In the night, you keep calling my name

di _Equinox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #occhi ***
Capitolo 2: *** #montagna ***
Capitolo 3: *** #vecchio ***
Capitolo 4: *** #puntuale ***
Capitolo 5: *** #bianco ***
Capitolo 6: *** #corsa ***
Capitolo 7: *** #vergogna ***
Capitolo 8: *** #medaglia ***
Capitolo 9: *** #caccia ***
Capitolo 10: *** #libreria ***
Capitolo 11: *** #secondo ***
Capitolo 12: *** #clown ***
Capitolo 13: *** #quadro ***
Capitolo 14: *** #grembiule ***
Capitolo 15: *** #lento ***
Capitolo 16: *** #vetro ***
Capitolo 17: *** #tradimento ***
Capitolo 18: *** #grappolo ***
Capitolo 19: *** #incontro ***
Capitolo 20: *** #sigaretta ***
Capitolo 21: *** #pettegolezzo ***
Capitolo 22: *** #antidoto ***
Capitolo 23: *** #sabbia ***
Capitolo 24: *** #tremore ***
Capitolo 25: *** #manette ***
Capitolo 26: *** #mandorla ***
Capitolo 27: *** #compleanno ***
Capitolo 28: *** #nascondere ***
Capitolo 29: *** #argilla ***
Capitolo 30: *** #domino ***
Capitolo 31: *** #tomba ***



Capitolo 1
*** #occhi ***


Gli occhi di Kurapika erano probabilmente una delle cose che più amava sulla Terra – e non solo per la peculiare sfumatura scarlatta che possedevano. Amava la loro forma, il meraviglioso ceruleo che li contraddistingueva quando il ragazzo non era in uno stato alterato, il modo dolce e assai delicato con cui le ciglia, morbide e auree, li avvolgevano.
Più di ogni cosa, però, adorava come in essi riuscisse perfettamente ad ammirare il riflesso dell’anima travagliata di un giovane, in bilico tra odio e amore – che pur continuava a professare astio nei suoi confronti, ma che, al contempo, si lasciava accarezzare e guardare senza abiti, steso sulle lussuose lenzuola di seta.

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Capitolo 2
*** #montagna ***


Piccolo contesto: non so quante persone abbiano letto "Yorbian Chronicles", una long a cui avevo iniziato a lavorare un anno fa, fantasy e con la HisoIllu come coppia principale. Ebbene, questa drabble si colloca nello stesso universo. A dire la verità volevo riprendere quella AU in mano, partendo proprio da una one-shot KuroKura a cui stavo lavorando in inglese, ma purtroppo sto facendo un po' di difficoltà nel portarla avanti. In ogni caso, Kurapika è un vampiro, mentre Chrollo è per metà demone e per metà elfo.
 

La regione di Lukso era estremamente verdeggiante, con le sue bizzarre piante a forma di spirale che riempivano la vegetazione delle foreste. Kurapika amava perdersi nella natura della propria terra, lo aiutava ad entrare in contatto con forze primordiali che lo guidavano nell’utilizzo della magia ereditata dalla madre.
Tuttavia, c’era un posto su cui adorava rifugiarsi: la cima alla montagna più alta, dove erano seppelliti i suoi cari e il corpo di Sarasa. Non vi si recava mai da solo: con lui c’era sempre la creatura che aveva deciso di vincolare a sé, quell’abominio mezzo elfo e mezzo demone da cui, ormai da un po’, si lasciava possedere di notte.

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Capitolo 3
*** #vecchio ***


Chrollo aprì gli occhi, sentendo il peso dello sguardo azzurro del ragazzo su di sé.
«Ti piace quel che vedi?» sorrise, mentre lasciava intenzionalmente scivolar via le lenzuola dal petto il corpo nudo che l’altro apprezzava.
«Guardavo i tuoi capelli. Non deve essere bello averli già bianchi a… Quanti? Ventiquattro anni?»
L’uomo dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima di realizzare: lui non gli aveva mai detto la propria età, ragion per cui si ritrovò a ridere di gusto.
«Kura, ne ho ventotto»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui tuttavia il Ragno vide gli ingranaggi del cervello dell’altro muoversi lenti per elaborare l’informazione.
«Sei così vecchio

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Capitolo 4
*** #puntuale ***


I loro incontri erano diventati così routinari che ormai Kurapika sapeva l’ora esatta in cui l’altro, puntuale, avrebbe bussato alla porta di ingresso o al vetro del balconcino; e anche quella sera, come sempre, udì i tre tocchi dall’esterno. Chrollo gli dava quel segnale come avviso, eppure l’hunter era ormai così abituato che nemmeno chiudeva più le serrature – forse quella presenza aveva persino smesso di dargli fastidio. Forse.
«Sto andando a fare un bagno, vieni con me?» domandò, consapevole di quanto fosse un quesito retorico, mentre toglieva lentamente camicia e cravatta. Dall’altra parte non ricevette risposta, ma il suono degli stivali pesanti che venivano sfilati bastò per farlo sorridere compiaciuto.

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Capitolo 5
*** #bianco ***


Quella che Chrollo aveva era una concezione molto particolare dei colori. Su di sé, ad esempio, non poteva che non vedere il nero o altre tonalità scure – faceva alcuna eccezione per i marroni e i grigi. Vi era poi il bianco, che era solito indossare da bambino, ma che aveva smesso di considerare perché era il prediletto di Sarasa e con esso l’avevano seppellita. Lo aveva abbandonato, così come aveva abbandonato se stesso, al punto da arrivare ad odiarlo; malgrado ciò, però, una parte della sua mente aveva recentemente ripreso ad amarlo, perché gli ricordava la sfumatura delle lenzuola in cui il proprio corpo e quello di Kurapika si avvolgevano.

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Capitolo 6
*** #corsa ***


Gli stava mancando il fiato, tanto era impegnativa quella corsa che stava attuando all’esterno della Black Whale. A dirla tutta, però, non gli importava un granché. Stava piovendo e lì, nella coltre notturna, di tanto comparivano dei lampi che lo facevano sussultare – e a volte non sapeva se si trovasse ancora su quella nave o nella foresta di Meteor City. Eppure, anche quel dettaglio poteva passare in secondo piano: gli era bastato sentir dire che Hisoka fosse in prima classe – troppo vicino a Kurapika – per scattare.
Quando giunse alla stanza dell’hunter, vi si fiondò dentro, ansante, sotto il disappunto dell’altro. Provò a ricomporsi, ma alla fine dovette cedere alle lacrime.

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Capitolo 7
*** #vergogna ***


Era stato avvolto da uno strano senso di vergogna, quella volta in cui Chrollo lo aveva invitato nella spa della prima classe – a quanto pare era riuscito a potersi permettere di prenotare l’intera vasca termale solo per loro due, con quegli sporchi soldi rubati. In realtà, l’imbarazzo era sopraggiunto meschino quando aveva rivisto l’altro, dopo molti mesi, senza vestiti: il bastardo aveva più muscoli, rispetto a York Shin, e certamente si era dato da fare nel periodo in cui era stato senza nen. Che fosse un bell’uomo, di certo non poteva smentirlo: quello che tuttavia continuava a negare e a voler ignorare era l’effetto che gli faceva, soprattutto se nudo.

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Capitolo 8
*** #medaglia ***


Machi stava continuando a guardarlo con il naso arricciato e un’espressione pressocché scocciata sul volto.
«Dovresti nasconderlo, non è mica una medaglia» aveva commentato, acida come poche volte nella sua vita – ma d’altronde non poteva di certo biasimarla.
Chrollo non rispose, rimase a contemplare il succhiotto che svettava violaceo sulla pelle chiara del collo. Si espandeva parecchio e, facendovi pressione, dava anche un po’ fastidio. Eppure, l’uomo era soddisfatto. Era un segno, un indizio di quanto fosse accaduto tra lui e Kurapika, e voleva lasciarlo lì, esposto. Tuttavia, la parte razionale del suo cervello dovette ricordargli quanto poco leciti fossero i loro incontri, per cui, alla fine, indossò il dolcevita.

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Capitolo 9
*** #caccia ***


Ammirare Kurapika durante la caccia era uno dei tesori più belli che Lukso avesse da offrire. In maniera del tutto naturale, il giovane vampiro si lasciava andare al suo istinto di sopravvivenza, con un’agilità pari a quella di un felino e partiva, con i lunghissimi capelli biondi che danzavano nel vento. Chrollo rimaneva a guardarlo attentamente da lontano e, talvolta, quasi invidiava le carni delle povere prede, perforate da quei canini affilati che prosciugavano via ogni forma di vita. E, quando il principe tornava a palazzo, lui era lì ad attenderlo dinanzi al fuoco, con un buon libro e i dolcetti allo zenzero recuperati al forno del villaggio, la mattina.

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Capitolo 10
*** #libreria ***


Uno dei vantaggi della prima classe era la possibilità di accesso ad una serie di servizi che, sugli altri pontili, erano ridotti o completamente assenti. Uno di essi era certamente la vastissima libreria dove lui, nelle ore morte in cui aveva un attimo di pausa dal lavoro, amava rifugiarsi.
C’era il buon profumo degli enormi volumi che lo avvolgeva, insieme al calore che quelle parole su carta riuscivano a trasmettergli, e lui si perdeva in racconti e trattati di storia. Poi, però, la sua mente gli ricordava che, nella sua vita, ci fosse anche qualcun altro amante dei libri: così, silenzioso, se ne procurava sempre uno da dare a Chrollo.

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Capitolo 11
*** #secondo ***


Se c’era una cosa che Chrollo aveva sempre temuto, fin da bambino, era quella di restare indietro, di essere secondo a qualcuno. Certo, il proprio carattere, per quanto fragile in giovane età, lo aveva lo stesso portato ad essere la testa del Ragno; eppure, di tanto in tanto, quando si ritrovava con i suoi stessi pensieri, ci rimuginava.
Recentemente, invero, qualcosa di nuovo gli aveva innestato quell’ansia primordiale: le risate, la complicità, il tempo insieme che Kurapika passava con il suo amico dottore – l’uomo che, fin da York Shin, non gli era mai piaciuto. Poi, però, si ricordava che, contrariamente a Leorio, a lui era concesso baciare quelle morbide labbra.

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Capitolo 12
*** #clown ***


Lo sgomento aveva colpito inaspettatamente Kurapika. Silenzioso, stava attentamente osservando lo scenario dinanzi a sé. Chrollo era imbronciato, con le sopracciglia aggrottate e dei piccoli fossetti sul mento dovuti alla contrazione delle labbra. Il temuto assassino del proprio clan se l’era presa sul serio, per quella battuta, e non sapeva se essere divertito o stranito – eppure, non era la prima volta che, da parte dell’uomo, ci fosse una sorta di regressione d’età.
«Te la sei sul serio presa perché ti ho chiamato clown
Non ci fu responso, solo un verso di disappunto che venne soffocato contro la pelle del suo ventre.
«Quel bastardo di Hisoka è un clown, non io»

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Capitolo 13
*** #quadro ***


I suoi abissali occhi neri, fatti d’ombra e cieli senza stelle, stavano osservando ammaliati la tela comparsa all’improvviso nella cabina di Kurapika. Il quadro rappresentava una panoramica alpina, sulle cui montagne s’infrangevano grigiastre nubi – l’artista era stato perfettamente in grado di renderne la trasparenza. Ciò che più lo incantava, però, erano i colori scuri, così in linea con la sua persona che pareva gli fossero stati sottratti.
«Mi piacerebbe sapere il nome dell’artista. È un’opera stupenda» commentò, mentre sorseggiava del brandy.
«Hai intenzione di rubarlo?»
«Questo devo ancora deciderlo» scherzò – e per poco non venne colpito da qualcosa di indefinito.
«L’ho fatto io»
Il suo cuore perse qualche battito.

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Capitolo 14
*** #grembiule ***


Fu un pensiero sciocco, quello che colpì il ragazzo all’improvviso: qualcosa di molto simile al tragicomico che, per quanto gli suscitò in un primo momento un certo senso di fastidio, inevitabilmente lo fece anche sorridere – impercettibilmente, malgrado sapesse bene che anche quel piccolo movimento di labbra non poteva sfuggire all’altro.
«Tutto okay?»
«Mh, pensieri»
E i pensieri in questione ruotavano tutti attorno all’affermazione che Chrollo aveva fatto pochi attimi prima: gli aveva confessato di saper cucinare e, per chissà quale buffo allineamento astrale, Kurapika era riuscito ad immaginarlo con un grembiule da chef, intento a preparare qualche piatto complesso in una fittizia abitazione che, tuttavia, aveva pericolosamente il sentore di casa.

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Capitolo 15
*** #lento ***


C’era qualcosa, nei movimenti programmati di Kurapika, che lui proprio non poteva fare a meno di perdersi a guardare. Ogni qualvolta la sveglia suonasse, il ragazzo si alzava e, lento, iniziava quella routine silenziosa, che trasmetteva un senso di sacralità. Si trattava di movimenti precisi, ben programmati, volti a prepararsi per un’ennesima giornata di lavoro come guardia reale; prima il viso, poi i denti e i vestiti, infine i capelli, spazzolati con grazia di fronte all’enorme specchiera del comò accanto al letto. Nell’aria vi erano solo i loro respiri calmi, antitetici a quelli più pesanti, ansanti della notte precedente. Non si parlava, tanto il tempo poteva anche scorrere da sé.

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Capitolo 16
*** #vetro ***


Quando le iridi di Kurapika diventavano cremisi, tutto ciò che Chrollo poteva fare era perdersi in esse e nel riflesso che ci vedeva dentro: una sfumatura di sé che mai aveva considerato, ma che chiara, in quegli occhi di vetro, gli ricordava quanto bello fosse trovarsi lì, tra le gambe del ragazzo che, restio, non pronunciava mai il suo nome. Sapeva, da quello sguardo mortale e frattanto desideroso, di trovarsi nel posto giusto, mentre la loro danza erotica proseguiva e l’uomo, sciocco, non poteva che desiderare di più.
Non si rendeva tuttavia conto di quanto profondo quell’abisso stesse diventando e di quanto lui facesse di tutto per rimanerci ben ancorato.

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Capitolo 17
*** #tradimento ***


Udire quelle parole ovattate dal vetro esterno gli stava facendo male. Aveva un orecchio attento, che in tutti i modi voleva captare ogni frammento di discorso, ogni dettaglio; eppure, più la voce di Leorio proseguiva la spiegazione, più qualcosa di spiacevole – dolorosa – si nidificava nel suo animo nero e travagliato. Poi, dinanzi al verdetto finale, il suo cuore venne avvolto da una terribile sensazione di tradimento, dovuta al fatto che Kurapika lo avesse sempre tenuto allo scuro di tutto – quanto poteva dire di conoscerlo, a quel punto?
«Se continua ad usare l’Emperor Time, gli resterà ben poco da vivere» commentava il dottore, mentre le nocche di Chrollo sbiancavano sempre più.

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Capitolo 18
*** #grappolo ***


Degli strani brividi stavano correndo lungo tutta la spina dorsale, e il pensiero lo stava turbando. Avrebbe voluto continuare a cenare tranquillamente, eppure il suo sguardo ceruleo non poteva fare a meno di spostarsi lì, sulla poltrona accanto, dove Chrollo stava mangiando senza fretta dell’uva. All’apparenza, si trattava di un gesto normale: non vi era malizia in quei movimenti, né tantomeno un losco doppio fine. Allo stesso tempo, però, Kurapika si stava perdendo nell’osservare la grazia con cui, un grappolo dopo l’altro, il frutto veniva mangiato e sfiorato da quelle labbra.
Alla fine, dovette cedere all’irrazionalità, per cui si alzò e, senza fiatare, si sedette sulle gambe dell’uomo per baciarlo.

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Capitolo 19
*** #incontro ***


Chrollo sapeva bene ci sarebbero state delle conseguenze per le sue azioni, lo aveva capito nell’esatto momento in cui, con il carrellino delle portate davanti a sé, aveva varcato la soglia della stanza della regina Oito – fingersi cameriere, con il rischio che qualcuno lo riconoscesse, non era stata la migliore delle idee. L’incontro con Kurapika era parso inevitabile; sapeva bene fosse il suo orario di lavoro.
Tuttavia, prima che potesse essere fulminato dallo sguardo d’odio del ragazzo, una scena gli aveva scaldato il cuore: un attimo, nel quale aveva visto l’hunter sorridere con la piccola Woble tra le braccia, era stato sufficiente per fargli sentire un dolce senso di nostalgia.

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Capitolo 20
*** #sigaretta ***


Fumare era un’abitudine sopraggiunta dopo la perdita del bambino – lo stomaco gli si stringeva ancora al pensiero. Inizialmente, a dirla tutta, aveva cercato delle erbe e mix del tutto naturali, per provare qualcosa, semplicemente. Alla fine, però, aveva ceduto al vizio della sigaretta vera e propria, dopo un’attenta ricerca mirata al reperimento di marche che fossero vegane.
Nemmeno sulla Black Whale quella routine era cessata: ogni sera si ritrovava steso sul letto, a contemplare il soffitto mentre la nicotina gli entrava nei polmoni.
«Passi anche a me?»
Il ragazzo abbassò lo sguardo, poi si chinò a sua volta per baciare Chrollo e lasciare che il fumo passasse nella sua bocca.

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Capitolo 21
*** #pettegolezzo ***


Senritsu era nervosa, poteva dirlo dal modo in cui stava giocando nervosamente con le mani – senza contare che i suoi sensi gli stavano dicendo in tutti i modi che la ragazza nascondesse qualcosa.
Il giovane detestava quando questioni private e irrisolte sopraggiungevano al lavoro e creavano inutili climi di tensione che, quasi per certo, avrebbero poi influito negativamente.
«Mi vuoi dire cosa c’è?» mormorò soltanto, mentre si metteva dritto dinanzi la porta della regina. Era conscio che l’altra non potesse mentire.
«C’è che gira un pettegolezzo su di te…»
«Di che tipo?»
«Che ti stai frequentando con qualcuno… Che non è Leorio»
I suoi occhi divennero scarlatti per un attimo.

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Capitolo 22
*** #antidoto ***


Kurapika era diventato una sorta di antidoto ai suoi problemi e se n’era reso conto dopo non molto. Apparentemente poteva risultar essere la prospettiva più disfunzionale del mondo, ma in fondo poco gli importava: a lui bastava poter essere libero di rifugiarsi in quella cabina lussuosa, stretto ad un corpo così esile che aveva sempre paura di spezzare, incantato dalla bellezza di quel volto così angelico che amava contemplare.
Chrollo non ce la faceva ad etichettarlo come qualcosa di negativo, nemmeno in considerazione delle persone che gli aveva portato crudelmente via – che Uvo e Paku potessero perdonarlo, ma con lui stava bene. Il resto poteva anche andare a farsi fottere.

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Capitolo 23
*** #sabbia ***


Paura, un sentimento così comune negli esseri umani che tuttavia Kurapika aveva sempre fatto difficoltà ad individuare in sé, ma che, di recente, avvertiva in maniera velata nel suo animo. Guardava Chrollo nel proprio letto, spesso senza fiatare, e si domandava per quanto tempo ancora quella situazione sarebbe andata avanti. Scopavano, parlavano, cenavano insieme, ma il ragazzo sentiva come se quel rapporto fosse solo sabbia nelle sue mani, che con una raffica di vento più sarebbe stata spazzata via. Ma sarebbe dovuto andare bene, giusto? Loro non potevano essere eterni, erano destinati a porre fine l’uno alla vita dell’altro.
Allora perché, al solo pensiero, l’hunter tremava, iniziava ad avere paura?

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Capitolo 24
*** #tremore ***


Chrollo stava guardando divertito Kurapika. Il suo corpo era tutto un tremore semplicemente perché, per una volta, era stato il ragazzo ad andare da lui – e i pontili inferiori non disponevano di certo di coperte calde e riscaldamenti. Lui era abituato al freddo, gli inverni a Meteor City lo avevano forgiato bene, ma per qualcuno che veniva da una regione calda come Lukso non doveva essere facile. Fortunatamente, coscienzioso com’era, l’uomo afferrò dall’armadio il suo amato cappotto in pelle nera, lasciando poi che coprisse l’esile figura del ragazzo.
«Levami questo coso di dosso, è brutto e io lo odio» gli ringhiò, ma nemmeno gli stava dando peso, esilarato dalla situazione.

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Capitolo 25
*** #manette ***


L’idea che Chrollo aveva avuto lo aveva colto in flagrante, ma non avrebbe saputo dire se con una connotazione positiva o negativa. Vederlo tuttavia presentarsi in camera sua con delle manette e qualche idea perversa di troppo, non era di certo stata una cosa che poteva aspettarsi.
«Mi sembrava interessante?»
«È la cosa più ridicola mi abbiano mai proposto» fu la risposta definitiva di Kurapika, mentre strappava via dalle mani dell’uomo l’oggetto. Poi, in realtà, il tintinnio delle sue catene lo fece bloccare sul posto: anche a lui stava arrivando un pensiero molto silenzioso, certamente influenzato da quel bastardo.
«E se… Usassimo la Chain Jail?» lo disse a voce alta.

 

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Capitolo 26
*** #mandorla ***


Il dibattito che si era aperto stava andando avanti da ore, e Kurapika si stava sul serio pentendo di aver lasciato che l’altro rimanesse per la colazione.
«Quella merda è troppo dolce, come fai a berlo?»
«Kura, il latte di mandorla è letteralmente il latte vegetale più buono» Chrollo continuava a mantenere salda la sua posizione: aveva desiderio di un cappuccino, ma, apparentemente, la sua richiesta non poteva essere accolta.
«Tu hai dei gusti discutibili. Ordinerò due cappucci con latte di riso, basta»
«Se lo fai me ne vado»
«Meglio»
L’uomo aggrottò le sopracciglia, poi decise di buttarsi di peso sul ragazzo: con lui addosso non avrebbe ordinato proprio nulla.

 

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Capitolo 27
*** #compleanno ***


Chrollo continuava a camminare avanti e indietro per la stanza, la scatola di velluto stretta tra le sue mani. Era in anticipo, Kurapika ancora non era tornato – e non era certo, vista la ricorrenza, lo avrebbe fatto – ma lui aveva deciso di presentarsi lo stesso. Quando poi finalmente la porta si aprì, il suo cuore iniziò una corsa: il ragazzo era splendido con il suo completo elegante con i capelli raccolti.
«Ciao», gli disse sorridente.
«Hey. Credevo di averti detto che stasera non ci sarei stato» l’hunter accostò la porta, ma si vedeva fosse ansioso – e felice – anche lui.
«Sì, scusa…» gli si avvicinò «Volevo darti questo. Buon compleanno, Kurapika»

 

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Capitolo 28
*** #nascondere ***


Kurapika non aveva mai vantato una chissà quanto grande abilità nel nascondere le cose, fin da bambino. I suoi sentimenti, i suoi gesti, il suo impeto: tutti punti deboli che da sempre, ai suoi interlocutori, avevano servito su un piatto d’oro ciò che realmente provava.
«Sai, si dice che tu stia vedendo qualcuno» gli aveva confessato Leorio, intento ad ascoltare i suoi battiti – a detta dell’amico più sereni.
«Tu e Senritsu siete fissati, eh?» un sorriso amaro gli si dipinse sul volto.
«È che è evidente. Stai anche dormendo di più e hai preso peso, qualcosa sotto c’è»
Il ragazzo non replicò, non avrebbe saputo cosa dire di fronte all’evidenza.

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Capitolo 29
*** #argilla ***


Lo sguardo di Chrollo, sull’uscio del bagno, pesava sulle sue spalle.
«Quindi è questo il segreto dietro la tua pelle perfetta, eh?» commentò l’uomo sarcastico, muovendo qualche passo in sua direzione. Kurapika stava applicando ancora una strana maschera di argilla sul viso, quando rispose in maniera tagliente – come suo solito.
«Almeno io mi tengo giovane, vecchio»
Il Ragno scoppiò a ridere di fronte a quell’affermazione, poi andò alle spalle del ragazzo e gli cinse la vita con le braccia.
«Che dici, posso provarla?» ma nemmeno il tempo di chiedere che l’hunter gli sporcò il naso con un ghigno indispettito.
Nessuno dei due realizzò quanto intimo e domestico fosse quel momento.

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Capitolo 30
*** #domino ***


Il declino della Phantom Troupe gli era stato predetto da Neon già a York Shin. Tuttavia, vedere la propria famiglia cadere a poco a poco, come se fossero stati tessere di un domino, era un grande fardello. Aveva perso chi conosceva da una vita, ma anche chi aveva promesso di proteggere, e sapeva che quella tempesta avrebbe continuato ad abbattersi su tutti loro.
Quando Kurapika lo aveva catturato, gli aveva detto senza vergogna che sarebbe stato un perfetto Ragno; ma, in quel momento, mentre lo guardava riposare sereno tra le sue braccia, non era più certo di desiderarlo, non se quella scelta avesse implicato perderlo come aveva già perso troppi.

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Capitolo 31
*** #tomba ***


L’aria sembrava aver abbandonato i suoi polmoni, al punto tale che la cassa toracica pesava, comprimeva tutto ciò che c’era all’interno fino a far male, a far sanguinare gli organi. Temeva, a dirla tutta, che fosse finalmente arrivata la sua ora, per quanto fosse un epilogo oltremodo spiacevole – detestava il clima circostante, ma, ancor di più, odiava essere lì, in quella foresta spiroidale senza poter far null’altro che disperarsi, dinanzi al corpo fatto a pezzi di Kurapika. Lo aveva perso e anche il suo cammino, dunque, era stato scisso dal proprio con quella violenza brutale che per l’ennesima volta sperimentava nella sua vita; tuttavia, nell’esatto istante in cui aprì gli occhi, si rese conto fosse stato solo un incubo, frutto di un malcelato amore tra gli spettri del proprio passato e le paure concrete che aveva iniziato a sperimentare su quella nave.
Ancora faceva fatica a riprendere fiato; eppure, il semplice pensiero di trovarsi sulla Black Whale pareva starlo rincuorando un minimo. Poi, finalmente, poté mettere a fuoco il volto angelico del ragazzo che non più dormiva accanto a lui, bensì, seduto, lo osservava con quella che avrebbe giurato fosse preoccupazione. Alla vista del giovane, un forte singhiozzo, latente nella parte più intima di sé, lo scosse: realizzò solo allora che la sua faccia fosse inumidita dalle salate lacrime che non si fermavano e dal muco. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che il pianto lo aveva travolto con una simile carica, incontrollabile sotto la propria impotenza?
L’hunter aggrottò le sopracciglia, turbato dallo spettacolo insolito che il fato aveva deciso di mettergli dinanzi quella notte: certamente non era la prima volta che Chrollo avesse degli atteggiamenti infantili, ma mai gli era capitato di vederlo in una condizione di paura totale, quella che i bambini avvertono nell’istante in cui stanno per ricevere una punizione dai genitori. Provò quindi ad allungare una mano, in un breve attimo di mancata lucidità, solo per ritirarla poco dopo. Cosa gli stava venendo in mente? Eppure, sentiva che qualcosa non andasse. La parte razionale del proprio cervello gli stava suggerendo di approfittare, a dirla tutta, di quell’attimo di debolezza – dopotutto, mai più gli sarebbe ricapitato di vedere il Ragno così esposto. Il lato umano, però, quello che voleva sempre evitare di mostrare, stava spingendo in superficie e gli sussurrava serpentino all’orecchio di sporgersi in avanti, verso quel corpo che, così forte, gli stava in realtà apparendo assai debole. Intanto, l’altro continuava ad essere scosso dalle convulsioni e si copriva il viso nel tentativo di soffocare qualsiasi cosa gli avesse scaturito quella crisi. Era ancora notte inoltrata, le 3:33 nello specifico, e nessuno dei due stava pronunciando una parola – di tanto in tanto si sentivano versi sommessi e disperati provenire dalla bocca di Chrollo. E faceva male, sentirlo e vederlo così.
«Non farlo. Ti prego…» mormorò, con una voce così tremante che per poco non temette di star per spezzarsi «Non mostrarmi questo lato di te, per favore»
Ma poi Chrollo lo guardò ancora, con gli occhi arrossati e il volto lucido. Il cuore di Kurapika subì una morsa così forte che persino la Judgment Chain, lì vigile da due anni, parve fargli male. Di fronte a sé, realizzò, non aveva il folle che lo aveva privato di ogni cosa; non l’uomo il cui nome intimoriva anche il più spietato degli assassini; neanche la testa del Ragno, colui che si faceva beffe della Morte. Lì, davanti la sua esile figura ancora nuda e malcelata da un semplice lenzuolo, si trovava un bambino, lo stesso che era rimasto sul palco dell’oratorio di Meteor City a doppiare in modo buffo dei cartoni; il ragazzino amante dei dolci, anche un po’ paffutello che, malgrado gli occhi scuri come la notte, aveva dentro di essi le stelle del suo luogo natio; Chrollo, quella creatura innocente che era cresciuta troppo in fretta e con cui la peste del villaggio Kurta sarebbe andata spaventosamente d’accordo.
Il giovane voleva dire qualcosa, supplicare l’altro di ricomporsi per riassumere l’aspetto disinvolto di sempre, ma più guardava quelle iridi nere più si sentiva travolto, immerso, trascinato in quel punto di rottura fatale; e, per quanto fosse solo una concezione astratta, lui poteva sentirlo, il dolore reale sulla sua pelle mentre la mano destra avanzava per accarezzare dolcemente la guancia del leader della Phantom Troupe.
E, solo per un attimo, si dimenticò di essere il solo superstite del suo clan, il ragazzo dal cuore di ghiaccio, ma ritornò il bimbo premuroso che, a dodici anni, abbandonò casa per provare a salvare Pairo – e, ne era certo in ogni caso, l’epilogo di quella scelta gli avrebbe arrecato solo nuove sofferenze.
«Va tutto bene, sono qui» fu un sussurro lieve, mentre le esili braccia andavano ad avvolgere il collo dell’uomo per avvicinarlo a sé. Con le dita gli accarezzò la nuca, perdendosi a giocare con le ciocche corvine e tanto morbide, al punto da ricordargli i fili di lana di un soffice gomitolo.
«Non posso… Non posso prendermi la responsabilità di piangere anche il tuo cadavere, non se ti perderò come ho perso lei»
Kurapika non capiva a cosa quelle parole volessero alludere e forse quel “lei” si riferiva a Pakunoda, eppure sentiva ugualmente una stretta nel petto. Era un’affermazione così intima, inusuale da sussurrare a qualcuno il cui unico rapporto si basava sull’attrazione sessuale e l’erotismo – ancora si illudeva fosse solo quello.
Poi il ragazzo si allontanò, senza però davvero interrompere il contatto fisico, per andare ad accarezzare la guancia del Ragno nella speranza di poter asciugare vanamente le lacrime.
«Se ti dovesse succedere quello che è accaduto a Sarasa, io non me lo perdonerei» fu l’ultimo sussurro del povero criminale ferito, prima di poggiare – o per meglio dire, lasciar cadere – la fronte su quella del giovane.
«Chi è Sarasa, Chrollo?» l’hunter dovette mordersi la lingua nel momento esatto in cui realizzò di aver pronunciato quel nome con una naturalezza talmente alta che cominciò a sentir paura, a temere che davvero quella rabbia compagna di una vita fosse sparita.
Ma non ci pensò troppo, non di fronte alla storia che gli venne raccontata poco dopo, dettaglio per dettaglio; una narrazione macabra, tinteggiata di sangue innocente e sofferenza, che per poco non lo fece stare male. E, dinanzi alle parole finali che sussurrò Chrollo, quelle scritte sul biglietto e che aveva giurato di portare con sé fin dentro la tomba, Kurapika non poté far altro che stringerlo di nuovo, nella speranza di poter alleviare quelle ferite mai realmente curate.

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