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Prompt:Smalto
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Se c'era una cosa che suo padre gli
aveva insegnato e che continuava a ripetergli, era che una donna non doveva mai
piangere, perché se era felice, allora quel sentimento si rifletteva anche
sugli altri. Ed era vero.
Perché vedere Marinette che stava male, anche solo
per una cosa così frivola come uno smalto per unghie, gli metteva addosso una
sorte di inquietudine.
"Sono stata ore in fila per prenderlo, ma non ci sono riuscita." Le
aveva sentito dire alla sua migliore amica Alya di ritorno dal bagno.
Adrien se ne stava dietro una colonna pensando ai fatti suoi quando percepì le
due ragazze parlarne e non poté non notare tre parole nelle stessa frase,
ovvero smalto, edizione limitata, Agreste.
Non voleva origliare, ma sentire Marinette giù di
morale, soprattutto dopo che Chloè l'aveva schernita
per tutto il tempo soprattutto perché lei era riuscita ad accaparrarsi non una,
ma ben più di dieci boccette, gli fece issare le antenne.
Il giorno dopo, Marinette entrò in classe sfoggiando
un bellissimo color rosso sulle unghie, una tonalità mai vista prima in
commercio e che attirò subito l'attenzione della biondina 'so
tutto io' esordendo con "Sarà sicuramente un falso, non puoi averlo
trovato, è ormai terminato e ho parlato personalmente con Gabriel e mi ha detto
che non ne avrebbero prodotti più." Starnazzò saccente e altezzosa
guardandola dall'alto in basso come se Marinette
fosse un insetto da schiacciare. Marinette rimase in silenzio, non voleva rivelare il
nome del suo benefattore, anche se Alya aveva già capito tutto, soprattutto
dall'espressione accigliata di Adrien.
"Lasciala in pace, Chloè. Sei solo
invidiosa." Intervenne il modello.
"Scommetto che c'è il tuo zampino, vero?" Domandò la biondina
stizzita digrignando i denti.
"Anche se fosse, non sono affari che ti riguardano. A lei quel colore dona
parecchio." Adrien non aggiunse altro e si voltò appena in tempo a
salutare la professoressa appena entrata in classe.
Alya diede una gomitata a Marinette per attirare la
sua attenzione.
"Allora è vero? Te lo ha procurato Adrien?" Domandò nascondendo la
testa dietro a un libro. Marinette annuì con il capo e di rimando Alya fece il
segno di un cuore con le dita sfarfallando le ciglia innamorate.
"Devi raccontarmi tutto." Bisbigliò e la spiegazione arrivò durante
l'intervallo.
Marinette le disse che
Adrien si era presentato a casa sua con un pacchetto e quando lo aprì, trovò la
boccetta di smalto, il suo amico le aveva detto che si era ritrovato a
origliare inavvertitamente la conversazione delle due ragazze e visto che nello
studio di suo padre ne aveva viste alcune, aveva pensato di regalargliene una.
Lei non poteva accettare, perché se Gabriel se ne fosse accorto sarebbe stato
nei guai e non poteva permetterlo, ma Adrien aveva insistito dicendo che quello
era un regalo e che era contento di poter essere utile se quella era una cosa
che desiderava.
Lo aveva provato subito e con entusiasmo, nonostante la sbavatura perché mentre
Marinette lo aveva steso sotto il suo sguardo attento
e curioso, le mani della ragazza tremavano come una foglia e la pelle si era
sporcata leggermente.
Fortunatamente però un akumatizzato aveva
deciso di colpire Parigi e che con una scusa banale Adrien se ne era dovuto
andare via e lei non era riuscita a ringraziarlo a dovere.
Ci avrebbe pensato poi, anch' ella doveva scappare e raggiungere al più presto
Chat Noir.
La battaglia era molto ardua e nonostante Lady Bug e Chat Noir avessero usato
il loro potere speciale, non erano stati in grado di annientarlo al primo
colpo, e quando entrambi avevano capito come fare, ormai era tardi e l'ultimo
bip dei loro Miraculous li avvertì che era il momento
della ritirata per rifocillare i kwami.
Aprirono una botola e si nascosero all'interno delle fogne, dietro un muro.
Adrien però aveva ancora quel dubbio che lo assillava da giorni, era quasi
sicuro che Marinette fosse Lady Bug e aveva bisogno
di quel dettaglio per averne la certezza.
"Ho fame! Dammi il mio formaggio" Gli ordinò perentorio Plagg.
Adrien strinse gli occhi e chiese scusa mentalmente a Lady Bug per quello che
stava per fare.
"Ehm... Milady! Ho dimenticato il formaggio di Plagg,
hai qualcosa da potermi prestare?" Plagg inarcò un sopracciglio chiedendosi che cosa
stesse facendo quel decerebrato del suo portatore.
"Sì, certo. Ti passo un macarons." Macaron...
Adrien sorrise, un po' meno Plagg. Marinette allungò una mano, e fu in quel momento che
Lady Bug gli servì su di un piatto d'argento la prova tangibile della sua
identità, quello smalto rosso steso male non poteva essere assolutamente una
coincidenza.
"Non ho ancora ringraziato
Adrien, mi scusi solo un attimo, Alya?" Mormorò Marinette
alzandosi dalla sedia, e la castana annuì con un sorriso a trentadue denti. Marinette si avvicinò al suo compagno di classe e gli
sussurrò un agognato "Grazie per lo smalto."
Adrien le scoccò un'occhiata languida e piena d'amore.
Si alzò e le prese entrambe le mani portandosele al petto.
Il suo cuore batteva forte e le guance di Marinette
divennero cremisi e improvvisamente calde.
"Vedo che lo hai steso bene questa volta."
"S-sì" Balbettò confusa.
"Comunque sono io che devo ringraziare te." Disse con voce calda e
sensuale.
"Pe-perchè?" Marinette
ora tremava e se qualcuno non le avesse portato presto una sedia sarebbe
caduta, in quanto le gambe sembravano essere diventate di gelatina.
Adrien si avvicinò di più a lei, più precisamente al suo orecchio, Marinette sentì il cervello svuotarsi del tutto e brividi
scenderle lungo la schiena.
"Perché finalmente ti ho trovato, Milady."
*
FINE
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Prompt:
Respiro
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Erano
giorni che Adrien ci pensava e rimuginava sulla sua curiosità di sapere chi
fosse il ragazzo che aveva rubato il cuore della sua migliore amica Marinette.
Un po' era anche geloso doveva ammetterlo, perché negli ultimi tempi, la
ragazza, non le era più così del tutto indifferente.
E averla vista con il viso così innamorato mentre si apriva con lui, gli aveva
mandato lo stomaco in subbuglio e fatto desiderare che il ragazzo a cui erano
rivolte quelle parole così vere e sincere fosse proprio lui. Illuso...
Se ne era andato con una nota amara tra le labbra e quando fu a casa ripensò a
quel pomeriggio e a quanto gli sarebbe piaciuto sentire pronunciare il suo nome
invece che quel ridicolo "Pasticcino".
I continui lamenti di Plagg e quella stanza tetra e
fredda cominciavano a stargli stretti, come la voglia di Adrien di andare da Marinette e chiedere chi fosse quel famigerato "Pasticcino" e se era riuscita a
confessarle di amarlo. Speriamo di no...
Nemmeno il tempo di trasformarsi e di correre libero e leggiadro tra i tetti in
cerca di uno sfogo, che le sue gambe si mossero da sole verso quella terrazza.
E non era vuota.
Sulla sua superficie e appollaiata sulla balaustra con aria triste e sconsolata
c'era lei. La sua musa.
Si avvicinò di soppiatto, senza far rumore, non voleva che si accorgesse della
sua presenza, perché se all'ultimo avesse voluto fare dietro front sarebbe
stato imbarazzante, ma lei lo aveva già notato e rivolto uno tenero sorriso.
"Bonsoir,
principessa."
"Buona sera a te. Tutto bene?" Gli domandò senza chiedergli che cosa
ci facesse lì.
Chat Noir deglutì il nulla mettendosi di fianco a lei.
"Diciamo di sì."
"Stai vegliando su di me?" Sogghignò lei assottigliando gli occhi,
chiedendosi che cosa lo portasse da quelle parti.
Chat Noir di rimando si sentì pervadere da un senso di disagio che gli fece
perdere l'uso momentaneo della parola. Marinette lo aveva spiazzato, perché sì, la stava
tenendo d'occhio.
"N-no. Però ti ho visto triste e mi chiedevo chi ti avesse fatto perdere
il sorriso... Forse quel ragazzo?" Alludendo alla sua confessione d'amore. Marinette volse lo sguardo al cielo cercando di
scacciare le lacrime.
"Mmm..." Fece spallucce.
Era un sì o un no? Chat Noir non riusciva proprio a capire e quella curiosità
lo stava logorando dall'interno.
Qualcuno aveva osato fare soffrire Marinette? Allora
quel qualcuno l'avrebbe pagata e assaggiato il suo cataclisma.
"Vuoi... Vuoi parlarmene?" Osò dire. Marinette non rispose ancora, la vergogna era troppa.
Riusciva a combattere il male cavandosela egregiamente, ma non era in grado di
dire ad Adrien quello che provava per lui.
Che figura ci avrebbe fatto con Chat Noir?
"Scusami, non volevo essere invadente. Me ne vado, ok?"
"Abbracciami." Nemmeno Marinette sa come le
era uscita una richiesta così sfacciata.
Farsi abbracciare da Chat Noir? Perché?
Forse perché sentiva che anche lui era solo e un gesto simile lo avrebbe fatto
stare meglio?
In ogni caso, Chat Noir, fece come lei desiderava. Marinette si aspettava che la cingesse da davanti,
invece, con sua somma sorpresa l'aveva stretta per la vita.
Attorcigliò delicatamente le braccia attorno al suo ventre, erano così calde e
confortevoli, e aveva fatto aderire il busto sulla schiena. Marinette appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse
gli occhi dopo aver portato le mani sulle sue artigliate incrociandone le dita.
"Va meglio?" Le domandò.
"Potrei farti la stessa domanda." Rispose iniziando a farsi cullare
da lui seguendone i movimenti ondeggianti.
"Sì, va meglio." Incredibile come quella ragazza sapesse benissimo di
che cosa aveva bisogno anche con un sol sguardo.
Chat Noir inclinò il volto fino a che la guancia aderì perfettamente alla
tempia di Marinette.
Nessuno dei due osava dire qualcosa, bastava il sussurro dolce dei loro respiri
a solleticare la pelle ed esprimere quello che stavano provando.
Chat Noir sentiva indistintamente profumo di fragola e vaniglia entrargli nelle
narici e imprimere per bene l'essenza dell'amore, l'amore che provava per lei.
Sfregò il naso contro la guancia di Marinette ed ella
inclinò il volto di qualche grado, scoprendo il collo candido e invitante.
Chat Noir scese con la bocca su di esso, lasciando una scia infuocata dietro il
suo passaggio. Marinette fu rapita dal momento e non riusciva a
capire che cosa le stesse succedendo e perché il suo cuore batteva
all'impazzata.
Era Chat Noir, per dio. Perché non riusciva a scansarsi o lasciarlo andare?
Invece l'unica cosa che voleva era che lui non smettesse di farle sentire il
suo respiro addosso e che continuasse a farle toccare il cielo con un dito. Marinette chiuse di più l'abbraccio per evitare che
se ne andasse e si lasciò andare ad un sospiro piú
accentuato.
Chat Noir non desiderava essere da nessun altra parte.
Marinette voleva che restasse a coccolarla per sempre.
Anche lui chiuse gli occhi facendosi guidare dall'istinto.
Gli piaceva accarezzare Marinette, ma sapeva anche
che non si poteva spingere oltre, gli aveva chiesto solo un abbraccio e nulla
più, anche se percepiva che lei desiderava qualcos'altro. Marinette ruotò il volto e quando aprì gli occhi,
vide i suoi chiusi.
I loro volti erano vicinissimi ed entrambi sentivano i loro respiri caldi farsi
sempre più affannosi. Marinette avvicinò le labbra alla sue, percependole
intrise di menta, le sfiorò e lui sussultò rimanendo fermo, perché impietrito
da quel gesto inaspettato.
Gli solleticò poi il naso e ne baciò la punta, poi ritornò nella posizione
originaria e chiuse gli occhi.
Chat Noir invece li aprì chiedendosi mentalmente il perché di quel gesto.
Sorrise... Notando il petto di Marinette alzarsi e
abbassarsi a ogni respiro.
La sentì poi pesante. Si era addormentata su di lui.
Chat Noir la prese tra le sue forti braccia e la portò sul suo letto.
Dopo averle impresso un bacio sulla fronte, inalando per l'ultima volta il suo
respiro, se ne andò con il cuore e l'animo più leggero.
"Buonanotte, principessa."
*
FINE
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Prompt: Brina
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La bimbetta aveva percorso il vialetto del giardino di casa sua saltellando
felice.
Indossava un cappottino pesante blu e in testa un berretto di lana dello stesso
colore interamente fatto a mano.
Saltellava e calciava i ciottoli bianchi e grigi, gettandoli alcuni lontano,
altri sull'erba ai lati, intonando anche un motivetto allegro a mezze labbra.
Era felice, perché presto sarebbe arrivato Babbo Natale assieme alla slitta
carica di regali e casa sua era già addobbata per l'occasione.
Emma ammirava spesso l'enorme e imponente albero di Natale che troneggiava
all'ingresso di casa sua, posto tra le due scalinate, chiedendosi quali regali
poteva aggiungere alla lunga lista già stilata in precedenza per lei e per i
suoi due fratelli.
Si fermò davanti a una statua e di colpo si sentì pervadere dalla tristezza.
Camminò lentamente verso di essa affondando i piedi all'interno dell'erba
fresca e coperta da un sottilissimo strato di ghiaccio, il quale si stava
sciogliendo sotto i raggi caldi del sole che illuminava le ore del primo
pomeriggio.
Si bagnò leggermente le scarpe e sul suo volto si materializzò una smorfia di
disappunto pensando alla ramanzina che le avrebbe fatto sua madre Marinette una volta rientrata in casa. Poco importava,
ormai Emma si era rassegnata ai rimproveri e meno male che suo padre accorreva
sempre in suo aiuto.
Scostò alcune edere che erano cresciute di fronte il volto marmoreo e
sorrise.
Era molto bella quella statua, e suo padre le aveva detto raffigurare la nonna
che non era stata in grado di conoscere perchè
scomparsa prematuramente.
Adrien non parlava molto di lei, ma tante volte, Emma, lo vedeva di nascosto
sedersi di fronte alla statua e rimanere in silenzio, sospirare, asciugarsi
alcune lacrime e poi andarsene dopo aver lasciato ai suoi piedi delle rose
bianche.
Le stesse rose che ora erano ricoperte di brina.
Emma si abbassò e ne prese una tra le mani, cercando di togliere quel sottile
strato di ghiaccio che la rovinava.
"Ne porteremo altre." Una voce dietro di lei la fece sussultare e far
cadere quel fiore che andò a ricongiungersi assieme agli altri.
"Papà!" Esclamò sorpresa.
"Fa freddo, Emma. Rientriamo in casa." Mormorò Adrien allungandole
una mano.
"Perchè non parli mai di lei." Emma gli
puntò addosso uno sguardo truce.
Adrien deglutì e si morse il labbro inferiore.
"Io... io..."
"Com'era la nonna?"
Sul volto di Adrien si materializzò un bellissimo sorriso ricordando quello che
Emilie era abituata a fare qualche giorno prima di Natale.
"Entriamo in casa e lo vedrai."
* "ADRIEN! ADRIEN!" Lo richiamò
una voce bellissima "... vieni subito qui e riportami la bomboletta." Il biondino correva felice su e giù dalla
scalinata addobbata già a festa e ogni tanto si girava per vedere se sua madre
lo inseguisse. "Prendimi, mamma." Continuava a ripeterle
prima di veder comparire anche suo padre accanto a lei. "Quel bambino mi farà andare al
manicomio." Sogghignò incontro al marito. "E' ancora piccolo, lascia che si
diverta." Fece spallucce. "Sì, ma se non mi ridà la bomboletta non
terminerò mai l'albero di Natale in tempo per la cena di stasera."
Piagnucolò sospirando.
"Beh! A me non me ne importa, se Adrien
è felice, allora io sono felice di ricevere i miei ospiti con un albero spoglio." "Chissà Audrey che cosa dirà." Sospirò
affranta immaginandosi quella donna rimbeccarla a dovere per la casa
in disordine. "Ci penserò io se osa dire qualcosa con
la sua voce da oca starnazzante." Emilie sorrise e si sentì pervadere da un
senso di amore e appagamento, abbracciò il marito e gli stampò un tenero bacio
sulle labbra, venendo interrotti poi da Adrien mentre li scherniva. "Ah!-Ah! Si
sono baciati!"
"Tua madre è una donna straordinaria e
spero che un giorno tu sarai fortunato come me." Gabriel tenne occupato
Adrien giusto il tempo perché Emilie riuscisse finalmente a bloccare suo figlio avvolgendogli
le braccia intorno alla vita e a togliergli finalmente
dalle mani quella famigerata bomboletta spray. "Uffa! Non è giusto!" Adrien si
mise a piangere all'istante, come se gli avessero appena portato via il giocattolo
più prezioso, ma ci pensò sua madre a fargli tornare il sorriso
restituendogliela e aggiungendo che se voleva, poteva aiutarla a decorare
l'albero. "Sì! Mettiamo la brina!" "E' la neve, Adrien!" Lo corresse
sua madre sghignazzando e guardando fuori dalla finestra. "E' uguale." Puntò i piedi
iniziando a spruzzare a caso sull'albero. "Intendevo che fuori nevica..." *
"E sai una cosa?" Fece Adrien attirando l'attenzione della bimbetta
che teneva in mano quella bomboletta "... ogni volta che spruzzo la brina finta sull'albero di Natale, poi
nevica sul serio."
"Ma non dire assurdità." Disse Emma iniziando ad abbellire i rami di
quell'arbusto finto, per poi fermarsi e rimanere con la bocca spalancata.
Emma si avvicinò lentamente alla finestra e ammirò i fiocchi di neve cadere.
"Guarda, papà... la brina."
*
FINE
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Prompt: Occhio
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A Parigi era saltata la corrente da
un'ora e le strade continuavano a essere nere come la pece.
Adrien si era trasformato nel super eroe più amato della città per controllare
che tutto fosse apposto e in ordine. Non sarebbe stato difficile per lui con la
sua super vista saltare di tetto in tetto per dare una veloce occhiata, in
quanto, in teoria, la maggior parte della popolazione doveva essere già sotto
le coperte, vista l'ora tarda.
In strada non si sentiva volare una mosca, e gli unici rumori udibili era il
chiacchiericcio dei tecnici dell'energia elettrica mentre cercavano il modo più
semplice per riparare il guasto.
Chat Noir però, doveva assicurarsi che anche un'altra persona fosse al
calduccio nel suo letto, ovvero Marinette.
Adrien sapeva bene che la sua amica doveva dare l'esame di ammissione
all'università quella settimana e che bigiava le uscite con la comitiva per
rimanere curva sopra i libri, e spesso fino a notte fonda.
Si fermò dietro un comignolo perché vide una luce soffusa passare dalla camera
da letto al bagno. Marinette teneva tra le mani una candela, a Chat Noir
sembrò una di quelle profumate, e la poggiò sopra il marmo della vasca da bagno
prima di sentire con una mano se l'acqua era calda al punto giusto.
Forse era bollente a guardare il calore che usciva dalla finestra lasciata
aperta.
Chat Noir deglutì mentre era diviso tra la voglia di scappare via più veloce
della luce o rimanere e spiare Marinette mentre
faceva il bagno. Massì. Che male avrebbe fatto guardare un po'? Era da
tanto che Adrien provava dei forti sentimenti per la sua coetanea, ma non era
mai stato in grado di confessarglieli. E poi, non lo avrebbe mai saputo...
Così credeva lui... perchèMarinette
aveva l'occhio lungo e non le fu affatto difficile notare due occhi enormi brillanti
che la fissavano.
Quegli stessi occhi che con il tempo aveva imparato ad amare, ma che per una
serie di motivi non era mai riuscita ad aprirsi a lui. Marinette si sedette sul bordo della vasca e alzò una
gamba portandola sensualmente vicina al petto. Addosso teneva un accappatoio
rosa di spugna che mise in evidenza subito quell'arto lungo e sinuoso.
Chat Noir rimase a bocca aperta davanti a tanta sensualità ed eleganza.
L'acqua era calda al punto giusto e anche lei, si alzò e si guardò allo specchio
convinta su quello che avrebbe fatto poi.
Slacciò con un gesto veloce l'accappatoio e lo fece scivolare giù, rimanendo
nuda come mamma l'aveva fatta, ma non contenta, levò via anche l'elastico che
teneva legati i capelli in uno chignon scompigliato.
I capelli erano decisamente cresciuti e ora li aveva quasi fino a metà schiena.
Chat Noir deglutì e il battito cardiaco iniziò ad accelerare.
Stiracchiò le braccia verso l'alto e quel movimento mise in risalto un fisico
invidiabile, ogni forma era giustamente proporzionata e quei glutei così sodi e
rotondi erano qualcosa che fece impazzire Chat Noir.
Avvampò iniziando a fare pensieri non troppo casti sulla coetanea,
immaginandosi quali numeri avrebbero potuto fare in quella vasca se solo
avrebbe avuto il coraggio di dichiararsi a lei, e invece gli rimaneva solo
fissarla e sperare che Marinette facesse in fretta,
per poi sgattaiolare via come un gatto randagio, sperando che la frescura della
notte gli sbollisse la voglia che aveva di saltarle addosso e farla sua. Marinette poi si voltò ed entrò finalmente
nell'acqua, dalla sua posizione, Chat Noir poteva godere di un ottima visuale.
Si immerse tutta, lasciando la testa ancora asciutta e chiuse gli occhi.
Bene, era finita. Pensò Chat Noir, ma quando fece per andarsene vide Marinette iniziare a palparsi i seni con una mano e con
l'altra scendere sempre più giù.
No, non poteva giocargli un tiro così mancino. Marinette attraversò il ventre e fermarsi in mezzo
alle sue gambe iniziando a muoversi e agitare l'acqua.
Chat Noir la vide aprire e chiudere la bocca in maniera frenetica mentre
muoveva la testa al ritmo del piacere. Rabbrividì e si sentì un codardo perchè era rimasto nell'ombra e non era riuscito ad
andarsene, finendo così per spiare la sua amica in un momento così intimo e
personale.
Si morse le dita delle mani e le infilò poi all'interno della testa sentendosi
quasi male.
Lui non era così, non lo avrebbe mai fatto se solo avesse saputo le sue
intenzioni, ma era ancora in tempo per andarsene e scappare a velocità elevata.
E invece non ci riusciva perché troppo preso da quella situazione. Le gambe
erano incollate, proprio come i suoi occhi su di lei e quello che stava facendo.
Invidiava molto quelle mani e quelle dita che si muovevano leggiadre sul suo
corpo provocandole piacere, immaginandosi già che cosa farebbe lui se solo
gliene desse la possibilità.
La vide aprire un po' di più la bocca e inarcare la schiena verso l'alto, non
la sentì emettere alcun suono, ma dalla sua espressione dedusse che era stato
appagante.
E come poteva non esserlo, quella luce soffusa, l'acqua calda e profumata,
tutto faceva da sfondo per una cosa così bella e vera.
La vide poi emergere dall'acqua e avvolgere il corpo con una spugna.
Si avvicinò alla finestra e guardò nella sua direzione, ammiccando prima di
chiuderla e tirare la tenda.
*
FINE
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Prompt: Pagina
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Caro
diario...
Sto male ed è
solo per colpa mia.
Marinette piange e la
pagina bianca del suo amato diario segreto s'impregna di gocce salate e
appiccica anche quelle dietro.
Non riesce a muovere la mano destra che tiene stretta la penna perché impegnata
a singhiozzare e la vista è annebbiata.
Respira profondamente e si calma. Deve andare avanti.
Ho rinunciato
ad Adrien!!
Marinette non continua
e si ferma nuovamente per chiedersi se ha fatto la scelta giusta qualche ora
prima.
Si asciuga velocemente le lacrime dal volto con il palmo della mano e riprende
la penna che aveva fatto cadere erroneamente.
Ha estremamente bisogno di scrivere e di sfogarsi, purtroppo non lo può fare
con la sua migliore amica perché lei non conosce il suo segreto e sarebbe stato
difficile per lei capirla.
Lo amo così
tanto... Ma non posso più dichiararmi a lui, non adesso che Maestro Fu ha perso
la memoria e ha lasciato a me il compito di vigilare sui Miraculous. Sì. Hai capito bene, ora sono la Guardiana
dei Miraculous. Non so come farò. Non ho un addestramento e
non conosco così bene il mondo dei kwami, spero solo
di avere l'appoggio di Tikki e di Chat Noir, anche se
quest'ultimo lo vorrei tenere fuori da tutta questa faccenda. Non posso stargli accanto. Non posso
rischiare di innamorarmi di lui e fare avverare quel futuro disastroso a cui ho
assistito. Ma non è quello che mi preme: non voglio che
accada nulla di male al mio partner. Se chiudo gli occhi vedo ancora quei zaffiri
gelidi che mi guardano e un brivido mi percorre la schiena. L'ansia mi pervade e tremo.
Marinette sospira e
beve un sorso d'acqua, ha la gola secca a causa delle troppe lacrime versate,
ha bisogno di reidratarsi e calmarsi.
Adrien mi ha
fissato per tutto il pomeriggio e mi ha anche fatto un complimento per i
capelli. Mi sa che sono arrossita e che Kagami mi abbia fulminato con lo sguardo. Ma è lei quella che vuole e non me, quindi
ha ben poco da essere gelosa. Per questo ho deciso i gusti del gelato per
loro e me ne sono andata con la coda tra le gambe, come un cane bastonato sono
andata a leccarmi le ferite lontano. Non sono sola, però. Luka appare dal nulla e mi risolleva, sento
un gran calore pervadermi quando lui mi tocca, mi abbracci e mi
consola. Che mi sia innamorata? Quando è successo per Adrien il mio cervello
è andato in tilt dopo essere stato colpito da un fulmine, con Luka invece sento
solo caldo e il volto andare a fuoco. Mi piace molto, lo devo ammettere e non posso
fare altro che dare le spalle ad Adrien e dedicarmi agli sguardi d'intesa che
mi lancia Luka, anche se non posso fare altro che voltarmi più di una volta per
vedere cosa stanno facendo Adrien e Kagami. Lei ha il volto sporco di gelato e lui
delicatamente con il pollice glielo pulisce. Sono felici. Adrien è felice. Ed è solo
questo che mi importa. Dicono che vedere la persona che ami stare bene,
fa stare bene anche te. Ma allora perché non la smetto di chiedermi
se ho fatto la cosa giusta? Dovrei lottare con Kagami
per contendermi l'amore di Adrien? Lo so, perderei in partenza, perché se Adrien
nutrisse un qualche sentimento verso di me, me lo avrebbe detto. E anche se fosse, durerebbe poco, perché si
stuferebbe dei miei continui ritardi o delle scuse accampate all'ultimo per
andarmene e lasciarlo da solo. Non posso dirgli il mio segreto. Per il suo
bene. Non voglio metterlo in pericolo. Per questo Kagami è
la persona giusta per lui.
Marinette chiude il
diario e lo nasconde all'interno di un cassetto sotto chiave.
Ammira poi la Miracle Box posta momentaneamente sopra
la scrivania.
Osserva infine le foto di Adrien attaccate alla parete sovrastante e sorride
mestamente.
"Vi proteggerò."
*
FINE
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Prompt: Scheggia
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Se c'era una cosa che faceva
impazzire letteralmente Marinette, era quando il suo
ragazzo, Adrien, faceva irruzione nella sua stanza
trasformato in Chat Noir e la squadrava con quell'aria sorniona e desiderosa.
Lì non poteva resistere e saltargli
addosso era diventato una routine quasi quotidiana.
Dico quasi perché non c'era una volta
che non riuscissero a stare tranquilli nella loro intimità: una volta a causa
di un' akuma,
a volte perché lui doveva andarsene per dei servizi fotografici ed era passato
solo per un saluto, solo che alla fine finivano sempre sul letto di Marinette.
Questa volta però avevano optato per
la chaise longue, più vicina e mai
provata prima.
Marinette aveva fatto
sedere il suo ragazzo continuandolo a baciare e lei si era messa a cavalcioni
su di lui, sentendo già qualcosa di turgido solleticarle la sua parte più
bassa.
"Mmm...
siamo già pronti, vedo." Sospirò lei mentre Chat Noir le lambiva
sensualmente il collo con la lingua facendole vibrare il basso ventre e farle
desiderare che si de trasformasse in modo da soddisfare il
suo libido.
Chat Noir le alzò la maglietta, ma
non la tolse, la lasciò arrotolata sopra i seni mentre lui tirava giù il
reggiseno di pizzo nero scoprendo quei due piccoli vulcani infuocati e sentirli
sotto le sue mani guantate, ma perfettamente sensibili, era la sensazione più
bella del mondo.
"Anche tu lo sei." Le
soffiò prendendo una dopo l'altra quelle roselline appena sbocciate tra le
labbra, per poi succhiarle e leccarle con una delicatezza estrema.
"Mmm...
de trasformati, ti prego." Marinette aveva
bisogno di toccargli la pelle e sentire su di sé il corpo del suo ragazzo.
"Ancora no..." Lui voleva
portarla al culmine e farla eccitare ancora di più.
Le mani di Chat Noir attraversarono
la sua schiena nuda per poi finire sui glutei di Marinette,
palpare le cosce per poi finire sul davanti.
Ma fu quando provò a slacciare i
pantaloni che Chat Noir, come se fosse una scheggia impazzita esclamò "Tuo
padre!" e volò all'interno del baule che la sua fidanzata teneva ai piedi
della scrivania.
Marinette cercò di
darsi un contegno e sistemarsi come meglio poteva, meno male che non l'aveva
spogliata, altrimenti non sapeva bene che scusa inventare con il genitore che
aveva appena aperto la botola, entrando infine in camera della figlia,
disperato.
"Tutto bene, papà?" Chiese
ansimando e con gli occhi ancora dilatati al massimo per l'eccitazione.
Tom non ci fece caso, ma andò a
sedersi proprio in cima al baule dov'era nascosto Chat Noir, il quale
rabbrividì sentendolo poi scricchiolare sotto il peso importante dell'uomo.
Marinette deglutì il
nulla, sperando che non gli balenasse in testa l'idea di aprirlo.
"Non trovo più la mia
cintura." L'omone si portò le mani sui capelli e iniziò a piangere sotto
lo sguardo attonito di Marinette.
"Ehm... non ti sembra di
esagerare? Piangere per una cintura?"
"E' la quarta che perdo questa
settimana, tua madre mi cucinerà nel forno."
"E vieni qui a cercarla? Perchè?"
"Speravo mi potessi dare una
mano a cercarla o a confezionarmene una. Sto perdendo i pantaloni."
Chat Noir si portò entrambe le mani
sulla bocca per soffocare una risata malefica immaginandosi già Tom che
incespica sulle braghe calate.
"Sei dimagrito tanto..."
"Sì, ma..." La mano di Tom
si posò su un oggetto nero e di cuoio che fuoriusciva dal baule.
Gli occhi dell'uomo s'illuminarono
credendo di aver trovato la sua tanto agognata cintura.
Marinette invece si
alzò dalla chaise longue come se fosse stata punta sui glutei da una scheggia,
quella era la parte di costume di Chat Noir, se suo padre avesse aperto quel
baule lo avrebbe trovato e lo avrebbe ucciso, senz'altro.
Senza contare la punizione che le
avrebbe riservato per essersi portato un ragazzo in camera.
Da rossa, Marinette
divenne paonazza e un brivido di terrore le attraversò la schiena.
"No, non credo che..."
Provò a dire lei in preda al panico, ma Tom non la ascoltò e continuò a tirare
quella cintura che si stringeva sempre di più attorno al bacino di Chat Noir,
il quale se non fosse riuscita a togliersela di dosso, probabilmente sarebbe
stato dilaniato in due parti.
Chat Noir tirò un sospiro si sollievo quando riuscì a slacciarla e la vide sgusciare
via velocemente dal baule.
"Eccoti, finalmente!"
Esclamò trionfante l'uomo alzando il culo da lì. "Certo, sarebbe stato
molto più semplice se mi fossi alzato... ah ah!"
Sogghignò l'uomo salutando la figlia per poi andarsene con il suo bottino tra
le mani.
Marinette attese che
Tom fosse lontano per andare a vedere come stava il suo ragazzo, aprì il baule
e lo trovò rannicchiato su sé stesso in preda agli spasmi della paura.
"Esci, papà è andato via."
Gli tese la mano che lui accettò tirando un sospiro di sollievo.
"Non so che fine avrei fatto se
mi avesse trovato."
"Forse ti avrebbe legato al
collo quella cintura e ti avrebbe strozzato." Suppose lei sogghignando.
Chat Noir di rimando mise le sue
braccia attorno al collo stringendola forte contro il suo petto.
"Così?"
"Mmm...
può darsi."
"Riprendiamo da dove avevamo
lasciato?" Le sussurrò a fior di labbra stampandole poi un tenero bacio.
"Sì, però de trasformati."
*
Tom se ne stava in camera sua davanti
lo specchio facendosi passare all'interno delle asole quella cintura che gli
avrebbe finalmente tirato su quei benedetti pantaloni.
"Oh! Là. Mia moglie non potrà
sgridarmi, questa volta." Canticchiò poi una melodia vivacissima tra le
labbra mentre scendeva le scale che lo avrebbero condotto in pasticceria,
peccato però che all'ultimo scalino inciampò cadendo rovinosamente.
Si guardò la punta delle scarpe e
vide che erano coperte dai pantaloni, così spostò il grembiule per vedere che
cos'era successo.