Il mistero della pipa di Lord Pennington

di Milly_Sunshine
(/viewuser.php?uid=1237152)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La carrozza per non fumatori dell'espresso delle 15,45 ***
Capitolo 3: *** Il delitto ***
Capitolo 4: *** La deposizione di Lady Katherine ***
Capitolo 5: *** Le deposizioni di Lord Colin e Lord Christian ***
Capitolo 6: *** Le deposizioni di Lady Perla e Mademoiselle Pauline ***
Capitolo 7: *** Le deposizioni di Lady Clarissa e della Badessa ***
Capitolo 8: *** Cerchi nel prato ***
Capitolo 9: *** Il secondo turno di deposizioni ***
Capitolo 10: *** Ultime delucidazioni ***
Capitolo 11: *** La spilla e le iniziali ***
Capitolo 12: *** La soluzione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Un cordiale ringraziamento a Swan Song, anche se non posso promettere che ci saranno Don Matteo e Roberto Giacobbo, come da lei richiesto.
Buona lettura a tutti! *-* Vi avverto fin da subito che questa non sarà una storia seria, ma il mistero partirà da basi serie. Per intenderci: ci sarà davvero un delitto, ci saranno delle indagini e ci sarà la soluzione del delitto. Però ci sarà modo di ridere degli stereotipi da giallo classico.



Costa Azzurra, 1947

Era una meravigliosa serata di settembre e, dopo la cena, si alzava dai tavoli un gran vociare. L'odore di fumo s'innalzava prorompente nel terrazzo con vista sul mare. Uomini e donne conversavano, senza mai abbassare il tono, per sentirsi al di sopra della musica suonata da un'orchestra jazz. Vi erano volti privi di tensione, mentre signore in abito da sera aspiravano boccate di fumo da affusolate sigarette. Alcuni signori, in smoking e papillon, si stavano accendendo la pipa, mentre altri erano alla ricerca dei loro sigari. Qualcuno, uomini e donne indistintamente, portavano alla bocca flûte di champagne oppure bicchierini di superalcolici. Sembrava non ci fosse spazio per l'infelicità, quella sera, eppure vi era un uomo che sedeva solo, talmente perso nei propri pensieri da non rendersi conto di essere l'unico che, in quel preciso momento, non stava fumando né una sigaretta, né un sigaro, né la pipa.
Bevendo l'ultima sorsata di cognac, il gran visir Lord Mohamed lanciò una struggente occhiata a Lady Sabrina Remington, seduta a tre tavoli di distanza, la quale non si curava minimamente di lui, nonostante le promesse d'amore che si erano scambiati tempo prima. Si erano conosciuti l'anno precedente nelle Indie Orientali, laddove entrambi stavano svolgendo brevi vacanze, di durata semestrale quella di Lady Sabrina, di appena cinque mesi quella di Lord Mohamed. Al termine di essa sarebbe dovuto rientrare in servizio presso l'Emiro del Qatar, ma durante quella breve esperienza nelle Indie aveva maturato una saggia decisione, quella di proseguire il proprio viaggio alla scoperta della bellezza del mondo in compagnia di un giovane conosciuto a Nuova Delhi, con il quale aveva stretto un forte legame di amicizia.
In quell'ultimo anno, Lord Mohamed aveva finalmente avuto ben chiaro il senso ultimo della vita e aveva compreso che il proprio desiderio di lavorare era totalmente inesistente, nonché inversamente proporzionale all'interesse per lo sperperare denaro, di conseguenza non aveva alcuna intenzione di rientrare presso il proprio paese natale, riprendere servizio ed essere soggetto alle rigide leggi di derivazione religiosa che impedivano il consumo di alcolici. Era stata proprio Lady Sabrina, una giovane donna inglese di venticinque anni, di iniziarlo al vino e ai liquori e Lord Mohamed gliene sarebbe stato grato per sempre. Aveva bella presenza, lunghi capelli castani che in genere acconciava in una treccia che sporgeva dai suoi ampi cappelli in tinta con i suoi abiti da sera di ottimo taglio.
Lady Sabrina Remington era la giovanissima cugina di secondo grado di Lord Archibald Pennington, un settantenne bisbetico finanziatore delle vacanze della ragazza, il quale quella sera, anziché recarsi a cena, stava senz'altro presenziando a un qualche torneo di poker. Oltre all'ozio, agli alcolici e a Lady Sabrina, anche il poker era una delle passioni di Lord Mohamed, il quale tuttavia si rendeva conto di dovere fare qualche piccola rinuncia in nome delle proprie finanze. Il denaro guadagnato negli anni al servizio dell'Emiro iniziava a scarseggiare e, se voleva continuare a condurre il proprio tenore di vita, doveva assolutamente prendere in moglie una donna ricca. Si vociferava che Lady Sabrina Remington fosse l'erede universale del patrimonio di Lord Pennington, il che la rendeva infinitamente più attraente.
Purtroppo negli ultimi tempi i rapporti tra i due si erano raffreddati e in quel momento Lady Sabrina stava ridendo e scherzando insieme a Lord Boris Grozov, il giovane conosciuto a Nuova Delhi. Lord Boris aveva molto in comune con Lord Mohammed: la voglia di lavorare assolutamente nulla, il millantare il titolo di Lord nonostante non fosse un aristocratico inglese e, soprattutto, l'attrazione per Lady Sabrina.
In altri momenti, Lord Mohamed non si sarebbe preoccupato che l'amata preferisse l'amico a lui, ma per il bene delle proprie finanze doveva assolutamente convincere Lady Sabrina a sposarlo. Riflettendo sul da farsi, ordinò un altro cognac e, dopo esserselo scolato, partì alla carica. Si alzò dalla propria postazione e si diresse verso il tavolo dei due. Lord Boris stava indicando a Lady Sabrina il firmamento stellato, vaneggiando a proposito del giorno in cui l'umanità avrebbe conquistato lo spazio. Lady Sabrina lo ascoltava ammaliata, il che fece inorridire Lord Mohamed, il quale sbottò: «Sempre questi discorsi inconcludenti, Lord Boris? Che cosa ve ne verrebbe in casa, se un giorno l'uomo dovesse andare nello spazio?»
Si davano del voi, pur essendo grandi amici, perché dopotutto erano dei Lord e non certo dei contadini squattrinati - anche se, Lord Mohamed non ne dubitava, presto o tardi entrambi si sarebbero ritrovati senza un solo centesimo. Era quella la ragione per cui entrambi cercavano di darsi da fare, sposare Lady Sabrina avrebbe significato procacciarsi un futuro.
«Li chiamate discorsi inconcludenti?» Lord Boris spense un mozzicone di sigaro sul posacenere. «Proprio voi, che non fate che vaneggiare assurdità! Io penso a scoperte importanti per la scienza, voi pensate a gruppi di undici uomini in mutande che inseguono un pallone, e aveste addirittura l'indecenza di proporre al vostro datore di lavoro l'Emiro di organizzare tornei calcistici nella sua nazione!»
«Fu una proposta troppo ardita e futuristica» ammise Lord Mohamed, «Ma ne valse la pena. Mi anticipò il trattamento di fine rapporto affinché potessi prendermi una breve vacanza di cinque mesi nelle Indie per schiarirmi le idee. E, ve lo assicuro, me le sono schiarite eccome!» Si rivolse a Lady Sabrina. «Vorrei che mi faceste l'onore di divenire la mia legittima consorte.»
«Ehi, ma questo è giocare sporco!» sbottò Lord Boris. «Prego, mettetevi in fila, tocca prima a me fare la proposta di matrimonio a Lady Sabrina!»
«E perché mai?» obiettò Lord Mohamed. «Come vi permettete di auto-attribuirvi questo diritto?»
«Vogliate scusarmi, Lord Mohamed, ma sono io che ho invitato a cena la signorina, stasera» puntualizzò Lord Boris, «Quindi credo di averne assoluto diritto. E se la cosa non vi sta bene, vi sfido a duello. Il vincitore sposerà Lady Sabrina.»
Lord Mohamed lanciò un'occhiata a Lady Sabrina, la quale era tuttavia impegnata a giocherellare con un portasigarette d'argento. Ne sfilò una e se la portò alle labbra, guardandosi bene dall'intervenire nella loro discussione. Era chiaro che, per lei, era indifferente sposare l'uno o l'altro, quindi, a maggior ragione, un duello era necessario, perciò Lord Mohamed accettò.
Lord Boris non sembrava più dello stesso avviso: «Siete forse impazzito anche voi, Lord Mohamed? Non avrete esagerato con gli alcolici? Forse dovreste tornarvene nel Qatar a ubriacarvi con l'acqua di rose!»
Era un momento drammatico, ma al tempo stesso solenne. Nessuno aveva mai accusato Lord Mohamed di non reggere l'alcool, né si era mai rivolto a lui con un simile tono. Lord Boris aveva tuttavia rotto quel muro inviolabile che separava gli autoproclamati Lord dalla rissa da bar. Ciò significava che, del tutto inaspettatamente, era consentito passare dal voi al tu.
«Ma vacci tu in Qatar, testa di cazzo!» replicò, quindi. «Sempre che tu riesca a reggere le alte temperature del deserto arabo. Secondo me ti trasformeresti subito in sabbia.»
«Come osate rivolgervi a me con questo tono insolente?» ribatté Lord Boris. «Tutto ciò non si addice a una persona del vostro rango.»
«Me ne fotto del mio rango e dovresti fare la stessa cosa anche tu» rispose Lord Mohamed. «Come cavolo ti viene in mente di sfidarci a duello? Si vive una volta sola e bisogna viverla in tutte le sue sfumature: viaggi, cene, alcolici, fumo, partite a carte... tu rischieresti di morire per una proposta di matrimonio?»
«Ma no, idiota, non voglio morire per una proposta di matrimonio» mise in chiaro Lord Boris, mettendo a sua volta da parte le formalità. «Il duello finirà non appena uno di noi resterà lievemente ferito.»
Era una proposta già più legittima e meno campata in aria. Lord Mohamed era sicuro di sapere maneggiare bene la spada, quindi della propria vittoria, ma preferiva essere comunque accorto. Anche se fosse stato sconfitto, preferiva di gran lunga fare uno sforzo e sedurre un'altra fanciulla ricca che potesse un giorno mantenerlo, invece che finire sotto quattro metri di terra.
«Ci sto» decretò. «Domani mattina all'alba.»
Lady Sabrina intervenne per la prima volta da quando era uscita fuori l'idea del duello.
«Come all'alba? Non si potrebbe fare alle otto e mezza, nove?»
«Assolutamente no» concluse Lord Mohamed. Era giunto il momento di tornare a intrattenere rapporti civili con il proprio avversario, quindi tornò a usare il voi. «Domani mattina all'alba, nel cortile dell'albergo. Procuratevi una spada.»
I due si congedarono, preparandosi a ritrovarsi l'indomani per lo scontro. Venne addirittura Lord Archibald Pennington, cugino della futura sposa, a complimentarsi con i due per la saggia scelta. Ammise che avrebbe preferito che sua cugina sposasse un aristocratico di sangue inglese, ma che anche un arabo o un sovietico avrebbero potuto meritare la sua mano, se avessero combattuto con maestria e dignità.
Si erano fatte ormai le nove di sera quando Lord Mohamed andò a dormire, in vista dell'indomani. Non poteva immaginare che quanto sarebbe accaduto avrebbe avuto ripercussioni sul futuro dell'intera famiglia Pennington.

***

Regno di Elisabetta II, 1957

Erano le 17.00 in punto quando una giovane cameriera fece il proprio ingresso trionfale nello studio di Lord Pennington. Recava con sé un'enorme teiera, che depose sul tavolo al quale l'ottantenne si era seduto. Attese che la cameriera se ne andasse, poi riprese a parlare con la propria segretaria.
«Dunque, Miss Crystal, mi pare che le lettere siano state compilate tutte a dovere.» Rievocò tutte le missive dettate nelle ultime ore. «L'invito per mio nipote Lord Colin e suo figlio Lord Christopher, che vivono negli Stati Uniti d'America, è stato regolarmente dattiloscritto. Poi c'è mia nipote Lady Perla, che vive in Francia insieme a sua figlia Mademoiselle Pauline. Inoltre vi è la consorte del mio defunto fratello, Lady Clarissa. Mi pare che non manchi nessuno. Quindi, Miss Crystal, bevete anche voi una tazza di tè. Credo che questa giornata di duro lavoro possa considerarsi ormai terminata.»
«Oh, no, affatto» replicò Miss Crystal. «Avete dimenticato un'invitata, la Badessa del convento di Keyboard Hill.»
Lord Archibald Penningon ebbe un sussulto.
«La Badessa» mormorò. Poi ebbe un mancamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La carrozza per non fumatori dell'espresso delle 15,45 ***


Ammetto che non è mia abitudine scrivere messaggi per i lettori all'inizio o alla fine dei capitoli, ma per questo racconto ho deciso di fare un'eccezione. Quindi saluto Swan Song, mia affezionata lettrice, la ringrazio per avermi fatto pensare a Don Matteo e a Roberto Giacobbo. Del primo si apprezza la bicicletta, del secondo la puntata di Voyager che vidi moltissimi anni fa, a proposito del calendario Maya e poi dei misteri dello spazio. Di Maya, in questi capitoli non ne troverete. In compenso ho fatto volare un satellite, il che non sarebbe stato possibile se l'ambientazione fosse stata anni '30!


L'espresso delle 15,45 era pieno stipato, sia nelle carrozze della prima classe, sia in quelle della seconda e della terza, con l'unica eccezione dell'ultima carrozza, riservata ai non fumatori. Miss Crystal salì a bordo del treno, ben lieta di non dovere aspettare quello successivo, e si sedette nello scompartimento quasi deserto. Vi erano soltanto altri due passeggeri, un uomo sui quarant'anni dai capelli rossi che recitava sottovoce il rosario e una donna avanti con gli anni, dall'aria rubiconda e dal desiderio innato di fare conversazione.
Miss Crystal conosceva quel tipo di persone e si aspettava di essere interrogata in lungo e in largo a proposito delle ragioni che l'avevano condotta a prendere quel treno all'ultimo minuto, quando ormai le innumerevoli carrozze destinate ai fumatori erano già interamente occupate. Avrebbe detto tutto ciò che bastava, ovvero che si era recata in visita a un'anziana zia e che si stava recando nella lussuosa dimora di Lord Archibald Pennington, nella quale prestava servizio come segretaria personale del bisbetico vecchio.
Purtroppo aveva perso la coincidenza, quindi aveva dovuto attendere ben tre ore alla stazione che giungesse il treno successivo. Sarebbe quindi giunta in ritardo, perdendosi il momento dell'arrivo di tutti gli ospiti, invitati da Lord Archibald, che intendeva fare loro un annuncio di primaria importanza.
La sua compagna di viaggio, tuttavia, non si interessò in modo smodato alla sua vita e anzi, la ignorò, mettendosi a sfogliare un quotidiano. Miss Crystal si mise quindi a guardare fuori dal finestrino quella cupa giornata autunnale, fatta di un intenso grigiore. All'incontrare altri treni che procedevano nella direzione opposta fantasticava, sarebbe stato bello assistere a un delitto per puro caso e avere a disposizione pochi secondi per riconoscere l'assassino.
Come a intercettare quei pensieri di ordinaria amministrazione, la signora di fronte a lei sbottò, all'improvviso, e con un forte accento americano: «Lord Boris aveva ragione! Guardate qui, signorina.»
Le sventolò davanti agli occhi una pagina con la raffigurazione di uno strano oggetto sferico.
«Cosa sarebbe quella cosa?» si informò Miss Crystal, giusto per non dimostrarsi del tutto disinteressata ai discorsi dell'altra donna.
«Si chiama Sputnik I, è il primo satellite artificiale a essere lanciato nello spazio, alcuni giorni orsono» chiarì l'americana. «Dieci anni fa, durante una vacanza nella Malesia, incontrai un giovane molto interessante, mentre contemplavo ammaliata dei fiori di ibisco. Una sera scoppiò un'accesa discussione tra noi: Lord Boris sosteneva che i primi a lanciare satelliti nello spazio sarebbero stati i russi, io affermavo che invece sarebbero stati gli americani. Poi, al culmine della nostra lite, lo baciai con passione. Per un attimo pensai seriamente che io, Miss Kimberly Jones da Chicago, sarei diventata Lady Kimberly Grozov. Tuttavia, mi ricordai di avere vent'anni più di lui e di possedere meno denaro rispetto a una certa Lady Sabrina della quale sia lui sia il suo caro amico Lord Mohamed si erano innamorati. Mi rassegnai, non avrei mai più visto Lord Boris... ma ora sarebbe felice di sapere dell'esistenza di questo satellite. Si sarebbe accontentato di poco, neanche avessero mandato l'uomo sulla Luna. Ne sono certa, quello lo faremo noi, God bless America.»
Miss Crystal non aveva la più pallida idea della rilevanza di quella storia. L'uomo dai capelli rossi, invece, si fece molto interessato. Lasciato da parte il rosario, dopo essersi presentato come Patrick Callahan, domandò: «Quindi non vedeste più il giovane Lord Boris?»
«Eccome, se lo vidi!» esclamò Kimberly Jones. «Fu due mesi dopo, in Costa Azzurra. Ero a una cena con un vecchio signore che sognava di sposarmi, ma poi finì in bancarotta e tutto andò a monte. Quella sera sia Lord Boris sia Lord Mohamed chiesero Lady Sabrina in moglie, la quale con aria del tutto indifferente non fu nemmeno spiazzata quel minimo da mandare giù di traverso il fumo della sigaretta dalla sigaretta che stava aspirando. I due giovani, quindi, decisero di sfidarsi a duello.»
Miss Crystal realizzò che le sarebbe piaciuto assistere alla scena. Un duello era pur sempre più rispettabile di un delitto che avveniva su un treno in corsa.
«Chi vinse il duello?» domandò, quindi, con un certo interesse.
«Già, chi vinse?» chiese Patrick Callahan.
«Nessuno dei due, terminò in condizioni di parità» li informò Miss - non doveva avere preso marito, alla fine - Jones. «I due, quasi in contemporanea, si ferirono a vicenda. Roba da niente, Lord Mohamed aveva un taglietto su un polso, mentre Lord Boris un lungo graffio su una guancia. Il duello sarebbe dovuto terminare... e infatti terminò: i due, del tutto inaspettatamente, stramazzarono entrambi a terra, morti stecchiti.»
Callahan si fece il segno della croce ed esclamò: «Che Nostro Signore li accolga nel Regno dei Cieli!»
«Questo sarà sicuramente accaduto molto tempo fa, sono trascorsi dieci anni da allora» ribadì Miss Jones. «Lady Sabrina rimase molto scossa dal triste avvenimento. Ebbe un'improvvisa vocazione religiosa, si liberò dei propri beni materiali e si fece monaca, rinunciando sia ad aspetti secondari come trovare marito, sia ad aspetti di vitale importanza come viaggiare per il mondo a spese altrui.»
«Anch'io avevo una profonda vocazione religiosa» raccontò Callahan. «Mi sarebbe piaciuto diventare parroco e, nel tempo libero, andarmene in giro in bicicletta per aiutare Scotland Yard a risolvere casi di omicidio, ma poi mi innamorai di una ragazza, lasciai il seminario e mi sposai.»
«Oh, siete sposato!» esclamò Miss Jones. «Non l'avrei mai immaginato.»
«In realtà» ammise Callahan, «Non ho più una moglie, ma non voglio ammorbarvi con questi discorsi.» Si rivolse a Miss Crystal: «Voi, invece, come mai siete su questo treno?»
Finalmente Miss Crystal raccontò della coincidenza perduta e del viaggio di ritorno presso la dimora di Lord Archibald Pennington, per il quale lavorava come segretaria.
«Oh, il mondo è proprio piccolo» decretò l'americana. «Lord Archibald Pennington è proprio il cugino di Lady Sabrina!»
Miss Crystal annuì, facendo due più due: «Lady Sabrina, ora Badessa del convento di Keyboard Hill.»

Il resto del viaggio proseguì in condizioni di tranquillità. Mentre Patrick Callahan recitava nuovamente il rosario, Miss Kimberly Jones si addormentò. Miss Crystal scrutò il suo volto rilassato, era probabile che stesse sognando qualcosa di bello, come contemplare fiori d'ibisco nella Malesia in compagnia di un giovane affascinante.
Miss Crystal non era mai stata nella Malesia, così come non era mai stata in Costa Azzurra e nemmeno a Chicago, però in un'occasione era stata in Scozia, mentre per ben due volte si era recata in Galles. In più occasioni, inoltre, aveva avuto modo di visitare Londra. Era figlia di un piccolo commerciante e, nella sventura di non essere nata ricca, aveva avuto quantomeno la fortuna di non essere nemmeno povera. Così, invece di essere mandata a lavorare nei campi o in un filatoio, aveva potuto studiare dattilografia e divenire segretaria. Durante gli anni di studio non aveva disdegnato nemmeno la geografia, tanto che avrebbe saputo collocare su una cartina geografica tutti i luoghi che aveva sentito nominare quel giorno.
Nel frattempo il grigiore di quel giorno d'autunno si trasformava nel nero della sera. Giunta alla stazione più vicina alla dimora di Lord Pennington, Miss Crystal scese dal treno recando la propria valigia e stringendosi nel soprabito, ormai troppo leggero per il freddo dell'autunno. Un puntino rosso nell'oscurità le fece pensare a una sigaretta accesa e infatti le venne incontro l'autista di Lord Archibald Pennington. Il vecchio bisbetico detestava le automobili, tanto che per lungo tempo aveva insistito che si continuassero a usare mezzi trainati da cavalli. Tuttavia, dopo un viaggio nelle Americhe, e precisamente nel Texas, aveva dedotto che i cavalli erano stati creati per affiancare i rozzi mandriani del Far West e non certo i distinti Lord inglesi, seppure i distinti Lord inglesi li utilizzassero come animali da traino e non per cavalcarli, se non durante le partite a polo o le battute di caccia alla volpe.
Lord Archibald Pennington detestava anche il polo e la caccia, specie perché quelle attività non potevano essere svolte bevendo tè nel frattempo, e peraltro si rendeva difficoltoso anche l'accendersi una sigaretta o un sigaro mantenendo l'equilibrio. Se c'era qualcosa che Lord Archibald Pennington non detestava affatto erano, appunto, le sigarette e i sigari, mentre solo occasionalmente si concedeva di fumare la pipa. Apprezzava anche il tè, non solo alle 17.00 in punto, i superalcolici, il bridge, il poker e occasionalmente giocava a scacchi, ma avrebbe tranquillamente rinunciato a tutto ciò in nome di ciò che adorava più di ogni altra cosa: rinfacciare ai propri parenti che erano dei nullafacenti senza il minimo interesse per gli affari, che era stanco di mantenerli e che li avrebbe diseredati tutti, nessuno escluso.
Miss Crystal era molto dispiaciuta dal non potere assistere al primo incontro tra il Lord e i suoi invitati, i quali erano, precisamente:

- Lord Colin Pennington, nipote che risiedeva nel Texas, cinquantenne, si era sposato quattro volte e altrettante volte aveva divorziato, ma nonostante gli innumerevoli matrimoni aveva generato un unico figlio - non svolgeva alcuna professione, ma era noto per essere un incallito giocatore d'azzardo;

- Lord Christopher, figlio di Lord Colin, aveva ventidue anni e risiedeva a sua volta nel Texas, non aveva ancora preso moglie e non sembrava darsi da fare in tal senso, trascorreva i giorni al poligono per esercitarsi a sparare e sognava o di comprarsi un ranch, oppure di diventare sceriffo;

- Lady Perla Pennington, vedova Chevalier, di circa quarantacinque anni, viveva a Parigi, amava l'arte e il canto, era stata una cantante d'Opera e a seguito dal suo ritiro dalle scene, in concomitanza con il matrimonio con Monsieur Chevalier, si era dedicata alla pittura;

- Mademoiselle Pauline Chevalier, figlia diciassettenne di Lady Perla, esattamente come la madre sognava di diventare una cantante d'Opera;

- Lady Clarissa Pennington, sessantenne, moglie del defunto fratello minore di Lord Archibald, si dedicava alle attività di volontariato partendo spesso come missionaria in luoghi esotici - abitudine che per Lord Archibald derivava dalla volontà di viaggiare a spese altrui;

- la Badessa del convento di Keyboard Hill, cugina di secondo grado di Lord Archibald, di lei si sapeva poco - almeno fino a qualche ore prima, quando la sua storia era stata casualmente raccontata a bordo del treno espresso delle 15,45.

Mentre veniva condotta a casa, Miss Crystal pensò che ci sarebbe stato da divertirsi, nelle settimane seguenti, ma che Lord Archibald non avrebbe dovuto tirare troppo la corda. Nonostante la veneranda età di ottant'anni, che presto sarebbero stati ottantuno, godeva ancora di ottima salute e non mostrava alcuna intenzione di passare a miglior vita. I suoi parenti, la maggior parte sempre a caccia di denaro, non vedevano l'ora che levasse le tende, in modo da potere entrare in possesso del suo patrimonio e delle numerose rendite di dubbia provenienza che gli consentivano di vivere nel lusso.
In più sarebbero stati senz'altro spiazzati nello scoprire che Lord Archibald si era sposato in gran segreto, e non con una donna ricca, ma con una contadina che in passato aveva lavorato per lui come cameriera - non era ben chiaro come avesse fatto colpo sul vecchio, era difficile notare una domestica, quando il personale di servizio era composto da una trentina di elementi, tra cuochi, aiuto-cuochi, governanti, maggiordomi, autisti, giardinieri e quant'altro. La cameriera Katherine, divenuta Lady Katherine Pennington, non sarebbe stata vista di buon occhio dai parenti del bisbetico vecchio, per una serie di ragioni, di crescente importanza: 1) era di origine povera, 2) era molto più giovane del marito, 3) nello specifico aveva trentotto anni, il che significava che, pur non essendo più da tempo in età da marito, avrebbe ancora potuto generare figli, ovvero eredi diretti del patrimonio a cui tutti ambivano. Sarebbe stato un trauma per tutti loro. Miss Crystal aveva più volte suggerito al bisbetico datore di lavoro di guardarsi bene dai tè corretti all'arsenico e dai flûte di champagne allungati con il cianuro.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il delitto ***


Un saluto alla mia lettrice Swan Song che ha recensito i due precedenti capitoli e che ha osservato che la pipa del titolo sarà importante! In questo capitolo farà il proprio ingresso trionfale la pipa.
Farà il proprio ingresso trionfale anche l'ispettore di Scotland Yard, un patito di misteri, paranormale, piramidi Egizie, piramidi Maya, alieni e quant'altro! Ma come tutti gli ispettori di Scotland Yard, ha ben presente che ogni volta in cui c'è un delitto, non ci sono di mezzo gli alieni, ma agenti segreti!



L'ispettore Jacob Roberts si riteneva un uomo di intelligenza superiore alla media. A differenza della maggior parte dei suoi colleghi di Scotland Yard, infatti, aveva compreso che la figura del maggiordomo era messa lì soltanto perché il Lord di turno non si sarebbe mai degnato né di aprire la porta né di trasferire il caffè dalla moka alla tazzina. Molti agenti vaneggiavano sui maggiordomi come autori di delitti, senza mai giungere a un'insindacabile verità: il Lord di turno pagava profumatamente il maggiordomo per aprire la porta e versare il caffè, pertanto il maggiordomo non aveva alcun interesse a sopprimerlo per perdere il posto di lavoro. Era palese che tutti i delitti, nessuno escluso, non erano commessi dal personale di servizio e, di conseguenza, perseguire quella teoria era una grossa perdita di tempo... e il tempo era prezioso, perché non si poteva passare tutta la vita a rincorrere assassini, quando la si poteva dedicare allo scrutare il cielo alla ricerca di dischi volanti, oppure a vagare nelle campagne nella speranza di avere l'apparizione da parte di qualche santo. In altentativa, per chi voleva una vita più avventurosa, c'era la possibilità di mettersi alla ricerca del Sacro Graal.
L'ispettore Roberts non aveva ancora deciso a quale attività dedicarsi una volta giunta l'età della pensione, ma quell'età era ancora piuttosto lontana, perciò si decise e, accompagnato dai suoi fedeli agenti, entrò nella stanza in cui era avvenuto il delitto.
Proprio in quel momento il campanello suonò. Certo che il maggiordomo avrebbe subito aperto la porta, l'ispettore Roberts esaminò il cadavere, dandogli una rapida occhiata. Il campanello trillò diverse altre volte: era palese che il personale di servizio al gran completo si fosse radunato nelle cucine a spettegolare a proposito dell'accaduto. Non vi era altro da fare che recarsi di persona alla porta.
Vi trovò una donna sui trentacinque anni. Portava un soprabito sotto al quale si intravedeva un completo grigio di tweed che le dava un'aria da zitella. Anche i capelli con già qualche striatura di grigio, raccolti in un cipollino, la qualificavano come zitella.
«Chi siete?» le chiese l'ispettore.
«No, chi siete voi?» ribatté la nuova arrivata. «Se non indossaste una divisa di Scotland Yard, penserei che foste un cameriere neoassunto, ma tutto lascia pensare che sia stato commesso un crimine in questa casa. Per caso è stata rubata l'argenteria di Lord Archibald?»
«No, signora.»
«Signorina, prego.»
«No, signorina. Lord Archibald è stato assassinato tre ore fa e tutti i suoi parenti sono sospettati. Il cuore mi ordina di chiedervi se per caso avete mai visto uno dei suoi parenti scendere da un disco volante e nascondersi le antenne sotto una bombetta - soluzione a mio parere decisamente più credibile - ma la mente mi impone di farvi una domanda molto più ragionevole: sapete per caso se Lord Archibald avesse mai ricevuto minacce di morte? Aveva dei nemici? O era per caso sulla lista nera dei servizi segreti di qualche paese balcanico?»
La donna, spiazzata, domandò: «Perché qualche paese balcanico?»
«Non focalizzatevi sui Balcani, potrebbe andare bene anche la Germania Est. Piuttosto, voi chi siete?»
«Miss Crystal, segretaria personale di Lord Archibald Pennington. E ora, per cortesia, ditemi com'è morto.»
«Venite con me» la esortò l'ispettore Roberts e, a tradimento, la condusse nel soggiorno, dove il vecchio bisbetico giaceva su una sedia con la testa sfondata. L'arma del delitto era un pezzo di legno che, insanguinato, era stato lasciato a terra.
L'ispettore si aspettava che Miss Crystal svenisse, per poi ricordarsi che non era una damigella del Settecento. Anzi, la signorina sembrava piuttosto interessata al cadavere e, in particolare, a un oggetto che sporgeva dal taschino dello smoking, oggetto di colore marrone, in tinta con la cravatta indossata dal defunto.
«Quella pipa» esclamò Miss Crystal, «Non appartiene a Lord Pennington!»
«Ne siete certa?»
«Eccome. Lord Archibald fumava solo raramente la pipa e sono sicura ne possedesse una soltanto. Quella non l'ho mai vista.»
L'ispettore Roberts la estrasse dalla tasca e, con attenzione, la scrutò più attentamente di quanto avesse fatto con la salma: a quella ci avrebbe pensato il medico legale, mentre alla pipa doveva pensarci Scotland Yard, quindi era opportuno prendere nota dell'incisione che la decorava, recante due lettere dell'alfabeto.
«C.P.» osservò l'ispettore. «Per caso conoscete qualcuno con queste iniziali?»
Miss Crystal annuì.
«All'incirca il novanta per cento delle persone invitate. Ma, a proposito, dove sono gli invitati? Cosa stanno facendo?»
«Sono stati tutti radunati nello studio di Lord Archibald, in attesa di comprendere cosa sia accaduto. Non può immaginare quanto sia straziante. Avevo pensato di trascorrere la serata alla stesura di un saggio sui Templari... e invece no, è capitata questa grana!»
«Sarò lieta di aiutarvi» rispose Miss Crystal. «Il tempo di trovare una cameriera che possa svuotare la mia valigia, poi sarò nello studio.»

Lord Colin Pennington camminava avanti e indietro per la stanza, con un brutto senso d'affanno. Suo zio Lord Archibald, dopo avergli fatto una predica di quaranta minuti per la sua scelleratezza nello sperperare denaro scommettendo sulle corse dei cavalli, aveva acconsentito a concedergli una piccola somma che sarebbe servita quantomeno a tenere buoni i creditori che aveva nel Regno di Sua Maestà Elisabetta II, quelli che al momento gli erano più vicini.
Il delitto, un vero toccasana per la famiglia Pennington, veniva a sconvolgere tuttavia quel piano così lineare: il vecchio bisbetico era morto prima di dargli un solo centesimo e il futuro di Lord Colin dipendeva dall'essere o non essere citato nel testamento. Il vecchio aveva annunciato di avere sposato una pezzente, la quale sarebbe divenuta sua erede universale, e ciò era inaccettabile! A meno che, ovviamente, la suddetta pezzente non accettasse di risposarsi con Lord Colin in persona, per condividere il patrimonio appena ereditato.
Sospirò, pensando a quanto fosse difficile avere cinquant'anni, mentre i giovani come suo figlio sembravano spassarsela. Lord Christopher, infatti, sorseggiava champagne insieme a Mademoiselle Pauline in un angolo della stanza. La ragazza stava fumando una sigaretta infilata in un lunghissimo bocchino d'argento, mentre Lord Christopher, con un fiammifero, stava accendendo un sigaro.
Vedere quella scena fece ricordare a Lord Colin che erano passati almeno venti minuti dall'ultima volta in cui aveva aspirato una sana boccata di fumo. La ragione del suo malessere, forse, poteva essere spiegata dalla crisi d'astinenza da nicotina. Si accese subito una sigaretta e si mise a guardarsi intorno nella speranza di trovare una cameriera che gli servisse subito un bicchiere di brandy.

Dopo essersi acceso il sigaro, Lord Christopher Pennington si sistemò bene sulla testa il cappello da cowboy e rimase imbambolato a guardare Mademoiselle Pauline Chevalier che alternava il portare alla bocca il bicchiere di champagne e il portarvi la sigaretta infilata nel lungo bocchino. Era una ragazza bellissima, ma che riassumeva in una sola persona tutte le perversioni dei Lord inglesi e delle cantanti francesi.
All'età di appena diciassette anni fumava come una ciminiera affermando che fosse normale per una Lady comportarsi come tutte le persone adulte, ma con ancora più sconsideratezza, nonostante fosse ben lontana dalla fatidica soglia del ventunesimo compleanno, beveva champagne senza che un solo individuo, in quella stanza, la esortasse a tornare sulla retta via.
Doveva pensarci Lord Christopher in persona, che le comunicò, optando per il voi in quanto, pur essendo parenti alla lontana, non si erano mai incontrati prima di quel giorno: «Quello che state facendo è immortale. Le mani di una diciassettenne non dovrebbero sorreggere un bicchiere con sostanze alcoliche, ma solo qualcosa di più adatto a una persona di quell'età, tipo un fucile d'assalto.»
«Mon Dieux, quelle connerie! Di grazia, cosa ci dovrei fare con un fucile d'assalto?» Mademoiselle Pauline scosse la testa. «Sparare a Lord Arscibald? Lasciate che ve lo dica, Monsieur Christophère, non avrei mai pensato di sparare au vieux grognon. Perché assassinarlo? Tanto l'avrebbe senz'altro fatto qualcun altro.»
Con la sua tremenda pronuncia francese sarebbe stata troppo sguaiata, in un ranch, ma soprattutto era inconcepibile che l'avesse declassato a semplice Monsieur, quando era nientemeno che un Lord, titolo al quale non avrebbe rinunciato, a meno di non riuscire a diventare un pistolero fuorilegge.

Lady Perla Chevalier non era affatto soddisfatta della piega che gli eventi avevano preso. Quando Lady Clarissa aveva proposto una partita a bridge, con anche un certo entusiasmo da parte della Badessa, non avevano considerato la difficoltà nel trovare un quarto giocatore. Lord Colin non dava alcuna soddisfazione e, anzi, andava avanti e indietro per la stanza come un ossesso, mentre i giovani sembravano non mostrare la giusta attenzione per le carte, concentrandosi soltanto sul fumo e sullo champagne.
Sia Lady Perla sia Lady Clarissa si accesero una sigaretta, mentre la Badessa declinò l'offerta.
«Ai tempi antichi, gli uomini sacrificavano vitelli, capre e pecore affinché le divinità potessero esalare i deliziosi fumi della loro cottura» spiegò. «La mia posizione mi costringe a considerarla una tradizione pagana. Fumare sarebbe la stessa cosa: sacrificare una preziosa sigaretta o un prezioso sigaro affinché arrivi all'Altissimo il delizioso odore del fumo. Prima di prendere i voti fumavo regolarmente, non solo sigarette, ma anche, come fossi un vero Lord anziché una Lady, occasionali sigari e qualche volta anche la pipa. Ora, tuttavia, le cose sono molto cambiate.»
Lady Perla ascoltò con ammirazione quelle parole.jj
«È tutto bellissimo, a parte il fatto che vi siate privata del fumo. Io stessa fumo sia il sigaro sia la pipa, quando capita.»
«Anch'io, anch'io» convenne Lady Clarissa, «E durante i miei viaggi missionari nella Turchia, ho iniziato a fumare anche il narghilè.»
«Anch'io fumai il narghilè in gioventù, mentre mi trovavo in viaggio nella Persia, di ritorno dalle Indie Orientali e in attesa di giungere in Costa Azzurra. Quando siete stata in Turchia?»
«Due anni orsono. Tornai a casa in piena estate partendo da Istanbul, periodo dell'anno scelto per evitare che una tempesta di neve mi cogliesse mentre mi trovavo all'altezza di Belgrado a bordo dell'Orient Express.»
Sul volto della Badessa comparve un radioso sorriso.
«Io non sono mai salita a bordo dell'Orient Express. Tuttavia, alcuni anni prima di prendere i voti, ho preso parte a una crociera sul Nilo, dopodiché sono andata a visitare le Piramidi.»
«Piramidi!» esclamò una voce, cogliendole tutte e tre di sorpresa. Quando era entrato, l'ispettore Roberts? Lo videro in compagnia di una donna sui trentacinque anni che doveva essere zitella, poi udirono la sua successiva invettiva: «Un giorno, mentre gli antichi Egizi si rigiravano i pollici, arrivarono degli strani dischi dal cielo. Ne discesero degli omini con la coda che, guardandosi intorno, notarono come il deserto si prestasse bene a delle costruzioni monumentali. I loro migliori architetti stilarono in gran fretta un progetto e poi, alzando gli occhi al cielo stellato, compresero che mancava ancora qualcosa. Così decisero di aggiungere anche la Sfinge. I lavori durarono alcuni mesi, dopodiché gli omini con la coda risalirono sulle loro navicelle e tornarono nella loro patria, un pianeta chiamato Nibiru. Pare che ritorneranno nel 2012, un anno molto lontano, nel quale tutti noi saremo già passati a miglior vita, ma non Sua Maestà la Regina, che ci seppellirà tutti e nel 2012 avrà ancora davanti un decennio da vivere. Ma vogliate scusarmi, sto divagando e pensando al tredicesimo baktun, quando dovrei informarvi del ritorno di Miss Crystal, la segretaria del defunto Lord Archibald.»
Lady Perla, Lady Clarissa e la Badessa esclamarono in coro: «La quarta giocatrice, per il bridge!»

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La deposizione di Lady Katherine ***


Le letture sono diminuite esponenzialmente dai primi due al terzo capitolo, avete tutti bevuto un tè con l'arsenico?
Ne approfitto per fare un saluto alla mia lettrice Swan Song, spero che il nuovo capitolo sia di tuo gradimento!



In ogni villone delle campagne inglesi che si rispetti, specie laddove deve essere commesso un delitto, non vi è ampia stanza nella quale non vi siano un tavolo e delle sedie, rigorosamente in numero sufficiente per contenere tutti i presenti. Vi è anche un'ampia porta, dietro alla quale orde di camerieri possano accomodarsi per origliare, quindi Miss Crystal era certa che qualcuno stesse già spettegolando sulla sua decisione di rinunciare a una partita di bridge.
Il dovere prima del piacere, questa era la regola di Miss Crystal, ma non si aspettava che gente che non aveva mai lavorato nel corso della propria esistenza potesse comprendere un simile concetto. Chi lo comprese bene, invece, fu l'ispettore Jacob Roberts, convinto dalla segretaria ad andare a casa a verificare se vi fossero dischi volanti nel cielo notturno. L'ispettore accettò, lasciando alcuni agenti come sorveglianza, e Miss Crystal lo rassicurò a proposito del raccogliere le deposizioni dei presenti sulla scena del crimine, in modo da aiutarlo a fare luce sulle indagini.
Rimasta sola con i sei parenti di Lord Archibald e con la moglie di costui, li invitò a sedersi tutti al tavolo e chiese loro di aiutarla a ricostruire lo svolgimento dei fatti.
Fu tutto molto semplice e lampante: ogni persona presente concordava sulla stessa versione. Alle ore 17,00 in punto Lord Archibald aveva convocato tutti in soggiorno e annunciato il proprio matrimonio con Lady Katherine. La notizia era stata accolta da innumerevoli fischi, ma il peggio era avvenuto quando il bisbetico vecchio aveva annunciato di avere cambiato il testamento, con Lady Katherine destinata a divenire erede di gran parte del suo vasto patrimonio. A quel punto alcuni si erano messi a inveire contro Lady Katherine, altri contro Lord Archibald, infine alcuni a insultare figure venerate dalle religioni monoteiste.
Il Lord era stato irremovibile e ne era seguito un lungo scontro verbale - di cui senz'altro alcuni membri del personale di servizio appostati fuori dalla stanza avrebbero potuto fornire una trascrizione completa - almeno finché, alle 17,35, si erano udite delle terribili urla provenire dalla cucina. Proprio in quel momento Lord Archibald stava annunciando di avere trovato una lettera minatoria, la quale recitava, testualmente: "pentiti dei crimini che hai commesso, altrimenti pagherai per quello che hai fatto". La grafia della lettera era piuttosto traballante. L'aveva ripiegata e messa in tasca, accanto a una pipa, mentre le urla proseguivano sempre più prorompenti.
Una cameriera di nome Gloria, che poco prima aveva servito il tè con grande perseveranza e determinazione nonostante fosse affetta da sintomi di raffreddamento e nonostante fosse abbattuta perché quel giorno non aveva visto il garzone dell'ortolano che ogni pomeriggio veniva a consegnare frutta e verdura nelle cucine - in quanto, si malignava, fosse stato da lei contagiato e fosse ugualmente influenzato - sembrava sul punto di soffocare.
Mentre invocava stupidamente che qualcuno andasse ad avvertire il garzone dell'ortolano della sua imminente dipartita e a lamentarsi contro l'ortolano per avere mandato al suo posto non un altro ragazzo affascinante, ma piuttosto un individuo di mezza età dall'aria insignificante, che in precedenza quel pomeriggio aveva portato i consueti ortaggi, il maggiordomo aveva avuto l'intuizione di prendere la propria bicicletta e di recarsi ad avvertire il maggiordomo del dottor Richard Smith che una persona stava per morire nelle cucine del villone di Lord Archibald.
L'arrivo del medico era stato immediato. Scaricato davanti alla porta dal proprio autista, tale John White, si era diretto nelle cucine e, in una strana inversione di ruoli, erano stati i membri della famiglia Pennington ad andare a impicciarsi nei fatti del personale di servizio. Tutti i presenti concordavano con il fatto che, eccetto Lord Archibald, ciascuno di loro si fosse recato in cucina, dove il dottore accertava che la povera Gloria aveva ingerito un quantitativo eccessivo di peperoncino in polvere. Trovare il corpo del reato era stato piuttosto semplice: qualcuno aveva messo il peperoncino nello sciroppo per la tosse. I maligni davano la colpa allo stalliere, altri all'aiuto-giardiniere, altri ancora al fattorino del fornaio, tutti ex fidanzati che erano stati cornificati con il garzone dell'ortolano.
A quel punto, appurato che la cameriera Gloria non era in pericolo di vita, i membri della famiglia Pennington al gran completo di erano recati in soggiorno, dove il Lord giaceva con la testa sfondata da un pezzo di legno lasciato sul luogo del misfatto.
«Oh, che brutta storia!» esclamò Miss Crystal. «Chi potrebbe mai avere commesso una simile azione? Chi poteva odiarlo?»
«Fate presto, voi, a parlare!» sbottò Lord Colin. «Devo forse ricordarvi che alla fine di ogni mese vi passava una somma di denaro?»
«E io devo forse ricordarvi che quella somma di denaro si chiama stipendio e mi era corrisposta perché svolgevo per lui una prestazione professionale?» replicò Miss Crystal. «E poi non mi pare che a qualcuno di voi mancasse un tetto sotto al quale vivere. Né vi mancava la possibilità di recarvi in vacanza nell'Uzbekistan o nella Nuova Guinea.»
A quelle parole, calò un muro di silenzio. Il peggio, tuttavia, doveva ancora venire, dal momento che informò tutti i presenti della necessità di aiutare l'ispettore nelle indagini, mentre costui era alla ricerca di dischi volanti da cui sarebbero discesi omini con la coda giunti a verificare la solidità delle piramidi che stavano in piedi da migliaia di anni. Avrebbe sentito ciascuno di loro, alla ricerca di indizi che potessero far luce sulla sua misteriosa soppressione, in modo che gli agenti di Scotland Yard non prendessero le solite cantonate.
La prima a essere ascoltata fu Lady Katherine. Rimasta da sola con lei nello studio, Miss Crystal volle sapere: «Amavate vostro marito Lord Archibald?»
«Amare è una parola grossa» replicò Lady Katherine. «Mi rendo conto di essere facilmente sospettabile, ma le faccio notare che io ero la moglie e la principale erede del Lord. Perché dovrei destare più sospetto io rispetto a queste sanguisughe che gli stavano intorno? Non facevano altro che chiedere denaro e lamentarsi perché non ne ricevevano abbastanza e meditare vendetta. Io mi sono sempre accontentata di quello che mi dava il povero Lord Archibald e in più non ho mai detto né di odiarlo, né di volerlo morto. Trovo inaudito il modo in cui mi guardano solo perché ho sposato un uomo che aveva oltre quarant'anni più di me. Cosa pensano, che l'abbia sposato per ucciderlo? Neanche avessi sposato un sessantenne da dovermi sorbire per altri dieci o vent'anni. No, prima o poi sarebbe morto ugualmente, e senza neanche aspettare dei decenni!»
Tutte le osservazioni di Lady Katherine erano più che legittime, ma Miss Crystal sapeva di non potersi fare ingannare. Tutto doveva essere approfondito con chiarezza e il passato della consorte di Lord Archibald non faceva eccezione.
«Come mai non vi siete mai sposata prima?»
«Ciò non corrisponde a verità» rispose Lady Katherine. «Non nascondo che in gioventù contrassi matrimonio con un giovane irlandese con cui ebbi uno strano incidente: mi scontrai contro di lui mentre entrambi eravamo a bordo delle nostre biciclette. Cademmo rovinosamente, ma tra noi sbocciò l'amore. Purtroppo ebbe breve durata e le nostre strade si separarono. Non ho mai nascosto il mio precedente matrimonio, un errore giovanile che individui come Lord Colin vorrebbero farmi pagare a vita. Vi pare? Lord Colin si è sposato quattro volte... quattro! E ha il coraggio di lamentarsi di me!»
Se quella fosse stata una conversazione informale, Miss Crystal avrebbe espresso il proprio supporto sia all'uno sia all'altra, perché sposarsi era umano, ma perseverare era di gran lunga esagerato. Tuttavia Lady Katherine era sospettata di un delitto, come i suoi parenti acquisiti, quindi c'erano altre questioni da chiarire.
«Vostro marito Lord Archibald fumava?»
«Certamente.»
«Cosa?»
«Sigarette, sigari...»
«E la pipa?»
«Qualche volta fumava anche la pipa» confermò Lady Katherine. «Ma perché me lo chiedete? Non eravate forse la sua segretaria?»
«Adesso sono qui nel ruolo di investigatrice privata. Non vi preoccupate che quando il mistero che aleggia sull'efferato delitto sarà risolto e il colpevole consegnato alla giustizia, abbandonerò le indagini e tornerò a svolgere il mio lavoro, dopo avere trovato qualcuno che mi assuma. Non preoccupatevi, so che già a partire da domani riceverò telegrammi di Lord vari che mi invitano per un colloquio di lavoro. Adesso, comunque, parliamo di voi. Fumate, Lady Katherine?»
«Ovviamente sì.»
«Cosa fumate?»
«Sigarette, sia con sia senza filtro. Non mi dispiace in qualche occasione fumare anche qualche sigaro.»
Miss Crystal azzardò: «E la pipa?»
«Ogni tanto fumo anche la pipa» confermò Lady Katherine. «Onestamente, non ho mai conosciuto persone che non fumano mai la pipa nemmeno in qualche sporadica occasione.»
«Comprendo pienamente. Per caso vostro marito Lord Archibald possedeva una pipa con le iniziali C.P.?»
Lady Katherine scosse la testa.
«No, perché avrebbe dovuto? Non aveva quelle iniziali.»
«E voi?»
«Nemmeno io ho quelle iniziali.»
Miss Crystal confermò: «Come sospettavo. Per caso sapete qualcosa di biglietti minatori ricevuti dal vostro consorte?»
Di nuovo, Lady Katherine scosse la testa.
«Non seguivo le faccende di ordinaria amministrazione con cui mio marito aveva a che fare. Io ero solo la moglie giovane da esibire, non una compagna con cui condividere le proprie preoccupazioni e i propri affanni.»
«E la cosa non vi pesava?»
«Assolutamente no: fare la moglie-trofeo mi permetteva di vivere senza lavorare e Lord Archibald mi passava molti più soldi rispetto alla mia precedente paga di cameriera. Ve lo ripeto, non avevo alcuna ragione per fare del male a mio marito...» Lady Katherine abbassò la voce. «Però, ve lo devo confessare, non ho mai rigettato in pieno il mio passato di cameriera. Ogni tanto mi capitava di nascondermi dietro le porte a origliare e, qualche giorno orsono, ho visto mio marito contemplare con gli occhi sgranati quella strana pipa. Mi sono affacciata e l'ho visto che tremava.»
«E poi?»
«Poi è arrivata quella rincitrullita di Gloria, che era su di giri perché aveva appena visto il garzone dell'ortolano, e mi ha chiesto se avessi preferenze per la cena. Le ho detto di riferire ai cuochi che, per quanto mi riguardava, potevano cucinare quello che desideravano.»
Miss Crystal annuì.
«Molto interessante, Lady Katherine. Quello che mi avete detto è stato molto d'aiuto. Vi chiedo per cortesia di uscire e di chiamare Lord Colin.»

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Le deposizioni di Lord Colin e Lord Christian ***


Carissimi lettori, è un piacere essere arrivata già al quinto capitolo dopo neanche una settimana, ma sappiate che mi sto divertendo tantissimo a scrivere questa storia. Quindi continuerò a oltranza fintanto che il mistero che aleggia intorno alla dipartita del vecchio irritante (o per meglio dire, bisbetico) non sarà svelato.
Un sentito ringraziamento a Swan Song per la considerazione che sta riservando a questo racconto e buona lettura! *-*



Lord Colin si stupì nel vedere Lady Katherine accendersi una sigaretta nel momento stesso in cui usciva dallo studio del defunto Lord Archibald. Ma come? Non aveva fumato durante l'interrogatorio? Era uno scandalo inaudito che una persona senza la benché minima classe potesse vantare il titolo di Lady. Per fortuna la sua sceneggiata sarebbe finita, prima o poi, non restava altro da fare che attendere pazientemente che fosse incriminata per omicidio. Come potesse averlo commesso era ovviamente un mistero per Lord Colin, all'ora del delitto erano tutti, nessuno escluso, nelle cucine. Prima di lasciare il soggiorno, tutti avevano distinto con chiarezza Lord Archibald che borbottava qualcosa a proposito di "nuovo testamento, in cui lascerò tutto a mia moglie Lady Katherine, a meno che non sia bigama".
Purtroppo le probabilità che fosse bigama erano molto basse, si era parlato di un precedente marito, ma Lord Colin sapeva perfettamente dell'esistenza del divorzio, pur avendovi ricorso solamente quattro volte nel corso della propria vita coniugale. Comunque fosse, toccava a Miss Crystal farsi venire un'idea su come liberarsi di Lady Katherine facendola finire in disgrazia, non certo a lui, che aveva questioni ben più importanti di cui occuparsi, per esempio la ricerca della scatola dei fiammiferi. Fortunatamente quell'impegnativo momento ebbe la sua fine e, ritrovato il prezioso tesoro, Lord Colin prese fuori un sigaro dal suo apposito portasigari che recava l'acronimo C.P., le sue iniziali, e l'accese.
«Per caso fumate anche la pipa?» domandò Miss Crystal, mentre Lord Colin si sedeva al suo cospetto.
«Ovviamente sì» rispose Lord Colin, «Ma se state per chiedermi se possiedo una pipa con le iniziali C.P., devo smentirvi subito.»
«Come sapevate che stavo per domandarvelo?»
«Qualora Lord Archibald mi avesse diseredato, credo che dovrei reinventarmi e trovare un impiego come maggiordomo. Pertanto, in vista di quel potenziale drammatico evento, cerco di vedere positivo. Un maggiordomo può origliare senza alcun ritegno. Ho sempre compatito il personale di servizio perché non ha il nostro denaro e non può recarsi né a visitare Hong-Kong né nella Thailandia, ma inizio a pensare che intromettersi nei fatti dei Lord e delle Lady sia decisamente più interessante di una vacanza.»
«Voi fate spesso delle vacanze?»
«Purtroppo quel vecchio tirchio di Lord Archibald non mi forniva abbastanza denaro per fare vacanze, negli ultimi anni.»
Miss Crystal azzardò: «Eravate a corto di soldi?»
«Eccome, tutta colpa dei cavalli!»
«Per caso avevate un allevamento di cavalli e siete fallito?»
«Un allevamento di cavalli?» Lord Colin sbuffò, alitando in faccia a Miss Crystal una potente nuvola di fumo di sigaro. «Come vi viene in mente? No, semplicemente scommettevo sulle loro corse! La fortuna, tuttavia, mi ha voltato le spalle molto tempo fa. Ho accumulato molti debiti nel Texas dove risiedo, quindi sei mesi orsono ho deciso di affrontare tutte le mie peggiori paure e sono venuto nel mio nativo Regno di Sua Maestà.»
«Qui non avevate debiti?»
«Eccome se ne avevo e ne ho tuttora, ma i miei creditori al massimo mi hanno minacciato di spaccarmi il naso se non avessi pagato. I creditori che ho nel Texas vengono a bussare alla mia porta armati di fucile. Vedete, Miss Crystal, penso di potere vivere con il naso rotto, ma difficilmente potrei vivere con una pallottola conficcata in testa.»
Miss Crystal domandò: «Vi siete fatto qualche idea sul delitto? Chi poteva detestare così tanto il povero Lord Archibald?»
«Povero!» Lord Colin si lasciò andare a una risata sguaiata. «Quel vecchio insopportabile non era certo povero! E sa qual è la cosa che mi fa ridere di più? Che era così tanto attaccato ai soldi, ma non potrà certo portarseli sottoterra! Per rispondere alla vostra domanda, farei prima a elencarvi chi non lo detestasse: i cuochi, gli aiuto cuochi, le cameriere, il maggiordomo e tutta la gente che riceveva da lui un lauto stipendio, compresa voi stessa. Preferiva pagare la gente che lavorava per lui, e pure con stipendi più elevati del contratto nazionale, piuttosto che mettere il proprio denaro in mano a noi. Tutto ciò è inaudito! Perdonate la schiettezza, ma sono proprio felice che sia morto!»
«Comprendo» osservò Miss Crystal. «Avete per caso altre dichiarazioni da fare? Se così non fosse, vi chiedo la cortesia di mandare da me vostro figlio Lord Christian.»

La giornata di Lord Christian si stava rivelando oltremodo fallimentare: non era riuscito a spiegare a Mademoiselle Pauline che una persona che ancora non aveva raggiunto il ventunesimo compleanno non avrebbe mai e poi mai dovuto bere alcolici, e soprattutto la giovane anglo-francese l'aveva rimproverato perché un vero Lord non dovrebbe andarsene in giro con un cappello texano come i mandriani delle praterie.
Lord Christian non prestava attenzione a questi dettagli, tuttavia prestava attenzione al fatto che, nella vecchia Inghilterra, le diciassettenni venivano considerate alla stregua di donne adulte. Per tale ragione avrebbe potuto tranquillamente dimenticarsi che Mademoiselle Pauline beveva come una spugna e fumava come una ciminiera nonostante la giovane età, se questa gli avesse mostrato qualche attenzione che rendesse ragionevole una proposta di matrimonio. Purtroppo non stava succedendo e, a peggiorare la situazione, la deposizione presso Miss Crystal si stava facendo molto vicina e Lord Christian non aveva ancora deciso se fumare un sigaro oppure una sigaretta durante quella circostanza.
Decise per la sigaretta, anche se di recente aveva fumato soltanto cinque sigari di fila e gli dispiaceva molto spezzare quella meravigliosa e profumata catena.
«Ditemi, Miss Crystal.» Lord Christian prese posto. «Per caso volete chiedere anche a me se fumo la pipa e ne ho una con le iniziali C.P.?»
«Già che siete qui, direi che possiamo toglierci il dente fin da subito.»
«Per quanto vi possa sorprendere, non fumo la pipa» le riferì Lord Christian. «Perché sprecare tempo fumando la pipa, quando sottrarrebbe minuti preziosi da riservare ai sigari? Già trovare spazio per qualche sigaretta si rende molto difficoltoso. Spero possiate comprendere.»
«Certo che comprendo.»
«Piuttosto, volete che vi offra una sigaretta?»
«No, non fumo.»
Lord Christian spalancò gli occhi. Non aveva mai udito un'idiozia peggiore di quella. Decise tuttavia di non lasciarsi andare a commenti che potessero risultare sgradevoli a quell'invasata che si era messa in testa di interrogarli tutti per scoprire chi avesse commesso il delitto. Com'era possibile che non pensasse all'ovvio? Senza ombra di dubbio la vera Lady Sabrina Remington era morta in convento, per la disperazione di non potere sperperare denaro in viaggio e amenità, e quella monaca che si era presentata presso la dimora di Lord Archibald doveva essere un'impostora, sempre che fosse davvero una monaca. In più neanche quella fumava ed era chiaro che fosse un comportamento a dir poco sospetto.
Miss Crystal proseguì con le proprie domande: «Eravate affezionato a Lord Archibald?»
«Ma chi, quel vecchio avaro?» Lord Christian scoppiò in una fragorosa risata. «No, certo che no!»
«Siete felice che sia stato assassinato?»
«Dire che sono felice è una parola grossa.»
«Quindi provate un po' di dispiacere?»
«Trovo piuttosto che sia una scena orribile, quella a cui abbiamo assistito. Noi, nel Texas, non sfondiamo la testa alle persone con dei pezzi di legno. Ci sembra un'offesa nei confronti degli inventori della polvere da sparo e dei fucili. Non c'è controversia che non si possa risolvere sparando, ma dubito che voi, che siete sempre vissuta nella vecchia Inghilterra, possiate comprendere le sfaccettature della vita. Siete proprio una boomer, non potete certo comprendere come viviamo noi della Shot-Generation!»
Miss Crystal sembrava non comprendere minimamente il senso di quelle parole, ma Lord Christian non se ne curò. Non appena gli fu concesso di uscire e fu esortato a mandarle Lady Perla si alzò dalla sedia e si allontanò, senza nemmeno curarsi delle richieste della segretaria del bisbetico vecchio. Quella donna non era mai stata nella culla della civiltà e sicuramente non aveva mai maneggiato un'arma da fuoco, non era meritevole di considerazione.

Lady Perla non si presentò nella stanza. Miss Crystal comprese subito che la colpa era di quel giovane poco collaborativo e della sua Shot-Generation, qualunque cosa fosse. Stava per andare a cercare una cameriera, oppure il maggiordomo, affinché le mandasse la signora, quando fu proprio il maggiordomo a venirla a cercare.
«Miss Crystal, c'è un uomo che ha bussato alla porta e vorrebbe entrare.»
«Gli agenti di Scotland Yard che cosa dicono?»
«Dicono che, purché non contamini la scena del crimine, chiunque possa portare un po' di scompiglio, e far sì che intravedano la soluzione allo stesso modo in cui il loro capo l'ispettore Roberts vorrebbe vedere dischi volanti nel cielo, è ben accetto.»
«Chi è costui?»
«È un signore che sostiene di essere stato invitato da Lord Archibald in persona a trascorrere un breve soggiorno in questa sontuosa dimora.»
Miss Crystal annuì.
«Molto interessante, mandatelo da me nello studio.»
Tornò nel proprio posto, in attesa. Si domandò chi potesse essere quell'intruso - perché era senza ombra di dubbio un intruso, Miss Crystal sapeva perfettamente che nessun altro era stato invitato. Quando lo vide varcare la soglia dello studio, spalancò gli occhi.
«Dove ci siamo già visti, io e voi?»
L'uomo, sui quarant'anni, dai folti capelli rossi, sembrava spiazzato tanto quanto lei. Ci misero un attimo per riconoscersi ed esclamarono in coro: «La carrozza per non fumatori dell'espresso delle 15,45!»
Quello era un colpo di scena enorme, ma Miss Crystal non doveva dimenticare il proprio ruolo.
«Posso chiedervi cosa ci fate qui?»
Il signor Patrick Callahan le mostrò una lettera dattiloscritta, in cui effettivamente qualcuno, spacciandosi per Lord Archibald, lo invitava a presentarsi quella sera presso la dimora del bisbetico Lord. Gli era stata recapitata alcuni giorni prima e, per quella ragione, aveva intrapreso un lungo viaggio con il treno espresso delle 15,45.
«Questa lettera è falsa» osservò Miss Crystal. «Non è stata dettata dal vero Lord Archibald. Qualcuno vi ha truffato, per convocarvi qui.»
«Quindi» dedusse Patrick Callahan, «Questo Lord Archibald non desidera vedermi?»
Miss Crystal scosse la testa.
«Non solo non desidera vedervi, ma non può più farlo: Lord Archibald Pennington è stato assassinato oggi stesso, poco dopo l'ora del tè.»
«Mi auguro che San Pietro gli apra le porte del Paradiso» mormorò Patrick Callahan, «E che le porte del carcere si aprano per chi ha commesso un simile misfatto.»
Miss Crystal lo rassicurò: «Non posso fare niente per San Pietro e il Paradiso, ma farò tutto ciò che è in mio potere affinché il suo assassino non rimanga impunito. Nel frattempo, chiamo una cameriera e le chiedo di prepararvi una stanza. Siete ovviamente nostro ospite.»
«Non vorrei disturbare.»
«Figuratevi. Questa casa è piena di gente venuta qui a scrocco, uno in più non farà una grossa differenza.»
Callahan le sorrise con una grazia tale che Miss Crystal mise per un attimo in discussione il proprio status di zitella irremovibile, ma non appena fu uscito dallo studio tornò in sé e si concentrò su ciò che contava davvero. La sua mente di gran lunga superiore a quella dell'ispettore Roberts iniziò a lavorare con una certa frenesia. Chi aveva invitato quell'uomo presso la dimora di Lord Pennington e perché? Nulla accadeva per caso, doveva esserci una ragione logica che ancora le sfuggiva. Per quella ragione si sarebbe concessa una pausa prima dell'interrogatorio di Lady Perla. Aveva assolutamente bisogno di bere un tè.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Le deposizioni di Lady Perla e Mademoiselle Pauline ***


Per prima cosa voglio ringraziare Swan Song per avere recensito e congetturato su tutti i capitoli precedenti, sperando di stimolarle ulteriori congetture. In secondo luogo vorrei ringraziare gli altri lettori, quelli che non si fanno vivi. Rispetto al giorno del commento sul tè corretto, le view sono leggermente aumentate. Spero che vi stiate divertendo e, se volete fare congetture anche voi, non aspetto altro!


Lady Perla Pennington vedova Chevalier portò la tazza alla bocca e mandò giù l'ultima sorsata di tè. Anche Miss Crystal fece lo stesso e solo a quel punto la esortò a parlare.
Lady Perla era consapevole della poca diplomazia di quel rozzo Lord Colin che viveva tra i cowboy, così come suo figlio doveva essere ugualmente incapace di civiltà, quindi toccava a lei usare almeno un po' di contegno.
«Non sono sorpresa da quanto accaduto a Lord Archibald» declamò, in tono pacato. «Quell'uomo era una persona terribile ed era solo questione di tempo prima che qualcuno anticipasse la data del suo ultimo viaggio. Non sopportava le persone dedite all'arte e non faceva che rinfacciarmi la mia passione per la musica e per la pittura. Sosteneva che avrei dovuto iniziare a interessarmi agli affari, o quantomeno, dato che avevo ricevuto la grazia di divenire vedova, di prendere un secondo marito che, diversamente da me, se ne intendesse di economia e di finanza. Minacciava di diseredare me e mia figlia, se nessuna di noi avesse contratto matrimonio con un uomo d'affari che avesse anche il titolo di Lord.» Lady Perla scosse la testa. «Che persona spregevole! Non faceva altro che vantarsi dei suoi successi imprenditoriali, quando l'ho sempre visto limitarsi a bere, fumare, borbottare e, quando era più giovane, partire per costosi viaggi. La volete sapere la verità? In realtà Lord Archibald si è arricchito grazie all'eredità di sua cugina Lady Stephanie, a sua volta una ricchissima ereditiera. Era la madre di Lady Sabrina, la Badessa. Quando la figlia rinunciò alle proprie ricchezze per farsi suora, divenne Lord Archibald il principale erede e, quando Lady Stephanie morì, si impossessò del suo patrimonio.»
Miss Crystal osservò: «Credevo che fosse lui a mantenere Lady Sabrina.»
«Così raccontava, per apparire più ricco di quanto non fosse» chiarì Lady Perla. «Prima possedeva soltanto il denaro sottratto al suo passato socio in affari, un ricco imprenditore che, quando io ero ancora bambina, decise di sciogliere la società. Voci di corridoio raccontano di come, per vendetta, Lord Archibald ebbe una relazione con la moglie di quell'individuo e, si dice, perfino un figlio segreto, che fu spacciato dalla donna come figlio del proprio marito.»
«Cosa intendete per voci di corridoio?»
«Testualmente, quello che ho detto: i domestici dell'epoca si appostavano in corridoio, ascoltavano tutto ciò che dovevano ascoltare, poi si facevano un'idea ben chiara di cosa fosse accaduto.»
Miss Crystal annuì.
«Comprendo.»
«Volete forse dire che conoscete questa storia?»
«Oh, no, affatto. Non ne ho mai sentito parlare, ma ho preso servizio presso Lord Archibald soltanto da pochi anni, e a quei tempi io stessa ero bambina, o forse non ero ancora nata.»
«Già, dovete avere almeno dieci anni in meno di me... ma, senza che vi offendiate, ne dimostrate di più. Dovrei darvi consiglio a proposito del vostro guardaroba... ma stiamo divagando. Avete altro da chiedermi?»
«Usate mai il nome Perla Chevalier, senza metterci in mezzo Pennington?»
«Talvolta.»
«Quindi si può affermare che le vostre iniziali siano P.C.?»
«Esattamente.»
«E le invertite mai con C.P.?»
«No, perché dovrei?»
«Non saprei, magari per decorare una pipa?»
Lady Perla sorrise.
«Volete chiedermi se la pipa che Lord Archibald teneva in tasca era mia?»
«Siete molto perspicace, Lady Perla» osservò Miss Crystal. «Per caso è vostra?»
«No, affatto, se fosse stata mia, non sarebbe stata nella tasca di Lord Archibald.» Lady Perla accennò ad alzarsi in piedi. «Posso andare o avete altro da chiedere?»
Miss Crystal confermò di non avere altro di cui parlarle, la ringraziò per la disponibilità e le chiese di mandare nello studio sua figlia, Mademoiselle Pauline. 

Pauline Chevalier sapeva di avere le stesse iniziali della madre, avendo origliato come fosse stata una cameriera. Si sedette di fronte a Miss Crystal versandosi il tè, in una tazza messa a sua disposizione dalla segretaria, poi chiarì subito la questione della pipa, raccontando di non possederne nessuna, ma di fumare occasionalmente quelle di alcuni suoi spasimanti, che non le mancavano né in Francia né in Inghilterra.
Miss Crystal azzardò: «Per caso anche Lord Christian è un vostro spasimante?»
«Lord Christian si chiama in realtà Lord Christopher» le ricordò Mademoiselle Pauline. «Quando voi stessa avete sbagliato il suo nome in vista della sua deposizione, né lui né suo padre si sono accorti dell'errore e ha iniziato a identificarsi come Lord Christian. Secondo voi potrei mai prendere in considerazione un simile spasimante? Per non parlare della sua insensata passione per le armi da fuoco. Non vorrei mai e poi mai trasferirmi nel Texas in mezzo ai cavalli e al letame, ai cowboy e alle bandiere confederate, insieme a un tizio che non conosce nemmeno il proprio nome e che vorrebbe smettessi di bere champagne. Piuttosto preferisco rimanere zitella come voi!»
«Non vi do torto, Mademoiselle. Parlando di cose più legate all'indagine, com'erano i vostri rapporti con il vostro prozio Lord Archibald?»
«Era un uomo bisbetico e incapace di empatia» rispose Mademoiselle Pauline. «Non si capacitava del mio disinteresse per l'imprenditoria e per i pretendenti imprenditori, sostenendo che sarei diventata una fallita come mia madre. Dubitava delle potenzialità della mia voce e, anzi, insinuava che cantare fosse una perdita di tempo.»
«E voi come reagivate, quando faceva simili constatazioni?»
«Gli rispondevo che un giorno sarei stata un'apprezzata cantante d'Opera, mentre lui sarebbe stato solamente un vecchio bisbetico e irritante che non piaceva a nessuno.»
«Cos'avete pensato, quando avete scoperto il suo matrimonio con Lady Katherine?»
«Qu'est-ce que j'ai pensé? Rien, se non che quella donnetta l'avrebbe senz'altro assassinato e che ci avrebbe fatto un favore: non so se mi spiego, ritrovarci con un cadavere, senza avere bisogno di sporcarci le mani... C'est simplement fantastique
«Si potrebbe dire che detestavate il vostro prozio.»
«Non più di quanto lo detestassero gli altri.»
«Vi siete fatta un'idea di chi possa averlo assassinato?»
«Je ne sais pas. Tutti lo odiavano, l'unica che ha espresso un po' di dispiacere è stata Lady Katherine, sua moglie. Mia madre dice che è una persona sospetta, che perfino nel parlare al telefono si comporta in modo strano, ma io non le credo. Secondo me è stato Lord Colin. È pieno di debiti, anche nel Texas. E non può nemmeno scappare nel Messico, come ogni persona saggia farebbe al posto suo, perché ha contratto dei debiti anche là.»
Miss Crystal rimase in silenzio per qualche istante, poi osservò: «In che senso dite che è sospetta anche quando parla al telefono?»
«Oggi pomeriggio è capitata una cosa strana» riferì Mademoiselle Pauline. «È squillato il telefono e, siccome un tempo era cameriera e lo faceva spesso, Lady Katherine per errore ha risposto in prima persona. Era piuttosto abbattuta quando ha riattaccato e ha detto di essere preoccupata perché non ci sarebbero state verdure per la cena. A suo dire, a telefonare era l'ortolano, che la avvertiva che sia lui sia il suo aiutante - il fidanzato della cameriera Gloria - erano malati e aveva quindi tenuto la bottega chiusa. Tuttavia non troppo tempo dopo un uomo è venuto a consegnare degli ortaggi nelle cucine. Mia madre dice che Lady Katherine non era al telefono con l'ortolano, ma che stava complottando qualcosa di losco.»
«Vi ringrazio per le vostre informazioni, Mademoiselle Pauline, siete stata davvero gentile.» 

Dopo la deposizione di Madame e Mademoiselle Chevalier, Miss Crystal si versò un'altra tazza di te, cercando di riassumere tutti gli elementi. Purtroppo era difficile dare uno spazio al presunto figlio segreto di Lord Archibald, così come all'ortolano influenzato, mentre nessuna delle due ammetteva di essere proprietaria della pipa trovata in tasca alla vittima. Sembrava una situazione senza via d'uscita e fornire una soluzione da servire su un piatto d'argento all'ispettore sarebbe stato oltremodo complicato.
Era immersa in quelle riflessioni quando arrivò il maggiordomo, per informarla dell'arrivo di un'altra persona che sosteneva di avere ricevuto una lettera da parte di Lord Archibald e di essere stata invitata a presentarsi a casa quella sera.
Miss Crystal lo esortò a farla entrare e si ritrovò faccia a faccia con un'altra persona conosciuta.
«Miss Kimberly Jones!»
«Miss Crystal, che sorpresa!»
«Oh, no, non è una sorpresa per voi» obiettò Miss Crystal. «Oggi sul treno vi ho informata di dove lavorassi, mentre voi non avete informato me dell'invito ricevuto... che non è venuto da parte della buonanima Lord Archibald Pennington!»
«Buonanima?»
«Lord Archibald è deceduto oggi pomeriggio, mentre ci trovavamo suo treno con il signor Callahan, che a sua volta è stato qui convocato con una lettera fasulla.»
Miss Jones azzardò: «Un attacco di cuore, per caso? Ricordo Lord Archibald in Costa Azzurra, beveva e fumava come se non ci fosse un domani... al punto che sospettavo io stessa, seppure senza alcuna competenza medica, che per lui potesse non esserci un domani! Però era meglio tacere, noi siamo persone con un certo contegno e una certa discrezione. Non dubito che un giorno, nel futuro, l'umanità creerà piattaforme sulle quali pontificare di argomenti di cui ha conoscenze pressoché nulle, ma penso che quei giorni siano ancora lontani.»
Quell'argomento avrebbe potuto suscitare interesse, ma al momento Miss Crystal aveva questioni più importanti di cui occuparsi e, dopo avere avvertito Miss Jones che il bisbetico vecchio era stato vittima di un efferato omicidio, domandò: «Ha visto per caso il signor Callahan?»
«Sì, poco fa, in una stanza qui a fianco» ammise Miss Jones. «Parlava in tono concitato con la moglie di Lord Archibald che, me lo lasci dire, ha proprio dei modi villani. Non si rivolgeva certo all'ospite con le dovute maniere, gli stava perfino dicendo che la sua presenza non era gradita e avrebbe fatto meglio ad andarsene. È intollerabile! Se osasse rivolgere simili parole a me, le farei notare che perfino i miei rozzi connazionali negli Stati Uniti d'America sono persone a modo, a differenza sua.»
«Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a una simile scena» rispose Miss Crystal. «Purtroppo tutti sono molto tesi, qui. Per questa ragione devo scoprire al più presto chi sia l'assassino di Lord Archibald. Non appena sarà smascherato, la vita potrà riprendere a scorrere tranquilla per tutti.»
«Pensate di potercela fare?»
«Non vedo impedimenti.»
«Me lo auguro per voi. Inoltre, dato che il vostro titolare è morto, volevo chiedervi anche se vi piacerebbe venire a Chicago con me. Sto cercando io stessa una segretaria e voi fareste al caso mio. Non passerei molto tempo a Chicago, quindi dovreste essere disposta a venire con me in molti luoghi esotici.»
Quella proposta del tutto inattesa fece avvampare Miss Crystal.
«Oh, io non credo che sarei all'altezza!»
«Riflettete, Miss Crystal, intendete risolvere un caso di omicidio. Questo significa che siete disposta ad addentrarvi in campo che non conoscete, ma diversamente dell'umanità del futuro sembrate avere la decenza di comprendere fino a che punto certe domande siano legittime e quando inizino a diventare immani cavolate. Per esempio, c'è qualcosa che vi turba?»
Miss Crystal confermò: «Veramente sì. Avete detto di non avere conoscenze mediche, ma davvero non vi è mai venuto il dubbio di cosa sia capitato quel giorno in Costa Azzurra?»
«Non sono sicura di capire, signorina.»
«Se non ricordo male, mi avete parlato di un duello tra due giovani...»
«Un finto Lord qatariota e un finto Lord russo, che si contendevano la mano di Lady Sabrina.»
«Esattamente. E avete detto che quei due erano rimasti entrambi feriti in maniera lievissima, ma morirono entrambi sul colpo per quelle stesse ferite!» Miss Crystal guardò l'americana dritto negli occhi. «Ditemi, Miss Jones, nessuno si è posto domande su cosa fosse veramente accaduto?»
Miss Jones scosse la testa.
«Non mi pare, e comunque non vedo che rilevanza abbia questo con i fatti contemporanei. Si concentri su ciò che conta davvero, ovvero la morte del povero Lord Archibald.»

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Le deposizioni di Lady Clarissa e della Badessa ***


Invoco EFP di permettermi di pubblicare questo capitolo, interrompendo per qualche istante il suo sciopero a intermittenza in atto da ormai un giorno. E saluto Swan, che immagino stia aspettando questo capitolo! /// SECONDO TENTATIVO DI PUBBLICAZIONE.


Era usuale che Lady Clarissa Pennington venisse considerata una donna molto diretta, pertanto decise di non lasciare dubbi. Aspirando il fumo della sua sigaretta, mise in chiaro con Miss Crystal: «Mi vesto solo ed esclusivamente di nero fin dal 1942, in onore di mio figlio, pilota della RAF che fu abbattuto durante la guerra, precipitando nella Manica. Non possiedo indumenti di altri colori, quindi non ho scelto di abbigliarmi con questa sobrietà perché sia in lutto a seguito della morte di mio cognato Lord Archibald. La sua dipartita è a mio vedere soltanto una grossa seccatura, perché vi saranno le indagini, l'inchiesta e soprattutto l'ormai impossibilità che Lord Archibald chieda il divorzio a Lady Katherine, estromettendola dagli eredi. Sarebbe stato molto più facile se la sua ora fosse giunta per un infarto, come nel caso del mio defunto marito alcuni anni orsono.»
«Ne deduco» osservò Miss Crystal, «Che non foste in buoni rapporti con la vittima.»
«Non avrei avuto alcun rapporto con lui, se non fosse stato perché sapevo di essere citata nel suo precedente testamento» mise in chiaro Lady Clarissa. «Lo detestavo profondamente, perché non faceva altro che rinfacciarmi di che aveva dato dei soldi a mio marito, in passato, e sosteneva che mi avrebbe tranquillamente lasciata a vivere senza una sterlina, se non fosse stato perché rispettava il fatto che mio figlio avesse combattuto per la nostra Nazione. Credo che anche quella fosse tutta una facciata: a Lord Archibald i figli degli altri non dovevano interessare molto, dato che si vantava di non avere mai speso un solo penny per quello che aveva generato. Sapete, ebbe una relazione con una donna sposata, il cui marito aveva dato il cognome al figlio e l'aveva mantenuto per anni e anni, prima che Lord Archibald iniziasse a parlare apertamente della storia del suo concepimento. Il padre putativo lo ripudiò, estromettendolo dal proprio testamento, così almeno scoprii dal cugino della mia cameriera, che aveva lavorato per lui come maggiordomo e trascorso molto tempo dietro alle porte a vegliare sulle vicende familiari. A questo punto vi verrà da pensare: almeno Lord Archibald si sarà fatto carico di questo figlio segreto? Assolutamente no! Molto probabilmente per sopravvivere sarà costretto a lavorare... che orrore!»
«Avete mai conosciuto questo figlio segreto?»
«Giammai, né intendo conoscerlo. Anzi, spero che Lord Archibald non si sia ricordato nemmeno all'ultimo di lui. Sarebbe davvero una brutta grana se l'avesse incluso nel testamento. Già lascerà una miseria a tutti noi, visto il suo matrimonio con Lady Katherine...»
Miss Crystal azzardò: «Pensate che non ci siano le circostanze per ottenere l'annullamento del matrimonio stesso?»
Lady Clarissa spense il mozzicone sul posacenere.
«Questo non dovete chiederlo a me, ma al personale di servizio. Sono maggiordomi e camerieri a conoscere ogni pettegolezzo, quindi sapranno sicuramente illuminarvi.»
Miss Crystal scosse la testa.
«No, il personale di servizio deve rimanere fuori da queste vicende. Come avete detto  sono tutti dei pettegoli. È giusto che queste indagini rimangano riservate almeno finché non avrò avuto modo di discuterne con l'ispettore Roberts, che tornerà domani mattina alle otto. Nel frattempo mi sembra corretto chiedervi se fumate la pipa e ne avete mai posseduta una con le vostre iniziali.»
Lady Clarissa sorrise: «So cosa volete insinuare. Non ho ucciso il vecchio bisbetico, né gli ho infilato una pipa in tasca. Ne possiedo due, una appartenuta a mio figlio Lord Reginald e l'altra a mio marito Lord Arthur. Come vedete, nessuno dei due ha C.P. come iniziali. Dovreste concentrarvi piuttosto su Lady Perla e su sua figlia Pauline. Quelle donne vivono in terra straniera, devono esserci delle usanze diverse da quelle inglesi. Qui gli uomini strangolano e le donne avvelenano, è un dato di fatto. Non so come si uccida in Francia, ma senza dubbio non c'è una mano britannica dietro ai delitti. E, prima che me lo chieda, nemmeno americana, non vedo pallottole.»
Miss Crystal la ringraziò per la sua deposizione e la invitò a convocare la cugina di secondo grado di Lord Archibald, la Badessa del convento di Keyboard Hill. 

Lady Sabrina, altresì nota come la Badessa, si versò una tazza di te e la bevve, prima dell'inizio dell'interrogatorio. La prima domanda che Miss Crystal le rivolse fu a proposito dell'eredità di sua madre.
La Badessa confermò: «Avete ragione. Se non avessi deciso di farmi suora, Lord Archibald non sarebbe mai stato così ricco. La mia decisione di rinunciare al mio patrimonio fu molto positiva per lui, ancora di più che se avessi accettato di sposarlo come mi aveva proposto in alcune occasioni.»
Miss Crystal volle sapere: «Non ve ne siete mai pentita?»
«Oh, no, certo» rispose la Badessa. «Ero molto convinta della strada che stavo scegliendo e, se potessi tornare indietro, prenderei i voti altre cento volte.»
«Quindi non siete attaccata al denaro, diversamente dai vostri parenti.»
«No.»
«Allora, posso chiedervi, come mai siete qui? Mi sembra di capire che tutti quanti volessero accertarsi di essere ancora inclusi nel testamento, oppure proprio chiedere denaro. Voi, invece?»
La Badessa accennò un sorriso.
«Vedete, non sono attaccata al denaro, ma credo possa essere speso per delle giuste cause. Il convento di Keyboard Hill giace da decenni in condizioni pietose e, a causa dell'umidità, lo scorso inverno una mia consorella morì di polmonite, nonostante le cure del dottor Richard Smith, che insieme al suo autista John White fu il primo uomo ammesso nel convento.»
«Come mai proprio il dottor Richard Smith?»
«Perché è il miglior medico non solo della contea, ma di tutte le contee limitrofe.»
Messo da parte il medico, così come il suo autista, Miss Crystal considerò: «Il convento versa in pessime condizioni, quindi siete venuta qua perché speravate che vostro cugino Lord Archibald potesse farsi carico delle spese di ristrutturazione. È corretto?»
«Esattamente» convenne la Badessa. «Ho assistito personalmente quella povera suora e mi sono occupata anche di servire numerosi tè e caffè all'autista White, affinché non si annoiasse troppo nelle lunghe ore trascorse a Keyboard Hill mentre il dottor Smith faceva il proprio mestiere. Spero che non succeda mai più nulla del genere, quindi è necessario fare dei lavori per eliminare almeno in parte l'umidità.»
«Posso comprendere a pieno cosa intendeste quando avete parlato di giusta causa.»
«È un grande piacere sentirvelo dire. Purtroppo Lord Archibald non prestava attenzione a tali questioni. Per lui il denaro serviva solo o per gli sfizi, o per accumularlo senza poterlo più spendere per il sopraggiungere della morte. Ho provato a scrivergli diverse lettere per convincerlo, ma non ho visto alcun passo, da parte sua.»
«La cosa mi rincresce molto.»
«Non potete immaginare quale dispiacere procuri a me. Anzi, sono certa che potete, siete una persona molto perspicace.»
Di fronte a quelle parole, Miss Crystal apparve comunque impassibile, tanto era concentrata sul proprio ruolo di detective dilettante.
«Fumate la pipa?»
«Non più.»
«Avete posseduto delle pipe, in passato?»
«Sì, una.»
«Le vostre iniziali sono C.P.?»
«Mi chiamavo Lady Sabrina, un tempo, fate voi...»
«Avete ragione, ma è una domanda di default. Conoscete persone con le iniziali C.P.?»
«Eccome se ne conosco, direi quasi tutti, in questa casa.»
«Conoscete la signorina Jones di Chicago?»
«È una conoscenza di vecchia data.»
«E vi stupisce averla rivista proprio in questa casa?»
Era una domanda in apparenza non correlata alla dipartita del vecchio bisbetico, quindi la Badessa rifletté un attimo, nella speranza di comprendere dove Miss Crystal volesse andare a parare. Non lo comprese, ma la risposta fu molto semplice e sincera: «No, non mi stupisce particolarmente. Miss Kimberly Jones e Lord Archibald frequentavano gli stessi luoghi di vacanza. Non mi risulta che fossero amici intimi, ma mio cugino frequentava un sacco di persone che non lo consideravano affatto un amico. Chi vive nel lusso entra spesso in contatto con i suoi pari e deve essere accaduto proprio questo.»
Miss Crystal parve soddisfatta di quella risposta, ma l'argomento, per lei, non era concluso.
«La signorina Jones era presente come spettatrice del duello nel quale morirono entrambi i vostri spasimanti?»
«Esattamente, e non è mai stata dotata di grande discrezione. Questa è la ragione per cui voi siete informata di quel fatto spiazzante e sconvolgente.»
«Come mai decideste di divenire suora, invece di trovare un altro potenziale marito?»
«Quanto accaduto a entrambi i miei pretendenti mi fece capire che dovevo prendere un'altra strada.»
«Lord Archibald cosa ne pensava?»
«Inizialmente era infastidito, perché avrebbe desiderato sposarmi, ma poi, come vi ho detto, realizzò che l'eredità di mia madre era di gran lunga più importante del prendere moglie. Mi incoraggiò, sicuro che la mia scelta sarebbe stata per lui un grosso vantaggio.»
«Con queste parole fate apparire Lord Archibald come un uomo totalmente dedito all'accumulo di denaro.»
«Il che corrisponde al vero. Non faceva altro che ripetere ai suoi parenti che pensavano solo ai soldi, ma la realtà è che avevano tutti molto in comune con lui.»
«Siete sorpresa del fatto che sia stato assassinato?»
«Sì, molto.»
«Parlate sul serio?»
«Non sono mai stata più seria di così. Se è vero che voleva lasciare gran parte del proprio patrimonio a Lady Katherine, è altrettanto vero che faceva più comodo da vivo che non da morto. Per quanto si lamentasse costantemente del dovere mantenere un'orda di scrocconi, finiva sempre per concedere qualche somma di denaro a tutti, a condizione che venisse utilizzata per investimenti che non disapprovava. Per esempio, sarebbe stato molto infastidito di pagare la scuola di canto per Mademoiselle Pauline, ma all'occorrenza sarebbe stato lieto di pagarle ben più costose vacanze semestrali, qualora gli avesse promesso di impegnarsi per trovare un futuro marito ricco, che avesse anche il titolo di Lord. Di conseguenza, il fatto che fosse in vita faceva comodo a tutti, anche se non lo ammetterebbero mai.»
«E Lady Katherine, cosa mi dite di lei?»
«Non la conosco. Non posso dire nulla sul suo conto, ma con tutta probabilità anche a lei il marito serviva più da vivo che da morto. Non fraintendetemi, è senza dubbio quella che verrebbe a guadagnarci di più, dal nuovo testamento, ma non poteva essere certa che Lord Archibald avesse davvero fatto testamento in suo favore. L'ha sposato per essere mantenuta. Fintanto che Lord Archibald era vivo, sarebbe stata sicuramente mantenuta, realizzando il proprio scopo.»
Miss Crystal osservò: «La vostra prospettiva sembra molto diversa da quella dei vostri parenti più o meno lontani. Posso chiedervi se conoscete anche il signor Patrick Callahan?»
«Non l'ho mai visto prima di stasera.»
«E la sua presenza in questa casa vi ha sorpresa?»
La Badessa annuì.
«Molto, diversamente da quella della signorina Jones. Ho scambiato qualche parola con Callahan scoprendo che lavora come giornalaio. Chi può avere invitato un comune lavoratore nella casa di un Lord? E perché ha accettato l'invito? Non mi risulta nemmeno che in passato sia stato ricco e poi abbia perduto la propria fonte di denaro.»
«Come invece accadde al figlio segreto di Lord Archibald?»
La Badessa scosse la testa.
«Non credo a questa storia.»
«Come mai?»
«Lord Archibald provava un totale disinteresse per le persone. Se davvero avesse avuto un figlio segreto di cui non gli importava niente, perché parlarne? Mi spiego meglio: in genere quando menzionava qualcuno era per minacciare i parenti di renderlo il proprio erede al loro posto. Non mi risulta abbia mai vaneggiato a proposito del lasciare denaro a un presunto figlio, quando sarebbe stata la maniera migliore per mettere in allarme tutta questa banda di scrocconi.»
«Quindi escludete che il signor Callahan possa essere il presunto figlio segreto di Lord Archibald?»
La Badessa rifletté un istante, poi affermò: «Nulla lascia pensare che sia mai stato ricco, come vi ho detto. Non mi sembra un buon candidato per questo ruolo, sempre ammesso che il figlio esista. Inoltre, perché qualcuno avrebbe dovuto convocarlo qui? Sarebbe stato un potenziale rivale per chi voleva aggiudicarsi una maggiore parte di eredità.»
«Avete ragione» convenne Miss Crystal. «Siete una persona molto razionale, Lady Sabrina.»
La deposizione terminò con quella considerazione. La Badessa non era certa che quel giudizio positivo fosse qualcosa di cui essere fiera.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cerchi nel prato ***


Buona serata a tutti, oggi che EFP sembra avere ripreso a funzionare bene come ci aspettiamo. <3 Nonostante sia passata poco più di una settimana sono già arrivata all'ottavo capitolo, senza avere idea di quanti possano essere in totale. Ho già abbastanza chiaro il finale, ma prima chissà, potrebbero esserci nuove idee che mi vengono in mente.
Una di queste idee mi è venuta oggi, quindi ho deciso che l'ispettore Roberts avrebbe fatto una scoperta di un certo livello... hai qualche idea Swan Song? E gli altri, se volete fare la vostra deposizione a fine capitolo, ritenetevi liberi in tal senso!



La cameriera Gloria sapeva di avere un'intelligenza al di sotto della media, ma ciò non aveva mai rappresentato un problema per lei. Tutti i giovani che incontrava sembravano più affascinati dai suoi boccoli color tiziano, ma soprattutto dalle sue forme generose, quindi perché sforzarsi di apparire un'intellettuale, se il suo destino era quello di fare la domestica per tutto il resto dei propri giorni? Tuttavia, alle 7,30 della mattina successiva al delitto, giunta l'ora di prendere lo sciroppo per la tosse, fu piuttosto combattuta nonostante il suo non sforzarsi di fare ragionamenti sensati.
La morte del vecchio bisbetico - di cui era seriamente dispiaciuta, perché pagava un ottimo stipendio che non era affatto sicura di potere conservare nell'immediato futuro - aveva fatto passare in secondo piano il fattaccio dello sciroppo, ma Gloria si era chiesta più volte chi avesse osato guastarlo con il peperoncino. Escludeva la vasta schiera di ex fidanzati: erano tutti ragazzi responsabili, inoltre le dicerie sul fatto che li avesse cornificati con il garzone dell'ortolano erano tutte invenzioni di quelle malpensanti delle sue colleghe. Dal momento che i ragazzi che Gloria frequentava non potevano certo permettersi di mantenerla, tanto valeva non fare coppia fissa con nessuno. Tutti lo sapevano, era sempre stata chiara a proposito del fatto che non ci fosse niente di serio e tutti l'avevano accettato. Tutti a parte il garzone dell'ortolano, ma con lui era diverso anche per Gloria, che sentiva di esserne profondamente innamorata.
Se con gli altri ragazzi frequentati non aveva mai fatto nulla che recarsi al cinema nelle ore di libertà, con il garzone dell'ortolano le si era aperto un nuovo mondo. Il ragazzo l'aveva invitata nella bottega a mostrarle melanzane, pomodori e cetrioli, per poi condurla anche nel retrobottega dove le aveva mostrato anche il proprio cetriolo e le aveva promesso che un giorno glielo avrebbe fatto assaggiare. Quella volta Gloria si era limitata a maneggiarlo e ad ammirarne le abbondanti dimensioni, ma non vedeva l'ora di fare il grande passo. Prima di farlo, tuttavia, doveva guarire dalla sua brutta influenza, pertanto si fece forza e si apprestò a versarsi lo sciroppo. Ancora combattuta, tuttavia, ne assaporò una goccia e subito starnutì.
Proprio in quel momento, Miss Crystal fece il proprio ingresso trionfale nelle cucine. Era venuta ad avvertire dell'arrivo ormai imminente dell'ispettore Roberts e per ordinare di tenersi a disposizione a preparare del tè o del caffè a seconda delle sue esigenze.
C'erano altre due cameriere lì presenti, ma non davano segno di ascoltarla, impegnate com'erano a parlare di un fatto strano, ovvero dell'arrivo, alle cinque e mezza del mattino, di un fattorino del lattaio che aveva consegnato alcune bottiglie di latte, per poi essere seguito dall'arrivo, alle sei e in quarto, dal lattaio in persona che aveva portato di nuovo il latte.
Miss Crystal le redarguì piuttosto severamente, dato che non la stavano ascoltando, e ordinò loro di andare a spolverare i mobili dello studio, dal momento che presto vi avrebbe dovuto condurre l'ispettore. Gloria fu molto soddisfatta di quella svolta, dal momento che le due cameriere rimproverate erano pettegole di prima qualità, sempre pronte a sindacare sulle sue frequentazioni maschili. Si atteggiavano ambedue a puritane, ma la cosa non corrispondeva al vero e, anzi, Gloria aveva visto in uno sgabuzzino una di loro farsi palpeggiare dal più cafone dei giardinieri, mentre l'altra raccontava alle sue amiche intime di avere in più occasioni assaggiato il cetriolo, e mai quello di un ragazzo rispettabile come tutti quelli frequentati da Gloria.
Il pensiero del grosso cetriolo del garzone dell'ortolano la portò d'istinto a leccarsi le labbra, ma poi si ricordò dello sciroppo contraffatto e osservò: «Hanno cercato di avvelenarmi di nuovo. Sento uno strano retrogusto di pepe.»
Miss Crystal, che era sempre molto gentile con le lavoratrici diligenti, anche se rifiutava di dare del voi alle domestiche di età inferiore ai ventun anni, le domandò: «Ne sei sicura?»
«Mi sembra di sì» confermò Gloria. «Non capisco chi sia stato e perché, ma qualcuno deve averlo fatto.»
«Allora telefonerò personalmente al dottore, chiedendogli di recarsi sul posto per fare accertamenti.»
Gloria si illuminò.
«Davvero lo fareste?»
«Tutti i misteri vanno analizzati» sentenziò Miss Crystal, «E mi accetterò personalmente che il responsabile di ciò venga licenziato in tronco e senza referenze. Ma dimmi, hai qualche sospetto? Ho sentito dire che hai avuto un gran numero di fidanzati...»
«E la maggior parte» le comunicò Gloria,  pensando di dire qualcosa di importante, «fuma il sigaro. Qualcuno, inoltre, fuma anche la pipa.»
Miss Crystal la guardò con aria di sufficienza.
«Attieniti a rispondere alle domande che ti vengono fatte, Gloria, a nessuno importa nulla dei sigari e delle pipe dei tuoi fidanzati. Inoltre ti consiglio di non pensare solo allo svago e ai ragazzi. Hai delle grandi qualità, da qui a dieci anni potresti riuscire a diventare governante ed essere tu a dare ordini alle giovani cameriere.»
«Vi ringrazio per questo consiglio» rispose Gloria, sorridendo come ogni cameriera diligente dovrebbe fare, ma pensando malignamente che Miss Crystal non doveva avere mai assaggiato il cetriolo e nemmeno averlo mai accarezzato, o addirittura visionato. «Avete ragione, cercherò di prendere più seriamente il lavoro e meno seriamente i ragazzi.»
Miss Crystal la guardò con aria di approvazione, prima di uscire dalle cucine. Gloria la seguì di nascosto e si accertò che andasse a telefonare. Venne colta sul fatto da Lady Katherine, che le ordinò di tornare in cucina, con quel tono da gran signora, proprio lei che prima di sposarsi con Lord Archibald era stata una cameriera semplice, sottoposta al rigido giudizio della governante. 

Miss Crystal conversò per diversi minuti con il maggiordomo del dottor Smith, il quale le assicurò che il medico si sarebbe recato accompagnato dall'autista John White presso la dimora di Lord Pennington nel corso della mattinata. Aveva appena finito di telefonare quando il campanello iniziò a suonare. Miss Crystal notò una certa insistenza, quindi decise di non attendere che arrivasse il maggiordomo e si diresse ad aprire, trovandosi faccia a faccia con l'ispettore Roberts, che appariva piuttosto esaltato.
«Venite, venite, signorina! Non potete nemmeno immaginare cosa sia accaduto!»
«Per caso avete parlato con il notaio?»
«Nulla di nuovo da quel punto di vista. Ha confermato che Lady Katherine è l'erede di maggioranza, a condizione che non si riveli bigama.»
«E allora cos'avete scoperto? Qualcosa di importante su Lord Archibald?»
«No, una scoperta molto più importante per il destino dell'umanità» dichiarò l'ispettore. «Venite, Miss Crystal!»
Senza aspettarla, si fiondò fuori. Miss Crystal non era molto convinta di seguirlo, in fondo aveva piovuto tutta la notte con insistenza e il cortile di terra battuta si era trasformato in un pantano, sul quale svettavano segni lasciati da pneumatici, probabilmente quelli del furgoncino del lattaio.
L'ispettore Roberts proseguì, diretto fin dove la terra battuta si trasformava in prato. A quel punto si fermò, per informarla: «Non me ne sarei mai accorto se non fossi arrivato in anticipo e non mi fossi messo a guardarmi intorno nella speranza di trovare qualcosa di sospetto. Ma guardate voi stessa!» Le indicò l'erba. «Li vedete quei segni?»
Miss Crystal guardò il prato, ed effettivamente vide un ampio solco circolare.
«Fatemi capire, mi avete convocata qui per questa ragione?»
«Certamente. Avete mai sentito parlare degli agroglifi?»
«Temo di no.»
L'ispettore Roberts, con grande partecipazione emotiva, affermò: «Gli afroglifi, o cerchi nel grano o crop circles sono figure geometriche, generalmente tonde, che compaiono nei campi coltivati. Qui non abbiamo campi coltivati, ma abbiamo senza ombra di dubbio dei cerchi in un prato.»
«Per l'esattezza» osservò Miss Crystal, «Abbiamo un cerchio.»
«Un chiaro segnale alieno» dichiarò l'ispettore Roberts. «Mi dispiace doverglielo dire, ma non dobbiamo più cercare un assassino che proviene da Berlino Est, quanto piuttosto un omino con le antenne, che nasconde le suddette antenne sotto la bombetta. Per caso qualcuno dei presenti ha l'abitudine di indossare copricapi?»
«Ci sarebbe Lord Christopher, o Lord Christian, o come si chiama.»
«Questo Lord Chris porta un orrendo cappello texano, come un pistolero del Far West. Le creature aliene sono dotate di un'intelligenza superiore, non si abbasserebbero mai a simili bassezze.»
Miss Crystal annuì.
«Certo, se gli alieni sbarcassero in Inghilterra e fossero creature superiori, quello stupido ragazzo americano non sarebbe uno di loro.»
«Non usate un tono così dubbioso, Miss Crystal, vi prego! Usate l'indicativo, quando parlate di creature extraterrestri! Certo, mi sfugge come mai siano venuti a farci visita proprio qui nel Regno di Sua Maestà quando nel mondo vi sono luoghi affascinanti come l'Egitto e il Messico... che siano venuti a renderci finalmente un luogo importante costruendo piramidi nelle nostre contee?»
«Qualunque piano abbiano in mente questi extraterrestri, non pensate sia giunto il momento di rientrare in casa e di discutere del delitto? Come da accordi, ieri sera ho interrogato tutti i parenti di Lord Archibald.»
«E avete scoperto di chi è la pipa?»
«No.»
«Ho una teoria in proposito: C.P. non sono necessariamente le iniziali di chi la possedeva. Potrebbe essere una pipa proveniente da un altro mondo, con una sigla aliena che...»
Miss Crystal decise di mostrare all'ispettore chi fosse, tra di loro, a portare i pantaloni - la segretaria, peraltro, ne indossava quel giorno un paio di tartan.
«Ispettore Roberts, devo richiamarvi alla realtà. Abbiamo un delitto su cui indagare, non possiamo andare a caccia di dischi volanti, attività alla quale vi prego di dedicarvi quando non siete in servizio, e soprattutto vi ricordo che gli alieni avranno senz'altro una loro lingua e un loro alfabeto. Quindi vi prego di dimenticarvi della loro esistenza e di rimanere razionale. Il tempo stringe, l'assassino potrebbe colpire di nuovo e dobbiamo fermarlo prima che sia troppo tardi... così dopo potrete andare in giro a chiedere agli uomini con la bombetta di toglierla e mostrarvi di non avere le antenne! E se ce le hanno, potreste chiedere loro se utilizzano l'alfabeto latino!»
L'ispettore Roberts non oppose resistenza. Seguì Miss Crystal dentro casa e attese con pazienza che andasse a cambiarsi le scarpe sporche di fango. Inoltre, dal momento che i pantaloni di tartan si erano sporcati a loro volta, li sostituì con un paio di tweed.
«Aspettate» ordinò in seguito all'ispettore, pronta ad andare a controllare che le due domestiche avessero effettivamente spolverato i mobili dello studio. 

Virginia era la più esperta delle cameriere semplici di casa Pennington e, modestamente, non lo era soltanto nel lavoro. Diversamente da quell'oca svampita di Gloria, che si faceva mostrare dal suo spasimante ortaggi di forma fallica, a dispetto del proprio nome, Virginia si era data da fare in lungo e in largo con i giovani del posto. Inoltre, visti i suoi venticinque anni, si era guadagnata d'ufficio, e già da tempo, il "voi" da parte di Miss Crystal.
Seppure Gloria, in virtù dello sciroppo per la tosse artefatto, fosse balzata gli onori della cronaca, Virginia non intendeva essere da meno, specie possedendo due informazioni per la segretaria e detective dilettante. Non le riteneva importanti, ma avrebbero potuto confondere le idee e allungare il brodo: fintanto che ci fosse stato qualcuno a cui dovere servire il tè e che ordinasse di spolverare mobili, la cameriera Virginia ne era abbastanza sicura, ci sarebbe stata anche la consueta paga.
Tenendo lo straccio per la polvere in mano, si avvicinò a Miss Crystal che era appena entrata.
«Posso parlarvi, signorina?»
«Ditemi, Virginia.»
«Stamattina è accaduto un fatto insolito. Ogni giorno alle sei viene il lattaio o il suo aiutante a fare la consegna del giorno, parcheggiando il furgoncino davanti alla porta. Oggi, prima del suo arrivo, è venuto un altro uomo, che ha portato del latte.»
«Sapreste descriverlo?»
«Visto il suo aspetto insignificante, non vi ho prestato attenzione. Tuttavia ho notato che portava un cappotto bagnato. Non fradicio, come mi sarei aspettata se sotto la pioggia ancora battente avesse fatto tanta strada a piedi, ma nemmeno asciutto come avrebbe dovuto essere se avesse parcheggiato il furgone davanti alla porta.»
«E da questo cosa ne deducete?»
«Che io passo lo straccio sui mobili, mentre voi fate le indagini. Tocca a voi fare deduzioni.»
«Vi ringrazio.»
Miss Crystal si aspettava senz'altro che, a quel punto, Virginia se ne andasse. La cameriera, tuttavia, decise di tirare fuori il secondo dettaglio insignificante.
«Prima del delitto - non erano ancora le 17.00, perché non era ancora stato servito il tè - mentre servivo del liquore agli ospiti, ho visto Lord Archibald in disparte che borbottava da solo. Del tutto accidentalmente, avendo notato che una pianta ornamentale stava per perdere una foglia, mi sono avvicinata e, ancora più accidentalmente, l'ho sentito che menzionava una pipa con le iniziali che qualcuno aveva regalato come pegno d'amore. Poi l'ho visto che si metteva una pipa in tasca.»
Miss Crystal la guardò con aria di approvazione, poi osservò: «Vi ringrazio per la vostra dichiarazione, Virginia. Mi siete stata molto utile.»

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il secondo turno di deposizioni ***


Carissimi lettori e in particolare carissima Swan Song, in questo capitolo purtroppo non ci saranno segnali di contatto extraterrestri, ma Miss Crystal tornerà in azione con le sue domande sbarazzine. E il mistero della pipa torna a farsi sempre più insistente. Buona lettura! *-*


Il dottor Richard Smith arrivò alle nove del mattino, accompagnato dall'autista John White. I due entrarono nello studio dove Miss Crystal aveva riunito tutti i presenti, in attesa di procedere con il da farsi. Il maggiordomo condusse poi il dottore verso le cucine, mentre l'autista White rimaneva solo e imbambolato, almeno finché la Badessa non andava a scambiare qualche parola con lui - Miss Crystal rammentava infatti come la monaca avesse detto di averlo conosciuto quando Smith si recava al convento nella speranza di salvare la vita della suora con la polmonite.
In attesa di un responso su quanto accaduto alla cameriera Gloria, tutti rimasero in paziente attesa, mentre l'atmosfera della stanza si faceva più annebbiata in maniera crescente: tutti stavano fumando sigarette e sigari, mentre con una mossa audace Lady Clarissa si era messa a fumare la pipa appartenuta al suo defunto figlio Sir Reginald. Miss Crystal si avvicinò con una scusa, realizzando che non vi erano iniziali incise sopra.
Il dottor Smith tornò nello studio circa un quarto d'ora più tardi, avvisando che lo sciroppo per la tosse della cameriera Gloria era stato nuovamente artefatto, stavolta con del pepe. Aveva suggerito alla domestica di tenerlo chiuso a chiave in un cassetto nella stanza che condivideva con altre due cameriere e invocato tutto il personale di servizio di fare maggiore attenzione a chi volesse entrare in cucina, perché i tipi insignificanti che si spacciavano per lattai erano individui potenzialmente molto pericolosi.
Prima di andarsene, accompagnato come al solito dal fedele White, suggerì a Miss Crystal di non prendere alla leggera il fatto dello sciroppo per la tosse, perché, pur non essendo un mistero rilevante quanto quello del brutale assassinio di Lord Archibald, era comunque un problema se si fosse ripetuto nel tempo. Ringraziandolo per il suggerimento accorato, Miss Crystal lo condusse di persona fino alla porta. La tenne aperta finché non vide White aprirgli la portiera di un'auto talmente pulita da sembrare uscita dalla pubblicità su una rivista.
A quel punto si ritrovò a tu per tu con l'ispettore Roberts.
«Allora, signorina, avete qualche idea?»
Miss Crystal annuì.
«Sì, è necessario sentire nuovamente tutti quanti. Avrei voluto fornirvi una soluzione già oggi stesso, ma credo sarà necessario rimandare a domani mattina alle otto.»
«Pensate che per domani sarete in grado di proporre la soluzione del caso?»
«Assolutamente. Domani mattina alle otto ci ritroveremo tutti nello studio e vi racconterò per filo e per segno come sia stato commesso il delitto.»
L'ispettore Roberts fece un ampio sorriso.
«Lo sapevo!»
«Sapevate cosa, se non sono indiscreta?» chiese Miss Crystal, senza nascondere un certo grado di preoccupazione.
«Ci sono di mezzo gli alieni e voi stessa ve ne siete convinta» azzardò l'ispettore. «Mi fa molto piacere, signorina.»
Miss Crystal lo ignorò. Sapeva che sarebbe rimasto molto deluso, l'indomani, ma in compenso doveva essere molto felice di avere un'intera giornata da dedicare a ciò che lo interessava davvero. Con la scusa di alcune commissioni, lasciò la dimora di Lord Archibald, senz'altro per tornare a dare la caccia ai dischi volanti, oppure per focalizzarsi sulla ricerca di cerchi nel grano.
Miss Crystal non si lasciò scoraggiare per così poco. Anzi, fu ben lieta di avere libertà di azione. Tornò nella stanza dove tutti i presenti erano radunati e annunciò un secondo turno di interrogatori. A quel punto mandò tutti fuori dallo studio, tranne il primo dei testimoni.

Lord Colin Pennington non aveva alcun desiderio di rispondere ad altre noiose domande, ma accettò di buon grado l'interrogatorio. Era consapevole di come la segretaria volesse a tutti i costi giungere alla soluzione del caso e, dentro di sé, era convinto che la soluzione del caso avrebbe comportato il diseredare il colpevole, quindi ottenere una parte di eredità maggiore. Sperava con tutte le proprie forze che fosse Lady Katherine, in quanto era quella che avrebbe ottenuto la maggior parte del patrimonio ed era pronto ad affermare il falso, pur di metterla in cattiva luce. Con sua somma sventura, tuttavia, Miss Crystal non gli pose alcuna domanda sulla moglie di Lord Archibald, ma soltanto sulla pipa con le arcane iniziali.
«Avete mai ricevuto una pipa in regalo dalla vostra amata?»
«No.»
«E voi stesso avete mai regalato una pipa?»
«Una volta, in passato, alla mia seconda moglie, ma è accaduto nelle Americhe e la pipa immagino sia ancora in suo possesso.»
«Avete mai sentito parlare di qualcuno, in questa casa, che abbia mai regalato o ricevuto in regalo una pipa?»
«Assolutamente no.»
«Bene, Lord Colin. Potete andare, ma mandatemi qui vostro figlio Lord Christopher, o Lord Christian, o come si chiama. A proposito, qual è il nome corretto?»
«Questo dovreste chiederlo alla mia terza moglie» rispose Lord Colin, prendendo fuori un sigaro e la scatola dei fiammiferi.
Si alzò dalla sedia sulla quale si era accomodato per la seconda deposizione, poi uscì dallo studio. Trovò suo figlio Lord Chris...? che origliava dietro la porta e lo mandò all'interno, mettendosi a sua volta a origliare dietro la porta.
Ascoltò le domande di Miss Crystal e le risposte del figlio:
«Frequentate ragazze che fumano la pipa?»
«No.»
«Ne siete sicuro?»
«Direi di sì, dato che non frequento nemmeno ragazze che non la fumano. Purtroppo, per il momento, non ho ancora riscosso molto successo con il genere femminile, ma spero che le cose possano cambiare una volta che sarò entrato in possesso della mia quota di eredità.»
«Posso dedurre, se non avete frequentazioni femminili, che nessuna ragazza vi abbia mai regalato una pipa.»
«Esattamente.»
«Nemmeno una spasimante anonima?»
«No, non mi sono mai state regalate delle pipe» mise in chiaro il ragazzo, «E dal momento che Mademoiselle Pauline è una depravata fumatrice e alcolista nonostante la sua giovane età, forse fareste meglio a chiedere a lei se sappia qualcosa di quella pipa.»
Lord Colin scosse la testa. Quel ragazzo era proprio un asino! Non aveva compreso minimamente la necessità di tenersi buona quella ragazza, nella speranza di sposarla e di unire le loro due quote di eredità.
Si allontanò giusto in tempo, per non far notare di avere sentito ogni singola parola, ma poi tornò ad avvicinarsi, stavolta in compagnia del figlio, per ascoltare la deposizione di Pauline Chevalier.
La ragazza fu categorica, parlando con il suo accento francese: «No, non so niente di quella pipa, je ne sais pas à qui est. Come ho detto, diversi miei spasimanti mi fanno fumare le loro pipe, ma nessuno me ne ha mai regalata una. Dovrò lamentarmi con tutti loro, perché se non sono disposti a regalarmene una, allora non è vero amore.»
«Vostra madre, invece?» volle sapere Miss Crystal. «Sapete se per caso vostra madre ha mai ricevuto in regalo una pipa?»
«No, non è mai successo» precisò Mademoiselle Pauline, «E comunque molti la chiamano Lady Perla Pennington, non Perla Chevalier. Di conseguenza, se qualcuno volesse regalarle una pipa con le sue iniziali, queste sarebbero P.P. e non certo C.P., che peraltro sarebbero invertite. Né io né mia madre siamo le proprietarie della pipa. Piuttosto dovreste focalizzarvi su quel caprone ignorante americano che si ostina ad andarsene in giro con quell'orribile cappello sulla testa.»
Lord Colin lanciò un'occhiataccia al figlio. Fare brutte figure al cospetto dei parenti era tollerabile, ma farsi ridicolizzare davanti a una segretaria che si era improvvisata detective non era certo un comportamento che potesse essere tenuto da un Lord. Sarebbe stato molto meglio se "Lord Chris" fosse rimasto nel Texas, invece di presentarsi nella vecchia Inghilterra nella dimora di Lord Archibald!

Miss Crystal non si diede per vinta: le prime tre seconde deposizioni non avevano portato alla scoperta di nulla di nuovo. Né i due americani avevano ammesso di possedere la pipa che Lord Archibald aveva in tasca, né l'aveva fatto la ragazza francese. Certo, quanto affermato dalla cameriera Virginia, secondo la quale il vecchio bisbetico si era messo in tasca la pipa da solo, suggeriva che non fosse un dettaglio utile alla scoperta di chi potesse avere commesso il delitto, e forse concentrarsi su quella e non sul biglietto di minacce trovato nella stessa tasca poteva essere un errore. Tuttavia Miss Crystal sapeva di avere un certo intuito e la vicenda della pipa andava risolta il prima possibile, anche perché il tempo stringeva e ormai mancavano poco più di ventidue ore alla scadenza che si era data. L'ispettore Roberts necessitava del suo aiuto e non avrebbe abbandonato né lui né gli altri agenti di Scotland Yard che si trovavano... a proposito, dove si trovavano? Nessuno aveva mai dato loro l'ordine di lasciare quella casa, per quanto ne sapeva, e avrebbero dovuto alternarsi alla sorveglianza del posto, ma era molto probabile che loro stessi si stessero dedicando alla caccia dei dischi volanti.
Non era un problema, Miss Crystal sapeva di potercela fare anche da sola. Quindi si preparò ad accogliere Lady Perla Pennington vedova Chevalier. Le lasciò a malapena il tempo di sedersi, prima di comunicarle, a bruciapelo: «Vostra figlia ha escluso categoricamente che possiate essere voi la proprietaria della pipa.»
«Ancora con quella pipa?» obiettò Lady Perla. «Pensavo avessimo già dedotto che non è mia, e che non appartiene neppure a mia figlia.»
«Lo chiedo anche a voi: ne siete certa?»
«Eccome che ne sono certa! E poi, perché mai una mia pipa avrebbe dovuto finire nella tasca di quel vecchio?»
Miss Crystal non aveva risposte, in proposito, quindi le domandò: «Vi siete fatta un'idea, invece, del perché Lord Archibald avrebbe dovuto infilarsi personalmente in tasca una pipa che non gli apparteneva.»
«Non saprei» ammise Lady Perla, «Ma, se non doveva fumarla, era molto probabile che dovesse mostrarla a qualcuno. Forse lo stesso Lord Archibald non sapeva a chi appartenesse. Oppure lo sapeva benissimo e voleva appunto mostrarla al legittimo proprietario o alla legittima proprietaria.»
«Come poteva esserne venuto in possesso?»
«Non saprei, ma se aveva ricevuto una lettera minatoria di cui voi stessa non eravate all'occorrenza, forse non tutta la corrispondenza passava attraverso le vostre mani. Così come gli è stata recapitata una lettera a vostra insaputa, qualcuno avrebbe potuto fargli avere la pipa, a vostra insaputa.»
«E per quale ragione? Che cosa starebbe a significare quella pipa?»
«Su questo, purtroppo, non saprei esservi d'aiuto.»
Miss Crystal convenne: «Certo, né mi aspettavo altro. Siete stata comunque molto utile.»
Lady Perla, comprendendo che la deposizione era terminata, si alzò e uscì dallo studio. Miss Crystal non le chiese di chiamare dentro qualcun altro. Aveva bisogno di riflettere sul senso della vita, sui pegni d'amore, ma soprattutto sul fatto che di certo non c'erano di mezzo gli extraterrestri, come aveva vaneggiato l'ispettore quella mattina stessa, perché C.P. erano sicuramente le iniziali di chi aveva posseduto la pipa e, seppure certa che anche Lady Clarissa Pennington avrebbe nuovamente negato di esserne la proprietaria, le ricerche si restringevano a un campo piuttosto ridotto. In quella casa si nascondeva il proprietario o la proprietaria della pipa e, per quanto tutti negassero, Miss Crystal era certa che ci fosse una soluzione a quel mistero.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ultime delucidazioni ***


Carissimi lettori, vi do una comunicazione di servizio. Salvo variazioni dell'ultima ora, con tutta probabilità ci saranno in totale dodici capitoli, quindi altri due dopo di questo. Ciò significa che, indicativamente, verso metà settimana il racconto dovrebbe essere concluso, anche se ovviamente sarà più difficile aggiornare così frequentemente come oggi, con due diversi capitoli.
Ringrazio Swan Song per avere letto e recensito i capitoli precedenti e mi auguro che anche altri lettori possano fare altrettanto prossimamente.



La cameriera Tiffany non riusciva a credere che, oltre a Gloria, perfino Virginia fosse riuscita a riferire dettagli insignificanti a Miss Crystal guadagnandosi qualche minuto di popolarità, nonostante fossero state in due ad accogliere quell'uomo dall'aria insignificante che era il primo lattaio. Nonostante fosse ormai l'orario della breve pausa in cui, invece di andare a bere il tè come facevano le altre domestiche, si recava in uno sgabuzzino in compagnia di un giardiniere piuttosto volgare, ma che sapeva bene dove metterle le mani, decise di dirigersi verso la stanza di Lady Katherine, nella speranza di trovare qualcosa che potesse essere riferito all'investigatrice dilettante.
Si mise quindi a frugare nei cassetti, finché non vide qualcosa di incredibile: una piccola spilla d'oro con un'iniziale, una C. Come mai una C, quando la signora si chiamava Katherine con la K? Potevano esserci mille spiegazioni e Tiffany era perfettamente consapevole che quella spilla poteva essere stata ereditata da una parente oppure anche rubata, ma avere qualcosa da riferire a Miss Crystal era più importante di tutto.
Con una scusa andò quindi a introdursi nello studio e, ben memore della predica che si era sorbita quella mattina, chiese scusa alla signorina per non averle prestato la dovuta attenzione qualche ora prima.
Dal momento che Tiffany aveva ventidue anni, Miss Crystal utilizzò il "voi" per rivolgersi a lei: «Dovete dirmi qualcosa?»
Tiffany si sentì eccitata. Non quel tipo di eccitazione che provava quando il giardiniere le sollevava la gonna e le sue mani salivano fino al reggicalze, ma un'altra bella sensazione, dettata dall'essere finalmente degnata di considerazione da chi di solito sedeva davanti alla macchina da scrivere invece di preparare il tè o di spolverare i mobili.
Le riferì per filo e per segno ciò che aveva scoperto e sperò che Miss Crystal le facesse domande. Miss Crystal, tuttavia, le chiese di preparare il tè e di portarglielo di lì a mezz'ora e di mandare al suo cospetto la signorina Kimberly Jones.

Miss Crystal invitò l'americana a sedersi e la informò: «Ho le idee sempre più chiare su come si siano svolti i fatti e, dal momento che non vi ho ancora sentita, mi piacerebbe sapere da voi cosa sia accaduto. Come siete arrivata qua?»
Miss Jones raccontò tutto in maniera chiara e lineare. Si trovava in Inghilterra per un breve soggiorno quadrimestrale presso la dimora di una Lady conosciuta un decennio prima durante un viaggio a Singapore, quando le era stata recapitata una lettera che la invitava in un certo giorno e a una certa ora presso la dimora di Lord Pennington. Aveva quindi prenotato il treno, scoprendo tuttavia che ogni carrozza per i fumatori era già stata occupata. Aveva quindi accettato di viaggiare in quella dedicata ai non fumatori, pensando che fosse bello rivedere Lord Archibald dopo innumerevoli anni.
«Era un uomo bisbetico, ma dotato di un notevole patrimonio» osservò Miss Jones. «Pensavo che magari avesse deciso di ricordarsi di me per un lascito testamentario e non potevo lasciar perdere una simile occasione. Per questo sono venuta, non mi aspettavo che l'avrei trovato morto assassinato.»
«Conoscevate altre persone, oltre a lui, tra i presenti in questa casa?»
«Solo la Badessa, che avevo conosciuto in Costa Azzurra.»
«Che idea vi siete fatta sull'invito?»
«Non mi sono fatta idee. Come vi ho già spiegato, non apprezzo chi passa il proprio tempo a discutere di faccende di cui non è al corrente. Preferisco rimanere ancorata alla realtà e occuparmi di questioni più facilmente comprensibili. Per esempio, ieri sera ho mangiato dei pasticcini deliziosi, credete che il cuoco abbia in mente di cucinarne degli altri?»
Miss Crystal le assicurò che avrebbe mandato una cameriera in cucina a informarsi, poi le chiese di mandarle, per cortesia, il signor Patrick Callahan, perché aveva intenzione di fare qualche domanda anche a lui.
«Certamente» confermò Miss Jones. «Ve lo mando subito. A proposito, ho notato il modo in cui il signor Callahan vi guardava. Secondo me gli piacete.»
Miss Crystal avvampò. Era fermamente convinta che rimanere nubile fosse la migliore alternativa possibile, ma la notizia non la lasciava indifferente.
Si apprestò quindi ad accogliere Callahan, il quale, interpellato su come avesse ricevuto l'invito a recarsi presso la dimora di Lord Archibald, le riferì una storia del tutto analoga a quella di Miss Jones, prenotazione del treno compresa, con la sola variante di avere ricevuto la lettera presso l'indirizzo del suo negozio di giornali.
«Come mai avete accettato?» domandò Miss Crystal. «Mi è parso di comprendere che non conoscevate i Pennington.»
«Confermo che non li conoscevo» rispose Callahan, «Ma pensavo non fosse gentile rinunciare a un simile invito.»
«Ritenete forse sia un dovere di tutti i sudditi della Regina accettare ogni invito ricevuto?»
«Penso sia una cosa che vada oltre. Sapete, io vivo da molti anni in Inghilterra, ma sono nato a Dublino, quindi non sono un suddito della Regina. Tuttavia vi sono obblighi ai quali non può astenersi nemmeno chi nasce nell'Irlanda repubblicana.»
«Comprendo pienamente. Cos'avete pensato quando avete scoperto che Lord Archibald era stato assassinato? Ne siete stato sorpreso?»
«Sorpreso è una parola grossa. Tutti non fanno altro che ripetere che la sua morte sia stata una liberazione. Posso dire che non sia stato così tanto sorprendente.»
«Comprendo il vostro ragionamento.» Miss Crystal gli fece un cenno. «Potete andare, mi avete già illuminata.»
Lo guardò dirigersi verso la porta e solo mentre stava per mettere la mano sulla maniglia lo trattenne.
«Aspettate.»
«Ditemi.»
«Vi chiamate Patrick Callahan, giusto?»
«Esatto.»
«Per caso la pipa con le iniziali C.P. appartiene a voi?»
Callahan scosse la testa.
«Non fumo la pipa, solo qualche sigaretta ogni tanto. E poi, come avrebbe potuto Lord Archibald avere in tasca una pipa di mia proprietà, se mai ci eravamo visti prima?»
«Giusta osservazione» convenne Miss Crystal. «Ora un'ultima domanda. È vero che Lady Katherine vi si è rivolta in tono scortese, ieri sera, quando siete arrivato?»
«È vero» ammise Callahan, «Ma io e Lady Katherine ci siamo opportunamente chiariti poco dopo. È una povera vedova. Anzi, è una ricca vedova. Non mi sembra elegante farmi una cattiva opinione di lei per la sua reazione nel vedermi.»

Lady Clarissa attendeva pazientemente che arrivasse il proprio turno. Purtroppo si era perso tempo per ascoltare non solo Kimberly Jones e Patrick Callahan, ma perfino una cameriera dal basso quoziente intellettivo che trascorreva le proprie giornate a origliare e intromettersi nei fatti dei Lord per i quali lavorava. Sarebbe stato proprio bello vivere senza personale di servizio, solo che purtroppo sarebbe stato necessario non solo cucinare, pulire casa, rifare i letti e lavare, ma perfino aprire la porta e rispondere al telefono. E addirittura, senza gli autisti, mettersi alla guida di quelle agghiaccianti cose metalliche che avevano soppiantato le carrozze trainate dai cavalli.
La sua deposizione slittò dopo il pranzo e senza nemmeno il tempo di avere bere consueto amaro dopo avere sorseggiato il caffè corretto. Senza replicare, tuttavia, Lady Clarissa si diresse verso lo studio e si sedette di fronte a Miss Crystal. Non aveva nulla da nascondere all'investigatrice dilettante, né una pipa dalle iniziali imbarazzanti né una relazione con qualcuno che gliene avesse regalata una.
Quando Miss Crystal glielo chiese, fu categorica: «Dopo essere rimasta vedova, ho deciso che mai, per nessuna ragione al mondo, avrei mai intrapreso relazioni con altri uomini. Già mio marito mi fece credere di essere ricco sfondato, invece si faceva dare del denaro da suo fratello Lord Archibald per vivere nel lusso. Non voglio correre il rischio che un qualsiasi Lord decaduto ostenti ricchezza che non possiede, ritrovandomi truffata. Se ricevessi una pipa come regalo da uno spasimante, state pure certa che quella pipa tornerebbe immediatamente indietro al mittente.»
«Per caso Lord Archibald vi aveva regalato una pipa che gli avete restituito?»
«Capisco dove vogliate arrivare. Lasciatemi quindi chiarire le mie precedenti affermazioni: se Lord Archibald mi avesse chiesta in moglie e nominata sua erede universale, avrei accettato immediatamente e insistito affinché il matrimonio venisse celebrato l'indomani stesso. Ero al corrente dei suoi possedimenti. Quello che intendevo è che non mi lascerei mai ingannare da chi non possiede altrettanta ricchezza.»
«Lord Archibald non vi ha mai chiesto di sposarlo?»
«No, figuratevi. Ho sessantadue anni, potrei essere la madre di Lady Katherine. Perché avrebbe dovuto essere attratto da me? Certo, l'idea di sposarsi con una cameriera è sicuramente debilitante per un Lord ricchissimo, ma devo ammettere che Lady Katherine è una bella signora.»
«Lord Archibald amava le belle signore?»
«Lord Archibald amava i soldi. Se le belle signore non contrastavano con la sua passione per il denaro, allora poteva accettare nella sua vita anche le belle signore. Non mi stupisce, in fondo, che quel vecchio avaro abbia sposato proprio una domestica: per quelle pezzenti, perfino possedere un abito di buon taglio oppure un paio di orecchini d'oro, corrisponde a vivere nel lusso. Lord Archibald poteva permettersi di spendere somme per lui modeste, pur di compiacere la sua giovane moglie. Se avesse sposato una nobile, avrebbe dovuto pagarle anche costose vacanze e magari perfino case in località di villeggiatura.»
Miss Crystal sorrise.
«Vi ringrazio per la vostra disponibilità, Lady Clarissa, e vi chiedo la cortesia di mandare da me la Badessa.»

La Badessa si sedette di fronte a Miss Crystal senza dare alcun segno di preoccupazione. Solo, non sembrava convinta della ragione per cui dovessero parlare di nuovo.
«State chiedendo a tutti della pipa. Non penso mi abbiate convocata per porre anche a me una simile domanda.»
«In realtà no» ammise Miss Crystal. «Voglio piuttosto farvi una domanda che poco ha a che vedere con la pipa. Quando Lord Archibald organizzò questo incontro con i suoi parenti, vi confesso che cercò educatamente di dimenticarsi di voi. C'è qualche ragione, se eravate in contatto e, per vostra ammissione, gli scrivevate per chiedergli denaro per il convinto?»
«Brutti ricordi, immagino» osservò la Badessa. «Come ben sapete, mi aveva chiesto di sposarlo, ma io lo rifiutai. In più, frequentavo due giovani ben più piacenti e interessanti di Lord Archibald.»
«Lord Mohamed e Lord Boris» confermò Miss Crystal. «Chi intendevate sposare, tra i due?»
«Nessuno. Li amavo entrambi allo stesso modo. Sposarmi avrebbe significato fare una scelta e non volevo rinunciare a nessuno dei due.»
«Quindi foste voi la causa del duello?»
«No, affatto. A entrambi stava bene quella situazione, ma erano ambedue in condizioni di imminenti ristrettezze economiche. Avrebbero desiderato sposarmi per il mio patrimonio. Furono loro stessi la causa del duello.»
«E anche della loro morte?»
La Badessa rimase in silenzio per qualche istante, prima di affermare: «State cercando di farmi sbilanciare.»
Miss Crystal le ricordò: «Vi ho già detto che vi trovo una persona molto perspicace. Quindi, senz'altro, diversamente dalla signorina Jones, avrete avuto modo di riflettere su quanto accaduto quella mattina in Costa Azzurra.»
La Badessa puntualizzò: «Il passato è molto lontano, ormai. Mi dispiace per il triste destino a cui andarono incontro Lord Mohamed e Lord Boris, ma tutto ciò che mi riguarda al momento è il preservare il convento di Keyboard Hill dal degrado e dal declino. Immagino fosse questa una delle ragioni per cui Lord Archibald voleva evitarmi: spendere dei soldi per la ristrutturazione di un convento non era nel suo stile. Avrebbe preferito pagare le vacanze di tutti gli altri parenti, piuttosto che darmi quel denaro.»
«Però siete venuta qui ugualmente, come se vi fosse la possibilità di cambiare idea.»
«Solo gli stolti non cambiano mai idea e, per quanto fossi convintissima che Lord Archibald fosse uno stolto, non mi rassegnavo all'idea.»
Miss Crystal la ringraziò per avere accettato di rispondere alle sue domande e, quando la suora ebbe lasciato lo studio, iniziò a stilare un elenco dei punti da chiarire:
- lo sciroppo per la tosse della cameriera Gloria;
- l'ortolano sconosciuto venuto quando la bottega era chiusa per malattia;
- il duello tra i due sedicenti Lord avvenuto nel 1947;
- la lettera minatoria ricevuta da Lord Archibald;
- il lattaio sconosciuto;
- il fatto che Lady Clarissa fosse l'unica invitata a vivere in Inghilterra;
- l'invito a Patrick Callahan;
- l'invito a Kimberly Jones;
- la spilla con la lettera C;
- la pipa con le iniziali P.C. donata come pegno d'amore.
Miss Crystal si sentì estasiata: sapeva dare una spiegazione a tutto. Infine aggiunse un ultimo punto, ugualmente intuitivo da spiegare: il cerchio nel prato scoperto dall'ispettore Roberts.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La spilla e le iniziali ***


Buongiorno! Un saluto a tutti i lettori - ho visto che le view stanno aumentando e tutti i capitoli hanno le view in doppia cifra - e in particolare a Swan Song che sta seguendo il mistero facendo congetture di un certo livello. Grazie mille! <3
In questo capitolo si scoprirà finalmente perché Patrick Callahan ha accettato l'invito, ma soprattutto di chi è la pipa! Buona lettura! *-*



Erano le otto in punto quando tutti si riunirono nello studio. O meglio, non proprio tutti, perché mancava ancora Miss Crystal. L'ispettore Roberts si guardò intorno, annotandosi tutti i presenti, la maggior parte dei quali stavano in quel momento fumando: Lady Katherine, Lord Colin con suo figlio Lord Chris-qualcosa, Lady Perla con la figlia Mademoiselle Pauline, Lady Clarissa, la Badessa, Patrick Callahan, Kimberly Jones, il dottor Richard Smith, l'autista John White, la cameriera Gloria, la cameriera Virginia e, infine, anche la cameriera Tiffany. L'ispettore si domandò per quale ragione anche gli ultimi presenti notati fossero stati convocati, ma decretò che Miss Crystal non doveva avere lasciato nulla al caso.
Si chiese dove fosse, realizzando tuttavia che, molto probabilmente, era ancora impegnata a studiare il proprio discorso. Doveva essere impegnativo comunicare ai Pennington al gran completo che il loro congiunto era stato assassinato da degli extraterrestri che si camuffavano indossando la bombetta. Tutte le volte in cui l'ispettore Roberts aveva tentato di farlo, con i parenti delle vittime dei casi di omicidio che aveva seguito, non era mai stato preso sul serio. Tutto sommato era un bene che fosse Miss Crystal a prendersi quella responsabilità.
Tutti si erano già seduti, a parte Lady Katherine, che si diresse verso l'ispettore.
«Scusate, posso disturbarvi un attimo?»
«Certamente, ditemi.»
«Volevo chiedervi se sapete anche voi chi abbia assassinato mio marito.»
«Ogni cosa a suo tempo, Lady Pennington» la supplicò l'ispettore Roberts. «Non si è mai trovata ad assistere alla soluzione di un caso di omicidio?»
«Veramente no.»
«Allora sappia che non può essere esposta da un ispettore di Scotland Yard, ma necessariamente da un dilettante. Inoltre è fondamentale aspettare che siano arrivati tutti. Non appena arriverà la segretaria di suo marito, riferirà ciò che è suo dovere.»
Lady Katherine non parve molto convinta.
«Fino a due giorni fa, Miss Crystal gestiva la corrispondenza di mio marito Lord Archibald.»
«Non è mai troppo tardi per dedicarsi ad altro, non vi pare?»
«Sarà come dite voi...»
L'ispettore Roberts la rassicurò: «State calma, Lady Katherine. Miss Crystal sa il fatto suo, sa riconoscere gli alieni anche senza vederne le antenne.»
Lady Katherine andò a sedersi scuotendo la testa. L'ispettore iniziò a pensare che il compito della segretaria fosse tutt'altro che facile.

Anche l'ispettore era già seduto, quando Miss Crystal fece il proprio ingresso nello studio. Non vi era alcuna sedia per lei, ma non importava. Poteva stare in piedi, come un'insegnante che si alzava dalla cattedra per spiccare maggiormente nel bel mezzo della classe.
«Signore e signori» annunciò, «Come ben sapete nel pomeriggio di due giorni fa il padrone di casa Lord Archibald è stato assassinato con un colpo alla testa, con un pezzo di legno trovato accanto al cadavere. Nella sua tasca, il qui presente ispettore Roberts ha trovato una pipa con l'iniziale C.P., che secondo una delle cameriere sarebbe stata un regalo che qualcuno o qualcuna aveva fatto al partner o aspirante tale, oltre che un biglietto in cui Lord Archibald veniva, testualmente, invitato a pentirsi dei propri crimini. Eravamo molto focalizzati sulla pipa, tanto che in un primo momento abbiamo soprasseduto sulla questione dei crimini. Per caso qualcuno di voi sa a che cosa potesse riferirsi una simile invettiva?»
Proprio come Miss Crystal sospettava, nessuno proferì una sola parola. Decise quindi di accantonare quell'argomento, almeno per il momento, e di concentrarsi su un'altra questione di un certo rilievo.
«Come saprete tutti, inoltre, il Lord aveva recentemente cambiato il testamento: la principale erede sarebbe stata sua moglie Lady Katherine, a condizione che non fosse stata bigama. Come tutti saprete, Lady Katherine non ha mai nascosto di essere stata precedentemente sposata. Eppure, siamo davvero sicuri che lei e il precedente marito abbiamo davvero divorziato? Oppure ha ingannato Lord Archibald per entrare in possesso del suo patrimonio?»
«Questa è un'indecenza!» esclamò Lady Katherine. «Pensavo volesse farmi qualche domanda più soft.»
«Per esempio come mai possedete una spilla con l'iniziale C.? Lo ammetto, in un primo momento ho pensato che il vostro nome fosse in realtà scritto C-A-T-H-E-R-I-N-E, ma adesso sono propensa a credere che l'ortografia fornita sia quella effettiva.»
«Infatti mi chiamo K-A-T-H-E-R-I-N-E» confermò Lady Katherine. «Non avrei ragione di nasconderlo, se la pipa fosse mia. Io e Lord Archibald abitavamo insieme in questa casa e non vedrei nulla di sospetto in una persona che tiene in tasca una pipa di proprietà della coniuge.»
«Anche questa è una giusta osservazione» ammise Miss Crystal, «E anche la vicenda della pipa mi ha lasciata molto spiazzata. Nessuno sembrava ammettere di essere il proprietario della pipa... e devo ammetterlo, nessuno ha mentito, ma a questo ci verremo tra un po'.»
«Cosa intendete?»
«La pipa non vi riguarda» tagliò corto Miss Crystal, sotto lo sguardo attento dei presenti che, terminati i sigari e le sigarette, erano talmente concentrati da non accendersene altri. «Quindi tenetevi pronta, perché presto parlerò del vostro precedente matrimonio. Prima, però, veniamo a una vicenda che mi ha coinvolta personalmente: sul treno per tornare a casa ho conosciuto una donna e un uomo che poi, si è scoperto, erano stati invitati qui da qualcuno che non era Lord Archibald il giorno stesso dell'arrivo di tutti i parenti - ritengo sia stato casuale, tutti abbiamo scelto il treno senza largo anticipo, quindi era libera soltanto la carrozza per i non fumatori. Chi ha fatto l'invito, tuttavia, si aspettava verosimilmente che questi due ospiti avessero a che fare con il Lord in persona, al loro arrivo, non certo che lo trovassero morto.»
L'ispettore Roberts osservò: «Quindi state dicendo che non è stato l'extraterrestr-... che non è stato l'assassino a invitare la signorina Jones e il signor Callahan?»
Miss Crystal annuì, con soddisfazione.
«Proprio così. Posso sospettare, anzi, che sia stata Lady Clarissa a invitare Patrick Callahan: essendo l'unica, a parte la Badessa che però trascorre tutto il proprio tempo in convento, a vivere in Inghilterra, è la persona che più di ogni altra poteva ricostruire cos'avesse Patrick Callahan a che vedere con questa casa e con le persone che vi stanno dentro. Per un attimo mi è pure balenata l'idea che fosse un figlio segreto di Lord Archibald... invece no! Patrick Callahan, quando è arrivato in questa casa, è stato accolto con toni sgarbati da Lady Katherine. Quindi, perché mai Lady Katherine avrebbe dovuto rivolgersi con quel tono a un ospite qualsiasi? Poi, all'improvviso, ho fatto due più due. Lady Katherine aveva asserito di essere stata sposata con un irlandese che andava in giro a bordo di una bicicletta. Il signor Callahan è irlandese e, incredibilmente, sul treno ha menzionato il fatto di avere avuto una moglie, in passato, e che gli sarebbe piaciuto andarsene in giro a bordo di una bicicletta per aiutare la polizia a risolvere casi di cronaca, se si fosse fato prete. Affermava di avere rinunciato alla vocazione per sposarsi, ma di essere ancora un uomo molto religioso. Dalla provenienza e dal fatto che abbia citato il celibato ecclesiastico, ne ho dedotto che il signor Callahan sia cattolico... e che cosa c'è di più probabile di un fervente cattolico che, per motivi religiosi, rifiuta il divorzio? Ebbene, Patrick Callahan - il cui cognome inizia per C., come la spilla incriminata - e Lady Katherine sono ancora legalmente sposati, pertanto il matrimonio di Lady Katherine con Lord Archibald è considerabile nullo. Non c'è da stupirsi che Lady Katherine, nel vederlo comparire all'improvviso, sia sia indispettita. Allo stesso modo, il giorno seguente i due devono essersi chiariti e avere deciso di spartirsi l'eredità. È andata così? Ma soprattutto, venendo a voi, Lady Clarissa, avevate scoperto di questo legame? E, di conseguenza, eravate stata voi a invitare il signor Callahan, nella speranza di incastrare Lady Katherine e farla diseredare?»
La ricostruzione era talmente fedele alla realtà che nessuno osò negare.
Miss Crystal raggiunse l'estasi mistica, ma il suo compito era ben lontano dall'essere completato. Aveva ancora molta carne da mettere sul fuoco, quindi si rivolse alla signorina Jones, chiedendole di raccontare del duello tra Lord Mohamed e Lord Boris. L'americana, seppure palesemente dubbiosa sull'utilità della cosa, riferì il tutto senza risparmiare dettagli. Qualcuno borbottava, chiedendo il senso di quella digressione, e uno di questi era l'ispettore Roberts.
Anche costui venne messo immediatamente a tacere: «Veleno. Qualcuno aveva avvelenato le lame delle spade, con qualche sostanza che provocasse una morte immediata, contaminando le loro ferite. Non saprei illuminarvi sul veleno scelto, ma potrei telegrafare a una mia amica infermiera che sarebbe sicuramente lieta di mettere le proprie conoscenze al nostro servizio.»
Miss Jones esclamò, con gli occhi spalancati: «Chi potrebbe mai avere commesso un simile crimine?»
«È molto semplice: Lord Pennington desiderava entrare in possesso del patrimonio di Lady Sabrina, o sposandola o in qualche altra maniera» chiarì Miss Crystal. «Purtroppo per lui, se sua cugina avesse sposato uno di quei due giovani, ciò non sarebbe mai potuto accadere.» Si rivolse alla Badessa: «Voi l'avevate capito, non è vero? Del resto siete una persona scaltra e intelligente e me l'avete dimostrato quando non avete mentito esplicitamente. Tutti i vari C.P. e P.C. presenti hanno affermato a chiare lettere che la pipa non era loro. Voi, invece, vi siete limitata ad asserire che C.P. non sono le vostre iniziali. E infatti vi chiamate Sabrina Remington.» Accennò a Roberts. «Devo ringraziare l'ispettore per avermi inavvertitamente illuminata in tal senso. Ha osservato, proprio ieri, che forse stavamo sbagliando nel cercare una persona il cui nome iniziasse con C.P. e, soprassedendo sul fatto che lo reputava un messaggio degli alieni, di per sé non sbagliava. Io gli ho fatto presente che le forme di vita extraterrestri difficilmente usano l'alfabeto latino. Ma non solo gli alieni: non lo usavano neanche i vostri spasimanti, in origine, dato che uno era arabo e l'altro era russo. E allora, del tutto casualmente, ho realizzato che la pipa doveva avervela regalata Lord Boris, dal momento che le iniziali C.P. corrispondono alle iniziali S.R., ma nell'alfabeto cirillico!»
Ancora una volta, tutti rimasero senza fiato.
«Complimenti» disse l'ispettore Roberts. «Questo immagino che voglia dire che è stata Lady Katherine a uccidere Lord Archibald, oppure la Badessa. Deve essere stata senz'altro la Badessa, mi focalizzavo sulla bombetta, invece le antenne deve avercele lei sotto il velo da suora.»
«Non dite cose che non stanno né in cielo, né su Nibiru, ispettore!» lo mise a tacere Miss Crystal. «Entrambe avevano un alibi di ferro. Semplicemente Miss Katherine l'ha truffato, mentre la Badessa gli inviava lettere minatorie in cui lo esortava a pentirsi dei reati commessi, e magari a redimersi accettando a compensazione di fare una grossa donazione per la ristrutturazione del convento di Keyboard Hill. Ha sicuramente anche invitato qui Miss Jones - una testimone del duplice omicidio - e recapitato la pipa a Lord Archibald per fargli capire che sapeva tutto, ma questo non ha a che vedere con il delitto. È come se fossero sottotrame secondarie inventate da una trentacinquenne degli anni 2020 che non indossa né tweed né tartan, ma è zitella tanto quanto me, affinché io, eroina della storia, mi confondessi le idee per non giungere alla soluzione già al secondo capitolo. Rimangono tre grossi punti da chiarire: lo sciroppo manomesso, l'ortolano sconosciuto venuto nel giorno in cui la bottega era chiusa per malattia e il lattaio sconosciuto che non si era bagnato molto con la pioggia, ma non era nemmeno completamente asciutto. Anzi, quattro punti da chiarire: ci sono anche i crop circle nel prato, che non vanno sottovalutati, tutti elementi che, se incastrati al posto giusto, danno un risultato piuttosto lampante, che mi ha permesso di arrivare alla soluzione di questo efferato delitto, nonostante io sia solo una semplice segretaria che un giorno, giunta la vecchiaia, si trasferirà in qualche paesino tranquillo, tipo St. Mary Mead, e si dedicherà allo studio della natura umana. Ma ora basta con le chiacchiere, sto per svelarvi chi ha ucciso Lord Archibald Pennington!»

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** La soluzione ***


Nell'udire le parole di Miss Crystal, tutti iniziarono a guardarsi intorno e a borbottare. Nessuno pensò di mettersi a fumare in quel momento, un po' come se i delitti e la loro soluzione avessero il potere di calmare gli effetti della dipendenza da nicotina.
«Avanti, spiegateci tutto» la invocò l'ispettore Roberts. «Sono curioso di sapere in che modo l'extraterrestr-...»
Miss Crystal gli scoccò un'occhiata di fuoco.
«Sarete molto deluso, ispettore, nello scoprire che non ci sono extraterrestri. Veniamo quindi al primo punto da chiarire, lo sciroppo della cameriera Gloria.»
Lord Colin, a sorpresa, intervenne: «Scusate, ma a noi cosa dovrebbe importare del peperoncino e del pepe messi nello sciroppo per la tosse di quella ragazza?»
«Appunto» convenne suo figlio. «Il personale di servizio ha il solo scopo di fare tutto ciò che non siamo in grado di fare noi, ovvero cucinare, servire a tavola, lavare, stirare, spazzare, spolverare...»
Mademoiselle Pauline non disse nulla, ma fu la prima a tornare ad accendersi una sigaretta, subito imitata dalla madre Lady Perla.
Miss Crystal ne aveva abbastanza di non essere più presa sul serio, quindi puntualizzò: «Finora abbiamo sempre lasciato da parte il fatto che qualcuno avesse manomesso lo sciroppo di Gloria, perché ci focalizzavamo sul delitto, ma vi voglio far notare che Lord Archibald è stato assassinato proprio mentre tutti i presenti, eccetto il Lord stesso, si recavano in cucina a vedere che cosa stesse accadendo. Di conseguenza ho iniziato a valutare se le due faccende potessero incastrarsi e ne ho detto che, assolutamente sì, l'assassino doveva avere in precedenza messo il peperoncino nel medicinale proprio per crearsi la possibilità di agire indisturbato. Ipotizzava che tutti fossero incuriositi al punto tale da andare a vedere cosa stesse succedendo nelle cucine, ma non Lord Pennington, che se ne fregava sempre di tutto e di tutti, quindi non avrebbe mosso un passo e, se anche Gloria fosse stata in punto di morte, si sarebbe limitato ad assumere un'altra ragazza al suo posto. Di conseguenza, veniva spontaneo un dubbio: chi poteva avere accesso alle cucine sia il giorno del delitto, sia la mattina seguente, per andare nuovamente a contaminare lo sciroppo di Gloria? Quest'ultima azione è stata commessa al solo scopo di depistare, per farci credere che fosse proprio la cameriera l'obiettivo dello "scherzo" del giorno precedente, e non un escamotage per commettere il delitto in tranquillità. La risposta era molto semplice: sia la moglie sia i parenti di Lord Archibald, nessuno escluso, potevano essere entrati in cucina.»
«Tuttavia» precisò Lady Katherine, «eravamo presenti tutti quanti in cucina, quando Lord Archibald è stato assassinato. Nessuno di noi è tornato nel soggiorno prima degli altri.»
Dal momento che una simile dichiarazione faceva comodo a tutti, in molti confermarono le sue parole. L'ispettore, da parte sua, ci riprovò: «Quindi un extraterrestre...»
«Nessun extraterrestre» tagliò corto Miss Crystal. «Più mi interrogavo su come fosse possibile per il sabotatore entrare in cucina, più mi rendevo conto che, in realtà, è facilissimo per chiunque entrarvi. Le cameriere sono programmate per non immagazzinare alcuna informazione utile su chi fa il proprio ingresso, a condizione che non sia un uomo attraente. Ricordate cosa disse Gloria, quel giorno? Che al posto del garzone dell'ortolano era venuto un uomo molto meno affascinante, da lei definito come "insignificante". Sono certa che, se le chiedessi di descrivermelo, non sarebbe nemmeno in grado di spiccicare parola. Quell'uomo, tuttavia, non era stato mandato dal vero ortolano, che aveva la bottega chiusa, come ha confermato in una telefonata con Lady Katherine, ma deve essersi presentato piuttosto qui con degli ortaggi proprio per essere certo di potere entrare e agire indisturbato, senza che persona alcuna facesse caso a lui. Se quello stesso uomo si fosse presentato il giorno dopo con del latte sostenendo di essere mandato dal lattaio, sarebbe stato ugualmente classificato come un uomo insignificante dalle cameriere che svolgevano il turno della prima mattina, avendo modo di agire indisturbato ancora una volta, in questa occasione per depistarmi - e infatti si sono presentati due uomini a portare del latte, il solito e, in precedenza, un altro sconosciuto. Guarda caso, il primo lattaio è stato descritto proprio come un uomo insignificante dalla cameriera che ci ha avuto a che fare. La cameriera, tuttavia, ha notato che era bagnato, mentre il secondo lattaio era asciutto, avendo verosimilmente parcheggiato il proprio furgone davanti a casa. Però diluviava, e il primo lattaio non era fradicio al punto tale da avere preso la pioggia molto a lungo. Ispettore Roberts, per caso vi viene in mente quale potrebbe essere la ragione?»
L'ispettore Roberts rifletté un po', poi osservò: «Aveva l'ombrello?»
«Se avesse avuto l'ombrello, la cameriera non avrebbe colto il dettaglio fuori posto, sarebbe stato normalissimo che, durante un forte acquazzone, un uomo protetto da un ombrello si bagnasse almeno in parte, ma senza esserne inzuppato.»
«Allora ditemelo voi. Io non ne ho idea, non sono del mestiere.»
«Vedo, vedo che non siete del mestiere» convenne Miss Crystal, «Ma questo non è un problema mio, piuttosto dello Stato che vi paga. Mi sono posta molte domande sul primo lattaio poco bagnato e ne ho dedotto che si fosse presentato su un mezzo di trasporto, come per esempio un'automobile, ma che l'avesse parcheggiata non proprio sotto casa, per evitare che qualcuno affacciandosi alla finestra potesse notarla. Il cortile, tuttavia, era un pantano, quindi cosa fare per cercare di cancellare le tracce di fango dalle ruote? La mia spiegazione è che possa essere andato nel prato ed essersi messo a girare in tondo sull'erba, nella speranza di rimediare al danno. In questo modo, ne è venuto fuori il crop circle che voi, ispettore, avevate attribuito agli extraterrestri. Sono desolata, ma devo informarvi che non sono sbarcati gli alieni per costruire le piramidi in Inghilterra.»
«È un vero peccato. Sarei stato un ottimo mediatore tra la cultura terrestre e quella aliena.»
«Sarà per un'altra volta, ispettore.»
«Lo spero vivamente.»
«Adesso, tuttavia, non perdiamo di vista il delitto e l'assassino.» Miss Crystal riportò tutti sulla retta via. «Ne abbiamo dedotto che Lady Katherine non può avere ucciso Lord Archibald, così come non possono averlo fatto né Lord Colin né suo figlio. Allo stesso modo anche Mademoiselle Pauline e la madre erano in cucina, così come Lady Clarissa e la Badessa. Quindi non restava che chiedersi: c'era un'altra persona che poteva entrare in casa, alla quale nessuno avrebbe prestato attenzione? Qualcuno che potesse spacciarsi per un ortolano o un lattaio senza destare sospetti? Qualcuno che guidasse un'automobile? Quel qualcuno poteva avere appreso da una propria conoscenza qualcosa su Lord Archibald? Come ad esempio che Lord Archibald era il suo padre naturale e che, vantandosi di averlo concepito da una relazione extraconiugale, aveva provocato la sua rovina economica, perché era stato diseredato dal padre putativo? Ebbene sì: signore e signori, il figlio segreto di Lord Archibald, di cui qualcuno mi ha parlato, esiste ed è qui, seduto in questa stanza. Dopo essere stato costretto a trovare lavoro come autista presso lo stimato medico Richard Smith per mantenersi, ha appreso certi pettegolezzi tramite l'ignara Badessa, che pensava semplicemente di scambiare qualche parola con un professionista. Invece quel professionista altri non era che un pericoloso criminale, John White, l'assassino di Lord Archibald!»
Per un attimo seguì un silenzio di tomba, che fu spezzato proprio dall'autista che, alzandosi in piedi, esclamò con tono minaccioso: «Non avete prove contro di me! Vi farò causa per diffamazione! Nessuno vi assumerà più come segretaria e sarete costretta a fare la cameriera per vivere!»
Miss Crystal non sapeva cosa replicare, ma a sorpresa intervenne in sua difesa Patrick Callahan.
«Signor White, calmatevi. Non sempre la vita va come la programmiamo. Io, per esempio, sognavo di diventare prete, di trasferirmi nella cittadina italiana di Gubbio, o in alternativa a Spoleto, di andarmene in giro in bicicletta, di scoprire criminali prima della polizia e di fare loro un discorso sul senso dell'esistenza con il quale avrei convinto perfino il più pericoloso e armato degli assassini a consegnarsi di propria volontà alle autorità. Quindi, pur non essendomi mai fatto prete e non avendo mai visitato l'Umbria, proverò a calarmi in quella parte. Ascoltatemi, signor White: non importa se non siete più ricco come in gioventù, se trascorrerete molti anni in carcere e se tutti vi considereranno un uomo crudele e spietato. Ci sono cose meravigliose, nella vita, come il sole che si alza ogni giorno, come la pioggia che scende, come bere un bicchiere d'acqua fresca o come amare, in tutte le sue sfaccettature. So che siete un uomo benevolo e che avete soppresso il vecchio bisbetico pensando di fare del bene. E infatti avete fatto del bene, sono certo che tutti costoro non vi portino rancore per avere ucciso il loro familiare e che, ora che entreranno in possesso dell'eredità, saranno ben disposti a pagarvi i migliori avvocati e ad affermare che stavate mostrando a Lord Archibald il modo in cui maneggiare una mazza nel gioco del baseball, avendo tuttavia a disposizione soltanto un pezzo di legno e sbagliando clamorosamente la mossa, finendo per colpirlo. Avrete sicuramente tutte le attenuanti del caso e tra pochi anni sarete di nuovo un uomo libero e rispettabile, che può godersi il sole, la pioggia, la bellezza della Natura e che è amato da Nostro Signore non per la propria perfezione, ma perché imperfetto.» Un coro di applausi si sollevò nella stanza, ma Callahan non aveva finito. «Allo stesso modo, come tutti voi parenti di Lord Archibald potrete senz'altro perdonare l'uomo che l'ha ucciso, vi invito a mostrare clemenza anche nei confronti di Lady Katherine. Qualora sia disposta a rinunciare all'eredità, vi chiedo di lasciarle almeno i gioielli del Lord, come vostra donazione volontaria per essersi presa cura di lui negli ultimi mesi della sua vita.»
Gli applausi non terminarono. John White, frattanto, annunciò: «Avete ragione, mi prenderò le mie responsabilità di fronte alla legge.»

*** 

Golfo del Messico, sei settimane dopo 

Al di là del mare, la terraferma era sempre più vicina. Dopo un lunghissimo viaggio dall'Inghilterra, erano finalmente vicini alla loro nuova vita e Patrick Callahan non vedeva l'ora di raggiungere il porto di Veracruz. Al suo fianco, sua moglie Katherine sembrava altrettanto serena.
«Non riesco a crederci che ce l'abbiamo fatta» osservò. «Non sai quante volte, quando sentivo l'intestino che mi si rivoltava, mi pentivo di avere intrapreso questo viaggio per mare.»
«Anche per me è stata una sofferenza vederti stare male, ma era necessario» le ricordò Callahan. «Fintanto che ci dedicavamo alle piccole truffe, potevamo restare in Inghilterra senza dare nell'occhio, ma con tutti i gioielli che ci siamo intascati a casa Pennington abbiamo dato sicuramente nell'occhio.»
«Lo so, lo so» mise in chiaro Katherine, «La fuga nel Messico era ormai necessaria. Siamo stati davvero un'ottima squadra. Dovresti raccontarmi come hai fatto a capire che Miss Crystal era la segretaria del vecchio, sai che impazzisco le tue narrazioni.»
Callahan sospirò. Gliel'aveva già raccontato mille volte, ma tanto valeva farlo una volta ancora. Quando aveva ricevuto la lettera che lo invitava a casa Pennington, aveva compreso che il rischio di essere scoperto era alto. Così Patrick Callahan, che non entrava in una chiesa da quando a quattordici anni era stato al funerale della nonna, si era inventato un alter ego che in passato desiderava farsi prete, lasciato dalla moglie, alla quale non voleva concedere il divorzio per motivi religiosi. Se qualcuno l'avesse collegato a Katherine, sarebbe stato molto più elegante spacciare quella storiella per vera, piuttosto che ammettere schiettamente di formare, insieme alla consorte, una coppia di truffatori che agiva in combutta per impossessarsi del denaro di uomini ricchi.
Al fine di ostentare un'intensa fede religiosa, aveva acquistato un rosario proprio poco prima di salire sull'espresso delle 15,45. Di colpo si era ritrovato a tu per tu con Miss Crystal e, da come gliela descriveva Katherine nelle lunghe lettere che gli mandava via posta, aveva intuito che potesse essere la segretaria del bisbetico vecchio. Non se la immaginava investigatrice dilettante, ma per sicurezza aveva già iniziato a recitare la propria parte.
Aveva funzionato e, se Miss Crystal pensava di averlo smascherato, che ne restasse pure convinta!
«Sei stato fantastico» si complimentò Katherine, non certo per la prima volta. «Per non parlare di quando hai iniziato quel gran pippone per convincere John White a confessare... geniale la tua idea di approfittarne per chiedere ai parenti del vecchio di lasciarmi tutti i gioielli!»
Callahan sapeva di essere stato fantastico. Era il minimo. Katherine aveva dovuto interprerare per mesi la parte di un'amorevole moglie, per Lord Pennington, ed era stato un grosso sacrificio. Era stato giusto ricompensarla con un'intuizione geniale e adesso, finalmente, avrebbero potuto godersi il frutto della migliore delle loro truffe.

*** fine ***




Siamo giunti alla fine e non mi resta altro da fare che ringraziare Swan Song, che è sempre stata qui a recensire con commenti epici e congetture pittoresche. Ringrazio anche chi ha letto in silenzio e chi leggerà, magari facendo in futuro altre epiche congetture.

Mi sono ispirata a molti cliché dei gialli classici: ricconi che non lavorano, squattrinati che si fingono ricconi, parenti nullafacenti che non vedono l'ora di ereditare, personale di servizio mononeuronico o ritenuto tale, gente vista come "insignificante" che interpreta più di un personaggio, agenti di Scotland Yard che brancolano nel buio, detective dilettante che espone la soluzione del caso, nonché oggetti con iniziali, nello specifico iniziali fuorvianti.

Ho voluto omaggiare Agatha Christie con alcune citazioni, in particolare "Assassinio sull'Orient Express", con il treno fermo a Belgrado e l'indizio con iniziale che si rivela essere in cirillico, ma anche il meno celebre "Istantanea di un delitto", in cui un'amica di Miss Marple, su un treno, assiste a un delitto che avviene su un treno che procede nell'altra direzione - a questo mi sono ispirata per Miss Crystal che in viaggio spera di assistere a un delitto.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4066932