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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Cap. 1: Adrenaline *** Capitolo 2: *** Cap. 2: Unleash your inner force *** Capitolo 3: *** Cap. 3: I had a dream *** Capitolo 4: *** Cap. 4: Supernova *** Capitolo 5: *** Cap. 5: Silver night *** Capitolo 6: *** Cap. 6: Something worth saving *** Capitolo 7: *** Cap. 7: You're still gon' be my man *** Capitolo 8: *** Cap. 8: Vortexes *** Capitolo 9: *** Cap. 9: Stardust *** Capitolo 10: *** Cap. 10: I could never give you up *** Capitolo 11: *** Cap. 11: Some kind of beautiful *** Capitolo 12: *** Cap. 12: No return *** Capitolo 13: *** Cap. 13: Big big love *** Capitolo 14: *** Cap. 14 e ultimo: No hero ***
It's all a blur, I'm colorblind
Two bodies moving, but just one mind
You cut me open from inside out
You lift me up and knock me down
You're hitting me harder than (hitting me harder)
A million goodbyes
And this isn't a heart attack, but I feel it inside
Like a shot straight through my heart
Adrenaline, adrenaline
Like a flashbang in the dark
Adrenaline, adrenaline
I take just one look at you
And I think I'm bulletproof
When you hold me in your arms
Adrenaline, adrenaline!
(“Adrenaline” – James Blunt)
C’erano state troppe morti, troppe perdite nella sua
vita, così Ahsoka Tano non poteva lasciare che, dopo aver inviato i piani della
Morte Nera alla nave spaziale della Principessa Leia, con coraggio e
abnegazione e a sprezzo delle loro vite, Jyn Erso e Cassian Andor fossero
spazzati via dai raggi della Morte Nera sul pianeta Scarif. I due giovani erano
ormai sfiniti e si erano arresi alla morte, ma Ahsoka aveva avvertito qualcosa
da Jyn, una chiamata, forse una richiesta di aiuto alla Forza*. Al tempo, lei era parte attiva della
Ribellione sotto il nome di “Fulcrum” insieme al Senatore Bail Organa e, con
l’aiuto del giovanissimo amico Jedi Ezra Bridger, era riuscita a raggiungere
Jyn e Cassian e a portarli al sicuro grazie ai passaggi tra i portali del Mondo
tra i Mondi**. E, negli anni
seguenti, Ahsoka, Jyn e Cassian avevano continuato a partecipare alle missioni
dei ribelli con Bail Organa prima e, dopo la sua morte sul pianeta Alderaan,
con Luke, Leia e Han Solo, fino alla caduta dell’Impero Galattico e alla morte
di Darth Vader per mano di Luke Skywalker. A quel punto, Ahsoka e Jyn avevano
deciso di seguire Luke nei suoi viaggi in lungo e in largo per la Galassia alla
ricerca di indizi, materiali e luoghi che gli permettessero di ricostruire
l’Ordine Jedi, mentre Cassian aveva seguito la Principessa Leia per sostenerla
durante i suoi impegni politici per la ricostruzione della Repubblica…
Ahsoka Tano si era lasciata andare ai ricordi
di dieci anni prima mentre si trovava a Hosnian Prime, in quel periodo capitale
della Nuova Repubblica, ospite della Senatrice Leia e di suo marito Han Solo.
L’occasione di recarsi là si era presentata per festeggiare il quinto
compleanno di Ben, il figlioletto di Han e Leia, ma la speranza della Senatrice
era quella di convincere Ahsoka a rimanere al suo fianco, così come era stata
per anni al fianco di sua madre Padme Amidala, della quale era stata grande
amica. Con Ahsoka era giunta anche Jyn ed era previsto che anche Luke tornasse
dai suoi infiniti viaggi per festeggiare il nipote, mentre Cassian ormai da
tempo abitava con la Senatrice e la sua famiglia.
La grande novità era che Jyn aveva seguito
una sorta di addestramento Jedi con Ahsoka e Luke durante i loro viaggi.
Ovviamente era ormai troppo grande per poter ricevere un addestramento adeguato
e diventare una vera Jedi come la sua amica Ahsoka, tuttavia stava sviluppando
un contatto sempre più intenso con la Forza e aveva appreso alcune delle
tecniche di combattimento Jedi. Si poteva dire, dunque, che era stata la prima quasi Jedi dopo tanti anni e, sia per
Ahsoka che per Luke, questa era fonte di grande speranza per il futuro
dell’Ordine Jedi.
In effetti Luke Skywalker arrivò a Hosnian
Prime due giorni dopo, come Leia si augurava, ma… non era solo. Con lui c’erano
due, diciamo, ospiti inaspettati: un
Mandaloriano e un piccolo della stessa specie aliena del Maestro Jedi Yoda.
Leia e Han apparvero perplessi, specialmente per la presenza del Mandaloriano,
ma Ahsoka ruppe gli indugi e andò dritta verso i tre, che la accolsero con
affetto.
“Luke, allora sei riuscito a trovare Grogu,
come sono contenta!” esclamò, stringendo la mano all’amico e sorridendo al
piccolo. “Come potrai vedere da solo, Grogu è già molto potente e potrebbe
diventare uno dei Jedi più forti. Però… Mando, non ci siamo capiti? Ti avevo
detto di consegnare Grogu a un Jedi,
non di accompagnarlo. L’attaccamento che lui ha per te è già troppo intenso e
potrebbe corrompere il suo legame con la Forza!”
“Non sono venuto per restare” replicò il
Mandaloriano, “volevo solo conoscere le persone con cui Grogu vivrà d’ora in
poi e rendermi conto dell’ambiente. Vedo che è un bel posto e c’è anche una
famiglia con un bambino, questo mi tranquillizza molto, ora so che Grogu si
ambienterà bene e che sarà felice.”
Alla conversazione avevano assistito non solo
Han e Leia (Ben era a giocare da qualche parte, prima o poi sarebbe sbucato
fuori!), ma anche Jyn e Cassian e il Cancelliere Supremo della Nuova
Repubblica, Mon Mothma. E tutti erano rimasti abbastanza allibiti, anzi, le
parole di Ahsoka avevano contribuito a creare anche maggiori perplessità. Il
primo a ritrovare l’uso della parola, e fin troppo, fu Han Solo.
“Cosa sarebbero tutti questi discorsi?” si
intromise, già piuttosto innervosito. “Qui abitiamo io, Leia e Ben e quindi voi
siete nostri ospiti, perciò potreste anche presentarvi e spiegare cosa ci fate
qui, invece di parlottare tra voi, mi sembrerebbe il minimo tra persone
civili.”
Leia alzò gli occhi al cielo per la reazione
del marito, però non poteva negare che in questo caso avesse ragione anche se
avrebbe pure potuto esprimere la sua opinione in un modo più garbato…
Ma probabilmente anche Luke e l’ospite
misterioso si sentivano vagamente in difetto perché interruppero la discussione
con Ahsoka e andarono verso Han, Leia e gli altri per presentarsi e spiegare
che cosa stava succedendo.
“Questo piccolo è della stessa specie del
Maestro Yoda, come vedete, e qualche giorno fa ho avvertito il suo richiamo
all’interno della Forza” iniziò a dire Luke, mostrando Grogu. “Ho scoperto che
era stato rapito dagli imperiali di Moff Gideon per fare degli esperimenti e
sono accorso in suo aiuto. Fino ad ora è stato questo Mandaloriano a occuparsi
di lui, ma Grogu è molto potente nella Forza e ha bisogno dell’addestramento di
un Jedi, così l’ho portato qui.”
“È esatto, io ho protetto il piccolo da tutti
coloro che volevano fargli del male e finalmente sono riuscito a consegnarlo a
un Jedi che lo terrà al sicuro e lo addestrerà affinché diventi ciò che è
destinato a diventare” continuò il Mandaloriano.
“Quindi vuoi iniziare con lui quella tua
famosa Accademia Jedi a Coruscant o in qualunque altro accidenti di pianeta in
cui progetti di portare anche il mio Ben?”
domandò Han a Luke. Chiaramente quella era una questione che provocava attriti,
disaccordi e discussioni già da tempo.
Luke scambiò una veloce occhiata d’intesa con
la sorella Leia.
“No, io e Leia ne abbiamo parlato e così ho
deciso che la mia prima Accademia Jedi sarà costituita proprio qui” rispose
poi, “e io vi addestrerò Grogu e, tra qualche anno, Ben. Ahsoka e Jyn, nel
frattempo, viaggeranno per la galassia in cerca di altri piccoli sensibili alla
Forza e, quando avremo altri allievi, aprirò altre Accademie nei pianeti più
importanti.”
Han sembrava molto sollevato all’idea di non
doversi separare dal figlioletto.
“Adesso finalmente ragioniamo, bravo Luke!”
esclamò, dandogli una pacca sulla spalla. “Allora, ora che siamo tutti
d’accordo, possiamo anche andare a cena e iniziare i festeggiamenti per il
compleanno di Ben!”
Tutto sembrava risolto, così il gruppo si
avviò verso il salone dove era stato allestito il banchetto. Prima che tutti si
mettessero a tavola, però, Han sollevò un’altra questione piuttosto delicata.
“Scusami, eh, ma io non posso festeggiare con
qualcuno che non vedo nemmeno in faccia. Mi sembrerebbe di avere alla mia
tavola uno di quei brutti ceffi dei soldati imperiali, che sono sempre
mascherati” osservò.
Ahsoka e Jyn sembrarono turbate.
“A dire il vero, i Mandaloriani non possono
mostrare il loro volto, è una regola del loro Credo e…” cominciò Ahsoka.
Han sembrava averne veramente abbastanza di
tutte queste regole cretine, quelli non potevano affezionarsi alle persone,
quegli altri non potevano togliersi il casco, ma insomma, qualcuno normale no?
Stava già per protestare, ma fu proprio il Mandaloriano a risolvere la
situazione. Si era già tolto il casco davanti a tutti sulla nave spaziale di
Moff Gideon per rassicurare Grogu e convincerlo ad andare con Luke, quindi per
lui la regola in questione era già caduta in prescrizione.
“Hai ragione, non è educato da parte mia. In
realtà, come mi è stato detto qualche tempo fa, la regola di non mostrare il
volto non è seguita da tutti i Mandaloriani e ci sono diverse vie” disse,
togliendosi il casco. “A questo punto posso scegliere la mia strada e, per
ringraziarti della tua ospitalità, non indosserò il casco fin quando mi troverò
qui.”
Così tutto parve sistemato e Han, Leia e il
piccolo Ben poterono festeggiare con familiari e amici. Fu una serata piacevole
e Ben e Grogu trovarono presto il modo di fare amicizia. Più tardi, quando i
due bambini giocavano insieme, Luke riportò il discorso sull’importanza di
addestrare i Jedi e, soprattutto, sul fatto che, purtroppo, gli imperiali erano
molti di più di quanto pensassero ed erano anche ben armati e organizzati. Si
profilavano nuove battaglie all’orizzonte e la Nuova Repubblica doveva tenersi
pronta. A quanto pareva, tuttavia, questi discorsi non piacevano a Mon Mothma
che, dopo aver ringraziato Han e Leia per la bella serata e aver fatto ancora
una volta gli auguri di buon compleanno al piccolo Ben, salutò tutti e se ne
andò, adducendo come scusa che il giorno dopo avrebbe avuto molti impegni e che
preferiva ritirarsi.
Quando la donna se ne fu andata, Leia apparve
innervosita.
“Non vuole parlare di queste cose, è sempre
così” commentò. “Secondo lei non ci sono più veri pericoli da parte degli
imperiali, ma la verità è che non vuole vedere, non vuole sapere, preferisce
pensare che vada tutto bene. Certo, anch’io desidererei che ci fosse un periodo
di pace e tranquillità, ma non possiamo nasconderci dietro una pace fittizia
mentre, in segreto, i seguaci dell’Impero si riorganizzano!”
“Non credevo nemmeno io che le cose andassero
tanto male” replicò Cassian. “Da quello che ci ha raccontato Luke, gli
imperiali non si stanno solo riorganizzando, stanno anche creando nuove armi e
Mon Mothma non può continuare a fingere che non sia vero. Maledizione, quei soldati oscuri sono dei droidi molto
pericolosi e sarebbe troppo bello sperare che Luke li abbia distrutti tutti. Se
il Cancelliere non vuole darsi da fare dovremo muoverci per conto nostro, e in
fretta!”
“Purtroppo temo che sia proprio così”
concordò Luke. “Anche per questo ritengo che sia importante ripristinare al più
presto l’Ordine Jedi.”
“Sì, ma non potremo certo combattere mandando
in prima linea bambini come questo piccoletto o il nostro Ben!” obiettò Han.
“Certo che no, loro sono la nostra speranza
per il futuro e perciò dovremo tenerli più al sicuro possibile mentre li
addestro. Proprio per questo ho abbandonato il progetto di creare un’Accademia
su un altro pianeta, qui è più sicuro” disse Luke.
“Sentite, questa è stata una bella giornata e
non voglio rovinarla pensando alle prossime battaglie” sospirò Leia. “Porto Ben
a dormire e poi andrò a letto anch’io. Per Grogu ho fatto preparare una piccola
camera accanto a quella di Ben, penso che si troverà bene lì.”
Il piccolo Grogu si avvicinò al Mandaloriano,
che lo prese in braccio e gli augurò la buonanotte, poi lo rimise giù. Grogu e
Ben si presero per la manina e seguirono Leia che li guardava incantata e
commossa: era tenerissimo vedere come i due piccoli fossero già diventati buoni
amici!
“Sono adorabili” mormorò Jyn, intenerita.
“Vedi, Mando? Non dovevi preoccuparti tanto,
Grogu se la caverà benissimo anche senza di te” disse Ahsoka, rivolta al
Mandaloriano. “Si è già fatto un nuovo amico ed è un bene che, pian piano,
perda quell’attaccamento eccessivo che ha nei tuoi confronti.”
“Sì, penso che tu abbia ragione e mi fa
piacere vedere che si è già ambientato bene” replicò lui, ma il suo sguardo
continuava a rimanere fisso sulla porta che si era richiusa dopo il passaggio
di Leia, Ben e Grogu e la sua espressione sembrava triste.
Cassian non poté fare a meno di notarlo, poi
si chiese perché avesse notato proprio quella cosa, e poi ancora si disse che
avrebbe dovuto parlare con quel Mandaloriano… A dirla tutta, non aveva fatto
altro che tenergli gli occhi puntati addosso, dal primo momento in cui era
arrivato, ma non capiva perché e di
certo non è che cercava una scusa per parlarci, proprio no. E perché mai
avrebbe dovuto?
Il gruppo restò a parlare ancora qualche
minuto, ma la conversazione languiva. Han volle raggiungere la moglie e quindi
tutti decisero che era ora di andare a dormire, sarebbero stati ospiti di Han e
Leia. Del resto, quando erano su Hosnian Prime, Ahsoka, Jyn e Luke erano sempre
loro ospiti, mentre Cassian viveva con loro da tempo, come una sorta di fratello aggiunto. C’erano a
disposizione stanze per tutti gli ospiti.
Fine capitolo primo
*Il regista di Rogue One ha detto che Jyn Erso non era una potenziale Jedi, perché
credeva nella Forza ma non era in grado di padroneggiarla o di entrarvi in
contatto. Tuttavia, in questo caso, potrebbe aver lanciato una sorta di
“preghiera” che l’ha messa in contatto con Ahsoka.
** Questa può sembrare una bischerata ma non me la sono
inventata io: nella serie animata Star
Wars Rebels questo giovanissimo Jedi riesce a salvare la stessa Ahsoka
Tano, uccisa due anni prima in un combattimento contro Darth Vader, tornando
addirittura indietro nel tempo.
Capitolo 2 *** Cap. 2: Unleash your inner force ***
Cap. 2: Unleash your inner force
Climb
way higher, free your fire Never looking down below Aim for the top, keep in motion Get ready sometimes to fall Light the embers, make it happen Dare to fight against the odds Be the one to shape your future Just unleash you inner force Unleash your inner force! Animus!
(“Animus” – Moonlight Haze)
“Le stanze per gli ospiti
sono da questa parte” disse Ahsoka Tano al Mandaloriano, facendogli cenno di
seguirla. Lui, però, sembrava voler attendere ancora prima di ritirarsi in
camera.
“Vorrei prima fare un giro
qui attorno, vedere tutta la residenza, insomma, per rendermi meglio conto del
luogo in cui il piccolo vivrà d’ora in poi” rispose lui.
“Beh, fai come preferisci,
comunque prima dovresti venire a vedere qual è la tua stanza” insisté la Jedi.
“Ahsoka, non preoccuparti,
ci penso io” si offrì molto
altruisticamente Cassian. “Gli farò visitare la casa e poi lo accompagnerò
nella sua stanza.”
“Oh, fate pure come volete,
per me non cambia niente” replicò Ahsoka, fissando in un modo particolarmente
insistente l’amico. “Del resto anche tu vivi qui, per cui sei il più adatto a
mostrare la residenza a Mando. Buonanotte, allora.”
E, scambiando uno sguardo
molto significativo con Jyn, si avviò con lei verso le camere.
Il Mandaloriano restò da
solo con Cassian che, a quel punto, si sentiva strano e continuava a non capire
perché…
“Bene, allora… da dove vuoi
iniziare?” domandò.
“Dimmelo tu, sei tu che vivi
qui” rispose il Mandaloriano.
“Dunque, forse è meglio
iniziare da fuori, ti mostro i giardini e il grande cortile dietro la
residenza, penso che sarà là che Luke addestrerà il piccolo Grogu. Come potrai
vedere è un luogo sicuro e protetto, ci sono soldati a guardia dei portoni di
ingresso e telecamere di sorveglianza dappertutto. In fondo è la residenza di
una Senatrice della Nuova Repubblica” Cassian parlava a raffica e si era mosso
verso l’uscita del salone, mentre il Mandaloriano lo seguiva in silenzio e
guardandosi attentamente intorno.
Ben presto i due giunsero
nella parte esterna, con i giardini e i grandi cortili. Cassian lasciò che
l’ospite esaminasse tutto con cura e poi si fece coraggio e disse quello che
voleva dire fin dal principio.
“Per quello che può valere,
io non sono d’accordo con quello che ti ha detto Ahsoka su Grogu” buttò là.
“Insomma, va bene che lei è una Jedi e io di queste faccende e della Forza non
ne so niente, però so una cosa: affezionarsi a una persona, avere un punto di
riferimento nella vita, non può essere in nessun caso una cosa negativa, anzi.”
Quelle parole sembrarono
colpire molto il Mandaloriano che, per la prima volta da quando era arrivato,
si voltò a guardare con interesse Cassian (mandandolo ancora più in crisi, ma
ovviamente non poteva saperlo e Cassian stesso non capiva perché si sentisse
così!).
“Tu vedi come una cosa
positiva il fatto che il piccolo mi sia così attaccato?” domandò.
“Certo! Si vede che ti
considera come se fossi suo padre e… beh, si vede anche che per te lui è come
un figlio e secondo me questa è una cosa bella, non può essere sbagliato, non
esiste, non importa cosa dice Ahsoka” insisté Cassian. “Ovviamente tu non sarai
sempre qui, riprenderai a fare le tue missioni senza di lui ma, prima di
partire, andrai a salutare Grogu e gli spiegherai che devi partire per i tuoi
incarichi ma che, ogni volta che potrai, tornerai a trovarlo e che gli vorrai sempre
bene. Lui dovrà restare qui perché è al sicuro e perché deve iniziare il suo
addestramento come Jedi, ma siete comunque come padre e figlio e non lo
abbandonerai mai.”
“In realtà è proprio questo
che Ahsoka mi aveva detto di evitare, secondo lei non dovrei neanche salutarlo
e non farmi più vedere da lui” replicò pensieroso il Mandaloriano. “Pensa che
l’attaccamento sia sbagliato per un Jedi e che sia stato questo a distruggere
il suo Maestro, Anakin Skywalker.”
“Ah, questa storia di Anakin
e delle regole Jedi!” esclamò esasperato Andor. “Capisco che per Ahsoka sia
stato un trauma, visto che lui era il suo Maestro, ma se tu ti comporterai con
Grogu come ti ha detto lei otterrai solo il risultato di farlo sentire sperduto
e abbandonato. È questo che vuoi?”
“Assolutamente no, io voglio
solo il meglio per lui!”
“E allora non abbandonarlo,
salutalo prima di partire e spiegagli che lo lasci qui temporaneamente e per il
suo bene, altrimenti Grogu non capirà perché lo hai lasciato solo e ne
soffrirà” chiarì Cassian.
“So cosa significhi sentirsi
solo e abbandonato” mormorò il Mandaloriano, sul volto un’espressione triste. “I
miei genitori furono uccisi da dei droidi da battaglia Separatisti durante la
Guerra dei Cloni e io fui salvato e cresciuto dai Mandaloriani. Ovviamente,
specie nei primi tempi, ho provato dolore, nostalgia, paura e tuttora non
sopporto la vista dei droidi… certo che voglio evitare al piccolo tutte queste
sofferenze e negatività.”
Se Cassian si stava già
innamorando (senza averlo capito…) del Mandaloriano, sentire le sue parole lo
portò a perdersi ancora di più per lui. Ebbe la singolare e assurda tentazione
di abbracciarlo, si diede dello stupido da solo e riprese a parlare.
“Per evitare a Grogu queste
sofferenze devi semplicemente fregartene di quello che ha detto Ahsoka e
salutarlo come è giusto che sia e poi, ovviamente, tornare a trovarlo ogni
volta che potrai, così non penserà mai che lo hai abbandonato” dichiarò,
cercando di ritrovare un briciolo di controllo e dignità.
“Io la penso come te, ma noi
due non siamo Jedi e forse, almeno su questo argomento, Ahsoka ne sa più di
noi” obiettò il Mandaloriano. “Non vorrei mai che, un giorno, Grogu potesse
passare al Lato Oscuro perché era troppo attaccato a me, come Ahsoka racconta sia
accaduto al suo Maestro.”
“Senti, io voglio molto bene
a Ahsoka e, del resto, lei ha salvato la vita a me e a Jyn, quindi… però in
questo caso non posso darle ragione. Le regole dei Jedi sono assurde, non si
può imporre a un essere umano di non amare nessuno, di non avere una famiglia,
è crudele e inumano e, anzi, secondo me sono proprio queste regole a creare
delle aberrazioni!” reagì Cassian. “Strappare un bambino ai suoi affetti e ai
suoi punti di riferimento è un abominio, impedirgli di volere bene a qualcuno è
anche peggio, per forza Anakin ha perso la lucidità. Si era innamorato e non
poteva stare con la donna che amava, quindi era preoccupato per lei ed è per
questo che si è lasciato corrompere dal Lato Oscuro. Se avesse potuto vivere
con Padme alla luce del sole come desiderava, senza quelle regole del cavolo,
sarebbe stato felice e non avrebbe avuto bisogno di passare dalla parte del
male. Io non ci capisco niente in questa storia della Forza, ma guarda caso
Luke Skywalker, che è uno dei Jedi più potenti della storia, ha una sorella, un
cognato e un nipote e non per questo è passato al Lato Oscuro!”
Il Mandaloriano fissò con
profondo interesse Cassian (facendolo quasi andare in fibrillazione…) prima di
replicare.
“Sembra quasi che anche tu
abbia avuto un’esperienza simile e che, in un certo senso, ti immedesimi in ciò
che il piccolo potrebbe provare” disse.
“Non proprio simile, ma
insomma, quasi” mormorò Andor, a disagio sia per il fatto di dover ricordare
quell’episodio sia perché si imbarazzava sentendo lo sguardo dell’uomo su di sé
e percependo il suo interesse per la sua storia. “Un’astronave in fiamme
precipitò sul mio pianeta, Kenari, e io e alcuni compagni andammo a vedere il
relitto. Era un’astronave dell’Esercito Separatista e solo uno dei suoi
occupanti era vivo, ma il mio gruppo lo uccise per difendersi e poi scapparono
tutti meno io, che volevo esplorare l’astronave. Mentre ero dentro arrivarono
due persone, Clem e Maarva Andor, mi videro e mi portarono con loro per
salvarmi perché… beh, perché sapevano che tutto il mio pianeta sarebbe stato
bombardato per via dell’incidente all’astronave. Loro mi hanno adottato e
cresciuto, però io sapevo che non erano la mia vera famiglia e poi a Kenari
avevo lasciato la mia sorellina e quindi… Mi sono comportato male, sono stato
spesso ribelle, oppositivo, mia madre ha dovuto avere molta pazienza con me e
forse… forse mi sono reso conto di quanto le volessi bene solo quando l’ho
perduta… Non sono stato per niente un bravo figlio.”
Cassian pareva rivivere quei
momenti e aver dimenticato che, alla fine, era del futuro di Grogu che si stava
parlando. Ma il Mandaloriano non lo interruppe, lo ascoltò in silenzio e con
partecipazione, sentendo che dietro la facciata strafottente e disincantata del
giovane che aveva davanti c’era molto di più e che le loro storie erano davvero
simili.
“Non rimproverarti, sono
certo che tua madre ha sempre saputo che la amavi, queste cose si sentono anche
senza bisogno di dirle e per un ragazzino è normale essere ribelle e comportarsi
male” gli disse poi, posandogli una mano gentile sulla spalla. “E in seguito
hai onorato nel modo migliore la sua memoria, rischiando la vita per inviare i
piani della Morte Nera a Leia Organa e combattendo tuttora al suo fianco contro
i fedelissimi che vogliono ricostituire l’Impero. In realtà le nostre storie
sono molto simili, visto che entrambi abbiamo perso la famiglia per colpa dei
Separatisti dell’Impero, e adesso capisco anche meglio perché ti sia preso così
a cuore il destino di Grogu.”
Andor era ritornato
bruscamente alla realtà sentendo la mano del Mandaloriano sulla spalla e le sue
parole pacate e incoraggianti, sentiva il cuore battergli a mille e il sangue
andare a fuoco nelle vene. Gli ci volle un po’ per riprendere un minimo di
lucidità e sperò che l’uomo interpretasse la sua esitazione come il turbamento
per ciò che era stato costretto a ricordare!
“Beh, in un certo senso è
così” ammise. “Ti ho già detto che trovo assurde e crudeli le regole Jedi e non
voglio che per colpa di queste sciocchezze quel povero piccolo debba stare
male, penso che ne abbia già passate abbastanza.”
Il Mandaloriano pareva
sempre controllato e distaccato, ma quando qualcuno mostrava di provare affetto
e interesse per il suo piccolo Grogu cambiava atteggiamento e lo prendeva
subito in simpatia. Per questo aveva accettato di lasciare il bambino con Luke,
Leia e la sua famiglia, che erano stati affettuosi e accoglienti con lui, e
adesso vedeva Cassian che si preoccupava per i sentimenti del piccolo e gli
consigliava di non dar retta a Ahsoka e di far sentire a Grogu che non lo
avrebbe mai abbandonato e che sarebbe tornato a trovarlo spesso.
“Credo che seguirò il tuo
consiglio e che Ahsoka dovrà farsene una ragione. In fondo che può fare,
colpirmi con la sua spada laser? Ho il diritto di salutare Grogu e lui ha il
diritto di sapere che non lo sto lasciando solo” commentò quindi. “Ahsoka mi
aveva detto di partire domattina all’alba senza vedere il piccolo, ma non farò
così, partirò solo dopo averlo salutato. E… a proposito, il tuo nome è Cassian,
vero? Ho sentito Ahsoka che ti chiamava così.”
“Eh… sì, mi chiamo Cassian,
Cassian Andor. Buffo che siamo stati qui a parlare per tutta la sera e non ci
siamo neanche presentati” rispose il giovane, ancora molto turbato.
“Normalmente non mi
presento” chiarì il Mandaloriano, “ma è da un po’ che mi sembra che non ci sia
più niente di normale, o forse non era normale il modo in cui mi comportavo
prima. Piacere di conoscerti, Cassian, io mi chiamo Din Djarin.”
E, con grandissima sorpresa
e sconcerto di Cassian, l’uomo gli tese la mano. Cassian gliela strinse,
rimpiangendo di non avere anche lui un casco da Mandaloriano in quel momento,
perché aveva la strana impressione di essere arrossito, si sentiva scottare le
guance come se avesse la febbre!
“Anch’io sono molto felice
di conoscerti, Din” mormorò.
E poi ci fu un lungo istante
di silenzio perché, sebbene Cassian non potesse saperlo, era stato il primo a
chiamare per nome il Mandaloriano dopo tanti anni… e lui stesso si sentiva a disagio
perché pensava di essere stato fin troppo precipitoso!
Molto felice di conoscerti, ma che
accidenti dico? Avrei dovuto usare una frase di cortesia, cosa penserà di me
adesso? Che figura da scemo… e poi… che mi sta succedendo? Perché mi comporto
così?, pensò Cassian in quel
momento di silenzio che a lui parve durare anni luce.
“Non so da quanto tempo
nessuno mi chiama più per nome” disse Din Djarin, quasi sovrappensiero.
“Oh, cavolo, che stupido, ti
dispiace? Insomma, ci siamo appena presentati, non so, magari ti ho mancato di
rispetto? Io non le conosco le vostre regole, come quella cosa del casco che,
tra parentesi, mi sembra un po’ assurda, ma comunque poi non lo hai neanche
rimesso, ecco” Andor era completamente andato fuori di testa.
“No, non mi dispiace affatto,
era solo una riflessione” replicò il Mandaloriano, divertito. “In quanto al
casco, anche quella è una regola che solo alcuni tra i Mandaloriani seguono, ma
non è certo la regola più importante. Domani lo indosserò di nuovo ma per ora è
inutile, è notte e ci sei solo tu, che mi hai già visto bene in faccia.”
E Cassian ringraziò che
fosse notte e che Din non potesse vedere che era arrossito ancora una volta…
“Bene” disse poi, “direi che
adesso potremmo anche andare a dormire. Vieni, ti faccio vedere le stanze degli
ospiti, tanto anch’io ho la mia camera da quelle parti.”
Non era un invito, certo che no, perché
mai dovrei volere che Din Djarin entri in camera mia? Ma sul serio, gente? pensò tra sé, tuttavia il Mandaloriano
non doveva aver colto niente di anche sottilmente equivoco perché si limitò a
seguire Andor.
E, tanto per sentirsi meno
turbato, cercò un argomento di conversazione più neutro.
“Hai detto che domattina
partirai, ma io ho saputo da Luke che la tua astronave è stata distrutta da
quelli che avevano rapito Grogu e che, quindi, è stato lui ad accompagnarvi qui
con la sua. Quindi con cosa partirai domattina? Non hai più il tuo velivolo.”
“La Senatrice Organa mi ha
messo a disposizione uno Starfighter N1 della Guardia Reale di Naboo” rispose
il Mandaloriano. “È stata molto gentile, anche se io ero abituato ad un tipo di
astronave del tutto diverso. Comunque staremo a vedere. Ti ringrazio, Cassian,
per avermi mostrato i giardini e i cortili della residenza e per aver parlato
con franchezza della situazione con il piccolo. È stato davvero un piacere
parlare con te. Buonanotte.”
E l’uomo entrò nella sua
stanza, mentre Cassian cercava di trattenere il cuore prima che gli volasse via
o gli esplodesse…
“Buonanotte, Din” rispose,
ancora una volta usando quel nome che nessuno pronunciava più da anni e che lo
faceva arrossire proprio per questo!
È stata davvero una serata speciale
anche per me, pensò Andor mentre si recava
anche lui nella sua stanza. Non so
perché, ma temo proprio che il piccolo Grogu non sarà l’unico a sentire
terribilmente la mancanza di Din Djarin…
Remember that the footprints you're leaving
Will tell us all who you really are
It's too bad you can't see what you're worth
Spreading your legs 'stead of using your words
Character is shown by the things that we do
The one thing you're never gonna hide is the truth
'Cause anyone can sell when they're selling out
And anyone can fly when they're falling down
I had a dream that we were more
A generation to behold
Lighting fires with our words
Instead of useless smoke that blurs
The lines of right and wrong
Expression that lives on
An army with a song
That lingers when we're gone
I had a dream!
(“I had a dream” – Kelly Clarkson)
La mattina successiva
Cassian si svegliò con la vaga sensazione di aver sognato tutto quello che era
accaduto la sera prima, quando si era trattenuto per tanto tempo a parlare con
il Mandaloriano e si erano confidati e lui… beh, lui si era perduto totalmente
nei suoi occhi scuri e non aveva capito più niente. Continuò a pensare di aver
sognato tutto quanto per tutto il tempo in cui si lavò e si vestì, poi sentì
provenire delle voci da fuori e capì che era stato vero, che aveva realmente parlato
con quel Mandaloriano come non aveva mai fatto prima con nessun altro e che… e
che lui stava per partire e chissà quando sarebbe tornato!
Fece più in fretta
che poté per riuscire a scendere in tempo nel grande cortile dove già si
trovavano tutti gli altri ed essere quanto meno presentabile. E sì, c’erano
tutti: Luke, Han e Leia che teneva per mano Ben, Jyn e Ahsoka e poi… e poi lui,
Din Djarin, che stava salutando Grogu proprio come gli aveva consigliato la
sera prima, lo teneva in braccio e gli parlava con affetto e dolcezza, in tono
rassicurante e guardandolo negli occhi.
Mentre si avvicinava
cercando di avere un’aria il più normale possibile, Cassian si ritrovò a
pensare che, se Din avesse tenuto lui tra
le braccia in quel modo e gli avesse parlato con quella tenerezza fissandolo
negli occhi si sarebbe sciolto o sarebbe esploso in un miliardo di stelle… poi
si rese conto di cosa stava pensando,
giudicò di aver perso completamente la ragione e si morse il labbro inferiore
per cercare di ritrovare almeno un pallido barlume di lucidità mentale.
“Stai tranquillo,
piccolo. Io adesso devo partire per una missione importante e ti lascio con
queste persone che ti terranno al sicuro e ti addestreranno per farti diventare
un guerriero forte e potente” lo sentì dire a Grogu. “Ma tornerò a trovarti,
tornerò presto e ogni volta tu mi farai vedere quanto sei diventato bravo. Va
bene?”
Il bambino lo
guardava serio, poi gli posò le manine sul viso e annuì.
Jyn e Leia si
asciugarono furtive lacrime di commozione, mentre Ahsoka alzava gli occhi al
cielo ostentando un’aria esasperata, come a dire che Mando stava sbagliando
proprio tutto e che, in quel modo, Grogu non sarebbe mai diventato un Jedi, ma
anzi si sarebbe corrotto e avrebbe combinato casini anche peggiori di Anakin e
che… ma qualcosa nei suoi occhi faceva capire che era tutta apparenza e che
pure lei si stava commuovendo nel vedere il Mandaloriano e Grogu che si
separavano!
Nel frattempo Cassian
si era avvicinato sempre di più e non sapeva come fare: da un lato avrebbe
voluto andare anche lui a salutare Din (che gli sarebbe mancato tantissimo,
ormai lo sapeva), dall’altro però era incerto su come approcciarsi a lui. Che
idiozia, accidenti! Si sentiva tremare le gambe come un ragazzino alla sua
prima cotta, peccato che avesse trentasette anni e non più dodici e poi, a
pensarci bene, in realtà lui non si era mai
sentito così, neanche durante le sue vaghe storielle e relazioni
adolescenziali.
No, qui c’era
qualcosa di più e Cassian Andor era certo che, se solo si fosse messo a parlare
con il Mandaloriano, tutti gli avrebbero letto in faccia che era proprio del
tutto, completamente, perdutamente e scioccamente innamorato di lui. Che poi,
per colmo di sfiga, nel gruppo c’erano almeno due o tre Jedi che, come minimo,
erano in grado di leggergli nella mente o nello spirito o che cavolo ne sapeva
lui… Cosa avrebbero pensato? Come avrebbe…?
Ma poi si disse che
era un cretino a esitare tanto. Din Djarin stava salutando Grogu e poi sarebbe
partito e chissà quando sarebbe riuscito a ripassare di là, magari dopo mesi, e
lui perdeva tempo a pensare alla figura di merda che avrebbe fatto quando in
realtà ogni fibra del suo essere urlava che non voleva, non voleva
assolutamente che lui se ne andasse? Non poteva perdere l’occasione di
salutarlo, non se lo sarebbe mai perdonato. Si mise in faccia un’espressione
che reputava potesse sembrare almeno lontanamente normale (ecco, in momenti come questi capiva perfettamente perché i
Mandaloriani portassero il casco in pubblico, avrebbe fatto tanto comodo anche
a lui!) e si avvicinò deciso a Din e Grogu.
“Beh, allora sei in
partenza, eh?” gli disse. Frase più banale e stupida non avrebbe potuto
trovarla in tutta la galassia e oltre, era chiaro
che il Mandaloriano stava partendo! Lui, però, non parve notare l’assoluta
idiozia della frase e, anzi, gli concesse un lieve sorriso.
“Buongiorno, Cassian”
rispose. “Sì, sto per partire, ma ti devo ringraziare per aver insistito con me
perché salutassi il piccolo come si deve. Per me sarebbe stato doloroso
andarmene senza nemmeno rivederlo e anche per lui sarebbe stato un trauma, in
questo modo lo vedo più tranquillo e mi sento meglio anch’io. Mi mancherà e io
mancherò a lui, ma sapere che ci rivedremo ogni volta che potrò è un sollievo
per entrambi, e di questo posso solo ringraziare te.”
Cassian si rese conto
di essere nuovamente arrossito, e stavolta non c’era l’oscurità della notte a
nasconderlo e, oltre tutto, anche Han e Leia e tutti gli altri potevano
vederlo, ma non gli importava più, non in quel momento.
“Sono contento di
averti dato un buon consiglio, anche se non era niente di speciale, ho solo
pensato a come mi sarei sentito io… cioè, a come mi sarei sentito al posto di
Grogu, ovviamente” disse, rendendosi conto di essere piuttosto frastornato. “Come
ti ho raccontato ieri sera, ho passato un’esperienza simile e so come ci si
sente.”
“Anch’io lo so e
proprio per questo non so come possa aver pensato di far provare quel vuoto e
quel senso di abbandono anche al piccolo, ma tu mi hai dato modo di rifletterci”
replicò il Mandaloriano, fissando Cassian con intensità. Chissà se sapeva che
ogni suo sguardo faceva bruciare il sangue del suo interlocutore?
Luke, nel frattempo,
si stava avvicinando ai tre. Era giunto il momento che Grogu andasse con lui e
che il Mandaloriano salisse sul suo nuovo velivolo e partisse, ma… ma proprio a
quel punto accadde qualcosa di inaspettato. Grogu, che per tutto il tempo era
rimasto tra le braccia di Din Djarin, accarezzandogli il viso con le manine e
fissandolo negli occhi, gli fece un’ultima carezza e poi si voltò,
tranquillizzato e rassicurato, ma non guardava Luke, proprio per niente. Si
sporse invece verso Cassian, facendo capire che voleva andare in braccio a lui!
“Ehi, a quanto pare
anche tu vuoi ringraziarmi per averti permesso di salutare tuo padre” scherzò
Cassian, prendendo in braccio il piccolo. “Non c’è di che, mi è sembrata
veramente la cosa più giusta da fare per tutti e due.”
Però non era tutto
lì, nell’aria si sentiva una strana atmosfera, quasi una tensione elettrica.
Grogu fissò Cassian negli occhi proprio come aveva fatto prima con Din Djarin e
poi posò anche a lui le manine sul viso, in una carezza morbida e affettuosa
che andò a toccare Andor proprio in fondo al cuore. Che gli succedeva? In quel
momento un calore intenso, dolce e struggente lo invase da capo a piedi mentre
in testa gli si affastellavano mille pensieri e ricordi: la madre adottiva
Maarva, la sorella perduta, il padre adottivo impiccato dai Separatisti, il suo
pianeta annientato, la sua infanzia distrutta… E quel bambino tra le sue
braccia sembrava sapere tutto e davvero essergli grato per avergli risparmiato
tanto dolore, e forse gli stava trasmettendo anche qualcos’altro, forse erano
tante le cose che voleva dirgli. Nell’emozione travolgente di quel momento a
Cassian passò vagamente per la testa il pensiero che, in fondo, anche Grogu
aveva il potere dei Jedi e che quindi con ogni probabilità gli leggeva nella
mente, non solo le sofferenze e le perdite del suo passato ma anche i
sentimenti del suo presente… Poi il
pensiero passò e rimase solo quel senso di calore avvolgente, di… di famiglia,
di casa. Cassian si sentì salire le lacrime agli occhi e non gli importava più
niente se faceva la figura del fesso, sarebbe voluto rimanere lì con il
piccolino tra le braccia per sempre, avrebbe voluto avere anche lui un Grogu di
cui sentirsi padre, avrebbe voluto… non lo sapeva neanche lui!
Luke, che era il più
vicino, notò e avvertì tutto (e beh, in fondo era il Jedi più potente della
galassia!), ma non forzò la separazione, anzi sorrise, come se approvasse.
Invece il gruppetto formato da Ahsoka, Jyn, Han e Leia si guardava perplesso,
chiedendosi cosa stesse accadendo e perché Luke non avesse ancora preso il
bambino. Ben tirò la madre per la mano dando voce agli interrogativi di tutti
con la sua innocenza infantile.
“Mamma, ma che
succede? Perché Grogu non viene a giocare con me?” domandò.
“Eh? Io… ma sì, Grogu
viene subito, sta salutando il suo papà e… sì, poi lo zio Luke lo porterà qui
da te” rispose Leia, come risvegliandosi da un sogno.
“Mi dispiace che
Grogu sia triste, ma poi io cercherò di distrarlo e di farlo divertire” ribatté
Ben.
“Lo so, sei un bravo
bambino, Ben” disse affettuosamente Leia, accarezzando i capelli del figlio e
pensando che era davvero fortunata, lei non si sarebbe dovuta separare dal suo
bambino e ora si rendeva conto di quanto fosse dura per il Mandaloriano. Anche
se non riusciva ancora a capire bene cosa c’entrasse Cassian in tutto questo…
Intanto, però, anche
Din Djarin guardava la scena inaspettata di Grogu che sembrava quasi… beh,
voler salutare anche Cassian e, in un certo senso, affidargli suo padre. E la
mente del Mandaloriano si riempì di strani pensieri: era come se Grogu sapesse
qualcosa e in quel momento fu certo che, se avesse potuto parlare, avrebbe
detto a Cassian di prendersi cura di suo
padre e di non farlo sentire solo. Non significava niente, a meno che… e un’altra
sensazione invase i pensieri di Din. Guardare Cassian con in braccio Grogu era
bello, era giusto, e chissà come
sarebbe stato meraviglioso e perfetto se loro tre fossero stati veramente una
famiglia, se anche Cassian fosse diventato il padre adottivo del piccolo! Non c’era
niente di male né di strano, tra i Mandaloriani prendersi cura dei trovatelli e
crescerli come propri figli era più importante anche di avere figli del proprio
sangue e per questo il Credo Mandaloriano non aveva pregiudizi o regole
riguardo alle unioni e ai matrimoni anche tra persone dello stesso sesso o di
razze diverse che non avrebbero potuto procreare naturalmente.*
Già, però perché si
metteva a pensare a una cosa del genere proprio in quel momento? E poi Cassian
non era un Mandaloriano e neanche Grogu… tuttavia Din non riuscì a scacciare
quel pensiero dalla testa e tanto meno la dolce e luminosa sensazione che gli
riscaldava il cuore quando ci pensava.
Fu così che prese
quella decisione che avrebbe cambiato tutto… in meglio!
Poi Luke si avvicinò
e quella specie di incantesimo parve spezzarsi. Grogu allungò le braccia verso
di lui e il Jedi lo prese in braccio.
“Non temere, Grogu
starà benissimo con noi e diventerà un Jedi potente, nessuno potrà fargli mai
più del male e, anzi, quando sarà perfettamente addestrato, dovranno essere gli
altri a temere lui” disse Luke. “Comunque tu potrai venire a trovarlo quando
vorrai e non ti sarà impedito di incontrarlo, devo ammettere che non sono molto
d’accordo con le regole severe di Ahsoka. In fondo io sono diventato un Jedi
senza dovermi separare da mia sorella, dalla mia famiglia.”
“Appunto, era quello
che dicevo anch’io” commentò Cassian, che stava lentamente riprendendo un certo
controllo su se stesso e sulle proprie emozioni.
“Ti ringrazio, Luke,
e ringrazio anche la Senatrice Organa per avermi donato questo Starfighter N1 della Guardia Reale di Naboo
visto che la mia astronave è stata distrutta” disse il Mandaloriano, stringendo
la mano di Luke. Quindi, inaspettatamente, si rivolse a Cassian. “Il fatto è
che io ero abituato a pilotare la mia Razor
Crest e potrei aver bisogno di un appoggio per imparare a gestire un velivolo
così nuovo e potente. Tu sei un pilota, vero, Cassian? Che ne diresti di venire
con me? Un pilota esperto è proprio quello che ci vorrebbe per questo
Starfighter.”
Cassian rimase sbigottito, mentre Luke sorrise e annuì e
anche Grogu sembrava soddisfatto. Che fosse vero che i Jedi (e i futuri Jedi)
leggevano nella mente, nel cuore e nei sentimenti degli altri? Beh,
probabilmente sì, nella Forza potevano percepire i sentimenti e le emozioni
altrui e Luke in particolare era il Jedi più potente…
“Penso che sia un’ottima idea, sempre se Cassian è d’accordo,
naturalmente” commentò il Jedi, che a quanto pareva si divertiva anche a fare
il fanboy!
“Io… io… eh? Certo, sì che sono d’accordo. Insomma, sì, sono
un pilota e un soldato, anch’io avevo voglia di un po’ di azione e poi… beh,
wow, questo Starfighter è davvero un gioiello!” rispose Andor, ancora
sconvolto. Fino a pochi minuti prima si chiedeva come avrebbe fatto a
sopportare di separarsi dal Mandaloriano e adesso era proprio lui che gli
chiedeva di partire e di accompagnarlo nelle sue missioni future! Possibile che
fosse tutto un sogno?
“Senatrice Leia, ho il tuo permesso di partire con il
Mandaloriano come suo pilota e compagno di missione?” domandò poi, ricordandosi
che alla fine era da anni al servizio di Leia e che avrebbe dovuto chiedere a
lei se era d’accordo.
La Senatrice, che cominciava a capire parecchie cose anche
lei (in fondo il fratello l’aveva addestrata per un periodo per tentare di fare
di lei una Jedi!), sorrise.
“Ma certo che hai il mio permesso, Cassian. Anzi, avrei
dovuto essere io a consigliarti di partire con lui” rispose. “In fondo il
Mandaloriano cercherà coloro che hanno cercato di far del male al piccolo Grogu
e, come Luke ci ha spiegato, sono le stesse persone che vogliono ricostituire l’Impero,
i nostri nemici. È una splendida idea!”
Tutto era quindi stabilito. Din Djarin e Cassian salutarono
tutti e salirono a bordo dello Starfighter N1; Luke, Leia e gli altri dissero Che la Forza sia con voi com’era giusto
che dicessero e via così. Grogu si avvicinò a Ben che lo prese per mano e gli
sorrise.
“Quindi adesso tu hai due papà?” gli domandò.
Grogu non poteva rispondere, ma si voltò a guardare con
affetto i due nel velivolo che stavano per partire e poi rivolse la sua
attenzione a Ben, con una sorta di sorrisetto che la diceva lunga.
Lo Starfighter N1 decollò da Hosnian Prime, si prospettavano
nuove sfide e avventure per il Mandaloriano, ma non sarebbe stato da solo come
aveva temuto e, anzi, la presenza di Cassian al suo fianco avrebbe portato
cambiamenti positivi sotto molti aspetti!
Fine capitolo terzo
* Questa notizia che mi fa proprio comodo e mi porta
ad ammirare e apprezzare ancora di più i Mandaloriani non me la sono inventata,
l’ho trovata su un sito che studia usi, costumi e tradizioni dei Mandaloriani.
Link: https://newstarwarsgdr.forumfree.it/?t=76636926
Drowning in a haze, and I just wanna get in deeper (deeper, deeper, deeper)
Purple skies with a million stars, I'm falling ground
These days when I'm losing track of time
These days when I'm burning up inside
These days when I'm lost, I search the skies
I'm waiting for your last goodbye
'Cause I'm not over it, not over it
I'm waiting for your last goodbye
The kiss of time
Like thunder screaming out for a flash of lightning
Stars are falling down for God's applause
I'm waiting for the light of your supernova
Your last goodbye
I'm waiting for you, supernova, supernova, supernova…
(“Supernova” – Within Temptation)
Cassian non sapeva
bene come gestire le proprie emozioni adesso che si trovava da solo con Din
Djarin, nel suo nuovo Starfighter N1 e niente attorno a loro se non le stelle.
Si diceva che era soddisfatto di poter pilotare un velivolo del genere, ma era
il primo a sapere che erano tutte balle, lui era travolto dalla gioia e
dall’emozione perché si era, chissà perché, innamorato a prima vista del
Mandaloriano e, dopo aver temuto di doversi separare da lui per chissà quanto
tempo, si era ritrovato invece a viaggiare con lui, a seguirlo e appoggiarlo
nelle sue missioni.
In tutta sincerità,
era davvero troppo da poter gestire…
Il Mandaloriano si
era rimesso il casco, visto che stavano comunque compiendo una missione e
poteva accadere di tutto da un momento all’altro, e almeno questo consentiva a
Cassian di controllare i battiti del cuore e regolare la respirazione senza
rischio di andare in iperventilazione! Tuttavia, per imparare a pilotare quella
che sarebbe stata la sua astronave (o magari usando quel pretesto…), Din Djarin
si era seduto molto vicino a Cassian e, dopo avergli riferito le coordinate del
volo, lo osservava e ogni tanto gli faceva domande sui comandi e i dispositivi
che usava. E, siccome la cabina di pilotaggio era molto più piccola di quella
della Razor Crest, in effetti il
Mandaloriano era praticamente incollato a Andor e questo lo mandava abbastanza
in fibrillazione…
“È curioso pensare
che, fino a un anno fa circa, non avrei mai neanche pensato di collaborare con
qualcuno, sono sempre stato un lupo solitario e non mi dispiaceva” raccontò ad
un certo punto il Mandaloriano. “Il mio incontro con il piccolo ha cambiato
tutto. Pian piano mi sono reso conto di tenere a lui, di volerlo proteggere e
portare in un luogo sicuro non soltanto perché era mio dovere, ma perché gli
volevo bene e volevo il meglio per lui. Mi sono legato a Grogu gradualmente e
senza nemmeno accorgermene, l’ho capito solo quando Moff Gideon lo ha fatto
rapire. A quel punto sono andato contro tutte le mie convinzioni e ho chiesto
aiuto e collaborazione ad amici, alleati e anche persone di cui non mi fidavo
completamente, tutto pur di salvare il bambino.”
Cassian era felice
che Din si confidasse con lui, si rendeva conto di essere forse la prima
persona con cui si era aperto totalmente e senza riserve e la cosa lo
emozionava ancora di più, ci teneva ad essere speciale per lui, anche se non osava immaginare di potergli
interessare nel senso che intendeva lui… Ma, considerato come si era sempre
mostrato distaccato e schivo il Mandaloriano, già diventare suo amico e
confidente era una cosa importantissima e preziosa.
“Capisco cosa vuoi
dire, anch’io per anni sono stato un lupo solitario. Da ragazzo ero anche una
specie di fuorilegge, un ladro e un truffatore, magari tu mi avresti catturato,
sicuramente c’erano diverse taglie su di me!” scherzò, mentre si sentiva
tremare i polsi al solo essergli così vicino. “È stata mia madre a salvarmi, la
mia madre adottiva. Io tentennavo, non volevo compromettermi, odiavo l’Impero
ma volevo anche salvarmi la pelle… poi, però, lei si è ammalata ed è morta e al
suo funerale ha fatto in modo che fosse proiettato un ologramma in cui lei
incitava gli abitanti di Ferrix, il pianeta sul quale vivevamo, a entrare nella
Ribellione e ad opporsi decisamente all’Impero. Così anch’io ho deciso di
schierarmi e sono diventato un vero ribelle. Però, anche allora, sebbene
partecipassi alle missioni, preferivo lavorare da solo e non legarmi a nessuno
degli altri, pensavo solo a fare quello che mi veniva chiesto.”
Andor non poteva
vedere il volto del Mandaloriano (e meglio così, altrimenti chissà dove sarebbe
andato a schiantarsi con lo Starfighter!), tuttavia l’uomo lo fissava
intensamente e rifletteva sul fatto che tutto aveva un motivo, che lui e quel
pilota erano destinati a incontrarsi perché avevano veramente molte cose in
comune. L’immagine che gli aveva scaldato il cuore guardandolo con Grogu,
quella di loro tre come una vera famiglia, ritornò ad avvolgerlo con il suo
dolce calore.
“Abbiamo avuto
davvero alcune esperienze molto simili” commentò. “Io ho deciso di collaborare
davvero con altre persone perché ho capito che da solo non avrei mai salvato
Grogu, ma poi mi sono reso conto che avere degli amici e delle persone su cui
poter contare è davvero importante. Anche per questo ti ho chiesto di venire
con me, non solo per le tue doti di pilota. Ho compreso che non sarei riuscito
a portare avanti le mie missioni da solo, senza neanche più il piccolo accanto
a me, e credo che averti conosciuto proprio a Hosnian Prime sia stato una sorta
di segno: avevo bisogno di qualcuno che potesse essermi amico e alleato, che
combattesse al mio fianco e mi sostenesse nei momenti peggiori, però questa
persona doveva essere particolare, dovevo fidarmi e sentirmi compreso per
poterci davvero collaborare. E, parlando con te, mi sono reso conto che eri tu
quella persona.”
Per fortuna Cassian
era davvero un pilota abile, perché quelle parole lo sconvolsero talmente tanto
che rischiò seriamente di mandare in stallo i motori e precipitare!
“Beh, anch’io ho
imparato in questi ultimi anni che è sempre meglio avere degli amici su cui
contare, anche quando si hanno delle missioni da compiere” replicò cercando di
restare sul vago e di non mostrare quanto le parole del Mandaloriano lo
avessero turbato! “In effetti, oltre al fatto che in due si combatte meglio che
da soli, c’è anche il vantaggio che, per esempio, durante il viaggio uno dei
due può riposare mentre l’altro pilota, e poi ci diamo il cambio.”
In realtà quello
Starfighter era pensato per le battaglie e la velocità e non c’era una cabina
in cui riposare, solo un piccolo alloggio, quindi quello che Cassian aveva
detto non sembrava molto praticabile e Din glielo fece notare.
“Non c’è una cabina
in questa astronave” obiettò. “In questo, perlomeno, la mia Razor Crest era più comoda. Qui c’è solo
un piccolo alloggio, qua dietro, ma non è nemmeno possibile stendersi, quindi
per riposare dovremo comunque fermarci da qualche parte. E pensavo anche un’altra
cosa: se, per caso, un domani Grogu riprendesse a viaggiare con noi, quello di
noi che non pilota dovrebbe tenerlo in braccio!”
Cassian si mise a
ridere, ma si bloccò subito quando si rese conto del reale significato delle
parole del Mandaloriano: da quello che aveva detto pareva che desse per
scontato che loro due avrebbero continuato a viaggiare e fare missioni insieme
per chissà quanto tempo e che, magari, in un futuro non meglio precisato, anche
Grogu sarebbe tornato e avrebbe partecipato alle loro avventure.
Non poté evitare che
il cuore cominciasse a battergli più forte, spedendogli scariche di adrenalina
nelle vene e accelerandogli il respiro.
“Ah… sì, beh, tu
pensi che Grogu tornerà da te? Cioè, non so come funziona per i Jedi” quella
cabina di pilotaggio improvvisamente sembrava diventata ancora più piccola e
Cassian iniziava a sentire un calore incredibile che lo soffocava, chissà,
magari lo Starfighter aveva preso fuoco? O, molto più semplicemente era lui a
bruciare dentro?
“Una volta che avrà
completato il suo addestramento potrà decidere cosa fare e dove andare e, visto
che ci consideriamo come padre e figlio, è molto probabile che scelga di
tornare a viaggiare con me… con noi, anzi” precisò Din, che forse non aveva
notato o magari fingeva solo di non notare, il turbamento sempre più evidente
del suo compagno di avventura! “A quel punto sarà in grado di gestire il suo
potere e sarà lui ad aiutare noi, invece di aver bisogno di protezione.”
Andor non sapeva bene
come porre la domanda successiva, tanto la cosa lo emozionava e accendeva ogni
fibra del suo essere, poi decise di buttarsi.
“E quindi… tu pensi…
che, anche se Grogu tornasse a viaggiare con te, tu… io… cioè, vorresti che
continuassi ad essere il tuo pilota e a combattere al tuo fianco?” chiese con
una strana voce spezzata.
“Sì, certo, ma non
solo” replicò il Mandaloriano. “Vorrei spiegarti una cosa relativa al nostro
Credo, che ti farà capire anche perché mi sono legato tanto al piccolo. Una
delle più importanti Regole dei Mandaloriani è quella di crescere dei
trovatelli e educarli nel Credo, è quello che hanno fatto con me, e per i
Mandaloriani questo è forse anche più importante di avere una famiglia e dei
figli propri. Per questo ci sono famiglie in cui i genitori sono dello stesso
sesso o di razze diverse, che non possono procreare tra loro: non conta avere
figli propri quanto prendersi cura dei trovatelli e educarli nel Credo. Più mi
affezionavo al bambino e più mi rendevo conto che era quella la cosa che avrei
voluto davvero, crescerlo e educarlo come un Mandaloriano. Ovviamente allora
non sapevo che Grogu è invece in contatto con la Forza e che il suo destino è
diventare un Jedi.”
Genitori
di razze diverse o anche… dello stesso sesso? Oh cavolo, ma dove vuoi andare a
parare? Insomma, non sarà mica possibile che tu… che io… accidenti, devo
trovare qualcosa da rispondere!
Cassian stava
letteralmente per esplodere…
“Ma dai, è interessante
conoscere tante culture e tradizioni diverse!” commentò, dicendo probabilmente
la cosa più cretina che potesse tirar fuori e sentendosi un completo imbecille.
“Dunque, se ho capito bene, tu avresti voluto adottare Grogu e la cosa sarebbe
stata normale perché voi Mandaloriani fate così, però non puoi perché lui deve
diventare un Jedi e non un Mandaloriano. Vado bene finora?”
“Direi di sì. Quando
Ahsoka mi ha detto che avrei dovuto consegnare il piccolo ai Jedi e che il suo
attaccamento a me era un pericolo per lui, per me è stata una delusione, avevo
davvero sperato di poter adottare Grogu. Poi, però, sei stato tu a ridarmi
speranza. Tu hai insistito sul fatto che Ahsoka stava esagerando, che era
condizionata dalla sua esperienza con il suo Maestro, e in effetti anche Luke,
in seguito, ha accettato il fatto che io e Grogu restiamo uniti” rispose Din
Djarin. “Ho cominciato a pensare che, in futuro, lui potrà essere sia un Jedi
che un Mandaloriano* e che quindi
potrò adottarlo comunque. E poi ho visto che il piccolo ti si è affezionato… è
vero che lui è amichevole e fiducioso quando sente che una persona ha l’animo
buono, ma con te è stato particolarmente affettuoso e così ho pensato che
magari noi tre potremmo essere una famiglia.”
E
lo dice così? Ma non lo sa che sta per venirmi un infarto e che potremmo
schiantarci con lo Starfighter contro il primo asteroide di passaggio?
Cassian stava davvero
iperventilando ed era diventato di tutti i colori, mentre il Mandaloriano aveva
pronunciato quelle parole con la massima calma e pacatezza, come se fosse la
cosa più ovvia della galassia. E, a dirla tutta, per lui lo era. Din Djarin era
un uomo semplice e schietto. Aveva perduto la sua famiglia ed era stato salvato
dai Mandaloriani, perciò la sua devozione e riconoscenza andava a loro e al
Credo. Si era pian piano legato a Grogu e aveva iniziato a pensare a lui come a
suo figlio, dimostrandosi disposto a tutto pur di proteggerlo e fare ciò che
era bene per lui. Poi aveva conosciuto Cassian, aveva trovato molti punti in
comune con lui e aveva visto il bambino che gli si era affezionato rapidamente:
non gli ci era voluto molto a fare due più due e l’idea di una famiglia con
Cassian e Grogu lo faceva sentire bene. Era quello che facevano i Mandaloriani,
no? Non si era interrogato troppo sul motivo per cui si trovasse bene con
Cassian, anzi, aveva deciso di portarlo con sé proprio per verificare che loro
due potessero andare d’accordo e stare bene insieme e, almeno per ora, la cosa
stava funzionando. Forse, chissà, non aveva neanche pensato a tutto ciò che
comporta sposarsi e fare una famiglia e, del resto, probabilmente tra i
Mandaloriani ce ne erano anche di famiglie nate così, più per amicizia e
condivisione che per altro.
Solo che, per Andor,
le cose stavano in un modo un tantino diverso!
Lui l’avrebbe fatta
di corsa una famiglia con il Mandaloriano, ma in quel caso sarebbe stata una
famiglia vera e loro due sarebbero
stati compagni e non solo i genitori
di Grogu… Però cominciava a pensare che, per Din, non fosse così e che lui
cercasse soltanto un compagno con cui andare d’accordo e con cui educare il
piccolo.
“Ho detto qualcosa
che non avrei dovuto?” chiese quindi il Mandaloriano, accorgendosi che Cassian
non rispondeva e che, anzi, appariva parecchio turbato.
“Tu… no, no, certo
che no, è una bella idea” riuscì a esalare Andor. “Ma… ecco… io non sono un
Mandaloriano e in realtà non lo è neanche Grogu. Questo non va contro le vostre
Regole?”
Din ci rifletté per
qualche momento.
“A dire il vero non
lo so” disse poi. “Nel mio clan tenere il casco in pubblico è una Regola
fondamentale, ma ultimamente ho scoperto che ci sono altri Mandaloriani che,
invece, non portano il casco al di fuori dei combattimenti e sono comunque
fedeli al Credo. Sto cominciando a pensare che ci siano molte più strade nel
Credo di quanto abbia mai immaginato, quindi forse non è un problema se tu non
sei un Mandaloriano, basta che ti impegni a rispettare il nostro Credo e a
educare il piccolo secondo le Regole. Su questo, tuttavia, mi dovrei informare…”
Cassian pensò
vagamente che sarebbe stato disposto a rispettare tutte le Regole del Credo e
anche di più se questo avesse significato poter stare con Din… poi si rese
conto di cosa stava pensando e si
rimise in carreggiata.
“A proposito, quelle
coordinate che mi hai dato prima, per dove sono? Sai già dove si è diretto Moff
Gideon o quali sono le basi degli imperialisti?” domandò, tanto per riportare
il discorso su un terreno più neutrale e tranquillo.
“No, non ho ancora
queste informazioni. Nel frattempo ho deciso di andare al rifugio dove si
nascondono gli ultimi Mandaloriani del mio clan” rivelò Din Djarin, come se
niente fosse. “Così potrò sapere dall’Armaiola se il fatto di aver tolto il
casco in pubblico è veramente un problema e se sarebbe accettabile il progetto
di formare una famiglia con te e Grogu.”
Ah
siamo già a questo punto???
Andor si sentiva più
o meno come il protagonista di Ti
presento i miei pur non avendo mai visto il film.
Mentre sfrecciavano
nei cieli con lo Starfighter N1 verso il rifugio dell’Armaiola, Cassian iniziò
a pensare che forse le cose non sarebbero andate a finire tanto bene, aveva un
brutto presentimento. Din Djarin era inesperto su tante cose e Cassian temeva
che questa Armaiola o chi accidenti fosse avrebbe potuto dimostrarsi ostile,
magari si sarebbe infuriata con Din per essersi tolto il casco e ancora di più
per aver portato con sé uno straniero.
Temeva che avrebbe cercato di separarli e che, in qualche modo, avrebbe finito
per far soffrire Din e questa era la cosa che lo angosciava più di ogni altra.
Lui non poteva permettere che qualcuno facesse del male al Mandaloriano,
neanche per sogno, neanche se… se fosse stato per causa sua. Chissà, forse
avrebbe dovuto davvero separarsi da lui per il suo bene, così come Din aveva
accettato di allontanarsi da Grogu.
Il solo pensiero
lacerava il cuore di Cassian come un proiettile esplosivo…
Fine capitolo quarto
* In realtà nell’universo di Star Wars c’è stato
un unico Mandaloriano che poi è diventato anche Jedi, ossia Tarre Vizsla, primo
possessore della Spada Oscura. E tra i Jedi e i Mandaloriani ci sono stati anni
e anni di guerre. Tuttavia Din Djarin è possibilista perché, in realtà, non sa
praticamente niente dei Jedi a parte quello che ha appreso ultimamente da
Ahsoka e Luke. Siamo nel periodo dell’Impero di Palpatine, i Jedi non esistono
quasi più e lo stesso Imperatore ha fatto di tutto perché ne scomparisse anche
il ricordo. In effetti anche in Andor e in Rogue One i Jedi sono ormai merce
rara e probabilmente neanche Cassian ne aveva mai visti prima di Ahsoka e Luke.
Here, not a single light
Here, in the darkest night, I’m the sound
Of silence, silence, silence
Here, this is where I rain
Here, they call without no name, so I’ll stay silent, silent…
There’s footprints in the snow
I’ll follow wherever you go
I’ll be the lonely wolf
I’ll follow wherever you go
In the silver night
The silver night
In the silver night
The silver night
Here, lonely and marooned, I will wait
In silence, silence, silence…
(“Silver night” - The Rasmus)
Din e Cassian
giunsero al rifugio dove il Mandaloriano sapeva che avrebbe trovato gli unici
sopravvissuti del suo clan, l’Armaiola e Paz Vizla. Mentre Din attraversava
porte e corridoi per arrivare al punto d’incontro, vicino alle torri di
ventilazione di Kolzoc Alley, Cassian lo seguiva poco convinto, con la vaga
sensazione che non sarebbe stato accolto esattamente da un comitato di
benvenuto.
E non si sbagliava…
L’Armaiola e l’altro
Mandaloriano salutarono Din, ma Cassian poteva sentire anche attraverso i loro
elmi gli sguardi gelidi che lo trafiggevano. L’Armaiola si fece consegnare dal
Mandaloriano la Spada Oscura e la lancia in beskar,
continuando a fare come se Cassian non esistesse.
“Questa lancia non
può e non deve essere usata come arma, è troppo pericolosa, può sfondare
l’armatura dei Mandaloriani e per questo si usa soltanto per creare le
armature” disse.
“Allora fanne
un’armatura particolare, sarà un regalo per Grogu” le chiese il Mandaloriano.
“Io andrò a portarglielo così avrò un’occasione per rivederlo.”
“Grogu non è più una
tua responsabilità, adesso è con i suoi simili e i Jedi non vogliono alimentare
sentimenti di affetto e attaccamento” obiettò l’Armaiola.
“Credo che il Jedi a
cui ho affidato Grogu farà eccezione in questo caso, gli ho parlato e lui ha
capito. Del resto questa regola dei Jedi è assurda e contraria al Credo: i
Mandaloriani insegnano solidarietà, fraternità, aiuto e collaborazione e io non
ho intenzione di perdere il piccolo per sempre.”
Cassian non aveva
parlato fino a quel momento, ma a quel punto non riuscì più a trattenersi.
“Infatti, anch’io la
penso così, e mi fa piacere sentire che questi sono valori importanti anche per
il Credo mandaloriano!” esclamò.
“Taci, tu. Non
c’entri niente con il nostro Credo e non hai neanche il diritto di parlarne” lo
zittì bruscamente Paz Vizla. “Non hai neanche il diritto di essere qui e non so
perché Din Djarin abbia commesso l’errore di portartici!”
“Cassian è mio amico,
mi sta aiutando nelle missioni e anche a pilotare il nuovo velivolo che mi è
stato assegnato dopo la distruzione della Razor
Crest” lo difese Din. “In varie missioni ho collaborato con persone che non
erano Mandaloriani e mi sono stati comunque amici e alleati, inoltre Cassian si
è legato a Grogu e, da quello che ci siamo detti, condivide molti punti del
nostro Credo. Per questo non ho visto alcun problema nel portarlo qui, non ci
tradirebbe mai.”
“No, non credo che lo
farebbe” ribatté l’Armaiola, senza neanche voltarsi a guardare Cassian.
“Neanche per me è un problema che questo straniero
sia qui, basta che non intenda rimanerci.”
Non
rimarrei qui con te neanche in un milione di anni, strega, pensò
Cassian.
Però dovette restare
per tutto il tempo in cui l’Armaiola forgiò il regalo per Grogu, mentre Din aspettava
pazientemente e Paz Vizla sembrava volerli incenerire tutti e due. Alla faccia
della fraternità e della solidarietà fra i Mandaloriani!
“In quanto alla Spada
Oscura, tu l’hai vinta lealmente in un duello contro Moff Gideon, è così che
hai detto, Din Djarin. Per questo hai il diritto di tenerla e di essere quello
che porterà i Mandaloriani a ricostruire Mandalore” riprese l’Armaiola. “So che
in passato è appartenuta anche a Bo-Katan Kryze, ma lei non l’ha vinta in
duello, le è stata donata, perciò ha attirato su di sé la maledizione che potrà
distruggere il nostro mondo e disperdere i Mandaloriani. Sappiamo già cosa
accadde quando i droidi dell’Impero distrussero il nostro pianeta e noi ci
salvammo solo perché riuscimmo a rifugiarci nella Luna Concordia durante la
Grande Purga.”
Anche dietro l’elmo
si capiva che Paz Vizla era parecchio incazzato… al contrario, Cassian sembrò
trovare un punto di contatto anche con la severa Armaiola dopo aver udito quel
racconto.
“Anche il vostro
pianeta di origine è stato distrutto dall’Impero, allora?” esclamò. “La stessa
cosa è accaduta al mio pianeta, io sono nato a Kenari e… e sono l’unico
superstite della mia gente, perché la famiglia Andor ha avuto pietà di me e mi
ha salvato. Se c’è da combattere contro l’Impero io sono pronto ad appoggiarvi
in ogni modo!”
L’Armaiola parve
riflettere. Per la prima volta le parole di Cassian l’avevano toccata in
qualche punto sotto l’armatura e quello che disse poi sembrò meno ostile.
“Dunque anche tu sei
un trovatello e un nemico dell’Impero, ora capisco perché ti sei trovato bene
con Din Djarin, anche se non sei un Mandaloriano hai avuto le stesse esperienze
e forse non sei del tutto estraneo al nostro Credo, anche se ancora non lo sai”
commentò, pensosa. “In effetti potresti combattere con noi e appoggiare Din
Djarin che, in quanto possessore della Spada Oscura vinta regolarmente in
combattimento, merita di governare su Mandalore.”
“No!” protestò
immediatamente Paz Vizla. “La Spada Oscura spetta a me e non a questo rinnegato
che si accompagna a persone di dubbia origine! È stato il mio antenato Tarre
Vizla a forgiarla, pertanto sono io che devo averla.”
Persone
di dubbia origine? Ora glielo spiego io dove può ficcarsi la sua Spada Oscura! pensò
nuovamente Cassian, ma si morse il labbro inferiore per impedirsi di parlare.
Ora che, almeno a quello che sembrava, l’Armaiola lo detestava un po’ meno ci
mancava solo che si mettesse a scontrarsi con quell’altro tizio. Sperò che i
Mandaloriani non avessero il potere di leggere nel pensiero…
“La Spada Oscura non
si tramanda di generazione in generazione, deve essere sempre vinta in duello,
altrimenti attirerà la Maledizione su Mandalore e tutto il suo popolo. Se la
vuoi, dovrai batterti contro Din Djarin” stabilì l’Armaiola.
“Non vedo l’ora!”
esclamò Paz Vizla.
“Anch’io accetto”
rispose Din, che voleva soprattutto farla finita con quella storia e ripartire
per portare il regalo a Grogu. Tra l’altro, non era riuscito a chiedere all’Armaiola
se un Mandaloriano potesse formare una famiglia con uno che non lo era… ma
quello, chissà perché, non sembrava il momento migliore per fare domande.
Cassian era piuttosto
preoccupato per il duello, anche perché Din non sembrava molto abituato all’uso
di una spada che aveva molto in comune con le spade laser dei Jedi… tuttavia,
anche se con difficoltà, alla fine fu lui ad avere la meglio su Paz Vizla.
“Paz Vizla, sei stato
sconfitto, la Spada Oscura appartiene di diritto a Din Djarin” dichiarò l’Armaiola
alla fine del duello. “Ti sei mai tolto l’elmo o hai lasciato che qualcuno te
lo togliesse?”
“No, mai” rispose Paz
Vizla, compiaciuto nonostante la sconfitta.
Oh
cavolo, e questo cosa c’entra adesso? Questa faccenda dell’elmo è davvero così
tanto importante per loro?
“E tu, Din Djarin? Ti
sei mai tolto l’elmo o hai lasciato che qualcuno te lo togliesse?” domandò poi
l’Armaiola.
Eccoci
all’acqua, pensò Cassian. Sapeva che neanche in un miliardo di
anni Din avrebbe mentito, per nessuna ragione al mondo e tanto meno all’Armaiola.
“Sì, l’ho fatto, ma
solo perché era indispensabile per salvare Grogu” rispose.
“Questo non è in
linea con l’Antica Via” ribatté quindi l’Armaiola, evidentemente delusa. “Hai
trasgredito una Regola del Credo, non sei più un Mandaloriano.”
“Ecco, lo sapevo! Lui
è solo un apostata, un rinnegato che si accompagna a selvaggi e corrotti!”
esclamò Paz Vizla. “Solo io merito la Spada Oscura del mio antenato!”
“Tuttavia non l’avrai,
perché Din Djarin l’ha vinta in duello e perciò gli spetta comunque, anche se è
fuori dal clan, non è più un Mandaloriano” ribadì l’Armaiola.
Fu come se un raggio
laser della Morte Nera si fosse appena abbattuto sul rifugio dei Mandaloriani.
Cassian si sentì
cedere le gambe e gelare il sangue e dovette farsi forza per non mettersi a
urlare. Din, apparentemente, non aveva manifestato reazioni, ma era pure logico
visto che non si poteva vedere in volto.
La sua voce, però,
tradì tutto il suo dolore e la sua disperazione per sentirsi, ancora una volta,
un reietto, un emarginato, un uomo bandito dalla sua gente…
“No, io… imploro il
tuo perdono, l’ho fatto solo per salvare Grogu, non avevo altra scelta!” disse
con voce spezzata, e nello stesso momento Cassian si sentì spezzare il cuore in
mille pezzi di ghiaccio perché era vero che non conosceva il Mandaloriano da
molto, ma era più che sicuro che nessuno, mai, lo avesse sentito implorare
così. Caso mai erano gli altri che imploravano lui urlando Pietà, pietà!
“Ma infatti!” si
trovò a reagire prima ancora di aver connesso le sinapsi cerebrali alla bocca. “Din
ha dovuto togliersi quel dannatissimo
elmo per salvare il piccolo, se non lo avesse fatto sarebbe morto, e se non
sbaglio proprio le vostre Regole insistono sulla cura dei trovatelli e sulla
loro protezione e educazione. In quel momento salvare Grogu voleva dire
togliersi l’elmo, anche se a dirla tutta Din ha rischiato la vita mostrando il
suo volto, ma non gli importava. Questo è un atto da vero Mandaloriano e da
vero uomo e tu vuoi punirlo per
questo? Ma quanto siete ipocriti?”
“Ecco” si intromise
tronfio Paz Vizla, “ecco il genere di persone che adesso Din Djarin frequenta.
Si è corrotto, contaminato, è un rinnegato e deve essere cacciato dal clan!”
“Come ho detto, Din
Djarin non è più un Mandaloriano, ha infranto le Regole dell’Antica Via e non
può restare con noi. Tuttavia ha vinto la Spada Oscura in duello e quindi
quella resterà a lui, non sperare di approfittare della sua disgrazia per
prenderla illegittimamente, o sarai ancora più condannabile, Paz Vizla” chiarì
l’Armaiola. “In quanto a te, Din Djarin, per poter tornare ad essere un
Mandaloriano dei Figli della Ronda, dovrai recarti su Mandalore e purificarti
immergendoti nelle Acque Viventi che si trovano sul fondo delle miniere del
pianeta.”
“Ma… Mandalore è
stata distrutta, le miniere saranno in rovina, come potrò trovare il luogo?”
obiettò Din, ancora più sgomento. Cassian era devastato nel sentirlo così, in
quel momento non era più l’uomo forte e calmo che aveva conosciuto e di cui si
era innamorato, in qualche modo sembrava tornato il bambino disperato che aveva
appena perduto tutta la sua famiglia…
“Questa è la Via”
tagliò corto l’Armaiola.
Ah,
certo, grazie tante, è un modo elegante per dire che non te ne frega un
beneamato di quello che potrà succedere a Din, vero? Davvero bella la
fraternità dei Mandaloriani, stronzi bastardi, pensò
ancora Cassian, lacerato e infuriato, ma questa volta ebbe la presenza di
spirito di non dar voce ai suoi pensieri, ritenendo che avrebbe solo peggiorato
la situazione di Din e questo lui non lo voleva assolutamente, anzi!
Anzi, avrebbe fatto
qualsiasi cosa per aiutarlo, per non sentirlo più così, per ridargli la sua
identità e il suo ruolo, qualsiasi cosa…
“Questa è la Via”
concordò Din. “Va bene, allora prima tornerò su Hosnian Prime a consegnare il
regalo a Grogu e poi mi recherò su Mandalore a cercare le miniere delle Acque
Viventi.”
“Ma come? Lo lasci
andare così? Non è più un Mandaloriano e tu lo lasci andare con la Spada Oscura
e l’armatura in beskar?” protestò
ancora una volta Paz Vizla.
Cassian ebbe la
tentazione di prenderlo a calci nel sedere da lì fino a Coruscant… ma, a quanto
pareva, anche l’Armaiola ne aveva abbastanza delle sue lagne e anzi era seccata
perché avrebbe preferito chiaramente levarsi dai piedi lui invece di Din.
“Din Djarin ha vinto
la Spada Oscura in un duello leale contro di te e perciò gli spetta, non sta
scritto che debba appartenere a un Mandaloriano: Moff Gideon non lo era eppure
ha detenuto la Spada per molto tempo dopo averla vinta” tagliò corto. “In
quanto ad armatura e armi, Din Djarin ha appena detto che andrà a espiare e
purificarsi su Mandalore al più presto, quindi nel frattempo può tenerle.”
E così Din e Cassian
uscirono dal rifugio degli ultimi Mandaloriani molto più abbattuti di quando vi
erano entrati. Mentre si dirigevano verso lo Starfighter N1, Din parlò per la
prima volta dopo lunghi momenti di silenzio doloroso.
“Per prima cosa
dovremo passare da Mos Eisley, un porto spaziale del pianeta Tatooine, da una
mia vecchia amica che fa il meccanico” disse. “Vorrei che apportasse qualche
modifica allo Starfighter, allargando un po’ sia la cabina di pilotaggio che lo
scomparto in cui alloggiava un droide. Comunque sia, se questa sarà la mia nave
spaziale per il futuro, dovrà essere attrezzata per portare non solo me, ma
anche te e Grogu.”
“Sì, ecco, era
proprio questo che… insomma…Din, sei davvero sicuro che mi vuoi ancora al tuo
fianco, anche dopo tutto quello che è successo?” domandò alla fine Cassian, che
non ce la faceva più a tenersi dentro tutta quella sofferenza, rimorso e senso
di colpa.
“Quello che è
successo non è colpa tua” replicò tranquillamente Din, “io mi sono tolto il
casco per salvare Grogu e lo farei di nuovo, ma tu non hai nessuna colpa.”
“Ma quella là ha detto che non sei più un
Mandaloriano!” esclamò Cassian, straziato.
“L’Armaiola ha detto che non sono più un Mandaloriano del loro clan,
non faccio più parte dei Figli della Ronda, ma ci sono anche altri
Mandaloriani, altri clan e altre famiglie che non seguono così rigidamente la
regola dell’elmo” spiegò Din, che in realtà aveva bisogno di dire quelle cose
al compagno perché anche lui se ne rendeva conto per la prima volta. “Io sono
stato salvato, cresciuto e addestrato da loro, perciò per anni ho creduto che
quella fosse l’unica Via. In realtà ultimamente ho capito che non è così e che
ci sono varie Vie che un Mandaloriano può seguire per essere tale. La regola
dell’elmo è una delle meno importanti, è nata proprio dalla Grande Purga per
impedire ai droidi imperiali di riconoscere i Mandaloriani, ma ora come ora non
avrebbe più ragione di essere.”
Ora Cassian era
confuso.
“Non capisco. Tu hai
detto che saresti andato su Mandalore per cercare quelle miniere e purificarti”
disse.
“E lo farò, prima o
poi. Ma ora ho capito che essere un Mandaloriano non dipende dal fatto che
tenga o meno l’elmo e potrà capitare ancora che debba toglierlo per Grogu o per
te o per chiunque altro. Non è importante, resto comunque un Mandaloriano”
rispose Din.
“Ma quella era la tua
famiglia… Io mi sento in colpa, sì, perché… perché anche stavolta ho rovinato
tutto, ti ho fatto cacciare, ho fatto arrabbiare l’Armaiola e quell’altro, e… e…
io non sono un Mandaloriano e se stai con me finirai nei guai, davvero, come
tutte le persone che hanno cercato di starmi accanto!” esplose alla fine
Cassian, che si era tenuto dentro fin troppo e non ce la faceva più.
E fu allora che Din
fece una cosa che non aveva mai fatto prima, che non gli era mai venuto in
mente di fare, ma che in quel momento sembrava perfetta. Attirò Cassian a sé e
lo strinse tra le braccia, lo tenne abbracciato e si tolse pure un guanto dell’armatura
per poterlo accarezzare sui capelli e sentire veramente il contatto con lui.
“Non devi più sentirti
in colpa per nessun motivo. Lo so che ti porti dietro tanta sofferenza e che
pensi di non meritare niente, e forse oggi quello che hai visto nel rifugio
dell’Armaiola ti ha turbato ancora di più. Ha fatto male anche a me, sul
momento, devo ammetterlo, ma poi mi ha spinto a riflettere e così ho capito che
ci sono molti modi di essere un Mandaloriano. Non ho perso la mia identità e il
mio ruolo, solo il clan dei Figli della Ronda, che comunque è forse troppo
integralista per i miei progetti futuri” gli disse piano, stringendolo e
carezzandolo teneramente. “La mia famiglia, adesso, sei tu e insieme cresceremo
Grogu quando avrà finito il suo addestramento, e magari anche altri trovatelli.
Faremo del bene, aiuteremo altri fratelli Mandaloriani e, chissà? Magari
potresti decidere di diventare un Mandaloriano anche tu, in un clan meno
restrittivo di questo. Tu non rovini niente, al contrario, mi hai dato la forza
di lottare per Grogu, di capire cosa voglio davvero nella mia vita e di quale
debba essere la mia Via come Mandaloriano.”
Cassian avrebbe
voluto dire mille cose, ma non riusciva neanche a respirare per l’emozione e
quindi non replicò, si limitò a stringersi anche lui a Din (anche perché le
gambe gli tremavano e rischiava di cadere per terra!) per lunghi momenti e solo
dopo un bel po’ trovò la forza per parlare.
“Io ero anche
disposto ad andarmene, mi ha spezzato sentir dire all’Armaiola che non eri più
un Mandaloriano, è stato ingiusto, cattivo, nessuno ha il diritto di toglierti
la tua identità, ma se… ma se fosse stato per colpa mia, io mi sarei
allontanato” mormorò. “Sarei tornato su Hosnian Prime al servizio della
Senatrice Organa e ti avrei lasciato in pace, se era quello che volevi.”
“Non è assolutamente
quello che voglio. Io non rinuncio a te e non rinuncio a Grogu. Siete voi la
mia famiglia e tu non devi andartene, a meno che non sia tu a volerlo” ribatté
Din, senza smettere di stringere Cassian tra le braccia.
Un calore dolce,
intenso, insieme spaventoso e meraviglioso invase ogni fibra del corpo di
Andor, le sue ossa, il sangue, la pelle che sembrava bruciare.
“Io non vado da
nessuna parte, Din” promise.
“E nemmeno io senza
di te” replicò il Mandaloriano. “Quindi adesso possiamo partire per Mos Eisley?”
“Certo” rispose
Cassian, cercando di riprendere un minimo di contegno. “Vuoi pilotare tu lo
Starfighter o lo faccio io?”
Possiamo
partire per qualsiasi posto tu voglia, Din, che sia Tatooine o Mandalore o
Coruscant o dovunque tu voglia, perché solo al tuo fianco io mi sento felice…
anche se sarei pronto a rinunciare a te se solo fosse per il tuo bene. Io… io…
io ti amo, Din.
Era la prima volta
che Cassian lo ammetteva con se stesso e forse anche la prima in cui se ne
rendeva conto, ma questo sentimento in lui non avrebbe fatto altro che crescere
e approfondirsi, ormai lo sapeva e lo aveva capito ancora meglio in quella
straziante e indimenticabile avventura.
My hopes (my hopes)
They only align with yours
They're only as big as
We both aim to make them
For love if I had a thousand lives
I'd find you a thousand times
You know I'd come back again
Oh even if it breaks your heart
Even if it tears your world apart
Still you keep holding on
If something's worth saving
All of our hopes and fears
They may get tangled but love's sincere
So we keep holding on
To something worth saving
Even if it breaks your heart…
(“Something worth saving” – Gavin Degraw)
Il Mandaloriano aveva
deciso di portare il nuovo Starfighter N1 alla sua amica ingegnere e meccanico
Peli Motto perché voleva che vi apportasse delle modifiche: ovviamente un
caccia come quello non sarebbe mai potuto diventare comodo e spazioso come la
sua Razor Crest, tuttavia era
convinto che lei fosse abbastanza in gamba da creare un spazio più accogliente
in quello che era stato l’alloggiamento del droide e anche un posto in più
nella cabina di pilotaggio, per quanto i due sedili si sarebbero ritrovati ad
essere quasi incollati l’uno all’altro… ma sempre meno imbarazzante di come
accadeva fino a quel momento!
Così Din e Cassian atterrarono
a Mos Eisley, davanti all’hangar di Peli Motto.
“Accidenti, guarda un
po’ chi si vede!” esclamò lei, quando vide l’amico Mandaloriano scendere dallo
Starfighter. “Mando, finalmente ti sei deciso a disfarti di quell’orrenda nave
spaziale. Chi ti ha dato questo gioiello? Ma lo sai che cos’è? È uno…”
“Uno Starfighter N1
della guardia reale di Naboo, lo so” rispose Din. “Me lo ha regalato la
Senatrice Leia Organa in persona perché, purtroppo,
i soldati di Moff Gideon hanno fatto esplodere la mia Razor Crest con la quale mi trovavo benissimo. Infatti sono qui
proprio per chiederti delle modifiche. I crediti li ho, non preoccuparti.”
Peli Motto era
talmente incantata dallo Starfighter da non essersi neanche accorta che il
Mandaloriano non era solo. Non subito, almeno.
“E quali modifiche
potrei mai fare a questa assoluta perfezio… Ehi, Mando, ma quello chi è? Un’altra
novità come lo Starfighter? Allora adesso non lavori più da solo, eh?”
“Sono Cassian Andor,
tanto piacere” si presentò il giovane, stringendo la mano alla donna.
“È il mio pilota e il
mio compagno di missione” aggiunse Din. “Hai ragione, ho capito che è meglio
collaborare con qualcuno di cui ci si fida, e comunque avevo bisogno di un
pilota esperto come lui per abituarmi a questo nuovo velivolo. Ora ti spiego
cosa avevo intenzione di modificare.”
Ma Peli Motto
sembrava più interessata a fare domande che a modificare ciò che, per lei, era
già un gioiello!
“E del piccoletto che
ne hai fatto, lo hai scambiato con questo? Direi che nello scambio ci hai
guadagnato, insomma, il piccolo era simpatico ma questo è un gran bel ragazzo”
commentò l’ingegnere meccanico, maliziosamente. “Ti tratti bene, Mando, mica
come me che mi sono ridotta ad uscire con un Jawa… sapessi quanto sono pelosi!”
Cassian si sentì
arrossire, non tanto per il complimento quanto per il fatto che Peli Motto
aveva dato per scontato che lui fosse il nuovo compagno di Din e aveva chiaramente insinuato che il legame tra
loro potesse essere intimo e personale
come quello che lei aveva avuto con il Jawa…
“Il piccolo Grogu è
insieme ai suoi simili, adesso, l’ho lasciato in buone mani. E sì, in effetti
Cassian mi è anche di compagnia, visto che ormai mi ero abituato a non essere
più da solo” rispose il Mandaloriano. “Ora, a proposito di quelle modifiche di
cui ti parlavo…”
“Cassian… Cassian
Andor, hai detto? Ma che mi prenda un colpo! Tu non sei uno di quelli della
Rogue One? Mando, ma lo sai chi è lui? Questo pilota è un eroe, altro che!
Cinque anni fa lui e i suoi compagni hanno sacrificato tutto pur di inviare i
piani della Morte Nera ai Ribelli ed è stato solo grazie a loro se poi quell’arma
tremenda è stata distrutta. Certo, credevo che quelli della Rogue One fossero
tutti morti, e invece… Cassian Andor qui davanti a me, non ci posso credere!”
Cassian ebbe la vaga
sensazione che Peli Motto gli avrebbe chiesto un autografo, prima o poi, e il
suo disagio aumentava sempre di più (e meno male che nella galassia lontana
lontana non andavano di moda i selfie
con i personaggi famosi!).
“Sì, la maggior parte
dei miei compagni della squadra Rogue One sono morti in quella missione, solo
io e Jyn Erso ci siamo salvati” spiegò.
“Ehi, adesso ti
accompagni alle celebrità, Mando? Ne hai fatta di strada” riprese Peli Motto.
“Ne farei ancora di
più se tu ti decidessi ad ascoltare quello che ho da dirti sulle modifiche a
questa nave spaziale” tagliò corto Din. “Dunque, come vedi qui è già stato
modificato l’alloggiamento del droide, ma io vorrei che potessi ricavarne una
piccola cabina, qualcosa di più comodo per quando il piccolo tornerà a
viaggiare con me. E anche nella cabina di pilotaggio, beh, lo so che è pensata
per un solo pilota, ma noi siamo in due e quindi vorrei che riuscissi a
ricavare un po’ di spazio anche lì per inserire un secondo sedile.”
“Mi stai chiedendo di
fare un lavoro parecchio difficile, lo sai, vero? Ma ti accontenterò, del resto
sono la migliore, e poi hai detto che mi pagherai bene e… beh, sarà un onore
fare un favore ad un eroe come Cassian Andor. Non fare il geloso, Mando, lo sai
che mi piaci anche tu, ma Andor è una leggenda!” per fortuna, anche continuando
a parlare a ruota libera, Peli Motto si era finalmente decisa a dare un’occhiata
allo Starfighter e a programmare le modifiche richieste. “Quindi siete arrivati
fin qui… come? Le modifiche alla cabina di pilotaggio non ci sono ancora. Come
ha fatto Cassian a mostrarti come pilotare il velivolo? Avreste dovuto stare
tutti e due in un solo sedile e… OH!”
Cassian si sentì
talmente imbarazzato che avrebbe voluto seppellirsi tra gli scarti dell’officina
e, per la prima volta, capì quanto potesse far comodo avere un’armatura e un
elmo come quelli di Din!
“Appunto, è piuttosto
scomodo e non permette di manovrare bene i comandi, per questo ti ho chiesto le
modifiche” ribadì il Mandaloriano. “Posso sperare che ti metta a lavorare su
questo? Hai soddisfatto tutte le tue curiosità?”
“Oh, sì, sì…”
commentò ancora più maliziosamente Peli Motto. “Bene, cominciamo dall’alloggiamento
che vuoi destinare al piccoletto. Anzi, se voi due voleste darmi una mano di
sicuro farei anche prima.”
“Non c’è problema,
basta che mi dici cosa devo fare” replicò Din, e anche Cassian annuì e si
avvicinò al velivolo, rendendosi disponibile a partecipare alle modifiche.
Basta
che la smetti di fare insinuazioni su me e Din, però, è già abbastanza
imbarazzante così…
Peli Motto era
davvero esperta e abile nel suo mestiere e, con l’aiuto di Din e Cassian (e
anche di quei casinisti dei suoi droidi aiutanti!), riuscì a modificare lo
Starfighter in un giorno e una notte di lavoro. La mattina successiva il velivolo
era pronto: restava comunque un caccia stellare rinomato più per la leggerezza
e la velocità che per la comodità, tuttavia l’alloggiamento destinato al droide
era stato ampliato e fornito di un comodo sedile; parte di quello spazio era
stata usata per ricavare un secondo posto nella cabina di pilotaggio, subito
dietro il sedile del pilota (un po’ come i biplani della Prima Guerra
Mondiale).
Il Mandaloriano era
soddisfatto del lavoro e anche Peli Motto sembrava compiaciuta di ciò che era
riuscita a fare. Mentre Din pagava l’amica per l’ottimo risultato delle
modifiche, Cassian continuava a sentirsi sulle spine e sperava che l’abile
ingegnere non avesse qualche altra battuta allusiva in serbo per lui. In parole
povere, non vedeva l’ora di andarsene da lì.
Ma non era finita lì.
I due non erano ancora riusciti a salire sullo Starfighter quando udirono una
voce di donna che chiamava il Mandaloriano. Si trattava di una guerriera con un’armatura
nera e una lunga treccia di capelli che Cassian non conosceva, ma Din
chiaramente sì.
“Fennec Shand” disse
infatti il Mandaloriano, andando verso la donna che sorrideva.
“Sei disponibile? Ci
sarebbe un lavoro per te” disse la guerriera, lanciando a Din un sacchetto di
denaro che lui prese al volo.
“Chi dovrei
catturare?” domandò.
“No, nessuna cattura,
ci servono muscoli” replicò Fennec Shand. Poi rivolse uno sguardo anche a
Cassian. “Ah, vedo che adesso anche tu preferisci lavorare in coppia. Non ci
sono problemi, anzi, uno come lui ci farebbe comodo contro i Pyke.”
“Boba Fett, vero?”
chiese ancora il Mandaloriano.
“Sì, lui
apprezzerebbe molto il tuo aiuto e anche quello del tuo compagno” rispose lei,
accennando con il capo a Cassian.
Il quale Cassian, nel
frattempo, era rimasto immobile a guardare lo scambio di battute tra Din e
Fennec come se stesse seguendo una partita di tennis, o qualsiasi altro sport
simile nella galassia di Star Wars.
Era come se i due stessero parlando in una lingua che non capiva e,
evidentemente, avevano conoscenze e un passato in comune di cui lui ignorava
tutto. Per un attimo si sentì orribilmente fuori posto e fu consapevole di
quanta parte della vita di Din fosse al di fuori della sua portata, quanti
alleati, amici e conoscenti avesse, quante persone care… chissà? Magari,
nonostante nessuno ne sapesse niente, poteva avere anche una compagna da
qualche parte della galassia. Era vero che aveva chiesto a lui di stare insieme, diventare una famiglia e crescere Grogu, ma
questo non voleva dire che provasse qualcosa per lui, soltanto che voleva avere
qualcuno accanto che fosse un punto di riferimento per il piccolo, oltre a lui.
Magari aveva veramente una donna che amava, ma lei non era disponibile per
Grogu, poteva essere una guerriera come questa tizia e non saperci fare con i
bambini e solo per questo motivo Din si era rivolto a lui.
Improvvisamente
Cassian Andor provò un dolore acuto e bruciante dentro, come se gli avessero
sparato dritto nel cuore. Che stupido! Cosa ne sapeva lui di Din Djarin? Lo
conosceva da un paio di settimane, aveva perso la testa per lui e non aveva
idea della sua vita passata, a parte quello che gli aveva raccontato sulla
perdita dei suoi genitori. Lo aveva portato con sé perché aveva bisogno di un
pilota e di un alleato, gli aveva chiesto di formare una famiglia con lui e
Grogu perché il piccolo aveva dimostrato di trovarlo simpatico, si era fatto
prendere in braccio e lo aveva accarezzato… ma Din non gli aveva mai detto di
amarlo, di volerlo accanto perché lo desiderava davvero. Tutto quello che
faceva era in funzione di Grogu e per dargli stabilità e un futuro sereno. Era
stato solo un ingenuo e uno scemo a farsi tanti film mentali, neanche da adolescente
si comportava così e adesso, a trentasette anni, si metteva a credere al
Principe Azzurro?
“D’accordo, vi
aiuteremo, ma non c’è bisogno di questi” stava dicendo intanto il Mandaloriano
a Fennec Shand, rilanciando il sacchetto verso di lei. “Offre la casa. Però non
possiamo venire subito con te, prima devo andare a far visita a un piccolo
amico, ma torneremo presto.”
“Molto bene, allora
vi aspettiamo” concluse la donna.
Din tornò verso
Cassian che cercò di dissimulare la tristezza e la delusione atroce che
sentiva.
“Allora, dove
andiamo?” domandò, fingendo una disinvoltura che era ben lontano dal provare.
“Prima di tutto
torneremo a Hosnian Prime” rispose il Mandaloriano, mentre entrambi salivano a
bordo dello Starfighter modificato. “L’Armaiola ha forgiato una piccola
armatura in beskar e voglio regalarla
a Grogu, così ne approfitterò anche per vedere come sta. Poi torneremo qui e
aiuteremo Boba Fett e Fennec Shand a sbarazzarsi di questo Sindacato dei Pyke
che, evidentemente, sta dando molto fastidio agli abitanti di Tatooine.”
“Ah, d’accordo”
replicò vago Cassian. “Credevo che volessi andare a cercare quelle miniere per
la purificazione, come ti aveva detto di fare l’Armaiola, ma per me va bene
tutto.”
“Andremo anche a
cercare le miniere di Mandalore, ma ora come ora credo che questo lavoro con Boba
Fett sia più urgente” rispose Din. “Te l’ho detto, ci sono tante Vie per
seguire il Credo mandaloriano e io non ho perduto la mia identità solo perché l’ha
detto l’Armaiola. Anche Boba Fett, del resto, è un Mandaloriano, suo padre lo era
e gli ha lasciato l’armatura, lui segue la Via un po’ a modo suo, ma rispetta
le regole principali del codice di comportamento dei Mandaloriani.”
“Sarà come dici tu”
commentò Cassian, ancora nervoso per i fatti di poco prima e piuttosto scettico
nei riguardi di Boba Fett, di cui aveva sentito parlare per niente bene. “Io
sapevo che Boba Fett era un cacciatore di taglie al servizio dell’Impero,
almeno così ho sentito dire da Han… si vede che è cambiato parecchio da allora.”
“Credo che tutti
meritino una seconda possibilità. Nemmeno io mi fidavo di lui, ma poi sono
stati proprio Boba Fett e Fennec Shand ad aiutarmi, senza di loro non sarei mai
riuscito a salvare Grogu quando Moff Gideon lo ha rapito” spiegò il
Mandaloriano. “È per questo che non voglio farmi pagare da lui, gli devo un
favore.”
“Sì, beh, immagino
che tutti meritino di essere salvati, in un modo o nell’altro” commentò Andor, “io
stesso non vado fiero di quello che ero da ragazzo, solo dopo la morte di mia
madre ho deciso di impegnarmi davvero per la Ribellione.”
Din non era un Jedi,
ma non c’era bisogno dei poteri della Forza per capire che Cassian non era
quello di sempre. Stavano sorvolando il deserto di Tatooine e il Mandaloriano
disse al suo pilota di atterrare e poi, quando furono a terra, sicuri di essere
soli (erano, appunto, nel deserto e guarda caso in uno dei punti più desolati),
si tolse il casco e obbligò Cassian a guardarlo negli occhi.
Cassian non sapeva se
mettersi a piangere, farsi venire un infarto o che altro…
“C’è qualcosa che non
va, Cassian? Sì, c’è, perché ti comporti in modo strano. Cosa ti turba tanto? È
il fatto che l’Armaiola mi abbia bandito dal clan dei Figli della Ronda, pensi
che ne stia soffrendo più di quanto voglia ammettere? Oppure semplicemente non
vuoi lavorare per Boba Fett? Puoi dirmi quello che vuoi e troveremo una
soluzione, ma voglio che tu sia sincero con me perché… beh, perché ci tengo a
te e non voglio che ci siano screzi o segreti tra noi due” disse il
Mandaloriano, sempre in tono pacato e calmo… insomma, quello che ci voleva per
far innamorare ancora di più il povero Cassian Andor!
“Io… io… sì, è un po’
di tutto, mi è dispiaciuto tanto quando l’Armaiola ti ha detto quelle cose e
poi… e poi è vero che non mi fido di Boba Fett, ma… ma… più di tutto… davvero
ci tieni a me? Insomma, tieni a me come Cassian Andor, non solo come qualcuno
che ti fa comodo per pilotare lo Starfighter o per occuparsi un domani di
Grogu?” le parole uscirono freneticamente senza che Cassian avesse davvero
intenzione di pronunciarle, ma trovarsi nuovamente faccia a faccia con Din,
vicinissimo a lui, gli aveva tolto ogni facoltà di ragionamento!
“È questo, allora?”
Din parve realmente stupito. “Cassian, perché pensi una cosa del genere? Certo
che tengo a te per quello che sei e non per quello che puoi fare per me. Non hai
visto come si sono stupiti tutti quelli che mi conoscono vedendo che viaggio
con te? Sono abituati a vedermi sempre da solo o, al massimo, con il piccolo e
ora vedono che ci sei tu e che funzioniamo proprio bene insieme. Ci sarà un
motivo se, dopo tanti anni di solitudine, ho scelto proprio te per
accompagnarmi in tutte le mie missioni, non credi? Di amici e alleati ne ho
tanti, ma non vorrei nessun altro sempre accanto. Ho voluto te, Cassian.”
Ho
voluto te.
Cassian avrebbe
voluto fare una battuta per sdrammatizzare, dire qualche sciocchezza tipo che l’aveva
scelto perché era l’eroe di Rogue One o altre cavolate simili, ma non riusciva
neanche a respirare, figuriamoci a parlare! E, in qualche modo, Din comprese
quello che era accaduto nella mente e nel cuore di Cassian: si era sentito
emarginato e messo da parte vedendolo così cordiale con Peli Motto e Fennec
Shand, persone che lui non conosceva, aveva avuto paura di non contare davvero
per lui. Ma non era così, e Din non sapeva come farglielo capire, nemmeno lui
era bravo a gestire le emozioni e a relazionarsi con la gente, però… però fu l’istinto
a spingerlo non a dire, ma a fare la cosa giusta. Si chinò su Cassian e lo
baciò, prima leggermente e delicatamente, quasi anche lui facesse le prove di come funzionava la cosa, poi in modo sempre più
languido e dolce e fu come la fusione dei loro respiri, come un
cuore solo diviso in due corpi, come il trovare finalmente l’incastro giusto,
il posto esatto dove entrambi dovevano e volevano essere. Era
il porto sicuro, la casa, la famiglia, era tutto quello che doveva essere e
anche di più.
Cassian si sentì come
esplodere, liquefare, disintegrare in una galassia di stelle e riuscì solo ad
aggrapparsi a Din, grato che fossero ancora stretti nella cabina di pilotaggio
perché altrimenti sarebbe caduto in mezzo alle dune e si sarebbe dissolto nella
sabbia. Il cuore gli martellava nelle vene, nei polsi, nella testa e gli
spezzava il respiro, avrebbe voluto morire e rinascere mille volte restando tra
le braccia del Mandaloriano per l’eternità.
E poi quel bacio
inaspettato, sconvolgente e meraviglioso finì, i due si staccarono lentamente e
respirando piano per cercare di riprendere un certo contatto con la realtà.
“Io ci tengo
veramente a te, Cassian” mormorò il Mandaloriano, accarezzandogli il viso e i
capelli prima di rimettersi il casco, “non dubitarne mai.”
Cassian dovette
resettare tutti i suoi processi mentali e fisici prima di essere nuovamente in
grado di concentrarsi e di pilotare lo Starfighter N1 fino a Hosnian Prime, ma
era davvero, finalmente, totalmente e assolutamente felice come un ragazzino al
suo primo bacio… che, a dirla tutta, era esattamente ciò che entrambi erano,
perché quello era stato il primo vero bacio d’amore per tutti e due ed era
stato un punto di svolta fondamentale nel rapporto che avrebbero avuto da quel
momento in poi. Ora erano davvero compagni,
e non solo di avventura!
Capitolo 7 *** Cap. 7: You're still gon' be my man ***
Cap. 7: You’re still gon’ be my
man
Oh, this body high
Gives me sleepless nights
It's a million times what any drug could give
And my red eyes they go twice as wide
It might look like pain but to me it's bliss
All my friends, they say that you're bad for me
Guess they never felt the high we're on right now
And my sister says I should run away
But she don't know that I just don't know how
Well, if it's unhealthy then I don't give a damn
'Cause even if it kills me, I'll always take your hand
It's unhealthy, they just don't understand
And when they try to stop me, just know nobody can
You're still gon' be my man ayy, ayy, ayy
Still gon' be my man (still gon')
Ayy, ayy, ayy (still gon' be my man)
You're still gon' be my man!
(“Unhealthy” – Anne-Marie ft. Shania Twain)
Leia, Han e Luke
furono molto felici di rivedere Din e Cassian e li accolsero con affetto e
cordialità. Si chiedevano dove fossero stati e cosa avessero fatto in quelle
settimane ed erano curiosi di sentire le loro storie… e se, magari, era accaduto
qualcosa di particolare. Naturalmente
il Mandaloriano era tornato su Hosnian Prime per rivedere Grogu e consegnargli
il suo regalo e non certo per raccontare in giro i fattacci suoi, comunque con
qualche compromesso tutti si sarebbero accontentati! Era ormai pomeriggio
inoltrato quando i due giunsero alla dimora di Han e Leia, perciò la Senatrice
organizzò subito una cena per tutti, anche se, a dire la verità, Din aveva
voglia di vedere il piccolo Grogu e sapere come stava, come si era trovato in tutti
quei giorni, e non di dover fare conversazione.
Fu Luke a sistemare
le cose senza tanti complimenti.
“Grogu si è
addestrato con me e Ben per tutto il giorno e adesso i due bambini sono stanchi
e devono riposare” spiegò. “Ora Leia darà loro da mangiare e poi andranno a
dormire perché domattina dovranno svegliarsi presto, è così che funziona
l’addestramento dei Padawan. Comunque non preoccuparti, domattina potrai vedere
Grogu prima che inizi il suo addestramento e stasera, durante la cena, ti
racconterò come stanno andando le cose.”
Il Mandaloriano non
sembrava contento di come si stavano mettendo le cose.
“Io sono venuto qui
esclusivamente per vedere Grogu, sapere se sta bene, se sente la mia mancanza,
e non capisco tutte queste difficoltà” obiettò. “Inoltre gli ho portato un
regalo che ho chiesto all’Armaiola appositamente per lui e volevo darglielo.”
“All’Armaiola, eh?
Quindi si tratta di un’arma o di un’armatura mandaloriana” disse Luke.
“Sì, è una cotta di
maglia in beskar, mi farebbe piacere
poterla donare al piccolo perché gli spetta e servirà a proteggerlo e…”
“Dovrai lasciarla a
me, invece” dichiarò Luke, “e poi penserò io, nei prossimi giorni, a
consegnarla a Grogu. Domattina potrai vederlo e salutarlo, ma non parlargli di
questo regalo.”
Il Mandaloriano era
sempre più allibito. Ma che stava succedendo? Sembrava proprio che Luke volesse
impedirgli di vedere Grogu e persino di dargli il regalo che aveva portato per
lui! Possibile che le cose fossero cambiate tanto in poche settimane?
“Insomma, Luke, ma
che ti prende?” intervenne Cassian, che si era reso conto della delusione e del
disorientamento di Din e la cosa gli lacerava il cuore. “Non eravamo d’accordo
che non ci sarebbero stati problemi e che Din sarebbe potuto venire a trovare
Grogu tutte le volte che avesse voluto? Cos’è, Ahsoka ha fatto il lavaggio del
cervello anche a te?”
Inaspettatamente,
Luke sorrise e perse quell’atteggiamento da Kapo
Jedi che sembrava aver assunto.
“Ah, lo chiami Din, adesso? Dovete essere diventati
molto amici durante i vostri viaggi” commentò, divertito. “Beh, mi fa piacere.
No, Ahsoka non mi ha detto niente e comunque siete fortunati perché lei non è
qui, è partita qualche giorno fa con Jyn per cercare in tutta la galassia altri
bambini in contatto con la Forza che possano diventare dei Jedi. Se ci fosse
stata lei avrebbe cercato di impedire a Mando di incontrare il piccolo, mentre
io ho solo detto che non potrà vederlo stasera, ma domattina sì.”
“Però hai detto anche
che non potrò dargli il regalo che ho portato per lui” riprese il Mandaloriano.
“Quella è un’altra
questione e pensavo di parlartene stasera a cena…”
“Io ne voglio parlare
adesso, invece” insisté Din, ancora
una volta con un tono che esprimeva chiaramente la sua delusione e
frustrazione. “Perché non posso dare al piccolo un regalo che ho fatto fare
appositamente per lui? Ho fatto tanta strada per andare a prenderlo e…”
Luke si limitò a
scrollare il capo.
“Proprio perché è
un’armatura mandaloriana” rispose. “Grogu adesso si sta addestrando per
diventare un Jedi ed è molto concentrato e impegnato, ha fatto grandi
progressi, proprio di questo volevo parlarti durante la cena. Incontrarti non
sarà un ostacolo o una distrazione, ma ricevere in dono da te un’armatura
mandaloriana lo turberebbe e lo confonderebbe. È molto potente nella Forza e i
suoi poteri si sono accresciuti, ma è pur sempre un bambino.”
“Questo lo so, e
allora?” Din era davvero esterrefatto e vederlo così confuso e addolorato era
una tortura anche per Cassian, che però non sapeva come aiutarlo.
“Tu sei per lui una
figura paterna e questo è un bene, dal punto di vista delle sue certezze e
della sua serenità” spiegò Luke, “ma adesso Grogu è qui per addestrarsi e
diventare un Jedi. Se tu gli regalassi un’armatura mandaloriana sarebbe un
messaggio contraddittorio per lui, potrebbe pensare che tu vuoi che lasci
l’addestramento e che ritorni con te, che diventi un Mandaloriano.”
Cavolo,
a questo non avevo pensato, si disse Cassian,
sentendosi all’improvviso molto sciocco. Che ne sapeva lui di regole Jedi o
Mandaloriane che fossero? Chiaramente lui era una specie di profano in quella discussione, era una cosa
che solo Din e Luke potevano comprendere. Ancora una volta cominciò a dubitare
del fatto di poter diventare veramente il compagno giusto per Din e un secondo
papà per Grogu…
“Non voglio portarlo
via, so che Grogu appartiene a questo ambiente, ma è vero che, un giorno, sarei
felice di riaverlo con me” ammise il Mandaloriano.
“Non c’è niente di
male in questo, ma sarebbe un male per Grogu al momento attuale” ribatté Luke.
“Lui si sta addestrando per diventare un Jedi ed è molto potente, come ti ho
detto, si è legato a me, a Ben e anche a Leia e Han, qui sta bene ed è felice.
Ovviamente sente la tua mancanza e sarà contento di riabbracciarti, ma cosa
farebbe se tu gli regalassi ora un’armatura
da Mandaloriano? Molto probabilmente vorrebbe lasciare tutto e ripartire con
te, anche solo pensando che sia questo ciò che tu vuoi da lui, e invece non deve andare così.”
Cassian ci capiva
sempre meno, al contrario Din sembrava aver compreso dove volesse arrivare
Luke.
“Tra qualche tempo
sarò io stesso a chiedere a Grogu di scegliere tra la spada laser dei Jedi e
quell’armatura da Mandaloriano, e lui potrà scegliere liberamente, secondo la
sua volontà e senza essere condizionato da nessuno, né da te, né da me, né da
Ahsoka, né da nessun altro” continuò Luke. “Sarà la sua libera scelta, ma non potrebbe essere così se tu gli regalassi
l’armatura domani. Non è ancora pronto per fare una scelta libera da qualsiasi
condizionamento.”
Il Mandaloriano
annuì.
“Ho capito adesso. Va
bene, allora prendi tu il regalo e lo darai a Grogu quando saprai che sarà il
momento giusto” disse, consegnando il piccolo involto al Jedi. “Non voglio
creare problemi a nessuno, per me conta solo che il piccolo stia bene e sia
felice.”
“Sei un bravo padre,
era questo che mi aspettavo da te” sorrise Luke, prendendo il regalo, e la
tensione che c’era stata svanì lentamente, come se non fosse mai esistita.
Era Cassian, semmai,
a sentirsi fuori posto. Era intervenuto per difendere i diritti di Din di vedere
il suo piccoletto, ma non aveva capito niente e alla fine Din e Luke avevano
risolto senza bisogno di lui, si erano compresi ed era andato tutto bene.
Lui non era servito a
niente, non capiva quel mondo, era solo un soldato, era stato anche un mezzo delinquente
da ragazzo e poi un Ribelle, ma niente di più. Davvero poteva sperare che Din
lo volesse con sé per crescere Grogu? Davvero poteva sperare che Din provasse
qualcosa per lui?
Cassian Andor, che si
era sentito sbagliato per tutta la vita, e aveva creduto di essersi riscattato
almeno in parte con la missione di Rogue One e poi partecipando alla Ribellione
e ultimamente lavorando per Leia Organa… adesso si sentiva di nuovo sbagliato e
fuori posto.
Quella sera, a cena,
il Mandaloriano raccontò brevemente alcuni episodi che erano accaduti durante i
loro viaggi, ma si guardò bene dal parlare dell’Armaiola e del fatto che lo
aveva bandito dai Figli della Ronda e, soprattutto, dal menzionare quel bacio
capitato tra lui e Cassian che ancora gli dava da pensare… Volle parlare invece
dei progressi di Grogu e anche dei nuovi progetti che Luke aveva in mente per i
nuovi Padawan che sarebbero arrivati dai vari pianeti con Ahsoka e Jyn.
“Ma quei bambini che
Ahsoka e Jyn porteranno qui allora saranno strappati alle famiglie, proprio
come succedeva prima?” domandò Cassian, che quel punto proprio non lo poteva
soffrire.
“No, non come prima”
rispose Luke. “Certo, finché il Maestro Jedi sarò soltanto io, l’Accademia
dovrà per forza di cose trovarsi qui e i futuri Jedi dovranno addestrarsi qui.
Ma non saranno strappati alle loro famiglie e non dovranno rinunciare ai loro
affetti. I genitori potranno venire a trovarli e i bambini avranno dei periodi,
diciamo, di vacanza, che trascorreranno con le loro famiglie. Ho capito, per
mia esperienza personale, che avere una famiglia solida e affettuosa alle
spalle è un valore aggiunto per un Jedi e specialmente per un bambino che deve
imparare a gestire il suo potere. E l’ho visto anche con Grogu, che temevo
potesse rifiutare l’addestramento o soffrire la mancanza di Mando e che,
invece, proprio perché sa che il suo padre adottivo potrà venire a trovarlo
tutte le volte che sarà libero dalle sue missioni, ha dimostrato molta più
serenità e sicurezza. Non sentendosi solo e abbandonato ha potuto concentrarsi
molto meglio sugli esercizi e migliora ogni giorno. So che dovrò scontrarmi
ancora con Ahsoka per questo ma non mi interessa, io voglio che i nuovi Jedi
siano sereni ed equilibrati e così anche il loro legame con la Forza ne trarrà
beneficio.”
“Bravo, Luke!”
esclamò felice Leia.
“Sì, va bene, ma
quando lo dicevo io sembrava una stupidaggine, ora invece perché lo dice Luke…”
protestò Han.
“Non è così e lo sai
benissimo, smettila di fare la vittima!” replicò la moglie.
Luke rideva nel
vederli così, abituato a questi battibecchi tra la sorella e suo marito; Din li
guardava con tenerezza, immaginando che, prima o poi, anche lui e Cassian
sarebbero stati più o meno così e Cassian… Cassian invece era felice per loro,
ma sentiva anche amarezza e una punta di invidia perché pensava che, invece,
lui non avrebbe mai avuto una simile complicità scherzosa e affettuosa con
l’uomo di cui si era innamorato, che non ne era degno. Se solo avesse saputo!
Quando fu ora per
tutti di andare a dormire, Cassian era troppo nervoso e agitato e, alla fine,
si ritrovò a bussare alla porta della stanza del Mandaloriano. Din gli aprì
solo dopo essersi assicurato che fosse lui e, quando lo vide, ad Andor per poco
non prese un colpo!
“Ah… io… ecco, scusa,
credevo che… ma pensa che scemo, credevo che tu non togliessi mai l’armatura,
neanche per andare a dormire!” farfugliò, imbarazzato e confuso. Il
Mandaloriano, infatti, si era tolto non solo il casco ma anche tutta
l’armatura, rimanendo con una tunica e dei pantaloni scuri, simili a quelli che
usava Luke.
“Dipende da dove mi
trovo” rispose tranquillamente il Mandaloriano, facendo entrare un Cassian
sconvolto. “Se sono in missione, dormo con l’armatura e anche con l’elmo, non
si sa mai chi potrebbe sorprendermi. Ma se, come in questo caso, ho la
possibilità di avere una stanza e un letto, faccio volentieri a meno
dell’armatura. Volevi dirmi qualcosa?”
“Io… sì, io volevo
chiederti se domattina, magari, preferivi andare a salutare Grogu da solo,
insomma, senza di me” disse Cassian, che non sapeva più dove guardare. “Non so,
forse hai delle cose da dirgli, vuoi stare un po’ da solo con lui, ecco, io non
me la prendo…”
“Perché dovrei escluderti?”
domandò Din, sinceramente sorpreso. “Non è che abbia chissà quali segreti con
Grogu e, comunque, tu ora fai parte della nostra famiglia, lui considera anche
te un padre e vorrà sicuramente abbracciarti. Hai ancora dei dubbi su questo?
Mi sembrava di essere stato chiaro: io ti voglio come mio compagno e come padre
di Grogu.”
“Ma io… io forse non
sono in grado, anche oggi vedevo come tu e Luke vi capivate e io invece non ci
capivo niente su tutte le vostre Regole!” esplose Cassian. “E poi io rovino tutto,
non ho fatto altro che fare del male alle persone che amavo, è colpa mia se mia
sorella è morta a Kenari, non dovevo andarmene senza di lei, è colpa mia se la
mia madre adottiva è morta da sola e… e non potrei sopportare di fare del male
a te, se succedesse qualcosa a te, Din, io andrei in pezzi, non ce la farei
mai, io non potrei mai perderti e allora…”
“E allora dici un
sacco di sciocchezze, Cassian Andor, lo sai?” replicò il Mandaloriano con un
tono tenero e affettuoso, stringendo a sé il compagno. “Tu non mi perderai mai,
io non vado da nessuna parte e ti voglio con me. Lo vuoi capire questo?”
“Non sono neanche riuscito ad aiutarti prima,
quando eri triste perché Luke non ti permetteva di vedere subito Grogu e di
dargli il tuo regalo” continuò il giovane uomo, come se non avesse sentito. “Mi
sentivo tanto male per te e non riuscivo a fare niente, ero straziato e mi
sentivo inutile e…”
“Questo dimostra che
sei una persona gentile e generosa e che non potrei trovare un compagno
migliore di te” replicò pacatamente il Mandaloriano.
Cassian era poco convinto ma poi Din lo baciò e lo
abbracciò stretto e tutto divenne ancora più caotico e qualsiasi parola, obiezione,
dubbio svanì in un pulviscolo di stelle, un’intera galassia di emozioni che
fremeva sotto la sua pelle mentre il Mandaloriano lo portava con sé a
distendersi sul letto e continuava a baciarlo, piano, lentamente e
profondamente, accarezzandolo e stringendolo. Un
vortice di emozioni lo travolse, i pensieri gli vorticavano in testa, il cuore
gli batteva all’impazzata, le ossa e il sangue gli si liquefacevano mentre
sperimentava di nuovo quel contatto così intimo e profondo e si sentiva così irresistibilmente
appagato e felice da non trovare neanche un motivo per cui non dovesse rimanere
lì, stretto a lui, nella perfezione di quell’attimo infinito. Tuttavia, quando
fu Din a concludere quel bacio e a staccarsi delicatamente da Cassian, lui
rimase a guardarlo con le guance infuocate e i capelli scarmigliati. In qualche
strano modo era come se sentisse il bisogno di qualcosa di ancora più intimo,
di restare stretto all’uomo, di diventare completamente suo… ma chiaramente Din
non aveva avuto quel desiderio e Cassian non poteva certo forzarlo, anche
perché non avrebbe saputo come spiegarsi! Il Mandaloriano sembrava
perfettamente appagato così.
“Puoi restare a dormire qui stanotte, se vuoi”
gli disse.
Cassian avvampò, quella proprio non se l’aspettava!
“Io… ma così poi tutti sapranno che…”
“Immagino che tutti già lo sappiano e
comunque non mi interessa, visto che voglio formare una famiglia con te e Grogu”
ribatté tranquillo Din. “È normale che capiscano che sei il mio compagno.”
Il cuore di Cassian batteva tanto forte che
sembrava volergli uscire dal petto.
“Allora anche a me va bene dormire con te”
mormorò appena, abbandonandosi a lui. Sì, in realtà il suo corpo avrebbe
desiderato qualcosa in più, ma se Din non era ancora pronto andava bene così,
ciò che contava era stare con lui e così si addormentò sereno, stretto al suo Mandaloriano e avvolto dal suo
abbraccio caldo e protettivo.
I'm all wired up
I'm in heaven and I
Can't say what it is
I got caught up
I'm in wave but just like a fish I'm playing
Astonished
Awakened, as if life was new to me
Like a fire relit at last on the morning after
Disarmed
While you say I'm the one
Disarming you
Vortexes
Nets and dark wells
They led me to these blue skies
These blue eyes…
(“Vortexes” – Elisa)
Il mattino seguente, come aveva promesso,
Luke accompagnò Din e Cassian nel luogo dove Grogu e Ben si addestravano. Era
un bellissimo posto che trasmetteva serenità, accanto c’era un ruscello che
scorreva e la luce del sole filtrava tra gli alberi rendendolo un ambiente
quasi incantato. Il Mandaloriano si sentì ancora più rassicurato nel vedere che
il luogo dove il piccolo si addestrava era bello e che lui sembrava divertirsi
insieme a Ben.
Luke chiamò Grogu e il piccolo parve
illuminarsi in viso, vedendo chi era andato a trovarlo e cercando di correre
meglio che poteva per raggiungere il Mandaloriano, che in due passi fu da lui e
lo prese in braccio, stringendolo a sé con tenerezza e affetto infiniti. Si
vedeva quanto i due si fossero mancati vicendevolmente e potersi riabbracciare
era una gioia immensa per entrambi. Din, ancora una volta, si tolse il casco
perché voleva che lui e Grogu potessero guardarsi negli occhi, accarezzarsi,
sentirsi vicini, in quel momento le Regole dell’Armaiola potevano anche finire
nello scarico del cesso.
“Grogu, sono davvero molto felice di
rivederti, ti avevo promesso che sarei tornato a trovarti e lo farò ancora ogni
volta che sarò libero dalle mie missioni” gli disse il Mandaloriano. “Ma sono
anche contento di vedere che stai bene, che ti trovi in un bel posto e che ti
stai legando alle persone che si occupano di te.”
Ben, nel frattempo, si era avvicinato e
guardava serio il Mandaloriano.
“Certo, noi tutti vogliamo molto bene a
Grogu, io lo considero il mio fratellino” disse. “Lo proteggo e lo aiuto quando
ha bisogno. Mi sarebbe piaciuto avere un fratellino, ma mamma e papà dicono che
sono tanto impegnati, però adesso un fratellino ce l’ho, è Grogu. E stiamo
migliorando tantissimo, diventeremo tutti e due dei Jedi potentissimi, così poi
quando saremo grandi andremo per la galassia a combattere i cattivi, proprio
come fate tu e Cassian!”
Tutti sorrisero alle parole di Ben, ma non
per prenderlo in giro, anzi erano inteneriti dal legame tra lui e Grogu e anche
dalla volontà del bambino di diventare un grande Jedi e combattere i cattivi
insieme al suo nuovo amico.
“Bravo, Ben, è proprio questo che mi aspetto
da voi” lo lodò Luke, e il bimbo sorrise tutto soddisfatto.
Intanto, Grogu era sempre abbracciato a Din,
ma ad un certo punto iniziò ad allungare un braccino verso Cassian, chiamandolo
al fianco del Mandaloriano e, quando i due furono vicini, abbracciò tutti e
due, facendo in modo che si stringessero anche tra loro. Ancora una volta era
come se Grogu, pur non potendo dirlo a parole, spiegasse a Din che non era
solo, che Cassian sarebbe stato con lui, che avrebbe riempito il vuoto del suo
cuore e che, un giorno, sarebbero stati tutti e tre assieme. Luke e Ben furono
emozionati e commossi nel vedere questa scena, questo tenerissimo abbraccio a
tre che voleva già dire famiglia… Però anche questa volta venne l’ora del
commiato. Grogu ritornò verso Luke e Ben, che lo prese affettuosamente per la
manina, mentre Din e Cassian si avviarono verso lo Starfighter. Prima di
partire, il Mandaloriano si voltò un’ultima volta verso il suo piccolo e provò
emozioni strane e contrastanti tra loro: gli mancava già, era vero, sentiva un
senso di vuoto e tristezza dovendosi separare ancora una volta da lui eppure,
allo stesso tempo, era anche rassicurato dal fatto che Grogu stesse bene e
fosse accudito con affetto, che lui potesse tornare a trovarlo ogni volta che
voleva e, soprattutto, che il piccolo facesse esperienza di una vita diversa,
con altri bambini come lui. Si rendeva conto che, a parte quegli episodi del
suo passato all’Accademia Jedi di cui lui non sapeva nulla, Grogu aveva sempre
vissuto sballottato qua e là, senza delle sicurezze e, anche se ad un certo
momento era diventato lui il suo punto di riferimento, era comunque un adulto,
una figura paterna. Grogu era un bambino e aveva il diritto di crescere,
giocare e confrontarsi con i suoi coetanei (coetanei
per modo di dire, visto che Grogu doveva avere circa cinquanta o sessant’anni…
ma ci siamo capiti, no?) e lui questo non avrebbe potuto offrirglielo, sempre
in viaggio, sempre in missione. Quella non era la vita giusta per un bambino e,
seppur controvoglia, il Mandaloriano dovette ammettere con se stesso che avere
una base sicura a casa di Leia e Han e avere amici come Ben, anche a
prescindere dall’addestramento Jedi, era qualcosa di molto più adatto per
Grogu.
Certo, però era difficile accettarlo!
Poche ore più tardi, Din e Cassian erano in
volo verso Tatooine e, ad un certo punto, così, dal nulla, il Mandaloriano
emerse dalla sua profonda riflessione e buttò là una frase.
“Cassian, stavo pensando che noi due dovremmo
sposarci” disse, come se stesse parlando del tempo. “Mi riferisco a un vero
matrimonio Mandaloriano, qualcosa che noi prendiamo molto sul serio e che
implica un impegno fedele per sempre. Così, quando Grogu potrà tornare da noi,
avremo già una famiglia vera e solida da offrirgli.”
Din aveva la capacità di scegliere sempre i
momenti meno adatti per fare le sue esternazioni
e la cosa peggiore era che non si rendeva neanche conto dell’effetto che poteva
avere sugli altri! Cassian perse per un attimo il controllo del cuore, del
cervello, del respiro e pure, ovviamente dello Starfighter che andò in stallo e
iniziò a precipitare… Il giovane, tuttavia, era abbastanza abile da riuscire a
riprendere almeno il controllo sul velivolo, sebbene si sentisse prossimo a un
ictus. Lo Starfighter riprese quota, tornò in assetto e Cassian riaggiustò la
rotta, fingendo che non fosse successo niente.
“Ehm… ci dev’essere stata una turbolenza, un
vuoto d’aria, chissà? Magari un asteroide ci ha sfiorato” mormorò, ostentando
un perfetto dominio della situazione che era lontano anni luce dall’avere.
“Sì, capisco” replicò il Mandaloriano in tono
divertito, nascondendo un sorrisetto dietro il casco. “Magari parleremo in modo
più approfondito di questo argomento quando non dovrai concentrarti sulla guida
del velivolo e su eventuali turbolenze e
vuoti d’aria. Ne vorrei parlare, comunque, perché dopo ciò che è successo
con l’Armaiola ho iniziato a pensare che, per dare una famiglia a Grogu,
probabilmente dovremmo essere sposati secondo il Credo Mandaloriano ma, per
fare questo, ritengo che tu dovresti diventare un Mandaloriano, altrimenti il
matrimonio sarebbe escluso. Perciò volevo parlarne con te. Tu saresti disposto
a diventare un Mandaloriano?”
Cassian era riuscito in qualche modo a
rimettere in rotta lo Starfighter, ma adesso non vedeva l’ora di giungere a
Tatooine, qualsiasi pericolo si fossero trovati ad affrontare… perché niente
poteva essere più rischioso di continuare a viaggiare nella galassia con Din
che diceva cose del genere senza neanche avvertire prima e lui, di conseguenza,
si sentiva del tutto dissociato da qualsiasi forma di pensiero razionale e
riusciva a malapena a concentrarsi sul velivolo per non schiantarsi da qualche
parte!
Ma si ascolta mai quando parla? Cosa dovrei rispondergli?
Diventare un Mandaloriano, sposarmi con lui… così, come se si fosse alzato
stamattina e gli fosse venuto in mente senza soluzione di continuità!
Il fatto era che, con ogni probabilità, era
proprio andata così. Din era concentrato sull’idea di dare una famiglia a Grogu
e aveva scelto Cassian per questo, però ora si era posto un problema perché
Cassian non era un Mandaloriano e allora come potevano sposarsi e fare una
famiglia Mandaloriana?
Per Din la faccenda era chiara e non poneva
problemi, ma Cassian i problemi se li poneva eccome!
Quello che veramente gli faceva male era che
Din non gli aveva chiesto se volesse sposarlo, se provasse qualcosa per lui, ma
semplicemente aveva dato la cosa per scontata perché entrambi volevano il bene
di Grogu, l’unico ostacolo da superare era il fatto che Cassian non fosse un
Mandaloriano…
“Questa domanda è parecchio strana e
sinceramente non so neanche bene come risponderti” ribatté dunque Andor,
cercando di tacitare i sentimenti che lo volevano soffocare e lacerare. “Finché
non ho conosciuto te non sapevo neanche che esistessero i Mandaloriani, come
faccio a capire se mi piacerebbe esserlo oppure no?”
La risposta di Cassian fu molto più brusca di
quanto Din si sarebbe aspettato, anche perché ovviamente Din non poteva sapere
quanto i suoi progetti pragmatici e poco emozionali lo avessero deluso e
ferito.
“Sì, hai ragione, è stata una domanda poco
appropriata” ammise il Mandaloriano.
“E poi, scusa, ma non mi è proprio sembrato
di essere il benvenuto quando siamo andati dall’Armaiola e da quell’altro tuo
compagno, sono stati ostili anche con te per quella faccenda assurda del casco
e non parliamo di quanto si siano mostrati gelidi con me. Sentivo i loro
sguardi di ghiaccio anche attraverso gli elmi!” riprese Cassian, che si stava
scaldando non poco, era così che reagiva al dolore e alla delusione. “Quindi
non credo che dipenda da me diventare un Mandaloriano o meno, sono loro che non
mi accetteranno mai. Insomma, hanno bandito anche te, no?”
“In realtà l’Armaiola mi ha dato la
possibilità di purificarmi e poi tornare da loro” spiegò Din, sorpreso dal tono
polemico del compagno. Fino a quel momento non aveva mai visto il lato più
impulsivo e appassionato di Cassian e non sapeva che attaccare era il suo modo
di reagire quando si sentiva inadeguato. “Comunque adesso so che non ci sono
solo i Figli della Ronda, esistono altri clan di Mandaloriani che seguono il
Credo e sono meno rigidi e severi. Anche Boba Fett è un Mandaloriano perché lo
era suo padre, anche se, tecnicamente, non dovrebbe esserlo perché è un clone,
non un vero essere umano, e poi non è legato ad alcun clan. Ma ho scoperto che
ci sono molte Vie per seguire il Credo.”
Cassian ne aveva davvero abbastanza di quei
discorsi che non volevano dire niente e che evitavano il vero problema. Ora
anche Din si metteva a parlare di Via e di Credo perché non sapeva cos’altro
dire, come faceva l’Armaiola?
“Ecco, appunto, Boba Fett è un Mandaloriano
perché lo era suo padre” replicò, caustico. “Però io non faccio parte di
nessuna famiglia Mandaloriana, sono un selvaggio di Kenari e nemmeno gli Andor,
la famiglia che mi ha adottato, erano Mandaloriani. Quindi come potrei
diventarlo io? Ormai sono un po’ troppo grande, a trentasette anni, per essere adottato, non ti pare?”
“Questo non significa niente” disse Din,
senza dar segno di cogliere il sarcasmo di Cassian. “È vero che, di solito,
sono i piccoli trovatelli ad essere adottati e cresciuti da famiglie
Mandaloriane secondo il Credo, ma ci sono anche degli adulti che scelgono di diventarlo
e non è una cosa così complicata.”
Meno male che non è complicata, perché io penso proprio
che non passerei alcun esame!
“E allora cosa dovrei fare, nel caso volessi
diventare un Mandaloriano?”
“Non c’è bisogno di dirlo con quel tono,
Cassian” lo riprese Din, che a quel punto non aveva potuto fare a meno di
accorgersi che il giovane cercava lo scontro a tutti i costi, anche se non
aveva ancora capito il perché. “Sembri
quasi offeso dalla mia proposta, ma ti assicuro che non era quella la mia
intenzione e non voglio neanche costringerti
a diventare un Mandaloriano, se la cosa ti sembra tanto sconvolgente. Mi
sembrava solo la soluzione più semplice per dare una famiglia a Grogu e,
comunque, mi sono limitato a domandarti se
saresti stato disposto a diventare un Mandaloriano, non c’è niente di obbligatorio
e tu stai reagendo in modo sgarbato e indisponente.”
“Che ci vuoi fare, io sono sgarbato, maleducato e indisponente, avevo cercato di dirti
che sono una brutta persona ma tu non mi hai creduto, ora però te ne sei
accorto, no?” ribatté Andor.
“Non ci posso credere… stiamo davvero
litigando per una sciocchezza simile?” commentò Din, allibito. “Ti ho solo
chiesto se saresti disposto a diventare un Mandaloriano e sarebbe bastato un sì
o un no come risposta.”
“Ma non
è una sciocchezza, e non è solo per il diventare Mandaloriano, non è quello
il problema, possibile che tu non lo capisca proprio?” esplose Cassian.
Era come prendere a pugni un cuscino, il
Mandaloriano non raccoglieva le provocazioni e non aveva davvero compreso
quanto Cassian si fosse sentito deluso!
“No, non l’ho capito, forse sarebbe meglio se
tu me lo spiegassi invece di arrabbiarti” disse, in tono pacato e del tutto
disarmante.
Cassian ebbe la tentazione di aprire la
cabina di pilotaggio e gettarsi nel vuoto siderale…
“Insomma, tu continui a parlare di formare
una famiglia con me e Grogu, ma alla fine non ti importa niente di quello che
provo io, parli addirittura di sposarmi come se fosse una specie di accordo
commerciale, mi hai chiesto se voglio diventare un Mandaloriano ma non se
voglio sposarti! Non ho mai sentito una proposta di matrimonio più triste e
squallida della tua, te ne rendi conto almeno?” si sfogò, questa volta con una
nota di disperazione nella voce che non sfuggì al Mandaloriano.
“Cassian, mi dispiace, non volevo che la
prendessi così” cercò di rimediare. “Hai ragione, mi sono concentrato sui
possibili ostacoli concreti senza pensare al fatto che una famiglia si deve
basare sull’affetto e sull’amore, ma, vedi, non è facile per me parlare di
queste cose, non sono abituato.”
“Nemmeno io lo sono” ammise Cassian, “e mi
dispiace se ho perso la pazienza… Beh, almeno ora hai visto anche il mio lato
peggiore e puoi dire di aver fatto un cattivo affare. Sei sempre in tempo a
cambiare idea, sai?”
Il primo litigio dei due si stava pian piano
trasformando in un’occasione per parlarsi apertamente, confrontarsi e aprirsi
davvero l’uno con l’altro.
“Non voglio cambiare idea, Cassian” disse
semplicemente il Mandaloriano.
“Oh, guarda, siamo quasi a Tatooine!” cambiò
discorso Cassian, improvvisamente imbarazzato e smarrito. “Dov’è che dobbiamo
andare? Dove abita Boba Fett?”
“Adesso è il Daimyo di Mos Espa, quindi vive nel palazzo dove stava Jabba the
Hutt” rispose Din, comprendendo finalmente di aver in qualche modo ferito
Cassian e decidendo quindi di riprendere l’argomento con maggior delicatezza e
gentilezza in un secondo momento. Si stava rendendo conto di quanto quel
giovane gli si fosse legato e di quanto anche lui provasse qualcosa di diverso
e mai provato prima. Sorrise intenerito dietro il casco e pensò che,
probabilmente, avrebbero avuto modo di chiarirsi meglio al palazzo di Boba
Fett, prima di iniziare la missione contro il Sindacato Pyke.
Far away in a distant memory
There is lush there is green and you and me
All blood in our hollow hearts is stardust, stardust
Washed away like your face drawn in the sand
At the edge of the sea is how we end
Painful is the memory we did it to ourselves!
Awaken me bring back my heartbeat
Bring back the warmth of skin the world we're living in
Bring me to life bring me the starlight
Bring me the sun and moon
Release the stars tonight
Bring me to life (dreamscape into grey)
Bring me the starlight (homesick, all washed away)
Bring me the sun and moon
Release the stars tonight!
(“Stardust” – Delain)
In qualche modo, alla
fine Cassian riuscì a pilotare lo Starfighter fino a Mos Espa e al palazzo di
Boba Fett, dove atterrò con il velivolo nell’hangar in cui uno degli sgherri
patibolari di Fett stava di guardia. Din e Cassian scesero dallo Starfighter e
il Mandaloriano si rivolse subito alla guardia.
“Siamo qui su
convocazione di Fennec Shand” disse. “Boba Fett ha richiesto il nostro aiuto.”
La guardia grugnì
qualcosa e fece strada ai due nel palazzo fino a condurli in presenza di Fennec
Shand in persona, poi ritornò ai suoi doveri.
Fennec Shand sembrava
tesa e preoccupata rispetto a qualche giorno prima, tuttavia quando vide Din e
Cassian abbozzò un sorriso.
“Bene, mi fa piacere
che abbiate mantenuto la parola e che siate tornati presto, c’è veramente un
gran bisogno di voi” disse loro.
“Dov’è Boba Fett? Non
dobbiamo parlare con lui?” domandò il Mandaloriano.
“Gli parlerete, ma
non ora” rispose la donna. “Venite con me, vi è stata fatta preparare una
stanza al piano di sopra dove potrete rinfrescarvi e riposarvi dopo il viaggio
fin qui. Questa sera ci sarà una cena con coloro che hanno deciso di allearsi
con Boba Fett, ma sappiamo che tu, Mando, non puoi toglierti l’elmo per mangiare
davanti ad altre persone. Perciò, fintanto che alloggerete da noi, i pasti vi
saranno serviti nella vostra stanza. Immagino che tu non abbia problemi a
mostrare il tuo viso al tuo… beh, al tuo compagno.”
Fennec Shand si era
rivolta verso Cassian con uno sguardo malizioso e allusivo che lo aveva fatto
trasalire e arrossire, invece Din non si turbò affatto.
“No, non ci sono
problemi, Cassian può vedermi in faccia, sono le persone al di fuori della
famiglia che non possono” spiegò con tranquillità, mentre Andor per poco non
cadeva preda di un attacco di convulsioni. “Ti ringrazio per avermi usato
questa cortesia.”
“Oh, non c’è problema,
Boba Fett mi ha spiegato come funzionano le cose per voi Mandaloriani più
integralisti” replicò la donna con disinvoltura. “Ecco, questa è la vostra
stanza. Come vedete il palazzo che era di Jabba the Hutt ha molte camere e
tutte comode e eleganti, spero vi troverete bene anche se questa non sarà certo
una gita di piacere. Domattina ci sarà una riunione con tutti i nostri alleati
e decideremo un piano di attacco vero e proprio, contando anche le forze di cui
potremo disporre, e ci sarà davvero di grande aiuto averti al nostro fianco,
Mando, e anche il tuo compagno, l’eroe di Rogue One. Forse tutti insieme
potremo avere la meglio sul Sindacato dei Pyke. Stanotte, quindi, pensate a
riposarvi e a riprendere le forze, perché i prossimi giorni saranno davvero cruciali.”
Detto questo, Fennec
Shand se ne andò e Din e Cassian rimasero da soli nella grande stanza. Il
giovane pilota si guardò intorno, ammirato, anche se dentro di sé era piuttosto
imbarazzato e si chiedeva come accidenti facessero tutti quanti a dare per
scontato che lui e Din fossero legati da un rapporto speciale, quando ancora
neanche lui era riuscito a capire cosa davvero voleva il Mandaloriano da lui!
“Beh, devo dire che
Boba Fett si tratta bene” disse, mentre passava dal bagno a darsi una
rinfrescata. Din, invece, si era seduto sul letto. Aspettava che gli portassero
la cena prima di mettersi comodo, perché non si sarebbe mostrato a una guardia
di Boba Fett senza la sua armatura. Poco dopo, comunque, arrivò la cena e i due
poterono sedersi al tavolo disposto sotto la finestra e mangiare.
Per il Mandaloriano
parve proprio il momento giusto per riprendere e approfondire il discorso
iniziato sullo Starfighter.
“Cassian, mi dispiace
se prima ti ho dato l’idea di volerti forzare in qualche modo a diventare un Mandaloriano,
non era questa la mia intenzione e spero che adesso riuscirò a spiegarmi meglio”
disse l’uomo, che ora poteva guardare il suo compagno negli occhi perché si era
finalmente potuto togliere il casco.
Solo che… per Cassian
guardare in faccia Din era fonte di grande emozione, gli tremavano le gambe e
di certo non sarebbe riuscito a rispondergli sgarbatamente come aveva fatto
prima! Anzi, in quel momento voleva solo riconciliarsi con lui e mostrarsi
docile e affettuoso…
“No, no ti devi
preoccupare per quello, non mi sono arrabbiato perché non voglio diventare un
Mandaloriano, era un’altra la questione, ma ne parliamo dopo, vuoi? Io… ecco,
magari puoi farmi capire cosa dovrei fare se volessi diventare un Mandaloriano,
perché per me non è tanto chiaro. Hai detto che Boba Fett lo è perché lo era
suo padre, ma io non vengo da una famiglia Mandaloriana e non sono stato
adottato dai Mandaloriani” replicò in fretta Cassian, mangiandosi metà del
discorso e sentendosi molto a disagio sotto lo sguardo affettuoso di Din.
“È vero, il padre di
Boba Fett è stato adottato e cresciuto da una famiglia Mandaloriana e per
questo ha potuto lasciare la sua armatura in eredità al figlio, sebbene il
figlio sia un clone e non un vero essere umano” spiegò Din, “tuttavia un adulto
può diventare comunque un Mandaloriano senza incontrare ostacoli, anzi. Tutto
quello che si deve fare è giurare fedeltà al Credo davanti al capo di un clan,
vivere da Mandaloriano seguendo le Regole del Credo e farsi adottare da un
clan. Sì, quello possono farlo anche gli adulti.”
Cassian era rimasto
sbigottito.
“Farmi adottare da un
clan? Ah… non credo proprio che la tua amica Armaiola mi adotterebbe, penso che
piuttosto mi caverebbe gli occhi!” commentò. “E poi, boh, non mi ci vedo mica
tanto a vivere soffocato dentro un’armatura e un casco come fai tu!”
Quella reazione
spontanea strappò una mezza risata a Din (e di conseguenza un mezzo infarto a
Cassian…).
“Sinceramente non
pensavo proprio al clan dei Figli della Ronda, per te” rispose, divertito. “Non
so neanche se sarà ancora il mio clan… Ma ce ne sono altri molto meno rigidi,
ad esempio credo che Bo-Katan Kryze e i suoi compagni ti accetterebbero senza
problemi, e loro indossano il casco solo durante i combattimenti.”
“Andrebbe già meglio”
ammise Cassian, riuscendo anche a mangiare qualcosa senza strozzarsi. “Voglio
dire, ma non è assurda questa tirannia
dell’elmo? Non puoi neanche mangiare come una persona normale, ti devi
chiudere da qualche parte dove nessuno ti vede, ma che tristezza!”
“Posso mangiare con
te e Grogu, comunque, voi siete la mia famiglia*” chiarì Din, “e in realtà quella che tu chiami tirannia dell’elmo è nata molto tempo fa
come misura di protezione, quando i Mandaloriani erano perseguitati e quindi
dovevano celare la propria identità. I clan più rigidi, come appunto i Figli
della Ronda, mantengono tuttora questa regola, ma molti altri clan no.”
“Va bene, allora
quali sarebbero le Regole che dovrei seguire, in caso decidessi di diventare
Mandaloriano?” Cassian voleva affrontare l’argomento in modo diverso, mostrarsi
disponibile e poi, caso mai, dire la sua in seguito. Quello era un momento
troppo sereno e bello per rovinarlo e… e poi lui non ce la faceva ad
arrabbiarsi guardando in faccia Din, quando lo guardava si incantava e pensava
che, pur di stare con lui, sarebbe diventato anche un Tusken del deserto!
“Ti posso elencare
quelle più importanti e basilari, che comunque anche i Mandaloriani che non
seguono l’Antica Via rispettano e onorano: indossa la tua armatura, servi il
tuo clan, combatti quando ti chiamano in aiuto, proteggi i fratelli e le
sorelle Mandaloriani, rispetta la famiglia, difendi i bambini, prenditi cura
dei trovatelli e educali come dei Mandaloriani” disse Din. “Diciamo che, alla
base di tutto il Credo, anche a prescindere da regole più estreme come quella
dell’elmo, il Credo Mandaloriano si basa sulla lealtà, la solidarietà e il
rispetto per la famiglia e il clan. Per questo mi è sembrata tanto assurda la
regola dei Jedi che proibisce ogni tipo di attaccamento.”
Cassian era
incantato: vedere Din che spiegava con tanta passione e determinazione tutto
ciò in cui credeva lo faceva fremere dentro, il sangue gli si incendiava e ogni
fibra del suo corpo desiderava disperatamente gettarsi tra le sue braccia e
perdersi in lui. E, messa così, la possibilità di diventare un Mandaloriano non
sembrava più tanto remota, però… c’era ancora qualcosa che non tornava.
“Quindi, ora che sai
tutto quello che c’è da sapere, qual è la tua risposta? Pensi di poter
diventare un Mandaloriano?” domandò alla fine Din.
Cassian rifletté.
Ancora una volta, a quanto pareva, la questione non era se loro due potessero
stare insieme come compagni e amarsi come una vera famiglia, ma solo l’appartenenza
a un clan di Mandaloriani, perché ciò avrebbe consentito di formare una
famiglia per Grogu. Din non aveva parlato di affetto né, tanto meno, di amore…
Questo gli faceva ancora più male, erano schegge di vetro impazzite nel suo
cuore, ma questa volta non voleva arrabbiarsi con lui, solo farsi capire.
“Ti posso dire che ci
penserò, sul serio, e potrei anche accettare” disse, “però il mio problema non
è questo.”
“E allora qual è?”
domandò il Mandaloriano, sinceramente stupito.
Cassian sospirò. Se
non lo capiva da sé era già quello il problema…
“Din, io penso che
una famiglia non possa nascere così, non funziona in questo modo. Io non sono
certo un esperto, ma credo che in tutta la galassia le famiglie si formino per
amore, anche tra i Mandaloriani: due persone si innamorano, vogliono vivere
insieme e così si sposano e poi hanno dei figli, naturali o adottati che siano,
e diventano una famiglia” spiegò, sentendosi assurdo nel dire cose che dovevano
sapere anche i piccolini come Grogu! “Ora, capisco che nel tuo caso le cose
sono andate diversamente perché tu hai incontrato prima Grogu e quindi hai
voluto essere suo padre, ma questo non cambia il concetto generale: non puoi
fare una famiglia per Grogu, una famiglia si fa per amore. Io sono
disponibilissimo a starti accanto e a occuparmi di Grogu con te, ma non ha
senso pensare a sposarci o a farmi diventare Mandaloriano se tanto… beh…
Insomma, possiamo essere due amici che si occupano del piccolo secondo il Credo
Mandaloriano fino a che tu non troverai una persona di cui ti innamorerai
davvero, e allora sarà con quella persona che farai una famiglia per Grogu, e
io resterò, diciamo, come zio o
qualcosa del genere. Non ha senso porsi tante difficoltà adesso, farmi
diventare Mandaloriano e tutto il resto se poi… se poi tu comunque troverai
qualcun altro o altra con cui vorrai davvero una famiglia…”
Din aveva ascoltato
in silenzio tutto quello che Cassian aveva detto e, oltre ad ascoltare, aveva
anche osservato bene il linguaggio del corpo, la delusione e la tristezza sul
volto del giovane, il velo di dolore davanti ai suoi occhi. E così, finalmente,
aveva compreso tutto.
Aveva iniziato a
comprendere anche che quello che provava lui,
quel bisogno di avere Cassian accanto, di legarlo a sé per sempre, di sentirlo totalmente suo, aveva trovato
la sua risposta nel discorso sulla famiglia che Andor aveva appena fatto: era l’amore,
l’ingrediente base di una famiglia.
I due avevano ormai
finito di mangiare. Din si alzò dal tavolo sul quale avevano consumato la cena,
prese affettuosamente Cassian per un braccio e lo condusse a sedere sul letto,
accanto a sé.
“Ti avevo già detto
che non ho intenzione di cambiare idea né ora né mai, ma forse non sono stato
molto chiaro, so di non essere bravo con la gestone dei sentimenti e tanto meno
con le parole per esprimerli” gli disse, “ma io ho già trovato la persona che
voglio per sempre accanto a me e non soltanto per dare una famiglia a Grogu.
Potrei occuparmi del piccolo anche da solo oppure con qualsiasi altra persona
che già conosco, ma non ho mai sentito prima il bisogno di una famiglia e di un compagno. Ho iniziato a sentire simili bisogni solo da quando ho
conosciuto te e immagino che questo significhi qualcosa. E poi sento anche
altri bisogni e desideri, cose strane che non avevo mai provato prima e che non
so come soddisfare… ma credo di poterci provare se tu sei d’accordo.”
Se era d’accordo???
Cassian non riusciva neanche a respirare per la gioia, l’incredulità e l’emozione,
gli pareva che i polmoni fossero collassati e il cuore scoppiato e dissolto in
polvere di stelle, perciò non poté rispondere, ma il suo corpo rispose per lui.
Quando Din lo strinse a sé, Cassian gli si aggrappò convulsamente quasi temesse
che fosse solo un sogno e potesse svanire in una nube stellare. Il Mandaloriano
lo baciò dapprima quasi timidamente, poi
sempre più profondamente, cingendolo con un braccio e affondando l’altra mano
tra i suoi capelli. Stringendolo forte a sé continuò a baciarlo con passione e
intensità, esplorandolo e godendosi per la prima volta veramente e senza remore
la sua bocca morbida e il suo sapore. Una mano era premuta sulla sua nuca per
spingerlo sempre più contro di lui, respirando il suo respiro, mentre con
l’altra mano accarezzava il suo corpo liscio e morbido e lo sfiorava
dappertutto, per non perdersi nemmeno un centimetro della sua pelle, nemmeno un
attimo di quella notte che aveva deciso di concedersi. E mentre lo baciava e lo
accarezzava sentiva la brama sconosciuta dentro di sé farsi più audace e
intensa, spingerlo a cercare di più, a fare di più, perché quello non bastava,
non ancora, i baci e le effusioni non lo appagavano completamente. Così
continuò a esplorare in ogni modo Cassian, cercando di capire cosa potesse
soddisfare del tutto il suo bisogno, strofinandosi contro di lui e provando
solo un momentaneo sollievo. Tuttavia, vista la reazione del suo corpo e gli
ansiti spezzati di Cassian, quella doveva
essere la via, per dirla alla Mandaloriana! Sfiorando i punti più intimi e
segreti di Cassian sentì l’onda del calore e del desiderio invaderlo e comprese
che era così che funzionava, si incollò a lui e sentì che tutto andava al
proprio posto, che loro due insieme erano perfetti come ingranaggi di uno
Starfighter, che i loro corpi erano nati e si erano incontrati dopo tante
esperienze proprio per quello, che le loro carni si incastravano in un miracolo
di muscoli, cuori e anime. Si mosse dentro di lui dapprima con cautela e
dolcezza, lentamente, poi con maggiore intensità quando si accorse che Cassian
lo accoglieva e assecondava sempre di più i suoi movimenti, con gemiti e
sospiri soffocati per un vago senso di pudore, ma che esprimevano chiaramente
piacere e non dolore. Il mondo esterno si ridusse a null’altro che a loro,
all’unione dei loro corpi, anime, bocche e respiri che si cercavano e si
prendevano come se non avessero mai fatto altro per tutta la vita, e attorno
c’era solo calore, luce, bellezza come in una meravigliosa volta celeste piena
di costellazioni sconosciute, una melodia perfetta, un capolavoro spettacolare
di amore vero e intenso, fino all’onda calda che li fece esplodere insieme come
se fossero polvere di stelle sperduta nella galassia. E, se Din aveva trovato l’illuminazione
e l’estasi che finalmente lo avevano riempito e appagato totalmente, Cassian
era così incredulo, felice e perso nel Mandaloriano da essersi dissociato del
tutto dall’umanità e disconnesso da qualsiasi struttura di pensiero razionale. Per
lui non era la prima volta che faceva sesso, ma le avventure che aveva avuto
anni prima con ragazze qualsiasi erano state solo un appagamento fisico, senza
il minimo coinvolgimento emotivo, adesso invece era stato totalmente travolto
dalla luce, dal calore, dall’intensa e appassionata bufera di emozioni
meravigliose che era stato Din per lui, il sole, la luna, le stelle e le
galassie intere. Voleva restare così per l’eternità, perduto tra le stelle
della galassia e stella lui stesso, una nebulosa di polvere di stelle insieme a
Din. Ma fu proprio il Mandaloriano a distoglierlo da quell’incanto,
accarezzandogli i capelli e parlandogli con tenerezza.
“Era
questo, dunque” mormorò, anche lui piacevolmente sorpreso. “Non lo sapevo, ma
ora capisco cosa volevi dire quando parlavi di famiglia basata sull’amore. E la
nostra sarà così, perché io ho bisogno di te, voglio te e te solo, Cass.”
Gli occhi
del giovane si riempirono di lacrime sia per la gioia di sentire finalmente
quelle parole d’amore sia perché… perché erano tanti anni che nessuno lo
chiamava più così. Un diminutivo affettuoso e dolce che voleva dire amore,
affetto, famiglia e intimità.
“Era mia
madre che mi chiamava Cass” riuscì a esalare.
“E sei d’accordo
se d’ora in poi ti chiamerò io così?”
“Sì,
certo, è… è perfetto, ora sei tu la mia famiglia” sussurrò appena.
Din non
disse altro, lo baciò ancora lievemente e poi lo avvolse in un abbraccio
protettivo e dolcissimo, per tenerlo ancora e sempre con sé, per proteggerlo e
sentirsi amato e accolto, per chiudere fuori tutto ciò che avrebbe potuto
distruggere quei momenti perfetti. Fennec Shand aveva detto bene, dovevano
dormire e riposare perché i giorni che li attendevano sarebbero stati pieni di
difficoltà, minacce, ostacoli e combattimenti, ma adesso loro due erano insieme
e sarebbero rimasti insieme ovunque, sui campi di battaglia, nei cieli e su
ogni pianeta. Avrebbero compiuto ogni missione insieme per poi tornare da
Grogu: erano già una famiglia e lo sarebbero stati ancora di più con il
piccolo.
Adesso
entrambi avevano più di una ragione per sopravvivere alle battaglie e tornare a
casa, ora sapevano quanto la vita possa essere bella e la felicità a portata di
mano, e questo avrebbe dato loro ancora più forza per superare i pericoli e le
minacce che li aspettavano dietro l’angolo. L’amore sarebbe stato più forte di
tutto, la famiglia sarebbe stata la loro base sicura.
Fine capitolo nono
* In realtà ignoro se i Mandaloriani più integralisti
possano togliersi il casco almeno davanti a moglie/marito e figli, ma nella mia
versione faccio in modo che sia così, sennò poveretti davvero!
Capitolo 10 *** Cap. 10: I could never give you up ***
Cap. 10: I could never give you
up
I believe you when you say you don't want to be lonely
I'll carry your heart like a bridge
When you need all the time you can find
To get the hurt out of your mind
I'll watch the rain go by and give you all I've got (got)
Cause I could never give you up
(I could never give you up)
The way you make my love shine
(The way you make my true love shine)
I could never give you up
(I could never give you up)
I watch a rainbow rise
I give you all I've got
I could never give you up, the way you make my true love shine!
(“I could never give you up” – Roxette)
La prima notte
d’amore di Din e Cassian era stato qualcosa di magico, dolcissimo e incantato e
i due non potevano sapere che proprio di quello avrebbero avuto bisogno per superare
i giorni che li attendevano. L’impegno preso dal Mandaloriano di aiutare Boba
Fett a eliminare il Sindacato dei Pyke, infatti, non era affatto un’avventura
di pochi giorni, anzi non sarebbe stata impresa da poco e ci sarebbero stati
dei momenti in cui Cassian avrebbe davvero temuto per la vita dell’uomo che
aveva appena iniziato a conoscere e amare veramente con ogni fibra del suo
essere.
La mattina successiva
a quella notte di tenerezza e amore, così, quando i due scesero nel salone del
palazzo di Boba Fett per la riunione con gli alleati, sentirono che Fennec
Shand stava spiegando la situazione e le cose stavano andando molto peggio di
quanto chiunque di loro avesse previsto.
“Il Sindacato dei
Pyke si è già mosso e ha colpito le città nei punti più sensibili per
spaventare gli abitanti e indurli a non appoggiarci” disse la donna. “Ho
sentito che lo sceriffo Cobb Vanth della città di Mos Pelgo, che ora si fa
chiamare Freetown, e il suo vicesceriffo sono stati uccisi, inoltre c’è stato
un attacco terroristico, la cantina di Mos Espa è esplosa e temo che nessuno
sia sopravvissuto. Non abbiamo abbastanza soldati per sconfiggere l’esercito
dei Pyke!”
“Dobbiamo comunque
andare in città e vedere con i nostri occhi” replicò Boba Fett. “Ho promesso di
proteggere quella gente e di certo non posso farlo restando chiuso nel mio
palazzo.”
Cassian era oltremodo
perplesso dalle scelte di Fett, tuttavia non poteva certo restare lì da solo,
soprattutto mentre Din si schierava senza mezzi termini dalla sua parte! Così,
poco tempo dopo, arrivati alla cantina di Mos Espa, Boba Fett e i suoi nuovi
alleati si trovarono davanti solo macerie e rovine bruciacchiate. Era andato
tutto distrutto.
Ma c’era di peggio, e
il peggio stava per arrivare. Dalle comunicazioni dei loro soldati mandati per
le strade di Mos Espa a sorvegliare la situazione arrivarono notizie ancora più
allarmanti: i ragazzi cyborg in speeder, chiamati i Mod, il Wookie Krssantan e
le altre guardie di Boba Fett erano state improvvisamente attaccate dagli
abitanti della città e delle periferie e alcuni di loro erano stati uccisi!
“Non avevi detto che
avevi un accordo di neutralità con le famiglie di Mos Espa?” domandò il
Mandaloriano.
“Credevo di averlo”
ribatté Boba Fett, evidentemente preoccupato non solo per la situazione, ma
anche per i suoi uomini.
“Vado io a dare man
forte ai ragazzi” si offrì Fennec Shand. “Ce la faccio, arriverò in tempo.”
E, salita anche lei
su uno speeder, partì verso l’ignoto, o almeno così pensò Cassian, che vedeva
le cose diventare più negative ad ogni secondo che passava, anche perché i
soldati del Sindacato dei Pyke erano sempre più numerosi e loro erano solo in
tre.
“Immagino che adesso
tu e Cassian ve ne andrete” disse Boba Fett, vedendo quanto si erano messe male
le cose. “Dovreste farlo.”
A dirla tutta, era
proprio quello che pensava anche lo stesso Cassian, anche se poi non lo avrebbe
fatto davvero… tuttavia ci pensò Din a togliere ogni dubbio.
“No, non ce ne
andremo. Io non potrei mai andarmene, sarebbe contro il Credo” disse come se
fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ti ho dato la mia parola e sarò con te
finché non cadremo entrambi. Altrimenti avremmo anche un’altra scelta: potremmo
scappare là fuori, prenderli alla sprovvista e fuggire verso la tua nave, al
tuo palazzo.”
“Non posso
abbandonare Mos Espa, queste persone contano su di me” replicò Boba Fett.
“D’accordo” fu il
commento di Din, che chiaramente se lo era aspettato. “Allora moriremo entrambi
in nome dell’onore.”
“Sicuro di voler
restare?” domandò un’ultima volta Fett.
“Questa è la Via”
rispose il Mandaloriano.
Ma
che accidenti dice? Morire in nome dell’onore? Va bene aiutare la gente di Mos
Espa, ma se moriamo tutti non aiuteremo proprio nessuno… e poi basta con questa
storia della Via! Quando non sanno come giustificare una stronzata dicono
questa è la Via e tanti saluti, ma io non permetterò che Din si faccia
ammazzare in una missione suicida!
“Ragazzi, ma siete
sicuri che sia una buona idea?” intervenne Cassian. “Anch’io penso che la gente
di Mos Espa meriti protezione, ma se ci facciamo ammazzare tutti non
proteggeremo nessuno e il Sindacato dei Pyke avrà vinto. Magari dovremmo
aspettare che tornino Fennec Shand e i ragazzini con gli speeder…”
“Non abbiamo tempo di
aspettarli. Tu, comunque, non puoi venire a combattere con noi, non hai
l’armatura da Mandaloriano e il primo colpo ti ucciderebbe. Devi restare qui e
sparare senza farti vedere” disse Din a uno sbalordito Cassian.
“Cosa? No, no, non se
ne parla neanche, io devo combattere al tuo fianco, non ci resto qua dentro
mentre tu rischi la vita!” protestò Andor in un tono così veemente che anche
Boba Fett capì che il giovane pilota e il suo amico Mandaloriano erano legati
da qualcosa di molto più forte dell’amicizia.
“Io e Fett non
rischieremo la vita proprio perché siamo protetti dalle armature in beskar” replicò Din. “Sei tu che
finiresti ucciso e io non posso permetterlo. Potrai colpire i soldati dei Pyke
anche da qui, so che hai una buona mira, ma devi restare al sicuro. Mi sarai
molto più di aiuto colpendo i soldati da questa postazione riparata.”
Cassian non era per
niente d’accordo e non voleva separarsi da Din, ma dovette rendersi conto che
il Mandaloriano aveva ragione. Lui e Boba Fett, quindi, si alzarono in volo
grazie ai loro jetpack e, protetti
dalle loro armature, spararono ai soldati nemici prima dall’alto e poi di nuovo
da terra, uccidendone in gran numero. Anche Cassian fece la sua parte, sparando
da vero cecchino a ogni bersaglio che riusciva a puntare. Tuttavia, i soldati
del Sindacato dei Pyke sembravano non finire mai e, per quanto ne morissero
tanti, altrettanti sbucavano fuori da strade e vicoli e attaccavano. Din e Boba
Fett stessi vennero colpiti più volte, anche se l’armatura in beskar impediva che rimanessero
gravemente feriti. Cassian, però, sussultava ogni volta che un colpo
raggiungeva Din, si sentiva stringere il cuore per l’angoscia e, ad un certo
punto, stava quasi per disobbedire e buttarsi anche lui nella mischia sparando
come se non ci fosse un domani… quando i soldati dei Pyke furono falciati da
raffiche provenienti da sinistra e, all’improvviso, apparve una scassata
navetta spaziale con gli abitanti di Freetown!
“Non pensavo che
sareste venuti” disse loro Din, piacevolmente stupito, mentre Cassian
approfittava del momento di confusione per uscire dal riparo delle rovine della
cantina e avvicinarsi al Mandaloriano e agli altri.
“Questi bastardi
hanno ucciso il nostro sceriffo e il vice, ora gliela faremo pagare!” replicò
uno di loro.
Mentre ancora
parlavano, giunsero velocissimi anche i Mod, i ragazzi in speeder e,
disponendosi dietro il riparo fornito dalla nave con cui gli abitanti di
Freetown erano arrivati, iniziarono anche loro a sparare e eliminare i soldati
del Sindacato dei Pyke. Ben presto non ne rimase nessuno, ma…
“Io aspetterei a
festeggiare” disse il Mandaloriano. “Temo che le cose si stiano mettendo male.
Molto male.”
Aveva ragione. Due
pericolosissimi droidi Scorpenek, droidi da combattimento grandi e dotati di
scudi difensivi impenetrabili, si avvicinarono al gruppo che credeva ormai di
avercela fatta e iniziarono a sparare. Boba Fett, il Mandaloriano, i Mod e gli
abitanti di Freetown cercarono di colpirli, ma non c’era modo di trapassare i
loro scudi e, se fossero rimasti lì, ben presto gli Scorpenek li avrebbero
sterminati tutti.
Vedendo la mala
parata, Boba Fett si rivolse ai suoi giovani Mod e alla gente di Freetown.
“Correte e mettetevi
al sicuro, noi li distrarremo” disse.
“Boba Fett ha ragione”
concordò Din, rivolgendosi a Cassian. “Tu vai con loro e aiutali a raggiungere
un luogo sicuro.”
“Ma cosa dici, Din?
Il casco ti ha bollito il cervello?” esplose Cassian, esasperato. Questa volta
non ci pensava neanche lontanamente a separarsi dall’uomo che amava con l’ansia
di non rivederlo mai più. Loro dovevano combattere insieme, no? Era quello il
patto. “Io non me ne vado, sono qui per lottare al tuo fianco ed è quello che
farò, se dovremo morire lo faremo insieme. Non ti lascio!”
“Cassian, te l’ho già
detto, non puoi combattere al mio fianco perché non hai ancora l’armatura in beskar e quindi non puoi fare quello che
facciamo io e Boba Fett. Ma non ho intenzione di suicidarmi, se è questo che
pensi. Distrarrò gli Scorpenek per permettere a te e agli altri di trovare
riparo, ma poi organizzeremo un contrattacco” gli rispose pazientemente il
Mandaloriano. Non c’era tempo per stare a chiacchierare e neanche lui era
sicuro di ciò che stava dicendo, ma voleva che Cassian andasse via da lì,
voleva che fosse al sicuro e, già che c’era, che portasse al sicuro anche i Mod
e gli abitanti di Freetown.
“Un contrattacco con cosa? Tu e Boba Fett non avete niente e vi farete ammazzare!” reagì
seccato Andor.
“Invece ha ragione
lui” intervenne Fett. “Voi correte e trovate un riparo, Din Djarin distrarrà
gli Scorpenek e io andrò a cercare rinforzi. Li distruggeremo, non dubitarne.”
“Vai, Cassian”
insisté Din. Il giovane pilota non era per niente convinto, ma si rese conto
che protestare ancora non sarebbe servito a niente e che in quel modo metteva a
rischio non solo la vita di Din, ma anche quella dei ragazzi e di tutta la
gente di Freetown. Senza un’altra parola e ingoiando lacrime di rabbia, si
voltò e corse via più che poteva, facendo cenno agli altri di seguirlo.
“Dove andrai a
cercare rinforzi?” domandò poi il Mandaloriano a Boba Fett. “Hai finito gli
amici.”
“Tu aspetta qui e
distrai questi cosi, cerca di guadagnare più tempo possibile. Vedrai” disse
Fett, prima di alzarsi in volo con il suo jetpack.
Din obbedì, ma riuscì
a farsi inseguire solo da uno dei due Scorpenek, mentre l’altro prese comunque
a muoversi dietro Cassian e gli altri, che con una fuga disperata riuscirono
alla fine a rifugiarsi tra le rovine di alcuni edifici. Ma, anche lì, erano in
trappola…
“Non ho nessuna
intenzione di restare qui a farmi ammazzare da quel coso” disse Drash, una
delle ragazze dei Mod. “Io sono nata qui e conosco ogni angolo di questi posti,
mentre quel mostro no. Salirò su uno di quei tetti e gli sparerò dall’alto
mentre voi cercherete di colpirlo da qui.”
“Se vuoi farlo,
allora io verrò con te” le disse Jo, una delle ragazze di Freetown. “Però la
pistola che hai non va bene, prendiamo due fucili e andiamo.”
“D’accordo” rispose
Drash, scambiando la sua pistola con un fucile d’assalto di un suo compagno e
preparandosi a trovare una via per raggiungere uno dei tetti e da lassù agire
come tiratrice scelta insieme a Jo.
“Aspettate. Ci
vorranno tre fucili, vengo anch’io
con voi” disse Cassian, determinato. Era stanco di stare lì ad angosciarsi per
Din, sapeva benissimo che il Mandaloriano non avrebbe voluto che si esponesse
così ma, visto che Din faceva da esca, lui poteva benissimo fare da cecchino. E
tanti saluti alla Via! “Sono abbastanza bravo a sparare.”
“Molto bene, uno in
più ci farà comodo” concluse Drash. Così le due ragazze e Cassian si
arrampicarono su una scala per raggiungere i tetti, mentre gli altri Mod e la
gente di Freetown li coprivano sparando all’impazzata sullo Scorpenek. Le armi
non potevano scalfire gli scudi difensivi, ma almeno lo avrebbero distratto da
Drash, Jo e Cassian.
Ad ogni modo tutto
sembrava inutile. Din, con la Spada Oscura (che finalmente si era ricordato di
possedere ancora!) era riuscito a penetrare lo scudo di uno degli Scorpenek e a
danneggiarlo, ma il droide se lo era scrollato di dosso e stava per colpirlo…
meno male che Cassian era lontano e non poteva vedere la scena! Anche Cassian,
tuttavia, non se la passava meglio a cercare di colpire l’altro droide da
battaglia, per quanto sia lui che Jo e Drash fossero abili cecchini, lo scudo
era impenetrabile e ben presto lo Scorpenek avrebbe reagito mitragliando la
loro postazione e quella degli altri.
Quando tutto sembrava
perduto, però, si sentì un ruggito in lontananza e si vide tornare Boba Fett a
dorso di Rancor, un mostro che gli era stato donato qualche settimana prima dai
cugini di Jabba the Hutt e che, finalmente, aveva trovato una sua ragion d’essere!
La bestia afferrò lo Scorpenek che era stato indebolito da Din proprio prima
che potesse colpirlo e lo fece a pezzi a mani nude… pardon, zampe. Poi Fett
guidò il Rancor contro il secondo Scorpenek che stava per attaccare Cassian, i
Mod e la gente di Freetown, il droide sparò e colpì la bestia, ma questa riuscì
ad afferrarlo perché, nel frattempo, Din con la Spada Oscura aveva indebolito
anche il suo scudo, e lo distrusse.
I Mod e gli abitanti
di Freetown esultarono, già pronti a festeggiare. Cassian, però, non si unì al
loro entusiasmo, anzi. Era rimasto al suo posto di combattimento e con lo
sguardo cercava disperatamente di vedere dove fosse il Mandaloriano, straziato
all’idea che gli fosse accaduto qualcosa e convinto, comunque, che la battaglia
non fosse finita anche se Boba Fett con il suo Rancor erano stati una bella
sorpresa!
E, ben presto, si
scoprì che aveva ragione Cassian…
Capitolo 11 *** Cap. 11: Some kind of beautiful ***
Cap. 11: Some kind of beautiful
And I searched through the fire
'Cause I knew I was getting closer
In the flames, I found love
And at last, the journey's over
You set me free
You set me free
I feel like a star when we do it like this
A shot in the dark, but I know I can't miss
The heavens are far, but they've given me wings
It's some kind of beautiful
Some kind of beautiful…
(“Some kind of beautiful”- James Blunt)
Non ci fu neanche il
tempo di rallegrarsi per la momentanea vittoria, perché da un angolo di strada
venne fuori Cad Bane, un vecchio nemico giurato di Boba Fett, armato di
lanciafiamme che spaventò il Rancor con il fuoco e lo indusse a disarcionare
Fett, facendolo rotolare a terra, e a scappare. Boba Fett e Cad Bane si erano
già combattuti durante la Guerra dei Cloni, quando Boba era ancora un
ragazzino, e al tempo aveva vinto Bane, ma questa volta Fett non aveva alcuna
intenzione di farsi sconfiggere e si preparò a un duello all’ultimo sangue con
l’antico nemico.
Intanto, però, il
Rancor, terrorizzato e infuriato a causa della vista del fuoco, era tornato
verso Din, Cassian e gli altri amici e alleati di Boba Fett, cercando di
colpirli e azzannarli e arrampicandosi sui palazzi più alti, staccando pezzi di
muro e mattoni e lanciandoli tra la gente. I Mod e gli abitanti di Freetown
tentarono di sparargli, ma non serviva a niente e anzi il Rancor si
imbestialiva ancora di più.
“Smettete di sparare,
lo spaventate” ordinò il Mandaloriano. “Mettetevi al riparo, mi occupo io di
lui.”
Sebbene poco convinti,
gli altri obbedirono. Tutti meno uno, ovviamente.
“Io vengo con te,
stavolta. Non ti lascio affrontare quel bestione da solo” dichiarò Cassian.
“Non pensarci
nemmeno” tagliò corto il Mandaloriano. “Me ne occuperò io, farò in fretta e
andrà tutto bene. Tu pensa ai ragazzi e agli abitanti di Freetown.”
“Non è per questo che
sono venuto qui, io sono qui per combattere al tuo fianco e tu mi allontani
sempre!” protestò Cassian, ma Din non lo ascoltava già più, con il suo jetpack si era alzato in volo e salì in
groppa al Rancor così come aveva fatto prima Boba Fett, cercando di cavalcarlo…
ma con risultati ben diversi. Sotto lo sguardo orripilato di Cassian, infatti,
l’animale non accettò il cambio di cavaliere e, anzi, disarcionò Din,
afferrandolo e cercando di divorarlo.
“Din!” urlò disperato
Cassian.
Il casco in beskar tuttavia si rivelò molto utile,
almeno per questa volta, perché i denti del mostro non riuscirono neanche a
scalfirlo e, anzi, Din azionò il lanciafiamme della sua armatura per
allontanarlo. Il Rancor, però, riprese a colpirlo, cercò di schiacciarlo, lo
fece schiantare contro uno dei palazzi attorno, poi lo afferrò e tentò di nuovo
di mangiarlo, ma ancora una volta i suoi denti fallirono contro il beskar. Frustrato e innervosito, il
bestione scaraventò di nuovo a terra Din e fece per avventarsi contro di lui,
ma ancora una volta il Mandaloriano lo scacciò con il lanciafiamme. La
situazione, però, sembrava in stallo e non si capiva come Din avrebbe potuto
davvero sconfiggere il Rancor, visto che per il momento era riuscito solo a non
farsi divorare…
A quel punto, come ci
si poteva aspettare, Cassian non riuscì più a trattenersi e corse al fianco del
Mandaloriano cercando di aiutarlo a rialzarsi.
“Din, come stai? Sei
ferito? Vieni, dobbiamo andarcene da qui” gli disse.
“Tu devi andartene,
allontanati, ci penso io a lui!” replicò Din.
“Con un bel risultato
davvero” fece Cassian, caustico. “Per poco non ti mangiava! Io non ti lascio
un’altra volta da solo, ora tocca a me proteggerti.”
E, così dicendo,
Andor puntò il suo blaster* contro il Rancor, ma Din afferrò
Cassian per un braccio, impedendogli di prendere la mira.
“Non puoi
proteggermi, tu non hai l’armatura in beskar
e, se il Rancor ti colpisse o ti azzannasse, ti ucciderebbe. Devi tornare
insieme agli altri!” insisté.
Il bestione, intanto,
era rimasto fermo a guardare e sembrava disorientato, come se non sapesse su
quale dei due bersagli avventarsi. L’istinto e l’esperienza gli dicevano che
quello che aveva provato per primo era un boccone duro, che non riusciva
neanche a mordere, figuriamoci a masticare e inghiottire… e poi sparava fuoco e
quello non gli piaceva. Ora però c’era anche quell’altro che non aveva indosso
niente di duro, non sembrava poter emettere fuoco e dava l’impressione di
essere più appetitoso. Fatte le sue considerazioni, più o meno di questo tipo,
il Rancor emise un ruggito trionfante e stava per gettarsi contro Cassian per
divorarselo con grande piacere, quando venne fermato e tirato indietro con
forza con la catena che aveva al collo. Boba Fett, che nel frattempo si era
sbarazzato di Cad Bane con più facilità del previsto, era tornato, aveva visto
cosa stava accadendo ed era volato di nuovo in groppa al suo bestione,
tirandolo indietro e cercando di domarlo nuovamente. Il Rancor, per un po’, non
volle arrendersi e continuò a dimenarsi e a cercare di disarcionare Boba Fett,
ma lui aveva già domato il mostro e poteva farlo ancora. Dopo un po’, stanco di
ribellarsi e divincolarsi inutilmente, il Rancor accettò la supremazia di Fett
e si lasciò condurre lontano da Din e Cassian e tutti gli altri, accucciandosi
a terra sfinito. Quando fu sicuro che il Rancor non rappresentava più un
pericolo, Boba Fett raggiunse i suoi alleati e insieme eliminarono gli ultimi
soldati del Sindacato dei Pyke, almeno i pochissimi che erano rimasti.
Avevano vinto.
Nel frattempo,
inoltre, Fennec Shand aveva raggiunto il covo dei Pyke a Mos Eisley ed aveva assistito a una
discussione animata nella quale il leader dei Pyke affermava che i superstiti
della battaglia si sarebbero ritirati e poi sarebbero fuggiti dal pianeta,
mentre i capi delle famiglie di Mos Espa protestavano. La donna aveva messo
tutti d’accordo a suon di blaster,
sterminando tutti i capi delle famiglie di Tatooine e i Pyke superstiti e
impiccando il sindaco traditore che si era alleato con i Pyke mentendo a Boba
Fett. Il leader dei Pyke aveva tentato invano di proteggersi ma Fennec Shand
gli si fece addosso e lo pugnalò, uccidendolo.
La battaglia era veramente finita e tutti i Pyke e i
traditori di Tatooine erano stati eliminati. Boba Fett poteva tranquillamente
dichiararsi il nuovo signore di una Mos Espa finalmente libera.
La donna raggiunse Boba Fett e gli altri dopo aver assolto al
suo compito, giusto in tempo per godersi una scenetta piuttosto divertente.
“Sei un incosciente,
Cassian Andor” diceva il Mandaloriano al suo compagno, ora che tutto era finito
bene. “Perché non sei rimasto al tuo posto quando ti ho detto che avrei pensato
io al Rancor? Te l’ho ripetuto più e più volte: tu non sei protetto
dall’armatura dei Mandaloriani e il mostro ti avrebbe sbranato. Era questo che
volevi?”
“Sì, sì, sì, volevo
che mi ammazzasse, perché altrimenti avrebbe ammazzato te!” gli gridò in
risposta Cassian, esasperato. “Non ce l’avresti mai fatta contro di lui se Boba
Fett non fosse intervenuto e io non potevo permettere che ti uccidesse, io non
posso neanche pensare di perderti, lo vuoi capire sì o no? Come devo dirtelo?”
“Ma neanch’io volevo
che ti succedesse qualcosa, Cassian” replicò pacato il Mandaloriano. E poi,
inaspettatamente, fece qualche passo verso il compagno e lo strinse tra le
braccia. “Volevo proteggerti, sciocco incosciente che non sei altro…”
“Accidenti, questi
due battibeccano come una coppietta di vecchi sposi!” ridacchiò Drash, rivolta
ai compagni Mod e a tutti gli altri. Anche Boba Fett e Fennec Shand risero
piano, scuotendo il capo, ma non stavano prendendo in giro o giudicando, in
realtà erano tutti inteneriti e commossi nel vedere quella scena insieme buffa
e dolce. Fett e Fennec Shand, poi, erano anche piacevolmente stupiti nel vedere
come il loro amico Mandaloriano fosse cambiato, evidentemente Grogu gli aveva
insegnato a non nascondere più le proprie emozioni e adesso non si vergognava
di abbracciare Cassian davanti a un intero pubblico che pareva pronto ad
applaudire!
Quella sera, per
festeggiare la vittoria contro il Sindacato dei Pyke, ci fu un banchetto al
palazzo di Boba Fett ma, ancora una volta, Din (e di conseguenza Cassian) fu
esentato dal partecipare perché non poteva togliersi l’elmo e mangiare davanti
a tanta gente. Del resto, il Mandaloriano desiderava partire presto il mattino
seguente e così preferì ritirarsi nella sua stanza con Cassian per rinfrescarsi
e riposarsi e più tardi venne portata loro la cena.
C’era ancora qualcosa
di non detto tra loro, ma Din e Cassian preferirono non parlarne mentre
mangiavano e dedicarsi ad argomenti meno personali.
“Ho saputo che Boba
Fett ha mandato alcuni abitanti di Freetown a recuperare il corpo del loro
sindaco, Cobb Vanth, e che adesso è nella vasca di bacta che usa anche lo
stesso Fett” raccontò Din durante la cena. “Si tratta di una tecnologia che
permette a tutti i tessuti del corpo di rigenerarsi, perciò guarisce ogni
ferita. Evidentemente lo sceriffo non era morto, non ancora, e il bacta gli
permetterà di guarire. Sono contento per lui, lo avevo conosciuto durante una
missione su Tatooine e so che sarebbe venuto a combattere al nostro fianco se
Cad Bane non gli avesse sparato.”
“Dunque questa
sostanza permette anche a chi è stato ferito a morte di rigenerarsi?” domandò
Cassian, pensieroso.
“Sì, è così. E poi
Fett ha detto di aver mandato a chiamare anche il modificatore che ha riparato
gli organi interni di Fennec Shand, salvandole la vita. Quindi Cobb Vanth
diventerà anche lui un cyborg, però
potrà sopravvivere” continuò Din. “Vedi, dunque? Non dovevi preoccuparti così
tanto. Se anche fossi rimasto ferito, Boba Fett mi avrebbe infilato dentro
quella vasca e rifatto come nuovo!”
“Sì, sì, scherza,
scherza” bofonchiò Cassian.
Din sorrise.
Chiaramente era arrivato il momento di parlare di quanto era successo durante
la battaglia contro i Pyke e, adesso che avevano finito di cenare, potevano
farlo. Il Mandaloriano condusse Cassian a sedersi sul letto accanto a lui e
iniziò a spiegarsi.
“Cassian, lo so che
tu sei venuto con me per combattere al mio fianco, e lo farai, ma oggi non era
il momento. Come ti ho detto più e più volte, non hai ancora l’armatura da
Mandaloriano e quindi sei vulnerabile” disse. “È solo per questo che ti ho
allontanato. Però il problema era mio quanto tuo, quindi è inutile che tu ti
senta frustrato ed escluso: tu non volevi lasciarmi combattere da solo perché
eri preoccupato per me, ma anch’io mi preoccupavo per te. Ti avevo mandato con
i Mod e la gente di Freetown, ma questo non voleva dire che non potessi
rimanere comunque ferito o, peggio, ucciso. E io mi sono reso conto che… che
non era più la stessa cosa, che non riuscivo a concentrarmi veramente sulla
battaglia.”
Cassian lo guardò,
sorpreso. Non si aspettava una simile ammissione da parte di Din e non ce lo
vedeva proprio a non essere del tutto concentrato durante una battaglia. Voleva
forse dire che…
“Oggi per me sono
accadute delle cose strane, ho provato emozioni che non avevo mai provato prima”
riprese il Mandaloriano. “Sono anni che viaggio per la galassia e compio
missioni, a volte ho dovuto solo catturare dei criminali, a volte ho affrontato
pericoli come quelli di oggi o ancora peggiori, ma non mi sono mai preoccupato,
io facevo il mio dovere e basta. Avrei compiuto quello che mi era stato chiesto
oppure sarei morto nel tentativo, non mi interessava altro.”
“Eh, già, questa è la Via” fece Cassian, non
potendo trattenersi.
“Sì, anche se non nel
tono in cui lo hai detto tu. Comunque, questa è stata la mia vita per anni.
Oggi, però, per la prima volta, mi sono reso conto di due cose: una era quella
che ti ho già detto, ossia che non riuscivo ad essere totalmente concentrato
sulla missione perché ero preoccupato per te, ma questo non era del tutto
nuovo, mi era già capitato qualcosa di simile quando Grogu viaggiava con me. Se
non lo sapevo al sicuro finivo per pensare a lui più che al mio compito. Oggi,
però, mi è successa anche un’altra cosa” Din fece una pausa, come se dovesse
prendere coraggio per ammettere qualcosa di totalmente destabilizzante per lui.
“Ero preoccupato per te, sì, ma lo ero anche per me stesso. Non ero davvero
pronto a morire come richiede il Credo, io volevo sopravvivere perché volevo
tornare da Grogu e volevo tornare da te. Volevo una famiglia con voi più di
quanto avessi mai voluto qualsiasi altra cosa e anche questo non mi permetteva
di essere del tutto concentrato.”
Cassian si sentì
scuotere da un brivido intenso, non riusciva quasi a credere a quello che Din
stava dicendo, che lui e Grogu erano più importanti delle sue missioni, della
sua vita di prima, chissà, forse perfino delle Regole del Credo. Non avrebbe
voluto che Din perdesse la sua identità di Mandaloriano ma, come aveva detto
spesso anche lui, c’erano molte Vie per essere Mandaloriani e forse adesso la
sua Via era diversa, era al fianco di Cassian e Grogu.
Sembrava fin troppo
meraviglioso per essere vero…
“Quindi ora cosa
pensi di fare?” riuscì a mormorare Cassian, con la voce rotta dall’emozione.
“Quello che ho
desiderato per tutta la battaglia di oggi: domattina partiremo presto per
tornare su Hosnian Prime e riabbracciare Grogu, ho davvero troppo bisogno di
vederlo e sapere che sta bene e che sta facendo progressi” rispose Din che,
pragmatico come sempre, aveva già un suo piano. “Dopo aver salutato Grogu
partiremo per Mandalore e là io potrò fare la mia purificazione, immergendomi
nelle Acque Viventi delle miniere e ripetendo il mio giuramento. Solo che anche
tu dovrai venire con me, immergerti e fare il giuramento per diventare un
Mandaloriano. Ti suggerirò io le parole da pronunciare, non preoccuparti. A
quel punto anche tu sarai un Mandaloriano a tutti gli effetti.”
Cassian si stupì: era
davvero così semplice? Cioè, a parte trovare un pianeta che forse non esisteva
più e cercare delle miniere sotto terra che probabilmente erano piene di miasmi
velenosi…
“A quel punto potremo
tornare dall’Armaiola e lei dovrà forgiarti un’armatura da Mandaloriano”
riprese Din.
“Ah, figuriamoci!” lo
interruppe Andor. “La tua amica Armaiola non me la fa certo un’armatura, lei mi
detesta e mi disprezza, sono convinto che pensi che sia io a traviarti e a
farti trasgredire le Regole del Credo. Penso che piuttosto che fabbricarmi un’armatura
preferirà fondere me!”
Il Mandaloriano non
poté fare a meno di ridere, intenerito e divertito.
“Ma no, io non credo
proprio che lei ti odi” replicò. “E comunque tu sarai un vero Mandaloriano e
lei sarà obbligata a forgiarti un’armatura, non potrà rifiutarsi. Così anche tu
sarai protetto dal beskar e potremo
combattere fianco a fianco come oggi ho fatto con Fett, non dovrò più
allontanarti durante una battaglia. Ma la cosa più importante è un’altra…”
Din si avvicinò a
Cassian, i loro visi quasi si sfioravano.
“La cosa più
importante è che ci sposeremo. Il rituale dei Mandaloriani è molto semplice,
sono poche frasi da ripetere davanti a un leader di un clan e noi lo faremo
subito, davanti all’Armaiola. Si tratta di poche e semplici frasi, ma una volta
pronunciate legano gli sposi per sempre, il matrimonio Mandaloriano è forte e
indissolubile. Saremo uniti per sempre e, quando Grogu tornerà da noi, potremo
essere una famiglia e magari, chissà, in futuro potremo anche adottare altri
trovatelli ed educarli nel Credo” mormorò Din, gli occhi fissi in quelli di
Cassian. C’era una luce e un fuoco nel suo sguardo e nelle sue parole che
Cassian non gli aveva mai visto prima e sentì ancora una volta fremere ogni
fibra del suo corpo.
“Tutto questo, naturalmente,
se tu sei d’accordo” concluse il Mandaloriano. “Io non voglio costringerti a
fare niente che tu non desideri.”
Ma come avrebbe
potuto Cassian rifiutare qualcosa, qualsiasi cosa, a quell’uomo che lo guardava
in quel modo e lo stringeva a sé, quell’uomo che in una sola sera aveva
cambiato tutta la sua vita e che lo faceva tremare e emozionare solo standogli
vicino?
“Sì… sì, certo che lo
voglio” riuscì a dire.
Poi non poté dire altro, perché Din si distese sul
letto con lui, abbracciandolo, accarezzandolo e baciandolo, incollandosi a lui, volendo esplorare ogni centimetro del
suo corpo per sentire che era davvero lì, che non gli era accaduto niente, che
era sano e salvo, che quella terribile giornata era passata. Cassian si perse
tra le braccia dell’uomo e si lasciò andare completamente a lui, felice di
pensare che stava bene, che non lo avrebbe mai perduto, che non si sarebbero
mai più separati, che il suo destino era legato per l’eternità a quello del
Mandaloriano. E nel frattempo Din continuava ad accarezzarlo, a percorrere
tutto il suo corpo mentre lo baciava ancora e ancora, con sempre maggior
passione fino a possederlo, delicatamente ma intensamente, diventando una sola
cosa con lui, un solo cuore in due corpi uniti e allacciati. Insieme toccarono
il culmine della passione per poi giungere ad un’estasi totale che si irradiò nei
loro corpi e nel loro sangue, donando loro un calore meraviglioso, unico e
perfetto che faceva bene al cuore e scioglieva ogni tensione e preoccupazione.
Alla fine Din provò comunque il bisogno di
tenere ancora stretto tra le braccia Cassian e anche Andor si aggrappò a lui
disperatamente, avvertendo ancora la necessità di perdersi tra le sue braccia,
di smarrirsi completamente nel suo abbraccio avvolgente e dimenticare le terribili
scene che aveva vissuto durante quella giornata di battaglie in cui aveva
temuto più volte di vederlo ferito o peggio. Doveva sentire che il suo Din era
lì, che non gli sarebbe accaduto mai nulla, che sarebbero rimasti insieme per
sempre.
“Io… riuscirò ad
abituarmi anche alla tirannia del casco,
pur di poter stare sempre con te e combattere al tuo fianco” mormorò Cassian. “Sempre
se imparerò a respirarci e non ci morirò soffocato…”
Din rise piano e lo
baciò dolcemente sulla fronte e sui capelli.
“Non dovrai per forza
tenerlo sempre” gli disse, divertito. “Ci sono altri clan di Mandaloriani meno
rigidi dei Figli della Ronda e ti accoglieranno volentieri, così dovrai tenere
l’elmo solo quando combatti. E, ovviamente, dovrai imparare le tecniche di
combattimento dei Mandaloriani e l’uso delle loro armi, ma a quello ci penserò
io, sarò io ad addestrarti.”
Anche l’idea di farsi
addestrare da Din era qualcosa di eccitante, che faceva fremere Cassian al solo
pensiero. Si strinse di più a lui, accoccolandosi tra le sue braccia. Tutto
sembrava perfetto e meraviglioso in quel momento. Certo, ci sarebbero stati
ancora molti ostacoli da affrontare, ma lo avrebbero fatto insieme perché ormai
erano una sola cosa e lo sarebbero diventati ancora di più.
Erano famiglia, erano
casa, erano tutto l’uno per l’altro e per Grogu.
Né Din né Cassian
avevano mai immaginato che potesse esistere qualcosa di tanto splendido e dolce
e caldo come ciò che stavano vivendo in quel momento e, per averlo per sempre,
erano disposti a superare qualsiasi difficoltà.
Fine capitolo undicesimo
*Arma da fuoco che spara raggi di energia, tipica
dell’universo di Star Wars.
Where is mankind to rule the laws of time:
Not the machines that prevailed his old life
All around him there's a world
In red and gold
Where no concrete chokes the fields on which he's walking.
All around him there's a world
In red and gold:
He's touched by the grace and charm of this place!
Off to the passage! Over the unknown!
A quest for the truth
With no return!
Off to the passage, over the unknown!
A quest for the truth
With no return!
(“No return” – Temperance)
Din era rimasto davvero destabilizzato
dall’esperienza di Mos Espa e dal suo desiderio improvviso di lasciare quel
tipo di vita, tornare da Grogu e Cassian e vivere in pace con loro come una
normale famiglia. La cosa lo turbava perché contraddiceva tutto ciò in cui
aveva creduto fino ad allora, ciò che riteneva la Via del Credo Mandaloriano, insomma, metteva in discussione
tutta la sua esistenza…
Tuttavia non poteva fare a meno di provare
una grandissima nostalgia per Grogu, specialmente dopo la battaglia di Mos Espa
durante la quale aveva temuto di morire e non rivederlo mai più e così, quando
lui e Cassian giunsero a Hosnian Prime con lo Starfighter, volle vedere Luke
per chiedergli il permesso di incontrare subito il piccolo. Sapeva che i
bambini andavano a dormire presto, perciò aveva fatto in modo di non arrivare,
come la volta scorsa, di sera e, piuttosto, aveva preferito viaggiare per due
giorni e due notti consecutivi, alternandosi con Cassian per dormire e pilotare
la nave. In questo modo erano riusciti ad arrivare alla dimora di Han e Leia
verso l’ora di pranzo del terzo giorno e così, a quell’ora, i piccoli Padawan
(Ben, Grogu e altri due bambini di Hosnian Prime trovati una settimana prima da
Jyn e Ahsoka) avevano già svolto l’addestramento mattutino e si riposavano.
Cassian, per qualche suo motivo, si sentiva a
disagio e fuori posto, come se Din non volesse veramente averlo accanto nel
momento del suo ricongiungimento con Grogu. Ovviamente il Mandaloriano non
aveva detto niente del genere, anzi aveva insistito sul fatto che loro tre
fossero una famiglia, però… Quando erano ancora in viaggio Din si era mostrato
strano, teso e cupo, e aveva voluto a tutti i costi viaggiare senza fare
neanche una piccola pausa.
Cassian poteva capire il suo bisogno di
rivedere Grogu, specialmente dopo aver temuto di morire e lasciarlo solo, ma la
sua ansia era immotivata, il piccolo era al sicuro con Luke, Leia e Han e una
mezza giornata in più o in meno non avrebbe fatto alcuna differenza. Sapeva
però che il Mandaloriano non avrebbe mai ammesso di voler incontrare Grogu
senza di lui, perciò cercò di trovare una scusa plausibile per lasciarlo andare
da solo.
“Din, vorrei andare a salutare Jyn e Ahsoka,
è molto tempo che non ci vediamo” gli disse. “Tu, intanto, vai da Grogu con
Luke e io vi raggiungerò tra poco.”
Din parva perplesso, ma non comprese il
disagio di Cassian e, a dire il vero, non si interrogò e non se ne preoccupò
neanche più di tanto: in quel momento aveva troppo desiderio di vedere Grogu,
quindi lasciò che Cassian andasse a salutare le sue amiche e lui raggiunse
invece Luke che, seduto su un prato, assisteva al tenerissimo spettacolo di
Grogu, Ben, Kylter e Karzoe (i due bambini nuovi, un fratellino e una sorellina
della specie Togruta, la stessa di
Ahsoka) che giocavano tra loro dopo l’addestramento.
Quando Luke vide il Mandaloriano si alzò
subito e gli andò incontro prima che anche i piccoli lo vedessero.
“Benvenuto” gli disse, “ho da darti una
notizia che sicuramente ti renderà molto felice.”
Din aveva ripreso l’abitudine di tenere
sempre l’elmo, perciò Luke non poté vedere l’espressione del suo volto, ma
percepì la sua curiosità ed emozione e quindi riprese subito a parlare.
“Pochi giorni fa ho mostrato a Grogu una
spada laser e il tuo regalo, la cotta di maglia da Mandaloriano, gli ho
raccontato la storia di entrambe e poi gli ho spiegato che avrebbe potuto
scegliere solo una delle due e che questo avrebbe avuto anche una conseguenza
sulla sua vita: se avesse scelto la spada laser io avrei continuato ad
addestrarlo e lui sarebbe potuto diventare il Jedi più potente di tutta la
Galassia; se invece avesse scelto la cotta di maglia, avrebbe dovuto lasciare l’addestramento
e sarebbe tornato a viaggiare insieme a te” raccontò. “Non gli ho fatto alcuna
pressione, anzi, a dire il vero gli ho detto anche che il tempo che avrebbe
passato con te poteva essere limitato: Grogu è un bambino, ma dovrebbe avere
almeno sessanta o settanta anni umani, perciò gli ho fatto presente che quello
che per lui sarebbe stato solo qualche anno, per te sarebbe stata tutta una
vita. Credo sia stato principalmente questo a fargli decidere di tornare con
te, e io sono d’accordo: in fondo, sarà ancora molto giovane e potrà riprendere
l’addestramento da Jedi anche dopo che… beh, che io e te non ci saremo più!”
“Quindi Grogu verrà con me? Posso portarlo
via adesso, anche subito?” la voce del Mandaloriano era spezzata per l’emozione
e la commozione.
“Certo, lui ha fatto la sua scelta. Vieni,
gli dirò di salutare i suoi amici e poi potrà venire con te” rispose Luke. “Comunque
non devi aver fretta, Grogu partirà comunque con te, potete anche rimanere qui
per la notte o anche restare qualche giorno a riposare. Leia, Han ed io saremmo
felici di avervi come ospiti.”
“Ti ringrazio molto, Luke, ma ho delle cose
urgenti da fare e preferisco ripartire il prima possibile” disse Din, sempre
più impaziente.
“Come desideri, allora” commentò il Jedi e condusse
il Mandaloriano sul prato dove Grogu giocava con gli altri bambini.
Mentre accadeva tutto questo, Cassian era
invece entrato nella dimora di Han e Leia ed era stato accolto dalla Senatrice
con molto affetto. Poi la donna lo aveva condotto in un giardino interno dove
si trovavano Jyn e Ahsoka e… e la reazione di Ahsoka nel vedere Cassian era
stata del tutto inaspettata e aveva fatto rimanere male anche Jyn e la
Senatrice, oltre al giovane pilota!
“Ah, eccoti qui, bene, sarai contento adesso
che hai rovinato tutto!” lo aggredì non appena lo vide.
“Ahsoka, ma che ti prende? Cosa ti ho fatto?”
domandò Cassian, allibito.
“Ehi, ne avevamo già parlato, non è colpa di
Cassian e tu non devi comportarti così” la rimproverò Jyn.
“Cerca di calmarti, Ahsoka” disse anche Leia
in tono severo. “È stata una decisione di Luke e io sono d’accordo con lui,
questa tua presa di posizione offende anche me.”
“Va bene, va bene, chiedo scusa. Però, se
Cassian non si fosse messo in mezzo…” brontolò la Jedi.
“Insomma, si può sapere di che accidenti stai
parlando? Sembrate tutti sapere qualcosa di cui io sarei colpevole, peccato che
io non sappia un bel niente e non capisca neanche cosa dite!” protestò Cassian.
“Non sai che Luke ha deciso di lasciare che
Grogu torni a viaggiare con voi? Non ti ha detto niente?” si stupì Leia.
“Cosa? No, non sapevo niente, non ho neanche
visto Luke, ho lasciato che fosse Din ad andare a salutare Grogu… Lo lascia
andare? Non lo addestrerà più?” Andor era completamente disorientato.
“Sai quella storia del regalo, no? Beh, Luke
ha deciso di far scegliere a Grogu se voleva la spada laser o l’armatura
mandaloriana e puoi indovinare anche da solo cosa abbia scelto il piccolo”
spiegò Ahsoka, ancora piuttosto innervosita. “Per me è stata una sciocchezza,
Grogu ha un contatto con la Forza che non avevo mai percepito prima, sarebbe
potuto diventare un Jedi potentissimo, ancora più di Luke, forse proprio come…
beh, come Anakin se non avesse scelto il Lato Oscuro. E adesso è tutto rovinato
anche per colpa tua!”
Cassian era interdetto e confuso e riuscì a
malapena a difendersi.
“Ma io non ho detto niente…”
“E invece sì! Hai insistito perché il
Mandaloriano avesse il permesso di venire a trovare Grogu ogni volta che
voleva, così il legame tra loro è diventato sempre più forte ed era ovvio che
il piccolo avrebbe scelto di tornare con suo padre. Ma questo non è il suo
bene, questo è sbagliato” replicò la Jedi.
“In realtà ne abbiamo parlato insieme ed è
stato Luke, poi, a decidere che i nuovi Padawan non dovessero perdere il
contatto con i loro familiari” rettificò Leia. “E penso che sia stato giusto
che Grogu abbia potuto scegliere se diventare un Jedi o un Mandaloriano. Come
ha detto Luke, il tempo che noi viviamo è un niente in confronto alla vita di
Grogu e di quelli della sua specie e forse è meglio che possa trascorrere
questi anni con suo padre, finché può.”
“Era quello che ti avevo detto anch’io”
sottolineò Jyn.
“Va bene, va bene, su questo avete ragione
voi, però… Cassian, tu sei in mezzo a questa storia e quindi devi darmi il tuo
sincero parere” riprese Ahsoka, coinvolgendo di nuovo il povero Andor che
veniva a sapere di tutte queste cose per la prima volta! “Da una parte è giusto
che Grogu stia con l’uomo che per lui è come un padre, sì, ma un vero padre non
dovrebbe pensare prima di tutto al bene del figlio? Insomma, anche lasciando
perdere i poteri del piccolo e il suo legame con la Forza, Grogu qui aveva comunque
una famiglia con Leia, Han, Luke, me e Jyn e aveva amici della sua età con cui
stare. Cosa gli offre il Mandaloriano, eh? Tu lo sai, perché hai viaggiato con
lui. Cosa gli offre se non pericoli, battaglie, viaggi faticosi e neanche una
vera casa in cui stare? Ti sembra questo il modo di crescere un bambino? Chi
ama veramente è disposto anche al sacrificio di allontanarsi dalla persona
amata se questo è il suo bene.”
E qui si sentiva chiaramente che il trauma
subito da Ahsoka tanti anni prima era ancora presente: lei era convinta che
Padme avrebbe dovuto rinunciare ad Anakin e lasciarlo diventare un Jedi proprio
perché lo amava, così lui non sarebbe mai passato al Lato Oscuro.
Cassian cercò, come poteva, di difendere la
scelta di Din sebbene anche lui fosse rimasto sorpreso dal suo modo di fare
degli ultimi giorni e si chiedesse cosa c’era che non andava. Ma, forse, ora
che Grogu era tornato da lui tutto sarebbe andato bene.
“Su questo hai ragione, Ahsoka, ma io penso
anche che chi ama veramente sia disposto a cambiare
per le persone che ama” rispose quindi. “È vero, fino ad ora la vita di Din
Djarin è stata solo battaglie, pericoli, inseguimenti a criminali e cose così,
ma ora lui ha capito che ciò che conta davvero è la famiglia, il fatto che
Grogu sia suo figlio adottivo. Sono convinto che lui cambierà vita per Grogu,
per dargli una casa, stabilità e sicurezza. Del resto è cambiato perfino Boba
Fett, che adesso è il signore di Tatooine e si occupa di mantenere al sicuro la
sua gente, figuriamoci se non potrà cambiare Din per amore di Grogu!”
“Beh, me lo auguro, perché altrimenti avrà
commesso il più grande sbaglio della sua vita e il peggiore danno a quella del
piccolo” tagliò corto Ahsoka, che non voleva litigare con Cassian ma non
riusciva a prendere in simpatia il Mandaloriano.
Jyn e Leia, però, si guardarono di sfuggita,
sorprese. Si erano accorte che Cassian aveva parlato di Din e della sua
disponibilità a cambiare vita per Grogu, ma senza accennare a se stesso o alla
possibilità di formare una famiglia della quale anche lui facesse parte. Era
forse accaduto qualcosa nel periodo trascorso in missione con Boba Fett? Oppure
era solo che Cassian si vergognava di parlare di argomenti così personali?
Comunque stessero le cose, le due donne decisero di non chiedere per non
mettere a disagio il loro amico.
“Bene, adesso che ci siamo chiariti e non c’è
più il rischio che le cose degenerino in una rissa, cosa vogliamo fare?” disse
Leia per cambiare argomento. “Tu e il Mandaloriano resterete qui almeno per
stanotte, no? Così ceneremo insieme e avremo occasione di parlare. Sai, Han non
era per niente contento di sapere che eravate ad aiutare Boba Fett, non vuole
proprio credere che sia cambiato e che sia diventato una persona onesta!”
Così, chiacchierando più amichevolmente di
argomenti meno personali, il gruppetto formato da Cassian, Leia, Ahsoka e Jyn
rientrò in casa e passò dal salone, dove trovò appunto Din con Grogu in braccio
e Luke che teneva per mano Ben.
“Ah, bene, vedo che avete già parlato. Io
stavo per ordinare ai droidi domestici di preparare la cena per tutti e…”
iniziò Leia, ma il fratello la interruppe.
“Mi dispiace, ma Din Djarin ha detto che non
possono trattenersi” disse. “Ho portato qui Ben perché potesse salutare Grogu
in privato, ma subito dopo dovranno ripartire.”
“Che???” esclamò Cassian, del tutto
sconcertato. “Din, perché Luke dice questo? Accidenti, abbiamo fatto un viaggio
massacrante per arrivare qui il più in fretta possibile, abbiamo dormito a
turno, e ora che hai trovato Grogu e che sai che può restare con noi vuoi
andartene subito? Ma chi ti corre dietro?”
Il Mandaloriano non si scompose.
“Ovviamente non sapevo che Grogu sarebbe
tornato con noi e quindi volevo vederlo prima possibile per passare più tempo
con lui, ma adesso lui partirà con noi e non c’è bisogno di restare qui. Grogu,
saluta il tuo amico Ben e poi partiremo” disse, mettendo giù il piccolo perché
andasse dal suo amichetto.
Ben lo abbracciò e poi gli sorrise.
“Mi dispiace che non ci addestreremo più
insieme, Grogu, ma non sono triste perché tanto noi continueremo a sentirci
dentro la Forza. Vero?” domandò.
“Certo, nella Forza potrai vedere il tuo
amico tutte le volte che vorrai e lui vedrà te” gli rispose Luke, fiero,
accarezzandogli i capelli. “E comunque Grogu tornerà a farci visita ogni volta
che potrà, non è così?”
Grogu annuì, ma Din non disse una parola e,
ovviamente, portando il casco, non mostrava alcuna emozione sul volto. Ci fu un
lungo momento di disagio…
“Bene, adesso che hai salutato Ben possiamo
partire. Grazie ancora, Luke, e anche a tutte voi per quello che avete fatto
per il piccolo, è stato grazie a voi se lui ha vissuto bene qui” fu il saluto
piuttosto laconico di Din a Luke, Leia e gli altri.
“No, ma aspetta, insomma, che fretta c’è? Non
possiamo dormire qui stanotte e partire con calma domattina? La Senatrice
Organa è stata così gentile da invitarci, mi sembra quanto meno scortese
rifiutare” insisté Cassian.
“Mi dispiace e ti chiedo perdono, Senatrice
Organa, ma era già mia intenzione andare a cercare l’Armaiola, il capo del mio
clan, per parlare della mia purificazione” spiegò Din, rivolgendosi
principalmente a Leia e non a Cassian. “Ora che Grogu è tornato con me è ancora
più importante che la veda, per poterglielo presentare come Mandaloriano. È per
questo che è così urgente partire, sono impaziente di tenere fede ai miei
impegni.”
“Va bene, allora non voglio trattenervi oltre”
replicò Leia. Era un po’ delusa e soprattutto dispiaciuta nel vedere che il
Mandaloriano sembrava completamente preso da Grogu e dall’idea della sua
missione con lui, tanto da dimenticare chi avrebbe voluto essergli amico e,
soprattutto, Cassian che sembrava molto demoralizzato.
Dopo gli ultimi saluti, Din si diresse verso
lo Starfighter con Grogu in braccio e Cassian, senza una parola, gli andò
dietro, sentendosi sempre più la ruota di
scorta.
“Cassian, se non ti dispiace preferirei
pilotare io lo Starfighter, visto che ho delle informazioni sul pianeta in cui
si trova adesso l’Armaiola con Paz Vizla e altri Mandaloriani. Tu puoi
riposarti sul sedile del co-pilota” gli disse, riferendosi al sedile che aveva
fatto ricavare nella cabina da Peli Motto.
“Grazie, ma penso che mi metterò nel posto
dietro e terrò in braccio Grogu” rispose Cassian.
Informazioni sul pianeta in cui si trovano l’Armaiola e i
Mandaloriani, eh? Magari sarebbe stato carino condividerle…
Per qualche motivo, Cassian si sentiva sempre
più lontano da Din e dalla sua vita e ora che Grogu era tornato pareva che le
cose sarebbero andate ancora peggio. Invece di rinsaldare il legame che stava
nascendo tra i due, era come se la presenza di Grogu (certo non per colpa sua!)
avesse riportato indietro Din, a quando lui e il piccolo viaggiavano da soli e
avevano le loro avventure.
Cassian era diventato un intruso, o almeno
così si sentiva sempre di più ogni momento che passava.
Non sarebbe dovuto essere così, proprio per
niente.
I want a love that keeps me up nights
Gives me butterflies all day
I want someone to mess up my life
With love that drives me insane
So, where, where are you hiding?
All I want is somebody who is all I think about
Someone who's someone I can't live without
I want it now (I want it now)
I'm looking for a big big love (big big love)
That takes up all the space in my heart
I'm looking for a big big love (big big love)
The kind that can tear me apart
And I'm gonna find it, I'm gonna find it
That big big love, big big love!
(“Big big love” – Belinda Carlisle)
Cassian non si era
interessato più di tanto al viaggio che Din aveva deciso di fare, aveva detto
che avrebbe pilotato lui lo Starfighter perché sapeva dove trovare l’Armaiola e
questo era stato tutto; Andor non aveva più ribattuto e si era seduto dietro,
non era neanche voluto restare nella cabina di pilotaggio e aveva passato il
tempo dietro, tenendo in braccio Grogu che a volte si agitava emozionato per
guardare le stelle, gli asteroidi e i pianeti di fuori e a volte sceglieva di
sedersi davanti, sulle ginocchia del Mandaloriano, che gli insegnava a
conoscere gli strumenti della nave spaziale e le nozioni di base dell’essere
Mandaloriano.
Cassian Andor aveva
la vaga sensazione di fare la parte del bagaglio in quella faccenda, e tale
sensazione si intensificò sempre più andando avanti…
Giunti nei pressi del
pianeta in cui Din aveva detto trovarsi l’Armaiola e il clan dei Figli della
Ronda, i tre si trovarono davanti uno spettacolo sconvolgente: un bestione marino
simile ad un enorme coccodrillo stava attaccando i Mandaloriani che erano sulla
spiaggia e che, nonostante una lotta disperata, non riuscivano a difendersi.
Din, però, aveva lo Starfighter e senza tanti complimenti sparò al mostro,
uccidendolo, poi atterrò sulla spiaggia dove tutti i Mandaloriani fissavano
(per quanto si potesse dire, con quei caschi…) lui, Cassian e Grogu.
Ancora una volta
Cassian pensò che avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altro punto della Galassia,
tuttavia seguì in un silenzio, insolito per lui, Din e Grogu che raggiungevano
l’Armaiola nella sua fucina e si sedevano per parlare.
“Din Djarin, tu hai
tolto il tuo elmo davanti a estranei e, quello che è peggio, lo hai fatto di
tua volontà” chiarì subito l’Armaiola, forse temendo di non essersi spiegata
bene la prima volta. “Perciò hai tradito il Credo, non sei più un Mandaloriano
ma un apostata e devi andartene da qui.”
Eh,
che cavolo, si ricomincia! Abbiamo fatto tanta strada per sentirci ripetere le
stesse cose da questa strega acida?
“Il Credo predica
anche la redenzione” obiettò il Mandaloriano, che a quanto pareva non voleva
proprio mandare a quel paese le rigidità da talebano
dell’Armaiola e vivere come tanti altri Mandaloriani normali! “Se io mi immergo
nelle Acque Viventi sotto le miniere di Mandalore e ripeto il mio giuramento
potrò essere perdonato e redento.”
Grogu seguiva con lo
sguardo Din e l’Armaiola come se fosse un incontro di tennis, ma anche lui
sembrava poco convinto dalla severità della donna e, se avesse potuto parlare,
di certo si sarebbe espresso in favore del suo papà adottivo.
“La redenzione non è
più possibile, Mandalore è andata distrutta nella Purga* e le miniere non esistono più” fece laconica l’Armaiola. “Inoltre
la superficie è ormai avvelenata e invivibile.”
Din mostrò allora un
frammento di cristallo.
“I Jawa hanno
comprato questo da un venditore di passaggio che diceva di averlo raccolto su
Mandalore, dunque è ancora possibile andarvi.”
“Questo non fa che
dimostrare che la superficie di Mandalore è stata cristallizzata, bruciata o
distrutta” tagliò corto l’Armaiola, che evidentemente vedeva sempre il
bicchiere mezzo vuoto.
E a quel punto anche
Cassian, che si era morso la lingua per tutto il tempo imponendosi il silenzio,
non poté fare a meno di esplodere.
“E che cavolo, un po’
di positività non farebbe male a nessuno!” esclamò. “Sei stata tu la volta
scorsa a dire a Din che doveva purificarsi facendo il bagno in quelle acque o
che accidenti siano, e ora vieni a dire che è impossibile! A me pare che tu ci
goda nel deluderlo, che ti diverta a mortificarlo e umiliarlo solo perché si è
tolto il casco e non per prendere una boccata d’aria, ma per salvare Grogu,
tanto per la cronaca. E lui è venuto qui e poco fa ha salvato la tua gente,
complimenti per il tuo senso di gratitudine. Se sei frustrata perché sei solo
una vecchia zitella acida che non ha mai avuto marito e figli non c’è bisogno
che te la prenda con lui, stronza che non sei altro!”
Un silenzio gelido
cadde nella grotta dove l’Armaiola lavorava. Solo gli occhioni di Grogu parvero
dire a Cassian che aveva espresso quello che anche lui avrebbe voluto dire se
solo avesse potuto!
Visto che portava l’elmo,
Cassian non poté vedere l’espressione dell’Armaiola, ma di sicuro faceva
spavento: mai nessuno in tanti anni aveva osato rivolgersi a lei in quel modo!
“Sei solo uno
straniero e ti permetti di parlarmi in questo modo e di intrometterti in cose
che non ti riguardano?” sibilò la donna. “Ragazzo screanzato e arrogante, non
hai nemmeno il diritto di mettere piede sul sacro suolo mandaloriano. Sei stato
tu a corrompere Din Djarin e a portarlo a trasgredire le Regole del Credo!”
“Veramente io non lo
conoscevo ancora quando ha deciso di togliersi l’elmo per salvare il piccolo
Grogu” ribatté Cassian senza scomporsi. “Comunque pensala come vuoi, a me non
importa un bel niente del tuo parere. Purtroppo è Din che si lascia influenzare
fin troppo da te e dalle tue idee assurde.”
“Adesso basta,
Cassian, stai esagerando e così rendi tutto molto più difficile” lo rimproverò
Din, ma il suo tono non era severo, pareva aver capito che Andor voleva solo
difenderlo. Poi si rivolse nuovamente all’Armaiola per chiudere la questione. “Perdonalo,
ti prego, ci sono molte cose che non conosce ancora e lo istruirò io. Andremo
su Mandalore e io ti porterò la prova che mi sono immerso nelle Acque Viventi e
che mi sono redento, così il mio decreto di esilio potrà essere revocato.”
Cassian chinò il capo
e si morse il labbro inferiore, insieme dispiaciuto e arrabbiato per come Din
dimostrava di essere succube di quella strega dell’Armaiola. La donna,
comunque, decise che per quel giorno poteva bastare e che ne aveva abbastanza
di tutti quanti loro e diede al Mandaloriano la classica risposta buona per
tutte le occasioni.
“Questa è la Via”
disse.
E
te pareva, pensò Cassian, ma stavolta tenne la bocca chiusa
dato che Din sembrava soddisfatto.
“Molto bene, allora
ci rivedremo presto” concluse il Mandaloriano, dopo di che se ne andò seguito
da Cassian e Grogu.
Quando furono di
nuovo sullo Starfighter, Din volle che Cassian si sedesse dietro di lui nella
cabina di pilotaggio perché aveva ancora qualcosa da dirgli.
“Ora ci recheremo a
Nevarro, devo incontrare un vecchio amico” disse, “ma voglio ripetere ancora
una volta che non dovrai mai più permetterti di parlare così all’Armaiola che è
l’autorità suprema dei Figli della Ronda. So che il tuo intento era buono, che
volevi solo aiutarmi, ma così facendo hai rischiato di peggiorare le cose: è
lei che dovrà accettarmi di nuovo come Mandaloriano e dovrà accogliere anche te…
e non sarà facile se ti comporti così.”
“E perché, scusa?”
replicò Cassian. “Non c’è mica solo lei in tutta la Galassia e tu sei un Mandaloriano
a prescindere da quello che possa pensare quell’arpia! Boba Fett, per esempio,
non ha certo chiesto il suo permesso per diventare Mandaloriano e non fa parte
di nessun clan. Tra l’altro tu stesso avevi detto che io non sarei dovuto
entrare nei Figli della Ronda ma che avrei potuto scegliere un clan un tantino
più comprensivo e indulgente del suo.”
“Questo è vero, ma io
ho bisogno lo stesso di redimermi e purificarmi e dopo quello che hai detto all’Armaiola
credo proprio che avrai bisogno anche tu di una purificazione” tagliò corto il
Mandaloriano.
Certo,
se fosse per lei mi ci affogherebbe nelle Acque Viventi, altro che
purificazione, pensò Cassian, ancora piuttosto imbronciato e
innervosito. Tuttavia non disse niente e preferì lasciar correre, anche perché
era molto curioso di visitare il pianeta Nevarro, quello sul quale Din era
stato cresciuto dai Mandaloriani ed era vissuto per tanto tempo. E quando
atterrarono su Nevarro e si misero a camminare per le strade della città, sia
Cassian sia Grogu, che viaggiava sospeso sulla sua culla volante, si guardavano
intorno con gli occhi sgranati per la curiosità, mentre il Mandaloriano
spiegava come il pianeta fosse adesso molto diverso rispetto a qualche anno
prima.
E ben presto si
scoprì chi era il vecchio amico che Din era venuto a incontrare, ossia Greef
Karga, che adesso era diventato Alto Magistrato di Nevarro e aveva ripulito il pianeta rendendolo fiorente
e ricco. Karga invitò Din e i suoi compagni nel suo ufficio per parlare e farsi
raccontare come gli andassero le cose.
“Insomma, Mando, non
hai ancora completato la tua missione? Dovevi consegnare questa creaturina ai
suoi simili, se non sbaglio” domandò l’uomo, guardando incuriosito Grogu e un
po’ anche Cassian.
“L’ho fatto, ma poi
lui ha scelto di tornare da me” rispose Din. “E comunque ha un nome, si chiama
Grogu.”
“Ah, va bene, come
dici tu. Beh, vedo che adesso hai anche un altro compagno di avventure,
finalmente hai capito anche tu che fare il lupo solitario non paga?”
“Sono Cassian Andor,
molto piacere di conoscerti, Alto Magistrato Karga” si presentò il giovane
pilota.
“Cassian Andor…
accidenti, ma tu sei uno di quelli della squadra Rogue One! Mando, ti sei fatto
degli amici importanti a quanto pare, quindi ti faccio subito la mia proposta”
rispose Karga, anche lui evidentemente emozionato all’idea di incontrare un
personaggio che, in qualche modo, aveva fatto
la Storia.
“In realtà io sono
venuto qui perché ho bisogno di…” iniziò a dire il Mandaloriano, ma Karga lo
interruppe.
“Ormai ne hai fatta
di strada da quando eri un cacciatore di taglie e credo che anche per te sia
venuto il momento di appendere il blaster
al chiodo e goderti la vita” disse. “Nevarro è un pianeta in piena
espansione e ben presto sarà uno dei più ricchi della Galassia, indipendente
dalla Nuova Repubblica e dal governo centrale. Ci sono dei bellissimi posti in
cui potresti stabilirti, ad esempio ho un grande lotto accanto alle sorgenti
termali, penso che al tuo piccolino piacerebbe un sacco.”
Cassian non sapeva se
a Grogu sarebbe piaciuto, ma a lui si illuminarono gli occhi. Non gli
interessavano tanto la ricchezza, il lusso o le sorgenti termali, ma quello era
proprio ciò che aveva sognato da quando Din aveva iniziato a dire che loro tre
sarebbero diventati una famiglia. E adesso l’amico di Din gli proponeva una
cosa del genere!
“Sei molto gentile,
Alto Magistrato Karga, comunque penso che per noi basterebbe anche qualcosa di
molto meno appariscente e lussuoso, basta che sia comodo e adatto ai bambini”
rispose quindi, passando avanti a Din senza tanti complimenti.
“No, senti, non siamo
venuti qui per questo” chiarì il Mandaloriano. “Io ho degli impegni che devo
portare a termine a tutti i costi. Mi sono tolto l’elmo e per questo sono stato
bandito dal clan dei Figli della Ronda, devo andare su Mandalore e immergermi
nelle Acque Viventi per purificarmi altrimenti sarò un apostata.”
“Un apostata, ma dai”
commentò Karga. “Una ragione in più per mollare tutto. Che te ne importa se per
il tuo clan sei un apostata? Per la gente di Nevarro resti il Mandaloriano, il
cacciatore di taglie, l’eroe, non hai bisogno dell’approvazione di nessuno per
essere un Mandaloriano.”
Cassian era
incredulo: finalmente qualcuno che la pensava esattamente come lui e non aveva
riguardo a dirlo in faccia a Din! Evidentemente le grandi menti pensano all’unisono…
“Ecco, Alto
Magistrato, diglielo anche tu, magari a te darà ascolto, è esattamente quello
che gli dico e gli ripeto ma lui è succube di quell’Armaiola e…” Cassian partì
in quarta, contento di trovare finalmente qualcuno che la vedeva alla stessa
maniera.
“Ho già detto che non
posso, devo andare su Mandalore e redimermi” ripeté tuttavia Din.
“Senti, ho capito,
magari la vita tranquilla non fa per te” riprese Karga, più sicuro sentendosi
spalleggiato da Andor. “Allora ho un’altra proposta da farti: ho bisogno di uno
sceriffo qui a Nevarro, perché Cara Dune è diventata un’agente delle forze
speciali della Nuova Repubblica. Tu saresti la persona adatta, tutti ti
rispetterebbero e Nevarro sarebbe conosciuta e temuta in tutta la Galassia.
Potresti vivere qui con il tuo amico Andor, anzi, lui potrebbe farti da vice, e
il piccoletto: manterresti la pace e la tranquillità tra la nostra gente.”
Cassian praticamente
riluceva di luce propria…
“Ma è stupendo, ti
ringrazio tantissimo, Alto Magistrato, sarebbe un onore per noi!” esclamò,
tutto felice. “Din, sarebbe proprio quello che Boba Fett sta facendo a
Tatooine, aiuteresti tanta gente e potremmo avere una casa qui, tutti e tre
insieme, proprio come avevi detto!”
“Ti ringrazio, Karga,
ma il mio impegno su Mandalore è la cosa che conta di più in questo momento.
Potrai trovare altre persone migliori di me per il ruolo di sceriffo” rispose
reciso Din.
“Insomma, ma si può
sapere che ti prende?” gridò allora Cassian, invelenito. “Il tuo amico ti sta
offrendo un lavoro e una casa, era quello che volevamo, era quello che tu hai promesso a me e anche a Grogu, e adesso
rifiuti per seguire le follie della tua Armaiola? Resti un Mandaloriano anche
se quella strega dice di no e fare lo sceriffo qui a Nevarro sarebbe un ruolo
prestigioso, proprio come Boba Fett a Mos Espa. Come puoi anche solo
lontanamente pensare di rifiutare?”
Greef Karga iniziava
a sentirsi un tantino imbarazzato di fronte a quella che aveva tutta l’aria di
una lite familiare bella e buona, per
fortuna in quel momento venne chiamato da uno dei suoi droidi ed ebbe la scusa
per assentarsi!
“Mi sembrava di
essere stato chiaro, Cassian. La cosa più importante per me è ritornare ad
essere un Mandaloriano dei Figli della Ronda e per fare questo devo andare su
Mandalore e…”
“Ma vai a impiccartici su Mandalore, tu e tutti i
Figli della Ronda!” esplose Cassian, davvero fuori di sé. “Mi hai sempre preso
in giro, ingannato e mentito, ecco la verità. A te non te ne frega niente di
me, col cavolo che vuoi fare una famiglia, era solo una balla! Ti sentivi solo
quando Grogu è rimasto ad addestrarsi con Luke e allora hai trovato un cretino
che ti venisse dietro e credesse alle tue belle parole… ora che hai ritrovato
Grogu vuoi solo rientrare nel tuo clan insieme a lui, sono loro la tua vera
famiglia, non ti è mai importato un accidente di me, e io, idiota che non sono
altro, mi sono lasciato ingannare! Eppure dovrei averlo imparato, alla mia età…
E allora sai cosa ti dico? Stai pure con la tua nuova famiglia, con la tua
Armaiola e tutti quei simpaticoni dei tuoi amici della Ronda, vai su Mandalore
a fare la purificazione e fammi un favore, affogatici
in quelle maledette Acque Viventi, che già il nome è tutto un programma!
Sei solo un falso e un bugiardo, ti meriti proprio l’Armaiola e tutti i suoi
accoliti!”
Lo sfogo violento di
Cassian lasciò il Mandaloriano senza parole, e comunque non avrebbe avuto il
tempo di replicare perché il giovane pilota, con un ultimo sguardo ferito e
pieno di rabbia, si voltò e se ne andò precipitosamente dall’ufficio di Greef
Karga. Aveva il cuore a pezzi, ora sapeva con certezza di essere stato solo un rimpiazzo per Din e che tutto quello che
gli aveva detto, i baci, le tenerezze, erano state solo una finta, una specie
di recita. Ora che aveva Grogu e la possibilità di tornare con il suo clan, la
favoletta della bella famigliola non
gli serviva più.
Cassian aveva le
lacrime agli occhi mentre correva senza una meta per le vie di Nevarro. Era
straziato, ferito, umiliato e forse una delle cose che gli bruciava di più era
che Din gli aveva dato l’illusione di poter essere amato, di avere anche lui
una casa e una famiglia e invece non era vero niente, lo aveva solo usato,
Cassian Andor non poteva davvero essere amato da qualcuno, non poteva avere una
vita felice e normale, non poteva avere niente… Che stupido, aveva trentasette
anni suonati e credeva ancora di trovare il grande
amore come nelle fiabe?
Per la prima volta,
Cassian pensò che, forse, Ahsoka aveva fatto male a salvarlo, dieci anni prima.
Avrebbe dovuto lasciarlo morire e salvare solo Jyn.
Fine capitolo tredicesimo
*Ovviamente non si tratta di un lassativo, ma della
distruzione del pianeta Mandalore da parte dell’Impero nella fase finale della
guerra contro i Ribelli. L’Imperatore Palpatine infatti voleva il controllo
delle miniere di Mandalore, che era un pianeta ricco, e trovando l’ostinata
resistenza dei suoi abitanti, lo fece distruggere.
I've fallen from grace yeah I'm much less a saint than a sinner
Oh no ain't no superhuman 'cause that's just in the movies, I know
But I'll carry you through the night, through the storm
Give you love always love in return
I can't jump over buildings I'm no hero
But love can do miracles
I can't outrun a bullet 'cause I'm no hero
But I would take one for you
I can't jump over buildings I'm no hero
But love can do miracles
I can't outrun a bullet 'cause I'm no hero
But I'd spill my blood for you
If you need me to I'll be there!
(“No hero” – Elisa)
Cassian continuava a
vagare per le strade e i vicoli di Nevarro, inizialmente senza una meta, con il
solo desiderio di scomparire, di non esistere più, di polverizzarsi in milioni
di frammenti. Poi, però, iniziò a rendersi conto che non poteva rimanere in quella
città che non conosceva e che, se veramente Din non aveva più intenzione di
stare con lui e di fare quella famiglia di cui aveva tanto parlato, era inutile
che lui restasse lì dove non conosceva nessuno e non avrebbe saputo fare
niente. Ed era anche inutile continuare a girellare come un pazzo per le
strade, anche se aveva il cuore a pezzi e si sentiva morire dentro doveva
trovare qualcosa da fare, un pensiero da seguire e che lo avrebbe anche aiutato
a distrarsi e non sentirsi più così vuoto e devastato. Doveva concentrare il
suo pensiero su un nuovo progetto di vita visto che la bella fiaba della
famiglia felice con Din e Grogu si era rivelata un’illusione.
Pensò che la cosa
migliore fosse fare ritorno a Hosnian Prime e riprendere a collaborare con
Ahsoka e Jyn per sostenere la Senatrice Leia Organa. Non voleva, tuttavia,
prendere lo Starfighter perché sapeva che sarebbe servito a Din e Grogu per
raggiungere Mandalore e lui non voleva comunque metterli in difficoltà. Anche
se, sul momento, si era infuriato con Din e lo aveva trattato molto male,
adesso si rendeva conto che non ce l’aveva veramente con lui, era solo deluso, amareggiato
e ferito, però riusciva a comprendere le sue ragioni: il Mandaloriano aveva
ritrovato il suo figlio adottivo e adesso voleva ricongiungersi anche con il
clan che lo aveva cresciuto, in fondo i Figli della Ronda erano la sua vera
famiglia, non lui, non Cassian.
Andor non era che un
estraneo, lui e Din si erano conosciuti un paio di mesi prima, cosa poteva
pretendere? Perciò aveva scelto di ritirarsi in disparte, dove meritava di
stare, e lasciare il Mandaloriano libero di vivere la vita che desiderava
davvero.
Cassian non era
pratico di Nevarro, tuttavia aveva capito che si trattava di una cittadina in
pieno sviluppo commerciale, pertanto non sarebbe stato difficile trovare un
cargo su cui imbarcarsi come tanta altra gente per tornare su Hosnian Prime
senza disturbare più nessuno. Il suo girovagare senza meta divenne un cammino
consapevole cercando una stazione o qualcosa di simile, così Andor iniziò a
guardare i passanti per capire se qualcuno di loro aveva bagagli o cose simili
che indicassero che stava andando ad imbarcarsi.
E, proprio mentre si
concentrava su questo, pensando a come seguire qualcuno con una valigia senza
avere l’aria del borseggiatore, si trovò di fronte… proprio Din e Grogu sulla
sua culla volante!
“Cassian, ti ho
cercato dappertutto. Dove stai andando?” gli chiese il Mandaloriano, come se
non fosse successo niente tra loro.
“Io… io stavo
cercando un cargo per imbarcarmi e tornare a Hosnian Prime” rispose Cassian,
suo malgrado sentendo il cuore tamburellare furioso nel petto e le gambe
tremare per essersi trovato davanti Din quando meno se lo aspettava. “Lascio a
te lo Starfighter, ti servirà per andare a Mandalore o dove ti porteranno i
tuoi impegni. Non voglio metterti in difficoltà e anzi, mi dispiace per come ti
ho trattato, ero amareggiato e ferito e me la sono presa con te.”
“Ma di che cosa stai
parlando?” il Mandaloriano pareva sinceramente sorpreso, era come se, per lui,
il litigio nell’ufficio di Greef Karga non fosse mai accaduto. “Eri arrabbiato,
è vero, e probabilmente avevi le tue ragioni per esserlo, ma ti sei sfogato, perché
adesso vuoi tornare a Hosnian Prime? Io e Grogu stiamo partendo per andare a
cercare il componente che manca per ricostruire un droide che mi servirà per
monitorare Mandalore, per capire se l’atmosfera è velenosa o se il pianeta è
ancora abitabile, se esistono ancora le miniere… Mi sembrava ovvio che tu
saresti venuto con noi. Perché hai cambiato idea?”
Cassian era allibito.
“Ma… ma… io credevo
che fossi tu ad aver cambiato idea… su di me, intendo” mormorò. “Credevo che
volessi andare su Mandalore per redimerti e tornare con i Figli della Ronda
insieme a Grogu. Pensavo che non avessi più bisogno di me.”
Din scrollò il capo,
probabilmente sorridendo intenerito sotto l’elmo.
“Cassian, ma come te
lo devo dire che io voglio formare una famiglia con te e con Grogu? Anzi, il motivo per cui ti sarà sembrato che
fossi particolarmente impaziente di raggiungere Mandalore era proprio questo:
non lo sto facendo per l’Armaiola o per i Figli della Ronda, lo sto facendo per
me, sono io che voglio purificarmi ed essere redento e voglio che tu e Grogu vi
immergiate anche voi nelle Acque Viventi delle miniere di Mandalore per
diventare Mandaloriani, così che noi possiamo sposarci e diventare una vera famiglia Mandaloriana.”
Cassian si sarebbe
aspettato di tutto, specialmente dopo che aveva offeso l’Armaiola e insultato
perfino Din, ma non quello che l’uomo gli stava dicendo in quel momento, e
trovava difficile anche ricordare come si fa a respirare, figurarsi rispondere
o commentare in qualsiasi modo! Così fu il Mandaloriano a proseguire in tono
pacato e rassicurante.
“Finora avevo creduto
che non avrei riavuto con me Grogu per molto tempo, magari persino anni, per
questo mi faceva piacere stare con te e desideravo sposarti, ma non era così
urgente farlo e quindi non insistevo sul chiederti di diventare un Mandaloriano”
spiegò. “Adesso, però, è cambiato tutto, Grogu è tornato da noi in modo
inaspettato e, a questo punto, non posso più aspettare. Dobbiamo riuscire a
raggiungere Mandalore il prima possibile perché io possa purificarmi e tu e
Grogu diventare Mandaloriani e così sposarci e formare la famiglia che desideriamo.
Io non ho mai cambiato idea, Cassian, ho solo voluto accelerare i tempi perché
il ritorno di Grogu è avvenuto prima di quanto immaginassi. Sei tu che hai
cambiato idea, per caso?”
Andor non credeva
alle sue orecchie, pensò perfino di avere un’allucinazione, il cuore gli
rombava così furiosamente da risuonargli nelle tempie, il sangue gli andava a
fuoco, gli pareva di stare per svenire, o avere un collasso, o urlare o tutto
quanto insieme. Alla fine riuscì solo a gettarsi tra le braccia di Din, che lo
strinse teneramente e gli accarezzò i capelli.
“Scusami, scusami,
Din, mi dispiace così tanto! Mi dispiace per tutte le cose terribili che ho
detto a te e… beh, sì, anche per quelle che ho detto all’Armaiola” esclamò con
voce spezzata, come se stesse piangendo e dentro di sé, in effetti, lo faceva. “Sono
uno stupido, non avevo capito niente, credevo che non mi volessi più, che
avessi trovato la tua famiglia con Grogu e il tuo clan, e così mi sono
arrabbiato e ho rovinato tutto, mi dispiace, mi dispiace, Din, perdonami ti
prego! Sono un disastro, rovino sempre tutto, io, sono fatto sbagliato!”
“Ma non è vero,
Cassian” mormorò il Mandaloriano stringendolo dolcemente a sé, sempre più
intenerito. “E non ho niente da perdonarti, eri arrabbiato e ti sei sfogato,
succede a tutti e poi si sta meglio. Certo che ti voglio con me, questo non è
mai stato in discussione, è veramente difficile farmi cambiare idea e in questo
caso non ne ho alcuna intenzione, io voglio
una vera famiglia Mandaloriana con te e Grogu e la voglio il prima
possibile.”
“Ma io ti ho offeso,
ti ho trattato male, non sei arrabbiato con me? Io… io sono davvero dispiaciuto
per quello che ti ho detto, me ne sono pentito subito ma era troppo tardi, io
riesco sempre a rovinare tutto. Ero anche arrivato a pensare che sarebbe stato
meglio che Ahsoka non mi avesse salvato, dieci anni fa, che avesse portato in
salvo solo Jyn…”
Queste parole furono
le uniche che colpirono veramente il Mandaloriano, che trasalì e strinse con
più forza Cassian a sé, quasi temesse che qualcosa potesse portarglielo via.
“Ecco, questa è una
cosa che non voglio sentire mai più” disse, improvvisamente più severo. “E non
voglio neanche che tu lo pensi, né ora né mai più. Queste sciocchezze sono le
uniche cose che mi potrebbero veramente far arrabbiare e non voglio più
sentirle, hai capito bene, Cassian Andor?”
“Sì… non lo penso
davvero, ma ero disperato e sentivo di aver perso la cosa più importante della
mia vita, di aver distrutto tutto ancora una volta, io faccio sempre così”
replicò Cassian, anche lui sorpreso dalla reazione del Mandaloriano che
dimostrava quanto davvero tenesse a lui.
“Sei un giovane impulsivo
e spesso sfrontato, l’ho capito” ammise Din, “ma è anche questo che mi piace di
te, la tua vivacità, la tua imprevedibilità, la tua determinazione. Insomma, la
mia vita era molto più noiosa prima di conoscerti e… penso che, in fondo, anche
l’Armaiola abbia passato una giornata diversa dal solito visto che nessuno mai
si era permesso di darle contro. Chissà, magari ha apprezzato il tuo coraggio!”
E, tanto per far
capire che era contento e che voleva che Cassian stesse con loro, anche Grogu
saltò su dalla sua culla volante e si gettò ad abbracciare i suoi papà, stringendoli e facendoli
stringere di più tra loro. In quel momento erano davvero una famiglia agli
occhi di chiunque li vedesse…
“Vedi? Anche Grogu
vuole che tu venga con noi” commentò divertito Din. “Allora, andiamo? Lo
Starfighter è da quella parte.”
E così i tre
risalirono sulla nave spaziale con tutt’altro stato d’animo rispetto a quando
erano arrivati. Anche questa volta Din chiese a Cassian di sedersi dietro di
lui nella cabina di pilotaggio, mentre Grogu se ne stava nella piccola cabina
sul retro a guardare fuori, incantato dalla vista di tanti passanti di varie
specie… e non badava a loro.
Din ne approfittò per
togliersi velocemente il casco e chinarsi a baciare Cassian, dolcemente e con
tenerezza, accarezzandogli il viso e i capelli.
“Io non rinuncio a te
per niente al mondo e ti voglio con me per sempre” mormorò poi, prima di
risistemarsi l’elmo e mettersi in posizione di guida, preparandosi alla
partenza.
Ben presto furono in
volo e Grogu era ancora incantato a guardare le stelle, i pianeti e gli
asteroidi che sfrecciavano attorno a loro.
Cassian, invece, era
incredulo, emozionato e tremante per quel bacio, per la tenerezza di Din, per
le sue parole così affettuose quando lui credeva che non lo avrebbe visto mai
più. Lui non vedeva neanche quello che aveva intorno, aveva un intero
firmamento di stelle, galassie e nebulose che lo illuminava da dentro e gli
scaldava il cuore e pensava che le stelle più belle di tutto l’universo fossero
quelle che brillavano negli occhi di Din.
Sapeva che non
sarebbe stato facile affrontare ciò che li aspettava, lui non era un eroe, non
era un uomo forte e paziente come Din, aveva un caratteraccio e non si faceva
amare dalle persone. Sapeva anche che non sempre sarebbe riuscito ad accettare
il legame di Din con gli altri Mandaloriani, che si sarebbe sentito ancora a
disagio e fuori posto, che magari lui e il
suo Mandaloriano avrebbero discusso ancora. Era consapevole di aver
sbagliato tante volte nella sua vita e di aver deluso tutte le persone che gli
avevano voluto bene, altro che eroe, lui si sentiva un fallito e temeva di non
essere abbastanza per diventare un Mandaloriano e vivere accanto a Din… ma il
vero amore poteva fare miracoli e Cassian giurò a se stesso che, per quanto
poteva, avrebbe fatto di tutto per non deludere Din, per diventare un
Mandaloriano più o meno decente e per essere un bravo padre per Grogu. Avrebbe
cercato perfino di farsi piacere l’Armaiola… Tutto, tutto pur di poter vivere
il resto della sua vita accanto a Din, formando la famiglia che tanto
desiderava con lui e con il piccolo Grogu e cercando di meritarsi la fortuna
immensa che gli era capitata e che adesso gli scaldava il cuore e il sangue.
Cassian Andor avrebbe
dato perfino il sangue pur di non perdere la felicità che adesso pareva
veramente a portata di mano… e tutto il resto non contava niente, non gli importava
più.