Il mistero dell'assassinio dell'Uomo Ragno

di Milly_Sunshine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera per l'Ispettore Roberts ***
Capitolo 2: *** Il delitto e le deposizioni ***
Capitolo 3: *** La sfida all'Ispettore ***
Capitolo 4: *** La soluzione del caso ***



Capitolo 1
*** Lettera per l'Ispettore Roberts ***


Lo ammetto, era da un po' che pensavo a una breve trama carnevalesca con Miss Crystal e un delitto, ma ho iniziato a lavorarci solo ieri. Sarà una storia breve, in totale quattro capitoli, con l'intenzione di pubblicare indicativamente un giorno sì e un giorno no e finire la pubblicazione nel prossimo fine settimana. Spero che possa appassionarvi e... in Jacob Roberts we trust!


Spettabile Ispettore Jacob Roberts,
ho tentato in innumerevoli occasioni di scrivervi questa lettera, arrivando spesso al punto di appallottolare il foglio e di gettarlo da parte, qui, nella fioca luce del piccolo ramo del pianterreno della casa di Miss Jones, che mi è stato da lei assegnato quando ho preso servizio come sua segretaria qui a Chicago.
La vecchia Inghilterra mi manca e non penso si possa paragonare la tristezza della vita di questa città all'allegria che si respirava nei villoni dei Lord, dove era tutto un brulicare di cameriere venute dalle campagne che parlavano di giovani ortolani e di grossi cetrioli, nonché di parenti nullafacenti che tremavano all'udire locuzioni quali "dovrò cambiare il testamento" o "ho già telefonato al notaio". Non mi fraintendete, la vita con Miss Jones non è così disastrosa, ma ho a disposizione un paio di stanze e non mi aggiro per il resto della dimora, se non per recarmi nel suo studio durante le ore di lavoro, né il personale di servizio è vasto come nelle dimore presso le quali ho lavorato nel vecchio mondo.
Miss Jones ha solo una cuoca e una cameriera, più un'altra donna che viene ad aiutare nelle pulizie due giorni alla settimana. Ha un piccolo giardino, ma non ha personale che lo curi quotidianamente, quanto piuttosto si rivolge a una ditta specializzata che manda un addetto due volte al mese. È la cameriera che si occupa della spesa e vi si reca con una piccola automobile, la quale viene guidata occasionalmente anche dalla stessa Miss Jones. In alternativa, quando non intende guidare, fa utilizzo del servizio di taxi. In sintesi, in questa casa non c'è nemmeno un autista.
Alla cuoca è dato l'incarico di portarmi una porzione di cibo sia per pranzo sia per cena, ma consumo i pasti da sola, anziché con Miss Jones nelle occasioni speciali o con il personale di servizio in altri momenti. In più, anche al di fuori delle mura domestiche, non ho molte frequentazioni: sembra che le zitelle tra i trenta e i quaranta siano più intenzionate a trovarsi un marito, piuttosto che accettare la superiorità della loro condizione e dedicare la propria vita a questioni ben più interessanti della vita coniugale, quali sperare ardentemente che venga commesso un delitto e potere aiutare nelle indagini.
A volte, oltre a pensare alle mie amiche zitelle rimaste nella Vecchia Inghilterra, mi sono ritrovata a pensare anche a voi; chissà se in questi ultimi mesi avete assistito allo sbarco di qualche navicella spaziale, oppure se avete incontrato alieni che nascondevano le proprie antenne sotto una bombetta. E ancora, a voi e ai vostri cari extraterrestri, stavo pensando proprio lo scorso febbraio, quando capitò l'avventura di cui intendo raccontarvi.
Miss Jones era partita per un viaggio nei Caraibi e non mi aveva portata con sé. La cuoca e la cameriera avevano lasciato la casa per recarsi in visita ai rispettivi parenti, mentre io, che ho parenti solo dall'altro lato dell'oceano, non potei approfittare della sua breve vacanza bimestrale per tornare a casa. Rimasi a Chicago, occupandomi dell'archiviazione di alcuni documenti appartenenti a Miss Jones, mentre nel tempo libero mi ero convinta a uscire occasionalmente con alcune delle zitelle del posto.
Furono proprio due di queste zitelle, tali Miss Phoebe e Miss Marjory, a convincermi a recarmi insieme a loro a una festa di carnevale. Personalmente non amo molto queste feste americane, non ricordano per niente quelle a cui mi recavo di tanto in tanto in Inghilterra, feste dove si beveva tè o si giocava a bridge. Miss Phoebe e Miss Marjory, piuttosto, mi portarono in un locale in cui gli avventori tracannavano whisky e, trattandosi di una festa di carnevale, tutti erano obbligati a presentarsi in maschera. Mentre Miss Phoebe e Miss Marjory si erano travestite da spose, indossando abiti bianchi con lunghi strascichi e veli in tinta, io non mi sarei mai abbassata a calarmi in una parte totalmente estranea al mio modo di pensare. Quindi, invece di travestirmi da sposa, pensai a voi e, dopo avere comprato una bombetta, vi applicai due piccole antenne verdi, mascherandomi da extraterrestre appena sbarcato sulla Terra. Siccome non mi convinceva, misi anche una coda sporgente da un paio di pantaloni di tweed e, siccome interpretavo la parte di un alieno maschio, indossai una cravatta al collo.
Miss Phoebe e Miss Marjory mi fecero brevemente i complimenti per il mio innovativo travestimento e mi sentii una donna realizzata. Le due, tuttavia, si misero subito a contemplare gli uomini presenti, bramose di essere invitate a bere whisky da uno di essi. Anch'io, lo ammetto, mi misi a guardare con attenzione i presenti, ma non certo per simili ragioni, quanto piuttosto per studiare la fantasia collettiva e i miei occhi caddero subito su un individuo che indossava una tuta attillata rossa e blu, che faceva tutt'uno con un passamontagna rosso indossato sulla testa.
Non avevo idea di che cosa rappresentasse quel costume e mi misi a spettegolare in proposito con Miss Marjory. Miss Phoebe, invece, contemplava un'arma da fuoco in mano a un individuo travestito da cowboy, che ero abbastanza convinta potesse essere vera e carica. Non si rendeva conto che non ci trovavamo nel Texas? Ero davvero allibita e, proprio perché infastidita da questo fatto, finii per perdere di vista le cose veramente importanti, come l'uomo dal volto coperto.
Miss Marjory mi disse che l'aveva visto allontanarsi in una specifica direzione e che, poco prima, in quella stessa direzione si era allontanata anche una donna travestita da damigella del Settecento. Incuriosita, mi alzai in piedi, pronta per andare a verificare dove portasse quel corridoio. Miss Marjory cercò di trattenermi, affermando che in quel locale c'erano sale private nelle quali le coppie si appartavano. Io inorridii. Contenti loro! Non avevo idea di come la maggior parte delle persone provassero interesse per la vita di coppia e per l'intimità, quando avrebbero potuto dedicarsi a faccende di gran lunga più emozionanti, quali l'investigazione.
Mi fermai soltanto quando Miss Phoebe venne a raggiungermi e mi supplicò di recarmi insieme a lei a un tavolo a bere superalcolici insieme anche a Miss Marjory e al cowboy. Non ne ero molto entusiasta, ma dovevo essere grata a Miss Phoebe per l'invito, quindi mi rassegnai, sperando che l'arma non venisse utilizzata per sparare: non mi tiro mai indietro di fronte a un delitto, ma le armi da fuoco sono davvero sgradevoli. Non giustifico mai gli assassini, ma provo una vaga ammirazione per chi riesce a inventarsi metodi geniali per uccidere. Chi si limita a un banale colpo di pistola o di fucile, invece, non merita assolutamente il mio rispetto, non ha inventiva e l'unica ragione per cui non mi auguro mai di vedere questi individui sulla sedia elettrica, come costuma qui negli Stati Uniti, è semplicemente per la mia contrarietà alla pena capitale, paragonabile quasi alla mia contrarietà al fidanzamento e al matrimonio.
Mi rendo conto che mi sto perdendo in chiacchiere di poca importanza, che sto tergiversando per non venire al dunque, ma è difficile raccontare quello che successe dopo. Ci ho provato tante volte, in tutte quelle lettere mai terminate e appallottolate prima di essere gettate a terra per la frustrazione. Proverò a farvi una breve sintesi, iniziando dal cowboy: non era un vero cowboy, ma era il figlio di un ricco imprenditore, titolare di un'industria di caffè. Anche il padre di costui si trovava alla festa, così come una sorella minore, la quale era innamorata di un individuo che, secondo il tale travestito da cowboy, era in realtà un arrampicatore sociale, di cui si sospettava che volesse macchiarsi del reato di bigamia. Non vi erano prove che fosse davvero sposato, ma costui ne era fortemente convinto.
Ero ovviamente sconcertata da quanto stavo udendo, l'idea di essere già sposato e di sposarsi nuovamente era davvero malsana... non so se mi spiego, io non solo non lo farei mai due volte, ma addirittura una sarebbe improponibile! Ma sto di nuovo tergiversando, quindi credo sia meglio concentrarci su qualcosa di importante. Ricordate la damigella del Settecento? Ritornò di colpo nella sala principale, urlando che era stato commesso un delitto e che lei stessa vi aveva assistito in prima persona. Ovviamente anche lei non era una vera damigella del Settecento: non mostrava alcun segno di essere sul punto di svenire e, anzi, non sembrava neanche tanto disturbata dall'avere assistito a un omicidio come diceva.
In un primo momento in molti la ignorarono. La damigella, tuttavia, continuava a ripetere che l'Uomo Ragno era stato ucciso e che doveva essere chiamata immediatamente la polizia. Io pensai a voi, ma eravate a un oceano di distanza e, anche se foste stato presente, sicuramente avreste inseguito una delle vostre teorie bislacche. In attesa dell'arrivo della polizia, tuttavia, la damigella chiedeva se, per cortesia, qualcuno potesse fare qualcosa, in modo che poi tutto fosse più facile.
Io ero titubante, ma Miss Marjory mi ricordò che avevo già contribuito brillantemente a risolvere un caso di omicidio. Così, timidamente, mi alzai in piedi e mi avvicinai alla damigella del Settecento, presentandomi come investigatrice dilettante. Quello che venne dopo fu imprevedibile. [...]

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Capitolo 2
*** Il delitto e le deposizioni ***


Mathilda Thorne aveva quarantadue anni e il suo matrimonio con la vittima risaliva a quindici anni prima. Nota ereditiera, diversamente dalle ereditiere europee aveva scelto di non vivere a scrocco dai parenti ricchissimi, ma aveva fatto ottimi studi e aveva iniziato a guadagnare denaro a propria volta fondando un'agenzia di pubblicità. Miss Crystal non aveva idea di quale fosse, con esattezza, il lavoro della donna, ma certo era che non aveva alcun bisogno di attendere con pazienza la dipartita di qualche prozio per potere disporre della propria vita come meglio desiderava.
Anzi, avrebbe posseduto ancora più denaro quando - così sperava - il marito dal quale viveva separata da molti anni le avrebbe restituito il denaro che le aveva a suo tempo sottratto: quella era la condizione che Mathilda aveva posto per concere il divorzio a Gary Thorne, desideroso di potersi risposare.
«Proprio per discutere di questa questione» raccontò Mathilda, seduta di fronte a Miss Crystal a uno dei tavoli girevoli del locale, «Mi chiese di vederci a questa festa. Mi disse che, se volevo riavere i miei soldi, non avrei dovuto parlare a nessuno del nostro incontro, al quale si sarebbe presentato travestito in maniera tale da non essere riconosciuto. Per questa ragione scelse un costume da Uomo Ragno.»
«Uomo chi?» ripeté Miss Crystal, che non aveva mai sentito menzionare quel personaggio.
«Ha ragione, per il momento vive ancora nella mente del suo autore» ammise Mathilda, «Ma il mio ex marito amava girovagare e intrattenersi in lunghe conversazioni, specie quando gli capitava di incontrare scrittori o affini. Mi informò che aveva sentito quindi parlare di questo personaggio ancora inedito e che, incuriosito, aveva deciso di utilizzarlo come travestimento per carnevale.»
«E vi parlò del vostro denaro?»
«Per assicurarmi che me lo avrebbe restituito nel giro di poche settimane. Mi supplicò di firmare subito le carte del divorzio, ma fui irremovibile. Se pensava di prendermi in giro, si sbagliava di grosso.»
«E poi?»
«E poi, mi chiese di bere qualcosa. Accettai, a condizione che bevessimo del tè. Avevo bisogno di mantenere la lucidità.»
«Cosa successe dopo?»
«Continuammo a discutere. Non avevo ancora toccato il mio tè, e Gary non aveva ancora bevuto il suo, quando riprese a vaneggiare sulle carte del divorzio. Mi alzai di scatto, Gary fece lo stesso e, per qualche istante, discutemmo in proposito. Ero talmente nervosa che colpii con un calcio il tavolo, senza che né io né Gary abbassassimo lo sguardo. Trovammo i nostri tè ondeggianti dentro le tazze. Allora il mio ex marito mi invitò a calmarmi e a berli prima che si raffreddassero. Finii per accettare e allora accadde l'irreparabile.» 

*** 

In attesa dell'arrivo dei soccorsi, il titolare del locale annunciò che era richiesta la presenza di un medico per esaminare il cadavere. Timidamente, un uomo travestito da orso polare, che fino a quel momento aveva giocato imperterrito a poker, si alzò svogliatamente per recarsi nella saletta del misfatto.
Miss Crystal lo seguì e l'esame fu breve e indolore: avvelenamento da cianuro, molto probabilmente suicidio. Quella ricostruzione, tuttavia, non convinceva affatto Miss Crystal: se davvero Gary Thorne voleva divorziare, ma non voleva rendere alla legittima consorte il denaro che lei gli chiedeva per concederglielo, sarebbe stato più naturale se avesse piuttosto avvelenato la moglie, anche se ciò contrastava con la Regola Aurea secondo cui sono le donne a usare il veleno, mentre gli uomini generalmente strangolano.
Quando Miss Crystal tornò nella sala principale, tutti stavano borbottando e indicando persone, nello specifico il cowboy, una giovane donna travestita da angelo, nonché un sessantenne travestito da magistrato inglese con tanto di parrucca che fino a quel momento aveva giocato a poker allo stesso tavolo del medico. Non le fu difficile scoprire la ragione: il nome di Gary Thorne era stato pronunciato ad alta voce. Era l'uomo che il cowboy - tale Maximilian Fairchild - sospettava essere già ammogliato, nonostante millantasse di volere sposare sua sorella Elizabeth.
La sorella, che pur essendo americana portava lo stesso nome di Sua Maestà la Regina, era proprio la donna travestita da angelo, mentre il magistrato altri non era che il padre dei due, Oswald Fairchild, titolare dell'industria di caffè di cui Maximilian aveva parlato in precedenza. Miss Phoebe continuava a guardare il cowboy con occhi sognanti, nonostante, una volta scoperta l'identità di tutti quanti, Mathilda Thorne stesse urlando contro di lui.
«Siete stato voi, non è vero? Voi avete assassinato mio marito, per impedire che si risposasse con vostra sorella!» Mathilda si rivolse a Elizabeth. «Oppure siete stata voi?» E poi a Oswald: «O a voi, forse? Se non sapevate cosa fare, piuttosto, non potevate invitare dieci persone a caso su un'isola deserta, tacciarle di essere tutti degli assassini, poi iniziare a ucciderli uno dopo l'altro?»
«E magari simulare la mia stessa morte?» azzardò il finto giudice. «So che siete sconvolta per la triste dipartita di vostro marito...»
«Ma quale triste dipartita!» sbottò Mathilda. «Sarebbe stato meglio se fosse successo dieci anni fa, ma adesso chi mi renderà il mio denaro?»
«Non credo che la morte di Gary Thorne cambi qualcosa» azzardò Maximilian. «Vedete, signora Thorne, il fatto che vostro marito fosse in vita, non avrebbe significato rientrare in possesso dei vostri soldi. Siate realista: non ve li avrebbe mai restituiti!»
«La speranza è l'ultima a morire» ribatté Mathilda. «Mi piace essere ottimista... e invece adesso non c'è più nulla da fare. Gary non avrà mai la possibilità di redimersi.» 

*** 

L'industriale del caffè travestito da giudice, dopo avere ordinato un whisky doppio, si sedette a un tavolo girevole, totalmente solo, palesemente disinteressato al poker che poco prima era il centro dei suoi pensieri. Miss Crystal ne approfittò per sedersi di fronte a lui e dedicarsi all'indagine. Scoprì quindi che Oswald Fairchild era un ricchissimo imprenditore, che sperava in un buon matrimonio per la figlia, ma che era consapevole che sarebbe finita insieme a uno squattrinato, un giorno o l'altro.
«Avevo perciò fatto indagini in tal senso, scoprendo molto tempo fa che Gary Thorne aveva già contratto matrimonio in passato» raccontò. «Sapevo che mia figlia si era innamorata di un truffatore.»
«E non l'avete messa in guardia?»
«Certo che no! Se l'avessi fatto, avrebbe perso ogni interesse per Thorne e magarisi sarebbe trovata un altro squattrinato. Se avesse sposato Thorne, invece, avrei potuto incastrarlo quando il danno era già fatto e allora Elizabeth si sarebbe resa conto nel vero senso della parola quanto fossero pericolosi questi soggetti.»
«Vi dispiace che Gary Thorne sia morto?»
«Di base no, ma sarebbe stato bellissimo smascherarlo davanti a tutti come impostore e mi dispiace moltissimo che ciò non potrà più accadere.»
«Vi siete mai allontanato da questa sala?»
«In precedenza, per andare a fumare un sigaro.»
Ricordando le abitudini inglesi, Miss Crystal azzardò: «Non potevate fumarlo qui, al tavolo, mentre giocavate a poker?»
«È esattamente quello che avrei fatto se uno dei giocatori non avesse sofferto di una forte asma» ammise Oswald. «Purtroppo non ho potuto fumare qui, quindi mi sono allontanato proprio in tempo per vedere un uomo in tuta rossa e blu e passamontagna in tinta dirigersi verso una saletta retrostante in compagnia di una damigella settecentesca.»
«Sapevate che era Gary Thorne?»
«Non ne avevo idea.»
«Non aveva manifestato, con voi o con Elizabeth, la propria intenzione di presenziare a questo evento?»
Oswald scosse la testa.
«No, affatto. Anzi, aveva comunicato a mia figlia di avere un forte mal di testa e che avrebbe trascorso tutta la sera in casa. Nessuno avrebbe potuto confermarlo, tuttavia, dato che Gary Thorne era un pezzente e non poteva permettersi personale di servizio notturno: aveva soltanto una domestica che andava da lui nelle ore diurne per lavare, stirare, fare le pulizie e cucinare.»
«Sapete se vostra figlia ha lasciato la sala?»
«Ne dubito: mia figlia né fuma il sigaro né ha amici asmatici. Comunque non vi sarà molto difficile fare questa verifica.»
Aveva ragione, non fu affatto complicato: almeno una dozzina di persone poterono confermare che Elizabeth Fairchild non fosse mai uscita dalla sala principale, nemmeno per pochi secondi. Era palese che non potesse essere stata lei ad avvelenare il suo spasimante. Né poteva essere stato il fratello Maximilian, il quale era stato per tutto il tempo proprio in compagnia di Miss Phoebe, oltre che di Miss Marjory e della stessa Miss Crystal in persona.
Non restava altro da fare che concentrarsi su Mathilda Thorne, alla quale Miss Crystal tornò ad avvicinarsi. Capendo l'antifona, la vedova mise subito in chiaro: «No, non sono stata io ad avvelenarlo! Perché avrei dovuto? Avrei potuto accettare di firmare le carte del divorzio e mi sarei liberata di lui una volta per tutte, se solo lo avessi desiderato! Divorziare adesso o tra qualche mese, tuttavia, non faceva alcuna differenza per me: non intendo certo risposarmi e rischiare di essere derubata anche da un secondo marito! Tutto ciò che mi premeva era rientrare in possesso dei miei soldi... e se pensa che, in qualità di coniuge, io venga a ereditare qualcosa, ne dubito fortemente! Gary non aveva una casa di proprietà, viveva in un appartamento in affitto, neanche i mobili erano suoi! E sono assolutamente certa che non abbia da parte neanche un soldo, magari avrà addirittura dei debiti! Non ci guadagno niente dalla sua morte! E soprattutto, se avessi voluto ammazzarlo, avrei approfittato del carnevale per venire qui a volto coperto, in modo da non essere riconosciuta, invece di farmi vedere da tutti e poi addirittura dare l'allarme. Sarei anzi scappata di soppiatto, approfittando del fatto che nessuno sapesse della mia presenza qui e mi sarei allontanata la strada ancora in maschera, con la certezza che nessuno avrebbe fatto caso a me, essendo carnevale!»
Quella spiegazione non faceva una piega. Fu allora, chiedendosi chi avesse ucciso l'Uomo Ragno, tra la pubblicitaria e l'industriale del caffè, che Miss Crystal iniziò ad avere ben chiaro come si fossero svolti gli eventi.

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Capitolo 3
*** La sfida all'Ispettore ***


[...] Non mi aspettavo una simile fortuna: trovarmi sul posto mentre avveniva un delitto era un fatto che non accadeva di certo tutti i giorni, ma soprattutto essere presa in considerazione quando mi apprestavo a svelare al mondo cosa fosse accaduto era ancora più spettacolare. Ero certa che, in quel momento, chiunque fosse scettico sulle mie possibilità. In fondo chi ero per loro? Soltanto una zitella amante dei completi di tweed, che quella volta, nello specifico, era agghindata con un travestimento da alieno travestito da umano, ma che ha toppato il proprio travestimento e, di conseguenza, lascia intravedere coda e antenne. Chissà, perfino Miss Phoebe e Miss Marjory non credevano nelle mie potenzialità. Hanno sempre smentito, ma io sono molto dubbiosa in proposito: è molto facile essere acclamati quando si finisce di pronunciare il discorso in cui viene smascherato il colpevole, lo è molto meno quando il suddetto discorso ancora non è stato cominciato.
Lo so, dalla mia lettera non si capisce molto bene come si svolsero i fatti, quindi credo sia opportuno che vi sintetizzi gli eventi:
- nel locale si stava svolgendo una festa di carnevale e un uomo vi prendeva parte travestito da Uomo Ragno (non conoscete sicuramente il personaggio, ancora inedito, ma sappiate che era a volto coperto e che nessuno avrebbe potuto identificarlo);
- il suddetto uomo doveva incontrarsi con la moglie, una donna travestita da damigella del Settecento, dalla quale viveva separato, per discutere sulle condizioni del loro divorzio, che la donna era ben disposta a concederli, ma solo se lui le avesse restituito il denaro sottratto durante i tempi della loro relazione;
- i due sono giunti separatamente al locale, per poi dirigersi uno dietro l’altra in una piccola stanza retrostante quella centrale, nella quale le coppie avevano l’abitudine di appartarsi, non certo per dedicarsi all’investigazione e, ne sono certa, nemmeno per discutere di questioni quali l’ufologia e l’egittologia.
Avevo personalmente notato l’Uomo Ragno per il suo curioso travestimento e l’avevo visto allontanarsi, ma ero stata distolta da una delle mie amiche dall’intento di seguirli e andare a curiosare. Mi ero quindi rassegnata e, al momento dei fatti, ero seduta a un tavolo insieme alle mie due amiche zitelle e a un uomo travestito da cowboy.
L’uomo travestito da cowboy risponde al nome di Maximilian Fairchild ed è il figlio del titolare di un’industria di caffè, tale Oswald Fairchild, presente dentro al locale, con un travestimento da magistrato inglese. Costui stava giocando a poker insieme a degli amici e ha ammesso di essersi allontanato dalla sala per andare a fumare un sigaro, per non farlo davanti a uno degli amici, il quale è asmatico.
Oltre al signor Fairchild padre e al signor Fairchild figlio era presente anche la figlia Elizabeth, una giovane di ventisei anni la quale si era invaghita di un uomo di nome Gary Thorne. Costui aveva comunicato che non sarebbe stato presente alla festa per via di un’indisposizione e, potete starne certo, nessuno era particolarmente addolorato per la sua assenza. Oswald Fairchild era certo si trattasse di un truffatore già sposato, che voleva tuttavia unirsi in matrimonio anche con la signorina Elizabeth, per mettere le mani sul patrimonio di famiglia.
Era desideroso di smascherarlo? Giammai, perché proprio il suo status di bigamo l’avrebbe fregato e gli avrebbe impedito di impossessarsi di tale patrimonio. Se invece fosse stato smascherato in anticipo, avrebbe potuto accettare l’idea di divorziare, anche se per lui sarebbe stata dispendiosa dal punto di vista economico, e allora sarebbe entrato in possesso dei soldi di Elizabeth Fairchild.
Vi chiederete come faccia a sapere tutto questo, mio caro Ispettore Roberts, e come ciò sia collegato alla damigella del Settecento e all’Uomo Ragno. Abbiate pazienza, vi spiegherò tutto a tempo debito. Torniamo dunque ai nostri due protagonisti:
- nella sala privata, i due non si sono dedicati a nessuna delle attività che in genere le cameriere svolgono negli sgabuzzini durante le pause in compagnia degli stallieri, quanto piuttosto hanno discusso del denaro sottratto, stando seduti a un tavolo girevole;
- i due, su insistenza dell’Uomo Ragno, hanno poi ordinato due tè, lasciandoli un attimo raffreddare, nel frattempo tra loro è scoppiata una lite, i due si sono alzati in piedi e la damigella ha ammesso di avere sferrato un calcio al tavolo, tanto che per poco non ha ribaltato i tè, che ondeggiavano dentro le tazze quando i due hanno nuovamente preso in considerazione le loro bevande;
- dopo essersi seduti, i due hanno finalmente consumato i loro tè e, a quel punto, l’Uomo Ragno ha iniziato ad avere strane convulsioni ed è stramazzato a terra;
- la damigella, senza perdersi d’animo, è corsa nella sala principale, affermando che l’Uomo Ragno era stato ucciso, cosa che si è rivelata assolutamente vera, in quanto un medico amico di Oswald Fairchild ha esaminato il cadavere in attesa dell’arrivo della polizia, decretando che si trattava di un avvelenamento da cianuro.
Naturalmente questa era la versione dei fatti fornita dalla damigella del Settecento, che si è presentata sotto la sua vera identità: si tratta di Mathilda Thorne, titolare di un’agenzia pubblicitaria, nonché ex moglie di Gary Thorne! E la vittima era nientemeno che Gary Thorne, venuto alla festa in incognito per incontrarla... e non certo per restituirle il denaro sottratto, tanto che aveva insistito affinché la signora firmasse le carte del divorzio prima ancora di rientrare in possesso dei propri soldi.
Per un attimo mi sono calata nel vostro ruolo e mi sono chiesta: “cosa penserebbe l’Ispettore Jacob Roberts, se fosse qui?” Ho immaginato che mi avreste suggerito di cercare eventuali alieni travestiti da esseri umani, e avreste insistito che non sarebbe stato difficile trovarne qualcuno, in una sala così affollata nella quale vi era così tanta gente in maschera! Allora ho lasciato perdere sul nascere questo modus operandi e ho deciso di fare da me. Completato l’interrogatorio di Mathilda Thorne, l’ho ascoltata mentre tacciava i membri della famiglia Fairchild di avere assassinato il suo ex marito. Non era addolorata per la sua perdita, ma piuttosto perché sapeva che nessuno avrebbe potuto saldare il debito.
Nemmeno i Fairchild erano particolarmente addolorati per la scomparsa di Gary Thorne, la signorina Elizabeth compresa. Non si era tuttavia allontanata dalla sala, così come non si era allontanato il fratello travestito da cowboy, Maximilian. Inoltre quest’ultimo teneva tra le mani un’arma da fuoco, se avesse ucciso qualcuno non avrebbe certo avuto bisogno di ricorrere al cianuro, pur essendo questo un’arma impropria molto più rispettabile del risolvere tutto sparando pallottole.
A quel punto mi sono ritrovata con ben poche opzioni e il fatto che, a parte la signora Mathilda, nessuno ammettesse di sapere che il signor Thorne era presente travestito da Uomo Ragno, rendeva molto difficile estendere il campo dei sospettati. Inoltre il delitto era avvenuto in presenza della signora Thorne e ritenevo improbabile che ad avvelenare il tè fosse stato il cameriere che glielo aveva servito. Tutto lasciava pensare che fosse stata proprio Mathilda a commettere il delitto, ma a quale scopo? Ha ammesso in prima persona che sarebbe stata ben felice di divorziare e di lasciare andare Gary, l’unica ragione per cui non acconsentiva era la volontà di farsi restituire il proprio denaro, che ovviamente non avrebbe mai visto con la morte del marito.
Allo stesso tempo, Oswald Fairchild affermava di non essere disturbato dall’idea che la figlia sposasse un truffatore e che, anzi, sarebbe stato più emozionante smascherarlo a matrimonio consumato che non prima, tuttavia si era allontanato per sua stessa ammissione dalla sala e avrebbe potuto tranquillamente raggiungere Gary Thorne e avvelenare il suo tè. Ma come aveva fatto a entrare nella sala senza essere visto né dall’aspirante genero né tantomeno da Mathilda? Quella domanda meritava tutte le riflessioni del caso ed era assolutamente opportuno non sottovalutare alcun elemento.
Adesso, mio caro ispettore, siete voi che dovete riflettere. Vi ho fornito tutto ciò che avevo in mano mentre attendevo pazientemente che arrivasse la polizia in quel locale di Chicago. Non mi è voluto molto per arrivare alla soluzione del caso ed esporla con chiarezza, quindi penso che anche una mente eccelsa e sopraffina come la vostra possa arrivare alla conclusione. Attendo con ansia che nella vostra prossima lettera mi esponiate la vostra teoria. Mi permetto di darvi qualche piccola dritta:
- no alieni;
- no cerchi nel grano;
- no spie sovietiche;
- no spie balcaniche;
- no spie della Germania Est;
- no antichi Egizi;
- no viaggiatori nel tempo;
- no templari.
So che vi sto chiedendo tanto e che questi sono i vostri cavalli di battaglia preferiti, ma vi prego di concentrarvi su ciò che abbiamo. Dunque, Ispettore Roberts, chi è a vostro parere l’assassino dell’Uomo Ragno? È stato ucciso da un’industria di caffè? O forse dalla pubblicità? Attendo la vostra soluzione, prima di fornirvi quella ufficiale, che ho presentato con grande determinazione alla polizia di Chicago.
Vi saluto cordialmente, attendendo con pazienza la vostra lettera. Sarà sicuramente un piacere avere vostre notizie.

Vi abbraccio calorosamente,
la vostra cara amica Miss Crystal.

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Capitolo 4
*** La soluzione del caso ***


Miss Marjory era seduta da sola a uno dei tavoli girevoli, mentre Miss Phoebe continuava a ronzare intorno a Maximilian Fairchild. Miss Crystal ne era certa, anche se fosse stato ancora sospettato del delitto non si sarebbe tirata indietro. Scosse la testa, rimpiangendo le sue care amiche zitelle inglesi, piuttosto che quelle americane, e iniziò a vaneggiare, come spesso accadeva, su quanto sarebbe stato bello rientrare in patria. Da mesi, ormai, era convinta che la vita nelle Americhe fosse ben più noiosa di quella a cui era sempre stata abituata anche se, doveva ammetterlo, il delitto appena avvenuto era un’ottima inversione di tendenza. In attesa dell’arrivo della polizia, decise anche di rendersi più presentabile: stava per esporre la soluzione di un apparente caso di omicidio e, con tutto l’affetto che provava per l’ispettore Jacob Roberts, non sarebbe stato particolarmente edificante farlo indossando antenne da extraterrestre. Si tolse quindi la bombetta e staccò la coda dai pantaloni di tweed. Si tolse inoltre la cravatta e ripose tutto sul tavolo. Miss Marjory la guardò con aria di disapprovazione, ma non disse nulla. D’altronde Miss Crystal non era la sola che tentava di liberarsi del proprio costume: il signor Oswald si era tolto la parrucca, la signorina Elizabeth aveva eliminato le ali da angelo e l’aureola, infine il signor Maximilian si era rassegnato all’idea di andarsene in giro disarmato.
Gli agenti fecero la loro comparsa circa una mezz’ora più tardi e domandarono al titolare del locale cosa fosse accaduto. Questo li indirizzò verso Miss Crystal la quale, in compagnia del medico ancora travestito da orso polare, li condusse brevemente a osservare il cadavere. Il medico affermò nuovamente che la morte era sopraggiunta per avvelenamento da cianuro e, quando l’Ispettore del posto affermò che era necessario interrogare le persone che avevano avuto a che fare con la vittima, Miss Crystal affermò che non ve n’era bisogno, che avrebbe volentieri esposto i fatti alla presenza di Mathilda Thorne, dei membri della famiglia Fairchild e degli agenti stessi. Questi ultimi si lanciarono strane occhiate, pertanto Miss Crystal affermò: «Lo scorso autunno risolsi brillantemente un caso di omicidio nella Vecchia Inghilterra, quando venne assassinato il mio datore di lavoro, un certo Lord Pennington. Non credo che quel caso sia arrivato fin qui nelle Americhe, ma vi assicuro che se ne parlò in tutta l’Inghilterra. Ma cosa dico, in tutta l’Inghilterra? In tutto il Regno Unito, colonie comprese!»
L’Ispettore continuò a guardarla con aria di sufficienza. Era un atteggiamento del tutto fastidioso, altro che le fantasiose teorie degli agenti di Scotland Yard! Tuttavia acconsentì alla proposta di Miss Crystal, forse convinto di poterla tacciare pubblicamente di essere una megalomane.
“State certo, mio caro Ispettore” si disse la detective dilettante, “che non vi darò mai questa soddisfazione.”
Attese con pazienza che tutti si accomodassero in una saletta contenente più tavoli - se nei privé le coppie avevano rapporti intimi, Miss Crystal non aveva alcun desiderio di sapere se in quella stanza accadesse la stessa cosa, ma con più partecipanti - poi si preparò per entrare ancora una volta nella storia del crimine e dell’investigazione.
«Cari signori, forse vi chiederete chi sono e a che titolo parlo» esordì, «Ma quando avrò finito il mio discorso, ne sono certa, nessuno di voi si porrà più la stessa domanda. Lasciate che vi esponga i fatti, ma prima guardate questi tavoli girevoli.»
Tutti i presenti si focalizzarono sui tavoli, alcuni li fecero addirittura roteare, tutti tranne Oswald Fairchild che affermò: «Qui di asmatici non ce ne sono.»
Allora, con un’espressione soddisfatta sul volto, si accese finalmente un sigaro. In Inghilterra in tanti l’avrebbero senza dubbio imitato, ma non accadde quella sera a Chicago, semplicemente il signor Maximilian propose di farsi portare qualche bicchiere di whisky prima di proseguire la conversazione. La signorina Elizabeth obiettò che non era opportuno bere alcunché, se si aggirava da quelle parti un avvelenatore che metteva pasticche di cianuro nei bicchieri, mentre la signora Mathilda obiettò che non vi era alcun bicchiere avvelenato e che il suo ex marito aveva bevuto il tè con il veleno da una tazza.
Con una certa soddisfazione da parte di Miss Crystal, l’Ispettore iniziò a guardare con aria di sufficienza anche tutti gli altri presenti, invece di considerarla l’unica svitata. In più, a sua volta, iniziò a far roteare il tavolo, come se il particolare fatto notare da Miss Crystal potesse avere qualche utilità.
L’investigatrice amatoriale proseguì: «Abbiamo un marito separato che vuole risposarsi e una moglie che chiede che un debito venga saldato prima di concedere il divorzio. In una situazione del genere sarebbe lecito aspettarsi che non sia la moglie ad avvelenare il marito, ma...»
Mathilda Thorne la interruppe: «Non permettetevi di fare una simile insinuazione! È vero, non sono affatto dispiaciuta dalla morte di quel pezzente, ma adesso chi mi restituirà i miei soldi?»
«Scusate, ma cosa ve ne fate di tutti quei soldi?» obiettò Oswald Fairchild. «Avete un’agenzia pubblicitaria, quindi non potete prendervi vacanze semestrali nelle Indie Orientali perché non potete lasciare il lavoro, né avete figli ai quali dare denaro da sperperare.»
«Anche voi gestite un’industria» puntualizzò Mathilda Thorne, «E non potete, di conseguenza, viaggiare per intere stagioni alla scoperta delle Antille e delle Faulkland... eppure, ne sono certa, preferite senza ombra di dubbio la prospettiva di avere più denaro rispetto a quella di possederne di meno!»
«Ciò è esatto» ammise il signor Fairchild padre, «Tuttavia ho due figli che necessitano di un notevole patrimonio con il quale pagare i loro viaggi e, in generale, la loro vita di nullafacenti. Per loro fortuna non sono un Lord inglese, quindi non intendo affatto diseredarli. Anzi, sono ben felice che stiano lontani dalla mia azienda e che non vogliano mettere il naso nei miei affari: i figli non sono fatti per seguire gli affari dei padri, quanto piuttosto per essere pagati affinché ne stiano lontani il più possibile! Su questo sia Maximilian sia Elizabeth sono sempre stati totalmente d’accordo con il mio punto di vista.»
Sembravano essersi tutti dimenticati che vi era un mistero ancora in corso, quindi Miss Crystal si schiarì la voce e proseguì: «Mi sono ritrovata di fronte a un bivio. Una possibile soluzione era che - signora Thorne, la prego di non offendersi e di non interrompermi - fosse stata la moglie a uccidere l’ex marito, l’altra era che fosse stato il signor Oswald Fairchild, per evitare che Thorne si rendesse bigamo sposando sua figlia.»
«Come vi ho già detto» replicò Fairchild padre, «Sarei stato ben lieto che quel tale riuscisse a sposare Elizabeth, solo per poterlo infamare davanti a tutti e fargli capire che aveva solo sprecato il proprio tempo, che nonostante il matrimonio non avrebbe mai avuto un solo centesimo mio o di mia figlia.»
«Però vi siete allontanato dalla sala.»
«Per fumare.»
«Nessuno può confermarlo.»
«Però, se la signora Thorne era con quel pezzente di suo marito, può affermare che non posso essere entrato nella saletta nella quale si trovavano.» Si rivolse alla donna. «Siete d’accordo con me, signora Mathilda?»
Mathilda Thorne annuì.
«Certo, non siete entrato nella sala.»
«Quindi» dedusse Oswald Fairchild, «Siete stata voi a uccidere vostro marito.»
«No, affatto! Non-...»
Miss Crystal interruppe sul nascere le proteste della signora, invitandola piuttosto a esporre gli eventi accaduti tra l’entrata nella saletta e la dipartita del suo passato consorte. Mathilda Thorne riferì tutto, senza variare di una virgola la prima versione dei fatti. Ancora una volta rimarcò come la morte del marito non solo non le portasse alcun interesse, ma venisse anche a danneggiarla economicamente. Ribadì che Gary Thorne viveva in un appartamento in affitto e che non aveva denaro da parte, quindi non avrebbe ereditato alcunché.
«Vedete, Ispettore?» concluse Miss Crystal. «A questo punto mi sono ritrovata di fronte a un bivio: soltanto due persone potevano uccidere il signor Thorne, almeno in apparenza. La signora Mathilda, che sapeva della sua presenza in questo locale, e il signor Fairchild padre, che invece sostiene di non esserne stato al corrente.»
«Questo confermerebbe le parole di Gary» osservò Mathilda. «Non avrebbe avuto senso, per lui, riferire ad altri che si trovava qui e per quale motivo. E soprattutto, non aveva alcun interesse nel raccontarlo alla donna che avrebbe voluto sposare o ai familiari di lei.»
«Esattamente» affermò Miss Crystal. «Abbiamo quindi un uomo che si presenta qui in incognito, di cui solo l’ex moglie conosce l’identità, che avrebbe un vantaggio a sbarazzarsi di lei e che, di fatto, potrebbe ucciderla ed essere insospettabile. Per caso, signora Thorne, è stato vostro marito a suggerire di bere quei tè?»
«Suggerì in modo generico di bere» rispose Mathilda Thorne, «Mentre fui io, nello specifico, a proporre di ordinare del tè.»
«Ma poi vi siete alzata in piedi, ignorando la tazza e inveendo contro il signor Gary, colpevole di non volervi restituire il denaro.»
«Esattamente. Ero furiosa, tanto che, come ho detto, tirai un calcio al tavolo, continuando a insultare mio marito.»
«Ed è questo» concluse Miss Crystal, «Che vi ha salvato la vita! Avete detto che il tè ondeggiava nelle tazze, ed era perché il tavolo rotante, per effetto della botta ricevuta, aveva fatto un giro di novanta gradi. Così voi avete bevuto il tè di vostro marito, mentre Gary Thorne, che voleva avvelenarvi e darsi alla macchia, si è scolato il vostro. Chi di cianuro ferisce, di cianuro perisce.»
«Questa è indubbiamente una soluzione brillante» osservò l’Ispettore. «Lord Pennington sarebbe fiero di voi, Miss Crystal.»

 

 

*** FINE ***





Il titolo del racconto è ispirato alla canzone "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" degli 883, anche se ovviamente la vicenda non ha nulla a che vedere con la canzone (anche se la pubblicità e l'industria di caffè sono citate nel testo). Come personaggio, Spiderman uscì negli anni '60 (l'ho scoperto proprio scrivendo questo racconto), ma ci tenevo che Miss Crystal fosse ancora trentacinquenne o giù di lì, ovvero che avesse più o meno l'età che aveva in "Il mistero della pipa di Lord Pennington".
L'escamotage del tavolo girevole e della "vittima" che in realtà era l'assassino, che si è accidentalmente avvelenato invece di uccidere la persona che aveva di fronte, è ispirato a un delitto che avviene in un romanzo di Agatha Christie (e diciamo "secondario" rispetto alla vicenda centrale di quel romanzo); siccome è conosciuto, ma in prevalenza proprio da appassionati della Christie, non citerò il titolo al fine di evitare spoiler. Dico solo che, in quel caso, si alluderà al fatto che il tavolo era stato girato accidentalmente da Hastings, che non era al corrente del fatto che ci fossero bevande avvelenate sul tavolo.

Ringrazio SwanXSong per avere letto e recensito i capitoli precedenti e per esserci stata anche stavolta. Ringrazio anche chiunque legga nell'ombra o abbia già letto nell'ombra. Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate. Vi assicuro che non avveleno nessuno con il cianuro!
Non so quale sarà il mio prossimo racconto qui su EFP, ma sicuramente qualcosa scriverò - e continuerò ad aggiornare occasionalmente la raccolta "Fiabe politicamente corrette, ma soprattutto correttamente politicate", il cui capitolo "Storia di un nobile decaduto, un'erede al trono e una cameriera dotata di mente pensante", peraltro, è una fiaba/parodia dei gialli classici. Mi occuperò anche di qualcosa di più serio, in futuro, ma per il momento non faccio programmi.

Un saluto a tutti i bro e a tutte le sis!

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