Ding Dong! The bitch is dead di eli the_dreamer (/viewuser.php?uid=81860)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
1999
Carroll, Iowa
Sam Winchester detestava cambiare città, detestava cambiare scuola e detestava non potersi fare dei veri amici.
Sam Winchester, sostanzialmente, detestava la sua vita da cacciatore. E non un cacciatore qualsiasi, ma un cacciatore di mostri.
Sospirò pesantemente quando mise piede per la prima volta in quell'ennesima aula, di quell'ennesima scuola, di quell'ennesima città e Mrs Powell, l'insegnante di lettere, gli sorrise con dolcezza e comprensione.
“Ragazzi, diamo il benvenuto a Samuel Winchester, il vostro nuovo compagno di scuola.”
Parlò con voce zuccherosa, invitando Sam ad avanzare nell'aula. Qualcuno mormorò un 'benvenuto' mentre Sam affiancò l'insegnante. Aveva le mani infilate nelle tasche e lo sguardo basso e la donna percepì tutto quello come timidezza.
“Non temere, sono sicura che ti integrerai subito. Desdemona è con noi solo da un mese e si è integrata subito, fa già parte delle cheerleader. Puoi sederti accanto a lei.”
Nel dire quelle parole, Mrs Powell indicò una ragazza dai capelli rossi tenuti in una coda alta con indosso la divisa da cheerleader che riportava i colori della scuola, il nero e l'arancione. Sam fece un cenno all'insegnante e alla classe, avanzando poi verso il banco indicatogli e facendo un sorriso tirato alla ragazza che rispose con un sorriso più sicuro.
“Non starla troppo a sentire, qui mi detestano tutti.”
Non c'era traccia di risentimento nella voce di lei quanto piuttosto divertimento ma a Sam non diede comunque l'impressione di una persona detestabile, soprattutto quando lei gli porse con garbo la mano.
“Desdemona Hawkins, piacere di conoscerti 'tizio nuovo'.”
Sam gliela strinse e il suo sorriso da prima tirato si spanse sulle labbra sottili
“Sam Winchester, piacere mio.”
Sam Winchester era bello, aveva un volto delicato e gli occhi verdi erano sottili, quasi felini, ma gentili come il suo sorriso.
***
L'arrivo di Sam Winchester alla Carroll High non era passato inosservato. Tutti parlavano di lui in quanto nuovo arrivato.
E il nuovo arrivato era approdato lì a bordo di un'auto nera dall'aria minacciosa in grado però di affascinare. Ma nessuno aveva visto chi la guidava.
In poche ore Sam Winchester era diventato il nuovo caso dell'anno, secondo solo a Desdemona Hawkins, ancora un mistero per molti di loro. O per tutti.
Le ragazze lo seguivano con lo sguardo lasciandosi andare a risolini di apprezzamento, i ragazzi lo guardavano invece con fare annoiato, cercando di far passare la loro gelosia per puro disinteresse.
Ma non tutti alla Carroll High erano in grado di tenere la bocca chiusa e le mani a posto.
Simon Murray era certamente uno di questi e non appena vide Sam Winchester intento a camminare a testa bassa nel corridoio, cercò di richiamare la sua attenzione, ma non ottenendo risposta lo spintonò facendolo sbattere contro uno degli armadietti. Gli amici di Simon fermarono all'istante le risate non appena si accorsero a chi appartenesse quel preciso armadietto.
Desdemona, che si era scansata in tempo per non essere travolta da Sam, si voltò inviperita verso il gruppetto e prima che Sam potesse anche solo pensare di reagire, la rossa sferrò un pugno a Simon, colpendolo in pieno volto un attimo prima che Sam lo spintonasse a sua volta.
“Hawkins! Punizione nel doposcuola. Anche quello nuovo.”
Tuonò la voce del preside Harrison che per puro caso e tanta sfortuna, stava passando proprio lì e proprio in quel momento.
Il volto di Desdemona era una maschera indecifrabile, si voltò verso il preside e annuì con una tranquillità che aveva un qualcosa di glaciale.
“Si chiama Winchester” disse poi in un tono molto simile ad un sibilo infastidito.
Simon Murray, invece, la fece franca ma il suo sorriso soddisfatto scomparì dal suo volto non appena la rossa gli rifilò un'occhiata furente di rabbia. La ragazza non disse nulla, ma fu chiaro a tutti che Simon l'avrebbe pagata e anche cara.
E fu così che Sam Winchester al suo primo giorno di scuola alla Carroll High finì in punizione in compagnia di Desdemona Hawkins. Sam non perse tempo e telefonò immediatamente al fratello pregandolo di non dire niente al padre. Sapeva che Dean sarebbe riuscito a inventarsi qualche scusa, seppur al telefono gli fosse sembrato restio.
Quel pomeriggio passò lento e silenzioso, Desdemona era intenta a disegnare qualcosa che Sam non poteva vedere, ma ogni volta che uno dei due apriva bocca, veniva puntualmente zittito dal professore di turno, infastidito dal dover passare il pomeriggio a far da guardia a degli adolescenti incapaci di tenere le mani a posto.
***
“Primo giorno di scuola e già in punizione, eh Sammy?”
La voce di Dean Winchester era canzonatoria, ma in modo inspiegabile Desdemona riuscì a sentirvi nient'altro che puro affetto.
Sam sospirò bofonchiando una qualcosa di molto simile a 'sta zitto' prima di voltarsi verso la ragazza e sorriderle.
“Desdemona, lui è mio fratello Dean. Dean, lei è Desdemona, una mia compagna di scuola.”
Desdemona guardò il ragazzo - appoggiato alla portiera di quella auto nera di cui tutti parlavano - con aria incuriosita e sorrise appena. Dean Winchester era decisamente bello. Aveva gli occhi grandi e di un verde luminoso, resi ancora più intensi dalle lunghe ciglia. I lineamenti erano delicati, la bocca carnosa e quel sorriso strafottente che gli aveva abbellito le labbra non appena vide il fratello avvicinarsi, lo rendeva senza dubbio interessante.
“Piacere di conoscerti, Desdemona.”
“Hey, Dean! Bella macchina.”
La sicurezza con cui aveva pronunciato quelle poche parole facevano capire quanto Desdemona non fosse affatto timida e Dean si ritrovò a sorridere e ridacchiare soddisfatto, battendo una mano con delicatezza sul tettuccio dell'auto.
“Vero? Io la adoro!” ribatté ammirando l'auto come se si trattasse di una bella donna.
Sam scosse il capo ma un sorriso divertito gli increspò le labbra, scambiandosi uno sguardo complice con la rossa. Per quanto si conoscessero solo da poche ore, Sam aveva deciso che Desdemona Hawkins le stava simpatica, forse perché era intervenuta in sua difesa in maniera del tutto spontanea e in una maniera che per certi versi gli aveva ricordato suo fratello, forse perché in quelle ore aveva sentito costantemente parlare di lei da tutta la scuola. La consideravano una tipa strana, proprio come si era sempre sentito giudicato lui.
Desdemona, dal canto suo, aveva preso in simpatia il giovane Winchester, non solo perché a sua volta si era difeso con quell'idiota colossale di Simon Murray. C'era qualcosa nello sguardo di Sam che l'attirava. E quel qualcosa lo aveva visto anche nello sguardo di Dean. Era come una tristezza profonda mai espressa, una saggezza che andava decisamente al di là dei loro anni o di ciò che lasciavano trapelare.
Aveva osservato Sam in classe. Lo aveva osservato anche durante quella noiosa punizione alla quale quello stronzo di Simon Murray era riuscito a sfuggire. Lo aveva pure disegnato, un piccolo ritratto nell'angolo basso di un foglio di quel quaderno consunto che si portava sempre dietro. Lo aveva immortalato con l'espressione corrucciata e una nuvoletta scura di pensieri altrettanto scuri.
Desdemona si perse nell'osservare i due fratelli. Erano diversi, ma in un certo qual modo simili. Sembravano portare un peso sulle spalle, un peso che non avrebbero dovuto avere. Soprattutto il maggiore dei Winchester gli dava l'idea di Atlante che regge il peso mondo sulla proprie spalle. Non sapeva per quale motivo avesse avuto quell'impressione fin dal primo istante. Forse era intuito o forse una semplice fantasia confusa ed insignificante che le era svolazzata in mente nell'osservare quei profondi occhi verdi.
“Vuoi un passaggio?”
La voce di Sam la riscosse dai propri pensieri e come se niente fosse lei si voltò a guardarlo. Rise appena, una risata di gola che ad altri sarebbe potuta sembrare di scherno. Non era di certo una risata gioiosa.
“Non penso sia il caso. Magari vi viene anche fuori mano.”
Quella risposta non soddisfò nessuno dei fratelli, quasi fosse una risposta lasciata a metà, quasi la stessa Desdemona volesse lasciare aleggiare del mistero su di lei.
La realtà era che a Desdemona non andava affatto di dare a quei due altri possibili pesi da portare sulle spalle.
“E ti vuoi lasciare sfuggire un giro su questa bella macchina?”
Dean Winchester la sorprese, ma di certo non sorprese suo fratello Sam che si portò una mano al volto, quasi come fosse rassegnato ai modi di fare del fratello maggiore che a volte, a dirla tutta, poco sopportava. Desdemona sorrise prima di ridere appena, ammettendo a se stessa che un giro su quell'auto l'avrebbe fatto volentieri. Sospirò, sbuffò e si strinse nelle spalle, spostando il peso del corpo - ancora messo in mostra dalla divisa da cheerleader - da un piede all'altro. Il volto appena corrucciato in un'espressione pensierosa prima di diventare più sereno e gioviale, tanto che ancora una volta su quelle labbra delicate apparve un sorriso che abbracciò anche i suoi occhi che alla luce di quel pomeriggio sembravano essere azzurri.
“Ok, ma non dite che non vi avevo avvisato. Se sentite quello stronzo di Steve urlare, battete in ritirata.”
Ancora una volta Sam notò quello strano divertimento nella sua voce, come quando gli aveva detto di non dare retta a Mrs Powell sul fatto che fosse stata integrata subito in quella scuola che Sam stesso aveva già imparato a detestare.
Dean parve notarlo a sua volta, per la prima volta, e la guardò con espressione confusa. Era un divertimento strano, quasi masochistico. In quel tono di voce vi lesse perfino una sfumatura di rassegnazione che forse era sfuggita a Sam.
“Steve?” chiese incuriosito.
“Il mio padre affidatario. Storia complicata.”
La risposta di Desdemona arrivò ancora una volta incompleta, ma nessuno dei due Winchester sentì quella sensazione di insoddisfazione che li aveva colpiti poco prima. Non osarono fare altre domande, nonostante il tono della ragazza fosse ben lontano dall'essere triste o anche solo infastidito.
“Noi ne sappiamo qualcosa di storie complicate, non è vero, Sammy? Quindi nessun problema. Questo Steve non ci spaventa. A te spaventa?”
Sam annuì distrattamente, intento a guardare la ragazza in attesa di una sua nova risposta.
Desdemona aveva sorriso nuovamente al maggiore dei Winchester e annuì con convinzione alle sua parole. Non poté negare che le fece piacere sentirle, quasi come se quei due fratelli fossero i primi a non considerarla stramba. Si sentì in qualche modo - e assurdamente - protetta, come mai le era capitato prima.
“No, questo Steve non mi spaventa.”
Il tono giocoso che secondo i due Winchester aveva caratterizzato la sua voce sino a quel momento, risultò pacato, rilassato e perfino delicato quanto il suo volto dalla pelle chiara.
Desdemona Hawkins era bella, con quei capelli rosso fuoco a far risaltare il candore della sua pelle, quegli occhi grandi e perfino seducenti e quel fisico aggraziato, ma c'era qualcosa in lei che sembrava impossibile da decifrare. Un mistero irrisolvibile che sembrò farsi ancor più intricato quando sollevò il braccio a mostrare il dito medio in direzione di Simon Murray passato lì accanto mentre la apostrofava con epiteti poco gentili.
Dean fulminò il ragazzo con lo sguardo ma Desdemona sembrava trovare l'atteggiamento di Simon ilare e assurdamente divertente dato il sorriso che aleggiava sulle sue labbra. Solo in un secondo momento sia Dean che Sam capirono che quel sorriso non era divertito. O almeno non lo era per l'atteggiamento di Simon. Lo era per il suo stesso atteggiamento strafottente, quasi fosse certa che niente potesse scalfirla. E a scalfirla non sarebbero state di certo le parole poco gentili di un idiota come Simon Murray.
Tutta quella strafottenza sembrava fare a pugni col suo aspetto delicato.
E in quel momento fu più ovvio che mai: per Dean e Sam Winchester, Desdemona Hawkins era un mistero.
Nota dell'autrice: Non scrivo da un sacco di tempo e su questo stesso sito ho delle fan fiction abbandonate da una vita. Ma ho da poco rivisto l'intera serie di Supernatural (che per sempre rimarrà nel mio cuore di fangirl) e mi è venuta voglia di buttare giù qualcosa per arrivare ad un finale diverso da quello che ci ha lasciato la serie (perché per me l'ultima puntata non esiste).
Spero di poter proseguire questo viaggio e che questa storia vi piaccia. Sarà quindi, molto probabilmente, una raccolta di storie con protagonisti i nostri amati Winchester, i loro amici e i loro nemici e qualcosa e qualcuno da me inventato.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Dean Winchester detestava rimanere in macchina - anche se questa era l'amatissima Impala - mentre suo padre andava in giro a fare domande, detestava non potersi rendere utile e detestava aspettare.
Dean Winchester, sostanzialmente, detestava stare con le mani in mano. Perché i pensieri si facevano invadenti, pesanti, opprimenti.
Ma era davvero troppo giovane per poter passare per un agente dell'FBI.
Per quel motivo, John lo lasciò lì, rinchiuso in quella macchina con la musica rock a fargli compagnia.
Dean osservava suo padre con attenzione. Ne osservava le movenze e lo sguardo, ascoltava con attenzione persino il tono di voce nonostante ormai sapesse già da un pezzo quali fossero le domande giuste da porre, come porle e soprattutto perché porle. Ma John Winchester era il suo eroe, il modello da imitare, l'uomo da cui prendere esempio in ogni cosa e non poteva perdersi niente, non ora che era cresciuto e che in quella caccia al mostro quotidiana vi partecipava in prima persona.
Si distrasse solo per qualche attimo quando vide Desdemona Hawkins attraversare la strada di tutta fretta con aria trafelata, fasciata nella sua divisa da cheerleader nera e arancione, attirato da quella chioma rossa che già gli era piacevolmente famigliare.
Dean stese le labbra in un ghigno compiaciuto “Oh, cheerleader...le ho sempre adorate.” mormorò tra sé e sé, ma non appena la ragazza sparì dietro l'angolo, l'attenzione di Dean tornò a focalizzarsi sul padre.
John Winchester fece un cenno col capo allo sceriffo, prima di avvicinarsi al corpo dell'uomo che giaceva a terra privo di vita. Non era la prima volta che si trovava faccia a faccia con un cadavere, non sarebbe stata l'ultima. Non era la prima volta nemmeno per suo figlio Dean, che osservava la scena quasi con apprensione da dentro l'abitacolo dell'auto e che non appena vide suo padre raccogliere qualcosa, si sporse in avanti nel tentativo di capire di cosa si trattasse.
Non appena vide suo padre avvicinarsi nuovamente all'auto, Dean spense l'autoradio, fermando la seconda strofa di 'Eye for an eye' dei Quiet Riot e dedicando la sua attenzione allo sguardo severo di John “Beh, saputo qualcosa?”
In quelle parole vi era ben incisa la voglia di mettersi in gioco, forse perfino di osare, ma soprattutto vi era la voglia di prendere a calci nel culo quel figlio di puttana che stava tormentando quella città dell'Iowa.
John sospirò sedendosi al posto di guida, lo sguardo fisso davanti a sé e le mani sul volante dopo aver avviato il motore e inserito la marcia “Steve Wallace laggiù ha sputato sangue fino a lasciarci le penne. Una morte naturale ma inspiegabile secondo loro. Ma io...” fece una pausa, frugandosi nelle tasche e Dean sembrò pendere dalle sue labbra “...ho trovato questo.”
Era un piccolo sacchetto scuro di stoffa, legato con un laccetto di cuoio. Dean sbuffò, accasciandosi sul sedile infastidito, irritato, ma soprattutto incazzato “Streghe...Dio, quanto mi fanno schifo!”
***
Desdemona era arrivata a casa prima che potesse, ma la polizia era già lì, di fronte a una Beverly Wallace in lacrime e dei ragazzini spaventati e dall'aria smarrita. Si fermò di colpo, gli occhi sbarrati da ciò che poteva sembrare paura. C'era qualcosa di indefinito però nel suo sguardo, qualcosa di incomprensibile, qualcosa di sinistramente freddo.
Tornò sui suoi passi, imboccando un vicolo che l'avrebbe poi portata sul retro della casa che in quell'ultimo mese l'aveva ospitata.
***
“Quindi avete a che fare con una strega?” Sam sbuffò, lasciandosi cadere pesantemente sul letto di quella stanza di motel che avevano affittato qualche giorno prima.
A Sam non piacevano le streghe. E nemmeno i lupi mannari o le altre creature mostruose alle quali suo padre e suo fratello davano la caccia con tanta dedizione.
Sperava solo che i due risolvessero quel caso in fretta, anche se ciò doveva dire partire nuovamente verso l'ennesima meta. E verso l'ennesima scuola. Per quanto la Carroll High non gli andasse a genio, a Sam non gli sarebbe dispiaciuto fermarsi più di qualche settimana in un posto. Avrebbe dato tutto ciò che possedeva per trascorrere almeno un intero semestre nella stessa scuola e nella stessa città, ma con John e il suo strampalato lavoro - un lavoro che nessuno sano di mente, almeno secondo Sam, avrebbe voluto fare - era assolutamente fuori discussione.
Ma c'erano appunto in ballo delle vite e prima avrebbero stanato la strega, meglio sarebbe stato per tutti.
“Posso chiedere qualcosa a Desdemona domani mattina.” asserì quindi con un sospiro che denotava stanchezza e rassegnazione.
Dean inarcò un sopracciglio, suo padre si limitò a guardarlo in attesa che il figlio minore desse qualche delucidazione.
“Steve Wallace era il suo padre affidatario.”
“Steve lo stronzo? Quello che urla? Ho visto Desdemona proprio dove è stato ritrovato il corpo.”
Quel breve scambio di battute tra fratelli fu abbastanza per John Winchester per prendere subito una decisione, si alzò afferrando la pistola e sistemandola dietro la schiena, sotto la maglietta e la giacca, pronto ad uscire dalla stanza “Bene, andiamo a parlare con la famiglia e con questa Desdemona. Sam, tu rimani qui.”
Sam fece per protestare alzandosi dal letto di scatto per andare in direzione del padre. Per quanto non la conoscesse davvero, considerava Desdemona una sua amica e mal sopportava l'idea che suo padre la mettesse sotto torchio in un momento così delicato, ma Dean gli si piazzò davanti, posando le mani sulle spalle e guardandolo con aria comprensiva “Ci parlo io con lei, ok? Non preoccuparti.”
Non sempre Sam si trovava sulla stessa lunghezza d'onda del fratello, ma lo conosceva bene, lo conosceva meglio di quanto conoscesse John, e si fidava di lui, aveva letto nei suoi occhi verdi quella gentilezza che il maggiore mostrava raramente, ma che in fin dei conti aveva sempre posseduto, specialmente nei suoi riguardi.
***
“Beverly Wallace? Vorrei farle delle domande su suo marito.” fu con quelle parole che John Winchester esordì quando una donna dal volto smunto e spigoloso gli aprì la porta. Esibì un distintivo - rigorosamente falso - e un espressione seriosa e dopo qualche reticenza da parte della donna, riuscì finalmente ad entrare in casa, lasciando Dean in macchina ad aspettare.
Il ragazzo sbuffò con gli occhi puntati verso la porta d'ingresso di casa dei Wallace, quasi desiderasse di possedere i poteri di Superman per poter vedere e sentire ciò che stava avvenendo all'interno, ma ben presto qualcosa - o per meglio dire qualcuno - attirò la sua attenzione.
Desdemona se ne stava seduta sulle gradinate della porta laterale dell'abitazione, intenta a fumare una sigaretta. Aveva fatto una promessa a Sam, il suo Sammy ed era intenzionato a mantenerla.
Scese dall'auto e la raggiunse, anche senza la divisa da cheerleader e con addosso dei semplici jeans scuri e una maglietta dei Metallica e i capelli legati in uno chignon disordinato, Desdemona sembrava in grado di emanare una forte attrattiva.
“Hey, Des! Bella maglietta.” esordì parafrasando le prime parole che la ragazza gli rivolse. Lei si voltò a guardarlo, appena accigliata e lui sorrise sfrontatamente, certo di poter esercitare su di lei un certo fascino “Posso chiamarti Des?” chiese e ricevendo in risposta un sorriso e un cenno affermativo. “Vuoi accomodarti?” gli chiese lei in tono provocatorio, quasi a volergli dire di non starsene lì impalato, prima di gettare la sigaretta e buttare fuori dalla bocca l'ultima boccata di fumo aspirata.
Dean si sedette, scuotendo la testa ma senza nascondere il sorriso divertito che si fece spazio tra le sue labbra carnose.
Un sorriso che a Desdemona non sfuggì, soprattutto perché lo stava guardando con una certa insistenza, facendosi persino più vicina quando lui le si sedette accanto. Si sporse verso di lui, scrutando il suo viso, lasciando Dean perplesso e confuso, forse persino intimorito o perlomeno imbarazzato da quel modo di fare senza vergogna e senza remora “Prima non le avevo notate.” sussurrò lei allontanandosi solo di qualche centimetro da lui, con un sorriso serafico sul volto.
Dean probabilmente si stava pentendo di aver tenuto fede alla promessa fatta al fratello. Quella ragazzina, se ne convinse piuttosto in fretta, gli dava l'aria di poter mettere nel sacco chiunque, forse persino John.
“Cosa?” chiese cercando di essere il più disinvolto possibile. Dopotutto Dean Winchester non era timido e non era nemmeno uno che si spaventava facilmente, non dopo tutto quello che aveva visto, con tutto quello di cui era a conoscenza. Non dopo essere cresciuto da solo e aver cresciuto il suo fratellino sin da quando lui stesso era solamente un bambino.
“Le lentiggini. Ti donano. Ti fanno apparire più...dolce. L'aria da duro che emani sembra ridursi. Almeno un pochino.”
Parlò lentamente, Desdemona, continuando a scrutargli il volto e quegli occhi grandi e verdi, così diversi da quelli di Sam e al contempo così simili per ciò che celavano dietro.
Ancora una volta l'immagine di Atlante che regge il peso del mondo sulle proprie spalle si stagliò nitida di fronte ai suoi occhi mentre guardava quelli di Dean Winchester.
Il ragazzo si schiarì la voce, stranito da quelle parole, da quel tono lieve e soffice che la ragazza aveva usato con tutta probabilità volutamente.
Lo aveva pensato la prima volta che l'aveva vista, lo pensò in quel momento: Desdemona era un mistero. Ingarbugliato e persino surreale. Non riusciva a inquadrarla e non sapeva cosa pensare di lei. Aveva l'aria innocente, ma una luce nello sguardo che lasciava trapelare quanto innocente, in realtà, non lo fosse affatto. Quei modi di fare da adulta, ma al contempo quasi infantili o perlomeno adolescenziali, esponendosi senza in realtà farlo minimamente, erano capaci di mandarlo in confusione.
Decise di non pensarci, dicendosi che doveva essere professionale o suo padre non lo avrebbe mai perdonato.
“Ho sentito di tuo padre, mi dispiace.” esordì. La voce era bassa, greve. Dean sapeva cosa significasse perdere un genitore. Ma Desdemona non aveva perso un genitore, non per davvero e a confermarlo furono le parole della stessa, pronunciate mentre guardava di fronte a sé un punto non ben definito.
“Non era mio padre.”
Ad un orecchio poco attento, il tono della ragazza sarebbe sembrato distaccato, freddo, quasi metallico. Ma Dean sapeva ascoltare per davvero, anche quando non lo dimostrava affatto. Percepì in quel tono piatto solo all'apparenza, un accenno di frustrazione, della malinconia che andava a cozzare con quel velo di gioia malsana e sadica che lui aveva sentito.
“Giusto. Padre affidatario, storia lunga. Ed era uno stronzo che urla.” asserì Dean.
Desdemona si limitò ad annuire con un accenno di sorriso amaro a incresparle le labbra.
“Aveva qualche nemico?”
A quella domanda del ragazzo, Desdemona scoppiò in una sonora risata, tornando a guardarlo “Steve era uno stronzo della peggior specie. Lo odiavano tutti. Aveva ben più di un nemico. Ma questo che c'entra?”
Dean la guardò spaesato per qualche istante. Quella risata era risultata fredda, distaccata, molto più delle parole che aveva pronunciato poco prima. Era impossibile dire con assoluta certezza cosa passasse per la testa di Desdemona.
“Seguo tutte le piste possibili.” fu la laconica risposta di lui.
Desdemona inarcò un sopracciglio, per la prima volta sembrò che non sapesse come rispondere. Dean l'aveva presa in contropiede e lei non riusciva a spiegarsi nemmeno come avesse fatto.
Le aveva dato una semplice risposta, persino banale in un certo senso, ma non se l'era aspettata e non sapeva cosa pensare di Dean Winchester.
Si chiese perché fosse lì e per qualche attimo un brivido di paura le percorse la schiena. Lo represse, innalzando una corazza che nel corso degli anni aveva sempre indossato più o meno con chiunque.
“E chi cazzo sei, Basil l'investigatopo?” riuscì a ribattere con delle parole altrettanto ovvie e banali.
Dean sospirò passandosi una mano sul volto a nascondere un'espressione frustrata e infastidita dall'atteggiamento della rossa. Se solo fosse stato più grande non avrebbe avuto difficoltà a spacciarsi per un agente proprio come faceva suo padre, ma di dire la verità a Desdemona non se ne parlava proprio.
Anche perché non era sicuro che non fosse lei la colpevole.
Certo, se fosse stata una strega l'avrebbe guardata con occhi diversi e si sarebbe persino sentito disgustato da se stesso per aver anche solo pensato che fosse carina.
No, non carina. Bella. Nella maniera più pura e semplice.
“Senti, Des. Mio padre è uno sbirro, mh? È un agente dell'FBI e in questo momento sta interrogando tua madre...o quello che è. Volevo solo evitarti dei guai. Ti ho vista stamattina sul luogo del delitto. Perché sì, Steve lo stronzo è stato ucciso.”
Nota dell'autrice: Ecco il secondo capitolo della storia. Scusatemi se questi capitoli sono brevi, ma in altro modo forse verrebbero troppo lunghi, quindi ho preferito "tagliare" il più possibile, scrivendo questa storia in capitoli brevi ma di maggior numero rispetto a come l'avevo pensata inizialmente.
Spero comunque che vi incuriosisca e che vi piaccia. Anche le critiche, se costruttive, sono sempre ben accette, anche perché sono sempre molto insicura per quanto riguarda la mia scrittura ed è davvero da poco che sono tornata a scrivere (ma questo fandom mi era mancato come l'aria).
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
John Winchester detestava
perdere
tempo, detestava ascoltare risposte tirate per le lunghe e detestava
chi tergiversava.
John Winchester, sostanzialmente, detestava chi
cercava di prenderlo per il culo.
E Beverly Wallace stava cercando
di fare proprio quello.
La donna aveva lo sguardo terrorizzato,
quasi che temesse che qualcosa venisse a galla, ma non si poteva dire
che John Winchester fosse uno sprovveduto. Sapeva
che Beverly Wallace stava mentendo, troppo abituato a scorgere la
verità ovunque, anche quando questa era celata a chiunque
altro, ma
non stava mentendo su ciò che avrebbe voluto davvero sapere
il
cacciatore
Sospirò spazientito, sistemandosi meglio
sul divano consunto di quel salotto che puzzava di polvere e alcool,
un tanfo che, per quanto familiare, in quel momento era capace di
dargli la nausea.
“Signora Wallace, le ho semplicemente
chiesto se suo marito si fosse inimicato qualcuno.”
Il tono
freddo di quella voce solitamente calda e roca fece irrigidire la
donna che rimase in silenzio per qualche istante prima di scuotere il
capo e ricercare un sorriso dolce, quasi malinconico come a voler
ricordare con affetto l'anima di Steve Wallace “Oh
no...no!
Steve andava d'accordo con tutti. Solo Desdemona, la ragazza che
abbiamo in affido da circa un mese aveva la brutta abitudine di
litigare con lui.”
Parlò torturandosi l'indice della mano
sinistra con il dito medio e il pollice della mano destra, volgendo
per una frazione di secondo - che comunque non era sfuggita a John -
lo sguardo verso il piano superiore.
“Sa,
agente, è una
ragazza...complicata. L'abbiamo accolta in casa per fare del bene, ma
lei non ne vuole sapere. È sempre scontrosa e irascibile, se
la
prende con tutti. Lo faceva in particolar modo con mio marito.”
Per quanto Beverly Wallace fosse una menzognera, John non
poté
ignorare quel tarlo che, prepotente, gli si era insinuato nella testa
alle parole del figlio maggiore.
Desdemona era stata vista sul
luogo del delitto e dato il suo rapporto con Steve Wallace, questo
bastava a renderla una sospettata.
“Dove si trova adesso la
ragazza?”
Beverly si strinse nelle spalle “Non lo so.
Rimane raramente a casa quando non ci sono i bambini, sarà
in giro
da qualche parte come suo solito.” disse sprezzante.
Era
evidente che tra le due non scorresse buon sangue, ma John Winchester
lo sentiva nelle vene che tra tutte le bugie uscite dalla bocca di
Beverly Wallace non vi era quella del rapporto conflittuale tra la
ragazza e il padre affidatario.
***
Desdemona
non disse una parola dopo la confessione di Dean. Rimase a guardarlo,
la mascella serrata, gli occhi fissi sul volto del ragazzo, privi di
ogni emozione. Ma quando Dean si voltò a guardarla si rese
conto che
le emozioni le stava solamente celando in maniera spaventosamente
abile. Sapeva che provava qualcosa in quel momento, ma non sarebbe
riuscito a dire cosa. Paura, rabbia, forse perfino ancora quella
gioia perversa che gli era sembrato di percepire poco prima.
“Allora,
ti decidi a dirmi qualcosa o devo chiamare il lupo cattivo?”
Dean
non aveva alcuna intenzione di lasciarsi abbindolare da lei e
Desdemona parve capirlo senza troppa difficoltà.
Si alzò e fece
cenno a Dean di fare altrettanto “Vieni, ti mostro
una cosa.”
disse senza nascondere un sospiro di rassegnazione “Solo...non...non
dirlo a tuo padre, okay?”.
Quello
fu l'unico momento in cui Dean riuscì a vederla per
ciò che era
davvero: una normale sedicenne, spaventata da qualcosa che ancora il
ragazzo non riusciva a capire.
Lui annuì, alzandosi a sua volta e
le fece cenno di fare strada. Pensava si sarebbero allontanati
dall'abitazione e rimase sorpreso - e per qualche attimo confuso -
nel vedere Desdemona arrampicarsi su un albero adiacente la casa ed
entrare così dalla finestra.
Rimase fermo ad osservare la
finestra dove la ragazza era sparita, fin quando non la vide
riaffacciarsi con evidente aria infastidita “Ti
muovi? Ce
la fai ad arrampicarti o hai bisogno di una scala per caso?”.
A
quella provocazione, Dean imprecò a denti stretti
borbottando fra sé
e sé quanto Desdemona riuscisse ad essere insopportabile, ma
era
fermamente deciso a dimostrarle che arrampicarsi su un albero era per
lui un esercizio fin troppo facile.
Pochi attimi dopo balzò dalla
finestra ritrovandosi così nella camera da letto della
ragazza, ma
l'atleticità di Dean non parve sorprenderla. Lei si
limitò a
sorridergli con dolcezza e Dean scosse il capo esasperato,
infastidito dal fatto che Desdemona sembrasse cambiare umore
repentinamente, quasi fosse incoerente con se stessa.
Per quel
motivo decise quasi di ignorarla, limitandosi ad osservare la stanza
con vago interesse.
Alle pareti vi erano appesi poster di alcune
band che lui stesso amava e un vecchio poster dei Ghostbusters.
Soffocò una risata nel vederlo, mascherando il tutto con un
finto
colpo di tosse per poi schiarirsi la gola.
La scrivania - in
realtà un normale vecchio tavolo di legno - era sgombra
eccezion
fatta per una lampada a braccio blu. Accanto ad essa vi era uno
scaffale con qualche libro scolastico e altri libri di narrativa.
L'armadio, invece, era piccolo e perfino sbilenco, di legno trattato
e opaco, scrostato in più punti.
Desdemona non sembrava possedere
molto, se non fosse stato per i poster alle pareti, quella stanza era
più spoglia e povera di quelle dei motel a cui Dean era
abituato.
Avvicinatosi alla scrivania notò su di essa
un'incisione. La accarezzò con le dita, sorridendo appena,
colpito
improvvisamente dal ricordo di quando lui e Sam incisero le loro
iniziali nell'Impala.
“D.H?”
chiese incuriosito.
Desdemona inarcò un sopracciglio e annuì con
un'espressione divertita sul volto “Desdemona
Hawkins.
Non ho mai cambiato il cognome di mio padre. Anche perché
non sono
mai stata effettivamente adottata.”
Difficilmente qualcun altro lo avrebbe notato, forse, ma a Dean
non sfuggì la lieve incrinatura della voce della ragazza.
Si pentì
immediatamente di aver posto quella sciocca domanda, immaginando
quanto Desdemona avesse sofferto nel corso della sua vita.
Probabilmente orfana di entrambi i genitori, Dean cercò di
non
pensarci troppo, intuendo che Desdemona non amasse parlare della sua
vita.
“Allora, cosa dovevi mostrarmi?”
ma ancor prima che Dean finisse di parlare, Desdemona aveva tirato
fuori da sotto il letto una scatola di metallo in parte arrugginita.
Dean, deciso più che mai a non lasciarsi sfuggire un solo
particolare, non ancora totalmente convinto dell'innocenza della
ragazza, si avvicinò a lei, guardando da oltre le sue spalle
cosa
celasse la scatola misteriosa.
Tra vecchie foto, tra le quali Dean
riconobbe il volto di Desdemona da bambina, vi erano alcuni ninnoli
di nessun valore - tranne forse affettivo - ma soprattutto due
fascicoli che subito attirarono la sua attenzione. Desdemona prese
quello più voluminoso e glielo porse di malavoglia, chinando
il capo
per nascondere una smorfia che denotava rabbia e fastidio.
“Ecco,
questi sono tutti i possibili nemici di Steve. Contento?”
Dean non perse tempo e si mise a sfogliarlo, notando che erano
delle fotocopie di alcuni file della polizia. Vecchie denunce,
documenti su alcuni Stato di Fermo per Steve, persino due ordinanze
restrittive.
Era sorpreso e confuso, forse persino turbato a
giudicare dalle sopracciglia aggrottate e dalla bocca schiusa.
“Scusa
ma tu come diamine ne sei entrata in possesso di questa roba?”
chiese con un lieve tono di rimprovero che nascondeva però
un
qualcosa che somigliava molto all'ammirazione.
Desdemona posò il
proprio sguardo ovunque fuorché su Dean. L'espressione
colpevole del
viso sembrò defluire su tutto il resto del corpo portandola
ad
assumere una postura molto diversa da quella che aveva mostrato fino
a quel momento.
La spavalderia sembra aver lasciato spazio appunto
all'insicurezza, proprio come quando gli aveva chiesto di non dire
nulla di tutto quello al padre.
“Ho fatto irruzione
alla stazione di polizia.”
ammise in tono basso e solo allora, anche se con la coda dell'occhio,
guardò il ragazzo che scoppiò in una risata
divertita.
Dean
annuì, piegando gli angoli della bocca in un'espressione
compiaciuta
“Però, complimenti.”
disse in tono scherzoso, ma era evidente dallo sguardo che provasse
sincera ammirazione.
Quello sguardo non poté far altro che
sorprendere Desdemona che però si ritrovò a
sorridere.
Non si
aspettava di essere ammirata per una cosa simile dal figlio di un
agente dell'FBI.
“E
quell'altro?” chiese Dean indicando l'altro
fascicolo più
sottile.
“Oh...quello è il mio.”
La risposta arrivò
con una scrollata di spalle a non voler dare troppo importanza alla
cosa.
Desdemona sapeva benissimo di aver agito nell'illegalità,
ma non era intenzionata a farne una questione grave o troppo
importante.
Dean Winchester era lì perché lei glielo aveva
permesso e non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da un
belloccio qualunque, lo sguardo che lei gli rifilò esprimeva
quel
concetto senza che avesse bisogno di parlare, tuttavia Dean si
allungò verso la scatola e afferrò il fascicolo,
suscitando in
Desdemona un sospiro rassegnato.
“Ma prego, fai come se fossi
a casa tua.” fu il laconico commento, pregno di
sarcasmo affatto
celato.
“Non stai molto simpatica a questa famiglia Murray,
vero? O forse sono loro che non stanno molto simpatici a te. Due
denunce per furto e una per aggressione? Sul serio?”
Dean
la guardò incredulo, ma non vide nel viso della ragazza
ciò che si
sarebbe aspettato di vedere. Sul volto di lei vi era un'espressione
indifferente, non annoiata o divertita come lui aveva pensato.
“Le
hanno ritirate. Perché i furti non sono avvenuti, sono solo
dei
coglioni che perdono le cose. E l'aggressione è solo una
sberla
meritata al loro amato figlioletto. Lo hai più o meno
conosciuto
anche tu, è lo stronzo che ha fatto beccare una punizione a
tuo
fratello.” rispose con un pizzico di irritazione.
Dean
sospirò, sollevando le mani in segno di resa per poi posare
il
fascicolo della ragazza sul letto “Ok, ok! Sto solo
cercando di
capire con chi ho a che fare! Perché hai questa roba?”
E
forse Dean Winchester avrebbe fatto meglio a porla subito quella
domanda.
Sul volto di Desdemona si fece spazio tristezza e
preoccupazione, la maschera della spavalderia parve scivolarle di
dosso lasciando spazio anche a della ormai malcelata
sofferenza.
“Perché ho bisogno di sapere se qualcuno
può
rappresentare una minaccia.”
La voce fu poco più che un
sussurro e Dean deglutì a vuoto, colpito da quella risposta,
dal
tono di voce, dall'espressione rabbuiata del viso di lei. Avrebbe
voluto dirle che gli dispiaceva, ma aveva anche bisogno di sapere.
Non pensava che Desdemona stesse mentendo, nessuno poteva essere
così bravo a recitare. Ma c'era qualcosa di non detto, un
tarlo
fastidioso e insistente che non voleva lasciarlo in pace e che stava
rischiando di farlo impazzire.
“Una minaccia per chi?”
Anche
il suo fu poco più di un sussurro. Nessun tono canzonatorio,
incredulo o minaccioso e Desdemona lo capì ancor prima di
sollevare
lo sguardo su quello del ragazzo.
Lui era in attesa di una
risposta, guardandola con occhi comprensivi e forse perfino
spaventati ma pronti ad andare in suo soccorso.
E quello sguardo
spinse Desdemona a voler parlare, dargli una risposta completa per la
prima volta.
Ancor prima che potesse aprire bocca, però un tonfo
proveniente dall'armadio li fece sobbalzare entrambi.
Desdemona si
precipitò ad aprirlo mentre Dean portò le mani
alla schiena ad
afferrare la sua pistola.
La lasciò lì, dietro la sua maglietta
non appena vide due bambini abbracciati, un maschietto e una
femminuccia.
“Che cosa ci fate qui, perché non siete
dalla
signora Martin?” il tono allarmato non nascose
dietro la paura
quella rabbia che le montò in corpo e che
sprigionò silente
rompendo la matita che aveva in mano in quel momento. A Dean non
sfuggì quel gesto, né lo sguardo di lei carico di
apprensione e
disperazione che quasi si rifletteva negli occhi dei due bambini. Una
miriade di domande di cui, si disse, non ci teneva particolarmente a
sapere le risposte, gli vorticarono nella mente.
Desdemona,
invece, parve non farci caso al proprio gesto, lasciando cadere per
terra la matita ormai spezzata in due. Non era la prima volta che
sprigionava la propria rabbia in quel modo, di norma si sfogava in
maniera ben peggiore, ma di fronte ai due bambini si tratteneva
sempre. Non poteva permettersi che avessero paura anche di lei, in
quel modo non avrebbe saputo come proteggerli.
“Beverly non
ci ha mandato a scuola oggi.”
Fu il maschio a parlare, il più
piccolo, mentre Desdemona porgeva loro una mano per farli uscire
dall'armadio dove vi erano pochi vestiti, tra cui la divisa da
cheerleader.
L'espressione confusa sul volto di Dean si dissipò
quando la ragazzina gli sorrise, presentandosi a lui e porgendogli
persino la mano che lui prontamente strinse, sebbene ancora stranito
da tutta la faccenda.
“Ciao, io sono Jane Elliott, ho dodici
anni. Lui è il mio fratellino Dylan, di sette. Siamo stati
dati in
affido a Beverly e Steve...beh, ora solo a Beverly, ma è Des
che si
prende cura di noi.”
Desdemona sbatté le palpebre più
volte osservando la ragazzina, ma senza reprimere un sorriso
divertito e dolce “Vuoi anche dirgli il tuo gruppo
sanguigno
visto che ci sei?”
Jane sbuffò, andando a sedersi sul
letto e Dylan la imitò, nascondendosi dietro le sue spalle.
“Non
mi hai detto il tuo nome.” disse rivolgendosi a Dean
che dal
canto suo si schiarì la voce, grattandosi la testa confuso.
“Dean.
Dean Winchester.”
Jane sorrise e annuì, osservando il
ragazzo salvo poi spostare lo sguardo verso Desdemona.
“È il
tuo ragazzo?” chiese con un'innocenza che non
sembrava
propriamente tale.
“Cosa? No!” rispose Desdemona
scuotendo il capo ma ridendo appena, lasciando Jane delusa a
giudicare dalla sua espressione.
“È bello.”
Quel
siparietto venne interrotto dalla suoneria del cellulare di Dean e
mentre il ragazzo rispondeva alla chiamata, Desdemona si
avvicinò ai
due bambini, scrutandoli con attenzione, sollevando loro anche la
maglietta e rilassandosi quando vide che non vi erano lividi, ferite
o pestature.
Beverly e Steve Wallace erano ben lontani dall'essere
meritevoli di avere dei bambini in affido.
La stessa Desdemona
presentava un grosso ematoma sulla schiena che Dean non aveva potuto
notare.
“Vi porto io dalla signora Martin, ok? Dobbiamo solo
aspettare che il signore al piano di sotto se ne vada e che Beverly
se ne torni in cucina. Ma dovete fare assoluto silenzio, va bene?”
I
due bambini annuirono e Dean osservò la scena, con
un'espressione
scura in volto avendo intuito fin troppe cose. Rimase in silenzio e
solo qualcosa o qualcuno dall'altro capo del telefono parve farlo
tornare alla realtà “109 di Crawford
Street.”
Riagganciò
e si avvicinò nuovamente a Desdemona e ai bambini “Sta
arrivando anche Sam, ti dispiace?”
Desdemona sospirò,
avvolgendo le braccia attorno al corpo minuto di Dylan “No,
ma
deve arrampicarsi anche lui sull'albero.”
A quelle parole
Jane annuì e guardò Dean con una fiducia tale che
quasi il ragazzo
si sentì a disagio “Sì,
altrimenti Beverly la spinge
nuovamente dalle scale.”
Nella stanza cadde un silenzio
assordante.
Desdemona si era irrigidita, Dean prese ad osservarla
con attenzione, come se ricercasse qualche prova di quelle parole, un
livido, un'abrasione. Ma quella prova risiedeva negli occhi di
Desdemona, diventati cupi e lontani, quasi a sforzarsi di
dimenticare.
Prima che qualcun altro potesse parlare, fu Desdemona
a prendere la parola con fierezza e quella sicurezza che Dean aveva
avuto modo di vedere più di una volta.
“Andate in camera
vostra e chiudetevi a chiave. Nascondetevi anche nell'armadio se
necessario, ma fate silenzio. Io torno tra poco a prendervi, ok?”
E
insieme alla sicurezza, nelle sue parole vi erano incisi dolcezza e
affetto e a dimostrarlo ulteriormente fu il bacio che lasciò
sul
capo di ognuno.
Jane salutò Dean con un sorriso dolce, Dylan
abbandonò la stanza a testa bassa, senza dire una parola.
“Vi
picchiano?”chiese a bruciapelo Dean, una volta che
Desdemona
richiuse la porta della stanza cercando di non fare troppo rumore. Il
tono rauco, rabbioso. Quella stessa rabbia la si poteva leggere anche
nei suoi grandi occhi verdi e nella sua mente si fece spazio l'idea
che anche se Desdemona fosse stata la strega, in fin dei conti non
aveva tutti i torti a togliere di mezzo uno come Steve
Wallace.
Desdemona chinò il capo. Sembrò trattenere delle
lacrime, quando sollevò nuovamente il volto, non vi era
altro che
fierezza nei suoi occhi. Dean notò che in quel momento erano
grigi,
non azzurri come gli erano sembrati alla luce del sole pomeridiano,
il giorno che l'aveva conosciuta.
“Faccio il possibile
affinché i bambini non vengano toccati. Se io non sono a
casa, loro
stanno dalla signora Martin, abita due case più
giù.”
Per
l'ennesima volta il tono usato da Desdemona Hawkins fu indecifrabile,
intriso di mistero come la sue stessa figura, così esile
all'apparenza ma che sembrava sprigionare una forza
straordinaria.
“Des...” ma Dean fu nuovamente
interrotto dallo squillare del suo telefono.
Si affacciò alla
finestra e non appena lo vide, fece a Sam il cenno di salire
arrampicandosi sull'albero di fronte alla finestra della
stanza.
Nemmeno il minore dei Winchester ebbe difficoltà a
scalare l'albero e Desdemona, non appena Sam balzò
all'interno della
camera, scrutò i due fratelli come a volerne capire i
segreti.
Ma
per quanto lei stessa fosse un mistero agli occhi degli altri, Dean e
Sam Winchester erano un assoluto mistero ai suoi.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Desdemona Hawkins detestava
non avere
appigli, detestava che qualcuno conoscesse i suoi segreti e detestava
sentirsi fragile.
Desdemona Hawkins, sostanzialmente, detestava
mostrarsi agli altri per davvero.
Tuttavia in quelle due settimane
aveva inspiegabilmente stretto un rapporto di amicizia con Sam
Winchester, il quale aveva avuto modo di vedere il lato più
solare e
divertente della ragazza, lato che nessun altro sembrava
conoscere.
Forse perché Sam si era mostrato diverso da tutti gli
altri compagni di scuola, forse perché nonostante tutto
iniziava a
sentirsi stanca di essere sola.
Dean Winchester, invece, aveva
visto una fragilità che Desdemona non aveva mai mostrato a
nessuno.
Non che avesse intenzione di mostrarla a lui, era semplicemente
capitato.
Desdemona non aveva avuto il pieno controllo delle
proprie emozioni e sapeva benissimo per quale motivo: Jane e Dylan
erano il suo punto debole, l'affetto sincero per loro l'unica cosa in
grado di farla crollare.
Ma non poteva crollare per davvero.
Esibì
un sorriso furbo e luminoso quando Sam si palesò nella
stanza “Hey,
Sam!” il tono allegro e vivace sembrava aver
cancellato quanto
successo sino a poco prima, ma non per Dean che la guardò
confuso
per qualche istante prima di scuotere la testa e sbuffando una risata
ironica e stanca.
Sam guardò il fratello chiedendogli tacitamente
il perché di quell'atteggiamento, sicché il
maggiore dei
Winchester, con aria infastidita, indicò la ragazza
“Sembra di
aver a che fare con Dr. Jekyll e Mr. Hyde, io non la capisco”
sbottò sedendosi ai piedi del letto e continuando a guardare
con
attenzione il fascicolo che la ragazza aveva sottratto alla polizia.
Stava cercando un collegamento tra Steve Wallace e la precedente
vittima, ma nessuno di quei nomi gli suonava famigliare.
“Senti,
questo lo prendo io, mh? Devo farlo vedere a mio padre.”
Ma
la ragazza sembrava che non lo stesse nemmeno a sentire. Non aveva
nemmeno reagito a quel piccolo sfogo di Dean.
Si era avvicinata a
Sam e proprio come aveva fatto col fratello maggiore di lui, gli
scrutò il viso con un'attenzione tale da mettere in
imbarazzo il
giovane Winchester.
Sam guardò ovunque tranne che il viso di
lei, pericolosamente vicino al proprio, aveva il corpo rigido e se
non fosse stato impossibile sembrava che volesse essere inghiottito
dal muro alle sue spalle, contro il quale si era rifugiato.
“Hai
un adorabile nasino all'insù. Mi piace. Sta bene sul tuo
viso.”
sentenziò infine la ragazza, osando perfino picchiettare con
l'indice
sul naso del ragazzo il quale fece un sorriso imbarazzato e
cercò di
scostarsi da lei.
Desdemona gli piaceva, per quanto fosse ancora
un totale mistero aveva scoperto di andare molto d'accordo con lei,
ma ogni tanto - spesso a dire il vero - lei era capace di metterlo in
imbarazzo come poche altre persone al mondo.
Dean osservò la
scena sbigottito ma un pizzico di divertimento si poteva facilmente
notare attraverso i suoi occhi.
“Dici sempre tutto quello che
ti passa per la testa?”
A quella domanda la ragazza
scoppiò in una sonora risata, allontanandosi da Sam che
riprese a
respirare, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il
respiro.
“Oh no. Se dicessi sempre tutto quello che mi passa
per la testa finirei in un mare di guai. O farei finire gli altri in
un mare di guai.”
Quella risposta non sorprese per davvero
i due Winchester. Ma pur silenti entrambi avrebbero concordato sul
fatto che quella ragazza era lei stessa un mare di guai.
Poi, al
piano di sotto, la porta d'ingresso sbatté.
Desdemona si irrigidì
per qualche istante e si voltò verso i ragazzi solo quando
fu certa
che il suo volto avesse assunto un'espressione neutra, lontana dalla
paura.
“Andate via passando dalla finestra. Prendete pure
quei fascicoli.”
“Whoa, frena un attimo! Ci sbatti
fuori così, di colpo?”
Alla domanda di Dean e sotto lo
sguardo confuso di Sam, Desdemona si umettò le labbra e
sospirò.
Sembrava stanca, ma lo sguardo era fermo e
risoluto.
“Devo portare Jane e Dylan dalla signora Martin e
Beverly non deve vedervi per nessun motivo al mondo.”
rispose
guardando il maggiore dei Winchester per poi rivolgersi all'altro con
un sorriso stizzito che lasciava intuire che non avesse tempo da
perdere “Lui ti spiegherà tutto, ok?”
***
“Che cosa mi devi spiegare?”
Lo sguardo
preoccupato di Sam si scontrò con quello del fratello quando
questi
con un balzo, scese dall'albero dopo di lui. Dean si passò
una mano
sul viso mentre Sam serrò le labbra in attesa di una
risposta che,
sapeva, non gli avrebbe fatto piacere sentire.
“Che Steve lo
stronzo era il marito di Beverly la stronza. Jane e Dylan sono due
bambini che i Wallace hanno in affido insieme a Desdemona. Li
picchiano, ma credo che sia Des a prendersi tutte le botte. Steve
almeno ora è fuori dai giochi.”
La voce greve di Dean
sembrò trovare forma nello sguardo del fratello.
La solarità di
Desdemona non gli avrebbe mai fatto pensare a qualcosa di simile, si
sentì perfino in colpa per non aver intuito qualcosa, per
non aver
visto magari dei lividi o altri segni di percosse subite su di
lei.
“Non ti ha mai accennato nulla?”
la voce del
fratello lo riscosse da quei pensieri che lo avevano investito
all'improvviso e forse il maggiore se ne rese conto portando le mani
in avanti quasi si aspettasse di dover sorreggere Sam da un momento
all'altro.
Sam si limitò a scuotere la testa, tetro in volto. Si
rese conto che anche tra chi non cacciava i mostri e non era a
conoscenza di quel loro mondo oscuro, c'era chi non aveva una vita
facile, felice, fatta di staccionate bianche, torte di mele e
genitori affettuosi.
Lo stesso pensiero lo ebbe Dean che con una
mano accarezzò la nuca del fratello in un gesto veloce ma di
conforto, sentito per davvero.
***
“Su,
in fretta. Andiamo dalla signora Martin. Fate le scale in
silenzio.”
Desdemona era entrata nella stanza dei bambini,
l'aria provata che subito nascose dietro un'espressione autoritaria
ma resa dolce da quel sorriso atto a farli sentire al
sicuro.
“Dobbiamo saltare il sesto gradino?”
chiese
Dylan afferrando la sua preziosa action figure di Batman, quella che
Desdemona gli aveva regalato dopo averla rubata in un negozio di
giocattoli.
Dylan l'aveva vista e l'aveva desiderata, ma Steve e
Beverly Wallace non avrebbero mai fatto felice un bambino.
“Sì,
saltiamo il sesto gradino.”
Quel dannato gradino
scricchiolava rumorosamente ed era stato fonte di guai per tutti e
tre.
Che scricchiolasse sotto il peso di Desdemona tornata oltre
il coprifuoco o che scricchiolasse sotto il peso dei due bambini rei
di aver svegliato i genitori affidatari, ogni volta che succedeva
significava prendere una sonora lezione.
Dylan ne portava ancora i
segni sul sopracciglio sinistro, segni che si sarebbe portato dietro
tutta la vita e non solo sol volto.
Anche Desdemona ne portava
ancora i segni. Quella cicatrice sul fianco glielo ricordava
costantemente che quel dannato gradino andava saltato a tutti i
costi, così come glielo ricordava la cicatrice sul
sopracciglio di
Dylan e il polso rotto di Jane fino a qualche tempo prima.
Quel
gradirono lo saltarono, salvandosi dalla furia cieca di Beverly
Wallace, impegnata a scolarsi la vodka stantia in cucina, accasciata
su una sedia ad immaginare ancora l'odore delle Pall Mall che Steve
consumava incessantemente.
Silenti uscirono dalla casa, il lieve
click della porta che si chiudeva non era neanche lontanamente
rumoroso come il sesto gradino.
Attraversarono la strada e un
sospiro di sollievo abbandonò le labbra piene di Desdemona
quando la
signora Martin aprì la porta e sorrise a tutti e tre.
“Oh,
eccovi! Mi stavo preoccupando. Te li riporto a casa verso le 20,
Desdemona?”
La signora Martin aveva il volto segnato dal
passare del tempo e gli occhi infangati di dolore. Dolore che
sembrava dileguarsi, quel fango ad essere lavato via, ogni volta che
Jane e Dylan riempivano quella casa silenziosa di quella
vivacità
tipica dei bambini.
Non aveva mai avuto nipoti la signora Martin,
un figlio morto troppo presto per dargliene uno, ma Jane e Dylan
erano come tali e anche Desdemona, sebbene rimanesse di rado da lei,
era considerata tale da lei.
Un piccolo porto sicuro, l'unico che
avessero, lontano dalle angherie e dai soprusi che mai un essere
umano dovrebbe subire.
“Possono dormire da te questa notte?
Se non è troppo disturbo.”
Ed eccolo il lato lieve di
Desdemona, quello che non lasciava intravedere quasi mai ma che al
contempo era il più vero e genuino.
Riteneva che fossero in pochi
a meritarlo e la signora Martin era senza dubbio meritevole.
E
forse anche i fratelli Winchester erano meritevoli.
Desdemona se
lo chiese durante quegli attimi trascorsi con Dean e quelle ore
trascorse con Sam a parlare delle cose più strampalate che
venissero
loro in mente e a commentare quei disegni che Desdemona si portava
sempre dietro in quel quaderno consunto dalle pagine
sgualcite.
“Niente affatto, cara. Ci guardiamo un bel film
con un bicchierone di latte e menta e i biscotti al cioccolato. Li ho
appena sfornati.”
Era strano come un porto sicuro potesse
risiedere nel sorriso di un'anziana signora, nel profumo di biscotti
al cioccolato e nel sapore di un bicchiere di latte e menta, ma
Desdemona non aveva dubbi al riguardo.
***
“Dean,
dove sei?”
“Sul retro della casa dei Wallace.”
John
Winchester si palesò pochi istanti dopo. Lo sguardo scuro,
la
mascella serrata. Parve cambiare espressione per qualche istante solo
quando si accorse della presenza di Sam.
“Ti avevo detto di
rimanere al motel.” lo rimproverò
puntandogli contro un
dito.
Sam deglutì ma non abbassò lo sguardo, non si
sarebbe mai
sentito colpevole per aver raggiunto un'amica.
“Desdemona è
mia amica. Volevo solo vedere come sono le cose.”
John non
volle replicare. Si limitò a guardare il figlio con sguardo
severo,
passandosi poi una mano sulla barba incolta da giorni.
“È
morta un'altra persona, proprio mezzora fa davanti agli occhi
dell'agente di polizia con cui ho parlato stamattina davanti al corpo
di Steve Wallace. Hanno già chiamato il CDC, ma sappiamo che
non è
una cazzo di malattia a far fuori questa gente. Dov'è
Desdemona?”
Nessuno dei suoi figli rispose, ma prima ancora che potesse
aggiungere altro catturò un movimento con la coda
dell'occhio,
l'istinto del cacciatore a prevalere sul resto.
Con poche e grandi
falcate raggiunse la figura in movimento, attaccandola al muro e
tenendola ferma con un braccio sotto il mento, sulla gola.
Desdemona
Hawkins sgranò gli occhi per la paura solo per una frazione
di
secondo, lasciando spazio ad una risolutezza nello sguardo che John
Winchester conosceva bene.
Era la stessa che aveva lui, la stessa
che sapeva scorgere nello sguardo dei sui figli.
Spavalda,
Desdemona sorrise, afferrando il braccio dell'uomo in un inutile
tentativo di allentare quella presa ferrea.
“Parla.
Chi sono per te Laura Morales e Mark Peterson?”
Desdemona
deglutì. Aveva letto il nome di Mark Peterson sul giornale
locale,
era morto qualche settimana prima di Steve Wallace, ma non aveva idea
di chi fosse e non conosceva nessuna Laura Morales.
“Non lo
so.”
La voce gli uscì strozzata, quasi afona mentre il
respiro veniva meno.
“Papà, lasciala.”
Nell'apparente
calma della voce di Dean vi era una sfumatura di terrore, ma John non
parve sentirla.
Non vide nemmeno lo sguardo esterrefatto di
Sam.
“PARLA! Tua madre mi ha detto delle cose molto
interessanti sul tuo conto. Odiavi tuo padre, vero?”
gridò
infatti rivolgendosi a Desdemona. Il volto rosso ma senza mostrare
paura.
“Non sono i miei genitori”
sibilò lei, la voce
fioca per la poca aria che le riempiva ancora i polmoni.
“Papà,
lasciala. Non è stata lei.” la voce di
Dean risuonò più
risoluta e John Winchester mollò la presa e Sam corse
incontro
all'amica, aiutandola ad alzarsi mentre quella tossiva, cercando di
riprendere fiato.
“Non puoi saperlo.” fu la
risposta
secca, gli occhi ancora puntati sulla ragazza che afferrava il
braccio di Sam.
“Mezzora fa ero con lei. Non è lei la
strega.”
Solo in quel momento John si voltò verso il figlio
maggiore. Non ebbe bisogno di fare altre domande, la sicurezza che
lesse negli occhi del figlio era più che sufficiente per
credergli.
“Ho sentito bene, hai detto strega?”
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