Gli occhi di Kurapika erano probabilmente una delle cose che più amava sulla Terra – e non solo per la peculiare sfumatura scarlatta che possedevano. Amava la loro forma, il meraviglioso ceruleo che li contraddistingueva quando il ragazzo non era in uno stato alterato, il modo dolce e assai delicato con cui le ciglia, morbide e auree, li avvolgevano.
Più di ogni cosa, però, adorava come in essi riuscisse perfettamente ad ammirare il riflesso dell’anima travagliata di un giovane, in bilico tra odio e amore – che pur continuava a professare astio nei suoi confronti, ma che, al contempo, si lasciava accarezzare e guardare senza abiti, steso sulle lussuose lenzuola di seta.
Più di ogni cosa, però, adorava come in essi riuscisse perfettamente ad ammirare il riflesso dell’anima travagliata di un giovane, in bilico tra odio e amore – che pur continuava a professare astio nei suoi confronti, ma che, al contempo, si lasciava accarezzare e guardare senza abiti, steso sulle lussuose lenzuola di seta.