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di Musical
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Tutto ebbe inizio così come sarebbe finito, in un giardino. Precisamente, era un parco, dove si stava svolgendo una festa di carnevale e un bambino vestito da cavaliere era rimasto in disparte ad osservare i suoi coetanei a giocare; ma venne presto raggiunto da un altro bambino della sua età, dopo che aveva fatto una marachella.
"Beh, è stato piuttosto divertente," esordì, attirando l'attenzione del cavaliere.
"Come scusa?"
"Ho detto che è stato piuttosto divertente."
"Oh. Cosa saresti?" gli domandò.
"Sono una stella, non lo vedi?" gli rispose l'altro bambino, facendo una piroetta su sé stesso per mostrare il proprio costume, un vestito giallo con una corona gialla che circondava una testa dai capelli ramati.
"Tu invece?"
Il primo bambino si contorse le paffute ditina, distogliendo lo sguardo.
"Il mio papà voleva che mi vestissi da cavaliere."
Il bambino lo guardò incuriosito, studiando il suo elmo di carta stagnola, il suo mantello che altro non era che il lenzuolo bianco di una culla, ma mancava un particolare importante in quel costume.
"E dov'è la tua spada?"
Ecco la parte dolente, che fece arrossire e chinare il capo all'altro bambino.
"L'ho data via", sussurrò infatti mordendosi la lingua, provocando un urlo al bambino-stella.
"CHE COSA HAI FATTO?"
"C'era quel bambino che la voleva tanto, doveva sconfiggere il drago, ma non aveva armi, così io--"
Il bambino venne fermato dalle risate dell'altro.
"Sei buffo!" gli disse per poi tornare serio e dichiarare solenne, con le braccia sui fianchi. "Mi piaci."
Il bambino lo guardò, schiudendo la bocca in una piccola O, nessuno era mai stato così amichevole con lui, gli dicevano che era strano, che era diverso, lo prendevano in giro, oppure glielo dicevano a bassa voce, chiedendo di mantenerlo segreto... Invece questo ragazzino aveva espresso il suo apprezzamento senza nascondersi.
"Sei--Sei sicuro?"
Il bambino col costume da stella lo guardò stupito. "Certo che lo sono!"
Il cavaliere sorrise, abbassando di nuovo lo sguardo, i suoi occhi si riempirono di lacrime.
"Sono Raphael. Tu?"
"Uh?"
La stella si chinò, aggrucciando gli occhi, scandendo le parole.
"Come. Ti. Chiami."
"Oh," il cavaliere allungò la mano, "mi chiamo Aziraphale. Piacere di conoscerti."
"Vogliamo giocare?"
"A cosa?"
"Che ne dici di andare alla ricerca delle mie altre sorelle?"
"Anche tu hai dei fratelli?"
Il bambino con i capelli rossi negò con la testa: "Qui intorno ci sono altre stelle, miei fratelli e sorelle, che sono cadute dal cielo. Dai, vieni a cercarle con me!"
Aziraphale stava per unirsi a quel gioco, ma un tuono rimbombò e il biondino afferrò la mano del rosso per portarlo da qualche parte in quel giardino dove potessero ripararsi dall'imminente pioggia. I due trovarono un tubo abbastanza grande per riparare solo uno di loro, e Aziraphale spinse dentro Raphael.
"E tu?"
"Non ti preoccupare, il mio costume non si rovina con la pioggia."
Raphael rimase senza parole, s'afferrò le gambe ed aspettò paziente che la pioggia finisse.

Buon ritorno a casa, o quello che fu l'inizio, non proprio l'inizio dell'umanità, come molti di voi potrebbero immaginare. Semplicemente l'inizio della storia di come due bambini, così diversi, riuscirono a diventare amici.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***






Anche quel giorno pioveva a Londra; gli abitanti si erano abituati così tanto alla pioggia che non uscivano mai di casa senza un ombrello, come se da un semplice oggetto dipendesse la loro intera vita.
Tra tutti quegli ombrelli che marciavano per i marciapiedi di Soho, però, c'era qualcuno che camminava solamente senza avere nulla in mano, tanto d'attirare l'attenzione delle altre persone perché come poteva un cittadino di Londra camminare senza avere in mano un ombrello, ma alla persona in questione poco importava delle opinioni degli altri, o almeno era quello che voleva far credere. Anthony J. Crowley, o semplicemente Crowley, come voleva che gli altri lo chiamassero, tentava di allontanarsi il più possibile dal luogo dove aveva compiuto un'azione a dir poco al limite della legalità, inoltre la pioggia non era l'ideale per passare inosservato, così preferì entrare in una libreria, il tipo che probabilmente lo stava inseguendo non avrebbe mai pensato d'entrare in un posto del genere.
E in effetti non gli avrebbe dato torto, pensò guardandosi intorno, notando tanti libri e pergamene ordinati nei numerosi scaffali, le luci calde e soffuse rendevano accogliente l'atmosfera, e il ragazzo iniziò a vagare, alla ricerca di un piccolo posticino per nascondersi, la vita della strada non era adatta a lui, pensò appena si sedette su un divano, incrociando le gambe e nascondendosi per bene dietro lo schienale, sbirciando di tanto in tanto per vedere se entrava qualcuno.
"Chi sei, cosa ci fai qui?" domandò una voce alle spalle di Crowley.
Il ragazzo si voltò e vide un altro ragazzino, più o meno della sua stessa età, che lo guardava sospettoso con un libro stretto al petto.
"Erm... Mi sto riparando dalla pioggia."
Il ragazzo si voltò a guardare fuori dalla porta, per poi rivolgere nuovamente la sua attenzione a Crowley mentre si aggiustava un ricciolo biondo che si era allontanato dagli altri. "Ti posso assicurare che la pioggia non arriva fin'a qui."
Crowley sentì le guance andare a fuoco e dovette aggiustarsi gli occhiali da sole per mascherare la punta d'imbarazzo che lo stava travolgendo.
Il ragazzo lo studiò un po' prima di concedergli una gentilezza: "Puoi rimanere qui quanto vuoi, ma a mio padre non piacerà che gli si sporchi il divano."
"E a te interessa?" gli domandò Crowley per ribattere, in parte perché non gli piaceva l'idea di un genitore così severo e in parte perché lui si trovava comodo in quella posizione.
Il biondo ragazzo si guardò un attimo attorno impaurito, come se da un momento all'altro dovesse balzare fuori una creatura mostruosa che non aspettava altro che poterlo divorare in un sol boccone.
"A me non piace." gli confessò a bassa voce, coprendosi anche la bocca per non farsi vedere. "Mi piacerebbe cambiarlo un giorno."
Beh, buono a sapersi, pensò Crowley, che si ritrovò quel ragazzo seduto al suo fianco, il divano era abbastanza grande per entrambi; diede qualche altra occhiata alla porta d'ingresso, ma poi la sua attenzione venne portata nuovamente al ragazzino.
"Stai aspettando qualcuno?"
"Non proprio", gli rispose mentre osservava lo spazio che lo divideva dal biondino, sfregandosi le dita di una mano, non sapeva se andare avanti con il discorso oppure lasciar cadere tutto in una sorta di mutismo.
"Perché mi sembrava che stessi aspettando qualcuno-- ehm..." si dovette fermare, non sapendo come l'altro ragazzo si chiamava.
"Crowley", gli disse senza riuscire a reprimere un sogghigno nel vedere la bocca dell'altro aprirsi come reazione.
"Solo Crowley?"
"In realtà, sono Anthony J. Crowley, ma preferisco solo Crowley."
Il ragazzino annuì, mentre dedicava un piccolo sorriso all'altro ragazzo: "E Crowley sia allora".
Crowley sentì la necessità di portarsi una mano dietro la nuca e di abbassare lo sguardo mentre si aggiustava gli occhiali da sole, quel sorriso era troppo per lui, non era convinto di meritarselo, ma poi cambiò atteggiamento, rilassando le spalle -- anche se non ricordava di averle irrigidite, e tornò a fare lo spavaldo, come pensava le persone in gamba avrebbero fatto.
"Hai un nome anche tu... Dico bene?"
Il ragazzo assunse un'espressione sorpresa: "Non te l'ho detto?" domandò ricevendo un cenno negativo da parte di Crowley.
"Dove ho lasciato le buone maniere?" domandò retorico alzando gli occhi al cielo, ma Crowley era stato ipnotizzato da un ciuffo biondo che svolazzava ribelle sulla testa di quel ragazzo. "Mi chiamo Aziraphale."
Quel nome ebbe l'effetto di attirare l'attenzione di Crowley, che tornò a guardare Aziraphale. "A-zira... Phale?"
Il biondo annuì, dondolando sul posto orgoglioso, stava per spiegargli quello che aveva scoperto a riguardo del proprio nome, il suo significato, la sua etimologia, tutto, ma dovette trattenersi vedendo il viso pallido di Crowley: "Ti senti bene?"
Ma il ragazzo dai capelli rossi si rimise in piedi, "Bene, magnificamente bene, sì".
Peccato che ad Aziraphale sembrava l'opposto, ma non diede voce ai propri pensieri, e preferì osservare l'altro ragazzo che stava aggiustando nuovamente gli occhiali e dava qualche occhiata fuori da una finestra. "Beh, ora devo andare."
"Come? Di già? Ma... Ma sta piovendo!"
Crowley non gli diede ascolto, attraversò la libreria a grandi passi e stava per aprire la porta per uscire, quando una mano si posò sulla sua spalla, facendolo voltare.
"Tieni," gli disse Aziraphale porgendogli un ombrello, "questo ti sarà utile."
Crowley rimase perplesso, non gli capitava tutti i giorni che qualcuno gli donasse qualcosa senza che lui dovesse prenderla in prestito.
"Te lo restituirò", gli sfuggì dalla bocca, senza rendersene conto.
In tutta risposta, Aziraphale sbuffò divertito e scacciò il pensiero con una mano. "Non preoccuparti. Fai un buon ritorno a casa."
"Sì, casa... Certo. Ciao."
La porta della libreria si chiuse, e Aziraphale potè osservare quel ragazzo dai capelli rossi allontanarsi coperto dall'ombrello che gli aveva donato, era il suo preferito, tartan, beige, con le righe celesti e bianche. Non aveva ancora idea che quello sarebbe stato il pretesto per incontrare nuovamente Crowley.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***






Il campanello attaccato all'ingresso della libreria suonò, tuttavia non perché qualcuno era entrato, bensì era uscito: un ventenne s'aggiustò l'impermeabile che stava indossando e cominciò ad avviarsi verso la sua pasticceria preferita, la proprietaria aveva, da qualche giorno, iniziato a produrre una nuova leccornia, e il ragazzo, in quanto persona con un debole per i dolci, s'era messo in testa d'andare ad assaggiarli, poco gli importava delle prediche del padre e dei fratelli. Sia ben chiaro, il ragazzo, che faceva di nome Aziraphale, rispettava le regole familiari, faceva i compiti (anche se aveva iniziato più volte un'accesa discussione con la professoressa di letteratura inglese, ma solo perché la donna non riusciva a comprendere la bellezza degli scritti di Wilde), non rientrava mai dopo il coprifuoco (in realtà preferiva rintanarsi nella libreria del padre, e dato che la famiglia di Aziraphale possedeva l'appartamento soprastante, non era difficile rientrare prima che scoccasse l'ora del coprifuoco), andava tutte le domeniche a messa (per quanto una piccolissima parte della sua mente fosse convinta che Dio non smettesse d'amare i suoi figli solo perché diversi), aveva frequentato i corsi di sciabola che il padre gli aveva fatto seguire (e anche qui c'erano delle perplessità nella mente del giovane, dato che non si vedeva adatto a fare sport come i suoi fratelli, che continuavano a seguire i corsi), insomma poteva essere considerato un modello per i suoi coetanei, ma quando si trattava di non indugiare troppo sul cibo e non farsi tentare troppo dal profumo della crema, Aziraphale non riusciva a resistere e riversava i propri pensieri su una bella fetta di torta dell'angelo e si sentiva felice, era uno dei momenti più sereni che riusciva a vivere, insieme ai libri, che lo aiutavano a viaggiare ed esplorare mondi, persone, sentimenti.
Una leggera lacrima andò a mescolarsi con il tè e Aziraphale s'asciugò la guancia bagnata, magari una piccola passeggiata al parco l'avrebbe aiutato, così pagò ed uscì dalla pasticceria, ma una volta fuori dal negozio fu la pioggia ad accoglierlo, e il ragazzo pensò che sarebbe stato meglio attendere che finisse piuttosto che bagnare i propri vestiti, ci teneva al suo soprabito, quando una voce attirò la sua attenzione.
"Diventerai vecchio decrepito a furia d'aspettare."
Aziraphale si voltò alla sua sinistra e vide un ragazzo della sua stessa età coi capelli rossi raccolti in una bassa coda che indossava gli occhiali da sole nonostante il maltempo.
"Ciao Crawly", provò a pronunciare bene il nome.
"Crowley."
Il tono freddo e la linea sottile della bocca non sembrarono ad Aziraphale un buon segno per continuare la conversazione, tuttavia non riuscì a trattenere un piccolo sorriso e a rimanere in silenzio. "Crowley, giusto... Mi sbaglio sempre... Come mai da queste parti?" gli domandò, ultimamente non gli era capitato di vederlo in giro.
L'altro ragazzo scrollò le spalle. "Passavo di qui," abbassò la testa e gli occhiali gli scesero leggermente sul naso, "era da tempo che non facevo una passeggiata da queste parti."
Il sorriso di Aziraphale s'allargò ulteriormente. "Stavo andando al parco, vuoi venire con me?"
"Con questa pioggia?" Crowley si voltò nella sua direzione ed alzò un sopracciglio scettico. "Non sono un amante del maltempo."
"È un peccato che sia nato a Londra allora."
La sua risata non contagiò l'altro ragazzo, che ne approfittò del momento di silenzio che s'era venuto a creare per rimettere a posto gli occhiali, così Aziraphale iniziò a torturarsi le mani e a guardare a destra e manca, alla ricerca di un argomento di cui parlare, ma la mente era completamente vuota.
"Ho letto quel libro che mi avevi consigliato", cominciò un discorso Crowley, che aveva portato una mano dentro la tasca dei pantaloni, facendo finta di non notare il barlume negli occhi dell'altro ragazzo.
"Ti è piaciuto?"
Nonostante non si vedessero spesso, ogni tanto a Crowley capitava di fare un giro nella libreria di Aziraphale, e quest'ultimo ne approfittava per parlare dei libri che aveva letto e amato, e ogni tanto capitava di consigliarli anche a Crowley, che preferiva di gran lunga una bella macchina da presa ad una copertina.
"Con l'alcol e un collegiale inconsapevole di essere bisessuale, direi che non è stato male."
Il sorrisetto furbo di Crowley fece alzare gli occhi al cielo ad Aziraphale, in un atto di finta disperazione. "Non è scritto da nessuna parte che Charles era innamorato di Sebastian, e solo questo t'è piaciuto?"
"Beh, Jeremy Irons era accettabile come Charles."
"Hai visto la serie?!" chiese scandalizzato il biondino, la malinconia di pochi minuti prima era come scomparsa.
"Solo dopo aver letto il libro, lo giuro sul mio cuore innocentissimo."
"E dove l'avresti vista?"
"Su un sito pirata, ovvio."
"Non sarebbe... Come dire... Illegale?"
"Probabile, ma ho creato un account a nome di Hastur, non sospetteranno mai di me."
Aziraphale dovette tornare a guardare la strada per non mostrare il sorriso che non smetteva di allargarsi ogni secondo di più. "Che ne dici di parlarne in libreria?"
Crowley ingoiò a fatica, ma provò a far finta di niente. "Un santarellino che invita un orfano teppista a casa sua? Tuo padre sarà orgoglioso."
"Mio padre non s'accorgerà, se solo questa pioggia finisse..."
Il sospiro afflitto e lo sguardo a terra strinsero il cuore a Crowley, che aspettò ancora qualche secondo per poi allungare un braccio ed aprire un ombrello con la tinta tartan, che catturò lo sguardo del biondino. "Un passaggio?"
Appena visto il suo vecchio ombrello, Aziraphale spalancò gli occhi, per voltarsi nuovamente verso Crowley, quest'ultimo non riuscì a contenere un furbo sorrisetto, mentre gli zigomi iniziarono a tingersi di rosa, una controindicazione per essere uscito in pieno inverno con solo una giacca di pelle e una maglietta di cotone, così avrebbe risposto se qualcuno gliel'avesse domandato.
"Molto volentieri", rise Aziraphale, prendendo sottobraccio l'altro ragazzo e guidandolo verso la libreria, dato che Crowley era intento o a fissare quelle due mani che gli stringevano il braccio oppure a guardare di sfuggita dove metteva i piedi, giusto per non inciampare.


"Credimi, avrei preferito diventare invisibile."
La risata grossolana di Crowley invase la stanza, provocando sguardi accusatori che fecero imbarazzare ancora di più Aziraphale, tant'era che il ragazzo fece di tutto per zittire l'amico, prima riprendendolo poi chiamandolo e alla fine si vide costretto a tappargli la bocca con entrambe le mani, ottenendo quasi subito il risultato che voleva: Crowley si zittì e rimase a fissare il volto concentrato dell'altro, sperando con tutto sé stesso che nessuno sentisse il battito accelerato del proprio cuore, decisamente più rumoroso della precedente risata.
"Perdonami, caro, ma era necessario", con molta calma, Aziraphale si allontanò, sfiorando il volto del ragazzo con tanta disinvoltura e affetto che Crowley dovette fare mente locale, ricordarsi chi era e da dove veniva, cosa un po' difficile data la sua delicata condizione.
"Ngk-Non c'è problema." si ricompose un po' e si passò una mano sul volto, avvertendo le guance roventi, maledizione quanto sentiva caldo lì dentro, e lui amava gli ambienti riscaldati.
Gli occhi azzurri di Aziraphale lo scrutarono per qualche secondo come se fosse un esemplare di un animale esotico, e scese lungo lo schienale, incrociando le braccia davanti al petto, e spostò lo sguardo su un uomo che stava sfogliando un libro.
"Non siamo in biblioteca, posso far rumore quanto voglio!" urlò l'ultima parte della frase, facendo prendere uno spavento all'uomo che fece quasi cadere il libro, l'effetto desiderato da Crowley che sghignazzò per l'accaduto, mentre Aziraphale cercava di trattenere l'impulso di alzarsi e dire a quell'uomo di non maltrattare un libro, tuttavia il pensiero di non essere il proprietario della libreria gli fece ingoiare il fastidio provato, come poteva suo padre lasciare che libri così belli potessero essere venduti a mani che probabilmente li avrebbero sgualciti, a occhi che non avrebbero colto la bellezza delle parole in essi contenute, a bocche che avrebbero parlato male degli autori, come poteva accadere un simile disastro?
"Il punto è", Crowley riprese a parlare mentre tornava a rivolgersi ad Aziraphale, adesso che le guance erano tornate ad un colorito normale, "che non puoi pretendere di studiare tutto Shakespeare, o di fare ulteriori approfondimenti sull'Amleto. Non è poi tutto questo granché, ve--"
"Non ti piace?!" Aziraphale alzò la voce nell'interromperlo, questa volta incurante degli sguardi infastiditi dei probabili clienti, Amleto era certamente più importante di alcune persone che avevano scambiato la libreria per una biblioteca.
Crowley scrollò le spalle con disinvoltura ed appoggiò la guancia allo schienale per guardare Aziraphale. "È una tragedia, letteralmente! Le commedie sono senza dubbio migliori."
Il volto d'Aziraphale s'illuminò, una cosa nuova che sapeva di quello che poteva considerare a metà strada tra conoscente e amico; con il tempo, infatti, aveva imparato alcune cose su Crowley, non era un fan del cibo, era solito prendere in prestito cose altrui (che non avrebbe mai restituito), amava le automobili d'epoca, detestava un ragazzo più grande di loro di nome Hastur, aveva perso i genitori quand'era molto piccolo e per questo aveva trascorso l'infanzia e l'adolescenza in una casa famiglia, dato che nessun parente s'era presentato per prendersi cura di lui, amava la musica, tra tutti gli artisti però i Queen occupavano il primo posto nel suo cuore... Curioso, anche se completamente diverso da Aziraphale, ma sapere che aveva un debole per le commedie di Shakespeare lo faceva sentire più simile a lui.
"Allora avrai letto sicuramente Sogno di una notte di mezz'estate."
La mano del ragazzo dai capelli rossi compì gesti vaghi. "Qualche pezzo... Mph... Sì."
Aziraphale sbuffò divertito ed alzò gli occhi al cielo: "Hai visto il film", dichiarò tornando ad osservare come Crowley s'agitò sul posto.
"Ti do due motivi: Anna Friel e Dominic West, perfetti per Ermia e Lisandro."
"I film rovinano di solito un buon libro."
"Ma possono creare anche delle perle, libri o meno, Cuori senza età per esempio, La tata, Friends..."
"Ma sono serie tv."
"Quello che sono, ma sono fantastici."
"Non mi piace la televisione."
"Con tuo padre che ti fa vedere solo Tutti insieme appassionatamente, anch'io impazzirei e direi di odiare la televisione."
"Non è così."
"Ah no? E come sarebbe?"
Aziraphale aveva appena aperto la bocca, quando una donna s'avvicinò a loro.
"Scusate..." richiamò la loro attenzione e i due si voltarono nella sua direzione per sapere cosa volesse. "Non c'è nessuno alla cassa. Dov'è il proprietario?"
Aziraphale stese le labbra in un sorriso cordiale che non sentiva veritiero. "Mio padre dovrebbe arrivare a minuti, ma quel libro non è adatto a una persona come lei."
Crowley si voltò immediatamente nella sua direzione con entrambe le sopracciglia alzate. "Potrebbe trovare molto più interessante Cinquanta sfumature di grigio, lo vendono a due isolati da qui."
"Ma io sono interessata a questo."
"Sono certo che la raccolta dei racconti sul ratto delle sabine preferisca un altro proprietario."
La signora, mantenendo un'espressione scandalizzata e offesa, posò in malo modo il libro e se ne andò, promettendo che non avrebbe mai messo più piede in quella libreria, provocando una risatina contenuta ad Aziraphale, soddisfatto del risultato... Che potesse essere un'idea futura? Cacciare i probabili acquirenti con ben altre proposte... Se la libreria fosse diventata sua, quante migliorie avrebbe portato.
"Per fortuna che è tuo padre il proprietario, altrimenti faresti andare in bancarotta questo posto!" Crowley sembrò leggergli nel pensiero, e il biondino si mise a ridere.
"Tranquillo, non succederà."
Crowley s'alzò per stiracchiarsi, gli occhi di Aziraphale non riuscirono a staccarsi dai glutei dell'altro ragazzo stretti in un paio di jeans attillati.
"E come farai?" gli domandò, portandosi le mani ai fianchi e si girò, cogliendo l'amico in fallo, o almeno questo credeva Aziraphale, fortunatamente Crowley non fece alcuna annotazione.
Dopo aver spostato il prima possibile lo sguardo ad un angolo della libreria.
"Troverò un modo", gli rivolse un sorriso innocente che nascondeva una malizia che diede i brividi all'altro, tant'è che Crowley si portò una mano dietro il collo e chinò la testa, non nascondendo un timido sorriso che gl'increspò le labbra.
"Accidenti, con quella faccia d'angelo riusciresti a fottere chiunque."
A quella confessione pronunciata con un sussurro e un tono inusuale, quasi dolce, Aziraphale arrossì e sentì il cuore cominciare a battere velocemente: "Cosa?"
"Niente!"
Crowley s'aggiustò gli occhiali e percorse la libreria a lunghe falcate, seguito dall'altro. "Dove vai?"
"De-devo andare," ricevette come risposta, non venne degnato di uno sguardo, "gli altri mi staranno aspettando."
Aziraphale abbassò la mano che aveva teso per prendergli la giacca ed intrecciò le dita in un groviglio inestricabile.
"Ci rivedremo?" domandò con una vena di speranza nella voce.
Crowley irrigidì le spalle e si voltò appena: "Perché no?"
"Mio padre vorrebbe che vada a studiare fuori."
La notizia fece calare un gelo nella stanza, e Crowley si voltò definitivamente verso Aziraphale, per la prima volta si tolse gli occhiali, e il biondino potè vedere finalmente gli occhi dell'amico.
"Dici davvero?"
Aziraphale rimase incantato fissando quegli occhi preoccupati, agitati, impanicati.
"Aziraphale, stai dicendo sul serio?"
Il tono allarmato di Crowley fece tornare Aziraphale alla realtà, ed abbassò gli occhi, dispiaciuto per dare una simile notizia, ma fu costretto ad annuire. "Dovrei partire tra un mese."
"Per dove?"
"Nel continente, non lo so con certezza."
"Opponiti."
Aziraphale ritornò a guardarlo. "Come?"
"Di' che non vuoi, che preferisci rimanere qui, a Londra, che hai degli amici che non vuoi abbandonare."
Nonostante quello che aveva detto Crowley fosse vero, Aziraphale chinò la testa e debolmente negò, non poteva farlo, non voleva recare un simile dolore al genitore.
"Mi dispiace."
Crowley prese un profondo respiro, chiuse le palpebre e poi tornò a parlare, cercando di essere ottimista: "Magari andrai a Parigi, e avrai finalmente la possibilità di mangiare una crêpe."
La possibilità, unita all'evidenza che anche Crowley si ricordava delle cose che si raccontavano, fece sorridere il biondo ragazzo, anche se la vista era leggermente appannata agli angoli e il labbro inferiore era scosso da leggeri tremolii.
"A questo non avevo pensato", confessò scoppiando poi in una risata che contagiò Crowley.
"Visto? A che servono gli amici se non a farti vedere il lato positivo della faccenda?"
Affermato quello, le risate svanirono come se non fossero mai esistite, e i due si guardarono negli occhi senza pronunciar parola.
"Ti verrò a salutare."
"Ci conto."
I due ragazzi si salutarono così, con la promessa di rivedersi l'indomani; al solo pensiero, i cuori di entrambi esultavano di gioia nella speranza di potersi vedere, di trovare un modo, uno qualsiasi, per tenersi in contatto nonostante la lontananza, Crowley avrebbe proposto il cellulare oppure i social nedia, mentre Aziraphale avrebbe sicuramente optato per una classica lettera, di quelle che si inviavano nel diciottesimo o diciannovesimo secolo, un modo l'avrebbero trovato, sicuramente... Bastava solo che Crowley andasse a salutare Aziraphale il giorno della partenza.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***






"Mio caro Crowley,
Mi sarebbe piaciuto vederti arrivare. Di tutte le persone che erano presenti, eri l'unico che mi è veramente mancato. Mi sono mancate le tue battute, le tue raccomandazioni poco raccomandabili, mi sarebbe piaciuto poter avere un tuo indirizzo, o qualsiasi altra cosa, per poterci scrivere. Mio padre m'ha permesso di comprare un cellulare, così da poter rimanere in contatto senza problemi, avrei desiderato che fossi tu ad insegnarmi come usarlo. Perché non sei venuto?
Spero davvero che non sia successo niente di grave. Ti prego, rimani fuori dai guai, non farti del male, ti prego fallo per me. Non vorrei sapere che t'è successo qualcosa mentre sono via.
Nella speranza di poter tornare presto a casa, così ci possiamo incontrare, ti auguro una buona giornata, spero che il mio pensiero ti arrivi.
Tuo, Aziraphale.
"


"Mio caro Crowley,
Sono passati due mesi da quando ho lasciato Londra, Roma è stupenda, ha delle chiese meravigliose, ovunque ti giri trovi un'opera d'arte, una fontana, una piazza, è incredibile; sono sicuro che tu l'ameresti per quanto è caotica. Le persone però sono così disponibili, ti aiutano, sorridono sempre, è proprio vero che sono disposti ad aiutare il prossimo e a trovare il lato bello della vita. La cosa divertente è che anche se capiscono l'inglese, ti rispondono in italiano come se fossi del posto, ed è una gioia sentirtene parte. Alcuni ragazzi mi stanno insegnando alcune parole, tipo '
vaffanculo', 'stronzo', e molte altre, non vedo l'ora di poterle usare in un discorso.
Tu come stai? Spero tutto bene, prego Dio che non abbia avuto problemi con Hastur, non provocarlo tanto, mi raccomando, per quanto possa essere fastidioso, non fare nulla di avventato.
Con la speranza che le mie preghiere ti possano raggiungere, ti auguro una buona notte.
Tuo, Aziraphale.
"


"Mio caro Crowley,
Ormai queste piccole lettere che ti scrivo sono diventate più una sorta di diario... Ti ricordi quando abbiamo parlato dell'avanzare della tecnologia? Avevi detto che era bello poter sentire la voce di una persona cara che non vedevi da molto tempo... Quanto sono stato sciocco a darti torto, quella volta... Da nove mesi sono qui, le persone continuano ad essere meravigliose, ma da un paio di settimane a questa parte comincio a sentire nostalgia di casa... Ho provato a chiamare, ma la sensazione non è scomparsa... Papà ha detto che sarei dovuto rimanere ancora un po' qui... In quel momento mi sarebbe tanto piaciuto poter sentire la tua voce... Mi manchi, Anthony J. Crowley, mi manchi tantissimo...
Spero di poterti rivedere presto, ho un sacco di cose da raccontarti.
Tuo, Aziraphale.
"


"Mio caro Crowley,
Indovina? Tra pochi giorni parto! Ritorno a casa! Mio padre m'ha concesso una piccola pausa dagli studi, ha detto che i voti sono buoni, devo lavorarci per renderli ottimi, ma se tornare a Londra significa ottenere risultati migliori allora mi concede di tornare per Natale! Sono così felice! Ho così tante cose da dirti, così tante cose da raccontarti, non basterebbe una vita intera per farlo! Ho comprato anche qualche pensierino, mentre passeggiavo per le strade delle città, qualsiasi cosa mi faceva pensare a te l'ho comprata! L'idea di vederti subissato dai miei regali mi riempie di allegria! Ogni giorno mi alzo facendo la conta di quanti giorni mancano prima che possa rimettere piede a Londra...

So che questa lettera non ti arriverà mai, e so anche che magari in questi nove mesi tu ti sia dimenticato di me, ma vado a dormire pregando ogni notte Dio che, anche solo per dieci minuti, possa avere la possibilità di rivederti... Ti prego, Crowley, fa che c'incontriamo da qualche parte, in libreria, oppure nella pasticceria che mi piace tanto, quella dove ci siamo visti l'ultima volta, dove ti è più consono, certo non in un luogo molto affollato, lì mi sentirei a disagio, ma qualsiasi posto che sia accogliente ed intimo per me va bene.
Nella speranza di poterti rivedere presto, ti auguro una buona notte, mio caro,
Tuo, Aziraphale
"


"Crowley,
Sono appena ripartito.
Mi sarebbe piaciuto poterti incontrare per le strade di Londra, sai, ero così contento di poterti rivedere... Ma non ti ho visto da nessuna parte... Ti avrei raccontato del mio trasferimento a Parigi, avrei colto l'occasione per chiederti il numero di telefono, o l'indirizzo di dove alloggi, per poter finalmente scambiarci lettere o chiamate, invece non ti ho visto da nessuna parte.
Sono stato uno sciocco a sperare che ci potevamo incontrare, a cercare in ogni angolo della città i tuoi bellissimi capelli rossi, anche perché come facevi a sapere del mio ritorno? Non potevi, non ho niente per comunicare con te, non hai avuto neanche il desiderio di salutarmi mesi fa, quando sono partito... Cosa dovevo aspettarmi... Evidentemente non sono un amico così importante come mi hai sempre fatto credere... Sciocco da parte mia crederti, ma in fondo cosa potevo aspettarmi da un ragazzo che viene dall'orfanotrofio? L'ha detto anche Gabriel, non sei mai stato un buon amico... E pensare che ti trovavo interessante, così diverso da me, eppure un ragazzo con cui mi trovavo completamente in sintonia... Che ingenuo che sono stato, magari era tutto uno scherzo per divertirti con quei tuoi amici, alle mie spalle... Magari ridendo di colui che è felice di seguire gli ordini del proprio padre? Sai cosa ti dico, Anthony J. Crowley? Che mi sta bene, mi stanno bene le regole di mio padre, senza di esse sarei perso, ho una famiglia straordinaria, con un padre che mi vuole bene e dei fratelli che farebbero di tutto per vedermi felice!
Spero di non rivederti mai più,
Aziraphale.
"


"Caro Crowley, sono trascorsi alcuni mesi da quando ti ho scritto l'ultima volta, da quando sono ripartito per il continente.
Parigi è stupenda, ho avuto modo di girare per tutti i musei, sono andato al Louvre, al museo D'Orsay, Notre Dame, Crowley... Notre Dame! È terribilmente bella, ed affascinante, entri e ti senti piccolo, minuscolo... L'uomo è davvero capace di fare cose straordinarie! Una notte, pensa, ho sognato di noi, all'interno di Notre Dame, di notte, te che mi salvavi da uomini poco raccomandabili e, insieme, uscivamo dalla chiesa per andare a mangiare delle crepes. Dio non me ne voglia per questi sogni.
Le ho assaggiate, le crepes, e sono la cosa più buona che abbia mai mangiato! Ho iniziato anche a bere qualche bicchiere di vino, di quelli di buona qualità, ora potremmo festeggiare bevendo litri di champagne!
...
Mi manchi... Posso far finta di star bene, ma mi manchi... Credo che era una canzone italiana, non ricordo bene, alcuni italiani hanno provato a tradurmela...
Mi dispiace averti trattato in quel modo, l'ultima volta che ti ho scritto... Non ero in me, desideravo tanto poterti rivedere, che la rabbia e la delusione di non averti trovato hanno preso il sopravvento in me... Mi dispiace... Anche se non puoi saperlo, mi sento male ad averlo fatto, è come se avessi rovinato quella profonda amicizia che ci lega. Spero mi possa perdonare, un giorno.
Ora devo andare, domani m'aspetta la lezione di un corso. Sto studiando teologia, insieme a qualche corso di letteratura inglese ed europea, non credo d'avertelo detto. No, non ho intenzione di diventare prete, tranquillo, già ti sento trattenere il fiato per non scoppiare a ridere. Sai che mio padre ci tiene alla religione, quindi perché non farlo contento? Inoltre, il fatto di poter studiare le letterature degli altri paesi m'affascina un sacco! Oh, sapessi Crowley, quanti libri meravigliosi sono stati scritti, mai quanto Oscar Wilde, ma meravigliosi ugualmente! Ho studiato filologia, gran bella materia, e ti dirò... Non mi dispiacerebbe poter iniziare ad acquisire le versioni originali, oppure le prime copie, dei diversi libri, così da poter leggere con i miei stessi occhi le vere intenzioni dell'autore! T'immagini? Studiare il loro pensiero, il loro modo di scrivere... Se erano perfezionisti oppure scrivevano come meglio credevano, senza porsi tanti quesiti... Tutto questo se mio padre deciderà d'affidare a me la libreria, io lo spero tanto.
Ti ringrazio per ascoltarmi, ci sentiamo la prossima volta,
Aziraphale
"


"Caro Crowley,
Indovina chi ho incontrato alcune settimane fa?
Credo di non avertelo mai raccontato, nella realtà. Avevo incontrato, un giorno, durante una festa di compleanno ad un parco, un ragazzino, con una corona tra i suoi capelli rossi... Non giocammo, perché cominciò subito a piovere, ma era simpatico, e io gli piacevo, dopo pochi secondi che avevamo iniziato a chiacchierare, non era mai successo fino a quel momento che piacessi a qualcuno.
L'ho incontrato in una pasticceria, è diventato un bell'uomo... Ha ancora quei lunghi capelli rossi, mi ha chiesto indicazioni, e poi ci siamo messi a parlare, con qualche parola in francese io e lui con un inglese dall'accento francese... Ha detto che s'era trasferito in Francia con la famiglia quando era piccolo, non ho avuto il coraggio di chiedergli se si ricorda di me, ma il solo pensiero di ricevere un no mi farebbe star male, anche perché sono un po' cambiato da quella volta, sono diventato un po' più robusto, anche se Gabriel m'ha detto che devo perdere peso... No, preferisco poterlo frequentare e conoscere così, come se fosse un amico, una nuova conoscenza.
Non puoi immaginare la gioia quando m'ha detto di chiamarsi Raphael, quando l'ho notato ho avuto qualche sospetto di conoscerlo, ma quando mi s'è avvicinato e poi s'è presentato non ho avuto più dubbi!
È così bello parlare con lui, è sorridente ed incoraggiante, fa il fotografo, mi ha chiesto di posare un paio di volte come modello per lui, ma mi vergogno... Mi piace trascorrere il tempo con lui, mi piacerebbe poter approfondire di più la conoscenza, magari poterlo invitare a cena, qualche volta, trascorrendo una serata con una buona bottiglia di vino a farci compagnia... Raphael... Raphael ed Aziraphale... Mi domando se posso interessargli sotto quel punto di vista... Non ha dato alcun segnale a riguardo, e non voglio espormi tantissimo, non vorrei essere mal giudicato.
Augurami buona fortuna, mio caro, credo che ne avrò bisogno, con uno così bello non credo di aver molte possibilità.
Aziraphale.
"



"Mio caro,
Quanto tempo è trascorso da quando ho scritto su questo quaderno? Anni, direi, l'avevo riposto in un angolo della camera per poi sovrastarlo con altri libri, quaderni, dimenticandomene completamente.
Nel fare i bagagli, l'ho ritrovato e mi sono fermato un attimo a leggerlo.
Quante cose sono cambiate, e quanto fanno sorridere le parole che scrivevo.
Dopo anni trascorsi a Parigi, torno a Londra, questa volta in maniera definitiva. Mio padre è venuto a mancare da un paio di giorni, in famiglia hanno bisogno di me, ed ho deciso che è arrivato il momento di tornare a casa.
In tutto questo tempo mi sono laureato ed ho lavorato duramente tra librerie e biblioteche. Gabriele m'ha detto che è proprio l'ideale visto che nostro padre aveva deciso d'affidarmi la sua libreria e se da una parte sono felice di questo, la gioia non riesce ad assopire il dolore della perdita. Fortunatamente, ho Raphael al mio fianco che non mi ha mai lasciato solo un istante, devo ringraziare Dio se ho un angelo al mio fianco.
Ho domandato a Gabriel se poteva venire un'altra persona con me, è stato molto comprensibile  ed ha accettato.
Arriveremo a Londra questa notte, e domani mattina ci saranno i funerali.
Mi sarebbe piaciuto tornare a casa per un'occasione più gioiosa, magari annunciando il fidanzamento mio e di Raphael, eppure non è andata così... Avrei voluto sapere se papà era d'accordo, se trovava Raphael degno della sua fiducia, ma ho atteso troppo, sarà un peso che dovrò portarmi dentro.
Come avrai immaginato, credo che questa sarà l'ultima volta che ti scriverò, mio caro, sei stato un ottimo compagno di viaggio, nei momenti belli e in quelli meno belli mi hai fatto compagnia, hai ascoltato i miei discorsi, sempre con pazienza, e di questo te ne sarò eternamente grato.
Spero che, durante questi anni, abbia realizzato i tuoi sogni... Io sono quasi arrivato a realizzarli tutti. Pregherò il Signore che, ovunque tu sia, stia bene e felice.
Per un'ultima volta,
Aziraphale.
"

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***






L’aria di Londra l’accolse con un leggero vento che gli scompigliò i capelli; Aziraphale chiuse gli occhi ed inspirò profondamente inebriandosi degli odori tipici della sua città. Le altre città che l’avevano ospitato erano meravigliose, a suo parere, però niente era paragonabile alla sua amata Londra. Peccato che il motivo per cui era tornato, questa volta per sempre, non era dei più gioiosi, difatti l’uomo chinò il capo, colto da un attacco di tristezza.

Una leggera mano si posò sulla sua schiena ed Aziraphale si lasciò cullare dalla sensazione di serenità che il gesto gli infondeva.

“Stai bene?” una voce rassicurante gli sussurrò vicino l’orecchio, lui si voltò per sorridere alla persona che aveva dietro di sé.

“È sempre piacevole tornare a respirare l’aria di casa. Mi sarebbe piaciuto poterlo fare per un’occasione più gioiosa”, le sue labbra tirarono un sorriso, mentre la tristezza veniva celata dietro i suoi occhi.

L’accompagnatore di Aziraphale poggiò le labbra tra i suoi capelli. “Vedrai che andrà tutto bene, Azi.”

Il sorriso di Aziraphale raggiunse appena gli occhi e l’uomo chinò la testa all’indietro, rilassandosi contro la spalla dell’altro.

“Grazie per essere venuto, Raphael. Non so come avrei affrontato tutto questo senza di te.”

Raphael strinse appena le dita intorno alla spalla di Aziraphale, chiudendo gli occhi per godersi i flebili raggi.

“Qualunque cosa per te, Azi.”

Aziraphale riaprì gli occhi, fermandosi dal torturare le proprie dita. Dover assistere al funerale di suo padre insieme all’intera famiglia, per poi dover ascoltare la lettura del testamento, non era una cosa che apprezzava. I suoi fratelli, Gabriel e Sandalphon in particolar modo, sapevano essere una tortura delle volte.
Per sua fortuna, Raphael aveva deciso d’accompagnarlo, cogliendo l’occasione per presentarsi ufficialmente.

I due uomini si frequentavano ormai da cinque anni, conosciutisi per un indirizzo sbagliato; Raphael era un architetto di giardini e, per errore, aveva suonato al campanello di Aziraphale, convinto di dover vedere una terrazza per iniziare un nuovo progetto. Aziraphale ricordava con gioia quel momento, rimanendo affascinato dai capelli dell’altro e tornando con la mente a quand’era bambino, trovando strana la coincidenza d’incontrare un altro Raphael, dai capelli rossi, a cui risultava immediatamente simpatico. L’uomo non aveva mai avuto il coraggio d’approfondire la cosa, desiderava soltanto godersi la gioia e la felicità di trascorrere una parte della propria vita con quell’uomo meraviglioso. Il resto, beh, poteva aspettare.

Aziraphale venne riportato al presente dallo squillare del suo cellulare, stirò le labbra in un altro sorriso e posò la mano sopra a quella di Raphael, voltandosi a guardarlo.

“Credo sia ora.”

Raphael annuì e gli diede un bacio sulla fronte, nel tentativo di rassicurarlo.

“Sono con te, Azi.”

Ad Aziraphale bastò quella frase per sentirsi pronto ad affrontare la propria famiglia.


Con un velo di nostalgia, Aziraphale sfiorò la copertina di un libro, erano trascorsi anni dall’ultima volta in cui aveva messo piede nella libreria di famiglia. Poter diventare proprietario della libreria era sempre stato il suo sogno, aveva studiato, s’era specializzato nella filologia, adesso poteva raccogliere i frutti di tutto ciò che aveva assimilato durante la sua giovinezza… Eppure, la reazione dei suoi fratelli non era stata delle migliori.
Sandalphon, che tra tutti era quello più attento ai guadagni, cercava di convincere Aziraphale a vendere la libreria, sostenuto da Gabriel, ormai divenuto detentore delle proprietà di famiglia, che non vedeva alcuna risorsa in quel mucchio di carta e polvere. Micheal ed Uriel s’astenevano dal commentare, cominciando già a pensare ad un piano d’azione con gli affari di famiglia più delicati.

Per Aziraphale, quella libreria non era un involucro insignificante, a cui non prestare la minima attenzione, pieno di cianfrusaglie, carta e polvere. C’era la storia contenuta in quei libri, ogni angolo di quella libreria conteneva infiniti ricordi. Il padre di Aziraphale, forse, era a conoscenza di ciò, e forse sapeva che tra i suoi figli Aziraphale era l’unico in grado d’apprezzare e valorizzare quel luogo.

Uno sguardo colmo di determinazione attraversò gli occhi di Aziraphale, che mostrò la sua decisione stringendo un pugno vicino al cuore, poteva farcela!

“Allora?” la testa rossa di Raphael sbucò dietro uno scaffale, raggiungendolo con un sorriso incoraggiante.

“Raphael, io…”

Il pugno si sciolse e la mano tornò lungo il fianco, come poteva dire a Raphael che non era intenzionato a tornare a Parigi, ma di rimanere lì, in quella libreria?

Raphael chiuse gli occhi e sbuffò divertito, prima di scoccare un bacio sulla fronte del suo compagno.

“Dammi tempo una settimana, per sistemare tutte le pratiche, e torno qui.”

“Ma, Raphael —”

Un dito si posò sulle labbra di Aziraphale, zittendolo all’istante.

“Hai studiato per questo, entrambi lo sappiamo. Mi hai raccontato tante volte quanto tuo padre si raccomandava di questa libreria. Immaginavo cosa sarebbe successo, una volta arrivati qui.”

Aziraphale abbassò lo sguardo, cominciando a stropicciare l’estremità del gilet, ma due dita di Raphael lo fecero delicatamente voltare verso il rosso, di nuovo.

“Per questo, appena mi hai chiesto d’accompagnarti, ho cominciato a cercare un posto per il mio ufficio, qui a Londra. Tra due settimane sarà pronto, ma devo andare a firmare le ultime pratiche per il trasloco, ce la farai a stare qui per una settimana da solo?”

Alla notizia, gli occhi di Aziraphale divennero lucidi e un sorriso gli illuminò il volto; fu come se l’uomo fosse stato in grado di emanare luce propria.

“Sei un essere meraviglioso, Raphael. Grazie!”

“Sarai in grado di cavartela coi tuoi fratelli?”

Gli occhi verdi di Raphael sembravano voler scrutargli l’anima, alla ricerca di una qualche nuvola nera che poteva far rattristare Aziraphale; tuttavia, l’uomo negò.

“Conoscendoli, non verrebbero a trovarmi finché questa libreria non verrà venduta.”

I due uomini si guardarono intensamente negli occhi, prima d’abbracciarsi.

Solo una settimana, durante la quale Aziraphale doveva davvero sperare di non ricevere visite da Gabriel e Sandalphon, e poi avrebbe cominciato la sua nuova vita a Londra, insieme a Raphael.

Contrariamente a quanto s’aspettava, la sua famiglia non fece storie nel conoscere il suo compagno, probabilmente perché il funerale e la lettura dell’eredità avevano avuto la priorità.
Bisognava vedere cosa sarebbe accaduto più in là.


“Fai attenzione.”
“Non immergerti troppo in un libro evitando i clienti.”

Con queste due frasi, Aziraphale e Raphael si salutarono, dopo essersi scambiati un leggero bacio.

Con un sospiro che nascondeva mille preoccupazioni riguardo la libreria, Aziraphale aprì la porta, facendo tintinnare il campanello. Un suono familiare che lo fece tornare indietro nel tempo, a quando da bambino vedeva clienti entrare ed uscire, annunciati sempre da quel tintinnio, mentre lui era impegnato a studiare o leggere qualche buon libro.

Cominciò a guardarsi intorno, pensando a cosa avrebbe potuto fare per migliorare la libreria. Aziraphale si tolse il soprabito, vedendo quanto i suoi piccoli movimenti alzavano un polverone. L’odore era persistente, e ad un’occhiata ben attenta poteva quasi capire perché non era considerata importante dai suoi fratelli, vecchi tomi e pergamene impolverate, troppo anche per i suoi gusti. Una piccola spolverata avrebbe giovato l’ambiente.

Magari il giorno dopo, si disse Aziraphale, in quel momento voleva semplicemente prendere un libro e sedersi su quel divano che tanto detestava da ragazzino, quello che avrebbe cambiato il prima possibile.

Prese Il Paradiso Perduto, ammirando con amore la copertina di pelle, dirigendosi verso il divano. Conosceva la libreria a memoria che non aveva bisogno di guardare dove metteva i piedi.

Una volta arrivato, soffiò sulla copertina per togliere la polvere eccessiva, pronto a sedersi ed immergersi nella lettura, quando diversi colpi di tosse ruppero il suo idilliaco silenzio.

“Che cazzo! Chi è che il disgraziato che —”

Il Paradiso Perduto cadde rovinosamente a terra, con un tonfo che sembrò rimbombare nella libreria, mentre Aziraphale osservava la figura di un uomo avvolto in stretti pantaloni neri, una maglietta nera, dove erano appesi degli occhiali da sole, e un giubbotto di pelle avvolto sotto la sua testa a mo’ di cuscino, ciocche rosse che cadevano ribelli e che risaltavano gli occhi dell’uomo, occhi che Aziraphale aveva già visto, una volta, molti anni prima, quando un ventenne s’era preoccupato della sua partenza per il continente.

“Aziraphale…” sussurrò l’uomo, con un’espressione spaventata e incredula.

Il cuore di Aziraphale perse un colpo nel sentire, al posto di una voce squillante da ragazzo, una voce roca di chi era abituato a fumare di tanto in tanto.

“… Crowley…”

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