, prima che le sue labbra si arricciassero in un caldo sorriso << Mi chiamo Emily! È un piacere fare la vostra conoscenza, intrepidi viaggiatori. Visto che siete entrati nel mio dominio senza prima chiedermelo, posso almeno conoscere i vostri nomi? >>
A quel punto, la felina decise di provare a fidarsi. Quell’essere, almeno all’apparenza, non sembrava ostile.
Esaminandola con l’occhio della mente, vide che il suo chi traboccava di un’energia purissima e indomita, in armonia con il luogo in cui si trovavano. Non poteva essere uno dei loro nemici camuffati.
<< Io sono Tigre >> si presentò << e lui è il mio amico Topolino. Non volevamo violare questo luogo senza permesso, ma... >>
Lanciò un’occhiata al roditore, chiedendo silenziosamente il suo consiglio su quanto dire.
Il mago si agitò nervosamente sulla punta delle scarpe.
<< Ecco, noi... ehm... siamo venuti qui per... per... avvertirti di un grande pericolo! >> disse, e subito gli occhi di Emily si spalancarono sorpresi.
<< Un pericolo? Di che genere? Gli incendi sono l’unica cosa che ha minacciato questa foresta da quando ne ho memoria. Be’... ci sarebbe anche Rodan >> aggiunse, mentre il suo sguardo vagava sino all’unica montagna in quel paesaggio rigoglioso << Ma al momento sta dormendo, e non si sveglierà per almeno altri cento anni. A meno che qualcuno non lo disturbi, e io non ne ho alcuna intenzione! >>
<< Rodan? >> ripeté la felina, perplessa.
Poi scosse il capo e aggiunse: << Il mio collega dice il vero. Presto, su questo pianeta arriveranno delle persone provenienti da un altro mondo, proprio come noi. >>
<< E perché mai dovrebbero rappresentare un pericolo? >> domandò Emily, visibilmente perplessa << Questa foresta è un luogo di pace e armonia, un santuario e un rifugio sicuro per tutte le creature che lo desiderino! Non abbiamo niente di valore, al di là di quello che ci forniscono i suoi alberi. La nostra è una vita semplice! >>
Tigre si strinse nelle spalle, fortemente indecisa su come rispondere nell’immediato.
<< Non dubito di quello che dici... ma tempo addietro, in questo luogo giunse qualcosa che ha un grande valore per queste persone, che non esiterebbero a distruggere la foresta pur di mettervi le mani sopra. >>
Ancora una volta, Emily rimase in silenzio, il viso corrucciato da un’espressione contemplativa.
<< Potreste descrivermi questo “qualcosa”? Forse potrei aiutarvi a trovarlo prima dell’arrivo di questi sgraditi visitatori >> offrì con tono cordiale.
<< Be’, non sappiamo esattamente che forma abbia >> ammise Topolino << Solo che è pregno di una magia potente... MOLTO potente, in realtà, forse più antica di questa foresta! Ti sei mai imbattuta in un luogo dove avvenivano fenomeni che non riuscivi a spiegare? O forse un punto di questa foresta precluso ai suoi abitanti? Qualsiasi cosa fuori dall’ordinario potrebbe essere d’aiuto! >>
Questa volta, l’entità arborea esitò a rispondere.
<< ...forse ho capito di cosa state parlando >> disse, con voce improvvisamente tesa << Ma se è ciò che credo, non posso permettervi di prenderlo. >>
<< C’entra per caso questo “Rodan”? >> domandò la maestra di kung fu, con sguardo indagatore.
Emily annuì tremante.
<< I racconti tramandati dagli abitanti della foresta parlano di una grande stella che un tempo precipitò da queste parti, creando la Montagna di Fuoco >> disse, gli occhi che tornavano a scrutare l’immensa formazione rocciosa << Si dice che Rodan, il demone delle fiamme e della distruzione, sia nato quello stesso giorno, e che protegga gelosamente quella stella. >>
Il suo sguardo divenne improvvisamente colpevole, mentre si abbassava a terra.
<< Un giorno, incuriosita dai racconti, scelsi di ignorare l’ammonimento... e avvicinandomi alla montagna, alimentai la furia della creatura, risvegliandola dal suo sogno centenario. A causa delle mie azioni, gran parte della foresta venne rasa al suolo dalle fiamme di Rodan... ecco perché non posso permettervi di proseguire oltre. >>
Incontrò gli sguardi dei due Phantoms con occhi molto più ostili.
<< Se doveste risvegliare il demone ancora una volta, chissà quanti animali e piante perirebbero per mano sua! >>
Le espressioni dei due agenti divennero a dir poco stupite, e a tratti inorridite.
<< Se è così… >> affermò Tigre << cercheremo di non svegliarlo. Tuttavia, non possiamo neppure lasciare che la “stella” rimanga tra le grinfie di quell’essere! Capisco i tuoi timori e li condivido, ma forse… esiste un modo per sottrargliela senza svegliarlo, così da evitare che semini morte e distruzione. >>
Lanciò un’occhiata a Topolino.
L’espressione del giovane mago si fece incerta, mentre rapidamente intuiva i pensieri della compagna. Non si era mai considerato la punta più acuminata del metaforico tridente, ma era sempre stato accademicamente portato per quelle situazioni che richiedevano un contributo magico... almeno dal punto di vista teorico.
<< Ci sono incantesimi capaci di mettere a riposo anche le creature più indomite >> ammise, dopo qualche secondo di silenzio << Io stesso ne conosco uno che potrebbe fare al caso nostro. E con il potere del cappello, forse sarei in grado di lanciarlo... ma e un SE molto grande! Non ho mai usato una magia del genere, e di certo non l’ho mai fatto contro un demone! E se non ci riuscissi? E se... >>
<< Topolino. >>
La sua amica lo interruppe, poggiandogli gentilmente una zampa sulla spalla.
<< Non farti prendere dall’ansia >> disse, dolcemente << Al momento, secondo quanto ci ha detto Emily, questa creatura sta già dormendo. Il nostro compito sarà solo quello di sottrarle... la “stella”, mentre dorme, e tu dovrai semplicemente impedirle di svegliarsi. Ma se le cose dovessero mettersi male, e tu dovessi ricorrere all’incantesimo del sonno, sappi che io sarò lì per aiutarti. I miei poteri sarebbero in grado di potenziarti e offrirti supporto. Ma… sono convinta che non sarà necessario. In fondo, è stato Yen Sid in persona a sceglierti come suo erede, no? >>
I baffi di Tigre si arricciarono in un piccolo sorriso, che Topolino si ritrovò a condividere. Forse non era ancora ai livelli del suo maestro, ma l’artista marziale era convinta che con il sostegno del cappello avrebbe finalmente mostrato il suo vero potenziale.
A quel punto, si rivolse a Emily, sperando che l’entità avrebbe confermato la loro alleanza… ma fu allora che i suoi sensi avvertirono qualcos’altro nelle vicinanze.
Subito tese le orecchie, il naso fremente, riconoscendo i segni inconfondibili di un chi maligno.
<< Qualcosa non va… >>
I suoi occhi si spalancarono come piatti alla vista di un essere sconosciuto che si muoveva tra i cespugli.
Subito balzò in mezzo alle piante, ignorando completamente le grida allarmate di Topolino ed Emily. Fu solo quando sollevò le foglie… che si ritrovò a fissare il ghigno beffardo di un’ombra, dai contorni fin troppo simili a quelli di uno degli alleati di Kozmotis: Facilier!
La creatura le offrì un saluto, poi scivolò come una serpe tra gli alberi.
<< Fermo! >> ordinò Tigre, mentre partiva all’inseguimento.
Ma l’Ombra proseguì indisturbata la sua fuga, fondendosi con la foresta circostante… e scomparendo alla vista.
A quel punto, la maestra Kung Fu frenò la sua corsa e colpì furiosamente il terrento con un pugno, facendolo tremare.
<< Dannazione >> ringhiò tra i denti  << Devono essere già arrivati! >>
 
                                                                                                * * *
 
L’ombra di Facilier serpeggiò rapida tra gli alberi, invisibile a tutte le creature del bosco. Il suo padrone e Cornelius la attendevano pazienti al limitare della foresta, laddove la lava del vulcano aveva creato una piana rigogliosa.
Quando il famiglio e lo stregone furono finalmente riuniti, ecco che tutti i ricordi ottenuti dalle sue osservazioni vennero rapidamente condivisi con la mente di Facilier. Questi contemplò ogni nuova informazione con pragmatica efficienza, soffermandosi su quei particolari che considerava più interessanti di altri.
Era sempre stato bravo trarre il meglio dalla situazioni più variegate, fin dai suoi anni più giovani.
Quante volte era sopravvissuto alle sevizie dei suoi padroni schiavisti, sfruttando la propria intelligenza e inventiva? Ed era stata la sua mente prodigiosa a guidarlo durante gli insegnamenti di Mama Odie, colei che gli aveva aperto le porte alla magia Vodoo perché toccata dalla sua orribile situazione.
Ma anziché limitarsi a seguire gli insegnamenti più superficiali di quel mondo arcano, Facilier aveva scelto di immergersi nei meandri più oscuri e inesplorati di un mondo molto più vasto… e grazie a questa decisione, aveva ottenuto il potere necessario per vendicarsi di coloro che per tutta la vita l’avevano trattato come una specie di scimmia, convinti che fosse nato per servire l’uomo bianco, così come tutti i suoi simili.
Ma Facilier glie l’aveva fatta vedere! E da quel giorno in avanti, aveva abbracciato un nuovo scopo: ergersi al di sopra di quei damerini, i ricchi e i potenti che per troppo tempo si erano ingozzati con gli sforzi e il sangue degli altri.
Ma Kozmotis gli aveva mostrato cosa sarebbe successo, se il suo ultimo piano non fosse andato a buon fine… un esito che avrebbe cambiato grazie al potere del Graal. E niente e nessuno gli avrebbe impedito di ottenere quel potere! Nemmeno i suoi alleati, se mai avessero deciso di rompere il loro accordo.
Dopo aver recuperato tutti i ricordi dell’ombra, si rivolse a Cornelius, che lo scrutava con uno sguardo colmo d’aspettativa.
<< Ebbene? >>
<< Sanno che siamo qui >> fu la risposta disinvolta dello stregone vodoo, perché in fondo il loro piano non aveva mai contemplato un attacco a sorpresa << A quanto pare, hanno preso contatto con la guardiana di questo luogo. Sembra uno spirito di qualche tipo, forse una manifestazione fisica della foresta stessa. Potrebbe essere molto potente. >>
Gli occhi del Lich dardeggiarono di rosso.
<< Ottimo >> ridacchiò << Allora forse mi offriranno una sfida! >>
Superò Facilier e fece una rapida panoramica del paesaggio circostante.

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<< C’è così tanta vita in questa foresta >> disse, le mani incrociate dietro la schiena << Animali e piante che prosperano ad ogni angolo, sino alle profondità della terra. Ma dove c’è vita… cresce anche qualcos’altro. >>
Qualcosa con cui lo stesso Facilier aveva una certa familiarità.
Rimase in rispettoso silenzio, mentre Cornelius allargava le braccia come una specie di presentatore.
<< Per qualcuno il terrore. Per altri... il salvatore! Eccomi... pallida e fredda la mano... strappa il cuore e lo porta lontano. Che cosa sono? >>
Il corpo dello scheletro cominciò a illuminarsi di un intenso bagliore verdognolo.
<< La Morte >> sussurrò freddamente, prima di affondare le mani nel terreno sottostante.
Crepe e voragini cominciarono a diramarsi in ogni direzione, sprigionando bagliori sinistri. Nel mentre, Cornelius fece appello all’arcano potere della Pentola Magica, ormai una parte integrante del suo stesso essere.
Dapprima, avvertì solo le radici pulsanti di una vegetazione rigogliosa… poi, quello che stava cercando, e allora la sua bocca putrefatta si arricciò in un sorriso maligno.
<< Sotto i nostri piedi, giacciono i corpi di tutte le creature morte nel corso di milioni di anni. I loro resti possiedono ancora una minuscola impronta delle loro anime, a mala pena percepibile… eppure, è ancora lì! E dove si trova un’impronta… io posso affondare gli artigli! >>
Viticci di nera magia si avvinghiarono alle membra decomposte di migliaia di cadaveri. Alcuni morti da tempo immemore, ancora prima che questa foresta fosse edificata… altri poco più vecchi di qualche anno, pregni delle tracce di una catastrofe.
Fumo, carbone… Cornelius era sicuro che questo luogo fosse stato testimone di un terribile incendio. Quasi riusciva a percepire l’angoscia provata dalle sue vittime, mentre morivano in un tripudio di fiamme! Tanto meglio per lui, perché in non-morti che si erano spenti in circostanze brutali erano sempre più facili da riportare nel mondo dei vivi.
<< Sorgi, mia armata >> ringhiò, mentre afferrava ciò che restava delle loro anime << Sorgi, così che possa dare battaglia ai miei nemici! >>
Il tremore del suolo continuò a crescere d’intensità, e presto zolle di terra s’innalzarono un po’ ovunque lungo tutta la piana. Poco dopo, sorsero i primi cadaveri viventi. Animali di ogni forma e dimensione, consumati sino alle ossa: lupi, orsi, cervi, conigli, uccelli… tutti loro emersero come gigantesche formiche dagli occhi rossi, pronti a sciamare sui nemici del loro nuovo padrone.
<< Questo è uno spettacolo che non si vede tutti i giorni >> commentò Facilier, mentre di fronte a loro prendeva forma un ammasso di corpi putrefatti, alcuni in uno stadio di decomposizione così avanzato da risultare quasi irriconoscibili.
Circondati dallo stesso bagliore verdognolo di Cornelius, s’inchinarono a colui che li aveva riportati nel mondo dei vivi.
<< Portatemi il frammento >> disse il Lich, indicando la foresta alle loro spalle << Uccidete chiunque tenti di ostacolarvi! >>
Facilier fu assai tentato di coprirsi le orecchie all’urlo risultate, più agghiacciante di qualsiasi rumore avesse mai udito. Eppure, mentre l’orda di non morti avanzava minacciosa verso il loro ambito premio, non riuscì a trattenere un sorriso di suo.
<< Sapevo che c’era una ragione per cui continuavo a tenerti in giro >> disse, ricevendo in cambio un’occhiataccia. Ma a parte questo, Cornelius non fece altro, e invece riportò il suo sguardo sui suoi nuovi soldati.
Sperava solo che questa missione non si sarebbe conclusa tanto presto. Era passato fin troppo tempo dall’ultima volta in cui aveva partecipato ad una vera battaglia! E non vedeva l’ora di assaggiare il sangue ancora una volta.
 


In un altro universo...
 
«Davanti a quella foce che viene chiamata Colonne d'Eracle, c'era un'isola. Tale isola, poi, era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme, e a coloro che procedevano da essa si offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta, intorno a quello che è veramente mare. In tempi successivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sotto terra, e l'Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve.»
 
A trent’anni dal giorno in cui aveva letto per la prima volta quelle parole, Milo James Tatch ben rammentava l’emozione che il discorso di Platone era riuscito a suscitare nella sua giovane mente, quando era ancora un piccolo esploratore in divenire che desiderava seguire le orme del nonneoe scoprire civiltà sconosciute.
In molti avevano cercato di frenare quest’ambizione, che fossero familiari, altri ricercatori o i consiglieri del Museo dello Smithsonian, per cui aveva lavorato fino al giorno che aveva cambiato la sua vita per sempre… lo stesso in cui aveva incontrato il più vecchio amico di Thaddeus Tatch, Preston B. Whitmore.
Spinto da quell’incrollabile legame, l’anziano miliardario aveva deciso di finanziare una spedizione per trovare il continente perduto, offrendogli l’occasione di farne parte.
Il risultato? Milo aveva naturalmente accettato, diventando così l’uomo che aveva scoperto Atlantide, ma finendo anche invischiato con una cospirazione mercenaria atta allo scopo di rubare la preziosissima fonte d’Energia che per millenni aveva mantenuto in vita e al sicuro l’antica civiltà.
Oh, si era pure innamorato della principessa del regno! E a crisi risolta, aveva finito con lo sposarla, diventando di fatto l’Imperatore di Atlantide.
Per quanto la sola idea fosse a dir poco incredibile, c’erano giorni in cui desiderava di essere rimasto un cartografo e linguista, come nell’ultima settimana.
Da quando Kida aveva scelto di riportare il continente perduto alla superficie attraverso il potere di un’antica arma atlantidea recuperata in Norvegia, le Nazioni di tutto il mondo avevano cominciato a sciamare nelle acque internazionali dell’Oceano Atlantico per aprire collegamenti e rapporti diplomatici con questo nuovo regno, oppure con l’intenzione di accaparrarsi le sue preziose risorse.
Fu così che, in quanto co-regnante di Atlantide, Milo si era ritrovato catapultato nel mondo della politica, nonché costretto a trattare con individui molto più esperti e attrezzati di lui nel gestire questo tipo di situazioni. Da semplice ricercatore, si era riscoperto sovrano… e ora, la prima linea d’attacco e difesa di Atlantide contro i potenziali nemici dell’Impero, poiché unico vero esperto del mondo di superficie.
<< Ma chi me l’ha fatto fare? >> borbottò a bassa voce, mentre metteva da parte l’ennesima lettera di benvenuto da parte di qualche paese straniero. Forse la Francia? Difficile a dirsi, perché quando eri laureato in linguistica avanzata… beh, quasi tutte le lingue finivano per diventare una sola, specie in un regno come Atlantide, il cui dialetto era un denominatore comune a tutti quelli sviluppatisi nella civiltà moderna.
Negli ultimi giorni, era stato costretto a leggere, visionare parola per parola e rispondere ad almeno un milgiaio di queste comunicazione, alcune provenienti anche da società industriali, gruppi di ricerca e addirittura fazioni mercenarie che avevano offerto i loro servigi in caso di un conflitto armato... un’eventualità che sperava non si verificasse mai. Perché per quanto il potere militare di Atlantide fosse enorme grazie all’energia del Cristallo – e alla loro arma più potente, il Leviatano – lo stesso Milo non era fiducioso della loro capacità di gestire una guerra su vasta scala con più nazioni.
Una o due? Forse, ma era una prospettiva a cui non voleva neppure pensare.
Sperava solo che i loro “ospiti” attualmente ammassati con diverse navi entro un paio di miglia dalla costa dell’isola non sarebbero stati tanto sciocchi da causare qualche incidente diplomatico o dare il via alle ostilità.
<< Mio Imperatore. >>
Quella voce profonda giunse alle sue spalle tanto inaspettata da farlo quasi cadere dalla sedia.
Rapido, lasciò andare la lettera e afferrò la scrivania con ambe le mani, prima di rivolgersi a colui che lo aveva appena disturbato: un uomo alto e imponente dalla pelle abbrozzata e i pallidi capelli raccolti in una coda di cavallo, ricoperto di tatuaggi bluastri come tutti i suoi simili.
<< Dannazione, Kalek! >> sbuffò << Quante volte ti avrò detto di non sorprendermi alle spalle mentre lavoro? Vuoi forse farmi venire un infarto?! >>
Ma l’uomo si limitò a scrutarlo con occhi impassibili, un atteggiamento che Milo aveva ormai imparato ad associare ai soldati e alle guardie della città. Allora, l’ex esploratore emise un sospiro rassegnato.
<< Come posso aiutarti? >> 
<< Degli intrusi sono riusciti a superare i confini della città >> fu la pronta risposta della guardia << L’Imperatrice Kida è con loro, ma ha deciso di aspettare la vostra presenza per cominciare l’interrogatorio. >>
Gli occhi di Milo si spalancarono sia per la sorpresa che per il panico.
Le sue paure si stavano forse avverando? Una delle nazioni aveva deciso di contravvenire alle regole imposte da Kida e tentare un infiltrazione per carpire i segreti di Atlantide? O peggio… un assassinio?
Scosse la testa, perché in fondo non c’era tempo da perdere in ipotesi o teorie complottiste.
<< Non c’è mai un momento di noia da queste parti >> borbottò, mentre si alzava in piedi << Molto bene… Portami da questi intrusi. >>


Boom!
E così sono cominciate le prime battaglie per accaparrarsi gli ultimi frammenti del Graal. Da una parte, la squadra Ghiaccioli se la sta vedendo con Kozmotis e il suo ultimo alleato, la Serpe di Lermantoff, una creatura appartenente alla saga “I Guardiani dell’Infanzia” da cui è tratta la pellicola “Le 5 Leggende”.
Dall’altro lato, abbiamo Tigre,Topolino… e la Madre Natura di Fantasia 2000, qui reinterpretata come una variante ancora “acerba” di Emily Jane, la figlia di Pitch (e Madre Natura della saga letteraria).
Abbiamo deciso di soprannominare l’Uccello di Fuoco “Rodan”, come il titanico pterodattilo del film “Godzilla – King of the Monsters” che proprio come la controparte animata veniva soprannominato “Il demone del fuoco” e fuoriusciva da un vulcano per seminare morte e distruzione in ogni dove. L’idea è stata ispirata anche dalla storia “I Guardiani del Mondo Antico” di Alucard97 e Rory Drakon (co-autrice di questa storia).
Abbiamo anche deciso di rendere Facilier un ex schiavo, in riferimento ad alcune sue affermazioni nel film da cui proviene.
Il finale del capitolo potrebbe aver sorpreso coloro che non hanno visto il “sequel” di “Atlantis – L’Impero Perduto”, che in realtà era un pilot di tre episodi per una serie su Atlantide mai completata, ma che noi abbiamo sempre trovato affascinante. Per riassumere, alla fine dell’ultimo episodio, Kida utilizzava un’antica lancia atlantidea per far riemergere il Regno perduto in superficie.
La reazione delle Nazioni alla comparsa di una civiltà sconosciuta - e molto più avanzata della loro - ci è sembrata la più logica.
Nel prossimo capitolo vedremo anche come se la stanno cavando Eda e Malefica! E naturalmente, approfondiremo la sotto-trama di Atlantide.

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